Al cuor NON si comanda...

di Valu Valonsa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo :) ***
Capitolo 2: *** Capitolo Uno :) ***
Capitolo 3: *** Capitolo due :) ***
Capitolo 4: *** Capitolo trè :) ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro :) ***
Capitolo 6: *** Capitolo Cinque :) ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei :) ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette :) ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto :) ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove :) ***
Capitolo 11: *** Capitolo dieci :) ***
Capitolo 12: *** Capitolo undici :) ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodici :) ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredici :) ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordici :) ***
Capitolo 16: *** Capitolo quindici :) ***
Capitolo 17: *** Capitolo sedici :) ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciassette :) ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciotto :) ***
Capitolo 20: *** Capitolo diciannove :) ***
Capitolo 21: *** Epilogo :) ***



Capitolo 1
*** Prologo :) ***


Era arrivato il momento di dimenticare definitivamente tutto.


Tutto quello che per me era stato di vitale importanza.


Luis.


Un uomo che avevo amato per 3 anni.


Uno stronzo che aveva impiegato un secondo a distruggere tutto.


Quello però era il momento della rinascita.


La mia. 


: D

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Capitolo 2
*** Capitolo Uno :) ***


Era una mattina di ottobre di un anno e mezzo fa,quando quel lurido pezzo di melma aveva rovinato tutto.
Ero uscita di casa per andare dai miei genitori,che mi avevano invitata a fare colazione con tutta la famiglia al gran completo, per festeggiare il ritorno ufficiale di babbo. Non era lontano da casa nostra,cioè quella che dividevo con Luis,il verme e anche se non amavo camminare con il gelo quella mattina mi sentì stranamente felice.L’aria fredda mi accolse subito tra le sue braccia cullandomi per tutto il tragitto.Dopo una ventina di minuti ero finalmente arrivata a casa dei miei,i quali però invece di invitarmi ad entrare mi cacciarono molto poco gentilmente da quella che,da qualche mese, non era più casa mia. La scusa erano state le pulizie primaverili improvvise.
 
“Scusami cara ma devo pulire casa…com’è che le chiamano?Ah si pulizie di primavera!”
Aveva urlato mia madre sulla porta dopo che avevo chiesto spiegazioni.
 
“Primavera? Mamma siamo in pieno inverno!”
Le avevo risposto in preda ai brividi di freddo.
 
“Cara daii suuu!Sono in ritardo rispetto al mondo intero,questo non significa che non le debba fare!”
Continuò ridendo,lanciando sguardi maliziosi verso l’interno della casa.
 
Solo allora gettai un occhio al suo abito da cameriera ed era QUEL tipo di vestito che si indossa in QUELLE situazioni.Tutto nero, succinto, attillato e trasparente che lasciava poco spazio alla fantasia. Quel pezzo di stoffa poteva risultare comodo sul pavimento di casa,ma non per pulirla!
 
“Babbo è tornato prima?”
Avevo chiesto conoscendo purtroppo già la risposta…anzi l’ovvietà fatta persona aveva solo voglia di tornare all’interno della casa.
 
“Forse,adesso però vado eh!Ti chiamo stasera…”
Disse in procinto di chiedere la porta,per poi riaprirla e aggiungere…
“Ah Isa ti vogliamo bene!”
 
Così sbattè la porta lasciandomi ancora fuori al gelo.
 
Non c’era altro da fare se non tornarmene a casa.Mi rigirai e ripercorsi il tragitto all’incontrario maledicendo me stessa per aver accettato quell’ invito, per aver un padre sempre fuori e più in generale per avere dei genitori completamente fuori dall’ordinario.
Da piccola ero felicissima ed orgogliosa dei miei che si dimostravano affetto ogni secondo della loro vita,ma crescendo quei gesti erano poi diventati troppo ingombranti per noi povere figlie.
 Non mi era mai successo,nemmeno con Luis, di avere la costante necessità di mostrare affetto e amore nei suoi confronti in ogni attimo della giornata.Non era nella mia indole fargli capire che lo amavo ogni secondo,forse perché il mio corpo aveva avvertito prima di me quanto stronzo fosse quell’essere inanimato.
Comunque durante la mia ormai poco gradita passeggiata mattutina di ritorno a casa continuavo a riflettere sui miei genitori.Con loro era impossibile parlare,presentare o anche solo menzionare qualche ragazzo che loro subito partivano a mille raccontando il loro amore.
E la storia di quando di incontrarono, s’innamorarono e si sposarono era bella solo le prima volte!
Chiedere consigli poi era fuori discussione,perché nel loro mondo fatto d’amore a tutto spiano l’unica soluzione a tutti i problemi del mondo era “esprimere i nostri sentimenti,aprire il nostro cuore”. Come,ovviamente, avevano fatto loro e così giù di nuovo a raccontare le loro avventure. Era un circolo vizioso e la situazione degenerò quando babbo iniziò a viaggiare per lavoro. Ritornava solo nei fine settimana e quello che facevano era solo donarsi amore,sia spiritualmente sia fisicamente. Fortunatamente tutto era finito la settimana scorsa quando babbo aveva ripreso il posto fisso in ufficio in città. La conseguenza fu la distribuzione settimanale di quell’amore che era concentrato solo in un fine settimana,ma a quanto sembrava era difficile riprendere il ritmo.
Concentrata in quei pensieri sulla mia famiglia molto poco normale,quando arrivai a casa non mi palesai,come era mia consuetudine fare. Avevo preso l’abitudine di avvisare quando rientravo dopo aver beccato varie volte i miei genitori nel bel mezzo di un amplesso.
Quella mattina però, per fortuna o sfortuna, il pensiero dei miei me lo impedì.Entrando spedita in quella che da tre mesi era casa nostra,avevo sentito dei rumori provenire dalla cucina e pensando che forse il verme stesse cucinando mi avviai in quella direzione.
 
“Amore sono torn-”
La frase morì in bocca,il mondo,insieme alle mie certezze, crollò in un secondo.
 
Era comodamente appoggiato alla tavola dove la sera prima avevamo cenato con i nostri amici,mentre con le mani teneva stretta a se una ragazza. La ragazza in questione altro non era se non la mia ex-migliore amica. E come nei migliori film d’autore c’era anche la beffa: era stata lei stessa,NiKy,ad avvertirmi riguardo al passato poco tranquillo di Luis.
 
“Isa non è come pensi!”
Esordì Luis staccandosi immediatamente da lei.
 
Io restavo impalata pensando che i miei genitori dicessero una marea di cazzate sull’amore e che questo stronzo che mi chiamava altro non era che la prova vivente.
 
“Pensavo fossi meno scontato in queste situazioni,visto che ci sempre stato abituato” risposi fredda avviandomi verso la camera da letto.
 
Presi dall’armadio la mia unica valigia e feci entrare tutto lì,quelle poche cose che avevo portato erano tutti lì dentro.
 
“Ti prego aspetta Isabella!”
Riprovò il bastardo trattenendomi per un braccio.
L’unica cosa che non volevo era essere toccata da quel verme schifoso.
“NON TOCCARMI!”
Gli ringhiai contro prima di colpire,con tutta la forza che mi restava, i suoi piccoli gioielli di famiglia.E vederlo a terra in preda ad un dolore atroce mi fece  sentire un po’ meglio..
Ovviamente varcata la soglia di quella maledettissima casa mi sentì male,arrivai dai miei genitori senza neanche sapere con quali forze e una volta giunta a destinazione bussai.Il sorriso di mia madre si spense subito e la voglia di cacciarmi di nuovo si dileguò,chiamò a raccolta tutta la famiglia e le mie amiche più care…anzi la mia unica amica più cara! Non parlai per giorni,piangevo piangevo e piangevo ininterrottamente e nessuno mi diceva nulla,neanche quei pazzi che chiamavo genitori,perché per loro stavo esprimendo tutti i miei sentimenti.Non ero un bello spettacolo da vedere già normalmente,ma in quello stato era anche peggio e forse fu proprio il vedermi allo specchio che mi fece svegliare un po’.Quel gran figlio di buona donna ebbe almeno il buon senso di sparire dalla circolazione,così come la troietta che gli stava appiccicata a cozza.
Ci volle molta,moltissima pazienza con me,ma dopo un mese di clausura chiamai a raccolta la mia amica Lisa e mia sorella maggiore Carla con tutta la buona volontà di tornare in carreggiata.
Tutto ciò che restava di quegli anni l’avevo chiusa in una scatola,piena di oggetti che giorno dopo giorno diventavano anonimi per me. E così dopo un anno e mezzo ero decisamente pronta a chiudere definitivamente con il passato o almeno con quel passato.
Durò un attimo e le fiamme distrussero tutto quello che era all’interno della scatola marrone e mentre i miei ricordi andavano in fumo dentro di me qualcosa rinasceva ufficialmente: la voglia di innamorarmi ancora.

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Capitolo 3
*** Capitolo due :) ***


Avevo impiegato pochissimo tempo a dimenticarlo e questo un po’ mi fece pensare che probabilmente non era vero amore,ma come diceva quella saggia donna che era mia nonna:”col senno di poi ne son piene le fosse!”   In fin dei conti io quella storia l’avevo vissuta bene,fino a quel giorno ovviamente, ero mediamente felice con lui o come diceva mia sorella: “mi ero accontentata.”  Forse non avevano tutti i torti,nessuno l’aveva visto di buon occhio fin dall’inizio,ma ovviamente la mia testardaggine mi aveva portato a volermi scontrare con tutti a difenderlo sempre…Volevo sempre andare contro la massa,anche da piccola era sempre stato così. Se mi dicevano di fare A categoricamente e automaticamente io facevo Z.  Superato il primo mese,quello davvero difficile, le cose migliorarono da sole ed iniziai a riscoprire il piacere di stare un po’ da sola, di camminare a piedi scalzi per casa,cosa che il verme odiava, mi faceva piacere addirittura scappare quando sentivo dei rumori strani nella stanza dei miei…E proprio a causa loro mi era ritornata la voglia di provarci ancora.Provare a fidarmi di qualcuno,di lasciarmi amare veramente magari iniziando piano piano,senza troppa fretta. Tutto doveva essere fatto con calma,doveva venire naturalmente come diceva sempre mamma parlando dei loro primi incontri. Sì era vero che loro forse esageravano e che molto spesso volevo scavarmi una fossa per scappare dai loro dolci teatrini,ma dall’esterno ed oggettivamente c’era solo una cosa che si poteva dire di loro: si amavano. 
Cinque mesi dopo il fattaccio decisi di uscire accompagnata da Lisa e Carla.Erano due bellezze statuarie: Lisa,dai capelli neri e gli occhi verdi, era una ragazza dolcissima,aveva il sorriso più contagioso che avessi mai conosciuto ed era intelligente da far paura.Carla invece era, come dicevo io, “una e trina”.Era un mix di sensualità, sessualità e sensibilità, tre aspetti diversi che riusciva a giostrare in maniera impeccabile sapendo quando usare uno o l’altro.Non spiccava per la perspicacia,ma faceva la sua porca bella figura. Nonostante fossero all’apparenza irragiungibili,nessuna delle due aveva la puzza sotto il naso,erano socievoli e riuscivano a conquistare tutti. Era infatti ancora un mistero come IO avessi fatto a farmi notare da Luis e quando una volta glielo chiesi la sua riposta non fu soddisfacente,anzi non ci capii nulla.
“Potevi uscire con tutte quelle che volevi stasera,perché accontentarti della media?”
Gli chiesi indicandomi.Lui sollevò per un attimo lo sguardo dal suo gelato alla panna e sorridendo rispose.

“Tu non immagini neanche l’effetto che fai sulle persone,vero?”
E senza che rispondessi mi prese la mano e mi baciò.


Ritornai alla realtà quando una mano mi spinse verso il letto della mia stanza.Lisa era venuta ad aiutarmi con l’abbigliamento,perché secondo lei io non potevo uscire con jeans e maglietta…era un oltraggio,mi aveva detto rossa in viso. Ed io pur di farla contenta acconsentì ad indossare un semplice vestito verde e delle ballerine di un colore simile.
“Lisa io ti voglio bene,ma da albero io non esco!”
Avevo detto fiera.


“Isabella anche io ti voglio bene,ma tu stasera esci con questo vestito e non discuti più ok? Brava!”
Aveva concluso lei ed io provavo una leggera paura a contraddirla quando si parlava di vestiti e cose varie.

Così vestita da albero primaverile uscìì,ovviamente la cosa positiva era che delle tre era la meno vistosa.Lisa indossava un pantaloncino blu,che lasciava scoperte uno stacco di gambe non indifferente, una maglietta nera e dei tacchi vertiginosamente alti. Carla,invece,aveva una gonna…anzi una stra-mini gonna nera,con una magliettina bianca,molto trasparente. Iniziavo seriamente a dubitare che fosse mia madre a vestirla in quello stato! Ripensandoci forse l’albero nano e in carne,coperto come una suora avrebbe attirato più attenzione del dovuto e questo non mi tranquillizzò molto,ma avevo deciso di divertirmi e l’avrei fatto. Entrammo così in un Irish pub,dove ci aspettavano altri amici di Carla. Appena entrata lo trovai accogliente e poi,se tutto andava male, potevo mimetizzarmi con l’ambiente circostante visto che tutto il locale era ricoperto di graffiti con alberi sempreverdi. Raggiungemmo subito il gruppo di amici e fui presentata,allora scoprì che Lisa li conosceva già tutti:quelle due uscivano insieme ed io ero all’oscuro di tutto!
Quante cose mi ero persa stando dietro a quel decerebrato? Oh ma mi sarei ripresa tutto con gli interessi.
La serata continuò tranquilla,certo non spiccicai una parola,ma almeno avevo constatato che i loro amici erano davvero simpatici.A metà serata ancora seduta tra Lisa e Carla stavo per scoppiare,dovevo andare in bagno o dopo tutta quell’acqua e quella granita l’avrei fatta nel bel mezzo del locale.Stavo per alzarmi quando il cameriere si avvicinò al nostro tavolo,con tre bicchieri di non so cosa.

“Questi li offrono i ragazzi al tavolo laggiù”
Disse indicando un tavolo di tre persone,di cui uno di spalle.


Erano tre ragazzi,i due girati ci salutavano con la mano mentre il terzo continuava a non guardarci. Ricambiammo il saluto con il cenno della mano,ma subito dopo scappai in bagno lasciando mia sorella e Lisa al tavolo. Anche nei bagni c’erano i disegni degli alberi e questo mi fece sorridere pensando che potevo dire di aver fatto pipì nel prato, dopo aver lavato le mani ritornai in sala dove non trovai nessuna delle due. Il tavolo era quello,ma loro non c’erano più.Chiesi al cameriere se avevano lasciato un messaggio,ma guardandomi perplesso mi chiese a quale tavolo mi riferissi.
“Al tavolo dove prima ha consegnato il messaggio dei ragazzi laggiù sotto la tele.”
Risposi scioccata,davvero non si ricordava di me?Ci aveva visto pochi minuti fa.
“Ahhh sisi hanno lasciato un messaggio,tenga!”
E così evaporò.
Aprì il pezzetto di carta e lessi:
Scusaci scusaci scusaci ma quei tre ragazzoni volevano uscire e così li abbiamo accontentati.Gli abbiamo chiesto di aspettarti ma non erano molto contenti dell’attesa,così abbiamo deciso di andare avanti.Raggiungici al bar fuori casa nostra.Baci Lisa e Carla
Erano delle piccole bastarde,avrei dovuto raggiungerle a piedi!Così presi la borsa e m’incamminai verso casa scocciata,stanca e nervosa.Dopo 20 minuti di scarpinata ero arrivata vicino casa,ero anche passata di fronte al bar,dove in effetti fuori c’erano un gruppo di ragazzi,tra i quali riconobbi la mia amica e Carla,ma preferì non entrare.Mi sarei sentita molto a disagio,come era consuetudine per me esserlo. Così continuai spediva verso casa,non facendo caso a due paia di occhi che mi fissavano in lontananza.Sana e salva mandai un messaggio alla due pazze avvisandole delle mie ottime condizioni di salute e mettendole al corrente che ero già nel letto al caldo.E dopo una doccia fredda mi misi sotto le coperte ripensando alla serata.Ero stata più o meno bene,ma sapevo che “quel più o meno bene” a loro non bastava,ma d’altronde ero abituata a sentirmi a disagio tra le persone che non conoscevo,avevo impiegato anni per stare tranquilla in compagnia di Lisa.Con il pensiero rivolto alla probabile discussione che l’indomani ci sarebbe stata mi addormentai.


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Capitolo 4
*** Capitolo trè :) ***


Più o meno un anno e mezzo dopo il tradimento mi svegliai una mattina con la voglia di bruciare quella scatola.Dalla prima uscita in quel pub erano passati altri mesi e ormai la questione Luis era ufficialmente chiusa,ma dovevo renderlo palese bruciando anche quella scatola. Non era stato difficile farlo,come già detto erano solo oggetti ormai,non avevano più nessun ricordo o valore affettivo,ma era un gesto che dovevo compiere. Quella sera stessa decisi di festeggiare alla grande ed invitai Lisa,Carla e Alberto in discoteca.Alberto era la new entry delle mie amicizie,fin da subito ci eravamo capiti al volo e da subito eravamo diventati amici.Lui mi raccontava le sue travagliate avventure con quello che da 2 mesi era il suo ragazzo ufficiale ed io gli svelavo piano piano le paure più recondite.
“Tes tu non puoi capire! E’ scomodissimo farlo in spiaggia…avevo tutta la sabbia nelle mutande!Fortuna che poi in acqua si fa meglio…”
Mi raccontò quel pomeriggio dopo che ero tornata dalla mia piccola missione.
“L’ho accontentato per lo meno adesso è felice e soddisfatto”
Sorrideva.
“Ma dimmi a te com’è andata?Volevo venire con te lo sai vero tes?”
Mi disse con gli occhi lucidi.
Sì lui voleva venire con me,ma fortunatamente l’avevo convinto a cedere alla richiesta di Luke assicurandolo che sarebbe andato tutto bene.
“Lo so che volevi venire,ma non ti devi preoccupare.Ormai è passata e non ho provato niente bruciando tutta quella roba,anzi ho deciso di andare a festeggiare.Stasera vi porto in discoteca,quindi parla con il tuo principino e digli che stasera sei mio!”
Gli avevo risposto sorridendo.


“Tranquilla l’avevo già avvisato che per stasera poteva starsene a casa buono e tranquillo.”
Mi rassicurò abbracciandomi.
Potevo quasi affermare che fosse uno dei miei migliori amici.
Per quella serata in discoteca indossai un vestitino celeste,ormai avevo smesso di chiedere consigli perché ogni volta sembravo o un’animale selvaggio o una specie particolare di albero.Capii che per farle contente bastava indossare qualche abitino ogni tanto e il gioco era fatto. Anche loro erano bellissime tutte con un vestitino:Lisa rosa,Carla bianco,mentre Alberto aveva indossato un paio di pantaloni in pelle e una maglietta con scritto:”Sono il più figo di tutti!”. A lui piaceva far impazzire di rabbia Lisa e Carla e poi ogni volta che andavamo in discoteca e succedeva raramente,indossava  vestiti molto da “truzzi”.


“Mi prendo gioco di loro teees!Non crederai mica che mi piace questa roba!”
Mi confessò la prima volta che mi porto in discoteca ed io scoppiai a ridere.

Non mi piaceva molto la musica house,ma una volta al mese era obbligatorio andare per Alberto,perché così la sua autostima aumentava a dismisura e in effetti avevo notato anche io un netto miglioramento.Vedere delle oche mezze nude strusciarsi addosso a milioni di ragazzi diversi, senza sapere nome o altro e poi cercare di dialogare senza però risultati soddisfacenti,faceva di me una persona migliore e felice.E’ forse brutto da dire,ma non potevo farci nulla se mi sentivo intelligente a discapito loro.Comuque queste pippe mentali le tenevo solo per me,anche se Alberto qualcosa l’aveva intuito.
Quella sera c’era la serata “Do you wanna bet?”,tutta dedicata a scommesse che si potevano fare tra i partecipanti,una stronzata per divertirsi in modo macabro.
Carla ci aveva abbandonato prima di entrare nel locale dicendo che doveva correre da un amico del liceo che aveva bisogno di lei,ma io avrei scommesso che correva da Stefano,il ragazzo con cui stava ormai da parecchi mesi.Era uno dei ragazzi del pub,uno di quelli che ci avevano offerto da bere,ma sinceramente non sapevo chi fosse dei tre e neanche ci tenevo a saperlo.Fatto stava che si frequentavano ufficialmente adesso e lei,a parer mio, sembrava innamorata.Secondo il restante del gruppo lo tradiva.
Pessimisti!
Avevo deciso comunque di divertirmi con o senza Carla e così presi Alberto e lo trascinai in pista,mentre Lisa subito svaniva trascinata via da un ragazzo biondo. Ci stavamo scatenando a ritmo di quella musica ripetitiva facendo movimenti scoordinati e assurdi,eravamo un caso perso questo era certo,ma con lui mi divertivo un mondo.Peccato avesse altri gusti. Mentre continuavamo a comportarci da perfetti cretini mi scontrai con qualcuno alle mie spalle,come era successo già in precedenza,ma questo qualcuno aveva in mano qualche bevanda che si era rovesciata sul retro del mio vestitino. Alzai lo sguardo solo per vedere cosa fosse caduto,ma sospirai felice notando che era acqua.
“Scusami,ero distratto e non ti avevo vista.”
Esordì il ragazzo.
Non lo degnai di uno sguardo ancora intenta a gestire il freddo dietro le mie spalle,ma analizzando la stupidaggine detta non potei stare zitta oltre.


“So che sono invisibile a molti,ma qui siamo circondati da persone come hai fatto a non vedermi?Comunque non ti preoccupare è solo acqua!Si asciugherà subito.”
Risposi accennando un sorriso nella suo direzione incontrandomi così con il suo volto.
Aveva una faccia simpatica,di quelle che appena le vedi pensi subito che vorresti essere loro amico.Alto,moro,due occhi blu e un sorriso da mozzare il fiato,non era male bisognava ammetterlo!! Mentre scrutavo la sua faccia per la prima volta e alternavo il mio sguardo tra lui e la maglietta,notai che lui continuava a fissarmi imperterrito.Aveva puntato i suoi fari blu nei miei e mi sorrideva in modo strano,come se volesse dirmi altro.
Mi dispiaceva per lui,perché io non avevo la minima idea di cosa significasse quello sguardo misterioso così sorrisi l’ultima volta e mi allontanai cercando Alberto,che era sparito all’improvviso.


“Ehi scusa…per farmi perdonare posso offrirti da bere?”
Chiedeva una voce alle mie spalle.
Mi voltai e ritrovai quei fari blu di nuovo a fissarmi,il ragazzo non aveva perso tempo!Comunque visto e considerato che Alberto era sparito nel nulla accettai la proposta del moro,avrei fatto tutto pur di non restare da sola,anche chiudermi in bagno,come di solito facevo.
Ci sedemmo al bancone e ordinammo 2 succhi.
“Devo guidare!”
Si giustificò lui sorridendomi.


“Sono astemia e devo guidare.”
Avevo risposto secca non sapendo che altro dire e come mantenere viva la conversazione.Notai subito però che lui era parecchio bravo a farlo.


“Comunque piacere Roberto.”
Si presentò allungando la mano.
Gliela strinsi e risposi
“Piacere mio Roberto,io sono Isabella.”
 
Parlammo per tutta la sera credo.In realtà non feci caso al tempo che volava,mi sentivo stranamente a mio agio con questo ragazzo e parlare con lui mi risultava molto facile.Mi aveva detto che frequentava Biologia,che aveva 25 anni,la stessa età di Carla pensai, ed era single. E ovviamente quella era la notizia che m’interessava di più,ascoltavo ogni cosa che diceva...ero diventata una spugna!
“Beh tu invece?Cosa fai nella vita?”
Mi aveva chiesta con un tono pieno di curiosità.
 
“Beh la donna invisibile qui presente frequenta lingue,ha 22 anni ed è single da un anno e mezzo”
Notai due reazioni diverse in lui:la prima quando mi ero presentata come donna invisibile aveva spalancato gli occhi come se fosse incredulo.Probabilmente era scioccato dalla mia consapevolezza di essere anonima e la seconda reazione quando avevo detto da quanto tempo ero single.E potrei giurare che era la stessa emozione che avevo provato io ascoltando la sua stessa informazione.
Verso l’una e mezza iniziai a radunare il gruppo e gli diedi appuntamento vicino l’auto nel parcheggio del locale,perché sarebbe stato impossibile beccarli all’interno di quel casino.Salutai Roberto augurandogli un buon proseguimento di serata e mi avviai in direzione dell’auto.Mentre camminavo,pochi secondi dopo uscita dal locale,una voce ormai familiare mi fermò.
“Isabella aspetta!”
Mi chiamò Roberto che aveva corso per seguirmi.Me.La donna invisibile.Sicuramente avevo lasciato qualcosa dentro e lui gentile com’era me l’aveva riportata,così iniziai a cercare le varie cose che avevo portato con me quella sera.
“Cosa cerchi?”
Chiese perplesso e confuso.


“Quello che ho dimenticato dentro e che tu mi hai gentilmente riportato”
Affermai certa delle mie supposizioni.
“Mi dispiace deluderti,ma ero uscito per chiederti il numero.Ma se vuoi mi prendo qualcosa e te lo restituisco.”
Disse sorridendo e leggermente imbarazzato.
“Quale numero?”
Chiesi ancora scioccata.
“Il tuo numero di cellulare nel caso in cui volessi chiamarti per invitarti ad uscire,cosa che credo succederà sicuramente.”
Rispose sicuro di sè continuando a fissarmi negli occhi come aveva fatto per il resto della serata.
“Ah…ok.Se mi dai il cellulare te lo segno lì ok?”
Chiesi incerta e imbarazzata,anche se lievemente convinta che fosse tutto uno scherzo.Così ci scambiammo i numeri e prima di salutarci ulteriormente mi diede un bacio sulla guancia e corse via dagli amici.
Aspettai l’arrivo degli altri appoggiata alla macchina,sembravo una stupida lo sapevo.Sapevo che avevo la faccia da pesce lesso,come una cretina,ma non riuscivo a smettere di ridere come una scema ripensando a tutta la serata.Quando arrivarono i sopravvissuti subito notarono la mia faccia sognante e non aspettarono che entrassi in macchina per tartassarmi di domande.
“Oh mio Dio.Tes sembri una cretina!Cosa ti ha fatto quel bel ragazzone?”
Esordì per primo Alberto.

“Un ragazzo?che ragazzo?”
Continuò Lisa che in effetti non aveva avuto l’occasione di ammiralo essendo sparita quasi subito.Così durante il tragitto gli raccontai della serata,delle informazioni ricevute,del numero e del bacio sulla guancia.Avevano tutti e due gli sguardi sognanti e già sapevo che stavano pensando al mio vestito del matrimonio con un perfetto sconosciuto,che sì era carino e gentile,ma restava uno sconosciuto.Dovevo farli ritornare con i piedi per terra,cosa che dovevo fare anche io,prima di spingermi troppo in là.
“Ragazzi tornate sulla terra!E’ stata una bella serata non lo metto in dubbio,ma non è successo nulla.Quindi evitiamo di riempirci la testa di pippe mentali ok?Grazie”
Conclusi fiera del mio discorso e felice che mi avessero ascoltato,visto che poi spostarono l’attenzione su Alberto sparito,Lisa scappata e in procinto di organizzare una vacanza studio in Spagna.
A fine serata non potevo lamentarmi,mi ero divertita come era stato pianificato quindi tutto era perfetto…
Certo c’era adesso un ragazzo favoloso a riempire parte dei miei pensieri,ma non dovevo e non potevo partire già in quarta.
Felice e serena mi addormentai,sognando due fari blu.
  

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro :) ***


                                

                                 
Quella conversazione era stata assurda.


Il giorno dopo mi ero alzata di buon umore, sarebbe meglio dire stranamente di buon umore.Avevo dormito tranquillamente e mi ero svegliata davvero rilassata,potevo dire di essere in una delle giornate sì.
Mi alzai dal letto lentamente,in fondo avevo tutto il tempo del mondo visto he il primo corso iniziava solo alle 14 ed erano appena le 9.Feci colazione solo con mia sorella,che stranamente era silenziosa e pensierosa al contrario di me che volevo parlare. Andava bene qualsiasi argomento anche le pietre o la notte di passione dei nostri genitori,anche se pensandoci forse quello avrei preferito evitarlo. Dovevo necessariamente fare esplodere quella gioia che provavo dentro . In realtà sapevo perfettamente perché ero così euforica quella mattina,ma il mio lato razionale,che si era ridotto di parecchio nelle ultime ore, non voleva darla vinta a nessuno: “Puoi avere giornate felici anche senza l’ausilio di un uomo!” urlava dentro la mia testa. Fatto stava che era impossibile cancellare quel sorriso ebete che mi ritrovavo.
“Perché sorridi?”
Ecco appunto!L’aveva notato anche Carla.

“Non posso farlo?”
Chiesi ingenuamente sapendo benissimo a cosa si riferisse.


“Certo che puoi.Che domanda stupida,sei molto più carina quando ridi.Quello che chiedevo è cosa ti fa sorridere?”
Continuò,non voleva lasciare il discorso in sospeso.


“Ah…nulla,non c’è nulla!”
Risposi abbassando lo sguardo verso la mia tazza di latte. Una cosa in cui ero totalmente negata? Mentire. Bastava conoscermi un po’ per capire che mi era impossibile farlo e mia sorella mi conosceva fin troppo bene.

“OH MIO DIO!!! Chi è? Dove l’hai conosciuto?”
Iniziò urlando come una pazza.
Io per poco non mi strozzai con i dolci pan di stelle,alzai gli occhi verso quelli di mia sorella e notai che la faccia preoccupata era sparita in un attimo.Adesso mi guardava ridendo come una cretina,si muoveva da destra verso sinistra come in preda a qualche attacco e parlava a raffica dicendo una marea di stronzate.

“Stai calma!Non è nessuno.Mi sono solo divertita con i miei amici e basta.Smettila di fare la stupida per favore.”
La preferivo depressa e muta!


“Tu adesso parli?Sei innamorata?Oddio Oddio Oddio com’è? com’è?com’è?”
Continuava come se non avessi detto nulla.
Sapevo che l’avrebbe comunque saputo da Lisa,avrebbero iniziato a fantasticare e avrebbero coinvolto anche me.Allora avrei ceduto,avrei donato anima e corpo al ragazzo e lui mi avrebbe pugnalato con un affilato coltello da cucina.Dovevo fermare anche lei prima di far scaturire una possibile apocalisse amorosa.


“Fermati immeditamente!Non sono innamorata,ho parlato con lui ieri sera in discoteca e non è successo nulla.E non succederà.”
Sperai di essere stata chiara,ma ovviamente il gene dei miei genitori con lei era andato a segno.


“Oh Diiiiiiiiiio!Ti prego dimmi tutto nei minimi dettagli!”
Mi supplicò con gli occhi quasi lucidi.
Così dopo averle fatto un resoconto generale della serata:dell’acqua,delle chiacchiere,della corsa fuori e del bacio.Poi le dissi chiaramente cosa non doveva fare.

“Bene ora che sai tutto smettila di fantasticare. Hai sentito che non è successo nulla e sai che se inizio anche io non mi fermo e poi sarà davvero tragica.Quindi se mi vuoi bene smettila!”
Conclusi serissima per rendere ancora più chiaro il concetto.
Lei si alzò e venendo ancora più vicina mi abbracciò.Lei non mi abbracciava mai,nenache dopo il tradimento,neanche il giorno del mio 18° compleanno. Carla mi dimostrava il suo affetto con le parole,non con dei gesti.Non poteva iniziare adesso per uno sconosciuto.
 
“Ma cosa diavolo fai?”
Le chiesi scioccata e immobile.


Lei si allontanò e sorridendo disse:
“Sono felice per te e per questo ragazzo misterioso,che molto è fortunato!”


E così risalì in camera sua lasciandomi in sala da pranzo con l’unica pensiero di aver avuto una conversazione assurda con tanto di finale imprevisto.E in tutto ciò lei non aveva capito di smetterla!
Nonostante la scena di poco prima finì la colazione con calma,lavai la tazza e salì in camera mia.Sarebbe stata lo stesso una bella giornata.
Il sole era entrato dalla porta finestra nella mia stanza illuminando la scrivania,era tutto in disordine e se mamma fosse entrata mi avrebbe urlato che la mia pace interiore non poteva abitare in quel caos.
La mia pace interiore era andata a farsi benedire molto tempo fa in verità.
Comunque cercai di salvare il salvabile poi accesi il cellulare e mi chiusi in bagno per una bella doccia. Quando uscì sentì delle urla dal piano terra e spaventata a morte corsi giù con solo l’accappatoio,dalle scale vedevo solo mia madre che saltellava,così guardandomi intorno entrai nel salone.


“Come sono contenta!Non vedevo l’ora!”
Continuava ad urlare senza fermarsi un attimo,mentre stringeva le mani di Carla, la quale vedendomi fuori la porta in accappatoio si sporse in avanti e parlò:
“Domani viene Stefano a casa,ho deciso di presentarlo alla famiglia.Anzi lui si vuole presentare!”
Disse poco contenta.
Annuì con la testa e con passo svelto risalì sopra…era una famiglia di pazzi!Possibile che urlava come una forsennata per una cosa del genere?Mamma era fuori controllo,l’amore l’aveva ubriacata!
Ritornai scioccata nella mia stanza dove notai il cellulare illuminarsi,forse Lisa mi aveva mandato un messaggio per sapere l’orario del corso. Una volta aperto il messaggio dovetti ricredermi:
Ciao sono Roberto,il ragazzo di ieri che non aveva niente da restituirti!Oggi hai da fare? J

Rimasi a fissare lo schermo come una stupida,dentro di me saltavo e gioivo come una bambina davanti ad un delizioso gelato,ero talmente felice che sarei riscesa in salotto per saltare con mia madre!Dovevo rispondere ovviamente,quindi gli scrissi che avevo un corso fino alle 16,ma che poi ero libera.La risposta non si fece attendere a lungo.

“Perfetto ci vediamo alle 16:10 fuori l’università ok?A più tardi J”


Mi sedetti scioccata sul letto e automaticamente chiamai Lisa e Alberto,che nel giro di mezz’ora si precipitarono a casa mia.Non gli avevo detto nulla se non che avevo bisogno di un consiglio.Quando arrivarono mi guardarono pensierosi e quasi contemporaneamente parlarono:

“E’ riapparso Luis?”
Chiese per prima Lisa,che evidentemente non aveva ancora capito che con lui avevo chiuso con ogni tipo di rapporto.


“Oh nono! Tes cosa ti ha detto?”
Esordì Alberto tutto eccitato.


“Non ho sentito Luis ragazzi!”
Risposi un po’ alterata,perché non avevano fiducia in me.
“Ma chi se ne frega di quel cretino!Io parlavo del bel culetto di ieri sera…Roberto giusto?”
Riprese immediatamente Alberto.
Lisa ed io lo guardammo impressionate:come diavolo aveva fatto ad indovinare? Forse pensandoci non ci voleva molto!

“Mi ha chiesto di uscire.Oggi.Dopo il corso di Storia della critica.Mi aspetta fuori.”
Dissi in fretta e furia rossa in volto.


“I telegrammi avrebbero più consistenza tes!Parla piano,ricomincia dall’inizio e scandisci le parole!”
M’incitò Alberto,mentre  lui si sedeva sulla sedia di fronte il letto e Lisa accanto a me su letto.


“Stamattina mi sono svegliata felice,ero davvero sollevata e ho fatto tutto con calma:ho fatto colazione con Carla e subito ha notato qualcosa di strano..”

Alberto m’interruppe di nuovo:
“Tesoro”-disse prendendomi le mani-“intendevo inizia da quando ti ha contattata non da quando hai aperto i tuoi occhi questa mattina!”

Scoppiai a ridere subito,perché lui non era bravo a fare il serio,ma visto che loro due avevano buoni motivi per essere impazienti e per picchiarmi se non avessi parlato,raccontai tutto il piccolo dialogo telematico con Roberto.Dopo una decina di minuti terminai il racconto,che in effetti non era molto lungo e aspettai i verdetti.

“Beh se non sai cosa mettere ti consiglio il vestitino grigio e nero..”
esordì Lisa.
La fulminai con lo sguardo,era fuori discussione che mi rimettessi quel vestito da zebra in carcere!


“Non ho problemi per il vestito,ma per quello che dovrò dire,fare…dopo il bastardo non sono uscita con nessuno.”
M’incupì,era tornato tutto alla normalità oramai,ma ancora non ero mai uscita sola con un ragazzo,non che avessi la fila per sceglierne uno!
“Devi solo stare tranquilla,sono sicuro che andrà tutto bene!Ti ho visto in discoteca ieri ed eri molto rilassata,lui pendeva dalle tue labbra. Devi essere te stessa.”
Disse Alberto,mentre Lisa annuiva ad ogni parola.Ce la potevo fare,dovevo solo essere me stessa e lo sapevo fare abbastanza bene!

“Oh Dio non ti ho detto una cosa stupenda!”
Annunciò Lisa facendoci sobbalzare.


“Il ragazzo biondo di ieri è un amico di mio fratello e vive in Spagna.Mi ha proposto di andare da lui qualche settimana durante le vacanze estive,ha detto che ha un appartamento disponibile che cederebbe volentieri a noi.Mio fratello parte e credo di andare anche io,ora visto che tu a marzo ti laurei potremmo partire insieme.Anche Alberto!”
Disse sorridente e felice come non l’avevo mai vista.
Sin dal liceo avevamo messo in conto un viaggio insieme in Spagna,ma poi non mettemmo mai in pratica le nostre pazze idee da turiste.

“Siii,sono d’accordo!Male non ci farebbe e poi è arrivata l’ora di farlo questo viaggio!Un po’ di relax non guasta mai.Tu vieni con noi vero Alby?”
Chiesi provando a fare una faccia da cucciolo,ma non ero molto pratica e stesso lui me l’aveva detto.

“Uhm ci devo pensare,non posso lasciare Luke qui da solo…lo perderei di sicuro!Si scopa tutto quello che respira,quindi se non ci fossi intorno io mi tradirebbe senza problemi!”
Rispose sorridendo,noi scoppiamo a ridere con lui,ma in fondo sapevo che aveva paura di perderlo.Dopo tutta la fatica per farsi notare e fargli ammettere che provava qualcosa per lui,dopo tutte quelle serate a piangere o a pedinarlo per capire dove andasse e poi quando Alberto si era stancato e l’aveva lasciato stare,Luke era ritornato da lui.Mi aveva raccontato quell’incontro 1000 volte,ma ogni volta mi faceva sognare.

Di nuovo?ma tes è la terza volta che te lo racconto!!”
Mi disse Alberto ridendo,ma io lo riuscì a convincere così ricominciò dall’inizio.

“Ieri ero a casa in procinto di vedere il secondo tempo di Billy Elliot,che come sai è il mio film per i momenti di depressione.Avevamo deciso,io e te,dopo un’attenta analisi della mia disastrosa situazione di lasciar perdere Luke.Non gli interessavo, quindi dovevo solo andare avanti e cercare qualcuno migliore di lui.Ovviamente per quella sera,però,avevo messo in piano solo di piangere davanti alle scene struggenti di quel film. Durante la pausa avevo preparato un’altra ciotola di pop-corn,e non era la seconda!.Stavo per sdraiarmi di nuovo sul divano quando bussarono alla porta.Pensavo fossi tu,che volevi essere certa che non mi fossi suicidato,ma dovetti ricredermi quando mi ritrovai ad un palmo dal naso Luke.
Lo salutai impacciato,anche perché non avevo la più pallida idea di perché fosse lì.Ricambiò il saluto,anzi alzò leggermente il mento senza fiatare.Allora gli chiesi il motivo della sua visita e lui farfugliò qualcosa riguardo al fatto che non lo stavo seguendo più.
Rimasi ovviamente scioccato perché mi aveva sgamato,ma non capii comunque il motivo della visita.Avevo smesso ormai di pedinarlo.
Visto che io non avevo intenzione di parlare,lui riprese il discorso sempre più confuso e farfugliato tanto da farmi capire anche meno di prima.
Lo interruppi con l’intenzione di chiedergli di rallentare,ma non feci in tempo a finire il concetto che si avventò sulle mie labbra…Tesoro un bacio più bello di quello non potrò mai più riceverlo.Lo volevo così tanto e l’avevo aspettato così tanto tempo che non ci pensai su e lo feci entrare.
Facemmo l’amore in piedi,lì vicino la porta.
Ed è così che è iniziata.”

Ed ogni volta piangevo,era più forte di me.Aveva lottato con i denti e poi quando si era arreso lui era riapparso.


Ero ritornata al presente quando uno schiaffo di Alberto mi arrivò in testa.
“Ma dico io sei sempre tra le nuvole! ”
Disse fintamente scocciato.


“Scusa stavo pensando alla tua famosissima prima notte di follie con il principino!”
E bastò quello a fargli tornare il sorriso da perfetto innamorato.


“Comunque Lisa tienimi in conto per quella vacanza in Spagna non mancherò per nulla al mondo! Promesso”
Le dissi abbracciandola,poi salutai entrambi che dovevano andare via,ma li avrei rivisti più tardi: Lisa all’uni e forse Alberto la sera.
Visto che era ancora presto per vestirmi decisi di studiare un po’,ma l’arrivo di un altro messaggio mi distrasse di nuovo.Mi lanciai sul letto,dove avevo lasciato il cellulare e lessi:
Non ti spaventare,ma non riesco a smettere di pensarti e non vedo l’ora che arrivino le 16. J

Se non ero morta in quel momento ero sicura che non sarei più morta,questo era poco ma sicuro.Gli risposi dicendo che anche a me faceva piacere rivederlo e poi non rispose più.L’ansia aumentò di nuovo e se il mio me stessa non gli fosse bastato,se non andavo bene,se alla fine si sarebbe accorto che non ero nulla di speciale?Allora mi tornò in mente sempre mia nonna che ripeteva :”se se se,la storia non si fa con i se e con i ma!”. Lo ripeteva come un mantra,in ogni occasione in cui dubitavo di me stessa lei stava lì a ripermelo e forse non aveva tutti i torti...anzi lei non aveva mai torto!
Così se con i “se” e con i “ma” non starei stata tranquilla,non restava altro che convincermi che sarebbe andato tutto bene,perché in fin dei conti era o non era la mia giornata sì??


Triangolo del perdi-tempo:
Vorrei stringerti la mano e ringraziarti personalmente per aver letto fino qui.Colgo l'occasione per scusarmi anche del ritardo.
A presto. :D
BJ


 

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Capitolo 6
*** Capitolo Cinque :) ***


Ero pronta.
Avevo mangiato tranquillamente,ero andata all’università e avevo seguito il corso attentamente e avevo anche preso appunti.Adesso dovevo essere pronta per incontrarlo.Avevo salutato Lisa fuori l’aula,anzi lei mi aveva lasciata lì con la scusa di informarsi per la Spagna,così preso quel po’ di coraggio che avevo mi avviai verso l’uscita.Il corso era finito una decina di minuti prima,quindi forse avrei dovuto aspettarlo. Presi un bel respiro e varcai l’uscita in preda al panico,ma automaticamente piano piano mi avvicinai al cancello dove ci eravamo dati appuntamento e con mia immensa sorpresa lui già era lì.Era appoggiato al muro e appena mi vide sorridendo si avvicinò.


“Ciao!”
Disse con un tono felice e mi baciò sulla guancia.

“Ciao!Ma da quanto tempo sei qui fuori?”
Gli chiesi notando che non erano ancora le quattro.


“Credo dalle tre e mezza,te l’ho detto che non vedevo l’ora di incontrarti.”
Rispose leggermente in imbarazzo,ma subito si riprese.


“Facciamo una passeggiata?”
Mi chiese e io annuì senza proferire parola.

“Non faccio così con tutte,anzi non dovrei proprio fare così neanche con te!Ma ero curioso,cioè tu mi hai incuriosito…scusami se sono stato invadente!”
Disse fermandosi e fissandomi dispiaciuto.

Sorridendo trovai il coraggio di parlare:
“Stai tranquillo!Non ti devi scusare,non sei stato invadente…davvero puoi stare sereno!”
E così sembrò tranquillizzarsi un po’.

Camminammo per un po’ in silenzio fin quando non fu di nuovo lui a parlare.

“Allora cosa hai seguito prima?”
Chiese interessato.

“Storia della critica,un’esame che prima o poi dovrà fare!”
Dissi ridendo e lui con me.

“E tu non segui i corsi di biologia?”
Domandai per non far morire la conversazione.

Lui mi guardò sorpreso e ci impiegò qualche secondo a rispondere
“Io…sì,cioè dovrei,ma non ho seguito oggi…sai avevo altro per la testa.”
Concluse sorridendo nella mia direzione.
Chiesi se potevamo fermarci in gelateria e lui mi guardò ancora più sorpreso di prima.Faceva ancora un po’ freddo per i gelati,ma io preferivo mangiarli in inverno più che d’estate.

“Non mi dire che non hai mai mangiato un gelato in inverno?E’ buonissimo e ti gela la gola!”
Gli dissi entrando in gelateria.

“Mai provato,ma c’è sempre una prima volta giusto?”
Rispose accettando l’offerta.
Così prendemmo due gelati: io sempre stracciatella e nocciola,che non avrei cambiato mai e lui Nutella fredda.


“Devo ammettere che non è una brutta sensazione!”
Disse dopo un po’ che ci eravamo seduti su una panchina del parco di fronte la gelateria.

“No per nulla!E’ una bellissima sensazione”
E dentro la mia testa sapevo di non riferirmi solo al gelato.Stavo maledettamente bene con lui,ma doveva esserci qualche cosa di nascosto, perché era tutto troppo perfetto.
“Sei figlia unica?”
Chiese all’improvviso facendomi ritornare  bruscamente alla realtà.

“No,ho una sorella più grande e tu?”
Dissi tra un assaggio e l’altro del gelato,che invece lui aveva già terminato.

“Ho un fratello più piccolo.Ehm..ti sei un po’ sporcata le labbra!”
Disse ridendo.
Cercai la traccia sporca in ogni dove,ma lui continuava a ripetere che c’era ancora fin quando non si avvicinò alle mie labbra e delicatamente mi pulì. Eravamo davvero vicini,forse troppo anche per lui che all’improvviso si allontanò e continuò a raccontarmi del fratello pestifero. Rimasi imbambolata per un po’ ,in realtà persi il filo del discorso.Non l’ascoltai proprio più.
La mia testa era piena di quelle immagini,di quei respiri così vicini, dei suoi occhi fissi sulle mie labbra,della sua mano leggera e sicura che mi aveva accarezzato.
”Non è successo nulla” continuavo a ripetermi,non mi aveva baciata,non aveva neanche provato a farlo,quindi dovevo cercare di stare tranquilla e magari provare ad ascoltarlo. E fu un impresa davvero difficile concentrarmi sui suoi occhi e non sulla bocca,prestare attenzione a quello che mi stava raccontando e non a quello che avrei desiderato fare. Fu arduo tenere ferma quella parte di me che era stata assopita per troppo tempo e che ora premeva per uscire fuori,quella parte di me che voleva essere baciata,che voleva essere amata e che voleva a tutti i costi fidarsi di lui.All’improvviso però gli squillò il cellulare e ,allontanatosi per rispondere,ebbi la possibilità di distrarmi un po’,di smetterla di pensare a quello che desideravo fare e cercai di stare tranquilla e di calmare i bollenti spiriti.
Quando tornò ero tornata più o meno alla normalità,ma l’uscita era ormai stata rovinata perché l’aveva chiamato un amico che aveva bisogno di una mano,quindi in poche parole doveva andare.

