PROLOGO
2012,
l'intera umanità
sta per arrivare al collasso della sua epoca, una razza aliena, detta
organizzazione Tree of Life, che ha ideato il programma Human Life,
con lo scopo di salvare l'umanità: 50 donne verranno
trasportate
dalla terra per poter cominciare una nuova vita, su un pianeta con le
stesse condizioni fisiche e biologiche della terra.
Un'altra
razza aliena,
associata nell'organizzazione Dimension è contraria al
progetto
Human Life, così creò il progetto Dark Hole, con
l'obiettivo di
rintracciare le donne prescelte ed ucciderle con ogni mezzo.
Tree
of Life, è un
organizzazione tanto agguerita quanto la seconda, ma dispone di meno
mezzi, per quanto siano forse necessari a vincere questa guerra.
Un
ugual numero di
esperti combattenti mercenari provenienti da altri pianeti son giunti
sulla terra per proteggere queste donne; tutti valorosi guerrieri
nelle loro arti di combattimento predilette, questi guerrieri vengono
chiamati semplicemente Guardiani.
Il
conto alla rovescia
per la fine del mondo è cominciato, tutte le pedine sono
schierate e
la luce ed il buio giocano le loro carte al meglio per proteggere il
destino dell'umanità.
CAPITOLO
1: Sono il tuo
Guardiano
Capelli
che nel freddo
mattino di Gennaio si muovono a ritmo rapido, passi goffi quasi
disperati,
il
fiato comincia a farsi
pesante, la fuga è fallita pure nell'ennesima strada
desolata:
"Aiuto,
c'è
nessuno?" gridava a gran voce la fanciulla con il suo zaino in
spalla mentre si stava dirigendo verso scuola.
Ormai
era stremata, le
gambe non reggevano più, sembrava che le vie fossero sempre
più
lunghe senza rifugi o scorciatoie, era la fine e questo le fu ben
chiaro quando sbadatamente riuscì ad inciampare e finire a
terra.
E
fu proprio in quel
momento che si ritrovò circondata da cinque tizi loschi, che
la
stavano inseguendo, vestiti in abiti eleganti che però
nascondevano
un volto non umano, quasi alieno o demoniaco.
"Questo
è il mio
capolinea" pensò la ragazza mentre era con le ginocchia a
terra, tentando di rialzarsi invano ormai.
Si
chiamava Marie, una
ragazza molto timida che frequentava il terzo anno delle scuole
superiori in una città pianeggiante in Italia, una
città che non
era enorme ma nemmeno piccola, un posto che a lei non è mai
piaciuto, un posto che i piedi della cara Marie non sopportava
calpestare; aveva dei cappelli arancioni lunghi, un fisico snello,
non molto atletica e un viso tenero e docile che esprimeva tutto
ciò
che di più buono c'era in lei.
Uno
dei tipacci disse a
gran voce per richiamare l'attenzione degli altri membri:
"Ora
che l'abbiamo
presa finalmente, come la uccidiamo?" subito la sua domanda fece
partire una roulette di fantasie perverse e sanguinolente
"Stupriamola
e poi
sgozziamola" disse uno di loro
"Squartiamola
con un
coltello" aggiunse un altro
"Mangiamola
viva"
Marie dopo aver sentito questa frase mollò due urli
sconnessi per la
paura che provava al solo pensiero di tutte le orribili torture che
avrebbe dovuto subire.
L'ultimo
di loro, il più
rozzo e brutale disse:
"Finiamola
nella
vecchia maniera, calci e pugni" tutti gli altri in coro ridendo
incitarono a gran voce l'inizio della tortura a morte
prestabilità.
Marie
prima che questi
cominciassero si chiedeva, perchè nessuno stesse passando,
come mai
era sola in piena mattina difatti quella strada che prendeva ogni
mattina era sempre trafficata da studenti e non solo.
Cominciò
a credere che
tutto fosse un sogno, ma quando dai suoi occhi scese una lacrima e
uno di loro diede uno schiaffo in faccia a Marie dicendo:
"Piangi
ancora rende
il tutto più divertente" capì che non era un
sogno, era la sua
orribile fine, chiuse gli occhi velocemente per non vedere quello che
le stava succedendo attorno o che sarebbe cominciato a breve.
