Riflessi

di _Arthur_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Melinda e... Sora? ***
Capitolo 2: *** VOGLIO DORMIRE! ***
Capitolo 3: *** Novità! ***
Capitolo 4: *** Incontri ***
Capitolo 5: *** Prove ***
Capitolo 6: *** Arrivi ***
Capitolo 7: *** Stranezze rosse ***
Capitolo 8: *** Arrivi e fughe! ***
Capitolo 9: *** Scheletri nell'armadio ***
Capitolo 10: *** Di incubi reali (Pt. 1) ***
Capitolo 11: *** Di incubi reali (Pt. 2) ***
Capitolo 12: *** Dov'è la mamma? ***



Capitolo 1
*** Melinda e... Sora? ***


Prologo:

Melinda e... Sora?

Sora credeva che fosse l’unico modo, anche se desiderava che non fosse così difficile: doveva salvare Kairi, restituirle il cuore, e anche le principesse; doveva pure sacrificarsi per Riku, sebbene ancora lui non capisse.

Prese “via per l’alba”, ovvero la strana arma del Ragazzo dai capelli d’argento, e la esaminò per un attimo: la sua elsa aveva per crociato due ali, una di un angelo e una di un diavolo, e la lama era un’incisione della stessa ala diabolica dalla quale si staccava una piccola coppia di alette bianche e candide. Non sapeva se fosse stata forgiata da lui stesso, ma pensò che rappresentasse bene colui che, in fondo, molto in fondo magari, era ancora suo amico.

Malefica era sconfitta e Riku, se ancora voleva bene a Kairi, non sarebbe stato un problema: Sora decise che poteva sacrificarsi. Sorrise ai due strani cartoni che, fino a quel momento, lo avevano accompagnato e lesse la loro preoccupazione.

“Kairi…” pensò infine…

…e fece scorrere la scura lama nel suo petto… 

Roxas nacque, se “nascere” si può dire di un Nessuno, in quel momento: proprio quando un piccolo Heartless, nel castello di Malefica, stava saltellando verso la sua amata, riprendendo, inconsciamente, le proprie sembianze di ragazzo.

Nessuno dei due, che, in fondo, erano uno solo, si era preoccupato, però, del loro Riflesso.

 

… Un anno dopo…

 

Melinda aveva avuto una giornata terribile: da due giorni un fantasma, che mandava terribili visoni di tagli di teste, la ossessionava e solo un’ora prima era riuscita a farlo passare oltre, naturalmente dopo un’emicrania pazzesca e dopo aver girato per mezza contea.

Ma ora tutto era a posto: Jim dormiva nel loro letto, Aiden pure. Niente e nessuno avrebbe potuto disturbarla li, nella sua vasca, immersa in un bagno caldissimo. Chiuse appena gli occhi beandosi di quel bellissimo momento. Riaprendoli, se non avesse avuto anni e anni di esperienza, avrebbe urlato per l’improvvisa apparizione di un ragazzino, seduto sul bordo opposto della vasca.

- Ciao! – Disse quello con una voce scherzosa. Fortuna che l’acqua era coperta di schiuma, altrimenti…

- non credi -  rispose Melinda, acida – di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato? –

- Ah, su questo non ti devi proprio preoccupare, non sei per niente il mio tipo! – aveva un non so che di birichino, come avrebbe detto a suo figlio di appena cinque anni, negli occhi e nella voce.

Lo guardò per un secondo… Sembrava un cartone umano, i capelli biondi erano radunati in ciocche tutte appuntite, non osò immaginare quanti chili di gel dovesse usare. E i vestiti poi? Erano un guazzabuglio di neri, grigi, gialli e rossi con delle scarpe completamente GIALLE! Ma ciò che attirava più la sua attenzione era una strana …cosa… a metà tra un bastone e una spada, che teneva in mano. In realtà Melinda volle sperare che il suo primo pensiero vedendo quell’oggetto non rispecchiasse la realtà: “ma è una CHIAVE GIGANTE!”

Si decise quindi a parlare, rassegnata:

- Chi sei? -.

 

- - - - -
Mi affaccio per la prima volta nel mondo dei Crossover, con una fic che oserei definire impossibile. Allora per chi non conoscesse una delle due parti vedrò di fare una cosa veloce:
Melinda, presa dalla serie televisiva “Ghost Whisperer”, è una donna in grado di vedere i fantasmi, per ora non dovrebbe servirvi altro, comunque se volete un riassunto più dettagliato ci aiuterà la cara e vecchia wiki: http://it.wikipedia.org/wiki/Ghost_Whisperer_-_Presenze
Sora e compagnia bella, invece, sono tratti dalla serie di giochi Kindom Hearts (KH); siccome la storia è troooooooooppo lunga (e anche complicatina) per essere riassunta ci rifacciamo sempre alla nostra cara “amica”: http://it.wikipedia.org/wiki/Kingdom_Hearts con le seguenti...
…AVVERTENZE
 Per quel che riguarda KH la mia storia, a parte il momento iniziale del prologo che è riferito alla fine del primo gioco, è riferita, come tempi, in uno spazio “non ben identificato” durante il secondo gioco IGNORANDO, però, tutti gli altri, chain of memories, birth by sleep, ecc (che non ho mai giocato ergo non ne so una cippa lippa). In poche parole Sora conosce i Nessuno e l’organizzazione XIII e i loro scopi ma ancora non si sono incontrati. Secondo la mia pura fantasia è passato un anno dall’auto pugnalazione di Sora al tempo che tratto io (ho sparato a caso….).
Per quel che riguarda Melinda Gordon… beh mi rifaccio, come tempi, alla 5a serie dove troviamo un Jim “morto e risorto asceso al cielo e siede…” ... No aspetta… ok Jim è nel corpo di quell’altro, ma a noi tanto che ce ne frega?!?, hanno avuto un figlio che è allegro come uno spaventapasseri, Aiden, Ned, il figlio di Delia, amica di Melinda, è un dongiovanni assetato di donne e Delia è sull’orlo di una crisi di nervi. Eli, invece, non lo insulto perché è un grande. Ma non so se serviranno tutte queste informazioni XDXD.
Concludo dicendo che so di avere un’altra storia in ballo, ma siccome quella sta finendo, dovrò pure vedere se la mia idea va bene?
 
Ok passo alle dediche: Questa fic è dedicata a Tikal e Arthemisian (cercatele su EFP!!) che mi hanno fatto giocare a KH per la prima volta e hanno sopportato tutte le mie richieste di chiarimenti (no non ce la posso fare…. È troppo difficile quel videogioco da capire) e che adesso che ho iniziato questa storia ne dovranno sopportare ancora di più! (alle quali dico anche… THE GAME!!)
Via, facciamo che ho finito questo spazio, lunghino in effetti (ma avevo molte cose da dire), di note dell’autore, più avanti vi dirò anche come è nata questa storia.
RECENSITEEEEEEEEEEEEEEEEEE :D
BuonCiao a tutti!
_Arthur_

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Capitolo 2
*** VOGLIO DORMIRE! ***


Capitolo 1
VOGLIO DORMIRE!

- mi chiamo Sora! – Il ragazzo biondo sorrise.
- bene, Sora, chiudi gli occhi che devo uscire, anzi aspettami di sotto, se proprio non si può rimandare a domani…
-Temo di no!- detto questo scomparve.
Melinda, rivestendosi e asciugandosi, pensò che quel Sora sarebbe riuscito a farla uscire dai gangheri molto presto, se non fosse riuscita a farlo passare oltre. Si rivestì con ciò che aveva tenuto per quella giornata, non aveva voglia di tirare fuori la vestaglia, e scese al piano di sotto dove la stava aspettando il suo “ospite”… o almeno lei credeva. Sora, infatti, era andato via! Lo chiamò per un paio di minuti poi si rassegnò. Di nuovo, e come sempre, i fantasmi facevano quello che volevano. Scocciata tornò su a dormire senza neanche togliersi i vestiti…
Aprendo gli occhi, l’attimo o la mattina dopo?, non riuscì a vedere niente, era tutto buio. Stava viaggiando, o era ferma?? Era una sensazione strana, come quando sei su un treno e, chiudendo gli occhi, non sai se ti stai muovendo o se sei fermo. La prima cosa che pensò fu: “non un altro sogno-visione, ti prego!!”, poi, però, le venne in mente che non si poteva pensare nelle visioni, non puoi decidere nei sogni!
Mosse appena un braccio, stabilendo così effettivamente di poter decidere per se.
- Buon Giorno… o pomeriggio… o notte! Vabbè buon tutto! - la voce di Sora la fece sobbalzare.
- Tu!! Cosa mi stai facendo? VOGLIO DORMIRE!!!-
- Ma sei hai dormito per ben dodici ore consecutive! -
- ma qui fuori è tutto buio! –
- strano, io vedo solo luce! – Stava parlando con un sorrisino che non piacque per niente alla donna.
- Dove siamo? -
- Dove vuoi essere, tu? –
- smettila di parlare per enigmi!! –
- cosa sono? –
- cosa? –
- gli enigmi! – Melinda scoppiò a ridere: davvero non sapeva cos’è un enigma?
- lasciamo perdere che è meglio, dimmi dove siamo –
Durante questo dialogo aveva potuto alzarsi, ma guardando bene i suoi piedi non appoggiavano su niente. Sentiva un rumore fortissimo, ma era come se in realtà fosse solo silenzio. E poi quella sensazione di movimento…
Di cose strane le erano capitate con i fantasmi, ma mai così.
- tecnicamente – Sora riprese – non siamo, ma siccome non voglio passare per un enigma posso dirti che stiamo viaggiando tra due dimensioni! -
- su quale autostrada? –
- auto-che?? –
- oh-mio-dio, -
- allora facciamo così – era la prima buona idea del ragazzo – non parliamoci ancora per qualche minuto, o secondo, o ora…boh non lo so, quando saremo arrivati ti spiegherò tutto –
- Ore, minuti? DIMENSIONI? ARRIVATI? Nono! Tu ora parli con me! –
Ma il ragazzo non rispose, era concentrato ad osservare un puntino luminoso in lontananza che diventava sempre più grande.
- Melinda, tu non puoi passare da sveglia, impazziresti, quindi scusami, scusami davvero! – così dicendo la colpì con la mega-chiave.
 Rinvenne, con un mal di testa assurdo, in un letto: per un attimo sperò di essere nel suo… ma si sbagliava. Era in una camera, più o meno. C’erano strani aggeggi, un forno, tanti fogliettini con formule strane scritte sopra, uno strano bambolotto bianco con due piccole aluccie da pipistrello e un simpatico pon pon attaccato con una molla alla testa, un tavolino di legno, una scala che scendeva di sotto, un altro di quei bambolotti simatici...
- Kupò?! - Fece un salto di mezzo metro: quella cosa aveva parlato!! Era viva!! Adesso che ci faceva caso sbatteva anche le ali e si muoveva su e giù, giù e su...
- Moguri!! Andate via! La spaventate!- la voce di Sora giunse dalle sue spalle.
- Sora, dove mi hai portata questa volta?!?- non ne poteva più di queste simpaticissime sveglie.
- benvenuta nella città di mezzo, Melinda! –
Si sforzò, si sforzò davvero di ricordarsi una città del suo mondo che si chiamasse in quel modo, ma non ci riuscì. Beh, poco male, sai quante città non conosceva…
Avevano viaggiato troppo poco, credeva, sperava, per essere andata tanto lontano:
- siamo ancora in America vero? -
- cos’è? –
- cosa? –
- l’ America!-  
No, no… così era troppo. Pazienza gli enigmi, l’autostrada… ma l’AMERICA? Non si può non conoscere l’America, non ci si può perdere l’America. Melinda iniziò a pensare che ci fosse qualcosa sotto, qualcosa che non capiva, non sarebbe stata la prima volta. Rassegnata si voltò verso Sora:
- spiegami… tutto-
-finalmente!- sembrava contento di poter spiegare.
- inizio a dirti dove siamo, però ti chiedo di fare meno domande possibili, se no non ci capisco niente - Melinda era seriamente preoccupata che quel ragazzo fosse spastico
-Allora; prima di tutto ti devo dire che non siete gli unici voi uomini ad essere intelligenti, o meglio: esistono più dimensioni, ognuna di esse è costituita da un suo universo, quindi un suo spazio, e un suo tempo.  A sua volta ogni universo è ricco di mondi diversi. Per esempio, nella vostra dimensione c’è un mondo che si chiama terra: dove sei nata tu.
Nella nostra dimensione, ci sono molti mondi abitati. Però non ti immaginare pianeti grandi e grossi come il tuo: nel nostro universo sono molto piccoli, poiché ruotano da molto più tempo. Per esempio noi ci troviamo nella città di mezzo che, sebbene il nome possa ingannare, altro non è che un piccolissimo pianeta, grande quanto una città. Ecco, quindi, poi cercare di andare lontano ma, gira e rigira, ti ritroverei in poco tempo. Altri mondi sono un po’ più fortunati: ce n’è uno che comprende anche una serie di montagne! Domande?-
- almeno un centinaio -
- rifaccio: domande importanti? –
- si: come faccio a crederti? – la situazione, in effetti, non stava ne in cielo ne in terra.
- alzati in piedi –
Melinda scese dal letto e, stranamente, si sentì più leggera, provò a fare un passo ma si ritrovò dall’altra parte della stanza. 
- si c’è da migliorare, ma credo che, più tardi, ci sarà qualcuno che ti potrà aiutare.- la consolò Sora
- Intanto prova a ritornare nel letto. –
Riuscì a tornare con un unico balzo. La luna, comunque, avrebbe atteso ancora per un po’.
- va bene, ammettiamo che io ti creda; cosa vuoi da me? Spiegami, non ho mai visto un fantasma come te: vedi la luce? Entraci! Mi sembra tanto semplice!-
- Di questo ne parleremo dopo, intanto rispondo alla tua prima domanda; sarà lungo e difficile quindi sforzati di capire e di crederci. –
- tanto ormai! –
- ammetto che tu, più di altri, ne sei abituata, quindi…
…Tutto ruota attorno alla morte, un argomento in cui tu, sebbene sappia molte cose, non sai ancora tutto. Dimmi, cosa succede alla persona quando muore? –
- la sua anima, la sua identità, si stacca e, normalmente, va verso la luce. Se ha dei conti in sospeso con il mondo non può passare oltre e rimane come un fantasma, che, solitamente vengono da me, purtroppo.-
- Si ci sei andata vicino, ma non hai mai pensato ad altre due cose: il Cuore? E il corpo? Che fine fanno?-
- beh il cuore rimane dentro al corpo dentro alla tomba –
- no…. Mi hai frainteso, o meglio, il corpo si, è quello fisico che, secondo le vostre tradizioni, viene seppellito. Ma il Cuore non è ciò che tu credi:
Una persona vivente, e ti spiego tutto ciò solo per quel poco che io conosco, è diviso in tre parti: Corpo, che è il centro operativo, che interagisce con il mondo, Anima, che possiede il carattere, l’intelligenza e i ricordi, e il Cuore, che non pompa il sangue, bensì è il centro delle sensazioni, dell’istinto e, quindi, dei sentimenti. Quando una persona muore queste tre parti si dividono: l’anima, come hai detto tu, va quasi sempre nella luce, se no diventa un fantasma.
Per il Cuore e per il corpo ci sono più cose che non sai;
Certamente sarai cosciente che ogni uomo può essere votato al male, che noi chiamiamo Oscurità, e al bene, che noi chiamiamo Luce. Ma nessuno può dirsi SOLO buono o SOLO cattivo, vi sono solo sette eccezioni a questa regola, quindi persiste in ogni Cuore sempre un minimo di oscurità e, si spera che non sia solo un minimo, di luce. Quando il Cuore si separa dal resto inizia una lotta al suo interno: se la luce vince esso va a finire in Kingdom Hearts –
- il “regno dei cuori”? -
- si, il regno dei cuori. –
- quindi mi vuoi dire che i Cuori buoni si trovano tutti in un posto unico?- Tutto ciò scardinava a pieno tutte le sue precedenti convinzioni
- Si. Se, al contrario, l’Oscurità ha il sopravvento, il cuore si trasforma in un esserino costituito solo di Oscurità e istinto che noi chiamiamo Heartless, purtroppo penso che li potrai incontrare presto.-
- ma questi possono morire a loro volta? –
- … perspicace eh?... possono essere sconfitti, si, un modo c’è –
- e, fammi indovinare, il Cuore finisce in Kingdom Hearts, vero?-
- esattamente, perché la loro parte di oscurità è stata messa a tacere e quindi quella di Luce prevale. Pensi di aver capito fino adesso?-
- Si, sono piuttosto brava a capire
- bene, perché manca ancora il Corpo: qui le cose si fanno più interessanti; quasi sempre avviene che il corpo rimanga li dov’è, seppellito, cremato che sia. Vi sono dei casi, però, in cui ciò non è vero. Si tratta di quegli uomini che hanno una volontà molto forte, che propendono, in vita, a cercare la Luce talmente tanto da lasciarsi sopraffare dall’ Oscurità. I loro corpi, in questo caso, si animano, grazie a quei residui di volontà che hanno portato con se. Diventano, così, dei Nobodies, dei Nessuno. Quelli che in vita avevano una volontà molto più forte degli altri, una sorta di “forza d’animo” maggiore, riescono a diventare intelligenti quanto gli uomini, anzi, molto di più. Naturalmente non hanno i ricordi di come sono vissuti prima, ne il loro Cuore, quindi niente sentimenti, tantomeno la loro anima; comunque non farti ingannare: sebbene abbiano alcuni tratti in comune non sono uguali a quando erano vivi e sicuramente possono essere molto più forti e intelligenti. Ne conosciamo solo tredici che, insieme, formano l’ Organizzazione XIII. Il loro scopo è di violare Kingdom Hearts per riprendersi il loro cuore, sperando, così, di poter ricomporre il loro corpo originale. Vogliono raggiungere questo scopo nel modo più spregevole: aumentando l’Oscurità dentro ai cuori presenti in quel luogo di modo che l’essenza stessa di Kingdom Hearts sia disfatta. – Sora fece una pausa.
- va bene… ho capito tutto, tranne una cosa: cosa c’entro io? Cosa c’entri Tu? Sei un fantasma?-
- si… no… più o meno. Tecnicamente sono un Riflesso, un fantasma che non può passare oltre perché il suo corpo è ancora vivo. Ti viene in mente qualcosa?-
-Sei il fantasma di un Nessuno!-
-non precisamente… ma io sono un caso particolare, in effetti, quindi penso che tu abbia ragione: esclusi due casi, e io sono uno di quelli, i Riflessi sono i fantasmi legati al corpo dei Nessuno, in particolare, dei membri dell’ Organizzazione XIII. –
- e perché tu, e chi so altro, sareste un’eccezione?-
- beh… perché, in effetti, Sora e Kairi sarebbero ancora vivi!-
Melinda non sapeva più a cosa credere. Erano tutti fatti nuovi, di cui non aveva mai sentito parlare, e come avrebbe potuto??
Non sapeva cosa fare, ma il suo “istinto” le diceva di crederci. - va bene - disse - facciamo che ti creda per la storia dell'altro mondo, ma tutto questo? Poi, scusami, mi dici di essere un Riflesso ma non sei mai morto? come è possibile?-
Sora sospirò per un secondo
-non lo so: dopo che mi sono ucciso il mio Heartless è riuscito, in qualche modo, a ritornare a vivere, come se la morte non lo avesse toccato, ma io, quella che in teoria doveva essere la sua anima, e il suo Nessuno non siamo mai tornati.-
- Ma, allora, come fa a vivere senza Anima e Corpo? -
- Non si sa, vive normalmente, mantiene il suo carattere e i suoi ricordi. Penso che ci sia stata una forza così potente da farlo "ritornare". Tutto ciò vale anche per Kairi -
La donna notò che tutte le volte che citava quella Kairi la sua voce aveva un tremito; doveva scoprire qualcosa di più su di lei, ma senza chiederglielo, non avrebbe ottenuto risposta.
- Ancora non capisco cosa vuoi che io faccia: non puoi tornare nel tuo corpo, sei morto, ne puoi passare oltre, dico bene?
- Si, dici bene. Per adesso dobbiamo trovarti un modo per muoverti, poi...-
-Poi?-
- ah… niente di che: l’Organizzazione XIII ha da poco scoperto l’esistenza dei riflessi; quello che devi fare tu è, semplicemente, vietare che ci trovino!-
-vietare che vi trovino?-
-si… una cosuccia da nulla, basti pensare a quello che potrebbero farci. – il tono leggero con cui parlava piacque molto poco a Melina
- ossia? –
- beh, dato che non possono farci ritornare in loro, penso che ci vorranno, come dire… distruggere!-
 

