I'm not that boy di kiss the night (/viewuser.php?uid=117145)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** tutto ebbe inizio così... ***
Capitolo 4: *** Mission is on! ***
Capitolo 5: *** Piccoli drammi e nuova vita! ***
Capitolo 6: *** la quiete e la tempesta ***
Capitolo 7: *** good or bad? ***
Capitolo 8: *** Rivelazioni ***
Capitolo 9: *** insieme ce la faremo ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Ok.
Il grande giorno è arrivato! Questa è la prima long che
scrivo (e prima di questa avevo scritto una mini-one CrissColfer,
quindi, credo di poterla definire il mio primo lavoro). Ci sto
lavorando da un po', ma volevo avere qualche capitolo da parte prima di
pubblicare. Be, adesso vi lascio alla lettura. Ci vediamo dopo... enjoy!
Ok, lo devo
ammettere; Mi sono messo in un casino più grande di me!
In un certo
senso dovevo pure aspettarmelo: Sono nella polizia federale da meno di
un anno, e questo è il mio primo incarico importante... era
ovvio che avrei combinato un disastro.
Forse potrei
usare la mia tenera età come scusa, magari riesco a non essere buttato
fuori a calci e avere solo ventitré anni si rivolterebbe a mio
favore...si, certo Blaine, contaci!
Non uscirò bene
da questa storia, sempre se ne uscirò vivo.
No! Questo devo
proprio togliermelo dalla testa.
Devo solo
calmarmi... fatto questo troverò una soluzione, anche perché non posso
permettermi nemmeno il minimo passo falso: ormai non è solo la mia vita
a essere in pericolo.
Sento dei passi
avvicinarsi: sono senza ombra di dubbio “Loro”.
Cerco di
inventarmi una scusa quanto meno credibile in poco più di un minuto...
impresa facile non c'è che dire!
Senza che me ne
renda conto la porta si spalanca e “Lui” fa il suo ingresso...
Il vero gioco
comincia adesso!
Note:
Lungo vero? ovviamente
questa non sarà la lunghezza generale dei capitoli (quelli sono
abbastanza corposi). Questo è solo un piccolo prologo, che spero vi sia
piaciuto. In questo scorcio di storia si vede solo uno dei personaggi,
e sarà sempre raccontato tutto dal suo POV (forse più avanti potrei
anche scrivere qualche POV/Kurt, ma per adesso non l'ho ancora
fatto).
Il titolo è preso dalla canzone
"I'm not that girl" del musical "Wicked", ma ovviamente riadattata al
maschile. Io amo Wicked e sono due giorni che fangerlizzo in modo
imbarrazante perchè la mia insegnante di canto mi ha assegnato questo
pezzo come compito
estivo!!
L'idea di base la devo alla mia beta ( anche se questo
capitolino non è betato) ed a i suoi sogni strani. Io poi l'ho
sviluppata con i miei adorati ragazzuoli.
Ho scritto note più lunghe
del capitolo... comunque adesso ho finito. Saluto e ringrazio la mia
best friend Consuelo per aver letto tutti i capitoli in anteprima, la
mia beta e le ragazze dello Street team Glee (Toscana), che non vedo
l'ora di rivedere
domenica!!
Baci
Ire!
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Capitolo 2 *** tutto ebbe inizio così... ***
Eccoci
qua! Con un giorno d'anticipo pubblico il primo vero capitolo. Da
adesso l'aggiornamento sarà settimanale, quindi più o meno tutte le
domeniche. A dopo per le vere note. Enjoy!
Lunedì 9 aprile
2012 7:45 am
“I’m beautiful in my way ’cause god makes no mistakes. I’m on the
righ...”
Ok, sono sveglio!
Apro lentamente gli occhi accorgendomi di aver appena buttato il
cellulare a terra: Cazzo!
Dopo un paio di secondi riesco a capire chi sono e dove sono, mi alzo
lentamente e raccolgo il cellulare per vedere l'orario... sono in
ritardo! Non che sia una cosa inusuale, dato che almeno un giorno a
settimana arrivo in ufficio con almeno dieci minuti di ritardo, però
cavolo, questa settimana me lo sono bruciato in fretta...forse dovrei
pure scriverlo sui futuri bigliettini da visita “ Blaine Anderson:
Agente speciale F.B.I, ritardatario cronico”!
Tornando per un attimo in me corro in bagno in modo da potermi lavare e
vestire in tempi record, nel giro di quindici minuti sono fuori di casa
e salto in macchina. Per fortuna non abito molto lontano dal palazzo in
cui lavoro, così riesco ad entrare nel primo Starbucks che mi trovo
davanti per prendere un caffè...senza di quello difficilmente riuscirei
a sopportare la mattinata lavorativa.
Appena arrivo in ufficio noto un movimento strano a cui do poco peso,
lavoro all’ F.B.I da circa un anno, cose come questa non sono così
rare; salgo al mio piano e appena mi avvicino alla scrivania il mio
amico e collega Mark si getta letteralmente nella mia direzione.
“Blaine! Meno male sei arrivato. Il grande capo ti sta
cercando da mezz'ora”.
“Cosa? Sei sicuro che voglia proprio me?”
“Assolutamente si! Anzi, sarà meglio che ti sbrighi ad andare nel suo
ufficio, sai che non è un tipo molto paziente”.
Inutile dire che sono scioccato... non mi è mai successo di essere
convocato con tutta quest’urgenza dal capo, in realtà l'ultima vota che
gli ho parlato direttamente era il giorno della mia assunzione!
Senza indugiare oltre saluto Mark e mi reco direttamente al suo
ufficio, appena arrivo trovo seduta alla sua scrivania Margaret, la
segretaria del capo, una ragazza di
circa venticinque anni con folti capelli neri e bellissimi occhi verdi.
Devo dire che mi avvicino a lei sempre con molta cautela, dato che ci
sta provando con me da un anno, il fatto che io sia gay dichiarato non
la ferma, al contrario sembra che la cosa la stuzzichi parecchio.
La ragazza alza un secondo lo sguardo e nel momento in cui mi vede,
spalanca gli occhi e mi fa cenno di avvicinarmi.
“Hey Blaine... stai una favola questa mattina!”
Ecco di cosa parlavo!
“G-Grazie mille... senti mi hanno detto che il capo mi stava cercando”.
La ragazza annuisce e si avvicina alla porta bussando lievemente, entra
un secondo e subito dopo torna fuori facendomi cenno di entrare, la
ringrazio e mi avvicino, facendo un respiro profondo prima di
oltrepassare quella porta.
Il signor Schuester, capo della sezione New Yorkese dell’FBI, è seduto
alla sua scrivania, i lineamenti del suo viso sono molto tesi e la cosa
mi preoccupa.
“Buongiorno signore. Voleva vedermi?” Ho le mani completamente sudate.
L’uomo alza lo sguardo verso di me, squadrandomi da capo a piedi, cosa
che se possibile fa aumentare ancora di più la mia ansia; continua ad
osservarmi per circa trenta secondi, ma alla fine si decide a parlare.
“Si Signor Anderson, la stavo cercando. Devo urgentemente parlarle di
un’operazione che stiamo seguendo da un po’ di tempo, per la quale
avremmo bisogno del suo aiuto”.
Si ferma un secondo: probabilmente si è reso conto del mio cambio di
espressione repentino, perché sono totalmente convinto che la mia
faccia mostri perfettamente il mio livello di shock, non è certo una
cosa da tutti i giorni poter far parte di una vera operazione FBI.
“La avverto, la situazione non sarà facile, ma sono piuttosto sicuro
che lei sia la persona che fa al caso nostro”.
“Sono onorato che lei pensi questo. Potrei sapere quale sarebbe il mio
incarico?”.
“ Ovviamente. C’è una nuova banda criminale in città; è molto attiva e
ci sta dando non pochi problemi, anche perché è immischiata in svariati
campi e non si limita ad avere contatti solo con l’America: si va da
spaccio di droga a traffico di armi e si sospetta anche di un giro di
prostituzione piuttosto ampio e forse di qualche omicidio. Il nome
della banda è “Warblers” e ci hanno creato molti problemi per essere
qui da appena sei mesi. Il loro capo si chiama Sebastian Smyte.” Tira
fuori una foto dal fascicolo che stava studiando prima che io arrivassi
e me la porge, vi è ritratto un ragazzo piuttosto giovane con capelli
castano chiaro e occhi verdi, che già dalla foto non m’ispira nessuna
fiducia.
“Non si faccia ingannare dalla giovane età e dal viso pulito, è una
delle persone più spietate che abbia mai visto. Girano voci che
terrorizzano anche me che ormai faccio questo lavoro da tempo: omicidi,
violenza e si dice che non abbia il minimo rimorso per quello che fa.
Comunque è tutto scritto sul fascicolo, dopo lo potrà leggere con più
calma.”
“Ok… io cosa dovrei fare?”
“Lei dovrà infiltrarsi nell’organizzazione, possibilmente conquistare
la fiducia del capo, in modo da poter raccogliere informazioni che ci
aiutino ad incastrarli definitivamente. Come avevo detto in precedenza,
la missione sarà altamente pericolosa, quindi avrà un paio di giorni
per decidere se accettare o no.”.
Sono colpito. Mi sarei spettato di tutto, ma non che il mio incarico
fosse di tale importanza! Non ne metto in dubbio la pericolosità, però
quando ho scelto di essere un agente speciale sapevo a cosa sarei
andato incontro. C’è solo una cosa che m’incuriosisce…
“Avrei una domanda da porle: perché ha scelto me per un caso così di
rilievo?”
Il capo è sorpreso, o almeno così sembra, ma dopo un momento il suo
sguardo torna neutro e distaccato.
“Di tutti i nostri uomini lei ci sembrava quello più indicato per
svariati motivi, il principale è che, essendo con noi da poco e non
avendo ancora mai preso parte attivamente ad altre operazioni, la sua
faccia a pressoché sconosciuta. Questo abbassa notevolmente il rischio
che la copertura salti.”.
Ha tremendamente senso!
“In più gli scagnozzi di Smyte sono tutti suoi coetanei di
bell’aspetto, e questo ci fa pensare che sia un requisito piuttosto
fondamentale. Lei ha sicuramente le credenziali per essere accettato.”
Ok, questa ragione forse è un po’ più strana, che sia un modo delicato
per farmi capire che il “capo dei capi” sia Gay?
“L’ultimo motivo, ma non per importanza, è il fatto che lei è uno dei
nostri migliori elementi.” Spalanco gli occhi e arrossisco
impercettibilmente.
“ Immagino che lei non se ne sia reso conto, ma la sto tenendo d’occhi
da un po’ di tempo. In molti dei nostri casi è stato incredibilmente
d’aiuto anche senza avere un ruolo attivo, credo che adesso sia
arrivato il momento di concretizzare il suo lavoro.”
Mi sorride impercettibilmente e questo unito alle sue parole, mi carica
di un orgoglio e di un’adrenalina che non credevo di avere, sfodero un
sorriso luminoso e mi rivolgo al mio capo in modo rilassato.
“Beh Signore, la ringrazio infinitamente per tutto quello che mi ha
detto. Mi fa incredibilmente piacere che il mio lavoro la soddisfi e,
ovviamente, spero di poter fare sempre meglio. Proprio per questo
accetto il caso e non vedo l’ora di cominciare.”.
Il signor Schuester adesso è davvero sorpreso, forse non si aspettava
che accettassi così in fretta ma per me è una cosa scontata.
“Bene, se la sua decisione è questa, credo che non ci sia da dire altro
per il momento. Può tornare nel suo ufficio e appena possibile Margaret
le consegnerà le copie del fascicolo, in modo tale che possa
studiarselo bene anche a casa”.
Schuester torna serio per un secondo.
“Dei dettagli ne parleremo meglio domani o al più tardi fra un paio di
giorni, ma una cosa gliela voglio dire: sappia che dovrà apportare dei
grossi cambiamenti alla sua vita, perché in un certo senso diventerà
un’altra persona e almeno per la durata dell’indagine dovrà tagliare i
conti con familiari e amici. Si sente davvero pronto per questo?”
Rimango piuttosto perplesso da queste domande… sembra quasi che voglia
dissuadermi dall’accettare. Le sue motivazioni non mi colpiscono: i
rapporti con i miei familiari sono ridotti al minimo dal giorno in cui
feci Coming out, quindi quello non sarà un problema.
Gli amici li conto sulle dita di una mano e sono quasi tutti colleghi.
In quanto a fingersi un altro…be, ho sempre amato recitare!
“Sono convintissimo signore. Vogli farlo e ci tengo davvero tanto.”
“D’accordo signor Anderson, adesso torni pure nel suo ufficio. In
mattinata avrà tutte le documentazioni e domani ci risentiremo per
ufficializzare tutto. Buona giornata.”
“Anche a lei. Arrivederci.”
Mi chiudo la porta alle spalle, saluto con un cenno Margaret e me ne
torno alla mia scrivania.
Dopo che Margaret mi aveva consegnato i documenti, le ore in ufficio
sembravano non passare mai.
Appena scoccano le cinque, infatti, filo di corsa verso casa spinto
dalla curiosità di saperne di più sul caso che avrei seguito.
Raggiungo casa in dieci minuti, getto in malo modo il giubbotto e la
tracolla sul divanofaccio una doccia velocissima e mentre sono ancora
in accappatoio mi siedo sul letto e sfoglio il fascicolo.
Il capo non aveva tutti i torti… questi Warblers sono davvero
agguerriti. Passano senza problemi da traffico di stupefacenti
importati dal Messico, a quello di armi con altri paesi in via d
sviluppo.
Il problema grosso è che sono incredibilmente furbi, perché riescono a
non lasciare tracce troppo rilevanti in modo da non poter essere
arrestati… addirittura Smyte ha la fedina penale pulita! Forse lui è
solo quello che muove i fili, oppure anche se è il primo ad uccidere a
sangue freddo qualcuno è talmente bravo che riesce a far ricadere la
colpa su altri. Questo tizio non mi piace, e in un certo senso non vedo
l’ora di trovarmelo di fronte per capire davvero che persona è.
Vado a letto con il pensiero di quello che succederà domani. Sono
davvero curioso di vedere cosa dovrò fare e come sarà essere un’agente
sotto copertura.
Aspetto questo momento da tantissimo tempo!
NOTE:
Allora... diciamo
che qui si risolvono un po' di misteri che avevo tentato di lasciare
con il prologo. Immagino che comunque avevate capito che era il cattivo
della situazione. Premetto che io non amo per nulla Smithe, quindi non
mi è dispiaciuto renderlo "cattivo".
Blaine è l'amore
della mia vita (anche se nel telefilm preferisco Kurt), e nei prossimi
capitoli verrà caratterizzato ancora di più.
Mark e Margaret...
i miei due personaggi. Il primo lo amo alla follia, e nella mia testa
lui è Alexander Skarsgard (True Blood), mentre Margaret è un pò me
(cioè chi non starebbe dietro a Blaine), ma fisicamente è più o meno
Naya...le descrizioni comunque saranno nel prossimo capitolo.
Bando alle ciance,
ringrazio come sempre la mia amata Beta, che ha fatto il suo lavoro
alla velocità della luce, e alle ragazze dello street Team (
specialmente Gemma, che ha minacciato la beta di morte <3 ), VI
AMO!
Ps- please, fatevi
sentire...sapere cosa ne pensate mi farebbe un piacere ENORME *Darren
puppy eyes*
Baci Ire
|
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Capitolo 4 *** Mission is on! ***
Martedì
10 aprile 2012 7:00 A.M
Questa mattina
non ho neanche bisogno della sveglia, perché l'agitazione mi ha praticamente impedito di
avere un sonno profondo, tanto vale alzarsi e prepararsi per questa grande giornata!
Mi butto sotto
la doccia, rilassandomi grazie al getto caldo che mi scorre sulla
pelle, mi
vesto e mi sistemo i capelli, come al solito usando una grossa quantità
di gel; come non succedeva da molto tempo faccio colazione a casa,
un’abitudine che ho perso per colpa del mio essere
un eterno ritardatario, mi preparo una tazza di caffè e due fette di pane tostato
su cui spalmo un’abbondante dose di burro d'arachidi.
Alla fine di
tutto sono ancora in anticipo.
Vado in ufficio
a piedi sperando che questo mi aiuti a rilassarmi, quando arrivo al portone, l'uomo della
sicurezza mi fa entrare, sorridendomi. Ricambio e mi avvio verso l'ascensore, dove ad
aspettarmi trovo una bella sorpresa... Margaret!
“ Ciao Blaine!
Come va?”
“Tutto bene,
grazie”
Spero vivamente
che il discorso termini qui, ma ovviamente le cose non vanno mai come voglio...
“Ieri sei stato
molto tempo nell'ufficio del capo e, se non sbaglio, i
documenti che ti ho consegnato
riguardavano un caso molto importante... sta per succedere qualcosa di grosso?”
Ok, devo trovare
qualcosa d’intelligente da dire, che però non sia troppo scortese.
“Scusami, ma ci
sono delle cose di cui non posso ancora parlare...sai, la privacy.”
Sembra esserci
rimasta male, ma dopo neanche dieci secondi torna alla carica.
“Capisco... non
vorrei sembrarti impicciona, ma per caso esci con qualcuno in questo periodo?”
Come da copione!
Questa domanda ormai mi viene fatta almeno una volta al mese.
“No, non mi sto
vedendo con nessuno, probabilmente anche perché non ne avrei il tempo materiale”.
Nel suo sguardo
adesso c'è una nota piuttosto evidente di malizia; niente di nuovo purtroppo! Prima o poi
sarò costretto a mentire: magari se le dico che esco con un ragazzo grosso come un
armadio riesco a farla smettere!
“Beh, allora
quando sarai meno impegnato, potremmo uscire a prendere qualcosa, o al cinema... in amicizia
ovviamente! ”
Certo... in
amicizia! Ma perché non capisce che non m’interessano le tette,
ma qualcos'altro!
Per fortuna
l'ascensore si ferma al piano del mio ufficio, così riesco a liquidarla
con un sorriso
tirato e un “Vedremo” esplicitamente negativo.
Appena arrivo
davanti alla mia scrivania, noto qualcosa di strano, con un minimo
di attenzione
in più mi accorgo di un bigliettino appoggiato vicino al computer, che
ieri non
c’era. Mi siedo e lo apro, augurandomi che non sia un nuovo attacco di
Margaret.
