Salve
Salvino a tutti!
Ci
siamo. Questo è l’ultimo capitolo. Ci ho messo un po’ a pubblicarlo, perché non
mi finiva più! In effetti è più lungo degli altri,
spero che non vi scoraggi xD. Comunque tengo a
precisare che ci sarà anche un epilogo (stavolta molto corto) che dovrei
mettere in rete a breve (questione di qualche giorno, massimo una settimana).
Un
ringraziamento speciale a keeptheFaith e ai suoi consigli, e a Just!
Ringrazio Sayan Girl per
l’entusiasmo e Monica che non mi ha
abbandonato come lettrice durante la creazione della storia.
E
grazie anche a Vit, bellissima recensione, ho visto che
alla fine hai pubblicato! Appena ho cinque minuti leggerò, sono curiosa!
Secondo me la tua storia è più che all’altezza!!!
(cavolo, se ho l’ho messa in rete io, lo possono fare tutti!!!)
E
ora VAI CON LA FINEEE!!! ;)
Il
Destino di un Saiyan
Vegeta VS Vegeta: Quando l’amore sfiora
l’odio.
Vegeta
provò qualcosa che non avrebbe dovuto sentire: paura.
Il
sole non ancora ardente del primo mattino, sembrava bruciare come il suo animo.
I tratti facciali del guerriero mimetizzarono molto bene il suo stato, quando
gli occhi si posarono sulla scia di un bianco folgorante che due capsule sferiche
avevano lasciato alle loro spalle, atterrando a velocità fulminea sull’area
terrestre.
Un
tonfo assordante. Un cratere nel terreno spoglio. E l’eco del suo passato.
Trunks
si ridestò da quella scena e si voltò verso il padre: era serio, freddo,
distaccato.
Ancora
quel velo scuro a celare il suo sguardo…
<<
E’ il nostro momento. >>
Vegeta
avanzò verso il luogo d’impatto. Nessuna emozione dipingeva il suo volto.
Il
giovane Saiyan si chinò a raccogliere lo zaino che custodiva le sette Sfere del
Drago e seguì la figura che aveva incamminata davanti, con la stessa andatura
moderata e decisa. Non sapeva per quale ragione, ma il cuore gli riecheggiava
nelle orecchie in una danza arcana e profonda e il suo respiro era diventato
improvvisamente un ancestrale soffio di vita che smuoveva il vento dei ricordi
e delle emozioni.
Perché
si sentiva così? Perché davanti ad un nemico, che poteva sconfiggere senza
troppa preoccupazione? Suo padre era forte, quando era in svantaggio le sue
doti di stratega e la sua furbizia diventavano letali, ma non potevano essere
così funeste per un Super-Saiyan. Non per un Super-Saiyan che aveva le stesse
identiche facoltà di strategia e arguzia. Ma c’era qualcosa… un’atmosfera plumbea
faceva da cupola a quella situazione, anche se sembrava quasi irreale,
intangibile…
Trunks
si fermò accanto a suo padre sul ciglio del cratere lasciato dalle due
navicelle e guardò verso il fondo, lasciando che solo l’istinto prendesse il sopravvento e tutti i sensi scattassero all’erta.
Silenzio.
Tutto
era immobile e statico.
Solo
un leggero sibilo di vento andò sfiorare i lunghi capelli color lilla del ragazzo,
ma stavolta non gli sembrò una carezza: era più un segno di ammonizione.
Vegeta
si voltò verso di lui. Forse aveva percepito il suo stato d’animo. Trunks si
aspettava un commento acido sulla sua codardia da un momento all’altro.
Attese;
ma nessuna parola uscì dalla bocca del padre.
Si
convinse a incrociare il suo sguardo: gli occhi neri e pungenti di Vegeta lo
fissavano con un’espressione indecifrabile. Nessuno avrebbe saputo dire cosa si
celasse dietro a quella serietà distaccata, ma Trunks
non si era mai sentito così vicino a suo padre come in quel momento.
Istintivamente
tirò fuori la fotografia che aveva nel giubbotto.
Un
rumore.
Una
delle due navicelle si era aperta e adesso il portello bianco scendeva con una
lentezza inesorabile. Vegeta trattenne il respiro mentre
osservava anche l’altra nave aprirsi lentamente. Poi i suoi sensi furono
attratti da qualcos’altro: un sussulto. Il giovane Saiyan al suo fianco aveva
iniziato a respirare irregolarmente e il Principe sapeva che la causa non era
la comparsa della familiare capigliatura nera all’insù, né del braccio potente
di Nappa, che spuntava dall’apertura della navicella.
Guardò
Trunks, incurante per un attimo del suo passato e concentrato solo sul suo
futuro. Gli occhi di suo figlio erano spaventati e fissavano la fotografia che
solo poco prima era stata il motivo di un’esilarante discussione.