“Domani sera però vorrei uscire di nuovo con te,se sei disponibile.”
Chiese prima di andare via e salutare.

Ed io che avevo perso le speranze di vederlo dopo un appuntamento così disastroso,mi aprì in un sorriso e accettai l’invito.Dopo mi salutò con un bacio sulla guancia e andò via.
Ritornai a casa tutta emozionata e sognante,non c’era nessuno: Carla forse era uscita con Stefano,mamma e babbo avevano una cena di lavoro quindi ero sola soletta.Chiamai Alberto per chiedergli di passare e lui sorpreso della mia telefonata mi disse che sarebbe arrivato in un batter d’ali. Forse così fece,perché dopo 10 minuti sentì bussare alla porta.

“Ti dico solo che per te l’ho lasciato sul letto nel bel mezzo di una meravigliosa scopata!”
Disse entrando con un po’ di fiatone.

“Davvero?Mi dispiace,vai da lui io posso aspettare lo sai!”
Risposi dispiaciuta,l’unica cosa che volevo fare era rovinare la sua relazione.


“Tranquilla ho scoperto che a lui piacciono queste mie sparizioni misteriose,lo trova eccitante e fin quando posso andare avanti così ne approfitto!E poi per te ci sarò sempre!”
Disse abbracciandomi ed era vero: lui ci sarebbe sempre stato!
Comunque davanti ad una vaschetta di gelato gli raccontai le poche ore passate in compagnia di Roberto e quando arrivai alla sua fuga di soccorso anche lui rimase un po’ perplesso.

“E’ andato via per aiutare un amico?”
Chiese per maggior conferma.

“Così ha detto e so che non ti fidi,non sono sicura neanche io,ma non diamoci la zappa sui piedi.Potrebbe essere la verità!”
Dissi sicura,ma la mia voce cedette sull’ultima frase,così da dare l’idea di non essere per nulla convinta di quello che dicevo.


“Nono…potrebbe essere anche verissimo,ma tu vacci piano comunque!Non voglio vederti soffrire mai più!”
Concluse sorridendo.
L’abbracciai di slancio,gli volevo davvero bene e lui lo sapeva.Anche se avrei sofferto sapevo che se lui fosse stato sempre accanto a me,avrei superato tutte le difficoltà.Abbracciata a lui mi addormentai mentre mi raccontava ancora una volta della prima notte d’amore con il principino.
Forse Alberto vedendomi dormire beatamente mi aveva accompagnato in stanza senza svegliarmi,perché la mattina successiva mi ritrovai nel mio letto al calduccio.Non mi alzai al rumore della solita sveglia o dalle urla di mamma,a svegliarmi fu Adele con Set on fire,la suoneria del mio cellullare.Mi allungai verso il comodino vicino al letto per vedere chi fosse quel gran rompipalle che chiamava alle 7 del mattino.
Spalancai gli occhi quando lessi il nome di Roberto sul display.Con la voce ancora impastata dal sonno risposi:

“Pronto?”
Chiesi cercando di spalancare le orecchie.


“Ciao…Scusami se ti ho svegliata…”
Rispose lui dall’altro capo del telefono e posso giurare di aver immaginato un sorriso comparire sul suo volto. 

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Capitolo 7
*** Capitolo sei :) ***


“Figurati…dimmi tutto!”
Chiesi ancora assonata e un po’ dispiaciuta per aver pensato che fosse lui in grande rompipalle!Quando in realtà aveva fatto prendere una piega piacevole a quella giornata…


“So che dormivi,ma avevo voglia di sentirti e visto che oggi sarò un po’ impegnato volevo anche organizzarmi per stasera,se sei ancora d’accordo?”
Voleva sentirmi?Lui.Voleva.Sentire.Me.
Impiegai più tempo del dovuto a rispondere,ma meglio tardi che mai.
“Si,sisi sono d’accordo!Come sta il tuo amico di ieri?Spero nulla di serio.”
Chiesi per essere sicura di non essere in un sogno,un meraviglioso sogno.

“Il mio amico?...Ahhhh sisi sta bene, un po’ di problemi con la ragazza e sta facendo parecchi casini,anzi si sta incasinando totalmente la vita!”
Rispose prima titubante,poi confuso e dispiaciuto,come se la cosa lo toccasse in prima persona.

“Beh spero si schiarisca le idee e che tutto si risolva!Allora per stasera?”
Non volevo sentirlo depresso o preoccupato,perché automaticamente mi ci sentivo anche io,quindi preferii ritornare sul tema principale della telefonata.

“Si si.Stasera alle 20 ci sei?Potremmo incontrarci davanti la gelateria di ieri,se per te vabbene se no passo a prenderti ma non so dove abiti!”
Rispose più allegro.

Lui fuori casa mia???NO!Era fuori discussione.
“Nonono,ci vediamo fuori la gelateria,sarò puntualissima.”
Continuai in tono leggero e felice.

“Ok allora a stasera!?”
Chiese di nuovo incerto.

“Dubiti della mia presenza stasera?”
Scherzai in tono forse troppo allegro, ma c’era da mettere in chiaro che erano le 7 di mattina.

“Un po’,non vorrei che ti rendessi conto che non sono un granchè.Quindi aspetto da un momento all’altro di vederti correre via.”
Rispose lui serio.

Bene ci mancava pure che facessi venire dei complessi ad un ragazzo che sembrava così perfetto.
“Oddio no!Stai sereno che questa scena non la vedrai.A stasera allora.”

 
Lui sembrò rilassarsi e sussurrando rispose
“Ok adesso vado.Il mio amico ha dormito qui e si sta svegliando!A stasera bacio”

E non feci neanche in tempo a salutarlo che riattaccò.
Potevo anche solo immaginare di avere un’altra giornata sì?Giornata dove tutto andava per il verso giusto?Sembrava proprio che fosse possibile!!!

Ormai mi era impossibile ritornare a dormire,le sue parole ronzavano nella mia testa senza fermarsi mai e se chiudevo gli occhi rivedevo i suoi nei miei,quindi conclusi che forse era meglio alzarmi.Andai in camera di mia sorella,per svegliarla,ma lei non c’era: ieri doveva essere la serata delle fughe forse!
Scesi nel salone e silenziosamente iniziai a preparare la colazione,i miei genitori scesero dopo una mezz’oretta tenendosi per mano.Vendendomi in cucina rimasero un po’ allibiti e perplessi,in effetti l’ultima volta che avevo preparato la colazione era stato il giorno prima del mio trasloco.Mamma sparì in sala da pranzo,lasciando il timone in mano a babbo.

“Buongiorno amore”
Esordì subito babbo con un tono di voce tra il preoccupato e il sorpreso.

“Giorno babbo”
Gli risposi contenta tranquillizzandolo con lo sguardo.
Avevamo sempre avuto un bel rapporto silenzioso,non servivano le parole,bastava uno sguardo per capire cosa ci passasse per la testa.Quante volte lo avevo definito il mio amore mancato,perché con lui, con papà Fabrizio o babbo come mi divertivo a chiamarlo io,mi sentivo al sicuro e completa.Era un bell’uomo,alto,snello,con gli occhi chiari e dei capelli corti e un po’ bianchi,segno dell’età che avanzava. Io,però,continuavo a trovarlo un uomo affascinante.Amava il suo lavoro di dottore,perché per natura caratteriale si prendeva cura di tutti.

“Come mai ti sei svegliata così presto oggi?”
Chiese mentre mi aiutava ad infornare i cornetti.

“Avevo impostato male la sveglia e poi non sono riuscita più a prendere sonno”
Risposi seccata,perché in parte era vero.La sveglia era stata un ragazzo dolcissimo,colui che possedeva tutti i miei pensieri da un paio di giorni.E non era stato per niente programmato.

“Capito.Andiamo di là ad aiutare mamma?Sarà in preda al panico pensando le peggiori cose!”
Disse ridendo.
Lo diceva sempre che sua moglie,la mia pazza mamma,aveva quel lato apprensivo che era rimarcato tanto quanto quello amoroso.Solo che io non l’avevo mai visto questo lato e babbo diceva sempre che lui lo notava dagli occhi,ma che lei era restia a mostrarlo a noi figlie per non farci preoccupare.E a questo punto della conversazione generalmente affermavo con estrema convinzione che dovrebbe mostrare di meno anche il lato amoroso.


“Ma se ci nasconde il lato apprensivo,non potrebbe fare lo stesso anche con quello amoroso?”
Chiesi scherzando,ma babbo rispose a tono e colpì dove faceva più male.

“Non so che tipo di rapporto avevi con Luis,amore mio.Se due persone si amano e si amano davvero non possono smettere di mostrarlo!Io non sono mai stato così con nessuna donna,neanche quando ero più giovane.Appena incontrai tua madre qualcosa in me cambiò: i primi giorni ci pensavo sempre,lei era un chiodo fisso,potevo distrarmi in mille modi,ma lei prendeva il possesso della mia testa.Ovvio che all’inizio non sapevo fosse amore amore,quello con la A maiuscola.Comunque per non scocciarti troppo quello che voglio dirti è che io ho necessita di dirle ogni volta che l’amo e che nonostante il passare del tempo la trovo sempre bellissima.Quindi ricapitolando se tu con Luis non provavi questo sentimento non devi necessariamente pensare che noi siamo quelli strani e fuori di testa.Che poi è vero,perché ci piace fare i pazzi è un’altra storia!”
Concluse ridendo.
Non voleva farmi stare male,lo sapevo,ma mettermi davanti la realtà nuda e cruda di un amore che forse,come dice lui,non lo era,non credo abbia mai fatto piacere a qualcuno. Avevo trascorso tre anni della mia vita con Luis e babbo non mi aveva mai parlato così,non si era mai espresso,certo non era d’accordo nel vedere la sua piccolina piangere e soffrire,ma come diceva lui: “se non lo provi sulla tua pelle non ci crederai mai!”
Mentre lui ritornava in sala da mamma per tranquillizzarla,io rimasi in cucina in attesa che i cornetti fossero pronti.Papà forse aveva ragione,almeno un pò, nel dire che dovevo smetterla di criticare l’amore a tutto spiano di mamma e forse dopo quel discorsetto padre-figlia iniziò a farmi cambiare idea. Fatto stava che avrei continuato a scappare in presenza di altri rumori strani provenienti dalla loro stanza!!
Il forno mi riportò alla realtà,presi i cornetti e mi diressi in sala da pranzo dove da poco era arrivata anche Carla.

“Si mamma!Già te l’ho detto 200 volte arriverà oggi pomeriggio verso le 16!”
Ripeteva Carla sbuffando.
Vidi mamma abbassare lo sguardo e per un secondo potei vedere anche io lo sguardo triste di cui parlava papà e mi si strinse il cuore al solo pensiero di quante volte l’avevo fatta sentire anche io così.

“Mamma che dolce prepari per il nuovo aggiunto alla famiglia?”
Esordì senza collegare il cervello con la bocca.Volevo vederla solo di nuovo pimpante e amorevole con tutti e fui felice di vedere il suo sorriso riapparire sul suo volto.


“Vuoi davvero saperlo?”
Chiese scioccata,di solito appoggiavo mia sorella con battute molto poco felici.

“Sì certo e magari posso anche aiutarti!Stamattina studio e poi quando torni ci organizziamo per bene,che dici?”
Proposi dubitando di aver forse esagerato e che una crisi di estrema felicità la colpisse,non avevamo mai cucina insieme.Con babbo lo facevo più spesso,ma con lei no,perché mi dava sui nervi pensare che saltellasse da una parte all’altra della stanza mentre cucinava,ma in realtà non sapevo se fosse vero.

“Vabbenissimo.Potremmo fare anche il dolce che piace a te,così quanto torno prima di rientrare faccio anche la spesa per tutte e due le torte.”
Mi ripropose felice come una pasqua!
Ed io annuì,mentre addentando uno dei cornetti che avevo messo al centro tavola notai lo sguardo orgoglioso di mio padre.
Stavo crescendo.
Recuperavo tutti gli insegnamenti che per anni avevo cercato di evitare sull’argomento amore,perché all’inizio pensavo di sapere tutto,ma poi dopo Luis e il suo tradimento avevo chiuso con quell’ambito.Avere poi Eros in casa che ogni mattina mi sorrideva non mi aiutava per niente,ma dopo la caduta c’era sempre la ripresa e quindi se volevo istaurare una vera relazione o comunque cercare di capire quando valeva la pena buttarsi in amore dovevo imparare dalle basi.E non so per quale ragione pensai di nuovo a Roberto. Volevo iniziare a recuperare il rapporto con mia madre e cercare di capire il suo punto di vista e magari avrei finito per condividerlo…no forse era meglio non correre troppo! Una cosa alla volta.
Così prima che mamma uscisse mettemmo a punto le ultime cose,poi lei andò a lavoro e io mi dedicai al mio di lavoro non retribuito:lo studio.
Mi chiusi in camera e non uscì per tre ore di fila,avevo realmente studiato solo un paio d’ore,perché lo stream of consciousness mi aveva portato a pensare a Roberto un paio di volte.Una volta riprese le redini dei miei pensieri continuavo. Verso le 11 mi vestì ed uscì diretta al supermercato,mamma faceva la spesa per la mia torta ed io per quella del nuovo arrivato in famiglia.Presi tutto il necessario che mamma mi aveva accuratamente scritto sulla lista della spesa,perché ero bravina a cucinare tutto quello che non era torta,in quello ero pessima.Non rispettavo i tempi,l’ordine e se non avevo scritto gli ingredienti sbagliavo anche a comprare quelli.Quante torte avevo distrutto con mio padre,non ne avevo mai portata una a termine. Speravo in un risultato migliore con mamma.Appena tornai a casa lei già era in cucina ad aspettarmi.

“Ciao mamma!Sei tornata prima?”
Chiesi sorpresa di vederla a casa mezz’ora prima del previsto.

“Ero troppo contenta di poter passare un po’ di tempo con te,che ho cercato di finire prima e quindi eccomi qua!”
Mi disse sorridendo e non potei non ricambiare con altrettanto calore.
Sara,mia madre,era una bella donna,sin da quando ero piccola era sempre vista così:una bellissima donna dentro e fuori.E’ sempre stata indipendente,socievole,solare.Lei aveva iniziato come istruttrice di nuoto e poi era diventata socia realizzando così anche un suo grande sogno,oltre quello di sposare papà e avere due bimbe. Crescendo l’avere una mamma così bella,una sorella stupenda e delle amiche altrettanto meravigliose mi aveva sempre fatto sentire povera.Avevo paura di non riuscire a dare tutto quello che loro mi donavano,di essere inferiore e quindi di essere sempre fuori posto,di sbagliare in continuazione mentre loro erano a dir poco impeccabili.Anche quando andavamo a mangiare in un ristorante,ad esempio, io mi sporcavo ovunque fosse possibile,mentre loro tornavano sempre più pulite di quando uscivano.Mio padre mi ripeteva in continuazione che non c’era questa differenza,anzi io riuscivo a far sentire tutti a proprio agio con un semplice sorriso,ero sempre gentile e leale con tutti anche con gli sconosciuti,cosa che non dovevo fare con chi non conoscevo,mi ripeteva sempre lui.Ero sempre felice quando mi diceva queste cose,ma il fatto che me le dicesse lui e non mamma mi metteva ansia,perché pensavo che lei non condividesse le sue idee e che quindi lui,avendo un rapporto speciale con me,non fosse del tutto oggettivo. Poi con Luis le cose cambiarono un po’, luinon era mio padre e se lui diceva che ero più bella di Carla ci credevo di più.
Valle a capire tu le donne!
Nel frattempo avevamo cacciato tutti gli ingredienti comprati e li avevamo messi da parte,per preparare prima qualcosa per il pranzo.Le venne la brillante idea di preparare la frittata con i wurstel la preferita di tutta la famiglia,tranne mia sorella che avrebbe mangiato l’insalata con i petto di pollo,che mamma le avrebbe preparato. Mentre tagliavo i wurstel e lei preparava le uova mi venne in mente di chiederle una cosa.

“Mamma!Posso chiederti una cosa?”
Esordì spaventandola un po’.

“Certo cara!Dimmi tutto”
Rispose cortese e curiosa.

“Come hai fatto a capire che babbo era quello giusto?Cioè l’hai letto da qualche parte come riconoscere il vero amore?”
Chiesi quasi sussurrando,perché era una di quelle domande che non avrei mai e poi mai fatto a lei.Come avrebbe reagito?Cosa avrebbe pensato?
Nell’attesa di una risposta prima mi fissò e potei vedere nei suoi occhi la curiosità prendere il possesso di lei,ma inaspettatamente con tutta la calma del mondo,o comunque una calma che non poteva essere sua,rispose.

“Beh no.Non l’ho letto da nessuna parte e non credo che lo troverai scritto.Io l’ho capito e basta,non so come potertelo spiegare.Per esempio con Luis tu hai sofferto i primi mesi,ma poi ti sei ripresa…hai iniziato ad ascoltare musica,a camminare scalza…stavi tornando tu,perché avevi capito fin da subito che ormai era finita e che non saresti tornata indietro.Non l’hai letto da nessuna parte,però lo sapevi!”
Concluse.
Rimasi in silenzio.Muta.Come faceva a sapere che quelle cose erano segni positivi?Come li aveva notati se neanche io ne avevo il pieno controllo?
 
“Ma scusa come facevi a sapere ste cose?”
Chiesi scioccata dopo aver pensato e ripensato a quei piccoli gesti.

“Cara sono tua madre!Anche se cerco di non darlo a vedere,per non essere troppo invadente, so un paio di cosette sulle mie figlie.So quando non sono di buon umore o sono felicissime,come so che a te da fastidio che io esprima tutti i sentimenti che provo verso te,Carla o papà.Quindi cerco di controllarmi...anche se a volte non ci riesco!”
Ammise ridendo.
Ed era davvero una bella donna,pensai.
 

“Scusa se ti ho obbligato a frenarti in questi anni.”
Mi dispiaceva disturbare,figuriamoci il mio trauma nel sapere che avevo obbligato mia madre a nascondere il suo vero essere.Ero una pessima figlia.

“Ma nooo ma che sciocchezze dici?Non mi hai frenato,io te le dicevo lo stesso anche se tu non volevi. Non le dicevo quante volte desideravo,ma forse era meglio così se no diventavo davvero una palla!”
Concluse ridendo e abbracciandomi.
“Adesso smettila di pensare che sei un peso e aiutami.Tu e Carla siete le cose più importanti che ho nella vita,insieme a papà.”
Non avevo fiatato e non mi ero allontanata dal suo abbraccio super-mega prottettivo. Forse avevo sbagliato davvero tutto con lei,ma potevo recuperare e volevo farlo.
Finimmo di preparare il pranzo giusto in tempo. Arrivò papà e Carla,che nell’ultimo periodo spariva molto frequentemente.Ci mettemmo seduti a tavola e mangiammo serenamente.Papà ci raccontò un po’ la sua mattinata e mamma quello che avevamo fatto noi. Quel pomeriggio avremmo cucinato di nuovo insieme.
Chissà quante altre cose avrei scoperto di lei,forse poteva essere anche la volta buona che avrei fatto una torta decente.
Mai dire mai,come diceva la nonna guru. 

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Capitolo 8
*** Capitolo sette :) ***


La nonna guru era la nonna da cui prendevo il nome,la mamma di papà. Babbo voleva chiamare la primogenita così,ma la testardaggine di mia mamma glielo impedì e lo convinse ad accettare Carla,il nome dell’altra nonna. Papà ci rimase male all’inizio,addirittura pensò di inserirlo come secondo nome,ma fortunatamente si svegliò da quell’incubo e lasciò tutto così come era stato deciso.Ovviamente quando nacqui io 3 anni dopo,mamma non potè fare assolutamente nulla e neanche provò ad impedire che io prendessi quel nome.
Forse per questo babbo mi ama a prescindere!
Comunque nonna Isabella era una delle nonne più scoppiettanti del quartiere,parlava prevalentemente attraverso proverbi e quando rideva contagiava tutti.Io ho avuto l’onore di conoscerla e passare interi pomeriggi con lei e il nonno Tiziano,i più belli della mia infanzia.Dopo la morte del nonno circa quattro anni fa perse un po’ di carisma,soffrì molto per la perdita del suo “angioletto” ,com’era abituato a chiamarlo lei.
Dopo sette mesi anche lei volò in cielo.
Io piangevo per aver perso una nonna,un’amica,una confidente,la sua assenza era palpabile in ogni dove.La ritrovavo negli oggetti di casa,nelle frasi di papà,nei suoi occhi chiari identici a quelli della nonna,nei proverbi che sentivo dire per caso dai miei amici. Lei era ovunque,ritrovarla in una passeggiata nel parco vicino casa sua,nel supermercato dove lei faceva la spesa o in un abbraccio con papà era sempre piacevole e mi faceva sentire meno sola.
Lei non ci aveva lasciato,era lì accanto a noi!

“Mamma te la ricordi la nonna Isabella?”
Chiesi a mia madre.
Eravamo in cucina pronte per iniziare a preparare le torte,avevamo messo in ordine tutte le posate e le pentole che avevamo usato per il pranzo,ma ne avevamo cacciate il doppio per le torte.

“Certo che me la ricordo!Come se fosse ieri il giorno in cui la incontrai per la prima volta.Mi accolse tra le sue braccia come fossi sua figlia e la prima cosa che mi disse fu ”famiglia buona dono del cielo” . Ancora oggi non so cosa significa quel proverbio,ma mi ha dato tanti di quei consigli.E’ stata una seconda madre per me.”
Concluse accennando un sorriso sincero,sicuramente era ritornata a quella giornata di 27 anni fa quando incontrò la prima volta nonna.

“Ma come ti è venuta in mente così all’improvviso?”
Chiese dopo qualche minuto,di nuovo in preda alla curisità.
 
“Beh non è all’improvviso.Io ci penso sempre,avrei voluto passare più tempo con lei!”
Ebbene sì la malinconia era un sentimento che avevo inculcato dentro di me,fin da quando ero piccola piccola… Si accentuava quando ripensavo agli attimi belli,ai momenti e alle persone indimenticabili che purtroppo non c’erano più.

Mamma notando forse il tono un po’ triste,si avvicinò e sorridendomi disse.
“Tu non dovresti sentirne la mancanza,perché è sempre qui accanto a te,a noi.E poi quella che stranamente ha preso da lei sei proprio tu. Sei carismatica,il tuo sorriso contagia tutta la famiglia e oltre. Sei un impiastro con le torte,o meglio in generale,ma hai un cuore puro.Sei una persona sincera,sei un’amica fantastica per tutti e poi hai il suo stesso sguardo.Non sai quanto sono stata invidiosa del rapporto che avevi con lei, ma credo che è grazie a lei tu sei la magnifica persona di oggi. Papà lo dice sempre,che con te è come stare con la nonna…ti vuole davvero bene e te ne voleva anche lei,tanto.”
Disse abbracciandomi di nuovo.
Beh se per anni avevo pensato che mamma avesse idee diverse da babbo su di me,questa era la prova della mia infinita e incommensurabile stupidità.
Non attese una mia risposta,anche perché non avrei saputo cosa dirle,così si allontanò un po’,giusto per guardami in volto e disse:

“Però adesso facciamo le torte…dobbiamo impegnarci al massimo!”
Concluse tornando ad essere spensierata e sorridente.

Ero stata davvero una cogliona in tutti quegli anni.

Accantonai la conversazione di pochi minuti prima e mi concentrai sulla torta.Avrei preparato quella per Stefano,mamma mi aveva dato questo compito perché si fidava e perché disse che con più responsabilità sarei stata sicuramente più attenta. L’unica cosa che non volevo fare era deluderla.
Con calma e concentrazione eseguì le stesse sue procedure: impastavo,mescolavo, aggiungevo ingredienti e rimpastavo e alla fine infornammo. Avevamo iniziato subito dopo pranzo verso le 14 e dopo un’oretta dovevamo solo aspettare che il forno facesse il resto. Mentre lei decise di sistemare un po’ casa,io optai per farmi una bella doccia.Da lì a mezz’ora avremmo finalmente conosciuto questo stra-benedetto Stefano, di cui tutti parlavano. Salì in camera e mentre prendevo le cose che mi servivano per il bagno,squillò il cellullare.Era arrivato un messaggio. Mi precipitai verso la scrivania e lessi:

Ciao,è vero che sono molto impegnato,ma volevo comunque farti sapere che non smetto di pensarti.Cosa mi stai facendo? J

Si poteva morire per un messaggio?Forse no,ma se il cuore continuava a battere così forte sarei deceduta per infarto.
Cosa gli stavo facendo?Io.A.Lui???

Ciao,spero che non sia dispiaciuto per qualsiasi cosa ti stia facendo J
Risposi non sapendo bene cosa scrivere,in realtà era lui quello che stava sconvolgendo me,non l’inverso.Io non traumatizzavo le persone,o almeno generalmente non lo facevo volontariamente.

Assolutamente no! Anzi sono ancora più curioso di te,voglio vedere cos’altro riesci a cambiare :D


Non impiegava neanche un secondo a rispondere ed ero certa che non sapesse i danni che lui causava al mio cervello con quelle frasi.Come potevo davvero interessargli?Cosa avevo cambiato poi in un appuntamento e mezzo?

Ho fatto davvero tutti questi danni? Sono enormemente dispiaciuta. L

Non poteva essere vero.Non doveva essere vero…


Non devi per niente sentirti in colpa.E’ estremamente piacevole e rilassante pensarti…

Voleva vedermi morta?Anzi no: voleva vedermi morta!!! Cosa gli potevo dire: “Anche per me è la stessa cosa. M’ispiri violenza,solo che non agisco perché non ne ho avuta l’occassione!”????
Forse sarebbe stata troppo schietta e macabra come risposta…


Beh allora sono felice sapendo di avere un buon effetto su di te!

Ero pazza!Flirtavo con un ragazzo che conoscevo da due giorni,il che lo includeva ancora nella lista dei violentatori.
Tutto sommato rispetto a quello che volevo realmente scrivere era stata una genialata,senza senso certo,ma pur sempre meglio di niente!

Adesso devo andare,purtroppo.Vorrei  davvero continuare,ma il dovere mi chiama.A stasera,non vedo l’ora di riabbracciarti J


A stasera :)

Mi avrebbe ucciso.
A suon di abbracci.
Già immaginavo i titoli sul giornale: “Ragazza uccisa da abbracci super sexy”.
Le sue braccia che mi cingevano? Le sue spalle da possibile nuotatore ad un palmo dal mio naso?? Avevo bisogno di una doccia…fredda,anzi meglio gelida!
Mi precipitai in bagno,notando che ero anche in ritardo,tra un quarto d’ora Carla sarebbe venuta con il suo eroe.
Chissà quando avrei presentato il mio?Forse sarebbe stato proprio Roberto,perché no?
“PERCHE’ NON STATE INSIEME?”
Urlò una vocina dentro la mia testa,quindi allora la ragione era ancora lì?? Nascosta chissà dove,ma c’era!
Mi fiondai sotto la doccia,lavando via tutti i pensieri,i dubbi che mi attanagliavano. Dovevo vivere il presente e l’unica cosa che vedevo per le successive due ore era una riunione di famiglia. Sotto la doccia riuscì a sentire anche il citofono,segno del loro arrivo. Accelerai il passo,non volevo perdermi nulla,tanto meno la scena con la torta. Uscì dal box-doccia e iniziai ad asciugarmi,lasciai i capelli bagnati per poi aggiustarli dopo essermi vestita.Dalla camera potei sentire papà che si presentava e la voce di un ragazzo,Stefano, che rispondeva cordialmente.
Vestita con pantalone della tuta,maglietta celeste e con i capelli leggermente bagnati scesi le scale. Mamma aveva preparato il salone a regola d’arte: aveva lucidato le foto di famiglia sul caminetto,i vetri delle finestre brillavano,il tappeto profumava di rose. Mi piaceva da morire quella stanza,mi sentivo Rory Gilmore dai nonni: i divani posti uno di fronte all’altro,con un tavolino al centro,il caminetto in fondo alla stanza e una porta-finestre che affacciava sul giardino. Dalle scale potevo vedere l’entrata del salone e riconobbi solo papà seduto sul divano e un ragazzo alto di spalle…
Beh da dietro non era per niente male.
Mamma forse mi sentì scendere,perché disse qualcosa riguardo la seconda figlia. Chissà se aveva già cacciato le torte!
Con passo regolare scesi gli ultimi scalini e mi avviai verso la loro direzione,quando ero in procinto di entrare mamma mi disse di andare a  prendere le torte,così un po’ scocciata feci retro-front e andai in cucina. La torta che piaceva a me era una torta fredda,mentre quella preparata per l’ospite era ancora in forno. Decisi di portare prima quella mia,così nel caso in cui fosse venuta male,c’era un’altra di riserva che avrebbe scacciato via il brutto sapore. Così con calma cercando di non farla cadere e con i guantoni per non bruciarmi  la presi da sotto il forno,il profumo non era male e aveva anche un bell’aspetto. Felice per il buon risultato,almeno esteriore, m’incamminai di nuovo verso il salone con un po’ di fiducia in più.
Dal corridoio sentivo papà che chiedeva quali studi facesse il ragazzo,che se non avevo capito male frequentava archittettura,ma non ne ero del tutto certa perché la maggior parte della mia attenzione era per la torta.Il profumo era davvero davvero ottimo,dolce e mi fece venire l’acquolina in bocca.
Entrai nel salone non facendo molto caso al ragazzo, per prima cosa dovevo posare la torta.Lo salutai semplicemente senza guardarlo in faccia e non credo che a lui piacque il gesto, perché non lo sentii ricambiare. Sicuramente ero sembrata una maleducata. Felice di aver portato in salvo la torta e decisa a dedicarmi al new-entry in famiglia,mi voltai verso Stefano.
Impallidì.
Roberto mi fissava con gli occhi spalancati.
Tutto divenne magicamente più chiaro.
Le frasi che diceva,l’amico incasinato,che aveva dormito da lui.
Era impegnato tutta la giornata.
Roberto era Stefano.
No,forse Stefano era Roberto.
Chiunque fosse ero certa solo di una cosa: volevo scappare.

“Ehm Isabella lui è Stefano.Lei è la mia sorellina.”
Esordì Carla vedendomi impallidire.

“C-ciao.Piacere sono Stefano.”
Continuò lui allungando verso me una mano che già avevo stretto.Con Roberto. Quanto era stato sincero con me?Cosa sapevo di vero? Prendeva in giro anche Carla? Di certo era abituato a far finta di non conoscermi.
E tutte quelle dolci frasi?
Le avevo davvero immaginate?

“Ciao.Isabella.”
Risposi meccanicamente, stringendogli la mano.
Mi fissava con gli stessi occhi blu di sempre,ma non sorridevano.
Non più.
Non quella volta.
Era uno stronzo….
Un altro.
Ero ufficialmente la calamita degli stronzi megagalattici,di quelli senza scrupoli e senza sentimenti. Che bello.


“Quindi mi dicevi che frequenti architettura?”
S’inserì papà in quello strano gioco di sguardi,che faceva da cornice al silenzio.

Ero rimasta ferma davanti a lui,che ancora mi stringeva la mano.Mi allontanai andandomi a sedere accanto mia sorella,meno lo vedevo e meno avrei tentato di ucciderlo.

“Uhm si si architettura.”
Rispose incerto o almeno così sembrò,ma in fondo cosa ne capivo io delle persone e tanto meno di questo sconosciuto,ma non potei trattenermi dal parlare.

“Ti pareva.”
Cercai di sussurrare,ma forse non ci riuscì,perché iniziarono a fissarmi tutti.

“Ha la faccia da architetto!”
Aggiunsi immediatamente per giustificare il pensiero espresso ad alta voce e subito dopo trovai particolarmente interessanti le linee che s’intrecciavano nel tappeto.
Non era successo nulla,continuavo a ripetermi con scarsi successi di autoconvincimento. Lui era un bastardo ed io una stupida,che doveva smetterla di fidarsi di tutti.
Stupida.Stupida.Stupida.


“Beh Isa assaggiamo la torta?Che dici?”
Chiese mia madre per la terza volta sorridendo.

“Mamma sei stata fortunata a incontrare papà e adesso  per favore potresti abbracciarmi?” 
Le avrei voluto dire,ma in realtà annuì semplicemente, accennando un sorriso. Speravo fosse pessima,così Roberto o Stefano,o come diavolo si chiamasse lui,avrebbe avuto il sapore amaro in bocca,visto che non potevo colpirlo nel suo vero punto debole.
La fortuna,però,quel giorno non era dalla mia parte.
Si complimentarono tutti per l’ottima riuscita.
Era deliziosa a detta dello stronzo.

“Sono felice!”
Disse all’improvviso Carla. E sapevo che quella grande dea bendata non mi avrebbe aiutato.
“Beh siamo tutti qui insieme e tutti abbiamo qualcuno per la testa.”
Continuò guardando nella mia direzione e tutti notarono quello sguardo.

Lei pensava che fossi nervosa a causa del ragazzo che mi piaceva??
Io ero una possibile omicida in quel momento a causa sua!!!
Poteva Carla non cacciare il suo lato sensibile in quel momento?
No,ovviamente non poteva evitare di farlo.
La fortuna non era decisamente dalla mia parte.

“Perché?”
Chiese lo stronzo curioso.

“Forse le piace qualcuno!”
Continuò Carla,che evidentemente non conosceva il significato della parola privacy.
Lo faceva sempre, quando la situazione diventata troppo pesante per lei scaricava tutto il peso su di me.Quante volte durante le ramanzine dei nostri genitori lei aveva svelato le mie marachelle, cosicché l’attenzione poi passava tutta su di me.
E la scena si ripeteva ancora,ancora ed ancora.
Come un disco rotto o un dejavu la scena si ripresentava anche in quel momento con quattro paia di occhi spalancati su di me e lo stronzetto mi fissava felice.
Probabilmente credeva che fossi della sua stessa razza e che avessi mentito anche io.Quanto si sbagliava,quanto???

“Uhm no.Non più almeno. Ho scoperto che mi aveva mentito su tutte le poche cose che sapevo di lui.Era anche fidanzato ufficialmente. Ho appena disdetto l’appuntamento che avevo con lo stronzo stasera.”
Parlai senza pensarci su,volevo fargli vedere che non ero una cretina e che io non perdevo mai.Ed era giusto anche fargli sapere che stasera poteva starsene anche con la sua ragazza ufficiale,se non gli fosse ancora stato palesemente chiaro.
Il discorso,per quanto sensato per me e per il cretino,per gli altri fu molto strano. Mamma mi fulminò appena pronunciai la parolaccia in presenza dell’ospite e prima ancora che mi facesse uscire dalla stanza con qualche scusa parlai di nuovo:
“Scusa per la volgarità…Stefano!”
Conclusi,disprezzando interiormente il suo nome.
Mia sorella mi fissò di nuovo e mi abbracciò,per la seconda volta in 22 anni e sempre per lo stesso motivo: Roberto,cioè Stefano!


Mentre mamma si calmava e Carla tornava a tenere stretta la mano del suo ragazzo,anche io potei tornare al mio tappeto,l’unico che condivideva i miei intrecci mentali.
Sentivo che i suoi occhi mi cercavano,ma non gli diedi la soddisfazione di trovarli,non volevo che si scusasse o che provasse a giustificarsi.Non avrebbe avuto alcun senso,visto che non eravamo niente e non avevamo fatto nulla. O meglio un senso c’era eccome,ma preferivo nasconderlo.

“Isa era davvero buona la torta!”
Ripeté mamma,piena d’amore e d’affetto verso me,cercando di portarmi all’interno della conversazione e in quel momento ,non so perchè,mi venne di nuovo in mente nonna che ripeteva sempre: ”Isa si può essere sfortunati in amore quanto fortunati in gioco.”
Beh cara nonna,
spero vivamente ti essere un asso vincente nel gioco,perché in amore sono una sfigata esagerata!

 

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Capitolo 9
*** Capitolo otto :) ***


La gelosia.
Ecco un sentimento che non avevo ancora provato. Di Luis era inutile essere gelosi,perché a lungo andare tutti si scocciavano del suo continuo parlare di se stesso.
Solo nel mio mondo era stato sinonimo di grande autostima e non di arroganza.
Essere gelosa di una persona che non era mai stata mia,però, non l’avevo mai ancora provato.
Non ancora appunto.
Vederli così felici insieme,mano nella mano,dandosi quei baci pieni d’affetto mi faceva sentire male. Forse era colpa del fatto che volvevo esserci io con colui, ma cosa ne potevo sapere io di fantasticare su un bigamo del caspito.
Non potevo stare così male.
Non potevo,non potevo e non potevo.
Anzi meglio non volevo!Già avevo vissuto una storia finita male,questa che iniziava peggio cosa poteva mai promettere in futuro? Ero a piena conoscenza del fatto che non ci sarebbe stato un seguito,ma mi chiedevo comunque se mi fosse permesso fantasticare,anche se supponevo che poi sarei stata male.Mi era concesso chiedermi fin dove saremmo arrivati? Domande che avrei fatto prima a porre direttamente all’interessato,che tenendo stretta a sé mia sorella continuava a fissarmi. Non potevo restare chiusa in quella stanza.Di certo non sapendo che mamma voleva prolungare la “visita” anche alla cena.
Mannaggia a lei,a tutto il suo buonismo e alla sua gentilezza!
Io l’avrei voluto prendere a calci in culo fino a fuori il cancello…
Dovevo liberarmi,dovevo uscire da quel salone e dalle loro chiacchiere su un possibile matrimonio,sui nipotini…e pensare che neanche Carla aveva una faccia rilassata! Di scatto e molto improvvisamente,così da attirare l’attenzione, mi alzai.

“Io..dovrei andare a studiare!”
Scusa molto poco credibile,ma non discutibile.
Non aspettai che qualcuno mi fermasse,ma infondo chi l’avrebbero fatto?Non ero di certo la persona più socievole quella sera,comunque corsi a gambe lavate lontano da quel quadretto familiare.
Una volta in camera tirai un sospiro di sollievo,ero fuori pericolo.Mi sdraiai sul letto e chiusi gli occhi con l’unico intento di riposarmi,magari dormire.
Anche se era la notte che portava consiglio,come diceva nonna,magari anticipandola di qualche oretta non avrebbe perso il suo effetto.Provai girandomi prima verso destra,poi verso sinistra,a testa in giù: nulla,anche Morfeo aveva qualche conto in sospeso con me.
Provai così a telefonare ad Alberto,ma non rispose forse troppo impegnato in faccende amorose. Avrei riprovato più tardi. Notai comunque che uscire dal salone non era stato così utile: sapevo lo stesso che loro erano giù, potevo sapere quando si sarebbero alzati,li avrei sentiti ridere.Il problema si era solo spostato,il suono attutito,ma la gelosia c’era e bruciava nel mio petto più forte che mai. Stavo pensando di chiamare Lisa,quando il cellullare squillò.Pensando fosse Alberto,che trovando la mia chiamata mi aveva ri-telefonato,risposi senza vedere il display.

“Pronto Alby!Ho bisogno di te!”
Dissi in tono sommesso.

“Alby?..No sono Stefano!”
Risposero dall’altro capo del telefono..o forse dovrei dire della casa?

“Ma che caz…Che vuoi ancora?Non dovresti essere giù?”
Chiesi scioccata e nervosa,molto nervosa.

“Sì,cioè sono in bagno!Volevo parlarti,ma sei scappata e non credo che ci rivedremo più se non mi fai spiegare tutto!”
Riprese sussurrando.

“Tu sei pazzo!Puoi parlare quanto vuoi,ma stai pur certo che non ci rivedremo!”
Risposi ridendo acidamente.Stava iniziando ad irritarmi.

“No!Eh te adesso mi ascolti.La sera in discoteca era dedicate alle scommesse ed io ne feci una stupida con i miei amici,cioè che avrei parlato con te per tutta la serata.Una stronzata lo so lo so.Però quello che ti ho detto è tutto vero!”
Disse frettolosamente.

Io spalancai gli occhi e risposi:
“Ah quindi è vero che ti chiami Roberto,che frequenti biologia e che soprattuto sei single?No aspetta quello è lo stronzo che ha scommesso con i suoi amici!”


“Era vero che ti volevo conoscere,che ti penso sempre.Secondo te sapevo che eri la sorella di Carla?Sono in crisi da due giorni con lei per colpa tua!Non so neanche perché l’ho convinta a presentarmi i tuoi….io vol-”

“Alt alt!”
Lo interruppi prima che continuasse un discorso senza senso e che faceva solo danni al mio animo,già abbondantemente ferito.
Ero una scommessa,avevo la colpa di due crisi, di Stefano e della sua relazione e per di più,per concludere il quadretto, lui era ufficialmente il fidanzato di mia sorella.

“No caro mio non funziona così.Tu,a prescindere se io ero o no la sorella di Carla,non dovevi uscire con altre ragazze. Io non ho la minima colpa della tua crisi sentimentale con lei e non voglio neanche sapere perché sei voluto venire qua dai miei. Non sono affari miei,come non lo sei tu! Tra noi non è successo nulla di concreto,quindi adesso tu ritorni in salotto dove la tua ragazza ti sta aspettando e continui la tua bella relazione. Interverrò venendoti a cercare se la tradisci. Per il resto io me ne taglio fuori.”
E attaccai.
Non mi sentì più leggera,né sollevata.Gli avevo detto chiaro e tondo che non volevo avere niente a che fare con lui.
No,decisamente non era sollievo il peso sul petto.
La mia stanza divenne il mio carcere per le ore successive. Potevo scappare dalla finestra, ma c’era l’unico problema di essere al secondo piano.Rischiare di morire o ferirmi per scappare infondo non era un buon piano.Mi sedetti sul letto e provai davvero a studiare,ma la mia mente trovava strani modi per collegare anche le parole più strambe al cretino giù.
Come poteva anche solo pensare di tradire Carla?Come?
Verso le 19 riprovai a telefonare ad Alberto,che fortunatamente al terzo squillo rispose.


“Tesoro pronta per stasera?”
Disse squillante.
Gli avevo mandato un messaggio in mattinata per aggiornarlo sulle ultime novità, adesso chi gli avrebbe detto che era tutto annullato?Tutto sommato forse l’appuntamento era il minore dei mali.

“Ciao Alby,ho bisogno di parlarti.Stasera pizza al solito posto?”
Proposi cercando di essere più normale possibile.


“Ma scusa non dovevi uscire con Roberto?”
Chiese già in ansia.


“Diciamo che sono cambiate giusto un paio di cose.”
Risposi senza entrare nei particolari,non mi piaceva parlare al telefono di cose eccessivamente serie.E lui lo sapeva.

“Ti do 10 minuti per vestirti,ti aspetto giù in macchina.A dopo tesoro!Bacio”
Riagganciò.
Non ci pensai su due volte,presi un paio di jeans una maglietta verde che pescai dall’armadio,le scarpe e corsi giù.

“Mamma,babbo posso uscire stasera?So che avevate organizzato la cena con…con Stefano,ma Alberto ha bisogno del mio aiuto per ridipingere casa…”
Ridipingere casa???Potevo pensare a qualcosa di meglio,porca vacca!

“Se per Stefano vabbene?”
Rispose papà rivolgendo lo sguardo alle mie spalle.
Da quando in qua gli ospiti decidevano per i padroni di casa??
Controvoglia mi voltai verso l’ospite d’onore della casa e aspettai il suo verdetto.

“S—si, non sono io che decido”
Disse guardandosi le mani.
Quelle belle e curate, quelle che una solo una volta avevo avuto l’ occasione di sentirle sulla mia pelle.

“Bene allora esco.Ciao a tutti e buona cena”
Corsi fuori per respirare aria pulita.
L’aria un po’ fredda mi fece tornare in me.Ci mancava solo che mi avvicinavo a lui per prendergli la mano,poi mamma mi avrebbe mandato alla neuro direttamente,senza pensarci su!
Aspettai fuori al cancello Alberto,che arrivò dopo 5 min.

“Deve essere proprio una cosa brutta per averti fatto aspettare fuori al freddo!”
Disse,aprendo la portiera dall’interno.

“Tu non immagini neanche.”
Risposi mettendomi la cintura.
Lui partì a razzo e in meno di 15 minuti ci ritrovammo dall’altra parte della città,nel nostro ristorante preferito.
L’avevamo scoperto per puro caso perdendoci dopo una giornata di shopping.All’interno era molto accogliente e le pareti,colorare ognuna in modo diverso e con fantasie differenti, mettevano di buon umore.
Ci sedemmo al nostro tavolo preferito,quello vicino la finestra che si affacciava su una stradina laterale.
“Salve ragazzi!E’ un piacere rivedervi!”
Disse Giorgio il proprietario del locale.

“Lo sai che appena possiamo veniamo a trovarti.”
Eravamo clienti abiutali,almeno una volta al mese(minimo) dovevamo passare.Le migliori pizze del  mondo si trovavano solo da Giò.Da quando avevo chiuso con Luis e Alby frequentava Luke,però, venivamo meno spesso.
“Lo so lo so.Vi lascio i menù così decidete!”
Concluse Giò e ritornò sorridendo alla cassa.

“Stasera prenderò una quattro stagioni!Tu?”
Chiesi cercando di metterlo almeno di buon umore,così dopo non avrebbe cercato di uccidere Stefano.

“Non cercare di sviare l’argomento.E il fatto che tu mi abbia portato fino qui significa che c’erano buone probabilità di fare a botte!”
Era possibile nascondergli qualcosa?Sapeva ogni mia mossa prima ancora che la facessi.
“Ordiniamo prima ok?Così non avremo interruzioni…”
Conclusi richiamando Giò.
Prenotammo le due pizza:una 4 stagioni e una 4 formaggi.

“Allora?I’m waiting tess!”
Riprese subito il discorso.
Non aspettai oltre e così gli raccontai nei minimi dettagli la sorpresa che avevo ricevuto nel pomeriggio.Lo stupore e la rabbia che ancora provavo furono condivisi anche da lui.

“Bastardo di merda.Figlio di buona donna,pezzo di melma nello stagno.Se lo incontro un pugno non glielo leva proprio nessuno!”
Urlò Alby,rosso dalla rabbia.

“Tranquillo non mi darà più fastidio,ho messo le cose in chiaro…te l’ho detto!”
Dissi poco convinta.Dov’era finita la mia rabbia? Ah si dovevo cercarla sotto strati di dispiacere e delusione.

“Mi dispiace Isa. Ma almeno l’hai scoperto prima che le cose peggiorassero? Pensa se t’innamoravi di lui?”
Chiese tornando dolce e amichevole.


“Lo so.E’ l’unica cosa che mi sto ripetendo da ore,ma non ci posso fare nulla se mi piaceva,sono stata una cretina a cadere nella sua trappola.Adesso comunque non pensiamoci più.Il caso è chiuso,la questione è risolta…Il tempo guarirà anche queste ferite.”
Sorrisi cercando di essere il più convincente possibile più per non far preoccupare lui che me.

“Saggia nonna!”
Concluse lui sorridendo nella mia direzione.

La serata proseguì tranquilla,le pizze arrivano fumanti e buonissime come sempre.Parlammo di Luke,che secondo Alby stava perdendo la ragione chiedendogli in continuazione con chi facesse queste fughe misteriose,ma io ero dell’idea che era semplicemente geloso ed innamorato. Alla fine ci telefonò anche Lisa con gli ultimi aggiornamenti sulla vacanza in Spagna: aveva ufficialmente bloccato l’appartamento.Anzi credo che il proprietario dell’appartamento stava placcando lei,perché c’erano strani rumori di sottofondo.Verso le 23 lasciammo il ristorante salutando Giò e promettendogli che saremmo ritornati presto. Troppo presto,invece,tornammo a casa mia,dove le luci della sala da pranzo erano ancora accese.

