Compulsive Love Anthology

di Juniper Fox
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Little Black Book ***
Capitolo 2: *** Always alive, never mine. ***
Capitolo 3: *** Notturno, Adagio ***
Capitolo 4: *** Di pony, amori, amanti e cavalieri ***
Capitolo 5: *** Myself and I ***
Capitolo 6: *** Lovebirds ***
Capitolo 7: *** Crack ***
Capitolo 8: *** La clessidra di sabbia ***
Capitolo 9: *** Pure Pain ***
Capitolo 10: *** Hope ***
Capitolo 11: *** Lovebirds 2 - The wedding ***
Capitolo 12: *** Alla luce della candela ***



Capitolo 1
*** Little Black Book ***


Bad FaithBad Faith.

Titolo: Little Black Book
Pairing: Tom/Pansy - Bad Faith.
Rating: Verde
Avvertimenti: Oneshot; Incompiuta.
Genere: Sentimentale (?), Introspettivo.
Introduzione: Pansy lo conosceva come Tom Riddle, ex studente di Hogwarts e brillante ricercatore che al momento si trovava in Albania. Chissà perché, tutte le volte che si vedevano - e succedeva praticamente ogni pomeriggio, o quasi - Tom indossava semrpe la sua uniforme.
NdA: E' totalmente assurda come coppia, ma credo di essermente innamorata. Aiuto.



Little Black Book



Ogni pomeriggio, finite le lezioni, Pansy diventava irraggiungibile per tutti.
Segretamente, le sue compagne di stanza si chiedevano che fine facesse la loro amica tutti i giorni; avevano persino provato a chiedere  Draco, ma nemmeno lui sapeva niente. Nell'ultimo periodo, però, avevano notato che la ragazza aveva sempre in mano un libro dalla copertina nera: si sospettava fosse il diario segreto di Pansy; la ricerca del prezioso oggetto, tuttavia, non aveva dato i risultati sperati. Sconfortate e ancora più incuriosite, le amiche della moretta avevano deciso di  perlustrare tutta la scuola.

*

Nel bagno fuori uso del secondo piano, la porta si era appena chiusa.
Pansy aveva controllato più volte di non essere stata seguita, e si era assicurata di cacciare Mirtilla Malcontenta senza essere scoperta.
Controllò la sua immagine nello specchio, tirò fuori il piccolo libro nero e lo aprì. All'improvviso sentì una voce nella sua testa, calda e sensuale, e un formicolìo invase il suo corpo; quando la sua bocca si aprì, pronta a parlare, non furono parole quelle che uscirono, ma un sibilo.
Il serpente inciso sul rubinetto si mosse e davanti a Pansy si aprì un passaggio, nel quale lei si lasciò scivolare goffamente.
Riuscì ad atterrare in piedi, e si ritrovò a sorridere per quel piccolo successo: finalmente avrebbe avuto un aspetto migliore del solito.
Lisciò la gonna e sistemò un poco i corti capelli scuri, maledicendosi per non aver pensato ad uno specchietto per controllare il suo stato.
Come faceva semrpe dopo essersi resa presentabile, posò il diario a terra e attese. Non ci volle molto prima che il libro si aprisse facendo magicamente uscire un ragazzo sui diciassette anni, alto e moro. Pansy lo conosceva come Tom Riddle, ex studente di Hogwarts e brillante ricercatore che al momento si trovava in Albania.
Chissà perché, tutte le volte che si vedevano - e succedeva praticamente ogni pomeriggio, o quasi - Tom indossava semrpe la sua uniforme.
Aveva provato a chiederglielo: lui le aveva risposto che Hogwarts era stata la sua casa, e mettersi quei vestiti lo faceva sentire ancora parte di quel luogo magico.

*

Pansy era innamorata di Tom.
Il ragazzo l'aveva capito dal suo modo di atteggiarsi. Nonostante giocasse a fare la grande, Pansy era ancora una bambina.
Era goffa nei suoi tentativi di sembrare sensuale, brava a truccarsi ma spesso eccedeva.. Tutto di lei faceva pensare ad un cucciolo da accudire.
Tom, però, di accudire un cucciolo non aveva nessuna intenzione. Pansy si lasciava possedere, accecata dai sentimenti verso di lui, e faceva tutto ciò che Tom le diceva. Se per lei era amore, per lui era solo un gioco di ruolo: gli costava fingere di interessarsi a quella moretta, ma i suoi guadagni erano sempre maggiori. Inconsapevolmente, Pansy gli aveva fornito un quadro generale della scuola e alcuni particolari sugli studenti, più di quanto avesse fatto la precedente proprietaria del diario.
Alla fine di tutto, Tom sapeva che avrebbe dovuto farle dimenticare ogni loro incontro. Eppure, a volte, non poteva non guardare gli occhi color pece di Pansy. Avevano qualcosa di affascinante, anche se lui non l'avrebbe mai ammesso. L'amore non gli interessava; erano il potere e il controllo ciò che bramava più d'ogni altra cosa.

