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di thatsmylastsong
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - Lean on me. ***
Capitolo 2: *** - No one will ever understand how much it hurts. ***
Capitolo 3: *** - Still here. ***
Capitolo 4: *** - Set fire to the rain. ***
Capitolo 5: *** - Far away. ***
Capitolo 6: *** - The heart of the matter. ***
Capitolo 7: *** - All we are. ***
Capitolo 8: *** - Thinking over. ***
Capitolo 9: *** - Nothing about my life has been easy. ***
Capitolo 10: *** - You didn't think that I'd come back. ***
Capitolo 11: *** - It's time, little girl, wake up. ***
Capitolo 12: *** - That kind of love never dies. ***



Capitolo 1
*** - Lean on me. ***


Era una fredda e buia notte nella città di Dallas; il vento picchiava e fischiava su ogni finestra della città, specialmente contro quella di casa Lovato. 
Nel quartiere di Demi la gente nutriva una cieca fiducia verso il prossimo, il che stava a significare che nessuno chiudeva mai la porta a chiave. 
Erano le tre del mattino e apparentemente, un sonnambulo, voleva fare una sorpresa a qualcuno della famiglia. 
Questa misteriosa ombra della notte si stava dirigendo verso la camera da letto di Demi e lei, come da consuetudine, stava dormendo. 
Uno dei difetti di Demi, se così si può chiamare, era che aveva il sonno leggerissimo, bastava un minimo schiocco di dita per farle andare via il sonno e... beh, farla spaventare a morte. 
-Demi...- disse dolcemente il misterioso ragazzo
-AAAAAAAAH!- urlò lei, e non solo questo. Quando Demi si svegliò di scatto per lo spavento, diede una testata al ragazzo e gli colpì con il piede... il suo gioiellino
-Ma sei diventata matta?- disse lui, accasciato a terra dal dolore. Demi accese finalmente la luce
-Joe? Che cosa diavolo ci fai qui? Pensavo che fossi un pedofilo o il tizio di 'V per Vendetta' che, a proposito, stavo sognando!-
-Senti, già che ci sei mi vuoi confidare anche i tuoi sogni più segreti o mi prendi del ghiaccio da mettere... qui sotto?-
-Ehm... non posso-
-CHE COSA?- urlò inavvertitamente Joe in tono isterico
-E' solo che non voglio salvare personalmente il soldato Ryan- riferendosi al suo pene
-Se mi dai del ghiaccio prometto che lo salverò da solo e prega che dopo l'urto funzioni ancora- Demi andò a prendere il ghiaccio e dopo un po', si sedettero entrambi sul letto
-Lo sai, non pensavo che pensassi ancora a me, visto che da domani, tu e i tuoi fratelli diventerete delle star internazionali- disse Demi
-Tesoro, io ti penso sempre- disse Joe in tono scherzoso
-Sta zitto, sciocco. Insomma, domani, cioè, oggi sarai ad Hollywood e io sarò ancora qui. No dico, ma te lo immagini? Senza di te verrò presa di nuovo di mira da Ashley e il suo gruppo di troiette ossigenate, ne sono certa-
-Se passi tutta la vita a pensare che debba succedere la cosa peggiore che riesci a immaginare, qualche volta devi pur sbagliare. Insomma, questo è il tuo ultimo anno, vedrai che sarà magnifico! E poi Dems, te l'ho già detto. Se avrai bisogno di me in qualsiasi momento, chiamami e ti ascolterò-
-Non voglio la tua carità-
-Sì che la vuoi-
-E' vero, la voglio- si guardarono per un momento e risero, ma Demi era tutt'altro che felice
-Senti, posso farti una proposta indecente?-
-Sì, credo-
-Ti andrebbe di diventare la mia ragazza?-
-Che cosa? Scordatelo-
-Oh, ma andiamo! Io sono bello, attraente e sto per diventare alquanto famoso, sono un buon partito e poi io e te ci conosciamo da tutta la vita, saremmo esplosivi insieme-
-Hai dimenticato di aggiungere 'modesto' alla lista dei tuoi pregi-
-Beh, tu mi conosci, la modestia non fa parte del mio essere. Comunque anche tu sei molto carina e poi hai un sorriso che... beh, farebbe sciogliere qualsiasi cuore- Joe diventò bordò
-Hai seriamente qualche rotella fuori posto. Mi sa che la testata che ti ho dato abbia provocato più danni del previsto- disse Demi divertita
-Tu non mi piaci, lo sai?- disse Joe in tono fintamente acido
-Sbaglio, o meno di cinque minuti fa mi hai proposto di diventare la tua ragazza?-
-Sì, ma l'ho fatto prima di capire che tu non mi piacessi-
-Non te ne stavi andando?-
-Ehm, veramente no-
-Ah, già. Vattene ora, allora-
-Non fare la stronza. Sai, in realtà pensavo che potrei dormire qui, proprio come quando avevamo nove anni-
-Joe, quei 'bei tempi' sono andati-
-Ma noi possiamo riaverli indietro, solo per qualche ora, ti va?-
-Mi va- così, appena Demi si sdraio, la seguì Joe. Incrociarono le loro mani e Demi se le mise vicino allo stomaco 
-Dems, non vorrei farti questa domanda ma non posso partire senza avertela fatta-
-La risposta è no-
-Ne sei sicura? Lo sai che, se la risposta fosse sì...-
-Ma non lo è. Ora dormi-
-D'accordo, buona notte Demi-
-Buona notte Joe- e i due dormirono accoccolati fino al levarsi del sole.

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Capitolo 2
*** - No one will ever understand how much it hurts. ***


Mentre le prime luci dell'alba trafiggevano i vetri delle finestre, Demi era già pronta per accompagnare Joe all'aereo porto.
-Dillo- disse Joe
-Dire cosa?-
-Che ti mancherò e piangerai come una femminuccia quando mi vedrai salire su quell'aereo-
-Mi mancherai quanto mi mancherebbe una dissenteria anemica-
-Uh, facciamo le spiritose adesso?-
-Guarda che non stavo scherzando e ora muoviamoci a prendere la tua macchina. Se mia madre viene a scoprire che ti sto accompagnando non mi farà più uscire per un mese. Ma aspetta... io non ho una vita sociale quindi non cambierebbe niente-
-Mi fa stare da schifo vederti così infelice, non te lo meriti-
-Ci sono tante cose che non merito, eppure ne sento il peso sulle spalle-
-Di quali cose parli?-
-Oh, ehm... di niente. Coraggio, si parte!-
 
Demi era assolutamente incantata dall'enormità dell'aereo porto. Non aveva mai messo piede fuori Dallas, quindi per lei era come trovarsi in un terreno sconosciuto
-Buongiorno e benvenuti. Grazie per aver scelto la nostra compagnia aerea, ecco a voi due biglietti- disse con voce squillante, una addetta alla biglietteria di evidenti origini orientali
-Oh, nono, il biglietto è solo per me- disse Joe
-Mi scusi- disse lei desolata -pensavo che anche la sua ragazza venisse con lei- non era di certo la prima volta che Demi veniva etichettata in questo modo, ma dopo aver dormito abbracciati, all'udire di quelle parole, si sentiva scombussolata
-Beh, ecco, veramente io non sono la sua ragazza, noi... non stiamo insieme. Cioè, siamo insieme ma non stiamo insieme, non in quel senso... sa', io sono ancora single, sto ancora aspettando il ragazzo giusto... non che lui non sia giusto ma... insomma, è giusto ma non si sa è giusto per me. Lo sa, lui sta per diventare famoso...-
-Ambarabàcciccìcoccò, tre civette sul comò, ma sì, aggiungiamo anche questo a tutte le cose completamente private e irrilevanti che hai detto, ti va?- disse Joe, infastidito
-Va bene, ecco a lei UN solo biglietto- quando si allontanarono, Joe prese Demi per un braccio
-Ma che ti è preso? Sembravi posseduta dal fantasma delle feste alcolizzate- Demi scoppiò a ridere ma accorgendosi che per Joe non era altrettanto divertente, ritornò seria
-Non lo so... è stato un impulso che spero non si ripeterà-
-Sì ma ora quella lì crede che io non sia il ragazzo giusto per te-
-E lo sei?-
-Sì! Volevo dire, no! Addio Demi, è stato bello finché è durato- Demi lo trattenne per braccio destro
-Andiamo, mi dispiace- disse lei, con quel sorriso che riesce a far sciogliere ogni cuore
-Il fatto è che non riesco ad arrabbiarmi con te-
-Non riesci... o hai paura di farlo per le ripercussioni che pensi potrebbero avere su di me?-
-No, davvero non ci riesco. Ma se vuoi parlare di quello, beh, sappi che io sono sempre qui-
-Mi sono pentita solo di aver tirato in ballo l'argomento. Comunque... è l'ora dell'addio, giusto?-
-Non è un addio! E' un 'ci vediamo presto'- e si abbracciarono. Fu un abbraccio lungo e profondo. In quelle braccia forti, Demi si sentiva al sicuro, protetta e quando le avrebbe lasciate, sarebbe stata, come per tutta la sua vita, vulnerabile
-Aspetta... ho una cosa per te-
-Adoro le cose per me-
-Non ti eccitare troppo, sappi che non mi è costato nulla. Veramente, non sto scherzando... l'ho trovato nello scantinato, ma sono sicura che lo apprezzerai-
-Non ci credo! Il nostro cd in vinile di 'Moon River'. Mio Dio, da piccoli lo avevamo consumato a forza di ascoltarlo. Sei meravigliosa!- e si abbracciarono di nuovo, ma questo abbraccio, profumava di addio
-Sai com'è, se ti dovessi sentire solo-
-Mi sentirò nostalgico, più che altro-
-Ora vai, l'aereo sta per decollare- disse Demi, controvoglia
-Ci vediamo presto-
-Sì, ci vediamo presto-
 
