Human Life & Dark Hole

di Faddo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1: Sono il Tuo Guardiano ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2: Non Si Può Più Tornare Indietro ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3: Non ho Fame ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1: Sono il Tuo Guardiano ***


PROLOGO


2012, l'intera umanità sta per arrivare al collasso della sua epoca, una razza aliena, detta organizzazione Tree of Life, che ha ideato il programma Human Life, con lo scopo di salvare l'umanità: 50 donne verranno trasportate dalla terra per poter cominciare una nuova vita, su un pianeta con le stesse condizioni fisiche e biologiche della terra.

Un'altra razza aliena, associata nell'organizzazione Dimension è contraria al progetto Human Life, così creò il progetto Dark Hole, con l'obiettivo di rintracciare le donne prescelte ed ucciderle con ogni mezzo.

Tree of Life, è un organizzazione tanto agguerita quanto la seconda, ma dispone di meno mezzi, per quanto siano forse necessari a vincere questa guerra.

Un ugual numero di esperti combattenti mercenari provenienti da altri pianeti son giunti sulla terra per proteggere queste donne; tutti valorosi guerrieri nelle loro arti di combattimento predilette, questi guerrieri vengono chiamati semplicemente Guardiani.

Il conto alla rovescia per la fine del mondo è cominciato, tutte le pedine sono schierate e la luce ed il buio giocano le loro carte al meglio per proteggere il destino dell'umanità.


























CAPITOLO 1: Sono il tuo Guardiano


Capelli che nel freddo mattino di Gennaio si muovono a ritmo rapido, passi goffi quasi disperati,

il fiato comincia a farsi pesante, la fuga è fallita pure nell'ennesima strada desolata:

"Aiuto, c'è nessuno?" gridava a gran voce la fanciulla con il suo zaino in spalla mentre si stava dirigendo verso scuola.

Ormai era stremata, le gambe non reggevano più, sembrava che le vie fossero sempre più lunghe senza rifugi o scorciatoie, era la fine e questo le fu ben chiaro quando sbadatamente riuscì ad inciampare e finire a terra.

E fu proprio in quel momento che si ritrovò circondata da cinque tizi loschi, che la stavano inseguendo, vestiti in abiti eleganti che però nascondevano un volto non umano, quasi alieno o demoniaco.

"Questo è il mio capolinea" pensò la ragazza mentre era con le ginocchia a terra, tentando di rialzarsi invano ormai.

Si chiamava Marie, una ragazza molto timida che frequentava il terzo anno delle scuole superiori in una città pianeggiante in Italia, una città che non era enorme ma nemmeno piccola, un posto che a lei non è mai piaciuto, un posto che i piedi della cara Marie non sopportava calpestare; aveva dei cappelli arancioni lunghi, un fisico snello, non molto atletica e un viso tenero e docile che esprimeva tutto ciò che di più buono c'era in lei.

Uno dei tipacci disse a gran voce per richiamare l'attenzione degli altri membri:

"Ora che l'abbiamo presa finalmente, come la uccidiamo?" subito la sua domanda fece partire una roulette di fantasie perverse e sanguinolente

"Stupriamola e poi sgozziamola" disse uno di loro

"Squartiamola con un coltello" aggiunse un altro

"Mangiamola viva" Marie dopo aver sentito questa frase mollò due urli sconnessi per la paura che provava al solo pensiero di tutte le orribili torture che avrebbe dovuto subire.

L'ultimo di loro, il più rozzo e brutale disse:

"Finiamola nella vecchia maniera, calci e pugni" tutti gli altri in coro ridendo incitarono a gran voce l'inizio della tortura a morte prestabilità.

Marie prima che questi cominciassero si chiedeva, perchè nessuno stesse passando, come mai era sola in piena mattina difatti quella strada che prendeva ogni mattina era sempre trafficata da studenti e non solo.

Cominciò a credere che tutto fosse un sogno, ma quando dai suoi occhi scese una lacrima e uno di loro diede uno schiaffo in faccia a Marie dicendo:

"Piangi ancora rende il tutto più divertente" capì che non era un sogno, era la sua orribile fine, chiuse gli occhi velocemente per non vedere quello che le stava succedendo attorno o che sarebbe cominciato a breve.


Da dietro, dove Marie aveva lasciato i passi mentre fuggiva apparve un ragazzo con lo zaino in spalla che andava a scuola fischiettando una canzone che ascoltava attraverso gli auricolari che uscivano dalla tasca del suo giubbotto enorme con il colletto alto, tutto color verde scuro.

Un ragazzo piuttosto sereno, capelli medio corti tenuti a caso, mai pettinati forse, corporatura stabile sulla media statura con due occhi marroni accesi che però apparivano quasi spenti, come se apparissero annoiati, quasi stanchi, o forse solo sereni.