*

Erano rimasti tutto il pomeriggio a parlare.
Pansy ormai era abituata alla compagnia di quel ragazzo tenebroso e di poche parole. Lei cercava d'intrattenerlo come meglio poteva, ma ogni tanto intrvedeva nello sguardo di Tom qualcosa che non riusciva a classificare. L'aveva osservato talmente bene che avrebbe potuto dire con certezza che in quel momento stava ragionando - solitamente arricciava di poco le labbra, nel pensare.
Qunando muoveva le mani senza alcun appartente motivo, allora era annoiato. Se chiudeva gli occhi ripetutamente - cosa di cui sicuramente lui non si accorgeva - voleva dire che gli era venuta un'idea improvvisa e aveva fretta di annotarla da qualche parte.
Era una persona particolare Tom, ma per Pansy era pieno di fascino. Le ricordava Draco, a volte.
«Devo andare» le comunicò ad un tratto Tom, cogliendola alla sprovvista.
«Sì, certo» rispose Pansy con tono triste - era così sicura di riuscire a strappargli un bacio almeno quella volta.
Qualche volta gli aveva chiesto di restare, ma le risposte erano semrpe state tutte negative.
A tratti le sembrava che lui volesse scappare il più lontano possibile da lei. Bruciare il diario, o peggio: riprenderselo.
«Non devi..» cominciò lui nuovamente, ma fu inerrotto subito.
«Dirlo a nessuno, lo so. Mi tratti come una bambina, Tom!» lo accusò Pansy. Anche se Tom era più grande di lei, non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa.
«Attenta a come parli, Pansy» l'avvertì, ammorbidendo poi il tono «Se ci scoprissero, saresti cacciata dalla scuola. Tu non vuoi che i tuoi genitori provino questa vergogna, vero?»
La ragazza abbassò lo sguardo, punta sul vivo. Non avrebbe mai mancato di rispetto ai genitori, questa era la prima regola dei Purosangue.
Tom le diede le spalle per raggiungere nuovamente il libro nero, ma fu fermato dalla ragazzina, decisa a compiere un'azione del tutto istintiva.
Non fece in tempo a ribattere, perché vide Pansy sporgersi verso di lui, pronta a baciarlo..


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Capitolo 2
*** Always alive, never mine. ***


Dama/Barone Titolo: Always alive, never mine.
Pairing: Grey Blood - Dama Grigia/Barone Sanguinario
Rating: Verde.
Avvertimenti: Oneshot
Genere: Romantico, Introspettivo.
Introduzione: Possono gli anni cambiare un sentimento?
NdA: Dunque, oggi mi è venuta la malsana idea di curiosare tra le coppie, e questa ha attirato la mia attenzione. Questa coppia ispira tragicità, ma credo sia infinitamente romantica. Spero di aver scritto qualcosa che possa piacere, io mi sono divertita a comporre questa shot. E devo dire che mi piace anche.
A voi!

*
Risposta alla sfida lanciata da Leireel: Grey Blood - Barone Sanguinario/Dama Grigia, di almeno 500 parole, ambientata obbligatoriamente dopo il passaggio a fantasmi. prompt: scelte, cammino, cielo grigio.


*


Always alive, never mine



Possono gli anni cambiare un sentimento?
Il Barone Sanguinario - o quello che di lui rimaneva -  si poneva spesso questa domanda, trovando sempre la stessa risposta: no.
Erano passati secoli, ormai, da quando aveva detto addio alla sua vita da mortale. Si era spogliato del corpo e delle sensazioni materiali senza battere ciglio, consumato dal senso di colpa per l'azione efferata che aveva commesso.
I sentimenti però.. Quelli non l'avevano mai abbandonato. Era quello il motivo per il quale era rimasto, la sua questione in sospeso.
Non sarebbe mai riuscito ad abbandonarla, le emozioni che lei gli faceva provare erano troppo potenti - più di qualsiasi incantesimo.
La magia che lo aveva legato a Helena, nella vita e nella morte, era stata come un'arma a doppio taglio, e le cicatrici di sangue erano ancora parte di lui.

*

Lui l'aveva amata fin dal principio, apprezzandone non solo la bellezza e l'intelligenza, ma anche gli sguardi fieri e timidi e i modi di fare educati e gentili.
Aveva deciso in pochi secondi che lei sarebbe stata perfetta come moglie. Il Barone aveva sempre saputo di non essere una persona vivace e loquace, amava parlare solo quando lo riteneva opportuno, e i suoi modi di fare potevano sembrare bruschi. Eppure, quel cuore così ben nascosto si era sciolto alla visione della dama.
Lei era stata la sua prima e unica scelta.
Helena, purtroppo, la pensava diversamente. Lasciandosi trasportare dai pregiudizi, aveva guardato il suo promesso solo in superficie, evitando di cercare nel profondo.
Sua madre, che conosceva bene sia la figlia che il promesso sposo, le ripeteva sempre di andare oltre le apparenze; la giovane, però, non le dava ascolto.

*

Erano state le scelte sbagliate a portarli a quella fine.
Il Barone si era chiesto spesso, nei momenti di maggior sconforto, cosa sarebbe successo se Helena avesse ricambiato il suo amore.
Che vita avrebbe vissuto se lui non si fosse innamorato di lei.
Cosa sarebbe accaduto se Helena non avesse mai rubato la tiara della madre, e se lui non fosse stato accecato dall'ira.
I rimpianti e i pensieri erano tutto ciò che gli rimaneva.
Il suo cammino - la sua vita - era stato segnato da quel giorno di secoli prima. Nel profondo della sua essenza, non avrebbe mai cambiato nulla del passato.
Ogni passo che aveva compiuto lo aveva portato alla sua condizione di fantasma, eterno abitante del mondo accanto alla persona amata.
E tutti i pensieri si azzeravano, tutte le parole che avrebbe voluto dire rimanevano inespresse.

*

Possono gli anni cambiare un sentimento?
Ogni mattina, quando il cielo era ancora girgio e l'alba tardava a mostrarsi, il Barone Sanguinario ammirava la sua Helena scrutare l'orizzonte.
Persa nei propri pensieri, la Dama Grigia non si accorgeva di niente.
Un piccolo sorriso, allora, si dipingeva sui tratti evanescenti del Barone, che per qualche istante riusciva a palcare le sue ire e a tornare quasi umano.
Erano quelli i momenti che da vivo aveva tanto agoniato, e che per un caso - o per scelta - era riuscito ad ottenere e a perpatuare all'infinito.
Gli anni non possono cambiare un sentimento, hanno il potere di intensificarlo.

