È tutta colpa del Contratto

di Rosmary
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Charlie ***
Capitolo 2: *** Non conquisterò la Granger! ***
Capitolo 3: *** L'approccio giusto ***
Capitolo 4: *** Nervosismo ***
Capitolo 5: *** La botola ***
Capitolo 6: *** Il piano B ***
Capitolo 7: *** Questione d'impulsività ***
Capitolo 8: *** Confessioni e Conseguenze ***
Capitolo 9: *** Conga! ***
Capitolo 10: *** Hermione e George ***
Capitolo 11: *** Lei, lui e la cioccolata ***
Capitolo 12: *** Perdente ***
Capitolo 13: *** La forza della sincerità ***
Capitolo 14: *** Mai interrompere i sogni di George! ***
Capitolo 15: *** L'apparenza inganna ***
Capitolo 16: *** Il rovescio della medaglia ***
Capitolo 17: *** Il compleanno di Hermione ***



Capitolo 1
*** Charlie ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di J.K. Rowling;
la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



 
 


Ѐ l’ultimo giorno di vacanza nella vecchia dimora Black e per l’occasione i membri adulti dell’Ordine si sono rinchiusi, come è ormai d’abitudine, in una delle stanze della casa.
Ginny e Hermione mettono in valigia gli ultimi accessori, ricontrollando di avere preso tutto – anche se, a voler essere pignoli, bisognerebbe dire che Hermione ricontrolla e Ginny ne approfitta per subissarla di domande riguardanti Harry.
Quanto ai ragazzi, sarebbe meglio non sapere cosa accada nella stanza di Harry e Ron. Sono tutti lì, i quattro reclusi più due ospiti d’onore, la cui visita ha scatenato il pianto di Molly: parliamo di Bill e Charlie.

«Ragazzi, ragazzi! Frenate! Siete sicuri di volerci giocare?»

«Dai, Charlie, hanno detto di sì»

«Appunto! Da' retta a Bill e prendi il gioco» Il tono spiccio di George, il cui sguardo incrocia quello concorde di Fred.

«Io non sono sicuro di volerci giocare… è troppo…»

«Oh! RonniePucciCacca non vuole giocare! Sentito, George?!»

«Non essere maligno, Fred. Se Ronnuccio non se la sente…» La frase lasciata in sospeso. I toni dei due gemelli egualmente sarcastici e schernitori.

«Ora basta! Gioco, eccome se gioco!» L’indice del più piccolo addita un ridacchiante Bill «E tu non ridere!» Qualcuno ha un diavolo per capello.

«Per tutti i draghi, vi lascio cinque minuti e vi ritrovo a litigare. Sembrate dei vecchi bisbetici»

«Ma senti chi parla…»

«…Quello che va a letto con un Ungaro Spinato!»

Occhi al cielo, espressione rassegnata. Si rivolge, ovviamente, ai gemelli «Cos'ho fatto di male per avere voi?!»

«Non hai impedito a mamma e papà di procreare Percy!»

E a questa battutaccia l’ilarità si scatena con commenti che, per amor di pudore, è meglio non riportare.
Harry è in silenzio, ridacchiando e godendosi quell’armonia familiare che ha sempre sognato. È forse la prima volta che si trova in una stanza con i fratelli Weasley quasi al completo, ma considerando la simpatia che lo lega a Percy va benissimo così. Bill e Charlie sono spassosi quasi quanto i gemelli, quindi meglio godersi il fantomatico gioco.
Sei paia d’occhi si puntano sul pavimento. I ragazzi sono seduti in cerchio, al centro viene posizionato il gioco. Apparentemente non ha nulla di diverso da un qualsiasi gioco da tavolo Babbano. Il cartellone su cui si muoveranno le pedine e dove è indicato il percorso è rettangolare, Charlie lo sistema in terra. È giallognolo, abbastanza consumato, ha visto parecchi natali. A questo punto è Bill a esordire.

«Ricordate tutti le regole?»

«Ehm…» Harry, in evidente imbarazzo, si gratta il capo «Bill, ecco, io non so come si gioca. Non ho mai fatto questo gioco…» Li guarda senza soffermarsi su nessuno e ringrazia mentalmente Merlino di avere gli occhiali – in certe circostanze avere un qualsiasi accessorio che ti copra almeno un centimetro del viso è davvero un salvavita.

«Tranquillo, Harry!» Arriva una pacca da Fred.

«Già, ora Bill spiega tutto!»

E il sorriso di Bill si tramuta in una smorfia d’orrore alle parole di George «Perché io?»

«Perché sei il più grande, vecchio, saggio! Esprimiti, William» Charlie, evidentemente divertito dalla situazione. Fa ridere tutti eccetto Bill, il quale gli rifila un’occhiataccia per poi aprirsi in un gran sorriso verso Harry.

«Allora, Harry, sarò molto spiccio. E voi seguite, così ripassate le regole» Ottenuta l’attenzione di tutti, prosegue «Come vedi è un gioco da tavolo, ci sono i dadi, le pedine e ci sono delle caselle. Lo scopo è arrivare primi alla casella rossa. Mi segui fin qui?»

«Chiaro»

«Bene» Prosegue sorridendo «Ora, dov’è il divertimento e il terrore di Ron?!»

«EHI!»

«Shh! Non disturbare il saggio!»

Si schiarisce la voce Bill, richiamando Fred e Ron all’attenzione «Il divertimento è nel fatto che ogni casella ti obbliga a fare qualcosa o obbliga altri a farlo per te. Se la casella è marrone, allora significa che hai la possibilità di scegliere se tirare di nuovo i dadi o prenderti la penitenza. Se la casella è gialla, viene rifilato qualcosa agli altri e tu scegli chi. Se la casella è nera, allora il gioco deciderà per te qualcosa di tremendo!»

«Per questo si chiama “Il Contratto”?»

«No, bello, si chiama così perché c’è la casella ver…»

«George, ci sto arrivando»

Il ragazzo alza le mani in segno di resa, sghignazzando assieme a Fred. Oggi sono tutti suscettibili.

«C’è la casella verde, come vedi ne sono solo tre in tutto il tabellone. Se becchi quella…»

«…Sei fregato per davvero!»

«Mi fate finire di parlare? Altrimenti spiegate tu e George»

«Sì, facciamo noi, tu ci giri troppo intorno! Inizia, Georgie»

«Pronto, Fred!» Ammicca verso Bill e la sua aria infastidita «Quando becchi la casella verde il gioco per te finisce. A quel punto, nei tre giri che seguono “Il Contratto” fa in modo che qualcun altro ci finisca»

«E come?»

«Magia, ovvio» Fred prosegue «Quando due giocatori sono nella casella verde il gioco propone loro qualcosa da fare. Non si può rifiutare e da quel momento in poi, per un mese, sei legato con un contratto al “Contratto”! Hai un mese di tempo per fare qualcosa, o vinci tu o chi era nella casella con te. È una sfida, chi perde paga la conseguenza…»

«…Cioè girare per una settimana con un indelebile Perdente scritto in fronte! Questo gioco è geniale!»

Gli occhi di Harry si sgranano e incrociano comprensivi quelli di Ron. In questo momento è tanto solidale con il suo amico «Ma è da pazzi! L’avete inventato voi?» Secondo Harry tutto ciò che si presenta insensatamente diabolico è opera dei gemelli.

«Purtroppo no» All’unisono.

«Ma, le cose da fare, le decide proprio il gioco? Noi non possiamo fare niente?»

«I pegni delle altre caselle sono decisi dal gioco, se non li esegui ti spunta qualcosa, tipo brufoli, corna, code, ma va tutto via entro un’ora. Mentre quando sei vincolato dalla casella verde il gioco dà la traccia, ma i dettagli deve aggiungerli chi dovrebbe tirare i dadi immediatamente dopo. E deve fare attenzione, perché la prima cosa che quella persona dice viene considerata vincolante dal “Contratto”! È spassosissimo! Grazie al gioco, io e Bill riuscimmo a far mettere in punizione Percy!» Sogghigna Charlie.

«Che momento! Non voleva girare con la scritta Perdente

«Oh, dai. Io e Fred stiamo per addormentarci. Iniziamo?»

Quattro teste annuiscono e ha inizio il gioco. Al primo giro va tutto bene: salvo qualche oscenità da mostrare o dire non accade nulla. Al secondo giro le cose iniziano a degenerare: ai gemelli sono spuntate le corna, Bill ha una barba da fare invidia a Silente e Harry ha la sua bella dose di foruncoli. Insomma, “Il Contratto” inizia a far danni. Non l’avranno inventato Fred e George, ma sicuramente un loro lontano parente!

 

*


«Mamma ha detto che dobbiamo andare a letto»

«Beh, siamo già in camera»

«Noi sì…»

«Dobbiamo mandarli a letto noi?»

«Prepara la bacchetta! Se non fanno come diciamo, Orcovolanti per tutti!»

 

*


«Fred! Sei finito nella casella verde!»

«Con Ronnino!»

Risate divertite e un’espressione terrorizzata – di Ron ovviamente – consacrano la verità dei fatti.

«Zitti, zitti! Leggiamo cosa dice il gioco!» Bill mette tutti a tacere, sporgendosi in avanti, verso la casella rossa, quella della vittoria e anche quella attraverso cui il gioco rende noti i pegni «Allora… “L’amore non è un gioco. L’amore è avventura. La donzella che amate sarà la vostra sciagura. Orsù, fai il nome, prode avventuriero, della fanciulla il cui cuor non è sereno

«Cosa diavolo sta dicendo?» George, allibito quanto Fred e Ron. Hanno capito, ma fingono il contrario.

«Credo vi voglia rivali in amore…» Harry, che s’intromette timidamente.

Sogghigna Bill, indirizzando lo sguardo su Charlie «Il nome, Charls!»

E, proprio mentre Charlie è sul punto di schiudere le labbra per parlare, la porta si spalanca «La signora Weasley vi vuole tutti a letto»

«Hermione!»

«Dimmi, Charlie!»





 
NdA: l'idea del gioco, per quanto possa essere diverso, l'ho tratta dal film Jumanji del 1995, diretto da Joe Johnston.
Il banner a inizio storia è stato realizzato da Mary Black, cui vanno tutti i miei ringraziamenti!

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Capitolo 2
*** Non conquisterò la Granger! ***


È mattina e gli abitanti della dimora Black hanno già salutato la carissima Walburga per recarsi alla stazione. Nessuno dei giovani ha aperto bocca riguardo alla conclusione del gioco. Hermione non ha fatto caso al tabellone, rivolgendo a Charlie un semplice buonanotte. Ron si è chiuso in uno strano mutismo, Harry è convinto d’aver già troppi problemi per pensare anche al guaio fatto dai fratelli Weasley. Fred e George hanno liquidato la faccenda con estrema sufficienza: a parer del primo, Hermione Granger può dormire sogni tranquilli.

«Fred! George!» Nei pressi dell’ingresso di un vagone, un moretto si sta sbracciando.

«Arriviamo!» George si volta verso la truppa, sorridendo «Noi andiamo, eh! Ci vediamo a Natale, mamma!»

«Ciao, papà!»

«Non combinate guai! Avete capito? Fate i BRAVI!»

Ma le urla isteriche di Molly non servono a granché, i
gemelli sono già spariti nella folla, probabilmente diretti verso l’amico e il resto della banda. Nel mentre, i signori Weasley salutano i due figli più piccoli, augurando un buon anno anche a Harry e Hermione, naturalmente.

«Quest’anno, lo vedo malissimo…»

«Non essere pessimista, Ron. Non è neanche iniziato»

Le orecchie del ragazzo si imporporano alle parole di Hermione, Harry, notando l’imbarazzo inspiegabile dell’amico, interviene «Speriamo non siano già occupati tutti i posti»

«Oh… Harry, noi dobbiamo andare al vagone dei Prefetti… sai…» Hermione, in evidente imbarazzo.

«Non c’è problema» E nel dirlo serra la mascella Harry, riavvertendo quello strano formicolio alle dita. Quella sensazione lo farà impazzire. Lui è contento per Hermione e Ron, ma sarebbe stato ancora più contento per se stesso – sarà anche un ragionamento egoistico ma è pur sempre un ragionamento umano.

«Ginny, fai tu compagnia a Harry?»

«Mi spiace, Hermione, ma c’è Michael…»

«E chi è Michael?»

«Non sono affari tuoi, Ron» E anche Ginny, stizzita, svanisce nella folla, lasciando un perplesso e bellicoso Ron, una Hermione affranta e un Harry più che nervoso. Se, come si suole dire, il buongiorno si vede dal mattino, questi ragazzi sono veramente rovinati.

****


«Ehi! Ragazzino, questo posto è occupato!»

«Ma non c’era nessuno quando sono entrato» Un piagnucolante dodicenne.

«Sciocchezze. Ti consiglio un bel paio d’occhiali!» Un ammiccamento di George e il bimbo è fuori.

«Non sarai stato un po’ troppo cattivo?» Ridacchia Lee.

«Io? Lui è stato cattivo. Occupare il mio posto preferito... Roba da matti!»

«George ha ragione, su quei sedili c’è scritto proprietà privata di Fred e George Weasley»

Inarca un sopracciglio Lee mentre s’accomoda «Io non vedo un bel niente»

«Metti gli occhiali anche tu!»

Occhi al cielo, lascia perdere il discorso Jordan, è una battaglia persa. Osserva Fred stendersi su un intero sedile e George poggiare la schiena alla finestra, lui stesso si accomoda come più desidera, ignorando le buone maniere: schiena contro lo schienale, gambe distese in avanti e piedi poggiati educatamente sulle gambe di Fred. Il viaggio è lungo e pretende comodità «Allora, che avete combinato quest’estate?!»

«Eravamo rinchiusi, ma siamo comunque riusciti a preparare i Tiri Vispi» Il dire entusiasta di Fred cattura entrambi gli interlocutori, facendoli sorridere.

«Fantastico! Io sono dei vostri, ovviamente, vi faccio da promotore! Direi di metterci in Sala Comune per iniziare, poi in Sal…»

«Frena! A noi più che un promotore serve un Fuffi»

«Un Fuffi, George?»

«Sì! Ricordi il coso a tre teste che al terzo anno avevano messo nella scuola… che roba era, Fred?»

«Un cane, credo. Comunque ci serve qualcuno che faccia da guardia. Quest’anno abbiamo la Granger alle calcagna…»

«…In casi estremi abbiamo già pensato d’avvelenarla…»

«…Ma temiamo che a Ronnie possa dispiacere…»

«…Anche alla mamma, in effetti…»

I palmi di Lee si mostrano come se chiedessero pietà «Frenate! Ho capito! Prefetto rombi-bolidi in azione, non c’è problema!» Un sorrisetto sadico spunta sul volto di Lee, assieme alle corna e al forcone. Degno amico dei gemelli.

«Beh, in effetti ci sarebbe un altro modo per tenerla a bada… ma Fred non vuole collaborare…» Il tono malizioso di George è tutto un programma.

«Come, come?»

«Ma niente… è una cavolata. George, te l’ho già detto: per me quella storia non esiste»

Sogghigna George, riprendendo il discorso «Abbiamo giocato al “Contratto” ieri sera, Fred e Ron sono finiti nella casella verde e hanno un mese di tempo per conquistare la Granger!»

Strabuzza gli occhi Lee «Oh, cavolo!» Porta i piedi a terra, il busto in avanti e inizia anche a sfregare le mani tra loro «Questa sì che è bella! Fred Weasley con un “perdente” stampato in fronte. Forte!»

Il sopracciglio di Fred scatta verso l’alto «Solo perché non voglio far nulla per conquistarla. Figurarsi… Hermione Granger. E poi chi lo regge Ron»

Un sonoro sbuffo si leva dal lato di George, il cui capo è ora spiaccicato contro il vetro. Vorrà morire? «Ma perché?! Sarebbe divertentissimo! E poi l’avremmo in scacco e non ci romperebbe le pluffe!»

«Io non credo» La voce di Lee attira l’attenzione dei gemelli «Tu perderai perché si parla della Granger e del tuo fratellino! Lo sanno tutti che tra quei due c’è qualcosa, non la conquisteresti neanche se le comprassi una biblioteca…» Fa una pausa, soppesando la sua stessa esternazione «Beh… forse in quel caso avresti una possibilità»

«Ma sei impazzito? Fred può avere tutte le ragazze che vuole. È uguale a me!»

«Infatti, stai dicendo una sciocchezza, Lee»

Un ghigno si increspa sulle labbra carnose dello studente, il quale torna a rilassare la schiena contro le schienale, riportando anche i piedi sulle gambe di Fred «Voi dite?» Alterna lo sguardo tra i due «Nessuno di voi due ci riuscirebbe, Ron è un rivale troppo forte se dall’altra parte c’è Hermione, credetemi»

«Sai una cosa, George?»

«Penso di aver capito, Fred»

«Pensandoci… non sarebbe un bene per i nostri affari se io andassi in giro con quella scritta»

«Concordo»

La mano destra di Lee va letteralmente a spiaccicarsi sul volto del moretto.

****


«Ron, si può sapere cos’hai?»

«In… in che senso?» La voce incerta, intimidita. Le orecchie perennemente pulsanti.

«In questo senso! Non fai che balbettare da ieri sera» Seriamente spazientita Hermione. Spalanca la porta dello scompartimento scelto da Harry «Eccoti!»

«Già di ritorno?»

«Ron sì, io devo controllare un altro vagone. Ci vediamo dopo» E detto questo lascia soli i due ragazzi. Ron, sconsolato, si siede di fronte all’amico «Sono rovinato» Harry non risponde, semplicemente lo guarda spazientito. Lui ha visto un ragazzo morire. Lui ha combattuto Voldemort. Lui è creduto un pazzo. Lui ha gli incubi e una cicatrice che brucia un giorno sì e l’altro anche. Insomma, Lui ha tutti questi guai e l’altro si permette di lamentarsi. Roba da matti! Ma Ron, che è tenace e fastidioso, continua imperterrito «Charlie mi ha messo in un guaio. Cosa faccio ora?»

«Fai quello che abbiamo già detto: niente. Non fai niente. Non puoi giocare con i sentimenti di Hermione solo perché uno stupidissimo gioco te lo impone»

«Ma Fred…»

«Fred ha già detto che non farà nulla e che non gli importa della penitenza»

Deglutisce Ron. È questo il problema, a lui importa eccome della penitenza. È così insicuro che la sola idea di dover trascorrere un'intera settimana in quelle condizioni lo terrorizza. Riesce già a immaginare le battute maligne dei Serpeverde. Scuote il capo, rifiutando quell’idea assurda.

«Non ci riesco, Harry… io non sono Fred. Io, quella scritta, non la voglio»

«Puoi fingerti malato e non uscire dal dormitorio… oppure puoi mettere una bandana»

«Una bandana?»

Sbuffa il Prescelto, questa storia lo irrita sempre più «Fai un po’ quello che vuoi, ma poi non venire a lamentarti da me quando Hermione non ti rivolgerà più la parola»

«Non glielo dirai, vero? Che è tutto per un gioco…»

«Tu dammi mezzo motivo per farlo e lo farò eccome»

«Io proverò a vincere, Harry»

«Lo fai solo per il gioco?»

Le orecchie rischiano di esplodere tanto sono arrossate e pulsanti. Volge lo sguardo azzurro altrove Ron, imbarazzato «Non capisco cosa intendi»

Un sorriso s'increspa sulle labbra dell’occhialuto ragazzo «Ma sì... forse è la volta buona»

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Capitolo 3
*** L'approccio giusto ***


Come ogni inizio anno che si rispetti, Silente si dilunga nel dare il benvenuto ai vecchi e ai nuovi, presentando anche le novità del corpo docenti. È cristallino quale sia il pensiero comune degli studenti di tutte le Case: conoscere chi finirà disoccupato il prossimo anno ossia il nuovo docente di Difesa.

«La cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure è affidata, quest’anno, a Dolores Jane Umbridge, che ha gentilmente accettato d’insegnare a Hogwarts» La voce pacata e rassicurante del Preside presenta quel confettino all’intera Sala, peccato che il suddetto confettino non sia affatto intenzionata ad accontentarsi del regolare benvenuto, difatti si alza in piedi e prende parola, catalizzando con non poca superbia l’attenzione sulla propria figura. Ben lontano dall’essere interessato al discorso della nuova insegnante, un trio non smette di parlottare a voce bassa.

«Sembra un confetto avariato»

«No, più che confetto a me sembra un topo»

«Ha una faccia da rospo»

I due gemelli s’illuminano, voltandosi verso Lee «Grande! Faccia da rospo!»

«Volete stare zitti?» Il sussurro stizzito di Alicia, accompagnato dall’annuire di Angelina. I tre ovviamente le ignorano.

Intanto, non lontano da loro, vi sono anche Hermione, Ron e Harry. La prima seduta fra i due. Tutti e tre assorti nel discorso della docente, peccato che a distrarre Ron provveda una svolazzante pergamena. Il mago lancia sguardi furtivi in giro, accorgendosi dell’espressioni ilari di Fred, George e Lee.

«Ho cambiato idea. Tieniti pronto, farò di tutto per vincere» Un lampo di terrore attraversa gli occhi chiari di Ron, il quale si volta verso il fratello. Ammicca anche Fred, senza un briciolo di compassione.

«Ehi, che roba è?» Seamus che, i fatti suoi, non se li farà mai.

«Dopo» Il sussurro di Ron, che mette fine alla discussione.


 

****


Banchetto finito. Ron e Hermione si apprestano a svolgere i compiti da Prefetto. Harry è corso in Sala Comune, infastidito dai troppi sguardi.

«Ehi, Hermione!»

Un’occhiataccia al gemello è tutto dire «Non ora, ho da fare»

«Ci vediamo in Sala Comune, allora!» Ammicca, le sorride malizioso e lei, povera, decide di lasciar perdere. Ron, accanto a Hermione, ha le orecchie pulsanti e lo sguardo assassino. Fred gioca sporco: se inizia con ammiccamenti e bei sorrisi è la fine, secondo Ron almeno.

 

****


La Sala Comune rosso-oro è affollata come ogni primo giorno di scuola. Harry è accanto ai gemelli e Lee, in assenza di Ron e Hermione preferisce essere in compagnia di qualcuno che non lo guardi come un esaltato. Seamus non gli ha rivolto la parola. Dean solo uno scarno sorriso. Neville è l’unico che gli abbia rivolto un’espressione bonaria e comprensiva.

«Ehi, ehi! Grifondoro belli! Attenzione prego!» La voce di Lee Jordan cattura, con somma soddisfazione del moro, l’attenzione di tutti. Si erge su una povera poltroncina, ai suoi lati Fred e George con scatoloni alla mano «Ho il piacere di…»

«Che succede qui?» Qualcuno interrompe Jordan, cattura gli sguardi straniti e terrorizzati della Sala – a iniziare dai più piccoli – e si mostra con le mani sui fianchi e due treccine scure che ricadono sul petto. No, non è Hermione. È peggio. È la Johnson «Possibile che abbiate già creato scompiglio?» Il tono imperioso. Nessuno osa parlare. Lo sguardo scuro che s’alterna tra i gemelli e Harry.

«Angie! Cara!» George tenta un approccio «Non aspettavamo altro che il tuo ingresso!»

Si sente uno sbuffo. È Alicia, con gli occhi al cielo e anche lei le mani sui fianchi. Sarà una moda.

«Non funziona, George. Vi voglio tutti a letto. Ora. Quest’anno dobbiamo stravincere il Campionato, quindi niente diavolerie e punizioni» L’indice destro addita inquisitorio i gemelli, i quali sgranano gli occhi – Angelina spaventa più di Molly «Niente attentati alla voce» L’indice si sposta su Lee, deglutisce il povero commentatore «Voglio una telecronaca come si deve. E…» Pausa a effetto. Avanza decisa verso Harry, che in questo momento vorrebbe tanto avere su di sé il mantello di suo padre.

«Merlino, è peggio di Oliver» Un sussurro terrorizzato di Fred.

«Nessuno è peggio di Oliver» La risposta altrettanto terrorizzata del gemello.

Angelina è ormai davanti a Harry. Alicia alle sue spalle sembra pronta ad attaccare «...E tu. Niente pietre strane, basilischi, assassini e altre cose folli. Spezzati l’osso del collo, ma fallo dopo aver vinto il Campionato. Chiaro?»

«Chiarissimo»

Sorride angelica ora «Bene! Tutti a dormire!» Ultime parole prima di svanire, assieme all’altra, oltre il dormitorio femminile.

«Credo sia molto peggio di Oliver» La considerazione allucinata di Harry spezza il silenzio. Possono tornare a respirare. Ma proprio quando il pericolo sembra lontano un’altra minaccia incombe sulla Sala Comune ed è accompagnata da Ron.

«Quella ragazza ha tutta la mia stima!» Hermione, sognante. Ron, a quelle parole, deglutisce rumorosamente.

«Dici? Soprattutto perché è venuta al Ballo con me, suppongo!» Il sarcasmo di Fred è tornato, così come quello di George, che sorride malizioso.

Inarca un sopracciglio Hermione, avvicinandosi ai gemelli e a Harry «Quella, in effetti, è stata una caduta di stile» Secca e decisa. Harry soffoca una risata. Ron rifila un’espressione soddisfatta a Fred, mentre Lee e George ridacchiano. L’unico a non scomporsi è proprio Fred.

«Le ultime parole famose, Granger!» Torna l’attenzione su Lee, che è di nuovo pronto a iniziare lo spettacolo.

«Ora che abbiamo dimenticato quella sadica della Johnson, possiamo dare il benvenuto ai gemelli Weasley e ai Tiri Vispi!»

«Avvicinatevi! Con poche falci potete dire addio a stupide lezioni…»

«…situazioni sconvenienti…»

«…e tanti, tanti problemi! Su, gente, non siate timidi!»

Una ragazza dalla treccia disordinata e l’aria severa guarda con estremo sdegno ciò che accade dinanzi ai suoi occhi «Io… io devo fermarli»

«Ma non fanno niente di male!»

«Sei dalla loro parte, Harry?» Il tono è inquisitorio. Fortuna per Harry che a intervenire sia Ron.

«Harry vuole solo dire che non infrangono nessuna regola» L’espressione di Hermione è tutto un programma, così Ron s’appresta a continuare, incerto «Ma… ma se vuoi possiamo sgridarli»

Sorride dolcemente la strega «Bene. Vai tu allora!»

E mentre Harry sogghigna, Ron passa in rassegna i vari metodi per fustigarsi.

 

****


«Ehi, Hermione!» Ѐ mattina, gli uccellini non cinguettano, il sole non splende e i bambini non giocano felici. C’è solo un branco di ragazzini già stanchi di studiare. Il solo pensiero può nuocere gravemente alla salute, bisognerebbe saperlo «Dove vai?»

«Non so, in Sala Grande, magari?!» Non lo guarda nemmeno, continua ad avanzare con la sua divisa impeccabile, la treccia impeccabile e l’aria impeccabile. Certo, nella primissima parte della giornata tutti sono impeccabili.

«Quanto siamo antipatiche!» L’ironia di Fred «Ascolta, ho una cosa per te»

Arresta l’incedere, guardando stranita il ragazzo e rendendosi conto solo in questo istante che manca l’altro «Dove hai lasciato la tua metà?» L’aria sospettosa, il cervello di Hermione sta macchinando qualcosa.

«George? Non saprei, sarà sotto la doccia» E mentre lui estrae qualcosa dalla tasca, Hermione s’appunta mentalmente d’aver Fred di fronte «Ecco!»

«Cos’è?» Guardinga osserva l’oggettino nella mano di Fred.

«Ѐ un bracciale! A voi ragazze piacciono tanto!»

«E cosa dovrei fare con un bracciale?»

Occhi al cielo e sbuffo. Questa ragazzina gli sta facendo perdere secondi preziosi «Lo indossi, che domande!»

«Non mi piace» E così dicendo, temendo uno scherzo tremendo, si volta e s’avvia verso la Sala Grande. Fred, rimasto solo, sorride, gettando il bracciale a terra. George, nascosto dietro un pilastro, fa la sua comparsa con aria impertinente e mani in tasca.

«Te l’avevo detto, che non è tipo da bracciali»

«Peggio per lei. Sono stato banale, scontato e idiota e s’è fatta sfuggire l’occasione. Se mi avesse ringraziato con un bel bacio non sarei ricorso alle maniere forti»

«Quali maniere forti?»

Un ghigno compare sul bel volto di Fred «Vedrai, Georgie. Vedrai»

****


«L’hai detto a Seamus? Ma sei matto?»

«L’ho detto anche a Dean e Neville» Lo sguardo di Ron cerca comprensione in quello di Harry «Ho bisogno di consigli! Hai visto Fred? Le fa l’occhiolino... lui… non vincerò mai...»

«Ma perché ha cambiato idea?»

«Non lo so»

«Eccovi, finalmente. Forza, muoviamoci o faremo tardi il primo giorno»

«Hermione, calmati. Manca ancora mezz’ora» Uno sbadiglio accompagna le parole di Harry.

Ron, intanto, si è affiancato alla ragazza e con gesti goffi tenta di portarle via la tracolla contenente i libri «Ron, ma cosa stai facendo?»

«Io… ti voglio aiutare! È troppo pesante, dai, la porto io!» Il sorriso timido, l’aria stranita di Hermione non lo rassicura.

«Oh» Esclamazione intelligente «Grazie!» Le gote si colorano di un rosa più intenso, lascia che Ron prenda la tracolla. Harry, dal canto suo, ha finalmente capito come debba sentirsi una povera candela costretta ad assistere all’incontro tra due innamorati. Forse Ron è troppo pessimista.

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Capitolo 4
*** Nervosismo ***


Si è appena conclusa la prima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure e qualcuno non è di buon umore. Avanza celere la ragazza, la tracolla che penzola pericolosamente, lo sguardo ridotto a fessure e le mani strette a pugno. Sembrerebbe in procinto di scagliare una qualsiasi maledizione a un qualsiasi passante.

«Guarda, guarda. Dove li hai lasciati, quei poveri sfigati che ti sopportano?!» Un biondino platinato dall’aria arrogante si frappone tra Hermione e l’aula di Aritmanzia – pessima, pessima mossa – e alle spalle del biondino da strapazzo vi sono anche due gorilla, meglio conosciuti come studenti del quinto anno: Tiger e Goyle.

«Lasciami passare» E nel dirlo tenta d’aggirare il deprimente trio, peccato che i due adorabili gorilla decidano di sbarrare la strada a Hermione. Li osserva con sguardo truce lei, iniziando a spazientirsi «Vi ricordo che sono un Prefetto» Mani conserte in una posa tutt’altro che amichevole.

A queste parole un sorrisetto divertito colora le labbra di Malfoy «Ti ricordo, Granger, che sono un Prefetto anch’io e, guarda un po’, ho proprio voglia di divertirmi con una saputella Sanguesporco» Le parole dette con tono che oscilla tra il divertimento e il disprezzo.

«Tre contro uno, davvero patetici» Una voce estranea s’intromette nella discussione. Divisa indossata come capita, cravattino allentato, sguardo malandrino e capelli rossi.

«Weasley, nessuno ha chiesto il tuo parere» Gli occhi di Draco si riducono a fessure, mentre Hermione si volta in direzione del cavaliere senza macchia e senza paura.

«Vi consiglio di sloggiare. Potrei cambiare idea e tramutarvi in scarafaggi» Non un sorriso, semplicemente un tono che non ammette repliche. I tre, senza farselo ripetere due volte, biascicando qualcosa a voce bassa, sgattaiolano via: come al solito, hanno un coraggio da fare invidia ai leoni «Tutto bene?»

Hermione l’osserva e poi annuisce «La prossima volta puoi anche non intervenire, posso fare da sola» Il volto si rilassa in un sorriso «Però… grazie» S’incammina nuovamente verso l’aula, peccato che il compagno di Casa non voglia saperne di lasciarla andare, difatti avanza assieme a lei.

«Sei una ragazzina tosta, eh, Hermione?» Il tono ilare, sottilmente ammirato «Anche se mi sarei aspettato un “grazie mille Fred! Sei il mio salvatore”!» Mima una voce femminile, scatenando una risatina in Hermione.

«Quindi, sei di nuovo Fred»

«Non dirmi che ancora non ci distingui!» Sarcastico e provocatore, saranno queste le maniere forti?

Sorride lei, scuotendo il capo «Direi di no!» L’aula è ormai a pochi passi «Cos’è che vuoi, Fred? Distrarmi? Tanto vi becco lo stesso»

«Non pensare sempre male» Ridacchia, osservando l’aula dinanzi a loro «Hai lezione?»

«Tu no?» Ora è davvero stranita, finalmente si degna di arrestare l’incedere e osservalo. Un po’ gli ricorda Ron quel modo di abbigliarsi trasandato, ma la trasandatezza di Fred sembra essere ricercata. Gli sta bene.

«Sì» Si finge dispiaciuto, portando anche una mano all’altezza del cuore «Ma, ahimè, sto male già il primo giorno!»