Oh… è il capo!
Agente Anderson
La informo che
l’operazione sotto copertura è pronta per essere avviata. Venga oggi nel mio ufficio alle ore
11:00. Le saranno date tutte le informazioni che le servono. A più
tardi.
Signor Schuester
Leggo il
biglietto trattenendo il fiato. Non so bene come mi sento: se da una
parte ho l’adrenalina
che mi scorre nelle vene, dall’altra sento arrivare l’ansia della
novità. L’unica
cosa certa è che aspetto le 11:00 con molta impazienza.
Un’ora dopo sono ancora seduto alla mia scrivania e controllo
l’orologio ogni cinque minuti, sento dei passi
alle mie spalle.
“Hey B, cosa
stai facendo?”
Lui è Mark,
colui che, in un certo senso, potrei definire il mio migliore amico,
abbiamo frequentato insieme l’addestramento a Quantico e ci siamo pure
trovati nella stessa sezione. Abbiamo legato da subito, perché siamo
molto simili: entrambi amiamo il football e le moto, e caratterialmente
ci troviamo alla perfezione. La nostra più grande differenza è che io
sono gay, mentre lui è assolutamente etero.
“Ciao Mark.
Stavo solo aspettando che il capo mi convocasse. Tu perché sei in giro
per l’ufficio, invece di lavorare al caso che stavi seguendo?”
Mi lancia uno
sguardo infuocato.
“Il mio caso è
noioso, e poi ci sta già lavorando Tim: sai che mi odia!”
“Ovvio, gli hai
rubato la ragazza!”
“Non è vero! È
stata lei ad avventarsi su di me… ed io non ho fatto in tempo a
fermarla.”.
Scoppio in una
lieve risata.
Mark, anche se
non rispecchia il mio tipo ideale di ragazzo, è sicuramente molto
attraente: ventisei anni, un metro e ottanta, muscoloso ma non troppo,
capelli biondi e occhi azzurri, la sua origine nord-europea spicca
particolarmente e proprio per questo ha montagne di ragazze che gli
corrono dietro… e lui sicuramente non si tira indietro.
“Senti amico,
hai tempo per un caffè?”
Guardo
l’orologio: sono le 10:25, quindi posso dedicargli un po’ di tempo, ma
forse è meglio non prendere il caffè. “Certo!”
Ci rechiamo
nella piccola cucina adiacente agli uffici, Mark si versa una tazza di
caffè, mentre io prendo un succo di frutta alla mela.
“Blaine, devo
assolutamente raccontarti di ieri sera…”.
Questa è una
delle cose che non sopporto del mio amico: ogni volta che conosce
qualcuna, sente il bisogno irrefrenabile di informarmi, come se per me
fosse fondamentale conoscere la sua vita sentimentale, e soprattutto
sessuale, forse dovrei cominciare a raccontargli delle mie serate
focose con qualche ragazzo, così capirebbe com’è imbarazzante… magari
prima dovrei trovare i ragazzi con cui spassarmela. Non esco con
qualcuno da almeno cinque mesi, e vorrei tanto poter dimenticare
quell’imbarazzante cena, dove questo tizio non faceva altro che farmi
piedino da sotto il tavolo e mettere le mani dove non doveva; non siamo
neanche arrivati al dolce! Quindi, ripensandoci, sono più di cinque
mesi che non faccio sesso… un cucciolo di Chihuahua ha più vita sociale
di me!
Perso nei miei
pensieri, non mi sono neanche reso conto che Mark sta ancora parlando.
“… e così gli ho
detto: dai Eileen, vieni con me che facciamo un giro sulla mia Ducati
Monster.”
Quella è la sua
bambina: se qualcuno dovesse anche solo toccarla rischierebbe la vita!
“Così siamo
andati a casa mia… il resto puoi immaginartelo”
“Notte proficua
quindi?”
“Già, una bomba!”
Guardo
l’orologio: sono le undici meno cinque, quindi saluto Mark e mi avvio
verso l’ufficio del capo.
Arrivato
davanti, noto con piacere che Margaret non è alla sua scrivania.
Pericolo scampato!
In un primo
momento rimango al centro della stanza, indeciso su cosa fare, ma alla
fine mi avvicino alla porta ,aspettando che mi venga accordato il
permesso di entrare.
“Buongiorno
Signor Shuester… voleva vedermi?”
“Benvenuto
Agente Anderson, la stavamo aspettando. Si sieda pure” mi fa segno
verso la sedia davanti alla scrivania.
Nella stanza ci
sono tre persone: oltre al mio capo, dietro la scrivania, ci sono un
uomo sulla cinquantina che conosco di vista, ma di cui non so il nome e
una donna sulla trentina che invece non ho mai visto.
Mi siedo e
aspetto che il capo comincia a parlare, la donna mi squadra in modo
piuttosto evidente: la cosa mi da non poco fastidio, ma me lo tengo per
me.
“Bene signor
Anderson… comincio subito presentandogli il signor Cody Songer, capo
della sezione “Criminalità organizzata” del nostro dipartimento e la
Signora Allyson Bolland, vice direttrice del nostro quartier generale
di Washington”. Oh cavolo! Non avrei mai immaginato che una donna così
giovane ricoprisse un ruolo così importante.
“Piacere di
conoscervi”. A turno i due agenti mi stringono la mano; l’uomo mi
accenna un sorriso, mentre la donna resta imperturbabile.
“Ok, adesso
passiamo al vero motivo per cui siamo qui. Il caso per cui è stato
scelto è pronto ad essere avviato. Abbiamo fatto in modo che il nostro
informatore entrasse in contatto con l’organizzazione. Da questo siamo
risaliti alla possibilità che in questo momento loro siano alla ricerca
di nuovi membri; si pensa che vogliano espandere alcune delle loro
azioni malavitose, ma quello dovrà scoprirlo lei con certezza. Noi gli
faremo recapitare il suo “curriculum”, ovviamente modificato per i loro
standard, in modo tale che loro la prendano subito in considerazione. È
molto probabile che all’inizio non avrà contatti diretti con Smyte, ma
se tutto va bene sarà questione di pochissimo tempo.
Ovviamente, per
tutta la durata dell’operazione, Blaine Anderson non esisterà e non
sarà mai esistito. Il suo nuovo nome sarà Nathan Wortman.”
Mi passa un
gruppo di fogli, che scopro essere la mia scheda.
“Terminata
questa chiacchierata, avremo bisogno di una sua foto, in modo da
aggiungerla nel database. Una copia di questo sarà mandata alla banda.
Qui ci sono alcune delle sue malefatte, tra cui, rapina, spaccio,
resistenza a pubblico ufficiale e molto altro.”
Per uno come me
che non ha neanche mai rubato un biscotto dal barattolo di casa,
sarebbe difficile anche fare un quarto di quello che c’è scritto sulla
scheda.
“Oltre alla sua
identità cambieranno molte altre cose. Primo su tutti dovrà lasciare
casa sua. Il suo nuovo domicilio è già stato scelto. Non è una topaia,
ma neanche una reggia, e si trova in un punto strategico: non molto
lontano da quello che si presume essere il quartier generale degli
Warblers, ma è praticamente impossibile essere spiati. Così potrà
essere se stesso almeno in casa.”
Al momento non
vivo come un grosso problema il cambio d’abitazione, non mi
sono mai sentito a mio agio in quella casa; non so se imputare la colpa
al fatto che mi è stata comprata dai miei genitori, o se è solo triste
il fatto di dover essere costantemente da solo in un appartamento così
grande.
“Avrà due
telefoni cellulari: uno le servirà per comunicare con i componenti
dell’organizzazione, mentre l’altro sarà l’unico modo per comunicare
con noi; questo non dovrà mai lasciare l’appartamento, e sarà tenuto in
una cassaforte appositamente sistemata dentro ad un mobile. Inutile
dire che il suo attuale numero sarà momentaneamente sospeso.” Bene! Ed
io cosa l’ho comprato a fare L’I-Phone nuovo tre giorni fa ?!
“La sua immagine
sarà totalmente stravolta. Noi ovviamente faremo in modo di far sparire
tutto quella che riguarda Blaine Anderson, ma purtroppo, il rischio che
ci sfugga qualcosa c’è, quindi converrà che è meglio prendere qualche
precauzione in più”.
“Scusi se la
interrompo, ma in che senso dovrei stravolgere il mio aspetto?” Sono un
attimo confuso; non vorranno mica farmi una plastica facciale vero?
Questa volta a
prendere la parola è il Signor Songer. “Per prima cosa, via il gel dai
capelli! Fa troppo perfettino, e questa non è assolutamente
l’impressione che deve dare alla banda.”
NO! No, no, no,
no, no! Non possono togliermi il Gel! I miei capelli sono indomabili
senza, tanto che potrei fare concorrenza a Medusa… o al leader dei
L.M.F.N.A.O
“Anche
l’abbigliamento sarà modificato. Dovrà essere molto più casual e di
colori poco vistosi. Abbiamo pensato di farle usare anche delle lenti a
contatto nere.”
Le cose dette
sono tantissime, ma credo di aver capito tutto, in poche parole dovrò
cambiare totalmente il mio modo di essere.
La donna, che
non aveva ancora aperto bocca, prende la parola.
“Un’ultima
cosa Signor Anderson. Con molte probabilità, prima di farla entrare nel
gruppo, le proporranno una specie di “prova di fiducia”; a meno che non
sia un omicidio, lei non deve tirarsi indietro. Ci penseremo noi ha
coprila.”
Mi dice questo
fissandomi intensamente negli occhi, io annuisco e mi volto verso il
Signor Shuester, che mi sorride lievemente.
“Certo. Lo farò
sicuramente, non si preoccupi.” Adesso anche la donna accenna un
sorriso.
Il capo batte le
mani e comincia a parlare.
“Bene! Adesso
che è tutto deciso, dobbiamo finire di preparare il resto. Per prima
cosa dobbiamo trasformarla in Nathan Wortman, quindi è meglio
trasferirci al piano superiore, dove verrà preparato, così potremo
scattare le foto.
Successivamente
potrà chiamare i suoi genitori e gli amici più stretti, per avvertirli
che non potrà comunicare con loro per un po’ di tempo: sia il più vago
possibile sulla motivazione. Fatto questo ci consegnerà il telefono”.
Questa
sarà una cosa veloce; i miei non si faranno nessun problema a non
sentirmi per mesi, e il mio migliore amico è del FBI!
“Infine,
accompagnato da alcuni agenti, andrà a casa sua per prendere alcune
cose di cui non può fare a meno, e si recherà subito alla nuova casa.
Si trasferirà lì stasera stessa.” Wow, questo si che si chiama “poco
preavviso”! Dovrò pensare strada facendo cosa portarmi via.
Usciamo
dall’ufficio e prendiamo l’ascensore, diretti al 25esimo piano.
Dopo quasi
un’ora di Extreme makeover, dove la maggior parte del tempo era stata
spesa per togliermi il gel, torniamo nell’ufficio del signor Shuester,
nel quale troviamo ad attenderci tre agenti. Noto subito che uno di
loro è Mark
“Oddio B, a
fatica ti riconoscevo; il look da bad-boy ti dona !”
“Grazie Mark!”
Mi soffermo un
secondo a guardare gli altri tre agenti: non credo di averli mai visti
prima, la Signora Bolland mi toglie ogni dubbio…
“Ovviamente
conoscerà l’agente Mark Norden, poiché è stato scelto per questo. Loro
invece sono gli agenti Ted Sarton e Jessie Sires, due dei nostri
migliori elementi al distretto di Washington. Durante l’operazione loro
saranno le uniche persone, oltre a me e al Signor Shuester, con cui
potrà avere contatti”.
Stringo la mano
ai due agenti sconosciuti, il primo sulla quarantina, mentre l’altro
non dimostra più di trenta anni.
“Agente
Anderson, da questo momento lei può lasciare questa stanza e recarsi
con i suoi colleghi a casa sua, potrà chiamare i suoi genitori, e
quando avrà finito, consegni il suo cellulare all’Agente Norden.
Potremmo comunicare solo attraverso questo”. Il Signor Shuester tira
fuori da un cassetto un telefonino di ultima generazione “I nostri
numeri sono già segnati. Si ricordi di tenerlo sempre nascosto!”
Annuisco convinto.
“Adesso non ci
rimane alto che salutarci e augurarle in bocca al lupo. Si faccia
valere e stia attento; avere a che fare con quella gente non è un
gioco”.
“Stia Tranquillo
signore…Non la deluderò!”. Stringo la mano ai tre capi ed esco dalla
stanza con Mark a due agenti.
Margaret mi
lancia uno sguardo languido, che ricambio con un semplice cenno della
testa; mi reco verso casa, con il pensiero fisso che da domani tutto
cambierà…
Note:
Ed eccoci qua con il secondo capitolo.
Spero vi sia piaciuto un pò più del precedente, dato che non ha avuto
molto recensione *Occhiacucciolo*. Non so cos'altro dire... dopo una
giornata esteuante sotto al sole non sono di molte parole.
Se siete fan anche
del CrissColfer, io sto partecipando alla "CrissColfer week". Se vi va
adate a leggere!!
Baci Ire
|
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Capitolo 5 *** Piccoli drammi e nuova vita! ***
Ciao!
Ecco qua il terzo capitolo... spero lo preferiate più dei precedenti :(
A dopo!
Arrivato
in casa, corro velocemente in camera mia e tiro fuori da sotto il letto
la mia valigia, Mark e gli altri due Agenti mi raggiungono dopo un paio
di minuti.
“Blaine, giacché
siamo qui per aiutarti, vorremmo sapere da dove cominciare”.
“Potresti
mettere in valigia un po' di vestiti mentre io vado a raccogliere un
po' di cose in giro per la casa?”.
Annuisce e si
avvicina all'armadio; esco dalla camera e vado in bagno, prendo da un
cassetto uno spazzolino da denti nuovo e del dentifricio, ovviamente
senza dimenticare anche il tubetto di gel... purtroppo sarò costretto
ad usarlo pochissimo!
Metto tutto in
un sacchetto, insieme con alcune creme e vari prodotti da bagno, torno
in camera, dove Mark sta ancora prendendo i vestiti da un cassetto.
Noto che gli altri due si limitano a piegare le cose e a riporle in
valigia, quasi come se non volessero invadere la mia privacy, appoggio
il sacchetto vicino alla valigia.
“ In bagno ho
preso tutto; adesso dovrei togliere alcune cose dal frigo che
potrebbero andare a male. Non è che lo fareste voi due mentre io
finisco qui?”.
A prendere la
parola è il più giovane.
“Nessun problema
Agente Anderson. Comunque prima non ci siamo presentati a dovere: io
sono Jessie Sires, ma puoi chiamarmi semplicemente Jessie!”.
Gli stringo la
mano.
“ Blaine
Anderson, o più semplicemente Blaine”!
Mi sorride
brillantemente per poi uscire dalla stanza insieme all'altro agente;
appena rimaniamo soli, Mark mi vomita addosso un fiume di parole.
“Blaine,
Shuester mi ha spiegato tutto mentre eri su; sei davvero sicuro? Sai
che è una cosa rischiosissima? Quelli di certo non scherzano, e
potresti farti davvero male, ed io non vogl…”.
“Mark, fermati
!” Gli appoggio delicatamente le mani sulle spalle. “So a cosa vado in
contro, ma capisci che non potevo rifiutare. Questo è il mio lavoro, e
quando l’ho scelto, sapevo che cosa avrei dovuto fare. Devi fidarti di
me: non succederà niente!”.
Il suo sguardo è
a metà tra l’orgoglioso e lo spaventato.
“Ok, mi fido: ma
vedi di non farti male. Non sei solo il mio migliore amico…sei più come
un fratellino per me. Normalmente non sono un tipo sentimentale, ma sai
che ti voglio bene e ci tengo ad averti in torno ancora per molto
tempo!”.
Senza pensarci
un secondo lo abbraccio forte.
“Vale lo stesso
per me”.
Non riesco a
fermare la lacrima birichina, che mi scorre sulla guancia fino a che
non si ferma sulla stoffa morbida della sua T-Shirt, restiamo così per
quasi un minuto, senza dire una parola, fino a che Mark non si
allontana, schiarendosi la voce.
“Basta fare le
femminucce, torniamo a lavoro”.
Nel secondo in
cui riesco a vederlo in faccia, prima che si volti verso l’armadio,
capisco che si è commosso anche lui, quando finiamo con l’armadio
passiamo ai cassetti dei comodini, tiro fuori alcuni medicinali vari
che metto in un sacchettino.
All’improvviso
Mark scoppia a ridere, inizialmente non ne capisco il motivo ma mi
basta alzare lo sguardo perché tutto diventi più chiaro…
STUPIDO BLAINE!
Perché gli hai lasciato controllare il comodino di sinistra?
Nel giro di un
secondo divento rosso come un peperone e lo sguardo malizioso di Mark
non fa che peggiorare la situazione.
“Blaine caro…
devo metterci anche questi in valigia?”
Tra le sue mani
ha la bottiglietta di lubrificante e una scatola di preservativi.
“Mollali subito!”
Mi fiondo nella
sua direzione, alla velocità della luce, per cercare di recuperarli, ma
Mark alza le braccia sopra la propria testa.
Brutto bastardo!
La mia altezza, in questo caso, mi è totalmente d’ostacolo.
“Te lo ripeto
un’ultima volta… Mettilo giù subito!”
“E se a me non
andasse? Dai B non prendertela. Non capisco perché sei così pudico; non
c’è niente di male ad essere preparati alla possibilità di divertirsi.”
Provo ad
incenerirlo con lo sguardo, ovviamente senza risultati.
“Non è vero che
sono pudico: solo, non mi piace sventolare la mia vita sessuale ai
quattro venti”.
Mark scoppia in
una fragorosa ristata.
“ B,
quale vita sessuale? Quella con la tua mano destra? La scatola non è
neanche aperta! A differenza del lubrificante… ma quello lo puoi usare
anche da solo!”.
“Vaffanculo
Mark!”
Il rossore sulle
guance non è diminuito di una virgola, e il fatto che abbia ragione mi
urta ancora di più.
“Scusate
ragazzi, noi di là abbiamo fini…”
Mi si
gela il sangue nelle vene, sulla porta con un’aria tra l’imbarazzato e
il divertito c’è Jessie; sono, senza ombra di dubbio, il re delle
figure di merda!
