If i'm louder, would you see me?

di mjlwards
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** You're a jerk, that's why i love you. ***
Capitolo 3: *** Oh, i’m the best volleyball player you’ve never seen. ***
Capitolo 4: *** Surprise! ***
Capitolo 5: *** But Zayn, i look like a fucking straw! ***
Capitolo 6: *** Pee ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


12.09.2012
7.34 AM


Inizia un nuovo anno scolastico, insomma, inizia una nuova rottura di coglioni. Soliti volti conosciuti, solite aule, soliti corridoi: non posso farcela, e dire che sarà così per altri tre anni. Ah, mi chiamo Taylor, ho quindici anni e frequento uno stupido liceo linguistico in uno stupido quartiere del Nord Italia. Mia madre è Italo-Americana, mio padre invece è.. Ecco, mio padre era Italiano. Ha lasciato me e mia madre sette mesi dopo la mia nascita; non ho una sua immagine precisa nella mia mente, ero troppo piccola, solo due o tre foto in giro per la casa mi lasciano qualche ricordo. Mia madre lo descrive ancora come un uomo valoroso, e lo era: ha lavorato per anni in veste di militare, difendeva i suoi valori. Sono fiera di poter dire che è morto per aver lottato per i diritti del suo Paese, eppure mi manca una figura paterna, mia madre non è capace di gestirmi da sola. Fortunatamente, a colmare il vuoto dentro di me, c’è Giulia: la mia migliore amica. Amo il suo nome, è così femminile, bello e tipicamente italiano. La conosco da circa quattro anni, si è trasferita qui al Nord nel 2007-2008 da una regione del Centro Italia. Era una sorta di novellina, che ben presto si trasformò nella ragazza più popolare della scuola, tipo una Cheerleader americana, ma senza culo in fuori e con la differenza che lei amava (ed ama) la pallavolo, come me. Esatto, la pallavolo mi scorre tra le vene, è uno sport che amo dall’età di sette anni e che ho avuto l’onore di scoprire grazie a mia madre. Lei, alla mia età, praticava questo sport 24 ore su 24, era bravissima. Ho voluto seguire i suoi passi e tutt’ora mi cimento nella pallavolo, ormai da sette anni e passa. L’unico mio pensiero felice di stamattina è, infatti, il fatto di poter ricominciare gli allenamenti; si sa, nuovo anno scolastico, nuovo anno pallavolistico, o come cavolo si dice.

Ok, credo di aver parlato abbastanza di me, meglio vedere che ore sono: le 7.56; Ah, dai posso preparami con cal.. Cosa? Porca minchia! Ho parlato (o pensato?) troppo, ora ho meno di quattro minuti per prepararmi decentemente e andare a scuola! Niente panico: mi allaccio le converse bianche ai piedi, stringo i jeans alla vita e mentre esco di casa cerco di mettere il mio fidato golfino blu. Non ho fatto colazione, non mi sono lavata i denti e non mi sono pettinata i capelli, fantastico. Frugo tra le tasche sperando di trovare qualche spicciolo, ma trovo solo delle mentine, ok, colazione e denti: fatto. Con le dita cerco di disfarmi i nodi da quel cespuglio biondo che mi sono ritrovata stamattina in testa, fortunatamente non sono molto sconci e riesco a scioglierli senza troppi problemi; capelli: fatto. Il trucco! Merda, come faccio ora? Idea: chiedo il mascara a Giulia, lo avrà sicuramente. Trucco: sarà fatto. Controllo il cellulare, sono le 8.04; nemmeno il primo giorno di scuola riesco ad arrivare puntuale. Alzo lo sguardo e noto che la scuola si trova ad una cinquantina di metri da me, comincio a correre, correre e correre senza sosta, ma con la mia leggiadra investo letteralmente un tizio.

-‘Scusami, sono di fretta.’ Dico, fermandomi verso la sua direzione e sperando che non mi faccia una ramanzina.

-‘Emh, what?’ Dice, mentre si alza indolenzito. Mi prende in giro o è davvero inglese?

-‘Mmm.. Sorry, i’m late, sorry again, bye!’ Minchia, due anni di linguistico e riesco a dirgli solo questo.

-‘Ohh, that’s not a problem, bye!’ Mi risponde questo individuo in lontananza, ridendo dopo avermi vista correre come una scalmanata. Che minchia ci trova di divertente?

Solo dopo essermi fermata per riposare ho pensato a quanto fosse carino: alto, riccio, occhi verdi; sì, non era malaccio. Taylor, non pensare a certe cazzate, sei in ritardo di quindici minuti!
Mi affretto ad entrare a scuola, vago tra i corridoi cercando l’aula numero 34. La trovo, grazie a Dio. Busso, ho il fiatone; mi accoglie il professore di italiano, quel caro figlio di una buona madre.

-‘Sempre in ritardo, signorina Paris, non cambierà mai.’ Mi dice, facendomi accomodare con quel suo sorrisetto strafottente.

-‘Buongiorno anche lei, prof.’ Annuisco ricambiando il suo sorriso, cercando un posto il più vicino possibile a Giulia.

Mi butto praticamente sulla sedia, con aria assonnata, e appoggio la testa al banco guardando nella direzione della mia migliore amica.

-‘Bene, tirate fuori il libro di Epica, volume 2.’

Ma scusi, chiederci almeno come sono andate le vacanze è troppo impegnativo?
Sento Giulia ridere, come se sentisse quel che sto pensando.

-‘Che c’è da ridere?’ Chiedo.

-‘Taylor, hai dimenticato a casa lo zaino.’ Dice, sghignazzando. Porca puttana, e ti pareva.

-‘MA VAFFANC..’ Urlo, Venendo interrotta dal prof.

-‘Paris, qualcosa non va?’

-‘No, sono felicissima di trovarmi qui. Ma ora basta parlare di me, vada avanti con la sua eloquente lezione riguardante l’Odissea, prof, la prego!’ Dico con tono abbastanza sarcastico.