Il ragazzo si avvicinò alla scena senza nemmeno fregarsene di quello che stava succedendo, Marie lo guardò e lo riconobbe, era il ragazzo che aveva salvato chiamando l'ambulanza e portandolo in ospedale quando fu preso sotto da una macchina, lei da dopo il salvataggio non seppe più niente del ragazzo, lo pensava morto ormai, ma vederlo lì in piedi nonostante le gravi ferite dovute al impatto non indifferente che aveva subito; creò in Marie un senso di inquietudine che si sommava a ciò che le stava per accadere; anche se in un certo senso vedere arrivare un altro ragazzo della sua età la fece sentire rassicurata seppur poco.


Il ragazzo passò affianco a uno dei tipi loschi, il quale subito tese il braccio in avanti impedendogli di passare.

Ci fu uno scambio di sguardi tra i due, subito l'aggressore disse:

"Dove credi di andare ragazzino?" sembrava un po' teso, e così pure i suoi compagni; e questo lo osservò pure lui guardando gli altri e il loro sguardo misto di stupore e paura.

"Chi diavolo sei? Come hai fatto entrare?" Il ragazzo ancora non rispose, aveva il braccio davanti a lui che non si spostava di un centimetro, non sembrava che quella presenza lo infastidisse più di tanto; i suoi auricolari facevano fuoriuscire la musica; finchè il braccio davanti a lui si spostò sui suoi auricolari che furono tolti con violenza e strappati; gesto che non fece smuovere il ragazzo di un centimetro.

"Allora mi vuoi rispondere ora sì o no?" il ragazzo a quel punto tenendo ancora le mani in tasca ma riscaldandole forse per via del freddo decise di aprire bocca, e guardando Marie che si trovava a terra disse:

"Che state facendo qua?" esclamò con voce tiepida guardandolo in maniera temeraria, l'aggressore rispose ridendo:

"Non so come tua abbia fatto ad entrare, ma il capo mi ha detto di eliminare l'obiettivo e testimoni che potrebbero compromettere l'operazione, quindi ora eliminerò la ragazza e poi elimineremo te, bamboccio".

Il ragazzo rimase taciturno, mollò un breve sbadiglio e di seguito chiese:

"Così...volte uccidere questa ragazza e poi me?"

"Esatto, ora stai zitto e mettiti da parte dopo toccherà a te" disse scoppiando a ridere.

A quel punto il ragazzo senza aggiungere una parola posò a terra lo zaino sedendosi

a terra e mostrando le spalle al nemico, poi si rimise eretto in piedi e si mise faccia a faccia con il tipo losco, il ragazzo era più basso e la testa arrivava circa al mento dell'altro che appariva abbastanza alto, forse sui due metri addirittura.

Ci fu un momento di silenzio, che fu interrotto dal rumore del pugno del ragazzo che colpì sotto il mento del suo bersaglio che cadde a terra sbattendo la testa e facendo un paio di capriole all'indietro dovute alla potenza dell'urto.


Gli altri quattri e Marie rimasero increduli di fronte allo spettacolo, ma mentre loro cominciavano a prepararsi per punire il ragazzo per il suo gesto incoscente, Marie sentiva nel suo cuore la speranza di salvezza rinascere.

Il ragazzo disse con voce tiepida:

"Sapete stamattina mi son alzato, mi son cambiato, lavato e prima di uscire di casa ho bevuto un bicchiere di latte e mi son detto: accidenti che bella giornata, quasi quasi oggi mi faccio la strada a piedi invece di andare in bici, anche se in realtà faceva freddo, io cerco sempre di essere positivo per cercare anche a volte di illudermi e creare dei miei mondi nella mia mente, a votle questa positività porta a cambiare la realtà che mi circonda facendo diventare la giornata davvero bella come volevo fosse; ma quando mi metto in contraddizione e me ne accorgo finisce che comincio a innervosirmi, mi spiace, ho dovuto pure incontrare dei bastardi come voi, questo è il mio giorno sfortunato, ma voi siete nella mia stessa barca ora!"

Il ragazzo finito il suo monologo balzò contro il nemico che aveva appena steso e mentre tentava di rialzarsi, lui gli piantò una scarpata in piena faccia mentre atterrava dal salto da campione appena compiuto.

Due dei nemici si accanirono contro il ragazzo tentando uno di sferrargli un pugno, senza dar troppa importanza si diede una spinta in avanti piegando il busto e afferrando le spalle dei due li spinse a terra con forza facendogli sbattere e concluse mettendosi in ginocchio e piazzandogli un cazzotto dritto sulla faccia dei due le quali teste sprofondarono lievemente nel cemento dalla potenza d'urto.

