Where were you?

di sterne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cap. 01 ***
Capitolo 2: *** cap. 02 ***
Capitolo 3: *** cap. 03 ***
Capitolo 4: *** cap. 04 ***
Capitolo 5: *** cap. 05 ***
Capitolo 6: *** cap. 06 ***
Capitolo 7: *** cap. 07 ***
Capitolo 8: *** cap. 08 ***
Capitolo 9: *** cap. 09 ***
Capitolo 10: *** cap. 10 ***
Capitolo 11: *** cap.11 ***
Capitolo 12: *** cap. 12 ***
Capitolo 13: *** cap. 13 ***
Capitolo 14: *** cap. 14 ***
Capitolo 15: *** cap. 15 ***
Capitolo 16: *** cap. 16 ***
Capitolo 17: *** cap. 17 ***



Capitolo 1
*** cap. 01 ***


Where were you?

Foto creata da Ili_sere_nere...

1° Capitolo -Betato da Mary_Sophia_Spurce-

POV SARA



Mi giro e rigiro nel letto cercando di riuscire a riaddormentarmi ma non c’è verso.
Guardo la sveglia: 4:37.
Il nervosismo comincia ad impossessarsi di me.
Cerco di tenere gli occhi chiusi, forse così riuscirò nel mio intento.
Niente da fare!
Gli occhi, che di nuovo puntano la sveglia: 4:39, ora diventano due fessure.

Mi rigiro su un fianco e poi sull’altro.
4:42. Basta mi alzo!
Prendo il bicchiere dal mio comodino, proprio di fianco al letto, e mi trascino in cucina. Magari dopo aver bevuto un po’ d’acqua mi tornerà il sonno.

Torno in cameretta mi rimetto a letto guardo la sveglia e questa spero davvero sia l’ultima volta che lo faccio per questa notte, non sono passati nemmeno 40 minuti.
Sono inquieta. Qualcosa mi tormenta, qualcosa mi manca o meglio qualcuno.
E questo mi inquieta ancora di più.

Quando finalmente sembra che mi stia addormentando ecco la vibrazione del mio cellulare e io ovviamente infuriata comincio a far scendere tutti i santi del paradiso nominandoli uno per uno.
“Possibile che non possa dormire questa notte?” prendo il telefonino che è sul comodino, il display ancora lampeggia.

-1 new message Stefano-

“Spero per lui che per lo meno si tratti di vita o di morte, visto che sono le…- guardo la sveglia e alzo gli occhi al cielo-…5:15 del mattino?!. Dannazione!!!”

Apro, “Piccola che fai? Non riesci a dormire vero?” ma che..? come cavolo lo sa? “Mi sono svegliato, ho pensato a te e visto che ieri mi hai raccontato che non riesci a dormire per via di quel sogno ricorrente, ho immaginato che anche questa notte lo avessi fatto.” Questo ragazzo mi farà ammattire prima o poi! “Comunque, domani mattina ti vengo a prendere e andiamo insieme a fare colazione così parliamo un po'. Dormi ora! Notte! Stè.”
“Certo, dopo che finalmente mi stavo addormentando e tu con la tua impazienza mi hai svegliata, mi dici pure: dormi ora!” penso e, nonostante fossi infastidita , un sorriso spunta sulle mie labbra.
Alla fine lui è l’unico che mi capisce veramente.
Finalmente, con questo pensiero ancora in mente, mi lascio cullare dalle accoglienti braccia di Morfeo.

Il mattino seguente il risveglio non è dei migliori.
Un uragano di nome Sophie, mia sorella, si abbatte nella mia stanza spazzando via quel briciolo di calma che c’era.
Come se nulla fosse comincia a canticchiare quel odiosa “Boulevard of broken dreams” canzone dei Green Day, gruppo che, per il momento, lei venera.
Con molta delicatezza apre completamente le tapparelle facendo entrare fastidiosissimi raggi di sole e sempre delicatamente mi scopre dalle mie adorate coperte.
Il risultato? Una me che le urla contro una serie di incomprensibili parole con la voce ancora impastata dal sonno.
– Buon giorno anche a te sorellina! – sogghigna malefica ed è inevitabile, mi avvento su di lei cacciandola via dalla mia stanza continuando a brontolare. Lei, incurante della mia incazzatura, ridendo lascia la mia stanza senza opporre resistenza del resto il suo unico scopo era farmi indispettire e devo dire che ci è riuscita perfettamente.
“Se il buon giorno si vede dal mattino, sarà proprio una fantastica giornata!” Penso sarcastica.

Comincio a decidere cosa mettere. Stefano sarà qui a momenti ed è meglio che mi faccia trovare pronta, odia aspettare come tutti gli esseri di genere maschile.
Prendo un paio di jeans, un top nero con le bratelline e un coprispalle, anch’esso nero, e corro a fare la doccia.

Dopo qualche minuto esco dal bagno ancora con i capelli bagnati, mi vesto velocemente e asciugo i miei capelli ribelli. Ecco che squilla il telefono sarà sicuramente Stefano, lo prendo.
-1 new message Stefano-

Apro, “Hai 20 secondi di tempo per uscire e salire in macchina e ne stai già sprecando 5, 4, 3, 2…ahahahaah =) muoviti ti aspetto in macchina piccola.”

“Che scemo!” Penso e in pochi minuti sono pronta.
Prendo la borsa le chiavi e mi dirigo verso macchina.
– Buon giorno scemo! Vedo che sei di buon umore stamattina! – mi avvicino e gli do un bacio veloce sulla guancia, mi sistemo sul sedile e mentre allaccio la cintura lui mi risponde.
– Buon giorno anche a te boccuccia di rosa! Vedo che tu invece sei di pessimo umore, a quanto pare anche questa notte hai dormito profondamente! – sogghigna.
– Spiritoso! Di questo devo ringraziare anche te, visto che mi hai svegliata quando finalmente mi stavo addormentando!. –
– Come sei permalosa e io che volevo consolarti! –
Gli lancio un'occhiataccia e lui ammutolisce senza nemmeno il bisogno di ribattere.
Accende la macchina e parte.
– Dove andiamo? – chiedo impaziente e curiosa. Sorrido, non riesco rimanere a lungo arrabbiata con lui.
– Ora lo scoprirai! – mi guarda sottecchi.
– Dai! Dimmelo che ti costa? – insisto. Devo averla vinta sempre io! Potere alle donne!
– Sempre paziente, eh?! In un posto tranquillo che ti piace –
Sorrido soddisfatta e lo stesso fa anche Stefano.
Adoro le sorprese ma ogni volta se comincio a fare domande finisce che scopro sempre prima di cosa si tratta.
In questo caso non è difficile, si sta dirigendo verso il mare e c’è solo un posto tranquillo, dove poter fare colazione, che mi piace dove andiamo spesso specialmente se sono giù e ho bisogno di parlare.
Mi conosce benissimo sa di cosa ho bisogno in questo momento, dopotutto ci conosciamo da quando avevamo 3 anni, siamo sempre stati amici, mi capisce al volo anche solo con uno sguardo e sa cosa sto attraversando in questo periodo.

Mi perdo tra i ricordi. All’età di 14 anni credevamo che qualcosa in più potesse nascere tra di noi, ma, quando abbiamo provato a baciarci, abbiamo cominciato a ridere come matti e da lì abbiamo capito che eravamo talmente tanto amici da potere essere solo tali.
Ora siamo inseparabili.

Lo squillo del mio telefonino interrompe bruscamente i miei pensieri riportandomi alla realtà.
Non mi ero nemmeno resa conto che Stefano mi stesse fissando, curioso, probabilmente, di sapere a cosa stessi pensando.
Guardo il telefono lampeggiare: mamma.
 
– Ehi! Dimmi… – ora chi la sente. Ho dimenticato di dirle che uscivo.
– Ehi dimmi??? Ma si può sapere dove diavolo sei? È da mezz’ora che ti cerco, potevi dirlo che uscivi! Questa casa non è un albergo! Ognuno che fa quello che gli pare! Mi hai fatto preoccupare! No, ma non finisce qui! Appena torni a casa mi senti! Nemmeno rispondi. Si può sapere dove sei? – C’era da aspettarselo.
– Mamma hai dimenticato di prender fiato! – Ribatto in fretta. Ricevo un’occhiata da parte di Stefano che sembrava un fulmine più che uno sguardo. Quello sguardo significava solo una cosa: “Sara potevi risparmiartela questa battuta, ora tua madre chi la sente?”. Aveva sentito la chiamata visto come sbraitava quella donna.
Ricambio lo sguardo con un mezzo sorriso e alzo il sopracciglio, segno che mi è appena venuta un’idea geniale.
So come far calmare mia madre, funziona sempre.
– Sono con Stefano – tre paroline magiche.
Ma ecco un’altra occhiataccia dal sopracitato soggetto.
Mia madre, che stava già lucidando le armi per una guerra lunga e sanguinosa, al nome “Stefano” sospira e mi risponde: – ah mon amour, potevi dirmelo prima. Ok, torna quando vuoi! Divertitevi tesoro mio. –
Sogghigno soddisfatta.
– Certo mamma – sorrido malefica a Stefano che mi guarda incerto, non ha sentito una parola di quello che ha detto mia madre, vede solo me chiudere la chiamata e cominciare a ridere come una matta.
Lo guardo e cerco di riprendere fiato.
– Stè devo dirti una cosa… – non riesco a trattenere le risate – sei la mia ancora di salvezza!”. Continuo tra le risate ma Stefano non riesce ancora a capire.
– Sara, mi vuoi spiegare per favore? Non sopporto quando lasci le cose a metà! –
– Hai sentito cosa ho risposto a mia madre? Bene, quando ha sentito il tuo nome si è calmata, mi ha detto che posso tornare a casa quando voglio e che dobbiamo divertirci –
Mi guarda incredulo e comincia a ridere anche lui insieme a me.
– Sai che significa questo Stefano caro? – mi avvicino al suo orecchio dopo averlo visto scuotere la testa.
– Che da questo momento in poi ogni volta che dovrò chiedere qualcosa a mia madre userò te! – mi allontano di scatto da lui e continuo a ridere.
– Sara non mettermi nei guai con tua madre! – Ecco che torna serio.
– Avanti musone siamo arrivati, scendiamo! –
Scendiamo dalla macchina e ci dirigiamo verso l’entrata del bar ridendo inconsapevoli che tutto, da quel momento in poi, sarebbe cambiato.
Inconsapevoli che quello sarebbe stato solo l’inizio…

Spazio per me.

Allora benvenuti nella  mia storia, se siete arrivati fino a qui vuol dire che avete letto il primo capitolo della mia follia. Questa è la mia prima fanfiction, se sono qui devo ringraziare solo emycullen (scusa ancora non ho idea di come si tagghi) di conseguenza se tutto questo vi fa schifo dovrete prendervela con lei.=) Grazie a lei ho conosciuto questo sito e le sue parole mi hanno convinto a pubblicare la mia storia, quindi grazie Emy. Torniamo alla storia. Il titolo della storia significa, “dove eri?” Il modo in cui voglio interpretarlo io è “dove sei stato fino a ora?”. Capirete perché più avanti con i capitoli. Comunque questa è una storia d’amore, tra una ragazza un po’ particolare, molto suscettibile e permalosa, come già avete potuto vedere, e un ragazzo orgoglioso egocentrico e moooolto irritante ma che vi assicuro imparerete ad amare. Sara, la protagonista ne ha passate tante in tutta la sua giovane vita e non crede più nell’amore riuscirà questo giovane ragazzaccio a conquistare questo gelido piccolo cuore. Lo scoprirete solo leggendo…
In questo capitolo avete conosciuto Stefano il migliore amico di Sara che imparerete ad amare ed odiare allo stesso tempo, la casinista sorella di Sara che si diverte a farla innervosire, la rivedremo più in là con i capitoli, e la mamma di Sara e anche lei la conosceremo più in là nei capitoli più “nervosi”come li definisco io. Spero sia abbastanza interessante.  Vi prego di lasciare una traccia del vostro passaggio, accetto consigli e critiche positive e non. Ditemi se ne vale la pena di continuare o meno.

Ps: Se avete voglia di contattarmi questo è il mio profilo fb Clara-Sterne Efp
 
 
 
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Vi consiglio di leggere: Comedy of my life di emy cullen (originale)
                                       Over the rain di miss ed emy cullen (originale)
                                       Ian e Nina di emy cullen (attori cast tvd)
                                       October dream di Anastasia in love (serie tv vampire diaries)
                                       La ragione del cuore di robsten23 (serie tv vampire diaries)
                                       I know like you as you are di robsten 23 (serie tv vampire diaries)
                                       Undisclosed desires di Butterphil (serie tv vampire diaries)
 
Grazie ancora al prossimo capitolo.


 

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Capitolo 2
*** cap. 02 ***


Where were you?

 

   Immagine creata da: Ili_sere_nere


2° Capitolo

   

POV MIRKO
 


Sono due ore che io e i miei  tre amici scapestrati siamo in questo bar vicino al mare. - “ragazzi è dalle 9:00 che siamo qua, ci muoviamo? Abbiamo già fatto 4 partite al biliardo 3 delle quali le abbiamo vinte io e Giulio, andiamo a fare un giro?” dico con tono scocciato  a Giulio, Simone e Tommaso. Simone mi guarda e mi risponde:
- “ Mirko sei sempre il solito brontolone dacci il tempo di prendere qualcosa da mangiare e andiamo.”,
- “Simone sono passate due ore, abbiamo già fatto colazione due volte, tra poco faremo pranzo e siamo ancora qua. Tra l’altro ci siamo solo noi quattro gatti e sinceramente vorrei andare a fare un giro in un posto  più animato. Mi sono rotto e tra l’altro questo posto non mi piace per niente.”
- “Mirko abbiamo capito, dieci minuti e andiamo. Basta che non ti lamenti più.”,
- “Va bene ragazzi, muovetevi però, io nel frattempo vado in bagno. Quando torno se non siete pronti vado via da solo.”
Nessuno mi risponde, sanno che ribattere sarebbe inutile visto che sono sempre io ad avere l’ultima parola. Mi dirigo verso il bagno, arrivato davanti la porta questa si spalanca all’improvviso andando inevitabilmente a sbattermi in pieno viso.
- “dannazione!” impreco,
- “scu…”
- “ehi ma che caz…” una ragazza mi compare davanti agli occhi, ho la vista ancora annebbiata per la botta ricevuta, dire che ho visto le stelle è una metafora fin troppo realistica, mi massaggio ancora la parte interessata con la mano destra e ancora frastornato per la botta, la guardo infuriato.
- “ ma si può sapere dove diamine hai la testa? Ti sembra questo il modo di aprire la porta? Per poco non mi rompevi il setto nasale”, dico con tono arrogante e su quel visino che per un attimo sembrava fosse comparsa un’espressione di dispiacere ora è comparsa un’espressione di sfida.
Mi guarda dritto negli occhi e sollevando in sopracciglio mi risponde con un tono più arrogante del mio se è possibile,
- “si può sapere dove diamine ho la testa io? Dove ce l’hai tu? Idiota! Non vedi che la porta si apre verso l’esterno, come cavolo facevo a sapere che c’era qualcuno dietro. Perché invece di guardare chissà quale gallina, non guardi davanti a te, Mister Simpatia?”.
Più che una domanda sembrava un ordine, visto il tono che non ammetteva repliche,
- “da dove vieni?dalle mie parti si dice –scusami, non l’ho fatto apposta. Tutto ok?-dalle tue si dice così? vedi quante cose si imparano da una semplice porta in faccia?” dico tagliente e improvvisamente il suo sguardo sembra incendiarsi per la rabbia, continua a guardarmi negli occhi e senza accennare il minimo cedimento mi risponde.
- “Vaffanculo!” e senza degnarmi di nessuna altra parola mi sorpassa e si allontana da me, ma prima che si allontani del tutto mi giro a guardarla e con una smorfia divertita le dico:
- “è stato un piacere anche per me, boccuccia di rosa” la vedo fermarsi per un secondo, le braccia le ricadono lungo i fianchi e stringe i pugni, si, l’ho proprio innervosita. Ma si ferma solo un momento, nessuna risposta, non mi da importanza, se non si stesse trattenendo mi prenderebbe a schiaffi, ne sono sicuro.
L’ho provocata ed è riuscita a tenermi testa, nessuna l’ha mai fatto, non ci sono abituato.
Questa ragazza mi ha stupito, mi piace. “mi piace? Mirko ma che cazzo stai dicendo?” grazie coscienza sei sempre buona con me. Si mi piace e allora? Beh per essere bella è bella, quei lunghi capelli castani riccioluti, che le accarezzano la schiena, quegli occhini castani così profondi, quello sguardo infuriato, oddio si sto proprio delirando, “Mirko che ti succede? Ma ti senti? Non sembri nemmeno tu!” ha ragione la mia coscienza non sembro nemmeno io, ma quella voce continua a martella re nelle mie orecchie. “Mirko sei fidanzato che dici? Mirko Ilaria, ti ricordi di lei?” oh cazzo Ilaria, come ho potuto non pensarci, cazzo, cazzo, cazzo. Ma sono scemo? Ilaria, lo so è ridicolo, sono ridicolo, è che sono confuso, abbiamo un sacco di problemi, io la amo io lo so, lo so che la amo. Ma è che è gelosa è ossessiva, non le va bene niente e litighiamo continuamente e ormai non ci vediamo quasi mai, e quando ci vediamo altro che romanticismo ci scanniamo. Mi sta opprimendo tutta questa situazione ormai è diventata un’ abitudine stare con lei più che un desiderio. Ecco che squilla il mio telefono, come volevasi dimostrare è Ilaria, rispondo,
- “Buongiorno!” cerco di essere il più dolce possibile,
- “Buongiorno amore mio dove sei?” ecco che comincia con le domande, bene ora come glielo dico che sono qui in vacanza con i miei amici visto che sapeva partissi da solo. Ma devo, se le mento sarà peggio poi.
- “eh, al bar con gli amici, amore.” , ecco che per un momento mi torna in mente quella ragazza, ma i sensi di colpa scacciano subito via questo pensiero.
- “Mirko, sei con quei buoni a nulla degli amici tuoi per caso? Meno male che dovevi partire a solo.” È inviperita come al solito. Non li sopporta.
- “Ilaria mi hanno fatto una sorpresa!” sbuffa.
- “Mirko la sai che non li sopporto! Hanno un pessimo ascendente su di te! Non mi piacciono. Non mi fido lo sai.”
Sempre la solita litania, come se io commentassi i comportamenti di quelle quattro galline di amiche che si ritrova. - perché invece di guardare chissà quale gallina non…- oh cazzo sto pensando ancora a lei, no non è possibile. E sono al telefono con la mia fidanzata, sono proprio uno stronzo.
- “Mirko ci sei? Ma si può sapere a chi pensi?” ,
- “si scusa amore è che qui non prende e non ti sento bene, ti richiamo io più tardi.” Cerco di giustificarmi e di tagliare.
Devo rinfrescarmi le idee, meglio tornare dagli altri
- “Ok Mirko! Ci sentiamo dopo”, chiudo e mi dirigo verso i miei amici.
 
 
POV SARA


 
- “E’ stato un piacere anche per me boccuccia di rosa!” mi fermo stringo i pugni, vorrei tornare indietro e riempirlo di schiaffi, ma chi si crede di essere, questo stronzo, solo perché è bello e attraente, incredibilmente affascinante e dannatamente sexy non significa che debba cadere ai suoi piedi.
Ricomincio a camminare senza degnarlo nemmeno di una parola, mi ha fatto innervosire, se mi giro a guardarlo non rispondo più di me stessa, meglio lasciarlo senza una parola, l’indifferenza è l’arma migliore no?
Torno da Stefano che nel frattempo ha già trovato come impiegare il suo tempo in mia assenza. Sta parlando con un gruppo di ragazzi che non conosco, a guardarli da qui sembrano molto simpatici, sorridono tutti e da come ride Stefano sarà davvero così. È difficile farlo ridere.
Mi avvicino, e Stefano mi tira a se passandomi un braccio sul fianco, mi guarda, sorride
- “ehi eccoti qua, ti presento Giulio…” porgo la mano e accenno un sorriso,
- “piacere Sara!”,
- “piacere mio.” Risponde il primo, 
- “…lui è Simone…”
- “piacere.”, lui sorride e l’ultimo più intraprendente mi porge la mano
- “ e io sono Tommaso piacere di conoscerti.”
- “Sara, piacere mio!” ,
- “Sara loro erano miei compagni di scuola, poi quando ho cambiato città ci siamo divisi e persi di vista e ora sono qui in vacanza. Ti dispiace se passiamo un po’ di tempo con loro?” ,
- “certo che no, anzi mi fa piacere, sembrano molto simpatici i tuoi amici, e poi lo sai che adoro vederti sorridere!” sussurro queste ultime parole al suo orecchio. I ragazzi ci guardano divertiti, Stefano si gira verso di loro e chiede
- “e Mirko che fine ha fatto? è sempre fidanzato con quella storica? È da una secolo che non lo vedo.” Ha gli occhi che brillano, sembra che questo Mirko sia stata una persona importante, ma, non faccio in tempo a finire il pensiero che Stefano si gira verso di me
- “Mirko è il mio migliore amico, ma ci siamo persi di vista ormai…” una voce dietro di noi lo interrompe,
- “Stefano, brutto figlio di una buona donna ma che fine hai fatto?” ci giriamo a guardare chi parla e Stefano sembra illuminarsi corre ad abbracciare il suo amico e una sonora risata da parte degli amici fa da sottofondo.
Non appena vedo chi è il sangue mi si gela nelle vene. Non posso crederci di tutti i ragazzi che potevano essere, giusto lui doveva essere?
Non riesco a proferire parola, sembro quasi paralizzata, lui invece appena mi vede sembra assumere un’espressione divertita,
- “Mirko, amico mio voglio presentarti Sara, la mia migliore amica!” il ragazzo si avvicina e porgendomi la mano mi scruta con attenzione
- “Piacere, io sono Mirko, allora ti chiami Sara boccuccia di rosa…” Stefano ci guarda interdetto
- “Mi sono perso qualcosa?” chiede divertito.
- “io e la tua Sara diciamo che ci siamo -scontrati- in bagno ma non abbiamo avuto modo di presentarci, diciamo che Sara…” e sottolinea il mio nome guardandomi, cosa che mi fa letteralmente innervosire
- “…è stata  molto gentile con me” alza il sopracciglio e fa un mezzo sorriso a Stefano, io ormai abbastanza intollerante tossisco schiarendomi la voce per fare notare la mia presenza e finalmente mi decido a parlare
- “guarda che sei stato tu quello maleducato, comunque non posso dire lo stesso io riguardo al piacere di conoscerti, ma, visto che sei amico di Stefano temo dovrò sopportarti” ,
- “ bene!...” si intromette Stefano
- “…sono sicuro sarà l’inizio di una splendida amicizia!” detto questo si allontana mentre tutti scoppiano a ridere. Tutti tranne me che sto torturando la mia mano, proprio quella che poco fa Mirko ha stretto.
Mi fa saltare i nervi, questo Mirko, si diverte proprio tanto a farmi innervosire, non lo conosco e già lo odio. Certo che però è bello! “Sara che ti prende? sei scema? Lo odi. È uno stronzo egocentrico come può averti colpito?”
- “allora Sara…” i  miei pensieri vengono bruscamente interrotti da una voce familiare
- “…sarà l’inizio di una splendida amicizia?” sussurra Mirko al mio orecchio, un brivido mi percorre la schiena e le guance mi si imporporano leggermente, “no Sara non puoi cedere!” abbasso lo sguardo faccio una respiro profondo e indosso quella maschera di indifferenza e ostinazione e sfido il suo sguardo lottando con i fremiti che mi crea la sua presenza così vicina e tagliente più che mai
- “ scordatelo! Non saremo mai amici, cascasse il mondo. Tu non mi piaci! Fattene una ragione!” lui sorride la improvvisamente sfiora la mia guancia la accarezza con un dito fino al mento, si avvicina pericolosamente al mio viso.
Le nostre labbra sono a pochi centimetri di distanza, il mio cuore comincia a galoppare -oh cavolo!- Non riesco a muovermi sono completamente il balia del suo profumo è gelsomino, sa di buono, sa di peccato. Oddio sto divagando.
- “nemmeno tu mi piaci bambolina! Non mi piaci nemmeno un pò!” soffia sulle mie labbra, la sua voce è così calda e così suadente, oh mio dio non ce la faccio.
Chiedo aiuto a tutte le mie forze e con una spinta riesco ad allontanarlo
- “Stronzo!” gli dico e mi allontano di fretta da lui. Sento ancora il suo sguardo su di me, ma, non mi giro per averne la conferma, non gli darò questa soddisfazione…
 
 
SPAZIO PER ME
Bene bene ciao a tutte, prima di tutto volevo ringraziare tutte le lettrici silenziose, anche se mi farebbe un immenso piacere che lasciaste una recensione va bene anche negativa accetto tutti, del resto servono anche le critiche costruttive no? Poi ovviamente volevo ringraziare la mia emy che è stata carinissima, sono strafelice che mi segui per me è un onore. E non finirò mai di ringraziarti.
Ora passiamo a noi. Allora abbiamo conosciuto Mirko questo BELLISSIMO ragazzo creerà un bel po’ di casini, soprattutto nel cuore della nostra Sara, come avete visto è moooolto irritante come ragazzo  sa di essere bello e affascinante e ci gioca molto con questa arma. A Sara non è del tutto indifferente come abbiamo visto ma nemmeno la nostra piccola Sara è del tutto indifferente al nostro sciupafemmine. Mirko è fidanzato ma come vi ho anticipato e come vedrete più avanti ha parecchi problemi con la sua Ilaria e la loro storia già da un po’ è in fase di crollo. Ilaria è una ragazza un po’…come dire un po’…rompipalle…non le va bene niente e soprattutto odia i suoi amici e Mirko invece dipende molto da loro e questo lo irrita parecchio. Invece a Sara pare che vadano a genio. Mah chissà. Comunque nel prossimo capitolo avremo un pov Mirko, nel quale vedremo come ha preso il fatto il che Sara gli ha risposto che non saranno mai amici. Spero che questa storia vi stia cominciando a piacere. Io sto mettendo tutta me stessa per scriverla… bene che dire vi ringrazio per il tempo che mi dedicate. Spero di leggere la vostra opinione.
 
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Grazie ancora al prossimo capitolo.

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Capitolo 3
*** cap. 03 ***


Where were you?



Foto creata da: Ili_sere_nere

3° Capitolo


POV SARA


 
Mi avvicino a Stefano e lo abbraccio, non è da me e anche lui si stranezza, mi guarda dubbioso non capisce il mio comportamento, non sono solita a questi atteggiamenti evito quasi ogni tipo di contatto e Stefano l sa è sempre lui a cercarmi, ad avvicinarmi, a toccarmi io non lo faccio mai di mia iniziativa. È per questo che scrutandomi con attenzione mi chiede “tutto ok?” , “si certo!” , rispondo seccata, come se avessi pure ragione, “e tutte queste effusioni da dove vengono?” chiede accarezzandomi il dorso della mano che strine il suo fianco “che c’è ti da fastidio?” ritraggo immediatamente la mano e porto le braccia al etto offesa Stefano mi guarda e sorride mi sa che questa volta se la beve, “dai non fare l’offesa!” si avvicina mi abbraccia e io inevitabilmente sorrido bene, bene, bene, se l’è bevuta! “Sara ma sei scema?se l’è bevuta? “Sara è il tuo migliore amico e tu lo stai usando per fare ingelosire uno stronzo egocentrico” , grazie coscienza non essere sempre così mielosa con me! Lo so sono una stronza! Non voglio farlo ingelosire comunque è solo un dispetto. “Sara ma quale dispetto, quello vuole farti innamorare e soffrire e tu ci stai  cascando. Guarda Stefano, povero, non ti fa pena? Ti adora e tu?”. Basta coscienza anche io lo adoro. Ok, ok la smetto! Stefano interrompe i miei pensieri, “niente di tutto quello che fai mi da fastidio!”, sorrido e lo abbraccio, anche io lo adoro, mi avvicino al suo orecchio e do voce ai miei pensieri, “ti adoro!” , “anche io, però ora basta con tutte queste smancerie -scherza- non è da te, ti preferivo sadica e glaciale” sorrido ha ragione non è da me, non posso concedermi queste debolezze, ma Stefano lo sa è un momento durerà poco, troppo poco. “e poi, sono sicuro che mi farai pagare questo momento di tenerezza. Allora, cosa hai in mente Gargamella?” “niente!” , aria da innocente, quale non sono per niente e come risposta ricevo solo un sopracciglio alzato. Stefano mi conosce più di chiunque altro, perfino meglio dei miei genitori. I  miei  genitori, quelli che mi hanno messo al mondo e mi hanno cresciuta , quelli che mi hanno insegnato i veri valori, quelli che erano le colonne della nostra famiglia i miei idoli da venerare ed esempi da seguire. Ecco quelli, sono morti.  Hanno lasciato spazio ai miei nuovi genitori, quelli single, quelli che si sono rifatti una vita, quelli che con i miei vecchi genitori non hanno più niente a che vedere, non ci somigliano nemmeno fisicamente.
Mi abbuio, questi pensieri mi mettono tristezza, mi fanno arrabbiare, mi fanno essere la persona cinica e glaciale che sono diventata. Stefano se ne accorge do mi chiudo così. Lui cerca di sdrammatizzare, cerca di farmi sorridere sempre ma lo sa che non riesco a superare questo ostacolo. E interrompe i miei pensieri, “allora, signorina, che ne dice se mettiamo qualcosa sotto i denti? Prima che cominci seriamente a pensare di mangiare te, bocconcino?” ,  è inevitabile sorrido, “ok!” rispondo solamente mantenendo quel sorriso, Stufano sfiora la mia guancia, “cornetto e cappuccino?” stringe la mia mano tra le sue dirigendosi verso il bancone del bar. “e cornetto e cappuccino sia” rispondo seguendolo.
 
