This is not the end

di ilcoraggiodisognare
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** capitolo due. ***
Capitolo 3: *** capitolo tre. ***
Capitolo 4: *** capitolo quattro. ***
Capitolo 5: *** capitolo cinque. ***
Capitolo 6: *** capitolo sei. ***
Capitolo 7: *** capitolo sette. ***
Capitolo 8: *** capitolo otto. ***
Capitolo 9: *** capitolo nove. ***
Capitolo 10: *** capitolo dieci. ***
Capitolo 11: *** capitolo undici. ***
Capitolo 12: *** capitolo dodici. ***
Capitolo 13: *** capitolo tredici. ***



Capitolo 1
*** capitolo uno. ***


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Il treno aveva già fischiato e, come mio solito fare, ero in ritardo e correvo per non perderlo, non avrei sopportato altre ore di attesa ed ero assai ansioso di ritornare a casa,dalla mia famiglia, dalla mia adorata Eleanor.
 
Sforzando le gambe di correre il più velocemente possibile mi imbattei nel mio passato e tutti quei ricordi ormai alleviati dal tempo si rischiararono e ricordai quegli attimi che volevo non finissero mai, le grida e gli applausi che mi accompagnavano ovunque andassi, gli abbracci e i sorrisi di..
 
-Zayn,non ci posso credere,sei tu!
 
I miei occhi ora erano ludici e, non so come, delle lacrime di gioia rigavano la mia pelle quando mi abbracciò. Chiusi gli occhi ed è stato come se tornassi indietro nel tempo. Vedevo un corpo atletico, degli occhi scuri e profondi che guardavano i miei ed un sorriso enigmatico e incredulo su quel viso da ragazzo. Ma no, il tempo è passato e quel che vedevo erano solo ricordi.
 
Quel che pensavo fosse impossibile era accaduto anche a noi.
 
Crescere, cambiare, maturare. Più mi venivano in mente quei bei ricordi, più mi convincevo che quell'uomo, con quella borsa da lavoro e giacca e cravatta non fosse lui.
 
Mi sembrava così inverosimile, come il fatto che abbiamo deciso di separarci, che proprio lui, fosse cambiato, che gli anni gli pesassero quanto la stanchezza dei nostri concerti.
 
-Fiu fiu!

Il treno. Il mio presente. No, non posso permettere che il treno parta lasciandomi annegare in quel mare di ricordi, proprio lì, proprio lì con quel ragazzo ormai adulto che mi guardava incredulo.
 
-Addio,Zayn.
 
Mi avviai verso il treno frettolosamente e chiesi ad un signore in uniforme quale fosse l'entrata del treno, ma la risposta mi arrivò da Zayn che abbozzò un sorriso e mi urlò.
 
-C'è solo una direzione.

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Capitolo 2
*** capitolo due. ***


E' strano come quelle parole così familiari per me, ora, mi facciano ripensare quelle gioie e quella felicità che da ragazzo non apprezzavo abbastanza. Ho sentito dire queste due parole da chiunque, da ragazze che sussurrandomi, senza fiato, mi dicevano you are my life, da giornalisti che ormai riuscivano a scrivere sui loro giornaletti solo are really amazing!, da vecchietti sulla panchina al Saint James Park che raccontavano delle loro nipoti e delle loro folli passioni,ma mai ho provato quella sensazione di disagio che mi ha fatto provare Zayn. 

Non so esattamente se chiamarlo disagio, ma qualcosa in me è scaturito quando ha pronunciato quelle due parole. In due parole mi ha fatto ritrovare quella forza che avevo, che era sepolta in me da tanto e che aveva voglia di fuoriuscire e far vedere che non mi sono arreso, che ho ancora tanto da far conoscere alle persone, che fino alla fine mi metterò in gioco e vincerò contro ogni sfida che mi spetta. 

Un solo pensiero avevo, guardando fuori al finestrino sporco di quel treno, uno solo ora mi tormentava. Non era quello di riabbracciare, dopo tanto tempo Eleanor, non era quello di rivedere il mio piccolo Harry, ma era quello di trovare una soluzione a questa mia folle emozione, a quest' energia e adrenalina. Mi alzai, quando il treno era ancora in corsa. Le persone affianco mi guardavano di sottecchi. Avevo deciso, dovevo farlo. Un anziano in divisa mi guardò negli occhi, e mi chiese di sedermi. Non volli ascoltarlo.
 
-Mi scusi, potrei parlare con il capotreno? Vorrei cambiare destinazione. 

L'anziano mi diede una pacca sulla schiena e rise di gusto.

-E dove vorresti andare?
-A Londra, signore.

 

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Capitolo 3
*** capitolo tre. ***


Nell'attesa del treno, mi accomodai su una panchina non quanto sporca quanto il treno e iniziai davvero a piangere, piangere per quella delusione.
 
Come hanno potuto dimenticarci?
 
Hanno fatto davvero tutto per noi, ma forse avevano davvero ragione quei giornalisti tanti odiati.
 
Le vostre fans sono davvero fantastiche ma cresceranno prima o poi e non si ricorderanno più di voi.
 
Crescere. E' stata sempre la mia più folle paura.
 
Mi dicevano che dovevo dimenticare. No, non riuscivo a dimenticare le parole di Simon.
 
I vostri CD ormai non vendono più, forse è il caso di smettere. E' stato bello fin quanto è durato.
 
Il treno a momenti sarebbe arrivato ed io, ormai affranto dai miei ricordi, avrei preso quel treno che mi avrebbe portato al mio passato? Sì, questa volta sì e non me ne pentirò.
 
La delusione e l'angoscia che portavo con me a poco a poco si trasformavano in energia. Ormai ero sempre più convinto che quel che stavo per fare era la cosa giusta.
 
Il treno arrivò nella stazione di Londra quando i passeggeri erano ormai assonnati e il cielo era scuro.
 
In quella sera si respirava un'aria strana. Ormai i passi delle persone non erano più svelti. Guardavo i visi dei passanti che esprimevano solo un sentimento di malinconia per essere tornati a casa o di dover partire. Solo il mio viso, agli occhi dei passanti, esprimeva un senso di gioia. Camminavo con passo svelto, quasi correndo facendo voltare quei visi tristi solo per sorpresa di vedere qualcuno che era felice.
 
Correndo, tutti i miei ricordi, ancora una volta, si mescolavano tra loro. Decisi di pensare positivo, avrei pensato che magari la vita voleva darmi un'altra possibilità o che, insoddisfatta dell'accaduto, voleva darmi il merito di cambiare le cose.
 
L'uscita.
 
Quell' uscita che, per me non fungeva anche da entrata. Sarebbe stato un viaggio verso il passato senza un ritorno al presente, lo sapevo.
 
Mi fermai. Non per avere ripensamenti e per poter pensare che forse avevo fatto solo scelte azzardate, ma per poter prendere la rincorsa verso quell'uscio di quel porticato della stazione che determinava il mio entrare nel passato.
 
L'aria triste e il cielo nuvoloso e scuro diventarono per me, quasi magici. Sentivo, dentro me, un sentimento assai strano. 
 
Come se fossi tornato a casa dopo tanto tempo, come se avessi ritrovato la mia vecchia casa dimenticando tutto il resto.
 
M'inoltrai nelle strade ormai illuminate solo da riflettori di qualche negozio ancora aperto e mi sorpresi di ricordare ancora quelle vecchie vie, prima soleggiate e colorate, ora scure e poco illuminate.
 
Non si respirava più l'aria di quella Londra famosa, quella Londra che faceva invidia a tutto il mondo per le sue strade, per i suoi colori e per le sue persone sempre sorridenti.
I visi pallidi di chi non vede la luce del sole, i vestiti scuri e non vivaci davano a quella città un'aspetto diverso.
 
Ormai, a quell'ora le persone si abbandonavano ai loro pensieri più tristi mentre tornavano a casa dalle loro famiglie.
 
Tutto mi sembrava diverso dall'ultima volta, quella città mi sembrava evoluta e invecchiata come me. Non vedevo più quei ragazzi che rumoreggiavano giocando a palla per le strade. Erano cresciuti anche loro e con loro si sono trasportati tutta quell'allegria di quella città ormai spenta.
 
Chiamai il taxi agitando la mano. L'auto bianca si fermò poco più avanti.
 
Entrai nell'auto con quel viso sorridente da bambino che fa quel che desidera senza pensare alle conseguenze.
 
-Buonasera!
 

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Capitolo 4
*** capitolo quattro. ***


Fuori dal finestrino dell'auto guardavo una città buia e ormai spenta. Sarei arrivato in Derby Street tra qualche minuto. Ma poi cosa avrei fatto?
 
I pensieri si affollavano nella mente.
 
Come avrei spiegato questa grande pazzia alla mia famiglia? Mi sfuggì una risata.
 
Il tassista si voltò verso di me.
 
Era un signore dall'aria un pò infantile, uno di quelli che vedi nelle sale giochi intenti ancora intenti a giocare ed applicarsi come bambini.
 
-Ne sei sicuro?
 
A quella domanda rimasi un pò spiazzato, perché non dovrei esserne sicuro?
 
Lo guardai meglio, aveva un viso familiare. Quegli occhi così lucenti e così azzurri li avevo già visti, ma forse mi sbagliavo. 
 
-Sono sicurissimo.- quasi urlai al tassista che sorridendo mise in moto l'auto.
 
Non sapevo il perché ma il misterioso tassista guidava lentamente, molto lentamente. 
 
Erano passati dieci minuti e ancora non eravamo arrivati.
 
-Ha qualche problema l'auto?
 
-No..- mi rispose tranquillo.
 
-Accelleri, allora!
 
Sul viso del tassista si disegnò un'espressione affranta.
 
-Ma che problema ha? Perché guida così lentamente?
 
M'innervosii.
 
Il tassista mi ignorò e vidi che sul suo viso scese una piccola lacrima.
 
Lo guardai davvero confuso.
 
Finalmente eravamo arrivati e mi accorsi che quelle strade non erano tanto cambiate come credevo.
 
Lo strano tassista aprì la portiera dell'auto e mi fece scendere.
 
Aveva ancora gli occhi lucidi e mi guardava con un sorriso alquanto enigmatico.
 
Ricambiai lo sguardo.
 
-Ma davvero non mi riconosci?
 
Abbassai lo sguardo per ricordarmi e lo iniziai a squadrare.
 
Converse, jeans, una polo rossa.
 
-Nialler!- Urlai dopo quasi due minuti.
 
Lo abbracciai con tutta la forza che avevo.
 
-Dai, Lou così mi stritoli!
 
Ci abbandonammo ad una fragorosa risata.
 
Ci sedemmo sul marciapiede e iniziammo a ricordare i momenti più belli che avevamo vissuto insieme.
 
Si ricordava tutto e io, in confronto a lui, mi sentivo un vecchio a cui la memoria lo tradiva.
 
Un sorriso smagliante si disegnò sui nostri visi.
 
-Ehi Lou, ora che siamo qui...
 
Non lo feci finire di parlare che subito aggiunsi:

-Hai ragione! Andiamo, il passato ci aspetta !

 

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Capitolo 5
*** capitolo cinque. ***


Presi il braccio del mio amico e con uno strattone ci incamminanammo a quello che noi ora definivamo 'passato', quando un tempo lo definivamo 'presente' e magari un bellissimo 'futuro'.
In lontananza si intravedeva un palazzo, grande, maestoso. Niall si fermò e con un braccio mi bloccò e mi abbracciò.
 
-No, senza di loro, non voglio.
 
Un falso sorriso non molto convincente si disegnò sul suo viso. Era un sorriso dolce, come quelli che da ragazzo vedevo quando gli facevo gli scherzi più assurdi. 
 
-Hai ragione, Niall. Ma dove li possiamo cercare?
 
Con un sospiro ci rigirammo per guardare il palazzo della casa discografica. Una persona era appoggiata al muro e teneva tra le mani una valigetta da lavoro. Lo fissai e dopo poco mi accorsi che era la stessa persona che avevo incontrato poco fa alla stazione.
 
-Ehi Zayn! 
 
Urlai all'uomo. Niall ne rimase sconcertato. 
 
Ci corse incontro, appoggiò la valigetta sul marciapiede e ci abbracciò.
 
-Oh ragazzi, quanto mi siete mancati!
 
Insomma ero l'unico che non aveva riconosciuto Niall sin dall'inizio?
 
Lacrime di gioia scendevano sul viso di entrambi.
 
Zayn mi diede uno strattone.
 
-Ti pare questa l'ora di arrivare?
 
-Che ne sapevi che sarei arrivato?
 
-Ti conosco troppo bene, Lou. 
 
Una risata ci fece ringiovanire di anni e anni e ci fece ricordare di quanto le risate, prima, erano ovvie e di quanto ora ne avevamo bisogno.
 
Si fece un silenzio quasi imbarazzante, ognuno si guardava attentamente. 
 
-Ragazzi, io ho fame. 
 
Niall interruppe il silenzio.
 
-Sei sempre il solito!
 
Gli rispondemmo contemporaneamente io e Zayn.
 
-Vi posso portare in un bel ristorante?
 
Niall subito acconsentì e ci incamminammo verso il garage, dove l'auto di Zayn era parcheggiata.
 
Rosso fiamme. Interni neri. Lucidata. 
 
Quasi non ci credevamo.
 
-Z-Zayn, questa è la tua auto?
 
-Non è bellissima? 
 
Ci domandò orgoglioso.
 
Niall ed io ci guardammo e subito ci capimmo.
 
-Vado io avanti! 
 
Urlò Niall strattonandomi per non farmi arrivare per primo.
 
Zayn stava quasi per piangere dalle risate.
 
-Dai Zayn, fammi sedere avanti.
 
Lo implorava Niall.
 
-Mi dispiace, ma i più piccoli vanno dietro.
 
Risi di gusto per la mia vittoria.
 
Zayn mise in moto la sua Ferrari.
 
Il rombo del motore ci fece sobbalzare. 
 
-Cazzo Zayn, ti sei dato da fare! 
 
Scherzai riferendomi al lusso della sua auto.
 
-Non hai visto ancora niente, Louis. 
 
Premette il pulsante affianco al volante e il tettuccio dell'auto si aprì.
 
-Ci mancano solo delle patatine e pop corn e poi sono in paradiso! 
 
Ammettè Niall.
 
-Dove stiamo andando?
 
-Non fare l'ansioso, è una sorpresa!
 
Acconsentii.
 
Ovviamente non potevamo non andare veloci con Zayn alla guida.
 
-Zayn, non è che poi superiamo pure la velocità della luce?
 
-Non fare l'ansioso.
 
Mi ripetè.
 
Dopo pochi minuti un'auto della polizia ci fermò.
 
-Ecco, lo sapevo! 
 
Gli rinfacciai.
 
-Non preoccupatevi, è tutto sotto controllo.
 
Zayn si sistemò la giacca e mise in bella vista il cartellino con il suo nome che aveva vicino alla camicia.
 
Il poliziotto si avvicinò.
 
-Vi pare il modo di guid..
 
Non finì la frase che strinse la mano a Zayn.
 
-Signor Malik, non l'avevo riconosciuta!
 
-Ciao Nick, tutto bene?
 
-Si, e a lei? Dove li porta questi signori?
 
-Nick, questi non sono signori qualunque. Sono i miei cari amici Louis e Niall.
 
Ci tese la mano.
 
-Nick Jones.
 
-Louis Tomlinson, piacere.
 
-Niall Horan, piacere mio.
 
Dopo pochi minuti, Zayn mise in moto l'auto.
 
-Divertitevi! 
 
Ci urlò Nick da lontano.
 
Io e Niall ci guardammo perplessi.
 
-Non ti pare che ci dovresti delle spiegazioni, Zayn?
 
Chiese Niall interrempendo la risata di Zayn.
 
-Piacere, Zayn Malik. Grande investitore di una della più famose compagnie di fabbricazioni delle auto.
 
Eravamo ancora più sconcertati, ci guardammo e ci abbandonammo ad una risata.
 
-Forse abbiamo sbagliato persona..sei un suo sosia o sei il vero Zayn?
 
Scherzò Niall.
 
-Spiritosi! Dai, davvero non credevate che le mie doti non sarebbero valse a qualcosa?
 
-Scusa ma quali doti? 
 
Continuò a scherzare.
 
-Ehm, la dote di inve.. no, la dote di.. non lo so, ma comunque ho delle doti.
 