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Capitolo 3
*** Notturno, Adagio ***


Lucius/Narcissa Titolo: Notturno, Adagio.
Pairing:  Lucius/Narcissa - Icicle
Rating: Verde.
Avvertimenti: Flashfic
Genere: Introspettivo
Introduzione:
Passava ore a suonare, come se affondare il dispiacere su quei tasti bianchi e neri potesse alleviare il dolore. A me piaceva rimanere in disparte, nascosto alla sua vista, ad ascoltarla.

NdA: Niente da riferire, in realtà. Spero vada bene.. Enjoy!

*

Scritta in risposta alla sfida di Hyperviolet Pixie: tra le 200 e le 2500 parole, dal punto di vista di Draco, mentre Lucius è ad Azkaban, non deve mai comparire la parola "amore". Prompt: temporale, pianoforte, notturno, lacrime.

*

Notturno, Adagio


Fu uno dei periodi peggiori, quello.

Mio padre era appena stato rinchiuso ad Azkaban perché Mangiamorte recidivo. 
Ero io l'uomo di casa, allora, eppure non ero in grado di essere forte; mi sentivo schiacciare ogni giorno di più sotto il peso di quelle accuse che in realtà erano fondate.
La tattica migliore, quella che avevo sempre usato, era la negazione. Quando questa non donava i risultati sperati, arrivavano la rassegnazione e lo sconforto, unite all'orgoglio tipico della mia famiglia.
Mia madre.. Beh, lei aspettava il ritorno di suo marito. Non ho mai compreso del tutto il loro rapporto.
Andavano d'accordo e, anche se ogni tanto insorgeva qualche screzio, loro riuscivano a sistemare tutto, facendo finta che nulla fosse successo - tutto tornava come prima.
La loro complicità mi lasciava sempre leggermente basito, poiché per un occhio poco attento non era visibile.
Io ero allenato a vederli insieme, senza esprimere i propri sentimenti in modo eclatante ma quasi danzando l'uno accanto all'altro.
I loro passi e i loro gesti erano sempre coordinati, dagli sguardi pieni d'affetto che si lanciavano al mattino appena svegli ai discorsi sempre ocmplementari che facevano.
A quanto sapevo, non erano mai stati lontani per così tanto tempo.
Se qualcuno mi avesse chiesto, all'epoca, di descrivere il signor e la signora Malfoy, non avrei esistato a rispondere che loro sono come un Notturno.
Schivi, delicati e impetuosi; un adagio iniziale che si conlude in un crescendo di note acute.
Avevano il potere di entrare nei cuori degli altri in punta di piedi, cercando di non farsi notare, esplodendo poi come note sinuose tutto d'un tratto nel momento meno opportuno.
Di questi pensieri mi convinsi soprattutto quella notte temporalesca. La natura infuriava fuori dal Manor, unica isola di pace - metaforicamente parlando.
In realtà, la tempesta più distruttiva si stava consumando dentro al cuore di mia madre.
Narcissa Black in Malfoy era una donna forte e determinata, orgogliosa. La prigionia di mio padre la stava lentamente consumando.
Seduta al grande pianoforte a coda, ogni notte intonava tristi melodie che il marito aveva composto per lei, lasciandosi travolgere dalla musica ed esternando i sentimenti.
Piangeva calde lacrime, che scendevano sul viso arrossato e così poco consono a lei.
Non voleva che io sapessi, cercava di mostrarsi forte e autonoma, ma io sapevo la verità - sono sempre stato molto simile a mia madre, in certi comportamenti.
Passava ore a suonare, come se affondare il dispiacere su quei tasti bianchi e neri potesse alleviare il dolore.
A me piaceva rimanere in disparte, nascosto alla sua vista, ad ascoltarla.
La musica che si librava nell'aria trasmetteva mille e mille emozioni, e accompagnava i singhiozzi dovuti alle speranze infrante.

Fu uno dei periodi peggiori, quello, ma nemmeno Azkaban riuscì a scalfire uno dei rapporti più solidi che io avessi mai visto.


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Capitolo 4
*** Di pony, amori, amanti e cavalieri ***


Cadogan/FatLady Titolo: Di pony, amori, amanti e cavalieri.
Pairing: Sir Cadogan/Signora Grassa - Whispers in the Wall
Rating: Verde.
Avvertimenti: Drabble, raccolta.
Genere: Romantico, (simil) Comico [perché quando mai si è visto un cavaliere montare su un Pony?]
Introduzione:
Preso dall'impeto del sentimento, montava poi sul suo pony e gridava al mondo intero la sua gioia, sfidando chiunque gli capitasse a tiro, solo per mostrarsi ancora più temerario agli occhi dell'amata.
NdA: Membri della giuria, dichiaro di non essere assolutamente responsabile per ciò che è stato scritto. Per aiutarmi a decantare codesta coppia è giunta una dama da lontano: Violet è il suo nome, e asserisce di conoscere tutta la storia, poiché caso volle che lei fosse sempre presente.



*

In risposta alla sfida di Payton: raccolta di 3 drabble, prompt: "Ti mostrerei le stelle, se potessi"

*



Di pony, amanti, amori e cavalieri




 I.

Fu amore a prima vista per entrambi.
Lui vagava senza meta sul suo pony, mentre lei tornava da un pomeriggio tra amiche.
Galeotta fu la caduta e chi la provocò.

Lo scontro avvenne per caso, ma da allora non si separarono più.
Lo sguardo fiero di lui fece breccia nel cuore di lei, che sollevò timidamente gli occhi per rivolgergli un sorriso.

Quando le loro mani si sfiorarono, tutto sembrò rallentare.
Mi meravigliai di udire i loro goffi silenzi, ascoltando le parole dette dai cuori.
La issò sul suo pony e tornarono a casa, come in una favola di Beda.




II.