Strabuzza gli occhi lei, assumendo il cipiglio severo «Fred! Tu stai benissimo! Fila in classe immediatamente!»

Ridacchia il diciassettenne allungando la destra chiusa a pugno verso di lei. Hermione guarda stranita quella mano, chiedendo spiegazioni col solo sguardo «L’hai mai fatta, una pazzia?»

«Non mi piacciono le pazzie»

«Neanche se questa pazzia riguardasse quei libri che tanto adori?»

Lo sguardo della ragazza, suo malgrado, s’illumina «Libri?»

Un sorrisetto malizioso corrompe i tratti malandrini di Fred. Schiude la mano, rivelando una pergamena stropicciata «A te la scelta» Enigmatico nel suo dire, e quando Hermione s’appropria di quella pergamena, lui, senza preavviso, va via con un’aria del tutto soddisfatta.

 

****


«Wow, sei passato direttamente ai libri!»

«Qualcuno ha davvero paura di perdere!»

«Silenzio laggiù» La voce imperativa della docente di Trasfigurazione zittisce, per una manciata di secondi, un trio accomodato in ultima fila.

«Siete due idioti. Voglio solo farla finita subito» Il sussurro stizzito di Fred. Detesta quando vengono messe in discussione le sue abilità da conquistatore di donzelle «E non voglio sprecarmi più di tanto»

«Siamo solo al secondo giorno»

«George, dimmi il nome di una sola ragazza che abbiamo corteggiato per un mese intero»

Tossicchia Lee, in evidente difficoltà. George, calandosi maggiormente sul libro, guarda il gemello con aria perplessa «Quella del quinto anno vale?»

«Ma avevamo undici anni!»

Annuisce George «Hai ragione, questa storia sta andando troppo per le lunghe» Convinti entrambi ora. E il povero Lee, vedendoli crogiolarsi nelle loro arroganti convinzioni, inizia a dare testate al banco.

«Signor Jordan, ha intenzione di continuare a lungo? Se vuole, possiamo procurarle in altro modo un trauma cranico» La voce della McGranitt fa sobbalzare i tre ragazzi, in particolare Lee. Sorride compiaciuta la docente «Ad esempio, non so, posso proporle un’interrogazione di bentornato?» Il tono severo, corredato dal sarcasmo. Mentre Lee è costretto ad alzarsi e raggiungere la cattedra, i due gemelli ridacchiano.

«Signori Weasley, non vorrete lasciare solo il vostro amico?»

«Non si preoccupi, professoressa, lui deve imparare a cavarsela da solo» Le parole ilari di George, il quale si becca anche un gestaccio da Lee.

 

****


«Hermione!» La voce di Harry la porta a voltarsi, sorridendogli «Com’è andata Aritmanzia?»

«Bene. Anche se dopo la Umbridge persino Piton mi sembra passabile» S’incamminano insieme verso la Sala Comune.

«Già» Espressione sconsolata. Porta lo sguardo smeraldino su una pergamena stropicciata tenuta dall’amica «Cos’è? Non mi dire che sono appunti»

«Cosa? Questa?» Gli indica la pergamena, vedendolo annuire «Me l’ha data Fred» Sgrana gli occhi Harry, la destra si porta alla cravatta della divisa, allentandola, improvvisamente fa caldo.

«E… e che vuole Fred?»

«Che vada al terzo piano, dove c'è il quadro della natura morta» Arresta di colpo l’incedere la strega «Harry, stanno combinando qualcosa. Fred è strano, questa mattina voleva regalarmi un bracciale, nel pomeriggio questo» Scuote il capo, assumendo un’aria pensosa «Devo scoprire cos’hanno in mente»

Harry è buono, gentile, amorevole e tante altre belle e care cose, ma è anche di parte. Se potesse girerebbe con una maglia inneggiante Ron «Io credo vogliano solo assicurarsi che tu sia altrove» Hermione sembra interessata all’argomento. Harry continua, con non poche remore e difficoltà «Sai… se tu non sei nei paraggi, loro hanno la Sala Comune a disposizione…»

«Hai ragione»

Il breve tragitto prosegue in silenzio. Harry, logorato dai sensi di colpa, continua a ripetersi che, alla fine, Hermione sarà la prima a trarre giovamento dalla situazione. Hermione invece, man mano che s’avvicina alla Sala Comune, ha un’aria sempre più battagliera: vogliono prendersi gioco di lei, ormai ne è convinta.

«Eccoli» È il tono fintamente amorevole di Hermione. Superato il ritratto della Signora Grassa, non è difficile rintracciare i gemelli: sono seduti sul divanetto con Lee.

«Cercavi me?» Il tono malizioso di Fred fa sorridere i due complici. Harry, alle spalle di Hermione, vorrebbe soffocarlo, ma son dettagli.

«No. Cercavo anche te» Gli mostra la pergamena, sorride sadica e la getta nel camino «Questi stupidi trucchi con me non funzionano. Sono un Prefetto e non mi farò distrarre» Lo sguardo scuro questa volta è tutto per Fred «Ed è inutile che cerchi di corrompermi con libri e bracciali, scriverò ugualmente a vostra madre per informarla dei Tiri Vispi» Mani sui fianchi e aria sempre più sadica. Ah, come le piace avere potere. Quella spilla vale tutto l’oro del mondo. Peccato che qualcuno interrompa il suo momento di gloria.

«Eccovi. Harry, Hermione, vi ho cercato dappertutto»

«Giusto in tempo, Ron» Un sibilo di Harry a denti stretti. Gli lancia occhiate complici, indicando prima Fred e poi Hermione. Ron, dal canto suo, assume dapprima un’aria stranita e poi, gloria a Merlino, comprende. Decide d’intervenire attuando la sua tattica: gentilezza e complimenti.

«Hermione! Che bella treccia!» E mentre lo dice ha il buon gusto di rendersi conto dell’atrocità del complimento. Deve migliorare se vuole vincere.

«Ce l’ho sempre, Ronald» Risposta stizzita. Ѐ nervosa e spazientita.

Fortuna che in questa situazione, a dir poco surreale, dove George e Lee non fanno altro che ridacchiare, Harry tenta di lanciare segnali di fumo e Ron si barcamena tra complimenti e vergogna, ci sia un ragazzo che, avendone abbastanza, decide d’agire. Fred Weasley non è famoso per la pazienza, quindi si alza in piedi e si avvicina a lei. La sovrasta. L’espressione seria tramuta in un ghigno e, senza preavviso, l’afferra all’altezza della vita. Lei lo guarda perplessa, lui le ammicca e poi se la carica in spalla. Esatto: in spalla, come un sacco di patate.

«Ma cosa fai! Fred, lasciami! Mettimi giù!»

«Mettila giù! Lasciala, Fred!»

«Fred, che fai! Lascia Hermione!»

In ordine, le soavi voci di Hermione, Ron – dalle orecchie pulsati – e Harry. George e Lee ormai rotolano ridendo per l’intera Sala Comune. Gli altri presenti osservano la scena allibiti. Fred, ignorando tutti, compresa Hermione, che oltre a urlare scalcia, abbandona la Sala dirigendosi non-si-sa-dove.

«Granger, ti conviene calmarti. Se scalci ancora, ti butto giù dalla Torre!» Ghigna mentre lo dice, gli sguardi perplessi degli studenti sono uno spettacolo impagabile.

«Weasley! Ma cosa ti sei messo in testa?!» Incurante dell’ammonimento di lui, gli dà pugni sulla schiena e continua ad agitarsi come una forsennata «Lasciami immediatamente o giuro che ti schianto!»

«Sì, sì. Continua a sgolarti» Noncurante lui, attira anche l’attenzione di Pix.

«Oh! Giovane Weasley! Cosa fai con il Prefetto?» Ridacchia sadico il Poltergeist.

«Devo buttarla giù dalla Torre. Distrai Gazza?»

Gli occhi dello spettro s’illuminano. Pix venera i gemelli «Certamente, giovane Weasley!» E ghignando s’avvia alla volta del Custode.

Hermione, intanto, ha smesso di scalciare e si lascia trasportare con le braccia incrociate e le gambe penzolanti. Rossa come un pomodoro, medita vendetta.

 

****


Intanto, in un angolo della Sala Comune, si sta consumando uno scontro dialettico tra due fazioni di uomini. Da un lato i difensori di Fred: George e Lee. Dall’altro, i difensori di Ron: Harry, Neville e Seamus. Dean è in giro ad adorare la ragazza di turno. Ron si è chiuso in camera, nervoso.

«Fred gioca sporco! Trascinarsela in giro non è valido!» Seamus, ormai rosso dalla rabbia.

«Ma te le scrivono? Fred può fare tutto. Lo scopo è conquistarla» La nonchalance di George non ha prezzo.

Sistema gli occhiali sul naso Harry, guardando arrendevole Neville, ed è proprio quest’ultimo a intervenire timidamente «Io credo che stiate facendo una cosa orrenda» A queste parole, con suo sommo rammarico, tacciano i coinvolti nella discussione, puntando lo sguardo su di lui. Immediatamente, maledice la sua audacia, ma ormai il dado è tratto: meglio continuare «Ecco…» La voce incerta, gli occhi che vagano ovunque «Non è una bella cosa. Giocate con i sentimenti di Hermione. Se uno dei due vince… ecco, significa che lei è interessata» Ora li guarda, trova il coraggio di farlo «Cosa succede dopo? Si vince… e lei?»

E a questa domanda, per un breve lasso di tempo, un timido senso di colpa si affaccia persino in George e Lee. Harry è ormai morto e sepolto.

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Capitolo 5
*** La botola ***


Dopo un certo lasso di tempo Hermione e Fred giungono a destinazione. Il ragazzo non sembra affaticato dall’aver tenuto in spalla la studentessa, al contrario, è decisamente divertito. La mette giù, e Hermione può guardarsi intorno, non più intenzionata a scalciare e lamentarsi, quello lo ha fatto durante il tragitto, ora vuole solo capire dove l’ha portata.

«Il quadro della natura morta» Il tono tradisce la curiosità.

«Già» Non le concede altre spiegazioni. Si china, armeggia con qualcosa e il quadro si spalanca.

Gli occhi della ragazza si strabuzzano «Ma è un passaggio…»

«Dai, vieni!» Entusiasta come sempre, la precede. Lei, lanciando sguardi guardinghi, segue il ragazzo. Una volta dentro entrambi, Fred chiude l’accesso al passaggio. Sono soli.

«Lumos» La bacchetta del diciassettenne illumina il buio «Vieni!» China di poco la testa lui, il passaggio è scavato nella pietra, un cunicolo in discesa, stretto e abbastanza basso. Hermione lo segue.

«Saresti così gentile da spiegarmi dove stiamo andando?» Il tono torna ad essere stizzito «Allora? Fred, dove stiamo andando?»

Sbuffa lui «Certo che sei petulante»

«Ehi! Non sono stata io a chiederti di trascinarmi in una botola!»

«Questa non è una botola, Miss Saputella, è un tunnel segreto!» Anche lui spazientito ora, anche se quella punta d’entusiasmo fatica a lasciare il giovane.

«Sì, quello che è…» Inciampa «Ahi!» Non cade, s’aggrappa a lui, afferrando la sua maglia.

«Granger!» Arresta l’incedere, voltandosi di scatto. E la vede lì, intenta a riacquistare equilibrio, con le mani ancora tese verso di lui. Ridacchia divertito «Se vuoi spogliarmi basta chiedere!»

«Sì, scherza tu, intanto io stavo cadendo. Colpa tua, della tua botola…»

«Non è una botola!»

«Quello che è!» E questa volta lo dicono all’unisono. Lei convinta e spazientita. Lui ridacchiante, facendole il verso.

Sogghigna Fred «Vuoi sapere dove ti sto portando?»

Porta le braccia conserte lei, il viso s’inclina verso l’alto, vogliosa di guardarlo bene in volto «Sì» Il sopracciglio inarcato. Non c’è nessuno più orgoglioso della Granger.

«Non te lo voglio dire!» Le ammicca ghignante, facendola innervosire ancora di più, per poi riprendere a camminare «Non startene lì impalata, io non ti aspetto»

Uno sbuffo, un’imprecazione e Hermione torna ad avanzare alle spalle del mago «Ti detesto, Weasley» E lui, ovviamente, non può fare a meno di ridere divertito.

 

****


«Ron, è quasi ora di cena, scendiamo?»

«Mi si è chiuso lo stomaco» A queste parole, nel medesimo istante, quattro paia d’occhi si puntano allucinati su Ron. Ha pietrificato i compagni di stanza! Li guarda, occhi al cielo, mani in avanti «Va bene, va bene! Mi sembrava la frase adatta al momento!»

«Mi hai fatto venire un colpo!» Dean, ridacchiante. Seamus, dal canto suo, lancia direttamente un cuscino in direzione di Ron. Neville non partecipa all’ilarità, per lui è tutto sbagliato.

«Dai allora, Hermione ci starà aspettando» Lo sguardo smeraldino di Harry si posa su Seamus «Ci… ci avviamo?» Speranzoso il Prescelto, immaginando che questa situazione possa aver abbattuto quel muro eretto a inizio anno tra lui e i suoi amici.

«Aspetto Ron» Il tono freddo di Seamus, però, abbatte le sue speranze «Abbiamo solo un amico in comune»

Dean tossicchia. Ron scuote il capo. Neville china lo sguardo – ma quanto è interessante il pavimento?

****


«Siamo arrivati?»

Silenzio.

«E quanto manca?»

Ancora silenzio.

«Ci siamo quasi?»

Un sospiro.

«Ma dove stiamo andando?»

Uno sbuffo.

«Fred!»

«Hermione!» Si volta «Tregua!» La bacchetta illumina i loro volti «Vengo in pace, te lo giuro, vengo in pace!»

Riporta le braccia conserte «Se vieni in pace spiegami perché stiamo camminando da ore in una botola…»

«Tunnel»

«Botola!»

Uno sbuffo.

«…In una botola sporca!»

«Sei sempre così fastidiosa?»

«Solo con chi lo merita!» Sbatacchia le ciglia, imitando una frivola ragazzina, facendolo sorridere.

«Stiamo camminando da un cinque, sei minuti. Niente ore! E ti sto portando in un posto che ti piacerà!» Starebbe per ribattere lei, ma Fred porta l’indice mancino sulle sue labbra, facendola anche arrossire «Cuciti questa boccuccia fastidiosa e fidati» Il sorrisetto sghembo non è un buon biglietto da visita, ma Hermione pur di veder scivolare via quel dito annuisce. Soddisfatto, Fred riprende a camminare, fermandosi dopo pochi passi. Armeggia nuovamente con un qualcosa e si schiude, dinanzi all’espressione incuriosita di Hermione, una porticina.

«Adesso siamo arrivati» Sussurra Fred «Nox» Ripone la bacchetta. Tende la mano verso Hermione, lei, titubante, l’accetta. Una volta usciti dalla botola si ritrovano in una sorta di magazzino, è una stanzetta circolare, non di grosse dimensioni, ma ricolma di libri. L’aroma è quello delle pagine anticate e vissute. Fred se ne sta in disparte, schiena poggiata alla parete, mentre Hermione congiunge le mani all’altezza del volto, sorridendo come una bambina dinanzi alla bambola più bella del mondo.

«Ma… ma… è stupendo!» Un’esclamazione a voce bassa. Si volge verso Fred con un sorriso a trentadue denti «Dove siamo?»

«Un negozietto abbandonato di Hogsmeade, io e George l’abbiamo scoperto al terzo anno, ma ne facciamo poco uso… sai…» Si guarda intorno, la mano destra allenta il nodo della cravatta, sbottonando anche la camicia. Inizia a sentire un caldo strano, di quelli che soffocano «…tutti questi libri. Mette un po’ in soggezione»

Ridacchia Hermione, sinceramente divertita dall’atteggiamento del ragazzo «Quindi è questo il tuo Tallone d’Achille!»

La guarda stranito «Cosa? Chi è Achille?!»

Scuote il capo lei, avvicinandosi a uno degli scaffali «Ѐ il protagonista di un’opera Babbana»

«Bello, intelligente e seducente?!» Sarcasmo e nonchalance.

«Più o meno» Arrossisce «Ma ha un punto debole, ed è il tallone, quindi si dice “Tallone d’Achille” per indicare il punto debole di una persona, quello nascosto» Si volta verso di lui.

«Ah…» Dapprima perplesso, si apre in un sorriso ghignante «Mi interessava di più la prima parte!»

«Perché mi hai portata qui?» Lo chiede senza guardarlo, per qualche strana ragione inizia a sentirsi imbarazzata.

«Una scommessa con George e Lee. Dicevano che non ti avrei mai convinta a usare un passaggio segreto»

«In effetti non mi hai convinta!»

Si distacca dalla parete Fred, avvicinandosi con aria pestifera «Ah no?»

«No. Tecnicamente mi hai trascinata»

«Tecnicamente ti ho lasciata libera appena giunti al quadro» Questa volta è lui a portare le braccia conserte con aria di sfida «E sempre tecnicamente sei tu che mi hai seguito»

Boccheggia Hermione «Ero solo curiosa» Torna a guardarsi intorno «Se volessi prenderne uno, a chi dovrei chiedere?»

«Prendi e basta!»

«Ma è un furto!»

«Prestito!» Ammicca scherzoso e, senza darle modo di replicare, afferra il libro tra le mani di Hermione, fa dietrofront e s’intrufola di nuovo nella botola «Granger, spicciati o saltiamo la cena!»

****


Intanto, in Sala Grande, un nervoso Ron fissa un posto vacante. Una pacca sulla spalla lo distrae.

«Ehi, Ronnie!» Si volta in direzione del fratello, per un attimo s’illude sia Fred, ma presto comprende d’aver davanti George assieme a uno sghignazzante Lee.

«Non è il momento» Liquida spiccio, i compari intorno annuiscono. Peccato che George non sia concorde.

«Tranquillo, fratellino, volevo solo salutarti!» Finge d’accigliarsi, adocchiando il posto vuoto tra il fratello e Harry «Ehi, per chi è quel posto?!» Il tono fintamente perplesso, Lee alle spalle è costretto a mordersi il labbro inferiore per non ridere.

«Come se non lo sapessi» La forchetta di Ron punta pericolosamente il bacon nel piatto «Ѐ di Hermione»

«Oh!» Un ghigno si delinea su quelle labbra «Hermione! Ora che mi ricordo…» Si volta verso l’amico «…Anche noi dobbiamo conservare un posto, vero, Lee?»

«Eccome!» S’accoda immediatamente Jordan «Per Fred, stranamente non è con noi!»

«Già, chissà perché» Seamus s’intromette. Ormai è un ultrà di Ron, si è capito.

«Vero! Chissà perché! Hermione e Fred spariti insieme!» George non perde neanche un'occasione per infastidire i rivali. Continua, con aria maliziosa «Dimmi, Lee… cosa possono fare un ragazzo e una ragazza soli, un intero pomeriggio?!»

«Ma sai, George… tante belle cose!»

E mentre George e Lee sghignazzano prendendo posto, Ron infilza la fetta di bacon. Qualcuno è un pelino furioso.

 

****


«Come abbiamo potuto fare così tardi?» Preoccupata, iniziano i sensi di colpa.

Sorride Fred «Con me si perde la cognizione del tempo!»

Gli rifila un’occhiataccia lei, ma a tradirla è un sorriso spontaneo «Ma quanto sei simpatico» Il sarcasmo, che arma.

«Finalmente l’hai capito!»

«Cosa?»

«Che sono simpatico!»

«Ma io ti ho sempre trovato simpatico» Già pentita d'averlo detto, arrossisce guardando altrove. Quella strana espressione sul volto di Fred la indispettisce. Sembra essere soddisfazione. Lui non parla, la lascia cuocere nel suo imbarazzo, portandola a riprendere il discorso. Il silenzio è sin troppo audace, almeno secondo Hermione «Ma anche George è simpatico»

«Certo» La canzona sogghignando.

«E anche Bill e Charlie sono simpatici»

«Anche Percy è simpatico!» Continua a canzonarla, divertendosi come non mai.

«No, lui no» Sbotta decisa, scuotendo il capo.

«No?» Arresta l’incedere, costringendo Hermione a fare altrettanto «Come no? Prefetto, Caposcuola… non dirmi che non lo trovi simpatico» Quasi inquisitorio, come se qualcosa gli desse fastidio. Poggia la schiena alla parete del tunnel lei, cercando un appiglio.

«Non c’entra niente… non mi piace come si è comportato» Le gote s’imporporano. Le braccia conserte e lo sguardo che si posa sulla cravatta di Fred. Questa conversazione le crea uno strano disagio. Lui tace per qualche secondo, registrando l’informazione.

«Quindi, in conclusione, stai dicendo che preferisci me!» Il tono è tornato ad essere ilare e provocatore.

«Quindi, in conclusione, stai dicendo che ti interessa saperlo?» Hermione, imbarazzata ma sempre pronta a difendere il proprio orgoglio.

«Ci penso e ti faccio sapere!» Sogghigna ancora una volta. I loro volti non sono poi tanto lontani, una parte del cervello di Fred gli suggerisce di baciarla, è il momento perfetto, ma per qualche strana ragione si ritrae «Andiamo» Lei annuisce silenziosa. Tra una battuta e l’altra giungono all’ingresso della Sala Grande. Peccato che il Prefetto in questione arresti l’incedere, tormentandosi le mani.

«Pensandoci… non ho molta fame»

S’acciglia Fred «Ma che stai dicendo?» Con un cenno la incita a entrare, ma lei resta ferma sulla soglia.

«Vai tu»

«Granger?!»

«Non voglio entrare ora! Sono tutti seduti, ci guarderanno, mi guarderanno. E i professori! No, io non mangio!» Detto tutto d’un fiato, con quella solita aria da pazza invasata. Fred, inconsapevolmente, le sorride.

«Ma quanti capricci!» Non le concede tempo per assimilare, poiché le afferra il polso e la trascina di nuovo con sé. Inutile dire quanti sguardi catturi l’ingresso di Fred – o George – Weasley e Hermione Granger insieme e in ritardo.

«Hermione, ma dove sei stata?» Il tono preoccupato di Harry. Lei, rossa in viso, s’accomoda celermente con guardo basso, poggia il libro preso nel magazzino sul tavolo e si riempie il piatto con gesti impacciati.

«In biblioteca»

«Certo… in biblioteca» Ron, rosso in viso anche lui, ma per la rabbia «Magari hai studiato tutto il pomeriggio, vero?»

A queste parole la forchetta di Hermione casca sul tavolo. Le è venuto un colpo «I compiti» Deglutisce «Non ho ancora fatto i compiti» Chiunque si trovi abbastanza vicino alla strega si volta, di scatto, con aria tra il perplesso e il terrorizzato. Se Hermione Granger dimentica i compiti, Tu-Sai-Chi è davvero tornato. Solo tre ragazzi sghignazzano. Uno dei tre, precisamente George, si sporge verso il fratello minore.

«Sentito?! Ha dimenticato i compiti!» Inarca entrambe le sopracciglia, rifilando un’espressione soddisfatta al povero Ron.

«Tranquillo, Ron, non è finita qui, ce la faremo!» Il sussurro di Seamus, battagliero e fiducioso. Che nobile amico.

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Capitolo 6
*** Il piano B ***


«Ron! Ron! Dobbiamo mettere in atto il piano B»

«Seamus…» Ron l’osserva perplesso «Noi non abbiamo un piano B!»

«Neanche un piano A, a dirla tutta»

«Zitto, Dean!» Seamus, più che stizzito, s’accomoda sul letto di Ron «Ora vi spiego il piano B!»

«Ron… dovrei parlarti» Ma la voce di Harry non viene ascoltata dai tre confabulatori, ed è così che il giovane Prescelto s’avvia al suo letto. L’unico a tenergli compagnia, in quel mutismo, è Neville, nascosto sotto le coperte. Probabilmente tenta d’escludersi, per come può, dalla situazione.
 

****


Quella notte diversi ragazzi non hanno chiuso occhio. Ron, Dean e Seamus hanno confabulato fino alle quattro del mattino, sfiniti si sono addormentati tutti assieme. Harry ha trovato ristoro nell’ascoltarli; almeno non ha sognato, per l’ennesima volta, la morte di Cedric. Neville, invece, ha passato in rassegna i vari metodi per mettere fine a tutto, peccato che l’unica possibilità valida comporti il litigio con gli amici. Hermione, d’altra parte, ha dovuto terminare i compiti, e non è stato piacevole. Ecco perché al tavolo Grifondoro vi sono più mummie che altro. Gli unici allegri, neanche a dirlo, sono quei tre scapestrati che divorano il succo di zucca, tentando in contemporanea di convincere gli innocenti studenti del primo anno a guadagnare qualche falce.

«Mi avvio in aula, ci vediamo dopo» Uno sbadiglio consacra l’arrivederci di Hermione. E in contemporanea a lei, scosso da una gomitata di Seamus, anche Ron si alza, trotterellando al suo seguito.

«Ehi, Fred… guarda un po’» La voce di Lee richiama l’attenzione del gemello.

Fred si volta, adocchia Ron e fa spallucce, noncurante «Ci pensiamo dopo» Lo sguardo torna sui bimbetti, a cui sorride «Allora, a chi servono le falci per delle buonissime bacchette di liquirizia?»

«Ma noi non possiamo andare a Hogsmeade»

«Nessun problema! Le compriamo noi!» Il tono amichevole di George, è noto, convince tutti.

 

****


«Ehi! Aspettami un po’!»

Arresta il celere incedere Hermione, voltandosi in direzione di Ron «Perché non sei in Sala?» Ѐ titubante, ovviamente.

«Ho pensato volessi compagnia» S’affianca a lei. Fortunatamente i capelli coprono il colorito delle orecchie «Ti spiace?» L’espressione intimidita, i gesti impacciati. Non ha la sicurezza di Fred.

«No, figurati…» Le gote di Hermione si colorano di un intenso rosa «Ѐ solo… strano!» Cerca di dissimulare con un sorriso l’imbarazzo, riprendendo a camminare.

«Cosa c’è di strano, siamo amici, no?» Le mani di Ron si portano nelle tasche. Seamus gli ha prestato dei pupazzetti di gomma antistress – “Se inizi ad essere nervoso stritola i pupazzetti, mettili in tasca. Ti sarà utile! Io lo faccio a ogni interrogazione!”, Ron deve ammettere che l’amico ha proprio ragione: funziona!

«Sì, sì! Solo che…» In evidente difficoltà, si porta una ciocca di quei cespugliosi capelli dietro l’orecchio.

«…Non sono mai stato così gentile!» Sorridono assieme e assieme guardano il pavimento «Lo so… ma le cose cambiano, non sei d’accordo?»

«Certo!» La ciocca sfugge. Hermione la fa tornare al suo posto. È nervosa e imbarazzata. Prima Fred, ora Ron. Inizia a non capire più niente «Siete strani…»

«Strani? Come? Perché?» I pupazzetti vengono stritolati selvaggiamente. Gli occhi di Ron fuggono dallo sguardo perplesso della ragazza.

«Beh, tu così gentile, Fred che mi gira sempre intorno» Si ferma. Si volta verso di lui, i tratti s’induriscono «C’è qualcosa che devo sapere?» Il tono è duro quanto i tratti. Certo non immagina che stiano giocando con il suo cuore, ma non è così sprovveduta da non avvertire la puzza di bruciato.

Deglutisce Ron, ma continua a osservarla in volto. “Non perdere mai il contatto visivo. È fondamentale”. Seamus è stato chiarissimo sul punto «Ecco… vedi…» “Se sei in difficoltà, giocati tutto. Dichiarati” «Io…» Le gote accese, rosse quanto i suoi capelli.

«Ron…» La mano di Hermione si posa sulla spalla del ragazzo «Ron, che hai?» S’avvicina di un passo lei.

«Hermione…» “Se non trovi le parole per dichiararti, agisci e basta. Baciala!” «Hermione… io, una cosa, dovrei dirtela»

«Ѐ una cosa brutta? Riguarda Harry?» Ora anche l’altra mano raggiunge l’altra spalla. Lo scuote, avvicinandosi. La tracolla penzola, appesantendo la figura della strega, ma non le interessa. È preoccupata «Ron! Dimmelo! Harry… gli è successo qualcosa?»

«Non c’entra Harry» Le mani di Hermione si pietrificano. Il tono di Ron non è mai stato tanto duro. Anche lui se ne rende conto. Le mani ancora in tasca, ormai quei pupazzetti di gomma sono poltiglia. La guarda e poi guarda alle loro spalle. George, Lee e Fred stanno per raggiungerli. Non è chiaro cosa gli accada in quei pochi istanti, il pensiero di Harry unito a quello di Fred è come una molla che lo spinge, lo spinge emotivamente e fisicamente, e quella spinta conduce le sue labbra su quelle di Hermione. È un bacio freddo e veloce. Le mani di Hermione scivolano via dalle spalle e arrivano al petto di Ron, spingendolo via.

«Ma sei impazzito?» Lo urla, lasciando cadere la tracolla a terra.

«Hermione… io… scusami…» Tenta di racimolare le idee, le forze e il coraggio, ma lei è già scappata via. In compenso, dinanzi al quindicenne si ergono tre figure. Due ghignanti e una alquanto rabbuiata «Che volete?» Di nuovo quel tono duro.

«Solo congratularci. Bella perfomance!» Gli ammicca George.

«Già, era estasiata!» La mano di Lee si poggia sulla spalla di Fred, cercando complicità.

«Mossa sbagliata» Fred, il cui tono tenta d’essere sarcastico «Ora ho davvero la strada libera!»

E questa volta è Ron a scappare via, infuriato con se stesso, con Hermione, con Fred e con tutto il Castello. Anche con Seamus, stupido piano B.

 

****


Il resto della giornata è stato abbastanza caotico. Sono solo i primi giorni di scuola, ma è già accaduto l’impensabile: Harry si è guadagnato la prima punizione, non da Piton ma dalla Umbridge. Ron e Hermione non si sono rivolti la parola. Seamus e Dean continuano a fomentare Ron, ignorando Harry. Il trio scapestrato ha mandato in infermeria almeno una decina di studenti. Fred ha bellamente ignorato sia Hermione che Ron.

«Quella megera, non vuole farci pensare, è insopportabile»

«A chi lo dici, e il peggio sarà dirlo ad Angelina»

«Già… io vorrei provare a entrare in squadra, sai… non c’è un portiere titolare»

Harry si volta in direzione dell’amico «Credo che dovresti provarci» Gli sorride per un istante, per poi guardarsi intorno. Sono entrambi in Sala Grande, finalmente soli «Devo parlarti» Il tono di Harry si cala e l’espressione del Prescelto torna ad essere seria.

«Immagino…» L’espressione colpevole e lo sguardo basso.

«Come hai potuto baciarla? Lei… lei è a pezzi, Ron» Inizia ad accalorarsi «Tu e Fred state giocando con i sentimenti di Hermione, Neville ha ragione, è una cosa orribile. Non posso permetterlo»

«Non puoi dirle la verità» Ora s’accalora anche lui, temendo il tradimento di Harry.

«Certo che posso. Hermione è la mia migliore amica. Cosa vuoi fare? Farla innamorare di te e scaricarla?» Scuote il capo «Non te lo lascio fare, e non lo lascio fare neanche a Fred»

Il pugno di Ron batte sul tavolo, istintivo. Harry sobbalza «Non voglio scaricarla, Harry. Come fai a non capirlo! Io… io vorrei… davvero» Lo sguardo chiaro vaga per la Sala. Non si è mai sentito tanto imbarazzato. Harry, come illuminato da una consapevolezza superiore, annuisce, placando i suoi istinti rivoluzionari.

«Io la cercherei» Un consiglio e un mezzo sorriso; Ron annuisce, abbandonando la Sala Grande. Hermione è proprio in buone mani, si fa per dire.

 

****


«Com’è che non ti ho ancora sentita sbraitare?»

«Ci ha già pensato la McGranitt, io non ho altro da aggiungere» S’accomoda accanto a lei. Hermione è sul divanetto della Sala Comune e Fred porta il braccio destro a circondarle le spalle. Il viso della strega scatta in direzione del ragazzo «Ma cosa volete da me?» Il tono è stanco. Due giorni ed è già sfinita.

«Volete?» Il sopracciglio s’inarca, il tono è scherzoso.

«Tu e Ron» Ma lei non vuole scherzare.

«Io voglio solo tenerti a bada, Prefetto rompi-bolidi!» Le scappa un sorrisetto, e lui continua «Ron… non lo so, anche se a giudicare dal bacio…»

«Non parlare di quel bacio» Un sibilo furioso. Le gote s’accendono.

«Come vuoi» Ridacchia «Ma a giudicare da quella cosa... ha una cotta per te»

«Tu sei folle» Ed avvertendo il volto in fiamme, lo china verso le proprie ginocchia, dove troneggia un libro.

