Would you save my soul, tonight?

di xyoumakemesing
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Primo Capitolo. ***
Capitolo 3: *** Secondo capitolo. ***
Capitolo 4: *** Terzo capitolo. ***
Capitolo 5: *** Quarto capitolo. ***
Capitolo 6: *** Quinto capitolo. ***
Capitolo 7: *** Sesto capitolo. ***
Capitolo 8: *** Settimo capitolo. ***
Capitolo 9: *** Ottavo capitolo. ***
Capitolo 10: *** Nono capitolo. ***
Capitolo 11: *** Decimo capitolo. ***
Capitolo 12: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***





Attenzione:
Questa storia è stata scritta a quattro mani, dalla sottoscritta e da Eleonora
, senza un preciso motivo a dire il vero. Non siamo fans degli One Direction quindi non c'entriamo nulla con questo fandom ma Eleonora ha una cotta per Zayn, (e io per Niall ma questo è un dettaglio), quindi abbiamo deciso di buttarci in quest' avventura.
E' meglio avvisarvi che nessuno degli altri ragazzi sarà presente a parte il protagonista e che questa storia non è scritta a fini di lucro. Zayn Malik non ci appartiene (con enorme disappunto di Eleonora) e tutto ciò che troverete scritto è solo frutto della nostra fantasia.




Prologo.


“Vedi Zayn?” sorrise l'uomo grassottello e quasi completamente calvo porgendogli la fotografia della sua prossima vittima. Lui rimase in silenzio, afferrandola. “Si chiama Arianne Benoit, mezza francese, abbastanza alta, occhi verdi.” la descrisse velocemente, accompagnando le sue parole con un disgustoso sorrisino lascivo.
“Suo padre mi deve dei soldi, molti soldi, ma non ha ancora compreso bene le regole del nostro accordo. Quindi, ho chiamato te - fece una pausa teatrale, asciugandosi la fronte imperlata di sudore con un fazzoletto di stoffa, - Tu sei il migliore, Zayn. Quanti ne hai già uccisi?” domandò.
“Quarantasei” dichiarò secco il ragazzo, fissandolo senza alcun timore.
“E hai solo ventiquattro anni!” esultò l'uomo piacevolmente sorpreso, concedendogli un piccolo applauso.
“Tornando a noi, voglio che tu faccia fuori Arianne.” disse semplicemente, come se stesse parlando del suo gusto di gelato preferito.
Zayn si rigirò la foto tra le mani. Una ragazzina di neanche diciotto anni chiacchierava con espressione allegra al telefono, immobile alla fermata dell'autobus. 
“E' piccola” constatò, alzando gli occhi verso il suo capo.

Brando sventolò una mano in aria, noncurante. “Voglio dare a suo padre una bella lezione..” lasciò la frase in sospeso, voltandosi verso la parte in ombra del suo ufficio.



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Capitolo 2
*** Primo Capitolo. ***




Attenzione: Questa storia è stata scritta a quattro mani, dalla sottoscritta e da Eleonora
 , senza un preciso motivo a dire il vero. Non siamo fans degli One Direction quindi non c'entriamo nulla con questo fandom ma Eleonora ha una cotta per Zayn, (e io per Niall ma questo è un dettaglio), quindi abbiamo deciso di buttarci in quest' avventura. 
E' meglio avvisarvi che nessuno degli altri ragazzi sarà presente a parte il protagonista e che questa storia non è scritta a fini di lucro. Zayn Malik non ci appartiene (con enorme disappunto di Eleonora) e tutto ciò che troverete scritto è solo frutto della nostra fantasia.


Primo capitolo.


Proprio come in ogni suo appostamento, Zayn era seduto sulla sua Mustang Cobra del '68 con in mano gli occhiali da sole.
Mordicchiò distrattamente la stecchetta laterale dei Rayban scuri, scrutando con occhio vigile la folla di ragazzi che si ammassavano fuori dall'ingresso del liceo statale della città.
Uno dopo l'altro, i giovani camminavano in direzione della strada parlottando tra di loro. Un gruppetto di giocatori di basket si fermò sul marciapiede senza neanche accorgersi che una ragazza stesse per sbattere contro la schiena di uno di loro.
Zayn la riconobbe subito, Arianne Benoit camminava a testa alta, zigzagando tra la gente, diretta alla fermata del bus. La seguiva da più di una settimana e onestamente non aveva conosciuto qualcuno con una vita più monotona della sua.
I capelli ramati erano legati in una coda di cavallo disfatta, la camicetta a scacchi azzurra era aperta e lasciava intravedere la canotta bianca.
Camminava svelta tra gli studenti, con le ballerine nere ai piedi, rivolgendo di tanto in tanto un sorriso a qualcuno.
Zayn la fissò ancora per qualche istante prima di prendere la sua macchina fotografica e scattare un paio di foto. Maledisse più di una volta qualche studentello idiota che invadeva l'obiettivo, nascondendo completamente la ragazza.
Zummò sul suo viso poco abbronzato, notandola sbuffare, scattò ancora qualche foto e poi lanciò la macchinetta sul sedile vuoto accanto al suo. Quando puntò nuovamente lo sguardo verso la ragazzina, la vide sorridere divertita verso il tizio che le stava davanti: un bel palestrato dall'aria californiana che le aveva gentilmente tolto dalle mani un po' del carico di libri che reggeva con fatica, sorridendole a sua volta. Zayn si accorse che la fissava con lo sguardo di chi, in realtà, non vuole solo portare semplicemente degli stupidi libri anche se lei pareva non accorgersene.
Strinse le mani intorno al volante sospirando. Quella sarebbe stata solo la quarantasettesima. Era solo un numero. Non poteva cominciare a farsi coinvolgere proprio in quel momento. La sua carriera era stata ottima e senza macchia. Mai un errore, una distrazione. Quella era una delle tante, niente di più.
Aveva ucciso così tante persone che non doveva più essere un problema per lui.
E anche se quel viso innocente per un attimo l'aveva frenato scosse la testa con rabbia: Lui era Zayn Malik e quello era il suo mestiere. Una ragazzina non gli avrebbe di certo rovinato la reputazione.

*


Come ogni giovedì pomeriggio, Arianne era seduta sullo sgabello del piccolo bar del centro.
Quel giorno della settimana non tornava mai a casa per pranzo, preferiva mangiare un panino al volo e attendere  l'inizio dei corsi pomeridiani.
Per portarsi avanti coi compiti della mattina seguente,  si era portata da casa il libro di letteratura inglese. Aveva un test molto importante l'indomani ma non riusciva a concentrarsi; sfogliava le pagine con la testa tra le nuvole, sbuffando annoiata di tanto in tanto.
Era stanca. Stanca della vita che si trovava a dover vivere, quasi non avesse scelta.
Sua madre l’aveva abbandonata, morendo fin troppo giovane. Suo padre da quel giorno non era stato più lo stesso, come se lei ne ricordasse uno diverso, aveva cominciato a bere noncurante del fatto  che toccasse a lui portare il denaro a casa per mantenere la famiglia.
Le disgrazie, Arianne lo sapeva, non arrivavano mai da sole. Perciò quando suo fratello Greg cominciò a portare denaro a casa, somme esorbitanti che riempivano il frigo per mesi interi qualche domanda Arianne se la porse.
Senza dare peso alla cosa però, permise al fratello di occuparsi di loro.
Gli permise di dormire fuori per giorni, tornando poi e rimanendo a casa per un paio di notti e per poi vederlo andare via di nuovo.
Arianne sospettava che ci fosse qualcosa di losco sotto, ma Greg le ripeteva di non immischiarsi.
Le paure della ragazza furono confermate quando qualcuno ritrovò il cadavere del suo adorato fratello che galleggiava placidamente dentro una delle immense vasche dell’acquedotto comunale.
I segni sulle braccia e sui polsi lasciavano intendere che si fosse suicidato. Tagliato le vene, così le dissero.
I tempi erano duri, ma Arianne conosceva bene suo fratello.
Mai e poi mai avrebbe voluto, di sua volontà, lasciarla sola. Mai si sarebbe suicidato. Per le autorità però, il ragazzo si era tolto la vita proprio come tanti altri, senza una reale motivazione.
E da quel momento le cose erano peggiorate. Come una macchina senza freni che va in discesa, giorno dopo giorno i problemi erano tornati prepotentemente e a  moltiplicarsi.
La dispensa vuota, le tasse scolastiche non pagate, le bollette lasciate sui ripiani della cucina ad accumulare polvere. Suo padre spariva per tutto il giorno e quando  tornava, la sera tardi, era puntualmente ubriaco. Si accomodava sul divano a sbraitare contro la televisione e tanti saluti.
Arianne aveva rimesso in sesto l’andamento finanziario della casa utilizzando - seppur a malincuore - i soldi destinati alla sua istruzione universitaria che Greg aveva conservato.
Proprio perché Arianne sapeva che le disgrazie non arrivano mai da sole comprese ben presto che suo padre non solo si ubriacava tutte le sere, ma si faceva di strane sostanze in grado di farlo diventare un'altra persona.
La campanella della porta del locale tintinnò e all’aprirsi della porta, fece il suo ingresso un ragazzo.  Arianne si voltò incuriosita, vedendolo entrare con andatura lenta e sicura.
Teneva le mani dentro le tasche dei pantaloni scuri, il cappuccio della felpa abbassato e gli occhiali da sole sul naso. Aveva visto un sacco di ragazzi ma mai così schifosamente belli.
Lo sentì ordinare un cappuccino e una ciambella con la glassa sopra. Quando tirò fuori i soldi per afferrare il bicchierone di carta che il commesso gli porgeva, Arianne notò una cicatrice all’altezza del pollice che scendeva fino al polso.
Il ragazzo si voltò a guardarla e lei non potè proprio evitare di sentirsi una scema per aver fissato così a lungo un completo estraneo;  lui le rivolse un sorriso educato facendola arrossire fino alle punte dei capelli e distogliere immediatamente lo sguardo concentrandosi sul suo libro.





Non pensavamo che questa storia potesse suscitare così tanta curiosità,
ringraziamo immensamente tutte voi che avete recensito, chi l'ha messa già tra le preferite/seguite/ricordate.
Speriamo che questo capitolo sia di vostro gradimento anche se è più che altro di transizione.
L'azione arriverà col prossimo capitolo, promesso!
Gotta Catch' em all! (?)

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Capitolo 3
*** Secondo capitolo. ***






Attenzione: Questa storia è stata scritta a quattro mani, dalla sottoscritta e da Eleonora , senza un preciso motivo a dire il vero. Non siamo fans degli One Direction quindi non c'entriamo nulla con questo fandom ma Eleonora ha una cotta per Zayn, (e io per Niall ma questo è un dettaglio), quindi abbiamo deciso di buttarci in quest' avventura. 
E' meglio avvisarvi che nessuno degli altri ragazzi sarà presente a parte il protagonista e che questa storia non è scritta a fini di lucro. Zayn Malik non ci appartiene (con enorme disappunto di Eleonora) e tutto ciò che troverete scritto è solo frutto della nostra fantasia.



Secondo capitolo.


Nei giorni seguenti al primo appostamento, Zayn non si mosse da sotto l’appartamento della ragazza.
Aveva studiato per bene i momenti in cui rimaneva sola. Succedeva tutti i sabato mattina, quando si rinchiudeva per studiare e poi finiva per fissare il parco fuori dalla finestra. O la sera tardi, quando suo padre usciva e non rientrava fino al mattino seguente.
Si passò una mano sul ciuffo di capelli scuri con fare stanco: voleva davvero uscire da quel giro, eppure il coraggio di mettere la parola fine alla faccenda non lo trovava mai.
Nel frattempo, all'interno dell'appartamento, Arianne scivolò sulla sedia, addentando la brioche al cioccolato che reggeva in mano. Il libro di matematica la aspettava sul tavolo della cucina, ancora chiuso. Guardò l'orologio appeso alla parete: erano appena le dieci di mattina. Il suo corpo non era programmato per studiare matematica a quell'assurda ora, si disse facendo una smorfia. Anzi, a dirla tutta, il suo corpo non era programmato per studiare la matematica e basta.
Picchiettò le dita sul tavolo, finendo di masticare l'ultimo boccone della buonissima brioche che aveva comprato dal panettiere sotto casa sua e poi afferrò il libro, accompagnando il gesto con un lungo sospiro. Non ebbe nemmeno il tempo di aprirlo che sentì il campanello trillare. Fissò la porta d'ingresso scocciata.
Solitamente non riceveva mai visite il sabato mattina. Suo padre, in quel momento, era ad ubriacarsi in qualche squallida bettola o a gironzolare per la città; non aveva più una madre e nessun parente in quella città. In più, le sue poche amiche solitamente la avvisavano prima di piombare in casa sua. Si alzò di controvoglia dalla sedia, dirigendosi verso il portoncino.
Lo aprì trovandosi di fronte un ragazzo dalla pelle ambrata e gli occhi scuri che si guardava nervosamente intorno. Sorrise involontariamente, ma non era il ragazzo del bar?
"Posso esserti d'aiuto?" chiese gentilmente. Lui non rispose, con un gesto veloce alzò la maglietta grigia che indossava, tirando fuori dalla cintura dei jeans una pistola nera che gli puntò all'altezza degli occhi. Arianne ci mise qualche secondo a realizzare che quella non era una pistola ad acqua ma una vera, di quelle che uccidevano.
Fu sul punto di urlare ma il ragazzo le fu addosso in un baleno, una mano a coprirle la bocca mentre l'altra reggeva ancora la pistola puntata adesso alla tempia.
"Sta' zitta" le intimò, chiudendo con un calcio la porta d'ingresso. La ragazza venne spinta contro il muro, molto poco delicatamente.
" Ti prego" implorò con un fil di voce, senza distogliere lo sguardo dalla canna lucida della pistola che lui le aveva di nuovo puntato in mezzo agli occhi.
"Devi stare zitta!" ripeté Zayn brusco, caricando il colpo. Arianne farfugliò qualcosa di incomprensibile mentre lacrime di puro terrore cominciarono a scorrerle sulle guance pallide, arrivando a bagnarle il colletto della polo azzurrina che indossava.
Zayn deglutì, scacciando via gli sconvenienti pensieri che gli appannavano la mente.
Lui non aveva mai ucciso una donna. Beh, in questo caso era solo una ragazzina ma il concetto era quello. Non aveva mai torto nemmeno un capello ad un essere di genere femminile.
Era un assassino seriale ma seguiva comunque un'etica. Una sorta di regole che si era auto-imposto per rendere la sua coscienza meno sporca. Ma quando Brando lo aveva chiamato aveva accettato quel caso al volo, senza nemmeno pensarci più di tanto. Non per questioni economiche, quel lavoro gli aveva fatto sfiorare la ricchezza, ma per questioni che lui non avrebbe nemmeno saputo definire. Era sulla soglia dei venticinque anni ed era solo come un cane. Quella professione gli aveva portato vagonate di soldi e rapporti occasionali che a lungo andare lo avevano reso vuoto.
Aveva seriamente pensato di mollare, di iniziare a farsi una vita. Magari anche trovarsi una fidanzata, perché no. Ma poi, la notizia del ritrovamento del corpo annegato di un suo ex collega che aveva smesso da qualche mese gli aveva fatto cambiare idea. I notiziari parlavano di suicidio ma Zayn sapeva che era stato ucciso.
Era un po' come la mafia, una volta dentro non c'era più modo di uscirne. O almeno non da vivi.
Mentre Arianne cercava di regolarizzare il respiro si ricordò di quello strano detto secondo cui appena prima di morire tutta l'intera esistenza ci passa davanti ai nostri occhi. Lo ripeteva sempre anche sua nonna Marie, sostenendo che quando sarebbe accaduto avrebbe gradito un pacchetto di popcorn al caramello.
Fu però una delusione constatare che davanti ai suoi occhi invece dei bei ricordi spiccava un ragazzo con una pistola. Stava praticamente guardando la morte negli occhi, nel vero senso della parola, e sebbene quegli occhi ambrati fossero i più belli che avesse mai visto,  di certo questo non rendeva la situazione meno inquietante.
Serrò le palpebre sospirando a fondo.
Non era mai stata una combattente, si arrendeva piuttosto facilmente a dire il vero.
Quanto ci avrebbe messo il proiettile a sfondarle il cranio? Ne sarebbe bastato uno solo per ucciderla o avrebbe dovuto sopportarne un altro? Le sarebbe uscito del sangue? A lei il sangue non piaceva per niente. Ma la cosa che più la terrorizzava era il dolore: morire faceva male?
Con un gesto veloce portò le mani al collo, stringendole intorno al piccolo ciondolo ovale che sua madre le aveva donato prima di andarsene. Sgomberò la mente e attese, con gli occhi chiusi.
Uno.
Due.
Sarebbe arrivata a contare fino a cinque?
Tre.
O l'avrebbe uccisa?
Quattro.
Aveva solo un secondo di vita.
Cosa avrebbe dovuto fare? Forse una preghiera?
“Fa' presto” disse in un sussurro.
Cinque.
Era finita.
Sei.
Sette.
Era già morta?
Otto.
Non era sicura di essere morta, a dire il vero.
Aprì un occhio giusto per accettarsi della situazione. Trovò il ragazzo ancora di fronte a lei, intento a fissarla con la mascella contratta. Arianne notò che impugnava ancora la pistola ma stavolta non era puntata contro di lei ma verso il pavimento.
Mosse un passo verso sinistra, urtando con il fianco il tavolino accanto a sé.
Sentiva l’agitazione e la paura percorrere ogni fibra del suo corpo, abbassò lo sguardo sulla pistola senza parlare. Trattenne il respiro guardando le mani grandi del ragazzo, tenere stretta l’arma. Toccò la superficie di legno chiaro e respirò, sentendo il cuore palpitarle quasi a volerle sfondare il petto.
Quanti metri distava il cordless? Quanto forte avrebbe potuto correre per arrivare a prendere il telefono, chiamare il 911 e non rimanere uccisa da una pallottola del ragazzo?
Un lamento uscì dalle sue labbra e concentrata com’era nelle riflessioni, non si accorse che Zayn la stava guardando con un cipiglio compassionevole.
“Torna a studiare.” le disse, nascondendo la pistola sotto la maglietta.
Torna a studiare? Torna a studiare, sul serio? Arianne lo vide fare un passo indietro per tornare sul pianerottolo e andarsene via quasi correndo.