«Vi mostrerei le stelle, se potessi» amava dirle la sera, quando una brezza leggera solleticava le loro pelli.
Solitamente, Sir Cadogan ccompagnava quelle parole con un gesto cavalleresco: alzava la spada e giurava solennemente di offrirle il suo amore.
La Signora Grassa, ogni volta, arrossiva e allungava una mano, che puntualmente il suo cavaliere avrebbe baciato, sigillando quel sacro patto che è l'amore.
Preso dall'impeto del sentimento, montava poi sul suo pony e gridava al mondo intero la sua gioia, sfidando chiunque gli capitasse a tiro, solo per mostrarsi ancora più temerario agli occhi dell'amata.
Erano perfetti l'uno per l'altro.





III.



Fu un amore epico, trionfò su mille battaglie.
I pettegolezzi cercarono di diviverli, ma i tentativi furono vani.
Si possono ancora vedere, la sera, i due amanti riunirsi nel quadro più alto della torre di astronomia.
Osservano le stelle e decantano il loro amore.
All'ombra del castello, girano romanticamente sul pony viziato di Sir Cadogan.
Non esistono che loro e le emozioni infinite del loro animo.
L'idillio durerà in eterno, lasciandoli sempre giovani e appassionati.
Questa è una storia di pony, amori, amanti e cavalieri.
E' un racconto reale cosparso di magia.
E se nutrirete dei dubbi sull'amore, pensate a noi quadri e al nostro ardore.


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Capitolo 5
*** Myself and I ***


 

Titolo: Myself and I
Rating: Giallo
Genere: Sentimentale, Erotico (in teoria)
Avvertimenti: Flashfic
Pairing: Hermione/Nessuno - Magical Nun
Prompt: specchio, dialogo Hermione/nessuno – bagno caldo, notte fonda, goccia d’acqua, luce soffusa, profumo alla pesca.

 

 

Myself and I

 

Nessuno era a conoscenza di quel suo piccolo segreto, ma era giusto così.

Aveva lasciato Ron all’altare, per quel motivo; aveva rifiutato uomini e donne in cerca di una notte di passione.

Che Hermione Granger non avesse pregiudizi in fatto di sesso era il pettegolezzo del momento, che arricchiva le tasche delle sue ex compagne Grifondoro e ora direttrici di

Gossip Witch
, la rivista scandalistica più in voga del momento.

Hermione, in quel periodo della sua vita, era troppo pigra per smentire una voce del genere – e poi non le importava dell’opinione degli altri.

La verità, comunque, era ben diversa: l’ex Grifona non amava né donne né uomini. Semplicemente, Hermione amava se stessa.

La stanza, in quel momento, era quasi totalmente immersa nel buio, ad eccezione di una luce tenue e soffusa.

Hermione era immersa nell’acqua bollente della vasca di casa sua. La notte fonda, per rilassarsi, amava fare un bagno caldo e distendere i nervi.

Sulla parete di fronte a lei troneggiava uno specchio, nel quale la ragazza era solita osservarsi – ammirarsi, in realtà.

L’aria sapeva di pesca, suo profumo preferito e segno distintivo; era così delicato che sembrava posarsi sulla pelle di Hermione come una carezza leggera, nascondendosi

dentro di lei per attirare il riflesso nello specchio.

Come fosse arrivata ad una situazione simile proprio non lo sapeva.

Era un sentimento nato lentamente e culminato nella perfezione che aveva trovato in se stessa.

Innamorandosi del suo riflesso sarebbe stata sempre all’altezza delle proprie aspettative, non avrebbe mai tradito la propria fiducia e tutto sarebbe stato più semplice.

Essere innamorata del proprio riflesso era ciò che rendeva Hermione la persona più felice del mondo magico.

«Scusa se ti ho trascurato, ieri» sussurrò rivolgendosi allo specchio.

Le labbra si schiusero e il collo venne disteso per alzare il mento e schivare una bolla di sapone.

«Anche oggi mi hanno guardato come un’aliena, al lavoro» continuò triste, «pensavo che certi tabù fossero estinti»

Le mani della ragazza accarezzarono la schiuma presente nella vasca e sparirono sotto l’acqua.

«Mi sbagliavo»

Gli occhi, aperti fino a qualche attimo prima, si socchiusero allo sfiorare una zona particolarmente sensibile.

Durante i bagni notturni, Hermione cercava il piacere da sola e senza mai staccare gli occhi da se stessa.

Vedersi in quei momenti di estrema fragilità la eccitava e la faceva sentire partecipe di quella strana relazione.

La quiete notturna fu spezzata dai gemiti sconnessi della ragazza.

Quando l’ultimo gemito fu emesso, gli occhi di Hermione scrutarono il proprio riflesso pieni di passione.

«Ti amo anch’io»


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Capitolo 6
*** Lovebirds ***


Titolo: Lovebirds
Pairing: Voldemort/Vitious
Genere: Romantico, Fluff
Rating: Verde/Giallo
Avvertimenti: OOC spudorato. TRASH assurdo. AIUTO (che è appena diventato un avvertimento)
Prompt: nido d’amore, cottage, labrador, potare le rose. Almeno 500 parole. Vitious incinto di due gemelli dai nomi super trash. Menzione del Fleching.
NdA: Incolpate Shinu. Io non sono responsabile di questa… cosa.

Lovebirds

Era mattina inoltrata quando giunse un lamento dalla camera da letto.

Sul materasso, contornato da mille cuscini di ogni taglia, giaceva un ometto gracile e leggermente canuto.

«Ho sete» Filius Vitious si girò verso il suo quasi marito con espressione tenera.

«Vai a bere, allora» venne la pronta risposta del compagno, il fu Tom Riddle.

«I gemelli scalciano, come puoi pretendere che io mi alzi?»

Appoggiando una mano sul pancione, Filius si sciolse in un sorriso – ancora qualche settimana e sarebbero diventati genitori.