Mi tira un’occhiata a dir poco letale, poi continua a leggere; nella mia mente, in questo preciso momento, stanno girando parolacce a tutto andare. BUON PRIMO GIORNO DI SCUOLA, TAYLOR.

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Capitolo 2
*** You're a jerk, that's why i love you. ***


12.40 AM
 
Dopo essere andata in bagno a truccarmi, mi affretto con Giulia in sala mensa. E’ affollatissima, penso che dovremo mangiare sedute a terra come due barbone; poi guardando bene vediamo dei ragazzi che abbandonano il loro tavolo, afferro la mia migliore amica per un braccio e la trascino fin lì. 
 
-‘Grazie a Dio.’ Dico, sedendomi. -‘Si può che questa mensa sia più piccola di una tana per topi?’
 
-‘Zitta e mangia, sto morendo di fame.’ Dice Giulia, addentando il suo sandwich.
 
-‘Sei peggio di un bue, sappilo.’ Ribatto, ridendo insieme a lei. ‘Certo che mettere un condizionatore non sarebbe una cattiva idea.’ Tolgo il golfino, ma vengo fermata da quella bestia della mia migliore amica che mi salta addosso coprendomi il petto.
 
-‘Ma che sei scema? ALZATI!’ 
 
-‘Quella scema sei te, hai dimenticato di mettere la maglietta sotto il golfino!’ Minchia, di bene in meglio.
 
Oggi mi sento peggio di un aborto, insomma, non che gli altri giorni io sia bellissima, ma riesco a conciarmi meglio di così. Come dice Heidi Klum: ‘un giorno sei in e il giorno dopo sei out’, e diciamo che io sono out praticamente sempre. 
Dopo essermi riabbottonata il golfino in velocità record, torno dov’ero, rigustando il mio trancio di pizza margherita.
 
-‘Senti, ma Andrea’, il nostro allenatore, - ‘ti ha anticipato qualcosa per l’inizio degli allenamenti?’ Chiedo impaziente.
 
-‘Ah, ecco, volevo dirtelo ieri ma me ne ero praticamente dimenticata.. Andrea quest’anno si trasferisce in Spagna per seguire una squadra di serie B.’ Dice tutto d’un fiato, appena prima che sputassi il morso di pizza.
 
-‘Mi prendi per il culo? E che ne sarà della nostra squadra, eh? Che cazz..’
 
-‘Minchia, fammi continuare! Allora.. Visto il suo licenziamento o come vuoi chiamarlo tu, l’associazione pallavolistica ha ingaggiato un allenatore proveniente dall’Inghilterra. Si chiama Robin Styles e se non sbaglio abita ad Home Chaplin, Homo Chape, Ho..’
 
-‘Holmes Chapel?’ Chiedo affermativa.
 
-‘Sì, ecco, quel paese lì. Domani alle sette e mezza fatti trovare in palestra per le presentazioni ufficiali e per le preparazioni al campionato. Dicono che questo qui ha allenato squadre di serie A, capisci? Potremo migliorare a dismisura! Ricorda di avvisare anche le ragazze.’
 
-‘Ok, lo farò. Hai detto che è inglese quindi? Che coincidenza, oggi mentre venivo a scuola ho investito un ragazzo ing..’ La campanella suona. Fottuti venti minuti di pausa pranzo.
 
-‘Merda, ora che abbiamo? Scienze? Veloce, andiamo in classe; devo finire di copiare gli ultimi tre esercizi!’ Urla, in preda al panico.
 
-‘Esercizi? Porca vacca io non ne ho fat..’ Giulia mi trascina in classe senza farmi concludere la frase e prenota i posti in fondo vicino alla finestra. 
 
‘L’alunna Paris Taylor non ha svolto i compiti estivi e si è permessa di rispondere male alla sottoscritta, lanciando il libro dalla finestra del secondo piano. Firmare per presa visione, grazie.’ Fanculo, volevo solo verificare quanti nano secondi  ci avrebbe impiegato il libro a finire in testa ad uno studente grazie alla forza di gravità e prendo una nota. La mia condotta scolastica è messa peggio di quella di un carcerato, eppure ho una sfilza di otto e nove in ogni materia.
 
-‘Hai intenzione di farla vedere a tua madre?’ Mi chiede Giulia mentre ci incamminiamo verso casa.
 
-‘Scherzi?’ Scoppio in una risata abbastanza finta, accartocciando il foglio e buttandolo a terra, accompagnando il tutto con un -‘Olé!’. 
 
-‘Sei una rincoglionita, per questo ti amo.’ Momento di tenerezza per Miss Acidità 2012!
 
-‘Ma tutta questa dolcezza? Ti hanno iniettato dello zucchero nelle vene, ammettilo.’
 
‘Non scartavetrarmi le ovaie, e salutami che sono arrivata a casa.’ Mi dice, con la sua solita finezza.
 
L’abbraccio più forte che posso, e lei ricambia. -‘Pure io, comunque.’
 
-‘Cosa?’ Mi chiede.
 
‘Pure io ti amo.’  Concludo, prima di staccarmi dalla sua presa. Sì, io amo Giulia come si può amare una sorella e lo stesso vale per lei. Ci amiamo.
 