Mark, con un
gesto secco, abbassa le braccia e butta le confezioni sul letto, io
sono talmente rosso, che dubito fortemente di riuscire a riacquistare
il mio colorito naturale prima di un paio d’ore.
“Vengo ad
aiutarvi per portare tutto in macchina. Blaine, che ne dici se nel
frattempo fai quella chiamata? Almeno dopo possiamo andare alla nuova
casa.”.
“Ok. Datemi al
massimo dieci minuti”.
I due escono
dalla stanza, ma prima di chiudere la porta Mark mi lancia uno sguardo
di comprensione, infatti, lui conosce per filo e per segno la
situazione, non propriamente felice, della mia famiglia.
Mi siedo sul
letto e prendo il cellulare dal comodino, può un’azione così semplice
sembrare insormontabile? Si, se devi chiamare i tuoi genitori che senza
ombra di dubbio preferirebbero non sentirti mai.
I rapporti con i
miei non sono mai stati idilliaci, e con il mio coming out sono pure
peggiorati; mio padre praticamente non mi parla più se non per tirarmi
qualche frecciatina durante le feste che non posso evitare.
Mia madre invece
mi parla... certe volte anche troppo! Il suo sport preferito, oltre al
tennis con le amiche, è il giudicarmi e darmi consigli di cui farei a
meno, tipo:
“Blaine,
possibile che tu non riesca a trovare una bella ragazza, in modo tale
da farti passare questa tua fissazione”, oppure, “Con tutti i
fantastici lavori che avresti potuto fare, hai scelto di essere un
insignificante agente FBI”.
Mi decido a fare
il numero e dopo quattro squilli mia madre risponde.
“Pronto”
“Ciao mamma,
sono Blaine”
“Oh, ciao
tesoro! Che strano sentirti senza un motivo apparente…”
“Be, in realtà
un motivo c’è”
“O mio dio… non
dirmi che finalmente hai trovato una ragazza?”
“No mamma! Sono
ancora completamente gay…comunque ti ho chiamato per una cosa di
lavoro. Volevo avvisarti che non potremo sentirci per un po’ di tempo,
dato che sto per cominciare un’importante operazione. Mi farò risentire
appena tutto tornerà nella norma.”
“Oh…ok. Immagino
che non passerai da casa per salutare Cooper quando tornerà
dall’Inghilterra”.
“No, ma
salutamelo tu… e saluta anche papà”
“Va bene. Allora
divertiti e prenditi cura di te”
“Come sempre.
Ciao mamma”
“Ciao tesoro”
Beh…Rapida e
indolore! Non che mi aspettassi una reazione diversa, però fa lo stesso
un po’ male.
Smetto di
pensarci e raccolgo le ultime cose rimaste in giro per la stanza:
qualche DVD e CD, dei libri che avevo acquistato tempo fa e la foto di
me e Cooper, mio fratello, nonché l’unica persona della mia famiglia
che mi aveva accettato per quello che ero; peccato che vivesse a Londra!
Prendo la
tracolla con le ultime cose ed esco dalla camera.
Mark e gli altri
mi stanno aspettando in due macchine, chiudo la porta a chiave e mi
dirigo verso l’auto in cui è seduto il mio amico.
“Perché stiamo
partendo con due auto?”
“Una sarà la
tua, infatti, quest’auto è segnata ad un certo Nathan Wortman. È ovvio
che tu non possa usare la tua auto, idiota”. Giusta osservazione!
Dopo circa
un’ora arriviamo davanti alla mia nuova casa, vista dall’esterno non
sembra messa molto male, anche se non ha niente a che vedere con le
case in cui sono abituato a vivere.
La differenza
tra i distretti è innegabile: passare dall’Upper east side a un
normalissimo quartiere di Brooklyn fa un certo effetto; gli enormi
grattacieli sono sostituiti da palazzi molto più bassi e diroccati, i
negozi presenti sono i piccoli alimentari e i classici Dollar
store…niente a che vedere con i negozi super modaioli della 5th avenue
o con le luci sfavillanti di Time square.
Sembra di essere
in un altro stato, questa è l’altra faccia di New York, quella che non
sono abituato a vivere.
“Ok, le
indicazioni del capo dicono che dobbiamo fermarci qui, dato che dal
lato del tuo appartamento non c’è la strada e neanche il parcheggio”.
“A che piano è?”
“Secondo. In un
certo senso non è andata poi così male, dato che dovremo trasportare
tutti i bagagli a mano, perché non c’è l’ascensore”.
Fermiamo le auto
e portiamo su le valige.
Dopo circa
un’ora tutti i bagagli sono nell’appartamento.
“Bene, noi qui
abbiamo finito”.
“Ok, tanto a
sistemare tutto ci penso io”. Sorrido
“B, dammi le tue
chiavi di casa, quelle della macchina e il cellulare. Ricordati di
mettere quello riservato al FBI in cassaforte se qualcuno dovesse
entrare in casa o quando esci”. Ci scambiamo le chiavi e i telefoni.
“Ragazzi voi
avviatevi, io devo dire un’ultima cosa ad Anderson”.
Gli altri due
agenti, salutandomi con un cenno, escono dalla porta; appena sono fuori
dalla nostra vista, Mark mi si getta letteralmente addosso e mi
abbraccia.
“Blaine sta
attento. Guardati le spalle perché con quella gente non si scherza”.
Sciolgo
l’abbraccio e lo fisso negli occhi.
“Tranquillo, lo
so. Me la caverò benissimo, vedrai tra poco potremmo tornare
liberamente a fare gli idioti in giro per NY durante i nostri giorni
liberi”.
“Certo. E
ricordami di presentarti qualcuno quando tornerai “Blaine Anderson”!”.
“No grazie, per
quello continua a farti gli affari tuoi! Adesso vai!”
Lo spingo
leggermente verso l’uscita, lui mi abbraccia velocemente un ultima
volta e poi si chiude la porta alle spalle borbottando un imbarazzato
“ti voglio bene”.
Rimango un paio
di minuti, immobile in mezzo alla stanza, senza sapere bene cosa fare,
alla fine mi metto all’opera e comincio a sistemare le cose primarie
nella cucina, prima di fare un giro della casa.
La cucina è
piccola ma accogliete, i mobili sono tutti di colore bianco;
c’è un piccolo forno a microonde, tre fornelli, diversi scompartimenti
e un frigorifero con il congelatore sotto. Il tavolo, che si trova al
centro della stanza, è piccolino e difficilmente ci mangerebbero più di
quattro persone.
Dalla porta
d’ingresso si entra direttamente nel salotto, che è composto da un
divanetto a tre posti rosso, un puff-poltrona dello stesso colore, un
televisore e una libreria. È carino ma assolutamente impersonale. Dal
salotto ci si può spostare direttamente in cucina oppure nella zona
notte, composta da una camera, con un letto a due piazze e un semplice
armadio, e dal bagno piccolo ma ospitale. Tutto sommato l'appartamento
non era per niente male.
Adesso capisco
anche perché l’FBI abbia scelto questo posto; in effetti, affacciandosi
dalle finestre presenti in casa, si nota che non ci sono accessi per
entrare o controllare la casa senza essere visti.
Guardo
l’orologio e vedo che è ormai ora di cena, mi preparo qualcosa di
veloce per cena e mi faccio una doccia rilassante, quando esco, mi
metto un paio di pantaloni della tuta e una t-shirt risalente al
periodo universitario, che, infatti, a su scritto il nome “ Columbia
Università”. Mi siedo sul divano facendo zapping tra i vari canali
televisivi, anche se non c’è niente di mio gradimento, quindi spengo
tutto e vado in camera per leggere qualcosa. Il telefono, che avevo
lasciato sul comodino, è illuminato. È un messaggio del capo che mi
informa, che i miei nuovi documenti arriveranno domani. Appena mi
sdraio, sento la stanchezza per questa giornata frenetica, arrivare
tutta insieme, l’unica cosa che mi rimane da fare è spengere la luce è
abbandonarmi a un sonno profondo e senza sogni.
Note:
Ed eccoci qua! Capitolino un pò di passaggio, ma prometto che dal
prossimo tutto sarà più vivo e... Arriverà Kurt! lo so che ci ho messo
tanto, ma purtroppo mia madre non mi ha fatto con il dono della
sintesi, quindi sono logorroica pure nello scrivere la
storia!
Parlando del capitolo: conosciamo un pò di più il legame che
unice Blaine a Mark e vediamo il passaggio dalla casa di "B" a quella
di "Nathan", con ovvio cambio di zona. Il mio amore per NY è piuttosto
evidente, infatti, il mio cuore ormai è lì da circa 6 mesi (insieme ad
alcuni dei miei neuroni rimasti davanti al teatro di "How to succeed",
dopo aver incontrato Darren Criss <3 ), e il cambio di modo di
vivere da zona a zona mi è rimasto davvero
impresso.
Spero comunque che la
storia interessi anche se non ho nessun feedback che mi fa capire se vi
piace o no (Please,
recensite!)
Sto crollando dal sonno quindi chiudo
qui le note, con i soliti ringraziamenti alla beta, a voi che leggete e
a chi mette la storia tra le segiute e le
ricordate!
Baci
Ire!
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Capitolo 6 *** la quiete e la tempesta ***
Ed eccoci al 4 capitolo... abbastanza ricco di avvenimenti. Scusate il ritardo, ma sia io che la beta abbiamo avuto problemi di connessione :(
A dopo con le note. Enjoy!
Mi sveglio di soprassalto per colpa di un sogno che non riesco a ricordare, dopo un paio di secondi mi rendo conto che non sono nel mio letto, mi ci vuole qualche minuto per riuscire a connettere tutti i neuroni e ricordarmi degli avvenimenti del giorno precedente.
Non stavo dormendo nel mio letto perché adesso non sono più Blaine Anderson, il 23enne che viveva in un lussuoso appartamento nell'Upper East Side, adesso sono Nathan Wortman, un piccolo criminale che abitava in una modesta casa a Brooklyn.
Risistemate un po' le idee mi alzo dal letto e controllo l'ora, sono le 10:30, e dall'ufficio non ha ancora chiamato nessuno.
Mi faccio una doccia veloce, metto su un paio di jeans e una t-shirt e vado in cucina a fare colazione, preparo una tazza di caffè e mangio un paio di biscotti che mi ero portato da casa.
Dall'ufficio non arrivano ancora notizie, quindi decido di farmi un giro per il quartiere e passare dal supermercato per prendere qualcosa che non avevo portato con me.
Metto una camicia a quadri blu sulla maglietta, lasciandola aperta, prendo la mia tracolla ed esco.
Quando arrivo sulla strada principale, capisco davvero quanto tutto questo sia diverso da Manhattan. La vita sembra scorrere molto più rilassata: la gente cammina lentamente, senza scontrarsi per la troppa fretta. Se non avevo capito male, il quartiere era Windsor Terrace, uno di quelli che rimaneva ancora attaccato alla “old” Brooklyn; infatti le case erano ancora in stile “Vecchia New York”, davvero belle e caratteristiche; i negozi erano tutti piuttosto piccoli e con insegne molto sobrie.
Tutto sommato non era così' tremendo come credevo; Harlem era sicuramente un quartiere più rischioso, anche se davvero vicino all'Upper East Side; entro in un piccolo supermarket di quartiere, la maggior parte delle persone che stavano facendo spese sono di origine ispanica.
Compro giusto un paio di cose fresche, pago ed esco, con l'intenzione di tornare a casa, ma appena fuori il mio cellulare squilla.
“Pronto”
“Buongiorno agente Anderson. Sono l'agente capo Allison Bolland”
“Buongiorno Signora Bolland”
“Volevo avvisarla, che nel primo pomeriggio, un'agente verrà a consegnarle i suoi nuovi documenti, quindi si faccia trovare in casa”
“Ok, nessun problema”
“Un'ultima cosa... il nostro intermediario domani si metterà in contatto con l'organizzazione, in modo da passargli il suo nominativo. Quindi si prepari a ricevere una telefonata da loro”
“O-ok...”
“Bene, adesso la devo salutare. Arrivederci agente Anderson”
“Arrivederci”.
Wow! Allora la freddezza della Bolland non era stata solo un'impressione.
Metto il telefono nella tracolla e riprendo la via di casa.
Alle 3 del pomeriggio suona il campanello. Mi alzo dal divano e vado ad aprire,
“Buongiorno Anderson. Posso entrare?”
“Buongiorno agente Sires, entri pure!”
“Grazie. Come immagino sappia, sono venuto a portarle i suoi nuovi documenti. Ecco, è tutto qua dentro.”
“Grazie.” L’agente Sires mi porge un raccoglitore.
“Allora, come procede questo “cambio di vita”?”
“È strano, però non mi lamento.”
“Senti, posso darti del tu vero?”
“Oh…certo!” Sono abbastanza sorpreso dal cambio della sua espressione.
“Bene Blaine, allora se accetti un consiglio: prenditi questi giorni di transizione come una sorta di vacanza. Quando ti ritroverai nel vortice, non avrai neanche un secondo per respirare.”
Cavolo sembra che lui ci sia già passato in questo genere di operazioni!
“Jesse posso farti una domanda?”
“Certo”
“Hai già partecipato ad operazioni sotto copertura prima d’ora?”
“Non personalmente, ma in un paio di occasioni ho lavorato a fianco di agenti sotto copertura, un po’ come in questo caso.”
Restiamo a parlare per quasi un’ora, durante la quale sono riuscito a osservarlo attentamente. Il mio collega è più alto di me di almeno dieci centimetri, i capelli sono un misto tra castano e biondo, mentre gli occhi sono di colore marrone scuro. Sicuramente un tipo niente male. Oltretutto mi viene così naturale conversare con lui, che quasi mi stupisco di me.
Dopo un po’, però, Jesse è costretto ad andarsene.
“Devo tronare in ufficio per sbrigare un paio di commissioni. Ci sentiamo.”
“Certo. Grazie mille per la piacevole chiacchierata; non so quante ne potrò avere di simili per un po’ di tempo.”
“Di niente, ha fatto piacere anche a me.”
Ci avviamo verso la porta, ma sulla soglia Jesse si ferma.
“Blaine, che ne dici se, finita l’operazione, uscissimo a bere qualcosa insieme?”
Oh… mi sta per caso chiedendo di uscire? Non avevo capito che fosse gay!
“Sei gay giusto?” Deve essersi accorto del mio sguardo stupito.
“S-si sono gay”
“Oh, meno male. Per un attimo ho creduto di aver fatto una terribile gaffe. Comunque adesso devo davvero andare.” Punta gli occhi nei miei.
“Pensaci!” Con queste parole esce dal mio campo visivo.
Possibile che io sia così sfigato da rimediare un bell’appuntamento proprio quando sono sotto copertura?
2 giorni dopo
Ho passato due giorni tranquilli, pieni di passeggiate per il quartiere, che ormai ho rivalutato in positivo, e serate di totale relax in casa. L’unica cosa che mi ha un po’ smosso è l’SMS del signor Shuester, che m’informava dell’avvenuta consegna del mio nome agli Warbler.
Dovevo immaginarmi che i cambiamenti sarebbero arrivati presto; mentre pranzo, con tutta tranquillità, davanti al televisore, il mio telefono “non FBI” comincia a squillare,
il numero è ovviamente privato; prima di rispondere prendo un respiro profondo e cerco di immedesimarmi il più possibile.
“Pronto?”
“Salve. Parlo con il signor Nathan Wortman?”
La voce, che proviene dall’altro capo del telefono, appartiene sicuramente ad un uomo piuttosto giovane.
“Si, sono io. Posso sapere con chi sto parlando?”
“Un certo Erik Goo mi ha dato il suo nome e numero. Mi ha pure detto che sarebbe interessato a collaborare con noi. Immagino che le basti questo per capire cosa intendo.”
“Ok. Sei un membro degli Warbler.” L’altro soffoca una risata.
“Diciamo di si.”
“Giusto per capire…con chi starei parlando adesso precisamente?”
“Ha l’onore di parlare con Sebastian Smythe!”
O cazzo… Sto parlando da subito con il capo dell’organizzazione!
“Sebastian Smythe? Non avrei mai immaginato di parlare subito con il grande capo.”
“Capisco che è inusuale, ma odio restarmene in disparte. Sono un uomo d’azione, e soprattutto nella scelta dei nuovi membri voglio avere la prima e l’ultima parola.”
È uno sicuro di se, e lo si evince chiaramente anche solo da una telefonata.
“Be, mi sembra una cosa sensata”
“Già, e proprio per questo devo avvertirla: il suo telefono è sotto controllo. Penso che capisca il mio essere diffidente”
“Non si preoccupi, la capisco perfettamente. Infondo lei non mi conosce”
“Tanto per cominciare la nostra conoscenza, potremmo cambiare questo “Lei” troppo formale, nonché piuttosto imbarazzante visto il fatto che siamo quasi coetanei, e sostituirlo con un “Tu”, molto più rilassato. Cosa ne dice?”
“Assolutamente d’accordo”
“Ok Nathan, adesso è arrivato il momento di parlare d’affari. Immagino tu sappia il motivo per cui ti ho chiamato”
“Diciamo di si, anche se sarei davvero interessato a conoscere qualche particolare in più”
“Sei un ragazzo curioso… questa cosa mi piace molto. Ma ovviamente non posso ancora svelarti tutto. Sappi solo che ho bisogno di uomini che non hanno paura di nulla e che siano pronti a tutto. Gli Warbler hanno intenzione di espandersi su settori che non sono ancora nel nostro dominio.
“Non mi piace vantarmi, ma credo proprio di essere quello che state cercando” Troppo eccessivo? Forse, ma a Smythe sembra non importare.
“Ogni parola che dici mi convince sempre di più. Sembri in gamba e sicuro di te… in più sei molto attraente, e questo può giocare solo a tuo favore”
Il tono adesso è incredibilmente malizioso e lascivo e, a essere sinceri, m’imbarazza un po’. Mi prendo un secondo per ricompormi gli rispondo abbassando il tono della voce in modo più o meno sexy.
“Sai, mi farebbe molto piacere ringraziarti di persona. Quando potrò avere il piacere di incontrarti faccia a faccia?”
“Spero molto presto. Anche qualcun altro molto vicino a me ci conta”
Non intenderà mica… si, intende sicuramente quello!