Al bancone si ci sono anche i suoi amici e Mirko è con loro, ovviamente non si è perso nemmeno una virgola della scena e continua a guardarci parlando con i suoi amici, facendo finta di seguire i loro discorsi. Arrivati al bancone mi metto in disparte, avrà tante cose da raccontare e farsi raccontare nel frattempo decido di ordinare la colazione.
Il barista di avvicina “prego signorina, desidera?” , “un cornetto e un cappuccino!” sorrido educata mentre sento Stufano ridere con i ragazzi “e lei signore?” mentre io sono intenta a dare un’occhiata al mio cellulare che improvvisamente si è fatto interessante, tanto da non curarmi nemmeno di guardare chi è al mio fianco, “quello che ha preso la signorina andrà benissimo!” mi giro a guardarlo, “di nuovo tu?”…
 
 
POV MIRKO


 
“scordatelo, non saremo mai amici, cascasse il mondo, tu non mi piaci! Fattene una ragione!” , “Mirko questa è la frase più dolce che una ragazza possa sputarti in faccia”  coscienza, coscienza non lo vedi che già freme solo sfiorandole la mano. Mi amerà stanne certa!” , “credo che al mondo non ci sia persona più egocentrica, narcisista e modesta di te, fattelo dire Mirko caro.”. Aspetta e vedrai mi darai ragione. Però! Ha un bel caratterino la ragazza. Sorrido, ho un idea!. Sfioro la sua guancia fino al mento, mi avvicino lentamente al suo viso, sempre di più. Le nostre labbra sono a pochi centimetri di distanza, ormai vedo le sue gote arrossire, tu, tum! Tu, tum! Tu, tum! Cazzo! Il mio cuore comincia a martellare impazzito. Tu, tum! Tu, tum! Tu, tum! Tu, tum! Che mi prende? Tu, tum! Tu, tum! Tu, tum! Mi avvicino di più, “Mirko sei impazzito , Mirko fermati, Mirko Ilaria!”, sto per annullare completamente le distanze tum! Tum! Tum! Tum! Tum! Il suo profumo mi fa impazzire sa di pesca, sa di buono, sa di peccato, tum! Tum! Tum! “Mirko fermati che intendi fare?” , hai ragione coscienza, non posso cedere io, deve essere lei a farlo, “ecco brav…cosa?” non do ascolto alla mia coscienza stavolta, “nemmeno tu mi piaci bambolina! Nemmeno un po’!” soffio sulle sue labbra arrossisce sempre più, ma, non mi da il tempo di godermi questo meraviglioso spettacolo che mi spinge via furente, “stronzo!” mi urla e si allontana frettolosamente. Va da stufano lo abbraccia e sento una morsa allo stomaco. “Cosa? Cosa? Cosa? Mirko cosa è questa non sarà mica gelosia?” non sono geloso, non la conosco e non me ne importa niente e poi sono fidanzato ricordi coscienza? “Mirko quello che non si è ricordato pocanzi sei tu! Non io. Ricorda che se ti vedesse Ilaria in questo momento ti spedirebbe dritto, dritto in reparto ortopedia.” , nonostante cerchi in tutti i modi di distrarmi e di pensare ad Ilaria, non riesco a staccarle gli occhi di dosso. È bellissima! Non mi rendo nemmeno conto che i miei amici si sono avvicinati a me, mi dicono qualcosa ma che in questo momento mi sembra una lingua sconosciuta, tra l’arabo e l’aramaico antico, sono troppo immerso nei miei pensieri per capire cosa dicono e li liquido con un “si, si va bene!” e sento sbuffare il mio interlocutore avrà capito che adesso di tutto mi importa meno che parlare. E continuo a guardare Sara.
Dopo qualche minuto li vedo avvicinarsi al bancone del bar dove siamo anche noi. Sara però ha un’aria diversa sembra pensierosa. Stufano si avvicina a noi, mentre lei va direttamente a sedersi al bancone, non posso perdere questa occasione. Mi avvicino, la guardo, è talmente intenta a fissare il cellulare che nemmeno si accorge della mia presenza. Mi siedo vicino a lei, l’ho sentita ordinare prima così guardo il cameriere che mi chiede cosa volessi, lei ancora non si gira, non è incuriosita. Cosa posso fare per attirare la sua attenzione? Penso. “quello che ha preso la signorina andrà benissimo!” rispondo sicuro al ragazzo. Eccola, finalmente si gira, mi guarda sorpresa, “di nuovo tu?”…
 
Non rispondo, la guardo, lei infastidita si rigira e riprende a fissare il suo telefono. “aspetti una telefonata importante? Stefano è qui, quindi di sicuro non aspetta la telefonata del tuo romeo.” Dovevo dirlo, devo saperlo se stanno insieme. Mi guarda non riesco a decifrare il suo sguardo. “prima cosa non aspetto nessuna telefonata, seconda cosa Stefano non è il mio fidanzato e terza cosa fatti i cazzi tuoi. Non siamo amici, non ti conosco nemmeno a dirla tutta e di certo non devo rendere conto a te di quello che faccio” , “mmh, sei sempre così dolce o riservi solo a me questo tipo di trattamento?” dico malizioso, lei mi guarda incenerendomi sta per dire qualcosa ma Stefano si avvicina e ci interrompe. Entrambi puntiamo lo sguardo su di lui, si siede accanto a noi, “allora ragazzi, avete fatto amicizia finalmente!” , “in realtà con il tuo solito tempismo mi hai appena salvato da una sfuriata, credo, vista l’occhiataccia che mi ha dato Sara” , “te la meritavi e non sai cosa ti aspetta.” Risponde fredda. “bene ragazzi, time-out -rafforza il significato delle parole facendo il gesto con le mai davanti a noi, interrompendo così il nostro battibecco- avrete modo di conoscervi meglio… -guarda me- …a casa mia… -guarda Sara- …stasera, che ne dite per le… -guarda l’orologio sul cellulare- …otto?” -guarda di nuovo Sara- “ah Sara è inutile che prendi delle scusa improbabili, tanto lo so che non hai niente da fare!”. Sara non risponde sa che sarebbe inutile controbattere, “ok! -interrompo il silenzio- passo dai miei nonni per farmi una doccia e vengo da te tra un paio di ore.” , “ok! Sara allora noi andiamo. Ti lascio a casa così ti prepari e ci raggiungi a casa mia più tardi.”. si alza si avvicina a Sara e la abbraccia. Quando stanno per andare via Sara mi sluta facendo un cenno con la mano, ricambio e li vedo uscire dal bar. Questa si che sarà una lunga serata…
 
 
POV SARA

 

Ore 19:00 CASA DI STEFANO.
 
Sono appena arrivata a casa di Stefano. Suono al citofono nemmeno risponde apre e io entro. Salgo le scale, lui abita al primo piano in un piccolo monolocale, vive qui da solo da circa tre anni, ormai conosco questa casa meglio delle mie tasche, visto e considerato che passo più tempo qui che in casa mia. In compagnia dei miei pensieri sono già arrivate nel pianerottolo di fronte la porta d’ingresso di Stefano. Sono irrequieta, penso a  questa mattina. Quel cretino di Mirko l’avrei strangolato. Eccomi sono davanti alla porta, è aperta, entro nel salotto “ehi?... -mi levo la giacca e la poso sul divanti che è proprio di fronte a me insieme alla borsa- …sono arrivata Stè!” nessuna risposta, buon segno, vuol dire che è solo. Sento trafficare in cucina, vedo la luce accesa e mi dirigo proprio là. “Stè, ma ci senti? Quello stronzo antipatico del tuo amico ti ha dato buca?... -una risata- …che ti ridi? scemo!” ed entro in cucina e quello che mi trovo davanti mi pietrifica. Non c’è Stefano in cucina ma un Mirko con tanto di grembiule e paletta in mano che si beffa di me… oh no… ci mancava solo questa. Mi guardo intorno di Stefano neanche l’ombra, lo guardo e con tanto di sorriso a 365 denti mi dice “Stefano è dovuto andare via… -sbianco- …un imprevisto… -alza il sopracciglio- …per questa sera c’è quello… -cita le mie parole- …stronzo antipatico del suo amico a farti compagnia!” sgrano gli occhi, bene di male in peggio. Quel cretino di Stefano questa volta me la paga. Questa si che sarà una lunga serata…
 
 
SPAZIO PER ME
Ciao ragazze buona domenica a tutte, prima di tutto volevo ringraziarvi per le recensioni…sono emozionantissima. Sinceramente come ho già detto parecchie volte mai avrei pensato di pubblicare questa follia, tanto meno che a qualcuno sarebbe interessata o addirittura piaciuta, evo ringraziare tutte coloro che hanno impiegato qualche minuto della loro giornata per lasciarmi una recensione, avere la vostra opinione per me è molto importante. Anche se sono critiche o consigli e ovvio che le belle parole che mi avete scritto mi hanno fatto gongolare per qualche giorno… =) Anyway questo capitolo diciamo che è un po’ di passaggio perché è un po’ accennato quello che passa a Sara per la testa, come vedete non è tranquilla come ragazza. Piena di dubbi e perplessità. E soprattutto piena di problemi anche vecchi ricordi che la portano a chiudere fuori il mondo esterno…abbiamo visto che anche per Mirko qualcosa si muove.  Lo so per il momento è strano e incoerente il suo comportamento ma a tutto c’è una spiegazione logica…e comunque come dico sempre io mai lasciarsi influenzare dalle apparenze…quello che si vede fuori non rispecchi quasi mai quello che c’è dentro…come abbiamo visto il capitolo si è concluso con Sara e Mirko insieme per una luuunga serata…che succederà? Riusciranno a conoscersi meglio senza litigare? Vedremo…per il momento vi lascio… grazie mille. Una bacio Clara
 
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                                       La ragione del cuore di robsten23 (serie tv vampire diaries)
                                       I know like you as you are di robsten 23 (serie tv vampire diaries)
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Grazie ancora al prossimo capitolo.

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Capitolo 4
*** cap. 04 ***


Where were you?



Foto creata da Ili_sere_nere

4° Capitolo

 
POV SARA


 
…quello che mi trovo davanti mi pietrifica. Non c’è Stefano in cucina ma un Mirko con tanto di grembiule e paletta in mano che si beffa di me… oh no… ci mancava solo questa. Mi guardo intorno di Stefano neanche l’ombra, lo guardo e con tanto di sorriso a 365 denti mi dice “Stefano è dovuto andare via… -sbianco- …un imprevisto… -alza il sopracciglio- …per questa sera c’è quello… -cita le mie parole- …stronzo antipatico del suo amico a farti compagnia!” sgrano gli occhi, bene di male in peggio. Quel cretino di Stefano questa volta me la paga. Questa si che sarà una lunga serata…
 
…Rimango senza parole, passare tutta la serata con lui non gioverebbe alla mia sanità psichica così :
- “No, senti non se ne parla, io me ne vado, non ti reggo per tutta la sera! Porgi i miei saluti al tuo amico e tante belle cose!” dico mentre raggiungo il divano per prendere la borsa e la giacca sventolando sulla mia testa una mano in segno di saluto. Mirko mi guarda senza fiatare. Forse ho esagerato. Alla fine mi ha accolto sorridente in casa. Ormai è fatta però. Con la borsa in mano mi avvicino alla porta d’ingresso quando me lo trovo a pochissimi centimetri da me. Si è completamente addossato alla porta impedendomi di uscire. Lo guardo con un sopracciglio alzato in segno di domanda, lui scrolla le spalle e sorridendo:
- “Ok,  va bene, sono stato una stronzo oggi, ma, volevo solo scherzare. È che tu prendi tutto troppo sul serio. Dovresti lasciarti andare… -in queste ultime parole sbaglio o posso leggervi una nota maliziosa io nel frattempo continuo a guardarlo interrogativa, non riesco a capire il suo comportamento- …ok facciamo così, mettimi alla prova. Dammi una possibilità, una sola. In amore e in amicizia una seconda opportunità si deve concedere!”
- “si ma noi non siamo né amici né amanti!”
- “lo so ma lo diventeremo!” ecco ora è lui ad alzare un sopracciglio e non è interrogativo questa volta. Ma solo malizia. Pura malizia. Cerco di sviare ogni pensiero ma è troppo tardi, un lieve rossore sulle mie guance mi tradisce. Fa che non se ne accorga! Fa che non se ne accorga! Se n’è accorto!  Del resto come poteva non notarlo siamo ancora a pochi centimetri l’uno dall’altro. Improvvisamente sfiora la mia guancia come a voler cancellare quel tratto imbarazzato da mio viso e mi guarda. In realtà dire che mi guarda negl’occhi è un eufemismo visto che guarda così a fondo che sembra voglia vedere se anche la mia anima è arrossita. E se è possibile arrossisco di più. Scende con le mani sulle mie spalle, d’un tratto il sorriso scompare dal suo viso, mi guarda serio ed io per un momento ho quasi paura. Che vuole fare? “avanti Sara non essere sciocca ora che può fare?”,  intrufola le mani sotto la giacca e comincia a sfilarla. Ecco cosa può fare coscienza. Oh mio dio e ora che faccio? Devo fermarlo non…
- “allora mi dai un’altra possibilità?”  e la sua voce è bassa sembra quasi un sussurro, è calda e sensuale e … “oddio Sara contieniti, riprendi il controllo del tuo corpo, se sei già così quando ti toglie la giacca, quando ti spoglia completamente che fai?”
Coscienza! Oddio sono proprio andata, ora mi metto pure a litigare con la mia coscienza. Mirko è vicinissimo a me, sfila completamente la giacca,
- “e poi non vorrai lasciarmi mangiare da solo? Non so nemmeno cucinare!” e addio al momento di passione…
- “questo significa che vuoi una seconda chance  solo perché sennò rimarrai a digiuno.” Lo guardo sottecchi ancora a pochi centimetri
- “anche!”, mi guarda divertito, si sta forse prendendo gioco di me?
- “ti prendi gioco di me?”
- “non voglio giocare con te Sara, non così almeno… -ecco di nuovo il tono malizioso accompagnato da un sopracciglio danzante- …vorrei almeno la possibilità di farmi conoscere, non sono solo uno stronzo antipatico, come hai recepito questa mattina.”
- “hai detto, non sono solo, allora confermi la mia opinione?” mi allontano da  lui e poso di nuovo le mie cose sul divano.
- “non posso nemmeno smentirla. Lo farai tu!... -lo guardo di nuovo, sorride.- questo è un si? –indica la mia borsa- …mi darai un’ opportunità?”,
- “non farti strane idee è solo perché ormai si è fatto tardi e mia madre avrà già cenato e io ho fame, consideriamola una tregua. Solo per questa sera, e tu, la sfrutterai per farti conoscere e per farmi cambiare idea.
Mirko mi guarda incerto come se ancora non credesse alle mie parole, allo stesso tempo è divertito.
- “togliti dalla faccia quell’espressione soddisfatta, non ti credere che ti renderò semplice la conquista…della mia fiducia.” Alza le spalle sembra un bambino di tre anni.
- “adoro le sfide!” mi sorride e si allontana da me, lo seguo, ci spostiamo in cucina.
- “allora, hai detto che non sai cucinare. E allora perché ti sei fatto trovare ai fornelli? Era tutta scena?”
- “volevo sorprenderti!” sorride sghembo.
- “e ci sei riuscito, ma non per l’abbigliamento.” Rispondo ironicamente. In effetti è stata una sorpresa trovarlo qua, da solo e senza Stefano. A proposito con lui farò i conti domani.
- “hai ragione dovevo indossare ‘SOLO’ il grembiule!” ammicca malizioso. Bastardo me lo fa apposta. Vuole fare il dongiovanni della situazione, ma questa volta non lascerò che mi imbarazzi.
- “faccio finta di non aver sentito…-brava Sara ottima mossa!- …piuttosto dallo a me, capisco che non ti servirà, io invece vorrei evitare danni!” affermo indicando il mio vestito. Si avvicina e mi cinge la vita con le sue braccia, sussulto.
- “che stai…” afferra i laccetti e portandoli dietro la schiena li lega sfiorandomi impercettibilmente. Un brivido percorre la mia schiena fino alla punta delle dita come un improvviso tremolio il mio stomaco.
- “volevo solo rendermi utile!” soffia tra i miei capelli ed ecco di nuovo un brivido.
- “grazie!” sussurro flebile, non sono nemmeno sicura che mi abbia sentito.
- “allora, che cuciniamo?” spezza il silenzio che era calato tra di noi e lo ringrazio mentalmente.
- “che ne dici se preparo un po’ di pasta?”
- “a patto e condizione che la impasti tu, Stefano mi ha detto che sei bravissima ad impastare, ho deciso che sfrutterò questa tua dote, io nel frattempo scelgo il vino.”
- “vino? Io non bevo! Sono astemia non reggo nemmeno mezzo aperitivo.”
- “bene, buono a sapersi!” e ridendo si dirige verso il mobile dei vini.
- “non credere di avere di fronte a te un’ ingenua mocciosa facile da abbindolare.”
- “un brindisi non ha mai ucciso nessuno. Bianco o rosso?” armeggio con farina e acqua, sono così concentrata da non sentire cosa mi ha chiesto e nemmeno mi accorgo che è al mio fianco,
- “bianco o rosso?” sobbalzo, sporcando tutto il piano cottura di farina.
- “mi hai spaventata!”
- “lo sai che ti mordi le labbra quando sei concentrata?” lo so, lo faccio sempre, torturo le mie labbra quando sono in imbarazzo, ansiosa o concentrata. Ma non gli darò la soddisfazione di questa risposta. Poteva evitare di guardarmi così attentamente. Oh cavolo, mi stava guardando le labbra? “si Sara, ti sei svegliata finalmente? Ti stava guardando le labbra!” mi sento le labbra in fiamme, spero non se ne accorga. Devo riprendere il controllo di me.
- “lo sai che sei un impertinente?”
- “non ti hanno insegnato che è scortese rispondere ad una domanda con un’altra domanda?”
- “anche tu lo hai appena fatto!”
- “touché!” uno a zero per Sara.
 
- “Va bene scelgo io, bianco. Lo metto in frigo” mi rivolge un sorriso e si avvicina al frigo con la bottiglia tra le mani.
- “portami il sale per favore!”
 
- “lo metto io!” è di nuovo al mio fianco sorridente
- “basta così!” posa il contenitore sul piano,
- “Posso?”
- “ma non dovevo impastare io?”
- “ti aiuto…-di nuovo il sopracciglio danzante-…così mi insegni!” sorride, è dietro di me e passa le sue braccia sui miei fianchi come se mi abbracciasse, pone le sue mani sulle mie, tra le mie e segue i miei movimenti, mi fermo un attimo, ma non posso, capirebbe il motivo del mio tentennamento e la situazione potrebbe precipitare. Così continuo come se nulla fosse, lo sento esitare, forse anche lui ha sentito lo stesso brivido. No, no non è possibile, cosa vado farneticando? Sembrano passate ore, invece sono solo pochi secondi, dopo le prime esitazioni ricomincia a seguire i miei movimenti, poi, improvvisamente una mani sale lungo il mio braccio. Oh cazzo! E ora? No, no ti prego. Con l’altra mano prende un pugno di farina e una nuvola bianca mi investe. Rimango immobile in silenzio per qualche secondo, come se un secchio d’acqua gelida mi avesse colpito in pieno e realizzo subito che era tutto studiato, tutta una tattica per farmi abbassare la guardia e mi ridesto.
- “Brutto scemo!”  lo rincorro per la cucina con le mani impiastricciate, improvvisamente lo raggiungo. Mi sa che si è arreso. E sporco il suo viso con l’impasto che ho tra le dita. Comincio a ridere come una disperata per l’espressione buffa che ha assunto e lui mi segue lasciandosi contagiare dalla mia risata.
- “Allora me la merito una seconda opportunità? Mi darai la possibilità di conoscerti e di farmi conoscere? Di diventare amici e magari darmi la possibilità di conquistare la tua fiducia?”
- “il contratto non prevedeva tutte queste clausole inizialmente…!” siamo ancora vicinissimi ancora ansanti per le risa.
- “signorina non lo sa che prima di firmare un contratto deve leggere tutto, anche ciò che è scritto minuscolo?...allora?” nei suoi occhi mi sembra di vedere brillare un’altra luce, possibile che non mi fossi accorta di quanta insicurezza ci fosse nascosta dietro a quella maschera che al contrario ostentava sicurezza? Allora Sara, a quanto pare siamo giunti al verdetto finale, gli darai quest’ opportunità? Sospiro. “Meno male che non eri una mocciosa che si lasciava abbindolare e che non gli avresti reso le cose facili…brava Sara complimenti per la coerenza!”. Coscienza perché non ti fai un po’ gli affari tuoi? Lo guardo di nuovo negl’occhi, gli sorrido e porgendogli la mano,
- “Piacere il mio nome è Sara! Il tuo?” sospira sollevato, mi sorride e stringendo la mia mano, ancora sporca di farina,
- “Mirko. Piacere di conoscerti Sara!”
 
SPAZIO PER ME
 
Eccomi fanciulle…finalmente aggiorno, scusate il mio imperdonabile ritardo. Ma diciamo che l’ispirazione tardava ad arrivare. Comunque passiamo al capitolo…premetto che non sono per niente soddisfatta di quello precedente. Questo diciamo che va meglio. Da dire che è completamente diverso da quello che avevo previsto…diciamo che i miei personaggi hanno deciso di fare di testa propria…io scrivo solo quello che loro mi dettano… comunque il risultato finale diciamo che è soddisfacente. Ma niente di che… Allora finalmente abbiamo visto che cosa è successo o una parte il seguito della cena forse e dico forse (dipende da quello che combineranno) sarà un flashback in un prossimo capitolo. La cosa che ritenevo più importante è stata detta…da questo momento in poi comincia il loro viaggio insieme…questo è l’inizio “UFFICIALE” di tutto… è ho preferito concludere il capitolo con un inizio. XD
Detto questo, allora ci sono alcune cose che mi preme spiegare innanzitutto tenete bene a mente la frase : “In amore e in amicizia una seconda opportunità si deve concedere” in futuro si ripresenterà…ma non aggiungo altro…
Chissà perché so esattamente come finirà. Il capitolo è già stato scritto, ma momentaneamente ho problemi con i capitoli attuali.
E poi la frase : “non ti hanno insegnato che è scortese rispondere ad una domanda con un’altra domanda?” le tvd-iane come me capiranno che l’ho presa in prestito da quell’invitante boccuccia di Damon Salvatore. Ok sto delirando lo so… ma cercate di capirmi è la tipica fase di crisi di astinenza da tvd. =) mi sto dilungando troppo finirà che le note saranno più lunge del capitolo…
Ringrazio tutte coloro che hanno recensito. Chi ha inserito la storia tra le  preferite/seguite/ricordate.. Grazie di cuore. ora corro a rispondere alle recensioni.
Spero di aggiornare presto. Grazie mille.
Clara.
 
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                                       Tra me e te di fallsofarc (originale)
 
Grazie ancora al prossimo capitolo.

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Capitolo 5
*** cap. 05 ***


Where were you?
 
 
 
Immagine creata da Ili_sere_nere
 
5° Capitolo

 
 
 
Dal diario di Sara.
 
 
22/07/11
Caro Diario,
ieri sera è successo quello che non credevo potesse succedere, quello che fino ad ora ho tenuto alla larga da me per tutto questo tempo. In un anno ho cercato in tutti i modi di essere quella forte, quella che non si lasciava scalfire da niente e che soprattutto, non si mostrava fragile di fronte a nessuno, nessuno che non fosse Stefano. Ma ieri sera è successo. E non è stato con Stefano…
 
Ieri ho conosciuto Mirko, un amico di Stefano. All’inizio le cose non sono andate per niente bene. Mi sono detta, se il buon giorno si vede dal mattino… Invece mi sbagliavo.
Stefano ci ha invitati a cena ieri sera, l’ha fatto sicuramente per farci conoscere. Perché conosce me, sa quanto possa diventare indisponente a causa della mia testardaggine. E conosce Mirko e sa che dietro quella maschera da bullo c’è un bravo ragazzo.
Così ieri sera mi sono diretta a casa di Stefano pronta a sorbirmi una serata piena di occhiate di rimprovero da parte di Stefano e frecciatine con Mirko, vista la mattinata burrascosa trascorsa al bar.
Arrivata da Stefano però, lui non c’era. Mi ha teso una trappola quello scemo d’amico che mi ritrovo.
Passare una serata da sola con lui non era nella lista dei miei desideri. Così ho deciso di andarmene… ok avevo deciso di non correre il rischio di espormi. E poi proprio non era il caso rimanere da sola con uno che aveva fatto il dongiovanni per tutta la mattina e si era comportato da vero stronzo. Ma nel momento in cui stavo per andarmene lui mi ha bloccato e abbiamo cominciato a punzecchiarci… dire che il sangue mi ribolliva in tutti i sensi è dire poco.
Mi sentivo in imbarazzo. È indubbiamente un bel ragazzo. E la sua vicinanza mi ha fatto mancare il respiro e per un attimo ho creduto che stesse per baciarmi. Che sciocca lo so…ma era talmente vicino i nostri visi a pochi centimetri e il suo respiro sulla mia bocca e il suo sguardo famelico. Si sto dando i numeri. Insomma alla fine mi ha chiesto una seconda opportunità. Mi ha chiesto scusa per essersi comportato da stronzo egocentrico. E mi ha convinto a rimanere. E alla fine anche a dargli una seconda opportunità. Ci siamo presentati come se ci fossimo incontrati in quel momento e non ti nego che una strana sensazione mi ha attraversato la pelle…
 
Dopo avere combinato un po’ di casini in cucina abbiamo deciso che la scelta migliore sarebbe stata ordinare una pizza per cena. Ma siccome non sempre va tutto come vorresti. La serata si è rivelata un po’ più movimentata del previsto…
 
 
POV SARA
 

 
‘INIZIO FLASHBACK’
 
- “Allora Sara, che pizza vuoi?” mi chiede mentre è in piedi di fianco al divano a pochi metri da me, con il telefono in mano, mentre io mi posiziono sul divano scalza e con la schiena appoggiata sul bracciolo.
- “Va bene una margherita con il crudo. Tu che prendi?” sorrido.
- “la stessa andrà bene! Non mi piacciono i frutti di mare. E non sono il tipo da margherita semplice no?” domanda retorico.
È tempo di conoscenze. Mi rendo conto che non lo conosco affatto. Che non so niente di niente di lui. E che nonostante questo sono qui. Da sola. Con lui.
Si allontana per chiamare e io nel frattempo scelgo un film tra i suoi dvd.
- “ niente film strappalacrime per questa sera per favore!” , non mi ero nemmeno accorta che fosse tornato.
- “perché ne troverei tra i tuoi?” chiedo ironica.
- “non guardo soltanto thriller. E poi i film romantici durante un appuntamento sono conquista assicurata!” sorride sornione.
Questo ragazzo è una continua sorpresa, un momento sembra il ragazzo più innocuo del mondo e l’attimo dopo veste i panni del più famoso dongiovanni di tutti i tempi.
- “allora guarderemo ‘il collezionista di ossa’ , non voglio certo correre il rischio di far parte della tua lista conquiste.” Lo provoco, alzando un sopracciglio e scrutando il suo viso in attesa di una sua mossa.
- “meglio così… - sorride malizioso - …almeno avrai una scusa per stringerti a me, se dovessi avere paura!”
- “Non ti preoccupare. Non credo correrai questo rischio!” vuole giocare? Nessun problema. Giochiamo!
- “staremo a vedere!” Si siede vicino a me, prende i miei piedi e portandoseli sulle gambe inizia a massaggiarli. Sussulto. È un gesto che non mi sarei aspettata. Ma quello che più mi stranizza è la mia reazione.
Non dico niente, non mi fido della mia voce. Ma non mi scanso. Che mi succede? Avrei dovuto allontanarmi immediatamente e come minimo fulminarlo con lo sguardo. Del resto ci conosciamo da poco più di dodici ore.
Però! Devo ammettere, che non sono per niente male i suoi massaggi. Magari potrei approfittarne e chiedergli di farmi dei massaggi quando ho bisogno di rilassarmi. Non sarebbe male. Magari con olii profumati. A lume di candele…
- “Sara… Sara… Sara…? - sfiora la mia guancia – Tutto bene?” Ecco e ora che mi invento? Non posso certo dirgli ‘Scusa ero soltanto nella terra dei massaggi. Dove tu eri semi nudo e mi cospargevi di olii profumati. Pronto a farmi un massaggio rilassante.’
- “S-si! Tu-tto bene!” Ci mancava solo che facessi la figura dell’idiota. Come se non avessi dato abbastanza per oggi.
- “sei sicura? Mi sembri un po’ distratta. Sta suonando il tuo telefono. Non l’hai nemmeno sentito!” Come non detto. Questa sera ho superato me stessa con le pessime figure.
- “ah…scusa!” Si scusa se stavo facendo pensieri osceni su uno sconosciuto.
- “Forse è meglio che rispondi prima che stacchi.”
- “già! Scusa un attimo.” Mi alzo e mi allontano per rispondere al telefono. Guardo il telefono.
 
