The Director of Death...

di PK ShowdowN
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Green ***
Capitolo 3: *** Panico! ***
Capitolo 4: *** Capitolo di snodo. ***
Capitolo 5: *** La pista si spiana. ***
Capitolo 6: *** Due vicende in parallelo! ***
Capitolo 7: *** La caccia ha inizio! ***
Capitolo 8: *** Don't go away, not again. ***
Capitolo 9: *** Duefoglie. ***
Capitolo 10: *** The DarKness iNSIde hiM (part.1) ***
Capitolo 11: *** ThE DaRkNEsS iNSidE hIm (part.2) ***
Capitolo 12: *** ThE DarKnESs InSiDE HiM (ultima parte) ***
Capitolo 13: *** Trappole e Misteri ***
Capitolo 14: *** Light in the shadows... ***
Capitolo 15: *** La Vera Parte Dentro di Me ***
Capitolo 16: *** INCUBO ***
Capitolo 17: *** Revelations... ***
Capitolo 18: *** The Man ***
Capitolo 19: *** Affari di Famiglia ***
Capitolo 20: *** Brezza marina. ***
Capitolo 21: *** Numero Privato ***
Capitolo 22: *** Inside... ***
Capitolo 23: *** Sgoccioli... ***
Capitolo 24: *** Morte di un'illusione ***
Capitolo 25: *** 5 minuti ***
Capitolo 26: *** Congiunzioni e Separazioni ***
Capitolo 27: *** EScaPE ***
Capitolo 28: *** Bene nel male ***
Capitolo 29: *** Boredom ***
Capitolo 30: *** Ultimo capitolo! (parte 1) ***
Capitolo 31: *** Ultimo capitolo (final part!) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


“Celebi, il Pokemon del tempo. Il potere forse più straordinario che l’uomo possa desiderare.
A chi non piacerebbe controllare il corso degli eventi a proprio piacimento?”
Ash corrugò la fronte mettendosi la mano destra dietro il capo.
“Non so, professore” disse esitando. “Anche se devo ammettere che non mi aspettavo certo di essere contattato per riflettere con lei…”
“Non ti sforzare, figliuolo. Pensare troppo può farti del male. C’è chi afferma che esista un solo Celebi, e che sia colui che garantisca il corretto flusso del continuum spazio—temporale. Questa teoria, recentemente abbozzata, sembra metterlo al fianco di Dialga e Palkia come Pokemon essenziale per l’esistenza del nostro mondo.”
“Ash?” disse una voce alle spalle del moro, richiamandolo.
“Non ora, Iris, non vedi che sto parlando? La prego, professore, continui.”
L’anziano annuì, attirando anche lo sguardo di Spighetto sullo schermo.
“Indiscrezioni” disse schiarendosi la voce. “affermano che il Team Rocket abbia deciso di riprendere l’antico piano elaborato anni or sono con l’intenzione di catturare il Pokemon verde recentemente rilevato nell’area di Duefoglie”
“Duefoglie? Ma è dove…”
“Dove abita la tua amica Lucinda, la quale dovrai contattare al più presto. Ciò che ti chiedo, Ash, è di verificare di persona se le voci che girano sono vere o no. In caso affermativo le autorità non esiteranno ad intervenire. In caso negativo… considerala una rimpatriata tra vecchi e nuovi amici”
Ash storse la bocca. “Può contare sul mio aiuto, ma cosa intende con vecchi e nuovi amici?”
“Lo scoprirai presto” disse la voce metallica proveniente dall’interfono. “via fax sta per arrivarti un biglietto per Giubilopoli. Attenderai lì nuove informazioni”.
Confuso, Ash prese il biglietto sfornato da quella macchina. Lo fissò, ancora stordito per l’accaduto, pensando che il rapido cammino che aveva intrapreso ad Unima, con l’intenzione di partecipare a l’annuale edizione della lega, avrebbe potuto essere del tutto vano, rischiando di non ottenere l’ottava medaglia prima del tempo stabilito.
Iris lo guardò incredula. “Non ci posso credere, quindi da domani non sarai più con noi?”
Ash sorrise. “Da oggi. Ma …state tranquilli, tornerò presto! Ne sono sicuro!”
Ma nemmeno lui riusciva ad essere davvero convinto di ciò. Quella chiamata improvvisa, quell’ordine inusuale… era tutto così strano.
Poi chiamò Lucinda, e dopo averle comunicato l’arrivo in tarda serata si diresse al’aeroporto.
Saluti, spinte, raccomandazioni, ed infine un sonno profondo e tormentato da dubbi continui.
Quando Ash si svegliò mancava poco all’atterraggio.

CONTINUA....

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Capitolo 2
*** Green ***


Un boato ed un potente rumore di ruote sancì l’atterraggio dell’aereo.
Frastornato, Ash prese il suo zainetto stropicciandosi gli occhi fissando, incantato, lo splendido paesaggio dal piccolo finestrino a lui vicino.
Giubilopoli, la città forse più importante dell’intera regione di Sinnoh…
“Ci vogliamo dare una mossa?”
“Oh scusi” disse Ash dopo essersi accorto di bloccare involontariamente l’uscita.
Goffamente, balzò sulle ripide scale che lo avrebbero portato sul bus navetta dell’aeroporto; poi, a causa della folla, schiacciato come una sottiletta da due fette di pane, raggiunse infine l’aeroporto.
Confuso, si girò freneticamente a destra e a manca. “E adesso?”
Una mano lo sfiorò debolmente alla spalla.
“Scusa, sei forse Ash Ketchum?”
Ash, lentamente girò il capo su sé stesso. E questa chi era? Non l’aveva mai vista, proprio no.
Era una ragazza, trai quindici e i diciotto anni, piuttosto alta e slanciata.
Indossava un semplice abitino nero, corto, che lasciava le braccia scoperte, costantemente sfiorate dalla folta chioma di lisci capelli castani.
Istintivamente, come spesso capita nel trovarsi di fronte una così bella ragazza, Ash arrossì, annuendo alla domanda prima posta.
La ragazza sorrise. “Piacere, mi chiamo Green e sono da diversi anni un’assistente del professor Oak”
“Strano, conosco da tempo il professor Oak, ma non mi sembra di averti mai visto” disse Ash tornando lucido.
“E’ una storia lunga, più che altro sono costantemente in viaggio tra Kanto e Jotho per svolgere ricerche sul campo” disse sorridendo, poi riprese a parlare.
“Il professore mi ha chiesto di accompagnarti sino a Duefoglie, ricordo bene?”
“Esatto! A proposito, non sarebbe il caso di avvisarlo? Intendo dire che sono finalmente arrivato?”
Green inarcò le spalle. “Non so, fai come preferisci, tieni, ecco il mio Pokegear.”
Ash sorrise in segno di ringraziamento, pigiando una serie di tasti. Poi attese una risposta.
 
“Suona il telefono. Vedi chi è!” disse altrove una voce scontrosa.
“Sai, con la vecchiaia l’udito peggiora. Io non sento nulla.”
La voce assunse un tono più aggressivo. “Riesci a percepire, questo?”
Freddo metallo sfiorava la fronte dell’anziano professore.
Oak deglutì, disperato. “Perché mi fai questo?” 
“Seguo le disposizioni inviate dal quartiere generale” disse l’uomo accovacciandosi sul tavolo da pranzo ed accendendo una sigaretta.
Oak tossì, osservando il fumo che si addensava verso il soffitto. “Ma perché coinvolgere Ash, e chi è questa Blue?”
“Green” disse calmo l’altro.
“Quello che è! Insomma, perché?”
L’uomo puntò nuovamente l’arma sulla fronte del professore. “Adesso rispondi.”

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Capitolo 3
*** Panico! ***


“Non risponde…” disse Ash girandosi verso la ragazza.
“Tranquillo, sarà impegnato in qualche ricerca.” rispose lei poggiandogli una mano sulla spalla.
“Speriamo…”
“Non sarai forse in pensiero? Il professor Oak è un uomo in gamba, non certo un bambino!” disse Green ridendo.
Ash sorrise “Ma sì! E’ che la telefonata che avevo ricevuto non era delle più rassicuranti…”
D’istinto la ragazza mise la mano sulla bocca del moro, per tappargliela. Non era certo il luogo migliore per discutere di una faccenda così delicata. Le era stata raccomandata la massima discrezione, quando era stata contattata dal grande Samuel Oak. Quasi non ci credeva, era anni che lavorava come ormai migliaia di persone, al pokedex. Finalmente le era stato affidato un incarico importante!  
Immediatamente un uomo della sicurezza, nel vedere quella mano tappare la bocca di un ragazzo, si alzò.
“Cavoli, non penseranno forse che mi stia difendendo da uno stalker!” disse Green tra sé e sé.
“Ash!” bisbigliò lei sottovoce. “Farò finta di baciarti, non voglio incasinarmi per colpa del tuo parlare troppo!”
“Ehhhhhhhhhhhhhhhhh?”
“Quei tizi della sicurezza potrebbero essere spie del Team Rocket! Potrebbero aver intercettato la chiamata avuta col prof. Oak ed incastrarti, o quanto meno bloccarci!”
“Ho capito, ma non puoi…”
E prima che potesse dire altro le labbra della ragazza toccarono il mento del moro. Quindi, l’omone con scritto security li raggiunse, lamentandosi. “Ragazzi, ho una fame! Non è che sapete dove vendono cibo, sapete sono da poco in servizio…”
“In fondo alla strada, buon uomo” disse Ash dopo essersi rapidamente separato dal volto della ragazza, sottolineando l’aggettivo buono girandosi verso Green.
“Grazie figliolo” disse l’omone sorridendo ed allontanandosi.
Green, imbarazzata, fu la prima ad aprire bocca. “Vedi il lato positivo, Ash, nel caso in cui dovessi girare un film e dovresti baciarti con una racchia, sai come fare il finto bacio” disse camminando verso l’uscita.
“Film, io? Ma se non mi prenderebbero nemmeno per un cartone!”
“Ahahaha”.
 
“Hai idea che significa non aver risposto al telefono?” urlò l’estraneo al professor Oak.
Oak si grattò il naso.
“Non rispondi, eh?” sbraitò lui spegnendogli la sigaretta in faccia.
Oak storse la bocca. “Non noti che in questa stagione gli insetti sono più fastidiosi del solito?”
L’uomo scoppiò a ridere, poi strinse forte il professore per la giacca “Allora, sei legato ad una sedia, in una casa sperduta nel bosco lontana kilometri da un qualsiasi centro abitato. Sei costantemente minacciato, la tua vita dipende da una mia decisione, e cosa fai? Fai lo spiritoso!”
“Si accorgeranno presto della mia assenza”
L’uomo scosse la testa. “Non credo proprio. E’ bastato forzare il tuo account e-mail per giustificare la tua assenza dicendo che sei partito.”
“La famiglia mi cercherà!” disse Oak trattenendosi le lacrime.
“Famiglia?” rispose l’uomo ghignando. “Non crederai certo che tuo nipote tuo unico parente, che non ti è mai stato vicino, possa aiutarti?”
“Ma perché? Perché attirare due ragazzi, anzi, tre, a Duefoglie? Perché inventare questa balla del Celebi?”
“Senti, Oak” disse l’altro spazientito. “basta con le domande inizia a collaborare”
“Sono vecchio, che motivo ho di vivere ancora?”
L’uomo sorrise. “Sei un duro, ma… tornando a tuo nipote, può magari interessarti questo filmato?” disse accendendo il televisore ed inserendo un DVD.
“Ma… E’ Levantopoli, questo è il laboratorio dove lavora come ricercatore!” esclamò Oak sorpreso.
“Perspicace, il vecchio” disse l’uomo. “E adesso, dimmi, sai cosa sono questi pallini arancioni sul pavimento?”
Oak non rispose, rabbrividì al solo pensiero.
“Sei un mostro!” urlò.
“Collabora e non lamentarti adesso. Telefona questa ragazza. Immediatamente.”
Oak sgranò gli occhi. “Deduco dalla tua espressione che ne conosci il nome” disse l’uomo scagliandogli il telefono ed allentando la presa delle corde.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo di snodo. ***


Scusate la mia lunghetta assenza dal sito ma sono da poco tornato dai nazionali di scacchi ed ho detto: Cavolo, devo aggiornare!
Ed è quindi che in un' ora ho abbozzato questo capitolo di snodo, brevino e quasi noioso. Insomma spero me lo perdoniate.
A (spero) presto.

Fuori dall’aeroporto il caldo era a dir poco soffocante.
Già sudato, Ash si tolse il berretto tentando di sventolarsi un po’. Non aveva più vissuto temperature così calde da quando aveva lasciato Hoenn.
Accelerò quindi il passo per affiancare la sua compagna di viaggio. “Sto fondendo, Green. Non staremo forse andando a Duefoglie a piedi?”
Green sorrise, estraendo un piccolo telecomando e puntandolo verso un’automobile parcheggiata. “Ti basta come risposta?”
Ash sgranò gli occhi, balbettando. “Allora, mettendo da parte il fatto che un mio amico già guidava una sorta di Ferrari a 10 anni…”
“Tranquillo, ho la patente. Bè, più che altro è una sorta di patentino speciale che si prende ai 17 anni”
“Che hai preso quest’anno?” chiese lui.
Green sorrise. “Chiedermi quanti anni ho non sarebbe stato più semplice? Su, sali che altrimenti divento una spugna di sudore anche io”
Nonostante Ash fosse un po’ infastidito dall’impulsività della ragazza, non si fece ripetere l’ordine due volte. Poi, chiuso lo sportello, si diressero a Duefoglie.
 
Altrove, un frastuono fece vibrare le pareti di un edificio circolare presso una ridente cittadina di Kanto.
Diradatosi il fumo, un uomo con due bandierine nelle mani, si avvicinò al Pokemon colpito dall’attacco.
“Castform non è più in grado di combattere. Vince Psyduck. E per tre ad uno vince Misty, capo palestra di Cerulean city”
“Evvai!” urlò la rossa sfogando la tensione accumulata. Poi si avvicinò alla sfidante, delusa ma allo stesso tempo soddisfatta, battendole una mano sulla spalla.
“Non te la prendere. Hai condotto un’eccellente gara mettendomi alle strette diverse volte! È ormai risaputo che la Lega di Kanto ed i suoi rispettivi capi palestra sono tra i più forti al mondo. Pensa solo che io e Blaine siamo imbattuti da diversi mesi! E…”
Tuttavia l’improvviso squillo del suo Pokegear l’obbligò ad interrompere la conversazione.
Prof. Oak? Ma che cavolo vuole?
“Scusa, devo andare Va –va…” Come cavolo si chiamava?
“Vanessa” rispose la sfidante.
“Esatto, conto di rivederti per la rivincita. Ciao!”
Poi Misty rispose alla chiamata. “Pronto?”
“Oh ciao Misty” rispose flebilmente il professore.
“Professore! Da quanto tempo! Ma va tutto bene? Ha una voce…”
“No tranquilla. È solo un piccolo abbassamento di voce. Senti, ho urgentemente bisogno del tuo aiuto”
“Se posso…”
“Devi poterlo, Misty. Sei una delle poche persone di cui mi fidi ciecamente…” poi il professore esitò nel continuare.
L’uomo, riaccese quindi il televisore che mostrava suo nipote intento a svolgere ricerche in laboratorio. Quindi fece rivedere il telecomando all’anziano.
“Professore? È ancora in linea?” chiese la rossa confusa ed incuriosita.
L’anziano scosse la testa, tentando di darsi una svegliata “Oh, certo che si. Sarà il fatto che non prende molto bene il segnale. Comunque, stavo dicendo, che avrei la necessità che ti recassi a Duefoglie, nella vicina regione di Sinnoh, entro oggi”
Misty sgranò gli occhi, incredula. “Ma per quale motivo?”
“Dovrai aiutare Ash a svolgere delle ricerche sull’effettiva presenza di un Celebi nei dintorni.”
Misty balbettò sempre più confusa. “Ma la palestra, il viaggio...”
“Misty, sono uno degli uomini più potenti della regione. Se accetti penserò a tutto il resto”
Misty si passò una mano tra i folti capelli rossi, spiazzata da quella telefonata. Serbava ancora del rancore nei confronti di Ash Ketchum. Non sapeva davvero se accettare o meno.
“Va bene” disse alla fine la ragazza.
“Ottimo. Ti devo un enorme favore, Misty!”
“Ma non lo dica nemmeno, professore. Piuttosto, cosa devo fare?”
“Recati al porto tra due ore. La Mn Anna II ti porterà a Sabbiafine in serata. Quindi una macchina ti prenderà per portarti a Duefoglie. Scusami ma ora devo scappare. Chiamami se necessario” disse riagganciando nervosamente. Non sarebbe stato in grado di tenere quella conversazione un secondo in più.
L’uomo con lui ghignò, dandogli una pacca sulla spalla “Interpretazione da Oscar, mio caro professore”

CONTINUA....

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Capitolo 5
*** La pista si spiana. ***


Hola, eccomi qua con un capitolo abbastanza lungo solo per voi lettori. Credo sia uno dei migliori della storia e ne sono abbastanza soddisfatto^^
Aspetto con ansia i vostri commenti. Alla prossima! (ps. perchè non riesco mai a dare dei nomi decenti ai capitoli?)


Dopo qualche secondo di silenzio, Ash si scrutò attorno cercando di capire come potesse aprire il finestrino di quell’auto infernale.
Infernale in tutti i sensi! Cavolo, nemmeno facendo una doccia vestito si sarebbe ridotto in quello stato.
Green non poté quindi non notare i movimenti del moro, molto simili a quelli di un Vigoroth in una gabbia.
“Serve una mano?” chiese lei sforzandosi di modulare il suo tono, fino a poco prima molto acido.
“Tranquilla, faccio da solo” rispose Ash col chiaro intento di voler troncare lì quel tentativo di conversazione.
Green sospirò. Non era colpa sua se era di umore molto volubile, non stava attraversando quel che si dice un bel momento.
Improvvisamente la ragazza si stropicciò un occhio fissando Ash. Stava forse accorciando?
“E’ tutto sotto controllo” rispose lui imbarazzato mettendo la mano destra sul capo. “devo aver sbagliato leva.”
“Sicuro che non vuoi che accenda l’aria condizionata?”
“ARIA COND… No, no, meglio la sana aria di finestrino” Dannazione, dare la precedenza all’orgoglio era spesso un problema. Figuriamoci per un tipo come Ash.
“Se 38 gradi sono aria sana…”
“Magari non c’è umidità”
Green allungò l’indice della mano sinistra, indicando un aggeggino sul cruscotto.
“Con l’età la vista si appanna, Ash. Sai perché mi sembra di veder scritto un 85% ma non ne sono sicura…” disse con evidente sarcasmo.
Ash sbuffò, pronunciando parole senza senso. Poi lo squillo del Pokegear di Green portò la pace all’interno dell’abitacolo.
Green estrasse l’apparecchio dalla sua borsa. “Toh, un messaggio del professor Oak!” disse dopo aver toccato la schermata dell’apparecchio con uno stilo.
“E che dice?”
“Dice di fare una sosta al porto di Sabbiafine, dove troveremo tra qualche ora una ragazza indispensabile per la ricerca di tu sai cosa”
“Ottimo. E come si chiama?” disse Ash addentando un pezzo di pane.
“Misty”
“COF GLLLLL”
“Ash? Sei vivo?” chiese Green preoccupata liberandosi dalla presa della cintura di sicurezza, per poi dargli un’energica pacca sulla schiena.
Ash deglutì ciò che aveva rischiato di andargli di traverso.
Poi sospirò. “Sto bene, grazie” disse pensando che il nome Misty potrebbe essere piuttosto comune da quelle parti.
 