- - - - - - - - - -
Ciao a tutti!
Eccomi ancora qua. Immagino che questo capitolo sia risultato un po’ noioso; ecco perché ho voluto scrivere tutti gli aspetti, come li posso chiamare…., tecnici solo in questo, così che la lettura dei prossimi risulti più scorrevole.
Non so quante castronerie abbia scritto, ma ho tentato prima di capire poi di riportare tutte quelle questioni che mi serviranno. Va bene, dai, per questo giro ho finito; ringrazio tutti quelli che hanno recensito e anche i lettori silenziosi!
Fatemi sapere cosa ne pensate!!!!!! :D
BuonCiao!!
_Arthur_
P.S. no.... non siete malati voi!! sono io che ho messo per sbaglio un capitolo sbagliato come terzo!! scusate!!!!  

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Capitolo 3
*** Novità! ***


Capitolo 2
Novità!

Xemnas faticava a crederci, ancora.
Tutti i loro studi, fino a quel momento, tutti i loro piani, erano incompleti, fini a se stessi. Da soli non avrebbero mai portato a nulla. Erano passati due giorni da quando Marluxia gli aveva portato uno strano disegno della Prigioniera: rappresentava un uomo, morto, le cui fattezze non si riuscivano a captare poiché erano perse nel buio. Accanto a quello vi era lui, Xemnas, ripreso nel momento in cui veniva “strappato” dal morto. Fin qui non vi era nulla di strano; Naminè, in quanto padrona dei ricordi, disegnava spesso momenti della vita precedente dei suoi carcerieri, sebbene non si riuscisse mai a capire chi fossero prima. Tuttavia questa volta era diverso: accanto allo Xemnas disegnato, infatti, si poteva notare una nuova figura, non molto dettagliata, di un uomo, o qualcosa di simile, che aveva parzialmente le sue sembianze, solo più umane. Aveva pensato molto a quel disegno, ancora di più quando, il giorno dopo, gli vennero portati altri sei disegni rappresentanti altri membri dell’Organizzazione.
Tutti uguali; il morto, il suo Nessuno che “nasceva” e quel… fantasma. Si, ora che ci pensava sembravano fantasmi: i tratti poco decisi, le forme confuse e tremolanti, quasi trasparenti. Era bastato poco e Xemnas aveva iniziato a capire e a ricevere le risposte alle domande che si era posto per tanto tempo: “Dove sono finiti i nostri ricordi? Dov’è la nostra vecchia personalità? Sono cose che ne noi Nessuno, ne gli Heartless possono avere!”. Namine non mentiva, mai. Magari era un po’ criptica ma non si sbagliava: i fantasmi esistevano ed era logico che se avessero voluto ricomporre la loro persona non sarebbero bastati i cuori… Se solo ne avesse avuto uno, di cuore, il suo cuore, si sarebbe fatto prendere dallo sconforto; ma i sentimenti non erano cosa per lui…
Convocò subito gli altri: c’erano grosse novità!

--

Roxas era rimasto sconvolto: un altro pezzo del se stesso originale stava tranquillamente vagando per i mondi? Già che era diventato il XIII dell’Organizzazione da pochi giorni e ancora non si fidava di nessuno (nessuno fra i Nessuno), come era possibile anche la storia dei fantasmi? Si fermò davanti ad una vetrata, per osservare la grande luna a forma di cuore.
Era l’unico fra i Nessuno a conoscere il proprio passato; si ricordava perfettamente quando Xemnas, il grande capo, il numero uno, lo aveva chiamato nel suo “studio” per spiegargli come aveva vissuto precedentemente: si ricordava come gli aveva detto di Sora, di come lo avessero sempre seguito in quanto possessore del Keyblade, si ricordava di come gli avesse detto che, per loro, il Prescelto era un nemico, che, quindi, avrebbe dovuto scegliere tra la fedeltà all’Organizzazione e la fedeltà ad un passato che nemmeno si ricordava.
Ancora non aveva fatto la sua scelta; si era limitato a rimanere in quel luogo solo per inerzia. Credeva che ci fosse qualcosa di “stonato” negli altri Nessuno, facevano cose che lui ancora non capiva, cose malvagie. Pensò che, prima o poi, sarebbe fuggito, se non avesse trovato uno scopo…
… il suo sguardo incrociò in quel momento Axel. Era l’unico con cui si trovasse d’accordo. Si, si può dire che erano “amici

--

Sebbene il letto fosse molto comodo, Melinda iniziò ad agitarsi.
-Cosa? E io dovrei affrontare un’intera organizzazione DA SOLA? Per lo più senza poter camminare? Scordatelo!-
Sora non si scompose
- …a parte che ci sono io con te…-
- Ah sai che aiuto! Non vorrei riportarti troppo bruscamente alla realtà ma ti devo ricordare che SEI UN FANTASMA!-
- … e comunque entro poco tempo ti troverò qualcuno più vivo di me che ti possa aiutare!-
- e io mi dovrei fidare, vero? – Poi Melinda ragionò un attimo: aveva scelta? No, nessuna. Sapeva perfettamente che finchè non avesse risolto il suo problemino Sora non l’avrebbe mai lasciata il pace e, soprattutto, non l’avrebbe mai fatta tornare a casa… prese un profondo respiro e disse:
- Va bene…. Trovami un modo per muovermi e ti seguirò. –
Sora si alzò e si avvicinò ad uno di quei “batuffolini svolazzanti” che prima aveva chiamato Moguri.
- Loro – le disse – sono in grado di fabbricare tantissimi utili oggetti. Prima di partire per venirti a prendere gli ho chiesto di fare un’elaborazione adatta allo scopo-
- E come hai comunicato con loro? –
- Sono esserini molto intelligenti ma, soprattutto, vedono molte più cose compresi, evidentemente, i fantasmi. – Successivamente indicò una catenella che un piccolo Moguri aveva appena finito:
- Prendi quella! –
L’orsetto-pipistrello le svolazzò accanto porgendole l’oggetto. Era piccola e sottile, fatta di un materiale strano che sembrava appena baluginare dei colori dell’arcobaleno. Non vi era nessun pendaglio.
- Questo dovrebbe risolvere i tuoi problemi – le disse Sora – Mettilo, su! –
Melinda fece passare la catena attorno al collo e appena quella toccò la sua pelle il metallo assunse una leggera colorazione marroncina.
- Vediamo un po’ – la giovane donna era un po’ scettica. Alzandosi in piedi, però, si dovette ricredere; sentiva che la gravità era “tornata”. Dovette, però, fare qualche passo incerto, una paio di salti e un accenno di corsa prima di convincersi definitivamente che i Moguri avevano effettivamente fatto un buon lavoro.
Sora, a quel punto, le si avvicinò dicendo:
- In realtà quella catena ha un’altra particolarità-
Ancora? Melinda non riusciva più a stare dietro a tutte le novità
- Ti ricordi – stava dicendo il ragazzo – quando parlavamo degli altri mondi “abitati” in questa dimensione? –
- Si –
- bene, dovremo viaggiare anche in quelli. Però il problema è spostarsi: per noi Riflessi è semplice, possiamo desiderare di essere li e ci arriveremmo subito; per i Nessuno è ancora facile poiché sfruttano nei varchi oscuri…
- varchi che? –
- varchi oscuri…. Sono un passaggio che permette, passando nel mondo dell’oscurità, di collegarsi da un luogo agli altri. Comunque… i vivi, invece, usano delle… voi le chiamereste astronavi. –
- si ma noi non ne possediamo nessuna –
- ecco perché i Moguri hanno fatto un egregio lavoro: quella catenina non solo ti permette di adeguarti a qualsiasi attrazione gravitazionale ma anche di spostarti da un mondo all’altro viaggiando attraverso lo spazio in pochi attimi, ad una velocità molto, moooolto alta. –
- e come funziona? – Melinda cominciava ad essere curiosa: fino a quel punto tutto ciò che Sora le aveva detto a proposito di quell’oggetto si era rivelato vero.
- ogni mondo è caratterizzato da un colore: per esempio questo corrisponde al marrone. Quando vorrai cambiare mondo ti basterà togliere la catenina e aspettare che essa assuma il colore del mondo in cui vorrai andare. Comunque dopo vedrai come. C’è solo un accorgimento: lo devi usare solo, no aspetta… Ti deve rimanere ben impresso: SOLO all’esterno, solo se sulla tua testa c’è il cielo; non vorrai mica sbattere contro un soffitto e doverlo trapassare, vero? –
La donna ebbe un moto di repulsione a quell’idea.
- E se dovessi perderla? –
- non puoi perderla. Ti ritornerebbe dopo qualche secondo. L’unico rischio è che si rompa, o che qualcuno te la distrugga. Avrai, allora una sola e unica possibilità. Prendi questo sacchetto – le diede una piccola sacchettina di pelle – contiene una formula scritta dai Moguri e i materiali necessari alla creazione di un’altra catenina uguale. In ogni mondo, da qualche parte, c’è un Moguri: dovrai cercarlo e consegnargli la sacchetta. Speriamo di non doverlo fare. Capito tutto? -
Non che la cosa non la inquietasse un po’.
- e ora dove andiamo? – non era voglia di partire a muoverla… era ansia di concludere quella storia. Voglia di tornare a casa.
- Per adesso usciamo all’aria aperta, poi ti dirò. –
Scesero una piccola rampa di scale e si trovarono in quello che doveva assomigliare ad un bar. Non c’era nessuno. Uscirono anche da li e si ritrovarono in una piccola piazza, deserta: li si che si vedeva il cielo.
- Se ci dovessimo perdere ci ritroveremo qui, nella stanza che abbiamo appena lasciato, chiaro? –
Melinda guardò bene la casa e se la impresse nella mente.
- ok! –
- no ti ho chiesto se è tutto chiaro… -
- eh e io ti ho risposto…-
- “Orfei”? è una risposta? –
- ok!! O.C.C.H.E.I!! Vuol dire “va bene”!-
- ok, ok!!- Melinda fece passare lentamente la sua mano sulla faccia, in maniera quasi plateale.
- dimmi_cosa_dobbiamo_fare –
- Togliti la catenina e guarda –
Fece passare ancora la catena fuori dal collo e sentì di nuovo la gravità svanire
- e se per caso si dovesse rompere io dovrei cercare i Moguri in questo stato?-
- te l’ho già detto, speriamo che non succeda – Davvero, davvero Melinda lo sperò. Guarò a quel punto la catenina; aveva ripreso a cambiare colore, circa un colore ogni cinque secondi.
- ora – le disse il Riflesso – appena vedrai il giallo mettiti velocemente la catena –
Passarono alcuni secondi: verde, azzurro, rosa, giallo, GIALLO!
Melinda, velocemente, si fece passare la catenina attorno al collo. Qualche secondo più tardi avrebbe voluto non averlo fatto.