Torno a casa, sono le 13.35, ci ho messo molto più del solito; non sapendo che fare, mi spoglio dei miei indumenti pesanti, prendo una canotta verde e un paio di pantaloncini viola: abbinamento perfetto, ma sì, chi se ne frega. Prendo la palla nello sgabuzzino ed esco in giardino a palleggiare contro il muro del retro di casa, con tanto di cuffie alle orecchie. Il tempo passa alla velocità della luce, sono le 17.50. Cazzo, manco mi sia divertita per tutto questo tempo. Appoggio la palla sul dondolo, entro in casa e bevo un succo di pera. Io amo il succo di pera, da morire. Salgo le scale, mi immergo nella vasca da bagno con la radio al massimo; passano altri tre quarti d’ora. Uscita dal bagno senza riordinare, ovviamente, metto la solita camicia da notte e lego i capelli in uno chignon, o meglio, in un nido per uccelli. Preparo lo zaino e l’appoggio ai piedi del letto, per precauzione. Sono le 21.42, che stanchezza. Direi che la mia giornata si può concludere con questi pensieri: ho investito un inglesino niente male, sono entrata con un quarto d’ora di ritardo il primo giorno di scuola, ho dimenticato lo zaino, ho scordato la maglia sotto il golfino, ho preso una nota e la mia migliore amica, alias la mia vita, ha detto di amarmi. Poteva andare peggio. Mi rannicchio tra le coperte, prendo un bel respiro e, dopo aver spento la luce della lampada sul comodino, cado in un sonno profondo. Sono un ghiro in fatto di pennichelle.

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Capitolo 3
*** Oh, i’m the best volleyball player you’ve never seen. ***


13.09.2012
7.15 AM
 
Perfetto, la sveglia è suonata all’ora stabilita, posso fare le cose con estrema calma. Scendo in cucina e trovo un biglietto di mamma: ‘Sono andata in anticipo al lavoro, la colazione te la prepari tu.’ Minchia, la gentilezza fatta a persona. Prendo del latte e lo verso in una ciotola, ci immergo dentro i miei amati Cheerios e due cucchiai di zucchero. Dopo aver fatto colazione torno in camera, metto la prima maglia che trovo nell’armadio, una extra-large, nonostante la mia minutezza. Accompagno la maglia con leggins neri e Vans. Mi dirigo verso il bagno e mi faccio una treccia laterale, mi correggo, una treccia laterale sguercia. Metto quel poco di trucco che serve e prendo lo zaino: sono le 7.40, mi sento soddisfatta di essere così in anticipo. Mi dirigo a scuola, e noto che una macchina accosta a pochi metri da me.
 
-‘Ciao bionda!’ Dice questo qui dalla vettura, suonando il clacson un po’ di volte; ha una voce piuttosto femminile.
 
-‘Vedi di cambiare rotta o ti ficco il clacson su per il c..’ Mi giro e vedo che sono Erica, una mia compagna di classe e di pallavolo, e sua madre.  ‘Eri! Emh, buongiorno a questo giorno che si sveglia oggi con teee! Buongiorno al latte ed al caf..’ Prendo a cantare, magari dimentica le mie parole.
 
‘Sali che ti do un passaggio, cretina.’ Dice ridendo e provando pena nei confronti della mia testolina bacata.
 
Salgo sulla Chevrolet di ultima categoria della madre, è una riccona. Improvvisamente prende a cantare, minchia se è stonata, vorrei tapparle la bocca ma poi mi dispiacerebbe, quindi provo a cambiare discorso.
 
-‘Eri, Giulia mi ha detto che stasera ci saranno gli allenamenti alle sette e mezza, fatti trovare lì anche prima, faremo nuove conoscenze.’
 
-‘Conoscenze? Cioè?’
 
-‘Non ho voglia di spiegartelo, è troppo lungo. Stasera vedrai.’ Dico, sorridendo.
 
Finito il breve tragitto scendiamo dalla macchina e cerchiamo l’aula 54, l’aula di Tedesco. La troviamo dopo cinque minuti di scale, entriamo e troviamo Giulia insieme ad Elisa e Jennifer, altre due compagne di classe e pallavolo. Mi son rotta le palle di dover sempre dire ‘compagna di classe e pallavolo’, d’ora in poi userò il termine ‘compagna di Classevolo’, ecco! (?) Comunque, la professoressa entra in classe con una scheda di civiltà da leggere; che la voglia di far lezione mi assista.
 
18.30 PM
 
Ok, mi sto davvero rompendo i coglioni, non so che fare. Oggi a scuola il tempo è passato più alla svelta del solito, forse per le tre ore buche su cinque. Avevo intenzione di uscire, ma Giulia è andata dal dentista, Erica e le ragazze stanno facendo i compiti per domani, e io? Io sto sul letto a fissarmi i piedi. Aspetto con ansia le sette e mezza, voglio potermi dedicare di nuovo alla pallavolo. Per un periodo ho pure pensato di ritirarmi da scuola per poter praticare il mio sport professionalmente, ma non ho mai accettato proposte da squadre di alta importanza, non volevo abbandonare Giulia e tantomeno mia madre; però, ora basta pensarci. Basta basta basta basta basta. 
Dato che non ho nulla da fare, evito di ridurmi all’ultimo e preparo la mia sacca: borraccia, scarpe da ginnastica, ginocchiere, gomitiere, pantaloncini e maglietta da allenamento. Sono le 19.05, mi faccio una coda di cavallo e mi sciacquo il viso per rinfrescarmi prima di incontrare Mr. Volleyball. La palestra è abbastanza lontana da casa mia, a piedi sono trenta minuti pieni. Meglio prendere la bici, anche se fa molto ‘Mondo di Patty’.
 
 
19.30 PM
 
Arrivo in palestra puntualissima. Vedo l’allenatore parlare con il presid.. Aspetta, che cazzo succede? Con loro c’è pure l’inglesino che ho investito ieri mattina! Che caz.. Oh merda.. Ma.. Santo Goofy Goober! Probabilmente è il figlio! Ok Taylor, trattieni il fiato, puoi farcela, non far uscire minchiate dalla tua bocca, non farle uscire a nessun costo.
 
-‘Cazzo santissimo e perpetuo!’ Ecco, ma perché non sto mai zitta?
 
Il presidente della pallavolo mi fissa con sguardo assassino, facendo girare pure il nuovo allenatore e il riccio. Per far dimenticare la figura di merda, mi faccio avanti, porgo la mano al Mister e mi presento.
 