Appena Demi entrò in macchina per guidare fino alla sua scuola, le scese una lacrima e in quella lacrima, c'era tutto ciò che non aveva detto a Joe. Non provava nessun sentimento particolare nei confronti di Joe, ne era certa. Non credeva che lui fosse la persona giusta per, beh... per niente. Non credeva  che lui fosse la persona giusta in grado di guarire le proprie ferite interiori; ma forse, in questa fase della propria vita, avrebbe solo bisogno di qualcuno con una ferita simile alla propria. Appena scese dalla macchina, ovviamente da sola, Ashley e il suo gruppetto la squadrarono, neanche fosse un foglio per educazione tecnica. Una delle troiette, si avvicinò a lei
-Accidenti Lovato, ci dispiace tanto che quel gran pezzo di figo di Joe Jonas se ne sia andato ad Hollywood, ma d'altronde è meglio così, lui si merita di diventare famoso e si merita soprattutto di non perdere tempo con perdenti come te- Demi non disse niente, non aveva la forza necessaria. Già solo la risata delle bullette davanti a lei, le faceva venire voglia di... danneggiarsi. Percorse a fatica il viale per entrare in quella scuola che tanto la terrorizzava e come colpo di grazia, Ashley in persona le sussurrò
-Sei e rimarrai soltanto una perdente, Demetria. Tu non sei niente. Ops... sbaglio o sei ingrassata?- e se ne andò. Demi lì per lì finse indifferenza ma appena non vide nessuno per i corridoi andò in bagno e si taglio con un coltellino che aveva nello zaino. L'odore del suo sangue la faceva sentire meno vuota, come se avesse qualcosa da colmare. Rimase a tagliarsi i polsi per circa 10 minuti e poi uscì, schifata da se stessa. Appena uscì dal bagno, si imbatté in Miranda Grey, ovvero la preside
-S-signora io stavo andando in classe-
-Oh, non fa niente Demetria, in realtà volevo giusto parlarti, saresti così gentile da seguirmi nel mio ufficio?-
-Ho un altra scelta?-
-Coraggio, non avere paura- ed entrò
-Allora... ho saputo che il tuo grande amico Joe Jonas è partito per diventare una star. Cosa ne pensi?-
-Beh, io penso che se lo meriti. Ha tanto talento e sono sicura che lui e i suoi fratelli faranno furore-
-Veramente, io mi riferivo a come ti senti a proposito della sua partenza. Ti dovrà mancare molto, non è così?- Demi non disse niente, il nodo che tratteneva in gola le permetteva a malapena di respirare, figuriamoci di parlare -Demetria, va tutto bene? Vuoi confidarti con me?-
-Preside Grey, apprezzo il suo interessamento, ma io sto bene e non mi sembra produttivo che io rimanga ancora qui-
-Va bene, puoi andare, ma se ti serve, io sono qui- Demi andò via prima che potesse sentire quest'ultima frase. Non le importava il supporto della preside. Lei era sola. Alla fine delle lezioni, andò a casa, si chiuse in camera sua, si tagliò e pianse per due ore filate. Era ormai sera quando decise di alzarsi da quel letto, con il cuscino bagnato dalle sue lacrime. Dietro casa sua c'era un piccolo lago dove lei si sedeva sempre, quando tutto intorno a lei faceva schifo
-Quanto fa schifo oggi da uno a dieci?- Demi sobbalzò
-JOE! Non puoi essere tu... tu ora dovresti essere in California!-
-Hanno spostato il volo per il maltempo. Parto tra circa un ora- disse lui, sorridente
-Dieci. Da uno a dieci fa schifo dieci-
-E' per colpa di Ashley, vero?-
-Joe... io ti ho mentito- e così, lui si sedette
-In che senso?- avrebbe dovuto dirlo. Avrebbe dovuto dirgli che si tagliava, che stava male, che era emotivamente in fin di vita. Doveva farlo, ma poi... l'avrebbe più guardata nello stesso modo? Demi non sapeva che fare.

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Capitolo 3
*** - Still here. ***


-Avanti, dimmi tutto- disse Joe, molto paziente. Demi scrollò le spalle e alzò gli occhi al cielo, come se volesse catturare al volo le parole che stava per pronunciare
-La verità è che, sì insomma... lo ammetto, mi manchi e mi mancherai- Demi disse la verità, ma non era quella la cosa che le stava di più di cuore. Anzi, purtroppo per lei, era proprio quella. Joe le mise un braccio attorno alla spalla e Demi appoggiò la testa sulla spalla destra di Joe
-Ci avrei scommesso il mio bel sedere scultoreo. Ma non importa che io vada a Hollywood o sul pianeta delle scimmie... io ci sarò sempre per te. Insomma, sono venuto fin qui dall'aereo porto-
-L'aereo porto dista un quarto d'ora da casa mia-
-Dettagli- e le fece l'occhiolino -ah, quasi dimenticavo. Ho una cosa per te- e le fece un gran sorriso
-Sono... quello che penso?-
-Assolutamente sì, dolcezza!-
-Due biglietti di andata e ritorno per Hollywood... ma, perché?-
-Sai com'è, se mi dovessi sentire solo-
-Joe, mi prometti una cosa?-
-Cosa?-
-Promettimi di rimanere sempre questo meraviglioso ragazzo dal cuore d'oro, va bene?-
-Lo prometto. E tu promettimi di tirare fuori quella forza innaturale che tieni nascosta per paura di venire giudicata. Perchè la cosa peggiore che potrebbero dire di te se la sfoderassi, sarebbe 'quella chi si crede di essere?'- Joe, al contrario di Demi, aveva sempre provato qualcosa per lei; niente di che, ma tutto di speciale -ora devo andare, ma rifletti su quello che ti ho detto e usa quei due biglietti quando vuoi- si abbracciarono di nuovo, la terza volta in un giorno. Demi, così, rifletté sulle parole di Joe. Lui le aveva chiesto di sfoderare la sua forza, non di essere forte, il che significava che lui credeva il lei e lei, credeva un po' di più in se stessa
 
La mattina seguente, Demi parcheggiò la sua auto e percorse quel viale demoniaco che portava alla sua scuola, dietro di lei, sentiva qualcuno se chiamava il suo nome e si voltò di scatto
-DEEEEEEEEEMI!-
-Scarlett! Calmati, respira e fatti tornare normale la pressione- Scarlett era la migliore e unica amica di Demi
-Oddio, mi dispiace tanto- e l'abbracciò
-Tranquilla, sto bene, mi sono ripresa per la partenza di Joe, anzi, pensa che ieri sera...- e mentre Demi parlava, Scarlett la guardava come se Demi avesse assunto qualche droga e così, se ne uscì con un elegantissimo -porca puttana...-
-Scarlett, stai bene?-
-Sì... io... sto bene, ma facciamo in modo di non separarci MAI in queste ore, d'accordo?-
-Come vuoi- così, Scarlett prese Demi a braccetto e si diressero verso l'ingresso. Appena entrate, Demi non stava ricevendo alcuna occhiataccia da parte di nessuno, tutti nei corridoi evitavano il suo sguardo, tranne la preside Grey che la convocò nel suo ufficio per una consulenza d'urgenza. Oh no. Non poteva sapere dei tagli... non poteva essere
-Demetria, siediti per cortesia-
-Ma che succede? Lei si comporta in modo strano, Scarlett si comporta come se avesse bevuto qualche Shirley Temple e nessuno mi guarda negli occhi-
-E' successo questa mattina. Devi reggerti forte, cara-
-Per... che cosa?-
-Si tratta di tuo padre. E' stato arrestato perché la polizia ha scoperta che spacciava droga in quantità industriali. Demetria, mi dispiace tanto...- quella sensazione. Sì, quella sensazione di fiducia in se stessa che aveva portato con sé l'arrivo di Joe, fu immediatamente spazzata via
-Lo so che è difficile-
-No, preside Grey. Non è difficile, anzi, è molto semplice. Mio padre è un buono annulla, mi ha sempre ferita, in ogni senso. Ha avuto ciò che si meritava- in quel momento, aveva il ghiaccio negli occhi. Appena uscì dalla presidenza, Demi avrebbe voluto seppellirsi, lì, davanti a tutti. Invece, era ancora qui. Ancora lì. Con il suo mucchio di schifo e quella voglia insana di auto danneggiarsi. Era ancora lei.

