Il destino di un Saiyan

di Wildheart
(/viewuser.php?uid=18912)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Verità o finzione? ***
Capitolo 2: *** Passato, Presente e Futuro. ***
Capitolo 3: *** Sangue Saiyan ***
Capitolo 4: *** La “quiete” prima della tempesta ***
Capitolo 5: *** Vegeta VS Vegeta: quando l'amore sfiora l'odio ***
Capitolo 6: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** Verità o finzione? ***


Il Destino di un Saiyan

Il Destino di un Saiyan

-

Verità o finzione?

Bulma si avvicinò alla finestra. La calda brezza estiva che correva nella notte scompigliava le morbide tendine color crema, facendole ondeggiare silenziose e sinuose come le ombre dei ladri sotto i pallidi raggi di luna.

Anche quella notte sarebbe trascorsa con il lento e incessante ticchettio dell’orologio e lo spossante e malinconico battito del suo cuore.

A cosa poteva servire sentire il rumore del suo respiro, se tutto quello che provava era soltanto il vuoto?

Perché Vegeta l’aveva lasciata?

Perché pensare di aver scalfito il duro cuore del Principe dei Saiyan?

<< Mamma… >>

Bulma si voltò verso la vocina insonnolita. Trunks aveva indosso una canottiera celeste su dei boxer neri. Sentì un tuffo al cuore: il suo bambino cercava di imitare il padre in qualsiasi cosa.

Lo vide stropicciarsi gli occhi assonnati.

<< Trunks, tesoro… che ci fai in piedi? E’ tardi… >> disse avvicinandosi a lui e chinandosi per arrivare alla sua altezza.

<< Aspettavi papà? >>

Adesso gli occhi azzurri del figlio erano fissi nei suoi. Ancora cullati dal torpore, ma già all’erta col piglio grave di Vegeta.

“Aspettavi papà?”

Cosa rispondere?

Vegeta era sparito da una settimana. Improvvisamente.

Non che da lui si fosse aspettata un biglietto. Ma non trovare nell’armadio la tuta da combattimento e neanche il Radar-cerca-sfere, le aveva tolto il respiro come un pugno nello stomaco.

Non poteva essersene andato. Non poteva aver abbandonato lei e Trunks.

Si era così convinta di aver capito cosa si celasse in quella impenetrabile fortezza di nome “Vegeta”, da non voler ammettere che forse si era sbagliata. Ma nonostante tutto, non poteva credere che lui fosse veramente il cinico e spietato assassino che tutti temevano.

Bulma era convinta di essere speciale per lui.

Nonostante il suo continuo atteggiamento sprezzante e distante, i grugniti monosillabici in risposta alle parole dolci e i modi arroganti e pretenziosi verso chiunque, la donna scorgeva un altro sentimento quando guardava quegli occhi d’ebano posati su di lei: al di là delle iridi scure c’era un intricato labirinto di dure pietre e scale tortuose, che portavano dentro la sua anima e proteggevano il suo sentimento d’amore.

Vegeta odiava essere toccato in pubblico, odiava mostrare interesse per suo figlio, ma lei poche sere prima lo aveva segretamente scoperto, in piedi nella camera di Trunks a fissare il figlio addormentato: avevano appena finito il loro allenamento e Vegeta quella sera aveva scoperto che il “moccioso” sapeva trasformarsi in Super-Saiyan.

Nessun riconoscimento. Nessuna parola di lode. Dopo l’iniziale momento di sconcerto, Vegeta aveva continuato a combattere, se possibile, con più ferocia.

Quella sera Trunks aveva un labbro tumefatto, ma aveva anche un sorriso beato che accompagnava il suo sonno.

Nascosta nell’ombra, Bulma aveva visto Vegeta avvicinarsi al letto di suo figlio e trasformarsi nel guerriero dai capelli d’oro.

Alzò la mano aperta sopra la testa di Trunks.

Bulma dimenticò di respirare… l’uomo mosse il palmo, forte dell’aura di Super-Saiyan, e fece scostare delicatamente i capelli del figlio senza sfiorarli.

La donna respirò e sorrise dolcemente, vedendo lo sguardo fiero e il mezzo sorriso di Vegeta: quella era la carezza di un Super-Saiyan.

Lei sapeva che ormai l’animo del Principe dei guerrieri aveva acquietato la sua sete di vendetta, violenza e dolore.

Vegeta non parlava, ma i suoi piccoli gesti, la sua sola presenza vicino a lei, le trasmettevano un unico pensiero: famiglia.

Non poteva averli lasciati.

Bulma accarezzò la guancia del figlio e lo guardò con dolcezza.

<< Non è mai stato via così tanto. >> disse Trunks.

<<Stà tranquillo Tunks… Andrà tutto bene. >>

La madre si avvicinò al figlio e lo abbracciò, accarezzandogli i chiari capelli color glicine. Il piccolo rimase fermo in quell’abbraccio, solo perché sentiva che era più Bulma ad averne bisogno. Lui era grande ormai per simili sdolcinerie: i guerrieri erano forti. Come suo padre. Non avevano bisogno di quella roba.

Dopo essersi allontanata, Bulma si alzò in piedi e tese la mano al piccolo: << Vuoi dormire insieme alla mamma stanotte? >>

Trunks guardò il grande letto vuoto dove dormivano i suoi genitori: le candide lenzuola bianche, lo rendevano ancora più freddo e desolato.

Senza dir nulla, prese la mano della madre e si fece accompagnare sotto le lenzuola. Bulma sistemò amorevolmente la rovescia al figlio e poi si alzò per andare a chiudere la finestra.

<< Lasciala aperta. >> disse Trunks.

Lei si voltò a guardarlo.

<< Papà potrebbe rientrare. >> spiegò.

Bulma pensò all’ultima sera passata insieme a Vegeta… Lui non l’aveva mai abbracciata o baciata di fronte al figlio o chiunque altro. Ma quando la sera gli si avvicinava in cerca del suo calore, il freddo e insensibile Principe dei Saiyan la lasciava accoccolare sul suo petto e la teneva tra le braccia come il custode di un prezioso tesoro.

<< Ho visto una stella cadente prima… >>

<< C’ero anch’io. >> borbottò seccato Vegeta con la voce impastata dal sonno.

<< Era bellissima, vero? >>

<< Tks… >> rispose l’altro con indifferenza.

<< Ti amo, Vegeta. >>

Il Saiyan non rispose, Bulma sapeva che non stava dormendo e sapeva che la mano sul suo fianco non l’aveva stretta lievemente a causa di un rilassamento muscolare.

Quello che non sapeva, era che gli occhi di Vegeta si erano velati di preoccupazione.

Bulma guardò il manto vellutato del cielo notturno: una mezza luna meravigliosa, tante stelle luminose… ma nessuno stupido e zotico scimmione all’orizzonte.

<< Certo, Papà potrebbe rientrare. >> disse Bulma, dando le spalle al figlio e riaprendo lentamente la finestra, mentre una lacrima di cristallo scendeva a rigarle il viso.

CONTINUA…

Chiedo scusa in anticipo per qualsiasi inesattezza temporale o riferimento sbagliato. Questa storia mi è balenata in testa poco prima di addormentarmi e ho scritto il primo capitolo quasi come in trance… o_O’

Non so bene come si svilupperà il seguito, ma saranno sicuramente pochi capitoli e meno drammatici ;)

Intanto spero che questo inizio non faccia proprio schifo e sia degno di qualche recensione! Ciao a tutti!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Passato, Presente e Futuro. ***


Ehilà

Ehilà! Le mangiate natalizie rallentano i neuroni, comunque sono riuscita ad aggiornare!

Grazie a GgPoulain e eleblack per la fiducia!

Katia, tranquilla, anch’io odio i finali tristi! Poi ci ripenso per un mese!

keeptheFAITH: lo sai che senza le tue “analisi” non riuscirei a scrivere nulla… per cui grazie. Ah, ho visto che hai rimesso in linea Sotto Un Nuovo Sole, lo leggerò al più presto! E consiglio a tutti di farlo (un consiglio spassionato per chi ama le storie scritte bene!)

Kim black, Mascia, Ania_93, gre… mamma mia! Non mi aspettavo tante recensioni, spero che il seguito non vi deluda!

Il Destino di un Saiyan

Passato, Presente e Futuro

Vegeta sbarrò gli occhi e si tirò su di scatto.

L’aveva sognata di nuovo… Quegli occhi e quel viso non volevano abbandonare la sua mente.

<< Papà, tutto bene? >>

Il Saiyan guardò i chiari occhi che aveva davanti, provando una strana nostalgia… di fronte a sé aveva un ragazzo di diciannove-vent’anni con i capelli color glicine legati in un’affascinante coda e una spada adagiata dietro la schiena.

Aveva la fierezza di un guerriero, la voce di un uomo e gli occhi… gli occhi della sua famiglia.

Di fronte a lui c’era Trunks, il figlio del suo futuro.

<< Certo che va tutto bene. >> rispose sprezzante al ragazzo, distogliendo lo sguardo severo e alzandosi in piedi.

La grotta in cui si erano rifugiati non lasciava filtrare ancora i raggi del sole. L’unica cosa a rischiarare l’ambiente era un fuoco scoppiettante, che proiettava ombra ballerine sulle pareti rocciose.

<< Hai chiamato il suo nome… mentre dormivi… >>

Vegeta scoccò a Trunks uno sguardo infuocato: << Sciocchezze. >> tagliò corto.

<< Sei sicuro di volerlo fare? >> chiese Trunks. Il suo bel viso assunse un’aria pensierosa. << Forse sarei dovuto andare da Goku. >>

Fu un bisbiglio. Un impercettibile ed evanescente sussurro. Ma fu come un grido lacerante per le orecchie del Principe dei Saiyan.

Un’onda di energia si propagò rabbiosa dal suo corpo per andare a schiantarsi contro le pareti della grotta, frantumando gran parte della roccia.

Trunks non si curò dei detriti che scivolavano sulla sua testa e guardò il padre con timore, mentre i suoi occhi d’ebano ruggivano di rabbia.

<< Kakaroth è soltanto un buono a nulla. Non paragonarmi più a quel rammollito. >>

<< O-ok… Scusa papà. >> disse Trunks, abbassando gli occhi.

Vegeta espirò e guardò verso l’uscita della grotta, incrociando le braccia al petto.

<< Vado a procurarmi del cibo. >> disse lapidario, avanzando poi verso la notte e scomparendo nel buio.

Trunks sospirò: poi un mezzo sorriso divertito si unì all’espressione di ammirazione che brillava nei suoi occhi, puntati nella direzione in cui era scomparsa la sagoma di suo padre.

Gli sembrò di udire la voce della madre.

<< Chiama Goku. >>

<< Ma mamma, perché non posso chiamare papà? >>

<< Ho detto: avverti Goku. >> le rispose terribilmente seria Bulma. << Tuo padre è così impulsivo da uccidersi e far sparire tu e tua sorella con lui. Senza contare che avvertendolo potresti incontrare te stesso da bambino, o me e le cose si distorcerebbero più di quello che sono già. Abbiamo combinato già abbastanza guai. >>

Bulma una mattina lo aveva chiamato nel suo laboratorio con aria allarmata: il suo intervento nel passato aveva cambiato la vita di tutti e salvato la Terra: Trunks aveva scoperto davanti a sé la famiglia che aveva sempre desiderato e per uno strano caso spazio-temporale si era trovato ad avere i ricordi della sua nuova esistenza mantenendo sprazzi di memorie dell’altra vita parallela.

“Mai giocare con quello che non si conosce” lo aveva ammonito Bulma. E infatti il suo intervento nel passato aveva prodotto forti cambiamenti e forzature temporali.

Nel sistema spazio-tempo si era creata una deviazione che aveva dato luogo ad una realtà parallela intrecciata alla precedente, tutto questo aveva prodotto un’anomalia temporale esplosa in un Buco Nero, che Nappa e Vegeta – il sanguinario Principe dei Saiyan – avrebbero attraversato nella loro rotta per la Terra. Suo padre stava per atterrare sulla Terra con l’intenzione di conquistarla e uccidere Goku.

Questo significava che Trunks e Bra sarebbero ben presto scomparsi. In senso letterale.

Significava che la Terra sarebbe stata attraversata da dimensioni temporali diverse che l’avrebbero compressa e annientata.