<<
Bra… >> riuscì a bisbigliare.
Vegeta
allungò lo sguardo sull’immagine: lui, Bulma, Trunks…
Ma
Bra…
_
“Caprone…
Testone ignorante e insensibile…”
Bulma
stringeva convulsamente la cloche dell’aereo, lottando strenuamente con le
lacrime che volevano salire ad inumidirle gli occhi. Non voleva piangere. Non
era nella sua natura: doveva sfogare in altro modo il magone che le appesantiva
ogni membra del corpo, che le rallentava ogni
pensiero, che la costringeva a mordersi le labbra fino quasi a farle sanguinare
per non lasciarsi veder piangere da suo figlio.
Lei
non piangeva.
Magari
avrebbe potuto sfogarsi prendendo a schiaffi suo marito. Quell’egoista
insensibile. Non sopportava che dopo aver vissuto insieme a
lei per anni, sotto il suo tetto, dentro il suo letto, lui non si fidasse
ancora di lei. Sapeva che non la considerava solo una “donna”. L’appellativo
che le dava ogni volta per riprenderla col suo solito tono imperativo, lo usava
soprattutto per convincere sé stesso. Bulma sapeva bene che lei era una delle
poche persone per cui Vegeta nutrisse della stima. Lei
e Goku.
Incredibile
a immaginarlo, ma Bulma ne era convinta: l’ossessione sfrenata, talvolta
snervante, che suo marito nutriva nei confronti del tanto odiato Kakaroth,
altro non era che stima. Vegeta non provava mai un solo sentimento per volta:
nessun Saiyan era mai arrivato al suo livello e Goku, superandolo addirittura,
lo aveva spiazzato, sconvolto. L’odio che il Principe aveva covato dentro sé per così tanto tempo nei confronti del rivale, era stato
il suo punto di forza e alla fine l’odio si era trasformato in stima: stima per
un guerriero che andando oltre tutte le previsioni di Vegeta, gli aveva insegnato
a combattere col cuore.
Il
piccolo Trunks sospirò, guardando fuori dal
finestrino. Rocce, rocce e ancora rocce. Suo padre aveva scelto un luogo di
combattimento del tutto simile al suo carattere: spigoloso, duro e arido.
<<
Guarda, Trunks. C’è un’oasi. >> Bulma indicò dritto davanti a sé.
<< E’ bellissima… >>
Il
piccolo sussultò alla vista di una ristretta area verdeggiante, coperta da una
sgargiante vegetazione: i colori dell’arcobaleno erano tutti radunati vicino a
quello specchio d’acqua. Improvvisamente si sentì in colpa per i pensieri che
aveva avuto pochi secondi prima. Anche quella terra, come suo padre, l’uomo di
cui conosceva meglio le spalle che i lineamenti del viso, celava in sé i più
bei colori che l’occhio umano potesse concepire.
Non
sapeva perché, ma il suo egoismo infantile di figlio, odiava Vegeta.
Odiava
ammirare così tanto suo padre, al punto di arrivare perfino a rompersi l’osso
del collo anche solo per ricevere uno sguardo indifferente da lui, odiava che fosse così diverso dal padre di Gohan,
sempre così allegro e premuroso nei suoi confronti, odiava soprattutto
ammettere a sé stesso che per tutto quello, amava
suo padre. Gli bastava la sua presenza per renderlo felice. E adesso lui non
c’era. Sua madre cercava di nasconderlo, ma era estremamente in ansia e questo
perché lui non c’era. Si poteva amare
così tanto da arrivare all’odio?
Il
sangue Saiyan che aveva nelle vene ribollì febbrilmente, mentre lanciava
un’ultima occhiata all’oasi che si stavano lasciando alle spalle.
Bulma
guardò il figlio con aria pensierosa: il suo giovane viso era assorto con la
concentrazione di un adulto. Cosa nascondeva dentro? Tristezza? Rancore? Paura?
Indifferenza? Suo figlio aveva ereditato molto dall’uomo che amava: celava il
suo cuore con una tale maestria…
Trunks
sentì una mano calda sfiorargli una guancia, vide sua madre che lo guardava con
dolcezza, come a volerlo rassicurare. Fu in quel momento che fu costretto a
parlare.
<<
Lo giuro. >>
Bulma
lo guardò stupita, mentre suo figlio lanciava un’ignota promessa fissando il
vuoto.