-‘Taylor, nice to meet you.’ Dico, soddisfatta del mio finto accento britannico.
 
-‘Robin Styles, i’m your new Mister.’ Eh, ma va.
 
Il riccio mi fissa, si sarà ricordato di me? Boh, per non essere scortese mi presento pure a lui. Gli porgo la mano, e questo mi precede.
 
-‘Harold, for friends Harry.’ Dice, con un mezzo sorriso a dir poco bellissimo.
 
-‘Taylor, for friends Taylor.’ Oh, god save the queen. Ennesima figura di merda!
 
 ‘Wait a minute.. I remember who you are! You’re the girl who made me fall yesterday in the street!’ Sì, sono io. 
 
-‘No, I think you have mistook (=hai sbagliato) person.’ Dico, sperando che mi creda.
 
-‘No, i would never forget some eyes as beautiful as yours.’ Vuole farmi morire, così non va bene.
 
-‘Emh, you prob..’ Vengo interrotta dal padre.
 
-‘Let’s go inside, Harold, now.’
 
-‘I’m coming, daddy.’ Daddy? Ahahah, che ciuccellone.
 
Il piccolo di papà entra in palestra, si precipita nello spogliatoio maschile e lo vedo uscire armato di ginocchiere, gomitiere e abbigliamento sportivo. Stiamo scherzando? Un ragazzo nella nostra squadra unicamente femminile? Porca vacca, se fosse stato brutto avrei capito. Lo vedo conversare con le ragazze, ha fatto colpo su tutte, me compresa; poi, osservando meglio, lo vedo provarci con la mia migliore amica: ecco, ti pareva, è il classico sciupa femmine. 
 
-‘ So, are you a good volleyball player?’ Chiede Giulia, per attaccar bottone. 
 
-‘Oh, i’m the best volleyball player you’ve never seen.’ Dice, con un sorriso leggermente malizioso.
 
Pure io vorrei fare amicizia con l’inglesino, ma una lunga corsa di riscaldamento mi aspetta. Comincio a fare uno, due, tre giri del campo, per poi arrivare a venticinque; sto morendo. La pallavolo mi incita a spingermi oltre, sì, ma fino ad un certo punto. Il tipo, Harry si chiamava? Sì, comunque, quel ragazzo si è affiancato a me; io sono sdraiata su una panchina con la lingua fuori e ad occhi chiusi, cercando di ritornare in vita. Mi stavo riprendendo e.. 
 
-‘It’s ok?’ Mi chiede una voce dannatamente sexy.
 
-‘Ma che minch..’ Apro gli occhi e lo vedo lì di fianco a me. ‘Eh, do you think it’s ok? I think no.’ Dico, con tono seccato per i troppi giri di riscaldamento. 
 
Coso se ne torna in campo a fare stretching, borbottando qualcosa di incomprensibile. Poco dopo lo raggiungo, cerco di imitare qualche suo esercizio e poi prendo una palla. Che bella sensazione toccare di nuovo quel cuoio tricolore con l’autografo della Piccinini, io amo quella pallavolista.
Mi metto a palleggiare contro il muro, poi l’allenatore ci prende per il braccio tirandoci ognuna verso una compagna scelta da lui; che volesse dividerci in coppie? Il Mister mi ha trascinata contro Giulia, allora ci siamo prese una parte della palestra ed abbiamo iniziato a palleggiare.
 
21.00 PM
 
Gli allenamenti sono finiti, e dopo aver fatto una doccia veloce nello spogliatoio della palestra mi dirigo verso l’uscita. Passando per lo spogliatoio maschile sento una voce melodiosa, che sia l’inglesino? Sta cantando una canzone di Adele, ma non ricordo il nome. E’ davvero bravo. Cerco di avvicinare l’orecchio alla porta ma non sento più il suono della sua voce; avvicino ancora di più l’orecchio e..
 
-‘Ahh! Porca vacca! Ma sei scemo?’ Grido, dopo che questo demente ha aperto la porta di fretta e furia per tornare a casa.
 
-‘Oh my god, i’m so sorry!’ Dice, ma tanto non ti perdono Mr. Figaccione. (?)
 
-‘Fuck, my head, i feel so sick now.. What the fuc..’ Cado, ho perso i sensi; quella testata mi ha fatto un male atroce. L’unica cosa che rimbomba nella mia mente ora è la sua voce dannatamente intonata.

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Capitolo 4
*** Surprise! ***


14.09.2012 
4.00 AM
 
Mi sveglio, ma dove cazzo sono? Vedo mia madre dormire di fianco a me, su una brandina. Sul mio letto non ci sono le stesse lenzuola color giallo canarino, queste sono azzurre, ma di un azzurro moscio. Mi alzo dal letto, indosso ancora i vestiti di oggi pomeriggio, o meglio, ieri pomeriggio. Solo dopo aver notato che c’erano altre persone che dormivano nella mia stessa stanza, ho realizzato di essere finita in ospedale. Quella testata contro la porta è stata davvero così forte? Torno sul letto, accendo il cellulare e leggo i sette messaggi ricevuti: quattro sono di Giulia, tutti con dei ‘come stai, tutto apposto? Ti prego, avvisami quando stai meglio sole mio; ti amo.’ Uno di Erika, uno della Vodafone, la mia fidata amica, e l’ultimo era di un numero sconosciuto. Apro questo messaggio, voglio vedere che c’è scritto.
 
-‘Messaggio ricevuto alle 00.08 del giorno 14.09.12; Hi, it’s Harry. I’m really sorry for what happened yesterday, today afternoon I’ll come to see ya, sorry again, goodnight. xx’
 
Oddio, oddio oddio oddio. Non ce la posso fare. Sto impazzendo: la vecchietta nel letto davanti al mio russa talmente forte da poter scatenare di nuovo l’uragano Irene! Ah, ma tornando al messaggio, mmh.. Perché anche nei messaggi sembra sfacciatamente sexy? Jsdfmrfjx. Basta pensarci. Meglio tornare a dormire.
 