«Mandaci Astolfo, non vedi che sono impegnato?»

Tom si voltò verso l’amante con espressione scocciata, pronto a inveire; nonostante fosse tremendamente contento di essere padre, la gravidanza lo stava mandando in esaurimento.

Lui e Filius erano scappati dal mondo magico e si erano rifugiati in un piccolo cottage in campagna, facendone il proprio nido d’amore. Vivevano felicemente la loro vita,

avevano anche comprato un labrador – chiamato Astolfo e che Tom puntualmente chiamava Astolto – perché era risaputo che un animale in famiglia avrebbe permesso un

migliore sviluppo dei figli.

Quello, però, era troppo.  Gli sbalzi d’umore provocati dagli ormoni erano strazianti; prima Filli – era così che Tom chiamava il suo cucciolotto – era stanco, un istante dopo si

trasformava in una macchina del sesso che però, nel giro di cinque minuti, si stancava e cercava coccole al posto di quei simpatici buchi che tanto amava. Riddle si sentiva

spossato, il più delle volte.

Così, di giorno, quando Filius dormiva, Tom si dedicava al suo giardino: potava le rose e curava il prato, cosa che lo rilassava e lo faceva andare avanti nonostante tutto.

«Non fare lo sciocco, Tom. E se Pippis e Lips ti sentissero? Vuoi che crescano con un padre single? Mi faresti davvero questo?»

Vedendo Vitious sull’orlo delle lacrime, Tom posò le forbici e si alzò in piedi, avvicinandosi poi al letto.

«Potresti sempre dissetarti come ieri notte..» celiò l’uomo all’orecchio del compagno, riferendosi al Felching che Filius aveva praticato la sera prima. Tutti e due amavano quegli atti,

ma di giorno sembravano essere tabù.

Come da copione, Filius arrossì violentemente e portò tutte e due le mani ai lati della pancia, come per tappare le orecchie ai gemelli che portava in grembo.

Canticchiando in modo molto stonato, Tom tornò dalla cucina con una tazzina da the in mano e la porse tutto sorridente al suo Filli: «Per te. L’ho fatto con le mie manine»

L’omino si sistemò meglio sui cuscini e, dopo aver preso la tazza, bevve tutto d’un fiato. Stava per appoggiare la porcellana sul comodino quando Tom fece un urletto molto

acuto e spaventato.

«Filli! Il sottopiatto! Non vorrai sporcare il mobile, spero» esclamò con tono indignato e tanto di smorfia.

L’interpellato, in preda ad uno sbalzo ormonale, fissò il partner tristemente.

«T-tu n-non m-mi a-ami p-p-più..» il labbro tremulo fece la sua comparsa quotidiana, in anticipo rispetto al solito.

Preso alla sprovvista, Tom sbarrò gli occhi e buttò per aria il sottopiatto, sentendolo poi frantumarsi contro il pavimento.

«No, ma cosa dici! Ecco guarda, è tutto risolto. Ora stai meglio?»

Filius fissò Tom per qualche istante e assunse un’espressione molto seria.

«No, razza di stupido. Mi si sono rotte le acque!»


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Capitolo 7
*** Crack ***


Titolo: Crack
Pairing: Bathilda Bagshot/Zia Muriel
Genere: Sentimentale, Malinconico
Rating:Verde.
Avvertimenti: Drabble pura

 

 


Crack

 

 

 

Aveva sempre sputato veleno su di lei.

Aveva denigrato la sua persona, il suo essere, il suo lavoro.

Pazza visionaria, la definiva – unica in una folla adorante.

Si conoscevano bene, forse troppo.

Agli insulti, Bathilda rispondeva con poesie.

Alle pugnalate affilate donava baci.

Muriel non aveva mai pianto per nessuno, lei era una persona forte.

Opposte nella vita, unite nell’amore.

Un legame indissolubile il loro, anche se destinato a finire.

Emozioni stroncate sul nascere, gettate nel dimenticatoio per mantenere le apparenze.

Nemmeno un bacio poterono scambiarsi – troppi gli occhi puntati su di loro.

Udirono solo il “crack” dei loro cuori.


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Capitolo 8
*** La clessidra di sabbia ***


Titolo: La clessidra di sabbia
Pairing: Sirius/Hermione
Avvertimenti: 159 parole.
Rating: Verde
Genere: Introspettivo.


La clessidra di sabbia

 

Un fascio di luce verde ti acceca, costringendoti a distogliere lo sguardo.

Quando tornerai a fissare quel punto, niente sarà più come prima.

Qualcuno urla e si dimena: è Harry. Non puoi fare altro che temere il peggio.

Sirius è morto.

Ti ha abbandonato, non ha mantenuto la promessa.

Sai che non è colpa sua, ma la rabbia è tutto quello a cui riesci ad aggrapparti.

Se solo gli fossi rimasta accanto, sarebbe stato ancora vivo ora?

Non lo sai, e questo pensiero ti consuma.

Fermi le lacrime prepotentemente, da vera Grifondoro.

Lo sguardo fiero è puntato verso il velo che ti ha portato via il tuo Sirius.

La mente procede da sola, velocemente, immagazzinando tutte le informazioni in tuo possesso.

Non ti dai per vinta, no; non è da te.

Sai che in qualche modo lo riporterai indietro. A qualunque costo.

Ti serve solo una giratempo, e tutto sarà perfetto.

La clessidra di sabbia ti riporterà la felicità.

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Capitolo 9
*** Pure Pain ***


Titolo: Pure pain
Personaggi: Lucius Malfoy, Bellatrix Black
Pairing: Lucius/Bella
Avvertimenti: Flashfic
Genere: Angst
Rating: Giallo
Prompt:  Inserire una citazione di uno scrittore inglese - If you have tears, prepare to shed them now [William Shakespeare]
 
In risposta alla sfida lanciata da Ulissae

 
 

Pure Pain

 
 

If you have tears, prepare to shed them now
(William Shakespeare)

 
 
 
Il dolore era ciò che agognava più di qualsiasi altra cosa.

