vero amore

di blueclipse
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** inizio ***
Capitolo 2: *** vicini... troppo vicini ***
Capitolo 3: *** in giro per la città ***
Capitolo 4: *** non c'è ... c'è! ***
Capitolo 5: *** shopping!! ***
Capitolo 6: *** nemici e amici ***
Capitolo 7: *** ripetizioni ***
Capitolo 8: *** rivelazioni ***
Capitolo 9: *** passaggio e sorprese ***
Capitolo 10: *** ancora sorprese ***



Capitolo 1
*** inizio ***


 

Ci eravamo appena trasferiti nel nuovo appartamento in centro città. A papà era stato offerto un lavoro che non poteva rifiutare e così eccomi qui.

Non sono stata molto felice all'idea di dover cambiare scuola per l'ultimo anno di liceo, di lasciare gli amici e di andare a vivere in città, io abituata a correre spensierata per i campi e tra i boschetti, ma ho finto di esserlo per non far preoccupare papà.

È stato lui da solo a crescermi perché mia madre morì dandomi alla luce. Ce la siamo sempre cavata bene noi due da soli.

Così seguii papà dentro la nostra nuova casa: un piccolo appartamento in centro città con due camere da letto e uno studio per il lavoro di mio padre, mentre salotto e cucina facevano un'unica grande stanza. Era davvero carino, dovevo ammetterlo. Mi piaceva.

Andai diretta in camera mia a disfare gli scatoloni con dentro tutti i miei libri e vestiti. Impiegai tutto il pomeriggio in quel lavoro, per poi accorgermi solo alle sette che non avevamo niente da mangiare per cena.

-papà, io vado al supermercato a prendere qualcosa per dopo, ok?- gli urlai dalla porta di ingresso sapendo che era nel suo studio a mettere a posto le sue carte.

-va bene, ma prendi anche la colazione per domani. Il supermercato non è lontano, ma fai attenzione comunque, mi raccomando-

Sempre a preoccuparsi per me come se fossi una bimba di cinque anni pensai mentre uscivo andando a sbattere contro qualcuno molto alto.

-cavoli e capperi! Che male! Scusa non ti avevo visto- dissi mentre alzavo lo sguardo per vedere chi avevo colpito questa volta, visto che andare addosso alle persone è un'abitudine per me, non che io lo faccia apposta però.

Folgorata.

Si, folgorata è la parola giusta per descrivere come mi sentii quando lo vidi. Alto, fisico ben allenato, moro, con gli occhi di un blu così profondo che sembravano mettere a nudo la tua anima. Un angelo in terra. Ecco contro chi avevo sbattuto, un angelo.

-già, me ne sono accorto. Ora se vuoi spostarti, io dovrei andare. Lo so che sono bellissimo, ma smettila di fissarmi e fammi passare- sbuffò lui.

Ma che maleducato! E arrogante e sbruffone!!! altro che angelo!

-non ti stavo fissando- mentii spudoratamente, mentre arrossivo -stavo solo riprendendomi dalla botta in testa- risposi piccata.

-si si, come no. E io sono brutto come il gobbo di Notre Dame. Se non mi fissavi perché ora sei rossa come un pomodoro maturo?- mi domandò con un sorrisetto sapendo di avere pienamente ragione.

-sono rossa dalla rabbia per essermi scusata con un cafone! Ecco perché. Se proprio vuoi saperlo tu.. tu non sei per niente il mio tipo! E ora sono di fretta. A mai più arrivederci- lo scansai e corsi giù per le scale senza più guardarlo lasciandolo li senza parole. Sentivo il suo sguardo addosso finché non poté più vedermi.

Forse sono la prima che non è caduta subito ai suoi piedi con occhi sognanti aspettando solo un suo cenno per poter svenire contenta. Meno male che sono molto orgogliosa sennò non so che sarebbe capitato. Resistergli è quasi impossibile, quasi però. Valeva la pena rispondergli a tono per vedere quella faccia così stupita!

Con quei pensieri e la speranza di non incontrarlo più passai il resto della serata.

 

La mattina dopo mi svegliai di malumore: avevo dormito malissimo. Per tutta la notte non feci altro che sognare quel viso, quel sorriso, per non parlare degli occhi. Ma perché dovevo incontrare un tipo come lui? Bellissimo ma insopportabile, e per di più mio vicino. Era iniziata proprio bene la mia nuova vita in città.

Svogliatamente andai in cucina per fare colazione prima di andare a scuola. Si perché quello sarebbe stato il primo giorno del mio ultimo anno di liceo.

-dormito male?- mi chiese papà avendo notato la mia faccia.

-troppo agitata per oggi, non conosco nessuno a scuola e sai che non sono molto brava a socializzare- mezza bugia, non era quello il motivo principale del mio umore.

-non ti preoccupare, sei una ragazza in gamba e saprai farti subito nuove amicizie. Ne sono sicuro. Vuoi che ti porti io a scuola oggi o preferisci prendere il bus?-

Eccolo il mio papà iperprotettivo.

-no prenderò il bus. Tu muoviti o farai tardi a lavoro!-

-va bene, allora scappo. Buona giornata!- urlò che era già sulle scale, facendomi sorridere.

 

Stavo aspettando il bus da dieci minuti ormai. Ero arrivata un po' in anticipo per paura di perderlo. Risultato? Ero praticamente un ghiacciolo per il freddo. Era solo settembre e c'erano già temperature polari. Io non odio il freddo, anzi mi piace perché porta la neve che adoro letteralmente; ma se devo aspettare fuori al freddo senza poter far niente, allora divento un tantino irritabile. E il mio umore quel giorno non aveva bisogno anche di questo per diventare peggio.

Beh ora che ho toccato il fondo la giornata non può che migliorare no?

-ciao, ci rivediamo a quanto pare- sentii una voce sussurrarmi da dietro. Mi voltai e..

 


 

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Capitolo 2
*** vicini... troppo vicini ***


 

No no no e poi no! Non è possibile.. perché? Lo sapevo che dovevo rimanere a casa oggi.. pensai fissandolo incredula.

-hai perso la lingua ora? O sei rimasta talmente incantata dalla mia bellezza da rimanere senza parole?- E riecco quel suo sorrisetto così irritante.

-no, ero intenta a maledire mentalmente questa giornata iniziata male. E poi quando mai ti ho detto di essere bello? Ribadisco: Tu. Non. Sei. Il. Mio. Tipo. Semplicemente io non guardo solo all'aspetto diversamente da quelle ochette qua-qua che ti stanno dietro.-

-e ovviamente sei rossa per il freddo immagino.-

Maledizione! Sempre ragione deve avere questo qui? Mi sono voltata e ho rivisto un angelo! Come posso non arrossire?!? Poco importa che il carattere sarebbe da dare in pasto ai caimani, quando uno è bello basta poco per toglierti il fiato. E quegli occhi poi.. da dichiarare illegali, dovrebbero proibirli. Mi stavo imbarazzando di nuovo. Sentivo le guance prendere lentamente fuoco, come se provassero gusto a farmi attendere l’esito finale del loro gran lavorare per mettermi a disagio. E devo dire che ci stavano riuscendo perfettamente.

-ho la pelle delicata e sono qui che aspetto da un po' visto che sono arrivata in anticipo. Risultato? Mi sto lentamente, inesorabilmente congelando.-

Mi guardò a lungo senza dire niente o fare il più piccolo movimento, come se mi stesse studiando. Poi improvvisamente si tolse la sciarpa e me la mise intorno al collo.

Ero sotto shock. Avevo anche smesso per un attimo di tremare per il freddo. Non me lo sarei mai aspettata. Non mi aveva dato l'idea di essere un tipo gentile, pensavo fosse troppo egocentrico per poter accorgersi dei bisogni degli altri.

Ero ancora immersa nei miei pensieri quando arrivò l'autobus e lui salì prima che potessi ringraziarlo.

-non sali tu? Il freddo ti impedisce di muoverti o ti ho incantata di nuovo?-

A quelle parole mi riscossi dallo shock del suo gesto e lo seguii dentro l'autobus stracolmo di gente.

Unico posto libero? Quello accanto a lui. Ovviamente. Potevo sperare diversamente? no.

Ero ancora indecisa se rimanere in piedi o sedermi li che lui poco gentilmente mi prese il braccio tirandomi e facendomi finire seduta vicino al finestrino. Impossibile scappare ora, lo avrei avuto vicino per tutto il viaggio fino a scuola.

-guarda che non ti mangio mica, sai?- mi disse avendo notato che mi ero messa il più lontano possibile da lui, per quanto me lo potesse permettere quell'angusto spazio. Ma così vicini e stretti dovevano farli i sedili?!? e meno male che sono magra!

-ma mi spieghi perchè ogni mia più piccola azione deve essere per forza causata da te o dalla tua bellezza? Tu sei veramente irritante! Il mio mondo non gira per niente intorno a te, lo vuoi capire o no?-

-in effetti non riesco proprio a capirlo. Insomma fin'ora tutte, e ripeto TUTTE, sono cadute ai miei piedi appena mi hanno visto. Tu invece sembri resistermi, ma è impossibile, per voi sono troppo bello. Quindi perchè non ti arrendi subito?-

Ok, io ce l'avevo messa tutta per rimanere calma, ma lui aveva osato mettermi allo stesso livello di quelle ochette qua-qua che gli sbavavano dietro. Più offesa di così non potrei essere! Ha superato i limiti, chi si crede i essere questo qui? Troppo irritante! Ora mi sente..

-toc toc- gli dissi mentre bussavo alla sua testa, arrabbiata come non mai -c'è nessuuuno? No non mi sembra. Ora capisco tutto!- esclamai sorridendo e a voce abbastanza alta perchè chi era vicino potesse sentirmi -poverino.. la tua bella testolina ha le ragnatele da quanto è vuota quindi è ovvio che tu non riesca a capire quello che ti dico da quando ci siamo incontrati. Ora riprovo. Tu non mi interessi, non mi piaci, e io non faccio parte di quelle ochette qua-qua che ti corrono dietro solo perchè hai un bel viso, capito?- scandii bene le parole come se parlassi con un bambino di tre anni.

I ragazzi che avevano seguito la scenetta non erano riusciti a trattenersi dal ridere, mentre le ragazze... beh le ragazze o mi guardavano allibite o cercavano di annientarmi con la sola forza degli sguardi. E lui, lui era ammutolito.

Io incurante di tutto e tutti scesi dal bus che per grazia divina era finalmente arrivato alla mia fermata e anche alla sua come potei notare con infinita rassegnazione quando lo vidi scendere frettolosamente prima che le portiere si richiudessero. Doveva averlo shockato parecchio il mio discorso se ci aveva messo così tanto tempo a riprendersi. A questo pensiero sorrisi soddisfatta e entrai a scuola.

 

Ma la giornata storta a quanto pare non era ancora finita. Infatti quando arrivai finalmente in classe dopo essere passata dalla segreteria lo vidi seduto sopra la cattedra che parlava tranquillamente con i suoi amici.

Vicini di casa, stesso autobus per andare a scuola, stessa scuola e anche stessa classe?!? no!! vado a vivere al Polo Nord, ho deciso! Mi piacciono i pinguini e lì di sicuro lui non mi seguirà e potrò vivere tranquilla. Si a casa ne parlerò con papà e lo convincerò. Che ho fatto di male per meritarmi tutto questo? Che rabbia..

-finalmente sei arrivata, pensavo ti fossi persa per il corridoio.. mi presento sono Daniele il tuo nuovo compagno di banco!- sorrise -sono sicuro che passeremo un bell'anno insieme-

Ora ero io a essere rimasta senza parole e a guardarlo come se avessi visto un fantasma.

Vicino di banco, vicino di banco, vicino di banco, vicino di banco mi ripetevo come un mantra. Poteva la fortuna volermi così male? Si, evidentemente si.

-di nuovo ammaliata dalla mia bellezza?- mi disse con tono canzonatorio e io mi ripresi dallo stato di trance.

-assolutamente! Passare un intero anno come tua vicina di banco fa parte dei miei sogni proibiti- gli risposi con convinzione spiazzandolo. Non se la aspettava quella risposta, ma forse non aveva capito per l'ennesima volta con chi aveva a che fare.

-davvero?- mi chiese infatti

-si, è da quando gli asini volano che lo sogno!- colpito e affondato.

I suoi amici mi guardarono ammirati fra le risate, le ragazze in classe incredule. Poi quella più vicino a me scoppiò a ridere.

-sono Alice, la sorella di questo zotico qua- disse indicandolo appena si fu ripresa un po' -sei la prima ragazza che gli resiste, ti ammiro. Era ora che qualcuno lo riportasse con i piedi per terra! Sono sicura che andremo molto d'accordo io e te-

-si lo credo anch'io. Mi chiamo Ginevra- le risposi contenta di aver trovato subito una ragazza così simpatica.

Poi suonò la campanella e mi avviai al mio posto come se andassi a un funerale. La scuola era ufficialmente iniziata. 