-  Sophie  -
 
- “Ehi…che succede?” è da un anno che ogni volta che ci telefoniamo ci chiediamo se è successo qualcosa. Perché qualcosa succede sempre a casa nostra. E infatti
- “ehi…scusa se ti disturbo. Non volevo chiamarti ma… -ecco quel ‘ma’ lo sapevo. Ti pareva che non succedeva qualcosa.- …mamma ha avuto un’altra delle sue crisi nervose!”
- “Sophie…che è successo questa volta?”
- “Abbiamo discusso. Come al solito del resto!” da quanto non succedeva? Un giorno? O due? Abbiamo superato un record!
- “Sophie…!” sospiro esasperata
- “Sara……lo sai come ragiona la mamma, vuole sempre avere ragione.” È sempre la stessa storia.
- “Vuoi che torni a casa?” chiedo sinceramente preoccupata. Mia sorella non è una che si arrende e sentirla con una voce così stanca mi stringe il cuore.
- “No Sara…tanto non abbiamo più una casa!” Di nuovo… menomale che non doveva succedere più!
- “Ma che dici Sophie…? Sarà come le altre volte…dai vengo ci metto pochi minuti. Non mi va di lasciarti sola…!”
- “No Sara te l’ho detto non serve…sto andando da papà. Serena viene con me!” Serena è l’altra mia sorella. È lei la nostra preoccupazione. È la più piccola di tutte. Ed è adolescente. E senza una guida temiamo possa mettersi in guai più grandi di lei.
- “Ok però chiamami se ci sono novità!” mi lascio convincere anche perché sarebbe inutile il mio ritorno a casa al momento. Peggiorerei la situazione litigandoci anche io.
- “Hai intenzione di tornare a casa stasera?” Chiede preoccupata Sophie. Domanda da un milione di dollari.
- “Non lo so. Sophie non ho nessuna voglia di sentirla sbraitare.” Non ne ho più voglia da un po’ ormai. Ma non posso evitarla per sempre. Anche se ci sono momenti che sembra tornare ad essere se stessa.
- “Ok. Senti devo chiudere è arrivato papà!” si affretta a chiudere.
- “Ok. A più tardi.”
 
Ritorno sul divano e mi siedo a fianco a Mirko. Ma evidentemente la mia espressione parla chiara. Non ho nemmeno il tempo di mettere a posto i miei pensieri e fare mente locale su quello che è successo che mi chiede.
- “tutto ok?” Tutto ok. A parte il fatto che mia madre ci ha gentilmente cacciate di casa e io non ho la minima intenzione di vederla. Almeno per il momento.
- “tutto ok!” sospiro stanca.
- “Sara… -inizia a parlare. Si gira completamente verso di me e prende le mie mani tra le sue.- …lo so che riconosciamo da poco più di dodici ore, e che magari ti sembra strano visto come siamo partiti. Però ci siamo promessi di ricominciare da capo. Si insomma quello che sto cercando di dirti è che se hai voglia o bisogno di parlare io ti ascolto!” mi guarda con occhi sinceramente dispiaciuti. Come posso non fidarmi. Ma sono Sara. Non riesco a parlare. Non saprei nemmeno da dove iniziare.
- “davvero è tutto ok!” scegliere la strada più semplice è la mia specialità.
- “ok… - mi lascia i miei spazi. Ma non si arrenderà ne sono sicura - …però se vorrai, quando vorrai. Puoi dirmi tutto ciò che vuoi.!” Lo sapevo che non si arrendeva.
La cosa strana è che non mi sento pressata. Sta facendo scegliere a me. Si sta mettendo a disposizione, ma, senza forzarmi.
- “guardiamo il film?” interrompe i miei pensieri.
- “ok!” “no Sara non parlare così tanto… la tua voce è assordante!” ci si mette pure la mia coscienza adesso.
Mirko da inizio al film e torna ad accarezzar le mie mani. Sta cercando di rilassarmi. Non capisco come fa a capire che sono nervosa. Alla fine non mi conosce. Potrebbe non accorgersene. Invece no. Nota ogni particolare. Mi scruta con attenzione. E si preoccupa per me. Nessuno a parte Stefano lo aveva mai fatto. Ma con Stefano è diverso. Lui è come se fosse mio fratello è normale.
 
Il film è iniziato da più di un quarto d’ora ma io non ho seguito nemmeno una scena. E vista la respirazione e la tranquillità di Mirko nemmeno lui deve averlo seguito.
Ormai mi sono rilassata grazie alle sue carezze. Non ha smesso un attimo di accarezzarmi le mani. E adesso ho una strana voglia di parlare. E seguendo soltanto il mio istinto…
- “i miei si sono lasciati un anno fa… -Mirko si gira a guardarmi e rafforza la stretta sulle mie mani.- …Eravamo una famiglia felice una volta. O almeno era quello che credevano tutti, ed era quello che speravo anche io. I miei genitori, erano due genitori modello. Perfetti ai miei occhi. Mia madre e mio padre si sono sposato ventitre anni fa. Mia madre una donna fantastica dolce e premurosa moglie e madre affettuosa ma classica casalinga disperata. La sua unica preoccupazione erano suo marito, l’unico amore della sua vita. Le sue figlie, le mie sorelle Sophie e Serena e me. E la casa. Non faceva altro che occuparsi di noi e non pensava mai a se stessa.
Mio padre invece un uomo meraviglioso, giovane bello e che lavorava come un forsennato. Il lavoro era la sua priorità. Se ne andava la mattina e a volte tornava a pranzo, altre soltanto la sera. Erano pochi i momenti che trascorrevamo tutti insieme. Ma quando lo facevamo sembravamo una gabbia di matti. Non facevamo altro che ridere e scherzare… -un singhiozzo mi scuote. Mirko se ne accorge e mi guarda con apprensione ma prendo fiato e vado avanti- …ma evidentemente lui non era così felice come voleva far credere. Una sera, ha pensato bene, di dare a mia madre la notizia che aveva un’altra donna…” una lacrima scappa al mio controllo. E questa rompe gli argini di un fiume di lacrime. E Mirko mi interrompe preoccupato.
- “Sara…non sei costretta se non te la senti. Avremo tempo di affrontare il problema.”
- “n-non fa niente. Ora m-mi calmo... -tra un sospiro e un singhiozzo, completo la frase- …N-non preoccuparti ci sono abituata.” Gli sorrido tra le lacrime.
- “scusa è colpa mia. Non avrei dovuto forzarti!” con il palmo della mano cerca di asciugare come meglio può la mia guancia.
- “non mi hai forzata.” Lo guardo negli occhi rassicurandolo. E il suo sguardo rassicura me. E presa da non so quale coraggio senza pensarci. Lo abbraccio. È un abbraccio che sa di sicurezza e protezione. Sa di tutto quello di cui ho bisogno adesso. E lui mi stringe più che può.
E così stretta tra le sue braccia, ancora tremante per i singhiozzi, mi addormento. Cullata dal suo respiro fra i miei capelli… quel respiro che dopo questa sera diventerà la ninna nanna di tante altre sere…
 
‘FINE FLASHBACK’
 
 
 
SPAZIO PER ME
 
*tossisce schiarendosi la voce*
Chiedo umilmente perdono per l’imperdonabile ritardo.
Ma cercate di capirmi. L’estate e il caldo mi stanno sfinendo.
E sono a corto di idee per l’attualità di questa storia. Come ho detto tante altre volte anche su facebook. Il finale è già scritto. Da parecchi mesi ormai. Quindi so esattamente come finirà. Solo che non ho idea di come collegare quella folle idea a questi capitoli.
Comunque parliamo del capitolo.
Ho cercato di farmi perdonare, postando un capitolo più lungo e decisamente più corposo.
È una capitolo emozionante per me e rivelatore. Da questo capitolo in poi la storia di Sara è un po’ più chiara. E ora potete esaminare il suo profilo psicologico. Come vi ho detto parecchie volte Sara ha una situazione familiare, nonché una vita complessa. Pian piano cercherò di svelarvi ogni particolare. Spero di essere stata chiare in questo capitolo. Se avete qualche dubbio non vi rimane che chiedere qui con una recensione o su facebook. (A proposito, chi vuole può aggiungermi. Basta che mi dite il nick che avete qui su efp  o che leggete questa follia.)
In questo capitolo abbiamo visto un Mirko dolce e apprensivo. E abbiamo sentito parlare dell’altra sorella di Sara, Serena. Ah sul mio profilo di Fb trovate le foto.
A proposito di foto. La mia amica pervertita Serena ha creato la meravigliosa immagine di copertina. Che ne pensate?
Colgo l’occasione per ringraziarla nuovamente.
Poi ringrazio tutte coloro che hanno recensito. Sono veramente commossa.
Non mi sarei mai e poi mai aspettata di ricevere tante recensioni.
Un rigraziamento particolare lo devo alla mia menteperversa.
E ringrazio anche chi l’ha inserita tra le preferite/seguite/da ricordare e tutti i lettori silenziosi. Grazie di cuore. ora corro a rispondere alle recensioni.
Spero di aggiornare presto.
Clara.
 
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Grazie ancora al prossimo capitolo.

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Capitolo 6
*** cap. 06 ***


Where were you?



Foto creata da: Ili_sere_nere

6° Capitolo



POV MIRKO

 
 
Un brivido mi attraversa la schiena…è freddo! Sto ancora dormendo. Sogno…cammino, sento qualcosa di soffice e fresco accarezzarmi i piedi sembra sabbia…sono in spiaggia. È deserta. È notte. Solo il chiaro di luna la illumina. Si sto decisamente sognando.
Il fresco vento estivo scompiglia i miei capelli e io lo respiro.
Mi riempio i polmoni di questo profumo di salsedine che brucia un pò le mie narici. All’improvviso una voce attira mia attenzione.
Continuo a camminare. Il fruscio delle onde che si infrangono nella riva, copre i miei pensieri, ma non la voce. La conosco. La riconoscerei tra mille.
Adesso compare di fronte a me. Sembra una dea. È bella. I capelli scuri sono slegati e le ricadono sulle spalle. Gli occhi accessi da un brillio magico, illuminati dalla luna.
Sorride Sara. Mi guarda e sorride.
Delle risate dietro di me catturano la mia attenzione. Mi giro a guardare e non sono più in una spiaggia. Sono in un ristorante. E ad un tavolo Ilaria ride abbracciando un uomo. Lo bacia.
All’improvviso mi viene in mente il messaggio che mi è arrivato la sera prima. Quando dovevo prenotare le pizze. Quando un mio amico mi ha mandato una foto di Ilaria e un uomo ad un ristorante, nella quale si intrattenevano in modo poco equivocabile.
E sono di nuovo in spiaggia. Il vento torna ad accarezzarmi la pelle mentre qualcosa accarezza la mia mano. È Sara. La guardo. Mi sorride. Il vento di nuovo mi accarezza. E mi sveglio.
 
Sono sul divano. Era un sogno. Si un sogno che mi ricorda quello che è successo realmente però. E Sara non è accanto a me adesso.
Di nuovo un brivido di freddo. Di nuovo il vento fresco del sogno. Guardo la finestra. È aperta e Sara con il fianco appoggiato alla porta guarda fuori. Guarda la luna. Mi avvicino a lei. Non si gira. Non mi ha sentito.
 
- “C’è la luna piena!” sospira senza nemmeno guardarmi. Ha le braccia incrociate sotto il seno. Le accarezzo. Segno che la sto ascoltando.
- “mi ha sempre fatto uno strano effetto. Dicono che la luna domini le maree. Domina l’acqua e influisce anche sul nostro corpo e sulle nostre sensazioni, amplificandole o stravolgendole.” Continua. Sa che la sto ascoltando.
- “e adesso che effetto ti fa, Sara?”  la guardo senza sfiorarla.
Una pausa. Sospira e poi ricomincia a parlare.
- “Mirko, ti conosco da così poco. E ti ho raccontato una parte importante della mia vita. Non voglio correre. Però non me ne pento.”
- “sono contento! Sara non ti devi sentire in colpa. Hai finalmente seguito il tuo istinto. Non importa che ci conosciamo da così poco. Avevi bisogno di ascolto. E io l’ho fatto volentieri!”  cerco di rassicurarla non voglio che si penta dei passi avanti che ha fatto. Le sorrido stringendole il braccio.
- “ti stavi agitando poco fa!” cambia discorso. Si sta riferendo a prima quando sognavo sicuramente.
- “scusa ti ho svegliata?” chiedo premuroso.
- “non ti preoccupare ero già sveglia! Cosa sognavi?” tocca a me parlare adesso.
- “Sara io…vedi…” quando finalmente riesco a mettere insieme i miei pensieri e inizio a dire a Sara di Ilaria, della foto e del mio sogno, il mio telefono comincia a squillare, fermandomi inevitabilmente.
Raggiungo il mio telefono, che ancora non accenna a tacere.
 

-Ilaria-

 
- “Ilaria.” Il mio tono irritato e sorpreso per la sfacciataggine è evidente.
- “Amore. Finalmente! Che fai tesorino? Lo sai che mi manchi da morire?” che stronza! Mi sta prendendo per il culo senza alcun ritegno.
- “Strano. Non si direbbe!” voglio proprio vedere quanto andrà avanti questa farsa.
- “Amore, ma che dici? Lo sai che…” non riesco a trattenere la mia ira.
- “Amore un cazzo!” sbotto furioso. Ilaria tace per qualche secondo e ne approfitto per proseguire. Ignaro che Sara è appena entrata e conoscerà la verità nel peggiore dei modi.
- “Sei una stronza, Ilaria!...”
- “Mirko ma come ti permetti?...” urla isterica interrompendomi, ma nemmeno io la lascio finire.
- “Ma come mi permetto? Ah, tu mi hai fatto un bordello, perché sono in vacanza con i miei amici. E non perché non passiamo insieme le vacanze insieme.  Ma per il semplice fatto che sono con loro. Quelli che tu definisci ‘buoni a nulla’ e dici che hanno un cattivo ascendente su di me.
E tu. Tu in compenso, hai pensato bene di scoparti quel frocio del tuo collega. Come si chiama? Ah si Nadien. Sei una stronza, Ilaria! Come hai potuto? E io che mi sentivo pure in colpa, per essere partito. Quando tu in realtà sei rimasta ‘soddisfatta.’ Che coglione!” ok ci sono andato giù pesante. Nella foto non scopavano. Ma visto come gli infilava la lingua in bocca, dubito che si siano fermati ad un bacio. Ora voglio vedere che s’inventa.
- “Come l’hai saputo?” a quel punto non ci vedo più dalla rabbia.
- “Cazzo, Ilaria! Non ho saputo proprio niente. Me lo stai confessando tu. Ho sparato solo un sacco di minchiate, ma, evidentemente ho colpito nel segno. Non abbiamo più niente da dirci!”
- “No, Mirko. Aspetta!”
- “no, Ilaria. Non aspetto niente. Diciamoci la verità. Non ci siamo mai amati davvero. Ma almeno io, ti ho sempre rispettata e non i ho mai tradita, nonostante le cose tra di noi siano finite da tempo.”
- “Mirko io…” si ferma un momento. Tentenna. Io non proferisco parola. “ mi dispiace” sospira.
- “Ilaria, senti, meglio che ora chiuda.” Non ho più voglia di sentire la sua voce, voglio solo parlare con Sara adesso.
- “pensi…che potremo vederci, quando tornerai? Che potremo parlare?”
- “non lo so. Ilaria basta, ti saluto!” sono arrabbiato. Deluso di me stesso. Per non avere capito prima, che era meglio chiudere. Per avere sofferto insieme a lei per le nostre liti, solo perché ci ostinavamo a volere stare insieme.
- “Ciao Mirko!” non rispondo nemmeno. Chiudo la telefonata, cercando di chiudere anche quel cassetto di pensieri, che mi si è aperto nella mente.
 
 
Un mese dopo
 
 
- “ma si può sapere che fine ha fatto Sara?” chiede Stefano infastidito.
- “mi ha mandato un sms qualche minuto fa. Dice che arriva tra dieci minuti” continuo a prendere il sole senza degnarlo di uno sguardo.
È passato un mese, da quando io ed Ilaria ci siamo lasciati.
Per ora vivo con Stefano, nel frattempo, cerco una casa per andare a vivere da solo. E un lavoro migliore. Lavorare in una videoteca non è proprio in massimo delle mie aspettative. Anche se ha i suoi vantaggi, devo ammettere.
Io e Sara, ad esempio, passiamo più di tre sere a settimana a guardare film. A casa sua quando è sola. O da Stefano.
Certo, ogni volta è un impresa, convincerla a guardare un film che non sia d’amore.
 
FLASHBACK
 
Toc-toc
- “Sara, apri?” busso alla porta con il piede, cercando di rimanere in equilibrio e non far cadere cena e dvd.
- “Un attimo!” sento il rumore del phon accendersi. Non avrà mica intenzione di farmi aspettare in pianerottolo.
- “Sara!” urlo. Quella matta, si sta asciugando i capelli, ignorandomi bellamente.
- “Sara!” niente, non accenna ad aprire. Un rumore dietro la porta cattura la mia attenzione. Subito dopo una risata. Uno squittio.
- “Brutta streghetta. Apri immediatamente.!” Stavolta ride apertamente, consapevole di essere stata scoperta.
Apre la porta non riuscendo a trattenersi dal ridere.
- “lo sapevo che ti alteravi” mi guarda con gli occhi lucidi per le risa, mentre poggio sul tavolo quello che avevo in mano.
- “ah si, così ti prendi gioco di me?” chiedo con voce maliziosa, il tono però è serio e pacato. Non ride più, sa cosa l’aspetta, la vendetta è una sola. Solletico. E sa che a quel punto, l’unica cosa che le resta da fare, è scappare.
E scappa, più veloce che può. La inseguo per tutta la casa. In cucina, cerca di ostacolarmi in ogni modo, sposta le sedie in corsa, mettendole sulla mia traiettoria. Ma arrivati in soggiorno è in trappola. Non ha più scappo. Mi avvicino a lei. Con lentezza studiata. Il divano è alle sue spalle. Mi guarda supplichevole, si è arresa. Apparentemente e io lo. Per questo non abbasso la guardia e quando mi attacca con un cuscino lo schivo all’istante prendendone un altro. E la lotta con i cuscini a quel punto è inevitabile.
Dopo lunghi minuti, siamo ansanti sul divano. Bagnati come pulcini, ma sorridenti come bambini. Ancora con le piumose armi in mano. Ci dichiariamo pace.
- “che dici se mangiamo, streghetta?”
- “in effetti, non sarebbe una cattiva idea.” Mi sorride. E ci incamminiamo verso la cucina per cenare.
 
 
- “che film è? Wrong turn…Mirko perché l’hai portato senza custodia? Non è un horror vero?” mi guarda dubbiosa. Sorrido rassicurandola. Questa sera non vincerà lei. Niente film strappalacrime solo puro horror.
- “non dire sciocchezze! Lo so che non ti piacciono gli horror. Questo è un film drammatico. C’è solo una scena di un incidente un po’ cruda all’inizio. Ma niente di che!” cerco di convincerla, tanto lo so che non lo vorrà vedere comunque.
- “ok. Però Mirko. Se…”
- “niente se…guardiamo il film!” la blocco. Meglio iniziare. Se continuo con le fesserie. Finisce che mi incarto. E lo capisce.
Il film inizia. Nemmeno cinque minuti di film c’è già la prima scena, che io avevo definito cruda. L’incidente, la ragazza investe qualcosa o meglio qualcuno. Guarda dal finestrino apparentante morto ma quando si avvicina cerca si accorge che non è così. Cerca di soccorrerlo ma lui di scatto di alza e le strappa il labbro con un morso. È inevitabile dire che Sara sobbalza sul divano. Pregandomi di togliere il film.
- “Mirko spegni! Non voglio vederlo. Ma che schifo!” si dimena cercando di convincermi.
- “sshh Sara dai, solo questa scena era.” L’abbraccio consolandola.
Il film continua, e visto che al peggio non c’è mai fine. La donna con mezzo labbro scappa, ma si ritrova quel essere davanti che con un accetta la taglia a metà.
Sara urlante si gira verso di me per non vedere altre scene. Spengo la tv, mentre lei si accoccola sul mio petto, tremante.
- “Sara è un film.”
- “scemo. Lo so. Però li odio. Non li voglio vedere.” Si lamenta come una bambina. Tenendo lo sguardo basso.
- “va bene, non lo faccio più! Mi perdoni?” la guardo supplichevole. Facendo il labbruccio tremulo.
- “si!” sospira. Aprendosi in un sorriso.
 
 
- “Mirko?” Stefano mi richiama a terra, mentre io sono con la testa tra le nuvole.
- “si scusa, stavo pensando!” lo guardo sorridendo. Per fargli capire che lo sto ascoltando davvero adesso.
- “ti chiedevo, quante ora fa Sara ti ha detto tra dieci minuti?”
- “ehm…più  meno mezz’ora fa.” Rispondo guardando il telefono
- “forse è meglio se la chiamo” dico più a me che a lui.
Mi allontano per chiamare. Uno squillo, due squilli, tre. Sara non risponde. Strano solitamente il telefono lo tiene a portata di mano.
Dopo qualche secondo mi arriva un sms.
 

1 messaggio ricevuto

 
-Ci vediamo questa sera alle 20 al “covo della Saracena”. Ho avuto un contrattempo. Non preoccuparti ;) dì a Stefano che gli mando una bacio. Sara-
 
Sorrido come un imbecille. Quello è il posto dove ci siamo conosciuti. Quello al mare. Le rispondo
 
-Solo per Stefano un bacio. E per me niente? Comunque va bene, solito posto, solita ora. Bacio ;) Mirko-
 
Mi avvicino a Stefano, mentre aspetto la sua risposta.
- “Sara non viene. Ha avuto un contrattempo.”
- “lo immaginavo.” Mi guarda preoccupato.
- “mi ha appena mandato un sms. Mi ha detto di non preoccuparmi. Magari ha avuto da fare con Serena. Comunque mi ha detto che ti manda un bacio.” Sorrido.
- “grazie.” Ricambia anche lui il sorrido. Del resto Sara è sempre stata la sua migliore amica è normale che si preoccupi per lei.
Il mio telefono vibra di nuovo.
 

1 messaggio ricevuto

 
-A te do più tardi il bacino. ;) A dopo. Sara
 
Sorrido come uno scemo. Guadagnandomi un’occhiataccia da parte del mio amico.
- “amico mio, non c’è più rimedio ti abbiamo perso definitivamente. Che fine ha fatto. L’uomo in scalfibile?” sorride alzando un sopracciglio.
-“non dire sciocchezze!” ridiamo insieme, sotto quel sole caldo. Che ci ha fatto compagnia per l’intero pomeriggio. Che è spettatore silenzioso, di vite vissute o da vivere e amori cominciati o che stanno per nascere…
 

Spazio per me
Care sono le 2:51 e io ancora sono qui a scrivere. Questo capitolo è stato un parto. Devo proprio dirlo. L’ha cambiato e stravolto non so quante volte. Ma questa versione devo dire che mi soddisfa parecchio. Certo gli errori come al solito saranno innumerevoli. E come al solito la punteggiatura sarà terrificante.
Comunque on voglio dilungarmi. Il capitolo è importante. Ci sono molti dettagli significativi. E iniziamo a veder nascere il rapporto tra Mirko e Sara.
Non aggiungo altro il capitolo penso parli da se.
Spero sia stato di vostro gradimento.
Volevo ringraziare tutte le nuove lettrici. Quelle del gruppo in rosso e le altre di facebook.
Volevo ringraziare Giulia e  Serena che mi hanno incitato a scrivere.
Ringrazio sempre immensamente per le recensioni. Per me è una continua sospresa.
E ringrazio anche chi l’ha inserita tra le preferite/seguite/da ricordare e tutti i lettori silenziosi. Grazie di cuore. ora corro a rispondere alle recensioni.
Spero di aggiornare presto.
Clara.
 
 
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                                       _A twist in my story_ di Ili_sere_nere (attori Cast Tvd)
 
Grazie ancora al prossimo capitolo.

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Capitolo 7
*** cap. 07 ***


Where were you?

 

Foto creata da Ili_sere_nere

7° Capitolo


POV SARA
 


- “Esci?” mia madre entra in bagno mentre litigo con la matita per occhi, che decide di non scrivere sempre quando ho fretta.
- “si.” Rispondo stizzita.
- “dove vai?”
- “in giro!”
- “Sara!” sbotta avvilita.
- “mamma!” uso il suo stesso tono. Non sopporto tutte queste domande. È un interrogatorio forse? Quasi, quasi, la preferivo quando se ne fregava. Non è proprio così in realtà. Però non può credere che abbia dimenticato tutto quello che è successo finora.
- “si può sapere che hai?”
- “niente.” Più telegrafica di così è impossibile.
- “e allora per quale motivo sei così loquace?” che simpatica mia madre, pure le battute s’è messa a fare.
La guardo truce. Non una sola sillaba.
- “con chi esci?” domanda sconfitta.
- “con Mirko.” È un sussurro più che una risposta. Consapevole della reazione che mi aspetta.
- “Sara…” eccola che comincia con la solita litania. Meglio troncarla sul nascere.
- “mamma non cominciare… -la interrompo- …so come la pensi. E per favore risparmiami la predica. Almeno per questa sera.” Sospiro esasperata.
- “sono solo preoccupata per te.”
- “non occorre. Ora per favore. Vorrei finire di truccarmi. Sono già in ritardo.”
- “ok. -sospira- Ti lascio finire.
 
Rimango da sola. O meglio, in compagnia dei miei pensieri.
Nell’ultimo mese molte cose sono cambiate. Anche con mia madre.
Viviamo con lei. Non ci ha più cacciate di casa. Le crisi sono ormai un vecchio ricordo. Ma, quello che non è cambiato, è il suo atteggiamento.
Non la riconosco più. Non si interessa minimamente a noi. Mai una volta che ci chiede come stiamo. Non che da me otterrebbe risposta. Ma almeno far finta di essere interessata.
Adesso per esempio s’è fissata con Mirko.
Dice che mi farà soffrire. Ma com’è possibile? Mirko è l’unico, a parte Stefano che mi è stato vicino e mi ha capita. Ormai viviamo praticamente in simbiosi.
Stefano, spesso, deve partire per fare degli stage fuori città. E manca per settimane.
Le prime volte per me era un trauma. Io e Stefano non siamo mai stati lontani per più di due giorni. E questa lontananza insieme alla vicinanza di Mirko, ha un po’ incrinato i nostri rapporti. Ma, tutto sommato, siamo quelli di sempre.
Forse per questo mamma non è molto propensa ad accogliere Mirko. Lei adora Stefano.
- “Sara sei pronta?” mia madre mi riporta alla realtà.
- “Ancora un attimo. Prendo la giacca.” Sarà arrivato Mirko.
- “c’è Mirko giù che ti aspetta.”
Ero così presa dai miei pensieri, che, non ho nemmeno sentito il citofono.
Velocemente recupero le mie cose e mi dirigo verso l’ingresso.
- “Sara.” Lo sapevo che non avrei avuto scampo.
- “dimmi.” Sospiro delusa. Mannaggia a me e alla mia lentezza. Avrei dovuto essere già fuori di casa. Rimango di spalle. Non la guardo nemmeno.
- “quello che invisibile agli occhi è visibile al cuore!”
e con questa perla di saggezza, che mi lascia basita e senza parole, esco di casa. Con un groppo alla gola. Scendo le scale. Mirko mi ha già fatto due squilli. Non ho tempo né voglia di discutere con lei.
 
Eccolo bello come il sole, appoggiato alla sua macchina che guarda verso di me. Un sorriso increspa le sue labbra, mentre soffia un po’ di fumo. Si solleva e mi viene incontro. Sorrido.
- “ehi” sorride. Butta lontano da noi la sigaretta.
- “credevo avessi cambiato idea.”
- “scusa se ti ho fatto aspettare.” Mi sollevo sulle punte e gli do un bacio sulla guancia.
- “non ti preoccupare. Sono solo poche ore, che vuoi che siano. Ho cercato di non rimanere fermo, per evitare di mettere le radici!” sorride apertamente.
- “che spiritoso. Non essere esagerato. Ho tardato solo cinque minuti. Ma poi guarda che nessuno t’ha chiesto di passare a prendermi. Io ti avevo detto che ci vedevamo là. Tu hai insistito.” Sorriso beffardo. Adoro provocarlo.
- “se è così allora…” si gira e va verso la macchina. “Sara sei sempre la solita. Ma sei scema?”
- “no dai scherzavo, Mimi… -non ho nemmeno il tempo di rendermi conto di quello che succede. Mi ritrovo con testa e piedi penzoloni e la sua spalla conficcata nello stomaco. Quando hanno distribuito delicatezza e buone maniere, il ragazzo, stava giocando un’importante partita al biliardo.- …Mirko!... -urlo dimenandomi- …mettimi giù!” lo sento ridere. Certo sarà soddisfatto.
- “allora dicevi?” appena mi molla non sa che l’aspetta.
- “mettimi giù?”
- “no prima.” Che scemo vuole che gli chieda scusa.
- “che scherzavo.” Non accenna a lasciarmi.
- “e…?” se lo scorda, prima mi molla e poi se ne parla.
- “tu mollami. Mettimi giù! E poi parliamo.” Mi libera. Cerco di sistemarmi alla  bell'e meglio.
- “allora?” incrocia le braccia sullo stomaco, e io lo guardo divertita. Il solito sopracciglio danzante.
- “ok… -alzo le mani in segno di resa- …scusa” sussurro.
- “non ho sentito.” Si avvicina, sembra un gatto. Tengo lo sguardo basso. È uno scemo.
- “e va bene scusa! scusa! scusa! Contento?” e lo abbraccio. Lo stringo come se dovesse sfuggirmi dalle mani e dal cuore da un momento all’altro. Sento le sue mani accarezzarmi la schiena. E tremo. “-quello che invisibile agli occhi è visibile al cuore!- Sara tua madre mi sa che non si sbaglia poi così tanto.” Taci coscienza! Taci!
- “andiamo?” soffia sui miei capelli. Annuisco e saliamo in macchina.
 
