Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Questa
è la traduzione della storia “30 Days”
pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della
versione originale nel profilo.
- Day 1-
Apro gli occhi
lentamente, gemendo alla sensazione di
dolore nella parte posteriore della testa. Il mio corpo è
dolorante e sento i
muscoli delle gambe rigidi.
Che cosa mi
è successo? Dove sono?
Quando mi
accorgo di ciò che mi circonda, il panico
inizia a crescere dentro il mio petto. Non riconosco il posto.
È buio e umido e
freddo. Incredibilmente freddo.
Credo
di essere distesa su un materasso. Rapidamente mi alzo, prendendo
respiri brevi
e cercando di abituarmi al buio. I miei occhi esplorano la stanza e poi
noto
una piccola finestra. No, non una
finestra. Sembra più simile a un piccolo buco nel muro. E ci
sono delle sbarre.
Posso sentire
me stessa tremare, chiazze di sudore
fredde sul mio corpo, rabbrividisco. La finestra è troppo in
alto per me da
raggiungere. Forse se potessi salire su una sedia-
Qualcosa si
muove e mi irrigidisco completamente.
La stanza
è troppo buia per vedere qualcosa. Non mi era
venuto in mente che qualcun altro potesse essere nella stanza con me.
Resto
completamente immobile, trattenendo il respiro. Qualche lungo istante
passa e
l'unico suono che sento è il battito incontrollabile del mio
cuore.
Tutto il mio
corpo sta tremando per l'aspettativa e la
paura.
E poi
all'improvviso qualcuno parla.
“Miss
Granger?”
Indietreggio al
rumore, sentendomi come se qualcuno mi avesse
appena versato un secchio pieno di acqua ghiacciata sulla testa.
Devo
rispondere? Chi è?
É un
uomo, è tutto quello che riesco a dire. Ma perché
che mi chiama Miss Granger? Dove
sono?
Chi è lui?
“S-si?”
Balbetto, le mie orecchie ascoltano con
attenzione qualsiasi segno di movimento.
“Finalmente
ti sei svegliata.”
Un sospiro di
sollievo lascia la mia bocca quando mi
rendo conto a chi appartiene la voce.
“Professor
Piton?”
“Sei
stata incosciente per molte ore.” Afferma con
calma.
Riesco a
malapena a vederlo attraverso l'oscurità. Lui
è seduto su qualcosa, di fronte a me.
“Che
cosa sta succedendo, Professore? Dove siamo?”
Ho bisogno di
risposte.
“Ti
è forse sfuggito che siamo in una prigione, Miss
Granger?” Chiede, la sua voce grondante di sarcasmo.
Sono troppo
confusa e spaventata per essere infastidita
dalle sue osservazioni pungenti. E non posso fare a meno di sentirmi un
po’ più
al sicuro sapendo che non sono sola. Ovunque io sia, qualunque cosa sia
mi successa,
almeno non sono sola. Anche il Professor Piton è qui.
“Cosa
è successo?” Chiedo, cercando di mantenere la
calma.
“Non mi ricordo niente.”
Lo sento fare
un respiro profondo e poi parla.
“Sembra
che siamo stati catturati dai Mangiamorte. Sono
stato portato qui ieri e solo un paio di ore più tardi hanno
portato anche te.”
“P-Perché?”
Chiedo, sentendo il panico crescermi nel
petto.
“Usa
il cervello, Miss Granger.” Abbaia contro di me.
“Che
cosa possono volere da noi?”
“Informazioni?”
“Forse.”
Acconsente, poi aggiunge: “Forse un accordo.
Tu per Potter. Oppure più semplicemente vogliono danneggiare
Potter facendo del
male a te.”
Assorbo le sue
parole e prendo un respiro profondo,
pensando intensamente alla mia domanda.Non
mi permetto di soffermarmi sull’orribile situazione in cui ci
troviamo. Decido
che la cosa migliore da fare è di concentrare tutta la mia
attenzione sulla
salvezza del problema.
“Quando
hanno intenzione di salvarci?”
“Loro?”
chiede.
“Sì,
l'Ordine. Ormai probabilmente sanno quello che ci
è successo e-”
“Non
illuderti, Miss Granger.” Mi interrompe, la sua
voce fredda e gelida. “Anche se sapessero quello che ci
è successo, le
probabilità che conoscano la nostra sorte sono molto
scarse.”
Sto tremando.
Il solo pensiero di non essere salvata è
troppo da sopportare.
“N-non
capisco.”Ammetto tranquillamente. “Che cosa sta
dicendo?”
“Sto
dicendo che non dovresti contare sulle tue
speranze.” Ripete senza emozioni.
Scuoto la testa
furiosamente, anche se probabilmente
lui non può vederlo. Certo che ci salveranno. Invece di
discutere con il
Professor Piton, decido di mettere di nuovo insieme i pezzi del giorno
precedente.
“L'ultima
cosa che ricordo è ... l’aver ottenuto un
punizione. Da lei, perché stavo aiutando Neville e ho dovuto
farla con Gazza.”
La mia voce si rafforza. “Ecco! Sono stata catturata mentre
stavo facendo la
punizione o di ritorno al mio dormitorio. “
“Miss
Granger.” Inizia lentamente. “Ti ho dato una
punizione. Ma è stato quattro
giorni
fa.”
Faccio qualche
passo indietro e lentamente mi siedo sul
materasso, cercando di capire quello che mi stava dicendo. Sento tutto
il
sangue lasciare il mio viso. Il silenzio riempie la prigione e tutto
quello che
posso sentire è il battito del mio cuore.
