una tazza di latte e zucchero

di rekichan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** liceo shitou ***
Capitolo 2: *** Ghiaccio ***
Capitolo 3: *** petali di ciliegio ***
Capitolo 4: *** radio pettela ***
Capitolo 5: *** Para-para Shirakawa ***
Capitolo 6: *** Voci dall'oltretomba ***
Capitolo 7: *** Non profanare la mia arte! ***
Capitolo 8: *** Conto alla rovescia ***
Capitolo 9: *** Cadute di stile, di smalto e di volantini ***
Capitolo 10: *** Attenzione Yamanaka: Shirakawa all'attacco ***
Capitolo 11: *** Telefonate e appuntamenti ***
Capitolo 12: *** Questione di Feeling-prima parte ***
Capitolo 13: *** Questione di Feeling - seconda parte ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO SPECIALE - Para Para Special Couple: La coppia che scoppia ***
Capitolo 15: *** Novità, separazioni e turbamenti ***



Capitolo 1
*** liceo shitou ***


Salve^^ è la prima volta che scrivo su questa coppia (ma la fanfiction sarà incentrata anche su altre) e spero che piaccia. La commedia scolastica non è proprio il mio genere, ma ci provo.

Dedicata alla mia bimba Shichan che la attende da secoli.

.....................

«Mamma cos’è quello?»

«Una tazza di latte e zucchero.»

«Posso assaggiare?»

«No, piccola. Tu devi bere il latte e zucchero che ti porterà il ragazzo con cui passerai il resto della tua vita.»

«E come farò a riconoscerlo?»

«Se è la persona giusta, ti porterà una tazza di latte e zucchero.»

Una settimana dopo, Hitomi Hyuuga morì.

Il cicaleccio degli studenti che entravano nell’aula magna riempiva la stanza.

Brusio sottile, risate, racconti di vacanze e l’eccitazione delle matricole per essere finalmente ammessi nella scuola superiore.

Liceo Shitou, uno dei più importanti di tutta Tokyo.

Una ragazza dai capelli scuri disposti in un morbido caschetto si faceva largo, timida e impacciata, tra la folla.

La soffice uniforme azzurro chiaro, di raffinato cotone, le fasciava il corpo minuto e sottile; la maglia si tendeva appena su un seno in procinto di spuntare e la gonnellina a pieghe lasciava scoperte due gambe candide e snelle dal ginocchio in giù.

Sottili bordi di un intenso magenta spiccavano prepotenti attorno al colletto e all’orlo della gonna, segnando il distacco dall’uniforme alla pelle.

Occhi cerulei, di un azzurro ghiaccio molto chiaro e sottolineati da folte ciglia brune, si guardavano intorno timidi e spauriti; timorosi di incrociare sguardi sconosciuti.

Frugavano febbrilmente la folla, alla ricerca di una fisionomia familiare…qualcuno che la potesse aiutare ad orientarsi tra quella fiumana di gente…

«Neji niichan!»

Gridò, scorgendo poco lontano un ragazzo dai fluenti capelli neri.

Molto più alto di lei, indossava l’uniforme dell’istituto.

Giacca nera con colletto rigido, la divisa del terzo e ultimo anno di liceo era caratterizzata dalla tonalità di colore più scura che conferiva un tono più austero agli studenti.

Il ragazzo si voltò, incrociando gli occhi della cugina, così identici ai propri.

Trafelata per la piccola corsetta intrapresa per raggiungerlo, Hinata Hyuuga si strinse al braccio del cugino; le morbide gote colorate di rosso.

«Hinata-chan ho da fare.»

Il diciottenne non si risparmiò l’aspro commento.

Ci mancava solo la cugina in crisi, come se non bastasse il caos in aula magna, senza che lui e l’altro rappresentante d’istituto riuscissero a domarlo.

«Yurusuke Neji niichan…»

Le piccole mani si staccarono dalla manica scura, stringendosi nervosamente attorno alla cartella.

Sospiro da parte del ragazzo, poi le sue dita sottili e forti che passavano tra i capelli scuri della cugina.

«Vai a sederti, tra poco andiamo in classe. Uchiha…»

L’attenzione di Neji si rivolse verso un ragazzo poco distante da lui.

Capelli scuri e corti ricadevano in morbide ciocche attorno al viso dai lineamenti sottili e ben delineati, sottolineando i tratti marcati e mascolini.

Occhi altrettanto neri fissavano, da dietro la montatura scura e sottile di un paio d’occhiali da vista, inquisitori e sprezzanti i ragazzi attorno a sé; apparentemente disinteressati a tutto ciò che li circondava.

Non si posavano su nulla in particolare, ma al contempo osservavano tutto e nulla sfuggiva a quello sguardo bruno e severo, in netto contrasto con la pelle candida che fungeva da rivestimento al fisico modellato del ragazzo, celato dall’uniforme allacciata fino alla gola.

Fissò appena Hinata, dedicando la propria attenzione al cugino.

Era poco più basso di lui, ma l’atteggiamento era simile.

Sicuro, deciso, quasi prepotente nel suo essere pacato.

«Dimmi, Hyuuga.»

«Dov’è finito quel danno umano dell’Uzumaki?»

L’Uchiha sgranò gli occhi e proprio in quel momento un ragazzo in divisa blu scuro, balzò sul podio dove dovevano stare i rappresentanti e, afferrato il microfono, cominciò ad urlare:

«Annuncio ufficiale, ragazzi! Siete tutti invitati alla festa di fidanzamento tra me e Sasuke che finalmente ha accettato di ufficializzare il nostro amore eterno!»

Una risata riempì l’aula alle parole del ragazzo.

Aria scanzonata, capelli color grano e grandi occhi cerulei; alto, la scarsa altezza era compensata da un fisico tonico e ben proporzionato, nonché da un sorriso capace di far sciogliere chiunque.

Chiunque, ma non il ragazzo moro che Hinata si trovava accanto.

«Scusami, Hyuuga…» bofonchiò, dirigendosi a grandi passi verso il palco e afferrando il biondino per l’orecchio.

«Ahia! Sasuke-chan, mi fai male!»

«Taci, usuratonkachi! E fila a posto!»

Voce bassa e profonda, velata di minaccia, che però non sortì l’effetto sperato.

Il biondino gli si avvinghiò al braccio, sbattendo gli occhi con aria da cucciolo abbandonato.

«Ma come? Dopo tutto l’amore che ci siamo scambiati?»

«Idiota…»

«…ieri sera…sotto le coperte…»

Risatine da parte delle ragazze, qualcuna che urlava di volere il filmino.

«Naruto fila a posto!»

Un ghigno lasciò il posto al sorriso, poi le labbra del ragazzo si posarono su quelle del moro in un soffice bacio a stampo.

Approfittando dell’attimo di smarrimento di Sasuke, Naruto alzò due dita in segno di vittoria e saltò giù dal palco, tra le ovazioni del pubblico femminile.

«Nienai nahaya kuru, Naruto…(Trad: Va a quel paese, Naruto.)» sibilò l’Uchiha, pulendosi la bocca sulla manica della divisa.

Rosso e irritato, si sedette al proprio posto al tavolo dei rappresentanti.

Gli occhi chiari di Hinata avevano assistito allibiti e attoniti alla scena; le sue guance si erano fatte ancora più rosse al bacio che i due si erano scambiati e l’imbarazzo era aumentato alle urla di giubilo delle sue compagne.

In che razza di scuola era capitata?

L’istinto di stringersi a Neji fu più forte che mai e le dita sottili della mano si serrarono timidamente attorno alla giacca del cugino.

Dopo la morte di sua madre, avvenuta quando aveva appena otto anni, Hinata aveva trovato conforto nella figura del ragazzo.

Sempre presente, l’allora undicenne Neji Hyuuga aveva sostituito la figura paterna della ragazza, troppo fredda e distante per darle l’affetto che la bambina richiedeva.

Erano cresciuti assieme e, anche adesso, il moro costituiva uno dei punti fermi della sua vita.

Ma Neji non sapeva di latte e zucchero.

Era più un caffèllatte, amarognolo e dolciastro al tempo stesso.

Hinata lo sapeva e non prendeva mai latte e zucchero in sua presenza.

«Hinata-chan, siediti. Io devo andare.»

Con gesto burbero, allontanò la sedicenne da sé, indicandole un posto in prima fila.

Proprio accanto al ragazzo biondo.

Timidamente, si accomodò sulla fredda plastica della sedia, aggiustandosi le pieghe della divisa con i polpastrelli.

«Ohayo, sei del primo anno, vero?»

La fanciulla alzò lo sguardo, incrociando un grande paio di occhi cerulei.

Rimase qualche secondo in silenzio, a studiare quel volto dalla pelle ambrata, la cui unica pecca erano tre graffi paralleli su ciascuna guancia.

Da vicino era molto più carino che sul palco; aveva un profumo strano.

Dolce, quasi mieloso.

Latte.

E zucchero?

«S…sì.» balbettò.

La voce era sottile e leggermente acuta, adatta a quella persona minuta e aggraziata che era la ragazza.

«Piacere! Naruto Uzumaki! Sono in seconda!»

La mano del ragazzo si tese verso di lei.

La strinse.

Il biondino aveva una presa forte e decisa, gli piaceva però indugiare a tenere le mani altrui, in modo da stabilire un contatto.

E quella di Hinata era soffice e morbida.

Gli piaceva quella mano.

«Hi…Hinata Hyuuga. Piacere, Uzumaki-san…»

«Chiamami Naruto! Odio i formalismi…posso chiamarti Hinata, vero?»

La moretta annuì.

Naruto le infondeva sicurezza con la parlantina sciolta di cui era dotato.

Le spiegò le regole della scuola, dove si trovava la sua classe e tante altre cose apparentemente inutili e banali, che però servirono a tranquillizzare la fanciulla.

«Se Uzumaki vuole degnarci della sua attenzione invece di provarci con le matricole, gli saremmo tutti molto grati.»

La voce bassa e pacata di Sasuke rimbombò al microfono, diffondendosi per tutta l’aula magna.

Scocciato per quel continuo cicaleccio che proveniva dai primi posti, l’Uchiha aveva deciso di intervenire prima che i suoi nervi saltassero del tutto.

Brutta idea.

Per non dire pessima.

Naruto ghignò, svelando una fila di denti bianchi e perfetti.

«Geloso, Sasuke-chan?»

Il diretto interessato inarcò un sopracciglio; le belle labbra si piegarono in una smorfia seccata.

«Di te? No di certo. Tanto a casa so come tapparti la bocca.»

Qualche urletto sovreccitato, risate che si dipanavano per tutta la stanza, gli studenti sembravano abituati a quegli strani siparietti fatti di botta e risposta tra i due ragazzi, tanto che perfino l’austero Neji, così notò Hinata, non seppe trattenersi dal sollevare gli angoli della bocca.

Sorriso presto riparato dietro la mano, in modo da non farlo scorgere a nessuno.

Si alzò, prendendo la parola e mettendo a tacere i due ragazzi che continuavano con il loro discorso a doppio senso.

«Uchiha, Uzumaki…continuerete in camera questa discussione. Intanto, benvenuti alle matricole e bentornati ai vecchi studenti…»

Neji intraprese un impeccabile discorso d’apertura, spiegando alle nuove matricole il comportamento da tenere, i turni di pulizia per cui avrebbero dovuto discutere con i rappresentanti di classe, dove si trovava la mensa e gli orari della biblioteca.

Tante, troppe regole che gli studenti avrebbero appreso mano a mano che l’anno scolastico sarebbe trascorso.

Perfettamente inutile, quindi, finché non si arrivò alla questione dei club scolastici.

Neji invitò diversi ragazzi di terza e seconda ad esporre le caratteristiche dei propri club, in modo da attrarre iscritti tra le matricole.

Un ragazzo di seconda dai capelli castani e gli occhi dorati, ghigno quasi lupesco, tenne una lunga filippica sul club di karate, beccandosi perfino qualche fischio.

Naruto balzò in piedi sulla sedia, gridando a sua volta.

«Inuzuka hai rotto! Tanto lo sappiamo tutti che ti fai stendere al primo colpo!»

«Ome o baka doro, urusai! (Trad: Megacretino stai zitto!)»

«Zitti entrambi!»

La voce di Neji rimise al proprio posto i due ragazzi.

Quei due idioti…sempre ad attaccare briga l’uno con l’altro, fortuna che non erano mai arrivati alle mani.

Seccato, congedò il castano, passando poi il microfono a Sasuke.

Il moro tossì per schiarirsi la voce.

«Bene…ultimo club è quello di pattinaggio sul ghiaccio.»

Hinata alzò lo sguardo, improvvisamente interessata.

Sua madre adorava pattinare sul ghiaccio, essendo originaria di Hokkaido dove l’inverno era rigido e i laghi molto spesso si tramutavano in svago per i fanciulli costretti, altrimenti, a giocare in casa dalle gelide temperature.

Quest’amore era passato alla figlia, che dopo la morte di Hitomi si era gettata anima e corpo nelle difficili forme del pattinaggio artistico.

I salti, le piroette…tutto diventava ghiaccio e armonia.

E, nel freddo palasport, si congelava anche il dolore.

«Come sapete, il liceo Shitou fornisce un ottimo impianto agli studenti che vogliono cimentarsi in questa disciplina. Il pattinaggio sul ghiaccio si divide in tre tipologie: pattinaggio di figura, pattinaggio in velocità e hockey sul ghiaccio. La nostra scuola è specializzata nel pattinaggio di figura, diviso a sua volta in pattinaggio artistico e danza sul ghiaccio…» prese un attimo fiato; si tolse gli occhiali, stringendoli tra le dita e cominciando a pulirli sulla maglia della divisa.

Non alzava il viso quando era senza occhiali, notò Hinata.

La sua attenzione si era concentrata sul discorso tenuto dal diciottenne.

Non aveva mai aderito ad un club scolastico, ma adesso, finalmente, ne trovava uno che poteva interessarle.

Doveva solo scoprire chi era il presidente.

«Ah! Il pattinaggio!» esclamò Naruto, balzando in piedi «Sasuke mi iscrivi anche quest’anno, vero?»

«No.»

«Ma daiiii! L’anno scorso non mi hai fatto partecipare alle gare solo perché non avevo imparato quel coso…il Salchow!»

«Sai fare a malapena il Lutz che è molto più semplice, Uzumaki. Pretendi che ti faccia partecipare alla manifestazione delle scuole con i Toeloop?»

Hinata trattenne a stento una risatina, soffocata prontamente dalle mani.

Il Toeloop era il primo salto che si imparava e veniva considerato la base del pattinaggio artistico.

Dovevi scivolare indietro sul piede destro, mantenendoti sul filo esterno. Effettuavi la puntata col piede sinistro nel ghiaccio e imprimevi la rotazione in senso antiorario.

IL Lutz differiva dal Toeloop solo per la lunga preparazione che si effettuava durante la scivolata, necessaria per imprimere la rotazione in senso orario al momento del salto.

Già il Flip era un poco più difficile, ma era con il Salchow che si entrava in rami più complessi.

Salchow, Loop e infine l’Axel, traguardo di tutti i pattinatori.

Era impossibile eseguire questi salti se prima non avevi compreso appieno la dinamica dei primi due, quindi la piccola Hyuuga comprendeva appieno l’indignazione di Sasuke verso il discorso superficiale di Naruto.

All’ultima affermazione del moro, il diciassettenne si rimise composto, seppure il volto fosse corrucciato in un lieve broncio.

«Sempre la solita storia…» sbuffò, mentre Sasuke riprendeva il proprio discorso.

«…chi vuole aderire al club di pattinaggio, può quindi scegliere tra queste due discipline: la danza sul ghiaccio, singola o a coppia, e il pattinaggio artistico, anche questo singolo o a coppie, dipenderà dal numero degli iscritti. Per eventuali informazioni sugli orari e sulle attività contattate pure il sottoscritto. Adesso potete andare in classe.»

La folla si diradò, sbuffante.

Le matricole furono indirizzate verso i sempai degli anni superiori, affinché le guidassero nelle aule.

Naruto fu incaricato di condurre la classe di Hinata, la 1° C.

Con un sorriso smagliante, afferrò la mano della ragazza, trascinandola fuori dalla grande sala delle riunioni.

«La prima C con me, ragazzi! Forza marmocchi!» urlò.

Un piccolo gruppo di ragazzi dall’aria perplessa gli fece seguito per i lunghi corridoi.

Hinata lasciò le scarpe sul pianerottolo di fronte al tatami.

A piccoli passi felpati, attraversò l’ampio corridoio fino allo shoji che segnava il confine tra lo spazio comune e la propria stanza.

Non c’era nessuno in casa, come al solito.

Neji si era fermato dopo la scuola a discutere con i professori, sua sorella Hanabi aveva il rientro e suo padre…

Beh, anche se ci fosse stato non sarebbe cambiato molto.

Posò la cartella sulla scrivania, accendendo la luce.

Era una bella lampada da tavolo, a forma di prisma esagonale.

Di un tenue azzurro, dei fori sulla plastica proiettavano fiocchi di neve per tutta la stanza.

Sospirando, accese lo stereo.

Una musica leggera si diffuse nell’aria.

Mozart.

Le piaceva Mozart.

Specie “Il flauto magico”.

Ed era quella la musica che adesso risuonava per la stanza.

Era stata una giornata strana e le note la rasserenavano.

La scuola era bella, dalla struttura lineare e pulita.

Il cortile era ampio e spazioso, pieno di piccole aiuole piene d’alberi di ciliegio.

Il problema era la classe.

O meglio, era lei.

Lei e la sua stupida paura di stringere legami.

Timida, era troppo timida.

Oppure semplicemente fredda.

Come un fiocco di neve.

Si tolse l’uniforme.

Un corpo minuto si svelò alla vista.

Pelle candida, marmorea.

Curve ancora acerbe che promettevano di sistemarsi adeguatamente.

Cosce sode e muscolose, ma non per questo meno affusolate.

Non un filo di grasso rivestiva quel corpo atletico.

Ed era bella, Hinata.

Molto.

Bella come la neve.

E, come tale, molto facile da sciogliere.

Un lieve sospiro riempì l’aria, mentre indossava uno yukata azzurro.

Voleva stare comoda.

Si sedette alla scrivania, cominciando a tracciare, con calligrafia pulita e ordinata, i testi dei compiti sul quaderno.

Primo giorno, e già degli esercizi.

Finì tardi.

I suoi occhi azzurri vagavano spesso, troppo spesso alla finestra.

I ciliegi del giardino erano fioriti.

Era una bella serata.

E il profumo dei fiori arrivava fino alla camera.

Chiuse il libro.

A piccoli passi si recò in cucina.

Una bambina di undici anni era seduta al basso tsukui, divorando alcuni dango.

Capelli neri stretti in due codine, occhi cerulei uguali a quelli della maggiore.

Eppure molto più vivaci.

Scintilla di vita che Hinata non riusciva a catturare.

«Ohayo, Hanabi-chan. Tutto bene a scuola?» domandò, carezzando la testa bruna della sorellina.

«Sì, tutto a posto.»

Monosillabica.

Hanabi non parlava molto con la sorella.

La disprezzava.

E Hinata lo avvertiva.

Palpabile.

Freddo.

Come il ghiaccio su cui pattinava.

Prese il bollitore e si scaldò del latte.

Tre, quattro cucchiaini di zucchero.

Lo bevve in piedi, appoggiata al muro della cucina.

Hanabi non fece domande sul primo giorno di liceo.

Non le chiese se avesse conosciuto qualcuno.

Non le dette la possibilità di parlare di quello strano ragazzo dai capelli biondi e gli occhi azzurri, né del rappresentante d’istituto che, doveva ammetterlo, la intimoriva non poco.

Né poté raccontare alla sorella del suo compagno dai capelli rossi che si vestiva sempre di nero e si cerchiava gli occhi con la matita, o della ragazza castana che si pettinava con due crocchie ai lati della testa e che si era seduta a pranzo con lei, anche questa della sua classe, cercando di intavolare una conversazione.

Niente.

Era come se non ci fosse.

Nella stanza, solo se stessa e la tazza di latte e zucchero.

La musica gli scivolava nelle orecchie.

La lama tracciava sottili scie sul ghiaccio.

Avanti…

Respirò a fondo.

Piede sinistro.

Stacco sul filo esterno.

Le braccia si riuniscono sul petto per eliminare l’attrito.

Prima rotazione.

Seconda…

Due rotazioni e mezza…

Adesso la terz…

Atterrò all’indietro sul filo destro esterno, senza riuscire ad imprimere la terza rotazione.

Doppio Axel.

«Kuso…(Trad: merda)» imprecò tra i denti, mentre continuava a scivolare sul ghiaccio con l’eleganza data da lunghi anni d’esercizio.

Giorni spesi sul ghiaccio e in palestra per rafforzare le gambe e i muscoli, settimane passate a cadere sulla fredda superficie, altre passate a casa con le caviglie slogate per un salto superiore alle sue capacità.

«Sasuke!»

Curvò, voltandosi verso la figura che aveva appena fatto il suo ingresso nella pista.

Biondo, occhi azzurri.

Fisico perfetto, sebbene più minuto del proprio.

«Ohayo, Naruto.»

«Vuoi una mano ad esercitarti con la composizione a coppie?»

«Mh. Hai imparato almeno il Lutz?»

Naruto annuì energicamente.

«Allora ok.»

Un sorriso illuminò il volto del ragazzo.

Poche volte Sasuke gli permetteva di allenarsi con lui, fuori dal club scolastico.

Lo aveva sempre osservato pattinare, sin da quando erano molto piccoli.

Ma gli occhi neri del ragazzo non si erano mai posati su di lui.

Naruto sapeva che l’Uchiha lo disprezzava.

Avvertiva l’odio che provava per la sua nascita.

E il dolore che questa aveva portato, costringendolo a nascondersi dietro una maschera di ghiaccio.

Già, Naruto poteva avvertire la rabbia, l’odio e il rancore che il moro provava verso di lui.

Solo con gli anni era riuscito ad ottenere un po’ di affetto da Sasuke, senza però guadagnarne mai la stima.

Eppure erano sempre insieme.

Sempre.

Come le loro mani che viaggiavano intrecciate sulla pista.

Ambra nell’avorio, i due erano così differenti che nessuno avrebbe mai sospettato il sottile legame che li univa.

Un legame così profondo che nulla avrebbe potuto minare.

Nulla.

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Capitolo 2
*** Ghiaccio ***


I denti del pettine scivolarono tra i capelli appena lavati e profumati di pesca.

La ragazza sorrise allo specchio, fissando la propria immagine riflessa con soddisfazione.

Morbidi e soffici fili rosati incorniciavano il volto sottile e ben delineato, su cui facevano bella mostra, sopra un elegante nasino, due grandi occhi color prato.

Tirò sulla nuca la fascia blu scura, intonata all’uniforme che fasciava il corpo snello, forse con qualche curvetta di troppo sui fianchi, croce eterna della ragazza, in modo da scansare le ciocche più corte dal volto.

Osservò pensierosa le pieghe della gonna, assicurandosi che non la ingrossassero troppo.

Speranza vana.

Non era grassa, ma quella gonna, nella sua mente, la faceva apparire una balena!

Sbuffando, uscì dal bagno, percorse la strada che la portava all’ingresso e, messe le scarpe in una busta, infilò i piccoli piedi nella rigida struttura dei rollerblade.

Il tempo di assicurarli attorno ai polpacci e Sakura Haruno, diciassette anni a breve, frequentante il secondo anno del liceo Shitou, sfrecciava lungo il viale, inspirando a fondo l’aria frizzantina.

Le piaceva alzarsi presto e fare sui pattini la lunga strada per andare a scuola.

Il pattinaggio era una delle sue grandi passioni e quel piccolo esercizio mattutino l’aiutava a tenersi in forma.

Destro, sinistro…dava la sensazione di scivolare sulla superficie impalpabile dell’aria.

Socchiuse gli occhi.

Qualche secondo di distrazione, ma bastò perché qualcuno l’afferrasse per la vita, facendola roteare in aria.

«Sasuke-kun!» strillò, serrando le mani sulle spalle del ragazzo «Teme! Mettimi giù!»

Con un sorriso, l’Uchiha posò la fanciulla a terra.

Quando la vedeva sfrecciare così sicura e decisa sui pattini non riusciva a resistere alla tentazione di afferrarla.

Era più forte di lui, le sembrava di catturare il vento.

E Sakura era vento quando pattinava; aria fresca che profumava di rosata pesca.

Frutto di cui aveva l’odore e il sapore.

Ghignò al tentativo di Sakura di fingersi arrabbiata.

I suoi occhi verdi ridevano, tradendo l’espressione forzata del viso.

Alla fine, si lasciò andare ad un sorriso.

Elementari, medie, superiori…avevano frequentato tutte le scuole assieme e la passione per il pattinaggio aveva reso il loro rapporto più profondo che mai.

Conosceva il moro da sempre, ed era abituata alle piccole manie di Sasuke.

Come quella di prendere una ciocca rosata tra le dita e portarsela al viso per assaporare l’odore dello shampoo.

«Ti sei lavata i capelli.» sorrise; le labbra pallide si posarono sui morbidi capelli «Hai un buon odore.»

E come sempre, Sakura arrossì.

Sasuke, Sasuke, Sasuke.

Sempre il solito.

Non sarebbe cambiato mai.

Lasciò scivolare la ciocca dalle dita, aggiustandole la fascia per capelli.

Anche quei piccoli gesti facevano parte della loro quotidianità.

Sakura sapeva quando Sasuke desse importanza alla cura del corpo e della persona.

Odiava la trasandatezza e, per questo, la ragazza si era sempre impegnata ad essere sempre in ordine per piacergli.

«Pesca.» svelò l’odore dello shampoo.

«Intuivo. Andiamo?»

Il braccio del ragazzo si piegò verso di lei, offrendole appoggio.

Sakura lo strinse e, insieme, pattinarono fino alla scuola.

Hinata si tolse rapidamente i pattini, infilandoli nell’armadietto.

Indossate le scarpette in stoffa da portare a scuola, scattò in piedi, correndo disperatamente verso la propria classe.

Era in ritardo.

Non aveva sentito la sveglia e sua sorella Hanabi era uscita senza svegliarla.

E fare tardi il secondo giorno, non era proprio il massimo per iniziare una carriera scolastica.

Era quasi arrivata in classe ma, come spesso accade quando si ha fretta, intervenne un elemento esterno ad accentuare il ritardo.

L’imprevisto del giorno, vestiva i panni di Naruto Uzumaki.

Il ragazzo si era alzato puntuale, per una volta.

Mezzo addormentato, aveva inghiottito di malavoglia il pane tostato e il latte preparatogli dalla madre.

Si era fatto una doccia e aveva indossato l’uniforme.

Sembrava che, per una volta, dovesse arrivare puntuale, ma la sua ambizione di raggiungere Sasuke e Sakura sui pattini lo aveva danneggiato.

I due ragazzi abitavano nella zona “in” di Tokyo, in un lungo viale costeggiato da ville tradizionali.

Per raggiungerlo, Naruto doveva percorrere una discreta quantità di strada dalla zona residenziale in cui risiedeva.

Aveva quindi cercato una scorciatoia, ma si era perso tra i vicoli della città.

Di conseguenza, la puntualità era diventata ancora una volta un optional irrilevante.

Arrivato a scuola poco prima del suono della campanella, si stava affrettando a raggiungere la propria classe, la 2° C, quando avvenne il suo scontro-incontro con Hinata.

«Uzumaki-sempai! Mi scusi!» mormorò la ragazza, mortificata.

Il piccolo viso era stato prontamente abbassato, seguito da un inchino fatto più per nascondere il rossore che per altro.

Ci mancava solo quella!

Serrò gli occhi cerulei, profondamente costernata dall’incidente.

Nell’aria, un odore che non riusciva a definire.

Aroma di latte.

«Eh? Ah, tu sei la matricola di ieri! Hinata, giusto?»

La fanciulla alzò lo sguardo, incredula.

Non pensava che si ricordasse il suo nome.

Per rammentare il nome di qualcuno, bisogna ritenerlo quanto meno interessante.

Lei era così…banale.

Annuì debolmente, curandosi di tenere sempre lo sguardo chino.

«Se non sbaglio ti avevo detto di chiamarmi Naruto! E non tenere la testa bassa! Sei una ragazza troppo carina per nasconderti!»

L’Uzumaki sorrise, incurante del rossore che affiorava sempre più sul volto della giovane.

Gli occhi color cielo del biondo ispiravano serenità, sicurezza.

Hinata non poté fare a meno di sorridere a sua volta.

Era contagioso con quella sua allegria spontanea.

Eppure…c’era qualcosa che la oscurava.

Ma troppo poco lo conosceva, ancora, per poter trarre delle conclusioni.

«V…va bene, Naruto-sempai.»

La mano ambrata del biondino strofinò appena i fili corvini della ragazza, con fare rassicurante.

Era così carina con quella timidezza che le ingentiliva il fisico minuto, donandole un aspetto ancora più fragile di quanto non facesse l’ossatura sottile e la pelle eterea.

«Uzumaki!»

Una voce bassa e profonda interruppe l’idillio tra i due ragazzi.

Figura alta e slanciata, fisico asciutto e gli occhi scuri che lanciavano lampi da dietro le lenti sottili, Sasuke, tenendo in mano un numero non indifferente di fotocopie, procedeva irritato verso di loro.

«Sasuke-chan!»

Naruto fece per saltare al collo del ragazzo, che si scansò in tempo, rendendo vano l’assalto portato dal biondino.

«Uzumaki fila in classe. Le lezioni sono cominciate da dieci minuti.» Lo sguardo serio si spostò poi sulla ragazza che si teneva in disparte. «Lo stesso vale per te. Di che classe sei?»

«P…prima C.» balbettò.

«Mh…sei la cugina dello Hyuuga?»

Hinata annuì.

«Vieni. Uzumaki, in classe. Ora!»

Naruto sbuffò, poi si allontanò con un cenno della mano.

«A presto Hinata-san!»

«C…ciao Naruto-sempai.»

Rimasero soli.

Hinata ebbe improvvisamente freddo.

Gli occhi di Sasuke erano scuri, profondi.

Due pezzi di buio che ti scrutavano, sviscerando ogni tuo più intimo segreto.

Notte nascosta dietro quegli occhiali sottili che il ragazzo frapponeva tra sé e il mondo, rendendosi ancora più distaccato.

La intimoriva.

Così diverso da Naruto, il cui sorriso scaldava il cuore, l’Uchiha sembrava fatto di uno strano ghiaccio che alternava il bianco della neve con il nero della pece.

Ma faceva lo stesso tanto freddo.

«Motivo del ritardo?»

«Io…non ho sentito la sveglia…»

Le iridi scure si proiettarono verso il soffitto, esasperate.

Un breve cenno con la mano, segno che voleva essere seguito, poi la guidò verso la 1° C.

La lezione era, ovviamente, già iniziata.

Tutta la classe presente, solo il suo banco era vuoto.

Hinata entrò a capo chino, il volto rosso.

Lo sguardo della professoressa di giapponese si spostò da Sasuke a lei, per poi soffermarsi nuovamente sul ragazzo.

Yuhi Kurenai tradiva caratterialmente il suo aspetto.

Era una bella donna, dagli occhi color mogano e una fluente chioma corvina.

Un tailleur bordeaux con scollatura generosa le fasciava il corpo prosperoso e ben fatto.

Tutto in lei ispirava femminilità e finezza, perfino malizia.

Ma il volto, su cui faceva appena la sua comparsa un sottile velo di trucco, era severo e non tollerava facilmente i ritardi.

«Hyuuga, siediti. Uchiha, cosa ti serve?»

«Nulla, sono solo venuto ad accompagnare Hyuuga e a scusarmi. Ha dovuto aiutarmi a fare alcune fotocopie per il club di pattinaggio e l’ho fatta ritardare.»

Dal posto, Hinata sgranò gli occhi.

Mai si sarebbe aspettata un’affermazione simile e l’incredulità sconvolgeva il suo viso minuto, incerta non tanto su cosa il ragazzo aveva fatto, bensì sul perché.

«E’ vero, Hyuuga?»

Si riscosse.

Per un attimo incrociò lo sguardo di Sasuke senza proferir parola, quasi a ricercare la conferma della risposta che doveva dare.

Iridi fredde e severe.

Glaciali.

«Sì. Mi scusi professoressa.»

Solo quando ebbe risposto, il ragazzo distolse gli occhi scrutatori da lei.

E mentre se ne andava, Hinata comprese una cosa.

Come il ghiaccio su cui pattinava, Sasuke mostrava solo la superficie dura e compatta.

Ma sotto quella superficie, c’era l’acqua.

«Sasuke-chan!»

Sasuke Uchiha alzò gli occhi al cielo, quando il suo nome rimbombò per la mensa, accompagnato da quel ridicolo suffisso.

Il diciassettenne biondo lo raggiunse in men che non si dica, il cibo traballava sul vassoio.

La figura slanciata e sorridente di Naruto lo fissava gioiosa; una soddisfazione non indifferente splendeva negli occhi color cielo.

«Cosa vuoi, Uzumaki?»

Se Sasuke, nel corso di quella mattinata, avesse avuto qualche sprazzo di buon umore, la presenza del biondo glielo avrebbe fatto perdere del tutto.

La sua semplice esistenza lo infastidiva. Odiava averlo di fronte, detestava vedere i suoi occhi, i suoi capelli, il suo sorriso…

Tutti tratti che richiamavano l’uomo che lo aveva concepito, dannando l’esistenza di Sasuke e della sua famiglia.

«Mangiamo insieme oggi?»

Era un mese, da quando era iniziata la scuola, che chiedeva all’Uchiha di pranzare assieme, di tornare a casa con lui, di insegnargli a pattinare.

Speranzoso.

Ma la speranza, a scapito del proverbio, è molto facile da uccidere.

Basta una parola.

«No.»

Naruto abbassò lo sguardo.

Sin da piccolo, aveva tentato di avvicinarsi al moro, ma questi lo aveva sempre rifiutato.

Non solo non aveva potuto mai occupare il ruolo che desiderava nel cuore di Sasuke, ma non veniva accettato neanche come amico.

Era Sakura ad impedire che l’Uchiha prendesse a male parole il biondino.

Sakura era stata compagna di classe di Naruto sin dalle elementari.

Da piccoli, loro tre giocavano assieme e la ragazza riusciva, sfruttando l’affetto che il moro provava per lei, a far andare d’accordo i suoi amici, ma l’Uchiha non risparmiava neanche allora le battute velenose e cattive, come solo i bambini sanno fare.

E quando questo succedeva, Naruto gonfiava le guance e sbuffava, poi faceva lo spaccone e lo provocava, o tentava di mostrargli un’indifferenza palesemente forzata.

«Beh, tanto non mi andava di mangiare con te! Era solo perché mi fai pena sempre da solo!»

E ancora una volta se ne andò ferito e col cuore sanguinante, ma il sorriso sempre sulle labbra.

In fondo qualcuno aveva detto: “si ride per non piangere”.

Ma erano lacrime quelle che scivolavano lente sulle gote del ragazzo perdendosi tra le labbra morbide che, imperterrite, continuavano a sorridere.

«Hinata-chan, hai deciso a quale club iscriverti?»

La piccola Hyuuga annu’, mordendo con gusto il proprio onigiri.

Qualche chicco di riso le cadde sul bavero della divisa.

Li scansò con un gesto aggraziato, fissando con un sorriso l’amica nei grandi occhi castani.

Era passato un mese dall’inizio della scuola e Tenten, con la sua allegria, era riuscita a stringere un sottile rapporto con la taciturna Hinata.

Era carina, Tenten.

Molto alta per essere una ragazza di sedici anni, il corpo tonico e svettante risultava aggraziato nei movimenti grazie ai duri allenamenti di ginnastica artistica a cui, a volte, si univa anche Hinata.

Solitamente portava i lunghi capelli castani stretti in due crocchie ai lati della testa e gli occhi nocciola, luminosi e vivaci, si posavano frequentemente con aria da sognatrice sul cugino della Hyuuga.

«Quale?»

domandò, scansando le verdure dal riso con le bacchette.

«Pattinaggio artistico.»

Tenten la fissò stralunata.

«Pattinaggio?»

«Mhmh.»

«TI piace l’Uchiha, per caso?»

Stavolta toccò ad Hinata sconcertarsi.

«Cosa c’entra, questo?»

«Beh, è lui il presidente del club. Pensavo che…ma non importa! Lui e l’Haruno fanno coppia da quando sono alle medie nelle gare scolastiche! Hanno vinto anche dei premi a livello nazionale. Stanno sempre insieme, pensa che…»

Tenten si guardò intorno, furtiva, facendo cenno all’amica di avvicinarsi.

Quando il suo orecchio a portata di mano, vi sussurrò:

«…si dice che l’Haruno e l’Uchiha…l’abbiano fatto!»

Purpureo rossore colorò le guance di Hinata.

Sebbene adesso i giovani fossero molto più emancipati sessualmente, rispetto agli anni precedenti, perdere la verginità fuori dalle nozze era considerato tutt’ora un disonore.

Specie nelle classi più agiate, dove ancora era in uso il matrimonio combinato, i genitori sorvegliavano attentamente i figli.

E sia gli Haruno che gli Uchiha, come anche gli Hyuug, erano famiglie dai costumi antichi e severi.

Il più grande timore di Hinata era sempre stato di non trovare il suo latte e zucchero e di essere costretta a sposare qualcuno scelto da suo padre.

Ma era ancora giovane e, nell’età dell’adolescenza, i pensieri vanno e vengono lasciando solo strascichi di vane preoccupazioni.

Pertanto, le due ragazze continuarono a ridere e a scherzare fino a quando, terminato il pranzo, non fu per Hinata il momento di consegnare il modulo d’iscrizione.

E questo significava trovarsi faccia a faccia con la persona che più la intimoriva della scuola.

Sasuke Uchiha.

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Capitolo 3
*** petali di ciliegio ***


Allora, questo capitolo è un pò particolare, infatti Hinata vi stupirà ragazzi! Vi stupirà veramente!
In questa storia, tengo a premettere, ci sarà dello shounen ai tra vari personaggi, su una coppia che alcuni adorano (sì, bia-chan...sto parlando di QUELLA coppia XDDDD)!
Il personaggio di Ichisu Ogata è un omaggio a tutte le fan di Rock Lee.
Volevo svelare il pairing in questo capitolo, ma ho deciso di lasciarvi ancora sulle spine! In ogni caso sappiate una cosa per il futuro: delle coppie sembreranno palesi per svariati avvenimenti, ma non è detto che durino!
Altra cosa: questo capitolo è da leggere avendo di sottofondo l'Otello di ciaikovskij.
Lo smalto finale è un omaggio ad una bravissima scrittrice di fanfiction, suzako. Volevo metterlo verde acido, ma poi ho cambiato idea XD!

Detto questo, buona lettura!

Ah, ragazze, non odiate Sasuke, anche se è un bastardo, in questa storia ha tutti i motivi per comportarsi così, anche se voi non li saprete presto XDDD


.....................................


La musica dell’Otello di Ciaikovskij rimbombava, fiera e sprezzante, nella grande pista.
Le mani del ragazzo strapparono la fanciulla dal suo volteggiare sul ghiaccio.
Unico appiglio della ragazza, la lama del pattino destro, mentre la gamba sinistra le veniva condotta parallelamente alla pista.
Inclinò il polpaccio, in modo da lasciarlo perpendicolare al ginocchio; la schiena ricadeva all’indietro e la mano del partner la sosteneva dietro il bacino e alla giuntura del ginocchio.
Abbandonata completamente tra le sue braccia, quasi il corpo avesse perso la vita al contatto col ragazzo.
La lama del pattino glissò lateralmente, la mano lasciò andare il ginocchio permettendole di poggiare l’altra gamba a terra.
La guidò, nell’alzarsi; la testa sempre reclinata all’indietro, i corpi si stringevano tra loro.
Destro, sinistro.
Filo esterno.
Coordinazione perfetta.
Stacco.
Una rotazione.
Due rotazioni.
Due e mezzo.
Atterraggio.
Le note sfumarono, mentre i pattinatori terminavano la loro rappresentazione con un movimento brusco, seppur aggraziato nella sua interezza, che prevedeva l’inginocchiarsi del ragazzo sul ghiaccio e l’abbandono della giovane tra le sue braccia, inerte.
Le figure restarono immobili per qualche secondo.
Sakura aprì gli occhi, sorridendo con la bocca e con essi al proprio partner.
«Credo vada bene, che ne dici Sasuke-kun?»
L’Uchiha si rialzò, offrendo il braccio alla ragazza.
Vi si appoggiò, sollevandosi.
Una volta in piedi, vi rimase attaccata.
Sasuke non era soddisfatto.
Chiusura troppo brusca, poco dolce.
Forse l’ultima parte dell’Otello non erano adatti, ma cambiare adesso avrebbe mandato a monte cinque anni di preparazione coreografica.
Dalle medie studiavano quella musica.
Conoscevano ogni singola nota, ogni movimento.
Era la preferita di Sakura che, nel geloso Otello, vedeva la figura del partner.
E quel progetto, unire i salti e la composizione alla recita, era coltivato in loro da anni.
Un tributo con cui Sakura avrebbe dato addio al pattinaggio.
Sasuke, non avrebbe pertanto tollerato un’esibizione meno che perfetta del brano.
«Sei stanca?»
«Un po’.»
Il moro la sollevò, pattinando fino all’uscita della pista.
La sistemò a sedere sulla panca, scostandole una ciocca di capelli dall’ampia fronte.
Vi posò un bacio, sfilandole i pattini.
Le caviglie sottili erano rosse e gonfie.
«Forse è meglio se per qualche giorno sospendiamo gli allenamenti.»
«Sto bene, Sasuke. Non preoccuparti. Tuo padre, piuttosto, insiste ancora?»
«Sì.»
Sasuke si sedette al suo fianco, lasciandosi andare, esausto, contro lo schienale.
Non aveva voglia di parlare.
Tanto qualunque cosa avesse detto o fatto, suo padre l’avrebbe avuta vinta comunque.
Non sapeva rifiutargli nulla.
Era affezionato all’uomo che l’aveva cresciuto, sforzandosi di essere sempre il figlio modello che desiderava.
Compito, fino a quel momento, assolto alla perfezione, specie dopo il coming out di suo fratello maggiore che a sedici anni si era presentato in casa al braccio di loro cugino, uscendosene con un candido: «Tou-san, Sasuke! Io e Shisui ci siamo fidanzati!»
Una cosa da tutti i giorni, insomma.
L’ennesimo colpo per il povero Fugaku Uchiha, che aveva guardato sconsolato verso Sasuke, come a chiedergli: «Almeno tu risparmiami tutto questo.»
E Sasuke, glielo aveva risparmiato, comportandosi sempre da ragazzino esemplare, compiacendo ogni desiderio del padre.
Anche in quello, sarebbe crollato.
La ragazza non insistette con le domande, limitandosi a lanciare un’occhiata alla mano candida che si massaggiava gli occhi.
Sempre così.
Sempre.
Ogni volta che restava privo della sottile difesa degli occhiali, Sasuke si copriva il volto come meglio poteva.
Tirò fuori uno specchietto dallo zaino abbandonato precedentemente sulla panca, porgendoglielo.
«Rimettiti gli occhiali, le lenti bruciano dopo un po’.»
Un sorriso increspò il volto del ragazzo.
Era grato a Sakura per la pazienza che dimostrava, e per quelle piccole attenzioni.
Non gli faceva mai pesare le sue debolezze, trovando sempre una scusa plausibile per evitarle dignitosamente.
Presto gli occhiali tornarono al proprio posto, appena in tempo per celare il volto privo di lenti ad un gruppetto di ragazze cinguettanti, venute per iscriversi al club.
Sasuke e Sakura sospirarono.
Il travaglio cominciava.

Hinata aveva osservato, ammirata, le movenze dei due pattinatori.
Catturata dalla musica, l’esibizione inconsapevole dei due era carica di una sensualità e d’un’energia tali da lasciarla sconvolta.
Troppo timida per trovare un partner, Hinata si era sempre dedicata al pattinaggio singolo e non si era mai interessata a quello di coppia.
La visione di quei ragazzi che pattinavano, le aveva appena mostrato la veridicità di una delle leggende del pattinaggio: per agire di coppia i due devono comportarsi come se fossero innamorati.
«Sakura e Sasuke sono una coppia fantastica.»
La sedicenne sussultò all’udire una voce conosciuta dietro di sé.
Naruto le si affiancò, appoggiandosi al muro col fianco destro.
A tracolla della spalla sinistra, un paio di pattini dalle lame affilate e l’immancabile sorriso sul volto ambrato.
«Ohayo…Naruto-sempai.» mormorò la ragazza, chinando gli occhi cerulei.
Era sempre imbarazzata, quando si trovava di fianco a Naruto.
Mai aveva conosciuto una persona tanto franca e sincera.
I suoi pensieri erano stampati negli occhi di cielo, specchi trasparenti dell’anima del ragazzo.
Era puro, e questo attraeva Hinata, cresciuta in un ambiente tradizionale, caratterizzato da bugie e menzogne, dove il tornaconto era il centro della tua esistenza.
Eppure, quel sorriso fatto di latte, si era mutato in un’espressione cupa quando l’Uchiha aveva baciato Sakura sulla fronte.
Era geloso.
Geloso marcio, ma lo dissimulava.
«Andiamo a iscriverci?» propose, cercando di rasserenare il ragazzo.
Naruto annuì.

«Uzumaki, ancora tu? Sei una persecuzione!»
Questa fu l’esclamazione di Sasuke, quando si trovò di fronte al sorriso strafottente del biondino.
«Ti amo tanto anche io, Sasuke-chan!» ghignò il ragazzo, mentre qualche gridolino sottolineava le sue parole.
«Fottiti, Uzumaki.»
«Se trovassi qualcuno disposto a farlo…» replicò, ammiccante.
«Ore o baka ni suru no ka? (Trad: mi prendi per il culo?)»
«Veramente preferirei fossi tu a farlo, ma se ci tieni…»
«Tsk.»
«Ragazzi, evitate di continuare. Ho dimenticato la telecamera oggi e Sasuke che sta sotto non me lo posso perdere.» intervenne Sakura.
«Chi starebbe sotto?» sbottò il diretto interessato, lanciando un’occhiataccia verso la propria partner.
La ragazza trattenne un risolino, coprendosi le labbra di ciliegia con la mano.
«Naaah! Sasuke-chan sei così carino quando fai il riottoso!» esclamò Naruto, saltando al collo del moro.
Dopo fu un turbinio di ciglia a contornare i grandi occhi azzurri, che fissavano l’Uchiha con aria adorante; le gote imporporate.
«Sasuke-kun…» mormorò con fare timido, aggrappandosi alla maglia del diciottenne «…mi…mi prendi…?»
Un coro di: “Che carini!”, contornato da qualche flash di macchine fotografiche, non fece altro che aumentare l’imbarazzo e la rabbia del moro.
Si scansò Naruto di dosso, abbastanza bruscamente.
«Piantala, baita (Trad: maniaco)»
«Non sai stare allo scherzo, Sasuke-kun.» brontolò Naruto, sospirando.
Poi l’espressione cupa si piegò in un ghigno divertito.
«E poi dobbiamo pur dare soddisfazione alle nostre fans, non è vero ragazze?»
Un’ovazione femminile accolse il segno di vittoria fatto dal biondino, mentre Sakura scuoteva la testa in un gesto esasperato, registrando le iscrizioni.
«Hai serie manie di protagonismo, Uzumaki. A quanto pare le attenzioni che ti da quella puttana di tua madre non ti bastano.»
Cadde il silenzio.
Risatine smorzate nel procinto di uscire, espressioni attonite e sconvolte.
Raramente Sasuke Uchiha arrivava ad offendere una persona.
E, anche se sapevano tutti il motivo, mai lo avrebbero creduto capace di tanto.
«Quelle attenzioni le potresti avere anche tu, se solo ti degnassi di venirci a trovare di tanto in tanto.»
Fu la ferma e gelida replica del biondino.
Fortunatamente, nessuno aveva sentito il rumore del suo cuore che si spezzava.
Nessuno, tranne lui, Sasuke e Sakura.
Sapevano che era stato più volte frantumato, sapevano che si sarebbe rincollato un’altra volta, pur non cessando di sanguinare.
Non che all’Uchiha fosse importato.
In fondo il cuore di Naruto era sempre stato il suo punching ball preferito.
«Non mi abbasso ad entrare nella casa di una chikuso (trad: puttana).»
«Sasuke…»
«Sakura, per favore, continui tu qui? Io torno a casa. L’aria comincia a puzzare troppo.»
La ragazza sospirò, annuendo debolmente.
Sasuke si tolse i pattini, raccolse le proprie cose in fretta e furia, e uscì dal palasport.
Solo quando fu fuori, Sakura sorrise ai presenti borbottando qualche parola di scusa e si trascinò Naruto in un angolo appartato.
Gli occhi verdi della diciassettenne si posarono sul suo coetaneo biondo, lanciando fiamme.
«Fila a parlargli Naruto.»
«Non sono io che mi devo scusare!»
«Ti ho detto di farlo?»
«No…»
«Allora muoviti e corrigli dietro. Lo sai com’è fatto, e sai anche che le tue continue provocazioni lo irritano.»
«Ma…»
«Niente ma. Non lo sto giustificando, ha davvero esagerato, ma Naruto…» sospirò, abbracciando il compagno e appoggiando il viso sulla sua spalla. «Per favore…cerca di capirlo. Almeno tu provaci.»
Naruto strinse a sé l’amica.
Provarci?
Lui tentava continuamente di instaurare un legame con Sasuke, di capirlo.
Ma l’Uchiha rifiutava ogni suo approccio, perfino quello scherzoso.
Tuttavia, ancora una volta, avrebbe tentato.
Anche se il fallimento era già scritto nei libri di storia.
Baciò Sakura sulla fronte, e seguì Sasuke.
La ragazza ritornò ai propri doveri di vice presidente.
Lanciò un’occhiata alla piccola folla, ricacciando indietro le lacrime e sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.
«Liti tra innamorati, ragazze. A chi toccava?»
L’atmosfera si distese, anche se neanche le yaoi fan più convinte ritenevano l’accaduto un semplice litigio.
Sakura registrò diligentemente tutte le iscrizioni.
Entro un mese ne sarebbero rimaste la metà.
Erano quasi tutte ragazze, per la maggior parte infatuate di Sasuke, oppure semplici fan delle scenette ambigue tra questi e Naruto.
Veramente poche erano interessate al pattinaggio.
Tra queste, Ichisu Ogata, ragazzina molto sportiva dai capelli rossicci sempre stretti in due codine ai lati della testa tramite due fermagli con le palline, di quelli che indossano le bambine.
Il viso lentigginoso era sempre allegro e sorridente, così come i grandi occhi nocciola.
I denti davanti erano leggermente troppo grandi, ma stranamente donavano al suo volto un’aria simpatica e allegra, rendendola perfino carina.
Nessuno avrebbe mai detto che quella ragazzina bassa e leggermente paffutella, frequentasse la terza.
Sakura le sorrise.
Un tempo, Ichisu l’aveva considerata sua rivale in amore, a causa dell’interesse quasi morboso che il suo coetaneo Lee provava per la rosa.
La piccola Ogata, tuttavia, non aveva mai agito slealmente nei suoi confronti e, sebbene la fulminasse con lo sguardo ogni volta che la incrociava per i corridoi, notando il suo feeling con l’Uchiha aveva deciso che la pattinatrice non rappresentava a tal punto una minaccia da farle prendere provvedimenti.
Ichisu aveva cominciato a pattinare, proprio in virtù dell’interesse che Lee provava per questa categoria di donne.
Era questi un ragazzo alto e slanciato, con i capelli a caschetto lisci e morbidi e le sopracciglia pronunciate.
Occhi scuri attenti e vivaci, e un fisico che tutte le ragazze non esitavano a definire statuario.
«Peccato per quei capelli e quelle sopracciglia…» dicevano.
Eppure, a Ichisu, quei capelli e quelle sopracciglia piacevano e quando finalmente Lee aveva dimenticato la sua sbandata per Sakura, la rossa non aveva esitato a farsi avanti e a prenderselo.
«Sono contenta di vedere che ti iscrivi anche quest’anno.» celiò Sakura, alludendo al fatto che, ora che lei e Lee erano ufficialmente fidanzati, poteva anche smettere di pattinare.
Un ghigno comparve sul volto della ragazza.
«Gli uomini vanno tenuti stretti, e poi pattinare mi piace.»
«Non ne dubitavo.» sorrise Sakura, consegnandole la ricevuta del modulo.
Nonostante si punzecchiassero, le due avevano stretto un rapporto, se non di amicizia profonda, perlomeno di reciproca conoscenza, fondato anche per la passione per lo sport.
«Piuttosto, con l’Uchiha? Come procede?»
«Ne parliamo oggi di fronte ad un gelato. Così tu mi dai gli aggiornamenti su Lee.»
«Ci conto, Haruno.»
«Stanne certa, Ogata.»
Quando la rossa si allontanò, fu il turno di Hinata.
La matricola aveva osservato tutta la scena.
A partire dal litigio, all’abbraccio tra Sakura e Naruto, al bacio che questi le aveva dato.
Lo stomaco le aveva fatto male e fu con aria triste e abbattuta che si presentò di fronte alla sempai.
In un solo giorno, Hinata aveva scoperto l’invidia.
Invidia per quella ragazza tanto brava a pattinare, invidia per quella fronte che sembrava un ricettacolo di baci.
Invidia per il carattere spigliato che dimostrava di avere, e per quel sorriso che le rivolse.
Peccato che ci fosse anche tanta, tanta ammirazione, mista a quel sentimento negativo.
Strinse la ricevuta tra le piccole dita, tenendo lo sguardo ceruleo basso, imbarazzata da quegli occhi verdi che, attenti e vivaci, la scrutavano attentamente.
«Hyuuga, vero? Ci siamo incontrate ad una gara di pattinaggio artistico per singoli, ricordi?»
Hinata la fissò perplessa.
L’unica gara a cui aveva partecipato era stata quattro anni prima, ma si sarebbe ricordata della pattinatrice che aveva di fronte.
Era troppo brava per non vincere.
«Ero la concorrente che si è dovuta ritirare alle semifinali per un problema alla caviglia.» spiegò Sakura.
Adesso ricordava.
Era grazie a quel ritiro che Hinata era potuta passare alle semifinali tramite il ripescaggio e, di conseguenza, piazzarsi terza alla gara.
«Sì, ricordo adesso.» mormorò.
«Bene. Senti, io e Ogata-san oggi andiamo a prenderci un gelato dopo la scuola, vuoi unirti a noi?»
Oddio, perché doveva essere così amichevole?
Perché doveva conquistarla con quel sorriso?
Annuì debolmente, arrossendo.
Quando se ne andò, però, ebbe la strana sensazione che la ragazza l’avesse invitata per un motivo particolare.
Studiarla, forse?