«Certo che sono folle, sono Fred Weasley!» Più che orgoglioso nel dirlo, e lei sorride ancora «Ti andrebbe un’altra pazzia?»

«Hai fatto un’altra scommessa?!»

«Può darsi» La solita nonchalance unita al sarcasmo.

«Può darsi?!» Ritorna a guardarlo, l’espressione tra lo spazientito e il divertito «Perché scommettete su di me?»

«Perché sei il Prefetto!» Il tono lascia trasparire tutta l’ovvietà dell’argomento.

«Anche Ron è Prefetto»

«Ma Ron non è rompi-bolidi!»

Lei sorride, rinfrancata dalla conversazione «Non mi piacciono le pazzie, Fred. Mi spiace» Il sorriso si spegne alla propria affermazione e il capo torna chino sul libro. Peccato che Fred non abbia intenzione di demordere. Salda la presa sulla spalla della ragazza e il viso s’avvicina all’orecchio di Hermione.

«Non si direbbe, sbaglio o quello è il libro della pazzia?» Un sussurro provocatore. Lui sogghigna e lei avverte una strana sensazione invaderla «Ci vediamo dopo il tuo turno, qui. Se cambi idea, ovvio!» Si ritrae, alzandosi. Lei continua a fissare le pagine di quel libro. Fred, invece, alzandosi nota la presenza di uno spettatore non pagante. Ammicca in sua direzione, ghignando malandrino.

«Ti cercavo» La voce di Ron richiama l’attenzione di Hermione.

«Devi dirmi qualcosa?» Si alza in piedi lei, arrossendo. Lui semplicemente le porge la mano, timido e speranzoso. Lei, timida e insicura, l’afferra.

 

****


«Ehi, Harry, dov’è Ron?»

«Credo sia con Hermione» Il tono è abbastanza freddo. Lo sguardo smeraldino si punta sul volto di Seamus «Mi parli di nuovo?»

L’espressione del ragazzo s’indurisce. Stringe i pugni «Ti ho solo fatto una domanda» Deglutisce «Potter» Pronuncia volutamente il cognome e lo fa con disprezzo.

«Sei patetico» Un passo verso lo studente. Sono in Sala Grande, fare una scenata è una pessima idea, ma non riesce a ignorarlo ancora «Mi dici che ti ho fatto?»

«Vuoi sapere cosa mi hai fatto?» Un passo in avanti «Vuoi saperlo?» Un altro passo, sembra pronto a dargli una testata «Mi hai fatto passare un’estate d’inferno, ecco cos’hai fatto» Carica le parole con della cattiveria inopportuna, puntando l’indice contro il volto di Harry.

«Io? Ma tu sai come l’ho passata io, l’estate? Eh? Lo sai?» Intanto, intorno, dei curiosi iniziano a seguire la scena.

«Tu l’hai passata raccontando idiozie, ecco come l’hai passata»

A queste parole la destra di Harry, chiusa a pugno, starebbe per infrangersi sul naso di Seamus, fortuna che Piton sopraggiunga.

«Possibile, Potter, che dietro a ogni problema ci sia tu?» Il tono strascicato, privo d’enfasi. Le labbra che paiono non muoversi affatto e i capelli unticci, divisi in due file, a penzolare dinanzi al volto severo del docente «Allora?»

Entrambi i ragazzi fanno due o tre passi indietro. Entrambi guardano Piton, rifiutando d’osservarsi a vicenda. Ad accomunarli, ancora, è il totale silenzio.

«Molto bene» Uno sguardo alle clessidre «Direi che venti punti a testa, per ora, possano bastare» Lo sguardo del docente torna sui due, soffermandosi maggiormente su Harry «Vi aspetto questa sera nel mio ufficio»

«Ma… Professore!» All’unisono.

«Dopo cena» Le ultime parole di Piton, il quale si volta e va via.

«Ѐ tutta colpa tua»

«Fatti divorare dalla Piovra, Seamus»

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Capitolo 7
*** Questione d'impulsività ***


Ignari dell’ennesima punizione di Harry, Ron e Hermione passeggiano al parco. Entrambi imbarazzati, hanno chiacchierato dei compiti, della situazione tra Harry e i compagni, della responsabilità d’essere Prefetto. Hanno parlato un po’ di tutto, tra gote arrossate e sorrisi incerti, ma non hanno ancora affrontato quell’argomento. Hermione si è mostrata disponibile col ragazzo, ha accettato la tregua, stringendogli la mano. Ha accettato di passeggiare con lui e ascoltarlo.

«Inizia a farsi buio» Lo sguardo scuro di Hermione fissa il cielo.

«Già» Un profondo respiro e mani in tasca, stritolando ciò che resta dei pupazzi «Mi dispiace» Lo sguardo basso, deglutisce. Hermione non parla, è troppo imbarazzata per farlo, costringendo lui a continuare «Io non volevo» Il tono poco convinto. La strega, a queste parole, s’incupisce, mordendosi il labbro inferiore «Non so cosa mi sia preso» Non è esattamente questo il tipo di discorso che avrebbe voluto farle, ma è sin troppo timido e fare mille passi indietro è l’unico modo valido per uscire dall’assurda situazione. Si è già pentito del gesto avventato.

«Certo» Sibila lei, senza la forza di ribattere davvero. Che sia delusa? «Non… non preoccuparti» Un sorriso forzato accompagna le parole «Può capitare»

«Sì… cioè no, no!» Agita le mani dinanzi al volto esterrefatto di Hermione «Io… non voglio dire che sia normale, solo che…»

«Ho capito, Ron» Il sorriso forzato inizia a svanire. Questa conversazione sta diventando troppo dolorosa per lei. Ma, d’altra parte, è da quando si conoscono che ogni conversazione sedicente seria è troppo dolorosa «Va bene così. Fingiamo non sia successo nulla» Il tono s’indurisce man mano «Perché, in fin dei conti, è niente quello che è successo» Dritta al punto, con cattiveria. La voglia di ferirlo c’è tutta, e a giudicare dal capo basso di Ron ci è riuscita.

«Bene così» Il sibilo, questa volta, è di Ron. Rientrano assieme, in silenzio, dividendosi appena varcano la soglia dell’ingresso. A raggiungere Ron è un nervoso e contrariato Seamus, seguito da un paziente e solidale Dean.

«Sono in punizione» La voce stizzita dell’irlandese attrae l’attenzione di Ron.

«Perché?»

«Piton» Il dire pacato di Dean.

«Potter» Il tono risentito di Seamus.

«Non ho né tempo né voglia» S’accoda risoluto Ron. Alle sue parole, entrambi i ragazzi s’avvedono dell’aria affranta, nervosa e cupa del ragazzo. È Dean a dargli un’amichevole pacca sulla spalla.

«Cos’è successo?»

«Ho litigato con Hermione. Almeno credo» Scuote il capo, passando la mano fra i capelli rossi.

«In che senso hai litigato con Hermione? Stamattina l’hai baciata, non puoi averci litigato!» Gli occhi strabuzzati e il tono allarmato danno il bentornato a Seamus versione ultrà.

«Ma non lo so! Le ho detto che mi dispiaceva per il bacio…»

«Le hai detto che ti dispiaceva?» Lo sbigottimento è comune a entrambi i ragazzi, i quali scuotono anche il capo assieme.

«Non ci sai proprio fare»

«Dean ha ragione. Sei un completo disastro»

«Ehi!» Stringe i pugni Ron «Non mi sembra che voi siate circondati da ragazze!» L’esordio di Ron fa sorridere i due e, vedendoli sorridere, s’accorda anche lui. Dopotutto sono solo quindicenni.

 

****



Anche questa giornata è trascorsa nel peggiore dei modi. Gli studenti, nonostante sia solo l’inizio, iniziano a percepire la pressione della Umbridge. Harry è considerato da molti un esaltato, e Silente assieme a lui. Quasi tutti si dicono spaventati o semplicemente scocciati dalle continue dicerie del Profeta. A rendere l’atmosfera cupa vi sono anche le continue notizie d’avvistamenti di maghi oscuri evasi. Insomma, non c’è un solo motivo per stare tranquilli. A tutto questo s’aggiungono, poi, i vari drammi personali, e Hermione ha i suoi bei problemi.

«Hermione! Hermione!» Uno squittio fastidioso unito a risatine altrettanto fastidiose.

«Calì» Il saluto del Prefetto, estasiato dalla visione delle compagne di stanza «Non dovreste essere in camera?»

«Certo, certo! Però volevamo aspettarti!» Un altro squittio, più fastidioso del precedente, ammesso sia possibile naturalmente.

«Come mai, Lavanda?» Hermione continua a porsi distaccata, precedendole oltre il ritratto della Signora Grassa. Le due ragazze non le sono mai parse particolarmente simpatiche, ma da quando osannano la Cooman e la sua materia, la strega le ha catalogate come persone strane e svitate, da non frequentare.

«Beh, sai, volevamo conoscere i particolari!» L’indiana segue Hermione, parlandole concitata e sorridente.

«Sì! Abbiamo saputo che Ron Weasley ti ha baciata!» Lavanda e le sue frivole ciglia che sbatacchiano. Hermione non ha mai desiderato così tanto levare la bacchetta e ferire qualcuno. Fisicamente, non emotivamente, perché lo schianto deve essere ben visibile.

«Non so quali siano le vostre fonti, ma sono sbagliate» Non si scompone, non apparentemente, in realtà la sua mente lavora su immagini violente, dove lei prende a padellate Calì e Lavanda; quasi le scappa un sorriso.

«Oh… sul serio?» Il tono allucinato di Lavanda, la quale incrocia lo sguardo della pettegola amica «Seamus mi sembrava abbastanza convinto»

«Seamus avrà avuto voglia di prendervi in giro» Tossicchia Hermione «Come dargli torto» Denti stretti. Quest’ultima affermazione non viene recepita. Peccato che a interrompere il grazioso quadretto intervenga Fred, sorridente come non mai.

«Signore, buonasera!» Lo sguardo caratterizzato da un luccichio diabolico, il ghigno che cattura nell’immediato l’attenzione di Calì e Lavanda. Hermione, dal canto suo, non si scompone affatto «Sono davvero dispiaciuto» La mano si posa sul petto, all’altezza del cuore, teatralmente «Ma devo interrompere quest’incantevole conversazione»

«Oh, George…» Esordisce Lavanda.

Calì s’intromette, dando una gomitata a Lavanda e spostandola, così d’avere la visione del ragazzo tutta per sé «O, magari, Fred! Siete così simili!»

«Vero!» Una gomitata di Lavanda a Calì «Siete due gocce d’acqua!»

«Ma dai! Forse perché sono gemelli?!» L’intromissione di Hermione è inevitabile. Un lato di lei scalcia rabbioso. Quelle due stanno davvero flirtando con Fred? Il suddetto lato le impone d’intervenire «Perché non sei in camera? È tardi, dovrei punirvi tutti»

Ridacchia Fred, circondandole, di nuovo, le spalle con il proprio braccio «Granger, è ovvio perché non sia in camera» Le sorride sghembo, dimenticandosi completamente delle altre due, le quali intanto si colorano di un bel rosso-rabbia «Aspettavo te. Mi devi una risposta» Il solito tono sarcastico, curato dalla nonchalance propria dei gemelli. A Hermione inevitabilmente sfugge un sorriso.

«Ho chiesto alla professoressa» Questa volta è lei ad ammiccare «Ha detto che posso mostrartelo questa sera...» S’affretta ad aggiungere «...Quel Trofeo a cui eri interessato» Bastano queste parole a condurre la mano di Fred al polso della ragazza. Senza aspettare consensi, ma ghignando come un demonio, la porta via dalla Sala. Direzione: un’altra pazzia.

Nel frattempo, in Sala Comune, il rosso-rabbia di Calì e Lavanda si è tramutato in verde-invidia. Entrambe, borbottando frasi sconnesse, si dirigono al dormitorio. Solo poche parole sono comprensibili, come "stupida secchiona” o “quella racchia”; la voce dell’invidia è sempre la più amorevole.

 

****



«Devo farti i miei complimenti, Granger!»

«Perché?»

«Ma per tante cose!» Ridacchia, procedendo celere accanto a lei, non le tiene più il polso, non ne ha motivo «Iniziando dalla scusa inventata! Sembravamo avere un codice segreto!» Entusiasta per davvero, lo diverte la situazione «Insomma, ti sto facendo infrangere le regole! Sono un genio!» Lo afferma con tutta l’arroganza che possiede, senza smettere di ghignare.

«Non sopporto quelle due, mi hanno infastidita… così ho agito d’impulso»

«Splendido! Dovresti farlo più spesso!» Lei sorride, lui lo nota e sorride assieme a lei, proseguendo «E poi mi hai riconosciuto»

Si stringe nelle spalle la ragazza «Non ci voleva molto. Mi avevi…» Dato appuntamento «…Detto che ti saresti fatto trovare in Sala, dopo la ronda. Quindi non è stato difficile riconoscerti» Si mordicchia il labbro inferiore, avvertendo uno strano calore invaderle il corpo. Lui si limita a sorriderle «E comunque sono venuta con te solo per distrarmi» Lui ghigna, ma non le risponde «Oggi è stata una giornata strana, poi quelle due, tuo fratello… tu vinci la scommessa e io non torno in camera con le vipere»

«Calmati, Hermione» Fa una pausa, costringendola a guardarlo «Ti ho proposto una cosa, tu hai accettato. Fine. Non devi giustificarti»

«Non mi stavo giustificando» Lo dice poco convinta. Quel ragazzo è così diverso da Harry e Ron. Loro vogliono sempre spiegazioni, perché lui no? Non riesce proprio a capirlo «Fred… ma questo corridoio porta alle cucine» I sussurri diventano sempre più silenziosi.

«Infatti»

«Infatti?» Si blocca.

«Ѐ lì che stiamo andando!» Ridacchia all’espressione terrorizzata di Hermione.

«Non posso» Scuote il capo «Non posso!»

«Dai, Granger»

«No! Io… io pensavo volessi portarmi in un’altra botola»

«Tunnel!»

«Quello che è!» Sorridono assieme. Lui le cinge il polso, lei osserva il gesto, arrossendo «Non posso»

«Sai perché non sarei mai potuto finire nei Tassorosso?»

La domanda, ovviamente, spiazza totalmente Hermione. Strabuzza gli occhi «Cosa?»

«Rispondimi» Sembra addirittura serio.

Continua a osservarlo stranita, la domanda non ha senso «No» Ma i pazzi vanno assecondati.

«Perché non sono per niente paziente»

In un primo momento Hermione non comprende la portata della rivelazione, non comprende il perché dell’affermazione. Ma è sufficiente un ghigno di Fred seguito dal cingerle i fianchi per farle capire.

«Ma questo è vizio!» Indecisa se arrabbiarsi o divertirsi.

«Finché farai storie, sarai il mio bel sacco di patate!» Non c’è nessuno più romantico di Fred Weasley!

 

****



«Mi spieghi un’altra volta cos’è successo?»

«Harry, te l’ho già ripetuto dieci volte. Le ho chiesto scusa, lei…»

«Va bene, va bene» Il Prescelto è abbastanza nervoso, sarà la decima volta che chiede a Ron di raccontare l’accaduto «Non mi piace questa storia»

«E cosa avrei dovuto fare?»

«Non lo so, ma non mi piace» E lo sguardo di Harry incrocia quello di Neville, quest’ultimo, silenziosamente, annuisce in direzione dell’occhialuto studente.

 

****



«Eccoci» La mette giù. Sono nelle cucine, nessun Elfo a disturbarli. Fred estrae dalle tasche due bustine verdi «Attenta a non fare rumore»

«Non sono stupida» Stizzita. Si guarda intorno, notando con sorpresa che sono già pronte le pietanze per la colazione «Fred, ma come mai è già tutto pronto?»

«Che occhio!» Sogghigna, facendole cenno di seguirlo «Gli Elfi sono dei gran lavoratori»

«Lo so» Ancora stizzita. Ma lui non si scompone.

«Preparano sempre tutto con largo anticipo» Le porge una delle bustine verdi «Tutto è diviso in cinque gruppi, per i cinque tavoli. Vedi? Lì ci sono i nostri colori, è la nostra colazione!» Hermione afferra la bustina, guardandola con sospetto.

«Questa cos’è?»

«Roba dei Tiri Vispi! Io e George abbiamo bisogno dell’ultima sperimentazione» Sorride pestifero, iniziando ad aprire la sua bustina «Se viene ingerita o inalata fa stragi! Può avere effetto lassativo, può far venire la tosse, starnuti continui, o magari ti fa spuntare il pelo!» Lo sguardo sognante «Domani mattina ci sarà da ridere!»

Solo a queste parole Hermione sembra rendersi conto del perché si trovino nelle cucine. Il cipiglio severo s’impossessa immediatamente dei suoi tratti. Mani sui fianchi e sguardo furioso «Questo non accadrà mai! Hai capito? Mai! Non te lo permetterò!» La sua bustina è ormai sul pavimento, lei è furiosa «Tutto questo è sbagliato, infrangeremo un’infinità di regole, sia della scuola che della morale. Non si può fare. Hai sbagliato a portare me» Tutto d’un fiato, dinanzi all’espressione sghemba del ragazzo.

«Perché tu non hai mai infranto regole, vero?» Le sopracciglia s’inarcano. Hermione arrossisce «E non rifilarmi la cavolata dello scopo»

«Non è una cavolata!» Istintiva, pentendosi persino del lessico usato, arrossisce ancora di più, e lui sogghigna.

«Hermione…» Il tono canzonatorio, le si avvicina, poggiandole una mano sulla spalla «Hai accettato la seconda pazzia, non tirarti indietro»

«Non ricominciare con questa storia. Ho sbagliato a seguirti, me ne sono già pentita»

«Mettiamola così» Riprende la bustina caduta in terra, gliela porge nuovamente, sogghignando «Io e George dobbiamo testare questa polverina. A te la scelta: o la testiamo sui Serpeverde adesso, oppure domani mattina ci saranno tanti piccoli undicenni in Infermeria» Il tono provocatore e divertito. Lei, dinanzi a questa orrenda scelta, afferra la bustina, dirigendosi impettita ed arrabbiata verso le pietanze dei verde-argento.

«Sia chiaro, questa è l’ultima volta che ti seguo. Da domani, sparisci»

«Mi ferisci!» Ridacchia, avvicinandosi alle pietanze destinate ai professori.

«Fred!»

Sobbalza lui «Che vuoi?»

«Avevi detto i Serpeverde»

«Solo la Umbridge» Par pensarci «E Piton!»

«No!» L’espressione divertita tradisce le sue parole. Morale a parte, non pensa sia una cattiva idea avvelenare la colazione di quell’essere tremendo.

«Neanche se in cambio ti preparo una cioccolata?!»

«Bollente e dolcissima?»

«Affare fatto!»

****



Un nuovo giorno inizia, la maggior parte degli studenti è in Sala Grande per la colazione. Tutti spettatori di un quadretto impagabile. La Umbridge è stata assalita da un attacco di tosse convulsa. A Piton sono spuntate pustole sul nasone. La Cooman – sarà stata distrazione? – è dovuta correre al bagno per motivi impellenti. Al tavolo verde-argento, invece, vi sono situazioni per tutti i gusti. George, Fred e Lee non riescono a mangiare, tanto sono sconvolti dalle risate. Gli altri presenti, ovviamente, s’accodano a loro. Solo due ragazzi non trovano la forza per ridere della buffa situazione e sono gli stessi che si avvicinano alla ridacchiante Ginny.

«Ginny»

«Harry!» Non riesce a smettere di ridere «Hai visto?!»

Accenna un sorrisetto nervoso «Sì» Guarda Neville al suo fianco, nota il cenno d’assenso «Sai dov’è Hermione?»

«Ѐ appena uscita, si è avviata a Rune» Si alza in piedi la giovane, notando gli sguardi complici dei due Grifondoro «Perché?»

«No, niente, ora scusa... e ciao!» Il Prescelto e il Quasi-Prescelto escono, veloci, dalla Sala Grande.

«Dobbiamo muoverci» La voce preoccupata di Neville «Seamus ha saputo da Lavanda e Calì…»

«…Che ieri è sparita con Fred, lo so. Dobbiamo dirglielo»

«Cosa dovete dire a Hermione?»

I due ragazzi, terrorizzati, sgranano gli occhi, voltandosi in direzione del tornado dalla chioma rossa «Ginny!»





 



Angolo Autrice:
Salve! Tengo a ringraziare Just a little wizard, Krixi19, smelly13, Krisma e Roby_Aladimpa per le stupende recensioni! Mi spiace non essere riuscita a rispondervi singolarmente, ma non ho proprio avuto tempo. Ovviamente, colgo l'occasione per ringraziare anche tutti coloro che stanno seguendo la mia storia!
Ora vi chiederei una cortesia! Siccome tengo molto all'IC dei personaggi, mi servirebbe il vostro parere sul punto, fino ad ora come li trovate? Io sto cercando d'attenermi alla caratterizzazioni originali, ma c'è sempre il timore di stravolgere qualche carattere, e vi sarei grata se me lo faceste notare! Bene, smetto di scocciarvi e vi lascio sperando che questo capitolo vi sia piaciuto! Un bacio e alla prossima :)
 

 

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Capitolo 8
*** Confessioni e Conseguenze ***


È trascorsa una settimana da quando “Il Contratto” ha sancito il destino dei due Weasley. È trascorsa una settimana e ancora nessuno dei due può annunciare d’essere addivenuto a una conclusione, o punto di svolta o qualsiasi altro passo in avanti. A dispetto dei primi due giorni, senz’ombra di dubbio laboriosi, i successivi hanno visto la gara subire un arresto. Tra docenti impazziti, problematiche varie e una caterva di compiti, non c’è stato proprio modo e tempo per avvicinarsi alla studiosa Hermione. Hermione, dal canto suo, se i primi giorni si era dimostrata piuttosto disponibile con entrambi, appare ora abbastanza distaccata, si contraddistingue, ormai, per i suoi rifiuti. Rifiuti a qualsiasi cosa, persino ad accomodarsi accanto a Fred o accanto a Ron. Apparentemente tutto procede come dovrebbe. Ma, agli occhi dei coinvolti, è chiaro che qualcosa non vada; motivo per cui, non appena si ha modo, ambedue le fazioni si dilungano in elucubrazioni volte a interpretare qualcosa più complesso di un saggio di Rune Antiche: la mentalità della Granger. E anche quest’oggi, tra una punizione e qualche invenzione, Lee, Fred e George si ritrovano a confabulare, sdraiati comodamente sui poveri e un tempo immacolati tappeti della Sala Comune.

«Fred» Un mugolio assonnato risponde al richiamo di Lee «Non starai dormendo?!»

«Lee, taci» Il dire impastato di George, sdraiato con un bel braccio a coprirsi gli occhi.

«Ragazzi, siamo in Sala Comune»

«E allora?» All’unisono l’esordio. Ma è George che prosegue. Fred ormai è arrivato alla duecentesima pecorella, non può rinunciare proprio ora «Siamo sfiniti! Oggi abbiamo mandato in Infermeria tredici ragazzini» Sbuffa «Ed è faticoso mandarne al creatore tredici alla volta!»

«Ma non sono morti!»

«Dettagli»

«Ma se voi dormite, io quando prendo in giro tuo fratello?!»

«Ronnie?! Sempre!»

«No, no. Parlo della tua dolcissima e zuccherosissima metà!»

«Jordan. Definiscimi ancora a quel modo e ti faccio inghiottire l’unticcio dei capelli di Piton!» Qualcuno ha smesso di contare pecorelle «E giusto per fartelo sapere... a causa tua ho perso la duecentoquattordicesima!» Persino stizzito lo dice. George e Lee, nel frattempo, ridacchiano incerti.

«Fred, unticcio di Piton a parte, di cosa stai parlando?!»

«La pecorella, George» Una pausa. Si mette seduto, rendendosi conto che vi sono pochi presenti in sala a osservarlo; la consapevolezza sembra infastidirlo. È un egocentrico professionista «Perché dovresti prendermi in giro?»

«Vero! Perché?» Anche George si mette seduto. Guarda la Sala Comune e viene assalito dallo stesso disappunto del gemello.

«Ma per la Granger! Che domande!» Lee, restando sdraiato, li osserva con aria sghemba «Io ve l’avevo detto!»

«Sciocchezze. È solo impegnata con i compiti. Sai quanto è fissata» Stranamente, Fred appare alquanto infastidito.

«Infatti. E poi nemmeno Ron ha avuto fortuna. Fred ce la farà!»

«Ma se ha rifiutato persino la cioccolata!»

«Ma che c’entra? Non gliel’ho potuta preparare!» Lo sdegno di Fred.



«Abbiamo finito!»

«Dovrei sentirmi in colpa» Hermione, che ha versato gli ultimi granelli di polverina verde nelle pietanze destinate alla Cooman.

«Ma quale senso di colpa! Noi stiamo facendo un favore alla collettività!» L’ilarità di Fred fa sorridere anche lei «E ora ci dedichiamo al nostro affare!»

«Quale affare?»

«La cioccolata. Cos’è? Paura d’ingrassare, Granger?!» Ridacchia divertito, mentre le gote della strega s’accendono.

«Non essere sciocco. E ricorda, bollente e…»

«…dolcissima. Sì!»

«Lo ricordi» Perplessità.

«Certo» Ovvietà.

Peccato che i buoni propositi siano spazzati via da vocine infastidite. I due ragazzi strabuzzano gli occhi, guardandosi. Fred appare persino divertito dalla situazione. Hermione è a dir poco terrorizzata.

«Non ti sembrano delle voci… di Elfi?» Al sibilo incredulo della strega risponde un assenso di Fred. Le afferra il polso e senza aspettare oltre la porta via, ridendo divertito.

«Ti devo una cioccolata»



Lee ridacchia, mettendosi a sedere, esattamente come i due «Quella volta, sì. Ma che mi dici della sera dopo?!»

«Già! La sera dopo ti ha dato buca!» E ora anche George s’accoda, sghignazzante.

«Ho ancora tre settimane! La Granger sarà mia!» La convinzione di Fred non ha prezzo.

«Stai attento, Fred, o finirai per cadere, tu, vittima della Granger!»

George a queste parole non può far altro che ridere, senza il minimo ritegno «Sai che scena!»

«Se, se! Comunque non è male la sua compagnia» Seppure detta in tono ilare, l’affermazione richiama l’attenzione allucinata di George e Lee «Sì, è simpatica. Lontana dai libri, da Harry e da Ron, non è male!»

«Ah ecco. Quindi se la prendi e la isoli dal mondo, non è male! Bene! Geniale, fratello!» Una spallata complice e un sorriso sghembo.

«E comunque non mi ha mai detto no» Lo precisa alzandosi. Nessuno dice no a Fred Weasley. Lui accetta un forse, un vedremo, può persino tollerare un ti farò sapere, ma un no mai.



«Ehi, Granger!»

«Weasley» Freddo e distaccato il tono della ragazza. Il sorriso di Fred s’attenua. È così diversa.

«Successo qualcosa?»

«No» Un monosillabo. E lui sempre più stranito.

«Cosa fai dopo la ronda?»

«Dormo»

Sogghigna Fred, afferrandole il gomito, costringendola ad arrestare quel passo da soldatessa «Abbiamo una cioccolata in sospeso, non l’ho dimenticato»

«Molto carino da parte tua» Si divincola, continuando a mostrarsi distaccata e anche un po’ risentita «Ma non ho tempo»

 

****



«Ehi, Ron!» Seamus e Dean, si alzano celermente, abbandonano la Sala Grande e s’apprestano a raggiungere Ron. Accanto al rosso vi è Harry, salutato da un cenno di Dean e ignorato dall’irlandese.

«Ci facciamo una partita a scacchi, venite anche voi?»

«Io voto per le gobbiglie!» Dean, il quale, notando l’occhiataccia di Seamus, porta gli occhi al cielo spazientito.

«Veramente, volevamo sapere di Hermione. Com’è andata?»



«Hermione! Com’è andata Rune?»

«Molto bene, grazie» Il tono duro, distaccato, incolore.

«Che hai?»

«Niente»

Boccheggia «Ah» Ma la segue Ron. La segue, nonostante le orecchie pulsanti, il battito accelerato e il timore «Che ne dici di una passeggiata al parco?»

«Un’altra?» Un sorriso stizzito, nervoso.

«Beh…» Ѐ in evidente difficoltà, ma Hermione gli giunge in aiuto. Semplicemente lo guarda, scuote il capo e devia in direzione del bagno delle ragazze, lasciandolo solo.



«Malissimo» Riprendono a camminare tutti e quattro. Il tono di Ron è abbastanza sconsolato, il Prescelto, per chissà quale ragione, assume un’aria colpevole, portando lo sguardo al pavimento «Ormai neanche mi parla più, è assurdo»

«Forse ci sei andato troppo pesante col bacio…» Fa spallucce Dean «Oppure sono state le scuse»

«Comunque anche Fred è a zero. Non parla neanche più con lui»

«Harry, tu che ne pensi?»

Con l’aria persa e colpevole, l’occhialuto Grifondoro si volta in direzione di Ron «Non lo so, forse ha capito che c’è qualcosa sotto»

«Neanche lei è così sveglia»

«Seamus… parliamo di Hermione Granger»

Deglutisce l’irlandese «In effetti…» Harry, nel mentre, trae un invisibile respiro di sollievo.



«Ginny!» Lo ripete Harry. Neville al suo fianco è un fascio di nervi. Non doveva seguirli. Loro hanno una “missione” importante da portare a termine.

«Sì. È il mio nome» Il tornado dai capelli rossi s’avvicina ai due, studiandoli sapientemente «Allora? Cosa state combinando?»

«Ginny, per favore, lascia perdere»

«No, Neville. Non lascio perdere. Ron bacia Hermione, Fred la porta in giro… e ora voi! Non sono stupida. Che state combinando?» Braccia conserte e sguardo furioso. Dov’è finita la docile Ginny Weasley dei primi anni? Forse è stata – effettivamente – divorata dal Basilisco e quella lì è Tom Riddle, versione adolescente con nevrosi cronica.

«Ginny…» La monotonia del Prescelto. Il suo sguardo da cucciolo maltrattato e il sospiro delle grandi occasioni... «Vieni con noi. Non abbiamo tempo per spiegarti» ...E il suo polso fermo, esistente su un diverso piano astrale, sicuramente.

 

****



Intanto, nei pressi del lago, una quindicenne se ne sta in silenzio. Seduta sul terriccio, intenta a ripassare la lezione di Storia della Magia. I capelli crespi raccolti in una disordinata crocchia, la divisa cade, invece, impeccabile.

«Sei qui» La voce dolce di un’amica distrae Hermione.

«Ciao» Il tono del Prefetto emana una certa tristezza.

«Come stai?» La voce rassicurante di Ginny. Si accomoda accanto alla compagna.

«La verità?» Ma non aspetta un consenso «Male» Una risatina amara accompagna la rivelazione.

«Mi dispiace tanto» Poggia la testolina rossa sulla spalla dell’amica, come a darle conforto «Loro non capiscono, sono degli idioti»

«Sai cos’è che mi fa più male?» Ancora una volta non aspetta la risposta, e prosegue «Mi piaceva. Mi piaceva che mi stessero intorno, mi piaceva ridere con Fred, con lui mi sono divertita… tanto»

«Lui ti ha detto della scommessa…»

«Ha dimenticato di dirmi il premio, però» Ammette stizzita, facendo annuire Ginny «Poi anche Ron. Per due giorni sono stata trattata come una ragazza…»

«Hermione! Tu sei sempre trattata come una ragazza!»

«Non dire sciocchezze» China lo sguardo «In quattro anni, solo Viktor lo ha fatto» Sbuffa «E io non lo accetto. Guarda come sto a causa loro. Mi detesto! Ma tanto cosa mi importa?! Vogliono giocare con me? Lo facciano! Ron è gentile solo per un gioco? Bene! Fred mi offre la cioccolata solo per un gioco? Meglio ancora!» Enfatizza Hermione. Stizzita e angosciata dalla situazione. Ferita, come lo sarebbe qualsiasi ragazza al suo posto.

«Hermione, adesso basta» La risolutezza di Ginny richiama l’attenzione dell’altra «Ѐ una settimana che parli a monosillabi, una settimana che stai male. Ora basta, devi reagire!»

«Io avrei reagito subito! Tante belle fatture, a loro due e ai loro complici!»

«No! Te l’ho già detto. Così non risolvi niente!» Ridacchia «Se vuoi fargliela pagare davvero…»

«Fermati! La risposta è NO!»



Neville, Harry e Ginny hanno trovato Hermione. Ѐ nei pressi dell’aula ancora chiusa, in attesa che la lezione abbia inizio.

«Cosa ci fate qui?» Ѐ stranamente allegra. Il ricordo della pazzia messa in atto con Fred illumina il suo viso.

