Dardi Avvelenati Possono Tramutarsi in Soffici Petali di Rosa

di Erin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una Storia di Paura ***
Capitolo 2: *** Il Castello di Ronferret ***
Capitolo 3: *** Maloney Moon ***
Capitolo 4: *** Incontri al Quarto Piano ***
Capitolo 5: *** Questo castello è un labirinto! ***
Capitolo 6: *** Perchè no? ***
Capitolo 7: *** Galeotto fu il cuscino! ***
Capitolo 8: *** Salto nel Passato ***
Capitolo 9: *** Incomprensioni ***
Capitolo 10: *** Che hai, Hermione? ***
Capitolo 11: *** Sorprese e Chiarimenti ***
Capitolo 12: *** Batman&Catwoman ***
Capitolo 13: *** Ho bisogno di sentirti sulla mia pelle, Hermione ***
Capitolo 14: *** Fuochi d'artificio e Coccole ***



Capitolo 1
*** Una Storia di Paura ***


Tuoni e fulmini agitavano la tempesta che riempiva il mondo, la fuori

Allora, lo so che avrei ancora una storia da portare a termine, ma questo mi è venuta così, ho molte idee e quindi...per ora abbandono Scherzi del Destino, anche se, lo prometto, la continuerò. Ma non ora. Non ho l’ispirazione giusta per quella storia e non voglio cadere nel banale! Quindi ecco a voi la mia nuova storia, sperando vi possa piacere! E’ ambientata al sesto anno, ma ovviamente non tiene conto degli avvenimenti del sesto libro.

 

Buona Lettura!

Erin.

 

 

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Era appena il 17 settembre, il giorno dopo tutti i ragazzi del sesto anno sarebbero dovuti partire per un gita scolastica, ma tuoni e fulmini agitavano la tempesta che riempiva il mondo, la fuori. I finestroni delle sale comuni e dei dormitori di ogni casa, riflettevano quello spettacolo rischiarando le stanze a intermittenze, quasi ogni lampo facesse giorno. A smentire quest’ultima affermazione era messa in discussione dai rumorosi tuoni che facevano, a volte, tremare addirittura le suppellettili. Come di consueto, in ogni notte piovosa e fredda, per il troppo rumore o semplicemente per la bellezza di una tempesta che ha sempre suscitato nell’uomo emozioni e brividi unici, nessuno dorme.

 

 

Nell’altissima torre di Grifondoro, ad esempio, il dormitorio dei ragazzi era vuoto così come quello delle ragazze. Tutti i Griffyndor erano riversati nella loro sala comune, chi abbracciato, chi mezzo assopito, chi seduto in ginocchio, chi sul divano, chi sulla poltrona, chi immerso tra i cuscini. Tutti davanti al fuoco, tutti attorno a quell’unica figura che adesso, gesticolando e con voce cupa, raccontava una storia di paura.

 

 

Hermione Jane Granger, seduta a gambe incrociate sul tappeto cremisi ed oro, dinanzi al divano scarlatto, stava raccontando un storia che parlava di pericolosi assassini babbani, in cui pistole e altri oggetti sconosciuti alla maggior parte, dominavano il racconto.

Avvolta nel suo pigiama appena rosato a pantaloncini e canottiera, i boccoli tenuti debolmente da un fermaglio a farfalla dietro la testa, stringeva un cuscino in grembo, mentre con l’altra mano mimava le varie pericolose e paurose situazioni. Tutti la seguivano sbalorditi, impauriti e curiosi allo stesso tempo, col fiato sospeso. Ogni tanto qualche mano veniva stretta fin troppo, qualcuno si mordeva il labbro, qualcuno soffocava un gemito di paura. La cerchia man mano si restringeva attorno a lei, mentre Ron, interessato ed impaurito da quegli aggeggi babbani di cui il padre non aveva parlato, stringeva convulsamente la manica del pigiama di Harry, che sorrideva per le facce buffe dei compagni di casa.

 

 

Quando d’improvviso, Jack spinse in avanti la porta cigolante e un rumore simile ad un urlo strozzato si diffuse nella stanza. La luce dei tuoni e dei lampi irradiò l’interno, facendo scorgere a Jack una figura minuta in un angolo, raggomitolata, con le mani sulla testa. Si passò la lingua sulle labbra, assaporando le gocce di sangue della sua vittima precedente, avanzò e rise: una risata aspra e malvagia. Sei qui, piccola...sibilò nel buio, quando un lampo lo illuminò di nuovo, rivelando un coltello che Jack teneva stretto nella mano destra!” disse Hermione con enfasi, qualcuno emise un urlo soffocato, qualcun altro strisciò ancora più vicino all’amico. La colonna sonora di quel racconto, intanto, infuriava fuori dal castello.

Jack mosse dei passi e gocce d’acqua provenienti dal suo corpo si mischiarono a gocce di sangue, che distillavano dal coltello. La piccola cercò di assottigliarsi contro la parete, ma lui rise. Vano tentativo. Morirai, come sono morti loro prima di te...biascicò debolmente, indicando dei cadaveri al suo fianco. La ragazza s’irrigidì, quando Jack le fu vicino e levò in alto il coltello, la cui lama scintillò sotto la luna... raccontò tetra Hermione, levando anche lei la mano a mezz’aria, come se stesse impugnando un finto coltello, mentre una spallina della canottiera cadeva dall’altra spalla, lasciandola scoperta.

Il panico si diffuse negli occhi dei presenti, che si stringevano ancora di più, ascoltando le parole dell’amica.

 

 

Quando delle ombre ed un rumore sordo echeggiò nella sala comune dei grinfondoro.

Cosa succede?!” urlò, una ragazza spaventata. Un vocio si diffuse per la sala, un altro rumore sordo. Un rumore di passi, di acqua che gocciola sul pavimento. Tutti avevano il fiato sospeso, si guardavano intorno impauriti, in cerca di qualcosa.

 

 

Hermione, ancora con la mano levata a mezz’aria, con la bocca leggermente aperta, non capiva cosa stesse succedendo. Abbassò la mano e vide che tutti erano impauriti e sconvolti, ma erano tutti presenti.  

 

Chi poteva essere, allora?

 

Ron ed Harry, a pochi passi da lei, tranquillizzavano alcuni primini, Ginny infondo alla sala, era accovacciata vicino a Lavanda che era bianca dalla paura. Altri ragazzi erano riuniti in gruppo attorno al camino, impauriti anche loro.

 

 

Un altro rumore, il buio della sala comune fu rischiarato dal un lampo e si levarono delle ombre incappucciate dal basso, afferrando dei ragazzi. Molti urlarono, molti tentarono di scappare.

 

 

Hermione si immobilizzò quando sentì un respiro caldo sulla spalla scoperta. Delle dita gelide le afferrarono alcuni boccoli che ricadevano dall’alta pettinatura e glieli spostarono, lasciando visibile il collo e l’orecchio.

“ Diventerai una di noi, mezzosangue...” bisbigliò una voce languida e sensuale al suo orecchio, prima di affondare un morso nella carne, ma non sentì dolore. Solo una bocca calda poggiarsi sul suo collo latteo.

Hermione soffocò un gemito voltandosi improvvisamente, la mano premuta sul morso, si trovò a pochi millimetri dal suo aggressore, tant’è che i nasi riuscivano a sfiorasi.

Due occhi glaciali le perforarono lo sguardo, prima che un altro lampo rischiarasse il tutto, rivelando l’identità dellupo mannaro’.

 

 

Alcune risate si levarono dalla sala, mentre i grifondoro smettevano di urlare e, invece, iniziavano ad insultare qualcun altro. Molti vaffanculo e Ma porca troia! Echeggiarono nella stanza, facendo distrarre Hermione per un secondo. Quando tornò a guardare davanti a lei, un biondo platinato rideva di gusto.

Imperiosa si alzò, guardandolo dal basso e lo riconobbe.

Malfoy!” esclamò con rabbia, mettendosi le mani sui fianchi.

Il serpeverde si alzò, mettendosi davanti a lei, passandosi una mano tra i biondissimi capelli, ghignando. La mano diafana e fredda del Principe Slytherin le aggiustò la spallina della canottiera.

“ Attenta mezzosangue, domani c’è la luna piena. Ora sei un lupo mannaro a tutti gli effetti... la prese in giro sottovoce, guadagnandosi uno schiaffo da Hermione, incavolata nera.

Ma Malfoy le bloccò il polso ad un centimetro dalla sua faccia, tirandola verso di sé, tanto che per non finirgli addosso, Hermione dovette mettergli la mano libera a fare pressione sul petto.

Furono così vicini per l’ennesima volta, che Hermione, con tutta la rabbia che provava dentro di sé, si trovò spaesata, incredula e stupita di quando Draco fosse bello.

Il cuore prese a martellarle forte nel petto, mentre i loro due respiri ansanti si fondevano e i nasi si sfioravano.

 

 

Che idioti! Avete abboccato in pieno!” disse un voce alle loro spalle, rivolta a dei ragazzini che corsero verso i dormitori. Alcuni, invece, sbuffarono infastiditi, ma seguendo gli altri, salirono anch’essi verso i rispettivi dormitori.

Draco lasciò la presa al polso di Hermione e si allontanò di qualche centimetro, senza dire una parola. Si fissarono per qualche secondo.

“ Sei...sei...sei uno stupido!” sbottò Hermione, irritata.

“ Sporca Mezzosangue, non osare rivolgerti a me in quel modo!” urlò lui, di rimando.

“ Vaffanculo!” esclamò la riccia voltandosi e trovandosi di fronte gli altri serpeverde mentre si toglievano il cappuccio, rivelando di essere Blaise Zabini, Theodor Nott, Tiger e Goyle, ridendo sguaiatamente.

“ Come diavolo avete fatto ad entrare?” sbottò ancora.

“ Dalle finestre! Vedi che siamo tutti bagnati?” fece Blaise, il più cordiale.

E con cosa...”

“ Con le scope...” continuò lui, aggiustandosi il mantello.

 “ Lo sapete che non è permesso introdursi nei dormitori di un’altra casa?” fece Hermione, retorica, con quell’aria da so-tutto-io.

“ Mezzosangue, da quando ti risulta che noi rispettiamo le regole?” fece la voce odiosa di Malfoy alle sue spalle, suscitando le risate dei suoi amici serpeverde.

Infatti, non le rispettate” disse Harry, seguito da Ron, che appena ebbe sistemato alcuni ragazzini, affiancò Hermione.

“ Ma forse incomincerete quando domani la McGranitt sarà messa al corrente di questo...” continuò Ron.

“ Non oseresti, donnola” disse tagliente Malfoy.

E perché mai?” ribatté Hermione, mettendosi davanti agli amici, come per proteggerli.

Perché è troppo stupido e nessuno gli crederebbe. E poi, con San Potter al seguito, che fa sempre la vittima, farebbero una scena patetica informando la McGranitt che... fece, poi schiarendosi la voce e assumendone una da donnicciola indifesa. “ Un gruppo di serpeverdi si è intrufolato nella nostra sala comune spaventandoci! ” concluse Malfoy, ridendo.

Ma come ti permetti!” s’infuriò Hermione avvicinandosi a lui, le mani sui fianchi, a fronteggiarlo.

Draco si sporse verso l’orecchio della ragazza, mettendole una mano gelida sulla spalla, facendola trasalire.

“ Sei molto sexy con questi pantaloncini corti... le sussurrò all’orecchio, con voce sensuale, in modo che solo lei potesse sentire.

Hermione arrossì di botto, si allontanò da lui biascicando qualche passo all’indietro, facendolo sorridere.

Noncurante degli sguardi confusi degli amici slytherin ed infuriati dei nemici griffyndor, guardò compiaciuto Hermione.

“ Sortito l’effetto desiderato...” rise, squadrandola. “Basta poco, vedo, per ammutolirti. Le parole giuste, infondo” disse, prima di sparire con gli amici, oltre i finestroni dove la tempesta sembrava essersi calmata.

 

Harry e Ron corsero a chiudere le finestre, prima che il vento gelido irrompesse nella sala comune.

Hermione rimase al centro della stanza, cadendo in gnocchio su un mucchio di cuscini, ancora sconvolta.

Herm! Cosa ti ha detto? Avanti dimmelo, se ti ha minacciato giuro che... masticò furente Ron.

“ No no, niente di importante” si limitò a dire, scuotendo la testa, mentre prendeva il cuscino del suo letto, che aveva portato fino alla sala comune.

Harry e Ron si scambiarono un’occhiata interrogativa, senza capire.

“ Io vado a dormire, è tardi” disse e come un automa salì le scale. Sembrava in trans.

“ Ma cose le prende?” fece Ron, quando Hermione chiuse la porta del dormitorio alle sue spalle.

Harry scosse la testa, pensieroso.

“ Saliamo anche noi, io almeno devo finire di sistemare il baule per la gita” sospirò Harry, salendo le scale del suo dormitorio.

“ Io no, l’ho sistemato oggi pomeriggio. E dobbiamo anche svegliarci presto domani, ora che ci penso!” aggiunse Ron, rassegnato.

“ Si, alle 7.00 abbiamo radunata in Sala Grande. E adesso sono le 3.20. Buonanotte amico!” disse ridendo, prima di aprire le porta del dormitorio maschile.

 

 

Quando Hermione rientrò nel dormitorio si chiuse la porta alle spalle, appoggiandovisi. Sospirò, poi buttò il cuscino sul suo letto e si ficcò sotto le coperte. Mille pensieri le affollavano la mente, così che prese sonno solamente dopo un’ora. Ma un pensiero la confondeva particolarmente e la faceva infuriare contro stessa.

 

Perché diavolo sono arrossita?

 

 

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Ed ora un bacio stramegagigantesco a tutti quelli che hanno recensito “Tutta colpa di un di gel”, sono davvero contenta che vi sia piaciuto!

 

Ringrazio:

 

UCB: Un piccolo capolavoro? Davvero*_______* Non esageriamo! Sono felicissima che ti sia piaciuta!^^

 

GreyLady: stai iniziando ad apprezzare la coppia Hermione/Draco? Davvero, sono commossa! Neanche a me piaceva, sinceramente ero una forte sostenitrice di Hermione/Ron, ma poi...me ne sono innamorata!

 

Arwel e Mavi: Vi ringrazio dei complimenti! Grazie grazie grazie!!^^

 

white_tifa: Anche io sono morta dalle risate ad immaginarmi draco che cerca di ingellarsi i capelli con la schiuma da barba!! Ihihihihih! Sono contenta ti sia piaciuta!

 

Yle: Grazie! E come ho detto nella prefazione, aggiornerò prima o poi Scherzi del Destino, ma non ora! Ma non demordere! -__^

 

Krinolampra: Grazie dei complimenti!!!! E’ vero che per essere a casa senza nulla da fare, ero proprio di buon umore!!^_______^

 

Gemellina: *____________* Proprio tu mi parli di capolavori! Le tue ff sono stupende!!!!! Anche tutto quello che esce dalla tua testolina è meraviglioso!!!

 

Valemione: Grazie anche a te! Tutti questi complimenti! So che non sono nella posizione di dire una cosa del genere (perché scherzi del destino è rimasta in sospeso) ma...perchè Una missione very important è rimasta incompiuta?? Uffi...mi piaceva davvero!! Spero tu posterai, non prendere esempio da me! Scherzo! -__^

 

@ngel, Roby,  RoryVentimiglia_86920: Grazie, sono contentissima che vi sia piaciuta!! Spero di non deludervi caso mai doveste leggere questa!^____^

 

Kit_05: Grazie per i complimenti, e anche per le critiche! Sono sempre ben’accette! Quando sono andata a rileggerla, mi sono accorta che davvero suonavamo male tutti quei ragazza/ragazzo! Hai ragione!^^

 

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Capitolo 2
*** Il Castello di Ronferret ***


Usciti dai finestroni della torre Griffyndor, i serpeverde, a cavallo delle loro scope, planarono sul Lago Nero, scendendo fino alla base del castello, sotto la tempesta che ormai si andava calmando

Eccomi con il secondo capitolo!! Spero di non avervi fatto aspettare molto. Questo capitolo sarà descrittivo e di passaggio, perché era necessario scriverlo, per spiegare alcune cose.

Spero vi piaccia!

 

 

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Usciti dai finestroni della torre Griffyndor a cavallo delle loro scope, i serpeverde planarono sul Lago Nero, scendendo fino alla base del castello, sotto la tempesta che ormai si andava calmando.

Avvolti nei loro mantelli, passarono oltre le finestre della loro sala comune, nei sotterranei, atterrando. Per fortuna Draco aveva dato a Theodore Nott il compito di lasciare aperte le finestre con i ganci, affinché non sbattessero, perché se l’avesse detto a Tiger o a Goyle, a quest’ora avrebbero fissato le finestre chiuse sotto il vento impetuoso e la pioggia scrosciante.

 

 

Posarono le scope in un angolo affianco al camino e sulle sedie poggiarono i mantelli, per farli asciugare. Se non fosse stato per l’immenso camino della sala comune, quella stanza sarebbe stata umida e fredda, come d’altronde sono i sotterranei di un castello. Ma a differenza dei normali sotterranei, la sala comune di serpeverde risplendeva nella sua magnificenza. Era la casata che splendeva di maggiore eleganza e, anzi, ostentava un lusso peccaminoso: a differenze delle altre case, i serpeverde vivevano nelle comodità più sfrenate. E un po’ di freddo, infondo, non ha mai ucciso nessuno, tanto meno delle serpi avvezze a quel clima.

 

 

Ma avete visto le facce di quei deficienti? Oddio, che ridicoli...” esordì Blaise ridendo, percorrendo a grandi falcate l’atrio della sala comune, per sprofondare sul divano in pelle nera, dinanzi al fuoco.

Ma si, proprio ridicoli. Si sono spaventati come dei bambinetti!” rise Theodore, stendendosi sul divano di fronte.

Tyger e Goyle, ridendo come due trogloditi, si avviarono nella loro stanza, borbottando qualcosa di incomprensibile.

Draco, intanto, era nell’angolo affianco al camino ad asciugarsi. Ti tolse il maglioncino di cotone nero, rimanendo a torso nudo, passandosi una mano tra i capelli e scompigliandoli, in modo da far cadere qualche goccia d’acqua. Silenzioso, non aveva riso né parlato da quando era entrato nella sala comune. Era lì, a fissare il fuoco, con le braccia stese in avanti per riscaldarsi le mani, che qualche volta si passava tra i capelli.

Theodore e Blaise si lanciarono un’occhiata interrogativa, non vedendo appoggio da parte dell’amico sulle offese che continuavano a lanciare ai Griffyndor.

“ Draco...tutto okay?” fece d’improvviso Theodore, guardando nella sua direzione, stravaccato sul divano.

Ma Malfoy non sembrò accorgersene. Mille idee gli balenavano nella mente, ed era confuso, molto confuso. Aveva in testa l’inebriante profumo della Granger e non riusciva a dimenticarlo. Quel profumo, quel maledetto profumo...

Scosse la testa come per cacciarlo via dai suoi pensieri, facendo preoccupare i suoi due amici.

“ Draco...” mormorò Blaise, alzandosi dal divano.

Il Principe Slytherin si voltò di scattò, colto soprappensiero, fissando l’amico. Il busto scoperto colorato leggermente della rossa luce proveniente dal fuoco, gli occhi ghiaccio scrutavano l’amico, velati da un alone di tristezza ben mascherato.

Cosa...” riprovò l’amico, ma fu bruscamente interrotto da Draco.

La Mezzosangue aveva lo stesso profumo di mia madre, ecco cosa c’è che non va...” disse aspro, percorrendo a grandi falcate la sala comune per poi sparire oltre la nera porta della sua stanza, sbattendola furente.

Theodore e Blaise si guardarono comprensivi. Da quando il padre era ad Azkaban, la madre non era più presente, anche se infondo, non lo era mai realmente stata. Non era mai a casa, si diceva frequentasse certi individui che facevano parte della Schiera Oscura e non stava bene, non stava bene per niente. Prendeva pozioni e intrugli ogni giorno, quelli che babbanamente si potrebbero chiamare calmanti o sedativi, che non la facevano più nemmeno ragionare. E quando quelle poche volte il figlio tornava a Malfoy Manor, nelle vacanze, e la trovava in quello stato pietoso stentava a riconoscerla come d’altronde lei non riconosceva il figlio, trattandolo come se non fosse minimamente presente, come se fosse un estraneo.

E dopo che aveva considerato fin da piccolo la madre unico appiglio, unica salvezza nella vita orribile che era costretto a vivere sotto l’ombra di suo padre, si sentiva spaesato. Non perché non sentisse più il calore di una famiglia, non l’aveva mai nemmeno avuta una vera famiglia. E il calore, l’amore, nemmeno sapeva cosa significassero. Certo, la madre era lì, che gli leccava le ferite quando il padre gli infliggeva le peggiori punizioni, ma non era amorevole con lui, solo benevola.

Ed era cresciuto duro, aspro, vendicativo, malvagio, freddo, anzi glaciale. Solo con Theodore e Blaise a volte si sfogava davvero, come se li considerasse realmente fratelli, i fratelli che non aveva mai avuto.

 

 

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Il sole sorgeva alle 6.00, filtrando attraverso i finestroni delle Sale Comuni.

Quel tepore roseo sfiorò prima i sotterranei, impregnandosi sulle lenzuola di seta verde di Draco Malfoy, facendolo svegliare.

Poi salì, arrampicandosi sulle mura centenarie di quel castello, intrufolandosi nella Sala Comune della Torre Gryffindor, accarezzando il visino assopito della dolce Hermione Granger, facendola ridestare.

La bella grinfondoro stiracchiò dopo aver sbadigliato, e scese assonnata dal letto, dirigendosi ad occhi semichiusi in bagno, per una doccia ristoratrice. Nel suo dormitorio ancora regnava il silenzio, segno che le ragazze erano ancora tra le braccia di Morfeo.

Si avvicinò alla porta del bagno, passando prima per il letto di Ginny, dove la piccola rossa ancora dormiva. Anche se lei non sarebbe potuta venire in gita, voleva salutarla prima di lasciare il castello per una settimana, ma volle lasciarla stare. Le 6.00 erano un orario assurdo per tutti.

 

 

Fu Harry a svegliare Ron, che borbottando qualcosa nel sonno, si voltò dall’altra parte, senza calcolarlo.

Harry rise divertito, finendo di sistemare il suo baule. Avrebbero fatto un viaggio molto lungo, fino in Nuova Zelanda. Anche se per loro era una sciocchezza, potendo usare le passaporte: al solo pensiero di spostarsi come un comune babbano, facendo 29 ore di volo in aereo, gli veniva un collasso.

Chiuse il suo baule e vedendo Ron ancora assopito, prese un cuscino, pronto a sferrarglielo.

“ Ron! E’ tardi, sono le sette meno un quarto. Tra un quarto d’ora c’è adunata in Sala Grande!” esclamò, vedendolo mugugnare.

Sbuffò, costretto a fare quello che avrebbe voluto fare fin dal principio.

“ Ahia!” disse il rosso mettendosi a sedere di scatto, massaggiandosi la testa.

“ Te la sei cercata! Ed ora fila sotto la doccia e vestiti, veloce!” ordinò Harry, spingendolo fuori dal letto. In quel momento sembrava Molly Weasley.

Okay mamma...” si lamentò Ron, vedendo ovviamente la somiglianza, prima di venire scaraventato dentro il bagno.

Harry s’infilò un maglioncino, si aggiustò gli occhiali e salutò Edvige, dicendole che sarebbe tornato presto.

 

 

Hermione prese il suo baule e scese le scale fino alla Sala Grande, varcando il portone d’ingresso, seguita da Ron e Harry.

Poggiò il baule in angolo, guardandolo scomparire grazie agli abili servigi degli elfi domestici, che l’avrebbero fatto recapitare direttamente in Nuova Zelanda.

Sbuffò, trattenendosi dalla voglia di fermare quegli elfi, ma furono così veloci che non poté fare nulla, anche perché Harry le strattonò debolmente la felpa verde, riportandola all’attenzione del preside, che salendo sul palchetto, stava schiarendosi la voce.

 

“ Bene, credo ci siamo tutti...” disse Albus Silente, passando visivamente in rassegna le varie case.

“ Minerva McGranitt per Grifondoro?” chiese, scorrendo lo sguardo su un foglietto levato a mezz’aria.

“ Albus, sono qui. Ho fatto l’appello dei ragazzi che dovevano partecipare. Sono tutti presenti. Di Grinfondoro vengono in tutto 25 ragazzi, solo del sesto anno, ovviamente” disse la professoressa, alzando una mano.

Il preside annuì. Chiese agli altri professori le presenze della loro casa. Il professor Vitious accompagnava i Corvonero, di cui ne erano presenti 20. Le professoressa Sprite accompagnava i Tassorosso, di cui ne erano presenti 23. Il professore Piton accompagnava i Serpeverde, di cui ne erano presenti 17.

“ Bene, credo che a questo punto qualche delucidazione in più sia utile. Prima di tutto, buona fortuna per questa splendida gita! Come vi sarà spiegato dai vostri professori, lì seguirete dei corsi, informandovi e sperimentando su piante... disse guardando la Sprite, che annuì “...non presenti in Inghilterra. Da cui poi potrete preparare le vostre pozioni... disse guardando Piton, che annuì “...esercitarvi con i vostri incantesimi..” disse guardando Vitious, che annuì “...e provare a trasfigurare oggetti di cui non conoscete la consistenza” concluse, guardando la McGranitt, che annuì.

“ Bene, allora, le lezioni verranno organizzate al meglio. Sarà una vacanza istruttiva, ma che non influenzerà sui vostri voti. Sarà come un laboratorio e, certo, i vari professori terranno in considerazioni i vostri progressi a contatto con elementi sconosciuti, ma sarà prima di tutto una gita: quindi, ogni giorno ci sarà solo una lezione di una singola materia, che vi occuperà massimo due ore. Poi sarete liberi di girare nel castello o di conoscere il luogo. Raccomando in ogni situazione serietà, dato che io non potrò presenziare, non potendo abbandonare la scuola.

Ora, per tutte le case e il loro rispettivo professore c’è una passaporta fuori dei cancelli di Hogwarts, che vi farà atterrare direttamente a Wellington, la capitale. Ora, potete andare...buona gita!” esclamò Albus Silente, salutando elegantemente i ragazzi.

 

I ragazzi si guardarono confusi, alcuni sbuffando anche per solo due ore al giorno di lezione, mentre pochissimi ‘eletti’, di cui a capo c’era Hermione Granger, non vedevano l’ora di approdare a Wellington per sperimentare e conoscere più cose.

La riccia, sorridente, si strinse nella sua felpa verde, per gli spifferi che provenivano ingresso della scuola.

Insieme ad Harry e Ron, si avviò ai cancelli, seguendo gli altri Griffyndor, in fila per due o tre dietro la McGranitt.

“ Sarà una gita grandiosa! Ma vi rendete conto? Potremo provare tantissime cose, conoscere e sperimentare nuovi incantesimi e pozioni. Ci sarebbe servito molto per i G.U.F.O, sapete? Ho letto che tutti gli studenti del sesto anno vanno in Nuova Zelanda, all’inizio dell’anno” esclamò, entusiasta.

Harry e Ron si guardarono sbuffando: per fortuna era solo una materia al giorno e delle durata massima di due ore.

E invece l’anno prossimo ci porteranno in Africa, per studiare i vari virus e veleni per i M.A.G.O!” aggiunse, sorridente.

“ Guarda la nostra secchiona so-tutto-io com’è felice: non vede l’ora di mettersi a studiare! Patetica...” disse una voce al fianco di Hermione, facendola voltare.

 

Era Draco Malfoy, che camminava dietro il gruppo dei Serpeverde, affianco a lei, leggermente distaccato dalla massa, con affianco Blaise e Theodore, che sogghignavano.

Le mani in tasca e il pullover con lo scollo a V che ricadeva sui pantaloni neri classici, camminava svogliatamente.

 

“ Ma guarda guarda, il nostro Malferret che partecipa alla gita scolastica? E cosa dobbiamo questo onore?” disse ironica, alzando un sopracciglio.

“ Hai detto bene mezzosangue, onore. E non sono di certo tenuto a dirti perché partecipo alla gita, non sono cazzi tuoi, d’altronde” disse, passandosi una mano tra i capelli, guardando avanti noncurante.

“ Basta che non romperai l’anima a noi, ti eclisserai e non fiaterai nella mia direzione, allora non saranno cazzi miei. Ma se dovessi rovinarmi la gita, allora lo diventerebbero”

“ Non credere di essere così importante, mezzosangue” concluse atono, allontanandosi con il gruppo Slytherin verso la loro passaporta.

 

Hermione sbuffò, andando nella direzione opposta, verso la passaporta Gryffindor.

“ Se quel furetto mi darà fastidio anche in gita, giuro che...che...” digrignò, a denti stretti, facendo annuire Harry e Ron.

“ Ragazzi, tutti qui attorno, avanti!” disse la McGranitt facendoli disporre in cerchio, ognuno con una mano sulla passaporta che nel loro caso era capello logoro.

 

In pochi secondi furono sballottati e caddero di peso sull’erba umida. Furono subito investiti da un’ondata di calore: decisamente un clima molto caldo, rispetto a quello lasciato in Inghilterra.

Hermione si alzò, spazzolandosi i pantaloni e aprendosi la cerniera della felpa, togliendosela e rimanendo in maglietta a mezze maniche.

Si guardò intorno, vedendo un’immensa vallata circondata da boschi stupendi, quasi fosse un mondo incontaminato: era tutto così meraviglioso.

A poche centinaia di metri da loro, sorgeva un bel castello, coperto da una vivace edera fiorita, circondato da un lago e dei giardini dal classico stile inglese, impeccabili.

 

I quattro professori si schierarono di fronte ai ragazzi delle quattro case, squadrandoli.

Parlano tra loro per qualche secondo, poi iniziarono a camminare, facendo cenno agli alunni di segurli.

 

“ Bene, quello che vedete davanti a voi è il Castello di Ronferret, una bellissima fortificazione ultracentenaria che ha ospitato la nostra scuola, precisamente il nostro sesto anno, ogni anno da quasi settant’anni... iniziò la professoressa McGranitt, camminando verso il castello.

 

 

“ Visto? L’avevo detto io...” sussurrò Hermione ad Harry, che sorrise.

 

“ Alla vostra sinistra si staglia la vasta pianura adibita a parco del castello, come vedete. Insomma, viali, giardini, fontane...per le vostre passeggiate... disse la Sprite, indicando alla sua sinistra.

“ E quella è una foresta molto pericolosa, data la presenza di animali ancora a voi sconosciuti ed essendo molto fitta: ci si potrebbe perdersi...” mormorò freddo Piton, indicando alla sua destra.

E ragazzi, quello è il Lago del Castello, protetto da incantesimi simili agli incantesimi che proteggono Hogwarts, proprio affinché visitatori indesiderati vengano a conoscenza di questo posto” rise Vitious, trotterellando verso il cancello.

 

Con un colpo di bacchetta, la McGranitt aprì il cancello, iniziando a camminare lungo il viale coperto di ghiaia.

Arbusti e piccoli alberelli incorniciavano il vialetto che portava fino all’immenso portone in legno scuro.

“ Sono cespugli di rose, un comune fiore babbano... disse Hermione ad un Neville particolarmente emozionato.

 

Arrivarono all’ingresso e Piton salì i tre scalini fino al portone dove, preso il disco cilindrico, lo sbatté più volte contro la porta, poi allontanandosi e attendendo.

 

Dopo qualche secondo uscì una donna grassoccia, molto anziana, dall’aria però cordiale e con un grembiule pieno di fiocchi a quadri.

Ma che bello, i miei studenti preferiti di nuovo qui!” disse, correndo ad abbracciare i professori, stritolando un Piton che cercava di mantenere le distanze.

“ Dovete sapere che prima di voi, al sesto anno, i vostri professori vennero in gita qui e da allora me ne innamorai! Erano tra i ragazzi più intelligenti ed in gamba della scuola! E tornano da me, adesso, ad accompagnare altri studenti!” sussurrò, rivolta ai ragazzi, sorridendo.

 

Hermione sorrise all’idea di un Piton ragazzino, che parlava con una giovane McGrannitt mentre un piccolo Vitious lanciava incantesimi dappertutto e una egocentrica Sprite esaminava tutte le piante che ancora non conosceva.

 

Draco, dal canto suo, sbuffò, vedendo quella signora dall’aria invadente che sostava sulla soglia dell’immenso portone, aspettando il passaggio di ogni alunno a cui regalava un sorriso radioso, a volte anche un abbraccio.

“ E tu sei...?” disse poi, al passaggio della riccia.

“ Hermione Granger, Madame” disse, sorridendole.

“ Oh piccola, sembri proprio Minerva McGranitt alla tua età, con quel cipiglio fiero e quell’aria da ragazza studiosa” disse, compiacendosi.

“ Oh si, proprio una vecchia zitella acida, come la McGranitt!” esordì una voce alle spalle di Hermione, facendola sbuffare. Stava per rispondere male a quel Malfuretto quando la voce della donna la precedette.

E sei vediamo...un Malfoy no? Tu mi ricordi molto Severus Piton, quando aveva la tua età!” disse radiosa, non facendosi scalfire dallo sbuffo di Malfoy che spintonò Hermione affinché passasse, per farlo a sua volta.

 

Una volta nell’atrio, rimasero tutti a bocca aperta, tutti tranne qualche slytherin di cui capo era Draco Malfoy. Già, perché Dtraco era abituato al lusso, a tutto quell’immenso lusso che ostentava quel castello.

L’atrio era immenso, finestroni giganteschi sormontati da rosoni adornavano le pareti, contornati da tende nere e argentee che scendevano morbide sul pavimento. Il pavimento marmoreo era riempito di tappeti molto eleganti; a ridosso delle pareti piante e fiaccole murarie rivestite da coperture deliziose lo rendevano ancora più bello.

Un grandissimo lampadario, illuminato con grosse candele, cadeva al centro della sala, fatto di cristallo e argento.

L’atrio era rettangolare, orizzontalmente più grande che verticalmente.

 

“ Bene ragazzi, prima di tutto benvenuti. Per qualsiasi delucidazione, venite da me, mi troverete qui, al piano terra. Vedete queste scale?” disse poi, indicando le scalinate che sorgevano a 100 metri alle sue spalle. Le due scalinate si univano in cima, dove tramite tre gradino si accedeva ad un corridoio sormontato da archi.

“ Bene, io alloggio in quella porta in legno massiccio che vedete al centro della sue scale. Ora, salendo le due scalinate è possibile accedere al corridoio che vi porterà a sinistra al terzo piano e a destra al secondo. Corvonero e Tassorosso alloggeranno al secondo piano, mentre Serpeverde e Grifondoro al terzo. Invece a sinistra, su questo piano, si può arrivare alle stanze dove alloggeranno i vostri prof e alle cucine. A destra, invece, si arriverà alle aule e alla Biblioteca del castello, che dovrete esaminare con cura perché i volumi riposti in essa sono ultracentenari.

Ecco, detto questo credo che ognuno possa andare nelle rispettive camere. I vostri professori mi hanno già comunicato le stanze che dovete avere e con chi dovete dividerle. Ma dato che siete pochi, meno di un centinaio, avrete una stanza a testa. Ora dirigetevi ai rispettivi piani, troverete i vostri bagagli davanti alla vostra camera, che sarà contrassegnata anche da un dischetto con sopra inciso il vostro nome. Il pranzo sarà servito alle 12.00 e stamani, come mi hanno comunicato i prof, niente lezioni. A dopo” disse, allontanandosi e sparendo oltre la porta che aveva indicato prima ai ragazzi.

 

I professori raccomandarono di nuovo serietà e si diressero verso le loro camere, mentre da entrambe le scalinate salivano i ragazzi, diretti ai loro piani.

“ Insomma, questo castello è grandioso. Ho letto che è il più bello dopo Hogwarts. Ed è davvero così... disse Hermione guardandosi intorno, mentre saliva le scale insieme a Ron ed Harry.

“ Già, mio padre me ne aveva parlato una volta” disse distrattamente Ron, accecato da tutto quel lusso.

“ Sperando che le nostre camere siano vicine... sospirò Harry, che aveva creduto di dividere la camera almeno con Ron.

I due amici annuirono, arrivando in cima alla rampa delle scale.

“ Noi siamo a sinistra, al terzo piano dunque” ragionò Hermione, voltando l’angolo.

Salirono un’altra rampa di scale, ampiamente illuminata dalla luce esterna, ed arrivarono al terzo piano.

 

Bagagli, bauli, borse varie erano ammassati davanti ad ogni porta, su cui era inciso il nome di ogni rispettivo proprietario.

“ Ah, noi siamo qui” disse Harry fermando Ron, dato che aveva visto i loro bagagli e aveva notato i loro nomi scritti  su due porte adiacenti.

“ Per fortuna siamo vicini!” esclamò Ron, spostando e prendendo i loro bagagli, aprendo la porta.

I due si girarono insieme aspettandosi di vedere Hermione entrare nella stanza affianco alle loro, ma la ragazza stava passando a rassegna tutti le porte, senza trovare il suo nome.

“ Herm?” fece Harry, sul ciglio della sua porta.

“ Non riesco a trovare la mia porta...” rispose una voce lontana una trentina di metri, dalla fine del corridoio.

Harry e Ron si guardarono pensierosi, quando la ricca di colpo si fermò.

 

 

“ Eccola, finalmente!” dissero due voci in coro.

 

Hermione si voltò, trovandosi affianco Draco Malfoy che contemplava una porta affianco alla sua. I nomi Draco Malfoy e Hermione Granger sbrilluccicavano sulle due porti quasi adiacenti, separate solo da un quadro di media dimensione.

Hermione rimase in silenzio a fissare ad intermittenze la sua porta e Malfoy.

“ Non è possibile...” disse poi, esasperata.

“ Oddio, vicino alla mezzosangue babbana zannuta no!” si lamentò il biondino, sedendosi sulla sua valigia.

Hermione si girò verso la serpe, incavolata nera.

“ Sarà un disastro questa gita, un vero disastro!” disse tra sé e sé ad alta voce, entrando nella stanza, sbattendo la porta alle sue spalle.

 

Draco Malfoy sbuffò prima di entrare nella sua.

Buttò la valigia in un angolo, ammirando il lusso della sua stanza. Letto a due piazze a baldacchino nero, tappeto circolare ai piedi due divanetti posti davanti al camino, una scrivania a ridosso del muro ed una porta che doveva condurre al bagno. Tutto molto elegante.

Ti tolse il maglione rimanendo in canottiera e fece cadere il suo sguardo sulla porta finestra circondata da tende scure. Si diresse verso quello che era un balcone, aprendo la porta.

 

E con grande orrore scoprì che il balcone era collegato a quello della stanza affianco, la stanza della Granger.

 

 

 

šsšts

 

 

Eccoci qui, alla fine del secondo capitolo! Sperando lo troviate almeno carino, ringrazio tutti quelli che hanno recensito il capitolo precedente! Un grosso bacio a tutti!^_________^

 

Al prossimo capitolo!!

Erin

 

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Capitolo 3
*** Maloney Moon ***


šsšt›s›

Ciaaaaao! Eccomi qui, a postare un altro capitolo!

Sono stata contentissima delle recensioni che mi avete lasciato! Davvero la mia storia vi intriga, vi piace?*__________*

Ora passiamo al terzo capitolo, in cui s’inizieranno a capire alcune cose. Spero vi piaccia!

 

Ps. Ho modificato il carattere, perché Missmalfoy mi aveva detto che era troppo piccolo, e non si leggeva bene.

Alla fine credo abbia ragione, scusatemi!

Anche i capitoli di prima li porterò ad un carattere uguale a questo.

 

 

šsšts

 

Hermione entrò sbuffando nella sua stanza, dopo aver chiuso la porta violentemente. Ci si appoggiò contro, scivolando fin a terra, mettendosi sopra al baule.

Stava ancora pensando alla sfiga di avere Malfoy affianco per una settimana intera, che non si accorse neanche dello splendore della sua camera.

 

Guardandosi intorno, poi, notò il suo ampio letto a baldacchino, l’armadio di legno intarsiato, una scrivania bellissima con numerose pergamene vuote e boccettine d’inchiostro, un divanetto e una poltroncina davanti al camino, divisi da un tappeto in pelliccia d’orso. Una porta alla sua sinistra conduceva sicuramente al bagno, mentre dinanzi a lei era situata una portafinestra, molto antica ma ben mantenuta, di quelle con l’apertura a conchiglia che scorrono lungo un pilastro.

 

Si alzò lentamente, stanca e contrariata, trascinando il baule con sé fino ai piedi del letto. Si avvicinò alla finestra, poggiandoci entrambe le mani, con il naso schiacciato contro il vetro umido.

Sembrava proprio un balcone, fatto di pietre miliari, antico, come tutto il castello.

Strano...Hogwarts non aveva balconi! Era strano vedere un castello di quelle dimensioni pieno di balconi e archi ogivali.

 

Fece scorrere l’antica portafinestra lungo il pilastro, uscendo fuori. L’aria tiepida dell’esterno le fece chiudere gli occhi, facendo si che la brezza le passasse tra i capelli.

Aprendo gli occhi fece qualche passo avanti e si trovò subito appoggiata al davanzale, non essendo molto ampio, ma invece piuttosto lungo.