- - - - -
Ta tadaaaaaaaaaan
Rieccomi! Innanzitutto scusatemi perché avevo sbagliato storia… il capitolo che avevo messo al posto di questo era destinato a tutt’altro argomento!! Solo io posso fare una roba del genere -.-
Va bien…. Ora però il capitolo è quello giusto e, come sempre, spero che vi sia piaciuto. Un grazie particolare è dovuto al mio prof di Arte che tenendo la sua lezione, come al solito, guardando solo il libro e fregandosene altamente degli studenti, mi ha dato la possibilità di scrivere il tutto…
Ok devo solo dire una cosa: non è un reato recensire, anzi!!! Non andrete in galera solo per questo! XDXD
Naturalmente scherzo… era per dirvi che mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate!
Un saluto, alla prossima!
BuonCiao!
_Arthur_

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Capitolo 4
*** Incontri ***


Capitolo 3
Incontri

Il sole al tramonto, la cui luce traspirava tra i tetti e i comignoli delle case, era sempre bello. Era capace di far scurire le facciate di tutte le abitazioni, di modo che l’unica nota di colore potesse essere solo il suo arancione. Non era, però, per quel tramonto che Roxas si era seduto sul campanile della stazione di Crepuscopoli. O meglio, guardava il tramonto ma non poteva essere coinvolto dalla sua bellezza. Era li solo per pensare, niente di più. Da quando aveva scoperto la
vera città, dove lui non esisteva, ne poteva essere visto, veniva spesso a pensare in quel luogo. Stranamente, strano per un Nessuno che non poteva capire certe cose, riusciva a schiarirsi meglio le idee seduto li. In quel momento stava ragionando, come da alcuni tempi, sulla scelta che doveva ancora compiere. Era un po’ che pensava di cercare, in segreto, il vero Sora, per metterlo alla prova e vedere se valeva la pena di essere suo alleato; in fondo erano sullo stesso livello, entrambi avevano la stessa arma.
Appoggiò la schiena al muro, continuando a guardare il cielo; vide una stella, prematura, cadere velocemente per poi scomparire dietro ad un tetto. Chiuse gli occhi per qualche secondo e riprese a pensare.
 
Aveva sempre pensato che potesse essere possibile sparare un razzo, tutt’al più entrare in un razzo… certamente non diventare un razzo.
Nel momento stesso in cui la catenina gialla aveva toccato la sua pelle, Melinda era stata sparata dalla Città di Mezzo, verso l’universo e, in meno di dieci secondi, si era ritrovata su un altro pianeta. Aveva pensato, se in quei secondi di “volo” si potesse pensare, che si sarebbe schiantata, invece, a poco meno di dieci metri dal suolo aveva fatto una brusca frenata, per poi cadere lentamente…
La prima cosa che fece, una volta in piedi, fu cercare un contenitore. Trovato un piccolo bidone vomitò quel poco che aveva nello stomaco. Avrebbe dovuto fare di nuovo quella cosa?
- Susu, col tempo ti ci abituerai!- La voce di Sora arrivò dalle sue spalle… La donna avrebbe voluto saltargli addosso, strangolarlo o chissà cos’altro, ma sapeva benissimo che non potava fargli nulla
- TU! perchè
  DIAVOLO NON MI HAI AVVISATA?!?-
- L’avresti messa, se te lo avessi detto? –
No, non lo avrebbe fatto… ma ciò non giustificava…
- Massì, su con la vita, almeno tu che puoi!-
Su… su con la vita? Lei era agonizzante a terra, davanti ad un bidone e lui aveva il coraggio di dirle “Su con la vita”? Richiamò a se tutta la pazienza necessaria a non urlargli contro.
Stava un po’ meglio, però, riusciva a respirare molto bene e i conati del vomito si erano calmati. Riuscì a tirarsi su, con le gambe appena tremanti, per guardarsi attorno: si trovava in una specie di terrazzino rialzato, sotto il quale passavano dei binari di un treno, dietro di lei una stradina sterrata conduceva alla città che si poteva vedere da quello che doveva essere un luogo panoramico.
- Dove siamo? – chiese Melinda, curiosa.
- Ci troviamo a Crepuscopoli! –
La donna pensò che il nome fosse adeguato: il tramonto che poteva vedere da li, infatti, era molto suggestivo. Si fermò sulla balaustra qualche secondo per osservarlo.
- Vieni, Melinda! – Sora parlo dopo un minuto – c’è qualcuno che devi incontrare, prima che se ne vada -
Sempre a rovinare i momenti belli… I due si rimisero in cammino in quella che, per la donna era una città completamente nuova. La “passeggiatina” serale permise a Melinda di guardarsi un po’ attorno: sembrava un qualunque paese marittimo del suo mondo, con tanto di gabbiani svolazzanti. Le poche persone che aveva potuto notare erano assolutamente comuni, intenti a fare cose comuni…
- un’altra particolarità – aveva ripreso Sora – di quella fantastica catenina è che ti permette di avere un dialogo con tutti gli abitanti del pianeta in cui ti trovi, lo sai? –
- hai pensato proprio a tutto, eh? Peccato che ancora non sappia con CHI devo parlare, ne COSA devo dirgli…-
Erano giunti in quel momento davanti ad una scala che li avrebbe condotti ad una piccola piazzetta
- Fermiamoci qui – disse il Riflesso – un attimo. Ti devo spiegare qualcosa –
- giusto qualcosa…-
- La persona… si dai, per ora possiamo considerarla una persona, che stiamo per incontrare non può essere vista da tutti, anzi, da nessun umano tranne te –
- Un altro fantasma?!? Non dovevamo trovare qualcuno di vivo che mi aiutasse?-
- Avevo detto più vivo di me, e comunque no, nessun fantasma –
- Ma allora perché posso vederlo solo… - Ancora una volta era arrivata alla soluzione da sola, e ancora una volta non le piaceva per niente:
- No… oh no, no e ancora no!
-Ma…-
- Un Nessuno? Ma non siamo nemici dei membri dell’Organizzazione? –
- Si ma lui è diverso! –
- Non ha un cuore! Come può capire cos’è la bontà? –
- Posso garantire io per lui –
- ah.. – Non se lo aspettava. Da quando Sora gli aveva detto che esisteva, da qualche parte, il suo Nobodies, in un certo senso aveva saputo che lo avrebbero incontrato. Pensava, però, che sarebbe stato solo alla fine, fra le file nemiche, magari, in una battaglia che sarebbe stata molto…. Particolare.
- Si chiama Roxas – la voce di Sora era leggermente scossa dall’emozione – E, per adesso, è meglio che non sappia che io sono con te –
- Non può vederti? –
- Perché ti avrei cercata, allora? –
Melinda raramente aveva odiato il suo dono come in quel momento….
- Cosa devo dirgli? –
- Innanzi tutto mostrati spavalda, poi digli che conosci la sua storia, ma non come. Stuzzicalo e mettigli una, come dite voi, “pulce nell’orecchio” sul fatto che non si trova bene dove sta, con gli altri membri dell’Organizzazione. Digli che c’è un altro modo per trovare ciò che cerca e che se ti seguirà sarà più probabile l’incontro con il Prescelto –
- Prescelto? –
- Si, è ciò che in realtà vuole: incontrare il me ancora vivente –
- E noi lo incontreremo? –
- Forse, alla fine; sicuramente, però, c’è più probabilità di incontrarlo fuori da un castello…-
- Mi chiederà cosa dovremo fare… -
- Comunque sia io sarà di fianco a te, se non saprai qualcosa te lo dirò. L’importante è che tu gli dica di vedervi dopo un’ ora nella piazza di Radiant Garden –
- Dove?!? –
- Radiant Garden! Capirà. –
- Si, ma non io!! – Si sentiva un po’ esclusa
- Eh…. Ma tu avrai tutto il tempo per capire! – Sora le aveva strizzato l’occhio.
- Ma tu guarda… -
Rassegnata, Melinda, riprese a camminare; salì le scale e si trovò in una piccola piazza, su cui si affacciava la stazione, con il suo piccolo campanile con tanto di Nessuno arrampicato sopra
 
Dal momento stesso in cui aveva visto quella donna salire le scale, Roxas l’aveva seguita con gli occhi lungo il suo percorso nella piazza: lo stava guardando!
No… certamente no, stava guardando l’orologio dietro le sue spalle…
- Non è un po’ freschino, lassù? – Il Nessuno era strabiliato: quella donna non solo lo vedeva, ma gli aveva anche parlato! Finse di non sentire, magari si sbagliava…
- Si, Roxas, dico a te! Non li facevo così stupidi i Nessuno –
Non vi erano più dubbi; un’umana, al centro della piazza, stava guardando verso di lui, lo vedeva gli stava parlando e, soprattutto, conosceva il suo nome e la sua identità. La situazione era più che drammatica, ma curiosa…
- Cosa vuoi?! – urlò lui di rimando.
- Scendi! –
 
Sinceramente Melinda pensava che Roxas sarebbe scomparso, o non l’avrebbe ascoltata; ma così non avvenne: lo vide spiccare un salto e atterrare, dopo una caduta di dieci metri, come una piuma davanti a lei.
- Molto plateale, lo riconosco… -
- Cosa vuoi? – Nella sua voce c’era più curiosità che costrizione.
- Sediamoci su quella panchina –
In quei pochi momenti in cui aveva avuto di fronte il ragazzo che non esiste lei aveva avuto l’opportunità di osservarlo meglio: una lunga mantella, nera, lo copriva interamente, fino agli scarponi, sempre neri, opachi. L’unico ornamento era una catenella. Il suo viso ricordava le sembianze di Sora, aveva gli stessi identici occhi, ma i capelli, invece di un castano chiaro, erano biondissimi, praticamente gialli.
Seduti entrambi sulla panchina, Roxas chiese:
- se sei un’umana, come puoi vedermi? –
- è quello che sono: posso vedere molto più degli altri uomini… non chiedermi il perché: non posso risponderti. Ora, io conosco la tua storia, la tua posizione. Sono qui per proporti un’alternativa –
- alternativa a cosa? – la conversazione aveva attirato molto l’attenzione del Nessuno
- Digli – intervenne Sora da dietro – che la sua condizione, a metà fra il bene e il male, non può durare a lungo –
- Alla tua condizione, alla tua ricerca – riprese Melinda – Al male che i membri dell’Organizzazione compiono. So che non lo approvi completamente. Ho bisogno di un aiuto, se vuoi avere un’altra possibilità, io sono qui –
- Cosa dovremmo fare? –
La domanda tanto temuta… Sora, da dietro, le stava, però, suggerendo la risposta:
- Digli che sarà un passo più vicino ad incontrare il Prescelto, perché starete dalla sua parte, ma che lui non lo sa, digli anche che lavorerete per il bene e per salvare delle anime… speriamo che non chieda altro. Il suo aiuto consisterà nel proteggerti dagli Heartless-
Melinda, che per non far vedere che ascoltava le parole di qualcun altro, si era girata a guardare il mare, riprese a parlare, rivolta al Nessuno:
- Staremo dalla parte di Sora, probabilmente lo incontreremo, più avanti - Negli occhi del Nessuno si era accesa una luce – dovremo salvare delle anime. Il resto te lo posso dire solo se accetterai - osò Melinda 
- Cosa fai? Mi aiuterai? –

Roxas pensò, per qualche attimo, per poi rispondere:
- Dove? –
La donna sorrise:
- Tra un’ora, a Radiant Garden, nella piazza – Ovunque fosse quel luogo.
Bastò un secondo che il ragazzo che non esiste sparisse, perso in un vortice oscuro. Melinda si rivolse al fantasma:
- Verrà? –
- Credo proprio di si –

- - - - - -
Scusate il madornale ritardo! Ma ho avuto pochissimo tempo per scrivere durante le vacanze e poi a scuola è iniziato un periodaccio.
Però ora sono qui, con un capitolo che non esito a definire difficile. L'incontro tra Melinda e Roxas era veramente difficile da rendere al meglio, c'era sempre un problema...  e la presenza di Sora (fantasma) era un po' ingombrante.
Spero, comunque, che vi sia piaciuto. Vorrei sapere, per questo vi invito caldamente a recensire (XDXD), di farmi sapere se lo svolgimento si riesce a capiree, perchè ho notato che le mie storie sono sempre un po' incasinate.
Vabbuò ho finito, dai. un salutone a tutti!!
BuonCiao!!
_Arthur_ 

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Capitolo 5
*** Prove ***


Capitolo 4
Prove


Partire?

Si
Fidarsi?
Forse
Parlarne?
No

Erano, queste, le tre domande che rimbombavano nella testa del Nessuno. Era tornato al Castello Che Non Esiste solo per controllare gli altri membri… Girò per un po’ di tempo nel grande salone, per poi salire qualche rampa di scale e frugare nella biblioteca, e in alcune altre stanze. Fece qualche domanda agli altri e ricevette le risposte che voleva. Nessuno di loro si sarebbe accorto della sua assenza, concluse, non prima che lui potesse far perdere le proprie tracce. Sapeva dov’erano tutti: cinque erano in missione, altri quattro stavano per partire mentre Zexion stava facendo i suoi soliti studi e Demyx… beh, Demyx non sarebbe stato un problema neanche se fosse stato, come dire, “vigile”. Tutti sotto controllo, tranne…
- Roxy!!-
… Axel.
- Axel! – si sforzò di mantenere un tono neutrale – Dove te ne vai? – Sempre meglio saperlo.
- Sono nel bel mezzo di una missione – La notizia sollevò l’animo di Roxas
- E allora – gli chiese - cosa ci fai qui? –
- Mi sono dimenticati i miei Chackran –
Il biondino a malapena represse una risata; quel ragazzo dai capelli rossi era l’unico che gli sarebbe mancato, e potenzialmente l’unico che poteva venirlo a cercare, essendo il solo a cui importasse qualcosa della sua non-esistenza.
All’improvviso gli venne in mente un’idea
- Axel, senti; devo andarmene da qui per un po’ di tempo, da solo. So di non esserne autorizzato… ma… avrei bisogno che tu mi coprissi, per più tempo possibile, dagli altri. –
Aveva chiesto troppo?
Il rosso si era fermato per qualche istante a ragionare, in silenzio. Non chiese cosa dovesse fare, eppure Roxas era certo che sapesse che era un qualcosa che andava contro all’organizzazione. Disse solo
- Non farmene pentire –
- Non posso promettertelo –
Axel se ne andò camminando, serio più del solito.
“Tanto; se funziona, bene, se no… non ci perdo nulla” E anche il Tredicesimo scomparve.
 