Intanto a Duefoglie una ragazzina prossima ai 14 anni, correva affannosamente verso casa.
“Mamma! Ops, scusi…” disse urtando un losco individuo. Il tipo si passò una mano sulla spalla, poi le rivolse un’occhiataccia.
“Ehi ragazzina, fai più attenzione la prossima volta” La ragazza, mortificata, annuì riprendendo il suo cammino.
Strano, Duefoglie è un piccolo borgo collinare ma non aveva mai visto quel tipo… Se fosse un turista? Ma no, il suo abbigliamento era piuttosto insolito, quasi folkloristico, come se volesse sembrare uno del posto. Forse era un chissà quale vip del cinema giunto lì per funghi, o…
“Lucinda!” disse una signora richiamando la sua attenzione.
“Mamma!” esclamò lei sorridendo e poi abbracciandola.
“Il mio tesoro, da quanto tempo non venivi a trovare la tua mammina?”
Lucinda ci pensò un attimo separandosi dalla stretta della madre. “Diciamo una settimana?”
La madre della ragazza scoppiò a ridere. “Che ci posso fare se sembrano secoli! Hai iniziato a lavorare nel campo della moda così presto…”
“E guadagno un casino!” aggiunse soddisfatta la blu.
La mamma le diede uno scappellotto affettuoso sulla testa. “Ricorda che i soldi non sono tutto nella vita, bimba mia”
“Ah certo! Servono pure famiglia, amici, amore, salute, ecc. Oh mamma, sono al settimo cielo. Non potrei essere più felice!”
“Ah, cambiando argomento, hai saputo la novità? Il professor Rowan è stato trasferito!”
Lucinda sgranò gli occhi. “Ma che mi dici?”
“La verità, il professor Oak, nelle vesti di massimo esperto Pokemon, ha fatto si che Rowan fosse trasferito nella regione di Auros, mentre qui a prendere il suo posto sarà un certo Professor Charon”
Lucinda incrociò le braccia. “Ma perché?”
“Non so, forse Oak ha intenzione di svolgere ricerche approfondite con un suo stretto collaboratore, qui nell’area. Non ti ha forse chiesto di ospitare per qualche giorno Ash e degli altri tizi da noi?”
Lucinda si spiaccicò la mano sinistra sulla faccia. “Cazzz… Cavolacci! Me l’ero proprio dimenticato! Non ti ho nemmeno chiesto il permesso… a proposito, come facevi a saperlo?”
Olga, la madre, sorrise. “Perché il buon professore, preoccupato di non essere riuscito a contattarti, ha pensato di rintracciare me. Ah, testa vuota!”
“Non è vuota, è solo piena di altre cose!”
Olga rise “Meno male che ci sono io! Comunque, come vedi ti sto lasciando sola. Vado a trovare la nonna a Memoride, fate i bravi tu e gli altri, eh?”
Lucinda pensò al mese precedente quando sua mamma aveva scoperto lei e tre ragazzi ubriacarsi… Era una fortuna che sua mamma avesse ancora piena fiducia in lei.
Lucinda le diede un forte bacio sulla guancia. “Tranquilla mamma. Ora vai, aspetterò io gli altri, d’altronde sono quasi le 20.00. Arriveranno a momenti!”
Le due si scambiarono un segno d’intesa. Poi Olga salì in macchina, allontanandosi sempre di più fino a diventare un minuscolo pallino rosso.  

CONTINUA...

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Capitolo 6
*** Due vicende in parallelo! ***


Annoiato, Ash si accasciò sul sedile della vettura.
“Green, sono quasi due ore che aspettiamo! Ne avremo ancora molto? Per di più il professore mi aveva raccomandato di fare il più presto possibile!”
Green si stiracchiò, torcendo il collo. Ash non aveva tutti i torti.
“Porta pazienza, ormai dovremmo esserci, spero. A proposito, ho sentito parlare diversi anni fa di un ragazzino di Pallett che vinse la lega delle isole Orange… so che sei un allenatore di Pokemon piuttosto in gamba e…”
Allora Ash alzò la mano sinistra, poi prese un profondo respiro, inorgogliendosi. 
“Ebbene, quel mitico, leggendario allenatore sono io” disse sollevando le sopracciglia
“Forte! Sai, anche io ho vinto quella lega!”
“Cos…?” a sentir ciò, Ash sprofondò ancor di più sul sedile. C’era riuscita pure una ragazza, che tristezza.
“Va tutto bene, Ash?”
Ash si scosse rapidamente, risollevandosi.
“Un momento… ma questo significa che sei un’allenatrice di Pokemon!”
“Esatto! E che ne dici di una lotta per passare il tempo?”
Ash incrociò le braccia, mi piacerebbe ma non ho Pokemon con me. La professoressa Aralia, di Unima, mi ha espressamente chiesto di tenerli per qualche giorno per poi rimandarmeli a Duefoglie. Giusto per fare un controllo completo”
“Oh!” esclamò Green grattandosi la testa.
“Ma gli allenatori hanno quasi una sorta di obbligo, cioè quello di viaggiare con almeno un Pokemon.”
Ash annuì. “Ed è per questo che il Professor Oak mi ha inviato…”
“Guarda, Ash!” disse Green interrompendolo. “Sta attraccando un battello! Scendiamo, dai!”
I due spalancarono i rispettivi sportelli del veicolo e ne uscirono. Poi Green inserì la sicura pigiando un tasto del telecomando-chiave, e si diressero verso la banchina, che (non confondetevi le idee, cari lettori!) non è una piccola banca.        NdA: battuta squallidissima xD
Ash si guardò intorno. Centinaia di persone stavano uscendo da quel battello, come avrebbero fatto a trovare Misty?
“So a cosa stai pensando, Ash” disse Green anticipandolo. “abbiamo appuntamento al molo 12, la ragazza arriverà a momenti”
“E se aspettassi in macchina?”
Green rise. “Non avrai forse paura? Oh, guarda! Quella ragazza viene proprio verso di noi!”
Nervoso Ash allungò lo sguardo, alzandosi in punta di piedi.
Dannazione, era lei.
Poi si abbassò il cappello sul volto.
 
Sbattuta la porta contro il muro, Oak sospirò accasciandosi su sé stesso.
Il suo aggressore gli aveva detto che si sarebbe allontanato per qualche minuto, giusto il tempo di sbrigare delle faccende lì vicino.
Un momento, lì vicino dove?
Legato, quasi incatenato alla sedia provò a sollevarsi arrancando verso la porta.
Era ovviamente chiusa a chiave ma all’anziano professore sarebbe bastato scrutare dallo spiraglio per vedere dove si trovava realmente.
Effettivamente Oak era sempre rimasto a casa sua, a Pallet, e non ricordava affatto di essere stato tramortito e portato altrove.
Con cautela, proprio per non lasciare tracce di quella sua azione, aprì la piccola apertura di metallo ove sono depositate le lettere, facendo attenzione a non lasciare alcuna traccia di quel gesto.
Quindi sfilandosi una scarpa si diresse nel suo studio. Erano già passati due minuti, doveva essere molto veloce.
Afferrò col piede la sfera pokè di un Caterpie sperimentale, molto intelligente e di un insolito colore. “Piccolino, vai!” sussurrò Oak mandandolo fuori dalla pokeball.
Il Pokemon, confuso, si avvicinò al professore.
“Ascoltami Caterpie, lavoro da anni sul potenziamento del tuo attacco schiamazzo. Un attacco che nessun Caterpie sarebbe in grado di imparare, ma che tu, casualmente puoi. Come vedi sono prigioniero, minacciato e ricattato costantemente per motivi che mi sono ignoti.”
Sudato, il professore fissò il Pokemon coleottero riprendendo il discorso.
“Voglio che tu cerchi di raggiungere Ash, Misty e Lucinda, li hai visti un mucchio di volte in foto, ricordi?”
Il pokemon annuì.
“Bene devi una volta trovati devi dirgli: Non andare a Duefoglie, è una trappola, il professor è stato sequestrato da loschi individui…”
Un tonfo sordo bloccò il professore, terrorizzato. “Scappa per quell’apertura, ora, non c’è tempo da perdere!”
Quindi la porta si spalancò.
Oak, che si trovava lì davanti, chiuse gli occhi.
Il cuore gli batteva forte, sentiva mancargli il respiro. La bocca si faceva asciutta.
Poi un fortissimo calcio contro lo stomaco lo fece stramazzare a terra, mentre Caterpie si allontanava alla ricerca degli aghi nel pagliaio.
CONTINUA...

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Capitolo 7
*** La caccia ha inizio! ***


Non c’era alcun dubbio, era proprio lei. Misty, la ragazza maschiaccio, colei che rappresentava un terzo della sua vita. Una vita da allenatore, una vita da viaggiatore.
Confuso ed intimorito dal confronto, strinse i denti sentendo il suo cuore battere sempre più forte.
Ecco, ora riconosceva anche la sua voce. Squillante e dolce allo stesso tempo.
Chissà se sapeva della sua presenza.
Ash sollevò il cappello fissandola qualche istante.
“Ciao Misty” disse mostrando il suo solito sorriso. Lo stesso che aveva sfoggiato anni fa, quando disse quel fatale “ci rivedremo”.
 
Esausta, Lucinda si distese sul divano di casa sua, a Duefoglie, sospirando.
Si guardò intorno. Era davvero questo il genere di vita che voleva?
Si alzò. Quindi prese un suo progetto per un capo di abbigliamento Pokemon.
Le mancava viaggiare, le mancavano le gare Pokemon… le mancava tutto e niente.
Si guardò allo specchio. Era bellissima. Ma dal suo volto traspariva una malinconia nascosta, repressa. A chi voleva prendere in giro? Lei non era affatto felice.
Si accasciò quindi a terra, singhiozzando, mentre l’illusione della felicità le scivolava inesorabilmente tra le mani.
 
“Ma tu guarda!” esclamò Green. “Vi conoscete già voi due?”
“Come hai fatto a capirlo, se non ha nemmeno risposto al mio saluto?”
Green mollò una gomitata al moro.
“Ma come Ash, non ti ricordi? Mi hai parlato di Misty in macchina con tanto entusiasmo!”
Misty sentì il suo cuore batterle più forte. Era davvero possibile che non avesse dimenticato tutto?
Incredibilmente Ash resse il gioco, stava diventando più furbo il giovanotto.
“E’ vero, che sbadato!” disse mettendosi la mano dietro la testa e ridendo come un ebete.
Confusa dal comportamento impacciato del moro, Misty non riuscì a dire altro, facendo sprofondare il gruppo per pochi secondi di silenzio.
“Bé, direi che non serve perdere altro tempo” disse Green pentendosi della sua trovata. “la macchina è lì di fronte, seguitemi! Ah, Ash, puoi avvicinarti un secondo?”
“Si?” disse il moro affiancandola.
 Gli occhi di Misty scrutavano i due. Si sentiva quasi oggetto della loro discussione. Che sciocca!
“Si può sapere perché fai la faccia da pesce lesso? Ti ho quasi spianato la strada!” bisbigliò la più grande ad Ash.
“Non puoi capire Green, è passato così tanto tempo! E poi non mi piace per niente! È solo un amica, nemmeno tanto importante!”
“Si, ed io sono il Professor Oak… su parlale, che aspetti?”
“Non ho intenzione di abbordarla, Green!”
“In qualità di capo spedizione te lo ordino, Ash. Abbiamo in programma un compito molto difficile, e solo mantenendo l’armonia all’interno del gruppo potremo fare bene.”
Ash si fermò d’un tratto, voltandosi verso la rossa. “Allora Misty, come butta?”
Green si spiaccicò una mano in faccia. No, non ci siamo proprio.
 
Altrove…
“Mamma guarda, un Caterpie!”
 “Ahh! Attento Nicolas, possono essere molto pericolosi oltre che brutti!”
“Questo però è diverso dagli altri!”
“Peggio, è ancora più brutto, e ricorda figliolo, ciò che è brutto è cattivo!”
Molti umani mi prendono in giro o mi evitano.
Ma non mi da fastidio, col tempo ho imparato ad ignorarli.
Ciò che non posso sopportare è il comportamento degli altri Pokemon verso di me, ma d’altronde che posso farci? Sono un il risultato di una mutazione genetica, come potrei mai piacere alla gente.
Mi guardo intorno. E adesso? Chissà in che città sono! Ehi attento umano! Stavi quasi per calpestarmi!
“Togliti, schifoso di un Caterpie!”
“Lascialo stare, Roger. Piuttosto, che mi racconti?”
“Ma niente, qua a Borgofoglianova è sempre la solita, fiacca, vita…”
Borgofoglianova, eh? È già un indizio…
Continua...

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Capitolo 8
*** Don't go away, not again. ***


Immerso nel silenzio di una vettura sgangherata dal motore truccato, intorpidito, Ash scivolò sul sedile, in uno stato d’animo che oscilla tra il confuso, imbarazzato e rimbecillito.
“Allora, Ash!” disse Misty. “Quanto tempo, che mi racconti di tutti questi anni?”
“Eh? Scusa, non ho sentito bene. Cavolo, Green! Era necessario truccare il motore?”
“Eh?”
Ash sprofondò ancora di più nel sedile, per poi risollevarsi.
“Misty, fammi spazio. Sto per sedermi!”
“E chi ti dice che voglia farti sedere?”
Ash sorrise. Non hai idea quanto mi siano mancati questi litigi, Misty.
“Posso scagliarmi sopra di te, se non vuoi spostarti”
Misty sgranò gli occhi. “Non ti sarai Brockizzato in questi anni, spero.”
Ash scoppiò a ridere. “Se pensi una cosa del genere sei tu ad esserti Brockizzata, Misty.”
“Ah si?”
“Oh, certo che si! Io sono rimasto quello di sempre, bravo, giudizioso, genuino…”
“Tonto, bambino, idiota, fessacchiotto…”
“Ehi! Come ti permetti?” disse Ash scagliandosi nel sedile posteriore.
“Io parlo in maniera oggettiva, se sai che significa!”
“Certo che so che significa! Per chi mi hai preso?”
“Per uno che fino a poco tempo fa non sapeva che l’acqua conduce l’elettricità”
Ash ringhiò raddolcendo tuttavia il tono della voce. “Ci vuole tempo per imparare certe cose…”
“Specialmente per tipi come te…” bisbigliò Misty in uno stato quasi di trance. Come se stesse per sospendere tutte le sue funzioni vitali.
“Ripetilo se hai il coraggio!” disse Ash passando al controattacco.
Ma non vi fu risposta.
Quindi Misty sistemò una ciocca di capelli, sospirando.
Solo in quell’istante, Ash, poté osservare quanto fosse realmente bella.
Indossava un vestito nuovo, che non aveva mai visto prima d’ora. O meglio, erano i soliti jeans ultra corti e le solite scarpe, ma il sopra era completamente diverso.
Mancavano quelle ridicole bretelle, ed adesso indossava una maglietta molto aderente, di un bel colore giallo.
E quel viso… sarebbe stato ore a fissarlo… candido, liscio e raffinato, mentre gli occhi splendevano come due smeraldi bagnati.
Bagnati?
“Misty, che ti prende?” disse Ash scuotendola.
“Non puoi capire, Ash,…” disse stropicciandosi gli occhi.
“Certo che posso capire! Magari mi ci vorrà del tempo, ma…”
“Se mi facessi finire la frase…” disse Misty trattenendo un singhiozzo.
Ash tacque.
“Stavo dicendo” iniziò Misty rauca, “che non puoi capire come si senta una ragazza che ha passato ciò che ho passato io!”
Ash storse la bocca.
“NON CAPISCI CHE IO TI AMAVO???”
Ash trattenne un rantolo in gola, sudato. Quindi sbatté con violenza la fronte sul duro sedile. “Cavolo, Green! Che caspita combini?”
Green aveva appena frenato di botto. Spalancò lo sportello, arrabbiata.
“Porca miseria, ci mancava pure la foratura!”
Ripresosi a quell’esclamazione, Ash fulminò la ragazza più grande con un semplice ma espressivo sguardo.
“Perché pure? Non avrai forse sentito qualcosa?”
“Eh?”
“Brava, continua a fare la sorda.”
Lo sportello dell’automobile si spalancò di nuovo.
“Misty…” disse Ash osservando la figura della rossa allontanarsi.
Continua...

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Capitolo 9
*** Duefoglie. ***


“Mi passi il cacciavite, Ash? Ash?” La ragazza più grande alzò lo sguardo. “La segue, facciamo progressi ragazzino!” disse notando la reazione del moro.
“Misty!” urlava lui. “Misty, fermati, cavolo.” Non funzionava… occorreva un altro approccio.
Fece un rapido scatto di velocità, bloccandola per un braccio.
“Non mi toccare!” urlò lei in crisi.
“Ti prego, Misty” provò lui a rassicurarla raddolcendo il tono della voce. “non andartene. Se non vuoi farlo per me fallo almeno per il professor Oak. Ha bisogno di noi, ricordi?”
“Il grande Pokemon Master Ash Kethum potrà farcela anche da solo” ironizzò lei provando a divincolarsi da quella presa.
“Forse, ma l’aiuto di una delle più forti capopalestre del Giappone non sarebbe male.”
Misty si irrigidì. “Sai tutto, allora?”
Ash annuì. “Perché hai rinunciato alla possibilità di stabilire un record così importante?”
“Perché sono una stupida” sospirò lei asciugandosi una lacrima.
Ash scosse la testa. “No Misty, niente affatto. Hai semplicemente capito cosa veniva prima e cosa poteva aspettare, ed hai fatto una scelta.” Disse sorridendo. Poi si incupì nuovamente in viso. “Cosa che io, diversi anni fa, non ho saputo fare.”
Misty alzò lo sguardo. “Che vuoi dire?”
Ma Ash stava già tornando indietro. Misty si mise le mani tra i capelli.
Avrebbe potuto trovare 100 ragazzi meglio di lui, ma perché, allora, non riusciva a dimenticarlo?
No, stavolta non poteva calpestare il suo orgoglio seguendolo nuovamente, sarebbe dovuto venire lui a cercarla. E al diavolo il professor Oak.
Si alzò per andarsene. Ma che andava a pensare? Non aveva alcun senso…
Quindi tornò indietro.
Forse Ash era davvero cambiato. In meglio.
 
Era quasi buio quando i tre giunsero a Duefoglie.
“Mamma guarda quei tizi su quel rottame! Sono dei mendicanti?”
La mamma del ragazzo annuì lanciando loro una monetina.
“Adesso andiamo, non si sa mai con che gente si può avere a che fare”
Sul “rottame” Ash borbottava facendo quasi, cosa non facile, più rumore del motore più truccato di un attore.
“Perché mi sento ridicolo? Non possiamo posteggiare qua lo schifo che hai costruito e scendere a piedi?” disse Ash stringendosi sempre di più alla vita di Green.
“Una volta tanto dici qualcosa di sensato!” urlò Misty per superare il rombo del motore.
“Sempre a lamentarvi! Non solo io riesco a creare una moto da una macchina… e poi, Ash, proprio tu stai sfruttando questa situazione!”
Ash arrossì allentando la presa. Dove cavolo poteva aggrapparsi? La sua vita non poteva finire su un rottame truccato. Stringere la marmitta… no, era meglio non farlo.
Ad un tratto una mano gli cinse i fianchi.
“Non farti cattive idee, signor Pokemon Master.”
Ash sorrise. “E’ proprio vero che gli abbracci salvano la vita!” disse allungando in un qualche modo le mani all’indietro.
“AIUTO!”
Green sterzò per frenare. “Che succede, Misty?”
“Orrore! Orrore! Un Caterpie!” urlò lei stritolando sempre di più Ash per la paura.
“Mi- mys sti! Soffoco!”
“Fa qualcosa, Pokemon Master dei miei stivali.”
“Non avrai paura di un Caterpie, spero” chiese Green sistemandosi una ciocca dei capelli.
Ash mosse freneticamente la testa. “Paura è dir poco!”
Due secondi dopo Ash stava massaggiandosi il volto per un pugno ricevuto.
“Mi fanno schifo, non paura, signor Ketchum!”
Ash sospirò. “Green, hai Pokemon?”
La ragazza inarcò un sopracciglio. “Guarda che per scacciarlo basta uno schiocco di dita!”
“Ma io lo voglio catturare” ghignò Ash.
Altro pugno ricevuto.
“Non ti ricordavo così violenta, Misty!”
 
Non c’è dubbio. Sono loro, riconosco la foto.
CONTINUA…

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Capitolo 10
*** The DarKness iNSIde hiM (part.1) ***


“Professor Oak, per oggi abbiamo finito.”
L’uomo in questione sorrise passandosi una mano tra i folti capelli castani.
“Ottimo lavoro, ma come devo dirvi che Professor Oak mi fa sentire vecchio? Chiamatemi Gary, cavolo!”
“Professor Oak incute maggior rispetto. A proposito, suo nonno le manda una lettera, raccomandandole di conservarla per sempre.”
Gary ridacchiò aprendo con sorpresa la busta. “Nonno, da quanto tempo non ci vediamo!”
 