“Io me ne tiro fuori” dichiarò al telefono categorico Zayn appena dopo essere uscito dall'appartamento di Arianne. Si guardò intorno, sperando che nessuno degli scagnozzi di Brando lo avesse seguito per accettarsi che avesse compiuto il lavoro. Reggeva il cellulare nell'incavo tra la spalla e il collo mentre le mani erano occupate ad accendere una sigaretta.
“Spero tu stia scherzando” Fu la risposta pacata di Brando. Il ragazzo si rigirò la sigaretta tra le dita, aspirando la prima boccata, conservando poi l'accendino dentro la tasca dei jeans scuri. Afferrò il cellulare con la mano libera.
“Ti ridarò i soldi che mi hai anticipato” aggiunse, attraversando la strada. Brando sospirò. “Sei il mio miglior uomo, Zayn. Non puoi tirarti indietro”
“E' solo una ragazzina!” sbottò piccato, portandosi la sigaretta nuovamente alle labbra.
“E da quando ti preoccupi per le tue vittime?”
“Da quando so che non posso uccidere una ragazzina di diciassette anni. 
Zayn si trattenne dall'urlare, limitandosi a calciare una lattina di coca cola vuota che giaceva abbandonata in mezzo alla strada.
Raggiunse il marciapiede, aspirando ancora dalla sigaretta.
“Ecco cosa farai Zayn - cominciò Brando, con un tono così calmo da risultare vagamente inquietante. - Tu ucciderai quella ragazzina. E se solo osi pensare di disubbidire ai miei ordini, giuro che mi vendicherò di te personalmente”
“Sai che posso ucciderti anche ad occhi chiusi, Brando.” rispose lui, poco preoccupato.
“Oh, lo so. - Brando fece una pausa d'effetto prima di sogghignare - Ma non penso che il piccolo James sia così bravo con le pistole.”
Zayn si immobilizzò sul marciapiede. “Lascia in pace James!
urlò, ma l'unico rumore che sentì fu l'insistente tu-tu del telefono.
Con uno sbuffo portò nuovamente il cellulare in tasca, si guardò intorno incrociando lo sguardo di qualche passante, voltandosi poi sentendosi vagamente osservato.
Quella sensazione si fece ancora più insistente, era ormai sicura che da qualche parte  qualcuno che in realtà non riusciva a vedere lo stesse tenendo d'occhio.
Si voltò ancora una volta, dalla parte opposta della strada.
E fu lì che lo vide.

Ad una qualsiasi persona sarebbe potuto anche sfuggire, ma lui sapeva come si comportavano quelli come lui: sapevano come passare del tutto inosservati, è vero, ma quando volevano farsi notare ecco che ricomparivano magicamente. E quel ragazzo col cappellino da baseball, seduto dentro un'auto nera, voleva farsi vedere da lui. Gli sorrise diabolicamente facendogli anche un cenno con la mano.
Zayn attraversò la strada, stringendo le dita sull'impugnatura della  pistola senza farsi notare dal tipo col cappellino che adesso era intento a parlottare al cellulare.
Se quel tizio stava chiamando Brando, pensò,  non aveva molto tempo per andare via di lì.
Doveva sbrigarsi.






So, here we are!
Ve l'avevamo detto noi che ci sarebbe stata un po' d'azione in questo capitolo!
Abbiamo deciso di aggiornare in un lampo perché abbiamo qualche capitolo già pronto e non potevamo proprio aspettare una settimana per leggere la vostra reazione lol
Ringraziamo ancora una volta voi che avete recensito,
diciotto recensioni in due capitoli!
Certo, non avremo mai  trenta recensioni a capitolo ma per noi è già un bel traguardo, hell yeah!
Ringraziamo ovviamente chi legge solo e chi ha già messo la storia tra le preferite/ seguite/ ricordate.
Gotta catch'em all!

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Capitolo 4
*** Terzo capitolo. ***





Attenzione:
 Questa storia è stata scritta a quattro mani, dalla sottoscritta e da Eleonora , senza un preciso motivo a dire il vero. Non siamo fans degli One Direction quindi non c'entriamo nulla con questo fandom ma Eleonora ha una cotta per Zayn, (e io per Niall ma questo è un dettaglio), quindi abbiamo deciso di buttarci in quest' avventura. 
E' meglio avvisarvi che nessuno degli altri ragazzi sarà presente a parte il protagonista e che questa storia non è scritta a fini di lucro. Zayn Malik non ci appartiene (con enorme disappunto di Eleonora) e tutto ciò che troverete scritto è solo frutto della nostra fantasia.

 

Terzo capitolo.

Arianne era ancora con le spalle al muro, nella stessa posizione in cui Zayn l'aveva lasciata, fissava il vuoto davanti a sé con occhi vacui, ancora troppo scossa per poter fare anche solo un passo. Si sentiva la testa vorticare, gli occhi appannarsi e le orecchie fischiare: l'adrenalina aveva smesso di circolare e sarebbe svenuta da un momento all'altro.
Udì appena i due pugni ben assestati che colpirono la porta. Mosse lentamente il capo verso di essa, sgranando gli occhi terrorizzata. E se quel tipo avesse cambiato di nuovo idea e fosse tornato per completare il lavoro che aveva lasciato in sospeso?
Si portò una mano alla bocca, cercando di attutire il suo respiro affannato mentre si trascinava verso il portoncino, senza scostarsi completamente dal muro. A circa metà strada ci ripensò, andò verso il mobile della cucina afferrando il cordless e persino un mestolo d'acciaio - così, per sicurezza. Ritornò in corridoio, avvicinandosi cautamente alla porta.
Fu una fortuna per lei trovarsi qualche metro indietro rispetto alla porta d'ingresso quando venne spalancata con un rumore sordo dal calcio ben piazzato di Zayn.
“Oh, per favore, non di nuovo!” esclamò spaventata Arianne, lasciando cadere a terra il mestolo con un tonfo.  Zayn perlustrò l'ingresso con attenzione, abbassando poi la pistola.
“Sei sola?” le domandò, senza smettere di guardarsi intorno.
“Certo che no! Sto per chiamare la polizia!” strillò lei stringendo convulsamente il cordless.
“Non c’è tempo, dobbiamo andare.”
Ripose la pistola nella cintura dei pantaloni e, per quanto la maglia grigia la coprisse interamente, la ragazza rimase a fissarla terrorizzata senza distogliere lo sguardo.
“Scherzi?” rispose istericamente lei, agitando ancora il telefono a mo' di minaccia. “Se ti avvicini ancora, io...io..”
“Mi picchierai con il cordless? Oh avanti, mettilo giù e andiamo!” la schernì lui.
Arianne lo fissò, senza muoversi.
"Non abbiamo tutto questo tempo, sai? - la informò -  C’è un uomo di sotto che è venuto a controllare che io portassi a termine il mio compito, perciò se non vuoi morire direi di sbrigarci.” concluse, avvicinandosi alla finestra per controllare la macchina sul lato opposto del marciapiede. “Merda!” esclamò poi vedendo l'uomo col berretto scendere e attraversare la strada poco trafficata.
“Chi mi dice che non sia tutta una scusa per uccidermi?” chiese Arianne, ancora sospettosa.
“Ti avrei uccisa prima, no? O magari ora.” Zayn si allontanò dalla ragazzina, chiudendo la porta a chiave e avvicinando il tavolo in legno per bloccarla maggiormente.
“Non lo fermerà.” commentò, rivolgendosi più a sé stesso. “Cosa vuoi fare? - aggiunse poi, rivolgendosi ad Arianne,   - La bella statuina ancora per molto?”
Si diresse verso la cucina con la ragazza alle calcagna, puntando lo sguardo verso la finestra , indeciso sul da farsi.
“Hai intenzione di buttarti giù?” chiese Arianne, confusa.
“C'è la scala antincendio?” domandò invece lui, ignorandola. Arianne annuì, stringendo il cordless al petto.
“Bene” mormorò, posandosi sul davanzale. Con uno scatto veloce, fece passare entrambe le gambe oltre il parapetto, atterrando con un agile salto sul pianerottolo della scala di metallo. Poi le lanciò un'occhiata eloquente.
La ragazza si avvicinò alla finestra, la porta del salotto cominciò a sbattere. Insistenti colpi, uno dopo l’altro. Il respiro di Arianne era velocissimo, quasi quanto il suo cuore.
“Ho paura del vuoto, santo cielo!” esclamò infilando metà corpo al di fuori della finestra.
“Non guardare giù!” 
Arianne costeggiò il muro cercando di non guardare i due piani sotto di sé.
“Guardami!” le ordinò lui, allungando una mano. “Puoi farcela, dai!”
Arianne sentì il cuore in gola nell’esatto istante in cui sentì qualcuno afferrarla per la spalla.
Si voltò spaventata, trovandosi davanti il volto di un uomo a lei sconosciuto che ghignava perfidamente.
“Non puoi scappare, passerotto” le disse, strattonandola malamente.
Urlò cercando di scrollarsi di dosso l’uomo, nonostante fosse il doppio di lei. Quando si rese conto di avere ancora in mano il cordless, le balenò in mente l'assurda idea che potesse utilizzarlo in qualche modo come arma. Così, con veloce gesto del braccio, lo lanciò verso l'uomo beccandolo in un occhio.
Accelerò il passo verso la finestra e, una volta arrampicatasi sul cornicione, chiuse gli occhi sperando di farcela. Saltò dopo un profondo respiro, con gli occhi serrati,  sperando vivamente che l'atterraggio non le facesse spezzare una caviglia. Fortunatamente però, le braccia di Zayn riuscirono ad intercettarla in tempo, afferrandola prima che cadesse rovinosamente.
Cominciarono a scendere le scale due a due e quasi con un balzo arrivarono in strada.
L’uomo che aveva afferrato Arianne per la spalla era tornato sui suoi passi, uscendo dall’edificio nell’esatto istante in cui loro s'infilarono dentro l' auto.
"Sbrigati, dannazione!" gridò il moro, facendo ruggire il motore.
Arianne lo fissò trattenendo il fiato. Sembrava quasi che fosse più agitato e preoccupato di lei. Si allacciò la cintura di sicurezza, voltandosi a guardare l'uomo corpulento che faceva il suo ingresso trionfale in strada come se avesse vinto una maratona.
Zayn ingranò la marcia, finendo in strada con uno strattone quando l'auto scese dal marciapiede su cui era parcheggiata.
Arianne sentiva le mani tremare, chiuse gli occhi per un secondo nella speranza che si addormentasse e risvegliasse quando tutto fosse finito.
Fu uno sparo alla macchina a farle riaprire gli occhi. Zayn sterzò brusco, finendo quasi contro  un palo. Senza nemmeno aspettare che l'auto si assestasse, svoltò a destra senza nemmeno dare precedenza in un incrocio.
Il tizio che li inseguiva probabilmente stava quasi per raggiungerli a giudicare dalle maledizioni che Zayn gli lanciava, senza smettere di fissare lo specchietto retrovisore.
"Dovremmo andare alla polizia" dichiarò Arianne, mangiucchiandosi nervosa le unghie.
"Vuoi smetterla con la polizia?" quasi gridò lui, senza nemmeno guardarla.
"Hai un'idea migliore?" ribattè lei, alzando un sopracciglio con evidente scetticismo.
"No, ma di certo non andremo da loro dicendo che qualcuno vuole ucciderci."
Con un gesto brusco Zayn sorpassò un taxi giallo, guadagnandosi epiteti poco carini da Arianne e numerosi colpi di clacson dal tassista.
"Santo cielo, vuoi rallentare?" urlò spaventata lei, schiacciandosi contro il sedile,  "Se non ci ucciderà quel tizio, ci uccideremo da soli!" esclamò poi.
Le gomme della Mustang stridettero contro l'asfalto caldo della tangenziale in cui Zayn si era immesso da qualche secondo. Continuava a puntare lo sguardo verso lo specchietto e ad accelerare maggiormente.
“Hai un parente fuori dall'Inghilterra? Da qualche parte. Qualsiasi.”
La rossa annuì. “Mia nonna, in Francia.”
Erano cinque anni che sua nonna non la vedeva. Dal funerale di sua madre, sua unica figlia.
“Perfetto.” mormorò lui, tornando a guardare la strada.
“Perfetto un corno! Non ho soldi per prendere l’aereo!”
Il ragazzo parve non sentire i suoi lamenti continuando a guidare,  rallentando solo di poco la velocità.


 
Guess who's back?

Prima di iniziare ci tengo a dirvi che proprio in questo momento Eleonora mi ha linkato una gif di Zayn, giusto per farvi capire quanto le piace quel tipo.
Oggi abbiamo pure scoperto che si è fatto un altro tatuaggio,
vi prego qualcuno lo fermi perché giuro che dopo quel cuoricino storto stampato sul fianco ho paura che possa tatuarsi la qualunque.
Ma non siamo qui per parlare dei tatuaggi del signor Malik,
siamo qui perché abbiamo aggiornato yeeeah.
Siamo molto felici che questa storia vi piaccia fbhdhgdgdf
sono così emozionata che non so cosa dire.
Stanotte ho sognato che
Eleonora mi diceva che la storia aveva raggiunto le trenta recensioni e indovinate cosa mi viene a dire lei oggi? Che abbiamo raggiunto davvero le trenta recensioni!
Sento di avere dei poteri paranormali in questo momento LOL
Ok, vi abbandono ma sappiate che nel prossimo capitolo troverete una sorpresa quuindi stay tuned!
Gotta catch'em all!



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Capitolo 5
*** Quarto capitolo. ***



Attenzione: Questa storia è stata scritta a quattro mani, dalla sottoscritta e da Eleonora , senza un preciso motivo a dire il vero. Non siamo fans degli One Direction quindi non c'entriamo nulla con questo fandom ma Eleonora ha una cotta per Zayn, (e io per Niall ma questo è un dettaglio), quindi abbiamo deciso di buttarci in quest' avventura. 
E' meglio avvisarvi che nessuno degli altri ragazzi sarà presente a parte il protagonista e che questa storia non è scritta a fini di lucro. Zayn Malik non ci appartiene (con enorme disappunto di Eleonora) e tutto ciò che troverete scritto è solo frutto della nostra fantasia.



Quarto capitolo.