 
10.30 AM
 
-‘Signorina, può tornare a casa, la sua testata non ha avuto scontri negativi.’ Mi sussurra il dottore, mentre cerco di aprire gli occhi ancora assonnata.
 
-‘Non poteva aspettare l’una o le due del pomeriggio per dirmelo? Almeno avrei dormito ancora.’ Borbotto seccata.
 
-‘Come, scusi?’
 
-‘Niente, confortevole il letto dell’ospedale, grazie per l’accoglienza.’ Dico, mettendomi le pantofole e salendo in macchina con mia madre.
 
Arrivo a casa, salgo in camera mia e mi stravacco sul letto, quanto è confortevole. Il letto è come il mio ragazzo; mi ci coccolo sempre, ci piango sopra, ci passo la notte e regge sempre il mio peso. Purtroppo, quegli attimi di scambi di coccole tra me ed il cuscino vengono interrotti dal campanello.
 
-‘Vai tu!’ Urla mamma, ma vaffanbrodo.
 
-‘Uffa mamma, che palleeeee!’ Urlo, imitando quei due dei Soliti Idioti.
 
Apro la porta. Perdo un battito. E’ proprio lui, lui lui lui lui lui: il postino. Che emozione, oh.
 
-‘Sì?’ Dico, senza alcun interesse.
 
‘Lei è Taylor Paris?’
 
-‘Sì, in carne ed ossa.’ In carne ed ossa? Ma che ca..
 
-‘Questo è per lei, firmi qui.’ 
 
Firmo un foglio che mi permette di tenere l’enorme scatola di cartone portata in casa dal postino in persona; questo esce senza manco salutare, ma non mi importa: voglio frantumare quella scatola e vedere che c’è dentro.
Strappo l’imballaggio, sono curiosissima. Sarà una slot machine? Una bicicletta? O no, meglio, uno zaino jet? 
 
-‘Surprise!’ Porca troiottola che mi venga un colpo! Cazzo ci fa l’inglesino nella mia scatola?!
 
-‘Ma strozzati con un limone e buttati sotto un tram, brutto deficiente!’ Urlo, presa ancora dal panico.
 
-‘What?’
 
-‘That’s a big surprise!’ Questo è il bello di conoscere qualcuno che dell’italiano sa solo la parola ‘pasta’.
 
‘Did you like it?’ Chiede con uno sguardo speranzoso.
 
No, like it sto cazzo. -‘Oh, sure!’
 
-‘Uuh, I thought you would killed me.’ E sarebbe stato così, ma ripensandoci ho apprezzato il fatto che si fosse impegnato per farmi stare meglio.
 
-‘No, i’m a good girl, Harold.’ Dico, prendendo un succo di frutta dal frigorifero e dirigendomi verso il divano.
 
-‘Come here!’ Dico ad Harry, senza nemmeno chiedergli se avrebbe gradito qualcosa da bere.
 
Harry si sistema sul divano timidamente e con aria impacciata, che comportamento strano. Forse perché sa che mamma è in casa. A proposito di quella martira, eccola avvicinarsi e fare le sue solite smorfie di benvenuto. 
 
-‘Ciao, sono la madre di Taylor!’ Dice con tono accogliente, non sapendo che questo non capisce una mazza di italiano.
 
‘Mà, Harry è inglese.’ Le dico, allora riformula la frase.
 
‘Oh.. Hi Harry, i’m Taylor’s mum, nice to meet you!’ Ripete, con il suo splendido accento Texano.
 
-‘Hello, nice to meet you.’ Dice l’altro.
 
-‘So, what brings you here to Italy?’ Chiede mamma, per far conversazione. 
 
-‘Mum, Harry is late for a date with a girl..’ Dico, trascinando il riccio verso la porta.
 
-‘But, really.. I have.. one.. tomorrow!’ Dice a scatti mentre cerca di lasciarsi dalla mia presa.
 
‘Sisisi, la pasta te la porto domani!’ Urlo, mentre mia madre non sta capendo nulla di quel che succede. Ma tornando a noi, lo accompagno fuori dalla porta, e mi fermo sul muretto a chiedergli di questo appuntamento.
 
-‘Do you really have a date?’ Chiedo.
 
-‘Yes, why are you so surpised? I’m hot.’ Dice, facendomi l’occhiolino. Sì, l’hot te lo ficco su per il culo.
 
-‘Shut up. Do I know this girl?’
 
‘Yes.’ Dice sorridendo.
 
‘And.. Who’s she?’ Non Giulia, non Giulia, non Giulia, non Giulia, non..
 
‘Giulia.’ Ecco, ma porca vacca.
 
Torno in casa senza rivolgergli nemmeno uno guardo, per poi sbirciarlo dalla fessura della porta. Noto in lui una faccia piuttosto stupita, da fesso. Sbuffa, per poi andarsene. Perché ho reagito così? Non sono nessuno per impedirgli di uscire con Giulia, anzi mi sbaglio, ho fatto bene! Io sono la migliore amica di Giulia, e da migliore amica quale sono devo accertarmi che questo pervertito non abbia cattive intenzioni. 

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Capitolo 5
*** But Zayn, i look like a fucking straw! ***


15.09.2012
7.30 AM
 
Sono felicissima, cazzo, ancora non ci credo! Mamma non ha rispettato i termini di scadenza per l’iscrizione a scuola, la preside se n’è accorta ieri sera e ha chiamato dicendo che non posso tornare a frequentare la scuola! Da non crederci, porco cacchio. Sono talmente contenta che salterei dalla finestra urlando ‘Bellaaaaaaa’ in stile Scary Movie, e lo farei davvero, ma è mattino ed ho sonno, in più camera mia è al secondo piano, quindi meglio evitare. A proposito di mattino, se non devo andare a scuola perché sono già sveglia? Forse è l’abitudine di svegliarsi e prepararsi per andare in quel manicomio. 
Dato che ormai non riesco ad addormentarmi decido di andare a far colazione nel mio bar di fiducia. Scrocco qualche soldo a mamma e mi incammino con una borsa al collo, jeans e maglioncino. Sto per entrare e qualcuno mi tocca la spalla..
 