“Com’è
la lesione sulla tua testa?” Chiede lui
improvvisamente,tirandomi
fuori dai miei pensieri.
Le mani volano
fino alla parte posteriore della testa e
sento un lieve bernoccolo lì. Fa male, ma non è
nulla di grave.
“Va
bene.” Rispondo. “Probabilmente mi hanno colpito o
mi sono colpita ...” Mi fermo, diversi scenari giocano nella
mia testa e pochi
istanti dopo scatto. “Maledizione!
Perché non riesco a ricordare niente?”
“Non
puoi forzare queste cose.” Dice con il suo tono da
insegnante. “La tua amnesia è temporanea, molto
probabilmente a causa di un
trauma cranico o diuna
lieve commozione
cerebrale.”
Mi limito ad
annuire e cerco di calmarmi. Ricordo di
aver letto qualcosa sull’argomento. La perdita di memoria
tende a tornare quando
la gente meno se lo aspetta. Più duramente spingono e
cercano di ricordare con
la forza, meno successo hanno.
Poi mi accorgo
di qualcosa.
“E
lei, Professore?” Chiedo con calma.
“Perché è qui?”
Lo sento
lasciarsi sfuggire un sospiro profondo e poi alla
fine parla: “Sarebbe…imprudente
discutere
di queste cose con te”
Apro la bocca
in segno di protesta, ma poi capisco che
non so cosa dire. Forse non gli è permesso di dirmi
perché è stato catturato.
So alcune cose. Cose di cui non abbiamo mai parlato, ma c'erano sempre
dei sussurri. Sussurri secondo cui
il
Professor Piton è ancora un Mangiamorte, ma al tempo stesso
è un membro
dell'Ordine. Silente si fida di lui e questo è
più che sufficiente per me a
fidarmi di lui. C'è una connessione tra il Professor Piton e
Voldemort. Ma
forse non può parlarne mentre viene tenuto prigioniero da
loro.
“Crede
che ci sia un modo in cui potrebbero ascoltare
la nostra conversazione?” Chiedocon
attenzione, avvolgendo le braccia intorno a me.
“No.”
Risponde. “Ma meno sai più al sicuro
sarai.”
Accetto la sua
risposta. Per ora.
Stiamo entrambi
in silenzio per qualche minuto. Sembra durare
un’eternità. E mi chiedo come possa essere
così calmo? Perché non si fa
prendere dal panico come me? Forse non è così
preoccupato per la nostra
situazione e quella è una buona cosa, giusto? Ma se stesse
semplicemente
facendo finta di non essere preoccupato? Forse sente il bisogno di
essere
forte. A causa mia. Dopo tutto, è un adulto e un insegnante.
E se stesse davvero
facendo finta di non essere preoccupato? Questo mi spaventa
più di tutto.
“Cosa
pensa abbiano intenzione di fare con noi?”
Chiedo, rompendo il silenzio.
“Ti
sembro la Professoressa Cooman, Miss Granger?"
Risponde con sarcasmo.
Comincio a
essere infastidita dal suo comportamento.
Questa non è nemmeno la mia situazione ideale. E odio il
modo in cui sta
parlando con me, come se non sapessi niente.
Mi appoggio al
muro e tiro le ginocchia al petto, appoggiandoci
sopra la testa. Nessuno di noi parlò per molto tempo.
ooo
Apro
gli
occhi e mi rendo conto che è già giorno. Come ho
potuto addormentarmi? Sono in
pericolo mortale e io mi addormento. Sentendomi imbarazzata e
arrabbiata con me
stessa, mi guardo intorno e noto il Professor Piton in piedi in un
angolo della
prigione, appoggiato al muro, le braccia incrociate sul petto, il viso
illeggibile.
Non
posso
fare a meno di chiedermi se avesse dormito durante la notte scorsa.
Sembra
strano immaginare il Professor Piton dormire. Non ci ho mai pensato. Mi
sembrerebbe
più normale se non avesse dormito affatto.
Spingendo
il
pensiero da parte, colgo l'occasione per guardarmi intorno e osservare
la
prigione per la prima volta. È piccola e ci sono due
materassi, sui lati
opposti. C'è solo una sedia nel mezzo della stanza e ...
nient'altro.
Assolutamente niente altro. Nemmeno
un cuscino o una coperta. Neanche un bagno.
Guardo
me
stessa e mi accorgo che sto indossando le mie vesti di Hogwarts e non
sembra che
abbia eventuali ferite. Mi costringo a guardare il Professor Piton.
Indossa le
sue vesti scure da insegnante e non appare ferito. Ciò
significa che non ha combattuto
i suoi rapitori. O forse hanno usato un incantesimo su di lui prima che
potesse
fare qualsiasi cosa. Questa teoria mi sembra un po’
irrealistica. Sono sicura
che il Professor Piton è un bravo duellante e mi sembra
strano che qualcuno lo
abbia battuto tanto facilmente.
“Merlino.”
Comincio nervosamente. “Quanto a lungo-” Mi fermo a
metà frase, poiinizio
di nuovo: “Che cosa stanno pensando di
fare con noi? Quanto tempo hanno intenzione di tenerci qui?”
“Fino
a
quando è necessario.” É la sua unica
risposta.
Comincio
a
essere infastidita dal suo comportamento privo di emozioni. Anche se
non so
cosa avrei fatto se avesse iniziato a farsi prendere dal panico, mi
dà fastidio
che sia così calmo da tutto ciò che sta
accadendo. Mi mette in cattiva luce,
come se stessi facendo qualcosa di sbagliato semplicemente essendo
preoccupata
per la nostra situazione.