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Capitolo 4
*** - Set fire to the rain. ***


Solitamente, le feste natalizie portano con sé beatitudine e gioia. Solitamente, per l'appunto. Demi, da qualche anno a questa parte, non sopportava più né la gioia né la beatitudine perché sono fin troppo distanti dalla propria realtà. Non sentiva né vedeva Joe da oltre un mese. Ogni volta che provava a chiamarlo c'era sempre la segreteria e ogni volta che sentiva quella stronzetta del provider che diceva 'siamo spiacenti, ma il cliente non è momentaneamente disponibile, ma lasci un messaggio dopo il bip', a Demi veniva voglia di prenderla a testate, non che fosse un tipo violento. Ormai stava cadendo sempre di più nella sua depressione e tutto ciò a cui riusciva a pensare era: tagliarsi e morire, morire e tagliarsi. Quando quella mattina si alzò, la madre guardò Demi in una maniera... insolita. In cucina vi era Dallas, la sorella maggiore di Demi, con aria più stralunata della sua
-Ma che ha mamma?- chiese Demi
-Non lo so, ma non mi piace come ci guarda-
-Ragazze... ho una novità-
-Ci trasferiamo a Hollywood anche noi?- chiese Dallas, tutta felice
-Non proprio. Ho un nuovo compagno-
-Che cosa?- disse Dallas
-Stiamo insieme da tre mesi-
-Che cosa???- chiese Demi
-Ed ora è qui in casa e vi vuole conoscere-
-CHE COSA?- chiesero contemporaneamente 
-Io esco!- e Dallas se la svignò
-Demi, tesoro...-
-No, mamma, scordatelo! Io non voglio conoscere nessun essere di sesso maschile-
-Oh, ma andiamo... ormai era, ora...- la mamma di Demi era strana
-Mamma, stai bene?- la madre voleva dire qualcosa, ma in quel momento irruppe Patrick, il nuovo amore di sua madre
-Ma certo che sta bene- rispose Patrick, abbastanza convincente
-Scusatemi- e Demi se ne tornò dritta in camera sua, sbattendo la porta. Come? Come aveva potuto nasconderle una cosa del genere e tirarla fuori così, come se niente fosse? Non ebbe nemmeno il tempo di pensare, che Patrick entrò in camera sua
-Posso entrare?-
-Ormai lo hai già fatto- disse Demi, senza nemmeno guardarlo
-Lo so che mi odi, è comprensibile. Ma tua madre ha bisogno di essere felice e dopo tuo padre...-
-Non azzardarti a parlare di mio padre-
-D'accordo, scusami. Allora, ti va di parlarmi di come ti senti?-
-Mia madre-
-Oh, ehm, va bene, allora parliamo della tua mamma-
-No, non hai capito. Mia madre, da due mesi a questa parte ha  lo sguardo assente e di solito lei porta sempre i capelli dietro le orecchie mentre ora li porta quasi interamente davanti agli occhi-
-Cosa vorresti insinuare?- chiese lui, con un velo di paura negli occhi
-Che mia madre nasconda degli ematomi sotto le ciocche di capelli. Ematomi, ferite, lividi, che potresti aver causato tu-
-Demi, tu non sai di cosa stai parlando. D'altronde, siamo portati ad interpretare le cose in base ai nostri desideri, e non secondo la loro reale portata-
-VORRESTI DIRE CHE IO DESIDERO CHE MIA MADRE VENGA PICCHIATA DA TE?-
-Voglio solo dire che tua madre mi ha raccontato che anni fa hai avuto degli episodi di schizofrenia e di bulimia, non mi sorprenderei se avessi una ricaduta- disse lui, con naturalezza
-Tu... lurido ammasso di sterco, come osi dirmi queste cose? Tu, che non sai niente della mia vita!-
-So' molte cose, invece-
-Pensala come vuoi. Ma se solo ti azzardi a sfiorarla, io...-
-Cosa? Che cosa faresti, sentiamo?- no, non era possibile, non poteva. Non si meritava tutto questo male, no. Non poteva essere.
-Io... io...-
-E' chiaro che sei confusa, ma sta tranquilla, ci sono io qui con voi- e uscì dalla camera. Demi tremava e sudava a freddo. Era più che consapevole di avere un problema, e serio anche, ma none era di certo stupida. Una sua caratteristica, però, è che pensava sempre al peggio. Magari questa volta si sbagliava, magari era solo una sua impressione. Sì, doveva essere così. Era ormai calata la notte e Demi richiamò di nuovo Joe, invano. Decise di mettersi a letto e di dimenticarsi del mondo e ci riuscì, ma qualche ora dopo, Madison, la sorellina minore di Demi, la svegliò
-Dems... Dems... ti prego, svegliati- le sussurrò, terrorizzata
-Mmmmmh... Maddie, torna a dormire-
-Nono, Dems, svegliati- Demi notò che stava piangendo, così si ricompose
-Che succede?-
-A-a-a-a-ascolta- disse, tremolante. Demi si concentrò e sentì delle sottospecie di grida stridule, provenire dallo scantinato
-Ho paura Dems, ho tanta paura- mentre vide la sorellina terrorizzata, Demi non pensò più a tagliarsi e alla morte, Demi, pensava solo alla salvezza. Dallas era andata ad un ritiro in una cittadina appena fuori dal Texas, perciò, erano completamente sole loro due e la loro mamma
-Shhh! Dammi la mano e qualsiasi cosa tu veda o succeda la sotto, non urlare. Non fare niente, intese?- Madison annuì e scesero a passo felpato le scale. Le grida stridule divennero vere e proprie grida di dolore, Demi capì. Sì, lei capì. Non fece sporgere la testa a Maddie, ma lei la espose e vide una scena che non avrebbe mai più dimenticato per il resto della sua vita. Patrick stava pestando a sangue la madre. Demi si mise una mano di fronte alla bocca, incredula. Perché? Perché la vita le stava facendo questa cattiveria? Perché doveva assistere, perché? Demi voleva difendere la donna a cui più voleva bene ma se si fosse mossa, Patrick avrebbe pestato anche lei e Madison e questo non poteva accadere. Portò la sorellina a letto in fretta e furia, con lo sguardo di chi avesse appena perso ogni cosa
-Demi... dov'è la mamma? Io voglio la mamma- a Demi solleticavano gli occhi, ma non poteva piangere, non ora
-Tesoro... ascoltami attentamente. Ora io ti dirò delle cose e tu devi assolutamente promettermi che le farai, va bene?-
-S-sì, te lo prometto-
-Brava, tesoro. Allora... in questo momento, la vita di tutti noi è in pericolo, mi capisci?-
-Sì-
-Ottimo. Ascolta, adesso la tua sorellona deve andare via per un po'-
-Portami con te!- il tono di Madison era così innocente che Demi non ce la fece, e pianse
-Non posso, amore mio. Io lo vorrei, ma non posso. Ho bisogno che tu rimanga qui, perché sarai tu la vera salvezza, chiaro?-
-Sì...-
-Ora, sai come si usa un cellulare?-
-Certo-
-Allora, io ti do il mio e io intanto prendo quello di Dallas. Ti chiamerò ogni giorno e tu mi dovrai dire... tu... dovrai...- le urla della madre si intensificarono
-Demi...- disse Madison, nel panico
-Calma, stai calma. Come... come stavo dicendo, ti chiamerò ogni giorno e tu mi dovrai dire tutto quello che succede. Se quel figlio di puttana la picchia, se senti urla, se non le senti... mi dovrai dire tutto. Sei una ragazza forte, vero?-
-Sì, io lo sono!- disse Madison con sguardo fiero -ma... ma, se mamma mi chiede dove sei, io cosa dico?-
-Dille che so tutto e dille di inventarsi una scusa con quel mostro... che ne so, che sono andata in gita-
-Va bene. Ma dove andrai davvero?- 
-A cercare aiuto- si abbracciarono e piansero
-Torna presto, ti prego!-
-Farò del mio meglio. E tu hai capito cosa devi fare?-
-Sì, ho capito-
-Brava tesoro e mi raccomando... stai attenta- e uscì fuori dalla stanza di Madison. Prese qualche vestito, li mise in un borsone nero e andò via, senza guardarsi indietro. Raggiunse l'aereo porto ed erano ormai le tre di notte. Quando entrò, trovò la stessa identica addetta alla biglietteria dalle origini orientali
-Salve signorina, posso esserle d'aiuto?-
-Sì. Voglio prenotare il primo volo disponibile per Hollywood-
-Ooooh, va a trovare il suo non-ragazzo?-
-In un certo senso- disse Demi.