Da
dietro, dove Marie
aveva lasciato i passi mentre fuggiva apparve un ragazzo con lo zaino
in spalla che andava a scuola fischiettando una canzone che ascoltava
attraverso gli auricolari che uscivano dalla tasca del suo giubbotto
enorme con il colletto alto, tutto color verde scuro.
Un
ragazzo piuttosto
sereno, capelli medio corti tenuti a caso, mai pettinati forse,
corporatura stabile sulla media statura con due occhi marroni accesi
che però apparivano quasi spenti, come se apparissero
annoiati,
quasi stanchi, o forse solo sereni.
Il
ragazzo si avvicinò
alla scena senza nemmeno fregarsene di quello che stava succedendo,
Marie lo guardò e lo riconobbe, era il ragazzo che aveva
salvato
chiamando l'ambulanza e portandolo in ospedale quando fu preso sotto
da una macchina, lei da dopo il salvataggio non seppe più
niente del
ragazzo, lo pensava morto ormai, ma vederlo lì in piedi
nonostante
le gravi ferite dovute al impatto non indifferente che aveva subito;
creò in Marie un senso di inquietudine che si sommava a
ciò che le
stava per accadere; anche se in un certo senso vedere arrivare un
altro ragazzo della sua età la fece sentire rassicurata
seppur poco.
Il
ragazzo passò affianco
a uno dei tipi loschi, il quale subito tese il braccio in avanti
impedendogli di passare.
Ci
fu uno scambio di
sguardi tra i due, subito l'aggressore disse:
"Dove
credi di andare
ragazzino?" sembrava un po' teso, e così pure i suoi
compagni;
e questo lo osservò pure lui guardando gli altri e il loro
sguardo
misto di stupore e paura.
"Chi
diavolo sei?
Come hai fatto entrare?" Il ragazzo ancora non rispose, aveva il
braccio davanti a lui che non si spostava di un centimetro, non
sembrava che quella presenza lo infastidisse più di tanto; i
suoi
auricolari facevano fuoriuscire la musica; finchè il braccio
davanti
a lui si spostò sui suoi auricolari che furono tolti con
violenza e
strappati; gesto che non fece smuovere il ragazzo di un centimetro.
"Allora
mi vuoi
rispondere ora sì o no?" il ragazzo a quel punto tenendo
ancora
le mani in tasca ma riscaldandole forse per via del freddo decise di
aprire bocca, e guardando Marie che si trovava a terra disse:
"Che
state facendo
qua?" esclamò con voce tiepida guardandolo in maniera
temeraria, l'aggressore rispose ridendo:
"Non
so come tua
abbia fatto ad entrare, ma il capo mi ha detto di eliminare
l'obiettivo e testimoni che potrebbero compromettere l'operazione,
quindi ora eliminerò la ragazza e poi elimineremo te,
bamboccio".
Il
ragazzo rimase
taciturno, mollò un breve sbadiglio e di seguito chiese:
"Così...volte
uccidere questa ragazza e poi me?"
"Esatto,
ora stai
zitto e mettiti da parte dopo toccherà a te" disse
scoppiando a
ridere.
A
quel punto il ragazzo
senza aggiungere una parola posò a terra lo zaino sedendosi
a
terra e mostrando le
spalle al nemico, poi si rimise eretto in piedi e si mise faccia a
faccia con il tipo losco, il ragazzo era più basso e la
testa
arrivava circa al mento dell'altro che appariva abbastanza alto,
forse sui due metri addirittura.
Ci
fu un momento di
silenzio, che fu interrotto dal rumore del pugno del ragazzo che
colpì sotto il mento del suo bersaglio che cadde a terra
sbattendo
la testa e facendo un paio di capriole all'indietro dovute alla
potenza dell'urto.
Gli
altri quattri e Marie
rimasero increduli di fronte allo spettacolo, ma mentre loro
cominciavano a prepararsi per punire il ragazzo per il suo gesto
incoscente, Marie sentiva nel suo cuore la speranza di salvezza
rinascere.