«Dobbiamo parlarti» Ma la serietà di Harry e degli altri due spegne il suo sorriso. Si appartano. Neville guarda colpevole Hermione. Ginny attende spiegazioni. Harry comprende che è giunto il momento «Mi dispiace dirtelo solo ora. Mi dispiace tantissimo… ma io pensavo fosse una buona idea. Non so cosa mi sia preso…»

«Harry» La gomitata di Ginny.

«L’ultimo giorno di vacanza, io, Ron e gli altri Weasley abbiamo giocato al “Contratto”» Gli occhi di Hermione si strabuzzano «Lo conosci?» Lei annuisce «Fred e Ron sono capitati nella casella verde…» Anche Ginny strabuzza gli occhi: ha capito «…il gioco ha dato loro una cosa da fare» La mano di Ginny si posa sulla spalla di Hermione. Neville porta lo sguardo al pavimento, non riesce a guardarla «Dovevano conquistare una ragazza, in un mese. Charlie doveva fare il nome della ragazza… e…»

«Sono entrata io»

«Sì…»

«Perché me lo dici ora? Perché non me l’hai detto subito?» I pugni si serrano. La presa di Ginny sulla spalla di Hermione diviene più salda. Harry boccheggia. Neville non ha neanche il coraggio di respirare «Harry! Perché?»

«Perché… Hermione! Tutta questa situazione mi ha preso come un fiume in piena… io sono riuscito a distrarmi, a pensare ad altro. Seamus mi ha persino parlato alle volte. E poi…» Ma non ha modo di terminare il suo discorso, perché Hermione lo ha già abbracciato.

«Oh, Harry. Mi dispiace, tu sei sotto pressione. Non importa» Il tono comprensivo, come quello di una madre. Perché lei per lui c’è sempre. Qualsiasi cosa Harry faccia, Hermione, puntualmente, lo perdona. È la storia che si ripete, va avanti dal primo anno e, probabilmente, andrà avanti sino a quando esisteranno. Neville sorride, rincuorato. Ginny, invece, sembra un vulcano pronto a eruttare.

«D’accordo, ma ora dobbiamo pensare a quegli idioti!»

«Ginny» Il rimprovero di Neville. Hermione si distacca da Harry, mostrando degli occhi lucidi e feriti.

«Dopo le lezioni li cerco, li fermo e li affatturo»

«No! Devi fargliela pagare sul serio»

«GINNY» Lo hanno urlato assieme Neville e Harry.

«E come pensi potrei farlo?» Il sorriso amaro di Hermione.

«Colpendoli nell’orgoglio»



«Ancora no? E vuoi continuare a ignorarli? Questa faccenda ti fa male, devi reagire»

«Ginny, devo solo ignorare e aspettare che il mese finisca. Così io avrò salvato la mia dignità e tutto tornerà normale»

«No! Devono penare!» Più risoluta che mai Ginny «Pensaci, due ragazzi che ti corteggiano per gioco. Quale sarebbe lo smacco più grande?»

«Perdere il gioco?»

«No! Perdere il gioco perché tu preferisci un altro!» L’aria allibita di Hermione è già una risposta «Credimi, li conosco! Ron sarebbe uno straccio e Fred letteralmente morto!»

«No, è fuori discussione. Tu sei matta»

«Ma perché? Cos’hai detto a me? Frequenta altri, lasciati andare, sii te stessa e sarà lui a venire da te! Vedi? È un po’ la stessa cosa!»

Il capo di Hermione continua a scuotersi «No, non è la stessa cosa. Io posso fare due cose: ignorarli e aspettare oppure fare una scenata e dirgli che so benissimo cosa combinano»

«NO!» Ormai il volto di Ginny è accalorato. Crede in quel che dice «Segui il mio consiglio e saremo noi a ridere di loro!»

«A me sembra una pazzia…»

«Già. Peccato che io non risponda al nome di Fred Weasley, altrimenti l’avresti già fatta!» Il tono malizioso di Ginny fa imporporare le gote di Hermione, la quale sorride in direzione dell’amica, arrendevole.

«E cosa dovrei fare? Convincere qualcuno ad essere il mio ragazzo?»

«Oh no!» L’aria pestifera e il ghigno, è davvero la sorella dei gemelli «Ѐ sufficiente mostrarti interessata»

«E chi sarebbe la vittima?»

«Dimmi, Hermione, quanto vuoi fargliela pagare?»

«Moltissimo» La risposta sincera della strega.

«George, allora, andrà più che bene!» Un sogghigno di Ginny e un’imprecazione di Hermione. Ma quand’è che la sfortuna ha deciso di perseguitarla?

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Capitolo 9
*** Conga! ***


Il giorno dopo, in seguito a infinite discussioni ed elucubrazioni mentali, Ginny è riuscita a trascinare Hermione al campo di Quidditch per assistere alle selezioni. Entrambe indossano la divisa e hanno i capelli legati, prendono posto presso gli spalti. La rossa gioiosa ed eccitata; la bruna imbarazzata e contrariata. Una coppia magnifica.

«Hai una vaga idea di quanto durino i provini?!» La domanda retorica e stizzita di Hermione.

«Tanto meglio, ti ricordo che siamo qui per un motivo» Ginny non si lascia intimidire. Sbuffa la bruna, portando le braccia conserte.

«Io non voglio farlo, mi imbarazza»

«Ne abbiamo già parlato, è la mossa migliore!»

Scuote il capo Hermione «Mi prenderanno in giro, me lo sento»

«Quante storie! Non ti preoccupare» Una mano sulla spalla «In ogni caso, ci sono io!» Starebbe per ribattere ancora la bruna, ma viene interrotta da un fischio assordante, a quanto pare l’aggeggio utilizzato da Lee per la telecronaca ha voluto richiamare l’attenzione, difatti sia spettatori che partecipanti spostano lo sguardo sulla tribuna d’onore, dove un pimpante Jordan inizia il suo spettacolo.

«Ma salve! Qui è il vostro amatissimo Lee Jordan! Siete carichi?!» Il tono entusiasta, adrenalinico e vitale. Lee è tanto carismatico da coinvolgere tutti i presenti, che con applausi e inni si mostrano più che partecipi, facendo sorridere il giovane telecronista «Fantastici, Grifondoro! Siete fantastici! Ma adesso passiamo alle novi… EHI!» Qualcosa non va. Angelina, in sella alla sua scopa, è planata dinanzi al ragazzo, dandogli un bel pugno in testa.

«Lee, non me li distrarre!» Dura e nervosa la voce del Capitano.

«Io te li carico! Nessun altro avrà la telecronaca alle selezioni»

Un sorriso vanesio tradisce il reale stato d’animo della ragazza di colore «Va bene. Ma bada… non rovinarmi i provini!»

«Agli ordini, Capitano!» Un sorriso complice viene scambiato tra i due diciassettenni. E Lee può riprendere la sua telecronaca. Intanto, presso gli spalti, Ginny e Hermione – come un po’ tutti i presenti – ridono alla vista della scena.

«Angelina è proprio forte!»

«Vero! Ma... non stava con Fred?»

Gli occhi di Ginny luccicano di una strana malizia «E a te che importa?» Ma non aspetta la risposta, sogghigna semplicemente «Comunque l’anno scorso sono stati insieme un mesetto, credo. Ma poi c’è stato un problemino con George… e Alicia…»

Si volta in direzione dell’amica, assumendo un’aria perplessa «Problemino?» Ora sì che è curiosa Hermione.

«Beh, sì…» Si stringe nelle spalle Ginny «George stava con Alicia, ma Fred si era scocciato di Angelina e a George piaceva…»

«Angelina?»

«Sì»

«Ma stava con Alicia!»

«Perché gli piaceva anche Alicia» Hermione guarda sempre più confusa Ginny, quest’ultima, dal canto suo, ridacchia imbarazzata «Alla fine si sono scambiati»

«COSA?!»

«Zitta!» L’ammonisce. Hermione annuisce, si fanno più vicine, spettegolando come due donne mature dal parrucchiere «Solo una volta. Fred è andato all’appuntamento con Alicia al posto di George, e viceversa. Le ragazze dopo un po’ se ne sono accorte e li hanno mollati. Per tre settimane non li guardavano neanche più…»

«E poi?»

«Poi hanno fatto pace e sono tornati tutti amici»

«E io dovrei fingermi interessata a George?! Tu sei matta!» Braccia conserte e volto che si indirizza alla volta di Lee.

«Ed ecco Fred Weasley! Seguito da George Weasley! I due battitori migliori che Hogwarts abbia mai avuto! Ma NOO! Dai! Qualcuno è così idiota da candidarsi al ruolo di battitore?! Ma dico, razza di CRETINI! Ci sono i gemelli!» Di nuovo la voce squillante del ragazzo ha catturato l’attenzione di tutti.

«LEE!» Un urlo che sembrerebbe disumano, ma siccome appartiene ad Angelina è tutto normale.

Sobbalza Lee, lui e il suo microfono «Scusa, Angelina, scusa!»

A questa scenetta, Hermione e Ginny ridacchiano nuovamente «Ma non posso fingermi innamorata di Lee?! Almeno fa ridere!»

«No, lui non va bene. Se ne farebbero una ragione, perché è un tipo diverso…» Pensosa Ginny «…Almeno fisicamente, perché la testa è quella di Fred e George» Hermione, ovviamente, annuisce.

«Ma come faccio con George? Non so da dove iniziare»

«Per prima cosa inizi a salutarlo, a fare il tifo per lui, a rimproverarlo…»

«Questo già lo faccio» Il dire saccente e contrariato, che si zittisce solo perché Neville s’accomoda accanto a loro due. Hermione si volta in direzione del ragazzo, sorridente «Ciao, Neville!»

«Ciao, ragazze!»

«Ehi, Neville!» Anche Ginny lo saluta, per poi rivolgersi nuovamente all’amica con aria da saputella «No, mia cara! Tu non rimproveri mai George, o meglio li rimproveri in massa. Ma se devi rimproverarli singolarmente, becchi sempre Fred»

Hermione sgrana gli occhi. Neville, assieme a Harry, è l’unico a sapere del piano delle due, dunque sorride bonario, ma resta in silenzio «Non è vero, sarà capitato…»

Ginny agita la destra come a scacciar mosche «Non importa. Comunque ti aiuterò io!»

«Ma perché proprio George? Non possiamo usare Neville?» E a queste parole, il citato Neville, arrossendo, asserisce qualcosa di confuso per poi alzarsi e raggiungere Dean e Seamus. Ginny, naturalmente, ride divertita.

«No! George. Lui e basta. E ora smettila di fare storie... Poi non capisco, vanno bene tutti tranne lui. Perché?»

«Ma perché lui è così simile a…»

«Sì?» Ginny, impaziente e avida di notizie.

Arrossisce la bruna «Nessuno» Guarda Ginny, assumendo un’aria decisa «George va benissimo»

«Oh! Finalmente!»

«Ora abbiamo solo un problema. Io non so riconoscerli»

«Beh, sono diversi se li guardi bene. George ha un po’ il viso meno allungato, poi Fred solitamente è il primo a parlare, mentre George ha il vizio di…» Ma si blocca, perché il punto interrogativo spuntato sul volto di Hermione è abbastanza eloquente «D’accordo. Te lo suggerisco io e quando non ci sono usi quel tuo cervellino ingegnoso» L’altra annuisce. Il primo passo è fatto. E ora, finalmente, si degnano di prestare attenzione alle selezioni, notando che vi sono proprio i battitori in campo. Ginny, con grazia, rifila una gomitata all’amica «Iniziano i giochi!» E senza che l’altra possa ribattere, l’ha già costretta ad alzarsi in piedi «Dai, fai il tifo per George»

«È una cosa stupida... E poi mi guarderanno tutti!»

«Hermione!»

«D’accordo» Abbastanza stizzita, porta le braccia in alto, applaudendo e agitandosi come un’invasata, Ginny al suo fianco la imita «FORZA, GEORGE! SEI IL MIGLIORE!»

«FORZA, RAGAZZI!» Ginny, che ovviamente la segue a ruota anche negli inni.

Non sono le uniche a fare il tifo. Tutti gli spettatori danno il loro meglio e Lee carica tutti, inneggiando i gemelli. Fred e George, naturalmente, si godono lo spettacolo, acciuffando i bolidi con sicurezza e stile. Entrambi, però, sono costretti a stranirsi nel notare che la più scalmanata fan di George sia proprio Hermione. George per poco non prende un bolide in testa, perso a guardarla stranito, Fred dal canto suo assume un’aria infastidita. Ron, ancora con i piedi a terra, ha il fumo che esce dalle orecchie, metaforicamente, s'intende.

«Harry, quand’è che Hermione ha iniziato a tifare come una forsennata?» Il tono stizzito di Ron. Harry, dal canto suo, si limita a un’alzata di spalle, sogghignando.

Nell’alto dei cieli la situazione non è diversa «Ma è Hermione?»

«Già. Si sta sgolando» George, abbastanza perplesso.

«Datti una mossa. Non vorrai deluderla» Fred, stizzito e nervoso.

George lo guarda allibito «Andiamo bene»

 

****



In seguito alle selezioni, dove stranamente sono stati riconfermati tutti, gli studenti si sono radunati in Sala Comune. L’argomento del giorno è lo strano comportamento di Hermione. E difatti comodamente sedute sui divanetti vi sono le due fazioni. Ron, Seamus, Dean, Harry e Neville da un lato; Fred, George e Lee dall’altro.

«Si è sgolata, è stata zitta solo quando George è sceso dalla scopa» Seamus e la sua aria perplessa.

«E per me non ha detto due parole!» Ron, il suo broncio e le sue orecchie fumanti. Dean gli dà una pacca sulla spalla.

Lee, d’altra parte, sogghigna, alternando lo sguardo tra Fred e Ron «A quanto pare, non solo vi ignora, ma preferisce George!»

Tutti, nessuno escluso, sgranano gli occhi «Cosa vorresti dire?» Seamus, versione ultrà, si è alzato in piedi.

«Beh… se una come la Granger si sgola per un ragazzo… devo continuare?!» Ma il dire malizioso di Lee viene interrotto da due ragazze. Precisamente, Hermione e Ginny.

«Vi stavamo cercando!» Ginny, sorridente come non mai, rifila un’occhiatina complice e studiata a Hermione.

Il Prefetto, come da copione, sorride incerta, rivolgendo lo sguardo scuro a George – o meglio, a quello che Ginny ha detto essere George – schiarendosi la voce «Siete stati bravissimi!» Ma aggiunge senza smettere di guardarlo «Soprattutto tu! Prendevi tutti i bolidi! Senza di te la squadra sarebbe persa!» Arrossisce, perché è sinceramente imbarazzata. Ginny, comprendendo che non riuscirebbe ad andare oltre, agita la mano in segno di saluto e la porta via.

«Wow» Dean. L’unico a trovare il coraggio di dire qualcosa «Se non fosse Hermione penserei a una cotta per George» A queste parole, Ron, furioso come non mai, si alza di scatto, dirigendosi verso il dormitorio maschile, Harry – povera anima – lo segue.

«Questo spiegherebbe perché dà sempre buca a Fred e Ron» Lee e le sue riflessioni.

«Ma questo è da pazzi» L’esordio di George, rivolgendosi al fratello e all’amico. Seamus, Dean e Neville, ormai, si sono dileguati «Mi ha trovato bravo, punto e basta»

«Sì, ma giocavo anche io. E poi, cavolo!» Fred finalmente rende gli altri partecipi dei suoi pensieri. Le mani serrate a pugno e l’aria nervosa «Ha detto che senza di te la squadra sarebbe persa!»

«Non ha detto proprio così» Si stringe nelle spalle George, consapevole d’aver mentito.

«E io?» Ma Fred è inconsolabile.

«Dai, Freddie… che ti importa…»

«M’importa eccome, George. Quella ragazzina mi ha ignorato! E poi devo vincere il gioco» A quanto pare l’orgoglio del leone è stato ferito. Ginny conosce bene i suoi fratelli.

 

****



«Ron, ti vuoi calmare? Stai facendo un dramma per niente. Hermione ha solo fatto un complimento a George»

«Dici? Dimmi, Harry, quand’è stata l’ultima volta che Hermione si è sgolata a una selezione?!» Domanda retorica, alla quale il Prescelto è costretto al silenzio «Appunto!»

«Ma a te cosa importa?»

«M’importa! Perché è George. Si è sgolata per MIO fratello! È da matti, fino a ieri neanche li distingueva»

«Forse… fingeva soltanto di non saperli distinguere…» Il dire incerto di Neville getta nella disperazione totale il povero Ron. Spiacente, ma Paciock appartiene alla terza fazione, così come Harry, il quale sorride in direzione dell’amico.

 

****



Ron e Hermione hanno appena concluso la ronda. Ron ha ignorato la ragazza, soffrendo in silenzio. Rientrano dunque in Sala Comune, trovandola apparentemente vuota.

«Buonanotte, Ron» Il sussurro di Hermione. Ron non risponde «Ron»

«Che vuoi?» Si è voltato, l’ha guardata e il tono è stato inevitabilmente duro e risentito.

«Cosa ti prende?» Si finge stranita lei, in realtà vorrebbe ballare la conga.

«Cosa mi prende?! Niente! E buonanotte» Scorbutico e risentito. Non le lascia tempo di ribattere, è già sparito. Ma Hermione non resta sola a lungo, poiché nel momento esatto in cui Ron svanisce, è Fred ad apparire.

La guarda e sogghigna «Granger» La saluta con il solito tono sarcastico.

«Weasley» Non ha idea di quale dei due sia, anche se il suo cervello ipotizza sia Fred «Non dovresti essere qui»

«Perché?»

«Regole. Mai sentite?» Si tiene distaccata e non le riesce tanto difficile.

Ridacchia lui «Direi di no» Le si avvicina, deciso più che mai a riprendersi l’attenzione della ragazza, il suo orgoglio e il suo egocentrismo la sbranerebbero. Come abbia osato ignorarlo, nonostante lui le abbia dedicato ore, tra la botola e la cucina, è un dilemma troppo grande per essere trascurato «Allora, Granger, oggi ti sei sgolata!» Tenta d’essere ilare.

«Non so di cosa parli» E se fosse George? Il dubbio inizia a logorarla.

«Ah, no?! George ha i timpani spaccati. Chiaro, ora?!» Ilarità e fastidio s’alternano nell’espressione e nel tono del diciassettenne, il quale è ormai di fronte alla ragazza, a poca distanza da lei. Hermione, ascoltandolo, esulta mentalmente. Ora ha la sicurezza d’aver dinanzi Fred, dunque agisce di conseguenza.

«Oh, parli di George» China lo sguardo, fortuna che il rossore non si faccia pregare e le imporpori immediatamente le gote. La situazione è davvero imbarazzante.

«George, sì» Il tono, questa volta, è chiaramente infastidito e Hermione si trattiene dal sorridere.

«Lui non c’è?»

«Ѐ a letto»

«Capisco»

«Delusa?!» Costringe le labbra a incresparsi in un ghigno, ma in realtà una strana bestia, dentro di lui, si è svegliata: alcuni la chiamano fastidio, altri orgoglio, altri ancora gelosia.

«No, figurati! Cosa vuoi che mi importi!» E così dicendo, fingendosi confusa e imbarazzata, lo lascia lì, scomparendo oltre i dormitori femminili. Mentalmente, bisogna dirlo, Hermione Granger sta ballando la conga. E come direbbe Ginny: questo è solo l'inizio.

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Capitolo 10
*** Hermione e George ***


La notte è trascorsa ancora una volta insonne per diversi soggetti: Ron, che non riesce a capire per quale assurdo e insensato motivo Hermione sia stata svenevole – termine di stampo Thomasiano – con George; Fred, che non accetta l’idea che possa esistere una ragazza immune al proprio fascino; George, che è terrorizzato al pensiero d’interessare sul serio alla Granger; Hermione, che ha ballato la conga. Bisogna riconoscere, però, che questa mattina sono comunque tutti svegli e pimpanti, seduti al tavolo rosso-oro e intenti a far colazione. L’unica stranezza sono i nervi sensibilissimi di Fred e Ron. Il primo ha già dato rispostacce a diversi ragazzini che piagnucolavano per uno sconto sui Tiri Vispi, il secondo ha quasi infilzato la mano di Neville con la forchetta, solo perché Neville era intenzionato a servirsi il succo di zucca prima di Ron. A loro due si unisce George, il cui umore è abbastanza strambo: sembra impegnato in attente riflessioni.

«Ma si può sapere che vi succede?» Lee, spazientito.

«Niente» I gemelli, all’unisono.

«Ieri sera mi ha chiesto di te» Fred al gemello.

«Chi?» Questa volta a intervenire all’unisono sono Lee e George, entrambi straniti.

«Il Prefetto rompi-bolidi» L’espressione tradisce quella punta di nervosismo.

Sogghigna Lee «Ah, la Granger vorrai dire…»

«Da quando le diamo un nome?» Ancora più stizzito, versandosi altro succo di zucca e fingendo di non ricordare che da sempre le danno un nome.

«Non affogare i dolori nel succo di zucca, amico!» Ancora Lee, malizioso e sogghignante. George, nel frattempo, riemerge dalla trance.

«Che vuoi dire? In che senso ha chiesto di me?»

Lo sguardo sdegnato di Fred è tutto un programma «Quanti sensi conosci?»

«Oh, dai! Calmati, Fred. Che ti prende?!» Nuovamente Jordan, inizia ad averne abbastanza.

«Infatti. È della Granger che stiamo parlando. Capisco il gioco… ma che problema c’è?!» Un ghigno appare sul bel volto di George. A quel ghigno, naturalmente, gli altri due s’interessano.

«Che intendi?» Fred e il suo sorriso sghembo tornato in bella mostra.

«Siamo gemelli. Se alla Granger interesso, è fatta! Mi fingo interessato, tu vai al posto mio, lei ti bacia e hai vinto!» Il tono basso, per non farsi udire dall’altra fazione. L’espressione entusiasta. Peccato che sia Lee che Fred assumano un’aria contrariata. È il ragazzo di colore il primo a parlare.

«Questa non è una scommessa tra due ragazzini. Quel gioco non può essere fregato. Hermione deve prendersi una sbandata per Fred, altrimenti Fred può anche portarsela in camera, il gioco lo perde lo stesso…» Viene interrotto da un tossicchiare di Fred.

«Al di là di questo, io non lo farei mai!» Notando le espressioni perplesse dei due, scuotendo il capo s’appresta a precisare «Non ho bisogno di fingermi George per avere una ragazza. Sono Fred Weasley e quella è Hermione Granger, e prima che scada il mese sarà lei a elemosinare la mia camera!» Convinto, orgoglioso e infastidito. E, anche se non lo ammetterebbe neanche sotto tortura, geloso. A interrompere la quieta conversazione è l’arrivo di Hermione. Ginny non è con lei, ma prima di spedirla in missione le ha precisato dove mirare, e difatti la strega arresta l’incedere accanto a George.

«Buongiorno» Il tono professionale, l’espressione rigida.

«Granger!» I tre in coro. Ma a continuare è George «Sei qui per un autografo?!» Il dire sarcastico fa ridacchiare Lee e Fred, ma non Hermione, il cui sopracciglio s’inarca.

«A dire il vero sono qui per avvisarti» Fa una pausa, costringendo se stessa a non rivolgere alcuno sguardo agli altri due «Ho trovato altri ragazzini con i tuoi prodotti. Questa volta ti ho avvisato, ma la prossima volta ti spedisco dalla McGranitt. Chiaro?» Prefetto guastafeste in azione!

George, poverino, la guarda con occhi sgranati «Ma questa è una minaccia!»

«Vedila come ti pare» Fa spallucce «Io ti ho avvisato»

«Ehm» Fred. È stato zitto, buono, carino. Ma ora proprio non riesce più a tacere. Hermione, suo malgrado, deve voltarsi verso l’altro gemello «Non per presunzione, eh! Ma quei prodotti sono anche miei! Io e George lavoriamo insieme, perché rimproveri solo lui?» Si è anche alzato in piedi.

«Perché…» Deglutisce Hermione. Già, perché? Questo, non lo avevano calcolato. Quindi, meglio improvvisare «Perché l'ho dimenticato»

«Cosa?» L’incredulità di Lee.

Le gote di Hermione s’infiammano «L’altro» Volutamente le sue labbra non pronunciano Fred. E l’effetto è immediato: la mascella di Fred si serra, mostrando tutto il disappunto.

«L’altro?!» L’orgoglio del leone, se prima era ferito, ora è in fin di vita. Questo è troppo «Ci si becca, Granger» Si congeda così dalla Sala Grande. Lee lo segue. George, alzandosi, osserva perplesso il fratello.

«George…» Ma lei lo ferma, prima che possa andare via.

«Un’altra minaccia?!» Le sorride incerto, tentando di spezzare la tensione creata dal gemello.

«No… niente! Ciao» E così dicendo è lei a scappare via, sotto lo sguardo atterrito di Ron – che ha seguito tutta la scena – e l’aria soddisfatta di Ginny. George rinuncia a qualsiasi riflessione, raggiungendo Fred e Lee.

 

****



«Molto bene. La lezione di oggi è terminata, per domani voglio una relazione di cinque rotoli di pergamena, ricordate di approfondire la conoscenza teorica» La vocina stridula e l’aria sadica della Umbridge congedano la classe del quinto anno. Harry, Ron e Hermione, come tutti gli altri, abbandonano l’aula con aria afflitta e nervosa.

«Quella… quella… non so come definirla!» Ron, stringendo i pugni. Harry annuisce, coprendosi il dorso della mano torturato dalle assurde punizioni della docente, peccato che il gesto venga intercettato dal rosso «Che fai?»

«Cosa?»

«La mano» Ron la indica anche «Perché la copri?»

Irrigidisce i tratti Harry «Niente. Un vizio»

«Harry» Hermione poggia una mano sulla spalla del Prescelto «Che succede?» Harry, dal canto suo, li osserva entrambi e, spazientito, scopre il dorso della mano, mostrando le varie cicatrici sovrapposte, l’ultima ferita non è ancora del tutto cicatrizzata e lascia intravedere il sangue non coagulato del tutto. Hermione porta le mani al viso. Ron scuote il capo.

«Ѐ quella megera, vero?» Annuisce Harry, e i pugni di Ron si serrano «Dobbiamo denunciarla, devi farlo sapere…»

«…Sì, Harry. Basterà dirlo alla McGranitt…»

«No!» Categorico Harry, infastidito dal discorso «Nessuno deve sapere niente, e ora scusate, ho degli impegni» Non lascia tempo agli altri di ribattere, è già sparito. Come spesso accade in questi giorni, ogni volta che le discussioni toccano determinati argomenti, Harry si chiude a riccio, isolandosi.

«Cosa possiamo fare per lui?» China il capo Hermione, scossa.

«Non lo so» Le poggia una mano sulla spalla Ron, tentando di rassicurarla «Ora lasciamo stare, deve calmarsi… stasera gli parliamo» Annuisce la ragazza, voltandosi in direzione dell'amico, lui si limita ad osservarla perplesso.

«Devi dirmi qualcosa, Ron?»

Le orecchie riprendono a pulsare, il ragazzo lascia scivolare via la mano dalla spalla di Hermione, imbarazzato «Perché hai fatto il tifo per George?» Finalmente l’ha chiesto.

Ridacchia lei «Ma cosa ti viene in mente?!» Riprende a camminare, lui l’affianca, contrariato.

«Solo quello che ho visto. Secondo Dean sei stata svenevole»

«Cosa?!»

«Hai sentito benissimo» Il tono sempre più duro e nervoso. Hermione arresta l’incedere, fronteggiandolo.

«E tu perché mi hai baciata?»

«Cos… non c’entra niente!» Occhi sgranati, rivolti alla parete alle spalle di Hermione e orecchie pulsanti.

«Invece c’entra. Lo voglio sapere, forza. Perché?» Incrocia le braccia al petto.

«Rispondi prima tu»

«No» Irremovibile «Tu mi dici il vero motivo per cui mi hai baciata, e io ti dirò il vero motivo per cui ho fatto il tifo per George» Lo guarda e attende, sperando che Ron le dica la verità, così da mettere fine alla pagliacciata.

«Io…» Ѐ in evidente difficoltà lui. Neanche lo sfiora l’idea di essere sincero. E dunque mente, per l’ennesima volta «Non lo so, so solo che mi ha dato fastidio saperti in giro con Fred…» Deglutisce. Questo gli sembra un buon compromesso tra la voglia di non sbilanciarsi e il proposito di preservare la possibilità di vittoria. Lei, alle parole di Ron, sorride amaramente «Ora è il tuo turno»

Umetta le labbra, i tratti s’induriscono. Le ha mentito ancora «Mi piace George. Ecco il mio motivo» Quindi si regola di conseguenza. Non attende la reazione di Ron, va via, risentita e arrabbiata. Ron, intanto, ha avuto un metaforico blocco respiratorio.

«Ho capito male. Ho capito male. Ho capito male» Continua a ripeterlo, in tilt.

 

****


Nel tardo pomeriggio, la maggior parte degli studenti si dedica allo svago, ai compiti o agli affari. Quest’ultimo è il caso di Fred, George e l’immancabile Lee, che trattano con una schiera di entusiasti compratori – il tutto naturalmente in Sala Comune.

«Ciao, ragazzi!»

«Ehi, ti serve qualcosa, sorellina?» Fred, sorridendo allegro alla sorella. Ginny annuisce, attendendo l’arrivo di Hermione al suo fianco.

«Questi ragazzini, non sanno neanche dove sia il bagno» Il Prefetto è arrivato.

«Granger» Il saluto di Fred.

«Weasley» Il saluto di Hermione.

«Fred, ci chiami George?» L’intrusione, studiata, di Ginny. Il ragazzo, mitigando con un sorriso il nervosismo e la perplessità, chiama il gemello, il cui arrivo non si lascia attendere.

«Cosa vuoi, Ginny?»

«Già, Ginny. Cosa vuoi?» S’intromette anche Hermione, guardando perplessa l’amica. Questa volta non si sono accordate. Ginny, naturalmente, sogghigna alternando lo sguardo tra Hermione, George e Fred. «Hermione ha bisogno di un libro, lo ha visto in quella specie di magazzino dove l’ha portata Fred»

La citata Hermione sgrana gli occhi «Ginny!» Inizia a innervosirsi.

«Lasciami fare!» La liquida, tornando l’attenzione a George «L’accompagneresti?»

«Io?» Reazione immediata e perplessa. Fred, accanto a George, sta consumando Hermione con il suo sguardo omicida.

«Infatti, George. Scusa… lascia perdere» Hermione, imbarazzata e rossa come un peperone. Ginny starebbe per intervenire, ma a perorare la causa è proprio Fred.

«Ma no, Granger. Ti pare che mio fratello non ti accompagni? Vai, Georgie. Accompagnala» Sarcasmo amaro. Lo sguardo che rivolge al fratello è abbastanza eloquente. George, spazientito, rifila un’occhiataccia al gemello e alla sorella, voltandosi in ultimo verso Hermione.

«Ha ragione Fred, non rifiuto mai un favore a una ragazza!» Le sorride, facendole cenno di seguirlo.

«Fred, ma dove sta andando George?»

«Nella botola, con Hermione»

Strabuzza gli occhi Lee: nella botola?

 

****


George e Hermione non hanno impiegato molto tempo per arrivare al ritratto della natura morta, questa volta la ragazza ha usato le proprie gambe. La tensione è stata alleggerita solo grazie alla simpatia e alla rilassatezza di George, il quale ora schiude il ritratto, rivelando il varco.

«Entra pure» Le sorride. Lei, stranita da tanta gentilezza, lo precede. Esattamente come aveva fatto Fred, anche lui richiude il varco alle loro spalle, facendo luce con la bacchetta «Conosci la strada?»

«Sì, è un percorso obbligato»

«Già! Solo un po’ stretto. Stammi accanto, ti faccio luce» Gli sorride la ragazza, constatando la diversità tra il comportamento di George e quello di Fred.

«Sei molto più gentile di Fred»

Ridacchia George «Non ti fidare delle apparenze!»

«Che intendi?»

Sogghigna George, guardandola «Non è chiaro?!» Prosegue, senza lasciarle tempo di ribattere «Sai che, per poco, non mi sono beccato un bolide in testa? A causa tua!»

«A causa mia?» Si indica anche, stranita. E lui sorride, annuendo «Perché?»

«Beh… vedere Hermione Granger tifare fa venire un colpo!» Lei arrossisce, imbarazzata. Maledetta Ginny «Aggiungici che ti sgolavi per me e il gioco è fatto!»

«Eri… Sei bravo» Deglutisce e lui ridacchia ancora.

«Almeno ho scoperto una cosa» Dinanzi all’espressione perplessa di lei s’affretta a completare «Hai degli ottimi gusti!»

«Siamo arrivati!» Esordisce Hermione, interrompendo quella conversazione. George armeggia con qualcosa, al pari del gemello, schiudendo il passaggio.

«Vieni» Le porge la mano, lei lo guarda stranita «Ti aiuto, dai» Gli accenna un sorriso, afferrando quella mano e sbucando al di là del tunnel. Pochi secondi dopo, sbuca anche George.