Sussultò
quasi, quando due occhi blu come il cielo e forti come il sole si posarono nei
suoi. << Nessuno ti farà soffrire. Lo giuro. Siamo io, te e papà. E non
permetterò che sia altrimenti. >>
La
donna rimase di sasso. Era suo figlio quello che aveva parlato? Era il suo
piccolo Trunks? Il bambino che quella notte aveva dormito assieme a lei e che
Vegeta rimproverava perché spaventato dai tuoni? Da dov’era uscita tutta quella
maturità, quelle parole così crude e forti anche per un adulto? Suo figlio non
era come tutti gli altri, Bulma lo sapeva, era sempre stato una mente più che
brillante, racchiusa in un carattere un po’ schivo e timido. In quel momento
ebbe la sensazione di avere Vegeta accanto a sé e un sorriso di orgoglio le
disegnò i bei lineamenti del volto.
<<
Sei così simile a tuo padre… >>
A
quelle parole il piccolo Saiyan sgranò gli occhi e arrossì, con imbarazzo. Era
tornato il bambino di sempre.
Poi
qualcosa accadde: madre e figlio furono catturati da
un vago bagliore in lontananza; un bagliore che aveva una forma insolita ma
decisamente conosciuta.
<<
Ma quello è il Drago Shanron! >> esclamò Bulma.
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_
<<
Che diavolo significa?!? >> sbraitò il Principe
dei Saiyan guardando alternativamente il figlio e la foto, con aria adirata e
confusa allo stesso tempo. Trunks invece non scollò gli occhi dalla fotografia.
<<
Sono arrivati. >> bisbigliò.
<<
Questo lo vedo anche da me, razza d’incapace! >> L’uomo si era appena
abituato all’idea di avere una figlia, che già l’aveva vista sparire,
evanescente come l’aria. Non capiva perché fosse così preso: essendo il
temibile Vegeta, la situazione non doveva sfiorarlo minimamente, invece la cosa
gli stava dando parecchio sui nervi.
Suo
figlio si decise ad alzare lo sguardo e rivolgerlo al diretto interessato:
<< Sono atterrati. Il corso temporale inizia già a subire mutazioni.
>> fu la lapidaria spiegazione.
Non
ci fu modo di aggiungere altro, perché i due personaggi tanto attesi e in quel
momento apparentemente dimenticati, decisero di focalizzare nuovamente su di
loro tutte le attenzioni.
<<
Ehi! Chi c’è lassù? Non aspettavamo accoglienza! >> disse una voce,
arrogante e cinica come il veleno di un serpente.
Due
figure s’innalzarono lentamente in aria, emergendo dalla profondità del cratere
in cui erano atterrati.
Trunks
e Vegeta, ritornarono alla realtà e decisero che quel momento, era decisamente
prioritario.
Attesero
che i due Saiyan arrestassero la loro ascesa e intanto
li squadrarono da capo a piedi: Il principe aveva l’inconfondibile tuta blu,
sovrastata dal corpetto di uno speciale e leggerissimo materiale alieno, che
usava sempre come armatura. Agli occhi una sola lente verde, il rilevatore di
potenza, e alle mani gli immancabili guanti bianchi. Le sue nobili origini si
potevano notare ad un miglio di distanza.
“Quei
guanti…” pensò Vegeta, vedendo il vecchio sé stesso. “Così arrogante da non
voler toccare a mani nude ciò che non considerassi degno…” si guardò le dita
spoglie: Bulma gli aveva insegnato che quelle mani potevano anche creare e non
solo distruggere. Gli aveva fatto capire che a volte, il semplice sfiorarsi
poteva essere più forte di una stretta mortale.
<<
Ehi, Vegeta! Ma che diavolo succede? >> Una voce possente lo strappò ai
suoi pensieri. Nappa li guardava allibito, mentre un noto istinto guerriero gli
aveva già fatto assumere la posizione di difesa.
Il
Principe del passato rimase in silenzio. Il ghigno arrogante scomparso,
sostituito da un’espressione dura e malvagia. Accese il rilevatore, senza
staccare gli occhi da colui che più aveva attratto la sua attenzione: un
livello di combattimento irrisorio. Nonostante ciò, il suo istinto gli suggerì
di non abbassare le guardia.
Il
cuore di Trunks mancò di un battito: era una situazione estremamente pericolosa
e precaria, ma al tempo stesso eccitante. Era quasi inverosimile la scena che
si stava svolgendo sotto i suoi occhi: suo padre sembrava guardare il proprio riflesso
allo specchio. Aveva sul volto la stessa espressione altezzosa e indagatrice
dell’avversario… la stessa espressione malvagia.
<<
E’ solo un’impostore. >> sentì affermare Nappa.
<< Ha un livello di combattimento addirittura indecente! Lui e quel moccioso
che ha accanto. >> Trunks lo vide armeggiare col rilevatore dalla lente
rosa. La sua testa calva riluceva sotto i raggi del sole. Anche lui indossava
un’armatura come quella di Vegeta, ma i colori che lo contraddistinguevano,
parevano essere il nero e l’oro, che facevano risaltare la pelle abbronzata
delle braccia e delle gambe muscolose. Era più grande di
suo padre, pensò Trunks, soffermandosi anche a scrutare i baffi dell’omone, ma
era nettamente inferiore a lui.