“Se vuoi facciamo un altro giro!”
Propose Alby,ma sapevo che volevo tornare tra le braccia di Luke.

“Nono tranquillo.Adesso corro sopra e non mi farò notare.Torna a casa e grazie per la serata.Ti voglio bene”
Gli scoccai un bel bacio sulla guancia e lo lasciai libero di tornare dal suo principino.
Bene,il piano era semplice: dovevo solo affrontare l’impatto dell’entrata e poi scappare sopra il prima possibile,potevo farcela! Quella casa non mi era mai sembrata così negativa,avrei preferito fare il giro del vicinato 30 volte scalza piuttosto che entrare lì,ma ormai il mio braccio aveva già cacciato le chiavi e le stava già inserendo nella serratura. Tentando di fare il minimo rumore,sentivo provenire dalla cucina le risate di mamma e papà in primis e poi in sottofondo quelle degli altri commensali. Manco avesse un radar mamma dalla cucina mi chiamò.
Posai il giubbino sull’appendi abiti e controvoglia entrai.

“Ciao ragazzi,com’è andata la cena?”
Chiesi a miei genitori baciandoli sulle guance.

“Bene bene,Stefano è un ragazzo d’oro,unico e speciale”
Disse contenta mamma


“Eh non dirlo a me!”
Sussurrai ancora in piedi tra di loro.
Stefano,per la prima volta da quando ero entrata, sollevò lo sguardo e lo puntò dritto nei miei occhi.

“Beh vuoi la torta vado a prenderla!Adesso c’è la tua preferita”
Continuò mamma,urlando dalla cucina.

“Si un pezzo lo prendo!Ho proprio voglia di un dolce.”
Risposi spostando lo sguardo verso papà,che sembrava sereno e felice della serata.


“Allora Alberto di che colore ha dipinto la casa?”
Mi chiese babbo sapendo perfettamente che Alberto odiava sporcarsi le mani.

“No alla fine abbiamo rinunciato e siamo andati da Giò”
Meglio dirgli la verità,non ero molto pratica nel mentire.

“Mi dispiace per quel ragazzo!Davvero”
Esordì Carla,sempre fuori tempo e fuori tema.

“Naaaa tranquilla.Non ci penso neanche più!”
Cercai di essere più serena possibile,ma soprattutto più credibile.Nonostante non dovevo farlo puntai ugualmente gli occhi nei suoi fari blu,che non avevano smesso di seguire ogni mio singolo movimento o respiro.
Ecco dovevo evitare di fissarlo! Quella che ci perdeva ero sempre io: poteva capire se mentivo, perdevo il controllo del mio cervello,già instabile, e potevo dire cose di cui mi sarei pentita.

“Ecco la torta!Spero vi piaccia.”
Disse rientrando mamma sorridendo.
Sulla torta c’era la scritta “vi voglio bene”, probabilmente aggiunta mentre ero in stanza.Ero certa che su di loro avrei sempre potuto contare,ci sarebbero sempre stati. Mi voltai in direzione di mamma e con il cuore in mano parlai:

“Ti vogliamo tanto bene anche noi!”

Lei sorridendo mi baciò la fronte e iniziò a tagliare il capolavoro.
Era buonissima,all’interno era tutta cioccolata coperta da panna.La torta più buona,calorica e rinfrescante del mondo intero. E la mia mamma era una maga nel farla.
Ne presi due fette, non pensando che continuando di questo passo sarei diventata un porcellino.Carla assaggiò solo mezza fetta,perché la sua preferita era la torta al limone,mentre papà,mamma e Stefano si accontentarono di una fetta intera. Ero sazissima, c’era il pericolo che scoppiassi,ma per quella torta ne valeva la pena.

“Beh credo sia ora che vada!”
Stefano si alzò dalla sedia e salutò con una stretta di mano papà,con un abbraccio e due baci mamma.Cauto si avvicinò a me,che ero rimasta seduta.

“E’ stato un piacere conoscerti Isabella.”
Poteva mai essere così dolce il mio nome sulle sue labbra?

“Si,sicuramente tutto tuo il piacere,Stefano.”
E gli porsi la mano,allontanando il braccio che era quasi vicino ai miei fianchi.
Il restante della famiglia non notò il gesto e non sentì la frase,troppo concentrati a decidere chi sarebbe uscito fuori al freddo per aprire il cancello.
All’improvviso mi fissarono tutti.

“Fa freddo! Perchè non va Carla,così lo saluti meglio fuori!”
Proposi lamentandomi sapendo già come sarebbe finita tutta la faccenda.Era sempre la solita storia…

“Lo sai che non posso prendere freddo per la schiena!E mamma e papà devono sistemare in cucina”
Ripeté Carla la stessa cosa che stava dicendo ai nostri genitori due minuti prima.

“Carla sei caduta 3 anni fa!Muovere il cul—il sedere non ti farà male!Comunque non ho voglia di discutere,non dopo oggi,quindi vado io!”
Avevo sentito chiaramente Stefano sorridere quando inveivo contro mia sorella e irrigidirsi quando avevo menzionato la giornata di merda,che finalmente stava per finire.


“Allora andiamo?”
Gli chiesi mentre fissava il vuoto.Si ridestò dai suoi pensieri e mi seguì.Mentre salutava Carla io uscì fuori con l’intenzione di aprire subito il cancello,farlo uscire e andare a dormire.

“Dovresti metterti qualcosa addosso!”
Sentì dire da Stefano che camminava dietro di me.


“Si,sicuramente seguirò il tuo consiglio.Adesso entra in macchina ed esci.Grazie.”
Ma non aveva intenzione di starmi a sentire.
Mi fermò per un braccio obbligandomi a girarmi e guardarlo in faccia. Quello che non dovevo proprio fare.

“Sei pazzo!Lasciami,Carla potrebbe guardarci!”
Mentì,sicuramente era già sotto le coperte,ma lui non poteva saperlo.

“Smettila di ridicolizzarmi davanti a tutti!”
Ringhiò contro di me.
Spaventata mi ritrassi.

“Io non ti ridicolizzo.Lo sai fare benissimo da solo.”
Ancora impaurita per il suo tono ostentai una sicurezza che non avevo mai avuto e che di certo non era lì con me in quel cortile.

“No- non volevo spaventarti scusami.”
Aveva una doppia personalità?Non solo stronzo,pure pazzo!


“So che quello che hai detto è tutto vero,ma ti prego perdonami potremmo essere ottimi amici…”
Continuò speranzoso.

“Io non voglio essere tua amica!Cazzo…”
E davvero non avrei mai voluto essere sua amica,mai.
Lo lasciai lì in mezzo scioccato e immobile.
Mi incamminai verso il cancello,perché oramai con quella frase avevo detto di più di quello che avrei voluto,più di quello che avrei dovuto.
Gli aprì il cancello,aspettai che andasse via e lo richiusi.
Non sapevo cosa avesse capito della mini-conversazione che era appena avvenuta,ma era chiaro e forse anche giusto che lui non volesse buttare all’aria la relazione con Carla. Almeno una delle due doveva essere felice e mi sarei sacrificata volentieri per quella scansafatiche.
Entrai in casa avvolta dal calore,salutai i miei intenti a baciarsi e prima di entrare in camera diedi la buona notte anche a Carla,che era già a telefono con Stefano,scambiandosi dolci parole d’amore.
Entrai nella mia stanza,mi feci una doccia bollente e mi misi nel letto.Spensi il cellulare,il cervello e il cuore…volevo solo dormire e dare del tempo al tempo per curare le mie ferite.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo nove :) ***


La mattina seguente mi svegliai stanca e depressa.Non avevo dormito molto,anzi per niente in realtà e la ragione era solo una.Il motivo del mio malessere mattutino aveva un nome tutto suo, una testa, due occhi blu, un sorriso da togliere il fiato,una fidanzata che abitava sotto il mio stesso tetto e che era mia sorella. Nonostante volessi odiarlo,disprezzarlo,deriderlo o qualsiasi cosa che mi facesse pensare che stavo archiviando la questione,era più forte di me elencare tutte le domande che volevo porgli. Le ripetevo in continuazione,come se di lì a poco avremmo avuto uno scontro e io volevo essere preparata con una serie di domande a raffica.

“Hai una cera pessima stamattina!”
Come ero arrivata in cucina?Quando soprattutto? Dovevo smetterla di essere distratta, non pensavo neanche a niente di positivo

“Sì buon giorno anche a te.”
Risposi sarcastica alla persona più vicina alla ragione del mio malessere,Carla.

“Non hai dormito?”
Continuò imperterrita come se le mie occhiaie non parlassero già per me.

“Non molto.”
Risposi prendendo la tazza,il latte e i biscotti e pronta ad immergermi nei miei pensieri.

“Senti,ma secondo te è stato un passo importante quello di presentarlo a mamma e papà?”
Domandò mia sorella all’improvviso,facendomi cadere il biscotto nella tazza,nonché splancare gli occhi e quasi strozzarmi.


“Perché lo chiedi a me,scusa?”
Chiesi alzandomi per prendere un cucchiaino.

“Beh con chi dovrei farlo?con mamma?Papà?e poi tu ci sei già passata con Luis!”
Continuò senza fermarsi.Di bene in meglio,ci mancava solo lei che voleva parlarmi del suo rapporto con Stefano.

“Con Luis era diverso.I-io pensavo fosse quello giusto e volevo condividere la mia felicità con voi,tu perché hai dei dubbi?”
Non dovevo esultare per le loro crisi. Volevo che soffrisse leggermente lui,ma non Carla.Lei no!

“Beh..in realtà non credo che con lui sia una cosa seria,cioè gli voglio bene,ma non so neanche perché ho detto sì alla sua richiesta di conoscervi.”

Lui non sapeva perché l’aveva chiesto e lei non sapeva perché aveva accettato. Non ero inclusa nelle loro confusioni,perché si ostinavano a mettermi dentro???

“Dovresti parlare con lui…di queste insicurezze che hai.Dovreste parlare della vostra storia,relazione o come la volete chiamare voi. E cercate di chiarire.”
Era normale sentire uno strano dolore all’altezza del cuore?
Era normale aver voglia di convincerla a lasciarlo,perché era un gran cretino?
Era normale combattere contro me stessa,quella parte di me che mi pregava di perdonarlo?
Ero normale io?Quello che sentivo?

“No”
Dissi ad alta voce

“Cosa no?Non devo parlare con lui?”
Continuò Carla,sorpresa del mio repentino cambiamento.

“Nono,certo che gli devi parlare.Il no era per un’altra cosa…pensavo ad alta voce.”
Conclusi in tono amaro.
Mi alzai di scatto e lasciai la cucina,riuscì a sentire solo mia sorella che mi urlava qualcosa alle spalle,ma non le risposi.Andai in camera mia,riaccesi il cellulare e mi cambiai. Dovevo concentrarmi sullo studio,non potevo perdere tempo con Stefano o altre cose inutili. Avrebbero chiarito tutto,sarebbero rimasti insieme felici e contenti ed io avrei accettato la cosa.
Mi sedetti alla scrivania e iniziai ad aprire il libro di storia,arrivata a metà della rima pagina fui interrotta dal mio cellulare,che mi avvisava dell’arrivo di qualche messaggio.
8 messaggi per la precisione.Tutti della stessa persona.

Ore 00:15
Non volevo farti soffrire,tanto meno illuderti.Mi dispiace.

Ore 02:22
Perché non puoi perdonarmi?Perchè non puoi essermi amica?Provaci ti prego,sono davvero dispiaciuto.


Ore 03:37
Dormi.Io non riesco a chiudere occhio.Non faccio che pensarti…per favore dammi una seconda possibilità

Ore 04:30
Io ho bisogno di parlarti.Devo parlarti e so che anche tu vuoi delle spiegazioni.Scusami.

Ore 05:10
Sono stato uno stronzo…


Ore 06:28
Non voglio perderti!”

Ore 07:00
Cazzo!Devo parlarti e tu mi ascolterai!
 L’ultimo risaliva a mezz’ora prima
 
08:30
Ti prego ascoltami…

Perché continuava ad illudermi,ero stata chiara la sera prima.Possibile che non avesse capito che non sarei potuta essere sua amica,mai e poi mai,neanche in un modo parallelo dove tutti erano amici di tutti.
Non potevo.
Non volevo.
E soprattuto non dovevo.
Decisi di non rispondere ai suoi messaggi,non avrei saputo neanche farlo in realtà.

Mia sorella interruppe i miei discorsi mentali,spalancando la porta:
“Senti oggi vado in giro per negozi vuoi venire?”

“Ma lo sai che si bussa?Cmq non posso ho un corso.Grazie comunque”
Risposi scocciata dalla sua entrata improvvisa e senza preavviso, scombussolata ancora da quei messaggi. Appena Carla chiuse la porta chiamai Aberto,che dopo 2 squilli rispose.

“Tes cos’è successo?”
Chiese apprensivo.

“Non deve necessariamente essere successo qualcosa se voglio chiamarti,no?”
Risposi un po’ infastidita.

“Nessuno lo mette in dubbio,ma per chiamarmi alle 9 di mattina deve essere successo qualcosa.Sai che questo è l’orario in cui diciamo do del mio meglio nel letto e che devi chiamare solo per emergenze….quindi adesso spara e dimmi cos’ è successo!”
In effetti la sua tesi era più che esatta.Iniziai a raccontargli della sera prima e dei messaggi che mi aveva mandato durante tutta la notte.

“Ma se anche tu hai tutte queste domande da fargli,perché non gli parli?Ti toglierai un peso,fidati!”
Non aveva torto,ma sapevo benissimo cosa sarebbe andata a finire.


“Hai ragione,ma se poi mi faccio abbindolare di nuovo?Non voglio e lo sai che se ci casco poi come faccio!”
Risposi melanconica e sentì dall’altro capo Alberto ridere di gusto.

“Tesoro vai tranquilla!Ho l’impressione che stavolta sarà tutto diverso da quello che hai vissuto fino ad ora..parlagli se vedi che la situazione degenera scappa!”
Continuò ridendo.
E probabilmente avrei preferito fare così piuttosto che ricadere nella sua rete. Ci salutammo,mi scusai per l’interruzione o lo lasciai tornare dal suo principe.
Se era vero che dovevo confrontarmi con lui l’avrei fatto,ma dovevo prepararmi psicologicamente per un confronto diretto…L’avrei rinviato tra qualche giorno,così sarei stata più sicura!
Tranquillizzata dall’idea di avere tutto il tempo che desiderassi ritornai al mio studio e continuai fino alle 12,quando mamma tornò a casa.L’aiutai a preparare il pranzo ed ovviamente non fece altro che lodare Stefano.
Stefano ddi qua,Stefano di là,quanto è dolce,quando è carino,quanto è intelligente e così via per tutto il pranzo. Alla fine fui costretta a scappare in camera spinta da un’ irrefrenabile voglia di prendermi a schiaffi per aver pensato,per un solo momento,che mamma potesse aver ragione.
Uscì di casa prima del previsto,pensando che sarebbe stata una buona idea andare a studiare in facoltà prima dell’inizio del corso.
Eravamo in pieno marz,ma il vento freddo continuava ad essere lo stesso di gennaio.Pur avendo la sciarpa sentivo che il naso già era diventato rosso per il freddo e che le mie mani,avvolte dai guanti, erano gelidissime.Nonna Isabella ogni volta che mi toccava le mani fredde diceva:”mani fredde cuore caldo!” Era una cosa impossibile per me capire alcuni dei suoi proverbi e quello era uno dei più complicati da decifrare.
Mentre continuavo a camminare verso la facoltà,riscaldata dal ricordo di nonna,una mano mi strinse dolcemente il polso. Mi voltai di colpo per essere certa di chi fosse a trattenermi,ma non mi ero sbagliata.
Stefano mi fissava intensamente,non era intenzionato a lasciar perdere la storia del chiarimento,almeno non in quel momento. E pur non essendo pronta non mi sarei tirata indietro.

“Ti prego ascoltami”


Annuì con il capo. Sentire la sua voce così calda,bassa,quasi supplichevole mi fece rabbrividire.Vedere nei suoi occhi il dispiacere mi ricordò di non guardare quei fari o quella conversazione sarebbe stata disastrosa per me. E in un attimo capii cosa volesse dire nonna con quello strano modo di dire: le mie mani erano ancora fredde,ma inspiegabilmente il mio cuore aveva emanato calore a tutto il corpo.
Aveva preso ad accelerare i battiti.
Non era intenzionato a rallentare,questo era certo.
L’avevo detto che sarei morta per mano di Stefano.

“Ti prego di ascoltarmi.”

Eravamo ancora fermi sul marciapiede.
Teneva ancora il mio polso tra le sue mani.
E continuavo a fare scena muta.
Cercai di riprendermi quando un soffio di vento gelido scompigliò i miei capelli.
Liberai controvoglia il mio polso e continuai a camminare.

“Allora ti ascolto fino alla facoltà,poi sparisci.”
Le avevo dette io quelle cose?La fitta al petto ne era una prova.

“Ci prenderemo tutto il tempo necessario per parlare.”
Rispose risoluto.
Allora mi voltai,forse non era stato chiaro il concetto che doveva sparire dalla mia vista,ma prima che potessi rispondere mi anticipò.

“Non voglio liquidarti con una scusa.Vorrei che mi dessi la possibilità di chiarire tutto,dall’inizio alla fine..e che non baderai al tempo.”

Bene di regola toccava a me rispondere,ma ero un po’ in difficoltà.Sembrava sincero questa volta.

“Ho un corso alle 14”
Mi affrettai a dire,non avendo il coraggio né di ammettere che lo volevo fuori dalle scatole,né tanto meno di non volerlo farlo andare via.

“Se vuoi adesso ti accompagno e poi se ti va potremmo parlare dopo che hai finito…”
Era cauto e la richiesta sottintesa di vederci anche dopo mi spiazzò.

“Io…non…Forse meglio parlare solo adesso.”
Non sarebbe stato salutare per il mio già scarso equilibrio psichico- emotivo passare tanto tempo con un soggetto così.

“Hai ragione…Come vuoi tu!”
Concluse,forse dispiaciuto.
Riprendemmo a camminare in silenzio uno di fianco all’altro,senza mai sfiorarci neanche per sbaglio.

“Scusami per i messaggi.Spero di non averti svegliata.”
Cominciò all’improvviso,troppo presto e troppo diretto per i miei gusti.

“Non fa niente.Li ho letti stamattina…e comunque non ho dormito granchè neanche io.”
Risposi guardando davanti a me,non dovevo cedere.E poi se non era troppo stupido,doveva aver capito che avevo appena ammesso di aver passato la notte insonne quanto lui e per lui.
“Oh.”
Non era un cretino tutto sommato…forse.
Si riprese subito,lui, dalla mia ammissione di colpa.
“Non volevo mentirti.Avrei voluto dirti tutto stesso quella sera in discoteca e quando stavo per farlo sei scappata via.Poi ci ho riprovato alla prima uscita,ma mi hanno telefonato.Non volevo lo sapessi in questo modo,ecco.”
Parlava con le mani in tasca e il viso basso. Notai che anche il suo naso era rosso,a causa del vento freddo.Aveva solo una maglietta a maniche lunghe a coprirlo,sicuramente stavo morendo dal freddo.

“Non hai freddo?”
Chiesi dando voce ai miei pensieri e soprattutto non rispondendo alla sua affermazione precendete,non era ancora il momento di scoppiare.


Lui rimase lievemente scioccato dalla domanda,ma dopo aver ripreso il controllo rispose.
“Un po’ si,ho lasciato il giubbino in auto.”

In auto?Ci eravamo incontrati a piedi,come in auto?Il momneto di dare sfogo alla frustrazione sentivo che si stava avvicinando.
“Scusa come in auto?Dpve l’hai lasciata?”
Chiesi dandogli ultimo beneficio del dubbio.

“Ero fuori casa tua,forse.E volevo aspettare che Carla uscisse per parlarti,ma non sapevo avessi un corso.Quando ti ho visto ti ho seguito a piedi e poi ti ho fermata.Scusami”


“Scusami un cazzo!”
Era arrivato il momento della resa dei conti.Alberto aveva ragione: i suoi fari non mi avrebbero fermata!

“Adesso ci manca solo che Carla scopra che mi pedini,poi siamo veramente nelle grazie del Signore…La devi smettere ok? Tu sei fidanzato,te lo devi ficcare in testa.Hai voluto pure conoscere i nostri genitori…smettila di tormentare me e pensa alla tua ragazza CARLA!”
Sbottai alla fine. Le sue intenzioni erano chiare: voleva essermi amico,cosa impossibile dal mio punto di vista,ma nel suo mondo tutto era fattibile a quanto sembrava.

“Pensi che non lo sappia che devo ignorarti?”
Era accigliato e come me combatteva contro se stesso per far prevalere la ragione.
Volevo che la smettesse,ma sentirmi dire di essere ignorata fu lievemente sconvolgente,ma mi ripresi subito.

“Beh a quanto pare no!”
Risposi indicandoci. Se mi doveva ingorare,e sapeva di doverlo fare,forse non era una cosa saggia cercare a tutti i costi di chiarire.

“Senti lasciamo stare tutto ok? Mi dispiace ma io non voglio esserti amica,quindi smettila di provarci.Ti prego”
Ci mancavo solo che mi mettessi a piangere e poi avremmo completato tutto lo spettacolino. Lo conoscevo da poco,ma aveva sconvolto la mia vita più lui in meno di quattro giorni che Luis in 3 anni.
E questa costatazione non mi rese felice. Lui continuava a non poter mai essere mio.

“Pensi che non ci abbia provato ad ignorarti?Credi davvero che voglio esserti solo amico?Non ci riesco,non ce la faccio. E’ più forte di me e per quanto io cerchi di passare tutto il tempo con Carla,per non pesarti…non riesco a non farlo. E so che è lo stesso per te,non negarlo.”

Non avrei negato una cosa così ovvia.

“Non nego infatti,ma l’evidenza dei fatti ci dimostra che non può esserci nulla,quindi mettiamoci l’anima in pace. Tu non lascerai Carla ed io andrò avanti. In fondo non c’è stato nulla…meglio adesso che dopo…”
Dissi d’un fiato,scemando verso la fine. Non avevo più forse mentali.Ero stanca,non avevo dormito per colpa sua,ero costantemente tra le nuvole per colpa sua e adesso mi ritrovavo in mezzo alla strada,al freddo per colpa sua.
Era la causa di tutti i miei mali,piacevoli ma pur sempre mali che non mi avrebbero condotto da nessuna parte.
Sospirai sapendo di “aver tagliato la testa al toro” come diceva nonna. Mettevo fine a qualsiasi tipo di macabro rapporto si stava creando tra me e Stefano. Non era un sospiro di liberazione, desideravo solo uscire da quel circolo che si era creato in meno di 48h. Non era salutare per me,ne per lui e tanto meno per la relazione che portava avanti. Lo fissai ancora un po’ negli occhi,volevo imprimerli nei miei ricordi,perché da quel momento avrei fatto di tutto per evitare d’incontrare lui,i suoi fari,la sicurezza che amanava,il suo sorriso… Non mi contraddisse più,in fondo avevo ragione da vendere al mercato nero,quindi non poteva ribadire. Lentamente mi voltai dandogli le spalle e ripresi la strada verso la facoltà.
E più mi allontanavo più il pentimento aumentava...
Più era distante il suo sguardo più mi sentivo sola…
Meno lo guardavo più vacillavo…
Più mi separavo dall’uragano entrato nella mia vita,meno mi sentivo completa.
Era impossibile credere che aveva fatto più danni lui in 4 giorni,che qualsiasi altra persona in tutta la mia vita.


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Capitolo 11
*** Capitolo dieci :) ***


Vi è mai capitato di svegliarvi con una canzone in mente che rimane lì per tutta la giornata?
Beh quella era una di quelle giornate e la frase che continuavo a canticchiare l’avevo presa da Biagio Antonacci :
 “Dicono che per stare insieme a te bisognerebbe darti e mai privarti…
Ogni volta che ascoltavo la sue canzoni mi ritrovavo in quelle parole,in quelle gioie e in quei dolori. Insomma era il cantante della mia anima!
E molte dei suoi testi mi rispecchiavano appieno e alcune frasi descrivevano perfettamente le situazioni,le emozione che io non riuscivo ad esprimere. Aveva le parole che il mio cuore teneva chiuse in sé.
La strofa che canticchiavo era quella che per anni avevo ripetuto in continuazione, era una di quelle che mi appartenevano,perchè necessitavo di sapere se le persone vicino a me mi volessero bene e non potevo privarmi di queste certezze. Il mio pensiero volò inspiegabilmente verso Stefano,erano passate già due settimane dall’ultima “conversazione” che avevamo avuto. Evitarlo era diventato il mio motto e anche un lavoro a tempo pieno,non perché venisse a casa assiduamente,ma perché molto spesso uscivamo tutti insieme. Ed ignorare lui,il suo sguardo nella mia direzione e le sicurezze che mi avrebbe trasmesso anche solo con un sorriso era più impegnativo di quello che pensassi. Mamma lo aveva invitato anche a cena qualche volta,ma trovavo sempre una scusa per uscire di casa prima del suo arrivo.
Carla mi disse che una volta chiese anche di me.
La parte difficile era quella di abituarmi a non pensarci e piano piano sarei riuscita a superarla,o almeno così credevo.
Stavo canticchiando allegramente la canzone di prima,quando sentì bussare al citofono. Quella mattina aspettavo Alberto per una giornata all’insegna dello shopping,perché secondo lui non potevo mettere sempre gli stessi vestiti.
Contentissima per il programma della giornata scesi giù per le scale in un batter d’occhio e andai ad aprire. Sorridevo felice e quando avevo aperto la porta non ero riuscita a fermare in tempo il mio slancio verso colui che pensavo fosse Alby. Invece alla porta non c’era lui.
Ero letteralmente caduta tra le braccia di Stefano,che mi aveva presa prontamente.

“Non mi aspettavo tutto questo calore!”
Parlava mentre mi teneva ancora vicino a se,senza lasciarmi andare…anche se tecnicamente non avevo neanche provato ad allontanarmi.

“Mi sei mancata.”
Sussurrò debolmente,come se fosse difficile anche per lui dire cose di questa portata ad alta voce.Comunque non poteva sparare frasi così importanti come se mi stesse dicendo di andare a fare la spesa!
E come potevo restare ancora avvinghiata al corpo del ragazzo di Carla? Qualche cosa fortunatamente si risvegliò in me e mi staccai di colpo.

“Mi sai che sei tornata quella di queste ultime due settimane,giusto?”
Chiese dispiaciuto,chinando il capo verso le scarpe.

“Scusa pensavo fosse Alberto… comunque è meglio per tutti se ci comportiamo come abbiamo fatto fin ora.”
Che stronzata che avevo detto,fosse stato per me,in realtà,non avrei mai sciolto quell’abbraccio,ma Carla veniva prima di quello che desideravo.


“Se ci credi tu,non posso fare altro che darti ragione,vero?”
Disse sarcasticamente,ma non lo risposi: ci mancava solo che litigavamo!

Lo feci entrare e gli chiesi di aspettare in salotto Carla,che sarebbe scesa a momenti. Mentre tornavo in camera un’altra canzone e un’altra strofa avevano preso il posto della precedente :
“Quanto tempo e ancora mi fai sentire dentro,quanto tempo e ancora rimbalzi tra i miei sensi,quanto tempo e ancora ti metti proprio al centro…
E sento che se te ne vai adesso potrei anche morire… ”

Non era un puro caso il fatto che fischiettando la canzone ripensavo all’abbraccio di prima. Nonostante fossi stata lontano da lui tanto tempo non era cambiato nulla: mi piaceva ancora,forse anche più di prima! Il problema,se si poteva definire in questo modo,non era risolto,anzi era solo stato spostato di qualche settimana. La lontananza non aveva giovato a consolidare le mie convinzioni,anzi erano ancora più deboli. Avevo qualcosa che non andava!
Salendo le scale mi ricordai di avvisare mia sorella e con passo svelto,per mettere fine ai miei pensieri,mi avvicinai alla porta della sua stanza. Stavo per bussare quando la sentì pronunciare delle frasi alquanto particolari.

“Mi manchi anche tu,ma oggi non possiamo vederci perché faccio shopping con Stefano..”
Sussurrò all’interlocutore dall’altro lato del telefono.


“No! Gli dirò tutto appena potrò,io voglio stare con te,ma non è facile dirlo a lui e alla mia famiglia.”
Continuava con un tono tra il disperato e il pensieroso.

“Comuque adesso vado. Joe stasera passerò da te e ti farò dimenticare della giornata lontano da me,promesso.”
Concluse ridendo.
Mi ricomposi come se non avessi sentito nulla e bussando le annunciai l’arrivo di Stefano.Feci una corsa diretta in camera e solo una volta chiusa la porta,tirai un sospiro di sollievo.Non era detto che Carla lo tradiva,non avevo sentito niente di estremamente esplicito a riguardo…almeno credevo,speravo! In effetti però,se davvero lei lo tradiva, diventavo normali i suoi atteggiamenti delle ultime settimane: quando parlava fitto fitto al telefono,quando usciva con questo fantomatico amico… Cosa dovevo fare?Avevo bisogno di parlare con Alberto urgentemente. E proprio quando stavo per chiamarlo bussarono di nuovo alla porta. Mi precipitai giù e ignorando Stefano,ancora in piedi davanti all’entrata,spalancai la porta lanciandomi tra le braccia di Alberto. Mi strinse forte a sé ridendo della mia goffaggine.

“Okok Tes!Non ci vediamo da 24h ma ti sono davvero mancato così tanto?”
Continuò scherzando e allontanandomi leggermente da lui,così da poterci guardare in faccia. Sapevo che avrebbe compreso che qualcosa non andava,che c’era una novità che lo avrebbe sconvolto. All’improvviso sentì un colpo di tosse alle mie spalle e contemporaneamente sia io che Alby ci girammo per vedere chi fosse stato. Stefano con le mani in tasca ci fissava scioccato. Alberto con molta tranquillità entrò in casa tenendomi per mani e si piazzò davanti al mio bel incubo. Erano completamente diversi: Alby con quegli occhi color cioccolato lo fissava, Stefano non abbassava lo sguardo ed io in mezzo speravo che nessuno si facesse male.
“Alberto lui è Stefano il fidanzato di Carla.Lui è Alberto,il mio miglior amico”
Parlai rivolgendomi solo ad Alby,pregando che non gli scagliasse un pugno in pieno volto. Mi sarebbe piaciuto vederglielo fare,ma avevo una notizia che premeva per uscire e non avrei aspettato la fine di una rissa per urlarla! Sentivo lo sguardo di Stefano rimbalzare tra me e Alberto,che ancora ci tenevamo per mano.

“Ah! Lui è quello Stefano?”
Esordì duro Alberto,non distogliendo il suo sguardo dai fari di colui che gli stava di fronte.

“Si,sono io.”
Rispose in tono sommesso Stefano.
Per la prima volta,da quando era arrivato Alby,rivolsi lo sguardo nella direzione di Stefano. Incontrai i suoi occhi blu e dimenticai tutto il resto.
Non feci più caso ad Alberto che era vicino a me,al possibile scoop che avrebbe sconvolto un paio di vite,dimenticai che Stefano non era single,che mi sorella sarebbe potuta scendere da un momento all’altro. E avrei continuato all’infinito a fissarlo imbambolata come una cretina dagli occhi a palla,incatenata al suo sguardo,se non ci fosse stato Alby ad interrompermi.

“Beh noi andiamo!Ciao”
Stefano non ebbe il tempo di rispondere,perché scappammo in camera mia.Anzi io fui strascinata in camera mia.
Mi sedetti sul letto ancora scossa.

“Ok ho solo un paio,o poco più,di cose da dirti.Sei pronta per ascoltarle?”
Mi chiese inginocchiandosi davanti a me,che guardavo il vuoto. Annuì con la testa,non avendo più parole.

“Bene.Prima di tutto ti devo dire che Stefano è un figo della madonna,cioè non ricordavo fosse così bello e soprattuto tu non me lo avevi descritto così! Però brava hai migliorato il tuo gusto.Poi cosa ancora più importante è che è geloso marcio di te. Sono sicuro di essere stato invidiato a morte quando mi hai abbracciato o quando ti tenevo per mano…gli piaci e non poco!E ultima cosa,ma non per questo meno importante, anche tu sei stra-cotta di lui.Ed è inutile che lo neghi,perché sai che non servirebbe a nulla con me!”
Concluse sornione,sapendo di aver centrato il 3 su 3! Non potevo negare nulla,tranne sul fatto che gli piacessi parecchio e che fosse geloso del goffo abbraccio.

“Non sono del tutto sicura del fatto che è geloso o che gli piaccio,ma mi piacerebbe fosse vero.Comuque dopo discutiamo di questo adesso devo darti una notiziona.”
Creai un po’ di suspance,anche perché non sapevo come introdurre il discorso,lui nel frattempo si sedette vicino a me sul letto. Mi voltai e parlai a raffica.

“Carla tradisce Stefano,cioè non lo so se è vero ma ho ascoltato non volendo una sua conversazione al telefono con un Joe e non mi sembrava,dal tono che ha usato,una cosa molto casta.Cosa devo fare?Mi faccio gli affari miei o glielo dico? No forse dovrei dirlo a Carla…nono mi faccio gli affari miei e sto zitta..oppure”
Ma con una mano alzata fermò la mia parlantina.

“Allora Tes respira!Uno non sei sicura di questo incornamento,perché non hai prove!Poi se glielo dicessi Stefano potrebbe fraintendere:gli hai detto che non vuoi essere sua amica,per ovvie ragioni,ma non puoi poi spifferare una cosa del genere.E dirlo a Carla è fuori discussione se non vuoi che sappia del lieve principio di tradimento di Stefano,nel quale sei immischiata anche tu. Quindi opterei per aspettare,avere magari qualcosa in mano e poi agire,se ce ne fosse bisogno.”
Concluse sicuro della sua filippica ed in effetti non aveva tutti i torti.Non avevo diritti sulla vita di nessuno e tanto meno avevo uno straccio di prove di un effettivo ”incornamento”. Per fortuna che c’era Alby ad evitare ulteriori danni che avrei potuto sicuramente causare!! Lo abbracciai di slancio e decisi che mi sarei dedicata solo allo shopping e a niente più,la mia testa sarebbe stata concentrata solo sullo scegliere i colori degli abiti,che avrei indossato quella domenica alla comunione di mio cugino! Scendemmo a braccetto al piano di sotto dove trovammo Stefano seduto sul divano che sbuffava e Carla in cerca di qualcosa che aveva perso.  La fermai per avvisarla che noi andavamo al Centro commerciale e che saremmo tornati tardi,lei annuì distratta e continuò le sue ricerche. Prima di uscire finalmente da quella casa,quando eravamo ormai sulla soglia una mano maledettamente conosciuta mi sfiorò il braccio. Mi voltai lentamente,nella speranza che cambiasse idea e ci lasciasse andare in pace,ma Stefano mi era ancora di fronte in attesa di parlare.

“Uhm anche noi dobbiamo andare al centro commerciale,volete un passaggio?”
Chiese quasi speranzoso di ricevere una risposta positiva alla sua gentile richiesta. Fosse stato per me avrei detto mille volte sì,ma dovevo imparare ad ignorarlo e dovevo inziare il prima possibile.

“Ti ringrazio,ma no-”

“Sììììì grazie!”
Guardai Alberto perplessa. Cosa diavolo pensava di fare?Stavo per annullare la sua genitle richiesta e lui cosa fa?
Accetta!?
Dopo avermi fatto capire che non devo avere pretese su Stefano,mi costringe a passare 30 minuti in macchina con lui e Carla??
Lo presi in disparte incazzata nera pronta per riempirlo di parole molto poco femminili.

“Ma cosa cazzo ti è venuto in mente?Io non ci salgo in macchina con lui e Carla!Puoi scordartelo…sei un deficiente!”
Mi sorrideva.Io lo riempivo di parole e lui mi sorrideva.

“Senti Rambo stai calma! Non volevo sprecare benzina cosa principale e soprattutto mi ringrazierai per averti fatto passare la mattinata con lui!”
Rispose contento e realmente convinto che lo avrei ringraziato.
Stefano già era uscito e si era diretto in macchina,quindi adesso potevo liberamente urlare.

“Sentimi tu cretino! Io non voglio passare la mattinata con il ragazzo che mi piace,ma che non posso avere.Non voglio stare a guardarlo mentre bacia mia sorella o quando le tiene la mano. Non voglio e non lo farò!Dimmi per cosa ti dovrei ringraziare?DIMMI PER COSA!!”
Urlai infuriata,uscendo e sbattendo la porta alle mie spalle.
“Tutto bene?Vi..vi ho sentito urlare.”
Stefano parlò fissandosi le scarpe,era appoggiato alla macchina non lontana dalla porta d’ingresso. Molto probabilmente aveva anche sentito tutto. Presi un bel respiro profondo,era inutile prendermela con lui.

“Si tutto bene.Piccole divergenze.”
Chiamiamo divergenza la strafottenza di quel cretino del mio migliore amico!

“Se è un problema possiamo andare con due macchina.Non volevo creare discussioni tra te e il tuo ragazzo.”
 
“Non mi risulta di avertelo presentato come il mio ragazzo.Alberto ha già un SUO ragazzo,puoi dormire sogni tranquilli.”
Ecco adesso ero incazzata pure con lui,entrai in auto,sedendomi sul sedile posteriore e sbattei la porta.
Durante il tragitto nessuno parlò,si sentiva solo lo speaker della radio che introduceva le canzoni.Quel giorno era dedicato a Biagio Antonacci,che l’indomani sarebbe stato ospite alla radio e così come avveniva per tutti gli artisti italiani,trasmettevano tutti i suoi più grandi successi. Sorrisi al pensiero che ogni volta avessi avuto bisogno di sollievo prendevo il mio mp3 e mettevo a caso una sua canzone. In quel momento,con tutta quella tensione che si era venuta a creare in auto avevo un impellente bisogno di sentirlo. Aspettai con impazienza l’introduzione e poi sentì le prima note. Era l’unica canzone che piaceva ad Alberto.Quando iniziammo a conoscerci meglio decisi di fargli ascoltare tutti gli album e tutte le canzoni di Biagio(come avevo fatto anche con Lisa),ma a lui piacque solo una canzone. In particolare una strofa,che lui ogni volta dedicava a Luke:


“Vivimi senza vergogna anche se hai tutto il mondo contro.Lascia l’apparenza e prendi il senso e ascolta quello che ho qui dentro.Hai aperto in me la fantasia…”

Beh Luke dopo poco esaudì le sue preghiere,lasciò l’apparenza e decise di dichiarare il suo interesse per Alby.
Guardai il mio amico seduto accanto a me e lui ricambiò lo sguardo.Sapevo che voleva che fossi felice,come lui lo era con il principino,ma non era colpa mia se la sfortuna mi amava alla follia! Mi avvicinai a lui e gli strinsi la mano forte forte,volevo che comprendesse il mio dispiacere per le cose che gli avevo urlato in casa.Ovviamente capì tutto ancora prima che dicessi qualcosa e scoppiammo a ridere come due perfetti cretini. Iniziammo a canticchiare la canzone pur essendo stonati come due campane che erano rotte,ma fu divertente. Un po’ meno simpatica fu la scena nella quale Alby si affacciò sul sedile del conducente e sussurrò all’orecchio di Stefano:

Vivila senza vergogna anche se hai tutto il mondo contro.Lascia l’apparenza e prendi il senso e ascolta quello che hai qui dentro.Ha aperto in te la fantasia…

Mi immobilizzai sul posto e non per il gesto che aveva fatto,ma perché se avessi avuto un pizzico di coraggio in più avrei voluto dirgliele io quelle parole.Alberto ritornò subito dopo al suo posto e mi strinse forte a se,tra le sue braccia. Stefano rimase fisso e pressappoco immobile per il resto del tragitto.Mentre Carla accanto lui era immersa nei suoi pensieri e non notò nulla. Una volta arrivati ringraziammo per il passaggio, ci organizzammo per incontrarci alla fine della giornata difronte il bar dell’entrata e ci separammo. Mi voltai solo una volta solo per essere sicura che non fosse stato un sogno,che avevo davvero l’opportunità di trascorrere altro tempo con lui…E anche lui guardava nella nostra direzione,gli sorrisi e m’incamminai verso il primo negozio.Certo in auto non eravamo soli,ma saperlo a pochi metri da me mi faceva stare più tranquilla e con quel pensiero felice mi potei dedicare senza preoccupazioni allo shopping sfrenato. Alberto mi fece impazzire, entrava ed usciva in ogni negozio,ci provavamo tutto quello che ci piaceva,devo ammette che Alberto indossava anche cose che non piacevano a nessuno tipo una maglietta a mezze maniche rosa fosforescente con tutti gattini,i cui corpi erano ricoperti di peli blu,rossi,verdi…insomma al solo vederla ricevevo cazzotti negli occhi! Alberto però era stato irremovibile,aveva detto sicuro di sé che a Luke queste cose macabre piacevano…o comunque gli piaceva strapparle! Non chiesi altri particolari e lui non me li diede fortunatamente. Entrammo anche in libreria dove c’era Stefano da solo,io feci finta di non vederlo mentre Alberto gli si avvicinò. Parlarono per un po’ poi Stefano raggiunse Carla nel negozio di scarpe difronte. Quando Alby ritornò da me mi disse che Stefano stava cercando un libro per suo fratello,al quale piacevano libri fantasy,ma che lui non era esperto in quell’ambito e tanto meno Alberto.

“Mi ha detto che il fratello si è visto tutti i film della saga di Narnia e non vede l’ora che escano anche gli altri… forse tu potresti consigliagli dei libri che potrebbe comprare.”
Eccolo che ripartiva! Era un mago nel mettere la pulce nell’orecchio,perché alla fine non c’era niente di stano nel dare consigli al ragazzo di mia sorella…

“Potrei dire a te un paio di titoli e tu li riferisci a lui. Preferire stare alla larga da chi-sai-tu!”

“Se è davvero quello che desideri,vabbene!”
Sospirò e aspettò la lista.
Era evidente anche per un sordo-muto che non era quello che volevo,ma non lo feci presente a lui e gli diedi la lista,ricordandogli di spingerlo a comprare Le Cronache di Narnia. Un librone enorme,ma di facile lettura e se non era fantasy quello non sapevo cosa potesse esserlo!
Uscì dalla libreria e lo vidi entrare nel negozio di scarpe con la lista in mano,tornò dopo una decina di minuti con un altro biglietto.

“Fatto!”
Disse sorridendo e aggiunse:
“Ah questo è per te!”
E mi lasciò davanti allo scaffale dei romanzi diretto verso i fumetti,in mano avevo un biglietto ripiegato.Lo aprì e sorrisi leggendo quello che c’era scritto.


“Alberto non sa mentire.Grazie per il consiglio! Mio fratello ti deve un favore… ”

Dopo la libreria,come da tradizione, andammo a prendere un gelato. Si aggiunsero anche Carla,eccessivamente pensierosa, e Stefano. Sceglievo sempre i soliti gusti,per i quali sarei morta,Stracciatella e Nocciola, Alberto scelse cocco e fragola,Carla Bacio e Stefano,che l’ultima volta prese Nutella fredda, scelse Stracciatella.Chissà se anche lui stava pensando all’unica volta in cui ci eravamo visti,prima di scoprire il suo ruolo,prima di chiudere ogni rapporto.
Chissà!
Mangiammo seduti al tavolo della gelateria e parlammo di cose stupide, verso le 18 decidemmo di tornare alla macchina o mamma ci avrebbe dato per disperse.In macchina l’atmosfera era più rilassante rispetto all’andata e tutti,o almeno tutti, si lasciarono andare canticchiando numerose canzoni e non poteva mancare Biagio.
Questa volta cantò anche Stefano,che non era niente male,c’era qualcosa di sbagliato in questo ragazzo?
Ah si! Era uno stronzo,dovevo tenerla sempre in mente questa informazione.
Ero immersa in pensieri poco pacifici verso il conducente,quando dallo specchietto retrovisore vidi che stava guardando dietro,mentre canticchiava sottovoce. Dopo pochi attimi incontrò i miei occhi e l’incatenò ai suoi. Fortunatamente eravamo al semaforo,quindi poteva distrarsi. Mentre i miei occhi erano nei suoi canticchiò con voce più alta,per farsi sentire, l’ultimo pezzo della canzone:

“Tira fuori in me quello che ho lasciato dentro…io non ho paura e voglio viverti per come sei.. ”

La domanda da un milione di dollari era: l’avevo notato solo io quel lieve riferimento alla nostra mai-iniziata-non-storia??
Allontanai immediatamente i miei occhi dal riflesso dei suoi e non vi ritornai più. Continuai a scherzare con Alberto ed evitai accuratamente anche per sbaglio di guardarlo.Arrivati a casa salutai Alby ringraziandolo per la giornata e m’incamminai spedita verso casa,Stefano era ancora lì aspettava forse Carla per organizzare la sera. Lo salutai con un cenno della mano intenzionata ad entrare immediatamente in casa,ma lui non era del mio stesso avviso. Mi chiamò pregandomi di raggiungerlo. Lanciai un ultimo sguardo alla villa di fronte a me e mi diressi verso la sua auto. Aveva lasciato accesa la radio,perché lo speaker si preparava a chiudere le sue ore di programma introducendo l’ultima canzone dedicata a Biagio. Ad un paio di passi da lui alzai lo sguardo e ritrovai i suoi occhi.

“Ciao!”
Iniziò sorridente,annuì semplicemente incapace di formulare una frase di senso compiuto.
Un sorriso e un paio di occhioni blu avevo mandato in panne i miei neuroni…iniziavamo proprio bene!

“Volevo ringraziarti personalmente per il consiglio per il regalo.Domani vado a comprarlo,vuoi venire con me?”
Le sue scarpe erano molto interessanti secondo me,perché ritornò a fissarle,mentre con il piede destro teneva il tempo della canzone che era appena iniziata.

“Cosa sarebbe?Un appuntamento?Già sai come la penso a riguardo.”
Da chi l’avevo rubata tutta quella sicurezza? Provavo paura verso me stessa e quello che avrei potuto dire pur di proteggermi!
La sua testa scattò all’improvviso e in pochi attimi fu ancora più vicino di quanto aspettassi,ma meno di quanto realmente desiderassi. Misi le mani in tasca,imbarazzata e impacciata. Il suo respiro caldo sul collo mi rilassò subito.Non mi sfiorò con le mani,ma il tocco dei suoi occhi sulle mie mani,sulle guance,la fronte,le labbra bruciava più di quanto avrebbero fatto le sue mani.

“Il mio nome dillo piano,lo vorrei sentire
sussurrare adesso che sono vicino…”
Canticchiò vicino al mio orecchio,facendomi rilassare ancora più di prima,se fosse anche umanamente possibile. Avrebbe potuto fare di me quello che voleva in quel momento.

“Ti piace questa canzone?”
Chiese allontanandosi dai miei capelli per guardare anche il resto del mio volto.

“Sì,non c’è una canzone che non mi piace di Antonacci.”
E la mia  voce sembrò ferma e stabile,per nulla toccata dalla vicinanza,cosa che in realtà mi metteva molto in difficoltà.

“Sì l’avevo intuito!”
Disse sottovoce, come se non volesse che sentissi.Sorridendo tornò a guardarmi.

“Beh allora cosa ne pensi per domani?”

Chiese di nuovo speranzoso.