- “Sara vuoi che ti ordini qualcos’altro? Non hai mangiato niente.” Mi guarda preoccupato.
- “no, no. Tranquillo. Devo imparare a non mangiare il gelato prima di cena.” Sorrido cercando di tranquillizzarlo con lo sguardo. In realtà so che non basta. E che le mie scuse oltre ad essere poco veritiere sono anche inutili. Infatti l’unica cosa che ottengo è uno sguardo di rimprovero. A quanto pare ormai ha capito quando dico una fesseria.
- “non lo sai che non si mangia il gelato prima di cena? Ti rovini l’appetito. Devo insegnarti ancora tante cose.” Sorride malizioso. Menomale che sa sempre come alleggerire l’atmosfera.
- “sono pronta mio maestro!” sorrido anche io.
Dopo un po’ l’aria sembra essersi alleggerita.
- “ti va di passeggiare un po’ sulla spiaggia? Già che siamo qui, possiamo sfruttare le risorse.” Sembra quasi imbarazzato. “Sara non cominciare con i tuoi film mentali. Rimani con i piedi per terra.” Qualcuno ti ha forse chiesto un parere? Sempre che s’impiccia sta coscienza.
- “si, certo ce mi va” sorrido. E il suo sguardo s’illumina. Temeva un rifiuto forse? “Sara… non illuderti. Ricorda che siete solo amici. Lui non prova niente. Sei solo un’amica” grazie per avermelo ricordato. Lo so! Cazzo, lo so!...
 
Usciamo nel terrazzino che c’è sul retro del bar. Dà proprio sulla spiaggia. L’aria fresca di fine agosto scompiglia i miei capelli. La respiro a pieni polmoni. Godendomi questo momento di pace assoluta. Prima di scendere sulla sabbia, prendo la sua mano trattenendolo. Guarda me e guarda le nostre mani. Un altro brivido attraversa la schiena. L’elettricità sembra attraversare i suoi occhi. Si avvicina a me improvvisamente. Guardo i suoi occhi. Sembrano brillare. “Mayday! Mayday Sara! Qui ci scatta il bacio.” Bacio? No quale bacio. È il mio migliore amico. Non può baciarmi, qui, adesso.
- “scusa devo togliermi le scarpe. Posso tenermi a te? Così non perdo l’equilibrio!” che stupida, non potevo trovare una scusa peggiore. “Complimenti per la genialità Sara!” con in mano le mie scarpe iniziamo la nostra lunga passeggiata.
- “perché ti piace questo posto?”
- “perché il mare mi rilassa. È qui che vengo quando sono nervosa, sono triste e no cosa voglio.” Sospiro.
- “ti capita spesso?” sento il suo sguardo su di me. Ma non alzo lo sguardo per assicurarmene.
- “ogni tanto!”
- “ora che ci sono io non ti serve venire qui. Non devi stare da sola. Hai capito Sara?... -si gira completamente verso di me. Prende le mie spalle guardandomi serio- …hai me adesso.”
- “lo so! Grazie!” e lo abbraccio di nuovo. Per la seconda volta oggi. Con disperazione. Non voglio staccarmi da lui. Per nessun motivo.
- “Sara io… -alzo gli occhi, incatenando i nostri sguardi- …io…” il suo cellulare ci avvisa dell’arrivo di un messaggio e come al solito veniamo interrotti. E l’atmosfera si spezza. Di nuovo.
- “guarda chi è. Non preoccuparti aspetto.” Sospiro delusa. Guarda velocemente il telefono.
- “Stefano! Vuol sapere se mi hai dato buca. Gli rispondo più tardi!” mi comunica mentre rimette il telefono in tasca.
- “che mi volevi dirmi?” chiedo incerta.
- “che… ti voglio bene scema!” e sul suo viso si apre il più bel sorriso che abbia mai visto. Chissà se voleva dirmi davvero questo. Chissà se ha ragione la mia coscienza. E che mi faccio davvero dei film. Mi sa che rimarrò con il dubbio per il resto della vita.
- “anche io te ne voglio. Anche io.” E ricambio il suo sorriso.
- “Signorina, che ne dice se ci sediamo un po’, e ammiriamo il panorama?”
- “Con molto piacere, Signore!”.
E sorridenti e spensierati, rimaniamo tutta la notte a guardare il mare. Sotto un manto di stelle e la luna, che maestosa ci illumina corpo e cuore. Finché l’alba non ci sorprende ancora lì, avidi di parole e di sospiri, che nessuno mai potrà levarci.
 
 
SPAZIO PER ME
 
Buonasera fanciulle care. Come state? Scusate l’imperdonabile ritardo ma l’ispirazione mi è stata nemica.
Il capitolo precedente mi ha dato moltissime soddisfazioni. Ho ricevuto recensioni che mai mi sarei aspettata. Una in particolare, mi ha fatta sorridere per ore. Grazie Chiara. Come ti ho detto per me è un onore.
Passiamo al capitolo. Diciamo che è nella norma. Non sono particolarmente entusiasta del risultato finale. Ma tutto sommato. Non mi lamento. Piuttosto è un capitolo importante, perché scopriamo di più di Sara. E di quello che prova. Molto probabilmente il prossimo capitolo sarà un pov Mirko.
Adesso vi lascio. Mi nascondo nel mio angolino. E aspetto con ansia il vostro giudizio. Grazie mille davvero. Spero si stato di vostro gradimento.
Grazie per le recensioni e per il tempo che dedicate a me e ai miei pargoli.
Ringrazio anche chi l’ha inserita tra le preferite/seguite/da ricordare e tutti i lettori silenziosi. Grazie di cuore. ora corro a rispondere alle recensioni.
Scusate se ci sono errori. Avevo fretta di pubblicare.
Spero di aggiornare presto.
Clara.
 
SPAZIO PUBBLICITA'

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                                       Ian e Nina di emy cullen (attori cast tvd)
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                                       _A twist in my story_ di Ili_sere_nere (attori Cast Tvd)
 
Grazie ancora al prossimo capitolo.

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Capitolo 8
*** cap. 08 ***


Where were you?


 
Foto creata da Ili_sere_nere

8°Capitolo

POV MIRKO


 
È ormai pomeriggio inoltrato. Sono più di dieci minuti che aspetto che Sara mi apra. Nel frattempo, ho imparato a memoria tutti gli sfregi che ci sono su questo vecchio portone verde.
È quasi completamente ricoperto di scritte, di segni e ammaccature varie. Con il dito ripercorro una scritta.
L’ha incisa Sara…
 
INIZIO FLASHBACK
 
- “ma dove cazzo le ho messe?” Sara comincia ad imprecare e uscire fuori gran parte di quello che ha in borsa. È da un paio di minuti che cerca, borbottando, le chiavi nella sua borsa. Trovarle è un’impresa impossibile.
- “Sara… se tu, dentro la borsa, tenessi solo portamonete, chiavi e cellulare, invece di tenerci di tutto, tutto questo non succederebbe.”
- “Mirko non rompere. Nella mia borsa c’è solo il necessario!”
- “ah… quindi per te questo è necessario?” chiedo sventolando una bustina trasparente, contenente, strisce depilatorie e lamette.
Segue con lo sguardo la pochette oscillare nell’aria e con le guance in fiamme cerca di strapparmela dalle mani. Invano. Ma nel tentativo, l’unica cosa che ottiene è addossare il suo corpo al mio.
- “stronzo… -sibilla a pochi centimetri dalle mie labbra- …fatti i cazzi tuoi!” sempre gentile la mia piccolina.
- “dai stavo scherzando. Ma ti rendi conto che hai dietro l’inutile e lasci a casa le chiavi?”
- “senti se non m’avessi messo fretta, prima di uscire di casa, tutto questo non sarebbe successo.” Certo adesso è colpa mia.
- “guardiamola in questo modo, abbiamo un’ora di tempo, prima che arrivi Sophie. Possiamo approfittarne per guardare le stelle. O per parlare”
- “o per litigare…” mi guarda divertita.
- “Sara, il romanticismo è parte di te.” Scuoto la testa in segno di resa.
- “non c’è proprio niente di romantico nel rimanere chiusi fuori di casa!”
- “dipende tutto da chi rimane chiuso fuori con te!” sorride, e questa volta è lei che scuote la testa. Sa che posso essere più caparbio di lei, quando mi impegno.
- “Sediamoci qui” indico lo scalino davanti al portone.
- “ma ci sporcheremo… e poi non lo sai che non ci si siede davanti alle entrate?”
- “non dire sciocchezze” le sorrido, mentre mi accomodo sul marmo polveroso dell’uscio.
- “fa’ come vuoi” sospira esasperata.
- “vorrai dire ‘facciamo’ come voglio… -così dicendo, le afferro la mano e la tiro a sedere sulle mie gambe- …ecco così non ti sporchi e non ti sento lamentare.” Sbuffa sistemandosi meglio su di me.
Appoggio la testa al vecchio portone che ci fa da spalliera e guardo il cielo stellato. Sara segue il mio esempio appoggiando la schiena al mio petto. Sospira.
- “a che pensi?”
- “a niente...” sospira ancora.
- “e allora perché tutti questi sospiri?
- “quante domande che fai. non riesci a stare zitto un momento? Non avevi detto che dovevamo guardare le stelle per fare qualcosa di romantico?” si gira tra le mie braccia, mettendosi di fianco, così può guardarmi.
- “sai... quando ero piccola, scrivevo su questo portone le dediche ai miei idoli.” Anche io mi giro a guardare il portone alle mie spalle.
- “quindi, devo dedurre, che eri una fan di Alan Sorrenti?”
- “di chi?”
- “Dammi il tuo amore, non chiedermi niente, dimmi che hai bisogno di me. Tu sei sempre mia anche quando via, tu sei l'unica donna per me…” canticchio, facendola ridere. Il suo viso s’illumina di spensieratezza. Diventa meravigliosa. Se è possibile, più bella di quanto già non fosse.
- “non ero una fan di Alan Sorrenti… -inizia a parlare, dopo aver ripreso fiato- …solo mi piaceva questa frase. Sorride. Un ciuffo di capelli ribelli, le ricade sulla fronte. E istintivamente lo sposto di lato, ma, la mia mano, animata di vita propria continua ad accarezzare. Fronte, gote, mento e labbra. Come sotto incantesimo. La mia mano non si ferma. Seguo il suo percorso con gli occhi, e sento quelli di Sara puntati sui miei. Quando si arresta alle labbra. Rosse e piene. Ne immagino la morbidezza. E dentro me si accende l’istinto di far qualcosa. Vorrei baciare quei petali rossi e vellutati. Ma non posso. È Sara cazzo. È di Sara che sto parlando. È la mia migliore amica. E non devo e  non posso spingermi oltre. Per fortuna Sara interrompe il flusso di pensieri.
- “posso scrivere una dedica anche a te se vuoi.” La voce tremula, incerta. È imbarazzata. Sta torturando quelle povere fragili manine. In un debole tentativo di rompere l’imbarazzo che si è creato. Che io ho creato. Stupido! Stupido! Stupido!
- “se ti va…” sospiro. “Complimenti Mirko, così le sarai sicuramente d’aiuto” ecco, sempre pronta a darmi manforte la mia cara coscienza.
Prende in mano la borsa che aveva appoggiato sulla colonna di fianco al portone. E da dentro di essa tira fuori una limetta.
- “visto che avevo dietro il necessario?” mi guarda sorridendo vittoriosa.
- “si, ma non le chiavi!” ribatto ridendo anch’io.
Dopo qualche minuto di morsi e pizzicotti per cercare di sbirciare che cosa stesse scrivendo. Il capolavoro è completato.
 
“Lost and insecure... you found me, Lying on the floor... surrounded, Why'd you have to wait?... Where were you? Just a little late... you found me, Why'd you have to wait... to find me?” *
 
Rimango in silenzio, paralizzato da quelle poche parole. Non riesco a pensare ad altro, ‘dove sei stato? Perché hai aspettato tanto per trovarmi?’ , e l’unica cosa che faccio a abbracciarla. Stringerla come se mi potesse sfuggire tra un istante. Stringerla disperatamente. Come quando abbracci qualcuno per l’ultima volta. Ma quella non sarebbe stata l’ultima volta. Anzi, magari quella, è stata la volta in cui ho capito. Ho capito che, ora che l’avevo trovata, non l’avrei lasciata per nulla al mondo.
 
FINE FLASHBACK
 
- “che, ti sei incantato? Sveglia principe azzurro! Cenerentola t’aspetta.” L’uragano Serena mi ha riportato nel pianeta terra. Anche ancora un po’ scosso dai pensieri.
- “buon giorno anche a te Serena. Tua sorella?” ricambio il suo sorriso e le scompiglio i capelli, facendola imbronciare. È tale e quale a Sara, in alcune espressioni.
- “è in doccia. Credo non ti dispiacerà aspettarla nella sua camera. Vero?” sorriso malizioso. I giovani d’oggi nascono già dotati di senso dell’umorismo e malizia.
- “ok!” telegrafico. Meglio non dar peso alla sua battuta. Era una provocazione. Conosco Sara, ho imparato a capire quando mi provoca. E anche in questo Serena è tale e quale a sua sorella.
 
Sara entra nella sua camera dopo qualche minuto. Un leggero vestitino a fantasia le scivola sul suo corpo minuto. I neri capelli ribelli, le incorniciano il viso disordinatamente. Ha solo un leggero velo di trucco e nel gli occhi, la matita nera che li rende ancora più grandi e profondi.
Si avvicina a me, senza dire una parola.  È ancora scalza. Mi guarda soltanto mentre si accomoda di fianco a me. Sul suo letto. Avvicina le ginocchia al petto, le trattiene con le braccia e nasconde i suoi piedi nudi sotto le mie cosce. Come fa sempre. Si lamenta che ha sempre i piedi freddi. Così, dice che almeno mi rendo utile e glieli riscaldo. Nessuna parola. Solo sguardi.
- “ehi…” rompe il silenzio sospirando.
- “ehi…” utilizzo il suo stesso tono.
- “allora che facciamo?” non stacca il suo sguardo dal mio.
- “scopiamo!” sbotto. Trattenendomi a stento, dallo scoppiarle a ridere in faccia, per la sua buffa espressione. Una ‘o’ perfetta, le si è disegnata sulle labbra. Quelle morbide e vellutate labbra.
- “ed io che pensavo che il rude ed egocentrico stronzo che era in te, fosse ormai un lontano ricordo… mi sbagliavo! -Sospira sarcastica- …e poi… -continua- …sono lesbica, non lo sai? Non scoperei mai con te!” Accentua il verbo.
- “ah… sei lesbica? Mmh… buono a sapersi. Magari posso riportarti sulla retta via... -Mi avvicino- …posso provarti che posso soddisfarti più di una donna!” soffio sulle sue labbra.
- “non credo!” sospira. Le labbra socchiuse. E le gote imporporate di rosso.
- “te lo dimostro.” I suoi occhi si accendono di sorpresa e anche di aspettativa probabilmente. Ma non si sposta e non mi allontana. Rimane immobile. Creta nelle mie mani. Lascia che mi avvicini ancora e ancora. Finché i nostri corpi non si sfiorano.
Non stacco gli occhi dai suoi. Come se questo contatto, sostituisse le parole. Come se significasse rimani qui, con me. Una muta preghiera.  
È bella la mia Sara. Quasi completamente distesa su un fianco. Il suo respiro si fa più veloce. Accarezzo le sue spalle e scendo lungo le braccia e poi arrivo alle mani. Le prendo tra le mie. Le accarezzo. Disegno piccoli cerchi immaginare, sfregando i pollici sul dorso delle mani. Le avvicino alla mia bocca e le bacio. Sara mia guarda sorpresa. Sorride. Mi abbraccia e sfiora le mie spalle. Avvicino le labbra al suo orecchio. Lo bacio.
- “sei ancora sicura di essere lesbica?” soffio tra i suoi capelli. Il suo respiro ormai è tutt’altro che regolare.
- “no.” È un gemito, più che una risposta. Sorrido vittorioso e riprendo le mie torture continuando ad accarezzarle la schiena.
Le sue mani accarezzano frenetiche i miei capelli corti, per poi scendere lungo le spalle. Ripete lo stesso percorso due, tre, quattro volte, e poi le sposta sul mio petto.
Sospira estasiata quando stringo con le mani i suoi fianchi...
Guardo i suoi occhi. Incateno i nostri sguardi, ormai saturi di eccitazione.
Sento la sua pelle tremare sotto il mio tocco e le sue dita incerte su di me.
Ha paura. Paura che possa fuggire, ma, non adesso. Non lo farei mai in realtà.
Sara sospira, quando abbasso il viso sul suo e le bacio la guancia, e sfioro il naso sul suo collo. E quando le lascio un bacio sul collo un gemito si disperde nell'aria... ed è perdizione...
Riprendo di nuovo il contatto visivo. Sara sospira. Avvicino i nostri volti. Pochissimi centimetri ci separano. Annullo le distanze. Sara s’irrigidisce. E questa volta sono io ad avere paura chi mi allontani, che mi respinga. Bacio l’angolo della sua bocca. Seguendo il mio cuore. La sento rilassarsi improvvisamente. E mi azzardo a proseguire nel mio intento. Sfioro le sue labbra con le mie. Chiude gli occhi. E io continuo a sfiorarle delicatamente. Le sue mani finalmente tornano a sfiorarmi i capelli. In senso di assenzio. E schiude le labbra. E quando finalmente il momento più importante sembra essere arrivato. La porta viene spalancata brutalmente. Sorprendendoci. Mi allontano da Sara, che, cerca di ricomporsi il più possibile.
- “ho interrotto qualcosa?” la mamma di Sara rompe il silenzio. Quel magico silenzio. Che sarebbe potuto diventare la colonna sonora del nostro primo bacio.
 
 
 
 
* “Persa ed insicura… mi hai trovata, Distesa sul pavimento… circondata, Perché hai dovuto aspettare?... Dove sei stato? Solo un po’ in ritardo mi hai trovata. Perché hai aspettato per trovarmi?
 
 
SPAZIO PER ME
 
Salve ragazze. Scusate il ritardo. Ma internet mi ha abbandonata. E non ho potuto collegarmi in nessun modo.
Allora il capitolo è un po’ più lungo di quello precedente. Succedono tante cose. C’è un flashback. Io adoro i flashback. E poi finalmente c’è un bel passo avanti. Ma  come al solito. Questi poverini però vengono interrotti.
Preferisco non aggiungere altro. Direi cose che non devo. Ditemi le vostre impressioni. E che succederà adesso secondo voi. La fine è vicina, vi avverto. Non ci saranno più di 3 o 4 capitoli ancora. Escluso l’epilogo.
Ah poi quasi dimenticavo di dirvi che la frase della dedica è la colonna sonora di where were you. Si chiama. -You found me-  The fray.
Volevo ringraziare tutte le nuove lettrici. Quelle del gruppo in rosso e le altre di facebook.
Un grazie particolare la alla mia amica e psicologa/paziente Giulia. Alla quale mando un abbraccio stritolatore.
Spero si stato di vostro gradimento.
Grazie per le recensioni e per il tempo che dedicate a me e ai miei pargoli.
Ringrazio anche chi l’ha inserita tra le preferite/seguite/da ricordare e tutti i lettori silenziosi. Grazie di cuore.
Spero di aggiornare presto.
Clara.
 
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Grazie ancora al prossimo capitolo.

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Capitolo 9
*** cap. 09 ***


Where were you?



Foto creata da Ili_sere_nere

9° Capitolo

 
POV SARA
 


Arrivo dinnanzi casa di zia Terry. Un’enorme casa tartarugosa, come la definisco io. Quella pazza, si è sposata un altro pazzo. D’altronde chi si somiglia si piglia. Architetto, che le ha ideato e fatto realizzare quel capolavoro di casa che si ritrova. Di certo, non si può dire che non sia originale.
Metà del tetto spiovente è coperto da una grande tartaruga di resina. Con tanto di carapace dettagliatamente squamato. La testa che fa da ciminiera del caminetto, una zampa anteriore che funge da parapioggia per una finestra e quelle posteriori da pilastri per la tettoia della veranda, sul fianco della casa.
Insomma che mia zia è una persona un po’ particolare lo so capisce già dalla casa.
Ma io la adoro proprio per questo.
La porta d’ingresso è solamente socchiusa. Me ne accorgo, quando, dopo aver suonato, Moira viene ad aprirmi.
Moira è una bellissima gatta nera. Zia Terry l’ha trovata una mattina d’estate, mentre stava andando a lavoro. È  un’insegnante di yoga.
Zia fa sempre la stessa strada. Il motivo non me l’ha mai rivelato.
Una mattina però, chissà per quale strano motivo, fa la strada opposta. E trova Moira. Ecco perché l’ha chiamata così. Significa destino, sorte. E' convinta che sia stata la sorte a farle incontrare e visto che non ci si mette mai contro il destino. Ha pensato bene di prender Moira con sé. Inutile dire che quel giorno, ha dimenticato la lezione di yoga, per dedicarsi completamente a spulciamento e profumazione della fortunata gatta e che Moira adesso vive beatamente con lei, circondata da tartarughe di vetro, di resina e di legno.
 
- “ciao Moira.” Si struscia sulle mie gambe.
- “m-aoo”
- “dov’è zia Terry?” entro in casa, chiudendomi la porta alle spalle.
- “prr… prr.. prr… maaoo”
- “bene, pure con la gatta mi metto a parlare adesso, non bastava la mia coscienza. Mannaggia a Mirko!” dico tra me e me. O meglio, tra me e Moira. Che ogni tanto mi guarda come se mi capisse.
Deposito la mia roba vicino all’ingresso. Per dedicare le mie attenzioni a Moira. Che comincia a far le fusa.
Nel salone predomina il blu. Leggere tende d’organza ricoprono quasi interamente le pareti. E dal centro del tetto pende una sfera, simile a quelle che un tempo si trovavano nelle discoteche. Questa però proietta stelle sulle tende e sembra di essere sotto un cielo stellato. L’ha costruita zia Terry. È proprio vero, nella sua follia zia è un genio.
Al centro della stanza ci sono solo due enormi palle di gomma piuma, che fanno da divani. E un piccolo tavolino dinnanzi a essi. Zia la chiama la sua area confidenze.
 
- “Moira, cara… fa’ strada a Sara” urla la zia da una stanza indefinita. La sua voce giunge a noi ovattata. Ma Moira riconosce subito da dove proviene e con un balzo sguscia via dalla mia presa e corre in direzione della voce. La seguo.
Attraversiamo il salone, e la tenda che lo separa dal disimpegno.
Quella pazza sostiene che le porte blocchino il flusso di pensieri ed energie positive. Per questa ragione, in questa casa, non ci sono porte interne, ma soltanto leggere e colorate tende d’organza. Dice che quando le tende si muovono per il vento, sono in realtà fate e folletti che danzano per casa.
Ci troviamo di fronte un’enorme scala a chiocciola, porta nella soffitta. Moira saltella da uno scalino all’altro. Zia Terry starà sicuramente smistando le sue cianfrusaglie.
Infatti…
- “zietta… ma che fai?” sorrido, vedendola abbrancicata ad una scala e la testa sprofondata nell’armadio.
- “tesoro mio, quanto tempo… finalmente sei arrivata.” Scende trafelata, tenendo in mano una bustina rossa, che prontamente in tasca. Entusiasta di vedermi. Inizia a sbracciarsi correndomi in contro.
- “mi sei mancata anche tu.” L’abbraccio commossa.
- “andiamo tesoro, l’area confidenze ci attende.” Sorride bonaria.
 
- “come stai? Ti vedo in gran forma zia. Su di te, sembra che il tempo si sia fermato.” Le sorrido ammirando il suo aspetto. Indossa un leggero vestitino lungo a fantasia marrone. Con un cinturone che le stringe la vita. I capelli neri slegati le coprono le spalle. E un po’ di trucco a colorarle il viso. Sembra un hippie, in effetti è nata in quegl’anni. Quindi quest’influenza potrebbe pure starci.
- “tesoro non cercare di distrarmi, lusingandomi. Ricorda che la mia sfera magica funziona ancora.” Indica con lo sguardo alle mie spalle. Mi giro a guardare e vedo una sfera di cristallo su un tavolino rotondo. Posto all’angolo del salone stellato. Strano poco fa, non l’avevo nemmeno notata. Una fragorosa risata interrompe i miei pensieri.
- “me l’ha regalata quel matto di tuo zio.” Continua a ridere, di me e della mia espressione incredula.
- “ha parlato la sana di mente. Chissà perché te l’ha regalata. Non poteva più sentirti sicuramente. Si sarà detto, gliela compro così almeno parla con cognizione di causa.
- “torniamo a te. Allora chi è il fortunato?” chiede curiosa.
- “non c’è nessun fortunato.” Sospiro delusa.
- “impossibile! Mi ha chiamata tua madre. Nella confusione più totale, dicendomi che ti ha trovata a letto seminuda con un gran pezzo di figliolo. Quindi “nessun” mi sembra un po’ riduttivo, non trovi?” mima pure le virgolette al nessun.
- “intanto non ero seminuda e poi quando t’ha chiamata?”
- “bene è già un inizio. Almeno hai negato una sola cosa. Comunque cinque minuti dopo il fattaccio.” Sorride
- “zia non è successo niente, ci siamo solo quasi baciati… -sospiro delusa- …e non dovrà capitare mai più. Anzi sono contenta che sia entrata mia madre. L’avrei fermato io comunque.” Abbasso lo sguardo e inizio a torturare le mani.
- “come sei ottimista tesoro mio. E perché questa decisone? Dalla descrizione di tua madre sembra un bel ragazzo. Anche se…” lascia in sospeso la frase incuriosendomi.
- “anche se…?” chiedo guardandola.
- “anche se, non è Stefano. Mi ha detto.” Mi guarda preoccupata.
- “lo so, mamma adora Stefano e Mirko, così si chiama, proprio non gli va giù. So cosa stai pensando. Non ha niente che non va. È dolcissimo, mi vuole veramente bene. E siamo amici. Io ho bisogno di lui. Come amico -aggiungo- Il problema è che mia madre pensa che io ne sia innamorata.” Sospiro scuotendo la testa.
- “e tu non lo sei?”
- “non lo so” incrocio il suo sguardo. Materno e sinceramente preoccupato.
- “siamo amici zia. Non posso innamorarmi di lui zia.  Poi c’è Stefano…”
- “che è geloso vero?” Continua la frase al posto mio
- “si. E io non voglio perdere né l’uno nell’altro. Però sono confusa. E mi sto perdendo.”
Mette la mano in tasca ed estrae la bustina rossa di poco fa. E me la porge.
- “prendila ti aiuterà a capire”. La apro, dentro c’è una bussola.
- “ti aiuterà a trovare la strada giusta. Indica la strada del cuore.” mi abbraccia.
- “grazie zia.” Sorrido speranzosa.
 
Lascio casa di zia col cuore un po’ più leggero e la testa piena di pensieri. E la bussola tra le mani.
Il telefono in borsa suona. Un messaggio.

 

1 new message Mirko

 
-Ehi, è passata una settimana. Pensi di evitarmi ancora per molto tempo? Scusa, io non avrei dovuto valicare il confine. Mi dispiace, non posso perderti. Ti prego fatti sentire appena leggi questo messaggio. Un bacio Mirko.-
 
Mi si stringe il cuore a leggere queste parole. Ma non è stata una settimana semplice nemmeno per me. Lo so è da vigliacchi, sto scappando. Ma non so davvero che fare. Non so come comportarmi. La verità è che ho paura. E che mi sa che ha davvero ragione la mamma. Mi sono innamorata dell’unica persona di cui non potevo innamorarmi. Ed è troppo tardi adesso. Forse l’unica soluzione è allontanarci per un po’. Magari la distanza mi aiuterà ad essere più razionale.
Ho ancora il telefono tra e dita. Inizio a digitare un messaggio.
 
-Ehi, ti va se ci vediamo adesso? Così parliamo un po’. Al solito posto tra quindici minuti.-
 
Non attendo nemmeno la risposta. Vado comunque nel nostro posto. Mi servirà comunque per schiarirmi un po’ le idee.
Arrivo in spiaggia. Ormai la temperatura è fresca. L’estate è finita da un po’. Ma non me ne curo. Il vento scompiglia i miei capelli. Rigiro la bussola tra le dita. E sussurro tra me e me.
- “qual è la strada del mio cuore?” guardo la bussola. L’ago punta alla mia destra. Strano dovrebbe indicare di fronte a me, è lì il nord.  Sarà rotta. La scuoto e la riguardo. Di nuovo a destra.
- “ehi…” Sobbalzo. Alla mia destra, c’è Mirko. Bello come sempre. Il mio cuore perde un battito. Lo sguardo cade di nuovo sulla bussola. Un altro sussulto,
- “lo sapevo che saresti venuta comunque. Sono felice di vederti. -mi abbraccia- mi sei mancata!”
- “anche tu. -sospiro- anche tu!” e il mio cuore adesso sa cosa vuole. E lo urla con tutte le sue forze. Ma non posso ascoltarlo. Non posso guardarlo in questo modo. Il solo vederlo mi fa tremare il cuore... le sue labbra e le sue mani mi portano a fare pensieri che di casto non hanno un bel niente.! oh mio dio non posso, non posso pensare questo di lui. Ricaccio questi pensieri nell’angolo più nascosto del mio cuore e alzo lo sguardo verso il suo. E mi spiazza. Il mio cuore va in frantumi quando il suo sguardo lucido di scontra col mio. E tutte le barriere che il mio fragile cuore era riuscito a creare crollano.
 