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Capitolo 5
*** - Far away. ***


A Demi sembrava passata un'eternità da quando, solo un ora fa, aveva messo piedi sull'aereo. 
Mancava ormai poco al suo atterraggio e si sentiva incredibilmente nervosa. 
Non faceva altro che ricordare le grida di dolore della madre mentre veniva picchiata e si sentiva sempre di più in colpa per essersene andata, ma doveva farlo, altrimenti quel energumeno avrebbe picchiato anche lei e non ci sarebbe stato più niente da fare per fermarlo. 
Lei doveva assolutamente fermarlo, in qualche modo, ma non aveva paura. 
Non temeva le difficoltà: piuttosto la spaventava l'obbligo di dover scegliere un cammino. 
Scegliere un cammino significava abbandonare gli altri e lei lo aveva fatto, anche se temporaneamente, con sua sorella. L'aveva abbandonata e le aveva addossato una responsabilità troppo grande ma non avrebbe potuto fare altrimenti, nel cuore della notte, con una madre che supplicava aiuto. Finalmente scese dall'aereo e saranno state le cinque del mattino. 
Demi si rendeva conto che era troppo presto ma non sarebbe stata capace di stare in camera sua fino ad un ora più civile. Appena uscì dall'aereo porto vide sorgere una bellissima alba. Lei amava vedere sorgere l'alba ma in quel momento pensò soltanto a quanto sia ingiusto il mondo. 
Appare così meraviglioso nel suo panorama, ma quando si scende in profondità, ci sono di certo molte meno albe.
Attraversò un semaforo e vide una ragazza bellissima e giovanissima, avrà avuto al massimo qualche anno più di lei
-Scusami... ciao. Non vorrei disturbarti, ma... tu conosci questo ragazzo? Si chiama Joe Jonas-
-JOE!!! Ma certo! L'ho appena visto in quella discoteca laggiù assieme ad altri due ragazzi e qualche ragazza- ridacchiò
-Ah... va bene, grazie mille- Demi riattraversò il semaforo ed entrò nella discoteca. Nonostante fosse prestissimo... o tardissimo, erano tutti incredibilmente svegli e sbronzi. Gli unici due ragazzi che erano sobri, Demi li riconobbe subito e loro la guardarono, allarmati
-Demi! Cosa ci fai qui in California?- chiese Nick
-Ho bisogno di una mano! Sapete dov'è Joe?-
-Non è qui- disse Kevin
-Ma certo che è qui e ora voi due mi direte dove diavolo è-
-Ascoltaci, noi da oltre un mese stiamo facendo il possibile per riportarlo alla normalità ma è difficile!- disse Kevin
-Che cosa significa?-
-Lo sai!- disse Nick
-Non lo so! Altrimenti non ve lo avrei chiesto!-
-Ma sei sicura? Lui non ti ha detto... nulla?- chiese Nick
-Io non sento vostro fratello da un mese. E che cosa mi dovrebbe dire?- non fecero in tempo a rispondere che un Joe piuttosto sbronzo, la attirò a se
-Ciaaaaao, Demi! Che bello vederti! Vieni con me, ti presento delle persone- lei non oppose resistenza -queste sono le mie amichette! Ti presento Tracy, Dana e Maggie! Ragazze, vi presento Demi, la mia migliore amica. Allora, qual buon vento, migliore amica?-
-Joe, è successa una cosa e ho bisogno del tuo aiuto-
-Del mio aiuto?- fece una risata macabra -Io non ti aiuterò MAI!-
-Perché? Cosa ti ho fatto?-
-Beh, ora ti racconto una storiella non molto divertente. Qualche giorno dopo dalla mia partenza, tu mi telefonasti, con voce triste perché Ashley ti aveva preso per il culo ma non risposi io, rispose mia madre perché io ero andato a fare una commissione, ti ricordi?-
-Sì...-
-Bene. Quello che però tu e il tuo inutile cervello non sapete è che a mia madre dispiacque molto sentirti così triste, allora le venne l'idea di andare all'aereo porto, venire a casa tua e darti supporto morale. Beh, mentre andava all'aereo porto, mia madre ebbe un incidente e morì sul colpo. Il che vuol dire, CHE MIA MADRE E' MORTA PER COLPA TUA E PER LA TUA MANCANZA DI SPINA DORSALE! CAZZO, DEMI, perché devi essere sempre così idiota, eh?-
-Joe... non potevo saperlo, io...
-ZITTA. Tu vuoi un favore da me? Beh, non lo avrai e ora VATTENE!- disse, sempre più sbronzo. Demi uscì fuori dalla discoteca in lacrime. Appena uscì, la raggiunsero Kevin e Nick
-Non sa quello che dice, non è in sé- si affrettò a dire Kevin
-Tacete. Vostra madre è morta e io... non ero con lui, non ero con voi. Come ho potuto? Perché tutto attorno a me sta cadendo a pezzi?-
-Non ci pensare, non tu. Demi, che sta accadendo?- disse Kevin. Demi spiegò ai fratelli Jonas la situazione
-Lurido figlio di puttana!- disse Nick
-Ragazzi io... ho pensato di andare dalla polizia-
-Se ci andrai, lo faranno uscire dalla prigione in nemmeno due settimane e tu e la tua famiglia, sarete spacciate- disse Nick
-Sì ma, che altro potrei fare?- in quel momento il telefono di Demi squillò 
-Demi sono io... Madison-
-MADDIE! Dimmi tutto!-
-Durante il pomeriggio, lui ha...- ma si interruppe
-Pronto? PRONTO?-
-AAAAAAAAAH! AAAAAAAAAAAAH!- poi, ci fu un silenzio disumano 
-MADISON? MADISON!- urlò Demi. 

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Capitolo 6
*** - The heart of the matter. ***


-Madison, maledizione, rispondi!- disse Demi con l'ansia nella voce
-Spiacente, la tua sorellina si è dovuta assentare un attimo, ma ti manda le sue più sincere scuse- Demi capì subito chi stava parlando dall'altro lato del telefono, anche se da poco aveva imparato a riconoscerlo 
-Patrick...-
-Bingo. Tranquilla, le rimarrà solo qualche livido-
-MALEDETTO FIGLIO DI PUTTANA, NON TOCCARE LA MIA FAMIGLIA!-
-E' troppo tardi, piccola psicopatica: l'ho già fatto e ho come l'impressione che non smetterò tanto presto-
-Tu non hai idea di quello che sono capace di fare- mentì Demi. In quella situazione, non sarebbe riuscita a fare nulla
-Invece lo so. Tu sei capace di tagliarti, vomitare, schizzare alla grande... ma non sarai mai capace di tornare a casa e affrontarmi. Insomma, guarda me e guarda te. Io sono una montagna, ho dei muscoli e cosa più importante, sono un uomo e tu sei solo una mocciosa. Potrei spezzarti come un ramoscello e lo sai-
-Tu mi disgusti-
-Anche tu, tesoro. Oh, quasi dimenticavo. Ieri, ho convinto tua madre a sposarmi. Sì, sono il vostro patrigno adesso- 
-Non ci credo, non avrebbe mai detto di sì!-
-Invece lo ha fatto. Inizialmente ha opposto resistenza ma poi ha ceduto, quando le ho detto che avrei picchiato talmente forte la tua povera sorellina da cambiarle i connotati. Ma potrei picchiare ancora la tua mammina o... peggio. Perché vedi, se lei dovesse venire a mancare, IO avrei la responsabilità di voi due, fino a 21 anni. Meraviglioso, non è vero?-
-Sei uno psicopatico-
-Non è vero. Sono solo un uomo che sa cosa vuole e lo ottiene sempre. Volevo tua madre e l'ho avuta, volevo picchiarla e l'ho fatto. Semplice, non trovi?-
-La sai una cosa? Tu sei soltanto un grandissimo...-
-E' inutile che continui con gli insulti, tanto non attaccano. Però, c'è una cosa di cui ci tengo a informarti: tua madre, dopo una bella scarica di botte che le ho dato circa un ora fa, ha chiesto, in patetiche lacrime, il divorzio e sai una cosa? Lo otterrà. Quella donna mi ha stancato. Tra un mese e mezzo ci sarà l'udienza e prima che tua madre entri in aula... io la ucciderò. Ci vediamo al suo funerale- e riattaccò. Era talmente accecata dal dolore che rimase inerme. La vita le aveva insegnato presto che le cose brutte accadono anche quando c'è luce. Kevin le prese la mano e gliela strinse
-Non dire niente, non fare niente. Annuisci se mi stai ascoltando, va bene?- Demi annuì
-Bene. Se ti dicessi che c'è una remota possibilità che tu possa salvare te e la tua famiglia... tu cosa faresti?-
-Kevin, no!-
-E' l'unico modo. L'UNICO!-
-Di che si tratta?- chiese Demi in tono spettrale. Kevin e Nick glielo dissero e lei rimase sconvolta
-QUESTO è l'unico modo che ho? Non lo posso fare! Io non ho più... forza... vi prego, basta- disse lei, in lacrime
-Sì che hai forza, cazzo!- disse Nick
-TU hai avuto la forza di mettere in salvo tua sorella, tu hai avuto la forza di mantenere la calma, tu hai avuto la forza di prendere un aereo, tu hai avuto la forza di venire fino a qui, tu hai avuto la forza di rispondere a quello schifo d'uomo, quindi è una stronzata che tu dica che non hai forza perché TU sei dannatamente forte!- Demi non poteva negare, ma quello che loro non sapevano è che lei sì, aveva forza, ma aveva anche una enorme debolezza: se stessa. La se stessa che si tagliava, la se stessa che vomitava. Ancora non capiva perché Dio la trattasse in modo diverso, ma voleva assolutamente scoprirlo
-Lo farò. Io lo farò- si abbracciarono e Demi era consapevole che dal giorno dopo, sarebbe cambiata ogni cosa.
 