Gli occhi neri sembravano scintillare, come illuminati da una luce di perversione e follia.

Lucius osservava Bellatrix da poco lontano, cogliendo ogni più piccolo movimento della donna.

I ricci ribelli le cadevano sulla schiena e sul viso, ondeggiando e seguendo le linee del suo corpo.

La stanza in penombra era illuminata solo dai lampi della maledizione Cruciatus, che Bella continuava a lanciare contro la vittima designata.

Si muovevano in armonia, Malfoy e Lestrange, dimentichi del mondo intorno a loro.

Era sempre stata una partner perfetta, lei, tanto che Lucius si era scoperto attratto dalla cognata.

Pensare ad un loro gli provocava i brividi della bellezza proibita. Un fascino perverso tanto quanto la donna desiderata.

Scoprì che il prigioniero aveva lanciato l’ultimo grido solo quando il buio si rimpossessò della stanza.

Bella fremeva di eccitazione, poteva sentirla ansimare per il piacere.

Lucius si ritrovò a camminare verso la donna; voleva condividere quell’istante con lei.

«Crucio»mormorarono insieme, le bacchette puntate verso l’altro.

Di nuovo, il dolore tornò prepotente, riempiendo la mente di Lucius e Bella.

Quelli erano i momenti di intimità che potevano permettersi, rimanendo insieme pur senza sfiorarsi.

Le lacrime piante erano l’orgasmo più potente che potessero chiedere.

Era meglio del sesso e dell’amore. Era una sensazione totalizzante.

Non avrebbero mai sofferto per amore, perché il dolore era tutto ciò che amavano.





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Capitolo 10
*** Hope ***


Titolo: Hope
Personaggi: Remus Lupin, Severus Piton
Pairing: Severus/Remus
Avvertimenti: 515 parole. What if.
Genere: A metà tra angst e introspettivo. Un pochino sentimentale.
Rating: Giallo.
Prompt: non crack, non demenziale, no death. Almeno 500 parole. Remus e Severus devono essere una coppia effettiva. No epoca dei Malandrini.
 
In risposta alla sfida di Shinu
 
 
 

Hope

 
 
 
 
Sapeva di poter morire.

Aveva abbandonato la speranza di sopravvivere tempo prima; non era un pessimista, si limitava semplicemente a guardare in faccia alla realtà.

Il dispiacere più grande, ciò che normalmente veniva chiamato rimorso, era non aver detto addio alla persona amata.

Per la seconda volta nella sua vita non era riuscito a salutare qualcuno di così importante per lui.

Prima Lily, ora Remus.

Era sempre stato complicato il loro rapporto.

Da quando Remus era tornato a Hogwarts, quattro anni prima, era nato qualcosa di profondo.

Aveva cercato di resistere, all’inizio, per rispetto alla sua preziosa Lily e per negazione.

Era dovuto passare l’intero anno scolastico, prima che Severus ammettesse di provare qualcosa per Remus.

La tranquillità che lo invadeva quando Lupin era nei paraggi lo faceva sentire più leggero; in quei momenti, Piton riusciva ad alleggerire tutto il peso sulle sue spalle.

La frustrazione del doppio gioco, il dolore per dover vedere tutti i giorni quegli occhi verde smeraldo a lui tanto cari, tutte quelle sensazioni fastidiose sembravano svanire.

Le tazze di the fatta da Remus avevano poteri taumaturgici.

Aspettando la morte, in piedi di fronte all’Oscuro Signore, vedeva la vita passargli davanti e abbandonarlo al suo destino.

Avrebbe desiderato stringere un’ultima volta Remus tra le sue braccia, baciarlo e fare l’amore con lui.

Avrebbe desiderato dirgli che gli era grato per tutto il sollievo che gli aveva portato, anche solo inconsapevolmente.

Gli sarebbe piaciuto poter tornare indietro e fuggire, da bravo Serpeverde, perché pagare con la vita era un prezzo troppo caro, persino per lui.

Eppure, se avesse anche solo osato muovere un muscolo per sottrarsi a quel lampo di luce verde, la fiducia riposta in lui si sarebbe frantumata. Avrebbe deluso Albus; avrebbe

deluso Remus.

Il suo sacrificio sarebbe servito a risparmiare vite innocenti, quelle stesse vite che lui aveva contribuito a mettere in pericolo, cercando poi di proteggere in gran segreto.

Additato da tutti come traditore, Severus si era costruito un’immagine fredda e distaccata, sprezzante. Odiosa, per alcuni.

Nessuno doveva vedere i suoi veri sentimenti. Nessuno tranne Remus, che era riuscito, in qualche modo, ad abbattere il muro che Severus era solito erigere per proteggersi dagli

altri.

Il mannaro l’aveva capito, ascoltato, consolato. Aveva perso il conto dei pomeriggi passati a parlare sorseggiando cioccolata calda, così simile alla bevanda Babbana che Lily gli

offriva sempre.

Aveva provato a vivere nel passato e nei ricordi, prima d’incontrare Remus.

Lo stava rifacendo. Guardava al passato. Non doveva, non poteva permetterselo. Doveva chiudere la mente e stare all’erta.

La sua missione era prendere tempo e salvare Potter: la richiesta gli era stata fatta da Albus prima e Remus poi. Salvando il figlio di James Potter avrebbe restituito il torto fatto

diciassette anni prima.

Il pensiero volò a Lunastorta, sperando che stesse bene. Che fosse vivo.

Pian piano, Severus era certo, Remus avrebbe superato la sua morte e avrebbe amato di nuovo.

Quando il fascio di luce verde colpì un bersaglio accanto a lui, sfiorandolo solamente, Severus si permise un minuscolo sorriso.