“Vengo solo per evitare di farti comprare qualche stronzata,ma preso il regalo mi accompagni immediatamente a casa.”
Conclusi decisa a rientrare finalmente in casa.
Ormai la canzone era finita,il dj salutava gli ascoltatori e la pubblicità iniziò a riempire l’abitacolo. Mi voltai e iniziai a camminare diretta in casa,quando la sua voce mi fece fermare di nuovo con la mano sulla maniglia.

“Io non mi arrendo. A domani.”
Urlò sorridendo.
Entrò in auto e uscì dal cancello. Ero ancora immobile davanti la porta,l’aprì e mi appoggiai con le spalle contro.Scivolai a terra e ripensai agli ultimi 5 minuti. Ero sicura che ogni volta che avrei riascoltato Iris di Biagio avrei sentito la sua voce,ma tralasciando la canzone che avrei evitato,cosa voleva dire con l’ultima cosa? Non si sarebbe arreso? Voleva a tutti i costi essermi davvero amico? Beh domani avremmo avuto la prova del nove,l’indomani avrei scoperto se sarebbe stato possibile far nascere un’amicizia con Stefano.
Ne dubitavo fortemente.
Dopo cena e dopo aver mostrato a mamma il vestito per domenica, m’incamminai nella mia stanzetta.Stanca com’ero avrei dormito fino alla mattina successiva senza problemi e senza pensieri.Stavo per spegnere il cellulare quando mi arrivò un messaggio. Scocciata lo aprì.

“E la notte la passa da sola e ne lui e ne lei la consola…A domani buona notte!


Ecco avrei dovuto ringraziarlo per un’altra notte,in cui non avrei chiuso occhio canticchiando in mente il brano !Era salito a  due il numero di canzoni che avrei accuratamente evitato di ascoltare.

Triangolo del perdi-tempo :D :
Inserisco in ordine i titoli delle canzoni citate:
1) Convivendo;
2) Quanto tempo e ancora;
3) Vivimi;
4) Ritorno ad amare;
5) Iris(tra le tue poesie);
6) Lei,lui e lei.


 

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Capitolo 12
*** Capitolo undici :) ***



Era strettamente necessario attivare due mila sveglie alle 7 del mattino per far alzare tutti? Forse per parte della famiglia lo era!
Il mattino seguente alla mia notte insonne suonarono la bellezza di dodici sveglie: 4 cellulari,le 4 sveglie poste in ogni camera, quella nel salone,quella in cucina e gli orologi dei miei genitori,che erano dei mini-allarme messi al polso. Tutto questo per cosa? Per permettere a mia sorella,una pigra e lenta tartaruga,di arrivare in orario dal parrucchiere e per una riunione importante di mia madre,che doveva ripete un discorso. Io e babbo eravamo delle vittime in mano a delle cattive e perfidi carnefici,che ci ferivano a suon di bip!

“Ma porco cazzo! Staccate queste sveglieeeee!”
Urlai contro la porta coprendomi la testa con il lenzuolo. Marzo ci aveva lasciato un paio di settimane fa e con se aveva portato anche il freddo. Aprile e la benvenuta area primaverile si facevano sentire già al mattino,ma purtroppo con questo mese arrivavano anche gli incontri con il prof per preparare la tesi che avrei discusso a giugno. E poi finalmente Spagna!
Scattai dal letto ripensando al pomeriggio di ieri e ovviamente il pensiero ritornò a quella specie di appuntamento-incontro-opera di bene che avevo con Stefano.
Male,male,male.
La giornata iniziava malissimo!
Ormai sveglissima scesi al piano di sotto dove regnava il caos più completo. Mia madre vagava per il salone ripetendo sempre lo stesso discorso e dando più baci possibili a babbo,sceso anche lui per la disperazione.Mamma voleva farsi perdonare riempiendolo di baci,cosa che non serviva perché a papà bastava una sua carezza per riappacificare tutto. Carla,in abito succinto,molto molto stretto e piccolo, sembrava pronta ad andare dal parruchiere,ma solo io mi chiedevo quale avrebbe mai aperto alle 7 del mattino?

“Dove vai?”
Le chiesi in tono lievemente accusatorio,pur essendo mia sorella non poteva spassarsela con due ragazzi diversi. Sì uno dei due mi stava particolarmente a cuore,ma ciò non toglieva che fosse sbagliato “avere un piede in due scarpe.” Saggia nonna!
“Dal parrucchiere.Dove vuoi che vada?”
Rispose scocciata.
Avevo la netta sensazione che quel fantomatico Joe c’entrasse qualcosa più del dovuto.Che fosse un parrucchiere? Uhm ne dubitavo fortemente.

“Con quel vestito potresti anche fare la spogliarellista,anche se c’è poco da togliere.Ma poi quale parrucchiere è aperto alle 7 di sabato mattina?”
Continuai dirigendomi in cucina,dove mamma sarebbe diventata solo una vocina in lontananza.Non aspettai neanche una risposta di Carla,perché avrebbe fatto comunque quello che più le piacesse.
In cucina trovai anche papà in procinto di preparare il caffè.Presi la mia tazza,il latte,i cereali e mi sedetti difronte e babbo,che leggeva assorto il giornale.

“Papà?Io le spacco tutte quelle sveglie!”
Esordì all’improvviso,era giusto avvisarlo se un giorno avrebbe trovato pezzi di sveglie un po’ in tutta la casa. Babbo scoppiò in una fragorosa risata.

“Ti aiuterò stanne certa! La tesi come va?”
Mi chiese posando il giornale e concentrando tutta la sua attenzione su di me.

“Va…ho abbozzato qualcosa.Lunedì inizio gli incontri con il prof e se tutto va bene a giugno mi laureerò.Poi vorrei fare una vacanza in Spagna con Lisa,per voi vabbene vero? ”
Domandai incerta,perché non avevo preso in considerazione l’idea che forse non erano del tutto d’accordo!
“Siiiiii,vai e divertiti!”
Mi rispose sorridendo e riprese il giornale.
Perplessa mi alzai e mi diressi in camera,dove accesi il cellulare e chiamai Lisa,che non sentivo da un paio di giorni.
Dopo tre squilli rispose.

“Ma chi cazzo è?”
Iniziavamo bene!

“Buon giorno fiorellino!”
La salutai ridendo,era furiosa con me!

“Isabella!Cazzo sono le 7 e mezzo del mattino,poco diavolo!Dormiiii e non rompere i coglioni alla gente…uffa!”
Oramai l’avevo svegliata e neanche lei avrebbe ripreso sonno facilmente e poi le dovevo davvero ricordare quante volte lei mi aveva chiamato nel cuore della notte per parlarmi dei suoi “incontri notturni”? Meglio di no o avrei esaurito il credito!

“Si anche io ti voglio bene! Ma sei morta,che fine avevi fatto? Ormai sei sparita dalla circolazione!”
Continuai intenta a sapere cosa succedeva nella sua vita.

“Ricordi il ragazzo della discoteca?Quello della casa in Spagna? Beh se vuoi saperlo è lui che mi ruba il tempo! ”
Rispose ridendo appena.

“Scusami,non mi sono più interessata alla faccenda,ma sono intenzionata a partecipare! Dimmi tutto quello che serve!”
Avevo lasciato tutto nelle sue mani senza pensare che potesse aver bisogno di un aiuto.Che pessima amica che ero.

“Ma nooo! Non serve nulla,la lista la faremo un paio di settimane prima di partire. Non dobbiamo neanche pagare l’affito,perché sempre lo stesso ragazzo mi ha detto che non vuole essere pagato,o almeno non tradizionalmente!”
Continuò ridendo ancora più forte.
Ma cosa si era fumata?
Aveva bevuto il sapone Marsiglia?

“Ma che stai dicendo?Ma poi cazzo un nome l’avrà sto tizio,no?E allora chiamalo per nome! E che pagamento sarebbe quello”non tradizionale”?”
Chiesi scocciata e molto dubbiosa sulla santità mentale della mia amica.

“Tranquilla eh! Io sono quella che è stata svegliata di prima mattina…Allora si chiama Thomas,Tom per gli amici. Ci frequentiamo da un paio di settimane e mi trovo davvero bene con lui.Sono sparita,come dici tu, a causa sua…e il pagamento è in natura.Ma pagherò per entrambe e non è un problema!”
Ero scioccata! La mia migliore amica  ha una specie di ragazzo e io non ne sapevo nulla,colpa di Stefano e delle due mila pippe mentali che mi ero fatta a causa sua. Mi scusai per il tono brusco di prima e mi congratulai con lei…
Ma poi ci si congratula con una ragazza che fa sesso con un ragazzo??
Lei sempre ridendo mi spiegò un po’ meglio la situazione dell’appartamento, che già dopo la prima settimana di giugno ci aspettava fino ai primi di settembre.In effetti non serviva nulla,Tom era realmente intenzionato a farsi pagare solo in natura,non era di certo stupido!
Le feci poi un resoconto delle mie ultime settimane piene di avventure e le raccontai brevemente della presunta uscita,o come la si voleva chiamare, con Stefano. Le parlai di Carla e del misterioso Joe e lei subito decretò l’avvenuto tradimento,cosa che già aveva pensato mesi fa,comunque lasciai correre: senza prove non avrei fatto o detto nulla!
Gli ultimi minuti di conversazione telefonica con Lisa furono profondamente traumatizzanti per il mio cervello,che difficilmente avrebbe eliminato quei suoni. In pratica,questo fatidico Tom si era svegliato e reclamava la presenza di Lisa a letto…Ed ero stata clemente nel parafrasare le sue frasi a sfondo sessuale,nelle quali elencava minuziosamente le posizioni che avrebbero di lì a poco intrapreso. Attaccai dopo le prime due,sentendo la voce di Tom sempre più vicina a dove si era rifugiata Lisa. Ci salutammo dandoci appuntamento all’università lunedì e le augurai di trascorrere un fine settimana all’insegna della tanta attività fisica, la sentì ridere fin quando non riagganciai. Mi stesi sul letto notando,solo allora, che tutto era calmo: niente mamma che ripeteva,niente Carla che starnazzava a destra e a manca. Erano usciti tutti,forse anche papà ero finalmente sola in casa. Visto e considerato che dal lunedì successivo avrei passato più tempo nello studio del professore piuttosto che nella mia stanza,pensai che fosse giusto accantonare un po’ la tesi e dedicare un po’ di tempo a me stessa. Pima di tutto rifeci il letto e spalancai la finestra,per permettere all’aria primaverile con tutti i suoi profumi e colori di inondare la mia abitazione. Misi un po’ di ordine sulla scrivania,piena di fogli, fazzoletti,di cianfrusaglie per l’Mp3, bracciali e collane: tutto finì magicamente al proprio posto. Alla fine dopo un’oretta di “una cosa tira l’altra” potei finalmente riammirare il legno della scrivania, l’armadio perfettamente in ordine e la libreria con tutti i libri al proprio posto. Orgogliosa del mio lavoro mi fiondai in bagno e mi regalai una lunghissima doccia calda. Non faceva freddo,ma avevo tanto bisogno di rilassare i muscoli,perché per quanto mi fossi dedicata alle pulizie e al perdere tempo cercando di distrarmi, il mio unico pensiero fisso era sempre lo stesso. Ormai non potevo tirarmi indietro,non avevo alcuna intenzione di fargli credere che non fossi capace di trascorrere un pomeriggio normalissimo e avere una relazione civile con una persona…no relazione non era la parola giusta da usare! Presi un bel respiro,avvolta da un asciugamano uscì dal bagno e prendendo il cellulare mi sedetti sul letto. Dovevamo metterci d’accordo praticamente su tutto: a che ora ci vedevamo? Dove ci dovevamo incontrare? Quali erano le sue reali intenzioni? Con un po’ di coraggio sarei sopravvissuta alla telefonata che ero in procinto di fare e anche al pomeriggio che avrei trascorso con Stefano.
Dopo i primi due squilli rispose tutto allegro e quasi contento di sentirmi?!
Lo sapevo che questa stronzata mi sarebbe costata cara!

“Ciao!Come stai?Ti stavo per chiamare io!”
Esordì tutto pimpante,ma poteva essere così stronzo da non rendersi conto che aveva un tono da cretino al telefono?

“Uhm si ciao.Tutto bene t-te?”
Ed io potevo mai essere così deficiente ogni volta da cascarci?
I dubbi esistenziali!

“Adesso bene! Senti hai da fare ora?”
Chiese allegro e spensierato.
Nel frattempo nella mia testa quell’ “adesso bene” risuonava come un avviso importante da non dimenticare,una cosa che bisogna sempre tenere a mente! Perché era quell’ ”adesso bene” a ricordarmi che parlavo sempre e solo con uno stronzo mega-galattico!

“Si vabbè. Adesso niente,vorresti andarci ora?Così oggi sarò più libera.”
Lo anticipai provando ad usare un tono più normale rispetto al suo eccessivamente euforico.

“Veramente nel pomeriggio volevo cercare il mio abito per domani,sai la comunione di vostro cugino.”
Continuò più rilassato e quasi contento di trascorrere una giornata intera con la mia famiglia.

“Tu domani dove devi andare scusa????”
Non volevo urlargli contro che non poteva azzardarsi a prendere parte alla cerimonia.Io già odiavo le celebrazioni che si prolungavano per tutta la giornata,ma ero stranamente felice di partecipare a quella,perché sarei stata lontana da Stefano e Carla per un giorno intero. I casini e le trame familiari mi avrebbero distratto ampliamente,ma invece ci doveva essere la sorpresa finale!

“Mi ha invitato tua zia e Carla all’ultimo da deciso di includere ufficalmente anche me,per questo mi serve il vestito,ma lei oggi non c’è e ho urgente bisogno di un aiuto!”
Con semplicità rispose alla domanda,senza pensare ai lievi traumi che stavo subendo. Continuavo a ripetermi di stare calma,di analizzare la situazione dal punto di vista più oggettivo che esistesse.Dovevo aspettarmi che sarebbe stato invitato alla cerimonia, mamma quella maledetta sera del primo incontro con Stefano era talmente emozionata che inviò messaggi a tutti i nostri parenti,per renderli partecipi della lieta notizia.Potevo sopportare anche questo,quante cene ero stata costretta a trascorrere con loro,pur non volendo,dovevo evitarlo come avevo fatto fino al giorno prima.

“Ah.Ok.Quindi a che ora ci vediamo?”
Chiesi ancora più incerta se volevo andare o no con lui a fare compere.Tutte a me le sfighe dovevano capitare?


“Perfetto,tra mezz’ora sono da te!”
E riagganciò.Senza un mio accenno,senza che dicessi che andava bene oppure preferivo più tardi,senza che avessi il tempo di ripensarci su e disdire. Almeno una cosa l’aveva capita il deficiente: che ero poco propensa a stare da sola con lui,per questo aveva subito riattaccato.Non potevo replicare.
Nervosa e lievemente eccitata per il programma che mi aspettava,mi vestì con jeans e magliettina a mezze maniche verde acqua. Scrissi un biglietto a mamma dicendole la verità sulla mia mattinata all’insegna della shopping poco desiderato e uscendo di casa m’incamminai fuori al cancello. Nel attesa scrissi anche un messaggio ad Alberto riassumendogli gli ultimi avvenimenti e dopo pochi attimi rispose consigliandomi di tenere le mani apposto e la bocca chiusa! Scoppiai a ridere da sola come un scema,perché immaginare Alby concentrato a scrivere un messaggio serio senza i suoi vezzeggiativi o i suoi modi molto espliciti era esilarante. Ridevo ancora quando una macchina rallentò si accostò a marciapiede,Stefano mi sorrise quando entrai in auto e mi chiese perché ridevo spensieratamente. Evitai di dirgli la vera ragione e usai la tecnica del ”Stavo ricordando una scemenza!”. Durante il lungo tragitto parlammo di cose futili,ogni tanto guardava nella mia direzione e molte volte i nostri sguardi si erano incrociati,ma ogni santissima volta ingoiavo il nodo in gola e ritornavo a fissare la strada.

“Questo colore ti dona.Risaltano i tuoi magnifici occhi”
Disse all’improvviso rompendo il silenzio che si era venuto a creare.Erano queste le situazioni che volevo evitare: era necessario farmi quel complimento?Era inevitabile guardarmi in quel modo?
Abbassai lo sguardo e lo ringraziai.

“Scusa non volevo metterti in imbarazzo.Volevo …niente scusami.”
Concluse un discorso mentale,che non potevo capire.

“Ho scelto il vestito per domani dello stesso colore.Non devi scusarti,non è successo niente di grave,solo che è meglio evitare certi commenti,non mi sento proprio a mio agio,ecco.”
Parlai guardandomi le mani e prestando pochissima attenzione alle sue reazioni,lo intravidi solo annuire. Aveva recepito il concetto?
Per il restante tempo mi dedicai alla ricerca di una stazione radio decente,anche se mi fermavo ogni volta che ascoltavo una canzone che mi piaceva.A lui non sembrava dare fastidio così continuai fino a fermarmi su una stazione a caso,scocciata della ricerca inutile. Lui rise quando sbuffai e mi arresi. Una volta arrivati fui sollevata di avere più spazio d’azione,quell’auto stava diventando una gabbia. Entrammo nell’immenso centro commerciale e come prima cosa ci dirigemmo in libreria e comprammo il regalo per il fratello, mentre lui chiedeva del libro io feci un giro tra gli innumerevoli scaffali. Passavo pomeriggi interi nelle librerie, controllavo ogni scaffale perché speravo sempre di trovare un bel libro da leggere.Mentre continuavo il mio “setacciamento” mi dimenticai completamente di Stefano,me ne ricordai solo davanti allo scaffale “Fantasy!”.Mi voltai per cercarlo, probabilmente era stato capace di lasciarmi lì e andare in giro da solo,come avevano fatto in precedenza Luis,Lisa e anche Carla. Luis odiava i libri,di qualsiasi tipo anche quelli con le immagini…Come avevo fatto a stare per quasi tre anni con un ignorante,pigro e cinico ragazzino? Scaccia quel pensiero orribile,promettendo a me stessa che avrei dato una seria possibilità solo ai ragazzi che erano appassionati di lettura,così almeno partivamo con un argomento su cui discutere. Ripresi a cercare Stefano e lo intravidi due scaffali più a destra,rispetto a dove mi trovavo. Mi avvicinai e mi scusai per essere sparita,ma lui sorridendomi mi rassicurò. Tra le sue mani aveva “La noia” di Moravia e speravo con tutta me stessa che lui non rientrasse nella categoria dei ragazzi a cui avrei potuto dare una chance.

“L’hai già letto?”
Mi chiese indicando il libro che aveva tra le dita,perché ovviamente mi ero incantata a fissarlo anche se pensavo a tutt’altro.
“Sisi…E’ uno dei miei libri preferiti,l’ho letto qualche anno fa e mi sono innamorata di Dino.”
Confessai facendo colorare le mie guance. Era vera la storia dell’innamoramento e prima di Luis cercavo a tutti i costi un uomo come Dino,poi però il buon gusto era andato a puttane!

“Bene bene…comunque direi di andare.Che ne dici?”
Domandò sorridendomi,aveva una paralisi,per caso??
Annuì dubbiosa seguendolo alla cassa,dove ufficializzò l’acquisto de “La Noia”.
Decidemmo poi di dedicarci al suo abbigliamento partendo dalla sua idea: indossare giacca e cravatta.
Lo ammonì immediatamente spiegandogli che lui non era il festeggiato e per tale ragione doveva solo fare da sfondo. Non doveva essere appariscente,perché meno lo notavo,più l’avrei ignorato.
Più lo ignoravo più sarei stata tranquilla.
Optammo quindi per una combinazione più casual del jeans e camicia,con questa nuova convinzione entrammo in un paio di negozi. Mi fu subito chiaro,dopo il primo tentativo che anche con una busta dell’immondizia addosso sarebbe stato appariscente. Era bello da togliere il fiato ed era quindi praticamente inevitabile non notarlo,ciò comportava avere addosso tutti gli sguardi insistenti di tutti i nostri familiari. Avrebbero fissato, parlato, bisbigliato, discusso e forse applaudito solo lui. M’impegnai a renderlo più brutto facendogli provare delle camicie bruttissime:a fiori, con i delfini,con Dragon ball! Furono tutti tentativi inutili,non solo perché lui pensava che non l’avrei mai lasciato uscire in quello stato(Illuso!),ma soprattutto perché la sua bellezza sovrastava anche il pessimo gusto. Nel quinto negozio decise di comprare per un paio di jeans scuri e una camicia azzurra,senza cravatta e senza giacca.

“Bene sono soddisfatto degli acquisti.Sei stata gentile ad accompagnarmi.Grazie mille.”
Eravamo in macchina,fermi fuori il cancello di casa mia.Non sapevo come ci eravamo arrivato e quando. Il mio pensiero si era fossilizzato sull’immagine di lui e mia sorella mano nella mano che l’indomani mi avrebbe perseguitato.
Sarei morta.

“Uhm di nulla.Mi sono divertita!”
Non ero brava a mentire,però mi ero davvero divertita nella prima parte in libreria. Quando però la realtà mi si è piazzata davanti sotto forma di bellezza infinita e inevitabile di nome Stefano,la giornata era peggiorata.
Non avrei mai resistito per tutta la giornata con lui.

“Sì anche io. Hai visto è facile essere amici no?”
Era quelli i  momenti che avrei voluto vedere anche domani: lui che sparava solo cazzate!Così che mi avrebbero fatta innervosire a morte e avrei smesso di adorarlo come un Dio greco.

“No,non lo è! Smettila di dire stronzate, smettila di convincermi ad essere tua amica, perché io non posso esserlo.Punto. Chiudiamo definitivamente con questo argomento.”
Avevo forse leggermente alzato la voce,ma sarebbe servito a fargli recepire il concetto?

“Ma perché?Dammi una buona ragione per non essere amici!Dammela!”
Era recidivo allora!
Perché mi ritrovavo sempre in situazioni così difficili da gestire? Cosa gli dovevo dire? La verità o una bugia? Voleva davvero sapere un motivo? Bene!
L’avrei accontentato.
Prima di parlare e di aprire il vaso di Pandora,misi la mano sulla maniglia della porta dell’auto e l’aprì,perché poi sarei solo dovuta scappare a gambe levate.

“Bene! Te la dico la ragione,ma ricorda che l’hai voluto tu,poi non ti lamentare e non provare neanche lontanamente ad avvicinarti a me. Sarà come se non esistessi,non voglio altri casini.”
Bene la premessa era andata.

“E’ solo una la stramaledetta ragione per la quale io e te non possiamo essere amici e ho provato,anzi speravo l’avessi anche capita,ma sei stupido con il cuore. ”
Sgranò gli occhi spaventato forse dalla rivelazione che stavo per fargli,ma,dal mio punto di vista,era un’ ovvietà che aveva avuto sotto gli occhi da un mese abbondante.

“Mi piaci,più di quanto è lecito o di quanto la situazione mi permetta. Mi piace stare con te,ma non da amici…non…non potrei esserlo ,perché le amiche generalmente non vogliono baciare l’altro,non si trattengono dal parlare o dal fare qualcosa ogni benedettissima volta che lo incontrano.”
Presi un bel respiro per aver parlato a raffica e ritornai a guardarlo in faccia. Era scioccato. Non aveva la minima idea di quello che era successo nella mia testa.Il suo sguardo perso e dispiaciuto parlava per lui. Mi diceva che ero stato una mongoloide ad immaginare castelli in aria,a pensare anche solo per un nano secondo che provava una specie di macabro interesse per me. Lui era all’oscuro di una cosa che ai miei occhi era ovvia. Qualche mago o fata madrina evitò di farmi scoppiare a piangere e sempre fissandolo negli occhi conclusi il discorso.

“Quindi adesso che hai questa cazzo di ragione che tanto cercavi,sparisci dalla mia vista.”
Uscì dall’auto immediatamente dopo aver pronunciato l’ultima sillaba. Il suo sguardo sarebbe rimasto impresso nei miei ricordi a vita con un unico messaggio vicino: ISABELLA SEI UN’ILLUSA!
Salì in camera senza salutare chiunque fosse in casa,forse avrei avuto bisogno di Alby,ma sapevo che quel giorno sarebbe stato impegnato in altre faccende personali,quindi mi convinsi di poter superare quella piccola crisi anche da sola.
Ero stata sincera,non era colpa mia se mi ero infatuata di lui e se lui non ricambiava.Non era,logicamente,neanche colpa di Stefano. L’unica cosa che avrei dovuto fare,e che non avevo mai preso realmente il considerazione, era quello di ignorarlo. Mi ero aggrappata all’idea che lui mi avesse cercata per chiarire per dirmi che anche lui non voleva essermi amico,ma mai aveva menzionato un interessa più profondo. Sì era uscito con me,mi aveva chiesto scusa per il suo pessimo comportamento da troglodita,mi aveva fatto intendere pensieri e sensazioni nei miei confronti che non aveva mai confermato.Il mio cervello era partito in quarta,aveva fatto due più due da solo e autonomamente aveva tratto le sue conclusione: Stefano aveva un interesse per me,seppur piccolo c’era! Ero stata una stupida,cretina,deficiente e illusa! Mi sbagliavo su tutti i fronti,lui non aveva lasciato Carla per me,si era presentato ai nostri genitori,non era più uscito solo con me e voleva a tutti i costi essermi solo amico. Aveva capito prima di me che l’unico rapporto che ci potesse essere era quello dell’amicizia e niente più. Era chiaro come il sole che ero stata una scema,ma provai a consolarmi pensando che succedesse anche nelle migliori storie di essere rifiutati.
Non ero l’eccezione. 
Forse mi sarei anche dovuta scusare per averlo aggredito basandomi solo su mie immaginarie storie mentali,ma non in quel momento,non il giorno dopo. Dovevo ritrovare prima un po’ di autostima e coraggio e poi forse,probabilmente mi sarei scusata. La cosa più importante da fare era apprendere seriamente ad ignorarlo,senza mezzi termini o vie d’uscita. L’indomani sarebbe stato infernale,già lo sapevo,ma dovevo e potevo farcela.
L’unica vera speranza era di sedermi lontano anni luce da lui,ma forse anche se fossimo stati seduti vicini la storia non sarebbe cambiata. Mi sarei riempita di pizzichi sulla pancia se fosse servito a qualcosa.
Nonna lo ripeteva sempre : “Il difficile sta nel cominciare.” 

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Capitolo 13
*** Capitolo dodici :) ***



La mattina seguente mi ritrovai stesa sul letto con gli stessi abiti del giorno prima,probabilmente mi ero addormenta mentre tra le lacrime mi autoconvincevo a depennare Stefano dai miei pensieri. Il cellulare continuava a vibrare sul comodino,riuscì a prenderlo giusto in tempo prima che cadesse. Avevo gli occhi gonfi,lo percepivo nella difficoltà ad aprirli e anche perché sapevo quali erano le conseguenza principali di una nottata intera a piangere. Ripresi il telefono tra le mani e trovai 7 chiamate di Stefano,un messaggio e una chiamata in entrata sempre dello stesso soggetto. La voglia di sentirlo,di discutere,di spiegare era pari a zero,così lo lasciai squillare ancora un po’.Appena si arrese lo spensi e lo lanciai nel cassetto della scrivania,sicura che lì sarebbe rimasto fino a lunedì. Mi alzai dolorante dal letto e con i vestiti stropicciati scesi al piano di sotto.
Le attività mattutine erano nel pieno e si svolgevano come in una tipica domenica mattina: mamma canticchiava le canzoni di Nada preparando la colazione,papà la stringeva a se tra le sue braccia e Carla guardava pensierosa la tv. Mi sedetti a tavola e iniziai distrattamente a seguire il cartone di due fratelli super intelligenti che occupavano le loro giornate estive costruendo oggetti immensi, parco giochi, ristoranti, castelli…Insomma si divertivano!
Nella sala da pranzo dopo 2 episodi del cartone entrarono mamma e papà,la prima con i capelli tutti sconvolti e il secondo con un ghigno soddisfatto.
Avevo un leggero voltastomaco dovuto in parte da quelle dimostrazioni d’affetto,che stonavano moltissimo con il mio stato d’animo. Mamma e babbo si sedettero vicino e tenendosi per mano iniziarono la loro colazione,seguiti a ruota da Carla. Mi alzai lentamente scusandomi e dicendo che dovevo prepararmi per la cerimonia. Tutti fecero finta di crederci,perché avevano capito che quando era nella fase post-pianto era meglio lasciarmi stare. L’ultima cosa che desideravo era far preoccupare i miei genitori,che già mi avevano vista in una stato catatonico a causa di un bastardo,quindi mi concentrai affondo per trovare la faccia meno schifosa che potessi indossare quel giorno. Quella che avrei mantenuto per tuuuutta la giornata. Lentamente mi spogliai e mi chiusi in bagno,una bella doccia gelida era quello che ci voleva! Dovevo svegliarmi in tutti i sensi,evitare di sembrare uno zombie e mostrare il viso di una giovane donna fiera di sé stessa,in procinto di laurearsi e di scappare in Spagna. Certo era anche una donna ferita,che si comportava da stupida e s’infatuava anche del cane della vicina di casa,ma era meglio tenerselo per sé questo particolare. Rientrai in camera molto più sicura e rilassata,avevo buone probabilità di riuscita!
L’appuntamento con i parenti era alle 12 in Chiesa,Stefano sarebbe arrivato mezz’ora prima. Erano le 10 e mezzo e non avevo ancora iniziato l’opera di ristrutturazione.Indossai un abito verde acqua che arrivava leggermente sulle ginocchia, infilai anche le scarpe di un colore molto simile. Alby mi aveva convita a comprare un paio di tacchi,non troppo alti,ma per me restavano comunque dei trampolini. Li provai e dovetti ammettere che erano comodissime,come aveva detto la commessa. Scesi al piano di sotto per mostrare per la prima volta a mamma il vestito e vedere se c’erano delle modifiche da apportare. Pensavo di trovarla in cucina,ma sentì dei rumori in sala da pranzo così cambiai rotta e mi diressi nell’altra direzione.

“Mamma cosa ne pensi?”
Entrai in sala spalancando la porta e guardandomi il vestito.Ero ancora incerta se fosse quello l’abito che avrei messo durante la cerimonia in Chiesa.
Quando alzai il volto in direzione di quella che doveva essere la posizione di mia madre,trovai invece Stefano. Mi fissava tra lo scioccato e il dispiaciuto. Beh sfidavo chiunque a non provare pietà per un’illusa dagli occhi gonfi!
Mi schiarì la gola e chiesi dove fosse mia madre e lui cordialmente,fin troppo per i miei gusti e per i miei nervi, disse che era in cucina. A passo svelto entrai nella stanza accanto e chiesi di nuovo il parere a quella che stavolta era davvero mia madre. Mi fece i complimenti per la scelta del colore,che risaltavano i miei occhi.Ringraziai per i complimenti e mentalmente benedì Alberto per il consiglio che mi aveva dato. Stavo per uscire dalla porta della cucina,evitando accuratamente di passare per la sala da pranzo,quando mia madre mi richiamò chiedendomi se cortesemente potessi portare il caffè a Stefano. La implorai di spedirmi sopra e di evitarmi il supplizio,ma lei ignorò le mie richieste,anzi suppliche e mi spinse in sala. Mi mossi meccanicamente posando la tazzina sulla tavola e iniziando a camminare in direzione della porta. Ero praticamente arrivata, altri tre secondi e sarei stata libera.


“Aspetta.”
Maledetti tre secondi di letame!
Mi voltai nella sua direzione immaginandolo ancora seduto a debita distanza,invece mi sbagliavo enormemente. Era ad un palmo di naso da me,come si fosse mosso così velocemente e silenziosamente non ne avevo idea…Forse il fatto che ero talmente concentrata sul traguardo-porta fece svanire tutto il resto.
Comunque trovandolo così vicino mi allontanai un po’ toccando con la schiena la porta. Non parlavo,non avevo grandi cose da dire o nemmeno piccole cose in realtà.Stavo lì come una cretina,di nuovo, a fissarlo,pregando che entrasse qualcuno così da poter scappare. Ero così impegnata nella supplica silenziosa,che non feci subito caso alla sua mano sulla mia guancia.

“Hai pianto?”
Mi chiese dolcemente continuando ad accarezzarmi e a fissarmi fin troppo intensamente.
Ingoiai a vuoto,ormai la saliva non c’era più e neanche il respiro. Provai a prendere fiato e il suo profumo mi colpì in pieno,sperai addirittura di svenire pur di scampare a quella figura di niente che stavo facendo. Avvolta dal suo profumo e da una strana e inaspettata sicurezza ripresi coscienza di me.

“No.Non ho pianto,è allergia.”
Sulla scusa dovevo lavorarci un po’ su,ma il tono era stato perfettamente calibrato. Continuavo ad essere tranquilla,pur essendo vicinissima al suo viso,sapevo che non avrei fatto nulla che avrebbe fatto soffrire Carla, non volevo. Oltretutto Stefano era innamorato di lei e non sarei stata di certo io a rovinare la loro relazione.

“Non sai mentire,ma apprezzo il tentativo di non farmi preoccupare.”
Riprese dopo un lungo silenzio.
Gli puntai gli occhi addosso,stava succedendo esattamente l’opposto di quello che era giusto. Lo avevo influenzato con quella stupida dichiarazione e adesso lui,con i suoi precedenti dubbi, aveva tratto conclusioni ancora più errate delle mie.
Lo spinsi via con un gesto di rabbia dovuto all’ennesima cazzata fatta.

“Non volevo far preoccupare nessuno,tanto meno te.Mi dispiace per ieri avrei dovuto tenere la bocca chiusa.Immagina come se non ti avessi detto nulla,ok? Tu sei il ragazzo di Carla, non voglio assolutamente che lei soffra a causa mia e nemmeno tu devi perdere tempo con me.Ti chiedo solo di dimenticare quello che ho detto ieri e di andare avanti.”
Non dovevo piangere!
Era tassativamente vietato farlo di nuovo e fortunatamente,grazie a qualche intercezione celeste,non avvertì nessuna sensazione di cedimento. Ero stata sincera,nessuno doveva soffrire a causa mia tanto meno loro,che erano una coppia bella e felice. Io potevo sopportare le fitte nello stomaco ogni volta che li vedevo vicini,quando si sfioravano, quando si baciavano. Sarei stata bene anche se sentivo un dolore lancinante nel petto al solo pensarli insieme.

“Quindi quelle di ieri cos’erano?Dove finiscono adesso?”
Chiese immobile sul posto,non si era spostato di un centimetro da dove lo avevo spinto.

“Da nessuna parte.Le devi solo dimenticare.”
Ero già di spalle pronta ad uscire e non attesi un attimo in più per farlo.
Una volta in camera respirai a pieni polmoni,con una calma preoccupante mi truccai,misi il profumo e attesi che mi chiamassero per scendere. Evitavo di stare nella stessa stanza da sola con Stefano. Verso le 12 e mezza mi chiamarono,anzi urlarono che eravamo in ritardo,così in fretta e furia scesi le scale. Decisero di andare con una sola auto,speravo ardentemente che saremmo andati con quella di Stefano,così lui,costretto a guidare,non mi sarebbe stato accanto. Ovviamente optarono per quella di famiglia,allora iniziai a pregare tutti i santi,e non solo quelli,affinché a lui fosse ceduto il posto del passeggero davanti,ma l’infinita e bastarda gentilezza di Stefano convinse mamma a prendere posto accanto a papà,che guidava. L’ultima speranza era quella di stare seduta accanto a Carla,ma anche quella fu distrutta quando mia sorella chiese di stare vicino al finestrino. Stefano si offrì di sedersi al centro.Sentirlo così vicino non giovò alla mia sanità mentale,messa a durissima prova quel giorno.Girai la testa e il corpo verso il finestrino e non mi voltai dall’altro lato per nessuna ragione.
La Chiesa distava una ventina di minuti circa.
I più lunghi di tutta la mia vita.
Una volta arrivati scesi dall’auto tutta indolenzita per l’orrenda posizione che avevo assunto durante tutto il tragitto. Mi stiracchiai per bene sentendo il suo sguardo addosso che non mi aveva lasciata neanche per un secondo.Scivolai vicino a mio padre e vi rimasi fino all’inizio della cerimonia. Papà aveva indossato un semplice abito grigio con giacca e cravatta,cosa per lui indispensabile. Mamma aveva un bellissimo abito rosso scuro,che le faceva risaltare le forme giuste,Carla,invece, indossava un vestito color panna. Stranamente era di lunghezza normale e non lasciava intravedere pezzi di intimo o altro. Lasciai il meglio per ultimo: Stefano aveva indossato gli abiti che avevamo scelto il pomeriggio precedente, pur avendolo visto più volte con quel abbigliamento non potei evitar di pensare,per un attimo,che era davvero perfetto. Mi voltai immediatamente dal lato opposto quando quei pensieri poco casti stavano prendendo possesso di me.Carla lo presentò a tutta la famiglia,nipoti,cugini…tutti! Mentre io morivo in silenzio. Fortunatamente dopo una mezz’ora iniziò la cerimonia,mi posizionai vicino mamma,dal lato opposto della navata rispetto a dove si erano seduti Stefano e Carla. Non volevo vederli, neanche per sbaglio.
Mi concentrai sull’omelia e su nostro cugino Michele,troppo alto e bello per la sua età! Avevamo sempre avuto un bel rapporto,non vedevo l’ora di abbracciarlo e di riempirlo di baci,cosa che odiava a morte se a farlo non era una ragazza che gli piaceva.Mi divertito come una matta con lui.

“Chissà cosa avrà dimenticato.”
Tentò di sussurrare mia madre a mio papà.

“Ma chi?Michele?”
Era confuso anche lui dall’improvvisa affermazione di mamma.

“Ma no Michele,Stefano!Continua a guardare di qua ogni tanto,forse avrà dimenticato di dirci qualcosa.”
Spiegò tranquilla mamma,babbo annuì semplicemente e ritornarono alla cerimonia. Invece io rimasi immobile nella stessa posizione,non potevo credere al fatto che stesse cercando me.Era impossibile. Un’altra illusione che dovevo scacciare via. Cercai anche io di ridedicarmi alle parole del vescovo,che continuò per un’eterna ora. Dopo il rito finale e le foto uscimmo tutti dalla Chiesa e ci organizzammo per andare al ristorante. Avevo chiesto a mia cugina Stella,sorella di Michele, se c’era un posto libero nella loro auto,perché volevo evitare di stare dietro con i novelli fidanzatini e preferivo di gran lunga stare appicciata a loro due.Chiesi ai suoi genitori,miei zii, i quali dissero che non c’erano problemi. Li ringraziai e proposi a Stella di aspettarmi così avremmo raggiunto la macchina insieme,lei annuì andando ad avvisare i genitori. Mi avvicinai a mamma e papà quando erano nel bel mezzo di un focoso bacio,era il lieve effetto che le cerimonie in chiesa scaturivano in loro.Per non parlare delle reazioni ai matrimoni! Tralasciando le oscenità tossì un paio di volte cercando di catturare la loro attenzione,a pochi passi da noi c’era la nuova coppia che parlava fitto fitto. Li ignorai,anzi lo ignorai! Alla fine scocciata scrollai mamma da dosso a papà.

“Eh per Dio vi sto chiamando da 2 ore!”
Con tutto il rispetto parlando davanti ad una Chiesa,non ne potevo più di tutti quei baci.

“Scusaci amore.Cosa volevi dirci?”
Rispose babbo il più lucido in quella situazione.Gli spiegai brevemente tutto,mentendo sulla motivazione del passaggio.

“Volevo stare un po’ con Michele e Stella,durante il pranzo li vedrò poco già lo so…quindi volevo approfittare!”
Mentì spudoratamente,ma grazie all’euforia che ancora li avvolgeva non si resero conto della colossale bugia.

“Vabbene cara! Noi faremo una sosta a casa perché Carla deve cambiare l’abito,ha detto che con questo non può di certo andare anche al pranzo.”
Rispose divertito babbo,anche lui condivideva con me le risate sulle follie di Carla per l’abbigliamento. Risi con lui fin quando non vidi che “la coppia del secolo”,come li aveva definiti nonna Carla,si stavano avvicinando. Mi defilai immediatamente salutando altrettanto frettolosamente, udì in lontananza solo una voce che chiedeva dove stessi andando.
Dopo 24minuti esatti arrivammo al ristorante. In macchina Michele mi aveva confessato che gli sarebbe piaciuto vedere il prossimo abitino di Carla,mentre Stella lodava il suo nuovo “Boyfriend”. Che dire?Preferivo sentirlo nominare che averlo vicino. Poi fortunatamente dopo i primi minuti concentrati solo su mia sorella e il ragazzo,passamo a trattare come tematica il tradimento di Luis.
Di bene in meglio,pensai.
Li liquidai subito,senza mezzi termini usando anche qualche colorita espressione per descrivere il mio felice stato d’animo.Finalmente quando oramai eravamo arrivati affrontammo l’argomento ragazzi/e che piacevano a Stella e Michele. Michele usciva da un paio di settimana una compagna di classe,ma dal suo punto di vista non era niente di che. In effetti era troppo giovane per impegnarsi già.Stella invece,che aveva compiuto 5 mesi fa diciotto anni era ancora fidanzata con il ragazzo del primo liceo. Mi raccontò che era stato amore a prima vista,s’innamorarono il primo giorno di scuola e da allora non si erano più lasciati. Recuperammo giusto in tempo gli ultimi aneddoti amorosi delle loro vite,che fummo costretti a scendere dall’auto perché eravamo arrivati. Già alcuni invitati erano lì,cioè quelli che erano usciti dalla Chiesa 15 minuti prima per saltare la fase delle foto. Cosa che volevo evitare anche io.Farmi immortalare con Stefano nella “foto di famiglia” mentre bacia Carla non era nella lista delle”cose emozionanti da fare prima di morire” e l’avrei evitato molto volentieri. Chi me l’aveva impedito? Ovviamente mia madre! Non potevo non partecipare a quel ricordo tanto felice e pieno d’amore,potevo io non trasmettere tutto l’amore e la felicità per Michele? Non avevo il coraggio di privarla di cotanta gioia e così a malincuore avevo fatto quella dannatissima foto.
Comunque il ristorante,che per inciso era a dieci passi da casa mia, era piccolo ma molto accogliente. Il fotografo appena arrivati sequestrò Michele e la famigliola felice per tempestarli di foto in ogni angolo del ristorante,ci mancavo solo la foto sotto il tavolo e il catalogo di vendita era al completo. Mi sedetti in disparte cercando di non catturare l’attenzione delle vecchiette pettegole e sbirciando in cerca del tavolo dove mi sarei seduta. Ovviamente non scoprì dove sarei capitata e fui interrogata dalle pettegole, iniziarono l’interrogatorio con il matrimonio dei miei per finire con quello futuro di Carla. Con la scusa del bagno scappai via dalle loro grinfie e fortunatamente per me quando tornai avevano sotto torchio un’altra cugina di Stella.Poverina non la invidiavo per nulla!
Erano arrivati,in quel frangente, anche i miei,con meno ritardo rispetto a quanto mi aspettassi.Il cambiamento d’abito di Carla aveva previsto sempre un vestito color panna,ma nettamente più corto e scollato.Senza saperlo aveva fatto il più bel regalo che Michele desiderasse ricevere.
I miei genitori li vidi prendere posto accanto agli zii “preoccupati”.
In pratica mia madre era figlia unica,papà invece aveva due sorelle:una era la mamma di Michele e Stella,Zia Mia(Mirandola),l’altra,che non aveva potuto avere figli, era zia Giò(Giovanna!). Zia Giò in casa era circondata da cani,che erano per lei come dei figli,ma la sua preoccupazione per la loro salute era sempre troppo eccessiva. Scherzando papà li soprannominò “La coppia preoccupata”,perché con il passare degli anni anche zio era stato influenzato.I tempi erano cambiati,ma il nome era rimasto fisso e immutato,infatti venivano continuamente chiamai i “preoccupati”.
Comunque i miei genitori erano capitati con loro,il tavolo affianco a quello centrale,dove risiedeva la famiglia del festeggiato. I tavoli restanti erano stati posizionati in fila ai lati della stanza,per permettere ai più audaci di azzardare qualche passo di danza durante i festeggiamenti. Sulla fila di sinistra notai tutte coppie appena sposate o semplicemente fidanzate e fu proprio al terzo tavolo di quella fila dove si sedettero la coppia Stefano-Carla. Tirai un sospiro di sollievo sapendo che ero scampata al pericolo ”vicino di tavolo”.Ovviamente cercai il mio posto: il terzo tavolo della fila di destra. Vedendo la combriccola felice catalogai immediatamente il tavolo come quello delle “single”.
Sempre meglio dei due amorosi.
Le gentili donzelle mi avevano lasciato libero solo un posto,in pratica non potevo scegliere,così mi sedetti un po’ scocciata,ma pur sempre sollevata. Dal mio posto potevo vedere benissimo i due del presepe,ma con un po’ di sforzo personale avrei evitato di far cadere lo sguardo in quella direzione. Uno sforzo ed una volontà nel fingere che non esistessero, che il signorino di fronte non mise in pratica nei miei confronti. Mentre parlava con Carla mi fissava,mentre ridevano guardava nella mia direzione,addirittura la baciava rivolto verso di me. Cosa voleva dimostrare? Che non potevo essere paragonata a lei,che perdevo sotto ogni punto di vista? Voleva farmi ingelosire? Forse provava addirittura piacere sapendo che io impazzivo di gelosia? Il cretino non aveva capito che bastava che sfiorasse Carla per risvegliare un senso di vuoto al centro del mio stomaco! Tentai di ingorarli,ci provai con tutte le mie forze,ma dopo il primo secondo non ce la feci più. I suoi sguardi insistenti non solo mi mettevano ansia,ma non mi permettevano neanche di concentrarmi sulle futili discussioni dei commensali. Era una calamita per me,lui lo aveva capito e ci marciava sopra. Cambiare posto non era possibile e non potevo di certo chiudermi in bagno fino alla torta,così scelsi l’unica soluzione possibile e fortunatamente realizzabile: andarmene.
Cercai di sembrare più malata possibile,quando mi avvicinai al tavolo dei miei genitori.Sussurai all’orecchio di papà che mi sentivo poco bene,forse a causa di qualcosa che avevo mangiato e che preferivo andare a casa. Cercò di farmi cambiare idea in ogni modo e maniera,ma non cedetti per nulla al mondo. La mia stramaledetta fortuna era abitare vicini al ristorante,quindi davvero c’era la possibilità di tornarmene a casa senza far preoccupare nessuno. Ero talmente felice di sapere che casa mia era così vicina,che non ci pensai su e appena papà mi diede l’ok scappai a gambe levate.Mi diedi giusto il tempo di salutare Michele e Stella e poi corsi fuori da quella trappola.
Bastò uscire da quella sala e sottrarmi a quello sguardo,che non aveva perso un mio movimento e tanto meno una mia battuta del dibattito con i miei,per sentirmi mille volte meglio. Tirai un enorme e liberatorio sospiro di bellissimo sollievo e m’incamminai diretta verso casa.
Più mi allontanavo,più l’atmosfera intorno migliorava.
Più mettevo distanza tra me e l’energumeno, più ero libera di potermi deprimere, senza sentirmi in colpa per aver rovinato la giornata a più persone.
Prima di giungere realmente nella mia dimora,feci una lunga passeggiata nel parco di fronte casa. La giornata era davvero perfetta : il sole caldo della primavera,il fresco venticello,i primi fiori che sbocciavano; il parco,pur essendo le 15 di domenica pomeriggio, era pieno di bambini che giocavano sugli altaleni,gli scivoli o nella sabbia. Era una semplice domenica di aprile e non avevo un grande voglia di rinchiudermi tra quattro mura probabilmente a piangere per colpa della mia stupida attitudine a fidarmi di tutti. Così decisi di sedermi su una panchina,chiamai i miei per rassicurarli che ero sopravvissuta a quei dieci passi di distanza e mi rilassai. Mi lasciai cullare dalle risate dei bambini,dal vento che mi scompigliava i capelli e dal sole che mi sfiorava le gambe.
Forse ero in paradiso. Non c’era Stefano quindi niente problemi d’amore; non c’era Carla,quindi niente sensi di colpa; non c’era neanche la mia coscienza,quindi neanche speranze vane. Mi alzai dalla panchina dopo tre quarti d’ora circa e mi convinsi che era ora di tornare realmente a casa,sicuramente sarebbe stato un sollievo restare lì,ma se qualcuno dei miei carissimi parenti mi avrebbe chiamato a casa avrei fatto una pessima figura.Proprio quello di cui non avevo bisogno. Mi incamminai lentamente verso l’uscita del parco ancora beata da una pace interiore molto piacevole, attraversai la strada e con le mani e la testa nella borsa cercai le chiavi del cancello.