Lui
non
dice nulla per lungo tempo e sembra perso nei suoi pensieri. Non voglio
disturbarlo quindi cerco di concentrarmi su altre cose invece.
Ho
sete. Sono
davvero assetata. Per fortuna non ho
ancora fame e non devo preoccuparmi di quello. Ma c'è anche
un altro problema.
Devo andare in bagno.
Mi
guardo
intorno, convincendomi che ci deve essere qualcosa. Porte per il bagno
ad
esempio. Probabilmente non me ne sono accorta prima. Ma quando mi
guardo
intorno, mi rendo conto che non avevo saltato nulla. C’erano
semplicemente due
materassi, una sedia e una finestra. Troppo alta da raggiungere.
Mi
lascio
sfuggire un respiro profondo. Le cose non potevano andare peggio.
ooo
“Ha
provato la magia senza bacchetta, Signore?” Chiedo.
Un
profondo
sospiro, poi una risposta: “L’ho fatto.”
“E?”
“Come
te
lo aspetti, Miss Granger.”
“Nessun
tipo di magia è possibile qui.”
Silenzio.
“Dove
pensa che siamo?”
“Non
ne ho
la più pallida idea.” Dice con
difficoltà.
Probabilmente
è difficile per lui ammettere l'ignoranza di qualcosa.
“Ha
provato a raggiungere la finestra?”
“È
troppo
in alto da raggiungere, anche stando in piedi sulla sedia.”
“Ma
... E
se-”
Lui
alza
un sopracciglio in interesse.
Continuo
lentamente. “Lei può stare sulla sedia e io
potrei-”
“Non
ti
farò salire sopra di me, Miss Granger.” Dice
freddamente.
“Ma
potrebbe
funzionare, Signore.” Insisto, alzando un po’ la
voce. “Potremmo vedere dove
siamo.”
“E
questo
come ci aiuterebbe?” Chiede, guardandomi, aspettandosi una
risposta.
Non
ho
nulla da dire. Ha ragione. Non ci aiuterebbe.
Di
nuovo
silenzio.
ooo
Come
può
stare lì? È stato in piedi nello stesso punto per
le ultime paio d'ore. Perché
non si siede?
Un
forte
tonfo mi tira fuori dai miei pensieri. Le porte della prigione si
aprono e io
di riflesso mi alzo, il mio intero corpo si tende.
Un
uomo
entra. Indossa abiti neri e ha una bacchetta nella mano. Lo guardo in
faccia,
ma non c'è nulla familiare in lui. Non ho mai visto
quest'uomo prima d’ora. Deve
avere 40 anni o poco più.
“Tu.”
Mi
indica. “Vieni con me.”
Congelo
sul posto.
“Lascia
la
ragazza.” Dice Piton. “Prendi me, invece. Esigo di
essere condotto dal Signore Oscuro.”
Apro
la
bocca in stato di shock nel sentirlo. Perché vuole essere
portato da Voldemort?
L'uomo
scuote la testa e poi sorride. “Le tue richieste dovranno
aspettare.” Mi guarda
di nuovo. “Vieni con me.”
“Dove
mi
porti?” Chiedo, mantenendo la mia voce forte.
“Lo
vedrai.” Risponde, allora il suo tono si fa minaccioso:
“Non te lo chiederò
gentilmente di nuovo.”
Ho
i
brividi alle sue parole, ma il mio volto rimane impassibile. Guardo il
Professor
Piton e c'è uno sguardo severo nei suoi occhi. Entrambi
sappiamo cosa
significa. Non riesco a rivolgermi a lui in cerca di aiuto.
É impotente quanto
me. Non posso pretendere che faccia qualcosa per aiutarmi,
perché si
rivelerebbe inutile e ci potrebbe mettere in grossi guai.
Senza
parlare
mi avvicino all'uomo e luimi
afferra il
braccio, guidandomi fuori dalla prigione.
ooo
Vengo
spinta dentro la prigione e le porte si chiudono dietro di me.
“Cosa
è
successo?” Chiede il Professor Piton, avvicinandosi a me.
Alzo
gli
occhi verso di lui e sono sorpresa di trovare preoccupazione sul suo
volto.
“Sei
uscita solo per pochi minuti.” Aggiunge, le sopracciglia
aggrottate.
“Mi
ha
portato in bagno, solo questo” Spiego. “Ha detto
che ci è concesso una visita
al bagno due volte al giorno e che verrà presto per
te.”
Lui
annuisce semplicemente alle mie parole, allontanandosi da me.
Un'ora
più
tardi, forse più, l'uomo torna e questa volta porta il
Professor via con sé.
Nel momento in cui sono rimasta sola nella prigione, la
realtà della situazione
si abbatte su di me. La mia gola si chiude e trovo
difficoltà a respirare.
Tutti
i
pensieri orribili si fanno strada nel mio cervello e mi vedo morire in
questa
prigione. Morire per mano dei Mangiamorte o per la fame. Forse non
verrò mai
trovata e il mio cadavere sarà lasciato qui per secoli e
secoli.
Mi
mancano
i miei amici e la mia famiglia. Mi manca Hogwarts. Mi manca sentirsi al sicuro.
Le
lacrime
iniziano a crescere nei miei occhi e non cerco nemmeno cercare di
fermarle. Mi
permetto di piangere, di singhiozzare ad alta voce e allo stesso tempo
so che
ho solo un paio di minuti. Uso questo tempo per permettere a me stessa
di
andare completamente in pezzi.