«Finalmente fuori dalla botola!»

«Botola?!»

Occhi al cielo «Sì, botola, per me è una botola!» Ma George non è Fred, difatti si limita a un’alzata di spalle.

«Se ti piace chiamarla così!» Si guarda intorno, e anche lui, come Fred, avverte una strana oppressione «Oh, mamma. Come ha fatto Fred a venirci?» Poggia la schiena alla parete, tentando d’allontanarsi, per quanto possibile, dai libri.

«Ma voi siete malati! Sono solo libri!» L’ilarità di Hermione, la quale s’appresa a impossessarsi di un libro a caso, Ginny ha improvvisato «Fortuna che ho già studiato» Una riflessione, adocchiando il gemello.

«Ah, sì?! Io non ho neanche aperto i libri»

«Ma... George!»

«Gli esami sono lontani!» Il tono ilare, ma convinto.

 

****


«Ehi, dov’è Hermione?»

«Con George»

Ron, povero, sta per soffocare con un bicchiere d’acqua. È quasi ora di cena, la botola richiede sempre del tempo, e i nostri Grifondoro sono in Sala Grande. Fred è del tutto contrariato, non fa altro che osservare il posto vacante del gemello. L’umore di Ron non è molto diverso. Lee, d’altro canto, cerca d’alleggerire l’atmosfera, mentre un dubbio inizia a insinuarsi in lui.

«Fred»

«Lee»

«Ma la Granger…» Prende tempo. È una cosa delicata «…Ti piace per davvero?»

Una gomitata e un’espressione inorridita sono le uniche risposte giunte al temerario Jordan.

 

****


«Oh no!» Hermione, il cui passo s’arresta dinanzi al portone d’ingresso della Sala Grande.

«Cosa c’è?» La perplessità di George, il quale è costretto a fermarsi.

«Sono di nuovo in ritardo!» Scuote il capo, assalita dall’imbarazzo «George, io non entro. Mi imbarazza troppo…»

«Ma dai, che ti importa! Vieni» Le sorride, stranito da quell’atteggiamento. Ma la ragazza scuote il capo, mostrandosi riluttante «Aspetta qui»

«Come?»

Ridacchia «Sì, dai! Non sia mai detto che George Weasley faccia digiunare una ragazza!» Ora è lei a essere stranita «Ti prendo qualcosa e te lo porto, va bene?»

«Oh…» Sorride incerta «Davvero? Grazie»

Le ultime parole, e il ragazzo sfila all’interno della Sala Grande. Giunge in prossimità dei compagni, venendo assalito da diversi sguardi.

«Dov’è Hermione?» Harry.

«Già, dove hai lasciato la Granger?» Lee.

«Fuori, non vuole entrare. Le prendo qualcosa, così mangia» Il dire distratto, iniziando ad adocchiare le varie pietanze. Peccato che, a infrangere i bei piani, intervenga Fred. Si alza in piedi, spazientito.

«Siediti, George. Ci penso io» George, a queste parole, sorride malizioso in direzione del gemello, accomodandosi. Fred, rapido, si conduce all’esterno della Sala, dove Hermione attende George.

«Ancora capricci?!» La guarda, sorridendole sghembo.

«Fred? Che ci fai qui?»

Il ghigno si amplia «Però, mi hai riconosciuto subito!» Le afferra il polso, lei punta i piedi a terra.

«Cosa fai? Ho detto che non entro!»

«E io dico che fai troppi capricci, ragazzina!»

«Tuo fratello è molto più gentile»

«Mio fratello non è adatto a te!»

«E chi sarebbe adatto a me?!» Il tono tradisce l’ilarità che sempre l’avvolge quando è con Fred. Lui, senza minimamente scomporsi, ghigna, trascinandola in Sala Grande sotto gli sguardi atterriti dei presenti e i sorrisi divertiti di George e Lee.

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Capitolo 11
*** Lei, lui e la cioccolata ***


«Harry»

«Non ora, Hermione»

«Ma, Harry… dobbiamo parlare»

Si volta di scatto lui, indugiando lo sguardo smeraldino sulla ragazza. Sono all’esterno della Sala Grande, la cena è appena terminata. Ron è poco distante da loro, che cupo e nervoso non riesce a distogliere lo sguardo da Hermione «So di cosa vuoi parlare, ma non è il momento. Ho anche la punizione con Piton»

Assume un’aria preoccupa Hermione, carezzandogli dolcemente il volto «Promettimi che parleremo»

«Tranquilla. Sto bene» Si allontana da lei, dirigendosi verso i sotterranei dove, suo malgrado, troverà anche Seamus.

«Stasera non ci sono alla ronda» Una voce fa voltare Hermione. Incrocia lo sguardo azzurro di Ron, stranita «Ho detto alla McGranitt che non sto bene»

«Cos'hai?» Si avvicina di un passo, guardando anche lui con aria preoccupata.

«Non lo so» China il viso, sorridendo amaro «Sei stata bene con George?» Ѐ palese il risentimento nelle sue parole. Lei, nonostante sappia di essere dalla parte della ragione, avverte uno strano senso di disagio, difatti lo sguardo scuro della ragazza inizia a vagare tra i volti sconosciuti che s’affollano all’esterno della Sala Grande.

«Ron, mi dispiace per oggi. È tutto così strano» Si scusa senza neanche comprenderne il motivo.

«No, se ci pensi non è strano. Ti piace George» Torna a osservarla «Cosa c’è di strano?» Lo domanda più a se stesso che a lei. Stringe i pugni, incapace di dire qualsiasi cosa. È solo tanto arrabbiato, ma lo è con il fratello, non con lei; assurdo ma vero.

«Tu sei sicuro che non devi dirmi niente?» Il tono incerto e speranzoso.

«Di cosa parli?» La reazione immediata di Ron è timore. Timore che lei possa aver capito, non il gioco, ma i sentimenti, che sono così diversi da quelli provati da un amico nei riguardi di un’amica.

«Non lo so. In generale… qualcosa che ci riguarda» Tenta ancora, guardandolo.

Lui, rossore a parte, scuote il capo in cenno di diniego «E tu? Devi dirmi qualcosa?»

Questa volta è lei a stringere i pugni, adirata e affranta nel notare quanto un suo amico, o sedicente tale, nonostante tutto si ostini a giocare con i propri sentimenti «Sì, voglio risponderti» Gli sorride. Un sorriso del tutto falso «Con George sono stata benissimo. È proprio come lo immaginavo. È sensibile» Serra la mascella Ron «Gentile» Le nocche del mago sbiancano «E divertente» Deglutisce lui, nervoso.

«Sono contento per te» Riesce a dire solo questo, prima di lasciarla sola. Lei, per nulla soddisfatta questa volta, china il volto. L’unica consolazione è data dal pensiero della ronda.

 

****


Un’oretta dopo, stranamente, Harry è nuovamente libero. Il docente aveva altro da fare, dunque ha liquidato in poco sia Seamus che Harry. Entrambi hanno fatto ritorno alla Sala Comune in silenzio. Ancora non si rivolgono la parola. Harry aspetta delle scuse. Seamus altrettanto. Varcato il ritratto della Signora Grassa si ritrovano dinanzi la solita folla scherzosa. Ron, non appena li vede, raggiunge immediatamente Harry.

«Finalmente, ti stavo aspettando» Il tono cupo allerta i sensi di Harry.

«Che succede?» Si guarda intorno, alla ricerca di una chioma crespa e scura «Dov’è Hermione?»

«Ronda. Si tratta di lei comunque» Non gli dà il tempo di chiedere altro, poiché afferra la manica della divisa del Prescelto, trascinandolo presso le poltrone occupate da Fred, George e altri.

«Ehi, Ronnie! Cos’è quella faccia?!»

«Fred! Lascialo stare!» Il dire sorridente di Angelina, che ammicca in direzione del suo nuovo portiere. Gesto intercettato da Lee, il quale, inspiegabilmente, tira un cuscino in direzione del Capitano «LEE!»

«Dimmi, cara!» Si alza in piedi, iniziando a correre lungo la Sala Comune, rincorso da una ridente Angelina con cuscino alla mano. Alicia e Katie sorridono maliziose alla vista della scena, scambiando sguardi complici. Fred e George, invece, sono costretti a prestare attenzione al fumante fratellino.

«Posso avere la vostra attenzione o no?»

«Se ce lo chiedi…»

«…No!»

«Ora levati di mezzo» George, scacciandolo anche con un gesto della destra.

«Devo parlarvi di voi-sapete-chi»

A queste parole, Katie e Alicia strabuzzano gli occhi, spaventante, e portano le mani al volto. Fred, annoiato, si alza in piedi «Tranquille! Non è quel Voi-Sapete-Chi, questo voi-sapete-chi non lo conoscete» Le guarda. Sono confuse «Chiaro?»

«No» All’unisono le ragazze.

«Lascia perdere» George, alzandosi in piedi. Le guarda contrariato «Mentre non ci siamo, badate a Lee. Non vorrei si riproducesse in pubblico!» Ammicca malizioso, lasciando che le due giocatrici di Quidditch indirizzino l’attenzione a Lee, il quale al momento ha incastrato Angelina tra se stesso e la parete.

«La nostra camera andrà bene» Il dire risoluto di Ron, alludendo alla camera condivisa con Harry. I gemelli si scambiano occhiate perplesse. Loro avrebbero preferito godersi il LeeTime «Eccoci. Qualcuno sa insonorizzare le stanze?»

«Dacci un taglio, Ron. Che vuoi?» George, spazientito. Fred, al suo fianco, annuisce concorde. Harry, suo malgrado, segue i due, annuendo a sua volta.

«Come volete» L’espressione s’indurisce e i pugni si serrano «Cosa diavolo state combinando?» Harry sobbalza. I gemelli lo guardano perplessi «Non rispondete, eh?» Punta l’indice contro George «TU! Cosa le hai fatto?»

«Ma si può sapere di chi parli?» Interviene Fred. George è troppo occupato a studiare l’indice del fratello puntato contro.

«Di Hermione! Lo sai oggi che mi ha detto? Eh? Lo sai?» L’indice si fa sempre più minaccioso e George inarca un sopracciglio «Che le piaci!»

Harry, che ha avuto la brillante idea di mangiare una caramella trovata sul comodino di Dean, quasi si strozza «Che…» Tossisce «Che t’ha detto?» Tossisce ancora.

Fred, stoico, si porta alle sue spalle, dandogli dei colpetti sulla schiena «Avanti, Harry. Se muori per la Granger, Tu-Sai-Chi vorrà sposarla!» Ilare, facendo sorridere George.

«Sì, bravi. Scherzate! Le avete rifilato uno dei vostri filtri, vero? Perché non è possibile»

«Cosa non è possibile?» L’intervento di George, il quale non sa, davvero, se infuriarsi o scoppiare in una sonora risata.

«Che… che… non riesco neanche a dirlo» Inizia a girare per la stanza Ron «Ti trova, aspetta, com’è che ha detto?!» Lo chiede a se stesso. Intanto Harry è sano e salvo. George è ancora in bilico tra emozioni contrastanti. Fred è seriamente infastidito «Ha detto che sei sensibile. TU! Tu sensibile! Gentile e divertente. Come se tu fossi almeno una di queste tre cose!»

«Ron, calmati. Se le piace George, devi fartene una ragione» Harry, serioso.

«Tu lo sapevi!» Ora l’indice di Ron si punta contro Harry «Da quanto? Eh? Da quanto?!»

«Ma che t’importa?»

«Mi hai appoggiato nel gioco, hai detto che potevo riuscire a conquistarla! Sei un bugiardo, sapevi che era interessata a mio fratello!»

S’arrende Harry, almeno apparentemente. Porta le mani in avanti, in gesto di scuse «L’avevo solo intuito… da alcune cose che mi diceva»

E continuano imperterriti Ron e Harry, dimentichi dei gemelli presenti. È Fred a parlare per primo, rivolgendosi unicamente al gemello «Questa storia è strana forte»

«Fred, pensavo la stessa cosa» Sogghigna George «Se davvero fosse tanto interessata a me, voi due avreste già un bel Perdente in fronte»

«L’ho pensato anche io» Ridacchia «E se ci andassimo giù pesante?!»

«Non so, è strana come cosa» Fa una pausa, riflettendo «Ma perché avrebbe dovuto farlo?»

«Per allontanare Ronnie, magari»

«Già, quale ragazza vorrebbe essere baciata da lui?!» L’espressioni disgustate dei gemelli sono tutto dire.

«Ma perché tu?»

«Sai una cosa, Fred?» Ma Fred scuote il capo «Geloso sei uno spettacolo!» Sogghigna, rifilandogli una pacca all’altezza della nuca.

«Non so di cosa parli» Ma il ghigno che si delinea sulle labbra di Fred, in accordo con l’espressione del gemello, lascia intuire ben altro.

«Tu le devi una cioccolata, o sbaglio?»

«Già» Guarda il gemello, ghignando «Ma visto che preferisce te…»

«…Non dovrebbe rifiutarmi qualche attenzione!» Si ammiccano, complici. A quanto pare, Ginny ha fatto male i conti, o meglio, ha dimenticato d’avere come fratelli gli eredi dei celeberrimi Malandrini.

 

****


Terminata la ronda, Hermione torna in Sala Comune. La treccia inizia a farle male e la stanchezza s’annuncia con prepotenza. Ha bisogno di una vasca colma d’acqua calda e di un bel letto accogliente. Ma, ormai è noto, c’è sempre qualcuno pronto a rovinarle i piani.

«Ѐ questa l’ora di tornare?!» Il dire sarcastico annuncia una presenza.

«E tu? A quest’ora ancora in giro?» Stanca. Vuole solo dormire.

«Ti aspettavo» Sogghigna.

Lei l’osserva, chiedendosi quale dei due sia «Devi dirmi qualcosa?» Tenta d’aggirare il discorso, sperando in un qualsiasi elemento che le faccia intuire d’aver dinanzi Fred o George.

«No. Solo offrirti una cioccolata» Inarca le sopracciglia, portando le mani in tasca, con nonchalance.

«Sarà per la prossima volta, ora ho sonno» Detto questo s’avvia ai dormitori, ma lui le cinge delicatamente il polso, non esercita pressione, semplicemente arresta l’avanzata della ragazza, costringendola a voltarsi «Cosa c’è?»

«Mi liquidi così?» Le sorride malizioso. Lei arrossisce a quell’espressione, anche se inizia a capire quale sia l’identità del gemello «Ti prometto che non facciamo tardi» La presa si allenta sino a liberare il polso.

Lei, notando il gesto, trae le sue conclusioni «George…»

«…Allora sai riconoscerci davvero!» La interrompe, mostrandosi sinceramente stupito. Lei, constatando la spontaneità della reazione, si lascia andare a un sorriso rilassato «Come fai?» Ora è curioso.

Hermione si stringe nelle spalle «Avete comportamenti diversi, forse» Arrossisce «Ma non vi distinguo sempre» Evita di rifilargli la risposta reale, non può certo dirgli che siccome Fred Weasley è antipatico, maleducato e arrogante riesce a capire quando non ha lui dinanzi.

Annuisce il mago, tendendole la destra «Andiamo?» Lei l’osserva perplessa, quello che non capisce è il perché.

«La cioccolata me la doveva Fred, a dire il vero» Le parole l’abbandonano prima che lei possa ribellarsi. Lui sogghigna.

«Se preferisci Fred…»

«Andiamo» Secca e decisa. Infuriata con se stessa per l’incertezza, lei ha una missione da portare a termine. Lui, sogghignante più che mai, si fa precedere oltre il ritratto della Signora Grassa, ammiccando apparentemente al vuoto.

«Adesso vediamo quanto ti piace George, Granger» Un sussurro ghignante, proveniente da una delle poltrone in ombra.

 

****


«Si è fatto tardi… torniamo alla Torre?»

«Tu vuoi tornare alla Torre?»

Un sorriso radioso illumina il volto di Angelina, le cui mani sono affondate nei capelli di Lee «Possiamo tardare un altro po’»

Annuisce lui, sorridente «Dopotutto, a chi vuoi che importi della nostra assenza?!»

Si finge perplessa, avvicinandosi a lui «Non so, magari ai professori?!»

«Un motivo in più per restare qui» Un ultimo sussurro prima di baciarla, mettendo fine al discorso. Gli spogliatoi di Quidditch non sono mai stati così attraenti per Jordan.

 

****


«In meno di un mese ho infranto un’infinità di regole» Il rimprovero di Hermione a se stessa, mentre varca la soglia delle cucine.

«Sei sulla strada giusta, allora!» Ilare il gemello. S’addentra senza indugi «Come la vuoi?»

«In che senso?» Lo segue, guardandosi intorno timorosa.

«Amara, zuccherata, con qualche spezia…? Come?»

«Ah… come preferisci»

Ghigna «A me piace amara»

E Hermione sgrana gli occhi «Zucchero, a me piace con molto zucchero!»

«Finalmente! Sei un cubetto di ghiaccio… rilassati, non ci becca nessuno» Sorride sereno. Lei, invece, lo affianca senza abbandonare l’aria guardinga.

«L’hai fatto spesso?»

«La cioccolata o venire qui…» S’interrompe, voltandosi per guardarla bene in volto «…Con una bella ragazza?» Il tono volutamente malizioso, si gode la vista delle gote arrossate di Hermione.

«Non importa» S’affretta a rispondere lei, scostandosi dal ragazzo. Lui, ovviamente, ridacchia ancora una volta. Dopo pochi istanti, grazie ai miracoli della magia, le cioccolate sono già pronte. Lui le porge la tazza, accomodandosi a terra.

«Grazie» Osserva il fumo emanato dalla cioccolata «L’hai fatta bollente!»

«La volevi tiepida?»

«No, no. Mi piace così!» Così entusiasta che, per un breve lasso di tempo, si sente anche tremendamente stupida.

«Vieni qui!» Le fa cenno d’accomodarsi accanto a lui. Lei, titubante, acconsente «Allora, com’è trasgredire la legge?!»

Si stringe nelle spalle Hermione, coprendo parte del volto con la tazza fumante «Strano»

«Anche con Fred era strano?!» Il tono volutamente sarcastico, e lei arrossisce.

«Cosa c’entra Fred?»

«Giusto» Si finge serioso «Non c’entra niente» Così dicendo poggia la tazza in terra, lei non segue le sue movenze, ha gli occhi puntati sulla cioccolata. Ma il ragazzo reclama l’attenzione di Hermione, carezzandole il volto.

Lei, come scottatasi, si volta d’istinto «George…»

«Rilassati»

«Cosa fai?»

«Tu che dici?!» Avvicina il volto a quello della ragazza, lei continua a farsi scudo con la tazza, almeno ci prova «Sai perché ti ho portata qui?»

Deglutisce la strega, iniziando a strisciare lontano da lui «No»

Ridacchia «Sai, quando ti ho vista fare il tifo per me, cercare la mia compagnia… io ho capito»

«Ah sì? E cosa?» La voce di Hermione è un sibilo terrorizzato. Non riesce più a strisciare via, perché la mancina del ragazzo la tiene ancorata al pavimento.

«Mi sembra evidente» Un’allusione e le labbra che s’avvicinano pericolosamente. Hermione, conscia di non volere quel contatto, si alza in piedi, di scatto, rovesciando la cioccolata in terra e sulle loro divise. La tazza, naturalmente, rotola sul pavimento.

«No! Non so cos’hai capito, George… ma io…» Si porta le mani alla testa «Merlino!» Sembra un’invasata, neanche regola più la voce «Tu non mi piaci! Mi dispiace… ma non m’interessi» E proprio in quel momento, complice il tono di voce di Hermione, degli Elfi compaiono accompagnati da Gazza.

«Bene, bene. Ragazzacci in giro a far danni. Non la passerete liscia!» Il tono sadico, strascicato e antipatico dell’orrido Gazza. Gli Elfi osservano i due sdegnosi, la cucina è il loro territorio.

Hermione, vedendo Gazza, s’irrigidisce all’istante, terrorizzata. Non ha neanche più la forza di respirare; contrariamente al gemello, il quale si alza in piedi, ghignante, rivolgendo un irriverente saluto al Custode. Si porta alle spalle della ragazza, poggiandole le mani sull’addome. China il volto all’altezza del suo orecchio destro «Avevi ragione su una cosa, non ci distingui sempre» L’espressione di Hermione è, a dir poco, atterrita a questa rivelazione «Ma l’ho sempre saputo che non poteva interessarti George. Non con me in giro» Sussurri sarcastici e maliziosi. Le posa un casto bacio alla base del collo, sogghignando quando giunge la Umbridge, pronta a punirli.

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Capitolo 12
*** Perdente ***


L’ufficio della Umbridge riesce ad essere addirittura peggiore della docente stessa. I gattini che colorano le pareti sono inquietanti e Fred non smette di guardarli con astio, progettando uno sterminio di massa. Hermione, invece, è in piedi accanto al ragazzo, con lo sguardo ben puntato al pavimento. La Umbridge è dinanzi a loro, l’aria da esaltata.

«Quando questa mattina Cornelius mi ha nominata Inquisitore Supremo di Hogwarts, sapevo che avrei dovuto lottare con le gravi mancanze di questa scuola» Calca ogni parola con il suo tono stridulo e rabbioso. Li guarda entrambi con sdegno, pronta ad aggiungere dell’altro, ma a interrompere l’arringa è Minerva McGranitt, che s’affaccia all’uscio dell’ufficio accompagnata dal solito cipiglio severo e il portamento elegante.

«Il signor Gazza ha ritenuto doveroso avvisarmi, in quanto dei miei studenti sono stati colti ad infrangere le regole» Il tono pacato, dando enfasi ai particolari giusti. L’attenzione è dedicata alla collega, ancora non conduce lo sguardo attento su Fred e Hermione.

«Il signor Gazza poteva anche evitare di disturbarti, Minerva»

«Nessun disturbo, Dolores» Inarca le sopracciglia «Al contrario, sono qui per evitarti ulteriori fastidi. Condurrei i ragazzi nel mio ufficio, così da liberarti di ogni incombenza»

È possibile notare le gote dell’Inquisitore gonfiarsi e un rossore colorarle il volto. Annuisce stizzita, certa di dover evitare discussioni inerenti le competenze lo stesso giorno in cui ha ricevuto la nomina. Tempo al tempo. La docente di Trasfigurazione, senz’altro aggiungere, conduce se stessa e i due studenti in un’altra ala del Castello, precisamente nel proprio ufficio. Un silenzio rigoroso accompagna il trio, un silenzio spezzato dalla stessa McGranitt non appena entrano nello studio.

«Vorrete spiegarmi, immagino, per quale ragione eravate fuori dai vostri dormitori oltre l’orario stabilito» I palmi delle mani aderiscono al legno della scrivania dietro cui troneggia la docente. I tratti severi, il tono impaziente e nervoso.

«Infatti» Interviene Fred, in piedi al di là della scrivania «Hermione non si sentiva bene» Osserva la professoressa senza remora alcuna, il tono studiato ad arte per essere convincente. Hermione invece impallidisce, guardandolo attonita «Non ha mangiato quasi niente a cena, era sul punto di svenire… in Infermeria non voleva andare, così ho pensato di farle mangiare qualcosa» Conclude anche con un sorrisetto.

«Un comportamento ammirevole, signor Weasley» Il tono asciutto della professoressa fa ridacchiare Fred «Signorina Granger, lei conferma quanto affermato dal suo compagno?» Hermione, mortificata, annuisce debolmente. Le sopracciglia della McGranitt s’inarcano «Molto bene» S’accomoda «Trenta punti verranno detratti a ognuno di voi»

«Cosa?! Ma, professoressa… la Coppa!»

«Signor Weasley, si calmi»

«Ma…»

«Nessun “ma”. La prossima volta che la signorina Granger ha un calo di zuccheri...» Inarca nuovamente le sopracciglia, facendo bene intendere quanto non creda alla storiella «...lei e la sua galanteria farete bene a condurla in Infermeria» Lo sguardo, ora, è tutto per Fred «Mi ha intesa, signor Weasley?» Lui, semplicemente, annuisce «In più, domani non avrete il permesso di recarvi a Hogsmeade, trascorrerete la domenica aiutando la professoressa Sprite in alcune faccende, la troverete alla serra numero tre alle sei in punto»

«Del pomeriggio» Fred.

«No, signor Weasley, del mattino» La McGranitt.

Sgrana gli occhi il ragazzo «Ma non può pensare che io sia già in piedi alle sei del mattino! Inso…» S’interrompe, poiché Hermione gli ha gentilmente pestato un piede.

«Ci scusi, professoressa, non accadrà più… siamo davvero mortificati» Hermione, che ha finalmente ritrovato la voce.

«Lo spero, signorina Granger. Lo spero. Non è questo l’atteggiamento che mi aspetto da un Prefetto» La guarda, accennando un sorriso «Ma può capitare a tutti di non sentirsi molto bene. Ora andate» Escono in silenzio, e non appena la porta dell’ufficio si chiude, Fred, con molta nonchalance, circonda le spalle di Hermione con il braccio destro.

«E c’è chi dice che non sei la cocca della McGranitt!» Ilare.

«Fred!» Ma lei non ha voglia di scherzare, difatti si libera celermente dalla morsa, marciando verso la Torre. Lui, ridendo, la segue.

«Andiamo, Hermione, ti ha persino sorriso!»

 

****


«Ehi, George…» S’avvicina al letto del rosso «George… sei sveglio?»

«Ma che vuoi…?» Il tono impastato.

«Abbiamo un problemino»

«Domani»

«Riguarda Fred»

Due paroline, buttate lì con disinvoltura, fanno scattare George «Cos’è successo a Fred?»

«Non è a letto. Si può sapere che fine ha fatto?»

George, trucidando Lee con lo sguardo, si rimette a dormire «Ѐ con la Granger»

«Uh, uh!» Il tono malizioso, iniziando a spogliarsi per infilarsi il pigiama «Staranno sicuramente facendo qualcosa di bello!»

«Puoi dirlo forte! Si fingeva me, già questo è bellissimo»

«Cos…?»

«NOTTE»

****


«Perché non parli più?»

Silenzio totale.

«Hermione, allora?»

Un’occhiataccia. Varcano il ritratto della Signora Grassa.

«Non vorrai andare a letto senza salutarmi!»

Uno sbuffo stizzito.

«Granger!»

«Weasley!»

Si volta, snervata dall’atteggiamento di lui. Fred sogghigna «Non me lo chiedi?!»

«Cosa?»

«Se sono sempre così fastidioso!» Ilare, rievocando una loro conversazione.

Lei, suo malgrado, si lascia sfuggire un sorriso, scuotendo il capo «Sei un bambino»

«Ah sì?!» Senza riflettere l’afferra, avvicinandola a sé. Le braccia le cingono la vita, costringendola a un’eccessiva vicinanza.

«Lasciami» Le mani si puntano sul petto di Fred, tentando di scostarlo.

«Non ci penso proprio» Inclina il volto verso il basso, incrociando lo sguardo della ragazza.

«Cosa vuoi ancora?»

«Spiegazioni» Poggia la propria fronte su quella di lei. Le gote di Hermione si imporporano, ma rimane in silenzio, ostentando una sicurezza che al momento non le appartiene «Perché George?»

«Temo di non capire»

Ghigna «Sei troppo intelligente per usufruire di questa scusa»

«Fred, lasciami andare a letto e dimentichiamo questa storia»

«Risposta errata» Serra la presa, avvicinandola ancora di più «Perché hai finto d’essere interessata al mio gemello?»

Assume un’espressione dura Hermione, optando per la semplice, banale e inevitabile verità «Per far impazzire te e quel mentecatto di tuo fratello» Un sorriso amaro accompagna le sue parole «Parlo di Ronnie. Voi e il vostro stupidissimo gioco» Sta perdendo nuovamente il controllo, il tono di voce si alza man mano.

«Ma… di cosa parli?»

«Non fingere, Fred. So tutto. Del gioco, della sfida, di quel Perdente che nessuno di voi vuole» Stringe, nervosa, la stoffa della camicia del ragazzo «Perché mi hai offerto la cioccolata?» Una domanda retorica.

«Hermione…»

«Cosa? Ti senti in colpa? Ora è tardi!»

Ma lui, contrariamente alle aspettative della ragazza, sorride «Io non mi sento in colpa, per niente! E tu sei un genio diabolico!» La presa si fa sempre più salda «Tu… geniale! Sei anche un’ottima attrice! Fantastico, sul serio!» Ammirato ed entusiasta. Sempre più vicino, al punto che i loro respiri iniziano a confondersi.

«Cosa? Non mi chiedi scusa?» Lo guarda allucinata. Si aspettava di tutto, ma non dei complimenti.

«Chiederti scusa? Ma che ti dice il cervello?! E perché?»

Assottiglia lo sguardo «Perché tu hai giocato con i miei sentimenti»

«Ma se ti piace George!» La schernisce anche, col suo sarcasmo «Sai ora cosa faccio?»

«Mi lasci andare a dormire»

«Illusa» La fronte si scosta da quella della ragazza e il capo di Fred s’inclina «Ora vinco il gioco» Un sibilo sulle labbra di lei, prima di sorprenderla con un bacio innocente. Hermione, con le gote in fiamme, non trova neanche la forza di chiudere gli occhi. Le dita stringono con più foga la stoffa. È questione di pochi secondi, in sincronia agiscono entrambi. Lui che si ritrae, probabilmente pronto a proseguire, e la mano destra di lei che si stacca dalla camicia di Fred e schiaffeggia con forza la guancia del ragazzo. Si allontanano.

«Stai lontano da me, tu e il tuo stupido gioco» L’enfasi delle sue parole è attutita soltanto dal basso tono di voce. Non aggiunge altro, s’allontana alla volta della propria camera, completamente stravolta dagli eventi.

Intanto, la mano di Fred massaggia la propria guancia «Che caratterino» Con una pacatezza invidiabile s’appresta a raggiungere la propria stanza, ridacchiando.

 

****


«Ehi… George, svegliati, dai» Quel povero ragazzo si rigira nel letto, ma la mano di Fred continua a scuoterlo «Dai… George, George…»

«Che c’è? Che vuoi? Che volete? Io voglio dormire!» La voce ancora una volta impastata. Gli occhi ancora chiusi.

«Mi serve un torrone sanguinolento, dove li hai messi?»

«Dopo… vediamo dopo»

«Mi serve ora!»

George, stanco, snervato e con manie omicide, schiude le palpebre «Sotto il letto di Lee» Si volta in direzione dell’orologio. Le pupille si dilatano «Ma sono le sei! Che diavolo vuoi alle sei di notte?!»

«Tecnicamente, sei del mattino!»

«Buongiorno, Lee» In coro i due gemelli.

«Non prostratevi, chiedendo scusa. Non lo fate! Tanto cavoli vostri, mi avete svegliato alle sei, ora sarò una lagna per tutto il giorno» Si lamenta Lee, seduto al centro del letto come un bambino, con le gambe incrociate e l’aria stranita, di chi non ha ancora elaborato dove, come, quando e perché.

«Arrabbiati con Fred… è lui…» Si blocca George, guardando stranito il gemello, già vestito, già (s)pettinato «Ma dove devi andare?»

«Sprite. Punizione. McGranitt. Trenta punti» Farnetica, riemergendo da sotto il letto di Lee, con un torrone sanguinolento alla mano.

«Sei stato beccato? Trenta punti?!»

«Sessanta, per l’esattezza. C’era anche la Granger. Ci hanno beccati nelle cucine, perché la bimbetta urlava» Lo racconta con disinvoltura, come se nulla fosse.

«Perché urlava?»

Ridacchia soddisfatto e vanesio, dedicando la sua bell’immagine al gemello «Perché non voleva essere baciata da te

Assume un’espressione contrariata George «L’ho sempre detto che non è intelligente come dicono»

«Ma, scusate… perché?» Lee, che cerca nonostante il sonno di seguire il discorso.

«Perché sapeva tutto!» Sogghigna Fred, nuovamente quell’aria ammirata. E, con un occhiolino complice, si congeda dai due.

«Ora possiamo rimetterci a dormire?»

«Suppongo di sì» Sorride felice «Notte, Lee!»

 

****


Alla serra numero tre sono già presenti la professoressa Sprite, allegra come al solito, e Hermione, assonnata, arrabbiata e mortificata. L’unico a mancare è Fred, il quale fa il suo ingresso alle sei e trenta con un pacchetto alla mano.

«Buongiorno!»

«Ah, signor Weasley» Occhi al cielo «Si è degnato di raggiungerci, a quanto vedo»

«Non la seguo, professoressa» Si finge serioso e allibito, Hermione non sa, davvero, se ridere o sbraitare.

«Non inizi, per carità… va bene lo stesso. Si metta lì, accanto alla signorina»

«Con molto piacere!» S’avvia verso Hermione, per poi fermarsi improvvisamente «Che stupido! Quasi dimenticavo!»

«Prego?»