“Dove diavolo eri?Mi sono preoccupato.”
Alzai di scatto la testa terrorizzata non solo dal tono ansioso utilizzato,ma anche perché avevo immediatamente riconosciuto quella voce.
Addio pace interiore,bentornati casini, problemi, dolore fisico e gelosia.

“E-ero al parco. Cosa cazzo ci fai TU qui??”
Parlai quasi urlando,in quanto ero rimasta scioccata nel trovarlo lì,dove non doveva assolutamente essere.

“Sono venuto a cercarti per sapere come stavi...Ho detto a Carla che c’erano stati dei problemi a casa e che dovevo un attimo andare via.”
Rispose più calmo e tranquillo, forse immaginava che volessi suicidarmi per lui?


“Mentire ti viene naturale,eh? Comunque sto bene,adesso puoi anche tornare al ristorante,DOVE DOVRESTI ESSERE!”
Lo scansai con l’intento di entrare in casa e provare a recuperare quella pace che piano piano stava andando a farsi friggere.

“Non ho nessuna intenzione di andare via.Dobbiamo parlare.”
Continuò sicuro,forse incazzato per la battuta molto sarcastica che gli avevo lanciato,ma poco importava perché…

“Io non ho niente da dirti,lo vuoi capire? Quello che dovevo dirti lo sai già e ti ho anche chiesto di dimenticarlo,ma tu sei recidivo forse.”
Continuai a rivolgermi a Stefano sempre di spalle,non avrei saputo fronteggiarlo faccia a faccia,avrei ceduto dopo i primi tre secondi di guerra.

“Allora ascolti me.Possiamo parlare anche qui se vuoi,se non ti fidi.”
Dopo averlo studiato involontariamente per bene avevo capito che quando si fissava le scarpe,come faceva anche in quel momento, era agitato,ma sincero.Nonostante questa convinzione,non volevo concedergli più di quanto fosse lecito.

“Vabbene dai parla.Adesso ti ascolto.”
Respirai affondo e mi voltai con tutto il corpo.
Ritrovare quegli occhi non fu particolarmente sconvolgente,in quando non mi avevano mai lasciato per tutta la giornata,ma il velo di dispiacere che vi lessi in quel momento fu destabilizzante. Avrei fatto di tutto per evitargli quel dolore,qualsiasi fosse la ragione che lo scaturiva.
Stefano era pronto per parlare.
Ed io ero pronta per ascoltare. 

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Capitolo 14
*** Capitolo tredici :) ***


Si prese del tempo per pensare alle cose da dire e a come farlo. In quei minuti la mia mente formulò 200 idee diverse su quello che Stefano era in procinto di pronunciare,però nessuna era positiva. Aspettai con calma che mettesse in ordine le  parole,le idee e i concetti e attesi con calma. Finalmente dopo cinque lunghissimi minuti d’attesa prese un altro bel respiro profondo e parlò.

“Speravo di trovare un modo diverso per dirti queste cose.Avevo anche immaginato di poterti parlare in un'altra sede e con un altro tipo di atmosfera,forse un po’ meno critica di quella di adesso.”
Fece una pausa,rimasi in silenzio decisa a parlare solo a discorso terminato.

“Ma è colpa mia se siamo in questa situazione, anzi sono felice che almeno adesso tu sia disposta ad ascoltarmi.”
Bene almeno dava a Cesare quello che era suo di diritto.

“Son-… sono cosciente di star creando un casino generale.So che forse tu vuoi solo prendermi a calci o ancora peggio continuare ad ignorarmi,come fai già. Sarebbe la cosa più giusta da fare,dovrei farlo anche io.”
C’era un “ma”,vero? Lui mi stava dicendo che era giusto ignorarlo! Era un modo come un altro per dare ragione ai pensieri che mi attanagliavano negli ultimi giorni: lui era innamorato di Carla e con un po’ di ritardo si era reso conto che non provava nulla per me.  Presa coscienza della veridicità della realtà,che avevo solo immaginato nei giorni precedenti,ero propensa a lasciarlo lì,a mettere fine a quel monologo, che distruggeva quella poca pace che avevo ritrovato. Mi voltai seriamente intenzionata a rientrare in casa,a chiudergli la porta in faccia ed ignorarlo fino a quando non avrei trovato l’uomo per me,colui che mi avrebbe scelta ponendomi prima di tutte le altre.
Non come Luis.
Non come Stefano.
Con una spinta aprì il cancello e entrai.

“Dove vai?”
Chiese in tono sorpreso. Le mie gesta erano state troppo veloci per permettergli di capire quali fossero le mie intenzioni.

“A casa mia.Tu te ne torni indietro e tanti carissimi saluti.”
Risposi acida e ferita,non capitava sempre di essere rifiutata ripetutamente un giorno dopo l’altro.


“Io non ho ancora finito di parlarti.”
Continuò angosciato. Sulle scale di fronte alla porta d’ingresso decisi di girarmi per poterlo ammirare un’ultima volta. I miei occhi memorizzarono ogni minimo particolare: la barba che stava riscrescendo,le labbra contratte in una specie di sorriso triste e gli occhi stanchi. Nonostante il volto fosse circondato da dispiacere,angoscia e tristezza restava sempre bello da togliere il fiato.
“Non voglio più ascoltarti,il resto lo puoi tenere per te.Mi basta quello che hai detto fino ad ora.”
Mi avvicinai con passo deciso alla porta,inserì le chiavi ed entrai. La stavo richiudendo alla mie spalle,quando Stefano la bloccò con un semplice movimento della mano. Ricambiò il mio sguardo perplesso con uno più sicuro,dove era finita l’angoscia di pochi secondi fa? Scioccata dal suo cambiamento repentino non mi opposi quando mi spinse in casa e si chiuse la porta alle spalle.
Si avvicinò lentamente,quasi volesse evitare di spaventarmi,cosa che era impossibile fare,visto che ero immobile e ancora sorpresa. Prese le mie mani tra le sue delicatamente e un’ondata di calore mi invase quasi immediatamente.

“Come devo farti capire che nonostante sappia che dovremmo ignorarci,io non posso farlo. Devo dirti chiaramente che mi piaci? Che non riesco a toglierti dalla testa? Che inizio a pensarti la mattina e finisco solo a notte inoltrata,quando e se riesco a dormire? Prima di prendere decisioni che non piacciono a nessuno dei due permettimi di finire di parlare. Te ne prego.”

Aveva parlato piano,le parole le aveva sussurrate. Di tutto il discorso mi ero fermata al “mi piaci”,non ero riuscita a seguire perfettamente il resto,perché quell’idea del piacergli mi rese più felice di quanto avessi immaginato. Gli piacevo? Io.Gli.Piacevo.
Annuiì,sperando che capisse che non avevo fiato per dire ad alta voce che poteva continuare a parlare all’infinito. La sua voce bassa e sensuale riusciva a mandare in tilt tutto il mio sistema nervoso,anzi fu un insieme di fattori a mettermi fuori gioco.

“Io voglio lasciare Carla.”
Ecco come mi riportò alla realtà. Lasciai le sue mani e mi allontanai di qualche passo. Non volevo che Carla soffrisse,in nessun modo.


“Io… lei non deve soffrire.”
Riuscì finalmente a pronunciare le uniche parole che realmente mi stavano a cuore in quel momento,tutto il resto passava in secondo piano.

“Io non l’amo e lei non ama me. Non ci vediamo mai e quelle poche volte che ci diamo appuntamento le va sempre via prima.”
Ammise più a se stesso che a me.

“Non sarebbe giusto lasciare lei e poi iniziare a frequentare già me, non lo sarebbe né per te né per lei. Chiarite,parlate,dille quello che vuoi e quando sarà tutto risolto parleremo di noi.”
C’erano infinite probabilità di restare sola a vita.
Prima che la mia tristezza arrivasse agli occhi e aprisse i rubinetti,Stefano mi prese le spalle costringendomi a guardarlo fisso nei suoi profondi e di nuovo vivi occhi.

“Non ho nessunissima intenzione di lasciarti in attesa. Io voglio te.Voglio stare con te. Solo con te… ho solo bisogno di un po’ di tempo per parlare con calma a Carla e questo non significa che nel frattempo voglio ignorarti.Smettiamola,anche perché io non sono molto bravo.”
Concluse accennando un sorriso,che condivisi anche io.

“Quindi cosa siamo?Una specie di amici?”
Chiesi titubante e molto confusa. Le sue mani dalle spalle risalirono sul mio collo e lentamente avvolsero il mio volto.

“Io non potrò mai essere tuo amico,ma diciamo che siamo una specie rarissima.”
Sussurrò vicino alle mie labbra,troppo vicino. Avevo già il fiato corto causato da una conversazioni particolarmente scioccante.

“Alt! No-… non possiamo ancora fare tutto quello che vorremmo,ok?”
Abbassai lo sguardo rossa come un pomodoro. Era troppo surreale e magnifica quella situazione,ma dovevamo andare per gradi.

“Ho capito.Hai ragione.Domani sera parlerò con Carla,promesso.”
Si allontanò lasciando che le sue mani tornassero ad avvolgere le mie. Mi sorrise felice e pensai che se fossi morta in quel momento sarei morta dannatamente felice.
Ci sorridemmo come due cretini,poi decise di ritornare al ristorante contento per aver finalmente chiarito che lui voleva solo me. Appena uscì dalla porta, mi sedetti a terra immobile,riprendendo a respirare regolarmente ripercorsi tutta l’ora precedente. Quindi eravamo “amici” fin quando lui non avrebbe lasciato Carla,a breve da come aveva parlato, e poi avremmo potuto provare a stare davvero insieme. Per essere certa di non star sognando provai a telefonare Alberto,dovevo raccontare a qualcuno tutta l’accaduto.
Rispose dopo due chiamate e sembrava anche parecchio incazzato.

“Tes dimmi!”
Rispose nervoso.

“Disturbo?Ti chiamo dopo ok?”
Ecco ci mancava solo che litigavano anche loro.

“No tesoro dimmi tutto.Scusa ma Luke oggi sta fuori di testa! Continua a dire che lo tradisco,perché a volta esco senza preavviso e non vuole credere che in realtà sono con te.”
Mi confessò sospirando,era frustrato riuscivo a capirlo anche se c’era solo un telefono a tenermi in contatto con lui.

“Ok vediamoci e portalo con noi.Gli spiegheremo tutto.”
Proposi convinta di non voler rovinare il loro rapporto.

“Tu odi far sapere i fatti tuoi,si abituerà.”

“Eh no! Tu non sacrificherai la tua storia per me.Davvero posso sopportare di raccontarlo a Luke!Ci vediamo fuori casa mia tra 10 minuti e porta anche lui con te!”
Conclusi attaccando. Alby mi aveva protetto a sue spese molte volte,dovevo iniziare a ricambiare il favore.Avevo sempre odiato far sapere i fatti miei agli estranei,spesso non riuscivo neanche a parlare davanti a degli sconosciuti, per questo Alby non diceva che incontrava me,perché Luke era una pettegola. Alberto non riusciva a nascondergli nulla,quindi fin quando ometteva l’informazione non c’erano problemi. Sapevo che prima o poi Luke si sarebbe posto la fatidica domanda: “Dove cazzo va il mio Alberto la sera o quando sparisce all’improvviso per ore?”. Era giusto fargli sapere che la causa ero solo ed esclusivamente io,una cretina con problemi di fiducia.
Mi cambiai il vestito,non potendo di certo uscire con quello, misi un jeans e una maglietta semplice. Presi le chiavi e nell’attesa mandai un messaggio a mamma avvisandola che uscivo,logicamente inventai un’altra scusa.  
Arrivarono dopo pochi minuti i due innamorati. Luke era nero in volto,nervoso e irritato sedeva sul sedile posteriore. Entrai e salutai Alby con un bacio sulla guancia e notai che aveva gli occhi arrossati. Aveva pianto. Giungemmo al primo bar aperto di domenica pomeriggio e ci sedemmo sui tavolini esterni. Alby cercava di evitare il mio sguardo e quello di Luke,che invece fissava il tavolino ancora alterato.
Presi un bel respiro e iniziai a raccontare le mie stranezze.

“Luke..io non ho molto amici,anzi ho solo due migliori amici.Lisa e Alberto. Soprattutto lui mi è sempre stato vicino,ogni volta che lo telefonavo lui correva da me,anche prima che arrivassi tu nella sua vita. Ho così pochi amici perché difficilmente riesco a fidarmi delle persone,infatti è ancora un mistero come abbia fatto Alby a conquistare la mia in pochissimo tempo.”
Mi voltai verso il mio migliore amico che mi sorrideva,mentre Luke sembrava attendesse il resto della storia.

“Sin dall’inizio della nostra amicizia ha subito capito che non mi piace far sapere i miei problemi agli altri e per questo quando siete diventati una coppia,gli ho chiesto di non dire sempre che usciva con me.”

“E’ vero?Che stronzata è Isa?”
Esordiì Luke,in effetti neanche io gli avrei creduto se me l’avessero raccontato.

“No, è tutto vero. Siamo sinceri: tu sei un pettegolo di prima categoria e lo sai fin troppo bene! Alberto non riuscirebbe a nasconderti nulla e quindi se tu non sapevi che usciva con me,non avresti chiesto e non avresti saputo nulla…ma non voglio che adesso la vostra storia sia messa a repentaglio per una mia cretinata.”
E lo era davvero,una stupidaggine che avevo messo in atto per proteggermi,ma evidentemente serviva a poco. Dovevamo solo sperare che Luke capisse che era quella la realtà.
Si voltò verso Alby e prendendogli le mani gli chiese se quella era la verità.Alberto cercò un altro permesso da parte mia che non gli negai e così raccontò anche dal suo punto di vista quella stramba vicenda che mi riguardava. Per lasciarli chiarire decisi di entrare nel bar e ordinare tre succhi,due a mela verde e uno all’arancia. Quando ritornai si sorridevano tenendosi per mano. Mi sedetti e chiesi di nuovo scusa per la mia stupidaggine promettendo a Luke di rapire meno spesso Alberto.

“Pensavo di dover combattere contro un altro ragazzo.”
Disse serio guardando verso Alberto,che era ancora rimasto in silenzio.
Erano davvero innamorati ed ero felice di aver risolto almeno la loro situazione,cosa che mi portò a ripensare a quello che era successo poche ore prima. Scattai in piedi e involontariamente si aprì un sorriso sulle mie labbra. Incontrai gli occhi di Alberto pieni di curiosità. Mi risedetti con calma e bevendo un sorso del succo a mela verde ritornai con la mente alle parole di Stefano.

“Allora? Che è successo tes!!”
Alby e il suo tono finalmente allegro mi riportarono alla realtà.
Subito iniziai a raccontare della mattinata, della cerimonia,ma a metà omelia mi fermò.

“Amore a me non interessa sapere cosa ha detto il vescovo.Pretendo di sapere cosa ti ha detto Stefano,poi il resto me lo racconterai con calma. Voglio le cose salienti adesso,susususu continua!”
Mi spronò Alby,che era tra le braccia di un altrettando curioso Luke. Non gli chiesi di lasciarci soli per molte ragioni: perché erano troppo dolci insieme non volevo privarli l’uno dell’altro,perché avrei scaturito un altro attacco di gelosia,quando invece volevo dimostrare che ero io la causa delle sue sparizioni. Così incurante della presenza di Luke continuai. Saltai il resto della cerimonia,la foto,il viaggio in auto,il ristorante e approdai alla scena fuori casa mia e raccontai tutta la conversazione,fin nei minimi dettagli.

“Uhm quindi ha promesso di lasciare Carla,perché vuole stare con te.”
Ripetè ad alta volce Alberto,che era stato in ascolto tutto il tempo senza mai interrompermi.Anche Luke si era interessato alla vicenda,chiedendo a volte maggiori spiegazioni riguardo Stefano o Carla.

“Allora?Cosa ne pensate?Mi devo fidare?”
Chiesi ansiosa di sapere il loro parere o almeno quello di Alberto.

“Già lo hai fatto tes. Non devi chiederlo a noi,già gli hai ridato fiducia e spero che questa volta non la tradisca di nuovo.”
Rispose pensieroso, c’era qualcosa che non voleva dirmi.

“Se posso inserirmi nel dibattito,vorrei darti un consiglio: vai con i piedi di piombo. Non è facile solitamente lasciare una persona,se poi sei innamorato della sorella è ancora più difficile. Stefano arriverà a pensare che Carla sarà costretta a vederlo ogni girono con te,a cena,il sabato o non so quando. Ho solo paura che “quel poco di tempo” non sarà così poco.”
Luke aveva parlato con un tono calmo,sembrava un saggio che seduto a gambe incrociate donava consigli a tutto il mondo. Il suo di consiglio mi riportò bruscamente sulla terra,mi pose davanti tutti i reali problemi che quella promessa aveva portato a galla.

“Ma non è detto che non lo faccia,cioè ti vogliamo solo dire di andarci piano,perché ci sarà un periodo poco piacevole da trascorrere non appena lui lascerà Carla per te. ”
Aggiuse Alberto.
E non avevo ancora finito di raccontare.

“Ehm era lo stesso problema che gli ho posto. Non voglio far soffrire Carla,ne prima ne tanto meno dopo e quindi gli ho detto di prendersi del tempo per parlare con lei,per chiarire,dirle tutto quello che vuole e poi dopo potremmo parlare di noi…”
Alberto mi avrebbe uccisa appena avrei pronunciato la sentenza finale di quell’incontro anormale con Stefano.

“E?”
M’incalzò il mio miglior amico.

“E abbiamo pensato che nel fattempo potremmo essere amici,cioè più o meno amici.”
Conclusi in attesa di sentire la voce di Alberto.
Avevo fatto un’altra cazzata,era poco ma sicuro.

“Amici? Come potete essere amici se quando vi vedete volete solo saltarvi addosso? E perché tu hai accettato? Lo sai che soffrirai più di lui?”
Scoppiò come previsto,forse riuscì a contenersi perché c’era Luke a stringerlo ancora tra le sue braccia. E fu proprio il principino a calmarlo e a prendere parola.

“Ok calmiamoci. Sei grande e vaccinata,quindi anche libera di fare ciò che credi sia giusto per te,ma essendo tuoi amici. Cioè Alberto essendo tuo miglior amico,io mi accontenterei di esserti solo amico se tu vuoi, vogliamo solo dirti che la situazione non è molto chiara. Vuole stare con te, ma deve lasciare Carla e nel frattempo provate ad essere amici…cose che,se non ho capito male,lui voleva già da tempo. Quindi chi vince è sempre lui? Essergli amico potrebbe tradursi in qualcosa di poco felice e rilassante per te. Detto ciò e parlo rivolto a te Isa e a te Alberto,se non ci fidiamo almeno un po’ non ha senso di buttarci in relazioni o amicizie. Con tutto ci vuole un po’ di coraggio e fiducia,tu gli hai concesso entrambe le cose adesso sta a lui fare la mossa che pregiudicherà il vostro rapporto.”
Rimasi a fissarlo con la bocca spalancata. Chi era quel ragazzo che esteriormente era identico a Luke? M’imposi di chiudere la bocca e di togliermi la faccia da pesce lesso. Lo sconosciuto Luke aveva ragione su tutti i fronti,gli avevo dato fiducia già troppe volte adesso toccava a lui dimostrarmi quanto realmente valessi per lui.
Alberto era rimasto meno scioccato di me dall’exploit del suo principino,anzi lo aveva premiato con un bel bacio a fior di labbra. Pensavano la stessa cosa sull’argomento,anche Alby mi ripeteva fino alla nausea di andare “con i piedi di piombo immersi in cemento armato”!  Restemmo nel bar un’altra mezz’ora,parlando del più e del meno accantonando l’argomento “Amici rari”, poi mi riaccompagnarono a casa e in auto li ringraziai.

“Grazie ragazzi,senza di voi avrei ricominciato ad illudermi come faccio sempre,mettendo più passione e voglia di quanta mi viene richiesta. Ah Luke mi farebbe molto piacere conoscerti meglio,sei un ottimo amico e Alberto è molto fortunato. Alby lo dovremmo portare da Giò!”
Alberto annuì sorridendo e ci demmo appuntamento per giovedì: tutti e tre insieme,di nuovo. Diedi un bacio a tutti e due e  uscì dall’auto.
Tornai a casa che erano le sei e mezzo del pomeriggio e quando entrai impiegai pochi secondi a capire che erano già tutti rientrati. Li rassicurai sulla mia salute, chiesi com’erano andate quelle ultime ore di pranzo infinito e dove aver ascoltato poco attentamente i loro racconti,salì sopra. Prima di entrar nella mia stanza passai per quella di Carla,che era di nuovo a telefono e non sembrava pensierosa o preoccupata,come doveva apparire se Stefano le avesse detto che dovevano parlare.

“Hey Isa come ti senti?”
Chiese più allegra del solito, forse anche un po’ brilla.

“Bene te?”
Domandai per capire se qualcosa le era stato anticipato.

“Benone,ti saluta Stefano…è al telefono!”
Rispose ricominciando a ridere a crepapelle,tenendosi addirittura la pancia.
Scioccata entrai nella mia stanza e mi chiusi dentro. Il resoconto era che Stefano non aveva ancora detto nulla a Carla,anzi erano più felici che mai basandomi sulle conversazioni. Lui mi aveva chiesto un po’ di tempo e io glielo avrei concesso, avrei atteso in silenzio seguendo l’evolversi della situazione.
Come diceva nonna Isabella,non mi restava che fare una cosa sola: “Aspetta e spera!”

 

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Capitolo 15
*** Capitolo quattordici :) ***



Putroppo l’attesa si prolungò più di quanto mi aspettassi.
E la speranza svanì giorno per giorno.


Il lunedì successivo a quella che era stata una domenica memorabile per me iniziavo gli incontri con il professor Scopio,con il quale avrei dovuto approfondire il tema della tesi. Avevamo scelto come tematica: ”I rapporti familiari del 700’ narrati nelle opere letterarie.”  Era una tematica interessante e la mia morbosa curiosità mi fece appassionare più del previsto. Ogni giorno passavo tutta la giornata all’università,sapevo che quella sarebbe stata la mia routine fino a giugno ed ero pronta per affrontarla. Impegnarmi mentalmente nella preparazione mi impediva di pensare a Stefano e la stanchezza fisica,che mi colpiva la sera,mi permetteva di crollare appena la mia testa sfiorava il cuscino. I primi giorni di analisi e ricerche furono i più intensi e non solo per il lavoro che dovevo svolgere,ma anche perché coincidevano con i giorni in cui pensavo che Stefano trattasse determinati argomenti con Carla. Quelli che mi erano a cuore. Il lunedì sera,stanca morta,mi lancia letteralmetne sul divano, mi tolsi le scarpe e accesi la televisione. Quelle chiacchiere inutili mi servivano solo per non pensare. Carla era uscita nel pomeriggio con Stefano e verso le 11 di sera ancora non era rientrata,ero più che certa che quell’attesa fosse dovuta ad un’accesa discussione che stavano avendo in auto.
La sentì rientrare solo dopo la mezza,mi affacciai dalla mia camera,dove ero salita ad aspettarla.


“Hey tutto bene?”
Le chiesi sussurando incerta se chiedere o no.

“Mai stata meglio!Stasera mi sono davvero divertita con Stefano…”
Rispose sorridendo amaramente.
Non sapevo che le discussioni o il “lasciarsi” potesse essere classificato come divertente.

“Abbiamo anche fatto l’amore.”
Aggiunse sulla porta della sua stanza per poi chiuderla augurandomi un buona notte. Mi chiusi anche io in camera pensando che le opzioni era solo 3:
1. Il modo di rompere di Stefano partiva dal farle provare piacere,per poi distruggerla.
2. Voleva dimostrarle che lui non era un granchè a letto e quindi era meglio lasciarsi.
E la terza idea che non avrei voluto prendere in considerazione era : Stefano non aveva proprio intenzione di lasciarla. Lasciai in bilico quest’ultimo pensiero,lui mi aveva chiesto del tempo e mi ero ripromessa di darglielo.
Come avrebbe utilizzato quel tempo però non era stato menzionato,ma ben presto lo capì da sola.
I giorni passavo senza darmi tregua e il giovedì della cena con Alberto e Luke arrivò prima che potessi rendermene pienamente conto. Durante quei giorni gli avevo mandato dei messaggi per tenerlo informato,ma la notizia privata che Carla aveva condiviso con me ancora non l’avevo riportata.Ci mettemmo principalmente d’accordo riguardo l’appuntamento di giovedì sera,sarebbero passati intorno alle 21. Mi preparai,mi vestì e quando mancavano 10 minuti m’incamminai verso il cancello. Vidi dall’altro lato anche una macchina familiare,una Renault Megane nera e ricordavo benissimo a chi appartenesse quell’auto. Mi voltai dall’altro lato facendo finta di non averlo visto,cosa che era successa realmente a lui…Almeno non mi notò subito. Quando Alberto si avvicinò con l’auto lampeggiò con i fari catturando l’attenzione di Stefano,ancora seduto in auto in attesa che Carla scendesse.
Solo allora mi notò,ma non appena lui scese dalla vettura mi lanciai sul sedile posteriore dell’abitacolo di Alby,il quale partì senza accorgersi di nulla.
Arrivammo da Giò,stra-pieno quella sera,ma  lui ci accolse cordialmente conoscendo per la prima volta Luke,il “famoso Luke” testuali parole! Ci condusse al nostro solito tavolo e apparecchiò per tre. Ordinammo le nostre pizze,mentre parlavamo di cose futili e di pochissima occupazione mentale per me. Fin quando…

“Ok,basta!Adesso o mi dici cosa hai o partirò a raffica con una serie di opzioni possibili su quello che potrebbe essere successo e mi fermerò solo quando dirai basta.”
Alberto era scoppiato dando sfogo ai suoi pensieri.Speravo ardentemente di dover rimandare quel momento in cui mi venivano rifatte le stesse prediche,ma evidentemente il mio finto interesse per le mutande bianche che eccitavano Alby si era notato.Sconsolata iniziai il mio resoconto degli ultimi eventi. Alberto annuiva energicamente ad ogni mio pensiero positivo,cioè quelli che mi tenevano con i piedi ben fissati a terra; invece Luke restava impassibile ad ascoltare cercando di decifrare i miei concetti ingarbugliati. Alla fine avevo riportato con più dettagli tutto quello Alby già sapeva,ad eccezione di un argomento che non ero riuscita a trattare nemmeno con me stessa.
Alby era troppo concentrato,per rendersi conto che mancava un pezzo alla storia.Mi conosceva benissimo,ma a volte “si perdeva in un bicchiere d’acqua”,come diceva nonna guru. Cercai attentamente di non incrociare mai il suo sguardo,perché Alby meno cose sapeva,meno dettagli conosceva e più era felice.
E l‘unica cosa che desideravo era vedere felici le persone intorno a me.

“C’è dell’altro, vero Isabella?”
Rimasi immobile a fissare i piedi del tavolo della coppia che ci sedeva accanto.A parlare non era stato Alberto,bensì Luke,che forse mi aveva fissato per tutto il tempo in cui il suo ragazzo era intento a progettare piani e a disfare quelli precedenti. Non ero molto abile nel dire menzogne e anche un cieco si sarebbe reso conto della mia bugia,ma pregavo silenziosamente che i miei amici fossero,metaforicamente ragionando,ciechi e sordo-muti.
Mi voltai lentamente verso la loro direzione e per prima cosa inchiodai i miei occhi in quelli di Luke.
Perché diavolo doveva parlare quando non era interpretato?

“Non volevo essere indiscreto,perdonami…è solo che eri pensierosa e credo sia giusto che tu racconti tutta la storia,anche il pezzo che nascondi.”
Leggeva anche nella mente adesso???
O più semplicemente si comportava d’amico?
No,no leggeva la mia mente!

“Ecco io…non c’è molto da dire di più,in realtà è una cosa stupida e di poco conto.”
Arrangiai mettendo insieme una scusa debole,futile e insignificante,infatti ad Alberto bastò uno sguardo per farla cadere.

“Eh vabbene.Quando Carla è tornata lunedì sera le ho chiesto se era andato tutto bene e lei sorridendo mi ha risposto che andava alla grande,che si era divertita…. E che aveva adirittura fatto l’amore con Stefano. Lui ha provato a chiamarmi nei giorni seguenti,anche oggi,ma non ho avuto il coraggio di rispondere..e non credo l’avrò. So che gli dovevo del tempo,ma non credevo lo usasse….per fare il fidanzato perfetto,ecco!”
E mi liberai tutto d’un fiato di quel pensiero che mi tormentava da giorni.
Sia Alberto che Luke avevano gli occhi sgranati,segno di elevata sorpresa per i loro animi. Il primo a parlare fu Alby.

“Io…mi dispiace. Dovevo insistere di più a fartelo lasciar perdere,non ne vale la pena.E’ un cretino e seppur avesse dell’interesse per te,ha appena mandato a puttane tutti i buoni propositi che avevi.”

“Ma non stiamo insieme.Lui non mi ha detto”la lascio senza farci l’amore” o “la lascio in questo modo”. Mi ha solo chiesto del tempo del cazzo per parlarle e io come la solita cretina ero tutta euforica alla sola idea di poter stare con lui. Cretina!”
Nessuno fiatò o mi contraddisse,perché era la verità.
Un’atroce,cruda e orrenda verità.
Ero sempre stata la scema che si affezionava subito e che rimaneva sempre e perennemente fregata.

“Ascoltami.”
Luke mi risvegliò dal torpore che lo aveva lasciato in silenzio fino a quel momento.

“Isabella tu sei una donna intelligente,che darebbe l’anima per le persone che le stanno a cuore…l’ho capito perfino io che ti conosco da poco. Non è una cosa negativa affezionarsi alle persone e desiderare di vederle felici.Certo si è più vunerabili,ma è un dono rarissimo che tu non devi disprezzare solo per Stefano. Tu aspiri a rendere tutte le persone contente,tutte…ma la tua di felicità? Stefano ti rende felice? E non parlo di quando state insieme,quando parlate o uscite. Tu ne sei innamorata,e quasto è chiarissimo ormai,ma se questo profondo affetto ti deve far soffrire ogni volta così tanto,dovresti chiedere a te stessa se ne vale davvero la pena.”
Prese un respiro profondo e continuò,non mi azzardai a interromperlo,perché aveva maledettamente ragione su ogni fronte.

“Uscivo un paio di anni fa con un ragazzo bellissimo.Il classico bello e dannato,ma la versione gay. Era misterioso…molto,forse anche troppo, ma mi piaceva davvero tanto e fin quando mi teneva con se non m’importava del resto. Poi con il passare dei mesi feci sempre più caso a dei particolari strani: ad esempio mi portava sempre nello stesso locale,con le stesse persone,non conoscevo un suo amico,non sapevo neanche quale fosse la sua birra preferita. Oramai era troppo tardi,ero dipendente da lui,ero convinto che senza non sarei stato felice,ma poi un bel giorno,che di bello non aveva proprio un cazzo,lo incontrai al supermercato. Era in giacca e cravatta,con i capelli tutti sistemati e camminava mano nella mano con una donna a dir poco meravigliosa. Li seguì per due corsie per essere certa che lui fosse il mio bello e dannato con la giacca di pelle e i capelli tutti scombinati. Non c’erano dubbi. Ripensai in quel frangente a tutti i miei amici che mi mettevano in guardia,ma io credevo che fossero invidiosi perché lui aveva scelto me,invece mi volevano solo proteggere…”
Si fermò tornando indietro nel tempo e portando con se anche noi,che ascoltavamo assorti e in silenzio la sua storia.

“Il punto è che tu non sei mai da sola,per quanto tu possa esserti affezionata a lui ci sono persone che davvero darebbero la vita per te,che supererebbero mari e monti per venire da te.Queste sono le persone importanti,queste sono quelle che meritano il tuo tempo,il tuo pensiero,il tuo affetto incondizionato.Non devi pentirti di quello che dai,ma una volta che sei di fronte alla realtà non evitarla: prendila sotto braccio e fattela amica. Lui non ti vuole?Vabbene,vorrà dire che per uno che ne perdi ne troverai altri 100. Non capisce che con te ha chiuso? Ok,arriverà sempre il giorno in cui ritornerà per chiederti qualcosa e allora TU lo riporterai alla realtà. Non pensare sempre a rendere felici gli altri,perché i tuoi veri amici e familiari vogliono che anche tu sia felice.Ogni tanto pensa a te,a chi ti vuole davvero bene e te lo dimostra e manda a fanculo il resto.”
Concluse ridendo.
Rimasi in silenzio,aspettando che Alberto parlasse,invece lui continuava a fissarsi le mani. Inoltre volevo sapere anche come era finita con il “bello e dannato”,ma forse era scortese chiedere la conclusione di una storia che per lui non era un bel ricordo.A rompere quella strana situazione arrivò Giò con le nostre pizze fumanti,ma prima di iniziare a mangiare ci tenevo a far sapere a Luke quanto gli fossi grata per quelle parole,glielo doveva. Lui si era fidato confidandoci un pezzo della sua vita,cosa che io gli avevo negato. Lui mi aveva consolata quando c’era bisogno,era stato un vero amico.

“Io…Come sai non mi fido molto,ma quando succede mi affeziono immediatamente e irrimediabilmente.Come hai detto tu darei l’anima,ma molto spesso non vengo ricambiata,perché il mio metodo non è infallibile,anzi molto spesso tengo vicine le persone sbagliate e lontane quelle più vere,come te.Con Stefano è successo l’opposto: gli ho dato tutto prima ancora di fidarmi o conoscerlo,senza sapere una baeta minchia di lui,mentre con te…T-ti chiedo scusa se sono stata una stronza e se mi sono basata su alcuni pettegolezzi,grazie per esserci stato e per le belle parole.Grazie.”
Conclusi sorridendogli tornando a dedicarmi alla mia pizza.
Era inutile dire che non aveva sbagliato una diagnosi,Luke ci aveva visto giusto su tutti gli aspetti. Su Stefano,sul mio rapporto morboso con gli altri,sulla mia felicità a volte,molto spesso,messa in secondo piano. Nonostante le brutte avventure passate con Luis,gli amici che mi avevano voltato le spalle,continuavo a fare gli stessi identici errori.
Ma a Stefano avevo fatto una promessa.
E io,purtroppo,le mantenevo sempre.
Durante la cena,abbandonato l’argomento “quel bastardo del ragazzo di Carla!” l’atmosfera si alleggerì. Alberto,con l’appoggio di Luke,mi aveva vietato di chiamare Stefano con il proprio nome,ma di usare la frase del bastardo. Solo dopo averci fatto promettere solennemente sul menù speciale di Giò che non avremmo più pronunciato IL nome in sua presenza, ci dedicammo ad altri temi. La bellissima serata stava volgendo al termine,fin quando la serenità non fu smussata dal cellulare che squillava. Lo presi dalla borsa,dove l’avevo gettato e lessi il nome  di colui che mi telefonava alle undici e mezzo di un giovedì sera.

“Cazzo!E’ St…quel bastardo del ragazzo di Carla!”
Mantenevo sempre le promesse!
Alzai il volto dal display nella speranza di trovare consigli da parte dei due ragazzi che mi stavano di fronte.

“Dovremmo usare un acronimo,una sigla,tipo B.R.C! Sì direi di sì!!”
Esordì Alby ignorando la mia faccia preoccupata e alla ricerca di capire cosa fare.
Il telefono dopo l’ennesimo squillo si fermò,ma avevo imparato a mie spese che BRC non demordeva facilmente.

“Ragazzi cosa devo fare?Rispondo?Cosa gli dico?Gli ho promesso del tempo,non attacchi di gelosia!”
Ero in panico completo,dovevo rispondere per rispettare una promessa,ma avrei preferito colpirmi un occhio con la forchetta,invece che sentirlo parlare.

“Rispondi tranquilla.Lui sa che sai,quindi spetta a lui spiegarti,se vuole,tutta la situazione.Se non vuole,tu già hai un’idea molto chiara di che tipo è!”
Bene: Alberto era fiducioso verso la mia capacità di conversare civilmente con Stefano,BRC,quindi perché deludere le sue aspettative.Luke mi aveva sorriso amichevolmente,quindi quando il telefono squillò per l’ennesima volta ero sicura di quello che avrei fatto. Mi alzai con calma dal tavolo e uscì all’esterno. L’aria primaverile mi colpì riportandomi alla realtà.

“Pronto?”
L’inutilità di questa espressione quando si sa chi è dall’altro lato a parlare!!

“Ciao Isa.Come stai?”
Domandò cortesemente Stefano.Mi venne spontaneo chiedermi se gli interessasse davvero saperlo.

“Bene!Spero anche tu!”
Da notare che non avevo chiesto se stesse bene,perché non si meritava quel tipo di cortesia…

“Bene grazie.Sei occupata?Dovrei parlarti.”
Forse non era arrivato così chiaro il tono della mia non domanda,o il tono della mia voce e basta!!!

“Sì un po’,ma comunque due minuti li trovo.”
E non si meritava neanche quelli!!

“Due minuti.Bene…”
Indugiò qualche secondo prima di comunicarmi la notiziona,pur avendo sicuramente intuito che già ero venuta a conoscenza della non lieta news.

“Io so che hai parlato con Carla. Non so come siamo finiti a fare l’amore,io volevo parlare di tutt’altro,ma appena ha sentito le parole”dobbiamo parlare” è scattata.Io..scusami.”

“Non voglio che ti scusi,anzi non devi.LEI è la tua fidanzata,potete fare quello che volete. Mi hai chiesto del tempo e io te lo concedo,fanne quello che vuoi,ma da me avrai solo quello.”
Alberto sarebbe stato fiero di me,avevo messo le cose in chiaro subito. Gli avevo fatto capire la sua collocazione nella mia vita e poteva esser certo che quella sarebbe rimasta,se non avesse fatto un passo verso di me. Avrei sofferto,forse,ma non sarei stata da sola.

“Io voglio chiederti comunque scusa.Ti prometto che le parlerò.”
Continuò con una voce simile ad un lamento.

“Non farmi pormesse,che sai che non puoi mantenere. Io ho chiarito la mia posizione: ti do del tempo,ma solo quello. Adesso mi devi scusare,ma mi aspettano.Buona serata.”
Aspettai un accenno di saluto da parte sua e poi riattaccai.Presi un bel respiro e sorridendo rietrai nel locale.
Condivisi tutta la breve conversazione con Luke e Alberto,che erano fieri di me.Addirittura,secondo Alby ero cresciuta…

“Almeno a qualcosa serve BRC!”
E scoppiammo tutti a ridere a causa del tono hitleriano che aveva utilizzato Alby.
Già almeno qualcosa di positivo c’era sempre.
La serata terminò meglio di come fosse iniziata,con un problema in meno ed un amico in più.Nonostante tutto però c’era sempre una piccola,lieve e quasi insignificante speranza in me che le cose sarebbero andate per il verso giusto.
Ovviamente non fu così.
Non saprei dire se fu a causa della telefonata,del mio finto poco interesse,ma Stefano non si fece più sentire.
Nessuna chiamata.
Nessun messaggio.
Nessuna amicizia prima di qualcosa di più importante.
Niente di niente.Zero.Silenzio assoluto.
Era lui che veniva a casa se non c’ero,lui che mi evitava accuratamente e minuziosamente…Era più bravo di me,questa era una cosa certa. Pochissime volte lo avevo incontrato la sera in qualche bar,ma non mi degnava di uno sguardo e tanto meno di un saluto. Le prime settimane furono traumatiche: passare dal quasi paradiso all’inferno nel giro di una notte fu un cambiamento drastico e repentino e poi c’era quel lato a me sconosciuto del cambiamento che mi destabilizzava ancora di più.
Nell’ultima telefonata sembrava ancora convinto della nostra idea,certo di voler parlare con Carla,cosa era successo in una sola notte?Cosa aveva pensato in quelle poche ore da fargli cambiare idea? Era stato qualcosa che avevo detto,o forse non avevo detto? Forse si era reso conto che non gli interessavo realmente?Perhè non dirmelo?Perchè non rendermi partecipe della sua decisione di ignorarmi a vita?
Le ore passavano,i giorni trascorrevano veloci e le settimane mi sfioravano senza che prendessi parte ai cambiamenti. Cominciai a trascorrere sempre più tempo in biblioteca,all’università,nel parco e meno a casa,con gli amici per paura di incontrare Stefano e quell’enorme indifferenza che si portava dietro e che scagliava contro di me.Uscivo raramente solo con Alberto e Lisa per metterci d’accordo per la vacanza,ma la sera mi rifiutavo di andare a zonzo con loro,perché lui sarebbe stato lì. Alby mi urlava contro dicendo che ero una scema per come mi comportavo,ma evitarlo mi sembrava la cosa più giusta da fare.  E così andai avanti per un po’: concentrandomi solo sugli studi e sulla vacanza. Necessitavo di andare via per un po’,stare lontano da casa e soprattutto volevo sentirmi libera di andare dove desiderassi senza aver paura di incrociarlo per strada.
Prima o poi però il maledetto incontro doveva esserci.
Per i primi di giugno tutto era pronto: la tesi era in stampa,la preparazione della valigia era terminata ed il vestito per la cerimonia di laurea era nell’armadio. Quel pomeriggio sarei uscita con tutti i miei amici al completo per festeggiare la mia imminente laurea,la cerimania si sarebbe tenuta un paio di giorni dopo,il 10 giugno,ma avevo eplicitamente chiesto solo la presenza dei miei genitori,di Alberto,Luke e Lisa.Nessun’altro era stato incluso,ma ovviamente l’idea non piacque a mia madre.

“Perché vuoi privare a tutti i tuoi amici di condividere questa bella esperienza con te?”
Aveva risposto alla mia proposta dei pochi invitati.

“Mamma non posso invitare tutti quanti,mi vergognerei e poi non voglio.”

“Tesoro caro se non festeggi con loro con chi vuoi festeggiare?Solo con noi e Stefano?Sai che tristezza daiiii!Invita tutti a questo bell’evento pieno di felicità.”
Continuò sorridendo,ma mi ero bloccata al nome di Stefano: non lo volevo alla mia laurea.

“Mamma,mamma!…Ascoltami te ne prego.Cerchiamo un compromesso ok?Io vorrei solo te,papà,Carla,Alberto,Luke e Lisa con me.Non voglio vedere Stefano o altre persone,ma se vuoi gli farò vedere il video della cerimonia,o le foto ok?”
Era un buon compromesso e avrei accontentato tutti.Tutti tranne lei.

“Non è un compromesso questo!E’ una presa in giro.Una via di mezzo sarebbe invitarli qualche giorno prima della laurea a bere qualcosa con te…ed io non spedirò gli inviti per la cerimonia.”
Sorrise soddisfatta conscia di avermi incastrato.

“Vabbene,ma sappi che non sono d’accordo e che questo non è un compromesso, ma una MINACCIA!”



Così ero stata costretta a invitare tutti,anche Stefano alla pagliacciata. Non volevo né vederlo,né festeggiare con lui.Era un quasi sconosciuto,forse non proprio,ma che senso aveva fare finta di essere felice di essere lì così vicino a lui?Vicini come non eravamo da mesi.
Svogliatamente indossai il vestitino rosso che avevo comprato con mamma qualche giorno prima e scesi al piano di sotto. Quel sabato pomeriggio erano tutti in casa,papà era tornato prima da lavoro,come mamma e Carla era sdraiata sul divano parlando al cellulare.

“Sei bellissima tesoro!”
Esordì babbo appena mi vide. Arrossì immediatamente, non mi piaceva neanche essere al centro dell’attenzione.

“Grazie babbo…Alberto è già arrivato?”
Chiesi per cambiare discorso,sarei dovuta andare con lui e Luke.Avevo invitato anche loro e Lisa,perché erano le uniche persone che dovevano esserci…
Carla aveva detto che non poteva partecipare,perché aveva un impegno,ma mi aveva  assicurato che Stefano non sarebbe mancato.
Tirai un sospiro: ormai il dado era tratto e quindi dovevo solo portare pazienza per un paio d’ore,fare una faccia sorridente e felice e tutto sarebbe andato secondo i piani.
Alberto arrivò venti minuti dopo l’orario previsto.

“Complimenti per la puntualità!”
Gli dissi appena salì in auto,poi salutai Luke con un bacio sulla guancia.

“Non lo sai che la festeggiata deve essere l’ultima ad arrivare…deve farsi desiderare!”
Rispose Alby scoccandomi un sonoro bacio sulla guancia.

“Stai benissimo Isa!Questo vestito ti dona molto,complimenti.”
Le mie guancie si colorarono di rosso a causa di questi nuovi complimenti da parte di Luke. In men che non si dica,a causa della folle guida di Alby,arrivammo al bar dove avevo dato appuntamento a tutti quanti.

“Cazzo siamo arrivati già!Non posso farcela…Che gli dico?E se non mi parla neanche?”
Iniziai a sclerare appena parcheggiammo.
Alby prese il mio viso tra le mani e guardandomi negli occhi mi rassicurò.

“Tu sei la festeggiata.E’ il tuo giorno,devi solo godertelo e basta.Se ti parla rispondi,se ti fa gli auguri ringrazi,se ti ignora sopportalo.Sono solo un paio d’ore ok?E poi ci siamo noi con te.”
Conscia di non voler stare in mezzo a quella gente e soprattutto così vicina a Stefano, scesi dall’auto con l’unica certezza che dovevo superare quelle due ore.Avrei dimostrato che potevo farcela,che dovevo restare in mezzo a loro e essere felice. Ci avvicinammo all’entrata del bar dove già alcune amiche mi abbracciarono e sorridendo mi fecero gli auguri. Le ringraziai di cuore e con un gruppetto di gente già più numeroso entrai nel locale.
Mamma,quella dispensatrice d’amore,aveva riservato una sala per noi con tanto di buffet e palloncini rossi sparsi un po’ ovunque.C’era più gente di quanto pensassi e tra i gruppi formatosi potei scorgere anche i miei cugini.
Aveva invitato proprio tutti!!
Ero ancora ferma all’entrata della stanza circondata da cugini e amici che mi riempivano di baci e auguri,quando una bevanda gelida mi sfiorò la spalla e qualche goccia più audace ricadde sul seno sinistro. Mi immobilizzai sul post,perché il mio cervello malato tornò furtivamente indietro a troppo mesi fa,quand in discoteca conobbi Stefano. Mi voltai verso sinistra,dove doveva esserci il cretino distratto che mi aveva versato la bevanda addosso. Nervosa a causa della festa e dei ricordi che erano tornati a galla ero più che pronta a ridicolizzare il maldestro distruttore di vestiti,chiunque fosse stato.
E avrei desiderato ritrovarmi faccia a faccia con tutti,tranne che con lui. 

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Capitolo 16
*** Capitolo quindici :) ***


                                                

                                                  °  AL CUOR NON SI COMANDA  °


 

“Ciao”
 
“Che ci fai qui?Nessuno ti ha invitato.”