Pochi secondi, forse minuti o ore per noi. Tutto sembra essersi fermato. Solo i nostri sguardi incatenati. I nostri respiri che ci fondono. Mani che ci cercano. Cuori che scalpitano. Sono sicura. Il mio cuore sta fuggendo via. Fuori da questa gabbia. Troppo stretta per contenere quello che provo.
Pochi centimetri ci separano. Distanza che viene annullata, da Mirko. E finalmente succede. Di nuovo un semplice sfioramento. Le nostre labbra si stanno raccontando inconfessabili segreti che nessuno può sentire. La dolcezza infinita di un gesto così naturale, che per noi era stato un grande ostacolo. Labbra che si schiudono. E finalmente lo sento. Sospira sulla mia bocca. Trema lo sento. Mi stringe. Ha paura che tutto possa finire di nuovo. E ho paura anche io. Di quello che sta succedendo. Di quello che non dovrebbe succedere. Apre gli occhi, come se non credesse che sono ancora qui una mano accarezza la mia fronte e l’altra alla base della mia schiena mi spinge verso di lui. Finalmente la sua lingua, delicata, chiede accesso alla mia bocca. E tocca a me sospirare. E arriva quel bacio. Dolce, delicato, agognato e desiderato. Diventa urgente, bisognoso e passionale. E mi stringe più che può. Come se volesse fondere i nostri corpi e le nostre anime.  E non posso fare altro che stringerlo anche io. Perché anche io ho bisogno di lui.
 
 
 
Care fanciulle, mi stupisco di me stessa. Sono stata puntuale questa volta. E suoniamo le campane. Questo capitolo mi soddisfa. Forse perché sono emozionata. Ma devo dire che lo sento mio.
Non voglio dire niente. Attendo con ansia le vostre opinioni. Nello scorso capitolo, mi avete reso veramente felice. Sono ancora scioccata. Non posso credere a quello che mi avete scritto. Sono onorata. E poi a 26 persone è piaciuto il capitolo. =) non riesco a capacitarmi. Sono curiosa di conoscere chi legge questa storia. Per ringraziarla come si deve. Per chi volesse mi trova su face come Clara- Sterne Efp.
Spero si stato di vostro gradimento.
Grazie per le recensioni e per il tempo che dedicate a me e ai miei pargoli.
Ringrazio anche chi l’ha inserita tra le preferite/seguite/da ricordare e tutti i lettori silenziosi. Grazie di cuore.
Spero di aggiornare presto.
Clara.
 
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Grazie ancora al prossimo capitolo.

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Capitolo 10
*** cap. 10 ***


Where were you?
 
 

Foto creata da Ily_sere_nere
 
10° Capitolo

 
 
POV MIRKO


 
Un bacio urgente, passionale, bisognoso. Un bacio che sa di appartenenza di legame, un legame che in realtà non ci appartiene… Siamo amici, nulla di più, ma non riesco a staccarmi da lei, così tramortito e preso dai suoi sospiri, da esserne succube.
Come può un essere così fragile e indifeso entrarti dentro e sconvolgere come un uragano la tua esistenza?
Geme sotto le miei mani, mi da la carica e il bisogno di spingermi oltre. Oltre il limite concesso.
Una mano ancorata al suo fianco, la stringo a me, non voglio che scappi, per nessuna ragione. Nessuno ci interromperà questa volta… L’altra mano sulla sua nuca ad imitare la sua, che, imperterrita gioca con i miei capelli.
Scendo piano accarezzo la schiena, immaginando soltanto come sarebbe bello accarezzare la sua pelle nuda, vellutata come una pesca. Continua la mia discesa fino ai fianchi adesso anche l’altra mano la trattiene e la spinge a me. Sospira e sussulta di sorpresa quando una mano si fa birichina e cerca la pelle bianca sotto la maglia.
Il contatto la fa sussultare e io sorrido sulle sue labbra, interrompendo brevemente il nostro bacio. Morde il mio labbro inferiore, e tira un po’ i miei capelli… è la giusta punizione.
Avido di contatto, sfioro la pelle calda della sua schiena. Chissà come sarebbe baciarla, saggiarla… Sospira e getta il capo all’indietro, quando inizio a baciarle il collo e  il lobo, lasciandomi più spazio… Ogni sospiro, ogni gemito è un invito a proseguire così comincio a succhiare e saggiare la sua pelle.
- “sai di pesca…” sussurro, e solo un gemito arriva come risposta.
Mi spingo sulla sabbia, trattenendola a me con il braccio per non farla cadere. Mi siedo e lei resta in ginocchio tra le mie gambe. Per un attimo rimane a fissarmi come a volere accertarsi che stia succedendo davvero, abbassa lo sguardo imbarazzata e un leggero rossore le imporpora le guance, le accarezzo…
- “sei bellissima” sussurro avvicinando di nuovo le nostre labbra, incatenandole e riprendendo da dove ci eravamo interrotti. L’attiro a me, le carezzo le braccia e lei le porta sulle mie spalle abbracciandomi, le sfioro il viso, le spalle e la schiena, di nuovo. Pian piano le sfilo la maglia, accarezzando le braccia per tutta la loro lunghezza durante la salita. Non voglio metterle fretta, né spaventarla… tutto deve essere naturale e spontaneo soprattutto per lei.
Rimane nuda davanti a me, solo il piccolo reggiseno di cotone a coprire quelle delicate rotondità. E io mi beo di quella minima visuale che già mi fa sognare… poi la bacio nuovamente per allontanare l’imbarazzo e lei mi abbraccia. Questa volta si stringe a me ed è lei a baciarmi per prima questa volta…
La spingo delicatamente giù e la sovrasto col mio corpo, per non pesare su di lei, mi tengo su un gomito tenendo libera una mano.
Le sposto una ciocca di capelli ribelli dalla fronte... e poi sposto la mano sul fianco, lo carezzo, lo massaggio e la stringo a me. Sfioro il ventre la sento sussultare sotto il mio tocco…
- “Mirko... ti prego” -salgo un po’ con la mano fino al seno. Ma il reggiseno ostacola il mio percorso. Ma non è ancora il momento di  levarlo, e sfioro quelle morbide colline da sopra la stoffa. Stringe la mia maglia tra le dita mentre io continuando ad accarezzarla, lambisco il suo collo con la lingua, sospira estasiata.
Le sue mani sul mio petto disegnano linee immaginarie, scende sullo stomaco fino alla vita, afferra la maglia e la tira su, spogliandomi.
 
POV SARA


 
Mirko è a torso nudo, su di me, abbagliata dalla sua bellezza rimango immobile. Non posso credere che stia succedendo. Dovevamo solo parlare, io dovevo allontanarmi per un po’. E ora che faccio? Sono qui seminuda, in balia delle sue carezze.
Muove lento la mano sul mio corpo… riprende a carezzare il mio ventre, e preso da una nuova frenesia, scende a baciarmi il seno,
- “oddio Mirko!” scende sul ventre,  l’ombellico, ma quando inizia a sbottonare i jeans mi irrigidisco… il mio cuore corre come un forsennato. Sta per scoppiarmi lo sento.
Le note di una canzone appena iniziata al bar, a poche centinaia di metri da noi, fa da sottofondo… sembra guidare le sue carezze e i miei sospiri che aumentano. Ma non riesco a tranquillizzarmi. Fremo sotto il suo tocco. Ma ho paura.
 
A un passo dal possibile… a un passo da te…
 
Paura di decidere… pura di me…
 
Ho paura di rovinare la nostra amicizia, ho paura di non esserne all’altezza, ho paura che andare avanti sia solo un grande errore. E lo fermo.
“Mirko, fermati!” la mia voce è irriconoscibile perfino a me stessa, roca e rotta dall’eccitazione.
 
Di tutto quello che non so, di tutto quello che non ho…
 
Mi guarda con apprensione, lo sguardo ferito. E io muoio dentro… i sensi di colpa mi invadono la mente, e presa da uno strano pudore mi copro, come se fino a pochi istanti fa, le sue mani non avessero esplorato ogni mio dettaglio.
 
Nei giorni di silenzio c’è… un senso di te.
 
Il suo respiro s’infrange sulla mia pelle, basta questo per ridestarmi dai miei pensieri. C’è lui in tutto quello che faccio, nei miei giorni di silenzio c’è lui a far baccano, c’è lui a riempire le mie giornate, c’è lui sempre.
Di slancio lo abbraccio… lo bacio… con impeto, con urgenza, con bisogno di appartenergli. Di essere sua.
Dopo un attimo di sorpresa anche lui ricambia il bacio. Famelico ricomincia la sua dolce tortura.
- “non siamo costretti a fare nulla…” soffia prima di lasciare un bacio a fior di labbra.
- “lo so…” sospiro…
- “tieni… -mi porge la mia maglia e nel frattempo rimette la sua- …abbiamo tempo…” continuo a sentirmi in colpa, perché nonostante mi fossi davvero convinta alla fine, sono sollevata, si è fermato per me.
Si distende sulla sabbia, tirandomi con sé…guardiamo il cielo ambrato, il tramonto è alle porte…
- “che stiamo combinando?” chiedo timorosa,disegnando ghirigori sul suo petto… in realtà nemmeno io so perché lo sto chiedendo. Forse in cerca di certezze, certezze che lui però non può darmi.
- “Sara…” lascia la frase in sospeso, sembra quasi infastidito dalla mia confusione… dal mio bisogno. E no, questo non posso reggerlo, lui è comunque il mio migliore amico, ‘non mi tratterà come tutte quelle sciacquette che s’è portato a letto’… a quel pensierosa gelosia mi acceca…
- “senti ho capito… messaggio ricevuto… -mi metto a sedere di colpo innervosita- …non c’è bisogno di fare tanto il misterioso. -imita il mio gesto e si siede anche lui- Basta dirlo… ‘Sara non farti troppi film. Siamo solo amici!’  ammesso che sia vero…” dico più a me stessa che a lui. Impallidisce.
- “Sara, ma che ti prende si può sapere? Posso avere anche io il diritto di essere confuso? Noi… io… te… insomma Sara noi cosa siamo?” vedo la confusione nei suoi occhi, e tutto quello che sta accadendo non mi piace affatto. Non è la prima volta che litighiamo, ma è la prima volta che mi fa male il cuore. ho una morsa allo stomaco, ho paura di perderlo e se continuiamo su questa strada succederà sul serio.
- “niente, Mirko… siamo amici e basta… dobbiamo dimenticarci di quello che è successo. Non si ripeterà più… te lo prometto” –sussurro queste ultime parole… perché mi prenderei a schiaffi per la mia vigliaccheria… ma è più facile scappare, ci dimenticheremo presto di quello è successo. Alzo lo sguardo e incrocio il suo… la delusione rende cupi i suoi occhi. Non una parola… uno sguardo deluso e amareggiato… “scusami” sussurro e scappo via, perché è quello che mi riesce meglio. E quando sono lontana ormai, ma non tanto da non sentirlo…
- “cazzo, sono un caglione. Un coglione!” impreca con se stesso. E basta questo ad intensificare la stretta allo stomaco. E finalmente lascio scorrere libere le lacrime sul mio viso. ‘Presto passerà’ diceva una vecchia canzone
 
-“Sara… -urla mia madre dalla cucina- … c’è Stefano tesoro…” mia madre diventa sempre mielosa quando vede Stefano. Nemmeno le rispondo… pochi secondi e qualcuno bussa alla porta della mia camera. Rimango a pancia in su, sul letto a guardare il soffitto…
- “tock- tock… posso entrare?” Stefano si affaccia nella mia stanza, aspettando un assenso. Annuisco. Entra chiudendosi la porta alla spalle e si distende a fianco a me imitandomi. Una mano sullo stomaco e un braccio sotto la testa.
- “quando sei tornato?” sussurro senza staccare lo sguardo dal soffitto.
- “poche ore fa… proprio mentre tu e ‘Antonio’ litigavate”
- “io e Antonio?” chiedo dubbiosa e nello stesso tempo ancora scombussolata per gli eventi del giorno.
- “già, mia Cleopatra” e ride… della sua idiozia. E per un attimo fa sorridere anche me.
- “quanto sei scemo… tranquillo non suiciderò…”
- “quando la smetterete di fare i bambini?”
- “io non faccio la bambina, se il tuo amico è un idiota non è mica colpa mia, ah poi vedo che non ha perso tempo a spifferare ai quattro venti quello che è successo…” sbotto sfinita.
- “non l’ha spifferato ai quattro venti… -si gira su un fianco per guardarmi meglio- …sono passato da casa sua ed era nelle tue stesse condizioni. Gli occhi cominciano a pungere, ma non piangerò.
- “è inutile che fingi di essere forte… -continua- …tanto lo so che hai pianto finora.” Nessuna parola in risposta, si becca solo un’occhiataccia.
Dopo qualche attimo.
- “senti se sei venuto per farmi la predica, quella la porta…” la indico con un cenno della mano.
- “bene… sono contento di vedere che non ti sei del tutto rammollita. -e per alleggerire la tensione da un pizzicotto al mio fianco- …comunque sono venuto per invitarti alla festa che ci sarà tra qualche ora in spiaggia… -a quella parola il mio cuore sussulta- …non si accetta un ‘no’ come risposta, ah e prima che me lo chieda tu, si ci sarà anche lui. Muoviti, non hai diritto di replica. Ti aspetto in cucina. Andiamo insieme.”
Mi lascia ancora a letto, basita e senza parole… o meglio senza parole da poter dire a lui.
Borbottando e imprecando contro il mio guardaroba, contro il mio aspetto e i miei capelli… dopo tre quarti d’ora sono finalmente pronta.
 
La spiaggia e piena di gente, la musica assordante se non altro riempie le mie orecchie cacciando via i miei pensieri.
Guardo intorno, cercando di vedere qualcuno che conosco. Ma niente, c’è troppa gente…
- “non è ancora arrivato…” sobbalzo mentre Stefano mi porge un cocktail.
- “non stavo cercando lui…” rispondo e una smorfia dispettosa mi si dipinge sul viso.
- “ah già è vero cercavi la fata turchina…” sorride, mentre incassa un colpo alla pancia, che non lo scalfisce nemmeno un po’. E tutto d’un fiato mando giù il liquido trasparente del bicchiere.
- “vado a prenderne un altro.” Mi blocca, trattenendomi per il polso.
- “Sara vacci piano, so come diventi quando sei ubriaca.” Mi guarda preoccupato.
- “lo so, tranquillo… so quello che faccio!”. E lo lascio solo… per dirigermi al bar.
Dopo il secondo bicchiere, la musica arriva ovattata alle mie orecchie, la gente sembra essersi moltiplicata, e un stupido sorriso giace sul mio viso da un quarto d’ora. Un ragazzo si avvicina a me. Sembra alto, è biondo e non riesco a capire che dice. Mi accarezza il viso… ha un sorriso malizioso. Mi guardo intorno nella speranza di vedere Stefano. Ma nulla. Vedo solo tanti scemi che si dimenano cercando di ballare.
- “bambolina, posso offrirti qualcosa da bere?” la sua voce irritante risulta stridula e fastidiosa alle mie orecchie. E il fatto che sia così vicino e che i tocchi il viso e i capelli ma sta infastidendo non poco.
- “no, grazie. Sto apposto così” biascico. Non so nemmeno io come sono riuscita a pronunciare una frase di senso compiuto. Mi allontano. Ma pochi passi e perdo l’equilibrio. Il ragazzo fastidioso, prontamente mi prende e mi attira a sé.
- “grazie, adesso puoi lasciarmi.” Lo guardo impaurita… Stefano non c’è mai quando serve.
- “ti accompagno a casa.” Non demorde… il suo sguardo m’inquieta.
- “no. Ti ho detto di lasciarmi.” Strattono il braccio, facendomi male al polso.
- “Sbaglio o la signorina ti ha chiesto di lasciarla?” una voce familiare, mi ridesta. Il mio cuore inizia a battere all’impazzata. Perché deve farmi sempre quest’effetto. Il ragazzo si allontana velocemente da me. E io mi fiondo tra le braccia di Mirko
- “tutto bene?... -Soffia tra i miei capelli, massaggiandomi la schiena. Annuisco… e dimentico perfino di quello che è successo questo pomeriggio, di quello che è appena accaduto. L’unica cosa che vedo e lui. Nient’altro- …andiamo a casa.”
 
La strada verso casa sua mi sembra più breve del solito. Magari mi sono addormentata in macchina. Arrivati sotto casa sua… apre il mio sportello e mi aiuta a scendere. Nessuno dei due apre bocca finché non siamo dentro casa. Mi siedo sul divano. Pian piano l’effetto dell’alcool inizia a svanire.
- “grazie per prima” non alzo lo sguardo. Ho paura di leggere nei suoi occhi qualcosa che mi faccia soffrire.
- “Sara.. mi dispiace per oggi. E mi maledico… perché se non mi fossi comportato da coglione, questa sera… quel invertebrato  non ti avrebbe importunata.” Sospira, torturandosi le mani.
- “Mirko… è colpa mia, Stefano mi aveva detto di non bere.”
- “Sara + che io non ci ho visto più… -mi interrompe- …quando ho visto quel cretino vicino a te, che ti toccava. Io avrei voluto prenderlo a sberle.” Finalmente incrocio il suo sguardo… è dispiaciuto, e combattuto. Lo sento che si sta trattenendo. Accarezzo le sue mani. Per rassicurarlo… a quel contatto un brivido percorre la mia schiene. Si mi è mancato.
- “Sara sono geloso, va bene. Io non riesco a pensare che qualcuno possa guardarti, toccarti, desiderarti. Io non voglio... -stringe le mie mani- …io non voglio essere tuo amico Sara…ti voglio per me. Solo per me…”
Sospiro, mai mi sarei aspettata qualcosa del genere. Era quello che aspettavo da non so quanto…  e l’unica cosa che riesco a fare e guardarlo…  spinta da chissà quale impeto. Lo abbraccio e lo bacio. Probabilmente domani me ne pentirò. Ma staserà non mi importa.
Lo spingo sul divano e mi siedo a cavalcioni sulle sue gambe. Il vestino che indosso si alza fino a metà coscia, lasciandogli più spazio da esplorare. Lo stringo a me spasmodicamente, le mie braccia allacciate al suo collo e mani tra i suoi capelli. Mentre lui lascia scie di baci infuocati sul mio collo e sui lembi di pelle lasciati scoperti dalla scollatura del vestito. Sospiro estasiata quando lambisce con la lingua quello che prima bacia. Le sue mani sulle mie cosce si fanno intraprendenti. Gemo sotto il suo tocco.
- “ti voglio Mirko!”  una mano è sul mio seno… lo libera dalla costrizione dei miei abiti… avvampo di imbarazzo. Ma quando i nostri sguardi si incatenano mi convinco che è quello che voglio. È lui che voglio. Dopo un veloce bacio a fior di labbra scende nuovamente per dedicare attenzione al mio collo e al mio seno scoperto. I capezzoli già turgidi, sono la prova del mio trasporto e della mia eccitazione. Quando inizia a giocarci con le labbra è impossibile per me trattenere un gemito più acuto. Mi inarco avvicinando di più l’oggetto delle sue attenzioni alla sua bocca. Una mano birichina si fa spazio sotto il mio vestito. Arriva al mio intimo. Fremo di sorpresa e di aspettativa. Una fitta al basso ventre e uno strano formicolio s’irradia nelle mia membra. E sento che se anche volessi non riuscirei a fermarlo… sfiora la mia intimità da sopra la stoffa. Un altro sospiro scappa dal mio controllo, e quando scansa il mio intimo per toccare la mia pelle nuda. Gemo… prontamente le sue labbra sulle mie, come per inghiottire ogni mio sussurro o ogni sospiro. Lo sento farsi spazio tra le miei pieghe e gemere quando si rende conto di quanto sia eccitata. Sale e scende con le dita, delicato. Disegna piccoli cerchi immaginari nel mio punto più sensibile… e mi contorco sotto le sue carezze. Scende un po’ più giù senza mai violarmi. Aspetta che io sia pronta. E lo sento finalmente, sento le sue dita farsi strada dentro me, piano con calma e delicatezza. Una fitta mi fa irrigidire e lui si ferma. L’altra mano sulla mia schiena cerca di rilassarmi. Mentre riprende di nuovo a muoversi dentro di me. Esce di nuovo per poi rientrare. Questa volta più affondo il bruciore è sempre presente. Forse un po’ meno, perché mi sta calmando con i suoi baci e le sue carezze sulla schiena. Le dita dentro di me si muovono prima lente poi più veloci. E con il pollice inizia a stimolare di nuovo quel punto sensibile. La testa inizia a girarmi, non riesco a stare ferma, uno strano piacere inizia ad invadermi. Sento le gambe tremare e  non riesco e smettere di baciarlo e di tirare i suoi capelli. Ma non si lamenta anzi.
Spinge dentro di me senza smettere di stimolarmi. I miei muscoli cominciano a contrarsi e il respiro sempre più accelerato mi impedisce di baciarlo ancora. Un calore nuovo si espande tra le mie gambe e gemo sulle sue labbra quando il piacere è troppo forte per essere contenuto. Lo sento uscire da me e abbracciarmi… mi bacia delicatamente. E tenendomi stretta a sé ci distendiamo sul divano.
Mi accoccolo addosso a lui, che non ha smesso un attimo di accarezzarmi  e lo sento genere. Qualcosa spinge sulla mia coscia guardo in basso e mi rendo conto solo allora di quanto sia eccitato. Avvampo di imbarazzo. E lo guardo come per scusarmi, di essere stata una stupida egoista…
- “dormi piccola, non ho intenzione di approfittarmi di te, sei ancora un po’ ubriaca…” sorride quando metto un finto broncio, si avvicina e lo cancella con un bacio. Uno di mille dolci baci…
 
 
SPAZIO PER ME
 
Eccomi qua fanciulle mie… le note saranno brevissime. Il capitolo parla fin troppo e da sé… ;)
Non riesco a credere di aver scritto una sozzeria del genere. Chiedo umilmente perdono per avere scombussolato o fatto “schifare” qualcuno data la mia inadeguatezza in questo tipo di scrittura.
Devo ringraziare Annyna per avermi aiutata parecchio per questo capitolo, per i suggerimenti e le dritte che mi ha dato e per avere sopportato le mie paranoie.
Ringrazio con tutto il le meravigliose persone che seguono e recensiscono questa follia. È davvero importante per me, sapere il vostro parere.
Ringrazio anche chi l’ha inserita tra le preferite/seguite/da ricordare e tutti i lettori silenziosi. Grazie di cuore.
Spero di aggiornare presto.
Vado a nascondermi sotto il letto, mentre aspetto i vostri giudizi.
Clara
 
Ah dimenticavo: sono state citate “eppure sentire” di Elisa e riferimento a “Antony and Cleopatra” di W. Shakespeare.
 

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Vi consiglio di leggere:  Il Garage di Giulina (originale)
                                       Drink my blood di Annyna (libri-Twilight)
                                       Over the rain di miss ed emy cullen (originale)
                                       Ian e Nina di emy cullen (attori cast tvd)
                                       Il figlio Ribelle di khristh (originali)
                                       La Fuga di Lela la sognatrice (originale)
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Capitolo 11
*** cap.11 ***


Where were you?
 

 
Foto creata da Ily_sere_nere
 
11° Capitolo

 
Dal diario di Sara
 

30/09/2011

 
 
Caro diario,
“sei bellissima” le ultime parole famose…
Non so dove sbattere la testa. Sto cercando un angolo della casa o un oggetto contundente. Magari così quel unico neurone rincoglionito che mi trovo in testa, invece che fare striscioni e cuoricini decorati col suo nome, si mette a funzionare e torna ad essere utile.
Come è possibile che sia successo?  Caro diario, mi sono innamorata. Si mi sono innamorata di Mirko. Si lo so, lo so. Non doveva succedere, per nessuna ragione al mondo ma è successo. E poi lui è così dolce, amorevole, comprensivo e paziente. Si è paziente. E chi lo è mai stato con me? Stefano solo lui. Ma Stefano mi conosce da una vita, è normale che sia paziente, mi avrebbe già buttato giù da un dirupo, se non lo fosse, però è di parte, è come se fosse mio fratello. È in grado di reggere e sopportare ormai i miei continui sbalzi d’umore o i miei cambi d’idea.
Ma Mirko no, magari potrebbe stancarsi. Potrebbe rimanere deluso, potrebbe non avere capito ancora a cosa va in contro. Però ieri mi ha detto delle cose meravigliose. Che è geloso, che non vuole che nessun altro mi desideri, mi tocchi. Che vuole me, che non vuole essere mio amico, ma che vuole di più da noi, perché non riesce a starmi lontano. Mi guarda in un modo in cui nessuno mi ha mai guardata. Se non fosse che è di me che stiamo parlando, direi quasi che mi desidera.
Ieri sera è stato perfetto… si è comportato da vero gentiluomo, nonostante io fossi ubriaca e completamente alla sua mercé lui mi ha rispettata. Sa quanto per me sia importante. E si è preoccupato di me. Del mio piacere… non pensando assolutamente al suo.
Caro diario, il mio cuore batteva e batte ancora come un pazzo. E non è da me… Comincio seriamente a preoccuparmi. Lo so, non posso permettermi tutto questo, non posso permettermi che mi spezzi il cuore. Però non riesco a fare a meno di lui. Non riesco a stargli lontana. Magari me ne pentirò. Ma una volta nella mia vita voglio seguire il mio cuore.
Stamattina quando ho lasciato casa sua, dormiva ancora. Non volevo svegliarlo sembrava un angioletto. Era così tranquillo… ma non volevo nemmeno che pensasse che stessi scappando. Anche se un po’ era così in effetti, così ho preparato il caffè e gli ho lasciato un post-it sulla moka per chiedergli di vederci stasera in spiaggia. Voglio preparargli una sorpresa… spero gradita… anche se ho una paura tremenda.
 
 
POV MIRKO
 
 
 
Come immaginavo, mi sveglio e trovo vuota la parte di divano al mio fianco. Sbuffo sonoramente battendo i pugni sui cuscini. “cazzo!”. Lo sapevo era troppo bello per essere vero. Lo sapevo che stamattina non l’avrei trovata qui… mi alzo già nervoso. Ottimo modo per iniziare la giornata. Mi dirigo in cucina nella speranza di bere almeno una tazza di caffè, ma non trovando la moka nello sportello dove sta di solito, inizio ad imprecare in qualsiasi lingua da me conosciuta. E non mi accorgo che la moka è già pronta sul fornello, finché un  post-it rosa fluorescente non cattura la mia attenzione. Un sorriso si apre sul mio viso. “Sara…” sospiro scuotendo il capo.
 

- “Un altro po’ e sfasciavi la cucina, te l’ho detto la prima volta che ci siamo visti che hai la testa perennemente tra le nuvole. Se avessi guardato in giro prima, non avresti imprecato anche in Aramaico antico. =) Il caffè è già pronto. Devi solo accendere il gas. Comunque ci vediamo alle 8 in spiaggia. Ah buon giorno =)
P.s. Non sono scappata, solo non volevo svegliarti.” -

 
Come fa a sorprendermi ogni volta? Quando credo di averla capita fa sempre qualcosa per sconvolgere completamente i miei pensieri. Con un sorriso a trecentosessanta denti faccio colazione. Immaginando cosa, quella pazza, stia organizzando per questa sera.
 
La mia giornata lavorativa per fortuna passa in fretta. E l’ora del nostro appuntamento arriva prima di quanto mi aspettassi. Torno a casa e velocemente faccio una doccia e mi preparo.
Arrivo di fronte al nostro bar e mi accorgo che è chiuso. La solita sbadata, si sarà dimenticata di controllare la giornata di chiusura prima di organizzare la serata. Prendo il telefono e faccio scorrere l’elenco di nomi in rubrica cercando il suo. Ma prima di aprire la chiamata mi arriva un suo messaggio.
 