-‘Good morning, Teddy.’ E’ il Mister.
 
-‘Taylor, Mister.’
 
‘Whatever, This evening I would like to invite you and the volleyball team at my home, for order a pizza and talk about what we’re going to do this year, ok? At eight o’clock. Tell the girls what I told you, and have a good day!’ 
 
‘Se, ok. Have a good day!’ Dico, per poi entrare al bar. 
 
Prendo il telefono e chiamo Giulia, per avvisarla della pizzata in casa Styles. 
 
‘Let's dance in style, let’s dance for a while; Heaven can wait we're only watching the sk..’ Un momento, questa è la sua suoneria! Mi giro e la vedo a due tavoli da me. E’ con Harry. Oh santo cielo.
 
-‘Pronto?’ Merda, che faccio? Niente panico. Abbasso il capo e cerco di parlare in modo tranquillo e silenzioso.
 
-‘Giuli, stasera a casa del Mister per una pizzata; alle otto, ok? Ciao.’ Dico squittendo, per poi riattaccare.
 
Subito dopo arriva Louis, il cameriere: ormai mi conosce tutto lo stuff in quel bar ed io conosco loro, sono una cliente abituale. Comunque, Lou mi porta il solito cappuccino con una brioche alla marmellata di lamponi, ma mentre cerca di appoggiarli sul tavolo alzo la testa, facendo cadere tutto rovinosamente a terra.
 
-‘Sei un disastro ambulante, Taylor!’ Urla Louis, ed io d’istinto mi giro verso Giulia, sperando non abbia sentito, ma troppo tardi.
 
-‘Tay, che minchia succede?’ Mi chiede quest’ultima.
 
-‘Giulia! Ehm, nulla, volevo solo far colazione.’ Ho detto la verità, in fondo.
 
-‘E perché mi hai chiamata invece di venire qua a dirmelo?’ Dice, mentre Harry ci guarda con aria da pesce lesso.
 
-‘Senti, troppo lungo da spiegare ed è mattino, non sono di molte parole.’ E ancora una volta ho detto la verità.
 
-‘Ma che cazzo vuol d..’ Viene interrotta dal riccio.
 
-‘Giulia, can we go out from here?’ Chiede, parandomi il culo.
 
-‘Yes, wait a second.. Taylor, a stasera, passo a prenderti.’ Dice, per poi baciarmi sulla guancia. -‘Let’s go, Harry.’ Conclude.
 
Vedo le loro figure scomparire in lontananza, e non sapendo che fare torno a casa pure io, pensando al fatto che stasera sarei stata in una stanza insieme a Giulia, al Mister, alle ragazze.. E ad Harry. Prima di potermi dirigere verso l’uscita i miei pensieri vengono interrotti.
 
-‘Taylor, che succede?’ Mi chiede Zayn, vedendomi praticamente paralizzata. 
 
Zayn è il proprietario del Bar, un Pakistano niente male, siamo amici da anni ormai. Qualche anno fa, insieme a Louis, ha deciso di mandare avanti la tradizione di famiglia, gestendo il locale insieme al suo migliore amico, come fecero suo padre, suo nonno e altre palle varie. 
 
-‘Oh, santa polenta. Zayn, quel tipo non mi piace affatto.’
 
-‘Ma chi? L’inglese in compagnia di Giulia?’ Interviene Louis.
 
-‘Esatto, l’inglese.’ Dico.
 
-‘A me piace invece, mi ha lasciato cinque euro come mancia, in più quando parlavo diceva che ero ‘very stupid’ e rideva, penso sia un complimento!’ Sì, un complimento.
 
-‘Va bene Louis, finché ne sei convinto tu.’ Mi precede Zayn, ridendo. -‘Comunque, perché non ti piace?’ Continua il Pakistano.
 
-‘Ha uno sguardo troppo malizioso e penso che voglia portarsi a letto Giulia, solo che lei sembra non volerlo capire!’ Dico, tutto d’un fiato. 
 
-‘Allora fai così, l’ho visto in Sex and the city ed ha funzion..’
 
-‘Sex and the city, Zayn? Un programma per veri uomini, mi dicono!’ Dice Louis ridendo.
 
-‘Tappati quel culo, Louis. Comunque, devi cercare di apparire il più sexy possibile agli occhi del riccio, per aver la conferma che lui vuole solo scopare.’ Dice, con la finezza di un vu cumprà. 
 
-‘Geniale Zayn! Davvero! Ma dico, mi hai vista? Un porcello con il rossetto sarebbe più sexy di me.’ 
 
-‘No, non sei tanto male..’ Dice Louis, mentre ripulisce i tavoli.
 
-‘Lascia fare a me, Tay.’ Mi rassicura Zayn. -‘Oggi alle quattro fatti trovare qui, mi raccomando.’
 
Annuisco, per poi tornare a casa accompagnata dalla musica del mio iPod.
 
16.10 PM
 
Sono un pò in ritardo, ma non mi interessa, Zayn ormai mi conosce.
Entro nel Bar e mi ritrovo con gli occhi tra le mani. Non posso crederci. E’ una tenda quella?
 
-‘Che minchia sta succedendo?’ Chiedo ancora scioccata.
 
-‘Ti avevo detto di lasciar fare a me, e così sarà. Vai dietro quella tenda e provati questo.’ Mi dice, lasciandomi tra le mani un abito color verde acqua.
 
Mi nascondo dietro la tenda e cerco di infilarmi quel coso. E’ tutto così squallido, perché dovrei arrivare a tanto solo per scoprire se Harry vuole scoparsi la mia migliore amica? Magari lei ci sta anche; ormai non posso più tirarmi indietro, altrimenti rovinerei i sogni fashion di Malik. 
 