Vegeta e Nappa dovevano sparire. Dovevano tornare nel loro tempo per permettere il “regolare” svolgimento degli eventi.

Trunks era lì proprio per questo: trovare le Sfere Del Drago, creare un altro Buco Nero e rispedire Nappa e Vegeta nel loro tempo. Prima che potesse avvenire il peggio.

L’unico problema era che non poteva farlo da solo. Trunks sapeva che suo padre quando era atterrato per la prima volta sulla Terra era al servizio di Freezer, ed era come un leone affamato, liberato in una gabbia di bambini. Sua madre gli aveva raccontato qualcosa, mentre Vegeta non aveva mai fatto accenno al passato: il solo nominare di Freezer faceva scendere un velo scuro sui suoi occhi. Quel nome pareva azzerare la sua parte umana e tutto il tempo che aveva trascorso con Bulma. Trunks, non sapeva precisamente a cosa fosse dovuto quel cambiamento, ma era quasi convinto che quel velo oscuro fosse l’espressione del rancore e della tristezza che si teneva dentro.

Non l’avrebbe mai saputo.

L’unica certezza che aveva, era che a quell’epoca suo padre non era ancora in grado di trasformarsi in Super-Saiyan, mentre lui era riuscito a far brillare d’oro i suoi capelli fin dall’infanzia.

Ma questo non bastava. Trunks non poteva avvicinarsi ai due Saiyan. Tutti e tre provenivano da dimensioni temporali diverse, per cui il loro diretto contatto non si sapeva cosa poteva scatenare: forse niente, forse un’ulteriore realtà parallela. O forse avrebbe schiacciato la Terra in una morsa spazio-temporale.

Chiamare Goku sarebbe stata la scelta più saggia. Lui aveva salvato il pianeta in miriadi di occasioni e non avrebbe esitato ad aiutarlo attenendosi ai suoi consigli.

Trunks sorrise di nuovo…

<< E questo che diavolo significa, Donna?!? >>

<< Dimmelo tu, brutto scimmione arrogante! Sapevi benissimo che oggi sarei dovuta andare alla cena di gala per ricevere il premio in onore ai meriti scientifici. >>

<< E io ti ho detto che non me ne importava niente. >>

<< Appunto. Se non vieni a cena con me e i nostri figli, vorrà dire che dovrai arrangiarti. >>

Vegeta incrociò le braccia al petto e guardò Bulma con disprezzo: << Mi stai minacciando? >>

Lei sorrise con aria perfida: << No, ti sto solo dicendo che faresti meglio a cambiarti alla svelta. >>

<< IO NON OBBEDISCO AGLI ORDINI DI NESSUNO! SONO- >>

<< …Il Principe dei Saiyan. Bene, allora se è così, mio caro Principe, vorrà dire che chiederò a Goku di farmi da cavaliere. >>

L’altro incassò malamente il colpo, ma riacquistò subito il controllo.

<< Puoi far quel che ti pare. Non m’importa se ti trascini appresso quel babbeo. >> grugnì imbronciato.

<< Potresti chiederlo al sindaco Logrest! Si vede lontano un miglio che ha una cotta per te… >> disse Bra, facendo ondeggiare il suo abito da sera.

<< E chi sarebbe questo Logrest? >> scattò il Saiyan.

<< Quello che ha pubblicizzato le invenzioni della mamma. >> disse Trunks.

Vegeta guardò Trunks, poi Bra e infine Bulma. Lei gli sorrise con dolcezza.

L’uomo si voltò con un ruggito e scomparve.

<< Il tuo vestito è sul letto! >> gli gridò dietro Bulma con voce carezzevole.

…Doveva chiamare Goku. Ma era contento di aver preso la decisione sbagliata.

CONTINUA…

Spero che questo tema non risulti abusato, la storia si sta delineando nella mia testolina malata, ma se avete consigli, osservazioni o pareri da condividere… io sono qui ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Sangue Saiyan ***


Ola a tutti, amigos

Ola a tutti, amigos!

Chiedo scusa per aver allungato i tempi di aggiornamento, ma gli impegni sono tanti, spero che per questo non mi abbandonerete! Anzi colgo l’occasione per ingraziare Jame, KeeptheFAITH, Akira e Monica. Sono davvero contenta che la storia riesca a coinvolgere. Per quanto riguarda il discorso Passato, Presente, Futuro in effetti la situazione è molto ingarbugliata (ma è proprio per questo che Trunks è tornato! ;) ) In questo capitolo ho rispiegato meglio… spero che adesso sia chiaro.

Ah, keeptheFaith ci ha dato! In effetti senza volere mi sono ispirata a Ritorno al Futuro, ho sempre adorato quel film! Sto pensando di far apparire Doc con i capelli ribelli e gli occhi a pazzo facendolo farneticare strane cose sulla Delorian! Ma Terminator?!?!? O_O Non ci sono mica frasi: “Vieni con me se vuoi vivere!”

Il Destino di un Saiyan

_

Sangue Saiyan

Trunks percepì l’aura di Vegeta avvicinarsi.

Passi silenziosi come la pantera e un tonfo sordo alle sue spalle: vide i familiari capelli scuri all’insù del padre e una carcassa animale dall’aspetto indefinito gettata al suolo.

<< Che hai fatto a quell’animale? >>

Per tutta risposta, Vegeta mise la carne sul fuoco.

<< Da dove pensi che vengano i piatti che cucina tua madre? >> chiese con voce seccata.

Si guardarono. Cipiglio contro cipiglio.

<< Sei cresciuto come uno smidollato. >>

Tipica reazione. Suo padre andando avanti con gli anni non era cambiato affatto, Trunks ormai si era abituato a quelle schioccate di frusta. Scosse la testa con un sorrisetto rassegnato.

<< Beh? >> lo riprese Vegeta. << Cos’hai da ridere? >>

Altra tipica reazione. Trunks lo guardò cercando di ricacciare indietro un altro sorriso. << Niente. >>

<< Ti prendi gioco di me? >> chiese l’altro guardandolo storto e incrociando le braccia al petto. << Vuoi forse morire? >>

Vegeta era un padre orgoglioso e dispotico – se non doveva vedersela con Bulma – e lo era rimasto anche andando avanti nella vita. L’unica differenza era che il padre del suo presente era più… calmo.

Il Vegeta che gli era davanti, aveva ancora addosso un’inquietudine misteriosa, una voglia di combattere che andava ben al di là del semplice misurarsi con forti avversari. Era come se la sua parte umana avesse avuto timore a mostrarsi, lasciando spazio ad uno sfogo dominato dalla spietatezza.

Quel Vegeta, a tratti faceva paura.

Trunks riusciva ad avvertire la battaglia tra Giusto e Sbagliato, che imperversava in quel Saiyan.

Adesso capiva perché tutti gli altri dicevano che Bulma aveva fatto miracoli con lui.

A Trunks però piaceva quel lato oscuro e misterioso di suo padre. Sentiva tutta la sua potenza, sentiva di avere davanti a sé il Principe dei Saiyan.

Il vero Principe. Non un nome perso nel vento.

<< Che diavolo hai da guardare? >> gli chiese brusco.

Trunks agitò le mani avanti a sé, facendo un passo all’indietro: << Stavo solo pensando! >> si giustificò. << Abbiamo ancora due pasti da consumare. >> disse, tirando fuori dal suo giubbotto della Capsule Corp, un astuccio con delle strane pillole.

<< Mangiatele tu, quelle schifezze liofilizzate. >> rispose acido Vegeta.

Trunks si sentì colto nel vivo: era stato proprio lui a ideare il “cibo-spaziale” e l’aveva realizzato con l’aiuto di sua madre.

<< Non mi sembra che ti abbia fatto tanto schifo, mentre mangiavi per l’intera settimana… >>

L’altro si limitò a guardare da un'altra parte con disprezzo, finendo di cuocere la carne.

Trunks si sedette a terra con aria risentita.

Non pretendeva da lui dei complimenti. Neanche un ringraziamento. Ma almeno poteva evitare di sminuirlo per ogni cosa. Si ricordò la prima volta che riuscì a trasformarsi in Super-Saiyan: era stato contento che suo padre avesse cominciato a combattere “come si deve” con lui, ma ricevere una parola o un gesto di apprezzamento lo avrebbe reso ben più felice.

I suoi sensi scattarono all’erta: Trunks stese il braccio e afferrò qualcosa.

Era un pezzo di carne, Vegeta glielo aveva lanciato.

<< Faresti meglio a tenerti i due pasti per il viaggio di ritorno. Non si sa mai cosa può succedere. >> disse con voce dura, senza guardarlo in faccia. << Comunque fai come ti pare. Non m’importa un accidente. >> aggiunse con la solita espressione arrabbiata.

Il ragazzo lo guardò per un breve momento e poi addolcì il suo sguardo severo. Iniziò a mangiare senza dir nulla.

Passarono l’intera serata in quel modo: da soli e in silenzio. Ma era un silenzio che a Trunks piaceva: con suo padre non aveva mai bisogno di dare tante spiegazioni, lui era un tipo solitario e i silenzi che si creavano in sua presenza non erano mai carichi d’imbarazzo o nervosismo. Erano solo la sua espressione di libertà: Il ragazzo era insieme a lui, ma avrebbe potuto fare quel che voleva. Andarsene, restare, tirare pugni alle pareti o leggere un libro. Non c’era necessità di dover parlare per forza, come a volte succedeva con sua madre.

Era rilassato e soddisfatto che il Principe dei Saiyan avesse deciso di passare il suo tempo insieme a lui invece che sparire fuori da quella grotta. La sua vicinanza gli dava sicurezza… come quando era bambino. Così finì per stendersi vicino al fuoco e chiudere gli occhi: l’indomani sarebbe stata una giornata importante.

L’indomani sarebbero arrivati i Saiyan di Freezer.

Vegeta guardò il figlio stendersi vicino al fuoco e dargli le spalle. Il lunghi e chiari capelli catturati nel codino si erano sparpagliati morbidi sul terreno. Lui era l’unico a non avere il tipico aspetto Saiyan. Ma anche solo passandogli a fianco si percepiva tutta la sua forza. Un accenno di sorriso increspò le labbra dell’uomo: Trunks aveva ereditato la sua silenziosa imponenza. Infondo era di sangue reale.

Ripensò per qualche momento al suo incontro di una settimana prima col figlio-del-futuro.

Si stava allenando in giardino e il piccolo Trunks era come in trance, perso nel tentativo di memorizzare i movimenti del padre. Fu Bulma ad insistere perché il moccioso partecipasse all’allenamento. Dopo aver litigato per almeno un quarto d’ora – Bulma non poteva permettersi d’interrompere i suoi allenamenti – Vegeta aveva chiamato il figlio, solo per zittire quella voce petulante della moglie.

Avevano combattuto altre volte insieme, ma in quel momento aveva percepito qualcosa di diverso nel figlio. Alla fine capì: aveva superato lo scoglio. Era un Super-Saiyan.

Era rimasto allibito… impressionato. Nel suo animo si mescolavano rancore ed orgoglio in una danza tortuosa. Quel piccoletto era riuscito con facilità ad ottenere quello che lui aveva raggiunto con sudore e sangue… ma Trunks aveva nelle vene anche il suo sangue. Quello del Principe dei guerrieri.

<< Papà? >>

<< Che vuoi! >> gli rispose con stizza.

<< Mi scappa la pipì! >> disse Trunks saltando da un piede all’altro.

<< E cosa vuoi che m’interessi? >> domandò l’altro, con espressione disgustata.

Vedendo il padre posare i piedi a terra, il piccolo fece tornare i suoi capelli di color lilla e scappò con una corsettina: << Torno subito! >>

Vegeta sbuffò e incrociò le braccia al petto, voltandosi per andare a cercare l’ombra di un albero lì vicino. Un po’ di riposo avrebbe giovato anche a lui, quel ragazzino iniziava a dargli del filo da torcere…

<< Ciao Papà. >>

Il Saiyan si fermò, udendo quella voce profonda. Aveva un suono risoluto, fiero: assomigliava molto alla sua.