- Immagino, quindi, di dover ripetere l’esperienza della catenella, vero? – La prospettiva non era molto allettante, per Melinda. Roxas se n’era appena andato e adesso lei e il Riflesso stavano passeggiando verso uno dei tanti luoghi ancora sconosciuti.
- Si; temo proprio che si così – Il divertimento sul suo viso mostrava tutt’altro avviso.
- Subito? –
- No, prima dobbiamo visitare un altro luogo; vieni con me! –
Detto questo la accompagnò, attraverso un tunnel sotterraneo, in un’altra zona della città, una piazza, questa volta più grande, circondata da alcune case; era attraversata da alcuni binari di un autobus. Si sentiva un burattino, Melinda, a girare di qua e di la, senza sapere bene dove stava andando; sperò di capire ben presto. Da li passando in una crepa nel muro si ritrovarono, incredibilmente per la donna, in una grotta al cui interno si trovava un piccolo boschetto
- a cosa… Un bosco nel bel mezzo di una città? –
- Strano, vero? Guarda adesso! –
Dopo cinque minuti di passeggiata, il bosco finì improvvisamente, lasciando spazio ad un piccolo parco, e una villetta poco lontano.
- Chi abita qui?-
- Chi abitava, qui… e comunque è disabitata; è caduta in disuso molto tempo fa, per poi diventare un luogo di ritrovo e di “stallo” per l’Organizzazione XIII. –
La notizia rimbombò un attimo nella testa di Melinda, per poi lasciarla di sasso
- Comunque – continuò Sora, dopo aver visto la sua faccia – Al momento non c’è  proprio nessuno, nel vero senso del termine; ne vivo ne morto –
- E noi cosa dobbiamo farci? –
- Eliminare delle prove –
Prove?
La donna non sapeva di cosa stesse parlando, ma si limitò a seguire il Riflesso lungo i corridoi, attraverso quelli che, un tempo, dovevano essere stati dei lussuosi ambienti. Melinda non aveva mai visto nessun luogo in cui regnava la decadenza come in quello, già all’entrata il grande lampadario era a terra, sfasciato; pezzi di vetro, o cristallo, intonaco e arazzi erano sparsi qua e la. In una stanza che avevano attraversato, un tavolo era completamente spezzato a metà, come se qualcuno lo avesse spaccato con un’ascia.
- Cosa è successo in questa villa? –
- Ah, niente di speciale. È solo molto, molto tempo che non vi abita nessuno. Ecco, siamo arrivati-
… ad una porta chiusa.
- Arrivati dove non possiamo entrare? –
Per rispondere allo scetticismo di Melinda, Sora fece comparire, la donna non seppe come, la sua chiave-spada
- Ah, ecco, una cosa che volevo chiederti: cos’è? –
- Un Keyblade: la sua storia è molto lunga, e, in questo momento, non ci interessa. Sappi solo che, se fossi vivo, e quindi potessi usarla su esseri “viventi”, non avremmo bisogno anche di Roxas, beh, adesso che ci penso, se fossi vivo non avrei neanche avuto bisogno di te, no? –
- immagino che sia così -  
Il Riflesso alzò l’arma e la puntò contro la porta. Incredibilmente la donna, un attimo dopo, potè sentire la serratura sbloccarsi.
- Prego, prima le signore! –
Si affacciarono nell’altra stanza che, questa volta, era molto ordinata e pulita: i modili erano tutti intatti ma coperti da un sottilissimo strato di polvere, come se chi avesse abitato in quella stanza la avesse lasciata da poco tempo. Ciò che, però, colpiva di più agli occhi era… il bianco. Ovunque giravano la testa trovavano del candido, come la neve; muri, mobili, pavimento, tende, persino il vaso di fiori sul tavolo e i fiori stessi. L’unica nota di colore proveniva dalla grande finestra che dava sull’esterno e da alcuni… molti… disegni attaccati sul muro, o sparsi sul tavolo. Melinda si avvicinò ad uno di quelli e poté vedere un ritratto di Sora visto da lontano, con altre due persone, intenti ad attraversare quella che doveva essere una stradina di campagna. Melinda si perse, per qualche minuto, fra quegli strani disegni, fino a quando…
- Oh… ma questa.. –
- Si, sei proprio tu! –
Li, in un disegno a cera attaccato al muro di un improbabile villetta, al centro di una città sconosciuta, di un mondo completamente nuovo, nel bel mezzo di un universo parallelo, c’era lei, ripresa nel momento in cui, nella sua vasca da bagno, incontrava il Riflesso di Sora. E non era il solo, anzi, era il primo di una lunga serie: quando era nella casa della città di Mezzo, la consegna della catenina, quando era atterrata a Crepuscopoli, durante la conversazione con roxas, e altri ancora…
- Ma io, qui, non ci sono mai stata! – Alcuni disegni che seguivano, infatti la ritraevano in dei luoghi che ancora non aveva mai visto.
- Non importa, ci andremo, prima o poi, Naminè non sbaglia mai! Ora, su, stacca e raccogli tutti i disegni in cui ci sei tu e sbrighiamoci ad uscire – 
Per un minuto, circa, cercarono insieme tutti i disegni “incriminati”.
Finita questa operazione, Melinda chiese:
- ma chi ha…-
E purtroppo non riuscì a finire la frase;
dal pavimento, dai muri, dal soffitto, tutto intorno a loro avevano preso a spuntare dal nulla degli strani esserini: neri, come la pece, brutti, come la morte, e, sembravano, feroci, come un piccolo leone.
Sora si lasciò sfuggire un ‘imprecazione, per poi riprendersi dicendo:
- Heartless! –
- Cosa? – non era la domanda più opportuna, pensò subito dopo Melinda, avrebbe dovuto chiedere “cosa dobbiamo fare?”
Ma Sora sembrò aver capito lo stesso e così, prese una sedia
- Non ti sembra un po’ troppo piccola e un po’ troppo bassa per difenderci entrambi da questi cosi?...-
…. SBAM…
Neanche il tempo di finire la frase che Sora aveva lanciato la sedia contro la finestra che, in quel momento, era al loro fianco. Subito l’aria entrò potentemente nella stanza, facendo oscillare un poco la donna. Allora Melinda si sentì dire:
- togliti quella catenina e aspetta il rosa, capito?!? Il ROSA! –
Non sapeva cosa fare; i mostricciattoli erano ad un passo da loro e ne arrivavano sempre di più, aveva preso a scalciare e dimenarsi per poterli mandare via, e in più, Melinda, mentre eseguiva gli ordini del Riflesso potè anche vedere l’ombra di un uomo, incappucciato, che la … guardava?
Aspettò il colore giusto: giallo, verde, blu, rosso, ROSA
Proprio nel momento in cui stava facendo scivolare nuovamente l’oggetto attorno al suo collo, si chiese “perché mi devo mettere la catenina se sono al chiuso?”
La risposta a questo enigma giunse insieme alla spinta che Sora le diede un attimo dopo, e grazie ad essa, si trovò di fuori dalla villetta.
 
Fortunatamente
il metallo rosa toccò la sua pelle prima che il suo corpo toccasse terra.

- - - - -
si, lo so
sono in terribile ritardo. chiedo PERDONOoOoOoOoOoOoOo. Non ho potuto fare di meglio!
questo periodo è stato pienissimo di cose da fare tra la fine della scuola, una settimana in Croazia, e la partenza di un mio amico. è già un miracolo se sono riuscito a postare adesso!
Per di più è solo un altro capitolo di transito ...
avete tutte le autorizzazioni per volermi un po' male, solo un po', però!
ok dai, la chiudo qui. fatemi sapere se vi è piaciuto!! ergo RECENSITE!!
anzi no, mi sono dimenticato di una cosa importante!!
devo ringraziare Tikal che mi ha pubblicizzato sulla sua storia!! per ringraziarla faccio lo stesso! si tratta di un bel racconto, sempre in tema KH, in cui, però, vi è il punto di vista, un po' insolito, di Malefica. l'unica cosa è che è una storia già avviata da un bel po'... ma ne vale davvero la pena! :D
So... andate >>>> QUI!
ora ho finito davvero!
BuonCiao a tutti!!
_Arthur_
P.S. ho leggermente cambiato il titolo della storia... trovo che "Riflessi" sia più bello!

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Capitolo 6
*** Arrivi ***


Capitolo 5
Arrivi

Il mantello purpureo strisciava sul pavimento, proprio dietro ai suoi piedi, sul pavimento di quello che una volta era l’imponente castello di Malefica.
Lei non avrebbe commesso i gli stessi errori della strega, si disse, non si sarebbe messa contro il Prescelto, ma lo avrebbe sfruttato, lo stava già sfruttando.
E ora che era arrivato anche il tassello mancante il suo piano procedeva a gonfie vele.
"nessuno mi fermerà, questa volta"
 

Di nuovo per terra, di nuovo in un altro mondo ma, questa volta, il senso di vomito era meno forte.
Melinda si era ritrovata in un vicolo di quello che doveva essere sicuramente un mondo nuovo.
- non dire niente – Anticipò il commento sarcastico del Riflesso.
- Non ho parlato! –
- stavi per farlo –
- Cos’erano quei mostri, nella villa? –
- Te  ne ho già parlato, ricordi? Ti avevo detto che molto presto li avremmo visti… Erano Heartless, carini, vero? –
- Taci -
Sora rise e la guardò rialzarsi da terra. Quando fu debolmente in piedi sulle sue gambe, la donna, poté osservare attorno a se. Notò subito il piccolo moguri che svolazzava, come immerso in una luce azzurrina, poco lontano da li.
- che ci fa, qui? –
- come ti ho già detto ce n’è sempre uno in ogni mondo! Principalmente vendono piccoli oggettini come la tua collana, che creano loro stessi!-
Ancora per qualche secondo guardò il piccolo pipistrello-orsacchiotto, per poi uscire dal viale e trovarsi in una piazzetta. Se non fosse stata maledettamente certa di trovarsi in un altro mondo, avrebbe potuto accantonare quel senso di abbandono, misto a rabbia e a una non indifferente dose di paura, che la pervadeva, poiché il luogo sembrava non aver niente di particolare. Alcuni negozietti di cianfrusaglie si affacciavano nel piccolo spazio, circondato da alcune case, e di li a pochi passi un papero ben vestito, con tuba e bastone, stava assaggiando un batecco di gelato…
“un papero ben vestito che assaggia un batecco di gelato?!?!”
Melinda fissò la figura per alcuni secondi, sbatté le palpebre, certa di avere avuto una brutta allucinazione e, solo dopo aver costatato che la sua vista rispondeva perfettamente al cervello, poté concedersi il lusso di rassegnarsi all’idea.
“beh, perché non ci dovrebbe essere un papero con tuba e bastone? Tanto ormai…”
La sua mente accantonò il problema in un profondo recesso e li rimase, decisa a non lasciarsi sconvolgere.
A quel punto la donna allargò l’orizzonte di vista e  un’altra prova del fatto che non poteva essere nel suo mondo le giunse agli occhi: in mezzo a quello che doveva essere un deserto, o il mare, o qualche assurda diavoleria, una grandissima cascata scendeva a picco dai basamenti di un castello che, visto in quel modo, sembrava galleggiare nell’aria. Sembrava che qualcosa avesse devastato le mura di quel luogo, una forza invisibile ma molto potente, almeno era quello che sentiva Melinda, tutt’ora lo sovrastava.
Istintivamente il suo corpo venne percosso dai brividi.
- Cosa è successo laggiù? – chiese
- Uh… una lunga storia, magari quando ho tempo te la racconto –
- Per quale motivo tutti questi segreti?? –
- Con chi stai parlando? – La voce di Roxas la sorprese alla sua destra: non lo aveva sentito arrivare.
Melinda non sapeva cosa rispondergli… ma Sora le giunse in aiuto:
- Digli la verità!-
“La verità? E sia”
- Ciao, Roxas –
- Ciao. con chi stavi parlando? –
- Vedo che non demordi, eh. –
- Già –
- Con Sora, stavo parlando con Sora –
La notizia travolse Roxas, in una maniera che non sfuggì alla donna
- O meglio – Continuò Melinda – Con il suo riflesso –
- Il suo… Riflesso? –
- Si, cosa ne sai, in proposito?-
- Niente; a meno che… non si tratti del suo fantasma. Come diceva Xemnas –
Alla parola “fantasma”, Melinda capì che anche Roxas conosceva la storia dei Riflessi
- Si, proprio così. Il fantasma di Sora, un concentrato di ricordi, emozioni e modi di essere. Purtroppo, però, “Fantasma” non è il termine adatto, visto che l’ ”originale” è ancora vivo, e che bene o malo lo sei anche tu – lo sguardo che gli mandò significava solo una cosa: “so chi sei”.
- Perciò lui e le altre Anime dei membri dell’organizzazione si chiamano Riflessi: riflessi di una vita passata, riflessi di corpi che non sono raggiungibili, e cuori sparsi chissà dove –
Roxas capì subito che Xemnas ci aveva visto giusto anche quella volta: La descrizione che la donna aveva appena dato era esattamente quella del capo dei tredici. I Riflessi erano la parte mancante, ciò che ancora mancava nelle loro non-esistenze.
- E quindi – disse il Nessuno – mi vuoi dire che, in questo momento, il Riflesso di Sora, il mio riflesso è qui? E perché tu lo vedi? –
- Per lo stesso motivo per cui vedo te! –
- E perché non me lo hai detto, prima, a Crepuscopoli? –
- è stato lui a vietarmi di farlo; se vuoi posso farmi dire il perché –
- Fallo, e, già che ci sei, chiedigli una cosa che solo lui può sapere –
- Non mi credi, eh? – Non poteva biasimarlo, in fondo.
Si girò verso Sora, e lui rispose alle richieste:
- Una cosa che posso sapere solo io? Digli che proprio lì – ed indicò il castello – è stato il posto in cui Sora si è ucciso, dopo aver combattuto con il suo amico di infanzia, Riku. E digli anche che, probabilmente, è stato il primo luogo che ha visto nella sua nuova “non esistenza”-
Melinda riferì il tutto al Nessuno.
- E – continuò seguendo ciò che le diceva il fantasma – ti chiede se, avendoti detto che lui era con me, saresti venuto o avresti istantaneamente deciso di dire tutto a Xemnas
Chiunque lui sia-
“ e così “ Roxas pensò “ero già abbastanza furbo, anche da vivo” Anche un Nessuno riusciva a sentire la stranezza di quella situazione. Nessuno, nella storia dell’Organizzazione, aveva mai potuto venire in contatto con il suo io originale, anche se un quella, “mezza forma”.
- Ve lo concedo, Xemnas, che tanto per la cronaca è il capo dell’Organizzazione, ci aveva comandato che, nel caso avessimo avuto anche solo il minimo presentimento che un Riflesso, come li chiami tu, fosse stato vicino a noi, avremmo dovuto istantaneamente chiamarlo –
- e perchè, ora, non lo fai? –
Ma la risposta le giunse dal Riflesso:
- non lo sa. Non è come gli altri Nessuno che non provano emozioni ne sensazioni, in lui rimane ancora qualcosa; forse perché Sora, dopotutto, è ancora vivo. Roxas prova alcune sensazioni ma non le capisce. –
Da tutte le descrizioni che Sora le aveva fatto dei membri dell’organizzazione, Melinda aveva pensato a Roxas molto diversamente a come lo trovava. Forse era quella coscienza che gli leggeva negli occhi, o quella strana sensazione di “mancanza” che gli vedeva in viso. Non era quell’essere senza sentimenti che si aspettava, e ora capiva il perché.
- Quindi? Cosa dobbiamo fare? – il non-ragazzo biondo platino si stava guardando attorno, in attesa di sapere quale fosse la “missione”.
- Secondo il nostro Sora in questo mondo si è nascosto uno dei Riflessi, dobbiamo trovarlo e portarlo con noi –
- e dopo? –
- e dopo troveremo gli altri… e ognuno di loro ci seguirà. E Poi non so cosa faremo; va bene, così –
- Poi avrai fatto il gioco di Xemnas! Radunare tutti i Riflessi… è come offrirglieli su un piatto d’argento! –
- non abbiamo alternative –
- … vorrei sapere chi te lo ha fatto fare! –
- è una lunga storia – disse girandosi verso il fantasma
- non guardarmi così! – si lamentò Sora - Sai che non avevo altra scelta! –
- beh - Rassegnata, Melinda si voltò verso il castello - andiamo, quello è il luogo più probabile in cui troveremo qualcuno –

 
La Dama Rossa abbassò piano il cappuccio del mantello e osservò, sotto di lei, le tre figure allontanarsi. Subito dopo parlò all’aria, dietro di lei:
- Quindi, Myde, avevi ragione… è arrivata fino a qui. Ne ha fatta di strada! –
Se Melinda avesse potuto sentirla, si sarebbe voltata e avrebbe visto una donna parlare a tre figure, peccato che sarebbe stata l’unica a vederli.