 

1 messaggio ricevuto

 
- Non dire niente, non fare niente e non muoverti dalla macchina. Sta fermo lì, sul sedile posteriore c’è una scatolina. Aprila! -

 
Sorrido, come un ebete per la seconda volta in una giornata. Prendo la scatolina rossa che trovo sul sedile posteriore, la apro. Una chiave e un post-it rosa come quello di questa mattina…

- Tranquillo non è la chiave del mio cuore. Scemo, che credi che mi sia rincitrullita del tutto? Di fianco all’ingresso del bar c’è un cancelletto con questa puoi aprirlo. Muoviti mi sto congelando. =) -

 
Scendo dalla macchina ancora stordito e sorpreso, quella piccola streghetta ha organizzato tutto nei dettagli. E poi che intenzioni ha? Sta congelando… certo il bar è chiuso è una matta, aveva detto in spiaggia ma non credevo letteralmente in spiaggia. Arrivo al cancelletto, un altro post-it…
 

- bravo… se non altro non ti sei perso. Ora entra e segui il percorso, se fai il bravo alla fine ti do un bacino come premio. -

 
Giro la chiave e attraverso il varco… una musica di sottofondo mi accompagna.
I cuori luminosi, tutti rossi tranne il primo e l’ultimo che sono bianchi, e le candele mi indicano la strada da seguire. Sul primo cuore un altro post-it…
 

- visto che  i cuori luminosi erano troppo romantici ho deciso di stemperare la situazione. -

 
Inizio il percorso… su ogni cuore un difetto è scritto a caratteri cubitali. Testardo, permaloso, antipatico, vanitoso, disordinato, orgoglioso, irascibile
Sorrido… perché è incredibile questa ragazza, mai mi sarei aspettato una cosa del genere. Sara non è di certo una ragazza sdolcinata. O meglio è questo quello che vuole far credere agli altri. Ma può ingannare chiunque ma non me.
Sara adora il romanticismo, solo, ha paura di ammetterlo. Tutto questo ne è la prova. Però devo ammettere che mi ha stupito e sorpreso. È vero, ogni difetto evidenziato dai cuori è mio. E mi dispiace se alcuni di essi sono stati fonte di sofferenza per lei.
Arrivo alla fine del percorso di fronte a me l’ultimo cuore, bianco con un altro post-it…
 

- nonostante tutti questi difetti… ti voglio bene… del resto sei l’unico stronzo testardo e antipatico che mi ha fatto battere il cuore… -

 
E ora è il turno del mio cuore, di cominciare a battere e  correre… correre fuori, fuori da questo corpo vuoto… correre verso Sara.
E io lo seguo, anche io voglio Sara, voglio Sara da sempre. Da quella volta al bar… il nostro primo incontro, il destino ci ha fatto incontrare, anzi scontrare, niente succede per caso… un sentiero di candele mi indica la via, lo percorro correndo. Con il cuole in gola, il respiro affannato, le labbra secche per la temperatura fresca e il viso freddo ma accaldato e sovraeccitato per tutte queste emozioni. I nostri momenti insieme scorrono nitidi nella mia mente. Io e Sara al bar… io e Sara a casa di Stefano… io e Sara che giochiamo a tirarci i cuscini… e poi il nostro primo bacio… quel coglione che la importuna… e infine ieri sera, Sara meravigliosamente sconvolta e preda dell’eccitazione… le candele mi portano fino ad una piccola casetta di legno.
Sara in piedi sotto il portico della veranda. Bella come sempre. Un leggero vestitino a fantasia risalta le sue forme. Leggermente scollato ma niente di eccessivamente provocante, le gambe scoperte appena sopra il ginocchio. E delle scarpe alte ai piedi. Dice che le servono per far vedere di meno la differenza di altezza fra me e lei. Anche se a me non importa molto. Lei è bella così com’è. E se anche avesse sette occhi strabici, il naso bitorzoluto e le verruche mi piacerebbe lo stesso. Non li vedrei nemmeno i suoi difetti.
Quando la guardo, non vedo la Sara che vedono tutti. Sara è timida, Sara odia essere guardata, e così risulta antipatica… è più semplice per lei, perché così evita la gente. Evita i giudizi. Sara non ti ascolta nemmeno se le fai un complimento, ti fa un cenno con la mano e cambia discorso. O ti dice che non è vero… mi ha anche raccontato perché non ascolta nemmeno i complimenti… ma preferisco non pensarci adesso, rovinerei la serata e andrei a prendere a pugni tutti quelli che l’hanno fatta soffrire in passato e l’hanno fatta diventare fredda e distante, insensibile a tutto quello che le viene detto comprese le cose positive.
Mi avvicino a lei e le prendo le mani. Le accarezzo disegnando cerchi immaginari con i pollici sulle sue nocche. Rimango uno scalino più in basso rispetto a lei così siamo quasi alla stessa statura. Sorride…
- “sai, credo che le api si ribelleranno per tutto questo spreco di cera. Ti rendi conto di quanta ne ho consumata per colpa tua?” le sorrido anche io aumentanto la stretta sulle sue mani…”
- “non ti preoccupare, ti difendo io… -si avvicina e mi lascia un bacio sulla guancia- …allora, a cosa devo tutto questo spreco?”
- “vedi, ho deciso di fare una sorpresa ad una persona speciale, e queste sono le prove generali… -sospira allacciandomi  le braccia al collo dondolandosi sulle punte dei piedi- …e volevo il tuo parere. Sai com’è… un parere maschile…"
- “quindi sono qui solo per un parere..." Sospira sulla mia spalla quando inizio a carezzare la schiena seguendo la linea della spina dorsale. Poco dopo lei intrufola le mani tra i miei capelli massaggiando la nuca.
- “già… solo un parere” alita alle mie orecchie poco prima di mordere il lobo.
 
Pochi minuti di silenzio, riempiti dai nostri sospiri… rimaniamo abbracciati non ci allontaniamo di un millimetro…
- “grazie per avere organizzato tutto questo e grazie perché anche il mio cuore ha iniziato a battere per merito tuo… -respiro tra i suoi capelli, mi immergo nel suo profumo, e mi perdo- …anche io ti voglio bene Sara, più di quanto immagini…”
Continuo a massaggiarle la schiena e lei si ferma invece. Si allontana quanto basta per guardarmi. Sono pochi secondi il tempo di vedere uno strano luccichio nei suoi occhi, sguardi che s’incatenano… le sue labbra dischiuse sono la mia perdizione. La tentazione più grande. Il suo fresco respiro di fonde col mio. E i pochi centimetri che ci dividono improvvisamente diventano millimetri e quando la distanza si annulla completamente, quella che inizialmente è dolcezza diventa passione e bisogno. E probabilmente, anzi sicuramente non ci vogliamo solo bene ma è ancora troppo presto per dirglielo. Troppo presto anche per pensarlo. Non voglio che scappi spaventata. Anche se molto probabilmente è ciò che prova anche lei…
Quando ci stacchiamo ansanti per prendere fiato, non resisto e le bacio la guancia, il collo e scendo sul petto e lei ancora ansante mi ferma.
- “Mirko andiamo dentro…” sospira sulle mie labbra e mi bacia. Questa volta di sua iniziativa. Con tutta la passione che può trasmettere. Si solleva sulle punte e la prendo in braccio. Allaccia le sue gambe alla mia vita, i nostri bacini si scontrano e un gemito scappa al nostro controllo.
Entrati in casa, mi dirigo verso la camera da letto, è la stanza di fronte l’ingresso, la porta è aperta e tra un bacio e un altro la visualizzo subito. Un enorme letto rosso occupa gran parte della stanza. A sinistra solo un comò e sulla parete a destra un porta a vetri dà su una verandina, con vista sul mare. La stanza è illuminata dalla luce lunare.
Adagio Sara sul letto. E rimango in piedi davanti a lei. Non voglio metterle fretta… voglio che sia sicura. Mi guarda preoccupata per un momento, piego il busto leggermente in avanti per avvicinarmi a lei e per rassicurarla, le sfioro le labbra delicatamente con le mie. Un bacio leggero, delicato… nessun urgenza.
Le sue mani corrono veloci sulla mia maglia, carezzano il petto e scendono sulla pancia per afferrare la maglia e tirarla via… finisce in un angolo imprecisato della stanza. Si alza in piedi di fronte a me e mi bacia, prima piano, lentamente… poi con passione. Le sfioro il viso con i polpastrelli, scendo sulle spalle e senza fretta abbasso le bretelline del vestitino, che leggero cade ai suoi piedi con un leggero fruscio, prontamente coperto da un suo gemito quando le mordo il labbro superiore e subito dopo, lo lambisco con la lingua come per scusarmi.
Pochi istanti dopo anche i miei pantaloni fanno la fine del vestito. Ci distendiamo senza smettere di baciarci, se non per prendere fiato… Sara sotto di me si muove irrequieta… il respiro irregolare e il battito accelerato del suo cuore riesco a sentirlo anche quando bacio il suo petto… con una mano le accarezzo le braccia e le mani che subito cercano la mia pelle e poi, riprendo la mia corsa massaggiando la pancia, vezzeggiando i suoi seni ancora coperti dell’intimo.
Sgancio il gancetto del reggiseno e con il suo aiuto lo sfilo e anch’esso raggiunge gli altri capi a terra. Sospira Sara… Solo un’ultima barriera ci divide…
Mi beo della vista di queste piccole rotondità, e delicato ricomincio la mia tortura…  bacio le sue labbra il suo collo e scendo sul seno… venerandola, saggiandola…
Una lunga scia di baci fino all’ombellico. Sara freme… quando le mie dita s’intrufolano sotto l’elastico degli slip per tirarli giù. Sara sospira… quando mi aiuta sollevando il bacino e mi distendo di nuovo su di lei baciandola delicatamente… Sara geme quando le mie dita improvvisamente sfiorano il punto più sensibile, caldo e umido per me. Anche io sono eccitato ma non è questo il momento di pensare a me. Devo pensare a Sara. Al suo benessere… non posso essere egoista… voglio fare l’amore con lei, ma  voglio che sia romantico, dolce e perfetto… non voglio solo soddisfare un mio bisogno fisico.
Sfioro le sue labbra e poi di nuovo il punto più sensibile. Disegno piccoli cerchi, e dosando la giusta pressione, mi lascio guidare dai suoi sospiri. È lei a guidarmi, a farmi capire quello che le piace.
Carezzo la sua intimità… e delicatamente quando sento che ormai si sta rilassando, con due dita mi faccio spazio in di lei, per abituarla… la sento tremare. Esco e rientro bagnandomi dei suoi umori. La mia eccitazione nel frattempo comincia ad essere incontenibile… Muovo le dita prima piano, poi più veloce, finché non sento i suoi muscoli tendersi, il suo respiro divenire spezzato e la sua mano cercare la mia. Mi fermo poco prima che raggiunga il culmine… rallento le carezze… e mi libero dalla costrizione dei boxer.
Sara per un momento sembra aver smesso di respirare. Finalmente è arrivato i momento che stavamo aspettando. Mi distendo su di lei e quando la mia eccitazione sfiora la sua coscia, un gemito si disperde nell’aria. Mi sistemo tra le sue gambe e le nostre intimità ormai sono a contatto.
Le sposto dalla fronte una ciocca di capelli…
- “sei sicura? Siamo ancora in tempo. Possiamo fermarci se non vuoi” annuisce alla mia domanda.
- “sono sicura… solo…” la sua è voce spezzata sia dall’eccitazione che dall’emozione.
- “fermami in qualsiasi momento, se ti faccio male.” Non sono sicuro se era questo che voleva dirmi… ma preferisco rassicurarla. Anche se... sarebbe difficilissimo per me fermarmi arrivati a questo punto… lo farei comunque per lei…
Annuisce e mi bacia. Delicata e sospira.
- “io… non so cosa devo fare Mirko…” dà voce alle sue paure…
- “rilassati, amore mio… non devi fare altro…” e il nostro sguardo s’incatena così come i nostri respiri e i nostri gemiti. Mi faccio spazio dentro di lei, è tesa all’inizio e ad ogni gemito mi fermo. Ho paura di farle troppo male. Spingo piano in lei che si arpiona alle mie spalle… affondando le unghia nella mia pelle, quando una fitta di dolore le scuote il corpo. Dopo la prima resistenza, mi fermo, rimango poco più di un minuto dentro di lei, per farla abituare alla mia intrusione. La bacio dolcemente e le accarezzo il ventre come per alleviare il dolore o semplicemente per rilassarla. Riprendo a muovermi lentamente e pian piano aumento la velocità e l’intensità delle spinte. I nostri sospiri e i nostri gemiti riempiono la stanza. Una dipendente dai sospiri dell’altro, uno dipendente dai battiti dell’altra. Uniti anima e corpo. Ci lasciamo trasportare dal piacere che ci pervade e ci lascia ansanti e felice… felici di avere aspettato perché ne è valsa veramente la pena. Felici di essere consapevoli di volerci più che bene. Felici di appartenerci oggi e sempre.
 
SPAZIO PER ME
 
Buona sera fanciulle, o buon giorno (dipenda da quando leggerete il capitolo) allora volevo dire solo un paio di cosette. Intanto, chiedo umilmente perdono per quello che vi ho fatto leggere. Lo so che non è per niente degno… però vi posso assicurare che ci ho messo tutto il mio impegno. Poi non era questo il capitolo che avevo in mente, ma come o detto altre volte, questi fanciulli fanno di testa loro e decidono loro che farmi combinare. Il capitolo è stato cambiato parecchie volte… sia prima che in fase di stesura… mi sento una matta certi momenti. Grossomodo è andata come volevo. Bene o male ;)…non aggiungo altro.
Solo una cosa prima dei soliti ringraziamenti… volevo ringraziare delle persone in particolare che mi incoraggiano o mi aiutano a far spazio nella mia mente, a far mente locale e decidere cosa voglio realmente scrivere.
Grazie di cuore a: Giulia, Anna, Desirè e Marta.
Ringrazio immensamente le meravigliose persone che seguono e recensiscono questa follia. È davvero importante per me, sapere il vostro parere.
Ringrazio anche chi l’ha inserita tra le preferite/seguite/da ricordare e tutti i lettori silenziosi. Grazie di cuore.
Spero di aggiornare presto.
Clara
 
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                                       Il figlio Ribelle di khristh (originali)
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Grazie ancora al prossimo capitolo.

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Capitolo 12
*** cap. 12 ***


Where were you?
 

 
Foto creata da Ily_sere_nere
 
12° Capitolo

 
POV SARA


 
I raggi di sole che colpiscono il mio viso,  mi svegliano. Distendo le gambe ancora indolenzite e urto le sue. Solo allora mi accorgo che il suo braccio circonda il mio corpo stringendomi a sé. Le nostre mani intrecciate, come lo sono state per tutta la notte. E il suo viso sulla mia spalla… il suo respiro solletica la mia pelle e il battito del suo cuore mi ha cullata per tutta la notte. La notte più bella della mia vita.
Pian piano, mi giro, cercando di non farlo svegliare. Sembra più bello questa mattina. Le labbra schiuse, i capelli scompigliati gli ricadono sulla fronte, e come ha fatto lui con me, stanotte, sposto di lato quei ciuffi ribelli che ostacolano la mia visuale.
Voglio memorizzare ogni dettaglio, ogni minimo tratto, particolare, ruga, espressione, cicatrice, tutto.
Voglio poter ridisegnare il suo viso con il pensiero, quando non è davanti a me.
Con le dita ripercorro il suo profilo. La fronte liscia, si acciglia e sussulto… non voglio svegliarlo. Continuo il percorso come se le mie dita fossero delle piume, gli occhi, quelli che mi guardano come se fossi la cosa più bella che abbia mai visto. Quello sguardo confortante. Che non mi intimorisce quando mi osserva. E che mi rassicura quando mi perdo.
Il naso, gli zigomi, le guance e infine le labbra. Le sfioro, ne ridisegno il contorno ricordandole sulle mie e su di me. Mentre baciano, lambiscono, succhiano, mordono, saggiano e torturano ogni centimetro del mio corpo.
Col dorso della mano sfioro il mento e poi il collo e piano, piano, continuo la discesa, con i polpastrelli il petto, lo sterno, l’addome, il ventre…
- “hai intenzione di torturarmi ancora per molto?” Sobbalzo… sollevo lo sguardo e trovo i suoi occhi ancora chiusi…
- “come sei suscettibile, non ti stavo torturando, stavo solo… -tentenno- …avvalorando la mia idea…” apre gli occhi, incrociando i miei.
- “ossia?” sospira, intrecciando le nostre mani.
- “che facevi finta di dormire… volevo vedere quanto avresti resistito.”
- “ah è così? Piccola strega… -in un balzo, mi spinge sui cuscini e mi sovrasta col suo corpo- …vediamo quanto resisti tu adesso…” soffia sul mio collo. Prima di cominciare a lasciare una lunga scia di baci infuocati.
Collo, clavicola, seno… sospiro. Le mani del cuore intrecciate sulla mia testa, e così sono praticamente immobilizzata, l’unica cosa che riesco a fare è carezzare le sue spalle con la mano libera, mentre lui con la sua, tortura il mio seno. Mani e lingua, un mix letale per il mio fragile cuore.
Gemo sotto il suo tocco e quando il mio telefono inizia a squillare come un forsennato, entrambi, sbuffiamo frustrati.
- “dove vai?” sospira, mentre cerco di sgusciar via dalla sua presa.
- “a cercare il telefono?” rispondo ironica. Mi avvolgo il lenzuolo attorno al corpo per coprirmi alla meno peggio. Come se già non avesse visto tutto.
- “stasera tanto non mi sfuggi” ghigna. E io sorrido apertamente. Trovo il telefono sul comò, vicino alla mia borsa.
- “è Sophie” soffio preoccupata.
- “rispondi…” annuisce, rivolgendomi uno sguardo comprensivo.
 
 
- “Ehi… che succede?”
- “Sara… -singhiozza, la voce rotta dal pianto- …vieni subito a casa, è successa una cosa…” non riesce a dire altro. Mi immobilizzo. Mirko cerca di decifrare la mia espressione. E si avvicina a me. Mi stringe a sé, cullandomi quasi, per rassicurarmi.
- “portami a casa…” sussurro a stento, dopo aver chiuso la chiamata con mia sorella.
 
Per tutto il tragitto, in macchina, rimango in silenzio. Non una parola. Mirko cerca di rassicurarmi il più possibile. Mi stringe la mano e mi abbraccia confortandomi.
Arrivati davanti casa mia, scende dall’auto insieme a me.
E cerca un consenso o un segno da parte mia per decidere se lasciarmi andare o rimanere con me.
Ma non so quello che troverò ad aspettarmi in casa. E non posso mettere in mezzo anche lui. Devo cavarmela da sola.
- “grazie… -sospiro- … ti chiamo dopo.”
- “Sara… ok…” sussurra. Sembra preoccupato quanto me. E magari avrebbe voluto dire qualcos’altro. Magari insistere per rimanere insieme a me. Ma sa anche lui, che spetta a me affrontare la situazione. Qualunque sia… lui tanto c’è comunque.
- “ok…” sospiro, un bacio delicato sulle labbra. E mi incammino… vado verso casa, ignara di quello che mi aspetta.
 
Quando entro in casa, il silenzio regna sovrano ed è in quel momento che la paura si impossessa di me. E vorrei correre indietro, chiudermi quella porta alle spalle e correre ad abbracciarlo. Per sentire tutto il suo calore confortante. Ma non lo faccio.
Entro e mi chiudo la porta alle spalle. Mi avvio in soggiorno e sul divano Sophie e Serena, si abbracciano e si stringono in lacrime. Quando si accorgono della mia presenza mi corrono incontro, abbracciandomi. Sorridono, piangono, urlano e dicono frasi sconclusionate.
- “per favore, mi spiegate che cosa succede?” chiedo nervosa.
- “Mam-ma…a-pà… tor…a-ti… i-eme” singhiozza Serena e quasi rischia di stritolarmi, talmente mi stringe.
- “Insomma volete calmarvi entrambe? Serena non ho capito nulla, ripeti con calma. Sophie mi vuoi spiegare invece di piangere?” sbotto nervosa.
- “vie-ni con n-oi.” Singhiozza Sophie prendendomi per mano.
Ci incamminiamo verso il corridoio che porta nelle camere. Davanti alla camera di mia madre, un tempo camera dei miei, delle valige e degli scatoloni  davanti alla porta spalancata. Un sussulto e il mio cuore perde un battito, sullo scatolone più grande, in bella vista a stampatello la mia grafia tremante ‘camicie e felpe’. Il mio cuore perde un altro battito, al ricordo di quel sabato pomeriggio piovoso, quando io e Sophie aiutammo mio padre a fare i bagagli per lasciare casa nostra.
Aumento la stretta nella mano di Sophie, mentre Serena si è abbrancicata a me e continua a singhiozzare.
Una risata cristallina spezza il flusso dei miei pensieri. È mia madre… E una voce, quella voce. La Sua voce.  Di nuovo qui in questa casa, con noi.
Guardo Sophie e poi Serena per cercare conferma. Per cercare la conferma che è tutto vero, che non sto sognando, che questa volta non mi sveglierò da sola nel mio letto e non correrò in camera di mia madre per poi trovarci solo lei.
Affretto il passo tirandomi dietro le mie sorelle e quando entro in camera, vedere mia madre e mio padre abbracciati e felici è il sogno che si avvera. E piango, singhiozzo, tremo. Perché è quello che spero da quel maledetto gennaio. Perché finalmente siamo di nuovo quello che eravamo. Una famiglia come tante altre, ma pur sempre una famiglia…
 
Dopo un’ora di pianti e abbracci stritolatori. Torno in me, e mi ricordo di dovere chiamare Mirko. Cerco nella mia borsa il telefono, digito il numero e mentre sto per aprire la chiamata…
- “Sara… posso parlarti?” mia madre e il suo solito tempismo.
- “si mamma, dimmi.” La guardo e vedo la sua espressione serena, felice. Come non lo era da tanto, troppo tempo.
- “volevo dirti, che mi dispiace… -Sospira, dispiaciuta, abbassa lo sguardo e comincia a torturarsi le mani- …io ho sbagliato con voi, con te. Solo che non ero in me. Sara… pensi che un giorno, tutto possa tornare come era prima?” Anche il mio sguardo s’incupisce, al ricordo di ciò che abbiamo passato. Però adesso che il destino ci ha dato un’altra possibilità, non voglio rovinare tutto e giocarmela. È un nuovo inizio. E mia madre ha dato una seconda opportunità a mio padre, che l’aveva tradita. Magari anche io posso darla a mia madre.
- “mamma… -alza lo sguardo, incrociando il mio… una luce nuova risplende nei suoi occhi, luccicano, e rivedo mia madre in quegl’occhi, il mio mito, vedo l’esempio che era per me.- …tutto si sistemerà, vedrai. Adesso c’è di nuovo papà con noi.” La mia voce tremula, quasi non la riconosco.
Il suo sguardo che s’illumina, è la prova che questa è la scelta migliore. Si avvicina e mi abbraccia, baciandomi la fronte.
- “andrà tutto bene, bambina mia. Vedrai, questa volta nessuno ci impedirà di essere felici.” Una lacrima sfugge al mio controllo, l’ennesima della giornata. Queste però, sono lacrime di gioia. Si allontana da me sorridente, mentre con il dorso delle mani, si asciuga le lacrime sfuggite anche al suo, di controllo.
- “vado ad incipriarmi il naso… -sorride, facendomi l’occhiolino- …non posso mica farmi vedere in questo stato dal grande capo. Ah ma dove sei stata questa notte?” chiede curiosa ma stranamente spensierata.
- “mamma…” sbuffo scocciata e stranita dalla sua tranquillità. Magari pensa che sia rimasta da Stefano.
- “Ok, ok. Non sono affari miei.” Scompare dalla mia vista. Lasciandomi perplessa e piacevolmente sorpresa. Anche se, l’argomento “Mirko”, prima o poi dovremmo affrontarlo. Meglio poi, però.
La mia attenzione si concentra di nuovo, sul telefono che ho tra le mani. Questa volta apro la chiamata.
Uno, due, tre, quatto squilli e poi scatta la segreteria telefonica.
Riprovo. Squilla…
- “pronto?” una voce femminile all’altro capo del telefono. La gelosia si impossessa di me, e non ragiono più. Mille immagini si proiettano nella mia mente, un enorme interrogativo, chi cazzo è che risponde al suo cellulare?
Quando tutto sembra andare per il verso giusto, basta un niente a stravolgere tutto....
 
SPAZIO PER ME
Bene, bene fanciulle mie. Scusate il ritardo, ma, l’ispirazione solo ieri è tornata a farmi visita.
Che dire? Solo poche parole. Questo  capitolo mi ha sconvolta. Non potete immaginare quanto ho pianto.
È un capitolo importante.
…“Quando tutto sembra andare per il verso giusto, basta un niente a stravolgere tutto.”…
nella vita reale non tutto è sempre rose è fiori. È vero che questa è fantasia, però un po’ di realismo ci vuole no?
Comunque chi sarà mai questa donna che risponde al telefono di Mirko? E perché mai? Via alle supposizioni.
Comunque volevo dirvi che sono sempre più scioccata per le recensioni. Ogni volta il mio cuore sussulta. Siete troppo, troppo buone con me. Lo dico sempre, e lo penso realmente. NON me lo merito. Io non ci avrei mai scommesso su questa storia. Ahahah siete delle pazze se la leggete e la commentate.
Ringrazio immensamente e con tutto il cuore le meravigliose persone che seguono e recensiscono. È davvero importante per me, sapere il vostro parere.
Ringrazio anche chi l’ha inserita tra le preferite/seguite/da ricordare e tutti i lettori silenziosi. Grazie di cuore.
Spero di aggiornare presto.
Clara
 
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Grazie ancora al prossimo capitolo.

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Capitolo 13
*** cap. 13 ***


Where were you?
 
 
Foto creata da Ily_sere_nere
 
13° Capitolo -Betato da Mary_Sophia_Spurce-

 
Pov Mirko


 
Risalgo in macchina e guardo Sara allontanarsi ed entrare in casa.
La vedo tesa e nervosa, e tutto quello che vorrei fare è correrle dietro, abbracciarla e rassicurarla. Ma non posso. Devo lasciarle i suoi spazi. Per quanto dura sia per me trattenermi, devo farlo per lei.
Accendo l’auto e mi avvio verso casa. Cerco il cellulare in tasca, per rimettere la suoneria, che avevo tolto la sera prima, ma, non lo trovo. Lo cerco in macchina, sul sedile, ma niente.
Riflettendoci, questa mattina non l’ho preso dalla casa al mare. L’avrò sicuramente lasciato là. Così passo da casa per una doccia veloce e mi dirigo verso la casa al mare.
 
Le finestre sono spalancate. Vado verso la veranda, il rumore di un aspirapolvere echeggia nell’aria.
Busso. La porta socchiusa si apre e mi lascia entrare. Nell’ingresso c'è il mio cellulare in bella vista.
Una chiamata persa.
È Sara, ha chiamato pochi minuti fa.
Alzo lo sguardo verso la porta della camera, che ci ha ospitati per questa meravigliosa notte.
Rivedo lei tra le mie braccia, bella e ansante, con le gote imporporate. Sussurra il mio nome e geme per le mie carezze.
 
- Ehm.. ehm.. -  qualcuno interrompe i miei pensieri.
- S-salve, io sono Mirko. Avevo dimenticato di prendere il cellulare, mi dispiace averla interrotta, signorina. -
- Non si preoccupi, avevo finito. Piuttosto, prima ha squillato e io ho risposto, pensando fosse il proprietario a chiamare, ma non ha parlato nessuno. Mi dispiace. -
- Oh, non si preoccupi, era la mia ragazza. Comunque la lascio lavorare. Arrivederci. -
Mi saluta, facendo un cenno con la mano e io esco da quella casa che ancora profuma di noi.
 
Sono ore che provo a chiamare Sara, senza alcun risultato. Ogni volta chiude la chiamata. Sono persino andato a casa sua, ma si fa negare. Sono preoccupato, non vorrei fosse successo qualcosa di veramente grave.
L’ho lasciata a casa due ore fa, scossa dalla telefonata di Sophie e ancora non so nulla. Non so cosa sia successo e non so come sta.
Il mio telefono finalmente squilla, sarà lei.
Invece è Stefano, rispondo.
- Ehi Stè… -
- Si può sapere che cazzo hai combinato? - confuso, inarco il sopracciglio.
‘Che cazzo hai combinato?’ Ripeto mentalmente la sua domanda… ‘Che cosa ho combinato?’ Chiedo a me stesso arrovellandomi il cervello.
- Stefano? Ma che t’è preso? Io non ho combinato proprio nulla. -
- Ah, quindi Sara che mi chiama in lacrime, insultando te e insultando me per avertela presentata è nulla?! -
‘Sara? In lacrime? Che insulta me e lui? Le parole di Stefano si affollano nella mia mente, rimango sconvolto.
- Stefano ma che cazzo stai dicendo, questa mattina eravamo insieme…-
- Lo so che eravate insieme cazzo, lo so. Dannazione! – m’interrompe imprecando.
- Eravamo insieme e ha chiamato Sophie piangendo, così l’ho lasciata a casa e basta, non so altro Stefano, non è successo niente. Dimmi che cosa ha Sara. -
- Mirko se provi a spezzarle il cuore, giuro che t’ammazzo. –
‘spezzarle il cuore, ma che cazzo sta a di’… io Sara… io ci tengo…’ sono confuso e non ci sto capendo più niente, devo vederla.
- Stefano ma che cazzo stai dicendo? Io voglio bene a Sara. Dov’è? Voglio vederla! È lì con te? Cazzo! Passamela! -
- Non è qua. E se anche lo fosse, non te la passerei comunque. Devi cavartela da solo.-
- Cazzo Stefano, non ho fatto niente. Lo vuoi capire? – sono disperato giro per casa prendendomela con tutto ciò che intralcia il mio cammino. E sono impotente. Perché non capisco. Perché eravamo felici stamattina prima che chiamasse Sophie, che si sia pentita di esserci amati? Si amati. Perché io e Sara ci siamo amati. Abbiamo fatto l’amore. Non è stato sesso per me. E so che anche per lei è così. Non lascerò che si allontani da me senza far niente, non rimarrò a guardare. A maggior ragione che non è successo niente.
- Va bene Stefano, sei stato di grande aiuto. Davvero, grazie!-  sbotto sarcastico.
Chiudo la chiamata.
Prendo chiavi e giacca ed esco di casa sbattendo la porta. 
Devo trovarla.
Può essere solo in un posto.
 