Io e Niall non smettavamo di ridere e nel frattempo arrivammo a destinazione, un ristorante.
 
Zayn farfugliò qualcosa di incomprensibile.
 
-Mica mi staresti insultando in arabo?
 
-E' solo il nome del ristorante!
 
-Ah! 
 
Il ristorante, come potevamo pensare, era arabo. Era grande ed anche bello, era decorato in rosso e nero ed era molto moderno.
 
-Ho invitato anche altre persone alla nostra cena, spero non vi dispiaccia.
 
Ok, ora eravamo davvero confusi.
 
-Mamma, papà, vi ricordate di Louis e Niall?
 
Il padre, un uomo ormai anziano, ci strinse la mano.
 
-Siete cambiati tantissimo, non vi avrei mai riconosciuto se Zayn non vi avesse presentati.
 
Anche la madre ci strinse la mano e ci fece accomodare ad un tavolo prenotato. 
 
Il tavolo era apparecchiato per nove persone, chissà chi doveva ancora arrivare.
 
Zayn si sedette accanto a noi.
 
-Allora vi piace questo posto?
 
-Si, è molto bello. 
 
Zayn sorrise.
 
-Ma di chi sono questi altri posti a tavola?
 
-Lou, sei il solito ansioso.
 
Zayn si alzò da tavola.
 
Alla porta del ristorante si presentarono tre bellissime ragazze. Erano more ed erano vestite benissimo. Non mi sbalordivano che avessero qualcosa a che fare con il signor Malik.
 
Zayn e le tre ragazze si incamminarono verso il tavolo.

-Lou, facciamo bella figura, saranno delle amiche di Zayn. 
 
Mi sussurrò nell'orecchio Niall.
 
Mi alzai il colletto della camicia e assunsi l'espressione più sexy che potessi fare.
 
-Loro sono Doniya, Waliyah e Safaa.
 
Strinsi la mano alle tre ragazze e Niall mi seguì presentandosi.
 
Zayn alzando lo sguardo e guardandomi rise e subito chiarì che erano le sue tre sorelle.
 
-Non avevo dubbi che fossero tue sorelle...
 
Mentii.
 
Niall rise di gusto alla brutta figura che avevo appena fatto e mi diede uno strattone.
 
I genitori e le sorelle di Zayn si accomodarono insieme a noi al tavolo.
 
Sembrava che Zayn stesse aspettando qualcun'altro, infatti c'era un posto libero.
 
-E' in ritardo, come al solito..
 
Sbuffò Safaa.
 
A quelle parole una donna bellissima si presentò alla porta. Baciò sulle labbra Zayn e si avvicinò al tavolo.
 
-Louis! Niall! 
 
-Perrie! 
 
-Che piacere rivedervi dopo tutti questi anni! 
 
Perrie abbracciò prima Niall e poi me baciandoci poi sulle guance.
 
-Ora siamo al completo.
 
Esordì Zayn sedendosi al tavolo, accanto a Perrie.
 
L'antipasto ci fu servito subito.
 
Era prosciut.., no era sala.., non sapevo che cosa poteva essere ma comunque era molto buono.
 
Niall, come si poteva immaginare, fu il primo a finire il suo antipasto.
 
Aspettammo pochi minuti per avere il secondo piatto sotto al naso e pochi secondi per finirlo di mangiare.
 
Ci complimentammo per la buona cucina. Anche se non sapevamo di che cosa si trattasse quella roba strana nel piatto, era squisita.
 
Dopo pochi minuti anche la terza portata fu divorata da Niall. Io già ero sazio e toccai appena il piatto. 
 
Stavo pensando ad Eleanor e ad Harry quando Zayn con il coltello picchiettò il bicchiere.
 
-Vorrei fare un brindisi!
 
Vide che le sue tre sorelle non lo avevano notato e colpì di nuovo il bicchiere. Tic, tic.. nedjcewkw. Il bicchiere si ruppe e a quel rumore le sorelle finalmente si girarono verso di lui. 
 
La famiglia Malik, io e Niall ridemmo e Zayn dopo un pò si annoiò di quella situazione e si alzò.
 
-Vorrei fare un bridisi alla mia famiglia. A mia moglie, ai miei genitori, alle mie sorelle e ai miei due... fratelli ritrovati.
 
Ci fu un applauso di quasi tutto il ristorante. Zayn era al centro dell'attenzione, come amava essere. 
 
Zayn, Niall ed io ci abbracciammo. 
 
-Questi abbracci non sono gli stessi senza Harry e Liam.
 
Ci sussurrò Zayn.
 
Sorridemmo e tornammo al nostro posto per gustare il dolce.
 
-Finalmente qualcosa che riesco a riconoscere.
 
Sussurrai nell'orecchio a Niall, che sorrise.
 
Il cameriere, un uomo alto e robusto, ci servì il cheese-cake.
 
-Il tuo dolce preferito,vero?
 
Mi chiese Zayn.
 
-Si, ancora te lo ricordi?
 
-Ma certo!
 
Sorridemmo. 
 
Non fu passato nemmeno un minuto che il mio piatto e quello di Zayn e Niall furono vuoti.
 
Amavo il cheese-cake e Zayn non potè fare così più gradita che ordinarlo e ricordarsi che era il mio dolce preferito.
 
Il padre di Zayn interruppè il silenzio che si era creato.
 
-Louis, Niall, siete di passaggio?
 
-Io abito qui a Londra, signore.
 
Chiarì Niall.
 
-Io sono arrivato con il treno, non abito a Londra, penso che stanotte ritornerò a casa.
 
Niall e Zayn mi guardarono con espressione triste.
 
-Non puoi già andartene...
 
Disse Niall.
 
-Potresti rimanere a dormire da noi! 
 
Propose madre Malik.
 
Safaa sorrise e Doniya le diede uno strattone e le fece l'occhiolino.
 
A quella situazione Zayn sorrise e convinse l'amico a dormire a casa sua.
 
-Va bene, accetto.
 
Un sorriso smagliante si disegnò sui visi della famiglia Malik e di Niall che assolutamente non voleva già salutare il suo amico.
 
Zayn fece avvicinare il cameriere e gli sussurrò qualcosa.
 
-Il conto per la famiglia Malik! 
 
A quelle parole quasi tutte le persone nel locale si voltarono verso il nostro tavolo.
 
Zayn mandò un'occhiataccia al cameriere ed egli si scusò.
 
Sentivo dei sussurri provenire dal tavolo affianco al nostro.
 
-Oddio, Jeremy, quelli sono il signor e la signora Malik.
 
Ero confuso per quella situazione.
 
-Sono abituato..ragazzi vi ricordate le nostre fughe per non farci scoprire?
 
-Ovvio, una volta ho rovesciato il mio Starbucks sulla camicia nuova di Lou per scappare a delle fans!
 
Mi ricordai perfettamente dell'accaduto e non riuscii a trattenere una risata.
 
Arrivò il conto, il padre lo pagò e ci alzammo tutti da tavola.
 
Niall salutò la famiglia Malik e poi me e Zayn. Era arrivato il momento di tornare a casa.
 
-Aspetta Zayn, dammi il tuo numero di cellulare, così magari ci organizziamo per vederci domani!
 
-Ottima idea, Nialler!
 
Zayn prese dalla tasca della giacca un biglietto da visita e glielo diede.
 
-Sempre di classe tu, eh! 
 
-Ma certo, signor Horan.
 
Scherzò Zayn.
 
Niall li riabbracciò e si incamminò dove lo aspettava l'auto di un suo collega.
 
Fuori dal locale, Zayn Perrie ed io salutammo il resto della numerosa famiglia Malik.
 
Salutai con un bacio sulla guancia le sorelle. 
 
-Quindi stanotte dormirai da noi...
 
Con un tono di voce alquanto sexy e basso mi sussurrò nell'orecchio Safaa.
 
Io annuì.
 
Avevo un brutto presentimento. 
 
C'incamminammo verso la fiammante Ferrari. Salimmo in auto e Zayn accese il motore. Il rombo del motore fece voltare le poche persone che erano in strada. 
 
Già, ama stare al centro dell'attenzione.
 
Dopo pochi minuti eravamo già arrivati. Una casa? No..una villa grande... no, gigantesca! 
 
-Sbalordito? 
 
Mi chiese Perrie scherzando.
 
-Ovvio! Nemmeno George Clooney ha una villa così!
 
Zayn prese dalla tasca il mazzo di chiavi ed aprì la porta. In quel momento arrivò anche l'altra auto. 
 
Doniya, Waliyah, Safaa e i genitori Malik scesero da una lucidissima BMW.
 
-Già di ritorno? 
 
-Si, Safaa non vedeva l'ora di tornare a casa..dice che è stanca.
 
Avevo un brutto, bruttissimo presentimento. 
 
Entrammo in casa ed io per fare il cortese entrai per ultimo, ma non mi accorsi che la stessa idea di entrare per ultimo in casa l'aveva avuta anche Safaa. 
 
-Ti hanno già detto dove dormirai stanotte? Sai, c'è un letto libero anche in camera mia.
 
Non ebbi nemmeno il tempo di risponderle che Zayn mi chiamò.
 
-Louis! C'è la camera degli ospiti a tua disposizione.
 
Safaa sbuffò.
 
Zayn mi guidò verso la camera.
 
-Qui c'è il bagno.
 
-Va bene, grazie. 
 
Sorridemmo.
 
-Buonanotte Lou.
 
-Buonanotte Zayn.

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Capitolo 6
*** capitolo sei. ***


Stanco e assonnato mi svesto dal mio abito da lavoro, che ho avuto addosso per tutto il giorno e vado in bagno, solo per guardarmi allo specchio. In pochi giorni mi sentivo già cambiato, sarà che la loro compagnia mi porta a pensare come un adolescente? Vedevo un uomo, un uomo vissuto con un passato indimenticabile alle spalle, ma anche un ragazzo che non ha voglia di crescere e che fa di tutto per far diventare il suo passato un presente. 


Misi le mani nelle tasche dei pantaloni, posai l'orologio e i pochi spiccioli che avevo e presi il cellulare. Avevo bisogno di sentire la voce di mia moglie e di mio figlio, dovevo dirgli che va tutto bene, che non mi sono mai sentito meglio di così. Guardai l'ora. Le due di notte. Le avrei mandato un messaggio.

A: Eleanor
Amore, qui il cellulare non prende quasi mai. Sto bene, anzi benissimo. Salutami il piccolo Harry 
Tuo Louis xx

Premetti il tasto del cellulare per inviarlo e mi misi sotto le coperte. Erano calde, soffici e profumate. Ancora non ci credevo che Zayn, quel cretino che era, si poteva permettere tutto questo lusso. 

Toc-toc. Un rumore. Sperai con tutto me stesso che proveniva dalle molle del letto. Toc-toc. Questa volta era più forte e capii subito da dove provenisse. 

Facendo finta di niente, chiusi gli occhi e sperai che non entrasse.

Passarono due, tre, quattro minuti, non sentivo più alcun rumore, così mi girai e mi misi nella posizione perfetta per dormire.

Gridai. 

-Ma che cazzo ci fai qua, tu?

Safaa era accanto a me, nel letto, nel mio letto.
 
-Mi dispiace averti spaventato.

Mi disse con aria indefesa.

-Scusa ma io dovrei dormire...

Chiarii.

-Allora dormiamo insieme...

Mi sussurrò posandomi una mano lungo la schiena. 

-Intendevo dormire da solo.

Le risposi seccato scostandole la mano.

Mi guardava con aria di sfida, mi faceva paura. Se mi avrebbe toccato di nuovo pensai che mi sarei messo ad urlare per tutta la casa fin quando tutti si sarebbero svegliati e avrebbero detto che doveva farmi dormire in pace.

Mi fissava, pensai che ormai non avrebbe fatto più nulla. Chiusi gli occhi e cercai di addormentarmi.

Era come se non ci fosse. Nessun rumore, fino a quando...

*Smack* 

-Che cazzo fai? 

Le sue labbra ora erano sulle mie, erano carnose e avevano un velo di lucidalabbra.

-Fin da quando eri famoso, l'avevo voluto fare. 

Ammettè passandomi una calda mano lungo la gamba, poi sulla coscia, per poi arrivare...

-Esci fuori dalla stanza! 

Urlai con la poca voce che mi rimaneva.

-Ma Louis, io ti amo...

-Sisi, ok ma ora vai a dormire nella tua camera.

Vidi un'espressione amareggiata. Una lacrima le levigava il viso. 

-Mi dispiace...

Le dissi, con il tono più ferito che potessi assumere.

Si alzò dal letto, aprì la porta per poi chiudersela forte alle spalle.

-Io non ti ho mai dimenticato! 

Singhiozzò. 

Ora una lacrima scendeva anche sul mio viso. Non mi aveva mai dimenticato.
 
Mi sentivo in colpa. Non volevo farla soffrire, ma non potevo fare altro. Ma io sono sposato e non dovrebbero proprio venirmi in mente questi pensieri su altre donne. Anche se lei era diversa, sentivo che Safaa non era come tutte le altre ragazze.

Come potevo, ora, addormentarmi con questi pensieri per la mente? Era difficile ammettere che, anche se ero innamorato di mia moglie, quel piccolo bacio mi aveva trasmesso qualcosa. Ma cosa mi aveva trasmesso?

Guardai l'orologio. Le tre e mezza. Chiusi gli occhi e tra un pensiero e l'altro mi riuscii ad addormentare.

***
Toc-toc. 

-Louis!

Era una voce familiare ma, ancora assonnato non riuscivo a distinguerla. 

-No, Safaa, no.

Balbettai.

Aprii gli occhi e vicino alla porta della camera trovai Zayn con un'espressione confusa.

-Cosa hai detto?

-Oh niente, cinque minuti e sono pronto.

-Si, muoviti che Niall mi ha chiamato poco fa. Ci vediamo per fare colazione insieme.

-Perfetto, ci metterò pochissimo, giuro.

Zayn uscì dalla stanza ed io entrai nel bagno. 

Mi lavai il viso e me lo asciugai con l'asciugamano. Mi guardai allo specchio. E quei segni neri? 

Una scritta nera e grande sporcava l'asciugamano. 

Ti Amo 

La situazione stava degenerando. Avrei dovuto parlarle. Ma cosa le avrei detto? Non sono nemmeno sicuro cosa provo io per lei.

Mi lavai il viso con tanto, tanto sapone.

Sul davanzale c'erano dei vestiti e un biglietto con la stessa scrittura della frase sull'asciugamano. Avevo quasi paura a leggerla.

Te li
 presta mio fratello. Con questi saresti ancora più carino.


Ora dubitavo dell'intelligenza di Safaa. Possibile che non capisce che sono sposato e che non deve pensarmi?

Indossai una camicia bianca, un pantalone nero ed una giacca nera abbinata.

Insomma aveva ragione Safaa. Mi guardai allo specchio dietro l'armadio.

-Sono proprio bello.

Mi dissi facendo una delle mie espressioni più sexy.

Mi misi l'orologio, presi i soldi e il cellulare ed uscì dalla camera con la stessa espressione. 

-Finalmente! E meno male che dovevi fare presto! 

Mi fece sobbalzare Zayn.

Uscimmo dalla villa-più-grande-di-quella-di-George-Clooney. 

Entrammo nella Rossa, così la chiamava il suo proprietario. 

-Dormito bene stanotte? 

Iniziò la discussione Zayn.

-Se trovarsi tua sorella nel letto nel bel mezzo della notte è dormire bene, si, ho dormito davvero bene.

Zayn si abbandonò ad una fragorosa risata. 

-Scusala... non fa così con tutti...

-Oh questo mi rincuora, grazie. 

Gli dissi seccato.

Dopo nemmeno due minuti eravamo arrivati al bar. Niall, impaziente, ci stava aspettando fuori dal locale.

-Alla buon'anima! 

-Scusaci, ma qualcuno c'ha messo troppo tempo per aggiustarsi il capello.

Entrammo nel bar e ci sedemmo ad un tavolino. 

-Allora ragazzi, ho una cosa da dirvi...

A quelle parole il cameriere si avvicinò al nostro tavolo.

-Buongiorno, cosa ordinate?

-Per me un cappuccino, un cornetto a cioccolato e magari anche una briosche.

Ovviamente Niall non poteva non ordinare poco.

-Per me un espresso, grazie.

Zayn si tratteneva sempre, diceva che era per mantenersi in forma.