Forse, quella sera, se tutto fosse finito, avrebbe potuto festeggiare con Remus.


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Capitolo 11
*** Lovebirds 2 - The wedding ***


Titolo: Lovebirds 2 – The wedding
Pairing: Voldemort/Vitious
Genere: Romantico, Fluff
Rating: Verde/Giallo
Avvertimenti: OOC spudorato. TRASH assurdo. AIUTO (che è appena diventato un avvertimento)
Prompt: nessuno, la mia follia è già abbastanza grande.
NdA:  La 1  è una frase tratta dal cartone UP (adoro ♥). Ringrazio i malcapitati che leggeranno, sperando di strappare una risata – ok, probabilmente più che ridere mi compatirete, ma tanto è. Ah, dimenticavo: il gazebo richiama la bandiera del Leather Pride (BDSM)


 

Lovebirds 2
The wedding

 




«Sapevo che le mie roselline sarebbero state da copertina, un giorno» sospirò teatralmente il fu Tom Riddle ammirando il parco.

Il piccolo cottage di un tempo era stato rinnovato e allargato, e Vitious aveva regalato al suo amore un giardino ancora più grande – diventato un roseto colorato e un parco giochi.

Il grande giorno era finalmente arrivato.

«L’evento del secolo», l’aveva denominato pagina sei della Gazzetta del Profeta – a cura di Rita Skeeter e della sua penna prendi-appunti. Il mondo magico si era trovato davanti ad una situazione così strana che anche il Cavillo aveva deciso di dedicarle un servizio.

Una marea di paparazzi, in quel momento, si trovava in una parte del parco adibita a “Red Carpet”. Penne prendi-appunti svolazzavano tutte contente, speranzose di captare i pettegolezzi; macchine fotografiche che avrebbero fatto invidia ai più moderni marchingegni babbani (qualcosa chiamato photo.. troto.. – Rita non ricordava esattamente) si destreggiavano tra un flash e l’altro per immortalare i top e i flop della serata estiva.

Una delle prime coppie ad arrivare era stata quella format da Ron Weasley e Hermione Granger: i due vennero presi in considerazione solo perché furono praticamente travolti dalla coppia successiva, Albus Silente e Gellert Grindelwald, tornati insieme dopo mesi burrascosi per la presunta intrusione nel nido d’amore di Horace Lumacorno. Il quartetto fu ben presto messo in ombra dall’arrivo di Severus, Remus e Sirius, che da quando avevano reso pubblico il loro ménage à trois erano sempre sorridenti – sì, persino Piton. Il teatrino di Black fu interrotto dal figlioccio, Harry “The situation” Potter, mano nella mano con Draco “Six pack” Malfoy: i due, denominati Drarry dai fan urlanti che li seguivano come cagnolini dappertutto pur di avere un autografo, salutarono i fotografi mettendosi in posa. Loro erano considerati gli ospiti d’onore, dato lo stretto legame tra Tom e Harry – ora non andava più di moda uccidersi, era meglio amarsi.

Quando finalmente tutte le manie di protagonismo degli invitati si furono assopite, questi si sedettero in attesa degli sposi, all’ombra di un gazebo a righe nere e blu con un grosso cuore rosso nel mezzo e una striscia bianca ad illuminare il tutto. Le Sorelle Stravagorie iniziarono a intonare le loro canzoni più famose, anche se gli anni avevano reso le voci leggermente stridule.

Una pausa leggermente più lunga delle altre preannunciò l’inizio della marcia nuziale.

Un tappeto rosso era stata steso sull’erba magistralmente tagliata e ordinata la mattina stessa, tanto che il profumo era ancora percepibile nell’aria. Due macchioline color rosa shocking, meglio note come Lips e Pippis, trotterellavano contente verso gli invitati, spargendo petali di girasole sul tappeto e sorridendo con boccucce sdentate a chiunque li guardasse.

Al loro seguito avanzava la coppia felice, mano nella mano; Tom indossava una classica veste nera, sul capo una bombetta che al posto della fascia bianca aveva una cintura di cuoio trattato. Filli, in abito bianco pieno di laccetti - «Evidentemente è a lui che piacciono le mazze» aveva commentato Rita – stringeva il bouquet sorridente ed emozionato.

A officiare il rito era stata chiamata una vecchia amica dell’ex professore, Minerva McGranitt, ora nota ai lettori del Profeta per i suoi boy-toy, puntualmente eletti come Capicasa di Grifondoro. Si vociferava che Ginevra Weasley avesse provato ad entrare nelle grazie della donna, ormai preside, per la poca voglia di trovare un lavoro, fallendo però miseramente – ma questa è un’altra storia.

Le fedi furono fatte portare dall’amato Astolto, scodinzolante e munito di cappellino. Allo scambio delle fedi era calato un silenzio emozionato, tutti erano in attesa dell’agoniato bacio conclusivo, quando tutto d’un tratto si sentì un «Muovetevi, devo fare pipì!».

Tutti si voltarono verso un Sirius Black che, purtroppo, era troppo coinvolto in un bacio a tre lingue per poter parlare.

Il silenzio fu nuovamente interrotto dai gemelli Riddle che, decidendo di voler iniziare a parlare in un’occasione solenne giusto per lasciare una traccia, urlarono: «Ma quello è un cane che parla!»1  

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Capitolo 12
*** Alla luce della candela ***


Autore: Juniper Fox
Titolo: La luce delle candele.
Avvertimenti: Het, Slash, Oneshot.
Pairing: Salazar/Helga (O Salazar/Tosca, che dir si voglia).
Prompt: «Spegnevo le candele prima di fare l’amore con lui per non vedere cosa ci fosse di sbagliato nei suoi occhi»
Rating: Verde.
Tipologia:
Parole: 766 (secondo Word)
Introduzione: Salazar sapeva che la donna, col suo cuore gentile, non gli avrebbe mai rinfacciato nulla. Ripensandoci, Tosca non poté che darsi della sciocca. Si era lasciata usare, era caduta nelle spire del serpente come una donnetta qualunque. Eppure, nei momenti d’intimità che lei e Salazar si erano ritagliati, Tosca si sentiva amata e protetta.