Samuel Oak aveva appena aperto gli occhi quando percepì qualcosa di freddo penetrargli la guancia.
“A cosa devo codesta gentilezza?”
“Chiama il ragazzo, devo sapere se è finalmente giunto a Duefoglie.”
Oak si alzò dolorante. I colpi subiti in quei giorni di prigionia lo avevano reso così debole da far si che non fosse necessario legarlo.
“Non mi hai ancora detto perché, Giovanni.”
L’uomo sgranò gli occhi. “Come sai…”
“Puoi farti crescere la barba, effettuare un operazione chirurgica, portare lenti a contatto colorate, cambiare addirittura il tono della voce grazie alla chimica, ma non ingannerai mai un parente. Vero fratellino?”
Giovanni rise, quindi Oak riprese a parlare.
“Se il grande Capo si scomoda di persona vuol dire che la faccenda è seria. Oltre al fatto che sei rimasto solo tu del Team Rocket qua a Kanto.”
“Basta scherzare Oak.”
“Gary è fuori dal laboratorio. Alcuni suoi dipendenti hanno casualmente scovato delle bombe che sono state prontamente disinnescate. Inoltre ho appena chiamato la polizia, arriverà a momenti.” Disse Oak sudando per la tensione.
“Ahaha, cos’è, uno dei tuoi ennesimi bluff?” chiese Giovanni estraendo la pistola dal cinturino.
“Ti stai innervosendo, fratellino…”
“Non osare provocarmi.”
Un sibilo ruppe la tensione accumulata, facendola quasi esplodere.
“UEEEEEEEUEEEEEEEEEEEEEUEEEEEEEU”
“Mi fischiano le orecchie, per caso? Mi è parso di aver udito una sirena…”
Quindi Giovanni s’imbestialì, arrivando a perdere quasi completamente la ragione.
 
Altrove perdurava un’atmosfera insolita, degna del vecchio Far West.
“Caterpie, fatti sotto, combatti da uomo a Pokemon. Hai paura? Te la fai sotto?”
“Veramente io credevo che i Pokemon si catturassero con altri Pokemon…” bisbigliò Misty mantenendosi dietro il rottam… la moto nel caso in cui il Caterpie, Pokemon noto per la sua forza straordinaria, pari quasi a quella dei Magikarp,  avesse scagliato un Fragortempo.
“Dialogo e diplomazia sono i migliori approcci Misty.”
“Oh, come ho fatto a dimenticarlo! Si fa così anche con le medaglie, vero?”
“Spiritosa” quindi Ash girò il cappello facendo così uscire qualche ciuffo di capelli.
“Gotta cath’em all! Sai, Caterpie chi sono io?”
“S-sei Ash Ketchum di Biancavilla, anzi Pallet, come si ch – chiamava qualche anno fa?”
Ash sgranò gli occhi.
Quindi, dinnanzi a quella voce quasi meccanica, se mai una voce possa essere meccanica, si inebetì più del solito per qualche secondo.
Confusa, Green si alzò dalla moto avvicinandosi al Pokemon.
“Parli la nostra lingua?”
Il piccolo coleottero scosse la testa. “S – o poccche parrole, mi manda il proffff. Ok”
Ash si grattò la testa, riprendendosi. “Il professore è forse in pericolo?”
“A me puzza di trappola…” disse Misty mantenendosi ad una certa distanza dal Pokemon.
“Trappola o no, prima raggiungiamo quella ragazza, meglio sarà per tutti”
“Intendi dire Lucinda?”
“Lucinda, cosa diamine c’entra adesso, Ash?” disse Misty alterando il tono della voce.
“Ne so quanto te…” disse il moro montando nuovamente il veicolo.
 
 “Ecco, ferma Green! E’ questa la casa!”
Green fischiò in segno di stupore. “Mica male la dimora della modella!”
“Stilista, Green, stilista. E tu, Misty, non vedi l’ora di conoscere Lucinda? Sono certo che andrete d’accordissimo!”
“Ne sono impaziente, Ash.” Rispose fredda.
Ash sospirò. Perché mai gli aveva risposto in quel modo? Le ragazze, no, non le avrebbe capite mai.
Intorpidito dal freschetto appena preso, Ash suonò barcollante il campanello, trovandosi mezzo secondo dopo a terra a causa di un’inaspettata collisione con la porta.
“Ash, quanto tempo!” esclamò la blu abbracciandolo.
Misty sbuffò. “Ciao, io sono Misty!”
“Davvero tu sei Misty? Non immagini quanto Ash mi abbia parlato di te nel corso del nostro viaggio a Sinnoh, devi essere una persona eccezionale!”
Misty sorrise. Forse non era così antipatica come le era sembrato.
“Piacere Lucinda, io sono Green!”
“Oh, l’inviato speciale del Professor Oak, fantastico! C’è forse qualcun altro?”
“Bè, un Caterpie parlante…”
Lucinda sorrise. “Sempre a prendermi in giro, vero Ash? Su, rimandiamo i discorsi all’interno. Fa freddino alle dieci di sera, non trovate?”
Ash annuì. Era per di più così stanco che non avrebbe tollerato altre fatiche.
Continua…

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Capitolo 11
*** ThE DaRkNEsS iNSidE hIm (part.2) ***


“Non immaginate quanto sia contenta di rivedervi! Cioè… di rivedervi e conoscervi! Sapete, nel mio lavoro non mi capita spesso di aver tempo libero, solo la sera ne ho un po’, ma non ho con chi stare…”
A nessuno sfuggì la volubilità del tono di voce di Lucinda. Talvolta squillante ed allegro, per poi improvvisamente incupirsi.
“Ma dai, Lucinda! Non posso credere che un tipo come te non sia riuscito a crearsi delle solide amicizie!”
Lucinda scosse la testa. “Non sto dicendo questo, Ash. E che mi manca passare dei pomeriggi in giro per il mondo oppure a studiare a scuola, come fanno altri.”
“Perché non molli tutto se la pensi davvero così?” chiese Misty sedendosi su un divanetto.
“Ferma, non sederti!” l’ammonì Lucinda.
Misty si alzò repentinamente, quindi la blu si spiegò meglio.
“Qualche giorno fa una ditta di operai specializzati ci ha offerto una ristrutturazione - lampo della casa. Quel divanetto è stato casualmente scovato in una stanza nascosta. Vista la sua età, ha almeno tre secoli, potrai intuire che è davvero delicato” disse la blu sorridendo. “Ah, a proposito” riprese la blu. “se notate un po’ di disordine è proprio per questo! La casa era davvero mal ridotta e non immaginate come abbiano lavorato quegli operai per renderla così in soli tre giorni.”
Ash tossì. “Tre giorni hai detto?”
“Si, eccezionale, vero?”
“Proprio quando sono partito da Unima…”
“Detective Ketchum, ammesso che la sua deduzione sia corretta quale sarebbe il nesso?” sorrise Misty ironica.
“Oh, non so. Nessuno forse” rispose lui imbarazzato. “E’ semplicemente una coincidenza, tutto qua.”
“Tornando a prima” riprese Misty. “Non mi hai ancora risposto, Lucinda”
“Sei testarda proprio come diceva Ash!” rispose la ragazza sorridendo.
Ennesimo pugno contro Ash.
“Ahia!” si lamentò il moro massaggiandosi la guancia.
Lucinda e Green soffocarono una risatina.
“Che mondo. Neppure un briciolo di compassione per me!”
“Comunque” riprese la blu. “per rispondenti, Misty, ho intenzione di mollare tutto, ma non ora.”
Misty annuì. “Capisco cosa intendi. Ti piace ciò che fai ed anche se c’è qualcosa che non ti va perfettamente a genio, per il momento, i pro sono più dei contro. Anche io sto passando una situazione simile, sai?”
“Vuoi dire che…”
“Adesso basta, Ash.” Lo interruppe Green. “Abbiamo un importante lavoro da portare a termine, giusto?”
Misty annuì. “Direi di contattare il professore”.
 
“Polizia! La casa è circondata, che nessuno si muova!” urlò uno dei 20 poliziotti lì fuori presenti.
Giovanni diede un calcio ad una sedia. “Credi di aver vinto, Samuel Oak?”
L’anziano tremò dinnanzi a quel ghigno. La stessa espressione di quando fu radiato dall’albo degli studiosi Pokemon per uso illecito dei mezzi a disposizione.
“Che cos’hai in mente? Prendermi come ostaggio, forse?”
“Niente di così scontato. Tuo nipote, Ash, i suoi amici, Delia Ketchum ed infine Blue, anzi Green come ha scelto di chiamarsi dopo aver perso di vista l’unica persona che amava veramente… ti dice niente tutto ciò?”
Oak tremava, il freddo della paura stava per attanagliare anche lui.
 
“Comandante McChaise! Diamo l’ultimatum dei 30 secondi?”
“Non ancora, Milligan. Come possiamo essere certi che il messaggio in codice morse inviato al centro Pokemon tramite il Box pc non sia una bufala? Abbiamo le mani legate se non cedono alle nostre minacce. Anche se c’è una sola possibilità che in quella casa vi siano degli innocenti civili non possiamo rischiare manovre azzardate…”
Milligan si morse il labbro. “E allora cosa dobbiamo fare?”
“Ispezionate la casa con dei visori termografi. Se c’è davvero un uomo armato riconoscerete il blu del freddo acciaio tipico delle pistole in una macchia di rosso”
 
“Continuo la spiegazione o hai già intuito tutto?”
Nessuna risposta.
“Bene, vorrà dire che andrò avanti. In fondo eri proprio tu a voler sapere tutto, giusto?”
Giovanni alzò il braccio destro. “Vedi questo?”
Oak fissò, immobile, una massa verdastra attaccata al polso del nemico.
“Questo” riprese Giovanni. “Non è altro che il timer di una grossa catena di bombe” disse enfatizzando l’ultima parola.
“Sei un pazzo!” gridò Oak impaurito.
Giovanni ghignò. “Ora, non so come tu abbia fatto ad avvisare la polizia, ma sappi che tutte quelle persone che ho elencato, sono costantemente sotto controllo. Controllate da bombe che esploderanno alla mia eventuale morte.”
“Non ti credo. Spiegami perché dovresti fare una cosa simile?”
Giovanni si alzò, afferrandogli le guance. “Sai cosa significa fallire? Vedersi il successo sfuggire tra le mani per colpa tua? SOLO COLPA TUA?”
Oak deglutì. Forse era davvero la fine.
Continua…
 
Note dell’autore.
Amici!! Scusate il ritardo con cui giunge questo capitolo, ma non ho avuto tempo a disposizione per poter aggiornare prima. Incredibile, ma da quando si studia sin dal primo giorno? O.O
Che dire? In questo capitolo sono chiarite molte cose, e si procederà d’ora in poi, ad un ritmo sempre più incalzante, attenuato da scene comiche che la mia mente dovrà inventarsi per non rendere la storia un mattone xD
I suggerimenti sono sempre ben accetti. Alla prossima!

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Capitolo 12
*** ThE DarKnESs InSiDE HiM (ultima parte) ***


Lucinda, come mi pare di aver sentito si chiami la ragazza dai capelli bluastri, storse la bocca. Di nuovo.
Effettivamente non era facile parlare con un Pokemon, con me, un Caterpie geneticamente modificato che possiede solo un uso ristrettissimo di vocaboli.
Certo, almeno so dire qualcosa…
Cioè, imparo il vocabolo per qualche giorno e poi lo scordo immediatamente. Buffo vero?
Anche perché basta che il Professor Oak mi dica una parola ed io so già cosa significa.
Ma se non me la dice non potrò mai ripeterla.
E adesso come caspita comunico con questi?
Ash, quello che non si toglie mai il cappello se non per dormire, (e quindi quando si lava i capelli?) ciondola la testa avanti ed indietro.
Forse l’apparenza inganna, magari è il più furbo di tutti ed annuisce ad i miei movimenti…
“Ash, ci hai forse capito qualcosa?”
“ZZZZZ”
“Ma sta dormendo?!”
Green, la più grande del gruppo, gli da uno schiaffetto.
“ZZZZZZZZZZZ”
“Si fa più forte, Green, così!”
“AHIA!” urla il moro colpito dalla ragazza dai capelli rossi. Misy, se non sbaglio.
E la ragazza dai capelli blu… ma che fa? Cavolo, non è il tempo per farsi carezze!
“Siete troppo cattive, gli verranno i calli sulla faccia a furia di maltrattarlo!”
“Meno male che c’è qualcuno buono a questo mondo… Ma che sta facendo Caterpie?”
“Non sarebbe più semplice farlo comunicare con un Pokemon che lo riferirà quindi a noi?”
Perspicace la rossa, se non fosse che non posso comunicare con i Pokemon per via della mia natura ibrida…
“A proposito, che fine ha fatto l’inseparabile Pikachu?”
Ash sospira. “Non mi dire niente, Lucinda. E’ rimasto ad Unima a fare una serie di controlli insieme al resto della mia squadra. D’altronde il professore mi ha promesso di mandarmelo entro qualche giorno…”
“Ah, dimenticavo, non mi hai più detto che Pokemon hai portato con te!” chiede Green.
Che espressione buffa, Ash!
“Preferirei non farlo uscire qui, tu piuttosto, Green, non hai nessun Pokemon con te?”
“Nada”
“Lu?”
La blu arrossisce, dico, ma come fa a piacere questo deficiente?”
“Ehi, a me non chiedi niente?”
“Che me ne faccio dei tuoi Pokemon d’acqua, Capo palestra?”
“Vuoi forse un assaggio della loro forza?”
“Ci sto”
No, non dovete starci! Ci rinuncio, giuro che questa è l’ultima volta che faccio il narratore!
 
“Milligan! Abbiamo trovato l’uomo in questione!”
Il poliziotto sobbalzò, addentando una ciambella voracemente.
“Dove?”
“Ad ore sei!”
Quindi inghiottì la massa da 1000 calorie che aveva in bocca, emettendo un ruttino.
“Complimenti, Milligan.”
“Tutta salute” disse afferrando il termo visore. “Ma… oh cavolo. Dannazione, aprite il fuoco, sfondate la porta presto! O sarà troppo tardi!”
 
Oak deglutì. Quindi fu schiacciato contro la parete.
Sentiva le ossa piegarsi, la forza venire meno.
Giovanni lo strinse per il collo. “Samuel Oak, caro fratello…” disse stringendo la presa.
“Stai per assistere all’ultimo atto, al Final Act del Team Rocket. Quello che a calcio si chiama goal della bandiera.”
Oak tossì. Giovanni riprese il discorso, stringendogli il collo facendo risaltare le nocche della mano destra.
“Morirete tutti, Moriranno tutti e nessuno saprà più niente della famiglia Oak e di coloro che le sono stati vicini. E allora, solo allor…”
Un boato.
Poi sangue, Oak tossì di nuovo. Che cosa diamine era successo?
Continua...


Note dell'autore.
Ok, lo ammetto. Il cambio di narratore con caterpie è stata una cavolata colossale, ma dovevo guadagnare un po' di tempo affinchè le due vicende possano giungere al punto che voglio in modo da lavorarci meglio e più direttamente.
Che cosa è successo al professore? Il sangue è forse suo? O si è schiacciata una cassetta di pomodori?
Tanti sono i dilemmi che ruotano attorno a questa storia (può definirsi storia?!) che scopriremo presto, insieme. Anche perchè devo inventarmi ancora un seguito xD
Grazie a Tutti, davvero,

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Capitolo 13
*** Trappole e Misteri ***


Ash stava per tirare fuori la sua pokeball, quando un potente fragore investì il luogo ove si trovava. Quindi arrancò, perdendo l’equilibrio e cadendo a terra.
“Ma che cavolo sta succedendo?” disse Misty non celando la paura che iniziava a prendere terreno dentro di lei, come il fuoco brucia la legna di un camino.
Lucinda inarcò i sopraccigli, alzandosi repentinamente verso la porta.
“E’ bloccata!” urlò lei forzandola.
“Non mi prendere in giro” rispose Green afferrando la maniglia. “MALEDIZIONE!”
“Usciamo da un altro ingresso se c’è, o dalle finestre!” urlò Misty correndo verso la cucina e pigiando con insistenza il tasto che avrebbe dovuto fare alzare la serranda.
“Non funziona!” urlò lei in preda al panico.
Ash si accasciò sul terreno, sconvolto.
“Lucinda… chi è davvero venuto a ristrutturarti questa casa?”
La blu prese un grosso respiro. “Calma non è il caso di prendere conclusioni affrettate, ci apriremo un varco coi nostri Pokemon, anche a costo di sfondare il muro. Qual è il problema?”
Ash lanciò la pokeball contro Lucinda. “Fai uscire il mio Muk se ci riesci”
Misty frugò per le tasche afferrando la sfera di Psyduck. “Vai Psyduck!”
Niente, niente di niente.
Green afferrò la cornetta del telefono. “La linea è staccata! Ed il Pokegear non prende, figuriamoci Internet”
Lucinda deglutì.
Prigionieri, prigionieri dentro casa. Questo si che era buffo.
 
 
“Professore, mi sente?”
Confuso, Samuel Oak, sentiva mancarsi le forze sentendosi privato di ogni capacità vitale.
Vedeva tutto sgranato, sfuocato. Si dimenò cercando un appiglio, quindi cadde a terra battendo la nuca.
“Porca miseria! Quanto cavolo ci sta a venire questa ambulanza?” imprecò Milligan risollevando il professore.
Oak tossì. “Che è successo?”  chiese fievolmente.
Milligan sgranò gli occhi. Il professore era ancora cosciente!
“Il suo aggressore si è fatto saltare in aria, ma per l’amor del cielo, non si affatichi. Ha preso una bella botta…”
Oak si sollevò repentinamente. “Io sto benissimo”.
Quindi scappò via.
“Come sta il prof, Milligan?” chiese MacChaise avvicinandosi al socio.
Il poliziotto deglutì, spiegando l’accaduto.
MacChaise sorrise. “Sai cosa sei, Milligan? Una ciofeca, ecco cosa.”
“Cio… che?”
MacChaise incrociò le braccia “Non ho intenzione di farla finire così, socio. Non ho mai visto un corpo di un kamikaze svanire nel nulla. E’ tutto così strano…”
“Forse il professore potrebbe spiegarci qualcosa.” Esordì un poliziotto entrando con l’anziano per un braccio.
“Lasciatemi! Devo salvare mio nipote, devo salvare la mia famiglia!”  urlò lui provando a liberarsi dalla morsa del poliziotto.
MacChaise poggiò una mano sulla spalla al professore. “Ha sicuramente vissuto degli attimi terribili, Oak. Ma ora deve superare questo shock, ogni secondo che passa potrebbe essere, in base a ciò che ha detto pocanzi, una vita in meno. Noi siamo i buoni, professore, e saremmo lieti di aiutarla se ci spiegasse l’accaduto per benino. Dove il se non è da prendere come ipotesi, ma come ordine.”
Oak sospirò. Quindi seguì MacChaise e Milligan a bordo della loro vettura.
 
“Gary! Va tutto bene?”
Il ricercatore alzò lo sguardo, fissando la sua collaboratrice.
“Oh, non badare a me, Anna. Ho solo un po’ di mal di testa.”
La ragazza gli passò una mano sulla fronte, accarezzandolo. “Studi troppo, Gary.”
“Forse, ma varrà a qualcosa se ricevo poi tutte queste attenzioni, non credi?” disse il castano fissandola e chiudendo gli occhi.
“Non ci provare, Gary!” rispose Anna con un tono di provocazione, più che di avvertimento.
Il ragazzo scoppiò a ridere. “Meglio che torni sui miei  appunti. Stasera però…”
“Non ti sento”
“A casa mia…”
“Vado a vedere come se la cavano gli altri, ciao Gary!”
Il castano sorrise massaggiandosi la testa. Era pazzo di Anna, ma cavoli, che mal di testa!
 
Altrove…
“MIME! MR. MIME!” Urlò un Pokemon di nostra conoscenza all’interno di una ben nota casa.
 
Continua…

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Capitolo 14
*** Light in the shadows... ***


Era l’una di notte, o del mattino se preferite, quando MacChaise versò del caffè alla tazza del socio.
“Gradisce anche lei, professore?”
Oak scosse la testa “No, grazie.”
MacChaise sorseggiò un po’ di quella bevanda, quindi prese parola.
“Ricapitolando, lei è scomparso due giorni fa, da Pallet, per poi ritrovarsi qui, a Borgofoglianova. Mistero numero uno. Come cavolo ha fatto a finire lì? E soprattutto come ha fatto il suo laboratorio a spostarsi?”
Oak si grattò la testa prima di rispondere “Non è niente di così eccezionale. Ho bevuto la solita tazza di camomilla, il giorno prima di andare a dormire. Quindi, probabilmente nella camomilla erano state inserite sostanze, o se non nella camomilla sulla tazza.”
Milligan inarcò un sopracciglio. “Sulla tazza?”
“Non la lavo mai. Contribuisce ad aumentare la fragranza della bevanda.”
MacChaise trattenne un conato di vomito. “Comunque questo non spiega lo spostamento del laboratorio.”
Oak sospirò. E meno male che gli sbirri siete voi. Elm fuori città non vi dice niente? Rowan è stato trasferito non mi ricordo dove, ed Elm al posto di Rowan. Il laboratorio è quindi il suo, non il mio. Il mio rapitore ha fatto il possibile per inscenare la cosa il meglio possibile, portando pure i miei Pokemon lì, ma ad Oak non la si fa…”
“Siete certo che il vostro rapitore fosse il latitante Giovanni Oak, meglio conosciuto come Giovanni Rocket?”
Oak annuì. “Adesso posso avere il consenso di mettermi in contatto con mio nipote?”