«Cosa? Esci con l’Haruno e con l’Ogata?»
Tenten bloccò l’uscita degli studenti, fermandosi di colpo davanti alla porta.
«Parla piano, Tenten.»
«Perché ti hanno invitata? E perché non hanno chiamato anche me? Oddio, che rabbia! Come ti invidio, Hinata-chan!» proruppe la ragazza, pestando un piede a terra.
Hinata fu costretta ad afferrarla per un braccio e trascinarla fuori dalla scuola, per consentire agli altri studenti di tornarsene a casa.
«Non lo so perché.» spiegò.
O forse un motivo c’era.
Faceva di cognome Hyuuga, e si sa, l’appartenenza ad una famiglia importante può essere sempre fonte d’interesse.
Non per nulla, Hinata in un solo mese di scuola era diventata una delle fanciulle più corteggiate dalla popolazione maschile.
In fondo, cosa si poteva pretendere di più?
Carina, posata, gentile e, come se tutto questo non bastasse, anche discendente ed erede di una delle famiglie che gestivano il quasi monopolio delle industrie tessili di Tokyo.
Hinata, al liceo Shitou, faceva la figura di una piccola principessa.
Una reginetta dei ghiacci.
Aveva il suo bel da fare a respingere i numerosi ammiratori, non senza imbarazzo, e ormai si poteva quasi mettere a competere, quanto a popolarità, con l’Haruno stessa, il cui prestigio non era stato minato affatto dall’ “incidente” avvenuto in seguito ad un vociferato incontro focoso con Sasuke Uchiha.
Tenten, da un lato, ammirava Hinata per il suo stoicismo nel sopportare la corte incessante dei ragazzi, a volte perfino pesantemente volgari nelle loro uscite, dall’altro la invidiava.
Apparteneva ad una famiglia facoltosa, tutti lì lo erano, ma di certo non ai livelli degli Hyuuga.
Non avendo, poi, un aspetto particolarmente accattivante – troppo alta, dicevano – la ragazza si era costruita un non indifferente complesso d’inferiorità nei confronti delle sue compagne sin da quando era alle medie.
Tuffatesi nella ginnastica artistica, aveva sperato di conquistarsi fama grazie allo sport, ma ancora ne doveva mangiare di polvere per giungere ai livelli della sua rivale numero uno: Ino Yamanaka.
Questa frequentava la seconda superiore, più precisamente la 2° B.
Era in classe con Choji Akimichi, giovane leva del club di sumo, Shino Aburame, rampollo di una ricca famiglia di commercianti di prodotti biologici, e Sabaku no Kankuro, fratello maggiore del loro compagno di classe, Sabaku no Gaara e di Sabaku no Temari, i tre eredi di una delle più importanti ditte di costruzione edile dell’intera città.
Dai pettegolezzi duramente raccolti, Tenten sapeva che a Ino Yamanaka, un tempo, era piaciuto Sasuke Uchiha, il partner della sua migliore amica, Sakura Haruno.
In seguito ad un litigio per il ragazzo in questione, quest’amicizia si era incrinata e, con essa, anche la passione che la bionda ragazza aveva per l’algido Uchiha.
Adesso era dalla prima superiore che la fanciulla frequentava a settimane alterne Kiba Inuzuka, ragazzo esagitato che si trovava nella stessa classe di Naruto, con grande passione, ma ben poco talento, per il karate.
Quello doveva essere uno dei momenti in cui la bionda e il castano avevano litigato, perché la videro arrivare, altera e sprezzante, verso di loro, senza il suo accompagnatore.
Ino curava molto la propria persona.
L’uniforme blu scuro del secondo anno aderiva perfettamente alle formose curve del suo corpo, alquanto generose nei punti giusti del corpo.
Senza un filo di cellulite, a differenza della coetanea Sakura Haruno, poteva vantare un posteriore ben proporzionato e privo di quelle “curvette in eccesso” con cui beffeggiava la compagna.
Gli occhi azzurri erano sottolineati da un sottile filo di trucco e le labbra piene velate appena dal lucidalabbra alla fragola che le rendeva rosee e vellutate.
Si tirò indietro la frangia dei lunghi capelli dorati con gesto sprezzante; le mani ben curate non presentavano il minimo difetto, eccettuati i calli causati dalla ginnastica.
Particolare insignificante, ma che irritava profondamente la diciassettenne.
«Tenten…» mormorò, squadrando la ragazza dall’alto al basso, sebbene fossero alte uguale «Tenti di frequentare amicizie altolocate? Me ne compiaccio, così forse potrai porre rimedio alla tua inutilità.»
La ragazza dai capelli castani si morse il labbro inferiore, trattenendo una rispostaccia.
Era inutile prendersela, Ino le avrebbe potuto rendere la vita scolastica un inferno se avesse voluto.
La Yamanaka sorrise, compiaciuta dal silenzio della sedicenne.
Era nervosa, e Tenten era un ottimo mezzo su cui sfogarsi, specie da quando Kiba aveva lanciato svariate occhiate in direzione della ragazza.
Fu Hinata ad intervenire.
Con un sorriso a dir poco svenevole, prese Tenten sottobraccio, attirandola verso di sé.
«Salve, Yamanaka-sempai. Scusaci, ma io e la mia amica dobbiamo andare. Haruno-sempai e Ogata-sempai ci aspettano al bar. Peccato che non t’abbiano invitata, ci sarebbe piaciuto molto chiacchierare con te. A proposito, il colore di quello smalto è fuori moda.»
Detto questo, si allontanò, trascinandosi dietro una quanto mai stupita Tenten e lasciando una sconcertata Ino a meditare su come quella mocciosa insignificante fosse riuscita ad entrare in contatto con Sakura e Ichisu, nonché su qualcosa di molto più importante.
Il colore del suo smalto…eppure il viola prugna andava così di moda il giorno prima!

...........

Beh, intanto ringrazio i commenti al primo capitolo^^! Siete stati in tanti e non me lo aspettavo! Mi avete fatta molto contenta!

LalyBlackangel: Eheheh, Naruto non saprà ballare, nè gli cambio la voce (non la posso fare diversa da quella dell'anime giapponese^^ sono le loro voci e tali resteranno.)! Questo personaggio ha un'impostazione particolare e anche se non sa pattinare...chi sa che Hinata non insegni a lui, invece che il contrario? XD

Orofarne: Bia a te ti ho risposto su manga XD! In ogni caso aspetta la comparsa di Shisui...aspettala...

RuKiA: beh, grazie°-°"

Lady Antares Degona Lienan: Io adoro Hinata^^! L'ho sempre vista come un qualcosa di estremamente fragile ma che sa diventare anche molto forte all'occorrenza, un pò come l'acqua. A volte è tranquilla, a volte è distruttiva. Spero che ti continuerà a piacere questa storia!

Shuriken: L'essere inutile avrà la sua trattazione approfondita XD! Infatti è l'esponente numero uno di Radio Pettola XD!!! Sa tutto di tutti! In ogni caso non sarò cattiva con lei, anche perchè mi sta totalmente indifferente.

gio93, Ginny, Mlle Nihal, Fey, skiblue,Lyla: Grazie, cercherò di aggiornare il prima possibile.

Amy89: aaaah*-* io adoro leggere con la musica di sottofondo e le ascolto proprio mentre scrivo XD! Ogni capitolo è associato ad una canzone, il che non è sempre un bene!

Yaya chan: La domanda da fare è: "Sasuke in questa fic NON è gay?" Perchè qui casca l'asino°-°...è una delle poche fic che scrivo dove Sasuke è etero.

Kodamy: Ti giuro che quando ho letto il tuo commento stavo morendo di crepacuore! E non è una cosa che mi capita spesso. Solitamente io non amo il genere scolastico, ma quando ho iniziato questa fanfiction mi sono resa conto che l'unico modo per renderla avvincente era il set del liceo, associato allo sport. Soprattutto per l'assurdità dei pairing. Il latte e zucchero ti sconsiglio di assaggiarlo XD! Io l'ho bevuto per sentire com'era e stavo per vomitare! E' terribilmente melassoso e io detesto le cose troppo dolci! Però mi piaceva come suonava e si addice ad Hinata^^.

Lupus: Il mio piccolo grande fan che mi sconvolge abbastanza ad ogni commento o.O"""...Stacci attento con questa storia della Dea perchè mi monto la testa molto facilmente e già mi credevo Dio di mio...se poi mi dai anche corda, bah...Sasuke che pattina sul ghiaccio è, in effetti, assurdo, ma mi piaceva l'idea! Bande di strada...ehm...*fa la vaga* sì, mi sembra di aver appuntato qualcosa da qualche parte...forse...

Suzako: altra persona che mi ha fatto prendere un colpo quando ho letto il suo commentoXD! Come ti ho già spiegato, la fic non è shounen ai (eccettuata l'ItachiShisui), e come hai visto, Sakura i suoi chiletti li ha XD! Alla faccia della perfezione! Comunque spiacente, lo smalto viola prugna sta passando di moda ù.ù

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Capitolo 4
*** radio pettela ***


La casa.

Da sempre è stata rifugio e protezione per l’essere umano.

Il termine deriva dal latino casa casae, utilizzato per indicare l’abitazione in campagna.

Per la precisione, la traduzione equivale a “casa rustica”.

Un luogo accogliente, insomma.

Molte persone, si sentono al sicuro nella propria abitazione.

Ma questa, molto spesso, nasconde delle insidie.

Lo sapeva bene Sasuke Uchiha.

Il ragazzo non fece in tempo ad aprire la porta e a togliersi le scarpe, che fu vittima di un agguato.

Da parte di chi?

Elementare.

La persona che strappò, con mossa fulminea, gli occhiali dal volto del diciottenne, non poteva essere altri che suo fratello Itachi.

Sasuke non lo avrebbe riconosciuto se non fosse stato per il taglio di capelli, decisamente più lunghi di quelli del suo ragazzo, nonché cugino, Shisui.

«Itachi, rendimi gli occhiali.» protestò, togliendosi le scarpe e salendo sul tatami.

Odiava stare senza, per due fondamentali motivi.

Uno era personale: gli occhiali permettevano di osservare il mondo senza farsi coinvolgere da esso.

Una sorta di Velo di Maya dietro cui poteva celare le proprie debolezze.

Il secondo motivo, era di tipo pratico.

Sasuke Uchiha, ragazzo perfetto che non perdeva mai di vista nulla, che aveva sempre tutto sotto controllo…

Beh, Sasuke Uchiha era miope come una talpa.

«Aniki ridammeli!»

«Aguzza la vista, otooto!»

Itachi ghignò dei tentativi del fratello minore di recuperare l’oggetto.

Il suo volto cambiava fisionomia, quando le labbra morbide si assottigliavano per piegarsi lievemente all’angolo sinistro della bocca.

Diventava pericoloso.

Fortuna, per Sasuke, non riuscire a vederlo in quel momento.

Sorte abbastanza relativa, considerando il numero di bernoccoli sulla fronte, per le volte che aveva centrato l’angolo della porta, e dei lividi, causati dall’inseguimento del fratello maggiore.

«Fottiti, Itachi!» sibilò il diciottenne, tentando di strappare le lenti salvatrici dalle mani del ventitreenne, malignamente sollevate in aria dove Sasuke non riusciva ad arrivare, nonostante superasse ormai il metro e settanta d’altezza.

Ma poi…erano davvero in quella mano?

«Ci pensa Shisui, fratellino. Tu invece cosa aspetti a fotterti Naruto?» domandò candidamente la figura priva di contorni.

«Non ho interesse a fottere nessuno!»

«Cavoli, non ti facevo passivo, Sasuke.»

Un debole ringhio salì dalla gola del ragazzo mentre, finalmente!, le dita si serravano attorno alla stanghetta degli occhiali.

Ancora irritato, li pulì sulla maglia per togliere i segni delle ditate.

Spostò le lenti controluce, per controllare il risultato, strizzando gli occhi scuri per mettere a fuoco, poi li inforcò.

Il mondo ritrovò contorni e le macchie di colore acquisirono profondità e consistenza.

Anche il sorriso beffardo di Itachi, purtroppo.

Itachi Uchiha, ventitré anni e studente d’Architettura aveva lunghi capelli neri e scuri occhi a mandorla, sormontati da folte ciglia.

I lineamenti, morbidi nell’infanzia, erano maturati nel corso degli anni, facendosi appena più marcati e segnando l’ulteriore passaggio nell’età adulta.

«A differenza tua, a me piacciono le donne.» replicò Sasuke.

«Che spreco…Naruto ha un così bel culetto.»

Il commento di Itachi suonava beffardo, anche se sincero.

Solitamente, il ragazzo era un tipo serio e posato, degno erede, nonché primogenito, della famiglia Uchiha.

Ruolo rinnegato quando aveva annunciato il suo fidanzamento con Shisui, costringendo Sasuke a sobbarcarsi di quelle responsabilità che non spettavano al secondogenito.

Sarebbe toccato a Sasuke studiare economia, prendere in mano l’azienda paterna e sposarsi per portare avanti il cognome degli Uchiha.

A Sasuke non dispiaceva tutto questo o, se così fosse stato, non lo avrebbe ammesso.

Dopo lo scandalo avvenuto alla sua nascita, era il minimo che potesse fare.

In fondo, Itachi aveva il diritto di scaricargli doveri e responsabilità, così come suo padre poteva esigere da lui qualsiasi sacrificio.

Era colpa sua se la mamma se n’era andata.

Sottostare alle aspettative paterne era il modo migliore per espiare questo peccato, per lavare la macchia che aveva arrecato all’onore della famiglia.

Sospirò, senza più replicare alle battute maliziose del fratello.

«Nostro padre è in casa?» domandò.

Risposta negativa.

Ovvio.

Doveva lavorare.

Sasuke si chiese se anche la sua vita, dopo la laurea, sarebbe stata così.

Lavoro, lavoro, lavoro.

E poco tempo per la famiglia.

Anzi, praticamente nullo.

Si diresse con passo lento in cucina.

Aprì la credenza, tirando fuori la macchinetta del caffè e preparandosene una tazza abbondante.

Ovviamente, caffè amaro.

Senza un grammo di zucchero.

«Come fai a berlo in quel modo, Sasuke?»

«Mi piace.»

Itachi si limitò a scuotere appena il capo; le ciocche di capelli neri si mossero in una lenta carezza attorno al volto.

Attirò a sé il fratello, quando questo si sedette al suo fianco, cominciando a passargli una mano tra i fili corvini.

Rilassante tocco.

A poco, a poco, la gola di Sasuke cominciò a vibrare leggermente e un lieve suono simile alle fusa si diffuse nella stanza.

«Aaah, il mio otooto-neko!» commentò Itachi, continuando a torturare il fratello a quel modo.

«Teme…» mormorò il diciottenne, lasciandolo però proseguire senza ribellarsi.

Era uno di quei rari momenti in cui poteva togliersi per un attimo la maschera e ammorbidire il proprio rigido comportamento.

Solo finito il caffè, il cui tepore aveva scaldato la gola e le mani, Sasuke si scostò dall’abbraccio del maggiore.

Sciacquò la tazza, per poi dirigersi con passo rapido e felpato in camera.

«Dimenticavo. C’è una notizia per te, Sasuke…»
Itachi lo bloccò prima che potesse uscire.

«Bella o brutta?»

«Dipende dai punti di vista. Diciamo che potrebbe metter fine alla castità che ti sei autoimposto quando hai deciso di non macchiare la virginale presenza di Naruto nella tua vita…»

Sasuke alzò un sopracciglio.

«Te lo ha scritto Shisui, questo?»

Itachi sorrise.

Il fratello ricambiò, ghignante.

«Era troppo lungo per te.»

«Gli dirò di ridurre il numero delle parole.»

«Questa notizia?»

«Tra una settimana, massimo due, la tua fidanzata verrà a vivere con noi.»

Sasuke sgranò gli occhi.

In quell’attimo, il mondo che aveva costruito tremò impercettibilmente.

Neanche lui sapeva se per gioia o per sconforto.

«Oh! Ben arrivata!»

La voce squillante di Sakura accolse l’arrivo di Hinata alla gelateria.

Era un ambiente molto tranquillo; piccolo spazio circondato da basse siepi che proteggevano i clienti dalle scorribande dei bambini, liberi di gironzolare nel parco.

Tavolini rotondi in ferro battuto, il cui sostegno si diramava in tre gambe sul terreno, fungevano da punti d’appoggio a ricche coppe di gelato che abbagliavano i presenti con i loro colori sgargianti.

Incredibile come Ichisu e Sakura s’intonassero perfettamente a quell’ambiente raffinato in grado di far sentire fuori posto chiunque.

L’Ogata aveva i capelli ramati stretti in due code sulla nuca; la canotta nera aderiva sul petto formoso e le gambe erano ricoperte da larghi pantaloni a fantasia militare.

Quasi a voler affermare il proprio carattere agguerrito, quasi prepotente, il suo stile un po’ maschiaccio non stonava affatto con l’ambiente raffinato e faceva risaltare, per contrasto, la propria figura.

Al suo fianco, Sakura presiedeva come una regina alla tavolata.

La chioma rosata ricadeva morbida sulle spalle; le ciocche frontali tirate indietro da un fermaglio in madreperla.

Maglietta rosa antico che premeva sul rigonfiamento del piccolo seno e si allacciava sotto di esso con un nastro di raso in tinta prima di allargarsi in un sottile velo che andava sfumando verso tinte più chiare con l’approssimarsi dell’orlo; la gonna bianca appena sotto al ginocchio era alquanto svasata in vita per nascondere qualche curva di troppo.

Le caviglie candide vedevano allacciati attorno al loro circolo sandali bianchi dai sottili laccini.

Caviglie gonfie, notò Hinata, mentre balbettava un saluto.

«Ho…ho portato una mia amica.» balbettò, di fronte all’interrogativa alzata di sopracciglio dell’Haruno e dell’Ogata.

Tenten era arrossita violentemente di fronte alle sempai.

Si sentiva fuori posto in quella riunione dell’aristocrazia scolastica, lei, ragazza troppo alta, troppo poco ricca, troppo tutto.

«Piacere!»

Fu Sakura a rompere l’imbarazzante silenzio, calato sulla compagnia.

L’occhio acuto della pattinatrice aveva rapidamente colto l’imbarazzo di Tenten e l’intelletto vivace ne aveva compreso la causa.

Fondamentalmente, le importava poco della ragazza, ma lo scopo di quella giornata era inquadrare la persona di Hinata.

E, per esperienza, sapeva che si imparava più sulle persone dagli amici che dai nemici.

«P…piacere, Tenten.»

Ancora preda dell’imbarazzo, la ginnasta si piegò in un profondo inchino di fronte alle sempai.

Fortunatamente per Hinata e Tenten, le due ragazze furono talmente abili da metterle a loro agio e, ben presto, la conversazione assunse i toni confidenziali tipici di un gruppo d’adolescenti giovani, belle e affamate di gossip.

«Così fai parte del club di ginnastica artistica, Tenten.» commentò Ichisu.

La ginnasta annuì, mettendosi in bocca un cucchiaino di gelato al cioccolato.

«La presidente è Ino-chan, se non sbaglio. Come ti trovi con lei?»

Sakura sorseggiò il suo succo di frutta.

Hinata poteva sentire l’odore dolciastro carezzarle le narici.

Pesca.

Sakura era un agrodolce succo alla pesca.

Può piacere per la sua dolcezza, o per il suo retrogusto acerbo.

Può anche essere deprecato, ma verrà comunque apprezzato per l’odore.

«Yamanaka-san…beh…è un po’…»

«…lunatica.»

Concluse Ichisu per Tenten, con un sorriso che andava da una parte all’altra del volto lentigginoso.

Arancia: aspra e pungente, concluse Hinata.

«Sì. Oggi particolarmente.»

«Si sarà lasciata di nuovo con l’Inuzuka.»

«Ormai è più di un anno che stanno assieme. Dovrebbero smetterla di litigare.»

«Ino è gelosa e Kiba non fa molto per non renderla tale.»

«Mh…Haruno-san, posso farti una domanda?»

«Prego, Tenten.»

Il sorriso di Sakura, velato appena dal lucidalabbra, esortò la sedicenne a parlare.

«È vero che tu e Uchiha-san…?»

Sakura sospirò.

Il bicchiere col succo di frutta toccò la superficie del tavolo; le dita curate giocarono un poco con la cannuccia azzurra, facendo tintinnare i cubetti di ghiaccio contro il vetro.

Gli occhi chiari di Hinata si posarono attenti su di lei.

Se Sakura fosse stata con l’Uchiha, allora Naruto sarebbe stato libero.

In qualsiasi senso.

«No. Io e Sasuke-kun non stiamo assieme. Siamo solo ottimi amici e partner di pattinaggio.»

Bugia.

La menzogna le si leggeva in faccia.

Non era solo amicizia quella che li legava.

Sakura era innamorata dell’Uchiha; i suoi occhi quando lo guardava non mentivano.

E Hinata era sempre più convinta che le voci su quei due fossero vere.

«Allora è vero che Uchiha-san sta con Uzumaki-kun!»

Esclamò Tenten, portandosi una mano davanti alla bocca, sconcertata.

«Naruto e Sasuke…assieme?» mormorò Ichisu.

Qualche attimo di silenzio, poi le risate genuine delle due diciassettenni.

«Oddio, non ci credo!»

«Meglio di una barzelletta!»

«A quanto pare Naruto ha dato il meglio di sé!»

«Già erano secoli che non ridevo così tanto…»

«Ahahah…scusate ragazze, ma vedete…» Sakura smise di ridere, sebbene il riso continuasse ad aleggiare sulle sue labbra. «Né a Sasuke, né a Naruto piacciono i ragazzi. Lo sa tutta la scuola, ormai.»

Stupore e speranza che si accende.

«Ma allora…perché…Naruto-sempai…»

La voce di Hinata era un flebile suono in mezzo al brusio che le circondava.

«Non lo sai, Hinata-san? Sasuke e Naruto sono…»

«Kaa-san! Sono tornato!»

Naruto si tolse le scarpe da ginnastica sporche di fango, lasciandole davanti all’ingresso.

I piedi nudi furono accolti da morbide pantofole, poi il ragazzo avanzò sul tatami.

La casa in cui abitava non era in tipico stile giapponese, suo padre era un occidentale.

Si era innamorato follemente di sua madre, tipica nipponica, circa diciotto anni prima e si era stabilito definitivamente a Tokyo, andando a vivere con lei.

L’attenzione del ragazzo fu immediatamente catturata dall’odore proveniente dalla cucina.

Brodo…pesce…

«Ramen! Dattebayo!» urlò, correndo nella stanza a grandi falcate e cominciando a girare attorno alla madre.

«Naruto calmati…non è pronto!» rise la donna.

E la sua risata riempì l’aria.

Eppure, quanto era malinconico quel sorriso, ricambiato tristemente dal figlio.

Ogni volta che guardava in volto sua madre, vi scorgeva riflessa l’ombra del passato.

Un’ombra scura che non lasciava mai la sua famiglia, perché quel fantasma assumeva ogni giorno consistenza, quando metteva piede la mattina a scuola.

Quando lo guardava.

Quando pronunciava frasi acide nei suoi confronti e verso la donna che lo aveva messo al mondo.

Che li aveva messi al mondo.

«Kaa-san…un giorno di questi voglio invitare Itachi-chan a pranzo! Dici che verrà?»

«Probabile.» la donna sorrise, scostandosi una ciocca scura dal volto sfuggitale dalla coda mentre apparecchiava.

«E…Sasuke?»

Un bicchiere si frantumò sul terreno.

Con aria nervosa, la madre di Naruto si chinò a raccogliere i frammenti, trovandosi faccia a faccia col figlio.

«Non potete ignorarvi per sempre, kaa-san.» sussurrò, fissando la donna negli occhi neri.

Ovale perfetto, pelle candida, labbra rosee.

Grazia e fluidità nei movimenti.

Sorriso che non era tale.

Orgoglio smisurato.

In una parola, Mikoto.

Mikoto Uchiha.

........

Scusate il ritardo e la fretta XD! Ringrazio ancora tutti quelli che hannocommentato e mi spiace non poter rispondere di persona ma sono border line con l'orario! Una speciale dedica di questo capitolo a Suzako XD!

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Capitolo 5
*** Para-para Shirakawa ***


Capitolo interamente dedicato a Suzako per il suo compleanno.

Auguri!

Ps: il copyright dei discorsi dei due nuovi personaggi è di Suzako.

Si ringrazia Ross per le descrizioni. Grazie ammmora!

«Neji Hyuuga è considerato uno dei ragazzi più belli del Liceo Shitou.

Fisico atletico, esponente di rilievo del club di tennis, rappresentante d’istituto, presente nella top five dei migliori studenti della scuola…

Lunghi capelli neri e lisci, sempre puliti e profumati; pelle candida dalla consistenza eterea e occhi di ghiaccio che sembrano trafiggere tutto.

I lineamenti da bambola di porcellana sono allo stesso tempo delicati e virili, splendida unione di classicità greca e forza mascolina che lo rendono quanto mai amato dalle ragazze.

Mangia sano, senza eccedere in schifezze non adatte alla sua persona, solo ogni tanto si lascia andare alla sua debolezza culinaria, lo yogurt greco, che consuma in modo a dir poco adorabile, sporcandosi tutto attorno alle labbra morbide e soffici.

Tutti pregi, che lo rendono degno rivale di Sasuke Uchiha, il bel pattinatore tenebroso che col suo atteggiamento scostante, intimidatorio, così terribilmente emo…»

Il ragazzo abbassò l’ultimo numero di «Para para» (Trad: “fluentemente, fluente”, si usa per definire un linguaggio sciolto e sicuro), il giornalino scolastico del Liceo.

Il Para-para era stato fondato da tre anni ad opera delle prorompenti Akane e Aiko Shirakawa, la prima compagna di classe delle due costanti vittime mensili dei pettegolezzi scolastici, Sasuke Uchiha e Neji Hyuuga, la seconda di un anno più giovane.

«Vado avanti?» domandò quest’ultimo al compagno, occupato ad addentare un onigiri al salmone.

Non attese l’assenso, continuando la lettura.

«Uchiha Sasuke, diciotto anni, regna nella nostra top ten dei ragazzi più apprezzati dell’istituto, accompagnato come sempre dalla sua fedele partner sul ghiaccio, e a quanto pare, anche nella vita, Sakura Haruno, che occupa il primo posto nella classifica femminile. Il giovane rampollo degli Uchiha ha affascinato il gentil sesso della scuola col suo sguardo magnetico e il suo atteggiamento da bello e dannato…»

«Quelle donne mi odiano.»

«Le Shirakawa?»

Neji ripiegò il giornale, posandolo sul tavolo della mensa.

Staccò le bacchette e, impugnatole, cominciò a mangiarsi i gamberetti presenti nel piatto, fissando l’amico in attesa di una risposta.

Sasuke annuì.

Gli occhiali sempre calcati sul naso e qualche chicco di riso attorno alla bocca, mentre mangiava.

«Ad ogni numero sputtanano la mia vita!»

«Certo che se tu ti fai beccare a pomiciare con Naruto…»

«Mi ha baciato lui! E in ogni caso quegli esseri sono troppo sarcastici per i miei gusti!» sbottò l’Uchiha, ripulendosi il viso sporco.

«Quel riso nuocerà alla tua immagine…com’era l’articolo?» lo Hyuuga riprese il giornale, facendovi scorrere attentamente lo sguardo «Ah…di “bello e dannato”.»

Un debole ringhio giunse dalla gola del ragazzo in causa, mentre si accaniva con rabbia sul secondo onigiri.

Tanto valeva sfogare la rabbia sul riso, piuttosto che picchiare una donna.

«Consolati col sondaggio, sei il ragazzo più amato della scuola con il 37% dei voti.»

«Beh, mi talloni. 35%.»

«E Naruto un buon 25%. Gli altri si distribuiscono il resto.»

«Sono disposto a regalare la prima posizione e qualsiasi altra postazione in classifica…la vuoi tu, Hyuuga?»

Neji scosse la testa, alzando gli occhi al cielo.

«Grazie, mi è bastato il mese scorso.»

Infatti, il mese precedente era toccato a lui lo stillicidio del primo posto in classifica.

Nella sua mente erano ancora vivide le frecciate della giornalista.

«Neji Hyuuga, il nostro affascinante rappresentante d’istituto, sembra essere destinato ad avere il primo posto nella nostra top ten. Chissà che questa piccola vittoria, probabilmente dovuta ai sentimenti materni delle fan che si sono apprestate a consolarlo, non consenta al nostro amato tennista di dimenticare il Fato avverso che lo ha visto uscire sconfitto dall’ultima partita…»

No, decisamente non teneva al primo posto.

Sembrava che le Shirakawa trovassero incredibilmente divertente torturarli.

I loro ironici articoli, molto spesso progettati in coppia, erano il tormento di chi ne fosse oggetto, in quanto venivano letti da tutta la scuola.

E loro due, ahiloro!, erano fin troppo spesso al centro dell’attenzione, da quando Akane, alle medie, aveva dato a Sasuke dell’emo e a Neji del predestinato.

Da allora, era stato l’inferno.

«Correggo, Uchiha. CI odiano.»

I due ragazzi si scambiarono un sospiro di solidarietà.

Quella scuola era il paradiso del pettegolezzo e ogni mese, puntualmente, erano al centro della chiacchiera.

Fortunatamente per lo Hyuuga, la sua situazione non era poi così drastica come quella dell’Uchiha.

Le voci sul suo conto aumentavano di giorno in giorno a causa della sua relazione con l’Haruno e del suo rapporto ambiguo con l’Uzumaki.

Sebbene tutti fossero a conoscenza della parentela tra i due, le scenette tra di loro continuavano e c’era ancora qualche stupido che le prendeva seriamente o, peggio, qualche yaoi fan estremamente scatenata con un perverso gusto per l’incesto.

C’era, però, anche chi godeva di quel continuo diffondersi di gossip.

Tra questi, Naruto Uzumaki, terzo classificato nella top ten del mese, che adesso incedeva ghignante e soddisfatto per la sala da pranzo, elargendo ampi sorrisi alle ragazze acclamanti, pronto a soddisfare le loro assidue richieste.

«Sasuke-chan!»

Il grido attraversò la mensa e l’Uchiha si strozzò col riso quando la furia bionda gli saltò in braccio.

«Konnichiwa, amore. Mangiato bene?»

«Fino ad un attimo fa sì.»

«Posso imboccarti?»

«Non ho tre anni.»

«Oh, lo so…» un sorriso seducente si dipinse sul volto di Naruto, mentre prendeva possesso delle ginocchia di Sasuke. «Ma devi riprendere le forze…»

Una mano sottile carezzò la guancia del moro, ripulendola da qualche chicco della farinosa graminacea; gli occhi cerulei fissavano adoranti il fratellastro, sebbene in essi brillasse sempre un barlume di sadico divertimento.

E una supplica che pochi coglievano e Sasuke ignorava.

Considerami.

«Voglio ripetere la performance di stanotte.» Sussurrò il diciassettenne; una mano s’intrecciava nei capelli corvini, l’altra slacciava lentamente la propria uniforme, mentre una musicale coralità sottolineava il momento clou.

Violini?

No, urletti esaltati di yaoi fan e il flash di una macchina fotografica.

«Hai scattato, Akane?» ghignò Naruto, scostandosi da Sasuke

«Ovviamente, Uzumaki!»

Una ragazza abbassò l’obiettivo della sua polaroid, mostrando il volto ovale e leggermente allungato, sottolineato dai lunghi capelli ondulati di un bel castano dorato.

Zigomi alti, sottolineati dal piccolo naso alla francese e occhi orientaleggianti di un intenso nocciola.

Pelle chiara, senza imperfezioni e figura slanciata che la portava ad essere alta quasi quanto l’Uchiha.

«Aw! Vedo già i titoli! “Uchiha Sasuke sorpreso in atteggiamenti ambigui con suo fratello! Una storia incestuosa e tormentata, ma segnata da una forte passione!”»

Una seconda ragazza intervenne nella discussione.

Capelli castano rossicci, elegantemente disposti in morbidi ricci attorno al viso dagli zigomi alti che le davano un’aria perennemente svagata; naso piccolo e occhi verdi dalle sopracciglia ben disegnate, Aiko Shirakawa, diciassette anni, assomigliava vagamente alla sorella maggiore.

Si vantava, però, di avere più tette di lei e l’uniforme scolastica che le aderiva al petto formoso ne era la prova.

«Concordo!» commentò Naruto, perenne complice del malefico duo Shirakawa.

«Dammi il cinque, fratello!» Akane tese la mano aperta all’Uzumaki, che, pronto, la schiacciò, mentre Sasuke e Neji sospiravano esasperati.

«Ma Naruto non è tuo fratello.» intervenne Aiko.

«Tuofratello?» domandò la sorella. «Miofratello?» «Ah, Miofratello!» «Nostrofratello, quindi.» «Sì. Tutto attaccato e con la lettera maiuscola!» precisò la maggiore, con uno strano sbrilluccichio nelle iridi nocciola.

«Aw, sorella ti lovvo!» «Miasorella?» «Tuasorella!»

«Quando avete finito, fate un fischio.» sbottò Sasuke, alzandosi.

Le due sorelle erano già insopportabili al naturale, quando poi si mettevano a fare quei giochi di parole diventavano…assurde.

E Sasuke odiava l’assurdo.

Inutile dire che le Shirakawa lo ignorarono, troppo prese dal loro delirio in cui si era inserito anche Naruto ed era diventato, ormai, privo di senso.

«Miofratello.»

«Tuasorella.»

«Sasukefratello!» esordì il biondino.

«No, Naruto! Così non torna!»

Neji scosse la testa, allontanandosi con Sasuke.

I due rappresentanti uscirono in cortile.

Mancava ancora un quarto d’ora alla fine della pausa pranzo e fuori c’era un piacevole calore.

Ragazzine petulanti civettavano in cortile, alcune matricole giocavano a calcio.

Faceva caldo.

E Sasuke s’incantò, per un attimo, a guardare Sakura con i primi due bottoni della divisa slacciati che correva verso di lui.

«Sasuke-kun! Neji-san!» salutò, scostandosi una ciocca di capelli rosati, sfuggiti dalla coda di cavallo.

«Konnichiwa, Sakura-chan.»

I due ragazzi ricambiarono il saluto, con un lieve sorriso.

Sakura meritava appieno il titolo di ragazza più bella della scuola.

Probabilmente, Ino era fisicamente migliore e più curata, Hinata appariva più fragile e delicata, come un fiore appena sbocciato, ma Sakura aveva quell’energia, quella positività particolare, quel sorriso che rendeva ogni giornata serena.

Anche se, Sasuke lo sapeva bene, molto spesso tirava fuori un caratteraccio non indifferente.

Ma era proprio quel lato “particolare” della sua persona, che lo attirava.

Quel mischiare dolcezza e furia, gioia e dolore, pazienza e rabbia.

Sasuke amava le donne decise, che non si facevano mettere i piedi in testa.

Che sapevano far valere la propria opinione, i propri sogni, i propri desideri.

Tutto quello che lui, purtroppo, non riusciva a fare.

Stesso motivo per cui detestava Naruto.

Anche lui era come Sakura.

Energico, positivo.

«Sasuke-kun…dovrei parlarti.»

«Mi scusi un attimo, Neji?»

Lo Hyuuga annuì con un cenno del capo, mentre i due si allontanavano, confabulando.

Sospirò.

Il feeling che legava l’Uchiha e l’Haruno era palpabile.

Sarebbe stato quanto mai duro, per loro, separarsi.

Il diciottenne aveva seguito da vicino tutta la loro tormentata love story.

Coetaneo di Sasuke, erano stati alle elementari e alle medie assieme, ritrovandosi anche alle scuole superiori.

Tra di loro si era andato a sviluppare un rapporto, dapprima di solidarietà tra vittime delle Shirakawa, poi d’amicizia e di reciproca confidenza.

Pertanto, comprendeva le motivazioni che avevano portato Sakura e Sasuke a optare per una storia non ufficiale, né di fronte alle famiglie, né ai compagni.

Sì…sarebbe stata certamente dura, e Neji si preparava a convivere con un rappresentante d’istituto isterico e un amico depresso.

«Hy-Hyuuga-sempai…»

Neji si voltò al richiamo, squadrando con cipiglio perplesso la ragazza.

Capelli castani raccolti in due crocchie, occhi nocciola.

Alta, per una donna.

La divisa azzurro chiaro dai bordi magenta la identificava come una Primina.

Trattenne uno sbuffo.

Un’altra esaltata, almeno a giudicare dal rossore che le imporporava le gote.

«Dimmi.»

«Vo…volevo chiederti…»

Tenten s’impappinò per un attimo.

Un attimo che durò fino al suono della campanella, trillo annunciatore del ritorno in classe.

«Quando sarai in grado di fare un discorso coerente…» sbottò seccato il diciottenne, rientrando nell’istituto.

La ragazza restò qualche secondo immobile sulla soglia, stringendo nervosamente i pugni.

Le nocche divennero bianche, mentre i denti martoriavano il labbro inferiore.

“Quando sarai in grado…”

Quel tono così…sprezzante.

Di sufficienza.

Tenten, in quel momento, non seppe se provare dolore o rabbia.

O forse, meglio entrambe.

Hinata aveva saltato scuola.

Per due giorni, la ragazza era stata al centro delle attenzioni familiari.

Attenzioni che aveva sempre ricercato e bramato, ma che solo adesso le venivano concesse.

Perfino sua sorella, Hanabi, era in fermento e continuava a chiederle se avesse bisogno di qualcosa e ad offrirle i propri servigi.

Non vedeva proprio l’ora che fosse fuori di casa.

Mentre lei, Hinata, voleva restare.

Quando suo padre le aveva annunciato la propria decisione, si era sentita crollare il mondo addosso.

Lei non voleva andarsene, voleva solo il suo latte e zucchero.

Bevanda che, adesso, aveva sempre meno probabilità di comparire nella sua vita.

Eppure, non aveva rifiutato.

Non aveva combattuto per i propri sogni.

Non aveva resistito.

Andare contro all’autorità del padre era impensabile.

Ne ricercava il rispetto, la stima, l’approvazione.

Non poteva rifiutare.

Il kimono di seta rosa le fasciava il corpo minuto.

La base era decorata con fiori fantastici rossi e bianchi, con qualche accenno di stelo grigio.

L’obi azzurro le stringeva la vita sottile.

La sua presenza era soffocante, come quella situazione.

Avrebbe voluto avere i pattini ai piedi e scappare.

Scappare il più lontano possibile.

Ma l’unico luogo dove i suoi arti inferiori la portarono, fu la sala.

Incrociò Neji nel corridoio.

Suo cugino, suo fratello.

Pena e desolazione negli occhi di ghiaccio così dannatamente uguali.

Si abbracciarono.

Non si dimostravano spesso l’affetto reciproco, ma quello era il momento adatto.

Neji la strinse a sé, serrando i denti quando la sentì mormorare:

«Non voglio andare via.»

Perché allora non aveva rifiutato?

Perché esprimeva le proprie opinioni sempre alla persona sbagliata e sempre troppo tardi?

Perché?

Perché doveva essere così passiva?

«Un po’ tardi, per dirlo.»

Le iridi nivee di Hinata calarono tristemente sul pavimento.

Le dita, strette attorno al kimono del cugino.

«Lo conosci?»

Neji annuì.

«Lo conosci anche tu. È della nostra scuola.»

«Sul…sul serio?»

«Mhmh. Ora vai.»

Hinata fece per chiedere altro, ma il cugino la zittò.

Non sembrava felice di quel fidanzamento, ma le sue sibilline frasi avevano acceso nuove speranze nella sedicenne.

Forse, se studiava con loro, era…

Sorride, entrando nella stanza.

Odore di latte.

Dolciastro.

Leopardi sosteneva che le illusioni erano la gioia dell’uomo, perché lo riportavano allo stato primitivo.

Successivamente, l’opinione del poeta muta, e le illusioni assumono accezione negativa perché celano all’uomo la vera realtà.

L’illusione di Hinata, svanì in una lucente bolla di sapone.

Dolce, come la rosa sfiorita.

L’odore di latte, non era quello di Naruto.

Nessuna zazzera bionda ad accoglierla, nessun azzurro in cui immergersi, ma solo un buio profondo e immenso.

Restò immobile, attonita.

La voce di suo padre giungeva da lontano, ovattata.

E quasi non percepì il nome del suo futuro sposo, mentre glielo presentavano, sebbene già lo conoscesse.

Sasuke Uchiha.

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Beh, spero vi sia piaciuto. Aspetto i linciaggi XD

Lupus: esatto, fratellastri XD! Anche se le scenette Yaoi continuano!

Gaara_91: continuerò il prima possibile, esami permettendo. Grazie^^

Amy89: ahahah, Itachi è pur sempre Itachi e comunque qua scherza e basta! Lui fa coppia fissa con Shisui XD! Lo fa più per far arrabbiare Sasuke che per altro!

SoleDincht: ecco il capitolo atteso X°D spero sia stato di tuo gradimento

Kanna: non è SasukeXNaruto, sta calma. Per una volta tra loro c'è un semplice rapporto ai limite della loro delirante normalità!

RuKiA: dove hai visto la scritta "Yaoi" o "shounen ai", nei generi per sostenere che lo faranno?°° Non c'è neanche l'avviso lemon...

Mirai: grazie^^! lascia tempo al tempo tra quei due

Kagchan: grazie, mi piace molto lasciarvi sulle spine XD! E adesso lascio un sondaggio: QUALE SARA' IL VERO PAIRING? X°°°°°D

A presto e ancora auguri, Suzako!

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Capitolo 6
*** Voci dall'oltretomba ***


Beh, grazie a tutti per i commenti XD! Finalmente aggiorno! 
Scusate il ritardo, in realtà il capitolo era mezzo pronto, ma siccome mi si era minacciata di morte se non aggiornavo,
siccome io amo sfidare la morte, l'ho tenuto a lungo nel mio pc XD!
Ma adesso divertitevi con la comparsa "vocale" di Shisui, che è causa del titolo di questo capitolo XD!
Grazie ancora a tutti, in particolare a Mika-mika con cui ho progettato i dialoghi!
........................
 
 
L’imbarazzo è forse la sensazione più brutta di questo mondo.

E, chissà perché, viene a crearsi sempre nei momenti meno opportuni.

Sasuke Uchiha non era mai stato un tipo a corto di argomenti di conversazione, semplicemente, era silenzioso per natura.

Abituato a persone estremamente loquaci come Sakura e Naruto, preferiva sbolognare agli altri il compito di cominciare a parlare.

Purtroppo per lui, anche quella che avrebbe dovuto essere la propria interlocutrice, nonché futura moglie, era più taciturna di lui.

Era rimasto a cena dagli Hyuuga con suo padre, ansioso di celebrare il fidanzamento e l’unione delle due famiglie.

Fortunatamente, le chiacchiere di Fugaku e di Hiashi avevano riempito la serata.

Gradito era stato anche il tentativo di Neji di avviare una conversazione tra lui e Hinata, ma era fallito miseramente.

Così, adesso, erano sulla macchina che li avrebbe portati a villa Uchiha, con i bagagli della ragazza sul retro e lei seduta al suo fianco nel sedile posteriore.

Hinata stessa, per contro, non sapeva come comportarsi.

Di tutti i ragazzi della scuola, mai avrebbe pensato a Sasuke come suo futuro marito.

Lo studiò di sottecchi, tentando di interpretare quella sottile maschera che indossava.

Di percepire la persona che nascondeva.

In un certo senso, la presenza di Sasuke la infastidiva, più che intimorirla propriamente.

Non riusciva a percepirne l’odore.

Sakura era pesca.

Ichisu, arancia.

Tenten, gelato al cioccolato.

Neji, caffélatte.

Naruto…latte.

Latte dolce.

Molto dolce.

Sasuke emanava solo un lieve sentore di latte, all’apparenza dolciastro.

Ma non riusciva a capirlo.

Quegli occhiali che teneva sempre in volto, sembravano nasconderlo dal mondo, camuffandone perfino l’odore.

Sospirò, limitandosi ad osservare quell’involucro che le sedeva accanto.

Aveva un bel profilo, notò, studiando la linea del viso che fissava ostentatamente fuori dal finestrino.

Il kimono scuro che indossava ricadeva in pieghe morbide sul corpo, lasciando appena scoperto il torace glabro e ben fatto.

Fisico tipico di chi faceva molta ginnastica, Hinata non faticava a immaginare il resto senza imperfezioni apparenti, almeno ad un’analisi superficiale.

Semplicemente, però, ad Hinata, quel resto, non interessava.

Silenziosa lei stessa, prediligeva i ragazzi vivaci e allegri, che sapessero alleviare la sua malinconia con le loro risate.

Probabilmente, anche Sasuke la pensava come lei, visto il suo rapporto con l’Haruno, notoriamente un tipo cordiale e sbarazzino.

Tutto l’opposto di lei.

Tuttavia, l’Uchiha non sembrava contrario a quel fidanzamento o, se lo era, di certo non lo palesava.

Fatto restava che si palesava un periodo lungo e difficile per entrambi.

Due cariche dello stesso segno si respingono per natura e loro erano troppo simili.

Entrambi soggetti alla severa autorità di un genitore.

Entrambi costretti a imboccare una strada che non era la loro.

Hinata si chiese se sarebbero riusciti a bloccare quella storia prima del matrimonio, o se avrebbe dovuto convivere per sempre col fantasma dell’Haruno, con un marito che non la considerava all’altezza di stargli al fianco.

E lontana dal suo Naruto.

«Siamo arrivati.»

La macchina si fermò di fronte all’abitazione della famiglia Uchiha.

Era una tenuta vasta, con ampio giardino circondato da spesse mura.

Casa in perfetto stile giapponese, probabilmente era in piedi da generazioni.

Sasuke scese dall’auto, tenendole la portiera.

Gesto di classica galanteria, ma eseguito con una sorta di marmorea passività.

Dovere e nient’altro.

Hinata scese.

Fece per prendere la valigia con lo stretto necessario, il resto lo avrebbe scaricato la servitù, ma il diciottenne la prevenne, prima di incamminarsi.

La sedicenne avrebbe desiderato avere il bagaglio in mano, in modo da non torcersi nervosamente le dita, mentre lo seguiva.

Anche Sasuke faticava a nascondere il nervosismo.

Si mordicchiava, a tratti, il labbro inferiore; con la mano libera non faceva che aggiustarsi gli occhiali e i movimenti erano più bruschi e secchi del solito.

«Ah…eh…bella casa.»

Tentativo di instaurare una conversazione.

Odiava il silenzio imbarazzato.

Aveva sempre la sensazione di esserne la causa.

«Grazie.»

Ancora silenzio, mentre percorrevano il giardino.

Era ben curato, con un laghetto in cui una trota argentea guizzava solinga tra lo scroscio dell’acqua.

Hinata apprezzò soprattutto i ciliegi che, ormai sfioriti, avevano ricoperto di petali rosati il terreno.

«Che belli…» mormorò, come incantata.

Il panorama notturno le era sempre piaciuto.

La notte mutava gli odori del giorno, rendendoli più intensi.

Il giardino profumava di ciliegi sfioriti e di…

…latte?

Sasuke le aveva appoggiato la mano sulla spalla, esercitandovi una lieve pressione per indirizzarla verso la porta.

Hinata avrebbe giurato di scorgere un sorriso sul volto serio, fosse solo per un attimo, ma non ne era certa.

In effetti, quel sorriso v’era stato.

Un sorriso amarognolo, solitario e triste.

Ricordava quando era Sakura ad annusare con aria estasiata il profumo dei ciliegi sfioriti; di come rideva alla luce della luna; i capelli rosa bagnati per la doccia appena fatta e il kimono bianco, rubato dal suo armadio che le aderiva al corpo umido.

Chissà perché, ricordi recenti paiono sempre sfumati e lontani, quando si ha la consapevolezza dei momenti perduti.

Adesso, in quel giardino, non c’era Sakura.

C’era una sedicenne molto più simile a una bambina che a una donna.

Intimorita da una nuova casa, da un nuovo ambiente e da una nuova esistenza.

Ingabbiata, proprio come lui.

Non poteva negare che fosse bella, ma lui amava l’estate, con i suoi colori e i suoi profumi.

Hinata era un fragile fiocco di neve, un fiore candido ed effimero.

L’inverno non poteva competere con l’estate.

La neve si scioglieva di fronte al sole.

Sasuke pensò che, se non avesse mai conosciuto Sakura, forse Hinata gli sarebbe anche potuta piacere.

In fondo, era un tipo che amava la quiete e la piccola Hyuuga non sembrava una persona rumorosa.

Ma c’era Sakura.

E la piccola principessa dei ghiacci che lo accompagnava in casa non avrebbe mai potuto sostituirla.

Entrarono.

Si tolsero le scarpe nel vestibolo, infilando i piedi in soffici ciabatte.

«Poso la valigia e ti faccio vedere la casa, aspettami qui.»

Hinata annuì debolmente, restando da sola.

Non a lungo, perché appena Sasuke fu uscito, un altro ragazzo fece la sua comparsa.

Alto, capelli corvini e occhi a mandorla con folte ciglia che la osservavano con fare critico, Hinata rabbrividì quando le labbra del giovane si piegarono in un sorriso malizioso.

«Tu sei la piccola Hyuuga, suppongo.»

Altro brivido alla voce bassa e profonda del ragazzo, che parlava con cadenza morbida e ipnotica.

Al suo cenno affermativo, quel sorriso più simile a un ghigno si ampliò ulteriormente, mentre la distanza che li separava veniva colmata dalla sua presenza.

Hinata si accorse di indietreggiare solo quando le spalle cozzarono contro il pannello in carta di riso.

Deglutì.

«Davvero graziosa.» mormorò, chinandosi sul volto imporporato della sedicenne.

«Aaaaaaaah!»

Lo schiaffo centrò Itachi sulla guancia, lasciando l’impronta scarlatta della mano.

Sasuke accorse in fretta.

«Che succ…Itachi che combini?»

Mai la ragazza fu tanto felice di sentire la voce dell’Uchiha, né di vederlo arrivare.

Si spostò istintivamente accanto a lui, stringendogli la manica del kimono, tremante.

Presenza familiare tra gli sconosciuti, era l’unico a cui potesse affidarsi.

Strano come l’essere umano cerchi sicurezza in ciò che lo ha atterrito, quando si trova di fronte all’ignoto.

«Lui…lui…»

«Le davo solo il benvenuto a modo mio.» sbuffò Itachi, portandosi le mani dietro la nuca con fare annoiato.

«Calmati, Itachi non farebbe male a una mosca. O perlomeno a una donna.»

«Ma…ma…»

«Hinata…»

«S…sì?»

«Mio fratello è gay.»

Ok, doppia rivelazione.

Quel tizio era il fratello di Sasuke, ovvero il suo futuro cognato.

E, sebbene ci avesse provato con lei, era omosessuale.

Ma in che razza di famiglia era capitata?

«Non mi presenti per bene alla tua ragazza, otooto-chan?»

Sasuke sbuffò.

Dalla sua espressione corrucciata, era evidente che avrebbe voluto ritardare il più possibile quella presentazione, ma ormai…

«Hinata-san, questo è mio fratello maggiore: Uchiha Itachi. Tende a divertirsi male.»

«Come sei crudele, otooto…» Itachi sorrise, prendendo la mano della ragazza, i cui occhi cerulei andavano dall’uno all’altro Uchiha, e baciandola «Di fronte a tanta bellezza non posso trattenermi.»

«Aniki…»

«In fondo, confidiamo tutti in te, piccola Hinata, affinché tu metta fine alla castità forzata di mio fratello.» continuò con sguardo ammaliatore, incurante del rossore di Hinata e della vena che pulsava sulla tempia del diciottenne.

«Itachi…»

«Sai, da quando ha rinunciato a chiappe d’oro…»

Adesso fu il sopracciglio di Sasuke a sollevarsi perplesso.

«Eh?»

«Sì, otooto…chiappe d’oro, occhioni belli, chiamalo come ti pare…ci siamo capiti.»

Il minore degli Uchiha era sempre più spaesato ad ogni parola.

Adesso cosa si era inventato quell’idiota, per renderlo ridicolo?

Hinata, per contro, sembrava aver ricevuto l’illuminazione divina.

Nella sua piccola mente, il processo attuatosi era molto simile a questo.

Chiappe d’oro più occhioni belli uguale…

«Naruto!» urlò la ragazza, con fare esaltato.

Il sorriso di Itachi si allargò.

«Visto? Lei ha capito e tu no. Lei è intelligente, tu sei stupido. Lei ha buon gusto, tu corri dietro a quelle con la cellulite…»

«Itachi.»

«Sì?»

«Vai a farti fottere da Shisui.»

Ormai, la situazione era degenerata.

Nulla poteva peggiorarla, eccetto l’unica cosa che poteva far perdere il poco autocontrollo rimasto a Sasuke.

Hinata si stava trattenendo dallo scoppiare a ridere.

Suo fratello era in procinto di sparare qualche altra imbarazzante cavolata.

Mancava solo…

«Non c’è bisogno che glielo dici tu, Sasuke! Viene da solo!»

«Non vengo da solo, vengo con te!» ribadì Itachi.

«Hai ragione, quello che viene da solo, ormai, è Sasuke!»

Ecco.

Le disgrazie non vengono mai, ma proprio mai da sole.

Voce calda, ammaliante, il suo proprietario rimase ben chiuso in camera, incurante delle regole della buona educazione.

D’altronde, Shisui Uchiha poteva permettersi questo ed altro.

E, conoscendo le manie del cugino e del fratello di fare giochetti assurdi con qualsiasi cosa capitasse loro sottomano, era meglio non uscisse.

Tanto per rinverdire il titolo del film: “Non aprite quella porta”, Sasuke era convinto che l’uscio citato fosse quello della stanza di Itachi e Shisui.

«Ci mancava anche lui…Vieni, ti accompagno in camera.»

In quei casi disperati, l’unica soluzione era la fuga.

Il più rapidamente possibile.

La Hyuuga, paonazza per il riso trattenuto e per l’imbarazzo, annuì lievemente.

«Oh, che carini! Andate a dividere il nido d’amore?»

E i nervi di Sasuke crollarono definitivamente.

«Itachi! Fottiti, hai capito? Fottiti! Da solo!»

«Itachi, tesorino, se non ci riesci da solo me ne occupò io!» aggiunse Shisui, dalla camera.

Le gote di Hinata raggiunsero una tonalità di rosso non indifferente.

«Dai, amore, lascia le due tortorelle a tubare in pace e vieni in piccionaia a tubare con me!» aggiunse poi.

Gli occhi di Itachi si illuminarono e il ragazzo si recò saltellante in piccio…ehm, in camera del proprio ragazzo.

Uno sbuffo tra l’indispettito e il sollevato uscì dalle labbra di Sasuke.

Il ragazzo parve riacquistare il controllo e, quando fu sicuro di essere in grado di parlare con tono civile, si rivolse ad Hinata.

«Beh…benvenuta in famiglia.»

«Arigatoo, Uchiha-sempai.»

Hinata si inchinò, con fare impacciato.

«Ormai penso che tu possa chiamarmi per nome.»

Nessuna inflessione nella voce, nessun tono affettuoso.

Avveniva, perché doveva accadere.

Sarebbe stato strano, o quantomeno stupido, chiamarsi per cognome tra fidanzati.

Perché era quello che erano, ormai.

Fidanzati.

E, ad entrambi, sembrava di essere stati imprigionati in una strada buia e soffocante, senza possibilità di uscita.

«La coppia d’oro della scuola sembra essersi sfasciata. Cosa avrà causato la rottura tra l’Haruno e l’Uchiha? Nessuno sembra saperlo.
Perfino il fratellastro di questi, Naruto Uzumaki, si rifiuta di lasciare dichiarazioni al nostro giornale che è andato ad indagare per voi sulle disavventure amorose all’interno del Club di Pattinaggio.

La scintilla tra Sakura Haruno e Sasuke Uchiha sembra essersi definitivamente spenta tra i ghiacci, ma adesso tocca ad un’altra pattinatrice occupare il freddo cuore dell’algido ragazzo: Hinata Hyuuga.

Alcuni gentili collaboratori, ci hanno infatti informato del fidanzamento ufficiale tra la giovane matricola e il nostro amato sempai, approvato perfino dalle famiglie.

Che Hinata sia davvero la persona giusta per il pattinatore? Oppure, anche stavolta, Sasuke Uchiha preferirà gettarsi tra le accoglienti braccia del fratello minore?»

«Shirakawa!»

La voce di Sasuke rimbombò nella mensa.

A grandi falcate, avvolto nella rigida uniforme scolastica, il ragazzo si diresse verso le due fanciulle intente a consegnare l’edizione speciale del Para-para.

«Oh, ciao Emo-kid!»
Akane sventolò la mano di fronte agli occhi del ragazzo, con sorriso sornione.

Per nulla scomposta dalla rabbia evidente del proprio compagno di classe, continuò a distribuire giornali come se niente fosse accaduto e Sasuke Uchiha non fosse lì, accanto a lei, con il preciso intento di strangolarla.

Anzi, di strangolarle, visto che le due sorelle erano peggio della mosca e la carta moschicida.

Sempre, maledettamente, attaccate, come la colla.

Accanto ad Akane, infatti, stava la minuta figura della sorella minore.

I grandi occhi svagati si posarono sull’Uchiha, come a soppesare la sua presenza e decidere che non era un’allucinazione, poi sorrise felinamente e gli porse una copia del giornale.

«Vuoi un numero, Sasuke-kun?»

«No, voglio che la smettiate di pubblicare questa roba!» sibilò il ragazzo.

Il giornale che aveva in mano, completamente stropicciato per la rabbia, fu spiegato di fronte alle due sorelle.

«Come vi permettete di pubblicare articoli sulla mia vita privata e, soprattutto, io non vado a gettarmi tra…» ricercò rapidamente il segno «… “le accoglienti braccia del fratello minore”!»

«Oh…» Akane si portò una mano alla bocca, con aria desolata. «Ci dispiace.»

«Aw, perdonaci, Sasuke-kun! Non commetteremo mai più un errore simile!» continuò Aiko «Io lo avevo detto che preferivi il maggiore, ma…»

Era di fronte a quelle scene che tutta la scuola si poneva tre interrogativi di fondamentale importanza per l’esistenza umana.

Dove siamo, chi siamo e dove andiamo?

No, peggio.

Queste sono quisquilie, al confronto.

Primo: come facevano le Shirakawa a sapere vita, morte e miracoli dell’Uchiha nei minimi particolari?

Secondo: cosa aveva mai fatto Sasuke alle due sorelle, perché lo prendessero sempre di mira?

Terzo: perché ancora non capiva che era una battaglia persa in partenza e non lasciava stare?

Mistero, sia della Fede, che non.

«Non mi interessa né Itachi, né tantomeno Naruto!»

«Però non neghi di esserti messo con la Hyuuga.»

Il ghigno di Akane si dipinse sadico sul volto ovale della ragazza.

Incrociate le braccia al petto, sembrava sfidare l’Uchiha con lo sguardo a negare la notizia.

E, per la prima volta, Sasuke fu in imbarazzo ad avere gli occhi di tutta la scuola puntati su di sé.

Non guardò verso Hinata, poteva immaginarla col capo abbassato e il volto imporporato.

Suo atteggiamento tipico, almeno da quanto aveva compreso per quel poco tempo che vi aveva passato assieme.

In ogni caso, non avrebbe mai cercato l’aiuto e il sostegno di una perfetta estranea.

Deglutì, ricambiando lo sguardo tagliente della Shirakawa.

«È stata una decisione delle nostre famiglie.»

«E l’Haruno come l’ha presa?»

«Questo, non vi deve interessare.»

Sakura aveva fatto il suo ingresso nella stanza.

Profumava di pesca e si era lavata i capelli, notò Sasuke.

Peccato li avesse legati in due trecce ai lati della testa.

Tuttavia, gli occhi verdi della ragazza non incrociarono il suo sguardo, ma si posarono freddi sulle due sorelle.