- - - -
Scusate il ritardo
ma le cosa da fare in estate si moltiplicano, senza considerare che l'esame di solfeggio si avvicina (qualcuno mi salvi).
e quindi questo quinto capitolo è arrivato in ritardo, inoltre la storia inizia un po' a sfuggirmi, e mi tocca aggiungere elementi  nuovi (che quindi riichiedono tempo per essere pensati XD)
Spero di essere più bravo, per il prossimo capitolo. Ma non garantisco niente.
Intanto vi chiedo se questo capitolo vi è piaciuto!! Fatemi sapere, mi raccomando, ergo, Recensite!!
Un saluto a tutti!
BuonCiao! :D
_Arthur_
P.S. Ma, scusatemi, anzichè chiamarli "Nessuno" non potevano usare un altro nome? ciò non agevola la scrittura, no...

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Capitolo 7
*** Stranezze rosse ***


Capitolo 6
Stranezze rosse

- Ora, Namine, è giunto il momento che tu mi dica la verità! -

La piccola Nessuno chinò la testa
- Tu, li vedi, vero? -
Di nuovo lei non rispose, al che Marluxia perse definitivamente la pazienza:
- RISPONDIMI! NON PENSARE DI POTER MANTENERE CHIUSA QUELLA BOCCA ANCORA PER MOLTO TEMPO! -
- Cosa vuoi farmi, allora, se non parlo, uccidermi? Accomodati, non aspetto altro! -
La frase colpì come uno schiaffo il Nobodie dai capelli rosa. Sbuffò e lentamente si costrinse a rilassarsi.
- No di certo, Namine. Ora, se vorresti essere...-
ma non terminò mai la frase. Le parole gli morirono nella gola, quando sentì una voce femminile che non aveva provenienza ne profondità; sembrava essere ovunque in quella stanza:
- No, no, no, così proprio non va bene... Non pensavo che un membro dell'Organizzazione non sapesse neanche trattare con una bambina. Marluxia, mi deludi! -
 Dopo qualche attimo di esitazione rispose
- Chi sei, mostrati! come hai trovato questo castello? - Nessuno poteva trovare il Castello Oblivion, fortezza inespugnabile quanto introvabile. Come poteva, la donna che stava parlando essere arrivata fin li?
- Oh, si, sono assolutamente sicura che sarebbe una bella storia da raccontare. Ma purtroppo, non è questo il momento, no...  Naminè, per favore, seguimi; so che puoi vedermi-
e infatti la bambina aveva assunto un'aria molto sorpresa, rivolta verso un angolo buio di quel luogo.
- Naminè – sussurrò lui – non andare, rimani qui! –
Ma lei non rispose; i suoi occhi erano ancora fissi verso quel punto, ma, questa volta erano colmi di terrore.
Di nuovo la voce della Dama Rossa risuonò fra le mura
- Avanti, ragazzina, sai che non puoi rifiutarti. O io mi occuperò personalmente di lei –
- lei chi?!? –Marluxia non sapeva cosa stava succedendo – Naminè, qualunque cosa ti stia facendo vedere non muoverti! –
- non… non… devo andare –
Qualche attimo e anche la piccola bambina scomparve.
Il Nobodie sapeva che, in condizioni normali, Naminè non sarebbe potuta sparire da quella stanza. 
E questo lo preoccupava assai più della scomparsa stessa.
 
- Avanti Sora! Se stiamo nascosti qui non c’è nulla che potremo fare!! –
Assistere al battibecco tra Roxas e il Riflesso di Sora non era molto divertente per Melinda. Non era facile rispondere prontamente a ciò che il Nobodie diceva al Riflesso, e il tutto le mandava in palla il cervello perché nessuno dei due le permetteva di dire ciò che voleva dire.
- Si ma – stava riprendendo il fantasma – digli che se ci avviciniamo troppo all’ingresso potrebbe esserci qualcuno che ci vede –
- Sora dice che potrebbe esserci qualcuno che ci vede, se ci avviciniamo troppo. Ma… -
-Ah dice così?!?… allora come facciamo a trovare il Riflesso di chi so io? –
- Digli che… -
- NO! BASTA! Non ho intenzione di continuare così!! –
L’urlo ruppe il silenzio attorno ad Hollow Bastion. Erano arrivati da qualche minuto all’ingresso del castello e avevano scelto di nascondersi per poter decidere cosa fare; o meglio, Melinda era stata costretta a nascondersi perché Sora era troppo fifone per continuare.
Non che le dispiacesse, in fondo. Dal punto in cui avevano trovato riparo riusciva a vedere tutto l’imponente quanto diroccato castello, nonché l’unica via d’accesso. Se qualcuno avesse voluto sorprenderli lo avrebbero visto. Eppure rimanere li non avrebbe portato a niente. I Fantasmi, e lei lo sapeva per esperienza, non si mostravano dal nulla, bisognava cercarli, farsi vedere.
- allora – si decise a parlare – facciamo così: Roxas, lo so che non ti piace, ma tu rimani qui, così potrai coprirci le spalle. Io e Sora andremo la, davanti al portone e ci faremo vedere. Proverò a sentire qualcosa. Magari, se siamo fortunati, riuscirò a convincere il Riflesso a mostrarsi. –
Non volle ascoltare ciò che gli altri due avevano da dire: fino a prova contraria era lei l’esperta di Fantasmi.
 
Il portone era qualcosa di maestoso; Melinda se ne accorse solo quando ci fu sotto. Non sembravano esserci fessure, quindi nessuna entrata, ma ormai non si preoccupava più delle stranezze di quell’universo, per quello che ne sapeva lei la porta poteva semplicemente sparire se qualcuno avesse voluto entrare, per poi riapparire una volta varcata la soglia; oppure poteva aprirsi a spirale come  un avveniristico portale; o…
- Sei in ritardo – Una voce la sorprese dalle spalle.
Melinda si girò di scatto, procurandosi anche un certo dolore al collo, e trovò davanti a se una nuova figura. Non ci voleva molto per capire che chiunque avesse davanti a se non era vivo ma un fantasma. Era comparso, infatti, dove un attimo prima non c’era nessuno
- In ritardo per cosa? –
- Ti ha scoperto, non avremo via di scampo, è già qui! –
I due poveri ignari si scambiarono un occhiata, il volto di Sora tradiva una certa preoccupazione, quello di Melinda vera e propria ansia. L’ ex-prescelto si azzardò a chiedere
- chi sei? Chi è già qui? Cosa stai… -
Ma ancora una volta una voce, di donna, interruppe il dialogo. Non aveva provenienza, ma variava come il vento stesso; era mielosa e avrebbe avuto il potere di attirare l‘ attenzione, Melinda non ne dubitava, anche se fosse stata nel bel mezzo di un concerto.
- Ilamaru… Ilamaru, non vorrai mica dire tutto!? – la poca ironia raggelava il sangue nelle vene, dell’unica persona che ancora lo aveva - Su, su, vieni ora, vieni da me, vieni dalla Dama Rossa! –
E in quel momento, la Dama Rossa apparve.
Il fascino è un concetto poco concreto; certo, vi sono alcune accortezze o alcuni canoni che permettono ad una persona di rendersi apprezzabile, ma ad un certo punto bisogna avere qualcosa di personale, nel corpo, nella conformazione, nei modi, nella voce, che attira l’attenzione; qualcosa di tentatore, adatto a stregare i sensi; la comparsa della Dama Rossa era stata la cosa più fascinosa che Melinda avesse mai visto, ma non quel fascino che si gradisce; ma quel genere di richiamo verso un qualcosa che sappiamo benissimo di dover disprezzare. Sarà stato il lungo mantello purpureo che la copriva elegantemente dal capo, o come lo stesso sia comparso svolazzando perfettamente; o sarà stata l’elegante figura che si scorgeva a malapena fra le pieghe del vestito, sarà stato il momento e il modo in cui era apparsa, o la sua voce; ma Melinda era certa di una cosa; quella era una donna che poteva avere tutto ciò che voleva, e, in quel momento, ciò che voleva era metterle i bastoni tra le ruote, o peggio.
In poco più di una frazione di secondo seppe che la Dama Rossa era un mortale nemico.
- Vieni, Ilamaru, vieni da me; sai benissimo che non puoi rifiutarti –
Il Riflesso che avevano appena incontrato li guardò; il panico dipinto sul suo volto spinse Melinda a parlare:
- Ila… Ilamaru, se così ti chiami, non muoverti –
- è troppo tardi! Tu… tu non sai… -
- qualunque cosa possa averti detto, o fatto non sei costretta a seguirla –
-oh… si che lo è – rispose mellifluamente la Dama Rossa
- lo sono –confermò
- però, ritengo che chiunque non sia stato ancora trovato debba rimanere nascosto… si –
- Che cosa? Chi…? Non… non può essere qui, no? Nascosto… - era evidente che sotto il rosso cappuccio ci sarebbe stato, a poterlo vedere, un viso molto incerto; se questo fosse stato vero, però, a giudicare da quel che disse dopo, quel momento era passato velocemente come era venuto.
- Bene… ho trovato queste parole molto illuminanti. Ora, Terrestre, puoi cercare di sfuggirmi, o nascondere qualcuno o qualcosa; ma sappi che ci rivedremo: molto prima di quello che tu pensi, perché, vedi, al contrario tuo, io posso controllare i fantasmi… - e dicendo questo fece comparire una nuova figura, una bambina, di fianco a se. Sembrava impaurita e frustrata per qualcosa; i suoi corti capelli biondi tremavano lievemente, come il vestitino bianco.
- eppure, Melinda Gordon, tu mi servi, stranamente, quindi, per ora, ti lascerò vivere. Ora, mia cara – e si rivolse all’ultima arrivata – sai quello che devi fare –
La bambinetta si guardò intorno frustrata; quando i suoi occhi si posarono su Sora lo sguardo le si accese lievemente, come se non si fosse aspettata di vederlo li, ma si premurò di cancellare subito quell’espressione dal viso, senza farla vedere alla Dama Rossa; poi, piano piano alzò la mano verso Ilamaru. Il Riflesso, nello stesso istante, iniziò a lottare contro una forza invisibile agli occhi di Melinda
- non.. non farlo, ti prego, non voglio venire –
E nuovamente il fascino malefico proruppe dalla figura incappucciata, sotto forma di una risata cristallina, pura quasi all’inverosimile. Terrificante.
- non penso che nessuno di voi due abbia scelta – e appena la bambina toccò il Riflesso tutti e tre scomparvero.
Improvvisamente tornarono i suoni, improvvisamente l’attenzione era attratta da altre cose: un uccellino, il lento passeggiare di una formica, il sole in lontananza, il posarsi lieve di un petalo di rosa a terra, comparso nel punto esatto in cui erano sparite le tre figure.
Melinda dopo qualche secondo corse verso Roxas, ancora nascosto
- Di tutto quello che è successo, tu, cosa hai visto? –
Mai, nella sua breve non-esistenza, il nobodie si era trovato di fronte ad una domanda così difficile: cosa aveva visto?!?
Aveva visto Melinda che, come al solito, parlava verso l’aria, rivolta ad un fantasma sicuramente; l’aveva sentita dire una frase senza senso
- in ritardo per cosa? –
Aveva sentito una voce di donna irrompere da chissà dove, e non ne aveva mai visto la provenienza e poi la cosa più strana, ad un certo punto…
- e poi la cosa più strana, ad un certo punto è comparsa… -
- Naminè – completò Sora.
“Fantastico” pensò Melinda “un altro… essere che loro conoscono e io no…” Brevemente gli spiegò come erano andate le cose.
- quindi –disse – ricapitolando: la famigerata Dama Rossa è un fantasma! Ma di chi? è un fantasma o un riflesso? –
- non lo so –risposero gli altri due all’unisono
- e poi chi era quella Bambina… l’avete chiamata Naminè, ma chi…cos’è? Un fantasma no sicuro visto che l’abbiamo vista tutti –
- è un Nessuno! Come me –
- non uno qualunque – precisò Sora –ma è
- il nessuno di Kairi –
Di nuovo avevano parlato contemporaneamente
- Kairi… - Melinda sapeva che se anche avesse domandato nessuno dei due avrebbe risposto con la verità, quindi si decise a chiedere:
- e, infine, Ilamaru, come faceva sapere che c’era anche Roxas? –
- sapeva di me? –
- Si, ha detto, poco prima di essere costretta a sparire, un monito che solo noi potevamo capire: “ritengo che chiunque non sia stato ancora trovato debba rimanere nascosto” era chiaro che si riferiva…-
- a me –
E a parlare era stato Sora.

 - - - -
Ok, non uccidetemi.
anche se avreste molte ragioni:
Primo, il ritardo: lo so lo so lo so lo so. vi chiedo perdono!! ma il periodo è stato veramente pessimo (l'inizio della scuola lo è sempre) e tra esami e verifiche iniziali e impegni vari sono riuscito a ritagliarmi un ora per scrivere oggi grazie ad un miracolo divino. scusateeeee
Secondo, l'incasinatezza: questo capitolo è un casino. Ho fatto fatica a capirci qualcosa anche io. Devo, però, precisare alcune cose sulla piega che sta prendendo il racconto. spero vi aiutino!
innanzitutto, Ilamaru: mi capiterà di usare nomi che non sono stati ufficializzati. Infatti, a parte per alcuni membri, nessuno si è mai dato la briga di chiarire una volta per tutte i nomi che quelli dell'Organizzazione avevano da vivi. Per questo io uso i primi che ho trovato (o per meglio dire quelli che mi sono stati detti da Tikal (che ringrazio per questo (e le dico anche THE GAME))). Comunque se non sapete chi sia, o se non lo avete capito dal sottile indizio che vi ho dato, nel prossimo capitolo dirò chi è (come farò sempre anche con gli altri) quindi NO PROBLEM
un'altra cosa da dire è che ho finito di giocare a Chain of memories. Ora vi starete chidendo "ma a me che me ne frega?". Il fatto è che nelle avvertenze del primo capitolo vi ho detto che non avrei aggiunto elementi tipici di questo gioco perchè non lo conoscevo. Ora che ne so qualcosa potrebbero scapparmi alcuni elementi, come il castello oblivion o il "rapporto" Marluxia-naminè. In linea di massima spero di attenermi solo ai due giochi principali, ma se dovesse sfuggirmi qualcosa scusatemi. Comunque se avete qualche dubbio potete sempre chiedere!! :D
ok, finisco qua... Un saluto a tutti e, come al solito, un
bollente invito a recensire.
Grazie e arrivederci
BuonCiao!
_Arthur_

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Capitolo 8
*** Arrivi e fughe! ***


Capiolo 7
Arrivi e fughe!