“Dove stiamo andando?” domandò Arianne, quando Zayn svoltò l'ennesima curva sfrecciando a tutta velocità sull'assolata stradina exstraurbana. Sbuffò, irritato dalle numerose domande che lei gli porgeva, rallentando di poco.
“Mi stai portando veramente all’aeroporto?” chiese ancora Arianne, stringendo tra le dita la cinghia della cintura di sicurezza.
Zayn annuì rimanendo ancora in silenzio, senza spostare lo sguardo dalla strada, finché una di quelle stupide musichette standard dei cellulari inondò l’abitacolo dell’automobile.
Il ragazzo staccò una mano dal volante allungandola verso la tasca dei pantaloni dalla quale tirò fuori il telefono.
Senza nemmeno dare un'occhiata al display lampeggiante, lo portò all'orecchio.
“Cosa cazzo hai fatto?” urlò la voce di Brando dall’altra parte dell'apparecchio.
Era davvero furioso.
“Ti avevo avvertito.” buttò lì Zayn, incastrado  il cellulare nell'incavo tra l’orecchio e il collo, mentre la mano volava verso la leva del cambio, ingranando la marcia.
“Tu non puoi fare come vuoi, sei un mio uomo.” Brando calcò maggiormente sulla penultima parola, facendo capire a Zayn - una volta per tutte - che fosse soltanto una sua pedina, che non poteva ribellarsi al suo volere, che non gli era concesso pensare con la propria testa.
“Sei ancora in tempo.” disse poco dopo, con lo stesso tono di voce che avrebbe sicuramente riservato ad un moscerino alquanto molesto che avrebbe potuto però risparmiare solo se fosse andato a volteggiare intorno ad qualcun altro.
Zayn alzò gli occhi al cielo, un aereo li sovrastava in procinto di atterrare.
“Ti ho detto che me ne tiro fuori.” ribadì, con voce ferma.
“Portami la ragazzina e non ti succederà nulla. - gli concesse Brando, sospirando - Ignorerò  tutti i casini che stai facendo, senza macchiare la tua fantastica carriera.”  
Zayn maledisse l’uomo mentalmente e, senza rispondergli, inchiodò accostandosi ad un marciapiede. Sentì  delle voci concitate dall’altro capo del telefono e l'inconfondibile ghigno sommesso di Brando, rendendosi conto solo allora che quella chiamata era stata tutta una montatura: volevano solo intercettarli.
“Bastardo!” sibilò Zayn, attaccando la chiamata con un gesto veloce. Abbassò il finestrino velocemente, guardando con aria circospetta quella stradina dall'aria vagamente desolata.
“Che diavolo...” cominciò la rossa osservando il ragazzo mettere di nuovo in moto e tornare dentro la carreggiata, guidando per alcuni minuti fino ad un parcheggio sotterraneo. Infilò la Mustang nel primo spazio libero capitatogli sotto tiro,  sganciandosi poi la cintura. Fece un cenno ad Arianne, ordinandole di fare lo stesso.
Scesero dall'auto contemporaneamente. Zayn che voltava continuamente la testa, come per accertarsi di non avere qualcuno alle calcagna e Arianne che gli stava alle costole, spaventata.
“Ok, ecco cosa faremo - iniziò lui, abbassando così tanto la voce che la ragazza faticò a comprendere le sue parole,  - Ti darò i soldi per il biglietto e ti scorterò fino al check-in...”   
“Non se ne parla nemmeno!” esclamò lei, interrompendolo bruscamente.
Zayn si voltò verso di lei, incenerendola con lo sguardo. “Preferisci morire?”
La ragazza dissentì col capo e, per un attimo, Zayn credette di averla convinta. Ma quando lei si arrestò di colpo rifiutandosi di camminare capì che, senza una pistola in mano, i suoi modi di persuasione lasciavano davvero a desiderare.
“Credi che io voglia abbandonare mio padre qui?” domandò retorica, allargando le braccia con un aria da Ma cosa c'è di sbagliato in te?
“Credo che la tua vita sia più importante - le rispose, raggiungendola e strattonandola poco delicatamente per un braccio - devi prendere quell’aereo e andartene via di qui!”
Arianne fu costretta a seguirlo e ad accelerare il passo visto che Zayn non dava segni di voler rallentare né tantomeno di voler rimanere lì a discutere.
“Devi ascoltarmi!” protestò cercando in tutti i modi di sfuggire alla presa ferrea del ragazzo.
Zayn si voltò improvvisamente verso di lei, con uno sguardo assassino parecchio simile a quello di un orso bruno di duecento tonnellate, pronto a saltarti al collo e sbranarti vivo.
“Non...Non vengo.” balbettò, abbassando gli occhi e stringendosi nelle spalle.
Avrebbe voluto tanto buttarsi a terra in preda alle lacrime. Avrebbe pianto per sua madre, avrebbe pianto per Greg, per suo padre che si era arreso dimenticando di avere ancora una figlia per cui combattere e per tutto quello che le stava succedendo.
Avrebbe pianto come una matta, se avesse potuto.
Ma non poteva, non con quel tipo che la scrutava in quel brutto modo.
“Ascoltami – cominciò il ragazzo, modulando la voce in tono paziente  - Brando non si farà problemi. Ti ucciderà.”
“Io non ho paura!” sbottò Arianne, in uno slancio di spavalderia. Alzò gli occhi e li puntò in quelli ambrati del ragazzo che le stava di fronte, cercando di assumere un'espressione che potesse incutergli paura. Zayn fece una smorfia perplessa.
“Non voglio buttarti giù ma somigli vagamente a quel gattino dal pelo rosso con gli occhi grandi che fanno vedere nei cartoni.” asserì, alzando le spalle.
Arianne gonfiò le guance sinceramente offesa. “Se quel pazzo omicida mi vuole così tanto, non credi che mi seguirà fino in Francia?”
Riuscì a liberarsi dalla presa del ragazzo, oltrepassandolo velocemente per poi pararsi di fronte a lui. Lo fissava intensamente negli occhi con le braccia incrociate al petto e con un'espressione sul viso le che diceva chiaramente che lei non avrebbe ceduto.
“Riuscirò ad ucciderlo prima che lui arrivi a te.”
Zayn la fissò per qualche istante, tendendole poi la mano accennando un sorriso rassicurante con le labbra.
E Arianne capì che quella non era un'affermazione buttata lì così, ma era una promessa. E per un attimo, solo un attimo, provò un moto di gratitudine soppiantato subito dall'insistente domanda che le vorticava in testa: perché uno sconosciuto era così disposto a mettere a rischio la sua vita per proteggerla?  
“Fallo per tuo padre.” le disse semplicemente.  
“Non voglio lasciarlo solo” biascicò lei, ravvivandosi nervosamente i capelli.
Zayn alzò gli occhi al cielo, di nuovo spazientito. Perché si ostinava a non ascoltarlo?
Cosa doveva sentirsi dire?  Che Brando l’avrebbe torturata fino all’ultimo capello, spogliandola di tutta la sua dignità, fino a quando lei stessa non lo avesse pregato di ucciderla?
Arianne continuava a fissarlo, il suo sguardo era deciso. Non sembrava voler cambiare idea.
Un impercettibile rumore poco lontano fece voltare Zayn che, con sguardo concentrato, cominciò a perlustrare le file di macchine spente.
A parte loro due, quel parcheggio poteva dirsi vuoto. Le lampade erano quasi tutte fulminate e le poche funzionanti si accendevano e spegnevano ad intermittenza; per non parlare  della puzza di benzina e umidità che rendeva l'aria quasi insopportabile.
Zayn spostò la ragazza dietro ad una colonna di cemento grigio. Impugnò saldamente la pistola, guardandosi intorno guardingo. Aveva sentito un rumore, ne era sicuro.
Portò l’indice davanti alla bocca, intimando ad Arianne di fare silenzio,  poi con un altro cenno le fece segno di aspettare lì, dietro quella colonna, e di non farsi vedere per nessuna ragione al mondo. Mentre lei mormorava qualcosa che somigliava vagamente ad uno “Stai attento”, lui cominciò a camminare verso la direzione da cui, era sicuro, provenisse quel rumore.
Possibile che Brando avesse già mandato qualcuno?  
Lo scricchiolare delle suole delle scarpe di Zayn era l'unica cosa che squarciava il pesante silenzio. Puntò la pistola davanti a sè, lanciando di tanto in tanto occhiate veloci ad Arianne che era scivolata sul pavimento, in preda al panico.
Percepì poi l'eco lontano di passi che si  avvicinavano e, prima ancora che Zayn potesse rendersi conto di ciò che aveva fatto, Arianne si rimise in piedi correndo terrorizzata verso di lui. Si pozionò esattamente dietro la sua schiena, afferrandogli il braccio, bianca come un lenzuolo.
Era stata una mossa abbastanza stupida, lo sapeva, ma se qualcuno l'avesse sorpresa di spalle? E se qualcuno le avesse sparato senza che lei nemmeno se ne accorgesse? Non voleva rimanere sola dietro quella dannata colonna ricoperta dalla muffa.
Zayn le rivolse un'occhiataccia spingendola a tornare al suo nascondiglio ma prima che lei potesse scuotere la testa, una figura esile sbucò dall'oscurità.
Niall” sibilò appena Zayn, tenendo in alto la pistola.
Arianne cercò di fare capolino dietro il ragazzo per guardare nella sua stessa direzione, ma Zayn la coprì completamente, spingendola indietro.
“Ciao anche a te, Zayn - rispose il ragazzo, con un sorrisino di scherno sulle labbra. - Allora, come va?” domandò, fermandosi esattamente sotto uno dei neon ancora funzionanti.
Non lo vedeva da quasi un anno ma Zayn notò che non era cambiato di una virgola: sempre gli stessi capelli ossigenati sparati da ogni parte, gli occhi che assomigliavano a due enormi oceani, le guance rosee che gli conferivano un'aria  innocente e quello stupido sorrisino sghembo sulle labbra.
Persino il suo orribile gusto in fatto di vestiti era rimasto uguale.
“A meraviglia, non vedi?” disse con una pesante nota di sarcasmo nella voce.
Niall fece qualche passo avanti, scrollando le spalle coperte da una felpa bianca.
Zayn indietreggiò automaticamente, spingendo  Arianne a fare lo stesso.
“Non pensavo che avessi il tempo di concederti un viaggetto di piacere - lo schernì ancora - Si dice che Brando abbia messo una taglia sulla tua testa e su quella della ragazzina. Presumo tu ne sappia qualcosa.”
Zayn non rispose, si limitò ad infilare la mano dentro le tasche dei jeans porgendo poi ad Arianne le chiavi della Mustang.
Niall sembrò non accorgersi di nulla.
Arianne era ancora nascosta dietro le spalle di Zayn, incapace di associare un viso a quella voce profonda e dall'accento strano che sentiva.
“Avvicinati alla macchina e tieniti pronta ad andare via.” le sussurrò Zayn, voltando leggermente il capo nella sua direzione, senza però perdere di vista l'altro ragazzo che continuava ad avvicinarsi a passi lenti.
“Non so guidare!” farfugliò lei, imbarazzata.
Sentì Zayn imprecare e indietreggiò di qualche altro passo. “Almeno sai correre? - domandò sarcastico -  Cerca di allontanarti il più possibile da qui. Adesso!”
Arianne ci mise qualche minuto prima di realizzare che doveva darsela a gambe il più velocemente possibile. Girò i tacchi puntando verso il pilastro di cemento che aveva abbandonato poco prima, fu lì lì per iniziare a correre ma il rumore di uno sparo la fece sobbalzare, impedendole ogni movimento.
“Sai come finirà tutto questo, vero?” domandò Niall, con la pistola fumante puntata verso il soffitto. Zayn non rispose, continuando a indietreggiare a passo lento.
“Certo che lo so, adesso te ne andrai e dirai a Brando di non avermi visto.” rispose, accennando un breve ghigno.
Niall scoppiò a ridere, puntando la pistola verso il suo rivale. La sua mira era fenomenale, Zayn lo sapeva benissimo, era capace di uccidere un soggetto in movimento senza troppi sforzi. Niall era tagliato per quel lavoro, sebbene avesse iniziato solo da un paio d'anni.
Non c'era via di scampo se a sparare era lui.
Fece un altro passo avanti. “Mi dispiace, Zayn - gli disse, allargando le braccia con aria fintamente mortificata -  Eri davvero un ottimo elemento! Ma sai cosa succederà se ti faccio fuori, vero?”
Zayn non rispose ancora, sentì Arianne aggrapparsi alla sua maglia mentre indietreggiavano ancora.
“Ovviamente oltre il fatto che diventerò fottutamente ricco? - precisò, dopo aver fatto una piccola pausa - Prenderò il tuo posto!” aggiunse poi, concedendosi una risata divertita.
Per quanto infallibile fosse la sua mira, Niall Horan era sempre stato al secondo posto nella lista dei serial killer più bravi. Al primo, ovviamente, c'era lui.  
“Sono così curioso di conoscere questa ragazza, insomma, sembra quasi che ti abbia fatto perdere la testa!” commentò avvicinandosi ancora.
Zayn smise di indietreggiare. “Non ti avvicinare, Niall” lo avvertì, caricando il colpo.
“Oh, dai, fammela vedere!” lo supplicò con una vocetta infantile, abbandonando le braccia lungo i fianchi, sporgendosi oltre Zayn, tentando in qualche modo di scorgere Arianne.
“Non avvicinarti.” lo ammonì di nuovo.
“Però, è carina! - commentò Niall dopo un po', notando la ragazza far capolino da dietro Zayn. Le fece l'occhiolino e Arianne  tornò a nascondersi, spaventata. - Spero almeno che tu te la sia già portata a letto perché morirai tra cinque minuti scarsi e non vorrei che tu avessi fatto tanta fatica per nulla.”
Niall fece schioccare la lingua con aria maliziosa, puntando l'arma dritta verso la testa di Zayn. Sfortunatamente per lui - e quello era il motivo per cui sarebbe rimasto in eterno al  secondo posto di quella stupida lista - aveva la brutta abitudine di perdersi in chiacchiere nei momenti meno opportuni.  Se Zayn era al primo posto, un motivo c'era: la velocità.
Sparò alla gamba di Niall, facendolo capitombolare a terra in preda al dolore.
Arianne capì di dover correre solo quando Zayn la prese per mano, quasi trascinandola verso la macchina.
“E’ morto?” domandò spaventata. Lui non rispose.
Non gli aveva sparato con l'intento di ucciderlo, voleva solo che si distraesse permettendo loro di scappare via.
Quando raggiunsero la macchina erano esausti. Zayn uscì dal parcheggio con un movimento brusco, fece ruotare l'auto su se stessa per poi trovarsi a qualche centimetro da Niall che, ancora agonizzante sul pavimento ma con il braccio che reggeva  la pistola teso,  cominciò a sparare. I suoi colpi trivellarono il finestrino di Arianne, la quale fortunatamente riuscì a non essere colpita.
“Abbassati!” le urlò Zayn accelerando e puntando la pistola verso l’uomo. Sparò a casaccio tre colpi, sperando che almeno uno avesse raggiunto Niall.
Arianne era abbassata sul sedile accanto a Zayn, con le mani sulla testa, cercava di coprirsi dalle schegge di vetro che le arrivarono sui capelli.
Quando uscirono dal parcheggio, Arianne alzò il volto di qualche centimetro,  tremando ancora. Fissò Zayn a lungo, cercando in lui qualsiasi traccia di panico o paura o preoccupazione. Ma il suo viso era impassibile, duro come una roccia.
Il sole lo investiva in pieno, costringendolo a socchiudere gli occhi.
E per la seconda volta - o forse la terza - Arianne pensò che non era ammissibile che un ragazzo così giovane e bello vivesse in quel modo.
“Dimentica la Francia - le disse lui, senza togliere il piede dall'acceleratore - Niall li avvertirà presto del mio intento di farti fuggire. Ci fermeremo da qualche parte, così potrai chiamare tuo padre e avvertirlo.”
Arianne annuì, roteando gli occhi: come se suo padre potesse accorgersi della sua assenza preso com'era dall'alcool.
“E allaccia quella cavolo di cintura!” ruggì improvvisamente Zayn, facendola sobbalzare.
 




WASSSSSUP?
siamo ritornate, ieah.
Dunque, come spero avrete già capito, la sorpresa era Niall!
So che all'inizio avevamo detto che gli altri ragazzi non sarebbero comparsi nella storia ma ho pregato Eleonora di farmi fare un'eccezione. Ormai anche i sassi sanno che stravedo per quel piccolo pinguino biondo, quindi eccolo qui versione badass.
Gli altri ovviamente non ci saranno, più per questioni di comodità che per altro. 
Btw, Siamo davvero contente che la storia vi piaccia e come sempre ringraziamo chi ha messo la storia tra le preferite/ da ricordare/ seguite vbfhbfhdhd.
Inoltre io ed Eleonora vorremmo augurarvi buona pasqua, nella speranza - come dice Guglielmo Scilla - che dentro l'uovo ce ne sia un altro più piccolo, tipo matrioska.


Ah, e Dani ho appena mangiato una merendina. Perdonami. çç

A presto, pipol! 

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Capitolo 6
*** Quinto capitolo. ***







Attenzione: Questa storia è stata scritta a quattro mani, dalla sottoscritta e da Eleonora , senza un preciso motivo a dire il vero. Non siamo fans degli One Direction quindi non c'entriamo nulla con questo fandom ma Eleonora ha una cotta per Zayn, (e io per Niall ma questo è un dettaglio), quindi abbiamo deciso di buttarci in quest' avventura. 
E' meglio avvisarvi che nessuno degli altri ragazzi sarà presente a parte il protagonista e che questa storia non è scritta a fini di lucro. Zayn Malik non ci appartiene (con enorme disappunto di Eleonora) e tutto ciò che troverete scritto è solo frutto della nostra fantasia.




Quinto capitolo.


Si erano allontanati dall’aeroporto da più o meno un'ora, percorrendo stradine secondarie evitando di entrare in città. Zayn correva così tanto che Arianne non faceva nemmeno in tempo a leggere la segnaletica. Non riusciva a capire dove si trovavano né  tantomeno dove stessero andando.
La vicenda dell'aeroporto l'aveva scossa particolarmente. Aveva visto Zayn colpire a sangue freddo un ragazzo giovanissimo, senza la minima esitazione. Certo, quel tipo l'avrebbe uccisa se lui non fosse intervenuto ma non riusciva a non pensare a quanto inquietante fosse ritrovarsi in auto - completamente sola - con uno che di mestiere faceva l' assassino seriale.
Le ore successive le passò in silenzio e, mentre Zayn continuava a guardare la strada davanti a sé senza batter ciglio, Arianne scrutava assente gli alberi fuori dal finestrino trasformarsi in una macchia deforme verdastra a causa della velocità.
Non s'accorse di essersi appisolata finché il ronzio fastidioso di un moscerino le giunse all'orecchio; sbadigliò rumorosamente, stiracchiandosi, rendendosi conto poco dopo dell'assenza di Zayn.
Guardò fuori dal finestrino, cercando di scorgerlo da qualche parte ma in quell'area di servizio - a parte il vecchio benzinaio che sonnecchiava tranquillo sulla sua sedia - non c'era anima viva. Pensò che quello fosse il momento adatto per sgattaiolare via.
Aprì lo sportello, richiudendolo poi silenziosamente alle sue spalle.  
Si complimentò mentalmente con Zayn, quell'area di servizio era completamente isolata; il posto adatto per fare rifornimento senza rischiare che lei fuggisse via.
Non c’erano case dove potesse chiedere aiuto, non c’erano neanche persone a cui potesse chiedere una chiamata.
Fece qualche passo avanti, incerta sul da farsi, bloccandosi poi di colpo quando, dal piccolo minimakert attiguo alla pompa di benzina uscì Zayn con una busta di carta tra le braccia.
Arianne lo fissò, senza muoversi. Aveva perso la sua occasione.
Si guardò intorno, valutando l'ipotesi di correre via, certa comunque che lui l'avrebbe ripresa senza troppi problemi. Sospirò indecisa.
Il suo sguardo indugiò per qualche secondo sulla cintura del ragazzo, dove sotto la maglia si notava chiaramente il rigonfiamento causato dalla pistola.
Lei era disarmata. Lui aveva una pistola. Fuggire via, rischiando di essere colpita alle spalle da una pallottola vagante non era certamente nella sua lista delle cose da fare.
“Dove stai andando?” le chiese lui, alzando un sopracciglio con aria sospetta.
Arianne non rispose e quando Zayn le ordinò di salire di nuovo sull' auto, obbedì senza fare una piega.
“Prendi quello che vuoi - continuò Zayn, posandole sulle gambe la busta di cartone -  “Non sapevo cosa volessi, così ho preso un po’ di tutto.”
Arianne lanciò una veloce occhiata al contenuto della busta scorgendo, tra le varie confezioni di cibo assolutamente non salutare, quello che somigliava ad un pigiama maschile. "Ti sei comprato un pigiama?" domandò, piuttosto sorpresa.
"Ci ho comprato un pigiama. - la corresse Zayn, mettendo in moto. - Dormiremo in un motel stanotte, ho chiesto al commesso e mi ha detto che a pochi chilometri da qui dovrebb..."
"Hai comprato un solo pigiama per entrambi?" sbottò lei sconvolta, interrompendolo bruscamente.
Zayn piegò le labbra in un mezzo sorriso. "Non ho abbastanza soldi con me - spiegò, uscendo dall'area di servizio, - E se utilizzo la carta di credito potrebbero beccarci." concluse, come se stesse parlando di una cosa abbastanza ovvia.
"Ma voi sicari non avete tipo duemila carte di credito false?" fece Arianne, grattandosi confusa una guancia.
"No, quelle sono le spie dell'F.B.I! - dichiarò prontamente Zayn, lanciandole un'occhiata divertita. - Se non vuoi condividere il pigiama puoi sempre dormire con i tuoi vestiti." concluse poi.
"Certo che dormirò con i miei vestiti!" borbottò stizzita, scartando una barretta di cioccolato fondente e addentandola con violenza, immaginando per un attimo che quella povera barretta fosse Zayn e lei gli avesse appena staccato la testa. Il suo umore peggiorò ulteriormente quando il diluvio universale si scatenò sopra le loro teste.
Il commesso dell'autogrill, alla fine, ebbe ragione. A pochi chilometri dalla stazione di servizio c'era uno squallido e desolato e - Arianne ne era certa - lurido Motel di periferia. Uno di quelli in cui, solitamente durante la notte del ballo scolastico, i ragazzi idioti e pieni di sé portano le loro accompagnatrici.
Arianne rabbrividì, schifata. Rimase in auto mentre Zayn si preoccupava di prenotare una stanza doppia - giusto perché lui doveva controllare ogni suo singolo movimento, ovviamente. Masticò una patatina al formaggio, chiedendosi se avrebbe più fatto un pasto decente, mentre cercava in tutti i modi di svitare il tappo di una bottiglietta d'acqua.
Fortunatamente Zayn fece presto, accorrendo in suo aiuto. "Abbiamo una stanza matrimoniale - le disse, porgendole la bottiglietta aperta - era l'unica rimasta." si giustificò, notando lo sguardo infastidito di Arianne.
"Questo motel è orribile!" piagnucolò lei. Era conscia di ricordare una bambina viziata ma poco le importava, francamente.
"Qui non ci troveranno mai - garantì lui - è isolato e soprattutto non dà nell'occhio!"
"Benissimo, e se prenderemo delle malattie cutanee ricordati che sarà tutta colpa tua." sibilò, attaccandosi alla bottiglia. Zayn sbuffò.
"Scusami tanto, principessa, sto solo cercando di salvarti la vita!" esclamò, uscendo dall'auto sbattendo la portiera. Si avviò correndo verso quella che sicuramente era la porta della loro camera, con le braccia sopra la testa nel vano tentativo di ripararsi dalle gocce di pioggia.
Arianne sbuffo sonoramente, avvitando il tappo alla bottiglia. Lanciò un'occhiata al cielo grigio, sicura che il diluvio sarebbe durato almeno tutta la serata. Facendosi coraggio afferrò la busta di cartone, uscendo poi dall'auto.
Percorse correndo la distanza che la separava dalla camera, stando ben attenta a non scivolare, e fu quando riuscì a raggiungere la piccola stanzetta puzzolente che si rese conto di avere i vestiti fradici e di essere quindi costretta a dover condividere quell'orrendo e troppo maschile pigiama a righe con Zayn.