«Io e Sasuke-kun non abbiamo mai annunciato fidanzamenti o simili. Siamo ottimi partner di pattinaggio e amici sin dall’infanzia. Se c’è altro, riguarda la nostra vita privata che a voi non deve interessare.»

Calma e perfettamente controllata.

Eppure, il tremito nella voce, era percettibilissimo.

Per questo, quando se ne andò dalla sala a grandi e cadenzati passi, Sasuke la seguì.

Erano in giardino, quando riuscì a fermarla per un polso e la costrinse a girarsi.

Quella mattina, per la prima volta, non erano andati a scuola assieme.

Sasuke aveva dovuto accompagnare Hinata, i cui rollerblade erano rimasti a villa Hyuuga, sarebbero passati a prenderli nel pomeriggio.

Suo padre era stato chiaro, in proposito.

«Sii cortese e gentile con la tua futura sposa.»

E lui doveva comportarsi in modo impeccabile.

Solo, una cosa non sopportava.

Sakura che piangeva.

La ragazza era sempre stata il suo punto fermo, il ricettacolo di tutte le sfuriate, di tutto ciò che non poteva mai esprimere agli altri, per timore di risultare sbagliato agli occhi del padre.

Era destabilizzante vederla così, con gli occhi verdi arrossati dal pianto.

«Sakura-chan…» mormorò, alzandole il viso.

«Ora passa, Sasuke…ora passa.»

Sorrise, asciugandosi le lacrime col palmo della mano.

Non doveva piangere.

Ne avevano parlato e sapeva che Sasuke stava male quanto lei per quella forzata separazione.

Sapeva da anni che la loro storia non aveva seguito.

Sapeva che, un giorno, sarebbe tutto finito.

Sapeva, Sakura, ma tutta questa conoscenza non le impediva di piangere e di aggrapparsi alla maglia del ragazzo.

«Non…non è giusto. Non è giusto, Sasuke. Non è giusto.»

E il silenzio accompagnava quel momento.

Freddo e imbarazzato silenzio, colmato solo dal calore di un abbraccio.

No, non era giusto.

Non era giusto.

«S…scusa. Sono una sciocca…»

Quando si era staccata, Sakura?

Quando aveva lasciato andare la maglia nera?

Lo studiava, Sakura, come ad imprimersi nella memoria quell’immagine.

Non aveva più il diritto di stringerlo a sé.

Spettava ad un’altra donna, il compito di accompagnarlo, adesso.

Nonostante tutto, Sakura sapeva che Sasuke non era altro che un bambino che aveva bisogno di essere tenuto per mano.

Doveva solo aiutarlo a stringere le dita in quella di Hinata e non più nella propria.

«Mettermi a piangere così…come se…»

Il volto di Sakura fu afferrato saldamente tra il pollice e l’indice della mano destra di Sasuke.

Costretta ad alzarlo, finalmente si decise a guardarlo nelle iridi scure, prima di vederle celarsi dietro le palpebre, mentre le loro bocche cozzavano assieme e le lingue si intrecciavano.

«Stupida.» sussurrò Sasuke, quando, ansimanti, furono costretti ad interrompere quel disperato bacio.

«Stupido.»

Ricambiò la ragazza, sorridendo debolmente, mentre le sue braccia si sistemavano attorno al collo del diciottenne.

«Sciogliti quei dannati capelli.»

«E tu, togliti quegli occhiali.»

Sorrisero, e ciascuno obbedì all’ordine dell’altro.

Quando tornarono nell’edificio scolastico, la ricreazione era al termine e le loro labbra gonfie e rosse.

Le mani non si stringevano, ma si sfioravano nel ritmo lento della camminata.

Quanto era studiato quel passo sincronico.

Tutta la loro vita era stata una vicendevole dipendenza.

Eppure, adesso, scelte non loro li dividevano, costringendoli a camminare separati.

Per la prima di tante, troppe volte.

Naruto Uzumaki aveva sempre trovato il masticare le matite un modo ottimale per distrarsi durante la lezione.

Ne aveva un astuccio pieno, tutte rigorosamente mangiucchiate.

Le sue preferite erano quelle con la gommina alla fine, così poteva masticare anche quella.

Gli occhi azzurri vagavano con aria annoiata sulla classe.

La lezione era noiosa.

Umino Iruka, insegnante di matematica, riusciva a rendere tutto di un tale tedio, pari soltanto alla voglia e alla passione con cui osannava la propria materia.

Si passò, distrattamente, la mano tra i capelli color grano, buttandosi contro lo schienale e dondolandosi sulla sedia.

Ultimo banco, posizione laterale vicino alla finestra, nell’angolino.

Ottimo punto per distrarsi, specie durante le ore di matematica.

Un sottile raggio di sole filtrava attraverso il vetro, colpendolo in pieno e procurandogli un piacevole calore.

Socchiuse gli occhi, con un sorriso beato sul volto; la matita in bocca.

Amava il caldo.

Amava l’estate.

Una pallina di carta lo centrò in piena fronte, costringendolo a rimettersi in equilibrio con la sedia.

Bofonchiando, la raccolse, fissando in malo modo Kiba che sghignazzava qualche banco più in là.

La spiegò, leggendovi quanto scritto.

“Lasciato con Ino, oggi calcetto?”

Naruto scosse la testa.

Ogni settimana era la stessa storia, tra quei due.

Sempre a litigare, sempre a prendersi e a rimettersi insieme.

Scrisse la risposta all’amico.

“Non posso, ho il club.”

“Ecchè palle! Tanto l’Haruno non te la da, Naruto! Mettitelo in testa!”

Naruto avvampò a quella risposta.

Lui non andava al club per farsi notare da Sakura! Sapeva benissimo che mai avrebbe potuto competere con Sasuke.

A lui piaceva pattinare, sebbene fosse un imbranato.

Un’altra pallina di carta lo centrò, prima che potesse terminare la risposta.

“Neanche l’Uchiha te lo da. XP”

“Idiota.”

La campanella suonò.

Mai suono fu per l’Uzumaki più liberatorio.

Scattò in piedi, afferrando la cartella e caricandosela in spalla.

Ultimo ad entrare, ma sempre il primo ad uscire, si precipitò in corridoio e, quindi, all’uscita, in direzione della palestra.

La sua attenzione fu catturata da una testolina scura, che arrancava tra la folla.

Sorrise, riconoscendo la minuta figura di Hinata, impeccabile nella divisa azzurra.

Era felice all’idea che la ragazza diventasse la sua futura cognata.

Gli piaceva.

A differenza di quanto si poteva pensare, a Naruto andavano a genio poche persone.

Era amichevole e cordiale con tutti, ma questa sua loquacità era dovuta ad un’insicurezza di fondo, causata dalle poche aspettative su di lui, dal basso rendimento scolastico e dal continuo confronto personale col fratellastro.

Se non poteva essere ammirato per gli ottimi voti e la carriera scolastica, allora lo sarebbe stato per il proprio carattere e per il proprio sorriso.

Tuttavia, Hinata lo aveva conquistato subito, con la sua timidezza.

Gli dispiaceva per Sakura, costretta a separarsi da Sasuke dopo anni, ma, in fondo, era convinto che per l’Uchiha ci volesse un tipo più tranquillo, così da smuoverlo un po’ dall’apatia cui si era circondato.

Se la compagna era troppo timida, allora Sasuke avrebbe dovuto fare uno sforzo maggiore per rendersi più loquace e amichevole.

Naruto non si rendeva conto di aver impostato tutta la sua vita in funzione del fratellastro.

Per lui era naturale preoccuparsi di Sasuke, cercare la sua stima, il suo appoggio.

Anche solo uno sguardo.

«Ehi, Hinata-chan!»

La ragazza si bloccò, arrossendo di colpo a quella voce familiare.

Si voltò, lentamente, presto raggiunta dal diciassettenne che sfoderava il suo migliore sorriso.

«Konnichiwa, Naruto-sempai!»

«Ancora con quel sempai? Basta, su! Ormai siamo quasi parenti!» ghignò. «Come va con Sasuke? È un po’ orso, all’inizio, ma poi migliora. Ok, io lo conosco da anni e non è mai migliorato, semmai il contrario, ma c’è sempre speranza, no?»

La Hyuuga chinò il capo, in un debole cenno d’assenso.

Come andava?

Male.

Male perché era fidanzata con un ragazzo che non amava.

Che non conosceva.

Male perché lo sapeva tutta la scuola.

Male, perché lo sapeva lui.

E sembrava così contento della notizia, che Hinata non riuscì a replicare nulla quando propose di passare a prendere Sasuke per andare al Club tutti insieme.

Sempre troppo taciturna.

Sempre troppo timida.

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Capitolo 7
*** Non profanare la mia arte! ***


Ok, questa fic mi sta prendendo davvero la mano XD! Anche se ogni capitolo è praticamente un parto.
Che dire? Si ringrazia Mika per i suggerimenti sui dialoghi e le scene comiche, Suzako per i crack pairing e Kimmy per correggermi le scene di pattinaggio*-*!
A questo proposito, appena avrò tempo revisionerò i primi capitoli che ho scritto qualche strafalcione XD! Chiedo perdono, ma tenete a mente che la sottoscritta sa andare a malapena in bicicletta (però sullo skateboard sì ù.ù).

Buona lettura!

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Un barattolo di vernice volò per la stanza.

Il bersaglio si abbassò in tempo, mettendo in salvo il pc su cui stava lavorando.

Appena in tempo, prima che la vernice producesse una macchia viola sul muro.

«Ma…Deidara-sempai!» squittì, alzando il capo sul compagno.

I lunghi capelli biondi erano stretti in una coda alta; perfetta, senza neanche una ciocca fuori posto.

Per non parlare del make-up delle sue unghie, poi: un paradiso per gli occhi, vera e propria libidine dei sensi.

Ventitrè anni, camicia violetta con volants alle maniche e al colletto, le mani curate appena sporche di china con cui aveva appena terminato di ripassare i disegni.

«Tu-non-colorerai-i-miei-capolavori-con-quell’arnese-infernale!» tuonò, riducendo gli occhi chiarissimi a due microscopiche fessure.

Il povero Tobi, classico nerd sfigatello con un cespo di capelli neri e spessi occhiali sulle iridi scure, strinse più forte il suo amato computer, fissando il suo altero sempai.

Ora, teniamo a specificare alcune cose.

Primo, i capolavori in questione erano semplici volantini per la mostra d’arte dell’Università.

Secondo, Tobi aveva due sole ragioni di vita: il suo computer e Deidara.

Terzo: queste erano inconciliabili.

«Ma…photoshop è l’arte del futuro!»

Ah, dimenticavo…il più delle volte, Tobi non sapeva quando fosse il caso di tacere.

«In fondo non c’è il rischio di rovinare i disegni con i pastelli, tempere o colori vari!»

In compenso, sapeva intuire perfettamente quando era il caso di rincarare la dose.

L’espressione di Deidara si pietrificò, in una quantomai statuaria posa che esprimeva tutta la sua angoscia esistenziale di fronte all’amaro destino di essere incompreso dal mondo.

Unico movimento, una vena pulsante sulla fronte.

Pulsazione molto artistica, d’altronde, come tutto ciò che concerneva la sua persona.

Deidara era il classico tipo “In” all’interno della scuola.

Bello, intelligente, sempre al corrente delle ultime tendenze ed eccentrico quanto bastava da essere il mito del corso di pittura e della scuola d’alta moda che frequentava.

Un vero e proprio dandy dell’era moderna; arbiter elegantiae che aveva fatto proprio il motto della corrente Estetica ottocentesca: “Art for art’s sake”, rendendo la propria vita un’opera d’arte.

«Perché l’arte è esplosione!» sosteneva, con tono stizzito ed esaltato al contempo, quando qualcuno osava commentare le sue opere (che, essendo capolavori, non necessitavano del giudizio del volgo; tanto Deidara sapeva che erano d’alta qualità) «Ed io sono la bomba che la scatena!»

Già, la vita di Deidara era un’opera d’arte.

Peccato che esistano le infiltrazioni a rovinare i quadri, l’erosione a danneggiare le statue e i turisti a sfasciare tutto.

E Tobi.

Tobi.

Tobi era come il marmo scadente, come una tela bucata, come lo smalto scheggiato, come le doppie punte!

Una calamità naturale, insomma.

E osava…osava dire che…

«Salve, ragazzi.»

Una strana, ma purtroppo per lui familiare, scena si presentò di fronte al nuovo arrivato.

Da un lato, Tobi: rannicchiato contro la parete con i suoi brufoli di troppo e i lacrimosi che scendevano copiosi, il ragazzo navigava nella sua camicia a scacchi bianchi e rossi e nei pantaloni dello stesso colore del portatile che stringeva febbrilmente.

Un bel giallo canarino.

Dall’altro lato, Deidara: pietrificato, statuario; ogni capo d’abbigliamento creato appositamente per far risaltare il fisico curato.

Naturalmente, in viola.

«Che succede?» domandò, chiudendosi la porta alle spalle.

Dal corridoio, infatti, proveniva una fastidiosa musica new age accompagnata dalle irritanti ciarle della sorella minore di Deidara, la tonalità di voce della quale non scendeva mai sotto il limite di tolleranza uditiva umana.

Chissà perché, Itachi Uchiha era convinto che non fosse il colore dei pantaloni di Tobi il motivo del dramma quotidiano.

Tobi accennò al pc.

L’Uchiha sospirò, passandosi una mano tra i capelli neri.

Lo aveva fatto.

Di nuovo.

«Quante volte ti ho detto di non parlargli di photoshop?»

«Gh.»

«Io ho solo detto che photoshop è l’arte del futuro…» piagnucolò il ragazzo, cercando comprensione.

«Non bestemmiare!» gridò Deidara, improvvisamente ripresosi dallo shock. «Le parole arte e…» respirò a fondo, storcendo la bocca per tentare di pronunciare il termine dannato «…quella roba…» senza riuscirci, oltretutto «…non possono sussistere nella stessa frase se non in senso negativo!»

Itachi sospirò, gettandosi sul letto dell’artista biondo.

Prese i disegni sparsi sulle coperte – viola – sfogliandoli distrattamente.

Bozzetti d’abiti, volantini di presentazione alla mostra organizzata dall’Università…

«Ah, Deidara…senti…»

«Mh?»

Il giovane si voltò verso di lui, smettendo di minacciare Tobi con un pennello.

«Non è che puoi disegnare un abito…»

«Quello da coniglio e da carota per i giochetti erotici tra te e Shisui non andava bene?» Deidara sgranò gli occhi, affranto «E io che ci ho messo tanto impegno a realizzare quel cappellino col ciuffo di foglie…»

«No, no andava benissimo!» rise Itachi, ricordandosi la faccia esaltata di Shisui quando lo aveva visto «Non è per me.»

«E per chi?»

«Mh…volevo fare una sorpresa alla ragazza di mio fratello…»

Il volto di Deidara si storse in una smorfia.

«L’Haruno?»

«No.» con un ghigno, Itachi porse una foto al pittore.

Gli occhi dell’artista fashon si illuminarono di gioia.

«Oooh, che creaturina, che grazia…un bel costumino da gothic lolita con tanti pizzi! E merletti! E rifiniture in viola…uh! Sarà il mio capolavoro!»

«Speravo in qualcosa di più sobrio.»

Non era sicuro che Hinata avrebbe apprezzato.

Suo fratello di sicuro sì, visto che gli abiti di Deidara lasciavano scoperta una buona porzione di gambe.

Anche se, a dirla tutta, ormai cominciava seriamente a preoccuparsi per la vita sessuale del suo povero e ingenuo otooto.

Forse era meglio che il vestitino da gothic lo indossasse Naruto.

«Sobrio? Sarà sobrissimo, non temere! Mantellina, cuffietta e pizzo francese, scarpe laccate…»

Inutile fermare Deidara, ormai era partito per la tangente.

E senza cinture di sicurezza.

Gli occhi scuri di Itachi si posarono su Tobi, incantato dagli sproloqui del biondino in piena crisi creativa.

Forse era per quell’idolatria che il grafico gli rivolgeva che Deidara non lo scacciava in malo modo.

O, perlomeno, non pessimo.

Deidara era come una divinità: aveva bisogno di essere adorato e la venerazione che il povero nerd provava per lui era vitale per l’artista.

Peccato che anche gli dei abbiano sorelle.

E quando anch’esse sono megalomani, la miscela è esplosiva.

«Avete finito di urlare? Mi deconcentrate!»

Una furia bionda piombò nella stanza.

I capelli biondi tirati sulla testa e avvolti in un asciugamano candido che impedisse loro di ricadere sul volto, impiastricciato da quella che era senz’ombra di dubbio una maschera di bellezza.

Il fisico longilineo ricoperto da short blu scuro e canotta bianca; gli occhi azzurri mandavano lampi di rabbia in direzione del fratello maggiore.

Le dita dei piedi accuratamente separate da batuffoli di colore idrofilo.

Ino Yamanaka era stata interrotta proprio nel bel mezzo della sua seduta quotidiana di yoga&pedicure-per-l’armonia-del-corpo-e-dello-spirito.

Tradotto in linguaggio comune: pomeriggio passato a mettersi lo smalto, a impiastricciarsi il viso e al telefono con le amiche, il tutto sottolineato da note di musica new age per dare una parvenza di serietà al tutto.

«Fai meno casino! Emanate vibrazioni negative da ogni poro! E io devo mettermi lo smalto!»

Deidara ignorò le proteste, posando lo sguardo sulle unghie dei piedini affusolati della sorella e rimase…

…ammaliato?

No.

…estasiato?

No.

Disgustato.

«Nee-chan…cosa sono quegli orribili nail-stickers a forma di paperella?»

«L’ultima moda in fatto di adesivi per unghie.» sbottò Ino, incrociando le braccia al petto, indispettita.

«Gh…ma dove andremo a finire! Prima questo con…quella roba, ora tu con le paperelle…il mio senso artistico se ne ritiene offeso!» esclamò Deidara, portandosi la mano alla fronte con fare teatrale.

«Oddio cos’è quel coso

Ino aveva appena notato il pc giallo di Tobi.

«Orribile, nevvero?»

«Disgustoso.»

«Desolante.»

«Antiestetico.»

«Ehi cos’avete contro il mio pc?»

«Zitto tu!»

Itachi sospirò.

Restando in tema di lezioni di yoga, i chakra spirituali di quella casa erano completamente sballati.

Quasi quanto i cervelli dei suoi abitanti.

«Sakura-chan!»

Un braccio svettò nell’aria, sopra la folla di studenti che si apprestavano all’uscita.

Sakura si voltò, al richiamo, piegando le labbra in un lieve sorriso.

«Ciao, Naruto.» salutò, quando l’amico le fu di fronte.

Il biondino si appoggiò alle proprie cosce, riprendendo fiato dopo la lotta sostenuta per raggiungerla.

Sempre e comunque controcorrente.

«Nee, Sakura-chan, come stai?»

«Tutto a posto.» mentì.

Naruto la squadrò da capo a piedi, aggrottando le sopracciglia chiare.

«Bugiarda.»

Sakura sospirò.

Era vero, non stava bene.

Detestava l’idea che qualcuno la sostituisse nella vita di Sasuke, ma ancora di più detestava l’essere così fragile.

Distruggersi per colpa di un ragazzo… non era da lei.

Era sempre stata la più logica, nella coppia.

Aveva un quadro più preciso della situazione, proprio perché non era coinvolta nel complesso rapporto emotivo che legava la famiglia Uchiha.

Lei era semplicemente un’appendice di quel casato, il cui unico elemento con cui aveva un legame intimo era Sasuke.

Stare assieme, alla lunga, lo avrebbe logorato.

La amava, di questo era cosciente; lo capiva dal suo sguardo, dai suoi gesti, dal suo imbronciarsi quando il body attillato le fasciava il corpo durante le esibizioni e tutti potevano ammirare le sue gambe…

Sì, Sasuke era patologicamente geloso, anche se non lo dava a vedere.

Amava poche persone, ma intensamente, sebbene trovasse difficoltà a dimostrare loro il proprio affetto.

Facevano parte di questo ristretto gruppo suo padre, suo fratello, la sua balia, l’allenatrice (anche se non lo avrebbe mai ammesso) e Sakura stessa.

Eppure, quest’ultima era conscia di non poter competere con i primi due elementi della lista.

Sasuke amava suo padre e suo fratello di un amore irrazionale e selvaggio, rinforzato da un senso di colpa ingiustificato.

L’Uchiha non aveva mai digerito l’abbandono della madre, di cui pensava essere la causa.

Mikoto era rimasta incinta di Naruto quando Sasuke aveva da poco compiuto cinque mesi, andandosene di casa dopo aver confermato al marito quanto questi già sospettava: la presenza di un amante e la non paternità del bambino che portava in grembo.

Era stato un divorzio fondamentalmente tranquillo, molto più tranquillo dei rapporti che legavano i genitori, lo aveva informato successivamente Itachi, nel tentativo di fargli passare quella stupida fissa.

Eppure, Sasuke non demordeva.

Per un bambino il rifiuto della madre di crescerlo è un marchio duro da portare.

Non lo accetta, neanche quando è capace di comprenderne razionalmente i motivi.

È un rifiuto, e questo rifiuto è causato dalla propria presenza, dalla propria nascita.

Cominci a covare odio, rancore e disprezzo, indirizzati verso se stessi e verso la causa della propria sofferenza.

E Sasuke odiava sua madre.

Odiava Naruto, perché lo aveva sostituito nel cuore di lei.

Odiava se stesso perché la sua nascita aveva privato suo fratello di una madre e suo padre della moglie.

Per questo, solo per questo, aveva sempre cercato di essere un figlio modello.

Bravo a scuola, bravo nello sport; sempre accondiscendente al volere del genitore rimastogli.

E Sakura non voleva incrinare il fragile equilibrio di quello che Pirandello avrebbe definito “il gioco delle parti”.

«Va davvero tutto bene, Naruto.»

«Raccontale ad un altro le frottole, Sakura. Ti conosco troppo bene.» la rimproverò, ma era un rimbrotto bonario e amichevole.

«Mpf… vieni oggi al club?» domandò lei, scostandosi una ciocca di capelli rosati dal volto.

Fortuna sua, Naruto riusciva sempre a farle tornare il sorriso.

Anche quando aveva l’impressione di precipitare in un baratro senza fondo, il ragazzo era sempre lì.

Pronto a tenderti la mano e a ritirarti su.

«No! No e ancora no!»

Sasuke si diresse rapidamente verso Naruto, che aveva appena urtato il suo regale fondoschiena contro la superficie ghiacciata.

«Uzumaki sei una piaga umana!» lo rimproverò, aiutandolo ad alzarsi. «Nel salchow non devi puntare e il piede su cui devi scivolare è il sinistro, non il destro!»

«Nee…come sei severo, Sas’ke!» protestò il biondino, ritrovando la stabilità sui pattini.

Sasuke sospirò, lanciando un’occhiata a Sakura che eseguiva alla perfezione il salchow.

Era un piacere per gli occhi osservarla scivolare all’indietro sul ghiaccio, flettendo appena la gamba sinistra all’indietro per scivolare sul filo interno del pattino.

Uno.

Due.

Tre.

Quattro secondi ed ecco la gamba destra passare in avanti, prima che la lama si staccasse dal ghiaccio.

Una.

Due.

Tre rotazioni e l’atterraggio sulla gamba destra prima ignorata.

«È bella.»

«Già.» confermò Sasuke, continuando a seguirla con lo sguardo.

«Intendevo Hinata.» precisò Naruto.

«Tsk.»

Non si curò di guardarla.

Non gli interessava sapere se era bella o meno.

Lui doveva solo preoccuparsi di portarla in forma alle gare di fine anno.

Di fare in modo che imparasse i salti.

Che non si facesse male.

…di comportarsi da bravo fidanzato responsabile, così come le loro famiglie richiedevano.

Trattenne un sospiro, chiedendosi come potesse provare così tanto disinteresse verso la persona con cui avrebbe dovuto passare la vita.

«Dai, Sasuke!» Naruto gli tirò una gomitata amichevole nel fianco.

Ok, non tanto amichevole, a giudicare dall’occhiataccia dell’Uchiha.

«Guardala, almeno.»

Con uno sbuffo, si sforzò di alzare lo sguardo.

E dovette convenire.

Hinata stava eseguendo una serie continua di salti, in ordine di difficoltà.

Adesso si stava cimentando con il loop.

Il piede sottile, ingrandito dal pattino da ghiaccio, si fletteva all’indietro, lasciando cadere il peso sul filo interno della lama.

Lo accompagnava il sinistro, tracciando una curva sulla gelida lastra, prima di spostarsi con un movimento aggraziato di fronte al gemello.

Piccola presa di velocità, ed eccola eseguire due rotazioni in aria, per atterrare sul piede cui era partita.

Leggera.

Libera.

E bella.

Sì, Hinata era bella, ammise mentalmente.

Il pattinaggio la caricava di un’energia che durante il corso della giornata sembrava sparire nel nulla.

Era…viva.

Non più timida, incerta.

Spariva la sua insicurezza, quasi il ghiaccio la liberasse da ogni ansia e apprensione.

Sasuke conosceva bene quella sensazione e, per la prima volta, pensò che forse lui e Hinata non erano proprio così dissimili.

«Congratulazioni!»

«Auguri!»

La sala insegnanti era gremita di gente.

Tutti i professori riuniti a fare le congratulazioni alla futura mamma Kurenai Yuuhi.

La professoressa di Giapponese più desiderata dell’intero istituto si ritirava, infatti, per maternità.

Ormai era arrivata a tre mesi e, se ancora il ventre pareva piatto sotto l’elegante tailleur, presto si sarebbe gonfiato.

Con somma gioia sua e del compagno, Asuma Sarutobi, che le cingeva la vita col proprio braccio, sorridendo ai colleghi.

«Eh, lo so che vi dispiace, ma la donna più bella dell’intera scuola me la sono presa io!» rise Asuma, lisciandosi la barba scura e ammiccando. «Senza offesa per le altre signore che non hanno nulla da invidiarle.» aggiunse poi, di fronte alle occhiatacce delle colleghe.

«Mpf… è vero che vi trasferirete ad Osaka?»

Anko, professoressa di ginnastica, alzò il proprio bicchiere, suggendo qualche sorso dell’aspra bevanda.

«Sì. Almeno fino a quando non nascerà il bambino.»

«Cosa ti fa pensare che sia maschio, caro?» frecciò Kurenai; le labbra rosse piegate in un morbido sorriso.

«Tutti i Sarutobi hanno messo al mondo un’orgogliosa stirpe di rampolli maschi. E tutti ricchi di sex appeal, fascino, prestanza muscolare…Ne avete qui un perfetto esempio.»

«Dove? Io non lo vedo.»

Un coro di risate accompagnò l’espressione imbronciata di Asuma.

«Ah, Asuma. Ti sei portato una serpe in casa.»

Kakashi, professore di Giapponese nella sezione A, si tolse il libro da sopra il volto, fissando il collega con gli occhi scuri ridenti.

«Senti chi parla.»

«Già, Kakashi! Non ci hai detto come va con la tirocinante.»

«Mh… non male.»

«State bene insieme?»

«Mh… non male.»

Kakashi Hatake, quando s’impuntava, diventava più sibillino del professore di matematica, Ibiki Morino che, pure, se n’era stato truce con la schiena appoggiata al muro per tutta la durata della festa.

Era incredibile come quella montagna di carne umana, ricoperta da cicatrici ottenute chissà dove, chissà come e chissà quando, potesse essere, a dispetto delle apparenze, una persona talmente responsabile che chiunque, in quella sala, gli avrebbe affidato la propria vita in caso di difficoltà.

Per questo era stato eletto vicepreside e, proprio in virtù della propria efficienza, aveva già provveduto a rimpiazzare i due insegnanti fuggitivi con i supplenti.

Certo, erano tipi un po’…particolari, ma era sicuro che avrebbero fatto il loro dovere.

Restava da vedere come avrebbero reagito gli studenti, a quell’improvviso cambio di professori nel bel mezzo dell’anno scolastico.

Tenten adorava giocare con il colorato nastro di raso attaccato al bastoncino candido.

Le piaceva vederlo tracciare rosee spirali nell’aria; sopra, sotto, a fianco di lei.

Soprattutto, amava sapere che erano le sue mani a generare quel movimento leggiadro, così scostante dalla sua persona.

Troppo alta.

Troppo mascolina.

Osservò il proprio riflesso nella levigata superficie dello specchio.

Era grottesca nel suo body da ginnasta; caricatura di quelle ragazze assai più longilinee della sua persona.

Non era brutta, ma si vedeva tale.

Superava il metro e sessantacinque d’altezza, aveva spalle fin troppo larghe e gambe troppo muscolose.

“E capelli con troppe doppie punte” pensò, rammentandosi i commenti fin troppo acidi della Yamanaka.

Era forse colpa sua se non aveva bei capelli biondi?

Se non era dotata di occhi azzurri?

Se, invece che quei colori da favola, aveva solo degli scialbi e inutili occhi e capelli castani?

Beh, a quanto pareva sì.

Si tolse il body con un certo nervosismo.

Non sarebbe mai riuscita a battere la Yamanaka , poco ma sicuro.

Lei era troppo grande, troppo bella…troppo tutto.

E lei? Cos’era lei?

Niente.

Assolutamente niente.

Infilò la tuta da ginnastica.

Era di un bel rosa pallido, colore che apprezzava molto e che non le stava affatto male.

Quel giorno riuscì solo a pensare che la faceva assomigliare ad un enorme confetto.

«Tenten-chan…?»

Ed ecco la sua benedizione e dannazione.

Hinata Hyuuga.

«Eccomi, Hinata-chan.»

«Come sono andati gli allenamenti?»

Sorrise, cercando di sembrare ottimista, mentre la parola “male” veniva ricacciata in gola.

«Tutto a posto. A te?»

«Nessun problema.»

«Come va con l’Uchiha?»

Cambiare discorso, anche se le bruciava.

Hinata era una di quelle persone che si rendono amabili a prima vista, senza far nulla per esserlo.

Era bella, di famiglia nobile, brava nella sua disciplina sportiva, anche se non arrivava ai livelli dell’Haruno.

Fidanzata col ragazzo più popolare dell’istituto e cugina di colui che contendeva a questi il primo posto di ragazzo più corteggiato dell’intera scuola.

Ricordava, Tenten, di essersi avvicinata a lei solo in virtù di queste caratteristiche, finendo poi per affezionarsi alla piccola Hyuuga.

Ne era diventata l’amica del cuore, la confidente.

Anche se, la maggior parte delle volte era Hinata a sorbirsi i suoi discorsi contorti.

Era rimasta sconcertata dalla mente semplice dell’amica.

Lei non si guardava in giro, non correva dietro a ragazzi impossibili.

Semplicemente, aspettava il suo latte e zucchero, come le principesse delle favole.

E, come in ogni favola che si rispetti, c’è il cattivo che rovina tutto.

In quel caso, Tenten lo sapeva bene, l’antagonista in questione era l’algido Uchiha.

Ma, cavolo!, l’avesse avuto lei come cattivo della favola! Probabilmente il finale sarebbe stato molto, molto diverso.

«Non va.»

«Ti tratta male?»

Tenten caricò la propria borsa sulla spalla.

Infilò una mano in tasca, tirando fuori un pacchetto di gomme già aperto e mettendosene una in bocca.

Ne offrì una ad Hinata, che rifiutò.

«Affatto. È gentile, premuroso… l’altro giorno mi ha perfino portato dei fiori.»

«Bello, ricco, perfino attento… Sei fidanzata con l’uomo perfetto e ti lamenti.»

«È che…non odora di latte e zucchero.»

Gli occhi della ragazza si levarono al cielo.

«Bah. Tu sogni troppo.» commentò.

«E tu troppo poco.»

La frecciata di Hinata fu breve e allusiva.

Tenten scosse il capo, lasciando ondeggiare i capelli castani, lasciati liberi dopo l’allenamento.

Sapeva che l’amica si riferiva alla sua rinuncia a Neji, ma lasciò cadere la questione.

«Vuoi che ci parli io?»

«No, grazie. Piuttosto… cioccolata?»

«Gelato. E non transigo.»

«Ci sto.»

«Dovresti invitarla ad uscire.»

«Scordatelo.»

«Insomma! È la tua fidanzata, no?»

«Sì. E con questo?»

«È un tuo dovere uscire con lei!»

«Aniki hai cinque secondi di tempo per andare a farti fottere.»

«Shisui non è in casa, altrimenti lo starei già facendo.»

Sasuke si irrigidì sulla sedia, mettendosi le mani tra i capelli.

Itachi era esasperante, quando voleva.

«Non intendevo in quel…oh, vaffanculo!»

«Mh…sai che hai ragione? Il tuo è da parecchio che lo punto.» commentò il maggiore dei due fratelli, lanciando un’occhiata d’apprezzamento al fondoschiena del suo otooto che, premunendo l’attentato, scattò in piedi, mettendosi saggiamente a sedere sulla scrivania di fronte ad Itachi.

Salvo evitare malevole tentazioni.

Anche se suo fratello non avrebbe mai fatto nulla del genere.

Perlomeno, non a lui.

Insomma! Era suo fratello!

“Miofratello…” pensò.

Oh! Che diamine! Quelle due dannate Shirakawa lo stavano contagiando con i loro deliri!

«Comunque no!»

«S…scusate…»

Hinata si affacciò sulla soglia.

Il volto era paonazzo, come sempre quando invadeva quel piccolo mondo composto dai ragazzi della casa.

Non era abituata a rapportarsi in un contesto quasi prevalentemente maschile, come accadeva, invece, in casa Uchiha.

C’erano davvero poche donne: lei, la ex-balia di Sasuke, Shizune e qualche domestica che veniva la mattina, quando loro erano a scuola, a fare le pulizie.

Tuttavia Shizune era quasi sempre fuori con il signor Uchiha, così che Hinata passava le sue giornate assieme ai due fratelli e a Shisui.

«Oh, ciao cognatina!»

Itachi balzò in piedi, con l’aria più innocente di questo mondo.

Per i suoi standard, ovviamente.

«O…Ohayo. Ero venuta a dirvi solo che ero rientrata.»

«Vediamo e apprezziamo la visuale, Hinata-chan. Ora scusate, ma lascio voi due piccioncini da soli. Shisui mi attende!»

«Ma non era uscito?» replicò Sasuke, senza ottenere risposta, in quanto nel lasso di tempo impiegato per formulare la domanda, Itachi era già sparito per le scale.

Chiudendo la porta, per giunta.

Fortuna sua e di Hinata, non a chiave.

Sospirò, scendendo dal ripiano della scrivania e studiando la ragazza.

Nonostante Sasuke desse sempre l’impressione di non badare a nulla e nessuno, era in realtà un attento osservatore.

Scrutava ogni movimento delle persone che lo circondavano, celando le proprie impressioni dietro uno schermo di falsa indifferenza.

Eppure, ad Hinata, non l’aveva mai guardata veramente.

Stupida presa di posizione, che però lo condizionava.

Tanto non sarebbe mai stata come Sakura, quindi perché preoccuparsene?

Peccato, perché se l’avesse prestato più attenzione avrebbe compreso a fondo come il suo torcersi di continuo le mani fosse sintomo d’ansia; così come lo scostarsi di continuo qualche ciocca di capelli che, inevitabilmente, ritornava subito al proprio posto.

In compenso percepiva chiaramente come, tra loro, tutto diventasse estremamente imbarazzante.

Perfino lo stare semplicemente uno di fronte all’altra era fonte d’agitazione per entrambi, figuriamoci il parlare o un futuro approccio fisico che, perlomeno dopo sposati, ci sarebbe dovuto essere.

Sasuke non riusciva semplicemente a concepire una donna al suo fianco che non fosse Sakura.

Con lei era tutto così…naturale.

L’essere dapprima amici, poi partner di pattinaggio…il loro primo bacio dato quasi per sbaglio e…

Si tolse gli occhiali, ripulendoli sulla maglietta.

Giocherellò appena con una stecca, prima di inforcarli nuovamente e guardare Hinata dritta negli occhi.

O almeno provandoci, visto che la ragazza si ostinava a tenere il capo chino.

Sospirò.

«Hinata-san.»

Ok, doveva almeno provarci, no?

«S…sì, Uchiha-sempai?»

Almeno per mettere a tacere la propria coscienza.

«Sasuke.»

Insomma, era pur sempre la sua fidanzata.

«S…scusa.»

Anche se era solo per dovere, doveva perlomeno tentare di metterla a suo agio.

«Senti… ti va di uscire assieme questo week-end?»

Se non altro, perché erano sulla stessa barca.

Hinata sgranò gli occhi a quella proposta inattesa, avvampando.

Un appuntamento!

Il suo primo appuntamento con un ragazzo…e quel ragazzo era Sasuke Uchiha.

Tentennò.

Non era proprio sicura di volerlo, in fondo, anche se per le loro famiglie erano promessi sposi, tra di loro erano perfetti estranei.

Alzò gli occhi chiari sull’Uchiha.

Non la guardava.

Lo sguardo fuggiva per tutta la stanza, posandosi su ogni oggetto, meno che su di lei.

Agitato.

Evidentemente agitato.

Probabilmente farle quella proposta era costato molto al ragazzo, sebbene non capisse quanto.

«Invitiamo anche Neji, se vuoi.» propose Sasuke.

Magari la presenza del cugino avrebbe rasserenato un po’ Hinata, rendendo la serata meno… gelida.

Sicuramente, avrebbe rilassato lui, evitandogli una penosa arrampicata sugli specchi per trovare un argomento di conversazione.

«Va bene.»

Il consenso arrivò rapido.

«Posso portare anche un’amica?»

«Certo.»

«Perfetto. Ci vediamo dopo, Uchiha-sem…Sasuke-san.»

Hinata sorrise, uscendo dalla stanza.

E Sasuke, per la prima volta da quando lei abitava lì, ebbe l’impressione di aver fatto qualcosa di giusto.

Solo… non capiva davvero cosa.

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Risposta ai commenti:

Elfetta93: Beh, sì c'è anche qui, anche se su Manga si può commentare via FP, sia? XD! Riguardo all'odore di Latte, se Sasuke ha quest'aroma che c'è di male? Voi attendete e abbiate fiducia. Riguardo al nick puoi chiamarmi come vuoi°-°" ormai il mio nome si è perso nei meandri del web.

elyon_chan: Alla fine ho aggiornato, ma non contate sulla rapidità, purtroppo. Sono abbastanza lenta a scrivere, più che altro per troppe idee e troppo poco tempo. In ogni caso sono felice che ti sia piaciuta.

Lupus: Shisui e Itachi sono i meglio, non c'è storia. Anche se devo ringraziare le telefonate con Mika_mika per questi deliri XD!

Hebe: aspetta e abbi fiducia ù.ù

Mirai: Itachi OOC? SInceramente non lo considero tale: è semplicemente un contesto diverso. Non ha il carico del primogenito, non deve uccidere nessuno, ha Shisui...perchè dovrebbe essere un pazzo psicotico?

Ginny: Come ho già detto, Itachi e Shisui sono i migliori, anche se, a mio parere, Deidara e Tobi, in questo capitolo, li hanno stracciati XD

RuKiA: Anche per te vale lo stesso discorso XD! Ita&Shisui for ever!

Amy89: Naruto stordito? Perchè?o.O a me sembra normalissimo, stiamo parlando di un Uzumaki in fondo. Non sfiderò la morte se non mi pressate con ler ichieste d'aggiornamento, semplice, no? XD

Hinata-chan: Mah, sarò sincera, a me le NaruHina non fanno impazzire°-°".

Suzako: Oh, donna*-*! Contenta? QUesto è più lungo, ma d'altronde tu lo leggi in anteprima, ne? XD! Visto che ti ho fatto Dei e Ino fratelli? E lo so che sei troppo emo per me, ma d'altronde io tendo all'Hippy-stile ù.ù.

GaArA_91: Con calma e per piacere vado sempre avanti XD! E ti rassicuro dicendoti che la fine è ancora lontana.

koharuchan: un'altra pattinatrice XD! Ma solo io non so stare in piedi su quei cosi?

bambi88: tesora*-*! Almeno tu capisci la perfidia insita nel nostro Uchiha che non ha bisogno di sangue per esprimersi! Ti adoro!

Ah, si ringrazia la mia Orochimaru per essersi prestata felicemente come modello per questo Deidara XD! Oh yeah!

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Capitolo 8
*** Conto alla rovescia ***


Odio non potervi ringraziare tutte, ma il tempo è tiranno.

Avviso solo che questo capitolo è dedicato INTERAMENTE a Itachi_ti_amo!, per essere un fake educato, con una vita sociale (non ricordo quante amiche ha detto di avere XD! Peccato mi abbiano cancellato il commento), ecc...

Insomma, si può sperare di meglio?*-*

Non so che dire...sono commossa, il mio primo fake...

Awwww....*reki si scioglie in brodo di giuggiole*

No, ragazze. Non ci si può considerare una vera fic writer se qualcuno non ha mai insultato una tua fanfiction...per cosa poi?

Non per la grammatica, non per la sintassi...perchè ITACHI E' GAY!

Sono deliziata, che posso dire?

Quindi, questo capitolo INCREDIBILMENTE ETERO, è dedicato a te, Itachi_ti_amo!.

Spero sia di tuo gradimento^___^

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Ore 20.47

Casa di Tenten la notte prima dell’uscita.

Nella vita delle ragazze si affrontano momenti assai difficili.

L’acquisto del primo reggiseno, il primo bacio, la prima volta in discoteca la sera con le amiche; la prima vacanza da sole con il permesso dato a labbra strette dai genitori che non lascerebbero mai le loro figliolette in balia degli eventi.

Sono momenti magici, nella vita di una donna che rimarranno per sempre.

Irripetibili, come la prima volta che un bambino osserva la neve e ne constata la fredda presenza con la punta delle dita, salvo poi ritrarsi di scatto, piangendo, perché gli ha “rubato l’erba”.

È una sensazione strana; come la prima volta.

Un tremito sottile ti scuote, la testa si annebbia e il languore permane a lungo, anche dopo giorni.

Un’emozione irripetibile, proprio perché è la prima.

Ogni avvenimento è speciale, quando lo si affronta per la prima volta.

Eccetto uno che si ripete incessantemente nella vita di una donna e che rimane, ora e sempre, un trauma.

Una vera e propria guerra combattuta con armi terribili, peggio di tutte le bombe atomiche.

Il look.

«Insomma, meglio versione punk oppure dark lady?»

«Mh…tuta da ginnastica?»

Hinata era timidamente seduta sul letto di Tenten.

L’amica aveva organizzato una riunione assurda sotto il nome di “pigiama party”.

Naturalmente al femminile, la serata si era svolta tra creme, maschere di bellezza, pedi e manicure, prove di trucco e di vestiti per l’appuntamento del giorno seguente.

Il tutto corredato da numerosi spuntini a base di merende biologiche, consultazione di oroscopi e ascolto di canzoni J-pop sdolcinate che riprendevano gli idoli del momento.

«…o forse…dici che mi si addice di più lo stile New Age?»

Definizione più semplice di tutto ciò?

Incubo.

Hinata, pigiama bianco con disegno a farfalline azzurre e una fastidiosa maschera al cetriolo sul viso (depurava la pelle, sosteneva Tenten), prese l’ennesimo biscotto ai germogli di soia e gocce di cioccolata dall’enorme pacco famiglia.

Le piaceva la casa di Tenten.

Era un’abitazione in periferia, in perfetto stile occidentale.

Le stanze erano vaste e pavimentate con una maiolica romboidale; la carta da parati dal motivo semplice rivestiva le pareti con un delicato beige e i mobili riprendevano, a tratti, il sobrio stile Bauhaus dalla linearità semplice e composita.

La madre della ragazza, arredatrice d’interni, apprezzava molto l’iniziativa di Gropius di privilegiare la funzione rispetto all’estetica, pur creando un prodotto gradevole all’occhio; pertanto il mobilio era stato scelto secondo il principio di Taut (anticipatore del Bauhaus):

«A questo punto non ci saranno più confini tra artigianato, scultura e pittura; tutti questi aspetti saranno una cosa sola : Architettura.»

Ciò nonostante, nella casa della ragazza non mancavano vere e proprie dimostrazioni di lusso, quasi a dimostrare che la loro era una famiglia agiata, quali vasi, soprammobili e tappeti che affollavano l’ambiente.

Una contraddizione in termini.

«Hinata-chan mi ascolti?»

«Eh? Oh, scusami Tenten! Mi sono distratta!» si scusò la Hyuuga , desolata.

Gli occhi nocciola della ragazza s’adombrarono per un attimo, prima che il volto si rilassasse in un sorriso rassicurante.

«Non importa, ma ora dimmi: in stile Pippi mi ci vedi?» esordì, esibendo un paio di orribili calzamaglie verde acido.

Hinata deglutì, annuendo debolmente.

Si limitò ad un cenno del capo, perché se avesse parlato il vero pensiero sarebbe uscito inevitabilmente dalla sua bocca.

«Fa schifo, Tenten.»

Fortunatamente, tacque.

Ore 06.29.

Casa Shirakawa, il giorno dell’appuntamento.

«Neji Hyuuga, al liceo Shitou, è da sempre simbolo d’eleganza e compostezza.

Esempio d’uomo ideale per le fanciulle, modello di come essere se si vuole evitare di andare in bianco per i ragazzi.

I suoi occhi color ghiaccio, più chiari di qualsivoglia tonalità d’azzurro conosciuta, paiono sempre assorti in pensieri troppo lontani e complessi per le facoltà intellettive medie.

Penetranti, intensi…»

«E che è? Un trapano?»

«No, è l’ago del destino che penetra a fondo nella stoffa tracciando i suoi oscuri disegni sulla tela imperscrutabile del Fato…»

Gli occhi verdi di Aiko Shirakawa brillarono deliziati, di fronte all’artificio linguistico della sorella maggiore.

«Aw, sorella è stupendo.»

«Oh, lo so.» ghignò Akane, scostandosi una ciocca castana sfuggita alla coda.

Sorridendo di rimando, Aiko si sistemò gli occhiali sul naso, dedicando poi una particolare attenzione all’articolo, ancora in fase di costruzione.

«Stavo pensando…» riprese la maggiore delle diaboliche sorelle, portandosi un dito alle labbra e soppesando se mangiarsi o meno l’unghia smaltata.

Colore? Al momento propendeva per il blu ciano, ma stava aprendosi a nuovi orizzonti.

«It’s always a bad idea.» esordì Aiko, citando non si sa quale capolavoro letto sul web. [cit: Spiral Falling, by Becca Amon.] «Comunque, a cosa?»

«Non ci staremo dedicando un po’ troppo allo Hyuuga e all’Uchiha? Insomma… stiamo diventando monotone.»

« Dici che dovremmo spostarci su nuovi orizzonti? Navigare per acque perigliose ed erte per approdare a nuovi e sconosciuti lidi, abbandonando il nostro predestinato e il nostro emo preferito?»

«Forse…»

Le due sorelle si scambiarono uno sguardo d’intesa, soppesando l’opportunità di concedere un momento di tregua alle loro vittime preferite.

«Naaaaah!» risero, rendendosi conto dell’assurdità della propria idea.

Dove avrebbero trovato due elementi così facili da prendere in giro?

«Allora, quella frase ce la mettiamo o no?»

«Ovviamente. E aggiungici anche che…»

Ore 07.15.

Casa Uchiha, giorno dell’appuntamento.

La chiave girò nella toppa, con il lieve scatto che precede l’apertura.

Silenzioso come un fantasma, penetrò nella camera da letto della sua vittima, con metodica precisione sperimentata in anni ed anni di agguati muti, come neanche il più esperto assassino era in grado di effettuare.

Soppesò nuovamente l’idea di mollare tutto e dedicarsi a tempo pieno all’attività di rapinatore, in fondo avrebbe avuto un discreto successo.

Con un ghigno, si avvicinò al futon dove la vittima giaceva ignara.

Quello sarebbe stato il suo ultimo sonno.

Sasuke Uchiha dormiva placido nel suo giaciglio, gli occhiali appoggiati a fianco del futon.

Sognava, cosa non se lo sarebbe ricordato una volta sveglio, ma doveva essere un bel sogno, a giudicare dal sorriso felino che gli increspava le labbra e dai mugugni soddisfatti che emetteva.

Avvertiva un formicolio familiare, come delle dita che passavano dietro al suo orecchio, solleticandolo come quello di un gatto.

La sensazione piacevole scivolò lungo il collo, in corrispondenza della gola nuda e prodigandosi in quelli che erano – indiscutibilmente e senza ombra di dubbio – grattini.

Miagolò, abitudine che aveva sin da piccolo, inclinando il capo all’indietro per lasciare libero accesso a quelle coccole mattiniere e a quella cosa umida che si era posata sul suo collo e che lo conduceva apprezzabilmente verso il dormiveglia e, infine, al risveglio.

Alt. Un attimo. Retrofront.

La mente annebbiata dal sonno di Sasuke riuscì a comprendere – un po’ tardi a dire il vero – che qualcosa, sicuramente, non andava.

Primo: la sveglia non aveva suonato, quindi perché si stava svegliando?

Secondo: quella cosa umida sul suo collo era indiscutibilmente una bocca.

Terzo: aveva la tremenda sensazione che in quel punto fosse rimasto un succhiotto.

Quarto: Sakura non aveva libero accesso alla casa (o meglio, lo aveva visto che erano anni che possedeva una copia di tutte le chiavi, ma non le avrebbe mai usate senza avvertire), e Hinata – per quanto fosse improbabile che quelle coccole fossero opera sua – era a dormire da Tenten.

Quinto: chi cavolo…

Sommando tutti gli elementi, il risveglio, precedentemente dolce, fu traumatico.

Sasuke scattò all’indietro, andando a sbattere contro il muro (maledetta la sua abitudine di dormire col futon attaccato alla parete); in un tentativo di alzarsi sbattè la testa contro lo spigolo della scrivania e solo dopo qualche minuto, mentre la sveglia suonava – solo adesso la maledetta traditrice. Solo adesso. – riuscì a recuperare gli occhiali e a mettere a fuoco l’assalitore, sebbene la sua voce soave avesse già urlato il nome del colpevole.

«ITACHI!»

«Konnichi wa, otooto-chan. Dormito bene?» domandò Itachi con un sorriso sornione stampato in faccia.

Volto che Sasuke avrebbe preso volentieri a schiaffi fino a gonfiarlo come un pallone.

«Fino al tuo arrivo, sì! Kisama! (stronzo NdA)»

«Come siamo volgari. Se ti sentissero le tue ammiratrici cosa penserebbero nel sentirti dare del kisama a tuo fratello maggiore? Avrebbero il cuoricino spezzato, distruggeresti le loro vite senza pietà… ah, hai un succhiotto sul collo.»

Fu troppo.

Sasuke afferrò il primo oggetto contundente capitatogli sotto mano, per la precisione il dizionario d’inglese, colpendo la testa del fratello.

O tentando di colpirla, perché Itachi si scansò in tempo; afferrò il suo esagitato otooto per le gambe e lo fece rovinare a terra.

Naturalmente, prono con lui seduto comodamente sopra, in una posizione terribilmente ambigua che Sasuke si ripromise di evitare con qualsivoglia essere di genere maschile.

Suo fratello compreso.

Anzi, soprattutto con suo fratello.

«Itachi togliti.»

«Eppure sai che se ti ribelli mi diverto di più, Sasuke-chan.» ghignò il ventitreenne, con sorriso maligno.

Con un “tsk” indispettito, Sasuke tentò di divincolarsi dalla stretta presa del maggiore, ovviamente senza riuscirci visto che il dannato aveva magistralmente bloccato i suoi polsi nella propria mano.

Accidenti alla sua pratica di giochetti erotici con Shisui.

Itachi si chinò sul suo orecchio, prendendolo appena tra le labbra e succhiando maliziosamente, mentre lasciava che la mano libera scivolasse all’interno dei pantaloni del minore.

«Ok, calma e sangue freddo, Sasuke.» si disse il diciottenne, senza dar voce ai propri pensieri. «E’ tuo fratello. Sai che scherza. Sai che non oserà fare una cosa del genere.»

Chissà perché, però, da che aveva memoria non rammentava una volta che fosse una che Itachi si fosse fermato di fronte alla parentela.

«Cerca di stare calmo, otooto…» sogghignò.

Perché la mano era dentro ai suoi boxer?

«Non ti farò male, anzi ti piacerà.»

No, non gli piaceva per niente quella sensazione e, anche se una piccola parte di lui puntava ancora sullo scherzo, il restante 90% era vagamente nel panico.

«Itachi…» mormorò, con una leggera punta d’ansia nella voce.

«Ssssth…»

Le labbra del maggiore sfiorarono la sua gota, dirigendosi pericolosamente verso le labbra.

Dove cavolo era finita la mano…?

«Amore, dove sei? Ah, eccoti…»

La porta si aprì di nuovo.

Sulla soglia, la figura slanciata di un ragazzo dai corti capelli neri e occhi a mandorla di un intenso azzurro.

Spalle larghe, decisamente più alto di Itachi; il torace ben fatto era sottolineato da una maglietta aderente sotto la quale si intravedevano gli addominali scolpiti.

Decisamente divertito, Shisui Uchiha si scostò una ciocca di capelli – era solito portarli sufficientemente lunghi davanti, almeno fin sotto la spalla, e scorciarli dietro - dal volto, scoprendo i lineamenti fin troppo marcati per essere un Uchiha.

Il ventiseienne Shisui, tuttavia, portava con orgoglio i suoi occhi azzurri e i suoi lineamenti poco dolci, sebbene armonici.

Era un figlio del tradimento, della passione.

Sua madre si era presa una sbandata per un occidentale che l’aveva messa incinta, proprio poco prima di sposarsi con quello che era stato il padre adottivo del ragazzo.

Adozione meramente formale, visto che non accettò mai quel figlio che, con i suoi occhi color ghiaccio, gli rammentava continuamente il tradimento della moglie e, con esso, il suo fallimento come uomo.

Tuttavia, Shisui era cresciuto con un carattere aperto e socievole, sebbene l’aria da bravo ragazzo cui si ammantava fosse una mera facciata per quella che era la sua vera natura.

Ovvero, quella di bastardo cronico.

«Oh, hai deciso di far perdere la seconda verginità al piccolo Sasuke? Scusa, tesoro. Non ti disturbo.» celiò, ghignando divertito all’espressione di panico che si era dipinta sul volto del povero diciottenne.

«Ma amore, già che sei venuto unisciti a noi!» tubò Itachi.

«Lovelove, non potrei mai sconvolgere così tanto il piccolino.»

«Non preoccuparti di questo, lovvoso. In fondo è abbastanza largo per tre.»

«A me non sembrava abbastanza largo per due, a dire il vero.»

«A questo si può provvedere.»

«Smettetela voi due!» urlò Sasuke, adesso davvero in preda al terrore.

Uno passi, ma due pazzi furiosi e maniaci no!

«Dai, lovvete. Lascialo andare. Oggi deve uscire con la ragazza, in fondo.»

«Volevo solo fargli riprendere l’allenamento, amore. Dopo mesi a contatto con Federica la mano amica pensavo che…»

«Io non mi faccio le seghe!» intervenne Sasuke, interrompendo sul nascere la discussione sulla propria vita sessuale autogena.

«Avanti, lovvoso. Se lo lasci vieni con me che ti faccio tante coccole!»

Con un grande sorriso, Shisui allargò le braccia.

Itachi lasciò andare Sasuke e ci si fiondò a pesce.

Il più piccolo degli Uchiha rifletté che, se fossero stati in un anime, molto probabilmente suo fratello avrebbe avuto gli occhi a forma di cuore e strani oggetti della stessa forma avrebbero cominciato ad uscire fuori dalle pareti, circondando i due innamorati.

Ma, probabilmente, se fossero stati in un anime, lui avrebbe potuto mettere fuori gioco Itachi con uno di quei simpatici martelloni da 100 ton. che hanno in dotazione i protagonisti. Sì, decisamente doveva fare un giro in ferramenta e chiedere se li vendevano. Magari un modello tascabile…

Scosse la testa, smettendo di dare spazio ai propri deliri e buttando fuori dalla stanza i due “lovvosi lovvettanti”, come amavano definirsi.

Mestamente, cominciò a vestirsi, lo sguardo fisso sul calendario.

Sabato.

Ultimo giorno di scuola della settimana e giorno dell’appuntamento con Hinata.

Fortunatamente lei avrebbe portato un’amica, ma il problema era un altro.

Convincere lo Hyuuga ad unirsi a loro.

Ore 08.35

Casa Hatake, giorno dell’appuntamento.

Il peso dell’uomo gravò ancora per qualche secondo sul materasso, prima di sollevarsi del tutto.

Si passò una mano tra i capelli argentati, completamente arruffati per la notte trascorsa.

Con passo lento si diresse verso l’armadio, recuperando, nel caos primordiale che vi regnava, un paio di boxer grigi per coprire le proprie vergogne.

Quando ebbe nascosto zone che sarebbero dovute restare nascoste, se non alle dirette interessate, si voltò pigramente verso il letto, dove un’altra figura stava ancora beatamente poltrendo sotto le coperte, formando un’alta collinetta di carne e lenzuola.

Con uno sbuffo, si avvicinò, scuotendo appena la presenza addormentata, ottenendo, in risposta al suo tentativo di svegliarla, solo un mugugno e un “vaffanculo” abbastanza eloquente.

Alla fine, restava ben poca scelta.