A Pallet un Pokemon viola apparentemente innocuo ed amichevole, stava scatenando il caos. Un passante lo fermò. “Ehi, piccolo, che ti prende?”
Il Pokemon, con addosso abiti tipici di chi si occupa di pulizie, afferrò la manica del passante trascinandolo verso la direzione di partenza.
“Ehi, dome mi stai portando?” rise l’uomo.
“Ah, ma tu sei il Mr. Mime di Delia Ketchum!” rispose dopo aver focalizzato l’indirizzo al quale era stato portato. “MIME MIEM!” “Su, non agitarti, fammi vedere che successo” disse l’uomo provando a tranquillizzarlo. Quindi Mr, Mime aprì la porta di casa.


“tuuut tuuut… Centro di ricerca Gary Oak?”
“Pronto, Anna!” urlò il professore in estasi.
“Oh, Samuel, che piacere!”
“Mio nipote è lì con te?”
Anna arrossì. Era una situazione davvero imbarazzante, se Samuel avesse visto ciò che stava succedendo, probabilmente avrebbe fatto tornare suo nipote immediatamente a Kanto.
“Passami il vecchietto, Ann” disse Gary rivestendosi ed afferrando la cornetta. “Ahia che mal di testa!”
“Pronto Gary!”
“Nonno! Come stai?”
“Non male per essersi appena salvato da un sequestro terminato in un presunto suicidio…”
Gary sgranò gli occhi. “Ma che cavolo dici?”
“Hai una decina di minuti?”
Gary strinse l’ultimo bottone del suo camice, incredulo.

“Vuoi forse dirmi che il mio improvviso mal di testa potrebbe essere scaturito da qualcosa azionata da Giovanni? E’ che potrebbe essere letale? Non è che sei ancora sotto shock, nonnin…”
“GARY! PRONTO GARY!” Anna sorresse repentinamente il corpo del castano, afferrando la cornetta. “Samuel!” urlò lei allarmata. “Gary è svenuto!”

Il passante di Pallet town, una volta visto ciò che avrebbe preferito non vedere, sbalordito, si gettò sul corpo della giovane donna.
“Respira! Presto, Mr. Mime! Passami il telefono, occorre chiamare un’ambulanza, subito!”
Quindi un gigantesco fulmine fendette il cielo, caricando l’aria circostante. Tenendosi il cappello stretto al capo, per evitare che volasse, l’uomo pigiò alcuni tasti. “Ci mancavano solo degli esperimenti al laboratorio del prof. Oak”

Al laboratorio del professor Oak, un ragazzo, forse originalmente bianco, adesso color carbone, si stese a terra, come dire… elettrizzato.
“V vedo che n on ttti sei infiacchittto in quescti anni, Pikatchiu”
Il piccolo Pokemon elettrico rizzò le orecchie, riconoscendo colui che aveva scambiato per un aggressore. Il ragazzo si alzò, riprendendosi. “Vedo che allora riconosci ancora il buon vecchio Tracey!”
Il topo giallo annuì, strofinando il muso verso di lui. Tracey riprese a parlare. “Vedi, Pikachu, so che detesti viaggiare in una sfera pokè, ma è il modo più rapido per portarti a Jotho, dal Professor Oak. Vuoi o non vuoi rivedere Ash?” chiese Tracey pensando che Pikachu l’avrebbe fulminato con la scarica di 100 centrali elettriche, se fosse stato a conoscenza della verità. Cioè del fatto che Ash non l’avrebbe rivisto certo subito… Il Pokemon sospirò, fulminandolo ugualmente. Quindi, con delicatezza, si diresse verso la sua pokeball.
CONTINUA…

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Capitolo 15
*** La Vera Parte Dentro di Me ***


(Scusate l’enorme ritardo con cui arriva questo capitolo, e perdonatemi se non ho potuto leggere le storie di alcuni miei lettori, ma il tempo per scrivere è davvero poco, ultimamente.
Non ho altro da aggiungere, se non buona lettura, e grazie per il vostro continuo appoggio!)
 
Lucinda trattenne un singhiozzo, raggomitolandosi su sé stessa.
Nessuno dei 4, cinque contando Caterpie, aveva chiuso occhio quella notte.
“Deve… dico, deve esserci un modo per uscire di qui!” Urlò Ash sferrando un calcio a quell’antica sedia, difesa proprio qualche attimo prima dalla blu.
Gridare era del tutto vano, in più il cibo scarseggiava.
“Moriremo forse di fame?” Chiese Misty asciugandosi una lacrima.
Ash le sfiorò una ciocca di capelli. “Vedrai che ce la faremo, anche questa volt…”
Quindi, come colpito da una forza misteriosa, il moro si accasciò su sé stesso, senza dare a nessuno il tempo di capire cosa fosse realmente successo.
 
Era l’alba quando il monitor del centro Pokemon di Borgo Foglianova si illuminò, preparandosi a ricevere un’insolita pokeball. Che dire? Sarebbe stato qualcosa di… elettrizzante.
“Pikachu!” esclamò il professore facendo uscire il piccolo roditore dalla sfera.
Il topino ghignò, fulminando tutti coloro che si trovavano lì vicino.
Quindi scosse le orecchie, sperando di udire qualcosa dal suo padroncino.
Il professor Oak, intenerito, lo accarezzò.
“Come vedi Ash non è qui…”
Il topino sgranò gli occhi, rifulminando Oak ed i due agenti di polizia.
MacChaise, mezzo carbonizzato, buttò fuori dalla bocca una nube nera, riprendendo fiato.
“Adesso, mi dica, professore. Come ha intenzione di ritrovare i ragazzi  servendosi di questo Pikachu?”
 
“ASH!!!!” Urlò Misty precipitandosi sul corpo del moro.
Il ragazzo riaprì lentamente gli occhi, massaggiandosi la fronte per la botta subita.
“Cosa… cosa mi è successo?”  Chiese voltandosi lentamente.
Quindi Green trattenne un sussulto.
“Bè, che succede? Mi esce forse del sangue?”
“A.. Ash, la tua faccia…” provò a dire Lucinda mentre le parole le morivano in gola.
“Che sarà mai un livido!”
Misty scosse la testa molto lentamente, provando a rimanere lucida.
“La tua faccia… non è più la stessa”
 
 
Ash aggrottò le sopracciglia, confuso. Quindi si alzò rapidamente per dirigersi verso il bagno.
Spalancò la bocca, shoccato, tastandosi il volto.
Era come se ci fosse una maschera, una maschera bianca e nera, sulla sua vera faccia.
Il colore della sua pelle era mutato, scurendosi.
Quindi gridò, in preda al panico.
 
 
Sulla Jeep della polizia, non vi era forse una cosa che funzionasse.
MacChaise si strinse forte al sedile, sforzandosi di non sentire il dolore al didietro causato dai continui scossoni.
Milligan era alla guida, mentre Oak, stringeva forte Pikachu, la batteria vivente, a suo rischio e pericolo.
“Sei sicuro che sia la giusta pista?”
Oak annuì. “Caterpie aveva addosso un segnalatore. Dubito che l’abbia perso. Certo, c’è la vana, ma che dico, remota, possibilità che non sia riuscito a localizzare i ragazzi…”
“Cosa? Cioè, sarebbe remoto il contrario!”
Oak scosse la testa. “Quel Caterpie, è un Pokemon speciale. E so che non può avere fallito”
Quindi un botto attentò il loro udito.
Avevano forato.
“Ruota di scorta?” chiese MacChaise.
Oak sorrise, osservando il segnalatore. “La meta non è affatto distante”
Quindi cacciò dalle tasche tre pokeball.
Milligan sgranò gli occhi. “Dovremmo montare quei cosi?”
Oak ghignò, fissando i tre Tauros furenti che non avrebbero fatto male ad una mosca, forse.
“Oh, si!” rispose lui.
 
Continua! Per favore, linciatemi per aver scritto questo capitolo così male in nemmeno di mezz’ora. Avrei potuto fare stilisticamente di meglio, e mi dispiace :(

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Capitolo 16
*** INCUBO ***


“Ash! Mi senti? Mi vedi? Non ancora, forse…”
Ash cadde nuovamente a terra, dimenandosi ancora una volta privo di sensi.
 
“Ash, apri gli occhi… Tu sei ME, la mia seconda faccia…”
 
                                     INCUBO
Quindi il ragazzo di Pallet, sudato, spalancò gli occhi, muovendo repentinamente il busto in avanti.
Si trovava a letto, solo.
Un incubò, pensò sospirando.
Quindi si tastò il viso.
No, questa storia non era ancora finita.
 
“Perché mi avete messo a letto come un malato?” urlò lui alzandosi. “Credete che solo perché stia succedendo qualcosa di assurdo al mio aspetto fisico… non sia più quello di una volta?”
Lucinda fissò intimorita le sue braccia, ormai nere e pelose.
“Guardami, Lucinda, credi che io non sia più in grado di rispondere delle mie azioni?”
“Io…”
E ancora prima che la blu potesse rispondere, Ash, spinto da una forza misteriosa, le si scagliò addosso, fissandola.
Lucinda deglutì. Quegli occhi, rossi come il sangue, non erano dell’ Ash che conosceva.
Già… di chi erano? E che stava succedendo?
 
MacChaise tirò le redini del suo Tauros, fermandosi dietro l’anziano professore.
Col sangue che pulsava forte nelle tempie per l’emozione, scese dal Pokemon, avvicinandosi al Professore.
“E’ questo il punto?”
Oak scosse la testa, indicando il suolo arido dell’entroterra nipponico.
Milligan sgranò gli occhi, sconvolto. “E quello che cos’è?”
Già, quello… un vortice nero ronzava silenzioso attorno al punto indicato dal professore.
L’anziano storse la bocca, fissando il piccolo topino elettrico che teneva tra le braccia. “I ragazzi… i ragazzi sono là dentro, lo sento… Pikachu lo sente”
Milligan si voltò di scatto, prendendo una pietra e scagliandola all’interno del vortice.
Quindi il poliziotto inarcò le sopracciglia con sorpresa “Ehhh? Rimbalza?”
Oak si morse il labbro. “Proprio come pensavo”
 
“ASH!” urlò Misty stringendolo per un braccio.
“Togliti!” rispose il moro scaraventandola a terra.
A fatica, la rossa si rialzò, non trattenendo le lacrime.
“Tu non sei Ash…”
Il ragazzo si adirò, allontanandosi da Lucinda per dirigersi verso la rossa.
“Ma che stai dicendo, Misty?”
La rossa trattenne un sussulto. Gli occhi erano tornati castani, la pelle chiara.
La rossa lo accarezzò con tenerezza, sorridendo. “Ash…”
 
“In che senso proprio come pensavo? Che significa, Oak?” Chiese Milligan afferrando un lembo di camice del professore.
Quindi un boato fece innalzare il vortice, fino ad allora rasente al suolo.
“Te lo spiegherò a breve, ma adesso… allontaniamoci se non vogliamo terminare qui la nostra vita”
Confusi, i due seguirono il professore allontanarsi di qualche metro, per poi rifermarsi.
Intanto il vortice andava condensandosi, fino ad assumere le dimensioni di una sfera.
“Che spettacolo…”
“Buffo quando una cosa tanto bella sia molto pericolosa, agenti. Siamo in presenza di una incredibile forza, non umana, questo è sicuro.”
“Si tratta forse di alieni?”
“O Pokemon?”
Oak sospirò, fissando Pikachu.
“In un certo senso credo si tratti di un Pokemon che è alieno ma anche umano…”
“Forse un Porygon?” Chiese Milligan sorridendo.
Oak si stiracchiò, allungando le braccia. “Mai sentito parlare di Mewtwo?”
 
Green sospirò, dopo aver tentato invano di togliere la mostruosa maschera dal viso di Ash.  
“E’ inutile, non ci riesco.”
“Fa niente, Green.” Rispose Ash sprofondando sul divano.
“Misty…” disse Ash fissando la rossa e stringendole la mano.
La ragazza alzò lo sguardo.
“Sono stato in cucina” riprese Ash. “ed ho visto… dei coltelli.”
Vi fu quindi una breve pausa.
“Promettimi che se non dovessi essere più io… se dovessi impazzire un’altra volta, non esiterai a…”
Misty gli tappò la bocca. “Non dirlo nemmeno”
Ash l’abbracciò, trattenendo le lacrime. “Se dovesse succedere… uccidimi, ti prego.”
“Non succederà” rispose Misty accarezzandogli i capelli.
 
CONTINUA…
 
Finalmente anche questo capitolo è stato pubblicato. Siete diminuiti rispetto a prima, lettori spero di non deludere allora quelli che sono rimasti xD
Grazie, grazie, grazie… non mi stancherò mai di dirlo :)

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Capitolo 17
*** Revelations... ***


Mewtwo.
Pokemon artificiale, generato dalla modificazione genetica del Dna di un Mew.
Esemplari esistenti… 1.
“Dove si trova, professore?” l’uomo chiuse gli occhi, provando a schivare gli abbaglianti flash delle macchine fotografiche.
“Bella domanda…”
 
“Samuel, Samuel?” disse Milligan punzecchiando il professore, piombato in uno stato di trance,
Il vecchietto si scosse, ritornando in sé.
“Si può sapere a che stavi pensando?” Chiese MacChaise brusco.
Oak sospirò. “La memoria… il luogo dove tutto ciò che è stato si ripete,  sempre, fino a quando lo desideriamo…  Quella sfera nera, quella sfera, sono gli studi di una vita, amici. Buffo come la scienza ci si rivolga contro, distruggendo ciò che noi stessi abbiamo creato.”
Oak fissò i due poliziotti, confusi.
“Non importa” riprese lui tornando al discorso principale. Poi fissò il piccolo roditore, per nulla spaventato.
“Sai cosa fare, vero Pikachu?”
Il Pokemon emise quindi delle piccole scintille dalle guance, scagliandosi contro quella sfera.
E, ancor prima che qualcuno potesse chiedere spiegazioni, un rombo fece muovere freneticamente i bianchi capelli del professore.
Oak alzò lo sguardo.
Una sagoma scura, lontana, andava avvicinandosi verso terra.
Quindi, dopo essersi poggiata, se ne spalancò uno sportello.
Milligan sgranò gli occhi, riprendendosi magicamente dallo stato di confusione.
“Anna! Ce ne hai messo di tempo!” disse il professore andandole in contro.
“Ma se sono arrivata in meno di un’ora dall’altra parte del mondo!”
“Fa lo stesso, comunque, come sta Gary?”
Anna chinò lo sguardo, trattenendo un singhiozzo.
“Siamo stati ovunque, Samuel. Nessuno è stato in grado di capire quale malessere abbia, fatto sta…”
“fatto sta?” chiese Oak contraendo il viso.
“Ha perso la conoscenza, e le sue funzioni vitali…”
“E’ in elicottero?”
Prima che Anna potesse annuire, Oak era già saltato all’interno del velivolo.
Quindi lanciò un urlo, appoggiandosi sul corpo del nipote.
Stava degradandosi, come un pezzo di carta che brucia lentamente.
Anna si avvicinò al professore, abbracciandolo.
L’uomo scostò la presa, sedendosi ed allacciando la cintura.
“Che intenzioni hai?”
“Scendi.”
“Che cavolo vuoi fare?”
“Voglio salvare tutti.”
 
“E allora, quando quel Bellosprout mi ha attaccato, ho mandato in campo il mio fedele Muk!”
“Wow, anche ai tuoi esordi eri un valido allenatore!”
Ash annuì senza troppa modestia.
“Ma adesso raccontami qualcosa di te, Green!”
In quella scomoda situazione, i quattro si erano organizzati in modo da tenere sempre sotto controllo Ash.
Al momento Misty era in bagno, Lucinda stava preparando qualcosa da mangiare.
L’unica ragazza rimasta col moro era Green
Improvvisamente Ash iniziò a tremare, cadendo a terra.
“Ash! Va tutto bene?” Chiese Green avvicinandosi al ragazzo.
Le sue braccia, la sua pelle…
Stava per trasformarsi di nuovo.
Intimorita, fece prima un passo indietro, afferrando il coltello.
Avrebbe potuto ucciderlo, dicendo che era diventato completamente un’altra persona, come posseduto.
Lo conosceva da poco, d’altronde.
Non le sarebbe mancato, ed avrebbero evitato qualsiasi rischio.
Esitò, fissando il volto mascherato.
“Cosa aspetti, uccidimi e non mi farai altro che un piacere”
Stavolta anche la voce era diversa, metallica...
Green trattenne un urlo per la paura, poi perse i sensi.
 
CONTINUA!

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Capitolo 18
*** The Man ***



Solo un avviso prima della lettura. Troverete molte informazioni su un Pokemon che non vi sembreranno combaciare con quelle del cartone, ebbene, sono parzialmente ispirate al mitico fumetto Pokemon Special.
Ora non ho altro da aggiungere se non un buona lettura!
                                                                                                                 
                                                                      THE MAN
Il vento scuoteva impetuoso i folti capelli bianchi dell’anziano. Stordito, ma più che mai determinato a voler andare fino in fondo, indossò un paio di cuffie, mentre il velivolo s’innalzava dal suolo.
MacChaise agitò le braccia, salutandolo.
Oak sorrise, ricambiando. Forse avrebbe potuto essere l’ultima volta, l’ultima.
 
Ash toccò il corpo di Green, a terra, mentre intanto accorrevano silenziosamente Lucinda e Misty, dopo aver udito quell’urlo.
Lucinda stava per entrare nel soggiorno, per capire cosa fosse realmente successo, quando Misty la trattenne per un braccio.
I due sguardi s’incrociarono, confusi, in un caleidoscopio di emozioni.
Si fermarono dietro la porta, spiando dal buco della serratura.
Green era sdraiata, tremava, agitando il coltello a destra e a manca.
“Sono buono, sono buono…” ripeteva Ash protraendo i suoi ruvidi artigli verso la ragazza.
“TI PREGO! NON FARMI DEL MALE!” urlò lei in preda alle lacrime.
 
Altrove, una profonda fitta fece collassare un uomo di mezza età.
Lacrime di dolore scivolarono lentamente lungo gli zigomi, per poi toccare terra.
Si strinse con veemenza il petto, quindi si rialzò, furibondo.
“Che diamine sta succedendo, professore dei mie stivali?”
Il professore fu costretto, nolente a controllare una serie di dati.
Balbettò. “S… serve più energia, un corpo estraneo sembra stare interferendo col suo progetto”
L’uomo sospirò, ghignando.
“Blaine, Blaine. Non posso crede che un esperto Pokemon come te, ex team Rocket, non sia in grado di venire ad un’ovvia soluzione.”
Sfoderò quindi la pistola, lustrandola per bene.
“Pensaci attentamente, capo palestra. Mewtwo, l’esperimento più colossale ed importante che il team Rocket abbia mai realizzato. Tuttavia, e ricorda, in tutto ciò che è bello c’è sempre un tuttavia, il Pokemon si dimostrò troppo potente, instabile.”
Blaine deglutì. Conosceva troppo bene il suo avversario, doveva prepararsi a qualsiasi attacco.
L’uomo riprese il suo discorso.
“Ma siccome i taaaaaanti anni passati nell’odio e nella cattiveria avevano fatto venire una crisi al tenero, piccolo, Blaine, sei scappato via, all’insaputa di tutti donando parte del tuo Dna al Pokemon, per farlo sopravvivere.”
“Come diavolo sapevi che Mewtwo era con me?” ringhiò Blaine.
“L’ho sempre saputo, sono Giovanni, no? Il boss dei boss. Ma tornando a noi, per anni ho studiato su come sfruttare questa situazione. Ti starai chiedendo del perché ti racconti questo, ebbene, ne ho semplicemente voglia, piccolo Blaine.”
Blaine inarcò i sopraccigli, nervoso.
“Continuo?” chiese Giovanni.
“Ok, lo prendo per un si. Dunque, alla fine, giunsi ad una conclusione. Sarei stato capace di vivere, e dicendo vivere lo intendo in tutti i significati possibili, due vite, nel caso in cui avessi manipolato il 100% del Dna di Mewtwo. Fantastico, non trovi? Ma come agire?”
Blaine digrignò i denti, provando ad avvicinarsi all’uscita segreta della sua palestra, ad Isola Cannella.
Un colpo secco colpì qualcosa di morbido, la gamba di Blaine, forse.
“Sono davvero così noioso, da non essere ascoltato? Sta tranquillo, ho quasi finito.”
“Ti odio, Giovanni, ti odio!” urlò lui in preda al dolore.
“Ma tu guarda come è affettuoso oggi il vecchio Blaine! Che dici, continuo?”
 