Il quarto del gruppo, che ormai sembrava aver spostato il bersaglio primario da Marie al ragazzo, si gettò contro di lui tentando di sorprenderlo con un calcio che fu magistralmente parato, di seguito il nemico compì una serie di acrobazie composte da molti calci, uno dietro l'altro, ma sembrava che niente riuscisse a colpire il ragazzo, ad un certo punto uno dei calci fu tirato troppo alto e quando lo parò lui si gettò in avanti contro il nemico facendolo rebaltare.

Stava per cadere quando il ragazzo lo prese per l'abito nero elegante che indossava e lo lanciò contro la muraglia di una casa creando una serie di crepe sul muro di mattoni.

Il quinto e ultimo tentò di usare il coltello sferrando una serie di fendenti che furono schivati quasi a occhi chiusi, il ragazzo riuscì a pizzare un calcio nell'addome facendo spostare il nemico all'indietro, che prese in osataggio la ragazza con il coltello e puntandolo alla gola disse:

"T-tu ragazzo, fatti catturare o uccido la ragazza" lui non rispose senza aprire bocca fece un movimento rapido mettendo la mano in tasca ed estraendola tirando fuori una pistola, una revolver e sparando un colpò che centro in piena fronte il nemico, senza lasciarli nemmeno il tempo di accorgresi della morte in arrivo.

Marie a quel punto si rialzò, era salva stava per andare dal suo salvatore per ringraziarlo quando il primo tizio steso dal giovane disse ancora a terra quasi senza vita:

"Unità 2 e 3 venite fuori, è un'emergenza"

Dall'angolo della via e dagli alberi vennero fuori circa dieci uomini armati di spade e coltelli, vestiti come i loro colleghi, subito il ragazzo diede uno spintone a Marie facendola cadere e disse:

"Tu restà giù e osserva"

Marie non disse niente indietreggiò mettendosi al lato del marciapiede aspettando che il ragazzo finisse il suo lavoro.

Uno dei tanti uomini, forse il capo di loro disse:

"Figliuolo, chiunque tu sia ti consiglio di non interferire con le operazioni dell'organizzazione Dimension"

Il ragazzo scoppiò a ridere e disse:

"Così voi siete della Dimension? Qualcosa mi pareva strano, non sembravate umani, a quanto pare troppa gente oggi è sfortunata"

"Ti consiglio di far meno lo sbruffone, ora dicci, chi diavolo sei?"

Si creò un ulteriore silenzio nel campo di battaglia, fino a quando il giovane non disse:

"Chi sono io? Questa è la domanda? Non è facilissimo rispondere, nemmeno io ho ben capito chi sono, so solo due cose, chi mi conosce mi chiama Alex, la seconda cosa che so di me è che..."

prima di concludere si tolse l'ingombrante giubbotto e mostrando dei vestiti molto casual e sportivi che non si abbinavano affatti con la cintura nera di pella che serviva per sorreggere una katana in legno da allenamento, concluse dicendo:

"sono il Guardiano di questa ragazza"

Gli occhi di Marie si acceserò increduli alle parole di Alex, mentre il resto del gruppo nemico cominciò a sferrare l'attacco finale.


Alex, con un rapido movimento estrasse la katana e dando due rapidi fendenti eliminò i primi due nemci che tentarono l'assalto, di seguito parò i colpi di uno e respingendolo ebbe il tempo per colpire uno che arrivava da dietro per poi riprendere con un calcio girale che si piantò sul viso del nemico cui precedentemente aveva parato il colpo; un altro nemico tentò di abbattere il ragazzo da dietro, ma lui si chinò in avanti e buttandosi a terra diede un doppio calcio alle caviglie del nemico, con le mani si diede lo slancio per rimettersi in piedi e dare un fendente girale sul volto del nemico che si era ritrovato in ginocchio.

Erano ormai rimasti solo in sei, tre di loro tentarono un attacco combinato, ma Alex diede un fendente talmente forte da creare un onda d'aria che spazzo via i nemici in varie direzioni, di seguito ci fu un altro attacco combinato ai lati; Alex diede ad uno un colpo col manico della spada mentre l'altro si ritrovò la lama della katana conficcata sulla gola, una volta spazzato via il nemico dalla spada con un calcio, decise di metter fine alla vita pure del nemico stordito poco prima dandogli un fendente in pieno volto.

Rimasto solo il capo in piedi tra di loro che non aveva ancora fatto la prima mossa; così Alex con un rapido scatto lo prese per la gola e appoggiandolo violentmente al muro gli disse:

"Torna a casa e racconta che se vogliono toccare la n°21 devono passare su di me"

Detto questo il nemico si diede alla fuga scomparendo in un vortice melmoso che apparve dal nulla.