Infatti la riccia si voltò verso sinistra, vedendo la fine del balcone a pochi centimetri da lei, ma alla sua destra continuava, lungo e serpentino, avvolgendo un’altra portafinestra da cui usciva della luce, per poi voltare l’angolo e forse correre lungo altre finestre.

 

Ma, se quel balcone collegava la stanza affianco, vuol dire che...che...

 

“ Oddio! Ma cosa ho fatto di male?” fece esasperata, portandosi le mani nei capelli, lo sguardo verso il cielo.

 

Rientrò borbottando, senza chiudere la finestra, buttandosi a pancia in giù sul letto, sbattendo i piedi.

 

“Non è possibile!! Ma che sfiga!! Il balcone comunicante con il Malfuretto!” continuava a ripetere.

 

Poi si voltò a pancia in su, fissando le tende che coprivano il baldacchino all’altezza del soffitto, prendendo un libro nello zaino accanto al baule, che iniziò a leggere per calmarsi.

 

 

šsšts

 

Hermione posò il libro sul letto dopo qualche ora, sospirando. Scese dal letto e si diresse verso il baule per sistemare i suoi abiti nell’armadio. Ordinatamente sistemò quello che aveva portato con sé, poi degli oggetti e dei libri, che pose sulla scrivania.

Dopo, dal piccolo baule affianco, estrasse saponi e alcuni oggetti prettamente femminili che andò a collocare nel bagno, anch’esso molto ampio, con una grande vasca dall’aria antica e numerosi candelabri sui davanzali dei finestroni ogivali.

 

Herm! Siamo noi!” sentì una voce urlare oltre la sua porta, mentre una mano sbatteva le nocche sul legno ruvido.

 

“ Arrivo!” esclamò, dirigendosi ad aprire facendo entrare i suoi migliori amici.

 

Ron e Harry si fecero largo oltre la porta, facendo notare ad Hermione il trambusto e la confusione che aleggiava nel corridoio fuori la sua porta, dove ragazzi girovagano, si lanciavano oggetti da una stanza all’altra, bussavano alle porte di altri. Giurò di aver visto anche dei Tassorosso entrare nella stanza di un Grifondoro, probabilmente Seamus Finnigan.

 

“ Sapete qui è proprio bello, la Nuova Zelanda è stupenda! Insomma, solo guardando fuori si nota che la natura è completamente diversa! Ci sono piante e fiori che non avevo mai visto prima e...”

 

Hermione! Davvero t’interessa tutta questa roba? Piuttosto, per inaugurare questo posto, io e Harry sappiamo che c’è un festino organizzato su, al quarto piano...”

 

Coosa? Un festino? Già?? E poi...oddio, c’è un quarto piano?!” chiese Hermione, sconvolta.

 

Harry annuì.

Si, l’hanno scoperto Seamus e Dean, girovagando per il castello stamattina. Si accede tramite una piccola scala a chiocciola...” mormorò il moro.

 

Hermione li fissò esterrefatta.

 

“ Insomma, potrebbero scoprirci! Non è una stanza delle necessità – anche se neanche il quel caso sarebbe giusto – che potremmo nascondere ai professori, quindi la cosa mi sembra assurda!” esclamò, impuntandosi.

 

“ Molti incantesimi saranno fatti anche dai Corvonero per isolare la stanza. Eddai Herm, io e Harry andiamo. Poi vedi tu...” aggiunse poi, con fare disinteressato.

 

“ Ragazzi è mezzogiorno, dovremmo quasi andare...” s’intromise Harry, alzandosi dal letto, non permettendo all’amica di controbattere pungente all’affermazione di Ron.

 

 

šsšts

 

Verso mezzogiorno un’orda di ragazzi, educatamente, si riversò nell’atrio, dove i professori li aspettavano. Dalla stanza sotto le scalinate, uscì la signora che aveva in custodia il castello.

Sembrava tutta indaffarata, infatti si sistemò i capelli e ostentando un sorriso tirato, condusse i ragazzi verso destra, dove dopo le cucine, era situata una sala adibita al pranzo e alla cena.

 

Hermione giurò di aver visto una vena di nervosismo in quella donna, che però seppe ben mascherarlo. Non facendoci molto caso, seguì insieme a Harry e Ron gli altri, fino ad una sala dove era disposto un tavolo lunghissimo, grande come una tavolata di una casa, ad Hogwarts, apparecchiato di tutto punto. Numerosi candelabri giganteschi come lampadari cadevano dal soffitto, illuminando la tavolata. La stanza era composta da questo lungo tavolo centrale, circondato da molto spazio.

Infondo un altro tavolo, perpendicolare a quello dei ragazzi, avrebbe ospitatola Signora del Castello”, che stranamente ancora non aveva rivelato il suo nome, insieme ai quattro professori.

Piante coloravano la sala, riempita, alle pareti, da lampade murarie illuminate da candele e grandi finestre con archi ogivali con i vetri colorati, come un collage, richiamando i rosoni che invece, erano posti sopra gli archi.

Infatti la luce che attraversava le finestre creava una luce tenue e colorata che si diffondeva a mo di arcobaleno in tutta la sala.

 

Quando i ragazzi presero posto, così come i professori e la Signora del Castello, moltissimi elfi domestici arrivarono a riempire con succulenti vassoi la tavolata.

Hermione fece per discutere quando arrivarono, ma Harry le diede un gomitata facendola zittire, quindi prese a mangiare e servirsi le pietanze, scocciata.

 

Abilmente, notò la riccia, i Serpeverde si erano confinati all’estremità nord del tavolo, mentre gli altri ragazzi si erano riuniti tra loro: infatti, anche se Hermione era seduta insieme ad Harry e Ron, aveva di fronte Susan Bones di Tassorosso e Padma Patil di Corvonero insieme alla gemella Calì Patil, di Grinfodoro.

 

Hermione mangiò in silenzio, notando a scatti la Signora del Castello. Quella donna la incuriosiva...

Accanto a lei i ragazzi discutevano del festino di quella sera, parlando così a bassa voce, o addirittura solo con il labiale, che Hermione capì ben poco.

A fine pranzo si congedò, percorse le scalinate velocemente ed arrivò al terzo piano.

 

Entrò nella sua camera, pensando bene di darsi una rinfrescata, cambiarsi per poi andare in biblioteca a leggere qualcosa.

Non poteva di certo non visitare quella biblioteca così antica!

 

Andò in bagno, poi uscendo afferrò un bermuda marroncino, una camicia a tre quarti verde a quadri e si legò i capelli con il suo fermaglio a farfalla.

Andò verso la portafinestra, aprendola, e uscendo fuori al balcone dove fu illuminata dal tiepido sole pomeridiano.

Vide degli uccelli molto singolari planare su Lago e poi scendere e posarsi sulle cime degli alberi della foresta.

Così si lasciò la finestra alle spalle e scese, diretta alla biblioteca.

 

 

šsšts

 

Arrivata davanti alla porta della biblioteca, imponente e maestosa, ebbe per un attimo il timore d’entrare.

Era come varcare la soglia di una chiesa particolarmente bella, ma abbandonata da tempo, quasi per rispetto non si volesse neanche sfiorare un oggetto.

 

E così fece. Entrò silenziosamente, spingendo un’anta della grossa porta e richiudendosela alle spalle.

Accese le fiaccole lungo le pareti con un colpo di bacchetta e ammirò l’interno.

Era veramente meravigliosa, quasi da far venire i brividi.

 

Si diresse verso il primo scaffale e notò subito, scorrendo le piccole dita sui tomi impolverati, un volume dal titolo Storia di Ronferret e curiosa più che mai di saperne di più su quel castello, lo prese, andando a sedersi su una poltroncina vicino ad un camino.

 

Accese il camino con la bacchetta ed un lieve tepore si diffuse intorno a lei, facendola accoccolare sulla poltrona.

 

[...]Mentre Hogwarts fu fondata nel 1000 d.C., da Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Priscilla Corvonero e Salazar Serpeverde, il Castello di Ronferret, situato nel mezzo di un anello di montagne, (infatti ci può arrivare solo smaterializzandosi o usando una passaporta) fu costruito intorno al 1400  per volere del noto mago scozzese Maloney Moon: è considerato il più bel castello avendo mantenuto i suoi caratteri medievali ma essendo ancora eretto in tutta la sua integrità, grazie anche ad opere di magia.

Moon lo protesse con una serie di incantesimi dagli occhi indiscreti di babbani troppo curiosi.

Ne oscurò la presenza affinché fosse invisibile ai babbani che al suo posto riuscivano a vedere solo un’immensa vallata, circondata da molte montagne.

Maloney Moon aveva l’intenzione di fondare una scuola di Magia e Stregoneria come Hogwarts, Durmstrang e Beauxbatons ma non riuscì nel suo intendo, venendo ucciso, anche se da chi è rimasto sempre un mistero.

Il Castello, protetto da magie potentissime, rimase intatto ed inabitato fino al 1960 circa, quando iniziò il periodo di terrore dovuto a Lord Voldemort.

Infatti, da informazioni trapelate successivamente, si narra che dal 1960-70 fu adibito alla riunione annuale di un consiglio, composto dai maghi più potenti di tutto il mondo.

Ecco perché presenta circa un centinaio di stanze, che anni prima furono destinate ai maghi che annualmente o anche più volte durante l’anno, riunivano un consiglio per discutere dei problemi legati al mondo magico: il castello, infatti, ostenta un lusso, soprattutto presente nelle stanze, quasi a sembrare uno sfarzoso Hotel babbano dai caratteri medievali.

 

In quel libro veniva riportato anche il nome di Albus Silente, dicendo che era stato anche il presidente del consiglio, anni orsono.

 

Poi, per problemi di cui non si conosce l’origine, quell’usanza di riunire il consiglio venne abolita e così il castello venne mantenuto in ottimo stato affinché un domani gli alunni delle scuole di Magia e Stregoneria di tutto il mondo potessero andarlo a visitare, in onore del mago Maloney Moon[...].

 

Tutte quelle informazioni la incuriosivano parecchio. Per sapere di più sicuramente avrebbe dovuto trovare qualche altro libro.

Ma, notando l’orologio a pendolo, si accorse di aver superato le 17.00 quindi a malincuore si alzò, spense il fuoco del camino e delle fiaccole murarie e lasciò la biblioteca.

 

 

šsšts

 

Harry e Ron bussarono alla camera di Hermione verso le 17.30.

 

“ Ciao!” salutò, facendoli entrare. I due raccontarono del CFI ovvero Comitato Festini Illegali che si era tenuto quel pomeriggio, dove avevano discusso dei possibili festini e anche del dove e del quando farli. Erano arrivati alla conclusione che avrebbero fatto il primo festino al quarto piano, in una sala ampia poco meno della metà della Sala Grande di Hogwarts, quindi che avrebbe contenuto un centinaio di ragazzi tranquillamente ma mantenendo la bellezza di una non dispersività.

Due erano stati inviati a controllare il luogo, proteggendolo con potenti incantesimi di occultazione, altri si erano organizzati a spargere la voce tra i ragazzi, altri ancora a stabilire la data dei festini successivi.

 

“ Ce ne saranno altri, almeno un giorno si ed uno no. Insomma, si parte alle 22.00 e dura finché si vuole...” spiegò Ron, entusiasta.

 

Se tutta l’energia che infondete nel CFI la impiegasse a studiare, a quest’ora sareste i primi della scuola” rise lei, ammonendoli con tono affettuoso.

 

I due risero, chiedendole nuovamente di partecipare, ma Hermione scosse la testa, concedendo un “ Ci penserò”.

 

“ Bella la tua stanza, anche le nostre sono così. Tutto questo lusso...da cosa dipende secondo te? Anche il fatto che ogni stanza è singola e ognuna ha il suo bagno personale!” disse poi un affascinato Ron, buttandosi sul letto della ragazza, seguito da Harry.

 

Hermione gli spiegò tutto quello che voleva sapere, avendolo letto sul libro poco prima. Raccontò della storia del castello, anche di

Maloney Moon e del consiglio.

 

“ Non mi sembra dica altro, ma queste mura devono sapere molto di più di quanto riporta il libro. Andrò a documentarmi ancora... disse come tra sé e sé, facendo si che i due amici si scoccassero un’occhiata esasperata.

 

Herm dai...sei in gita!” sbuffò Ron, lasciandosi andare all’indietro sul letto. Hermione mise il broncio.

 

“ Quello che mi fa pensare è che non chiariscono chi sia l’assassino di Maloney Moon, tanto meno perché l’avrebbero ucciso se lui tentava di mettere in piedi solo una scuola di Magia! Insomma...e poi chi è questa Signora del Castello che ancora non ci ha detto il suo nome e che vive qui?” chiese, sperando di suscitare curiosità nei compagni.

 

I due si guardarono, sbuffando nuovamente.

 

“ Adesso sono le 18.00, che ne dite se andiamo a fare un giro nei giardini del castello?” disse un Harry ignorando le parole di Hermione.

 

“ Ecco, siete i soliti! Solo perché è allestito un campo di Quiddich e si possono anche prendere in prestito delle scope... mormorò Hermione, sedendosi sconfitta sul letto.

 

Cosa?? Campo di Quiddich??” gli fecero eco Ron e Harry, balzando in piedi.

 

“ Si...insomma, non lo sapevate?” fece Hermione, maledicendosi.

Ma i due non risposero neanche se si precipitarono fuori della stanza, lasciando Hermione a bocca aperta seduta sul bordo del letto.

 

 

šsšts

 

Un bacio a tutti quelli che hanno recensito questa storia!

Forse vi sembrerà un po’ noioso come inizio, ma non voglio risultare banale scrivendo subito determinate cose. Certo, sicuramente non sarà lunga questa parte introduttiva, ma questo capitolo, come anche un po’ del prossimo, mi servirà per chiarire e porre le basi per la storia.

Questo è solo l’incipit! -__^

 

Tantissimi Baci,

Erin.

 

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Capitolo 4
*** Incontri al Quarto Piano ***


šsšt›s›

Hola!! Ecco a voi il quarto capitolo! Tra una cosa ed un’altra non riesco ad aggiornare molto velocemente, ma cerco comunque di fare il possibile.

Questo capitolo è un po’ più lungo, spero non sia un problema. E’ che non volevo spezzarlo, altrimenti risultava difficile da leggere.

Bene! Detto questo vi lascio, buona lettura!!

 

 

 

šsšts

 

Erano le 19.30 quando Hermione intravide Ron ed Harry da lontano, all’inizio del viale.

Aspettò che la raggiungessero, varcando il portone del castello, per andare insieme a cena.

 

“ Insomma, quel campo di Quiddich è spettacolare! Ma visto Harry quando è grande?” fece Ron entusiasta, camminando al fianco degli amici per la sala.

 

Harry annuì.

“ Grandioso...e poi sono favolose anche le scope che hanno messo a disposizione!” esclamò il moro, continuando per tutto il tragitto a parlare di come virava la scopa o di come erano riusciti a prendere il boccino ad altri ragazzi, facendo sbuffare Hermione.

 

Cenarono lentamente, tra una chiacchiera ed un’altra, parlando del festino che si sarebbe tenuto quella sera.

 

“ Allora Granger, sei dei nostri stasera?” parlò un Corvonero rivolto alla ragazza che si stava estraniando.

 

“ Oh...” fece Hermione, come accorgendosi solo in quel momento di Marcus Belby. “ Io ecco...”

 

Hermione Granger? Ma avete capito di chi state parlando? Insomma, non verrà mai...” ridacchiò un’altezzosa Lavanda Brown, prendendosi una gomitata dal suo ragazzo, Ron, avendo visto la sua migliore amica sul punto d’innervosirsi.

 

“ Ehm...Lav non voleva dire quello che...

 

Ron” lo interruppe la riccia “ io vengo stasera, non vedo perché non dovrei” disse poi pacata all’amico, mentre dentro di sé non vedeva l’ora di avere la sua rivalsa su quell’oca bionda, che davvero in ogni occasione possibile cercava di deriderla o metterla in ridicolo.

 

Lavanda sbiancò, mentre Marcus Belby le disse un “ Hai visto? Viene!” alquanto compiaciuto.

 

Harry osservò la scena cercando di non scoppiare a ridere. Aveva capito la situazione, aveva capito quanto Hermione odiasse Lavanda e quanto non voleva farsi prendere in giro da lei. Ragion per cui aveva accettato di partecipare a quel festino, anche contro la sua volontà.

 

“ Bene! Io vado a prepararmi!” gracchiò stizzita la Brown, alzandosi.

 

Hermione si alzò a sua volta.

“ Certo! Anche io!” ribatté, lasciando la sala a tutta velocità, maledicendosi per quello a cui si era sottoposta.

Come ho potuto dire che avrei partecipato al festino? Quando non ne ho la minima intenzione...pensò, salendo le scale di gran fretta.

 

Entrata in camera si chiuse la porta alle spalle, sospirando.

Bene, ormai c’era dentro. Aveva voluto la bici ed ora doveva pedalare!

Quindi sarebbe stata davvero bellissima, facendo smentire l’opinione che avevano di lei.

Insomma, anche lei era una ragazza! E non era per nulla brutta, pensò, guardandosi allo specchio dentro l’anta dell’armadio.

Certo i suoi capelli erano crespi, ma li avrebbe sistemati a dovere.

E si era magra, non sifilitica come la Brown ad esempio, ma magra.

Non si era mai truccata, questo era vero, ma sapeva come fare, d’altronde era pur sempre Hermione Granger.

L’unico punto a suo favore era uno splendido vestito, seguito da alcuni abiti eleganti che aveva comprato insieme a Ginny in una giornata dedicata allo shopping. Spinta dalla stessa rossa, li aveva portati con lei: e mai come in quel frangente avrebbe pensato di dire “ Che fortuna!”.

 

Corse prima in bagno per una doccia veloce.

Appena ebbe finito, rientrò in camera, tirò dalla stampella un abito grigio perla, non molto elegante ma davvero bello e lo poggiò sul letto.

Aveva le maniche corte leggermente a palloncino, uno scollo a barca e sotto il seno un nastro di raso grigio, sottile. Era lungo fin sopra alle ginocchia, così prese delle ballerine nere basse con un fiocchetto laterale.

 

Andò in bagno dove si tolse l’asciugamano dai capelli, fissandosi allo specchio.

Perfectus!” pronunciò, asciugandosi in pochi secondi i capelli con la bacchetta, rendendoli dei dolci boccoli lucenti.

Soddisfatta, si truccò leggermente, mettendo in risalto in suo meravigliosi occhi color nocciola.

In camera finì di prepararsi, indossando il vestito, le ballerine, e mettendo un fermaglio a lato, tra i capelli.

Compì qualche giravolta su se stessa, davanti allo specchio, soddisfatta.

 

Erano le 21.45, avrebbe aspettato fino alle 22.00 almeno prima di salire al quarto piano.

Quindi si lasciò cadere sul letto, guardandosi intorno.

Impulsivamente, decise di prendere una boccata d’aria, quindi uscì in balcone ispirando l’aria fresca della sera.

 

Fuori era tutto immerso nel buio più totale. Il castello era circondato dai bellissimi giardini illuminati dalla fievole luce delle lucciole, mentre le stelle nel cielo donavano l’unica luce a quello splendido paesaggio.

 

A tentoni cercò di raggiungere la ringhiera di pietra del balcone, appoggiandosi poi con le braccia sul cornicione. Poi chiuse gli occhi, facendosi cullare dalla dolce melodia di alcuni grilli.

 

Quando dei passi la fecero ridestare, qualche metro distante da lei.

Tornò a guardare davanti, sperando con tutta se stessa che lui non la notasse, e che non iniziasse a torturarla con i suoi insulti.

 

Ma invano.

 

Granger, anche tu qui! Che brutte coincidenze...” disse il biondino sogghignando, mentre lasciava la stanza immersa nella luce notandola in penombra, e diventando anche lui una sagoma nella semioscurità.

 

“ Già, bruttissime coincidenze, Malfuretto... sbuffò lei guardando davanti, apparentemente disinteressata.

Sentì dei leggeri passi nella sua direzione, ma non riuscì a vedere per bene.

 

“ Mi hanno detto che stasera verrai al festino su, al quarto piano. Assurdo...una mezzosangue zannuta come te non dovrebbe farsi vedere in circolazione” fece, divertito.

 

Hermione non si voltò verso la voce che aveva appena parlato, pur sentendolo a pochi centimetri da lei.

“ Neanche un furetto biancastro e spelacchiato dovrebbe andare ad un festino, se è per questo” rispose, con voce calma e tranquilla.

 

Draco tacque per qualche secondo. Non si era aspettato una simile risposta da lei.

 

“ Mezzosangue, non osare rivolgerti a me in questo modo, già ti avevo avvisata” disse poi duro “ E non mi sembra tu abbia fatto diversamente questa volta...”

 

Hermione si voltò, mettendosi una mano sul fianco, l’altra mantenuta salda sul balcone, perdendo la calma.

“ Insomma, idiota di un Serpeverde, borioso, viziato, stupido di un furetto! Io parlo come mi va, okay?” disse perentoria.

 

Malfoy avanzò di un passo, mettendo la sua mano su quella della ragazza sul balcone, facendo una lieve pressione, decisa e ferma.

“ Ho detto di non rivolgerti a me con quel tono, sporca mezzosangue” disse, a pochi centimetri del suo viso.

 

Hermione poteva sentire il respiro caldo di lui sfiorarle la pelle del viso.

La riccia tolse violentemente la mano sotto quella di Draco, facendo qualche passo indietro, furibonda.

“ Non osare più chiamarmi così!” disse, con voce febbrile.

 

Draco la seguì, facendola arretrare ancora.

“ Io ti chiamo come voglio...” mormorò, continuando ad avanzare, facendola urtare contro la fine del balcone.

 

La ragazza fu illuminata dalla luce della sua stanza e Draco non poté fare a meno di stupirsi.

Stupirsi di quanto era bella quella ragazza...pensiero che non avrebbe mai confessato ad anima viva.

La luce, leggera e soffusa, le accarezzava le gambe sottili salendo su per lo splendido vestito, sfiorandole la vita e arrampicandosi lungo le sue forme fino al collo che da una parte, lateralmente, era scoperto perché i capelli erano mantenuti da un fermaglio.

Il viso, dolce e delicato, era messo in risalto da un leggerissimo trucco. E i suoi occhi poi, erano meravigliosi.

La bocca di Hermione si aprì leggermente, forse per dire qualcosa, ma restò in silenzio.

 

Draco, ad occhi estranei, sembrava non aver mai pronunciato le parole “ Quanto vorrei essere in quella persona!”, mai. Sembrava sempre così altezzoso e fiero di sé che non sembrava avesse mai desiderato essere qualcun altro. Ma in quel momento era chiaro quanto avrebbe voluto essere quella luce.

 

“ Ci vediamo stasera, mezzosangue...” sussurrò lascivo rompendo il silenzio, mentre si allontanava nel buio del balcone.

 

 

šsšts

 

Hermione!” chiamò più volte una voce oltre la porta, così che la Grifondoro fu costretta ad aprire, leggermente nervosa.

Davanti a lei c’erano Ron e Harry vestiti di tutto punto, che la fissavano stupiti.

 

“ Ehm...scusa, c’è Hermione? Sai la nostra amica tutta libri e studio? Quella con l’aria sempre indaffarata e che a volte...

 

Ron! Non fare lo stupido!” fece l’amica, mettendosi le mani sui fianchi, stizzosamente.

 

Herm, per Merlino sei davvero tu?” diede manforte Harry al rosso.

“ Davvero sei stupenda! Non pensavo tu fossi così bella...” aggiunse ridendo.

 

“Ah! Grazie Harry, che bel complimento!” fece lei fintamente offesa, ma i suoi migliori amici fecero crollare il suo nervosismo di poco prima.

 

Harry scoppiò a ridere, seguito a ruota da Ron.

“ E’ che la maggior parte del tempo ti vediamo china sui libri, il viso coperto dai tuoi capelli arruffati e crespi, la tua aria sempre impegnata e a volte da so-tutto-io!” cercò di dire Ron, tra una risata ed un’altra.

 

Hermione alzò un sopracciglio, ma poi dovette ammettere che realmente era così.

Si chiuse la porta alle spalle e si avviò con gli amici verso il quarto piano, passando per l’ampio corridoio e poi salendo la scala a chiocciola.

 

Il quarto piano era composto da stanze con porte molto più grandi, tutte chiuse con enormi serrature e lucchetti, ma, le spiegò Harry, la stanza del festino era stranamente chiusa con un semplice incantesimo, forse perché adibita solo a ripostiglio delle scope.

 

E che ripostiglio delle scope!” gli fece eco Hermione, una volta sulla soglia della porta della sala.

Era molto grande, infondo era allestito un buffet costituito per gran parte di alcolici, tutto intorno divani circondavano la sala e al centro qualcuno già ballava con un bicchiere tra le mani. Infatti, una musica simile all’house babbana, si diffondeva per la stanza, anche se da dove provenisse rimase un mistero.

 

La sala era già gremita di gente ed in pochi secondi si riversarono altri ragazzi, riempiendo la stanza. Erano circa un centinaio, costatò Hermione, notando con un leggero disappunto che proprio tutti avevano preso parte a quel festino: sarebbe stata l’unica a rimanere nella sua camera, a questo punto.

 

Ron si congedò velocemente dai due, correndo dalla sua LavLav, mentre Harry, fedelissimo alla piccola Ginny, stette tutta la sera a parlare e bere qualcosa con degli amici, su un divanetto.

 

Hermione si guardò intorno, venendo urtata più volte da qualcuno già troppo brillo. Facendosi largo tra la folla sorpasso le gemelle Patil mentre davano sfoggio della loro danza del ventre, un gruppo di Tassorosso che ballavano come dei forsennati continuando a bere

sostanze ignote, dei Serpeverde che già s’intrattenevano con ragazze alquanto facili, ma riuscì ad arrivare incolume al buffet.

 

 

Speravo saresti venuta...” sussurrò una voce alle sue spalle, rivelando Marcus Belby che le porgeva un bicchiere di firewhisky.

 

Hermione sorrise nervosamente prendendo il bicchiere da cui bevve solo un sorso, essendo completamente astemia, e posandolo di nuovo sul buffet li accanto.

 

“ Sei bellissima” sussurrò Marcus al suo orecchio, cercando di sovrastare la musica.

 

Gra-grazie” cercò di articolare Hermione rossa in viso, guardando altrove in cerca di un spunto per sfuggire a quella situazione.

 

“ Mi concedi questo bal...”

 

“ Davvero vorresti ballare con una mezzosangue zannuta come la Granger?” lo interruppe una voce sardonica alla sua destra, facendolo girare.

 

Hermione si voltò, le mani sui fianchi, imperiosa più che mai.

“ Qualcuno ha chiesto il tuo parere Malfuretto?” fece nervosa, anche se in realtà non aveva la minima intenzione di ballare con quel Belby.

 

“ Infatti, non vedo il motivo del tuo interessamento Malfoy... ragionò sprezzante Marcus, verso il biondino.

 

Draco lo raggelò con lo sguardo, facendolo visibilmente tremare.

“ Nessun interessamento, Belby. Sappi solo che noi purosangue dovremmo preservarci dal sangue sporco. Ma se intendi avvicinarti a lei, fai pure. Anche se trovo sia una cosa disgustosa... spiegò, come se stesse esponendo una lezione di pozioni.

 

Hermione sentì le lacrime puntellarle gli occhi, ma non cedette.

Ignorando Belby, che sembrava sul punto di rispondere, anche se visibilmente intimorito dal biondino, diede le spalle ai due, facendosi largo tra la folla e lasciando la stanza.

Si chiuse la porta alle spalle, passandosi un dito sotto gli occhi per fermare le lacrime, senza rovinarsi il trucco e rischiar di sembrare un panda.

 

Idiota! Ma cosa gli ho fatto? Perchè cerca in tutti i modi di farmi piangere? Pensò asciugando delicatamente l’ultima lacrima che solcava il suo volto.

 

Ripresa la calma, sospirò. Tanto quella festa neanche mi stava divertendo...pensò, scostandosi dalla porta.

Prese poi a camminare lentamente lungo il corridoio, posando di tanto in tanto lo sguardo sulle porte incatenate al muro, polverose e scure.

 

“ Mezzosangue” chiamò una voce odiosa alle sue spalle, facendo risuonare i suoi eleganti mocassini sul pavimento marmoreo del corridoio.

 

“ Vattene, Malfoy” disse scocciata, senza voltarsi, continuando a camminare ma senza accelerare il passo: non voleva dargli la soddisfazione di capire che in realtà voleva solo fuggire.

 

Anche lui continuò a camminare lentamente, mantenendo sempre la stessa distanza da lei.

 

“ Stai scappando in camera? Piccola babbanofila, sei rimasta traumatizzata da quello che ti ho detto alla festa... disse sogghignando.

 

Hermione sbuffò, cercando di mantenere un po’ di autocontrollo, continuando a camminare.

 

“ Insomma, pensavo di divertirmi stasera a vederti diventare ridicola alla festa ma, ahimè, sarà per la prossima volta” aggiunse ridendo.

 

Hermione si fermò, i pungi stretti lungo i fianchi, voltandosi.

Fece qualche passò per raggiungerlo, mentre lui, sprezzante, con le mani in tasca, se la rideva di gusto.

 

Malfoy, sei un...” cominciò carica di rabbia, ma s’interruppe al suono di due voci poco lontane, apparentemente appartenenti a due persone adulte.

 

“ Non è sicuro, lasciamo stare...” disse la voce femminile, sconsolata.

 

“ Non preoccuparti, non ci vedrà nessuno. Seguimi...” la rassicurò la voce maschile, più vicina.

 

I due ragazzi continuarono a fissarsi, per capire di chi fossero quelle voci. Sembravano di due professori, esattamente di...ma no, non era possibile!

 

“ E’ qui, al quarto piano” sussurrò la voce dell’uomo, proveniente dalla scala a chiocciola.

 

Non erano al sicuro. I Corvonero aveva fatto così tanti incantesimi alla sala del festino che non li avrebbero mai trovati. Ma loro, al centro del corridoio, erano esposti e vulnerabili.

 

Hermione smise di fissare gli occhi argentei di lui, guardandosi intorno, vedendo lui che faceva lo stesso.

 

Istintivamente corsero dalla parte apposta, verso la fine del corridoio.

 

“ Di là” sussurrò Hermione poi, indicando una porta.

 

“ Non prendo ordini da una mezzosangue come te!” disse, fermandosi d’improvviso.

 

L’istinto Gryffindor prevalse, facendo prendere ad Hermione il biondino per mano e trascinarlo con sé dietro un angolo dove c’era un minuscola porta, socchiusa.

 

Draco cercò di protestare, ma Hermione lo condusse dentro chiudendo la porta.

 

Era minuscola, tant’è che stavano praticamente premuti l’uno contro l’altra.

 

“ Insomma, ma che diavolo...”

 

“ Zitto Malfoy! Vuoi che ci scoprano?” lo freddò Hermione, cercando di scostarsi da lui, ma la stanza non permetteva alcun spostamento.

 

L’unico rumore erano i passi che echeggiavano nel corridoio fuori, cadenzati e frettolosi, e i respiri affannati dei ragazzi che invece rimanevano nelle mura di quel piccolo stanzino.

 

Hermione arrossì, ma per fortuna l’oscurità in cui giacevano la nascose. Si trovò a pensare che il profumo di lui le invadeva la mente, la sua vicinanza le faceva palpitare il cuore, ma non lo avrebbe mai rivelato a nessuno. Non avrebbe mai rivelato ad anima viva che in realtà era attratta da Draco Malfoy. E, a sua insaputa, il biondino stava pensando lo stesso, ringraziando il cielo che lei non fosse una legilimens.

 

Quando il suono dei passi smise di echeggiare nel corridoio, Hermione aprì di un centimetro la porta, sbirciando all’esterno e Malfoy, essendo più alto, spiava da sopra alla sua testa.

 

Due figure in penombra, leggermente di spalle, avevano un mazzo di chiavi in mano e stavano aprendo una delle porte chiuse.

 

Quando l’uomo si voltò, aperta la porta, a fissare la donna dietro di lui, la luce fioca delle fiaccole gli illuminò il viso.

 

Piton!” dissero all’unisono Draco e Hermione, maledicendosi a vicenda per aver alzato troppo la voce.

 

Piton trascinò la donna all’interno, che si guardò un attimo intorno, come per verificare che non ci fosse nessuno.

Appena si voltò verso le fiaccole murarie, i ragazzi scoprirono anche la sua identità.

 

Tornarono dentro, chiudendo la porta, e si appoggiarono sbalorditi al muro alle loro spalle.

 

“ Cosa diamine ci fanno Piton e la McGranitt in giro per il castello a quest’ora, intrufolandosi in una stanza chiusa da decenni, così...così... stava per dire amorevolmente, ma disgustato si trattenne dal pronunciarlo.

 

“ Non lo so Malfoy...e non voglio neanche saperlo” aggiunse con un punto di nausea Hermione.

 

 

šsšts

 

Eccoci alla fine di questo capitolo! Allora, vi è piaciuto? Un bacione e un ringraziamento enorme a tutti quelli che recensiscono questa storia, perché mi spronano a continuare anche quando penso “Oddio! Ho un sacco di cosa da fare! Non riesco ad impegnarmi a scrivere un’altra storia!”. Infatti sono decisamente impegnata in questo periodo, con la scuola, lo sport, i corsi extrascolastici e cose così. Ma riuscirò a continuare e terminare questa ff!!

 

Ancora un grossissimo bacio a tutti,

Erin.

 

 

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Capitolo 5
*** Questo castello è un labirinto! ***


šsšt›s›

Ma ciaoooo! Prima di tutto vorrei scusarmi per il mio irragionevole ritardo, che poi di tanto irragionevole non ha: mi sono successe più di quelle cose in questi pochi giorni, anche a livello di salute! Sono stata impegnatissima, anche con la scuola. Ma adesso eccomi qui, sperando che il capitolo sia di vostro gradimento.

Buona Lettura!!

 

 

šsšts

 

Era qualche minuto che tra loro, stranamente, regnava il silenzio.

Qualche sbuffo, ogni tanto, distraeva la loro attenzione dai rispettivi pensieri, mentre cercavano di tenersi a debita distanza.

 

Hermione  fece un passo silenzioso in avanti aprendo di poco la porta per sbirciare la porta chiusa affianco a loro, quella in cui precedentemente erano entrati Piton e la McGrannit.

Sembrava tutto tranquillo...forse ora potevano uscire.

 

“ Certo che...” mormorò Draco come tra sé e sé “...un ex Slytherin con un’ex Griffyndor...che schifo” aggiunse, disgustato.

 

“ Si, infatti! Povera McGranitt” borbottò Hermione, ancora intenta a spiare oltre la piccola fessura che aveva aperto.

 

“ Povera McGranitt?? Povero Piton! Insomma, con una vecchia acida e bisbetica come lei, dedita solo allo studio... asserì, mettendosi la mani nelle tasche.

 

“ Non è una vecchia acida e bisbetica! E’ una donna intelligente e piena di charme! Al contrario non so come abbia potuto innamorarsi di Piton, quello schifoso di un pseudo-insegnante!” gli rinfacciò, voltandosi e mettendo le mani suoi fianchi.

 

Cosa, osi difendere quella vecchiaccia? Forse al povero Piton avrà fatto pena...un uomo dotato di quel carisma e di quell’aria austera e severa. Freddo ed impassibile, geniale e distante da sciocche situazioni. Un uomo tutto d’un pezzo!” disse, come se stesse parlando di sé.

 

Si si, continua a difendere quel viscido. Intanto deve ringraziare il cielo che una donna come la McGranitt gli abbia permesso di avvicinarsi a lei! Non è un’oca come le altre donne, è una persona in gamba e seria!” la difese, come se in realtà stesse parlando di lei.

 

Certo, una vecchia frigida...” ghignò lui, passandosi una mano tra i capelli.

 

Hermione stava per rispondere infervorata, quando sentì delle voci poco distanti da loro.

 

Severus, a me non sembra...”

 

Si Minerva, ti dico che sono le voci squillanti di due ragazzi...e cosa ci facciano in giro a quest’ora lo scopriremo presto” sibilò severo il professor Piton, mentre dei passi cadenzati si avvicinavano al loro nascondiglio.

 

Hermione si portò le mani alla bocca, soffocando un gemito di paura.

“ Per Merlino, cosa facciamo?” sussurrò a voce bassissima.

 

“ Mezzosangue, cosa potremmo fare? Siamo in uno sgabuzzino senza vie d’uscita, siamo fregati!” imprecò flebilmente.

 

“ Oddio, ODDIO!!” imprecò a denti stretti, camminando avanti e dietro per quel minuscolo stanzino, in cerca di un’idea.

“ Insomma, ci dev’essere una soluzione! C’è sempre!”

 

“ Mezzosangue, adesso non c’è nessuna soluzione. L’unica cosa di cui ho paura è che quei due ci vedano insieme in uno sgabuzzino, potrebbero pensare male... disse sogghignando.

 

“ Ma che schifo!” mentì Hermione bloccando la sua furente camminata, raggiungendo Malfoy che stava comodamente appoggiato contro il muro.

 

“ Sai che c’è?” disse, premendo una mano contro il muro, affianco alla vita del biondino “ Sei un... ma non riuscì a terminare la frase che la parete sotto il peso della sua mano sparì come d’improvviso e si ritrovò a pressare la mano nel vuoto. Il secondo dopo le braccia di Malfoy le afferrarono la vita, trascinandola con loro in avanti e poi giù, sul corpo del biondino disteso per terra.

 

La parete dietro di loro si richiuse immediatamente, come se non si fosse mai aperta. Infatti, quando Piton e la McGranitt aprirono la porta di quello stanzino lo trovarono vuoto, con qualche utensile poggiato in giro e dei mobiletti a ridosso delle pareti, ignari che uno di quelli copriva proprio il passaggio da cui, involontariamente, erano fuggiti due dei loro allievi migliori.

 

šsšts

 

Mentre Hermione veniva trascinata giù da Malfoy un istinto protettivo prevalse, facendole mettere le mani dietro la testa del ragazzo, cosicché non la sbattesse al suolo.

 

Un tonfo, si ritrovarono a terra, schiacciati l’uno contro l’altra.

 

“ Ahia!” si lamentò lei abbracciata al corpo di Draco, mentre lui ancora le cingeva la vita.

Alzò lo sguardo e si ritrovò a fissare due splendidi occhi argentei.

Erano a pochi centimetri l’uno dall’altra ma nessuno dei due dava segno di volersi smuovere da quella posizione.

Nelle mente di Draco passarono tantissimi pensieri sul perché lei avesse attutito la sua caduta, ma non riuscì a darsi una risposta. Anche Hermione ebbe gli stessi crucci e non trovare una risposta per lei era inammissibile.

Si guardarono per alcuni minuti: le labbra vicine, i battiti risuonavano all’unisono.

 

Quando poi sembrarono prendere coscienza delle loro posizioni, si alzarono in fretta, seccati.

 

“ Insomma, perché diavolo mi hai trascinato giù con te!” iniziò Hermione mentre si spazzolava con le mani il vestito grigio perla.

 

“ Stavo cadendo, mi sono aggrappato alla prima cosa che avevo a portata di mano!” disse, sistemandosi la camicia.

 

Hermione sbuffò e con un colpo di bacchetta accese le fiaccole murarie, aiutando la luna nel suo lavoro d’illuminazione.

Poi voltò lo sguardo intorno, interdetta.

 

Erano in una stanza grandissima, dal soffitto alto come quello di una cattedrale, le finestre tutto intorno agli archi che sovrastavano l’intero perimetro circolare. Scaffali erano disposti ordinatamente, ma anche se era tutto conservato alla perfezione, quella sala aveva l’aria di essere molto vecchia.

 

“ Una Biblioteca...” biascicò affascinata la ragazza.

 

“ Ti sbagli. Secondo me è un ufficio, un immenso ufficio annesso a Biblioteca. Guarda li infondo, c’è una scrivania con delle pergamene” disse austero il biondino.

 

“ Quindi abbiamo azionato un passaggio, la parete si è spostata e siamo finiti in questo posto...” ragionò lei, facendo qualche passò lento mentre i suoi occhi facevano un rapido esame dell’ambiente.

 

Malfoy intanto, continuando a guardarsi intorno, arrivò alla scrivania, prese alcune delle pergamene poggiatevi e le srotolò velocemente.

 

“ Che diamine stai facendo?!” lo raggiunse Hermione, sconvolta.

 

“ Sbircio queste pergamene, Granger” fece lui in tutta la sua naturalezza, con un alzata di spalle.

 

Hermione, come sempre ligia al dovere, trovò quell’azione così irrispettosa che non volle neanche guardare. Scorse l’orologio a pendolo, addossato alla parete infondo.

 

“ Diamine, è l’una di notte!” esclamò, camminando verso l’orologio, in mezzo a due file di alti scaffali.

 

Malfoy era distante, quindi forse non era riuscito a sentire le sue parole. Hermione accarezzò con le dita le copertine dei volumi, continuando a camminare lentamente, estasiata.

Tutti quei libri, si sentiva così felice!

 

Granger, secchiona so-tutto-io, chi è Maloney Moon?” chiese Malfoy di punto in bianco, facendo echeggiare la sua voce fino alle orecchie della ragazza.

 

“ Il fondatore di questo castello, stupido!” esclamò lei di rimando, leggendo qualche pagina di un vecchio volume appena trovato.

 

“ Qui ci sono delle pergamene che ne parlano” asserì dall’altra parte il biondino.