Aiden stava correndo… era strano per lui, che era ancora un bambino e certe cose non le capiva, ma sentiva che qualcosa non andava, c’era troppa calma. Così aveva deciso di correre nella stanza della madre. Passando davanti al bagno, notò che dall’acqua della vasca saliva del fumo in lente, lentissime spirali… praticamente immobili. Era una vecchia abitudine della mamma fare il bagno la sera, quando nessuno la disturbava.
Aprì lentamente la porta della camera e il suo sguardo volò subito al lettone. Suo padre Jim dormiva beatamente, sembrava addirittura che non respirasse neanche, ma accanto a lui una figura molto lontana da quella di sua madre lo stava osservando.
- Ti stavo aspettando, Aiden – lo accolse una vocina stridula.
 
Melinda si svegliò di scatto.
Era costato parecchio a Sora e Roxas ammetterlo, ma anche lei aveva bisogno di dormire. Ma il sogno la aveva disturbata dopo neanche tre ore. Era pienamente cosciente del fatto che non era stato semplicemente un incubo.
- Cosa succede? – Sora le sbucò proprio di fianco
- Dov’eri? –
- a vedere come sta il mio io originale! Che domande… -
- e come sta? –
- non troppo bene; è appena uscito dalla macchinetta di Naminè… ma questo te lo spiegherò un'altra volta. Cosa è successo a te? Se non mi ricordo male, gli uomini dormono almeno sette ore!-
Melinda pensò per qualche istante a come formulare la domanda.
- Sora, dimmi la verità; come hai fatto a raggiungermi, voglio dire, nella mia dimensione? Come ci si muove da questa a quella? –
- Beh… è importante? –
- Molto, si –
Il Riflesso sospirò piano, pensieroso.
- non scattare troppo, però… diciamo che ho dovuto aprirmi un varco. –
- e come hai fatto di preciso? –
- uff… quante domande! Va bene! Ti ho trasportata fino a qui nel sonno. E per fare ciò ho dovuto tagliuzzare il tempo nella tua dimensione! –
- tagliuzzare? –
- Si! È un po’ complesso da spiegare: Tu appartieni ancora a quella dimensione, però ho fatto in modo di poterti tagliare via dal legame che avevi con il tuo tempo; appena sei entrata in questa dimensione ti sei riallacciata al nostro tempo, ecco perché ho dovuto farti “riaddormentare”! L’unico modo per strappare una persona all’attrazione del tempo è mentre dorme. Quindi ti ho “presa” quando ti eri appena addormentata! Capito?–
Questa frase colpì come uno schiaffo la donna.
- Tu… tu non sai cosa hai fatto! –
 
Topolino aveva appena finito di raccontare i fatti al piccolo Aiden.
Era sempre strano parlare con i bambini, non capivano certe cose e ogni tanto aveva l’impressione che perdessero dei pezzi... ma il Re era rimasto piacevolmente colpito da quel piccolo umano. Certo, non aveva potuto spiegargli tutto... non gli aveva accennato minimamente alla faccenda dei Riflessi, ne all'Organizzazione... in effetti si era limitato a dirgli che sua madre era in pericolo e aveva bisogno della sua forza e di tutto il suo coraggio. Stranamente Aiden gli aveva risposto con un "lo so, cosa devo fare?". Quel bambino sapeva molte cose, probabilmente aveva percepito di non essere più legato al suo tempo, di seguire un andamento del tutto diverso.
"Accidenti a quel fantasma" pensò Topolino " perchè fa le cose senza pensare?!?"
Ma, il caso volle, quel piccolo errore di valutazione che aveva commesso si era rivelato una grande fortuna.
"combattere il caso con il caso; fino a un'ora fa ero molto sfortunato; ma ora abbiamo una possibilità. Spero solo non sia troppo difficile"
- Allora, Aiden, cosa hai deciso, verrai con me? -
Non trovò paura sul suo volto, ma solo una ferrea decisione
- Si -
 
“Pazienza essere portata in una dimensione sconosciuta, attaccata da mostriciattoli neri orripilanti, seguita da un fantasma e un non-essere dalla dubbia provenienza, minacciata da una tizia vestita di rosso e spedita a in stile shuttle fra un pianeta ed un altro… ma Aiden non doveva esserne coinvolto!!” Melinda era spazientita e decisamente arrabbiata
- quindi mi vuoi dire – gli stava chiedendo per l’ennesima volta Sora – che portando te qui, avrei scollegato anche tuo figlio dal suo tempo? E ora vaga, collegato a questo tempo per un pianeta completamente immobile? –
- SI! E tutto questo perché tu non ti sei preso la briga di controllare che io e mio figlio non fossimo “collegati”! –
- … e questo è grave? –
- GRAVE?!? DI PIÙ!! Anche perché qualcuno di questa dimensione lo ha convinto a venire anche lui! –
- Puoi descrivermelo? –
La donna pensò per qualche secondo. La visione era durata talmente poco che non avrebbe saputo dire cosa effettivamente aveva visto
- Aveva una voce molto squillante… ma del corpo… dall’ombra si intravedevano due enormi cerchi, proprio dove dovrebbero esserci delle orecchie! –
Sora pensò per qualche attimo:
- Voce squillante e cerchi… orecchie… Ma si!! –
- cosa?!? –
- Beh, devi sapere che non sono molte le persone vive che potrebbero attraversare una dimensione e tornare con qualcun altro… una in questo momento è con il vero Sora, il mago della corte, l’altra non può che essere il Re, Topolino che, guarda caso, corrisponde esattamente alla tua descrizione! –
E poi si mise a ridere.
- beh, cosa c’è da ridere? –
- No… ahah… è che… quelle sono davvero delle orecchie! Comunque, se in questo momento il Re lo sta portando qui, vuol dire che è al sicuro, più che al sicuro… probabilmente lo porterà al castello e lo terrà finchè noi non avremo finito! –
- e adesso dimmi, sapientone – rispose acida Melinda – come faccio io ad esserne sicura?!? –
Ma quella che probabilmente sarebbe stata una bellissima discussione venne interrotta dall’arrivo di Roxas:
- VIA! VIA!  Dobbiamo andarcene subito! –
- Roxas! Dov’eri? –
- al castello che non esiste! hanno capito qual è il nostro piano e vogliono strapparci i Riflessi da sotto gli occhi!  In questo momento sta arrivando Marluxia! –
Se non fosse assolutamente certa che i nobodie non potessero provare terrore, Melinda avrebbe cercato di calmare la paura di Roxas.
- e chi è? –
- è il nobodie del Riflesso che ci siamo fatti sfuggire… il corpo che conteneva l’anima che… ahhhhh non ci capisco più niente! –
Evitarono di chiedere come aveva fatto a saperlo, evitarono di parlare di Aiden, evitarono di guardarsi in faccia.
Avevano un problema: fuggire all’istante verso un posto che non sapevano
Fu Sora a parlare:
- Melinda, di a Roxas che andiamo ad halloweentown! Tu aspetta il NERO e parti subito!
Questa frase causò una doppia emozione in Melinda: repulsione all’idea di usare nuovamente la catenella, paura per il nome appena pronunciato dal Riflesso.
- Roxas, ad halloweentown, subito! –
Non se lo fece ripetere due volte. Entrambi sparirono all’istante.
E mentre anche Melinda partiva alla velocità della luce, potè notare un turbinio di petali, proprio dove prima non c’era nulla.

- - - -
Questa volta sono stato bravo, vero?
cioè... più o meno
per quel che riguarda la rapidità si,... per quel che riguarda l'incasinatezza no... ho solo peggiorato la situazione!
Però ho aggiunto un terreste alla trama, dai... il nostro spirito "PIANETONALISTA"  dovrebbe esserne contento!

ok dopo questa brutta cosa che ho scritto vi invito a recensire, soprattutto se non avete capito qualcosa! sono disposto a chiarire qualunque dubbio voi vogliate presentarmi!!
la chiudo qua, vah!
un salutone e un GRAZIE a tutti! :D
BuonCiao!
_Arthur_

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Capitolo 9
*** Scheletri nell'armadio ***


Capitolo 8
Scheletri nell'armadio

-Molto bene, Ilamaru; come si suol dire in questi casi: Benvenuta! fa pure come se fossi a casa tua!!-
- Non è mia abitudine essere legata ad una sedia a casa mial -
Sul volto della Dama Rossa si dipinse un sorriso divertito; le era sempre piaciuto un mondo giocare con il cibo prima di mangiarselo, certo, non era questo il caso, ma le vecchie abitudini non si perdono mai, neanche dopo la morte.
Lentamente si girò verso i suoi prigionieri... per fortuna nessuno di loro era visibile agli occhi degli umani perché sarebbero parsi, come dire, alquanto strani; no, non avevano bisogno di altre attenzioni. Il piano procedeva a gonfie vele, nessuno doveva intromettersi.
Eppure le Dama Rossa era leggermente inquieta, una strana sensazione le impediva di sentirsi realizzata pienamente. Come se un qualcosa di terribile e inevitabile le sarebbe successo di li a poco;
" Smettitela " si disse " non c'e nulla che non vada, appena la donna farà ciò che vuoi tutto sarà finalmente pronto "
Parlare e se stessa era un'altra vecchia abitudine, ma stavolta non le fu di consolazione.
 
Halloweentown
La prima cosa che notò Melinda era che, questa volta, non aveva sofferto il viaggio minimamente, neanche un lieve mal di pancia
-Facciamo progressi, vedo! - Sora, come al solito si stava prendendo gioco di lei.
- Si, miglioro a vista d'occhio! -
- sono d’accordo - Anche Roxas era presente alla festa.
- d’accordo su COSA? –
- su quello che ha detto Sora! –
Ma la donna non ebbe tempo di pensare a cosa le aveva detto: "Ma dove sono finita?!?"
E quello fu il momento della triste verità, il preciso istante in cui, alzando gli occhi, si rese conto di dove fosse.
Se nel suo mondo qualcuno le avesse detto "Mi può indicare la via più veloce per una città dove non ci sono umani ma solo scheletri, dove la piazza cittadina è provvista di una ghigliottina e di una fontana che spruzza uno strano liquido verde, dove vi è sempre la notte, dove il sindaco non ha solo una faccia ma ben due (una triste e impaurita e l'altra felice) e dove il mestiere per eccellenza è quello di inventare scherzi via via sempre più orribili?” sicuramente gli avrebbe consigliato la via più veloce, si, ma per il manicomio.
Ma, questa volta, non poteva negare l'evidenza, era finita dritta dritta in un incubo, e non sapeva se era possibile venirne fuori in breve tempo.
Dovettero passare parecchi secondi prima che Melinda riuscisse a riprendere il controllo del fiume dei propri pensieri, e la prima cosa che le uscì dalle labbra fu:
- No -
Avrebbe potuto dimostrare la sua rabbia, oppure un pensiero lungo e filosofico su quanto fosse difficile abituarsi a quell'idea, un urlo magari, ma
niente di tutto ciò le uscì spontaneo quanto quel "No".
 
- dove-cavolo-mi-hai-fatto-piombare-questa-volta?! -
Ma la risposta aveva il timbro molto diverso da quello di Sora, ancora di più da quello di Roxas; era profonda, ma stranamente irrealistica:
- benvenuti ad Halloweentown! -
Si, Jack Skeletron era sempre stato bravo nelle comparse a sorpresa; ci riusciva talmente bene che, chiunque capitasse sotto il suo sfortunato tiro, sarebbe stato vicino all'infarto molto di più che in tutto il resto della sua vita.
Lo stesso, naturalmente, era successo a Melinda.
Gli spaventi facevano parte di quello che era il suo "mestiere"; ma il momento, il tono di voce, l'impossibilità di vedere cosa fosse successo, rendevano quell'occasione unica nel suo genere.
- ahahahah... divertente... ahah, molto molto divertente -
dal buio provenivano delle risate di scherno. Fu quel suono, in netto contrasto con tutte il resto, a riscuotere Melinda
- chi.. chi sei?? —
e comparve...
uno scheletro...
…parlante;
- no - si lamentò Melinda - non può essere vero! non può, no... pazienza tutto quello che ho visto finora, ma questo e decisamente TROPPO! —
- su su - Sora provò anche a batterle una mano sulla spalla, in vano - vedrai che entro poco ti ci farai l'abitudine, anche io ci ho messo un po’ all'... -
- e quando PENSAVI DI DIRMI CHE SAREMMO DOVUTI VENIRE A CONTATTO CON UNO SCHELETRO?? -
e intanto Roxas sogghignava divertito...
- Se ti do fastidio - disse lo scheletro - posso andarmene! c'è tanto spazio quaggiù! -
- No no - gli rispose Sora rimani... abbiamo bisogno di te! -
- ah ecco... comunque benvenuti, eh! -
- beh per quel che mi riguarda, è un felice ritorno - Il Riflesso sembrava particolarmente felice di essere ritornato in quel luogo; Melinda pensò che ci dovesse essere qualcosa di molto divertente fra quelle terre, considerando lo scintillio nei suoi occhi.
Poi capì che c'era qualcosa che non tornava...
- Ma - intervenne improvvisamente - come riesci a sentirlo? -
lo scheletro-non-così-morto fece un sorrisetto
- presto detto, siamo due morti che, in qualche modo continuano a vivere, siamo quasi fratelli, no?... ci intendiamo alla perfezione! -
e con quella battuta la paura di Melinda si disciolse, spazzata via dalle risate.
- Come con il biondino la, che, a dirtela tutta, assomiglia un po’ troppo al fantasma, lo può vedere, non è così? –
Melinda si girò di scatto verso il Nobodie, giusto in tempo per vederlo annuire.
- E così, questo ero io… che sensazione strana-
Una novità: Roxas poteva vedere Sora. La giovane donna cominciava a capire perché l’avevano condotta in quel luogo…
- Come ti chiami? - in fondo, se dovevi avere a che fare con uno scheletro, tanto valeva conoscerlo!
- piacere, Jack... Jack Skeletron! Qui per servirvi - e anziché togliersi il cappello come segno di saluto, si tolse tutta la testa.
 
- Ora, Aiden, ascoltami bene. Dovrai essere bravo, ma ce la farai, ne sono certo... da qualche parte qua attorno ci deve essere un uomo, uno che puoi vedere solo tu. Hai capito di cosa parlo? –
- Si.. –

- bene, una volta che lo avrai visto, corri da lui e convincilo ad ascoltarti. Voglio che tu gli dica queste parole, Aiden, non dimenticartele; e non avere paura di cosa succederà dopo, ricordati quello che ti dico…

 - - - - - -
cavoli... sono in ritardo! Ma tanto in ritardo...