Con gesto deciso, Kakashi Hatake strappò via le coperte dal letto, rivelando il corpo nudo e formoso di una ragazza che, in ordine, dapprima strillò, poi afferrò gli occhiali dal comodino, inforcandoli e, dopo aver lanciato un’occhiataccia con i suoi occhi carminio all’amante, afferrò il primo oggetto contundente che le capitò sottomano, il Fato volle si trattasse di una lampada da camera, e lo lanciò contro l’uomo.

«Hatake!»

«Oh, ben svegliata bella addormentata nell’appartamento.» fu il laconico commento, mentre la fanciulla, ben lungi dal ricoprire il corpo scattante con le lenzuola, saltava in piedi, fumante di rabbia.

«Ti pare il caso di svegliarmi alle…»

Diresse la propria attenzione verso l’orario, impallidendo di fronte ai numeri scarlatti che rilucevano sul quadrante al quarzo della radio sveglia.

«…alle nove meno venti. Sì, mi pare il caso. Se non sbaglio hai lezione, no?» ghignò, ma la ragazza era già scappata in bagno; biancheria in mano e spazzolino in bocca.

Ma, come sempre, nel tentativo di fare quattro cose contemporaneamente (in questo caso lavarsi i denti, vestirsi, pettinarsi e fare colazione, facciamo notare come la prima e l’ultima cosa siano vagamente incompatibili) si rallenta il processo.

Risultato?

Caffè al sapore di dentifricio in terra, coda storta e il reggiseno che non vuole saperne di allacciarsi.

«Sbaglio o ti è cresciuto il seno?»

«Hatake, taci!»

«Sempre così carina di prima mattina.»

Tono sornione che non fece che aumentare l’irritazione della ventiseienne, alle prese col suo primo tirocinio.

Punta di diamante della facoltà di Scienze Motorie a suo tempo, Karin svolgeva, ormai da tre anni, un tirocinio interminabile nel Liceo Shitou, mentre da due anni e mezzo intratteneva una relazione di solo sesso con il professor Hatake.

Tipo indipendente, riteneva di poter fare a meno dell’amore, specie perché questo aveva deciso di fare a meno di lei.

Insomma, si ignoravano e a Karin era sempre andata bene così.

A lei bastavano poche cose, nella vita: un posto di lavoro, un bravo amante, i pattini ai piedi e i capelli in ordine.

I primi tre punti della lista erano ampiamente soddisfatti, sebbene Kakashi a volte fosse tremendamente irritante, specie quando si crogiolava in una pigra indolenza, come quella mattina.

Il quarto punto, Karin si era rassegnata a non vederlo mai realizzato.

Si chiedeva, infatti, come mai Madre Natura fosse stata così beffarda con lei.

Le aveva donato, sì una chioma fulva e folta che simboleggiava pienamente il suo carattere aggressivo, ma la capigliatura in questione presentava una piega altrettanto significativa.

Indomabile? Sì, era l’aggettivo adatto per descrivere quell’intrigo di capelli che si stendeva lunghi da una parte e dannatamente corti e – soprattutto – dritti, dall’altra.

Roba da far venire la nevrosi a chiunque, figuriamoci a Karin che, di nevrosi, ne aveva già abbastanza di natura, senza aggiungerne d’ulteriore.

Tuttavia, Kakashi Hatake amava quei capelli di fiamma, il loro essere così ribelli.

Forse era stato proprio quel colore insolito ad attrarlo e a spingerlo in un tanto furioso quanto rapido corteggiamento non appena la tirocinante aveva messo piede nella sua scuola.

Vuoi perché il professore era dotato di un aspetto e di uno charme assolutamente gradevole, vuoi perché Karin non era tipo da mezze misure, vuoi – e questo, probabilmente, era il motivo principale – per sfinimento e per scarsa pazienza della corteggiata, tempo quattro mesi di scuola e si erano ritrovati immischiati in una relazione che durava ormai da più di due anni.

Con un sospiro a metà tra l’esasperato e il compiaciuto, Kakashi la osservò infilare il corpo sodo in una tuta da ginnastica viola scuro, – non le avrebbe mai detto che quel colore faceva a pugni con i suoi capelli, anche se sogghignava ogni volta che glielo vedeva addosso – allacciarsi le scarpe da ginnastica e, afferrata l’enorme tracolla azzurra che si portava sempre in giro – sì, gli accostamenti di colore non erano il suo forte – precipitarsi fuori dall’appartamento con un croissant in bocca e uno strascicato: «A chiù tarfi, Hafake…»

Per gli esseri umani comuni che non parlano il briochese: «A più tardi Hatake.»

Ore 11.00

Liceo Shitou, intervallo.

«Neji Hyuuga, al liceo Shitou, è da sempre simbolo d’eleganza e compostezza.

Esempio d’uomo ideale per le fanciulle, modello di come essere se si vuole evitare di andare in bianco per i ragazzi.

I suoi occhi color ghiaccio, più chiari di qualsivoglia tonalità d’azzurro conosciuta, paiono sempre assorti in pensieri troppo lontani e complessi per le facoltà intellettive medie.

Penetranti, intensi; come lago del destino che penetra a fondo nella stoffa, tracciando i suoi oscuri disegni sulla tela imperscrutabile del Fato.

Di sicuro, la sua fama è dettata in gran parte dalla sua avvenenza, senz’altro maggiore delle sue abilità come tennista che continuano ad essere abbastanza scarse per il figlio della Perfezione, destinato a tante vittorie quante le sue doppie punte.

Hyuuga Neji si è fatto strada nella nostra scuola, anche a causa del suo atteggiamento freddo e distaccato, che viene meno solo quando si trova in compagnia del coetaneo Uchiha Sasuke; attuale fidanzato della cugina di Neji, Hinata Hyuuga.

Uchiha Sasuke, dopo aver spezzato numerosi cuori della popolazione femminile del liceo, a cominciare da quello della sua vecchia compagna, Sakura Haruno, e aver leso anche quelli di svariati ragazzi, in primis del fratellastro Uzumaki Naruto, da sempre suo assiduo corteggiatore, sembra utilizzare la piccola Hinata per nascondere la sua relazione con Neji Hyuuga.

Difatti Uchiha sembra preferire la compagnia di questi a quella della cugina.

D’altronde, chi non cederebbe al fascino del nostro tennista preferito? È il destino che ha tracciato il suo disegno per rendere Neji così amabilmente distaccato, tanto da attirare l’attenzione di chiunque…»

Il liceo Shitou, come tutte le scuole, si nutriva di pettegolezzi.

Tutti gli studenti sapevano che il «Para-para» scriveva un sacco di fandonie, dettate più dallo spirito ironico – e da parecchie dosi di LSD, sostenevano Sasuke e Neji – delle due Shirakawa che da dati concreti e nessuno – parte qualche yaoi fan particolarmente esaltata – le prendeva sul serio.

Gli articoli delle due sorelle erano, infatti, per lo più fonte di risate e Aiko e Akane ne erano perfettamente coscienti. In fondo, il loro scopo era divertire e intrattenere e ci riuscivano benissimo.

A volte, perfino Neji Hyuuga in persona si trovava a sorridere di fronte alle improbabili relazioni sciorinate dalle due giornaliste in erba.

Tra lui e Sasuke non c’era altro che una profonda amicizia, consolidata proprio grazie a quelle pazze incallite che gli avevano spinti a coalizzarsi per proteggersi dai loro attacchi scritti.

Tuttavia, avrebbe preferito che l’amico non alimentasse così quelle voci. Perlomeno non proprio il giorno dell’uscita del numero.

Non che non scambiassero mai battute a doppio senso, o simili, ma… insomma si stava rendendo davvero ridicolo!

«Avanti, Neji!»

Sasuke Uchiha aveva passato le prime 3 ore di lezione a tormentarlo con biglietti, sms e continue preghiere.

Neji lo aveva palesemente ignorato, ma adesso che era l’intervallo non poteva sfuggire dagli assalti di quello che aveva sempre ritenuto il suo migliore amico, anche se il comportamento del giorno lo faceva protendere nel riconsiderare quel titolo.

«Sasuke arrangiati.» sibilò tra i denti.

«Non puoi abbandonarmi così!» protestò l’Uchiha, continuando a tallonarlo per i corridoi.

«Ti sei messo tu nei guai, adesso te ne tiri fuori.»

«Nejiiii!»

«Insomma smettila! Sembri Naruto!»

Quell’affermazione parve calmare per un attimo Sasuke che, però, pochi minuti dopo si era attaccato al braccio del compagno.

«Non puoi lasciarmi da solo con loro! Non puoi! Avevamo giurato di aiutarci e di essere sempre vicini, nel bene e nel male…»

«Solo per quanto riguarda le Shirakawa!»

«Per quello che è! Avanti, Neji…»

Le qualità recitative di Sasuke gli fecero assumere un’espressione da gatto abbandonato. Se avesse avuto le orecchiette, probabilmente sarebbero state basse, con la codina ondeggiante.

Ma non le aveva e Neji, a differenza delle yaoi fan che li seguivano e che si sciolsero in un esaltato «Ooooooh!», non era tipo da lasciarsi commuovere per delle espressioni da cucciolo.

Neanche un po’.

Ok, forse un pochino.

E va bene! Era tipo da lasciarsi commuovere! Non era mai stato capace di resistere ad Hinata quando gli faceva gli occhi dolci, o a qualsiasi altra cosa dall’aspetto coccoloso.

Non per nulla, il suo sfondo desktop era il gatto con gli stivali di Shrek 2, ma questo non confermava per niente il fatto che gli piacessero le cose pucchose!

«Insomma, Sasuke…possibile che uscire con mia cugina ti metta così in crisi?» sospirò, portandosi una mano tra i capelli.

A giudicare dall’espressione di Sasuke, la risposta era affermativa.

«Non amo le uscite a quattro.»

«Non te ne chiederò altre.»

«Almeno sai chi è l’amica che si porta dietro?»

«No. Ma in ogni caso penso tu possa confidare nel buongusto di Hinata.»

«Sì. È della tua sanità mentale che non confido più. E nella mia…»

«Devo interpretarlo come un sì?» domandò Sasuke, speranzoso.

Sbuffo.

«Ok, ok. Ma che sia l’ultima volta. E ad una condizione.»

«Tutto quello che vuoi.»

La voce e il cipiglio di Neji si fecero minacciosi.

«Non…fare…mai…più…quella…espressione.»

Sasuke annuì, ghignando.

In fondo, per ottenere qualcosa bastava chiederla nel modo giusto e, quel giorno, l’Uchiha ebbe la riprova che esercitarsi per ore ad imitare il gatto con gli stivali non era stata una perdita di tempo.

Ore 15.30

Casa Uchiha, mezz’ora prima dell’appuntamento.

«Hinata, puoi venire un attimo?»

La ragazza non aveva fatto in tempo a rientrare che Itachi l’aveva chiamata.

In piedi, sulla soglia della propria camera, il ragazzo sogghignava, come se ci fosse qualcosa di terribilmente divertente ad attenderla oltre la porta.

«Che…che c’è, Itachi-san?»

Itachi sorrise.

«Una sorpresa.»

Ore 16.00

Parco di Tokyo.

Primo appuntamento.

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Capitolo 9
*** Cadute di stile, di smalto e di volantini ***


Salve a tutte ragazze.
Capito
lo appena sfornato, che ha richiesto una lavorazione non indifferente, anche perché un'incazzatura va bene, ma due cominciano a diventare troppe.
Ho chiarito con Itachi_Ti_amo! tramite una sua amica che mi ha riferito le sue scuse, dicendomi che ha commentato in un brutto momento e che la dubbia sessualità di Itachi è stata la goccia finale.
Mi scuso per tirarla in ballo di nuovo, ma credo che mi tocchi farlo, perché penso che qua ci sia da chiarire qualcosa.

Per la precisione, alla signorina Naru 4 ever, che sembra aver presto tanto a cuore la questione.
Carissima, tu mi accusi di:
- Aver giudicato male un personaggio
- Aver umiliato un'autrice
- Aspettarmi che tutti siano d'accordo con me
- Aver fatto anche Deidara gay

Mi permetto di contraddirti su tutti e tre i punti, spiegandotelo anche uno per uno.

> Aver giudicato male un personaggio/ Aver fatto anche Deidara gay

Ora, giudicar male un personaggio come Itachi più di come si possa fare nel manga, mi sembra difficile. Al limite puoi dirmi "Sei OOC", cosa che accetto senza problemi, visto che in effetti C'E' l'avviso OOC nelle avvertenze.
Ricordo, per chi se lo fosse scordato, che Itachi nel manga ha sterminato la sua famiglia, ha torturato psicologicamente il fratello e fa parte di un'associazione criminale.
Sinceramente, se lo faccio gay, mi sembra il difetto minore.
Senza contare che tu, come Itachi_Ti_amo!, non mi riprendi su grammatica, stile o simili, ma su una mia scelta di trama.
Non pretendo di certo che l'Itachi di Kishimoto sia gay, ma finché il sommo sensei non specifica il suo essere etero, mi permetto di scrivere quello che mi pare.
Questo non è il manga di Naruto, ma una mia storia ALTERNATIVE UNIVERSE (Ovvero tirata COMPLETAMENTE fuori dal contesto del manga), OOC (Personaggi con caratteri diversi dall'originale, per quanto mi sforzi di restare, per alcuni, aderente al character).
Pertanto, è una mia STRETTAMENTE PERSONALE visione di Itachi, per cui tu non puoi fare niente per cambiarla.
Non ti piace che sia gay? Non ti piace che stia con Shisui? Pace. Non sono affari miei. Semplicemente, se la cosa ti disturba tanto, non leggere. Posso vivere benissimo anche senza i tuoi giudizi.

Idem per Deidara che, tendo a precisarlo, non è gay in questa storia, ma bisessuale, in quanto artista che non vede motivo di limitarsi.

Mi pare che tu mi avessi anche detto perché non ho fatto Sasuke gay. Semplice: perché in questa storia non mi andava di farlo gay, cosa che capita molto di frequente nelle mie altre fanfiction.
Se ti prendi cinque minuti di tempo a sfogliare la mia galleria, ti accorgeresti che la qui presente rekichan è una scrittrice di YAOI e SHOUNEN AI, e che le fic etero costituiscono un'eccezione.

> Aver umiliato un'autrice

Punto primo: l'account Itachi_Ti_amo! era anonimo. Pertanto non posso considerarla un'autrice o simili, finché non vedo qualche sua storia pubblicata.
Punto secondo: umiliata? Se permetti, la mia era una reazione, forse un po' acida, è vero, ma so fare di peggio, a questa recensione che ho ripescato da msn. Mi permetto di pubblicarla:

Recensione di Itachi_Ti_amo!, fatta il 09/06/

2007 - 05:53 PM sul capitolo 7: Non profanare la mia arte! -

Anonima Cara....... COME HAI POTUTO, ANZI OSATO FARE IL MIO (SOTTOLINEO IL MIO) ITACHI GAY?!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! ITACHI NON è ASSOLUTAMENTE GAY .......... LO PUò SEMBRARE, MA NON LO è!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!CON QST SPERO DI AVER ESPRESSO TUTTO IL DISAPUNTO KE HO PER QST FF ( CONOSCO ALTRE 3000 RAGAZZE KE LA PENSANO CM ME)!!!!!!!!! TANTO ODIO Itachi_Ti_amo!

Sono felice che tu mi consideri al di sopra dei comuni esseri umani e ritieni che non mi possano prendere anche a me i così detti cinque minuti di incazzatura, di fronte a una cosa simile.

> Aspettarmi che tutti siano d'accordo con me

Il mondo è bello perché è vario, lo dico sempre. Semplicemente, preferisco le critiche costruttive a quelle fatte ad una semplice scelta di trama per cui il problema è facilmente risolvibile: non leggere.
Io, ad esempio, detesto dal profondo le NaruSasu (storie dove Naruto sta sopra nel rapporto yaoi), ma non per questo impedisco alla gente di scriverle. Semplicemente, evito di aprirle, a meno che non siano proprio dei capolavori di scrittura.
Così come non mi piacciono le NarutoSakura, le GaaraTemari o, cambiando fandom, le HarryGinny, ma non per questo vado ad insultare nei miei commenti le autrici di simili storie. Le salto a priori e stop.
Pertanto, prego te e chiunque altro abbia qualcosa da dire in proposito di fare lo stesso. Non vi obbligo di certo a leggere qualcosa che non vi interessa o che vi causa raccapriccio.

Con questo chiudo la questione, pregandoti di, se hai qualcos'altro da aggiungere, di scrivermi in privato visto che è l'ultima volta che trasformo un capitolo in una pubblica piazza per sistemare le mie faccende.

Ah, per la cronaca, no. Il capitolo non te lo dedico. Questo è un regalo per due persone speciali.

Mika, Rei, a voi.

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L’odore dell’erba appena tagliata solleticava amabilmente le narici del ragazzo sdraiato sul prato.

Una leggera brezza gli accarezzava il volto, accentuando la bellezza di quel pomeriggio.

Guardava le nuvole.

I cirri candidi delineavano fiabesche figure che si stagliavano contro l’azzurro del cielo, lasciando libera l’immaginazione.

Relax.

Dopo le fatiche scolastiche, Nara Shikamaru non poteva che apprezzare quel momento di quiete che vedeva protagonisti: sé, il parco e le nuvole.

Era tutto perfetto e niente, assolutamente niente, avrebbe potuto turbare la sua pace.

«Shikamaru!»

Eccetto una voce piagnucolante, uno stucchevole aroma di deodorante alla vaniglia, smalto colorato, trucco, balsamo, capelli biondo ossigenato e abiti sintetici.

Il tutto, abilmente shakerato da un sadico demiurgo improvvisatosi barman, nella prepotente persona di Ino Yamanaka.

Il padre di Shikamaru era rappresentante di una lega ambientalista, mentre la madre era l’erede di una catena di aziende agricole che esportava prodotti biologici in tutto il Giappone.

Indi per cui, l’adesso diciassettenne rampollo dei Nara, genio della matematica al liceo Shitou, era sempre cresciuto col principio della difesa e del rispetto per l’ambiente.

Non si spiegava, quindi, la sua duratura amicizia, iniziata ai tempi dell’asilo e protrattesi per ben quattordici anni, con Ino Yamanaka, la cui semplice visita nella camera equivaleva ad un’esperienza extra-sensoriale in qualsiasi prodotto fosse uscito dall’industria chimica degli ultimi decenni.

Eppure, il loro rapporto durava da quando avevano tre anni e Ino aveva rotto il secchiello in testa a Shikamaru, perché questi si era addormentato nel punto dove aveva deciso di scavare una buca.

Insomma, la Yamanaka era sempre stata adatta ai rapporti interpersonali.

Senza ombra di dubbio, sapeva farsi ascoltare.

Anche perché è difficile ignorare chi ti urla nell’orecchio i propri problemi sentimentali ad una tonalità di duecento decibel.

«Quindi ti sei di nuovo lasciata con l’Inuzuka…»

Commentò svogliatamente il ragazzo. Avrebbe dovuto offrire la cena a Choji. Stavolta erano durati ben due settimane.

Ino annuì energicamente.

«Sì! Ed è stato tanto cattivo! Tantissimo!»

«Motivo? Ti ha scheggiato lo smalto?»

La ginnasta rabbrividì alla prospettiva di una distruzione della propria manicure.

Non notando, oltretutto, il sarcasmo nella voce dell’amico.

«Peggio!»

Shikamaru alzò lo sguardo, decidendo di mettersi a sedere.

«C’è di peggio?»

«Ovviamente sì! Dio mio, Shikamaru mi credi così superficiale?»

Il Nara ringraziò il suo Q.I. superiore ai duecento, o semplicemente il proprio spirito di sopravvivenza, che gli impedirono di fornire alla Yamanaka una risposta veritiera e di chiedere, semplicemente:

«Cosa?»

«Mi ha detto che ho le doppie punte!»

Ecco, ora si spiegava tutto.

Certo, era un motivo valido per lasciarsi.

Come quando Kiba l’aveva mollata perché aveva insultato il suo cane, Akamaru.

Come quando Ino lo aveva piantato in tronco perché aveva osato dire che lo smalto verde acido non gli piaceva.

Con un sospiro, Shikamaru abbracciò l’amica, adesso lacrimante, dandole piccole pacche sulla spalla nel tentativo di consolarla e di far cessare il mantra: «Io non ho le doppie punte, vero Shikamaru? Vero?»

A differenza di molti sentimenti invisibili e nascosti, la tensione rimane un’emozione assai conosciuta e, soprattutto, consapevole.

Non si vede, ma si avverte.

È come un macigno che ti schiaccia verso il basso, ti annienta.

Cala sui presenti atterrendoli, schiacciandoli; mutando la loro aspettativa in cupa oppressione, angoscia…

«Uchiha, secondo te, perché le donne sono sempre in ritardo?»

…e seccatura.

«È uno dei misteri della vita. Come quello del perché vanno sempre in bagno in due.»

«…»

«…»

«Meglio non riflettere su questo.»

«No, meglio di no.»

I ragazzi lanciarono un’occhiata all’orologio, prima di sbuffare perfettamente sincroni.

Così come furono quasi identici gli sguardi sbigottiti alla vista delle due attese sedicenni.

Ah, “attese” è un eufemismo.

In fondo, la loro presenza lì era frutto solamente di una catena di forzature.

Itachi aveva costretto Sasuke ad invitare Hinata, Sasuke aveva costretto Neji ad essere presente (rinverdendo il proverbio: “mal comune mezzo gaudio”), e il fatto che lo Hyuuga partecipasse aveva costretto Hinata ad invitare Tenten che aveva fatto pressioni sulla compagna per farsi invitare.

Tirando le somme, moltiplicando per due e frazionando il logaritmo di a² moltiplicato il radicale di x³, possiamo intuire che il responsabile di tutto era Naruto. E no, non ci interessa se non è ancora comparso in questo capitolo. È sempre colpa di Naruto, chiaro?

E del ramen.

E dello smalto viola e scheggiato.

E di…

Torniamo ad un discorso coerente e logico.

(Ah, per completare le colpe e far notare che, no, non siamo di parte, aggiungiamo che un pizzico di colpa ce l’hanno anche le Shirakawa. Specie Akane. Soprattutto Akane e le sue storie sul Twincest. Ecco. Così va bene.)

Tuttavia, essendo entrambi i ragazzi maestri del training autogeno, si erano fatti abilmente il lavaggio del cervello, con tanto di asciugatura e messa in piega, riuscendo ad autoconvincersi che sarebbe stata una normale, normalissima uscita tra amici.

Ora, esaminiamo gli elementi della precedente frase:

Uscita. Lo era.

Amici. Non proprio, ma si sa che ai giovani d’oggi piace illudersi.
Normale…

Ecco. Era quell’aggettivo che stonava.

A meno che voi non consideriate normale uscire con una leggiadra fanciulla con indosso calzamaglie verde acido, pantaloni di jeans a mezza coscia e camicetta slavata in vita di un intenso scarlatto.

E non dimentichiamoci le codine ai lati del capo!

Sì, avete indovinato: Tenten aveva puntato sul “Pippi style”, nonostante gli infruttuosi tentativi di Hinata nel farle scegliere una tenuta più…sobria, ecco.

Tuttavia, la ragazza era stata irremovibile: per far colpo su Neji Hyuuga, ci voleva qualcosa di vivace e scoppiettante!

Risultato? Colpo, sicuramente, lo aveva fatto, peccato che la vittima non fosse il cuore di Neji, ma il suo buongusto.

Sasuke, invece, aveva un altro problema.

Il corpetto del vestito gothic lolita di Hinata, che evidenziava alla perfezione le curve del piccolo seno, le aderiva perfettamente al petto.

Era questo, di una stoffa nera plissettata, con i bordi di tulle scuro finemente ricamato. Le curve erano messe in evidenza dai nastri bianchi che scendevano verticalmente lungo il bustino, per terminare con dei delicati fiocchi sul seno e sull’inizio della gonna.

Questo, sul davanti: il retro, invece, mostrava tutto il complicato intreccio di cui gli stessi nastri erano protagonisti.

Ma il colpo di grazia, lo diede la gonna.

Doppio strato, nera a pieghe e rivestita dello stesso pizzo ricamato che si trovava sull’incipit del seno, appena bordata di nastri bianchi e gemelli a quelli del busto.

E corta.

Troppo corta.

Più su della metà coscia.

Letale.

Deidara, sotto le indicazioni di Itachi, aveva fatto un ottimo lavoro.

Sasuke era stato colpito nel punto previsto.

No, non al cuore.

Più in basso.

Ancora un po’.

Scendete ancora di qualche centimetro…

Ecco! Bravi! Testosterone colpito in pieno!

A malincuore, dovette ammettere che Hinata non era semplicemente carina.

Era bella. Davvero molto bella, con l’aria innocente che aveva mentre si torceva nervosamente i fiocchi candidi dei nastri che stringevano i guanti senza dita neri che indossava.

Anche se non era Sakura, Sasuke era pur sempre un uomo, e l’effetto che una bella ragazza, con quel genere d’abito addosso, poteva suscitare in un ragazzo nel pieno della pubertà, era prevedibile.

Sua fortuna, contenne l’emorragia nasale.

«Hinata, come ti sei vestita?»

Fu Neji ad indagare, dopo essersi ripreso dal Pippi-shock, il motivo di quell’abito scarsamente consono ai gusti semplici della cugina e fin troppo corrispondente a quelli di Sasuke, che non aveva mai celato il suo sostegno alle minigonne.

«È… è stata un’idea di Uchiha-san…»

Confessò la sedicenne, mentre le gote si arrossavano.

Non si sentiva a suo agio con quell’abito.

Non avrebbe dovuto dar retta ad Itachi. Per niente.

Anche se avrebbe dovuto specificare l’Uchiha colpevole.

Almeno per evitare il disagio a Sasuke, che di sicuro non si sentiva nel pieno della forma con gli occhi di Neji puntati addosso e carichi di rabbia.

O, più probabilmente, furia omicida, trattenuta quanto bastava a trascinarlo fuori dalla portata d’orecchio delle due fanciulle.

«Come ti sei permesso di far conciare così mia cugina?»

«Ma…non sono stato io!»

«E dici anche che non ti piace!» continuò, impietoso, lo Hyuuga.

«Ma è vero che non mi piace!»

«Osi dire che mia cugina è brutta?»

«No!»

«No, non è bella? Uchiha stai aggravando la tua situazione!»

A questo punto, impietosamente, ci pronunciamo.

Viva i fraintendimenti.

E, stavolta, era tutta colpa di Itachi (e non di Naruto).

«Itachi, qualcosa non va?»

L’artista fashion della compagnia si voltò verso l’Uchiha che aveva appena interrotto il proprio lavoro di verniciatura con una smorfia sottile.

«Nulla, mi fischiavano le orecchie.» fu la risposta, prima di intingere nuovamente il pennello nella vernice nera e passare un’ulteriore mano di tinta sul pannello di compensato.

Lavoro svolto con molta perplessità.

Deidara aveva, come al solito, preso in mano le redini della mostra annuale dell’Università che, per una “simpatica e fortuita coincidenza”, avrebbe coinciso con la manifestazione sportiva al termine dell’anno scolastico del Liceo Shitou.

Eventi che si sarebbero svolti in simultanea nello stesso palasport, dopo un lungo accordo tra le scuole.

In fondo, la collaborazione con un’Università prestigiosa, non faceva che giovare al buon nome del liceo e l’Ateneo stesso ci guadagnava come attività gratuita d’orientamento.

Ovviamente, era Deidara ad aver gestito le trattative tra le scuole.

Altrettanto ovviamente, era lui ad aver scelto la data della mostra.

Ancora più ovviamente, il motivo reale di quell’ambaradam, era l’esposizione delle opere del nostro Deidara, spinto dal nobile intento di rendere partecipi della propria arte il maggior numero di persone.

La mostra, quindi, era nata e aveva anche un nome decido all’unanimità dai membri dell’associazione organizzatrice.

Ovvero, sempre da Deidara, visto che gli altri non avevano idee migliori che la proposta di Tobi, “Giallo is a good color”, era stata bocciata in tronco.

«Si chiamerà Akatsuki! – aveva annunciato l’artista – Perché, attraverso l’Arte, i nostri spiriti superiori condurranno le persone ad una nuova alba!»

Lo sguardo si era poi posato su Tobi, intento a pulirsi gli occhiali dalla montatura gialla, per ammirarlo meglio.

«Tu… beh, puoi continuare ad affossarti.»

«Sì, Deidara-sempai!»

Ora, l’idea era buona, ma Itachi non comprendeva quale fosse il fine artistico di un pannello di legno gigante dipinto di nero e decorato a nuvolette rosse dai bordi bianchi.

Davvero, l’arte di Deidara gli risultava incomprensibile, a volte.

Anzi, praticamente sempre.

«Non capisci neanche tu a cosa serva, vero?»

La domanda fu posta dal compagno di lavoro dell’Uchiha, Hoshigaki Kisame.

Questi era un omaccione di un metro e novanta e passa, cui la natura aveva donato un colorito cianotico e malaticcio.

Tutto il contrario di quello che era, visto che Itachi, da quando lo conosceva, non lo aveva mai visto malato o deboluccio.

La zazzera di capelli bluastri era appena incrostata di vernice rossa; mentre dipingeva, aveva l’abitudine fastidiosa di digrignare i denti aguzzi cui era fornito, quasi i genitori, prevedendo il suo futuro di biologo marino, avessero voluto renderlo il più simile possibile agli animali che studiava.

Kisame, in fondo, sembrava quasi un pesce.

Peccato per un piccolo particolare: aveva il terrore dell’acqua.

«Devo capire perché dobbiamo fare una cosa simile. Insomma, ammazzarci di fatica solo per i capricci di Deidara! Se ci fosse stato ancora Sasori…»

«Taci.»

Itachi troncò lapidario la conversazione, proprio un attimo prima che Deidara si avvicinasse a loro, urlando: «State leggeri di segno!», quasi dovessero disegnare a matita e non limitarsi a verniciare.

Akasuna no Sasori era un argomento tabù in una conversazione con il ragazzo.

Brillante studente di teatro, molto eccentrico e ottimo costruttore di marionette per hobby, Sasori era un vecchio compagno di classe di Shisui al liceo.

Questi lo aveva presentato ad Itachi che, in un’uscita di gruppo, gli aveva fatto conoscere Deidara.

Tra i due era scoppiato istantaneamente un lungo e sofferto dibattito sull’arte, prolungato per i tre anni successivi e sfociato, al termine del liceo, in una di quelle storie lunghe e tormentate in cui gli elementi che la costituiscono non hanno assolutamente nulla in comune, e ciò che gli spinge a stare assieme è solo la ragione più illogica del mondo, tanto che quando uno dei due arriva a chiedersi il perché di quel fidanzamento, l’unica risposta possibile alla domanda: “Perché?” è: “è lui.”.

Una vicenda che, purtroppo, come nei grandi capolavori teatrali dell’antichità, tanto ammirati da Sasori stesso, era destinata a sfociare in una tragedia.

Se c’era una cosa che ossessionava entrambi, era la bellezza.

L’arte, per Deidara e Sasori, coincideva con essa, sebbene ne avessero concetti molto differenti.

Per Deidara, l’arte era effimera e fugace. Come un’esplosione che, una volta avvenuta, non lascia altro che uno splendido ricordo. Tutto passa.

Per Sasori, la forma più pura dell’Arte era la bellezza eterna. Ideale irraggiungibile per la stessa natura della materia che, sebbene possa durare secoli e secoli, alla lunga si deteriora e scompare tornando polvere.

Inseguire quell’ideale, era per lui un’ossessione irrinunciabile che, giocando sulla sua mente già instabile, lo aveva portato alla paranoia e, infine, al suicidio.

Non voleva invecchiare. Non voleva che la sua bellezza sparisse. Voleva solo restare così in eterno.

Per questo era morto, una morte molto artistica, avvenuta sul palcoscenico mentre recitava di fronte alla platea.

La spada con cui si era tagliato il ventre, secondo l’immortale costume tradizionale, era vera.

Morì tra gli applausi di un pubblico ignaro.

Nonostante Deidara sembrasse aver incassato stoicamente quel colpo, affermando che la vita di Sasori era stata una magnifica esplosione, i suoi amici erano consapevoli che le macerie lasciate da questa erano ancora tutte lì, nel cuore del pittore.

«Allora? Come procede il lavoro? – chiese il ragazzo, tutto sorridente – Non trovate anche voi che quelle nuvolette siano terribilmente artistiche?»

La menzogna fu loro risparmiata dal, per la prima volta opportuno, intervento di Tobi che corse nella stanza, pc giallo e maglietta dello stesso colore al seguito, invocando a gran voce il suo idolo:

«Deidara-sempai! Ho fatto stampare i volantini! Con un giorno d’anticipo e tutto secondo le sue istruzioni!»

La notizia ebbe l’incredibile effetto di rendere improvvisamente invisibili agli occhi dell’artista tutto il giallo concernente la persona di Tobi.

«Tobi.»

«Sì, Deidara-sempai?»

«Tu…»

Il tono di voce si fece pericoloso.

«Sì, Deidara-sempai?»

«Tu!»

Si avvicinò di qualche passo.

«Sì, Deidara-sempai?»

«Tu hai fatto una cosa intelligente!»

«Sì, Deidara-sempai!» esultò Tobi.

«Servi a qualcosa!»

Deidara gli strinse le spalle.

«Sì, Deidara-sempai!»

Tobi era al settimo cielo.

Kisame sospirò, commosso dall’idilliaca scenetta.

«Sono carini assieme, non trovi, Itachi?»

In tutta risposta, l’Uchiha riprese a dipingere.

«Che succede qui? Deidara sta strozzando Tobi?» domandò un ragazzo dai capelli completamente decolorati e pettinati all’indietro, secondo lo stile degli anni ’80.

Gli occhi chiari fissavano incuriositi la scenetta tra Deidara e Tobi, prima di orientarsi su Kisame, in cerca di spiegazioni.

«Ciao, Hidan. Tobi ha fatto una cosa giusta.» spiegò il futuro biologo marino, più pesce che biologo.

Hidan si passò la mano tra i capelli, per nulla sconvolto.

«Evidentemente Jashin ha posato il suo benevolo sguardo su di lui.»

«Risparmiaci il sermone, prete mancato.» fu il commento di Kakuzo, compagno di stanza di Hidan all’università e studente di Economia, il cui hobby principale era spennare il prossimo.

E l’uncinetto, ma non ci soffermeremo su questo. Non vogliamo impelagarci in una causa con lui.

Più che altro perché, se la perdessimo, saremmo costretti a pagargli i danni e, purtroppo, per scrivere certe cose non ci pagano neanche un centesimo.

Ah, le ingiustizie della vita!

Circolavano, comunque, strane voci su Kakuzo.

Qualcuno sosteneva che, per diventare così ricco, avesse venduto l’anima (e i centrini), al diavolo; chi lo conosceva, sapeva che, probabilmente, era Satana ad avergli ceduto la propria, solo per poi ricomprarla a prezzo triplo.

Fatto sta che un fondamentalista religioso, Hidan, e un seguace di Paperon de Paperoni, erano proprio l’ideale completamento del pubblico destinato ad assistere al trionfo di Tobi.

Gloria che raggiunse l’apice quando, alla domanda sospettosa di Deidara su dove fossero i volantini, il nerd rispose:

«Già distribuiti.»

Deidara lo abbracciò. In modo molto artistico, ovviamente.

Hidan si asciugò una lacrimuccia, mormorando: «Jashin, benedici questo amore appena sbocciato.».

Kisame si soffiò il naso in un fazzolettino ricamato.

Kakuzo, più pratico, scattò foto da rivendere allo Yaoi Fan Club dell’Università.

Itachi si chiese quale sarebbe stata, stavolta, la causa scatenante della rovina di Tobi.

Stava andando tutto troppo bene.

La risposta alla questione dell’Uchiha fu l’ingresso di Zetsu, membro anche lui dell’allegra combriccola di squilibrati.

Amante del verde in modo spasmodico, tanto che si era dipinto metà corpo e i capelli dell’idolatrato colore,probabilmente in onore del suo idolo, Draco Malfoy [“Ho un problema”, di Stateira N.d.A.].

Questa sua mania del verde era, però, più probabilmente dettata dal suo essere vegetofilo.

Ovvero, amava così tanto i vegetali che si nutriva rigorosamente di carne, per non farli soffrire.

Quel giorno, il filo-cavolfiore, entrò masticando il resto di un pollo arrosto e leggendo quello che era indiscutibilmente un volantino.

Per la precisione, quello della mostra.

Fresco di stampa.

Su carta.

«Tobi…»

La presa di Deidara sulle spalle del ragazzo divenne molto, molto, molto stretta.

«Sì, Deidara-sempai?»

«Tu…»

«Sì, Deidara-sempai?»

«Sei un deficiente!»

«Sì, Deidara-sempai!» esclamò Tobi, tutto contento, prima di accorgersi che la frase non era propriamente lusinghiera.

«È stata tua l’idea di far stampare i miei divini volantini su carta gialla?»

«Sì, Deidara-sempai!»

«E non chiamarmi Deidara-sempai!»

«Sì, Deidara-sempai!»

Tobi, quel giorno, tornò a casa con un vistoso ematoma facciale a forma di pugno.

Ci volle parecchio tempo per spiegare a Neji che l’Uchiha colpevole dell’abito di Hinata, non era Sasuke; che questi trovava sua cugina bellissima e che, no, non avrebbe osservato nulla della fanciulla che andasse sotto il collo.

Fatte queste piccole premesse, la giornata si era svolta in modo stranamente normale.

Erano stati al luna park, avevano offerto un gelato alle ragazze e, adesso, si accingevano a riaccompagnarle a casa.

Tutto nella norma, quindi.

Silenzi imbarazzanti compresi, per loro fortuna colmati dalla parlantina vivace di Tenten che non si accorgeva di far conversazione da sola.

In ogni caso, era meglio così.

In fondo, Sasuke non avrebbe saputo trovare argomenti di conversazione con Hinata che, per lo stesso motivo, non aveva proferito parola per tutto il pomeriggio, lasciando all’amica il compito di intrattenere i ragazzi.

Il problema arrivò nel tragitto verso casa, quando Neji e Tenten li abbandonarono.

L’Era Glaciale, probabilmente, aveva una temperatura più calda.

Camminavano uno a fianco dell’altra.

Lo sguardo di Sasuke vagava lungo la strada, come all’incessante ricerca di qualcosa che, tuttavia, non si svolgeva mai dalla parte di Hinata; le mani ostinatamente in tasca.

Ogni tanto, la ragazza lanciava un’occhiata di sottecchi all’inquieto Uchiha, torcendosi le dita con fare nervoso.

Più lo conosceva, più lo sentiva lontano e distante.

Prima di andare a vivere con gli Uchiha, aveva la certezza che Sasuke fosse realmente il ragazzo algido e distaccato che era a scuola, che anche in famiglia parlasse a monosillabi.

Si era trovata anche a pensare, in virtù del trattamento che riservava a Naruto, che fosse talmente presuntuoso da risultare terribilmente maleducato e arrogante, anche con i proprio familiari.

Era rimasta sconvolta nello scoprire, dietro l’apparenza da Signore dei Ghiacci, un ragazzo fondamentalmente insicuro e, perché no, timido.

Anche un po’ isterico, a dire il vero, quando subiva le provocazioni di Itachi.

E triste. Tanto triste, senza che riuscisse ad intuirne il motivo.

Di fronte a lei, eccetto quei rari casi in cui lo beccava a punzecchiarsi col fratello, Sasuke appariva sempre come il figlio studioso e rispettoso che tentava di compiacere il genitore in tutto e per tutto.

Alla lunga, era riuscita a capire solo una cosa di Sasuke: tendeva ad ignorare chi non riteneva degno di considerazione.

E, a lei, non parlava praticamente mai.

Le rare volte che si trovavano assieme, come in quel momento, non la guardava, né tentava in alcun modo di interagire con lei.

Pensava ad altro e, poteva quasi leggergli nel pensiero, la sua distrazione si configurava nella persona di Sakura.

Dall’altra parte della barricata, Sasuke era vittima del proprio imbarazzo.

Inizialmente seccato da quell’appuntamento, che costituiva solo un passo in più verso quella che definiva la propria condanna, era rimasto colpito, non tanto all’abbigliamento, quanto dal coraggio di Hinata di indossarlo.

Sakura, come minimo, avrebbe preso un tavolo e lo avrebbe rotto sulla testa di Itachi, dandogli del maiale.

Cosa che effettivamente era.

Ma, se da un lato il suo essere nato maschietto apprezzava lo spettacolo offerto, tutto l’interesse scemava, oltre che per le minacce di morte di Neji, di fronte alla consapevolezza che quella di fronte a lui non era la ragazza che amava.

Quel silenzio era solo l’ulteriore segno che tra loro non sarebbe mai funzionato.

Con Sakura non c’erano mai stati silenzi.

Riuscivano sempre a trovare un argomento di conversazione e, i loro rari silenzi, erano colmati da momenti di tenerezza e dalla semplice gioia di stare assieme.

Più volte si era trovato ad aprire la bocca, nel tentativo di cominciare una conversazione, ma invano.

Finché, un po’ per rinnovato coraggio, un po’ perché si era stufato di quel silenzio opprimente, si decise a parlare.

Stava per farle qualche domanda randomica sul pattinaggio, unico argomento su cui sembrassero avere idee comuni, quando si fermò di colpo, fissando un punto di fronte a sé.

Stupita di quella fermata improvvisa, Hinata inseguì lo sguardo di Sasuke.

Di fronte a loro, fermi ad una bancarella, una donna ed un uomo che le richiamarono subito alla mente una fisionomia familiare, sebbene certa di non averli mai visti in vita sua.

La donna, chiaramente una giapponese, china a scegliere dei frutti, si girava di tanto in tanto a sorridere all’alto uomo biondo che le cingeva la vita con un braccio; gli occhi azzurri che sorridevano dolcemente a quella che era, evidentemente, la moglie.

Osservò il volto di Sasuke.

Si stava martoriando nervosamente il labbro inferiore; le nocche candide per lo sforzo della mano chiusa a pugno.

Poi, quella stessa mano, l’afferrò bruscamente per il braccio, costringendola ad incamminarsi nella direzione opposta a quella della coppia.

«Sasuke-san, cosa…?»

«Andiamocene.»

«Yo! Sasuke!»

Una voce familiare interruppe il loro cammino.

Con poche, rapide falcate, Naruto raggiunse la coppia, sorridendo divertito.

«Ciao Hinata! Ciao Sasuke! Primo appuntamento?» il ghigno volpino del ragazzo si allargò divertito sul volto morbido.

Hinata arrossì, improvvisamente imbarazzata.

Per un attimo, un semplice breve attimo, si era sentita fuori dal mondo per la gioia di averlo visto. Felicità subito distrutta dalle parole del biondo, che le ricordò la presenza di Sasuke.

Non erano soli.

Non lo sarebbero mai stati.

«Ohayo…Naruto-kun.»

«Uao, Hinata-chan: stai proprio bene vestita così! Sasuke, sei davvero fortunato!» esordì.

Sasuke si limitò a bofonchiare un: “già” a denti stretti.

«Naruto, and…»

«Kaa-chan, c’è Sasuke!» annunciò l’Uzumaki, alla donna che lo aveva appena raggiunto.

La stessa donna la cui presenza aveva spinto Sasuke a cambiare direzione.

La stessa donna che, adesso che si trovavano faccia a faccia Hinata notava la somiglianza, doveva essere la madre dei due ragazzi.

«Sasuke…»

Mikoto parve stupita, nel vederlo; poi la sua espressione si mutò in un sorriso lieto, come può essere solo quello di una madre che non vede il figlio da tanto tempo.

Così era quella la famosa madre di Sasuke, Hinata la studiò di sottecchi.

Sebbene non brillasse più per la giovinezza, era indubbiamente una bella donna diretta verso la cinquantina, appena segnata dal peso degli anni.

Sì, bella, ma non quanto sua madre il cui ricordo, falsato dall’immaginazione di quando era bambina e mai oscurato dalle foto che possedeva di lei, era sempre vivo.

Come il suo ammonimento.

Il latte e zucchero.

E, in quel momento, Hinata era oppressa dall’odore dolciastro del liquido.

Latte Naruto.

Latte Sasuke.

Anche Mikoto sapeva di latte. Quel latte appena macchiato di caffé, il cui odore diventa appena un po’ più pungente, quasi fosse sporco.

Non era una donna serena, questo era chiaro.

E, il motivo del suo turbamento, era lì di fronte a lei.

Il suo fallimento.

Come donna, come moglie, ma soprattutto come madre.

Il figlio di cui non era riuscita a prendersi cura.

E che, adesso, bofonchiava un sottile saluto di circostanza usando le formule onorifiche che si rivolgono agli estranei.

La conversazione si fece sempre più fredda e distaccata, il sorriso di Mikoto si era congelato alle prime avvisaglie.

Adesso, sia Hinata che Naruto potevano avvertirla, c’era solo la tensione dovuta ad una guerra fredda che si perpetrava da anni.

Ma, se Mikoto tentava di scalfire la corazza di Sasuke, questi alzava le proprie difese fino all’inverosimile, per poi colpire dove e con l’intento di fare più male possibile.

«Come sta tuo padre?»

«Da diciotto anni a questa parte, benissimo.»

Sospiro.

«Sasuke, se solo tu volessi ascoltarmi…»

«Dovrei?»

«Potresti provare.»

«Non vedo perché affaticarmi inutilmente.»

«Sasuke, sono pur sempre tua mad…»

«Io non ho una madre. - la voce di Sasuke si ridusse ad un sibilo tra i denti – Tu sei solo la donna che mio padre ha messo incinta per sbaglio e che si è dimenticata di abortire sebbene si facesse già sbattere da un altro.»

«Sasuke, smettila!»

Naruto si frappose improvvisamente tra i due, allontanando il fratellastro.

«Non immischiarti, Uzumaki.»

«Smettila di insultare la mamma!»

«Che c’è? Ti da così fastidio ricordarti di essere un figlio di puttana? Logico, tu non ci pensi: lei recita la parte della madre modello, con te. Prova a chiederle da quanti si fa sbattere, ancora! O forse con lui sei fedele, eh? Perché papà non ti bastava, vero?»

Aveva alzato la voce; il volto contratto in una smorfia di rabbia.

Trasfigurato.

Hinata finì per spaventarsi nel vederlo perdere così il controllo, riacquistato, e solo in parte, dopo un forte pugno in faccia da parte di Naruto.

Si tenne in piedi a malapena per colpa di quel colpo inatteso, ma quell’attimo di stordimento servì, se non a farlo riscuotere del tutto, almeno a calmarsi un poco.

Anche se probabilmente era perché gli erano caduti gli occhiali e non era il caso di impegnarsi in una rissa senza vedere neanche l’avversario.

Hinata si chinò a raccoglierli, porgendoglieli.

Grugnì un “grazie”, inforcandoli.

Solo allora si ricordò della sua presenza.

Figura di merda.

Ecco, quella era davvero una figura di merda di prima categoria.

«Mamma, torna da papà. Sasuke… - Naruto si voltò verso di lui, dopo aver costretto Mikoto ad allontanarsi. – Ne abbiamo già parlato. Kaa-chan…lei sarebbe felicissima, se tu volessi venire a trovarci. Lei ti vuole bene. Dalle una possibilità.»

Se ci fosse un plurale, in quella frase, Sasuke non diede segno di averlo notato.

Non si lasciarono bene, ma neanche in modo così crudo come si poteva sospettare.

Semplicemente, mantennero il solito vecchio rapporto di odio coltivato, desiderio di affetto e repressione di questo da parte dell’Uchiha.

Il saluto tra Hinata e Naruto fu molto più caloroso, ma neanche troppo.

Hinata lasciò andare, ancora una volta, il latte dolce di Naruto, per seguire l’altro aroma che non riusciva, ancora, a classificare.

Tuttavia, la ragazza si sentì più vicina a Sasuke in quel momento che in qualsiasi altro attimo passato in sua compagnia.

Viceversa, anche Sasuke, quando Hinata gli strinse timidamente la mano per dargli un po’ di conforto, si sentì stranamente rincuorato dal tocco gelido di quella piccola creaturina al suo fianco.

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Meichan: beh, grazie tesoVa X3! E' un onore questo commento, fatto da una grande scrittrice di ItaSasu! Comunque sì, sono OOC, ma in fondo c'è l'avviso! Lettore avvisato...

Rory-chan: Aw, io sono una spassionata amante dell'Uchihacest! Sono perfetti tra loro (L). SasukeHinata...chi lo sa, ragazze, chi lo sa. Metà delle coppie non sono neanche definite XD! Comunque io i pairing principali ve li ho sbattuti in faccia dall'inizio, quindi a voi scervellarvi! Riguardo alle altre fic...vuoi dei fazzoletti?°°"

Lupus: Grazie, grazie ù_ù *inchin*

valerinuccia: come ho detto a Rory-chan, io i pairing possibili ve li ho dati^^. Poi spetta a voi scervellarvi sul da farsi.

gokychan: grazie^^

darkrin: Itachi è sempre diabolico*O* ! E le Shirakawa non sono divertenti <.<. Sono malefiche, ecco. Maledette rom...*sente lo sguardo delle due Shirakawa e le vede alzare macchinetta fotografica e blocco appunti che, sicuramente, porteranno a Lucca*...romantiche, tenerissime ragazze^___^"

Gaara_91: Itachi è Itachi. Non si può dire altro XD!

Tifalockhart: come hai potuto vedere, ho praticamente riscritto quanto detto da te XD! Ma dettagli. In ogni caso, mi duole averti fatto aspettare tanto, ma l'università non lascia scampo çOç!

Hebe: disgusto? Ma no*-*! Uchihacest è bello! Comunque, per Sakura e Sasuke dovrai aspettare XD! I promessi sposi, boh... E...beh, Neji di Tenten si è accorto XD! Non in modo molto positivo, ma se ne è accorto. E ricorda: io non lascio mai niente incompiuto per principio ù_ù

Neki niku_dango: Grazie per i complimenti e, come hai potuto vedere, la faccenda si è risolta, spero, una volta per tutte.

Celiane4ever: l'happy ending, essendo una commedia, lo avrà^^, ma dovrete aspettare per vedere come XD!

RuKiA: spero che questo sia all'altezza del precedente XD! E che te ne pare del vestito?

Suzako: Tobi*O*! Sei riapparso, visto? Visto? E tutto giallo*O*! Il mondo è giallo*O*! E odio le tue Twincest, ecco <.<. Allora? Che te ne pare del pezzo dell'Akatsuki?*-*

Hinata-chan 6: ti ho passato anche degli spezzoni, ritieniti fortunata ù_ù! Mi spiace di non aver aggiornato prima, ma la storia è quella che è, e l'università anche.

Ginny: non posso?*-* chi ha la tastiera dalla parte dello schermo? Chi? Chi? *manie d'onnipotenza*

bambi88: Solo pucchoso? XD io direi ridicolo, ma dettagli! L'importante è che ti sia piaciuto!

Vi lascio con alcuni annunci, ragazze.
Prima di tutto, ho in mente di scrivere minimo due spin off per questa fanfiction: una su Sakura e Sasuke, l'altra su Deidara e Sasori.
Non so quando, però.
Poi, Lucca. Se ci andate, fatemelo sapere, che così ci si vede XD! Avremo anche le Shirakawa al seguito (motivo per cui, quest'anno, mi asterrò dal cosplay di Sasuke ù__ù).
Ah, questo non vi interessa, ma la mia vista sta peggiorando e io lovvo sempre di più i miei amati occhiali*-*! Ma mi consola il fatto che la mia Itachi è più cecata di me XP!

Bye bye

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Capitolo 10
*** Attenzione Yamanaka: Shirakawa all'attacco ***


Angolino iniziale!

È dal Lucca comics che aspetto di scrivere questo capitolo.

“Come mai?”, vi chiederete. Ma se non ve lo chiedete lo scrivo lo stesso: ho l’illustrazione e gli appunti del Para Para fatti da Akane Shirakawa in persona! Per la precisione mentre aspettavamo la pizza dopo una stressante giornata in cosplay.

E, per una volta, ho benedetto il fatto di non aver portato Sasuke, anche se le mie foto con gli occhiali mentre mangio il gelato continuano a circolare <.< *fix male Akane*.

Comunque sia, questo capitolo non poteva che essere dedicato alle due Shirakawa, alla mia Itachi, alla mia Shikamaru (dai che il costume di Lavi arriverà, prima o poi!), alla mia Orochimaru, al mio Ratatouille e a tutte quelle persone che hanno reso indimenticabile il Lucca Comics 2007.

Messaggio per le Shirakawa: dovete passarmi le foto°-°”. Devo fare il video!

Al liceo Shitou, non si è mai certi di conoscere la verità.

Questo perché un quarto delle conversazioni degli studenti convergono sui gossip, la metà sulle ambiguità e il restante quarto viene drammaticamente scritto sul giornale della scuola.

Giornale che Neji Hyuuga e Sasuke Uchiha erano soliti consultare con grande timore ma che, quel giorno, riservava loro una gradita sorpresa.

«Sasuke! Guarda!»

Neji posò rumorosamente il giornale sul tavolo, interrompendo il pasto dell’Uchiha che, con la bocca piena, alzò lo sguardo dal proprio obento.

«Che sciusciede Neji?»

In tutta risposta, lo Hyuuga indicò il titolo del Para Para, stampato a caratteri cubitali nel frontespizio.

L’afferrare il giornale e cominciare la lettura fu tutt’uno con l’ingoiare l’ultimo polipo dell’obento.

«Ino Yamanaka e Tenten Mirabashi?

Ultimamente, il liceo Shitou sembra assistere alla rottura delle sue coppie topiche.

Fiera dei cuori infranti in cui, però, sbocciano nuovi e ambigui amori, come quello tra la punta d’oro del club di ginnastica artistica, Ino Yamanaka, e una delle nuove reclute: Tenten Mirabashi.

Evidentemente stanca delle continue liti con Kiba Inuzuka (secondo anno, membro del club di karate, evidentemente scadente in questo quanto nelle prestazioni), la bionda e avvenente ginnasta ha trovato un’attività alternativa nella sua relazione con l’esordiente Tenten.

Probabilmente, la scelta è caduta su quest’anonima figura proprio in virtù della sua abilità con i nastri: in fondo, possono essere utilizzati per molte cose.

È evidente, quindi, che la Yamanaka necessitava di un rapporto più snodabile, proprio come i flessuosi corpi delle due protagoniste del nostro numero…»

Sasuke e Neji leggevano allibiti; le parole mormorate a fior di labbra nella più genuina incredulità.

«Non ci credo…non parla di noi!»

Esclamò lo Hyuuga, sgranando gli occhi cerulei ad ogni rigo.

Sasuke annuì, troppo sconcertato perfino per commentare.

Nonostante la velata allusione alla sua rottura con Sakura, era la prima volta, dalla fondazione del giornalino e dall’ingresso delle Shirakawa nella sua vita, che non veniva citato in prima persona nei loro folli articoli.

E questo strano fatto gli dava un senso d’appagamento straordinario.

«…Ma cosa ne pensa l’Inuzuka, di questo? Il ragazzo non ha voluto rilasciare dichiarazioni, limitandosi ad alzare con noncuranza le spalle e ad affermare, con decisione, che quello che fa la Yamanaka con i suoi nastri non è affar suo. Non ci è sembrato molto scosso dalla perdita di una delle più belle ragazze della scuola; in compenso, continua a ronzare attorno a Naruto Uzumaki, con cui sembra aver stretto un rapporto di cordiale e sincera amicizia.

Che la sua relazione con la Yamanaka fosse stata solo un pretesto per nascondere la sua omosessualità latente? Non ci è dato saperlo…»

Lo sconcerto aumentava.

Naruto era stato citato e Sasuke non era stato tirato in ballo.

«Probabilmente, i Kami esistono davvero…». Pensò l’Uchiha, talmente commosso da essere, ormai, sull’orlo del pianto; Neji già versava copiose lacrime di felicità.

Ma la gioia, come si sa, è il più delle volte un’illusione destinata a spezzarsi proprio all’apice del lieto momento; ascia che si abbatte sul collo del povero condannato a morte.

Lama affilata tramutata in breve trafiletto che distrusse ogni sogno d’anonimato dei due poveri diciottenni.

«E cosa dire di Neji e Sasuke? Che il colpo di testa di Tenten serva a far ingelosire Neji e a mitigare la crescente passione tra i due?

Aiko&Akane Shirakawa.»

Fu come una secchiata d’acqua gelida, nudi, in pieno inverno.

Ma, il velenoso articolo, aveva fatto due vittime in più, quella volta.

Tenten era letteralmente affogata per la vergogna nel suo riso, con Hinata che tentava di tirarla su di morale; la ragazza era sull’orlo del pianto e le raccomandazioni dell’amica non servivano a farla calmare.

La sua, già minata, reputazione era definitivamente rovinata.

E, come se non bastasse, sarebbe stato inutile difendersi dalle accuse mosse dal giornale.

«Tenten, calmati… Mio cugino e Sasuke sono perennemente presi di mira dal Para Para; sono solo sciocchezze…»

Tenten singhiozzò.

Era inutile spiegare ad Hinata, la quale non si era mai interessata dei meccanismi della popolarità, che due personalità come Neji e Sasuke potevano permettersi una cosa del genere, sia per prestigio scolastico, sia per aspetto fisico.

Nessuno avrebbe mai deprecato i due ragazzi più popolari della scuola, non solo per la loro bravura nello studio e negli sport, ma anche per bellezza.