 

Ma certo! Forse diranno qualcosa in più...pensò la ragazza curiosa, mentre a passo svelto si avvicinava al posto in cui si trovava il biondino.

 

“ Fa vedere...” disse, vedendolo con delle pergamene tra le mani, appena ebbe svoltato l’angolo.

 

Malfoy con un’alzata di spalle le mostrò alcune pergamene che Hermione sbirciò in pochi minuti.

 

Questo spiega molte cose...dovrò documentarmi di più. Pensò poi, finendo di leggere alcune righe.

 

“ Doveva essere il suo rifugio segreto” disse, tra sé e sé, sognante.

 

Le porterò con me...ragionò poi, arrotolandole al meglio mettendole in una borsa vecchia a tracolla appoggiata sulla scrivania, che indossò.

 

Ma che diamine fai?”

 

“ Mi servono...e poi a te cosa interessa?!” sbottò Hermione, voltandogli le spalle.

“ Ad ogni modo dobbiamo trovare un uscita da questo posto, non possiamo passare la notte qui!” aggiunse, guardandosi in giro mentre riponeva le pergamene.

 

E perché no? Questo posto è così interessante...e poi immagini la storia: due ragazzi che si odiano scappano, finiscono tramite un passaggio segreto in una vecchia Biblioteca, poi lui, bello e affascinante seduce la ragazzina brutta ed antipatica che alla fine viene uccisa da Maloney Moon, che ritorna in vita dalla tomba...” raccontò con enfasi, gesticolando a mezz’aria.

 

Hermione si voltò, lo squadrò e poi alzò gli occhi al cielo.

 

“ Deficiente...” mormorò fra sé e sé.

 

L’ora dopo la passarono a setacciare tutti gli angoli della sala, dietro un’imponente statua, accanto a dei quadri molto grandi, dietro gli scaffali, vicino al muro.

 

Ma questo castello è un labirinto!” esclamò esasperata Hermione, lasciandosi cadere per terra e portandosi le gambe in grembo, la tracolla ancora infilata.

 

Malfoy la raggiunse, portando notizie negative.

Poi iniziò a fissarla con un misto di stupore e derisione.

 

Cosa diavolo hai da guardare?” fece lei, alzando un sopracciglio.

 

“ Niente, se in genere giri con la gonna alzata per il castello, mettendo in bella mostra tutto quanto” sogghignò mentre Hermione si accorgeva della gonna che si era pericolosamente alzata fino alla vita e che le aveva scoperto tutto.

 

Si alzò sbuffando, superandolo, mentre lui se la rideva soddisfatto, facendo un altro giro di perlustrazione. Ogni tanto sbirciava le pergamene che aveva nella borsa, curiosa.

 

Malfoy! Vieni di qua, ho scoperto qualcosa...” disse poi, dubbiosa.

Infatti, proprio come pensavo!” aggiunse, mentre il ragazzo le appariva alle spalle e lei premeva una pietra più sporgente del muro accanto all’orologio a pendolo, facendo aprire una porticina.

 

Si voltò con aria altezzosa, scoccandogli un’occhiata della serie Hai visto?! prima di sparire oltre la porticina.

 

Granger, non ti vantare, l’avrei trovata anche io” disse avanzando con le mani in tasca e sparendo anche lui oltre la porticina, che si chiuse immediatamente dietro di loro.

 

 

šsšts

 

Dopo aver attraversato vari corridoi strettissimi, tenendo la testa abbassata, a volte camminando anche a quattro zampe, chiedendosi se era veramente quella la strada giusta, si fermarono davanti ad un muro, dove da uno spiraglio filtravano della luce.

 

Hermione si alzò di poco, tenendo la testa bassa, e sbirciò oltre la fessura: l’immagine del corridoio del terzo piano, ai sui lati erano disposte le camere, le risollevò l’animo.

Ma come diavolo facevano ad uscire adesso?

 

“ Siamo al terzo piano” annunciò lei, scrutando.

 

“ Fa vedere!” esclamò lui, spostandola e guardando oltre il buco.

 

“ Ehi! Con più delicatezza la prossima volta!” si lamentò, guadagnandosi uno sbuffo da parte del biondino.

 

Draco appoggiò le mani al muro, per vedere meglio, ritrovandosi a toccare qualcosa di morbido.

 

Ma questa non è una parete, è una tela...un quadro!” asserì poi, mettendo entrambi le mani sulla superficie e facendola scorrere.

In pochi secondi la luce invase lo stretto corridoio dove si trovavano, mentre il quadro veniva spostato.

 

“ Su mezzosangue, passa” disse sbuffando, mentre manteneva il quadro.

 

Hermione lo guardò un attimo interdetta, poi si aggiustò la tracolla prima di uscire dal buco del ritratto. Dopo alcuni secondi fece lo stesso Malfoy, chiudendoselo alle spalle. Il buchetto da cui avevano sbirciato era un foro posto nell’occhio sinistro di un conte ritratto sul quadro.

 

“ Grazie” mormorò con voce appena udibile Hermione, guardando dinanzi a lei.

 

“ Sono sempre un gentiluomo, infondo” rispose lui, le mani in tasca con fare indifferente.

 

Hermione sorrise, inevitabilmente, ma non riuscì a spiegarsi il motivo.

 

Perché...sei così arrogante con me come alla festa, con Marcus, mentre in alcuni momenti mi rispondi civilmente?” chiese di punto in bianco, quando furono davanti alle rispettive camere.

 

Draco si girò a guardarla, quegli occhi color nocciola lo facevano quasi rabbrividire.

Avrebbe potuto dirgli che alla festa di quella sera si era sentito ribollire dentro quando quel Belbi le aveva chiesto di ballare facendole delle avances e che pur di allontanarlo da lei l’aveva trattata così male. Forse era solo possessivo...forse.

Forse perché aveva notato lui stesso la Granger, fuori al balcone delle loro camere, prima di quello stupido. Eppure lei lo aveva sempre attratto, in un certo qual modo: la sua intelligenza, il suo coraggio, la sua argutezza, la sua intraprendenza, il suo carisma.

E poi era una bella ragazza, semplice, da definire acqua e sapone, ma bella. Avvolta in quel vestitino poi, così delicato e soffice, con quella tracolla abbandonata lungo la spalla che s’intrecciava con la vita.

Avrebbe voluto dirle tante cose, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono.

 

Solo dopo un minuto di silenzio, in cui si fissarono intensamente lui distolse lo guardo, mettendo una mano sul pomello della sua porta.

 

“ Mi piace il grigio perla” mormorò solo, prima di sparire.

 

Quando Hermione entrò nella sua camera e si richiuse la porta alle spalle, fece uscire dalle sue labbra l’aria trattenuta così a lungo.

Pian piano anche le sue guance tornarono del colorito originario.

Si fermò a pensare alle sue ultime parole, a quello sguardo così intenso.

 

Mi piace il grigio perla continuava a pensare, mentre si toglieva la tracolla, appoggiandola sulla scrivania e mentre appoggiava con delicatezza insolita il vestitino del medesimo colore, ad una stampella.

 

Si andò a dare una ripulita in bagno, indossò il pigiama e si sedette sul letto a gambe incrociate, con il cuscino stretto in grembo, ripensando. Il suo sguardo vagò verso la portafinestra, notando una luce proveniente da destra che illuminava un pezzo del balcone.

Quando sparì, forse perché Malfoy dalla camera affianco aveva spento le luci, si distese ancora pensierosa.

Erano le tre e mezza di notte, ma non accennava a prendere sonno.

Ripensava al grigio perla, quel colore così bello e particolare.

 

Nell’altra stanza un Draco confuso aveva gli stessi pensieri.

 

E forse entrambi, prima di cadere tra le braccia di Morfeo, erano giunti alla stessa conclusione:

 

Infondo il grigio perla è colore dalle mille sfaccettature. E’ l’unione di due mondi: del grigio, colore per sé scuro e tetro, con la lucentezza di una perla, una perla rara.

La perla ravviva il grigio, così come il grigio rende colorata la purezza di una perla.

 

Ecco perché adoro il grigio perla...

 

 

šsšts

 

Fine V Capitolo! Piaciuto? Insomma, non so se si è capito il fatto del grigio perla...ihihih!^^ Ad ogni modo, un ringraziamento speciale come sempre va a tutti quelli che mi recensiscono ogni volta! Grazie, mi fate venire voglia di continuare, anche tra i mille impegni!*________________*

 

Alla prossima!!-__^

Erin

 

 

 

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Capitolo 6
*** Perchè no? ***


šsšt›s›

Salve a tutti! Chiedo perdono per il mio immenso ritardo, ma veramente impegnata con la scuola, lo sport e dei “incidenti di percorso”, diciamo, di salute e altro. Ma eccomi qui! Meglio tardi che mai, vero? Quindi ecco a voi il VI capitolo, sperando sia di vostro gradimento. E’ decisamente più lungo dei precedenti, ma non volevo spezzarlo tanto da renderlo poco scorrevole.

 

Bacioni,

Erin.

 

šsšts

 

Il sole avvolgeva la stanza con luce pacata e calda, filtrava nel vetro delle portafinestra per poi diradarsi a ricoprire e disegnare i contorni dei mobili, risalire su per il letto e accarezzarle il corpo ancora assopito.

 

Con uno sbadiglio si voltò dall’altro lato mentre un occhio faceva capolino da sotto le coperte, ammirando la splendida giornata di fine settembre.

 

Mise svogliatamente un piede fuori dal letto, avvolta nel sua pigiama rosa a pantaloncini e canottiera, fino a dirigersi nel bagno dove si lavò riprendendo conoscenza.

Uscita infilò dei jeans ed una maglietta a tre quarti color porpora, i ricci semplicemente liberi sulle spalle, prese una tracolla e mise alcuni libri all’interno: quel giorno sarebbero iniziate le lezioni. Non sapeva che materia avrebbe avuto quella mattina, quindi decise di portarsi tutti i libri per evenienza. La borsa, dopo qualche minuto, divenne pesantissima. Hermione la guardò con occhio scettico, prima di metterla in spalla e uscire fuori dalla stanza.

 

Prima di uscire rivolse un’ultima occhiata alle pergamene appoggiate sulla scrivania. Tutto nella sua mente scorse come una sequenza d’immagini: lo stanzino, il passaggio segreto, l’ “involontario” abbraccio, l’antica Biblioteca, le pergamene, i bui corridoi...fino ad arrivare al loro saluto prima di entrare nelle rispettive camere. Un sorriso inevitabilmente tinse di rosso le sue guance, poi scrollando la testa come per scacciare via quel pensiero uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

 

Stava per imboccare le scale quando il pensiero di Harry e Ron sicuramente ancora assopiti le fece fare retro-front.

 

Arrivò alle due porte affianco e busso contemporaneamente.

 

“ Su poltroni! Svegliatevi!” gridò da fuori al centro tra le due porte.

Arrivarono solo mugugni in risposta, così continuò a bussare nervosamente.

 

“ Insomma, svegliatevi!!” esclamò ancora, mentre dei passi dall’interno la fecero smettere di bussare.

 

La porta di destra, quella di Harry, si aprì di poco, seguita dopo alcuni minuti da quella di Ron, a sinistra.

 

“ Lo sapete che sono le 8.00?” gridò, facendo capolino prima da Harry.

“ Le lezioni cominciano tra dieci minuti!” esclamò poi esasperata da Ron, infilando solo la testa nella porta, mentre un piede batteva frenetico e le braccia erano incrociate al petto.

 

Aspettò qualche minuto fuori, dopo che i due le ebbero detto che andavano a lavarsi e vestirsi.

Era osservata: la tracolla pesante incrociata al busto e le guance rossastre come la bocca, per la temperatura settembrina.

 

Sentì dei passi alla sua sinistra venire verso di lei. Non ci fece subito caso, pensava fosse una qualsiasi persona che stava attraversando il corridoio per arrivare alle scale e scendere giù, per le lezioni.

 

Infatti era una persona. Ma non una qualsiasi.

 

“ Mezzosangue” si sentì chiamare, prima di voltarsi verso un biondino avvolto in una camicia bianca, con una cravatta allentata verde scuro.

 

Malfoy” disse solo, mentre lo guardava avvicinarsi lentamente, prima di fermarsi a pochi centimetri da lei.

 

Draco si avvicinò pericolosamente alla sua figura, senza toccarla, ma avvicinando le labbra al suo orecchio.

“ Devo parlarti...” le sussurrò. Poi così come si era avvicinato si allontanò, privandola del suo calore, privandola della sua presenza.

 

Fece qualche passo verso le scale, dandole la schiena, le mani in tasca. Poi si fermò e alzò la testa sopra la spalla destra.

“ Verrò io, dopo le lezioni. Resta al castello” disse solo, poi tornò a guardare davanti a sé e a camminare.

Con la sua solita aria indifferente e disinteressata, poi, sparì oltre le scale.

 

Hermione stupita seguì la sua figura finché non sparì, persa nei suoi pensieri. Cos’era preso a Draco Malfoy? Ma soprattutto...cosa c’era di così importante di cui lui voleva parlare proprio con lei?

 

 

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Incuriosita e pensierosa non si accorse che i due amici erano appena usciti dalle rispettive stanze.

 

“ Terra chiama Herm, qui generale Ronald” disse improvvisamente una voce di fronte a lei, facendola voltare verso l’amico.

 

Harry scoppiò a ridere, mentre Hermione sbuffando si accodò a loro. Per fortuna non avevano capito chi fosse il protagonista dei suoi pensieri! Insieme, poi, arrivarono nell’atrio, dove molti studenti avevano formato dei gruppetti per chiacchierare.

 

Prima passarono per la Sala Grande per fare colazione.

Mangiato qualcosa velocemente, uscirono per andare a seguire la lezione del giorno.

Per tutto il tragitto Hermione ripensò a quella frase: chissà cosa aveva da dirle. E poi era sinceramente stupita che Malfoy si fosse rivolto in modo normale nei suoi confronti. Certo, non amichevole, ma nemmeno ostile. Era così cambiato solo dopo una notte passata insieme?

 

Si portò una mano alla bocca...una notte passata insieme. Sembrava una frase a doppio senso!

 

Rise tra sé e sé attirando l’attenzione di Harry.

 

Anche tu l’hai notato?” chiese il moro divertito.

 

Notato?! Notato cosa??

 

Harry continuava a ridere di gusto, seguito da Ron. Così Hermione si ritrovò ad alzare lo sguardo ed a notare un folletto canterino dall’aria molto simpatica.

Si calmò notevolmente quando capì che l’attenzione di Harry era rapita dalla quella figura, perché forse aveva pensato che anche lei rideva per quello.

 

Il folletto, vestito di verde e porpora, era a mezz’aria e canticchiava ed indicava la via da prendere per l’aula delle lezioni.

 

Essendo infatti un centinaio e dovendo seguire un’unica lezione al giorno di due ore, tutti i ragazzi furono mandati verso il corridoio destro, oltre la Biblioteca, in un’ Aula Magna, con poco più di cento posti.

 

Entrando, i tre notarono che già molti avevano preso posto e chiacchieravano. Borse, libri, calderoni, bacchette e fiale era sparsi sui banchetti. L’intera aula era strutturata su livelli, così che tutti potessero vedere bene: come una scalinata fatte di mezze lune, ed erano posti dei banchi singoli su ogni scalone arcuato.

Giù, al centro, c’era una cattedra con una lavagna alle spalle, una libreria, una dispensa e un proiettore.

 

Grandi finestrone ad archi ogivali circondavano il perimetro, illuminando l’ambiente mattutino, mentre qualche ultimo ritardatario prendeva posto. Ovviamente Hermione prese posto ai primi banchi seguita di controvoglia da Harry e Ron che avrebbero preferito stare più lontani possibile, soprattutto dopo l’ingresso di una professore a loro particolarmente antipatico.

 

Severus Piton, infatti, fece il suo ingresso dal basso, da una porticina di legno scuro intarsiata, avvolto in un mantello nero che si tolse, sistemandolo su un appendiabiti, rivelando di essere vestito completamente di nero, come il suo solito.

 

Si aggiustò una ciocca di capelli e con aria severa e perfida si posizionò davanti la cattedra, scrutando l’aula ed i ragazzi con sguardo arcigno.

 

Hermione scrutò la figura del professore, pensando alla sera trascorsa e a quanto ardore e amore sprizzava quel corpo, ora arcigno e cupo. Pensava alla sua figura, avviluppata alla McGranitt e un moto di disgusto le salì immediatamente in gola.

 

Si voltò verso sinistra dove Harry e, di seguito, Ron stavano prendendo i libri dalle rispettive borse. Avrebbe dovuto dirglielo ma non voleva...il perché non riusciva a spiegarselo neanche lei. Forse il motivo era Draco Malfoy. Era con lui che aveva visto i due professori, era con lui che aveva trascorso quella sera da “fuggiaschi”, era con lui che...insomma! Non voleva condividere questa scoperta con nessuno! Sembravano pensieri assurdi, a cui non riusciva a dare una spiegazione.

 

Distolse lo sguardo dai suoi migliori amici, tornando a fissare avanti a lei. Più in la, notò, era seduto anche il biondino, attorniato da molti Slytherin come Zabini e Nott. Svogliatamente aveva la camicia bianca aperta di qualche bottone, la cravatta allentata e i capelli in disordine sulla fronte...ma anche con quell’aria “trasandata” era l’emblema dell’eleganza.

 

“ Stamattina seguirete due ore intense di Pozioni” risuonò la voce di Piton, zittendo qualche ultimo chiacchierone.

“ Qui, in Nuova Zelanda, come vi è stato detto, esistono, nella fauna e nella flora, specie mai viste da voi comuni mortali” iniziò presuntuoso, camminando lentamente verso la dispensa.

Quest’oggi studieremo una Pozione molto complicata, che dubito riuscirete a produrre; distillata dal Mulehiro, questa Pozione implica l’aggiunta di altre sostanze minerarie molto rare...” disse, prendendo degli ingredienti dalla dispensa.

“ La dispensa è a vostra disposizione. Vedete di non combinare nessun disastro” alluse, notando Neville che si era alzato per andare verso la dispensa.

 

I ragazzi presero appunti sulla preparazione della Pozione, andando a rifornirsi di calderoni e d’ingredienti.

 

Hermione, emozionata e volenterosa come sempre, esaminò bene la lista d’ingredienti da prendere e si catapultò verso la dispensa. Scendendo le scale fino all’atrio circolare, notò anche Malfoy che svogliatamente scendeva, con un biglietto scarabocchiato tra le mani.

 

Lo sto fissando troppo, basta! Si disse, mentalmente.

 

Arrivata davanti la dispensa, prese a consultare la lista. Immersa com’era nella lettura e nella scelta delle varie fiale, non notò la presenza del professore al suo fianco.

 

“ Signorina Grangersibilò, malvagiamente “ credevo stamani non avrebbe preso parte alla mia lezione. Dopo che la notte scorsa ha fatto le ore piccole, s’intende...”

 

Hermione alzò lo sguardo, tremante, con una fiala tra le mani, puntando i suoi occhi dorati in quelli neri del suo professore di Pozioni.

 

“ La notte scorsa? Fatto le ore piccole in che modo, poi? ” fece fingendosi contrariata, mantenendo la calma.

 

Piton sogghignò.

Ma certo” asserì, alzando un sopracciglio, mentre un sorriso malevolo era dipinto sulla sua faccia.

Quindi lei non sa nulla di un festino a notte fonda al quarto piano?”

 

“ Non vedo perché dovrei” rispose solo, continuando distrattamente a prendere delle fiale dalla dispensa.

Hermione si rilassò mentalmente capendo che intendeva alludere al festino e non alla sua avventura con Draco Malfoy.

 

Piton sembrò deluso, ma non si risparmiò dall’aggiungere “ Lei mi nasconde qualcosa. La terrò d’occhio.”

 

“ Professore, ma perché proprio io? Le giuro che...”

 

“ Mi era sembrato di scorgere una chioma bruna come la sua, ieri sera...sul tardi. Al quarto piano.” aggiunse infine, allusivo. Poi si allontanò dalla ragazza, silenzioso.

 

Hermione sprofondò nell’angoscia, mantenendo all’esterno quell’insolita calma. Davvero l’aveva notata? Alla sua sinistra vide Malfoy fissarla di nascosto, come se avesse capito cosa Piton aveva insinuato alla grifondoro.

 

Silenziosamente, tornando verso il banco, iniziò a mettere, spezzettare e girare gli ingredienti con la lista affianco. La preparazione era lunga, infatti lei fu la prima a finire, dopo un’ora e mezza, mentre altri finirono proprio allo scoccare della fine della seconda ora.

 

Quando Piton passò tra i banchi, non poté esimersi ovviamente dal darle il voto più alto. Anche se poi i voti non venivano presi in considerazione davvero, anche se influivano molto sui M.A.G.O. che si sarebbero tenuti quell’anno.

 

 

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Quando il professore li congedò, un’orda di ragazzi uscì dall’Aula Magna, chi dirigendosi verso i giardino, chi verso i dormitori, chi verso la Sala Grande, chi in giro per il castello: avevano la giornata libera.

 

Arrivò la McGranitt velocemente nell’atrio, dicendo ai ragazzi che quel giorno avrebbero potuto fare un giro all’esterno del castello o nella città vicina, se volevano. In tal caso, le carrozze, dopo quattro schiocchi di dita, sarebbero apparse davanti al portone principale.

 

“ Per chi volesse, bastano perciò quattro schiocchi delle dita della mano destra e una carrozza apparirò per i vostri spostamenti. Voglio che solo le carrozze siano usate come mezzo di trasporto, perché sicure e controllate. E così ogni giorno. Le carrozze si possono chiamare in ogni momento ed a qualunque ora. Certo, oltre le 20.00 è severamente vietato lasciare il castello ed infatti, per quelli che usciranno, il coprifuoco sarà proprio alle 20.00. E’ tutto, potete andare” spiegò la McGranitt, congedandosi e fermandosi a parlare con alcuni ragazzi di Corvonero.

 

Anche in questa occasione Hermione non poté trattenersi dall’immaginarsi nuovamente la scena della McGranitt avviluppata al corpo di Piton...che orrore.

 

Harry e Ron, quando la McGrannitt si liquidò, pensarono subito fosse un’idea splendida, ma Hermione, con una scusa, disse che proprio quel giorno aveva un leggero mal di testa, e che non le andava di visitare la città.

Doveva trovare una scusa per restare al castello e parlare con Malfoy, dopotutto. E poi ci saranno state altre occasioni per visitare il paese.

 

Ma voi andate, insomma, vi annoiereste. Io devo ripetere alcune cose, voglio fare delle ricerche. Tranquilli, vi aspetto qui.”

 

Ma Hermione!” protestò Ron, seguito da Harry.

 

“ E poi è vero che ho un forte mal di testa” aggiunse lei, speranzosa che i due abboccassero.

 

“ Allora mi prometti che riposerai?” fece Harry, minacciandola amorevolmente.

 

Hermione rise. “ Ma si, tranquillo.”

 

E così sparì dalla vista dei due diretta al dormitorio.

Malfoy aveva detto che sarebbe stato lui a trovarla, quindi non vide perché rendergli il compito più facile gironzolando passivamente per il castello. Insomma, non si sarebbe spinta fino a questo punto per farsi parlare. Se voleva, sapeva dove trovarla.

E poi la voglia di esaminare al meglio quelle pergamene che aveva trovato la scorsa notte era troppa. Salendo a due a due i gradini delle scale, arrivò al terzo piano aprendo velocemente la porta della sua camera.

 

Buttò la tracolla sul letto, prese una fermaglio a farfalla per fermare i capelli e andò ad aprire la portafinestra, per fare passare un po’ d’aria in quella stanza vuota.

 

Il letto era stato fatto, tutto era sistemato alla perfezione. Le pergamene erano ancora nascoste sotto un piano dell’armadio: per fortuna non aveva cambiato posizione, segno che nessuno aveva scoperto quel nascondiglio.

 

Le prese e si sistemò comodamente sul letto, distesa. Erano una diecina, arrotolate con nastri verde-scuro o neri, bruciacchiate talvolta, consumate, ma per fortuna leggibili.

Come se stesse profanando una chiesa, con timore reverenziale, srotolò la prima pergamena.

 

Un folata di vento tiepido le solleticò il collo scoperto, ma per fortuna indossava ancora la maglietta a V porpora e i jeans che la tenevano calda: l’aria, talvolta, tendeva a raffreddarsi.

 

“ Carina questa stanza, anche se la mia è decisamente migliore...” fece una voce proveniente dalla soglia della portafinestra, facendo voltare Hermione verso quella voce ormai familiare.

 

Malfoy!” disse, sorpresa, mettendosi a sedere a gambe incrociate sul letto, mentre lui avanzava e si guardava intorno.

 

All’ improvviso i suoi occhi argentei si posarono su di lei, poi sulle pergamene che aveva davanti.

Le scrutò per qualche secondo, poi tornò a fissare la figura di Hermione.

 

Piton sa qualcosa?” fece, rompendo il silenzio.

 

Hermione si mise a sedere verso di lui a gambe incrociate, mentre giocava con un ricciolo ribelle.

 

“ Spero di no. Hai sentito quello che mi ha detto stamattina, in Aula Magna?” chiese poi, mentre il biondino prendeva posto su una poltrona proprio di fronte a lei.

 

“ Si. Credo volesse solo prendersela un po’ con te. Non può averci visto” ragionò, guardandosi intorno.

 

“ Stamattina mi sono alzato alquanto presto... continuò, sempre guardando altrove, senza preamboli. Non era nel suo stile.

 

Hermione, capendo che stava per parlare su quello che doveva dirgli, si distese a pancia in giù, le mani a reggere il mento, come chi ascolta la storia di un’anziana signora davanti allo scoppiettare della legna di un camino acceso.

 

Ma Draco non sortiva proprio lo stesso effetto: era freddo e glaciale. Anche quando sembrava stesse facendo una conversazione piuttosto normale con te, cercava di mantenere sempre una certa distanza. Era però ammaliante, anche quando ti guardava soltanto, con quegli occhi penetranti che sembrava ti stessero scavando fin dentro l’anima. E le sue parole, con quel timbro di voce, ti rapivano: come un incantatore.

 

Qualche secondo di silenzio, poi riprese a parlare.

“ Sono salito al quarto piano. Ieri sera correndo avevo notato una cosa, ma nella fretta non ho avuto il tempo di appurare i miei sospetti” spiegò, poi si alzò e si diresse verso la porta.

 

La aprì e si voltò sulla soglia. “ Vieni con me” disse, poi sparì dalla vista di Hermione.

 

Qualche secondo dopo la ragazza si era infilata le scarpe, delle All Star color porpora, come la maglia, ed era già fuori.

Guardò prima a destra, poi a sinistra e lo vide, dirigersi verso la scala a chiocciola, con il suo solito passo elegante e austero.

 

Con una piccola corsetta lo affiancò guardandolo, ma lui continuò a camminare imperterrito, fino all’imbocco delle scale.

Salirono al quarto piano, che anche con la luce del giorno era in penombra, avendo una sola grande finestra dai vetri oscurati dirimpetto a loro, alla fine del largo corridoio.

 

Svoltato un angolo, presero un piccolo corridoio secondario, sorpassando la stanzino protagonista delle loro avventure nella scorsa notte. Le solite porte serrate con lucchetti e strani marchingegni rapirono l’attenzione di Hermione, che per poco non finì addosso al biondino che si era fermato davanti ad un muro apparentemente normale.

 

La ragazza lo guardò con aria interrogativa, poi lui riprese a parlare. Era uno squarcio di muro più largo degli altri spazi tra una porta e l’altra. Sulle pietre miliari c’erano cinque fiaccole murarie della medesima grandezza.

 

“ Vedi questi fiaccole?” chiese lui, prendendo la bacchetta dalla tasca dei jeans scuri.

 

Hermione annuì.

 

“ Sono solo un’ illusione” disse, mentre alzava la bacchetta e pronunciava “ Revelio!” facendo scomparire le fiaccole, che si dissolsero come nel nulla, mentre appariva una sola fiaccola serpentina di media grandezza, non illuminata.

 

Che diavolo significa?” chiese Hermione, mentre si avvicinava e sfiorava con le esili dita il contorno di bronzo della struttura.

 

“ Un passaggio segreto Granger. Ti credevo più sveglia” sogghignò, mentre dopo uno sbuffo da parte della ragazza, abbassò la sporgenza a forma di serpente e il muro si aprì, come una porta scorrevole.

 

Hermione rimase pietrificata vedendo il muro aprirsi, mentre venivano rivelate delle scale che portavano verso il basso, e si perdevano nell’oscurità.

 

“ Come hai fatto a scoprirlo? Insomma, a prima vista sembravano solo semplice fiaccole!” chiese, mentre con qualche passo si portava alla cima di quelle piccole scale, cercando di guardare attraverso l’oscurità dove portassero.

 

“ L’ho scoperto e basta. Cosa diavolo te ne frega?!” sbottò, come se Hermione avesse detto una cosa orribile.

 

La ragazza si voltò verso di lui, qualche passo dietro di lei.

“ Scusa!” fece, offesa. “ Certo che con te non si possa proprio avere una conversazione normale! Anche quando c’è un barlume di speranza, si finisce sempre per litigare. Se un...”

 

“ Insomma Granger! Parli troppo, lo sai vero?” chiese scocciato, mentre la superava e si apprestava a scendere le scale.

 

Hermione guardò le sue spalle muoversi e sparire nell’ombra, con le mani sui fianchi e con aria imperiosa.

 

Ma chi crede di essere?? Pensò, indispettita. Poi si guardò intorno, pensandoci su qualche minuto e fece un passo verso le scale.

 

Erano visibili solo i primi scalini, poi tutto buio.

 

Malfoy?” chiamò nelle scale, la voce incrinata dall’ansia risuonò come un eco. Ma non arrivò nessuna risposta.

 

Così ripensò a tutte le avventure affrontate con i suoi due migliori amici e si fece coraggio dicendosi che delle semplici scale non dovevano essere così pericolose.

 

Fece un passo sul primo scalino, ma all’iniziò esitò. Poi risoluta prese a scenderli con la dovuta accortezza, sparendo nel buio dopo qualche secondo.

 

Un rumore di pesante macigno riecheggiò in quel passaggio, quando la porta si richiuse alle sue spalle.

 

Spaventata si voltò: ora era completamente immersa nel buio.

Non vedeva nulla, non sentiva nulla. Aveva paura di muoversi perché avrebbe potuto farsi male.

 

Ma chi me l’ha fatto fare??! Continuava a maledirsi mentalmente, mentre qualche gemito di protesta risuonava nelle scale.

Prese la bacchetta e pronunciò “ Lumos!” così che si sprigionò una fievole luce proveniente dalla sua bacchetta.

 

Arrivò al termine delle scale, trovandosi in una stanza circolare, con sei porte incastonate nella parete. Con la mano sinistra si spazzolò i vestiti, mentre con la bacchetta ancora alzata che emanava luce, si guardava intorno alla ricerca di Draco.

 

Malfoy?” lo chiamò, nervosamente, ma per l’ennesima volta non ebbe risposta.

 

“ Non è divertente Malferret! Dove sei? Perché mi hai portato qui? Cosa dovevi mostrarmi?” gridò, parlando alla sala, mentre continuava a guardarsi intorno.

 

Malfoy, insomma!!” esclamò, infastidita.

 

Un brivido gelido le sfiorò il collo scoperto dal fermaglio, mentre una mano andava a posarsi sulla sua esile vita.

Hermione cacciò un urlo voltandosi d’improvviso, impaurita, mentre un Draco Malfoy leggermente accigliato la fissava senza capire.

 

Cosa hai?” chiese, alzando un sopracciglio, mentre accendeva le fiaccole murarie con la bacchetta.

 

Hermione quindi mise fine all’incantesimo di Lumos, mettendo la sua bacchetta in tasca.

 

“ Avuto paura, Granger?” chiese dopo, sogghignando, mentre lei riprendeva fiato e si allontanava da lui.

 

“ No, per niente” mentì, mettendo le mani sui fianchi. “ Ma ti stavo chiamando, e mi stavo innervosendo non trovandoti!”

 

Draco rise divertito, mentre la osservava guardarsi in giro incuriosita.

 

“ Ero sceso per esplorare il luogo stamattina ed ho trovato delle cose. Seguimi” disse poi, incamminandosi verso una porta.

 

Alohomora” mormorò poi, mentre un rumore metallico interno dava segno che il chiavistello si era aperto.

 

Hemione lo seguì, entrando in quella stanza, stando vicina a lui mentre si guardava intorno. Si sentì osservata, quindi voltandosi si trovò davanti a due occhi d’argento maliziosamente provocanti.

 

“ Non mi stare troppo vicino Granger, potrei pensare che ti piaccio” fece lui prendendola in giro, beccandosi uno sbuffo e una linguaccia dalla ragazza.

 

La stanza era piuttosto piccola, il soffitto però era alto da dove pendeva un grande lampadario ricoperto di polvere.

Addossati alle pareti vi erano dei mobili in legno scuro, anch’essi ricoperti da un fitto strato di polvere, i vetri delle dispense s’erano scuriti, gli oggetti per la maggior parte rotti che riempivano questi scaffali erano attraversati da ragnatele e liquido incrostato.

Il pavimento distrutto in più punti sembrava recare segni di bruciato, come anche il tavolo addossato alla parete di fronte ai due ragazzi. Sul tavolo c’era una pergamena aperta fermata con un pugnale, che attirò subito l’attenzione di Hermione.

 

“ Ma cos’è questo posto?” chiese, mentre si allontanava dal Principe delle Serpi, rapita.

 

“ Ricordi la Biblioteca della notte scorsa? Non era quello il nascondiglio di Maloney Moon, ma questo” disse, mentre la affiancava scrutando la pergamena. Era una mappa del castello, minuziosamente descrittiva.

 

“ Qui c’è tutto. Insomma, potremo sapere e conoscere tutti i passaggi segreti di questo luogo. Fantastico...” sussurrò Hermione fissando la mappa, riprendendo poi a camminare lentamente per il perimetro, evitando oggetti rotti, sedie rovesciate e buchi nel pavimento.

 

Perché secondo te questo posto riporta segni evidenti di colluttazioni, di un incendio? E’ poi è rimasto tutto così sospeso come se poi nessuno ci avesse mai messo più piede qui. Forse è in questa occasione che il povero fondatore di questo castello è morto...” ragionò, passando a rassegna tutti i dettagli.

 

“ Io una risposta ce l’ho” esordì Draco, facendo voltare incuriosita Hermione verso di lui, scorgendolo nella sua solita postura mani-in-tasca-e-camicia-sbottonata.

 

Ma, per merlino, quant’era bello...

 

Si ridestò velocemente da quel pensiero, chiedendogli spiegazioni.

 

“ Era una mezzacreatura. Perseguitata e costretta a nascondersi. Qualcuno non ha voluto che aprisse e gestisse una scuola e così l’hanno tolto di mezzo” spiegò chiaramente.

 

Hermione analizzò l’ipotesi.

“ Si, possibile. Ora credo sia meglio andare, è quasi ora di pranzo, ed Harry e Ron saranno già tornati al castello. Tanto ormai so dove venire. Cioè, sappiamo. Faremo delle ricerche e scopriremo tutto quello che c’è da sapere su Maloney Moondisse, tornando verso la soglia della porta.

 

“ Sappiamo? Faremo? Scopriremo? No Granger, non m’interessa” asserì lui, dandogli le spalle e andando verso l’atrio per imboccare nuovamente le scale.

 

Hermione rimase un attimo contrariata, poi con una piccola corsa lo raggiunse, affiancandolo.

 

E perché mi hai mostrato questo posto allora?” chiese, alzando un sopracciglio.

 

Perché ti avevo visto molto interessata, tutto qui. Conduci le tue ricerche da sola, io ho altro di meglio da fare” spiegò, imboccando le scale.

 

Hermione imperterrita lo fermò prendendogli per un braccio. Draco si voltò, a metà tra l’incredulo e l’arrabbiato, fissandola.

“ Non ti incuriosisce questa storia?” chiese lei.

“ Potremo scoprire delle cose insieme...e poi, può darsi che centri qualcosa la Signora del Castello! Sai, quella figura misteriosa di cui ancora non ho capito il nome...” aggiunse, sperando di convincerlo.

 

Draco la fissò per un po’, con i suoi occhi grigi come lame d’argento, che sembravano fare male davvero quando si posavano su di te.

Perché mi stai chiedendo questo?” chiese con voce stranamente dolce.

 

Hermione sembrò pensarci un attimo su.

Perché non devi essere tanto male. Si da peso molto spesso solo alle apparenze, senza guardare la vera natura delle persone. E tu sei così freddo e distante che mi sproni a guardarti dentro e a scoprire solo uno sconfinato bisogno di qualcuno di cui poterti realmente fidare e a cui donare parte di te. Un amico sincero, ecco...” disse, abbozzando un semplice sorriso mentre Draco la fissava privo di emozioni, come sempre.

 

Ma Hermione forse non sapeva quanto aveva centrato il punto, con Draco Malfoy. E forse questo averlo reso vulnerabile, lo fece chiudere ancora di più in se stesso.

 

“ Non sai quello dici” mormorò solo, prima di salire le scale e lasciare Hermione stupita. Cerco di raggiungerlo, ma lo vide sparire nel buio. Arrivò in cima alle scale dove con la luce delle fiaccole, ora, riuscì a vedere una leva che Malfoy stava per abbassare. Aperto il passaggio uscì senza fermarsi alla voce di Hermione, che chiamava il suo nome.

 

Draco!” esclamò ancora, ora chiamandolo per nome.

 

Il ragazzo si fermò, d’improvviso. Anche Hermione arrestò la sua corsa, ad un metro scarso dalle sue spalle.

 

“ Non potremo mai essere amici io e te, Mezzosangue... disse, senza voltarsi. L’aveva chiamata Mezzosangue, ma non c’era presa in giro, rigidità o crudeltà in quella voce. Solo rassegnazione.

 

“ Perché no?” chiese ingenuamente, come una bambina che chiede il perché della guerra nel mondo.

 

Perché è così” asserì, voltandosi e trovandosela di faccia a scrutarlo con i suoi dolci occhi da cerbiatta.

 

“ Non ho mai accettato le regole o le imposizioni, per quando possa sembrare il contrario. E non posso accettare neanche di non poterti essere amica ‘perchè è così’. E’ da codardi...”.

 

Draco la fissò, sgomento dalla sua caparbietà.

“ Non ti arrendi mai, Granger?” chiese, con un pizzico d’ilarità nella voce.

 

“ No, mai.”

 

“ Perfetto” disse, voltandosi ed incamminandosi verso la scala a chiocciola.

 

“ Perfetto cosa? E...quindi? Amici?” esclamò senza muoversi dal centro del corridoio.

 

Draco alzò una mano, sventolandola a mezz’aria, mentre una frase echeggiava nel corridoio.

 

“ Si, Granger. Amici ”

 

 

šsšts

 

Nota dell’Autrice: Draco in questa ff non ha veri amici. Non c’è il solito Blaise o l’amico che riesco a capirlo e comprenderlo. Non c’è realmente una persona con cui si confida e con cui riesce ad essere amico. Ad ogni modo Hermione sta tentando di farlo sciogliere. Ci riuscirà?

 

Ma passiamo ai ringraziamenti per “Ho bisogno di te” che sul serio ho scritto in due minuti. Sono rimasta lusingata da tutte le bellissime recensioni che mi avete lasciato, alcune di voi mi hanno detto che sono rimaste addirittura “senza parole” o “senza fiato”. Sono felicissima di essere riuscita a trasmettervi le mie emozioni.

Un bacione a tutti quelli che hanno recensito quella one-shot, grazie davvero.

 

Credo ne scriverò un’altra, al più presto: le one-shot mi piacciono particolarmente! -__^

 

Al prossimo cap!

Erin

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Galeotto fu il cuscino! ***


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Eccomi a voi con un nuovo capitolo!!! Mi dispiace così tanto di non aver scritto per tutto questo periodo, ma sono stata molto impegnata anche con un racconto che ho dovuto scrivere per un concorso scolastico! Ho dovuto dividere questo capitolo in due parti, altrimenti sarebbe stato troppo pesante. Ma dato che l’altro pezzo è già scritto, lo pubblico tra qualche giorno.

 

Buona Lettura

 

 

šsšts

 

Dei passi affrettati riecheggiarono nei corridoi di quell’immenso castello. Una chioma castana fece capolino nella Sala Grande ad ora di pranzo, trovando i suoi migliori amici, Harry e Ron, seduti, mentre chiacchieravano animatamente tra loro.

 

Attraversando la sala vide Draco che furtivamente si portava due dita alla fronte, a mo’ di saluto militare, sorridendole. Hermione scosse la testa, ridendo sommessamente, mentre prendeva posto dall’altro capo, vicino ai Griffyndor.

 

“ Allora, com’era la città?”

 

Non l’avesse mai chiesto! Per l’ora successiva fu tanto se riuscì a mangiare l’hamburger che si era servita, vedendo assalita dai commenti delle fantasmagoriche cose che avevano visto, di come viveva la gente in quel posto, di come non fosse urbanizzato, di quanti negozi strani erano presenti e della gente di com’era vestita. Hermione rideva solamente, mentre Ron cercava di parlare e di aggiungere informazioni al racconto di Harry, o viceversa.

 

“ Beh! Quindi vi siete divertiti...la prossima volta voglio venire anche io” annunciò, mentre gli amici si smanicavano dicendo che le avrebbero fatto vedere questo e quell’altro.