Alex rimise la spada nella cinta, ma questa volta la nascose sotto la maglia a maniche lunghe che indossava e sotto i jeans, si rimise il giubbotto, prese un fazzoletto e si pulì il volto dal sangue che era schizzato quando aveva ucciso due dei nemici, e porgendo un fazzoletto pure a Marie che si era sporcata del sangue del nemico che l'ha presa come ostaggio chiese:

"Tutto a posto?"

Marie non capì come mai il ragazzo porgeva un fazzoletto e così Alex senza dire niente decise di pulire lui il volto di lei e disse:

"Sangue, ancora caldo oltretutto, la battaglia è durata davvero poco, tutto a posto?"

Marie decise di far sentire la sua voce e disse:

"S-sto bene, grazie"

Alex porse la mano alla ragazza perchè si rimettese in piedi e aggiunse:

"Alex: è stato solo un sogno, ma non come lo intendi tu"

All'improvviso intorno alla strada dove i due si trovavano si crearono delle crepe nello spazio e caddero tanti piccoli pezzi luminosi, dopo pochi secondi cominciarono ad apparire dalle strade ragazzi e ragazze che si dirigevano verso scuola. Uno scenario quotidiano che però agli occhi dell'innocente Marie apparve come qualcosa di troppo strano per essere reale.

Alex notando lo sguardo preoccupato di Marie disse:

"Andiamo a scuola, credo che io ti debbe spiegare molte cose" concluse mentre si riprendeva lo zaino che aveva appoggiato a terra.

I due camminarono con calma verso la scuola, lui era sereno, mentre lei non capiva cosa succedeva, soprattutto quando guardando per strada notò che corpi svenuti o morto e macchie di sangue erano sparite nel nulla lasciando spazio al solito asfalto grigio e triste.

Marie non lo sapeva ma quello era l'inizio della fine dei suoi giorni comuni.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2: Non Si Può Più Tornare Indietro ***


CAPITOLO 2: Non Si Può Più Tornare Indietro


La strada per arrivare a scuola era ancora abbastanza lunga, questo diede il tempo ad Alex per spiegare con calma a Marie cosa stava succedendo. Erano ancora le 7.40 del mattino.

Marie era ancora sconvolta, non sapeva cosa dire, c'erano talmente tante cose da chiedere che non sapeva da cosa cominciare, inoltre la figura del ragazzo che aveva salvato dall'incidente la lasciò ancora più incredula e non fece altro che riempirla di dubbi, anche se dopo averlo visto combattere in quella maniera capì che non era un essere umano qualunque, ne i loro nemici erano esseri umani; le era capitato tra le mani qualcosa di troppo grande da gestire.

Alex che fino ad ora era rimasto silenzioso e molto vicino a Marie, capì che la ragazza non ci stava capendo niente e che non avrebbe di sicuro parlato lei per prima togliendosi i dubbi ma avrebbe dovuto fare tutto lei, così dopo essersi schiarito la voce con due colpi di tosse possenti disse:

"Marie, immagino come tu ti senta, la faccenda è molto complessa per potertela spiegare, quindi cercherò di farlo come meglio posso, ora quindi, ascoltami"

Prese fiato e nel mentre la ragazza disse ad Alex:

"Sì"

"Comincerei col dire che il mondo, il pianeta terra e l'umanità scomparirà a breve, forse ha giusto un anno di vita o meno ancora" immediatamente gli occhi di Marie si spalancarono e il voltò impallidì a sentire questa profezia del giorno del giudizio, sembrava che tutte le profezie Maya e Nostradamus avessero ragione nonostante la scienza smentisse, pensò che qualcosa di vero c'era dietro, ma tutto quello che girava attorno era molto più complesso di qualche sciocca profezia terrestre, dietro tutto questo girava un complotto alieno che non poteva esser spiegato a parole nemmeno da Alex.

"Tranquilla Marie, l'umanità non scomparirà, sopravviverà, ma non tutta; ora mi spiego meglio; devi sapere che una razza aliena riunita in un organizzazion chiamata: Tree of Life, ha fatto partire il progetto Human Life, con la quale il giorno prima della fine del mondo verranno trasportate 50 donne dalla terra in un pianeta abitale quanto la terra o forse anche più abitabile" Alex stava per continuare quando Marie chiese:

"Io sono una di quelle donne giusto?"