Dopo mezz’ora di strada finalmente arrivo in spiaggia. Come immaginavo la sua macchina è ferma di fronte al bar.
È questo il nostro posto. Non poteva essere altrove.
Scendo dall’auto e armandomi di forza e ottimismo mi avvio verso il cancelletto di accesso alle spiagge. So che sarà dura. Sara quando è arrabbiata non ragiona e non sa quel che dice. Se non sono ottimista e paziente con lei è difficile ragionare.
La vedo già da lontano. Passeggia sulla riva. I piedi nervosi giocano con l’acqua…
La raggiungo e si gira di scatto.
Il profumo dei suoi capelli, che leggeri si danzano con vento, investe le mie narici. Vaniglia.
I suoi occhi profondi, inquadrano i miei, uno sguardo che legge la mia anima e io posso leggere la sua. È delusa e affranta.
- Vattene! – la sua voce gelida e distaccata, completamente diversa e lontana da quella voce calda ed eccitata di stanotte.
- No! - stringo il suo polso.
- Vattene ho detto! - urla quasi, e il suo sguardo è una lama. Mi lacera l’anima.
- No!...- urlo anche io - …Sara, no. - afferro le sue dita intrecciandole alle mie. Catturando la sua attenzione.
Sospira. Vedo un sussulto, si era un sussulto. Il sguardo sembra addolcirsi un po’.
Quando…
- Sei uno stronzo!... - si abbatte come una furia su di me. Le sue mani colpiscono il mio petto. I pugni chiusi dalla rabbia, le unghie rischiano di conficcarsi nella pelle.
Il suo sguardo si accende di ira e brilla. Le lacrime minacciano di uscire ma lei è più forte e le ricaccia dentro.
Con grande fatica sibila -… come hai potuto? Dopo quello che è succedo stanotte. Che c’è, non ti è piaciuto? Non sono stata abbastanza brava? Non ti ho soddisfatto? Eh certo come poteva una povera vergine inesperta come me, soddisfare un casanova come te. Hai rimediato subito. Hai trovato in fretta un’altra che ti soddisfacesse. Cos’è, eri in doccia quando ho chiamato? O stavi fumando? Eh dimmi… rispondi cazzo! - rimango paralizzato e come fulminato dalle sue parole. Non tanto per il malinteso quanto per quello che pensa. Come può pensare una cosa del genere?
- Sara, ma che dici? Ma ti senti? Questa per me è stata la notte più bella della mia vita! -
- Sì, ho notato! -
- Cazzo Sara! - e addio ai buoni propositi e che vada pure a farsi sfottere la pazienza- Ho pensato a te tutta la mattina. Ho dimenticato il telefono nella casa al mare. Quella che ha risposto era la donna delle pulizie, quella che è andata a sistemare la casa subito dopo che abbiamo consegnato le chiavi. Come hai potuto pensare che t’avessi tradita?! Cazzo Sara, tu vali per me più di qualsiasi altra cosa in questo mondo! - abbassa lo sguardo e io prendo di nuovo le due mani tra le mie - Sara io ti amo! Ti amo ok? E non so nemmeno io perché ci ho impiegato così tanto a dirtelo! - la sua stretta nelle mie mani aumenta - Oggi quando mi rispondevi credevo di impazzire! Sara non voglio perderti!Voglio te e basta. Testarda e orgogliosa, irascibile e gelosa. Ma voglio te.-
I suoi occhi, di nuovo luminosi e profondi, corrono ad incontrare i miei. 
Brillano di nuovo ma questa volta di un emozione diversa spero.
Non trattiene le lacrime che copiose bagnano  il suo viso. Le asciugo e le bacio, e finalmente le sue braccia si allacciano al mio collo e le nostre labbra si uniscono, di nuovo, trovando il loro incastro perfetto.
- Non farlo mai più! – si allontana da me quei pochi centimetri che le permettono di guardarmi negli occhi.
È seria. So quante male può averle fatto quello che è successo oggi. Specialmente dopo ciò che è successo ai suoi.
- Che cosa? - le sorrido sperando di sdrammatizzare, mentre le sfioro la schiena carezzandola con la punta delle dita.
- Dirmi che sono gelosa… è chiaro no? – eccola la mia Sara, sarcastica come sempre.
- Perché? Non lo sei? - chiedo ironico.
- No! – sorride.
- Strano così mi era parso…- e tocca a me sorridere. Continuando a vezzeggiarla.
Rabbrividisce per un attimo, forse per il vento fresco che ci culla nel nostro abbraccio o forse per le mie carezze.
- Dobbiamo trovare un altro posto nostro. Questo è un po’ fresco non trovi? -
- Mirko siamo quasi a dicembre è normale che sia fresco. - Sorride prendendomi in giro.
- allora dobbiamo trovare il modo di riscaldarci. - Soffio malizioso sulle sue labbra. Le schiude di rimando e sospira abbandonandosi tra le mie braccia. Non posso resistere, la spingo verso di me e la bacio, per l’ennesima volta in questa giornata ma non ne avrei mai abbastanza nè di questo nè suoi sospiri.
Spero che questo sia l’inizio.
IL NOSTRO INIZIO.
- Andiamo? Prima che i pinguini arrivino con sdraio e pop-corn? -
Annuisco incapace di smettere di guardarla. La mia dea. La mia gelosa dea.
- Almeno guarderebbero qualcosa d’interessante. - ammicco malizioso, beccandomi un pugno sul petto che non mi scalfisce affatto. Sorrido.
- Andiamo che è meglio!-
Le passo il braccio sulle spalle e lei veloce stringe il suo alla mia vita appoggiando la testa sul mio petto. Ci incamminiamo verso la macchina.
- Anche io ti amo Mirko… - un sussurro tanto quanto basta per sapere che non l’ho sognato e che non è frutto della mia immaginazione.
Sì è proprio l’inizio, il nostro inizio…
 
Spazio per me
Allora fanciulle mie, note brevi e veloci. Il capitolo parla da sé… tutte avete pensato male. Quando quel poveretto non aveva fatto nulla di male. Non ci sarà nessun tradimento nella mia storia. Bastano già quelli della vita reale. Lasciamoli là che è meglio.
Comunque finalmente ci sono state delle rivelazioni importanti. Dichiarazioni e perdoni.
Spero che vi sia piaciuto e non vi abbia fatto troppo schifo.
Passo ai ringraziamenti. Ringrazio tutte coloro che leggono e recensiscono. Sapere la vostra opinione per me è importantissimo. Molte di quelle che recensiscono sono mie amiche e le ringrazio per la loro bontà.
Ringraziamento con tutto il cuore la mia beta che con tanta pazienza molla la sua os per correggere il capitolo.
E un ringraziamento particolare va a Crì mia (Cristina Bond) e Anna che mi hanno incoraggiato a scrivere.
E ovviamente un ringraziamento enorme e urlato a squarciagola va a Marta che legge e recensisce tutti i miei capitoli… che è gentilissima con me e non so come fa ad avere tutta questa pazienza.
Mi scuso per l’enorme ritardo.
Ringrazio anche chi l’ha inserita tra le preferite/seguite/da ricordare e tutti i lettori silenziosi. Grazie di cuore.
Spero di aggiornare presto.
Clara
 
 
 
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Vi consiglio di leggere:              Il Garage di Giulina (originale)
                                       Over the rain di miss ed emy cullen (originale)
                                       You give me something di miss write (originale)
                                       Ian e Nina di emy cullen (attori cast tvd)
                                       Bugie Bianche di Miseichan efp (originale)
                                       Il figlio Ribelle di khristh (originali)
                                       La Fuga di Lela la sognatrice (originale)
                                       Non puoi essere mio amico di psichedelica (attori cast TVD)
                                       Linea  97 – a date with the destiny di fallsofarc (originale)
                                       Amore imprevisto di fallsofarc (originale)
                                       _A twist in my story_ di Ili_sere_nere (attori Cast Tvd)
 
Grazie ancora al prossimo capitolo.

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Capitolo 14
*** cap. 14 ***


Where were you?



Foto creata da Ily_sere_nere

14° Capitolo betato da Mary_Sophia_Spurce

 
Pov Mirko



Un leggero fruscio tra le lenzuola e la gamba di Sara s’intreccia alla mia. E' completamente distesa su di me, il suo viso è sul mio petto e i capelli scomposti ricadono sulle sue spalle nude. La sua mano destra è intrecciata alla mia mano sinistra e la mia le accarezza la schiena. Con i polpastrelli disegno una linea immaginaria, salgo e scendo seguendo la colonna vertebrale.
La mia donna, piacevolmente stanca è completamente abbandonata al mio tocco. Il suo respiro è tornato regolare adesso.
Alza il viso incrociando il mio sguardo, quegl’occhi castani, profondi ancora lucidi dal piacere provato.
- a che stai pensando? - chiede con tono più preoccupato che curioso.
- a quanto sono fortunato ad avere la donna dei miei sogni qui con me, tra le mie braccia- un lampo di sorpresa balena nel suo sguardo, però è troppo darmela vinta e ammetterlo…
- oh che peccato… - sospira tirandosi su, lasciando il seno un po’ scoperto. Deglutisco a vuoto mentre sorride malefica la piccola strega. Sa ciò che mi provoca -…pensa che, poco fa, io invece immaginavo di essere con Damon Salvatore -
- davvero? Eppure non mi sembrava così mentre urlavi il mio nome. - Colpita e affondata. Se vuole giocare col fuoco basta dirlo. Mi guarda contrariata e si avventa sulle mie labbra lambendole e mordendole avidamente.
- Mmh quanto è sexy la mia scimmietta – sussurro senza pensare, la sua reazione è immediata.
- Scrimmietta? - si stacca da me con lo stupore negl’occhi.
- Pantera? - mi affretto a dire ma lo stupore si accentua - coniglietta? -
- Senti forse è meglio evitare i nomignoli. - mi ferma prima che possa dirne altri. - Zitto e baciami!- La tiro addosso a me e ci lasciamo trasportare dalla passione…
- Streghetta! - soffio sulle sue labbra ancora tumide per i miei baci.
- Mi piace. Vlad, mio vampiro - sospira lasciandomi un bacio a fior di labbra.
- non è che con “vampiro” pensi a quello della tv? –
- amore lascia che sia quella tonta di Elena ad occuparsi di lui. Io so esattamente cosa fare con te. – bacia le mie labbra prima di lambirle con la lingua e mettersi cavalcioni su di me…

- vado a fare la doccia. - tenta di sgattaiolare via dal letto.
- posso venire con te? - sorrido malizioso
- non credo che riuscirò a fare la doccia se vieni anche tu. - sussurra mentre si rimette la maglia.
- faccio il bravo lo prometto. Non ti guardo né ti tocco… -
- Allora che vieni a fare? - si gira completamente e inginocchiandosi sul letto si sporge per baciarmi. Con il dorso della mano le accarezzo il fianco e il seno, sospira.
- Mirko sono sei ore che non facciamo altro, sarebbe anche il caso di alzarci e lavarci. Dai fammi andare così poi facciamo una cosa nuova…- lascia di proposito la frase in sospeso.
- Ok ti lascio andare ma poi non avrai scampo. - sorride, mi dà ultimo bacio e scappa via, lasciandomi solo sul mio letto.
Mi alzo per andare a prendere una sigaretta nel cassetto della scrivania, quando inciampo nella borsa di Sara. Più che una borsa è un baule, le imprecazioni sono doverose visto che il mio mignolino non ha gradito l'incontro.
Quando la sollevo per metterla sulla cassapanca davanti al letto, una piccola agendina cade a terra. È blu e un nastro rosso è legato attorno ad essa, come chiusura. Si intravede una foto, la curiosità vince sul buonsenso e così apro.
Il piccolo nastrino scivola tra le mie dita, apro l’agenda e una foto a colori fa bella mostra di sé. Ritrae Stefano e una giovane ragazza, avrà avuto sì e no quattordici anni, Sara sicuramente, che l’abbraccia e gli bacia la guancia.
Sono geloso, però Stefano è il suo migliore amico, c’era ancora prima che arrivassi io. Non ho il diritto di prendermela.
Un rumore dalla doccia mi allarma così metto a posto la foto, ma una pagina attira la mia attenzione. Riconosco la sua grafia, pulita e ordinata. “Poche righe, che male c’è?” mi dico…

 

15/12/2010

Caro diario,

Si parla già di natale e inviti vari, famiglie divise, nervosismo e gente che si guarda in cagnesco...
Io, invece, vorrei un natale diverso....
Nella mia lettera a Babbo Natale scriverò di desideri impossibili da realizzare. Vorrei un natale magico, magari bianco di neve e rosso di addobbi.
Vorrei un settimana da favola in una baita in montagna con tanto di camino e vischio sulla porta d'ingresso.
Vorrei un natale da film, con canti natalizi di sottofondo e cioccolata calda.
Un Natale senza i soliti inutili regali e senza abbuffate, che non servono a nulla, e con parenti che non vedi mai.
Vorrei la tranquillità e la serenità che dovrebbe esserci a Natale, e magari perchè no, qualcuno che si preoccupi per me e la mia famiglia di nuovo riunita.
E' chiedere tanto?


Una pagina di diario che risale all’anno scorso,riesco a leggere tutto il suo turbamento in queste poche righe. Devo esaudire il suo desiderio. Voglio farlo. Deve essere una natale speciale questo.
Chiudo l’agendina e la ripongo dentro la borsa. Sara non deve sospettare nulla, faccio appena in tempo ad adagiare la borsa sulla cassapanca, che compare sulla porta della mia camera. Mi siedo accanto alla borsa. È di fronte a me.Sembra quasi una visione.
I capelli ondulati, legati in una coda scomposta, l’asciugamano bianco avvolge il suo corpo, ormai mio. Si avvicina sinuosa fin a che le nostre gambe non si sfiorano.
- che stavi facendo? - sussurra, un soffio di menta sulle mie labbra.
- ti aspettavo… - le sfioro le cosce nude, e salgo tirando su anche l’asciugamano. Divarica le gambe e si siede sulle mie. Mi guarda affamata come lo sono io. Mai sazio di lei.
- perché mi aspettavi?- la sua pelle morbida profuma di vaniglia.
- mi hai detto che facevamo una cosa nuova, dopo la doccia. - continuo a sfiorarla mentre la provoco. Le sciolgo i capelli che ricadono sulle sue spalle, il loro profumo dolce investe le mie narici. Le accarezzo il collo, le spalle…
- ma tu ancora non l’hai fatta... - allento il nodo dell’asciugamano e  lo lascio cadere sui fianchi. I suoi seni di nuovo al mio cospetto. Li sfioro, li accarezzo, li massaggio.
- per ora è l’ultimo del miei pensieri. - le sue mani sul mio ventre, disegnano cerchi immaginari, si avventa sulle mie labbra saggiandole con desiderio. Le succhia, le morde, le lambisce e le fa di nuovo sue. Le nostre labbra sembrano un incastro perfetto.
- e qual è il primo dei tuoi pensieri adesso? – ne approfitta mentre riprende fiato. Ed io per cominciare la mia tortura.
Bacio il suo collo, vezzeggiandolo. Scendo lungo il solco dei suoi seni, lasciando una lunga scia di baci. Bacio uno dei seni lambendolo con la lingua mentre massaggio l’altro, stuzzicando quel piccolo bottoncino già turgido per me. Sospira eccitata.
- farti mia! - ansimo prima di catturare di nuovo le sue labbra.
Ed è quello che faccio infatti, su quella cassapanca, testimone del nostro amore.


Due settimana di passione dopo


Pov Sara



- Mirko! Ma insomma ti vuoi muovere? Chiudi quella porta! Sto morendo dal freddo. - mi lamento guardandolo sulla porta d’ingresso, con un enorme albero tra le mani.
- Se solo la mia principessina mi desse una mano, anziché fare tante storie, magari sarei più svelto. Non credi?- chiede guardandomi sottecchi.
- spostati, ti lamenti sempre. Faccio io. Su, ancora lì impalato, non sai fare nulla alla svelta… - lascio la frase in sospeso, rendendomi conto di aver fatto un gravissimo errore, niente doppi sensi con un pervertito in casa. Penso divertita. Alla fine la sua perversione in questo senso non mi dispiace affatto. Mi guadagno un’occhiata maliziosa e lo vedo spostarsi e mettersi dietro di me, per lasciarmi fare.
- non ti ho mai vista lamentarti dei miei tempi anzi… - stringe i miei fianchi mentre afferro il tronco dell’albero.
- infatti, non mi sto lamentando. Dico solo potresti muoverti - presto accontentata… comincia a strusciarsi su di me provocandomi. Una sensazione di calore conosciuta si spande nel mio ventre. Aspettativa ed eccitazione.
- così va bene? – la sua voce roca arriva ovattata alle mie orecchie, eccitandomi di più se possibile.
- Mirko manca una settimana a natale, se non ci sbrighiamo finirà che l'abero sarà pronto Pasqua o direttamente per l'anno prossimo - cerco di mantenere il controllo, ma non è semplice con un fanciullo, che si “attiva” per farti distrarre.
Una sua mano dal mio fianco scende sul mio ventre, sbottona i jeans e oltrepassa il mio intimo. Per poco non cado sull’albero. Con l’altra mano mi spinge verso di sé.
- Vuoi ancora fare l’albero? - sussurra mentre io gemo vergognosamente. - rispondimi! - come può pretendere una risposta se non riesco nemmeno a pensare lucidamente. Figuriamoci formulare una frase di senso compiuto.
- S-sì – “vergognati Sara, non puoi essere così arrendevole!” – Sì, - certo di riprendere il controllo di me, sollevandomi un po’ e cercando di staccarmi da lui, inutilmente, tra l’altro. – voglio fare l’albe…- mi penetra con le dita e addio alla concentrazione. Mi giro completamente verso di lui, e mandando all’aria i buoni proposito natalizi mi lascio andare alle carezze del mio uomo.

Spazio per me
Capitolo breve lo so, ma devo dire tante cose e devo dividere tutto. Non chiedetemi come farò perché non lo so ma suppongo che ci saranno solo altri tre capitoli (credo) escluso l’epilogo. Sta cambiando tutto in fase di costruzione. Puntualmente quello che penso non viene scritto. Sono loro a decidere.
Volevo dire solo una cosa. Il discorso tra Mirko Sara e i nomignoli non è frutto della mia fantasia. È realmente accaduto, tranne la parte dove cito Damon  e il contesto era diverso.
Ah poi tra poco tutto verrà messo in discussione. Quindi non mi resta che augurarvi buon divertimento.
Passo ai ringraziamenti. Ringrazio tutte coloro che leggono e recensiscono. Sapere la vostra opinione per me è importantissimo.
Mi scuso per l’enorme ritardo.
Ringrazio anche chi l’ha inserita tra le preferite/seguite/da ricordare e tutti i lettori silenziosi. Grazie di cuore.
Spero di aggiornare presto.
Clara

PS: non ho taggato nessuno, perché leggere è un piacere non un obbligo xD  tanti cuori donne.

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                                       Ian e Nina di emy cullen (attori cast tvd)
                                       Il figlio Ribelle di khristh (originali)
                                       La Fuga di Lela la sognatrice (originale)
                                       Non puoi essere mio amico di psichedelica (attori cast TVD)
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                                       Iniezione d’amore di fallsofarc (originale)
                                       _A twist in my story_ di Ili_sere_nere (attori Cast Tvd)


Grazie ancora al prossimo capitolo.

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Capitolo 15
*** cap. 15 ***


Where were you?
 
 
 
Foto creata da Mary_Sophia_Spurce
 
15° Capitolo

 
 
 
“A Giulia, che mi sopporta e a cui voglio bene davvero”
 
 
 
POV SARA


 
Frenesia, gemiti, eccitazione.
Attesa, battiti, urgenza.
Mani che s’intrecciano, labbra che si cercano, corpi che si sfiorano.
E poi bisogno d’appartenenza le sue mani su di me, in me. La sua bocca sulla mia e tutto succede in fretta come succede ormai da un po’ di tempo a questa parte. Vestiti e scarpe raggiungono un angolo indefinito del salotto, nuda sul divano in balia delle sue carezze.
Labbra che sfiorano, baciano, e saggiano ogni centimetro del mio corpo iniziando una peccaminosa discesa. Mi porterà alla follia ne sono certa.
Collo, seno, ventre sempre più giù… sospiro…
 
-“Sara…”
-“mmh…” mugugno.
-“Sara svegliati!”
-“M-Mirko”
-“Sara, cazzo. Svegliati! Stai facendo un sogno erotico su di me? Svegliati. Se avevi voglia bastava chiedere.
Spalanco gli occhi sconvolta.
-“Oh Cazzo!”
-“Sì immagino si trattasse anche di quello…”
-“Mirko smettila!” quasi non riesco a riconoscere la mia voce.
Mirko accosta con l’auto, nella prima area di sosta, non mi ero nemmeno resa conto di essermi addormentata. Sgancia la sua cintura di sicurezza e si fionda sulle mie labbra.
Sgancia anche la mia per avere maggior accesso al mio corpo.
-“Mirko rallenta.” cerco di fermarlo ma i miei sforzi sono vani. “Mirko, fermati!”
Si allontana da me come scottato dalle mie parole e visibilmente eccitato.
-“Che ti prende? Guarda che eri tu quella che faceva sogni sconci su di me. Volevi tenere tutto per te il divertimento?” Sbotta frustrato.
Sorrido scuotendo il capo rassegnata, ma come ho fatto a trovarmi un uomo così matto? Lo vedo alzare un sopracciglio e si avvicina di nuovo, con calma questa volta. Sfiora le mie labbra con i pollici ridisegnandone i contorni e poi le bacia delicatamente con devozione quasi.
-“Che stavi sognando?” sussurra alle mie orecchie, mentre bacia la vena del collo, il mio Vlad. Sospiro.
-“Niente di che” Scherzo provocandolo.
-“Strano eppure mi sembravi presa”  massaggia il mio seno con vigore. “sicura fosse niente di che”
-“S-sì” biascico mentre la sua mano sta già esplorando il mio interno coscia.
-“Mirko fermati! Non possiamo.”
-“Perché?” la sua voce eccitata sarà la mia dannazione, finiremo nel girone dei lussuriosi.
-“Perché siamo in un’area di sosta in pieno giorno…” primo tentativo.
-“Non ci vedrà nessuno.” Infila una mano congelata sotto il maglioncino. Facendomi sussultare. “Scusa” sussurra sulle mie labbra prima di baciarle avidamente.
-“Ho ancora il ciclo Mirko.” Sospiro scocciata visto che sono quatto giorni ormai che giochiamo ad arrivare al limite di sopportazione sapendo di non poter concludere nulla comunque.
-“Non fa niente, ormai è alla fine no?”
-“No Mirko non mi va, siamo in macchina, non siamo a casa. E poi sono ancora arrabbiata con te.” Lo allontano cercando di darmi una sistemata. Ricordando il motivo della nostra lite.
 
INIZIO FLASHBACK
 
-“Ehi straniero” corro ad abbracciare il mio migliore amico che non vedo da più di due mesi ormai.
-“Ehi bambolina, come hai fatto a trovarmi?” ricambia il mio abbraccio baciandomi la guancia.
-“eh... un uccellino.” Sorrido. “sono passata da casa tua e tuo padre mi ha detto che ti avrei trovato in campagna, perché dovevi lavare l’auto.”
Franco, suo padre ha sempre avuto un debole per me. Del resto mi conosce da quando ero una bambina e ha sempre sperato che tra me e Stefano nascesse qualcosa. A differenza di sua madre e sua sorella, che sono sempre state gelose di lui.
-“un uccellino eh? Aiutami va…” mi tira una spugna pulita e si avvicina di nuovo alla macchina per continuare ciò che aveva cominciato.
-“Quando sei arrivato?” chiedo immergendo la spugna nel secchio ricolmo d’acqua e sapone.
-“Ieri sera, avrei voluto passare da casa tua ma ho pensato fossi in compagnia…” il suo sguardo sembra adombrarsi ma non mi da il tempo di chiedergli che ha, che mi bagna i piedi con l’acqua fredda.
-“Ma sei scemo? È ghiacciata!” gli lancio la spugna zuppa d’acqua saponata, colpendolo sull’addome.”
-“Comincia pure a correre brutta…” ma viene fermato dalla suoneria del mio cellulare.
-“E’ Mirko” sospiro guardando il display.
-“Rispondi non ti preoccupare. Rimandiamo a dopo la lotta.” Ricambia il mio sorriso. Prende la spugna che gli ho tirato e la getta nel secchio. Io invece mi avvicino alla borsa, che avevo posato sul muretto di cinta, per rispondere al telefono.
 
-“Ehi”
-“Ehi streghetta che fai?”
-“Sono da Stefano, in campagna. Sono passata a salutarlo.”
-“Ah… e non potevi dirmelo prima?” Il suo tono è passato dal giocoso allo scocciato, in pochi istanti, bene si prospetta una bella serata.
-“Mirko, c’è qualcosa che non va?” chiedo visibilmente preoccupata, tanto che Stefano si avvicina per cercare di capire se va tutto bene.
-“No, no. Figurati perché qualcosa non dovrebbe andare? Solo che sono passato da casa tua per farti una sorpresa e tuo padre mi ha detto che non c’eri.” E’ infuriato…
-“Senti non credi di esagerare un po’? Mirko sono arrivata pochi minuti fa. Te l’avrei detto questa sera. Che problemi hai?” sbotto irritata.
Insomma Stefano è il mio migliore amico, non può essersi incazzato perché non l’ho avvertito.
-“Sara ti ho detto che non ho nessun problema, cazzo. Va bene, ho capito ci sentiamo più tardi”
-“Mirko aspetta…” -troppo tardi ha già riattaccato- “ma che… ha riattaccato!” sospiro delusa guardando Stefano.
Le lacrime minacciano di uscire, per il nervoso e per la rabbia. Ma dico è questo il modo? Ma poi che gli è preso? Ok essere geloso, ma questo è troppo.
Stefano di avvicina e mi abbraccia silenzioso.
-“Tranquilla, magari è solo un po’ nervoso.” Tenta di tranquillizzarmi ma lo sento teso. Andiamo veramente bene oggi. Se il buongiorno si vede dal mattino… si prospetta una giornata con i fiocchi.
 
-“Stasera c’è una festa. Vieni con me? Come ai vecchi tempi…”
-“Ecco… veramente, sono passata questa mattina a salutarti perché questo pomeriggio Mirko vuole farmi vedere una cosa. Non  so dove mi porterà in realtà ha farfugliato qualcosa di indefinito e ha nominato una sorpresa. Quindi non ho potuto cavargli altro dalla bocca. Volevo giocarmi il jolly questo pomeriggio. Ma mi sa che se l’è giocato lui.” Parlo a raffica, come faccio ogni volta che sono nervosa.
-“Mmh… non preoccuparti capisco.” Mette il broncio come un bambino a cui sono state negate le caramelle.
-“su dai, non fare così… ti prego non ti ci mettere pure tu. Già mi basta uno scemo a cui badare, ti prego sorridimi.” Mi avvicino a lui, prendo il suo viso tra le mani e con i pollici forzo le sue labbra per farlo sorridere. Mi accontenta abbracciandomi poi e stringendomi forte.
-“Ti voglio bene, cerca di ricordartelo sempre. Qualunque cosa accada”
-“Smettila scemo. Non fare questi discorsi!” lo picchio sulle spalle ancora abbracciata a lui. Respirando il suo profumo e pensando a quanto mi è mancato.
-“Mi sei mancata.” Soffia tra i miei capelli.
-“Davvero?”
-“Sì!” sussurra.
-“Anche tu…” lo stringo forte. Come se lo stessi abbracciando dopo un secolo di lontananza o come se non dovessi vederlo più.
 
FINE FLASHBACK
 
-“Credevo di essermi fatto perdonare?” mi provoca riallacciando la cintura e accendendo la macchina
-“non abbastanza evidentemente.” Lo rimbecco.
-“Vedrò di fare del mio meglio questa sera allora.” Sorride malizioso baciandomi a fior di labbra prima di rimetterci in carreggiata.
 