Si voltò lentamente e senza alcun mutamento d’espressione, disse: << Avevo ragione quando dicevo che ci passi la vita in bagno. >>

L’altro rimase interdetto. Decise di venire subito al sodo: c’era il rischio che suo padre lo mollasse lì senza neanche una parola. << Sono qui per avvertirti- >>

<< Non m’interessa. >> lo zittì Vegeta. << E’ Goku il paladino dei derelitti. Rivolgiti a lui se hai qualche missione per salvare il mondo. >>

L’espressione fiera di Trunks si sciolse come neve al sole. C’era solo una parola per descriverlo: delusione.

L’altro passò di fianco al figlio, superandolo col solito sguardo accigliato e si accorse che Trunks l’aveva superato in altezza. In affetti aveva proprio l’aspetto di un guerriero: fisico torchiato da duri allenamenti, presenza imponente e capelli selvaggi catturati in una coda.

<< Senti, almeno ascolta quello che ho da dire e poi decidi se vuoi aiutarmi o meno. >> gli disse.

Vegeta si fermò, dandogli le spalle.

Trunks lo prese come un invito a spiegarsi.

<< Quando sono venuto la prima volta nel passato, abbiamo evitato che i Cyborg prendessero possesso della Terra… >>

<< Dimmi qualcosa che non so, oppure smettila di farmi perdere tempo. >> grugnì il Saiyan, sempre voltato di spalle.

Il ragazzo si morse un labbro e si affrettò a continuare.

<< Abbiamo cambiato il destino, il regolare svolgimento dei fatti. >>

<< Sei venuto a lamentarti con me? >> chiese adirato Vegeta, girandosi e lasciando andare le braccia lungo i fianchi.

<< No, non sono venuto per questo. >> Trunks aveva assunto un’espressione risoluta e si era avvicinato al padre con decisione. << Cambiando il tempo, si è creata una realtà parallela. >>

Vegeta lo guardò con disprezzo.

<< Significa che io ho i ricordi di entrambe le vite che ho vissuto. Anche se per quella dei Cyborg ho solo dei flash. Com’è successo nella mia mente, i due tempi – quello con Goku morto e quello con i Cyborg distrutti – si sono intrecciati. >>

<< E allora? >> chiese seccato Vegeta.

<< Questo ha dato origine ad una compressione temporale, che si è manifestata nella forma fisica di un Buco Nero, non distante dalla Galassia della Terra. >>

L’altro ringhiò rabbioso e mostrò un pugno: << Insomma, mi vuoi dire contro chi accidenti devo combattere? >>

<< Contro te stesso. >>

Vegeta s’irrigidì e fissò intensamente gli occhi azzurri e seri del figlio.

<< E questo che diavolo significa? >>

Trunks si mise a braccia conserte: << Ti ricordi quando tu e Nappa vi siete messi in viaggio per conquistare la Terra? Beh, come ti ho detto, Passato, Presente e Futuro si sono mescolati, così il te stesso del passato e Nappa entreranno proprio in quel Buco Nero che ti dicevo prima e appariranno in questa epoca. >>

Vegeta era serio e pensieroso. La situazione era precaria: non si trattava solo di rompere qualche mandibola e sparare onde di energia. Il nemico che doveva affrontare era nettamente inferiore a lui come potenza fisica, ma aveva dalla sua un’arma ben più spaventosa: il suo passato.

<< C’è il rischio che il Buco si richiuda non appena voi… Ehm, loro >> il ragazzo cambiò soggetto ad un’occhiataccia del padre. << lo avranno attraversato. >>

<< E io che dovrei fare? >> chiese acido il Saiyan. Odiava ammettere di non saper fare una cosa. << Dovevi chiamare quella pazza di tua madre, non me. >>

Trunks si grattò la testa con imbarazzo. << Le ho già disobbedito chiamando te. La mamma ha paura che coinvolgendo uno di voi due la situazione possa peggiorare… meno persone mi vedono e meglio sarà per tutti. Papà, senti. Se il Vegeta del passato atterrerà qui, io e Bra scompariremo! Il tuo passato si modificherà e con lui anche il futuro! Due Vegeta non possono vivere insieme per molto, l’ordine temporale andrà a farsi friggere e la Terra esploderà.>>

L’altro sembrò pensarci su: << …Chi è Bra? >>

<< Eh? >> Il ragazzo spalancò gli occhi e fece un passo indietro. << Non importa. Quello che conta è radunare le sfere del drago ed esprimere come desiderio la creazione di un altro Buco Nero che possa far tornare indietro te e Nappa senza alcun ricordo. >>

<< Questo puoi farlo benissimo da solo. Se non sbaglio sai trasformarti in Super-Saiyan. Odio ammetterlo, ma non avrai difficoltà. >>

<< C’è un altro problema. >> disse il figlio, mentre a quelle parole il guerriero dai capelli neri sbuffava. << Anche io vengo da un’altra dimensione temporale. Entrando in diretto contatto con loro potrei accelerare la distruzione della Terra. >>

<< Potresti? >>

<< Non lo so. >> ammise Trunks.

<< E quando arriveranno… arriveremo sulla terra? >> cercò di tagliar corto.

<< Stanotte. >> rispose il ragazzo che aveva di fronte. << Lo vedrai, sembrerà un grossa stella cadente. E’ il momento in cui sono entrati nell’orbita Terrestre. Poi ci vorranno altri sei giorni per atterrare. >>

Trunks si voltò: aveva sentito un rumore alle sue spalle.

<< Vegeta, tesoro, ti va una limonata fresca? >> era Bulma e stava per raggiungerli.

<< Ci vediamo domattina. >> Vegeta chiuse il discorso.

<< Sai dove dirigerti? >>

Il Saiyan lo guardò male: << Vuoi che non sappia dove ho attuato i miei piani di conquista per la Terra? >> Come poteva dimenticare il luogo in cui Kakaroth l’aveva sconfitto?

<< Ci vediamo domattina. >> disse Trunks con un sorriso, scomparendo poco prima che arrivasse di corsa il piccolo sé stesso.

<< Eccomi! Sono pronto! >> esclamò il bambino mettendosi in posa da combattimento.

Vegeta lo guardò dall’alto in basso… era stato strano parlare con suo figlio alzando la testa invece che chinarla…

<< Tks! Per oggi basta, mi hai già fatto saltare i nervi! >> e si allontanò, entrando in casa e superando Bulma che reggeva un vassoio con una brocca piena di limonata.

CONTINUA…

Se vi va, lasciate un parere, così mi fate contenta! xD

Spero che non abbandonerete la nave proprio ora! A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La “quiete” prima della tempesta ***


Rieccomi! Il vostro peggiore incubo è tornato!!!

Come al solito mi scuso, i tempi di aggiornamento si fanno via via più lunghi, ma sembra impossibile, le cose da fare si accumulano sempre tutte insieme :’( E poi, prendetemi per pazza, ma preferisco scrivere quando ho l’ispirazione, piuttosto che fare una cosa schifosa per forza!

Vorrei ringraziare quelle tre poveracce che ancora mi fanno contenta scrivendo le recensioni…

Akira90: beh, sì “Veggie”, come lo chiami te, è un po’ str… ma è proprio per questo che ci piace, no? Comunque avrà modo di mostrare tutta la sua parte umana!

Jame: Quando ho letto la tua recensione sono saltata sulla sedia! Grazie! Mi sono quasi commossa! Non credo di essere tutto questo granché, ma sentirtelo dire mi ha dato una carica immensa! :D Spero di non deluderti andando avanti…

KeeptheFAITH: (accidenti a te, un nome più corto non lo potevi trovare???) Ma che hai fatto? Ti sei mangiata un vocabolario?!?!? Che recensione! WOW! Mi sento quasi importante! (Scommetto che il fatto di essere amiche per la pelle non ha influenzato per niente… nooooo…) Comunque grazie, grazie, grazie. Mi stai aiutando a capire dove devo calcare più la mano, su cosa concentrarmi… insomma, come al solito, osservazioni molto costruttive!

E ora… per quelli che sono arrivati ancora svegli alla fine di tutte queste ciancieLET’S ROCK!!!

Il Destino di un Saiyan

La “quiete” prima della tempesta

Il Sole sorgeva, dietro le montagne brulle della Terra. Raggi infuocati spuntavano timidi, innalzandosi verso l’infinito con nobile maestosità. Guizzi dorati dipingevano la tela notturna come se il Sole invitasse la Luna a danzare. Amanti braccati nel firmamento, i due astri si rincorrevano nella folle danza del Tempo e regalavano un giorno in più all’Eternità.

Trunks osservò quello spettacolo; i capelli sciolti, liberi lungo le spalle e i lineamenti del volto. Si ricordava la volta che aveva intrapreso il suo primo viaggio nel passato, per avvertire dei Cyborg e per dare Goku le medicine per la sua terrificante malattia.

Suo padre aveva detto che lui non poteva essere un Saiyan.

“I Saiyan hanno i capelli neri.”

Così aveva detto.

Infatti lui era per metà terrestre e per metà alieno. Forse era stata proprio la sua parte più umana ereditata da Bulma che gli aveva permesso di diventare il Super guerriero. Anche Vegeta, così freddo, insensibile, spietato e al di sopra di ogni più “vile” sentimento, era riuscito a trasformarsi solo quando era stato rapito dalle emozioni. Era quello il segreto dei Super-Saiyan: l’Amore.

Le nuvole avevano assunto una tinta rosata e sembravano tanti dolci zuccheri filati che correvano trasportati dal vento.

Chissà perché la pace non poteva durare mai così a lungo…

Il ragazzo si ravviò i capelli con le dita e li legò nuovamente. Si appoggiò alla parete d’entrata della caverna nella posizione che aveva visto fare tante volte a Vegeta e che inconsapevolmente aveva ereditato.

La calda brezza estiva lambiva le sue guance come una morbida carezza. Gli ricordò tanto il gesto d’affetto che sua madre gli aveva donato prima di partire. Doveva assolutamente portare a termine la sua missione.

Mentre il Sole s’impadroniva completamente del cielo, Trunks sfilò una fotografia dalla tasca anteriore del giubbetto. Sorrise: vedere il suo viso allegro, impresso nell’immagine e quello della ragazzina accanto a lui, lo rassicurava e gli faceva pensare che presto sarebbe tutto finito.

<< Foto interessante. >>

Il ragazzo sobbalzò udendo quella voce alle sue spalle. Dannazione, suo padre era decisamente silenzioso. Dote molto invidiabile nei guerrieri.

<< Sei sveglio! >> disse, cercando di cambiare discorso e di nascondere la foto come meglio poteva.

<< Fammi indovinare: un’altra cosa che non posso sapere? >> chiese Vegeta andando dritto al sodo.

Vide Trunks iniziare a sudare freddo: << Beh, ecco… svelare il futuro… Al diavolo! Una sbirciatina non peggiorerà certo questa assurda situazione! >> Porse la foto a Vegeta e l’osservò mentre la guardava con distratta pigrizia.

Quattro persone… uno era lui, capelli neri tagliati a spazzola e aria da prigioniero in catene: odiava farsi fotografare. Gli era sempre sembrata una cosa decisamente stupida. Però, anche se non lo avrebbe mai dato a vedere, in quel momento si stava divertendo nel contemplarsi più vecchio di almeno un decennio: qualche ruga in più, ma sostanzialmente era sempre lo stesso.

Quello che lo sorprese, fu lei…

Accidenti, Bulma doveva aver scoperto qualche filtro per l’eterna giovinezza, perché era ancora più bella e giovane di quando l’aveva lasciata una settimana prima. Portava i capelli lunghi fin sotto le spalle e la frangetta mostrava quel tocco di peperoncino che era la sua personalità. I suoi luminosi occhi azzurri, sorridevano con la spensieratezza di una ragazzina… Un momento. Quella era una ragazzina. Non era la sua donna.

Si costrinse a dare un’occhiata globale all’immagine.

Le persone erano quattro: il Vegeta del futuro aveva accanto una donna sottobraccio che teneva i capo chinato dolcemente contro la sua spalla e un mezzo sorriso furbetto accompagnato da un occhiolino… era più vecchia, aveva i capelli corti a caschetto, ma era lei: quella donna aveva lo stesso fascino ribelle e sensuale di Bulma.