-‘Sei favolosa!’ Dice quest’ultimo, dopo avermi vista con indosso l’abito.
 
-‘Ma Zayn sembro una cazzo di cannuccia!’ 
 
-‘No, ti fa un bel culo.’ Ribatte Louis.
 
-‘Mai bello quanto il tuo, Lou.’
 
-‘Ma come siamo simpatiche.’ Dice fingendo di ridere.
 
-‘Ma io ero seria.’ Anche stavolta ho detto la verità; e dire che c’è gente che mi reputa una persona falsa.
 
-‘Smettetela di parlare di queste cazzate. Allora, direi che per il vestito siamo apposto, ora mancano capelli e trucco.’ Ma bravo Jawaad, bravo.
 
Mi accomodo su uno sgabello sghembo, mentre Zayn cerca di trovare un’acconciatura adatta al vestito. Passano tre quarti d’ora e finalmente apre bocca, dopo aver solo giocherellato con i miei boccoli.
 
-‘Direi che li teniamo così, sono perfetti al naturale.’
 
-‘Dico, mi prendi per il culo? Lascia fare a me, incapace.’ Dico, lasciandomi della schiuma sulla mano e adagiandola sulla nuca, per rendere i capelli ancora più mossi.
 
Con un cerchietto tiro indietro il ciuffo che mi ricade ogni tre per due sul viso, per poi passare al trucco: un filo di matita, mascara e tanto, tanto fondotinta. 
 
-‘Non ti ho mai vista così bella, Taylor.’ Dice Zayn.
 
-‘Grazie Jawii, appena ho tempo ti riporto il vestito.’ Dico stringendolo in un abbraccio.
 
Sono le 18.30, giusto il tempo per tornare a casa ed aspettare che Giulia passi a prendermi. Saluto Zayn e Louis, per poi incamminarmi verso casa. Mentre osservo casa mia in lontananza non faccio altro che pensare a quanto sbaverà Harry non appena mi vedrà. Un momento, io voglio solamente mostrare a Giulia che lui la vuole solo per puro sesso, non mi interessa di piacere all’inglesino.. O forse sì? Meglio tralasciare. Ora quel che importa è di non cadere come un salame in mezzo alla strada. Stupidi tacchi da 6 centimetri. 

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Capitolo 6
*** Pee ***


19.10 PM
 
Decido di aspettare Giulia sul muretto di casa, anche se così facendo potrei rovinare il vestito. Non arriva, strano, di solito è puntuale quanto un orologio svizzero. Visto che non è ancora arrivata decido di fare una scappatina al bagno, giusto per sistemarmi ancora un po’. Saluto mia madre e uscendo di casa vedo la sua macchina accostare di fianco allo steccato; sì, eccola, bellissima come sempre e con cinquanta minuti di ritardo.
 
-‘Alla buon’ora, ciccia.’ Le faccio notare l’enorme ritardo.
 
-‘Ma se mi hai detto te di venire alle otto?!’ Ah, ok.
 
Sbuffo, per poi salire in macchina con mamma Elena. Meta: casa Styles. No, ma se io non so la strada per raggiungere casa loro, come può saperla Giulia? Vabbè, Poco importa, basta esserci arrivate.
 
Entriamo, ci accoglie Robin e notiamo che già tutte le ragazze sono arrivate. Harry mi pare sia in cucina per ordinare la pizza. Peccato che non sappia parlare l’italiano, quindi decido di intervenire.
 
-‘Let me do.’ Dico, allora lui mi passa il biglietto con le ordinazioni, l’indirizzo di casa e il numero della pizzeria. Prendo il telefono e compongo il numero. Mentre aspetto che la ragazza della pizzeria mi rispondi il riccio interviene.
 
-‘Ehi, you’re sexy, girl.’ Ah, già. Mi ero dimenticata di essere vestita come una sgualdrina.
 
-‘I know it. Don’t you want to tell me anything else?’ Cerco di trovare uno sguardo seducente. 
 
-‘So, emh.. Basically..’ Minchia, muoviti a parlare, bradipo. Tra poco questi mi rispondono al telef..
 
-‘Pizzeria Pane e Vino, dica.’ Che colpo all’anima.
 
-‘Oh cielo! Emh, pronto sì, vorrei ordinare quattro pizze margherita, una pizza con acciughe, tre pizze al prosciutto e altre tre ai quattro formaggi. Possibilmente per le nove meno dieci, in via Garibaldi numero cinque.’ 
 
-‘Va benissimo, cercheremo di fare del nostro meglio.’ Riattacca. Vabbè, ciao anche a te.
 
-‘Done!’ Urlo, per farmi sentire dal Mister, e quest’ultimo mi sorride.
 
Ora che mi guardo in giro noto che le ragazze sono vestite con maglietta e shorts, insomma, non si sono messe in tiro, e nemmeno Giulia. Mi sento una stupida, ma almeno l’inglesino si è accorto di me. 
Raggiungo gli altri in salotto e si comincia a parlare di pallavolo, ecco, i miei occhi si illuminano. Purtroppo quei pochi minuti di interesse vengono interrotti da Harry, che intelligentemente ci propone qualcosa di veramente idiota.
 
-‘Who wants to play with Just Dance 3?’ Oh, maremma maiala. Io non so affatto ballare!
 
Le ragazze ovviamente hanno accettato, chi gli direbbe di no? 
Il riccio accende la Wii, inserisce il disco del gioco e sceglie il brano da ballare. 
 
-‘Taylor, do you want to start?’ Oh santa porchetta, no. 
 
-‘I don’t think it’s a good ide..’ Il campanello, il campanello! Grazie pizzeria, grazie.
 
-‘Addirittura in anticipo!’ Dico, andando a ritirare le pizze e lasciare i soldi al tizio che me le ha portate.
 