«Il signor Gazza, professoressa, mi ha detto che gli Elfi le hanno preparato la colazione!» S’avvicina alla docente, porgendole il pacchetto.

«Che pensiero gentile!» Sorride, aprendo il pacco «Servitevi pure, ragazzi!» E se Hermione scuote il capo, Fred accetta sorridente, assaggiando un dolce.

«Questo è buonissimo!» Esclama allegro.

Sorride la Sprite, decidendo d’assaggiare anche lei un dolce e, alle volte il caso, l’unico rimasto è un torrone. Quando lo addenta, Hermione può giurare d’aver visto Fred voltarsi in sua direzione e ammiccare diabolicamente.

 

****


«Ma dov’è Hermione? Dovevamo andare a Hogsmeade» Harry e le sue lamentele mattutine.

«Non lo so, nessuno l’ha vista» Ron, guardandosi intorno.

«Ehi, Ron! Dov’è la tua bella?!» Lee, che alle undici è decisamente di buon umore. È solo, George ha dato esatte disposizioni: non svegliarlo prima delle sei, del pomeriggio.

«Non ti ci mettere anche tu» La risposta burbera del rosso.

Ridacchia il ragazzo di colore «Cos’è? L’hai persa?»

«C’è qualcosa che vuoi dirci?»

Volge lo sguardo a Harry, ghignando «Un uccellino mi ha detto che questa notte è stata beccata nelle cucine con Fred… pare siano entrambi in punizione ora!»

«Ehi! Buongiorno!» Una bella ragazza giunge alle spalle di Lee, dandogli un bacio sulla guancia.

«Buongiorno a te, capitano» Un ammiccamento impertinente in direzione di Harry e Ron, per poi allontanarsi in compagnia di Angelina.

«Cucine… hai sentito?»

Scuote il capo Harry «No, è impossibile, Hermione non può essere stata punita, è contro natura!»

Alle loro spalle sopraggiungono Seamus e Dean. Il primo con un calendario alla mano e l’aria allarmata «Ron! Ho fatto il conto, per “Il Contratto” un mese sono trenta giorni, e i tuoi scadono il 29!»

«Hai solo altri diciannove giorni» Dean, che s’accoda all’amico.

«Impossibile, trenta giorni scadono il 30, è logico!»

«No, genio! Devi contare anche il 31, quando avete giocato…»

«Diciannove giorni» Impallidisce Ron, deglutendo.

«Salve»

«Ciao, Neville» I quattro in coro.

Assume un’aria perplessa Neville, scrutando la fronte di Ron «Ron… ma cos’è quel segno?»

«Cosa? Quale segno?»

Si volta verso Harry, quest’ultimo abbozza un sorrisetto imbarazzato «Sembra una P»

All’istante, Ron scatta in direzione di Seamus, guardandolo con occhi sgranati, l’irlandese serra i pugni «Per tutti gli gnomi balbuzienti! Sta vincendo Fred!»

«Calmiamoci!» Dean «Ѐ solo la P»

«Significa che si può ancora rimediare» Seamus e la sua fiducia.

«Seamus» La voce tremante di Ron «Vai col piano C»

Harry osserva il vassoio dei muffin vacante: quanto sarebbe bello suonarlo sulla testa di Ron?

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Capitolo 13
*** La forza della sincerità ***


In ogni modo, in qualsiasi circostanza e per qualsiasi motivo, Fred Weasley deve, necessariamente, far danni. Non è importante di quale entità siano, purché siano danni sono sempre lodati. Sono delle ore, ormai, che sia lui che Hermione attendono il ritorno della professoressa Sprite, che in seguito all’ingestione di quel particolarissimo torrone ha avuto un leggero problemino al naso. Naso che ha iniziato a sanguinare copiosamente. Sfortunatamente, la parte viola del torrone, ossia quella utile a sanare il misfatto, è ancora in fase di sperimentazione – e non sia mai detto che Fred Weasley usi una docente come cavia! –, ecco perché la Sprite, confusa e spaventata, ha dovuto raggiungere l'Infermeria in fretta e furia.

«Hai intenzione di non rivolgermi mai più la parola?»

Chiede Fred per l’ennesima volta. Da quando la Sprite ha lasciato i due studenti all’esterno della serra, perché certa che all’interno avrebbero potuto far danni, Hermione ha seguitato a ignorare il compagno di Casa, anche quando questi ha tentato di convincerla ad andare via da lì – in risposta, Hermione si è accomodata sul prato, in silenzio e con le gambe incrociate in stile meditazione, forse effettivamente in procinto di meditare una vendetta efficace ai danni di Fred.

«Granger…» Il tono volutamente lagnoso «Hermionuccia…» Ѐ seduto accanto a lei e la guarda con aria impertinente «Mioncina…»

«E basta!»

«Mi hai parlato!» L’aria vittoriosa e sorniona.

«Certo che ti ho parlato, sei una lagna!» Le braccia conserte e lo sguardo puntato all’orizzonte. I tratti inferociti.

«Non sono una lagna, sono solo in astinenza d’attenzioni...» Ghigna «...Mioncina»

«Fred! Se mi chiami di nuovo a quel modo, mi trasformo in una pazza sadica» Ora lo guarda.

«Tesoro…» Il tono malizioso, provocante. Le sfiora una guancia con la destra «…Tu sei già una pazza sadica!»

«Brutto…!» Tenta di rifilargli uno schiaffo, peccato che lui si scosti, si alzi e le rivolga anche un’irriverente linguaccia. Hermione, guidata da quella celeberrima voglia di vendetta, s’alza in piedi, rincorrendolo «Fred! Fermati o ti pietrifico!»

«Visto? Sei una pazza sadica!»

Girano intorno al tronco di un povero albero fino a quando, dopo una manciata di minuti, Fred si ferma, costringendo Hermione a fare altrettanto. Si ritrovano di nuovo l’uno di fronte all’altra. I capelli di lei sono tutti scompigliati malgrado la crocchia tenti disperatamente di tenerli stretti tra loro. La divisa, al contrario, è come sempre in ordine. Fred, invece, indossa la divisa a metà: camicia e pantaloni.

Le sorride sghembo «Hai il fiatone! Sei una vecchia!»

«Cosa?!» Riprende fiato, perché, in effetti, ha il fiatone «Io sono un anno più giovane di te!» Lo dice con orgoglio, portando le mani sui fianchi e il mento all’insù.

«Uno?! Io direi anche due, signorina!» Porta anche lui le mani sui fianchi, schernendola «Non copio anche la posizione della testa perché sei una gnoma!»

«Non sono una gnoma!» Prosegue, pignola «E sono di un anno più giovane di te»

«Come no! E com’è che non sei al sesto?!»

«Forse perché sono nata il 19 settembre?!»

Assume un’aria incuriosita Fred «Quindi tra nove giorni è il tuo compleanno!»

«Esatto, e compio sedici anni. Non quindici!»

Si mostra pensoso «Ecco, questo conferma la mia teoria» Hermione s’incuriosisce, lui ghigna «Sei una gnoma!»

«Ancora? Non sono una gnoma, per niente!»

«Sì che lo sei! Quanto sei bassa?!»

Un bel calcio colpisce la caviglia destra di Fred «Ahi!» Si siede a terra, massaggiando la povera caviglia «Schiaffi, pugni, calci… sei una belva!»

Questa volta è lei a ghignare «Devi pagarmela, Weasley» Non si siede, preferisce sovrastarlo, almeno per una volta.

«E perché?»

«Perché?! Tu… tu mi hai rovinata!»

Inclina il capo verso l’alto, confuso «Rovinata?»

«A causa tua, sono in punizione…»

«Questa è una cosa positiva!»

«Zitto!» Impone Hermione e Fred mostra i palmi delle mani in segno di resa e scuse verso la belva «In più, mi hai usata come una bambola di pezza per vincere uno stupidissimo gioco, e hai finto di essere George. Ah, poi c’è quel bacio e il fatto che non ti sia ancora scusato» Tutto d’un fiato, stizzita. Riporta le braccia conserte quando lui si alza in piedi.

«Secondo me, esageri. Anche tu, quando l’hai scoperto, hai usato George»

«Ѐ diverso!» Si stringe sempre più nelle spalle.

«Io non credo»

«Non ho mai tentato di sedurre George» Arrossisce. La conversazione è imbarazzante per lei «Tu invece sì... hai provato... con me...»

«Quindi? Che problema c’è? Continuo a non capire» Sogghigna quando nota il viso di Hermione diventare sempre più rosso d'imbarazzo.

«Il problema è il gioco» Spazientita, sbuffa «Come fai a non capire? Tu e Ron…» Lo guarda, è di nuovo vicinissimo a lei, e le mani di lui sono di nuovo sui suoi fianchi «Che fai?»

«Niente, tranquilla» Le sorride malizioso «Ora ho capito»

«Sì? Bene. Allora allontanati»

«Lo faccio subito, ma prima voglio dirti una cosa…» Incrocia lo sguardo di Hermione «…Non sono più sicuro che a spingermi sia solo il gioco»

«Non…» Le poggia l’indice sulle labbra, invitandola a tacere.

«Mi piacerebbe ascoltare la tua voce melodiosa» Ghigna, inarcando le sopracciglia «Ma, suppongo, vorrai sapere che la Sprite ci sta guardando!» Le ammicca. Lei gli rifila un’occhiataccia, voltandosi e incrociando, effettivamente, la Sprite che li fissa con le mani sui fianchi e l’espressione adirata.

«Ne avete ancora per molto?»

«No, professoressa» Deglutisce.

Fred, al fianco di Hermione, ha un’aria felice e ghignante «Sta bene, professoressa?»

«Signor Weasley, non sfidi la mia pazienza» Ora le orecchie della docente sembrano in procinto di fumare «Ringrazi che non abbia prove. Ringrazi! Ora via, tutti e due, mi avete già fatto perdere troppo tempo»

I due Grifondoro, senza aggiungere altro, si congedano dalla docente. Hermione seria e stranita. Fred allegro.

«Visto quanto sono belle le punizioni con me?!»

«Non ci scherzerei troppo, avrebbe potuto triplicarti la punizione»

Sorride «Oggi che fai?»

«Studio»

«Se non hai altro da fare!»

«No, no. Io studio e basta»

«Sei ancora arrabbiata con me?»

Lo guarda e tenta di ostentare un plateale fastidio, ma un sorriso spontaneo tradisce il reale stato d'animo «Non lo so, ci penso e ti faccio sapere» Sarcastica anche lei.

 

****


Intanto, in Sala Grande, continua l’affascinante battibecco circa il famoso piano C. I cinque dell’Apocalisse sono al completo: Harry, che continua a osservare sadicamente il vassoio vacante, Neville, amareggiato e annoiato dalla petulante voce dell’irlandese, Dean, che tra una confabulazione e l’altra indirizza sguardi seducenti a una Tassorosso, Ron, che pende dalle labbra dei compari, e ovviamente Seamus, che è il Capo-Ultrà.

«Allora, hai capito?»

«Seamus… è la decima volta che mi ripeti il piano, ho capito!» Ron, angosciato.

«Allora ripetilo ancora una volta! Dobbiamo essere sicuri» Una gomitata a Dean «Vero, Dean?»

«Eh?» Si risveglia dalla trance «Certo, certo! Tutto quello che ha detto lui» Indica distrattamente Seamus, annuendo verso Ron. Neville e Harry ridacchiano.

«D’accordo» Sbuffa Ron «La cerco, mi assicuro d’essere solo con lei…» Seamus e Neville annuiscono «…Le faccio dei complimenti…» Seamus scuote il capo, irato «…No, no! Prima mi scuso di nuovo per il mio comportamento…» L’irlandese annuisce soddisfatto. Nel mentre, Dean sta ormai flirtando a distanza con la Tassorosso e Harry si è perso nella contemplazione di Cho, appena entrata in Sala «…A questo punto, le faccio i complimenti, poi le dico che sono innamorato…»

«Innamorato, sì…» Harry, sognante, incrociando lo sguardo di Cho.

«…Dicevo…» Ron, contrariato, prosegue «…A questo punto la bacio…»

«Ma con delicatezza! E non ti scusi!»

«Sì, Seamus»

«Bene, puoi andare!» Il Professor Finnigan gli concede d’abbandonare l’aula. Neville evita di far notare all’Ultrà che il piano C è la copia del piano B, preferisce lasciarli nella loro ignoranza.

 

****


«George? Stai ancora dormendo?»

Si rigira nel letto, scocciato «Ma non dovresti essere in punizione?»

Ridacchia Fred, accomodandosi sul letto del gemello «La Sprite ha avuto qualche problemino! Dai… andiamo a comprare la roba che ci manca»

«Che rottura...» Si mette seduto, l’aria ancora assonnata, sbadiglia guardando il gemello «Tra mezz’ora sono pronto»

«Abbiamo già la lista, no?»

«Sì, l’ha scritta Lee» Assume un’aria contrariata «Senti un po’… com’è che la Granger non voleva essere baciata da me?»

Sghignazza «Mi ha… cioè… ti ha detto che non le interessi e che ha finto per vendicarsi di me e Ron»

Allibito il gemello «Sapeva del gioco?» L’altro annuisce. George ridacchia «Che caratterino! Hai capito il Prefetto?!»

«Ehi, che caratterino lo dico io» Gli rifila un’occhiataccia eloquente.

George come può non sghignazzare? Non può, infatti «Fratellino, non ti interessa la Granger, vero?»

«No, ma devo vincere e mi serve un’altra strategia»

Si alza in piedi George, improvvisamente rinfrancato e perfettamente sveglio «A me, invece, una ragazza così vendicativa e cinica piace» Lo dice convinto, sondando la reazione del gemello.

«Ma parliamo della Granger!»

«Il che rende tutto più divertente!»

«Perdi il tuo tempo: non le interessi, è stata chiarissima» L’aria convinta e soddisfatta.

«Non è un'informazione attendibile, eri tu a fingerti me, non sarai stato il massimo!»

«Convinto tu…» Ghigna, slacciandosi la camicia della divisa, pronto a indossare qualcosa di più comodo.

Sogghigna a sua volta George, per poi assumere un’espressione seriosa e drammatica «Comunque a causa TUA sono stato svegliato due volte, e io… io stavo facendo un sogno grandioso! Silente aveva un pantaloncino a pois…»

«Un pantaloncino a pois?!»

«…E gli occhiali della Cooman! E poi c’era Tu-Sai-Chi che ballava la conga!»

«La conga?!» Inizia ad avvertire un formicolio allo stomaco.

«…Sì! Ed era pure bravo! E poi… c’era lei! Minerva! Con un tutù…»

«La McGranitt col tutù?!»

«…E poi…»

«E poi?!»

Serra i pugni, l’aria adirata «E poi è arrivato Lee per chiedermi di te e dopo sei arrivato tu! La pagherai per questo!» Impettito e offeso s’avvia verso il bagno. Fred, nel mentre, rotola felice, ridendo.

****


Hermione è in biblioteca. Anzi, volendo essere precisi, Hermione è, finalmente, lode a Merlino e a Morgana, in biblioteca. Seduta al suo carinissimo banco, circondata dai suoi beneamati libri, dai rotoli di pergamena pronti per essere utilizzati, dall’inchiostro e da tanti, tanti, tanti favolosi e rilassanti compiti da portare a termine. Insomma, un sogno per lei. il suo habitat naturale, dove non c’è nessuno intenzionato a rovinarle la vita, perché i libri non ti baciano, non ti tradiscono e non ti procurano punizioni.

«Hermione» Un sussurro proveniente da una voce troppo conosciuta. La presa intorno alla piuma si rafforza, al punto che la strega rischierebbe di spezzarla. Alza lo sguardo, scuotendo il capo. Ma la voce non s’arrende «Hermione»

«Cosa vuoi, Ronald?» Un sibilo stizzito.

«Devo parlarti, per favore…» Il tono incerto, i capelli che coprono la P.

Sbuffa Hermione, alzandosi e seguendo il ragazzo al di fuori della biblioteca «Cosa c’è?»

«Ecco… io…» Deglutisce. Le orecchie pulsanti. La memoria che ripassa il famigerato piano C. Sicurezza, controllo, dichiarazione, bacio mozzafiato.

La strega porta gli occhi al cielo «Ci risiamo»

«Come?»

«Ron, ormai Fred lo sa, quindi è inutile fingere con te» Lui la guarda confuso, ma non parla «Non mi piace George» Ron s’illumina «Ho saputo del “Contratto”» Ron sta per soffocare «E volevo farvela pagare» Ron è morto, metaforicamente, s’intende. Hermione lo osserva «Non parli più?»

«No… cioè sì… oh… scusa, Hermione!» Mandando al creatore il piano C, congiunge le mani e la guarda con aria da cucciolo bastonato «Mi dispiace, mi dispiace tantissimo… ma se vuoi, io posso spiegarti»

Lei è stranita, ma felice. Almeno Ron le ha chiesto scusa e vuole persino spiegarle. Seriosa annuisce, facendogli cenno d’allontanarsi dall’ingresso della biblioteca per evitare di disturbare. Porta le braccia conserte, indagando le espressioni che appaiono sul viso dell'amico «Ti ascolto»

Un calore assurdo invade il corpo del piccolo Weasley. I suoi occhi azzurri vagano sul volto dell’amica. Le labbra si schiudono più volte senza emettere suoni – è molto difficile per lui iniziare quel discorso. Dopo qualche istante, però, riesce a trovare la forza di ignorare le proprie orecchie pulsanti e il proprio battito accelerato, esordendo «Vedi… io non volevo coinvolgerti in questa situazione, sapevo che era sbagliato, inizialmente Harry mi aveva convinto a non fare niente, non è un problema ignorare il gioco, l’unica conseguenza è il pegno…» Lei annuisce, lui trae un respiro e va avanti «Ma poi mi sono immaginato con quella scritta… tu sai come sono in questa scuola» China il capo «Non l’avrei sopportato… per di più Fred aveva anche cambiato idea…»

«Cambiato idea?»

«Sì, all’inizio non voleva fare nulla… poi, non so perché, ha cambiato idea…» Deglutisce, lei assume un’aria perplessa «…E io non volevo…» Stringe i pugni, rabbioso con se stesso. Il capo si raddrizza, ma lo sguardo è lontano da lei «…Immaginarti con lui è troppo, non lo so perché… ma mi infastidisce. Mi infastidiva Krum, mi infastidisce Fred… tutti mi infastidiscono» La tonalità del viso di Hermione è notevolmente mutata: ora è di un rosso indecente «Sono uno stupido, mi dispiace… spero vorrai essermi ancora amica» Conclude il suo discorso senza guardarla. Si è lasciato andare alla sincerità, o almeno a una parte di essa, tentando d’aggirare i suoi reali sentimenti e di balbettare il meno possibile.

«Non importa» Accenna un sorriso imbarazzato Hermione. Lui, a queste parole, trova il coraggio di guardarla «Almeno sei stato sincero e mi hai chiesto scusa» Mordicchia le labbra «Lo apprezzo» Ron le sorride grato e annuisce, semplicemente.

 

****


«Fred… girati un po’ »

«Cosa c’è?»

George scoppia in una sonora risata, additando la fronte del gemello, incurante di essere in un negozio a Hogsmeade. Fred è perplesso, ma George senza il minimo tatto lo afferra per il colletto del maglioncino e lo trascina dinanzi a una vetrina in cui può riflettersi. Sgrana gli occhi Fred, allibito in presenza della sua stessa immagine.

«No… è impossibile»

«Cosa?! Che ci sia solo la P? In effetti mi aspettavo tutta la scritta!» L’irriverente George continua a sghignazzare, Fred invece è ancora in piena fase: “No. Ѐ impossibile”.

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Capitolo 14
*** Mai interrompere i sogni di George! ***


Lunedì. Giorno a detta di Hermione splendido. Difatti, è con il lunedì che hanno inizio tutte le laboriose settimane di studio. In questo particolare frangente, poi, per Hermione districarsi tra una lezione e l’altra è un vero toccasana. Almeno può evitare d’incrociare Fred, dovendo sopportare la sola presenza di Ron. O almeno è quello che la giovane strega spera, ma è ormai noto: la speranza non è l’ultima a morire, bensì la prima a volare dalla finestra.

«Hermione» Uno studente s’affretta a seguire la giovane, sono reduci entrambi da una lezione di Pozioni in compagnia di Piton.

«Neville, dimmi» Gli rivolge un sorriso, continuando ad avanzare spedita, incurante dei capelli più crespi del solito – colpa del vapore emanato dalle pozioni.

«Ti… ti volevo ringraziare» La testa bassa e le movenze impacciate, gratta la nuca per dissimulare l’imbarazzo.

«Oh, Neville, figurati! Piton non è giusto con te…»

«Oh no! Non dicevo per quello»

Lei si ferma. Lo fa anche lui. Lei lo guarda incuriosita. Lui la guarda imbarazzato, accennando un sorrisetto buffo «Dicevo per i ragazzi… Sai, parlando con Seamus, che ha parlato con Ron, che… beh, ha parlato con te…» Si zittisce per un istante, consapevole d’essere confusionario. Lei gli sorride incoraggiante, fingendo di ignorare la goffaggine del discorso «…Insomma, ho saputo che non hai detto niente riguardo Harry e me…»

«Sì, ho detto d’aver scoperto tutto ascoltando una conversazione» Annuisce alle sue stesse parole, avendo afferrato il nocciolo del discorso. Lui le sorride, grato per aver riassunto il concetto.

«Beh, grazie davvero. Mi… mi sarei trovato un po’ in difficoltà… ma se vorrai dirlo, non farti problemi…»

La mano di Hermione si posa sulla spalla di Neville, calorosa «Non ho bisogno di dirlo» Gli sorride «E sono io che ringrazio te e Harry per essere stati sinceri»

Contemporaneo a quest’incontro è l’arrivo di un diciassettenne che, non appena nota la mano di Hermione posarsi sulla spalla di Neville, batte il dorso della propria mano sul petto di Lee, bloccando l’incedere del ragazzo «Guarda un po’»

Lee, ovviamente, indirizza lo sguardo scuro verso la scenetta, ridacchiando «Amico, inizi a preoccuparmi! Non sarai geloso di Paciock?!»

«Di lui, no» Asserisce secco, facendo cenno a Lee d’aspettarlo «Della mano della Granger, sì» E s’avvia verso i due. L’incedere sicuro, l’aria sbarazzina, si ferma alle spalle di Hermione, poggiandole entrambe le mani sulle spalle. Hermione, ovviamente, sobbalza «Tranquilla, mia dolce belva!» Il suo esordio del tutto sarcastico.

«Fred, allontana quelle tue manacce!»

«E tu allontana la tua manaccia dalla spalla di Paciock» Solo ora si rivolge a Neville, il quale gli indirizza un sorriso «Paciock, è un piacere» Peccato che il tono sarcastico metta in dubbio la sincerità dell’affermazione.

«Io… stavo andando… »

«Ottima idea!» L’affermazione gioiosa di Fred, che porta Hermione a incrociare le braccia al petto, nervosa.

«Già. Beh… ci vediamo dopo, Hermione» Un sorriso bonario alla ragazza, per poi svanire.

«Ora mi spiegherai, suppongo» La soave voce di Hermione.

«No. Ora tu mi spieghi perché quello ha detto che vi vedete dopo» Il tono inquisitorio. Quella P non è stata digerita: anche se i capelli possono coprirla, lui sa bene che è lì a torturare il suo grandioso e pavoneggiante ego.

«Spiegare? A te? Weasley, non sei il mio ragazzo» Lo afferma con sicurezza, voltandosi verso di lui, lasciando che le mani di Fred scivolino via. Lee, nel frattempo, ha osservato e riso, e con un’espressione sadica e diabolica è andato via.

«Non ancora, infatti» L’afferma con malizia, tornando a sogghignare. E lei torna ad arrossire.

«Ho lezione, non posso né voglio tardare»

«Ti accompagno» Il braccio destro circonda le spalle di Hermione, e lei non si ribella «Cos’è? Non sbraiti?!» La stuzzica, sorridendo sghembo.

«Ora non mi va» Lo afferma sorridente, ricambiando per una volta lo sguardo del ragazzo. È strano, ma viene invasa da una sensazione piacevole. Tra le sue braccia, ora, sente di star bene.

****


«George… ehi!»

«Lee! Vi stavo cercando» Guarda alle spalle del ragazzo di colore «Dov’è Fred?»

Ridacchia Lee «Con la Granger!»

Occhi al cielo «Sta diventando paranoico! Stanotte non ha chiuso occhio, lui e quella maledetta P»

«C’è da capirlo… anche se vi avevo avvisati» Il tono saputello di Lee viene accolto da un’occhiataccia di George. Sogghigna il telecronista «Comunque… ho assistito a una scenetta davvero carina…»

«Ah sì?» Ghigna anche George «Racconta un po’!»

 

****


Harry è solo. O, meglio, ha voluto essere solo. Al momento è nei pressi del lago, in piedi e all’ombra di un albero. Ha bisogno di riflettere, di isolarsi, di mettere ordine. Insomma, è in pieno sono-il-Prescelto-time. Quindi nessuno può alleviare le sue ferite. Nessuno ad eccezione di una ragazza dai tratti orientali che l’ha appena raggiunto, affiancandosi a lui e sorridendo con dolcezza.

«Ciao, Harry» La voce melodiosa richiama l’attenzione del Grifondoro.

«Cho!» Strabuzza gli occhi, deglutisce e arrossisce. Uno spettacolo. Lei, semplicemente, amplia quel suo dolce sorriso «Ciao… che… che ci fai qui?» Il tono incerto, inizia a maledirsi mentalmente per la banalità dell’argomentazione.

«Vengo spesso qui, sai… per riflettere» Il sorriso s’affievolisce. L’allegria della Corvonero è contagiosa «Anche tu ci vieni spesso?»

«Io… quando posso, sì. Mi… mi piace qui» Sorride imbarazzato, perdendosi nei bei tratti della ragazza.

«Ti va se ci facciamo compagnia?» Torna a sorridere «In silenzio…»

«Certo!» Un dire eccessivamente entusiasta, difatti lei ridacchia, accomodandosi ai piedi dell’albero, mentre Harry diventa multicolore per l’imbarazzo. Ma s’accomoda anche lui, sorridendo e assumendo un’espressione da perfetto ebete.

 

****


Dopo pranzo, Lee e George si congedano con qualche scusa da Fred e, senza farsi notare, seguono Hermione e Ginny che sono dirette alla voliera dei gufi. Hermione ha di nuovo un aspetto dignitoso grazie alla treccia ordinata che disciplina i capelli. Ginny, d’altro canto, ha la fortuna d’averli sempre lisci e in ordine. La piccola di casa Weasley è, naturalmente, aggiornata riguardo all’andamento del gioco. Ha condiviso la scelta dell’amica di rivelare ogni cosa: dinanzi all’evidenza sarebbe stato inutile e infruttuoso proseguire la farsa.

«Ora cos'hai intenzione di fare?»

«Proprio nulla. Ron si è scusato, abbiamo chiarito» Accenna un sorriso dolce «Ѐ stato davvero carino, non immaginavo potesse sorprendermi tanto»

Sorride Ginny, scegliendo uno dei gufi della voliera «Non è che ti innamori davvero?»

L’altra arrossisce, avvicinandosi al gufo scelto «Non dire sciocchezze. Io e Ron siamo amici. E poi Fred…»

«Fred? E chi ha parlato di Fred?!» Il tono sarcastico e malizioso, Ginny non perde occasione per punzecchiarla. Hermione tace, rifilandole un’occhiataccia eloquente. Intanto, il gufo ha lasciato il Castello, la lettera al bulgaro è stata spedita, e proprio quando le due ragazze sono pronte ad andar via, due Grifondoro con espressioni impertinenti sbucano fuori.

«Bene, bene… guarda chi abbiamo qui: Hermione Granger e la mia pestifera sorellina!»

«Dacci un taglio, George» Ginny, diretta e concisa. Hermione, mentalmente, la ringrazia per aver immediatamente svelato l’identità del ragazzo.

«Calma! Sono qui per Hermione»

«Per me?»

«Già, Granger! Siamo tutti e due qui per te!» Lee le ammicca, George gli rifila una gomitata. Il telecronista è costretto a guardar perplesso l’amico.

«Sappiamo del piano organizzato da te e Ginny» Inizia George, avvicinandosi. Il tono suadente e divertito «Sappiamo che volevi farla pagare ai miei fratelli. E sappiamo che hai usato me…»

«George… potresti essere sintetico?» Hermione, la quale trova complicità in Ginny, che annuisce alle parole dell’amica.

I due ragazzi ghignano, scambiando uno sguardo complice. È Lee a proseguire «Insomma, Hermione, tu, a Fred, vuoi farla pagare davvero?»


****


«Ron, come stai?»

«Perché me lo chiedi?»

Si stringe nelle spalle Seamus. Sono a cena, come tutti. L’Ultrà è seduto accanto al piccolo Weasley, solidale «Sai… la P… Hermione, il gioco» Sussurra, evitando ascoltatori indiscreti; seppure Dean riesca comunque a seguire il discorso. È particolarmente felice quest’oggi il moretto: la Tassorosso si è rivelata più che disponibile e lui è al settimo cielo.

«Sto benissimo. Ora che è tutto chiarito sono molto più tranquillo. Niente più piani» Affermato questo, si dedica alla carne che ha nel piatto.

Seamus, però, sembra essere scandalizzato. Difatti lascia cadere la forchetta nel piatto vuoto – perché lui ha già mangiato, non come il povero Ron – e si rivolge all’amico «Ron, ma non capisci? Ora devi attuare il piano C! Cioè… quello C ora non va più bene»

«Infatti, meglio escogitare un piano D»

«Dean… da quando stai ascoltando?»

Sorride in direzione della biondina al tavolo dei Tassorosso, volgendo poi un’eloquente occhiata a Seamus «Dall’inizio, genio»

«Ah. Comunque, sì… ci serve il piano D!» E siccome Ron lo ignora e Dean lancia sguardi maliziosi alla sua bella, l’Ultrà si rivolge a Neville, che ha commesso l’imperdonabile errore di guardarlo mentre poggiava il bicchiere vacante sul tavolo «Tu che ne pensi?»

«Chi? Io?»

«Sì, Neville, tu»

Si guarda intorno, si stringe nelle spalle e sorride incerto «Secondo me… dovreste lasciar perdere» Seamus sta per soffocare con l’acqua «Cioè… non è con dei piani che si conquista una ragazza… ci vuole galanteria» Lo dice timidamente, tornando a fissare il proprio piatto.

Seamus scuote il capo, amareggiato «Galanteria. Roba da matti! Ci vogliono i miei piani!»

 

****


Fred e Lee, dopo cena, sono come tutti gli studenti in Sala Comune. Nella fattispecie, i due non hanno ancora iniziato con la vendita dei prodotti Weasley. Fred attende il gemello, senza il quale, a quanto pare, non ha intenzione di iniziare. Si guarda intorno, perplesso, alla ricerca di una sagoma identica alla propria.

«Ma dov’è?» Il tono che tradisce una certa preoccupazione. Terminata la cena, George si è volatilizzato.

«Chi?» Lee d’altro canto sembra essere eccessivamente sereno, difatti finge persino di non capire.

«Mi prendi in giro?» Il tono contrariato dell’altro. Assottiglia lo sguardo Fred, sedendosi accanto all’amico «Tu sai dov’è George»

«Cosa?!» Sgrana gli occhi, assumendo un’aria colpevole.

«Hai capito benissimo» Ridacchia, poi, passandosi una mano tra i capelli «Non ci posso credere…» Fa una pausa, guardando Lee «Mi state facendo uno scherzo?!» Il tono ilare, inarca le sopracciglia. L’altro, però, scuote il capo «Allora?! Andiamo, dov’è?»

«Non lo so… tra un po’ arriverà… vedrai» Sembra essere davvero in difficoltà.

Fred aggrotta le sopracciglia, alzandosi in piedi «Non sta bene e non vuoi dirmelo?» Passa da una reazione all’altra, paradossalmente vittima della certezza di non sapere dove sia George. Lo getta sempre in una situazione d’inquietudine perdere il proprio gemello, anche se per pochi istanti.

«No, no! Sta' tranquillo… è solo…» Deglutisce, alzandosi in piedi «Si sta cambiando, ecco!»

«Quindi è in camera»

«Sì!» Fred non aspetta che Lee dica altro e, senza indugiare oltre, aggira la folla e raggiunge spedito i dormitori maschili «Ehi, Fred! Fred, aspetta! Aspetta!» Ma Fred lo ignora. Deve capire il perché del mistero. Inoltre, se proprio hanno deciso di tendergli una trappola, che si sbrighino: i Tiri Vispi attendono. Giunto in prossimità della camera, il mago arresta l’incedere. Sta per ruotare la maniglia, ma Lee si frappone fra l’amico e la porta. L’aria preoccupata «Fred, sul serio. Lascia perdere»

«Lee, cavolo, così mi fai preoccupare davvero. Se George sta male, IO, che sono il gemello, devo saperlo» Irremovibile. Lee dal canto suo china il capo, scostandosi dalla porta.