<<
Chi sei? >> chiese secco e prepotente l’altro Saiyan, senza prestare
minima attenzione alle parole del compagno.
Vegeta
coronò la sua espressione malvagia indirizzando un ghigno perfido al sosia.
<< Non lo vedi? >> chiese con voce melliflua e falsa come il suo
sorriso. << Sono te. >>
L’altro
non nascose un momento di smarrimento, ma lo scacciò subito, fluttuando
all’indietro e atterrando sulla sponda opposta del cratere, senza abbassare mai
la guardia da quel guerriero così somigliante a lui.
<<
Muoviti, Trunks, evoca il Drago. >> disse Vegeta, senza voltarsi nella
sua direzione.
Trunks
si affettò a fare ciò che gli era stato ordinato e ben presto una scia luminosa
si propagò dalle sette sfere e apparve un drago, in tutta la sua maestosa e
splendente potenza.
<<
Ma che accidenti è quell’affare? >> chiese
Nappa, vicino al suo compagno.
<<
Desidero… >> iniziò Trunks, ma non fu in grado di terminare la frase
perché Vegeta-malvagio si era
scagliato addosso a lui. Non poteva rischiare di essere toccato, così si
scansò dalla sua direzione con velocità e riflessi sorprendenti.
Il
principe del passato rimase fermo a fissarlo con occhi assassini. Il suo
cervello stava studiando la situazione e contemporaneamente cercava la
strategia più efficace da adottare.
<<
Voglio che tu ricrei lo stesso Buco Nero spazio-temporale che li ha portati
qui, per rispedirli nella giusta epoca senza il minimo ricordo di questa
situazione. >> Una voce profonda, sinuosa come un serpente lo raggiunse
alle spalle. Era la sua voce.
Vegeta
osservò sé stesso voltarsi a guardarlo. I due guerrieri si trovarono faccia a
faccia, ad una minima distanza l’uno dall’altro. Il Saiyan che aveva di fronte
scostò la lente del rilevatore e puntò i suoi occhi neri addosso a lui. Occhi
neri e penetranti come lame affilate di pugnali: gli occhi di un assassino. Il
Principe dei Saiyan provò una strana sensazione nel rivedersi più giovane: la
sensazione di leggerezza e indifferenza verso tutto e tutti che provava nei
suoi giorni da crudele sterminatore, gli tornarono alla mente. Aveva ucciso uomini,
donne e bambini… che importava? Erano tutti esseri inutili, non c’era alcuna
differenza. Non capiva perché i mocciosi e le donne dovevano essere
risparmiati. Tutti con lo stesso sguardo di terrore negli occhi, con la stessa
paura che scorreva nelle vene. La paura… Vegeta ricordava quella sensazione.
Ricordava l’odore del terrore e di come lo inebriasse
a tal punto da spingerlo a uccidere come una bestia impazzita. Sì, l’odore
della paura lo eccitava ancora di più dell’odore del sangue… E il sangue lo
aveva assaporato fin troppe volte: il sangue dei nemici, ma anche il suo.
Freezer non lo aveva certo convinto con le buone ad unirsi a lui. Si era
sentito perduto per la prima volta, quando suo padre perì
per mano di quel coso.
Per
la prima volta, al cuore di Vegeta si era affacciato un sentimento umano, una
delle tante emozioni che il padre era stato ben attento ad estirpare alla
radice.
Aveva
combattuto contro Freezer con tutto l’odio e l’orgoglio che aveva nel profondo
e dopo esser rimasto steso a terra senza neanche aver la possibilità di
rialzarsi a causa di tutte le fratture e ferite riportate, l’orgoglio non si
era fatto da parte, solo l’odio aveva lasciato posto alla spossatezza. Qualcuno
lo aveva sollevato in malo modo, e portato nella nave del comandante.
Freezer
lo aveva costretto a guardare il pianeta Vegeta
esplodere sotto i suoi occhi.
<< Adesso sei
mio. >>
Gli
aveva sibilato con voce gelida.
Da
allora il giovane Saiyan era cresciuto facendo quello che fin da piccolo suo
padre lo aveva addestrato a fare: uccidere.
Aveva
conquistato pianeti, distrutto famiglie, città, sistemi solari. Ma tutto questo
non era riuscito a placare il suo stato: lavorava sotto Freezer solo perché
voleva aumentare la sua potenza a dismisura. Voleva diventare il leggendario Super-Saiyan,
sconfiggere il superiore e continuare il suo folle delirio di distruzione solo
per sé stesso. Dal canto suo, Freezer continuava a lasciarlo più libero degli
altri, perché sapeva che l’orgoglio e il carattere ribelle del Saiyan
alimentavano il suo odio e la sua furia omicida.