Dopo che Nick e Kevin ebbero accompagnato Demi in uno degli hotel più belli di Hollywood, per farla riposare, tornarono a casa loro, con Joe sdraiato sul divano
-Sei soltanto un lurido bastardo- disse Nick
-Lasciami in pace-
-No, noi non ti lasciamo in pace perché sei solo un lurido bastardo- 
-No dico, ma ti rendi conto di quello che hai detto a Demi, della crudeltà con la quale hai detto le stronzate che hai detto? Tu non hai la più pallida idea di quello che quella ragazza straordinaria stia passando e tu te ne stai qui a fare il lurido bastardo!- disse Kevin, incazzato al massimo. Joe non replicò
-Un camion grosso quanto un palazzo è stato la causa della morte di mamma, NON Demi! E tu lo sai ma ti sei comunque comportato da lurido bastardo- disse Nick
-Smettetela di chiamarmi così-
-No, non la smettiamo perché lo sei- 
-Non volevo ferirla, io... lo so che non è colpa sua-
-Ma l'hai ferita e ora te ne stai qui, bello spaparanzato su un divano di merda a dire 'non volevo ferirla'. Dio, non sai che voglia ho di spaccarti la faccia!- Joe si alzò
-IO TENGO A LEI PIU' DI QUANTO TENGA A ME STESSO MA NON LA VOGLIO VEDERE, CHIARO?-
-Certo che non la vuoi vedere! Preferisci stare qui a crogiolarti nel dolore e a ubriacarti perché beh, perché è più facile, invece di ricominciare con LEI ad essere felice e ad affrontare il tutto. Quindi, le opzioni sono due: o sei un lurido bastardo in tutto e per tutto...-
-Oppure?!- chiese Joe
-Oppure... sei perdutamente innamorato di lei- disse Kevin.

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Capitolo 7
*** - All we are. ***


Il giorno che, molto probabilmente, fu quello più lungo di tutta la vita di Demi, era giunto al termine. Ormai erano le otto del mattino e Nick, pieno di premure, andò a svegliare Demi
-Dems, Dems... è ora di alzarti-
-Altri cinque minuti-
-Temo che tu non possa concederti questo lusso-
-Quanto ho dormito?-
-Più di dodici ore. Te le sei meritate- Demi si alzò, si fece una doccia veloce e uscì con Nick dall'hotel 
-Come ti senti?-
-Come se dovessi andare al patibolo. Non riesco a credere che sto per iniziare questa cosa, io la trovo assurda-
-Il maestro ha accettato di vederti. Abbiamo parlato molto di te e della tua vita e lui non si sarebbe mai aspettato di insegnare ad una ragazza forte internamente quanto lo sei tu-
-Si vede che non mi conosci bene. Io sono debole, Nick. Mi hai capita? Debole. Spero davvero di riuscire a fare quello che il maestro mi dirà ma... non lo so. E' cambiato tutto troppo in fretta-
-Noi tutti ti ammiriamo molto per quello che stai facendo-
-Anche Joe?-
-Ovviamente...-
-Non sei bravo a mentire. Sai che c'è? Non mi importa. Ora devo pensare a me non alle sue cazzate-
-Sei troppo dura con lui. Abbiamo perso un genitore, questo non significa niente per te?-
-La morte di un genitore deve essere una cosa straziante ma prima o poi uno deve andare avanti e smetterla di frignare- in quel momento, Demi si rese conto di aver detto una cosa non solo stronza, ma anche crudele
-Come hai detto?- e Nick si alterò
-No no no no! Scusami, Nick, mi è uscita male, perdonami! Volevo dire che non è sano danneggiarsi- e ora disse una sacrosanta verità. Perché 'danneggiarsi' era proprio quello che stava facendo lei
-Siamo arrivati- disse freddamente Nick. Salirono parecchie rampe di scale, prima di arrivare al piano del Maestro
-Demi... ho convinto quell'idiota di Joe a venire, magari ti farebbe piacere vederlo prima di entrare
-Sì, certo- Joe venne fuori e la guardò con aria di sufficienza, come a dire 'ma guarda chi c'è, la povera Demi'. Lei gli corse incontro e lo abbracciò
-Joe, Denise era come una zia per me e mi rendo conto che la sua morte ha provocato in te qualcosa di assolutamente inaspettato. Mio padre e mia madre sono ancora vivi, ma... so cosa significa perdere un genitore. Quando noi tutti soffriamo qualche pena, cerchiamo conforto dentro a un altro dolore, cerchiamo di dimenticare quel male facendoci altro male ma tu sei destinato a cose più grandi di ubriacarti ogni sera. Se vorrai starmi accanto mi farà piacere ma se non lo farai, sappi che non ti serberò rancore ma ci sarebbe un addio tra di noi- Joe non ricambiò l'abbraccio e Demi si staccò, allontanandosi. Aprì la porta e si rese conto di essere appena entrata in una palestra e si avvicinò ad un uomo che avrà avuto al massimo 40 anni
-Salve... io sono...-
-So' chi sei. Prego, siediti- e si sedette a terra -il mio nome è Tom e sono cintura nera di arti marziali, in più, sono un esperto in autodifesa-
-Mi devo presentare o sa anche il mio nome-
-Non preoccuparti, so anche il tuo nome-
-Senti, Tom, io sono molto scettica riguardo a tutta questa... cosa-
-'Cosa'? Tu pensi che questa sia solo una 'cosa'?-
-Certo che no, ma... non penso di potercela fare... è davvero troppo-
-Da quant'è che ti autocommiseri?-
-Cosa?-
-Sì, insomma, immagino che quando ti svegli la mattina pensi sempre 'perché tutte a me?'-
-La mia vita non è una passeggiata!-
-Nessuna vita lo è, signorina ma ognuno la affronta come può-
-No dico, ma lei sa cosa sta succedendo alla mia famiglia-
-Certo. E tu?-
-Che razza di domanda è?-
-E' una domanda lecita. Vedi, il punto è che tu vuoi salvare la tua famiglia ma non prendi seriamente questa 'cosa' come la chiami tu. Demi, tu sei qui, perché io, in un mese e mezzo ti trasformerò in una guerriera. In una combattente e tutte queste chiacchere, domani, scompariranno e ti allenerai ogni giorno fino al giorno dell'udienza-
-E' solo che... ho paura-
-Lo so-
-Insomma, come farò?-
-Grazie a me e alla tua forza interiore e fisica, ce la farai-
-Oh, lei dice? Senta, io non sono esattamente una forzuta e mi sembra assurdo il fatto che tra un mese e mezzo io dovrò affrontarlo a mani nude-
-Per quella data, sarai pronta, perché lo vorrai. Giusto?-
-Giusto-
-Tra poco ti lascerò il tuo ultimo giorno di libertà ma prima, voglio darti un consiglio. Quando penserai di non farcela, di non avere più un grammo di forza in corpo, tu pensa che proprio in quel momento, Patrick potrebbe tranquillamente prendere a sprangate la tua famiglia. Questo, ti darà la forza per distruggerlo, intesi?-
-Sì, signore- Demi uscì dalla palestra e si sentì sollevata e impaurita, perché il difficile, era alle porte. Appena uscì definitivamente dal palazzo, Demi vide Joe
-Ciao... finalmente-
-Sei stato qui per tutto il tempo?-
-Sì-
-Perché?-
-Per dirti una cosa-
-Che cosa?-
-Tutto- disse Joe con tono deciso.