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Capitolo 3
*** in giro per la città ***


 

Arrivai a casa che ero distrutta. Era stata una giornata veramente pesante. Avevo sentito lo sguardo di Daniele fisso su di me per tutte e cinque le ore mentre io mi ero imposta di ignorarlo completamente. Una prova molto ardua che aveva esaurito in breve tempo tutte le mie forze. Avevo pensato che seguendo le lezioni mi sarei tenuta abbastanza impegnata da non avere tutti i miei pensieri concentrati su di lui. Comunque quella fu un'altra dimostrazione che io e la fortuna non camminavamo a braccetto: la mia vecchia scuola era più avanti con il programma, quindi quelle lezioni le sapevo già e non potevano tenermi occupata come speravo. Quello sarebbe stato un anno veramente lungo, forse anche troppo.

Ero così presa dai miei pensieri che per poco non mi accorgevo di stare per fare tardi all'appuntamento: infatti durante la ricreazione io e Alice ci eravamo conosciute meglio e quando lei venne a sapere che ancora non ero riuscita a visitare la città mi propose di farmi da guida per quel pomeriggio stesso.

 

Avevo appena finito di prepararmi che suonò il campanello puntualissimo.

-ciao! Non facciamo altro che incontrarci io e te a quanto pare- disse una voce che conoscevo fin troppo bene ormai, quando aprii la porta di casa.

-ehm.. ciao? Ma non dovevo incontrarmi con tua sorella?- gli chiesi dubbiosa.

-si era dimenticata di chiederti a quale appartamento avrebbe dovuto suonare e visto che è in ritardo mi ha mandato ad avvisarti. Se vuoi puoi aspettare da noi così magari la aiuti a scegliere cosa mettersi e la finirà di mettere sottosopra il suo armadio e di minare la mia pazienza con “sto meglio con questo o questo?” che va avanti da più di un quarto d'ora- sbuffò.

-e chi ti dice che io voglia farti questo favore? Sarebbe divertente vederti penare almeno un pò- l'idea i vedere la sua faccia disperata di fronte all'ennesima domanda di sua sorella mi attirava molto, dovevo ammetterlo.

-o no no no-

-invece si-

-no!-

-sii!-

-no, ora tu mi segui e la fai smettere!- e detto questo mi trascinò al piano di sopra dove abitava incurante del fatto che cercavo invano di liberarmi. Sulla porta però trovammo

Alice già pronta con mio immenso sollievo.

-ciao Gin! Scusa il ritardo, sono senza speranza quando si tratta di vestiti..-

-ciao Aly! tranquilla, non sono arrabbiata.- come si poteva resistere a quegli occhioni da cucciolo bastonato e portarle rancore? -mi dispiace solo di essermi persa la faccia di tuo fratello quando gli chiedevi consiglio, la prossima volta chiamami su prima così mi porto i pop-corn per vedermi la scena-

-sarà fatto, ti prendo in parola!-

-ehi ehi, calma qui. Che sono questi accordi a discapito del sottoscritto? Non mi presterò un'altra volta a quella tortura potete starne certe tutte e due!- esclamò Daniele con il terrore negli occhi.

Mamma mia che tenero che è, sembra un gattino spaurito.. che tenerezza!! … tenerezza?!? o my god! Non ho potuto pensarlo veramente! Non per questo zotico qui che si crede un dio! Anche se.. no! Basta con questi pensieri! Ma che mi prende? La troppa vicinanza a lui questa mattina mi ha mandato in tilt la testa! Ok, uno, due e tre e torno normale.

-non ci contare neanche! Voglio vedere colui che si crede il principe azzurro in difficoltà e non mi arrendo facilmente. Quindi inizia già a prepararti mentalmente. Ciao ciao ora noi dobbiamo andare! Bye- e presa Alice sottobraccio mi allontanai per conoscere finalmente la città in cui mi ero trasferita e in cui avrei dovuto vivere in futuro.

 

-ci fermiamo a prendere una cioccolata calda in quel bar laggiù, ti va?-

-certamente! Ne ho proprio bisogno. Abbiamo camminato tutto il pomeriggio ora oltre ad avere i piedi che chiamano vendetta fa pure molto freddo, troppo per i miei gusti- risposi ad Alice con un sorriso di gratitudine visto che da li a poco avrei sicuramente iniziato a battere i denti perché stavo gelando, per la seconda volta quel giorno.

-si, me ne sono accorta!- mi prese in giro -ma dimmi, che te ne pare di questa città?-

-c'è una marea di gente e questo mi rende un po' spaesata, mi ci devo ancora abituare. Però ci sono anche moltissimi negozi e alcuni sono proprio carini, per non parlare delle librerie: io adoro leggere, è una passione ho preso da mamma dice papà. Mi mancano però tutti i prati che avevo dove abitavo prima, quindi penso che il mio posto preferito e dove mi troverai spesso quando c'è il sole è il parco vicino casa. È enorme e ha pure il laghetto con i cigni! È un posto così tranquillo che mi ha conquistata al primo sguardo- le risposi entusiasta.

-sono contenta che ti piaccia. I negozi li visiteremo meglio un altro giorno, vado pazza per lo shopping mi accompagni? Ho in mente di andarci sabato, se sei libera- mi disse mentre ci sedevamo a un tavolino rigorosamente dentro il bar.

-certo che ti accompagno, ho voglia anche io di un po' di shopping-

-bene allora invito anche mio fratello e il suo amico Marco-

-perché dovrebbero venire anche loro? Non si annoieranno?-

-oh si, ma vedi Marco ha una cotta per me e non mi direbbe mai di no e trascinerebbe con se anche Daniele e a noi servono due ragazzi per portare le borse no?-

-ma sei malefica!- le risposi scandalizzata per poi scoppiare insieme a ridere.

-sai ti stimo. Sei la prima a non cadere ai piedi di mio fratello-

-si me ne sono accorta, ne è rimasto stupito pure lui!- e giù a ridere di nuovo.

 

Arrivai a casa più distrutta di come ero uscita, ma con un sorriso sulle labbra. Avevo trovato una vera amica già il primo giorno di scuola e la città non era male come credevo prima di trasferirmi, anzi era quasi perfetta. Quasi perché il verde era davvero poco e poi c'era quel qualcuno pieno di se e altamente irritante che abitava proprio al piano di sopra.

Ma possibile che tutti i miei pensieri prima o poi mi portino a lui? Che mi sono presa la danielite? O mamma che stanca meglio andare a dormire domani mattina sarò di sicuro più lucida di ora e tornerò in me. … …. oddio ho ancora la sua sciarpa! Ma ne combino una giusta? Avevo deciso di ignorarlo completamente visto che ci pensa già lui a sbucare fuori all'improvviso quando meno me lo aspetto e a attaccare discorso..

-notte pà-

-notte tesoro- 

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Capitolo 4
*** non c'è ... c'è! ***


Ero agitata e non riuscivo a capire perché. Tutto quello che dovevo fare era restituirgli la sciarpa ringraziandolo per il giorno prima e poi continuare tranquillamente a ignorarlo come avevo deciso. Facile no? E allora perché ero così agitata? Inutile pensarci, di prima mattina non ero mai molto sveglia.

Ma perché non arriva? L'autobus sarà qui a momenti. Così mi scombina tutti i piani. E io mi sto già irritando, sta diventando un'abitudine questa ormai. Ecco l'autobus e di lui nessuna traccia, pazzesco! Sbuffando mi andai a sedere e mi misi ad ascoltare la mia musica preferita che aveva sempre il miracoloso potere di calmarmi. Non era il caso di arrivare a scuola ancora una volta irritata per colpa di quello li. Tanto sarebbe stato il mio vicino di banco no? Quindi la sciarpa potevo dargliela anche dopo, niente fallimenti per il mio piano, solo posticipato.

 

Era ormai ricreazione e il banco vicino al mio era ancora vuoto: lui non era venuto. Decisi di chiedere ad Alice che fine avesse fatto suo fratello. Comunque non volevo farmi vedere preoccupata, mi ci voleva una soluzione.

-ehi Aly!- la salutai.

-ciao Gin!-

-ti vedo un po' abbattuta, cosa è successo?-

-matematica. E con quella orribile parola ti dico tutto. Numeri numeri e ancora numeri con segni incomprensibili. Se mi avessero chiesto di imparare perfettamente l'arabo in una settimana ti giuro che sarei stata più felice e mi sarebbe sembrato più facile!- era esasperata dall'ora appena terminata.

-per caso tu e la matematica non siete in sintonia?- le chiesi io ironica

-ma che fai ora mi prendi pure in giro?!? è ovvio che per me siano solo geroglifici tutte quelle formule che non userò mai nella mia vita!-

-ma dai! Addirittura geroglifici? A me non sembra così orribile come dici tu.. ma se vuoi ti posso aiutare e la studiamo insieme, ti va?- ce la stavo mettendo tutta per trattenermi dal ridere, aveva una faccia buffissima così esasperata.

-davvero, davvero davvero??? saresti la mia eterna salvatrice!- mancava solo che si mettesse a saltellare per la gioia lì in classe.

-si si ma adesso calmati. Cambiando argomento... hai già chiesto a Marco per sabato?- ecco, la stavo prendendo larga, molto larga per chiederle del fratello. Ma cavoli e capperi! Possibile che mi debba creare problemi anche quando non c'è? No, evidentemente non lo è per me! Ma guarda un po' te che mi tocca fare! Uffaaa..

-si glielo ho chiesto prima e ovviamente ha accettato subito felicissimo! Il problema forse sarà mio fratello..- ecco che eravamo arrivate al punto che mi interessava.

-tuo fratello? E perché? Si è per caso rifiutato in modo assoluto di portare le borse di due pazze che vogliono fare shopping per tutto il pomeriggio ininterrottamente?- le chiesi con ironia.

-beh.. si per essersi rifiutato lo ha fatto, ma il problema rimane un altro-

-e cioè?-

-oggi non è venuto a scuola perchè si è preso un bel raffreddore e aveva anche qualche linea di febbre.. spero che per sabato stia bene sennò dubito fortemente che venga anche se cercassi di convincerlo..-

non sarà perché ieri mi ha dato la sua sciarpa vero? Pure in colpa riesce a farmi sentire ora? Ecco che mi sto improrporando le guance per i sensi di colpa, managgia a me!

-cavoli! Deve essere messo maluccio tuo fratello.. speriamo guarisca presto. Vabbè ora vado a sedermi che è suonata-

malato. È malato ed è colpa mia. Ma mica gliela ho chiesta io la sciarpa.. accidenti! Anche senza volerlo mi crea problemi. E poi continua a occupare la mia mente, che sia ora che vada a farmi curare da uno psicanalista? Forse lui riuscirà a capirci più di me su quello che mi passa per la testa perché io non ne vengo fuori. O forse più probabilmente sarà lo psicanalista ad aver bisogno di un biglietto di sola andata per il manicomio dopo che sarà diventato pazzo per aver cercato di comprendere i miei pensieri. E io poi finirei in prima pagina sui giornali per essere la ragazza più pazza sul pianeta. Mmh.. sarebbe interessante … ok, comunico a me stessa che sono appena partita per la tangente diretta al manicomio più vicino senza possibilità di ritorno. Meglio che torno a concentrarmi sulla lezione và.

 

Era finalmente arrivato il tanto atteso sabato pomeriggio. Daniele non era più ritornato a scuola e io non avevo più avuto occasione di ridargli la sciarpa, cosa che era diventata un punto fisso per me da fare.

Ci eravamo dati appuntamento al parco e io ero già in ritardo. Insomma colpa mia se non trovavo più le scarpe? Arrivai che non avevo più fiato, ma non riuscii a fermarmi in tempo che andai a sbattere contro qualcuno.

-cavoli e capperi! Ahia! Scusa ero di fretta e non mi sono fermata in tempo! Scusa ancora. Scusa- ripetei massaggiandomi la fronte.

-mi sembra tanto un dejà-vu- disse una voce alquanto familiare -è la seconda volta che ci scontriamo così o mi sbaglio? Sentivi così tanto la mia mancanza?-

oddio no! NO! Fa che non sia lui, fa che non sia lui. Eppoi non dovrebbe essere ancora malato? Si, è impossibile che sia qui. Ora alzo la testa e scopro che non è lui. Dai coraggio Gin! Al tre scopri che è tutta un'allucinazione. Uno due e..

-ancora tu? Ma sempre davanti mi devi finire?!?e io mi sono presa anche un bella botta! E poi a chi saresti dovuto mancare tu? A me forse?!? ma manco per idea! Neanche nei tuoi sogni potresti mancarmi!- ormai ero abbonata al rosso pomodoro, le mie guance si divertivano a tradire il mio enorme imbarazzo.

Alice e Marco ormai ridevano come due pazzi per quella scena. E chi sarebbe riuscito a farli smettere poi?

-e chi ti dice che io sogni te? Semmai è il contrario.. e sono sicuro che quelli con me siano sogni molto belli, giusto? Sei anche diventata tutta rossa- chiese con un sorrisetto certo dell'interesse che credeva di suscitare in me come in tutte le altre ragazze.

Bene, il mio imbarazzo era appena diventato rabbia. Mi aveva di nuovo paragonato a quelle occhette qua-qua che gli sbavavano sempre dietro. Ma non aveva ancora capito con chi aveva a che fare?