- Storia scritta in risposta alla sfida di Trick.

 
 

Alla luce della candela

 
 
 

Era appena l’alba, quando quella mattina Tosca era scesa nel grande parco di Hogwarts. L’aria era pungente, così si era portata il suo amato scialle per coprirsi. Le piacevano quei piccoli brividi di freddo che le accarezzavano la schiena, le ricordavano le mani fredde di Salazar.
Sentì dei passi svelti e si girò, nonostante già sapesse chi era il nuovo arrivato. Gli sorrise, comprensiva, e lo guardò con quel candore che la contraddistingueva.
“E’ già partito.” disse semplicemente: non aveva bisogno di mettere il soggetto della frase. Davanti a lei, Godric Grifondoro era piegato sulle ginocchia per riprendere fiato. Evidentemente era corso giù direttamente dalla sua torre.
“N..Non può es..essere!” esclamò l’altro mentre riprendeva fiato.
“L’avete mancato di poco, Godric. Mi rincresce.” Tosca appoggiò con gentilezza un braccio sulla spalla dell’uomo, come per confortarlo.
Il rapporto tra Godric e Salazar era sempre stato piuttosto particolare. Oh, lei se n’era accorta eccome. Sapeva che i due uomini si lanciavano degli sguardi quando pensavano di non essere visti da lei e Cosetta. Lo sapeva e ne soffriva. Sin da quando aveva avuto modo di conoscere Salazar Serpeverde, il quarto membro fondatore della loro scuola, era stata ammaliata da quel suo sguardo ipnotico. A differenza di Tosca, che aveva sempre una parola buona per tutti ed era sempre pronta ad aiutare il prossimo, Salazar era fin troppo riservato: i suoi modi erano spesso burberi, il più delle volte disdegnava la compagnia delle altre persone e, inoltre, soleva fare discorsi egoistici.
Nel corso degli anni, comunque, Salazar aveva dimostrato di saper mettere da parte, nei momenti necessari, i modi bruschi, lasciando che Tosca diventasse la sua confidente. Tra tutti, lei era stata la scelta più improbabile. Tuttavia, Salazar sapeva che la donna, col suo cuore gentile, non gli avrebbe mai rinfacciato nulla. Ripensandoci, Tosca non poté che darsi della sciocca. Si era lasciata usare, era caduta nelle spire del serpente come una donnetta qualunque. Eppure, nei momenti d’intimità che lei e Salazar si erano ritagliati, Tosca si sentiva amata e protetta. Sapeva che la loro storia non avrebbe mai avuto un domani – anzi, la loro non poteva nemmeno considerarsi una storia. Erano state due persone che per scappare al peso della realtà si erano rifugiate l’una tra le braccia dell’altro.
D’un tratto, poi, era successo qualcosa che aveva sconvolto Salazar oltre ogni dire. La quieta Tosca aveva tentato di capire cosa stesse succedendo al suo amante, ma questi non aveva voluto confidarsi. Qualcosa si era rotto. Prestando estrema attenzione ai comportamenti dell’uomo, però, aveva notato che vi era stato un avvicinamento con Godric. I due avevano iniziato a trascorrere del tempo insieme, adducendo la causa ad un progetto sensazionale. In realtà era Salazar a fare dei progetti, poiché Godric si limitava semplicemente a tentare di dissuaderlo. Tosca aveva cominciato a risentire della situazione, ma non ne aveva fatto parola a nessuno. Quando Salazar la sera la raggiungeva in camera per fare l’amore con lei, tutto sembrava svanire. Eppure, negli occhi dell’amante, Tosca poteva vedere un fuoco nuovo.
La realizzazione, una sera, la colpì prepotentemente. Egoisticamente, però, non disse nulla. Troppo era l’amore che provava per Salazar, piuttosto che perderlo l’avrebbe diviso.
Erano trascorsi due mesi, nel frattempo. La sera prima, Salazar si era recato da Tosca come di consueto, comunicandole la propria decisione. Se ne andava, ma lei era l’unica a cui voleva dire addio. L’unica che avrebbe capito.
Lo sguardo di Tosca si posò nuovamente su Godric, che al contrario osservava un punto distante dell’orizzonte.
“Vi amava,” gli disse.
“Amava voi, Madama Tosca.”
Era negazione quella che Tosca sentiva nel tono dell’uomo? O forse vuoto, mancanza?
“Spegnevo le candele prima di fare l’amore con lui per non vedere cosa ci fosse di sbagliato nei suoi occhi,” gli rivelò. “Il suo amore per me era ormai dissipato.”
“Se n’è andato. Doveva almeno spiegare le sue ragioni.”
“Godric, davvero non capite? Il vostro orgoglio ferito non vi permette di comprendere ciò che ha fatto?”
Non rispose, Godric. Si limitò a guardare Tosca, pensando che, come lui, aveva perso una persona amata, eppure era lì a elargire parole dolci e di conforto. Non aveva mai visto una forma simile di altruismo. Né di amore. Godric capiva ciò che Salazar aveva fatto. Voleva essere libero, lui, e potente. L’amore, purtroppo, era qualcosa che si era sempre negato.
“Venite, Godric. Presto o tardi, Salazar tornerà da noi.”
Godric porse il braccio a Tosca, che lo prese di buon grado. Si sarebbero sostenuti a vicenda, in attesa che quegli occhi ipnotici e colmi di passione non fossero tornati a reclamare le proprie malefatte. 

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