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Capitolo 8
*** - Thinking over. ***


-Avanti, colpisci, colpisci, COLPISCI!- E Demi lo fece. Colpì e stese senza tante storie quello che da quasi un mese e mezzo era ormai diventato il suo mentore
-Oddio, mi scusi, non volevo colpire così forte- il maestro si rialzò subito
-Non scusarti affatto! Ora sei pronta, sei una combattente disciplinata e preparata-
-Già. E che cosa farò se tirerà fuori una lama affilata?-
-Non lo farà perché tu sai esattamente dove e come fare-
-Sì, lo so-
-Lo so che ti faccio questa domanda da oltre 60 giorni ma... mi dici cosa c'è che non va?-
-Oltre al fatto che per quanto ne so io la mia famiglia ora come ora potrebbe non esistere più?-
-Non mi riferisco a quello-
-Oh... ora ho capito a cosa si riferisce. No, va tutto bene, sotto l'altro aspetto-
-Non è vero. Se andasse bene ne parleresti-
-Io non le devo niente. Lei mi ha insegnato... tutto e gliene sono grata, ma.. io non le devo niente. La mia vita privata non è affare suo-
-Strano, tu sei qui proprio a causa della tua vita privata-
-Oh santo cielo, la finisca! Che cosa caspita vuole sapere? Vuole sapere perché io e Joe non ci parliamo più o più semplicemente vuole sapere perché Joe è un totale idiota? Mi provoca ribrezzo e le cose non cambieranno-
-Accidenti. Che cosa ti ha fatto quel ragazzo?-
-Ha qualche altro consiglio da darmi?- chiese Demi per chiudere il discorso
-Sì. Può avvenire, che durante il combattimento, tu possa cadere senza riuscire a rialzarti-
-Può... succedere?-
-Certo. Sei bravissima ma non infallibile-
-E se dovessi cadere senza rialzarmi... cosa ne sarà di me?-
-Dipende da te. Sai già cosa devi fare-
-Io credo di sì. Insomma, lui è un bruto e senza dubbio cercherà di darmi un calcio-
-Esatto e tu sarai pronta-
-Io sarò pronta e non perderò-
-Sbagliato-
-Cosa?-
-Tu non sai se vincerai o perderai. L'unica cosa della quale sei certa è quanta disciplina tu abbia per annientarlo ma dell'esito, tu non sai niente-
-Non posso permettermi di perdere, perché se perdessi...-
-Sì, accadrebbe ma tu darai il massimo, giusto?-
-Ci può giurare- si strinsero la mano, Demi lo ringraziò per tutto e scese giù, pronta per tornare a Dallas. Appena mise i piedi fuori dal palazzo, le ritornò in mente, l'episodio che la devastò, un mese e mezzo fa
 
-Tutto cosa?-
-Tutto, ogni cosa. Quello che penso di te, quello che penso su tutto ciò che stai per affrontare- Demi era felicissima, finalmente Joe stava per dirle quanto la ammirava e tutto sarebbe tornato come prima tra loro due, anzi, anche meglio
-Penso che tu sia una povera sciocca- .... oppure no
-Scusa, puoi ripetere?- chiese Demi, sgomenta 
-Sì insomma, tutta la cosa che stai per fare, il tuo atteggiarti da principessa guerriera... è assurdo. Seriamente, ti stai coprendo di ridicolo-
-Come ca...? Cavolo ti permetti? Lurido verme, IO STO CERCANDO DI SALVARE LA MIA FAMIGLIA-
-Tu non la salverai. Rassegnati-
-Come puoi dirmi questo? Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme!-
-Sono solo onesto-
-Ah sì? Bene, lo sarò anche io, ma con i fatti- 
-Che vuoi dire?- e così, Demi sbatté Joe contro il muro e gli piegò il braccio destro fino a romperglielo
-E pensa, non ho ancora iniziato la pratica- infine gli diede un calcio nello stomaco e se ne andò, ferita e nauseata dal ragazzo che... ma ormai non ha più importanza. D'altronde, un sentimento ferito è come un bimbo che riceve uno schiaffo senza aver fatto nulla di sbagliato. E' incapace di accettarlo e, deluso nell'anima, si chiede cosa abbia fatto per meritare quella punizione
 
Demi tornò in se, scacciò via quel brutto ricordo e si avviò con la macchina all'aereo porto
 
Intanto, in casa Jonas, Joe aveva confessato ai suoi fratelli, perché Demi lo odiasse
-Oh, puttana miseria... sei un coglione... ma siamo sicuri di essere fratelli?- disse Nick
-L'ho fatto per lei-
-NON DIRE IDIOZIE! Lo hai fatto per allontanarla!- disse Kevin
-No, ti sbagli! L'ho fatto perché così avrebbe potuto odiarmi, non mi avrebbe più pensato e così si sarebbe concentrata SOLO sui suoi allenamenti-
-No, tu lo hai fatto perché sei un coglione! Sai, possiamo anche credere che tu abbia detto la verità... ma rimani comunque un idiota perché hai ferito una ragazza straordinaria- disse Kevin
-Sta zitto- 
-Sai una cosa, magari Demi non è una ragazza straordinaria- disse Nick, che intanto guardò Kevin -insomma, è brutta, grassa ed è una troietta-
-MALEDETTO, IO TI AMMAZZO!- Joe prese a pugni Nick e Kevin li separò. Nick non pensava quello che aveva detto, ma la reazione di Joe, disse tutto
-Non ti azzardare MAI più a parlare così della donna che AMO, ci siamo capiti?-
 
-Salve, vorrei prenotare per il primo volo disponibile per Dallas- disse Demi ad una addetta alla biglietteria
-Certo, un momento, prego- all'improvviso, Demi ricevette una telefonata
-Pronto?-
-Salve, parlo con Demetria Lovato?-
-Sì, posso aiutarla?-
-Sì. Sono Meredith Watson, la segretaria del penitenziario-
-Oh, certo! Salve... allora... quand'è che lo potrò vedere? Sa, io torno in città proprio domani-
-E' fortunata, domani può venire a trovarlo, ma la avverto, un altra persona è venuto a fargli visita-
-Davvero? Chi?- Demi era parecchio incuriosita, chi mai andrebbe a far visita a lui?
-Non posso rivelarlo, per la privacy-
-Oh, ma certo-
-Comunque, lei è imparentata con il detenuto?-
-Sì, sono sua figlia- rispose Demi.

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Capitolo 9
*** - Nothing about my life has been easy. ***