“Alcuni nostri amici mi hanno informato della festa e sono venuto a farti gli auguri visto che ero in città.Dopo domani riparto per Milano.”
“Luis quale parte del discorso non ti è stato chiaro del:non ti voglio vedere mai più?”
Con quale faccia tosta si era presentato. Non solo era venuto senza essere invitato e aveva già fatto parecchi danni,pretendeva anche di farmi gli auguri.
Volevo morire dopo aver realizzato che era lui dietro di me.Era tutto reale.
Luis era in carne ed ossa davanti a me.

“Pensavo che con il tempo avremmo potuto ritornare ad essere almeno amici!”

“Ti droghi?”

“C-cosa?”
“Non voglio sembrare una pazza sclerata davanti a tutti i miei amici,quindi cortesemente esci da qui e non farti vedere mai più.”
Mi rivolse un ultimo triste sguardo e poi si dileguò.
Mi voltai di nuovo verso il gruppo di amici che mi aveva circondato pochi attimi prima e li invitai a prendere qualcosa al buffet con il miglior sorriso che potessi sfornare. Alberto mi fu accanto in un attimo e rassicurai anche lui. Stavo bene,superato il fastidio iniziale non mi aveva scaturito altre sensazioni rivederlo. Era finita da tempo ormai ed ero infastidita solo dalla sua sfacciataggine. C’era un lato positivo in tutta la situazione: la serata poteva solo migliorare! Altri amici si avvicinarono per farmi gli auguri e chiedermi informazioni sull’ultima apparizione di Giuda,ma li liquidai subito.Era una festa,la mia!,non la riunione dei traditi non-anonimi! Quando ebbi cinque minuti liberi scappai in bagno per sistemare il vestito,che fortunatamente non aveva subito molti danni visibili. Uscì dal bagno più sollevata,ma la tranquillità interiore fu distrutta quando chiudendo la porta lo vidi appoggiato al muro. Era a pochi passi da me,da solo,in attesa di qualcuno. Non avevo molta scelta di movimento o di uscite,era un corridoio e se volevo ritornare alla festa dovevo passargli davanti. Presi un bel respiro profondo: dovevo o no rappresentare una finta-felice?
Già rossa a causa di un imbarazzo ingiustificato mi avvicinai all’uscita guardando davanti a me.Fissavo la porta che ad ogni passo mi appariva sempre più lontana,ero combattuta tra il volergli parlare e ignorarlo bellamente facendo finta che non esistesse.

“Posso almeno farti gli auguri?”
La voce di Stefano colpì dritto il mio stomaco liberando un numero infinito di farfalle che iniziarono a svolazzare. Mi schiarì la voce per parlare.

“Sì,certo.”
Ero comunque risultata titubante a causa del tono per niente fermo che avevo usato. Non perdendomi mai di vista,Stefano si allontanò dal muro e si avvicinò. Ero passata dall’essere ignorata completamente ad avere tutta la sua attenzione su ogni minimo movimento,reazione e respiro facessi.
Si avvicinava cautamente rendendo quei pochi metri che ci separavo miglia e miglia di distanza. Purtroppo per me più mi era vicino più era intenso il suo profumo,la sua presenza e tutte le sensazioni maledette che mi scaturivano. Ad un effettivo passo da me si fermò. Riprese a guardarmi negli occhi come faceva tempo addietro,cercava di capire se poteva osare di più o se invece era meglio fermarsi.


“Posso abbracciarti?”
Chiese gentilmente,un tono che non avevo messo in conto.Un tono che non usava più con me: la gentilezza,la dolcezza nei miei confronti lui le aveva mandate a puttane una sera di parecchio tempo fa.Senza un’apparente motivazione.
Feci un passo indietro negandogli quell’abbraccio che mi avrebbe ulteriormente scioccata.

“Preferirei di no,se non ti dispiace.”
Risposi risultanto meno incerta rispetto all’ultima volta in cui avevo aperto la bocca.

“Perché fai così? E’ per il ragazzo di prima?Esci con lui adesso?E’ per lui che non posso neanche sfiorarti?”
Quali strambe ed erronee conclusioni aveva tratto dalla conversazione tra me e Luis?

“Assolutamente no è la risposta alle ultime tre domande.Lui non è il mio ragazzo.”
Ci mancava che mi dovessi giustificare anche del perché avevo comprato un vestito così corto e poi potevamo rappresentare in teatro la coppia gelosa!

“Quindi ci tratti tutti così?Come se dipendessimo solo da te?Non dai mai seconde opportunità?”
Continuò scettico e alterato.

“Non tratto nessuno in nessuna maniera.Tu non sai nulla quindi evita di mettere bocca in affari che non sono più tuoi e le seconde possibilità le cedo solo a chi se le merita.E non ti lamentare che tu ne hai avuto più di una!”
Ecco,mi aveva anche fatto incazzare. Di bene in meglio!
Stizzita raggiunsi la porta e lo lasciai in mezzo al corridoio. Non avevo bisogno delle prediche da parte sua su come trattare il ragazzo che mi aveva tradito o i vari stronzi che incontravo sul mio cammino.
No.Poteva tranquillamente risparmiare il fiato.
Quando ritornai nella sala la festa era nel pieno: c’era chi mangiava,chi beveva e i più coraggiosi,o ubriachi fradici come dir si voglia, che ballavano. Mi aggiunsi al gruppo di Alby,Lisa e Luke e non li abbandonai per tutta il resto della serata.
Il tutto durò meno del previsto oppure il fatto che nelle ultime ore mi ero quasi diverita aveva fatto volare il tempo? Comunque superata l’incazzatura la festa prese tutta un’altra piega. Fortunatamente quando se ne andarono tutti,Stefano compreso, potei realmente rilassarmi. Lui era andato via con la testa bassa e salutando con un sussurro quasi impercettibile. Desideravo il letto di camera mia,il mio bagno e il mio comodissimo pigiama,così,neanche mi avesse letto nella mente,Alberto mi prese per un braccio e mi accompagnò in auto.
Diretti verso casa.
Finalmente.
Ero sopravvisuta alla festa,a Stefano e addirittura a Luis…potevo ritenermi più che soddisfatta.Ripensando alla serata fu inevitabile riportare a galla la conversazione con Luis e quello che gli altri avrebbero potuto vedere dall’esterno. Anzi non gli altri,più precisamente a me interessava quello che Stefano aveva visto o capito. Non gli avevo mai raccontato di Luis,perché non c’era mai stata ragione per farlo,ma probabilmente vista da fuori poteva essere fraintesa come una lite tra innamorati. E potevo giurare che tra me e Luis c’era tutto tranne che amore. Comunque non dovevo preoccuparmi neanche di quello che poteva pensare il cretino,perché non ero più affar suo e quindi tanto meno dovevano impensierirmi le cose che mi aveva detto.
Almeno dovevo provare a fingere che non m’interessassero.
Una volta a casa mi buttai sul letto,senza spogliarmi,senza togliere quell’accenno di trucco,senza sciogliere i capelli che avevo raccolto in una coda.
Fortunatamente per me caddi subito in un sonno profondo.
Un sonno talmente profondo che la mattina seguente avrei preferito continuare ad intensificare il rapporto con il mio adorato letto.

“Tesoro è lunedì! Domani hai la cerimonia,devi andare in copisteria per la tesi e poi dal professore.”

Ascoltavo attentamentee la voce familiare che mi parlava,che  mi ricordava tutte le cose che avrei dovuto effettivamente fare,ma tecnicamente continuavo a tenere gli occhi chiusi.Non davo cenni di vita o di volermi alzare dal letto.

“ISABELLA! Sta per arrivare Stefano.”

Quella voce bastarda ancora non associata ad un essere umano aveva trovato il modo di riportami alla cruda realtà. Scattai in piedi in meno di tre secondi e questo mi procurò un lieve giramento di testa,ma riuscì a mantenermi a qualcuno.

“Mammaaaa! Ma ti sembra questo il modo di svegliarmi?”
Esordì più sveglia che mai.Mia madre,quella donna a volte non santa,aveva urlato a squarciagola l’imminente arrivo di Stefano.

“Amore di mamma dovevo trovare un modo efficace per farti svegliare,visto che la mia melodiosa voce non ci è riuscita in mezz’ora!E ho scoperto che Stefano ti fa scattare come una molla.”
Lei rideva.Soddisfatta.
Ma che razza di mamma avevo?


“Io..io... Esci che mi devo vestire!”
Le urlai contro,ma lei la prese alla leggera ed uscì ridendo a crepapelle.
Mi vestì in fretta e furia e senza fare colazione scappai fuori di casa. Dovevo andare a ritirare le quattro copie della tesi,portarla al professore e poi chiamare Lisa per le ultime cosucce per la Spagna.
Ritirate le tesi e arrivata all’entrata dell’edificio millenario,notai con uno strano sollievo che era deserto. Gli esami iniziavano la settimana prossima,subito dopo le sedute di laurea,quindi l’università era abitata solo dai bidelli e i professori occupati con i laureandi. Entrai diretta nello studio del professor Scopio,che era diventato nell’ultimo mese una specie di seconda casa. Trascorrevo più tempo con lui che con mia sorella. Bussai e una vocina mi invitò ad entrare.

“Buongiorno professore.Le ho portato una copia della tesi.”
Esordì entrando nell’ufficio. Era una stanza molto ampia,con una bella finestra sul lato sinistro che illuminava tutta la stanza.
Il prof alzò gli occhi dal libro che stava scrutando e mi sorrise.
“Cara accomodati.Come ti senti per domani? Hai ripassato le domande,gli argomenti che potrebbero chiederti?”
Chiese premuroso. Era uno dei professori più affabili che avessi mai conosciuto.

“Sì professore. Fino a ieri pomeriggio ho ripetuto tutto,oggi lo rifarò sperando di non andare in panico domani.”
Dissi sincera,ci mancava solo che facessi scena muta!

“Stai tranquilla,andrà tutto bene. Ah grazie per la tesi!Ti sei impegnata moltissimo.”

“Sì,ci tengo a fare una bella figura.Grazie per tutto professore.Beh adesso vado,buona giornata!A domani mattina.”
Rossa come un pomodoro uscì dall’ufficio giusto in tempo per sentire i suoi ultimi saluti.
Fuori dall’ufficio respirai affondo,misi le tre copie rimaste in borsa e presi il telefonino. A terzo squillo risposero.

“Lisa Lisa Lisa Lisaaaaa.Dove sei???”
Chiesi con voce squillante e contenta,forse la presa di coscienza della fine della prima parte del percorso di studi e l’idea di trascorrere tre mesi in vacanza mi avevano messo di buon umore.

“Contenta oggi,eh! Dove sei?Io ho bisogno di far colazione!”
Rispose ridendo. Era felice come una pasqua,da un mese frequentava Thomas ed erano come cane e gatto,ma stranamente la loro tecnica di porre fine ai loro litigi funzionava alla grande.

“Anche io ancora non ho fatto colazione.Ci vediamo al bar sotto casa tua tra 15 minuti?Così discutiamo delle ultime cosucce!”
Appoggiò la mia “brillante idea” e ci demmo appuntamento sotto casa sua.
Casa di Lisa era distante un paio di minuti dall’università,ma il fattore “tesi nella borsa” mi rallentò parecchio…Nonostante ciò arrivai prima io e dovetti aspettarla.


“Lisa sei in rit-”

“Lo so lo so”
M’intettuppe accompagnando lo sguardo colpevole con le mani alzate in segno di resa.

“Ho fatto tardi,ma ero pronta in tempo solo che poi Tom mi ha telefonato e ho perso la cognizione del tempo…Sorry!”
Sospirai rumorosamente…Ormai l’avevamo persa!

“Dai andiamo al bar che sto morendo di fame…Senti un po’,ma quando avrò il permesso di chiamare il barboncino: Tom e non Thomas?”
Chiesi ridendo sotto i baffi.L’immagine di Tom di qualche settimana prima mi apparì immediatamente davanti agli occhi.

Quel giorno andai da Lisa per preparare la lista delle ”cose da portare assolutamente!”. Dovevamo incontrarci alle 17 sotto casa sua,ma ovviamente c’ero solo io a quell’ora,dopo mezz’ora bussai e senza che mi chiedesse chi ci fosse alla porta mi aprì. Come da tradizione salutai la portinai impicciona del piano terra e salì al secondo piano dove Lisa aveva lasciato la porta socchiusa.Entrai chiedendo se ci fosse realmente qualcuno,nella speranza che il fantasma formaggino non avesse preso il possesso della casa della mia migliore amica. Sentivo dei rumori provenire dal bagno,così mi avvicinai alla porta palesandomi. Mi sembrava di essere un agente dell’FBI,del tipo che camminavo rasentando i muri,chiamando qualcuno a caso e continuando a ripetere chi io fossi. In realtà non c’erano omicidi o persone scomparse,ma con il senno di poi avrei preferito vedere un cadavere piuttosto che lo spettacolo che mi trovai davanti agli occhi. In bagno non c’era Lisa,ma Tooom,che probabilmente era appena uscito dalla doccia. Fortunatamente per me indossava i boxer,ma i capelli ancora molto umidi facevano pensare ad una doccia appena conclusa. Comunque Thomas si guardava allo specchio con del gel in mano pronto per domare quella chioma di ricci che si ritrovava.
Anzi più che ricci aveva un barboncino in testa.
Probabilmente passava interi pomeriggi ad appiattire e a rendere meno canini quei capelli,ma purtroppo quando entrai in bagno l’operazione “salviamo i cani!” non era ancora iniziata. Vedendo quello spettacolo inaspettato scoppiai a ridere. Lisa,che era in camera da letto, si precipitò in bagno e capendo al volo la situazione mi spinse in salotto.
Dove imperterrita continuai a ridere.


“Guarda che è ancora incazzato e risentito per la tua fragorosa risata!”
Rideva anche lei della situazione,ma non poteva farlo notare a Tom così aveva imparato a mascherare il divertimento per quell’episodio.

“Senti non è colpa mia se il tuo ragazzo ha un cane in testa,a me piacciono i cani quindi non ho nulla in contrario.”
Continuai sulla stessa lunghezza d’onda,divertendomi nel vederla combattere e contraddirmi per non ferire i sentimenti di Tom

“Sì,ma non è il caso di chiamarlo Barboncino ogni volta che lo vedi.Chiamalo Tom,Thomas,Tommy…ma non barboncino!”

“Lo sai che Tommy sarebbe proprio un gran bel nome per un barboncino?”
Ci guardammo e scoppiammo a ridere come due stupide. Nel frattempo eravamo arrivate al bar,ci dirigemmo ad un tavolino e con carta e penna iniziammo a perfezionare le ultime cose.

“Senti com’è possibile che non devo cacciare nulla?Non possono metterci loro tutto a disposizione!E non mi piace l’idea che debba pagare solo tu.Sì lo fai in modo piacevole,ma in qualche modo voglio sdebitarmi.”
Stavamo discutendo da circa venti minuti sulla stessa questione: tutto gratis.

“Ok smettila di chiamarlo barboncino e stiamo pari.Ne sarebbe felice!”
Parlare con Lisa di affari era impossibile,così mi rassegnai,con la promessa che avrei parlato con il barbo-Tommy.
Passammo al secondo ordine del giorno: il fratello di Lisa veniva oppure aveva cambiato idea?


“Senti un po’,maaaa Romeo viene o no?”
La verità era che non volevo “mantenere la candela”  a Lisa e Tommy,Alby non avrebbe mai lasciato da solo Luke,così che la mia unica speranza era Romeo.

“Sì,credo. Se decide di staccarsi da Giulietta!”

“Ma è il periodo degli accompiamenti?Anche lui sta con una?”
Chiesi sorpresa oltre ogni limite!
Sarei rimasta zitella a vita!!!!!

“Non una…lei è LA LEI! Giulia..la GIULIA!!”
Mi stavo chiedendo se usando quel tono da poetessa del 21°secolo volesse farmi tornare alla memoria chi fosse LA Giulia!

“Ehm…Ah Giulia!Non so chi sia.”
Risposi in tono neutro.

“La ragazza del liceo per cui moriva.Sono stati insieme un paio di mesi,poi lei l’ha lasciato per “riflettere”.Lui è rimasto malissimo,distrutto.Qualche settimana fa si è rifatta viva. Adesso è molto più simpatica,meno zoccola e meno snob.Romeo è innamorato ancora,ma almeno adesso va con i piedi di piombo.”
Ed ecco come  tutto riaffiorava nella mente: giornate intere,pomeriggi a sparlare di questa Giulia,a vedere le foto sul cellulare di Romeo,a convincerlo che il “mare è pieno di pesci”!
Sì quella Giulia,non era “una”…era LA GIULIA!

“Oh porco cazzo!E adesso?Cioè a che punto sono?Ci sono questi scoop e non me li racconti,perfida!!”
Ero decisa a lasciare da parte le vacanze e riprendermi le ultime news riguardanti Romeo,l’unico bambino/ragazzo e adesso uomo con cui abbia mai giocato a guardie e ladri.
Sì,giocavamo ancora!

“Beh te l’ho detto lui è innamorato perso. Lei l’ho rivista ed è completamente cambiata.E’ tornata quasi in ginocchio da lui.”

“Come cantava Gianni Morandi.”

“Eh?Di cosa stai parlando!?”
Chiese perplessa,molto,troppo perplessa!
Ero in procinto di risponderle,quando Jason Mraz aveva cominciato a dichiararmi il suo amore,affermando di essere mio. Era la suoneria che Alby aveva scelto per se stesso,avevamo concordato per quella,invece di Pupo che elogiava il “Gelato al cioccolato dolce un po’ salato”!

“Comunque chiederò meglio a Romeo.Tu non mi soddisfi!”
Riuscì a dirle prima di rispondere a Jason.

“Pronto!”
Dissi tutta pimpante!
 
“Mi DEVE parlare!”  
Una voce terrorizzata parlava con un tono cupo e macabro.

“Alberto?Sei tu?”
Probabilmente si era fatto rubare il cellullare da Rex,il cane commissario,che durante la sua gavetta aveva imparato non solo a rispondere al cellullare ma anche a parlare.Il risultato di tanti allenamenti era una voce brutta e paurosa…Alla fine non erano proprio ottimi risultati!

“Chi vuoi che ti chiami con il mio numero scema!Certo che sono io.”
Che delusione niente Rex.

“Poteva chiamarmi Rex…comunque chi è che ti DEVE parlare?”
Cercai di riprodurre il suo primo “deve” con lo stesso tono,ma sembrava che mi stessi strozzando con il cucchiaino.

“Luca! Isa svegliati ti prego,ho bisogno di una manooo!”
Sì,aveva urlato nel telefono.Anche Lisa,impegnata a inviare messaggini d’amore,aveva alzato lo sguardo preoccupata.

“Okok.Ci sono,ma ho solo una domanda:chi è Luca?”
Si sarebbe incazzato di sicuro,perchè prestavo attenzione ai dettagli irrilevanti,ma se non capivo neanche di chi stesse parlando non lo avrei seguito attentamente.


“Ma sei scema?Luke,Luca!”

“Il nome di battesimo è Luca,non è Luke?”
Chiesi profondamente delusa.

“Quando hai superato lo schock me lo dici?Ho altro di più importante da raccontarti…se vuoi ascoltare.”
Erano tutti suscettibili quel giorno o era solo una mia impressione?

“Vai spara!Ti ascolto.”

“Stamattina prima di uscire di casa,dopo che abbiamo consumato,mi stavo vestendo quando Luca,Luke mi ha preso per un braccio e ha detto che DEVE parlarmi.E il DEVE è stato proprio in questo tono autoritario.Mi vuole lasciare alla vigilia del nostro anniversario.”
Il racconto s’interrumpe per permettere ai singhiozzi di svolgere il loro compito di ottimi distruttori di conversazioni.

“Scusa!Aspetta un po’. Tu sei convinto che ti voglia lasciare,per il tono in cui ti ha detto che vuole parlarti?”
Avevo sicuramente frainteso la ragione che scaturiva quel pianto convulso.

“Sì,esatto.”
Ecco,appunto!

“ALBERTO! Mi dici sempre di non darmi la zappa sui piedi,di non fasciarmi la testa prima di cadere e tu che fai?Piangi prima ancora di sapere cose ti deve dire? Sono più che convinta che andrà tutto bene. Ti ama e si vede lontano 2000 miglia.”
Ebbene sapevo che ci sarebbe stata una seconda volta in cui Alby avrebbe sofferto per Luke,ma confidavo nel giudizio del mio amico nella scelta di un’occasione migliore per farlo.

“E se mi vuole lasciare? E se ha un altro? ODDIO e se vuole tornare etero?”

“E se,e se,e se. Smettila con queste pippe mentali,andrà tutto bene!”
Era un caso perso,si sarebbe arroventato tutta la mattinata fino al momento dell’incontro.

“Ci provo.Adesso devo scappare,mi sono chiuso in bagno per chiamarti e non voglio che pensino che soffro di dissenteria.A dopo e grazie.”
“Stai tranquillo e chiamami.Ti voglio bene!”
Risposi mascherando una risata.
Quando ritornai con mente e corpo alla colazione con Lisa notai che mi fissava perplessa.


“Luca vuole parlare con Alby.Lui pensa lo voglia lasciare…Ma tu lo sapevi che il nome di battesimo era Luca?”
Possibile fossi l’unica stupida a credere che Luke fosse il suo vero nome?


“Sì,lo sapevo.Ma tu sei troppo tranquilla,non ti sei preoccupata più di tanto per la telefonata e la voce di Alby,che ti posso assicurare faceva impressione già da qui.”
Lei era la perspicace del gruppo,non le sfuggiva niente quando era attenta al 100%.Invece,quando con la testa era tra le nuvole si trasformava in una babbalucca,con l’aggiunta anche degli occhi a cuoricino!


“Luke una settimana fa mi ha accennato del loro anniversario e ad una sorpresa che stava preparando,ma non so altro.Ed escludo che la sorpresa in questione preveda un allontanamento dei due!Non l’avrei detto anche se non avessi saputo del regalo.”
Non lo dava molto a vedere in pubblico,ma Luke era stracotto almeno quanto Alberto lo era di lui. Ai tempi d’oro anche Lisa se ne era accorta,probabilmente adesso non avrebbe fatto caso neanche ad un piccione che la faceva cacca in testa. Tommy qui,Tommy su,Tommy è bravo…era partita per la tangenziale!

“Babbene quindi ritornando alle cose serie,domani….”
E così ritornammo a discutere sulle ultime novità delle vacanze. Mi ripeteva continuamente che avevamo l’aereo alle 17 del pomeriggio e che quindi alle 12 dovevo essere a casa sua. Era petulante solo perché una volta avevo scordato di andarla a prendere a casa sua per uscire e da allora aveva iniziato ad aver paura che mi dimenticassi anche dove abitavo. Dopo un’altra intera mezz’ora di preparativi,ripetizione di orari e appuntamenti vari decidemmo di separarci.Lei doveva correre a casa per comunicare a Tommy gli ultimi accordi presi,io dovevo scappare a casa per ripetere per l’ennesima volta le domande per la discussione della tesi.
Alberto doveva incontrare Luke.
Lisa avrebbe “discusso” appassionatamente con Tommy.
Io avrei incontrato e dialogato con le 60 pagine della tesi.
Che vita piena di avventure,eh già!
Tornai a casa con l’intento di mettermi subito a studiare,di modo che il pomeriggio sarebbe stato libero. Come già detto,però,la mia vita era piena di splendide e soprattutto inaspettate avventure.
Giunta a casa trovai in un bagno di lacrime Carla.Era distesa sul divano,con la faccia schiacciata sul cuscino e un infinità di fazzoletti sporchi che la circondavano.
Doveva essere successo qualcosa di grave. Preoccupata mi avvicinai cautamente a lei.Iniziai ad accarezzarle la schiena,come faceva mamma con noi quando piangevamo. Aspettai che si calmassero i singhiozzi e soprattutto attesi con molta ansia una spiegazione. Carla non era un’ appassionata dei pianti e se proprio erano inevitabili si chiudeva nel box doccia. Non le piaceva farsi vedere debole.
Dopo una manciata abbondante di minuti si decise a voltarsi verso di me. Era uno spettacolo orribile: il trucco sbavato,il rossetto sparso sul cuscino e gli occhi gonfi e rossi,segno che stesse in quello stato pietoso da un bel po’ di tempo.Istintivamente l’abbracciai.Quando avevo rotto con Luis avrei desiderato solo essere coccolata da chi mi voleva bene veramente,Carla,pietrificata come sempre davanti al dolore,si era limitata solo a stringermi la mano,ma il solo saperla lì mi aveva rassicurato.
Invece,su quel divano, tra tutte quelle lacrime e fazzolettini l’abbracciai.
Quando si allontanò da me prese coraggio e mi raccontò cosa era successo. Io non la interruppi mai.

“E’ all’ospedale a causa mia.”
Prese l’incosciente decisione di iniziare così,facendomi prendere un enorme spavento: chi era all’ospedale?Stefano?Cos’era successo? Bramavo,bruciavo per sapere qualcosa in più,ma sperai di non farglielo notare ed in silenzio aspettai il resto della storia. Si mise seduta e senza lasciare la mia mano cominciò dall’inizio.

“Ti ricordi quella sera in cui ci invitasti tutti in discoteca,per festeggiare la tua rinascita,o come cavolo la chiamò Alberto?Ed io non venni,ricordi?”
Annuì. La sera in cui conobbi Roberto,cioè il futuro Stefano che avrebbe rovinato tutto.
“Io avevo davvero un incontro con un amico del liceo,si chiamava Joe.Anzi si chiama Joe. Al liceo c’eravamo frequentati per delle settimane,a me piaceva un casino,ma lui aveva idee completamente diverse sul nostro rapporto.Così mi lasciò,in malo modo pure.”
Era la giornata dedicate alle brutte storie d’amore dei fratelli sul liceo?
Se sì anche io avrei raccontato la mia a qualcuno,molto presto.
“Comunque quel pomeriggio inaspettatamente mi telefonò chiedendomi di vederci per un caffè,tra amici. Ed io andai.Parlammo delle solite cose,quello che avevamo fatto in quegli anni,gli raccontai di Stefano e poi lui si degnò finalmente di dirmi la vera ragione di quell’incontro. Voleva ritornare con me,per lui ero stata importante e con gli anni si era pentito amaramente.Sperava di recuperare il rapporto.Con quelle parole mi fece riflettere sulla mia vendetta ancora assopita.Volevo farlo innamorare di me e poi lasciarlo esattamente come aveva fatto lui…purtroppo non avevo messo in conto i miei sentimenti. Ci sono ricascata come una stupida. Quando portai Stefano a casa,cioè quando acconsentì a quell’idea malsana che aveva avuto,avevo litigato con Joe.Voleva che lasciassi Stefano così su due piedi  e mi accusò di essere doppiogiochista.Ero convinta che presentarlo alla famiglia non comportasse nessuna conseguenza eclatante,tranne un enorme,immensa ulteriore incazzatura di Joe.Alla fine della discussione gli promisi che avrei parlato con il mio ragazzo,ma la paura di essere di nuovo presa in giro da lui mi ha sempre bloccato dal rivelargli i miei sentimenti e soprattutto dal lasciare Stefano. Nell’ultimo mese poi la situazione è peggiorata: Joe vuole che io scelga,ma non voglio far soffrire Stefano,come ho sofferto io.E quello che dovrebbe essere il mio ragazzo e che quindi dovrebbe capire quando sto male,invece mi ingora. L’ho dovuto quasi pregare per fare l’amore con me,ma quando lui si è presentato quella sera dicendo che voleva parlarmi ho pensato che mi avesse sgamato.Fare l’amore con lui credevo risolvesse la situazione,invece adesso neanche mi sfiora. Credo che abbia anche lui un’altra ragazza,ma non me lo vuole dire…come me del resto.Lo tiene nascosto per qualche motivo.”

“Ma chi è all’ospedale Carla?”
Chiesi apprensiva,non riuscendo ancora a metabolizzare tutte le informazioni.
Stefano aveva un’altra ragazza?
Questo Joe rivoleva Carla?
E Carla?

“Joe. Oggi aveva preso la decisione di venire a parlare lui con Stefano,voleva incontrarci qui,a casa nostra. Stefano ovviamente non so dove sia e non gli ho neanche detto dell’appuntamento.Joe stava arrivando qui. L’ho telefonato per dirgli che poteva tornare anche indietro,perché nessuno avrebbe parlato della nostra situazione oggi. E lui si è infuriato,poi non so cosa sia successo…credo abbia tamponato una macchina al semaforo ed è stato portato all’ospedale.”

“Come sai queste cose?Eravate ancora al telefono?Perchè non sei lì con lui?”

“No,avevamo…cioè mi ha riattaccato il telefono in faccia molto prima credo.Solo che all’ospedale,non sapendo chi avvisare,hanno richiamato l’ultimo numero in memoria.Sono andata all’ospedale,ma lui non vuole né vedervi men che meno parlarmi.Ho aspettato che mi dessero informazioni sull’accaduto,ma andavano tutti di fretta.Appena ho saputo che stava bene sono scappata a casa.”
La mia faccia poteva parlar da sola.
Ero immobile e come una cretina fissavo un punto lontano.Avevo bisgono di aria,di pensare con tranquillità,ma di certo non potevo abbandonare Carla sul divano.Da sola.In lacrime.

“Ehm…credo che tu debba seguire l’istinto e può suonare come una frase fatta,lo so. Non sarebbe giusto obbligarti a stare ancora con Stefano,se non te la senti,dovresti parlare con lui.Raccontargli tutta la storia e forse lui troverò il coraggio per raccontarti quello che gli sta capitando.”
Ecco,avevo davvero bisogno di aria!
Carla non amava Stefano,lui aveva un’altra ragazza,a Carla piaceva un certo Joe,che era all’ospedale e non voleva parlare con lei.
Una situazione ingarbugliata in cui magicamente ero finita in mezzo,senza volerlo soffrivo per il dolore di Carla,per la stronzaggine di Stefano e un po’ anche per questo Joe,a me sconosciuto, che si era visto mettere in secondo piano per troppo tempo.
Quanto lo capivo!

“Io voglio Joe,ma…”
Esordì Carla,animata da nuova forza. La guardai imbambolata,pochi secondi prima era depressa e piangeva come una fontana.Poi all’improvviso l’avevo ritrovata combattiva e orgogliosa.

“Beh vattelo a prendere allora!”
Sussurrai ancora confusa dai cambiamenti repentini che aveva avuto.
Lei annuì energicamente e senza cambiarsi,né truccarsi,prese la borsa ed uscì correndo.
Restai seduta sul divano. Leggermente esausta già a metà mattinata.
Stefano aveva un’altra ragazza. Nonostante il racconto avvincente di mia sorella,il mio cervello continuava ad analizzare principalmente quella frase,come se ci fosse qualcosa di sbagliato.
Beh in effetti se quel cretino doveva avere un’altra ragazza,dovevo essere io!!
Cretino,stupido,idiota! Mi sembrava chiaro il discorso sul “mi piaci,ma non posso c’è Carla!”,ma non era intelligente da dedurre da solo che se Carla non ci fosse stata più io gli avrei detto di sì?
Ok non lo avrei fatto subito,perchè farmi vedere con lui da Carla non era giustissimo,ma lei voleva Joe,quindi la testa già era altrove da un po’. Ero circondata da menzogne: Carla mentiva da mesi,dando fiducia ad una storia finita da chissà quanto,Stefano…Beh lui nascondeva le sue ragazze in tutto il mondo.
Che vita di escremento di topo.
Avrei sfornato altri milioni di pensieri poco amichevoli contro il bastardo,ma Jason mi riportò alla realtà.

“Pronto?”
Risposi incazzata senza riflettere.

“Oook la bella notizia te la dico dopo.Cos’è successo tes?”
Alberto.Quel sant’uomo mi avrebbe salvata.Sempre.

“Sono solo esausta,tra tesi,feste non pianificate e conversazioni sconvolgenti.A te com’è andata?”
Lo immaginavo già sorridente e pimpante per la sorpresa.

“Te lo dico dopo che mi hai fatto il riassunto.Dai non farti pregare,anche perché cederai.Quindi recuperiamo del tempo e spara!”


“E no caro,stavolta aspetti te!Voglio sentirti racccontare tutto nei minimi particolari,ogni frase ed ogni singola virgola!”
E il miglior amico mi aveva riportato sulla retta via,aveva lanciato lontano da me tutti i pensieri negativi facendo apparire un piccolo sorriso sulle mie labbra.
“Ok non insisto!Allora dopo la chiamata che ti ho fatto sono tornato in ufficio,volevo rassicurare i colleghi che non avevo avuto problmi in bagno…di nessun tipo!Sai quanto odio i pettegolezzi su queste cose.Comunque all’orario stabilito mi sono fatto trovare al parco dove andiamo sempre di domenica mattina,quello dove andiamo a correre…capito,no?”

“Voi non andate a correre lì..lo sai vero?”
Lo interuppi ridendo!

“Beh partiamo da casa con l’intenzione di correre che poi ci fermiamo al bar di fronte per prendere i cornetti è un’altra cosa.Comuque noto che hai capito quale parco,cretina! Sono andato tutto in ansia ,nonostante la telefonata con te ero preoccupato che volesse lasciarmi. L’ho visto già seduto sulla nostra panchina,che non è nostra ma voglio dire ogni domenica mattina mangiamo lì i cornetti…quindi un po’ ci appartiene,ma tornando alle cose serie…lui era già seduto lì.Mi avvicino,lo saluto con un bel bacio per fargli capire che lasciarmi potrebbe essere una grande stronzata da evitare. Ci sediamo con molta calma e poi inizia a parlare. Isa ci sei?”
Chiese all’improvviso interrompendo il racconto e riportandomi bruscamente con la mente nella mia stanza.

“Sì Alby ci sono!Lo sai che odio interrompere i tuoi racconti!Continua e non ti fermare.”

“Sì scusa lo so.Comunque dicevo che eravamo al parco e dopo i saluti lui inizia un discorso un po’ strano.Mi ha ricordato che domani è il nostro anniversario,come se potessi dimenticarlo poi!, che lui è felice di come vanno le cose tra di noi,ha detto che con me è sempre a suo agio in ogni dove.Anche se siamo lontani da tutti i familiari mi ha confessato che con me si sente sempre a casa.Ti lascio immaginare la mia faccia da cretino innamorato che stava per scoppiare a piangere di fronte al sorriso meraviglioso di Luke,maaaa ho resistito.Certo ho trattenuto le lacrime per pochi minuti,ma è sempre una vittoria.Dopo il discorso bellissimo,mi ha messo tra le mani una busta e indovina dentro cosa c’era?Vabbè te lo dico direttamente: due biglietti per la Spagna! Ha detto di aver parlato con Tom,il ragazzo di Lisa, e passeremo i tre mesi in vacanza con voi!! Certo vi raggiungiamo una settimana dopo,ma cosa sono solo sette giorni paragonati ad un’esate intera?”
Mentre Luke al telefono urlava dalla gioia io mi limitavo a ridere felice per la lieta notizia: era proprio quello che mi serviva! Lisa,Alberto ed io saremmo stati insieme per tutta l’estate,dovevo solo telefonare a Romeo per confermare anche la sua presenza e poi tutto sarebbe stato perfetto!

“Senti un po’ bell’innamorato…parlando di cose serie: ma come mai anche tu hai il permesso di chiamare Thomas con il diminutivo?”
E continuammo a ridere fino allo sfinimento,anzi fino a quando io non fui richiamata da mamma per il pranzo e Alby fu rapito da Luke,tornato prima a casa per vederlo. Lo lasciai subito al principino e mi precipitai al piano di sotto,dove stranamente mamma non chiese di Carla: che mia sorella fosse diventata responsabile in un paio d’ore e aveva avvisato anche loro della strana situazione in cui si trovava?
Evitando l’argomento “sorella momentaneamente assente” pranzammo in tranquillità,l’euforia per l’imminente laurea era tagibile.I miei genitori erano elettrici da una settimana e quel giorno erano stra-emozionati. Dopo aver mangiato anche la torta che mamma aveva comprato al supermercato ci separammo. Loro si dedicarono alla scelta dei vestiti che l’indomani avrebbero indossato,mentre io mi tuffai a capofitto sulla tesi e lì vi rimasi fino alle sette di sera. Stanca,stremata,stressata e preoccupata di dimenticarmi tutto alzai il sedere dalla sedia per buttarmi a peso morto sul letto.Per distrarmi decisi di fare quella telefonata progettata dalla mattina. Presi il cellulare,che per fortuna era già sul letto e composi il numero di Romeo. Ebbe l’accortenza di rispondere dopo la bellezza di sei lunghi squilli,ero in procinto di attaccare quando sentì la sua voce dall’altro capo del telefono.

“Bisbella! Che fine hai fatto?”
Rispose tutto d’un fiato e sorrisi ascoltando la sua voce dopo tanto tempo. Romeo studiava fuori città,in quegli ultimi mesi avevo avuto pochissime occasioni di vederlo a causa dei corsi,delle sessioni d’esame e di Giulietta!L’estate era il nostro periodo!

“Meo! Lo so sono da fustigare,ma sono stata incasinata fino al collo e poi anche tu so che sei stato parecchio impegnato!”
Ero contenta di poter parlare un po’ con lui: il mio Meo! Da piccolini giocando a guardie e ladri avevamo messo su un vero e proprio gruppo anti-rapina. Io e lui contro il mondo o sarebbe meglio dire contro i familiari che ignari diventavano nostre vittime! Avevamo anche dei nomi in codice: Bisbella e Meo,il suo era poco fantasioso e il mio molto veritiero. Romeo diceva che da piccola ero davvero molto bisbetica,ma miglioravo con gli anni.


“Non ti devi preoccupare.Lo sai che possiamo non sentirci per mesi,ma poi recuperiamo tutto!”
Rispose accennando ad una risata cristallina e rilassata.

“Allora Lisa mi ha detto del ritorno del figliol prodigo.Come vanno le cose?”
Chiesi troppo curiosa di conoscere le ultime novità.

“Beh anche io so un paio di cosette su di te,ma poi ne parleremo! Comunque non farmi pensare a Giulia come mia figlia,perché sarebbe un incesto.”

“Dio le tue battute sono ancora pessime!Comunque ho chiesto prima io,quindi spara!”
Continuai allegra.

“Beh un paio di mesi fa si è rifatta viva.E’ tornata pregandomi di darle una seconda possibilità e tu lo sai che io impazzivo per lei,come potevo dirle di no.Adesso andiamo con calma,voglio fidarmi al 100% dei suoi sentimenti e non fare cazzate. So quello che stai pensando: che il mare è pieno di pesci e che potrei evitare di soffrire.Ma se incontri il pesce dei tuoi sogni,quello che cerchi da una vita e trascorri anche solo pochi minuti con lui…il resto della popolazione marina ti sembrerà sempre brutta e inferiore!”

“No hai ragione.Purtroppo stavolta hai ragione.Beh le tue metafore sono pessime,ma ho afferrato il concetto e lo condivido.Vorrei solo che non soffrissi,quindi stavolta dovrà superare anche il mio esame!Devo approvarla!!!”
Avrei voluto evitargli ogni tipo di sofferenza,ma era testardo come un mulo quindi al massimo avrei potuto conoscere la nuova Giulia.

“Senti ma Stefano?Lisa mi ha detto qualcosa di lui,ma ho capito davvero poco.”
Così gli raccontai in breve tutte le vicende degli ultimi mesi,compresa la sconvolgente notizia di poche ore prima.Lui non diede segni di nervosismo,ma mi consigliò di dimenticarlo definitivamente. Poi per mia fortuna spostammo l’attenzione ad argomenti più frivoli,tipo i costumi che avrebbe indossato e il ritratto che mi avrebbe dedicato. Studiava Arte ed era un mago con la matita,ogni estate s’impegnava a disegnare un ritratto di qualcuno di noi,ma mai ne aveva fatto uno mio. Ci salutammo dopo un’ora,con la promessa di giocare un po’ insieme appena ci saremmo visti.
Scesi in cucina dopo una lunghissima doccia rilassante,mangiai con i miei due carissimi e agitatissimi genitori. Carla ancora non aveva fatto sapre nulla,né a me né ai nostri genitori, che continuavano però ad essere tranquilli. Lei era andata a riprendersi Joe,ma ci era riuscita?Aveva parlato anche con con Stefano?Alla fine chi dei due era il vincitore?
Spossata mentalmente mi lanciai sul letto con tutta l’intenzione di dormire pesantemente fino alla mattina  seguente.
Come diceva nonna Isabella: “Ogni traguardo è un nuovo inizio!”
L’indomani sarebbe stato il giorno della mia laurea.
L’inizio delle vacanze più emozionanti della mia vita!

 
  

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Capitolo 17
*** Capitolo sedici :) ***


                                                       °  AL CUOR NON SI COMANDA  °



 
“Dai svegliamola!”

“Sara,amore,lasciamola riposare un altro po’! Voglio dire ti sembra giusto svegliarla alle 6,quando la sessione inizia alle 10?”

“Fabrizio tesoro mio sarà la prima di oggi e deve essere perfetta!Inoltre deve anche preparare la valigia per la partenza.”

“Lo so cara,ma parla più piano diamole almeno altri 10 minuti…”

“Non servono più!”
La sveglia del giorno della mia laurea era stata la conversazione tra i miei genitori, che discutevano amorevole se svegliarmi o oppure lasciarmi dormire un’altra ora. Il risultato dei loro vani sforzi di non farsi sentire era stato quello di svegliarmi.

“Tesoro scusaci.Lo dicevo che dovevamo abbassare la voce!”
Si scusò babbo,ma per qualche motivo strano immaginai un sorriso apparire sul suo volto. Non avevo ancora aperto gli occhi,una volta fatto sarebbe davvero inziata la giornata.E una piccola parte di me ancora desisteva.

“Papà davvero non vi preoccupate.Dovevo comunque svegliarmi.Adesso mi riprendo del tutto e scendo a fare colazione,ok?”
Sentì annuire babbo e poi la porta si chiuse.
Finalmente da sola.Tecnicamente con tutti i pensieri che affollavano la mia mente non potevo davvero definirmi sola,ma almeno fisicamente lo ero e ciò permise di rilassarmi almeno un po’. Rimasi al letto per altri 10 minuti,poi con un po’ di forza di volontà decisi che era ora di aprire gli occhi su quella che sarebbe stata di sicuro una lunga giornata!
Quando li aprì vidi davanti ai miei occhi il sorriso sfavillante di mamma.

“MAMMA! Che ci fai qui?”
Piagnucolai già stressata dalla sua felicità,che mi perseguitava da oltre una settimana.

“Volevo essere la prima persona che avresti visto questa mattina!E’ un giorno memorabile e sono così orgogliosa di te!!”
Ecco come smontare le cattive intenzioni di una giovane figlia che tenta di allontanare la madre dalle sue crisi esistenziali. Perché quello sguardo da cagnolino e quella voce troppo gentile riuscivano a smussare ogni mio tentattivo di mandarla in un paese molto lontano,ma sempre affollato?

“Mamma…io…scusa! Sono agitata e me la prendo con tutti soprattutto con chi vuole solamente prendere parte alla mia felicità.”
Aveva imparato che non potevo resistere a quella combinazione malefica e così la utilizzava senza freni,smontando molte e molte volte le mie cattive intenzioni.

“Amore va tutto bene.Devo tranquillizzarmi anche io,forse!Allora con calma svegliati,noi ti aspettiamo giù.”
Disse sorridendo verso me e avvicinandosi alla porta.In quel bel quadretto però mancava qualcosa,la solita nota stonata che solitamente a questo punto della scena spuntava fuori con il suo ghigno malefico e cominciava ad imitare la mamma,in malo modo!
Cazzo,CARLA!

“Mamma ma Carla?E’ tornata?Ha chiamato?”
Chiesi apprensiva e curiosa di sapere com’era finita poi con il triangolo
amoroso.

“Ah sì ha telefonato stamattina.Dormiva da un’amica ieri e oggi ha detto che cercherà di passare,ma non promette nulla perché la situazione non è semplice.In pratica l’amica è bloccata in una specie di scelta amorosa e non sa quali dei due pretendenti desidera avere al suo fianco. Non credi anche tu che c’è tanto amore nell’aria?”
Rispose ancora sorridendo, e chi glielo toglieva più quel sorriso?


“Ehh sapessi quanto amore!”
Risposi sarcastica,ma non fu molto chiaro il tono perché uscì dalla stanza sorridendo e canticchiando qualche canzone strana.
Dopo aver avuto finalmente cinque minuti di solitudine e dopo aver fatto mente locale,decisi di telefonare ad Alberto,doveva sapere delle ultime news.Con Lisa e Romeo avrei parlato durante il viaggio,Alby non poteva aspettare una settimana. Nel frattempo che il cellullare prendesse vita andai in bagno a sciacquarmi il viso,tornai in camera e composi il suo numero.

“Pronto?”
Perché aveva la voce così strana…Che se stesse ancora dormendo?
Guardai in direzione dell’orologio da polso(ormai diventato fisso!) posto sulla scrivania e spalancai gli occhi!

“Cazzo Alby scusami sono le 6 del mattino!Pensavo fossero più tardi.Torna a dormire ti richiamo dopo.Scusami!”
Ma davvero quella pazza di mia madre mi aveva svegliato alle 6?Era fuori controllo!

“Hey dai ormai sono sveglio,dimmi tutto!”
Senza rendermene conto Alberto era rimasto in linea,non aveva riagganciato.

“Alberto ti voglio bene,non vedo l’ora di trascorrere questa estate con te.Comunque più tardi passa da me che ho alcune cose da dirti.Ah buon giorno ti voglio bene!”
Ogni tanto ci volevano queste dichiarazioni d’affetto. Sorrisi felice e attaccai sperando sinceramente che si rimettesse a dormire.
Nel frattempo al piano di sotto i cavalieri della tavola rotonda già erano seduti,in attesa che Re Artù decidesse come organizzare la giornata.

“Non mi guardate così.Sono appena le 6 del mattino,ho un sonno da pazzi,non mi ricordo nulla e quindi sono in panico e non ho idea da dove iniziare.Vi chiedo di farmi carburare e poi partite con le domande,ok?”
Non attesi neanche una risposta ed iniziai la mia colazione con tutta la calma del mondo.I due cavalieri continuavano a fissarmi sorridenti e per quanto cercassi di ignorarli era molto snervante. Alla fine,dopo solo 12 minuti esatti, capì che la tecnica “fai come se non ci fossero” non dava i suoi frutti. Alzai la testa dalla mia tazza e mi decisi ad affrontare il loro entusiamo.

“Allora visto che non posso fare colazione in pace mi dite cosa vi frulla per la testa?”
La scenetta era molto divertente,snervante ma al contempo anche carina,mamma e papà non riuscivano a smettere di sorridere.Mai.

“Beh non c’è molto da dire.Siamo tanto orgogliosi di te e come avrai già potuto constatare ci è impossibile smettere di sorridere!”
Stavano diventanto contagiosi e forse non mi avrebbe fatto male pensare in positivo come loro. Mi ero laureata,sarei partita a breve per una bellissima estate in Spagna con i miei amici…Era più o meno tutto perfetto,quindi perché non dovevo essere spensierata come loro? I miei intensi pensieri furono interrotti dal campanello e per non far scomodare i miei andai ad aprire io.
Chi poteva mai essere alle 6 e mezza di mattina?
Spalancai la porta ed ogni mio dubbio fu risolto: Alberto!