*

"Cos'è quello?" chiese Arianne indicando la piccola scritta nera sul petto del ragazzo.
"Un tatuaggio." rispose lui ovvio, lanciandole un'occhiata. Indugiò per qualche secondo di troppo sulle gambe pallide della ragazza, intenta a tirar giù l'orlo della maglietta del pigiama che lui le aveva ceduto in un inaspettato gesto di galanteria. Arianne se ne accorse, avvampando involontariamente. Non le piaceva l'idea di stare mezza nuda davanti ad un perfetto sconosciuto ma i suoi vestiti erano ancora fradici e quella maglia azzurrina era l'unico indumento a sua disposizione in quel momento.
"E che cosa c'è scritto?" domandò poi, cercando di assumere un'espressione rilassata conscia però del fatto che come attrice non se l'era mai cavata bene. Zayn notò il suo imbarazzo - a dire il vero era praticamente impossibile non riuscire a notare le sue guance passare dal bianco latte al rosso pomodoro in meno di un secondo - decidendo però di far finta di nulla. La oltrepassò, accomodandosi sul letto. "C'è scritto James, in arabo" spiegò, stendendosi. Si grattò distrattamente il mento ricoperto da un velo leggero di barba, intrecciando poi le mani dietro la testa.
Arianne seguì con lo sguardo ogni suo movimento, cercando con tutta sé stessa di resistere alla tentazione di fissare i muscoli ben visibili dell'addome e delle braccia. "E chi è James?" chiese abbassando lo sguardo a terra, trovando particolarmente interessanti i suoi calzini colorati.
"E' un bambino."
Zayn non era mai stato molto loquace con lei. Le parlava solo quando strettamente necessario e il fatto che gli facesse tutte quelle domande lo infastidiva visibilmente. E in più era ancora arrabbiato per quello che era successo in auto.
Rispondeva a monosillabi, il più delle volte, troppo occupato ad impedirle di accedere al piccolo mondo che aveva costruito per sé stesso.
"E' tuo figlio?" azzardò lei, sedendosi all'altro capo del letto. Scivolò sotto il lenzuolo che puzzava vagamente di naftalina, riuscendo a pensare solo ai millemila germi e batteri che regnavano in quella sudicia camera di quello squallido Motel che Zayn aveva scelto solo perché non dava nell'occhio.
"E' un bambino di cui mi occupo ogni tanto."
"Ti va di parlarmi di lui?" domandò Arianne rotolando su un fianco, si puntellò sul gomito poggiando il capo sul palmo della mano.
"Non c'è niente di cui parlare" sentenziò Zayn, fissando il soffitto.
Arianne gonfiò le guance, offesa. "Beh, almeno io ci provo a far conversazione!" sbottò. Zayn si voltò verso di lei, incatenando gli occhi della ragazza ai suoi. "Cosa dovrei dirti? - le chiese, stizzito - Che ho ucciso suo padre e che per sentirmi meno in colpa lo porto al parco giochi ogni venerdì pomeriggio, che provvedo a lui economicamente e cerco di comprarmi il suo affetto regalandogli giocattoli?"
Arianne rimase in silenzio, un po' imbarazzata, e quando notò Zayn voltarsi e dargli la schiena seppe che la loro breve conversazione era finita.





Hello pipol!
Qui è la vostra Sorisò che vi parla, Eleonora non c'è ma se volete la prossima volta potrei fare postare a lei il capitolo.
(Ma so già che amate tutte me, quindi sciò Ele uù)
Btw, oggi siamo entrambe super eccitate perché ha prenotato il biglietto aereo e fdvdhgdhdgd il 15 maggio potrò riabbracciarla!
YOLOOOOO. 
Ma adesso basta parlare di noi, parliamo del capitolo!
So che è abbastanza striminzito e orrido ma stamattina mi sono resa conto che ci eravamo dimenticate di terminarlo e quindi l'ho dovuto finire in fretta e furia LOL
Alcune ci hanno chiesto chi fosse James e TADAAM, svelato l'arcano!
Ma non scordatevi questo nome, sentirete parlare di lui molto presto uù
Ah! Prima che mi dimentico!
Vorrei consigliarvi una fan fiction (originale) scritta dalla mia Dani, The Reason, fateci un salto se vi va!
Uhm, credo di aver finito
quuuindi gotta catch'em all!


P.S. Non trovate anche voi che Zayn sia poco badass nella vita reale? Somiglia più ad un incrocio tra un truzzo e una bimbominkia.
P.P.S Sono estremamente depressa.  In Australia si sono tutti denudati tranne Niall. Che vita ingiusta.
P.P.P.S Passate dalla fan fiction che vi ho consigliato, è bellissima! (E non lo dico solo perché sono di parte, ovviamente!)
P.P.P.P.S Dove li nascondeva tutti quegli addominali fantastici Harry sonouncespuglio Styles? 





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Capitolo 7
*** Sesto capitolo. ***






Attenzione: Questa storia è stata scritta a quattro mani, dalla sottoscritta e da Eleonora , senza un preciso motivo a dire il vero. Non siamo fans degli One Direction quindi non c'entriamo nulla con questo fandom ma Eleonora ha una cotta per Zayn, (e io per Niall ma questo è un dettaglio), quindi abbiamo deciso di buttarci in quest' avventura. 
E' meglio avvisarvi che nessuno degli altri ragazzi sarà presente a parte il protagonista e che questa storia non è scritta a fini di lucro. Zayn Malik non ci appartiene (con enorme disappunto di Eleonora) e tutto ciò che troverete scritto è solo frutto della nostra fantasia.



Sesto capitolo.


Arianne si stropicciò gli occhi con una mano, mugugnando qualcosa di incomprensibile, infastidita dal fascio di luce che le colpiva violentamente il viso.  
Quando li aprì fu particolarmente delusa nel constatare che si trovava ancora nella camera del Motel squallido dove era finita la sera prima e non nella sua.
Si voltò su un fianco, trovandosi il viso addormentato di Zayn ad un palmo dal naso. Arrossì di colpo, ringraziando il cielo che lui non potesse vederla.
Un brivido le percorse poi la schiena, ma lo attribuì al freddo e al fatto che Zayn le aveva rubato tutto il lenzuolo. Cercò di riprendersi la parte che le spettava cercando in tutti i modi di non svegliarlo. Zayn non era nemmeno coperto in maniera decente, notò, si era limitato a lasciar che le lenzuola gli si aggrovigliassero intorno alla vita.
Mentre cercava di liberare il lenzuolo da sotto il corpo del ragazzo, l’occhio le cadde involontariamente sulla pelle ambrata dell’addome scoperto e sul tatuaggio di cui avevano parlato la sera precedente; spostò la testa d’un lato, continuando ad osservarlo in ogni suo dettaglio.
Dalla rughetta tra i due occhi così scuri tanto quanto misteriosi, alla leggera peluria sul mento, al lembo dell'orribile pigiama a righine azzurre che sbucava da sotto il lenzuolo.
Sembrava così bello e tenero mentre dormiva. Nessuno avrebbe mai immaginato, vedendolo in quel momento, che fosse un assassino.
Percorse con lo sguardo ogni centimetro del collo, passando per  i muscoli definiti delle braccia, alle piccole cicatrici biancastre che rilucevano sul fianco e sul polso.
Tornò a guardargli il petto, mordendosi il labbro inferiore.
Alzò una mano e, senza realmente pensare a cosa stesse facendo, sfiorò appena con l'indice la pelle dell'addome.  
Scese giù fino all’ombelico, risalendo poi verso il tatuaggio.
Zayn spalancò le palpebre, ancora leggermente assonnato, puntando gli occhi in quelli della ragazza che si spostò di scatto, quasi come scottata. Le guance arrossirono violentemente, costringendola a scendere giù dal letto. Inciampò maldestramente sul groviglio di lenzuola che giaceva a terra per poi rifugiarsi dentro il piccolo bagno.
Zayn sorrise appena. Forse, dopotutto, non era stata una buona idea condividere il letto con una ragazzina in piena tempesta ormonale.
Soffocò uno sbadiglio, alzandosi a sedere. Si accorse che il display del suo cellulare stava lampeggiando ad intermittenza. Si sporse verso il comodino, afferrandolo.
Conosceva quel numero fin troppo bene.
“Oh, caro Zayn! - squittì allegramente la voce di Brando -  Notte brava con la tua nuova amichetta?”
“No - sibilò, alzandosi di scatto dal letto. Si avvicinò alla finestra, cercando di individuare qualche tipo sospetto - Voglio che la lasci in pace.”
Arianne fece capolino da dietro la porta del bagno, con un'espressione preoccupata sul volto, cercando di carpire almeno una parte della conversazione.
“Zayn devi capire chi ha in pugno chi e, credimi, quello non sei tu” Brando sembrava calmo, parlava con estrema lentezza come se stesse spiegando la situazione ad una persona particolarmente stupida. “Ah! Ho qui una persona che vorrebbe tanto dirti qualcosa!” sghignazzò poi, divertito.  
Arianne sentì Zayn trattenere il fiato.
“Zayn, Zayn sei tu?” domandò una vocina impaurita e piagnucolante.
“James!” Esclamò Zayn, stringendo i pugni e serrando la mascella. Si voltò verso il comodino, afferrò la lampada e la scaraventò violentemente a terra, furibondo.
Arianne sobbalzò spaventata, rannicchiandosi maggiormente dietro la porta del bagno.
Il groppo in gola che sentiva crescere ad ogni respiro le impediva di parlare e persino di pensare.
“Jamie, ascoltami bene - iniziò Zayn, cercando di assumere un tono controllato e soprattutto rassicurante - ti verrò a prendere, ma devi dirmi cosa vedi intorno a te. Dammi un indizio, dimmi qualsiasi cosa possa essermi d'aiuto!”
Arianne si portò preoccupata una mano davanti alla bocca mentre il pianto sconsolato del bambino le giungeva alle orecchie. James era l'unico punto debole di Zayn e Brando doveva averlo capito già da tempo, usandolo come vittima sacrificale in caso al suo uomo migliore fosse venuto in testa di metterlo nei guai.
Prima che James potesse rispondere, Brando lo aveva già allontanato dall'apparecchio. L'ultima cosa che Zayn sentì fu la sua risata maligna e un veloce “Portami la ragazzina e riavrai il marmocchio”,  e poi l'insistente tu-tu del telefono.
Per la prima volta in vita sua si sentì impotente.
Imprecò a denti stretti, lanciando il cellulare sul letto, poi decise di voltarsi  trovandosi davanti agli occhi una Arianne tremante ancora mezza nascosta dalla porta del bagno.
“Cosa ti ha detto? Ha preso James? Gli hanno fatto qualcosa? - sputò tutta d'un fiato, uscendo dal suo nascondiglio e avvicinandosi di qualche passo. Lui annuì senza parlare.
- Cosa facciamo, adesso?” gli chiese, prendendosi la testa tra le mani visibilmente in preda al panico.
 “Semplice. - fece Zayn, recuperando con estrema lentezza la lampada che aveva gettato a terra e riponendola poi sul comodino. - Io porterò te e lui mi restituirà James.” Arianne sgranò gli occhi, basita. Non pensava che lui potesse tradirla in quel modo dopo tutto quello a cui era andato in contro per salvarla.
Lanciò un'occhiata alla porta d'ingresso, muovendo appena un altro passo.
Doveva distrarlo, doveva scappare. E questa volta doveva farlo sul serio.
Per un attimo immaginò il volto sorridente del bambino - i cui tratti erano sorprendentemente uguali a quelli di Zayn - a cui lei stava negando la salvezza. Si chiese se Zayn sapesse già che lei sarebbe scappata via, che non avrebbe mai più potuto rivedere il suo James e se le avrebbe dato la caccia, per vendicarsi.
Fece un respiro profondo. Lei aveva suo padre a cui pensare.
E aveva paura di morire.
Deglutì rumorosamente e, dopo aver lanciato un'ultima occhiata a Zayn, si precipitò verso la porta, ignorando il fatto che fosse ancora mezza nuda.
Il ragazzo fissò interdetto per qualche istante il punto in cui lei era sparita. Quando realizzò che l'unica possibilità che James aveva di salvarsi era scappata via da sotto il suo naso, inveì ad alta voce correndole poi dietro.




Dopo un'ora, entrambi erano nella stessa maleodorante stanza di quel Motel in cui avevano passato la notte.
Zayn era riuscito a prendere Arianne nel giro di pochi minuti, approfittando di una sua caduta. L'aveva afferrata per un braccio, urlandole contro minacce di ogni tipo.
Arianne tentò la fuga altre tre volte prima che Zayn se la caricasse in spalla e la portasse di peso verso la loro camera. Lei si dimenò, urlò e gli morse più e più volte la spalla e il braccio e qualunque parte del corpo a cui potesse mirare, ma Zayn si limitò ad incenerirla con gli occhi.
La gettò bruscamente sul letto, premurandosi di andare a chiudere a chiave la porta d'ingresso prima che lei potesse anche solo pensare di tagliare di nuovo la corda.
Arianne si alzò velocemente dal letto, correndo verso di lui, cercando in qualche modo di agguantare la chiave che lui stava prontamente nascondendo dentro le tasche dei suoi jeans. Cominciò ad implorarlo, a far leva in qualche modo sul suo lato sensibile - sempre se ne aveva uno - ma capì di aver fallito miseramente quando Zayn le urlò di tornarsene a letto e non fiatare per il resto della giornata.
Lui si accomodò sulla poltroncina beige dal tessuto ormai consunto, ruotandola a centottanta gradi in modo da poter osservare meglio Arianne - che sbuffava scocciata seduta sul letto. Passò così le due ore seguenti.
Lui la puntava a vista, quasi temesse che potesse volatilizzarsi proprio davanti ai suoi occhi, mentre lei - con le gambe strette al petto e la schiena poggiata alla spalliera - lo insultava sottovoce. Tirò fuori la pistola da sotto la maglia, smontandola così da poterla pulire. In qualche maniera doveva pur passarlo il tempo.
Quando Arianne si alzò dal letto, ancora con le gambe nude, e si chiuse dentro il bagno, Zayn sospirò roteando gli occhi. Gli dispiaceva doverla usare come merce di scambio per ottenere il suo piccolo Jamie ma non sapeva cos'altro fare.
Piegò le labbra in un sorrisino nostalgico. Il visetto paffuto di James era impresso nella sua mente così come la consapevolezza che lui lo avrebbe salvato dalle mani di Brado. Era il suo eroe, dopotutto.
Non sapeva bene perché si fosse affezionato così tanto a quella piccola peste, probabilmente il suo violento bisogno di affetto lo aveva spinto a prendersi cura di lui, a trattarlo come non aveva mai trattato nessuno in vita sua. Prima che lui riuscisse a trovare i nonni paterni, gli unici parenti ancora in vita del piccolo, aveva badato a lui per tre settimane. Inizialmente era stato molto difficile abituarsi ai pianti, alla pipì a letto, ai giochi sparsi per il corridoio; lui uccideva la gente, non riusciva proprio a pensare che fosse capace di prendersi cura di un bambino.
Quando aveva trovato i suoi nonni, un moto d'egoismo lo aveva spinto ad ignorare il fatto che James potesse aver bisogno dei veri parenti per crescere bene, che Zayn potesse essere tutto quello di cui il piccolo aveva bisogno.
Poi però, quando gli venne affibbiata un'altra persona a cui dare la caccia, cambiò idea. Un bambino non poteva crescere con un assassino seriale.
Quella sera stessa suonò a casa dell'anziana coppia, dando loro la notizia della morte accidentale dell'unico figlio maschio. Si era finto un vecchio collega di lavoro e aveva raccontato la vicenda senza calare troppo nei dettagli: sapeva che se si fosse lasciato scappare di essere l'assassino di quel tipo di cui non ricordava nemmeno il nome, lo avrebbero sbattuto in una cella.
I signori Morris lo accolsero dentro casa come un figlio, rifilandogli persino l'invito di pranzare con loro ogni domenica per il resto della sua vita. Ma a lui bastava passare anche soltanto il venerdì pomeriggio insieme a James per essere felice.
Ricordava ancora quando era andato a prenderlo a scuola, un venerdì di due mesi prima. Jamie correva verso di lui sventolandogli un foglio sotto il naso. "Indovina! - gli aveva urlato, prima di schioccargli un bacio sulla guancia. - La maestra ha detto che il mio tema sui supereroi è il più bello della classe!"
E poi aveva cominciato a saltellare da una parte all'altra, felice come non mai, leggendogli quello che aveva scritto. Aveva parlato di Hulk, di Superman, di Batman - che era il suo preferito e che invidiava tanto perché anche lui avrebbe voluto avere una batmobile - e poi aveva parlato di lui. "Il mio eroe però è diverso da Hulk perché non è verde e da Batman perché sfortunatamente non ha la batmobile né un maggiordomo, lui si chiama Zayn ed è simpaticissimo. Mi porta tutti i venerdì al luna park e quando io gli dico che voglio salire sulle montagne russe lui diventa sempre pallido però poi mi dice che va bene e che però devo stringergli la mano perché così non avrò paura... - aveva fatto una pausa, fissando perplesso il foglietto. - ...ma io lo so che in realtà è lui che ha paura ma faccio finta di non saperlo perché gli eroi, quelli veri, sono quelli come Zayn, che vanno sulle montagne russe anche se non vogliono e poi comprano il gelato alla vaniglia ai bimbi come me. -
E Zayn allora lo aveva abbracciato stretto, depositandogli un bacio tra i capelli.
"Perché non parli di quello che provi?" chiese Arianne, ferma sulla soglia del bagno, scuotendolo così dai suoi pensieri. "So che vuoi bene a James e il fatto che sia stato rapito ti preoccupa ma non puoi tenerti tutto dentro."
Zayn riprese a lucidare la pistola con il lembo della maglietta. "Non ho nulla da dirti" sentenziò secco.
Arianne sbuffò, roteando gli occhi. "Zayn..." provò a dire, cercando in qualche modo di fargli cambiare idea. Ma si bloccò di colpo quando lo vide alzarsi di scatto dal letto e rivolgersi a lei con aria furibonda. "Io non parlo di ciò che provo, Arianne, perché non provo nulla!- urlò, al limite della pazienza - Perché non posso permettermi di provare qualcosa, capisci? Non posso mostrarmi debole!"
Arianne sobbalzò, sinceramente spaventata. Indietreggiò con passo insicuro, sperando che lui non decidesse improvvisamente di ucciderla una volta per tutte, sistemando così la faccenda. Sapeva che era un assassino, sapeva che lei avrebbe avuto ben poche possibilità di salvarsi se lui le avesse puntato una pistola contro.
Deglutì a fatica, afferrandosi le mani che stavano iniziando a tremare.  
Zayn aveva sempre mantenuto un tono di voce abbastanza neutro, privo di emozioni, quasi annoiato; ma nessuno può soffocare le proprie emozioni così a lungo senza scoppiare, prima o poi.
E Arianne era decisamente preoccupata perché non sapeva in che modo quel ragazzo potesse scoppiare.
Le si avvicinò pericolosamente, serrando le labbra. "Tu sei solo una stupida ragazzina, Arianne. Non sai nulla di me, non sai nulla di quello che provo per James e..."
L'espressione terrorizzata sul viso della ragazza sparì di colpo, soppiantata da una piuttosto indispettita.
Lui non poteva ucciderla, si ricordò, era l'unica possibilità che James aveva di salvarsi.
"Io non sono stupida! - replicò offesa, spintonandolo con tutta la forza che aveva in corpo senza però riuscire a muoverlo di un millimetro - e non ti permetto di aggredirmi così!"
"Non ti sto aggredendo! - si difese lui, sbuffando rumorosamente. - Fino a prova contraria, quella che oggi mi ha riempito di morsi sei tu!"
Arianne avanzò di qualche passo, picchiettandogli violentemente l'indice sul petto. "Si, invece! Tu mi stai aggredendo verbalmente e, tanto per la cronaca, non mi fai paura!"
Notò le pupille di Zayn allargarsi, le sue mani afferrarle i polsi e la mascella indurirsi. La strattonò violentemente verso di sè, fissandola dritta negli occhi verdi.
"Senti un po' sono davvero stufo di ..." cominciò lui, irritato.
Arianne si lasciò scappare un gemito di dolore, cercando in tutti i modi di scivolare dalla sua presa ferrea. "Lasciami subito!" gli sibilò, cercando di risultare vagamente minacciosa - consapevole del fatto che lo era tanto quanto un cucciolo di panda.
In meno di un secondo, senza alcun preavviso, si ritrovò le labbra di Zayn sulle sue. Sgranò gli occhi, tentando di allontanarlo ma dopo l'intontimento iniziale decise di arrendersi. Zayn le era saltato addosso con evidente rabbia ma aveva immediatamente cambiato atteggiamento. Le aveva accarezzato le guance, i capelli e poi la schiena, facendola aderire maggiormente al suo corpo.
Arianne sentì un'improvvisa ondata di calore invaderle le guance e lo stomaco e tutto il resto del corpo: avrebbe preso letteralmente fuoco se lui non avesse smesso di baciarla.