-sognarti dici? Si forse è capitato una volta... ah che sogno!- gli dissi io con occhi persi a ricordare qualcosa che ovviamente mi stavo inventando li li per togliermi da quella situazione spinosa. Ora avevo tutto il suo interesse e anche quello degli altri due che incuriositi dalla mia risposta avevano smesso di ridere per ascoltarmi attentamente.

-eravamo a divertirci a una festa di halloween tutti in costume. Io ero vestita da streghetta, Alice da diavoletta, Marco.. ah si Marco era un bel vampiro e tu.. poverino.. tu eri la zucca con una candela in mano per far luce perché era saltata la corrente e eravamo tutti al buio. Ma non ti preoccupare stavi benissimo con quel vestito e poi eri anche utile! Proprio un bel sogno, mi diveritvo a ballare con gli altri- gli dissi con sorriso a trentadue denti.

Ci fu un attimo di silenzio e poi Aly e Marco scoppiarono a ridere e io mi unii a loro. Daniele non riusciva a crederci, aveva ancora la faccia incredula!

-oddio sei uno spasso Ginevra, davvero! Sapevo che eri riuscita a tenere testa al mio amico il primo giorno, ma credevo fosse stato solo un colpo di fortuna il tuo. Ora devo ricredermi. Oddio non smetto più di ridere ora, sei troppo forte! Ah ah ah!- Marco era ormai senza fiato dalle risate. Mi aveva fatto piacere il suo complimento e l'avevo rivalutato. Pensavo fosse di più sotto l'influenza di Daniele ma mi ero sbagliata. Mi stava simpatico e stavo pensando che se me lo avesse permesso l'avrei aiutato a conquistare quella pazzerella di Alice. Avrebbero formato una bella coppia insieme, ne ero convinta.

-e basta adesso! Avete riso abbastanza voi tre, non vi pare? Non dovevamo andare a fare shopping?- sbuffò infine infastidito Daniele visto che noi tre non accennavamo a smettere di ridere. Alla parola shopping iniziammo a calmarci e a raggiungere Daniele che si era già avviato verso i negozi.

Forse non sarebbe stato così male passare un pomeriggio con lui come pensavo inizialmente.. 

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Capitolo 5
*** shopping!! ***


-oh guarda che bel vestito quello nero! Non trovi anche tu Gin? Dai entriamo che voglio provarlo. Forza muovetevi!-

-ma Ally.. sarà il venticinquesimo negozio in cui entriamo.. che ne dici se prima ci facciamo una piccola pausa a quel bar laggiù? Poi se proprio proprio vuoi entriamo anche qui, ma ti prego ora fermiamoci per un pochino.. non sono abituata a queste maratone per negozi, anche se mi piace moltissimo fare shopping.- cercai di convincerla per la mia salvezza.

-mm....ok....- rispose rassegnata dopo aver visto le nostre facce supplicanti.

Quando avevo accettato felice di fare compere con Alice non avevo pensato che sarebbe stato così. Nessuno riusciva più a fermarla, avevamo praticamente visitato tutti i negozi di quella via, ormai ne mancavano solo tre o quattro, ed erano passate solo tre ore! Lei aveva comprato qualcosa in ogni negozio ed i ragazzi erano stracolmi di borse. Marco non aveva fiatato, al contrario di Daniele che non aveva fatto altro dall'inizio probabilmente ancora infastidito dalla chiacchierata prima.

-inizi a pentirti di essere venuta nanetta?-

-mi hai per caso chiamata nanetta?- sibilai rossa di rabbia ma con voce stranamente calma.

-si, non sei mica molto alta se non te ne sei accorta. Inizio a domandarmi se per vederti nello specchio del bagno tu debba alzarti in punta di piedi.. lo devi fare?-

-nanetta! Mi hai chiamata nanetta! Brutto brutto brutto presuntuoso come ti sei permesso?!? non sono una nanetta io!- la mia altezza era sempre stato un argomento delicato e chi ne parlava si addentrava in un campo minato con me. Daniele non faceva eccezione, forse prima non era stato avvisato, ma ora avevo mandato abbastanza segnali per farglielo capire.

Calma calma stai calma. Non si rende conto di dove sta camminando. Non vede le mine. Calma calma calma.. era il mio mantra.

-beh.. mi arrivi sotto la spalla e ancora dici di non essere una nanetta rispetto a me? È un fatto talmente ovvio questo che se non lo vedi è meglio fare un salto subito in quel negozio per prenderti degli occhiali perché vuol dire che oltre ad essere nana sei anche talpa-

Non sapevo cosa rispondergli, ero senza parole: insomma non volevo ucciderlo seduta stante, stava ancora portando le mie borse e a giudicare da quella folle di sua sorella mi sarebbe servito ancora per un bel po'. Cosa fare allora? Ignorarlo? Si forse era l'idea migliore. Quante volte mi sono ripetuta di ignorarlo da quando l'ho conosciuto? Molte. E quante ci sono riuscita? Mai. Oh beh, son messa bene. Alleluia! Speriamo che questa volta vada meglio..

-sarà..- fu tutto quello che gli dissi in risposta prima di raggiungere gli altri due al tavolino del bar.

 

Era passata solo mezz'ora dalla piccola sosta ed eravamo nuovamente dentro un negozio. Alice mi aveva praticamente costretto con ricatti a provare un vestitino rosso che lasciava la schiena scoperta. Era bello ma non faceva per me, se uno guardava nel mio armadio ci avrebbe trovato solo jeans e pantaloni nemmeno una gonna, figurarsi vestitini. Quello poi era semplicemente troppo per me. Ma ormai ero in trappola. Stavo lì nel camerino con quel vestito addosso senza decidermi ad uscire incurante delle richieste degli altri che stavano aspettando da un bel po' ormai.

Si ok mi sta bene, ma manco morta esco di qui con solo questo addosso. Oddio e ora che faccio? Bella domanda Ginevra: hai o non hai ceduto ai ricatti di quella pazzerella lì? E allora forza e coraggio: ora esci e … torni come un razzo dentro! Si ecco farò così.

-ti decidi a uscire? O devo tirarti fuori io con la forza? Ti ricordo che mi hai promesso di farci vedere come ti sta.-

-si si ora esco Alice..- le risposi mogia mogia.

Non ero preparata alle facce dei miei amici quando finalmente feci la mia comparsa fuori da quel camerino. Alice era rimasta a bocca aperta per la sorpresa, Marco aveva lanciato un lungo fischio di apprezzamento, e Daniele non aveva fatto una piega ma era visibilmente arrossito passando da un rosa a un rosso preoccupante nel giro di un secondo.

-m-ma ma.. ma..- Alice non riusciva a finire la frase.

-sei stupenda!- concluse per lei Marco con un sorriso di approvazione.

-ora non esagerare- ero imbarazzatissima.

-credimi non esagero neanche un po', vero Alice?-

-hai assolutamente ragione- gli rispose -sei assolutamente magnifica, sembra fatto apposta per te quel vestito. Devi comprarlo senza alcun dubbio e se non lo fai giuro che non ti parlo più per almeno un mese!- mi disse risoluta.

-oh no.. non rientra nel mio stile questo vestito. Io non indosso gonne quindi questo- dissi indicandomi -è fuori discussione. Se anche lo comprassi non lo metterei mai, rimarrebbe nell'armadio a prendere la polvere e a invecchiare puoi starne certa-

-ma Gin, non puoi farmi questo. Commetteresti un peccato capitale se non lo compri.. ti prego..- ma neanche gli occhioni dolci potevano smuovermi sulla mia decisione.

Alla fine vinsi io e si arresero così andai a rivestirmi sollevata visto che quella era l'ultima tappa prima di tornare a casa.

 

-queste borse sono veramente ingombranti e pesano non trovi anche tu Daniele? Eh? Daniele? Daniele? Ragazze, ma dove è finito Daniele? Voi l'avete visto?- ci chiese Marco.

-Daniele? Non era dietro con te?- gli chiesi girandomi nello stesso momento di Alice anche lei con la stessa domanda stampata in faccia.

-si lo credevo anch'io, ma no c'è più- eravamo tutti e tre sorpresi dalla scomparsa silenziosa di Daniele, nessuno sapeva dove fosse finito.

Ripensandoci Daniele si era comportato in modo strano nel negozio da quando ero uscita dal camerino. Prima era diventato rosso come un pomodoro guardandomi in un modo che non seppi decifrare ma che mi faceva sentire a disagio e al tempo stesso desiderata, ma forse ero solo confusa dal mio enorme imbarazzo, era impossibile che mi avesse rivolto uno sguardo del genere. Si sicuramente era così. Poi da statua di pietra che era ci seguì fuori dal negozio ma sempre in silenzio e sembrava perso in chissà quali profondi pensieri che lo assorbivano completamente. E ora era semplicemente scomparso senza che nessuno se ne fosse accorto. Che soggetto strambo! Oggi poi ha superato se stesso. E che facciamo ora?

Non avevo ancora finito di pensare quella frase che lo vedemmo correrci incontro.

-si può sapere dove eri finito?- gli chiese Alice per tutti noi.

-da nessuna parte. Mi sono fermato ad allacciarmi la scarpa e poi vi ho raggiunto-

rispose serafico lui.

-oh ok, ma la prossima volta avvisaci che ti aspettiamo-

-sissignora!- le rispose con un saluto militare.

Eravamo arrivati a casa e così salutammo Marco che non abitava molto lontano da noi.

Davanti la porta di casa mia Daniele mi passò le borse con i miei acquisti e una gli scivolò per terra. Solo quando mi inchinai insieme a lui per raccoglierla notai le sue scarpe: avevano gli strappi, nessun laccio. Ma allora perché aveva detto di avere una scarpa slacciata? Perché aveva mentito? Perché si era allontanato per poi tornare in tutta fretta? Tutte domande che non ebbero risposta le mie perché quando fui sul punto di fargliele lui mi salutò e sparì su per le scale in un lampo avendo notato che mi ero accorta della sua piccola bugia.

 

Ero in camera mia a sistemare tutti i vestiti che avevo comprato in quel pomeriggio. Avevo appena finito di cenare e ero stanchissima, ma prima di fiondarmi sul letto a dormire beatamente come avrei tanto voluto fare subito dovevo mettere tutto via. Ero ormai a metà dell'opera quando mi accorsi che nella borsa che avevo in mano c'era qualcosa di rosso e non era mio. Sono sicura di non aver comprato nessuna maglietta rossa, che sia di Alice e sia finita nella mia borsa per sbaglio? Quando la tirai fuori per metterla in parte mi accorsi che non aveva il peso di una maglietta. Non ci credo ma è... no.. non può essere.. ma come...

davanti a me disteso sul letto e in bella mostra stava il vestito rosso che avevo provato nell'ultimo negozio. Non riuscivo a capire come potesse essere arrivato dentro quella borsa. Chi l'aveva comprato? Come c'era arrivato? Non riuscivo a rispondermi, anche perché i miei pensieri erano tutti sconnessi, quindi non potevo contare su di loro. Tornai a prendere la borsa in cui quel vestito era stato messo per vedere se ci fosse qualche indizio che mi aiutasse a svelare quel mistero. Fui fortunata perché in fondo alla borsa c'era un piccolo foglietto ricoperto di parole scritte con una grafia che mi risultava familiare ma che al momento non riuscivo a ricondurre a nessun volto.

 

Questo vestito è tuo.

Non potrebbe essere di nessun'altra.

Eri stupenda quando lo indossavi,

sembravi una principessina.

Non merita di stare chiuso in un armadio,

sono sicuro che si presenterà l'occasione per indossarlo.

Buona notte piccola nana.

 

Tenevo quel biglietto in mano e continuavo a leggerlo e rileggerlo. Stetti così per un tempo che mi sembrò infinito. Era stato Daniele a tornare indietro e a comprarmelo senza dirlo a nessuno. Ero strabiliata. Una marea di emozioni si affollavano dentro di me senza darmi il tempo di analizzarne nessuna perché subito sostituita da un'altra. Non sapevo neanche dare voce ai pensieri nella mia testa perché anche questi erano troppo confusi.

 

Non ricordai quello che feci dopo. So solo che a un certo punto ero sotto le coperte del mio letto e tutto era stato messo a posto. Ma proprio tutto.

Io non ero ancora capace di prendere sonno nonostante fossi palesemente stanchissima. Ero troppo confusa. I pensieri non fermavano la loro corsa, erano senza briglie e correvano a una velocità folle. Quella notte avrei dormito poco. E prima che potessi chiedere spiegazioni a colui che era la causa diretta di tutto il mio stato d'animo terremotato avrei dovuto aspettare fino a mercoledì. Alice Davide e i loro genitori sarebbero andati a trovare i nonni fuori città stando via tre giorni. La mia amica mi aveva spiegato tutta triste che dove abitavano i suoi nonni non c'era campo quindi sarebbe stato inutile chiamarla.

Così rassegnata al mio avverso destino mi addormentai solo a notte fonda aspettando con ansia il loro ritorno.