Con aria ancora più accigliata, passò ad esaminare i rimanenti due personaggi: sotto di loro, Trunks indossava una felpa blu che faceva spiccare ancora di più l’azzurro dei suoi occhi e sorrideva come un ragazzo felice e spensierato. Era molto diverso da come lo aveva visto in quei giorni. Ma allora…

Il sorriso che aveva accanto era pressoché identico… gli occhi erano azzurri come il resto dei componenti della famiglia…

Spiaccicò la foto davanti al viso sorpreso di Trunks: << Chi diavolo è questa?!? >> chiese Vegeta con una nota isterica nelle voce, indicando la ragazzina ritratta al fianco del figlio.

La risata del ragazzo fu altrettanto isterica: << Somiglia molto alla mamma, eh? >>

Vegeta, lasciò da parte ogni cortesia, preso ormai dal bisogno di sapere e agguantò il figlio per il colletto della giacca: << Non ti ho chiesto a chi assomiglia, ti ho chiesto chi è! >>

<< È Bra. >> rispose semplicemente lui, con un sorriso tirato e una vaga sensazione di sudore freddo. Quella situazione era decisamente anomala… e imbarazzante.

Vegeta lo strattonò ruggendo come un leone che si prepara a scendere nell’arena.

<< È mia sorella. Tua figlia! >> tenne a precisare Trunks. Meglio evitare equivoci. Vegeta era geloso marcio di sua madre, ma guai a dirlo al diretto interessato! L’ultimo che ci aveva provato, cioè quell’ingenuo di Goku, si era trovato con un bernoccolo enorme sulla testa, spuntato dopo aver incontrato per caso il dolce e fulmineo pugno del Principe dei Saiyan.

Vegeta lasciò andare la presa e indietreggiò, come se avesse avuto davanti a sé un nemico imbattibile.

<< Tutto a posto? >> chiese Trunks, seriamente preoccupato. << Papà? >>

L’altro fissò inebetito il vuoto per un'altra manciata di secondi e poi montò come una furia: << CHE COOOSA?? >>

L’eco delle sue parole si perse tra le alture rocciose della terra desolata in cui si trovavano.

Adesso era il turno di Trunks per indietreggiare. Maledisse se stesso per non essersi attenuto minimamente alle regole della madre: adesso poteva succedere di tutto… ma come poteva stare alle regole? Infondo era figlio dei genitori più testardi e ribelli che la galassia avesse conosciuto.

<< Mi stai dicendo che avrò un altro figlio? Una… FEMMINA?!? >>

<< Su, papà! Non è così male come sembra! >> disse il giovane con un sorriso benevolo.

<< Su papà UN CORNO! >> sbraitò l’altro. << Kakaroth ha sfornato due prototipi del guerriero Saiyan e io che mi ritrovo? Un moccioso con le fattezze terrestri e una ragazzina! >>

A Trunks scappò una risata. L’irritazione di Vegeta aumentò a tal punto che si trasformò in Super-Saiyan.

<< Ancora con questa mania di competizione? >> rise il ragazzo, per niente preoccupato dalla situazione. Sapeva che Vegeta adorava Bra. In senso letterale. Se Bulma riusciva ad ottenere da lui quello che voleva con minacce, ricatti o con la seduzione femminile, a sua sorella bastava soltanto guardarlo negli occhi con fare da cucciolo, e il “Principe dei principi” si scioglieva come panna al sole.

Trunks era stato geloso di questa situazione all’inizio, ma poi si era reso conto che il rapporto che aveva con suo padre gli piaceva così com’era: Vegeta lo considerava un guerriero, un combattente. Lui era il primogenito della stirpe reale Saiyan.

<< Dai di nuovo un’occhiata alla foto… >> suggerì il figlio al padre.

Non capì perché lo fece, ma seppur digrignando i denti, l’uomo posò nuovamente lo sguardo sulla foto. Quella ragazzina non l’aveva mai vista, ma sentiva che non era affatto un’estranea per lui. Sembrava così piena di vita e al tempo stesso così fragile… d’un tratto Vegeta sentì il bisogno di proteggerla. I suoi capelli tornarono corvini e la sua bocca s’increspò in un mezzo sorriso: << Questa mocciosa sembra una copia di Bulma… spero che non sia insopportabile come lei o sarò costretto a prendere in mano la situazione del tuo prezioso “flusso temporale”. >>

<< Sarà il tuo orgoglio. >> disse con voce seria Trunks.

Vegeta alzò gli occhi e incontrò quelli seri del figlio.

<< Tks.. >> gli lanciò la foto e s’incamminò nella caverna. << Aiutami a prendere le sfere del drago. Tra poco il vecchio me stesso arriverà e non credo che rimetteremo in sesto la situazione se rimaniamo qui a cianciare come due donnette. >>

<< LO SAPEVO!!! >>

L’intera abitazione della Capsule Corp. tremò sotto la voce tonante delle proprietaria Bulma Brief.

Nessuno ci fece caso. Ormai tutti quanti, dai parenti ai vicini di casa si erano abituati alle stranezze di quella famiglia e soprattutto si erano assuefatti a sentirla gridare come una pazza psicopatica, ogni volta che un’invenzione strampalata funzionava a dovere.

Ma quella mattina era diverso: chiusa nel suo laboratorio, ancora col cacciavite in mano, Bulma aveva un’espressione furente, gli occhi iniettati di sangue e ci mancava poco che il fumo non le uscisse dalle narici.

<< Quel farabutto! Quello scimmione! Quell’ammasso di muscoli alieni senza cervello! Quel maledettissimo figlio di… >>

<< Mamma? >>

Bulma si voltò di scatto verso il figlio e come per incanto, la sua folle espressione omicida tramutò i suoi lineamenti nel dolce viso di una bambolina di porcellana.

<< Che c’è tesoro? >> Chiese con voce mielosa a Trunks.

Il bambino non osò avvicinarsi alla madre: quando Bulma diventava così lunatica era meglio darsela a gambe. Nonostante tutto, prese il coraggio a due mani. << Va tutto bene? >> chiese con un filo di voce.

L’altra iniziò a ridere istericamente e Trunks pensò bene di valutare ogni via di fuga.

<< Tutto bene… ma certo! >> disse, con un occhio che non voleva smetterla di pulsare.

<< QUEL CERVELLO DI SCIMMIA!!! >> proruppe all’improvviso.

Trunks cercò di deglutire e soprattutto di ritrovare la salivazione: << C-che è successo? >>

<< Niente.. >> disse Bulma, scattando in piedi e sfoggiando una voce che avrebbe fatto a cazzotti con gli ultrasuoni per avere il primato.

<< Quello è un nuovo Radar-cerca-sfere? >> tentò il piccolo, additando la nuova invenzione sul tavolo.

<< Oh, te ne sei accorto? >> chiese la donna con un atteggiamento che ricordava tanto i “Mr Hide” di ogni schizofrenico che si rispetti. << Sai? Tuo padre ha pensato bene di portarselo via… insieme alla sua tenuta da combattimento per giunta… >>

Bulma non voleva coinvolgere suo figlio in quella storia; non voleva caricarlo di tutte le sue preoccupazioni né distruggere la figura mitica con la quale il bambino disegnava suo padre, ma in quel momento non capiva più niente: rabbia, paura, risentimento, odio e tristezza di mescolavano nel suo petto come se dovessero dar luogo ad un secondo Big Bang.

<< Sì, tuo padre ci ha abbandonati per radunare le Sfere Del Drago! In realtà non ha mai voluto restare con noi! Non ha mai voluto vederti crescere insieme a me! >>

Trunks non credeva alle sue orecchie.

Non aveva mai visto sua madre così fuori di testa. Ok, un po’ matta lo era sempre stata, ma così sconvolta non riusciva neanche ad immaginarsela. C’era la concreta possibilità che Vegeta li avesse seriamente abbandonati.

<< Ha aspettato tutto questo tempo per diventare quello che voleva… Super-Saiyan! Voi scimmioni non pensate ad altro! E adesso che ha finalmente raggiunto la potenza fisica che voleva, sarà sicuramente andato a chiedere l’immortalità per diventare il Signore delle Galassie! >>

Il giovane Saiyan fu come travolto da quell’ultimo sfogo. Sua madre pareva odiare anche lui, perché celava in sé quella parte che l’uomo della sua vita sembrava non voler donare a nessuno.

<< “Io sono il Principe dei Saiyan!” >> imitò Vegeta, con la voce tonante e le braccia incrociate al petto. << “Tutti dovranno inchinarsi al mio cospetto!” … BRUTTO DEGENERATO! Ma che se ne farà poi di una galassia, lo devo ancora capire! Ma se lo prendo… >> disse la donna agitando con foga il cacciavite in pugno.

<< Vuoi che chiami Goku? >> chiese incerto il bambino.

<< Non ci pensare! >> scattò la madre. << Voglio stritolarlo con queste mie mani! Voglio farlo soffrire, deve penare lentamente… con il cuore squarciato! Proprio come il mio…. >>

Trunks vide Bulma accasciarsi a terra in ginocchio e lasciarsi scivolare di mano il cacciavite. Si avvicinò a lei e l’abbracciò senza dire una parola. La sentiva esausta dopo quello sfogo e in quel momento ebbe conferma che sua madre non pensava una sola parola di quello che aveva appena detto.

Lasciò che il suo bambino le accarezzasse la testa, come se fosse stata lei la più piccola in quel momento. Le sue manine, già così forti, erano la testimonianza della sua unione con il più spietato dei guerrieri…

<< Temi che stia affrontando qualcosa di pericoloso? >> chiese il bambino.

Bulma alzò la testa e si fermò a guardare negli occhi suo figlio. Era ancora un bambino, ma già aveva la mente di un adulto… era cresciuto in fretta: non si era accorta che ormai Trunks era un guerriero.

<< Sicuramente quell’idiota avrà fatto qualcosa di avventato. Le Sfere Del Drago sono tutte riunite in un unico punto, ciò significa che sta combattendo qualcosa che non può sistemare da solo. >>

<< Ma perché non ha chiamato Goku? >> chiese preoccupato Trunks.

La madre rise divertita e si rimise in piedi: << Preferirebbe morire, piuttosto che chiedere il suo aiuto. >> Poi si voltò a prendere il Radar e disse con un filo di voce impercettibile: << Quello che mi fa più saltare i nervi è che non si è fidato nemmeno di me… >>

Il bambino dai capelli color lilla guardò con ammirazione la donna che gli volgeva le spalle: anche se non sapeva combattere, anche lei aveva uno spirito guerriero.

<< Che vuoi fare? >> chiese, rivolto alla madre.

Lei si voltò a guardarlo, mentre un sorriso divertito si disegnava sulle sue labbra: << Mi pare chiaro, no? Andiamo a cercarlo! >>

CONTINUA…

Delusi??? Mi sa di si, eh? Ancora niente duello “Veggie VS Veggie”. In realtà questo doveva essere l’ultimo capitolo, ma mi veniva troppo lungo, così ho pensato di lasciare l’azione tutta concentrata nel prossimo!

Spero che non mi lincerete ;p

E se a questo punto chiedessi a chiunque stia leggendo di lasciare una recensione? …salterebbe fuori il martellone di ferro da 100 tonnellate?

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Vegeta VS Vegeta: quando l'amore sfiora l'odio ***


Salve Salvino a tutti!

Ci siamo. Questo è l’ultimo capitolo. Ci ho messo un po’ a pubblicarlo, perché non mi finiva più! In effetti è più lungo degli altri, spero che non vi scoraggi xD. Comunque tengo a precisare che ci sarà anche un epilogo (stavolta molto corto) che dovrei mettere in rete a breve (questione di qualche giorno, massimo una settimana).

Un ringraziamento speciale a keeptheFaith e ai suoi consigli, e a Just!

Ringrazio Sayan Girl per l’entusiasmo e Monica che non mi ha abbandonato come lettrice durante la creazione della storia.

E grazie anche a Vit, bellissima recensione, ho visto che alla fine hai pubblicato! Appena ho cinque minuti leggerò, sono curiosa! Secondo me la tua storia è più che all’altezza!!! (cavolo, se ho l’ho messa in rete io, lo possono fare tutti!!!)

E ora VAI CON LA FINEEE!!! ;)

Il Destino di un Saiyan

Vegeta VS Vegeta: Quando l’amore sfiora l’odio.

Vegeta provò qualcosa che non avrebbe dovuto sentire: paura.