Il
Professor
Piton ritorna qualche minuto più tardi. Da allora non
c’è alcuna prova dell’esaurimento
sul mio volto. Lui non deve mai venirlo a sapere.
ooo
“La
maledizione
Cruciatus ha delle conseguenze a lungo termine?” Chiedo,
rompendo il silenzio.
Lui mi lancia
uno sguardo. “Non credo che sia una conversazione
appropriata, per quanto
riguarda la situazione in cui ci troviamo.”
“Voglio
sapere,
perché ... se loro ...”
"Se
decidono di usare quel tipo di tortura, non sarai preoccupata delle
conseguenze
a lungo termine. Sarai preoccupata
nel
sopravvivere ogni secondo successivo.”
Le sue parole
mi
attraversano come un coltello.
Sta cominciando
a far buio. Non posso credere che sia già passato un giorno.
Le porte si
aprono e c'è un piccolo elfo questa volta, e porta un piatto
piccolo. Sia io
che il Professor Piton ci limitiamo a guardare la piccola creatura
mentre
lascia il piatto sul pavimento ed esce, non guardandoci nemmeno.
Sappiamo
entrambi che sarebbe inutile cercare di ottenere qualsiasi tipo di
informazione
dall'elfo.
Mi avvicino al
piatto e noto che c’è un piccolo pezzo di pane e
un bicchiere d'acqua. Solo un
bicchiere d'acqua.
Mi lecco le
labbra secche, pensando intensamente a cosa fare. Guardando verso il
Professor
Piton, mi rendo conto che non si è mosso dal luogo dove
stava in piedi.
Mi schiarisco
la voce e inizio a parlare. “Credo che dovremmo
dividere-”
“Puoi
avere
tutto, Miss Granger.”
“Cosa?
No.” Ribatto.
“É stato qui più tempo di me, Professore.
Semmai, dovrebbe avere una parte più grande.”
“Non
c'è
bisogno di fare la gentile.”Abbia contro di me.
“Avrai bisogno della tua forza.
Mangia.”
Mi rendo conto
che non c’è alcuna possibilità di
convincerlo a parole, così mi limito a prendere
il piccolo pezzo di pane nelle mani, dividendolo in due parti. Poi
afferro il
bicchiere d'acqua e lo porto alla bocca. È meraviglioso come
l'acqua scivola
giù per la gola, ma dopo tre sorsi ho messo giù
il bicchiere. Ci vuole un sacco
di forza mentale per negarmi il resto dell'acqua, ma è la
cosa giusta da fare.
Rivolgo tutta la mia attenzione nel mangiare il mio pezzo di pane.
“Ne
ho lasciato
metà per lei” Dico, ignorando il suo sguardo, poi
torno indietro sul mio
materasso e mi ci siedo sopra, godendomi il sapore del pane in bocca.
Lui poi beve il
resto dell'acqua, ma lascia il pezzo di pane intatto. Decido di non
discutere,
perché sembra di essere di pessimo umore. E non posso dargli
torto.
Presto
l'oscurità prende il sopravvento e mi sforzo di distendermi
e di chiudere gli
occhi. Non mi farebbe bene stare sveglia tutta la notte. Se non altro,
mentre
sto dormendo non posso pensare all’ orribile situazione in
cui siamo entrambi. Il
sonno è l'unica via di fuga che ho adesso.
Questa
è la traduzione della storia “30 Days”
pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della
versione originale nel profilo.
- Day 2-
Mi sveglio
lentamente e impiego un paio di secondi per
ricordarmi dove sono e come sono finita qui. Chiudo nuovamente gli
occhi, spaventata
dall’aprirli e rendermi conto che non era un sogno. Cerco di
convincermi che
sono ancora a Hogwarts, nel mio letto. Trascorrono lenti pochi istanti
e poi mi
obbligo ad aprire gli
occhi. Un orribile
sensazione di disperazione si abbatte su di me quando capisco che sono
davvero
in una prigione. È la realtà.
Sbattendo le
palpebre un paio di volte, mi accorgo del
professor Piton seduto sulla sedia in un angolo della cella. Getta un
occhiata
verso di me, poi distoglie lo sguardo, non dicendo niente. Sembra in
ordine e
le sue vesti non sono del tutto spiegazzate. Guardo me stessa e mi
accorgo che
sembro spazzatura. E posso solo immaginare a cosa assomiglino i miei
capelli.
“Buongiorno.”
Gli dico, mettendomi seduta.
Mi limita a
guardarmi e infine fa un cenno con la testa
prima di distogliere lo sguardo.
Mi lascio
sfuggire un sospiro. Non so cosa dire o fare.
Odio aspettare. Soprattutto quando non so cosa sto aspettando.
È difficile
stare ferma e lasciare che qualcun altro decida del tuo destino. E
ciò che era
più snervante era il non sapere che cosa vogliono da noi. E
quando posso
aspettarmi che inizi la tortura? Non ci hanno rapito semplicemente per
bloccarci in una prigione e lasciarci là?
“Da
quanto tempo è sveglio,Professore?” Chiedo con
calma, sentendo il bisogno di parlare con qualcuno. Anche se
è solo una
piccola, insignificante conversazione.
“Non
sono mai andato a dormire.” Risponde.
Apro la bocca
per lo shock, quindi la chiudo,
vergognandomi perché io mi ero
addormentata. Che cosa pensava di me ora il Professor Piton? Sono stata
catturata e gettata in prigione e mi addormento come se niente fosse?