“Pronto Pallet? qui è Samuel Oak, passo!”
All’interno del centropokemon, un’infermiera si mosse freneticamente cercando di afferrare un telefono.
“Qui centropokemon, cosa desidera signor Oak?”
“Intanto sapere quali sono le condizioni di Delia Ketchum”
L’infermiera deglutì. “Se sa di un segreto così celato, ovvero della signora Ketchum, credo sappia già tutto in riguardo”
Oak si coprì il volto con le mani, rischiando di perdere quota.
“Signor Oak? E’ ancora lì?”
“Oh, si. Chiedo conferma per transitare lo spazio aereo di Pallet e dirigermi ad Isola Cannella.”
“Oh, così, all’improvviso?” rispose l’infermiera un po’ scossa.
“La prego, è molto importante!”
L’infermiera diede un’occhiata ad alcuni dati, quindi chiese ad altri colleghi se l’autorizzazione poteva essere confermata.
“Non saprei, professore. Dovreste lasciarci un documento, o qualcosa che ci garantisca…”
“Grazie, gentilissime e servizievoli come sempre. Vi consiglio di andare a quel famoso paese, mi comprende, vero?” imprecò Oak interrompendo la comunicazione ed infischiandosene del divieto.

Continua! 
Capitolo un po' cruento e monotono... quello che si definisce un capitolo di snodo che spera di non avervi annoiato. Dite un po', volete vedere una foto della maschera di Ash? Adesso devo andare, ci vediamo al prossimo capitolo!

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Capitolo 19
*** Affari di Famiglia ***


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(Occhio a non spaventarvi xD e che ciò possa scusare il mio ritardo ;)


“Dove eravamo rimasti?” chiese Giovanni appoggiandosi al muro, accendendo una sigaretta.
“Ah, si. Ricordo, stavo dicendo di come attuare il mio brillante pano, frutto di altrettanto brillanti studi e ricerche.”
“Tempo sprecato!” ringhiò Blaine sdraiato a terra, stringendosi la gamba.
Giovanni ghignò.
“Perché fare del bene accontentandosi di molto quando puoi fare del male ed avere tutto?”
“E’ evidente che non la pensiamo allo stesso modo, ex capo, ma continua non vorrai lasciarmi sulle spine dopo avermi stuzzicato” disse Blaine con chiaro sarcasmo.
Giovanni riprese il discorso.
“Per potermi… diciamo clonare, anche se non è proprio lo stesso concetto, avevo il bisogno di trovare un soggetto a me identico per più del 70% del Dna.”
“E’ impossibile! Nemmeno con un figlio!” protestò Blaine.
Giovanni aspirò profondamente la sigaretta, consumandola quasi del tutto. Quindi, con un gesto di profonda sfrontatezza, buttò fuori la densa nube di fumo sul volto di Blaine.
“Dici bene, è impossibile. Ecco perché la riunione di famiglia.”
“Non capisco”
“Ash Ketchum è mio figlio, abbiamo un Dna simile per il 32%. Green Rocket è mia figlia, abbiamo un Dna simile, dove per simile non s’intendono le stesse parti di Ash, per il 18%.
Siamo al 50%. Come racimolare l’altro venti? Fortuna, solo ed esclusivamente fortuna. E la fortuna, o il destino, ha voluto che due amiche di Ash fossero dotate del restante 20%. Cosa fare allora? Riunirli nel luogo a me più comodo, montare il congegno in grado di amplificare i poteri di Mewtwo ed isolarli per un determinato numero di tempo. Il resto è stata solo scena, ma ora, Blaine, dimmi: vorresti fare fallire un piano così perfetto, IL MIO PIANO?”
Blaine deglutì, fortemente sottopressione.
“Blaine… dopo averti imprigionato ed aver collegato il TUO Mewtwo al mio congegno, non avrei mai pensato di chiedetelo, davvero, ma ho bisogno del tuo aiuto” ghignò il boss avvicinandosi e puntando la fredda canna della pistola sulla tempia del capo palestra.
“Il processo della mia clonazione e fusione con Mewtwo è rallentato parecchio… solo tu conosci Mewtwo così bene, aiutami e sarai libero”
 
I ruvidi artigli di Ash, sfiorarono il volto di Green, accarezzandolo.
Una spontanea, tenera, lacrima, scivolò lentamente lungo le fenditure della maschera.
Da dietro la porta, Misty corse scagliandosi contro di lui, stringendolo forte.
“Come hai minimamente osato di pensare di ucciderlo, eh? COME?” urlò la rossa.
Quindi un luccichio fece arrestare qualsiasi tentativo di risposta.
Balbettando, Green indicò il volto di Ash, divenuto ora incandescente.
Poi tutto divenne cenere.
 
“Sei un bravo ragazzo, Blaine, vedrai, non ti pentirai di aver collaborato alla più grande operazione scientifica mai realizzata”
Ghignò Giovanni facendo appoggiare Blaine sulle sue spalle.
Sudato per la tensione, il capo palestra, zoppicando, seguì il boss, diretto alla “sala degli esperimenti” una grande stanza sul cratere nord del vulcano.
Mewtwo era lì, divorato sempre di più dalla macchine di Giovanni.
Quindi, il capo del Team Rocket si arrestò di colpo.
“Bè?”
L’uomo non rispose, tappando la bocca dell’anziano.
Un rumore.
Un pallino nel cielo.
“DANNAZIONE!” imprecò Giovanni agguantando il professore ed estraendo la sua pistola.
A bordo dell’elicottero, Oak ghignò, avvicinandosi sempre di più alla sua preda.
Schivando agilmente i proiettili mandati dal nemico, accese l’altoparlante, sperando di poter giungere ad una qualsiasi trattativa il più presto possibile.
Giovanni era alle strette, apparentemente confuso.
Cosa diamine poteva dire?
“Facciamola finita e ti assicuro che farò il possibile per metterci una pietra sopra”
Giovanni rise.
“Non hai grandi capacità da oratore, vero fratellino?”
“Non ho tempo per queste sciocchezze. Non costringermi a scendere da qui ed usare le maniere forti”
“Ahahaha, e sarebbero?”
Oak inarcò le sopracciglia. Mai prima di allora era stato più furibondo.
Si slacciò la cintura, atterrando duramente contro il suolo.
Blaine tossì, mentre la nube di polvere andava espandendosi per poi diradarsi.
Giovanni ghignò, incontrando lo sguardo del fratello.
Quindi spinse Blaine a terra, gettando la pistola in acqua.
“Mi fai schifo”.
Disse Oak infilando una mano dentro il camice.
Giovanni rise.
“Ahahah, però mi sembra che tu abbia capito come voglio scrivere la parola fine, giusto?”
“6 contro 6?”
“6 contro 6, usando tutta l’isola come terreno. Ah, prima che tu possa pensare chissà cosa, la pistola era scarica, fratellino”
Oak ghignò tirando fuori la prima sfera pokè.
“Sei così sicuro della vittoria?”
“Voglio dimostrare di meritare pienamente il mio progetto. Scappare, stavolta non avrebbe avuto senso… ma adesso, vai Porygon Z”
Oak deglutì. Aveva solo 5 Pokemon, ovvero quelli inviategli controvoglia da Ash.
E Giovanni… sebbene nessuno lo sapesse, nel breve periodo in cui gestì la palestra di Smeraldopoli, aveva non solo vinto la lega Pokemon, ma anche umiliato il precedente campione.
Prese un profondo respiro.
“Vai Kingler!”
Continua!

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Capitolo 20
*** Brezza marina. ***


Stordito, Ash si alzò lentamente, cercando di ricordare cosa fosse successo.
Ruotò il capo, a destra e a manca, alla ricerca di Misty.
Era solo.
“Misty! Lucinda! Green! Dove diavolo siete?”
Nessuna risposta. Ash deglutì.
“E dai! Sapete che questi scherzi non mi piacciono!”
Disse dirigendosi verso il salone.
“Non dovete aver paura! Sono ritornato io, l’Ash di sempre!”
Sorrise, meravigliato. Non ricordava che la casa di Lucinda fosse così bella.
Mobili settecenteschi, pregiati tappeti e lussuosi lampadari, adornavano un semplice corridoio.
Quindi si promise di  fare più attenzione agli arredi del salone, così, giusto per curiosità, dal momento che era “guarito”.
Fissò un piatto d’argento, specchiandosi.
Cappello, capelli scompigliati, e le solite cicatrici a fulmine sugli zigomi.
Si salutò con una mano… si, era decisamente Ash Ketchum!
Riprese il cammino, confuso.
Ma quanto caspita durava questo corridoio?
Uno scintillante specchio attrasse la sua attenzione.
Vi si avvicinò. Forse voleva avere l’ulteriore conferma del suo essere reale, d’altronde Ash non era mai stato vanitoso.
Tuttavia, trovatosi in prossimità dello specchio, sgranò gli occhi, confuso, non riuscendo a vedere la sua immagine riflessa.
Incuriosito, mosse una mano verso il vetro, toccandolo.
Ok, lo specchio esisteva.
Afferrò quindi il primo oggetto a portata di mano, una fotografia in questo caso, ponendola dinnanzi lo specchio.
E la foto di un vecchietto sorridente si riflesse sullo “schermo”.
Ash sbottò, mollando un pugno allo specchio.
Quindi saltellò come un canguro paralitico per il dolore, facendo cadere la fotografia a terra.
Si precipitò per raccoglierla, sperando che fosse del tutto intera.
Sospirò, vedendo quel vecchietto sorridere ancora.
Quindi corrugò la fronte, girandosi di scatto.
Foto del vecchietto.
Ovunque.
Uno specchio che non riflette.
Una casa troppo lussuosa persino per Lucinda.
E un corridoio che non sembrava aver fine.
Ma dove caspita era finito?
 
“ASHHHHH” urlò Misty accasciandosi sul pavimento, ammucchiando la cenere rimasta dopo che l’improvviso fuoco aveva avvolto il ragazzo.
Lucinda abbracciò Misty, sfogando le lacrime.
Solo Green era rimasta ferma, impassibile.
Quindi, come illuminata dal cosiddetto sesto senso, afferrò una sedia scagliandosi contro la porta.
E la porta si aprì.
Erano liberi, di nuovo a Duefoglie.
 
Mentre ad Isola Cannella Giovanni si apprestava a fare la prima mossa, il suo orologio vibrò.
“Non mi dirai che ti chiamano? Che c’è qualcuno che osa pensarti?” ghignò Oak.
“Sarai contento di sapere che le tre ragazzine sono riuscite a liberarsi, fratellino”
“Che significa?”
“Significa che ho clonato del materiale genetico a sufficienza, e che Mewtwo ha rotto la barriera che rendeva la casa inaccessibile e non localizzabile”
Un’onda si abbatté prepotentemente sul promontorio, schizzando il volto di Oak.
“Se è veramente così, perché non ti sei clonato e non hai preso le sembianza del Demone”
Giovanni spalancò la bocca, trattenendo un rantolo in gola.
“Sai tutto, eh?”
“Semplici ipotesi”
“PorygonZ attacca con fulmine!”
“Kingler, incrocia le chele scaricando l’elettricità sul terreno!”
“PorigonZ! Doppioteam!”
Centinaia di immagini circondarono il povero Kingler, confuso.
“Kingler! Idrondata!” Urlò Oak scuotendo le braccia.
“Protezione!”
Oak corrugò la fronte.
“Kingler, tuffati!”
“Ahahah, scappi? PorigonZ, bloccalo con psichico!”
“Kingler, ritorna! Vai, Snorlax!”
Giovanni sorrise, mostrando i canini.
“Usa blocco!”
Una grossa X rossa colpì il gigante Pokemon, stordendolo appena.
“Centripugno!”
“Schivalo, e poi staffetta!”
L’attacco del pacioccone andò parzialmente a vuoto. O parzialmente a pieno, se preferite. E adesso, PorygonZ, con più di 1/3 di ps massimi, servendosi della staffetta, si sarebbe sostituito ad un altro Pokemon, mantenendo in vigore il blocco.
Snorlax ed Oak erano forse caduti del tutto in trappola, come dei novellini?
“Sai cosa ti aspetta, professore? Vai Hitmonlee!”
“Tutto qua? Ed io che mi aspettavo un Latios o chissà cosa”
“Guardalo negli occhi, grullo”
Intimorito, Oak fissò il potente Pokemon tira calci.
E solo in quel momento poté scorgervi un nero barlume ed una bandana dello stesso colore.
Giovanni mostrò la pokeball del lottatore al professore.
“Rocket Ball…. Ti dice niente? Centuplica la forza di un Pokemon rendendolo cattivo, molto cattivo… Buffo che alla fine il piano Celebi stia avendo un ruolo in questa vicenda, non trovi?”
“Snorlax! Cozzata Zen!”
“Hitmonlee, bloccalo”
Oak deglutì, osservando la formica fermare il gigante con tanta semplicità.
“Molto bene, ora lancialo e colpiscilo al volo!”
“NOOOOOOO”
Quindi l’imponente massa di Snorlax fu scagliata contro suolo, producendo un assordante fragore.
Gli occhi del soffice Pokemon non erano che delle piccoli spirali. Non era necessario aggiungere dell’altro.
“Meno uno” sorrise Giovanni scrocchiandosi le dita.
 
Continua…

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Capitolo 21
*** Numero Privato ***


Il vento sollevò delicatamente i folti capelli di Green, come il mare fa ondeggiare una barchetta di carta.
Ancora incredula per avercela finalmente fatta, si chinò sul suolo, toccando il prato.
Lucinda afferrò il braccio di Misty, trascinandola fuori con forza.
“Lasciami! TI HO DETTO LASCIAMI!”
Urlò la rossa ancora scossa.
Lucinda le mollò un ceffone sulla guancia.
Poi il silenzio, mentre il volto di Misty diveniva lentamente rosso.
Lucinda si stropicciò gli occhi, chinando lo sguardo.
“Non capisci che dobbiamo andarcene? Che siamo appena fuggite per caso?”
“Ash…”
“Ash cosa?” urlò lei spazientendosi.
“Credi che possa non essere…”
“Non lo so, Misty! Non lo so!”
Poi iniziò a correre, il più lontano possibile.
La temperatura era scesa parecchio, ed il sole volgeva al tramonto.
Due giorni e due notti in una casa.
Al buio.
Con un amico che a scatti diventava un mostro e che adesso non c’è più.
Con le lacrime ancora sul viso, che pungevano come piccoli aghi, Lucinda entrò in un centropokemon.
La confusione al suo interno era tale che passò completamente inosservata.
Quindi si fermò dinnanzi uno specchio.
Nonostante qualche acciacco dovuto a quella terribile esperienza, era impossibile pensare che nessuno dei presenti l’avesse notata, o che non ne fosse stato fulminato dalla bellezza.
I capelli, non più sottoposti alla forza della sua spazzola ed a quella del berretto, si erano lasciati andare in morbide curve, assumendo un aspetto mosso.
Il vestitino aderente, la minigonna e gli stivali erano sempre gli stessi.
Si diede una sistemata, quindi afferrò la cornetta di un telefono, pigiando alcuni tasti.
 
“Il numero da lei chiamato potrebbe essere spento o irraggiungibile la preghi…”
“Mer….”
Imprecò Lucinda sbattendo con violenza il telefono.
Sospirò, provando dunque a chiamare sua madre.
 
Olga era in macchina quando sentì la sua borsa vibrare.
Accostò, afferrando un vecchio Nokia.
Quindi fissò lo schermo.
“Numero privato, eh? Col cavolo che rispondo!”
Pigiò il tasto rosso, quindi riaccese il motore ed entrò in autostrada.
Aveva avuto un contrattempo lavorativo, e non sarebbe tornata entro due giorni.
Tuttavia certe volta si dimentica qualcosa, anzi, si pensa di essere soli, al centro del mondo, e che il resto passi in secondo piano.
Tardiamo per pranzo e dimentichiamo di avvisare i genitori, rincasiamo tardi da lavoro e dimentichiamo di avvisare i figli.
Perché, diciamocelo, il contrattempo non esiste se non siamo noi a volerlo.
 
Attendendo il battello per Sabbiafine, Anna ed i due poliziotti avrebbero trascorso ancora qualche ora, lì dov’erano.
Anna si sfregò le mani, per farsi calore.
“Se senti freddo possiamo entrare in quella locanda, non è necessario rimanere qui al porto”
Disse MacChaise porgendo la sua mano alla ragazza per farla rialzare.
“Andate voi se volete. Io ho troppe cose per la testa”
Milligan le si avvicinò, sorridendo.
“Non sia mai! Lasciare una bella ragazza come lei sola in un porto”
“Ahaha, non credo riuscirò mai a capire come voi uomini misuriate la bellezza”
Quindi la tasca dei Jeans di Anna si illuminò, accompagnata da un suono.
“Numero privato?” esclamò lei fissando lo schermo del suo IPhone super tecnologico.
“Se vuoi rispondo io”
Anna sorrise.
“Grazie MacChaise. Intanto le va di fare una passeggiata Milligan?”
“E me lo chiede?”
MacChaise trattenne una risata, allontanandosi col telefono.
Certo che il nipote del professor Oak si era scelto proprio una figlia di… Oh lasciamo stare, meglio rispondere.
“Pronto?”
“Buonasera! Scusi il disturbo ma mi chiamo Tracey Sketchil, e sono un assistente del professor Oak. Sa mi ha detto di chiamare a questo numero nel caso in cui avessi avuto qualcosa di importante da dirgli”
“Mi spiace ragazzo, ma il tuo prof si è appena lanciato in una bravata. E dubito persino io di poterlo rivedere…”
Il tono del ragazzo delle isole Orange si incupì.
“Lei chi è?”
“Comandante di Polizia MacChaise, in un posto del cavolo isolato dal mondo senza un mezzo sufficientemente veloce per tornare nel mondo civile, se voleva il mio aiuto”
“Poteva essere un’idea, ma confido nella sua intelligenza sperando di schiarirle qualche dubbio, sempre se è al corrente della vicenda.”
“Dica”
 
Continua…
 

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Capitolo 22
*** Inside... ***


“Non ci posso credere….”
“Deve crederci”
 
                                                            Inside
“Cioè, lei vuol dirmi che il ragazzo Ash Ketchum si trova dentro l’universo psichico di un Pokemon?”
“Precisamente. Ho ricostruito tutto tramite i dati che avevo a disposizione.”
MacChaise strofinò l’indice sui suoi folti baffi, trattenendo un sorriso per lo stupore.
“E come facciamo a tirarlo fuori?”
Tracey sospirò.
“Qui sta il problema…”
 
 
“Ammira il più potente Hitmonlee che la storia abbia mai conosciuto!”
Esclamò Giovanni alzando le braccia verso l’alto.
Il professore tremò, confuso, insicuro su che decisione prendere.
Ingrandì quindi la sua terza sfera pokè, scagliandola con determinazione verso l’alto.
“Vai Swellow!”
Giovanni ghignò.
“Credi di avere un qualche vantaggio dovuto al tipo?”
“Swellow, doppio team!”
“Oh, ma che fretta, fratello! Mi lasci a dir poco basito!” disse Giovanni sarcastico.
“Hitmonlee, focalizza quello vero!”
“Swellow, non dargli il tempo di farlo! Baldeali!”
“Allunga le gambe, e bloccalo!”
Oak trattenne un sussulto, vedendo le due molle allungarsi e bloccare il piccolo volatile come fosse un pupazzo.
“Swellow, ritorna!”
“Hitmonlee, blocca col tuo corpo il raggio della sfera pokè! E’ maleducazione andarsene da una festa senza chiedere il permesso, dico bene?”
Oak digrignò i denti furioso.
“Swellow, focalenergia! Gonfiati e poi sguscia dalla morsa del tuo avversario!”
“Ahaha, credi davvero di avere il tempo? Hitmonlee, avvolgiti a lui e stritolalo!”
Oak chinò lo sguardo, abbattuto e demoralizzato.
“Direi che siamo a due perdite, prof.”
 