Salve, pipol!
Oggi non so cosa dire, quindi vi dirò che io e la mia Poppy (Eleonora) siamo un po' preoccupate.
Abbiamo notato che le recensioni sono calate e speriamo davvero che non ci abbiate abbandonato.
Comunque, mancano ormai pochi capitoli alla fine!
Io ed Ele abbiamo deciso che sarebbe meglio concluderla velocemente, dieci capitoli (probabilmente escluso il prologo), perché non vorremmo dilungarci molto.
Btw, vorremmo - come sempre - ringraziare tutte voi che continuate a leggere e a recensire e a metterla tra le preferite/ricordate/seguite.
Vi amiamo tanto sappiatelo fdbhdfghdf.
Duunque, cambiando discorso, vorremmo linkarvi due nostre OS (sempre sugli oned - ormai siamo lanciatissime in questo fandom lol) e vorremmo sapere cosa ne pensiate.
Se vi fanno schifo ditelo pure lol
Adesso vi saluto,
Gotta catch'em all!






 

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Capitolo 8
*** Settimo capitolo. ***






Attenzione: Questa storia è stata scritta a quattro mani, dalla sottoscritta e da Eleonora senza un preciso motivo a dire il vero. Non siamo fans degli One Direction quindi non c'entriamo nulla con questo fandom ma Eleonora ha una cotta per Zayn, (e io per Niall ma questo è un dettaglio), quindi abbiamo deciso di buttarci in quest' avventura. 
E' meglio avvisarvi che nessuno degli altri ragazzi sarà presente a parte il protagonista e che questa storia non è scritta a fini di lucro. Zayn Malik non ci appartiene (con enorme disappunto di Eleonora) e tutto ciò che troverete scritto è solo frutto della nostra fantasia.


Settimo capitolo.

Arianne si piazzò sotto il getto d'acqua bollente, facendo scivolare il sapone dalla sua pelle. Sapeva che non era stata una scelta saggia usare la vasca da bagno di quello schifido Motel ma aveva bisogno di una doccia ristoratrice e a giudicare dal pessimo stato dei suoi capelli aveva fatto la scelta giusta. Dopo il bacio, Zayn non le aveva più parlato per giorni se non per chiederle cosa preferisse mangiare per pranzo o cena.
Ora che ci pensava, non l'aveva nemmeno guardata in faccia.
Ecco perché era rimasta piacevolmente sorpresa nello scoprire che le aveva comprato degli indumenti nuovi, di prima necessità, probabilmente stufo di doverla vedere sempre mezza nuda.
Chiuse le manopole dell'acqua, avvolgendosi un' asciugamano bianco al petto. Alzò un piede, attenta a non scivolare, posizionandolo fuori dalla vasca. Dopo aver fatto lo stesso con l'altro, si avvicinò alla pila di vestiti nuovi che aveva poggiato sul mobiletto in legno vicino alla porta. Guardò il maglione che Zayn le aveva comprato con aria critica: aveva delle renne ricamate sopra ed era sinceramente orrendo.
Indossò velocemente gli slip, immaginando un Zayn estremamente imbarazzato che si guardava intorno prima di afferrare il primo paio di mutande femminili che gli capitasse sotto mano e scappare verso la cassa. Soffocò una risata, accorgendosi poi dell'assenza del reggiseno - sostituito da una canottiera elasticizzata nera.
Sbuffò subito dopo, non appena incrociò il suo riflesso che la fissava da dentro lo specchio scheggiato appeso alla parete.
I capelli erano attaccati al viso, ondulati e bagnati, le occhiaie le arrivavano alle ginocchia e sembrava più pallida del solito.
Scosse il capo affranta, cominciando poi a vestirsi.
Dopo una decina di minuti era fuori dal bagno, i capelli umidicci erano legati in uno chignon disordinato sopra la testa e l'orribile maglione con le renne addosso.
“Grazie per i vestiti. - disse all'indirizzo di Zayn, intento a saccheggiare un pacchetto di patatine al formaggio. Lui non rispose, non la guardò neanche. - Sai, sarebbe buona educazione rispondere quando qualcuno ti parla - commentò acida, incrociando le braccia al petto. Zayn non rispose nuovamente. - Bene!” continuò,  avvicinandosi alla porta. Abbassò la maniglia, ben consapevole che la porta non si sarebbe mai aperta.   
“Voglio uscire. - strillò, pestando i piedi a terra - Ho bisogno di uscire di qua!”
“No.”
“Non era una richiesta! - rispose lei, avvicinandosi al ragazzo ancora chino sul suo pacco di patatine ormai mezzo vuoto. - Dammi la chiave.” sibilò, sollevando la mano destra, con il palmo all'insù, davanti al viso di Zayn.
“Ho detto di no.” ripeté lui, senza muovere un muscolo. Arianne, senza nemmeno comprendere bene ciò che stava facendo, lo spintonò verso il muro avventandosi infuriata su di lui alla ricerca della chiave.
Non fece in tempo nemmeno ad infilare le mani dentro le tasche dei jeans che Zayn la bloccò per i polsi, fissandola con aria truce. “Devi smettere di comportarti da bambina viziata.” le disse, a pochi centimetri dal suo viso.
Arianne sentì le guance andarle in fiamme ed una strana sensazione di vuoto alla bocca dello stomaco. Fece un profondo respiro, reprimendo la malsana voglia di avvicinarsi alle sue labbra: ci mancava solo che provasse attrazione per quello che l'avrebbe presto portata al patibolo. “Tu mi farai uccidere!” urlò, dimenandosi come un'ossessa.
“Pensi davvero che dopo tutto quello che sto facendo per tenerti in vita sia disposto a lasciarti nelle mani di Brando? - ribatté a sua volta Zayn, lasciandole di colpo i polsi e allontanandosela bruscamente di dosso. La fissò cupamente per un istante prima di scansarla e avvicinarsi alla porta. - Vado a fare un giro. Lascerò la porta aperta. Scappa pure, se vuoi. ”
E dopo aver recuperato la chiave da una tasca dei jeans e aver fatto scattare la serratura, uscì senza nemmeno guardarla o chiudere la porta.  
Arianne fissò l'uscio aperto con aria indecisa: poteva tagliare la corda e lui non l'avrebbe fermata né tantomeno cercata. Ma una fastidiosa vocina nella sua testa continuava a ripeterle che non l'avrebbe fatto, che lui aveva detto che non avrebbe lasciato che Brando la uccidesse, che probabilmente si sarebbe inventato qualcosa per salvare sia James che lei.
Fece qualche passo avanti, massaggiandosi le tempie con entrambi gli indici. Poi sbuffò seccata, conscia del fatto che non sarebbe scappata via.. che l'avrebbe aspettato in quella schifosa camera d'albergo finché lui non avesse deciso di tornare. Dicono si chiami sindrome di Stoccolma, questa - l'avvisò nuovamente quella vocina particolarmente scocciante nella sua testa.
Si avviò verso la porta d'ingresso per chiuderla, vista l'arietta gelida che proveniva dall'esterno, ma si bloccò incredula qualcuno dal viso orribilmente familiare si appoggiò allo stipite con un sorriso sghembo sulle labbra.
“Oh, guarda un po' chi ho trovato - ridacchiò Niall, puntandogli freddamente contro una pistola dall'aria poco raccomandabile. - Pensavo che Zayn fosse più intelligente, sai? Nessuno lascerebbe da sola una ragazzina così carina come te...senza poi contare il fatto che hai me alle calcagna.”
Si mosse verso di lei, zoppicando leggermente.
Arianne rimase immobile al centro della stanza, spaventata ed indifesa, implorando mentalmente il cielo che Zayn sbucasse fuori e la traesse in salvo.
Niall sospirò, avvicinandosi a lei sempre di più. “Non ho nulla di personale contro di te, Arianne - iniziò, addolcendo un po' il tono di voce - Ma devo farlo. Giuro che sarà veloce.” disse, sfiorandole delicatamente la tempia con l'arma.
Arianne deglutì rumorosamente, senza smettere di guardarlo.
Poteva serrare gli occhi ma non l'avrebbe fatto: con l'ultimo briciolo di coraggio che le era rimasto in corpo, aveva deciso che sarebbe morta fissando gli occhi più azzurri che avesse mai visto.
E poi tutto successe così velocemente che non ebbe nemmeno il tempo di realizzarlo. Sentì uno sparo assordante, seguito subito dopo da un altro; poi, un dolore lancinante al fianco le mozzò il fiato, facendola accasciare.
Prima che tutto diventasse nero, fu certa di aver visto il volto ambrato di Zayn e i suoi occhi scuri guardarla con preoccupazione. Con l'ultimo sprazzo di lucidità rimastole, fu capace di pensare solo ad una cosa: perché le faceva male ad un fianco se quel tipo le aveva puntato la pistola alla tempia?

 
Quando rinvenne, Arianne era madida di sudore. Sentiva la ferita sul fianco pulsarle e bruciarle terribilmente. Si rese conto di essere sdraiata sul letto, con la canottiera arrotolata fin sotto il seno e la pancia scoperta piena di sangue; Zayn, chino su di lei, le passò immediatamente una bottiglia di vetro contenente un liquido trasparente che a prima vista Arianne scambiò per acqua.
"Bevi" le ordinò, tornando a tamponare la ferita con un asciugamano ormai sporco di sangue.
Arianne obbedì. Afferrò il collo della bottiglia portandoselo alle labbra, bevendone un lungo sorso; si rese conto di star inghiottendo grappa solo quando la gola cominciò ad ardere.
"Bevi! - le ripeté Zayn, con tono ferreo - Ti aiuterà a sopportare il dolore!"
Arianne fu lì lì per obiettare ma una dolorosa fitta al fianco le fece cambiare idea. Bevve un altro sorso, aggrappandosi con la mano libera alle lenzuola.
"Bevi ancora" disse di nuovo Zayn, senza guardarla. "Gli ho sparato due volte, ma aveva un coltello..." la informò, mentre con gesti isterici cercava di impedire al sangue di sgorgare dalla ferita, sebbene quell'asciugamano non assorbisse ormai un bel niente. Non poteva portarla all'ospedale, quasi sicuramente Niall - prima di venire  - aveva informato Brando della loro posizione e lui aveva già mandato  qualche altro scagnozzo a controllare la situazione.
Probabilmente il Motel era circondato.
"Sto bevendo!" sbottò lei, con gli occhi lucidi sia a causa dell'alcool che per il dolore. Bevve qualche altro paio di sorsi poi Zayn le tolse la bottiglia dalle mani. "Adesso pensa a qualcosa di bello" le disse.
Arianne alzò la testa dal cuscino, fissandolo confusa. Fu sul punto di gridargli che non era capace di pensare a nulla di bello con la ferita di un coltello su un fianco e la puzza del sangue che le dava il voltastomaco, ma un urlo ancestrale le squarciò la gola e capì che Zayn le aveva appena versato la grappa sulla ferita.  "Mi dispiace! - dichiarò, con un'espressione sincera e preoccupata sul viso, mentre le stringeva la mano come a volerle infondere coraggio. - Ma dovevo disinfettarla."
La ragazza annuì, stringendo a sua volta la mano del ragazzo mentre singhiozzava silenziosamente. "Che... lui, dov'è?" chiese, riferendosi chiaramente a Niall, terrorizzata all'idea che potesse spuntare all'improvviso per concludere il suo lavoro.
Zayn rispose solo dopo qualche istante, soppesando un po' sulle parole da usare per informarla che Niall non le avrebbe più torto un capello.
"Lo hai ucciso, vero? -  mormorò lei, assottigliando gli occhi e lasciandosi andare ad un gemito in preda ad una fitta di dolore. Zayn annuì, senza guardarla. - Va tutto bene, dovevi farlo. " concluse lei, riservandogli un leggero sorriso rassicurante.
Zayn sospirò, un po' pallido in viso e leggermente disgustato da tutto quel sangue che gli imbrattava le mani. "Non sono un medico ma ho cercato di fare del mio meglio - le disse, stringendole una striscia di stoffa nera intorno al fianco. - Fortunatamente la ferita non sembra essere molto profonda." la consolò, alzandosi dal letto e dirigendosi poi verso il bagno.
Arianne alzò appena il capo - per quanto glielo consentisse la sua scomoda posizione - facendo leva sulle braccia in modo da potersi muovere e sistemari meglio sul letto, ma una fitta acuta al fianco la fece immediatamente desistere.
Lasciò cadere la testa sul cuscino, lanciando maledizioni ed improperi a destra e a manca.
"Dai, ti aiuto io." si offrì Zayn, comparendo nuovamente nella stanza, intento ad asciugarsi le braccia con un asciugamano pulito che lanciò subito dopo da qualche parte sul pavimento del bagno. Si avvicinò al letto, chinandosi quel tanto che bastava per accogliere Arianne tra le sue braccia e spostarla di qualche centimetro poco più in là, sopra le lenzuola bianche che non erano state sporcate dal sangue. Il loro fu un contatto breve, ma questo non impedì ad Arianne di avvampare quando si ritrovò schiacciata contro il petto di Zayn, così vicina da poter sentire chiaramente il profumo di tabacco misto a menta che si portava dietro. Lo ringraziò balbettando, imbarazzata, ma lui parve non farci troppo caso. Le disse di dormire, se ne era capace, lui si sarebbe spostato sulla poltrona per quella notte.




Sedici recensioni.
Sedici recensioni per lo scorso capitolo.
Siamo così emozionate che se avessimo la possibilità, cloneremmo Zayn Malik e ve lo spediremmo dritto a casa vostra!
(Ovviamente l'originale se lo terrebbe Eleonora, eh.)
Comunque, la scorsa volta eravamo così depresse all'idea che non potesse più piacervi la storia e adesso... sedici recensioni!
I have just a lot of feelings fbhhgdf.
Scusatemi, ma credo di poter parlare anche per Ele quando dico che per noi questi sono traguardi importantissimi!
Comunque, vorrei chiedervi un parere: ho intenzione di postare una long su Niall... qualcuno di voi la seguirebbe?
Non vorrei postarla e poi magari deprimermi perché nessuno se la caga lol, fatemi sapere ùù

Vi lascio consigliandovi di passare da questa storia originale scritta dalla mia amica Daniela e, se vi va, anche dalle nostre OS ( di cui vi abbiamo già parlato la scorsa volta).
Gotta catch'em all!