Sono così
arrabbiata con me stessa.
I minuti
passano in silenzio.
Mi sento
cosìsporca,non
avendofatto il bagnoin questi due giorni. E ho bisogno dilavarmi i dentie cambiarmii
vestiti. Queste sono le
cosenella mia testa,
ma nonle
dicoad alta voce.
Cosa
penserebbeil
Professor Pitonsescoprisseche sto perdendoil mio temporimuginando
suqueste coseinsignificanti? So che dovreipensare
alla fugao ai modi perrimanere in vita, ma non possofarne
a meno.Forse èuna
cosa buona pensarea queste
piccole cose. Tienela mia menteoccupatain modonon
mitorturicon pensierisul
mio futuro.
ooo
“Non
capisco.” Dico, rompendo il silenzio.
Il Professor
Piton mi guarda e solleva un sopracciglio in
segno di interesse. “Miss So-Tutto-Io ammette di non capire
qualcosa?”
Arrossisco, ma
annuisco: “Si.”
“E
che cosa, di grazia, sarebbe?”
“Voldemort-”
“Non
dire il suo nome, sciocca ragazzina!” Sbotta verso
di me.
Arretro un
po’ al suo tono, ma poi continuo: “Lei-sa-chi
... lui stesso è un mezzosangue.”
Il viso del
Professore si indurisce ma rimane in
silenzio, aspettando che faccia la mia domanda.
“Non
ho mai capito perché qualcuno dovrebbe seguire lui
e le sue idee. Ci sono così tante ideologie contrastanti,
per quanto riguarda
Vold-... la prospettiva di Lei-sa-chi del mondo.”
Vedo che sta
lottando con se stesso come se non sapesse
cosa dire. Ma poi prende un respiro profondo e risponde lentamente:
“Quando le
persone vogliono credere in qualcosa, non fanno domande. E poi, i suoi
seguaci
lo seguono ormai da molti anni. Dopo così tanti anni nessuno
osa ammettere di
aver sbagliato fin dall'inizio.”
Annuisco,
capendo quello che sta dicendo. Ma al tempo
stesso trovo disgustoso che le persone buone muoiano semplicemente
perché
alcuni si vergognano ad ammettere di aver sbagliato e perché
si lasciano
guidare da qualcuno che è in contraddizione con se stesso.
ooo
“Vuoi smetterla, Granger!” Abbaia contro di me il
Professor e mi fermo subito,
guardando verso di lui.
Fa un respiro
profondo con il naso poi parla, questa
volta a bassa voce e con calma: “Il tuo sbattere contro il
pavimento è molto
fastidioso e irritante."
“Mi
scusi.” Mormoro.
Non mi ero
accorta che i miei piedi stavano battendo
contro il pavimento. Ero probabilmente troppo persa nei miei pensieri.
Pensieri
sul nostro salvataggio. Questa è l'unica conclusione
possibile per la nostra
situazione. Non mi permetto nemmeno di pensare ad altre
possibilità.
ooo
Finalmente
è il momento della visita al bagno. Un uomo
entra nella prigione, mi indica e vado verso di lui, non resistendo
quando mi
conduce fuori dalla cella.
ooo
Vengo spinta
dentro la prigione, un po’ troppo
rudemente e finisco sul pavimento. Mi alzo subito in piedi e mi
strofino le
ginocchia, notando come quello sinistro sia un po’ graffiato
e sanguinante.
Anche i miei collant neri sono rovinati. Mi lascio sfuggire un sospiro
di
rabbia e mi siedo sul materasso, osservando il ginocchio sanguinante.
“Ora
tu.” L'uomo
indica il Professor Piton e lo conduce fuori dalla cella.
Mi accorgo
della leggera sensazione di panico
nell’essere sola nella prigione.Improvvisamente sembra essere troppo grande e un
po’ spaventosa.
Avvolgendo le braccia attorno a me stessa, cerco di pensare in modo
positivo.
Non sono sola. Il Professor Piton è con me. So di essere
egoista per essere
grata di questo, ma non so cosa farei se fossi sola. Anche se non
parliamo
molto, è più facile avendo un qualche tipo di
contatto con un altro essere
umano.
ooo
Lui
è finalmente tornato. Alzo gli occhi nella sua direzione e
non posso
fare a meno di sentirmi sollevata nel vederlo di nuovo. Le porte si
chiudono e
siamo di nuovo soli.
Il Professor
Piton si avvicina e si inginocchia accanto a me, osservando il
ginocchio infortunato.
“Sei
inciampata? Chiede, corrugando la fronte.
“No,
lui ... lui mi ha spinto, penso di averlo fatto irritare.”
Rispondo sinceramente.
”Come?”
chiede mentre tira fuori un fazzoletto dalla tasca.
“Ho
fatto un paio di domande, mentre mi stava portando al bagno.”
Ammetto.
Mi guarda negli
occhi e indica il ginocchio infortunato: “Posso dare
un'occhiata?”
“Non
è così brutto, davvero-”
Mi interrompe:
“Lascialo decidere a me.”
Apro la bocca
per protestare ancora una volta, ma poi semplicemente
annuisco e lui tocca con delicatezza il mio ginocchio, pulendo la
ferita con il
fazzoletto. Sussulto al primo contatto, ma poi non sento quasi niente.
Rimango
in silenzio, limitandomi ad osservarlo.
“Il
taglio dovrebbe chiudersi presto, ma temo rimarrà la
cicatrice.” Dice e
si alza.