 


 

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Capitolo 6
*** nemici e amici ***


Lunedì andai a scuola con una faccia orribile: la notte non ero riuscita a dormire così mi ritrovavo delle occhiaie enormi sotto gli occhi. Avevo cercato di mascherarle con un po' di trucco, per non far preoccupare papà, senza ottenere molto successo. Se avevo passato un'altra notte tormentata era tutta colpa di Daniele e del suo comportamento, troppo mistero accendeva la mia curiosità e metteva a tacere qualsiasi desiderio mio di dormire. Lui era la mia condanna.

 

Appena entrata in classe mi accorsi subito della novità: c'era una ragazza nuova accerchiata dalle solite ochette qua-qua. Era tutto zucchero e miele, stile barbie. Lunghi boccoli biondi per capelli, occhi grigi e solidali, boccuccia a cuore e modi aggraziati.

-Ma quella bionda lì, stile barbie, chi è? Non l'ho mai vista in giro- chiesi a Marco dopo essermi seduta al mio posto.

-Chi? Sofia?- annuii -fa parte della nostra classe ma non è venuta prima perché era in vacanza con i suoi.-

-Wow, fortunata lei-

-Non invidiarla. Sono sicuro che non fosse in vacanza con i suoi ma che sia stata a casa per un intervento chirurgico al naso, per farlo più carino e piccolino.. non è proprio come me lo ricordavo io da quest'estate che l'ho vista in giro. Si, deve avergli fatto qualche ritocco. Comunque di bello lei ha solo l'aspetto fisico, il suo carattere è pessimo credimi. Oh, eccola che arriva, quando si parla del diavolo.. stai attenta a quello che dici con lei-

Non feci in tempo a chiedergli spiegazioni su quell'ultima frase perché lei era già davanti a me.

-Ciao, tu devi essere quella nuova, vero? Le mie amiche- e indicò le ochette qua-qua -mi hanno detto che hai un carattere piuttosto deciso e che cerchi in tutti i modi di attirare l'attenzione del MIO Daniele. Mi piacciono i caratteri forti, ma non tollero che mi si rubi il ragazzo, soprattutto da una che non ha niente di eccezionale- mi disse con sguardo freddo e ostile.

Per poco no caddi dalla sedia. MIO Daniele?!? o mio Dio! Questa qui è totalmente fuori di testa! È convinta che io corra dietro a Daniele. Daniele!! da non crederci! Ma da dove salta fuori una così?!? e poi non avrei niente di eccezionale? Vabbè che non sono una modella, ma io almeno ho un cervello, cosa che a lei evidentemente i genitori si sono dimenticati di comprare.

Stavo per risponderle a tono quando di sfuggita vidi Marco che mi faceva segno di calmarmi. Era piuttosto preoccupato quindi decisi di dargli ascolto e ignorando completamente la barie davanti a me mi imposi di riprendere il controllo di me stessa. Ci stavo lentamente riuscendo quando Sofia, vedendo la mia totale immobilità, iniziò a spazientirsi e a battere furiosamente il piede a terra per intimarmi di muovermi a darle una risposta. E io ritornai a perdere le staffe vanificando tutto il mio duro lavoro mentale.

-Ma sta scherzando dico io? Correre dietro Daniele?!? non sia mai! Sei tu la pazza che lo fa, mica io. Io quello li manco lo sopporto: è un tantino troppo arrogante e sicuro di sé per i miei gusti. Figuriamoci poi se voglio anche attirare la sua attenzione! Ma non ci penso proprio. Tu sei tutta matta! Te lo puoi benissimo tenere tu il TUO Daniele!-

Avevo parlato tutto d'un fiato, ancora scandalizzata dalle sue parole. D'altro canto lei alle mie aveva assunto i colori dell'arcobaleno: prima bianco-fantasma, poi rosso-peperone per finire con un bel viola-melanzana. Bello spettacolo. Davvero. Le sarei scoppiata a ridere in faccia se non fossi stata troppo presa dal mio discorso.. peccato. Marco invece non si era trattenuto, almeno aveva avuto il buon senso di non farsi notare però. Beato lui.

-Tu... tu … tu … tu brutta...me la paghi. Questa me la paghi stanne certa! Inizia a guardarti le spalle perché saprò vendicarmi vedrai! E attenta a come ti comporti, devi stare alla larga da Daniele, chiaro? Alla larga!- mi sibilò con tono perentorio.

-Ma per chi mi hai presa scusami? Non sono una delle tue servette che battono le mani elettrizzate a ogni tua parola. Io neanche ti conosco. E per tua informazione odio ricevere ordini. Io faccio quello che mi pare e piace e se voglio parlare con Daniele non sarai mica tu a impedirmelo.-

Sofia stava per ribattere quando venne interrotta dall'arrivo del prof.

-Ti sei appena fatta una nemica pericolosa, lo sai questo vero?- disse poco dopo una voce accanto a me facendomi sobbalzare dallo spavento. Mi rilassai subito vedendo che era Marco che aveva deciso i sedersi vicino a me.

-Già, me ne sono accorta. Mancava poco che mi mangiasse viva, meno male che è arrivato il prof giusto in tempo. Però ne è valsa la pena.. non si vede tutti i giorni un arcobaleno in classe, no?- dissi con un sorrisetto sulla labbra ripensando alla scena di poco prima.

-Oddio. No farmici pensare che riprendo a ridere come un matto e dopo chi lo sente il prof? Però sei stata magnifica, lo ammetto.- rispose facendo uno sforzo enorme per seguire seriamente la lezione.

Io intanto pensai che fosse meglio correggere l'impressione che mi ero fatta di Sofia.

La sua era solo apparenza. Una perfetta maschera per una brillante attrice. In realtà era una tipa acida e altezzosa stile matrigna cattiva delle favole. Mancava di un bel po' di intelligenza. Aveva occhi freddi come il ghiaccio pronti a ridurre a pezzettini volontà e coraggio di chi osava sfidarla. Un po' avevano intimorito anche me, ma l'orgoglio poi aveva avuto la meglio come tutte le altre volte. Le sue labbra carnose nascondevano una lingua velenosa e spietata come serpenti. Aveva atteggiamenti superiori di chi è abituato a comandare e essere obbedito senza repliche. Una tipica figlia di papà piena di soldi, insomma.

 

Non riuscivo proprio a seguire la lezione di fisica dell'ultima ora. Un po' colpa della notte insonne, un po' della materia stessa che rientrava in cima alla lista del mio libro nero, preceduta solo dalla new entry del giorno: la vipera Sofia.

Quella stessa Sofia che non aveva fatto altro che lanciarmi occhiate in grado di incenerire per tutto il giorno. Ormai non ci badavo più. Quello che mi infastidiva davvero tanto però era che io non avevo fatto niente per attirarmi così tanta antipatia da lei. Ok forse avevo un po' esagerato nel risponderle. Solo un pochino però. Ma per il resto neanche mi conosceva, che diritto aveva di accusarmi così?

Che ne posso io se quel Daniele si crede un dio in terra che tutte le ragazze di questo pianeta devono guardare con occhi adoranti? E che ne posso io se sono l'eccezione che no gli cade ai piedi? Non gli corro dietro, anzi faccio di tutto per ignorarlo! Da quando lo conosco il mio mondo è un casino totale. Ci mancava solo Sofia a complicarmelo ora!

Persa nel labirinto dei miei pensieri non mi ero accorta del suono della campanella. Ci pensò Marco a farmi tornare con i piedi per terra.

-È suonata sai?-

-Davvero? Non l'ho neanche sentita. Ero proprio in un altro mondo- dissi mentre uscivamo dalla scuola.

-L'avevo capito. Sai che sei proprio strana? Oltre ad essere l'unica ragazza a tener testa a quello scapestrato del mio amico, sei diretta e inflessibile pure con quella vipera di Sofia. Hai fegato. Mi piace-

Sorrisi imbarazzata.

-Wow- dissi arrossendo alle sue parole -non mi aspettavo tutti questi complimenti. Ne sono contenta anche se non è vero che ho fegato. In verità sono piuttosto orgogliosa, orgoglio che mi impedisce di farmi mettere i piedi in testa da chiunque-

-Sei davvero interessante, ora capisco perché Daniele ti provochi sempre: le tue reazioni sono imprevedibili e spiazzanti-

-Ma io credevo di stare antipatica a Daniele!-

-Tu antipatica a lui? No no. Credimi. Sei l'unica che gli abbia suscitato un pò di interesse. Le altre per lui sono troppo senza cervello-

-quella si che era una rivelazione. Forse grazie a Marco iniziavo a capire un po' di più su Daniele, ma ero ancora ben lontana dal risolvere il mio dilemma con lui.

-Forse questo spiega un po' di cose allora- mormorai a me stessa credendo di non essere sentita. Mi sbagliavo. Marco aveva un udito eccezionale. Purtroppo per me.

-Quali cose?- mi chiese infatti un Marco molto incuriosito.

-Eh? Di che parli?- provai a svignarmela.

-Si. Hai appena detto che forse questo spiega un po' di cose. Quindi … quali cose esattamente?-

oh cavoli e capperi! E ora che faccio? Mi sono cacciata in un bel guaio! L'ho detto ad alta voce? Non è proprio giornata... forse se facessi l'innocente ignara allora..

-Ginevra. Lo sai che di me ti puoi fidare vero? Per me sei già un'amica quindi se hai qualche problema che ti turba sarei felice di aiutarti. Ma se non vuoi non sentirti obbligata a dirmelo- mi disse con sguardo sincero.

E chi resisteva a parole tanto dolci? Per di più anche io lo consideravo già un amico e avevo proprio bisogno di sfogarmi con qualcuno. Lui sembrava la persona che faceva al caso mio.

Tentar non nuoce no?

-Ecco... vedi.. il fatto è ...- iniziai tentennando: parlarne era più difficile di quanto pensassi.

-Guarda che non ti mangio mica sai?-

-L'altro giorno quando siamo andati a fare shopping, ti ricordi che Daniele a un certo punto era sparito?-

-Si. Ha detto che si era fermato un attimo ad allacciarsi una scarpa, perché?-

-In verità..- e mi fermai diventando color porpora.

Marco mi guardava perplesso non capendo dove volessi arrivare con il mio discorso e il motivo di tutto quel mio imbarazzo. Ma sapeva ascoltare così si mise ad aspettare pazientemente che io continuassi a parlare.

-Quando mi ha ridato le mie borse mi sono accorta che le sue scarpe non avevano lacci da legare. Quando poi lui ha notato che lo guardavo interrogativa spostando lo sguardo da lui alle scarpe, mi ha salutato in fretta e furia e se n'è andato-

-ok. Questo è strano. Non è da Daniele un comportamento del genere.- mi disse pensieroso -ma immagino ci sia dell'altro vero?-

-Si. … quando ho messo via i vestiti nuovi ho notato che c'era il vestitino rosso che avevo provato nell'ultimo negozio.-

-Quello che ti stava divinamente?-

-Si quello- gli risposi rossa.

-E che c'entra Daniele?- lo guardai fisso negli occhi -non mi dire..-

-Si, proprio così. Nella borsa insieme al vestito c'era anche questo bigliettino- e tirai fuori dalla tasca del cappotto quel pezzettino i carta che era stato in grado da solo di sconvolgermi così tanto la vita. Me lo portavo dietro ovunque ormai.

Marco lo prese e lo lesse. Era sempre più stupito man mano che il tempo passava. Evidentemente neanche lui capiva il motivo di tale gesto da parte del suo amico.

Se non lo capisce lui come posso sperare di riuscirci io da sola? Mica maga sono nata. Uffa!

-È veramente un dilemma questo. Daniele non ha mai fatto una cosa del genere. Nemmeno per le sue ragazze, mancava poco che non pagasse loro neanche il gelato quando uscivano insieme! Figuriamoci un vestito. Era restio anche a dare complimenti, lo faceva solo per farle stare zitte-

-Ora si che ci capisco di più. Grazie- risposi ironica.

-Scusa se non ti sono d'aiuto, ma già è difficile capire cosa passa per la testa a un Daniele normale, se poi inizia anche a comportarsi stranamente … ci sarebbe bisogno di una laurea in psicologia per capirlo- disse dispiaciuto.

-Scusa. Non era mia intenzione attaccarti a quel modo. È che sono frustrata, non ho mai conosciuto qualcuno di più complicato del tuo amico. Le sua azioni mi lasciano spiazzata-

-Tranquilla, non me la sono presa, anche io avrei reagito a quel modo se mi fossi trovato al tuo posto-

Che ragazzo d'oro. Sono contenta di averlo conosciuto.

-Se vuoi posso indagare in segreto quando ritorna-

-Davvero lo faresti? Te ne sarei eternamente riconoscente! Non so neanche come comportarmi quando lo rivedo, per non parlare di come chiedergli del biglietto!-

-Non è un problema. Ti aiuto volentieri. Voglio sapere di più su questa faccenda, mi ha incuriosito-

E così, parlano e ridendo, tornammo a casa.

 

 


 

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Capitolo 7
*** ripetizioni ***


Ciao! Scusate immensamente l'enorme ritardo. Sono imperdonabile :( scusate scusate scusate. Spero che il capitolo vi piaccia e prometto che non vi farò più aspettare così tanto. Ancora sorry.

Buona lettura!

 

 

 

Finalmente era arrivato mercoledì, avrei rivisto Alice e Daniele.