Il sole non ancora ardente del primo mattino, sembrava bruciare come il suo animo. I tratti facciali del guerriero mimetizzarono molto bene il suo stato, quando gli occhi si posarono sulla scia di un bianco folgorante che due capsule sferiche avevano lasciato alle loro spalle, atterrando a velocità fulminea sull’area terrestre.

Un tonfo assordante. Un cratere nel terreno spoglio. E l’eco del suo passato.

Trunks si ridestò da quella scena e si voltò verso il padre: era serio, freddo, distaccato.

Ancora quel velo scuro a celare il suo sguardo…

<< E’ il nostro momento. >>

Vegeta avanzò verso il luogo d’impatto. Nessuna emozione dipingeva il suo volto.

Il giovane Saiyan si chinò a raccogliere lo zaino che custodiva le sette Sfere del Drago e seguì la figura che aveva incamminata davanti, con la stessa andatura moderata e decisa. Non sapeva per quale ragione, ma il cuore gli riecheggiava nelle orecchie in una danza arcana e profonda e il suo respiro era diventato improvvisamente un ancestrale soffio di vita che smuoveva il vento dei ricordi e delle emozioni.

Perché si sentiva così? Perché davanti ad un nemico, che poteva sconfiggere senza troppa preoccupazione? Suo padre era forte, quando era in svantaggio le sue doti di stratega e la sua furbizia diventavano letali, ma non potevano essere così funeste per un Super-Saiyan. Non per un Super-Saiyan che aveva le stesse identiche facoltà di strategia e arguzia. Ma c’era qualcosa… un’atmosfera plumbea faceva da cupola a quella situazione, anche se sembrava quasi irreale, intangibile…

Trunks si fermò accanto a suo padre sul ciglio del cratere lasciato dalle due navicelle e guardò verso il fondo, lasciando che solo l’istinto prendesse il sopravvento e tutti i sensi scattassero all’erta.

Silenzio.

Tutto era immobile e statico.

Solo un leggero sibilo di vento andò sfiorare i lunghi capelli color lilla del ragazzo, ma stavolta non gli sembrò una carezza: era più un segno di ammonizione.

Vegeta si voltò verso di lui. Forse aveva percepito il suo stato d’animo. Trunks si aspettava un commento acido sulla sua codardia da un momento all’altro.

Attese; ma nessuna parola uscì dalla bocca del padre.

Si convinse a incrociare il suo sguardo: gli occhi neri e pungenti di Vegeta lo fissavano con un’espressione indecifrabile. Nessuno avrebbe saputo dire cosa si celasse dietro a quella serietà distaccata, ma Trunks non si era mai sentito così vicino a suo padre come in quel momento.

Istintivamente tirò fuori la fotografia che aveva nel giubbotto.

Un rumore.

Una delle due navicelle si era aperta e adesso il portello bianco scendeva con una lentezza inesorabile. Vegeta trattenne il respiro mentre osservava anche l’altra nave aprirsi lentamente. Poi i suoi sensi furono attratti da qualcos’altro: un sussulto. Il giovane Saiyan al suo fianco aveva iniziato a respirare irregolarmente e il Principe sapeva che la causa non era la comparsa della familiare capigliatura nera all’insù, né del braccio potente di Nappa, che spuntava dall’apertura della navicella.

Guardò Trunks, incurante per un attimo del suo passato e concentrato solo sul suo futuro. Gli occhi di suo figlio erano spaventati e fissavano la fotografia che solo poco prima era stata il motivo di un’esilarante discussione.

<< Bra… >> riuscì a bisbigliare.

Vegeta allungò lo sguardo sull’immagine: lui, Bulma, Trunks…

Ma Bra…

Era sparita.

_

“Caprone… Testone ignorante e insensibile…”

Bulma stringeva convulsamente la cloche dell’aereo, lottando strenuamente con le lacrime che volevano salire ad inumidirle gli occhi. Non voleva piangere. Non era nella sua natura: doveva sfogare in altro modo il magone che le appesantiva ogni membra del corpo, che le rallentava ogni pensiero, che la costringeva a mordersi le labbra fino quasi a farle sanguinare per non lasciarsi veder piangere da suo figlio.

Lei non piangeva.

Magari avrebbe potuto sfogarsi prendendo a schiaffi suo marito. Quell’egoista insensibile. Non sopportava che dopo aver vissuto insieme a lei per anni, sotto il suo tetto, dentro il suo letto, lui non si fidasse ancora di lei. Sapeva che non la considerava solo una “donna”. L’appellativo che le dava ogni volta per riprenderla col suo solito tono imperativo, lo usava soprattutto per convincere sé stesso. Bulma sapeva bene che lei era una delle poche persone per cui Vegeta nutrisse della stima. Lei e Goku.

Incredibile a immaginarlo, ma Bulma ne era convinta: l’ossessione sfrenata, talvolta snervante, che suo marito nutriva nei confronti del tanto odiato Kakaroth, altro non era che stima. Vegeta non provava mai un solo sentimento per volta: nessun Saiyan era mai arrivato al suo livello e Goku, superandolo addirittura, lo aveva spiazzato, sconvolto. L’odio che il Principe aveva covato dentro per così tanto tempo nei confronti del rivale, era stato il suo punto di forza e alla fine l’odio si era trasformato in stima: stima per un guerriero che andando oltre tutte le previsioni di Vegeta, gli aveva insegnato a combattere col cuore.

Il piccolo Trunks sospirò, guardando fuori dal finestrino. Rocce, rocce e ancora rocce. Suo padre aveva scelto un luogo di combattimento del tutto simile al suo carattere: spigoloso, duro e arido.

<< Guarda, Trunks. C’è un’oasi. >> Bulma indicò dritto davanti a sé. << E’ bellissima… >>

Il piccolo sussultò alla vista di una ristretta area verdeggiante, coperta da una sgargiante vegetazione: i colori dell’arcobaleno erano tutti radunati vicino a quello specchio d’acqua. Improvvisamente si sentì in colpa per i pensieri che aveva avuto pochi secondi prima. Anche quella terra, come suo padre, l’uomo di cui conosceva meglio le spalle che i lineamenti del viso, celava in sé i più bei colori che l’occhio umano potesse concepire.

Non sapeva perché, ma il suo egoismo infantile di figlio, odiava Vegeta.

Odiava ammirare così tanto suo padre, al punto di arrivare perfino a rompersi l’osso del collo anche solo per ricevere uno sguardo indifferente da lui, odiava che fosse così diverso dal padre di Gohan, sempre così allegro e premuroso nei suoi confronti, odiava soprattutto ammettere a sé stesso che per tutto quello, amava suo padre. Gli bastava la sua presenza per renderlo felice. E adesso lui non c’era. Sua madre cercava di nasconderlo, ma era estremamente in ansia e questo perché lui non c’era. Si poteva amare così tanto da arrivare all’odio?

Il sangue Saiyan che aveva nelle vene ribollì febbrilmente, mentre lanciava un’ultima occhiata all’oasi che si stavano lasciando alle spalle.

Bulma guardò il figlio con aria pensierosa: il suo giovane viso era assorto con la concentrazione di un adulto. Cosa nascondeva dentro? Tristezza? Rancore? Paura? Indifferenza? Suo figlio aveva ereditato molto dall’uomo che amava: celava il suo cuore con una tale maestria…

Trunks sentì una mano calda sfiorargli una guancia, vide sua madre che lo guardava con dolcezza, come a volerlo rassicurare. Fu in quel momento che fu costretto a parlare.

<< Lo giuro. >>

Bulma lo guardò stupita, mentre suo figlio lanciava un’ignota promessa fissando il vuoto.

Sussultò quasi, quando due occhi blu come il cielo e forti come il sole si posarono nei suoi. << Nessuno ti farà soffrire. Lo giuro. Siamo io, te e papà. E non permetterò che sia altrimenti. >>

La donna rimase di sasso. Era suo figlio quello che aveva parlato? Era il suo piccolo Trunks? Il bambino che quella notte aveva dormito assieme a lei e che Vegeta rimproverava perché spaventato dai tuoni? Da dov’era uscita tutta quella maturità, quelle parole così crude e forti anche per un adulto? Suo figlio non era come tutti gli altri, Bulma lo sapeva, era sempre stato una mente più che brillante, racchiusa in un carattere un po’ schivo e timido. In quel momento ebbe la sensazione di avere Vegeta accanto a sé e un sorriso di orgoglio le disegnò i bei lineamenti del volto.

<< Sei così simile a tuo padre… >>

A quelle parole il piccolo Saiyan sgranò gli occhi e arrossì, con imbarazzo. Era tornato il bambino di sempre.

Poi qualcosa accadde: madre e figlio furono catturati da un vago bagliore in lontananza; un bagliore che aveva una forma insolita ma decisamente conosciuta.

<< Ma quello è il Drago Shanron! >> esclamò Bulma.

__________________________________________________________________________________________________________________________

_

<< Che diavolo significa?!? >> sbraitò il Principe dei Saiyan guardando alternativamente il figlio e la foto, con aria adirata e confusa allo stesso tempo. Trunks invece non scollò gli occhi dalla fotografia.

<< Sono arrivati. >> bisbigliò.

<< Questo lo vedo anche da me, razza d’incapace! >> L’uomo si era appena abituato all’idea di avere una figlia, che già l’aveva vista sparire, evanescente come l’aria. Non capiva perché fosse così preso: essendo il temibile Vegeta, la situazione non doveva sfiorarlo minimamente, invece la cosa gli stava dando parecchio sui nervi.

Suo figlio si decise ad alzare lo sguardo e rivolgerlo al diretto interessato: << Sono atterrati. Il corso temporale inizia già a subire mutazioni. >> fu la lapidaria spiegazione.

Non ci fu modo di aggiungere altro, perché i due personaggi tanto attesi e in quel momento apparentemente dimenticati, decisero di focalizzare nuovamente su di loro tutte le attenzioni.

<< Ehi! Chi c’è lassù? Non aspettavamo accoglienza! >> disse una voce, arrogante e cinica come il veleno di un serpente.

Due figure s’innalzarono lentamente in aria, emergendo dalla profondità del cratere in cui erano atterrati.

Trunks e Vegeta, ritornarono alla realtà e decisero che quel momento, era decisamente prioritario.

Attesero che i due Saiyan arrestassero la loro ascesa e intanto li squadrarono da capo a piedi: Il principe aveva l’inconfondibile tuta blu, sovrastata dal corpetto di uno speciale e leggerissimo materiale alieno, che usava sempre come armatura. Agli occhi una sola lente verde, il rilevatore di potenza, e alle mani gli immancabili guanti bianchi. Le sue nobili origini si potevano notare ad un miglio di distanza.

“Quei guanti…” pensò Vegeta, vedendo il vecchio sé stesso. “Così arrogante da non voler toccare a mani nude ciò che non considerassi degno…” si guardò le dita spoglie: Bulma gli aveva insegnato che quelle mani potevano anche creare e non solo distruggere. Gli aveva fatto capire che a volte, il semplice sfiorarsi poteva essere più forte di una stretta mortale.

<< Ehi, Vegeta! Ma che diavolo succede? >> Una voce possente lo strappò ai suoi pensieri. Nappa li guardava allibito, mentre un noto istinto guerriero gli aveva già fatto assumere la posizione di difesa.

Il Principe del passato rimase in silenzio. Il ghigno arrogante scomparso, sostituito da un’espressione dura e malvagia. Accese il rilevatore, senza staccare gli occhi da colui che più aveva attratto la sua attenzione: un livello di combattimento irrisorio. Nonostante ciò, il suo istinto gli suggerì di non abbassare le guardia.

Il cuore di Trunks mancò di un battito: era una situazione estremamente pericolosa e precaria, ma al tempo stesso eccitante. Era quasi inverosimile la scena che si stava svolgendo sotto i suoi occhi: suo padre sembrava guardare il proprio riflesso allo specchio. Aveva sul volto la stessa espressione altezzosa e indagatrice dell’avversario… la stessa espressione malvagia.