 
Intanto, Green e Misty, pur non essendo state tanto rapide quanto Lucinda ad allontanarsi dalla casa/prigione, si trovavano presso un bar nel centro di Duefoglie.
Il chiacchiericcio di sottofondo, le risate della gente… tutto ciò non faceva che aumentare il senso di solitudine e spossatezza delle due.
Un cameriere sorridente, vestito come un pinguino, fece slalom tra i passanti giungendo finalmente al tavolo delle due ragazze.
“Salve fanciulle! Desiderate qualcosa?”
Green fissò Misty, sperando di poter captare dalla rossa un qualsiasi segnale.
Niente, la tristezza regnava su quel volto.
“Faccia lei, purchè sia qualcosa di commestibile ed economico.”
“Comandi, graziosa signorina!”
Rispose portando la mano sul capo e dirigendosi alle cucine.
“Perché hai ordinato del cibo anche per me?”
Green si girò di scatto, dopo aver udito la debole voce di Misty.
L’accarezzò.
“Hai bisogno di mangiare qualcosa.”
“Non posso…”
Green deglutì.
“Sono sicura che lui sta bene. E’ contro ogni logica che sia scomparso!”
“Già, perché ritrovarsi con una maschera addosso è molto logico…”
 
 
“Un Pikachu è riuscito ad entrare nell’universo psichico di questo Pokemon, il leggendario Pokemon artificiale Mewtwo probabilmente.” Disse Tracey scandendo bene ogni singola sillaba.
“Vada al dunque, professore, non sono molto pratico di queste cose.”
“Secondo i miei calcoli, Ash, una volta ritrovato Pikachu, sparso nei meandri di quel luogo inesistente che non so nemmeno che aspetto possa avere, potrebbero succedere due cose: o, termina l’incubo e tutto torna a suo posto oppure no.”
MacChaise tossì. “E in casi del no?”
“Non poniamoci questo problema. Non so come, ma in qualche modo il ragazzo riuscirà a farcela. Credo in lui”
 
Continua…
 

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Capitolo 23
*** Sgoccioli... ***


Paralizzato, MacChaise teneva ancora il telefono in mano, fissando la spuma marina rischiarata appena dal sole.
Tracey aveva finito il suo discorso, forse.
O forse non aveva voluto finire.
E lui, grande uomo d’azione, avrebbe dovuto essere solo una pedina in questa situazione?
Toccava a lui scegliere, se dare una svolta al suo ruolo finora marginale, o se provare a cambiare la storia.
In prossimità di un lampione, si specchiò sul mare, incredibilmente limpido.
Era alto, appesantito dall’età, ma forse ancora in grado di svolgere il suo ruolo.
Sistemò i capelli, ormai più bianchi che neri, con la mano.
Quindi, con la grosse mani, si toccò la cintura, afferrando una pistola.
Era il momento della svolta.
La caricò, quindi si diresse all’ingresso del porticciolo.
Un marinaio, visibilmente infastidito dall’ingresso dell’uomo in quell’area vietata, gli si avvicinò.
“Sei dello staff?”
“No”
“Allora smamma, non sai leggere? Ingresso vietato al personale non autorizzato!”
Disse il marinaio afferrandolo ed allontanandolo..
MacChaise sorrise.
“Vedo che custodite diversi motoscafi, e che sembrano piuttosto veloci. Sono per caso imbarcazioni del governo?”
Il marinaio si arrestò di colpo.
“Sei un giornalista?”
MacChaise sfoderò la pistola, puntandola contro l’uomo.
“Considerami un poliziotto in pensione.”
Quindi salì a bordo di un motoscafo, avviò il motore e sfrecciò diretto verso isola Cannella.
Immobile, il marinaio fissò la sagoma allontanarsi.
“Ridicolo! Chi ruberebbe mai qualcosa del genere, dotato di antifurto satellitare? Gioisci, ladruncolo dei miei stivali, tra poco tutta la guardia costiera di Kanto verrà a prenderti”
Detto ciò compose un numero sul suo telefonino e diede l’allarme.
 
Il professor Oak sbuffò, stringendo i pugni fino a far divenire le nocche bianche.
In meno di mezz’ora aveva perso due Pokemon, ed ora gliene restavano solo 3.
Forse.
Frugò velocemente tra le tasche del camice alla ricerca di quella sfera, l’unico Pokemon che il professore abbia mai catturato. E nemmeno stavolta il verbo catturare era appropriato.
Deglutì, il solo pensiero di chiamarlo fuori gli faceva ribrezzo.
Come poteva volergli bene un Pokemon rimasto chiuso in una sfera per anni?
Giovanni catturò l’espressione innervosita del fratello, interrogandolo.
“Non dirmi che stai per fare quello che immagino…”
Oak fissò la sfera che aveva appena estratto. Nera, con una grossa R al centro.
“E’ tempo di chiedere scusa, Giovanni, è tempo di rimediare alla più grande colpa che io abbia mai commesso.”
“Non penserai di chiamare proprio LUI, vero? Perché se lo fai sei davvero disperato, credimi…”
Oak ingrandì la sfera, fissando il suo avversario
“Dopo aver creato Mewtwo, Mew ha subito danni irreversibili. Mi ordinasti di catturarlo affinché potessi ripristinare la vita, ricordi? Sennonché subito dopo lasciai il Team Rocket, indignato dall’utilizzo a cui sarebbe stato destinato Mewtwo.”
Giovanni ghignò.
“Tu e Blaine… ve ne andaste il medesimo giorno, come poterlo dimenticare. Allora forza, chiama il tuo Pokemon, il tuo Mew”
5 minuti.
Era questo il tempo massimo avrebbe potuto trascorrere Mew una volta uscito dalla sfera.
Ecco perché non l’aveva mai tirato fuori prima.
Aspettando la mossa del professore, Giovanni fissò il suo orologio.
Le 15:00.
Ancora 5 minuti all’esplosione dell’ordigno da lui piazzato.
5 minuti, poi, la pagliacciata della lotta d’onore sarebbe terminata. Tutto era pronto per la fuga, serviva solo un diversivo.
E l’esplosione del vulcano era un ottimo diversivo.
 
Ash sprofondò su una poltrona, confuso.
Non ci capiva più niente.
La stanza dove si trovava andava espandendosi sempre di più, inarrestabilmente.
“AIUTO!”
 
Altrove, Tracey giaceva appoggiato sui gomiti della sua scrivania con gli occhi fissi sul monitor del computer.
Assonnato, sorseggiò del caffè preparatogli da Scycther.
Bleah, era gelido.
“Ma chi me l’ha fatto fare di diventare il primo assistente del professor Oak?”
Quindi una spia sul pc iniziò a lampeggiare sempre più forte, attirando l’attenzione del ragazzo.
Si affogò bevendo il caffè, quindi spalancò la bocca.
La potenza psichica del Pokemon misterioso stava raggiungendo livelli incredibili.
“E’… è troppo. È.. è assurdo! Se è così…” prese quindi un manoscritto sotto la scrivania. “se è così potrebbe verificarsi una sovrapposizione come quella che è avvenuta tempo fa tra il mondo reale e quello inverso! (NdA Film Pokemon Giratina e il guerriero dei cieli, o qualcosa del genere)  Ma stavolta tra il mondo reale e quello di questo Pokemon!”
Meditò sul cosa fare, grattandosi la testa.
C’era da capire se l’aumento dei poteri di quel Pokemon era in qualche modo causato dalla presenza di Ash o dal Pokemon stesso.
Improvvisamente un’ipotesi illuminò la sua mente.
E se quel Pokemon stesse sottostando ad una qualsiasi richiesta di Ash? Supponiamo che Ash abbia urlato una richiesta di aiuto, chi avrebbe potuto tranquillizzarlo in quel momento? Misty o Pikachu probabilmente.
Aveva appena saputo della miracolosa fuga dalla casa “stregata” delle ragazze. Doveva subito telefonarle, ed avvertirle riguardo questa ipotesi.   
Quindi si alzò di botto sbattendo la testa. Stordito dal dolore scivolò su una saponetta (che ci fa una saponetta in un laboratorio? NdA. Tracey: Ci lavo i Pokemon, che domande! ) spappolandosi su un cactus ed autocolpendosi col manoscritto sui misteri del mondo inverso.
Tracey era fuori combattimento.
 
Continua…

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Capitolo 24
*** Morte di un'illusione ***


Confuso, sconvolto, Ash giaceva raggomitolato su sé stesso.
“E’ tutto finito, Ash, ora ci sono io con te. Rilassati, respira…”
Quella voce, quella mano delicata sulla schiena, fecero girare il moro di botto.
“M m misty?”
“E’ tutto finito, Ash. Abbracciami.”
 
 
“Non avevo mai mangiato niente di più buono, Misty. Credimi!”
Rise Green fissando l’amica.
Misty ricambiò il sorriso.
“Mi fa piacere che tu stia meglio, Misty.”
“Sei molto gentile, Green, tuttavia mi sento come svuotata…”
“Guarda che non abbiamo certo passato due giorni in vacanza! È la tensione, vedrai che non è niente!”
Misty sospirò. “Sarà. Ma questa storia non sarà finita finché non avremo parlato con qualcuno come il professor Oak, o le autorità locali. E prima di allora non mi sentirò tranquilla!”
Green annuì. “Hai ragione, andiamo a cercare Lucinda”
Detto ciò pagarono il conto e si recarono presso il centropokemon, il luogo più ovvio dove la blu potesse essere andata.
 
 
“Su Ash, non fare così, non piangere.”
Sorrise Misty osservando il volto del moro, rigato dalle lacrime.
“Scusami” rispose passandosi una manica sugli occhi. “Ma ho avuto tanta paura”
“Siamo liberi, Ash. È tutto finito.”
“Davvero?” chiese il moro rinvigorendosi.
“Seguimi, ti porterò all’uscita.”
Rispose Misty facendo strada e trascinandolo per una mano.
“E Lucinda?”
“E’ già uscita.”
“Con Green?”
“Si, ma adesso seguimi, dobbiamo uscire anche noi. Il prima possibile.”
Ash annuì. “Hai ragione”
Nonostante ciò, persisteva lo stato di confusione di Ash che non poteva fare a meno di osservare incuriosito la dimora di Lucinda.
“Chissà chi sarà mai questo vecchietto presente in tutte le foto…”
“E’ un capo palestra”
Ash piantò improvvisamente i piedi a terra, afferrando un  portafotografie.
“Ora ricordo, è Blaine! Che cavolo c’entra con Lucinda? Non gli verrà forse nonno?”
Misty sospirò “Glielo chiederai all’uscita, adesso seguimi. Non c’è tempo da perdere.”
Ash respinse la presa di Misty.
“E no! Io mi fermo quanto mi pare e piace!” Afferrò quindi uno specchio, d’istinto, e lo mostrò a Misty.
La sua immagine era riflessa.
“Guarda! Perché tu sei riflessa dallo specchio ed io no?”
“VUOI SEGURMI?”
Innervosito, Ash obbedì.
Quindi sentì un lamento, un verso. A lui molto familiare.
“Hai sentito?”
“Non so di cosa tu stia parlando”
Ash ruotò il capo, scorgendo in lontananza una sagoma gialla.
“Pikachu!”
Urlò dirigendosi verso il Pokemon e abbracciandolo forte.
“Ma che ci fai qua?” chiese il moro accarezzandogli le guance.
“Pika pi” sorrise il Pokemon. Quindi rizzò immediatamente la coda non appena vide Misty.
“Ehi, calma Pikachu. E’ tutto a posto”
“Se adesso possiamo andare…” insistette Misty.
Ash chiuse gli occhi.
Non era mai stato bravo in matematica, e non era nemmeno stato uno di quei tipi che vogliono un perché a qualsiasi cosa.
Ma 2+2 non può non fare 4 in questo caso.
Ash si contò le dita. Si, due più due fa proprio quattro. Si vede che stava diventando più intelligente.
“Pikachu, devo seguire Misty?”
Il Pokemon scosse la testolina, emanando scintille in senso di disappunto.
“Come sospettavo, e dimmi. Questa è Misty?”
“Come osi, moccioso?” urlò lei inferocita.
Ash deglutì.
“Pikachu, superfulmine!”
Il topo elettrico non ci pensò due volte e dopo aver accumulato l’elettricità nell’aria, la scagliò con una forza mai vista prima.
Quella cosa avente l’aspetto di Misty, andò dissolvendosi.
Urlando.
Un grosso vortice nero ne prese il posto, risucchiando al suo interno qualsiasi cosa fosse nei paraggi.
“Pikachu, rimanimi attaccato! Non mollarmi mai, chiaro?” urlò Ash provando a scappare alla forza del vortice.
“Rilassati Ash. Non opporre resistenza al tuo destino. Lasciati abbandonare, fonditi col mio sovrano.”
Quella voce, come una melodia ipnotica lo spinse a cedere, ad opporre meno resistenza.
“Bravo Ash, rilassati, fatti cadere.”
“PIKAPI!”
Svegliato dal richiamo di pikachu, Ash si diede uno schiaffo. Riprendendosi.
“MAIIIIIIIIII!”
Quindi con tutte le energie rimaste Ash si spinse oltre il vortice, respingendolo, mentre una mano tentava invano di acciuffarlo.
Poi pikachu colpì il vortice con tutta la sua forza.
Forse era davvero finita.
 
Continua…

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Capitolo 25
*** 5 minuti ***


Al laboratorio del professor Oak, presso Pallet, Tracey giaceva stecchito sul pavimento.
Si rialzò, indolenzito, fissando una lucetta rossa che lampeggiava sul monitor del computer.
Storse lo sguardo, stranito.
Il potere di quel Pokemon stava collassando, anzi, sarebbe collassato in 5 minuti. Possibile che Ash ce l’avesse fatta? Quando lo aveva sostenuto dinnanzi al comandante MacChaise era stata una scelta obbligata dalle circostanze…
Si sedette fissando il suo Schyther.
Forse. Adesso, il suo compito era finito e non poteva fare altro che aspettare.
Aspettare e sperare.
 
“L’originale contro il tarocco. Anche se non parliamo dello stesso Pokemon, è vero che la storia si ripete, Oak…” ghignò Giovanni fissando il non molto distante Blaine, in uno stato tra la veglia e il sonno.
“Mi spiace, mio caro delinquente, ma non posso perdere altro tempo a parlare con te. Mew, palla ombra!”
Il piccolo Pokemon rosa caricò quindi una grande sfera nera, per poi scagliarla contro Hitmonlee.
“Ahahaha, usare qualche mossa super efficace no, eh? Hitmonlee! Rompi la sfera con un gelo pugno!”
Ordinò Giovanni al Pokemon lottatore che evitò così l’impatto.
Oak sorrise. Proprio come aveva previsto.
“Mew, teletrasporto e poi psichico!”
“Hitmonlee, schivalo!”
“Troppo lento! Vai, colpisci!”
Quindi potenti raggi viola colpirono il pokemon lottatore che cadde sul suolo.
Oak fissò l’orologio mentre Giovanni richiamava il suo Pokemon. Gli restavano solo tre minuti.
Inutile dire che anche a Giovanni restavano quei 180 secondi. Oh, e dimenticavamo Mewtwo.
Cosa sarebbe quindi successo?  
 
Al suo risveglio, Ash si trovava a Duefoglie, proprio in prossimità della casa di Lucinda.
Proprio come se il vortice avesse danneggiato l’abitazione, essa era ridotta in uno stato a dir poco pietoso.
Cosa poteva essere mai successo?
Si alzò dal suolo, carezzando il suo Pikachu. Quindi si avvicinò ad uno strano apparecchio metallico.
“Che buffo, eh Pikachu?” pensò Ash notando che l’aggeggio aveva la forma di un grosso imbuto.
Era lungi dal pensare che quella cosa tanto buffa e simpatica aveva funto da amplificatore della forza psichica di Mewtwo.
“Cosa pensi dovrei fare, Pikachu?” chiese quindi Ash fissando l’orizzonte.
Il Pokemon vibrò.
“Non lo sai? Non mi stupisce, quand’è che mi hai mai dato un buon consiglio?”
“PIKA!!!”
Urlò il Pokemon fulminandolo.
“Ehi, ma cosa ti salta in mente?” rispose Ash riprendendosi dalla scarica.
Pikachu fece quindi un disegnino sul terreno.
“Cos’è, un rebus?”
Pikachu mosse la manina, come per dire: quasi.
“Quell’omino sono io?”
“Pi!”
“Mi hai fatto grasso! E quella sopra di me cos’è, una lampadina?”
“Pi!”
“Vorresti dirmi che siccome ero a corto di idee mi hai fulminato pensando che la lampadina si riaccendesse e cioè pensassi?”
Pikachu applaudì.
Ash sgranò gli occhi, shoccato.
“Caro pikachu, non sai quanto hai ragione! Ristorantino?”
“Pika???????????”
“So che dovremmo contattare il professor Oak, o la polizia, o quanto meno cercare Lucinda e Green, ma ho troppa fame!”
Pikachu sospirò. Ma poteva definirsi un allenatore, quello?
 
L’ex poliziotto MacChaise sorrise nel vedere l’isola Cannella ormai vicina.
Quindi un frastuono proveniente dall’alto attrasse la sua attenzione.
Un elicottero. Anzi, tre elicotteri.
Il suo piano stava funzionando.
Un tizio munito di megafono si sporse dal finestrino, urlandogli contro.
“Ehi ladruncolo, frena la tua corsa. Siamo in vacanza, non vorrai farci fare gli straordinari non pagati?”
“Non sto rubando questo motoscafo!” urlò MacChaise.
“Ma certo che no! Lo stai prendendo in prestito per raggiungere gli unicorni che vomitano arcobaleni nel paese delle pentole d’oro! Senti amico, non costringerci ad aprire il fuoco…”
“Giunti ad Isola cannella potrete anche arrestarmi, ma non prima! Un uomo è in pericolo!”
“E tu chi ti credi di essere? Il Chuk Norris della situazione?”
“Mi basta essere MacChaise…” sospirò l’uomo aumentando ulteriormente la velocità.
Il tizio dell’elicottero sgranò gli occhi.
“Non può essere MacChaise… o si? La leggenda, il più grande poliziotto della storia, vittima di uno scandalo e degradato. Ed ora in pensione. Che ne pensi, Pete?”
Il pilota dell’elicottero emise un lamento misto ad una risata.
“Paghiamo forse noi la benzina?”
“No, Pete. Ci mancherebbe.”
“Allora facciamolo fare. D’altronde siamo arrivati.”
 
Continua…

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Capitolo 26
*** Congiunzioni e Separazioni ***


Come un soldatino di piombo mosso non da un bambino, ma dalla fame, Ash, con la bocca inumidita di saliva per l’appetito, boccheggiava fissando qualsiasi locale che vendesse cibo.
Se non altro aveva scoperto di essere a Duefoglie, nella famosa Ristorant street, la strada dei ristoranti.
Si narra che il primo locale fosse stato aperto da un italiano figlio di una coppia inglese, ma questa è un’altra storia, e dubito che vi interessi. (“Il cibo è buono, narratore?” “Ottimo Ash, perché?” “Sono interessato, maestro, parla ed io ascolterò come una spugna s’inzuppa d’acqua”)
Tornando al racconto, irritato per il comportamento dell’allenatore, pikachu emanò alcune scintille, incrociando le zampette ed irrigidendo la coda.
“Avanti pikachu, ti prego! Il narratore mi ha detto che servono un cibo ottimo” lo supplicò Ash.
Pikachu si voltò cercandomi. Decisi quindi di mimetizzarmi con un albero di pannocchie, o di banane, non si capiva.
Non identificandomi, Pikachu scosse la testa come per dire: tu mangi solo dopo aver avvertito qualcuno riguardo ciò che è successo, e comunque evita di sparare troppe balle.
“Andiamo Pika….” Quindi l’allenatore si voltò di scatto, osservando un piatto in un ristorante con ancora del cibo.
“Ma guarda quelle due! E’ una follia pagare il conto e lasciare del cibo nel piatto.”
Quindi il moro si fiondò sul tavolo bloccando le due ragazze che stavano per alzarsi.
“Ash?!” esclamarono le due felicemente stupite.
E forse per qualche secondo il cuore di Ash si fermò, in preda all’emozione.
Divenne pallido, poi rosso, iniziando a respirare affannosamente.
Quindi, lentamente, insospettito da precedenti avvenimenti (vedi cap. Morte di un’illusione) iniziò a toccare il braccio di Misty, stringendolo a tratti.
“Sei… vera?”
Un rumore sordo rispose a questa domanda. Quindi piccole lacrime scivolarono dagli zigomi di Misty.
Col polso si asciugò sorridendo.
“Mi scambi forse con la tua amica di Hoenn? Oppure intendevi chiedermi se sono reale?”
Ash ricambiò il sorriso, e se fino ad allora aveva dimostrato di non aver avuto paura, se fino ad allora aveva fatto la parte del duro, crollò tra le braccia di Misty.
Adesso si sentiva al sicuro.
 