Lì, sull'autobus che mi stava portando a scuola, lasciai vagare i miei pensieri valutando le possibili ipotesi che spiegassero il comportamento di Daniele.

Allora.. vediamo un po'. Potrebbe esser stato rapito dagli alieni e poi, ritornato sulla Terra, era talmente confuso da non sapere quello che faceva. Oppure.. lavaggio del cervello? Scambio di persone? Allucinogeni? Mirabili botte in testa? Le prime due sono poco probabili, io opterei per scambio di persone o allucinogeni, non aveva bernoccoli..

 

Arrivata a scuola salutai Marco che mi aspettava e insieme andammo in classe e ci sedemmo.

Immediatamente ricominciai a tormentarmi pensando a un modo intelligente per introdurre l'argomento. Ogni idea che mi veniva in mente era più ridicola dell'altra e tutte ugualmente imbarazzanti. Un bel casino insomma. Sospirai scoraggiata.

-Quello si che era un sospiro, nanetta-

Mi voltai di scatto a guardare chi avesse parlato sperando in un inganno dei sensi. Speranza vana: funzionavano perfettamente. Chi altro poteva chiamarmi nanetta se non Lui? Bellissimo. Con quegli occhi capaci di mettere a nudo la tua anima che guardavano curiosi il mio viso. E poi quel sorrisetto con quelle labbra.. da mangiare..

Dire che ero arrossita era un eufemismo: in quel momento potevo gareggiare con i pomodori più maturi sicura di vincere.

-Ehi.. ci sei?- mi chiese lui preoccupato agitando una mano davanti ai miei occhi.

Ritornai alla realtà ritrovandomi il suo viso a un passo dal mio. Capperi!!

Per poco non caddi dalla sedia tanto ne fui sorpresa. Almeno non ero più in trance. Si, bella roba..

Cercai di sistemarmi meglio e di non dar a vedere il mio imbarazzo. Inutile. Ero già completamente rossa! Daniele ora mi guardava sinceramente incuriosito dalla mia reazione, mentre Marco alle mie spalle cercava invano di trattenere le risate.

Cosa mi invento ora? Sono nei casini..

-E tu da dove salti fuori? Si può sapere?- scema! Che figura...

-Ero già qui prima che tu arrivassi. Felice di rivedermi?-

-Felice?!? mi hai fatto prendere un colpo! Se spunti fuori ancora così all'improvviso, la prossima volta ci rimango secca!-

-Folgorata dalla mia bellezza?-

INSOLENTE! E idiota io che gliel'ho servita su un piatto d'argento.

-No. Irritata a morte. Si addice di più con te- gli risposi con il massimo del sarcasmo.

-Ma hai sempre la risposta pronta tu, nanetta?-

-Ancora con quel nanetta? Quando finirai di chiamarmi così?-

-Mai. Fai una faccia buffissima quando ti arrabbi-

Ora ero veramente furiosa, altro che arrabbiata. Dovevo ignorarlo, come mi ero ripromessa ormai un migliaio di volte con risultati zero. Convinta della mia decisione e intenzionata a portarla a termine, mi misi a seguire diligentemente la lezione.

Scoprii con orrore che il prof di fisica, la materia più odiosa al mondo, aveva fissato un compito in classe per la settimana dopo. Un incubo! Di quella materi non capivo niente, avrei di sicuro preso quattro. Daniele invece era tranquillo come la cosa neanche lo riguardasse. Il mio umore peggiorava sempre di più e per sua fortuna per una volta Daniele non infierì.

 

Era ormai ricreazione. La campanella non aveva ancora smesso di suonare che in uragano mi piombò addosso alle spalle. Chi poteva essere se non quella pazzerella di Alice?

-Ciao Gin! mi sei mancata!- mettendo fuori uso le mie povere orecchie.

-Si si anc..he .. tu, .. m.. ma ..or..a mol .. la.. un.. po' .. la.. pr ..pre.. sa. C-c-che.. non. Res ..pi..ro- dissi cercando di togliere le sue braccia avvinghiate al mio collo stile anaconda.

-Oddio! Scusa! Non volevo, tutto bene?- allentò la presa e gliene fui grata, ma non diminuì il tono della voce. Rischiavo veramente di diventare sorda.

-Più o meno.. se abbassi la voce ti sento lo stesso sai e le mie orecchie ti ringrazierebbero-

-Così va meglio?- sussurrò.

-Decisamente- ci sorridemmo.

-Sai- riprese poco dopo -mi sono così annoiata questo week-end che ho deciso di recuperare con il prossimo. Che ne dici di andare al parco divertimenti?-

-Wow, bell'idea! Ma passo.. verrò la prossima volta-

-Nooo, non mi abbandonare così, dai vieni..-

-Non posso, lunedì c'è compito di fisica e io sono una frana in fisica. Dovrò passare anche tutto il week-end a cercare di capirla sapendo già che mi andrà comunque male- dissi sconsolata.

-Oh. Ma allora non ci sono problemi-

-Ah no? E che pensi di fare se è lecito chiederlo?- iniziai a preoccuparmi.

-Mio fratello ti darà ripetizioni- ecco fatto, ero più che preoccupata -così sarai libera per domenica- Alice era entusiasta della sua idea, mentre io ero semplicemente sbiancata e la guardavo come se davanti a me ci fosse un alieno venuto da Marte per rapirmi. Daniele non era messo meglio.

Non penserà sul serio quello che ha detto. É fuori questione. Dio mi salvi! Passare pomeriggi interi con Daniele a studiare fisica? Ma che ho fatto di male nella vita per meritarmi questo? Non ne uscirei viva, è una condanna a morte! Mi sento già male...

non potei proseguire con i miei funesti pensieri perchè la voce di quella pazza (si perchè ormai era ovvia la sua pazzia) li interruppe.

-Non mi guardare così sai, non sono mica pazza- Davvero? -Daniele è bravissimo in fisica e può aiutarti. Poi mi deve ancora un enorme favore e non si tirerà indietro ora- si girò a fulminarlo quando lui stava per replicare. Lui s zittì in cupo mutismo che la diceva lunga sulla sua opinione riguardo alle ripetizioni con me.

-E tu- mi disse Alice in tono minaccioso -non pensare neanche a cercare una scusa per sottrarti o ti terrò il muso a vita!-

-OK ok accetto- mannaggia a me -ma non sono d'accordo- capitolai.

-Bene! Inizierete questo pomeriggio allora-

-Cosa? Ma anche no!- -Non se ne parla proprio!-

esclamammo io e Daniele all'unisono, ma uno sguardo di sua sorella bastò ad azzittirci.

Sarebbe stata una lunga lunga giornata. Ne sarei uscita viva?

 

Erano le 15:00. Con riluttanza mi avviai al piano di sopra verso il loro appartamento.

Erano le 15:10. Ero in ritardo. Come potevo esserlo? Semplice. Stavo guardando quella maledetta porta da ben dieci minuti senza la minima intenzione di aprirla. Speravo che scomparisse grazie alla forza del pensiero, ma non stava funzionando: era ancora lì.

Erano le 15:15. Ero ufficialmente matta. Chi se ne starebbe davanti una porta e fissarla per un quarto d'ora? Nessuno se non i matti. A quanto pare io ero una di loro, che scoperta! E che scena! Una matta davanti a una porta chiusa. Continuavo a fissarla e non mi muovevo.

Erano le 15:20. venti minuti ferma impalata davanti a una porta. Da manicomio ero! Ma poi...

poi la porta si aprì. Si, si aprì da sola. E io che feci? Balzai un miglio indietro con un urlo che sentirono fino al Polo Nord. Quanti spaventi si possono prendere in una giornata prima che uno ci rimanga secco? Credo di aver fatto il nuovo record mondiale! Sfido chiunque a battermi.

Quando mi fui calmata molto ma molto tempo dopo, mi accorsi di una figura in attesa sulla soglia dell'appartamento. Aveva le braccia incrociate al petto e il piede che batteva impaziente a terra. Ora si che sono in grossi guai.. La figura era proprio arrabbiata, era nera oserei dire.

-Ti sto guardando da venti minuti dallo spioncino della porta. Tralasciando la scena piuttosto divertente.. avevi intenzione di fare i funghi lì? Perché sennò tolgo volentieri il disturbo. Questa cosa delle ripetizione non piace a me tanto quanto non piace a te. Quindi se proprio non vuoi mi faresti un favore.- disse girandosi per rientrare -ah! Dimenticavo.- si fermò guardandomi fisso -solo una cosa..- e riecco il piccolo ghigno sulle sue labbra -..avvisi tu Alice prendendoti tutta la responsabilità-

Colpita e affondata. Sbiancai. Una sfuriata di Alice non rientrava nei miei piani di sopravvivenza, anzi, era fra quelli di suicidio. Bloccai in ultimo la porta che si stava richiudendo davanti me e, rossa per l'imbarazzo della figura che avevo appena fatto, entrai.

 

Tre ore. Tre interminabili ore senza nemmeno un minuto di pausa. Solo ed esclusivamente fisica. Avevo forse varcato la soglia dell'inferno senza accorgermene? Ora ci si metteva anche un forte mal di testa a peggiorare la mia tortura. Continuare a stare concentrata era un'impresa titanica che esulava dalle mie misere capacità. Per fortuna Daniele fu tanto magnanimo da accorgersene. Mi disse che ci saremmo riposati un momento per poi continuare e si alzò per andare in cucina.

Ma che è? Un robot per caso? Come fa ad aver anche solo l'intenzione di continuare dopo questa maratona? Non si stanca mai quello li? Oddio, tutte a me dovevano capitare? Non potevo conoscere qualcuno di più normale? La fortuna è davvero cieca. Cribbio che mal di testa! E ora dove è finito? Grande! Però.. Daniele è davvero bravo in fisica e sa spiegarla molto bene, tanto che l'ho capita pure io grazie a lui. Sarebbe un insegnante ottimo, le ragazzine cadrebbero ai suoi piedi come sempre. Ha solo una piccola insignificante e sostanziale pecca: è troppo severo, spartano, inflessibile, non ammette repliche, lamenti o distrazioni. Bell'affare... anche se.. mamma quanto è bello!!

Daniele ritornò poco dopo con dei biscotti e un bicchiere d'acqua. Presi l'aspirina che mi aveva portato e iniziai a sentirmi meglio.

-Dovrebbero erigere una statua a chi ha inventato l'aspirina.. era un santo, ne sono certa-

-Ne deduco che per oggi basta fisica?-

-Anche se volessi, e credimi non voglio proprio, non riuscirei a continuare neanche per tutto l'oro del mondo-

-E dai.. non sono stato un insegnante così male-

-E va bene.. hai ragione. Insegni bene, anche se potresti essere un po' meno severo, non guasta mica sai?comunque, davvero tu credi che dopo tre ore ininterrotte di fisica che odio profondamente io abbia ancora voglia di continuare?- lo guardai scettica sfidandolo a rispondere. Lui parve capire e se ne stette zitto zitto.

Nella stanza era calato un silenzio di tomba, non si sentiva volare neanche una mosca. Stava diventando imbarazzante.

Questo sembra il momento buono per chiederglielo.. ora mi faccio coraggio e glielo domando. Al diavolo la figuraccia che farò, tanto quella di prima non riuscirò mai a superarla..

-Daniele, senti.. ma- inizio

.

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Capitolo 8
*** rivelazioni ***


Eccomi qua con un altro capitolo e spero perdonerete il mio ritardo, ma ho avuto alcuni problemi.

Ringrazio tutti quelli che leggono questa mia storia e spero di poter leggere qualche vostra recensione. Grazie ancora a tutti e buona lettura! :)

 

 

-Daniele senti.. ma mi spieghi perché sabato mi hai comprato quel vestito?-

-Di quale vestito stai parlando?-

-Non fare il finto tonto che non mi inganni. So bene che sai di che sto parlando: ho trovato anche il biglietto. Quindi non cercare di prendere tempo e dimmi perché l'hai fatto. Ci ho pensato a lungo ma non riesco a trovare una spiegazione, ecco perché lo sto chiedendo a te ora. Rispondimi.-

-Non devo darti nessuna spiegazione.- rispose freddo e distaccato, quasi come fosse sulla difensiva. Possibile?

Non replicai come il mio solito, mi limitai e tenere lo sguardo fisso nei suoi occhi. Non se la sarebbe cavata così facilmente. I dubbi e la confusione più totale mi avevano assillata per tutti quei giorni e avevo diritto a una spiegazione esauriente. Non mi sarei mossa di lì finché non l'avessi ottenuta. E si sa, sono sempre stata una ragazza molto testarda, che quando si mette in testa una cosa non c'è modo di farla demordere. E ora più che mai volevo quella risposta.

Intanto vedevo Daniele sempre più a disagio. Cercava in tutti i modi di non incrociare il mio sguardo e quando non ci riusciva, un lieve rossore andava a colorare le sue guance finché non guardava di nuovo altrove. Si comportava come se fosse in imbarazzo, ma lui era Daniele e Daniele non si imbarazzava mai. O almeno così credevo.