Non poteva dirsi lo stesso per lei: primo anno, bruttina e assolutamente incapace.

Diverse teste erano orientate verso la ragazza, i cui singhiozzi riempivano la mensa, riuscendo perfino a coprire i numerosi: «Oh, amore, ci hanno scoperti!» e i: «Sì, ma il nostro amore resisterà anche alla pubblica gogna!» di Naruto e Kiba.

«Tenten l’ha presa male.» commentò Sasuke, lanciando un’occhiata significativa a Neji.

Questi scosse il capo, irritato.

«È stupido reagire così. Meglio buttarla sul ridere come fanno l’Inuzuka e l’Uzumaki.»

«Noi non l’abbiamo mai presa sul ridere, Neji. Non puoi pretendere che lei ci riesca al primo anno!»

Lo Hyuuga sbuffò, decidendosi ad incrociare lo sguardo dell’amico.

«Come mai ti interessa tanto?»

«Oh, non mi interessa. Pensavo potesse interessare a te.»

«Non ne vedo il motivo.»

«Beh, ci sei uscito. Pensavo che tra voi fosse sbocciato il coloratissimo, profumatissimo, dolcissimo fiore dell’ammmmmmore!»

Neji alzò un sopracciglio all’uscita di Sasuke, fissando l’Uchiha come se gli avesse appena detto che aveva intenzione di maritarsi con Aiko e Akane Shirakawa.

Sasuke sembrò intuire le intenzioni dello Hyuuga di chiamare il manicomio, perché arrossi leggermente e si fece serio.

«Scusa. A furia di sentire Shisui e Itachi…»

«Ah.»

«Comunque potresti andare da lei.»

«Non ne vedo il motivo.»

«Il fiore dell’ammm…»

«Sasuke risparmiami il bis, grazie. Tenten non mi piace.»

«Capito.» acconsentì Sasuke, lanciando un’ultima occhiata al tavolo della ragazza piangente.

Trattenne un sorriso.

«Beh, a quanto pare ha già trovato di che consolarsi.»

Yamanaka Ino sollevò, furente, lo sguardo dal giornale scolastico.

Gli occhi azzurri, sottolineati da un velo di ombretto viola e da numerosi strati di eyeliner, saettarono per tutta la sala mensa, alla ricerca delle due responsabili.

Ma Aiko e Akane Shirakawa sembravano volatilizzate nel nulla, pertanto l’attenzione della Yamanaka fu rapidamente concentrata su un altro obiettivo.

Kiba.

Kiba Inuzuka si era avvicinato al tavolo dove si trovava quella irritante primina e le stava sorridendo.

Anzi, dal linguaggio del corpo, intuiva che ci stava proprio provando, almeno a giudicare dal modo di chinarsi vicino all’orecchio di Tenten, scostarle i capelli e asciugarle garbatamente le lacrime.

Le dita dalle unghie perfettamente smaltate di verde oliva si contrassero, fino a ridurre il Para Para in un’enorme palla di carta.

«Agitata, signorina?»

Ibiki Morino ghignò, malignamente divertito dall’insicurezza della nuova insegnante di Giapponese.

Tayuya, neolaureata di venticinque anni; capelli di un innaturale color carota e occhi rabbiosi, scosse bruscamente il capo, scacciando il panico e ricambiando il sorriso beffardo del vicepreside con un’occhiataccia.

«No.» sibilò, gettandosi indietro la lunga chioma con gesto sprezzante.

«La avviso, sono ragazzi un po’ vivaci. Ma non dubito che li saprà tenere a bada.»

«Ci penso io a questi stronzetti, Morino.»

Il professore ghignò, malefico.

«Buona fortuna, allora, novellina.»

«Non ne ho bisogno.»

«Lo spero per te.»

Stizzita, la ragazza fissò l’ampia schiena del vice preside allontanarsi.

Lei non aveva bisogno di fortuna. Era pienamente in grado di badare a se stessa e a quei miseri ragazzini che si ponevano sulla sua strada.

Con un movimento brusco aprì la porta.

E dovette ricredersi.

Tayuya lanciò un’occhiata all’interno della II^ C e capì l’avvertimento di Morino.

Per tenere a bada quegli scalmanati, forse, neanche la fortuna sarebbe bastata.

Sakura sistemò i propri pattini da ghiaccio in una scatola rivestita di carta fiorita.

Con un sospiro, lanciò un’occhiata alla serie di scarpe che si trovavano ordinatamente in fila, in ordine di grandezza.

I suoi pattini: una passione cominciata quando era piccola e aveva visto quel bambino dai capelli neri sfrecciare dritto sui pattini a rotelle.

Sorrise, pensando a quanto fosse impacciato Sasuke a quel tempo.

Un bambino un po’ paffutello per la sua età, con spessi occhiali da vista che ingrandivano ulteriormente gli occhi scuri.

E, già a quel tempo, protestava di non volersi mettere le lenti e subiva i rimproveri della ragazza più grande del corso che gli annunciava, bruscamente, che una talpa come lui non sarebbe mai diventato un bravo pattinatore.

Scosse il capo; tirò indietro una ciocca di capelli e chiuse la scatola, riponendola nuovamente sul ripiano più alto dell’armadio.

Intanto, il bambino, ormai cresciuto, la osservava appoggiato allo stipite della porta.

«Strano, non pensavo che ti crescesse ancora il piede.»

Sakura fece spallucce, ignorando il commento di Sasuke.

«Non è un po’ presto per metterli nella scatola dei ricordi? Ti stanno ancora.»

La rimproverò.

«Hanno perso il filo.»

«Mh.»

Non replicò, lanciando un’occhiata alla scatola.

Sakura chiuse l’armadio.

«Allora? – sorrise – Come è andata l’uscita a quattro?»

«Un disastro.»

Sospirò, avvicinandosi al ragazzo e aggiustandogli gli occhiali – storti – sul naso.

«Dovresti impegnarti un po’ di più, Sasuke. In fondo è la tua ragazza. Potresti…»

«Zitta.»

Il tono brusco del diciottenne la fece indietreggiare di un passo.

Fuga non riuscita, perché Sasuke la riafferrò in fretta per la vita, stringendola forte.

Il passo dall’abbracciarla a baciarla fu breve.

Non avrebbe dovuto. Non avrebbe dovuto farlo, ma non riusciva a stare nella sua stessa stanza senza provare il desiderio di stringerla a sé; di baciarla; di toccarla…

E il sentirla rispondere era l’unica gioia succeduta a quel periodo di separazione.

Si erano sempre dovuti nascondere; semplici partner di pattinaggio e ottimi amici agli sguardi dei compagni e dei genitori.

Intrufolò la mano sotto la sua maglietta; la schiena calda entrò a contatto con le dita fredde, irrigidendosi sotto quel tocco leggero.

E si staccò.

Bruscamente, Sakura spinse via da sé il corpo di Sasuke, incrociando il suo sguardo.

Non c’era stupore.

Sasuke si aspettava un suo rifiuto e fu proprio questa sua consapevolezza che la fece infuriare.

La conosceva bene. Fin troppo.

Eppure, questo non l’aveva fermato; aveva acceso nuovamente il bisogno di entrambi, solo per costringere lei, Sakura, a raffreddarlo nuovamente.

«Sei uno stupido.»

L’offesa fu pronunciata a voce bassa; si grattò nervosamente un braccio, lasciando che i propri occhi si dirigessero verso il pavimento, divenuto, improvvisamente, così attraente.

«Lo so.»

«Non stiamo più insieme, Sasuke. – rialzò lo sguardo. Deglutì, tentando di dare un’impostazione fredda alla propria voce tremante. – In fondo, non lo siamo mai stati. E non per mia scelta.»

Fu il turno di Sasuke di abbassare il volto.

Era stato lui a rifiutare di ufficializzare la loro storia; era stato lui ad acconsentire all’imposizione paterna di un matrimonio combinato che lo avrebbe portato, inevitabilmente, a troncare con Sakura.

Però, finché erano ragazzini, l’idea era stata tollerabile per entrambi.

«Abbiamo tempo.»

Si dicevano l’un l’altro; e ogni giorno era vissuto con gioia, perché poteva essere l’ultimo; ogni attimo poteva non ripetersi mai più.

Ma il tempo è ingannevole e, finché sei bambino, ti illude che non passerà mai; che quei momenti sarebbero durati per sempre.

Poi cresci. E Padre Tempo ti attende per riscuotere il conto.

Allora ti accorgi che gli anni sono volati e che i giorni vissuti non basteranno a soddisfare la sete che, ancora, ti attanaglia.

«È meglio che vai, adesso.»

«Sakura…»

«Lo so. Ti dispiace. Dispiace anche a me, Sasuke. Ma…abbiamo ancora la gara.»

«Non è tutto finito.»

«No, non lo è.»

Quel giorno si salutarono con le lacrime agli occhi e un peso sul cuore che sarebbe stato difficile alleggerire.

«Oh, fiore selvatico,

così amabilmente bello, così soavemente profumato,

che tormenti i sensi! Che tu non fossi mai nato!»

[Otello; IV. II.]

Club di pattinaggio

Ore: 17.35

«Allora, Sasuke? Ti sei rammollito?»

La mano della ventiseienne si tese verso l’Uchiha, per aiutarlo a rimettersi in piedi dopo la caduta.

Aveva di nuovo tentato il triplo axel ma, invece di riuscire, perlomeno, a rimanere in piedi, si era schiantato drammaticamente a terra (con gran danno per il suo fondoschiena, avrebbe aggiunto Itachi.).

«Scusa, Karin. Ero soprappensiero.»

Si giustificò, afferrando la mano della sua allenatrice personale e tirandosi in piedi.

La donna gli lanciò un’occhiata severa poi, con grazia, si riavvicinò al bordo pista, appoggiandovisi e scrutandolo con le iridi rubidi.

«Dunque… Uchiha Sasuke sembra aver perso, oltre al feeling con Haruno Sakura, anche la sua abilità nel pattinaggio. Forse stiamo per assistere alla caduta di una stella del pattinaggio, ancor prima che questi entri nell’Olimpo dei pattinatori?... Sì, penso che sarebbe ottimo materiale per il giornalino scolastico. Che ne dici, Uchiha?»

Ghignò, di fronte al digrignare dei denti di Sasuke al sentir citare un possibile articolo delle Shirakawa.

Purtroppo, la sua allenatrice personale da ben undici anni possedeva lo stesso stile ironico e pungente delle malefiche sorelle e sapeva benissimo come punzecchiarlo.

Ogni tanto si chiedeva se, per caso, non fosse una caratteristica genetica di quella famiglia.

«Tu e le tue dannate sorelle…» sibilò.

«Io e le mie amabili sorelle, cosa, Sasuke

Gli occhi di Karin Shirakawa, sorella maggiore dell’allegra combriccola di mostri femminili che assediavano la vita dell’Uchiha si assottigliarono pericolosamente, tanto che Sasuke, ben deciso a non farsi massacrare da un ulteriore allenamento supplementare, optò per glissare con un semplice: «Lascia perdere.», e riprendere a pattinare.

Ogni tanto si trovava a chiedersi il perché la famiglia Shirakawa lo perseguitasse.

Di sicuro, se avesse saputo che quella quindicenne scatenata, che lo aveva preso sotto la sua ala protettiva quando si era avvicinato al pattinaggio, era la sorella maggiore di due aspiranti giornaliste il cui hobby era indiscutibilmente tormentarlo, non avrebbe mai accettato di farla diventare sua allenatrice.

Ma ormai il danno era fatto e Sasuke era pienamente consapevole che non avrebbe mai raggiunto il suo livello attuale, senza le spinte (e le botte), di Karin.

Doveva, però, ammettere che in quei giorni la sua concentrazione era ai minimi storici.

Il pensiero andava, volente e nolente, alla coreografia da provare con Sakura per il festival scolastico.

Era molto semplice, in realtà: salti combinati; piroette… l’effetto scenico si basava di più sul sincronismo dei movimenti e della musica.

E sulla tragedia che essa evocava.

Otello e Desdemona.

Riprendevano l’ultima parte del dramma shakespeariano.

L’ultimo dialogo tra i due sposi, prima dell’omicidio di Otello e la morte di Desdemona stessa.

Un addio.

Sasuke sapeva che, ultimata quella rappresentazione, lui e Sakura sarebbero stati separati per sempre.

Era l’ultimo saluto; il commiato che avevano deciso di darsi anni e anni fa.

Forse per un pizzico di megalomania, ma volevano fare le cose in grande stile e di fronte a tutti.

Se il loro amore era stato segreto e riservato, il loro addio sarebbe stato pubblico.

Tanto, sarebbe stato inutile continuare a nascondere una relazione terminata da tempo.

«One more, one more./Be thus when thou art dead, and I will kill thee,/and love thee after. One more, and this the last:/so sweet was ne’er so fatal.»

Sussurrò a mezza voce, prima di staccare sul filo esterno del piede sinistro.

E ruotare.

Una.

Una e mezza.

Due rotazioni.

Due e mezzo…

Tre.

E mezzo.

Karin sgranò gli occhi, fissando Sasuke atterrare sul filo destro esterno e procedere per un breve tempo all’indietro, prima di fermarsi, allibito lui stesso.

«Uchiha…»

«Ce l’ho fatta…»

Intorno a loro, il silenzio.

Gli altri membri del club avevano interrotto il proprio allenamento e lo fissavano, sconcertati.

Fu la voce squillante di Naruto, a rompere il silenzio.

Il ragazzo pattinò rapidamente in direzione del fratellastro, saltandogli letteralmente al collo.

«Ce l’hai fatta! Teme, ce l’hai fatta!»

Urlò, rischiando quasi di far cadere il diciottenne che, per una volta, dimentico dell’irrilevante particolare di detestare Naruto, ricambiò la stretta dell’Uzumaki, lasciandosi andare ad una grande risata e ad un pianto liberatorio dalla tensione accumulata.

Incurante di chi aveva intorno; di Naruto che lo stringeva; di Karin che gli tirava orgogliosamente i capelli; di Ichisu che gli spaccava la schiena sotto le sue forti pacche al grido di: «Questo anno il club ha la vittoria in tasca!», pianse e rise, prima di alzare gli occhi ancora umidi sulla figura di Sakura, appoggiata al corrimano della pista, che sorrideva.

«If after every tempest come such calms,/may the winds blow till they have waken’d death/and let the labouring bark climb hills of seas/Olympus-high, and duck again a slow/as hell’s from heaven! If it were now to die/’twere now to be most happy,for I fear/my soul hath her content so absolute/that not another comfort like to this/succedes in unknown fate.»

Le urlò, ripetendo il passo dell’Otello.

«The heavens forbid/but that our loves and comforts shoulf increase/even as our days do grow!»

Replicò lei.

Sasuke e Sakura; Otello e Desdemona.

Attori consapevoli di una tragedia che prosegue, ma dalla quale non possono e non vogliono distaccarsi.

«Amen to that, sweet powers!»

Angolino!

Ragazze mie, son tornata!

Sono ancora sotto esami, ma ho trovato un ritaglino di tempo per aggiornare anche questa fanfiction.

A proposito, il primo esame (Archivistica; 21/01) è andato benissimo! 30 e lode! Yep!

Ma torniamo a noi.

Purtroppo sono (ancora!) senza internet disponibile, quindi non ricordo tutte le recensioni e non posso rispondervi una per una, ma sappiate che mi fa molto piacere sapere che questa storia riscuote tanto successo e che continuate a seguirla, anche se sono molto lenta nell’aggiornare.

A questo proposito, vorrei rassicurare quelle che, di voi, hanno il timore che non la continui.

Error.

Per principio, porto a termine tutte le mie storie. Soltanto, con l’Università, le molte fanfiction in prosecuzione (Claustrophobie of DNA mi toglie la vita ad ogni capitolo, abbiate pietà ç__ç!), e, guarda caso, la mia vita privata di cui sono felice possessore, me la prendo comoda.

Pertanto, vi prego di non chiedermi esplicitamente nei commenti di “continuare la fanfiction perché è tanto che non aggiorni”. Ho i miei tempi.

Sappiate solo che questa storia sarà portata a termine, come tutte le altre. Quindi non preoccupatevi se vi faccio aspettare: prima o poi il nuovo capitolo salterà fuori.

Ah, non è un rimprovero, ma un avviso^^”, ci tengo a specificarlo.

Altra nota:

Come avete notato, la storia comincia a prendere una certa piega. A volte ho l’impressione di aver infilato troppi personaggi e ho il timore di non saperli gestire tutti. Ma diciamo che questa storia è una gara con me stessa, quindi ho tutta l’intenzione di riuscirci.

Le coppie, per il momento, non saranno svelate. Quindi continuate pure ad ipotizzare il peggio. Per quanto mi riguarda, potrei cambiarvi tutto all’ultimo e sfociare in una SasukeIno XD!

Prima che le fans del pairing comincino, no. Non lo faccio. Odio quella coppia, ma era per capirsi.

Ora le traduzioni dell’Otello, in ordine di citazione:

«Un altro bacio! Ancora un altro!

Resta così nella morte! Ti ucciderò,

e ti amerò ancora! Un altro bacio! L’ultimo!»

[Otello; V. II.]

«Se dopo ogni bufera segue una calma come questa,

che i venti soffino pure fino a risvegliare i morti,

e che la mia tormentata nave salga ancora

su montagne d’acqua alte quanto l’Olimpo

e precipiti giù quanto l’inferno

è lontano dal cielo! Se ora dovessimo morire,

questo sarebbe il momento più desiderabile.

Temo che il mio amore abbia raggiunto

la gioia suprema, e che mai più il destino potrà dargliene un’altra uguale.»

«Voglia il cielo

Che il nostro amore e la nostra gioia crescano

Ogni giorno di più.»

«Così sia, o potenze celesti!»

[Otello; II. I.]

Con questo è tutto!

See ya!

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Capitolo 11
*** Telefonate e appuntamenti ***


Era da parecchio tempo che Tenten Mirabashi non si sentiva così apprezzata

Era da parecchio tempo che Tenten Mirabashi non si sentiva così apprezzata.

Quella che sembrava una pessima giornata, come tutte le altre, d’altronde, aveva avuto, invece, una piacevole quanto inaspettata conclusione.

Era con gioia nuova che si stava preparando all’appuntamento con niente di meno che Kiba Inuzuka, l’ex-ragazzo di Ino Yamanaka.

Il karateka era stato molto carino a consolarla per l’uscita dell’articolo su sé e la ex e, da quel giorno, aveva cominciato a dimostrarle assillanti – e gradite – attenzioni.

Un corteggiamento molto scanzonato, fatto di apprezzamenti per il corridoio e piccoli gesti quotidiani, come sedersi al suo tavolo o fermarla all’uscita, chiedendole se voleva essere riaccompagnata a casa.

Tenten non aveva impiegato molto a cedere e, sebbene avesse fatto un po’ la sostenuta – una ragazza deve sempre farsi desiderare! – aveva accettato di uscire con lui.

Adesso era al telefono con Hinata, intenta a raccontarle gli ultimi sviluppi e, ovviamente!, a chiedere consigli sulla tenuta da adottare.

«Che dici… ritento con lo stile pippi? Su Neji aveva fatto un certo effetto…»

Propose la ginnasta, tirando fuori le orrende calzamaglie verde acido che avevano causato un attacco di bile al povero Hyuuga.

«Tenten… - dall’altro capo della cornetta, Hinata sospirò. – Io opterei per qualcosa di più…- Silenzio. Ricerca di un sinonimo di “normale” che non offenda il buon (?) gusto dell’amica. - …sobrio. Sai, penso che Kiba sia il tipo a cui piacciono le sportive.»

«Davvero?»

«Certo! Perché non indossi quei bei pantaloni bianchi e la maglietta a righe rosa? Ti stanno benissimo.»

«Non mi fanno il sedere grosso?»

«Più di quello della Yamanaka

Tenten sorrise; Hinata, si chiese da quando in qua era capace di dire simili cattiverie.

«Fidati. – riprese. – Andrà tutto bene.»

 

 

Alle volte, capita di sopravvalutare la propria abilità.

Trovarsi di fronte ad ostacoli al di sopra delle proprie possibilità, comunque, aiuta a ridimensionarsi e a migliorarsi per superarli.

Tuttavia, ci sono certi caratteri che sopportano difficilmente l’essere sfidati.

Sono persone caparbie, tenaci e, diciamola tutta, anche un pochino ottuse.

Di questo genere, faceva parte la supplente di Giapponese, Tayuya.

La II^ C era diventata, ormai, il suo incubo.

Classe ingestibile, alunni che non seguivano e, come se non bastasse, le erano capitati gli elementi peggiori della scuola.

Naruto Uzumaki e Kiba Inuzuka.

Ora, avete presente la reazione di quando si avvicina la nitroglicerina alla fiamma?

Ecco.

La portata dei danni di tenere quei due nella stessa aula, era pari a quella causata da un’esplosione.

Tuttavia, non erano tanto i due esagitati, a causarle una vera e propria crisi nervosa.

No, a quei due bastava buttarli fuori.

Il suo cruccio, era un altro.

Non c’è cosa che irriti di più un insegnante, che scoprire che l’opinione dei suoi alunni sulla propria lezione è: “noiosa”.

Di certo, nessuno studente con un Q.I. anche minimo, è così stupido da andarlo a riferire al professore, ma questi – possessore di un radar per l’indisponenza e sofferente di crisi di persecuzione – lo capirà sempre.

Basta un abbassarsi di palpebre; un respiro un po’ più pesante e la carriera scolastica del malcapitato alunno è segnata per sempre.

Ora, se già infastidiscono i piccoli segnali, immaginatevi che effetto può fare un vero e proprio russare.

L’insegnante, dapprima, può sospettare che l’alunno ha dormito poco. Magari, si dimostra anche tollerante e ci mette una pietra sopra.

Ma quando la cosa si ripete ogni mattina, per tutta la settimana, l’esaurimento nervoso è prossimo, se non assicurato.

Di conseguenza, la disperazione della nostra Tayuya non era né il moto perpetuo di Naruto Uzumaki, né la logorrea di Kiba Inuzuka.

No. Il suo incubo era l’uggia esistenziale del primo della classe: il perennemente addormentato Shikamaru Nara che, anche quella mattina, sembrava aver scambiato il libro di grammatica per un cuscino.

«Nara!»

La voce squillante della professoressa trapassò l’aere, facendo cessare, per qualche meraviglioso secondo, il caos che regnava nell’aula.

A nulla, però, valse l’urlo nelle orecchie del diretto interessato.

Teoricamente, quando un insegnante urla il nome dello studente, questi – che stia dormendo, pomiciando con la compagna, intagliando il banco o qualsivoglia altra attività extra-lezione – salta in piedi e comincia a farfugliare giustificazioni tanto improbabili, quanto fantasiose.

Shikamaru Nara, no. Lui era superiore a tutto questo.

Il rampollo dei Nara si limitò a sbattere due o tre volte le palpebre; stiracchiare le stanche membra e, con un semi-sbadiglio, farfugliare:

«Desidera qualcosa, prof?»

Un tifone avrebbe causato meno danni alla delicata psiche di Tayuya che, afferrato il Nara per il colletto dell’uniforme, lo trascinò fuori dalla classe, dritto dal vicepreside.

 

 

Alle volte, si sa, la rivalità sfiora l’amicizia e l’affetto che nasce dall’antipatia è sempre più forte di qualsiasi altro.

Per questo, quando si sentiva davvero depressa, Ino Yamanaka non andava di sicuro a sfogarsi con Shikamaru – che era un uomo e non poteva comprendere a fondo le sue pene -, ma dalla persona che le era più vicina: Sakura Haruno.

Certo, a scuola non si sopportavano: l’Haruno non riusciva più a tollerare il carattere lunatico della Yamanaka che era ben lieta di stare alla larga dagli scatti violenti dell’amica.

Tuttavia, in rari casi di seria difficoltà, le due si ritrovavano e chiacchieravano come vecchie amiche.

In fondo, la loro rivalità, basata più sul conflitto per il possesso della persona di Sasuke Uchiha che su altro, poteva essere messa da parte grazie ad una bella granita.

E poi, Sakura non aveva avuto cuore di abbandonare la povera Ino a casa da sola, proprio mentre Kiba Inuzuka usciva con la Mirabashi.

Misera Yamanaka! Tradita per l’ennesima volta dalla persona amata che si divertiva a spezzare il suo cuoricino delicato…

«Hai capito cosa ha fatto? – singhiozzò Ino, il mascara colato sulle guance rosee, mentre il cucchiaio affondava in una maxi-coppa di gelato al cioccolato ricoperto di granella e panna. – Con quella sciacquetta! Cos’ha lei che io non ho? Io sono molto più bella…- boccone di gelato. – …e magra.»

«Se continui a mangiare così, avrò dei seri dubbi sulla seconda definizione, Ino-pig.»

Commentò seraficamente Sakura, notando le labbra sporche di cioccolato dell’amica.

Gli occhi azzurri di Ino fulminarono l’Haruno, mentre deglutiva l’ennesimo boccone.

«Parla quella con la cellulite.»

Sibilò, prima di riprendere ad ingozzarsi.

«Yamanaka… - sospiro. – Ritorna a parlare di Kiba, che è meglio.»

«Giusto!»

Ora.

Avete presente il detto: «Incostanza, il tuo nome è Donna.», o una cosa del genere?

Bene.

Mai in altra persona come in Ino Yamanaka, il principio di un vecchio proverbio si manifestava appieno.

Se, fino a qualche giorno prima, Kiba era l’uomo della sua vita; il fidanzato perfetto; la creatura migliore di quest’Universo e anche di tutti gli altri, adesso era un essere spregevole, privo di cuore, di tatto e di sensibilità. E lei non riusciva a capire come poteva aver sprecato i suoi anni migliori con un individuo simile.

Abominio della natura! Disonore del genere maschile!

«Gli uomini sono tutti degli stronzi.»

Come sempre, alla fine si tende a generalizzare.

La cosa drammatica è quando si trova qualcuno che decide di non riportarti sulla retta via, bensì di incoraggiarti.

«Concordo.»

Sospirò Sakura, mescolando distrattamente i cubetti di ghiaccio del suo succo alla pesca con aria malinconica.

Fu lo sguardo disattento e perso dell’amica, a distrarre miracolosamente la Yamanaka dal suo egocentrico pensiero, per indagare sulle cause del malumore dell’Haruno.

«Fronte spaziosa, questo dovrebbe essere il momento in cui tu mi dici: “Non fare di tutta l’erba un fascio. Vedrai che troverai qualcuno di meglio.”, ecc… Cosa significa: “Concordo”?»

«Niente.»

Risucchio; le ultime gocce di succo raggiunsero le labbra. La cannuccia verde tintinnò lievemente contro il bordo del bicchiere.

«Fammi indovinare: Sasuke Uchiha.»

«Lascia perdere, Ino.»

«Dovresti dirgli che questa faccenda di Hinata ti fa star male, Sakura. Non puoi continuare a dargliele tutte vinte.»

Non ci volle molto a comprendere i motivi del malumore di Sakura, anche ad una persona notoriamente poco attenta alle emozioni altrui come Ino Yamanaka.

La faccenda di Hinata aveva pesantemente influito sull’ottimismo dell’Haruno che si era fatta più ombrosa e scostante.

Inconsciamente, Ino rimproverava Sasuke per questo cambiamento nell’amica.

Nonostante sapesse che l’Uchiha era stato, ed era tuttora, cotto dell’Haruno, non riusciva a perdonargli quello che considerava puro e semplice egoismo.

Il bue dice cornuto all’asino. Ma ben poche erano le cose che facevano infuriare Ino Yamanaka.

Tra queste: chi insultava il suo smalto; chi offendeva i suoi capelli e chi faceva star male la sua migliore (se non unica) amica.

Non necessariamente in quest’ordine.

«Lo sa. E ci sta male anche lui, ma…»

«”Ma” cosa, Sakura? – sbottò Ino, agitando di malagrazia il cucchiaio sporco di cioccolato. – E’ un bastardo egoista! Ecco che cos’è! E tu sei troppo buona con lui. Io l’avrei già mollato anni fa.»

Sakura scosse il capo.

Il rapporto tra lei e Sasuke era difficile da comprendere; perfino lei non riusciva a dargli una spiegazione logica.

C’era un filo che li legava e che lo avrebbe sempre fatto, sebbene il loro amore fosse destinato ad essere soffocato.

D’altronde, Sakura non voleva neanche essere l’amante ufficiale di Sasuke Uchiha.

Desiderava una vita propria: una famiglia, dei bambini… un marito che tornava a casa la sera e che aveva occhi solo per lei.

No. Di certo non poteva adattarsi a dividere la persona amata con un’altra donna.

Sasuke stesso, non avrebbe mai accettato una situazione simile.

Gli si potevano rimproverare molti difetti, ma non che fosse un disonesto, se non con se stesso.

Piuttosto che tradire la moglie che non amava, si sarebbe adattato all’infelicità.

D’altro canto, vi era abituato.

«Ino, tu lasci Kiba una settimana sì e l’altra pure per delle doppie punte. Se io avessi dovuto mollare Sasuke tutte le volte che mi ha fatto una battuta per le mie rotondità…»

«Ti ha preso in giro per la cellulite?»

Sconvolta, Ino scattò in piedi, rovesciando quel che rimaneva del suo gelato.

«Scherzava…»

«E’ inaudito! Che razza di persona è? Sakura-chan, sei sprecata con lui!»

«Ino…»

«Ci penso io a trovare il ragazzo giusto per te! Ho giusto un amico da presentarti… è un mio compagno di classe. Un po’ anonimo, ma non è malaccio.»

Inutili furono le proteste e le ritrosie di Sakura: quando Ino Yamanaka decide di fungere da agenzia matrimoniale, non c’è santo che tenga.

Fu con sospiro rassegnato che Sakura si vide costretta ad uscire il giorno seguente con il giovane Sabaku no Kankuro.

 

 

Kakashi Hatake sbadigliò profondamente.

Sebbene la voce tonante del vice preside Morino fungesse il più delle volte da sveglia, le riunioni pomeridiane avevano sempre l’effetto di un sonnifero sul povero insegnante.

Ogni volta che rientrava a casa, l’unico concetto rimastogli in testa di tutte le discussioni era:

«Noia.»

Insomma, la vitalità lasciava proprio a desiderare.

Si diresse a passo lento verso casa.

Una volta arrivato, pensò di telefonare a Karin, ma poi si rammentò le sfuriate isteriche della ragazza contro le sorelle minori che, a quanto pareva, ne avevano combinata un’altra delle loro.

Probabilmente le avevano di nuovo nascosto i pattini, cosa che faceva infuriare la ventiseienne, rendendola intrattabile per almeno una settimana.

Anche perché la capacità di ritrovare le cose perdute, non era la qualità più spiccata in Karin Shirakawa.

No. Decisamente, non era la giornata migliore di questo mondo.

Tutt’altro.

Gli occhi scuri di Kakashi vagarono annoiati sul mobilio del proprio monolocale.

Single accanito, non si preoccupava minimamente di dare un’assestata alla propria vita, sebbene molte fanciulle l’avrebbero accalappiato volentieri.

Ma lui era un cane sciolto: senza legami, né interesse a formarli.

La storia con Karin era basata su un reciproco scambio di piacere e qualche serata a giocare ai fidanzatini.

Tuttavia, anche quella passione stava scemando, da parte di entrambi.

Scivolati ormai nell’abitudine, Karin aveva interrotto le sue - un tempo frequenti – visite, né Kakashi la cercava così assiduamente come prima.

La quotidianità aveva avuto il sopravvento e, adesso, Kakashi Hatake era in cerca di nuove emozioni.

Tuttavia, ci sono occasioni in cui non si può fare a meno di compagnia femminile.

Fu per questo che, quando il suo nuovo collega, un certo Suigetsu che era subentrato ad Asuma Sarutobi come professore di Scienze nel corso A, gli propose di vedersi a cena con le rispettive signore, si decise a comporre il numero di Karin Shirakawa e di invitarla a cena.

 

 

Hinata si lasciò cadere sul letto, telefono alla mano.

Con pazienza infinita, continuò ad ascoltare l’interminabile resoconto giornaliero di Tenten.

«È stato carinissimo. Siamo andati a prendere un gelato e poi al luna park. Ah, mi sono vestita come hai detto tu. Mi ha fatto i complimenti.»

«Che ti avevo detto?»

Hinata sorrise. Tenten non era brutta, ma aveva bisogno di vestirsi in modo da accentuare i propri pregi, e non i propri difetti.

Ad esempio, aveva degli stupendi capelli castani; lisci e molto curati, quando li lasciava sciolti rendevano il viso tondo ancora più grande, finendo per involgarirla.

Era, invece, molto carina quando li raccoglieva in due simpatiche crocchie sopra la nuca, o in una spartana coda di cavallo, lasciando libera la frangetta sbarazzina che andava a sottolineare i grandi occhi da cerbiatta.

«Già. – Tenten continuò il proprio discorso. – E indovina? Mi ha portata sulla ruota panoramica. E lì… - risatina maliziosa. Hinata saltò a sedere sul letto. - …ci siamo baciati!»

«D-davvero

Arrossì di imbarazzo; per Hinata, il bacio era una questione molto importante.

Baciarsi così, al primo appuntamento, le sembrava un concedersi troppo facilmente; ma Tenten era una ragazza moderna e alla mano. Sicuramente, aveva avuto le sue motivazioni.

E poi, si sa!, l’atmosfera, il romanticismo…

«C’era anche tuo cugino. Penso ci abbia visti.»

…la malignità femminile nel far ingelosire la persona che ti piace.

«Sono felice per te, Tenten. Così ora riuscirai a dimenticare Neji.»

Sospiro trattenuto. Le dita sottili di Tenten si attorcigliarono attorno al filo della cornetta.

«Già. Dimenticarlo… ah, scusami, Hinata-chan, mamma mi chiama per cena. Ci vediamo domani che ti racconto meglio…»

«A domani.»

Riagganciò, posando il cordless sul comodino.

Il giorno seguente l’avrebbe attesa l’ennesimo, esasperante resoconto.

D’altro canto, Tenten stava riuscendo a tirarsi fuori dalla sua cotta per Neji, frequentando altri ragazzi.

Idem per Sakura e, a quanto poteva immaginare, neanche la Yamanaka stava aspettando che il principe azzurro le si presentasse davanti su un cavallo bianco.

Forse era solo lei che viveva ancora nelle favole.

Forse, era solo lei che continuava a sognare il proprio latte e zucchero.

Forse, era arrivato il momento di tirarsi fuori da quella situazione.

Era la fidanzata ufficiale di uno dei ragazzi più desiderati dell’intero liceo e si ostinava a correre dietro al suo fratellastro e futuro cognato.

Che, d’altronde, non la degnava neanche di uno sguardo.

Certo, era sempre molto carino con lei. Al club di pattinaggio la incoraggiava di continuo e le tirava su il morale quando era depressa.

Ma i suoi occhi non guardavano lei. Il suo cuore non batteva per lei. Non la voleva, se non come futura cognata.

Naruto continuava sempre a fissare Sakura e Sasuke mentre pattinavano. L’unica persona che ricercava, era il fratellastro e questi era anche il solo da cui voleva ricevere attenzioni.

Lei era solo un’amica.

Doveva metterselo in testa.

Ma era difficile dimenticare l’odore di latte dolce che Naruto emanava; difficile staccarsi da quei laghi azzurri per andare a cercare un paio di pozzi ugualmente profondi, ma pieni di pece.

Eppure, quella sera, Hinata abbandonò per un folle attimo il sogno del principe azzurro e si diresse, decisa, verso la camera dell’orco.

Orco che, in quel momento, stava per uccidere il suo migliore amico via etere.

 

 

«…hai capito cos’ha combinato?»

Sasuke distaccò la cornetta dall’orecchio, in modo da risparmiare ai propri timpani i troppi decibel della voce da usignolo di Neji.

Occhiali storti sul naso; t-shirt bianca e pantaloni da ginnastica blu, Sasuke Uchiha se ne stava stravaccato sul letto con il “Lolita” di Nabokov aperto sullo stomaco.

Ora. Sasuke Uchiha non era emo, come si ostinava a definirlo Akane Shirakawa, ma quando Neji cominciava a comportarsi da donnetta isterica, il desiderio di tagliarsi le vene si agitava prepotente in lui.

«Neji, sei stato tu a dire che non ti piace. È normale che si cerchi qualcun altro, no?»

Sbuffò, ripetendo per la centesima volta quel concetto elementare che lo Hyuuga pareva faticare a comprendere.

«Infatti non mi interessa minimamente. Soltanto non sopporto l’ipocrisia. Soltanto un giorno prima diceva di essere follemente innamorata di me…»

«Neji non era follemente innamorata. Aveva semplicemente una cotta, e non si è mai dichiarata.»

«Ma lo ha fatto chiaramente capire.»

«E tu le hai fatto capire che non c’è trippa per gatti.»

«Appunto. Ma ciò non l’autorizza a cambiare idea da un giorno all’altro.»

«Ma se sono passate settimane da quel appuntamento!»

Esclamò esasperato Sasuke, tirandosi a sedere.

«Non…»

«Neji, bussano alla porta. Ne parliamo domani, ok

Sasuke colse al volo l’occasione offertagli dal disturbatore serale, riattaccando letteralmente in faccia all’amico.

Che fosse Itachi, Shisui, o perfino Naruto, non importava.

Chiunque fosse, al momento aveva il suo amore eterno ed incondizionato per averlo liberato dall’assillante presenza dello Hyuuga in piene fisime adolescenziali.

Preso da un momento di esaltazione teatrale molto simile a quelli di Itachi (e poi continuava ad affermare che non era suo parente), aprì la porta di scatto, esordendo con un:

«Oh, mio salvatore! Cosa posso fare per ripagarti di cotanta gentilez»

La frase gli si bloccò in gola, alla vista di Hinata.

Pigiama bianco con farfalle rosa, la ragazza lo squadrava perplessa e confusa – anche un po’ inquietata – con i suoi occhi chiari.

Avvampare fu la prima mossa, usare la scusa di pulirsi gli occhiali sulla maglietta per abbassare il viso, fu la seconda.

«Ehm… Uch…Sasuke-san… stai bene?»

«Scusa. È che ero al telefono con Neji e non ce la facevo più. Mi hai salvato. Subire lo Hyuuga quando va in crisi premestruale è terrificante…»

Hinata ridacchiò, facendo tornare Sasuke sul pianeta Terra e ponendo fine al suo logorroico monologo.

«Che c’è da ridere?»

«Niente. È che… quando sei nervoso o imbarazzato cominci a parlare a raffica. Sei… buffo.»

Spiegò la sedicenne, imbarazzata.

«Ah.»

«Già.»

«Beh… comunque… - respiro profondo. – Grazie per avermi salvato.»

«Figurati. – inspirare. Cercare di intavolare una conversazione. – Anche io ci sono appena passata. Mi ha telefonato Tenten per farmi il resoconto del suo appuntamento con Kiba Inuzuka.»

«Guarda caso, lo stesso argomento di Neji.»

«L’appuntamento con Kiba

«Sì. Non il suo. Quello di Tenten. – si affrettò a spiegare. – Non penso che Neji abbia un appuntamento con Kiba. Cioè, non si sono mai parlati, anche se la coppia NejiKiba è parecchio gettonata nello Yaoi Fan Club. Però non penso sia vero. Altrimenti lo saprei.»

«Tu e Neji siete molto amici, vero?»

«Sì. Condividiamo parecchie cose. Non il letto! - si affrettò a spiegare, prima di accorgersi di essere nuovamente precipitato nella logorrea. – Scusa. Ho ripreso a fingermi Amleto al momento del monologo.»

«Non preoccuparti.»

Hinata sorrise; Sasuke ricambiò.

Senza saperlo, avevano cominciato a conversare.

Strano a dirsi, non era neanche così difficile come avevano pensato.

«Ti piace Shakespeare

Domandò la Hyuuga.

«Lo adoro. Piace anche a te?»

«Mhmh. – Hinata annuì. – Tragedia preferita?»

Sasuke rispose senza esitazioni.

«Otello. Rappresentato con le musiche di Ciaikovskij.»

La piccola Hyuuga sgranò gli occhi, estasiata.

«Ti piace CIaikovskij

Sasuke annuì.

«Ho una venerazione per quel compositore. Hai sentito il suo: “Romeo e Giulietta”?»

«Ovviamente. È la mia tragedia preferita.»

«È la musica che ho usato alla mia prima gara di pattinaggio. – Sasuke sorrise. – Ci ho messo mesi ad imparare il Flip apposta per quella gara. Alla fine ce l’ho fatta. Avevo solo dieci anni. Ah, ti va di ascoltarlo? Ho il CD…»

Invitò, facendole cenno di entrare in camera.

Hinata accettò.

Passarono un’oretta piacevole ad ascoltare Ciaikovskij e a discutere delle reciproche gare di pattinaggio effettuate, descrivendosi a vicenda le rispettive coreografie.

Per una volta, la conversazione non fu imbarazzante, né costellata da pesanti silenzi.

Solo verso l’approssimarsi delle dieci, quando Shizune fece la sua comparsa in camera dell’Uchiha a rimproverarli di aver saltato la cena, interruppero la chiacchierata e Sasuke tornò tragicamente sull’argomento che aveva portato Hinata a bussare alla sua porta.

«Allora… cosa volevi?»

«Ah! – Hinata sussultò, rammentandosi il motivo per cui aveva fatto incursione nella camera di Sasuke - Ecco… sabato sei libero?»

«Parte gli allenamenti, sì. Perché

«Ti va di uscire?»

Silenzio. Sasuke contemplò per un attimo il volto arrossato di Hinata.

Infine, annuì.

 

 

 

Note dell’autrice

 

Come al solito, sono di un ritardo imperdonabile, ma che ci volete fare? Sono in periodo d’esami (ancora XD).

Spero di aggiornare un po’ più in fretta, ma non contateci. Per scrivere questo capitolo ho rubato ben due giorni allo studio e tante ore di vita ad una mia amica, costretta a subirsi i miei deliri (oltretutto odia questa fanfiction e mi ha fatto promettere che gliela riscriverò con il pairing che piace a lei e farò una bella spin off sull’argomento.).

 

Come al solito, non posso ringraziarvi una per una (sto scrivendo senza internet), ma sappiate che vi sono molto grata per la pazienza che dimostrate nel seguire quest’epopea senza fine.

 

A presto.

 

Rekichan

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Capitolo 12
*** Questione di Feeling-prima parte ***


Note dell’autrice: si prega TUTTI di leggere.

Saluto tutte le ragazze del forum http://hinaxnaru.forumcommunity.net (che consiglio a tutti gli amanti del NaruHina, sia per l’ottima grafica, che per una buona funzionalità del forum stesso.) che sono state così gentili da bannare la plagiatrice della fanfiction.

Dedico quindi il capitolo alla grande Maru1e1a, segnalatrice del plagio, e a Kei_saiyu, la mia avvocatessa Sexy ù_ù.

A questo proposito, faccio un avviso piccolo, piccolo.

Sono incazzata. Molto incazzata, pertanto se scopro anche solo una persona che copia una singola frase delle mie fanfiction, senza autorizzazione, procedo per azioni legali.

Lo stesso vale per il mio profilo EFP. La descrizione dello yaoi evidenziata in blu è mia. Se la trovo in altri account senza credits vi faccio bannare. E giuro che lo faccio.

Pregate solo che non vi scopra, perché ormai sono cazzi amari per tutti. Il mio professore di informatica si è già offerto di mettermi a disposizione il suo legale e di aiutarmi con un’eventuale causa che – vi avviso in anticipo, “amici” plagiatori – non vincereste.

A questo proposito, ho messo tutte le mie fanfiction sotto copyright delle commonlicense. Sì, quelle belle targhette che trovate all’inizio del mio profilo. Le vedete? Vi piacciono? A me tantissimo, perché saranno quelle che mi permetteranno di farvi il culo se provate a copiarmi ancora.

Non hanno valenza legale, ma ad un bravo avvocato bastano e avanzano come prove.

Ah, piccola nota: provate a dire anche solo una parola sulle scelte sessuali dei personaggi e stavolta vi prometto che stravolgo il pairing e la trasformo in una fanfiction completamente priva di coppie etero. Se voglio fare un personaggio gay, lo faccio gay finché Kishimoto stesso non mi telefona a casa dicendo: «Guarda che lui è etero.»

In questo caso, vi informo in anticipo che la mia risposta sarà: «Esistono le “What if…?”.»

Detto ciò, vi lascio alla storia.

Ci leggiamo a fine capitolo.

«Uscite voi due? Da soli

Neji si preoccupò di calcare ben bene l’ultima parola, fissando sconcertato il proprio compagno di banco.

«Abbassa la voce, Hyuuga. O il prof ci sente. Comunque sì.»

Bisbigliò Sasuke, in risposta, premunendosi di nascondersi dietro al libro di testo.

Banchi in prima fila, spostati verso la finestra – attaccato praticamente al vetro quello di Sasuke, leggermente spostato verso il centro quello di Neji –, le posizioni dei due ragazzi erano sufficientemente esposte alle occhiate severe dei professori.

Fortunatamente, Kakashi Hatake, non li degnò di uno sguardo, continuando imperterrito la propria lezione.

Lo Hyuuga si ricompose leggermente, cercando di assumere la classica aria da studente modello.

Con scarso successo, bisogna ammettere.

«Scordatelo, Uchiha.»

Ringhiò.

«Hyuuga, come devo spiegartelo? Non ho intenzione di portarmi a letto tua cugina.»

«Allora perché avete un appuntamento?»

«Me lo ha chiesto lei.»

Il rumore delle penne che rotolavano a terra distolse l’attenzione di Kakashi dalla lezione, dirigendola verso lo Hyuuga che, mormorate delle scuse, cominciò a raccogliere il contenuto del proprio astuccio che, guarda caso, era inavvertitamente scivolato sulla testa di Sasuke.

«Mia cugina, - cominciò, calcando sull’aggettivo possessivo. – non farebbe mai una cosa del genere.»

«Hyuuga, datti una calmata. Ti ho detto che non ho cattive intenzioni.»

«Allora ammetti di essere stato tu a costringerla!»

«No!»

«Uchiha… - il tono si fece minaccioso; gli occhi cerulei, assottigliati, mandavano lampi. - …se fai qualcosa di male ad Hinata.»

«Insomma la pianti di essere così paranoico? Hinata è la mia fidanzata ufficiale ed io uscirò con lei! Che tu lo voglia o no!»

Stupenda dichiarazione, non c’è che dire.

Dettata più dall’esasperazione che da altro.

Peccato che, se da un lato servì a zittire Neji, dall’altro…

«Bene, Uchiha. Sono lieto di sentirti fare quest’annuncio ufficiale. Ora posso riprendere la mia lezione o vuoi distribuire le partecipazioni?»

Sasuke avvampò nell’accorgersi che, in preda all’esasperazione, si era alzato in piedi e aveva urlato la sua affermazione di fronte a tutta la classe.

Borbottando un flebile: «Mi scusi, Hatake-sensei.», si rimise a sedere tra le risate generali.

Tra sé e sé, si maledisse per la propria – sebben rara – impulsività.

Ma ancora di più, per aver praticamente annunciato il proprio fidanzamento di fronte alla classe.

E gli occhi rapaci di Akane Shirakawa gli lasciavano già drammaticamente intuire quale sarebbe stato l’argomento principale del prossimo numero del Para para.

Sospetto peggiorato dal repentino bloccarlo di Akane proprio al suono della campanella.

«Uchiha, devo parlarti.»

Sakura Haruno osservò, pensierosa, il suo interlocutore.

Sabaku no Kankuro aveva i lineamenti duri, il naso pronunciato e folti capelli castani.

Molto diverso dal tipo di ragazzo che piaceva a lei, che aveva da sempre dimostrato una predilezione per i giovani dai lineamenti delicati e sottili.

Tuttavia, era un bel ragazzo. Un po’ rozzo in alcune sue manifestazioni e nel linguaggio, i suoi modi di fare bruschi erano dettati più dall’imbarazzo che da un vero e proprio essere: “teppista”.

Ciò nonostante, si stava divertendo.

Kankuro l’aveva portata al luna park; avevano fatto diverse attrazioni; le aveva offerto il gelato e avevano fatto conoscenza.

Parlava parecchio, per essere un ragazzo. E, Sakura, per la prima volta in vita sua, si ritrovò costretta ad ascoltare, invece di ricercare vane parole con cui riempire logoranti silenzi.

Decise che la faccenda non le dispiaceva, e si adattò più che bene al nuovo ruolo.

Eppure… c’era qualcosa nei discorsi di Kankuro che non quadrava.

La piega della conversazione, da qualche minuto a quella parte, stava diventando decisamente strana.

«Insomma, è vero che tu e l’Uchiha…»

Decisamente strana.

«Non sono qui per parlare di questo, Kankuro. Sono faccende private che non mi sembra il caso di rivelare al primo appuntamento.»

«Scusa. – Kankuro tacque per un attimo, come a riflettere sull’argomento. – Senti… non volevo offenderti, solo sapere… com’è. Ecco.»

Sakura alzò perplessa un sopracciglio.

Ora.

O quello era un modo goffo per provarci con lei – e non stava sortendo l’effetto desiderato -, o non sapeva più cosa pensare.

«Com’è, cosa, Kankuro? Se vuoi sapere com’è il sesso dovresti chiederlo ad un ragazzo. Non a me. Anche perché… - si imbarazzò nel proporre quell’opzione, fino a quel momento concessa solo a Sasuke. - …perché non sono una persona da una botta e via! Ecco! – Il cipiglio si fece duro. – Pertanto, se è quello che ti interessa, possiamo anche chiudere qui. Non faccio sesso al primo appuntamento!»

Fu il turno di Kankuro di fissarla attonito, prima di scoppiare in una fragorosa e sguaiata risata.

«No… non ci credo. Tu pensi che… che…»

«Io penso cosa? Sei tu che mi hai fatto delle deliberate advances sessuali!»

«Ma non erano per te! Cioè, non fraintendermi. Tu sei molto carina, ma io…»

«Tu?»

«Ecco… - silenzio imbarazzato. Sakura notò del rossore sul volto di Kankuro. – Io… beh, non so cosa ti aspetti da quest’uscita. Io ho accettato per fare un favore ad Ino e… beh, per copertura.»

«In che senso?»

«Beh… - Kankuro deglutì. – Io sono già impegnato.»

«Ah.»

«Già.»

«E… la tua ragazza ti permette di frequentare altre?»

Kankuro scosse il capo, trattenendo un sorriso divertito.

«La mia “ragazza” non corre rischi. – ghigno. – Vedi, sa benissimo che preferisco lui a lei

Ino ammiccò compiaciuta al ragazzo al suo fianco.

Camicia bianca; jeans strappati e capelli in un perfetto stile casual-trasandato, Naruto Uzumaki era perfetto come sostituto-fidanzato.

Decisamente, la Yamanaka non poteva desiderare di meglio, per far ingelosire Kiba Inuzuka, se non uscire con quello che il karateka considerava il proprio migliore amico, dopo il suo cane.

Già. Il cane. Uno degli ultimi argomenti di conversazione e di litigio che avevano avuto.

Kiba amava il suo cucciolo di rottwailer, molto più di quanto amasse gli esseri umani, lei compresa.

Lo viziava, lo coccolava… dormiva perfino assieme al piccolo Akamaru, tanto che Ino aveva ipotizzato più volte una possibile zoofilia dell’Inuzuka.

In realtà, Kiba aveva una spiccata predisposizione a stringere amicizia con i cani.

Di carattere docile e accomodante, Kiba nascondeva il proprio animo gentile con un comportamento manesco e spavaldo; quasi da “bullo”.

Tentativo di nascondere le proprie debolezze e la tenerezza del suo carattere, pronta a mostrarsi solo in compagnia del suo cagnolino, o degli altri animali della clinica veterinaria dei suoi genitori.

Eppure – rammentò Ino – si era innamorata di lui proprio in virtù di queste qualità che l’Inuzuka vedeva bene di non mostrare al mondo.

Ok, ammettendo tutta la verità, inizialmente lo aveva fatto per ricucire assieme il proprio cuore ferito dalla scoperta della relazione tra Sakura e Sasuke.

Kiba era stato il candidato perfetto: per nulla serio, per nulla composto… insieme creavano un contrasto che suo fratello Deidara non aveva esitato a definire: “artistico”, pur disprezzando la trasandatezza dell’Inuzuka nel vestirsi.

Inoltre, la faceva ridere.

La faceva tanto ridere.

A poco, a poco, poi, aveva scoperto molte altre cose.

Kiba andava matto per la liquirizia; amava i cani e frequentare il club di karate.

Non gli piaceva la matematica, ma andava matto per la chimica e, da grande, voleva fare il veterinario.

Il suo animale preferito era il cane; il suo colore il viola e gli piacevano tanto le ragazze bionde con gli occhi azzurri.

Poi, le cose avevano cominciato a cambiare. Entrambi tragicamente permalosi, ogni frivolezza diventava motivo di litigio e pretesto per lasciarsi.

Fino ad arrivare a quel giorno in cui Ino, spazientita e ulteriormente provata dall’uscita tra Tenten Mirabashi e Kiba – il suo Kiba, aveva chiesto a Naruto di uscire.

Dapprima, questi aveva tentennato tra il desiderio di distrarsi un po’ dalle proprie preoccupazioni e quello di non tradire la fiducia di un amico, uscendo con la sua ragazza.

Ino aveva impiegato ore a convincerlo, oltre ad una fornitura di ramen per un mese, ma ci era riuscita.

Così, quel pomeriggio, erano felicemente a passeggio per il parco centrale a chiacchierare del più e del meno; a spettegolare sui compagni e – cosa non meno importante – a discutere dell’articolo bomba che le Shirakawa promettevano da tempo nello special annuale del Para para.

Fu chiacchierando che, i due, finirono con l’imbattersi nell’unica coppia che Naruto non avrebbe mai voluto incontrare in quel luogo, a quell’ora.

Kiba e un’allegra e vivace Tenten al suo fianco.

Nessuno dei due, ripensando a quel giorno, avrebbe mai creduto che parlare fosse così semplice.

Certo, da come era cominciata la giornata, Sasuke Uchiha non avrebbe mai scommesso un soldo bucato sulla riuscita dell’appuntamento tra sé e la cugina dello Hyuuga.

La figuraccia in classe, le Shirakawa che lo convocavano – braccavano era la parola più esatta. – per quel dannato numero speciale… insomma, le prospettive erano assolutamente negative.

Invece, stava andando tutto molto – troppo – bene.

Aveva aspettato nell’elegante giardino in tipico stile giapponese che Hinata finisse di prepararsi e aveva sorriso quando la ragazza si era presentata vestita di una semplice gonna bianca appena sopra le ginocchia e una graziosa camicetta azzurra dalle maniche corte.

Tra i capelli corti, portava un cerchietto candido con una farfallina spostata verso sinistra.

Era molto carina, vestita in quel modo e Sasuke le fu grato per aver evitato l’imbarazzante abbigliamento gothic lolita che, sebbene le donasse, causava nel povero Uchiha delle reazioni non propriamente gradevoli.

Ancora un po’ imbarazzati da quello che era il vero primo appuntamento – l’uscita a quattro con Neji e Tenten gettata nel dimenticatoio da entrambi. -, si erano avviati verso il teatro.

Avevano, quindi, approfittato di una rappresentazione pomeridiana di “Giulietta e Romeo”; si erano divertiti a commentare ferocemente la pessima recitazione di Tebaldo e l’eccellente recitazione della balia. Forse, quest’ultima, un po’ troppo enfatizzata, visto che nel diverbio con Mercuzio era arrivata a prendere a sberle il misero attore che, nonostante tutto, era riuscito a mantenere la propria recitazione impeccabile.

Erano usciti dal teatro piegati in due dalle risate. Cosa assai strana, dopo aver assistito ad una tragedia, ma l’ilarità era cominciata dal momento in cui Sasuke, senza riuscire a trattenersi, aveva fatto un’uscita inadeguata alla scena del balcone.

Per la precisione, quando Giulietta chiede a Romeo di dimostrarle il suo amore con un giuramento e questi giura sulla Luna.

Sasuke, alla risposta di Giulietta: «Non giurare sulla luna. La luna è incostante, non vorrei che il tuo amore fosse come il moto della luna…», aveva pronunciato l’infelice battuta:

«E qui Romeo pensò: “Cavolo, mi ha fregato. E ora come me ne tiro fuori?”.»

Hinata era scoppiata a ridere, più che per la battuta in sé, per il tono serio utilizzato dal ragazzo.

Sembrava quasi impossibile che Sasuke Uchiha - algido rappresentante d’istituto con un passato tormentato alle spalle, tanto per citare le Shirakawa -, potesse avere un senso dell’humor, sebbene in quantità assai ridotta.

Fatto restava che, tra gli strafalcioni degli attori e i commenti in diretta di Sasuke – dettati più dal nervosismo che altro. - , i due avevano finito per divertirsi.

«E io che pensavo che fosse una tragedia…»

Commentò Hinata, con le lacrime agli occhi.

«Beh, effettivamente lo è. Povero Romeo, non solo quell’arrampicatrice sociale di Giulietta lo incastra, ma finisce anche accusato di omicidio ed esiliato. E come se non bastasse Shakespeare lo fa addirittura suicidare.»

«Il romanticismo ce l’hai nel sangue tu, eh?»

«Penso che ero nella fila sbagliata quando lo distribuivano. In compenso ho dose doppia di cinismo. Pensi che basti a compensare?»