 




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Capitolo 9
*** Ottavo capitolo. ***




Attenzione: 
Questa storia è stata scritta a quattro mani, dalla sottoscritta e da Eleonora
 , senza un preciso motivo a dire il vero. Non siamo fans degli One Direction quindi non c'entriamo nulla con questo fandom ma Eleonora ha una cotta per Zayn, (e io per Niall ma questo è un dettaglio), quindi abbiamo deciso di buttarci in quest' avventura. 
E' meglio avvisarvi che nessuno degli altri ragazzi sarà presente a parte il protagonista e che questa storia non è scritta a fini di lucro. Zayn Malik non ci appartiene (con enorme disappunto di Eleonora) e tutto ciò che troverete scritto è solo frutto della nostra fantasia.

Ottavo capitolo.


Mentre il sole era alto nel cielo e la vecchia sveglia digitale sul comodino segnava le nove e quaranta, Zayn e Arianne dormivano abbracciati dopo una nottata difficile. Lei aveva faticato ad addormentarsi, per il dolore all'addome e per la paura che qualche altro assassino sbucasse fuori dall'armadio o da sotto il letto e cercasse nuovamente di accoltellarla, uccidendola una volta per tutte.
Si era quindi raggomitolata sotto le lenzuola pulite che Zayn aveva fatto cambiare - pagando ovviamente il silenzio e la discrezione della donna delle pulizie -  senza smettere di singhiozzare.
Zayn aveva quindi fatto una doccia veloce, giusto per lavarsi via la puzza di sangue e il peso della giornata appena trascorsa, uscendo poi dal bagno e accoccolarsi accanto a lei cercando in qualche modo di confortarla. 
I suoi propositi di dormire nella scomoda poltroncina beige accanto alla scrivania non avevano avuto lunga vita: il pianto disperato di Arianne in preda alle fitte di dolore era stato insopportabile da udire, persino per lui. 
Anche Zayn aveva riportato delle ferite a causa del suo lavoro, per lo più di armi da fuoco, e sebbene secondo le sue analisi la ferita della ragazza non fosse poi così profonda, sapeva che la sua corporatura abbastanza esile non era in grado di affrontare tutto quel dolore lancinante. 
Così si era avvicinato, poggiando un ginocchio sul materasso morbido, allungando lentamente una mano per accarezzarla, cercando di infonderle coraggio. Si era poi sdraiato al suo fianco, stringendola in un leggero abbraccio, sentendo le lacrime di Arianne che gli bagnavano il petto nudo. 
Il sonno poi era arrivato pian piano, alle prime luci dell'alba. 
Zayn che faceva respiri lunghi tra i capelli rossi della ragazza, lei con il viso pallido schiacciato contro il suo petto e le labbra leggermente dischiuse. 
Arianne fu la prima a riaprire gli occhi, a causa di un'acuta fitta di dolore, e ci mise un po' a realizzare che quello su cui pensava stesse poggiando il capo non era un cuscino ma in realtà Zayn. Sorrise appena, facendo un sospiro.
Nel giro di una settimana la sua vita era stata rivoluzionata, rivoltata come un calzino. Era passata dalla monotonia della matematica del sabato mattina ad essere accoltellata in una stanza di un motel.
“A cosa pensi?” sussurrò Zayn, con gli occhi socchiusi e  la voce impastata dal sonno.
Lei scosse la testa quasi impercettibilmente.
Zayn le afferrò una mano, imprigionandola poi nella sua. 
“Sai, - le disse, soffocando uno sbadiglio - Mi sarebbe piaciuto girare il mondo.”
Arianne sussultò: la voce del ragazzo sembrava più tenera e dolce. 
Doveva per forza finire accoltellata per sentirlo rivolgersi a lei in quel modo?
“Che posti ti piacerebbe visitare?” domandò, alzando il capo e fissandolo dritto negli occhi scuri che, quella mattina, somigliavano a due pozzi dorati.
L’ultima volta che aveva fatto domande, lui l’aveva attaccata senza ritegno. Questa volta però, Zayn sembrava diverso. Più umano.
“Vorrei girare tutta l’Europa e poi andare in America, in Asia e finire con l’Australia” confessò lui, giocherellando con le sue dita.
Arianne sorrise sognante, anche a lei sarebbe piaciuto girare il mondo ma non aveva il denaro necessario per farlo.
“Ho una lista, sai?” riprese lui, sollevando il busto e puntellandosi sul gomito. - Una lista delle cose che vorrei fare e dei posti che vorrei visitare.” precisò, spostandole una ciocca di capelli rossi dal viso.
“E cosa c’è al primo posto di questa lista?” chiese lei, lanciandogli un'occhiata incuriosita, abbassando poi nuovamente lo sguardo sul suo petto. 
“Vorrei cambiare vita” sussurrò lui, alzando le spalle come a voler minimizzare il suo desiderio.
“Puoi farlo” rispose lei, costringendosi ad alzare gli occhi verso il suo volto. Non riusciva a smettere di guardarlo, era già un'impresa cercare di farlo quando era vestito, ma così era proprio impossibile. Il fatto che stesse abbracciando un ragazzo che ricordava vagamente una di quelle statue in marmo degli eroi greci la destabilizzava. Ogni volta che si ripeteva di smetterla, di darsi un certo contegno, i suoi occhi trovavano un piccolo particolare del corpo di Zayn a cui aggrapparsi,  e ritornava inesorabilmente a fissarlo per un tempo che sembrava interminabile.
“Non credo di farcela” mugugnò lui, abbattuto.
“Ti aiuterò io!” esclamò lei con slancio, strizzando gli occhi e lasciarsi sfuggire un lieve gemito di dolore causato dall'ennesima fitta al fianco.
Zayn le scompigliò i capelli, bisbigliandole un grazie all'orecchio per poi chinarsi su di lei e sfiorarle la guancia con le labbra. Arianne sentì un brivido  percorrerle la spina dorsale e una piacevole sensazione di vuoto alla bocca dello stomaco quando si ritrovò le labbra fresche del ragazzo depositarle un innocente bacio sul viso. Le gote le diventarono di un rosso acceso e questo, probabilmente, spaventò Zayn che la fissò preoccupato per qualche secondo. 
“Io...mi dispiace” balbettò lui, comprendendo improvvisamente la situazione, balzando fuori dal letto. Si passò una mano sul viso, mugugnando qualche altra parola di scuse. 
“Non fa niente - lo rassicurò Arianne, gesticolando freneticamente in preda alla vergogna. - Puoi... puoi baciarmi, se ti va” concluse balbettando dopo un attimo, abbassando lo sguardo sulle lenzuola candide. 
Dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio, in cui sia Arianne che Zayn si erano impegnati a non incrociare gli occhi dell'altro nemmeno per sbaglio, lui tornò a sedersi sul letto. Aveva l'aria un po' incerta quando si chinò nuovamente verso di lei, poggiando le braccia sul materasso ai lati di Arianne, e la baciò. 
Non era abituato a questo genere di cose. Aveva sempre avuto rapporti occasionali con le donne e tutte quelle con cui era stato non erano come Arianne: lei sembrava contenere in quel piccolo corpo tutta l'innocenza del mondo.
Quando l'aveva baciata, qualche giorno prima, l'aveva fatto in malo modo perché lui non era capace di comportarsi diversamente: la violenza faceva parte della sua vita da sempre e non sapeva proprio come scrollarsela di dosso. 
Si era vergognato maledettamente e non le aveva più parlato per giorni per paura che lei potesse chiedere spiegazioni quando, in verità, spiegazioni non ce n'erano. L'aveva baciata perché lo voleva, perché l'aveva sempre voluto.
“Zayn...non è una buona idea..”
Lui sollevò lo sguardo, incrociando gli occhi chiari di Arianne. Si rese conto di essersi fatto prendere dalla situazione solo quando lei gli fece notare che le sue dita stavano già lottando con la lampo dei suoi jeans. Si staccò da lei, rimettendosi in piedi e ricominciando a vomitare istericamente scuse all'indirizzo della ragazza. 
Stupido, si disse mentalmente mentre Arianne nascondeva imbarazzata il viso sotto le lenzuola.
Qualche ora dopo, Zayn era davanti la macchinetta degli snack nella hall del motel, vestito di tutto punto, intento ad inserire le monete dentro la piccola fessurina. Pigiò i numeretti sulla pulsantiera e si chinò immediatamente, attendendo che la macchinetta facesse cadere con un tonfo lo snack al cioccolato che aveva comprato per Arianne. L'aveva baciata ancora, quella mattina, anche dopo che il suo istinto da sono-un-ragazzo-e-non-faccio-sesso-da-un-sacco venisse a galla e rovinasse tutto. L'aveva baciata perché ne aveva sentito il bisogno, perché le sue labbra sapevano di buono, perché era stato impossibile per lui non affezionarsi a lei: a quei suoi capelli rossi, a quegli occhi chiari, ai suoi continui attacchi isterici. 
Ma soprattutto perché aveva avuto paura di perderla, il giorno prima, quando l'aveva vista ricoperta di sangue e con un coltello conficcato nella carne. 
Sospirò profondamente infilando la mano dentro l'apertura della macchinetta, afferrando dal fondo la merendina. 
Si sentiva tra l'incudine e il martello. Da una parte c'era James e dall'altra Arianne. La stessa Arianne che non aveva ucciso, la stessa Arianne per cui Brando aveva rapito il suo piccolo Jamie,  la stessa Arianne per cui lui aveva mandato tutto a puttane. 
Sospirò ancora, prendendo il cellulare dalla tasca dei jeans. Compose frettolosamente il numero di Brando, portandoselo poi all'orecchio. 
Dopo qualche squillo, gli arrivò alle orecchie la chiara voce dell'uomo. 
"Ti porterò la ragazza - dichiarò perentorio, avviandosi verso la camera. - Dimmi dove dobbiamo incontrarci." La risata roca e fastidiosa di Brando echeggiò per qualche secondo dall'altro capo della cornetta. 
"Hai cambiato finalmente idea, Zayn" disse. 
"Dimmi dove dobbiamo vederci" ripeté il ragazzo, ignorandolo. Brando rise nuovamente per poi lasciargli l'indirizzo di un magazzino in disuso, appena fuori città, dove sarebbe avvenuto lo scambio. Zayn interruppe la chiamata senza una parola, facendo poi il suo ingresso dentro la sua stanza. Trovò Arianne che giocherellava distrattamente con una ciocca di capelli, sdraiata sul letto e lo sguardo fisso sul soffitto. Si voltò di scatto quando sentì il rumore della porta chiudersi.
Zayn si avvicinò al letto abbozzando un sorriso, porgendole la merendina che lei scartò immediatamente. "Domani ti porterò da Brando" le disse. Il volto pallido di Arianne si rabbuiò all'istante, smise perfino di trafficare con la confezione dello snack che teneva tra le mani. "Pensavo che volessi proteggermi" sussurrò seria lei, alzando lo sguardo. Incrociò gli occhi del ragazzo, il quale inclinò la testa da un lato vagamente intenerito. 
"Ti proteggerò - la rassicurò poggiando un ginocchio sul materasso, sporgendosi verso di lei. Le accarezzò una guancia, avvicinandosi pericolosamente alle sue labbra. -  Brando non ti farà del male finché ci sarò io a proteggerti" dichiarò, con voce bassa. Arianne sentì il cuore arrivarle in gola e poi scendere fino ai piedi. 
Sentire il respiro di Zayn a pochi centimetri dalle sue labbra era la cosa più sbagliata che potesse esistere per i suoi ormoni - per non parlare del fatto che l'argomento di cui stavano discutendo era abbastanza serio soprattutto perché aveva molto a che fare con la sua incolumità fisica, e lui la stava distraendo... maledetto.  
"Ci metteremo in viaggio tra un paio d'ore" continuò Zayn, schioccandole un leggero bacio sul mento prima di allontanarsi da lei. Fece qualche passo verso la finestra, fermandosi poi di colpo e voltandosi nuovamente verso di lei. 
Si precipitò senza preavviso su di lei, stringendole il viso tra le mani e baciandola teneramente. "Sto diventando un rammollito, bleah!" dichiarò con una smorfia scostandosi leggermente da Arianne, tornando qualche istante dopo  ad attaccare le sue labbra. 





Hola pipol!
Dunque, dunque, dunque, guardate i nostri due piccoli piccioncini, non sono teneri?
Si, sono teneri. E sapete perché? Perché ho scritto io l'ultima parte.
Se fosse dipeso da Ele non avreste mai avuto il vostro bacio, pft.
 A proposito di Ele, io e lei abbiamo deciso che il decimo capitolo sarà il capitolo dell'epilogo.
Quindi il prossimo sarà il penultimo.... e moriranno tutti.
BWAHAHAHAH.
#teamBrando
Anyway, ricordate quando vi dissi che volevo pubblicare una long su Niall? Beh, l'ho fatto tipo mezz'ora fa lol
E come se non bastasse, anche Ele ha deciso di scrivere una ff tutta sua su Zayn sonopaxerello Malik.
Le nostre strade si divideranno, ci pensate? çwç
Che tristezza.
Probabilmente la costringerò a scrivere una nuova ff insieme, chi lo sa. ùu
Vi linko il blend della mia long e di una os che scrissi tipo un secolo fa.
Gotta catch'em all!




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Capitolo 10
*** Nono capitolo. ***






Attenzione: Questa storia è stata scritta a quattro mani, dalla sottoscritta e da Eleonora , senza un preciso motivo a dire il vero. Non siamo fans degli One Direction quindi non c'entriamo nulla con questo fandom ma Eleonora ha una cotta per Zayn, (e io per Niall ma questo è un dettaglio), quindi abbiamo deciso di buttarci in quest' avventura. 
E' meglio avvisarvi che nessuno degli altri ragazzi sarà presente a parte il protagonista e che questa storia non è scritta a fini di lucro. Zayn Malik non ci appartiene (con enorme disappunto di Eleonora) e tutto ciò che troverete scritto è solo frutto della nostra fantasia.




Nono capitolo.