-La smetti di fissarmi così per piacere, mi dà fastidio. E poi è inutile: non te lo dico il motivo. Prima o poi dovrai pure andare a casa..-

Un punto per Daniele. Se non fossi rincasata prima di cena mio padre sarebbe stato capace di sguinzagliare i migliori agenti dei servizi segreti per trovarmi. Dovevo assolutamente farlo cedere e per riuscirci dovevo attaccare, ma cosa inventarmi?

-Se non mi rispondi tu allora sarò costretta a chiederlo a tua sorella.. lei ti conosce di sicuro meglio di me e saprà darmi una spiegazione soddisfacente- Alice era il mio unico asso nella manica, Daniele doveva per forza cedere.. e infatti sbiancò alle mie parole.

-Non oseresti mai- rispose con un tono che voleva sembrare fermo e sicuro, ma che in realtà nascondeva una non ben celata agitazione.

-Si che lo farò se mi costringerai. Voglio una risposta e la otterrò. O da te o da tua sorella.-

-Non ci provare neanche. Lei non sa niente di questa storia-

-Ma ti capisce-

-Ginevra.. lascia perdere-

-No-

Ci studiammo per qualche minuto. Nessuno dei due era disposto a cedere. Non voleva dirmi le sue ragioni? Bene, avrei chiesto ad Alice. Mi alzai per andarmene e cercare la mia amica quando una mano mi fermò imprigionando il mio polso. Mi girai.

-Ne deduco che mi risponderai?-

-No-

-Allora mi lasci andare?-

-No-

-Perché non mi rispondi?-

-Perché no-

-Perché no?-

-Perché tanto non mi crederesti-

-Cosa te lo fa pensare?-

-Perché che tu ci creda o meno ho imparato a conoscerti e so quello che pensi di me, quindi penseresti che ti prenda in giro-

Le sue parole mi lasciarono perplessa. Che io non avessi una gran opinione di lui era risaputo, ma che lui fosse così certo che io non gli avrei creduto non lo capivo. Non avevo motivi per farlo a meno che il suo comportamento non divergesse dall'immagine che mi ero creata di lui. Ero indecisa su come agire. Mi aveva confusa di nuovo, ma non potevo comunque arrendermi, non quando ero arrivata ad un passo dallo scoprire la verità.

-Mettimi alla prova- lo sfidai -potrei stupirti-

-Non metto in dubbio che ci riusciresti senza neanche molti sforzi, hai un'abilità innata per riuscire a stupirmi. Ma ti ripeto che questa volta sono sicurissimo che non mi crederesti-

-Non esserne così sicuro, infondo l'hai appena detto tu: ho un'abilità innata per sorprenderti-

Mi guardò a lungo soppesando la mia fermezza nel voler sentire la sua spiegazione, la sicurezza dietro le mie parole. Alla fine si arrese e iniziò a raccontare.

-Quando ti ho vista per la prima volta, non mi sei sembrata diversa da tutte le altre ragazze che mi corrono dietro, questo finché non hai parlato. Lì ho capito che non avevo mai incontrato una ragazza come te prima d'ora. Tu sei l'unica che riesce a tenermi testa e che non cade ai miei piedi cotta e stracotta di me. Sei diversa insomma. Piano piano ho capito che mi interessi, mi piace vedere le reazioni che ti provoco. Che tu sia arrabbiata, irritata, imbarazzata o incantata mi piace pensare di essere io la causa di tutto ciò. Ti confesso che all'inizio questa cosa mi ha alquanto destabilizzato anche se ho cercato di nasconderlo. Chi eri tu per provocare tutto quello? Chi eri tu per cambiarmi così? Chi eri tu per infrangere tutte le mie certezze? Io sono quello che tutte vogliono, di cui tutte si infatuano. Ma poi arrivi tu e tutto cambia. Tu mi respingi.-

Fece una pausa, indeciso se continuare o meno, osservando la mia reazione a quella confessione che mai mi sarei aspettata di sentire. Ero stupita dalle sue parole, confusa dai sentimenti che lui aveva scatenato. Mi sentivo imbarazzata e lusingata al tempo stesso, e , come lui aveva predetto poco prima, anche un po' diffidente e indecisa se credergli. Non sapevo come reagire e quindi optai per la scelta più ovvia, stare zitta e aspettare che continuasse il suo racconto mentre assumeva i tratti di uno sfogo. Con un cenno del capo lo incitai a riprendere il suo discorso. Lo vidi rilassarsi leggermente per poi tornare serio e forse più teso di prima. Poi parlò di nuovo.

-E infine ecco che mi vedo costretto da mia sorella ad accompagnarvi a fare shopping. Tu provi quel vestito rosso e mi lasci senza parole. Eri stupenda, nessuna ragazza poteva compararsi a te, non riuscivo a toglierti gli occhi di dosso. E quando siamo usciti, ho deciso che quel vestito doveva essere tuo, così quando nessuno prestava attenzione sono ritornato indietro non visto e l'ho comprato. Dovevi averlo. Dovevi averlo anche perché è stato quando ti ho vista uscire dal camerino che ho capito di essermi innamorato di te-

In quel preciso momento potevo sentire gli ingranaggi nella mia testa lavorare furiosamente per assimilare le parole che avevo appena sentito. Ma il dubbio che fossero solo frutto della mia immaginazione era troppo forte.

-Puoi ripetere? Forse non ho capito bene..- gli chiesi titubante.

-Non hai capito male. Mi sono innamorato di te- mentre lo disse cercava di sembrare calmo e sicuro di sé, senza riuscirci appieno. Era rosso in viso e agitato. D'altro canto io ero nelle sue stesse condizioni, ma per motivi ben diversi: lui aveva confessato di amarmi, io avevo appena ricevuto una dichiarazione in piena regola dall'ultimo ragazzo che pensavo ne avrebbe mai fatta una.

Mi accorsi che Daniele stava aspettando una mia risposta o una reazione, mentre io ero ancora immobile mentre rivivevo nella mia mente quegli ultimi momenti. Come si reagisce in una situazione del genere? Nessun libro lo diceva, nessuno te lo insegnava.

Vediamo un po' di rimettere ordine nei miei pensieri. Punto primo: Daniele ha appena detto di essersi innamorato di me. Di me! Come può essere possibile? … Argh, è inutile farsi domande che non portano da nessuna parte, meglio continuare. Punto due: io cosa provo per Daniele? Ammetto che fisicamente è un gran figo che sembra esser uscito direttamente da una rivista di modelli. Ma non ho forse sempre detestato la sua personalità fino ad ora? Oh, e c'è anche il fatto che l'ho sognato più notti.. e in fondo in fondo.. mi piace battibeccare con lui, mi diverte... questo vuol forse dire che lui inizia a piacermi? Ma allora come la metto con la questione del carattere da don giovanni che si ritrova? Sempre sicuro di sé, tranne ora, sempre accerchiato da un esercito di ragazze che gli svengono ai piedi.

Ah si le altre ochette qua-qua.. come la prenderebbero loro sapendo che lui non è più libero? No è impossibile. Così come stanno le cose ora, una storia con lui non funzionerebbe.

Feci un bel respiro.

-Quello che hai detto poco fa mi ha lasciata molto stupita e ammetto che forse c'è la possibilità che tu possa piacermi, ma non ne sono sicura. A dire il vero non riesco a capire cosa provo, sono troppo confusa. E poi non sono neanche sicura di quanto tu sia serio nei miei riguardi. e..-

-Sono serissimo, credimi. Non sono mai stato così serio in vita mia. Dammi una possibilità-

-Provamelo. Dimostrami quanto sei serio e conquistami, dimostrami che a me ci tieni davvero-

In quel momento suonò il mio cellulare. Balzammo entrambi per quel suono così improvviso e inaspettato. Era mio padre che voleva sapere dove fossi, visto che era già ora di cena e io non ero ancora tornata a casa. Non mi ero accorta che fosse così tardi così lo rassicurai dicendogli delle ripetizioni di fisica per il prossimo compito e che sarei tornata a breve, il tempo di risistemare e salutare.

Tornai a guardare Daniele e notai che stava ridendo, gli lanciai un'occhiataccia per farlo smettere ma ebbe l'effetto opposto: si mise a ridere ancora di più.

-Che hai da ridere così tanto, si può sapere?-

-Ahahahahahahah .. oddio.. ahahah... t-tuo p-pa-padre è t-troppo forte.. ahahah.. i s-s-servi-zi se-segreti, oddio.. ahahahah-

Diventai color pomodoro in meno di un secondo.

-Era solo preoccupato- cercai di giustificarlo imbarazzatissima.

-Oh si, l'avevo capito.. ahahahah- era rotolato a terra e si teneva la pancia dal gran ridere.

-Beh, si. Forse, e dico forse, ha esagerato un pochino..-

-Solo un pochino eh- disse senza accennare a smettere di ridere.

Vederlo così, rilassato e felice, senza alcuna traccia di malizia, mi fece perdere qualche battito. Dovevo ancora rendermi conto di quello che mi era appena successo che lui riprese a parlare fra le risate.

-Ti immagini la scena se fosse entrata la polizia convinta che qualcuno ti avesse rapita? Che facce avrebbero avuto! Ahahahah ..-

Cercai di trattenermi, me fu inutile, scoppiai a ridere pure io insieme a lui immaginandomela.

Ci vollero alcuni minuti prima che riprendessimo e respirare normalmente. Poi mi alzai per andarmene prima che mio padre richiamasse o peggio mandasse veramente la polizia e io mi sotterrassi per l'imbarazzo.

Ero quasi sulla porta di casa, quando una mano mi prese per il polso.

-Ti amo- disse e mi baciò.

Non lo respinsi, ero incatenata dalle sue parole, dalle sue labbra, dalle sue braccia che mi circondavano schiena e fianchi. Quel semplice “ti amo” aveva annientato qualsiasi mia difesa o volontà di allontanarlo.

Fu un bacio dolce e delicato.

-Devo andare ora- dissi allontanandomi leggermente da lui.

-Ci vediamo domani, mia piccola nana. Dormi bene-

Mi voltai e tornai a casa.

Quella notte sognai lui, le sua labbra, i suoi baci. 

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Capitolo 9
*** passaggio e sorprese ***


Mi svegliai la mattina con ancora in testa le sue parole e con la consapevolezza di averlo sognato per l'intera notte. Feci colazione e salutai mio padre che usciva prima di me per andare a lavoro. Per tutto il tempo ebbi la testa fra le nuvole e il risultato fu che ero in spaventoso ritardo.

Come un tornado scesi le scale, ma aperto il portone mi trovai davanti a una sorpresa. C'era Daniele davanti a un motorino con un casco in più in mano che guardava fisso nella mia direzione. Appena mi vide si avvicinò.

-Ciao, sbaglio o oggi siamo un tantino in ritardo? Ti ho aspettata davanti alla fermata dell'autobus e ti comunico che l'hai perso: è passato cinque minuti fa-

-No! Non è possibile! Cavoli e capperi!- dissi rassegnandomi ad arrivare tardi a scuola.

-Beh.. se la bella addormentata vuole arrivare puntuale a scuola, io una soluzione ce l'avrei-

Lo guardai un po' sospettosa mentre un'idea si stava facendo strada nella mia mente.

-Sentiamo, quale sarebbe questa soluzione?-

-Io, motorino e casco. Ti do un passaggio se lo vuoi- disse con un sorriso da mozzare il fiato -però.. ogni cosa ha il suo prezzo-

-E qual è il prezzo per un passaggio fino a scuola in motorino con te?-

-Non preoccuparti, non costa molto e non dovrai fare sforzo alcuno. Devi solo accettare il mio invito per un appuntamento per questo pomeriggio. Che ne dici?-

-E ti pare equo?- gli risposi di rimando mentre cercavo di trovare una via d'uscita dato che dovevo assolutamente arrivare puntuale a scuola perché avrei avuto un compito la prima ora, ma non volevo assecondarlo.

-Più che equo, direi- disse sicuro di avere la vittoria in pugno.

-Non ho alternative, devo per forza accettare- mi rassegnai. Il sorriso che gli illuminò il volto alle mie parole fu ancora più bello di quello precedente, tanto che mi persi incantata a guardarlo e per poco non mi accorsi del casco che mi stava porgendo. Mi salvai in extremis e riuscii pure a nascondergli il mio imbarazzo per i pensieri poco casti che la vista delle sue labbra e i ricordi avevano suscitato. Maledette siano quelle labbra e il suo proprietario! Dovrebbero dichiararle illegali, sopratutto se appartengono a un ragazzo come lui, che sembra uscito da una rivista di moda. Maledette!

 

Arrivammo in poco tempo a scuola ed eravamo pure in anticipo. Guardandolo parcheggiare il suo motorino, mi sorse spontanea una domanda.

-Daniele. Perché vieni a scuola in autobus se hai un motorino? Non sarebbe più comodo?-

Lui prima mi guardò sorpreso, poi sfoderò il suo miglior sorriso enigmatico.

-Può darsi- fu tutto ciò che rispose -ci vediamo in classe, bella addormentata- disse e si diresse verso Marco che lo guardava interrogativo da poco lontano, alternando lo sguardo da me a Daniele. Probabilmente ci aveva visti arrivare insieme, ma non ebbi tempo di pensare ad altro che una furia mi travolse trascinandomi da tutt'altra parte prima che io potessi reagire.