<< E’ solo un’impostore. >> sentì affermare Nappa. << Ha un livello di combattimento addirittura indecente! Lui e quel moccioso che ha accanto. >> Trunks lo vide armeggiare col rilevatore dalla lente rosa. La sua testa calva riluceva sotto i raggi del sole. Anche lui indossava un’armatura come quella di Vegeta, ma i colori che lo contraddistinguevano, parevano essere il nero e l’oro, che facevano risaltare la pelle abbronzata delle braccia e delle gambe muscolose. Era più grande di suo padre, pensò Trunks, soffermandosi anche a scrutare i baffi dell’omone, ma era nettamente inferiore a lui.

<< Chi sei? >> chiese secco e prepotente l’altro Saiyan, senza prestare minima attenzione alle parole del compagno.

Vegeta coronò la sua espressione malvagia indirizzando un ghigno perfido al sosia. << Non lo vedi? >> chiese con voce melliflua e falsa come il suo sorriso. << Sono te. >>

L’altro non nascose un momento di smarrimento, ma lo scacciò subito, fluttuando all’indietro e atterrando sulla sponda opposta del cratere, senza abbassare mai la guardia da quel guerriero così somigliante a lui.

<< Muoviti, Trunks, evoca il Drago. >> disse Vegeta, senza voltarsi nella sua direzione.

Trunks si affettò a fare ciò che gli era stato ordinato e ben presto una scia luminosa si propagò dalle sette sfere e apparve un drago, in tutta la sua maestosa e splendente potenza.

<< Ma che accidenti è quell’affare? >> chiese Nappa, vicino al suo compagno.

<< Desidero… >> iniziò Trunks, ma non fu in grado di terminare la frase perché Vegeta-malvagio si era scagliato addosso a lui. Non poteva rischiare di essere toccato, così si scansò dalla sua direzione con velocità e riflessi sorprendenti.

Il principe del passato rimase fermo a fissarlo con occhi assassini. Il suo cervello stava studiando la situazione e contemporaneamente cercava la strategia più efficace da adottare.

<< Voglio che tu ricrei lo stesso Buco Nero spazio-temporale che li ha portati qui, per rispedirli nella giusta epoca senza il minimo ricordo di questa situazione. >> Una voce profonda, sinuosa come un serpente lo raggiunse alle spalle. Era la sua voce.

Vegeta osservò sé stesso voltarsi a guardarlo. I due guerrieri si trovarono faccia a faccia, ad una minima distanza l’uno dall’altro. Il Saiyan che aveva di fronte scostò la lente del rilevatore e puntò i suoi occhi neri addosso a lui. Occhi neri e penetranti come lame affilate di pugnali: gli occhi di un assassino. Il Principe dei Saiyan provò una strana sensazione nel rivedersi più giovane: la sensazione di leggerezza e indifferenza verso tutto e tutti che provava nei suoi giorni da crudele sterminatore, gli tornarono alla mente. Aveva ucciso uomini, donne e bambini… che importava? Erano tutti esseri inutili, non c’era alcuna differenza. Non capiva perché i mocciosi e le donne dovevano essere risparmiati. Tutti con lo stesso sguardo di terrore negli occhi, con la stessa paura che scorreva nelle vene. La paura… Vegeta ricordava quella sensazione. Ricordava l’odore del terrore e di come lo inebriasse a tal punto da spingerlo a uccidere come una bestia impazzita. Sì, l’odore della paura lo eccitava ancora di più dell’odore del sangue… E il sangue lo aveva assaporato fin troppe volte: il sangue dei nemici, ma anche il suo. Freezer non lo aveva certo convinto con le buone ad unirsi a lui. Si era sentito perduto per la prima volta, quando suo padre perì per mano di quel coso.

Per la prima volta, al cuore di Vegeta si era affacciato un sentimento umano, una delle tante emozioni che il padre era stato ben attento ad estirpare alla radice.

Aveva combattuto contro Freezer con tutto l’odio e l’orgoglio che aveva nel profondo e dopo esser rimasto steso a terra senza neanche aver la possibilità di rialzarsi a causa di tutte le fratture e ferite riportate, l’orgoglio non si era fatto da parte, solo l’odio aveva lasciato posto alla spossatezza. Qualcuno lo aveva sollevato in malo modo, e portato nella nave del comandante.

Freezer lo aveva costretto a guardare il pianeta Vegeta esplodere sotto i suoi occhi.

<< Adesso sei mio. >>

Gli aveva sibilato con voce gelida.

Da allora il giovane Saiyan era cresciuto facendo quello che fin da piccolo suo padre lo aveva addestrato a fare: uccidere.

Aveva conquistato pianeti, distrutto famiglie, città, sistemi solari. Ma tutto questo non era riuscito a placare il suo stato: lavorava sotto Freezer solo perché voleva aumentare la sua potenza a dismisura. Voleva diventare il leggendario Super-Saiyan, sconfiggere il superiore e continuare il suo folle delirio di distruzione solo per sé stesso. Dal canto suo, Freezer continuava a lasciarlo più libero degli altri, perché sapeva che l’orgoglio e il carattere ribelle del Saiyan alimentavano il suo odio e la sua furia omicida.

Vegeta ormai era diventato insensibile a tutto. Era una macchina per uccidere, e un guerriero senza legami, emozioni o punti deboli era duro da sconfiggere.

Il Principe ricordava bene lo stato in cui si trovava in quegli anni: non provava niente. L’unica cosa che lo scuoteva era l’odore della paura e la sensazione nauseante del sangue sulle mani: era stato da allora che aveva iniziato a portare i guanti bianchi. Non voleva essere contaminato da degli esseri inferiori.

<< Credo tu abbia ragione. >> disse il vecchio sé stesso. << Tu sei veramente me. Non so come sia stato possibile, ma l’universo è troppo piccolo per due Vegeta. >> disse, con un ghigno di scherno.

<< Ci troviamo perfettamente d’accordo. >> rispose lui con lo stesso mezzo sorriso. << Non vedo l’ora di sentire il tuo terrore. Dev’essere strano aver paura di sé stessi. >>

<< Vorresti dire che lui è… te?!? >> chiese Nappa fluttuando sopra di loro.

Non arrivò alcuna risposta perché il Drago dalla mole enorme, che era stato evocato alle loro spalle parlò con voce tonante:

<< Non posso esaudire il tuo desiderio. La tua richiesta va oltre i miei poteri. Ma hai altre due possibilità. >>

Trunks spalancò gli occhi con espressione incredula e Vegeta per la prima volta mostrò di essere vulnerabile. Quelle parole lo avevano completamente spiazzato: non aveva previsto un risvolto del genere.

Un’improvvisa fitta lancinante allo stomaco lo costrinse a piegarsi in avanti sputando sangue. Il suo avversario non aveva più voglia di perdersi in chiacchiere.

Trunks fu costretto a riprendere il controllo della situazione: Nappa lo stava assalendo di nuovo e lui doveva essere abile nello scansare i colpi.

<< Che c’è, novellino? Hai paura che ti faccia la bua? >> lo derise il Saiyan più anziano. << Comunque non c’è che dire: a scappare sei proprio bravo! >>

Intanto i due Vegeta avevano iniziato un combattimento al limite del reale: entrambi sapevano quale mossa sarebbe stata messa in atto. Pugno, parata. Calcio, parata.

Si prospettava una lunga situazione, ma nessuno dei due pareva farci caso. Il Saiyan del passato sembrava provare un sadico divertimento, mentre l’altro era ancora sconvolto dalle parole del bestione.

<< Ehi, mi sento offeso! >> disse con cinismo all’avversario, sferrandogli un pugno che andò a segno in pieno viso << Dovresti concentrarti su di me, non su quel pivello… Temi per lui? Non preoccuparti, solo i codardi fanno una fine rapida e indolor- >>

Sangue caldo dalla bocca. Vegeta aveva risposto scagliando un calcio rotante allo stomaco del nemico.

Il principe malvagio tornò di nuovo eretto e sorrise divertito, leccando via il sangue ai lati della bocca. Un sapore che aveva sentito fin troppe volte, pensò l’altro…

<< Si può sapere chi è quel moccioso? >> disse Vegeta del passato. << Si sta portando via tutto il divertimento! >>

Trunks decollò in mezzo a loro, con Nappa alle calcagna. Non poterlo toccare era una bella seccatura. << Attento papà! >> gridò, lanciandosi addosso al padre, prima che un enorme pezzo di roccia gli precipitasse addosso, staccata da un raggio lanciato dal Vegeta avversario.

Stavolta fu lui a rimanere sconvolto: << P-papà?!? >>

Nappa arrestò di colpo la sua carica e si fermò a mezz’aria, non credendo alle sue orecchie, si voltò verso il suo principe, con il terrore dipinto sul volto.

<< Che significa? >> sussurrò Vegeta del passato, livido di rabbia.

L’altro Vegeta, invece, scaraventò il figlio di lato: << Ma che diavolo fai? Si può sapere? >>

<< Cerco di darti una mano! >>

<< Beh, così non mi aiuti affatto! Non sarà certo un sasso a fermarmi! Chi credi che sia? >>

<< ADESSO BASTA! >> il compagno di Nappa lanciò un raggio di energia carico di collera verso i due avversari. << Chi siete? Parlate o farete una fine ancora peggiore di quella che ho in serbo per voi! >>

Il ragazzo dai capelli lilla prese la parola: << Sei finito nel futuro, Vegeta, stai combattendo contro il te stesso del futuro e contro tuo figlio. >>

<< IO NON HO FIGLI! >>

<< Stà zitto, Trunks! >>

Il ragazzo si ammutolì di colpo: suo padre lo aveva ripreso con durezza, rabbia. Sembrava che si stesse vergognando di lui.

<< IO NON HO FIGLI! >> ripeté l’altro con rabbia. << Io non posso mescolarmi con la feccia! >> guardò con disprezzo i capelli di Trunks. << Non con la feccia umana! Ti ucciderò per questo! >>

<< AARGH! >>

Fu tutto in un secondo: Trunks si sera trasformato nel Guerriero Leggendario e adesso si stava scagliando contro il padre che era libero di odiare. Lui rimase scioccato da quello spettacolo: il suo presunto figlio era diventato La Leggenda!

La situazione era diventata un vorticare di emozioni e sensazioni. Nessuno sapeva più cosa volesse dire la calma e la gelida freddezza combattiva.

Trunks non si accorse che suo padre era atterrato sopra di lui: lo sorprese con un colpo alla base del collo che gli annebbiò la vista e lo fece precipitare a terra. Il tutto sotto lo sguardo incredulo dei due guerrieri del passato. Adesso non avevano più uno, ma ben due Super-Saiyan di fonte ai loro occhi!

Il ragazzo rimase a terra, in uno stato di semi-incoscienza, mentre Vegeta Super-Saiyan atterrò davanti agli altri con espressione dura e fiera.

<< Adesso basta. >>

Con una velocità inconcepibile, apparve alle spalle di Nappa e lo stese con un colpo diretto alla nuca.

Non fu difficile rendere incosciente anche il Principe: era rimasto troppo sconvolto alla vista del Super-Saiyan e questo lui lo sapeva bene.

I suoi capelli tornarono corvini, mentre una strana inquietudine lo assalì, nel vedersi steso a terra: forse preferiva tornare lo spietato assassino che era. Era più facile vivere senza curarsi delle conseguenze delle proprie azioni, senza rimorsi, senza emozioni…

Era più facile vivere senza odiare sé stessi… a dire il vero, la cosa più facile era morire e basta.

<< Papà. >>

La voce di Trunks lo riattaccò a quel filo chiamato Vita, ancora una volta.

Si voltò e camminò fino a fermarsi davanti a lui. Per l’ennesima volta lo guardò dal basso, soffermandosi a scrutare l’ondeggiare morbido dei suoi capelli al vento, gli occhi azzurri come un fiume in piena. In lui c’era Bulma. C’era il suo sangue saiyan. In lui c’era ciò che non voleva perdere.

<< Non possiamo farli tornare indietro. >> la voce del ragazzo era ferma, ma a quel punto non si curava più di nascondere la sua tristezza. << Devi salvare la Terra, papà. >>

Vegeta ruggì di rabbia e si voltò verso il drago Shanron: << Dannazione! Non sai creare neanche un misero Buco Nero? >>

<< Te l’ho detto, va al di là delle mie facoltà. >>

<< Te le do io le facoltà! >> sbraitò l’uomo, mostrando il pugno. Stava per scagliarsi contro l’essere magico, ma il terreno iniziò a tremare sotto i suoi piedi e fu trascinato alla dura realtà.