«Non dire che non ti avevo avvertito…»

Lo guarda stranito Fred, ma non replica. Semmai, titubante, come spaventato dalla possibilità di scorgere in quella stanza il fratello sanguinante, schiude la porta. Lo spettacolo è singolare: il letto di George è sfatto e sul citato letto vi è George impegnato con una – presume Fred – ragazza «Georgie…» Gli scappa, e nell’immediato maledice se stesso per non aver tenuto la bocca chiusa. Difatti George s’allarma, voltandosi in direzione della porta aperta.

«Fred…» Assume un’aria stranamente colpevole. Abbandona immediatamente il letto, dove ora è ben visibile una ragazza distesa supina e con la divisa sgualcita e il viso nascosto da un cuscino – non appena George si è alzato, infatti, lei ha agguantato rapidissima il cuscino più vicino e lo ha usato per coprire il viso, così da celare la propria identità all'inopportuno intruso. George deglutisce imbarazzato, passando una mano tra i capelli scompigliati, mentre l’altra tenta di sistemare la camicia «Volevi dirmi qualcosa?»

«No… io, scusa» Dice con semplicità, per poi sogghignare e indirizzare uno sguardo malizioso alla ragazza «Se me l’avessi detto non sarei qui»

Sogghigna anche George «Pensavo ti desse fastidio»

«Fastidio?!»

«Beh… sai… siccome è Hermione»

«Che hai detto?» I tratti di Fred d'improvviso s’induriscono. Lee, rimasto in ombra, inizia a ridacchiare «Cosa c’entra Hermione?»

«Oh… quindi non lo sapevi» La mano viaggia frenetica tra i capelli, mimando un mix male assortito di imbarazzo e nervosismo «Wow! Che pasticcio, eh!»

Nel frattempo, Hermione si è alzata a sua volta dopo aver sistemato goffamente capelli e divisa, nel vano tentativo di raccattare un po' del decoro perso tra le lenzuola del letto di George.  S’avvicina ai due, rossa in volto «Forse è meglio che vada…»

«No» Interviene Fred, che non la guarda, non ci riesce, poiché saperla col fratello ha fatto risvegliare nuovamente quella bestia che alberga nel suo stomaco. L’istinto è, assurdo ma vero, quello di schiantare George, ma è un istinto malsano, che non ascolta, preferendo rivolgersi al gemello e tentare di apparire ilare. «Divertitevi» Ammicca anche, uscendo frettolosamente dalla stanza e chiudendo la porta alle proprie spalle.

«Fred…»

«Non ora, Lee» Il telecronista, intuendo il momento, va via. Il mago, invece, poggia la schiena alla porta della stanza, abbandonandovi anche la testa e chiudendo gli occhi. Un sorriso amaro s’increspa sulle sue labbra «Dannazione. Sto davvero così per la Granger?» Una domanda sibilata a se stesso. Ora è lui ad essere davvero confuso: confuso da quella morsa che l’ha attanagliato allo stomaco e dalla situazione assolutamente paradossale. Non immagina minimamente che possa essere uno scherzo né riflette sull'improbabilità che, nell'intervallo di poche ore, George e Hermione possano aver instaurato una relazione. Deve incassare il colpo, e poi ragionerà.

Intanto, all’interno della stanza, due ragazzi ridono.

«Ecco, ora me l’ha pagata!»

«Ma per cosa doveva pagare?»

«Punto primo: mi ha fatto rifiutare da te. E io non posso essere rifiutato» Il dire soddisfatto «Punto secondo: ha interrotto il mio grandioso sogno!» La guarda malizioso «E poi è ora che capisca»

«Cosa?»

«Lo so io» Le si avvicina, cingendole la vita con un braccio «Riprendiamo da dove ci hanno interrotti?!»

«George… lasciami. Non erano questi i patti»

«Allora fermami» Le ultime parole prima di baciarla, constatando l’assenso della ragazza, la quale non rifiuta il bacio, affatto.

 

****


«Ehi, Lee, hai visto Hermione? È di nuovo con Fred?» Ron, affiancato da Harry.

Sogghigna il diciassettenne «Vuoi la verità?»

«Ѐ brutta?» Interviene Harry, Ron è già in debito d’ossigeno.

«Ѐ con George, in camera»

Entrambi sgranano gli occhi «E cosa ci fa con George in camera?» Il tono di Ron è tutt’altro che tranquillo.

«Si baciano, suppongo!» Ammicca verso i due Grifondoro e poi si allontana allegro, lasciandoli nella loro disperazione.

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Capitolo 15
*** L'apparenza inganna ***


La Sala Comune Grifondoro, questa sera, è il teatro in cui va in scena un particolarissimo dramma: Ron, alla sconvolgente affermazione di Lee, si è accasciato su uno dei divani e Harry lo ha immediatamente affiancato, sconvolto al pari dell'amico, dato che a questo punto, gioco o non gioco, il filo logico della situazione è andato perso. Inutile dire che Neville, trovando gli amici in stato di shock, si sia avvicinato titubante e abbia chiesto spiegazioni, all’arrivo delle quali anche lui, come Ron e Harry, ha preferito sedersi e riflettere sulla strana faccenda. Insomma, Hermione cosa sta facendo?

«Io non capisco»

«Ron, abbiamo capito che non capisci»

«Harry ha ragione. Abbiamo capito che non capiamo, e abbiamo capito che neanche tu capisci» Ron e Harry si voltano verso Neville, confusi. Il ragazzo si stringe nelle spalle «Beh… avete capito»

«Non proprio» Chiarisce Harry, sistemando perplesso gli occhiali.

«Ora basta» Esordisce d'improvviso Ron «Ѐ un’ora che sono chiusi dentro» Serra i pugni nervoso, geloso e arrabbiato «Pretendo una spiegazione»

«No! Ron!» Ma il richiamo di Harry è inutile, Ron si è già alzato e marcia spedito verso i dormitori maschili. Neville e Harry sono costretti a seguirlo «Ron, non è una buona idea»

«Forza, Ron, non essere stupido…» Azzarda Neville, con tono meno incisivo di Harry.

«Sciocchezze. Hermione è nostra amica e quello…» Scuote il capo «…George non si accontenta con poco» Deglutisce alla sua stessa affermazione, fermandosi dinanzi alla famosa porta. Gli altri due sono alle sue spalle.

«Ron, andiamo… torniamo in Sala»

«No» E così dicendo, ignorando Harry e Neville, inizia a bussare, battendo le nocche contro la porta, con foga «GEORGE, APRI»

Niente. Nessuna risposta o cenno.

«GEORGE! Miseriaccia, APRI questa porta!» E bussa, insistente.

«Ron, basta!»

«Sì… andiamo via, Ron» S’aggiunge anche Neville.

Ma Ron li ignora «GEORGE!»

E George, infastidito e irato, spalanca improvvisamente la porta. Trucida il fratello con lo sguardo, ignorando gli altri due. La mano destra stringe la bacchetta «Dammi almeno dieci motivi, diversi e validi, per non farti spuntare un cactus sulla testa»

 

****


A Fred Weasley non piace isolarsi, a meno che non sia di pessimo umore: questa sera è di pessimo umore. Da un lato, quella bestia che alberga all’altezza dello stomaco lo sta logorando, dall’altro la consapevolezza che sia Hermione Granger il motivo del malessere lo lascia esterrefatto e infastidito. Ecco perché si aggira pensieroso per i corridoi, ed è camminando che intravede nella semioscurità del luogo un fantasma, proveniente dalla parte opposta del corridoio, che avanza verso di lui.

«Hermione»

«Fred»

«Non dovresti essere qui!»

«Non dovresti essere qui!»

Lo dicono all’unisono. Entrambi con gli occhi strabuzzanti e l’aria stranita. Hermione è immobile al pari del ragazzo. È Fred il primo ad abbattere il silenzio, scuotendo il capo «Già finito con George?!» Il sarcasmo sembra essere tornato, un sarcasmo che fa sorridere Hermione.

«George? E chi l’ha visto?!» Assume un’espressione soddisfatta, facendo anche lei uso del sarcasmo.

«Oh, non so. Tu?» Si avvicina a lei «Un’oretta fa eri nella sua stanza… o sbaglio?» Il tono è duro, troppo. È evidente il fastidio provato dal diciassettenne.

«Io sono stata tutta la sera in biblioteca» Ridacchia ora, captando il nervosismo dell’altro, soddisfatta davvero «Hai forse problemi di vista?»

Infastidito dal comportamento irriverente della ragazza, Fred l’afferra e la strattona verso di sé, Hermione barcolla sino a perdere l’equilibrio, trovando pace solo quando trova in lui un appiglio per non cadere «Non scherzare con me, Granger» I tratti rivelano tutto il nervosismo del ragazzo – Fred può tollerare quasi tutto e ciò che sta accadendo non rientra nel quasi «Non questa sera»

«Io non sto scherzando» Lo dice seria, tentando di districarsi dalla morsa in cui l’ha intrappolata. Le mani del ragazzo, difatti, stringono i gomiti di Hermione, impedendole ogni movimento, e soprattutto la fuga.

«Ah, no? Cos’hai in mente? Un giorno con me e l’altro con George?»

«Ti dà fastidio?»

Sorride amaro lui, lasciandola andare «Fastidio. No, certo che no» Mente spudoratamente, senza smettere di guardarla. Lei invece sorride, mentre estrae dalla borsa una pergamena firmata dalla McGranitt e dalla Pince per mostrarla a Fred «Cos’è?»

«Leggi» Incita lei, porgendogli il documento e incoraggiandolo con il sorriso ormai bene impresso sulle labbra. Lui l’afferra e leggendo comprende d’aver dinanzi un’autorizzazione firmata dalla McGranitt che consente a Hermione di trascorrere ore extra in biblioteca; dove è presente la firma della Pince, invece, sono indicati gli orari in cui la ragazza è entrata ed uscita dalla biblioteca nelle ore extra. Il tutto conferma che Hermione ha effettivamente trascorso l'intera serata tra gli scaffali ricolmi di libri. Ancora in silenzio, le restituisce la prova. Lei, titubante, la ripone in borsa.

«Allora, Weasley

Le ultime parole, prima di osservare Fred registrare l’informazione e cambiare del tutto umore: da nervoso a stranito e da stranito a divertito. Uno spettacolo degno d’essere visto. Difatti, il mago si lascia andare a una risata coinvolgente e liberatoria, coprendo persino il volto con le mani e sedendosi a terra, poggiando schiena e capo contro la parete «Tutto questo è surreale!» Lo afferma tra le risate, sfogandosi e avvertendo man mano la bestia placarsi.

«Cosa è surreale?» Hermione, le braccia incrociate al petto e l’aria contrariata. Non doveva andare così. Avrebbe dovuto inchinarsi e complimentarsi.

La guarda, ridacchiando ancora «Tu e George! George si è alleato con TE! Roba da matti»

«Non so di cosa parli» Il mento all’insù e l’aria orgogliosa. Prima i complimenti e poi George.

«No, eh?!» Inarca un sopracciglio «Ti sei sdoppiata, allora?!»

E a questa affermazione, inevitabilmente, ride anche lei, prendendo posto accanto a Fred «Però ci hai creduto! E quanto siamo riusciti a farti innervosire!»

«Non mi sono innervosito. Ero solo allibito» Protesta lui.

Poggia anche lei il capo contro parete, guardando Fred «Ma se mi hai aggredita! Fortuna che avevo il permesso» Protesta anche lei.

«Già… aggredita» Un sussurro detto voltando il proprio viso in direzione di Hermione. Si prende qualche istante per osservala, provocando in lei un imbarazzo che le tinge le gote di un rosa più intenso, tanto che cala lo sguardo, fuggendogli «Perché sei tanto incavolata con me?»

«Non mi hai chiesto scusa»

Strabuzza nuovamente gli occhi «Ma tu sei una pazza!» Fa una pausa, ridendo ancora «L’idea è di George, vero?»

Annuisce «Sì. Ha detto qualcosa riguardo a un sogno…» Perplessa, tenta di ricordare i pezzi della conversazione con l’altro gemello «…Un sogno interrotto, con un tutù e i pois… poi ha detto che dovevi capire»

«Capire?»

«Sì» Torna a guardarlo, assumendo l’aria da saputella che le è congeniale «Capire come ci si comporta con le ragazze, immagino»

«Probabile» Un sibilo. L’espressione maliziosa colora nuovamente il volto di Fred «Quindi chi era la ragazza con George?»

«Non lo so. Io ho solo fornito una ciocca di capelli» Riflette «Lui ha detto d’avere già la ragazza, diceva che l’avrebbe conquistata, grazie a questo piano, in modo innovativo» Si stringe nelle spalle, realmente confusa, a ben pensarci, dal discorso di George.

Ridacchia Fred, collegando i pezzi del puzzle «Katie…»

«Chi?»

«Niente, niente!» Evita di dilungarsi riguardo alle teorie di George. Semmai torna a concentrarsi su di lei, sempre più malizioso «Sai, Granger?! In circostanze come queste, di solito, estraggo la bacchetta e mi diletto a schiantare o a far spuntare code e orecchie strane…» Lei deglutisce «…Ma siccome parliamo del mio adorabile gemello e della mia ragazza…»

«La tua cosa?»

Ma lui la ignora «…Lascerò perdere. Anche perché ho altre idee…» La mano destra sfiora la guancia – bollente – di Hermione. La ragazza, abbandonando qualsiasi scudo, si mostra impaurita a quella vicinanza. Lo sguardo vaga perso sul volto di Fred, sino a quando, memore del gioco, si fissa sulla fronte scoperta. Lui si blocca, notando il gesto «Vedi qualcosa di strano?»

«Strano?»

«Non so… una scritta magari»

«Oh» Sorride imbarazzata «No… non c’è niente»

«Niente? Neanche una P?» Ma lei scuote il capo, e lui ghigna senz’altro aggiungere, mettendo finalmente fine alla distanza tra loro. Questa volta è delicato, dolce, le concede il tempo di scostarsi, sbraitare, fuggire. Ma lei, seppur intimidita e impaurita, non si scosta, non sbraita e non fugge. Lui, a questa reazione, sorride sulle labbra di lei, lasciandosi andare a un bacio che, lo capisce solo ora, ha desiderato a lungo. Sensazione, tra l’altro, condivisa con Hermione.

 

****



«George, fammi entrare, levati di torno»

Inarca un sopracciglio il ragazzo «Ronnie. Non sfidare la mia pazienza» La presa intorno alla bacchetta si rafforza. Perché devono interromperlo sempre?

«George… ci sono problemi?» Una voce femminile s’intromette nella conversazione: una ragazza, che non è Hermione, s’affianca confusa al gemello. La divisa è indossata in maniera decorosa, anche se ancora troppo sgualcita, e le gote sono così rosse da fare concorrenza ai capelli dei Weasley.

«Katie…» Harry, che sgrana gli occhi «Cosa ci fai qui?»

«Forse sta con me?» George, nervoso. Fa cenno a Katie d’aspettarlo lontano dall’ingresso, e lei con un sorrisetto dolce lo accontenta «Certo che siete una banda di deficienti»

«Ma… ma Lee… aveva detto…»

«Risparmiami, Ron» Secco, sbuffando «Ora ciao, eh!» E così dicendo chiude la porta, lasciando i tre all’esterno basiti.

«Ma quanti spasimanti! Tutti per Hermione!» Ridacchia Katie, persa nella contemplazione di George.

«Sciocchezze» Infastidito s’avvicina al comodino dove ha poggiato una bottiglina d’acqua «Fred è l’unico degno di nota, e se i miei calcoli sono esatti…» Stappa la bottiglia «…E lo sono…» Sogghigna «…Ora se la sta spassando!» Beve.

«Beh, come te!» Ridacchia Katie, assumendo poi un’espressione imbarazzata «George… ora sono la tua ragazza, vero?» Domanda retorica, è più un’affermazione. Un’affermazione che fa quasi soffocare e bagnare George – l’acqua, ingerita male, lo fa tossicchiare «George, tutto bene?» Katie allarmata si alza in piedi, ma dinanzi al palmo sinistro del mago, che le intima di non avvicinarsi, rinuncia al proposito di raggiungerlo.

«Tutto bene, ma resta lì» Deglutisce e tanta di ricomporsi. Raggiunge svelto la finestra, spalancandola «Fa caldo, vero? Improvvisamente, fa caldo» Il tono è poco convinto e diverse occhiate in tralice vengono indirizzate a Katie «Pensa a Minerva in tutù. Pensa a Minerva in tutù» Lo sibila a se stesso, affacciandosi in cerca d’aria.

 

****


Seamus e Dean avanzano spediti, chiacchierando fittamente, lungo i corridoi. Sono diretti alla Sala Comune. Dean ha dovuto scontare una punizione con la Umbridge, colpa di un attacco di tosse convulsa avuto durante la lezione. Secondo la docente, la tosse ha disturbato l’atmosfera in aula. E difatti sulla mano sinistra del ragazzo di colore si legge “Non devo tossire durante le lezioni”. Seamus, da bravo amico, lo ha atteso all’esterno dell’ufficio.

«Quelle piume sono una tortura, scrivere mi ha provocato un dolore assurdo…»

«Avresti dovuto fermarti. Non può fare questo»

«E darle soddisfazione?» Sdegnato Dean «Neanche per sogno» Serra i pugni, nervoso «Harry ha ragione su tutto. Sul Ministero…»

«No. Dean, no. Non puoi credergli anche tu»

Dean si ferma e si volta in cerca dello sguardo dell’amico «No? Seamus… guardarti intorno» Gli mostra il dorso della mano «Guarda qui! Questo è l’Inquisitore Supremo incaricato dal Ministro. Ti sembra normale?» Fa una pausa, amareggiato «Questa pazza ci tortura e il Ministro la supporta»

«No. Ora sei sconvolto a causa della punizione, straparli. Lui non è tornato» Deglutisce, spaventato. Perché spesso è la paura che mette a tacere tutto, anche l’evidenza. Dean sarebbe intenzionato a proseguire il discorso, ma delle risate attirano sia la sua l’attenzione che quella del compagno di Casa. Si guardano perplessi e, ovviamente, non possono esimersi dal ficcanasare. Seamus gli fa cenno di seguirlo. S’affacciano al di là di una colonna, scorgendo seduti sul pavimento Hermione in compagnia di Fred o George – i due ficcanaso, memori del gioco, deducono sia Fred.

«Ma si stanno baciando…» Il sussurro allibito di Dean.

«Dobbiamo avvisare Ron, subito!»

«Ma facciamoci gli affari nostri»

Gli rifila un’occhiataccia l’irlandese «No. E poi ho già un piano in mente!» E, così dicendo, ridendo sghembo si incammina verso la Sala Comune. Dean, rassegnato, lo segue.

 

****


Ron, Neville e Harry sono tornati in Sala Comune, perplessi. I migliori amici del Prefetto tacciono, il solo a parlare è proprio Neville.

«Ragazzi… cosa sono quelle facce? Era uno scherzo di Lee»

Harry scuote il capo «Sì. Ma Hermione dov’è?»

«Appunto, dov’è?» Ron, nervoso. Il tono di voce abbastanza alto, tanto d’attirare l’attenzione di Ginny, la quale s’avvicina ghignando.

«Parlate di Hermione?» Si rigira una merendina marinara tra le mani, pubblicità occulta.

«Tu ne sai qualcosa!» Ron, dritto al punto, fa ghignare ancora di più Ginny.

«Sì, potrei saperne qualcosa» Sogghigna verso il fratello «Volete che parli?» I tre annuiscono. Ginny tende la mano con la merendina marinara verso Ron «Mangiala!»

E se Neville e Harry ridono, Ron assume un’aria nervosa «Ginny, o mi dici cosa sta succedendo o dico a mamma quella cosa» Sorride sadico, se potesse si sfregherebbe anche le mani. La ragazza a queste parole sbianca, mettendo via la merendina.

«D’accordo, vi dico tutto»

«Ti ascoltiamo»

«George e Lee volevano fare uno scherzo a Fred, così hanno chiesto a Hermione una ciocca di capelli per la Pozione Polisucco»

«Cosa? E quando l’hanno preparata?»

Sbuffa Ginny «L’hanno rubata, suppongo» Prosegue, come se nulla fosse «Insomma, volevano che Fred beccasse George e Hermione in camera a baciarsi»

«Invece era Katie…» Ginny annuisce a Harry «George sta con Katie?»

«No, ma voleva qualcosa di innovativo per conquistarla. E siccome sono ancora in camera…»

«…Ci è riuscito» Conclude Neville, sorridendo stranito.

«Ma… Hermione, allora, dov’è?»

«In biblioteca!» Harry, rispondendo al dubbio di Ron «Come ho fatto a dimenticarlo? Me l’ha detto due giorni fa. La McGranitt le ha firmato un permesso per accedere alla biblioteca anche dopo cena»

Sorride entusiasta Ginny «Bene, ora che è tutto chiarito… Ron, un secondo» Ghigna in direzione del fratello, per poi voltarsi verso una biondina «Janet! Potresti prestarmi lo specchio? Te lo restituisco subito» La citata Janet acconsente, consegnando a Ginny uno specchietto. Lo specchio viene posto dinanzi al volto del Prefetto «Fossi in te, guardarei all’altezza della fronte!»

«Miseriaccia!» In coro: Ron, Harry e Neville. Gli ultimi due, presi dal discorso di Ginny e dalle teorie su Hermione, non avevano fatto caso a nulla.

Nel mentre, col fiatone, giungono anche Dean e Seamus. Il primo prende parola «Hermione. Bacio. Fred!»

«Oh no! Hai perso!» Seamus, battendo un pugno sul tavolino, adocchiando la scritta Perdente comparsa sulla fronte di Ron. L’irlandese scuote il capo «Qui urge vendicarsi!»

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Capitolo 16
*** Il rovescio della medaglia ***


Gli studenti di ogni età e Casa sono riuniti intorno alle vivande preparate dagli Elfi per la colazione, ma è alla tavola Grifondoro che figurano le situazioni più disparate. A spiccare tra tutti sono però due studenti: un ragazzo e una ragazza, lui ha la fronte copera da una bandana, lei ha l’aria assassina e lo sguardo incollato a un diciassettenne dai capelli rossi.

«George…» Il sussurro di Lee «Cos’ha Katie?» Deglutisce il telecronista, intimorito dall’espressione della cacciatrice.

Al contrario, il citato George è tranquillissimo «Perché lo chiedi a me?»

A queste parole anche Fred si volta verso il gemello, e lo fa con un sorriso colmo di malizia «Dobbiamo proprio spiegartelo?»

Sorride sghembo George, seguito a ruota da Lee «Si è offesa quando l’ho lasciata sola nella stanza» All’espressione sbigottita dei due sbuffa e poi prosegue «Ehi, chiariamo: io non volevo prendere la scopa e fuggire dalla finestra, ma quella ha iniziato a parlare di fidanzamento... Tra una settimana avrebbe spedito le partecipazioni, ne sono certo» Spiega rabbrividendo.

Fred sogghigna «Voleva metterti il guinzaglio!»

«Epico! George Weasley al guinzaglio dopo un pomeriggio!» S’accoda anche Lee, sarcastico.

«Ma quanto siete simpatici» Li schernisce, tornando a concentrarsi sulla colazione «Comunque è storia vecchia»

«Ovviamente» Lee, sghignazzando ancora, intercetta lo sguardo di una ragazza dai capelli bruni e gli occhi scuri che, credendo di non essere vista, ha soffermato l’attenzione su Fred «Ragazzi, questa mattina siamo i più desiderati della Sala»

«Come sempre!»

«Ben detto, Fred!»

«No, no. Non come sempre… in genere la Granger ci rifila occhiatacce, non sospiri»

«Cosa c’entra Hermione?» Istintivamente Fred la cerca con lo sguardo, sorprendendola mentre si dedica alla colazione chiacchierando con Harry e Neville. Già, Neville. Assottiglia lo sguardo, contrariato, perso nelle sue elucubrazioni. È George a scuoterlo con una gomitata.

«La stai consumando»

«Eh?» Si volta verso il gemello, ghignando «Guarda cos’ha Paciock in mano!»

Sia Lee che George seguono l'indicazione di Fred, notando una crostatina tra le mani del quindicenne. George morde il labbro inferiore, soffocando una risata, Lee, ghignante, si esprime «Ma… perché?!» Neanche il tempo di formulare la domanda che Neville è costretto ad alzarsi in piedi completamente coperto da piume gialle, facendo ridere di gusto l’intera Sala. Ridono tutti tranne Fred e Hermione, che si guardano – lui le ammicca, lei scuote il capo. Mai dire alla ragazza di Fred Weasley “ci vediamo dopo”, queste sono le conseguenze.

 

****


«Hermione! Ehi!» Le afferra il braccio «Quanta fretta!»

«Sei un idiota. Lo sai?» Si volta verso di lui. L’aria irritata. Sono all’esterno della Sala Grande, la colazione è terminata da qualche minuto.

«Buongiorno anche a te!»

«Non è carino quello che hai fatto a Neville» Porta le braccia conserte, ancora contrariata.

«Non sono stato io» Ghigna all’occhiataccia di lei «D’accordo, potrebbe essermi scivolata la crostatina nel piatto di Paciock… quindi?»

«Come quindi? È sbagliato»

«Sorriderti e metterti le manacce addosso è sbagliato» Ora è contrariato anche lui. E lei sorride.

«Sei geloso»

«No»

«Sì, invece» S’illumina «Sei geloso!»

«No, ma possiamo dire che sono possessivo» Lei assume un’aria scettica e lui le sfiora le labbra con un fugace bacio «Ti aspetto dopo le lezioni in Sala Comune» Le ammicca, andando via.

 

****


«Ehi, Weasley! Bella bandana!»

«Sparisci, Malfoy» Harry s’intromette, conscio dello stato d’animo dell’amico.

«Cosa c’è, Potter? Il tuo amichetto non sa parlare?» Provoca Draco, facendo ridere Tiger e Goyle. Fortuna che sopraggiunga Hermione, la quale mette fine alle diatribe convincendo, come ogni volta, Harry e Ron a lasciar perdere.

«Ignoratelo» Guarda Ron, accennando un sorriso imbarazzato «Hai due minuti?»

«Finché la Sprite non arriva…» Il tono non è amichevole e Hermione non può evitare di deglutire, tesa.

«Mi dispiace… sul serio. Io… non è un gioco per me»

«Per te no, infatti» Sono appartati all’esterno della serra, l’uno di fronte all’altra, mentre Seamus, Dean e Harry, a diversi passi da loro, tentano di captare frammenti di conversazione.

«Cosa vuoi dire?»

«Che per Fred lo è! Non capisci! Appena sparirà questa scritta e il gioco sarà finito, lui ti mollerà» Parole dirette e pugni stretti dal nervosimo.

«Non credo proprio, Ronald» Ora è nervosa anche lei «Fred non è così meschino» Fa una pausa, per poi riprendere con aria saccente «In più, ti ricordo che ha già vinto il gioco...» Sorride con orgoglio «...E ti assicuro che non ha nessuna intenzione di lasciarmi»

«Certo, certissimo. Aspetta e vedrai» Tenta di ferirla, arrabbiato con lei e con Fred, ma Hermione si mostra più risoluta del previsto, difatti scuote il capo e si allontana da lui senza aggiungere altro. È Seamus a raggiungerlo, dato che Harry, per una volta, ha preferito seguire Hermione.

«Ho sentito tutto»

«Sempre a farti gli affari tuoi…» Un sarcasmo amaro.

«Ho un piano!»

Lo guarda irritato «Seamus! Tu e i tuoi piani!»

Serra i pugni l’irlandese, convinto circa la genialità dei citati piani «No! Ascoltami, questo è geniale!» Li raggiunge anche Dean «Vuoi farle capire che Fred sta solo giocando?» Ron annuisce.

Dean, perplesso, interviene «Ma… tu non vuoi stare con lei?»

«Cosa c’entra?! Io voglio difenderla da Fred!»

Non è molto convinto il ragazzo di colore, difatti assume un’aria scettica «Raccontalo a qualcun altro» Appunto.

«Zitti!» Impone il Capo-Ultrà «Con il mio piano otterrai tutto!» Ghigna e Ron annuisce. Dean, invece, disperato, porta le mani al volto.

 

****


Le lezioni mattutine sono terminate da poco, e due ragazzi, anziché precipitarsi in Sala Grande per il pranzo, approfittano della quiete regnante in Sala Comune, a quest’ora vacante. Occupano uno dei divanetti. Lui ha l’aria maliziosa e sbarazzina, le maniche della camicia della divisa arrotolate sino ai gomiti e la cravatta allentata; lei è l’emblema della perfezione, con la sua divisa impeccabile. Lei è seduta sulle gambe di lui, imbarazzata, le gote arrossate a testimoniare lo stato d’animo, i capelli raccolti in una treccia accettabile.

«Hai intenzione di arrossire ogni volta che mi avvicino?» Il sarcasmo di Fred la pone ancor più in imbarazzo, ma il mago serra la presa intorno alla vita della ragazza, impedendole ogni movimento.

«Io vorrei solo sedermi in modo dignitoso» Il tono saccente e sottilmente nervoso.

Lui ridacchia divertito «Le mie gambe non sono dignitose, miss Prefetto?»

«Sei un idiota» L’asserisce convinta, portando le braccia conserte, raddrizzando la schiena e volgendo il capo altrove, regalando al ragazzo la visione dei suoi incantevoli capelli.

«E tu insopportabile»

«Io? Insopportabile?»

«Certo! E girati, non mi piacciono i tuoi capelli» Lei si volta di scatto, assottigliando lo sguardo. Lui inarca le sopracciglia, soddisfatto «Non fraintendermi…» Le afferra il mento con due dita «...Ma preferisco il tuo viso» Un sussurro malizioso, mettendo fine alla diatriba con un bacio. Lei ricambia incerta, ancora intimidita e stranita dalla vicinanza. Lui, come se temesse di farle del male, è estremamente delicato, difatti non esercita pressione quando Hermione si ritrae, chinando lo sguardo.

«Fred… cosa stiamo facendo?»

Lui sorride, assumendo un’espressione sghemba «Mi sembra evidente, ma se vuoi ti spiego»

Sorride anche lei, incrociando nuovamente lo sguardo di Fred «Non scherzare»

«Non puoi chiedermi questo»

«Ah no?» Inarca le sopracciglia «E perché?»

«Perché non mi guarderesti più» Lo afferma con semplicità, senza abbandonare il sorriso sghembo e l’espressione ilare. Lei, a queste parole, si apre in un sorriso radioso, trovando finalmente il coraggio di condurre le dita tra i capelli scompigliati del ragazzo. Lui chiude gli occhi al contatto e Hermione, fraintendendo, tenta di ritrarre la mano, ma la mano di Fred ferma l'intenzione «Non ci provare, Granger»

«Credevo ti desse fastidio»

«Credo che tu debba credere meno e fare di più» Schiude solo un occhio, godendo della perplessità apparsa sul viso di lei «Forza, riprendi!» Parole che costano al giovane un bel pugno in testa «AHI!»

«Ben ti sta! Sei solo un bambino presuntuoso!» Il tono non è irritato, Hermione è divertita dalla situazione, e lui lo sa. Ecco perché, senza indugiare oltre, la costringe a sdraiarsi sul divanetto al solo scopo di sovrastarla e far vagare le dita sull'addome di lei, ridendo sadico «No! NO! Fred, il solletico no!»

Ma lui continua «Invece sì!»

«No! Smettila!» Si agita come un’anguilla e ride, scossa dal solletico.

«Vuoi che la smetta?»

«Sì!»

«Allora di’ che sono meraviglioso, fantastico, geniale e bellissimo!»

«N… n… NO! Se… sei BRUTTO!»

«COSA?!» Ma si ferma, accorgendosi del fiato corto di Hermione.

«Finalmente» Riprende fiato.

«Non voglio averti sulla coscienza!» Ride divertito, distanziandosi da lei e dandole modo d’alzarsi. La strega, ormai in piedi, china lo sguardo scettico sulla propria divisa in disordine, un gesto che le costa caro: la destra di Fred l’afferra nuovamente, facendole perdere l’equilibrio. Precipita sul mago, disteso comodamente sul divanetto. I ruoli si sono invertiti e lui continua a ridere.

«Fred… il pranzo» L’asserisce imbarazzata, con i palmi aperti sul petto del ragazzo.

Lui sogghigna «Hermione, non può interessarti il pranzo»

E sorride sghemba anche lei. Assurdo ma vero «No, infatti»

«Granger…»

«Cosa c’è?» Lo guarda, immobilizzandosi, rendendosi conto solo ora d’essere a qualche centimetro dalle sue labbra.

«Posso baciarti?» Il tono è sarcastico e impertinente. Ma lei, sorprendendolo, gli risponde con un’azione, annientando quella irrisoria distanza. Il pranzo, a quanto pare, può aspettare.