Così, Demi si ritrovò a prendere il secondo aereo di tutta la sua vita, per tornare a casa, anche se non era certa che potesse ancora chiamarla in questo modo. Stava per rendersi assolutamente ridicola con Patrick, o stava per diventare una eroina? Demi puntava molto sulla prima opzione. Come se non bastasse, stava per andare a fare visita a suo padre, in prigione e di certo questo non la rendeva felice, ma doveva farlo, perché c'era il rischio che quella, fosse l'ultima volta che lo avrebbe visto. Con la fronte appoggiata al finestrino, iniziò a pensare a Joe. Quando erano uniti, lei aveva sempre pensato, in una maniera irrazionale ed estremamente contorta, che loro due fossero fatti per stare insieme. Evidentemente si sbagliava. Quando l'aereo atterrò, Demi fu la prima ad uscire e a respirare l'aria di Dallas. Era felice di essere ritornata, ma allo stesso tempo, avrebbe tanto voluto darsela a gambe levate. Entrò in macchina e guidò per oltre mezz'ora, essendosi persa mentre cercava il penitenziario. Erano più o meno le sette di sera, era quasi Febbraio e Demi sentiva caldo. Un caldo innaturale, un caldo che prova solo quando sa di fare la cosa più giusta... e dolorosa. Appena arrivò, una poliziotta la fermò
-Lei chi è?-
-Ho un appuntamento-
-Quindi lei è 'ho un appuntamento?'-
-No- disse, scocciata -sono Demetria Lovato- la poliziotta controllò la lista
-Certo, entri pure- e così, Demi si ritrovò in un cortile, al gelo, di fronte a delle protezioni in ferro per non fare scappare i detenuti; le ricordavano i campi di concentramento in Germania. A momenti, suo padre sarebbe uscito e anche lei... sì, sarebbe proprio uscita di testa. Appena iniziò a sentire dei passi, sentì di nuovo caldo. Erano passati 5 anni dall'ultima volta che si erano visti ma lo riconobbe immediatamente... sì, era lui. Erano entrambi a disagio e imbarazzati, senza sapere cosa dire
-Ciao...- disse Demi
-Ciao. Sono così felice di vederti- disse il padre, con la gioia negli occhi
-Mi dispiace di non poter dire lo stesso- disse Demi, disarmante
-Io credevo... che fossi stata contenta di vedermi-
-Probabilmente lo sarei, se tu non fossi dietro alle sbarre-
-Non avrei mai voluto arrivare a questo punto-
-E io non avrei voluto perdere un padre, ma come vedi è successo e devo ringraziare solo te, per avermi privato di... tutto-
-Non riesco a guardarmi allo specchio, perché se mi guardassi allo specchio, vedrei soltanto quell'uomo cattivo che ero anni fa-
-Quindi vuoi dirmi che spacciare droga è una bella cosa?-
-No, è orribile, ma io ero solo. Sono solo... ed ero disperato-
-Non mi interessa... tu devi pagare per ogni tuo schifoso errore!- Demi lo stava aggredendo. Non era lì per quello
-Lo so. So' che me lo merito. Ormai ho perso tutto- e così, Demi guardò il padre con occhi diversi. Anche lui, proprio come lei, aveva perso tutto ciò che contava davvero; anche lui, aveva preso un brutto vizio, proprio come lei, che ancora non aveva smesso di farsi del male
-Non sono qui per rivangare il passato- disse Demi
-Lo so-
-Io sono qui perché... ti devo chiedere una cosa-
-Certo, chiedimi tutto quello che vuoi-
-Papà... tu mi vuoi bene?- il padre la guardò con le lacrime ormai prossime
-Certo, certo che te voglio. Tengo a te più di quanto tenga alla mia vita-
-Allora perché... mi hai abbandonata?-
-Perché io non ero me stesso. Vedi, le persone...-
-Non ho bisogno di una lezione di vita. Ho bisogno di qualcuno che mi stringa e che mi dica che va tutto bene, perché... ho 18 anni e mi sento sola. Capisci? E sono sempre più convinta che nessuno al mondo mi ami-
-Demi... tu non sei sola e io so che tu sei amata-
-Ti sbagli-
-Invece è così. Joe Jonas è innamorato di te- Demi non poteva credere alle parole del padre
-Ma che cosa dici?-
-Una settimana fa, Joe è venuto a trovarmi, temendo che tu non lo avessi fatto. Gli ho chiesto come stavi e di parlarmi un po' di te-
-Non ci posso credere...-
-E ho capito che ti ama-
-Come fai a dirlo?-
-Lo dico perché, mentre parlava di te, aveva quello sguardo. Aveva lo sguardo di quando tua madre... guardava me-
-Papà...- così, Demi allungò una mano al padre e lui gliela strinse
-Tu lo ami?- Demi annuì
-Sei fortunata-
-Forse, dopo tanto tempo, lo sono- e levò la mano -ora... è meglio che vada-
-Ma certo... buona notte, Demi-
-Ti voglio bene, papà- e si allontanò, per affrontare l'uomo che era la causa di tutto. Tutto quanto.

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Capitolo 10
*** - You didn't think that I'd come back. ***


Demi parcheggiò lontano da casa sua, per non dare nell'occhio. Le luci in casa erano spente; molto probabilmente nessuno vi era presente. Entrò senza fare il minimo rumore e si fermò in cucina. Era sporca e disordinata, senza dubbio non era merito di sua madre. Fece scorrere le dita in verticale contro la cornice argentata che era sopra il lavello. Nella foto c'erano: lei, sua mamma, suo papà e le sue sorelle... quella foto era vecchia ma Demi si ricordava bene quanto felice era a quel tempo. All'improvviso, sentì una chiave che stava aprendo la serratura e si nascose dietro il tavolo della cucina. Era pronta ma era spaventata. Patrick entrò e lanciò la sua valigetta sul divano, si tolse la giacca e prese il telefono
-Pronto? Ciao amore! Sì, sono arrivato a casa, non sai che giornata è stata. Sì, quell'idiota di mia moglie non c'è, sta tranquilla. Lei e sua figlia sono ''fuggite'' a casa di mia suocera perché avevano paura di me- e fece una risatina -lo so, sono due pazze. Ma vedrai che domani sarà tutto risolto. Ho già preso la pistola ed è carichissima. Certo, ce l'ho qui con me. Cosa? Ah, certo. Sì, l'altra figlia è scappata ad Hollywood. Te lo dico io, quella è malata, malata nella testa e quando non ci sarà più la sua dolce mammina, magari ucciderò anche lei. Lo so, sono forte. Va bene tesoro, ora vado, ti amo- e riattaccò. Sì, aveva un'amante. 'Merda' pensò Demi. Non aveva previsto che lui avesse una pistola e di certo non poteva combattere ora. Se lui la colpisse con un solo proiettile... morirebbe. Demi si spostò alla destra del tavolo perché lui si stava alzando per andare al piano di sopra. Appena sentì il rumore dell'acqua che fuoriusciva era chiaro: si stava facendo una doccia e Demi poteva passare all'attacco. Appena vide la pistola le si raggelò il sangue nelle vene. Era enorme e più che cariche e... ormai era andata. Demi di certo non aveva intenzione di usarla, così la buttò fuori dalla finestra. Dopo un quarto d'ora, Patrick scese e si accorse che la pistola non c'era più
-Ma che...? Dove diamine è finita la mia pistola?- disse fra se e se
-Di certo non in questa casa- disse Demi, fluida nei movimenti, mentre veniva allo scoperto. Lui rimase scioccato
-Non è possibile...- disse lui con un sorrisino -sei qui-
-Non pensavi che sarei tornata indietro, vero? Beh, eccomi, razza di rifiuto tossico- lui emise una risata rauca
-Che cosa vuoi?-
-Voglio combattere- questa volte, rise proprio di gusto
-Sei davvero idiota. Io non combatterò con te-
-Sì... lo farai-
-Io non colpirò una donna-
-Fonti sicure mi hanno detto il contrario- e così, alla velocità della luce, gli diede uno schiaffo. Veloce e potentissimo
-Non ti conviene rifarlo- e così, Demi gliene mollò altri due, uguali al precedente
-Smettila o te ne pentirai- Demi stava per dargli un calcio ma lui le prese la gambe e la buttò a terra. Demi, con l'altra gamba, gli diede un calcio ai genitali e lui finì a terra
-Sei finito-
-Mai- si rialzò rapidamente -tu non puoi sconfiggermi-
-Sì che posso, palle mosce- lui emise un grido e si scagliò contro di lei. Molto abilmente, gli diede un calcio rotante in faccia e il naso iniziò a sanguinargli
-Sei morta-
-Ti piacerebbe- 
-Sì- e Patick le assestò un potente pugno sul naso. Demi ruzzolò a terra -che ti avevo detto? sei morta- lei si risollevò ma era molto stanca
-Hai il fiatone, puttanella?- prima che lui potesse fare un altro dei suoi sorrisini Demi gli mollò cinque calci uno dopo l'altro; uno meglio azzeccato dell'altro. Patrick si fece male al cranio
-Ti ho fatto male?- chiese Demi, fingendo di essere preoccupata
-No, brutta stupida. Ti avverto, presto perderai ciò che hai di più caro al mondo-
-Vuoi dire che perderò la soddisfazione di riempirti di altri calci? Che peccato- con la forza di un orso, Patick si scagliò velocissimamente su Demi, la sbatté al muro, stringendole il collo, tanto da volerla soffocare. Demi cercava di ribellarsi
-E' inutile che cerchi di opporre resistenza. Ormai è finita- così, Demi, inclinò il suo corpo il più possibile a destra, con la forza del gomito fece mollare la presa a Patrick e lo colpì, sempre con il gomito, in mezzo agli occhi
-Non è finita, fino a quando non lo decido IO!- e gli mollò un calcio nello stomaco. Lui non si mosse. Pensava di aver vinto. Si voltò un attimo per riprendere fiato ma Patrick la colpì con forza con un lampada di ceramica sulla testa e Demi cadde a terra, priva di sensi. Patrick stava per mollarle il colpo di grazia.