All’ospedale di Pallet town, un giovane dottore, chirurgo forse, si trovava dinnanzi al più complicato caso visto finora.
Non ancora in grado di controllare le sue emozioni, di smettere di soffrire per concentrarsi il suo lavoro, un lavoro quanto insolito tanto comune… questi erano i suoi difetti, che, nonostante l’incredibile preparazione, gli erano costati il trasferimento da Ferruggipoli in quel borghetto inutile.
Un corpo che si degradava lasciando la vittima in uno stato di incoscienza… che razza di diavoleria era questa?
Quindi con le mani che gli tremavano per la paura, consultò gli apparecchi che monitoravano costantemente il corpo di quella signora.
Non avrebbe resistito per più di altri 5 minuti.
 
Dopo aver consumato una tazza di caffè caldo ed alcuni biscotti, Lucinda, sbollita da quella che si può definire una liti con Misty, si alzò.
Prese un profondo respiro, osservando la sua immagine riflessa sullo specchio.
Quindi ringraziò l’infermiera Joy per il caffè, e agitando una mano in segno di saluto, uscì.
All’esterno un brivido di freddo la colpì. Fissò il cielo, non solo stava rannuvolandosi ma il sole stava anche a poco a poco tramontando.
Il terzo giorno di quell’infernale esperienza sarebbe presto giunto al termine.
Sorpresa da mille pensieri, iniziò a camminare a casaccio, ricordandosi che domani avrebbe dovuto portare al suo capo lo schizzo della nuova linea Pokemon da lei lanciata.
Semplice spontanea sofisticatezza, aveva detto il capo. Ma che caspita voleva dire? Cioè, non sono contrari il primo col terzo ed il terzo col secondo?
Forse intendeva dire che nonostante lo schizzo dovesse rappresentare un vestito articolato, in stile smoking per i soggetti maschili, o in stile abito settecentesco per quelli femminili, doveva essere il più possibile semplice.
Spontaneo, forse, voleva dire che il colore dell’abito doveva fondersi con quello del Pokemon. ma certo, dove….
Quindi un braccio la strinse in una fortissima morsa, subito dopo qualcosa le tappò la bocca.
“Ma guarda, Nick, che ci fa una del genere nel nostro territorio?”
Lucinda si agitò provando a liberarsi.
“A giudicare da come è vestita” disse l’altro sollevandole appena la maglietta, “direi che è una del mestiere, credo tu abbia capito a quale mestiere…”
“Ovvio, Nick, ovvio. Di un po’, quanto vuoi?”
Trattenendo le lacrime per la paura, Lucinda morse la mano dell’aggressore tentando la fuga.
“AIU… ” fu tutto quello che riuscì a dire prima di ricevere uno schiaffo e di perdere i sensi.
 
Lentamente Giovanni richiamò Hitmonlee nella sfera, ghignando. Ormai mancava poco affinché potesse esplodere il vulcano, quindi chiamare LUI era senz’altro la scelta più sensata.
Mew era forte, ma non avrebbe potuto certo farlo fuori in 100 secondi.
“Vai, Lugia!”
Al proferire quel nome, i già bianchi capelli di Oak divennero ancora più bianchi per la paura. A vedere quel mostro, poi, Oak non poté fare a meno di rimanere stupito.
“Ahahah, ti basta questo per capire che Ash non è niente in confronto a me? Credi che per catturare un Lugia basti una Masterball? Forse, ma se non sei come me… non riesci a CONTROLLARLO, vai, AEROCOLPO!”
“Schivalo!” urlò Oak fissando il vortice abbattersi su una scogliera, e distruggendola come fa il vento su un castello di carte.
Tuttavia qualcosa aveva preso il posto di quella parete rocciosa, qualcosa che colpì impreparati i due sfidanti. L’uno perché non sapeva come sfruttare ciò a suo favore, l’altro perché avrebbe dovuto agire diversamente, e alla svelta se ci teneva ad evitare una decina di ergastoli.
Quel “qualcosa” erano un motoscafo ed un elicottero, ed erano veramente vicini, il cui rumore era a lungo stato scoperto dallo scontro dei Pokemon.
Continua… (meno quattro capitoli alla fine! Li devo scrivere, ma saranno 4, quindi occhio!)

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Capitolo 27
*** EScaPE ***


Tensione.
Intermittenze sorde, battiti accelerati.
Quindi un grosso respiro, e la fine di tutto.
 
                                                  ESCAPE
“Dovevo aspettarmi qualche tiro scorretto, eh Oak? Lugia, attacco nebbia!”
Ordinò Giovanni recuperando quella fredda calma che era solito caratterizzarlo anche nei momenti più difficili.
 
Alla vista di quell’inquietante situazione, Pete, il pilota dell’elicottero, perse il controllo dei comandi.
Tell, il collega, balzò in avanti afferrando il volante. Poi grazie ad una virata in extremis riuscì ad evitare lo scontro con la parete rocciosa dell’isola.
Quindi, ripresosi dallo shock, Pete si tolse la cuffia con cui finora era rimasto in contatto con la centralina e riprese quota.
Una fitta nebbia, poi, avvolse tutta l’isola, rendendola invisibile a chiunque fosse in mare.
“E adesso?” deglutì Pete.
Senza rispondere, Tell prese un binocolo ad infrarossi da uno zainetto.
Quindi, scovata la figura a cavallo del Lugia, afferrò nuovamente i comandi scostando bruscamente Pete.
“Ma che fai?” si lamentò il pilota.
“Cosa fai tu! Che aspetti a spazzare via questa nebbia?”
“Ma gli infrarossi…”
“Gli infrarossi un corno!”
Urlò Tell aumentando la velocità. Quindi riprese parola.
“Il centro Pokemon, mentre eravamo in viaggio, mi ha informato della presenza non autorizzata del Prof. Oak nell’isola! Hai idea di cosa significhi?”
Pete sospirò, tirando fuori il suo Pelipper “No, per favore. Non ricominciare a cavalcare il tuo sogno di diventare un super detective, giornalista e via dicendo.”
“Ma non capisci? Samuel Oak ha subito numerosi processi che gli attribuirebbero stretti rapporti col Team Rocket, ma fu scagionato dalla polizia. Ora un ex poliziotto, MacChaise, ci fa qui venire, evidentemente perché lo scontro tra il boss, ipotizziamo Giovanni, sta degenerando.
Qua arrestiamo tutti! Ed io sarò promosso di grado!”
“Ceeeeeeeeerto, come no. Pelipper, usa raffica. E fai molto rumore, mi raccomando.”
“Perché?” chiese Tell osservando il Pokemon eseguire l’ordine.
“Così non sento le cavolate che dici. E adesso ridammi i comandi.”
 
“Mew, non fartelo scappare. Ruota scagliando fulmini!”
Ordinò Oak al Pokemon, osservando l’animaletto rosa diventare rapidamente giallo.
“Lugia, Specchiovelo!”
Urlò Giovanni.
La nebbia andava dissipandosi, a scapito dell’elicottero, che prepotentemente si posava sul suolo.
Venti secondi.
Giovanni prese un profondo respiro, mentre una pistola ed un Salamence appena uscito dalla sfera della ragazza sull’elicottero (Tell poteva essere mai un nome maschile? D’altronde non sono questi o simili i nomi dei giornalisti di Rubino, Zaffiro e Co.? NdA)  lo tenevano alle strette.
Si accorse poi che anche l’uomo a bordo del motoscafo era sceso a terra, fissandolo, seppur apparentemente disarmato.
“Giovanni, in quanto capo del Team Rocket e latitante da 18 anni sei in arresto. Voltati, richiama il tuo Pokemon ed alza le mani. Qualunque cosa tu dirai potrà essere usata contro di te”
Giovanni ghignò, rispondendo con calme.
“Non sapete quante volte mi hanno ripetuto cose simili. Ma sapete qual è il risultato? Sono sempre libero e invincibile…”
Quindi Giovanni si voltò lentamente, come gli era stato ordinato, non riuscendo tuttavia a trovare Blaine. Che fosse in qualche modo scappato? Difficile con una gamba rotta, inoltre di quest’isola non sarebbe rimasto altro che cenere, tra…
Due…
Uno...
Zero.
Una fortissima scossa fece sobbalzare Tell sul suolo, che perse la pistola.
L’elicottero fu colpito da un masso, e distrutto, mentre Oak rimase a stento in equilibrio, attaccato ad un masso.
Giovanni sorrise, di cattiveria, come quello che sa di aver vinto, o quanto meno di non aver perso.
“Lugia, presto, andiamo via da qui.” Disse montando il Pokemon e schizzando via, alla velocità (quasi) della luce.
Lapilli e nubi di fumo, iniziarono subito dopo a crearsi intorno l’isola.
Con uno scatto MacChaise balzò sull’isola, afferrando il professor Oak e rialzando Tell.
“Va tutto bene?”
Chiese mentre il boato del vulcano cresceva d’intensità.
“Pete è sotto le macerie, nell’elicottero!”
“Dannazione! Richiama tutti i Pokemon, presto, non voglio che si espongano troppo al pericolo. Voi due rifugiatevi all’interno del motoscafo!”
“Sei matto, MacChaise? Qua salta tutto in aria!”
Obiettò Oak.
“Non posso lasciare qualcuno morire senza aver tentato l’impossibile, o non avrei fatto il poliziotto. Ma per favore, non aiutatemi! Almeno salvatevi voi, dannazione!”
Oak annuì dirigendosi al motoscafo e tenendo Tell per mano, mentre l’ennesima frana faceva crollare il promontorio al quale il motoscafo era accostato.
Col sangue che gli pulsava nelle tempie per la paura, Oak balzo in acqua, raggiungendo il mezzo a nuoto.
Dopo aver esitato un po’, Tell seguì il suo esempio.
Intanto MacChaise rimuoveva sassi a mani nude, provando a liberare l’uscita dall’elicottero.
“Sei ferito?” Urlò al pilota.
Quest’ultimo tossì.
“No, ma sono bloccato, maledizione!”
MacChaise prese un profondo respiro, mentre osservava la lava colare giù dal cratere. Con un ultimo sforzo tolse il masso che bloccava la gamba di Pete, e lo tirò fuori.
Poi afferratolo, si buttò a mare, nuotando verso il motoscafo che intanto Oak aveva messo in moto, mentre Isola Cannella, Mewtwo, una palestra e tanto altro erano gradualmente ricoperti da uno strato di lava.
 
Continua… Meno tre capitoli alla fine ;)

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Capitolo 28
*** Bene nel male ***


Anne, la fidanzata di Gary, e Milligan, il collega di MacChaise, erano rimasti al porto, ignari di ciò che era accaduto ad Isola Cannella.
Tuttavia ciò non vuol dire che non si fossero divertiti e rallegrati felicemente.
Infatti, se secondo un tale è felice chi sa, c’è chi sarebbe pronto a opporsi a questa linea di pensiero anche a costo di saltare la cena (?).
Perché alla fine la felicità può essere tutto e niente, giocare tra amici, stare con la persona che si ama, sapere… e potremmo elencare tante altre cose.
Milligan, ancora intorpidito dal sonno, aprì delicatamente gli occhi svegliato da un debole fascio di sole.
Si trovò quindi abbracciato ad Anne, all’interno di una camera d’albergo. Poi, ricordato ciò che era successo, si allontanò leggermente dalla sua presa per vedere che ore fossero.
Pigiò quindi la sveglia, sul comodino.
Le 5:00, cavoli. Era ancora prestissimo!
Tuttavia era difficile prendere sonno, ora.
Anzi, adesso che il suo cervello ritornava lucido, pensava che magari il suo comportamento non era stato dei più maturi, cioè… andare con una a cui stava morendo il precedente ragazzo…
La cosa era effettivamente macabra, forse non avrebbe dovuto cedere, come può avere un cuore chi si comporta così?
Si sbatté quindi una mano sulla faccia, come chi è solito scoprire qualcosa di evidente.
Anne le aveva offerto un cocktail, durante la cena, possibile mai che fosse… drogato?
Doveva andarsene, al più presto.
Si alzò silenziosamente, rivestendosi.
Poi fece cadere accidentalmente una sedia, maledicendosi per il rumore provocato.
Deglutì, poi sospirò notando che la ragazza continuava a dormire nonostante tutto.
Si avviò quindi per uscire, poi iniziò a frugare frettolosamente nelle tasche dei pantaloni cercando il suo portafoglio.
Scomparso, o meglio, rubato.
Corrugò quindi la fronte, lanciandosi sul corpo della ragazza ed afferrandole il collo.
“Ridammi i miei soldi e le mie cose, ladra!” urlò strozzandola.
Nessuna risposta.
Milligan sgranò gli occhi, tastando il corpo di Anne, rimanendo senza parole per la scoperta appena fatta.
Ecco cos’era, un dannato, dannatissimo e assai realistico pupazzo!
Fregato due volte.
 
Ancora nei pressi del porto, Anne sorrise per il brillante successo ottenuto.
Non solo aveva rubato a quel fesso di un centinaio di banconote, ma aveva anche ottenuto i suoi documenti che le avrebbero aiutata nell’uscire dalla nazione.
Spia, ecco qual era il suo lavoro.
Passava informazioni al migliore offerente, dove per informazioni si intendono tutte e di ogni tipo.
E poteva fare ciò solo di persona, senza usare telefono o computer, dal momento che in quanto soggetto potenzialmente pericoloso, molte delle sue azioni erano controllate.
Probabilmente se non avesse fatto alcuni errori all’inizio della sua “carriera” ad Hoenn, non sarebbe in questa spinosa situazione. Poi era stata brava ad sottrarsi al carcere manomettendo alcune prove, ma ciò non è bastato ad evitare l’attenzione della polizia internazionale.
Comunque, adesso ottenuti i documenti di qualcuno così importante, avrebbe presto passato dei dati raccolti da Gary Oak riguardo i Pokemon Shiny al Team Magma, .
In quanto al travestimento, sarebbe stata capace di divenire anche un Onyx, figuriamoci se assomigliare ad un poliziotto dalla faccia comune sarebbe stato difficile!
Si avvicinò al mare, chiamando fuori il suo Lapras.
“Lapras, vedi quelle luci in fondo? E’ li che dobbiamo andare!”
Il Pokemon annuì, mentre la padrona saliva sul suo dorso.
Poi partì.
Tuttavia quello che si chiama “sesto senso” non poteva fare a meno di insospettire la spia, in preda a continui scatti all’indietro, alla ricerca di qualcuno che la stesse seguendo.
Lapras rise, provando a tranquillizzarla.
“Hai ragione amico” rispose lei accarezzandolo. “Dovrei essere meno nervosa, vero?”
“Non credo proprio, Anne”
La ragazza sussultò.
“Chi ha parlato?”
“Io. Umbreon, Neropulsar!”
Colpita dall’attacco la ragazza cadde in acqua. Poi, l’aggressore le tese una mano, sollevandola nella sua nera barchetta che era riuscita a mimetizzarsi nella penombra.
La ragazza deglutì, confusa, mentre presagli la sfera pokè, l’aggressore richiamò quel Lapras.
“Cosa vuoi da me?”
Chiese la ragazza fissando quell’ammasso di stracci remare.
“Voglio solo sbattere in carcere colei che mi ha truffato per 8 mesi e mezzo”
La ragazza trattenne un singhiozzo. Quella voce… non poteva essere lui!
“Che c’è, non riconosci più il tuo adorato Gary?”
I battiti della ragazza accelerarono inverosimilmente, quindi, con una forte presa, Gary evitò che Anne estraesse una qualsiasi cosa dalla giacca.
Si accasciò quindi sul fondo della barca, sospirando rassegnata.
Poi rise, scuotendo il capo. “Sembra che la mia vita finisca qui. Assurdo, davvero assurdo!”
“Ma no, vedrai che tra una trentina di anni uscirai dal carcere.”
Rispose Gary mentre il suo Vaporeon, recentemente catturato, trainava la barca verso riva.
“Sono stata una sciocca!”
Singhiozzò lei mentre la marea accelerava la velocità della barchetta.
“Direi che subdola, cattiva, doppiogiochista sia il termine più adeguato, cara…”
“Può solo farmi bene ciò che dici.” Adesso una lacrima scivolava sul suo viso.
Il suo cuore era un miscuglio di emozioni: Rabbia, per essere stata catturata, Paura, per l’inconsapevolezza di ciò che le attenderà, Pentimento, Amore…
Solo allora rivedeva la sua vita con Gary, colui che era quasi riuscito ad amare. Anzi, colui che forse aveva amato.
Ad un tratto una brusca onda scosse la barca, quindi Gary scivolò cadendo quasi in acqua.
“Cavolo!” urlò tenendosi con le mani al bordo dello scafo e provando a risalire.
Nel mentre le onde aumentavano ed una fitta pioggia iniziava a picchiare sul mare come spilli.
Quella era la sua ultima occasione, pensò Anne estraendo la sua pistola.
Un solo, semplice colpo a distanza ravvicinata e tutto sarebbe finito e lei avrebbe potuto continuare la sua vita, recandosi a Hoenn.
Col cuore in gola, caricò l’arma puntandola verso la nuca del nemico.
“Ti prego, non farlo Anne, dimostrami che eri qualcuno per me. Mi hai deluso nel passato, non chiudere col presente piantandomi una pallottola in testa.”
La supplicò Gary rimanendo tuttavia calmissimo.
Anne tremò, quindi ritirò la pistola puntandosela contro.
“NOOOOOOOOO!” urlò Gary provando a fermare la ragazza.
Quindi l’ennesima onda, che forse coprì lo sparo, o che forse causò l’annegamento della ragazza. Nessuno può veramente saperlo.
Fatto sta che non appena la barca giunse a terra, Gary era solo, col suo Umbreon e col suo Vaporeon.
Incontrò Milligan, al quale raccontò non senza tristezza la sua vicenda e di come avesse scampato la morte in maniera ancora inspiegabile.
Parlò pure di Anne.
Milligan lo consolò, poggiandogli una mano sulla spalla.
“Ormai è andata, Gary. Forse c’era del buono in lei, ma non dimenticare che aveva fatto tanto male Rose Grey, alias Nicole, alias Georgine, Alias Lucy, ed infine Anne, l’ultimo dei tanti nomi da lei usati.”
Gary trattenne una lacrima. Perché era stato ucciso?
Quindi squillò il telefono di Milligan. Una volta uscito dalla tasca, il cellulare non lasciava dubbi su chi fosse il seccatore. La scritta Mc Socio era più chiara della luce del sole.
 
Continua! Meno 2!

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Capitolo 29
*** Boredom ***


Dinnanzi a quella scena, Jill Smithson, il classico bullo di una ventina d’anni, non poté fare a meno di trattenere un sussulto.
“Ahaha, Jill! Non ti sarai forse impressionato?”
Chiese Nick ridendo.
Jill deglutì, cercando di rispondere in maniera diplomatica.
“Va bene fare i prepotenti, ma qua poteva finire male. Non vorrei che l’avessi uccisa…”
“Respira, idiota. Ho dosato bene la mia forza.”
Jill sospirò.
“E adesso che ne facciamo?”
“La portiamo al covo, che domande! Su, aiutami, prendila per i piedi mentre io l’afferro per il busto.”
“Okay” annuì Jill.
 