“Non
mi importa della cicatrice.” Rispondo. “Sarei
orgogliosa se sopravvi-”
Mi fermo a
metà frase, l’orrore scritto sulla mia faccia
mentre mi rendo
conto di quello che stavo per dire. Il Professore lo sa, ma distoglie
lo
sguardo e si siede sulla sedia, rilasciando un respiro profondo.
ooo
“Perché
non ci hanno ancora
interrogati?” Chiedo.
“Sii
grata che non l’abbiano fatto.”
“Ma
io voglio sapere perché.”
Insisto. “Se vogliono
informazioni, perché ci tengono in prigione per due giorni?
Che cosa stanno
aspettando?”
Lui sospira e
poi mi guarda, gli
occhi severi: “È un metodo comune.”
“Che
cosa intende?”
“È
un metodo psicologico di tortura.
Lasciare un prigioniero solo per qualche giorno. Tutto ciò
che una persona
possiede è la propria mente e spesso è quella il
nemico più pericoloso. Pochi
giorni, senza un contatto, senza conoscere i motivi della propria
cattura,
senza sapere nulla ... Rende vulnerabile, più aperto alla
suggestione.”
Sento un
brivido di orrore
attraversarmi alle sue parole. Non sono sicura di volerlo ascoltare
ulteriormente. Deve aver visto la paura nei miei occhi
perché non continua. Il
silenzio riempie la cella di nuovo.
ooo
“Ha
mai
tradito l'Ordine, signore?” Chiedo, non in grado di
sopportare oltre il
silenzio. Anche se non sono sicura di voler sentire la risposta, mi
costringo a
guardarlo. E aspetto.
Non
risponde subito e questo mi spaventa.
Ma
poi alla
fine si volta verso di me: “Tradiresti mai Potter?”
“Certo
che
no!” Ribatto, sentendomi insultata anche solo per il fatto
d’avermelo chiesto.
Luisi limita ad alzare un
sopracciglio e sorride
leggermente. “Grifondoro.”
“Cosa
dovrebbe significare?”
“Agisci
prima di pensare. Dovrebbe essere considerato intelligente,
Granger?”
“Non
devo
pensare a nulla prima di rispondere a una tale domanda. Non tradirei
mai
Harry.”
“Ne
sei
sicura?”
“Si.”
Silenzio.
“E
se
dovessi scegliere tra i tuoi genitori e Potter?”
Mi
irrigidisco alle sue parole.
“I
miei
genitori non fanno parte di tutto questo.” Dico a bassa voce
“Che
sciocchezza.” Dice lui. “Tu fai parte di questo,
quindi anche loro. Prima te ne
rendi conto, meglio
è.”
Il
mio
respiro accelera e mi mordo il labbro inferiore, pensando intensamente
alle sue
parole.
“Lo
chiedo
di nuovo, chi sceglieresti?” Domanda con calma.
“Potter o i tuoi genitori?”
La
mia
gola si chiude e ho la sensazione di aver perso completamente la voce.
Apro la
bocca per parlare, ma non riesco a dire una parola. La mia mente
è un casino.
“Pensaci
un po’, Granger.” Mi dice il Professor e poi
distoglie lo sguardo.
La
conversazione è finita.
ooo
Si
sta
facendo già buio. Tutto è più facile
alla luce del giorno. Quando la notte
arriva, la prigione sembra così piccola, fredda e buia. E sconosciuta.
Ci
viene
dato ancora del cibo e questa volta ci sono due bicchieri d'acqua e non
potrei
essere più grata per questo. Bevo l’intero
bicchiere senza nemmeno respirare,
ma sono ancora assetata.
Il
Professor Piton beve lentamente come se tesse assaporando ogni sorso.
Guardo
altrove, incapace di sopportare la vista dell’acqua. Mi
sdraio sul materasso,
lasciando il mio pezzo di pane per più tardi.
“Non
ha
mai risposto alla mia domanda, signore.” Dico a bassa voce.
Lui
non mi
guarda.
“Ho
risposto alla tua domanda.”
“No,
mi ha
rivoltato contro la domanda.” Insisto.
Questa
volta si volta. “Pensaci meglio, Miss Granger. C'era una
risposta nascosta
nelle mie parole.”
Mi
permetto di ripensare alla nostra conversazione. Aveva risposto alla
mia
domanda con un'altra domanda. Ma forse non era una domanda esattamente.
Forse
era la sua risposta. Dopo pochi istanti penso di aver capito.
“Lei
...” Provo
ancora una volta: “Vuole dire che ... tradirebbe
l'Ordine se ci fosse qualcosa dall’altra parte di cui le
importa veramente?”
È
buio
ormai, ma riesco ancora a vedere il suo sorriso leggero mentre dice:
“Credo tu
abbia appena risposto alla mia domanda, per quanto riguarda la scelta
tra
Potter e i tuoi genitori.”
Apro
la
bocca in stato di shock mentre mi rendo conto che ha ragione. Mi ha
manipolato affinché
rivelassi la mia decisione. La decisione di cui non sono sicura. Aveva
ragione?
Tradirei Harry per salvare i miei genitori? Sono pronta a fare dei
sacrifici? I
sacrifici che sono necessari per vincere la Guerra.
Chiudo
gli
occhi e allontano questi pensieri dalla mia mente. Non voglio pensarci.
Non
adesso.
Questa
è la traduzione della
storia “30 Days” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della versione originale nel profilo.