 

Insieme salirono al terzo piano, fino alle loro stanze. Prima di separarsi, Ron ed Harry le annunciarono del festino di quella sera.

 

“ Un altro?” chiese Hermione, alzando un sopracciglio.

 

Harry annuì.

Ma certo!” fece Ron. “ Dimentichi che il CFI – Comitato Festini Illegali – si è riunito proprio prima di pranzo, decidendo l’orario ed il tema di questa sera” esclamò entusiasta.

 

“ Il tema?!” gli fece eco Hermione, sgranando gli occhi.

 

“ Si, Herm!” annuì Harry. “ Hanno deciso che anche per le sere successive sarà obbligatorio un tema. Stasera è a sfondo ottocentesco...sai, grandi vestitoni e decorazioni sfarzose... spiegò il ragazzo.

 

“ Sulle decorazioni ancora posso arrivarci ma...per i vestiti? Come facciamo a procurarceli?” chiese, incuriosita.

 

Ron si avvicinò di qualche passo, si guardò intorno per non farsi sentire e poi sussurrò ad Hermione: “ C’è una stanza al quarto piano, una di quelle sigillate. Dentro c’è un immenso armadio che ‘crea’ vestiti adatti al richiedente. Insomma, se tu vuoi un vestito, devi pronunciare Vestit Mea pensando ad un abito – in questo caso in stile ottocentesco – e l’armadio si aprirà dopo poco, mostrandoti un abito perfetto in misura e forma. L’hanno scoperto i Corvonero...ecco perché d’ora in poi le feste saranno a tema!” esclamò in fine, soddisfatto.

 

Hermione rimase sorpresa da quello che l’amico le disse. Non tanto per il fatto di quell’armadio ma perché...come mai le non sapeva niente di questa storia? Insomma, le stavano sfuggendo troppo cose! Maloney Moon, la Signora del Castello, i sotterranei, le stanze chiuse a chiave ed ora anche quest’armadio...che i Corvonero avevano scoperto per caso, ma forse non sapevano quanto c’entrasse con la storia che Hermione stava ricostruendo.

 

Harry lanciò un’ultima occhiata all’amica, tacito accordo di tenere la bocca chiusa, mentre Ron le ripeteva per l’ennesima volta “ Allora, vieni?” ottenendo un forse come risposta.

 

Comunque, questa è la chiave” disse Ron, porgendole una copia di una pesante chiave intarsiata.

 

“ Come avrai visto, quelle stanze non si aprono con la magia, e questa chiave l’hanno forgiata i Corvonero prendendo lo stampo della serratura con la Pozione Assumi-Forma. Geniali...” fu il commento di Harry.

 

Poi i due ridendo soddisfatti, sparirono oltre le loro stanze. Hermione rimase qualche secondo nel corridoio, venendo superata da molti ragazzi che tornavano nelle rispettive stanze, finché si decise a tornare nella sua camera.

 

Avrebbe pensato dopo a quello strano armadio.

 

 

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Draco entrò nella stanza congedando Blaise e Nott sulla porta. Non gli servì una scusa o una qualsiasi parola di troppo. Nessuno si sarebbe mai sognato di violare la sua privacy, nessuno di sarebbe mai permesso di cercare di entrare nella sua vita senza il suo consenso. E Draco Malfoy il consenso non l’aveva mai concesso a nessuno.

 

Si tolse la cravatta e la camicia, rimanendo con degli eleganti pantaloni neri e cintura verde scuro. Passò davanti allo specchio, cercando di aggiustarsi i capelli scompigliati con un pettine d’avorio. Si scompigliò poi nuovamente i capelli con la mano destra, facendo ricadere i crini dorati su quegli occhi d’argento.

Si distese sul letto e chiuse gli occhi, appoggiando un braccio sopra gli occhi, mentre si perdeva tra i suoi pensieri...

 

 

 

“ No, mi spiace. E’ decisamente migliore la mia” esordì una voce, facendolo ridestare e aprire gli occhi d’improvviso, mentre un venticello leggero gli carezzava l’addome.

 

Hermione, resasi conto della sua ‘nudità’ si voltò, sospirando.

 

“ Copriti Draco, sei indecente

 

Il ragazzo si mise a sedere, guardando la figura di Hermione di spalle, mentre abbozzava un sorriso beffardo.

 

“ Indecente? Oh andiamo Granger, non diciamo eresie... ridacchiò alzandosi e prendendo la camicia che abbottonò approssimativamente.

 

La ragazza si voltò, mettendo le mani suoi fianchi, alzando un sopracciglio.

 

“ Credi davvero di essere così bello?” chiese, scettica.

 

Draco la guardò come se avesse chiesto la cosa più ovvia del mondo.

“ Devo anche risponderti?” fece, scuotendo il capo con finta rassegnazione.

 

Hermione sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

Che caso perso...” mormorò, guardando lo Slytherin aggiustarsi la camicia.

 

Draco alzò lo sguardo, mentre si avvicinava verso di lei.

“ In tutto questo...perchè sei in camera mia?” domandò, fermandosi quando le punte dei loro piedi si sfiorarono.

 

Forse arrossì di brutto, perché lui le sorrise.

“ Oh io...niente, siamo amici ora, no? Volevo solo parlare un po’ con te...del festino di stasera ad esempio” disse, abbassando lo sguardo. “ Ci vieni?”

 

Granger...”

 

Hermione, prego...”

 

“ Giusto, Hermione. Perché me lo chiedi?” domandò ancora. La stava mettendo in difficoltà.

 

Lei sembrò pensarci un po’ su.

“ Niente, solo per sapere. Ho scoperto di un armadio assurdo al quarto piano che crea vestiti su misura per il richiedente” disse, spiegandogli le cose che aveva detto Ron.

“ Credo c’entri abbastanza con la storia che abbiamo scoperto...con le riunioni che si tenevano prima che fosse abbandonato. Non ricordo di avertene parlato, ma su un libro diceva appunto che il castello ostenta un lusso, soprattutto presente nelle stanze – come vedi – quasi a sembrare uno sfarzoso Hotel babbano dai caratteri medievali. E questo solo perché ospitava i più grandi maghi del mondo. Ma chissà se quest’armadio risale a Maloney Moon oppure fu creato dopo. Perché se risale a Maloney Moon...”

 

“ Ehi ehi, Granger frena!”

 

Hermione!” lo corresse di nuovo lei.

 

“ Devo abituarmi al tuo nome...” ragionò, come tra sé e sé.

“ Frena Hermione!” ripeté poi. “ Per questa sera puoi evitare di preoccuparti di questa storia? Va su e da quell’armadio pretendi solo un vestito. Poi, nel caso, otterremo anche delle risposte”.

 

Hermione rise. “ Hai ragione, scusa. A volte sono così...”

 

“ ...così dannatamente Hermione-so-tutto-io-Granger” finì lui per lei, alzando le spalle.

 

Hermione lo guardò stupita, poi aprì la bocca per dire qualcosa ma non riuscì a dire nulla.

 

“ Sei un...un...” disse, cercando il modo di definirlo adeguatamente.

 

Intanto Draco rideva, a pochi centimetri da lei.

 

Accio cuscino!” esclamò Hermione.

 

Ehi, ma cosa...” non finì neanche la frase che fu colpito da un cuscino sulla testa, mentre una risata cristallina si diffondeva per la stanza.

 

Draco fece qualche passo indietro, correndo al fianco del letto dove prese un cuscino a sua volta.

 

“ Vuoi la guerra, Granger?” disse, minacciandola scherzosamente.

 

Hermione si passò una mano tra i capelli, legandosi con un elastico.

“ Viene avanti, furetto pauroso” disse, invitandolo ad avanzare.

 

Fu una lotta senza mezzi termini. La stanza fu sotto sopra dopo pochissimo, piena di piume, con oggetti rovesciati e altre cose sparse dappertutto che si erano tirati durante la “battaglia”.

 

Hermione fece una linguaccia provocatoria al ragazzo che aveva di fronte, arretrando e esclamando quando fosse incapace.

Dopo qualche secondo le sue gambe toccarono qualcosa, così voltandosi capì di aver sbattuto contro il letto, ma quando si voltò nuovamente davanti a lei, fu troppo tardi: Draco l’aveva spinta sul letto ed Hermione si era ritrovata distesa sotto il corpo dello Slytherin.

In pochi secondi fu riempita di cuscinate, senza alcuna pietà, mentre cercava di rispondere anche se la scomoda posizione non glielo permetteva. Draco riuscì a sfilarle il cuscino dopo un “Non vale!!” gridato dalla Griffyndor e dopo alcune risate vittoriose da parte del Principe delle Serpi.

 

Hermione cercò di dimenarsi, ma inutilmente: Draco la teneva bloccata per i polsi dichiarandola sconfitta.

 

“ Ti arrendi, allora?” fece beffardo, mentre la camicia era praticamente tutta sbottonata, i capelli biondi spettinati gli ricadevano davanti agli occhi e respirava affannosamente.

 

Hermione cercò di pensare ad un modo per uscirne comunque vincitrice, ma non trovò niente di adeguato.

 

Sbuffando, si arrese, alzando il busto e trovandosi Draco a qualche centimetro dalle sue labbra, a gattoni sopra di lei.

 

Guardò prima alla sua sinistra, poi alla sua destra, trovandosi intrappolata dalle forti braccia del ragazzo.

Alzò gli occhi, puntandoli di nuovo nei suoi e perdendosi in quel mare ghiacciato.

 

Si fissarono per qualche istante, senza distogliere mai lo sguardo, consapevoli entrambi di quanto stavano rischiando.

 

Lentamente la mano destra di Draco si poggiò sulla guancia di Hermione, facendo risalire le dita affusolate lungo la bocca leggermente aperta ed arrossata. Le carezzò le labbra con il pollice, poi scese di qualche centimetro sul mento, poi lungo il collo e le spalle, poi lungo la vita guardando il suo abbigliamento ormai sgualcito. Alzò lo sguardo verso di lei, trovandola incredibilmente bella. Si avvicinò e le baciò la guancia, poi l’altra; poi lentamente le baciò la fronte, la punta del naso e il mento. Scese sul collo, facendola sospirare e facendole battere ancora di più il cuore, quasi fosse impazzito. Hermione era completamente incapace di qualsiasi movimento, restando immobile sotto i suoi baci e le sue carezze.

Dal collo risalì verso l’orecchio che baciò, poi di nuovo sulla guancia, lasciando una scia di baci che si avvicinavano sempre di più alla bocca.

 

Ma poi, improvvisamente, abbassò lo sguardo, solleticandole il naso con i suoi crini biondi.

 

“ Scusa...questo complicherebbe ancora di più le cose” disse solo, prima di scendere dal letto e dargli le spalle, di sistemandosi la camicia.

 

Hermione rimase basita, forse più di prima, osservando le spalle muscolose di Draco mentre venivano coperte meglio dalla camicia bianca.

 

Scese dal letto e si sistemò i vestiti. Annuì, anche se lui non la stava guardando.

 

Hermione, non sei una delle tante. Non voglio rovinare tutto tra noi così... mormorò, voltandosi e scrutandola da sotto i crini biondissimi.

 

Hermione annuì ancora, incapace di parlare. Ma la mente aveva tante risposte e frasi da pronunciare in quel momento, del tipo: inventane un’altra!   oppure   stupido idiota!

Perché lei davvero avrebbe voluto quel bacio che Draco gli aveva negato. Perché quando aveva capito che la situazione stava degenerando non era scappata via, era rimasta. Perché sotto il tocco dei suoi baci aveva provato delle emozioni incredibili. Perché aveva capito di provare qualcosa per Draco Malfoy...scosse la testa all’ultimo pensiero.

 

“ Si, va bene. Non sono una delle tante...non so neanche se prenderlo come un complimento. Forse non sono una delle tante... belle ragazze...che ti porti a letto ogni notte” disse solo, sciogliendosi la coda ormai disfatta mentre i capelli le ricadevano dolcemente sulle spalle. Fece qualche passo indietro, guardandolo, poi si voltò e sparì oltre la portafinestra.

 

Draco si passò una mano tra i capelli, nervosamente. Non aveva capito niente, Hermione. Non aveva capito un bel niente!

 

 

 

šsšts

 

 

Bene!! Cosa ne pensate??? Com’è venuto?? Nel prossimo saranno spiegate delle cose molto importanti...spero di continuare ad appassionarvi con questa storia!!

 

A ‘tra qualche giorno’! ^_________^

 

Baci,

Erin.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Salto nel Passato ***


šsšt›s›

Salve care lettrici!! (dato che ho notato solo ”presenze femminili” su questo sito, scusatemi se ho fatto una gaffe^^)

Ecco l’ottavo capitolo, come promesso, dopo solo 4 giorni...che per me è un tempo record! -__^

Alla fine ho lasciato i ringraziamenti delle persone che hanno commentato lo scorso capitolo e che dopo 2 mesi mi hanno lasciato tanti belle recensioni!

 

 

Buona Lettura.

 

 

 

šsšts

 

 

Nel pomeriggio inoltrato Hermione si svegliò, di soprassalto, come fosse successo qualcosa. Mettendosi a sedere e passandosi una mano tra i capelli, scoprì con sgomento che erano le 19.00 e che aveva dormito tantissimo. Scese dal letto e si diresse in bagno per una doccia rinfrescante. Uscita si asciugò i capelli alla meglio, decidendo che più tardi li avrebbe sistemati per bene: perché ci sarebbe andata al quel festino! Non era la tipa da ritirarsi nella sua stanza ed isolarsi. Certo, forse per un attimo ci aveva anche pensato...ma non era la cosa giusta da fare. Draco non vedendola avrebbe capito che si stava nascondendo da lui, o peggio, che ci era rimasta malissimo e che adesso non le andava neanche più di divertirsi. No no ed ancora no! Sarebbe stata bellissima e avrebbe fatto vedere a quello Slytherin che la cosa non l’aveva minimamente toccata, e che era d’accordo che non fossero andati oltre.

 

Risoluta si vestì, uscì dalla stanza verso le 19.45 con le chiavi di quello strano armadio e si diresse al quarto piano, seguendo le indicazioni di Ron.

 

Arrivò davanti ad una porta chiusa da un singolare catenaccio, inserì le chiavi nella toppa e girò tre volte a destra, poi una volta a sinistra ed entrò.

 

La stanza era cupa, non ben visibile, ma ad intuito molto grande. Levò la bacchetta ed esclamò un incantesimo affinché tutte le fiaccole murarie si accendessero.

 

E quello che le si parò davanti agli occhi la fece rimanere a bocca aperta: era una grandissima stanza a pianta circolare con moltissimi ritratti di persone con abiti bellissimi; ma la cosa che la stupì fu il fatto che i protagonisti di questi quadri erano tutte donne. O meglio, le protagoniste. Girò la sala, ammirando ogni ritratto nei minimi dettagli ed accorgendosi della somiglianza incredibile che scorreva tra tutte queste donne. Ma una le era particolarmente familiare...giurò di averla vista da qualche parte, ma le suonò subito impossibile.

 

Incuriosita si voltò poi verso l’armadio, ammirandone la grandezza e le rifiniture. La stanza era intarsiata e rivestita nei minimi dettagli, ma l’unico mobile presente era proprio l’imponente armadio.

 

Si avvicinò cauta e lo sfiorò con le dita sottili, lanciando occhiate attente ai quadri sopra di lei.

 

Come si usa questo coso? Pensò poi, guardandolo da ogni inquadratura. Le avevano detto di pensare ad un vestito in particolare e di pronunciare Vestis Mea...che avrebbe funzionato.

 

Provò a pensare ad un vestito ottocentesco, ma non in uno in particolare. Solo ad un modello ottocentesco che le stesse benissimo...pensò anche così bello da far sciogliere Draco Malfoy ad un solo sguardo rivolto verso di me.

 

“ Un Malfoy...audace come impresa, ragazzina” risuonò una voce nella stanza, facendo voltare Hermione in continuazione non capendo da che parte provenisse. Poi da un quadro si levò una figura, un fantasma per l’esattezza, che fluttuò fino al fianco dell’armadio, di fronte a lei.

 

“ Sono Lady Marion, protettrice di questa stanza e delle sue mura. Con chi ho il piacere di parlare?” chiese, con riverenza.

 

Hermione Granger, signora. Mi scusi, forse non dovevo entrare qui... disse, facendo qualche passo indietro.

 

Ma no...scegli pure il vestito che vuoi. Prima di te molte persone sono venute, ma tu sei proprio la prima a cui mi rivelo. Non mi piace farmi vedere, non succedeva da almeno qualche centinaio di anni” aggiunse, sorridente.

 

Hermione fece un breve inchino con la testa, sorridendole di rimando.

 

Ma cos’è questa stanza, in realtà? Chi la costruì? E tutti questi ritratti a chi appartengono?” chiese, guardandosi in giro.

 

Che ragazzina curiosa...” osservò la donna.

 

“ Oh” mormorò Hermione, portandosi una mano alla bocca. “ Mi scusi, faccio troppe domande a volte. E’ un mio difetto...”

 

“ Tranquilla, mi piace la tua intraprendenza. Bene...come vedi questa stanza è moto antica, quasi quando il castello. Fu fatta costruire da Maloney Moon in persona, dopo alcuni anni la fondazione dell’intero maschio...

 

Lo sapevo! Risale a Maloney Moon!

 

“ Si, so chi è Maloney Moon: mi sono documentata” disse Hermione, guadagnandosi un altro sorriso da parte della donna.

 

“ Fu costruita per noi...le sue figlie” spiegò, aprendo le mani come per contenere tutta la stanza.

 

Hermione alzò gli occhi ai ritratti, contandone almeno una decina.

 

Maloney Moon era suo padre?” chiese, alzando un sopracciglio.

 

La donna annuì.

 

Ed ebbe 10 figlie? Neanche un maschio?” chiese ancora, più scettica di prima.

 

La donna annuì ancora. “ Le coincidenze della vita...”

 

“ E, domanda sicuramente impertinente e sgarbata, ma...come...come è morto vostro padre?” chiese poi, tutto d’un fiato.

 

La donna abbassò lo sguardo, intristendosi.

 

“ Non lo so...” disse, mentre le luci della stanza si abbassavano e si andava a creare una sorta di densa nebbia che avvolgeva tutto pian piano.

 

Che...che cosa sta succedendo?” chiese Hermione, impaurita.

 

“ Voglio farti rivivere quel momento insieme a me...lo rivivo spesso da sola, ma non riesco a venirne a capo” mormorò, avvicinandosi ad Hermione e poggiandole una mano sulla spalla che da incorporea divenne reale, mentre la stanza si rischiarò e divenne più “fresca” e “viva”, come se non fosse trascorso molto tempo dalla sua costruzione.

 

Hermione si guardò intorno, spaesata, poggiando una mano sul muro affianco ma toccando come il vuoto.

Si guardò la mano e si accorse della sua strana trasparenza, allarmandosi.

 

“ Sei un fantasma come me ora. Siamo nel passato, esattamente la notte dell’uccisione di mio padre. Ma non spaventarti, è solo un breve viaggio: al ritorno sarai di nuovo normale” disse, prendendola per mano e fluttuando insieme a lei fuori dalla stanza.

 

Hermione si accorse subito che quel tocco che aveva sentito sulla spalla non era voluto dal fatto che Lady Marion fosse tornata in vita, ma che anche lei stessa fosse diventata un fantasma.

 

Attraversarono un corridoio e le prima urla si fecero sentire.

 

“ Non so dove trovare mio padre. Io ero nella mia camera, allora. Fui uccisa li, insieme alle mie sorelle. Una per una. Proprio questa notte...ma noi fummo uccise a ‘distanza’ per così dire. Ci lanciarono un incantesimo e non vedemmo mai gli esecutori di tale magia. Ma nostro padre...nostro padre era altrove. Ma non riesco a capire dove!” esclamò poi, nervosamente.

 

“ Aspetta...” disse Hermione, ancora sconvolta.

 

Stette un minuto a sentire le voci, capendo da dove provenissero.

 

Seguimi” aggiunse poi, arrivando davanti al passaggio segreto che le aveva fatto vedere Draco.

 

“ Sapevi di questo?” chiese Hermione alla donna, indicando il muro sovrastato dalle 4 fiaccole.

 

Lady Marion scosse la testa.

 

Così Hermione cercò la bacchetta nella tasca, ma fu fermata dalla donna al suo fianco.

 

“ Puoi passarci attraverso” spiegò, quasi con rassegnazione.

 

Hermione annuì e titubante fluttuò poco più avanti, chiuse gli occhi e provò. In due secondi era dall’altra parte con la figlia di Moon al suo fianco. Urla si diffusero per il sotterraneo, mentre luci multicolori si schiantavano dalle pareti davanti ai loro occhi.

 

Scesero le scale e arrivarono davanti alla porta dell’ufficio del padre, dove le grida s’intensificarono maggiormente.

 

“ Quello era il nascondiglio di tuo padre. L’ho scoperto oggi, con un mio...amico” aggiunse infine, scettica sulla parola amico.

 

Lady Marion annuì, avanzando verso la porta semiaperta, dove le voci si fecero sempre più chiare.

 

“...non avete diritto di entrare così nel mio castello! Lasciate questo posto, è un ordine!” intimò una voce, che probabilmente doveva essere di Maloney Moon.

 

Moon, ormai il gioco è fatto. Sei stato scoperto, tutti qui sanno cosa sei... ridacchiò un’altra voce, minacciosa.

 

Hermione e Lady Marion si avvicinarono alla porta, ci passarono attraverso non potendola aprire e si ritrovarono nella stanza dove stava avvenendo lo scontro, la stessa che aveva visto con Draco Malfoy.

 

La figlia del signor Moon si portò le mani alla bocca vedendo il padre con un rivolo di sangue scendere lungo la tempia, la bacchetta stretta tra le mani ed il respiro affannoso.

 

“ E’ arrivata la tua ora, Maloney” sibilò uno dei cinque uomini incappucciati che gli stavano davanti che cercavano di bloccarlo o quanto meno di circondarlo.

 

“ E dopo ci occuperemo di uccidere le tue figlie... ridacchiò un altro, avanzando.

 

Forse Marion era abituata a non essere vista, ma Hermione era li che tremava quasi avesse paura di essere scoperta. Quando uno di loro levò ancora la bacchetta, la Gryffindor cercò di pararsi, ma l’incantesimo le passò attraverso.

 

D’improvviso, però, la luna fece capolino dalle vetrate, apparendo visibile. Era piena.

 

“ Per Merlino, la Luna! Artemis, tira la tenda! Per la miseria, TIRA LA TENDA!!” urlò quello che doveva essere il capo.

 

Ma fu troppo tardi.

 

Maloney Moon iniziò a contrarsi ed urlare, contorcesi e muoversi con versi striduli e allo stesso tempo grotteschi, finché la trasformazione non fu completata.

 

Hermione si voltò, pensando a quanto Draco avesse avuto ragione facendo le sue affrettate supposizioni.

 

Lady Marion aveva le mani premute sulla bocca ed uno sguardo di pura incredulità dipinto sul viso.

 

“ Mio padre...mio padre...”

 

Hermione annuì, visibilmente scossa.

 

“ ...era un Lupo Mannaro, Marion” finì Hermione per lei, guardandola con rispetto, mentre lacrime senza alcune consistenza rotolavano giù dalle guance della dama fantasma.

 

I cinque uomini cercarono di bloccarlo, ma fu tutto inutile. Vennero scaraventati contro la parete e uccisi di colpo.

 

Il Lupo Mannaro si guardò intorno e scoppiò in un ululato pieno di disperazione, che fece tremare la stessa Hermione. Altri uomini arrivarono alle spalle di dei due fantasmi, passando attraverso i loro corpi.

 

“ FERMATELO!!” gridò un uomo, mentre un’altra decina di uomini cercava di bloccarlo.

 

Il mobile vicino al muro fu rovesciato, nello stesso modo in cui Hermione l’aveva trovato insieme a Draco, nel presente.

 

Maledizioni ed incantesimi furono lanciati al Lupo Mannaro, che riusciva a schivarle abilmente. Degli uomini arrivarono davanti alle finestre, tirando le tende cosicché la luna non fosse più visibile.

 

Il Lupo ululò, mentre cadeva in ginocchio senza forze e mentre contorcendosi riprendeva le sue sembianze.

Molti uomini lo circondarono, puntando le bacchette al collo di un Maloney Moon ormai tornato normale.

 

Altri stesero una mappa sul tavolo e ci conficcarono un pugnale per mantenerla aperta.

 

“ Le stanze si trovano al terzo ed al secondo piano, appena usciti da questo passaggio. Andate e se incontrate le figlie nel castello uccidetele. Altrimenti andate ad ucciderle nelle loro stanze: ma non entrate, lanciate incantesimi a distanza. Non voglio che soffrino e che sappiano...ho fatto tanto per isolare le grida con l’incantesimo silenzio, che dovrebbero dormire beate senza essersi accorte di nulla...” spiegò un uomo, mentre gli scagnozzi annuivano e uscivano dalla stanza, trapassando ancora i corpi delle due ragazze fantasma.

 

L’uomo che aveva appena parlato si abbassò il cappuccio, dirigendosi verso Maloney che in fin di vita giaceva circondato da vari uomini.

 

“ No, non è possibile...” disse con voce strozzata Marion, mentre altre lacrime le rotolavano giù dalle guance.

 

Hermione si voltò per capire cosa stava succedendo.

 

“ Quello è...è...” provò a dire ancora Marion, ma non ci riuscì.

 

Maloney...” disse l’uomo senza cappuccio, avanzando verso di lui.

 

Moon alzò lo sguardo verso l’uomo, chiamandolo Munerius.

 

“...proprio tu, PROPRIO TU MI HA TRADITO! E STAI PER UCCIDERE LE TUE NIPOTI!!” urlò Maloney, con l’ultimo fiato che riuscì ad emettere dalle labbra spaccate.

 

E’...è...mio zio, Munerius” disse Marion, guardando la scena ad occhi sbarrati.

 

Hermione rimase in silenzio, maledicendosi di averle fatto vedere quel nascondiglio. La cosa stava degenerando.

 

Munerius abbassò il capo.

“ Tu per me sei più di un fratello...sei parte di me. E con te stanotte morrò anche io, Maloney. Ma un Lupo Mannaro pericoloso come te non poteva pretendere di vivere senza restrizioni...e tanto meno pensare di aprire una scuola. Maloney, mi dispiace...” mormorò ancora, a capo chino.

 

Poi si allontanò, facendo segno agli uomini di seguirlo, mentre Moon giaceva per terra, esanime.

 

“ Prima di uscire bruciate tutto...” ordinò, prima di trapassare i due fantasmi e lasciare la stanza.

 

Ho capito, ho capito tutto adesso...” mormorò Marion, abbassando la testa.

 

Hermione annuì, sconvolta da tante informazioni su quella strana notte.

 

“ Ora possiamo andare” disse Marion, fluttuando insieme ad Hermione fuori dalla stanza, mentre un grido si diffuse per il sotterraneo e poi tutto divenne così abbagliante che Hermione dovette chiudere gli occhi.

 

Sentì una voce prima che tutto fu completamente bianco; la voce di Marion che diceva “ E comunque, Hermione, sta attenta: se il tuo amico sapeva come aprire quel passaggio dev’essere a conoscenza di molte più cose di quanto credi sulla magia oscura...”

 

Poi un dolore l’attraversò nel petto, mentre cadde di peso su un  pavimento duro di marmo, freddo e consistente.

 

Era tornata normale.

 

Si guardò intorno, capendo di trovarsi di nuovo nella stanza circolare dell’armadio.

 

Alzò lo sguardo davanti a lei, trovando una fluttuante e sorridente Lady Marion.

 

“ Quello che mi hai mostrato è stata per me la cosa più importante che tu abbia mai potuto fare. Un atto di altruismo e coraggio. Hermione Granger, accetta questo dono da parte mia e delle mie sorelle...perchè ora grazie a te siamo di nuovo libere” disse, mentre altri fantasmi si liberarono dai quadri, avvolti nei loro bellissimi vestiti, circondandola.

 

Hermione si alzò, girando su se stessa, ricevendo dei bellissimi sorrisi dalle dieci splendide dame che ora alzavano le loro braccia e cantando una melodia sconosciuta, fluttuavano intorno a lei.

 

Un senso di benessere la invase, mentre il suo corpo stava mutando, inispiegabilmente.

I ricci disfatti stavano diventando boccoli morbidi, la pelle morbida non aveva più nessuna imperfezione mentre alle unghie delle dita delle mani uno smalto perlaceo risaltava luccicante. La bocca fu colorata di un rosso così naturale da sembrare un bocciolo di rosa, il viso acquisì il colore di una pesca, gli occhi divennero ancora più profondi, e i riflessi dorati si accentuarono. Apparve un vestito al suo fianco, che le dame le porsero dicendo di indossarlo quella sera. Bellissimi gioielli stavano poi in uno scrigno donato da Lady Marion.

 

“ Questi sono i nostri doni per te, Hermione. Che tu possa essere felice per sempre, piccola” disse Marion, mentre le altre s’inchinavano alla ragazza che stringeva il vestito tra le braccia.

 

Hermione non seppe subito cosa dire, ma s’inchinò a sua volta, commossa ed emozionata.

 

Guardandosi allo specchio che torreggiava dietro l’armadio, si vide così bella che non poté fare a meno di sorridere.

 

“ Ti abbiamo donato il colore della pesca... disse una dama, sfiorandole una guancia con il suo tocco incorporeo.

 

“ Il colore della rosa rossa...” disse un’altra, sfiorandole le labbra.

 

“ La luce del sole...” disse ancora un’altra, poggiando un dito trasparente sui suoi occhi quasi dorati.

 

“ La bellezza della primavera” disse infine un’altra, sfiorandole i capelli dai boccoli perfetti.

 

“ Così come la morbidezza e la purezza di una perla” disse una più piccola, alludendo alla sua nuova pelle.

 

“ Questi doni saranno per sempre, Hermione. Non svaniranno mai. Abbiamo solo risaltato la tua naturale bellezza, non ti abbiamo cambiato” disse Marion.

 

Hermione fece un giro davanti allo specchio. Era la stessa Hermione di sempre, solo più...più bella, più solare.

 

“ Non cosa dire...grazie. Grazie davvero...” mormorò, rivolta alle dieci fanciulle.

 

Le dame s’inchinarono e scomparirono, mentre nell’aria rimase una dolce melodia ed un “ Grazie a te. Ora siamo finalmente libere”.

 

 

 

šsšts

 

 

 

 

 

 

Bene, adesso spero di ricevere commenti per sapere cosa ne pensate, se ho saputo ben descrivere le scene nel passato e se qualche volta ho saputo creare suspance. Alla fine non mi piace dire: “commentateeeeeeee” la trovo una forzatura, ma gradirei sapere cosa ne pensate...vedo che moltissime persone leggono questa ff, quindi...

 

 

Un ringraziamento in particolare va:

 

gemellina: sono proprio contenta che la mia ff continui ad appassionarti! E mi fa piacere sentire il parere di una scrittrice brava come te!*__*

 

camyxpink: Ciao! Come vedi ho postato dopo 4 giorni! Non è subitissimo ma...cerco di fare del mio meglio!^^

 

Cobwy23: L'attesa è valsa?? Ma grazie!!*___* Anche a me è piaciuta tantissimo la battaglia con i cuscini, è un tema che ho sempre adorato...forse perché l’ho vissuto in prima persona! Ma non parliamo di me: sono proprio contenta che ti sia piaciuto il capitolo, spero che anche questo non ti deluda!

 

white_tifa: “se questo tempo ti serve per sfornare capitoli così belli, allora prenditi tutto il tempo del mondo”....ma GRAZIE!!!*_______* Davvero ti è piaciuto?? Cmq penso di riuscire a scrivere più velocemente d’ora in poi...o almeno spero!:P

 

@ngel: Ciao!! Mi fa piacere ti sia piaciuto il cap! E’ vero, c’era stato il “quasi bacio”, ma spero si sia capito che non è Malfoy lo stronzo. Alla fine, quello che ha fatto è molto bello secondo me...lo capisce anche Hermione ma è come se non vuole ammetterlo con sé stessa: lei dice “non so neanche se devo prenderlo come un complimento”, perché sa che un “sei diversa dalle altre” è una cosa molto bella detta da Malfoy che frequenta solo sciacquette.

 

Ciobar: Anche io adoro Hermione e Draco!!*___* E sono proprio contenta tu abbia letto e recensito la mia ff!! Spero questo cap ti piaccia!!

 

lunachan62: grazie per la bella recensione! Spero si sia capito che però i nostri protagonisti non si sono ancora baciati!^^ Spero che l’avventura che seguirà non ti deluda, come questo capitolo sove si capiscono molte cose...e alcune ancora restano tutte da scoprire!!

 

 

 

Il prossimo capitolo arriverà più o meno presto.

 

Un bacio grandissimo,

Erin.

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Capitolo 9
*** Incomprensioni ***


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Mentre il buio impregnava le mura del castello, Hermione scendeva silenziosamente i gradini della scala a chiocciola, con il vestito stretto in grembo e un cofanetto in avorio chiuso da un prezioso sigillo d’oro.

 

A quell’ora, per fortuna, nessuno girava per il castello. Arrivò al terzo piano senza incontrare anima viva, passando davanti alla porta di Draco Malfoy.

 

La fissò un attimo, poi scrollò la testa ed entrò in camera.

 

Chiudendosi la porta alle spalle, ci si appoggiò contro, sospirando di sollievo e guardandosi intorno.

 

Diede uno sguardo all’orologio, notando che non era passato tempo. Erano appena le 20.00. Il tempo che aveva trascorso nel passato era come se non fosse mai esistito.

 

Appoggiò delicatamente l’abito sul letto così come il cofanetto.

 

Si passò una mano tra i capelli, ammirando il vestito che pigramente se ne stava disteso davanti a lei.

 

“ Questo vestito è...semplicemente stupendo”  mormorò tra sé e sé.

 

Facendo una lieve pressione sul letto, si sedette, sfiorando la stoffa del vestito e ammirandone le fattezze: non aveva mai visto niente di cosi bello in vita sua.

 

Accanto all’abito, stava il cofanetto d’avorio. Lo fissò per qualche istante, poi allungò una mano e lo sfiorò con le dita, prendendolo tra le mani.

 

Era piuttosto pesante, prima non lo aveva notato. Era perfetto in ogni rifinitura, avorio ed oro combinati insieme davano quel tocco di assoluta eleganza.

 

Sollevò la chiusura in oro, facendo scattare un piccolo meccanismo. Lentamente lo aprì, mentre una luce inondò la stanza per poi sparire immediatamente. Istintivamente si guardò intorno, poi fissò ancora una volta il cofanetto; o meglio, il suo contenuto.

 

Sulla seta color panna era adagiata una preziosissima collana di perle, due orecchini e un bracciale della stessa fattura.

 

Hermione si portò una mano alla bocca, stupita dai quei doni così inaspettati. Erano perle nere, in perfetta armonia con i colori dell’abito che avrebbe indossato.

 

Chiuse lo scrigno, distendendosi sul letto, pensierosa. Il suo sguardo cadde su uno specchio accanto al comodino. A gattoni arrivò fino al comodino e, esitante, prese lo specchio tra le mani e si guardò.

 

Era così diversa...eppure così lei. Si ammirò da ogni lato, notando quanto le piccole imperfezioni fossero sparite: qualche brufoletto, qualche piccola cicatrice, qualsiasi imperfezione avesse avuto prima ora era scomparsa. Aveva davvero una pelle perfetta.

 

Le labbra, che in genere per nervosismo o per altro, tendeva a mordicchiarsi e screpolarsi, ora erano piene e rosse, ma un rosso naturale, non come se avesse avuto un rossetto o non so ché. Gli occhi erano più luminosi, le ciglia più lunghe e nere.

 

Si lasciò cadere all’indietro, mentre qualche ciocca di capelli le sfiorava il viso: adesso aveva anche dei bellissimi boccoli naturali, non doveva più passare ore ed ore davanti ad uno specchio cercando di renderli decenti con qualche pozione.

 

Chiuse gli occhi, rilassandosi, mentre le venne in mente l’ultima scena vissuta nel passato, mentre delle parole le risuonarono tra i ricordi, quasi prima non ci avesse dato così tanto peso.

 

Hermione, sta attenta: se il tuo amico sapeva come aprire quel passaggio dev’essere a conoscenza di molte più cose di quanto credi sulla magia oscura...

 

Si alzò e si mise a sedere.

 

“ Giusto! Come faceva Draco a sapere di quel passaggio? Quando gliel’ho chiesto mi ha risposto in modo così scorbutico...avevo toccato un tasto dolente” disse, battendo un pugno sul letto in segno di vittoria.

 

Pensò subito che avrebbe appurato questa cosa al più presto, mentre sentì bussare alla porta.

 

Scese dal letto per andare ad aprire, trovandosi dei sorridenti Harry e Ron davanti alla porta.

 

“ Ragazzi! Entrate” disse, spostandosi dalla porta per farli passare.

 

Dietro di loro vide Draco parlare con Blaise e sorridere, un sorriso così bello che pensò di perdersi. Per fortuna che il ragazzo in questione non si era accorto di essere fissato...

 

Hermione?” fece Harry, alzando un sopracciglio.

 

La ragazza tornò subito in stessa, chiudendo velocemente la porta alle spalle dei due.

 

Harry e Ron si guardarono a vicenda, prima di osservare Hermione e borbottare qualcosa tra loro.

 

Che c’è?” chiese, stizzita.

 

“ No, niente...” disse Harry, mentre Ron lo seguiva silenzioso, fissando a sua volta l’amica.

 

Hermione mise le mani sui fianchi, indispettita, mentre i due continuavano a squadrarla.

 

“ Mi dite cos c’è che non va?” sbottò poi, mentre Ron prendeva posto sul letto, accanto al vestito.

 

“ Sei diversa...che hai fatto al viso? Ed hai capelli...” osservò Harry, facendo un giro intorno all’amica per guardarla meglio.

 

“ Io...niente Harry. I capelli sono solo più boccolosi, il viso più pulito. Mi sto solo curando di più, che c’è di male?” rispose Hermione, non potendo dire la verità. Infondo avrebbe dovuto parlargli di troppe cose che aveva taciuto fino a quel momento.

 

Ron annuì.

“ Ha ragione Harrydisse, poi squadrò a sua volta Hermione, prima di parlare. “ Sei diversa nel complesso...stai crescendo, piccola Hermione. Ora si che sei una vera donna!” disse, alzandosi e fingendo le lacrime agli occhi come una mamma che fa i complimenti ad una figlia diventata signorina.

 

Ma smettetela!” rise Hermione, lanciandogli un cuscino. Ma poi s’incupì, collegando il cuscino a Draco. Che idiota! Tutto gli ricordava quel pezzo di stronzo!!

 

Comunque eravamo venuti per il festino di stasera: sai che Ron ha trovato un’accompagnatrice?” fece Harry, guardando verso l’amico.

 

Se per questo anche tu, Harry!” fece di rimando Ron.

 

Erano due ragazze di Corvonero, due amiche che avevano conosciuto quando erano usciti per andare in città.

 

Ma bene ragazzi, sono fiera di voi!” disse Hermione, strizzando un occhio.

 

“ Ma vedo che hai deciso di venire anche tu a quanto sembra... osservò Harry, sfiorando l’abito adagiato sul letto.

 

Hermione annuì.

 

E vieni con qualcuno?” chiese poi Ron, con un tono di voce diverso dal solito.

 

Chissà perché il quel momento le venne di nuovo in mente Draco, ma scosse la testa per cacciarlo via dalla sua mente.

 

“ No, con nessuno” rispose Hermione, quasi non facendo caso a Ron.

“ Sentite, dovrei farmi una doccia ed iniziare a prepararmi...ci vediamo alla festa?” fece poi Hermione, volendo restare un po’ da sola con i suoi pensieri.

 

Harry e Ron si guardarono.

 

“ Già inizi a prepararti? Beh, voi ragazze...” fece Ron, alzando gli occhi al cielo.

 

Hermione fece una linguaccia a Ron.

 

E non passiamo a chiamarti? Per cena, almeno” domandò Harry.

 

Hermione fissò un attimo il moro, come capendo solo in quel momento. Quella storia l’aveva così scombussolata che si era dimenticata anche della cena!

 

“ Oh si, per cena. Si si, certo” aggiunse poi, frettolosamente.

“ Si, avviatevi giù. Vi raggiungo” disse solo, lasciando che uscissero dalla sua camera.

 

Poi, di nuovo sola, si buttò sul letto sospirando, mentre mille pensieri le fluttuavano per la testa.

 

Draco...ma che palle! Che razza di cotta mi sono presa?” chiese quasi a se stessa, sbuffando.

 

 

šsšts

 

 

Quando scese nella Sala Grande del castello, si andò a sedere al fianco di Harry e Ron, passando prima per la metà di tavolo in cui erano seduti i Serpeverde.

 

Non si voltò a guardare Draco, ma percepì chiaramente due occhi trapassarla come lame d’argento.

 

Harry e Ron le chiesero più volte il perché del suo strano silenzio o semplicemente il perché della sua assenza nelle loro conversazioni.

 

Ma il problema era che Hermione non riusciva a non pensarci: non riusciva a smettere di pensare la stronzata che aveva fatto quel pomeriggio in camera di Draco. Si era lasciata prendere, fin troppo, ed ora aveva solo voglia di dimenticare tutto.

 

E qui arrivava il difficile.