“Però, caro Nathan, non sarà così semplice”
“Cioè?”
“Prima dovrai dimostrarmi che fai sul serio. Ho bisogno di una specie di “Prova di fedeltà”. Risolto questo problemino, potremo finalmente avere i nostri incontri…più o meno ravvicinati.”
La signora Bolland aveva ragione: Smythe vuole provare la mia fedeltà; ed è anche uno che ci prova con tutti!
“Sono a tua disposizione. Che cosa hai in mente?”
“Blaine, continui a piacermi sempre di più. Molte delle mie idee però sarò costretto a dirtele quando ci incontreremo di persona, possibilmente nudi. Adesso però è questo, quello che devi fare…”
Il momento è arrivato e io fatico ancora a crederci. Rapinare una banca; ecco quello che Sebastian mi ha chiesto.
Questa è la cosa più illegale che abbia mai fatto in vita mia. Sono sempre stato uno
ligio alle regole, soprattutto per via dell'educazione datami dai miei genitori,
particolarmente severa, dalle scuole che ho frequentato: costosissimi istituti privati
che richiedevano una forte disciplina e alla fine dal FBI.
Mi affaccio lentamente alla porta: dentro ci sono un po' di persone, ma non
abbastanza da crearmi problemi.
Entro nella banca con una naturalezza che non credevo di avere, dato che sono
terrorizzato, la pistola, accuratamente nascosta nella tasca posteriore dei jeans,
brucia quanto l'adrenalina che mi scorre nelle vene.
Mi avvicino allo sportello libero, dove dietro è seduta una ragazza mediamente carina
intenta a scrivere qualcosa al PC. Appena si accorge della mia presenza mi sorride
dolcemente
“Buongiorno. Cosa posso fare per te?”
O adesso o mai più!
“Te lo dico con molta calma...questa è una rapina, e adesso voglio tutti i soldi che hai lì” Pronuncio queste parole in modo rilassato, tenendo la mano saldamente appoggiata alla pistola.
La ragazza si congela sulla sedia e nei suoi occhi riesco a scorgere la paura, la sua collega sembra non essersi accorta di nulla, intenta com'è a servire la cliente
che in questo momento se ne sta tranquillamente andando. Adesso siamo rimasti in 4
dentro la stanza: oltre a me infatti ci sono le due donne allo sportello è un ragazzo che
ha appena cominciato un pagamento.
Tutto sta andando per il verso giusto...devo solo aspettare che l'ultimo cliente esca e
poi potrò ripulire entrambe le casse. Il panico mi sta divorando.
Si dice che certe volte basta distrarsi un secondo per mandare tutto a puttane...
peccato che io non ho preso in considerazione questa ipotesi.
Appena mi volto noto che la ragazza non è più seduta...e in un attimo la situazione
precipita. La ragazza schiaccia un pulsante e un fortissimo allarme mi distrugge i
timpani e il cervello.
Cazzo la polizia! Sono nella merda.
Adesso anche l'altra donna e il ragazzo si sono resi conto che c'è qualcosa che non va,
e proprio quest'ultimo mi fissa con lo sguardo terrorizzato, immobile... ha capito tutto!
E ora cosa faccio....devo pensare ad un modo per andarmene di qua senza fare danni.
Forse potrei...si è l'unica soluzione! Senza indugiare troppo tiro fuori la pistola.
Vedo il giovane sussultare e indietreggiare, fino ad arrivare spalle al muro. In un certo
senso riesco a capire il suo terrore e vorrei tanto riuscire a tranquillizzarlo...ma non
posso. Rischio di far saltare la copertura.
Mi avvicino alle due donne
“Adesso voi mi darete tutti i soldi...altrimenti avrete una vita sulla coscienza” Dicendo
questo punto la pistola verso il ragazzo che in quel momento trattiene a stento un singhiozzo.
In lontananza si sentono delle sirene... ok Blaine…piano B!
Corro verso il giovane e lo faccio alzare prendendolo per un braccio... adesso non ha
più problemi a nascondere le lacrime e questo mi fa incredibilmente male... non
distrarti!
Continuo a trascinarlo per il braccio e mi avvicino di nuovo alle donne
“Ok adesso mettete tutto in questo sacco, e nessuno si farà male”
La più giovane delle due fa quello che gli dico senza fiatare, mentre l'altra è ancora congelata vicino ad una porta, che è senza ombra di dubbio la mia unica via d'uscita.
La polizia è senza dubbio arrivata.
Appena mi viene restituita la mia borsa la metto su una spalla e mi rivolgo alle donne
“Grazie mille...adesso penso proprio che sia il momento di dovervi salutare...e per
essere sicuri che non ci siano problemi all'uscita credo proprio che mi terrò un
ricordino” Il ragazzo ha sicuramente capito a cosa mi riferisco perché comincia a
piangere più forte e cerca di divincolarsi dalla mia presa che si fa ancora più salda.
Anche una delle ragazze adesso si è messa a piangere.
Sempre con il ragazzo mi dirigo verso la porta sul retro...ed è in quel momento che per
la prima volta sento la sua voce “Ti pre- Ti prego lasciami andare...a-adesso hai i soldi,
io non ti servo”
“Non direi...se esco e la polizia è appostata potrebbe spararmi, mentre con te vicino
non mi succederà nulla. In un certo senso mi servi da scudo” Pur quanto sappia che sia
giusto soffro a dirgli queste parole. In realtà non riesco a rendermi conto come faccia a fare questo senza crollare.
Da quel momento non dice più una parola, anche se continua imperterrito a piangere.
A quanto pare i poliziotti non sono ancora arrivati nel parcheggio sul retro, dove è
parcheggiata la mia auto.
Appena arriviamo all'aperto il ragazzo tenta nuovamente di scappare, fallendo
miseramente. Arrivati davanti all'auto poso la pistola e apro la portiera del passeggero,
gettando lo sfortunato sul seggiolino. Come da copione cerca nuovamente di scappare,
ma basta avvicinargli la pistola che si blocca. So che per una giusta causa, ma mi sento comunque uno schifo.
Salgo sul mio sedile e metto in moto, finalmente riesco a fare mente locale su
tutto quello che è successo.
I piani iniziali ovviamente sono saltati e io mi sono messo in un grosso casino!
Note-
Alloooora. Premetto che sono incredibilmente fusa per la giornata/serata/nottata di ieri, quindi questo spazio potrebbe essere assolutamente senza senso.
Parlando del capitolo: nella prima parte ho sclerato sulle differenze che si riscontrano tra le zone di NYC, ovviamente attraverso gli occhi di Blaine. Premetto che qundo sono stata a NY non ho visto molto la zona di Brooklyn, anche perchè il mio albergo era sulla 45th (a 2 passi da Time square), e ho passato molto tempo davanti al teatro di How to secceed ad aspettare il caro Darren <3 . Harlem invece l'ho vista con i miei occhi e vi giuro che non sembra neanche di essere a NY.
Tronando al capitolo, Arriva L'agente Jessie Sires, che comunque non penso tornerà moto spesso, anche se Blaine non gli è per nulla indifferente...
Uno dei punti cruciali: Arriva Sebastian, anche se solo telefonicamente per adesso. Io non amo molto Seb, quindi per me sarà il male puro e non avrò rimpianti.
E per finire Kurt, che arriva nel peggiore dei modi (sono stata male per lui mentre scrivevo).
Il prossimo capitolo sarà interamente KLAINE (e probabilmente anche quello dopo).
Spero che qualcuno segua questa storia e che sia felice di questo capitolo che finalmente da una svolta a tutto.
Ringrazio la mia beta (neanche i problemi di connessione ci fermeranno!) e tutte voi che leggete. Come sempre mi farebbe piace un vostro feedback!
CIAO Irene
Ps- giuro che è l'ultima cosa; ho creato un profilo autore su facebook. Se vi va aggiungetemi! Mi trovate come Kissthenight efp!
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Capitolo 7 *** good or bad? ***
Ed eccoci con il 5
capitolo.
Enjoy!
Il viaggio in
auto prosegue in silenzio, intervallato solo dai singhiozzi che il
ragazzo non riesce a trattenere; il cuore mi si sta spaccando in due,
ma non posso dire nulla finché non ho parlato con l'FBI.
Circa a metà strada il ragazzo smette di piangere, ma nei momenti in
cui riesco a guardarlo negli occhi, ci vedo ancora tanta paura;
arriviamo a casa mia dopo una mezz'oretta di viaggio, esco dall'auto,
prendo il ragazzo per un braccio e lo trascino a forza
nell'appartamento, evitando accuratamente di guardarlo negli occhi per
non farmi fregare da uno sguardo terrorizzato, che combinato a quegli
occhi fantastici potrebbe farmi capitolare.
Lui ormai sembra rassegnato, infatti, non oppone più nessun tipo di
resistenza e si fa trascinare in casa.
Una volta entrato in casa chiudo la porta a chiave e metto quest'ultima
in tasca, fatto questo trascino il ragazzo verso il divano e ce lo
getto sopra.
“Adesso stai fermo qui, che vado a cercare una corda. Non
provare a scappare, tanto sai anche tu che sarebbe tutto inutile.”
Il ragazzo rimane ad occhi bassi si limita a farmi un cenno titubante
con la testa e io vado in cucina, dopo un paio di minuti torno in
salotto, trovando il ragazzo nella stessa posizione nel quale l'avevo
lasciato.
Quando mi avvicino alza la testa, e quello che vedo mi spezza il cuore
definitivamente: gli occhi azzurri, per colpa delle lacrime, adesso
sembrano quasi trasparenti, il volto delicato è contratto in una
smorfia, dovuta al pianto, e completamente rigato di lacrime, sembra
quasi che stia trattenendo, in ogni modo possibile, dei forti
singhiozzi. Distolgo immediatamente lo sguardo, perché rischio
seriamente di buttare all'aria l'intera copertura; devo chiamare
immediatamente il capo per capire come comportarmi.
“Dammi le mani”
Il ragazzo sembra risvegliarsi da una sorta di trans e mi fissa negli
occhi, e a mo’ di sfida, non allunga le braccia verso di me; se fossimo
stati in un'altra situazione, avrei riso del suo modo di fare, ma sto
recitano la parte del cattivo, e non posso permettermi passi falsi,
quindi mi avvicino di più e gli afferro i polsi, rimanendo però
abbastanza delicato.
“Non mi piace essere ignorato, e se quello che chiedo non mi viene
dato... me lo prendo da solo”
Ho la sensazione di essere ridicolo quando faccio queste affermazioni!
Gli lego i polsi e le caviglie con la croda, in modo che non possa
tentare di scappare, nel frattempo cerco di scoprire almeno le
generalità della persona che ho davanti.
“Come ti chiami?”
Lui mi fissa con occhi confusi, rimanendo però in silenzio.
“Non è una domanda difficile, ho solo chiesto il nome”
“Vuoi saperlo prima di uccidermi? Che cosa carina..”
Per la prima volta sento la sua voce, senza i filtri del pianto, sembra
quella di un angelo, delicata ma allo stesso tempo decisa.
“La mia idea principale non è quella di farti fuori, ma posso sempre
ripensarci se non rispondi alle mie domande”
Non sembra viverla come una vera minaccia, però questa volta risponde.
“Mi chiamo Kurt. Kurt Hummel”
“Ok, Kurt, adesso vado nella stanza qui di fianco per fare una
telefonata. Tu invece te ne starai qui seduto a vedere un po' di TV,
così il tempo passerà più velocemente”
Sembra voler controbattere, ma alla fine ci ripensa e resta in
silenzio; accendo su un canale a caso, che in quel momento trasmette
“Jersey shore”, e dato che sembra piacergli, lo lascio lì e vado in
camera.
Sul cellulare ci sono la bellezza di cinque chiamate perse, tutte di
Shuester ovviamente; la notizia si deve essere espansa a macchia d’olio.
Chiamo il capo, prevedendo la strigliata che mi prenderò, giustamente,
dato che ho mandato tutto a puttane: ancora non mi spigo il motivo per
il quale ho preso un ostaggio. Così facendo ho coinvolto un civile in
un caso federale e ho messo a rischio la vita di un povero ragazzo.
Mio padre ha sempre avuto ragione, sono un fallito totale.
Qualcuno risponde al telefono, risvegliandomi dai brutti pensieri.
“Pronto…”
“AGENTE ANDERSON!” Ok, il capo è parecchio incazzato.
“Si rende conto di che casino ha combinato? Un ostaggio non era
compreso nel pacchetto “Smythe”, come le è venuto in mente di agire
così?”
“I-io non lo so, ho reagito d’istinto. Stava andando tutto bene, ma poi
una delle impiegate è riuscita a far partire l’allarme… N-non c’ho
capito più niente, avevo paura di far saltare la copertura e questa è
la prima soluzione che mi è venuta in mente.”
“Be doveva pensarci di più. Non è riuscito a mantenere la calma e
questa è una cosa che ci si aspetta da un buon Agente federale. Facendo
così ha solo peggiorato la situazione.”
“Lo so…m-mi dispiace. Vedrò di risolvere la situazione al meglio, ma
adesso cosa devo fare con il ragazzo?”
“La cosa migliore sarebbe non fargli sapere nulla, ma immagino che per
lei non sarà facile tenere la maschera 24 ore su 24… quindi può dargli
un’infarinatura della cosa molto generale; tanto ormai anche lui c’è
dentro fino al collo.” Sembra si diverta a mettere il dito nella piaga.
“Ok, farò come dice lei…”
“Noi ovviamente abbiamo già coperto il possibile. Nessuno potrà
risalire a Blaine Anderson o a Nathan Wortman. Per l’ostaggio invece è
diverso, anche perché un’amica del giovane che ha rapito, lo stava
aspettando fuori ed ovviamente è entrata nel panico più totale.
Il nostro problema più grosso adesso però è la reazione degli Warbler e
di Smythe…”
“In che senso?”
“Nel senso che adesso ci sono due possibilità da prendere in
considerazione: La prima è che Smythe non voglia rischiare casini, e
che lasci perdere tutto. In questo caso noi non potremmo entrare
nell’organizzazione, ma per lei e il ragazzo non ci dovrebbero essere
conseguenze.
La seconda ipotesi, che conoscendo Sebastian non scarterei a priori, è
che questa situazione lo diverta e che quindi ti accetti nella banda e
tenga l’ostaggio con sé. In questo caso non so cosa potrebbe succedere
al ragazzo…”
Il modo in cui il capo lascia in sospeso la frase mi fa capire molte
cose, Smythe nel suo “Curriculum” conta anche violenze sessuali e
omicidi, Kurt è sicuramente un bel ragazzo e mi ha visto in faccia, e
per questo potrebbe usarlo per entrambe le sue specialità…
NO! Non permetterò che lo tocchi neanche con un dito.
“Ok, questo però lo vedremo a tempo debito. Per adesso aspettiamo che
si facciano vivi; non credo che tarderanno molto.”
“Bene. Capo io… le chiedo ancora scusa per tutto il casino che ho
combinato. Rimedierò a tutto, lo prometto.”
“Si, Anderson, le voglio credere. Adesso devo andare, quindi veda di
non combinare altri pasticci. Arrivederci.”
“S-si…arrivederci.”
Ok, pensavo peggio! Adesso però devo trovare il modo di risolvere tutto
senza che nessuno si faccia male; soprattutto Kurt!
Rientro nella stanza principale e trovo Kurt addormentato, con la testa
appoggiata su uno dei braccioli del divano. Poverino, tutto questo deve
averlo stancato terribilmente… o forse il programma era soporifero.
Il sonno comunque non sembra dei migliori, dato che i muscoli del viso
sono contratti e una lacrima gli sta scendendo lievemente da un occhio,
mi incanto a fissarlo, è di una bellezza disarmante! Lineamenti
delicati, ma allo stesso tempo maschili, pelle bianchissima e perfetta
che lo fa sembrare quasi una statua…in quel momento mi rendo conto che
vorrei sapere tutto della sua vita.
Di scatto apre gli occhi, probabilmente svegliato dal suo incubo.
“Tranquillo, puoi dormire se sei stanco. Non ho intenzione di ucciderti
nel sonno.”
“Sei un ladro giusto? Per me potresti essere anche un assassino.”
È assolutamente sfrontato, anche se si riesce a scorgere un po’ di
paura nei suoi occhi.
“Ti consiglio di non atteggiarti così, perché fare lo sbruffone non ti
aiuterà.”
“Non mi aiuterà neanche rimanere in silenzio e subire.”
“Forse si; infatti, avevo pensato di slegarti per un po’, ma adesso mi
è passata la voglia.”
Mi fa incredibilmente male dirgli questo, ma devo, il suo sguardo si
perde per qualche secondo, ma tutto dura solo un attimo.
“Non m’importa.”
Non posso fare a meno di ammirare la sua tenacia, soprattutto in una
situazione del genere.
Per un paio d’ore, Kurt non mi rivolge la parola, ma alla fine vedo che
comincia ad agitarsi.
“Che succede?”
“N-niente.” È incredibilmente testardo!
“Non sono cieco, lo vedo che qualcosa che non va. Ti do un’ultima
possibilità per parlare, altrimenti ti arrangi.”
Ci pensa parecchio, ma alla fine cede.
“Ho fame.”
Guardo l’orologio; in effetti sono le otto di sera, ma con tutto il
trambusto non mi sono neanche preoccupato della fame.
“Hai ragione, vedo di preparare qualcosa.”
Sembra stupito, ma non dice niente, annuendo lievemente, detto questo
vado in cucina.
Dopo aver messo in tavola una cena veloce, con il poco che avevo in
casa, torno in salotto.
Kurt è ancora immobile sul divano e alza lo sguardo solo quando mi
avvicino.
“Adesso ti slego, almeno puoi andare a rinfrescarti un po’ prima di
cena. Ricordati che ti tengo d’occhio.” Gli slego i polsi e le
caviglie. “Il bagno è quello; io ti aspetto sul divano.”
Kurt entra e si chiude la porta alle spalle, sussurrando un “Grazie”.
Quando esce, andiamo in cucina per cenare.
“Siediti qui; non ho molto in casa, quindi dobbiamo accontentarci.”
Annuisce cominciando a mangiare, lanciandomi ogni tanto sguardi confusi
e diffidenti.
Quando finiamo Kurt sbotta: “Perché ti stai comportando così?”
“Così come?”