Sollevato per aver ritrovato Misty e Green, Ash, con tanto di Pikachu in spalla, e le due ragazze ai lati, camminavano per le vie di Duefoglie ala ricerca di Lucinda.
“Su Green, riprestami il pokegear. Sono convinto che il professor Oak stavolta risponderà!”
Implorò Ash allungando una mano verso la più grande.
Green sorrise.
“Ennesimo tentativo, super ottimista?”
“Ennesimo ed ultimo, pseudo assassina”
Rispose Ash afferrando l’apparecchio, da una paralizzata Green.
Certe volte le nostre paure ci rendono colpevoli di colpe che non avremmo mai commesso.
Misty non poté fare a meno di notare il volto di Green, azzannato dal rimorso causato dal solo pensiero di uccidere l’Ash mascherato, se così si può chiamare.
“Non dovresti dire così Ash…” rispose Misty dolcemente.
“Ma lo sai che io scherzo, dico bene?”
“COME FAI A SCHERZARE SU QUALCOSA DEL GENERE?” urlò lei afferrandolo per il colletto della giacca.
Scossa da quella scintilla di rissa, Green intervenne subito dividendo i due.
“Oh ragazzi, calma!”urlò raggelando i due.
“Siete in linea con la segreteria telefonica di Samuel Oak, risponde il numero…”
“Oh, dannazione!” urlò Ash scagliando il più lontano possibile il pokegear.
Sconvolta, Green gli afferrò il naso, urlandogli contro.
“Ma ti ha dato di volta il cervello?”
“Senti Green, queste cose sono come i vecchi telefoni NOKIA, se cadono a terra bucano il pavimento…”
Quindi un lamento poco distante non fece che confermare ciò che aveva appena detto Ash.
Ash deglutì, girandosi verso le due amiche.
“Meno male che sarei io la pseudo assassina…”
“Magari chi ha urlato lo ha fatto per qualcos’altro…”
“Certo, magari mentre tu hai lanciato il pokecoso è passato un unicorno attratto dall’oggetto che ha involontariamente investito qualcuno… Su Ash, vai a recuperare quell’arma, e possibilmente chiedi scusa!”
Ash incrociò le dita, incamminandosi “Su Misty, vado e risolvo tutto, non ti alterare!”
“Dall’altra parte, imbecille!”
“Ok, ok, stavo semplicemente riscaldando le articolazioni”
Rispose Ash imboccando la via dove credeva fosse finito il pokegear.
Quindi vide due omoni, dall’aspetto poco rassicurante, dei quali uno giaceva, paralizzato, sul suolo.
Ash si morse il labbro. Non voleva finire in carcere così giovane per omicidio colposo. Maledizione ai Nokia ed i Pokegear.
“Su Nick, va tutto bene?”
Chiese il tizio all’altro disteso a terra, quindi, con rabbia si rivolse verso Ash.
“Dico, ma sei impazzito? Fare del male a delle brave persone come noi!”
Frettolosamente, Ash porse le sue scuse.
“Vi giuro che non era volontario, non mi sarei mai perm… ma quella… Ehi voi, che state facendo a quella ragazza?”
Jill ghignò, quindi schiaffeggiò il volto dell’amico, facendolo rinvenire.
“Ehi Nick! Credo sia giunto il tempo di mostrare chi siamo veramente a questo ragazzino. Preparatevi a passare dei guai!”
Nick sorrise, rialzandosi. “E saranno dei guai molto grossi…”
Dinnanzi a quel motto, Ash sentì un mancamento. Quasi stava per svenire.
“Non potete essere loro, ditemi che non siete loro!”
“Ma ovvio che non siamo l’oro! Siamo meglio, il platino!”
Ash tossì, per via della battuta estremamente squallida.
“E dove sarebbe Meoth?”
Jill sgranò gli occhi.
“Non mi dire che conosci Jessy e James!”
“Come, non siete voi?”
“Ci lusinghi, giovane! Noi siamo i loro seguaci.”
E finalmente, Ash trovò un valido motivo per svenire.
 
Altrove, ma non molto distante da lì, la porta di una casa di nostra conoscenza fu spalancata da una graziosa signora.
“Yuhu! Lucinda, sono tornata…”
Esclamò Olga, carica di sacchetti e sacchettini, al seguito del suo Glameow.
Ruotò il capo, sperando di incrociare un qualsiasi sguardo, quindi storse la bocca.
“Non solo trovo la casa in uno stato di pietoso disordine, ma mi tocca pure fare da balia… Dove caspita sono finiti?”
Sospirò accasciandosi su una sedia.
Sollevò quindi la cornetta del telefono, intenzionata a contattare Delia Ketchum o quantomeno il prof. Oak, quando un oggetto bianco e nero attirò la sua attenzione.
Sorrise.
Una maschera? E’ così che lavoravano i ragazzi, facendo feste di carnevale? Altroché se l’avrebbe sentita il prof. Oak!
 
Continua, con il prossimo, ultimo capitolo!

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Capitolo 30
*** Ultimo capitolo! (parte 1) ***


Il motoscafo di lusso “Provvidenza”, lentamente, fendette l’ultima onda della giornata per poi essere delicatamente accostato al molo di Aranciopoli, sotto l’adeguata scorta della polizia di Kanto.
Una bolgia di giornalisti assediò il professore e l’ex poliziotto, mentre Tell e Pat, dopo aver ringraziato per l’ennesima volta il loro salvatore, silenziosamente si dileguavano.
Una reazione apparentemente inspiegabile, se non fosse che in questa folle, rocambolesca, avventura nessuno sapeva cosa era davvero successo. Nessuno sapeva di Mewtwo, Giovanni era fuggito ed Oak e il gruppo, in quanto unici elementi lì presenti, avrebbero presto subito la pressione di accuse piuttosto pesanti.
“Professore, una domanda!”
Oak alzò le mani, facendo cenno che non avrebbe risposto.
Quindi, altre due figure uscirono dal mezzo. Il collega Milligan e Gary Oak, recuperati, lungo la strada, dal professore.
Un giornalista fermò Gary, puntandogli contro un microfono.
“Sa che su suo nonno e su tutti voi pesano accuse gravissime, signor Oak?”
Gary ghignò. “Per esempio?”
“Per esempio suo nonno ha dichiarato di essere fuori città, prendendo dei giorni di permesso, quando ciò non era vero. E’ frode ai danni verso lo stato, lo sa?”
“Ma mi faccia il piacere! Era stato rapito…”
Rispose Gary sollevando gli appena messi occhiali da sole, mentre una successione di flash ritraeva i malcapitati.
“Forse, ma chi ci assicura che sia andata veramente così? Non abbiamo prove, inoltre un’isola è stata distrutta, un ex poliziotto ha rubato un veicolo, ed un uomo è scomparso, forse è stato addirittura ucciso”
Prima che Gary potesse rispondere, una mano urtò la spalla dell’intervistatore.
Quindi un bellissimo, maestoso, Rapidash con in sella un uomo dalla gamba ingessata, nitrì impennandosi.
“Cercavate forse me, Blaine?”
Oak sospirò.
“Blaine, grazie al cielo!”
 
 Ripresi i sensi, Ash notò i suoi capelli muoversi agitatamente.
Scartata l’ipotesi di aver sviluppato il muscolo del capello, provò ad alzarsi di botto, rendendosi conto di essere sul dorso di un Dragonite.
“Però ragazzo! Hai proprio fatto un bel pisolino!”
Esclamò Nick trattenendosi al collo del Pokemon.
“Che sta succedendo?”
“Ah! Chiedi a loro”
Rispose il piccolo teppista indicando altri due Pokemon in volo alle sue spalle.
Ash sgranò gli occhi, balbettando.
“Un Hydreigon ed un Salamence, c-c-c-c-c-c osaaaa?”
“Oh, ragazzo, tu ci lusinghi! Non sono niente in confronto agli strepitosi Arbok e Weezing, o Victrebell e Wobbuffet di Jessy e James”
Ash storse la bocca.
“Di un po’, non è che fate uso di qualche sostanza illegale?”
 
Aggrappata al Salamence, affidatole da Jill, Misty e Lucinda seguivano il Dragonite e l’Hydreigon, a sua volta guidato da Jill e Green.
“E’ quasi meglio di un Pokemon d’acqua!”
Sorrise Misty fissando Lucinda.
La ragazza, ancora stordita, ricambiò il sorriso. Quindi Misty riprese a parlare.
“Lucinda… quando sei scappata da casa, avevi paura, vero?”
Lucinda s’incupì “Molta, Misty. Scusatemi se vi ho causato tanti guai, in fondo è tutto nato a causa mia…”
“Shh, ma che dici? Per merito tuo abbiamo incontrato questi strambi tipi che non appena hanno saputo che siamo amici di Jessy e James hanno deciso di darci una mano.”
“Sarà. Speriamo che non scoprano la verità prima del nostro arrivo. A proposito, dove stiamo andando?”
“Ah, già. Eri svenuta quando ci ha chiamati il professor Oak. Ci vuole al più presto ad Aranciopoli, e credimi, è il vero professor Oak.”
“Vuoi dire che…”
“Tra poco sapremo tutto”
 
“Professor Oak, a breve arriverà una volante della polizia a prelevarla. Perché non fugge? Ne avrebbe le possibilità! Oppure ha deciso di attendere la condanna, come fece Socrate nel Critone?”
“Voi giornalisti siete tutti uguali. Interessati al successo della notizia, non alla notizia in quanto notizia”
Gary toccò la spalla del teso professor Oak, mostrandogli il Pokegear.
“Nonno, sarebbe una certa Olga, devi rispondere?”
“Ti sembra il momento? Chiudi immediatamente! Potrebbe chiamarci Ash o qualcun altro, ma poi che cavolo vuole quella rompiscatole?”
 
Olga rimase a bocca aperta dopo aver notato che Oak aveva riagganciato senza rispondere.
“Maleducato!” disse mettendosi la giacca ed aprendo la porta di casa.
“Ora mi sentirà questo pseudo professore!” Quindi fissò lo schermo del suo pokegear pensando ad alta voce. 
“Dunque… il segnale del pokegear proveniva da Aranciopoli, eh? Sarà mezz’ora di strada in aliscafo, voglio vederci chiaro in questa faccenda. E la maschera viene con me, così vedrà, o se vedrà quell’incompetente!”
 
Alla vista di Blaine, malconcio, sul suo Rapidash, un giornalista gli si catapultò davanti, sorridendo come un ebete.
“Signor Blaine! Siamo così felici che lei sia qui con noi. Potrebbe raccontarci cos’è veramente accaduto?”
“Non ancora giovanotto” rispose lui osservando il cielo.
“Preferisce aspettare la volante della polizia?”
“Non solo, vero professor Oak?”
“Già caro Blaine. Spero solo che vada tutto come previsto?”
“Che intende dire?”
Chiese il giornalista scrivendo qualche appunto.
Quindi prima che Oak potesse rispondere, tre stupendi Pokemon drago, precipitarono in picchiata verso il suolo, per poi fermarsi poco prima dell’impatto.
“Ash!” gioì il professor Oak.
“Professore!” rispose l’altro correndo ad abbracciarlo, mentre Lucinda, Misty, e Green venivano acclamate dalla bolgia di giornalisti.
“Guardate, sono le ragazze che credevamo rapite e scomparse!”
Oak trattenne un sussulto.
“Come, voi sapevate…?”
“Una telefonata anonima ci aveva avvisato da subito avvisato della loro scomparsa”
Oak si morse una mano in preda all’ira. Dannazione, Giovanni aveva previsto pure questo.
Subito dopo tre volanti della polizia frenarono, interrompendo la loro corsa a tutta velocità, nel molo di Aranciopoli.
Sotto i tesi sguardi di tutti, lentamente, si aprì lo sportello di una nera Mercedes, dalla quale uscì un losco figuro.
Vestito di nero, magrissimo ed alto: ecco come si presentava a prima vista.
Poi, un occhio non necessariamente troppo attento, avrebbe notato il verde cappello da cowboy, sulla sua faccia rugosa ed affilata, i cui occhi, forse verdi, erano coperti da due lenti da sole.
Vedendolo MacChaise sgranò gli occhi, tremando.
L’uomo ghignò, mostrando il distintivo.
“Ispettore Javert, vi prego di seguirmi in centrale per degli accertamenti.”
Oak stava per muoversi, quando fu trattenuto da MacChaise, che prese parola.
“Javert, in nome della nostra vecchia amicizia ti chiedo di interrogarci dinnanzi a tutta questa gente!”
Javert ridacchiò.
“Io non sono mai stato tuo amico, né tantomeno lo sarò ora, dopo che sei stato radiato dalla Polizia per aver aiutato alcuni criminali!”
Milligan sgranò gli occhi, avvicinandosi al socio.
“E’ vero ciò che dice?”
“Perché non lo chiedi al giudice?” intervenne Javert estraendo le manette dal taschino della giacca.
 
Continua! (so che a questo punto vi sareste aspettati la fine della storia, ma dal momento che il capitolo aveva già impiegato tre pagine di Word ho pensato di suddividerlo in due. Spero di aver fatto bene, altrimenti picchiatemi xD Un’ultima cosa, dal momento che il prossimo sarà l’ultimo capitolo, chiedo un sacrificio da parte di tutti i lettori:  ovvero di lasciare un commento critico sulla storia un po’ più dettagliato, non necessariamente lungo, bastano anche tre frasi. Detto ciò, vado via. Grazie di tutto!)
 

 

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Capitolo 31
*** Ultimo capitolo (final part!) ***


“Su MacChaise, parla! Che diamine significa?” insistette Milligan strattonando il braccio dell’amico.
MacChaise deglutì.
“Sono un fuorilegge, Milligan.”
“Stai scherzando, spero”
MacChaise scosse il capo, prendendo un profondo respiro
“Fu un omicidio colposo a causare tutto ciò, durante una rapina andata a male. Avvilito ed amareggiato per l’accaduto, decisi che questa non poteva essere la fine della mia vita, dovevo in qualche modo espiare le mie colpe!”
Urlò lui in preda ai ricordi, mentre Javert faceva cenno ai suoi uomini di continuare ad udire e registrare la confessione di quell’uomo.
“L’ucciso era un certo Steven MacChaise, decisi che avrei preso le sue sembianze e promisi a me stesso di ripulire questa città da ogni lordura di criminali!” si asciugò una lacrima, quindi riprese.
“Ebbene, ora sapete come è nata la leggenda del grande MacChaise, l’uomo più falso ed ipocrita del mondo. Arresta me, Javert, ma ti supplico di dare una chance, di aiutare in qualche modo il professore e i ragazzi.”
Javert ghignò.
“Vedremo Steven, vedremo. Intanto se mi porgi i polsi mi fai un grande piacere. Ah, per chi non conoscesse il seguito della storia, dopo oltre vent’anni, qualcuno minacciò MacChaise di aver scoperto la verità e di rivelare tutto alla polizia, cosa che poi fece. Rifiutando la condanna di oltre 5 anni di carcere, MacChaise fuggì per oltre un anno, lasciando tuttavia il suo nome collegato ad una sorta di leggenda”
Disse mentre stringeva le manette sui polsi dell’uomo.
Arrabbiato, Ash balzò sul corpo dell’ispettore, scuotendolo.
“Non può fare questo a chi ha arrestato 200 latitanti e oltre mille ladruncoli in vent’anni. Si rende conto?”
Javert si scrollò di dosso il ragazzo, allontanandolo.
“Ha ucciso una persona, moccioso, e basta un errore per rovinarsi la vita. E adesso seguitemi in caserma, prego.”
“E no! In quanto seguaci di Jessy e James, dovrai passare sul nostro corpo prima di far del male a quelle povere innocenti creature. Sono prive di alibi, e non ci vuole un genio a capire che li sbattereste in cella!”
Protestò Jill trattenuto dai poliziotti.
E prima che Javert potesse rispondere, un aliscafo, ancora a tutta velocità, attraccò violentemente al molo di Aranciopoli, schizzando e bagnando i presenti.
Ancora più violentemente, una figura femminile, apparentemente assai nervosa, uscì dal veicolo, imprecando.
Lucinda storse la bocca, poi allungò il collo, cercando di confermare quella familiarità che sembrava avere il soggetto.
Quindi sgranò gli occhi esclamando: “Mamma!”
“Lulù, tesoro mio!” rispose la donna sorridendo e lanciandosi in un tenero, caloroso abbraccio.
Quindi Olga riprese la sua solita compostezza e i suoi piani prima di venire lì.
Si avvicinò al professore, quindi estraendo la maschera dalla borsa gli urlò in faccia agitando il turpe oggetto.
“Si può sapere cosa diamine avete fatto? Una missione importante, come no! Maschere, disordine…”
Ash sgranò gli occhi, tremando.
“Olga, butta immediatamente quella maschera”
“Non metterti a dirmi quello che devo fare e non fare, ragazzino”
Javert toccò quindi la spalla della donna.
“Scusi, ha per caso detto che questo oggetto si trovava nella casa di Duefoglie?”
Olga si voltò verso l’uomo, annuendo. “Ma lei chi è?”
“Javert, ispettore di polizia. Devo requisire la maschera immediatamente” disse afferrandola.
“ahahah”
Javert si voltò di scatto.
“Chi ha riso?”
“Io ho pasta, comunque l’ho sentito anche io”
Sussurrò Ash all’orecchio di Misty.
Javert sbuffò infastidito. Quindi prima che potesse dire altro, cadde a terra, come folgorato.
Ash tremò, osservando i mutamenti che il corpo dell’ispettore stava assumendo. Strinse forte Pikachu e Misty, mentre un bagliore accecava i presenti.
“Ash, quello eri…” bisbigliò Misty impaurita.
“Si Misty. Quello ero io” rispose Ash osservando la figura di un mostro, che, come posseduto da un demone, sbraitava a destra e a manca.
“Rayquaza! Proteggi la folla con salvaguardia!” urlò uno dei presenti al suo Pokemon.
Quindi, mentre nessuno riusciva a capire cosa stesse accadendo, l’uomo misterioso si lanciò addosso al mostro, colpendolo.
Un rumore sordo sancì l’ennesima, ma stavolta decisiva, rottura della maschera in mille frammenti.
Era fatta.
Quindi l’uomo, delicatamente, montò il Rayquaza fissando la folla.
“Sono Giovanni, il vero responsabile di ciò che è accaduto. La maschera della cattiveria è un progetto nato anni or sono ma solo recentemente dai miei tecnici sviluppato. Anche se quello di rendere cattivi è solo un effetto collaterale. Sarete confusi, forse, ma vi basti sapere che quella maschera era collegata a Mewtwo, che a sua volta era collegato a me. Cosa ci avrei fatto io, con quella maschera, non vi riguarda anzi, potete tranquillamente chiedere a quei bambocci ed al mio fratellino, ma cosa è successo a quell’uomo vale la pena di essere raccontato”
Gary deglutì, fissando l’uomo impaurito e pronto a rispondere a qualsiasi tiro mancino.
“La maschera rende innaturalmente ed incontrollabilmente malvagi chi di suo è malvagio. Più semplicemente, Javert è stato complice ad insaputa di MacChaise ed è stato lui ad uccidere lo Steven, incredibile vero?”
MacChaise sgranò gli occhi. Era tutto vero, ma come provare la sua innocenza?
“Prima che mi prendiate per folle, qua ci sono tutte le prove di cui avete bisogno per scagionarvi”
Rispose Giovanni lanciando loro dei nastri di registrazione ed altri dati su dischetti. Non c’era alcun trucco, incredibile!
“Giovanni, perché ci aiuti?” chiese Oak confuso.
“Io non sto aiutando nessuno, sto solo rispettando il mio avversario.”
“Credi che la vita sia un gioco?” urlò Green.
Giovanni ghignò. “Per me lo è”
E com’era apparso sparì via, nei meandri del cielo, inghiottito dall’azzurro.
 
Tutto fu risolto per il meglio.
Lucinda ed Olga tornarono a Duefoglie, e la ragazza ottenne un orario di lavoro ridotto, in modo da poter riallenarsi per le gare Pokemon.
Tell e Pat mandarono in onda tutto il materiale accumulato riguardo questa esperienza. Inutile dire che i ragazzi ed il professore furono accolti come eroi, mentre Javert, una volta riacquistata conoscenza, fu portato immediatamente in carcere.
MacChaise ottenne una medaglia, e gli fu riproposto di tornare in servizio a tempo indeterminato, ma, chissà perché, rifiutò. La dignità non si svende.
Nick e Jill ripresero gli studi, rinunciando ai loro progetti di emulare il team Rocket. Troppo difficile, a quanto pare.
Green tornò a Johto con Gary. Inutile dire che l’antico colpo di fulmine stava per risvegliarsi.
Blaine ottenne il consenso di riaprire la sua palestra alle isole Vorticose, dove ricevette in dono il Mew del professor Oak, che riuscì a liberare dallo strazio della “vita in pochi minuti” (ricordate?)
Ash tornò a Pallet con Misty. Fu sconcertato quando seppe che ciò che era accaduto a Gary, ovvero quella strana malattia indotta dalla maschera, era accaduto anche a lei. Ma non gli balenò per la mente che potesse essere lui il suo vero padre.
Da quel giorno, comunque, si vide più spesso con Misty, prima di tornare ad Unima, come al solito. Ma stavolta qualcosa era veramente cambiato tra i due, e ne erano consapevoli.
Dimentico nessuno? Non mi pare, certo Giovanni quel che farà, farà. È imprevedibile, più di un terremoto.
Chi sono io per sapere queste cose? Sono la voce del tempo, la luce dell’oscurità. Sono tutto e niente.
Perché in fondo, il professor Oak, aveva davvero tirato in ballo la scusa più verosimile per andare a Duefoglie, dove ho seguito e narrato la vicenda.
Io sono Celebi.

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