 

Dimenticare Draco e invaghirsi di Draco, per lei, erano proporzionali. Tanto era difficile per Hermione Granger pensare solo di poter provare dei sentimenti per l’algido erede dei Malfoy, Principe Slytherin, bastardo e stronzo d’un purosangue...beh, dimenticarlo era forse ancora più difficile.

 

Si alzò da tavola, salutando gli amici.

 

“ Ti passiamo a chiamare tra un po’?” chiese Ron, alzandosi in piedi come per seguirla.

 

“ No, ci vediamo direttamente alla festa” rispose solo, abbozzando un sorriso, mentre Ron si risiedeva lentamente.

 

šsšts

 

Quando anche Draco finì di cenare, si alzò congedandosi da Blaise e Nott, dandosi appuntamento per le 22.30 nella sala adibita al festino.

 

Salì le scale che portavano al terzo piano, mentre con le mani in tasca camminava tranquillamente. Ma in realtà, l’animo dello Slytherin era confuso e tormentato come mai era stato prima d’ora.

 

Un unico nome galleggiava tra i suoi pensieri, infilandosi prepotentemente in posti a cui a molti aveva negato l’accesso.

 

Hermione Granger.

 

Che diavolo gli era preso? No, non si stava maledicendo per aver tentato di baciarla...ma per essersi ritratto. Ma infondo sapeva perché: lei era...era...era Hermione Granger, diamine! Era perfetta, pura, semplice, intelligente. Non era una come tante, e non gli andava di trattarla come tale. Lei meritava di più di uno stronzo bastardo come lui. Lei non meritava neanche un bacio dalle sue labbra peccaminose...era come se così la infangasse.

 

Si passò nervosamente una mano tra i serici capelli, mentre a metà corridoio prese a dirigersi verso la sua porta.

 

Doveva dimenticarla, doveva pensare ad altro, doveva riuscirci...

 

Mettendo la mano sul pomello della sua porta, guardò la porta affianco, dove la scritta Hermione Granger brillava in oro giallo.

 

Forse stette a fissarla per troppo, troppo tempo, perché i corridoi furono invasi da ragazzi provenienti dalla Sala Grande.

 

Così, scrollando il capo, entrò in camera per una doccia rigenerante.

 

šsšts

 

Ore 22.40, camera numero 918, stanza di Hermione Granger.

 

La stanza era così buia che sembrava non ci fosse nessuno. I raggi lunari illuminavano il letto in orizzontale, dove una figura raggomitolata con le gambe al petto, stava pensierosa.

 

Avvolta in un lungo abito senza maniche, le spalle e le braccia restavano scoperte sotto la lieve brezza settembrina, mentre il corpetto dell’abito le copriva il busto, per poi finire in una meravigliosa gonna gonfia, tipica degli abiti ottocenteschi.

 

Molti boccoli castani erano raccolti debolmente in una crocchia elegante, mentre altre ciocche ricadevano sulla nuda e morbida pelle.

 

Pensava, pensava in continuazione. Pensava se uscire da quella porta, se andare a quella festa, se vederlo era la cosa giusta da fare. Che poi l’avrebbe visto il giorno dopo, sicuramente, a lezione. Ma se poteva evitare almeno per quella sera, l’avrebbe fatto.

 

Scosse la testa, come per scacciare via quei pensieri. Ma cosa le stava prendendo? Lei, una coraggiosa Griffyndor, che aveva paura? Assolutamente no. Non avrebbe avuto questa soddisfazione, quel maledetto Slytherin.

 

Così, risoluta, si alzò dal letto, si sistemò per l’ultima volta davanti allo specchio e lasciò la stanza.

 

Camminando, aprì un ventaglio in piume di pavone, obbligatorio per le dame che avrebbero preso parte al party. Sventolandosi per il troppo caldo, salì al quarto piano: anche se la temperatura esterna non è che fosse così alta.

 

šsšts

 

La stanza allestita per la festa era davvero stupenda. Molte persone presenti pensarono davvero che i Corvonero, questa volta, avevano superato se stessi.

 

Colonne in marmo nero erano disposte lungo il perimetro rettangolare, sormontate da archi ogivali ricoperti da edera fiorita.

 

Il pavimento prima scuro, adesso era diventato di marmo bianco, in contrasto con il nero delle colonne, ma in sintonia con gli intarsi delle stesse e con gli arazzi ottocenteschi e i quadri disposti ordinatamente sui muri in marmo, appunto, bianco.

 

Un tavolo lunghissimo era posto orizzontalmente infondo all’immensa sala, con candelabri e pietanze di tutti i tipi.

 

Musica come il lento valzer aleggiava già nell’atmosfera, mentre dame in abiti bellissimi con i loro ventagli, con pettinature alte e piene di fermagli, con strascichi e gioielli, riempivano la sala.

 

In quel momento fecero ingresso anche Ron e Harry – insieme alle loro dame –  avvolti in splendidi smoking neri dal taglio ottocentesco, simili ad altri presenti in sala.

 

Anche Draco Malfoy, avvolto in un completo nero – seppur di gran lunga più bello degli altri – stava appoggiato vicino una colonna, mentre con un bicchiere di Whisky Incendiario parlava con Blaise e Nott, entrambi provvisti anche di cilindro.

 

Quando dopo qualche istante la porta si aprì, nessuno sembrò farci caso: chi impegnato a parlare e guardare qualche bel ragazzo o ragazza, chi  a ballare il valzer a centro sala, chi solamente a guardare altrove.

 

Hermione entrò nella sala, inizialmente, quasi passando inosservata.

 

Poi fu come un riflesso a catena – o forse il suo splendore abbagliò tutta la sala – e tutti i presenti si voltarono per vedere chi era arrivato alla festa così tardi.

 

Il rossore delle guance di Hermione era a dire poco indescrivibile quando si sentì quasi 100 paia di occhi puntati su di lei.

 

Un mormorio si diffuse per la sala, dopo il repentino silenzio precedente, mentre qualcuno tornava a guardare altrove visibilmente sconvolto e qualche complimento invece, detto a voce alta, risuonava evidente alle orecchie delle Griffindor.

 

Harry e Ron la raggiunsero, alquanto sconvolti.

 

Mentre il rosso ingoiava rumorosamente, la mascella di Harry sembrava stesse sfiorando il pavimento.

 

Hermione...” disse solo, dando una gomitata all’amico che sembrava aver perso il lume della ragione.

 

“ Ehm...sono troppo appariscente? Eppure mi sembra un abito abbastanza semplice nella sua vistosità” chiese Hermione, guardandosi intorno per vedere altri vestiti, di gran lunga più scollati e più audaci del suo. E allora perché aveva tutti gli occhi della fauna maschile puntati su di se? E perché anche al ragazze la guardavano a bocca aperta?

 

“ No no” si affrettò a dire Harry “ ...solo sei davvero bellissima stasera” aggiunse poi, mentre Ron annuiva senza parole.

 

Hermione arrossì per la seconda volta, mentre prendendo un lembo del vestito con la mano destra, sorreggeva il ventaglio con la sinistra, scomparendo tra la folla.

 

Ma qualcuno in particolare l’aveva vista benissimo. E non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.

 

Dra...” chiamò l’amico per l’ennesima volta, ma nessuna risposta arrivò.

 

Draco...Draco Lucius Malfoy?!” sbottò Nott, mentre Blaise lo guardava senza capire.

 

Dra!” fece il moro, prendendolo per le spalle e attirando la sua attenzione.

 

“ Eh?” fece il biondo, come ridestato da un sogno.

 

Che diavolo ti era preso? Guardavi un punto da mezz’ora, sembravi in trance...” asserì Blaise, guardando stranito l’amico, che si passò una mano tra i capelli.

 

“ No niente, mi ero distratto” disse solo tornando a guardare davanti a sé. Merlino se si era distratto...possibile che potesse essere così bella?

 

“ Parlando di altro...avete visto la Granger? E’ appena entrata” chiese Nott, spostando i suoi occhi lascivi sulla figura di Hermione accanto ad Harry e Ron.

 

E come non potevo notarla? Ma hai visto quant’è bella? Merlino, è la più bella ragazza della sala... fece Blaise, come se la cosa fosse più che ovvia.

 

“ Hai proprio ragione Blaise” asserì Nott, annuendo. “ La Granger è davvero bellissima. Peccato solo che è una mezzosangue...e pure Griffyndor” concluse Nott, tornando a guardare gli amici.

 

“ A me non importa. Per me resta una bella ragazza, punto. La mia famiglia non è come la tua Theodore. Non c’è quest’avversione per i mezzosangue...tanto meno per i Griffyndor” spiegò Blaise, mandando giù un ultimo sorso di Whisky.

 

E tu Dra? Che ne pensi?” chiese Theodore, vedendo l’amico perso nei suoi pensieri.

 

“ Esattamente come la pensate voi. Se volete scusarmi...” disse vago, dileguandosi tra i due e sparendo tra la folla.

 

“ D’accordo con noi? Ma se ognuno di noi due ha detto la cosa opposta?” fece poi un Nott alquanto perplesso.

 

šsšts

 

 

Hermione stava chiacchierando con le due ragazze di corvonero che avevano conosciuto Harry e Ron, mentre sorseggiava del vino bianco elfico.

 

Da lontano sentì un sguardo che di più di tutti le era incollato sulla schiena seminuda. La fece quasi rabbrividire, ma pensò che tutta quella situazione era solo suggestione: infondo, praticamente tutti la stavano mangiando con gli occhi!

 

Ma invece uno sguardo più penetrante degli altri c’era. Uno sguardo di ghiaccio, uno sguardo d’argento, uno sguardo consapevole eppure colpevole. Consapevole di quanto fosse bella avvolta in quell’abito nero, dove al centro della gonna, del merletto bianco decorava il tutto triangolarmente. Delle rifiniture d’orate, poi, donavano alla gonna ampia uno splendore mai visto prima. Il corpetto, invece, l’abbracciava dall’esile vita fino all’incavo dei seni, dove parte della scollatura era ben visibile. Dietro, un intreccio di nastri neri e dorati le chiudeva il corpetto, impreziosito da bellissime perle nere, così come quelle che aveva al collo e uguali a quelle che formavano gli orecchini e il bracciale alla mano sinistra.

 

Consapevole eppure colpevole.

 

Colpevole di quello che avrebbe fatto, di quello che sentiva per lei, di quello che si era ripromesso di non provare.

 

Sorrideva lei e per Merlino, quant’era bella. Bella, certo. Ed era davvero riduttivo. Era li, mentre dolci boccoli le incorniciavano il viso, mentre le labbra rosse si aprivano ancora una volta, parlando con altre due ragazze, mentre una luce diversa brillava nei suoi occhi, quasi magica.

 

Quegli occhi dorati che lo stesso pomeriggio l’avevano fatto capitolare, quella sera sembravano addirittura più belli.

 

Mosse un piede in avanti, cercando di inoltrarsi tra la folla per raggiungerla, quando finalmente si era allontanata dalle due ragazze di Corvonero.

 

Ora stava li, da sola, seduta su una poltrona infondo alla sala, accanto ad una portafinestra che dava su un balcone, mentre si torturava le mani.

 

Sembrava in ansia per qualcosa, guardava fuori dalla finestra il cielo stellato, come se così potesse calmarsi.

 

Draco passò accanto al buffet, voltando l’angolo della sala, dove era adibita questa piccola sala – ancora vuota – composta da un divano e due poltrone, poi più in la ancora un divano e due poltrone, e così via, per quattro o cinque raggruppamenti.

 

Li la musica del dolce valzer si sentiva di meno, li dove la bella Griffyndor stava silenziosa e pensierosa.

 

Nel momento in cui Draco svoltò l’angolo e si trovò in quella parte della sala, Marcus Belbi gli passò affianco, dirigendosi con due calici di vino bianco elfico verso Hermione.

 

Draco si fermò all’istante, facendo qualche passo indietro e trovandosi nuovamente al di qua dell’angolo, fuori dalla vista di Hermione.

 

Ma attraverso il riflesso della portafinestra poteva vedere tutto: Marcus che si sedeva accanto ad Hermione che, come svegliata d’improvviso, rivolgeva la sua attenzione al nuovo arrivato e non più al cielo stellato della notte li fuori.

 

La vide sorridere imbarazzata, mentre Marcus tentava di avvicinarsi di più e di poggiarle una mano sulla sua.

 

Draco stava per fare un passo e fregarsene di tutto, stava per andare li e spaccare il muso a quel Belbi, quando Hermione ritrasse la mano, scuotendo la testa.

 

La Griffyndor gli disse poi qualcosa, di cui Draco riuscì a capire solo “ ...scusa” e vide Marcus alzarsi distrutto e andare via, lasciando quella saletta ‘privata’.

 

Belbi gli passò davanti, alquanto triste, mentre Draco fissava Hermione tornare alla sua posa originaria, guardando al di là della portafinestra.

 

Si passò una mano tra i capelli, tornando a guardare davanti a sé, nervosamente.

 

Sospirò più volte, prima di entrare in quella saletta e camminare silenziosamente verso di lei.

 

šsšts

 

Hermione, persa ancora nei suoi pensieri, non si accorse di chi era appena entrato nella sala.

 

L’aveva visto prima, eccome se l’aveva visto. Chissà se lui l’aveva vista...

 

Sentiva uno strano bisogno di lui e si diede della stupida per questo. Si diede della stupida per il fatto di stare ancora pensando a Draco Malfoy.

 

Che belle le stelle stasera...” disse una voce profonda, ormai familiare, facendo ridestare Hermione dai suoi pensieri.

 

La Griffyndor si voltò di scatto davanti a lei, mentre un groppo le saliva alla gola vedendo quel bellissimo ragazzo davanti a sé: era in piedi, le mani nelle tasche dei raffinati pantaloni neri, lo sguardo rivolto al di là della portafinestra. Dopo qualche secondo di silenzio, Draco si voltò verso Hermione sedendosi sulla poltrona di fronte a lei.

 

“ Ciao Draco” disse lei con un sorriso, celando tutte le emozioni che provava in quel momento. Fu un ciao così naturale che si meravigliò lei stessa della voce con la quale lo aveva pronunciato. Si era ripromessa, infatti, che nulla avrebbe più compromesso il loro rapporto: già era difficile pensare di essere amica di Draco Malfoy, poi arrivare a desiderare di baciarlo, abbracciarlo, sentirlo...era troppo per lei. E poi lui le aveva fatto capire che la voleva solo come amica. E un’amica sarebbe stata.

 

“ Ciao Mezzosangue” disse lui, quasi scherzosamente. Aveva avuto un attimo di sbandamento perdendosi nei suoi occhi, ma quando lei lo aveva salutato in modo così...amichevole, ecco, si era sentito strano. Non che non gli facesse piacere vederla così sollevata, così sorridente...ma Hermione non provava niente? Insomma, quel pomeriggio c’era stato unquasi bacio’ e lei gli era sembrata alquanto dispiaciuta che non fossero andati oltre. E invece adesso sembrava così tranquilla, come se non le importasse di nulla. Doveva capirlo primo, povero illuso. Per lui Hermione era troppo e non poteva permettersi altri errori con lei. Voleva essere solo un amica? Ebbene, l’avrebbe accontentata.

 

Cosa ci fai qui? Perché non sei nel vivo della festa?” chiese Hermione alzandosi in piedi, seguita da Draco.

 

“ Potrei chiederti la stessa cosa. Siamo amici adesso...” disse il biondo, calcando sulla parola amici “...e vedendoti qui, tutta sola, sono venuto a vedere cosa avevi”.

 

Che bugiardo! si disse Draco. Si, era venuto per vedere cosa aveva, perché si era isolata...ma per stare con lei. Gli piaceva passare tempo con lei.

 

Hermione annuì.

Si ecco, avevo degli strani pensieri per la testa, ma ora è tutto a posto” chiarì con un sorriso, prendendo un lembo dell’abito e iniziando a camminare verso la portafinestra. Poggiò entrambe le mani sul vetro guardando fuori.

 

Draco abbozzò un sorriso guardandola da dietro: quel corpo così esile ma allo stesso tempo formoso, sembrava così delicato eppure così forte, avvolto in quel bellissimo abito nero in contrasto con la sua pelle appena dorata. Quei boccoli poi, sembravano riccioli di cioccolato.

 

Fece qualche passo, arrivando al suo fianco.

 

“ Usciamo?” chiese, guardando fuori.

Hermione si voltò, mentre un brivido le percorse tutta la schiena. Diamine! si disse mentalmente.

 

“ Oh, si certo. Usciamo”

 

Draco aprì la portafinestra, mentre una brezza fresca iniziò a scivolargli sulla pelle. Una volta fuori, la brezza si fece più forte, ma comunque sopportabile anche per Hermione con le spalle, il decoltè e gran parte della schiena scoperti.

 

“ E’ così bello da quassù. Ad Hogwarts non ci sono terrazze così belle per poter ammirare le stelle...ed alla fine sarebbero i posti perfetti per guardare il cielo, senza le luci delle città babbane, intendo” mormorò Hermione, portandosi le braccia incrociate sotto il seno.

 

“ No, ti sbagli. Ad Hogwarts c’è un bellissima terrazza, ma è alquanto nascosta. Appena torniamo, ti porterò a vederla” spiegò Draco, mentre, notando Hermione scossa da qualche brivido di freddo, si tolse la giacca e gliela poggiò sulle spalle.

 

Hermione, leggermente rossa in viso, gli mormorò un “grazie”, sorridendogli.

 

“ Vorrei parlare di oggi pomeriggio, Hermione” fu come un lampo a ciel sereno. Mai la Griffyndor si sarebbe aspettata una simile richiesta. Deglutì, in preda al panico, non sapendo come prendere la situazione.

 

“ Parlare? E di cosa esattamente?” chiese poi, fingendosi ingenua.

 

“ Di me, di te...di quello che sta succedendo tra noi. O meglio, di quello che non è successo” chiarì Draco, puntando il suo sguardo in quello di Hermione che non riuscì a reggere il confronto, e si volse a guardare davanti a lei.

 

“ Appunto, di quello che non è successo. E’ stato un errore, no? L’hai detto tu stesso. Un semplice errore che non verrà mai più ripetuto” disse Hermione, come se le parole gli scivolassero di bocca senza controllo. Ma nelle sue parole c’era più malinconia e tristezza di quanto lui pensasse, di quanto lui era riuscito a cogliere. Draco, infatti, sentendo Un semplice errore che non verrà mai più ripetuto provò una morsa allo stomaco, quasi quelle parole fossero più taglienti della lama più affilata. Ma c’era solo rassegnazione nelle parole di Hermione, una rassegnazione ben celata.

 

Draco restò in silenzio, continuando a guadare le stelle, quando dopo un po’ non decisero di rientrare.

 

La festa durò per ancora tutta l’ora successiva, poi qualcuno più stanco già iniziava ad andarsene. Draco e Hermione riuscivano ad intrecciare i loro sguardi poche volte durante il resto della serata, lei occupata con Harry, Ron e altre persone, lui occupato con altri Slytherin come Zabini e Nott. Non avevano ancora “reso pubblica” la loro amicizia, e per ora, preferivano avere un po’ di privacy.

 

Anche perché i sentimenti erano nuovi e troppo contrastanti per essere esposti alla mercè di tutti.

 

 

šsšts

 

 

 

Salve a tutti! Ecco la fine del nono capitolo. C’è chi mi sta già uccidendo non è così? Ma purtroppo ho deciso di non accelerare i tempi: il quasi-bacio aveva scottato entrambi e i sentimenti nati erano troppo forti per potergli dare subito un nome. Ma il capitolo dove avverrà il loro avvicinamento non è lontano, l’ho anche già scritto!

 

Ma passiamo ai ringraziamenti:

 

VIO_SMILE: Ciao! Prima di tutto non sei stata per niente cattiva, scherzi? Anzi, sono andata a rivedere i capitoli e mi sono accorta degli errori, spero di non averne fatti in questo. Passando alla storia, qualcosa di speciale arriverà ma come detto non voglio accelerare i tempi!

 

lunachan62: Sono contenta che la mia storia ti stia piacendo! Sperando che questo capitolo -  dove molti credevano sarebbe successo qualcosa – ti sia piaciuto lo stesso!^^

 

fanny: Grazie per i complimenti! Piaciuta la faccia di Draco?^__^

 

camyxpink: Beh, senza dubbio l’abito era bellissimo, spero di aver reso bene l’idea! Le cose da scoprire sono ancora molte cmq, e la storia tra i due protagonisti si sta evolvendo pian piano...

 

tery91: Grazie anche a te per i complimenti! Spero di non averti fatto aspettare tanto!-_^

 

Lady Cassandra: non sopporti Ginny? Beh, direi che invece a me non dispiace, basta che non combini casini e si metta in mezzo alla nostra coppia!*___* E cmq spero tu abbia trovato bello anche questo cap! Alla prossima!

 

Cobwy23: Ciao! Come vedi Hermione è un po’ restia nei suoi confronti...ha travisato le sue intenzione e di rimando Draco ora sta travisando le sue: ma tutto si sistemerà al + presto! Mi fa piacere che tu trovi belle le mie idee, anche a me la storia incuriosisce dato che molti punti ancora io stessa devo chiarirli!^^

 

stellina-malfoy: Ciao! Tutta d’un fiato? Beh, sarà stata una faticaccia! XD Sono contenta che ti piaccia, e grazie per i complimenti!^^

 

white_tifa: Ciao carissima! Davvero ti è piaciuto così tanto questo cap?? Ma grazie!!!*__________* Spero di non averti deluso con questo!! Bacioni!

 

crici_82: alone di mistero alla Rowling?? Ma tu solo mettendomi nella stessa sua frase mi fai commuovere!!*____* Cmq, a parte questo, sono davvero contenta ti piaccia la mia storia! Che ne dici di questo capitolo??^^

 

 

Un saluto a tutte e un grossissimo bacio!

Alla proxima,

Erin.

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Capitolo 10
*** Che hai, Hermione? ***


šsšt›s›

Ehm ehm, strano ma vero, sto postando dopo solo due giorni. E’ che la scuola ci ha graziato con i compiti – almeno per ora – e soprattutto con il ponte di: domani assemblea, domenica, lunedì ponte e martedì primo maggio, ho avuto il tempo di dedicarmi alla scrittura. Ma voi starete dicendo: si vabbè, ma a noi che ce ne importa? :P

 

 

Buona Lettura

 

 

šsšts

 

 

Il terzo giorno di quella lunga settimana si fece sentire presto, con una lezione di Erbologia della durata di due ore.

 

Molti dei ragazzi seduti nell’Aula Magna erano leggermente assonnati, se non proprio addormentati. C’era anche chi, come Hermione Granger, non aveva chiuso occhio per tutta la notte ed ora era lì che sembrava in preda ad una crisi di nervi.

 

Già perché prima, in Sala Grande, aveva bevuto due succhi di zucca e tre caffé per cercare di riprendersi, seguiti da tre fette biscottate con la marmellata di mirtilli.

 

Ed ora era arzilla e vispa, anche se un letto le avrebbe fatto molto comodo. Era lì che prendeva appunti meticolosamente per la prima ora della lezione, sempre attenta, poi quando la professoressa comunicò di dover lasciare il castello per raggiungere le serre del parco, sembrò vacillare, per poi riacquistare subito un po’ di autocontrollo.

 

Anzi, dovette occuparsi lei stessa di tenere svegli Harry e Ron che avevano fatto tardi molto più di lei alla festa. Ron dormiva letteralmente, infondo alla serra mentre Harry fingeva almeno di stare attento quando la Sprite cercava di spiegare le proprietà di alcune piante carnivore rarissime da cui poi avrebbero dovuto distillare un veleno per il professor Piton, la cui seconda lezione si sarebbe tenuta da li a qualche giorno.

 

Draco Malfoy, dal canto suo, sembrava tranquillissimo, ordinato come sempre, anche se stranamente attento e taciturno. Hermione incontrò più volte il suo sguardo, sorridendogli, mentre riceveva un accennò del capo in risposta.

 

Finite le due ore di Erbologia, mentre qualcuno ringraziava a voce alta Merlino per poter andare a dormire, il caffé aveva fatto più che effetto su Hemione, che di dormire proprio non aveva voglia.

 

Con la tracolla al seguito, contenente il libro di Erbologia e degli appunti sparsi, si diresse verso il parco del castello, che non aveva avuto ancora il piacere di visitare.

 

Era un parco molto grande, formato prima da sentieri in pietra grezza bianca, dove panchine, lampioni e cespugli gli davano l’aria di un bellissimo parco inglese, poi alle spalle si stagliava un boschetto più fitto – che nulla aveva però a che vedere con la Foresta a cui loro era negato l’accesso – molto caratteristico e solitario, dove chiunque poteva avere un po’ di privacy e passeggiare indisturbato. Dei lampioni delimitavano anche il sentiero di pietra che s’infilava nel bosco, rendendolo più accessibile.

 

Harry e Ron la raggiunsero sotto il sole delle 10.30, trovandola distesa su una panchina al limite del boschetto, intenta a leggere un libro, mentre il suo vestitino verde scuro a mezze maniche oscillava sotto la brezza calda di quella mattina.

 

Hermione, stiamo andando al campo di Quiddich...vieni con noi?” chiese Ron, con la divisa in dosso e la scopa stretta nella mano sinistra.

 

Hermione alzò lo sguardo dal libro, mettendosi a sedere meglio, con gli occhi socchiusi per il sole che prepotente cercava di entrare.

 

“ Al campo di Quiddich?” ripeté, schermandosi gli occhi con una mano.

 

Harry annuì, mentre la riccia prese la tracolla rimettendoci il libro dentro e con un “ Si okay, tanto non ho niente da fare oggi” si avviò con gli amici verso il campo da gioco.

 

Li salutò poi, salendo sugli spalti quasi vuoti, mentre si sistemava alla meglio.

 

La fila che aveva scelto era praticamente vuota, così si sedette comodamente per guardarli iniziare, mentre si godeva anche il sole delicato di quella mattina.

 

Dal basso, dei ragazzi rosso-oro fecero il loro ingresso, mentre gli spalti venivano leggermente riempiti.: il campo era molto grande e quindi dispersivo per la cinquantina di ragazzi che erano venuti ad assistere alla partita.

 

La partita? Ma contro chi giocavano allora i Griffyndor?

 

Slytherin ovviamente. Slytherin che ora stavano uscendo dalla porta sinistra del campo, avvolti nelle loro divise verde-argento. Slytherin il cui unico obiettivo era metterli in ridicolo. Ma i Griffyndor non si sarebbero arresi tanto facilmente.

 

Un brezza leggera iniziò a soffiare nuovamente, facendo ondeggiare l’abito di Hermione e i suoi lunghi boccoli, mentre un Slytherin in particolare la guardava estasiato mentre faceva il suo ingresso in campo come cercatore.

 

Durante la partita, tenacemente vinta dai Griffyndor – anche se per pocoDraco sembrava più concentrato su altro che sul boccino, che più volte gli passò davanti senza che lui muovesse un muscolo.

 

Volò spesso sopra gli spalti, insieme ad Harry, in un avverso inseguimento per il boccino, venendo stregato dalla bellezza che Hermione sprigionava incoscientemente. Gli spalti era occupati si da altre persone, da altre ragazze, ma lei riluceva come se avesse un aurea intorno a sé, come se staccarla gli occhi di dosso fosse diventato incredibilmente difficile.

 

Quando tornò negli spogliatoi, maledisse più volte se stesso per la perduta lucidità. Si trattenne di più, sotto la doccia, cercando di trovare risposte a domande che credeva non gli appartenessero: come dimenticare Hermione Granger? E l’unica risposta che gli veniva in mente era: impossibile.

 

Non riuscirò mai a togliermela dalla testa... pensava stranito.

 

“ Ti ho visto parecchio distratto oggi...successo qualcosa?” chiese una voce femminile che lo fece sobbalzare, ancora sotto la doccia.

 

Era lontana però, quasi si fosse trattenuta sulla soglia dei spogliatoi, senza entrare.

 

Era Hermione, come non riconoscere la sua voce. Era lei, rimasta davvero sul ciglio della porta, per non entrare negli spogliatoi di Quiddich. Che poi non erano prettamente maschili, se non infondo, dove due porte dividevano il bagno maschile da quello femminile, con relative docce.

 

“ Mezzosangue?” chiese una voce proveniente dal bagno maschile, prima che la porta venisse aperta ed un biondo gocciolante uscisse, coperto solo da un asciugamano bianco stretto in vita.

 

Hermione non era entrata anche se sapeva che solo Draco era rimasto negli spogliatoi, vedendo uscire tutta la squadra. Non era entrata per non rischiare di vederlo nudo o qualcosa di simile. Ed ora cosa faceva quello scemo? Usciva dal bagno praticamente nudo, mentre solo un piccolo asciugamano gli copriva le parti più intime e metà coscia, mentre goccioline cadevano dei suoi capelli biondissimi, scompigliati sulla fronte, per poi ricadere lungo tutto il corpo.

 

Draco!” esclamò lei indignata, voltandosi di spalle, ancora sulla porta dello spogliatoio. Lo sentì ridere, così sbuffando incrociò le braccia sotto il seno.

 

No dico, un po’ più decente non potevi uscire da quel bagno?” esclamò ancora, dandogli le spalle.

 

“ Suvvia Mezzosangue! Sono a torso nudo, niente di così assurdo...e poi tutto questo pudore fa male sai? Si più sciolta!” mormorò lo Slytherin, ridendo ancora.

 

Hermione visibilmente innervosita per l’ultima critica, si voltò immediatamente, vedendo Draco che si stava frizionando i capelli con un altro asciugamano.

 

“ Io sono sciolta!” asserì, forse leggermente rossa in viso, perché Draco puntualmente glielo fece notare.

 

“ Oh si certo, è per questo che sei arrossita” mormorò solo, buttando l’asciugamano sulla panca di legno.

 

Hermione indignata fece per aprire bocca, poi la richiuse.

 

“ E non dire che non sei come la McGrannit, che sarebbe proprio il colmo” fu la frecciatina di Draco, che di spalle cercava qualcosa nella sua borsa.

 

COOOOSA?? CHE COSA??? Questo era troppo! Lei come la McGrannit??

 

“ Solo perché non sono come...Pansy Parkinson” aggiunse, mentre il nome della Slytherin le sembrava il paragone più indicato “ solo perchè non sono una delle tante, questo non vuol dire che io sia come la McGrannit!” sbottò poi, facendolo voltare.

 

Draco la fissò da sotto i crini biondissimi, ancora umidi, soppesando le sue parole. A lui Hermione piaceva così, non l’avrebbe cambiata per nulla al mondo...gli piaceva proprio perché non era una delle tante, ma lei sembrava averla presa davvero come un’offesa quella frase. E poi, ci stava ancora pensando? Allora forse...

 

Hermione ma che diavolo...?” provò a dire, ma la ragazza sbuffando, aveva fatto un passo indietro.

 

“ Niente, lascia perdere” mormorò tranquillamente, alzando lo sguardo verso di lui che, immobile la stava fissando.

Lascia perdere” ripeté ancora, uscendo dallo spogliatoio.

 

šsšts

 

 

A pranzo, nella Sala Grande, vennero servite pietanze più succulenti del solito. Hermione mangiò lentamente, mentre la metà tavolata di Griffyndor esultava felice per la vittoria.

 

Quando risalì in camera per riposare un po’, trovò la portafinestra spalancata, così andò subito a chiuderla per far riscaldare la stanza.

 

Tornò nella stanza, pensierosa, mentre ragionava sul fatto del perché la portafinestra era rimasta aperta. O meglio, lei ricordava benissimo di averla chiusa.

 

Un biglietto di pergamena bianca poggiato sul cuscino del letto attirò la sua attenzione, così andò subito a leggerlo curiosa.

 

 

 

 

Non mi sembra che il nostro rapporto stia andando a gonfie vele. Non riusciamo neanche ad essere amici, o almeno da parte tua c’è qualcosa che non riesco a capire. Se qualcosa non va, vorrei esserne reso partecipe.

 

Vieni in camera mia, ti sto aspettando.

 

Draco Malfoy

 

 

 

 

Hermione rilesse quel biglietto un sacco di volte, prima di appallottolarlo e gettarlo in un angolo.

 

Lei? Cosa c’era che non andava in lei? Ma stava scherzando?! Voleva esserne anche reso partecipe? E cosa gli avrebbe dovuto dire?

 

Si legò qualche ciocca di capelli dietro la testa con un fermaglio di argento e stoffa verde scura come l’abito, lasciando gli altri boccoli liberi sulle spalle. Poi con un sospiro uscì dalla porta, e vedendo il corridoio vuoto, bussò alla porta di Draco Lucius Malfoy.

 

šsšts

 

 

Dopo qualche secondo il biondo in questione aprì, vestito con una camicia grigio perla e dei pantaloni classici neri.

 

Hermione” disse, come costatando la sua presenza.

 

“ Già, sono io. Mi fai entrare?” chiese, guardando altrove, mentre Draco si spostava e richiudeva la porta alla spalle della ragazza.

 

Seguì qualche secondo di silenzio, mentre Hermione si guardava intorno e Draco con le mani in tasca la squadrava attento.

 

“ Che hai, Hermione?” chiese Draco, andando dritto al sodo, come al solito.

 

Hermione si voltò, come colta di sorpresa. Non si doveva far sfuggire niente, o si sarebbe sentita davvero una stupida. Già se la vedeva la scena: rifiutata da Draco Malfoy, ma neanche morta!

 

“ Oh, niente Draco. Sono un po’ nervosa per problemi miei. Non c’entri niente tu tanto meno il nostro rapporto” rispose, sorridendogli in maniera abbastanza convincente.

 

Draco non ne sembrò molto convinto, ma parve accontentarsi.

 

“ Come vuoi” disse con un’alzata di spalle, per poi voltarsi e buttarsi sul letto, visibilmente stanco.

 

Hermione, leggermente in soggezione, non sapeva bene cosa fare ne come comportarsi.

 

Draco alzò gli occhi, facendole cenno di andare a sedersi sul letto.

 

La Griffyndor, titubante, si avvicinò ai piedi del letto e vi ci salì sopra, sedendosi compostamente, per evitare di lasciar intravedere “lembi di pelle” dal vestito corto.

 

“ Scoperto niente su quel Moon?” chiese Draco, mettendosi a sedere.

 

Giusto! Quasi se ne stava dimenticando! Come aveva potuto sfuggirgli una cosa così importante? Quel ragazzo la confondeva troppo.

 

Con un sospiro, Hermione gli raccontò della sera prima, quando era salita al quarto piano ed era entrata nella stanza dell’armadio. Gli raccontò delle dame, del salto nel passato, delle cose che aveva scoperto su Moon.

 

“ Caspita! E quando avevi intenzione di dirmelo?” domandò un Draco piuttosto incuriosito.

 

“ Oh beh, è successo solo la sera scorsa. Non ne ho avuto il tempo” mentì, mordendosi il labbro inferiore.

 

E così era una mezzacreatura...comprensibile e prevedibile. A questo punto la storia mi sembra alquanto chiara: che c’è più da sapere?” chiese, alzando gli occhi verso Hermione.

 

“ Da una parte hai ragione. Ma vedi, la Signora del Castello m’incuriosisce abbastanza. E poi vorrei tornare in quel sotterraneo...ho visto delle cose nel passato, che vorrei appurare nel presente” spiegò la Griffyndor, mentre Draco annuiva.

 

“ E, visto che ci siamo...” tergiversò Hermione, stendendosi a pancia in giù sul grande letto matrimoniale, accogliendo il mento tra le mani “...non ti ho chiesto – o meglio, non mi hai risposto – come facevi a sapere di quel passaggio. Insomma, all’apparenza sembravano solo semplici fiaccole. Come hai fatto a capire che in realtà non lo erano? Che portavano ad un passaggio segreto?” domandò curiosa, inclinando leggermente il capo verso un Draco seduto a gambe incrociate, corrucciato.

 

Cosa t’importa, scusa?” fece tagliente.

 

“ M’importa”

 

E se non volessi dirtelo?”

 

“ Suvvia Draco, perché no?”

 

“ Per diamine, Granger! Sempre a ficcare il naso negli affari altrui, eh? Non sono cose che t’interessano” borbottò, scendendo dal letto e dandole le spalle.

 

Hermione ancora distesa guardò per qualche secondo le sue spalle, alzando un sopracciglio.

 

“ Tu mi nascondi qualcosa” disse solo, facendolo voltare.

 

“ Sono cose mie, personali. Capito? Non sono tenuto a dirti cose che non ti riguardano” fece, con un tono molto brusco.

 

Hermione avvertì il suo repentino cambiamento e non disse niente, mettendosi a sedere mentre si aggiustava il vestitino verde bosco, passandosi una mano dietro l’orecchio ad aggiustare una ciocca sfuggita dal fermaglio.

 

“ Devo andarmene?” mormorò con voce flebile, guardando le lenzuola scure del letto.

 

Draco si voltò totalmente verso di lei, colpito dalle sue parole.

 

“ No ” rispose, stupito. “ No no, non voglio che tu te ne vada” si affrettò a dire, ma con tono più deciso.

 

“ Ah, mi sembrava” mormorò ancora, fissando l’arazzo sopra la testata del letto.

 

Draco fece qualche passo, avvicinandosi al letto per poi sedersi sul bordo. Hermione alzò lo sguardo verso di lui, uno sguardo decisamente dolce, disorientandolo.

 

“ Posso abbracciarti, o rischio di essere morsa?” chiese ironica, abbozzando un sorriso.

 

Draco fu disorientato maggiormente, quasi non riuscì a risponderle qualcosa di convincente, di sensato. Si limitò a fissarla, scuotendo la testa. Ma che diavolo gli succedeva quando stava con lei?

 

La piccola Hermione gattonò sul letto fino a lui; quando gli fu vicina gli passò le braccia intorno alla vita e lo strinse a sé, sentendo il suo respiro caldo sulla sua testa. Poteva sentire anche il suo cuore, adesso battere furiosamente. Sorrise a quel pensiero, inebriandosi del suo profumo. Dopo qualche secondo anche Draco fece salire le sue mani eleganti lungo i fianchi di Hermione, fermandosi alla vita e stringendola ancora di più a sé. Poggiò il mento sulla sua testa, chiudendo gli occhi mentre si lasciava coccolare dal suo dolce profumo. Riuscivano a sentire il calore l’uno dell’altro e quell’emozioni che non provavano da tempo erano così belle da non voler mai finire di provarle.

 

Entrambi non seppero mai dire per quanto restarono abbracciati, ma fu così tanto che staccarsi diventò quasi impossibile solo da pensare.

 

 

šsšts

 

Il pomeriggio passò tranquillamente, qualcuno andò con la carrozza a visitare la città, qualcuno rimase al castello, qualcuno ancora restò a parlare in camera, felice, mentre stava abbracciando una persona che mai prima d’ora avrebbe considerato speciale.

 

Hermione scese dal letto, con un sorriso, mentre Draco si aggiustava la camicia fino a poco prima stretta tra le braccia della Griffyndor.

 

Arrivarono insieme nella Sala Grande, attraversando la porta non curanti degli sguardi che qualcuno gli rivolgeva. Altri, come Harry e Ron – per fortuna – troppo impegnati a mangiare, non si accorsero della loro vicinanza.

 

La cena, infatti, fu servita prima del solito. Verso le 20.00, tutti i ragazzi erano presenti e stavano mangiando, più taciturni e stanchi di quanto erano mai stati.

 

Quella sera, perciò, nessuno festino fu organizzato, sicuramente perché i componenti del sesto anno delle quattro case erano visibilmente distrutti dal festino precedente.

 

“ Meglio fare una sera si ed una no, questi benedetti festini!” aveva suggerito un Corvonero, dopo un grosso sbadiglio.

 

Ecco perché ci fu chi andò a dormire presto e chi girò per il castello fino a tardi, soffrendo di insonnia.

 

Ma ci fu anche chi rimase a parlare per ore ed ore in una stanza, dove nessuna persona sana di mente – che non fosse qualche eletto Slytherin – avrebbe mai sognato di metter piede.

 

La stanza di Draco Malfoy, per l’appunto. E chi ci aveva messo piede non per niente un eletto Slytherin. Beh, forse Slytherin no, ma eletto, a quanto pare, si.

 

 

šsšts

 

 

 

 

Salve mie dolci fanciulle! Capitolo decisamente più corto, spero non me ne vogliate. Ho postato in fretta, però. Vero? Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, perché io ho rivissuto delle emozioni molto forti scrivendolo. La scena dell’abbraccio, non so voi, credo sia molto importante: certo, un bacio è un bacio, ma un abbraccio è così bello, come se si riuscisse a sentire la persona dentro di sé, il suo profumo, il battere del suo cuore. Chiudere gli occhi e sentire il suo calore, sentire la sua pelle sotto la tua, anche sotto un milione di vestiti. Sarò anche un inguaribile romantica, ma a volte gli abbracci tra due persone che provano di più di una semplice amicizia, sono davvero tra le cose più belle.

 

 

Ma passiamo hai ringraziamenti:

 

 

 

 

 

Lala: Ciao! Mi fa molto piacere che ti piaccia la mia storia! E mi fa molto piacere che tu abbia recensito per darmi il tuo parere!^___^ Che ne dici di questo capitolo? Come vedi la storia tra i nostri due protagonisti si sta evolvendo, e l’agognato bacio non tarderà ad arrivare!

 

SweetChocolate: Ehi ciao! Da quanto tempo!-_^ Come vedi ho aggiornato presto...la mia storia ti piace? Ma Grazie!!*_____* Tranquilla, l’avvicinamento tra i due sta avvenendo ed avverrà presto...