“In modo…gentile. Mi hai preparato la cena, mi hai slegato e la maggior
parte delle volte non sei sgarbato, in più quando cerchi di fare il
duro sembra tutto forzato, come se non volessi comportarti così. Per
questo io mi domando cosa ti spinge a tenermi qui.”
Sono colpito dal modo preciso in cui mi ha analizzato, è riuscito a
percepire le mie insicurezze in attimo, anche se ho fatto del mio
meglio per essere rude e sgarbato; forse non sono un così bravo attore
come pensavo.
“Quando ho organizzato il colpo, non avevo pesato d portarmi via un
ostaggio. Tu eri solo nel posto sbagliato al momento sbagliato. Per
questo non so come comportarmi con te.”
“E allora perché non mi hai lasciato andare via quando siamo arrivati
alla macchina? Ormai tu eri al sicuro.”
“Mi sono fatto prendere dal panico e non ho pensato a quella
possibilità…” Non volevo dirlo ad alta voce, ma la mia bocca si era
aperta da sola.
“Allora non credo che tu sia tagliato per fare il ladro. Ma poi perché
lo fai? Non credo che uno come te abbia bisogno di questi espedienti
per vivere.”
“Questi non sono affari tuoi e ti stai allargando troppo. Dato che hai
finito credo sia arrivato il momento di legarti nuovamente.”
Anche se la cosa non gli fa piacere, rimane impassibile, lo afferro per
un braccio e lo faccio sedere a forza sul divano, lo lego e senza dire
una parola me ne torno in cucina.
Quello che mi ha detto mi fa riflettere, se davvero non sono in grado
di fare il ladro, come posso pretendere di essere un buon agente del
FBI? Nel momento in cui ho rapito Kurt, mi sono fatto prendere dal
panico e non ho preso in considerazione le altre opzioni che avevo.
Tutto questo casino era evitabile, ma io non sono stato capace di
mantenere la calma.
Le parole di mio padre mi tornano in mente come un fulmine: “Blaine sei
un buono a nulla e anche se finirai l’università ed entrerai nel FBI,
lo rimarrai comunque”.
Non so bene per quanto tempo rimango in cucina, ma appena il mio
sguardo cade sull’orologio sono già le 11:30.
Passando dal salotto vedo Kurt profondamente addormentato in una
posizione non proprio comoda.
Vederlo così mi suscita una tenerezza infinita che porta fuori tutti i
miei sensi di colpa; non sono proprio tagliato per fare il cattivo!
Prendo una coperta e gliela stendo addosso, in modo che non prenda
freddo durante la notte, e poi vado a dormire.
Note:
Ok, capitolo
interamente Klaine. Dato che c'è voluto un secolo per farli conoscere,
almeno questo ve lo dovevo (nel prossimo capitolo la cosa verrà
Bissata).
Dato che io vedo
il personaggio di Kurt come un ragazzo molto forte, era un po’ indecisa
su come potesse gestire la situazione del rapimento; alla fine sono
giunta alla conclusione che, se anche rimane il solito ironico e
spavaldo, un po’ di paura era più che accettabile. Spero di non essere
andata troppo OCC!
Al mio Blainey
viene proprio difficile fare il cattivo!
Chiudo qui le note
ringraziando la mia beta (love you, e mi manchi un sacco), a tutti voi
che leggete, alle sedici persone che hanno messo la storia tra le
seguite, alle 5 che invece l’hanno messa tra le ricordate e a FANKLAIN
che ha lasciato una recensione allo scorso capitolo!!!
Ci vediamo
mercoledì con il capitolo 6!
Baci Ire
Ps- questo è il
mio Facebook. Se vi va, aggiungetemi!
http://www.facebook.com/kissthenightefp
Pps- questa invece
è la mia raccolta di one per la CrissColfer week di qualche settimana
fa (ma sono indietrissimo e quindi continuerò ad aggiornarla appena
riesco.)
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1130757&i=1
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Capitolo 8 *** Rivelazioni ***
Un
rumore improvviso interrompe il mio sonno agitato, esco velocemente dal
letto dirigendomi in salotto, sicuro che il rumore arrivi da lì.
La scena che mi
si para davanti è comica e tenera allo stesso tempo; davanti ai miei
occhi, infatti, c'è un Kurt assonnato e gemente di dolore a causa della
caduta dal divano. Cerco in tutti i modi di trattenere le risate che
minacciano di uscire, ma alla fine esplodo.
Quando Kurt si
accorge della mia presenza, le sue guance assumono un colorito rosso
peperone, ma giusto un secondo dopo mi fulmina con uno sguardo degno
del peggior serial killer.
“Ti diverti
tanto? Sappi che se mi trovo in questa situazione è solo colpa tua”.
“Sei piuttosto
comico, non posso farci niente.” Mi avvicino abbassandomi “Tutto bene?”
I suoi occhi si
spalancano. “S-si... e comunque a te che importa! Pensa ai tuoi capelli
piuttosto: sembrano un mix tra un cespuglio e un nido di rondini.”
“Una cosa è
sicura; non ti manca la risposta pronta! Comunque sono pienamente
cosciente dell'orribile situazione dei miei capelli, ma diciamo che do
la precedenza al cibo di mattina... senza contare che a svegliarmi è
stata la tua caduta.”
La sua
espressione si addolcisce e sussurra un lieve “scusa”.
“Figurati.
Adesso però alzati che andiamo a fare colazione”.
Mi volto per
andare in cucina, ma vengo fermato da un suo schiarirsi di voce.
“Io ti seguirei
anche, ma se non mi sleghi, non credo proprio di poterlo fare” mi dice
con un’espressione tra l'indignato e l'ironico.
“Oddio scusa!
Non ci avevo pensato” Mi chino su di lui e prima gli slego le caviglie
e i polsi, poi lo aiuto ad alzarsi.
“Grazie”. È
appena sussurrato, ma mi provoca comunque una piacevole stretta al
cuore.
Dopo aver messo
qualcosa di commestibile sul tavolo, mi siedo accanto a Kurt, che non
ha più proferito parole dopo quel “Grazie”.
“Serviti pure,
non sarà “Magnolia Bakery”, ma almeno è cibo.”
Annuisce
lievemente e si avvicina a un muffin confezionato, scartandolo quasi
bruciasse e addentandolo in modo quasi disgustato, lo sento borbottare
qualcosa che però non riesco a capire.
“Cosa?”
“Niente…”
“Ho sentito che
borbottavi, solo non ho capito il contenuto del tuo breve monologo.”
Arrossisce.
“Avanti, parla.”
Sembra davvero in imbarazzo.
“Ho detto che…si
insomma… chemiritroveròtuttiquestizuccherisuifianchi!” si mette le mani
sugli occhi.
“O mio Dio: non
dirmi che sei uno di quei salutisti fissati con la linea! Cioè, avrei
dovuto aspettarmelo visto il fisico che t…”
O santo cielo:
non l’ho detto ad alta voce vero? A giudicare dal fatto che è diventato
color peperone, credo proprio di si…devo imparare a stare zitto una
volta tanto.
“Ehm…comunque
per una volta puoi fare un’eccezione…ecco.”
Non dice niente
ma ricomincia a mangiare. L’imbarazzo è talmente palese che si potrebbe
tagliare con un coltello; finiamo la colazione in silenzio,
appena finito metto tutto a posto, mentre Kurt rimane seduto in
silenzio, con lo sguardo perso nel vuoto, nel momento in cui mi
avvicino, però scatta.
“Ehi, calmati.”
“Ti prego non
legarmi! Non te lo chiederei se non fossi disperato; prometto su mio
padre che non cercherò di scappare.”
È
incredibilmente serio e la cosa mi preoccupa.
“Perché?”
Si guarda i
polsi per un breve istante, prima di distogliere lo sguardo verso un
punto imprecisato.
“N-niente, solo
che mi annoio.”
Gli prendo le
mani, anche se lui fa resistenza, e mi si gela il sangue nelle vene per
quello che vedo; i suoi polsi sono coperti da lividi violacei lungo
tutta la zona, dove normalmente lego le corde, pur essendoci stato
attento, gli ho fatto male e mi sento pesantemente in colpa, Kurt
approfitta della mia distrazione per staccarsi da me e asciugarsi le
lacrime, che iniziano a scendergli dagli occhi.
“T-ti fa male?”
la mia domanda è appena udibile, ma lui sembra percepirla comunque.
“Un po’; adesso
però è più sopportabile di stanotte.”
Ho rapito,
spaventato a morte e adesso ferito fisicamente un povero ragazzo… sono
una persona orribile. È arrivato il momento di liberarmi dell’ultimo
grande peso.
Mi avvicino a
Kurt, gli prendo i polsi delicatamente e sfioro i lividi violacei.
“Kurt, io devo
dirti una cosa molto importante. Capisco che al momento potrà sembrarti
assurdo ma, per favore, devi credermi.”
“O-ok…”
Prendo un
respiro profondo e parlo:
“Io non sono un
ladro: Mi chiamo Blaine Anderson e sono un Agente Speciale del FBI, e
in questo momento sto lavorando a un caso sotto copertura.”
È shockato e
posso capirlo. La notizia gli è arrivata senza un minimo di
preparazione, e anch’io avrei reagito così.
Apre la bocca
più volte, senza però proferire parola.
“Stai
scherzando? Per favore non prendermi in giro su questo…la situazione è
già abbastanza surreale.”
“Te lo giuro, ti
farei vedere un documento se non li avessi dati al mio capo. Non ho
niente per dimostrartelo, devi solo credermi… per favore.”
Dopo un paio di
minuti di silenzio, Kurt alzo lo sguardo e parla:
“Ok, voglio
crederti. Però, credo che tu mi debba molte spiegazioni.”
“Hai ragione; ti
dirò tutto quello che posso.”
Mi concede un
sorriso lieve, e così comincio a parlare.
Dopo avergli
raccontato tutto, a partire dalla missione, accennando qualcosa su
Sebastian e gli Warbler, fino al motivo per il quale ero in quella
banca, mi sento incredibilmente sollevato e Kurt, che non ha aperto
bocca per tutto il racconto, sembra abbastanza soddisfatto.
“Bene, questo è
più o meno tutto; spero che per te sia più facile credermi adesso.”
“Si, però alcune
cose non mi sono chiare, ad esempio: questo Sebastian è davvero così
pericoloso?”
“Per quanto ne
so, si; ma non l’ho ancora incontrato di persona, ci ho solo parlato
per telefono.”
“E che
impressione ti ha fatto?”
“Beh…diciamo che
è uno che sa il fatto suo, e nel mio caso ha provato, senza troppi giri
di parole, ad entrarmi nelle mutande…telefonicamente.”
“Ok…quindi
questo Smythe è Gay?”
“Penso proprio
di si.”
“Quindi oltre ad
essere un delinquente di prima categoria, fa anche parte di quello
stereotipo di “gay predatore” che ci prova anche con gli etero. Wow!”
“Questo non lo
so, ma con me non avrebbe forzato niente.”
Kurt mi fissa
sorpreso.
“Aspetta…T-tu
sei gay?”
“100% gay! Anche
tu vero?”
“Si…credo che
nel mio caso sia abbastanza palese, a differenza di te.”
“Non mi
permetterei mai di giudicare. Per quanto ne so tu potresti essere un
ragazzo con uno spiccato senso della moda. Comunque sono dotato di un
buon Gay radar!”
Ridiamo insieme,
e la sua risata è una delle cose più belle che mi sia mai capitato di
sentire.
“Ma adesso dimmi
un po’ di te; sono curioso di sapere qualcosa in più su Kurt Hummel.”
“Ok. Ho ventuno
anni, frequento l’ultimo anno alla NYADA, mi sono trasferito qui
dall’Ohio e vivo con la mia migliore amica Rachel…”
“Aspetta, hai
detto Ohio? Anche io sono nato in Ohio, più precisamente a Westerville,
e sono rimasto là fino al diploma.”
“Allora non
abitavamo molto lontani, io sono di Lima…com’è piccolo il mondo.”
Il suo volto si
rabbuia improvvisamente.
“Cosa c’è che
non va?”
“Niente, è che
ripensando al passato mi sono tornati in mente i miei familiari. Ormai
saranno sicuramente al corrente del mio rapimento e non posso neanche
immaginare quanto sarà in pensiero mio padre, spero solo che non si
senta di nuovo male, altrimenti non me lo perdonerei mai.”
Sta quasi per
mettersi a piangere.
“Mi dispiace.
Tutto questo è solo colpa mia, ma stai sicuro che riuscirò a farti
uscire da questo casino il prima possibile, così potrai riabbracciare
tuo padre.” Prendo un respiro. “Adesso facciamo così: io vado a
cambiarmi e nel frattempo tu mi prepari una lista di quello che ti
serve, cibo particolare, vestiti e roba così. Quando poi esco per
comprarle, tu puoi farti una doccia e rilassarti. Ok?”
Sorride
lievemente “OK.” Gli sorrido di rimando e corro in camera mia.
Quando rientro
in casa, trovo Kurt serenamente addormentato sul divano, con ancora i
capelli umidi di doccia… e una mia T-shirt addosso; in poche parole una
visione!
Distolgo lo
sguardo, prima che il mio cervello possa elaborare immagini non
propriamente caste e vado in cucina, stando attento a non svegliarlo.
Dopo una decina
di minuti però Kurt mi raggiunge.
“Scusami, ti ho
svegliato?”
“Ho sentito che
eri in casa solo poco fa… piuttosto, scusa tu se ho preso i tuoi
vestiti senza chiederteli, ma non ce la facevo proprio a rimettermi
quelli sporchi.”
“Figurati, hai
fatto bene; stanno meglio a te.” Arrossisce impercettibilmente al mio
complimento. “comunque, ho preso tutto quello che mi hai scritto: crema
idratante viso e corpo, spazzolino, rasoio, shampoo specifico per
capelli delicati…io davvero non capisco a cosa ti serva tutta questa
roba particolare.”
“Credimi, mi
sono trattenuto! E oltretutto mi sono accontentano di queste cose da
drugstore, ma sono abituato a marchi molto più costosi.”
Mi sorride con
fare fintamente altezzoso, e mi aiuta a mettere in ordine, mentre
parliamo del più e del meno con una naturalezza impressionante.
La giornata
prosegue nel modo più tranquillo possibile, tanto da far sembrare la
nostra convivenza non forzata, parliamo di tutto come se ci
conoscessimo da un sacco di tempo e la cosa mi fa quasi paura, dato che
difficilmente mi sono trovato così in sintonia con una persona,
soprattutto in così poco tempo.
Anche i giorni
successivi trascorsero così in serenità, facendo sì che Kurt si
sciogliesse molto, accennando anche ad alcuni episodio non piacevoli
del suo passato, che aumentarono incredibilmente la mia stima nei suoi
confronti, dimostrandomi quanto fosse forte e determinato. Dai suoi
anni di liceo, pieni di offese e attacchi dei bulli, alla sua
rivincita, avuta con l’ammissione alla scuola dei suoi sogni, la NYADA
e del suo eterno amore per la musica e il canto.
Ed è così che
passiamo i tre giorni successivi, restando in casa a raccontarci del
nostro passato e a conoscerci sempre più. Scopro così, che era in un
glee club e che per un paio di anni hanno dovuto competere con il club
della scuola superiore che frequentavo, mi racconta di aver perso la
madre quando aveva sette anni e che adesso il padre si è risposato con
Carol, già madre di un suo coetaneo,
Finn.
Kurt è a NY per frequentare
l’ultimo anno della NYADA; oltre al canto ama la moda e il suo sogno,
se non sfondasse come attore di musical, sarebbe quello di fare lo
stilista.
Il suo modo di aprirsi, così genuino e
sincero, mi trascina talmente tanto da far si che anch’io riesca a
parlargli un po’ di me, gli racconto, infatti, del motivo che mi ha
spinto a fare richiesta per entrare nell’FBI e di quanto i miei non ne
siano stati felici; accenno anche al mio rapporto non propriamente
positivo con loro e a quanto voglia bene a mio fratello che vedo
pochissimo dopo il suo trasferimento in Inghilterra. Gli parlo anche di
Mark, l’unico vero amico che abbia mai avuto, e di quanto mi manca. È
proprio durante una di queste chiacchierate che tutto quello che
speravo non dovesse succedere avvenne: mentre conversavamo
tranquillamente, seduti entrambi sul divano, il cellulare squillò,
corro a rispondere, guardando Kurt con occhi impauriti, sapendo già chi
ci sarebbe stato al di la del
telefono.
“Pronto… chi è?”
“Ciao Nathan, è un po’ che non ci sentiamo…sono Sebastian Smythe!”
Note;
Mi scuso ancora
per il ritardo, anche abbastanza lungo, ma questo capitolo è stato un
parto di per se, in più sono stata al mare e avevo pochi momenti
tranquilli. Comunque passiamo al capitolo; Blaine non riesce a
resistere e rivela la sua vera identità a Kurt. Tutto questo ovviamente
allevia la tensione e qundi il rapporto tra loro due inizia a farsi un
po’ più profondo…ma ovviamente tutto non va alla perfezione e arriva
Smythe! Nel prossimo, ovviamente, tornerà Sebastian e
scopriremo cosa deciderà di fare con il casino che ha combinato
“Nathan”. Non so ancora quando riuscirò ad aggiornare, anche perché
domani sera parto per Londra, quindi non potrò scrivere molto, ma spero
di poterlo fare appena
tornata.
Come sempre ringrazio voi che leggete e la mia
beta, che fa tutto a tempo
record!
Baci
Ire!
Ps- Consigli
lettura: questo è il link della storia che la mia Beta sta iniziando a
pubblicare…io ovviamente la adoro (e la beto!), quindi ve la
consiglio http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1204079
Questa invece è la
mia pagina facebook!
http://www.facebook.com/kissthenightefp
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Capitolo 9 *** insieme ce la faremo ***
“Ciao Sebastian.”
“Mi fa piacere il fatto che ti ricordi di me dolcezza, e scusami tanto se non mi sono fatto sentire prima, ma ero molto impegnato con il lavoro… questo però non mi ha impedito di venire a conoscenza del “piccolo casino” che hai combinato durante la rapina.”
La voce di Sebastian è incredibilmente inquietante, un tono melenso con una punta d’ironia spietata che ti fa accapponare la pelle.