 

-Allora? Sto aspettando una spiegazione. Che succede tra te e mio fratello? Non vi odiavate?- mi interrogò un'Alice troppo seria per il suo carattere.

Accidenti! Pure questa mi doveva capitare questa mattina?!? che le dico ora? Sono la prima a non capire che sta succedendo fra me e Daniele e lei si aspetta pure che io glielo spieghi! Accidenti! Accidenti! Accidenti! Triplo accidenti!

-Non succede niente di particolare. Daniele non mi ha vista alla fermata degli autobus e così ha pensato che avrei avuto bisogno di un passaggio. Tutto qui- dissi simulando una tranquillità che non avevo.

-Non me la racconti giusta. Daniele questa mattina si è svegliato prima del solito ed è uscito pure prima di me. Non è mai andato alla fermata degli autobus. L'ho visto che si è piazzato davanti al portone con il suo motorino e quando gli ho chiesto spiegazioni, si è comportato da perfetta sfinge. Quindi tu ora mi racconti tutto per filo e per segno, non tralascerai niente, e dico niente. Intese?-

Mi salvò il suono della campanella che dava inizio a un'altra giornata di scuola.

-In ricreazione tu sei mia. Non ti azzardare neanche a pensare di potermi scappare- usò un tono che sapeva tanto di minaccia, pacato e perentorio, non ammetteva repliche di alcun tipo.

Mi incamminai diretta in classe con la consapevolezza che quella sarebbe stata una giornata lunga, davvero molto lunga e non potevo fare niente per evitarla.

 

Drin drin driiin.

Alice non disse ne fece niente. Aspettava.

In quelle tre ore io avevo pensato ininterrottamente a cosa dirle, cercando scuse, ma lei non se le meritava. Feci un bel respiro per infondermi coraggio e calmare i battiti del mio cuore che rischiava di impazzire se avesse continuato così.

Insieme ci dirigemmo in cortile e, trovata una panchina, le raccontai tutto, dal mio primo incontro con Daniele fino al passaggio in motorino che mi aveva offerto quella mattina, compreso la promessa di un appuntamento per il pomeriggio. Mi sfogai, mi confidai con lei come non avevo mai fatto con nessuno in vita mia.

Sorprendendomi, lei rimase zitta per tutto il tempo del mio racconto, ascoltandomi seria e con interesse. Tutto quello che disse alla fine furono quattro semplici parole.

-Cavoli! Mio fratello innamorato!- non lo disse con divertimento o con incredulità, parve solo prendere coscienza di un fatto di cui aveva già qualche indizio.

Restammo in silenzio per un po', ognuna persa nei propri pensieri. Poi Alice riprese a parlare.

-Sai, so che mio fratello può sembrare un casanova di prima categoria agli occhi di quelli che non lo conoscono veramente. L'aver sempre avuto tutta quella schiera di oche e non che gli correvano dietro e svenivano per un suo sguardo, gli ha fatto assumere quel comportamento così sicuro di sé che tutti possono vedere. Ma lo fa per avere un minimo di pace e non essere continuamente tartassato da confessioni e pianti di cuori spezzati, ha messo su un muro per evitare di arrivare a situazioni del genere. Non ti sto dicendo tutto questo perché voglio metterti insieme a lui a tutti i costi, quella decisione spetta solo a te. Ti sto solo consigliando di dargli una possibilità, di permettergli di dimostrarti quel lato del suo carattere che tiene nascosto a tutti, perfino a me che sono sua gemella. Dopo, se sarai ancora della tua idea, potrai dirgli che tra di voi non funzionerebbe. Ora andiamo che è suonata la campanella-

In silenzio mi alzai anche io e la seguii dentro in classe. Non risposi al suo discorso. Quello che aveva detto mi aveva colpita molto, non avevo mai visto Daniele sotto quella luce. Pensavo che gli piacesse che tutte fossero ai suoi piedi, che ci navigasse nei complimenti che riceveva da tutte le ragazze che incontrava. Non immaginavo che anche lui si potesse sentire soffocato da tutta questa situazione, ma ora che ci ragionavo non mi sembrava poi così tanto strano. Inaspettato si, ma strano no. Non sapevo ancora come mi sarei dovuta comportare con lui o che decisione avrei preso alla fine. Ero certa di una cosa però: gli avrei dato una possibilità perché tutti ne meritano una. Solo due ore mi separavano dall'appuntamento con Daniele e non sapevo cosa aspettarmi, ma ora ero sopratutto curiosa di sapere cosa aveva in serbo per me.

 

Finita scuola, salutai Alice e Marco che aveva indossato un'espressione indecifrabile in volto, lo guardai preoccupata ma lui mi rassicurò con un sorriso che fu in grado di infondermi calma e sicurezza anche in vista dell'appuntamento. Mi sentii rincuorata e più tranquilla di prima mi diressi verso Daniele che mi stava aspettando accanto al suo motorino. Fui intercettata prima di raggiungere la mia meta dall'ultima persona con cui volevo parlare in quel momento o in qualsiasi altro: Sofia.

Se vuole uccidermi trapassandomi con il suo sguardo omicida qualcuno dovrebbe informarla che noi poveri mortali non abbiamo quel tipo di poteri e che quindi è inutile provarci. Per mia fortuna sono nata sulla Terra e non sull'Olimpo.. e lei non è Medusa capace di pietrificare con lo sguardo. Ma ci sta andando molto vicino.. che giornata! …

Cercai in tutti i modi di non mostrarmi tesa o impaurita. Cosa mi aspettavo? Di esser lasciata in pace da lei dopo che Daniele mi aveva portata a scuola con il suo motorino? Cosa che sicuramente non aveva mai fatto con le altre a giudicare dalle reazioni che ho visto in giro?

Mi diressi calma verso quel ragazzo che sembrava una statua greca mentre mi guardava e ignorai completamente Sofia. Lei non la prese molto bene quando la superai senza degnarla di uno sguardo. Mi afferrò per un braccio facendomi voltare bruscamente verso di lei.

-Dove credi di andare?- disse senza nascondere tutta la sua rabbia.

-Lì- le risposi indicandole il motorino e Daniele che stava guardando un po' ansioso tutta la scena indeciso se intervenire o meno.

-Oh no carina. Tu non vai proprio da nessuna parte se prima non mi dici per filo e per segno che sta succedendo. Tu non ti muovi di qui, capito?- disse stringendo la presa sul mio braccio.

Con la coda dell'occhio vidi che Daniele stava per avvicinarsi, ma una mia occhiata lo fece desistere. Non ero una persona che si arrabbiava facilmente, ma se c'era una cosa che non sopportavo minimamente era prendere ordini o essere costretta a fare qualcosa contro la mia volontà. Inoltre trovavo terribilmente irritanti quelle persone che si intromettono nella tua vita privata senza permesso. Sofia in quel momento stava facendo tutte e tre le cose contemporaneamente. La calma che avevo tenuto fino a poco prima sparì insieme a ogni traccia di paura. Quando parlai ero sicura e decisa e dalla mia voce traspariva una malcelata ira.

-Tu! Non osare toccarmi.- dissi togliendo il mio braccio dalla sua presa -Non osare darmi ordini. Non sono una di quelle ragazze senza un minimo di cervello che ti seguono ovunque e applaudono come pazze a ogni tua parola. Quello che faccio, dico, o dove vado e con chi non devono interessarti minimamente! Non osare provare a gestire la mia vita. Tu non ne fai parte e mai ne farai. Non sei nessuno per me a parte una ragazza dalla dubbia intelligenza che è nella mia stessa classe. Se Daniele mi porta a scuola in motorino o se ho dei programmi con lui, non sono affari tuoi. Puoi continuare a vantarti in giro e intimorire tutte le ragazze sulla faccia della Terra dicendo di essere la ragazza di Daniele, ma anche le pietre e i sassi sanno che le tue sono tutte balle! Lui non ti parla, non ti guarda e non sta con te, è palese, anche un cieco lo vedrebbe. Nessuno ti ha mai detto di smetterla, o che sei ridicola semplicemente perché hanno paura di quello che tu potresti fare loro. Sei ricca e credi che tutto il mondo giri intorno a te solo perché hai soldi e sembri una barbie. Beh, cara mia, ti sbagli di grosso. -

L'espressione sul viso di Sofia era da premio oscar: una maschera di sconcerto, incredulità e rabbia. Non le diedi tempo di replicare o di assimilare appieno le mie parole. Non feci caso a quel mare di studenti che mi guardavano con un misto di ammirazione e timore. Andai da Daniele e con un sorriso raggiante orgogliosa del mio piccolo discorso salii sul suo motorino. Non ci mise molto a tornare con i piedi per terra e a raggiungermi mettendolo in moto. Partimmo verso una destinazione a me ignota nel silenzio generale che regnava nel cortile della scuola.

 

Eravamo partiti da un quarto d'ora e la mia curiosità aumentava in modo esponenziale con il passare del tempo. Non conoscevo ancora la meta del nostro appuntamento: ogni volta che glielo chiedevo Daniele rimaneva muto come un pesce e alla fine avevo rinunciato, lo avrei scoperto quando saremmo arrivati. Intanto mi guardavo intorno in cerca di qualche punto di riferimento che mi permettesse di capire dove mi stava portando, ma quella zona della città mi era ancora sconosciuta.

Dopo poco Daniele parcheggiò il motorino e mi fece cenno di scendere.

-Siamo arrivati? Dove mi hai portata?- iniziai subito un interrogatorio di terzo grado degno di un agente del FBI.

-Calma calma! Avrai ogni risposta a tempo debito. Per il momento zitta e seguimi- mi rispose con un tono finto-autoritario che stranamente non mi fece infuriare sebbene celasse un ordine bello e buono. La mia curiosità era troppa per mandare tutto all'aria e per la prima volta non risposi a tono offesa e arrabbiata.

Camminammo ancora per poco fino ad arrivare a una piazzetta piccolina dall'aria rustica che risaltava ancora di più dato la sua posizione in centro città. Ne rimasi incantata, assomigliava in modo impressionante a quelle che potevo trovare dove abitavo prima del trasloco. Anche le case che la circondavano non davano l'idea di essere in piena città. Al centro della piazza una piccola fontana con pesci rossi catturava l'attenzione di chiunque passasse di lì.

Daniele aspettò pazientemente che io finissi di ammirare quel luogo contento delle emozioni che poteva tranquillamente leggere sul mio volto: impossibile nascondere quanto mi piacesse. Quando finalmente tornai a prestargli la mia attenzione guardandolo estasiata, lui mi prese per mano e insieme ci dirigemmo verso il fondo della piazza dove scoprii delle locandine riguardanti una mostra di fotografia che prima non avevo notato troppo presa da altro.

Lessi che la mostra esponeva le foto che avevano partecipato a un concorso e che proprio quel giorno si sarebbe saputo il nome del vincitore.

Mi voltai interrogativa verso Daniele che per risposta mi regalò uno dei suoi sorrisi che avevano il potere di farmi dimenticare dove fossi.

-Ti piace la fotografia?- a questa mia domanda il suo sorriso divenne enigmatico, pareva nascondesse qualcosa, ma non riuscivo a capire cosa, finché non mi si accese la fantomatica lampadina. Possibile che..

-Non solo ti piace la fotografia, ma hai tu stesso partecipato al concorso!!! vero?-

-E brava la mia nanetta! Proprio così. E mi farebbe piacere se venissi anche tu a vedere chi ha vinto insieme a me..- me lo chiese con un tono leggermente imbarazzato, doveva tenerci parecchio a vincere.

-Sarò felicissima di venire con te. Mi piace molto la fotografia, ma non sono mai riuscita a fare delle foto che potessero chiamarsi tali.. non riesco mai a centrare quello che voglio riprendere.- gli risposi entusiasta della proposta e sconsolata per la mia imbranataggine.

-Manca ancora una mezz'oretta all'annuncio del vincitore, ti va se nel frattempo facciamo un giro della mostra?-

-Io direi che è un'idea perfetta. Andiamo!-

Dentro si sentiva una leggera musica di sottofondo che accompagnava il visitatore per tutto il percorso della mostra senza risultare irritante o fastidiosa. Alle pareti erano esposte numerose foto, una più bella dell'altra. Tutte cercavano di esprimere una particolare emozione: rabbia, tristezza, felicità, amore, sofferenza. I soggetti ritratti andavano da un nonnetto seduto su una sedia mentre guardava fuori da una finestra, a un bambino che euforico correva dietro a un colombo in una piazza.

Fra tutte quelle immagini una mi colpì in modo particolare. Su una panchina in un parco stava seduta una donna che teneva fra le braccia un neonato, era stata ripresa mentre cercava di calmare il pianto del bimbo. Il visitatore non rimaneva impressionato tanto dalla scena rappresentata quanto dallo sguardo della madre: i suoi occhi trasmettevano un amore sconfinato verso il proprio figlio. Inconsciamente pensai a mia madre, nella foto ora non vedevo più due volti sconosciuti: mi vedevo io in fasce tenuta in braccio da quella donna che non avevo mai potuto conoscere.

-è... è bellissima! Il suo amore è così grande e imbattibile!..- sussurrai quelle parole, quasi timorosa di rompere l'atmosfera che si era creata.