-
Day 3-
Mi
chiedo se dorme
mai. Non l’ho mai visto dormire. Sono io
quella che si addormenta ogni sera per prima e l'ultima a svegliarsi
ogni
mattina. Lui resta semplicemente seduto sulla sedia o in piedi in un
angolo,
perso nei suoi pensieri. Spero non si accorga che lo sto osservando.
Sembra ...
stanco. La sua faccia non è liscia come lo è di
solito, ovviamente, non si è
fatto la barba negli ultimi tre giorni. Come fanno i maghi a rasarsi
comunque?
Hanno una sorta di schiuma magica? Oppure usano un incantesimo?
C'è un
incantesimo per questo genere di cose? Forse lo fanno alla maniera
babbana?
Improvvisamente
mi
rendo conto di quanto sciocchi sono i miei pensieri. Essere rinchiusa
in una
prigione per tre giorni sta iniziando a fare effetto.
È
ancora mattino
presto. E sta piovendo fuori. Posso sentirlo. Mi è sempre
piaciuto il suono
della pioggia.
Guardo
di nuovo il
Professor Piton, sentendo il bisogno di parlare con qualcuno. Ma cosa
posso
dire? Non sembra essere in vena di conversazioni. Non è mai
in vena di
conversazioni.
Prendo
un respiro
profondo e mi impongo di parlare.
“Signore?”
I
suoi occhi si
posano di me e aspetta che continui.
“N-Non
pensa che
sia strano che non siamo stati ancora portati da Vold ...lei-sa-chi?
Sono già passati
tre giorni.”
Lui
fa un respiro
profondo.
“Non
so quali siano
i loro piani.” Dice. “Non dipende più da
noi.”
“Tutto
quello che
possiamo fare è aspettare?” Chiedo e lui annuisce.
Fine
della
conversazione.
ooo
Non
ce la faccio
più. Il silenzio. La freddezza. Il sentimento di disperazione. La
paura. L'attesa.
Prima
ancora di
rendermi conto di quello che sto facendo, sto prendendo a pugni la
porta della
cella con tutta la mia forza e urlando a squarciagola.
“Cosa
volete da
noi? Lasciateci andare!” Urlo, riconoscendo a malapena la mia
voce.
Niente.
“Mi
sentite?”
Tiro
un calcio alla
porta e sussulto per il dolore che mi attraversa. Ma questo non mi
ferma.
“Cosa
volete?”
Improvvisamente
vengo afferratada
dietro e trascinata
via dalle porte.
“Basta.”
Dice con
calma, non lasciandomi andare.
Lotto
con forza,
scalciando e urlando, cercando di liberarmi. È inutile.
“Professore,
mi
lasci andare!” Chiedo, lottando ancora di più.
“Smettila
con
queste sciocchezze una volta per tutte, Miss Granger!”
Riconosco
l'autorità nella sua voce e mi sento come se fossi di nuovo
a scuola. Ma ...
non sono a scuola. Sono in una prigione, intrappolata, attendendo nella
paura,
mentre dovrei aiutare Harry e fare qualcosa di utile.
“No,
voglio sapere
perché siamo qui!” Urlo, ancora lottando contro il
Professor Piton. È molto più
forte e non sembra intenzionato a lasciarmi.
“Credi
realmente
che ti diranno qualcosa?”
Non
gli rispondo
mentre cerco di divincolarmi, tutto il mio corpo tremante dalle
emozioni. Devo
fare qualcosa. Non posso
semplicemente sedermi e aspettare.
Ma
sono in
trappola. Il Professor Piton passa le braccia intorno alla mia vita e
non mi
lascia andare. Dopo pochi minuti riesco a sentire tutta l'energia
lasciare il
mio corpo e inizio lentamente a calmarmi.
“Devo
fare
qualcosa.” Confesso a bassa voce.
“Devi
calmarti.”
Mi
conduce al mio
materasso e vi scivolo sopra, rannicchiandomi a palla. So che dovrei
vergognarmi del mio comportamento. Non ho mai voluto che fra tutte le
persone
il Professor Piton mi vedesse così, che vedesse il mio
crollo. Ma non posso
farne a meno. L'isolamento mi sta facendo impazzire.
Chiudo
gli occhi e
cerco di rilassarmi.
ooo
Lentamente
ritorno
alla realtà, sbattendo le palpebre un paio di volte. Nulla
è cambiato. Sono
ancora nella cella. Un sentimento di disperazione si insinua dentro di
me, ma
cerco di ignorarlo.
Mi
accorgo del Professor
Piton seduto sulla sedia nell’angolo. Getta a malapena uno
sguardo verso di me.
Sento le guance arrossire per l'imbarazzo mentre mi ricordo come mi
sono
comportata. Probabilmente pensa che io sia immatura e debole.
“Signore.”
Comincio. “Mi scuso per il mio comportamento di prima. I-Io
non so che altro
dire.”
“Non
c'è bisogno di
scusarsi, Miss Granger.” Risponde. “È
perfettamente comprensibile.”
Lo
guardo, un po’
sollevata: “Davvero?”
Lui
annuisce
semplicemente. “Si.” Poi aggiunge: “Ma
apprezzerei se potessi evitare di
comportarsi di nuovo in quel modo.”
“Certamente,
signore.”
Silenzio.
Mi
guardo intorno e
poi noto un piccolo piatto sul pavimento.
“Hanno
portato il
cibo mentre dormivo?” Chiedo.
Lui
abbassa lo
sguardo sul piatto, poi di nuovo verso me: “Evidentemente.”
Arrossisco
alla mia
stessa domanda stupida.