Vegeta
ormai era diventato insensibile a tutto. Era una macchina per uccidere, e un
guerriero senza legami, emozioni o punti deboli era duro da sconfiggere.
Il
Principe ricordava bene lo stato in cui si trovava in quegli anni: non provava
niente. L’unica cosa che lo scuoteva era l’odore della paura e la sensazione
nauseante del sangue sulle mani: era stato da allora che aveva iniziato a
portare i guanti bianchi. Non voleva essere contaminato da degli esseri
inferiori.
<<
Credo tu abbia ragione. >> disse il vecchio sé stesso. << Tu sei
veramente me. Non so come sia stato
possibile, ma l’universo è troppo piccolo per due Vegeta.
>> disse, con un ghigno di scherno.
<<
Ci troviamo perfettamente d’accordo. >> rispose lui con lo stesso mezzo
sorriso. << Non vedo l’ora di sentire il tuo terrore. Dev’essere
strano aver paura di sé stessi. >>
<<
Vorresti dire che lui è… te?!? >>
chiese Nappa fluttuando sopra di loro.
Non
arrivò alcuna risposta perché il Drago dalla mole enorme, che era stato evocato
alle loro spalle parlò con voce tonante:
<<
Non posso esaudire il tuo desiderio. La
tua richiesta va oltre i miei poteri. Ma hai altre due possibilità. >>
Trunks
spalancò gli occhi con espressione incredula e Vegeta per la prima volta mostrò
di essere vulnerabile. Quelle parole lo avevano completamente spiazzato: non
aveva previsto un risvolto del genere.
Un’improvvisa
fitta lancinante allo stomaco lo costrinse a piegarsi in avanti sputando sangue.
Il suo avversario non aveva più voglia di perdersi in chiacchiere.
Trunks
fu costretto a riprendere il controllo della situazione: Nappa lo stava
assalendo di nuovo e lui doveva essere abile nello scansare i colpi.
<<
Che c’è, novellino? Hai paura che ti faccia la bua? >> lo derise il Saiyan
più anziano. << Comunque non c’è che dire: a scappare sei
proprio bravo! >>
Intanto
i due Vegeta avevano iniziato un combattimento al
limite del reale: entrambi sapevano quale mossa sarebbe stata messa in atto.
Pugno, parata. Calcio, parata.
Si
prospettava una lunga situazione, ma nessuno dei due pareva farci caso. Il Saiyan
del passato sembrava provare un sadico divertimento, mentre l’altro era ancora
sconvolto dalle parole del bestione.
<<
Ehi, mi sento offeso! >> disse con cinismo all’avversario, sferrandogli
un pugno che andò a segno in pieno viso << Dovresti concentrarti su di
me, non su quel pivello… Temi per lui? Non preoccuparti, solo i codardi fanno
una fine rapida e indolor- >>
Sangue
caldo dalla bocca. Vegeta aveva risposto scagliando un calcio rotante allo
stomaco del nemico.
Il
principe malvagio tornò di nuovo eretto e sorrise
divertito, leccando via il sangue ai lati della bocca. Un sapore che aveva
sentito fin troppe volte, pensò l’altro…
<<
Si può sapere chi è quel moccioso? >> disse Vegeta del passato. <<
Si sta portando via tutto il divertimento! >>
Trunks
decollò in mezzo a loro, con Nappa alle calcagna. Non poterlo toccare era una
bella seccatura. << Attento papà! >> gridò, lanciandosi addosso al
padre, prima che un enorme pezzo di roccia gli precipitasse addosso, staccata
da un raggio lanciato dal Vegeta avversario.
Stavolta
fu lui a rimanere sconvolto: << P-papà?!? >>
Nappa
arrestò di colpo la sua carica e si fermò a mezz’aria, non credendo alle sue
orecchie, si voltò verso il suo principe, con il terrore dipinto sul volto.
<<
Che significa? >> sussurrò Vegeta del passato, livido di rabbia.
L’altro
Vegeta, invece, scaraventò il figlio di lato: << Ma che diavolo fai? Si
può sapere? >>
<<
Cerco di darti una mano! >>
<<
Beh, così non mi aiuti affatto! Non sarà certo un sasso a fermarmi! Chi credi
che sia? >>
<<
ADESSO BASTA! >> il compagno di Nappa lanciò un raggio di energia carico
di collera verso i due avversari. << Chi siete? Parlate o farete una fine
ancora peggiore di quella che ho in serbo per voi! >>
Il
ragazzo dai capelli lilla prese la parola: << Sei finito nel futuro,
Vegeta, stai combattendo contro il te stesso del futuro e contro tuo figlio.