«Non credo.»

Sorrise Hinata.

Strano. Parlare era diventato così semplice, una volta rotto il silenzio.

Continuarono a chiacchierare; a scambiarsi opinioni, a discutere di musica e pattinaggio…

Era stato talmente naturale, che non se ne erano quasi resi conto, fino a quando Sasuke non si fermò in mezzo alla strada a fissarla da dietro gli occhiali.

«Che c’è?»

«Niente, pensavo.»

«A cosa?»

Hinata ebbe la consapevolezza di arrossire, di fronte a quello sguardo.

Sasuke non era il tipo da guardare così direttamente una persona. Preferiva le occhiate indirette, di sotterfugio, quasi.

Invece, adesso la fissava dritta negli occhi, con espressione perplessa e piacevolmente sorpresa.

«Ti rendi conto che sono due ore che stiamo parlando ininterrottamente?»

Commentò, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

Hinata si torse nervosamente le dita.

Già. Avevano parlato a lungo, proprio come se fossero due vecchi amici. Eppure, non lo erano.

Erano semplicemente due estranei le cui vite non si sarebbero mai incrociate senza l’intervento dei genitori.

Per Hinata, Sasuke sarebbe rimasto sempre il rappresentante d’istituto e presidente del club di pattinaggio, mentre per Sasuke la piccola Hyuuga sarebbe stata semplicemente la cugina di Neji e un’iscritta al club.

Niente fidanzamenti, niente complicazioni sentimentali. Forse, sarebbero potuti essere amici, in un’altra situazione.

Non in quella.

Eppure, parlavano proprio come due persone che si conoscono da tempo, o che si interessano l’uno all’altra.

S’interessavano l’uno all’altra.

Hinata scosse il capo, quasi stordita da quella consapevolezza.

Quando Sasuke, notando il malore, si avvicinò per sostenerla, lo scansarsi della sedicenne fu brusco e rapido, quanto la frase che pronunciò.

«Sasuke, questa è un’uscita tra amici, vero

L’Uchiha la fissò un attimo, perplesso e improvvisamente imbarazzato.

Non ci aveva riflettuto, considerando perfettamente naturale che loro due uscissero assieme, visto che, ufficialmente, erano fidanzati.

Ma, adesso che ci pensava, non avevano mai parlato di quello, fra loro.

La questione era stata lasciata cadere; ignorata da entrambi per paura che, affermarla, avrebbe spezzato l’equilibrio che si era creato.

L’indifferenza reciproca era il cardine su cui si reggeva la loro – se così si poteva definire – relazione.

Sasuke si disinteressava di ciò che faceva Hinata, e la Hyuuga ignorava quello che faceva l’Uchiha.

Erano fidanzati, ma solo di nome. Non si parlavano, non si scambiavano né confidenze, né effusioni.

Questo, andava bene ad entrambi. Eppure, da quella sera in cui Hinata era andata a bussare alla porta di Sasuke, il filo su cui camminavano entrambi aveva cominciato ad oscillare pericolosamente sopra il baratro.

Avevano parlato, quindi non potevano più ignorarsi.

Avevano deciso di uscire assieme, quindi non potevano più far finta di nulla.

Avevano cominciato a forgiare un legame. Sottile, che non era di sicuro amore, ma che non potevano comunque ignorare.

Ma, in quel momento, solo Hinata sembrò avvertire quanto fosse pericoloso.

«Penso di sì. Cioè, tecnicamente è un appuntamento tra fidanzati, ma… beh, lo siamo solo per i nostri genitori, no?»

«E per tutta la scuola.»

«Vero. Però… tra noi non c’è niente, in quel senso, no? Quindi… la possiamo considerare un’uscita tra amici o forse… - Sasuke aveva ripreso a parlare a raffica, esattamente come ogni volta che era nervoso. - … forse tu… non la vuoi considerare tale…?»

Hinata avvampò, agitando la mano di fronte a Sasuke in segno di diniego.

«No! Assolutamente no! Cioè… - si portò la mano al viso, nascondendosi dietro il pugno con fare imbarazzato. – Mi va benissimo così. Solo amici. Non pensavo ad altro… io…»

«Ah, ok. È che… non sapevo… quindi…»

«No. Va… va bene, non… non mi interessa altro. Per ora…»

«Per ora?»

«Volevo dire… che… insomma, mi fa piacere essere solo tua amica, ecco.»

«Ah. Beh, allora… amici?»

Hinata annuì, accettando la mano che l’Uchiha le porgeva.

«Amici.»

Confermò, serrando la presa e cercando di non annusare l’aria.

L’odore di latte si stava facendo stordente.

Lo schiaffo colpì il ragazzo in pieno volto, lasciando stampato sulla guancia il segno della mano.

Tenten si lasciò sfuggire un urlo, di fronte alla manifestazione di rabbia improvvisa della Yamanaka.

Non avevano neanche fatto in tempo a focalizzare il suo arrivo, che Ino aveva dato una sberla poderosa al povero Kiba, ignaro – ma neppure troppo – delle proprie colpe.

«Yamanaka, che vuoi?»

«Come hai potuto portare questa qui, in questo posto?»

Urlò Ino, indicando la panchina su cui i due erano seduti.

«Io porto chi voglio dove voglio, Ino. – fu la gelida risposta dell’Inuzuka; gli occhi dorati rabbiosi. – E poi che pretendi? In fondo sei in dolce compagnia!»

Aggiunse, accennando con il capo alla silenziosa presenza dell’Uzumaki alle spalle.

Naruto chinò il capo, mesto.

Aveva accettato di uscire con Ino più per noia che per altro. Non provava interesse verso la Yamanaka, e Kiba, questo, avrebbe dovuto saperlo.

In fondo, l’unica persona cui Naruto rivolgeva la propria attenzione, era anche l’unica che non lo degnava di uno sguardo.

Così, si sentì ferito dalle parole accusatorie dell’amico, ma non si mosse.

Sostenne lo sguardo di Kiba, lasciando lui e la Yamanaka liberi di sbraitare l’uno contro l’altro.

«Naruto è solo un amico! E questa è la nostra panchina, Kiba! La nostra panchina! Come hai potuto?»

«Non sono stato io a mollarti per una stronzata! E ho il diritto di frequentare altre persone!»

«Lei? – Ino puntò l’indice accusatorio verso Tenten. – Basta avere una discussione e tu te la fai con la prima sciacquetta di bassa lega che passa.»

«Modera i termini! - Intervenne Tenten, punta sul vivo. – Magari Kiba voleva solo qualcosa di meglio.»

«E perché dovrebbe volere te, quando può avere me

Ora, Tenten non era una persona maligna.

Certo, le piaceva spettegolare e non era di certo una santa, e, forse, in quel momento avrebbe potuto provare anche pena per la Yamanaka.

In fondo, è normale essere gelosi della persona di cui si è innamorati. Lei stessa, si rodeva il fegato ogni volta che una ragazza si avvicinava a Neji. E sì che non aveva alcun diritto su di lui.

Però, la logica si perde quando si è infuriati e Tenten non era mai stata un mostro d’autocontrollo.

Vuoi per il suo complesso d’inferiorità nei confronti della Yamanaka e di qualsiasi ragazza popolare della scuola; vuoi perché Kiba era stato il primo ad interessarsi a lei come possibile fidanzata, e non come amica; vuoi anche per una sorta d’inveterato orgoglio nell’aver sottratto il ragazzo ad una delle star dello Shitou, Tenten non riuscì a tollerare l’offesa di Ino.

Quindi, pronunciò l’unica frase che non avrebbe dovuto dire e che fece, inevitabilmente, scattare la rissa:

«Perché a quanto pare le cose usate non gli piacciono.»

Lo schiaffo la centrò in pieno, ma altrettanto pronta fu la risposta.

Difficilmente, Kiba e Naruto riuscirono a separare le due ragazze, scagliatesi l’una contro l’altra in una vera e propria lotta fatta di sberle, tirate di capelli, calci e offese ai colori dello smalto e al buon gusto dei vestiti.

Fatto sta che i due ragazzi uscirono traumatizzati dal linguaggio volgare che le gentil donzelle dimostrarono di conoscere fin troppo bene, e feriti dalle botte che ricevettero nel tentativo di dividerle senza far loro del male.

Fu l’intervento del fratello di Ino, Deidara, che casualmente passava di lì, e della sua carta moschic… pardon, del suo “assistente”, Tobi, a far cessare la rissa e a riportare la Yamanaka piangente a casa, permettendo a Tenten e Kiba di continuare la propria uscita.

Ma l’atmosfera era svanita. Kiba era nervoso e irritato; Tenten infuriata perché Kiba non l’aveva difesa dagli insulti e l’appuntamento si risolse in un fiasco colossale.

Naruto, spettatore impotente di quegli intrighi amorosi, si avviò mesto verso casa.

Kiba lo aveva guardato con palese disprezzo – evidentemente, non aveva creduto alle parole della Yamanaka sulla loro amicizia. -; Tenten gli aveva urlato un feroce: «E’ tutta colpa tua! Perché l’hai portata qui?», e Ino era troppo sconvolta anche solo per parlargli.

Insomma, la giornata non poteva prendere una piega peggiore.

O quasi…

Tutte le cose belle sono destinate a finire, purtroppo.

Hinata aveva compreso che il pomeriggio sereno passato con Sasuke avrebbe cominciato a prendere una piega sbagliata, dal momento in cui avevano incrociato Sakura Haruno in compagnia di un ragazzo, Sabaku no Kankuro.

Alla Hyuuga non erano sfuggite le occhiate omicida che l’Uchiha aveva lanciato al compagno dell’Haruno.

Sakura, invece, se era gelosa di lei lo dimostrava assai meno.

L’aveva salutata con la cordialità che le era solita, chiedendole come era andata la giornata e se si stessero divertendo, per poi rivolgersi a Sasuke.

«Finalmente ti sei deciso a chiederle di uscire, eh Sasuke? – sorrise. – In fondo era ora.»

«Non le ho chiesto io d’uscire. – la risposta di Sasuke fu un semplice soffio, prima che prendesse la mano di Hinata. – Ora scusate, ma dobbiamo andare.»

«A-arrivederci, Sakura-san. Sabaku-san…»

Da quel momento, Sasuke era tornato cupo e taciturno come al solito. Hinata aveva cercato di riportare l’atmosfera e l’umore dell’Uchiha a un livello minimamente accettabile, per un’uscita fosse anche solo tra amici.

Naturalmente, fallendo.

Così, anche lei aveva finito per spazientirsi e aveva tutti i nervi tesi, quando si sedettero ad un bar a prendere qualcosa da bere.

«Cosa prendi?»

Domandò Sasuke, bloccandola prima che potesse tirar fuori il portafoglio per pagare la propria parte.

Se non altro, il cattivo umore non gli aveva fatto perdere la galanteria. Mai avrebbe permesso che una ragazza pagasse un conto. Era una questione di principio.

«Latte, grazie.»

«Un latte caldo e un caffé, per favore.»

Ordinò.

Poco dopo le bevande arrivarono.

Hinata osservò quasi disgustata il caffé dell’Uchiha, chiedendosi come facesse a bere quel concentrato di amarezza senza neanche un dolcificante..

Quasi per compensare, riempì il proprio latte di zucchero.

«Come fai a berlo così zuccherato?»

Domandò l’Uchiha, sconvolto. A quanto pareva, su quel piano, proprio non si incontravano.

«Mi piace. E poi… è l’odore del principe azzurro.»

Ammise, nascondendosi timidamente dietro la tazza.

«Eh?»

«Mia madre… - sospirò. – Prima di morire mi disse che l’uomo della mia vita avrebbe avuto odore di latte e zucchero. È stato allora che ho cominciato a notare gli odori delle persone. Sakura odora di pesca; Tenten di cioccolato. Neji di caffélatte e…»

«Mi sembra un’idiozia.»

Sapete, quando si dice la goccia che fa traboccare il vaso? Sì? Perfetto.

Quella frase fu proprio quella che causò una vera e propria inondazione dal capiente vaso della sopportazione di Hinata Hyuuga.

Sorrise, serafica all’affermazione dell’Uchiha.

«Sai, Sasuke-san… anche tu hai un odore particolare.»

«Ah, sentiamo. Quale?»

«Latte. – affermò con certezza, rigirandosi la tazza tra le mani. – Latte acido.»

Concluse, proprio mentre rovesciava il contenuto della tazza sulla testa dell’Uchiha e si alzava.

«Ci vediamo a casa, Uchiha.»

E si allontanò.

Sasuke Uchiha ci mise parecchio tempo a sbollire l’irritazione procurategli dai vestiti – e gli occhiali! – imbrattati e dall’uscita della Hyuuga.

Davvero, non capiva cosa avesse detto di così sbagliato. Era davvero offensivo affermare che il principe azzurro non esisteva, che l’amore non trionfa mai su tutto e che un matrimonio è già tanto se funziona e chiedervi anche l’amore è un po’ troppo?

Ok, forse non aveva detto proprio quelle cose, ma in fondo si capiva, no?

No.

Gli rispose una vocina dentro di sé, dannatamente fastidiosa.

Tu hai insultato solo la sua mania per il latte e zucchero e le favole che gli raccontava la madre.

«Sciocchezze. – Si disse. – È una ragazza intelligente, non può prendersela per così poco…»

Ah, no?

Chissà perché, era convinto esattamente del contrario.

Tirò un calcio ad una lattina abbandonata per terra, scaricando su di essa tutta la propria rabbia.

La seguì con lo sguardo, aspettando che si fermasse per tentare un altro colpo, ma la sua attenzione fu attirata da dei rumori in un vicolo.

Risate; gemiti…

E una voce fin troppo conosciuta.

D’istinto, si affrettò a raggiungere la zona da cui provenivano i rumori.

Tre teppisti si stavano accanendo su un ragazzo di cui Sasuke, lì per lì, riconobbe solo la zazzera bionda, ma che bastò a farlo reagire.

Non si fermò a pensare più di tanto alla situazione, gettandosi direttamente nella rissa.

Ora, non era molto robusto di costituzione, ma era alto e, sebbene l’ossatura fosse esile, non era mingherlino e sapeva usare i pugni, se necessario.

Fortunatamente, Naruto ebbe il buon senso di lasciare a dopo la sorpresa di vederlo lì, cominciando a reagire.

«Dobe! Possibile che ti cacci sempre nei guai?»

Urlò Sasuke, mentre i teppisti, sotto i pugni dei due ragazzi, se la davano finalmente a gambe.

«Nee, teme. Ce l’avrei fatta anche da solo.»

Affermò Naruto, sedendosi a terra con un sorriso.

«A farti massacrare, sicuramente. - sbottò l’Uchiha, inginocchiandosi al suo fianco. – Tutto ok?»

«Penso di essermi slogato la caviglia.»

«Tsk. – Sasuke si alzò, facendosi passare un braccio dell’Uzumaki sulle spalle e afferrandolo saldamente per un fianco. – Mi vedo costretto a riportarti a casa.»

«Come potrò ripagarti del disturbo, teme? – ghignò Naruto. – Posso offrirti un caffè, un the… me?»

Sasuke alzò gli occhi al cielo. Possibile che doveva fare quei giochetti idioti anche quando erano da soli?

«Pagherai in natura.»

«D’accordo.»

Accadde in meno di un secondo.

Con la mano libera, Naruto afferrò il viso di Sasuke, voltandolo verso il proprio e posandogli un casto bacio sulle labbra.

«Basta, o vuoi il resto a casa?»

«Basta e avanza.»

Mormorò Sasuke, lasciando cadere lì la questione.

La sua vita sentimentale stava già raggiungendo picchi di complicazione massima, senza aggiungervi anche una relazione incestuosa col fratellastro e la certezza che le Shirakawa avrebbero pagato oro per avere l’esclusiva di quel bacio.

E poi, da quando considerava quelle uscite di Naruto qualcosa di serio? Davvero, doveva passare più tempo lontano dallo Yaoi Fan Club. Lo stavano contagiando.

Oddio, non che lui ci passasse del tempo. Solitamente, erano quelle ragazze folli che lo inseguivano e pretendevano foto equivoche e risposte a domande imbarazzanti su chi faceva l’uke o il seme, tra lui e Naruto.

Ce ne erano alcune, poi, particolarmente accanite… sì, doveva decisamente eliminare quelle pazze furiose. Una bomba all’idrogeno sarebbe bastata? No, probabilmente ci voleva qualcosa di più potente…

«Sasuke, siamo arrivati.»

«Ah, scusa.»

Accompagnò Naruto fino alla porta.

Questi suonò il campanello e nessuna penna può descrivere l’espressione sconvolta di Mikoto Uchiha in Uzumaki, nel vedere il figlio mezzano alla propria porta che sosteneva il minore.

«Sasuke! Naruto che ti è success…»

«Sono scivolato. – Naruto bloccò le domande della madre sul nascere. – E mi sono slogato una caviglia. Sasuke è stato così gentile da darmi una mano.»

Mikoto fissò l’espressione indecifrabile di Sasuke.

Distante e lontano, come ogni volta che la vedeva.

Sempre che non ci fosse qualcosa che facesse scattare la scintilla e permettesse al ragazzo di lasciar eruttare tutta la rabbia repressa che provava nei confronti della madre.

«Grazie, Sasuke.»

Azzardò Mikoto.

«Figurati. – una gomitata lo colpì in pieno fianco, mentre Naruto gli faceva cenno col capo di aggiungere qualcosa. - È una baka kitsune. Va tenuta d’occhio.»

Continuò, di malavoglia.

Naruto sorrise; le cicatrici sulle guance risaltarono ancora di più, conferendogli tratti quasi animaleschi.

«Ti fermi a cena, Sasuke?»

«Penso che Shizune abbia già preparato.»

In realtà, non aveva molta voglia di tornare a casa. Suo padre non c’era, Itachi era fuori con Shisui e lui sarebbe dovuto restare da solo con Hinata.

No, decisamente sarebbe andato a mangiare un panino fuori e sarebbe rientrato quando avesse avuto la certezza che Hinata fosse andata a dormire.

D’altro canto, non gli andava neanche di rimanere da solo. Eppure, non avrebbe trovato la forza di entrare nella loro casa, di sedere al loro tavolo e mangiare in loro compagnia.

Davvero, non ce l’avrebbe fatta.

«Peccato, Minato non c’è e a me e Naruto avrebbe fatto piacere la tua compagnia. Ti piacciono ancora i pomodori, Sasuke?»

Annuì, perplesso, chiedendosi come facesse Mikoto a conoscere i suoi gusti.

Erano pochissime persone a sapere la sua morbosa passione per i pomodori. Lui, Sakura, Itachi, Shisui e la povera Shizune, costretta, ogni ventitrè luglio, a bollire in cucina per cucinargli quei dannati pomodori ripieni per cui andava matto.

Ma Sasuke non sapeva che una madre conosce i suoi figli meglio di chiunque altro e che il legame tra loro, sebbene si ostinasse a negarlo, esisteva.

Semplicemente, aveva bisogno di essere coltivato.

Così, un po’ indeciso e decisamente trascinato dentro da Naruto, Sasuke fu “costretto” a trascorrere la serata con suo fratello minore e sua madre.

Dio solo sa come, Naruto riuscì a convincerlo a passare lì la notte.

La casa era priva dei grandi spazi e delle innumerevoli camere per gli ospiti di villa Uchiha, così i due ragazzi si dovettero stringere nel letto a una piazza e mezza di Naruto, visto che questi fece il diavolo a quattro per scongiurare l’eventualità che Sasuke dormisse sul divano.

«No! Sasuke dorme con me!»

«Naruto, il letto è piccolo. Stareste scomodi. Apriamo il divano letto e…»

Tentò Mikoto, carezzando il capo del figlio minore con fare materno.

«No!»

Sospiro.

«Dai, kaa-san! È la prima volta che resta a dormire da noi! Anzi, è proprio la prima volta che mette piede in casa! Non possiamo farlo dormire sul divano…»

«Forse è meglio che vada a casa…»

Azzardò Sasuke, improvvisamente convinto che non era una buona idea restare lì e domandandosi come e perché aveva assecondato le follie dell’Uzumaki.

«No!»

Sasuke fu investito dalla negazione simultanea di Naruto e di Mikoto.

Per la prima volta, notò la somiglianza tra loro due.

Non stava né nei lineamenti, né nei colori degli occhi o dei capelli… erano le espressioni.

Stessa dolcezza negli occhi; stesso sguardo preoccupato e ansioso come accennava anche solo alla possibilità di andarsene…

Possibile che ci tenessero così tanto, alla sua presenza?

Possibile che Mikoto…

«Dormo con Naruto. Non è un problema.»

Affermò, domandandosi subito dopo cosa gli fosse passato per la testa.

Se l’avessero saputo le Shirakawa…

…gli importava davvero? Sarebbe stato solo l’ennesimo articolo-scandalo. E allora?

Naruto era suo fratello, aveva tutto il diritto di passare del tempo con lui. E che il mondo ci vedesse quel che voleva vedere.

«Dormo con Naruto. – ripeté, stavolta più deciso. – In fondo, questo dobe non si può lasciare solo neanche per una notte. Come minimo cade dal letto e si rompe la testa. E non voglio avercelo sulla coscienza.»

Mikoto sorrise; Naruto fece letteralmente i salti mortali dalla gioia e Sasuke…

Sasuke si infilò un pigiama prestatogli dal fratello minore, coricandosi al suo fianco e “costringendosi” a tollerare il bacio della buonanotte della madre, prima di restare al buio con Naruto comodamente appoggiato all’incavo della sua spalla che – a quanto pareva – aveva deliberatamente proclamato proprio cuscino.

Note dell’autrice.

Ho notato che ho mandato deliberatamente a puttane le stagioni, qui. Ammetto che non so neanche in che mese siamo, però fa sempre caldo XD!

Suppongo a metà anno scolastico. Tra poco si entra nel vivo della storia, spero. Devo trovare la forza di prendere in mano due o tre pairing che sto lasciando troppo in sospeso.

Il capitolo è diviso in due parti, come avrete notato. Non riuscivo a risolvere qui tutte le questioni in sospeso rimaste.

Ah, il numero speciale delle Shirakawa apparirà quando avrò finito di scriverlo.

Non anticipo nulla, ma vorrei sapere tra voi lettrici chi è una yaoi fan.

Diciamo che mi sarebbe utile, ecco XD!

Non avevo previsto il pezzo di Mikoto. Mi ha mangiato ben una pagina, ma ne sono soddisfatta. In fondo, dovevo prendere in mano anche le redini di questa faccenda.

Quanto ai sentimenti di Naruto verso Sasuke… lascio la vostra fantasia libera di volare in merito ù_ù! In fondo, anche la mia si è fatta i filmini incestuosi su di loro e penso proprio che farò la versione alternativa a “Una tazza di latte e zucchero” con pairing SasuNaru. Tanto per complicarmi la vita, no?

Ora vi saluto.

A presto!

Risposte ai commenti:

LalyBlackAngel: no, come ti ho già detto XD! Riscrivere una fanfiction è già abbastanza complicato, mai lo farei su una coppia che non mi piace. E poi non è detto che questa non sia NaruHina XD! Le coppie sono ancora da decidere. E far amare Sasuke è il mio lavoro ù_ù.

Talpina Pensierosa: idem con patate (ovvero: guarda la risposta a LalyBlackAngel). Sasuke e Hinata assieme sono pucchosi *O*!

mart: oh, un'altra SasuHina fan*O*! Ormai stanno invadendo EFP! Sono felice che anche tu faccia parte del mucchio XD!

celiane4ever: ho detto pairing a sorpresa, e pairing a sorpresa sarà XD! E finirà come dovrà finire. Ancora le partite sono tutte da giocare, e poi ve l'ho detto: la coppia principale ve l'ho sbattuta in faccia i primi capitoli.

Hipatya: io adoro tenere la gente in sospeso sui pairing*-*! E ci sto infilando tutte le mie coppie preferite, anche se parecchie non dureranno XD! Il punto è che è una fanfiction nata per essere frivola e per giocare sui pairing. Diciamo che è basata prettamente sul fanservice XDDD! In fondo, le relazioni tra adolescenti sono così. E' inutile che ci illudiamo su grandi amori, ecc... sono una massa di folli e da massa di folli li tratto. La mia amica la odia perché non è yaoi, e lei legge solo quelle pairing SasuNaru XD! Infatti, mi tocca riscrivergliela in quella chiave. Come ho detto e ripetuto: i pairing finali sono stati già messi in gioco. Ora resta da vedere se li avete indovinati. Come hai potuto vedere, l'incontro non è stato granché XD! Per Shikamaru, mi spiace, ma ho altri programmi ;).

kagchan: io adoro le SakuKanku, però qui Kankuro ha tutti altri gusti XD! E tra poco si svelerà anche il suo partner. Per la precisione, nel prossimo capitolo.

BabyDany94: e era anche ora, dico io ù_ù. Sono mesi che abitano insieme e si salutavano appena XD!

RuKiA: ora che mi hai fatto paura col delirio da FFgirl cosa ci hai guadagnato, donna?O_O

bambi88: la fase: "gelato al cioccolato" l'hanno attraversata tutte ç_ç! Nel mio caso, però, era bottiglia di vodka e alcolici vari. Tayuya è uno dei tanti personaggi dimenticati, ma ho in serbo grandi cose per lei XD! Così come per Temari... le farò un onore che non ho mai concesso alle ragazze nelle mie fanfiction ù_ù.

Valery_Ivanov: beh, lieta di tanto entusiasmo XD! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto altrettanto.

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Capitolo 13
*** Questione di Feeling - seconda parte ***


Il ragazzo osservò l’orologio con aria annoiata.

Aspettava da un’ora, ma la persona attesa non si faceva vedere. Anzi, sembrava ben decisa a ritardare ancora di parecchio, almeno a giudicare dal velenoso sms che gli aveva inviato:

«Arrivo quando arrivo, coglione.»

Sbuffò, dopo averlo letto, rimettendosi il cellulare in tasca.

Si chiese come mai si fosse impelagato in quella storia così complicata, proprio lui che amava le situazioni tranquille; le donne calme e silenziose e, soprattutto, gentili…

Insomma, non aveva particolari aspirazioni nella vita. Probabilmente, avrebbe continuato a gestire l’impresa agricola di famiglia, dedicandosi nel frattempo ai propri studi matematici.

Amava i numeri. Fare conti lo rilassava; risolvere problemi logici anche. Non incontrava difficoltà alcuna con i teoremi; le formule; le funzioni…

Alle volte, si chiedeva perché la matematica fosse così semplice e la vita così complicata.

Di certo, Pitagora aveva torto marcio affermando che i numeri sono alla base del mondo; altrimenti non si spiegava il motivo per cui le donne fossero la più grande dannazione dell’umanità.

Aveva tentato di considerarle degli eunuchi con un rigonfiamento tumorale ad altezza petto; a condensarle in formule matematiche; a pensare a loro come un insieme di sfere, cilindri e coni intersecati in maniera molto gradevole, ma niente.

Non v’era spiegazione matematica di fronte al loro modo di rapportarsi al tempo.

Ora, quando un ragazzo deve uscire, solitamente prende la prima maglietta e il primo paio di pantaloni puliti che gli capitano sottomano. Sbriga le proprie funzioni fisiologiche in bagno, massimo, massimo si pettina, se i suoi capelli sono talmente lunghi da giustificare tale spreco di tempo; prende il cellulare, i soldi ed esce di casa.

La donna, no.

Lei svuota il proprio armadio, provando minuziosamente ogni singola combinazione di vestiti, scartandole inevitabilmente una dopo l’altra e ritornando alla prima provata dopo circa tre ore di sfilata di moda di fronte allo specchio. Decisa la mise, si passa al trucco. Operazione che richiede all’incirca un’ora.

Sommando acconciatura, doccia fatta in precedenza, ricerca degli accessori, ecc…, la fanciulla è completamente trasformata: quella che si trova di fronte allo specchio non è più una normale ragazza, ma la parodia della star televisiva del momento.

Ora, si può uscire. Dopo aver passato due ore a cercare chiavi, cellulare, mp3, specchietto per rifarsi il trucco e accessori vari sparsi in tutta casa.

Infine, arriva finalmente all’appuntamento con tre ore di ritardo, di pessimo umore e decisa a fartela pagare per qualche motivo che l’ha innervosita durante la giornata che – tu non lo sai, ma lei sì – è dovuto sicuramente a qualche instabilità emotiva che le ha causato il tuo salutare la vecchia amica d’infanzia che hai incontrato casualmente tre settimane prima.

In conclusione, il rapporto matematico tra le ragazze e il loro concetto di tempo è inesistente.

Neanche i numeri irrazionali riescono a giustificarlo.

Sarà stato per quello che Shikamaru Nara aveva tentato, sin dalla più tenera età, di tenere le donne lontane dalla propria vita.

Senza riuscirci, ovviamente, perché da quando era piccolo la presenza femminile era un punto cardine della sua vita.

Prima Ino, amica appiccicosa di cui non era mai riuscito a liberarsi; poi Kin, la sua prima cotta a dodici anni, per cui aveva sofferto come un cane e da cui era stato brutalmente scaricato; successivamente c’era stata la sua storia con Temari, la sorella maggiore di Sabaku no Kankuro, compagno di classe di Ino: una bella ragazza, di quattro anni più di lui. Erano stati insieme per due anni, poi lei lo aveva lasciato per via della sua indolenza.

Shikamaru ricordava ancora con nostalgia le loro lunghe partite a shogi e a mahjong e il carattere appassionato e focoso della ragazza.

Ma era una storia finita. Chiusa. Andata. Terminata. Svanita, e chi più ne ha più ne metta.

Si era ripromesso di non cascare più nelle reti delle donne; di rimanere freddo alle loro moine; al loro fin troppo gradevole aspetto e invece…

Ci era ricascato come una pera cotta e, se già con Temari la situazione era stata complicata, con la sua attuale ragazza la patata si era fatta bollente.

Si erano conosciuti quasi per caso. Aveva bisogno di qualche ripetizione di Giapponese e lei, ultimo anno di Università, era l’unica disponibile.

Inizialmente, l’odiava. Era il classico tipo di donna a cui non si sarebbe mai avvicinato: maleducata; rozza; violenta e per niente femminile, il suo parlare sboccato lo infastidiva; il suo vestirsi con abiti larghi e informi, anche.

Questo un anno prima, perché nel giro di pochi mesi, Shikamaru aveva cominciato ad apprezzarne l’intelligenza e l’arguzia.

Ma, soprattutto, si era innamorato del suo flauto.

Shikamaru era al primo anno di Scuola Superiore. Lei, all’ultimo di Università.

Grazie all’azione combinata dei due fratelli: Ino e Deidara Yamanaka - studente dello stesso polo universitario della sua professoressa – il Festival di fine anno si era svolto in comune tra i due istituti, complicità della preside Tsunade e del rettore Orochimaru permettendo.

Quel anno era previsto il saggio di musica.

Lei aveva un assolo di flauto traverso. Shikamaru ci aveva messo qualche minuto a riconoscere la ragazza rozza e sgraziata nella donna in divisa da concerto che suonava – composta ed ordinata – di fronte alla platea.

E si era innamorato di quelle note.

Complice la sua maturità intellettiva e il suo approccio paziente, la loro storia era finalmente iniziata.

Celata agli occhi del mondo per via di una differenza di età che la legge avrebbe finito col condannare e per i problemi che susseguivano, ormai i due stavano insieme da svariati mesi.

Si approssimavano all’anno di fidanzamento, quando un nuovo, tragico evento si era abbattuto su di loro.

La ragazza che, adesso, raggiungeva il diciassettenne alla fermata dell’autobus, non era più solo la sua insegnante di ripetizioni, con circa otto anni più di lui.

Era anche la sua nuova supplente.

«Alla buon ora, Tayuya.»

 

 

Lo shoji che segnava l’ingresso nella villa degli Uchiha tremò sotto il tocco brusco dell’abitante appena rientrato.

A passi pesanti, totalmente diversi dalla camminata aggraziata che le era consona, si diresse verso il tatami, sfilandosi in malo modo le scarpe e indossando le morbide pantofole che indossavano all’interno dell’abitazione.

Solo dopo essere salita rapidamente al piano superiore e essersi immersa in una vasca piena d’acqua bollente e schiuma profumata, Hinata riuscì a radunare i pensieri e calmarsi un poco.

Neanche capiva perché se l’era presa tanto per quell’affermazione. Uchiha non era né il primo, né l’ultimo a giudicare stupida e infantile la sua mania per gli odori e la ricerca del latte e zucchero.

Neji era stato il primo a punzecchiarla sull’argomento. Visto e considerato che era il migliore amico di Sasuke, perché questi avrebbe dovuto astenersi?

«Perché volente o nolente sono la sua ragazza e mi deve rispetto.»

Pensò, agitando nervosamente la superficie cheta dell’acqua.

«Naruto non si sarebbe mai comportato così. Mi chiedo come facciano ad essere fratelli. Lui è così buono e gentile con me…»

Già, ma non lo era forse con tutti?

Hinata tenne per sé l’ultimo pensiero.

Era vero: Naruto era gentile e socievole con tutte le persone che incontrava.

Raramente aveva visto sparire il sorriso dal suo volto, se non quando si trovava immischiato in qualche bega riguardante il fratello maggiore.

Sasuke era il solo a saper oscurare il sorriso di Naruto. Improvvisamente, Hinata fu ancora più arrabbiata con Uchiha.

Era lui che si era intromesso nella storia d’amore che sarebbe potuta nascere tra sé e Naruto; era lui che faceva intristire Uzumaki; era lui che…

Afferrò il telefono, necessitando stranamente del bisogno di parlare con qualcuno.

Scartò Tenten. L’amica sarebbe partita in quarta con il racconto del proprio appuntamento con Kiba Inuzuka e lei, quel giorno, era tutt’altro che disposta ad ascoltare storielle su coppiette felici.

Si rese conto di aver cercato nella rubrica del cordless il numero di Sakura solo quando la voce di questa le rispose al telefono con un deciso: «Pronto.»

«S-Sakura-san? S- sono Hinata… volevo parlarti di Sasuke.»

Dall’altra parte del telefono, Sakura sbiancò.

 

 

Kakashi Hatake alzò lo sguardo dal menù del ristorante con aria svogliata.

Suigetsu – supplente ventiseienne dai capelli precocemente bianchi e occhi di un rosa acquoso; lineamenti spigolosi e denti piuttosto acuminati – gli aveva dato appuntamento per le 20.00 in punto, dicendogli di presentarsi al locale accompagnato dalla sua signora.

A fatica, Kakashi era riuscito a convincere Karin ad accettare l’invito a cena. A quanto pareva, la ragazza aveva avuto una giornataccia.

Ancora tirocinante, per via del suo caratteraccio i litigi tra colleghi erano alquanto frequenti.

Da poco, inoltre, aveva avuto diversi diverbi con uno dei nuovi supplenti.

Kakashi sperò con tutto il cuore che fosse Tayuya e non Suigetsu il: «Supplente di merda» tanto oltraggiato dalla maggiore delle Shirakawa; in caso contrario, la cena si sarebbe trasformata in una bomba atomica.

Fatto restava che, dopo aver supplicato un po’, aver ribattuto ai continui: «Ma non ho niente da mettermi!» con un serafico: «Vieni nuda.» ed essersi preso diversi insulti via telefono, era riuscito a convincere la ragazza a presentarsi a cena alle otto in punto.

Alle nove, non c’era nessuno.

Ovviamente, Kakashi, da bravo prima donna, si era fatto desiderare, onorando la soglia del locale con la sua augusta presenza solo verso le 20.55.

Tuttavia, l’idea che gli altri avventori non lo avessero aspettato e avessero optato per una fuga punitiva non lo aveva neanche sfiorato.

Indi, si era accomodato al tavolo prenotato a nome di Suigetsu e si era seduto ad aspettare.

Passati cinque minuti, la sua pazienza era già agli sgoccioli.

Passato un quarto d’ora, il cestino del pane era finito; il tovagliolo aveva perso la piega e un gin&vodka faceva bella mostra di fronte all’uomo.

Alle 21.30, si era appena alzato per andarsene, quando qualcosa, o meglio qualcuno, attirò la sua attenzione verso la porta.

La visione che ebbe il potere di fermare il caro professor Hatake era niente di meno che una giovane donna dai capelli biondi, acconciati in quattro codini sul capo. Gli occhi chiari scrutavano severi l’interno del locale; la pochette di raso viola percuoteva nervosamente la coscia soda, lasciata lievemente in vista dallo spacco del vestito lilla che le fasciava il corpo formoso.

«Beh, che hai da guardare?»

La voce dura della giovane arrivò come uno schiaffo in pieno viso alle orecchie di Kakashi.

«Mh? Niente.»

Affermò il professore, soffermandosi, però, sulla generosa scollatura.

«Meglio per te. – continuò la ragazza, con piglio deciso. - Sei il cameriere? – Aggiunse, fissando con aria critica lo smoking. – Ci dovrebbe essere un mio amico. Si chiama Suigetsu. Mi aveva detto di essere qui alle nove e mezza, ma come al solito è in ritardo. Presumo che questo sia il tavolo… - si avvicinò al tavolo dove, su un cartellino bianco ripiegato, spiccava il nome del supplente a spessi caratteri rossi. - …perfetto! Mi porti un gin&vodka. Senza ghiaccio. Oh, è già qui? Che velocità.»

Detto questo, la giovane afferrò il bicchiere che Kakashi teneva in mano, tracannandolo in un sol sorso.

«Allora? Che ci fa ancora qui? Il pesce lesso? Su, fili a lavoro!»

«Non sono un cameriere.»

«La cucina è da quell… cosa?»

La ragazza sgranò gli occhi, fissando Kakashi dritto negli occhi.

Questi, notò che aveva un bel paio di iridi verde acqua, oltre che delle labbra deliziose a forma di cuore e un bel cipiglio deciso.

Fece anche caso a quanto diventasse carina arrossendo e di quanto fosse meravigliosamente bella nel suo repentino imbronciarsi.

«Beh, se non è il cameriere perché si è vestito da pinguino e sta immobile come uno spaventapasseri? Intralcia il traffico, sa?»

«Sto aspettando anche io Suigetsu. È un mio collega.»

«Ah, deve essere il tizio con cui dovevamo vederci stasera. Ma lei aspetta sempre i colleghi con aria da stoccafisso? Deve avere pochi amici…»

«Me la cavo.»

«Bah. Comunque, piacere. Sabaku no Temari. Ventuno anni. Single per scelta.»

«Non lo mettevo in dubbio. Kakashi Hatake.»

Commentò Kakashi, stringendo la mano che la ragazza gli porgeva.

«Allora, mi offri da bere o stiamo a fare le belle statuine?»

Kakashi avrebbe potuto ribattere che si era già scolata il suo gin&vodka (che, probabilmente, aveva avuto effetto immediato), o che era buona regola chiedere il permesso, prima di prendersi tanta confidenza, ma Temari si era già diretta verso l’angolo bar del ristorante con passo, tono e scollatura che non lasciavano possibilità di replica.

 

 

Kankuro aveva riaccompagnato Sakura a casa verso le sei.

Era stata una giornata divertente, specie dopo aver chiarito quel piccolo particolare della sessualità del ragazzo, così che le sue domande sull’argomento risultassero meno imbarazzanti e, senza dubbio, più sul tono confidenziale.

Tutto sommato, l’appuntamento aveva avuto l’effetto sperato: per una giornata, Sakura non aveva pensato a Sasuke.

Si stupì lei stessa di quanto fosse stato semplice distrarsi dal pensiero dell’Uchiha, nonostante si fosse sentita molto più rilassata quando Kankuro le aveva sottilmente fatto comprendere che le donne non lo interessavano.

A quel punto era stata lei a metterlo sotto torchio per scoprire la natura dell’amante misterioso che il giovane Sabaku sembrava non voler rivelare a costo della vita.

Alla fine, tra minacce di solletico; annegamenti all’interno della granita e tuffi nello zucchero filato, Kankuro si era fatto scappare un nome ed un cognome: Shino Aburame.

Sakura faticò un po’ a focalizzare il ragazzo: capelli scuri, solitamente pettinati all’insù con il gel; occhi nocciola molto freddi e atteggiamento scostante. Molto ligio al dovere, al punto di risultare maniacale.

Era il rappresentante di classe di Ino e Sasuke lo aveva nominato di tanto in tanto, esprimendo il proprio compiacimento per la presenza in consiglio di un elemento che non costituiva un fattore di disturbo, bensì di aiuto e supporto al lavoro dei due poveri rappresentanti d’istituto.

Insomma, la giornata era trascorsa serena e tranquilla.

Almeno fino al loro incontro con Sasuke e Hinata.

Era rimasta stupita nel vederli insieme. Sasuke non le aveva parlato di quell’appuntamento, quindi trovarli lì era stato totalmente inaspettato.

Li aveva osservati chiacchierare in lontananza. Sembravano entrati in confidenza e, Sakura lo sapeva bene, per far parlare così tanto Uchiha bisognava aver fatto breccia, in un modo o nell’altro, nel suo intimo.

O innervosirlo così tanto da costringerlo a rifugiarsi dietro una fitta barriera di parole.

Aveva deglutito, respingendo i singhiozzi.

Si era imposta di essere forte; di lasciar andare Sasuke per la sua strada, ma in quel momento riuscì solo a provare rabbia e gelosia.

Un tempo c’era lei a passeggiare serenamente al fianco di Uchiha; a ricevere quei sorrisi talmente rari che aveva finito per considerarli un’esclusiva…

Adesso, c’era un’altra accanto a lui e, quel che era peggio, era stata lei a spingerlo tra le sue braccia, assecondando il folle progetto di suo padre.

Aveva sentito la mano di Kankuro stringere la propria, in un gesto rassicurante. Il tenero gesto aveva avuto l’effetto di calmarla un po’, permettendole di salutare, cordialmente, la coppia che ormai si era avvicinata.

Aveva letto il turbamento negli occhi di Sasuke nel vederla in compagnia. Questo l’aveva fatta stare un po’ meglio. Si era sentita egoista, ma sì: il suo umore era migliorato di colpo nel vedere il proprio ex ribollire di gelosia.

Solo per pentirsene subito dopo.

Se ne rese conto all’improvviso; fu una di quelle illuminazioni folgoranti che ti colgono senza che tu te l’aspetti: erano entrambi colpevoli della reciproca sofferenza.

Lui per il suo carattere debole, dovuto ad un complesso infantile che non riusciva – né provava – a superare; lei per aver sempre assecondato ogni singolo “capriccio” del ragazzo, accettando quella situazione insostenibile.

Se adesso erano a quel punto, non potevano incolpare di certo Fugaku.

Improvvisamente, comprese anche la decisione di Mikoto Uchiha.

Quella donna le era sempre stata indifferente. Da piccola, assecondando i sentimenti di Sasuke, l’aveva detestata per averlo abbandonato. In seguito, aveva accantonato completamente la questione.

Adesso, ne ammirava la forza d’animo. Aveva abbandonato un figlio per seguire l’amore della sua vita, fuggendo da una situazione casalinga senza felicità. Certo, il suo gesto non era stato esemplare: ma è così sbagliato cercare di essere felici? La vita è talmente piena di sofferenze che anche un singolo, microscopico granello di gioia è importante.

Mikoto non aveva fatto altro che dare in pegno un dolore senza fine – stare lontana e odiata dal figlio -, in cambio dell’unica persona che riusciva a farla sentire bene; a farla essere se stessa.

Fu in quel momento che, guardando Sasuke, comprese che tra loro era davvero finita.

Lei aveva bisogno di qualcuno che la facesse sentire sicura; stabile. Qualcuno con cui fosse possibile lamentarsi, parlare; qualcuno che non le desse sempre la stessa, maledetta, risposta:

«Non posso fare altrimenti.»

Quello tra lei e Sasuke era stato un grande amore. Lo avevano coltivato negli anni, accudendo quel piccolo seme che aveva cominciato a germogliare sin dal giorno in cui, senza neanche conoscersi, si erano scambiati un’occhiata al parco giochi.

Adesso, però, la pianta si era seccata. Ed erano stati loro l’edera velenosa che l’aveva soffocata.

Né Fugaku. Né Mikoto. Né nessun altro.

Loro. Perché l’amore non si può vivere seguendo un cronometro che conta i giorni che mancano alla separazione; non si può troncare per decisioni prese da altri; non può essere soggetto ad influenze esterne.

Non può essere un appoggio unilaterale, ma reciproco. E Sakura, quella reciprocità, l’aveva trovata poche volte perché Sasuke – senza cattiveria alcuna, ma soltanto per debolezza d’animo – non era stato mai in grado di dargliela.

Non erano stati capaci di dare il giusto fertilizzante alla loro pianta e ne avevano pagato le conseguenze, soffocandosi a vicenda.

Ora, però, Sakura era libera. Si sentiva libera, nonostante la ferita ancora sanguinante al cuore.

Una volta tornata a casa, riuscì a rilassarsi, cacciando il pensiero dell’Uchiha in un angolo della propria mente.

Fino a quando non squillò il telefono.

Restò basita, nel sentire la voce di Hinata dall’altra parte della cornetta. Basita e sorpresa; sconvolta, a dirla tutta.

«S-Sakura-san? S- sono Hinata… volevo parlarti di Sasuke.»

Specie considerando l’argomento della conversazione.

Prese un bel respiro, trattenendosi dal riattaccarle in faccia.

Non aveva voglia di parlare di Sasuke, né di parlare con lei: la ragazza che l’aveva sostituita.

Ma, per quanto riguardava Uchiha, Sakura era sempre stata molto brava a recitare la parte dell’amica del cuore, così indossò la maschera un po’ troppo incrinata e acconsentì a svolgere quella pesante e dolorosa conversazione.

 

 

Kiba aveva tentato disperatamente di rimediare al drammatico pomeriggio, ma Tenten non aveva accettato ulteriori corteggiamenti.

Era triste e, soprattutto, ferita dall’occhiata che Inuzuka aveva lanciato ad Ino mentre questa veniva portata via dal fratello Deidara.

Rimpianto; dolore… inevitabilmente Tenten si era rassegnata all’evidenza: Kiba l’aveva usata solo per far ingelosire la sua ex.

E lei, da brava stupida, ci era cascata come una pera cotta.

In quel momento, non riusciva a trovare la lucidità necessaria a comprendere che anche lei aveva usato Kiba per suscitare la gelosia di Neji.

Ma, se per un ragazzo – in apparenza – non è traumatico, per una ragazza insicura e fragile come Tenten il gesto dell’Inuzuka consisteva solo nell’ennesimo rifiuto.

Trattenne un singhiozzo, appoggiandosi a un muro per sorreggere i piedi traballanti.

Improvvisamente, sentì il peso di tutta la sua banalità.

In fondo, perché qualcuna delle sue poche qualità femminili doveva interessare Kiba Inuzuka, dopo essere stato fidanzato con Ino Yamanaka?

Eccolo di nuovo lì, il suo fallimento più grande.

Non come studentessa, sebbene non brillasse; non come ginnasta, sebbene Ino fosse di gran lunga più abile; non come amica…

Come donna. Come ragazza, come possibile fidanzata.

Come al solito, sarebbe rimasta sempre e solo la seconda scelta.

Si lasciò scivolare a terra, abbracciando le proprie ginocchia e sciogliendosi in singhiozzi.

Rimase così per vari, interminabili, minuti, finché non si sentì strattonare per un braccio e sollevare da terra.

«Che stai combinando, Mirabashi?»

Sobbalzò al sentire quella voce e ad incrociare gli occhi azzurro ghiaccio di Neji Hyuuga, non appena trovò la forza di alzare lo sguardo.

Ovviamente, lo riabbassò subito. La voglia di piangere tornò improvvisa, a causa della vergogna di essersi fatta sorprendere in un atteggiamento così isterico.

«Mirabashi! – Neji la scosse, mentre la ragazza scoppiava nuovamente in lacrime. – Mirabashi, riprenditi…»

Era evidentemente a disagio, oltre che in imbarazzo; le ragazze che piangevano lo avevano sempre infastidito.

Le lacrime erano uno dei suoi punti deboli, assieme a sua cugina; al Gatto con gli Stivali di Shrek 2; ai Pucchi di Excel Saga; alle ragazze vestite con magliette vaporose e piene di nastrini; agli occhi di Sasuke quando li sgranava assumendo quell’espressione dannatamente pucchosa che lo faceva cedere alle richieste più assurde…

Bloccò la propria lista mentale di talloni d’Achille, cancellando l’ultimo. Lanciò un’occhiata in giro, assicurandosi che non ci fosse qualche sonda psichica in grado di leggergli nel pensiero inviata dalle Shirakawa. Se le yaoi fan lo fossero venute a sapere, sarebbe stata la fine per lui.

Ce ne era una in particolare che era fissata con le Sasuke/Neji. Una certa Stateira che non gli dava tregua. L’aveva vista appostata per i corridoi, armata di bloc notes e macchinetta fotografica. Una visione da incubo.

Scosse il capo, evitando ai suoi neuroni un’ulteriore divagazione e costringendoli a concentrarsi sulla ragazza piangente che teneva tra le braccia.

Ora, Neji Hyuuga non deteneva di certo il titolo di Mister Sensibilità del Liceo Shitou, pertanto non trovò niente di meglio che stringerla un poco e darle delle rassicuranti pacchette sulle spalle.

 

 

Sakura attese pazientemente che Hinata terminasse la cronaca della giornata.

Sorrise un po’ al pensiero di Sasuke a teatro, conoscendo la malsana abitudine di Uchiha di commentare acidamente ogni singola imperfezione di scena e trattenne le risate quando si immaginò il ragazzo zuppo di latte.

Tornò seria solo quando Hinata cominciò a balbettarle nell’orecchio, quasi singhiozzante.

«I-io… io non capisco… - mormorò la piccola Hyuuga, facendo sospirare Haruno. – P-perché mi… mi ha fatto c-così male? P-perché si deve com-comportare così? P-perché deve essere sempre insopportabilmente acido

Sakura deglutì, prima di intraprendere una breve spiegazione.

«E’ Sasuke. – commentò, come se quell’affermazione bastasse a giustificare il comportamento del ragazzo. Vedendo che Hinata restava in attesa, continuò. – E’ fatto così. Ferisce senza volerlo e, le rare volte in cui si accorge di averlo fatto, è troppo orgoglioso per chiedere scusa.»

«Ma perché ci sto così male? Cioè, non… non mi interessa quello che pensa di me, ma allora…»

«Se ti fai questi problemi, vuol dire che stai mentendo a te stessa, Hyuuga. - Sakura gelò lo sproloquio di Hinata, prima che potesse proseguire. – Sasuke ti piace.»

«N-no! – Hinata, dall’altro capo del telefono, sobbalzò. – Non mi piace! Non è il mio latt…»

«Piantala con questa stronzata, Hyuuga. – La voce della ragazza si era fatta involontariamente gelida. Nonostante tutto, era gelosa. Gelosa, perché sapeva che, anche se forse non sarebbe stata ricambiata, Hinata era la donna che Sasuke avrebbe sposato; avrebbe tenuto al suo fianco e vi avrebbe formato una famiglia. E, anche se si è rinunciato definitivamente a qualcuno, è difficile accettare che il posto a lungo sognato appartenga a qualcun altro. – Torna alla realtà: il principe azzurro non esiste! Non c’è! Non ci sono cavalli bianchi; non ci sono carrozze, né principesse o re. C’è solo la realtà. Altrimenti… - sospiro. Sakura si portò la mano alla fronte, massaggiandosela nel tentativo di calmarsi. - …altrimenti tutto sarebbe andato in modo differente.»

Hinata tacque, stringendo un po’ di più il cuscino a cui si era abbracciata ad inizio telefonata.

Comprese la propria indelicatezza nel telefonare proprio a Sakura per parlare di Sasuke.

Tuttavia, non sapeva chi avrebbe potuto chiamare. Uchiha era un tipo talmente di difficile interpretazione che solo poche persone potevano ammettere di conoscerlo bene.

Neji, Naruto e Sakura.

I primi due erano da scartare per ovvi motivi: Neji sarebbe impazzito e Naruto… beh, di sicuro non poteva raccontargli del conflitto di interessi in corso tra i suoi neuroni.

Fatto restava che Sakura era l’unica disponibile.

«Sakura-san… mi dispiace.»

Ammise, sinceramente addolorata.

Non era una persona cattiva; solo molto ingenua e questa caratteristica, si sa, fa più male della malignità stessa in quanto impedisce di prendersela con la persona in questione.

«Non fa niente. – mormorò Sakura. Hinata poteva sentirla respirare profondamente al telefono. – Davvero, non fa niente. Sappi solo che… - deglutì. - …sei tu la donna con cui Sasuke trascorrerà la vita, a meno che suo padre non decida il contrario. Quindi dimentica il tuo latte e zucchero. La madre di Sasuke ci ha rimesso un figlio, per seguire il proprio.»

 

 

 

Note dell’autrice

 

Questo, signori miei, è un emblematico caso di chi mette troppa carne al fuoco.

Non è curabile.

Vi prego di portare pazienza, prima o poi questo girotondo terminerà e cercherò di arrivare al: “tutti giù per terra” senza intrigarmi con l’ambaradam che ho montato su.

Come avete visto, sono apparsi ancora altri personaggi.

Alzo subito una mano: in quanto coppie secondarie, non mi ci concentrerò a fondo come farò con altre, quindi prendetele come vengono. Potrei scrivere una fic intera solo sulla relazione tra Shikamaru e Tayuya e i problemi che devono affrontare per non farsi scoprire; potrei essere bastarda e farli beccare, causando così uno scandalo, potrei…

…ma non lo farò. Non ho la forza psicologica di star dietro anche a loro due, temo. Gli dedicherò un po’ di spazio perché sono in seria astinenza da ShikaTayu (poverine, sono ignorati da tutti e io non ne trovo da nessuna parte ç_ç) e, come al solito, sulle mie coppie preferite devo scriverci da sola.

Ma passiamo ad altro: stavolta ho risposto ai commenti! Visto che brava? E prometto che non vi farò attendere molto per il prossimo aggiornamento o, perlomeno, ci proverò.

E ricordatevi:

 

Lo yaoi fan service è il profumo della vita

 

E

 

Per chi sostiene che lo Yaoi non è fondamento della famiglia… esiste l’MPREG!

 

*Fine sclero dei cartelli del Romics*

 

 

Mart: Addirittura dipendente? Beh, ti ringrazio XD! Cercherò di somministrarti la dose di droga in modo da non mandarti in astinenza, allora!

Rei22688: Oddio*-*! Sono sempre felice di sapere che una non-yaoifan abbia letto una mia fanfiction yaoi e l’abbia apprezzata XD! E sono ancora più felice di sapere che sei una NaruHina fan, visto che il 90% di quelle che conosco odiano lo yaoi a tal punto da arrivare agli insulti pesanti verso il genere. Il NaruHina non mi piace per nulla, purtroppo. Io e quel pairing siamo come Sasuke e le Shirakawa; Deidara e Tobi; Ino e le unghie scheggiate; Neji e le doppie punte… insomma, incompatibili. Diciamo che me ne hanno parlato talmente tanto e sono arrivati a snervarmi a tal punto (anche perché la maggior parte dei NaruHina fan arrivavano a insultare il SasuNaru. Ora, a me non può piacere una coppia, ma non vado ad offendere le altre e chi le diffonde) che ormai non lo digerisco più. I clichè non li sopporto neanche io. Vanno bene per una fanfiction comica, ma di più no. Trovo siano inutili, oltre che scontati. Ah, la KibaTema di Claustrophobie è… non so, io adoro Temari e lì la vedevo bene con Kiba, ecco tutto XD! Effettivamente l’ho fatto senza pensarci. Comunque andrò a controllare il tuo account perché mi hai incuriosita XD! Sono curiosa di vedere cosa si può scrivere su di loro. Grazie per la tua comprensione riguardo al plagio. Purtroppo hanno copiato capitolo per capitolo, senza neanche tentare di modificare una o due parole. Oltre che plagiatori, anche idioti, perché così si scoprono che è una meraviglia.

Kokky: ah, sull’IC non accetto commenti ù_ù! L’avviso OOC c’è XD! Dai, per Sasuke e Hinata (forse) c’è ancora speranza. Anche perché Sakura si è rotta di sbavare dietro a Uchiha, quindi... lui si fidanzerà con Akane Shirakawa*O*! Shikamaru NON starà con Ino XD! Io sono una mosca tendente al nero, sebbene preferisca il rosso. E chi ha orecchie per intendere, intenda. Il ragazzo di Kankuro è ovviamente Shino ù_ù! Adoro le ShinoKankuro almeno quanto amo le KankuroSakura. Purtroppo o inserivo l’una, o inserivo l’altra ç_ç! NejiHina, SasuHina, NejiTen, SasuNeji, SasuTen… ragazze può succedere di tutto XD! Anche perché se devo dar retta all’istinto del momento, io verterei su una svolta SasuNaru terrificante al momento. Mi sto costringendo a restare sui binari che mi sono prefissata. Comunque sì: SasuNaru forever e abbasso il NaruSasu ù_ù! Come afferma lo yaoi fanclub (escluse alcune eretiche *frecciatina neanche tanto nascosta verso Kodamy*): Naruto non può essere altro che uke XD! Massimo, massimo, riverse.