<< Sta per cominciare… >> sussurrò Trunks. << La Terra sta per esplodere. >>

Vegeta si voltò verso il figlio e lo vide stringere le mani al petto, colto da una fitta dolorosa, mentre una fotografia gli cadeva di mano. Il guerriero la raccolse: i pezzi della sua esistenza si andavano sgretolando sotto i suoi occhi e svanivano come cenere al vento. Nella foto era scomparso anche suo figlio. Lo guardò serrare gli occhi e piegarsi su sé stesso, attraversato da una nuova ondata di dolore e provò una tale impotenza da annebbiargli la vista. Non c’era più niente da fare…

Si voltò nuovamente verso il Drago: << Vorrei che i miei figli non soffrano per causa mia. >>

La voce di Vegeta era sicura, controllata. Ma il suo viso era solo una maschera di tensione sotto le altalenanti scosse del terremoto.

<< Questo lo posso fare. >> rispose Shanron.

Con un groppo in gola, Vegeta si voltò verso suo figlio. La voce gli uscì calda e profonda, ma al tempo stesso, lievemente incrinata dall’emozione: << Non sono mai stato un buon padre e non avrò il tempo di imparare. Spero che mi perdonerai… >>

Trunks lo fissò: l’espressione greve di suo padre non era venuta meno, neanche in quel momento. Una lacrima, lieve, calda, scivolò lungo la guancia sinistra del ragazzo, mentre annuiva con fierezza all’uomo che aveva innanzi. Si avvicinò a lui e lentamente lo abbracciò. Le rocce iniziavano a sgretolarsi, il sisma aumentava d’intensità.

Vegeta sentì un’altra lacrima calda bagnargli il collo e istintivamente strinse a sé il ragazzo.

<< Ti ho sempre ammirato, papà. Non avrei mai voluto nessun altro. >>

Le parole sussurrate da Trunks gli fluttuarono leggere nella testa, come piume d’angelo. In quel momento, non avvertiva nemmeno il precario stato in cui si trovavano i suoi piedi sul terreno.

All’improvviso spinse indietro Trunks, appena prima che un raggio di energia lo colpisse. Il braccio di Vegeta fu ferito e non ebbe il tempo di evitare che l’altro sé stesso gli si scagliasse addosso. Lo vide mentre osservava la foto che ritraeva lui e Bulma.

Gli strappò la foto di mano e bloccò le braccia dell’avversario in una morsa irresistibile.

Il Vegeta malvagio sgranò gli occhi, vedendo il sé stesso del futuro iniziare a brillare pericolosamente: voleva farsi auto-esplodere.

<< Perché fai tutto questo? Potresti partire con me sulla navicella di Nappa e lasciare questo stupido pianeta al suo destino. I due Principi Saiyan. Neanche Freezer potrà resisterci! >>

<< Stà zitto. >> Nella confusione del terremoto sentì Trunks accasciarsi a terra e con la coda dell’occhio lo vide tentare di combattere contro le forze che parevano essergli state risucchiate.

<< Mi sono proprio rammollito. >> continuò a provocare l’altro Saiyan. << Combattere. Uccidere. Vincere. Questo è il destino dei Saiyan. Del Principe dei Saiyan. >>

<< A volte il destino si può cambiare. >> ribatté con decisione Vegeta.

<< Per cosa? >> sghignazzò l’ombra del suo passato. << Una stupida femmina? Preferisco morire, piuttosto che sapermi ridotto in queste condizioni. Tanto se mi uccidi, lei non saprà nemmeno che sei esistito… >>

<< Sarebbe stata più felice se non mi avesse mai incontrato. >> rispose Vegeta con malinconia.

<< Tks! Non farmi ridere, adesso sono diventato anche sentimentale? Ti prego, uccidimi subito! >>

<< TACI! Cosa credi? Non ci metto molto ad accontentarti! Bulma avrà una vita normale, senza di me! >> Vegeta aveva perso ogni controllo. Sapere suo figlio in fin di vita, sapere che tutto quello che aveva affermato di disprezzare, ma che in realtà teneva stretto a sé come un tesoro prezioso, si stava cancellando senza lasciare nemmeno un ricordo, gli provocava qualcosa all’altezza del cuore che lui non aveva mai sentito. Iniziò a brillare di una luce sempre più abbagliante e sempre più pericolosa. La fine era vicina, ma almeno poteva essere lui a sceglierla. Lui se la sarebbe imposta, non l’avrebbe mai subita.

<< NOOO!!! >>

Il Principe dei Saiyan fu costretto a fermare il suo piano suicida. Qualcosa, o meglio, qualcuno si era attaccato ai suoi pantaloni e adesso stringeva le sua gamba convulsamente.

<< Trunks… >> bisbigliò Vegeta. Suo figlio era lì. Ma allora… avrebbe potuto vederla ancora una volta…

Percepì la debole aura di Bulma avvicinarsi a lui e con la coda dell’occhio cercò dei familiari capelli celesti, correre nel vento.

Riprese il controllo.

Doveva farlo ora, altrimenti non ne avrebbe mai avuto il coraggio.

<< Staccati! Levati di dosso, guastafeste! >>

<< NO! >>

<< Oddio! TRUNKS! >>

Il bambino si sentì chiamare da sua madre con voce spaventata e si voltò verso di lei: teneva tra le braccia un ragazzo che sembrava sull’orlo dello svenimento. Una strana sensazione lo attraversò: aveva i suoi stessi capelli, un giubbotto della Capsule Corp… e sua madre lo stringeva stentando a trattenere le lacrime.

Il ragazzo si raggomitolò su sé stesso e all’improvviso sentì un gemito e vide l’avversario di suo padre iniziare a contorcersi. Non ci capiva più niente: lunghi crateri si stavano aprendo nel terreno e… Ma quello era suo padre! Ce n’erano due!

Si staccò da loro, completamente disorientato.

<< Mi dispiace così tanto… La tua cara T-Terra… sta… sta per esplodere… Beh, una debolezza… in meno. >> sentenziò il Vegeta del passato.

Bulma la sentì. Quella voce: era la sua, di Vegeta, ma non del suo Vegeta. Adagiò delicatamente il figlio del futuro a terra e completamente incurante delle rocce che si frantumavano, dei detriti che scivolavano attorno a lei e dei crateri che si aprivano sotto le scosse telluriche, si avvicinò ai due Saiyan, ancora stretti nella morsa letale.

<< Adesso basta! >> sbraitò. Le sue mani erano chiuse a pugno e i suoi occhi erano ridotti a fessure. Guardò suo marito: << Non so perché diavolo stai combattendo contro te stesso, non so perché stai brillando più dell’innesco di un C-4, ma adesso la pianti immediatamente! SONO STATA CHIARA? Sei sempre il solito buzzurro: devi sistemare le cose da solo! “sono il più forte dell’universo!” MA FAMMI IL PIACERE! Se oserai anche solo provare a farti esplodere, dovrai vedertela con me! CAPITO SCIMMIONE??? >>

Silenzio.

Solo il rumore delle rocce frantumate.

Vegeta si voltò con un mezzo sorriso verso la sua copia del passato e la vide ferma a fissare Bulma, con aria allibita. Quando i sue Saiyan incrociarono gli stessi occhi neri come la notte, accadde qualcosa…

Il principe del passato vide quella donna… Bulma. Decine e decine di liti: per il cibo, per la camera gravitazionale, anche solo per una sedia. Sentiva come le piacesse provocarla, come amasse quel carattere cocciuto e ribelle quasi quanto il suo. Sentì il sapore di quelle labbra sfiorare le sue e percepì di come la notte cercasse di avvicinarsi a lei in maniera indifferente per catturare il profumo e il calore di quella donna. Sentì il brivido delle sue dita che gli sfioravano la guancia e vide il suo sorriso mentre teneva in braccio Trunks.

Vide quel marmocchio strepitante, scalciare come un indemoniato e percepì tutte le grida snervanti del piccolo, lo vide nei primi tentativi di combattimento, e infine rimase senza fiato, ripercorrendo le sua prima trasformazione in Super-Saiyan.

Bulma e il piccolo Trunks, rimasero immobili, senza riuscire a spiegarsi la situazione.

I due Vegeta parevano essere entrati in connessione e adesso erano caduti miseramente in ginocchio, mentre una luce accecante iniziava a splendere dalle loro mani intrecciate ancora in una morsa.

<< Papà… >> mormorò il piccolo, avvicinandosi ai due uomini e poggiando la manina sopra le loro.

Bulma era ancora impietrita: non pensava, non capiva… ma che stava succedendo?

Il Trunks del futuro si avvicinò a loro strisciando. Si mise faticosamente in ginocchio di fronte al piccolo posò la sua mano sopra quella del bambino, fissando per un brave istante i suoi stessi occhi azzurri con un sorriso.

Una luce.

Era potente, abbagliante, sempre più estesa. Avvolse i quattro Saiyan e poi si propagò come un’esplosione accecante per tutto il territorio.

Bulma si fece schermo sugli occhi con le mani e cadde in ginocchio, spaventata. Fu solo un secondo, in cui le parve di udire delle parole:

<< Forse avevi ragione. Il destino di un Saiyan si può cambiare. >>

Poi, niente.

Silenzio.

Solo immobile, pacato silenzio.

Bulma aprì lentamente gli occhi e faticando ancora un po’ per abituarsi nuovamente ad una luce normale, si guardò intorno: il Drago Shanron era sparito. Il terremoto si era arrestato e lì intorno c’erano solo due persone: suo marito e suo figlio.

Si alzò lentamente e vide Vegeta mettersi in piedi col piccolo Trunks svenuto tra le braccia.

Si avvicinò a lui e lasciò che il Principe dei Saiyan la guardasse con orgoglio per qualche secondo, prima di pronunciare le parole che più lei voleva sentire in quel momento:

<< Andiamo a casa. >>

…EPILOGO…

Si, ci sarà un epilogo, ma praticamente la storia è finita, per cui… per favore lasciate qualche recensione. Sono molto curiosa di sapere com’è questa cosa letta da un altro punto di vista!

Per ora dalla mia postazione passo e chiudo (ma ci rivedremo presto… BWAHAHAHAH!!!)

GRAZIE A CHIUNQUE ABBIA LETTO!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** EPILOGO ***


Ancora una volta domando scusa per il ritardo inconcepibile ^^’ ci sono stati problemi, soprattutto con il mio compu (Sono stata vicino a prenderlo seriamente a calci) Ma ora ci siamo

Ancora una volta domando scusa per il ritardo inconcepibile ^^’ ci sono stati problemi, soprattutto con il mio compu (Sono stata vicino a prenderlo seriamente a calci) Ma ora ci siamo. Epilogo. Mi dispiace, di solito io mantengo sempre le promesse… :(

-

Il Destino di un Saiyan

-

EPILOGO

-

Rose nascenti di sangue bagnate,

mille le spine di rugiada solcate…

spiana la strada alla rotta tortuosa,

sotto le spine, l’amore è delicato… come una rosa.

-

-

Bulma era intenta a preparare la colazione, con sguardo distante e aria assorta in pensieri lontani e dal sapore malinconico.

Il giorno precedente, quando erano tornati a casa, Vegeta aveva adagiato delicatamente Trunks nel suo letto e si era allontanato. Era andato a farsi una doccia, Bulma lo sapeva: ormai conosceva ciò che turbava di più suo marito. Non la battaglia, non le ferite che aveva inferto e ricevuto, era il “dopo-battaglia” che lo rendeva più suscettibile e nervoso. Non durava mai tanto: al massimo una mezza giornata, e sapeva che la doccia aiutava molto il Saiyan a riacquistare il controllo. A Vegeta piaceva che l’acqua calda facesse scivolare via il sangue e lo sporco del combattimento, e con esso, anche i pensieri.

Ma stavolta non poteva bastare un semplice getto d’acqua. Il nemico che il principe dei Saiyan aveva affrontato non era fatto solo di carne e sangue. Vegeta aveva affrontato il suo passato, aveva fatto conti con la sua più nera oscurità, con le scelte che aveva fatto e con quello che era stata la sua vita, prima di incontrarla. Bulma non avrebbe mai saputo niente riguardo a questo argomento, Vegeta non le avrebbe mai fatto il lungo racconto del leggendario “Principe Sanguinario”, era un capitolo chiuso della sua vita che non voleva più riaprire. Ma in qualche modo, le ombre non affrontate raggiungono sempre il loro destinatario. Sempre.