-Un caffè ed un cornetto a cioccolato.

Ordinai. 
Il cameriere scrisse tutto su un block-notes e se ne andò.

-Allora, cosa volevi dirci Zayn? 

Chiese curioso Niall.

Sentii una scossa lungo tutta la coscia. Il mio cellulare stava vibrando.

-Scusate ragazzi, ma devo proprio rispondere...

Mi alzai dal tavolino ed uscii dal locale per rispondere a mia moglie.

-Pronto?

-Amore, come stai? Io ed Harry eravamo in pensiero per te.

-Sto bene, non preoccupatevi! 

-Ma con chi stai? E dove sei?

-Non ci crederai mai... Sto con Zayn e Niall a Londra.

-Oh mio Dio.

La sentivo agitarsi.

-Cosa minchia ci fai lì? 

-Oh amore, è una lunga storia. Quando tornerò a casa te la racconterò. Ora vado. Ciao.

-Ciao amore, ti amo.

-Anch'io.

Attaccai la telefonata, misi il cellulare in tasca ed entrai nel locale.

Era già stato servito tutto al nostro tavolo e Niall già aveva finito il suo cornetto al cioccolato.

-Ok Zayn, sputa il rospo, cosa volevi dirci?

-Pochi giorni Perrie ha avuto una telefonata.

Zayn si fermò.

-E da chi? 

-Non ci crederete mai... da Danielle. 

-E quindi sa dove potremmo trovare Liam?

Chiese entusiasto Niall.

-Aspettate. Ha detto che hanno divorziato e bla bla bla. Comunque ha detto che probabilmente lavora da Hamleys.

-Ragazzi, allora che aspettiamo?

Finimmo di mangiare i cornetti e di bere i caffè che subito pagammo ed uscimmo dal bar entusiasti della novità di Zayn. 

Entrammo nella Rossa. 

-Bhè, non mi sorprende che lavori da Hamleys.

Ammisi. 

-Infatti. 

Confermò Niall e ci abbandonammò ad una piccola risata, ricordando il nostro amico Liam.

Un palazzo enorme, addirittura più grande della villa Malik, si stagliava innanzi a noi. 

Era un edificio bellissimo e colorato. Entrammo ed ad accoglierci ci fu un commesso vestito da pirata.

-Argh, buongiorno.

-Buongiorno, vorremmo sapere se il signor Liam James Payne lavora ancora qui.

Il commesso ci mostrò il suo uncino e se ne andò dietro ad un bancone del negozio, dove una signora gli disse qualcosa.

-Questo tizio mi preoccupa.

Scherzò Zayn.

Dopo due minuti il pirata si avvicinò a noi.

-Mi dispiace, ma non lavora più qui. Ma abbiamo il suo indirizzo di casa, se vi interessa.

-Oh certo, ci interessa.

Il commesso diede un biglietto a Zayn con una scritta viola. 

-Grazie per l'informazione, arrivederci.

Salutammo.

-Argh, alla prossima!

Zayn lesse il biglietto a bassa voce.

-Avete voglia di un viaggetto in treno?

Esordì.

Io e Niall ci guardammo.

-Va bene.

Acconsentimmo.

Ci avviammo alla stazione del treno non sapendo nemmeno verso che ora arrivasse il treno.
Alla vista di quel posto e di quel porticato mi rattristii. Attraversando quel porticato giurai che non sarei tornato indietro ed adesso ero lì. Era strano. Non avevo tradito la mia parola, lo sapevo. Ma comunque mi sembrava strano.
Attraversammo il porticato e ci sedemmo su una panchina.

-Signor Malik, tra quanto tempo passa il treno?

-Ehm, tra un'ora.

Io e Niall gli mandammo un'occhiataccia.

-Spero soltanto che poi almeno lo troviamo Liam...

-Oh, non preoccuparti. Lo sai, ho tutto sotto controllo.

Rispose Zayn. Avevo la sensazione che potesse sbucare dal nulla un amico importante di Malik.
Nel frattempo Niall già era indaffarato ad aprire una piccola bustina di noccioline per poi sgranocchiarle.
Era il momento giusto di telefonare Eleanor per sentire la voce del mio piccolo Harry.
Presi il cellulare dalla tasca, mi alzai dalla panchina e mi avviai dove poteva prendere meglio la linea al cellulare.

-Papà come stai?

Mi rispose Harry. Quasi mi commuovevo. Non sentivo la voce di mio figlio da giorni e già mi mancava così tanto.

-Piccolo sto bene, e tu? 

-Sto bene, però mi manchi...

-Anche tu mi manchi tanto! Che stai facendo?

-Sto giocando alla play station...

Si sentì il mormorio di Eleanor. 

-Ha detto mamma che ti saluta.

Risi di gusto anche se non sapevo bene perchè.

-Dille che ricambio. Vi richiamo stasera. Ciao.

-Ciao papà. 

Quella telefonata subito mi mise di buon umore. Ritornai dai miei amici e mi sedetti sulla panchina. 

-Guardate, se scrivo il mio nome su Google cosa esce!

Ci disse Niall.

-Cretino, li sai a memoria i vari risultati della ricerca di Google.

-Lo so, ma era da così tanto tempo che non mi cercavo su Google.

Mi rispose.

Ridemmo ricordardando quando per scherzare facevamo a gara per quanti risultati uscivano se scrivavamo il nostro nome.

-Zayn, quanto manca?

-Poc...

Nemmeno riuscì a finire la frase che si sentì una voce.
'Next Station London, London Station' 
Ci alzammo dalla panchina e ci avvicinammo al binario.
Niall ci guardò con un sorrisetto malizioso. Allungò una gamba e.. 'Don't across a yellow line' 

-Sei sempre il solito cretino Nialler!

-Ma che volete? Mi diverte sentire quella voce...

Ammise Niall ironicamente.

Il vagone del treno si fermò davanti a noi ed entrammo.

Lo sapevo. Avevo una certa intuizione che succedeva.

-Niall, possibile che ancora fai le corse per prendere il posto?

-Ma... io mi voglio sedere...

Gli feci un'occhiataccia e mi sedetti accanto a lui lasciando Zayn in piedi.

-Sei il solito sfaticato, Niall...

Non aveva parlato Zayn. Io non avevo parlato. Non penso che Niall parlava da solo, quindi...
Mi voltai. Non vidi nessuno che conoscevo.
Niall mi guardava confuso. 

-Stavate cercando me? No, perchè se non è così penso che stritolerò Niall.

Zayn, prima intento ad ammirarsi dal riflesso delle porte, si asciugò una lacrima che gli scivolò sul viso.

-Oh mio Dio, Liam! 

Questa volta mi voltai e riuscii a riconoscerlo. Era cambiato ed anche parecchio. Si era fatto crescere la barba ed i capelli. Ma gli occhi, quelli da bambino, erano sempre gli stessi. 
Zayn e Liam si abbracciarono. 
Un sorriso, mai visto, si disegnò sul viso di Zayn. 
Liam poi abbracciò Niall non smettendo di dire quanto gli eravamo mancati.
Poi abbracciò me e mi sentii felice, davvero felice. 

-Devo o non devo scritolare Niall?

Ci domandò.

-No, ma sono comunque d'accordo se lo facessi.


Niall fece una falsa espressione afflitta. 

Scherzando e parlando arrivammo a destinazione. Wolverhampton. 

-Si ma... ora che ci facciamo qui? 

Uscimmo dal vagone.

-Avete fame? 

-E me lo chiedi anche?

Niall scherzò.

-Si.

Annuii.

-Oh certo.
Disse Zayn.
-Allora verrete a pranzo da me, su.
Felici, come non mai, uscimmo dalla stazione del treno ed entrammo in un taxi.
-Buonpomeriggio.
-Dove vi porto, signori?
-Al centro di Wolverhampton, grazie.
Il tassista accese il motore e partimmo.
-Oh mi manca un pò il rombo della mia Rossa.
Disse Zayn scherzando.
Arrivammo al centro della cittadina in pochi minuti. 
Pagammo il tassista e Liam ci fece strada verso casa sua.
Liam viveva in un appartamento in un palazzo bellissimo, colorato e con balconi decorati da vasi con piccoli fiori viola. 
Entrammo, dal grande portone, nel palazzo. Tutto era preciso e ordinato. Non c'era una carta sulle scale o una persona che parlava a voce troppo alta. 
Salimmo le scale fino al primo piano. 
Guardai lo zerbino. Era marroncino come il legno della porta di casa e c'era stampato il cognome del proprietario dell'abitazione. 'Payne' 
Alzai la testa ed incrociai il suo sguardo confuso. 
-Dai, signor Payne, ci faccia entrare in casa.
-Uno, due e tre...su, entrate.
Entrammo in casa. L'arredamento era molto stile...Liam. Era tutto perfetto. C'era una libreria con tanti libri che copriva la maggior parte del muro che avevamo di fronte. C'era un piccolo salotto con due divani e una televisione al plasma. 
Liam con molta attenzione ci fece fare il giro della casa e ci guidò in tutti gli angoli delle stanze.
-Ecco, vi ho mostrato tutta la mia cas..
Nemmeno riuscì a finire di parlare che Niall si buttò sul divano ed accese la televisione.
-Ah, hai ragione Liam. In questa casa si sta una meraviglia.
-E' inutile, Niall non cambierà mai.
Liam lo guardò seccato.
-Ragazzi, io e Lou prerareremo qualcosa da mangiare..
-Ah, ora sì che si ragiona!
Esultò Niall.
Zayn si sedette accanto a Niall. 
-Niall, mi dai il telecomando?
-Zayn sei pazzo? E' mio, lo preso prima io.
Senza ulteriori parole Zayn mise una mano nella maglia di Niall ed iniziò a fargli il solletico.
-No, Zayn smettila, sei sleale!
Niall rideva e dopo alcuni minuti mollò la presa sul prezioso telecomando.
-Vaffanculo Zayn.
Zayn gli sorrise e cambiò canale.
-Cazzo, la partita del Manchester!
Niall sbuffò.
Io e Liam decidemmo di cucinare della pasta.
Accendemmo il fuoco sotto la pentola. 
-Mi pare che ci manca qualcuno..
Iniziò il discorso Liam.
-Liam, non ci pensare proprio, lo so che vorresti che anche lui fosse qui, ma..
-Non puoi non vederlo per sempre..
-Lo so, mi manca ma lo sai che complicherebbe di più le cose..
L'acqua nella pentola iniziò a fare le bolle, quindi ci buttammo i spaghetti. Dopo cinque minuti scolammo la pasta ed aggiungemmo il sugo che avevamo preparato. 
-Niall, Zayn a tavola!
-Un attimo, Lou! 
Mi rispose Niall.
Ci furono alcuni attimi di silenzio e poi un forte, fortissimo 'Goaaaaaaaal'
Io e Liam guardammo seccati l'esultanza di Zayn che correva per tutto il salotto urlando.
-Non solo Niall non cambierà mai..
Ammisi.
Ci sedemmo a tavola ed iniziammo a mangiare.
Zayn, Niall e Liam ora mi guardavano. 
Niall prese un respiro come per prendere coraggio.
-Abbiamo bisogno di rivedere Harry.
A quel nome il mio cuore sussultò. Ricordi che speravo avessi messo da parte raffiorarono nella mia memoria.
Aveva ragione Liam. Non posso non vederlo per sempre.

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Capitolo 7
*** capitolo sette. ***