 

lunachan62: hai proprio ragione, perciò non ho voluto affrettare i tempi. Devono prima chiarire per bene i loro nuovi sentimenti. Anche io ho trovato dolcissima la scena della terrazza. Che ne dici di questa dell’abbraccio??^^

 

Cobwy23: Tutto si risolverà per il meglio, sisi, tranquilla!^^ Anche io mi sono divertita a scrivere la scena di Nott, Blaise e Draco. Grazie per il “bellissimo capitolo”!

 

white_tifa: Ma tu mi commuovi!*___________* Sto piangendo di gioia in questo momento, sono proprio contenta che tu continui a recensire la mie storia! Che te ne pare di questo capitolo?? Un bacio

 

crici_82: ehi, tranquilla! Funzionerà tutto! Solo che trattandosi di una coppia come la loro, tutto subito era troppo banale. Ma davvero, non disperare: già in questi capitolo le cose stanno cambiando, e non tarderanno ad evolversi!

 

tery91: Ma grazie!! Ho aggiornata prestissimo, per i miei canoni. Hai visto?^____^

 

gemellina: E’ vero, entrare nella testa di Draco è sempre emozionante. Quindi piaciuto il capitolo precedente? E di questo che ne pensi? Un bacione

 

fanny: Ehm...mi avevi letto nel pensiero? Ihihh, Hermione è entrata nella camera di Draco sotto suo invito...di la verità, avevi parlato con loro in precedenza?? E quindi questo capitolo ti ha soddisfatto?

 

 

 

Un bacio a tutte,

Erin.

 

 

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Capitolo 11
*** Sorprese e Chiarimenti ***


Un mormorio, seguito da un gemito di un risveglio di primo mattino

Un mormorio, seguito da un gemito di un risveglio di primo mattino.

 

Strizzò gli occhi, prima di iniziare ad aprirli piano, lasciando che la forte luce delle 7:30 della mattina del quarto giorno di gita le rimpicciolisse le pupille. Poi li richiuse subito, voltandosi verso il centro del letto, mugugnando qualcosa del tipo “ Voglio dormire ancora...” lasciando che un braccio le cadesse di peso sul materasso. Ma non toccò niente che sembrasse realmente un materasso, né delle lenzuola od un cuscino.

 

Ritrasse immediatamente la mano, mettendosi a sedere di scatto e guardandosi intorno. Hermione non era nella sua stanza, proprio no. E quello non era il suo letto. Quel letto, all’infuori di lei, non era vuoto.

 

Draco Lucius Malfoy dormiva a pancia su, con il viso voltato verso la porta. Gli occhi chiusi, come se stesse dormendo profondamente, vestito con una camicia grigia ed un pantalone nero. La camicia, ormai, era quasi completamente aperta ed i capelli scompigliati gli coprivano gli occhi chiusi beatamente.

 

Hermione realizzò subito, portandosi una mano alla bocca, di essere rimasta più del previsto in quella stanza la sera precedente e di essersi addormentata lì. Si guardò le gambe, completamente scoperte, mentre il vestitino verde bosco del giorno precedente le arrivava appena a coprire l’inguine. Si abbassò prontamente la gonna dell’abito, aggiustandosi ancora una manica che le era scesa lungo la spalla. Si passò una mano tra i capelli, continuando a guardarsi intorno.

 

Inevitabilmente si trovò a guardare Draco, il cui petto muscoloso si alzava e si abbassava al ritmo del suo respiro, il cui viso era disteso e tranquillo. Si alzò sulle ginocchia, sistemandosi alla meglio l’abito spiegazzato, poi a gattoni gli fu vicina in un passo e gli poggiò una mano sulla spalla.

 

Draco” sussurrò, carezzandogli la spalla.

 

Aspettò un po’, ma nulla, il bell’addormentato sembrava impassibile.

 

Forse avrebbe dovuto svegliarlo con manieri meno dolci.

 

Draco” ripeté ancora, a voce più alta, scuotendolo per la spalla in questione.

 

Il Principe Slytherin mugugno qualcosa, prima di voltare il capo verso il centro del letto, verso di lei, così come tutto il suo corpo. Ma non si svegliò, continuò a dormire pesantemente.

 

Hermione sbuffò, pensando a quanto avesse il sonno pesante quel ragazzo.

 

Draco? Draco, avanti svegliati” mormorò tentando di mantenere un tono di voce alquanto dolce, mentre lo scuoteva per la spalla sinistra.

 

Il biondo strizzò gli occhi, stiracchiandosi, cosicché Hermione fece un mezzo passo indietro, tornando a sedersi sulle ginocchia, mentre lo guardava svegliarsi.

 

Quando Draco aprì gli occhi argentei, li puntò immediatamente sulla figura a pochi centimetri da lui, seduta come una bambina sul letto matrimoniale, i boccoli folti sulle spalle, il vestitino stropicciato.

 

“ Ehi...ma sei rimasta a dormire? Abbiamo dormito insieme?” chiese ancora assonnato, mentre si alzava a sedere, passandosi una mano dietro la nuca.

 

Hermione arrossì inevitabilmente alle parole ‘abbiamo dormito insieme’ e si maledisse per questo.

“ A quanto pare si. Ieri avrò perso la concezione del tempo e dello spazio...come ho potuto addormentarmi qui?” aggiunse, inarcando un sopracciglio e poi scuotendo la testa.

 

Diede le spalle al ragazzo, sedendosi sul bordo del letto, mentre cercava le scarpe con lo sguardo.

 

Draco abbozzò un sorriso, mentre si richiudeva qualche bottone della camicia.

 

Perché, ti è forse dispiaciuto dormire con me?” alluse, facendo voltare Hermione verso di lui, che aveva trovato le scarpe e ancora seduta sul bordo, se le stava infilando.

 

“ A dire il vero si, moltissimo” asserì senza voltarsi, continuando a dargli le spalle.

 

Poi rise mentalmente, pesando a quanto l’avesse detta grossa quella volta, mentre infilava la scarpa al piede destro, completamente ignara che qualcuno stava gattonando sul letto e le stava arrivando silenziosamente alle spalle.

 

“ Non sei brava a dire bugie, Hermione” le sussurrò il ragazzo all’orecchio, facendola trasalire. La sua voce era più sensuale che mai, s’insinuò così prepotentemente nella sua testa e le carezzò così audacemente l’orecchio che la Griffyndor temette di svenire seduta stante. Sentì un sentì un brivido salire lungo la schiena e le guance andare in fiamme, per fortuna che Draco in quel momento non poteva vederla.

 

Invece rise, per “smorzare” la tensione.

 

“ Sei tu che sei troppo esaltato per ammettere la verità, e cioè che non ho provato niente dormendo con te” concluse, mentre finiva di allacciarsi le scarpe.

 

Draco rise al suo orecchio, mettendole le mani in vita e attraendola a sé.

 

Le mani di Hermione furono improvvisamente lontane dai lacci delle scarpe, anzi, si ritrovarono poggiate sopra quelle di Draco, che intanto continuavano ad abbracciarla da dietro.

 

Che-che stai facendo?” farfugliò, mentre il biondo s’inebriava dei profumo dei suoi capelli.

 

“ Ti dimostro che con me non puoi mentire, e che io ho sempre ragione: stai tremando” asserì, stringendola ancora di più.

 

Hermione tentò di dire qualcosa, ma non ci riuscì. Aprì la bocca più volte per rispondere, mentre sentiva la presenza di Draco dietro di lei, il suo corpo stretto al suo.

 

In quel momento Draco la lasciò, facendola vacillare, prima di gattonare dall’altro lato, scendere la letto e camminare lentamente fino al bagno.

 

Hermione non seppe ancora cosa dire, ma si sentì incredibilmente vuota.

 

Mordendosi il labbro inferiore, cercava un modo di uscire da quella situazione. Perché Draco non aveva sbagliato: lei stava davvero tremando.

 

“ Beh, sai cosa c’è? Ti-ti sbagli di grosso!” farfugliò ancora, scendendo dal letto e andando verso la portafinestra. Ma che stupida! Una risposta più decente no?

 

Draco rise, fermo sulla porta del bagno.

 

“ Esiste una porta, Mezzosangue” disse sorridendo, mentre la guardava sbuffare.

 

Si e secondo te io esco dalla porta della tua stanza a quest’ora, quando più di metà castello è riversato nei corridoi e un centinaio di ragazzi potrebbe vedermi? Ma sei impazzito?!” sbottò, mettendo le mani sui fianchi.

 

Draco rise ancora, passandosi una mano tra i capelli.

“ Ci vediamo giù” la salutò, sparendo oltre la porta del bagno, mentre Hermione, imprecando tra sé e sé, usciva dalla portafinestra, sbuffando.

 

šsšts

 

A colazione in Sala Grande sia Hermione che Draco arrivarono in ritardo, e qualche sguardo più attento sembrava iniziare a vedere coincidenze in quei ritardi, o semplicemente nelle occhiate che durate i pasti o le lezioni si rivolgevano.

 

Harry e Ron, seduti a loro posto mentre accuratamente si strafogavano, non sembrarono rendersi conto di quelle coincidenze – forse perché il loro cervello non poteva neanche arrivare a pensare che Hermione e Draco potessero, ecco, avere qualcosa in comune, come gli orari – rivolgendo un sorriso alla loro Hermione.

 

“ Oh, buongiorno Herm!” fece il rosso, con un sorriso più grande del normale, sporgendosi per darle un bacio sulla guancia, cosa che non aveva mai fatto prima.

 

Hermione si portò una mano alla guancia, mentre, alzando un sopracciglio, diceva qualcosa come “ Ehm, buongiorno anche a te, Ron”.

 

Qualcuno intanto, dalla parte Slytherin del tavolo, sembrava aver notato benissimo quel gesto.

 

“ Sai per l’ultima sera cosa stanno organizzando?” intervenne poi Harry, sporgendosi verso i due.

 

Hermione chiese spiegazioni, mentre s’imburrava una fetta di pane tostato.

 

“ Un festino grandioso”

 

“ Toh! Ma guarda, non l’avrei mai detto” disse Hermione, fingendo un’aria sorpresa.

 

“ Nono, Herm, non hai capito! E’ l’ultima sera della gita, ovvero fra tre giorni” intervenne il rosso, sporco di latte sul contorno delle labbra.

 

Hermione ridacchiò, mentre chiedeva se gentilmente le potevano spiegare cosa aveva di grandioso questo festino.

 

“ Allora” fece una voce davanti a lei, facendole distogliere lo sguardo da Harry.

 

Padma Patil, seduta di fronte a lei dall’altra parte del tavolo, aveva alzato una mano, aspettando di ricevere la giusta attenzione.

 

“ Si, Padma?” fece Hermione, alzando un sopracciglio.

 

“ Vedi, l’ultima sera della gita, ovvero il settimo giorno della nostra permanenza qui, ovvero tra tre giorni...noi Corvonero organizzeremo un festino specialissimo!” esclamò entusiasta, mentre congiungeva le mani e guardava Hermione come un’esaltata.

 

Hermione strabuzzò gli occhi, prima di tirare un sospiro e tornare a guardare Padma.

“ E fino a qui ci ero arrivata, se mi dite anche perché questo festino sarà così specialissimo” disse, imitando la voce stridula di Padma sulla parola specialissimo, la quale però non sembrò offendersi.

 

“ Vedi, Hermione” iniziò Calì Patil al fianco della gemella, attirando l’accessissimo interesse della compagna Griffyndor.

“ Per l’ultima sera il tema del festino sarà... disse, alzando le mani come per disegnare a mezz’aria le parole che quasi non fecero svenire Hermione “ Casinò di Las Vegas!” annunciò infine, mentre lei e la gemella si stringevano le mani e urlacchiavano esaltate.

 

Hermione sbattè gli occhi, aprendo la bocca per lo sgomento, sgomento che le Patil interpretarono come sorpresa e felicità.

 

“ Hai capito bene, Hermione!” esclamò Padma, sorridendo a trentadue denti.

 

“ Abiti aderenti, scollati e provocanti” fece l’altra, mentre la mascella di Hermione cadeva sempre più in basso.

 

“ Tacchi vertiginosi” disse la gemella, più contenta che mai, mentre Hermione passava da una ragazza all’altra sgomenta più che mai.

 

“ Trucco esagerato” fece l’altra, facendole un occhiolino, mentre Hermione rabbrividiva.

 

“ Bevande alcoliche, musica stile Moulin Rouge e al contempo tanghi e danze accattivanti” disse l’ultima parola con unGrrr’ accompagnato dal gesto della mano destra simile ad una zampata felina.

 

“ E ovviamente dato che siamo molto impegnate per rendere l’ULTIMO festino grandioso, ce ne sarà solo un altro nel frattempo, cioè domani sera. Il tema vi verrà comunicato domani dopo le lezioni” aggiunse soddisfatta la gemella.

 

Hermione più pallida che mai si alzò da tavola, farfugliando qualcosa come “ Ho dimenticato una cosa in camera... mentre soddisfatte le gemelle Patil discutevano delle ultime cose da sistemare.

 

La riccia a passo incerto si passò una mano tra i folti boccoli, ripensando alle stronzate che erano riuscite a dire quelle due in soli due minuti.

 

Passando davanti al metà tavolo Slytherin, vide un biondo ridere e guardarla in sottecchi, prima di congedarsi dai suoi amici e uscire anche lui dalla Sala Grande.

 

Qualcuno, i più pettegoli e curiosi, continuava a pensare che una Griffyndor ed uno Slytherin - anzi la Griffyndor e lo Slytherin per eccellenza - proprio non potevano avere qualcosa in comune.

 

šsšts

 

 

Camminando a passo più svelto si stava dirigendo con la tracolla in spalla, verso la Biblioteca.

 

Le lezioni sarebbero iniziate da li a 20 minuti, quindi volle usare quel tempo per appurare delle cose che gli erano tornate in mente riguardo gli ultimi avvenimenti.

 

Mentre camminava, un po’ di tranquillità l’aveva riacquistava, stando decisamente meglio. Ma quelle due gemelle erano evase da qualche manicomio magico di sui ignorava l’esistenza?

 

“ Ehi, Mezzosangue” la chiamò una voce alla sue spalle, poco distante da lei.

 

Hermione non si fermò, continuando a camminare sebbene a passo più lento.

 

Malfoy” appurò solo, alzando una mano a mezz’aria e sventolandola a mo di saluto.

 

Il biondo Slytherin, perennemente con le mani in tasca, rise divertito, prima di raggiungerla in qualche passo.

 

“ Vuoi davvero farti vedere con una Mezzosangue camminare per i corridoi del castello? E poi sto andando in Biblioteca” aggiunse, voltandosi alla sua sinistra per squadrarlo.

 

Che ci vedano pure insieme, non m’importa” disse Draco, guardando davanti a sé.

 

Hermione lo guardò per qualche secondo, prima di sorridere compiaciuta. Sembrava una frase senza molto significato la sua, ma per lei era bellissima.

 

“ In Biblioteca hai detto?” domandò poi, voltandosi verso di lei.

Vengo con te, non ho niente di meglio da fare. E poi devo cercare anche io una cosa” aggiunse infine, inventando una delle tante balle più grandi di tutta la sua vita.

 

šsšts

 

 

Una volta in Biblioteca, Draco dovette inventarsi qualcosa da cercare, con scarsi risultati. Così Hermione, mentre lo vedeva trafficare con libri senza alcun collegamento, scosse la testa, prima di tornare alle sue pergamene.

 

Aveva un libro tra le mani di Rune Antiche e stava provando a tradurre le scritte su quelle pergamene bruciacchiate che aveva trovato nella sua prima avventura. Se n’era quasi dimenticata, o meglio, le aveva sottovalutate, ma adesso traducendo – anche se con molta fatica, data l’illegibilità del testo – stavano venendo fuori molte notizie interessanti.

 

Una frase però proprio non riusciva a tradurla. C’ era qualcosa come rosa e ancora altre parole sconnesse come trasformarsi, tramutarsi in qualcos’altro che non riusciva a tradurre.

“ Sono quelle pergamene?” fece una voce affianco a lei, mentre Draco prendeva posto accanto ad Hermione.

 

“ Si, stavo cercando di tradurle. Sai, c’è qualcosa che mi sfugge” mormorò, mentre scorreva veloce un dito affusolato su una riga di testo.

 

Draco sorrise.

“ Sempre la solita. Insomma, perché lo fai? Non è mica un compito da consegnare o qualcosa di simile: perché perdi tempo così?” domandò, aspettando la sua risposta.

 

Perché mi piace” disse la mora, alzando lo sguardo verso di lui.

“ Mi piace sapere. Cosa c’è di male?” aggiunse, alzando un sopracciglio.

 

“ Niente, era proprio quello che volevo sentirti dire” mormorò il biondo, mentre Hermione lo guardava confusa.

 

“ La mia piccola Mezzosangue so-tutto-io” aggiunse poi Draco, ridendo, mentre le scoccava un pizzicotto sulla guancia.

 

Hermione inspiegabilmente non reagì male ma, invece, rise. Rise perché in quella frase l’unica parola che le aveva imporporato le guance era ‘mia’.

 

Assurdo, io non sto proprio bene... si disse mentalmente, mentre scuotendo la testa stava alzandosi e rimettendo le pergamene e il libro in borsa.

 

Infatti, da li a qualche secondo, la voce di uno squillante folletto, lo stesso che avevano visto il primo giorno Harry, Ron ed Hermione, stava richiamando i ragazzi a lezione, così la mora si mise la tracolla in spalla e uscì, seguita da un Draco che, con un cenno del capo nella sua direzione e le mani in tasca, per andare nell’Aula Magna prese la strada opposta alla sua.

 

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“ Buon giorno ragazzi” disse la McGranitt facendo una panoramica della grande aula, dove i ragazzi sedevano compostamente, fatta eccezione di un gruppo di Slytherin, nella parte opposta di quella dei Griffyndor, irrimediabilmente seduta sfacciatamente.

 

“ Oggi parleremo della trasfigurazione di alcuni oggetti di cui molti di voi ignorano l’esistenza o semplicemente, con cui mai hanno avuto a che fare”  spiegò la professoressa, mentre un centinaio di sacchetti fluttuavano per l’aula, andandosi a posare su ogni singolo banco.

 

Se volete aprire i sacchetti...” disse, facendo un gesto della mano rivolta alla classe.

 

I ragazzi incuriositi iniziarono ad aprire il nastro che richiudeva quei sacchetti, e sui volti apparve qualche espressione di sufficienza e qualche “ e cosa sarebbero?” oppure “ Eh si, e quindi? Non vedo cosa dovrebbero essere questi cosi!”

 

Così la McGranitt richiamò il silenzio, e quando nessuno più fiatò, riprese a parlare.

 

“ Per chiarire le cose ad ognuno di voi, quelli che vedete nel sacchetto sono dei dardi. Ovviamente, quei dardi – ovvero oggetti simili a frecce ma molto più piccoli – sono stati avvelenati. Il vostro epidermide, solo venendo a contatto con uno di questi, potrebbe infiammarsi e ammalarsi, o peggio, se vi capitasse di ferirvi passerebbe solo mezz’ora prima che la morte riempia tutti i canali del vostro corpo...” spiegò, attirando l’attenzione anche dei ragazzi più distratti.

 

“ ...ragion per cui non dovete assolutamente toccarli. Lasciate il sacchetto aperto davanti a voi, così da poter vedere il contenuto, e provate a trasfigurare questi dardi in petali di rosa. Ovviamente qualcuno potrebbe avere da ridire sull’utilità di questo esercizio, ma vi assicuro che chi non usa un incantesimo per attaccarvi, ma invece delle armi magiche, userà sicuramente dardi avvelenati. E non esiste modo di fermare questi dardi avvelenati, essendo stregati. L’unico modo è di lanciargli contro un incantesimo di trasfigurazione, rendendoli più innocui possibili. Dei petali di rosa, ad esempio” ultimò la McGranitt, mentre con un gesto della mano dava segno di procedere singolarmente ad ogni alunno.

 

Hermione, che era stata ad ascoltare tutto il tempo, aveva in testa mille pensieri che sembrarono ricucirsi tra loro all’istante. Ma certo, dardi. Ecco la parola che non riusciva a capire da quelle pergamene.

 

Senza farsi vedere, avendo due ore a disposizione per finire quell’esercizio, prese le pergamene dalla borsa ed il libro, mentre mettendoli a confronto, riusciva ora a tradurre.

 

Dardi Avvelenati Possono Tramutarsi in Soffici Petali di Rosa

 

Ma cosa significava? Quelle pergamene – almeno per quello che aveva tradotto – riportavano la vita di Maloney Moon fino a poco prima di diventare un Lupo Mannaro, e poi fino a trattare del morso ricevuto da un altro Licantropo...ed ora cosa c’entrava quella frase? Sembrava quasi il titolo della pergamena che sarebbe venuta dopo.

 

“ Signorina Granger, cosa sta vedendo sotto il banco?” fece una voce squillante appartenente ad una donna in piedi, affianco al suo banco.

 

Hermione chiuse gli occhi maledicendosi, mentre la McGranitt le afferrava le pergamene dandoci un’occhiata profonda, cambiando espressione da un confuso ad uno stupito.

 

“ Signorina Granger, dove le ha prese?” chiese sbarrando gli occhi, mentre tornava a guardare la ragazza.

 

“ Oh, beh io...” farfugliò, ma le parole le morirono in bocca.

 

Intanto quasi mezza classe si era voltata verso di lei, per capire cosa stesse succedendo, compreso un biodo Slytherin alquanto accigliato.

 

In quel momento la prima ora passò, annunciata da un orologio a pendolo.

 

“ Questa lezione finisce qui, ragazzi. Potete andare” mormorò la donna, mentre con le pergamene ancora tra le mani, stava in piedi davanti ad Hermione.

 

Harry e Ron le scoccarono un’occhiata furtiva, come per chiedere spiegazioni, ma Hermione gli riuscì a dire qualcosa del tipo “ Mi sta elogiando per una pergamena che ho fatto facoltativamente per questa lezione” parlando solo con il labiale.

 

I due sembrarono abboccare, e non fecero altre domande.

Tutti i ragazzi uscirono in pochissimo tempo, lasciando la classe vuota dove la piccola Hermione si torturava le mani, agitata, ed una stupita Minerva McGranitt continuava a leggere quelle pergamene senza l’uso del vocabolario.

 

Un biondo sul ciglio della porta attirò la sua attenzione, mentre la fissava corrucciato con le mani in tasca.

 

Hermione con un incantesimo non verbale, mentre la McGranitt era impegnata a leggere il testo, gli scrisse a distanza sul palmo della mano Non preoccuparti, così il ragazzo leggendo abbozzò un sorriso sparendo oltre la porta.

 

“ Bene bene. Allora, ha ritrovato la memoria? Dove ha trovato queste pergamene, signorina Granger?” domandò imperiosa la professoressa, avendo probabilmente finito di leggere il testo.

 

La verità, a quel punto, le sembrò la strada più facile. O almeno, una mezza verità, omettendo qualche particolare.

 

“ Vede professoressa, mi sono ritrovata per caso in un corridoio del quarto piano una volta, e credendo di essermi persa, ho camminato senza meta per qualche minuto, fino a ritrovarmi davanti una piccola porta. Da lì, entrando, ho cercato un passaggio che si è aperto da solo, portandomi in una biblioteca. Li ho trovato le pergamene e incuriosita ho provato a tradurle. Ma mi crede professoressa, non credevo di fare qualcosa di sbagliato, io, insomma...

 

“ Signorina Granger, non si preoccupi. Non ha infranto nessuna legge, tanto meno fatto qualcosa di sconveniente. Solo vorrei farle aprire gli occhi su alcune cose che sono riportate in queste pergamene. Forse non le ha tradotte interamente, ma parlano di Magia Oscura” disse la McGranitt, mentre Hermione rimase in silenzio ad ascoltarla, decisamente più sollevata.

 

“ Sa di chi sono? A chi appartenevano?” domandò poi, scrutandola dall’alto.

 

Hermione annuì.

Si mi sono documentata, credo di sapere abbastanza...” iniziò, raccontandogli tutto quello che aveva scoperto su Maloney Moon, dall’inizio alla fine. Omise, come al solito, la parte delle Lady dei ritratti.

 

“ Bene, non mi sarei aspettata sicuramente di trovarla impreparata, anche se si trattava di un argomento non scolastico” ammise la donna, piegando le pergamene.

 

Hermione abbozzò un sorriso.

 

“ Dato che so di poter trovare una persona consapevole di fronte a me, che sicuramente saprà ben guardarsi dai consigli di Magia Oscura contenuti in queste pergamene, le dico di cosa trattano le pagine che non ha tradotto. Vede, signorina Granger, lei era rimasta a contemplare questa scritta poco prima” disse, indicando le rune che in sequenza formavano la frase Dardi Avvelenati Possono Tramutarsi in Soffici Petali di Rosa. “ Bene, Maloney Moon aveva riportato questa frase come incipit a ciò che stava andando a trattare. Ciò che, ancora non si sa come, essendo queste pergamene una novità per me, è riuscito ad arrivare fino ad giorni nostri e che noi insegnanti di trasfigurazione siamo soliti insegnare agli alunni più esperti, o come in questo caso, nei laboratori e negli approfondimenti: la trasfigurazione dei dardi avvelenati e stregati” continuò la professoressa, alzando le sopracciglia.

 

Perché Maloney Moon era tanto interessato a questi dardi? Perché voleva trovare un modo per neutralizzarli?” chiese di getto Hermione, più curiosa che mai.

 

“ Vede, Messer Moon aveva affrontato il tema dei dardi avvelenati e stregati perché solo con quegli oggetti si può sconfiggere un Lupo Mannaro. E, ovviamente, doveva trovare il modo di respingerli, renderli innocui, trasformandoli in petali di rosa. Il signor Moon era un mago potentissimo, non sconfiggibile con gli incantesimi, sebbene fossero di Magia Oscura. L’unica parte vulnerabile costituiva il suo essere Lupo Mannaro, si fortissimo, ma se preso a distanza da un dardo avvelenato e stregato, vulnerabile. Sono stata chiara?” fece la McGrannitt, riponendo le pergamene in una tasca del mantello.

 

Hermione annuì, mentre soddisfatta non reclamò le pergamene che le erano state sottratte.

 

“ Queste le tengo io. Potrebbero finire in mani sbagliate, e poi ho letto di un altro rarissimo incantesimo di trasfigurazione scomparso nei secoli” asserì, facendo segno alla Griffyndor che la discussione era terminata.

 

“ Grazie professoressa” disse solo Hermione, mettendo la tracolla sulla spalla, dopo aver sistemato tutto.

 

“ Per cosa, signorina?” domandò voltandosi, mentre scendeva le scale verso la cattedra.

 

“ Per tutto quello che mi ha detto. Non che fosse importante, ma odio non sapere, soprattutto quando qualcosa mi è giusto sotto il naso. E lei mi ha reso partecipe come se fossi una strega adulta. Ecco perché la ringrazio, significa molto per me” spiegò, sorridendo all’anziana donna.

 

La professoressa le sorrise di rimando, sparendo poi giù per le scale, oltre la porta dell’aula.

 

Hermione uscì dall’Aula Magna, passando nei corridoi caotici, vedendo persone che si organizzavano per la partita di Quiddich o chi aspettava le carrozze per il giro in città.

 

Salì al terzo piano, mentre calma e soddisfatta, camminava lentamente, respirando a pieni polmoni l’aria di quella splendida mattina.

 

Avrebbe fatto un giro nel parco, e poi forse, dopo pranzo, sarebbe andata anche in città. Ormai tutto quello che voleva sapere l’aveva scoperto, o almeno tutto. C’era solo la Signora del Castello, che a dire il vero sembrava sparita da un paio di giorni, a suscitare ancora qualche curiosità in lei. Ma tutto sommato poteva aspettare.

 

Perciò, più propositiva che mai, pensò di posare la borsa e scendere nei giardini con Harry e Ron.

Arrivò davanti alla sua porta, notando un biondo appoggiato sul muro tra le loro stanze.

 

Draco” appurò, mettendo le mani sulla maniglia, mentre si ravvivava una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

 

Hermione” costatò anche lui, staccando la schiena dal muro.

“ Tutto okay con quella vecchiaccia della McGranitt?” domandò, ridendo.

 

“ Oh si, più che bene. Entri da me cosi ti racconto?” fece Hermione, aspettando con la mano ancora premuta sulla maniglia.

 

Draco abbozzò un sorriso, scuotendo la testa.

“ Ma certo, adesso si usa la scusa ti racconto cos’è successo con la professoressa per invitare qualcuno nella proprio camera” mormorò, con aria maliziosa.

 

Ma smettila!” fece Hermione ridendo, mentre con una linguaccia, gli teneva aperta la porta per farlo entrare.

 

 

 

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Salve mi dolci fanciulle! Scusate per il ritardo, ma ho postato un capitolo più lungo. E poi sono stata davvero impegnata con la scuola, essendo sotto pagella. Compiti, interrogazioni e tutto il resto. In questo capitolo ho chiarito la storia del castello, anche se qualche altra curiosità non tarderà ad arrivare. Non succede moltissimo tra i nostri protagonisti, ma se pazientate qualche altro capitolo, avrete ciò che volete.

 

Un bax!

Erin

 

PS: sono di fretta, devo studiare un sacco! Scusate se non vi saluto di persona ragazze, un grandissimo bacio a tutte e un ringraziamento speciale per tutti i vostri commenti! Mi fate commuovere!!!*___________________*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Batman&Catwoman ***


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Avevano parlato tutto il pomeriggio della McGranitt e dei nuovi risvolti di quella strana storia che riguardava la fondazione del castello annessa alla personale vicenda di Maloney Moon.

 

Il sole, ormai più debole di fine settembre, rendeva ovattata la camera personale di Hermione Granger, che stava distesa sul letto a pancia su, mentre un biondo del calibro di Draco Malfoy le stava accanto ugualmente disteso. Entrambi guardavano il soffitto e la fine del letto a baldacchino, dove le tende s’intrecciavano con il legno scuro della struttura.

 

Draco, scomposto ma pur sempre elegante, aveva una mano sollevata a mezz’aria, impugnante la bacchetta, mentre un disegnino astratto rappresentante Lavanda Brown si componeva davanti ai loro occhi. Un disegnino di Lavanda Brown, Calì e Padma Patil che erano vestite in modo così goffo per il festino stile “Casinò di Las Vegas”, tanto da far scoppiare a ridere i due ragazzi.

 

Ma dai...sei proprio cattivo! Certo, non che a me siano simpatiche, ma non credo si vestiranno con un...” poi Hermione sembrò analizzarlo “...abitino rosa succinto che di abito non ha proprio niente” concluse, voltandosi verso il suo interlocutore.

 

“ No ti sbagli, vestiranno anche peggio. Ti giuro, avrei schiantato Blaise e Theo che mi parlavano di quanto fosse grande questa idea...orribile. E pensare che dovrò sorbirmi la vista di quelle invasate per tutte la festa” disse infine disgustato, mentre faceva evanescere il disegno.

 

“ Potresti anche non venire, così non dovresti sorbirti la loro vista” ridacchiò Hermione, continuando a guardare il soffitto.

 

Draco restò in silenzio per un po’, senza rispondere. Poi parlò.

 

“ Tu andrai?” 

 

Una domanda, una semplice domanda.

 

Una domanda che fece sbandare Hermione Jane Granger.

Una domanda che ebbe il potere di farla tremare, quasi.

 

Avrebbe potuto rispondere con un’altra domanda, con un Perché me lo chiedi? tanto da sviare l’argomento. Tanto da confonderlo.

 

Ma non lo fece.

 

“ Dipende...” disse, mentre si picchiettava le dita sullo stomaco.

 

“ Dipende da cosa?” fece lui, voltandosi verso di lei, alzando un sopracciglio.

 

A questo punto c’era un bel: dipende dal fatto che tu venga o meno.

 

“ Bah...da tante cose” disse invece, mordendosi la lingua per il suo orgoglio troppo Griffyndor misto a codardia per niente Griffyndor.

 

“ Quali sarebbero queste tante cose, Granger?” disse, leggermente innervosito.

 

“ Siamo ritornati all’uso del cognome, Malfoy?” chiese ironica la ragazza.

 

“ Non sviare l’argomento” disse lui, freddo.

 

Hermione si voltò verso di lui, stendendosi di lato per poter ammirare la sua figura che ora era seduta a fissarla.

 

Ma che ti prende?” fece, mettendosi a sedere anche lei.

 

“ Cos’hai di meglio da fare che venire alla festa?” sibilò lui, fissandola impassibile.

 

Hermione rimase interdetta per un secondo. Lui pensava che lei non andasse alla festa perché, forse, aveva qualcosa di meglio da fare?

 

“ Niente. Il mio dipende non riguardava il fatto che ero in dubbio sul venire o meno perché avevo qualcosa di meglio da fare!” esclamò lei, guardandolo scettica.

 

Avrebbe giurato di aver notato una punta di gelosia da parte di Draco Malfoy.

 

Infatti il biondo aveva collegato le parole, facendosi una specie di schema mentale...

 

Dipende ---> Altro da fare ---> altro di meglio da fare ---> si vede con un ragazzo.

 

Draco, perciò, rimase in silenzio, soppesando le parole della Griffyndor.

 

“ E, quindi, se il tuo dipende non riguardava il fatto che avessi un qualche impegno...a cosa alludeva, di grazia?” domandò, mantenendo un po’ di freddezza.

 

Hermione si inalberò.

 

“ E’ un terzo grado, forse?” fece, piantando la mani sul materasso, e sporgendosi verso di lui.

 

“ Pretendo che tu me lo dica” sibilò lui, mentre gli tornava alla mente la possibilità che lei avesse chissà quale storia segreta che nascondeva abilmente.

 

“ Non credo lo farò” sibilò lei a sua volta, mentre si fissavano ardenti di risposte, a pochi centimetri l’uno dall’altra.

 

Si poteva dire che la camera era diventata incandescente.

 

“ Io credo proprio che lo farai” fece a voce serpentina l’altro, mentre continuava a fronteggiarla.

 

Se tu mi dici il perché di tanto interessamento, e quali strane congetture ti sei fatto sulle parole altro di meglio da fare - che tra parentesi io non ho mai pronunciato - io ti dirò a cosa alludeva il mio dipende” concluse lei, mentre sentiva il sapore della vittoria sulle papille gustative. Draco Malfoy era in trappola adesso...

 

Infatti, il biondo Slytherin, la guardava ancora con sguardo furente, ancora più furente per il suo sorrisino. Lui doveva sapere se lei aveva qualche relazione nascosta, così nascosta da non sapere neanche se la sera della festa avrebbe presenziato o meno.

 

Bah...la mia era solo curiosità” iniziò, cercando di rimanere disinteressato come se la cosa non lo toccasse. “ Volevo solo sapere da cosa dipendeva il tuo fatto di non venire. E quando mi hai detto che dipendeva da tante cose ho pensato di voler indagare su quali fossero queste cose. Chessò...l’impegno serale con un libro, con uno strano rito woodoo che progetti di fare per le squilibrate del festino... poi si fermò, mentre Hermione lo guardava a metà tra lo scandalizzata e l’offesa “...con un ragazzo” concesse infine, mentre sulle labbra di Hermione si dipingeva uno splendido sorriso.

 

“ Così pensavi che io avessi un impegno serale con un ragazzo?” domandò, cercando di non ridere.

 

“ Tra le altre cose...” rispose lui, guardando altrove, mantenendosi vago.

 

Hermione represse una risata: era davvero gelosia quella che aveva intravisto nei suoi occhi!

 

Perché ridi? Ho forse indovinato? Hai un impegno serale con un ragazzo?” domandò lui, mentre la dove s’incrinava impercettibilmente.

 

Hermione pensò di giocare un po’, di prenderlo un po’ in giro.

Ebbene si, hai proprio ragione. Il mio dipende alludeva ad un impegno serale con un ragazzo...sai, dipende se ci vediamo quella sera o un’altra sera. Se l’appuntamento è proprio la sera del festino, allora beh, non potrò venire” concluse, facendo spallucce, mentre dentro di sé rideva come una pazza.

 

Draco impallidì, come Hermione non l’aveva mai visto. Divenne così pallido che era veramente evidente il contrasto con la sua carnagione naturale, pur essendo essa già bianchissima.

 

E chi sarebbe questo ragazzo?” chiese dopo, cercando di celare le sue emozioni.

 

“ Bah...un ragazzo”

 

“ Senti Granger, mi danno sui nervi le tue risposte vaghe” tagliò corto lui.

 

Hermione scoppiò a ridere, facendo inarcare un sopracciglio al biondo.

 

“ Ti fa tanto ridere?!” sbottò lui, offeso.

 

Hermione parve riacquistare un po’ di lucidità, prendendo un cuscino e tirandoglielo dritto in faccia.

 

Il cuscino ricadde sulle sue gambe, mentre la guardava tra lo scioccato ed il furioso.

 

“ Non esiste nessun ragazzo...non ho nessun appuntamento! Ho inventato tutto” esclamò lei, tra una risata ed un’altra. “ Ma quanto sei scemo!”

 

“ Che co...Mi stavi prendendo in giro?!” fece lui, tirandole il cuscino di rimando.

 

Hermione annuì, mentre continuava a ridere.

 

“ E perché l’hai fatto?!

 

“ Volevo vedere la tua faccia farsi sempre più buffa!” disse lei, mentre calmava le risate.

 

Draco si accigliò.

“ La mia faccia non sarà mai buffa” asserì, convinto.

 

“ Oh, questo lo dici tu”

 

Si, lo dico io. E’ per questo che conta” rispose lui perentorio. La fissò per qualche secondo, poi si stese sul letto tornando a guardare il soffitto.

 

Hermione lo guardò, visibilmente accigliato: forse doveva dirgli la verità fino in fondo.

 

Così si stese accanto a lui, guardando anch’ella il soffitto.

 

“ Sai...veramente il mio dipende alludeva al fatto che tu ci fossi stato o meno alla festa” mormorò semplicemente, senza accennare a voltarsi.

 

Draco rimase in silenzio per qualche secondo, mentre sentiva il respiro di Hermione diminuire d’intensità, mentre riprendeva fiato dopo le risate.

Si voltò verso di lei, guardandola di sbieco, mentre lei continuava a guardare il soffitto.

 

La osservò per molto, molto tempo, come a volersi imprimere i suoi lineamenti nella mente. I suoi boccoli sul materasso, lo sbattere delle sue ciglia, le sue labbra rosse alle volte quasi infantili, stirate in ingenui sorrisi. E si accorse di provare davvero qualcosa per lei. E se prima era solo un’attrazione fisica che era sfociata in un quasi bacio...adesso sapeva davvero di sentirla sua, in qualche modo. Non aveva tentato di baciarla in tutti quei giorni non perché non lo volesse, ma perché voleva imparare a conoscerla. Lei non era come le altre, quelle che avrebbe salutato il giorno dopo senza ricordarsene neanche il nome: lei era Hermione Granger. E la sua Hermione Granger meritava qualcosa di più, di molto di più di uno come lui. Un ragazzo diverso da un purosangue viziato e presuntuoso, un ragazzo disposto a concedergli stesso, ad essere sincero sempre e comunque...un ragazzo che lui mai era stato in tutto questo tempo. Ma adesso si sentiva diverso: quando stava con lei desiderava poterla abbracciare e poterla carezzare, non prettamente di spingersi oltre. Forse lei lo stava cambiando...ed lui la sentiva sua, dentro di sé, ormai un parte inscindibile del suo essere...

 

“ Io ci sarò” disse lentamente, dopo quella che sembrò essere un infinità di minuti.

 

Hermione sussultò impercettibilmente alle sue parole. Erano suonate strane e forse, anche dolci. Ci sarebbe stato alla festa, si, ma con quel Io ci sarò non aveva voluto alludere solo alla festa: lui ci sarebbe stato. Hermione sentì la sua mano sfiorare il dorso di un’altra, abbandonata come la sua sul materasso. Un incontro casuale. Ma non si voltò, restando a guadare il soffitto, sorridendo davanti a sé.

 

 

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La mattina del quinto giorno si fece sentire squillante da parte del folletto verde e porpora, quel giorno piuttosto allegro.

 

Parapappapa Parapappapa Parapappapa Parapappapa

 

Era salito in ogni piano a canticchiare e suonare con una strana trombetta, facendo svegliare di colpo tutti i ragazzi, metà dei quali avevano già riacquistato il dono della parola e iniziavano ad imprecare, anche se con la bocca ancora impastata di sonno.

 

Parapappapa Parapappapa Parapappapa Parapappapa

 

Un urlo disumano provenne dalla camera infondo al corridoio, dove l’etichetta “ Draco Malfoy” riluceva in tutta la sua brillantezza.

 

Mai far arrabbiare il Principe Slytherin.

 

Ma forse il folletto canterino ancora non ne era a conoscenza.

 

Parapappapa Parapappapa Parapappapa Parapappapa

 

Tempo un secondo, dopo l’urlo disumano una porta si aprì di botto, rivelando un Draco Malfoy con indosso solo il pantalone del pigiama, torso nudo e capelli biondissimi scompigliati sulla fronte. Occhi glaciali scrutavano il folletto che si era, stranamente, ammutolito.

 

“ Tu, lurida creatura, forse non conosci il nome Draco Malfoy! Perché se lo conoscessi, inizieresti a tremare! Se non la finisci di rompere i coglioni a prima mattina, giuro che quella trombetta te la ficco...”