Chiedo umilmente perdono... ma quest'inverno sta andando veramente di... *completare con epiteti coloriti qui*
E il momento di scrivere si allontana continuamente, e mi dispiace un sacco... anche perchè mi dimentico cosa ho scritto!!
Comunque, non pensate che abbia abbandonato la storia!! Essa è ancora calda... anche se viene servita in ritardo (questi paragoni culinari fanno capire quanta fame io abbia in questo momento) .
Quindi, abbiate fede!! Ora vi lascio (vado a magnà), spero vi sia piaciuto (ah... COMMENTATE!!!)
*spazio di spam* se avete voglia di leggere qualcosa di più veloce ho pubblicato due oneshot... fateci un salto!!
qui  e qui  
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Grazie a tutti e alla prossima!
BuonCiao!!
_Arthur_

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Capitolo 10
*** Di incubi reali (Pt. 1) ***


capitolo 9
Di incubi reali (Pt. 1)


 

“svanito, perso… cosa ne è stato di me? Era tutta una bugia? Non sono esistito… o forse si? Si! Ho sentito la vita scorrere come un fiume!! Ma allora, questa bugia, questa assurda menzogna? Cosa ero? ora nulla più, come deve essere! ora torno al niente… ora torno al tutto”
 
Melinda si riscosse
- ok, Jack. Cosa c’è da fare, qui dalle tue parti? –
- Ah, speravo me lo diceste voi! Non succede mai niente qui ad Halloweentown!-
Il che era assolutamente vero. Halloweentown, infatti, non poteva essere definita una città allegra ne movimentata. A parte il 31 ottobre, e da pochi mesi prima, non succedeva nulla. Tutti i non morti giravano tranquillamente per le strade facendo il solito e piatto nulla. La cara e vecchia fontana zampillava il suo acido allegramente e la ghigliottina ogni tanto si attivava da sola. Tutto qui.
- E allora – Roxas si girò verso l riflesso di Sora – ci vuoi spiegare perché siamo venuti proprio qui?-
Sora sembrò pensarci per un momento.
- Beh, innanzitutto perché sono talmente bello che anche tu meritavi di vedermi –
Naturalmente a questa frase seguì un silenzio sbigottito
- poi perché qui, almeno, tutti potranno vedere se quella carissima signora vestita di rosso compare. E accorgerci di quali Riflessi ha con se -
- Non fa una piega, anche se non ho la più pallida idea di che cosa stiate dicendo – anche jack voleva dire la sua.
Melinda si riscosse per un attimo pensando che Sora non avesse detto tutto a proposito di quel luogo. C’era un atmosfera troppo strana, li, perché potesse essere dappertutto così. Non aveva ancora visto i confini del pianeta (come le era successo già precedentemente) eppure era certa che non potesse esistere solo quella città: quel pianeta sarebbe esploso in neanche un secolo, con tutti quei mostri in giro!
Mentre era assorta in questi pensieri, la donna poté vedere arrivare un omino, basso, tutto trafelato; e con una faccia da funerale
- Signori e signori il nostro sindaco! -
- sisi, jack, saltiamo il cerimoniale – disse il sindaco con la sua vocetta preoccupata – abbiamo un problema –
-un problema? E da quando ci sono problemi in questa città?-
- JACK!! IL BAU BAU!! ALLE PORTE DELLA CITTA’ –
Roxas e Melinda non riuscirono a spiegarsi l’espressione preoccupata che assunse il viso un attimo prima allegro di Jack.
- Non può essere – disse Sora – l’ho sconfitto l’ultima volta… mi ricordo tutti quei vermetti che saltavano da tutte le parti-
- Ma di che diavolo state parlando? –
- E’ IL MOSTRO DI QUESTA CITTA’! -
Il sindaco la metteva sempre sul tragico, si. Però Melinda e Roxas vennero informati in poco tempo dell’esistenza di un essere cattivo che infestava quella città già di per se poco infestata. “Quasi a dire che i mali non vengono mai da soli!” pensò Melinda.
- dov’è in questo momento? –
Prima di svenire il sindaco indicò il bosco, proprio al margine della città e nello stesso istante uno stormo di uccelli si librò in alto, dalle fronde degli alberi.

Il bosco era proprio come la città appena lasciata, o probabilmente è il problema di tutti i boschi in inverno in una notte nebbiosa; ma a Melinda non preoccupava tanto l’atmosfera, quanto l’espressione terrorizzata che mano a mano si dipingeva sul volto di Jack “cosa può spaventare così uno scheletro? “
- Dimmi, Jack – parlò Roxas, che, probabilmente stava facendo gli stessi ragionamenti – di che genere di mostro si tratta? –
- Il Bau bau è fatto di incubi -
- il Bau bau è fatto di mostri –
- il Bau bau è fatto di odio -
Tre vocette, che sicuramente non erano di Jack.
Tre piccoli… cosi avevano appena circondato Roxas e Sora, puntandogli addosso alcune armi improvvisate.
- Vado, Vedo, Prendo! Piccole pesti andatevene da qui! – Jack sembrava molto arrabbiato con i tre piccoletti, che, tra l’altro, non accennavano minimamente ad andarsene.
- oh no – disse uno di loro – non credo che lo faremo, sai? –
- Melinda – la voce sussurrata all’orecchio della donna era quella di Sora – C’è qualcosa che non torna… io avevo già sconfitto questi tre, nel mio ultimo viaggio qui! –
- Beh, sarebbe fantastico ripetere l’impresa, che ne dici? –
Il Riflesso fece comparire nel suo solito modo il suo keyblade: dal nulla. Alla vista dell’arma, però, i tre piccoli scapparono via, senza voler minimamente combattere.
Ripresasi dallo spavento la compagnia ricominciò a marciare, fino a che Jack non si frenò bruscamente:
- Stava ridendo -
- ma di chi stai parlando? –
- Prendo… quando sono scappati non aveva paura… stava ridendo! –
Non riuscirono a registrare la frase che Melinda, guardando a terra disse:
- Qui c’è qualcosa! -
Un orma, grande e tonda, seguita da un’altra poco distante. Lo scheletro si girò verso la direzione della traccia sussurrando:
- non va bene, non va bene per niente! –
E ad un tratto lo videro.
Il Bau Bau, formato solamente di un lurido pezzo di iuta. La posizione era piuttosto strana, con un piede dentro un albero e l’altro ancora poggiato a terra.
Anche lui li vide, al che allontanò i tre ragazzetti con cui, probabilmente, stava parlando fino a qualche attimo prima, e, sorridendo crudelmente, saltò dentro il tronco del grosso albero.

- Christmastown? –
- Si, una città in cui si vive sempre il Natale –
Le idee di Melinda erano più confuse che mai. Stando a quello che Sora le aveva appena detto, al di la di quel buco nell’albero, davanti al quale ora si trovavano, c’era una città completamente dedicata al Natale, quanto quella che aveva alle spalle era dedicata ad Halloween.
- e il Bau bau cosa vuole farci? –
- tremo solo al pensiero -
Rassegnata, la donna si girò verso il panorama al di la dell’albero; il classico freddo invernale, quello asciutto della neve, usciva a bufere dal buco nel tronco e ancora erano visibili, nonostante la grande nevicata, le tracce lasciate due minuti prima dal Bau bau.
- Essìa – disse Melinda – Andiamo nella città del Natale! - Aveva mai detto una cosa più strana?
 
- Da questa parte, voi, non perdetevi in questa bufera! -
Peccato che riuscissero solo a sentire la voce di Jack. Era proprio come i brutti sogni, quelli che iniziano con il buio e il freddo, la nebbia e la pioggia e puntualmente finiscono con te steso per terra agonizzante e con un risveglio precipitoso, la stessa atmosfera, ma nessun risveglio. A tentoni, trascinando a stento i piedi nella neve, la piccola compagnia aveva raggiunto una piazzetta, affiancata da alcune case ben ordinate.
- Melinda, Roxas… occhi ben aperti! – Di Sora, la donna riuscì a sentire solo la voce, per questo rispose:
- Fosse facile! –
- cosa dici? – il Nobody apparve dietro la donna.
- sto rispondendo a Sora! –
Ma Roxas non lo aveva sentito
- Cosa succede? -
- Credo – stava dicendo Sora -  che non possa vederci, Melinda... siamo fuori da Halloweentown, ora! –
- è così, Roxas? –
- Cosa? –
- Sempre meglio, sempre meglio – Melinda era ottimista.

- Oh Si -
La sua voce era terrore puro, fatta degli incubi più nascosti, quelli che la notte non vorresti mai sognare, non perché hai paura di ciò che vedi, ma perché hai il terrore di non svegliarti più.
- sempre meglio –
Il Bau bau.
Neanche il tempo di rendersi conto di lui e già non c’era più; neanche il tempo di capire che non c’era più che Melinda si era ritrovata per terra, colpita da una pesantissima pietra
-Melinda, ma che cosa… -
- Io… non l’ho capito. -
La donna sentiva che Sora le stava dicendo qualcosa, ma non riusciva a capirlo. Un’oscurità sempre più pesante stava cominciando ad avvolgerle gli occhi. Svenne.

Roxas non capiva più nulla
Melinda era svenuta, dopo che un masso partito da chissà dove l’aveva colpita. Jack era stupito quanto lui. Nient’altro. Sora era scomparso.
L’unico aspetto positivo era che la nebbia cominciava a diradarsi. Il Nobody poteva ora vedere tutta la piazza e anche le facciate delle case. Nel mezzo esatto, del piccolo spiazzo, un pozzetto.
- Jack, cosa sta succedendo? –
- Non ne ho idea… -
L’acqua gorgogliava, nel pozzo.
sempre più forte, come se…
Un muro d’acqua esplose dal piccolo buca, ma non era come un gaiser impazzito, no. Era controllato perfettamente, come fosse parte di un braccio invisibile. E avanzava verso i due quasi-morti.
Vennero travolsi. Roxas lottava contro l’immensa forza, con la lucidità tipica di un membro dell’Organizzazione. Ad un tratto si ritrovò con il suo keyblade in mano, quella strana arma che ogni tanto compariva, come se un desiderio profondo potesse richiamarla. Brillò di uno strano potere per alcuni interminabili secondi, fino che tutto fu finito. Neanche il tempo di rendersene conto.
In quel tempo Melinda si era svegliata ma ancora non si muoveva.
- COSA STA SUCCEDENDO, Melinda?? –
- Sbrigati! Non c’è tempo! Ne sta rapendo un altro!! –
- ma cosa dici? –
- Il BAU BAU!! È solamente un riflesso, per questo non lo vedi! –
- Ma allora… -
E una risata, gelida e dal fascino non dimenticato irruppe dal silenzio.

- - -
Tanti auguri fanfic, tanti auguri fanfic, tanti auguri fanfictioooooooon, tanti auguri a teeeeeeeee! (con un po' di ritardo)
e anche a me, visto che ci siamo!
si, per il mio compleanno vi regalo un nuovo capitolo della fanfiction.
Tra l'altro questo è solo un pezzo del capitolo, che doveva essere molto più lungo... ma vi stavo facendo aspettare troppo, e poi non so perchè ma ultimamente non riesco a cavare una parola dietro l'altra... non ce la faccio proprio, infatti questo capitolo non mi piace come l'ho scritto. Ma tante volte è come se la storia si scrivesse da sola... e così si è voluta scrivere, caotica e confusionaria... per qualunque chiarimento chiedete pure!
Fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo dell'anniversario, eh!!
via, per ora vi lascio... spero di essere un po' più veloce, per il prossimo!
un salutone!!
BuonCiao!!
_Arthur_
P.S. ho visto che molti hanno aggiunto questa storia tra le seguite o preferite o ricordate. Un gigantesco GRAZIE a tutti! (se avete un po' di tempo mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate!)

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Capitolo 11
*** Di incubi reali (Pt. 2) ***


Capitolo 9
Di incubi reali (Pt. 2)