Una lacrima mi scese lungo il viso. Prima, se qualcuno pronunciava quel nome, le mie uniche lacrime erano di gioia, ma ora tutto è cambiato, tutto non ha più un senso. Ormai eravamo abituati a non pensarci l'un l'altro, come prima eravamo abituati del contrario. In quell'attimo in cui Niall pronunciò quel nome il mio primo ricordo è stato quello di quando mi consolava facendogli toccare i suoi morbidi ricci, di quando mi faceva stare bene soltanto guardando il suo sorriso. Al pensiero di rivedere quegli occhi verdi smeraldo mi venne un brivido. Abbassai lo sguardo e continuai a mangiare la pasta cucinata da Liam.
Si era creato un silenzio imbarazzante, aspettavano una mia risposta o almeno un mio cenno, ma io continuavo a mangiare ignorando i loro sguardi. 
-Diamine, Louis! E poi ti lamenti che sono io il bambino!
Niall non riuscì a trattenere la rabbia.
Il cuore mi batteva veloce. La mia mano tremava mentre attorcigliavo i spaghetti con la forchetta. Nella mia mente riuscivo a sentire solo le ultime parole di Harry, quelle che mi avevano spezzato il cuore. Intorno a me sentivo solo il silenzio, anche se vedevo di sottecchi Niall, Zayn e Liam che stavano discutendo, fino a quando sentii una mano fredda e decisa sulla mia guancia. Ritornai subito in me, alzai lo sguardo e con gli occhi ancora lucidi, posai la forchetta nel piatto. 
Non mi ero mai sentito così, nemmeno quando litigo con Eleanor riesco a sentirmi così in colpa, così male.
Sapevo che dovevo dire qualcosa, ma non riuscivo a trovare le parole giuste.
-Scusa per lo schiaffo, Louis..
Balbettò Zayn con espressione afflitta.
-No, scusatemi voi..
Chiarii con il tono più deciso che potessi fare.
Niall abbassò sguardo verso il suo piatto vuoto.
Liam mi mise una mano sulla spalla. 
-Noi ti capiamo, ma non è possibile che pensi ancora che non puoi vederlo..
-Liam, hai ragione.. Ma è difficile per me..
Zayn mi accarezzò la guancia che poco prima mi aveva colpito.
-Lo sai, che noi ti aiuteremo a non farti pesare questo fatto..
Sul mio viso si disegnò un sorriso.
-Ma ora abbiamo bisogno di realizzare il nostro vero sogno. Lo sappiamo tutti che non vedi l'ora di rivederlo e di riabbracciarlo. 
Intervenne Niall.
-Avete ragione..
Ammisi. Ora ero quasi sicuro di affrontare il mio passato, il mio ex migliore amico. 
Liam si alzò da tavola e prese i piatti vuoti per poi posarli nel lavandino della cucina. 
-Che uomo servizievole!
Scherzò Niall.
Zayn si alzò da tavola per aiutare Liam a lavare i piatti, così rimanemmo io e Niall che si spostò al posto di Zayn per parlarmi.
-Lo dirai a Eleanor?
-Non so ancora se mentirle..
-Sai, a volte bisogna dire qualche bugia a fin di bene..
-Non me la sento di mentire a mia moglie Niall! Anche se.. l'ultima volta che le ho detto una bugia non mi ha fatto più vedere il mio migliore amico..
In quel momento entrarono Zayn e Liam dalla cucina.
-A chi va di fare un giro?
Tutti accettammo la proposta di Zayn.
Uscimmo di casa dopo dieci minuti senza nemmeno sapere dove andare.
Wolverhampton è una cittadina molto carina, ordinata e ben costruita.
Sotto la guida di Liam ci incamminammo verso la via principale. C'erano tanti bei negozi. Le vetrine erano decorate ed allestite bene. Camminavamo in silenzio, osservando la cittadina. 
Mentre guardavo la vetrina di un negozio di abbigliamento maschile, mi sentii osservato. Una signora accanto a me, mi guardava come se non avesse mai visto un uomo prima d'ora. Avevo paura di quegli occhi indagatori. 
-Sei tu? 
Mi sussurrò. Ero confuso guardando la sua espressione meravigliata.
-Forse mi avrai scambiato per qualcun'altro..
-No, sei tu.. Riconoscerei quei tuoi occhi blu come il mare anche tra mille persone e tra mille anni. La tua voce melodiosa. Tu sei la persona che ha colmato i miei vuoti.
Sorrisi, era da tempo che non sentivo parole del genere. Quelle parole che, quando mi sentivo solo, rimbombavano nella mia mente.
-Sapevo che prima o poi ti avrei incontrato. Sono sempre stata sicura che un giorno mi sarei persa nei tuoi occhi, mi ci sarei annegata e poi tu mi avresti salvato abbracciandomi. 
A quelle parole, tutti i pensieri negativi che avevo in mente scomparirono. L' abbracciai forte, fortissimo. Chiusi gli occhi e ricordai di quante ragazze, come lei, avevo abbracciato e 'salvato'.
-Grazie. 
Le sussurrai, baciandole la guancia ormai bagnata dalle sue lacrime di gioia. 
Il suono del mio cellulare interruppe la meravigliosa situazione. 
-Dove sei? 
-Sono..non lo so dove sono, voi dove siete?
Sentii l'inconfondibile risata di Niall.
-Abbiamo continuato a camminare, stiamo di fronte alla chiesa, ti aspettiamo.
-Ok, ciao.
Attaccai la telefonata. La donna mi guardava ancora con gli occhi lucidi e sognanti, di chi ha dovuto aspettare più di dieci anni prima di incontrare il proprio idolo.
-Scusami, ora devo andare..
Non sapevo come comportarmi, cercavo di essere delicato e dolce.
-Spero ti rivedrò..
Mi rispose sorridendo.
-Ti riconoscerò, non penso che nessuna abbia ancora una spilla della mia band.
Dissi indicando la piccola spilla attaccata alla felpa. 
A quelle parole, lei mi abbracciò.
-Avevo giurato di non dimenticarmi mai di voi..
-Grazie di tutto. 
Le risposi. 
Mi incamminai verso la chiesa che vedevo in lontananza. 
Strinsi i denti e cercai di trattenere le lacrime. Non riuscivo a non pensare a quanto sia stato stupido da ragazzo quando pensavo che ne avevo abbastanza di una vita fatta di cantare, firmare autografi, farsi foto, fare qualsiasi cosa che subito si sarebbe trasformata in uno scandalo. Dicevo di amare le nostre fans, ma solo ora colgo il vero significato di 'amore tra un idolo ed una fan'. 
Arrivai, in meno di due minuti,all'entrata della maestosa chiesa dove dovevano aspettarmi i miei amici. Non vedendoli sull'uscio mi incamminai verso le altre uscite. Ma dove erano finiti? Se era uno scherzo, sicuramente era colpa di Niall. Risi tra me al pensiero dei vecchi scherzi che ci facevamo tra di noi. Possibile che solo ora mi accorgo di aver avuto un passato davvero perfetto? 
Mentre riflettevo mi sentii una mano picchiettarmi sulla spalla. Sicuramente erano i ragazzi. Così tirai ad indovinare.
-Liam? Ma dove eravat..
Mi fermai. 
-Non pensavo che avresti reagito in questo modo, grazie!
-Sono solo sorpreso di trovarti qui, Eleanor..
-Spero solo che tu sia sorpreso positivamente.
Mia moglie mi abbracciò forte. Mi mancavano tantissimo i suoi abbracci così amorevoli, così calorosi.
Mi baciò sulle labbra. La mia reazione fu di sconcerto. In quei pochi giorni tutto aveva avuto un'altra piega. Ho pensato a Safaa, ho pensato ad Harry. Eleanor era lì, davanti a me, con sguardo fisso verso il basso. 
-Guardami..
Le sussurrai.
Non volle alzare la testa. 
-Ti prego, Eleanor!
Lentamente alzò il viso, spostando lo sguardo sul mio. Mi sentivo sciogliere, mi sento bruciare dentro, sentivo che dentro me qualcosa stava cambiando. Abbassai lo sguardo per non incrociare il suo, ma non prima di vedere una lacrima scorrerle sulla guancia. Avevo sempre pensato che quando piangeva era ancora più bella, ma adesso l'unica cosa a cui riuscivo a pensare erano i miei sensi di colpa che mi bruciavano, che ardevano. 
Sentii dei passi. Speravo che erano i miei amici che sarebbero venuti in mio soccorso. Ma erano i passi di mia moglie. I passi di Eleanor che si allontavano piano. 
-Non lasciarmi qui da solo..
Le urlai. Ma ormai era come se lo dicessi a me stesso. Eleanor era ormai lontana.
I miei occhi erano colmi di una tristezza mai provata. Speravo almeno che lei era disposta a parlarmi.
Mi accovacciai e mi sedetti sul marciapiede. La testa fra le mani, i pugni chiusi, le mie lacrime che bagnavano le ginocchia a cui la mia testa era appoggiata. 
-Louis, torniamo a casa, hai bisogno di riposo.
Zayn mi diede una mano a tirarmi sù e mi abbracciò forte come solo lui sapeva fare.
Ci direggemmo verso lo stazionamento dei taxi, dove ci aspettavano anche Liam e Niall. Vedendoci arrivare i due si allarmarono, ma preferirono non chiedermi nulla.
Ci salutammo con i nostri soliti abbracci ed io, Zayn e Niall entrammo nel taxi. 
-Alla stazione, grazie. 
Il tassista mise in moto l'auto e in pochissimi minuti arrivammo.
Questa volta il conto lo volle pagare Zayn, respingendo i tentativi di Niall.
Entrammo nella stazione. Per fortuna non aspettammo molti minuti il treno. 
Fissavo la mia immagine riflessa sulle porte del treno, quando l'abbraccio più amorevole mi avvolse. Niall. Solo lui era così dolce nel dare gli abbracci. Non ci vollero parole. Nemmeno sguardi. Ma solo un abbraccio per farmi capire che dovevo andare avanti. Dovevo pensare ad altro. Nella mia testa mi ripetevo che la mia vita senza Eleanor non aveva alcun senso ma ora capivo che, oltre ad Eleanor, c'erano altre persone che meritavano di essere presenti nella mia mente. 
Uscimmo dalla stazione del treno. Niall mi diede un bacio sulla guancia.
-Sii forte, Lou. 
Salutò me e Zayn e si incamminò verso casa sua. 
Nel parcheggio scintillava la Rossa. La Ferrari rossa fiammante. Vedevo sul viso di Zayn un'espressione gioiosa, di chi ha rivisto dopo tanto tempo una persona. Lo vidi accarezzare l'auto e sussurarle -Piccola, mi sei mancata..
Lo guardai perplesso. 
-Perrie non è gelosa? 
Zayn rise di gusto alla battuta inaspettata. 
Arrivammo subito a casa. Quell'auto era velocissima. 
Bussai al campanello. Aprirono la porta poco dopo.
Appena mi vide un sorriso, che poteva far invidia per la sua luminosità al sole, le si disegnò su quel viso perfetto.
Aveva raccolto i suoi capelli in uno chignon ed una ciocca le scendeva vicino al viso. Era bellissima.
-Mi sei mancato.
Mi sussurrò.

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Capitolo 8
*** capitolo otto. ***


Aveva notato che ero particolarmente triste. Con una mano mi sfiorò la guancia e mi fece alzare la testa. Due occhi grandi e profondi. Due occhi pieni di gioia per avermi rivisto entrare da quella porta. 
-Ciao Safaa.
La salutai cercando di avere un tono più coinvincente.
Lei ricambiò con uno dei suoi meravigliosi sorrisi e salutò il fratello.
Entrato in casa, come era mio solito fare quando passavo giornate faticose, mi diressi direttamente verso la camera da letto per riposarmi un pò.
I pensieri mi annebbiavano la vista. Non capivo perchè Eleanor mi aveva lasciato lì, da solo. 
Mi sentivo perso, smarrito. Ed ora cosa avrei fatto? Avrei continuato a vivere, mi dicevo ma sapevo che era bugia.
Non sapevo con chi parlarne e sfogarmi. Ma la risposta mi bussò alla porta.
-Louis? Posso entrare?
La voce dolce e rassicurante di Safaa.
Non aspettò la mia risposta. Aprì piano la porta della camera, mi guardò e con un sorriso malizioso si sedette sul letto accanto a me.
Il suo sorriso già mi faceva stare meglio. 
Mi guardava senza dire una parola. Aspettava che fossi io a iniziare la conversazione, ma in quella situazione non me la sentivo di discutere con lei.
Rivolsi la testa sul cuscino e iniziai a piangere dal nervosismo per esser stato così stupido con Eleanor, dalla confusione che avevo in testa per non capire quale sia la vera ragione per cui Eleanor mi ha lasciato.
La calda e morbida mano di Safaa mi accarezzava la testa. Mi sentivo un bambino a cui hanno tolto il suo giocattolo. Mi sentivo come se fino a quel momento avessi vissuto in un sogno. Sentivo di essere entrato in un incubo.
Safaa si stese accanto a me. Il suo viso era vicino al mio. Sentivo il suo respiro. 
Mi girai verso di lei solo per bisogno di rivedere il suo viso angelico. 
-Tu sei diverso dagli altri..
Mi disse facendo poi un grosso respiro come se le fosse stato difficile parlarmi.
-Hai ragione, perchè sono il più cretino..
Le risposi con il viso inondato dalle mie lacrime che scendevano piano.
Mi accarezzò il viso e cercò di asciugarmi le lacrime con la manica della sua maglia.
-No, perchè tu hai questo.
Mi disse balbettando.
Cosa avevo? In quel mi sentivo di non avere nulla.
Pian piano vedevo che Safaa si avvicinava a me. 
Un dito mi sfiorò leggermente il mio petto. 
-Il cuore. Un cuore d'oro.
Quelle parole mi fecero scendere lacrime ancora più amare.
Le presi la mano e la invitai a toccarmi il petto. Era insicura, quasi impaurita. Ad ogni secondo in cui si avvicinava sempre di più il mio battito aumentava. La sua calda mano finalmente mi toccò. Ero quasi imbarazzato facendole sentire il mio cuore che quasi mi usciva dal petto. 
Un sorriso. E poi..lacrime. Non me lo aspettavo. Le asciugai le piccole lacrime che le scendevano da quegli occhi così profondi. 
Mi strinse la mano con cui le avevo sfiorato il viso e la fece avvicinare sempre di più a lei. Feci un respiro e cercai di ragionare. E poi cosa sarebbe successo? Non trovando una soluzione feci dirigere a lei la situazione. 
La mia mano toccava il suo petto. Tremavo, al solo pensiero che il mio istinto volesse che la mia mano la spostassi un pò più giù. Cercai in tutti i modi di non farlo prevalere. Le batteva il cuore, forte, fortissimo. 
Ora entrambi facevamo tremare la mano sui nostri corpi. Sentivo il suo respiro sulla mia pelle. Sentivo il suo cuore esplodere sotto il mio tocco. Sentivo che nessun'altra al mondo mi amava come mi amava Safaa. 
I nostri visi si avvicinavano poco a poco, come se fosse stato solo il nostro istinto a guidarci. Lei piegò leggermente la testa. Sentivo che quel momento sarebbe arrivato pochi secondi dopo. Mi passai la lingua sulla labbra. Chiusi gli occhi dopo che lo ebbe fatto lei. Nemmeno un centimetro separava le nostre labbra. Strinsi i denti e ricominciai a piangere. Non vidi l'espressione di Safaa. Non volevo vedere altra delusione. Mi spostai dal suo viso. Mi sentivo ancora più stupido di quanto me ne sentivo prima. 
Safaa cercava un mio sguardo, almeno solo per capire perchè non fossi andato oltre, solo per capire perchè non fossi stato capace di mettere una fine al mio passato per ricominciare un presente e magari un futuro con lei. 
Mi aspettavo che mi abbracciasse e che mi avrebbe detto 'ti capisco' facendo scorrere le sue lacrime sulla spalla. Non desideravo altro di essere capito e se Safaa era la persona giusta per me lo avrebbe fatto. 
Alzai il viso sperando di rivedere il suo. Se ne era andata. Aveva chiuso piano la porta della camera e mi aveva lasciato solo senza che me ne accorgessi. 
Avevo così tanti pensieri per la mente che non riuscivo a riconoscere nemmeno più come si trovavano lì. 
Il mio impulso mi fece guardare il display del mio cellulare, desideravo un sms di Eleanor o di chiunque altro, volevo solo essere cercato. Nessun sms. Niente di niente. Non so come, non so per quale strano motivo, digitai il numero che sapevo a memoria, quello che digitavo quando mi sentivo triste e solo, quello dell'unica persona che riusciva a confortarmi. La persona che ho dovuto mettere da parte per far posto ad altre che, anche se sono la mia famiglia, non sono riuscite a farmi stare bene quanto mi faceva stare bene lui solo accarezzandogli i capelli e giocando con i suoi riccioli. 
La verità è che ho paura, di tutto. Ho paura delle reazioni ai miei comportamenti. Ho paura di scorgere delusione, causata da me, negli occhi delle persone che amo. Ho paura che tutti questi pensieri e preoccupazioni li avessi solo io e che le persone, a cui penso di continuo, si stiano godendo la vita. Ho paura di lui. Ho paura che dopo tanti anni mi abbia dimenticato, abbia dimenticato tutto ciò di più bello che avevo condiviso con lui e che si stia godendo la vita senza un piccolo rimorso per avermi fatto andare via mano nella mano con Eleanor dopo l'ultimo litigio che ebbero. Quando mi sentivo cercato, conteso tra le due parti opposte di me. Le loro urla mi rimbombavano nella testa come se fossero stati tanti piccoli missili sparati da una pistola piccola piccola che avevo nel cervello. Non riuscivo a ribattere le loro parole così forti e amare. Non riuscii a ribattere la loro decisione e non chiesi ad Harry di guardarmi negli occhi per l'ultima volta. Mi sentivo in colpa, ora ne pago tutte le conseguenze. 
Il mio dito era ancora indeciso se premere il tasto verde del cellulare per chiamarlo. Mi guardai intorno, cercavo una risposta, ma ero solo. La porta della camera era socchiusa, vedevo un' ombra.Speravo fosse Safaa che era venuta per consolarmi ma invece era il mio amico, Zayn, che mi guardava con gli occhi lucidi sulla soglia della camera. Si sedette accanto a me, il suo falso sorriso e i suoi occhi così profondi mi facevano venir voglia di piangere ancor di più. 
-Lo sai, la nostra promessa non è cambiata.
Mi sussurrò.
-Ragazzi, qualunque cosa accada, noi non ci perderemo mai.
Recitammo insieme il nostro giuramento. 
Posai il cellulare sul letto ed abbracciai Zayn che guardandone il display mi sorrise e mi abbracciò ancora più forte.
Guardavo la piccola scritta accanto al numero che avevo digitato. 
-Ti dico un segreto..
-Spara, amico. 
Mi invogliò Zayn dandomi una pacca sulla spalla.
-Non ho mai pensato di aver preferito Eleanor ad Harry.
Zayn cercava di nascondere la sua meraviglia nei suoi falsi sorrisi per non mettermi a disagio. Prese un respiro.
-Lou, ti svelo anche io un segreto..
Gli feci il cenno di continuare a parlare.
-Ehm, io..so dov'è Harry, non abbiamo perso i contatti..
Avevo la testa bassa, non sapevo se gioirne o no.
-Veramente Harry voleva che io sapessi dov'era perchè..beh, se un giorno avevi voglia di cercarlo..
Alzai la testa di scatto.
-Devo rivederlo, Zayn! 
Non ero mai stato più deciso di così. 
-L'ho sempre desiderato, fin dal primo secondo in cui Eleanor mi ha preso per mano e mi ha fatto allontanare da lui. Perchè nonostante è stato difficile non vederlo, io sentivo la sua presenza anche solo accarezzando la testa a mio figlio, Harry. Quando pensavo a lui non mi sentivo solo. Mi sentivo inondato dall'amore quando al mio fianco c'era Eleanor e pensavo ad Harry. Tutto non aveva senso ma mi piaceva. Sentivo che era la cosa più giusta. Zayn, non sai quanto ho sofferto per questa situazione..
Zayn mi zittii mettendomi una mano sulla bocca.
-Non preoccuparti, tutto andrà per il verso giusto ora. Ci saremo io, tu, Niall, Liam ed Harry e tutto sarà perfetto come prima, come ai vecchi tempi, dimentichiamoci tutto, cerchiamo di rivivere il nostro passato e di rispettare il nostro giuramento.
Mi accarezzò la guancia e mi guardò negli occhi. 
-Ho bisogno di lui. 
Gli dissi prima già di ricevere la sua fatidica domanda.