Kurt, dopo aver realizzato chi c’era dall’altro lato del telefono, mi fissa terrorizzato e chiaramente ad un passo dalle lacrime.
“Immaginavo che sapessi tutto e mi stavo chiedendo perché tardassi a farti vivo. Iniziavo a pensare che il nostro affare fosse saltato e capirei se per te fosse così.”
“Assolutamente no! Non sono certo un tipo che si scompone per certe stupidaggini, queste cose possono capitare. Stai tranquillo, il nostro affare non è saltato, solo che sono fuori città e quindi dovremmo rimandare il nostro incontro ancora per qualche giorno. Non puoi capire quanto odi non poterti vedere subito; detto tra noi, è dalla prima volta che ho visto la tua foto che aspetto con ansia di scoparti violentemente quella bella boccuccia… e tutto il resto.”
Oh…sa sempre come lasciarmi senza parole!
Devo essere diventato color pomodoro, perché adesso Kurt mi guarda con un’aria confusa.
“Ehm… sei sempre così diretto…”
“Non immagini neanche quanto…se voglio, so essere molto “Penetrante”.”
Ok, questa conversazione deve finire!
“Comunque, come ti ho anticipato, adesso non sono in città, ma dovrei tornare tra meno di una settimana. Appena riesco a liberarmi verrò a farti, o meglio, farvi visita; abbiamo molte cose di cui discutere.”
“Ok, aspetto tue notizie.”
“Sicuro. Adesso ti saluto dolcezza.. attendo con trepidazione il nostro incontro.” E con tono suadente aggiunge “Un’ultima cosa…ho visto la foto del tuo ostaggio: complimenti, gran bel bocconcino. Mi raccomando, non divertirtici troppo…lascia qualcosa anche a me!”
Devo contare fino a dieci per non mandare a fanculo Smythe e dirgli di pulirsi la bocca prima di parlare di Kurt.
“Ok, allora ciao Nathan.” Riattacca.
Quando allontano il telefono dall’orecchio Kurt si risveglia dalla trance in cui era finito.
“Era il capo della banda vero? Non lascerà perdere l’affare?”
Non parlo, ma lui capisce tutto dal mio sguardo.
“Bene. Giusto per capire: quanti giorni di vita mi restano?”
“C-cosa? Ma che diavolo stai dicendo Kurt, sei impazzito per caso?”
Sta per piangere.
“No, sono solo realista. Quando arriverà io sarò solo un impiccio; di sicuro non mi lascerà libero, ricordati che ti ho visto in faccia e probabilmente succederà la stessa cosa con lui, in più sono costantemente sui TG e tutti mi stanno cercando. Per come me lo hai descritto, non mi sembra un tipo che cerca rischi inutili, quindi mi ucciderà, forse non subito e magari non si limiterà a questo, ma prima o poi succederà.”
Ha un tono rassegnato e questo mi distrugge, con un movimento veloce lo tiro su dal divano e lo stringo in un forte abbraccio, per alcuni istanti rimane rigido, probabilmente perché l’ho preso di sorpresa, ma subito dopo si rilassa, mette la testa nell’incavo tra la mia testa e il mio collo e scoppia in un pianto liberatorio.
Lo stringo più forte, sussurrandogli dolci rassicurazioni all’orecchio.
“Andrà tutto bene… so che non è facile fidarsi di me dato che sono un buono a nulla, ma ti giuro su quello che ho più caro che ti tirerò fuori da questo casino. Nessuno ti torcerà neanche un capello, ok? Riuscirai a laurearti, a fare il lavoro dei tuoi sogni e riabbraccerai tuo padre e i tuoi amici.” Senza rendermene conto inizio a piangere anch’io.
“Blaine io mi fido di te, ma tu dovresti smettere di fare promesse impossibili”
“Ed invece ti prometto che tu uscirai sano e salvo da questa situazione… farò tutto quello che posso, anche a costo della mia vita.”
Mi rendo pienamente conto di quanto sia imponente la frase che ho appena detto, ma è stato il modo migliore per esternare i miei sentimenti, Kurt alza di scatto la testa e ci ritroviamo a pochissimi centimetri di distanza, occhi negli occhi, il suo viso è inondato di lacrime e le sue guance sono arrossate dal pianto; rimane comunque il ragazzo più bello che abbia mai visto.
Basta un secondo e Kurt fa una cosa che non mi sarei mai aspettato; mi da un potente schiaffo e comincia a piangere più forte.
“Blaine Anderson, non dire mai più un’assurdità del genere. Da qui ne usciremo vivi entrambi! Non p-potrei mai sopportare l’idea di andarmene da qui senza di te, e non vivrei bene sapendo che ti sei sacrificato per me; non voglio perderti proprio adesso che ti ho trovato.”
In un attimo tutto cambia; senza capire chi fa il primo passo, le nostre labbra si scontrano inizialmente in modo timido e insicuro, forse spaventate da un possibile rifiuto, e poi sempre con più vigore, sfociando in un bacio passionale pieno di paure, disperazione e affetto.
In quegli attimi tutti i timori scomparvero, ci siamo solo Kurt ed io, e proprio in questo momento realizzo di essermi innamorato, dopo un tempo che non saprei definire ci stacchiamo per riprendere fiato, senza però perdere il contatto visivo l’uno con l’altro.
Il primo a tornare con i pedi per terra è Kurt.
“Ok… s-spero che tu abbia capito, non provare mai più a dire una cosa del genere.” Ancora senza parola annuisco. “Bene, adesso d-devo andare in bagno.”
Senza lasciarmi dire altro scappa palesemente imbarazzato.
Dopo circa un quarto d’ora Kurt fa capolino in cucina, dove mi ero recato per preparare la cena; senza dirci molto ci mettiamo a tavola per cenare in una strana quiete. Finito sistemiamo tutto e, come ogni sera, ci sediamo sul divano a vedere qualche film.
Tra noi c’è un’elettricità strana, sicuramente creatasi dopo il bacio, che ci porta a sentirci vicini, anche se siamo in due stanze diverse, per colpa della giornata ricca di eventi, dopo poco più di mezz’ora Kurt comincia a sbadigliare assonnato.
“Dai Kurt stai per crollare, forse è meglio se vai a dormire.”
“Mmmm…NO!” struscia il viso sul cuscino del divano, come un cucciolo bisognoso di coccole.
“E, di grazia, per quale motivo non vorresti andare a letto?”
“Perché oggi il letto tocca a te; avevamo deciso che avremmo fatto dei turni per dormire sul divano e tu non puoi starci ogni sera, è scomodo!” dicendo questo mi si avvicina impercettibilmente.
“Non è così scomodo come sembra, e poi è più giusto che ci dorma tu nella stanza, alla fine il casino l’ho combinato io.”
“Basta screditarti ok? Sei umano e hai fatto un errore, troverai sicuramente il modo di risolverlo.”
Questa volta mi s’inginocchia davanti e mi prende le mani, stringendole nelle sue.
“Comunque avrei in mente un modo per risolvere questa diatriba…”
“Spara!”
“Be, forse potremmo…che so, d-dormire insieme?”
Oh... ok Blaine ricollega il cervello, dubito vivamente che intendesse “Dormire” in quel senso. Arrossisco e Kurt ovviamente lo nota, perché ci mette un nanosecondo a spiegarsi meglio.
“Oddio… cioè, io intendevo dormire in senso letterale, ovviamente; niente di VM18 o…”
“Tranquillo, avevo capito; ma sei sicuro? Perché se lo fai solo per convincermi e poi sparire durante la notte per venire qui, scord…”
“L’ho detto perché lo voglio davvero!”
Neanche volendo sarei in grado di dire di no a quel sorriso che Kurt mi sta regalando in questo momento.
“Ok!”
Senza lasciarmi la mano spegne prima la tv e poi la luce, trascinandomi poi in camera, arrivati davanti al letto dividiamo le mani per stenderci ognuno dal proprio lato.
La situazione è imbarazzante e piacevole allo stesso tempo, e dopo che Kurt spegne la luce, passano pochi minuti prima che quest’ultimo si abbarbichi alla mia schiena a mo’ di koala.
“Posso?” sussurra lievemente al mio orecchio, provocandomi brividi lungo tutta la schiena .
“Certo.” Mi volto lievemente in modo che i nostri volti siano vicinissimi; appoggio delicatamente le mani sulle sue guance.
“Posso?” Si avvicina tanto da far sentire alle mie labbra la presenza delle sue.
“Si” sussurra, un secondo prima che le nostre labbra si uniscano in una successione di baci lievi e pieni di dolcezza.
Quella notte ci addormentiamo così, tra baci, carezze e sussurri, portando sempre più alla luce quel legame che andava consolidandosi di secondo in secondo e di bacio in bacio.
NOTE:
Piccola premessa: scusatemi per il mega ritardo tra Londra e mare non ho avuto molto tempo per scrivere e pubblicare.
Comunque passando al capitolo: eccoci alla prima svolta, il Bacio! Nella mia idea iniziale sarebbe dovuto succedere dopo l'incontro con Seb, ma mentre scrivevo mi sono resa conto che questo era il momento giusto; spero che vi sia piaciuto e non vi sia sembrato affrettato.
Detto questo...Sebastian... io mi sono vergognata per certe cose che ho scritto, ma lui alla fine è così, volgare e ricco di doppi sensi. Finalmente nel prossimo capitolo farà la sua comparsa fisicamente.
Come sempre arriva l'angolo ringraziamenti: ovviamente ringrazio tutte voi che leggete e la mia beta.
Ci vediamo al prossimo capitolo! Baci Ire!
il mio profilo fb- http://www.facebook.com/kissthenightefp
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Capitolo 10 *** Capitolo 8 ***
E dopo mesi e mesi finalmente ci siamo... non potete immaginare quanto sia dispiaciuta di questo ritardo ma la tanto cara ispirazione era andata a farsi una vacanza ai Caraibi... adesso però ho vinto io! Spero che vi ricordiate ancora di questa storia e che non abbiate perso l'interesse, anche se vi capire se così fosse... per il resto ci vediamo a fine capitolo! Enojoy!
I giorni successivi trascorsero in una strana serenità, che aveva portato me e Kurt a vivere in un piccolo mondo tutto nostro dove non eravamo obbligati a restare in quella casa contro il nostro volere e solo le rare telefonate con l’FBI ci facevano tornare alla realtà. Chiaramente erano vietati discorsi su Sebastian e il suo imminente arrivo e stranamente anche sul nostro particolare rapporto.
Io sono piuttosto sicuro del fatto che giorno dopo giorno mi sto innamorando di Kurt, ma ogni volta che cerco di intavolare un discorso con lui, appena capisce dove voglio arrivare, si tira indietro inventandosi scuse su scuse.
Questa cosa mi fa sentire incredibilmente frustrato: io non chiedo una dichiarazione in grande stile, questo non sarebbe di certo il luogo o il momento adatto, ma almeno avrei piace a capire se quello che percepisco quando siamo insieme, è reale o no, se quel senso di tranquillità e felicità e una cosa a senso unico o no.
A livello fisico il nostro rapporto non è cambiato molto: continuiamo a scambiarci baci più o meno intensi e coccole, ma mai oltre a quello, cosa che Mark continua a insinuare nelle nostre rarissime telefonate.
Dalla sera in cui abbiamo dormito insieme per la prima volta non ci siamo più divisi, e il divano è diventato spettatore delle nostre coccole pomeridiane e, certe volte, anche mattutine; proprio durante una di queste la sottile bolla di sapone che custodiva la nostra quotidianità, scoppiò.
*
Mentre Kurt ed io ce ne stavamo tranquillamente accoccolati sul divano, il maledetto telefono ci avvertì dell’arrivo di un messaggio. I nostri occhi s’incontrano, siamo entrambi terrorizzati e sicuri del mittente; sciolgo l’abbraccio e prendo il telefono, appoggiato accanto al televisore.
Come previsto l’SMS è di Sebastian e lo si sarebbe notato anche senza il nome, visto il contenuto ricco di doppi sensi.
“ È Smythe?”
Annuisco.
“Cosa ti ha scritto?”
Le mie guance si tingono di un color rosso scarlatto. Gli passo il telefono.
“Dritto e conciso. Caro Nathan, stasera vengo verso le 6… spero tu ne sia felice!... quell’uomo vive di doppi sensi!”
Per quel poco che lo conosco, mi rendo conto che è spaventato, anche se cera di mascherarlo in tutti i modi.
“Ok, adesso cosa dobbiamo fare?”
La domanda di Kurt è più che lecita ma io non so cosa rispondergli. Nelle ultime chiamate fatte con i capi, tutti mi avevano detto di temporeggiare il più possibile, ma ormai il momento è arrivato e le cose devono essere risolte.
“Non saprei, ma sicuramente non potrai scorrazzare liberamente per casa, sarebbe piuttosto sospetto.”
“Credo proprio di sì e… forse sono anche troppo sano per essere un ostaggio.”
L’ultima parte è un sussurro appena percettibile che riesco a sentire per miracolo.
“Che cosa vuoi dire?”
“Be, di norma i rapitori non trattano bene i loro ostaggi: li tengono legati e spesso sono molto violenti… almeno così si vede dai film. Sebastian potrebbe insospettirsi nel vedermi completamente sano e forse…”
“NO, assolutamente no! Scordatelo Kurt, non ti farò male per rendere più credibile questa messa in scena, troveremo un’altra soluzione e poi Smythe sarà talmente concentrato nel voler entrare nei miei pantaloni che non noterà questi dettagli.”
Forse ho reagito in modo troppo avventato, ma non ho potuto evitarlo, non accetto che Kurt abbia anche solo pensato una cosa del genere. Io ho combinato il casino ed io lo sistemerò!
“Ma Blaine, ragiona, non devo per forza ridurmi in fin di v…”
“Kurt! È inutile che insisti.”
Urlo deciso; perché non capisce che non potrei torcergli neanche un capello e che solo vederlo soffrire mi ucciderebbe?
Ci fissiamo per alcuni secondi, alla fine il primo a cedere è Kurt, che sbuffa sonoramente.
“E va bene, hai vinto tu. Ciò non toglie che quando quello stronzo arriverà dovrò farmi trovare legato.”
“Si, per quello non c’è via d’uscita. Ti chiuderò nella camera così guadagneremo un po’ di tempo prima del vostro incontro, anche se vorrei davvero evitarlo”.
“Ok. Adesso perché non ti metti un attimo seduto sul divano e contatti l’FBI? Io intanto vado a farmi una doccia.”
Kurt ha ragione, devo assolutamente avvertire il capo, e forse loro sapranno darmi qualche dritta in più, mi siedo per un secondo accanto a lui.
“Va bene- gli prendo delicatamente la mano- Kurt, ce la faremo, sopravvivremo anche a questo, te lo giuro.”
Mi fissa intensamente negli occhi prima di rispondermi.
“Lo so io mi fido di te.”
Detto questo, mi bacia intensamente, trasmettendomi così la sua paura, poi si stacca rapidamente e s’incammina in direzione del bagno.
“Vado a farmi quella fantomatica doccia.”
Svolta così l’angolo della stanza, sparendo definitivamente dalla mia vista.
*Pov Kurt
Adesso cosa faccio? Mentre ero lì fuori mi sembrava tutto così semplice ma adesso non so da che parte cominciare.
Blaine non vuole che mi faccia male e anch’io sarei d’accordo, ma non mi resta altra scelta… devo fare il possibile per salvare me e Blaine da quell’aguzzino di Smythe e se procurarmi qualche livido potrà essermi d’aiuto sono disposto a farlo.
Blaine è troppo buono e iperprotettivo, ma non riesce proprio a capire che come lui è preoccupato per me io ho paura per lui, non voglio che si faccia male, senza contare che quel farabutto l'ha preso di mira e non vede l’ora di portarselo a letto… No, no, no Kurt, non pensarci, farsi venire un attacco di gelosia adesso non serve a niente, devo concentrarmi sul mio obiettivo: sembrare un vero ostaggio.
Mi guardo intorno alla ricerca di qualcosa che mi aiuti, ed i miei occhi si posano su un rasoio da barba, senza pensarci molto lo prendo e lo avvicino al braccio… se rimango leggero, le ferite dovrebbero risultare abbastanza superficiali e non mi resteranno cicatrici…
ODDIO, CHE MALE!! Trattengo a stento un gemito che cerca prepotentemente di uscirmi dalla bocca. Il dolore è davvero forte e alcune gocce di sangue cominciano a sgorgare dal taglio, macchiandomi la pelle chiara di rosso scarlatto.
Cerco di non pensarci e apro il getto della doccia, sperando che il rumore possa attutire dei possibili lamenti, poi torno sul lavandino e contino ad affondare la lama sulla mia pelle per altre 4 o cinque volte.
Le lacrime ormai scendono insieme al sangue, mentre continuo a farmi forza pensando che tutto questo lo sto facendo per salvare me e Blaine; lascio andare il rasoio nel lavandino e apro il getto d’acqua sotto il quale porto le braccia per togliere il sangue che inizia a seccarsi e poi con l’asciugamano tampono le ferite in modo da fermarlo.
Fa davvero tanto male, i tagli bruciano al contatto con la spugna ma stringo i denti e cerco di non gemere troppo forte… non vorrei mai che Blaine passasse in questo momento e s’insospettisse.
Poso l’asciugamano e mi guardo allo specchio… sono un totale disastro, il mio viso e incrostato da lacrime ormai secche e piccole gocce di sangue sparse qua e là, finite lì non so bene come, i miei occhi sono rossi dal pianto e delle occhiaie piuttosto pronunciate iniziano già a farsi vedere; nonostante tutto il mio viso è ancora troppo sano.
Proprio per questo comincia a schiaffeggiarmi sempre con più forza non distogliendo neanche per un secondo lo sguardo dal mio riflesso; anche questo fa male, ma cerco di non pensarci e continuo, fino a che le mie guance sono completamente rosse, tanto da bruciare come se vi avessi delle fiamme sopra.
Prendo di nuovo il rasoio, pronto per farmi un lieve taglio sul sopracciglio quando sento Blaine parlare.
“Kurt…sei ancora sotto la doccia? Tutto ok?”
Istintivamente lascio cadere il rasoio nel lavandino e rimango bloccato senza riuscire a dir nulla.
“Kurt?”
“Tutto ok Blaine, sto uscendo adesso non preoccuparti.”