Daniele non parlò, mi strinse semplicemente la mano comprensivo mentre io non riuscivo a staccare gli occhi da quella foto che mi emozionava così tanto.

...

 

ciao a tutti! :)
spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ho dovuto dividerlo in due parti perché risultava troppo lungo :p

grazie di cuore a tutti voi che leggete questa mia storia e che mi seguite. Spero tanto di leggere qualche vostro commento :)

a presto 

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Capitolo 10
*** ancora sorprese ***


Non so per quanto tempo rimasi lì a guardarla con Daniele al mio fianco. Se fossi stata uno dei giudici del concorso avrei di sicuro premiato quel lavoro.

-Se fosse per me vincerebbe questa foto, è troppo... troppo!-

-Troppo.. troppo?!? ah ah ah.. che commento insolito- rispose Daniele cercando di non ridere troppo forte -comunque ti ringrazio, mi fa piacere che ti piaccia la foto che ho scattato io- sorrise.

Ci misi qualche secondo per capire il significato delle sue parole. Solo allora guardai in basso per vedere il nome dell'autore: era il suo. Inutile dire che diventai color pomodoro in tempo record e che non sapevo più dove guardare. Ero a un livello di imbarazzo altissimo e sentire lo sguardo di Daniele puntato su di me di certo non mi aiutava a calmarmi.

Sono sempre la solita! Ma quanto sbadata posso essere per non essermi accorta prima di chi era questa foto?!? sembra che abbia fatto l'abbonamento a “scene imbarazzanti da record”. Capperi! E ..

Interruppi bruscamente i miei pensieri per ritornare alla realtà.

Daniele.

Labbra.

Io.

Daniele mi aveva dato un altro bacio, se possibile ancora più dolce del primo. Lo guardai del tutto sbalordita. Da che mondo è mondo quel bacio non me lo aspettavo proprio e lui parve comprendere i miei interrogativi perché si affrettò a spiegarsi.

-Come potevo trattenermi quando la ragazza che mi piace diventa così terribilmente irresistibile con quel rossore sulle guance perché mi ha fatto il miglior complimento che potessi ricevere? Assolutamente impossibile.-

Non è difficile immaginare che diventai ancora più rossa, chi non lo sarebbe diventato? Anche un fantasma avrebbe avuto la mia stessa reazione!

Non pensai neanche a come rispondergli. Che avrei potuto dirgli? Grazie, hai delle labbra fantastiche? Figurati, nessun problema, se vuoi te ne dico altri: uno per bacio? Finché mi ringrazi così posso fartene quanti ne vuoi? Il piacere è tutto mio, ma la prossima volta che ti faccio un complimento e mi ringrazi così, non staccarti così presto?

Ma cosa mi era preso? Trasmettevano forse qualche tipo di sostanza che rende dipendenti, quelle maledette labbra?

Se fossi andata avanti così ancora per un po', avrei fuso il mio cervello. Mi maledissi mentalmente per tutti quei pensieri e li archiviai con non poca fatica, pronta a tirarli di nuovo fuori quando fossi stata sola.

Di comune accordo decidemmo di continuare il giro della mostra divertendoci a commentare le foto più buffe.


Era ora della premiazione. Ci eravamo seduti più o meno a metà sala. Accanto a me Daniele non riusciva a stare fermo; cercava di nasconderlo, ma era inutile: era troppo agitato. Lo stavo osservando da un po', incapace di trovare le parole adatte per rassicurarlo. Alla fine mi limitai a prendere una sua mano e stringergliela, tornando a prestare ascolto al discorso. Avevano appena assegnato il terzo premio alla foto con due bambini di diverse etnie che giocavano felici. Daniele era ancora più teso di prima.

-E ora scopriamo insieme a chi va il secondo premio- disse lo stesso uomo mentre apriva la seconda busta che gli era stata consegnata -E il secondo posto va a..-

Se non si fosse sbrigato a dire il nome avrebbe dovuto comprarmi una mano nuova dato che Daniele me la stava stritolando in una morsa d'acciaio.

-.. Daniele Castoldi- mi girai con un sorriso immenso verso di lui: era completamente incredulo, tanto che dovetti richiamarlo più volte per fargli capire che doveva andare a ricevere il premio.


Appena finita la premiazione, Daniele abbandonò il piccolo palco dove aveva mantenuto una compostezza apparente e si precipitò ad abbracciarmi e a sollevarmi in aria come se fossi una piuma. Era talmente felice che niente e nessuno avrebbero potuto togliergli il sorriso. Mi poggiò a terra dopo quella che mi parve un'infinità di tempo, solo per prendermi il viso fra le mani e darmi il bacio più incredibile che una ragazza possa mai ricevere.

Ero veramente contenta per lui, in fondo passare un pomeriggio con Daniele non era poi così male come credevo. Si era rivelato un ragazzo divertente e misterioso, pieno di sorprese. Infatti chi mai a scuola avrebbe anche solo lontanamente pensato che il famosissimo Daniele avesse la passione della fotografia? Che non fosse veramente arrogante e superficiale come faceva credere a tutti, ma che fosse anche dolce e sensibile?

Solo in quel momento mi resi conto che chi conosceva veramente Daniele si poteva contare sulle dita di una mano: sua sorella e molto probabilmente Marco, il suo migliore amico. Ma ora stava dando anche a me quella possibilità e questo mi faceva sentire speciale più di quanto le parole potessero fare. E quello che vedevo del suo vero carattere mi piaceva anche se era ancora troppo presto per ammetterlo.


Continuammo la nostra uscita parlando di qualunque cosa mentre passeggiavamo per le via mangiandoci un gelato. Mi stavo divertendo molto e non mi accorsi neanche del tempo che passava finché non si accesero i lampioni delle strade.

-wow! Non pensavo si fosse fatto così tardi, non me ne ero accorta- dissi rivolta a Daniele.

-Neanche io. Forse è meglio ritornare al motorino, che ne dici? Mica voglio che tuo padre sguinzagli per la città tutti i poliziotti a cercarti!-

-Oddio! Non lo dire due volte che va a finire che ci ritroviamo circondati! Intanto che andiamo al motorino io lo chiamo per evitare catastrofi.-

-Ottima idea, nanetta..-

Se non fosse stato che mio padre poteva davvero mettere in atto quello che Daniele aveva predetto, gli avrei risposto per le rime; ma in quel momento era mia priorità fare quella telefonata.

-Pronto, papi?-

-Gin? Gin, sei tu? Grazie al cielo hai chiamato! Iniziavo a preoccuparmi! Stai bene? Qualcuno ti ha fatto del male? Ti sei persa? Sei tutta intera?-

-Alt! Fermo un attimo! Innanzitutto, calmati! Secondo, sto bene e non mi hanno fatto niente. Terzo, ero solo uscita con un amico a vedere una mostra. Quarto, non ti azzardare neanche per sogno di chiamare la polizia, capito?-

-Ma piccola.. ero preoccupato...-

-Oh no no no. Non cercare di abbindolarmi con la tua vocina da cucciolo abbandonato! Non funziona! Sono stata via solo un pomeriggio, non un mese senza darti notizie. Non posso chiamarti ogni cinque minuti per dirti dove sono e temere che se non lo facessi tu possa chiamare addirittura i servizi segreti! Papà!-

-Ma..-

-NO, niente ma- lo interruppi -Comunque ora sto tornando a casa, quindi puoi stare tranquillo, ok?-

-Sissignora!- rispose con tono obbediente e potevo vederlo mentre faceva un'imitazione assurda del saluto militare. Trattenni a stento una risate lo salutai chiudendo la chiamata.

Ci fu un attimo di silenzio, poi io e Daniele scoppiammo a ridere contemporaneamente e continuammo fino ad avere le lacrime agli occhi, mentre chi ci vedeva per strada si girava a guardarci: chi con aria interrogativa, chi scuotendo la testa.

-Devo ancora abituarmi all'iperprotettività di tuo padre- disse Daniele fra le risa.

-Non posso uscire per cinque minuti senza avvisarlo che lui pensa subito che mi sia successo il peggio.. è impossibile, ma io gli voglio bene lo stesso. É riuscito a crescermi da solo, anche senza la presenza di una figura femminile perchè ama ancora mia madre. Non si è mai lamentato, e non ha mai dato peso alle chiacchere della gente e alle malelingue su di lui. Si preoccupa troppo, questo è vero, ma non avrei potuto avere un padre migliore. Non mi ha mai fatto sentire la mancanza di niente.-

-Si vede che gli vuoi molto bene. Quando parli di lui, ti si illuminano gli occhi e diventi ancora più bella-

Come in risposta alle sue parole, diventai subito rossa rossa. Daniele sorrise e non disse più niente.


Arrivammo a casa che era ormai ora di cena. Scesi dal motorino e consegnai il casco a Daniele.

-Beh.. allora ciao, ci si vede domani. E ancora complimenti per il premio. Grazie per questo bel pomeriggio, mi sono divertita molto- dissi sorridendogli per poi andare alla porta di casa. Ma prima di arrivarci venni fermata da un braccio che mi fece voltare. Daniele mi avvicinò a sé e senza dire una parola, mi baciò. Fu un leggero sfioramento di labbra, che però, per quanto semplice fosse, mi trasmise un miliardo di emozioni tanto da togliermi quasi il fiato.

-Buonanotte piccola, a domani.- mi sentii sussurrare a un orecchio, prima di vedere Daniele salire le scale.

-Buonanotte anche a te- gli risposi senza che ormai mi potesse sentire ed entrai.


La mattina dopo mi alzai che ero raggiante. Mio padre non aveva fatto troppe domande a cena e si era accontentato delle mie risposte anche se un po' vaghe. Mi disse che mi vedeva più felice ultimamente e questo lo rendeva contento. Appena a letto poi, mi ero addormentata subito facendo un bel sogno, ma quando mi svegliai non mi ricordavo già più cosa avevo sognato ma mi era rimasta comunque la bella sensazione che mi aveva dato.

Fuori dal portone trovai ancora una volta Daniele ad aspettarmi con il solito casco in mano.

Andai da lui che ero ancora raggiante dal bel risveglio e questo lo fece sorridere felice. Non protestai quando mi offrì un passaggio a scuola e salii dietro di lui.

Quando arrivammo trovammo una piccola folla di studenti a osservarci e bisbigliare fra loro facendo congetture su congetture. Mi intimidii un pochino e ovviamente diventai subito rossa per l'imbarazzo, mentre Daniele era impassibile, sembrava che non li avesse neanchi notati. A salvarmi fu Alice che mi saltò addosso con la forza di un uragano, solo suo fratello ci impedì di cadere a terra, salvandoci in extremis.

-Sei sempre la solita, Ally. Non puoi fare le cose un po' più tranquillamente e evitando di attentare alla vita degli altri?- la rimproverò dopo che fu scesa dalla mia schiena.

-Uff! Che divertimento sarebbe altrimenti? Me lo spieghi?- sbuffò indispettita, il piccolo tornado.

Intanto si era unito a noi anche Marco, che diede man forte alla mia amica.

-Si proprio, che divertimento sarebbe se Alice cambiasse e diventasse brava e perfettina? Sarebbe la fine del mondo! L'apocalisse. Tu invece, vedi di prendere un po' esempio da lei, che sennò sembri troppo noioso!-

-Siete impossibili! Veramente! Non ho parole!- non trovò di meglio da replicare Daniele, sbalordito quanto mai.

Noi tre scoppiammo a ridere dirigendoci in classe dove un'altra giornata di scuola ci attendeva.


Quando suonò la campanella che decretava la fine della quinta ora, i miei propositi di passare un pomeriggio tranquilla a studiare a casa furono mandati in frantumi da una piccola peste molto impicciona. Alice non mi lasciò neanche il tempo di prendere in mano la cartella che mi trascinò via.

Si fermò solo a un piccolo bar dove mi permise di prendere un panino per poi afferrare di nuovo il mio braccio per lasciarmi solo quando arrivammo al parchetto vicino casa. Scelse una panchina e si mise a mangiare il suo pasto, identico al mio. Capii all'istante che se non volevo rimanere a digiuno fino a sera, mi conveniva sbrigarmi a mangiare.

Buttate via le carte del nostro pranzo, Alice iniziò un interrogatorio di quarto grado sull'appuntamento che ieri avevo avuto con Daniele. Non mi dava il tempo di finire di rispondere a una domanda che già mi aveva chiesto quella dopo. Le raccontai tutto tranne della premiazione, avevo promesso a Daniele di mantenere il segreto con lei sul premio.

Passammo così tutto il pomeriggio e arrivai a casa a cena che ero distrutta, quindi andai a letto presto senza però poter far a meno di ripensare a quello che ci eravamo dette qualche ora prima. Il sonno però ebbe presto la meglio sui pensieri e prima che me ne accorgessi stavo già dormendo.




Ciao! Ringrazio tutti quelli che seguono questa storia e la loro pazienza nell'aspettare gli aggiornamenti. Grazie, davvero.

Un grazie speciale va a quelli che l'hanno recensita fin'ora e a quelli che lo faranno :)

mi fa davvero piacere sapere cosa ne pensate della storia e dei personaggi :)

grazie :)



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