Porto le pizze ancora calde in salotto, ognuno si mette intorno al tavolo e comincia a mangiare. Noto che l’inglesino ha ordinato quella con le acciughe, che schifo. Improvvisamente mi vieni un attacco di pipì acuta, e non so dov’è il bagno. Porca zozza.
 
-‘Where’s the bathroom, Robin?’ Chiedo a bocca piena.
 
-‘Emh.. Ok, Harry show her where’s the bathroom.’ Mmh.
 
Il riccio mi indica di salire la scale, e mi segue. E’ il momento perfetto per provarci con lui.
 
-‘Nice house, but not so nice as you.’ Ma da dove mi è uscita questa? 
 
-‘Yep, i’m beautiful.’ Afferma, con un sorriso sicuro.
 
-‘Convinto, oh. And what do you think about me?’ Mi appoggio alla porta del bagno.
 
-‘I think you’re..’
 
-‘Pee!’ Non riesco mai a trattenerla. Chiudo a chiave la porta e mi libero dei liquidi in eccesso. Appena ho finito riapro la porta, ma vedo Harry in fondo al corridoio, intento a scendere le scale per tornare a mangiare quell’orrore di pizza con acciughe. 
 
-‘Wait!’ Urlo a bassa voce, anche se teoricamente non sarebbe possibile.
 
Appena sente la mia voce torna indietro.
 
-‘Yes?’
 
-‘Tell me what do you think about me.’ Dai, devo saperlo.
 
‘I think you’re sexy, funny and your ass is.. yeah, cute.’ Dice con sguardo malizioso. Questi sono complimenti da vero uomo di classe.
 
-‘So, would you like to have a date with me? Maybe tomorrow.’ Ormai nemmeno l’uragano Irene scatenato per la seconda volta dalla vecchia che ronfava mi può fermare.
 
-‘Why not? Where do you want to go?’
 
-‘I will tell you tomorrow. I’ll send you a text.’ Concludo, accarezzandogli il braccio e tornando giù a mangiare. 
 
21.20 PM
 
La mia pizza era diventata un ghiacciolo al pomodoro, ma pazienza. Ora ho una possibilità per far capire a Giulia che quello ha voluto uscire con lei solo per scopi sconci. 
 
Vedo Erika girarsi verso la Wii, ancora accesa. Ti prego, Erika, dimmi che non stai pensando di giocare a..
 
-‘Just Dance 3, guys? Come on, let’s play!’ Brucia all’inferno.
 
-‘Yeah, Harry, choose the girl you want by your side in this dance!’ Dice una delle ragazze.
 
-‘Taylor, dance with me.’ Mi tende la mano, ed io non so che fare. Se ballo rideranno tutte di me.
 
La canzone comincia: è Price Tag, di Jessie J. Non male come canzone, sì ma da cantare, non da ballare.
 
Non capisco cosa cazzo devo fare, non riesco a tenere il ritmo. Merda, non hanno il Karaoke? Comincio ad imitare la tizia nello schermo, ma è peggio. Mi giro verso Harry e vedo che pure lui ha qualche difficoltà, anzi è proprio un salame, ma si diverte, quindi non lo da tanto a vedere. Provo a seguire il suo esempio, ma sembro una terrorista dai movimenti osceni che faccio.
 
Sono stati i tre minuti più imbarazzanti della mia vita. Giulia è ancora nascosta in un angolo a ridersela, qualche ragazza mi ha fatto pure il video, per non parlare del Mister: mi ha tirata da parte e ha detto che fortunatamente sono brava nella pallavolo. Ehi boss, nemmeno tuo figlio scherza.
 
Non mi rendo conto che sono le dieci e mezza passate, e che per me è l’ora del coprifuoco. Giulia mi ha detto che sarebbe andata da sua zia a dormire, quindi la strada era vicina e se ne sarebbe andata più tardi. Pazienza, vado da sola.
 
-‘Are you going alone?’ Chiede il Mister.
 
-‘Yes, but it doesn’t matter, Mister. Really.’ Al massimo mi stuprano. 
 
-‘If you want I’ll accompany you with my car.’ Interviene l’inglesino. 
 
-‘Oh, maybe.. Thanks.’ Perchè no, sono già in ritardo, che ho da perdere?
 
Harry mi fa segno di raggiungerlo in garage, dopo aver salutato le ragazze e ringraziato il Mister per la serata. Il garage è immenso, adatto per quelle feste in stile americano. 
 
-‘Ok, let’s go.’ Dice, dopo aver messo in moto l’autovettura.
 
Fortunatamente ricorda dove abito, dato che si è piombato in casa mia dentro una scatola di cartone giusto ieri pomeriggio. 
Dopo dieci minuti su quel cazzo di sedile scomodissimo, eccomi arrivata. Ringrazio il riccio del passaggio schioccandogli un bacio sulla guancia, per poi dileguarmi nel buio che circonda la mia dimora. Prima di poter entrare in casa sento Harry bisbigliare un: ‘See you tomorrow.’ dall’auto, per non svegliare il vicinato. 
 
Avverto mia madre dicendole che sono tornata, ma la vedo dormire sul divano. Spengo la televisione, lasciata accesa su un canale di prodotti per il corpo, le luci e salgo le scale, andando in camera mia. Ripensando a quello che è successo in questo giorni mi rendo conto di quanto tutto questo è assurdo; da quanto lo conosco, tre giorni? E conoscere è anche una parola grossa. Di lui conosco solo il nome, il cognome, l’aspetto, il padre, e.. E basta cazzo.
Cerco il più possibile di non pensarci, tanto il mio scopo non è ottenere un bacio dall’inglesino, ma capire se esce con Giu.. Non riesco a terminare il pensiero che mi ritrovo stravaccata sul letto, ad occhi chiusi e con addosso ancora il vestito. Meglio riposarsi, dopo una giornata così.

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