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Capitolo 9
*** capitolo nove. ***


-Si Louis, ora cerco di contattarlo.
Mi rassicurò Zayn che si alzò dal letto con il suo Iphone alla mano e si chiuse la porta alle spalle.
Quelle parole subito mi fecero tornare il sorriso. Tremavo per l'emozione solo pensando che avevo l'opportunità di incontrare Harry. 
-Toc-toc.
Possibile che quella porta doveva essere aperta e chiusa ogni dieci minuti?
-E' pronta la cena, signor Tomlinson.
Mi comunicò Safaa sull'uscio della porta. Era fredda, visibilmente arrabbiata con me.
Mi alzai con un certo sforzo dal letto, accarezzai la guancia di Safaa ed uscimmo dalla stanza. 
Camminavamo uno accanto all'altra nel corridoio che separavano le camere da letto con la cucina ed il salotto. Mi sembrava immenso, provavo un certo imbarazzo essere vicino a Safaa e non rivolgerle nemmeno uno sguardo. Mi sentivo osservato, magari si stava chiedendo perchè avevo un sorriso da ebete sul viso dopo tutto quel che era successo oggi, magari proprio per questo non riuscirà a perdonarmi del tutto.
Zayn, Doniya, Waliyah e Perrie si erano già accomodati a tavola. Mancavamo solo noi due. Io e Safaa. Safaa ed io. Solo ora mi accorgo di quanto siano strani i nostri nomi vicini. 
Mentre mi sedevo, sentivo accanto a me le due sorelle spettegolare, o almeno penso, visto che ho sentito il mio nome e quello di Safaa che subito cambiò espressione e fulminò con lo sguardo Waliyah.
Perrie, da brava donna di casa, servì i piatti e quando fu arrivata al mio turno mi volse un sorriso, quasi costretto. Chissà cosa voleva comunicarmi. 
-Ma è morto qualcuno? 
Ruppe il silenzio Zayn con le sue solite battute a cui non rideva nessuno.
La situazione stava diventando imbarazzante. Io e Safaa mangiavamo zitti con la testa bassa, in preda ai nostri pensieri. Zayn e Perrie si guardavano l'un l'altro confusi. Per fortuna, Doniya iniziò la conversazione. 
-Ragazzi, io e Waliyah, avevamo pensato che domani, visto che è domenica, potevamo fare un'escursione tutti insieme..che ne pensate?
Non sopportavo altro silenzio.
-Per me va benissimo, anche per distrarmi un pò.
Risposi gentilmente.
Sentii Safaa che parlava sottovoce, cosa avevo detto di male? 
Mi sentivo a disagio così cercai di riflettere prima di parlare. Stavo odiando quella situazione. 
-Magari potremmo invitare anche Niall e Liam.
Propose Zayn entusiasto.
A quelle parole Waliyah diede una leggera spinta a Doniya che approvò con un grande sorriso. Sono proprio due pettegole quelle ragazze. 
-Louis, non perchè mi voglia fare i fatti tuoi, ma hai scoperto perchè Eleanor..
Sentivo il sospiro triste di Safaa. Non feci continuare a Perrie la sua domanda.
-Ne possiamo parlare dopo?
Le chiesi. Lei mi rispose facendomi l'occhiolino e si alzò da tavola. Tornò con un grande vassoio che appoggiò sulla tavola. 
Presi il mio piattino dal vassoio ed assaggiai la fetta di torta. Aveva un bell'aspetto. 
-L'ho fatta io, che ne dite?
Ci domandò Perrie.
-E' davvero buonissima, non c'è niente di meglio in questo momento che mangiare una fetta di torta al cioccolato. 
Le feci i complimenti che subito vennero risposti da Safaa con un altro sbuffo.
Possibile che fosse tutto sbagliato quel che dicevo? 
-E' buonissima. 
Le fece i complimenti anche Zayn che poi la baciò sulle labbra. A quel gesto ci fu un altro sospiro di Safaa.
Ecco, avevo perso la pazienza. Non riuscivo più a sopportare i comportamenti di Safaa. 
Con gran rumore scostai la sedia dal tavolo. 
-Louis, dove vai? 
Mi chiese Zayn.
-In bagno, torno subito.
Risposi secco.
Safaa diede un pugno sul tavolo per attirare l'attenzione. 
Mi alzai da tavola per ripicca. Era davvero nervosa ma ancora non mi parlava. Non mi aspettavo nemmeno una sua vendetta. 
Feci pochi passi e subito mi trovai steso sul pavimento. 
Zayn, Doniya, Waliyah e Perrie quasi piangevano dalle risate, non sapevano come ci fossi finito lì per terra.
Vidi la sua gamba sotto il mio corpo. Non riuscivo a trattenere la mia rabbia. 
Le due sorelle che zitte per due minuti non potevano stare, subito si interessarono all'accaduto.
-Ma cosa hai fatto Louis? 
Dissero insieme ridendo.
-Secondo voi? Il pavimento era triste e lo ho abbracciato.
Le risposi seccato.
-Ti avevo avvertito..
Mi sussurrò Safaa con un sorriso malizioso. 
-Ho cambiato idea, vado a dormire.
Annunciai ancora più nervoso.
-Buonanotte Signor Tomlinson.
Mi rispose Safaa.
-Sperando che questa volta non mi trovi nessuno nel letto..
Alle mie parole Safaa divertò una furia, ma non volle far trasparire la sua rabbia per non essere colpevolizzata.
Dopo che uscii dalla cucina sentii che anche Safaa si unì alle risate degli altri. Davvero crede che ci potremmo mettere a bisticciare come bimbini dell'asilo? 
Entrai nella mia camera e mi chiusi forte la porta alle spalle. Sperai che qualcuno sentisse il rumore e ci facesse caso. Chissà ora che scusa starà inventando Safaa per giustificarsi di avermi trattato in quel modo. Chissà fino a quando continuerà questa storia. 
Presi il cellulare dalla tasca e digitai il numero di mia moglie che mi rispose subito, immaginai che fosse col cellulare in mano da molto e che stesse aspettando una mia chiamata.
-Louis, cosa vuoi?
-Vorrei parlare con Harry.
Sentii un sospiro dall'altro capo del cellulare, sperava che volessi parlare con lei?
-Ok, te lo passo.
-Grazie.
Non mi rispose più e finalmente sentii la voce di mio figlio.
-Papà! Come stai?
Era felice di sentirmi ed io mi sentii sollevato.
-Bene, piccolo. E tu? Tutto bene con la mamma?
-Sisi, anche se da ieri è un pò nervosa. 
-Ah, capisco. Mi dispiace. 
-Non preoccuparti, le passerà. Quando tornerai?
-Non lo so..
Gli risposi sinceramente.
-Papà..mh, posso..venire da te?
Sentii Eleanor parlare con Harry in tono nervoso.
-Certo, ne sarei felicissimo!
-Oh che bello, allora un giorno ti avviso e mi faccio accompagnare da mamma.
Mi annunciò contento.
-Va benissimo. Ora vado a dormire che sono un pò stanco. Ci sentiamo domani. 
-Buonanotte. 
-Buonanotte piccolo.
Chiusi la telefonata e mi accorsi che avevo le lacrime agli occhi. L'unica persona a cui davvero non cambierà mai il bene che gli voglio è sicuramente mio figlio. Lo sentivo cambiato, forse più maturo. Mi faceva stare male non vederlo proprio nel periodo più importante della sua vita. Ricordo quando, anche io a sedici anni, avevo pensieri che mi martellavano nella testa, pensieri a cui non riuscivo a dare delle risposte. Un pò mi rincuoravano le sue parole. Averlo accanto a me in questo momento, magari scompigliandogli i capelli e stringendolo forte al mio petto, sarebbe stata davvero una cosa che mi avrebbe fatto stare meglio. 
Presi la piccola foto della mia famiglia dal portafogli che avevo in tasca e la strinsi tra le mani. Senza nemmeno cambiarmi i vestiti, mi stesi sul letto e portai la foto sul mio petto, sul mio cuore, dove per sempre staranno. Mi addormentai pochi minuti dopo. Pensare troppo stanca.
***
"Eleanor! Cosa ci fai qui?" Vidi mia moglie, bella come non mai, che mi stringeva la mano. "Eleanor!" La richiamai, pensavo non avesse sentito o magari facesse finta di non sentire le mie parole. Mi teneva per mano e mi spingeva come se fossi un bambino. Aveva un'espressione nervosa, un'espressione che avevo visto solo una volta in tutta la mia vita. La mia mano stringeva la sua non facendo il minimo sforzo. Non riuscivo a capire che sentimenti stessi provando. Una lacrima mi scese sul viso senza volerlo, senza capirne il perchè. Eleanor prese il mio viso tra le sue mani e con un sorriso enigmatico: "Smettila, per te non esisterà più Harry". Sentii il mio cuore spezzarsi in tanti piccoli pezzettini che ardevano sotto le parole di mia moglie. Cercai di voltarmi, ma la mia volontà era nulla paragonata al destino, a quel che era davvero successo. Volevo cadere in ginocchio, disperarmi, pregando mia moglie di poter rividere almeno un' ultima volta Harry. Le mie mani sudavano cercando di voltare il mio viso verso quello del mio amico. I miei occhi erano lucidi ma non facevano scendere lacrime. Avevo voglia di urlare, gridare al mondo che non accettavo quella situazione. Non uscivano parole dalla mia bocca. Sentivo la stretta di mia moglie che si alleggeriva: "Te lo giuro Louis, se cercherai di vederlo, io ti lascio" Le parole di mia moglie mi colpivano come colpi di pistola che stranamente sentii per davvero. La vista mi si annebbiò, tutto era di colore bianco e non se ne distinguevano i contorni. 
-Louis! Louis! Svegliati!
Mi svegliai di soprassalto, tra le braccia di Zayn che mi abbracciavano. Zayn mi asciugò il viso dalle lacrime. 
-Mi stavo preoccupando, stavi urlando e ti agitavi. Va tutto bene?
-Sto bene, non preoccuparti, era solo..un brutto sogno.
Gli risposi abbracciandolo.
-Mettiti in forze che tra poco partiamo e.. cerca di non fare il solito ritardatario.
-Io? Ritardatario? 
Scherzai.
Zayn rise alla mia ironia anche se, sapevo che nascondeva qualcosa.
-E a te tutto bene, Zayn?
Mi interessai.
-Si, se alzi il culo dal letto e ti vesti.
Risi di gusto e per ripicca mi scricchiolai le braccia colpendolo. Zayn si alzò dal letto con espressione triste. Non feci in tempo di pensare che Zayn stesse organizzando una tattica per farmi alzare dal letto che mi prese per i piedi e mi trascinò per terra, cadendo all'indietro. Anche se il pavimento era freddo rimanemmo a ridere, stesi per terra, per alcuni minuti. Quanto mi mancava ridere con lui, vedere il suo viso così gioioso mi fece dimenticare per un attimo quell'incubo.
Zayn abbandonò la stanza dopo un quarto d'ora per farmi preparare. Nemmeno ricordavo che oggi dovevamo fare l'escursione, avrei preferito rimanere, di gran lunga, a casa tra le coperte a singhiozzare sui miei pensieri. Ma, dopotutto, una giornata diversa dal solito non mi poteva far male. 
Indossai una maglia, il jeans e la felpa. Guardandomi allo specchio non sapevo se assomigliavo di più ad uno sportivo o ad un adolescente che quel giorno, a scuola, doveva fare educazione fisica. Decisi di assomigliare ad uno sportivo, tanto per non farmi abbassare ancor di più quel poco di autostima che mi era rimasta. 
Uscii dalla camera facendo attenzione a non incontrare colei che non può essere nominata e con passo veloce mi incamminai verso il corridoio. Il mio sguardo era basso e non mi accorsi che Safaa mi prese per la maglietta e mi spinse in camera sua. Mi aspettavo il peggio. 
Mi fece sedere sul suo letto e, con lo sguardo più arrabbiato che potesse fare, mi guardava con sospetto. Passati due minuti, stanco di quella situazione quasi imbarazzante, cercai di alzarmi dal letto ma lei mi fermò spingendomi. Non avevo idea di quel che volesse farmi e ammetto che un pò di paura mi trasmetteva così cercai con lo sguardo se appoggiato al mobile, ci fosse un coltello o qualcosa del genere. Per fortuna, a parte le foto incorniciate, i trucchi appena usati, non c'era nulla. Cercai, di nuovo, di alzarmi dal letto. Questa volta mi riuscii a liberare dalla sua presa, ma dirigendomi verso la porta della camera per uscire, sentii dei singhiozzi. La guardai e delle piccole lacrime le scorrevano sul suo viso. 
-Ti prego Louis, non andartene. Non abbandonarmi qui, so che neanche tu lo vuoi, lo so che, almeno per un momento, hai pensato a come sarebbe stata meravigliosa una vita insieme. Ho sempre sognato di rivederti, di riabbracciarti ed ora che il mio più grande sogno si è avverato, non puoi lasciarmi sola. Non avresti dovuto illudermi in questo modo facendomi scendere lacrime amare ogni notte. Un'occasione così io non la spreco. 
L'unica cosa di cui ero sicuro in quel momento è che dovevo abbracciarla, farle sentire che non l'ho abbandonata, che non l'ho lasciata da sola.
-Ho sempre sognato di vivere insieme a te, magari con una nostra famiglia, baciandoci e stringendoci forte nei momenti tristi, sorridendo e ridendo nei momenti felici. 
-Questo è un momento triste?
L'interruppi.
-Si, per me si. 
L'abbracciai ancora più forte, stringendola sul mio petto, sentendo il suo battito che aumentava, sentendo le sue lacrime bagnarmi il braccio. Sentivo che potevamo rimanere così per sempre, ma la feci scostare da me e con un'espressione triste lei abbassò la testa. Io le risollevai il viso, guardandola nei occhi, belli come non mai, profondi e scuri. Le cinsi i fianchi con le mie mani e l'avvicinai a me, così vicino che riuscivo a sentire i suoi respiri che diventavano sempre più affannosi. Trattenni il respiro, svuotai la mente e la baciai. Toccai le sue labbra dolcemente, facendole assaporare poco a poco le mie labbra, facendole vivere il più possibile il suo sogno, ora avverato. Imbarazzata abbassò la testa. Avevo voglia di accarezzarle il viso e baciarla di nuovo, ma un urlo di Zayn, che proveniva dalla stanza affianco, ci fece sobbalzare. 
-Siete pronti? 
Guardai Safaa per un'ultima volta prima di uscire dalla stanza ed entrai nella mia camera per mettermi il giubbino e prendere il portafogli ed il cellulare che misi nella tasca dei jeans.
Nel corridoio incontrai Zayn. 
-Questa volta ti sei superato, Lou.. 
A quelle parole, pensavo che mi avesse incastrato, che dalla stanza affianco avesse sentito la conversazione mia e di Safaa. Stavo cercando le parole per spiegargli l'accaduto.
-Mi dispiace..
Furono le uniche parole che riuscirono ad uscire dalla mia bocca.
-Che sei un ritardatario? Oh beh, ormai ho capito che ci sei nato così.
Feci un respiro di sollievo e risi alla battuta di Zayn ancora pensando a quel bacio e a che cosa potrebbe succedere se lo venissero a sapere.