Cerco di tenere la voce il più ferma possibile e stranamente ci riesco abbastanza bene; so che Blaine si accorgerà di quello che ho fatto, ma più tardi succede meglio è…
“Ok, so che ti piace prendertela comoda, ma non manca molto a-all’ora X e noi dobbiamo ancora sistemare alcune cose, quindi…”
“Tranquillo mi sbrigo.”
“Bene.”
Appena sento i passi di Blaine allontanarsi tiro un sospiro di sollievo, mi tolgo i vestiti, lavo il viso cercando di sfregare il meno possibile la pelle infiammata e dolorante e metto l’accappatoio, prendendo un profondo respiro prima di uscire dalla stanza; sono certo che Blaine non prenderà bene quello che ho fatto, spero solo che capisca le mie ragioni prima dell’arrivo di Sebastian.
*
In quelle settimane avevo imparato quanto tempo impiegava Kurt sotto la doccia, ma ormai era passata più di mezz'ora quindi la cosa cominciava a essere fin troppo lunga; la situazione è tesa per entrambi e forse proprio grazie a questo decido di andare a controllare che tutto sia apposto, lo chiamo e lui risponde tranquillamente quindi, senza pensarci ulteriormente, torno in salotto aspettando che si cambi.
Dopo un paio di minuti sento la porta aprirsi e vedo una figura incappucciata dirigersi a passo svelto verso la camera da letto; sono abbastanza stranito dal suo comportamento... insomma chi è che esce dal bagno di corsa quando è in accappatoio, sbattendo la porta della stanza in modo quasi violento? Ok, forse si può dare la colpa al nervosismo, la nostra situazione non è delle migliori e l'ansia sicuramente può giocare brutti scherzi, ma proprio per questo decido di andare da lui a vedere se è tutto apposto e se riesco a calmarlo.
Busso delicatamente prima di chiamarlo.
"Kurt... sei sicuro che sia tutto ok?"
"S-si...certo! Mi vesto in un attimo ed esco"
La sua voce questa volta è traballante e molto meno sicura di prima... adesso ho la
certezza che qualcosa lo turba e che non me ne vuole parlare.
"Kurt, dimmi la verità...te lo chiedo per favore, capisco che la situazione possa essere stressante, ti giuro che lo è anche per me, ma se tu non mi parli io non so come
aiutarti... tra meno di due ore Sebastian sarà qui e noi dobbiamo preparare una sorta di piano d'attacco e ho bisogno che anche tu sia lucido... esci da quella stanza e parliamone, supportiamoci a vicenda..."
Senza preavviso Kurt apre la porta anche se solo di pochi centimetri; adesso è
completamente vestito e mi dà le spalle, con estrema lentezza si avvicina alla finestra continuando a guardare fuori.
"Scusami Blaine, mi dispiace davvero ma non riesco a rimanere concentrato... è inutile girarci intorno, ho paura di quello che succederà quando Sebastian metterà piede in questa casa. Vorrei essere coraggioso come ho finto di essere fino ad ora ma proprio non ce la faccio... e s-so di aver appena fatto un’ enorme cazzata e n-non voglio che tu ce l'abbia con me, anche se so che ti arrabbierai e questo mi fa ancora più ma..."
Interrompo i suoi vaneggiamenti abbracciandolo da dietro e posando il mio viso sulla sua spalla; la prima reazione di Kurt è quella di irrigidirsi ma poi si rilassa lasciandosi andare.
"Hey... ma cosa stai dicendo? Sai che non potrei mai avercela con te...soprattutto
perché se qualcuno deve prendersi le colpe di questo casino, quello sono proprio io e poi, fammi capire, che cosa avresti combinato di così disastroso?”
Mi stacco da lui e cerco di farlo voltare, ma Kurt non si muove minimamente dalla sua posizione originale.
"Kurt, per favore girati... ho bisogno di guardarti negli occhi"
Ma neanche questo lo fa smuovere, eccetto un sussulto prodotto da un singhiozzo che era stato brutalmente trattenuto fino a quel momento.
"Kurt... Kurt ti prego voltati... dimmi cosa c'è!"
Dato che anche l'ennesima supplica non ha effetti, poggio le mie mani sulle sue spalle e lo costringo a girarsi; solo che in quel momento capisco cosa c'è che non va.
Le sue guance sono completamente arrossate e in alcuni punti ci sono dei graffi, sul sopracciglio destro c’è un taglio piuttosto evidente e fresco, tanto che il sangue presente sulla ferita è ancora rosso scarlatto; Nella mia testa comincia a farsi strada un'idea che non mi piace per niente e che trova conferma nello sguardo terrorizzato e sull'orlo delle lacrime di Kurt. No, non può averlo fatto davvero...
"K-Kurt, per favore... dimmi che non ti sei fatto questo da solo... dimmi che quello che sto pensando adesso è un’assurdità e che sei semplicemente scivolato in bagno... dimmi che non l'hai fatto davvero..."
Alzo lievemente il tono della voce nell'ultima parte, cosa che lo fa sobbalzare, ovviamente non mi risponde e quelle lacrime che prima erano solo un leggero velo sui suoi stupendi occhi, adesso solcavano il suo viso infiammato, scendendo copiosamente sulle sue guance. Se tutto quello che è successo nei minuti precedenti non fosse stato una risposta abbastanza evidente, questo rendeva tutto ancora più sicuro. E proprio in questo momento la rabbia prende il sopravvento sulla mia parte razionale.
"Kurt! Cosa cavolo ti è saltato in mente? Ti avevo detto che non c'era bisogno di fare una cosa del genere, che avremmo risolto tutto senza ricorrere a q-questo... dimmi, cosa speri di ottenere adesso? Pensi davvero che Smythe crederà più veritiero il sequestro? Credi che questo ci salverà la vita? Beh, ti sbagli! Tutto questo non servirà a nulla, se non a farmi stare ancora più male e a farmi capire che in realtà tu non ti fidi di me. Posso accettarlo, alla fine se siamo in questo casino la colpa è solo mia, ma è inutile che continui a fingere di credere in me per poi fare comunque di testa tua... mettendo in atto una stronzata del genere!"
Kurt mi fissa con occhi impauriti e tristi; una parte di me vorrebbe cancellare quella breve distanza che ci divide per poterlo abbracciare e consolare... ma la rabbia e la delusione, soprattutto nei miei confronti, sono troppo forti per accantonarle, quindi senza aggiungere altro, ad esclusione di un sospiro nervoso, giro i tacchi e vado in salotto, lasciandolo impietrito nel mezzo della stanza.
NOTE AUTORE:
Ed eccoci qua... piccolissima parentesi. Da adesso entriamo nel vivo della storia e diciamo che questo più che capitolo 8 si sarebbe dovuto chiamare "Capitolo 8 parte 1", dato che sono stata costretta a dividerlo perchè era davvero lungo e sopratutto molto dispersivo. La cosa positiva di questo è che il capitolo 9 è già pronto quindi più o meno tra una settimana lo pubblicherò... e spero che anche i successivi siano il più possibile puntuali dato che la scaletta è già scritta... tempo di scrittura permettendo XD
In questo capitolo vediamo che Sebastian si fa vivo e questo mette a dura prova i nervi dei nostri ragazzi... tanto che Kurt arriva a fare di testa sua, facendo arrabbiare molto Blaine. Abbiamo anche una piccola parentesi con il punto di vista di Kurt (e vi giuro che scriverlo è stato durissimo, sia emotivamente che di scrittura). Spero vivamente che il tutto vi sembri abbastanza realistico, perchè non vorrei essere andata troppo oltre... sarei felice di sapere cosa ne pensate! Chiedo ancora perdono per questo ritardo immenso, ma spero riusciate a capire la mia situazione... ero seriamente bloccata e per fortuna un paio di One Shot Random mi hanno aiutato a far si che riprendessi a scrivere.
Da questo ho imparato una cosa: in futuro, quando mi capiterà di scrivere altre long ( vi prego non correte ad uccidervi dopo questo annuncio, so che speravate di liberarvi di queste oscenità XD ), le inizierò a pubblicare solo da finite, così da evitare situazioni del genere.
Detto questo ringrazio voi che avete supportato e letto la storia fino a questo punto, nella speranza che continuiate a farlo e la mia fantastica beta *Artemis91*, che si è dovuta sopportare le peggiori seghe mentali (passatemi il termine poco decoroso) su questa storia.
Ci vediamo la prossima settimana con il Capitolo 9 (salutate un Sebastian selvatico che c'è venuto finalmente a trovare)...
Baci Baci Irene!
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Capitolo 11 *** Capitolo 9 ***
Per Chi ha già letto il capitolo... la scorsa pubblicazione c'è stato un piccolo errore...infatti il pezzo finale si era cancellato... adesso ho provveduto a sistemare la cosa ed è tutto posto. Scusatemi!
La situazione è talmente assurda che non so cosa fare; non posso credere che Kurt sia arrivato a farsi del male pur di aiutarmi a rimediare ad un mio errore... forse non si fida così tanto come crede ed io non posso certo dargli torto.
Esco istintivamente dalla stanza per non vederlo piangere, sperando così di sbollire la rabbia e mi dirigo in cucina.
Mi siedo al tavolo e mi prendo la testa tra le mani nella speranza di riuscire a pensare meglio... cosa che ovviamente non succede.
Resto in quella posizione per una buona mezz'ora non ottenendo nessun risultato, a parte il sentirmi tremendamente in colpa nei confronti di Kurt per aver reagito così malamente; la rabbia è ormai sparita ma non sono ancora in grado di trovare il coraggio di andare da lui per scusarmi.
Lo ritrovo tutto in un attimo quando sento dei forti singhiozzi provenire dall'altra stanza... Kurt sta ancora piangendo per colpa mia.
Le mie gambe si muovono da sole e senza perdere altro tempo, corro verso la camera da letto: nel momento esatto in cui varco quella porta il mio cuore si spezza.
Lui è lì, seduto sotto la finestra con il viso appoggiato alle ginocchia, il suo corpo è scosso da spasmi riconducibili al pianto... in quel momento sembra così indifeso e vulnerabile che d'istinto mi accascio di fronte a lui e lo trascino in un forte abbraccio, sperando di non essere respinto; per fortuna non lo fa ma in risposta comincia a piangere più intensamente.
"Kurt per favore, smettila di piangere... scusami, non dovevo essere così duro, non te lo meritavi ma ho agito d'istinto ed ero così preoccupato... ti prego perdonami!"
Kurt ricambia subito il mio abbraccio con forza, allacciandomi le braccia intorno al collo e poggiando la testa sulla mia spalla
In risposta, grazie anche alla posizione più comoda, lo stringo ancora di più; siamo così vicini da sembrare un’unica persona.
Anche se con meno intensità di prima, Kurt continua a piangere quindi per cercare di calmarlo faccio dei delicati movimenti rotatori sulla sua schiena, che funzionano dato che dopo poco si tranquillizza e finalmente mi parla.
"B-Blaine, non devi essere tu a scusarti... ho combinato un casino, me ne sono reso conto subito, ma ormai non potevo tirarmi indietro..."
"Shh... non importa, quel che è fatto è fatto, adesso pensiamo sol..."
"No, devo spiegarti! Per favore non interrompermi..."
Annuisco lievemente.
"Quello che mi hai detto prima... mi ha fatto riflettere. Non mi sono ferito perché non mi fido di te, ti prego di credermi quando dico che mi fido delle tue decisioni è solo che... che mi sentivo inutile. Non sono abituato a rimanere con le mani in mano, sono sempre stato attivo nella mia vita e ho sempre preso le cose di petto... adesso invece ho come la sensazione di non poter far nulla ed odio dover restare qui ed aspettare che altri decidano del mio... del nostro destino.
Per questo ho agito così, speravo di poter dare una mano, ovviamente nel modo sbagliato, ed invece ti ho solo fatto preoccupare ed arrabbiare... quando mi hai guardato con quello sguardo deluso io... m-mi sono sentito morire. Già la nostra situazione fa schifo... non voglio che tu ce l'abbia con me..."
Gli prendo il viso e faccio in modo che i nostri sguardi si uniscano..
"Hey, io non ce l'ho con te, togliti subito questa idea dalla testa. In quel momento, quando ho visto quello che ti sei fatto, non ho capito più niente e sono andato fuori di testa perché non riuscivo a immaginare che tu avessi fatto questo per me... non sono mai stato arrabbiato con te, ero solo spaventato e preoccupato, non voglio che tu stia male..."
"Forse Blaine è questo che non capisci... io vivo la cosa nella stessa maniera! Tu non vuoi che io soffra o che rischi la vita, ma questo vale anche per me... io ci tengo a te, proprio come tu tieni a me."
Quelle parole mi colpiscono dritte al cuore... certo, immaginavo che Kurt provasse qualcosa per me, ma sentirglielo dire è una delle emozioni più forti che io possa ricordare di aver vissuto.
In quel momento mi rendo conto di non avere parole quindi senza pensarci troppo mi butto sulle sue labbra trascinandolo in un bacio passionale e ricco di emozioni che ancora non possono essere svelate; Kurt risponde al bacio passando le dita tra i miei capelli, per poi aggrapparsi tenendomi ancora più vicino.
Prima che la situazione si faccia più calda, anche se di malavoglia, mi stacco da lui; ci guardiamo per interminabili secondi mentre i nostri respiri, ancora troppo veloci, s’intrecciano. Prima di parlare passo delicatamente le dita sul taglio di Kurt che ha ripreso a sanguinare.
"Ok...non sai quanto mi dispiaccia dirlo, ma dovremmo iniziare a prepararci; tra meno di un'ora Sebastian sarà qui...andiamo in bagno così posso disinfettarti quel taglio."
Senza dire niente, annuendo appena, Kurt si alza e mi regala un piccolo sorriso che mi scalda comunque il cuore.
*
Sono ormai le 5:45, l'ora X si avvicina e con mio grande dispiacere sono costretto a legare Kurt.
Entriamo nella camera senza dire una parola, il nervosismo alle stelle; a rompere l'estenuante silenzio è proprio Kurt.
"Ok, dove mi devo mettere? Forse di fianco al letto è più credibile."
"Non credo ci sia un posto migliore di un altro... tu dove preferisci?"
Prima di rispondere si guarda in torno per un paio di minuti.
"Se per te va bene mi piacerebbe stare tra il letto e l'armadio, in modo da essere di fronte alla porta... non so perchè ma mi da un pò più sicurezza."
"Per me va bene."
Senza dire altro Kurt si gira dandomi così le spalle, portando le braccia in dietro e lasciando i polsi in bella vista; avvicino le corde, ma quando le appoggio sulla pelle sento come se stessi per svenire. Scollego per un attimo in cervello che mi dice di sbrigarmi e con forza faccio girare Kurt è lo abbraccio forte, poggiando la testa nell'incavo tra il suo collo e la sua spalla, respirando così il suo inebriante profumo.
Di risposta, Kurt appoggia la testa sulla mia, annusando i miei capelli e tirando leggermente alcuni ricci; restiamo in questa posizione per molti minuti, respirando ognuno l'odore dell'altro nel tentativo di calmarci fino a quando Kurt non si tira indietro e mi sorride lievemente.
"Blaine... gli abbracci li possiamo rimandare a dopo non credi? Sebastian potrebbe arrivare da un momento all'altro, dobbiamo muoverci. Forza legami."
La sicurezza con cui pronuncia queste parole e tale da confondermi; non sembra ci sia rimasto niente del Kurt terrorizzato di un'ora fa... che tutto questo sia solo di facciata non importa, se lui ce l'ha fatta devo farmi forza anche io e portare avanti questa messa in scena.
Gli prendo i polsi e li lego in modo non troppo stretto, non voglio certo fargli male, ma abbastanza da sembrare reale in caso Sebastian voglia controllare.
"Ecco fatto, adesso siediti lì e aspettiamo insieme il campanello. La benda sulla bocca la mettiamo all'ultimo... spero che sia tanto puntuale quanto é stronzo, non ce la faccio a vederti legato."
Kurt mi fissa con un lieve sorriso sulle labbra, anche se i suoi occhi tradiscono l'agitazione.
"Devi stare calmo, per me non è un grosso problema stare così; il vostro incontro durerà al massimo un paio d'ore, posso resistere."
"So che puoi farlo, ma ciò non toglie che io ci stia male... spero solo che..."
Driiiin
Il suono del campanello blocca il mio discorso a metà, entrambi ci guardiamo negli occhi, anche se cerchiamo di nasconderlo siamo terrorizzati. Lego velocemente la benda sulla bocca di Kurt, gli do un piccolo bacio sulla guancia e corro verso la porta; mi fermo un attimo davanti e prima di aprire prendo un profondo respiro... Tira fuori le palle Blaine!
*
Quello che mi trovo sulla soglia di casa appena apro la porta è un bellissimo ragazzo, molto più alto di me, con capelli castani e occhi verdi, la sua aria sembra talmente tranquilla e serena che nessuno scommetterebbe mai sul fatto che è uno dei peggiori boss della malavita americana.
Ho giusto un paio di secondi per elaborare, prima di ritrovarmi le sue labbra sulle mie in un bacio a stampo che non prendo certo di buon grado... non sono certo il tipo che accetta baci da estranei e tanto meno in situazioni del genere! Resisto all'impulso di prenderlo a schiaffi e mi allontano da lui facendo qualche passo indietro. adesso mi sta squadrando da capo a piedi e sulle labbra ha un fastidiosissimo sorrisino malizioso che mi spiazza.
"Bene bene... caro Nathan finalmente ci incontriamo. Mi dispiace se ti sono sembrato troppo audace, ma sai, attendevo questo momento da tanto, morivo dalla voglia di vederti di persona e troppe cose si erano intromesse... e proprio non sono riuscito a resistere, le tue labbra mi hanno provocato e in un certo senso continuano a farlo..."
Lascia la frase in sospeso e senza distogliere lo sguardo da me, si lecca le labbra lentamente... Cazzo Blaine, pensa a qualcosa di intelligente da dire!
"Figurati, non mi scandalizzo certo per così poco, solo che mi hai preso alla sprovvista, non avrei vouto reagire così... anche io aspettavo con ansia questo momento"
Devo essere risultato piuttosto credibile dato che Sebastian si lascia andare ad una leggera risata per poi tornare a fissarmi con intensità... il suo sguardo mi mette in soggezione, è come se cercasse di leggerti l'anima.