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Capitolo 11
*** - It's time, little girl, wake up. ***


Stava per accadere. Patrick stava per dare un efficacissimo calcio nel femore a Demi, togliendole ogni più piccola probabilità di rialzarsi. In quel momento, inerme, distesa sul pavimento, priva di sensi a Demi rivenne in mente, a stralci, l'ultima conversazione fatta con Tom, il suo maestro
 
''Può avvenire, che durante il combattimento, tu possa cadere senza riuscire a rialzarti''
''Può... succedere?''
''Certo. Sei bravissima ma non infallibile''
''E se dovessi cadere senza rialzarmi... cosa ne sarà di me?''
''Dipende da te. Sai già cosa devi fare''
''Io credo di sì. Insomma, lui è un bruto e senza dubbio cercherà di darmi un calcio''
''Esatto e tu sarai pronta''
 
E' vero, Demi doveva essere assolutamente pronta, perché Patrick era in procinto di colpire. Demi rinvenne come per magia, lui stava per colpirla e lei, ancora distesa, gli afferrò il piede con le due caviglie, lo fece inciampare e scivolare a terra, dandogli un calcio in faccia. L'intenzione di Demi non era quella di ucciderlo, ma poteva farlo, visto che era per legittima difesa. Demi era decisamente stravolta, le rimaneva poca forza a disposizione, mentre Patrick, nonostante fosse messo malissimo, aveva ancora tanta, troppa forza
-Che ragazzina insolente- disse, barcollando e asciugandosi il sangue dal naso -ormai sei esausta, mentre io, beh, come vedi attutisco bene i colpi-
-Se dovrò trasformarmi nell'incredibile Hulk o in una specie di Clark Kent in gonnella per farti fuori, giuro su Dio che lo farò- Demi lo disse per difendersi, quanto meno verbalmente, perché ormai era al limite. In quel momento di stanchezza sia fisica che emotiva, Demi riusciva a pensare sono ad una cosa: tagliarsi. Avrebbe tanto voluto prendere un coltello da macellaio e tagliarsi la carotide, così da morire all'istante. Ma se morisse veramente, tutti i suoi sforzi saranno perduti. Così Demi smise di pensare a quei dannati tagli, perché è meglio essere padroni della propria mente, piuttosto che esserne padroneggiati; ma quello non era il momento migliore per riflettere, perché prima che potesse accorgersene, Patrick si diresse verso di lei e la stese a terra, riempendola gradualmente di calci. Demi sentiva un dolore disumano e non riusciva a combatterlo. Non ci riusciva. Mentre veniva presa a calci, le vennero in mente la madre e la sorella e venne illuminata. Demi prese con la mano il piede di Patrick e lo fece cadere all'indietro, facendogli sbattere la testa contro il pavimento. Ormai Demi aveva un paio di costole rotte ma non le importava più. Non le importava più di niente. Salì a fatica le scale, con il dolore che la circondava. Patrick salì alla velocità della luce
-Così mi rendi il compito fin troppo facile-
-Se fossi in te, getterei la spugna-
-E perché? Non sono io la puttanella con le ossa rotte- Demi rise senza gioia, aprì il cassetto, tirò fuori una pistola e la puntò contro di lui
-Ma cosa...? Nono, ti prego... calmati- No, non era la pistola di Patrick, ma quella di suo padre. Lui faceva la guardia giurata e si ricordò la teneva sempre chiusa nel cassetto al piano di sopra. Appena Demi si spostava, lo faceva anche lui, così, si ritrovarono faccia a faccia -ascolta... m-mi dispiace-
-ZITTO, MALEDETTO!- disse Demi, furiosa -sai che cosa farò adesso?-
-Ti supplico, no...- Demi non era di certo una ragazza prevedibile, così, buttò giù dalle scale la pistola. Patrick la guardò come se fosse la ragazza più idiota del pianeta ma non fece in tempo a fare una risata che Demi lo colpì nei testicoli e poi allo stomaco e sbatté contro il vetro che separava le scale... dal cadere in basso
-QUESTO è per mia madre!- e gliene diede un altro, dimenticandosi del dolore lancinante allo costole
-QUESTO è per mia sorella- lo colpì all'addome
-E' QUESTO E' PER ME!- lo colpì con una forza inaudita, tanto da spaccare il vetro in mille pezzi, tanto da farlo cadere di peso e tanto da farlo morire. Sì, Patrick era morto. Demi lo guardò per un paio di minuti, con viso inespressivo. Il dolore aveva ripreso il sopravvento e Demi sentì arrivare la polizia. Gli agenti si erano già messi d'accordo con Tom e Demi, per venire a prendere Patrick, in caso Demi non ce la facesse, ma con grande sorpresa di Demi, ce la fece. Scese faticosamente le scale, con la testa che le pulsava e uscì fuori. C'erano dei paramedici che la misero su una barella e le diedero ossigeno. Il capo della polizia andò in contro a Demi, le prese la mano e lei gliela stinse, anche se era esausta
-Demi, tu sei diventata una eroina. L'america te ne è grata. Abbiamo scoperto che tua madre non è stata l'unica sua vittima. Tu ci hai salvati. Grazie, di cuore- Demi sorrise debolmente con la parola 'eroina' che echeggiava nella sua testa, che stava per scoppiare. Tutto era andato per il meglio e in quel momento, Demi seppe esattamente cosa doveva fare della sua vita, per i prossimi mesi o anni.

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Capitolo 12
*** - That kind of love never dies. ***


*1 mese e mezzo dopo*
 
In cucina, la madre di Demi, piena di energia, si stava cimentando nell'arte dei dolciumi, parecchio fiera del proprio libro di ricette. Mentre stava mescolando l'impasto per la torta al cioccolato, qualcuno bussò alla porta
-Salve signora Lovato, come sta?- disse Joe, sorridendo
-Ciao Joe! Sto molto bene grazie; entra pure-
-Accidenti... è scoppiata una bomba qui dentro?-
-Più o meno... sai, ho preparato vari dolci in questi giorni, ma l'arte culinaria non sembra avere grande simpatia per me-
-Stia tranquilla, mia madre... beh, lei ci ha messo settimane per imparare a cucinare- la madre di Demi sorrise
-Dimmi Joe, come mai sei qui?-
-Volevo sapere come sta Demi. Mi manca terribilmente e volevo sapere se era serena e se tutto le stava andando per il meglio-
-Sei davvero un ragazzo d'oro. Assolutamente sì, lei sta bene. Sta facendo enormi progressi a Timberline Knolls-
-Sono sicuro che lei lì dentro se la sta cavando meglio di tutti-
-Piano con l'entusiasmo. Ha ancora un lungo cammino da affrontare e sarà durissimo per lei. Io stessa mi rimprovero ogni giorno di non aver scoperto i suoi disordini alimentari e... naturalmente, i tagli-
-Ma... lei se la caverà-
-Puoi giurarci. Oh, accidenti, quasi me ne dimenticavo!- la madre di Demi si allontanò per un momento e tornò con un piccolo disco -me lo ha spedito il corriere stamattina. Questo è per te da parte di Demi- Joe lo prese subito
-E' un... video messaggio-
-Esattamente! Ti sentiresti di vederlo assieme a me?-
-Assolutamente sì!- rispose onestamente Joe
 
Andarono in camera da letto di Demi e misero questo disco nel lettore di DVD. Partì all'istante
 
''Ciao Joe, sono Demi. 
Te lo dico in caso tu non mi riconosca più, dato che in questi ultimi tempi sono cambiata e non poco.
Non è strano? In teoria dovrei essere io a vedere te tramite lo schermo di un televisore e non viceversa'' sorrise debolmente ''qui in rehab è tutto così incredibile, mi sembra quasi di vivere in un altro pianeta.
La terapia è durissima, pensa che l'altra sera mi sono ritrovata a piangere nel cuore della notte perché non sono riuscita a rispondere ad una semplice domanda. 
Ti rendi conto? Tutto questo mi renderà più forte, lo so, ma è tutto così difficile e più grande di me. 
Ma una delle cose che ho imparato qui è che la nostra natura ci spinge a reggerci in piedi da soli, per quanto disperati possiamo essere. Lo sai, qui ho conosciuto persone veramente meravigliose.
C'è una signora anziana che non fa altro che ripetere a tutti 'live life to the fullest' ovvero 'vivi la vita al meglio' ed è proprio quello che sto iniziando a fare.
Vivere veramente la mia vita. Qui sto bene e sono in pace con me stessa, sarà davvero dura lasciare la rehab, ma oltre alla guarigione, c'è una sola cosa alla quale penso continuamente: tu'' in quel momento, le si illuminarono gli occhi ''l'ultima conversazione che abbiamo avuto è finita con me che mi incazzavo e ti sbattevo a terra.
Sai, ho ricevuto una telefonata clandestina da un certo Kevin Jonas, lo conosci? Beh, mi ha raccontato il perché del tuo comportamento e onestamente ho iniziato a detestarti e poi a perdonarti. 
Sì, perché mi hai ferita dicendo quelle merdate. 
Ma ora il passato è passato e spero davvero che tu ora possa perdonare me per non averti salutato prima di entrare in rehab. 
Avrei voluto abbracciarti e dirti 'ci vediamo presto' ma allontanarmi, poi, sarebbe stato troppo doloroso.
Io ti... voglio bene e non smetterò mai di volertene.
Ci siamo allontanati l'uno dall'altra in una maniera abissale e di questo ne sono addolorata.
Spero solo che un giorno, quando uno di noi due si volterà, possa trovare l'altro al proprio fianco.
Ti auguro il meglio. Con affetto... Demi'' e il video si stoppò. Joe e la madre di Demi avevano il viso rigato dalle lacrime e per ultima cosa, Joe disse
-Ha davvero una figlia straordinaria, signora Lovato- Demi e Joe non lo sapevano ma quel giorno, si erano giurati amore eterno. 

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