Alex sorrise e continuò dicendo:

"Esattamente, però tutte voi siete in pericolo, un'altra organizzazione di nome Dimension, ovvero quelli che hai visto prima, hanno fatto partire un progetto contrario a Human Life, ovvero Dark Hole, con l'obiettivo di spazzare via ogni traccia residua delle ultime speranze umane; e quindi qui entro in scena io, sono il tuo guardiano, mi chiamo Alex e il mio compito è proteggerti anche a costo della mia stessa vita per far sì che tu possa andare nel pianeta dove tutto ricomincerà da capo, di nuovo"

La ragazza sentendo l'ultima parola non riuscì a crederci e chiese subito scioccata:

"Cosa vuol dire di nuovo?"

"Questa è gia la quinta o sesta volta che l'umanità si ritrova a giungere alla fine della sua esistenza, solo che le prime tre volte non c'è mai stata di mezzo l'organizzazione Dimension, il compito dei guardiani è qualcosa che viene tramandato di generazione in generazione a poche persone scelte per prepararsi ad un eventuale fine, non è mai segnata con una data precisa questa fine, quindi bisogna esser sempre pronti militarmente a questo genere di operazioni, capisci?"

"Sì...credo" disse timidamente Marie, Alex invece proseguì con la spiegazione e concluse dicendo:

"Alex: ci sono ancora un paio di cose che devi sapere, riguarda quello che ti è successo poco fa: Quelli non erano umani come avrai già intuito, erano alieni, come ti ho detto prima dell'organizzazione Dimension, sono famosi perchè riescono a controllorare lo spazio, creando varchi dimensionali all'interno di varchi dimensionali, un po' come una bolla gigante dove solo chi è scelto può entrarci, per fartelo capire ancora meglio, hanno ricreato una parte della città dentro una cupola, infatti non c'era nessuno all'infuori di te e gli alieni proprio perchè non poteva entrare nessuno; di conseguenza le persone che si avvicinavano a quella cupola creata non ci entravano ma ci passavano attraverso senza minimamente entrare a contatto con l'altra dimensione creata, nessuno si è accorto di niente, tranne me, io posso vedere quando si creano delle dimensioni all'interno di questo mondo e posso entrarci a mio piacimento, e così ti ho salvato"

Marie ora capì tutto, dal perchè non c'era nessuno ad aiutarla e come mai gli alieni sembravano tanti stupiti nel vedere che Alex era presente sul luogo; probabilmente avevano intuito che fosse un guardiano sin dall'inizio.

Alex chiuse la sua discussione spiegando un'ultima cosa alla povera Marie.

"Immagino che ora questa cosa non ti piacerà, ma devi comunque saperla; siccome io son il tuo guardiano io e te ora dobbiamo stare sempre uno vicino all'altro, il più possibile fino al giorno prestabilito, so a cosa stai pensando, come è possibile stare sempre insieme se l'unico posto dove ci incontriamo è a scuola? Infatti tu ora vivrai a casa mia"

Questa cosa lasciò Marie sbigottita e incapace di accettare tutto quello che stava succedendo, ma il peggio non era ancora arrivato

"Mi spiace ordini superiori, visto l'ultimo attacco ho capito che non sei un bersaglio indifferente, devi sapere che Dimension non ha ancora scoperto tutte e 50 le donne e il progetto è cominciato da poco, quindi tu sarai tra i primi dieci obiettivi trovati quindi è chiaro che gran parte delle forze si concetreranno su di te e le altre sparse nel mondo"

Marie prese coraggio una volta tanto nella sua vita e cominciò a chiedere in modo anche un po' prepotente e aggressivo

"Tu, ti aspetti veramente che io ti creda? Che io rinunci alla mia vita per vivere con te, uno sconosciuto? Perchè mai dovrei crederti?"

Alex abbassò lo sguardo e disse:

"Purtroppo, non si può tornare indietro, entro le 19.00 di questa sera i tuoi genitori si saranno dimenticati chi tu sia e ti ritroverai senza una casa, ti consiglio entro quell'ora di aver già fatto i bagagli"

Marie a quel punto si senti mancare, ma riprendendo le forze subito chiese con altrettanta foga:

"Perchè?"

"Non sono miei comandi, son tutte le mosse che sta facendo Tree of Life per favorire la tua sopravvivenza, ti rendi conto che potrebbero prendere in ostaggio i tuoi cari e coinvolgere pure loro?"

"Che cosa cambierebbe, tanto ormai tutta l'um..." la ragazza stava per dire qualcosa che non andava detto, a quel punto Alex mise una mano davanti alla bocca di Marie facendola ammutolire e disse:

"Sei pazza, anche se ora in questa strada non c'è nessuno se qualcuno ti sentisse chissà cosa accadrebbe, devi capire che solo io, te, Tree of Life e purtroppo pure Dimension sanno di tutta questa storia"

Marie si accasciò a terra, il suo intero mondo fantastico fatto di bei ricordi e bei momenti stava per svanire in un attimo e chiese quasi in lacrime:

"Alex...perchè proprio io?"