"Che dire, ne sono felice. Vorrei tanto poter continuare a parlare con te di questo, ma come si dice "Prima il dovere e poi il piacere", e in questo momento il mio dovere è discutere con te del piccolo danno che hai combinato... dov'è?"
Ok, devo stare calmo, so che sta parlando di Kurt ma non devo dare di matto, non succederà nulla.
"In camera da letto, lo tengo legato lì dato che è la stanza più lontana dalla porta, non che comunque abbia modo di scappare, ma qualche precauzione in più non fa mai male."
"Hai ragione... mi piace che tu sia così attento ai dettagli... spero che rimanga una tua caratteristica in tutte le cose che fai, anche quelle più intime..."
Ed eccoci qua... stavo aspettando una delle sue battutine a doppio senso, e c'è da dire che dal vivo sono ancora più maliziose e imbarazzanti, distolgo gli occhi solo un attimo per poi rispondergli a tono... più o meno!
"In alcuni campi sono ancora più minuzioso, controllo ogni minimo particolare... o reazione..."
Abbasso lievemente il tono della voce e provo a fare uno sguardo malizioso, e contro le mie aspettative ci riesco, dato che gli occhi di Smythe si illuminano di una luce particolare e si umetta le labbra passando molto lentamente la lingua su quello inferiore.
"Mi fa molto piacere saperlo e non vedo l'ora di poterlo sperimentare... comunque dobbiamo discutere di questo piccolo problema perchè hai comunque rischiato di farti e beccare senza contare che hai creato un putiferio là fuori... se tu fossi già stato uno di noi non avresti fatto fare una gran bella figura agli Warbler..."
"Ne sono consapevole e mi dispiace davvero tanto, so che in casi così delicati non bisogna mai perdere la concentrazione o la calma, non mi era mai capitato prima d'ora, ma è successo tutto così velocemente e a quel punto l'unica soluzione era portare via il ragazzo... se me ne fossi andato da solo avrei rischiato troppo."
"Posso capirlo, ma ciò non toglie che tu abbia fatto un errore molto grosso...un capo non può accettare questo, e probabilmente la cosa giusta da fare sarebbe non prenderti all’interno della banda..."
Per un attimo in me si riaccende la speranza... forse ci ha ripensato e ha deciso che tenermi con lui sarebbe troppo rischioso? In questo caso io e Kurt abbiamo molte più possibilità di uscire vivi da questo casino.
"Se questa fosse la tua decisione lo capirei, davvero... sono cosciente di aver perso una grande occasione ma so riconoscere quando è il momento di addossarsi le colpe e qui l'unico ad averne sono io quindi..."
"E chi ha mai pensato di buttarti fuori?" Sembra sorpreso e quasi irritato.
"Be, tu hai detto..."
"Io ho detto solamente che un capo lo farebbe e che sarebbe la giusta cosa da fare... ma io non sono come gli altri! Se non mi sbaglio te lo avevo già accennato al telefono, amo questo tipo di sfide... è vero, tu sei ricercato e là fuori stanno ancora cercando di capire cosa ne sia stato di quel ragazzo, per la mia banda è un rischio molto grosso ma tutto questo per me è solo un motivo in più per andare avanti e prendere in giro quelle persone che cercano di fermarmi... loro sono solo degli stupidi poliziotti mentre io in mano ho il potere, credo di potermi permettere il tuo piccolo errore, anche perche in quel momento tu non eri dei nostri... ma adesso ci sei con tutte le scarpe dolcezza!"
Cerco di tenere la mia maschera di compostezza sul viso, anche se in questo momento sento il cuore andare in pezzettini... non ce modo di uscire da questa situazione, o almeno non solo con le mie forze... quest'uomo è una sorta di pazzo megalomane con la tendenza ad essere... non mi viene parola migliore di "Sgualdrina"; devo solo sperare che l'FBI mi aiuti, altrimenti non so come potremmo uscirne.
Sono passati circa venti minuti da quando è arrivato, 20 minuti di doppi sensi e occhiate che sono più uno scopare con gli occhi, ma ancora non mi ha chiesto di incontrare Kurt... forse le mie preghiere sono state parzialmente ascoltate...
"Caro Nathan, se non ti dispiace vorrei vedere il ragazzo... dalle foto sembra un bel bocconcino!"
... o forse no! Per fortuna in quel momento Sebastian non mi sta guardando direttamente, perchè sono sicuro che la mia maschera si sia sgretolata; sento il panico invadermi di nuovo ma cerco comunque di tornare lucido nel momento in cui l'altro si volta verso di me lanciandomi uno sguardo che non ammette repliche. Prendo un respiro profondo e accennando un sorriso falsissimo rispondo.
"C-certo, seguimi.. ti porto da lui."
*
Senza pensarci troppo apro la porta della camera, sento una fitta al cuore nell'istante in cui vedo il cambio d'espressione di Kurt; nel momento in cui mi vede i lineamenti del suo viso si rilassano, ma nell'istante in cui fa il suo ingresso Sebastian, torna nuovamente serio e un lampo di terrore attraversa i suoi bellissimi occhi.
Smythe non si è tolto neanche per un secondo il suo ghigno strafottente e, purtroppo, pare proprio che quello che vede gli piaccia.
"Bene, bene... direi che le foto non rendono giustizia. Complimenti Wortman, hai avuto proprio fortuna... non capita spesso di sequestrare ragazzi così belli."
Non rispondo, anche perché la sua era un'affermazione che non richiedeva risposta; mi ferisce vedere Kurt così provato, si nota che sta facendo uno sforzo enorme per trattenere le lacrime, ma non credo che sopporterà ancora per molto.
"In un certo senso è proprio un peccato."
"Di cosa stai parlando?"
Non capisco dove voglia andare a parare.
"Che una bellezza così debba essere spenta così presto... spero solo che prima che quel momento arrivi tu abbia un po’ di tempo per godertela... a meno che tu non lo faccia già?"
Oddio no, non può averlo detto davvero e con tutta questa nonchalance.
Adesso Kurt non ci prova nemmeno più a trattenersi e vedo calde e dolorose lacrime scivolargli dagli occhi e scendergli lungo le guance... devo reprimere l'impulso di abbracciarlo e baciargli via quelle scie salate sussurrandogli che tutto sarebbe finito bene, anche perché al momento anch’io inizio a dubitarne.
Rispondo a quel bastardo, cercando di mantenere la mia voce il più neutra possibile.
"No, ovviamente... fare quello con lui è l'ultima cosa a cui pensavo, per me è già un problema averlo qui e se devo essere sincero, non mi eccita particolarmente; preferisco un altro genere di uomo..."
Ok, so perfettamente che questa è una bugia colossale, ma per fortuna risulto convincente dato che Sebastian riporta la sua attenzione su di me, lanciandomi uno sguardo infuocato... bene, anche la provocazione verso di lui è andata a buon fine. Kurt sembra lievemente ferito, spero solo che lui capisca che il mio pensiero è diametralmente opposto a quello che ho espresso; dopo aver di nuovo messo gli occhi su Kurt, Smythe parla di nuovo.
"Posso capirti, in effetti in questa stanza c'è qualcuno molto più affascinante, ma anche lui non è male... - si avvicina ancora di più, vedo Kurt ritrarsi istintivamente e questo fa nascere all'altro un sorriso cattivo - Stai tranquillo dolcezza, non voglio farti niente di brutto."
Sono costretto a stringere i pugni e a trattenere un urlo nell'istante in cui Sebastian si china verso Kurt per poi posargli una mano sulla guancia... vorrei correre lì e tirargli un pugno in modo da allontanarlo e urlargli in faccia che non è neanche lontanamente degno di toccarlo e che lui è mio... invece non faccio nulla perché non posso fare assolutamente niente se non starmene fermo in un angolo a vedere la sofferenza e lo schifo negli occhi di Kurt.
"Sai Nathan, posso capire che per te lui è solo un peso e un inutile accessorio... ma io posso risolvere questo tuo problema: a me non dispiacerebbe per niente farmici qualche giro, quindi se vuoi, sarò io stesso a liberarti da questo problema... lo porto via con me."
Kurt si è congelato sul posto e le lacrime hanno ripreso a scendere copiose; io invece sono scioccato e il mio cervello non riesce a formulare nessuna frase di senso compiuto che non sia "Scordatelo Smythe, non farò mai una cosa del genere!" e imprecazioni poco carine verso la sua persona.
"Stai tranquillo piccolo, non c'è bisogno di piangere... il tuo culo non è per niente male quindi sono convinto che ci divertiremo molto insieme... almeno finché dura..."
Ok adesso devo intervenire, Kurt sta per avere un attacco di panico e se io non allontano subito quel bastardo da lui, potrei non rispondere più delle mie azioni...pensa Blaine, pensa... ci sono!
"Sebastian, credo che di questo possiamo riparlare dopo... se non ricordo male prima abbiamo interrotto qualcosa di più importante... abbiamo un altro tipo di cose da sbrigare e ti assicuro che saranno molto più divertenti..."
Beh, forse non è propriamente un'idea geniale, ma ero certo che su di lui avrebbe funzionato... almeno di una cosa sono sicuro, il sesso è il suo punto debole, la sua più grande tentazione e forse il fatto che lui non veda l'ora di scoparmi può essere una cosa a mio favore. A quelle parole, infatti, Smythe si allontana da Kurt, puntandomi addosso i suoi petulanti occhi verdi, come a cercare la sicurezza delle mie parole...
"Devo dire che anche in questo caso hai ragione... possiamo riparlarne dopo del suo trasferimento, in questo momento ho un altro tipo di bisogno e sono convinto che tu possa soddisfarlo egregiamente."
Deglutisco, sperando di riuscire a sopportare quello che verrà dopo.
"Stanne pur certo, ma andiamo in salotto... preferisco avere un po’ di privacy quando parlo di affari."
Sebastian annuisce senza togliersi dalla faccia quel ghigno maligno e, soddisfatto, mi anticipa fuori dalla porta; prima di seguirlo lancio un ultimo sguardo a Kurt, che ormai è tutt'uno con il letto e la parete, le lacrime non si sono fermate e il suo sguardo è così affranto da far male, sembra quasi che cerchi di fermarmi... proprio per questo distolgo lo sguardo dal suo e vado in salotto, trattenendo un urlo di pura frustrazione che sta cercando di scappare dai miei polmoni.
*
Usciamo entrambi dalla stanza e questo mi permette di tirare finalmente un sospiro di sollievo perché già solo averlo allontanato da Kurt è una piccola vittoria, Sebastian si siede elegantemente sul divano senza distogliere il suo sguardo famelico dal mio corpo.
"Bene Nathan, come hai detto tu, credo sia arrivato il momento di parlare di affari."
"Perfetto. Se non ricordo male tu avevi detto che per sapere tutto del mio incarico dovevo solo incontrarti... beh, adesso ti ho davanti a me, quindi spara!"
Cerco di essere il più risoluto possibile, anche se in realtà sono terrorizzato. Non devo fallire, né per me stesso né per Kurt.
"Hai ragione ma non c'è bisogno di correre troppo... per adesso ti basti sapere che il tuo compito principale sarà quello di dirigere un grosso carico di droga proveniente dal Messico. Dovrai organizzare il suo smistamento assicurandoti che arrivi fino ai piani alti... non sarà un'operazione facile... mi assicuri di esserne capace?"
Deglutisco, mentre il suo sguardo indagatore continua a fissarmi in attesa di una risposta.
"Certo che ne sono capace, puoi fidarti di me!"
Sulle sue labbra compare un ghigno soddisfatto che però mi mette addosso un certo senso d’inquietudine.
"Sai, speravo in questo tipo di risposta... mi sarebbe davvero dispiaciuto perdermi un bocconcino come te... e per quel che mi riguarda abbiamo già parlato abbastanza, la mia bocca vuole fare altro in questo momento..."
Non faccio neanche in tempo ad assimilare la sua affermazione che lo vedo alzarsi con uno scatto felino dal divano e sento la mia schiena sbattere contro il muro e labbra di Sebastian nuovamente sulle mie, questa volta fameliche e calde in un bacio che di delicato non ha niente.
Anche se il mio istinto è di spingerlo il più lontano possibile, sono costretto ad assecondarlo e rispondere al suo bacio focoso; dopo pochi secondi le sue labbra si aprono leggermente e con la lingua inizia ad accarezzarmi con vigore il labbro inferiore, costringendomi ad aprire la bocca per poi infilarci senza troppi complimenti la lingua.
Cerco di sembrare il più coinvolto possibile, anche se l'unica cosa a cui riesco a pensare in quel momento sono i baci di Kurt, alla loro dolcezza e alla tranquillità che mi trasmettono, e solo in questo modo riesco ad evitare che il mio istinto prenda il sopravvento su di me.
Continuiamo questo gioco di lingue per un paio di minuti, finche Smythe sposta le mani dalle mie spalle, scivolando lentamente verso i miei fianchi, soffermandosi per un secondo sul mio addome, solo a quel punto si stacca.
"Wow, mi aspettavo che baciassi bene ma devo dire che hai superato le mie aspettative... mmmmm, hai davvero un buon odore.."
Dice questo gettandosi sul mio collo per cominciare subito a leccarlo e mordicchiarlo, lasciandomi libero di reclinare la testa verso l'alto, in modo da sembrare estasiato, anche se l'unica cosa che voglio fare in questo momento è urlare e correre da Kurt; le sue mani ormai si muovono indisturbate sul mio corpo fino a quando non trovano pace sulla curva del mio sedere, che spinge con forza verso il suo bacino... e la sua erezione piuttosto pronunciata.
Io a differenza sua non sono assolutamente eccitato, anche se il mio corpo sta pian piano reagendo a quei contatti tutt'altro che voluti... gli ormoni purtroppo non possono essere frenati, soprattutto quando sei un 25enne che non ha rapporti sessuali da mesi e mesi.
"Ahhh...oddio..."
Sebastian geme a quel contatto a pochi centimetri dal mio orecchio, e dato che sembra piacergli ripete quel gesto per un paio di volte, strusciandosi sempre più insistentemente, fino a quando, probabilmente per cercare qualcosa di più, ribalta le posizioni e mi spinge con poca delicatezza sul divano.
"Nathan, sei assolutamente eccitante...ti concedo un po’ di tempo solo perché oggi mi sento in vena di preliminari, ma preparati... Non vedo l'ora di scoparti duramente, voglio sentirti gemere di dolore e piacere, voglio possedere quel tuo meraviglioso culo per molto tempo...ahhh..."
Un mugolio sofferente esce involontariamente dalla mia bocca, ma per fortuna Sebastian lo deve aver scambiato per un gemito di piacere, infatti dopo avermi sorriso nuovamente in modo malizioso, si ributta sulla mia bocca per riprenderne il pieno controllo. Le sue mani sono ovunque, strisciano con lentezza fino sotto la mia maglietta, dove si sofferma qualche secondo in più sui capezzoli e sull'ombelico, strappandomi così lievi gemiti che non vorrei produrre... anche se forse non è totalmente negativo che il mio corpo reagisca, anche se la mia mente è altrove... alla fine rischierei di insospettirlo troppo se non mi eccitassi giusto? Cerco di aggrapparmi con tutto me stesso a questo pensiero, in modo tale da non sentirmi troppo sporco e cerco di pensare ad una cosa che mi fa stare bene... il viso sorridente di Kurt appare nell'esatto istante in cui chiudo gli occhi: penso alle sue labbra morbide, ai suoi luminosi occhi azzurri, alla sua pelle bianca e liscia e alla sua voce così dolce e melodiosa... il suo volto perfetto sparisce nel momento in cui un gemito più forte esce dalla mia bocca e solo in quel momento mi rendo conto di quanto la situazione fosse andata avanti mentre io ero preso dai miei pensieri.
Sebastian, che continua a starmi praticamente addosso, ha alzato la mia maglietta fino al collo, e adesso si stava praticamente divorando il mio capezzolo destro, nel frattempo la sua mano si era posata sulla mia erezione, adesso sicuramente più viva, e la massaggiava lentamente da sopra i jeans mentre strusciava con più vigore la sua sul mio fianco, gemendo in modo scomposto.
"Mmmm...oddio si... mi piace che tu sia così abbandonato a me... amo avere il contro...oh...llo"
Ormai non c'è più niente da fare... se speravo in qualche ripensamento o simili mi sbagliavo di grosso... Sebastian vuole arrivare fino in fondo, ed io sono costretto a dargli corda... se per salvare la vita di Kurt e la mia dovrò farmi scopare da lui lo farò... spero solo che la cosa sia veloce.
La bocca di Sebastian si sposta verso il basso lasciando una scia di saliva fino all'ombelico, con cui gioca per un paio di secondi passando la lingua all'interno, per poi staccarsi e posizionarsi meglio sopra di me. Se non fosse per il fatto che l'uomo che troneggia su di me è uno dei più feroci criminali del momento, e che io non volevo assolutamente avere con lui questo tipo di relazione, mi sarei sentito fortunato...non posso certo negare che è un bellissimo ragazzo... anche se non quanto Kurt...
"Ok, direi che ci siamo riscaldati abbastanza... adesso è il momento di cominciare il vero gioco."
La sua mano, che per tutto il tempo non si è mossa dalla mia lieve erezione, sale fino al bottone dei Jeans con una lentezza estenuante per poi slacciarlo con maestria, la stessa cosa avviene con la zip... per brevi secondi si mette a giocare con l'elastico dei miei boxer e infila le dita sotto di questi... ma per fortuna veniamo interrotti dal suono del suo cellulare...
Note:
Ed eccoci puntuali con il 9 capitolo... e con l'arrivo in carne ed ossa di Sebastian Smythe...spero di averlo rappresentato bene.
Non potete neanche immaginare quanto mi sia costato scrivere la scena Seblaine (io non ho assolutamente il cuore da Multishipper), ma doveva esserci, spero vi piaccia.
Il prossimo capitolo, a differenza di questo, non è pronto qundi proverò in tutti i modi ad aggiornare puntuale, ma non so quanto possa assicurarvelo dato che devo scrivere alcune OS per l'Anderbros week XD
Note corte per il mio stile ma i neuroni stasera non collaborano.
Ringrazio come sempre tutti voi che leggete, la mia adorabile beta Artemis91 e Fede che mi recensisce ogni volta *Love you!* Fatemi sapere cosa ne pensate,
Baci baci Irene!
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