Roxas non credeva alle sue orecchie : Ancora risuonava quella risata malvagia? Non poteva vedere la donna che la emanava, ma era certo che, se mai l'avesse incontrata, si sarebbe subito pentito di
Aver posato i suoi occhi su di lei.
Melinda, invece, non si stupì di trovare la Dama Rossa in quella piazza; infatti aveva capito quasi subito, cioè prima che il Bau Bau le tirasse quel masso enorme in testa, che il loro nemico non era del tutto "vivo"; ma ora non poteva fare nulla... solo ascoltare le parole della donna fantasma che le stava di fronte.
- e cosi intralci nuovamente il mio percorso, umana! Sai, non posso dirmi sorpresa, in fin dei conti, avete quella vostra strana abitudine di intromettervi negli affari che non vi competono... -
- che ne hai fatto di tutti gli altri? - '
- Gli altri fantasmini, dici? sono tutti in un posto sicuro, non temere... il che, in fin dei conti, non si può dire di te! -
Dietro la donna una porta sbattè violentemente; da quella che doveva senza alcun dubbio essere la casa di Babbo Natale uscì il Bau Bau, o meglio, il suo riflesso. E sulle spalle portava...
- Ienzo... benvenuto alla festa! -
un nuovo riflesso. Era un tipo particolare, affrontava la situazione con gli occhi chiusi, concentrato su un qualcosa di non chiaro…
La Dama Rossa lo guardò, allo stesso modo in cui una tarantola osserva la sua preda prima di finirla. Sorrise leggermente prima di rivolgersi al Bau Bau:
- Bravo, ben fatto! -
- grazie mia signora -
Era la prima volta che Melinda sentiva la voce di quel particolare Riflesso e, sinceramente, la trovava decisamente stupida, come se ad un grosso cane avessero messo la vocina di un canarino. Ma la donna non poteva fare niente, se non girarsi a guardare Roxas e Sora, e sperare che nessuno dei due venisse visto da Lei.
- Bene; Melinda Gordon, è stato un piacere conoscerti, ma, vedi... le cose sono cambiate dall'ultima volta che ci siamo incontrate... ho trovato un modo tutto mio di individuare i Riflessi e di avvicinarli
senza che si preoccupino, quindi, non credo di aver più bisogno della tua persona, per giocare a questo gioco! Da questo momento puoi reputarti espulsa... Mio caro... procedi pure! -
Sora, nel frattempo, si stava chiedendo perchè Melinda non scappasse; la Dama Rossa aveva appena ordinato al Bau Bau di andarla ad uccidere ma lei ancora non si muoveva dal terreno, come se non fosse stata capace di alzarsi o qualcosa la trattenesse a terra... fu in quel momento che notò il collo della donna, e la catenina magica, spezzata.
Per un folle attimo pensò di correre a salvarla; ma poi gli venne in mente che ancora la Dama Rossa non conosceva la sua esistenza e, visto che nella sua condizione di fantasma non sarebbe comunque stato in grado di fare nulla, tanto valeva rimanere nascosti;
Penso anche di avvisare in qualche modo Roxas, ma nuovamente l'idea gli sembro stupida: "poverino " pensò " chissà cosa starà capendo di ciò che vede!"
Ormai il Bau Bau era sul corpo di Melinda, che lo guardava terrorizzata. Il logoro sacco di iuta strisciava sul corpo della donna mortale, come se volesse coprirlo per l’ultima volta. Melinda chiuse gli occhi pensando che se proprio doveva morire li, in quella piazza innevata, non avrebbe visto ciò che la bocca del mostro nascondeva. Fu proprio in quel momento che, dai residui di foschia, sbucò una sagoma conosciuta, che la donna non vide subito. La sagoma di un grosso topo dalle orecchie tondissime.
Sora non era ancora riuscito a capire che Topolino era comparso in quella piazzetta, che già lui era saltato sopra il Bau Bau e lo aveva fatto esplodere all’istante, senza sguainare il keyblade, ma semplicemente sussurrando qualcosa all'orecchio del mostro.
Poche parole all'orecchio, ed era volatilizzato. Topolino aveva provato anche a correre nella direzione della Dama Rossa, ma lei, con un urlo agghiacciante di rabbia, era fuggita scomparendo
nel nulla.
Sora non capiva cosa fosse successo, Melinda tantomeno. Un attimo prima stava per morire, e ora era sana e salva, e i suoi nemici erano scomparsi.
Topolino, corse verso Ienzo (solo più tardi la donna seppe che era il riflesso di un certo Zexion)
e, dopo avergli sussurrato le stesse parole evanescenti, lo vece fece sparire nel nulla
Sora uscì alle scoperto
- Maestà, ma cosa...
Ma Topolino era già andato via, lasciandoli con troppe domande. Ancora una volta Roxas, Melinda e Sora si trovavano soli... anche se...
dove era stato in tutto quel tempo Jack?
Quando il Bau Bau aveva inondato la piazza con l'acqua del pozzo, Jack era stato trascinato (rischiando seriamente che tutte le sue ossa si staccassero dalle altre) davanti alla casa di Babbo Natale. Decise di entrare, per vedere se all'interno il vecchietto stava bene. Qui incontrò il Bau Bau, o meglio... bisognerebbe dire che il Bau Bau incontrò lui, poiché Jack non riusciva in alcun modo vederlo.
Un incontro che, al povero scheletro, costò uno svenimento prolungato,
dal quale rinvenne quando Roxas lo schiaffeggiò malsanamente:
- Jack! JACK svegliati! -
lo scatto che lo scheletro fece portò a fargli cadere la testa, che rotolò solitaria per tutta la stanza.
- Potresti riportare la mia testa a posto?`- (perchè, dovete sapere, le teste degli scheletri possono parlare anche senza corpo). Roxas esegui. Mentre completava l'ingrato compito spiegò con due
parole quello che lo scheletro si era perso della vicenda, per poi chiedergli:
- non è che, da qualche parte, hai avuto modo di vedere un Moguri? -
- un Mo... che?!? -
- un MOGURI... da qualche parte dovrebbe esserci un esserino che sembra un orsacchiotto con le ali da pipistrello e un pom pom in testa... lo hai visto? -
- beh - rispose Jack - di cose strane da queste parti se ne vedono, ma mai fino a questo punto, perchè me lo chiedi, comunque? -
- Quindi non lo hai visto? -
- no... non c'è mai stato nessun Moguri qui da queste parti!! -
- MERDA! — imprecò il Nobody.
corse di fuori e diede la brutta notizia a Melinda:
- Siamo capitati nell'unico pianeta in cui i moguri hanno paura di venire -
là donna accolse la notizia con stupore...per poi fare un segno inaspettato, ma inequivocabile:
"'non ho capito“
"sempre meglio!” stava pensando Sora in quel momento " la collana si è rotta e ora non capisce ciò che dice Roxas"
- Melinda - gli disse il riflesso - mi capisci? -
- oh, grazie al cielo, si, ma non comprendo una sola parola di quello che sta dicendo Roxas! -
- va bene, farò da interprete.. Roxas stava dicendo che in questo mondo non ci sono i moguri! -
- MERDA - anche Melinda imprecò - e ora che facciamo? -
- non lo so... devo pensarci - pur non vedendolo in quel momento Roxas aveva iniziato a parlare con Sora, in una lingua strana che la donna non riusciva a capire. Ma lo sguardo di stupore che si
dipinse sul volto del Riflesso le riuscì subito chiaro… come se le sventure potessero parlare una lingua universale.
- Roxas dice che un modo per cambiare mondo ci sarebbe... ma è molto difficile... -
- Scusami, ma non puoi cambiare mondo tu e farmi costruire la catenina per poi portarmela? –
- Quello che non sai – le rispose il Riflesso — è che quando eri svenuta, a città di mezzo, i Moguri prepararono la catena facendoti delle misure strane ma essenziali... quindi il moguri che ricostruirà quell'oggetto dovrà per forza farti le stesse misurazioni...
Segui un attimo di silenzio in cui Melinda registrava la sua ennesima sfortuna. “Fantastico” pensò “probabilmente qualcuno mi ha molestato senza che io me ne accorgessi…”
- Dimmi cosa vuole che faccia e perchè sarà difficile – provò a cancellare tutto il tono rassegnato e ricco di sconforto dalla sua voce… ma non ci riuscì un gran che.
In quel mentre Roxas stava iniziando a parlare di nuovo…
- fai segno di starsene zitto! ·
Melinda eseguì, mentre Sora riprese a spiegare la tattica del Nobody
- Il nostro amico qui, vuole farti passare in uno dei suoi varchi di oscurità…verso un altro mondo.. –
- E quale è… -
- il problema, è che attraversare un varco oscuro senza farsi condizionare dall’oscurità non è così facile… dovrai attraversare, nessuno sa per quanto tempo, il suo regno! Potresti uscirne pazza, depressa, maniaca, affranta, delusa, demoniaca, malvagia, crudele, sadica, masochista…
- ok, OK! ho capito! –
- o potresti non uscirne affatto. Potresti innamorarti dell’oscurità o volerti uccidere solo per averla incontrata… -
La proposta era terribilmente reale e terribilmente difficile da accettare. Melinda aveva avuto a che fare con l’oscurità molte volte, in tutta la sua vita. C’erano momenti in cui si presentava come un fantasma cattivo, che rapiva tutti gli altri spiriti erranti, o semplicemente poteva presentarsi come un mal di testa improvviso, quando si rifiutava di aiutare uno di loro. C’era abituata, in fondo… ma la prospettiva di calare tutte le difese, di farsi avvolgere da essa e di entrare nel suo regno non la ispirava affatto, qualunque cosa avesse incontrato dall’altra parte.
Ma, in fin dei conti, non avevano altra scelta. Non aveva neanche bisogno di chiedere, per sapere che non potevano far venire un moguri li, in quel mondo… ci sarebbe voluto troppo tempo e la dama rossa lo avrebbe usato per trovare tutti i Riflessi rimanenti… e completare il suo piano.
“che ancora” concluse Melinda “non ho idea di quale sia!”
prese la sua decisione.
- Va bene, Sora, andiamo avanti –
- Quindi attraverserai un varco nell’oscurità? Fino all’isola che non c’è? –
- Si, lo faro… ma.. –
- Ma? –
- l’isola che non c’è? Non è quella di –
- Peter Pan, si. Lo dovresti conoscere! –
A quanto pare anche le storie per bambini, a volte, diventano realtà.

- - - -
E così eccoci ancora qua!
ormai non credo valgano più le scuse per il ritardo... ho duecento miliardi di cose da fare ultimamente (tra cui 4 esami da preparare) e i miracoli che mi consentono di mettermi a scrivere sono veramente rari.
Comunque, a parte questi dettagli poco gratificanti sulla mia vita privata, spero vi sia piaciuto questo nuovo capitolo... e che vi abbia chiarito (almeno in parte) tutti i dubbi che sicuramente vi avevo fatto venire con la prima parte!!
che altro ho da dire? niente di che, in effetti... solo che dopo un anno e passa dalla pubblicazione di questa storia ancora non ne vedo chiaramente la fine. Per adesso ho la trama nella testa, ma come verrà sviluppata è un altro paio di maniche. Quindi, carissimi lettori, non vi faccio promesse alcune! ;)
Continuo, però, a ringraziare tutti perchè so che ci siete... da qualche parte c'è ancora qualcuno che legge questo crossover! Ah, scusate tutti gli errori di battitura che ci saranno nel testo... l'ho scritto con la macchina da scrivere, per poi convertirlo con l'OCR. E, purtroppo, non ho avuto molto tempo per ricontrollarlo meglio!
Via, dai, vi lascio... un salutone a tutti e, come al solito, l'invito a recensire!!
BuonCiao a tutti!
_Arthur_

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Capitolo 12
*** Dov'è la mamma? ***


Capitolo 10
Dov'è la mamma?

- Preparatevi, tutti quanti… -
- Mia signora, crede sia giunto il momento? –
La dama Rossa alzò la schiena, mostrandosi in tutto il suo fascino malefico.
- Uncino, uncino… credo di dover essere io a decidere. Non pensi? –
E anche se il capitano avesse voluto rispondere “no” non avrebbe potuto: Naminè era sempre li, accanto a lei, pronta a fare qualunque cosa le ordinasse.
- Ora, miei cari… invadete l’isola che non c’è. Nessun angolo deve essere risparmiato… Nascondetevi come meglio credete, vi do tre ore. Io, intanto, farò in modo che quella donna venga a cercarci; di sua spontanea volontà… –
 
Il viaggio nell’oscurità
Molte volte, in seguito, Melinda cercò di descrivere quei momenti, da quando era entrata, titubante, nel varco oscuro di Roxas, fino a quando era uscita, un attimo o un secolo dopo.
Più volte usò questa metafora per parlarne: è come trovarsi al centro esatto di una immensa folla di persone che ti urlano la strada da prendere, l’una in disaccordo con l’altra, sempre. Per uscirne devi sgomitare e scalciare, ma anche stare ferma e aspettare; devi non ascoltare quello che ti dicono, ma anche cogliere frammenti vaganti di conversazione, sapendo che qualcuno ti sta dicendo davvero la strada giusta.
La sua mente era entrata in confusione in meno di un attimo, e per tutto il tragitto aveva sentito cose che da un lato la orripilavano, ma dall’altro l’attraevano, fascinose. Solo di una cosa era certa, alla fine del suo viaggio in quel luogo: se mai esistesse un luogo in cui la Dama Rossa era nata, quello era il regno dell’oscurità, che lei aveva varcato.
Cadde faccia a terra, svenuta.
- Melinda… Melinda! –
Le immagini vorticavano nella sua testa: un sogno, probabilmente… Aiden che correva tra le stanze di… erano fatte di legno, e questo è sicuro. Ma… non poteva essere una casa, o un castello.
- Melinda…svegliati!!! –
Aiden correva a fatica, come se il pavimento sotto di lui stesse oscillando, seguendo la scia di un’ombra, di un qualcosa di oscuro, vagamente umano. Delle candele ad olio illuminavano il suo percorso
- MELINDAAA! –
Si svegliò di soprassalto. Era stesa, a terra. Vera terra umidiccia e profumata le premeva insistentemente sul volto. Attorno a lei Sora e Roxas avevano ancora le mani sulla bocca, pronti ad urlare nuovamente il suo nome se non si fosse svegliata.
- Tutto bene? –
Primo aspetto positivo: capiva quello che Roxas le diceva.
Si guardò al collo: la sua catenina, di uno spiccante color oro, era nuovamente al suo posto.
- Mentre eri svenuta – le stava dicendo il Riflesso – Sono andato a procurartene un’altra… non sei contenta? –
- Si, guarda… una pasqua! –
- CHE???? –
- Lasciamo perdere, vah… quanto tempo sono stata svenuta? –
Roxas chinò il capo con fare colpevole
- tre ore; ho temuto che non ti svegliassi più -
Ancora scossa dal viaggio attraverso l’oscurità, Melinda si alzò in piedi
- una cosa è certa – disse – preferisco di gran lunga viaggiare tramite catenina, il che è tutto dire! –
Sora ridacchiò.
Il paesaggio che le stava attorno, quando si concesse un attimo per guardarlo, non aveva nulla di strano in se: una boscaglia, neanche troppo fitta, di alti faggi con quel poco di sottobosco che si riusciva a creare, neanche troppo lontano un uccello aveva appena ripreso a cantare, interrotto dalle urla dei suoi amici. Doveva essere appena mattina, a giudicare dalla rugiada fresca che copriva le foglie morte. In compenso un quadretto piuttosto tranquillo
Solo l’atmosfera era diversa: un’aria immobile circondava tutto e anche il viver lento della foresta sembrava essersi perso in un’immobilità assurda come se…
“come se qui non scorresse il tempo” però la donna. E infine si ricordò dov’era: l’isola che non c’è, un luogo in cui si rimane sempre bambini.
Il primo impatto con questa idea fu di divertimento: si immaginò ancora una volta bambina, mentre ascoltava la storia di Peter Pan e sognava di vederlo arrivare, un giorno, alla sua finestra e volare via con lui verso quel posto.
- Melinda… stai sognando ad occhi aperti! –
- Scusami, Sora. Mi fa strano essere in questo posto, sai è da… -
Ma la frase rimase in sospeso.
- WENDYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY –
- MAMMAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA –
Bambini
Scalmanati
Che correvano.
Subito la donna capì di chi si trattava: Peter Pan e i suoi bambini sperduti.
Sembravano avere una certa fretta, a giudicare da come correvano, ma Peter ordinò comunque l’alt appena riuscì a vedere Melinda.
Solo, un unico bambino, non sentì l’ordine e continuò a correre. Allora Peter si mise una mano sulla bocca e…
- PEEEEEEEEEEEEEEEENNYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!! –
E anche l’ultimo bambino si aggiunse alla comitiva.
- Ci scusi signorina – diceva intanto Peter – ha per caso visto una bambina da queste parti? –
Melinda, ancora scossa dall’incontro, negò con la testa
- no, temo di… -
- uffaa.. -    - che barbaa -    - Peter, ci avevi promesso una mamma! –
I bambini sperduti sembravano tristi…
- signorina – l’ultimo arrivato si era rivolto a lei – lei è per caso la nostra mamma? –
Probabilmente era un affermazione che non doveva dire… perché da dietro gli arrivò un grosso scappellotto dal capo banda, Peter Pan.
- Penny, scemo! Non vedi che è grande?  Mi scusi signorina, ora dobbiamo proprio andare… sa, Wendy è tornata e io devo andare a cercarla! Penny, Leo, Inchiostro, Bandito… salutate e andiamo!-
- salve signorina! -     - Arrivederci signorina!! -       - ciaociaoooo! –
- Ehi, aspetta! - Melinda quasi fermò Peter per un braccio - Penny, Leo, Inchiostro e Bandito… che ne è stato degli altri bambini sperduti? –
- gli altri? Quali altri? –
- Come quali? Bombolone, pennino, pochino… i gemelli! –
A giudicare dallo sguardo che ricevette, carico di rimorso e… rimpianto?, Melinda capì di non aver fatto la domanda giusta
- arrivederci –
E anche Peter corse via.
Ultimo un luccichio veloce, uno svolazzo luminoso, segno equivocabile del passaggio di Trilly.
Melinda si rivolse subito ai suoi compagni
- e ora cosa facciamo? –
- SEGUI TRILLY!!!!!! – Sora urlò come se ne andasse della propria vita.
 
Dall’alto della sua posizione la Dama Rossa poteva vedere tutta la strana colonna di persone che correva nella foresta. Primi i cinque bambini, con le loro corte gambette, vedendoli pensò a quanto fosse stato facile ingannarli con poco: “verranno qui, e si porteranno dietro ciò che sto cercando…”. Poco dopo l’umana con il suo amichetto, il nobodie, e…
“non ci credo” la Dama Rossa scattò in piedi velocissima “no… non può essere con lei.” Poi però raccolse le idee a coppie; era un esercizio che aiutava ad organizzare le idee, lo usava sempre nei suoi esercizi da maga…
Melinda e il prescelto
Giunti fino a qui
Era una conseguenza logica, in effetti. Quell’umana, da sola, non sarebbe riuscita a fare nulla, non sarebbe mai arrivata fino a quel punto solo in compagnia del nobodie.
“in fondo non mi va così male. Potrebbe conoscere qualche dettaglio, sebbene di tutti i Riflessi sia il più inutile”
Prima di girarsi a verificare il nascondiglio dei suoi “uomini”, guardò gli ultimi elementi della fila…
“finalmente” pensò “sono arrivati”
un sorriso le si dipinse in volto
“ora ci siamo tutti”

ma forse, e lei non poteva saperlo, c’era qualcuno in più…

- - - - - - - -
Ciao a tutti...
non so, credo che sia piuttosto incasinato come capitolo, ma ho una scusa valida: è il capitolo di transito prima del "gran finale". Quindi è normale che abbia messo qualche pulce nell'orecchio, senza rivelarmi troppo... spero di non tardare con la pubblicazione del prossimo capitolo; anche perchè sebbene sia arrivata l'estate ho duecento miliardi di cose da fare e poco tempo per scrivere. Ma non disperate, come già detto questa storia avrà una fine, prima o poi...
Ringrazio ancora tutti, i seguiti, preferiti, recensiti, letti, cotti e mangiati!
fatemi sapere che ne pensate!
BuonCiao!!
_Arthur_
((P.S. Ho perso....))

Scusate l'enorme ritardo per il prossimo capitolo, ho troppo poco tempo da dedicare a questa storia, lontano da quanto vorrei...

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