“Alby!Ma lo sai che ore sono?”
Non era sonnambulo,vero?
“Sì lo so!Me lo hai ripetuto tu mezz’ora fa al telefono,quindi se non erro saranno già le 6:30 di mattina. Allora mi fai entrare o mi lasci fuori la porta?”
Chiese di rimando un’ Alby felice,stanco,assonnato ma felice.
Mi scansai dall’entrata per permettergli d’entrare.

“Buon giorno a tutta la famiglia della quasi neo-laureata!”
Alby salutò allegramente la famiglia scambiandosi alcune domande di circostanza,mentre io continuavo a restare scioccata nel vederli così attivi alle 6 del mattino.

“Bella addormentata ci sei?”
Il mio migliore amico continuava ad agitare la sua mano di fronte il mio viso,la bloccai e senza accennare a qualche allontanamento me lo trascinai in camera.

“Ok posso immaginare che sei in ansia per la laurea,ma è solo una formalità!O forse non è per quello?”.
Ci riflettè un secondo solo e poi arrivò alla giusta conclusione.

“Tes tu NON stai pensando a Stefano,vero?Dimmi che non è vero o ti stacco la testa!!”

“Non è come pensi fammi spiegare.Posso?”
Cercai di sembrare il più sicura possibile,in teoria non mi riguardava in prima persona la vicenda di Carla,ma in pratica mi stava a cuore più del dovuto. Quando me lo permise gli raccontai passo per passo ogni cosa fosse successo nel giro di 24h nella mia vita,gli spiegai di Carla e di Joe,di Stefano e della nuova ragazza.
“Quindi fammi vedere se ho capito bene: Carla ieri ti ha lasciato dicendo che doveva parlare con Joe e con Stefano,che lei vuole Joe ma per paura non si dichiara e che lui adesso la snobba,perché è stato messo in secondo piano per tutti questi mesi.Non hai notizie da lei da ieri pomeriggio tranne quella in cui fa capire che non sa ancora cosa fare con quei due,giusto?Ho saltato qualcosa?”
Negai sconsolata: era sempre stato più bravo di me a riassumere le storie.

“Bene.Hai notato anche tu che non ti ho mai nominato?”
Annuì ancora più sconfitta,perché stava traendo le sue conclusioni e sapevamo entrambi che erano quelle maledettamente esatte.

“Isabella,guardami.”
Con l’ultima goccia di autostima rimasta alzai gli occhi e li imprigionai nei suoi.

“Isabella,tesoro mi dispiace.Lo sai che non voglio vederti così soprattutto non oggi,che deve essere il giorno più importante della tua vita. Io non so cosa passi per la testa a Stefano,Carla o questo Joe,ma conosco te e so che tieni molto a tua sorella e a Stefano,anche se lo conosci da poco. Ti ha colpito più lui in questi mesi,che Luis in tutti e tre anni…”

“Ma?”
Lo incitai a terminare il discorso che sapevo non fosse conluso.

“Ma mi chiedo se è davvero questo che vuoi?Vuoi stare ogni giorno a pensare a Stefano,alla nuova ragazza,a te con lui? Ti meriti di più lo sai anche tu! Goditi le giornata che ti aspetta e basta pensare a quel coglione,basta farsi due mila pippe mentali.Adesso davvero basta: sorridi e a testa alta andiamo avanti!”
Concluse sereno e orgoglioso del suo discorso.
Sapeva di aver ragione.
Sapeva che sapevo che aveva ragione…
Ero fottuta,di certo non mi sarebbe passata dopo un discorso con il miglior amico o dopo aver preso la laurea e quindi all’apice della mia felicità,ma dovevo cercare di riprendermi.Lo dovevo ad Alby che mi seguiva a vista d’occhio da quando avevo lasciato Luis,preoccupato che avessi potuto commettere qualche gesto insensato,dovevo seriamente provarci e dovevo farlo soprattutto per l’unica persona che avrei sopportato a vita,con la quale avrei condiviso altre avventure e altri amori: me stessa.

“So che sai che so che hai ragione.Insomma ci ho provato,non ci sono riuscita..vabbene così. No anzi non va per nulla bene,ma andrà bene.Staremo tutti bene: tu,Carla, Luke,Lisa…tutti,me compresa. Prima o poi andrà tutto bene.”

Sfoderai il mio sorriso migliore: quella giornata doveva essere perfetta!E da quel momento in poi,da quello sguardo complice che scambiai con il mio miglior amico mi convinsi che le cose dovevano cambiare,potevano migliorare.
E contro ogni mia migliore aspettattiva si trasformò in un giorno perfetto.
Mia madre mi sorrideva raggiante mentra mi aiutava con il vestito e il trucco,Alberto svegliò Luke ad un’orario decente e gli chiese di portargli tutto l’occorrente per la cerimonia e quando ci raggiunse anche il principino,Alby toccò il cielo con un dito. Il tutto fu terribilmente perfetto quando arrivarono anche Lisa e Tom,che si congratulò con me avvolgendomi in abbraccio calorossissimo.Fortunata Lisa ad averlo tutto per sé!
Non mi diedero un attimo di tregua e non mi lasciarono mai sola,il che fu un bene per la mia mente che ogni tanto volava lontano dalle quattro mura che mi circondavano. Dopo che tutti si furono preparati a puntino,pronti ed emozionati almeno quanto me salimmo in auto diretti all’università. Avevo insistito per andare a piedi,ma contro Lisa e mamma coalizzate contro di me non ci fu scampo.

“Dove vuoi che andiamo con i tacchi così alti??”
Avevano sbraitato alla mia proposta di passeggiare un po’.
Non amavano molto fare attività fisica, almeno non quella tradizionale ecco!
In macchina potevo quasi toccare l’agitazione mista con la felicità, mi sorridevano tutti come se avessero delle paralisi facciali. Il tragitto fu, per l’appunto, brevissimo ma emozionante. Condividere i sorrisi di gioia con le persone più care era tutto ciò che desideravo, ovvamente all’appello mancava ancora mia sorella Carla e il suo misterioso ragazzo,ma mi consolavo pensando che sarebbero mancati anche nei tre mesi avvenire. Tutta quel’allegria non avrebbe nascosto la delusione nel non trovare nessun messaggio di mia sorella, non gliel’avrei perdonata tanto facilmente.

“Non pensare a cosa brutte! Che è già partito il giorno dei giornifatto per vivere.Il giorno dei giorni tutto da fare e niente da perdere.Il giorno dei giorni senza più limiti.Il giorno dei giorni attimi e secoli, lacrime e brividi!
Antonacci stava a me come Ligabue stava ad Alberto e a mamma. Non ero riuscita a convertirlo a Biagio, ma neanche lui ci era riuscito con Ligabue. Certo lui non ne era ossessionato, non ascoltava le sue canzoni continuamente e non le conosceva tutte a memoria, ma di certo non poteva dire di non essere un suo fan. Alla fin fine ci eravamo scambiati gli idoli e le loro canzoni per confortarci a vicenda un milione di volte e avevano sempre funzionato.
Liga aiutato da Alberto colpì nel segno anche quella volta!
Carla non partecipava? Fatti suoi!
Io avrei avuto la mia gloriosa sessione di laurea, sarei stata impeccabile sotto ogni punto di vista, avrei sorriso dall’inizio fino alla fine senza torturarmi con ricordi e dispiaceri che stonavano con la serenità circostante.
Quello, perbacco!, era il giorno dei giorni  e come tale era fatto per vivere!!
Saggio Ligabue e pure Alby nella scelta delle canzoni.
Apparentemente contenta e senza pensieri m’incamminai verso l’entrata della facoltà. C’erano gente in ogni dove, ragazzi e ragazze euforiche e alcune in lacrime, ma tutti estremamente emozionati per quello che ci sarebbe stato da lì a poco. Io ero circondata dai miei familiari e amici più cari, che senza volerlo avevano assunto una forma a cerchio intorno a me ed io mi sentivo profondamente protetta da questo scudo di affetto e contentezza condivisa. Erano tutte intorno a me le persone che più avevo a cuore e per le quali avrei venduto l’anima al diavolo. Avevo sempre sperato che tutti fossero felici e adesso lì,intorno a me, lo erano tutti. Alberto con Luke, Lisa con Tom, mamma con babbo erano tutti felici.
Per me.
Con me.
E non ci sarebbe stato niente di meglio al mondo per me se non vederli in quegli stati di beatitudine profonda, sentita, cercata tanto a lungo e infine raggiunta. Cosa potevo voler di più dalla vita?
La vita che sì forse era stata ingiusta con me, ma che mi donava attimi come quello e che mi ripagavano di tutto il dolore affrontato.
No, non c’era nient’altro in quel momento che poteva rendermi più felice.
Mi stavo per laureare, sarei partita per tre mesi con i miei amici, sarei stata in Spagna con i miei amici e se tutto andava come previsto mi sarei dimenticata degli stronzi che non mi avevano fatto apprezzare quello che possedevo.

“Amore sei pronta?”
Mamma interruppe i miei sensati ragionamenti sfiorandomi con una mano la guancia. Mi aveva riportato alla realtà prima ancora che le mia mente mi giocasse brutti scherzi. L’abbracciai d’istinto e lei ricambiò calorosamente, non la tenevo stretta a me,vicina al mio cuore,da troppo tempo. Era commossa, mia madre quasi piangeva per tutto quello che stava succedendo e non riuscivo a fare altro se non sorriderle. Avrei voluto farle capire che c’erano miliardi di cose da raccontare ancora,tanti grazie per i sacrifici,tanti abbracci per il sostegno,ma in quel momento sperai che un sorriso sincero potesse bastare. E non volendo Ligabue arrivò in mio soccorso: senza pensarci,senza smettere di sorriderle,sapendo che lei avrebbe compreso le dissi:

Ho perso le parole eppure ce le avevo qua un attimo fa.Dovevo dire cose, cose che sai. Che ti dovevo, che ti dovrei… Sono pronta mamma,andiamo!”

E mano nella mano entrammo nell’aula magna di Borsellino.

La cerimonia fu lunga,troppo.La mia discussione della tesi fu breve dal mio punto di vista,ma poi mamma mi avrebbe informato di essere stata a dialogare con i professori per oltre un’ora. Il professor Scopio era orgoglioso del lavoro svolto insieme,così come gli altri commissari d’esame che mi posero alcune delle domande già prefissate, ma che poi senza preavviso iniziarono a chiedere la mia opinione riguardo alcune opere prese in esame. Ovviamente non mi feci ripetere le domande più di una volta: volevano sapere la mia opinione, intavolare una conversazione intellettuale al di fuori del programma con me. Ero in paradiso, non c’erano dubbi!
Alcuni di quei commissari erano autori delle opere prese in esame e per me già era un onore sostenere la discussione di tesi con loro, figurarsi una conversazione quasi amichevole. Fui piacevolmente colpita dai complimenti che ricevetti,arrossì fino alla punta dei capelli. Ero in armonia con il vestito rosso! Nonostante l’imbarazzo nel trovarmi al centro di quei bei pensieri fui impeccabile! Non per vantarmi, ma non mi fermai mai,non tentennai, non indugiai nell’esprimere le mie idee. Ero estremamente orgogliosa di me! Alla fine però lo stress, l’ansia,l’agitazione e l’estenuante attesa prima di iniziare si fecero sentire a gran voce.
Ero stata la prima di 20 ragazzi, a dire il vero l’attesa del dopo,cioè dei 19 dopo di me, fu meno stressante del prima,ma ad ogni modo mi sfinì psicologicamente nonché fisicamente. Mia madre non era riuscita a trattenere le lacrime e papà cercava di tranquillizzarla tenedola tra le sue braccia, anche se ero più che convinta che generalmente la calmasse in altro modo. Allontanai l’ennesimo pensiero poco casto sui miei genitori e mi dedicai a scambiare quattro chiacchiere con Alberto,Luke e i parenti degli altri neo-laureati. Lisa e Tom dopo il mio colloquio erano spariti, ero più che certa di conoscere il luogo esatto dove si fossero rintanati, ma evitai accuratamente di accertarmene. Per questo motivo impedì a mia madre di andare in bagno a rifarsi il trucco dicendole che la matita non era sbavata e che stava bene. Lei si aggiustò alla meglio e non volendo perdere neanche un attimo rimase lì accanto a noi. I novelli sposi fornicatori tornarono giusto in tempo per la chiusura della cerimonia,quando venivano annunciati i nuovi laureati con i voti definitivi.
104.
Non potevo di certo lamentarmi. Dopo essere stata chiamata mi voltai verso la mia famiglia che continuava a gongolare felicemente.Erano in estasi e io non ero effettivamente da meno. Lontano da quella bolla di allegria c’erano tutti i problemi che avrei affrontato nel pomeriggio, davanti a me,ad un piccolissimo passo c’era il risultato di anni di sacrificio,sudore e tanto intenso studio. E non potevo non gioire,sorridere,saltellare con Lisa e Alby come se avessimo vinto alla lotteria. Non potei evitare l’abbraccio “stritolante” di Tom,quello calorosissimo di babbo e quello di mamma,che sapeva di casa,d’amore e d’orgoglio. Ci allontanammo dall’edificio che avrei rivisto a settembre stretti l’uno all’altro,quasi per evitare che quell’atmosfera pacifica si disperdesse con la lontananza. Ero al settimo cielo e niente avrebbe scalfito quella tranquillità,che in cuor mio sapevo essere apparente e momentanea. Nonostante questa consapevolezza non mi preoccupai dell’eventuale dispiacere che mi avrebbe pervasa una volta preso coscienza dell’assenza di mia sorella, non mi permisi di fermarmi a rifletterci: avevo una vacanza da preparare.
Con l’aiuto di mamma misi solo le cose più importanti all’interno della valigia,poi preparai il beauty case e infine il bagaglio a mano.

“Amore divertiti,ma sii responsabile! E se t’innamori meglio ancora!”
Ma mia madre avrebbe mai smesso di volermi affibiare ad ogni uomo? Certo se avessi incontrato uno spagnolo a cui sarei piaciuta neanche io mi sarei posta il problema,ma mai come allora volevo partire senza pensieri e senza aspettative. Volevo divertirmi con i miei amici,passare un po’ di tempo in santa pace e rilassarmi dopo tutto quello stress desiderato e non.
Alle 12 puntualissima come mai mi trovai sotto casa di Lisa insieme a Tom.

“Ciau Tommy! Pronto per questi tre mesi?”
Chiesi pimpante!

“Sì e tu Bisbella? Pronta a stendere tutti gli spagnoli?”
Rispose altrettanto allegro e spensierato.

“Hey così solo Romeo può chiamarmi!Trovati un altro nomignolo!”
Continuai fingendomi offesa. Lui sorrise di fronte al mio sguardo buffo e imbronciato e prima che potesse rispondermi entrarono in scena altri due personaggi.

“Qualcuno mi ha nominato per caso?”
Mi voltai di scatto verso la porta da dove sbucava Romeo in tutta la sua bellezza.Non gli diedi il tempo materiale di fare un ulteriore passo verso di noi che mi fiondai tra le sue braccia,già pronte ad accogliermi. Dietro il ragazzone moro dagli occhi verdi c’era una ragazza bionda e dal viso simpatico. Dopo l’abbraccio che ci scambiammo io e Romeo e le frasi di scherno,mi ricordai che quella doveva essere LA Giulia.

“Meo che fai non ci presenti?”
Lo incitai indicando con lo sguardo la giovincella che si rannicchiava ancor di più contro la schiena del mio amico.
“Sì,sì scusa ma mi hai travolto.Lei è Giulia.Giulia lei è Isabella,la ragazza di cui ti ho parlato.”

Allungai una mano nella sua direzione e la strinsi con forza sorridendo felice: era stra-cotta di Romeo!

“Piacere Giulia.Finalmente ti vedo in carne ed ossa! Meo non ti ha reso giustizia!”

“Isabella,Romeo mi ha tanto parlato di te.Mi sembra di conoscerti già…”
Esordì LA Giulia con un tono di voce soave e delicato. Fissai per un solo attimo lo sguardo perso di Romeo,poi lui si risvegliò e ricambiò l’occhiata!
Bene quei due erano cotti a puntino,avrei potuto fare anche da Cupido!
Anzi avrei fatto da Cupido!
Romeo davvero non aveva reso giustizia a Giulia,ma era comprensibile il suo voler andare piano piano…anzi pianissimo!
Purtroppo per loro avevo preso a cuore la vicenda e prima della fine dell’estate,molto prima,quei due avrebbero chiarito la situazione.
Mentre la comitiva si salutava con i soliti riti e le solite frasi mi colpì in pieno petto la realtà dei fatti: stavo partendo per la Spagna,per tre mesi, senza sapere niente di Carla,Joe e Stefano. Non ero a conoscenza delle scelte compiute e non… Evitare di pensarci fino a quel momento era stato più che  facile,una passeggiata, ma con Lisa e Tom e Romeo e Giulia mi ritrovavo a poter mantenere solo la candela. La loro felicità stonava a gran voce con il vero stato d’animo che avevo cercato di nascondere e allontanare per tutta la giornata, ma che rimergeva prepotente davanti alla realtà: sarei stata da sola con tre coppie.
Quel giorno,che era stato quasi perfetto,fu bruscamente storpiato dalla cruda verità, che mi schiaffeggiò in pieno viso! Una volta in auto diretti in aereoporto mi lasciai trasportare dalla musica che trasmetteva il mio I-pod. Impostato in modalità casuale,come era mio solito,sperai di sollevare il morale con una delle tante stupide canzoni che Alby mi aveva costretto a scaricare..Invece scoprì che anche il mio I-pod era contro di me scegliendo per l’occasione l’unica canzone che avrei tanto desiderato evitare.
Ma se era capitata quella un motivo doveva esserci.
Così mi raggomitolai su me stessa,chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare da quelle note malinconiche,da quella voce che trasmetteva il dolore, da quelle parole perfette per il momento,quasi come fossero state dettate dal mio cuore.
La canzone che mi avrebbe fatto lasciare il cuore nella mia città,perché era lì dove voleva restare.
“You've been on my mind…”

 
Triangolo del perdi-tempo :D
Ecco i titoli delle canzoni citate nel capitolo:
- Il giorno dei giorni.Ligabue
- One and only.Adele
Sfrutto l’angolino per ringraziare ancora una volta te che con tanta pazienza leggi la storia e mi scuso per l’attesa :D Grazie di cuore
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=) AsnolaV =) 

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Capitolo 18
*** Capitolo diciassette :) ***


                                                                             

                                                                              AL CUOR  NON SI COMANDA

            
                                                                        
                                                                   

                                                                 A  Nando.
                             Dovunque tu sia, continua a tenere il volume sempre alto.
                                                 Noi ti sentiremo fin qua giù.







 

“You've been on my mind”
Possibile che anche la funzione di casualità dell’I-pod mi odiasse?
Avevo scaricato per il viaggio più di un centinaio di canzoni tutte nuove per le mie orecchie e cosa andavo a pescare,anzi cosa veniva selezionato dalla playlist? Una delle prime canzoni che inserì!
E non era mica una a caso!
Eh no.
Il caso l’avevo abbandonato nella mia vecchia abitazione,insieme all’immagine di Luis con quella che era la mia migliore amica. In quella stanza,su quel tavolo della cucina c’era rimasto anche il caso!
Questa era solo sfiga!
Una grande,innumerevole,enorme quantita di sfortuna tutta incanalata in una sola persona. Me.
Nonostante ne fossi cosciente,nonostante sapessi che potevo cambiare canzone,che DOVEVO cambiare canzone…ovviamente non lo feci!
Ero sempre brava a dare consigli ed ero ancora più esperta nel mandarli a cagare tutti! E così mi abbandonai a quella tristezza condivisa con Adele che come me aveva conosciuto uno stronzo. Si era presa una bella sbandata,di quelle colossali,di quelle che non smetti di pensarci anche se è finita. Anche se non è mai cominciata. Io facevo parte della seconda triste categoria: l’illusa che credeva di essere ricambiata.
Sei stato nei miei pensieri
Pure per troppo tempo!
Dovevo cambiare canzone.

“I grow fonder every day loose myself in time”
Come?Come potevo essermi invaghita di una persona con cui non avevo mai parlato seriamente? Mai un discorso lungo che iniziasse o terminasse pacificamente e senza fraintendimenti. Mi era basta assaggiare la piccolissima complicità di quella sera in discoteca,dei messaggi,delle telefonate. Mi avvolgeva,mi attraeva in qualcosa più grande di me, più profondo di qualsiasi emozione mai testata. E ogni momento era diventato quello giusto per pensare a lui, per ritrovarci insieme almeno nei miei sogni,per assaporare ancora un pò quella sensazione di tranquillità che mi accarezzava. Mi perdevo nell’attesa di un messaggio, di un qualsiasi segno che mi facesse intendere che anche lui non riusciva a smettere di pensarmi.Esattamente come me. Non m’importava del resto,se in quel resto non era incluso lui.
Anche dopo la ormai famosa scoperta sarei stata disposta a pagare oro pur di poterlo avere accanto,anche solo per un attimo.
Mi sono affezionata ogni giorno di più.Mi sono persa nel tempo”
Mi stavo perdendo.
Ma non era tardi per cambiare canzone,vero?

“Just thinking of your face,God only knows”
La prima volta che lo vidi pensai che fosse davvero un bel ragazzo,di quelli all’apparenza irragiungibili. All’apparenza?
Beh,se i consigli non li seguivo,figuriamoci quanto potessi credere alle apparenze! Ma lui era stata l’eccezione.
Una gran brutta,devastante,destabilizzante,bastarda eccezione del cavolfiore!
Eh sì Adele! Sarà stata colpa di quel faccino tanto dolce e simpatico,o di quel sorriso smagliante,o di quegli occhi perforanti,o delle mani grandi e protettrici,o di quel diavolo di dopobarba che riusciva a farsi sentire anche a debita distanza. Non c’erano stati muri tra noi…No!Era doveroso ritrattare un’affermazione sbagliata: non c’erano stati muri per me, nessuna scusa,nessuna bugia,tanti sorrisi e tante,forse troppe speranze.
Ero solo me stessa.
E a lui non aveva chiaramente apprezzato.
Chissà cosa gli aveva fatto cambiare idea.Una frase,un gesto,una parola non detta? E come da perfetta stupida io sarei stata anche disposta ad andargli incontro per spiegargli che era solo un malinteso,qualsiasi atteggiamento l‘aveva fatto allontanare da me.
Forse Adele ha ragione.
“Solamente pensando al tuo viso,Dio solo sa”
 
“Why it's taking me so long to let my doubts go?”

Sarei stata davvero capace di ritornare su i miei passi per lui?
Non avevo considerato realmente l’idea che forse lui avesse solo avuto bisogno di un chiarimento di alcuni comportamenti ambigui,come la chiaccherata con Luis,il mio impuntarmi sul lasciare Carla…Forse dal suo punto di vista erano atteggiamenti poco chiari sulle mie reali intenzioni.
Stronzate. Mi ero anche resa ridicola nel confessargli il mio vero interesse e cosa avevo ricevuto in cambio? Silenzio.
Ma allora se la situazione mi era così chiara,perché non riuscivo ad accantonare definitivamente questa sbandata? Perché ascoltando canzoni tristi,anche troppo deprimenti, mi piombava in mente la sua immagine? Perché non potevo dimenticarlo come con Luis,con cui ero stata per tre anni? Perché mi tormentavo e mi struggevo nel trovare una soluzione a problemi che lui non si poneva minimamente?
Oh cazzo.
Non c’erano esitazioni. Se prendevo seriamente in conto la risposta che mi era balenata in testa,quasi come un fulmine a ciel sereno, tutte le mie milioni pippe mentali trovavano una degna soluzione. O sepoltura,a seconda dei punti di vista. Se ci fossi arrivata prima con tanta sicurezza,qualcosa sarebbe cambiato? La risposta sarebbe stata una soluzione o una vera sepoltura?
Oh cazzo!
perché mi ci è voluto così tanto per dissipare i miei dubbi?”

“You're the only one that I want”

Mi ero innamorata? Io innamorata del ragazzo di mia sorella? Il “lui” che si era finto un’altra persona? Quello che adesso ne frequentava un’altra?
No. Non poteva essere vero. Io non ero geneticamente programmata per innamorarmi di uno così. Potevo esser convinta che con Luis avevo provato sulla pelle lo stronzo per eccellenza,ma questo non indicava che allora potevo sopportare anche tutti gli altri del mondo,o solo quelli di questo emisfero! No.Non era l’uomo che cercavo.
Ma il ragazzo gentile? Quello che anche senza volerlo mi faceva sentire a casa e al sicuro? Del uomo che mi seguiva a vista per non perdermi un secondo? Del ragazzo dell’appuntamento più breve,ma il più memorabile di tutta la mia vita?Di lui sarei stata capace di innamorarmi,anche senza accorgermente?Facendola passare nei meandri della mia testa solo come una leggera cotta?
Sì. Di lui mi sarei potuta innamorare.
No,anzi. Di lui mi ero innamorata.
Adele aveva avuto di nuovo ragione.
Adele 2 – Isabella 0
“Tu sei l’unico e il solo che voglio”

“I don't know why I'm scared, I've been here before”

Eppure avevo paura. Essere consapevoli,pienamente consapevoli!, di una rivelazione così eclatante mi aveva messo molta paura.
Quando,per la prima volta nella mia vita, avevo pronunciato le fatidiche parole,quelle che siggillano la nascita di qualcosa d’importante,non ero spaventata…
Ero eccitata,emozionata e curiosa di vedere la reazione di Luis.
Era una sera come le altre,ci aspettavano al solito bar i nostri soliti amici. Quella sera però si rivelò essere tutto,tranne che “solita”! Era ormai un anno che stavamo ufficialmente insieme e pur sapendo di provare qualcosa d’importante per lui non avevo ancora avuto il coraggio di renderlo partecipe dei miei sentimenti. Eravamo seduti con tutti gli altri,mentre chiacchieravamo di cose futili Luis mi prese la mano e mi invitò ad uscire un po’ fuori. Lo seguì senza esitazioni e una volta all’esterno del locale abbracciandomi iniziò il suo piccolo monologo.

“Oggi ero in macchina,nel traffico.Mentre ascoltavo una canzone mi è venuta in mente una conversazione che feci con mio fratello Nando,qualche tempo fa. Lui era in officina e metteva in ordine un impianto stereo in un’automobile,io ero piombato lì tutto euforico ed emozionato.Sembravo un adolescente alle prime armi…un cretino insomma! Ero tutto su di giri perché quel giorno tu avevi accettato di uscire con me! Sono sempre stato convinto che Nando sapesse cosa fosse l’amore,quello vero vero vero. Lui non usciva mai con donne che non avrebbero potuto dargli quello che desiderava: una famiglia,delle braccia tra cui tornare la sera dopo una lunga giornata di lavoro,una donna da ascoltare e da aiutare nei momenti di difficoltà. Se non cercavano tutto ciò,lui non ci provava neanche. Lui sapeva cosa significava amare per davvero. Ed ero maledettamente curioso di sapere come faceva a riconoscerlo. Così quel giorno mi ero deciso a parlargliene. Lui era lì tutto concentrato sul suo lavoro,era a volte scorbutico quando lavorava,ma sapevo come convincerlo: presi due birre dal frigo che aveva in ufficio e gli chiesi di fare una piccola pausa. Arrivai subio al dunque. Già parlargli di cose sentimentali mi metteva un pò a disagio,figuriamoci se dovevo intavolare una lunga conversazione a riguardo.
Gli chiesi semplicemente come avrebbe fatto a riconoscere la donna giusta.
Prima mi guardò e sorrise lievemente notando la mia faccia da cretino. Poi disse solo una cosa: che la donna giusta voleva le stesse cose mie e che se, a mia volta,ero l’uomo perfetto le avremmo cercate insieme. Poi ritornò a lavoro senza neanche finire la sua birra.Sono convinto che adesso,dovunque lui sia, sia felice. Aveva conosciuto la donna della sua vita,purtroppo gli è stato tolto il tempo per condividere con lei la vera felicità. 
Tutte queste parole per dirti che noi stiamo cercando le stesse cose adesso,che con te so che riuscirò a realizzare tutti i mei sogni e che mi sono innamorato di te!”
Un monologo emozionate a cui io avevo risposto con il mio primo “Ti amo”,felice di poter esprimere a voce quello che sentivo da tempo.


Con il senno di poi quel “adesso” dello stare cercando le stesse cose assumeva connotazioni diverse,perché dopo circa due anni era svanito. Non seguivamo gli stessi obiettivi e quindi non ero più la donna che voleva al suo fianco.
Beh c’erano modi e modi per farmelo sapere,ma Luis non era conosciuto per i suoi atteggiamenti gentili. Comunque per quanto potessi odiarlo a lui avevo pronunciato quelle parole,con una tranquillità disarmante.
Adesso solo l’illusione di poterle dire all’altro stronzo mi metteva paura.
Com’era possibile che un’azione già conosciuta potesse infondermi una paura tutta nuova?
Non so perché sono spaventata,ci sono già passata

“Every feeling every word I've imagined it all”
Scene di un film visto e rivisto,frasi dette e ripetute milioni di volte,adesso mi spaventavano. La paura dell’ignoto, del non conoscere una sua possibile reazione, la sua risposta. M’illudevo che tutto fosse ancora incerto,ma lui non era venuto a cercarmi più, mi evitava accuratamente, non aveva più chiamato e tanto meno aveva provato a chiarirsi con me.
Adele stava vincendo su tutti i fronti,forse non era neanche una gara visto che eravamo sulla stessa barca. Una nave che affondava lentamente o che forse non aveva mai lasciato il porto?
Ogni sentimento ogni parola ho immaginato tutto”

“You never know if you never tried to forgive your past”

Il passato. Il mio passato sentimentale era Luis e lo avevo cancellato da tempo. Il suo passato invece? Quante notizie al riguardo aveva condiviso con me? Quella di Carla l’avevo dovuta scoprire per puro caso,eppure avevo una voglia matta di poter affermare che conoscevo il suo passato,che lui di sua volontà mi aveva raccontato il suo primo bacio,la sua prima volta,il suo primo amore e perché no la prima volta che aveva detto di amare. E sarei stata immensamente felice nel constatare che io ero il suo presente.
Ma era tutto frutto della mia immaginazione.
Era tutto finto.
Niente era realmente tangibile.
Non sarei stata nè il suo presente,né il suo passato.
Lui contro ogni volontà doveva essere buttato nel cassetto dei ricordi,così come avevo deciso di fare da quella mattina. Cosa era cambiato in poche ore? In quei pochi chilometri da casa mia a quella di Lisa? In quale momento avevo abbandonato la convinzione che dovevo dimenticarmi di lui e ricominciare a struggermi tra mille inutili conclusioni di una favola a senso unico? Quando avevo smesso di dimenticarmi del mio passato e di farmi travolgere da tutti quei pensieri lucubri?
Quando mi ero volutamente circondata da coppie felicemente innamorate,da amici di vecchia data tutti beati…in quel preciso istante mi ero sentita sola.
Sola in mezzo ad una folla.
Non lo saprai mai, se non provi a dimenticare il tuo passato”

“And simply be mine”
Mio. Non lo era di certo mai stato.
Era di Carla, della mia famiglia,dei loro amici,della sua famiglia,ma mai mio.
Tre lettere,una sola parola racchiudevano tutti i miei desideri: mio.
Se lui fosse stato mio gli avrei raccontato dei tanti sogni popolati dai suoi occhi.
Se lui fosse stato mio lo avrei aiutato a scegliere tutti i regali che avrebbe voluto.
Se lui fosse stato mio avrei sempre saputo dove fosse,perché sarebbe stato inevitabile aver voglia di raggiungerlo.
Se lui fosse stato mio gli avrei ripetuto ogni giorno i miei sentimenti,sempre con la stessa paura di non essere ricambiata.
Se lui fosse stato mio  avrei mandato a fanculo tutte le paure.
Se fosse stato mio  per lui avrei fatto questo e molto altro ancora.
Se fosse stato mio  lo avrei ascoltato fino alla nausea parlarmi della sua infanzia.
Se fosse stato mio mi avrei fatto raccontare la sua vita prima d’incontrare me,fino allo sfinimento.
Se fosse stato realmente mio non ci sarebbe stata né nausea,né sfinimento nel sentirlo raccontarmi di sé.
Se fosse stato realmente mio sarei stata felice.
Se fosse stato anche solo per un attimo realmente mio gli avrei chiesto solo una cosa:
“Provare semplicemente ad essere mio”.

“I dare you to let me be your, your one and only”
Oh Adele! Ti ringrazio per il consiglio,ma la vedo un pò dura.
Perché provare a sfidarlo?
Lui mi aveva chiesto del tempo, io gli avevo aperto il mio cuore, lui aveva scelto Carla e io ero rimasta sola.
Chi c’era da cercare? Un uomo innamorato? Un uomo occupato?
Carla. Se lei l’avesse lasciato, lui cosa avrebbe fatto? Da chi sarebbe tornado? Mi avrebbe pensato?
Troppe domande e poche risposte per i miei gusti.
Ti sfido a lasciarmi essere tua,l’unica e la sola per te”

“Promise I'm worthy to hold in your arms”

“L’uomo è artifice della propria fortuna” lo ripeteva Nonna in continuazione,quando non trovato una soluzione ai problemi che avevo in classe, quando papà era stato costretto a partire,quando Carla aveva deciso di non proseguire gli studi e anche quando io mi ero iscritta all’università. Se veramente ero artefice della mia fortuna,perché stavo partendo per la vacanza più bella della mia vita con una faccia cadaverica?Quando avevo incontrato il mio destino e avevo condiviso con lui i miei pensieri ero stata brava a creare l’occasione. Poi però quello che credevo sarebbe stato il mio destino mi aveva sbattuto in faccia la realtà.
Un’orribile realtà.
Quindi al massimo potevo vantarmi di essere l’artefice della mia sfortuna,perché con la dea bendata non ci sarebbe mai stato un buon rapporto.
Se davvero avessi avuto anche solo un pizzico di fortuna avrei dimostrato il mio vero valore a tutte le persone che mi trattavano con indifferenza,che mi rivolgevano sempre quello sguardo di compassione ,perché “la ragazza cornuta” restava sempre tale.
Anche dopo una laurea.
Anche dopo l’incontro con un altro uomo.
Forse anche dopo il matrimonio!
Infondo io non chiedevo molto: gli amici dovevano restare amici per la vita, la famiglia presente costantemente e il “moroso” beh come minimo doveva amarmi. Nella mia vita gli amici erano quelli di una vita, la famiglia era fin troppo presente. Allora perché con i ragazzi doveva andare tutto storto?Perchè dovevo dare,dare e donare,ma avrei incontrato solo un muro.
Infondo tutti sapevano che ci sarei sempre stata per loro ed io chiedevo,silenziosamente,solo una cosa:
Ti prometto che merito
Di essere stretta tra le tue braccia”

“So come on and give me the chance
To prove up I'm the one who can
Walk them miles
Until the end stars”

Le possibilità. Una parola che mi era sempre piaciuta: possibilità.
Non solo voleva significare che tutto era fattibile,ma in molti casi era un’occasione che ti veniva offerta. Ed era una parola che al plurale non cambiava mai.
Quando ero piccola e mi feci spiegare da mamma questo fenomeno delle parole invariate al plurale,ne rimasi sorpresa. Da quel giorno s’impresse nella mia mente l’idea che questo gruppo ristretto di parole fossero speciali. Se non avevano forma plurale voleva dire che erano legate a concetti,idee talmente importanti che non potevano essere ripetuti.
Tra questo gruppo vi era solo una parola che,per la me più adulta,aveva conservato questo valore: possibilità.
Crescendo compresi che era davvero come la pensavo da piccolina, l’occasione vera e propria era solo una. Le altre,seppur ci venivano concesse, non avevano più la stessa consistenza.
Quando chiediamo una seconda possibilità è perchè abbiamo sbagliato qualcosa,a volte perché abbiamo fatto soffrire qualcuno, a volte perché non siamo stati capaci di apprezzare quello che avevamo.
Le seconde possibilità porteranno sempre con sé un fallimento,una rinuncia,un dolore.
Le seconde possibilità ci permetteranno senza dubbio di ripartire,ma ricominceremo già svantaggiati.
Le seconde possibilità implicheranno avere meno fiducia e di conseguenza più responsabilità per ogni azione.
Rimuginando ancora su questo pensiero mi resi conto,ancor più tristemente, che io di possibilità non ne avevo mai avuta neanche una con lui.
Ne avevo concesse fin troppe,sicuramente,ma quante me ne aveva date?
Mezza? Una? No,nessuna.
Prima o poi mi sarei scocciata di aspettare questa possibilità,no?E allora cosa sarebbe successo?
Perciò avanti, dammi la possibilità
Di dimostrare che sono l'unica
che può percorrere questa lunga strada
Prima che cominci la fine.”


“If I’ve been on your mind”
Già. Se fossi stata nei tuoi pensieri, come lo eri nei miei, non mi sarei rovinata l’inizio della vacanza, non avrei infangato la mia estate con lo sconforto. Se anche solo per un attimo fossi stata nei tuoi pensieri, caro stronzetto, ci sarebbero state buone occasioni per cambiare atteggiamento con te. Se fossi stata una persecuzione, come tu lo eri per me, saresti corso da me? Avresti scelto me?
Nonna Isabella,quando parlava con papà, anche lui come me troppo pensieroso, gli diceva sempre: ”con i se e con i ma non si fa la storia”.
E in tutta la questione restavano ancora troppi,troppi se e ma.
Se solo fossi stata nei tuoi pensieri

“You hang on every word I say, lose yourself in time
At the mention of my name”

Chissà se mi aveva mai davvero ascoltato, se era riuscito a leggere tra le righe di ciò che gli dicevo. Ogni fibra del suo essere vibrava al solo sentir pronunciare il mio nome da Carla oppure quando lui stesso chiedeva di me?
Che strana, grande e inutile confusione.
“Ti aggrappi a ogni parola che dico
Ti perdi nel tempo solo menzionando il mio nome”

“Will I ever know how it feels to hold you close?And have you tell me whichever road I choose you'll go?”*

Una lacrima scese dai miei occhi e presi, finalmente, la saggia decisione di chiudere il lettore. Non avrei pianto per un cretino insicuro sulle sue scelte e di certo non mi sarei fatta trascinare nel vortice di casini che aveva creato. Io ne sarei stata completamente, totalmente fuori.
Mentire irrimediabilmente suoi miei sentimenti credevo mi avrebbe liberato dal dipendere da un suo gesto, uno qualsiasi. E l’unica persona a cui dovevo interessarmi era me stessa, con lei avrei vissuto una vita intera.
Mi dispiace Stefano, ma era appena iniziata la fine.


Triangolo perdi-tempo:

La canzone è One and Only di Adele.
*Traduzione strofa “Saprò mai cosa si prova a stringerti forte?
E ti sentirò mai dire che qualunque strada io sceglierò,
la prenderai anche tu?”

Grazie per aver letto e scusami per l’attesa :D
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Capitolo 19
*** Capitolo diciotto :) ***


Mi scuso immensamente per il ritardo,purtroppo la voglia di scrivere era sparita e continuare senza quelle bella emozione che provavo mi sembrava ingiusto. Adesso però siamo qui,per concludere questo racconto…spero di riuscire a farmi perdonare con gli ultimi capitoli.
Vi auguro una buona lettura!



                                                    AL CUOR NON SI COMANDA
                                                   
A mia nonna,che cambia ogni giorno,
ma infondo resta sempre la stessa…


Attimi.
La vita è fatta di piccoli attimi,momenti indimenticabili che porteremo sempre con noi. La mia vacanza è stata un susseguirsi di attimi memorabili, di sorrisi condivisi, di scherzi, di bagni a mezzanotte, di balli al chiaro di luna,di romanticismo, di amicizia. Piccolissimi dettagli che rendono le cose più semplici meravigliose.
Certo non era iniziata nel modo migliore,ma niente m’impedì di apportare piccoli,ma significativi, cambiamenti! E cominciai proprio con la fine di cui parlava Adele,un punto che poteva essere solo un inizio.
Un’estate piena zeppa di avventure e novità fu quella che mi regalai dal giorno seguente.
Purtroppo per noi la prima settimana la passammo tra il comprare le cose che avevamo dimenticato,il pulire la casa e insegnare a più o meno tutti quante più espressioni locali potessero servire. Fu intensa,ma non mancò il divertimento. Meo era cocciuto come un asino e non riusciva mai ad imparare le frasi nel modo giusto,Giulia era un’allieva modello,come Tom che era già preparato di suo,infine Lisa…beh lei aveva un insegnante tutto per sé,quindi era anche inutile impegnarmi. Passata la fase di stallo inziale tutto ingranò per il verso giusto!
Con l’arrivo di Alberto e Luke,l’allegra combriccola al completo potè finalmente dare un ufficiale inizio all’avventura estiva.
Alberto,Luke ed io sin dalla prima settimana insieme ci impegnammo a concretizzare la coppia Romeo-Giulia. Provammo a chiedere aiuto anche e Lisa,ma lei era molto concentrate nel portare il suo di rapporto ad un livello superiore…che poi Alberto,santo uomo,mi spiegò che il livello successivo non era il matrimonio o la presentazione con i genitori.
Oh no,per nulla affine a tutto ciò era quello che frullava per la testa di quei due!
Giungemmo così alla sacro-santa e mai così perfetta decisione di lasciarli fuori dalla missione.
Alberto e Luke impiegarono più tempo di me a capire che Meo e Giulia erano perfetti insieme,ma loro non li conoscevano molto quindi gli diedi il tempo necessario affinchè capissero l’urgenza della questione. Tra i due il più veloce a venirmi a cercare fu l‘inaspettato e sorprendente Luke.
Erano passati un quattro giorni dall’arrivo della dolce e consolitata coppia, quando all’improvviso sentì sbattere la porta delle mai stanza. Mi affacciai dal bagno per scorgere la furia omicida che era capitata lì dentro quando incontrai lo sguardo stralunato di Luke e quello agitato di Alby.

“Luke ma stai bene!? Stavo preparando i Pancake! Adesso se si rovina l’impasto lo rifai tu!”
Esordì Alby allontanandosi dalla ferrea stretta di Luke.

“Scommettiamo che appena saprai cosa ho scoperto i Pancake oggi non li farai?”
Ed era proprio sensuale il principino!!! Usò quel suo tono accattivante che aveva un piccolo effetto su di me,quindi non osavo pensare cosa passava per la testa di Alby. E non avevo torto,per quanto Alberto adorasse cucinare, bastò quella frase a farlo capitolare.
Ah l’amore.

“Prima l’infomazione e poi decido.Su spara Luke!”
Si era già arreso in realtà e lo sapevamo tutti in quella stanza,infatti non impiegò molto a ritornare tra le braccia del principe.

“Tu già sapevi! Lo so che già sapevi e non hai detto nulla!”
Ops, parlava proprio con me adesso.

“Sì certo.Meo lo conosco da una vita,è ovvio che già sapessi…ma non mi sembrava giusto spifferare i suoi fatti!Aspettavo che uno dei due si svegliasse dalla luna di miele!”
Risposi sorridendo sedendomi sull’enorme puff che occupava parte della stanza. Luke e un Aberto ancora confuso seguirono il mio gesto e si accoccolarono sul letto.

“Dolcezze andate piano. Io sono rimasto alla luna di miele fantastica che poi devo raccontarti!! Ma di che diamine state parlando?”
Ci interruppe Alby arrivato al culmine del caos mentale.

“Per farla in breve Romeo e Giulia sono stati insieme tanti anni fa,ma lei l’ha lasciato in malo modo. Poi la pecorella è tornata al gregge e adesso lui non si fida.”

“E se volessi conoscere la storia lunga? Devo fare richiesta al Presidente della Republica??? ”
Rispose lo scocciatore per eccellenza,ma nonostante tutto scoppiai a ridere perché erano troppo macabre le sue uscite senza senso.

“Te la racconto dopo in cambio di una dettagliata descrizione della luna di miele!”
Conclusi sperando invano che Luke non capisse che il suo ragazzo mi raccontava sempre tutto nei dettagli,anche quelli che esplicitamente non chiedevo!!!
Fortunatamente Luke interruppe questo scambio di promesse con una domanda molto intelligente.

“Cosa hai in mente per questi due?So che qualcosa ti frulla per la testa e aspettavi solo noi…quindi su su su condividi la tua idea.”

“Beh prima di tutto devo fare una bella chiacchierata con tutti e due,separatamente. Li avete visti? Si cercano ovunque!! Pensano di stare da soli,ma fanno tutto insieme. Vorrei poterli aiutare,perchè lui è troppo spaventato di prenderlo in quel posto di nuovo, lei non vuole rischiare di perderlo se è troppo aggressiva o frettolosa. In conclusione si girano intorno,si guardano e si studiano,ma non combinano niente!”
Era un riassunto più che accettabile considerando che doveva essere una missione segreta!

“Poi non ho un piano ancora ben definito,per adesso prevedo di rinchiuderli in una stanza e buttare nel mare le chiavi. Che ve ne pare?”
Chiesi entusiasta,ma dai loro sguardi spaventati capii che la prima proposta per il piano non era piaicuta.

“E’ assolutamente inutile mettere a repentaglio le loro vite,qualcosa troveremo…per adesso tu parla con tutti e due e poi ci tieni aggiornati.”

Alla fine dei conti la missione includeva tutti e tre ma il lavoro duro l’avrei svolto solo io,il che non era tutto un male: avrei coronato il sogno dei due piccioncini!! L’occasione giusta per parlare con Giulia si presentò qualche sera dopo l’inizio ufficiale della missione. Avevamo deciso di scendere in spiaggia e trascorrere lì la serata,accendere un falò, farci quattro risate in compagnia. Mentre i ragazzi s’ impegnavano con il fuoco vidi Giulia iniziare a passeggiare completamente sola lungo il bagnasciuga. Pensai immediatamente che era l’occasione giusta per capirci qualcosa in più,dello stesso avviso fu Luke che mi incitò con l’occhiolino. Mi avvicinai cautamente e mi posizionai al suo fianco, per un lungo tratto passeggiamo senza pronunciare parola e quando stavo per prendere coraggio e rompere il silenzio lei mi anticipò.

“Penso di amarlo.D’amarlo davvero.”
Lo sussurò quasi come se stesse svelando un segreto,come se lo dicesse per la prima volta a voce alta. La rivelazione non mi sorprese molto,perché ciò che provavano era visibile ad occhio nudo,ma quello che mi lasciò senza parole fu il tono con cui pronunciò la frase.

“Perché sembra che ti senti in colpa per quello che provi?”
Se volevo aiutarli era necessario venire a capo di tutti i dubbi che assilavano entrambi.
Giulia,prima di rispondere,ci pensò su,il tempo di sederci un po’ lontano dalla riva e godere della luna che si specchiava nel mare.

“Come posso non sentirmi in colpa?! Amo una persona a cui ho fatto del male,a cui ho paura ad avvicinarmi per non ferirla di nuovo.Amo una persona che probabilmente mi detesta,non credo di meritarlo più ormai.”