Il
ragazzo disse con voce
tiepida:
"Sapete
stamattina mi
son alzato, mi son cambiato, lavato e prima di uscire di casa ho
bevuto un bicchiere di latte e mi son detto: accidenti che bella
giornata, quasi quasi oggi mi faccio la strada a piedi invece di
andare in bici, anche se in realtà faceva freddo, io cerco
sempre di
essere positivo per cercare anche a volte di illudermi e creare dei
miei mondi nella mia mente, a votle questa positività porta
a
cambiare la realtà che mi circonda facendo diventare la
giornata
davvero bella come volevo fosse; ma quando mi metto in contraddizione
e me ne accorgo finisce che comincio a innervosirmi, mi spiace, ho
dovuto pure incontrare dei bastardi come voi, questo è il
mio giorno
sfortunato, ma voi siete nella mia stessa barca ora!"
Il
ragazzo finito il suo
monologo balzò contro il nemico che aveva appena steso e
mentre
tentava di rialzarsi, lui gli piantò una scarpata in piena
faccia
mentre atterrava dal salto da campione appena compiuto.
Due
dei nemici si
accanirono contro il ragazzo tentando uno di sferrargli un pugno,
senza dar troppa importanza si diede una spinta in avanti piegando il
busto e afferrando le spalle dei due li spinse a terra con forza
facendogli sbattere e concluse mettendosi in ginocchio e piazzandogli
un cazzotto dritto sulla faccia dei due le quali teste sprofondarono
lievemente nel cemento dalla potenza d'urto.
Il
quarto del gruppo, che
ormai sembrava aver spostato il bersaglio primario da Marie al
ragazzo, si gettò contro di lui tentando di sorprenderlo con
un
calcio che fu magistralmente parato, di seguito il nemico
compì una
serie di acrobazie composte da molti calci, uno dietro l'altro, ma
sembrava che niente riuscisse a colpire il ragazzo, ad un certo punto
uno dei calci fu tirato troppo alto e quando lo parò lui si
gettò
in avanti contro il nemico facendolo rebaltare.
Stava
per cadere quando il
ragazzo lo prese per l'abito nero elegante che indossava e lo
lanciò
contro la muraglia di una casa creando una serie di crepe sul muro di
mattoni.
Il
quinto e ultimo tentò
di usare il coltello sferrando una serie di fendenti che furono
schivati quasi a occhi chiusi, il ragazzo riuscì a pizzare
un calcio
nell'addome facendo spostare il nemico all'indietro, che prese in
osataggio la ragazza con il coltello e puntandolo alla gola disse:
"T-tu
ragazzo, fatti
catturare o uccido la ragazza" lui non rispose senza aprire
bocca fece un movimento rapido mettendo la mano in tasca ed
estraendola tirando fuori una pistola, una revolver e sparando un
colpò che centro in piena fronte il nemico, senza lasciarli
nemmeno
il tempo di accorgresi della morte in arrivo.
Marie
a quel punto si
rialzò, era salva stava per andare dal suo salvatore per
ringraziarlo quando il primo tizio steso dal giovane disse ancora a
terra quasi senza vita:
"Unità
2 e 3 venite
fuori, è un'emergenza"
Dall'angolo
della via e
dagli alberi vennero fuori circa dieci uomini armati di spade e
coltelli, vestiti come i loro colleghi, subito il ragazzo diede uno
spintone a Marie facendola cadere e disse:
"Tu
restà giù e
osserva"
Marie
non disse niente
indietreggiò mettendosi al lato del marciapiede aspettando
che il
ragazzo finisse il suo lavoro.
Uno
dei tanti uomini,
forse il capo di loro disse:
"Figliuolo,
chiunque
tu sia ti consiglio di non interferire con le operazioni
dell'organizzazione Dimension"
Il
ragazzo scoppiò a
ridere e disse:
"Così
voi siete
della Dimension? Qualcosa mi pareva strano, non sembravate umani, a
quanto pare troppa gente oggi è sfortunata"
"Ti
consiglio di far
meno lo sbruffone, ora dicci, chi diavolo sei?"