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Capitolo 10
*** capitolo dieci. ***


Col sorriso stampato sul viso uscimmo di casa ed io, Zayn e Perrie ci dirigemmo verso la sua Rossa ma non prima di aver mandato uno sguardo complice a Safaa che stava entrando nell'auto della sorella più grande.
-Ti vedo più felice oggi, Lou. 
Notò Zayn aprendomi la portiera dell'auto.
-Mh, si. 
Gli risposi fingendo di non essermi accorto del mio sorriso.
Ci sedemmo in auto. Come solito fare di Perrie, apri la sua borsa e ne tirò fuori il suo lucidalabbra per poi metterselo sulle sue formose labbra guardandosi nello specchietto retrovisore dell'auto.
-Amore, quando hai finito..partiamo eh.
Avvertì Zayn ridacchiando. 
-Sto facendo una cosa importante, aspetta..
Alla vista dei due che batticcheccavano non riuscii a non immaginare una situazione del genere avendo me e Safaa come protagonisti. Feci un sorriso ancora più spontaneo e poi una risata che subito fu soppressa pensando a Eleanor, non avevamo mai avuto una situazione del genere. La relazione tra me ed Eleanor è sempre stata una cosa seria, a cui si pensava ad Harry ed al suo futuro, non avevamo mai riso più di tanto, mai abbiamo parlato iniziando la conversazione con un 'ti ricordi quando..'. Stavo prendendo davvero in considerazione di preferire la sua lontananza? L'unica donna che riusciva davvero a farmi sentire unico e speciale era Safa, con i suoi sorrisi, con le sue parole ed con le sue lacrime mi facevano sentire importante, un qualcosa da non farsi scappare, come dei stivali di Prada scontati al 70%, ma non dei semplici stivali neri e tristi, ma quelli rossi fiammanti di quelli che vedi solo una volta in tutta la tua vita e invidi chi li indossa con tanta disinvoltura. Se davvero avevo deciso di star bene e di riuscire ad essere felice, l'unico sistema era quello di dimenticare Eleanor, la madre di mio figlio, mia moglie. 
-Pronto per un'escursione in famiglia, Lou?
Zayn interruppe i miei pensieri ed io non riuscii a non far intravedere la mia ansia, forse perchè oggi avrei passato un'intera giornata con Safaa, magari camminando sotto il braccio come due innamorati tra gli alberi, magari soccorrendola e dicendole di stare più attenta se dovesse cadre, e..magari abbranciandoci sotto il paesaggio del tramonto.
-Tutto bene?
Si interressò Perrie.
-E' tutto bene..
Risposi con voce poco decisa.
Sentii che Zayn e Perrie decidevano dove parcheggiare e l'ansia mi salii fin in gola, ingioiai la saliva e per un certo senso mi feci coraggio. Zayn mi fece il cenno di scendere e scesi dall'auto rivolto verso di essa. 
Sentii che due mani mi cingevano i fianchi, un viso si stava avvicinando a me. Passai la lingua sulle labbra. 
-Amico, mi sei mancato! 
Safaa non mi chiama 'amico' o almeno spero non lo faccia. Mi girai e con il volto rosso per l'imbarazzo mi trovai davanti un Liam James Payne che aspettava, insieme a tutti gli altri. Abbracciai il mio amico e con la scusa di aver dimenticato qualcosa in auto mi voltai e cercai in tutti i modi di far svanire il mio rossore. Ci riuscii per fortuna.
Ci incamminammo fuori dal parcheggio. Io, Zayn, Liam e Niall scherzando e spingendoci, come al solito se non fosse che, spingendomi con troppa forza Niall mi fece cadere. Alzando gli occhi vidi due gambe, snelle, quasi da modella e non feci a meno di aprir bocca in senso di approvazione. La ragazza mi tese una mano per aiutarmi a rialzarmi. Era davvero bellissima e se non era per la sua maglia troppo scollata che indossava e la sua risata vivace nell'avergli guardato la scollatura mentre mi aiutava a rialzarmi, magari le avrei osservato anche il viso. 
-Grazie.
Le dissi con gentilezza.
Non ascoltai nemmeno la sua risposta che subito mi sentii tirare.
-Ma ti pare il caso?
Mi urlò Safaa.
-Ma..ma..
Non sapevo che parole usare e, come un bimbo di due anni che non sa cosa dire, scoppiai in una fragorosa risata a cui la maggior parte dei passanti si voltò.
-Vabbè, andiamo.
Mi disse sconfitta Safaa che mettendosi sotto il mio braccio, scatenò un rumoroso 'eeeeh' da parte di Niall e Liam.
Io e Safaa continuammo a camminare a testa alta, con orgoglio per ripicca.
Zayn e Perrie, i capofila di quella che sembrava una processione, si voltarono e ci fecero cenno di avvicinarci.
-Ragazzi, che vogliamo fare? Vogliamo prima pranzare?
-Si, che bello.
Rispose allegramente Niall..come al solito.
Io e Safaa annuimmo.
-Bene, c'è un ristorante proprio qui vicino..
Propose Zayn da bravo capo.
Ci incamminammo verso il ristorante e, come aveva detto Zayn, era davvero vicino.
L'insegna in legno era una di quelle che vedevi nei film del Far West. Mi sarei aspettato, da un momento all'altro, di incrociarmi con un cowboy.
Mentre Zayn contava quanti ne eravamo per riferirlo al cameriere che ci doveva procurare il tavolo, pensai che, dopotutto, non era male il posto e sopratutto, non lo era la compagnia. In quel giorno, ero sicuro, non c'era motivo di essere triste, i pensieri negativi non mi avrebbero toccato.
Ci sedemmo ad un tavolo, come aveva chiesto Zayn, vicino alla grande finestra che aveva un balconcino che si affanciava sul meraviglioso panorama. Il tavolo era adornato da piccole rose rosse attorcigliate ad una grande candela profumata al centro della tavola. Era tutto così strano lì, si alternava uno stile antico con uno stile romantico e leggiadro. 
-E' bellissimo, vero?
Safaa notò che stavo osservando nei minimi particolari il locale.
-Ma mai quanto te.
Le sussurrai nell'orecchio avvicinandomi a lei. 
Quell'aria così romantica e quelle rose sul tavolo facevano trapelare il mio lato dolce e romantico che celavo con il mio lato misterioso e forte quando ero a contatto con una ragazza. 
Safaa, assicurandosi che suo fratello e Perrie fossero impegnati a parlare tra di loro, ricambiò le mie parole con un dolce bacio sul collo. Mi prese per mano e, come avevo immaginato appena lo vidi, ci dirigemmo sul balconcino. 
Lentamente mi accostò al muro, sentii la sua mano scivolarmi sotto la maglia che mi provocò un brivido. Mi avvicinai piano al suo viso e feci toccare le mie labbra con le sue. Erano flebili e formose, attraenti e dolci. 
Si dice che niente è paragonabile al ''primo bacio'' ma questa volta, chiunque l'abbia detto, si sbagliava. 
I brividi aumentavano mano a mano che le sue mani scorrevano verso il basso sulla mia schiena. Curvai il viso all'indietro per darle spazio nel darmi altri baci sul collo. I suoi baci non erano nulla rispetto a qualunque altra cosa. Tutto si era assopito intorno a noi, sul quel balconcino. C'eravamo solo io e lei. Louis e Safaa. 
Un rumore proveniente dalla porta che divideva il balconcino col resto del locale ci fece sobbalzare e, in men che non si dica, eravamo uno accanto all'altro, appoggiati alla ringhiera a fingere di guardare il panorama.
-Avete finito?
Ci chiamò Niall, prendendo il mio posto da leader. 
-Ma veramente noi..
Cercai di spiegare, ma mi bloccai. Noi, quella parola così tanto strana ora mi sembrava così naturale, così valorosa. 
-Stavamo parlando e ammirando questo splendido paesaggio.
Safaa finì la mia spiegazione.
-Sì, Louis che si sofferma a guardare un paesaggio, bella battuta.. 
Ci derise Niall.
Entrammo dentro e ci sedemmo agli unici posti ancora vuoti. 
-Ma che fine avevate fatto?
Ci domandò Perrie.
-Erano ad ammirare il paesaggio.
Rispose Niall al posto mio, svelando un velo di ironia.
Rivolsi un sorriso deciso a Perrie per non farle credere niente di più, mentre nell'orecchio sussurrai a Niall una di quelle minacce che penso che non si dimenticherà mai. 
-Allora, avete programmi per oggi? 
Niall domandò a tutti, ma si soffermò su di me. 
-Louis, che programmi hai? Dimmi un pò.
Non potei non ridere all'ironia di Niall e alle facce degli altri che non capivano assolutamente nulla.
-Niall, io ti metto a dieta se non la smetti.
Lo avvertii.
Liam, intento a conversare e fare bella figura con Donija che le stava letteralmente ai suoi piedi, non ascoltò per niente l'accaduto.
-Vero, Liam? 
Lo interpellai per scherzo.
-Oh, ma certo. In qualunque caso ha ragione Louis. 
Rispose Liam provando che non aveva ascoltato nulla della loro conversazione.
-Oh Liam, anche tu no..
Disse Niall facendo finta di esser triste e facendogli un occhiolino a cui Donija arrossì.
Niall è sempre stato un asso a rovinare situazioni perfette e far fare brutte figure.
-Non so a cosa tu ti riferisca, Horan.
Rise nervosamente Liam.
-Allora, vogliamo ordinare? 
Si schiarì la voce Zayn.
-Niall, è inutile che rispondi che approvi..già sappiamo.
Chiarii Zayn provocando una risata generale perchè in quel momento Niall stava per rispondere con uno di quei 'sì' epici.
Con uno schiocco delle dita Zayn chiamò il cameriere.
-Vorremmo ordinare..
-Sì, ditemi.
-Per me uno di questi, due di questi ed uno di questi qui.
Parlò per primo Niall indicando il menù.
Io non sapevo assolutamente cosa scegliere su quel menù.
-Io lo stesso suo.
Mi sarebbe aspettata una grande sopresa avendo preso le stesse cose di Niall? 
Le ragazze e Zayn ordinarono qualcosa di vegetariano e di non grasso. Ecco, la solita famiglia Malik che vuole rimanere in forma, ma non replicai anche perchè non mi dispiaceva affatto la loro 'forma', sopratutto di una dei componenti della famiglia. Poi Liam ordinò per sè.
I primi piatti ci furono serviti subito.
Niall mi guardò soddisfatto mentre io osservavo quel piatto con tanti spaghetti quanto se ne mangia un cinese in una settimana.
-Mh, buon appettito. 
Dissi, ma non ottenni nessuna risposta. 
Liam, Niall e Zayn vedevo che si lanciavano occhiate a vicenda. 
-Che succede?
-Ehm, Louis ti dobbiamo parlare..
Si prese coraggio Liam. 
-Di cosa?
Chiesi preoccupato sollevando la forchetta per arrotolare i spaghetti.
-Di..beh, una persona. 
-Ditemi.
Li incoraggiai a parlare.
-Non ora, non qui. 
La forchetta mi cadde da mano. La mia mente si offuscò. Mi ero promesso che non avrei rovinato quel giorno, ma qualcun'altro ci aveva già pensato nel devastarmelo, nel sconvolgermelo. 

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Capitolo 11
*** capitolo undici. ***


Paura? Si può chiamare paura quel sentimento che ti prende dalla testa ai piedi e che non riesce più a farti muovere un muscolo? Fissavo il mio piatto in cerca di una risposta, in cerca di una soluzione al grande enigma che sono stati questi giorni che ho trascorso qui a Londra, da quando ho incontrato Safaa, da quando Eleanor mi ha lasciato, da quando Harry.. beh, è Harry. Non ci sono mai state parole degne di rappresentare il nostro rapporto, non ci sono mai state necessarie delle parole. 
Di nuovo quella voglia di libertà e di voler scegliere si impossessarono di me, tutti mi guardavano straniti e quasi impauriti mentre io continuavo a guardare il piatto. Le domande mi arrivavano alla mente come parole confuse, immaginai mi chiedessero come stessi.
-Sto bene. 
Dissi con un filo di voce facendo un cenno col capo.
Era una bugia, la più grossa bugia che ripetevo da quando Eleanor mi abbandonò in quella piazza, debole e fragile come un bambino che ha appena perso il suo giocattolo e non è in grado di ritrovarlo. 
Mi ero promesso di stare bene, di apprezzare Safaa, di starle accanto quando nessuno c'era e di abbracciarla quando le lacrime le rigavano il suo viso così bello. 
Perchè? Perchè non riuscivo a dare un calcio al mio passato? Il vuoto che mi ha lasciato Eleanor, il non aver lasciato la mano di Eleanor per salutare per l'ultima volta Harry erano come dei pesanti massi sulla mia schiena dolorante. 
Forse stavo apprezzando Safaa perchè volevo farlo e non perchè me lo dicesse il mio cuore che da sempre non riuscivo a capirlo. Non sono mai riuscito a trattenere i miei sentimenti, non sono mai stato capace di capire chi amassi per davvero, forse anche per paura. Quando la mia mente ed il mio cuore si imbattevano in questo argomento, chiudevo gli occhi lucidi e cancellavo dalla mia mente il suo nome, quel nome indelebile. Per me non c'è cosa più meravigliosa di quel nome, penso che questo l'abbia capito anche Eleanor accontentandomi nel chiamarlo così nostro figlio. La paura mi faceva venire la pelle d'oca e quel nome così meraviglioso diventava per me un nome irrangiugibile, un nome che non sarà mai accanto al mio. Quel nome non sarà mai diviso, non più dagli ostacoli e da Eleanor, ma solo da una congiunzione. 
In quel momento, tra i vari sguardi confusi e tra il ticchettare della forchetta sul piatto, volevo scappare, stavolta per davvero. Non sapevo dove sarei andato, ma sicuramente lontano da chi ha avuto troppo spazio nella mia mente, da chi mi conosce. 
-Ragazzi, non mi sento bene.. 
La figura confusa di Safaa si annebbiò pian piano e mentre accostavo la mia sedia al tavolo per chiedere le chiavi dell'auto a Liam, non sentii più nulla, finalmente ero libero. Le ultime immagini e gli ultimi rumori prima di aver perso i sensi mi fecero tornare per un attimo alla realtà. 
-Voglio Harry. 
Dissi con un filo di voce ai visi che si erano curvati su di me per capire cosa stesse succedendo.
Poi il bianco. 
***
-Lou! 
-Oh Harry, devo dirti una cosa davvero importante, una cosa che devo dirti dal profondo del mio cuore, una cosa che non ho confessato nemmeno al mio cuore, al mio stupido cuore che si è sempre fatto prevalere dalla ragione, ma oggi sono sicuro che te la dirò perchè non riesco più a vivere con questo grosso rancore che porto dietro da quando irragionevolmente non ho lasciato la mano di Eleanor per guardarti, per voltarmi e farti un cenno di un sorriso, un sorriso che sarebbe stato il più bello, quello di un 'arrivederci' e non di un 'addio', quello che tu avresti ricordato vedendomi adesso con le lacrime sul viso davanti a te a dirti la cosa che più tengo a cuore, la cosa che..
 
-Oh Louis, mi stavo preoccupando! 
La voce di Safaa mi distolse da quel che era il più bel sogno che avessi mai fatto, o almeno il più significativo. Ora ero sicuro di esser capace di dire la verità a Harry, ero sicuro di spingermi oltre a quel che era il mio destino prestabilito con Eleanor. 
'Sarò forte, le mie lacrime e i miei ricordi non mi bloccheranno' dissi sottovoce dandomi coraggio.
Stavolta sarebbe davvero cambiato qualcosa, avrei dato una svolta alla mia vita. 
Zayn mi aiutò ad alzarmi dal pavimento del locale.
-Hai bisogno di mangiare, Lou.. sei debole.
Mi disse dandomi una pacca sulla schiena.
-No, io sono forte ed ho bisogno d'altro..
Dissi con una tale decisione che Zayn fece un passo indietro.
-Veramente..ho bisogno dell'indirizzo di Harry, ho bisogno di vederlo.
Continuai.
Zayn stavolta si avvicinò a me per un profondo abbraccio. 
-Oh Lou, non vedevo l'ora che tu me lo chiedessi! 
Prese dal suo portafogli un piccolo foglietto ripiegato, pensai che lo avesse lì da molto.
-Ecco, mi sta così a cuore questa vostra situazione che da quando me lo ha consegnato lo ho sempre nel mio portafogli. Chi vi conosce sa di voi, lo riesce ad intuire e riesce a vivere la vostra storia non da protagonista ovviamente ma ne risente le conseguenze, risente i vostri sentimenti bloccati da questi innumerevoli ostacoli che hai cancellato, finalmente, dalla tua vita. 
Per la prima volta riuscii a sentire quel senso di soddisfazione quando si fa un'azione giusta. Sentivo dentro me che a poco a poco qualcosa stava cambiando, pensai fosse il sentimento che avviene prima della vera felicità. 
Sorrisi a Zayn e lo abbracciai ancora più forte, è vero che gli amici si vedono al momento del bisogno e lui, da sempre, è stato accanto a me, nella buona e nella cattiva sorte, è sempre stata una di quelle persone che ha creduto in me sin dall'inizio, che mi ha supportato ma che ammetteva anche i miei errori. Mi fido di Zayn e quelle parole mi toccarono profondamente, mi diedero ancor più coraggio nel dire la verità a Harry. 
Misi il foglietto nella tasca dei jeans e, accompagnato da Zayn, ci dirigemmo al parcheggio. 
Safaa aveva un'espressione delusa quando ammettei di non sentirmi bene per davvero e che volevo che Zayn mi accompagnasse a casa senza la sua compagnia. Sentivo di averla delusa di nuovo ma, in questi giorni, una delle tante cose che avevo imparato è pensare di più a me stesso, tenere a freno le mie emozioni e non precipitare nei buchi neri dell'amore senza sapere come uscirne.
-Sei pronto, Lou?
Mi chiese Zayn dolcemente mentre sistemava lo specchietto della sua Rossa. 
-Sì, sono sicuro di farcela, sono sicuro che andrà tutto bene. 
Il tragitto in auto mi sembrava non finisse più, vedevo case che da piccole diventavano grandi, poi di nuovo piccole alle spalle della Ferrari. 
-Dai, siamo quasi arrivati.
Mi diede la solita pacca sulla spalla distogliendomi dai pensieri. 
A quelle parole un grosso gruppo di farfalle volavano e si facevano sempre più pensati nel mio stomaco. Appoggiai la testa al finestrino lucente dell'auto ed iniziai a pensare come iniziare il discorso, che reazione avrei avuto vedendolo e cosa avrebbe pensato lui di me, sarebbe stato meglio progettare tutto per non far verificare equivoci oppure far si che tutto quel che potrebbe succedere tra me e lui fosse tutto spontaneo e magico come ogni giorno che passavamo della nostra adolescenza a stringerci sul divano guardando la televisione e a toccarci i capelli mentre parlavamo e ci raccontavamo di tutto? 