>>
<<
IO NON HO FIGLI! >>
<<
Stà zitto, Trunks! >>
Il
ragazzo si ammutolì di colpo: suo padre lo aveva ripreso con durezza, rabbia.
Sembrava che si stesse vergognando di lui.
<<
IO NON HO FIGLI! >> ripeté l’altro con rabbia. << Io non posso
mescolarmi con la feccia! >> guardò con disprezzo i capelli di Trunks.
<< Non con la feccia umana! Ti ucciderò per questo! >>
<<
AARGH! >>
Fu
tutto in un secondo: Trunks si sera trasformato nel
Guerriero Leggendario e adesso si stava scagliando contro il padre che era
libero di odiare. Lui rimase scioccato da quello spettacolo: il suo presunto
figlio era diventato La
Leggenda!
La
situazione era diventata un vorticare di emozioni e sensazioni. Nessuno sapeva
più cosa volesse dire la calma e la gelida freddezza
combattiva.
Trunks
non si accorse che suo padre era atterrato sopra di lui: lo sorprese con un
colpo alla base del collo che gli annebbiò la vista e lo fece precipitare a
terra. Il tutto sotto lo sguardo incredulo dei due guerrieri del passato.
Adesso non avevano più uno, ma ben due Super-Saiyan di fonte ai loro occhi!
Il
ragazzo rimase a terra, in uno stato di semi-incoscienza, mentre Vegeta Super-Saiyan atterrò davanti agli altri con
espressione dura e fiera.
<<
Adesso basta. >>
Con
una velocità inconcepibile, apparve alle spalle di Nappa e lo stese con un
colpo diretto alla nuca.
Non
fu difficile rendere incosciente anche il Principe: era rimasto troppo sconvolto
alla vista del Super-Saiyan e questo lui lo sapeva bene.
I
suoi capelli tornarono corvini, mentre una strana inquietudine lo assalì, nel
vedersi steso a terra: forse preferiva tornare lo spietato assassino che era.
Era più facile vivere senza curarsi delle conseguenze delle proprie azioni,
senza rimorsi, senza emozioni…
Era
più facile vivere senza odiare sé stessi… a dire il vero, la cosa più facile
era morire e basta.
<<
Papà. >>
La
voce di Trunks lo riattaccò a quel filo chiamato Vita, ancora una volta.
Si
voltò e camminò fino a fermarsi davanti a lui. Per l’ennesima volta lo guardò
dal basso, soffermandosi a scrutare l’ondeggiare morbido dei suoi capelli al
vento, gli occhi azzurri come un fiume in piena. In lui c’era Bulma. C’era il
suo sangue saiyan. In lui c’era ciò che non voleva perdere.
<<
Non possiamo farli tornare indietro. >> la voce del ragazzo era ferma, ma
a quel punto non si curava più di nascondere la sua tristezza. << Devi
salvare la Terra,
papà. >>
Vegeta
ruggì di rabbia e si voltò verso il drago Shanron:
<< Dannazione! Non sai creare neanche un misero
Buco Nero? >>
<<
Te l’ho detto, va al di là delle mie
facoltà. >>
<<
Te le do io le facoltà! >> sbraitò l’uomo, mostrando il pugno. Stava per
scagliarsi contro l’essere magico, ma il terreno iniziò a tremare sotto i suoi
piedi e fu trascinato alla dura realtà.
<<
Sta per cominciare… >> sussurrò Trunks. << La Terra sta per esplodere.
>>
Vegeta
si voltò verso il figlio e lo vide stringere le mani al petto, colto da una
fitta dolorosa, mentre una fotografia gli cadeva di mano. Il guerriero la
raccolse: i pezzi della sua esistenza si andavano sgretolando sotto i suoi
occhi e svanivano come cenere al vento. Nella foto era scomparso anche suo figlio.
Lo guardò serrare gli occhi e piegarsi su sé stesso, attraversato da una nuova
ondata di dolore e provò una tale impotenza da annebbiargli la vista. Non c’era
più niente da fare…
Si
voltò nuovamente verso il Drago: << Vorrei che i miei figli non soffrano
per causa mia. >>
La
voce di Vegeta era sicura, controllata. Ma il suo viso era solo una maschera di
tensione sotto le altalenanti scosse del terremoto.
<<
Questo lo posso fare. >>
rispose Shanron.