 

“ MALFOY!” lo rimproverò una voce appartenente ad una ragazza nella camera affianco alla sua. Una Hermione Granger dai boccoli disfatti ed un pigiamino a pantaloncini corti e canottiera di un blu elettrico, troneggiava sulla soglia della sua porta, fissando il biondo in questione che fulminava con lo sguardo il folletto.

 

“ Non mi dire che non posso ficcargli quella trombetta dove so io, solo perché fa parte di quel branco di idioti difesi e protetti dal C.R.E.P.A!” sbottò Draco, guardando in tralice Hermione.

 

Ma che idiota che sei, certo che no! Ti ho bloccato perchè non devi dire termini scurrili in mezzo ad un corridoio davanti a tutti! E poi il folletto già si è impaurito abbastanza, lascialo stare... concluse, mentre il folletto tremante, stava sparendo oltre un anfratto della parete.

 

Intanto, tutti i ragazzi del corridoio del terzo piano e qualcuno salito dal secondo – dopo l’urlo disumano di Draco – erano intenti a fissare la scena di un Hermione alquanto adirata per la scurrilità di Draco Malfoy, che intanto con le braccia incrociate al petto si stava difendendo dicendo che “ non è colpa mia se quell’idiota mi rompe i coglioni a prima mattina!”.

 

Anche Harry e Ron, con faccia mezze addormentate e da pesci lessi, guardavano – avvolti nei loro pigiama ad orsetti – la scena per così dire insolita che si presentava loro davanti agli occhi.

 

Certo, stavano litigando, ma non erano i soliti litigi: c’era lei che amichevolmente ed affettuosamente lo stava rimproverando, mentre lui si difendeva come un bimbo accusato di aver fatto una cosa che, ovviamente, ha fatto.

 

“ Avanti Draco, ci sono modi e modi!” stava dicendo Hermione con le mani sui fianchi, mentre il biondo si passava una mano tra i capelli, infastidito.

 

 

Per l’appunto...

 

 

“ L’ha chiamato per nome...” disse Ron come un automa, guardando la coppia.

 

Harry al suo fianco annuì.

 

“ Bah...ma questo-questo non vuol dire niente! Giusto Harry, GIUSTO?”

 

“ Oh, ma certo che no...” rispose Harry, non troppo convinto.

 

Solo quando Hermione sentì due sguardi come trapassarle la schiena, smise di battibbeccare con Draco, facendo cadere le braccia lungo il corpo.

 

Anche Draco smise di parlare, notando due sguardi poco distanti da lui.

 

Il silenzio regnò sovrano. Neanche un battito d’ali s’udì in quel corridoio.

 

Dimmi che non c’è tutto il corridoio a guardaci...” dissero in coro, a bassa voce.

 

Dimmi che non ci sono Harry e Ron a guardarmi...”

 

Dimmi che non ci sono Blaise e Theo a guardarmi...”

 

Entrambi si voltarono verso i rispettivi amici, e appurati i loro sospetti, si diedero uno spintone.

 

“ Stupida Mezzosangue, osi anche parlarmi, adesso?!” sbottò Draco, per salvare la situazione.

 

E tu, idiota d’un furetto, hai una voce così stridula che hai svegliato tutto il castello! Tappa quella fogna!”

 

“ Senti chi parla...Zannuta!”

 

“ Furetto!”

 

Si guardarono irati, poi entrambi entrarono nelle rispettive camere, sbattendo la porta furiosamente.

 

Harry e Ron si guardarono prima senza capire, poi scoppiando a ridere.

 

“ Hai visto? Avevo ragione! Quei due non nascondono proprio niente! Abbiamo visto cose che non c’erano...forse è stato solo il brusco risveglio” disse Ron ridendo, mentre entrava nella sua stanza.

 

Ma si, hai ragione! Figurati se, tra l’altro, Hermione ha chiamato Malfoy volontariamente per nome...le sarà scappato! Ci preoccupiamo per niente!” fece l’altro, sparendo anche lui oltre la porta della sua stanza.

 

Mentre i ragazzi, dopo il brusco risveglio, si stavano lavando e vestendo per la lezione di quella mattina, sul balcone di due stanze adiacenti qualcuno stava stranamente ridacchiando.

 

“ Sono un’ottima attrice...” si elogiò Hermione, appoggiata al balcone della portafinestra.

 

“ Se non fosse stato per me, che ho saputo riprendere la situazione in mano, al tuo Weasleyuccio gli sarebbe venuto un collasso...” chiarì invece Draco, mentre la brezza mattiniera gli agitava ancor di più i capelli.

 

Hermione ridacchiò, guardando oltre i giardini del castello.

 

“ Sul serio, ho visto che ti guarda con occhi strani nell’ultimo periodo. Quel bacio sulla guancia di qualche giorno fa, poi... aggiunse il biondo, ancora a torso nudo.

 

Ma che fai, ci spii?” chiese Hermione, ridendo di sottecchi.

 

“ Ma se la sua chioma rossa mi ha quasi accecato quando si è sporto verso di te, quella mattina in Sala Grande! E’ normale che io l’abbia notato...quel ragazzo è un attentato alla mia quiete mattutina”.

 

Ma smettila! E poi io e Ron siamo solo amici...lui non prova proprio niente per me. Figurati se...” ma si fermò, ripensando agli atteggiamenti di Ron. Fermandosi a riflettere su alcune cose, capì che forse Draco non aveva travisato tutto...ma non ci volle pensare.

 

“ E comunque, quelle cose che ti ho detto poco fa, in corridoio...” iniziò Draco, quasi a volersi scusare se le aveva dato della Zannuta o chessò.

 

Hermione si voltò verso di lui, appoggiata con gli avambracci sul balcone. Stava per parlare, quando lui la precedette.

 

“...le pensavo sul serio. Insomma, tutte cose vere” terminò, socchiudendo gli occhi mentre una folata di vento li attraversava.

 

Hermione si mise dritta, le mani sui fianchi, mentre i suoi occhi lampeggiavano.

 

CHE COSA?” urlò quasi, mentre Draco scoppiava a ridere. Mai vista una risata così semplice e spontanea.

 

“ Tu hai voluto giocare con me ieri, adesso ti ho preso in giro io” osservò divertito.

 

Hermione gli rivolse un sorriso.

“ Chissà perché poi ci è venuto così spontaneo fingere di litigare...potremmo anche smetterla con queste messe in scena. Ormai siamo amici, non vedo perché nasconderlo... mormorò lei.

 

Lui la fissò per qualche attimo, mentre i suoi boccoli svolazzavano al vento.

“ Come sei ingenua, Hermione” le sussurrò, avvicinando il suo viso a quello di lei. Le passo un dito affusolato sul naso, facendolo salire lungo la fronte, fino a scompigliarle i capelli con la mano.

 

“ Ehi!” lo rimproverò lei, cercando di sistemare i capelli.

 

Lui scosse la testa, allontanandosi da lei.

“ A dopo” mormorò, lasciandola da sola con i suoi pensieri.

 

 

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Quella mattina, dopo una sostanziosa colazione, i ragazzi dovettero affrontare due ore di Incantesimi. Il professor Vitious spiegò alcuni incantesimi d’appello, secondo lui molto importanti. Incantesimi che differivano dai soliti incanti d’appello, perché gli oggetti da richiamare erano delle più svariate forme e dimensioni, reperibili solo in Nuova Zelanda, come strane rocce e spugne marine.

 

“ Ma dico io, che diamine me ne faccio di un incantesimo d’appello per richiamare un riccio biforcuto della costa settentrionale della Nuova Zelanda?” chiese uno scocciato Ron, incrociando le braccia la petto.

 

Herry scoppiò a ridere, cercando comunque di contenersi, data la presenza vigile del professore.

 

Hermione, d’altro canto, sbuffò, pensando a quanto quei due non capissero un bel niente.

 

Finita la lezione, vero le 11:30, Harry e Ron le proposero di andare in città con le carrozze. Hermione valutò affondo l’idea, pensando che da lì a due giorni sarebbe tornata in Inghilterra, facendosi sfuggire quell’occasione.

 

“ Ehm...okay. Vado sopra a posare la borsa, prendere i galeoni e altre cose” disse, mentre Harry e Ron – senza borse e libri –  l’aspettavano al primo piano, mentre l’immenso portone aperto mostrava loro i giardini e le carrozze che continuamente passavano, prendendo alcuni ragazzi a portandoli in città.

 

Hermione prese una piccola tracolla dove mise un borsellino con i soldi che le sarebbero potuti servire in città, poi scese e raggiunse i suoi amici.

 

Vide Draco parlare con Zaini e Nott al primo piano, vicino alla bacheca, poi uscì con Ron, mentre Harry chiamava la carrozza con i quattro schiocchi delle dita.

 

Una carrozza nera, trainata da un cavallo bianco, apparve davanti a loro, mentre un cocchiere vestito dal taglio ottocentesco, faceva loro un inchino.

 

“ Ci può portare in città?” chiese Harry, mentre gli altri due salivano a bordo.

 

Il cocchiere annuì, silenzioso. Con un sorriso spronò il cavallo, che iniziò a correre velocissimo.

 

“ Ehi ma, i babbani non vedono questa cosa?” chiese Ron, mentre il paesaggio sfrecciava rapido sotto i loro occhi.

 

“ Prima di tutto, noi siamo diretti alla parte magica della città, non in quella babbana...

 

“ Questo lo so! Siamo già andati qualche giorno fa, Harry!” chiarì Ron, offeso da come l’amico lo stava trattando, manco avesse 2 anni.

 

E poi, come il Nottetempo, i babbani non vedono queste carrozze” finì Harry, mentre Hermione, stranamente silenziosa, guardavano dalla finestrella della carrozza.

 

“ Ehi Herm, cos’hai?” le chiese Ron, avvicinandosi premurosamente a lei, mentre le prendeva una mano tra le sue.

 

Hermione sussultò, notando la sua mano tra quelle di Ron.

 

“ Ehm...no ni-niente” farfuglio, mentre delicatamente toglieva la sua mano dalle grinfie dell’amico.

 

Comunque saremo di ritorno per pranzo. Staremo qualche ora e...oh, guardate. Siamo arrivati” fece Harry, mentre la carrozza si fermava in uno spiazzale dove molte altre stavano sostando.

 

Scendendo dalla carrozza, Hermione rimase estasiata dalla Wellington magica, diversissima dalla Londra Magica o di qualsiasi altra città, seppur babbana.

 

Era immersa nel verde, nelle foreste, dove queste casette, villette o semplici capanne, fungevano da case o da negozi.

 

La ghiaia della strada vene schiacciata dai molti visitatori proveniente dal castello, come il Trio in procinto di fare un giro per quelle viuzze circondate da alberi secolari.

 

Una capanna da cui usciva del fumo, produceva strane pozioni che colpirono un gruppo di ragazzi di Corvonero. Alcuni Tassorosso di fermarono a delle casette di marzapane, dove si potevano acquistare specialità magiche neozelandesi. Altri ragazzi ancora si fermarono a guardare alcune scope prodotte solo in quel paese, dall’aria veloce e dinamiche.

 

Molte persone del posto, con abiti caratteristici, ci aggirava per le stradine di quella città-foresta.

 

Hermione, Ron e Harry passarono la giornata in gir per negozi, comprando alcune cose molto particolari, che di sicuro non avrebbero mai potuto trovare a Londra. Acquistarono anche dei dolcetti alla cannella e artiglio di drago, davvero ottimi.

 

Hermione notò anche una piccola casetta di abiti del luogo, ed andò dritta al suo interno per curiosare. La signora fu così gentile e gli abiti erano così belli, che non poté fare meno di acquistarne qualcuno.

 

Soddisfatti, verso l’una tornarono al castello, mentre la maggior parte dei ragazzi, affamati a stanchi per il risveglio brusco di quella mattina, si riversavano nella Sala Grande.

 

Hermione riscese dopo qualche secondo, perché andata a posare le buste degli acuisti in camera, notando una figura avvolta in un mantello entrare nella stanza in mezzo alla scale. Ma non era quella la dimora della Signora del Castello?

 

Infatti, la donna anziana, stava entrando nella porta con una valigetta, abbassando il cappuccio del mantello, mentre la sua crocchia grigia riluceva scompigliata.

 

Hermione stette a fissarla per un po’. Ecco perché in quegli ultimi giorni non l’aveva vista...ma dov’era stata?

 

La curiosità subito s’impossessò di lei, mentre Hermione si riprometteva di scoprire cosa nascondeva quella donna.

 

Entrando in Sala Grande, prese posto accanto agli amici. Sentì un’improvvisa voglia di voltarsi e guadare Draco, quasi le mancasse, così lo fece. E lo trovò intento a fissarla, cosa che mai si sarebbe aspettata. Abbozzò un sorriso, ricambiato appena in tempo, prima che un’isterica Padma Patil zittisse tutti con cenni eloquenti della mano, mentre nei piatti d’ognuno il cibo s’andava componendo per formare la seguente frase:

 

Festino di stasera, Quarto piano, Ore 22.00, tema: supereroi babbani di film famosi

 

Tutti i ragazzi rimirarono i loro piatti, confrontandosi tra loro, temendo che il proprio fosse scritto male. Perché non poteva aver scelto quel tema...

 

Sguardi omicidi, scioccati, increduli e pochi (pochissimi) felici, si levarono verso una Padma piuttosto compiaciuta.

 

“ Bellissima idea, no?” ridacchiò, mentre il cibo ritornava normale nei loro piatti.

 

Hermione aveva ancora gli occhi sbarrati e la faccia da pesce lesse, quando Harry le diede uno spintone.

 

Padma ma cos’hai in quella testa?! Se possibile è ancora peggio dell’idea stile Casinò di Las Vegas!” sbottò Hermione, mentre Padma offesa borbottava.

 

“ Io ho SEMPRE bellissime idee, siamo intesi?” farfugliò inviperita.

 

Hermione alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa. Ma chi capitava tra gli “intelligenti” Corvonero?

 

 

šsšts

“ Oh dai, starai benissimo! Non fare storie” disse una voce alle nove e mezza di sera, nella camera di Draco Malfoy.

 

Se starò benissimo, perché non la smetti di guardarmi e ridere come un’invasata?” domandò lui a denti stretti, mentre Hemione gli sistemava il lembo di un mantello nero.

 

Con un po’ di magia e grazie all’aiuto dell’armadio sforna-vestiti, i ragazzi del sesto anno si stavano ingegnando per ricreare costumi assurdi.

 

“ Abiti di supereroi idioti dai costumi ridicoli!” stava borbottando ancora Draco, mentre Hermione ridacchiava, passando la bacchetta sul suo torace, dove appariva un pipistrello. Lei si ricordava tutti i supereroi dai poteri magici che aveva letto e visto nei cartoni fin da piccola. E adesso aiutava Draco a ricreare il suo.

 

Ma dai, quanto la fai lunga! I supereroi hanno tutti la maschera, quanti stai tranquillo che nessuno ti riconosce! Toh...indossa la tua” spiegò Hermione, porgendogliela.

 

E tu, che fai tanto la sbruffona, da cosa ti vestirai?” chiese lui, alzando un sopracciglio e afferrando la maschera.

 

Hermione fece spallucce, sorridendo.

“ Segreto! Vediamo se mi riconosci alla festa...” gli sussurrò, sparendo oltre la portafinestra.

 

Draco rimase a guardarla per un po’, estasiato, poi si volse al suo specchio, ammirando il costume di un tipo che Hermione aveva chiamato B-qualcosa-man: forse Botman o Butman.

 

 

šsšts

 

La Sala del festino, verso le 22.30, era gremita di gente. Meglio, di supereroi. I più disparati colori guizzavano agli occhi dei presenti, dove qualcuno nato da famiglia babbana, riconosceva qualche Superman, qualche Spiderman, due o tre The Mask, molti Robin, un gruppo che si faceva chiamare I FANTASTICI 4, qualche ragazza vestita da spia segreta, qualcuna da cartoni animati più famosi come Sailor Moon e molti altri.

 

Un bellissimo Batman, verso le 23.00, fece il suo ingresso nella Sala, venendo squadrato da molte ragazze, che cercavano di capire chi fosse. Ovviamente, l’unica a conoscere la sua identità era Hermione Granger, che ancora in realtà non si era vista entrare. Anche Blaise e Theo non sapevano da cosa Draco si fosse vestito, restando in silenzio anche su quali costumi avrebbero indossato loro stessi.

 

Quindi, un bellissimo Batman si aggirava per la sala, mentre molte supereroine facevano occhi dolci e qualche ragazzo cercava di capire chi fosse. Draco, alquanto compiaciuto per non essere stato riconosciuto, andò a servirsi del ponch.

 

Dopo una decina di minuti, qualcuno entrò nella sala.

Avvolta in un completo aderente di pelle nera, una sensuale ed accattivante Catwoman fece il suo ingresso scortata da Hulk e dall’Uomo Torcia. Ovviamente, nessuno sarebbe riuscito a capire chi fossero quei tre appena entrati. Lei era di sicuro stupenda: mentre camminava i ragazzi svenivano sotto le sue curve trattenute dalla pelle nera del tessuto. Stringhe e cerniere lampo la rendevano ancora più sexy, mentre ancheggiava su degli assurdi tacchi alti. Ovviamente, data la maschera, nessuno riusciva a capire chi fosse.

 

Qualcuno, invece, fu informato della vera identità di Hulk e dell’Uomo Torcia, dagli stessi che si nascondevano sotto quei costumi: Harry e Ron. Anche se nessuno si spiegava come Harry fosse diventato così muscoloso: forse qualche strana pozione. Ma queste considerazioni provenivano solo da chi sapeva chi si nascondeva sotto i costumi, perché i suddetti li avevano avvisati dicendo “ vedi che sono io, Harry, vestito da Hulk!” altrimenti davvero nessuno sarebbe riuscito a capire chi fosse chi.

 

Erano tutti irriconoscibili.

 

Lo sguardo lascivo di un Batman particolarmente affascinante, cadde su un’altrettanto provocante Catwoman. Quella ragazza, chiunque fosse, aveva delle curve davvero fantastiche. Ma chi diamine era? Domanda che, notò, la maggior parte dei presenti si stava chiedendo.

 

Ma Draco stava cercando con lo sguardo un’altra persona, la sua Mezzosangue, che ancora non aveva capito da cosa si era travestita in quel trambusto. Aveva notato una chioma riccia, ma voltandola, aveva rivelato una ragazzetta vestita da Donna Riccio.

 

Catwoman gli passò davanti, ancheggiando sui suoi tacchi a spillo, mentre uno strano profumo riusciva a giungergli fin dentro al testa.

 

Hermione Granger?

 

Corse, attraversando al folla, vedendola disperdesi in essa. Spintonò qualcuno per raggiungerla, ma la vide sparire tra un’altra massa di persone. Più in la, la bellissima ragazza usciva dalla portafinestra, scomparendo dalla sala.

 

L’abile e seducente Batman corse scavalcando più persone e non che poteva, trovandosi davanti alla portafinestra.

 

Lentamente l’aprì, mentre la brezza serale gli solleticava le narici, insieme al suo profumo.

 

“ Oddio, sei tu...” soffiò, chiudendosi la portafinestra alle spalle, mentre usciva in balcone.

 

Catwoman si voltò, mentre lui poteva finalmente intravedere i suoi occhi scuri sotto la maschera.

 

“ Io? Certo che sono me stessa. Ma tu chi pensi che io sia?” rispose enigmatica, riconoscendo i suoi occhi argentei sotto la nera maschera.

 

“ Una bellissima Catwoman!” esclamò lui, raggiungendola.

 

Lei rise, un sorriso che ebbe il potere di scioglierlo.

 

“ Come hai fatto a riconoscermi?” chiese lei d’un tratto.

 

“ Il tuo profumo, quando mi sei passata accanto” sussurrò lui. “ La tua scelta è caduta su Catwoman...per completarmi, forse?” disse un Batman malizioso.

 

Lei rimase in silenzio. Si l’aveva fatto per lui, perché capisse che lei si sentiva parte di lui, e viceversa. Che, ormai, erano da considerarsi una cosa sola.

 

“ Modo buffo di vedere la cosa”

 

“ Modo giusto di vedere la cosa, direi” la corresse lui, mentre Catwoman si toglieva la maschera, e dei bellissimi boccoli di cioccolato le cadevano sulle spalle.

 

“ Sei incredibile...” mormorò lui, guardandola estasiato.

 

Hermione si voltò, non capendo.

 

“ Incredibile?”

 

Draco annuì, togliendosi anche lui la maschera, mentre i suoi crini biondi ricadevano scomposti sulla fronte.

 

“ Si, incredibile...e riesci sempre a sorprendermi”.

 

 

 

 

šsšts

 

 

 

 

Ma salve!! Eccomi qui un po’ in ritardo. A dire il vero questo capitolo l’ho scritto in fretta, e non ne sono per niente soddisfatta.  Vedete voi cosa ne pensate...ovviamente, il prossimo capitolo sarà IL CAPITOLO. Ma non vi accenno più niente! -_^

 

Ma passiamo ai ringraziamenti:

 

lunachan62: il loro rapporto si sta evolvendo, in maniera sottile ma lo sta facendo. E, come ho detto prima, il prossimo capitolo sarà IL CAPITOLO. -_^

 

gemellina: Ciao! Mi fa piacere che il precedente cap ti sia piaciuto! Le interrogazioni di fine anno stanno andando al meglio, ma sono cmq occupatissima!^^ Che ne pensi di questo? E’ accettabile?

 

SweetChocolate: l’incantesimo ritornerà, certo, e non tarderà ad arrivare. Questa volta ho postato un po’ tarduccio...che ne pensi di questo cap?

 

Cobwy23: Ciao!! Ma grazie! *_* Si, la signora del castello è una tipa un po’ strana, le cui intenzioni si scopriranno presto. D’altronde la settimana volge al termine.

 

crici_82: Grazie! Sono contenta che ti piaccia! Spero questo non vi abbia deluso poi tanto...è che a me non convince proprio!

 

Lala: grazie per l’imbocca a lupo! Sta andando benissimo! A parte la scuola, grazie della recensione!^^ Che ne dici di questo?

 

camyxpink: Ciao!!^^ riguardo Harry e Ron, l’ho detto, sono così pesci lessi che...

 

Harry e Ron, seduti a loro posto mentre accuratamente si strafogavano, non sembrarono rendersi conto di quelle coincidenze – forse perché il loro cervello non poteva neanche arrivare a pensare che Hermione e Draco potessero, ecco, avere qualcosa in comune, come gli orari – rivolgendo un sorriso alla loro Hermione.

(cap 11)

 

E poi anche in questo, non arriverebbero mai a pensarlo. Ma alla fine, la loro storia verrà a galla...

 

vio_smile: è vero, ho aggiornato un po’ tardi! Mi fa davvero piacer che la mia storia ti abbia preso, grazie! Quindi, l’attesa è valsa?

 

white_tifa: Ciao!! Che bello sentire una tua recensione! *__* Mi fa davvero un immenso piacere che la mia ff ti piaccia, che tu segue con interesse questa storia. E questo cap? come ho detto a me non piace proprio...

 

 

 

Un bacione a tutte,

Erin.

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Ho bisogno di sentirti sulla mia pelle, Hermione ***


šsšt›s›

E’ finita. Oggi è ufficialmente finita. Non la mia storia, ma la scuola! Oggi ho fatto l’ultima interrogazione, e sono L-I-B-E-R-A  finalmente. Così mi sono messa a scrivere questo capitolo e mi scuso moltissimo per il mio ritardo. Spero ne sia valsa la pena di aspettare.

 

Bacioni!

Erin

 

 

šsšts

 

 

Un tiepido sole dei primi d’ottobre fece capolino oltre la finestra della penultima stanza infondo al corridoio, annunciando il sesto giorno di gita. Una ragazza riccia si stiracchiò, scendendo dal letto e dirigendosi assonnata in bagno.

 

Quella mattina passò tranquillamente, con un’ora di Pozioni in cui cercarono di distillare dei sonniferi dagli estratti ricavati dalle lezioni di Erbologia, ed un’ora di Trasfigurazione, dove la professoressa McGranitt fece testare alcune metamorfosi di alcuni strani animali, annunciando poi che quello sarebbe stato l’ultimo giorno di lezione. Il penultimo giorno della gita e l’ultimo di quelle lezioni supplementari.

 

“ Bene ragazzi, confido nel vostro buon senso. Tra cinque minuti terminerà l’ultima lezione di questa lunga gita. Domani lasceremo il castello verso le 10.00 in punto, a tal fine vi chiedo di svegliarvi in tempo, non ammetterò ritardi. Visiteremo la Wellington magica, dove è stata organizzata una parata in onore del mago fondatore di questa città. Ovviamente, pranzeremo in un ristorante molto caratteristico gestito dalla sorella di Madama Rosmerta, che molti di voi conoscono di persona. Resteremo fino a sera, quando la parata sulla terra ferma finirà per dare inizio ad una manifestazione notturna ed aerea. Fuochi d’artificio magici e altro occuperanno il cielo fino alle 23.00, ora in cui le passaporte ci aspetteranno per tornare in Inghilterra. Tutto questo per essere nel nostro paese esattamente alle undici di mattina. Sapete, il fuso orario...” spiegò la McGranitt, mentre il suono dello strumento del folletto risuonava nell’aria, e i ragazzi nell’ Aula Magna si alzavano con le loro borse, chi sorridente, chi davvero entusiasta.

 

Ma ci pensate? Quella parata sarà stupenda...” osservò allegra Hermione, mentre lei, Harry e Ron stavano uscendo dall’Aula, incamminandosi nella calca e nel vociare dei corridoi.

 

“ Si, decisamente. Ma piuttosto preoccupati del festino di stasera...l’ultimo festino, ovvero quello in tema Casinò di Las Vegas!” esclamò Harry ridacchiando, mentre Ron stava decisamente fissando troppo intensamente Hermione.

 

Ma non doveva essere domani sera? Oh ma...”

 

“ Si, appunto Herm. Ho incontrato le gemelle Patil completamente fuse che strillazzavano che avrebbero dovuto accelerare i tempi, perché non si poteva fare domani. Insomma, noi credevamo che saremmo rimasti anche domani sera, per partire l’ottavo giorno. Ti lascio immaginare com’erano esagitate: Ed ora come faremo!!’ ” le prese in giro Harry, mentre Ron rideva come un pazzo.

 

Hermione guardò oltre le vetrate dei corridoi, notando moltissima gente in giro per i prati e i giardini, tutti sorridenti ed allegri. Il giorno dopo sarebbero tornati ad Hogwarts...

 

Non era sicura che le facesse davvero piacere. Per un motivo ed un altro, quel posto lo sentiva suo ormai. Era come lontana da tutti e tutto, eppure così vicina. Hogwarts, insomma, avrebbe comportato molte, molte più preoccupazioni e limitazioni. In primis il vedere Draco, quello si che sarebbe diventato impossibile. E chissà, si chiese, come si sarebbe comportato lui una volta tornati a casa. Per i corridoi di Hogwarts, durante le lezioni, nella vita quotidiana. Cosa sarebbe successo?

 

Con questi pensieri uscì dal castello, sistemando la tracolla poco pesante, mente la gonnellina bianca a pieghe svolazzava al vento tiepido delle undici e mezzo. Harry e Ron insistettero affinché Hermione seguisse la partita di Quiddich, così la loro migliore amica li assecondò controvoglia, ma esibendo uno dei suoi migliori sorrisi.

 

E va bene...”

 

“ Oh Herm, sei meravigliosa!” esclamò eccitato Ron, saltellando come un pazzo, mentre la stringeva forte a sé e la baciava sulla guancia.

 

La ragazza volse lo sguardo verso Harry, che alzò un sopracciglio e scosse le spalle. Ma cosa diavolo prendeva a Ron?

 

Ronald...così m-mi stritoli!!  balbettò cercando di respirare, perciò un Ron rosso in viso le si allontanò.

 

“ Oh...ehm...si scusa” farfugliò imbarazzato, prima di avviarsi con Harry verso il campo.

 

Hermione rimase a contemplare le due figure allontanarsi, perdendosi nei suoi pensieri. Ron era da un po’ che si comportava in modo strano...anche Draco glielo aveva fatto notare.

 

Scrollò le spalle.

 

Ma no! Me lo sto immaginando...” disse tra sé e sé un po’ troppo ad alta voce.

 

Che fai, parli anche da sola adesso?” una voce tagliente e particolarmente stuzzicante la fece voltare con una linguaccia servita su un piatto d’argento.

 

“ Stupido!” fece scherzosamente.

 

“ Stai andando al campo?” le chiese, arrivato al suo fianco. Aveva una camicia bianca leggermente sbottonata, dei pantaloni neri e i capelli a coprigli gli occhi. D’istinto Hermione sollevò titubante una mano, che andò a sfiorargli il naso, fino a scostarli le ciocche seriche che rivelarono bellissimi occhi color ghiaccio.

 

“ Non vedevo i tuoi occhi” costatò lei, con voce estremamente dolce.

 

Draco la fissò socchiudendo le ciglia, per il sole che prepotente cercava di perforarle. Abbozzò un sorriso, non spiegandosi il mancato battito che aveva avuto il suo cuore.

 

Anche Hermione gli sorrise, voltandogli le spalle e andando verso il campo da Quiddich.

 

“ Non puoi sederti sugli spalti con me...vero?” chiese come distrattamente, accortasi di averlo di nuovo al fianco.

 

Draco non rispose, continuando a camminare.

 

“ Mi rispondi o no?” chiese, voltandosi a guardarlo.

 

“ E’ una domanda così stupida. Lo sai che non posso...” disse tranquillamente Draco, mettendo le mani in tasca.

 

Hermione fissò davanti a sé, evidentemente ferita da quelle parole che, non sapeva come, non avrebbe voluto sentirgli dire.

 

“ Non puoi...o non vuoi?”

 

“ Andiamo Hermione...”

 

No Draco. Volere è potere. Tu non vuoi farti vedere con me, tu non vuoi...

 

Ma insomma, Granger!” la fermò lui per un braccio, arrestando la camminata di entrambi. E l’aveva chiamata anche per cognome.

“ Non capisci che non si può? Veniamo da due mondi diversi, per diamine! Non sarà mai possibile, mai! Io sono un purosangue, faccio una determinata vita, frequento certe persone...è già tanto che passi il mio tempo con te” sbottò, lasciando Hermione basita.

 

Draco aprì leggermente la bocca, come per aggiungere altro. Ma che diavolo aveva detto? L’espressione del suo viso si fece sofferente. Non avrebbe voluto dire quelle cose ad Hermione, ma aveva dovuto farlo. E ci stava male, davvero male. Ma meglio passare per uno stronzo bastardo: almeno, si sarebbe arresa. Loro non potevano...

 

 

E’ già tanto che passi il mio tempo con te

 

 

Ma Hermione aveva solo quella frase nella mente.

 

Il suo ragionamento di Draco, infondo, non faceva una piega...

Allora perchè si sentiva così male, in quel momento? Non poteva davvero essersi illusa che tra loro sarebbe potuto nascere qualcosa...anche solo dell’innocente amicizia.

 

 

Abbassò gli occhi.

“ Ho capito” mormorò, mentre Draco stranamente silenzioso le lasciava andare il braccio. “ Hai ragione...non puoi certo mischiarti con una mezzosangue come me. Pensavo che almeno valessi qualcosa per te...ma a quanto sembra non abbastanza” disse ancora con voce flebile; poi alzò gli occhi. “ Non abbastanza da farti desiderare di starmi vicino, anche contro idee e pregiudizi, anche contro tutti e tutto. Ma forse hai ragione tu, ancora una volta. Io sono così ingenua...”

 

E così, in un battito d’ali, Hermione si allontanò. Un figura leggiadra e solitaria avvolta in una completo bianco e celeste, una persona che sarebbe uscita per sempre dalla sua vita. Era pronto a lasciarla andare, ora che l’aveva trovata? Ma la domanda che lo attanagliava era: sarebbe mai stato pronto a lasciarla andare?

 

 

šsšts

 

 

Quando Harry e Ron, in Sala Grande, le chiesero spiegazioni sul perché non fosse venuta ad assistere alla partita, Hermione inventò una banalissima scusa che sembrarono bersi.

 

Dopo il pranzo, Hermione annunciò di essere stanca, e per non farli preoccupare, disse con un sorriso a 32 denti che avrebbe riposato per il festino di quella sera, a cui doveva prendere parte pimpante più che mai.

 

Ma faceva male lì, proprio all’altezza del petto. Faceva male mentre si allontanava e lasciava la sala, per salire nella sua camera. Faceva male entrare a far parte, seppur brevemente, della vita di Draco Lucius Malfoy. Faceva male illudersi, pensando di potervici prendere davvero parte, alla sua vita. Di contare qualcosa per lui, di poter contare su di lui. Faceva male perché lui era diverso, imprevedibile, misterioso e irraggiungibile. Viveva in un altro mondo, in cui solo una stupida poteva pensare di essere inclusa. Ecco, si stava dando della stupida. E gli occhi le si stavano inumidendo.

 

Faceva davvero male avvicinarsi troppo a Draco Lucius Malfoy. Ci si poteva scottare. E lei si era appena fatta una grossa scottatura, di quelle che difficilmente avrebbe dimenticato. Di quelle che quando provi a stiracchiarti ti tirano, ti fanno male, si fanno sentire. Precisamente, lui si sarebbe sempre fatto sentire su di lei.

 

Maledetto e bellissimo Draco.

 

Aprì la porta, andando a sprofondare sul letto, chiudendo gli occhi. Voleva solo dormire e riposarsi. Aveva vissuto 15 anni senza di lui, ben 5 anni ad Hogwarts passati ad odiarlo...ed adesso non poteva dimenticarlo dopo appena 5 giorni trascorsi insieme?

 

Erano le 15.00 quando si addormentò, accoccolata ed abbracciata al suo cuscino.

 

šsšts

 

 

Era in giro per la stanza da qualche ora, mentre l’orologio a pendolo scandiva le 22.00. Aveva letto qualche libro, fatto una doccia rinfrescante. Era perfino andata a prendere un meraviglioso abito in pailettes tipico ed adatto a quella serata con quel tema che ancora la faceva sorridere. Le Patil erano così stupide...

 

Stava davanti alla specchiera, i capelli raccolti all’indietro, intenta a truccarsi. Ron ed Harry sarebbero arrivati da li a 15 minuti. E sarebbe stata tutta la sera attaccata a loro, senza mai voltarsi o fare altro: non voleva incontrare il suo sguardo, che sicuramente l’avrebbe fatta vacillare.

 

Si chinò, indossando le decoltè blu notte. Si alzò verso la specchiera, andando ad ammirarsi. Aveva scelto un abito lungo di pailettes blu notte, un scollo morbido che le andava a scoprire anche l’incavo dei seni, non risultando però volgare. Uno scollo decisamente generoso, invece, le scoprire la schiena, fino ai buchi di Venere. Sistemò meglio l’acconciatura con un fermaglio d’argento, mentre qualche morbido boccolo le solleticava le nude spalle. Il trucco risaltava perfettamente i suoi lineamenti, rendendola davvero bellissima. Gli orecchini pendenti, con degli zaffiri, le incorniciavano il viso. Due bracciali al polso sinistro dello stesso tipo, ed un anello di ugual modello alla mano destra.

Le scarpe piuttosto alte, le conferivano una figura ancora più slanciata.

Qualcuno bussò alla porta. Harry e Ron in smoking nero, il primo perfino a doppio petto, entrarono facendo i complimenti alla bellissima Hermione.

 

Ma Ron era decisamente più colpito.

“ Dio Mio, Herm...non ho parole” riuscì a dire mentre salivano al quarto piano, facendola arrossire.

 

Infatti, quando fecero il loro ingresso nella Sala, moltissimi sguardi si posarono su di lei. Sentì distintamente delle voci dire “ La Granger è stupenda...ogni volta è una sorpresa. Ma come stasera, mai prima d’ora”.

 

Non osò neanche guardarsi intorno, per paura di scorgerlo. Voleva divertirsi, non pensare a niente...anche se faceva davvero male. Perché c’era qualcosa di più a cui non riusciva a dare un nome...

 

Hermione si ridestò, entrando nella folla di quella sala. Un bellissima musica Jazz, che lei conosceva benissimo – essendo usata anche come sottofondo di un famoso film, in cui era cantata da Jessica Rabbit. La canzone era appunto “ Why Don't You Do Right?”.

 

La sala, quella sera, aveva dato prova di quanto, si, fossero stupide le Patil, ma anche di come in quell’ambiente si fossero ritrovate perfettamente. Insomma, avevano ricreato perfettamente un casino, dove uomini in smoking e donne vestite con abiti succinti – decisamente più del suo – si aggiravano con bicchieri di Champagne, Vino Elfico e Whisky Incendiario.

 

Tavoli con roulette, con tanto di tavola verde, erano posti al centro dell’immensa sala, al cui perimetro serpeggiava il lungo bancone della zona rinfresco.

 

La sera passò tra un cocktail ed un altro, mentre rideva e scherzava senza perdere mai Harry e Ron, il quale le stette più vicino del solito.

 

Per un attimo sembrò anche dimenticare Draco, se non ché il biondo in questione fece il suo ingresso con Blaise e Theodore.

 

Ed era davvero bellissimo.

 

Hermione voltò lo sguardo verso Harry e Ron, costringendosi a non guardarlo, e continuando a parlare con i due e Neville Paciock.

 

Non sapeva cosa passasse nella mente di quel ragazzo, che ora stava parlando con i suoi amichetti purosangue. Forse stava ridendo di lei, di quanto era stata stupida ed ingenua, in tutto quel tempo.

 

Scuotendo la testa, capì davvero di stare dando i numeri. Voleva andarsene, cambiare aria, fare qualcosa che l’avrebbe fatta distrarre. Harry, però, era impegnato in un’accesissima conversazione con Neville, tanto che prese Ron per il braccio affinché l’accompagnasse da qualche altra parte.

 

Ron acconsentì subito, con un grandissimo sorriso. Le porse un bicchiere, le circondò la vita con il braccio, le diede un altro bacio sulla guancia. Ma che diamine...?

 

“ Possiamo uscire di qui? Devo dirti una cosa, ma c’è troppa confusione in questa sala... disse Ron posando il suo bicchiere, diventando paonazzo e trascinando praticamente Hermione fuori dalla sala, che fece uno sforzo immane per farlo desistere, dall’altro dei suoi 8 cm di tacco.

 

Lontani dal caos del festino, furono sulla porta, la varcarono, ed uscirono nel corridoio del quarto piano. Nulla si sentiva, come se la stanza appena chiusa non esistesse. D’altronde mille incantesimi insonorizzanti e tant’altro l’avevano resa inscopribile.

 

Il corridoio in penombra era illuminato solo dalle fiaccole murarie, che con la calda luce delle candele illuminavano i loro corpi, fasciandoli di una luce tenue.

 

Il fruscio delle pailettes e delle dita di Ron che si contorcevano sulla stoffa della camicia, erano gli unici rumori udibili.

 

“ Ecco io...” mormorò il rosso, mentre Hermione lo guardava senza capire. Che stesse per...?

 

“ Ecco io...” ritentò “...io...tu...” deglutì “ ...tu mi piaci, mi piaci tantissimo” concluse frettolosamente, senza mai guardarla.

 

Hermione fece un passo all’indietro nella penombra del corridoio. Una serata di un tranquillo ottobre faceva a pugni con il suo stato d’animo agitato. Gli occhi sgranati, la bocca aperta.

 

No Ron, non avresti dovuto dirlo...

 

Un altro passo, poi iniziò a correre. Correva disperatamente per sfuggire da quella voce che da lei voleva solo una risposta. Ovviamente positiva.

 

Hermione!” le urlò dietro, ma ormai era fin troppo lontana.

 

Perché? Perché diamine ora ci si metteva anche Ron?

Si fermò appena svoltato l’angolo. Si tolse le scarpe per correre meglio, e sospirò. Le tenne strette nella mano sinistra, mentre prendeva la bacchetta che aveva infilato sotto il vestitino.

La prese e la strinse, ricominciando a correre, spegnendo al suo passaggio le fiaccole murarie, dileguandosi nel buio profondo.

La voce di Ron risuonò per la seconda volta, lontana, ma per fortuna nessun suono di passi si aggiunse ai quelli di Hermione. Non avrebbe sopportato di essere rincorsa, non avrebbe saputo dargli una spiegazione valida.

 

Perché stava correndo? Perché stava scappando? Le piaceva? No, certo che no. Era solo un amico per lei? Si, un amico a cui voleva un mondo di bene. Lo amava, si, ma come un fratello. Non avrebbe potuto mai pensare di poter diventare la ragazza di Ronald Weasley.

 

Impossibile.

 

Si stava maledicendo per essersi allontanata con lui, averlo preso sottobraccio, per colpa della sua voglia di svariare. Forse, se sarebbe rimasta con Harry e Neville, non sarebbe successo niente. E adesso stava capendo quanto madornale era stato il suo errore.

 

Continuava a correre, perdendosi nell’oscurità, voltando in continuazione gli angoli del castello, trovandosi in corridoi sempre diversi, mentre continuava a spegnere fiaccole dietro di lei.

 

Distrutta, si trovò al centro di un ignoto corridoio.

Alzò la bacchetta per spegnere anche quelle fiaccole ma...decise di fermarsi.