Hipatya: il fanservice è il mio mestiere ù_ù (dopo far amare Uchiha XD)! E diciamo che mi viene bene perché neanche io so più come raccapezzarmi XD! E potete tranquillamente ipotizzare di tutto e di più sui due fratellastri. Per quanto riguarda il SasuSaku, si vedrà. Con questo capitolo penso di aver distrutto parecchie delle speranze riguardo al pairing, ma non si sa mai. Potrebbe esserci una ripresa alla fine. Anche perché tra poco ci sono le gare*-*! A me il SasuHina non dispiace XD! È talmente impossibile che risulta entusiasmante cercare delle motivazioni per accoppiarli. Un po’ come… come… le SasukeKankuro*O*! Ecco. Ringrazio anche te per la solidarietà nel plagio. Purtroppo certa gente non impara mai e su internet ci vuole davvero poco a crearsi un nuovo nick e ricominciare da capo. Comunque sia, la prossima volta vado davvero ad avvocati se non ricevo scuse dal plagiatore stesso.

Stezietta w: non smonterò le tue speranze, ma posso assicurarti che uno dei pairing da te citati è assolutamente impossibile, ormai. Cercherò di aggiornare il prima possibile, ma sono sotto esami. Forse dopo il dieci ottobre diventerò un po’ più rapida, ma non contateci XD!

Hinata21: intanto ti ringrazio. Spero soltanto che adesso, in quel forum, si stia un po’ più attente al fenomeno plagiatori, visto e considerato che non era la prima volta che capitava. Sasuke e Hinata… forse sì, forse no. Non saprei dirti. Come ho già detto, il pairing rimarrà segreto fino alla fine, anche se ormai avete abbastanza indizi da arrivarci da sole. Le Shirakawa, purtroppo, sono persone in carne, ossa e macchinetta fotografica. E a Lucca mi uccideranno, lo sento ç__ç! *l’unico giorno in cui va porta il cosplay di Sasuke*.

LadyVale: con calma O_O! Prima finisco questa, poi si vedrà XD! Intanto, aspetta la spin-off su loro due che è in lavorazione. Ed è tanto yaoiosa*O*!

Celiane4ever: penso di aver già spiegato le motivazioni via mail^^. Come ti ho già detto, mi spiace che non ti stia prendendo più come prima, ma purtroppo la trama necessitava di queste scosse un po’ violente. Spero di riuscire a fare un lavoro migliore con i prossimi capitoli.

BAbyDany94: molte amiche mi hanno detto che Hinata in quel punto è grandiosa XD! È da quando ho cominciato la fanfiction che ho in testa quella scena e devo ammettere che è la mia preferita in assoluto.

Maobh: idem come per Rei22688: sono sempre felice quando una non-yaoi fan legge qualcosa su questo genere per merito mio XD! Da yaoi fan convinta quale sono, non posso che esserne entusiasta. Personalmente, lo inserisco anche nelle fic etero proprio in virtù di un realismo maggiore: l’omosessualità esiste; è un fattore sociale. Allora perché non metterlo in evidenza? In fondo, è inutile far finta che non esista, come è stupido in una storia yaoi non inserire neanche una coppia etero. La parte su Mikoto l’ho apprezzata molto anche io, considerando che si è scritta da sola. Non era minimamente prevista nella trama, così come non era previsto l’incontro tra Sasuke e Naruto nel vicolo. La coppia MinatoMikoto mi piace, ma sinceramente preferisco le FugakuMikoto (mamma e papà devono restare insieme ç_ç!)… o le FugakuMinato ù_ù!

Topy: felice che ti piaccia Sasuke! È il personaggio che tratto di più nelle fanfiction… forse perché ci assomigliamo tragicamente: stesso carattere schifoso e famiglia molto simile. Itachi ormai è diventato un elemento comico. Penso di aver tolto totalmente serietà al personaggio. Poverino. Non immagini neanche quanto mi dispiaccia… *discorso completamente menzognero e ipocrita: lo fa apposta.*

HanabiUchiha: penso ci siamo dette tutto su msn XD! Ma anche tu sai come sono fatta: lo yaoi trasuderà da questa fanfiction come sempre, anche se purtroppo non come vorremmo ç_ç! Comunque ho iniziato la spin off SasuNaru. Poi te la passerò quando l’avrò ricopiata al pc, prima di pubblicarla, ok? Ah, i litigi tra donne sono favolosi. Ino e Tenten poi… XD! I plagiatori esistono perché… penso per lo stesso motivo delle zanzare: pungere e irritare.

Zaza: Dio. Come fai a bere il latte e zucchero? Io lo odio ç_ç! È schifosamente, insopportabilmente dolce. Il latte e miele, invece, mi piace, ma col miele d’acacia che è bello amarognolo*-*! Il caffé vado a giornata XD! Dai cinque cucchiaini, all’amarezza totale. Al tuo sclero sulle coppie, neanche rispondo XD! Tanto sai che non te le dirò, né asseconderò desideri ossessivi-compulsivi di pazze sclerotiche come te! Riguardo alla logorrea di Sasuke… ehm. Sappi solo che quando ho visto di persona Nacchan per la prima volta, non ho cominciato a parlare come un’ossessa solo perché ci eravamo sentite per due mesi al telefono e avevo esaurito gli argomenti. Ora che ci penso, quel giorno sono stata totalmente zitta°-°”.

Ako delle tenebre: beh, ti ringrazio^^. Fa sempre piacere sapere che c’è chi apprezza i propri lavori^^. Spero ti piaccia anche questo capitolo.

Miyuk: oddio no. il NaruSasu e il NaruGaara NO! O___O! Eretica miscredente! *tifa SasuNaru ed esclusivamente SASUNaru. Massimo che concede: SasuNaruSasu.* Tornando ad un livello normale di civiltà (de gustibus…), ormai mi sto specializzando in inghippi amorosi. Sarà che la mia situazione sentimentale è talmente incasinata che mi basta prendere spunto… E non puoi tifare le Shirakawa ç_ç! Sono donne crudeli e maligne che attentano alla virtù di poveri ragazzi innocenti.

Tifalockhart: aw (L)! Quanto tempo, eh? XD Hinata comincia a comportarsi da persona matura. Uno dei due doveva pur farlo, visto che sono entrambi degli idioti completi elevati alla terza. Comunque Sasuke NON ha capito realmente nulla XD! Non è che ci fa… è proprio scemo di suo.

RuKiA: non ricordarmi quella recensione. Ancora tremo al pensiero. Il litigio tra Ino e Tenten lo avrei voluto vedere anche io, ma non me l’hanno permesso e le Shirakawa non vogliono darmi il filmato (loro vedono tutto e sanno tutto ù_ù). Vedo che la parte del “latte acido” ha avuto successo XD!

Bambi88: Temari è apparsa in tutta la sua magnificenza, come hai potuto vedere. So che il finale della parte tra Sasuke e Hinata era un po’ aspro, ma così doveva essere. In fondo lo ha chiamato “latte acido”, no? ;)

Talpina Pensierosa: a quanto pare Hinata incazzata fa scintille XD! E anche Mikoto. Io adoro quella donna ç_ç! Ogni volta che devo scrivere qualcosa di cattivo su di lei sto male per giorni. Ma le esigenze di trama sono le esigenze di trama.

Riogaru: SasuNaru fan service makes fangirls happy! E non ti preoccupare che ce ne saranno tante altre di scene come quella *W*!

Ainsel: dai, non degenereranno mai quanto il nostro caso patologico preferito che morirà di cirrosi epatica XD! E tu sai chi intendo. Hinata qui è stata favolosa, lo so. Ma d’altronde cosa ti aspetti XD? Per sopportare Sasuke ci vuole la mano del Signore. E temo che tu lo sappia bene XD! Ps: questa non te l’avevo detta, ma domenica mattina ti sei persa una discussione sul latte e zucchero. Come al solito, la mia opinione che quelle due cose insieme fanno vomitare è stata deliberatamente deprecata da tutta la comitiva.

BAbyDany94: Hinata l'avete proprio adorata O_O". Mi fa paura il consenso che sta riscuotendo quella ragazza.

AkatsukiGirl: Oooh*O*! Altre yaoi fan! Bene, bene... Per quanto riguarda gli aggiornamenti, con calma e per piacere ù_ù! Sono lenta ma ho una vita privata.

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Capitolo 14
*** CAPITOLO SPECIALE - Para Para Special Couple: La coppia che scoppia ***


Casa delle Shirakawa

Capitolo Speciale

Note iniziali:

Non voglio bruciarmi la sorpresa, ma parliamo un secondo della trama di questo capitolo.

È uno speciale, per la precisione il numero speciale del Para Para citato nei precedenti capitoli.

Ha un genere diverso dalla trama principale: è una fan fiction comica che si può considerare come una one shot a parte, rispetto allo svolgimento reale dei fatti, anche se alcune cose qui citate verranno poi riprese nel corso normale dell’opera.

Quindi, prendetela un po’ all’acqua di rose; un po’ seriamente; un po’ come volete.

Per questo ho ritenuto opportuno inserire gli avvertimenti sottostanti, come se fosse una storia nella storia.

Dal prossimo capitolo, la storia riprenderà i binari normali, esattamente dal punto in cui l’abbiamo lasciata.

Prego le Yaoi Fan di non offendersi: sapete bene che lo sono anche io, ma qua mi sono divertita parecchio a prendere in giro alcuni dei nostri comportamenti esagerati. E non dite che non abbiamo comportamenti esagerati, perché vi si allunga il naso. So benissimo che basta vedere un ragazzo fare a cazzotti con un altro per esaltarvi e urlare: «E’ amore! È amore!».

Lo faccio anche io.

Con questo, ci risentiamo a fine fan fiction.

Personaggi/Pairing: ShisuiItachi; SasuNaru; Sasu…SasuBoh XD!
Avvertimenti: AU; OOC; Shonen ai
Genere: Comico; Commedia; Demenziale
Credits:

Personaggi © Masashi Kishimoto

Citazioni varie dalle fic di:

Suzako ©; Ainsel ©, sotto autorizzazione delle autrici.

Dante Alighieri ©, senza autorizzazione, in quanto deceduto.

Gli OC sono © delle rispettive controparti esistenti. Utilizzate senza autorizzazione, ovviamente. Mica volevo bruciarmi l’effetto sorpresa.

La redazione era riunita per l’edizione speciale del Para Para di quell’anno.

Questo numero, il più atteso dall’intera scolaresca, era l’unico trattato al di fuori dello spirito giornalistico.

Diciamo che si orientava verso i gossip.

Pura e nuda cronaca rosa.

Difatti, trattava delle coppie che avevano fatto la storia della scuola.

La composizione di tale numero era – per tradizione – avvolta dal mistero.

Non si sa dove, come e perché (soprattutto perché!) le Shirakawa traessero le loro informazioni.

Resta il fatto che ci riuscivano e che i poveri intervistati dovevano rispondere sinceramente ad ogni domanda.

Senza “se” e senza “ma”.

Dovevano.

Ovviamente, ne uscivano traumatizzati.

Sempre.

Per questo la creazione del “Para Para Special Couple” era una vera e propria agonia, sia per le redattrici, sia per gli intervistati.

Il punto non era la preparazione. Era l’attesa; la ricerca estenuante di chi conosceva a fondo gli interessati; il placcaggio per i corridoi; la raccolta di foto; la raccolta fondi – no, quella no-; …tutto!

Tanto più che quell’anno, la minaccia era stata inconfutabile, perché quando le Shirakawa promettono una bomba, la scuola comincia il lavoro di rinforzo delle fondamenta.

Anche perché, sarà atomica.

All’idrogeno per la precisione.

Ma andiamo a vedere la bozza dell’articolo, là dove il correttore di bozze risulta essere una figura arcana, probabilmente leggendaria, fuori dall’ordine spazio-temporale della realtà.

In fondo, quando mai al liceo Shitou la metafisica non ha regnato incontrastata?

Scantinato del Liceo Shitou.

H: 23.58

Para Para Special Couple

La coppia che scoppia!

Salve a tutti, stimatissimi lettori, e benvenuti all’edizione Special Couple del vostro giornale scolastico preferito.

Come se ce ne fossero altri.

Sappiamo che non aspettavate altro da un anno a questa parte; che la maggior parte delle vostre giovani vite ruota attorno alla stesura e all’attesa di questa meravigliosa edizione speciale.

Ebbene: eccola.

Quest’anno abbiamo deciso di elargirvi - dall’alto della nostra giornalistica onniscienza – una vera e propria chicca.

La creme de la creme.

L’apoteosi del lovelove!

Ciò che del lovelove ha steso i comandamenti, la commissione legislativa, quella costituzionale e anche il senato!

Una specie di dittatura, insomma.

La coppia che ha fatto la libidine di tutte le ragazze di questo mondo.

Specie delle yaoi fan.

La coppia che ha fatto lo yaoi.

Coloro che hanno riempito da soli l’intero web con le loro foto, le loro storie e i loro innumerevoli fan club.

No, non stiamo parlando del SasuNaru.

Neanche del SasuNeji.

Neppure del SakuSasu.

Se vi state chiedendo: «Perché Sakura è prima di Sasuke?», sappiate che l’Uchiha non può essere seme con Sakura.

E che sì: è una coppia yaoi.

Non parliamo neanche del SasuHina.

Ops. Questa è etero.

Sasuke è la donna.

Comunque, per una volta, non parleremo di Sasuke Uchiha (il fatto che ciò è appena accaduto è un dettaglio irrilevante che voi non avete notato.).

Bensì, di loro.

Shisui e Itachi Uchiha.

Vi presentiamo, dopo una breve introduzione, una serie di interviste a numerosi testimoni oculari che hanno visto nascere e crescere (e non ancora morire), la loro storia d’amore.

La tenera love story tra i due cugini, è cominciata sin dalla più tenera età.

Se qualcuno sa quanti anni aveva Itachi quando è nato, lo comunichi in redazione. Shisui, in compenso, ne aveva tre.

Il primo testimone di questa passione crescente con gli anni, è stata l’ostetrica.

No, scusate. Lei no.

Volevamo dire la ghiacciaia dove, per la prima di tante – ma davvero tante - volte, è stata consumata la loro vicendevole pulsione fisico-spirituale.

Purtroppo, la ghiacciaia si è rifiutata di rilasciare interviste e ci ha scacciate con un secco – oserei dire gelido: «No comment.», a causa del quale la mattonella dell’angolo riporta segni evidenti di cerchiettamento.

Tanto era di casa Uchiha.

Pertanto, necessitiamo di fare le nostre domande al secondo testimone oculare dell’avvenimento, meglio noto a tutti voi come: “il portatore dei mali del mondo” (Non Pandora. Lei è una donna. Inioranti!).

Ebbene sì. Stiamo parlando di Sasuke Uchiha.

Lo sappiamo. Abbiamo detto che non c’entrava.

Ma questa è un’emergenza e il buco di Itachi ormai è largo, quindi uno più uno meno…(coff… perdonate la caduta di stile.)

Sasuke Uchiha: un’infanzia tormentata all’insegna del lovelove

Gli intervistati sono riuniti a circolo. Le luci si spengono.

Solo una rimane puntata sul primo testimone.

Sasuke Uchiha, così terribilmente emo con i capelli neri che ricadono in morbide ciocche lungo il viso; gli occhi d’ossidiana intrisi di dolore e sofferenza, mentre la mente si crogiola nei terribili ricordi della sua tormentata infanzia…

«Akane Shirakawa, cosa stai scrivendo?»

«Assolutamente niente, Sasuke. – Akane accavalla le gambe. Aiko si aggiusta gli occhiali sottili sul naso. Sorridono gentili verso l’Uchiha. – Avanti, raccontaci.»

«Mi astengo da queste cazzate.»

«Sasuke, nessuno di noi voleva partecipare. Non fare i capricci.»

È Sakura Haruno a parlare. Cara ragazza, sempre pronta a difendere il suo tormentato amore…

«A me non dispiace.»

«Nessuno ha chiesto la tua opinione, Uzumaki!»

Permetteteci un commento: Sasuke ringhia in modo così fesciòn!

Specie se contro il suo amato fratellastro.

Un delizioso ringhio pieno d’amore e di passione.

Aw.

Andiamo avanti.

La luce rimane puntata su Sasuke, illuminando i delicati lineamenti e tratteggiando il bel volto di ombre scure.

Apre le labbra morbide per parlare e, dopo un sospiro così emosamente rassegnato, inizia il suo racconto.

Suspance.

Sasuke tace. Aiko fa ticchettare la penna sul blocco. Akane scatta qualche foto, poi sospira.

«Ahimé! È troppo geloso di suo fratello per parlare della sua relazione col cugino. A quanto pare dovremo avvisare lo Yaoi Fan Club di questi nuovi e inaspettati risvolti sentimentali del nostro caro Sas…»

«Sette anni. – un ringhio. Le due Shirakawa si voltano all’unisono verso di lui; gli occhi brillano assatanati. – Avevo sette anni, quando…»

«Sasuke racconta per bene.»

«Infatti!»

Numerose proteste si alzano dalla folla assetata di notizie. Sasuke riprende fiato e, rassegnato, comincia il suo tragico racconto.

«Molti dicono che vorrebbero avere la mia vita. Dicono che sono bello, intelligente, con una ragazza stupenda e una famiglia che mi adora. Non ho mai compreso il perché di tutto questo entusiasmo. Mia madre se ne è andata di casa quando io avevo solo tre mesi ed è rimasta incinta di Naruto; sono perseguitato da due giornaliste terrificanti che vedono rapporti ambigui tra me e qualsiasi persona di sesso maschile mi si avvicini… ah, grazie. – Il bidello offre un bicchier d’acqua a Sasuke. Si odono gridolini di sottofondo che suonano molto come: «Yaoi! Yaoi!». Sasuke sospira rassegnato. – Dicevo…il mio fratellastro – Naruto, appunto – sembra provarci perennemente con me; mio padre, sconsolato quando ha scoperto che Itachi è gay, mi ha infilato in un matrimonio combinato che non ho il coraggio di rifiutare, ma che mi preclude la vita con la persona che amo. Tirate le somme, mi chiedo…perché tutti mi ritengono fortunato?»

«È invidia del pene, Sasuke. È invidia del pene.»

Asserisce Akane, seria.

«Sorella, quello era Freud.»

«Quindi Sasuke non ha il pene?»

«Dovremo chiederlo a Naruto.»

«Beh, anche se non ha il pene, di sicuro ha un bel culo.»

«Dovremo chiedere anche questo a Naruto.»

«Ma anche Naruto ha un bel culo! E non penso che Sasuke se lo voglia far sfuggire così.»

«Ma Sasuke non è gay, a quanto dice.»

«No, ma magari è ghei. O forse Gai

«Ma non ha i sopracciglion…»

«Shirakawa smettetela.»

Le due si girano in simultanea verso l’Uchiha, con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.

«Vuoi dire che hai deciso finalmente di uscire dai veli della tua emosa persona e ammettere la tua omosessualità, Sasuke?»

«Volete la storia della ghiacciaia o no?»

Le due annuiscono.

«Allora tacete.»

Silenzio, poi una voce di sottofondo.

«Comunque ha glissato.»

«…La prima volta che ho avuto coscienza della storia tra Itachi e Shisui, è stato alla tenera età di sette anni. Un martellante tum-tum mi impediva di addormentarmi. Neanche la presenza del mio peluche preferito, un volpino che papà mi ha regalato quando avevo solo un anno, riusciva a tranquillizzarmi. Così, coraggio alla mano, ho abbandonato la mia cameretta e mi sono avventurato per i perigliosi corridoi di casa Uchiha alla ricerca di mio fratello.

Ho bussato più volte alla sua porta, ma non apriva nessuno. Nel frattempo, i rumori si facevano sempre più inquietanti. Adesso, ai colpi, si alternavano degli: “Ooooh”, e degli: “Aaaah” e anche dei: “Di più! Di più!”. Ho stretto forte Kitsune a me…»

«Hai chiamato un peluche di volpe, Kitsune, Sasuke?»

Sospiro.

«Sì.»

«Che fantasia per i nomi.»

«Come chiamare un serpente Snake.»

«Già, solo un idiota potrebbe farlo.»

Due colpi di tosse giungono da un punto oscurato della sala. Nessuna illuminazione ci fornisce la terribile visione delle persone radunate lì, ma sappiamo che sono i partecipanti più esaltati.

«Dicevo. Ho stretto forte il mio peluche e, raddrizzati gli occhiali, sono andato verso il rumore…»

«Che bambino coraggioso, Akane!»

«Già! Un vero eroe!»

«…Proveniva dal piano inferiore. – continua Sasuke, con tono di voce che preannuncia una crisi premestruale - Scesi le scale e, una volta giunto a destinazione, mi trovai di fronte alla scena più raccapricciante della mia vita.»

Movimento giunge dal punto oscurato della stanza. Qualche voce.

«Silenzio che ora arriva il meglio!»

«Insomma, Yume stai zitta. Rovini la suspance.»

«Non è colpa mia! È Yoko che mi ha acciaccato il piede!»

«Ma se io sono vicino a Shichan

«Allora chi è che…»

«Ragazze fate silenzio, o non continua.»

Sasuke rabbrividisce, intuendo chi e cosa si cela nell’oscurità. Sa che è meglio dar loro quello che vogliono e nel modo migliore possibile, in modo da non divenire lui stesso vittima sacrificale.

«Shisui stava…beh, ai miei occhi di bambino sembrava semplicemente che stesse abbracciando mio fratello, seduto sulla ghiacciaia. Quello che non capivo era perché Itachi si agitasse tanto, né perché fossero completamente nudi. Fatto sta che non riuscii a distogliere lo sguardo, troppo shockato alla vista di quei corpi che si muovevano simultaneamente e di mio fratello, che, fino a quel giorno, avevo considerato il mio punto di riferimento, con… quell’espressione…gaudente, ecco. L’ultima volta che lo avevo visto così felice era stato quando, a Natale, Tou-san gli aveva comprato la casa di Barbie.

Ma la cosa che non comprenderò mai, non è tanto il loro rapporto – ormai ci sono abituato -; neanche i loro costumi da carota e coniglietto; e neppure quelli di Itachi da Gothic Lolita o simili. No. La cosa che per me rimane, ed è tutt’ora un’incognita è: perché sulla ghiacciaia?»

Cala il silenzio. Qualche singhiozzo commosso.

Le Shirakawa spengono, soddisfatte, il registratore; tolgono l’effetto: “lampi e tuoni” e si ritirano per deliberare.

Ahinoi, cari ed affezionati lettori! L’interrogativo di Sasuke è destinato a rimanere senza risposta. Ma adesso lasciamo stare il nostro emo preferito e dirottiamo la nostra attenzione verso il secondo intervistato.

Lui è il deus ex machina della faccenda!

Il fornitore di ben metà DNA della persona di Itachi!

L’uomo che ha messo lo sperma, i soldi e anche i permessi per saltare il doposcuola!

Colui che si è dimostrato tanto chiuso mentalmente verso le ambigue attività del figlio minore, quanto si è dimostrato aperto verso le oculate scelte di vita del maggiore!

Stiamo parlando di lui!

Signori e signore, ecco a voi: Fugaku Uchiha!

Fugaku Uchiha: l’illusione di normalità che ancora permane.

Il faro, da Sasuke, si sposta verso la persona di un uomo sulla cinquantina.

I capelli scuri incorniciano il volto dai lineamenti marcati, appena segnati da qualche ruga di preoccupazione e d’anzianità.

Come i suoi figli, anche Fugaku sembra emanare quell’aura austera che tiene tutti a distanza, facendone comprendere l’autorevole ed autoritaria autorevolezza auspicante ausili di au

«Aiko, perché hai smesso di scrivere?»

«Ho finito le parole che iniziano per AU.»

«Stai scrivendo un’Alternative Universe su Fugaku Uchiha?»

«Si potrebbe fare.»

Fugaku si fissa intorno spaesato. Lui non voleva essere lì. Lo avevano trascinato in quella stanza con la forza.

D’ora in poi non si sarebbe mai fidato di due adolescenti apparentemente innocue, sorelle dell’insegnante di pattinaggio di Sasuke e sue compagne di scuola.

Mai più.

Dirige lo sguardo terreo verso il figlio. È ancora traumatizzato dalle scottanti rivelazioni di questo.

Infine, schiude le labbra per parlare.

«…la ghiacciaia?»

Sasuke annuisce.

«…yaoi?»

Sasuke annuisce di nuovo.

«…Alternative Universe?»

Risposta nuovamente affermativa.

«…SasuNaru?»

«Tou-san, lascia perdere.»

Si affretta a rimarcare Sasuke, mentre Naruto si accomoda sulle sue ginocchia, posando casti (?) baci sul collo.

«Sasuke… dove siamo finiti?»

«Nei sotterranei della mia scuola.»

Panico. E lui che aveva sempre pensato che il liceo Shitou fosse un istituto serio e responsabile. Invece…

Cosa erano tutte quelle parole strane? E quelle persone? Aveva paura. Voleva tornare a casa.

«Si calmi, Fukagu-san! Deve solo rispondere alle loro domande! È facilissimo, sa?»

Esordisce Naruto; un sorriso a trentadue denti sul volto e una generosa pacca sulla spalla.

Cosa voleva ora il figlio della sua ex-moglie? Cosa? Perché era lì? Cosa volevano sapere di Itachi e Shisui? E, soprattutto, dov’erano i suoi calmanti?

«Bene, signor Uchiha… - comincia Akane. – Lasci che gli spieghi la situazione: stiamo facendo un numero speciale del giornale d’istituto sull’amore che intercorre tra suo figlio Itachi e suo nipote Shisui.»

«Quale amore? Io non ne so niente!»

«Bugiardo.»

Celiano le due Shirakawa.

Infine, Aiko si alza in piedi; una luce satanica brilla da dietro gli occhiali.

«Fukagu Uchiha! Sappiamo che suo figlio Itachi è gay! Ci dica come ha vissuto questa situazione. Ora. Altrimenti…»

«Altrimenti?»

«Altrimenti potremmo rendere pubblica anche la relazione che intercorre tra Sasuke e il suo amato fratellastro.»

«Ma non è giusto! Lui non parla e ci vado di mezzo io? E poi di quale relazione state cianciando?»

«Non sai che le colpe dei padri ricadono sui figli, Sasuke-kun?»

Afferma Akane, sghignazzando.

«E ti dice niente: compleanno di Ino, vodka alla pesca, webcam in camera della Yamanaka?»

«Non è successo niente quella sera!»

«Come fai a dirlo? Eri ubriaco!»

Sasuke sposta lo sguardo verso Naruto, in cerca di conferme. Naruto ridacchia, compiaciuto, con gli occhi che brillano immersi in un ricordo particolarmente piacevole. L’Uchiha avvampa e decide che l’ignoranza, in fondo, è un bene.

«Tou-san…dì loro quello che vogliono, ti prego! La mia vita non sopporterà altri traumi!»

Un padre non può negare ai figli il proprio soccorso, specie se richiesto così ampiamente.

Se poi il figlio in questione è notoriamente instabile, ha lo sguardo da pazzo e impugna un tritacarne, di sicuro non gli si può rifiutare nulla.

«Io… - la voce di Fugaku viene rotta dai singhiozzi ebbri di felicità dell’uomo. – …Itachi non mi ha mai dato modo di sospettare della sua omosessualità. È vero, Mikoto era solita vestirlo con camicette rosa quando era piccolo, e il suo primo giocattolo è stato una Barbie. Ma non ho mai compreso questa sua tendenza. Era un bambino normale e, quando la madre se ne è andata, il fatto che stesse sempre in compagnia del cugino… beh, mi sembrava un fattore positivo. In fondo, mi ripetevo, aveva una figura materna nella zia e Shisui era per lui come un fratello maggiore.»

«Non c’era niente, parte le camice rosa scelte da sua moglie, che potesse indicare l’omosessualità latente?»

«No, nulla. A Natale e ai compleanni gli piaceva ricevere regali come tutti i bambini. Adorava le Barbie. Ricordo la sua gioia quando gli ho regalato la Casa di Barbie, il cavallo di Barbie, la carrozza di Barbie. Davvero. Non mi sono mai preoccupato che potesse essere gay. D’altronde, lui non ha mai fatto nulla che potesse farmi sospettare della cosa. Anche quando faceva accoppiare Ken e Ken, invece di Ken e Barbie, o quando si metteva lo smalto, o quando alla recita scolastica ha voluto interpretare la principessa, solo perché il cugino aveva il ruolo di principe…insomma, era un bambino normale.»

«Lei ha mai pensato di farsi vedere da uno psichiatra?»

«No, mai.»

«Bene, lo prenda in considerazione.»

«Eh?»

«Vada avanti, signor Uchiha.»

«Insomma… quando Itachi, a sedici anni compiuti, mi si è presentato di fronte, mano nella mano col cugino e dichiarando, con un sorriso: “Tou-san, io e Shisui siamo fidanzati.”… Ricordo solo che ho avvertito il peso della mia inettitudine come padre sulle spalle. Ma non potevo distruggere la loro felicità. Itachi aveva perso la madre a causa mia, potevo negargli anche quella gioia dalla vita? Rammento di essermi girato verso Sasuke, che allora aveva solo undici anni, e di avergli rivolto uno sguardo implorante come a dire: “Tu non diventerai mai come tuo fratello, vero figliolo?”.»

«E Sasuke?»

«Beh, la sua occhiata è stata a metà tra il disgustato e il rassegnato. Penso che la risposta che mi voleva dare fosse: “Neanche morto.”»

«Condoglianze, allora.»

Ridacchia Aiko, mentre Akane scatta un’altra foto a Sasuke che tenta di urlare:

«Io non sono gay!»

Naturalmente, le sue proteste vengono bloccate da Naruto.

Come, non vi è dato saperlo. Immaginate liberamente ciò che più si aggrada alla vostra fantasia.

«In conclusione, signor Uchiha?»

«Beh… mio figlio Itachi. Ecco… secondo me non è gay… – silenzio. Tutti fissano Fugaku, poi la porta, aspettandosi l’ingresso della neuro da un momento all’altro. Qualcuno l’avrà pur chiamata, no? - …lui è solo speciale.»

Cari lettori che attraverso centomila perigli siete giunti a questa picciola vigilia, considerate la vostra semenza! Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza!

Naturalmente, la “virtute” l’avete persa da tempo, pertanto noi possiamo fornirvi solo “canoscenza”.

«Come?», vi chiederete voi innocenti fanciulli che pendono dalle nostre labbra come Naruto da parti non meglio precisate di Sasuke.

Ebbene, andando ad intervistare la dolce metà dei cromosomi di Itachi!

Colei che ha causato più traumi a Sasuke di Naruto, Itachi, Shisui, Sakura messi insieme!

Colei a cui il nostro giornale deve tutto, perché senza di lei Sasuke non sarebbe così emo e, diciamolo, accanirsi solo su Neji non darebbe gusto.

Qualcuno leghi Sasuke, per favore, non vogliamo subire le sue urla isteriche.

Sì, le manette sono nell’angolo. Sei un tesoro, Naruto.

Dicevamo.

Ecco a voi…

Rullo di tamburi, un faro viene puntato sull’occupante della sedia di fronte a quella di Sasuke.

Questi si agita sulla propria, a cui è stato saldamente legato. Per nostra fortuna, Naruto ha avuto anche la precauzione di tappargli la bocca con… ehm. Vi interessa sul serio saperlo? Beh, ovviamente con un bavaglio a pallini rosa e gialli.

…Mikoto Uchiha in Uzumaki!

Mikoto Uchiha: Shisui e Itachi? Una sola parola: Wooow!

Ai nostri occhi attoniti, si presenta una donna di rara bellezza; lunghi e lucenti capelli corvini ricadono morbidi fino a metà schiena; gli occhi scuri sono pervi di dolcezza e le labbra morbide appaiono piegate in un sorriso condiscendente, mentre le Shirakawa si accingono a sottoporla alle loro luciferine domande.

«Una persona così disponibile è davvero la madre di Sasuke, Aiko?»

«Stento a crederlo, nee-san.»

«Anche io.»

«Beh, i lineamenti sono quelli.»

«Femminei?»

«Esatto!»

Un mugugno proviene dalla direzione della sedia di Sasuke. Le sue offese vengono filtrate dal bavaglio a pallini.

Ah! Per chi fosse interessato, sappiate che il bavaglio ha l’orlo verde mela!

«Bene, signora Uzumaki. Lei come ha vissuto l’omosessualità di Itachi?»

Mikoto assetta garbatamente le mani sulle ginocchia; riflette un secondo, poi parla, con voce morbida e suadente:

«Ah, ricordo il giorno in cui Itachi si è presentato da me per confidarmi la sua relazione con Shisui. Era una tiepida mattina di luglio; il sole splendeva, Naruto era andato a giocare ai giardini con Sakura e Sasuke…- sospira, nel ricordare i bei tempi andati, quando il suo secondogenito non era ancora diventato l’emo cinico e bastardo che è adesso. - …Itachi, allora undicenne, è venuto a trovarmi. Aveva lo sguardo basso e il visetto tutto rosso. L’ho fatto accomodare e…»

«Undici anni?»

Fugaku Uchiha, evidentemente ripresosi dallo shock dell’intervista, balza in piedi.

«Tuo figlio era gay già ad undici anni e tu non me lo hai detto?»

«Fugaku, è nostro figlio. E comunque pensavo che lo sapessi.»

«Lui non me l’ha mai detto.»

Fugaku scandisce bene le parole. È shockato; attonito. Depresso.

Si dirige verso l’angolino e comincia a dondolare su se stesso, in piena crisi emo.

Ora sappiamo da chi ha preso Sasuke che, dopo quest’affermazione, ha deciso di occupare l’altro angolo.

Quanto a noi, ignoreremo i borbottii del signor Uchiha («Io ho tentato di essere un buon padre. L’ho cresciuto; l’ho allevato… e lui parla più con sua madre che con me!»), e torneremo al racconto della signora Uzumaki.

«Dicevo… abbiamo cominciato a parlare del più e del meno. Sapete, le cose che si dicono tra madre e figlio. – risatina. – Vestiti, trucco… cose normali, insomma. – Questa famiglia ha uno strano concetto di normalità. – Finché non siamo passati all’argomento fatidico.»

«Mi lasci indovinare… - ipotizza Akane. – …ragazzi?»

«Esatto. È stato allora che Itachi mi ha confidato il suo amore spassionato per il cugino. Oh! Ero allibita! Non riuscivo a credere alle mie orecchie!»

«E la sua reazione? Quale è stata?»

«Dunque… - Mikoto ci pensa un attimo, poi sorride. – Beh, ho fatto subito capire ad Itachi come la pensavo. In modo anche molto sintetico.»

«Ovvero?»

«Una sola parola… - prende fiato, prima di emettere un suono ondulatorio; morbido e sinuoso che si snoda come un serpente nell’aere. – WoOow!»

Ah, lettori! Quali perle d’amore materno! Quanta poesia si cela dietro cotante parole.

Siamo commosse, davvero. Mikoto è stata una testimonianza prezios…

«Io vi dico che sta sopra lui!»

«Non è possibile! Insomma, li hai guardati bene?»

«No! No! E no! Il seme è lui

Le voci continuano a provenire dall’angolo buio.

Una foto scivola via dalle mani delle belve inferocite, finendo, casualmente, tra le mani di Fukagu Uchiha.

È evidentemente un fotomontaggio, visto che lui non ha mai incontrato – perlomeno, non in quei termini - la persona a cui appare strettamente abbracciato e intento in atteggiamenti languidi.

Tuttavia, il risultato è realistico e ciò va ancora di più a gravare sulla sua già fragile e disturbata psiche.

«Tou-san… - commenta Sasuke, raccogliendo una foto e aggiustandosi gli occhiali sul naso. Quando si è tolto il bavaglio? Tutti cercano con lo sguardo Naruto, trovandolo legato in un angolo della stanza. Non si riesce a comprendere se è vestito o meno. - …non sapevo che avevi una relazione con il marito di Mikoto. Lei lo sa?»

«Io non ho nessuna relazione con…»

«Oh, dovrò chiedere a Minato di farmi il filmino…»

È il serafico commento di Mikoto, visibilmente scossa da questa mancanza dell’attuale marito.

«Mi…Mikoto…»

Uno stuolo di ragazze si fionda sulla signora Uchiha in Uzumaki, travolgendola di urla isteriche del tipo: «Mi adotti, la prego!», o: «Mi faccia l’autografo.».

Solo una forza potentissima riesce a richiamare indietro le pazze inferocite. Quella forza, prende il nome di:

ShisuiItachi

Esatto, riprendiamo l’intervista, ansiose zollette di zucchero assetate di gossip!

Indi per cui, andiamo a puntare il faro su colei che, per prima, ha compreso le doti (fisiche) di Naruto Uzumaki! Colei che si è trovata, suo malgrado, immersa nella famiglia più emo, fesciòn, e yaoi del mondo! Stiamo parlando di...

…Hinata Hyuuga!

Hinata Hyuuga: una bambola di ghiaccio immersa nell’abisso dell’ingenuità.

Silenzio in sala; la piccola Hinata arrossisce di fronte alla luce abbagliante della lampada che fa risaltare i suoi lineamenti delicati.

I grandi occhi azzurro ghiaccio scattano nervosamente, cercando un punto sicuro in cui posarsi senza parere imbarazzati.

Infine, Akane Shirakawa pone la fatidica domanda:

«Hinata, tu hai conosciuto quest’anno Itachi e Shisui. Come ti è sembrato il loro rapporto?»

«Beh… - la voce della piccola Hinata riempie il silenzio della stanza. Arrossisce graziosamente, ma Sasuke è troppo occupato a tenere legato Naruto per accorgersene. - … Shisui-san ed Itachi-san sono due persone molto gradevoli. Sempre gentili ed educati, sebbene abbiano dei gusti un po’… strani, ecco.»

«E che gusti!»

Commenta una voce proveniente dall’ormai conosciuto angolino buio.

«Già fossero tutti così i gusti dei ragazzi! Mi ci fionderei a pesce!»

«Peccato che i migliori siano sempre tutti occupati.»

«Già, e se non sono occupati, sono gay.»

«E questo sarebbe un problema?»

Le ragazze si guardano tra loro; una luce malvagia brilla nei loro occhi che risplendono nell’oscurità.

La risposta la possiamo intuire dallo sguardo satanico che lanciano a Sasuke - comodamente seduto di fronte a un Naruto ancora legato -, che sta sadicamente punzecchiando il fratellastro.

Appena questi percepisce gli sguardi, si volta di colpo, balbettando una patetica e surreale giustificazione:

«Non è come sembra…»

«Certo, Sasuke. L’importante è esserne convinti. Procedi pure, Hinata. Cosa intendi per: “gusti strani”?»

«Ecco… ad esempio, i vestiti. Ogni tanto ho visto Itachi-san vestito da coniglietto, mentre Shisui-san indossava un bizzarro costume da carota. Deve piacergli molto recitare, perché ne hanno veramente tanti di travestimenti. Spero che un giorno mi facciano assistere ad una loro rappresentazione.»

«Ho il sospetto che questa sarà l’intervista più difficile, Aiko.»

«Già, nee-chan. Già. Hinata, ignora Sasuke che sta correndo per scappare dalle ragazze. No, non ti curare del fatto che lo hanno spogliato. Non sente freddo. La sofferenza fa parte del suo essere emo. Vai avanti.»

«Beh, una cosa c’è da dire: si adorano. La famiglia Uchiha è molto unita, da questo punto di vista…»

«Quale punto di vista?»

Una delle ragazze spunta fuori dall’ombra, ma viene prontamente trascinata indietro.

«Pilika, dovresti calmarti. Seriamente. Falla finire di parlare.»

«Voglio dello yaoi. Ho bisogno di yaoi. Datemi lo yaoi!»

«Questo è un bisogno sano e normale. Lo avrai, ma porta pazienza.»

«No! Non capite! SasuNaru, NaruSasu…ormai non ha più importanza, ma datemelo!»

«Forse posso scrivergli una fanfiction crack pairing… stavo pensando ad una FugakuSasuke…»

«No!»

L’urlo si propaga come un sol uomo verso la povera creatura avventata che ha osato sconvolgere il delicato equilibrio mentale delle presenti.

«Ma sempre Uchihacest è…»

Piagnucola la sventurata.

«Tifa, portale via. Pilika ha bisogno di una trasfusione e Mikky deve riprendersi dalla sua mania di scrivere su ogni cosa che si muova. Scusate l’interruzione! Continuate pure!»

Hinata fissa sconvolta le due ragazze che vengono portate via. Una di loro è in evidente stato di astinenza; l’altra digita freneticamente qualcosa sul proprio cellulare.

Sta per andare a chiedere se stanno bene, ma viene bloccata e costretta a continuare il racconto.

«Ricordo una sera che siamo andati tutti insieme al cinema, io, Sasuke-san, Itachi-san e Shisui-san. Avevamo preso molte caramelle. Itachi stava guidando e, di tanto in tanto, Shisui-san lo imboccava con i dolcetti. – respiro. Fa un secondo mente locale. – Ad un certo punto, gli ha passato una caramella alla fragola. Itachi-san ha rifiutato e Shisui-san, allora, gliene ha porta un’altra, chiedendogli: “Alla banana?”.

Non so con precisione cosa sia scattato nella mente di Itachi-san. Però deve aver avuto un malore, perché si è gettato subito addosso al cugino. L’unica cosa che non mi è chiara, è perché avesse la testa in mezzo alle sue gambe… - qualcuno sghignazza, mormorando un: «Eh, lo sappiamo noi perché.». – Ma ciò che mi ha sorpresa, è stata la reazione di Sasuke-san. A quanto pareva, voleva partecipare anche lui a quella dimostrazione d’amore familiare, perché si lanciato in avanti, cadendo riverso addosso ad Itachi-san, urlando una frase piena di bisogno; di desiderio… ecco, suonava molto come una richiesta…»

«E che cos’ha detto?»

«Mi vergogno…»

«Su, non fare la timida.»

«Beh, ha urlato: “Cazzo! Itachi! Cazzo!… - urletti deliziati. Qualcuno urla: «Threesome!». Gli arriva in risposta un severo: «Linnie, dovremo fare qualcosa per questa tua fissa, lo sai?» - …il volante!”»

Hinata conclude. Tutti si girano verso Sasuke che, nel frattempo, è riuscito a recuperare almeno i propri pantaloni e a rimettere i suoi a Naruto, anche lui spogliato dalle implacabili fanghérls.

«Certo che tu sai come rovinare i momenti romantici, eh?»

Sbotta Aiko, non senza intimare, con un cenno della mano, ad Akane di scattare una fotografia dei due fratellastri mezzi nudi.

«Che ho fatto stavolta?»

Domanda l’Uchiha, non comprendendo il motivo di tanta ostilità nei suoi confronti.

Stavolta non c’entra assolutamente nulla! Stava soltanto preservando la propria castità!

«Sei sempre il solito.»

Sbuffa Aiko.

«Già, non permetti mai a nessuno di divertirsi. - Concorda Akane, prima di rivolgersi nuovamente alla piccola Hyuuga. – Per concludere, Hinata? Cosa ne pensi di Shisui e Itachi?»

«Sono… - arrossisce. - …sono pucchosi, ecco. Ma… io sinceramente… preferisco…»

«Ehi, Hinata! Sai che sei proprio carina quando arrossisci?»

Urla Naruto dal fondo sala, comodamente seduto sulle gambe di Sasuke dopo averlo buttato a terra.

Finalmente qualcuno l’ha notata.

A quanto pare non deve esserci abituata, perché è svenuta.

Ah, i casi della vita!

Ma adesso, cari e appassionati lettori, siamo arrivati al culmine dell’intervista.

Dopo aver analizzato l’emosa esperienza di Sasuke; i turbamenti di Fugaku; l’esaltazione ammirabile di Mikoto e l’ingenua consapevolezza di Hinata, dirottiamoci verso coloro che conoscono alla perfezione Shisui e Itachi.

Sì, signori. Come sapete, ogni rappresentazione, per aver successo, ha bisogno di un pubblico.

E chi, meglio di loro? Chi avrebbe potuto dedicare tutta la propria esistenza ad osannare questa libidinosa coppia? Chi, se non coloro che muovono segretamente le fila dello Shitou?

Sì, cari lettori! Stiamo parlando di loro.

Coloro che, finalmente, hanno deciso di aprirci le porte del loro mondo segreto, in modo da scoprire tutti i risvolti sul cest più bello del mondo.

Loro sono…

Un fulmine cade al centro della stanza. Le fondamenta della scuola tremano, mentre il vento comincia ad ululare all’esterno.

Le losche figure nascoste nell’ombra si fanno avanti, sotto la luce azzurrina dei tuoni.

Naruto trema, abbracciando forte Sasuke che, prontamente, ricambia, spinto in special modo da un brivido gelido lungo la schiena.

Poi, si ricorda di fronte a chi si stanno abbracciando, e scansa bruscamente il fratellastro.

Ma ormai è troppo tardi.

«Oh! Guardate che carini, si sono abbracciati!»

«Già, sono così… così…»

«Pucchosi

Esordiscono tutte insieme, lanciando urletti esagitati. Qualcuna è prossima all’orgasmo, altre scattano foto. Alcune, più minacciose, prendono appunti su ogni cosa che gli capiti a tiro: fazzoletti, bloc notes, pareti della scuola, guancia dell’amica…

Sì, tesorini. Stiamo parlando delle…

…YAOI FANGIRLS.

Yaoi Fan Club: una vita trascorsa alla ricerca dell’illuminazione (a luci rosse).

Prima tappa: ingresso allo yaoi fan club

Le due Shirakawa vengono bendate. Nessuno deve conoscere l’ubicazione del club più terrificante della storia dello Shitou.

È una ragazza ad accompagnarle; capelli corti e neri; occhi nocciola sormontati da occhiali dalla montatura fine e tutta l’intenzione encomiabile di far loro da guida.

«Prego, da questa parte.»

Indica, naturalmente non pensando che, essendo bendate, non possono vedere dove vanno.

Ma questi sono dettagli, perché chiunque si lasci guidare dall’amore per lo yaoi, rintraccerà la sede del club con gli occhi dello spirito.

Un po’ della serie: “Va dove ti porta il pairing”, ecco.

Le giornaliste sentono rumori di chiavi, lucchetti e saracinesche che si alzano.

La guida digita un codice su una piastrella luminosa; l’ultima porta si apre. Entrano. Si richiude.

Le Shirakawa vengono sbendate.

Davanti a loro, si prospetta uno scenario apocalittico.

La prima sala che appare ai loro occhi meravigliati e liberati dalla prigionia della benda è l’atrio, ove troneggia un’enorme tavola rotonda.

Si chiedono dove sia Re Artù e cavalieri, ma la guida si rifiuta di rispondere.

Su ogni sedia, è presente un nome in codice che indica l’iscritta al club. Nomi strani e arcani, tipo: Thrin89; Kikka; Ladyvale; ecc… ; due pareti, sono tappezzate di foto di ragazzi intenti in effusioni più o meno caste; una di queste, per la precisione quella frontale, è coperta da un pesante sipario di velluto rosso; la quarta, quella da cui sono entrate, presenta oltre all’ingresso, quattro porte con relative scritte: Fanfiction; Doujinshi; Laboratorio di Fotografia; Laboratorio di Glottologia.

Numerose ragazze sono sedute al tavolo. Ad un occhio attento, potrebbero sembrare fanciulle normali, ma la loro frenetica attività le tradisce.

Chi scrive, chi disegna… tutte lavorano con sguardo allucinato alle proprie creazioni. La guida non fa una piega, si limita a sorridere pacatamente di fronte all’espressione stupita delle Shirakawa.

«Benvenute nello yaoi fan club.»

Notano, però, due gruppetti agli angoli (quali angoli?) del tavolo: su di loro grava una nube temporalesca.

Chiedono spiegazioni alla guida che si volta verso Akane, fissandola perplessa.

Per lei è così chiaro e logico che sia così; è talmente abituata a questa realtà che non può essere il contrario.

Indica i membri dei gruppi e i nomi sulle sedie.

Nel gruppo di destra, troviamo elementi come: Kurenai88 e Rei_murai; del gruppo di sinistra fanno parte gentaglia dello stampo di Kodamy – momentaneamente assente – e Miyuk.

«Allora?»

La guida sbuffa, prorompendo in un: «Mh.» infastidito, prima di schiarirsi la voce e parlare:

«Tifano Crack Pairing – indica il gruppo a destra - …e NaruSasu

Conclude, indicando le sedie a sinistra, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

A questo punto, le Shirakawa domandano cosa ci sia dietro le porte. In particolare, la sezione Doujinshi e Fanfiction le interessa parecchio, ma proprio lì la guida proibisce loro di entrare.

«E’ materiale top secret. – afferma, con tono deciso. – Non possiamo ancora divulgarlo.»

In compenso, si siede su una sedia che porta inciso il nick di rekichan e fa accomodare Akane e Aiko in due posti appartenenti rispettivamente ad una certa suzako e ad una tale Lady Antares Degona Lienan.

Una volta accomodatesi, cominciano:

«Allora – parte Akane – quando è nato lo yaoi fan club?»

«Da sempre. C’era quando ho iniziato la scuola. C’era quando l’ho finita. Ci sarà sempre, perché lo yaoi non morirà mai.»

Le due Shirakawa si domandano quanti anni abbia la guida e, soprattutto, perché sia ancora lì se ha terminato gli studi ma, si sa!, le Yaoi fan possono questo ed altro; perfino superare i limiti spazio-temporali che la natura ha imposto ai comuni mortali. Quindi, andiamo avanti.

«E… Shisui e Itachi?»

Gli occhi della guida si illuminano.

«Ah, loro… - sospira – Sono stati la miglior coppia Yaoi mai passata per lo Shitou. Fanservice a non finire. Itachi frequentava le medie qui vicino e per tre anni siamo state deliziate dalle loro scenette in cortile. Purtroppo, il materiale del tempo trascorso è andato distrutto per la maggior parte…»

Aggiunge, con rammarico.

«E quanto è rimasto?»

«Poca roba…- altro sospiro. – due o tremila GB di foto; altrettanti di video… due sgabuzzini di poster a grandezza gigante e questa… - indica la tenda rossa a tutta parete dietro di lei. – Capirete che non basta a soddisfare le esigenze di tutte noi.»

«Ovviamente – celia Aiko, prendendo appunti. – E… cosa c’è dietro la tenda?»

«Oh, solo una piccola foto…»

La guida tira un cordone rosso e il sipario si solleva, mostrando di fronte agli occhi attoniti delle Shirakawa l’ottava meraviglia del mondo.

Un aitante ragazzo, di circa vent’anni, stringe la vita di un altrettanto avvenente fanciullo, ancora nel fiore della pubertà.

I loro occhi si incrociano; azzurro ghiaccio nel nero più scuro della notte; le gote del più giovane sono teneramente imporporate, mentre una pioggia di petali rossi cade su di loro; le labbra protese come a chiedere un bacio…

Tutto questo, in una gigantografia a tutta parete.

Aiko sobbalza, emettendo un gridolino eccitato. Akane scatta fotografie alla foto.

La guida sospira, ammaliata come al solito dall’estatica visione.

Poi, parla:

«Era il ballo di fine anno. – mormora. – I sedici anni di Itachi. Shisui aveva finito il Liceo l’anno precedente. Il giovane Itachi era triste, solo e abbattuto. Numerose ragazze e altrettanto numerosi ragazzi avevano avuto l’ardire di invitarlo a ballare, ma lui aveva declinato tutte le proposte, restando da solo. Tutti noi ci chiedevamo con chi avrebbe ballato per sopperire alla mancanza dell’amato quando…- fa una pausa, riprendendo fiato. - …le luci divennero soffuse; la musica si spense… un giovane aveva fatto il suo ingresso nella sala. Era alto; bellissimo e con gli occhi color del ghiaccio fissi sul piccolo Itachi. Lo smoking fasciava alla perfezione il fisico snello e le spalle ampie; passo dopo passo, con incedere elegante e regale, si è avvicinato a lui e gli si è inchinato davanti, invitandolo a danzare.»

Le Shirakawa rimangono ammutolite, di fronte all’enfasi del racconto.

Gli sembra quasi di sentire la musica romantica che si diffonde nell’aria; di cogliere la tensione erotica che i due ragazzi si scambiano con un solo sguardo; la mano di Itachi che si poggia candidamente su quella di Shisui, prima di cominciare a danzare sotto una pioggia di rose; le Yaoi fans appollaiate su una scala a lanciare i suddetti petali…

Ah! Che pathos! Che leggiadria! Che…lovelove!

«E non è tutto. – aggiunge la guida. – Seguitemi!»

Seconda tappa: Laboratorio di fotografia

La guida apre la prima porta.

Immediatamente, le Shirakawa si trovano catapultate in un mondo colorato e fantastico.

No, non stiamo parlando del Paese delle Meraviglie di Alice. No, neanche dell’Isola che non c’è. No! Quante volte devo ripetervi che non siamo finiti neanche nella camera di Deidara?

Insomma, il luogo a loro mostrato è molto meglio!

Le pareti sono tappezzate di foto di ragazzi in pose languide. Svariate immagini ritraggono Sasuke mentre viene imboccato da Naruto; o mentre lo tiene in braccio o…

«Come fate ad avere quella foto?»

Urla Sasuke, alla vista di una fotografia che non sarebbe mai dovuta esistere.

Le Shirakawa fissano perplesse l’immagine: Sasuke dorme con Naruto appoggiato a sé. I due ragazzi stanno chiaramente dividendo il letto. La foto è stata appena sviluppata.

«Oh, questa foto risale a qualche giorno fa, quando Sasuke è andato a dormire a casa di Naruto. - Asserisce la guida, gongolante. Afferra delicatamente la foto, mostrandola alle due giornaliste. - Non sono adorabili?»

«Sasuke, allora è vero che hai certe tendenze.»

Commenta Aiko, spostando lo sguardo dalla foto all’Uchiha.

«E noi che ci divertivamo solo a prenderti in giro.»

Continua Akane.

«Abbiamo solo dormito!»

«Ovviamente, mica come al quindicesimo compleanno di Ino Yamanaka.»

Sasuke si volta verso la guida, fulminandola con lo sguardo. La ragazza fa la vaga, mentre un film molto eloquente viene proiettato sulla parete alle sue spalle.

L’Uchiha sbianca, deglutendo. Non ricorda assolutamente niente di ciò che accaduto quella sera, né di quando e come sia stato girato quel filmino. Ma, come ha sempre sostenuto, l’ignoranza è una virtù da mantenere il più a lungo possibile, quindi tenta di corrompere l’addetta alla proiezione ad interrompere il filmato.

«Cosa vuoi in cambio?»

Sibila ad una ragazza mora, con indosso una maglietta recante il nick di Venia.

Questa ghigna.

«Cosa sei disposto ad offrire?»

«Tutto, ma interrompi questo video.»

Ahinoi, Sasuke dovrebbe imparare che non si deve mai promettere una cosa ad una yaoi fan.

Perlomeno, se si tiene alla salute del proprio fondoschiena.

A Venia, infatti, si illuminano gli occhi.

«Tutto, tutto?»

Sasuke annuisce. E solo dopo comprende di aver fatto l’errore più grande della sua vita.

Infatti, la ragazza chiama immediatamente Naruto, costringendo i due in una stanza adiacente e scusandosi con le Shirakawa.

«Perdonatemi, ma il lavoro mi attende.»

Annuncia, sparendo dietro la porta con i due ragazzi.

La guida non pare sconvolta.

«Quella è Venia, la nostra cameraman di fiducia.»

«Intuivamo.»

Confermano le Shirakawa, mentre la guida si siede di fronte ad un computer, aprendo una cartella che va sotto il nome di: “coppie”.

Agli occhi delle Shirakawa si apre la più grande raccolta di immagini al mondo.

La suddetta cartella, ne contiene all’incirca un altro centinaio. Tutti gli studenti della scuola sono stati bene o male accoppiati tra di loro e, su ciascuno, esiste un dossier dettagliato con tanto di foto.

«Qui abbiamo le ChojiShika; le GaiLee… ultimamente abbiamo delle ragazze che si stanno interessando alle GaaraLee. Avete presente Gaara, il piccoletto emo del primo anno? Bene, lui. Ah! Qui abbiamo le SasukeNeji. – la guida apre una cartella, contenente un’infinita serie di scatti raffiguranti i due ragazzi in ogni momento della giornata. – Stateira a volte esagera. – commenta, storcendo il naso – Quella dove Sasuke vomita addosso a Neji in pulman la poteva risparmiare, ma si sa! Ognuna ha le sue fissazioni. Ah, qui ci sono le ShinoKankuro… avete visto come sono carini insieme? Ormai fanno coppia fissa, anche se per un certo periodo… - apre un’altra cartella - …andavano di moda le ShinoKiba. Oh, abbiamo anche una sezione yuri...»

Le Shirakawa lasciando scorrere perplesse lo sguardo sulle coppie yuri della scuola. Ce ne è per tutti: SakuraIno; SakuraHinata; InoHinata…

«E… quella?»

La guida spegne il computer, proprio mentre il mouse stava evidenziando una cartella molto particolare.

«Ops, saltata la corrente. Che peccato. In quest’altro computer…»

La ragazza passa ad un altro computer, mentre le Shirakawa celano con signorilità un brivido lungo la schiena, causato dalla scoperta dell’esistenza del pairing: AkaneAiko.

Fatto sta che, da quel momento, cominciano a guardarsi intorno, improvvisamente terrorizzate da eventuali bagliori nascosti. Non sia mai fossero flash fotografici.

«Questo pc contiene interamente immagini ShisuiItachi. Se volete accomodarvi…»

Le due Shirakawa si siedono, ancora leggermente inquietate.