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Capitolo 12
*** capitolo dodici. ***


Sembrava stessi vivendo una scena di un film strappalacrime in cui il protagonista guardando la strada attraverso il finestrino dell'auto ripensa alla propria vita ed inizia a piangere facendo scorrere sul suo viso lacrime confondendole con le gocce che ricoprono il finestrino bagnato. Questa volta il cielo era azzurro, stranamente il cielo di Londra non era nuvoloso, nessuna lacrima avrei versato, sarebbe andato tutto per il meglio. Sentivo intorno a me voci che s'infiltravano tra i miei pensieri ma non ne riuscivo a decifrarne la provenienza, pensai che con tutte le situazioni successe in quei giorni fossi davvero diventanto pazzo e che il posto giusto per me non era accanto ad Harry ma ad un medico di un manicomio. Scacciai via questa assurda idea e tolsi dalla tasca il cellulare che stava squillando e me lo portai all'orecchio. 
-Sapevo che l'avresti fatto, Louis...
Era Liam.
-Spero tanto che andrà tutto bene, tu ti meriti il meglio, lo sai.
Continuò con il suo fare da vero adulto.
-Grazie Liam, davvero.
In quel momento sentii una voce lontana e inconfondibile, spiritosa e allegra.
-Andrà tutto bene, Lou. Bado io alla tua amichetta qui. 
Ecco, il solito Niall che riusciva a mettermi di buon umore anche in questa situazione così imbarazzante, seria. 
Ringraziai Niall con una fragorosa risata, li salutai e chiusi la telefonata.
In queste occasioni mi rendo conto di essere fortunato, di essere fortunato di avere loro come amici, miei compagni di vita. Non saprei come andare avanti senza l'aiuto di Zayn, le risate di Niall, i consigli di Liam e la presenza, anche se non percettibile, di Harry. Essendo stati tanti anni accanto a me ogni giorno, solo con la loro lunga assenza notai la loro profonda importanza, la necessità di ascoltare le loro stupidaggini, risate, segreti. Con la loro assenza mi sono catapultato nel mondo dei grandi senza un paracadute, qualcuno che mi aiuti in caso di bisogno. Con la loro assenza ho provato quel grande rimorso quando abbandonammo la band per consiglio di Simon. 
Mi venne in mente il momento in cui vidi Zayn alla stazione, un uomo in giacca e cravatta che mi salutava stringendo la sua valigetta da lavoro. Fino a quel momento pensai che non potesse esistere scena più dolorosa, più sconvolgente di quella. E' stato come veder crescere senza preavviso il proprio figlio, così immaturo e inresponsabile per vederlo diventare poi un grande uomo d'affari. In quel momento mi resi conto di esser maturato. Io? Maturato?  
Solo grazie all'incontro con Zayn riuscii a capire davvero cosa ero diventato, cosa la vita ancora mi riservava e quanto ancora dovevo lottare per quel che volevo più di tutto. Dentro me, in quel vagone del treno, sapevo che il motivo di tornare a Londra non era solo incontrarli, ma di iniziare una nuova vita accanto a persone che mi vogliono bene e rivivere quel grande sogno per far avverare la nostra promessa.  
-Siamo arrivati... 
Mi avvisò Zayn con un gran sorriso, uno di quelli che sfoggiava quando era in imbarazzo oppure in una situazione che non gli piaceva.
Mi aprì la portiera e scesi dall'auto. Mi sembrava di essere atterrato su un altro pianeta, la testa mi faceva male e avrei giurato che da un momento all'altro mi sarebbero cresciute delle orecchie lunghe ed affilate da alieno o che almeno il mio colore della pelle cambiasse. A questo pensiero risi di colpo, riflettendo che forse avendo una pelle di un colore freddo si sarebbe abbinata al colore dei miei occhi e che se le mie orecchie crescessero, le ragazze non avrebbero più notato i miei occhi, ciò che, secondo me, avevo di più bello. 
-Louis, tutto bene?
Zayn notava la mia ansia e la sua espressione era vaga ma non quanto la mia. Io ormai ero tra le nuvole e, addirittura, sceglievo se fosse meglio avere delle orecchie più grandi o una pelle di un altro colore. 
-Si, almeno penso. 
Zayn mi strinse la mano quando ci fermammo sul marciapiede di un'ampia via decorata da tante ville colorate.
-Ed ora? Busso il campanello e dico che sono Louis?
-Oh, non lo so.. 
Una piccola lacrima mi rigò la guancia arrossata.
-Non piangere, basta piangere, Louis.
Mi abbracciò forte Zayn.
-Ma..capisci che lui forse ha già un'altra vita e che si sarà dimenticato di me e che non mi voglia nemmeno vedere?
-Non sei proprio cambiato. Sei sempre lo stesso immaturo e sensibile Lou che quando vedeva Harry avvicinarsi a lui si girava per non dar nell'occhio e che anche se eravate soli non lasciavi predominare i tuoi veri sentimenti. Cosa pensi che Harry non ci sia rimasto male? Che solo tu lo pensi ancora dopo tutti questi anni? Basta fare lo stupido, sono passati quegli anni di pazzie, ora dobbiamo pensare a prendere una decisione quindi se pensi che sia giusto, corri da lui, lascia che i tuoi sentimenti scorrano e che ti facciano vivere sul serio. 
Dopo un profondo sospiro, Zayn mi sputò in faccia la verità, tutto quello che volevo sentirmi dire. 
-132
Mi sussurrò.
Dentro me sentivo un fuoco ardere che non vedeva l'ora di essere domato, di essere usato magari per abbrustolire dei marshmallow e che, dopotutto, non se ne importava se da un momento all'altro qualcuno l'avrebbe voluto spegnere. Io, Louis Tomlinson, correvo contro tutto e più accelleravo la corsa, più era come se versassi della benzina sul fuoco che ardeva come non mai. Chiusi gli occhi e vedevo le immagini che mi tormentavano da sempre, quelle che dopo questo giorno saranno solo un brutto ricordo per me, qualcosa da riderci sù davanti al camino riscaldandoci sotto le coperte. 
-132, ecco, sono arrivato, la mia vita sta per cambiare e..
Una figura davanti a me mi fece sobbalzare, mi fece perdere le parole che volevo che uscissero fuori prima di averlo davanti. La porta della casa era aperta e una persona era seduta di spalle.
Mi avvicinai piano, ancora insicuro su cosa avrei fatto. Ad ogni passo sentivo che la sua voce si faceva sempre più comprensibile, fino a quando capii. La voce di Harry Styles, dopo tanti anni, mi faceva sentire, ancora, come se fosse la cosa più rara ed io avevo, nelle mie mani, un segreto che avrei per sempre trattato con cura. 
Il ritmo della canzone mi fece abbandonare al ricordo più bello che avessi, che non avrei mai cancellato dalla mia mente, nulla di 'Harry & Louis' doveva meritare di essere dimenticato. Seguivo il ritmo della canzone sentendo aumentare il battito del mio cuore. Piano piano mi avvicinavo, il cuore era come se fosse schizzato via, la mia mente si era liberata dai brutti pensieri. Nella mia mente cantavo le parole della canzone ma, avendolo a pochi centrimetri di distanza, non riuscirì a trattenere le parole che volevano uscire dalla mia bocca tremante.
-They Don't About Us.. 
Subito mi misi la mano sulla bocca trattenendomi dal non ricacciare le lacrime. 
Harry togliendosi piano le piccole cuffiette bianche dalle orecchie e posandole sul tavolino da giardino affianco a lui, si girò, si girò per sentire da dove provenisse quella voce, si girò per guardarmi. 
-Non pensi che dovrebbero saperlo? 
Le mie parole uscirono deboli e fragili sotto lo sguardo confuso di Harry che, incredulo, si avvicinò a me e, con un dito, mi toccò il petto.
-Non è un sogno..
Sussurrò a bassa voce facendo scorrere lo stesso dito sotto l'occhio per asciugare una piccola, dolce lacrima. 
Dopo pochi minuti di sguardi increduli e sorrisi smaglianti, mi sentii come quel giorno in cui le nostre mani non si toccarono, non si sfiorarono nemmeno. 
-Scusa..
Cacciai, finalmente, dalla mia testa, quella parola tanto pensata e, non rendendomene conto che fosse la realtà, mi avvicinai a lui e lo abbracciai chiudendo gli occhi, assaporando ogni attimo di quell'abbraccio. 
-Non avrei dovuto lasciarti andare via...
Mi sussurrò piano, stringendomi e poi guardandomi negli occhi. Per pochi attimi mi sentii osservato, nudo dei miei sentimenti, sentivo che Harry riusciva a capire qualunque cosa io provassi, sentivo che quel che toccavo era vero, che tutto quel che avevo nella mia mente si era svuotato per apparire come realtà.
-Ma ora non ti lascerò più, lo giuro!
Mi strinse forte le mani lungo i fianchi facendomi sentire un brivido che mi percosse lungo la schiena.
-Io..io, resterò per sempre accanto a te...
Mi abbracciò più forte, facendomi sentire il peso della sua mancanza.
Sembravano attimi interminabili e, sprofondando nei suoi occhi, mi sembrarono eterni e ciò di più impensabile. In nessuno dei miei sogni avevo intuito che sarebbe stato così bello. Tutto si era assopito intorno a noi, regnava solo la felicità di rivedere i nostri sguardi, di rivivere 'Harry e Louis'.
Pensai che fosse il momento giusto così feci un grosso sospiro che subito fu bloccato dalle parole di Harry.
-Si vede..
-Cosa? 
Domandai sperando che la risposta fosse quella che pensavo.
-Oh, i tuoi occhi. Ho sempre visto che i tuoi occhi mi guardavano con uno sguardo diverso, mi guardi come se fossi una cosa tanto fragile che potrebbe cadere a pezzi, una cosa tanto debole da essere salvata.. 
Harry sospirò ed io gli sorrisi, stava cercando le parole giuste per dirmi qualcosa. 
-Louis, tu mi hai salvato. Solo guardandoti negli occhi, anche se il mondo mi è contro, i pensieri si affievoliscono e il mio unico pensiero è rivolto solo a te ed è il pensiero più bello che potessi mai desiderare, quello che, anche dopo anni, nel ricordo mi lascia sempre un velo di felicità. 
Nella mia mente le parole non riuscivano a comporsi, mi sembrò che tutto quel che potessi dire erano solo cose di poco valore. Accanto a lui mi sentivo piccolo, ingenuo ma sopratutto protetto. Mi accostai al suo petto, sfiorandogli il corpo con un dito tremante. Avrei dovuto dirgli qualcosa, dargli la certezza che tutto quel che mi aveva detto erano cose che volevo sentirgli dire da tempo, da anni. 
-Harry..
Pronunciai l'unica parola che mi sembrò abbastanza valorosa quanto le sue parole. In quel momento, come non mai, Harry rappresentava per me l'unica persona per la quale la mia esistenza aveva uno scopo, una ragione per essere ancora tra le strade. 
Al pronunciare il suo nome, la sua mano, ormai non più tremante come minuti fa, mi accarezzò i capelli scompigliati dalla frenetica corsa. 
Chiudendo gli occhi, il giardino adornato da tanti piccoli fiori colorati e tutto ciò che avevamo intorno, persero la propria forma.
Eravamo sdraiati sul solito e comodo divano e ci toccavamo i capelli con tanta disinvoltura. Il film che stavamo vedendo era quasi finito, tra poco avrebbero capito chi era stato ad uccidere il protagonista ma questo non ci importava. Nulla era più importante di quei dolci e distaccati sguardi che, non facendoci scoprire dall'altro, entravano a far parte di quei tanti piccoli segreti che, sera dopo sera, si ammucchiavano nel cuore, nel posto che sarebbe sempre stato aperto ad 'Harry & Louis'. 
Harry mi sussurrò qualcosa facendo sfiorare le sue labbra morbide sul il mio orecchio. Strusciando la sua mano contro mio corpo, mi strinse la mano, sentivo la sua mano sicura e decisa insinuarsi tra le mie dita. 
Trasognato, Harry mi fece entrare in casa dalla grande porta in legno. Non riuscii a capire ciò che mi disse ma il mio corpo ne subiva le conseguenze. 
Osservando i vari mobili che componevano la maestosa casa, cercai qualche indizio nascosto che mi avrebbe fatto immaginare meglio la sua vita attuale, quanto gli sarò mancato? Scrutavo con gli occhi ogni singolo aggeggio su ogni tavolo e mobile. Solo dopo mi accorsi che il divano, rosso e non moderno, risultava così inappropriato allo stile della casa, moderno e lineare. 
Accarezzai il bracciolo del divano, morbido al tatto che mi fece ricordare subito quale fosse. Sprofondai nella morbidezza e nella tenerezza di quel divano seguito da Harry che reggeva il telecomando cercando un canale per vedere un bel film. 
La mia mente non aveva ancora realizzato che stessi vivendo il mio più grande desiderio, così abituata ai miei sogni ripetitivi che non mi fece pensare ad altro di far accadere tutto ciò che volessi, con Harry, sul Nostro divano.
Quando Harry posò il telecomando sul tavolino di fronte, mi sentii libero di accarezzargli le spalle e posare lì il mio braccio. La mia mano ad altezza del suo cuore cercava la sua. Il sorriso più bello e poi la sua mano, calda e robusta, che toccava la mia. 
Nulla era paragonabile a ciò che provassi in quel momento, avevo vissuto così tante volte quella situazione ma non mi ero mai soffermato su quanto fosse stupendo e meraviglioso essere a stretto contatto con Harry. Assorto tra i miei pensieri, sentii solo biascicare qualche parola. Annuii senza volerlo, non sapevo cosa mi potesse aspettare.
Dopo pochi minuti, Harry tornò armato di ogni sorta di patatine ed infilò le mani nel contenitore pieno. Si porta una patatina alla bocca, guardandomi confuso. Sicuramente si stava chiedendo perchè avessi quell'espressione da ebete stampata sul mio viso. 
Chiusi per un attimo gli occhi e nel riaprirli cercai di mutare viso in un'espressione più normale. Fissavo lo schermo della televisione non ascoltando nulla di quel che dicevano, non ero riuscito nemmeno a capire di quale film si trattasse. 
Guardai fuori dalla finestra del salone, il cielo si era scurito. Avrei dovuto chiamare Zayn per farmi venire a prendere. La mia mente rifiutava tutto ciò, non voleva separarsi, nuovamente, da Harry. 
Non capivo nulla di quel che guardavo, la mia mente era altrove, si soffermava sulla figura accanto a me che, strafogandosi di patatine era, per me, la persona più bella del mondo. 
La mia pancia brontolava per la fame. Avendo lo sguardo fisso verso il film, la mia mano cercò una patatina abbastanza grande per soddisfarmi, nel contenitore che divideva me e Harry. No, non era ruvida e oliosa, era la mano di Harry che subito si tirò indietro al mio tocco. Spontaneamente alzammo i nostri visi, mi immersi subito nei suoi occhi, profondi e verdi come il mare agitato. Furono  seguiti da un sorriso, mi sentii come se mi avesse gettato un salvagente e che, grazie a lui, adesso ero vivo perchè accanto a lui. Conoscevo la sua espressione trasognata, provava i stessi sentimenti che mi suscitava lui solo pensandolo. 
Seguendo i miei raggionamenti, non mi accorsi che si avvicinava piano piano a me, solo le mie mani tremanti sentivano la sua presenza che si faceva sempre più vicina. Mi accarezzò, con il dorso della mano, la guancia per poi toccare le mie labbra. Il suo tocco era lieve e mi faceva impazzire, la mia mano scivolò sulla sua coscia provocandogli un brivido che sentii io stesso guardando la sua espressione cambiare. 
Ora era serio, aveva un'aria curiosa ed ansiosa. Si passò la lingua sulle labbra, pensai che non ci fosse cosa più cattiva che potesse farmi. Ritrassi un gemito mordendomi il labbro superiore facendomi male. La situazione era più dolorosa che altro, sentivo che il mio corpo diventava infuocato sotto il tocco di Harry che giocava con le mie labbra. 
L'ansia aumentava, il calore che emanava il mio corpo si faceva sempre più evidente. Abbassai il viso per non far capire quel che provassi, mi sentivo imbarazzato, strano, non mi ero mai sentito così. Harry mi spinse a guardarlo negli occhi, mettendomi le sue braccia attorno al collo. 
Ed in un attimo, il salone, tutti i dolori e le insicurezze scomparvero. Le sue labbra erano sulle mie che fremevano sotto l'effetto della sua mano sui miei jeans. Mi curvai su di lui, cercando di far combaciare i nostri corpi non calcolando il contenitore delle patatine. I piccoli dischetti gialli di tutte le varie forme schizzarono in aria per ricadere sul divano e su Harry. Lui scoppiò in una risata che in quel momento non sembrava molto appropriata ma, mi faceva sentire bene. 
Dettato dal mio istinto e dalla mia fame, iniziai ad addentare le piccole patatine che ricoprivano il corpo di Harry facendolo ridere, ridere più di quanto mi aspettassi. 
Intento a mangiare l'ultima patatina che gli era finita sul collo, mi strinse tra le mani il viso facendolo toccare con il suo. Le nostre labbra si incontrarono di nuovo facendogli assaporare il gusto salato al contatto delle nostre lingue. 
Non mi ero mai sentito meglio, tutto ciò che desideravo si era materializzato, tutto ciò per cui batteva il mio cuore era sotto di me, a qualche millimentro di distanza. 
Il cellulare non squillò, niente mi fece risvegliare dal quel sogno. Mi addormentai poco dopo, tra i baci di Harry che facevano vibrare il cuore ed il suo corpo che si muoveva sotto il mio. 
***