Alex sospirando aiutò Marie a rialzarsi e disse:

"Tu sei una delle 50 donne con la maggior potenza spirituale su questo pianeta, non posso ben spiegarti ora a cosa serva, siamo ormai quasi giunti a scuola non farei in tempo, posso solo dirti che ci servono delle donne con queste caratteristiche e tu sei una di quelle, immagino tu non te ne sia mai accorta del tuo potere latente, ma presto lo scoprirai"

Arrivati davanti all'edificio scolastico Alex diede un foglietto a Marie con scritto un indirizzo, era l'indirizzo di casa dove abitava Alex, era nella periferia della città dove abitavano tutti e due, Beria.

"Tieni Marie, questo è l'indirizzo dove abito io, ti aspetto per cena o anche prima, stasera si mangia minestra"

Marie si era davvero ritrovata tra le mani qualcosa di troppo grande da gestire.

Stava per entrare dentro l'edificio scolastico, Alex notò che il volto di Marie era sempre più pieno di preoccupazioni, cercò qualche parola rassicurante, ma capì che non c'era modo per rassicurarla, quindi in quel momento anche se non era il caso, anche se non sembrava la persona adatta a cui dire una cosa del genere, prese la spalla di Marie e avvicinandosi al suo orecchio sussurrò:

"Mi spiace, Marie, ma non si può più tornare indietro".






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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3: Non ho Fame ***


CAPITOLO 3: Non ho fame


Le ore a scuola passarono lentamente, Marie passò tutte le ore a pensare e a ripensare alle parole di Alex e chiedersi se questo fosse solo un sogno o se tutto il mondo stava per davvero per crollarle addosso; rimaneva pensierosa su quella sedia davanti al banco a pensare e pensare, comprese che era inutile stare attenti ad una sciocca lezione scolastica quando era diventata una delle poche prescelte a portar avanti il genere umano, sempre se le parole del ragazzo erano fondate su verità, in pochissime ore capì che si trovava in un bivio e che le scelte erano solo quelle, non si poteva tornare indietro, lo disse pure Alex.

Alex quelle ore di scuola le passò come le passava ogni giorno ovvero serenamente e allegramente, all'interno della classe Alex non aveva molti amici, ma non passava mai inosservato soprattutto per il suo modo di rispondere alle domande dei professori che lo rendevano un misto tra un secchione ed un burlone, però quel giorno pure lui si sentiva turbato, alla fine il mondo entro un anno sarebbe giunto al termine e la sua preoccupazione principale per ora era difendere una ragazza da tutte le minacce che le si presenteranno davanti; Alex capì che ora il fardello che lui e la sua spada si dovevano portare dietro si stava facendo più grosso, non doveva più proteggere solo la sua anima, ma pure quella di Marie.


Finita la scuola Marie tornò a casa non molto serenamente, una volta salutate le sue amiche si diresse verso un appartamento in centro città, a quasi un chilometro dalla scuola; avrebbe passato l'ultimo giorno con i suoi genitori, o forse no.

Tutto questo le sembrava troppo strano, non ci poteva credere che una ragazza come lei, tanto timida che non si era mai presa molte responsabilità vivendo sempre cullata dagli altri si ritrovava a dover cambiare, casa e tra non molto pure vita, ma d'altronde chi non la biasimerebbe, credo che a nessuno piacerebbe sapere che sei conteso tra due razze aliene, una che voglia eliminarti e una salvarti e per questo motivo dovrai distruggere l'intero castello di sogni che ti eri fatta per cominciarne uno da capo.

Camminava sempre più a fatica, la sua mente vagava mostrando le immagini più strane possibili, il fiato era pesante e mollava sospiri sconnessi ogni secondo, il battito cardiaco era accelerato come quando si è arrivati a un punto di tensione incredibile, i suoi occhi sembravano far uscire lacrime ogni secondo, ma non ci riusciva ancora.

Arrivata a casa Marie fu accolto da un abbraccio della madre

"Marie, finalmente sei arrivata, è quasi pronto vai pure a cambiarti intanto"

Marie non sapeva cosa rispondere, ma siccome era ancora morsa dal dubbio preferì sperare e far finta che niente di male stava per succedere e così sorridendo disse:

"Sì mamma"

Entro nella sua piccola camera, la stessa camera dove passò ore a studiare, passò ore a leggere, passò ore in malattia, passò notti intere, probabilmente sul ciglio di quel letto i suoi genitori le raccontavano favole quand'era piccola, e quando divenne grande questo sparì ma l'amore dei genitori non era mai scomparso e le tracce permanenti si riflettevano in tutta la stanza piena di foto e ricordi belli insieme alla famiglia.