Con
un groppo in gola, Vegeta si voltò verso suo figlio. La voce gli uscì calda e
profonda, ma al tempo stesso, lievemente incrinata dall’emozione: << Non
sono mai stato un buon padre e non avrò il tempo di imparare. Spero che mi
perdonerai… >>
Trunks
lo fissò: l’espressione greve di suo padre non era venuta meno, neanche in quel
momento. Una lacrima, lieve, calda, scivolò lungo la guancia sinistra del
ragazzo, mentre annuiva con fierezza all’uomo che aveva innanzi. Si avvicinò a
lui e lentamente lo abbracciò. Le rocce iniziavano a sgretolarsi, il sisma aumentava
d’intensità.
Vegeta
sentì un’altra lacrima calda bagnargli il collo e istintivamente strinse a sé
il ragazzo.
<<
Ti ho sempre ammirato, papà. Non avrei mai voluto nessun altro. >>
Le
parole sussurrate da Trunks gli fluttuarono leggere nella testa, come piume
d’angelo. In quel momento, non avvertiva nemmeno il precario stato in cui si
trovavano i suoi piedi sul terreno.
All’improvviso
spinse indietro Trunks, appena prima che un raggio di energia lo colpisse. Il braccio di Vegeta fu ferito e non ebbe il tempo
di evitare che l’altro sé stesso gli si scagliasse addosso. Lo vide mentre osservava la foto che ritraeva lui e Bulma.
Gli
strappò la foto di mano e bloccò le braccia dell’avversario in una morsa
irresistibile.
Il Vegeta malvagio sgranò gli occhi, vedendo il sé stesso
del futuro iniziare a brillare pericolosamente: voleva farsi auto-esplodere.
<<
Perché fai tutto questo? Potresti partire con me sulla navicella di Nappa e
lasciare questo stupido pianeta al suo destino. I due Principi Saiyan. Neanche
Freezer potrà resisterci! >>
<<
Stà zitto. >> Nella confusione del terremoto
sentì Trunks accasciarsi a terra e con la coda dell’occhio lo vide tentare di
combattere contro le forze che parevano essergli state risucchiate.
<<
Mi sono proprio rammollito. >> continuò a provocare l’altro Saiyan.
<< Combattere. Uccidere. Vincere. Questo è il destino dei Saiyan. Del Principe dei Saiyan. >>
<<
A volte il destino si può cambiare. >> ribatté con decisione Vegeta.
<<
Per cosa? >> sghignazzò l’ombra del suo passato. << Una stupida
femmina? Preferisco morire, piuttosto che sapermi ridotto in queste condizioni.
Tanto se mi uccidi, lei non saprà nemmeno che sei esistito… >>
<<
Sarebbe stata più felice se non mi avesse mai incontrato. >> rispose
Vegeta con malinconia.
<<
Tks! Non farmi ridere, adesso sono diventato anche
sentimentale? Ti prego, uccidimi subito! >>
<<
TACI! Cosa credi? Non ci metto molto ad accontentarti! Bulma avrà una vita
normale, senza di me! >> Vegeta aveva perso ogni controllo. Sapere suo
figlio in fin di vita, sapere che tutto quello che aveva affermato di
disprezzare, ma che in realtà teneva stretto a sé come un tesoro prezioso, si
stava cancellando senza lasciare nemmeno un ricordo, gli provocava qualcosa
all’altezza del cuore che lui non aveva mai sentito. Iniziò a brillare di una
luce sempre più abbagliante e sempre più pericolosa. La fine era vicina, ma
almeno poteva essere lui a sceglierla. Lui se la sarebbe imposta, non l’avrebbe
mai subita.
<<
NOOO!!! >>
Il
Principe dei Saiyan fu costretto a fermare il suo piano suicida. Qualcosa, o
meglio, qualcuno si era attaccato ai
suoi pantaloni e adesso stringeva le sua gamba
convulsamente.
<<
Trunks… >> bisbigliò Vegeta. Suo figlio era lì. Ma allora… avrebbe potuto
vederla ancora una volta…
Percepì
la debole aura di Bulma avvicinarsi a lui e con la coda dell’occhio cercò dei
familiari capelli celesti, correre nel vento.
Riprese
il controllo.
Doveva
farlo ora, altrimenti non ne avrebbe mai avuto il coraggio.
<<
Staccati! Levati di dosso, guastafeste! >>
<<
NO! >>
<<
Oddio! TRUNKS! >>
Il
bambino si sentì chiamare da sua madre con voce spaventata e si voltò verso di
lei: teneva tra le braccia un ragazzo che sembrava sull’orlo dello svenimento.
Una strana sensazione lo attraversò: aveva i suoi stessi capelli, un giubbotto della Capsule Corp… e sua madre lo
stringeva stentando a trattenere le lacrime.
Il
ragazzo si raggomitolò su sé stesso e all’improvviso sentì un gemito e vide
l’avversario di suo padre iniziare a contorcersi. Non ci capiva più niente: lunghi
crateri si stavano aprendo nel terreno e… Ma quello era suo padre! Ce n’erano due!