Erano già passate un paio d'ore da quando Zayn e Arianne avevano abbandonato il Motel in cui avevano alloggiato per qualche giorno, in quel frenetico fuggi fuggi che li aveva visti protagonisti.
Ma  era giunto il momento di smettere di scappare, Brando doveva essere affrontato una volta per tutte. Mancavano ormai pochi chilometri per arrivare al magazzino abbandonato, luogo del loro appuntamento, ma Arianne e la sua ferita al fianco avevano reso impossibile continuare il tragitto. La ragazza, sdraiata supina sul sedile posteriore dell'auto di Zayn, aveva voluto sgranchirsi un po' le gambe e possibilmente mangiare qualcosa. 
Meglio morire a stomaco pieno, gli aveva detto mentre lui l'aiutava a scendere dalla Mustang. Zayn , allora, le aveva assicurato che nessuno sarebbe morto - o almeno, non loro - che aveva in mente un piano e che l'avrebbe fatta uscire da quel casino fosse l'ultima cosa che avesse fatto. 
Approfittando di un piccolo bar, vicino ad un pontile poco trafficato, Arianne ebbe anche modo di utilizzare il bagno prima di ordinare una pizzetta coi funghi e prosciutto che aveva tanto l'aria invitante. Zayn pagò il proprietario con una manciata di monete e, allungando un braccio sulle spalle della ragazza, uscì poi dal locale premurandosi però di rubarle un morso di pizza: leggermente fredda ma dal gusto davvero ottimo, aveva commentato infine, masticando.
Furono sul punto di salire nuovamente in macchina quando ad Arianne venne la brillante idea di voler sentire il rumore e l'odore salato e pungente del mare perché magari le cose non sarebbero andate secondo i piani di Zayn e lei non voleva proprio morire senza prima aver fatto affondare le mani sulla sabbia. Lui sospirò rassegnato, accompagnandola sulla passerella che collegava il pontile alla spiaggia. La lasciò un po' libera di girovagare tra le dune smosse dal venticello leggero, di togliersi le scarpe e mettere i piedi a mollo, di mangiare la sua pizzetta coi funghi e prosciutto con gli occhi fissi sull'orizzonte ormai rossastro mentre il sole veniva ingoiato dall'acqua. 
“Il tramonto è il momento più bello della giornata!” urlò con aria sognante ad un Zayn accovacciato sulla sabbia, intento a fissarla. Qualche minuto dopo si avvicinò a lui, inginocchiandosi sul terreno sabbioso. 
Lo fissò per un po', in silenzio.
“Cosa si prova ad uccidere?” gli chiese, scostandosi una ciocca di capelli dal viso. Zayn si irrigidì, distogliendo immediatamente lo sguardo dal viso della ragazza. “La prima volta è difficile, però basta non guardare... intendo non guardarlo negli occhi.” rispose.
Zayn non aveva mai creduto a quella ridicola solfa degli occhi che sono lo specchio dell'anima, o almeno non prima che uccidere diventasse il suo lavoro. Era difficile sostenere lo sguardo di una persona che sa di essere in punto di morte, che ti implora con gli occhi lucidi, che spera che tu metta via quella pistola e lo lasci in pace. Non guardava mai le sue vittime negli occhi, non le considerava nemmeno persone; preferiva classificarli come numeri, senza entrare nel personale.
“Quando hai cominciato tutto questo?” aveva domandato incuriosita, visto che lui sembrava non intenzionato a spiccicar parola. Quel muro che il ragazzo aveva costruito sembrava pressocchè impenetrabile. Le domande che Arianne porgeva erano invadenti, paragonabili a piccoli spiragli di luce che tentavano in tutti i modi di filtrare tra un mattone e l'altro. 
“Avevo diciotto anni e la prima vera volta lo feci per me.” disse, fissando le onde del mare che si infrangevano sulla riva. 
La sua voce era ferma, tesa ma non tremava.
“Raccontami” sussurrò lei, pentendosene praticamente subito dopo. 
Voleva davvero sapere cosa aveva spinto un diciottenne ad uccidere un' altra persona? 
Zayn scosse la testa ed Arianne ne fu sollevata.
“Non ricordo neanche bene come andò. Ero agitato, troppo ubriaco per capire quello che stavo facendo - sospirò passandosi una mano sui jeans per ripulirla dalla sabbia. Arianne trattenne il fiato, continuando a puntare il suo sguardo sul viso del ragazzo. - Quel.. quel tizio e la sua banda avevano picchiato violentemente e senza alcuna ragione un ragazzo che conoscevo...- Arianne notò un briciolo di risentimento nel suo tono di voce. - La mattina seguente a quel terribile errore mi misi in viaggio”
“Errore? Avevano picchiato un ragazzo senza motivo!- commentò lei stizzita, rigirandosi tra le mani la sua pizzetta. - Certo, l'omicidio è stato un po' eccessivo ma..”
“Venni a sapere che quel ragazzo non era completamente innocente” spiegò lui, interrompendola. Arianne aggrottò la fronte. “Cosa aveva fatto?” 
“Aveva violentato una ragazzina. La sorella del tipo che ammazzai. - Zayn sospirò, passandosi una mano sul viso. - Così partii e mi lasciai tutto alle spalle.” 
“E la tua famiglia?”
“Non ce l'ho mai avuta una famiglia, io. - mormorò con tono distaccato, prendendosi poi una pausa. Arianne si portò la mano alla bocca, sgranando gli occhi dispiaciuta. 
“Non sapevo dove andare e come se non bastasse non avevo neanche molti soldi in tasca. - continuò lui scrollando le spalle - Poi però mi hanno ingaggiato. Ho sempre frequentato dei brutti giri ed è stato semplice per loro scovarmi, cercano delle persone indipendenti disposti a vendersi l'anima per una manciata di soldi. - La stava fissando intensamente aggrappandosi con ogni fibra del suo corpo a quelle iridi verdi. - Con il tempo ho cercato di documentarmi sulle persone che mi venivano assegnate. Il cliente chiamava, io mi appostavo e poi lo facevo fuori. Semplice e indolore. Almeno per me. - le confidò, sorridendo apatico. - Nessuno mi conosceva, nessuno sapeva il mio nome. Nessuno mi guardava negli occhi. E mi stava bene. Quella era la vita che meritavo.”
Arianne pendeva letteralmente dalle sue labbra, lo ascoltava rapita dimenticandosi persino di respirare.
“Quando Brando mi ha fatto vedere la tua foto, ho capito. Avevo sbagliato una volta trascinandomi in una storia in cui non c'entravo nulla. Il tuo viso.. – balbettò un po' imbarazzato - .. mi ha fatto riflettere. Ho ripensato a molte cose. Per primo, Greg. – a quel nome la ragazza sussultò - non ho sempre lavorato da solo. Per un breve periodo mi affiancò questo ragazzo ribelle.” Sorrise inconsapevolmente. 
Greg aveva avuto il suo stesso compito. Era stato assoldato da qualcuno per uccidere lo stesso uomo per cui lui era stato pagato. 
Si erano quasi uccisi, prima di allearsi. Poi, da alleati, erano diventati amici quasi senza accorgersene.
“Morì presto. Credo avesse appena ventidue anni.” le confidò.
Arianne si voltò verso di lui leggermente accigliata. Anche lei conosceva un Greg, morto troppo giovane e in maniera troppo poco chiara. Suo fratello. 
“Per qualche mese smisi anche di lavorare, mi autoconvinsi che la morte di Greg fosse un segnale. Un segnale dall’alto per farmi smettere. Per prendere di nuovo la mia vita in mano e trasformarla in qualcosa di più sicuro. Ma è impossibile uscire dal giro.” Arianne lo guardò senza proferire parola, si lasciò sfuggire un lamento quando il ragazzo si affrettò ad aggiungere. “Se non ucciso.”
Scosse la testa portandola tra le mani fredde, cercò di massaggiarsi le tempie tenendo gli occhi chiusi.
“Ti voleva morta.” sussurrò poi, riferendosi chiaramente a Brando, spostando lo sguardo dal viso impaurito della ragazza. La vide sussultare con la coda dell’occhio. “Tu sei innocente. Ti sei solo trovata in mezzo a questa storia senza neanche saperlo. Lui mi aveva assoldato solo per distruggere tuo padre. Non so neanche io perché ho accettato l'incarico.” commentò puntando lo sguardo in quello della ragazza. 
“Perché mi hai salvata?” domandò lei, mordendosi il labbro. 
Lui le lanciò un'occhiata veloce, giocherellando con la sabbia. “Perché sei la sorella di Greg. Ci ho messo un po' a riconoscerti, quando lui mi parlava di te eri ancora piccola. Ti descriveva come un cespuglio informe di capelli e una faccia da ranocchia piena di orribili lentiggini arancioni.” Piegò gli angoli della bocca in un leggero sorriso prima di lanciarle un'altra occhiata. 
“Ma adesso sei cresciuta e sei bellissima. E lui ti voleva bene.”
Arianne prese la mano del ragazzo, accarezzandola con delicatezza.
“Cosa ti ha raccontato di me?” domandò curiosa. Le ginocchia cominciarono a farle male, a causa della posizione scomoda in cui si trovava. Si mise seduta, poggiando poi il capo sulla spalla di Zayn. 
“Faceva sempre molte domande, proprio come te” fece lui, passandole una mano tra i capelli rossi.
“Era un chiacchierone” commentò Arianne, sospirando nostalgica.
“A volte mi manca - confessò Zayn - mi ero così abituato alla sua presenza, lo consideravo quasi un amico.” 
“Quasi un amico?” ripeté lei dubbiosa. 
Zayn ridacchiò, scuotendo la testa. “Per me è difficile provare affetto per qualcuno. Spezzo legami quasi fossi la morte.”
“E James?”
“Lui è diverso”
“E io?” domandò improvvisamente seria. Alzò il capo, incrociando i suoi occhi scuri. 
“Sei diversa anche tu ” le disse, scrollando le spalle. Non ci sapeva fare con le parole, non riusciva proprio a trovare quelle giuste e metterle insieme una dietro l'altra. Abbozzò un sorriso, avvicinandosi per premere le sue labbra su quelle di Arianne in un dolce e casto bacio. - Dobbiamo andare adesso, Brando ci aspetta” dichiarò dopo qualche secondo,  tirandosi su e scrollandosi la sabbia dai jeans. - Greg sarebbe fiero di te” mormorò, porgendole una mano.
“E anche di te” rispose lei, afferrando la sua mano e rialzandosi con un po' di fatica a causa della ferita al fianco. 



Hola pipol!
Dunque, dunque, dunque abbiamo taaante cose da dirvi!
No, sono solo due in realtà lol ùù
Cosa numero uno: LA FF AVRA' DIECI CAPITOLI ESCLUSO L'EPILOGO, YO.
Ele voleva che questo fosse l'ultimo capitolo e che il decimo fosse l'epilogo finale ma sono riuscita a convincerla! (si, amatemi pure ùu)
Cosa numero due: Ele posterà stasera la sua fan fiction su Zayn, quindi quando lo farà modificherò il capitolo e aggiungerò il banner.
Detto questo, un massive thank you - alla Harry Styles - a tutte quelle che hanno recensito e
a quelle che l'hanno messa tra le preferite/ricordate/seguite.
Vi lascio il banner della mia long su Horan (perché si) e vi saluto che è appena arrivata la pizza ùù






Ho modificato il post per aggiungere il secondo banner, quello della mia storia (si sono Eleonora :3) e sono passata anche per dirvi che non tutto qeullo che dice soriana è vero! Dice un sacco di bugie. Lei non è quella simpatica e tenera! IO LO SONO!:O Lei è acida e scorbutica, l'ho detto giusto per non farvi mentire più <3


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Capitolo 11
*** Decimo capitolo. ***






Attenzione: Questa storia è stata scritta a quattro mani, dalla sottoscritta e da Eleonora , senza un preciso motivo a dire il vero. Non siamo fans degli One Direction quindi non c'entriamo nulla con questo fandom ma Eleonora ha una cotta per Zayn, (e io per Niall ma questo è un dettaglio), quindi abbiamo deciso di buttarci in quest' avventura. 
E' meglio avvisarvi che nessuno degli altri ragazzi sarà presente a parte il protagonista e che questa storia non è scritta a fini di lucro. Zayn Malik non ci appartiene (con enorme disappunto di Eleonora) e tutto ciò che troverete scritto è solo frutto della nostra fantasia.




Decimo Capitolo.

Arianne non aveva mai pensato seriamente alla sua morte; insomma, aveva appena diciassette anni e una vita intera davanti. Era troppo giovane,  aveva una montagna di cose da fare prima che qualcuno, lì ai piani alti, potesse mettere la parola fine alla sua vita.
Nell'ultima settimana però era stata rapita, minacciata, accoltellata ed era stata così vicina alla soglia del non-ritorno che non aveva nemmeno avuto il tempo materiale per rendersene conto. 
Ma, adesso, mentre la Mustang di Zayn si avvicinava sempre più al punto in cui avrebbero dovuto incontrare Brando, una brutta sensazione le aveva attanagliato lo stomaco, soffocando tutto il suo ottimismo. 
Sarebbe morta, ne era certa. Cosa avrebbe potuto fare Zayn, da solo, contro tutti gli uomini che aveva a disposizione Brando? 
Durante il tragitto verso il capannone, rimase in silenzio scrutando l'orizzonte e pensando a quante possibilità avrebbe ancora avuto per vedere il sole calare dietro le colline.
"Cosa facciamo?" domandò senza distogliere lo sguardo dal cielo, con tono catatonico. 
"Ho un'idea" sussurrò Zayn, fissando concentrato la carreggiata. 
"Che devo fare?" domandò lei pronta anche all'impossibile per poter salvare in qualche modo la sua stessa vita, quella di Zayn e anche quella del piccolo James.
"Tu nulla - le disse Zayn - limitati a correre quando ti farò un cenno."
"Che cenno?" si voltò,  osservando il profilo del ragazzo che, con una scrollata di spalle, le rispose che doveva ancora metterne a punto uno che facesse effetto. Arianne scoppiò a ridere, scuotendo il capo.
Più o meno trenta minuti dopo, erano arrivati alla meta. Zayn aveva parcheggiato malamente l'auto, lasciandola in mezzo ad una piazzola apparentemente deserta, aveva poi aperto lo spertello del passeggero, aiutando Arianne a scendere. 
Camminarono per un paio di metri, guardandosi entrambi intorno, cercando di scorgere qualche figura sospetta. Zayn era nervoso, si sentiva scoperto, e aveva paura che qualcuno, dall'alto, potesse piantare ad entrambi una pallottola nel cranio.
"Bene, bene - ridacchiò la voce irritante di Brando, dietro le loro schiene. 
Zayn si voltò di scatto, imitato immediatamente dalla ragazza. - Sei un po' ammaccata, Benoit." commentò l'uomo grassoccio e quasi completamente calvo, stirandosi le pieghe del suo completo bianco. Arianne prese un respiro, stringendo la mano di Zayn che ricambiò prontamente la stretta. 
Brando si portò due dita alle labbra, muovendo appena il capo. Arianne e Zayn non ebbero nemmeno il tempo di rendersi conto di avere qualcuno alle loro spalle, lanciarono entrambi un urlo si sorpresa prima di cadere sull'asfalto, privi di sensi.

Quando Arianne si svegliò, era immersa nel buio più profondo. Le avevano legato i polsi dietro la schiena, così come le caviglie, limitando ogni suo movimento. E in più, aveva una terribile emicrania.
Ci mise un po' a scrollarsi di dosso quell'irritante sensazione di smarrimento e confusione che le appesantiva le palpebre, ma una volta fatta mente locale e aver abituato leggermente gli occhi al buio pesto che la circondava, l'unica cosa che poté fare fu chiamare il nome di Zayn ripetutamente sperando che fosse lì, da qualche parte, ancora vivo. 
"Non ti risponderà" dichiarò improvvisamente qualcuno, da un punto indefinito della stanza. La voce, chiaramente maschile, era ridotta ad un sussurro; sussurro che, poco dopo, venne coperto dal clangole metallico di una porta che veniva chiusa.
"Chi sei ?" domandò Arianne, col cuore in gola. Cosa significava esattamente 'non ti risponderà' ?  Brando lo aveva ucciso? Era rimasta completamente sola, adesso?
L'uomo ci mise un po' prima di risponderle, così tanto che Arianne pensò sinceramente che se ne fosse andato, abbandonandola lì senza una spiegazione. Poi, sentì l'inconfondibile fruscio emesso dalla rotellina di un accendino e, qualche istante dopo, il bagliore fioco di una fiammella arancione spezzare l'oscurità che l'avvolgeva. Sgranò gli occhi quando, proprio davanti al suo naso, scòrse gli occhi cristallini di Niall Horan e il suo sorrisino obliquo. Spalancò la bocca allibita, certa che la sua mente le stava giocando qualche brutto tiro.
"Cos'è, hai appena visto un fantasma?" buttò lì il ragazzo, ridacchiando. Arianne, sentì le lacrime pizzicarle gli occhi: quindi Zayn non l'aveva realmente ucciso; quindi le aveva mentito; quindi probabilmente adesso era già scappato via, portando James in salvo, e l'aveva lasciata lì destinandola a morte certa. Si sentiva ferita, spaventata e completamente impotente, in quel momento.
"Sei un tipo di poche parole, vero? - continuò il ragazzo, chinandosi su di lei, il volto illuminato dalla luce tremolante della fiammella. Mosse una mano, tastando a tentoni le sue gambe alla ricerca della corda spessa che gli stringeva le caviglie. - Ti hanno legata proprio per bene" commentò poi rivolgendole un'occhiata divertita. Lei, per tutta risposta, continuò a fissarlo con l'aria di chi sa di essere in trappola.
"Probabilmente ti starai chiedendo cosa ci faccio qui - riprese Niall, facendo spegnere involontariamente la fiamma dell'accendino. La stanza piombò nuovamente nel buio più totale. Il ragazzo borbottò tra i denti qualche imprecazione. Ci vollero un paio di tentativi andati a vuoto prima che l'accendino tornasse a collaborare e ad illuminare i loro volti. - E sicuramente ti starai chiedendo come mai io sia ancora vivo" disse.
"Immagino che Zayn mi abbia imbrogliato - commentò cupa lei, con voce rotta. - e che tu adesso voglia uccidermi. "
Niall aggrottò le sopracciglia, stupito. "Non ti ha detto nulla?" le chiese, infilando una mano dentro la tasca dei pantaloni larghi, alla ricerca di qualcosa. Dopo un po', estrasse qualcosa che sembrò luccicare alla luce della fiamma. Arianne non ci mise molto a capire che era un coltello. 
La sua ferita al fianco pulsò, o forse era soltanto un riflesso incondizionato del suo cervello. Sentì il battito del cuore accelerare, quasi volesse uscirle dalla cassa toracica. Niall non avrebbe sbagliato questa volta. L'avrebbe accoltellata per bene e non ci sarebbe stato nessuno a salvarle la pelle.
Non tentò nemmeno di dimenarsi o scalciare o fare qualsiasi cosa. 
Aveva ormai accettato completamente l'idea di morire. 
Forse non era così male la morte, dopotutto. Forse era meglio così. 
"Non voglio ucciderti - la rassicurò lui, chinandosi a tagliare la corda che le avviluppava le caviglie. Arianne lo guardò scettica. -  dico sul serio, non voglio ucciderti. Zayn non mi ha pagato mica per questo, sciocca. "
"Lui ti ha.. pagato? - domandò accigliata Arianne, muovendo le gambe indolenzite. Niall si spostò di lato, tagliando anche le corde che le legavano le braccia dietro la schiena. Arianne sospirò sollevata, massaggiandosi i polsi con entrambe le mani. - Sei dalla nostra parte, quindi?" chiese poi, ancora un po' diffidente. Lui ridacchiò, scuotendo la testa.
"Sono dalla parte di chi paga di più, dolcezza". 
Allungò in un moto di galanteria la mano che non reggeva l'accendino, aiutandola a rimettersi in piedi. "Devo portarti fuori di qui" disse, avviandosi verso la porta da cui era entrato. Arianne gli andò dietro, senza parlare. 
Era felice di sapere che Zayn non l'aveva abbandonata, che aveva persino corrotto uno degli uomini di Brando per salvarle la pelle. 

"Allora, vuoi svegliarti o preferisci che ti pianti direttamente una pallottola in testa, Zayn?" 
La voce divertita e allo stesso tempo irritante di Brando, a cui si aggiunse immediatamente un pugno allo stomaco, fece svegliare Zayn Malik dal suo stato di incoscienza. Era legato, con la schiena contro un muro di mattoni, dentro un capanno impolverato e pieno di roba ammassata sul pavimento. Zayn si lasciò sfuggire un gemito, ancora intontito. 
Da qualche parte, all'interno della stanza, qualcuno stava singhiozzando.
"Jamie!" urlò improvvisamente il ragazzo, riconoscendo la vocina stridula del bambino. Si dimenò violentemente senza però alcun risultato. "Cosa gli hai fatto? Dov'è?" urlò, rivolgendosi a Brando che, con l'ombra di un sorriso cinico sul volto, si voltò verso una delle sue enormi guardie del corpo personali. Gli fece un cenno del capo e l'uomo sparì immediatamente fuori dalla visuale di Zayn, oltre una piccola porticina cigolante e arruginita. Ne sbucò dopo qualche secondo, spingendo bruscamente un bambinetto con il viso pallido, gli occhi arrossati e i capelli biondi scompigliati.
"Zayn!" strillò con la sua vocetta stridula, lanciandosi contro il ragazzo. I suoi movimenti furono però intercettati dall'imponente uomo dietro di lui che lo afferrò per un braccio, impedendogli di muoversi.
"Se gli fai male..." lo minacciò Zayn, riducendo gli occhi scuri a due fessure. Ma non ebbe il tempo di terminare la frase che qualcuno, vicino a lui, gli assestò un calcio sullo stomaco, spezzandogli il respiro. Le risate di Brando e i suoi uomini si mischiarono ai singhiozzi di James e ai gemiti doloranti di Zayn che, col capo chino sul petto, si contorceva in preda ai lamenti. 
"Ti avevo detto di non metterti contro di me - ghignò Brando, avvicinandosi al ragazzo. Piegò le ginocchia foderate dai pantaloni bianchi, chinandosi su di lui, sovrastandolo. Sospirò teatralmente, scuotendo il capo. - Eri uno dei miei uomini migliori, Zayn. Ti ho sempre rispettato, pagato in anticipo perfino. Non dovevi tradirmi in questo modo. Per una lurida puttan..." 
"Non osare chiamarla così!" sibilò Zayn, costringendosi ad alzare il viso nonostante il dolore lancinante al torace. Puntò gli occhi in quelli acquosi di Brando, sperando che potesse percepire tutto l'odio e il disprezzo che lui provava nei suoi confronti. Qualcuno, probabilmente lo stesso uomo di prima, gli sferrò un altro calcio sull'addome. Il rumore metallico di una pistola che veniva caricata lo avvertì che se avesse osato reagire sarebbe finita davvero male per lui. 
"Lasciateci soli" dichiarò qualche minuto dopo Brando, sfilando una pistola dalla tasca interna dell'elegante giacca bianca. Come cagnolini obbendienti, gli energumeni che gli stavano sempre intorno, si avviarono verso la saracinesca del capanno prefabricato in cui si trovavano. Tutti tranne quello vicino a James. "Che ne faccio del bambino, signore?" domandò afferrando saldamente la spalla del bambino, attendendo ordini.
Brando ghignò, i suoi piccoli occhietti verdi si illuminarono di una luce inquietante. "Lascialo qui. Ci penserò io."
"Uccidi me, uccidi me inv...ahi!" 
Zayn venne colpito nuovamente, questa volta dallo stesso Brando. Quest'ultimo, con un cenno della mano, intimò al suo uomo di lasciare la stanza prima di rivolgere un sorriso viscido al bambino che piagnucolava in silenzio. "Sai cosa farò, Zayn? - domandò retorico, avvicinandosi lentamente a James - Lo ucciderò. Davanti ai tuoi occhi. Adesso. "
"No, uccidi me... è me che vuoi" rantolò il ragazzo, ansimante per via del dolore all'addome. Brando scoppiò a ridere malignamente. "No, Zayn. Così sarebbe troppo facile. Quello che voglio è vederti soffrire. Voglio che i singhiozzi di questo bambino ti perseguitino fino alla fine dei tuoi giorni. Voglio che veda il suo visetto angelico ogni volta che chiuderai gli occhi. Vedi, questo è molto più divertente che ucciderti.- Ridendo ancora, portò la pistola all'altezza della fronte di James che smise di piangere all'istante, sbarrando gli occhi castani, spaventato. - Oh, ma aspetta! - sussurrò Brando, come se si fosse ricordato improvvisamente qualcosa - Questo delizioso bambino non sa chi ha ucciso suo padre!"
Zayn alzò la testa che fino a poco prima era abbandonata sul petto, spalancando la bocca. "Non puoi, non ti azzardare... " lo minacciò, sebbene legato com'era non incutesse alcun timore. Brando alzò le sopracciglia, assumendo un'espressione da 'scommettiamo?'
"Sai, piccolo Jamie, chi ha ucciso il tuo simpatico paparino? Zayn, proprio lui! Lo stesso Zayn che ti portà al parco ogni settimana, quello che ti compra così tanti giocattoli e dolcetti...- mormorò Brando, con finta dolcezza. - Non ci si può proprio fidare di nessuno, Jamie... " sospirò teatralmente, caricando la pistola. James non proferì parola, troppo impegnato a elaborare il segreto che gli aveva appena rivelato quell'uomo sconosciuto e cattivo. 
"Beh, le nostre strade si dividono qui..." riprese Brando, facendo scattare l'indice grassottello sul grilletto. Lanciò un'occhiata di sfida a Zayn, che si dimenava febbrilmente cercando di liberarsi da quelle spesse corde.
Un sorrisino vittorioso, uno sparo e poi il silenzio.