 

****


«Seamus, io non sono affatto d’accordo» Ron, supportato da un concorde Harry «Questo non è un piano, è un’azione spregevole»

«Ma pensaci, lei aprirebbe gli occhi…»

«Basta. Hermione non ha bisogno di te» Harry, ora realmente nervoso «Ѐ una ragazza intelligente e io mi fido di lei»

«Concordo. Mi dà fastidio, è vero… ma non voglio commettere lo stesso errore dell’anno scorso…» China il capo, la mano di Harry si poggia sulla spalla, solidale.

«Seamus… io direi di lasciar perdere» L’intervento di Dean. Neville, poverino, è ancora in Infermeria.

Sbuffa l’irlandese, guardando i suoi compagni «Va bene, allora poniamo la cosa diversamente» Sicuro d’aver ottenuto l’attenzione, prosegue «Niente altre ragazze e tradimenti…» I tre annuiscono «…Solo qualche domandina sul gioco, se Fred tiene a lei non ci saranno problemi»

«Non se ne parla» Harry.

«Fatti gli affari tuoi, Seamus» Dean.

«Ci sto» Ron.

«Bene» L’Ultrà, vittorioso.

 

****


La serata è trascorsa nel più sereno dei modi: Neville è tornato umano, Hermione ha cenato al solito posto con Harry e Ron, Fred ha cenato circondato da George e Lee, Katie ha continuato a minacciare con lo sguardo George e i cinque dell’Apocalisse, fingendo indifferenza, hanno atteso trepidanti il ritorno in Sala Comune. Hermione al momento è in compagnia di Ron per la ronda serale, con la bacchetta alla mano e lo sguardo attento.

«Le ronde sono inutili» Il dire di Ron, seguito da uno sbadiglio.

«Non dire sciocchezze. C’è sempre qualcuno che trasgredisce le regole»

Assottiglia lo sguardo il mago «Tu ne sai qualcosa» Notando il disappunto sul volto della Grifondoro, continua «Tu e Fred avete fatto parecchie scappatelle notturne o sbaglio?» Sempre più risentito.

«Quindi?»

«Quindi?!»

Hermione si ferma, voltandosi verso il ragazzo e mostrandogli l’espressione stanca e nervosa «Sì, Ron, quindi? Cosa vuoi? Non solo mi hai usata per uno stupido gioco, non solo mi hai mentito sino all’ultimo momento, ma ora sei tu a essere offeso?»

«Anche Fred ha giocato, però a lui perdoni tutto»

Entrambi perdono la calma, i toni diventano più accesi «Tutto? Ho litigato con Fred. Abbiamo discusso e ho persino architettato uno scherzo ai suoi danni… poi…» Arrossisce «…Mi sono innamorata…» Lo ammette in un sussurro, torcendo le mani tra loro, rischiando persino di far cadere la bacchetta in terra.

«A giudicare dalla mia fronte, l’avevo capito»

«Era il vostro scopo, dopotutto» Sorride amara ora, sfidando col sarcasmo l'ira di Ron «Qual è il problema? Ti dà fastidio che sia stato lui a vincere il premio

Il Grifondoro si avvicina, frapponendo un inquisitorio indice tra i loro nasi «Lui non sa niente di te, io ti conosco. Non Fred. Lui voleva solo vincere» Ѐ duro, forse troppo, ma Ron è sempre stato estremamente impulsivo – agisce, e solo in un secondo momento torna sui propri passi. La sua non è cattiveria, è soltanto un quindicenne incapace di controllare sentimenti ed emozioni.

«Non è vero» Nega ancora lei, seppure lo sguardo divenga lucido. S’allontana da Ron, riprendendo a camminare più rapida di quanto sia utile «Terminiamo la ronda»

 

****


«Finnigan, sinceramente…» Fa una pausa Fred, sbuffando «…Se non hai intenzione di acquistare i nostri prodotti…»

«…O dirci che hai preso a calci Gazza…» George.

«…O che hai soffocato Faccia da Rospo…» Lee.

«…Giusto anche questo!» Fred, ghignante «Ecco, in assenza di queste meravigliose alternative, non so cos’aspetti a sloggiare» Tono ed espressione infastiditi.

«In altre parole, aria!» Conclude George, accodandosi al gemello.

Seamus, tutt’altro che demoralizzato, riprende a parlare. Dean, al suo fianco, inizia a pregare tutti i santi di propria conoscenza affinché salvino se stesso e Seamus dall’ira dell’asse Fred-Lee-George «Io non sloggio, e il motivo c’è»

«Hai intenzione di farci invecchiare o vuoi dircelo?» Lee, schernendolo.

«Con comodo, eh!» Un ridacchiante Fred s’accoda.

Seamus, ancora una volta, si mostra stoico «Se mi date modo…» I tre si guardano complici. Dean, notando lo sguardo, congiunge le mani con nonchalance «Io sono amico di Hermione!»

«Eccellente! Addio!»

«Niente addio!» L’Ultrà è determinato. George passa una mano fra i capelli, iniziando a valutare qualcosa di molto importante: quale metodo usare per spedirlo in Infermeria «Fred, io lo so, ti stai solo prendendo gioco di lei!»

Inarca un sopracciglio Fred, ridendo «Davvero?»

«Sì! Ѐ il tuo opposto… vuoi soltanto farla soffrire» Dean, intanto, fingendo d’aver perso un bottone, si è anche inginocchiato. Harry e Neville assistono in disparte, entrambi contrariati.

«Non credo siano affari tuoi»

«Fred, lascialo perdere»

Lee si alza e si avvicina all’irlandese, poggiandogli una mano sulla spalla «Sinceramente, amico…» Sorride bonario «…Se ci tieni alla pellaccia, sparisci»

Ma Seamus si scrolla di dosso quella mano, avanzando verso Fred, seduto su una poltrona «Non ho paura di te e della tua banda»

«Banda?!» Un punto interrogativo affiora sul volto di George, il quale inizia a contare se stesso, il gemello e Lee, nel suo mondo sono in tre, ma forse in quello di Seamus tre corrisponde a venti.

«Finnigan… ma che vuoi?!»

«Ammetti d’averla usata!»

All’ennesima provocazione scatta in piedi Fred, sovrastando Seamus «Sto perdendo la pazienza, e non ne ho mai avuta molta»

«Secondo me…»

Ma Dean interrompe Seamus «Basta, Seamus… anche se la sta usando, non sono affari nostri» Le parole sono ben poco lusinghiere, soprattutto nei confronti della strega, trattata alla stregua di un oggetto.

«Usando? Ma che…?» Fred, sconcertato dalla situazione. George e Lee lo affiancano «George, la bacchetta»

A questa minaccia, l’Ultrà interviene con l’argomentazione che gli sembra più valida «L’ha detto Hermione!»

«Cosa?» George e Lee, all’unisono. Fred resta in silenzio.

«Hermione, l’ha detto a Harry… è convinta che la stai solo usando»

Ma Fred scuote il capo, ridendo di gusto «Non ci crederei neanche se sentissi la sua voce» Intanto, la bacchetta è giunta a destinazione, ossia tra le dita della mano destra di Fred «Mettiamo fine a questa storia una volta e per sempre, sia con te che con i tuoi amichetti, compreso mio fratello» Il tono di voce è moderato, in modo tale che solo gli interessati possano ascoltare «Inizialmente era un gioco, e lei lo sa…» Hermione e Ron, di ritorno dalla ronda, s’affacciano all’interno della Sala Comune e, venendo catturati dalle fazioni in lotta, s’avvicinano al gruppo «…Ѐ vero, ho usato ciò che sapevo di lei per conquistarla, tipo i libri…» Sorride sghembo «…Le sono stato intorno, sapevo che l’avrei spuntata, e così è stato…» Hermione, a queste parole, maggiormente sensibile a causa del litigio con Ron, scappa letteralmente via. L’unica persona a intercettarne la fuga è Harry, che senza riflettere la segue «…Ciò che non sapevo è che lei avrebbe conquistato me» Termina la sua arringa. George e Lee, fingendosi commossi, applaudono. Fred ridacchia «Bene! Ora che abbiamo risolto questo…» Un cenno ai due complici e tre bacchette vengono puntate contro Seamus.

 

****


«Hermione, aspetta, dove vai?»

«Harry! Hai sentito?»

«No, mi sono rifiutato d’ascoltare…»

L’abbraccia Hermione, stringendosi a lui in cerca di riparo «Harry… aveva ragione Ron» Singhiozza «Per lui è solo un gioco»

 

****


«Madama Chips! Qui, per favore!»

L’Infermiera s’avvicina celere ai due ragazzi «Chi l’ha ridotto in questo stato?»

Deglutisce Dean «Un gioco tra amici, Madama. Ci è scappato un incantesimo»

«Ragazzacci» L’aria contrariata e severa «Poggialo lì»

Il ragazzo annuisce, poggiando Seamus su un lettino dell’Infermeria. L’irlandese non fa altro che emettere lamenti: il volto è completamente coperto da foruncoli, le gambe sono tanto deboli da non riescire a reggere il peso del corpo e un cactus è cresciuto sulla testa.





 
Angolo Autrice:
Salve, ragazze! Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento! In realtà utilizzo questo spazio per avvisarvi che il prossimo capitolo sarà l'ultimo e che, per questioni di tempo, potrei non riuscire a pubblicare tra domani e dopodomani, ma farò di tutto per essere celere! Ovviamente, ringrazio tutti coloro che seguono la mia storia <3 Un bacio, alla prossima :)

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Capitolo 17
*** Il compleanno di Hermione ***


Il giorno del compleanno di Hermione è arrivato e, paradossalmente, è proprio un lunedì. Un lunedì tanto amato dalla neosedicenne, dato che può dedicarsi interamente alle faccende di inizio settimana: le ronde da organizzare, nuovi compiti assegnati, programmi appena iniziati e tanto altro ancora. Un mondo intero in cui calarsi e grazie al quale distrarsi. Perché Hermione da quel martedì ha voluto soltanto distrarsi, distrarsi e non ascoltare, non pensare e non parlare, timorosa che qualsiasi cenno potesse annebbiarle nuovamente i sensi.

«Hermione! Buon compleanno!» L’abbraccio caloroso di Ginny, che ha appena raggiunto l’amica in Sala Comune.

«Grazie, Ginny» Ricambia l’abbraccio. Il tono è pacato e privo d’entusiasmo, mentre il sorriso è forzato e per nulla naturale.

«Come stai?» Chiede la più piccola, sondando l’umore del Prefetto.

«Bene» Quel sorriso forzato diviene sempre più artefatto «Ovviamente, bene»



«Sono stata una sciocca, Ginny. Come ho potuto credergli? E Ron me l’aveva detto. Ron! RON! Lo stesso Ron che è troppo ingenuo e distratto per afferrare al volo ciò che accade, lo stesso Ron che mi ha usata per un gioco…» Riprende fiato, ma non smette di andare avanti e indietro, consumando il pavimento della stanza «Quel RON ha capito sin dal primo momento TUTTO. E io cos’ho fatto? Ho protetto quel bugiardo, impostore…»

«Hermione, basta. Ho capito» Ginny, andandole incontro e abbracciandola «Calmati ora»

«Non ho nessuna intenzione di calmarmi»

«Vuoi vendicarti?»

«No» Rifila un’occhiataccia a Ginny, allontanandosi da lei «Ne ho abbastanza di questa storia: piani, giochi, scommesse. Io torno alla mia vita, alla mia routine. Fred Weasley non ha mai fatto parte della mia quotidianità. Il problema è risolto»



«Certo…» Perde anche lei l’entusiasmo, mostrandosi ancora una volta preoccupata «Hermione… ma perché non vuoi credere…»

«Ginny» Indurisce i tratti, facendo tacere l’altra «Io credo a quello che ho sentito»

«Non hai sentito tutto»



Una mano afferra la manica della divisa di Hermione, non appena quest’ultima ha abbandonato l’aula di Aritmanzia.

«Ginny, che modi» Stizzita.

«Lo so, scusa. È che ho appena saputo una cosa!» Sorride radiosa. Hermione inarca un sopracciglio «Ieri sera…»

«Non parlarmi di ieri sera»

«No, aspetta! Ieri sera non hai ascoltato tutto… Fred voleva dire un’altra cosa…»

Ma l’altra sbuffa «Ci hanno già provato sia Fred che George e, pensa, ci ha provato persino Dean» Un’ilarità fittizia «Vuoi sapere cosa penso? Il gioco li ha divertiti e vogliono solo farlo durare ancora un po’. Ma questa volta non partecipo»



«Quella è solo l’ennesima bugia» Stringe a sé la borsa con i libri «E lo sai anche tu» Abbandona la Sala Comune, diretta alle lezioni mattutine. Ginny, rimasta sola, scuote il capo, sinceramente convinta che Hermione in fondo conosca la realtà e abbia tanta paura di rimettersi in gioco.

 

****


«Fred»

«Freddie»

«Presente»



«Wow! Sono giorni che volevo far crescere un cactus sulla testa di qualcuno!»

Lee e Fred ridono di gusto, ed è l’ultimo a prendere parola «Davvero artistico!»

«Sì, sulla testa di Finnigan ha un certo fascino!» Continua a sghignazzare Lee, per poi guardarsi in giro «Un vero peccato che la tua bimbetta non abbia assistito allo spettacolo»

«Un vero peccato?!» Sgrana gli occhi George, accomodandosi sulla poltrona «Fortuna, direi! A quest’ora starebbe ancora sbraitando…»

«Puoi ben dirlo!» Fred, intercettando Ron «Ehi, Ron! Dov’è Hermione?»

Il più piccolo, sistemando la bandana sulla fronte, assume un’aria stranita e sottilmente soddisfatta «Non lo so. È entrata con me…» Osserva i vari studenti «…Manca anche Harry. Forse è con lui» E con queste parole torna al proprio triste compito, ossia mettere ordine in Sala e spedire tutti a letto. Possibilmente, evitando che l’episodio di Seamus trapeli: la sola idea di dover dare una spiegazione plausibile alla McGranitt lo imbarazza.

«Con Harry. Già ti tradisce?» Insinua divertito George, facendo ridere anche Lee.

Fred si limita a ghignare «Con quel mucchietto d’ossa?» Le ultime parole, prima di sbucare al di là del ritratto della Signora Grassa, ritrovandosi dinanzi una scenetta davvero interessante.



Lee e George scambiano un’occhiata complice. Il primo prosegue «Non funziona così, amico mio»

«Infatti. Se fissi il portone non la costringerai a entrare!» Completa George. Ma Fred resta in silenzio, sorseggiando il succo di zucca mattutino e fissando il portone d’ingresso della Sala Grande «Fred…» Lo scuote.

«George, ho capito» Si volta di scatto, facendo stranire i due «Sto riflettendo»

«Potremmo sapere su cosa?» Il tentativo di Lee.

«Per forza, mi servite» E un sorriso sghembo affiora sulle sue labbra «Hermione Granger sarà la mia ragazza entro questa sera» Brinda a se stesso, tornando a bere. George e Lee, senza ancora conoscere l’idea - sicuramente malsana - di Fred, ghignano.



«Hermione…» La chiama, un po' perplesso e un po' irritato. Ritrovarla tra le braccia di Harry non è uno spettacolo piacevole. Si avvicina, così da rendere palese la propria presenza, ma Hermione, scossa dai singhiozzi, non lo nota. È invece il Prescelto a intercettare il ragazzo e ad assumere nell'immediato un’espressione ben poco amichevole.

«Cosa vuoi?» Serra le braccia strette intorno al minuto corpo di Hermione, peccato sia lei a distaccarsi non appena comprende chi sia l’interlocutore di Harry.

«Cosa voglio?» Inarca un sopracciglio, prendendo seriamente in considerazione l’idea di dare compagnia a Seamus.

«Sì, Fred, cosa vuoi?» Interviene Hermione. Il dorso della mano asciuga frettolosamente le lacrime. Gli occhi arrossati e l’espressione delusa.

«Cos’è successo? Chi ti ha ridotto così?» Le si avvicina preoccupato, ma lei fa un passo indietro «Hermione…»

«Stai lontano da me»

«Cosa? Non capisco… cos’è successo?» Non s’avvicina, timoroso che scappi nuovamente. È scosso da sensazioni contrastanti: preoccupazione, rabbia, angoscia, curiosità, nervosismo. Un misto che può farlo esplodere, e infatti serrando i pugni rivolge un’occhiataccia a Harry «Tu ne sai qualcosa? Perché se vengo a sapere…»

«Cosa? Chi minacci? Harry non c’entra niente»

«Allora spiegami» Come al solito, la pazienza non è il suo forte «Perché sei in questo stato?»

«Fred…»

«No, Harry» Sorride all’amico, o almeno tenta di farlo «Ci lasci soli, per favore?» Harry, del tutto contrariato, annuisce e si allontana controvoglia.

Fred assiste in silenzio, privo di idee che possano spiegare il comportamento della ragazza «Mi dici cos’è successo?» Le si avvicina dolcemente, ma lei ancora una volta si scosta.

«Ho sentito tutto» Ma lui continua ad essere perplesso «Tutto quello che hai detto a Seamus»

«Ah…» Gratta il capo, tra l’imbarazzato e lo stranito «…Beh… io pensavo lo sapessi ormai, cioè pensavo fosse chiaro…» Alludendo, ovviamente, all’ultima parte del discorso «Sei arrabbiata per il cactus?» Si lascia sfuggire una risatina divertita.

«Ridi anche? Ma ascolti ciò che dici? Io… no... io non lo sapevo»

«Cosa non sapevi?» Questa volta, stanco della discussione sterile, le afferra le spalle e si avvicina «Hermione, cosa non sapevi? Che mi piaci? Questo non sapevi?!»

«Mi prendi in giro? Continui a prendermi in giro…» Non piange, è troppo orgogliosa per lasciarsi andare dinanzi a lui «Ti ho sentito. Per te è solo un gioco… mi sei stato intorno, no? Com’è che hai detto? I libri… le passioni…» Si agita tentando d’allontanarsi da lui, ma Fred serra la presa.

«Sei tu l’idiota adesso» Fred, serioso «Hai sentito solo questo?» Lei annuisce e lui china il capo, ridacchiando «Merlino, Granger! Dovrebbero ricoverarti»

«Basta. Non prendermi in giro»

«Non lo faccio» Torna a guardarla «Non hai sentito l’ultima parte. È vero, è iniziato tutto come un gioco, ma poi le cose sono cambiate… è un po’ che ho smesso di giocare» Le carezza il volto ora, certo che non sia più necessario trattenerla per evitare che fugga via «Tieni parecchio a me se sei in questo stato» Un dire sghembo, che tenta di spezzare la tensione. Lei tace per qualche istante, limitandosi semplicemente a osservarlo.

«Non ti credo»

«Cosa?»

«Non ti credo, Fred» S’allontana «Stai solo continuando a giocare e, come hai detto tu, io tengo parecchio a te. Ma io, appunto. Non tu»

 

****

«Harry! Ehi, Harry!»

Il cercatore si volta in direzione di un Dean particolarmente sorridente «Dean, cos’è successo?»

«Sei solo?»

«Non per molto, sto aspettando Ron e Neville» Ridacchia «La Cooman li ha trattenuti»

«Ah» Ghigna divertito «Aspettiamo loro, così lo dico a tutti»

«Seamus?»

«Sta benissimo, altrimenti Madama Chips non l’avrebbe fatto uscire» Fa una pausa, adocchiando Neville e Ron sbucare dall’aula «Non si è ancora fatto vedere in giro perché ha paura del trio» Sghignazza assieme a Harry.



«Sei contento ora? Allora? Guarda come ti hanno ridotto»

«Me la pagheranno»

Occhi al cielo ed espressione annoiata «Non farmi ridere… io mi scuserei se fossi in te» Si sistema meglio sulla sedia messa accanto al letto dove è disteso Seamus «E poi te la sei cercata. Se avessi parlato così della mia ragazza avrei fatto anche peggio»

Sorride a Dean «Forse me la sono cercata…» Il capo è immobile: il cactus è ancora lì e secondo Madama Chips occorrono tre giorni perché sparisca «…Mi divertiva…»

«Cosa?»

«Il gioco. Il gioco mi divertiva» Assume un’espressione dolorante, il medicinale inizia a fare effetto «Eravamo uniti, tutti. Senza Tu-Sai-Chi, il Profeta o il Ministro. Senza la Umbridge…» Deglutisce «Mi divertiva»

Cala lo sguardo Dean, avvertendo su di sé tutta l’angoscia provata dal proprio migliore amico «Possiamo essere uniti anche senza il gioco»

«No. Tu sai che non è così»

«Seamus» Scuote il capo il ragazzo di colore «Prima o poi capirai…»

«Prima o poi?»

«Sì. Fino ad allora… ci sono io» Gli sorride, per poi assumere un’espressione maliziosa «Comunque, io devo dirti una cosa!» Cala il tono di voce «Susan, l’amica di Meredith…»

«Meredith?»

«La Tassorosso»

«Giusto»

«Dicevo… Susan ha una cotta per te, me l’ha detto Meredith» Non gli dà tempo di rispondere che continua entusiasta «Io l’ho vista, è molto carina! Appena stai bene, le invitiamo da Madama Piediburro?»

Seamus accenna un sorriso «Se dici che è carina…»

«Fantastico!»



«Dean, eccoti. Perché hai saltato Divinazione?» Ron, imbronciato.

«Pasticca vomitosa! Salto tutte le lezioni»

«Ma stai bene…» Un titubante Neville.

«Certo che sto bene, mi hanno già firmato il permesso»

«Cosa voleva la Cooman?» Harry, sistemando gli occhiali.

Neville schiude le labbra, ma l’imbronciato Ron riesce a precederlo «Dirci che siamo in pericolo e che moriremo soffrendo»

«E che abbiamo un mese di vita… ha detto di non sprecarlo»

I quattro, all’unisono, scuotono il capo con aria rassegnata. Dean parla di nuovo «Oggi è il compleanno di Hermione» I tre annuiscono «Fred vuole organizzarle una festa a sorpresa, quindi…» Si rivolge a Ron «…Trattienila fino alle undici, allunga il giro di ronda se necessario…» Passa agli altri due «Voi due con me! Finalmente posso esibire i miei striscioni!» E così dicendo s’avvia alla Sala Comune, seguito da Neville. Harry temporeggia, rivolgendo l’attenzione a Ron.

«Le hai parlato?»

«No»

«Ma, Ron… potresti almeno provarci… è lunedì»

«Harry, non ci riesco. Mi sento così stupido e così in colpa…»



«Hanno litigato?»

«Hai sentito. Dovevi vederla, era sconvolta» Adirato, Harry batte i pugni sull’armadio «E io ero così arrabbiato con Fred, ho creduto a quello che mi ha detto lei»

«Non gli ha creduto?» Harry scuote il capo e Ron abbassa il proprio mortificato «Ѐ tutta colpa mia»

«Ѐ colpa di tutti» Guarda l’amico «Devi dirglielo tu»

«Non chiedermi questo, Harry»

«Ma a te crederà»

Ma Ron scuote ancora il capo «Non credo. Finché c’è questa scritta…» S’indica la fronte lasciata scoperta «…Non crederà a nessuno»

«Quando sparisce?»

«Lunedì prossimo, a mezzanotte»

«Una settimana» Stranito, continua «Ma il mese del gioco?»

Un sorriso amaro affiora sulle labbra di Ron «Fred ha vinto prima, quindi il mese non ha più senso. Lunedì a mezzanotte la scritta sparirà e il gioco potrà dirsi concluso»

 

****


Hermione ha trascorso la giornata tra lezioni, studio, impegni legati al ruolo di Prefetto e qualche augurio. I suoi genitori le hanno fatto recapitare una lettera colma di amorevoli parole e un regalo: un libro di favole, dove per ogni favola c'è un’annotazione della mamma legata a un episodio dell’infanzia della Grifondoro assieme a una fotografia. I regali sono arrivati anche da parte di Harry, Ron e altri, ma lei non ha prestato loro particolare attenzione. La sua mente è altrove da troppi giorni, i suoi occhi si soffermano sempre sulla stessa figura e il suo cuore ha ormai intrapreso una lotta all’ultimo sangue con il raziocinio. Lui, da quella discussione, non si è più avvicinato né l’ha più cercata, ma l’ha guardata ogni volta che gli è stato possibile, alle volte sorridendole, altre scuotendo il capo rammaricato e altre ancora con la voglia di parlarle con il solo sguardo. E lei ha bramato in segreto ogni sguardo e ogni sorriso, ha gioito ogni volta che lo ha sorpreso a scrutarla, mentre dentro di sé, come ogni ragazza innamorata, ha sperato che lui si avvicinasse e trovasse un modo, un qualsiasi modo, per riconquistarla. Ma Fred non l’ha fatto.

«Questa era l’ultima» Afferma Hermione con stanchezza, chiudendo la porta di un’aula «Possiamo tornare alla Torre»

Ron adocchia l’orologio da polso, soddisfatto «Sì, possiamo tornare» Le sorride imbarazzato, avanzando in silenzio insieme a lei. Solo quando arrivano al ritratto della Signora Grassa riprende a parlare, afferrando il polso di Hermione «Aspetta»

Si volta, guardandolo stranita «Dimmi»

«Scusami» Le libera il polso senza smettere d’osservarla in volto, seppure sia tremendamente imbarazzato «Scusami, davvero»

«Per il gioco?»

«Per tutto, Hermione. Mi dispiace» La bandana non è stata indossata questa sera, a coprire quel Perdente sono solo i capelli «Mi piacerebbe tornare ad essere tuo amico»

Scacciando la diffidenza, sorride divertita «Ronald…» Scuote il capo «…Questa non è l’ultima volta che litigheremo, ma questo non significa smettere di essere amici»

Sorride anche lui «Quindi, è tutto risolto?»

«Più o meno» Si scambiano un ultimo sorriso, un sorriso al sapore di pace, riconciliazione. Ron, finalmente in pace con se stesso e soprattutto con Hermione, pronuncia la parola d’ordine e la Signora Grassa – consapevole della festa – ridacchia frivola e ammicca in direzione di una Hermione alquanto perplessa «Avrà bevuto di nuovo»

«BUON COMPLEANNO, HERMIONE!» Sobbalza la Grifondoro, ritrovando l’intera Casa festante e calorosa. Le si avvicinano diversi studenti, alcuni completamente sconosciuti, dandole dei bacetti sulla guancia e rinnovandole gli auguri. L’atmosfera è allegra e gioiosa. Gli striscioni di Dean colorano l’intero ambiente, sono tutti animati e ritraggono palloncini, torte di compleanno e la ragazza stessa. Altri recitano “Buon Compleanno”. Un altro ancora reca stranamente l’immagine di un boccino d’oro e della Coppa di Quidditch con annessa la scritta “Campioni”.

«Ehm… Dean…»

«Ti piacciono, Ron?»

«Sì, ma quello cosa c’entra?»

Ridacchia Thomas «Quello c’entra sempre!» Ron, patito di Quidditch più del moretto, annuisce concorde.

«Bene, bene, bene! Grifondoro, attenzione!» Lee Jordan, con un megafono alla mano – chi gliel’abbia procurato non si sa. È in piedi sulla solita, povera sedia. Al suo fianco, in piedi su un’altra povera sedia, c’è George «Siamo qui per festeggiare il compleanno del Prefetto più rompi-bolidi della storia!» Ridono gli studenti, Hermione arrossisce divertita «Dai, allora! Cantiamo tutti insieme!» Stonato come una campana, inizia a intonare la classica canzoncina di Buon compleanno, coinvolgendo anche gli altri. Hermione, anche se lusingata, vorrebbe sotterrarsi. Troppi sguardi su di lei e troppa confusione. Troppo tutto e niente lui. Al termine della canzone arriva la torta di compleanno, Harry accende le sedici candeline, rispettando la tradizione Babbana per far sentire Hermione a casa. Lei, sempre più in imbarazzo, si presta anche a questo rito, al termine del quale torna a guardarsi intorno: continua a mancare qualcuno.

«George»

«Hermione! Ti piace?»

«Sì» Sorride, pronta a parlare ancora, ma George è più veloce.

«Ѐ opera di Fred. Tutto. Pensa, è anche andato dalla McGranitt per chiederle il permesso!»

Strabuzza gli occhi «E lei ha detto di sì?»

«Certo!» Ridacchia «Dopotutto è per la sua preferita la festa!»

Hermione sorride ancora «George…» Arrossisce «…Ma Fred dov’è?»

Un ghigno compare sul volto del gemello, che estrae dalla tasca un pezzetto di pergamena «Mi ha solo dato questo, è per te»

Titubante l’accetta, leggendolo in tutta fretta «Raggiungimi a mezzanotte» Mordicchia il labbro inferiore «Ma dove?»

«Boh!» Ghigna ancora il diciassettenne, lasciandola in compagnia dei dubbi e raggiungendo Alicia.

«Raggiungimi a mezzanotte… raggiungimi a mezzanotte… ma dove?!» Sbuffa imbronciata «Stupido Weasley!»

 

****


«Lumos»

«Ti avevo detto a mezzanotte. Hai visto l’orario? Sei in ritardo, Granger!»

«Fred!» Squittisce irritata «Se fossi stato più preciso, io sarei stata puntuale» Adocchia una lampada a olio impegnata a far luce, dunque spegne la bacchetta.

Lui sorride sornione, guardandola «Preciso, eh?! Ma non ci sarebbe stato gusto!»

«Gusto?» Ancora più irritata «Io non l’ho trovato affatto divertente» Porta le braccia conserte.

«Beh, potevi non venire»

«Come?»

«Hai sentito!» Ghigna «Potevi ignorarmi»

«Non mi andava» Poggia la schiena contro la parete, indirizzando il capo verso l’alto per guardare Fred in viso.

«E come mai non ti andava?» I palmi di lui s’adagiano alla parete, ai lati delle spalle della ragazza, braccandola per l’ennesima volta.

«Volevo un po’ di tranquillità. La festa che hai organizzato è troppo chiassosa per i miei gusti»

«Granger, le feste devono essere chiassose» Le sorride malizioso «Comunque mi hai trovato»

«Non era difficile»

«Infatti»

«Tu sei un appassionato…»

«…di tunnel»

«Botole»

«Questo è un tunnel!»

«No! Ѐ una botola!»

Amplia il suo sorriso «Visto!» Lei appare stranita e lui prosegue «Siamo entrambi legati a questo posto… l’hai capito subito e mi hai raggiunto»

«Solo perché è il primo posto in cui mi hai portata»

Fred scuote il capo, accarezzandole il volto «No, Hermione. Perché qui è iniziato tutto»

«Io non mi fido di te»

«Allora perché sei qui?» Lei boccheggia, in imbarazzo «Il gioco è finito» Ora le espressioni di entrambi sono serie «Devo aggiungere altro?»

«Questa settimana mi hai ignorata»

«Perché sei un’antipatica testarda!» Sorridono assieme «Mi avresti solo fatto perdere la pazienza»

«Però ne hai avuta, aspettando sino a oggi» Un luccichio illumina lo sguardo di Hermione.

«Quando qualcosa mi interessa posso fare un’eccezione»

Sorride ancora più apertamente, inarcando maliziosa un sopracciglio «Niente auguri?»

«Perché? È il tuo onomastico?!» L’afferma sarcastico.

Divertita, gli dà un debole pugno sul petto, per poi tornare al reale motivo che li ha portati lì «Cosa vuoi, Weasley?»

«Una possibilità» Ѐ sempre più vicino a lei e al suo viso.

«Niente dichiarazione strappalacrime?» Lo afferma con sarcasmo la strega, trovando il coraggio di unire le proprie mani all'altezza della nuca di Fred.

«Neanche morto!» E tutto diventa buio per i due studenti. Fred, trepidante, non riesce a evitare l’incontro con le labbra di lei, e Hermione non riesce a dare ancora ascolto al raziocinio – com’è già accaduto, quando è in presenza di quel mago tutta la sua razionalità crolla. Tra i due non ci sono promesse d’amore eterno né confessioni né dichiarazioni strappalacrime, sono solo due ragazzi che oggi si sono scelti.









 
 
Angolo Autrice:
Eccomi qui, a concludere anche questa long. Spero davvero che la conclusione sia stata di vostro gradimento, ho preferito un finale "aperto", diciamo così. Ognuno può immaginare ciò che vuole, ossia che la loro storia abbia funzionato e sia andata avanti o, per gli amanti del canon, che la storia si sia poi conclusa, con le conseguenze che conosciamo. Non ho toccato, volutamente, la morte di Fred. Lui qui, ora, è vivo e a noi piace così! Detto questo, ringrazio tutti coloro che mi hanno seguita con delle bellissime recensioni, ricche d'entusiasmo <3 Ringrazio, ovviamente, chi ha seguito questa storia leggendola semplicemente e tutti coloro che hanno voluto inserirla tra le seguite/ricordate/preferite!
Un bacio! Alla prossima :)

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