Si
staccò da loro, completamente disorientato.
<<
Mi dispiace così tanto… La tua cara T-Terra… sta… sta per esplodere… Beh, una
debolezza… in meno. >> sentenziò il Vegeta del
passato.
Bulma
la sentì. Quella voce: era la sua, di Vegeta, ma non del suo Vegeta. Adagiò delicatamente il figlio del futuro a terra e
completamente incurante delle rocce che si frantumavano, dei detriti che
scivolavano attorno a lei e dei crateri che si aprivano sotto le scosse
telluriche, si avvicinò ai due Saiyan, ancora stretti nella morsa letale.
<<
Adesso basta! >> sbraitò. Le sue mani erano chiuse a pugno e i suoi occhi
erano ridotti a fessure. Guardò suo
marito: << Non so perché diavolo stai combattendo contro te stesso, non so perché stai brillando più dell’innesco di
un C-4, ma adesso la pianti immediatamente!
SONO STATA CHIARA? Sei sempre il solito buzzurro: devi sistemare le cose da
solo! “sono il più forte dell’universo!” MA FAMMI IL PIACERE! Se
oserai anche solo provare a farti esplodere, dovrai vedertela con me! CAPITO
SCIMMIONE??? >>
Silenzio.
Solo
il rumore delle rocce frantumate.
Vegeta
si voltò con un mezzo sorriso verso la sua copia del passato e la vide ferma a
fissare Bulma, con aria allibita. Quando i sue Saiyan
incrociarono gli stessi occhi neri come la notte, accadde qualcosa…
Il
principe del passato vide quella donna… Bulma. Decine e decine di liti: per il
cibo, per la camera gravitazionale, anche solo per una sedia. Sentiva come le piacesse provocarla, come amasse quel carattere cocciuto e
ribelle quasi quanto il suo. Sentì il sapore di quelle labbra sfiorare le sue e
percepì di come la notte cercasse di avvicinarsi a lei in maniera indifferente
per catturare il profumo e il calore di quella donna. Sentì il brivido delle
sue dita che gli sfioravano la guancia e vide il suo sorriso
mentre teneva in braccio Trunks.
Vide
quel marmocchio strepitante, scalciare come un indemoniato e percepì tutte le
grida snervanti del piccolo, lo vide nei primi tentativi di combattimento, e
infine rimase senza fiato, ripercorrendo le sua prima
trasformazione in Super-Saiyan.
Bulma
e il piccolo Trunks, rimasero immobili, senza riuscire a spiegarsi la
situazione.
I due Vegeta parevano essere entrati in connessione e
adesso erano caduti miseramente in ginocchio, mentre una luce accecante
iniziava a splendere dalle loro mani intrecciate ancora in una morsa.
<<
Papà… >> mormorò il piccolo, avvicinandosi ai due uomini e poggiando la
manina sopra le loro.
Bulma
era ancora impietrita: non pensava, non capiva… ma che stava succedendo?
Il
Trunks del futuro si avvicinò a loro strisciando. Si mise faticosamente in
ginocchio di fronte al piccolo posò la sua mano sopra quella
del bambino, fissando per un brave istante i suoi stessi occhi azzurri con un
sorriso.
Una
luce.
Era
potente, abbagliante, sempre più estesa. Avvolse i quattro Saiyan e poi si
propagò come un’esplosione accecante per tutto il territorio.
Bulma
si fece schermo sugli occhi con le mani e cadde in ginocchio, spaventata. Fu
solo un secondo, in cui le parve di udire delle parole:
<< Forse avevi
ragione. Il destino di un Saiyan si può cambiare. >>
Poi,
niente.
Silenzio.
Solo
immobile, pacato silenzio.
Bulma
aprì lentamente gli occhi e faticando ancora un po’ per abituarsi nuovamente ad
una luce normale, si guardò intorno: il Drago Shanron
era sparito. Il terremoto si era arrestato e lì intorno c’erano solo due
persone: suo marito e suo figlio.
Si
alzò lentamente e vide Vegeta mettersi in piedi col piccolo Trunks svenuto tra
le braccia.
Si
avvicinò a lui e lasciò che il Principe dei Saiyan la guardasse con orgoglio
per qualche secondo, prima di pronunciare le parole che più lei voleva sentire
in quel momento:
<<
Andiamo a casa. >>
…EPILOGO…
Si,
ci sarà un epilogo, ma praticamente la storia è finita, per
cui… per favore lasciate qualche recensione. Sono molto curiosa di
sapere com’è questa cosa letta da un
altro punto di vista!
Per
ora dalla mia postazione passo e chiudo (ma ci
rivedremo presto… BWAHAHAHAH!!!)
GRAZIE
A CHIUNQUE ABBIA LETTO!