Dopo essersi riposata due minuti sul letto, si tolse i panni sudati da tutte le emozioni folgoranti che ha subito in una mattinata tra combattimenti e notizie scioccanti.

Mangiò per l'ultima volta con i suoi genitori; quel giorno a pranzo mangiò pasta al ragù, un piatto che lei amava, sembrava che tutto fosse pianificato per un addio che la riempisse di bei ricordi, stava già per piangere sul piatto, era silenziosa e lo stesso silenzio fece insospettire i genitori, il padre subito chiese:

"Marie, piccola di papà, com'è andata oggi a scuola?"

"Bene, la professoressa di matematica ha consegnato il compito della settimana scorsa, ho preso 9 di nuovo"

Il padre subito si mise a ridere e disse:

"Brava tesoro, sei l'orgoglio di tuo padre"

Tutte queste frasi fatte suonavano strane a Marie come se non avrebbe più potute sentirle; più passavano le ore più i dubbi aumentavano e più le pareti sembravano stringersi intorno a lei fino a scomparire.

Marie cominciò a sentire che stava sudando dalla fronte, la tensione mista ai vapori emessi dalla pasta ancora calda la stavano facendo andare fuori di sè.

Finito il pranzo Marie non sapendo cosa fare o cosa dire ai propri genitori decise di rinchiudersi in camera aspettando l'ora fatidica.


Marie nacque nella stessa città dove vive, da sempre i suoi genitori cercarono di creare l'ambiente più confortevole per il suo sviluppo intellettuale, sua madre lavorava e suo padre si conobbero all'università entrambi studiavano economia e commercio, hanno da sempre vissuto in quell'appartamento al piano zero in centro città, un appartamento abbastanza grande, un trilocale; anche se con il lavoro che facevano potevano permettersi una villa in periferia non si sono mai voluti trasferire.

Marie da piccola imparò già all'età di 4 anni a leggere, e a 5 sapeva già scrivere; non parlava molto da piccola infatti ci impiegò abbastanza per imparare a parlare, la sua prima parola fu mamma e la disse a 1 anno e mezzo.

Pian piano arricchì il suo vocabolario man mano che ascoltava quello che la gente diceva.

Appena arrivata alle elementari fu presentata alle maestre come una bambina prodigio, aveva il cervello di uno studente di quarta elementare in un corpo da prima elementare.

Non era mai stata brava nell'attività fisica, tranne che nel lancio del giavellotto, arte che imparo quando entrò alle medie; quello fu il suo momento di sviluppo maggiore infatti oltre che arricchirsi culturalmente si fece delle amicizie più stabili e capì quale era il suo cammino, la ragazzina voleva fare la ricercatrice in campo biologico.

Il suo ingresso alle superiori fu clamoroso, già alla pagella del primo quadrimestre aveva tutti 9 e 10, divenne da subito il fiore all'occhiello della scuola, ma poco conosciuta dagli altri studenti vista la sua timidezza e riservatezza, un'alunna di cui vantarsi di avere.

Dietro tutto questo c'erano le pressioni dei genitori che seppur concessivi in realtà la guidavano in tutte le sue scelte creando il figlio che ogni genitore vorrebbe, ubbidiente ed efficiente.

Fin da piccola Marie per colpa del suo cervello sviluppato dovette sopportare il peso di portar avanti il buon nome della famiglia e l'orgoglio dei genitori; un fardello enorme per una ragazza come lei.

Ormai erano quasi le 17.30

Si fece una chiacchierata con i genitori tanto per vedere se c'era già qualcosa che stava cambiando, parlò prima con sua madre, parlarono di cosa avrebbero potuto fare nel weekend; mentre con il padre parlarono di scuola e di biologia due argomenti che piacevano ad entrambi, in realtà a Marie piaceva parlare solo del secondo, nonostante fosse tanto dedita allo studio non vedeva l'ora che ci fosse un'occasione per stare a casa da quelle mura quadrate e grigie cemento che era la scuola.

Arrivata l'ora decisiva, anche se non credeva ancora nelle parole del ragazzo fece i bagagli.

Mise in valigia solo l'essenziale, pensandola ad un avventura si portò dietro alcuni medicinali che prese di nascosto dal bagno; vari elettrodomestici, tutti i suoi vestiti, tutti gli arredamenti in camera soprattutto i ricordi che aveva più a cuore ed alla fine un ciondolo che le fu regalato da sua nonna in punto di morte nel letto d'ospedale; sua nonna insistette per farlgielo avere e portarlo sempre con sè quando le cose si mettevano male per lei.