Si
creò un ulteriore
silenzio nel campo di battaglia, fino a quando il giovane non disse:
"Chi
sono io? Questa
è la domanda? Non è facilissimo rispondere,
nemmeno io ho ben
capito chi sono, so solo due cose, chi mi conosce mi chiama Alex, la
seconda cosa che so di me è che..."
prima
di concludere si
tolse l'ingombrante giubbotto e mostrando dei vestiti molto casual e
sportivi che non si abbinavano affatti con la cintura nera di pella
che serviva per sorreggere una katana in legno da allenamento,
concluse dicendo:
"sono
il Guardiano di
questa ragazza"
Gli
occhi di Marie si
acceserò increduli alle parole di Alex, mentre il resto del
gruppo
nemico cominciò a sferrare l'attacco finale.
Alex,
con un rapido
movimento estrasse la katana e dando due rapidi fendenti
eliminò i
primi due nemci che tentarono l'assalto, di seguito parò i
colpi di
uno e respingendolo ebbe il tempo per colpire uno che arrivava da
dietro per poi riprendere con un calcio girale che si piantò
sul
viso del nemico cui precedentemente aveva parato il colpo; un altro
nemico tentò di abbattere il ragazzo da dietro, ma lui si
chinò in
avanti e buttandosi a terra diede un doppio calcio alle caviglie del
nemico, con le mani si diede lo slancio per rimettersi in piedi e
dare un fendente girale sul volto del nemico che si era ritrovato in
ginocchio.
Erano
ormai rimasti solo
in sei, tre di loro tentarono un attacco combinato, ma Alex diede un
fendente talmente forte da creare un onda d'aria che spazzo via i
nemici in varie direzioni, di seguito ci fu un altro attacco
combinato ai lati; Alex diede ad uno un colpo col manico della spada
mentre l'altro si ritrovò la lama della katana conficcata
sulla
gola, una volta spazzato via il nemico dalla spada con un calcio,
decise di metter fine alla vita pure del nemico stordito poco prima
dandogli un fendente in pieno volto.
Rimasto
solo il capo in
piedi tra di loro che non aveva ancora fatto la prima mossa;
così
Alex con un rapido scatto lo prese per la gola e appoggiandolo
violentmente al muro gli disse:
"Torna
a casa e
racconta che se vogliono toccare la n°21 devono passare su di
me"
Detto
questo il nemico si
diede alla fuga scomparendo in un vortice melmoso che apparve dal
nulla.
Alex
rimise la spada nella
cinta, ma questa volta la nascose sotto la maglia a maniche lunghe
che indossava e sotto i jeans, si rimise il giubbotto, prese un
fazzoletto e si pulì il volto dal sangue che era schizzato
quando
aveva ucciso due dei nemici, e porgendo un fazzoletto pure a Marie
che si era sporcata del sangue del nemico che l'ha presa come
ostaggio chiese:
"Tutto
a posto?"
Marie
non capì come mai
il ragazzo porgeva un fazzoletto e così Alex senza dire
niente
decise di pulire lui il volto di lei e disse:
"Sangue,
ancora caldo
oltretutto, la battaglia è durata davvero poco, tutto a
posto?"
Marie
decise di far
sentire la sua voce e disse:
"S-sto
bene, grazie"
Alex
porse la mano alla
ragazza perchè si rimettese in piedi e aggiunse:
"Alex:
è stato solo
un sogno, ma non come lo intendi tu"
All'improvviso
intorno
alla strada dove i due si trovavano si crearono delle crepe nello
spazio e caddero tanti piccoli pezzi luminosi, dopo pochi secondi
cominciarono ad apparire dalle strade ragazzi e ragazze che si
dirigevano verso scuola. Uno scenario quotidiano che però
agli occhi
dell'innocente Marie apparve come qualcosa di troppo strano per
essere reale.
Alex
notando lo sguardo
preoccupato di Marie disse:
"Andiamo
a scuola,
credo che io ti debbe spiegare molte cose" concluse mentre si
riprendeva lo zaino che aveva appoggiato a terra.
I
due camminarono con
calma verso la scuola, lui era sereno, mentre lei non capiva cosa
succedeva, soprattutto quando guardando per strada notò che
corpi
svenuti o morto e macchie di sangue erano sparite nel nulla lasciando
spazio al solito asfalto grigio e triste.
Marie
non lo sapeva ma
quello era l'inizio della fine dei suoi giorni comuni.
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