-“Dove stiamo andando?”
-“Sara è la terza volta negli ultimi dieci minuti che lo chiedi. Nello stesso posto in cui stavamo andato l’ultima volta che ti ho risposto.”
-“Lontano non è un posto.” Rispondo stizzita.
-“Sì che lo è. Però è lontano”
Sbuffo contrariata. Lo so sono insopportabile, ma basta che mi dica dove siamo diretti e taccio.
-“Stiamo arrivando?”
-“Sara sembri Ciuchino di Shrek” sorride prendendo sfacciatamente in giro.
-“Sappi che se volevi ancora farti perdonare questa è la strada sbagliata. E’ proprio sbarrata.” Lo fulmino cercando di rimanere arrabbiata anche quando di mette quella faccia da cucciolo che mi fa cedere ogni volta.
-“Forse era meglio se continuavi a fare sogni sconci.”
-“Non immagini nemmeno quanto sono d’accordo.” Sospiro guardando il paesaggio dal finestrino. Nevica da poche ore, ancora si vedono pezzetti di verde, ma questa notte la neve coprirà tutto. E’ sempre così.
Ormai siamo in viaggio da quattro ore e non ho idea di quanti chilometri abbiamo percorso. Certo è che da quando ha iniziato a nevicare la velocità è dimezzata.
-“Dentro il portaoggetti c’è una benda. Legatela agli occhi, senza fare domande per favore e soprattutto non sbirciare anche perché me ne accorgo.”
Sbuffo ma seguo le sue indicazioni.
Pochi minuti e sento la macchina rallentare per poi fermarsi.
-“Siamo arrivati” soffia sulle mie labbra prima di lasciarci sopra un peccaminoso bacio. “non ti muovere e non togliere la benda finché non lo dico io.”
-“Sì signore. Potevi anche ammanettarmi già che c’eri.”
-“questo dopo cena magari.” Scende dall’auto senza nemmeno darmi il tempo di ribattere. Pochi istanti dopo mi aiuta a scendere dall’auto.
Stringe i miei fianchi abbracciandomi da dietro. L’aria tagliente mi gela il viso e le mani. Le sfrego per riscaldarle.
-“Togli la benda amore mio”
Quello che vedo mi toglie il fiato. Un enorme casa di legno, decorata con luci natalizie e vischio sia nelle porte che nelle finestre. Il tetto è innevato, come tutto il paesaggio circostante del resto.
-“E’ meravigliosa!” mi giro e lo bacio d’impeto buttandomi tra le sue braccia.
-“Entriamo prima di congelare?” domanda dopo avere ricambiato il bacio.
Annuisco abbracciando il mio uomo. Pensando che è riuscito a farsi perdonare anche se non lo sa…
 
 
 
Spazio per me
Buongiorno fanciulle mie, ecco i capitolo finalmente. Non è betato. Allora ho alcune cose da dire.
Intanto… avete visto la nuova immagine di copertina? Opera della mia meravigliosa beta.
Poi, il capitolo non è lungo. Però vi avverto che è molto importante, intanto perché ci sono tanti segnali e poi perché è svelata la gelosia di entrambi i miei pargoli uomini e la difficoltà di Sara nel gestire tutta la situazione.
Ah poi volevo dire a chi legge le mie storie e mi chiede l’amicizia di FB di presentarsi perché non accetto richieste d’amicizia se non c’è un messaggio di presentazione.
Passo ai ringraziamenti. Ringrazio tutte coloro che leggono e recensiscono. Sapere la vostra opinione per me è importantissimo.
Mi scuso per l’enorme ritardo.
Ringrazio anche chi l’ha inserita tra le preferite/seguite/da ricordare e tutti i lettori silenziosi. Grazie di cuore.
Spero di aggiornare presto.
Clara
 
 
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Allora fanciulle prima di pubblicizzare le mie autrici dolciose vi voglio consigliare la mia nuova originale già completa “Non importa” se vi va date uno sguardo e fatemi sapere.
 
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                                       La parete di plexiglass di Giulina (originale)
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Grazie ancora al prossimo capitolo.

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Capitolo 16
*** cap. 16 ***


Where were you?
 
 
 
Foto creata da Mary_Sophia_Spurce
 
16° Capitolo (NON BETATO)

 
 
 
POV MIRKO


 
-“Ancora con questa storia? Mirko avevamo chiarito” Il suo tono scocciato non fa altro che irritarmi di più. Perché non capisce che sono geloso? Basta che apporti qualche piccolo cambiamento nel suo modo di fare con Stefano e non mi lamenterei.
-“Tu non capisci…” Sospiro arreso. E’ perfettamente inutile parlarne, tanto il problema rimane. Lei è cocciuta e non cambierà idea. Io sono geloso, e non posso non esserlo. Quindi…
-“No, tu non capisci. Mirko, Stefano è il mio migliore amico. Vuoi capirlo? Io non provo nulla per lui al di fuori di affetto, amore fraterno. Non c’è malizia, vuoi mettertelo in testa? Ma poi, ti pare normale che sono due giorni che litighiamo, sempre per lo stesso motivo? Hai organizzato un week-end  romantico per cosa? Per farmi fare il sangue amaro, ripetendomi mille volte che sei geloso? Che devo sentirlo di meno? Devo allontanarmi da lui, è questo che vuoi.” Sbotta adirata. Ha ragione sono due giorni che litighiamo, ed è una settimana che sono irrequieto. Mi arrabbio per ogni messaggio che riceve. E poi quella foto nella sua agenda…
-“Sara, Stefano è innamorato di te, lo capisci? Il mio migliore amico è innamorato della mia donna, come puoi pretendere che mi calmi? Come?” le urlo contro perdendo il controllo
-“Mirko smettila, non sai quel che dici.” Scuote la testa sconvolta, sia per le parole che le ho appena urlato, sia per la brutalità con cui l’ho fatto.
-“Perché non so quel che dico, eh? Sei anche tu innamorata di lui? Mi sbaglio?” Mi pento all’istante della cavolata che ho detto. Ma ormai è tardi.
-“Mirko, che cazzo stai dicendo? Ma ti rendi conto? Io sto con te. Io è con te che faccio l’amore, è te che amo.” E scoppia in lacrime, ed io stronzo, ho ferito un’altra volta la donna che amo.
Sono io a procurarle questo dolore adesso. Io che dovrei solo venerarla. Non sono nemmeno capace di renderla felice.
L’abbraccio cercando di consolarla, ma sfugge dalla mia presa e si dirige in camera singhiozzando. Prima di varcare la soglia però si ferma e senza voltarsi a guardarmi.
-“Preparo la mia borsa. Riportami a casa.” Sibilla e il mio cuore si ferma per qualche secondo.
 
E’ passata mezz’ora dalla nostra lite, Sara non è più uscita dalla camera e io non ho avuto il coraggio di entrarci. Ma devo farlo, non riesco a stare così, già mi manca. Così mi faccio forza, respiro e busso a quella porta bianca.
“Puoi entrare” Sussurra. Il suo tono, mesto, non fa altro che stringere il mio cuore. E’ il senso di colpa.
“Sara…” Sospiro dopo aver preso coraggio.
“Senti Mirko, io ci ho riflettuto…” Si avvicina a me torturandosi le mani e le labbra. Lo fa sempre quando è nervosa. Su cosa ha riflettuto? La paura mi attanaglia il petto. Ha riflettuto su di noi? Vuole lasciarmi? Rimango in silenzio. Codardo! Non riesco nemmeno a fiatare. Tengo gli occhi bassi, per paura di leggere nei suoi tutta la delusione e il rammarico che sente. “…Io ti amo, ho passato mezz’ora a guardare i miei vestiti perché, volevo davvero preparare la borsa  e andare via, perché mi hai delusa. Non capisco come possa esserti venuto in mente una cosa del genere. Però ho capito. Anche io, al posto tuo sarei gelosa. Però non puoi chiedermi di scegliere. Siete due amori diversi. Lui, è il mio migliore amico. E tu, tu sei il mio uomo.” Mi guarda negli occhi mentre finisce la frase.
Finalmente il mio cuore torna a battere e i miei polmoni a inalare aria.
“Anche io ti amo, non ti chiederò mai più di scegliere.” E la bacio, con tutto l’amore che provo per lei. Per la Mia donna. “Mi perdoni?” Le chiedo allontanandomi un momento dalle sue labbra.
-“Zitto e baciami. Hai una settimana di arretrati, dovrai essere molto convincente.” Sorride finalmente, e il mio cuore comincia la sua corsa per raggiungere il suo. Come le nostre mani che birichine cominciano a farsi strada sopra i nostri corpi, avidi di sussulti e tremolii.
 
Fruscio di vestiti che vengono sfilati e gettati a terra, sospiri spezzati, mani che si cercano, labbra che si saggiano.
Gesti lenti e studiati quella piccola strega vuole farmi impazzire. Appoggia le mani sul mio petto e mi spinge, finché le mie gambe non toccano il letto. Mi siedo…
Sara allarga le mie gambe con le sue e vi si posiziona in mezzo. Mentre continua a baciarmi sale in ginocchio sul materasso. Ne sfrega uno contro la mia eccitazione, rubandomi un mio gemito. La mia streghetta…
Si allunga su di me costringendomi a distendermi. Guarda di fianco a me e vede la benda che ho utilizzato io per bendarla, il giorno che l’ho portata qui.
- “Mmh, ora mi diverto un pochino. Mio Vlad.” Soffia sulle mie labbra prima di leccarle e morderle avidamente. Mentre con le mani s’impossessa  della benda e mi lega le mani. Le porta sulla mia testa e le tiene con una mano, mentre con l’altra inizia la sua dolce tortura.
 
- “Sara…” cerco di mantenere la calma. Stringo i pugni e cerco di distrarmi, ma il piacere è troppo e devo costringermi a guardare il soffitto. Perché abbassare lo sguardo e vedere quella piccola donna malefica, che mi guarda, con quello sguardo innocente, mentre rimane tra le mie gambe incurante dei miei gemiti e delle mie imprecazioni. Sarebbe una visione troppo erotica per me. E non riuscirei a contenermi. “Sara…” una preghiera, più che una richiesta.
All’improvviso mentre la mia vista sembra annebbiarsi, socchiudo gli occhi per il brivido che dal centro del mio piacere, attraversa la mia schiena fino a farmi formicolare le mani. Si ferma. Si mette in ginocchio sul letto, rimanendo ferma tra le mie gambe. E si lecca le labbra guardandomi soddisfatta.
- “Amore, volevi dirmi qualcosa?” Finge innocenza e urla sorpresa quando l’afferro all’improvviso, dopo essere riuscito a liberarmi dalla benda.
- “Sei una streghetta malefica, lo sai?” la spingo sui cuscini mettendomi sopra di lei.
- “Sei riuscito a slegarti” non è una domanda la sua e si finge indispettita.
- “Non era poi così stretta. Ma visto che volevi giocare…”
- “Mi hai lasciata fare. Povero… ti sei sacrificato non mi sembravi dispiaciuto eppure.” Solleva la gamba che è ancora tra le mie e gemiamo insieme. Anche lei non è messa meglio di me.
Ci guardiamo per qualche istante, nei nostri sguardi luminosi rispecchiano le nostre eccitazioni. E ci baciamo. Con urgenza, bisogno, passione. Sfioro il suo seno nudo con il palmo della mano, lo stringo, lo massaggio.
Il suo capezzolo preme sul mio palmo, mentre torturo l’altro con la bocca.
Succhio, saggio, vezzeggio ogni centimetro del suo seno, senza lasciarne nemmeno uno.
Con una mano carezzo il suo addome e scendo piano verso la sua intimità. Geme d’ attesa e d’aspettativa quando con l’altra mano allargo le sue gambe e scendo con le labbra seguendo il percorso segnato dalle mani.
- “Mirko, ti prego.” Soffia mentre con le dita sfioro il suo piacere e risalgo a baciarle le labbra.
Mi sistemo meglio tra le sue gambe continuando a venerare il suo corpo. Sara intreccia le gambe alle mie e con le mani sulla mia schiena mi tira di più a sé.
-“Amore ricordati che non prendo più la pillola.” Soffia tra i miei capelli mentre mi faccio spazio dentro di lei. E finalmente, il paradiso. Fino ad un’ora fa stavamo litigando come dannati. Ma ora siamo qui, io e la mia donna. E niente potrà mai dividerci. Niente.
Ci lasciamo trasportare dalla passione. Finché stanchi ed appagati non ci addormentiamo l’una sull’altro.
 
Il fastidioso squillo che mio cellulare mi sveglia. Non so nemmeno dove l’ho lasciato ieri sera. Continua a squillare come una dannato. Comincio a cercarlo tra i vestiti a terra. Lo trovo sotto i miei pantaloni. Guardo il display, Simone. Aprò la chiamata, prima che Sara si svegli, infastidita dalla suoneria.
- “Mirko, Stefano ha avuto un incidente. E’ in coma.”
 
 
LINK DEL GRUPPO STORIE nello spazio pubblicità se vi va iscrivetevi. xD
 
Spazio per me
Che emozione… un anno di “Where were you?” sono davvero felice di avere iniziato quest’avventura.
Allora fanciulle capito rosella xD spero sia di vostro gradimento e spero di non essere stata troppo volgare.
Lo so il finale non è dei migliori, ma ormai lo sapete. Qui non si sta mai tranquilli.
Passo ai ringraziamenti. Ringrazio tutte coloro che leggono e recensiscono. Sapere la vostra opinione per me è importantissimo.
Mi scuso per l’enorme ritardo.
Ringrazio anche chi l’ha inserita tra le preferite/seguite/da ricordare e tutti i lettori silenziosi. Grazie di cuore.
Spero di aggiornare presto.
Clara
 
 
Spazio pubblicità
 
Allora fanciulle prima di pubblicizzare le mie autrici dolciose volevo dirvi che ho aperto un gruppo storie, su facebook. Se vi va questo è il link: http://www.facebook.com/groups/219558934821653/ potete iscrivervi.
 
Vi consiglio di leggere:  Il Garage di Giulina (originale)
                                       La parete di plexiglass di Giulina (originale)
                                       Il figlio Ribelle di khristh (originali)
                                       Fuga di Lela la sognatrice (originale)
                                       Another Kind of love di Fallsofarc (originale)
                                       Linea  97 – a date with the destiny di fallsofarc (originale)
                                       Iniezione d’amore di fallsofarc (originale)
 
Grazie ancora al prossimo capitolo.

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Capitolo 17
*** cap. 17 ***


Where were you?
 
 
 
Foto creata da Mary_Sophia_Spurce
 
17° Capitolo (NON BETATO)

 
POV SARA


 
La strada fino all’ospedale, sembra lunga il doppio rispetto alla realtà. Siamo in macchina da tre ore e da quasi quattro so che Stefano è in coma.
Come è potuto accadere? È tutta colpa mia. Se fossi andata con lui magari tutto questo non sarebbe successo. Magari aveva anche bevuto, se fossi stata in macchina anche io non l’avrebbe mai fatto. Non avrebbe mai messo a repentaglio le nostre vite. O avrei guidato io. E’ colpa mia. Avrei dovuto capirlo che qualcosa non andava in lui. Avrei dovuto seguire il mio istinto. Avrei…
“Sara…?” Mirko interrompe il flusso dei miei pensieri. Mi asciugo le lacrime in fretta, nascondendomi. Continuo a guardare il finestrino mentre lui stringe la mia mano. Sono davvero una persona spregevole. Stefano è anche il suo migliore amico e io sto pensando solo al mio dolore.
Lo guardo soltanto, i suoi occhi tristi e velati dalle lacrime, bastano. Non servono parole. Stringo la sua mano nella mia, una muta promessa. Sono qui.
 
Il tempo sembra essersi fermato nel momento in cui ho ricevuto la notizia. La paura mi attanaglia il petto. Non posso perderlo, non può lasciarmi.
Le porte scorrevoli si aprono e l’odore di disinfettante pizzica il mio olfatto, un leggero vociare di sottofondo riempie l’aria attorno a noi, in lontananza di sente il suono di un’ambulanza. Una bambina piange, mentre si stringe alla gonna di quella che sembra essere sua madre.
Nella sala d’aspetto troviamo Simone e gli altri amici di Stefano e Mirko. Uno di loro si avvicina e da una pacca sulla spalla di Mirko e sfiora il mio braccio con apprensione.
In fondo alla saletta appoggiato alla finestra, Franco, il padre di Stefano. Guarda fuori visibilmente sconvolto, mi avvicino e quando mi vede mi stringe tra le sue braccia con fare paterno.
- “Non può lasciarci, Sara, come faremmo senza di lui?” Singhiozza e non riesco a trattenere le lacrime. Dopo averle trattenute per tutto il tempo, le lascio libere di correre sul mio viso e sfogare tutto il dolore che provo.
Le porte del reparto si aprono e il medico e la mamma di Stefano fanno capolino.
- “Dottore?”
- “Salve signor Mersi, suo figlio è in un profondo stato di incoscienza però al momento è stabile. I valori sembrano essersi stabilizzati, ma, per il momento non posso sbilanciarmi. Potete vederlo, però non fate confusione, entrate uno alla volta.”
Franco e Sandra annuiscono, Mirko stringe la mia mano. Il medico si allontana lasciandoci nell’abisso di preoccupazione e dolore in cui stiamo annegando.
- “Sara” Sandra mi chiama, è la prima volta che mi rivolge la parola da quando sono arrivata in ospedale. I suoi occhi ricolmi di lacrime, sono gli occhi di una donna terrorizzata, che è stata investita da un fiume in piena, da un vulcano in eruzione, da un tornado. Gli occhi di una madre che rischia di perdere il figlio e che sta valutando l’ipotesi di scendere a patti col diavolo e vendergli la sua anima per salvare la vita di suo figlio. “Stefano ha chiesto di te quando l’hanno soccorso.” Il mio cuore perde un battito, gli occhi pizzicano terribilmente. Non devo piangere! “Ti andrebbe di entrare?”.
Annuisco troppo scossa per dire qualcosa, guardo Mirko per un secondo. Non mi serve il suo permesso, no di certo. Solo ho bisogno di guardarlo negli occhi.
 
- “Se questo era un modo per attirare la mia attenzione, bravo! adesso è tutta rivolta a te. Cosa stai cercando di fare, eh? Vuoi abbandonarmi? No! Non te lo permetterò” Mi siedo a fianco a letto. Il medico ha detto che potevamo entrare soltanto uno alla volta. Ed eccomi qui, sola e spaventata, mi tremano le gambe e le mani. Vorrei picchiarlo per non avermi dato il tempo di dire e fare nulla, eccomi qui come una bimba persa in mezzo al parco di notte. Vorrei sedermi a terra e piangere e aspettare che qualcuno bussi alle mie spalle e mi dica che è tutto finito, che mi dica è solo un brutto sogno. Chiudo gli occhi per un istante, stringo i pugni, sospiro e spero che quando riaprirò gli occhi lui sia sveglio e sorridente. Ma questo non succede, quando li apro lui è ancora lì, su quel letto. Gli sfioro la mano, è calda, al contrario della mia.
 
INIZIO FLASHBACK
- “Sara, cazzo! Ma che, sei morta?”
- “Scusami” sussurro e sfrego le mani una sull’altra per riscaldarle. A differenza delle sue, le mie sono sempre congelate.
- “Vieni qui.” sorride, con un sorriso di quelli mozzafiato. Stringe le mie mani e comincia a scaldarle.
- “Sono Depressa” Sospiro pensierosa
- “Tu sei sempre depressa” asserisce.
- “E' bello poter contare sul tuo aiuto” mi lamento “Voglio vedere un uomo”
- "Eccomi sono qui, ehi mi vedi"
- "tu non sei un uomo" Mi becco un occhiata perplessa e alquanto sconvolta. "Cioè... volevo dire, non sei il tipo di uomo che cerco"
- "Oh... ora mi sì che mi sento apprezzato" Sospira triste.
- "No scusa, sono una frana, vedi? Non volevo dire quel che ho detto"
- "Però l'hai detto" scherza "Vieni qui piccolè" mi stringe a sè pizzicando il mio fianco facendomi sorridere.
 
FINE FLASHBACK
 
Sorrido amaramente a quel ricordo.
Il battito del suo cuore riempie la stanza e scandisce il tempo in modo regolare. Vedo il suo petto alzarsi e abbassarsi per la respirazione artificiale. Da sotto il camice azzurro, aperto per una decina di centimetri sul petto, escono i tubicini degli elettrodi che lo stanno monitorando.
- “Devi svegliarti! Hai capito? Perchè sennò come faccio senza di te? Chi mi sopporta?” inspiro profondamente “Stefano di prego. Non fare lo stronzo ti prego, apri gli occhi.” Una lacrima riga il mio viso ormai non mi preoccupo nemmeno di asciugarla.
Il silenzio ci avvolge, solo il bip della macchina che controlla il suo battito scandisce i secondi.
Prendo posto sul letto al suo fianco. Mi faccio piccola, piccola, non dovrei farlo in realtà ma stringerlo forte è l'unica cosa da sollievo al mio povero cuore stremato. Poggio la testa sul suo petto e ascolto il suo battito, che incessante scandisce ogni secondo di silenzio. Tempo tiranno fermati. Fermati adesso. Fammi addormentare qui sul suo petto e svegliami quando si risveglia lui.
 
E mi addormento.
 
 
POV Stefano


 

Mi trovi qui e mi parli
Voglio sentirti ho bisogno di ascoltarti.

 
Mi sento indolenzito, anzi per essere sinceri non sento molto. Il mio corpo e leggero mi sembra di volare. Sento solo un suono melodioso. E’ la voce della mia piccola Sara, mi parla ed io ho bisogno di sentirla. Non vedo niente, mi sembra di essere in mezzo ad una fitta nebbia, all’orizzonte vedo solo una fioca luce. Cerco di capire dove sono, mi sembra di sognare. Ad ogni parola di Sara la luce sembra avvicinarsi.
 
Tu sei la luce,
che mi sta portando nel posto 
dove trovo pace di nuovo.

 
Proprio come nei sogni cerco di risponderle, di urlare per farmi sentire. “Sono qui” vorrei dirle. “Ti sento” Ma le mie labbra si muovono soltanto, nessun suono esce da esse. Ma quando la sua mano sfiora la mia. Quando sento la sua voce rotta dal pianto, un brivido mi attraversa le membra sento il mio cuore sul punto di aumentare la sua corsa. Una strana forza mi investe.
 
Tu sei la forza
che mi fa continuare a camminare.
Tu sei la speranza
che mi fa continuare a credere.

 
Capisco che niente è perduto, le sue parole e la sua disperazione mi fanno capire che vale la pena vivere. Lei è la mia speranza di vita, lei è la mia forza, lei è la mia Vita.
 
Tu sei la vita
per la mia anima.
Tu sei il mio scopo
Tu sei tutto.

 
Lei è tutto.
 
E come posso 
starmene qui con te
e non essere mosso da te.
Mi diresti
come può andare
meglio di così.

 
Non m’importa se sono e sarò sempre e solo il mio migliore amico. Quello che mi importa è essere al suo fianco, stringerle la mano e abbracciarla. Consolarla, difenderla, ridere e piangere insieme a lei. Non posso rimanere fermo qui, devo svegliarmi. La mia migliore amica mi sta chiamando, mi sta implorando, ha bisogno di me. Non posso starmene qui.
 
Tu calmi le tempeste
e mi dai riposo.
Mi stringi tra le tue braccia
e non mi fai cadere.



La sento accoccolarsi tra le mie braccia il mio cuore perde un battito. Lo sento, mi sto svegliando. Mi sto muovendo.

Tranquillizzi il mio cuore
e mi togli il respire.
Mi accoglieresti?
Mi fai sprofondare ora.


La luce ormai è accecante. Sento il mio petto stringersi, una fitta di dolore, il mio battito accelera.

Perchè tu sei tutto quello che voglio.
Tu sei tutto quello di cui ho bisogno.
Tu sei tutto.
Tutto.


POV SARA


 
- “Sara, vuoi accogliere Stefano come tuo sposo…  la tristezza mi attanaglia il cuore, gli occhi pungono per le lacrime, che da giorni non fanno altro che rigarmi il viso. 
…promettendo di essergli fedele sempre…  come posso promettere di essere fedele se il mio cuore urla un altro nome
…nella gioia e nel dolore… lo guardo, bello come sempre, emozionato e preoccupato per me, per la mia scelta
…nella salute e nella malattia… è arrivata l’ora. Sara è tempo di scegliere. In mano stringo la bussola. Quella bussola che non volendo ha segnato la mia vita. Indica me, ancora me.
…e di amarlo e onorarlo… Sara è la cosa giusta da fare, l’unica. L’amore verrà, col tempo. E col tempo ti dimenticherai di quel matto che ti ha sconvolto l’esistenza. Stringo i pugni, tutto sembra girare, intorno a me.
…tutti i giorni della tua vita?” .
- “Si!”
Senza fiato rispondo, un sussurro, un sospiro. Ma è la mia risposta, è la mia scelta. Una lacrima riga il mio viso. Maledette lacrime! Il mio cuore perde un battito. Traditore!
“Stefano, vuoi accogliere Sara come tua sposa,
promettendo di esserle fedele sempre,
nella gioia e nel dolore,
nella salute e nella malattia,
e di amarla e onorarla
tutti i giorni della tua vita?”

“S…” Quando tutto ormai sembra andare in un certo modo, basta un attimo a cambiare tutto. Stefano è sul punto di dire “Sì” quel “sì” che potrebbe cambiare le nostre vite, ma, si ferma, mi guarda.
- “Sara io ti amo”  incatena i nostri sguardi e io tremo. Trattengo il respiro, sono spaesata e lo guardo interrogativa. Mi chiedo che gli salta in mente. E probabilmente anche lui se lo sta chiedendo. Come tutta la chiesa del resto, visto il brusio di sottofondo.
Rafforza la stretta sulla mia mano e continua a parlare “Ti amo con tutto me stesso, da sempre. Probabilmente da quella volta in cui abbiamo provato a baciarci” lo scruto con attenzione, i miei occhi pizzicano e come se con lo sguardo voglia leggere il mio pensiero, “Sara io però voglio solo la tua felicità, e anche se non hai idea, di quanto mi costi dire quello che sto per dirti, la tua felicità non sarà mai con me. Tu ami Mirko, ed è lui la tua felicità.” i miei occhi si accendono di una nuova luce. La luce dell’amore. Le lacrime ormai libere, possono scorrere copiose sul mio viso. E il mio cuore ha ricominciato a battere, il respiro è rotto dall’emozione. Lo guardo negli occhi e vedo un luccichio diverso. E il mio cuore perde un battito. “Va’ Sara. Sei libera.” Sussurra, libera le mie mani dalla sua stretta. Sono libera, libera di correre via.
 
Il bip anomalo mi sveglia, il mio respiro affannato. Mi guardo intorno spaesata e riconosco la stanza dell’ospedale. Il battito del cuore di Stefano è diverso rispetto a prima di addormentarmi. Guardo il monitor segna sessantacinque battiti, il battito è accelerato, alzo lo sguardo verso Stefano, ma gli occhi sono ancora chiusi. Sospiro sconfitta, mi sono sbagliata. Scendo dal letto e mi siedo sulla sedia a fianco a lui, non so nemmeno quanto ho dormito, se minuti o ore. Mi sembra un secolo. La mia mano sfiora di nuovo la sua, e di riflesso lui la stringe, sussulto. Le lacrime rigano il mio viso, sono lacrime di gioia.
- “Stefano. Dottore, dottore.” Urlo pigiando il pulsante rosso per le emergenze. “Stefano.” Non riesco a crederci, stringe la mia mano e socchiude gli occhi. Non può parlare, ma è di nuovo con noi. E’ questo che conta. “ben tornato tra di noi. Non farlo mai più” singhiozzo. Mentre entrano i medici e le infermiere, qualcuno mi tira fuori dalla stanza. Solo fuori mi accorgo che è stato Mirko, mi stringo al suo petto singhiozzando.
 
 
UN ANNO DOPO
“Mirko, suonano alla porta. Per favore vai tu, devo finire di truccarmi.” Urlo dalla camera. Mio marito è pronto da un’ora, ma, è così commosso e felice da non sapere che fare.
“Sì amore” lo sento rispondere.
Quando arrivo in salotto, trovo Mirko e gli ospiti sul divano.
“dov’è la mia bimba?”
“Eccoci qui.” esordisco.  Stefano mi viene in contro felice.
- “Eccola la mia bimba” mi schiocca un bacio sella guancia e mi prende dalle braccia, mia figlia.
- “Sei sempre il solito.” Scuoto la testa mettendo un finto broncio. Dietro di lui fa capolino la donna che lo ha sopportato per questo intero anno e che lo sopporterà per il resto della loro vita. “Anna tesoro, sono così contenta di vederti. Come stai?”
- “Bene, grazie. Ti vedo in gran forma, Sara.”
- “Sì, mio marito mi tiene in allenamento.” Sussurro e le strizzo l’occhio. Sorridiamo complici ammirando i nostri mariti.
La vita ti mette di fronte a delle scelte che molte volte è difficile prendere. Però se si segue il cuore la scelta sarà sicuramente quella giusta. Ci sono ostacoli da superare, ma dopo che li hai superati ti guardi indietro e dici “Credevo fosse più difficile.”
A me la vita ha insegnato che il cattivo tempo non dura per sempre. A tutto c’è rimedio. Basta solo credere in se stessi e all’amore.
All’amore verso la propria famiglia, verso i proprio amici, verso il proprio uomo.
Non esistono amori da favola, ma solo amori VERI.
E adesso sono qui, con il mio uomo, la mia famiglia di nuovo unita, la nuova famiglia, con il mio migliore amico, che è stato il mio compagno d’infanzia, il mio confidente, il mio testimone e adesso sta battezzando mia figlia. Sono qui con i miei amori veri e non potrei desiderare nient’altro.
 

FINE

 
SPAZIO PER ME
Con il cuore che mi batte forte come non so nemmeno io che cosa. Ho appena scritto la parola fine. Dopo più di un anno “Where were you?” giunge al termine. Sono felice, commossa, entusiasta e anche orgogliosa di me. Sì, per una volta nella vita sono orgogliosa di me. Questa storia è nata per caso, volevo mettere per iscritto le mie emozioni. E’ nata in un momento critico per me e non avrei mai creduto di arrivare fino qui.
La parte in cui Sara sogna il matrimonio è stata scritta tanto, tanto tempo fa. E non avevo idea, a quel tempo, che la storia avrebbe preso questa piega. Ma come dico sempre, non posso decidere io. Loro dettano e io scrivo.
Scusate se può essere strana come storia, stancante e a tratti confusa. Ma la vita non è certo meno strana.
Volevo ringraziare tutte le ragazze che hanno seguito, sostenuto e recensito questa storia. Senza di voi non ce l’avrei mai fatta.
Un ringraziamento particolare va alle ragazze che hanno sorbito le mie crisi in questo lungo anno. Grazie di cuore.
Ma un ringraziamento speciale va ad Aurora, che è stata la mia prima sostenitrice. E’ stata la prima a credere in me. E per questo volevo ringraziarla con tutto il cuore.
Ragazze non ci credo è davvero finita. Grazie di tutto.
Ps: la canzone citata è Everything dei Lifehouse
Se vi va questo è il link: http://www.facebook.com/groups/219558934821653/ potete iscrivervi.
 
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