Così mettendosi davanti allo specchio si mise il ciondolo a forma di varie ellissi incrociate con al centro una pietra color blu scuro e guardandosi allo specchio in quella stanza, in quella casa un ultima volta disse:

"Nei momenti peggiori devo ricorcardmi che avrò questo, grazie Nonna"

Ed ecco che l'orologio del suo cellulare segnarono le 19.00 così lei scese con due borsoni pieni di oggetti suoi che si portava sulle spalle, uscì di casa di soppiatto, ma proprio una votla arrivata alla porta fu beccata dal suo ormai non più padre che urlò a gran voce:

"Ferma ragazzina!"

Un brivido scese lungo la schiena di Marie, si sentiva in pericolo, le cadde uno dei due borsoni, ma il suo padre continuò dicendo:

"Chi sei? Dove credi di andare?"

Marie non ci credeva, era successo per davvero alla fine, lei scoppiò a piangere e aprendo velocemente la porta e riprendendo il bagaglio cominciò a correre nel buio di quel giorno di Gennaio tra le strade luminose della città.

Piangeva e correva, continuava a piangere e a correre, tutta la sua vita passata era stata ormai cancellata, le uniche persone che le hanno sempre voluto bene e protetta fin dalla nascita ormai era come se non esistessero più, cosa le restava a quella semplice ragazza di città, niente ormai, non c'era niente per cui continuare a vivere; ma trovandosi senza casa e un posto caldo capì che i suoi piedi istintivamente avevano cominciato già a correre in direzione della casa di Alex.

Corse come non aveva mai corso in vita sua, sembrava che il fiato non finisse mai nonostante le lacrime e i sospiri continui, prese il foglietto che aveva ancora in tasca, lesse l'indirizzo, sporcando pure il foglietto con una lacrima e si diresse verso la casa di Alex.


Quando il destino decide di strapparti tutto ciò che hai faticato per ottennere in un solo giorno l'anima riceve una forza incredibile, ogni castello che viene distrutto tende a venir ricostruito in maniera ancora più bella.


Le strade buie di certo non la aiutavano, i cartelli delle vie erano a malapena leggibili, anche perchè la sua vista si stava annebbiando viste le lacrime che non volevano smettere di scendere.

La gente che vedeva la ragazza con due borsoni pesanti correre facendo sventolare i suoi capelli, non sapevano cosa dire, la osservavano e basta, nessuno la aiutava, nessuno si fermava per chiedere cosa succedesse, sembrava che a nessuno importasse cosa stesse per succedere all'intero mondo. Tutti preferivano vivere la loro giornata tra noie e divertimenti, mentre Marie si ritrovava addosso l'intero fardello del destino umano.

Arrivata davanti alla residenza in periferia di Alex che si scoprì esser una casa a due piani molto ben messa bussò con non molta forza.

Era stanca dal tragitto fatto per lo più correndo, appoggiò a terra i due borsoni e si sedette a terra davanti alla porta.

Nessuno aveva ancora aperto la porta e lei aspettava guardando il cielo, fino a quando si sentirono le chiavi girarsi dentro la porta e finalmente quella porta color verde scuro si aprì mostrando la figura di Alex vestito in tuta con un grembiule addosso che preparava la cena.

Tra i due ci fu un rapido scambio di sguardi. Di seguito Alex sorrise, prese in braccio Marie e la appoggiò sul divano comodo e morbido in salotto, poi prese i suoi due borsoni e li mise vicino al divano dove Marie cominciò a riprendere fiato.

Nessuno dei due aveva ancora parlato.

Dal salotto Marie riuscì a vedere la cucina e vide che in tavola c'erano due piatti di minestra già pronti.

Alla fine tutto era andato come Alex aveva predetto, niente aveva potuto cambiare il corso degli eventi.

Marie dopo aver ripreso fiato cominciò a piangere di nuovo, ma non forte come prima, molto di più.

Alex con passo lento si avvicinò alla ragazza, si sedette sul divano dove lei era distesa, in quello spazio residuo molto piccolo. Furono pochi istanti, Alex prese tra le sue braccia Marie e la abbracciò con delicatezza, mostrando un lato da Guardiano non solo combattivo, ma molto di più, un protettore in tutti i sensi.

Marie si calmò e abbracciò pure lei Alex, il ragazzo che l'aveva salvata dalla morte dopo che pure lei salvò lui dalla morte in quell'incidente di metà Dicembre.

Nessuno dei due ancora parlò, preferirono entrambi rimanere in silenzio; fino a quando Alex non disse:

"Mi spiace Marie, ma non si può più tornare indietro".

"Lo so"

Alex continuò dicendo:

"Vieni a mangiare?"

Marie si era calmata definitivamente, ma dentro di lei non lo era ancora, anche se ora era al sicuro sapeva che questo era solo l'inizio.

"Non ho fame"


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