Subito, la guida mostra loro l’intero archivio di immagini raccolte dallo yaoi fan club sui due Uchiha. Di fronte agli occhi attoniti delle due giornaliste, sfilano abbracci; baci; occhi che si fissano languidi traboccando amore da ogni singolo millimetro di cristallino…

Per loro è impossibile non lasciarsi coinvolgere dal lovelove che impregna quelle foto; impossibile trovare le parole per descrivere la reazione di fronte a tale espressione di amore e devozione…

Insomma, il rischio di annegare nella propria bava è tale che la guida deve chiudere il file abbastanza rapidamente e accendere i deumidificatori.

«Beh, qua dentro abbiamo finito. – commenta, pulendosi le labbra con un fazzoletto. – Se volete seguirmi…»

Terza tappa: laboratorio di glottologia.

Le Shirakawa entrano nell’ultima stanza a loro concesso di visitare.

Differentemente dalle altre, questa non presenta poster, né foto appese alle pareti.

Le mura, infatti, sono coperte interamente da maestosi impianti di registrazione; ad un tavolo circolare, varie ragazze appaiono impegnate nella decifrazione di grafici incomprensibili ai più.

I loro nomi spiccano in scarlatto sulla maglia nera che indossano: LadyKokatorimon; Nanoda; Capitatapercaso; RuKiA e Nightmare.

La guida fa loro cenno di seguirla. Attraversano la stanza, raggiungendo una ragazza impegnata con un enorme apparecchio.

Una bobina continua a girare ripetutamente nei grandi dischi di fronte a lei; una linea verde, simile a quella di un elettrocardiogramma, si dipana ripetutamente sullo schermo di fronte a lei.

Scatto. Ripetizione degli stessi segni. Si stampa un grafico.

Il processo riprende.

«Vi presento Kei_saiyu. – annuncia la guida. Scuote la ragazza che non parve averla minimamente udita. Questa si gira, scoccandole un’occhiata seccata. Indi, si toglie le cuffie isolanti, lanciando uno sguardo infastidito alle due giornaliste. – È la nostra programmatrice di fiducia. Al momento sta lavorando ad un progetto indispensabile per il nostro club

«Interessante.»

Commenta Aiko. Akane scatta una foto.

«A cosa stai lavorando, Kei?»

La ragazza assume improvvisamente un’aria professionale. Ruba gli occhiali alla guida, zittendo le sue proteste con un: «Tanto tu non ci vedi lo stesso.», e gli inforca per darsi una parvenza di serietà.

Ovviamente il tentativo fallisce miseramente, ma questo non ci interessa.

«Dunque. Abbiamo scoperto di recente che, quando Itachi scorge Shisui in lontananza, emette un verso particolare. – indica il grafico sullo schermo. – Questo è un suono ondulatorio che rispetta quasi perfettamente la curva di Gauss per quanto riguarda l’effetto parabolico. Come potete vedere dal grafico, il suo movimento ondulatorio descrive alla perfezione una vibrazione di…»

«Ok, ma… in sintesi?»

Kei sbuffa, infastidita da cotanta ignoranza. Lancia un’occhiata seccata alla guida che, con un cenno del capo, le lascia comprendere la propria comprensione.

Come si fa a non afferrare concetti così semplici… Insomma, è come dire che nessuno si è accorto che a Tobi piace il giallo, che Itachi e Shisui stanno insieme, che Sasuke è gay…

«Per voi profane, dovrebbe suonare all’incirca come: “WoOow”»

Le Shirakawa annuiscono. Adesso hanno compreso e concordano con loro che è veramente un suono arcano e misterioso che lascia aperte mille e più supposizioni.

«La nostra domanda è: a cosa serve? – continua Kei – Un richiamo che il proprio uke lancia al seme? Vuol dire: “sbattimi”; “prendimi”; “fammi tuo” o cos’altro? La differenza è fondamentale per noi!»

«Quante storie per un versetto senza senso.»

La guida, Kei, le Shirakawa e le altre yaoifan presenti in sala si girano di scatto verso l’intruso.

Rimangono allibite nel trovarsi di fronte Sasuke Uchiha, con un enorme sacco di yuta sulle spalle pieno di quelle che sembrano foto e videocassette.

Ma la sorpresa non è tanto il fatto che l’Uchiha si trovi lì, quanto la sua affermazione.

Un versetto senza senso.

E se fosse…?

«Un versetto senza senso…»

Commenta LadyKokatorimon, rigirandosi la frase fra le labbra. Lo stesso fanno le altre ragazze, prima che i loro volti si illuminino di un immenso sorriso.

Sasuke indietreggia. Quando una yaoi fan è felice, di solito significa che sta per rendere infelice lui.

Inoltre, si rende conto che è proprio nella tana del lupo.

Ma ormai è troppo tardi.

«Sasuke! – urlano in coro, deliziate. – Un versetto senza senso! Sei un genio!»

«Già! – conferma Kei, soddisfatta. – Un versetto senza senso che l’uke usa per risultare più pucchoso di fronte al suo seme! Ma tu come fai a saperlo?»

«Te lo fa Naruto, eh?»

Domanda maliziosamente RuKiA, dando una gomitata complice a Sasuke.

Akane scatta foto all’eroe del giorno. Vede già i titoli del prossimo numero: “Uchiha Sasuke risolve il mistero millenario dello Yaoi Fan Club: pura e semplice casualità o prova tangibile della sua omosessualità latente?”.

Sasuke scuote il capo.

«No. Naruto fa: WuuOuuW

Spiega. Improvvisamente nella sala cala il silenzio e numerose paia di occhi lo fissano sbigottite.

«E tu come lo sai?»

Domandano in coro le voci esaltate delle fanciulle, improvvisamente assetate di notizie.

C’è una regola che ogni uomo deve imparare, quando ha a che fare con una yaoi fan: mai – mai! – lasciar supporre di sapere qualche segreto su un altro ragazzo.

La mente della ragazza in questione comincia ad elaborare l’informazione, aggiungendovi svariati particolari mai detti e frutto solo della sua fervida fantasia ma che, nella sua testa, diventano improvvisamente attendibili quanto la realtà stessa.

Per farvi un esempio, se Piero dice: «A Gianni piace la marmellata alle fragole.», la yaoi fan non penserà mai: «Ah, te l’ha detto lui?».

No! Il ragionamento della fanciulla è molto più complesso. Inizierà a chiedersi come ha fatto Piero a scoprirlo, quali sofferenze psicologiche implica la passione di Gianni per la marmellata e, soprattutto, come usa la marmellata di fragole. Perché ovviamente non può semplicemente piacergli come alimento.

E poi perché dirlo proprio a Piero? Se era una cosa da poco conto poteva dirla a chiunque!

Magari il suo amore per tale marmellata è dovuto al trauma infantile del padre che lo molestava sessualmente; o della madre che lo ha venduto ad un bordello…

La conclusione di tale ragionamento, sarà: Piero era a casa di Gianni. I genitori erano usciti e stavano facendo merenda. Casualmente, Piero aveva portato la marmellata di fragole: il modo sensuale di Piero di mangiare tale marmellata ha spinto Gianni a confessargli il suo passato tragico. Da lì, si è sviluppata una crescente tensione sessuale – d’altro canto già presente fra i due dalla più tenera infanzia, solo che non se ne erano ancora resi conto – che ha portato Piero a baciare il volto di Gianni, coperto da marmellata, fino a giungere alle labbra rosse e turgide come due boccioli di rosa. Dopo la ritrosia iniziale di Gianni, hanno lasciato libero sfogo alla reciproca passione, consumando il loro amore sul divano del salotto e utilizzando la marmellata di fragole per rendere più vivace il loro rapporto. Ovviamente, dopo si sono messi insieme e mantengono la loro relazione segreta. Se Piero mi ha fornito quest’informazione, vuol dire che vuole che io sappia della loro storia.

In base a tale ragionamento, risponderà all’affermazione di Piero: «A Gianni piace la marmellata alle fragole», con un sentito: «Oh! E da quanto state insieme?»

Naturalmente Piero, che non è una yaoi fan e non si rende conto di cosa ha scatenato, cercherà di negare, ma sarà inutile, perché da quel momento lei sarà fervidamente convinta che stiano insieme e tutto ciò che Piero dirà e farà per dimostrarle il contrario servirà solo ad accrescere la certezza di quel rapporto.

In sintesi, la regola primaria con una yaoi fan è: non parlare mai di altri ragazzi in sua presenza, neanche se è di vitale importanza.

Specie se, come Sasuke Uchiha, sei già nel loro mirino da molto, molto, molto, molto tempo.

Il ragazzo comprende il proprio errore. È il panico.

«Ehm…»

Gli occhi neri saettano per la stanza cercando una via di fuga, ma è circondato. Cominciano a sudargli le mani; il sacco gli sfugge dalle dita. Fa in tempo a recuperarlo, ma una foto sfugge.

Aiko la raccoglie.

«Sasuke, che ci fai con tutte quelle foto di te e Naruto?»

«Oltretutto… che ci fate nudi in camera di Ino Yamanaka?»

«Quello è un peluche di Hello Kitty?»

L’Uchiha si fa paonazzo. Strappa la foto dalle mani di Aiko, rimettendola nel sacco.

Svelto come un ladro, se lo ricarica in spalla e, con voce imbarazzata, annuncia:

«Io… Ehm… Devo andare!»

Detto questo, si defila, lasciando le yaoi fan a ciarlare sull’accaduto, mentre le due Shirakawa si ripromettono di indagare meglio sulla già citata festa dei quindici anni di Ino Yamanaka. Chissà che non venga fuori un altarino che Uchiha cerca di tenergli nascosto.

«Nah. – commenta la guida, mentre lasciano il laboratorio. – Purtroppo Sasuke era ubriaco e non si ricorda niente. Ma se volete il SasuNaru come Coppia Speciale per il numero del prossimo anno, siamo pronte a fornirvi tutto il materiale che volete

Cari lettori, come ogni anno, questo numero si avvia alla sua conclusione.

Sì, sappiamo che attenderete con ansia il prossimo, ma non temete! Ancora non abbiamo finito!

«Ancora no? Per quanto avete intenzione di tenerci qui?»

Ovviamente, Sasuke deve sempre rovinare i momenti di maggior pathos.

Quel ragazzo non sa proprio quando deve stare zitto. Dovremmo incaricare Naruto di zittirlo.

Certo Naruto, puoi utilizzare il metodo che preferisci. No, non c’è problema se è vietato ai minori: non ci piace la censura.

Certo che puoi trascinarlo in camera! Ecco, bravi… andate, mentre noi concludiamo il numero con una chicca per i nostri lettori!

Esatto gente, le sorprese non sono ancora finite! Difatti, dopo aver svelato il trascorsi infantili da voyer di Sasuke; la demenza precoce di Fugaku; l’ingenuità ossessiva di Hinata; la saggezza di Mikoto; e il sadico divertimento delle yaoi fan girl, andiamo a parlare direttamente con i protagonisti del nostro numero.

Sì, avete indovinato! Abbiamo qui in sala niente poco di meno che…

Shisui e Itachi: il profumatissimo, coloratissimo, morbidissimo, fragrantissimo, delicatissimo, fiore dell’aMMMMMMMMMMore!

La sala si fa nuovamente buia. Rimane tale per qualche minuto poi il soffitto si apre.

Nello scantinato dello Shitou, cala una palla da discoteca che proietta in giro luci iridescenti, illuminando l’angusto spazio.

Da qualche parte, in un angolo, Sasuke e Naruto sembrano interrompere bruscamente qualcosa. L’Uchiha recupera gli occhiali, mentre una delle due figure, in piedi sulla sfera, urla:

«Otooto! Era ora che ti dessi da fare con Naruto! Ciao otooto due!»

Saluta, con un cenno della mano.

Naruto ricambia con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia ed in mano gli occhiali del fratello.

Nel frattempo, la sfera si blocca. I due ragazzi saltano giù con un movimento fluido; le camice bianche svolazzano nell’aria; il vento porta alle narici dei presenti il delicato aroma dei loro balsami e dei…

«Yayyyyyyyyyyyy! SHISUI E ITACHI!»

…dei ferormoni, of course.

Gli sguardi dei presenti sono tutti puntati su di loro: la coppia del secolo; la leggenda vivente.

Parecchie yaoi fan girl svengono: per loro erano delle icone viste solo in foto. I membri più anziani del club si inchinano di fronte alle loro divinità; qualcuna è caduta in estasi contemplativa di fronte al sorriso di Shisui e allo scintillio malizioso nei suoi occhi color ghiaccio mentre abbraccia l’amante di fronte a tutti.

Itachi alza il braccio, salutando l’orda delle fan e sorridendo ai flash delle macchinette fotografiche.

Un gruppetto di ragazze gli si avvicina; una dai lunghi capelli neri picchietta sulla sua spalla.

«Faresti una foto con Sasuke, per favore? Per favoreeeee!»

Supplica, mentre le sue amiche sgranano alla meglio i loro occhi, sperando di far leva sul lato tenero di Itachi.

«Ainsel, Kiki e Princess89ssj non impareranno mai.»

Commenta la guida allo Yaoi Fan Club, beccandosi uno schiaffo in testa da una ragazza bionda al suo fianco, la cui maglia nera della divisa del Club porta dipinto il nome di: Mika-mika.

«Ma se stai palpitando anche tu per avere quella foto! È solo quel briciolo di inesistente dignità che ti è rimasta, e il non voler sostenere il muso di Kei che ti impediscono di andare ad implorare con loro!»

È il caos. Itachi, condiscendente, afferra Sasuke. Ma Naruto non vuole mollarlo e rimane ostinatamente attaccato al piede del fratello, urlando: «E’ mio! Tu hai già Shisui!»

Gridolini eccitati invocano la Threesome; altre, più serie, pretendono il bacio tra Itachi e Sasuke. Altre ancora esigono che i tre fratelli facciano un’orgia di fronte a loro. Sono delle professioniste e non si accontentano di poco.

Una ragazza, Ellie, ancora confusa su ciò che è giusto e sbagliato nella vita, cerca di afferrare Sasuke e trascinarlo verso Hinata che, nel frattempo, si è aggrappata a Sakura in cerca di conforto, ma l’Haruno è troppo concentrata nel conversare con Venia sulle inquadrature migliori per riprendere Sasuke e Naruto mentre sono impegnati in “certe” attività.

«Ho il sospetto che non sia stata una grande idea far venire qui Shisui e Itachi.»

Commenta Aiko, sistemandosi pacatamente gli occhiali sul naso.

«Già. Mi sa che prima dovevamo mandare via lo Yaoi Fan Cl…»

Akane non riesce a terminare la frase. Una forte luce si diffonde nella stanza. È accecante; fastidiosa e, in mezzo a tale bagliore, ci sono loro, impegnati nel più appassionato dei baci.

Shisui si stacca da Itachi, i due si voltano, sorridendo a tutti i presenti.

Quindi, salgono nuovamente sulla sfera iridescente e lasciano la sala, scambiandosi sguardi adoranti e intrisi di lovelove.

Una volta scomparsi, la folla si disperde, commentando l’avvenimento.

Zaza-chan propone di proclamare la giornata festa Nazionale: le altre Yaoi Fans approvano. Anzi, forse è il caso di istituire un nuovo calendario e ripartire dall’anno 0, perché quella è stata senza dubbio la discesa dello Spirito dello Yaoi sulla terra, e chi sono loro per non rispondere alla chiamata?

«Ok… suppongo che… si possa andare a casa.»

Annuncia Aiko, ancora sconvolta dalla visione.

Akane annuisce, in silenzio. Ha l’aria pensierosa e fissa la sorella con una certa perplessità.

«Non hai la sensazione di esserti dimenticata qualcosa?»

«Oddio…»

Aiko sgrana gli occhi, terrorizzata.

«…L’INTERVISTA!»

Ahimé, purtroppo quest’anno non siamo riuscite ad intervistare la coppia protagonista del nostro numero speciale.

Speriamo solo che voi lettori siate rimasti comunque soddisfatti del nostro operato. In caso contrario, vorrà dire che faremo penitenza non prendendo più in giro Sasuke Uchiha e Neji Hyuuga nel nostro giornalino. Ma, siccome sappiamo che voi non lo volete, il numero vi piacerà ugualmente, vero zollette di zucchero ricoperte di caramello?

Bravi.

Vi lasciamo con un avvertimento: stasera, quando sarete coricati nei vostri lettini candidi, pronti a farvi stringere nelle braccia di Morfeo, state attenti.

Lo Yaoi Fan Club indaga anche nel mondo onirico!

Con amore,

A&A Shirakawa.

Filmato inedito.

Rinvenuto nello scantinato del liceo Shitou l’anno seguente, durante la scrittura dell’edizione speciale del Para Para dedicata a Sasuke Uchiha e Naruto Uzumaki.

Fugaku Uchiha è svenuto sul pavimento, in evidente stato catalettico.

A quanto pare, non è abituato alle effusioni fisiche tra il nipote e la Prole Maggiore.

Decisamente quella giornata è stata troppo per lui.

«Oh, si riprenderà.»

Afferma Sasuke, pulendosi gli occhiali sulla camicia.

«Dici?»

Chiede Naruto, punzecchiando Fugaku con un bastoncino.

Sasuke annuisce.

«Mi sono ripreso io dopo l’episodio della ghiacciaia. Lui ha le ossa molto più dure.»

Naruto alza lo sguardo, fissando il fratellastro pensieroso.

«Che c’è?»

«Mi chiedevo… perché proprio sulla ghiacciaia? Cioè… che cos’ha di così speciale?»

«Non ne ho idea. Però nello scantinato ce ne è una…»

«Sasuke…»

«Mh?»

«Ti va se…»

«Spegni la luce.»

«Aaaaaah

Materiale conservato in gran segreto nell’Archivio dello Yaoi Fan Club.

Note dell'Autrice:

Allora, mi sono voluti sette mesi per scrivere questo capitolo speciale.

Sono ventisei pagine di puro delirio, ma devo ammettere che mi sono divertita parecchio a scriverle. Forse più io a scriverle che voi a leggerle, ma dettagli.

In questa spin off sono apparsi diversi personaggi semi-conosciuti. A poco a poco, le ritroveremo anche nella fanfiction, ma sempre e solo come personaggi secondari.

Diciamo che costituiscono un piccolo omaggio a chi, per tanti anni, mi ha seguito nella mia prolifera produzione yaoi.

Ho dato maggior rilievo a quelle che conosco di persona. Non prendetevela, ma è stato assai più facile definire il loro carattere e, quindi, mi sono permessa di mettere in rilievo delle loro piccole fissazioni.

Per il momento, se non siete apparse, non prendetevela. Per mancanza di spazio non potevo inserirvi tutte, quindi mi sono limitata a quelle che ricordavo o che avevano qualche caratteristica particolare.

Chiedo soltanto, a chi legge e gradirebbe essere inserita mano a mano nella trama vera e propria, di farmi sapere se è una yaoi fan o, in alternativa, la sua coppia preferita, così da poter preparare meglio quella che sarà un po’ la sorpresa finale della storia (oltre alla scoperta definitiva del pairing XD).

Chiedo umilmente scusa per essermi arrogata il ruolo di guida nello Yaoi Fan Club, ma non ho resistito alla tentazione di portare le due Shirakawa a spasso per il mondo dello Yaoi. In fondo, quello che sa Akane sullo Yaoi glielo abbiamo insegnato io ed Aiko. Vero Akane?

Ora, i ringraziamenti:

A Mika-mika: che ha ideato e cominciato a scrivere questa storia insieme a me, dopo la vicenda delle caramelle alla fragola e banana sul pullman (secondo me l’autista è ancora in terapia intensiva); per aver ideato il verso di Itachi (oh, mia lovelove!), per aver ideato quello di Naruto e per la ghiacciaia.

A Aiko&Akane Shirakawa, aka Lady Antares Degona Lienan&suzako: per essere le mie giornaliste preferite, ma se Akane non la smette di minacciarmi con la macchinetta fotografica gliela brucio (L).

A Kei_saiyu: per… per… perché ti ho infilata nei ringraziamenti? Ah, sì! Per aver dato il “sonoro” al verso di Naruto (mi squaglio ogni volta che lo fa <3); per essersi subita le mie prese in giro sulla pista da pattinaggio sul ghiaccio; per essere riuscita a pattinare sul ghiaccio XD; per la Caramell dance ballata per la strada; per gli assalti in ascensore e per rubarmi gli occhiali quando meno me lo aspetto. Che cosa te ne fai, poi? Hai 11/10 di vista tu! Lasciami le mie povere lenti sul naso! Ah, anche per guidarmi quando dimentico di mettermi i suddetti occhiali e la vista mi si affatica a tal punto che non vedo più dove vado XD. Per starmi accanto ogni giorno della mia vita.

A Ainsel: per essere venuta anche tu a pattinare, anche se non sapevi farlo. Per piangere insieme a me quando vengono nominate le Shirakawa; per essere così ambiguamente Hyuuga <3.

Alla mia parrucchiera: perché mi ha rifatto i capelli a culo di papera e ha accettato di rifarmi la tinta nera, scatenando l’inferno in famiglia (L).

A tutte voi: per avermi sostenuto nel mio lavoro di fiction writer, commentando i miei lavori, correggendoli o, semplicemente, leggendoli. Grazie.

Ah! Guardate cos’ho trovato su internet:

È stupenda*O*! Il prototipo della fan girl! Chi è come lei alzi la mano! *alza la propria, zompettando sulla sedia*

Un saluto a tutte voi <3

*Una Reki piuttosto saltellante per i propri capelli sasukosi e per il capodanno imminente.*

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Capitolo 15
*** Novità, separazioni e turbamenti ***


Da quando Sasuke Uchiha aveva cominciato il liceo, mai nessuno l’aveva visto arrivare a scuola in compagnia di una persona che non fosse Sakura Haruno o, più recentemente, Hinata Hyuuga.

Alle volte, lo si poteva vedere andar via con Neji, o seguito dalla presenza assillante di Karin Shirakawa che gli rammentava gli allenamenti pomeridiani. O, ancora, da Aiko e Akane, sempre alle sue calcagna per qualche articolo a sfondo yaoi.

Ma nessun membro dello Shitou poteva affermare di averlo visto andare a scuola in compagnia del fratellastro, Naruto Uzumaki.

Pertanto, lo stupore fu generale quando i due fratelli fecero il loro ingresso nel cortile senza né pestarsi, né ignorarsi. Tutt’altro, Naruto camminava amabilmente al fianco di Sasuke, chiacchierando e discutendo con Uchiha che, apocalisse!, sembrava rispondere come se fosse una persona civile.

E chiunque, là in mezzo, sapeva che Sasuke Uchiha non rientrava in tale definizione.

 

 

«Hai visto? Uchiha e Uzumaki sono venuti a scuola insieme.»

Il blando tentativo di far conversazione cadde nel vuoto, accompagnato da un breve cenno del capo dell’uomo, tanto interessato al proprio libro da non degnare della minima attenzione l’affermazione della ragazza.

Karin Shirakawa sbuffò, ravvivandosi la chioma fulva con una mano.

Kakashi era intrattabile dalla sera precedente, quando la cenetta a quattro si era risolta in un litigio spaventoso tra lei e Suigetsu, con tanto di lancio di piatti e conseguente risarcimento danni al ristorante.
Ma non era di certo colpa sua se quella specie di pesce antropomorfo era così, così…

«…irritante.»

Kakashi sembrò completare i suoi pensieri. Era la prima parola che pronunciava in tutta la mattina. Karin si voltò verso di lui; Kakashi aveva alzato lo sguardo dal libro, adesso poggiato sulle sue gambe con l’indice a tenere il segno. Sembrava molto serio; Karin provò stranamente la tentazione di baciarlo per cancellare quell’espressione cupa e risoluta dal suo viso.

«Scusa?»

«Sei irritante, Karin. Sono stufo dei tuoi continui scatti di rabbia.»

Karin rimase spiazzata da quell’affermazione. Non era mai stata un tipo paziente, né tollerante, questo lo sapeva. Eppure, era fermamente convinta che le sue eruzioni saltuarie non dispiacessero a Kakashi, il quale le aveva sempre tollerate con pacatezza e ironia.
Adesso, invece, con poche e semplici parole, quella convinzione era crollata del tutto.

Kakashi la trovava irritante. Fastidiosa e irritante.
Karin conosceva Kakashi abbastanza bene e da abbastanza a lungo da sapere che, se era arrivato a dirle una cosa del genere in faccia, la sua pazienza era davvero esaurita.

Se a darle quell’opinione fosse stato un qualsiasi altro uomo, Karin avrebbe afferrato il primo oggetto disponibile e gli avrebbe fatto provare sulla sua pelle quanto poteva essere irritante, ma il giudizio del paziente Kakashi era arrivato troppo di sorpresa; senza preavviso, perché Shirakawa riuscisse a reagire con l’adeguata rabbia.

Nel compenso, le parole del professore avevano spezzato qualcosa. Karin non avrebbe saputo precisamente definire cosa, ma poteva sentirsi sbriciolare lì, proprio all’altezza del cuore.

Non era una persona sentimentale, non era innamorata di Kakashi, né aveva mai cercato l’amore.
Eppure, il suo semplice essere donna reagiva a quell’improvviso cambio di rotta dell’uomo, come una moglie tradita.
Ed effettivamente, era così: un rifiuto per una donna è sempre difficile da accettare. Un uomo che non ti vuole, o non ti desidera più, è uno smacco per il proprio orgoglio; un colpo senza possibilità di ripresa alle proprie certezze, alle proprie convinzioni, alla propria autostima.
Karin non si era mai vista attraverso gli occhi degli uomini; si era sempre apprezzata per se stessa, né aveva mai fatto nulla per piacere agli esemplari di sesso maschile.
D’altronde, prima di quel giorno Karin non era mai stata rifiutata.

Non ebbe il coraggio di chiedere a Kakashi se fosse effettivamente finita o meno; non ebbe neanche il coraggio di restare in quella stanza un minuto di più.

Semplicemente, soffiò un: «Capisco.» e uscì dall’aula insegnanti, cercando di impedire ai suoi occhi di diventare tremendamente lucidi.

 

 

«Stronzetti vedete di fare silenzio!»

Tayuya sbatté il registro sulla cattedra, ripristinando rapidamente l’ordine nella classe.

Tollerava ben poco il caos e la II C del Liceo Shitou ne era senza dubbio la personificazione, specie a causa della presenza, nell’aula, di due personalità fumine come Naruto Uzumaki e Kiba Inuzuka.
Fatto restava che aveva preso l’abitudine, non appena entrava, di sbattere il registro sul ripiano della scrivania e urlare qualche parola dura per far capire a quei mocciosi chi comandava là.

Fu, quindi, sorpresa dal notare che le due pesti della II C erano insolitamente tranquilli, quel giorno.

Kiba si era seduto all’ultimo banco, lontano il più possibile da Naruto; ogni tanto, lanciava occhiate truci all’amico, ma non faceva battutine, né lo provocava. Tutt’altro, quando Uzumaki si girava nella sua direzione, Kiba affondava ostentatamente il naso nel libro di testo, fingendo di studiare.
Naruto, d’altro canto, sembrava altalenare gli sguardi cupi e addolorati rivolti all’amico, con un’espressione trasognata, da ragazzina che ha ricevuto il suo primo bacio.

Qualunque fosse il motivo di quelle stranezze, Tayuya rimase comunque compiaciuta nel notare la tranquillità che regnava nell’aula.

Si apprestò, quindi, a far lezione, rammentandosi mentalmente di chiedere informazioni a Shikamaru, durante la pausa, su cosa fosse successo di così sconvolgente tra quei due, tanto da trasformare la turbolenta II C in una classe modello.

 

 

Naruto si sentiva stupidamente e dannatamente felice.
Parte la nota negativa del silenzio di Kiba – ce l’aveva ancora con lui per la faccenda di Ino, a ricreazione avrebbe dovuto spiegargli che si trattava di un equivoco (sempre che avesse voluto ascoltarlo) -, la giornata era cominciata stranamente bene.

Per la prima volta da anni, era andato a scuola con Sasuke. Senza picchiarsi, senza insultarsi… parlando, proprio come due vecchi amici.
Certo, poteva sembrare stupido da parte sua esaltarsi per quella che – ne era certo – sarebbe stata solo una splendida eccezione al tran tran quotidiano, ma era felice.
Esattamente come Sasuke aveva dedicato la propria vita a rendere Fugaku orgoglioso di lui e ad evitargli ogni sofferenza, Naruto aveva fatto lo stesso per il fratello maggiore.
Sasuke era, per lui, il centro del mondo: qualsiasi cosa Uchiha avesse voluto, Naruto era intenzionato a portargliela su un vassoio d’argento, anche se così facendo si sarebbe precluso ogni felicità.

Ma, d’altronde, Naruto non riusciva ad essere lieto se Sasuke lo ignorava; non riusciva a sorridere veramente se il fratello non era con sé, se non condivideva la sua risata, la sua gioia.
Sasuke era la sua più grande debolezza, esattamente come Fugaku era il tallone d’Achille di Sasuke. Ironicamente, quello che Naruto rimproverava in Uchiha era il suo stesso errore.

Purtroppo per lui, non riusciva a farne a meno. L’ossessione di Naruto era tale da vivere delle piccole attenzioni che Uchiha gli concedeva.
E quella sera ne aveva fatto una gradevole indigestione, peccato non sapesse quanto a lungo sarebbe durata quella pacchia.

 

Un’ombra si muoveva di soppiatto lungo i corridoi.
Silenzioso e taciturno come un gatto, Sasuke scivolava contro il muro, cercando di confondersi tra la massa di studenti che si recavano in mensa, in modo da evitare qualsiasi contatto sgradito.
Non aveva previsto che il suo arrivo, quel giorno, creasse tanto scalpore. Ok, forse sì: doveva sapere che arrivare a scuola in compagnia di Naruto, per di più chiacchierando amichevolmente con lui, avrebbe scatenato gli istinti primordiali delle yaoi fan girl, le lamentele di molte e, soprattutto, l’istinto giornalistico di Akane e Aiko Shirakawa.
Per sua fortuna, le due giornaliste erano impegnate nella distribuzione del loro numero speciale: “La coppia che scoppia”, quindi, per il momento, sembravano non prestare la dovuta attenzione all’evento straordinario che era avvenuto allo Shitou.
Però, diamine! Adesso non poteva neanche recarsi a scuola col suo odiato – Sasuke si sforzò più volte di rammentare a se stesso che detestava Uzumaki – fratello minore senza sentirsi preda di battutine e commenti yaoi? Insomma, cosa c’era di così strano?
In fondo anche Shisui e Itachi andavano insieme al liceo, ma non per questo…
L’immagine di una ghiacciaia gli apparve nella mente. Si costrinse a scacciarla.
Non aveva scelto proprio una coppia di parenti ideale per sottolineare il suo rapporto assolutamente non incestuoso col fratellastro.
In fondo avevano solo dormito insieme.
Ecco, anche questa era un’esagerazione: diciamo che Naruto aveva dormito, lui aveva tentato di ritagliarsi uno spazio nel letto ad una piazza di Uzumaki, soffocando per la ferrea presa del fratellastro, che non sembrava intenzionato a lasciarlo neanche per permettergli di respirare.
Alla fine, dopo numerosi tentativi, era riuscito a sdraiarsi supino, mentre quel dobe utilizzava la sua spalla come cuscino e metà del suo corpo come materasso.
Non che la cosa gli fosse dispiaciuta, ma non poteva negare una certa ambiguità nel ritrovarsi in boxer nello stesso letto di Naruto, con questo bellamente sdraiato su di sé.
In ogni caso, Sasuke sapeva che il loro rapporto era assolutamente ed inequivocabilmente innocente. Il problema si sarebbe presentato solo se qualcuno ne fosse venuto a conoscenza.

Ma avrebbe tenuto la bocca chiusa! Allora perché si aggirava come un clandestino per il liceo?

«Sasuke-san…»

«Abbiamo solo dormito!»

Urlò, quando si sentì chiamare da una voce inequivocabilmente femminile. Il tutto, mentre si schiacciava contro il muro e rischiava un infarto.
I battiti decelerarono quando si trovò di fronte, invece delle temute Shirakawa, la fragile figura di Hinata.

Deglutì, cercando di ricomporsi dopo quella figura barbina. D’altro canto, l’arrabbiatura per il latte che gli aveva versato in testa il giorno prima bruciava ancora.
Di conseguenza, una volta che il cuore ebbe ripreso a battere regolarmente, l’aria di freddo distacco riprese posto sul suo viso.
Hinata si ritrasse lievemente, tentennando. Aveva teso istintivamente una mano verso di lui, vedendolo così spaesato, ma di fronte all’occhiata glaciale che le aveva rivolto, la riavvicinò rapidamente al corpo.
«…io…»

«Cosa vuoi, Hyuuga-san?»

Domandò Sasuke, seccato. Hinata abbassò lo sguardo, intimidita. Non si aspettava che Sasuke riprendesse, all’improvviso, ad usare il suo cognome, né che la guardasse con evidente furia. Fu con sconcerto – e rabbia – che si rese conto che Uchiha si comportava esattamente come all’inizio del loro rapporto.

Che poi – si domandò – di che rapporto andava cianciando? In fondo erano soltanto due estranei uniti dalle circostanze e quel pomeriggio appena trascorso non significava niente.

Allora perché il comportamento di Sasuke la feriva così? Che cosa aveva fatto di male, perché riprendesse a trattarla come una perfetta sconosciuta?
«…volevo scusarmi per ieri. Per… il latte.»

Mormorò a mezza voce. Sasuke sbuffò.
Non era mai stato capace di prendersela con una ragazza, ma la timidezza di Hinata lo irritava: era abituato a trattare con tipi energici, che non se la prendevano per un’affermazione contraria o che, perlomeno, reagivano.
La doccia di latte era per lui vagamente comprensibile, ma il suo scusarsi no. Non vi era abituato. Sakura lo avrebbe inondato di latte, solo per poi versargliene un’altra caraffa in testa il giorno seguente. Non si sarebbe mai scusata. Lo stesso valeva per Naruto. Non era di certo una compagnia gradevole, ma sempre meglio che sentir balbettare continue scuse.

Scosse il capo, chiedendosi perché adesso gli fosse venuto in mente il fratellastro. Decisamente, quell’incontro del giorno prima gli aveva fatto male. Avrebbe dovuto consultare uno psichiatra, visto che stava seriamente prendendo in considerazione l’idea che Naruto potesse essere una compagnia più gradevole di una qualsivoglia ragazza.

D’altronde, non aveva voglia di impelagarsi in una discussione con la cugina di Neji. Si limitò a fare spallucce, segno che accettava le sue scuse.

«Va bene. – si sforzò di aggiungere, vedendo che Hinata non se ne andava. – Ora scusami, ma devo andare a mensa.»

Hinata sospirò di sollievo. Aveva passato la notte a riflettere sulle parole di Sakura: «Sasuke ti piace.», ma non voleva neanche prendere in considerazione l’ipotesi che potesse essere vero.

«Sasuke-san…»

Eppure c’era qualcosa che la spingeva verso di lui; lo attribuì al dovere e alla serietà del suo ruolo da fidanzata, ma inconsciamente sapeva che non era solo quello.
Voleva toccarlo, fargli capire che, come c’era stata Sakura, poteva esserci anche lei. Che non era solo la fidanzata ufficiale, ma che forse poteva essere almeno qualcosa.

«Che vuoi ancora?»

Forza. Forza. Forza.

«Volevo chiederti se… ogni tanto… ti andrebbe di ripetere l’uscita.»

Fa che dica sì. Fa che dica sì.

Sasuke la fissò perplesso a quella domanda implicita. Tuttavia, non era decisamente dell’umore giusto per rispondere educatamente. Non quando aveva ancora quel dannato odore di latte dolciastro addosso, nonostante si fosse lavato.

«Non voglio inacidirti la colazione.»

Sbottò. Hinata restò qualche secondo immobile, sconvolta dalla reazione brutale. Sasuke, nonostante fosse sempre stato freddo, aveva riservato le sue cattiverie solo alla madre e a Naruto. Con lei aveva sempre adoperato una distaccata cortesia; quelle parole dure ed astiose le fecero male.
Si voltò di scatto, correndo via, mentre lottava per impedire alle lacrime di scorrere.

 

 

In quella giornata turbolenta, chi ebbe il risveglio più strano fu senza dubbio Neji Hyuuga.

Si sentiva stranamente riposato; l’intero suo corpo sembrava pervaso da un benessere che non gli era solito. Il buonumore scorreva in ogni fibra del suo essere, rendendolo paradossalmente felice.

La camera di Neji, differentemente da quella del suo migliore amico Sasuke Uchiha, non era arredata in stile tradizionale. A dispetto del forte rispetto per le consuetudini che il suo cognome e l’architettura della casa ispiravano, la sua stanza era un capolavoro d’arredamento occidentale: ampio letto matrimoniale, sedie in stile moderno, librerie e scrivania con computer portatile a disposizione – e desktop imbarazzante come sfondo.

Insomma, Neji era un tipo che amava le modernità, anche se non lo avrebbe mai ammesso: venerava chi aveva inventato il computer, riveriva il genio che aveva creato l’IPOD e, soprattutto, non avrebbe mai rinunciato alla sua collezione di film Disney originali, per i quali poteva passare seriamente per un otaku, dato che li salutava ogni mattina amorevolmente, prima di recarsi a scuola.

Quel giorno, comunque, tutte le sue gioie mattiniere sembravano destinate a svanire in una bolla di sapone. Neji provava, dal principio del risveglio, una piacevole sensazione di calore. Stringeva qualcosa di morbido a sé; qualcosa che profumava di buono – cioccolato, forse – e che non poteva di certo confondere con la coperta.

Si rilassò un poco, mentre le sue braccia cingevano la creatura sconosciuta. D’istinto, Neji affondò il viso nei capelli profumati di bals…

Capelli?

Il sonno scomparve all’improvviso, mentre Neji sgranava gli occhi e allontanava, di scatto, una ancora addormentata e nuda Tenten dal proprio corpo.

Mentalmente, pregò che la nudità palese della ragazza fosse solo un drammatico equivoco, ma invano: i ricordi della sera precedente gli si presentarono alla mente come un salatissimo conto al ristorante.

E non poteva lavare i piatti per pagarlo.

 

 

Akane Shirakawa rilesse più volte il numero speciale del Para Para che era appena uscito. L’idea del titolo: “La coppia che scoppia” era stata assolutamente geniale e, come al solito, si era divertita un mondo a convocare e intervistare Uchiha. Il padre, poi, era stato una vera e propria rivelazione comica: mai avrebbe creduto quell’uomo così ricco di potenziale. Adesso sapeva da chi aveva ripreso Sasuke.

Tuttavia, non si sentiva soddisfatta. Ormai lei e Aiko avevano rigirato Sasuke e Neji in ogni modo possibile ed inimmaginabile. Sicuramente, il nuovo numero sarebbe stato incentrato sul fatto che Uchiha e Uzumaki erano andati a scuola insieme e che Hinata Hyuuga era stata vista piangere per i corridoi dopo una breve conversazione con Sasuke. Però anche questo non faceva più notizia. Le yaoi fan girl - e non - chiedevano sacrifici sull’altare del gossip e le due sorelle, geni del giornalismo e della fotografia, non avevano offerte.

Sbuffò, osservando la sorella che batteva rapidamente al computer l’articolo per il numero della prossima settimana. Poteva immaginarsi già l’articolo:

 

“Sasuke Uchiha e Naruto Uzumaki: l’amore in famiglia!
Dopo l’amabile rapporto incestuoso tra Itachi e Shisui, anche i due fratellastri decidono di proclamare al pubblico il loro amore tormentato. L’algido Sasuke Uchiha – diciotto anni, III A, Rappresentante d’Istituto, presidente del Club di Pattinaggio e ragazzo più sexy votato dalla folla a furor di popolo - sembra aver finalmente ceduto alle pressanti e continue avances di Naruto Uzumaki, avvenente biondo della II C, nonché suo fratellastro da parte di madre.
I due fratelli, di solito in continuo disaccordo e rivalità, sono stati visti arrivare a scuola assieme, in atteggiamenti a dir poco cordiali tra loro. Uchiha è stato visto perfino sorridere, mentre si accompagnava al fratello più giovane.

Che sia questo l’inizio di un nuovo grande amore? Che i due abbiano deciso saggiamente di emulare i nostri beniamini e loro mentori Shisui ed Itachi?

Non lo sappiamo, ma ci siamo consultate con alcuni membri autorevoli dello Yaoi Fan Club che ci hanno rilasciato le loro opinioni sull’argomento.

 

«Sasuke… no! Lui deve stare con Kiba! Con Kiba! E fare la threesome con Neji!», sentenzia Rei Murai, forte sostenitrice della coppia SasukeKiba, nonostante i due non si parlino mai. Alla domanda: «E Naruto?», ha fatto spallucce e ha bofonchiato un: «Con Sakura!», abbastanza stizzito.

«Il SasuNaru è la Verità!», ha invece affermato con convinzione Princess21ssj. Della sua stessa opinione, pare essere Kei_saiyu, che ha risposto alle nostre domande con un serio: «Lo sapevo io che erano fatti l’uno per l’altro! Lo sapevo!»

Altre yaoi fan girl si sono invece preoccupate di questioni più rilevanti: la riunione di oggi sarà incentrata sul tema: “Sasuke e Naruto: chi è seme e chi è uke?”

Abbiamo interrogato alcune esponenti del club in merito: le due frange SasuNaru e NaruSasu si sono scontrate con varie argomentazioni. L’esponente più attivo del ramo SasuNaru, rekichan, si è rifiutata di rilasciare interviste, sbolognando noi povere ed impavide giornaliste con un secco: «Non bisogna neanche cercare argomenti: Naruto è uke

Differentemente, la pensano Kodamy e Erinsama. Quest’ultima ha portato valide argomentazioni sul tema: «Sasuke si atteggia a guerriero spietato senza paura e senza legami, ma è solo una maschera, nel suo intimo è fragile come vetro, sta insieme per miracolo… Naruto, invece, affronta sempre ogni evento a viso aperto, non ha paura dei suoi sentimenti ed ha anche una certa conoscenza sul tema. Mi sorprende leggere che alcune ragazze non riescano neppure a immaginare Naruto seme!1»

Eiden, invece, ribatte: «Ovviamente, Sasuke è seme. Cioè, ma ce lo vedete Naruto seme? Potrebbe anche essere (forse in un altro universo), ma ce lo vedete Naruto che si mette tra le gambe di Sasuke e prova a farlo uke? Cioè… no.2»

C’è anche qualche esponente di una frangia moderata. Abbiamo parlato con HanabiUchiha, la quale ha amabilmente dichiarato: «SasuNaru, NaruSasu… e chi se ne frega dell’ordine! L’importante è il materiale!»

 

 

Di orientamento diverso, sono state invero altre ragazze dell’istituto: elysa_chan ha ribadito più volte la sua posizione: «Sasuke e Naruto? Sinceramente vedo meglio l’Uzumaki con Hinata, lei è così carina!»

Di idee incerte è invece Ainsel, la quale oscilla tra una ferrea convinzione della pederastia pedagogica di Itachi verso il fratello minore, un’approvazione per il rapporto tra lui e l’Haruno, e un’affermazione un po’ incerta sulla relazione tra Sasuke e la giovane Hyuuga. La ragazza sembra avere le idee molto confuse.

Insomma, come potete vedere, le posizioni sono varie e diverse. Tuttavia, il comportamento insolito di Hinata Hyuuga sembra lasciare pochi dubbi al caso: cos’altro potrebbe aver sconvolto a tal punto una ragazza sempre tranquilla e riservata, se non lo scoprire che il suo promesso sposo preferisce la banana alla susina?

E Neji Hyuuga come prenderà la preferenza di Sasuke per Naruto, invece che per lui? Oltretutto, i rapporti tra Uzumaki e Inuzuka – un tempo molto cordiali e ambigui – si sono fortemente incrinati. Che sia per gelosia di Kiba per le attenzioni che Naruto riserva a Sasuke?”

 

Fatto restava, che le idee scarseggiavano: ormai non facevano che ricamare sugli stessi personaggi e il Para Para aveva bisogno di qualcosa di più, rispetto a qualche intervista ai membri dello yaoi fan club o agli studenti della scuola.

«Sorella…»

Chiamò. Aiko alzò repentinamente gli occhi svagati dalla tastiera, sorridendo sorniona.

«Dimmi.»

«Ci manca qualcosa! Non possiamo limitarci a… questo! Necessitiamo di novità! Che ne so… un video segreto! Una fotografia di Sasuke nudo sotto la doccia! Sakura Haruno che si bacia con Ino Yamanaka mentre Hinata si fa un ditalino!»

«Così scivoliamo nel volgare…»

«Il nostro è un duro lavoro, ma qualcuno deve pur farlo!»

«Hai ragione sorella!»

«Oh, mio piccolo bouquet di lillà cresciuti in un campo di papaveri fucsia!»

«Oh, mio dolce pasticcino al mascarpone ricoperto di crema alla vaniglia con la ciliegina sopra!»

«Aw, cosa farei senza di te?»

«Non lo so! Neanch’io so cosa farei senza di me!»

«Ma io ho detto te!»

«Ma tu sei mia sorella, quindi sei parte di me! E se dico me dico te!»

«E se dici te dici me? Aw, quanto sei dolce!»

Il delirio delle due Shirakawa fu interrotto da quello che in seguito sarebbe stato definito un lento e tenebroso incedere lungo il corridoio, ma che in realtà era uno semplice scalpiccio annoiato da parte di un ragazzo.
Lo sguardo di Akane lo squadrò da cima a fondo, compiacendosi di tanta meraviglia e perfezione: capelli rossi; occhi cerchiati pesantemente con la matita scura, divisa scolastica slacciata…

Era assolutamente perfetto.

Scosse Aiko; la ragazza si voltò, seguendo la direzione dell’indice puntato della sorella.

«Vedi anche tu quello che vedo io?»

Domandò Akane.

«Carne fresca!»

Esclamò Aiko, leccandosi le labbra con voluttà.

«Credo che possiamo rimodernare un po’ il nostro articolo. Ah! Aggiungi che il blu ciano non va più di moda e che lo smalto attualmente “in” è il rosso mogano con sfumature verdastre!»

 

 

Quando Tenten si svegliò, si sentì rinfrancata come non mai, nonostante il cerchio che sembrava stringerle la testa.

Ricordava a grandi linee di aver incontrato Neji il pomeriggio precedente; rammentava anche che, mentre lei era scoppiata a piangere, il ragazzo l’aveva confortata.

Nella sua memoria riapparvero anche le immagini di lui che la portava fuori a cena per farla calmare e quella del loro svaligiare la riserva di alcolici di Hiashi Hyuuga.

Poi il buio, almeno della testa, perché il suo corpo era ancora illanguidito dai baci e dalle carezze della notte precedente.

A fatica, si staccò dalle coperte calde che conservavano il profumo di Neji, tirandosi a sedere. Hyuuga era seduto vicino alla scrivania, con aria decisamente sconvolta. Tenten deglutì.

L’espressione di Neji non lasciava molto spazio ad illusorie interpretazioni, eppure, con quell’ingenuità e speranza tipiche che accompagnano le ragazze infatuate, volle per un secondo illudersi che non era stato solo un errore.

Timidamente, lo chiamò. Solo allora Neji si accorse che si era svegliata. Alzò lo sguardo su di lei, cercando di cancellare la propria aria sconfortata, ma i suoi occhi sembravano parlare per lui. Rapidamente, sul suo viso solitamente inespressivo, si susseguirono espressioni di colpa, imbarazzo e timore di quello che sarebbe successo da quel momento in poi. Gli occhi nocciola di Tenten sembravano riflettere i suoi stessi sentimenti.
Improvvisamente, si resero conto che non erano più due ragazzi estranei; non più la sedicenne infatuata e il giovane distaccato. Avevano fatto il primo di quei passi che li avrebbe portati entrambi nel mondo degli adulti. Adesso, dovevano imparare a relazionarsi, a discutere di quello che sarebbe stato.

«Sei sveglia.»

Mormorò Neji, cercando di assumere il controllo della situazione. Detestava quando gli avvenimenti gli sfuggivano di mano e, in quel caso, diciamo che la loro traiettoria si era decisamente spostata più in basso dei suoi palmi.

«Sì.»

«Mh.»

Calò il silenzio, senza che nessuno dei due riuscisse a spezzarlo. Tenten, di solito fiera proprietaria di una parlantina assai vivace, sembrava aver esaurito la sua fonte inesauribile di argomenti di conversazione. Neji, per contro, non sapeva come attaccare bottone.

Cosa si diceva ad una ragazza che avevi appena privato della verginità, che quella notte era stata solo un errore dovuto all’alcol? Che se non l’avesse trovata piangente non l’avrebbe mai invitata fuori? Maledetto il suo cuore tenero verso i piagnistei! Che nonostante la conversazione divertente e brillante della cena non era il suo tipo? Che… che era stato tutto uno sbaglio?

D’altro canto, si domandava come potesse essere davvero uno sbaglio. Si chiese, oltretutto, per quale assurdo motivo l’avesse portata a casa propria, invece di riaccompagnarla alla sua. Si rispose: era tardi, Tenten abitava lontana e, nelle condizioni in cui era, avrebbe potuto commettere qualche sciocchezza. Aveva anche stupidamente pensato che, forse, un goccio di alcol l’avrebbe tirata su: a sentire i discorsi di molti suoi coetanei era un toccasana per la depressione. Suo zio teneva sempre una fiorente riserva di saké di annata, per quando arrivavano gli ospiti. Gliene aveva versato un goccio, poi un altro. Aveva assaggiato anche lui per curiosità e non si erano fermati. Improvvisamente, mentre Tenten rideva col suo bicchiere in mano – le due crocchie semisfatte e le ciocche castane che le incorniciavano il viso – aveva trovato bella quella ragazza considerata troppo alta e poco femminile.

Le sue labbra gli erano parse così invitanti, così accoglienti che non si era trattenuto. Ben presto, si erano spostati nella sua camera: sempre tenendosi avvinghiati, sempre cercandosi, fino all’unione dei loro corpi.

E adesso? Adesso?

«Neji… - Hyuuga sobbalzò nel sentirla usare il suo nome. Lo aveva sempre chiamato per cognome, con i dovuti onorifici. Si sentì quasi un bambino, mentre Tenten si alzava, avvolta nel lenzuolo, e gli accarezzava dolcemente la testa. - …Non preoccuparti, non è successo niente.»

Mormorò con fare rassicurante. Neji era come paralizzato. Non sapeva come dirle che aveva paura: paura di aver fatto il passo più lungo della gamba; paura di un rapporto che, da superficiale che era, aveva preso una piega troppo seria e imprevista. Neji non era una persona che socializzava facilmente. A dire il vero, aveva molti conoscenti e un solo amico: Sasuke. Il rapporto che li legava era più unico che raro, nato in principio da una necessaria coalizione per far fronte al Team Shirakawa ed evolutosi, lentamente, in una solida amicizia. Ma era un’eccezione, non la regola: Neji aveva bisogno di anni ed anni per legarsi ad una persona; aveva sperimentato il brivido dell’attrazione fisica, tenuto comunque sotto controllo a causa della sua rigida educazione, ma non quello tanto bello quanto doloroso dell’innamoramento. Si manteneva distaccato dal mondo nel tentativo di evitare il più possibile i legami con chi lo circondava, con previa eccezione dei familiari e di Sasuke.

Quell’improvvisa intimità aveva distrutto il suo fragile palazzo di cristallo, in cui si era rifugiato per tanti anni. Tenten si trovò improvvisamente ad arginare la corrente impetuosa dei sentimenti di Neji, che il ragazzo aveva represso per anni. Alle sue parole, il giovane era scoppiato a piangere. Tenten l’aveva stretto al seno e cullato, mentre ascoltava le frasi sconnesse che pronunciava. Parlava della madre che non aveva conosciuto, del padre morto quando era piccolo, della solitudine degli anni dell’infanzia… Tenten raccolse tutti quei frammenti di ricordi, riponendoli in silenzio in tanti piccoli cassetti; riordinando quelli di Neji e accogliendo il suo dolore, le sue incertezze e le sue preoccupazioni.

Era un altro Neji Hyuuga, quello che stava conoscendo: del tutto diverso da quello che appariva al liceo. Era debole, fragile… Non per questo, Tenten si chiuse a lui. Tutt’altro, amò istintivamente quella parte di Neji che lo rendeva normale. Non il tennista freddo e distaccato; non il rappresentante d’istituto algido e serio: un ragazzo. Un semplice ragazzo che soffriva esattamente come tutti e la cui vita era meno perfetta di quanto apparisse in superficie. Adesso che il piedistallo era crollato, Tenten ebbe la sensazione che poteva avvicinarsi a lui. Le pareti erano crollate.

Quando lo sfogo fu finito, non si dissero altro. Tenten si limitò a prenderlo per mano, a farlo vestire e vestirsi a sua volta, prima di uscire per recarsi a scuola.

Quando entrò in classe, con un discutibile ritardo, fu estremamente seria e taciturna.

Non fu solo Hinata a notarlo: Mirabashi sembrava quanto mai pensierosa, quasi cresciuta. Non potevano sapere che, dentro di sé, covava la gioia segreta di essere diventata adulta e una costante preoccupazione per il futuro.

 

 

 

N/A: non ci credo. Dopo un anno circa ho finalmente ultimato questo capitolo. Chiedo scusa a tutti per l’abominevole ritardo, ma sono successe un mucchio di cose relative a questa storia che non voglio discutere qui. Diciamo che i miei progetti su di essa sono cambiati. Temo che perderà di molto il tono spensierato che ha avuto finora, visto che ho deciso di inserirci alcune tematiche più serie. Cercherò comunque di mantenere lo humor e l’ironia che ha caratterizzato questa storia fino a questo momento.

Anche le mie aspettative sui pairing sono un po’ cambiate. Mi sto preparando a crearvi ancora più confusione in testa, ma vi dico solo questo: cancellate tutte le mie possibili dichiarazioni precedenti in quanto alle possibilità delle ship in questa storia. Tutte le probabilità sono di nuovo aperte e mi metterò all’opera per crearvi ancora più confusione. Questo perché sono buona e amabile <3.
Altro indizio: questo capitolo è stato fondamentale per lo sviluppo delle varie dinamiche sentimentali. Quindi largo alle supposizioni XD! Fatemi divertire con quello che vi passa per la testa!

Per quanto riguarda Neji e Tenten, sono cose che capitano: forse può sembrare un po’ affrettato, ma purtroppo sono cose che avvengono, per un motivo o per un altro. In ogni caso, mi serviva per far maturare un po’ di più Tenten e per avvicinarli.

Ora bando alle ciance e via ai commenti XD!

J_D_: Ma no, mi rompo le scatole relativamente poco delle persone XD. Beh, il capitolo è stato fatto apposta, ma come puoi vedere ormai le Yaoi Fan sono le vere protagoniste della storia!

AOInoMIZU: dai, vi ho graziato con questo capitolo… Visto quanta carne al fuoco ho messo? Possiamo fare una bella grigliata!

Mamo_Chan: benvenuta XD, sei arrivata praticamente al punto più demenziale dell’intera storia! Purtroppo gli aggiornamenti rapidi sono una vostra utopia, ragazze mie. Tobi… Sai che me ne sono dimenticato in questo capitolo? XD Mi sembrava di aver trascurato qualcuno…

Elysa_chan: presto fatto XD! Come hai visto hai fatto la tua apparizione!

RuKiA: perché no? In fondo il mondo dei manga lo facciamo noi XD! E Fugaku ha un potenziale comico non indifferente, non dimenticarlo.

Tifalockhart: esatto XD, fai la buttafuori! Fugaku resta in vita, se non lo ammazza prima Sasuke XD!

Talpina Pensierosa: grazie, modestamente lo speciale lo considero un mio piccolo capolavoro XD.

Topy: se il genere non ti piace non capisco come hai fatto a leggere una mia storia XD! Io scrivo praticamente solo yaoi! Ma sono felice di avertela fatta piacere.

Bambi88: vedi? Io ho messo le yaoifan, ma è un problema comune XD! Sasuke nasconde molti più segreti di quanto immaginiamo! Quel ragazzo è patologico, ricordo. Mikoto e Fugaku… aw(L), io li amo, non ci posso far niente! No, Mikoto non è la fondatrice: è la mamma che ogni yaoifan vorrebbe avere però XD.

Giusyangel: Sasuke etero?O___O, è come dire che Orochimaru non è pedofilo XD. Ok, scherzi a parte, sei una della frangia moderata, eh? Miscredente ù_ù!

Princess21ssj: stavolta ho scritto bene il tuo nome, visto? XD Dai, che lo so che ti piace! Qua stavolta però sei entrata come SasuNaru fan, spero non ti dispiaccia XD

HanabiUchiha: siamo tutte il ritratto di quella fan girl, temo. Naruto è la dimostrazione vivente della finocchiaggine… ah, no! Quello è Itachi ù_ù! Itachi e Shisui… beh, non si può giudicare XD, sono due geni.

Kagchan: Beh, il SasuNaru è fantastico, poco ma sicuro XD! ItaNaru? Gh… No, non riesco a digerirlo ç__ç. Troverò uno spazietto anche per te in un capitolo successivo, promesso ù_ù.

Kei_saiyu: oh, lovelove mio*O*! Sulla pista di pattinaggio non hai speranze dobe*-*! Ti metto sotto con niente, lì e anche in altri ambiti XD! Ti amo.

 

 

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