“Non è così! Romeo non ti detesta affatto,tutt’altro direi! Forse tu non ci fai molto caso,ma vi state sempre attorno ed è bellissimo vedere come vi muovete. Se si sposta lui lo fai anche tu e se tu ti allontani lui ti segue con lo sguardo.Conosco Romeo da molti anni,che sia rimasto ferito da te è stato più che evidente,come è chiaro come il sole che lui prova qualcosa per te anche adesso. So che forse hai paura di tentare,ma fallo anche per lui,prendi coraggio e buttati!”
Avrei volentieri aggiunto un applauso finale al mio discorso,ma non lo feci perché sarebbe sembrato al quanto strano. Giulia sembrò sorpresa dalle mie parole,restammo lì sedute ancora per un po’ a parlare del Romeo bambino che lei non aveva vissuto. Ridemmo pensando al bimbo che mi assecondava sempre su ogni idea particolare che potevamo creare. Dopo un po’ vennero  a chiamarci perché finalmente il fuoco era pronto,ma prima che di riunirci agli altri mi ringraziò per l’incoraggiamento. E sinceramente non capii se fu merito del discorso, dell’atmosfera felice o del fuoco che ci illuminava,ma Giulia prese coraggio e si sedette accanto a Romeo. Fu davvero una bella serata passata in completa serenità e allegria. La missione procedeva secondo i piani e il divertimento era sempre dietro l’angolo.
Parlare con Meo fu più difficile del previsto,era cocciuto come un mulo e fermamente convinto della sua idea che Giulia non provasse nulla per lui. Ogni momento buono lo utilizzavo per insinuare dentro di lui il dubbio che la sua idea faceva acqua da tutte le parti. Una mattina fui svegliata dal rumore della porta della mia stanza che si apriva,non era molto silenziosa era vero e poi avevo il sonno leggero in quei giorni. Comunque dal letto vidi la figura di Meo che si avvicinava,sapevo già cosa voleva da me,così gli feci spazio per stendersi accanto a me.

“E se mi lascia di nuovo?”
Iniziò così l’ennesima e sperai ultima chiacchierata sull’argomento,non ero intenzionata a ripete sempre le stesse cose.

“Sono convintissima che lei abbia la stessa paura tua,che tu la lasci,ma mi vuoi far credere che tu non hai mai notato il fatto che tu le piaccia!? Lei si sforza per superare le sue paure dico solo che dovresti provarci anche tu. Fidati di me per una volta!”
Avrei dovuto proprio fare la motivatrice come mestiere!


“Come farei senza di te?”
Mi chiese in uno slancio di affetto.

“Consulteresti l’oroscopo come facevi da bambino!Ti ricordi?”
Probabilmente ricordò subito perché scoppiammo a ridere immediatamente,felici soprattutto perché sapevamo che si sarebbe impegnato di più con Giulia.I risultati furono evidenti da quella giornata stessa e sia Luke che Alby notarono gli enormi passi avanti. La misisone era perfetta e quasi conclusa ormai e non era stato nemmeno necessario chiuderli dentro una stanza!
Trascoremmo così il primo mese e mezzo di vacanza,tra coppie che nascevano,altre che si consolidavano o che evolvevano. Restavo a guardarli e nonostante una lieve malinconia la felicità per loro prevaleva sempre, erano felici e non potevo chiedere di meglio per i miei amici!
Gli eventi più eclatanti che diedero un’ulteriore svolta alla vacanza avvennero a distanza di ore l’uno dall’altro,a poche settimane dalla fine delle vacanza. Il primo fu una notizia meravigliosa.
Era ora di pranzo e purtroppo a tavola inziava a presentarsi il ricordo del ritorno a casa,alla fine mancavano poche settimane alla conclusione di 3 mesi, di vacanze che erano volate! Aspettavamo Meo e Giulia per pranzare e mentre per l’appunto ci deprimevamo arrivarono loro due mano nella mano. Appena li vidi capii cosa era successo e corsi ad abbracciarli,grazie a loro i pensieri tristi erano svaniti ed erano iniziati una serie di congratulazioni e festeggimenti veri e proprio! Preparammo torte e pancake a non finire ,iniziammo a cantare a squarciagola canzoni senza senso e a giocare a tutti i giochi che ci venivano in mente. Dopo tutto quel trambusto e quel divertimento decidemmo di mettere in ordine,pulire la cucina,le pentole. Insomma di dare il giusto aspetto di cucina a quella stanza dove era esplosa una bomba ripiena al cioccolato! Nel bel mezzo delle pulizie e mentre cercavo di farmi raccontare da Meo cos’era capitato in quell’oretta lontana dal gruppo,squillò il mio cellulare. Avevo anche dimenticato il suono,infatti mi spaventai non riuscendo subito a collegare che quella specie di allarme era la mia suoneria. Lo raccolsi da terra,dove stava chissà da quanti giorni e risposi!

“Amore di mamma come va?Ti diverti?Ormai ti sei dimenticata di noi!”
Eccola là la voce calorosa di mamma che un po’ mi era mancata.

“Mamma!Tutto bene,scusa se non ho più richiamato,ma mi sono completamente dimenticata!!Lì tutto bene?”
Domandai davvero entusista di ascoltare la sua voce e le novità che poteva darmi,se c’erano. Si schiarì la voce e subito parlò.

“Papà è in vacanza e anche io,abbiamo anticipato per godercele di più e forse andremo a Rimini un paio di giorni prima del matrimonio.Ahhh Carlaa settembre si sposa!So che già sai tutta la situzione,sì è chiarita con tutti e adesso si sposeranno inizio settembre!E’ un ragazzo d’oro!!!”

“Cosa hai detto? Carla si sposa?”
Eccola un’altra bomba,questa non era né al cioccolato,né piacevole da pulire.

“Siiiiiii poi quando torni ti racconterà tutto meglio lei e vedessi il vestito!E’ favoloso!”
Avrei preferito non saperlo proprio per niente.Scioccata la salutai in fretta con la scusa di dover ripulire casa,ma in realtà l’unica cosa che riuscì a fare fu quella di sedermi sul letto e fissare le mattonelle.Meo,che nel frattempo era sceso a prendere da bere,mi ritrovò in uno stato confusionale. Si avvicinò cautamente e mi chiese cosa fosse successo,ma il mio cervello non aveva ancora elaborato per bene la notizia,quindi non volendo insultare nessuno rimasi in silenzio. Quando ricollegai la materia grigia alla bocca mi resi conto di essere circondata da tutti. Il primo a parlare fu probabilmente colui che aveva già capito tutto.

“Tesoro mio che succede?”
Alberto usava il suo tono tranquillo solo se era davvero preoccupato,questo m’incitò a parlare,perché non desideravo rovinare le ultime settimane di relax.

“Ehm…mamma mi ha detto che Carla si sposa.”
La bomba era stata sganciata senza freni e senza preamboli.
Più o meno in quella stanza solo Alberto,Luke,Lisa e Meo conoscevano la reale situazione di Carla,Stefano e il nuovo arrivato Joe.

“Forse non è come pensiamo! Con chi si sposa?”
Richiese più agitato Alby.

“Mamma ha detto che è un ragazzo d’oro e cosi aveva definito S-Stefano. Non credo siano coincidenze…”
La ricordavo precisamente,in ogni minimo particolare quell’orribile cena in famiglia con Stefano e quando mamma l’aveva definito un ragazzo d’oro.
Quella notte non chiusi occhio. Come avrei potuto se ogni qualvolta li socchiudevo l’immagine di Carla e Stefano sull’altare si piazzava davanti a me.Nella mia fantasia,nella mia macabra mente erano finalmente felici,sorridevano spensierati come ogni coppia innamorata,agli angoli dei loro occhi c’erano quelle belle rughette che si formano quando si sorride davvero a qualcuno a cui vuoi bene. Probabilmente in quel quadretto pieno d’amore potevo solo limitarmi a scattare la foto,a ricevere quel loro amore fraterno e a sentirmi parte della loro felicità.Parte di quella nuova famiglia appena nata.
Giunta a questa conclusione mi alzavo di scatto ansimante e angosciata,Stefano era diventato parente,non quello che speravo per me,quel tipo di parente che mi avrebbe resa felice,ma quello che avrei dovuto sopportare a malincuore. Aveva fatto la sua scelta…e non ero io.
Quella notte lunga e interminabile Alberto mi fece compagnia,non mi lasciò mai sola un momento,verso le 4 quando entrambi eravamo ancora svegli gli chiesi di raccontarmi ancora una volta della settimana in completa solitudine con Luke.Ruppi quel silenzio pesante un po’ per non pensare sempre alla solita questione e un po’ perché sapevo che non essendoci stata io i due si erano dati alla pazza gioia,e mi divertiva tanto quando lo raccontava.

“Tesoro non credo ti faccia bene sentir parlare di queste cose…non voglio ti senta a disagio.Penso che sia meglio per te parlare di quello che stai provando.”
Sussurrò dolcemente Alby,voleva proteggermi a tutti i costi,anche dalla sua felicità.

“Alby è tutto tranquillo,raccontami solo un’ultima volta cosa avete fatto e poi potremmo parlare di tutto quello che vuoi. Mi piace sentirti parlare di Luke,mi fa sperare che le cose belle ci sono ancora,bisogna solo attendere un po’.”
Trattenni a stento le lacrime,non potevo contraddirmi piangendo,ma attesi che iniziasse il racconto.

“Beh dopo la mattinata lì nel parco,sulla nostra panchina ti confesso che avrei voluto fare l’amore con lui seduta stante,ma capirai che tra i due quello più ragionevole è lui. Così lasciamo il nostro scomodo nido d’amore per approdare su quello comodo. Isabella a questo punto del racconto,ogni volta che lo narrerò,non smetterò mai di dire che è stato magnifico!4 ore consecutive…Una cosa assurda se qualcuno me lo raccontasse,ma con lui tutto è possibile.Lo abbiamo fatto in ogni posa preferita. Comunque in settimana non avendo impegni,al di fuori di quelli lavorativi,ovviamente ci davamo da fare.Venerdì sera,prima della partenza della domenica,tornai a casa.Non avevo la più pallida idea di quello che mi aspettava a casa,entrai tranquillo e quando misi piede in casa,me lo trovai nudo ai fornelli.Il grembiule copriva solo la parte davanti ma per il resto era tutto come mamma Cinzia l’ha fatto.Ti confesso che quella cena,preparata da lui,fu squisita! Forse perché lui era il piatto di ogni singola portata e il suo sapore a me piace un casino,forse perché il gelato era spalmato dove non batte nemmeno il sole,o forse perché poi sono diventato io il piatto delle portate…Non saprei dirtelo,ma fu tutto eccezionale.Che io ricordi non dicemmo nemmeno una parola!Verso l’una,quando eravamo spalmati sul letto,si voltò verso di me e mi disse solamente queste 7 parole:<< Io ti amo e  ti voglio sposare.>> Io l’ho ringraziato con un gran bel po- ”

“Sì sì lo so! Tu sei il re del sesso orale,ma sorvola questa parte..”
Ridendo lo interruppi giusto in tempo,prima che mi rispiegasse tutti i segreti della lingua e sinceramente una volta mi era stata più che sufficiente.

“Come seiiii oh!!! Lo sa lui che mi piace quando gode e quello era il mio modo di dirgli di sì..Infatti sabato mattina mi sono alzato con una fedina al dito identica a quella che aveva anche lui. Ci siamo guardati per attimi eterni e poi abbiamo ricominciato dove avevamo lasciato la sera prima.”
Mi complimentai con lui per il racconto,era bravo,avrebbe potuto scrivere dei best seller sul sesso,sicuro si sarebbe chiamato “Come fare sesso a gusto mio”!
Dopo il racconto,prima che calasse di nuovo il silenzilo nella stanza,colse la palla al balzo e iniziò a fare chiarezza dentro la mia testa.

“Allora signorinella vogliamo capirci qualcosa in tutta questa storia?Stefano,Carla,poi Joe…A me non mi frega proprio di loro,a me importa di te,ma tu devi farmi capire bene cosa vuoi ardentemente.Senza se e senza ma,dimmi cosa vuoi.”
Prima o poi l’avrebbe posta la fatidica domanda e mi avrebbe messo alle strette per far si che metessi in chiaro le cose dentro di me.

“Potrebbe essere assurdo,ma a me mi è piaciuto da subito.Per quanto fossi restia ad avere altre relazioni serie,mi sono innamorata di nuovo. E inspiegabilmente questa volta è più forte,resistente e doloroso della precedente.Mi piace,mi fido di lui a tal punto che gli ho concesso del tempo per lasciare mia sorella! Gli ho offerto la possibilità di ferire il sangue del mio sangue pur di aver anche solo l’illusione di stare con lui.Apparentemente lo conosco appena,ma quando sto con lui,solo lui ed io,mi sembra di capire al volo cosa pensa.La ragione per la quale soffro per questo matrimonio,mi spengo ogni volta che ne sento anche lontanamente parlare è che sono innamorata.Io amo Stefano.”
La mia mente in un attimo si svuotò di ogni inutile problema.

“Bene.Tes io già ci ero arrivato modestamente,ma adesso ci sei ufficialmente anche tu.Dirlo è tutta un’altra cosa che pensarlo solamente,significa ammettere a se stessi che c’è questa condizione,questo stato d’animo. E non devi vergognartene,l’amore è così speciale e magico che fa compiere gesti eclatanti.Adesso che ne sei pienamente consapevole accetta questo sentimento  non combatterlo,certo non puoi….insomma ecco non puoi dargli sfogo,ma giorno dopo giorno ti abituerai a conviverci.A me lui sembrava preso da te,quando andammo a fare shopping tutti insieme non ti perdeva d’occhio per un nanosecondo,però se davvero si sta per sposare cn Carla non possiamo fare molto.Magari puoi chiedergli spiegazioni..che ne dici?”

 “Dico che Cupido mi schifa!”
Il tono neutro e apatico spense lì la conversazione,Alby sapeva che avrei riflettuto sulle sue parole per la notte intera e così fu. Più che delle semplici spiegazioni non avrei potuto chiedere altro a Stefano.Non era ormai più affar mio…Ma come diceva la mia saggia nonna: “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.”
L’indomani mi svegliai,cioè mi alzai senza aver dormito ma ero piena di energie.Più tardi avrei scoperto che quell’enorme dose di energia era un fatto puramente fisico e scientifico,perché un essere umano può non dormire per 48 ore ma sentirsi sempre energico…poi sarebbe arriveto il punto di non ritorno e di crollo completo,l’attimo in cui tutte le forse sarebbero mancate all’improvviso e si sarei caduta in un sonno profondo.
Non quello eterno è ovvio!
Feci colazione con tutti quanti,mi fissavano preoccupati ma cercai in tutti i modi di tranquillizzarli,con scarsi risultati questo era sottinteso. Mentre loro organizzavano poi la giornata io presi il cellulare in camera.Il numero di Stefano che nella mia rubrica aveva il nome di St…ronzo mi fissava. Ero sicura che mi incitava anche a chiamarlo,a contattarlo,ma resistetti,perché non aveva ancora senso chiedere delle spiegazioni. La giornata fu memorabile,visitammo Madrid ancora e ancora,ma ogni volta era un’emozione diversa. Poi ci fu anche il momento dello shopping e ci dirigemmo a el Corte Inglés,immenso,enorme… Un paradiso terrestre! Lì dentro persi la cognizione del tempo e dello spazio e del portafoglio,ma ne valse pienamente la pena.
Tornammo a casa alle 19 in punto e stanchi morti decidemmo per una pizza,che non era ottima come quella italiana ovviamente,ma morivamo di fame quindi per le nostre papille gustative in quel momento era il top.
Il cellulare l’avevo abbandonato completamente in borsa e li lo lasciai fino a quando non arrivai in camera per una bella doccia rilassante.La doccia mi aiutò anche a riflettere,nonostante morissi dalla voglia di sapere tutto quello che era successo presi la decisione di lasciare tutte le cose com’erano. Non avrei chiesto nessuna spiegazione,avrei accettato ben volentieri la felicità di Stefano e di Carla.Avrei gioito per loro e con loro e lì finiva la questione.
Mi ero innamorata persa di Stefano? Sì!
Ma non avevo mezzi e poi per cosa dovevo usarli,per farmi spiegare nei minimi dettagli come le aveva fatto la proposta? Meglio evitare…
Uscendo dalla doccia,ancora in accappatoio,trovai Romeo sul letto.

“Che ci fai qui Meo?”
Gli chiesi destandolo dal suo apparente riposino.

“Hey!Nulla ti aspettavo…”
Rispose sedendosi sempre sul letto,non voleva proprio lasciarmelo.

“Oh oh…discorso serio in arrivo?”
Domandai conoscendo già la risposta.Mi sedetti accanto a lui….ancora in accappatoio!

“Faccio presto e in dolore e poi voglio raccontarti di quello che è successo tra me e Giulia.”
Prese un enorme respiro come se il resto lo volesse dire in apnea e attesi.

“Ti meriti il meglio,sempre e in tutto! Te lo dicevo  quando avevamo 6 anni e mi riferivo ai giocattoli e te lo ripeto adesso riferimendomi a tutto il resto.Ti meriti anche gli amici migliori,e penso che su questo non ci sia problema! Io non capisco niente d’amore e cose varie,lo sai,lo hai visto,ma in tutta questa storia ho capito che tu sei ormai persa per questo ragazzo e che lui sembra voglia sposare Carla. Tu meriti il meglio,vuoi davvero rattristarti per uno così?”
Si fermò,forse non bastava il fiato che aveva raccolto,ma comunque attesi un continuo… Passarono diversi minuti,quando lo esortai a continuare mi guardò perplesso.

“Hai finito?Non devi dire altro quindi?”
Domandai un po’ disorientata.

“No,aspettavo la tua risposta!”
E scoppiammo a ridere senza senso,una risata liberatoria e libera da ogni pensiero.Sicuramente avevo i migliori amici del mondo,senza di loro non mi sarei mai sollevata dopo ogni caduta.

“Mi piace. Io…Io non so nemmeno perché,dopo tutto quello che è successo,non posso smettere di farmelo piacere. E ci ho provato,davvero. Lo giuro! Non lo so Meo cosa mi merito per quanto riguarda l’amore,ma so che vorrei lui accanto a me.Quando vi vedo tutti felici,io immagino un uomo qualsiasi che sia buono e gentile e mi sento bene,ma poi se per puro caso mi permetto di pensarmi con lui….mi sento eccezionale,capace di fare tutto e immensamente contenta.”
Mi accorsi di sorridere e anche Romeo lo notò,con slancio mi strinse a se. Un unione di fratellanza,di comprensione,forse di felicità.

“Allora adesso spara susu! Voglio tutti i dettagliiiii,non deve mancare nulla.”
Mi asciugai una piccola lascrima e mentre lui si ri-stendeva sul letto facendo posto anche a me,mi vesti alla velocità della luce e poi mi fiondai sul letto accanto a Meo.

“Guarda che non è stato niente di che,cioè stavo per uscire dalla stanza e lei stava per bussare alla mia porta. Quindi ha colpito me. Ci siamo fissati per un paio di secondi,sai tipo per capire cosa diavolo stesse succedendo. Era telepatia quella,perché io stavo andando da lei e lei era lì. Comunque l’ho fatta entrare e non le ho fatto dire nemmeno una parola,perché l’ho subito baciata. Lo sai che con le parole non sono molto afferrato,quindi ho optato per la linea diretta.Poi abbiamo un po’ chiarito tutto e siamo scesi.A tal proprosito grazie per la buona parola che hai messo per me.”
Lui mentre raccontava sembrava impassibile,ma lo sapevo che dentro di lui era un’esplosione di contentezza e gioia.

“E il bacio com’è stato?”
Ero un caso perso tra romanticismo e racconti vari.

“È stato un bacio,un normale bacio….”
Lo guardai scettica e lo incitai a dirmi la verità,così si voltò a guardarmi e sorridendo parlò.

“Avrei fatto l’amore anche lì in mezzo alla stanza,è stato bello…ma proprio bello….Wow che bacio!”
Poche parole ma buone,mi accontentai perché il resto della descrizione lo fece la sua faccia trasognata e felice.
Ci addormentammo dopo un poco come due pere,abbracciati e accoccolati come solo due scemi sanno fare.Ero davvero fortunata ad averli con me.Quella notte dormii,cioè riuscì a riposare fin quando un rumore fastidioso non mi svegliò. Ancora un po’ assonnata mi accorsi di avere sotto la coscia il mio cellulare che vibrava,lo raccolsi e senza pensarci su risposi a quella che era chiaramente una telefonata insistente e scocciante.

“Pronto,ma chi è?”
Domandai ovvia e scontata.

“Ciao Isabella.Sono…ehm sono Stefano.”

Mi si gelò il sangue nelle vene,contemporanemente il mio cuore triplicò i suoi battiti e il respiro divenne affannato
Stefano,il non mio Stefano,mi aveva cercata.


 

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Capitolo 20
*** Capitolo diciannove :) ***


                                                                                        AL CUOR NON SI COMANDA


Mi alzai di scatto dal letto e mi sedetti,come era già successo in precedenza,ero passata dal dormire alla veglia più cosciente che avessi mai provato. Tutti i miei sensi erano nel pieno dell’operatività,il mio cuore e i miei poveri polmoni erano impazziti con il suono della sua voce. Non ero più abituata a questi complessi,ma piacevoli scombussolamenti.

“C-ciao,dimmi.Tutto bene?”
Sussurrai per non svegliare Meo,non che mi risultasse possibile.Era il re del russare a trombone e dal sonno pesante,ma per istinto parlai sussurrando.

“Sì,tutto bene.Te?Scusami per l’orario,sicuramente dormivi…ma avevo bisogno di parlarti.”
Sembrava essere agitato,fremeva per parlare.

“Certo,ehm dimmi.”
Quella notte come si poteva costatare ero piena di sinonimi.

“Sai è da poco finito l’addio al celibato e sono rimasto incastrato nei preparativi e tutto il resto.È un periodo di fuoco,penso già lo sappia no?”
Mi chiese e io per un attimo mi sentì mancare. 
Addio al celibato uguale addio alla vita da single uguale addio sogno di poterlo avere per me. La conferma del matrimonio stava arrivando dalla persona meno indicata e nel modo peggiore.
Mi telefonava per dirmi che si stava sposando.
Bene.Davvero ottimo.

“Io….ehm io spero sia andato tutto come volevi tu. Che vi siate divertiti insomma.”
Provai a recuperare il recuperabile e cercai di mettere insieme una conversazione  civile e di senso compiuto.

“C’era bella musica. Comunque io chiamo per dirti una cosa,vorrei poterlo fare di persona,ma ecco non voglio aspettare oltre. Peggioreranno solo le cose poi,invece io voglio chiarirle subito.”
Beato lui che non voleva illudermi.

“Mamma già mi ha detto tutto.So del matrimonio,so di tutto e io spero che siate felici e io lo sono già per tutti…voi.”
Nella mia mente la frase era incorniciata dalla mia sicurezza,ma perché nella realtà tutto si capovolgeva?

“Grazie,ma non…no-n dovresti farli a me,cioè Carla…”
Lo interruppi sul nascere.

“Sìsì chiamerò anche lei è ovvio.Io ti ringrazio per la telefonata,ma adesso davvero sto per crollare. Ehm grazie per la..trasparenza. Buona notte!”
Mi affrettai a chiudere prima che aggiungesse particolari che non volevo,nemmeno per sbaglio,sentire.

“Ma veramente…aspetta!Lasciami finire!!!”
Mentre riagganciai riuscì solo ad udire un flebile:
“Ti auguro una dolce notte Isabella.”
E riagganciò anche lui,un po’ abbattuto.

Era proprio necessario dire il mio nome in quel modo?
Chiamarmi! Non poteva aspettare di vedermi? 
Alla fin fine mancavano poche settimane e sarei tornata….valli a capire tu gli uomini!!
Preda di quell’euforia trasformatasi in amarezza mi addormentai,era come se mi fossi ormai arresa quindi non restava che andare avanti. Forse quello che davvero mi ci voleva era proprio la realtà sbattutami in faccia proprio da Stefano. Non a caso i giorni seguenti furono migliori e peggiori,migliori perché in qualche modo mi ero messa l’anima in pace quindi era inutile insistere su qualcosa di fittizio.Peggiori perché quando capitavano i cinque minuti di angoscia ero davvero uno spettacolo orribile,ma notai con piacere che diminuivano sempre più questi momenti. Parte tutto dal cervello,una volta che si è messo in pace tutto ritorna alla normalità, e così successe a me.
Ovviamente come mi accadeva sempre,ogni qualvolta io fossi anche solo lontanamente serena e sembrava che tutto stesse andando al posto giusto c’era qualche dettaglio a rovinare l’equilibrio.Il particolare che sconvolse ulteriormente la mia vicenda già burrascosa me lo ritrovai comodamente seduto sul divano a parlare fitto fitto con Alberto.
Poco più di una settimana dopo la telefonata di Stefano capitò che Tom aveva scoperto un museo “casalingo” della musica. Un suo amico,che abitava poco lontano da dove alloggiavamo noi,aveva in casa tutta una serie di dischi in vinile di un cantante per il quale Tom impazziva. Ovviamente colsi la palla al balzo,non perché mi piacesse il cantante in sé o il fatto che avrei mantenuto la candela tra lui e Lisa,ma perché così potevo staccarmi un po’ da Alby. Si era fissato che dovevo richiamare Stefano e parlare con Carla,perché per lui le cose non quadravano. Dopo avergli ripetuto 564 volte(precise!) che non ne avevo nessuna intenzione,né volontà di risentire nessuno perché volevo godermi il restante della vacanza,lui aveva preso la decisione di diventare il mio persecutore. Così quel giorno supplicai letteralmente Luke ti tenerlo impegnato,così almeno per un paio d’orette sarei stata libera dai soliti pensieri. Quelle orette si trasformarono poi in una giornata intera,perché l’amico di Tom,Juan, era rimasto talmente contento della nostra visita che aveva deciso di invitarci a pranzo,poi alla sua passeggiata quatidiana al parco e infine al concerto di un suo amico. Alla fine tornammo verso le 20,cioè tornai perché la coppietta tutta sprizzante di gioia aveva altri piani per la serata,del tipo cena sulla spiaggia a lume di stelle…
Ed è sottinteso che c’era anche un piano di seconda serata,che non sto qui a raccontarvi perché sfiorava l’indecenza.
Ahh l’amore!
Comunque tornai non troppo tardi,giusto in tempo per la cena e in effetti avevo un certo languorino,ma entrando mi pietrificai sulla soglia della porta.Lo stomaco che fino a due nanosecondi prima brontolava si era chiuso di colpo,l’avevo proprio sentito un rumore netto di chiusura…Chissà se era il mio stomaco o il mio cuore che si stringeva.
Ingoiai a vuoto e cercai di formulare delle frasi che spiegassero la mia sorpresa,se la mia faccia non fosse stata già sufficientemente chiara. Davanti ai miei occhi si palesavano Alberto e Stefano,comodamente seduti sul divano che parlavano come se fossero amici di vecchia data. 
E loro non erano amici. 
Stefano si alzò di scatto vedendomi entrare e io mi irrigidì ancora di più,se fosse umanamente possibile. Notò palesemente la mia pietrificazione e quasi come se ne fosse spaventato si bloccò sul posto senza dire una parola. Il mio sguardo continuava a vagare tra Alberto e Stefano,in attesa che qualcuno parlasse,che mi spiegasse cosa diavolo stesse succedendo in quella stanza.

“Bellissima!Entra non stare lì impalata…lo conosci no?Su vieni dai a me la borsa e vallo a salutare…”
Si erano fumati qualcosa di buono?Alberto,sorridendo,mi aveva detto di andarlo salutare accompagnando ciò con una leggera spinta,mi aveva sequestrato la borsa che avevo e si era allontanato nella stanza affianco per posare anche il giubbino di Stefano.
 
“Ciao…”
Disse con voce roca,come se anche a lui gli si fosse prosciugata la bocca. Si avvicinò di qualche passo,così che me lo ritrovai ad un palmo dal naso.
E proprio lì sulla punta del naso mi lasciò un leggero bacio.
Inutile ripetere che io già ci stavo capendo poco e niente,questa ondata di confidenza,dolcezza e vicinanza azzerò ulteriormente l’attività dei miei neuroni.E così continuai a restare immobile,all’impiedi al centro della stanza con quel bellissimo uomo,sposato, che mi fissava preoccupato.

“Allora bellissimi tutto bene?”
Albero fu di ritorno giusto in tempo.Mi prese per mano e mi fece sedere sulla poltrona.

“Allora tesoro mio ascoltami. Lui ti deve parlare e tu lo devi ascoltare attentamente.Non lo interrompere,non andartene fin quando non avrà finito. Fagli raccontare tutto tutto e poi deciderai,vabbene tes?Fidati!”
Annui con un lieve sì e ricambiai il sorriso che Alberto mi stava regalando, un bel sorriso naturale e rilassato…beato lui!
Così lui si allontanò per un minuto con Stefano a confabulare di non so bene cosa,non riuscii a sentire niente se non un “Ce la farai!” che a quanto pare avrebbe dovuto spronare Stefano a parlarmi. Si avvicinò al divano accanto alla poltrona dove ero ancora seduta in attesa,si accomodò e parlò.

“Da dove inizio…Allora io non mi sto per sposare.E questo voglio sia chiaro da subito,se no il resto non avrà senso.”
 Alzai di scatto la testa…Cosa?? Non si stava per sposare con Carla?Aveva cambiato di nuovo idea?Forse avrei fatto meglio a sentire davvero tutta la storia e poi a sputargli in faccia,se eventualmente i miei peggiori pensieri fossero fondati.

“Quando mi sono dichiarato a te,quando ti ho detto che mi piacevi tu,che mi sei piaciuta da qual giorno nel pub,era tutto vero. Non ritiro una singola parola o respiro di quello che ti dissi,ma lasciare tua sorella non era semplice.Quando poi ho provato a parlare con lei,sinceramente non so cosa sia scattato in lei ma ha iniziato a spogliarmi e diciamo che abbiamo fatto l’amore.Certo avrei potuto fermarla,ma ero spaventato…le avrei dovuto dire che ero innamorato della sorella mentre lei voleva fare l’amore? Così l’ho lasciata fare,ma non siamo arrivati alla fine….cioè…insomma…. non l’abbiamo davvero fatto,non ci siamo riusciti.Lei per i suoi pensieri e io per i miei.Nonostante tutto quella notte ho lasciato correre.Quando ti chiamai chiedendoti del tempo era una scusa,sapevo che eri incazzata a morte con me ma volevo sentire la tua voce….Poi sei sparita.Dalla mia vita,dalla circolazione.Ho saputo dal ragazzo attuale di Carla dove ti eri andata a cacciare e l’ho saputo quando ti ho chiamata l’altra notte.Carla e Joe,il futuro sposo, mi hanno invitato al matrimonio…tutto sommato siamo rimasti in buoni rapporti e mezzo ubriaco Joe mi ha detto dove ti eri cacciata e ti ho chiamato.Carla,Joe ed io siamo andati a parlare con i tuoi genitori,per chiarire cosa diavolo stesse succedendo e loro lo sai come sono…basta che siete felici.Io gli ho detto che voglio te,che mi sei sempre piaciuta tu e nonostante tutto poteva andarmi peggio con la loro reazione.Tralasciando che nemmeno loro hanno voluto dirmi dove fossi,come ti dicevo l’ho saputo la settimana scorsa e ho preso il primo aereo disponibile per raggiungerti e parlarti di persona.Riassumendo…Io non mi sto per sposare con Carla,non ho mai voluto lei…Ecco…Io voglio te.”
Era sollevato e si vedeva ad occhio nudo,aveva chiarito tutto e quel peso enorme che si portava con sé era ormai svanito. Dal canto mio avevo carpito poche informazioni: non si sposava,voleva me,si era innamorato,non si sposava,era arrivato fin lì per me e non si sposava.

“Quale reazione hanno avuto i miei?”
Chiesi incerta,tra le 200 cose che potevo e volevo chiedere perché dovevo iniziare dalla più “inutile”?
Stefano era leggermente contento che almeno adesso parlassi…beato lui!

“Beh..ehm…tuo padre mi ha dato un pugno.Ma non preoccuparti,ha fatto bene.Tu non devi soffrire,per me poi..non ne vale la pena. Io vorrei solo sapere se ho una possibilità ancora,sono disposto a ricominciare da zero,meno zero se preferisci.Non avevo nessun diritto per farti passare tutto quel casino,ma mi piaci da morire non volevo perderti e mi è sfuggito tutto di mano.Vorrei solo una vera chance con te,una che non sprecherò e che mi permetta di dimostrarti quanto valgo e quanto sei importante per me…”
Ci guardavamo. Nei suoi occhi vedevo la sincerità,questa volta lo era davvero,ma non sapevo se e come mi sarei potuto fidare di nuovo di lui.La scelta spettava a me.

“Sono venuto solo per dirti questo…ecco tutto sì. Ti lascio riflettere con calma,poi quando torni se e quando vuoi parlare con me sono a tua disposizione.”
Si alzò e chiese dove Alberto avesse messo il suo giubbino.

“Sei venuto solo con quello?Non hai valigie?”
Domandai scioccata,era partito senza niente?Ma poi perché voleva andare via?

“Ehm sì,non ho avuto modo per preparare niente,poi voglio dire ero venuto per parlarti di noi,a cosa mi servivano tutte quelle cose inutili…”
Mi alzai anche io di scatto,andai nella stanza accanto e gli presi il giubbino.Mi sarei aspettata di trovare Alby dietro la porta,invece eravamo solo io e Stefano.
Tornai da lui e lanciandogli il giubbino addosso mi sfogai.

“Ecco a te! Tu vieni qui,ti presenti come se fossi il re del mondo.Fai tutto quello che vuoi e poi te ne vai. Pensi che possa godermi queste vacanze sapendo tutto quello che mi hai detto,pensi che sia il tipo di persona che lo fa. Perché io e te non ci conosciamo per niente e tu non hai nessun diritto di venire qui e fare quello che ti pare e piace e dire tutte queste cose e poi andartene…”
Adrenalina pura mi scorreva tra le vene,non avevo fiato né energie,perché ormai l’avevo capito che l’amore sfiancava,ma avevo parole per tutti.

“Scusa se volevo darti del tempo per pensare!”
Rispose a tono anche lui,adesso stavamo dando libertà alla tensione e allo stress accumulato in tutto questo tempo.
Lui si era ormai voltato e diretto verso la porta,interpretando il mio sfogo come un invito ad andarsene.

“SCUSA UN CAZZO!! SEI UN DEFICIENTE SE PENSI CHE MI SERVA ALTRO TEMPO PER DIRTI CHE TI AMO!”

“Cos-…cosa hai detto?”
Si bloccò immediatamente e come lui anche io.Avevo detto una cosa vera,ma l’aveva urlata senza rifletterci. Di certo non era quello il modo per fargli sapere cosa era nato in me nei suoi confronti.

 “Ripeti cosa hai detto.”
Disse avvicinandosi di nuovo a me più calmo,avrei osato nel dire che era contento.

“No. Hai capito…Non puoi andartene dopo aver lanciato la bomba!”
Risposi meno nervosa ed elettrizzata.Ci eravamo calmati,dopo lo sfogo forse era possibile conversare come due esseri umani civilizzati.

“E tu non hai lanciato una bomba due secondi fa?”
Controbbattè sorridendo dolcemente e avvicinandosi pericolosamente,molto pericolosamente,a me.Non che io feci un passo per muovermi,stavo così bene lì!

“Ma io non sto scappando,sono qui! Mi vedi?”
Domandai ironicamente,ma mai lontanamente mi sarei sognata gli avvenimenti successivi,che accaddero in pochissimi secondi.

“Cazzo se ti vedo…sei bellissima.”
E così dicendo mi attirò a sé annullando quella poca distanza che ci divideva e siggillò con un bacio la fine di tutta la discussione.
Mi stringeva a sé con forza e dolcezza insieme,ero sua e a dirlo non erano solo le braccia che mi avvoglevano come una coperta protettiva,ma era la sua lingua che s’insinuava e danzava con la mia come non avessero mai smesso di farlo,era il suo profumo che ci circondava e mi inebriava,erano i suoi capelli tra le mie mano così soffici e morbidi,erano i suoi denti che cercavano le mie labbra per morderle per farmi capire che non stavo sognando…che stavolta era tutto vero.Che era tutto lì tra le nostre braccia quello che cercavamo da tempo,che la caccia era finita e che se tutto andava bene iniziava un lungo periodo di pace e lungimiranza. Quel bacio che non volevo finisse,terminò.Una fine che era solo l’inizio lo potevo chiaramente leggere nei suoi occhi,che erano lo specchio di ciò che provavo io. Inutile dire che poi con calma chiarimmo tutte le situazioni più incongruenti,ma entrambi fummo d’accordo nel definire quel giorno come il primo di una lunga serie di giornate assieme.Ero al settimo cielo,troppo contenta di poter stringere Stefano tra le mie braccia e poter finalmente dire che era mio.
Alberto fu il primo a sapere la notizia,ovviamente aveva origliato tutto.

“Lo saaaaapevooooo!!!! Congratulazioni belliii! Sono molto contento per te tesoro mio!”
E mi abbracciò così stretto che mi mancò il respiro,ma non dissi nulla perché mi sentivo molto felice e coccolata. Invece Luke fu molto felice per noi,ma molto diretto con Stefano.

“Benvenuto in famiglia…Falle del male e quanto è vero che Alberto mette mutande rosa io ti vengo a cercare dovunque andrai e ti darò una lezione memorabile.”
Gli strinse la mano e attese,come tutti quanti noi,una risposta.Invece Stefano mi riprese accanto a te,non che mi fossi allontanata di molto,mi cinse i fianchi possessivamente e mi baciò la fronte prima di parlare.

“Non sono così scemo da fare lo stesso errore 2 volte.Questa volta sarà diverso.Ti do la mia parola.”
In seguito l’atmosfera si alleggerì e anche Luke si rilasso in quell’ambiente così familiare.Decisi che sarebbe rimasto con noi per le ultime settimane rimanenti e ovviamente dormì nella mia stanza. Durante la serata non ci staccammo per più di qualche minuto,era inevitabile ritrovarmi accanto a lui e a volte lo facevo senza nemmeno rendermene conto. Era bello averlo lì,con noi. Con me.Era come sentirsi a casa in ogni luogo,senza limiti di spazio e tempo. Quella sera dormimmo abbracciati e fu la notte più tranquilla di sempre,crollammo tardi a furia di parlare,ma la mattina dopo mi sentì riposata e rilassata. 
Svegliarsi con accanto la persona che ami che ti saluta con un bacio e ti coccola è il miglior risveglio che qualsiasi persona possa desiderare.

“Grazie Isa.”
Mi disse la mattina seguente mentre eravamo ancora a letto abbracciati.Lo fissai meglio,probabilmente avevo perso qualche parte,ma era strano perché pendevo dalle sue labbra.

“Per cosa?”
Chiesi pensierosa.

“Per avermi aspettato,per non esserti arresa e per avermi accolto tra le tue braccia senza rivangare le stronzate che ho fatto.”
Spuntò sulle sue labbra un dolce sorriso,seguito poi dal mio.

“Stefano sconterai tutto con del sano sesso riparatore!”
Risposi lasciandolo di stucco,ma al contempo eccitato al sole pensiero in cui ci saremmo uniti anche fisicamente. Per non alimentare quel fuoco che in me era già ardente preferì alzarmi dal letto e prepararmi per la giornata. 
Le settimane restanti furono infinite volte meglio di tutti e tre mesi di vacanza,con Stefano e tutta la banda le giornata assunsero un sapore e un colore totalemnte diverso. Noi non ci staccavamo mai,le nostre labbra erano incollate quasi sempre,tranne quando eravamo obbligati a rispondere a domande e quando lui fu costretto a fare shopping.Era tutto perfetto,ma tutto stava finendo. E purtroppo anche le vacanze giunsero al termine,era il momento di tornare a casa.

“Oggi tu vieni con me a casa e parliamo con i miei!”
Gli annunciai intransigente quando salimmo sull’aereo,dovevamo chiarire e mettere i puntini sulle i.Gli presi la mano e la strinsi forte.

“Fai parlare me e andrà tutto bene,mamma si accorgerà subito dell’effetto tuo su di me.”
Lui si allungò verso di me e mi baciò appassionatamente,come se non ci fossero passeggeri,assistenti di volo,gente ,aereo…niente se non noi due soli.

“E lei noterà l’effetto tuo su di me!”
Concluse ridendo.
Il viaggio fu più breve dell’andata e più emozionante.Una volta a terra strinsi la mano di Stefano e insieme ci incaminammo verso casa.Tom ci accompagnò fuori la porta augurandoci un grande in bocca al lupo,come aveva fatto anche Alberto all’aereoporto.Io mi limitai a ringraziarli e a stringere la mano di Stefano,sarebbe andato tutto bene.Lo sapevo,me lo sentivo.
Entrando sentì l’inconfondibile profumo di mamma,lo spruzzava a quantità industriali e lasciava una scia forte per tutta la casa.Trascinai Stefano in casa con me e mi annunciai,ma nessuno rispose.Il tempo di voltarmi verso di lui per rassicurarlo,che fui assaltata da Carla.Fortunatamente Stefano mi prese in tempo,prima che cadessimo entrambe a terra. Avevo lasciato una sorella triste e piangente e ne trovavo una sprizzante di felicità e quasi sposata.

“Ciao bellissimiii!Come state? Le hai detto tutto tu?”
Era strano quel triangolo di ex e attuali fidanzati di chi,poi Carla sapeva tutto quello che Stefano doveva dirmi e un po mi inquietava questa consapevolezza.

“Si Carla,le ho detto tutto.Adesso sei tu a doverci raccontare che è successo.”
Rispose lui un po’ apatico,poi si rivolse a me.

“Girasole poso le borse di là e torno.”
Negli ultimi giorni si era fissato con il chiamarmi Girasole,diceva che gli metteva buon umore e poi erano dei fiori bellissimi.Proprio come me,diceva.

“È proprio cotto di te!Vieni andiamo di la ti presento Joe e ti dico che feci quella sera,così tutti i pezzi andranno al loro posto.”
Mi condusse verso il salotto,dove mi attendeva il mio futuro genero.Alto muscoloso e abbronzato,ma dal viso simpatico e infatti così si rivelò essere.

“È te che devo ringraziare! Piacere Isabella,sono Joe! Grazie per averla spronata a farmi visita.”
Ah giusto!Lui aveva fatto un incidente..sembrava stare più che bene però.

“Piacere mio Joe. Naahh tutto merito suo davvero,piuttosto tu come stai?”
Chiesi di buon umore come tutti in quella stanza.
“Mi sto per sposare con tua sorella,come vuoi che stia?Una favola!”
Rispose ridendo contento.Entrò anche Stefano e si salutarono come se fossero amici da sempre.La vicenda li aveva avvicinati probabilmente,poi si sedette accanto a me.

“Beh dopo la chiacchierata sono corsa in ospedale e lì sono rimasta fin quando non mi ha fatto entrare,per questo non sono più riuscita a contattarti.Stesso lì sul letto d’ospedale mi ha chiesto la mano.E ho detto di sì.Poi sono corsa a parlare con Stefano che stava cercando me per parlare e abbiamo chiarito che tra di noi non ci sarebbe stata niente più dell’amicizia. Tra l’altro come avri notato sono ottimi compagni d’avventura questi due.”
Molto breve e conciso il racconto,ma ormai non volevo sentirne parlare più. Pochi attimi dopo arrivarono anche i miei,che trovandomi nel salotto mi inondarono di baci e abbracci,poi salutarono con  poco entusiasmo Stefano.E lì intervenni.

“Mamma,babbo mi piace.Da prima che sapessi che si frequentava con Carla,e sì lui è stato uno stronzo a non dire niente…ma adesso sa che è la sua ultima chance,vera chance, e non la sprecherà. Io sono felice,davvero,mi piace tanto e vorrei che anche voi lo accogliate con piacere come fosse un figlio acquisito.”
Mi avvicinai a Stefano,sconsolato e triste, e gli strinsi ancora una volta la mano e lo abbracciai e lui subito mi accolse sul suo petto,tra le sue braccia.

“Non farla soffrire più intesi?”
Chiese mamma e Stefano annuì velocemente.Poi ci abbracciò forte forte,per lei bastava donare amore.Babbo ci dovette lavorare un po’ su,ma con il passare del tempo anche lui si rese conte che questa volta facevamo sul serio. Stavamo crescendo.
Cenammo tutti a casa quella sera e fu molto piacevole.Poi arrivò l’ora brutta dei saluti,dormire senza di lui non sarebbe stato facile quella notte.Lo accompagnai all’auto,ma prima di salire e di salutarci si fermò.Durante la serata ci eravamo scambiati poco più di tre frasi,ma infiniti sguardi complici.Nel cortile di casa invece parlò più rilassato.

“Ci sei solo tu per me,lo sai vero?”
Annuì decisa alla sua domanda aspettando che proseguisse.

“Ecco…Te l’ho già detto indirettamente,ma adesso voglio farlo come si deve.Voglio che lo imprima per bene nella tua memoria,perché è la prima volta che lo dico in vita mia ed è la prima volta che lo dico a te. Puoi scommetterci che lo sentirai ogni giorno della tua vita,se mi vorrai sempre accanto a te. Isabella io ti amo.”
E prima ancora che potessi anche solo parlare o replicare mi baciò.
Un bacio intenso,accogliente,familiare…insomma nostro. 
Il mio e il suo sapore insieme.
Eccezionale.



Due minutini ancora:
IL prossimo capitolo sarà l'epilogo....grazie per aver letto! Bacioni


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Capitolo 21
*** Epilogo :) ***


                                                                                AL CUOR NON SI COMANDA
                                                                   EPILOGO


Il matrimonio fu un evento in grande proprio come piaceva agli sposi,che tra l’altro erano bellissimi e raggianti.Come del resto i testimoni di nozze.
Eh già,io e Stefano ci trovammo imbarcati nella grande famiglia organizzatrice del matrimonio e diventammo anche noi parte principale della festa e dell’evento molto toccante. Fu una bellissima cerimonia,ballai tutta la serata e con molto piacere e sorpresa il mio consorte mi seguì per tutta la notte.Solo in seguito mi spiegò che il fratello scapolo di Joe era in cerca di una “donna per la vita”,e lui aveva il compito di marcare il territorio.
Stefano ogni giorno che passavamo insieme mi sembrava sempre più straordinario e l’amore che ci univa si rafforzava ogni giorni sempre di più.Non a caso da lì a qualche anno anche io mi sarei trovata in un vestito simile a quello di Carla,con una proposta di matrimonio degna dei migliori cartoni animati.
E dire che ne era passata di acqua sotto i ponti,partendo dal pub alla discoteca,alle bugie alle svolte che la vicenda aveva portato nelle nostre vite,nella mia vita.
A Stefano che era entrato nella mia vita e non ci sarebbe più uscito.
Ad Alberto e Luke finalmente sposi!
A Lisa e Tom finalmente presentati ai rispettivi genitori.
A Romeo e Giulia più forti che mai.
A Carla e Joe che formavano una nuova famiglia.
A mamma e babbo che si sarebbero continuati ad amare per sempre.
A  nonna Isabella,dovunque lei e il nonno siano,ancora felici e giocherelloni.
A voi,miei cari figli che continuerete a chiedermi di raccontare la storia di come ho conosciuto vostro padre e io continuerò a raccontarvela ed esattamente allo stesso punto vi ripeterò sempre che:
per davvero al cuore non si comanda!




Eccoci qui…
Allora vi ruberò pochi attimini dicendo che spero la storia vi sia piaciuta o che almeno vi abbia distratto un po’ dalla solita routine.Di solito quando scrivo l’intento personale è quello di smorzare la monotonia della quotidianità,per distrarmi dai problemi/pensieri che durante la giornata mi assillano e soprattutto per non disperdere la speranza nel vero amore.Spero in qualche modo di aver regalato anche a voi qualche attimo di svago e di tranquillità,di avervi infuso un po’ di speranza verso l’amore…non arrendetevi mai!
Vi ringrazio di cuore anche solo per aver letto il titolo,2 righe oppure solo il finale e ringrazio ancora di più chi ha avuto la pazienza di leggere tutto e di aspettare che completassi il racconto..Grazie!
Vi mando tanti abbracci panda!!!
Ahimé adesso è davvero arrivato il momento di mettere la parola



                                                                                                                                      Fine

                                                      


 

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