Si guardò intorno più volte: nessun rumore le stava facendo compagnia, solo la luce delle fiaccole fiocamente accese proiettava ombre sulle pareti davanti. Qualche porta in legno scuro, intarsiato, era incastonata nel muro. Attraverso i grandi finestroni poteva vedere la bellissima serata che riempiva il mondo, la fuori.

 

Si accasciò al suolo, mentre le sue gambe cedevano come se la stanchezza morale fosse anche fisica. Ormai quello che rimaneva della bellissima ragazza della festa era ben poco: l’abito blu era spiegazzato, ma per fortuna ancora integro. I capelli, che aveva alzato in una crocchia elegante, ricadevano a ciocche scomposte sulle spalle, mentre alcuni restavano mantenuti dal fermaglio d’argento che aveva messo.

 

Stese le gambe davanti a lei, rimettendo le decoltè, e facendo dondolare i piedi sul pavimento marmoreo, dove l’orlo dell’abito di pailettes blu scintillava sotto la luce di quelle poche fiaccole che aveva deciso di non spegnere.

 

I suoi pensieri erano sgombri, ormai non sentiva più niente.

 

Per qualche istante, solo emozioni confuse.

 

Ma poi...con che faccia avrebbe rivisto Ron l’indomani? Come poteva affrontarlo? Sperò con tutta stessa che lui avesse capito il suo stato d’animo e che avesse inteso quale sarebbe stata la sua risposta. Cioè, sicuro l’aveva capita, ma almeno sperò intensamente che l’indomani non le avrebbe chiesto ulteriori spiegazioni.

 

Ronald Weasley...il suo migliore amico, insieme ad Harry. Perché doveva rovinare tutto dicendole una cosa tanto...seria? Perché?!

 

Sbuffò, portandosi le gambe al petto, poggiando il mento sulle ginocchia, mentre sentiva il solleticare dei suoi boccoli sulla nuda pelle. La gonna, infatti, praticamente era arrivata fin sotto la vita, senza ritegno alcuno. Ma d’altronde non c’era nessuno nei paraggi che avrebbe potuto vederla.

 

Si guardò intorno, solo in quel momento, cercando di trovare una soluzione. Si era forse persa? Insomma, ma che corridoio era quello?

 

Bene, epilogo di una serata perfetta...

 

Dei passi echeggiarono nel silenzio del corridoio, così affrettatamente si ricompose. Aggiustò il vestito che ricadde almeno fino sopra le ginocchia, e si guardò intorno.

 

Dopo un secondo dall’angolo a destra, Hermione vide un figura nella penombra vestita in smoking, ma senza giaccia. Anzi, la camicia bianca era anche arrotolata a tre quarti sulle braccia. E i suoi capelli erano biondi, biondo platino per l’esattezza. E i suoi occhi grigi, meglio d’argento forse.

 

Camminava a passo lento e calibrato, le mani in tasca, mentre lo sguardo vagava fuori attraverso le finestre.

 

Poi, notando la figura boccolosa accovacciata su degli scalini davanti ad una porta, si fermò.

Posò il suo sguardo d’argento su di lei e un sorriso si dipinse sulle sue bellissime labbra.

 

“ Ecco chi ha spento le fiaccole di metà castello. Mi è bastato seguire il buio che ti sei lasciata alle spalle” mormorò lui, appoggiando la schiena sul muro della parete di fronte.

 

Hermione ebbe un sussulto, mentre il cuore le prese a battere a mille. Perché lui era lì? Perché quella serata doveva finire proprio così male?

 

Hermione rimase in silenzio, cercando di guardare altrove. Aveva fatto tanto per evitarlo e adesso...

Il corridoio li divideva, ma lei poteva sentire la sua presenza in ogni particella del suo essere. Una sensazione che non seppe mai descrivere.

 

Abbassò lo sguardo, fissando il pavimento ed i suoi piedi vicini dove le decoltè lucide continuavano a scintillare.

 

“ Stai fuggendo da qualcuno?” le chiese lui d’improvviso, rompendo il silenzio.

 

“ Come diamine...”

 

“ ...lo so?” la precedette. “ Stavo uscendo dalla festa e ti ho visto correre via. Da Weasley, precisamente” spiegò, fissandola dall’alto della sua posizione.

 

“ E perché mi hai seguito, di grazia?” disse ancora scossa, cercando di no guardarlo.

 

Perché mi andava. Sono molto curioso” rispose semplicemente, mentre Hermione si mise a sedere per bene, puntando finalmente il suo sguardo in quello di Draco.

 

Poi si alzò, mentre l’abito le ricadeva lungo le gambe affusolate, ondeggiando e lasciando intravedere la morbida pelle al di là del vertiginoso spacco.

 

“ Beh, non avresti dovuto. Voglio stare da sola” disse a voce bassa e apparentemente calma, distante.

 

Fece qualche passo, prima che la sua voce la fermò.

 

“ Perchè ti comporti in questo modo?” le chiese Draco, mentre Hermione restava di spalle.

 

La ragazza sentì la rabbia montarle dentro. Perchè si comportava in quel modo? Ma si sentiva quando parlava?! Perchè lei si comportava in quel modo?

 

“ Perchè io mi comporto in questo modo?” chiese voltandosi, mentre metteva le mani suoi fianchi.

 

Draco mise le mani in tasca, avvicinandosi a passi lenti verso di lei.

 

“ Già. Non capisco il perché...” mormorò calmo, arrivandole a qualche metro di distanza.

 

Hermione scosse la testa, divertita.

“ Si, ora sei tu quello che non capisci. E cosa dovrei dire io? Abbiamo passato gli ultimi giorni da persone civili, anzi, come amici che si conoscono da una vita. Abbiamo scherzato e riso, insieme. Ci siamo, seppur poco, aperti l’uno con l’altro. Ed ora cosa dovrei dirti? Che sono frustrata e confusa perché ho scoperto di provare dei sentimenti per te che non posso assolutamente provare, quindi non riesco neanche a starti vicino e le tue parole, anche se veritiere, mi fanno ancora più male di prima?” sbottò, rendendosi conto solo dopo di ciò che aveva detto.

 

Sbatte le ciglia di merletto nero, portandosi una mano sulle labbra.

 

Cosa ho detto? Per Merlino, cosa ho detto?!

 

Draco dischiuse le sue labbra, ma non riuscì a dire nulla. Hermione lasciò cadere la sua mano lungo la vita, dove il frusciò delle pailettes risuonò dolcemente.

 

Fece un passo indietro, voltandosi e dandogli le spalle.

 

Ma come aveva potuto dirgli quelle cose?

 

“ Dimentica ciò che ho detto” mormorò lei, dandogli ancora le spalle. Era un ordine, che aveva in sé una specie di supplica. Ma Draco non lo colse.

 

“ Non potrei mai” disse semplicemente, e prima che Hermione si potesse voltare, le cinse la vita con le braccia, portandosi le sue spalle al petto e poggiando il suo mento sulla sua spalla.

 

Draco io...”

 

“ Sono un idiota. Ti basti sapere questo...” sussurrò lui, al suo orecchio. “ ...e che tu hai perfettamente ragione. Mi sei entrata nell’anima, anzi, con te ho scoperto di avere un’anima. Sei divenuta parte di me...una parte a cui non riesco più a rinunciare. E se questo significa andare contro tutti e tutto, il gioco vale la candela” aggiunse, ed Hermione lo sentì sorridere.

 

Il cuore della ragazza, però batteva così velocemente da non riuscire a respirare con regolarità. Sentiva le sue braccia stringerla possessivamente in vita, il suo profumo, le sue labbra sul suo orecchio, il suo corpo incollato al suo.

 

Si girò, restando tra le sue braccia, trovandosi a poggiare il naso su quello di Draco. Abbozzò un sorriso imbarazzato, non riuscendo a dire nulla.

 

Le braccia di Draco la tenevano stretta a sé, mentre le loro labbra erano a qualche millimetro di distanza.

 

“ Io...” mormorò Hermione, perdendosi nell’intensità del suo sguardo.

 

Shhh...” sussurrò lui, toccandole le labbra con un dito. “ Ti ho già detto che stasera sei bellissima?”

 

“ No, veramente n...” ma non rivelò mai ciò che stava per dire. Perché le sue labbra furono catturate da quelle di Draco, prima dolcemente, poi con sempre più passione.

 

Non aveva mai baciato nessuno così. Non aveva mai provato quelle emozioni così forti. Forse stavano anche per cederle le ginocchia, perché si sentì mancare, avvertendo la stretta di Draco farsi più forte. Continuarono a baciarsi, a desiderarsi, a cercarsi, a sfiorarsi. La pelle sembrava rovente sotto i tocchi dell’altro.

 

Draco la portò con sé, continuando a baciarla, oltre un angolo, per un corridoio, e per un altro ancora, ritrovandosi al terzo piano.

Intrecciò le sue dita da pianista con quelle di Hermione, rubandole un altro bacio, poi aprì la porta della sua camera e si chiuse la porta alle spalle, trascinando la bella Griffyndor dentro con sé.

 

La stanza era avvolta nella penombra, silenziosa e accogliente. Il letto illuminato dalla romantica luce della luna.

 

Draco le iniziò a baciare il collo, facendole chiudere gli occhi, salendole fino all’orecchio che iniziò a stuzzicare.

 

La camicia bianca leggermente spiegazzata, le labbra gonfie e i capelli biondi scompigliati sulla fronte: Hermione non riusciva a darsi un contegno.

 

Le passò una mano intorno alla vita, un’altra dietro le ginocchia, sollevandola da terra.

 

Hermione scoppiò a ridere, rossa in viso, mentre Draco l’adagiava delicatamente sul letto.

 

“ Non sai quanto io ti desideri in questo momento...” le mormorò, una volta sopra di lei.

 

Riprese a baciarla con passione, carezzandola e attraendola a sé.

 

Ma ho una mezza idea che tu mi fermeresti” continuò lui, contro le sue labbra.

 

Hermione sbatté le ciglia, passando le mani titubanti sulla sua schiena.

 

“ Io...è perché...” mormorò, fissandolo negli occhi. “ ...io sono vergine, Draco

 

Lui si fermò, rimanendo con il naso poggiato su quello di Hermione.

 

Non...non lo sapevo” sussurrò, e per la prima volta lei poté sentire incertezza nella voce di Draco Malfoy.

 

Draco si mise in ginocchio, davanti a lei. Si tolse la camicia, rimanendo a torso nudo. La prese per la vita, facendola mettere in ginocchio davanti a lui. Le passò una mano sulla spalla, lungo il collo, dietro la nuca, e dolcemente si avvicinò, baciandola.

 

“ Vuoi restare qui, stanotte?” le chiese con voce roca, bassa a profonda, incontrando di nuovo le sue labbra.

 

 

Hermione si allontanò dalla sua bocca impercettibilmente, ma lui l’avvertì.

 

“ Voglio solo dormire con te, sentire il tuo corpo contro il mio. Il tuo respiro, i tuoi boccoli, le tue labbra, le tue carezze. Le tue parole sussurrate” fece una pausa, mentre le carezzava la guancia e posava nuovamente le proprie labbra sulle sue.

 

“ Ho bisogno di sentirti sulla mia pelle, Hermione” le sussurrò, baciandola ancora, con passione e desiderio.

 

Hermione sussultò a quelle parole, ed portò le braccia dietro il suo collo, mentre le loro ginocchia erano intrecciate. Draco le passò una mano sotto la spallina dell’abito, facendogliela ricadere lungo la spalla. Lentamente le tolse il vestito, facendola rimanere in intimo.

 

Un intimo nero, semplice, ma che risaltava sulla sua pelle chiara e morbida. Draco si ritrovò a pensare che profumasse di pesca, saggiandone ogni angolo, ricoprendole di baci tutto il corpo.

 

Erano baci dolci, teneri, ma anche passionali. Si coccolarono, l’uno nelle braccia dell’altro, restando insieme ogni secondo.

 

Draco si ritrovò a pensare che mai in vita sua aveva provato simili sentimenti, simili emozioni. Che mai si era comportato così con una ragazza, che mai gli era capitato di riuscire a sentire il suo stesso cuore, oltre a quello di Hermione.

 

 

 

šsšts

 

 

Ho scritto fino alle 23.00! Uh-uh...e sto anche morendo di sonno. Che ne pensate di questo capitolo? Mi fa davvero piacere che abbiate apprezzato il precedente, anche se io lo ritenevo non convincente. GRAZIE! Ma cmq siate sincere se qualcosa o un capitolo non vi piace. Come diceva Vio_Smile, forse il nomignolo Theo lo fa troppo bambino. Infatti, quando lo nominerò userò il nome per intero.

Per quando riguarda le altre, una saluto a tutte e un bacio grandissimo!

 

Grazie a:

 

baby Emma: Ciao! Felicissima che tu legga la mia storia! “quando leggo la storia riesco ad immaginarla cm se la vivessi in prima persona”...questa frase mi ha colpito. E’ davvero importante per chi scrive, riuscire a far immergere i propri lettori nella storia. E grazie per i complimenti! Bacioni!

 

Rory Felton: Davvero ti faccio provare delle emozioni! *___* Ma come sei gentile!! E poi sono davvero contenta che ti piaccia la mia storia. Baci!!

 

Camyxpink: Ciao!!!^^ E si, Ron ed Harry sono proprio tardi. E poi in questo capitolo Ron...beh, insomma, che ne pensi? Bacioni!

 

lunachan62: Allora, vediamo...come ti è sembrato IL CAPITOLO? Spero sia ben riuscito...grazie per la bella recensione!!^^

 

crici_82: Grazie!!!^^

 

SweetChocolate: Ciao! E si...la loro relazione presto salirà a galla. Intanto restano nell’oscuro. Ma si sa, a Hogwarts nulla può restare nascosto! -_^

 

sweet_puffola_pigmea: Ma grazie!! Davvero ti piace così tanto? E che ne pensi di questo cap?? Grazie davvero!! Bacioni!

 

vio_smile: Grazie per i complimenti! Per il nome di Nott, l’ho scritto su...alla fine ho un amico che si chiama Teo, quindi non mi sembrava tanto infantile. Però, effettivamente, può stonare. Bacioni!!^^

 

Hanon: Ciao!! E Grazie per la recensione! ^^ E si, Ron ed Harry proprio non ci arrivano...ma poi capiranno, stanne certa. Baci!!

 

Cobwy23: Davvero era un cap stupendo?? Tu mi fai commuovere!!*___* Che te ne pare di questo? Ben riuscito??

 

white_tifa: Grazie Grazie Grazie!! E tu sei sempre meravigliosa a lasciarmi recensioni tanto splendide! Felicissima che ti sia piaciuto lo scorso cap...e questo?? Che ne dici?? Bacioni!!!^^

 

 

Un bacio a tutte, spero a presto.

Erin.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Fuochi d'artificio e Coccole ***


Salve a tutte

Salve a tutte!! Ecco un altro capitolo di questa storia. Sono estremamente felice che vi stia piacendo e di conseguenza, anche un po’ tarduccio, posto il quattordicesimo capitolo.

 

Ci vediamo alla fine!!

 

 

šsšts

 

 

Un uccellino dal canto melodioso si era appena posato sulle fronte dei salici, fuori il castello di Ronferret.

Era la mattina di uno splendido ultimo giorno di gita, e c’era chi era ancora assopito e non accennava minimamente a svegliarsi.

 

In una camera inondata dal sole, sotto un baldacchino con le tende tirate, ad esempio, regnava il silenzio più assoluto.

 

Boccoli castano chiaro erano riversati sul torace color avorio di un ragazzo. Delle braccia esili cingevano questo torace, mentre la ragazza dai morbidi boccoli dormiva serena.

 

Le coperte scure del letto erano intrecciate attorno ai corpi dei due diciassettenni e, a prima vista, sarebbe sembrato piuttosto normale. In una gita scolastica, per di più di sette giorni, era più che ovvio che nascessero coppie o qualcosa di simile. Insomma, non era una cosa dell’altro mondo se due ragazzi sgattaiolavano in una stanza e...passavano la notte insieme. Molti dicono che a quell’età si è grandi e vaccinati.

 

Peccato che per quel caso si doveva fare un’eccezione. Erano si due ragazzi, ma TUTTI avrebbero trovato assurdo vederli insieme.

 

Draco Lucius Malfoy ed Hermione Jane Granger.

 

Più assurdo se avessero saputo che, chiusi in camera, avevano passato la nottata a farsi le coccole, abbracciati e sereni. Cioè, qui non si parlava di sesso. E mai nella stessa frase c’era stato Draco Malfoy, una ragazza e non hanno fatto sesso.

 

Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!!” un urlo proveniente da un’altra stanza squarciò il terzo piano, e degli occhi argentei si aprirono di scatto, seguiti da occhi dorati, dove ciglia di merletto scuro sbatterono confuse.

 

šsšts

 

 

Nella terza stanza, appunto, ad inizio corridoio, qualcuno aveva avuto un risveglio piuttosto...bagnato.

 

Poco prima, un ragazzo dormiva beato nel suo letto, unica fonte di disturbo lo starnazzare degli uccelli.

 

“ Insomma, perché starnazzano? Dico io, voglio dormire...” biascicò nel sonno il ragazzo dai capelli rossi fuoco, girandosi nel letto, quando dopo poco la sua porta venne buttata giù.

 

Ron! Ron! Sono le dieci meno un quarto, tra meno di un quarto d’ora abbiamo adunata nell’atrio del castello!” urlò un ragazzo dai capelli neri, degli occhiali estremamente tondi ed una cicatrice a forma si saetta sulla fronte.

 

“ No Ginny, di a mamma che voglio dormire...” mormorò, mettendosi un cuscino sulla testa.

 

Ma un bacile d’acqua gelata si riversò sulla sua figura, facendolo scattare a sedere come scioccato. Ma l’amico non poteva fare altro, sapeva che se non avesse svegliato Ron in quel modo, avrebbe passato un’ora lì dentro a cercare di buttarlo giù dal letto.

 

Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!!” un urlo fortissimo. “ Cos’è successo? Dove mi trovo?! ....Harry?” aggiunse, rivolto all’amico.

 

Eggià, non sono mica Ginny...ah, la mia Ginny. Domani la rivedo, finalmente!” iniziò a sognare ad occhi aperti Harry.

 

“ E comunque” aggiunse il moretto “ vedi di muoverti. La McGranitt sarà su tutte le furie!”

 

Si si, vado a prepararmi. Però un’altra volta l’acqua gelata è stato un colpo basso, un colpo basso” borbottò, scocciato.

 

 

šsšts

 

 

Mmm...cos’è stato?” mormorò Hermione, stringendosi di più al corpo che aveva accanto, socchiudendo di nuovo gli occhi.

 

Una mano scese ad accarezzargli i boccoli, poi la guancia e due dita s’insinuarono sotto il suo mento, portandola al cospetto di due occhi glaciali.

 

“ Un urlo” rispose lui semplicemente, prima di catturare le sue labbra in un bacio decisamente passionale.

 

La prese tra le braccia e l’adagiò sopra di sé, continuando a baciarla. Si staccarono, restando a fior di labbra.

 

“ Buongiorno”

 

“ Buongiorno, Draco

 

E si baciarono ancora. Le mani possessive del biondo scivolarono lungo la sua schiena, lungo il suo corpo rivestito solo dalla biancheria intima.

 

Ma poi...” iniziò, staccandosi da lui “...se hanno gridato qualche motivo ci sarà. Che ore sono?” chiese, ancora sopra di lui, poi si sporse verso il comodino e afferrò l’orologio.

 

“ Per Merlino, sono le dieci meno dieci!” esclamò, ma prima di riuscire ad alzarsi due braccia forti s’impossessarono della sua vita, riportandola nella posizione iniziale e poi intrappolandola sul materasso. Ora Draco era sopra di lei.

 

Draco, ma è tardissimo!”

 

Shhh...” le sussurro a fior di labbra, prima di baciarla ancora e ancora.

 

Hermione rimase inerme sotto quelle labbra, baciandolo poi di rimando, non sapendo opporre la dovuta resistenza. Ma poi, da studentessa ligia al dovere qual era, pensò bene che era ora di vestirsi e scendere di sotto.

 

Con un gesto fulmineo, mentre lui era intento a carezzarle la guancia, scivolò di lato e con una linguaccia alla sua faccia stupita esclamò “ E’ tardi, vestiti anche tu!” e Draco mise il broncio e scese dal letto.

 

Hermione raccolse il suo abito, le scarpe e si rivestì. Si stava avviando verso la portafinestra, quando due braccia la cinsero da dietro.

 

Mmm...non andare” le mormorò all’orecchio, baciandole il collo.

 

Hermione arrossì e si voltò, restando naso e naso con il suo...ragazzo? Boh, non lo sapeva neanche lei.

 

La McGranitt s’infurierà” spiegò, mentre Draco ad occhi chiusi la baciava sotto l’orecchio.

 

E che s’infuri...non ti lascio andare via” sussurrò, catturando le sue labbra.

 

Hermione gli buttò le braccia al collo e lo baciò con passione, una passione che lasciò lui stesso leggermente basito. Prendendo a volo l’occasione, con un piccolo balzo fu lontano da lui e gli sorrise, anzi rise proprio di gusto per averlo raggirato.

 

“ Ci vediamo giù!” esclamò, uscendo dalla porta finestra.

 

Draco restò a guardarla, sorridendo di rimando. Lei poi sparì e lui si diresse in bagno per una doccia veloce. Ma cosa gli stava facendo quella ragazza?

 

 

šsšts

 

 

“ Vedo che, come al solito, i ritardatari ci sono sempre! Nessuno riesce ad essere puntuale, insomma?!” stava strillazzando la professoressa McGranitt, mentre verso le dieci e un quarto orde di ragazzi ancora si riversavano giù per le scale. Sbadigli e bauli accompagnavano gli allievi del sesto anno, che si facevano però piccoli piccoli sotto le esclamazioni della professoressa, od anche del gelido professore Piton che minacciava di togliere punti a loro ritorno.

 

Hermione stava appunto sulle scale, intenta a scenderle per arrivare al piano terra, quando una melodia canticchiata, anzi, appena sussurrata, colpì la sua attenzione.

 

Voltandosi, vide la Signora del Castello aggiustare un quadro, pensierosa. Ora, se se ne fosse andata in quel momento, addio curiosità su quella donna. Se invece le si fosse avvicinata, magari...

 

“ Signora?” la chiamò poggiando il suo baule e dirigendosi verso la donna.

 

La Signora del Castello si voltò, sorpresa di essere stata chiamata.

 

“ Oh, cara. Hermione Granger, vero?” le chiese, bonariamente.

 

Hermione annuì.

 

“ La volevo...la volevo salutare, perché stiamo partendo” provò a dire, mentre pensava a qualcosa da chiederle, qualcosa che le avrebbe tolto molti dubbi.

 

“ Oh che dolce...anche la McGranitt mi venne a salutare l’ultimo giorno di permanenza qui. Ti ho già detto che somiglia molto a te quand’era giovane? Davvero tanto. Era una ragazzina brillante, faceva parte di Grifondoro e...proprio in questo castello, quando tornò da professoressa e quando da poco aveva preso la cattedra il professor Piton, ho visto fiorire il loro amore. Un ex Serpeverde con un’ex Grinfondoro...strano, vero?” aggiunse, scrutandola con aria di la sa lunga. Hermione ripensò a quella volta che li aveva visti baciarsi, ed un moto di disgusto le salì fino in gola. Ma la donna aveva fatto un’allusione. Che sapesse di lei e Draco?

 

“ Ehm...strano si. Ma forse, è solo una limitazione di appartenere a casa diverse. Insomma, se non ci fossero state le varie case, si sarebbe eliminata la competizione e...molte più coppie sarebbero nate, senza problemi” spiegò leggermente imbarazzata, pensando al Principe Slytherin.

 

“ Sicuro. Hai decisamente ragione...anche io sono stata giovane, sai? Ma non ho studiato ad Hogwarts. Conobbi il professor Silente e...beh, me ne innamorai. E dall’ora mi sono rinchiusa in questa castello perché beh...le pene d’amore di una vecchia donna, infondo” mormorò, passandosi una mano sugli occhi e voltandosi a sistemare il quadro.

 

Ma adesso vai...non devi fare tardi. I professori ti staranno aspettando” le disse, senza guardarla. Forse stava pensando perché si era aperta così tanto ad una ragazzina, forse era solo tornata cupa e triste.

 

“ Mi...mi dispiace. Ma potrebbe parlare con il professor Silente” provò a dire, sporgendosi verso di lei.

 

La donna scosse la testa.

“ Ormai siamo vecchi, è ridicolo alla nostra età. Mio padre, Maloney Moon, non avrebbe voluto che io...

 

“ Suo padre era Maloney Moon?!” domandò sbalordita Hermione.

 

“ Si, sono la sua ultima figlia. E so cosa ti stai chiedendo adesso. Io so, so del tuo viaggio nel passato, so tutto. Sono una veggente ed un’abile Legilimens. Io ero la più piccola, ancora in fasce. Mi sono salvata per puro miracolo” spiegò, asciugandosi gli occhi.

 

Hermione rimase a fissarla, senza parlare. Quella donna doveva avere molti, molti anni. Secoli, anzi. Doveva portarsi quel dolore da moltissimo tempo, come anche l’amore che aveva tenuto nascosto per Silente. Era solo una vita tormentata la sua.

 

Hermione fece qualche passo e le sue esili braccia circondarono le vesti della donna.

 

“ Arrivederci” mormorò, abbracciandola. Sentì una lacrima sul suo volto, poi anche la donna l’abbracciò.

 

Quando si allontanò per andare a prendere il baule e scendere di sotto, la donna era sparita.

 

 

šsšts

 

 

Si prese una bella sgridata dalla McGranitt, che poi aggiunse bonariamente che poteva chiudere un occhio per la sua studentessa modello.

 

Vide Draco, qualche metro più in la, parlare con Blaise Zabini e Theodore Nott. La McGranitt stava facendo evanescere i loro bauli, dicendo che sarebbero andati dritti dritti al castello di Hogwarts, così non avrebbero avuto pesi inutili. Hermione aveva indosso una maglietta a maniche lunghe arancione, un jeans ed una tracolla molto piccola, giusto per tenervici dentro i galeoni per la mattinata.

 

Come deciso, salirono sulle carrozze per andare a visitare la Wellington magica. Hermione salì insieme ad Harry e Ron, che iniziarono a litigare per il risveglio di quella mattina.

 

“ Si, insomma, potevi essere più delicato!” stava dicendo Ron, ad un Harry sbuffante.

 

Intanto Hermione aveva lo sguardo perso fuori dalla carrozza, vedeva le altre vetture sfrecciarle affianco e pensava a Draco Malfoy. Ormai la gita era finita, chissà come sarebbe stato tra loro ad Hogwarts.

 

La mattinata trascorse tranquillamente, mentre i professori avevano creato un programma tale da fare vedere ai loro studenti le cattedrali e i monumenti magici della città. Poco prima dell’una, fu concesso un giro veloce per la Wellington magica, per poi recarsi al ristorante “ Mille Cuori Di Drago” aperto da secoli dalla sorella di Madama Rosmerta. Proprio in quell’istante era iniziata anche la famosa parata autunnale dove folletti, danzatori e maghi d’ogni sorta cantavano e ballavano, sfilando per le strade della città. Migliaia di colori, festoni, luci e risate si diffusero nell’aria, mentre i ragazzi venivano scortati tra la folla dentro il ristorante.

 

Mille Cuori Di Drago, era un ristorante molto caratteristico, dove tavoli e sedie erano rivestiti da pelle di drago e dove l’atmosfera richiamava incredibilmente un ambiente medievale. Furono servite loro pietanze alquanto strane, che molti guardarono solo di sbieco, senza osare toccare.

 

Ma che diavolo è questa melma violacea?” fece disgustata Calì Patil, seduta con la gemella Padma e con due ragazze di tassorosso.

 

Altri commenti si diffusero, e volarono richieste su qualcosa di più commestibile mentre scorgevano i professori mangiare di gusto, facendo anche evidenti apprezzamenti.

 

Mentre Harry e Ron trangugiavano senza guardare, parlocchiando tra loro, Hermione stava tastando con la forchetta quello che sembrava intestino di Barbicello, con il naso tappato per l’odore che emanava.

 

Sentì qualcuno ridere dietro di lei, così voltandosi, vide Draco seduto e alquanto schifato, prendere in giro Theodore e Blaise che stavano mangiando proprio come Harry e Ron, anche se più civilmente.

 

“ Mia nonna è Neozelandese. Sono abituato a questi cibi” stava dicendo Zabini, mentre tagliava le ali del suo Pristillo arrostito.

 

“ Ehm...non si potrebbe avere qualcosa di diverso?” aveva appena detto Draco, mentre Madama Resberta (la sorella di Rosmerta) si avvicinava.

 

“ Giovanotto, cosa vuole che le porto?” chiese, in tono affabile. Tanto fece, che alla fine riuscì a mangiare qualcosa che assomigliava ad una frittella. Hermione intercettò la donna e le chiese se poteva portare la stessa cosa anche a lei.

 

A pranzo finito, Harry e Ron la trascinarono fuori dal ristorante, quando i professori li congedarono per assistere alla parata, e riuscirono a passare tra l’orda ululante di gente, tra i coriandoli, i festoni, le ghirlande giganti di fiori, i balli, o semplicemente il corpo musicale che con grossissimi strumenti sfilava in strada.

 

Harry disse che voleva andare ad un negozio di caramelle e Ron accettò di buon grado. Hermione, seppur di controvoglia, li seguì e acquistò delle caramelle.

 

Erano le sei di pomeriggio quando li perse. Avevano fatto un giro per i negozi e la gente era addirittura aumentata, così da non riuscire più a muoversi per le strade.

 

Stava seduta su un muretto accanto al negozio di dolci a mangiare delle caramelle, quando vide la McGranitt e Piton scambiarsi un bacio. Voltò la faccia disgustata, non capendo cosa ci trovasse una donna come lei in quell’uomo così viscido. Magari con lei era diverso...

 

Una mano lattea si alzò dalla folla, salutandola, e lei infilandosi in bocca una caramella, riconobbe - dalla sua postazione leggermente sopraelevata - Draco Malfoy.

 

Scese ed andò a raggiungerlo. Nella folla credette di averlo perso, ma una mano l’afferrò, portandosela al petto.

 

“ Sono in astinenza di Hermione Granger. Tu dici che è molto grave come malattia?” le disse, prima di baciarla. Hermione rise sulle sue labbra e lo abbracciò, baciandolo ancora.

 

Che fine hanno fatto i tuoi amici?” chiese la ragazza, riuscendo a sgattaiolare in un posto meno affollato e anche nascosto.

 

“ Li ho persi”

 

“ Eh si, anche io. Con tutta questa gente” fece Hermione, offrendogli delle caramelle.

 

Si scambiarono altri baci, guardinghi e nascosti, prima di ritornare sulla strada principale.

 

Il sole tramontò in breve tempo e le strade furono sgombrate dopo un’ora, quando il buio iniziò a riversarsi per le strade. Le luci dei negozi e i lampioni della città ci accesero, dando alla Wellington magica un’aria decisamente romantica. Il caos era scemato lentamente, ora la gente camminava lentamente per le strade, tenendosi per mani e aspettando le manifestazioni aeree.

 

La McGranitt era riuscita, con l’aiuto del suo uomo (Piton) e con qualche incantesimo del professore Vitious, a richiamare i ragazzi in un’adunata nella piazza principale, dov’erano arrivati la mattina con le carrozze.

 

Verso le nove, perciò, mangiarono qualcosa in un ristorantino suggerito dalla professoressa Sprite, che per fortuna non li avvelenò.

 

Alle dieci, alcuni spari non molto forti, annunciarono l’inizio della parata notturna.

 

I ragazzi, come maggior parte degli abitanti di Wellington, si riversarono nelle strade, abbracciati tra loro, seduti su qualche muretto, chi addirittura sporto dai tetti, tutti con gli sguardi rivolti su, al cielo stellato, dove un carro stava passando nella notte.

 

Harry e Ron guardarono il cielo in attesa di qualcosa, così come tutti, mentre Hermione aveva lo sguardo rivolto alla coppietta di fronte a loro, pensando a quanto fosse stato bello vedere i fuochi d’artificio abbracciata a Draco Malfoy. Lui, però, stava poco più in là e aveva le mani in tasca, i capelli spettinati sulla fronte e sorrideva con i suoi amici.

 

Un lampo nel cielo seguito da una cascata di petali fluorescenti accompagnati da molti “ Ooooh!” e da sorrisi, fece riscuotere tutti.

 

Tre stelle grandi quanto una casa si accesero contemporaneamente in cielo, iniziando a rotare, da cui fuoriuscirono dei folletti sbriluccicosi che iniziarono una Mazurca facendo piovere scintille. Altri fuochi d’artificio, dall’aspetto di grossi fiori colorati, esplodevano in cielo per poi ricomporsi e riaccendersi ancora.

 

Il cielo, dopo pochi minuti, fu illuminato quasi a giorno, mentre urla ed esclamazioni si levarono dalla folla. I folletti iniziarono a moltiplicarsi e altri fuochi accompagnarono le loro danze. Carri sfrecciarono nel cielo, disperdendo scie luminose e piogge di quella che poteva benissimo essere polvere di stelle.

 

Una musica si diffuse nell’aria, ritmata ed allegra, mentre le lucciole volteggiavano tra loro, posandosi sui loro abiti. Hermione ridacchiò quando una di queste le si posò sul naso, facendole il solletico.

 

Altri fuochi d’artificio, centomila volte più eclatanti di quelli visti alla coppa del mondo di Quiddich, riempirono ancora una volta il cielo; spirali, razzi che vagavano per la notte, girandole luminose. I volti degli abitanti erano colorati a spruzzi da luci diverse, come flash, mentre la parata aerea imperversava nel cielo.

 

Harry e Ron, accanto e lei, le indicavano questo e quello, sbalordendosi per quando stavano vedendo. Iniziarono a saltellare ed ululare quando un gruppo di unicorni fece la sua comparsa in cielo, intervento che lasciò Hermione a bocca aperta.

 

Quando si voltò verso sinistra, non vide più Draco. C’erano solo Blaise e Theodore che parlava tra loro, uno di loro alzava le spalle e l’altro scuoteva il capo. Nella confusione generale, mentre tutti erano impegnati a guardale la parata aerea, Hermione sentì la sua mano intrecciarsi con un’altra, prima di essere strascinata qualche fila più dietro.

 

Draco!” lo rimproverò, sorpresa.

 

Shhh...chi vuoi che ci veda? Volevo solo guardare i fuochi con te” le sussurrò nell’orecchio. L’abbracciò da dietro, poi la fece adagiare al suo petto e poggiò il suo mento sulla sua testa boccolosa.

 

Certo, pensò Hermione, che i fuochi d’artificio visti con lui sono davvero tutta un’altra cosa.

 

Sentì le sue labbra baciarle il collo e stringerla di più. Lei stessa si strinse tra le braccia di Draco e stette a guardare lo spettacolo con lui.

 

Proprio in quel momento, la McGranitt sorrideva verso il cielo, felice, ed un Piton piuttosto galante la stringeva a sé, baciandole la guancia.

 

“ Oh Severus, potrebbe vederci qualcuno” esclamò la professoressa mentre, appunto, Draco li aveva visti benissimo.

 

“ Minerva, ma su, non è che...” ma mentre dolcemente la rassicurava, il suo sguardo cadde poco più in là, accorgendosi di essere stato visto da niente di meno che Draco Malfoy, il suo pupillo. Ma, chi stringeva Draco? Chi era quella ragazza?

 

Piton e Draco stettero a fissarsi per qualche secondo, senza dire nulla, immobili, forse boccheggiando, mentre Hermione distrattamente stava dicendo qualcosa rivolta al cielo stellato, così come la McGranitt.

 

Le due, poi, si voltarono verso i rispettivi compagni, trovandoli distratti. All’unisono chiesero spiegazioni, poi guardarono nella stessa direzione in cui Piton e Draco stavano osservando.

 

Gli sguardi della McGranitt e di Hermione si fusero, mentre le due aprirono la bocca per dire qualcosa.

 

Merda!” disse a denti stretti Hermione.

 

“ Porca Puzzola!” esclamò la McGranitt, mentre entrambe si allontanavano di qualche passo dai loro compagni e si aggiustavano gli abiti.

 

Piton e Draco restarono a guardarsi per un po’, a giusto due metri di distanza, senza riuscire a parlare.

 

Si erano scoperti a vicenda. Non che i due ragazzi non sapessero della storia tra i due professori, ma erano più che scioccati per il fatto che avessero scoperto loro.

 

“ Ehm...” iniziò la McGranitt, ormai lontana di qualche passo da Piton.

 

“ Professoressa io...” tentò di dire Hermione, rossa in viso.

 

In quel momento il professor Vitious e la professoressa Sprite passarono davanti a loro abbracciati e ridacchianti.

 

Ma si! Viva l’unione tra le case! Uscite allo scoperto, miei piccioncini” disse, battendo delle pacche affettuose sulla spalla di Piton. La McGranitt era viola.

 

E voi, oh cari ragazzi” stava esclamando la Sprite “ che bello, uno Slytherin ed una Griffyndor! Alleluia!” e poi i due sparirono come arrivati.

 

Regnò il silenzio e la paura per qualche secondo.

 

“ Ehm...signorina Granger, mi rivolgo a lei perchè so, insomma...che...se questa storia rimanesse fra noi le sarei molto grata” farfugliò la McGranitt, avvicinandosi alla ragazza.

 

Ma Hermione la spiazzò, con un grande sorriso. “ Non si preoccupi, non avevo intenzione di dirlo a nessuno” le rispose, e la professoressa tornò di nuovo felice.

 

Quando a voi...” Draco sembrò tremare “...complimenti. Davvero complimenti. I nostri alunni più brillanti, simbolo di unione tra le case...ma, ovviamente, se non volete che in giro si sappia, noi insomma...”

 

“ Ecco si” intervenne Draco “ vorrei un po’ di privacy. Quando saremo pronti lo diremo noi” e quella frase fece davvero molto effetto su Hermione.

 

Se Draco aveva detto quando saremo pronti lo diremo noi questo voleva dire che la loro non era solo un’avventura di passaggio ma qualcosa di più...impegnativo. Sorrise e si strinse a Draco, senza importarsene di niente. La McGranitt guardandoli cacciò un gridolino, allegra, mentre Piton lanciava un piccolo guardo forse di “benedizione” verso i due ragazzi. Poi, i professori sparirono.

 

“ Per Merlino!” esclamò Hermione, iniziando a ridere di gusto.

 

Anche Draco rise, iniziando a prendere in giro i due professori, e come di consueto, prendendo parti contrastanti da Hermione.

 

“ Povero Severus!” stava dicendo, scuotendo la testa.

 

“ Macchè, povera McGranitt!” ma questa volta, invece di continuare a litigare, si baciarono nuovamente. Draco le prese il viso tra le mani, riempiendola di baci e carezze.

 

Un ultimo fuoco d’artificio e la parata aerea finì. Le passaporte erano state poste ai limiti della piazza, così i professori vi condussero i ragazzi alle 23.00 per tornare ad Hogwarts.

 

Minerva McGranitt era piuttosto agitata ed Hermione le sfiorò un braccio, sorridendole. La professoressa sembrò calmarsi e sembrò serena per il resto del tempo.

 

Infondo, vide i Serpeverde intorno ad una passaporta, e Draco che parlava con il professor Piton. Chissà, magari il professore più odiato da loro sarebbe diventato più umano. E poi, la parte cattiva di Hermione, la trovò un’ottima scoperta per ricattarlo.

 

Sorrise tra sé, poi alzò lo sguardo verso Draco che, stupendola, le mandò un bacio.

 

 

 

In pochi minuti, l’erba fresca di Hogwarts li accolse insieme ad una splendida mattinata.

 

 

Erano tornati a casa.

 

 

šsšts

 

 

 

Salve carissime! Allora, premettendo che questo capitolo l’ho scritto in fretta e furia, perché non ho molto tempo, sarà l’ultima cosa che scriverò fino a settembre. I’m sorry, ma sono tutta l’estate fuori, in viaggio, in giro, e non riesco a mettermi al pc. Quindi, anche per quanto riguarda il seguito della ff Proie Rouge (che ho deciso di scrivere) se ne parlerà dopo l’estate. Mi rincresce moltissimo, ma non posso fare altrimenti.

Il venticinque parto e non so (ma sicuro a settembre) quando potrò postare altri capitoli.

 

Ma passiamo ai ringraziamenti per il capitolo scorso: un bacio a tutte, siete magnifiche! Ho preferito non far sì che facessero subito sesso, voglio che in questa ff la loro storia sia più dolce.

 

Per quanto riguarda il Proie Rouge, a cui mi dedicherò di più, il seguito sarà un’altra ff, in cui voglio impegarmi davvero molto. Sarà più matura, più passionale e più drammatica (a volte) anche se, lo sapete, io amo i lieti fine.

E non posso che inginocchiarmi davanti a voi per i meravigliosi commenti che mi avete lasciato a “Proie Rougeperchè davvero non so cosa dire. *____________________* Mi sto commuvendo, c’è addirittura chi mi ha detto “Grazie!”. Io non merito tutto questooooo! Voi, siete Fantastiche!! Grazie a voi, che mi fate sempre sorridere e mi rendete felice!!

 

A dopo l’estate, allora! Cercherò cmq di seguire e leggere le altre ff, almeno fin quando non parto.

 

Bacioni e buone vacanze,

Erin.

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