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Capitolo 13
*** capitolo tredici. ***


Il più dolce risveglio si fece largo tra i nostri corpi inerti. Non aprii gli occhi subito, volevo assaporare ogni singolo momento che ancora aveva il nostro sapore. Il sapore di quei baci rubati dopo tanti ostacoli superati al solo contatto delle nostre labbra, al solo pensiero di essere uno accanto all'altro senza aver paura che qualcuno ci potesse scoprire come amanti e al momento in cui le nostre mani si incontrarono, di nuovo, per essere vicine e non abbandonarsi mai più. 
Con la testa appoggiata al suo petto, pensai che nulla potesse dividerci, potesse spezzare quel filo invisibile che, attorcigliato alle nostre dita, ci legava. 
Una vibrazione, poi la mia inconfondibile suoneria del cellulare. Avevo dimenticato anche di averlo nella tasca dei pantaloni. 
Harry aprì gli occhi per donarmi un'espressione annoiata. 
-Devi proprio rispondere? 
-Oh si, è Zayn... 
Dissi controllando il display. Alle mie parole il viso gli si illuminò. 
Sentivo Zayn dire qualcosa, agitandosi. Non capivo nulla, parlava in fretta e sottovoce. 
-Zayn? E' successo qualcosa? Parla chiaro, non capisco un cazzo. Zayn? 
Mi agitai anche io scorgendo l'espressione di Harry che di colpo diventò impaurita. 
-Zayn! Attacco, richiamami quando puoi! 
Gli dissi cercando di parlare chiaramente. 
Ero confuso da ciò che poteva essere successo. Mi rigiravo il cellulare tra le mani cercando di intuire cosa volesse dirmi Zayn. 
Avevo paura di voltarmi verso Harry, non avrei sopportato la sua espressione triste sul volto. 
-Ecco, lo sapevo! 
Disse Harry stringendosi sempre di più sul lato destro del divano, lontano da me. 
Sentivo i singhiozzi di Harry che a mano a mano si facevano sempre più rumorosi e sempre più dolorosi per me. 
Sono sempre stato una persona sensibile, i suoi sentimenti li ho sempre sentiti anche miei. Non sono mai riuscito a dichiarare 'Larry non esiste' davanti alle telecamere, non ho mai voluto ferire i sentimenti di Harry. I ragazzi quando me lo facevano notare dicevano che sembravo una femminuccia, che il management non accettava i miei comportamenti. Per tutta risposta, prendevo una delle borse che avevamo sempre con noi per i tour e, orgoglioso, mi esibivo in una delle mie sfilate facendoli ridere per la mia goffagine. 
Nè una borsa, nè una risata ora potevano essere utili. 
-Non piangere... 
Lo scongiurai di non far scendere altre lacrime sul suo volto. 
-Come posso non piangere? Ora ti allontaneranno da me, lo so. 
Guardava la punta delle sue scarpe muovendo le mani nervosamente. 
Sentivo il suo cuore cadere in mille pezzi, frantumarsi per terra tra le patatine rimaste sul pavimento dalla sera prima. 
-Harry, guardami... 
Gli sussurrai prendendogli la mano. 
-Nessuno mai ci dividerà da ora in poi. 
In un secondo mi sentii morire, gli occhi arrossati e le lacrime che bagnavano i suoi lineamenti perfetti mi fecero trasalire. 
-Sei un bugiardo! Mi hai sempre illuso! Come puoi pensare che io adesso possa crederti? Non pensi che questa frase l'abbia sentita fin troppe volte? 
-Harry, ti prego... Ora non ci sono più ostacoli che possono dividerci, non abbiamo firmato un contratto... 
-Smettila Louis, è inutile che cerchi di spiegarmi. Più che altro dovresti spiegarlo a tua... 
Il rimbombo dei mille pezzi mi martellava il cervello. 
-Quando ti è importato di Eleanor? 
Mi maledii subito per aver pronunciato quel nome. 
-Da quando hai un figlio! Ed ora esci di qui! 
-Mio figlio Harry... 
Sentii che mi strinse violentemente il braccio. 
-Tu hai chiamato il figlio tuo e di Eleanor con il mio nome! Louis, esci fuori da qui! 
-Harry, aspetta... 
Mi divincolai dalla stretta. 
-Non voglio sentire altro, non voglio che tu mi faccia altro male. 
Davanti a me, ora, Harry non era più la persona della sera prima, era visibilmente arrabbiato e teneva aperta la porta di casa per farmi andare via. 
-Va bene, ciao. 
Sospirando attraversai l'uscio, voltandomi subito dopo. Avrei voluto che Harry mi dicesse qualche parola di conforto, qualche parola in cui potessi capire che mi avrebbe perdonato prima o poi. 
Un rumore secco ed una tristezza mai provata prima. Un corpo inerte ai piedi di un gradino e i singhiozzi continui. 
Le parole che gli avrei voluto dire mi frullavano per la mente. 
-Harry, se sei dietro quella porta, ascoltami. Io.. io ti amo, ti prego perdonami. 
Riuscivo a sentire ancora i suoi singhiozzi. Eravamo divisi da una porta, da un ostacolo, come sempre. Avrei voluto abbracciarlo e fargli capire che per me lui è più importante di tutto. Avrei voluto fargli capire che, questa volta, non gli avrei detto una bugia. 
-Perdonami... 
Sussurrai per un'ultima volta a quella porta. 
-Ecco Harry, per te farei anche la figura dello stupido che parla con una porta, per renderti felice farei di tutto. Se per te è giusto non vedermi allora ti accontenterò. Ma ti prego, non pensare minimamente di dimenticarmi. 
Lasciai quella porta spoglio dei miei sentimenti. 
La suoneria del mio cellulare mi fece sobbalzare. 
-Louis, finalmente! 
-Zayn? Puoi ven... 
-Non muoverti, vengo subito. 
Nemmeno la mia voce più convincente riusciva ad essere ignorata da Zayn. Riusciva a capirmi in ogni situazione. 
La sua Rossa fiammante varcò il vialetto due minuti dopo la telefonata. 
Aprii lo sportello dell'auto ed entrai. 
Le parole, come tutto ciò che avevo attorno, non avevano la forza di ribellarsi alla mia rabbia, tutto era inerte al mio giocherellare nervoso con le mani. 
Tutti i miei sentimenti si riversarono nella rabbia facendomi fremere per essere in quell'auto e non in giro a dare calci a qualche parete di un palazzo o fare a botte con qualche ragazzaccio. 
Dal riflesso del finestrino intravedevo Zayn intento a guidare e a vedere la strada con fare professionale. Sentivo che aveva qualcosa che non andava, non era il solito bad boy. Gli mandai un'occhiataccia sperando che, anche questa volta, potesse capirmi. 
-Che cazzo hai fatto, Louis? Io ho dato tutto me stesso per farti incontrare Harry e tu... mi ripaghi in questo modo? 
-Questa volta non ho fatto nulla... davvero. 
-Risparmiati le parole per il giudice. 
-C-cosa?! 
-Sai, non ti rovino la sorpresa, lo scoprirai presto in che casino ti sei cacciato. 
A quelle parole avrei voluto scendere dall'auto e scappare via, lasciarmi tutto alle spalle. 
Il rombo del motore si spense, Zayn scese dall'auto e con una spinta mi incoraggiò a farlo anche a me. 
Eravamo di fronte ad un grosso edificio che faceva di me ancor più piccolo di quel che ero. Sentivo l'ansia che scivolava dalle punte dei capelli fino alle gambe per poi scendere ai piedi che sudavano nelle scarpe troppo calde per il sole che si era levato quella mattina. 
-Zayn, dimmi che è uno scherzo...
Alle mie parole Zayn scosse la testa e mi indicò l'entrata. 
La mia mente mi riportò a quando ci rivedemmo nella stazione di Londra, quando indicandomi la direzione mi convinse ad accettare l'impresa che avrebbe sconvolto la mia vita.
Gironzolavo tra i corridoi del tribunale scoprendo a mano a mano tutto ciò che avessi cambiato in pochi giorni di permanenza. In pochi giorni la mia mente aveva elaborato cose che nemmeno lontanamente pensavo che succedessero. Ed ora ero qui, tra le mura di un tribunale a discolparmi delle accuse di mia moglie. 
-Buongiorno signore e signora Tomlinson.
Una voce rauca rieccheggiò tra i miei pensieri. 
L'uomo possente si avvicinò a me e mi accompagnò in un piccolo studio.
-Senta, l'accusa che ha denunciato sua moglie non è grave. Non può essere risolta qui. La coinvinca lei di lasciar perdere o di almeno chiarirvi fuori di qui. 
-Io non so nemmeno per cosa mi abbia denunciato. 
-Non importa. La faccia uscire di qui o interverrà la sicurezza. 
Mi allontanai e con un cenno di saluto intervenni nella situazione che si era creata. Sentivo delle urla che potevano provenire dalla stanza adiacente e poi uno sbattere la porta. 
-Eleanor, non dovresti spiegarmi qualcosa? 
Sentii che il mio viso divenne di fuoco, la mia rabbia si riusciva ad intuire da chilometri. 
-Sai quel che hai fatto, sei un vigliacco! 
Le sue parole non mi sfiorarono neppure, volevo solo uscire da quel posto che mi opprimeva, che mi faceva pensare che fossi un criminale.
Strinsi forte il braccio di mia moglie e la costrinsi ad uscire fuori dall'edificio.
-Tu, tu ci hai abbandonati. Tu hai lasciato tuo figlio senza un padre. Tu hai disonorato la famiglia. Tu non hai rispettato la nostra promessa. Tu hai fatto tutto ciò che noi ci eravamo promessi che non ricapitasse più! 
-Io non ho accettato nessuna promessa!
Eleanor affranta si sedette sullo scalino. La testa fra le mani e le ginocchia piegate.
-Cosa dovrei dire a nostro figlio? 
Ora la sua voce era debole quasi quanto me. Non riuscivo a trovare parole giuste per dirle tutto ciò che le avrei voluto dire da tempo.
-Devo dirgli che l'hai abbandonato perchè...
Le si spezzava la voce. Da anni non aveva mai accettato le mie scelte ma me ne imponeva da seguire tutte quelle che, per lei, erano giuste. 
-Senti El, io ho sempre voluto fare questa scelta ed ora ho avuto la possibilità di farla. Sei stata tu a non farmi capire quel che volevo per davvero. Mi hai lasciato quando pensavi che lo avessi rincontrato ed ora ti fai viva per farmela pagare. Io non accetto i tuoi comportamenti. Io voglio essere quel che davvero sono! 
-Louis, tu non capisci... Io ti amo e non potevo lasciarti andare... 
-Sei un'egoista, Eleanor. 
Mi avviai verso l'auto di Zayn. Ero stanco di quella conversazione. 
-No, aspetta! E nostro figlio? 
-Decidi tu, meglio farlo vivere con due persone che si amano o con una persona tanto egoista come te? 
Sentii un applauso provenire dal retro dell'auto. 
-Ottimo lavoro, amico! 
Mi diede il cinque Zayn.
L'ultima immagine che vidi prima di aprire lo sportello fu di un'Eleanor amareggiata. Mi rattristava il fatto che la dovessi ricordare in quel modo. 
-Eleanor, sorridi. Hai avuto tutto ciò che volevi nella tua vita, ora tocca a me. 
Lei mi rispose con un finto sorriso. 
-Oh, meglio di niente. 
Commentò Zayn che mi invitò ad entrare in auto. 
-Lou, non ti preoccupare. Se dovessi decidere io a chi assegnare Harry, deciderei di farlo allevare da due genitori anzichè uno. 
-Sì ma ha ragione Eleanor... Che diremo ad Harry? E' piccolo, davvero riuscirà a capire questa situazione? 
-Sei il solito, Louis. Lo capirà col tempo. Non preoccuparti.
Il supporto di Zayn mi faceva sempre sentire un pò meglio, almeno non mi ha fatto pensare per qualche secondo al litigio con Harry. 
-Smettila Lou, non voglio più vederti con quel viso imbronciato. Ti porto da una parte, su.
-Dove andiamo? 
-Sei il solito ansioso, Lou. 
A quelle parole ridemmo ricordando il primo passaggio nella Rossa per arrivare al ristorante dove rincontrai Safaa. Chissà come stava, non penso mi abbia perdonato ancora. Non penso che mi perdonerà.
Il tragitto per arrivare chissàdove non era durato a lungo, ormai ero quasi abituato ai viaggi di fianco a Zayn. Il tempo passò in fretta litigando su quale canale radio dovessimo ascoltare la musica. 
Uscii dall'auto. Mi guardai intorno per capire dove potessimo trovarci, ma non feci in tempo a voltarmi che mi sentii sprofondare in un profondo abbraccio. 
-Oh ragazzi, mi siete mancati! 
-Ma dai Louis, quanto sei sentimentale... non ci vediamo da poco più di un giorno.
Mi prese in giro Niall.
-Scherzano Lou, mi hanno chiamato tantissime volte per sapere come stavi.
Si unì all'abbraccio Zayn.
-Io e Zayn iniziamo ad entrare. Ansioso e guastafeste, ci vediamo dentro, ok? 
Liam si fece avanti.
Annuimmo ridendo ai nostri soprannomi. 
-Allora Lou... com'è andata? 
-Nialler, ho così tanto da raccontarti... 
Era andato tutto nel verso giusto ma si sa... 
-Cosa si sa? 
Mi domandò Niall entusiasmato dai miei racconti. 
-Abbiamo litigato. 
Niall mi squadrò da capo a piedi in cerca del problema.
-Perchè? 
-Per il solito problema. 
-Cazzo, Louis, spiegami! 
Niall mi spronava a parlare ma le parole mi si spezzavano prima di uscire dalla mia bocca. Le lacrime raggiunsero le mie guance arrossate. 
-Non si fida di me... E' arrabbiato... 
Niall mi diede un bacio sulla guancia bagnata. 
-...perchè ho un figlio. Perchè crede che non possiamo stare insieme. 
Continuai.
-E tu gli hai detto che si sbaglia? Che finalmente potrete stare insieme? 
-Non mi crede... 
-Beh, allora dimostragli quanto è importante lui per te. 
-Ma come? 
-Louis, pensaci

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