A quanto pareva la situazione si era risolta per il meglio: dopo esser venuta a conoscenza del problema che si era creato a causa della prima apparizione di Trunks nel passato, Bulma aveva capito tutto, o almeno aveva fatto delle supposizioni più che attendibili. Evidentemente, Vegeta e il suo gemello malvagio erano entrati in connessione e questo aveva generato una breccia spazio temporale, che si era allargata del tutto, grazie al tocco dei Trunks di due epoche differenti.

Ma non era quello ciò che la tormentava, dal momento che Nappa e Vegeta dovevano essere tornati indietro senza ricordi, visto che anche il piccolo Trunks non si ricordava niente di quell’avventura, a parte due profondi occhi blu e un sorriso rassicurante. Ciò che divorava la curiosità della donna era riguardo a ciò che avevano visto i due Saiyan quando erano entrati in connessione.

Quando erano tornati a casa, Bulma era rimasta al fianco del figlio per vegliarlo, anche se non era niente di grave: probabilmente era svenuto per la spossatezza della battaglia e della settimana che aveva appena trascorso. Il respiro e il battito erano regolari e non c’erano segni di ferite o brutti colpi.

Suo figlio stava bene.

Ma lo stesso non si poteva dire di Vegeta.

Dopo aver fatto la doccia era uscito senza rivolgere parola a nessuno. Si era incamminato senza meta e aveva vagato, senza tornare né a pranzo, né a cena.

Quella notte Bulma aveva lasciato la finestra aperta e si era addormentata con la consapevolezza che forse il Saiyan non sarebbe tornato a dormire, ma di sicuro, quando sarebbe stato pronto, avrebbe fatto ritorno.

Fu quasi una sorpresa quando, immersa nel buio impallidito solo dalle stelle, una presenza silenziosa era scivolata attraverso le morbide tende ondeggianti e si era infilata nel letto accanto a lei. Bulma non si era voltata a guardare chi fosse. Lo sapeva. Sapeva di chi erano quella braccia insolitamente gentili, che si erano avvolte attorno alla sua vita con dolce possessione, e sapeva di chi era il calore fuori dall’ordinario di quel corpo, che si era volontariamente avvicinato alla sua schiena per cercarne la presenza e il profumo. Il calore del respiro di Vegeta sul suo collo la fecero sorridere: le era mancato da morire tutto quello. Le era mancata la presenza lontana, silenziosa e burbera di quello scimmione.

Avrebbe voluto che il Saiyan avesse tentato di condividere con lei i pensieri che lo turbavano, gli eventi che lo allontanavano. Ma lui non era mai stato un uomo di tante parole. Aveva sempre preferito l’azione alle grandi orazioni.

E così, con lo sguardo perso nel vuoto e le mani che lavoravano in maniera autonoma sul piano da lavoro della cucina, Bulma sospirò, ripensando alla notte appena trascorsa con Vegeta. Ma la sua mente fu riportata alla realtà quando sentì una presa d’acciaio, decisa ma dolce, afferrarla per la spalla. La donna alzò la testa e fece per voltarsi, ma Vegeta aveva già fatto scorrere le mano sui suoi fianchi e l’aveva cinta da dietro, schiacciandola tra il piano da lavoro e il suo corpo da guerriero.

Bulma sorrise: quella era decisamente una mattinata insolita.

Il Saiyan avvicinò il suo viso a quello di lei e rimase con la punta del naso bloccata nell’incavo del suo collo.

Una settimana decisamente fuori dagli schemi.

Stava assaporando il suo profumo, Bulma lo sentiva. Vegeta stava catturando il profumo della sua pelle e si era dimenticato di far sfuggire il solito cipiglio, mentre si chinava a posarle un delicato bacio sul collo.

« Ti amo. »

Due parole. Due leggeri soffi di vento, sussurrati con voce profonda e diretta.

Bulma s’irrigidì sotto il suo contatto, mentre un brivido di emozione le percorreva tutta la lunghezza della schiena. Non l’aveva mai detto…

Non era facile sentirsi dire certe parole dal principe dei Saiyan. La parola “impossibile” forse era la più calzante per quello che era appena accaduto.

Aveva già percepito dal suo ritorno, che Vegeta aveva dentro di sé un enorme vorticare di sensazioni. Aveva sentito come fosse confuso e destabilizzato da tutto quello che il combattimento aveva lasciato nel suo cuore. Ma questo andava ben oltre le sue aspettative.

Mordendosi il labbro inferiore per cercare di non ridere come un’idiota, Bulma riacquistò il controllo, ben intenzionata a non lasciar vedere quanto il comportamento del Principe l’avesse spiazzata.

« Wow! Dovrebbero succederti più spesso queste catastrofi spazio-temporali! » lo prese in giro Bulma.

Vegeta rimase immobile nella sua posizione, le sue labbra andarono a sfiorare l’orecchio di Bulma e aggrottò nuovamente la fronte, mentre le sue parole s’insinuavano nella testa di lei:

« Ti odio, donna. Mi hai fatto diventare un patetico rammollito. »

Bulma sorrise con ironia: « Certo che sei proprio uno scimmione. Prima dici che mi ami, poi mi dichiari il tuo odio accusandomi di qualcosa che hai fatto tutto da solo… ti vedo un po’ indeciso, caro il mio Principe. »

Vegeta alzò la testa con un ringhio frustrato, prese la moglie per i fianchi e la costrinse a voltarsi. Il ghigno di lei si scontrò con l’espressione dura di lui, prima che il Saiyan la schiacciasse sotto il suo peso, chinandosi sulle sue labbra in maniera selvaggia.

Dopo un momento di stupore, Bulma abbracciò Vegeta, facendo scivolare le braccia attorno al suo collo e lasciando che per una volta avesse la meglio su di lei. In effetti era solo quello il modo per mettere fine ai loro continui battibecchi. In quei momenti sembrava quasi volerle dimostrare che era sua. Solo sua, e che tollerava i suoi isterismi solo perché era un Saiyan molto paziente.

« Papà! Mamma! »

Vegeta si staccò subito dalle morbide labbra di Bulma, non appena udì la voce di Trunks avvicinarsi alla cucina, ma non fu abbastanza veloce da liberarsi dalle braccia della moglie avvinghiate attorno al suo collo. Per fortuna, Trunks non notò niente, entusiasta com’era nel saltellare in maniera snervante e con un sorriso a cinquantasei denti. Bulma sentì la mani del marito far forza per allentare la presa dal suo collo e fu costretta a liberarlo, guardandolo mentre faceva un passo indietro.

« Gohan mi ha chiesto di passare il fine settimana da lui… Posso? » Trunks si era fermato in mezzo ai genitori e guardava la madre, con gli occhi che sembravano quelli di un cucciolo bagnato che ha bisogno d’affetto.

Bulma sorrise e passò lo sguardo su Vegeta, allungando una mano per accarezzare la sua guancia con le punta delle dita, sfoderando un sorriso furbo. « Chiedi a tuo padre. »

Il bambino si voltò a guardare il genitore, stavolta la sua espressione era più preoccupata che altro.

Vegeta si ritrasse con un ruggito scorbutico dalla mano della moglie e voltò la testa da un'altra parte: « Cosa vuoi che me ne importi… fai come ti pare… basta che fai vedere al quel moccioso chi dei due è il vero Super-Saiyan. » aggiunse con una punta di orgoglio malcelato.

« EVVIVAAA! »

L’uomo s’incamminò per lasciare la stanza, ma prima di uscire si fermò sulla porta: « E tu. » si voltò appena con la testa per posare il suo sguardo in quello di Bulma. « Non farci l’abitudine. Non si ripeterà più. »

La donna sorrise guardandolo sparire nel corridoio, mentre Trunks saltellava come un indemoniato, facendo la danza della felicità tutta intorno al tavolo.

« Anch’io ti amo, Vegeta. » disse al vento. Ma sapeva che il Principe dei Saiyan l’aveva sentita.

-

FINE (?)

-

-

Intanto, poco distante dai crateri lasciati dal combattimento…

« Doc! Ehi Doc! »

Un uomo di mezza età con i capelli brizzolati lasciati selvaggiamente andare in una improbabile capigliatura in stile ho-messo-le dita-nella-presa-della-corrente, saltò giù da un’auto grigia.

« Doc! Ma dove diavolo siamo finiti? Che cavolo di posto è questo? » Un ragazzetto di bassa statura e dall’aria di chi sa dove cercare i guai si fece schermo sugli occhi con la mano, guardando l’infinita distesa di terra, rocce e crateri che si stendeva davanti a lui. Si voltò verso il compagno di viaggio con aria interrogativa e stralunata, passandosi le dita tra i corti capelli castani.

« Accidenti! » Doc saltò in avanti girando su sé stesso per scrutare meglio il luogo. « Dev’esserci stata un decompressione temporale che ha influito nell’estremità angolare dello spazio, creando una divergenza di grado nell’asse di rotazione terrestre per la lunghezza della meridiana assiale, riscontrando una falla spazio-temporale a ridosso del buco nero spazio-tempo-paralleo. »

« … … … »

« Marty? »

« … … … »

« Ti vedo pallido, stranito… tutto a posto? »

Ci fu un momento di pausa, poi il ragazzò sembrò diventare più alto di almeno mezzo metro: « Tutto a posto??! » Marty prese Doc per il bavero dell’impermeabile: « Mi chiedi se è tutto a posto?!? NO! Affatto! Dove siamo? »

« Beh, contando un possibile sovraccarico nella corrente fulminea, e l’incontro di un buco nero, potremmo essere in una dimensione parallela alla nostra, in un’epoca imprecisata della storia terrestre. »

Marty sentì il suo occhio sinistro pulsare insieme al sangue della mano che teneva a pugno: « E quindi? » Chiese con calma assassina. « Dove siamo? »

Doc sorrise grattandosi la massa di capelli ribelli e dando una scrollata di spalle: « Non lo so. Il plutonio che ho messo nella DeLorean forse non è stato sufficiente a cablare la rotta spazio-tempo. »

Marty sospirò, rassegnato dal comportamento perennemente ottimista dello scienziato pazzo che aveva a come compagno di viaggio, e spossato dal caldo di quel luogo. Aveva bisogno di acqua ma non sembrava aver voglia di piovere, doveva essere piena estate.

« HO TROVATO! »

Marty picchiò una testata sullo sportello della macchina, vedendo Doc correre verso la guida della DeLorean.

« Hai trovato il modo per andarcene da qui? » chiese speranzoso, iniziando a preoccuparsi, quando in mezzo alla sua foto di famiglia era apparso un tappetto dall’aria corrucciata e i capelli neri sparati all’insù, peggio di Doc.

« Ma certo! Basta aspettare un temporale!! »

« … … … »

« Marty? »

……………………………………………….

« MARTYYYYY!! AAAAAHHHH!!!! »

« Papà? »

Vegeta non mosse la schiena dal tronco dell’albero sotto cui aveva trovato riparo dal sole.

« Hai sentito? »

Il saiyan aprì a malapena un occhio: « Tks. Sarà un’altra delle strampalate invenzioni di tua madre. »

-

FINE BONUS

Ok, chiedo umilmente perdono per la schifezza ultima che avete letto: era una promessa che avevo fatto a Faith e la dovevo mantenere ^^’.

Detto questo, prego chiunque abbia avuto il coraggio e la pazzia di leggere questa storia di lasciare una recensione anche se è un anno e mezzo che è stata pubblicata e l’avete letta per caso… lasciate un commento, lanciate pomodori, insalata, insulti (purché costruttivi, è tutto bene accetto! J)

-

Ringrazio ovviamente Faith e i suoi saggi consigli, il mio Guru Manganime Gae-Just-Diablo (devo scegliere un solo nome ^^’) e poi coloro che hanno continuato a leggere e recensire quando i commenti si sono drasticamente ridotti: Gio-chan (spero di ritrovarti su Msn! …E la tua ff aggiornata) e vit (complimenti, scrivi benissimo! Se posso lascio un commento alle storie che hai scritto!)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=111915