"Non così in fretta, Brando" obiettò una voce dall'accento irlandese marcato. Brando, con gli occhi spalancati, si reggeva sofferente il braccio mentre Niall, uno dei suoi uomini migliori, sogghignava puntandogli contro una pistola.  La sua, dopo l'urto della pallottola contro la sua pelle, era volata via. 
"Cosa... cosa stai facendo? - balbettò, in preda al panico. - Dove sono i miei uomini?!"
Niall alzò le spalle, guardandosi intorno. Fece una smorfia quando vide Zayn legato con un salame che sospirava sollevato. "Li ho uccisi. Tutti. - dichiarò tranquillamente, avvicinandosi velocemente  alla pistola di Brando. 
La raccolse e gliela puntò contro. - Dunque Brando, non trovi che questa situazione sia divertente? - ridacchiò improvvisamente - Fino a qualche secondo fa eri così vicino a vincere e adesso, guardati, il tuo braccio sanguina e morirai più o meno tra cinque minuti..."
"Oh, andiamo, poche chiacchiere!" gracchiò  impaziente Zayn dal suo angolino. Niall lo ignorò volutamente, lasciandosi andare ad un sospiro. 
"Ti ho pagato, Horan!" esclamò Brando, arretrando nervoso di qualche passo. Il ragazzò alzò distrattamente le spalle, passandosi una mano tra i capelli biondi. "Anche Zayn mi ha pagato" disse poi, sorridendo strafottente.
Brando non ebbe il tempo di ribattere. Un proiettile silenzioso e veloce gli si conficcò all'altezza degli occhi, facendolo accasciare a terra con un tonfo sordo. Il biondo infilò la pistola dentro la cintura dei pantaloni, voltando le spalle a Zayn. "Adesso puoi venire fuori, dolcezza" dichiarò, alzando la voce. 
Arianne sbucò fuori da un cumulo di scatoloni confinati in un angolo del locale,  correndo velocemente da Zayn. 
Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo.
Vederla gettarsi accanto a lui, agitata e tremante, lo fece sorridere intenerito. Era finita, Arianne e James erano salvi, Brando era morto e lui se la sarebbe cavata con qualche lesione addominale.
Arianne cercò di slegarlo, tentando di allentare i nodi. Una volta resasi conto di non essere capace, chiamò Niall chiedendogli in prestito il suo coltello.
Quando fu finalmente libero, l'abbracciò. 
"E' tutto finito" mormorò rassicurante, sfiorandole la pelle candida del collo con le labbra. Sentire i suoi capelli profumati sul viso, la sua pelle sotto i polpastrelli, lo faceva sentire a casa. E finalmente aveva capito. 
Aveva capito come ci si sente quando si teme di perdere qualcuno.  
Qualche minuto dopo, si avvicinarono a Niall impegnato a frugare nelle tasche del completo bianco di Brando prima di girarlo sulla pancia in modo da nascondere il volto livido del cadavere al piccolo James.
Solo allora Zayn si rese conto che James non si era mosso di un millimetro, sembrava aver smesso persino di respirare. Era in uno stato totale shock. 
Gli andò vicino, inginocchiandosi davanti a lui e passandogli un braccio intorno alle spalle, sussurrandogli parole rassicuranti all'orecchio. Sentì la mano del piccolo afferrargli un lembo della maglietta, stringendolo convulsamente.
Zayn lo strinse ancora più forte, lasciandolo singhiozzare sulla sua spalla.
Veder morire una persona davanti ai proprio occhi, all'età di sette anni non era propriamente qualcosa di educativo. Probabilmente per James sarebbe stato l'incubo da cui scappare via per tutta la vita.
"Scusa il ritardo. - commentò Niall, lanciando un'occhiata a Zayn - E' stata colpa della tua ragazza, comunque. Si è fatta prendere dal panico e..." 
Zayn alzò lo sguardo per puntarlo con in quelli chiari del biondo. 
"Non importa. Grazie per non aver cambiato idea" disse solamente, alzandosi da terra per poi prendere in braccio il piccolo James. 
"Quindi la tua carriera finisce qui" osservò l'altro, scompigliando gentilmente i capelli al bambino. Zayn annuì. "Potresti farla finita anche tu, sei ancora in tempo" gli consigliò. 
"Ora che sono diventato il numero uno? Oh, non credo proprio!" rispose Niall, scoppiando a ridere.  





Oddio, da quanto tempo non aggiornavamo?
Tutta colpa di Ele che se ne va in giro a farsi le vacanze ùu
No, a parte gli scherzi, io ed Eleonora abbiamo passato una settimana insieme. 
E volevamo scrivere (no, non è vero) ma eravamo così impegnate a mangiare Oreo e a navigare su internet e a diventare sceme dietro i video ridicoli che la gente posta su youtube e a parlare di cose cretine che non ci abbiamo proprio pensato.
Btw, non so se l'avevate capito ma è Ele che risponde alle recensioni perché io mi scoccio lol 

Prima io ed Ele stavamo parlando di cosa avrei potuto scrivere in questo capitolo e, dopo aver appurato che Brando doveva morire, me ne sono uscita con un: "Ok, ammazzo Brando e torno."
che non fa ridere, lo so, però 'sti cazzi ùù

Ah, prima che mi dimentichi! Il prossimo capitolo sarà l'epilogo, yo yo.Solo un capitolo e poi dovremmo dirvi addio, ohh che cosa triste çç
A presto, belle.
Gotta catch'em all! 




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Capitolo 12
*** Epilogo. ***










Attenzione: Questa storia è stata scritta a quattro mani, dalla sottoscritta e da Eleonora , senza un preciso motivo a dire il vero. Non siamo fans degli One Direction quindi non c'entriamo nulla con questo fandom ma Eleonora ha una cotta per Zayn, (e io per Niall ma questo è un dettaglio), quindi abbiamo deciso di buttarci in quest' avventura. 
E' meglio avvisarvi che nessuno degli altri ragazzi sarà presente a parte il protagonista e che questa storia non è scritta a fini di lucro. Zayn Malik non ci appartiene (con enorme disappunto di Eleonora) e tutto ciò che troverete scritto è solo frutto della nostra fantasia.
Epilogo

Arianne si guardò intorno, respirando a fondo. Batteva nervosamente il piede a terra, sistemandosi di tanto in tanto il tocco che le scivolava dalla testa di continuo. Zayn non era ancora arrivato. Le sedie pieghevoli accanto a quella su cui sedeva scompostamente suo padre erano completamente vuote. Arianne sbuffò, lisciandosi istericamente le pieghe della toga nera. Stava per diplomarsi e il suo fidanzato sembrava essere sparito nel nulla.
"Benoit, Arianne!" 
La voce possente del preside la fece sobbalzare. Si morse il labbro inferiore, alzandosi dalla panca riservata ai neo diplomandi, incamminandosi verso la pedana traballando un pochino sui tacchi alti. Sperò vivamente di non inciampare nei suoi stessi piedi o, se proprio il suo equilibro avesse deciso di farle fare una brutta figura, che la gente avesse avuto la buona educazione di non ridere sguaiatamente vedendola capitombolare a terra.
Il preside Higgins le porse la pergamena arrotolata, accogliendola con un sorriso. 
"E' con immenso piacere..." cantilenò, stringendole saldamente la mano. Ma Arianne non badò troppo alle sue parole, il suo sguardo venne improvvisamente catturato dalla figura di Zayn che correva verso le sedie libere accanto a suo padre, infilando convulsamente gli orli della camicia bianca dentro i jeans. Accanto a lui, un bambinetto biondo lo seguiva a ruota, agitando una mano nella sua direzione. 
Il preside finì il suo discorso velocemente, invitandola con un gesto della mano ad abbandonare la pedana. Spinto da un moto di euforia, suo padre si alzò dalla sedia applaudendo. 
"Quella è mia figlia!" urlò, con aria fiera. Zayn, una volta preso posto, battè educatamente le mani, lanciando qualche occhiata imbarazzata alla gente intorno a lui, con un'espressione da giuro che non lo conosco.  Anche James, unitosi all'allegria del signor Benoit, cominciò a strillare e a saltellare sul posto facendo il tifo, quasi stesse vedendo una partita di calcio particolarmente entusiasmante.
Arianne scoppiò a ridere di gusto, coprendosi la bocca con la mano che non reggeva la carta filigranata del suo diploma, scendendo dal palco per poi fermarsi davanti al pubblico, proprio accanto ai suoi compagni. 
Lanciò un'occhiata a Zayn, che le sorrideva tenendo la mano sulla sedia del piccolo James. Gli occhi ambrati del suo ragazzo erano pieni di orgoglio. 
E anche quelli di Arianne lo erano. Era orgogliosa di poter anche solo pensare che grazie a lei, Zayn aveva trovato il coraggio di allontanarsi dalla vita che faceva.
Dagli omicidi, da una vita passata nell'ombra e dal pericolo costante.
Quando il preside chiamò anche l’ultimo dei diplomandi, Arianne si guardò intorno distratta. Tutti erano pronti all’ultimo passo per la fine della cerimonia, ogni studente vicino a lei teneva la mano stretta sull’orlo del tocco, pronti a lanciarli in aria come di consuetudine.
"Congratulazioni classe del 2012, ce l'avete fatta!" dichiarò allegramente Higgins, alzando il pollice verso i suoi allievi mentre la folla scoppiava in un fragoroso applauso e una moltitudine di cappellini scuri volavano sopra le loro teste sorridenti seguiti subito dopo dai flash delle macchine fotografiche pronte ad immortalare i loro ultimi secondi da liceali.
La scuola era finita, ed ora era ufficialmente libera da tutto.

Una volta che la folla si fu dileguata, Arianne traballò sui tacchi alti fino alla sua famiglia, li abbracciò ad uno ad uno, posando poi un bacio sulle labbra di Zayn che rivolse a suo padre un'occhiata imbarazzata. 
"Congratulazioni, dolcezza" le disse poi, carezzandole una guancia. Arianne aggrottò la fronte, liberandosi del tocco che ficcò senza troppi preamboli tra le mani del padre. Si diede una veloce sistemata ai capelli rossi, raccolti per l'occasione in un'elegante treccia laterale prima di tuffarsi senza preavviso tra le braccia di Zayn. "Devi darmi un bacio come si deve, dolcezza - lo apostrofò - papà non si scandalizza mica!"
Il signor Benoit  sventolò una mano, dando al ragazzo il permesso di baciare la propria figlia, per poi voltarsi verso il piccolo James, evitando accuratamente di guardare la sua bambina amoreggiare teneramente con  con il suo fidanzato.
Adagiò il tocco sulla testa di Jamie sorridendo della risata cristallina del piccolino.
"Ho una sorpresa per te" disse Zayn, allontanandosi di qualche centimetro la ragazza tenendo però le mani strette suoi fianchi. 
Arianne sorrise, annuendo. Zayn si voltò a guardare prima Jamie e poi il signor Benoit e improvvisamente strinse le mani ad Arianne sussurrando un leggero "Spostiamoci!" stringendole la mano, trascinandola verso un angolo più appartato
del giardinetto dove si era svolta la cerimonia. Arianne arrancò con i tacchi sul terriccio fresco, cercando di non cadere, poggiando la schiena sul tronco scuro e ruvido lasciando che la toga toccasse la corteccia.
"Che succede?" domandò, visibilmente incuriosita. 
Zayn le strinse le mani, sorridendole con fare impacciato.
"Meriti un regalo.." le sussurrò avvicinandosi di qualche centimetro.
Con la coda dell'occhio Arianne vide suo padre giocare con James, che sorridente cercava di scappare dalla presa dell'uomo.
Dopo quello che lei aveva vissuto, il signor Benoit aveva acconsentito a chiedere aiuto senza tante smancerie. Perdere Greg, l'aveva fatto sprofondare in un abisso di paure e aver quasi perso anche la figlia, l'aveva invece fatto riflettere. 
Era riconoscente a Zayn per averla riportata a casa sana e salva. 
Un po’ ammaccata forse, ma comunque viva.
"Sei tu il mio regalo?" domandò lei con sguardo malizioso. 
In un anno Arianne aveva imparato tanto del ragazzo.
Sapeva che Zayn odiava il cioccolato all’arancia, non beveva Redbull, odiava indossare i calzini mentre dormiva e preferiva bere il caffé nero con solo una zolletta di zucchero. 
Aveva scoperto pian piano che quando litigavano anche per un semplice ritardo, lui preferiva zittirla con un bacio, piuttosto che sentirla sbraitare su quanto tempo avesse sprecato ad aspettarlo. 
"Forse - ridacchiò Zayn, avvicinandosi di qualche altro passo, per posare le sue labbra carnose su quelle della ragazza - o forse no" aggiunse, staccandosi di un paio di centimetri.
Arianne lo guardò confusa, perdendosi a fissare i suoi occhi che continuavano a scrutarla. Ringraziò mentalmente il tronco dell'albero a cui si era poggiata, se non avesse avuto qualcosa che la sosteneva, sarebbe probabilmente caduta come una pera cotta a terra.
"Comunque questo è il regalo!" confessò finalmente infilando una mano nella tasca posteriore dei jeans. Tirò fuori una busta bianca completamente sigillata, porgendola alla ragazza. 
Arianne la prese tra le mani e socchiuse gli occhi tastando la busta. 
"Un biglietto per l'isola che non c'è?" tirò ad indovinare, ridendo.  
Lui annuì e sorrise. "Quasi..."
Arianne scartò la busta tirando fuori due biglietti aerei.
"Dove andiamo?" domandò sorpresa alzando il capo, incrociando così gli occhi del ragazzo.
"Mi hai detto che ti sarebbe piaciuto andare a studiare da tua nonna, perciò..." mormorò Zayn, un po' titubante, guardando i biglietti stretti nelle mani tremanti della rossa.
"Stai forse dicendo che andremo a Parigi? - strillò lei, quasi istericamente.
Zayn annuì ancora e un sorriso di felicità illuminò il viso della ragazza. - E tu verrai con me?" domandò poi, staccandosi dal tronco e avvicinandosi con uno slancio verso il petto del ragazzo.
Lui annuì, abbracciandola e depositandole un veloce bacio tra i capelli. 
"Oh mio Dio! - esclamò piena di gioia, staccandosi per contemplare i biglietti che stringeva tra le dita - Quando partiamo?" fece poi, senza nemmeno preoccuparsi di trattenere l'euforia.
“Beh, mi sono informato... i corsi iniziano a metà settembre mentre le scuole elementari qualche giorno prima..." 
"Anche James verrà con noi a Parigi?" chiese stupita Arianne. 
Il ragazzo annuì, riprendendo a parlare. "Mi hanno finalmente dato l'affidamento, verrà a stare con me, quindi..- la informò, - e poi, beh, avevo pensato di iscrivermi ad un corso per interpreti... sai, per girare il mondo e..." balbettò, grattandosi la nuca imbarazzato. Arianne, entusiasta e super felice, gli prese  viso tra le mani, stampandogli un bacio a fior di labbra. 
Solo quasi due anni prima, si sentiva vuota e impotente di fronte a un mondo che non conosceva.
Le mancava suo fratello ogni giorno di più ma con l’arrivo di Zayn - e anche di James -  aveva cominciato a capire cosa significasse veramente avere una famiglia. 


Aww, che tristezza!
Siamo giunte alla conclusione di questa breve storia, mie care amiche! 
Finalmente Arianne e Zayn hanno avuto il loro happy ending - e Niall, nella mia testa, è a sciallarsela alle Maldive tutto contento di essere diventato il numero uno.
Btw, ci siamo divertite tantissimo a creare questo universo parallelo fatto di assassini, spie, strani tipi che danno la caccia a ragazzine innocenti. 
Beh, speriamo che lo stesso valga anche per voi!
Grazie infinite per tutto, siete fantastiche.
Non siate tristi, su, ci beccheremo sicuramente in qualche altra fan fiction! uu
Ele & Sorisò.








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