Il
pasto è uguale a
quello degli ultimi due giorni. Acqua e pane. Bevo solo l'acqua e torno
al mio
materasso.
“Ti
consiglio di
mangiare, Miss Granger. Non ci servirebbe a niente se tu morissi di
fame.”
“Non
ho fame.”
Rispondo debolmente.
Lui
alza il
sopracciglio incredulo.
Mi
correggo. “Ho fame, ma non
riesco a mangiare ... quello.
Il pane è tutto quello che ho mangiato negli ultimi giorni.
Non ne posso più
...” Smetto di parlare e credo che lui capisca
perché non dice altro.
ooo
“So
che i Babbani hanno
iniziato tutto.”Comincio la conversazione, incapace di tenere
oltre i pensieri.
Lui
sospira
infastidito: “Potresti almeno cercare
di dare alle tue frasi un inizio, un mezzo e una fine?”
Ci
riprovo: “Voglio
dire, so che i Babbani sono anch’essi responsabili di tutto
ciò che
sta accadendo nel mondo dei maghi.”
“Spiegati.”
“Il
razzismo e la
convinzione che i Nati-Babbani non siano degni della magia. I Babbani
hanno
iniziato tutto. In passato molte presunte streghe furono perseguitate e
bruciate sul rogo. La caccia alle streghe mieté migliaia di
vite ogni anno.”
“Non
è necessaria
una lezione di storia, Miss Granger. Sono a conoscenza di tali
fatti.”
“Non
lo metto in
dubbio, signore.” Dico subito. Non avevo mai voluto insultare
la sua
intelligenza.
Continuo:
“Credevano che le streghe fossero in combutta con il Diavolo
e usassero i loro
poteri per danneggiare persone e cose. Non posso nemmeno immaginare
quante
persone innocenti siano morte.”
“La
maggior parte
di quelli morti erano per lo più non-magici.”
Aggiunge lui.
“Lo
so e questo non
lo rende meno orribile.”
Silenzio.
“I
Mangiamorte, le
credenze Purosangue, sono semplicemente una vendetta per come li
abbiamo
trattati in passato.”
“Questo
gioca un ruolo
importante.”
“Ho
sempre detto
quanto tutta la supremazia purosangue sia fuori moda visto che una cosa
del
genere non potrebbe mai accadere in una società
moderna.”
Il
Professor Piton
mi guarda come se sapesse che ho intenzione di continuare.
“Ma
mi sbaglio.”
Dico con calma. “I Babbani non credono più nelle
streghe. Ma se lo facessero ... non
ho dubbiche ci
sarebbe di nuovo una caccia alle
streghe.”
“È
comprensibile. Le
persone hanno paura delle cose che non conoscono.”
Annuisco
e mi perdo
di nuovonei miei
pensieri. Molti maghi
odiano i Babbani e molti Babbani odiano i maghi. La pace sarebbe mai
possibile?
ooo
Vengo
riportata
nella cella e la guardia se ne va sbattendo la porta dietro di me. Mi
avvolgo
le braccia attornoe
mi appoggio al
muro, prendendo un respiro profondo.
“Non
ha voluto
nemmeno parlare con me.” Ammetto.
Il
Professor Piton
mi guarda, sorpreso e un po’ divertito: “Hai
cercato di ottenere informazioni
dalle guardie di nuovo?”
“S-Si.”
“Anche
dopo quello
che è successo l'ultima volta?”
“Si.”
Sospira.
“Miss
Granger, non infastidirli. Quello che è successo l'ultima
volta, quando sei stata
spinta a terra, quello è nulla in confronto a quello che
possono fare.”
“Ma
lo dica.”
“Cosa
vuoi che ti
dica?”
Prendo
un respiro
profondo, preparandomi: “Mi dica cosa possiamo aspettarci da
loro. So che lei
sa molto su di loro, signore.”
“Non
sarebbe
saggio-“
“Per favore.” Lo interrompo.
“Alcune
cose sono
molto spiacevoli. Non adatte alle tue orecchie, Miss Granger.”
“Professore.”
Comincio lentamente. “Siamo in una prigione, catturati dai
Mangiamorte. Le
possibilità che saremo salvati ... sono minime.”
La mia voce si spezza un po',
ma continuo: “Voglio sapere cosa possiamo aspettarci. Non
deve più proteggermi,
signore.”
Lo
guardo e mi
accorgo che mi sta fissando, uno sguardo duro negli occhi. Posso dire
che sta combattendo
con se stesso se dirmelo o meno. Ci vuole un sacco di forza di
volontà, ma
mantengo il contatto visivo con lui e dopo pochi istanti sospira e
annuisce.
“Sei
a conoscenza
della mia storia con i Mangiamorte, o sbaglio?”
Annuisco
velocemente.
“I
metodi che usano
sono ... aspri. Non hanno alcun
rispetto per la vita umana. Nessuna coscienza.”
Non
so nemmeno
perché lo sto ascoltando. Tutto quello che voglio
è coprirmi le orecchie e far
finta che tutto va bene. Ma per qualche strana ragione continuo ad
ascoltarlo.
“Maledizioni
Imperdonabili,
torture mentali, omicidio, stupro, qualsiasi cosa. Tu lo dici, loro lo
fanno.”
Tremo
violentemente.
Lui
continua: “Sono
disposti a tutto pur di ottenere ciò che vogliono. E a volte
lo fanno
semplicemente per noia.”
“Mio
Dio.” Sussurro
a bassa voce.
“Non
ci sono limiti
per loro. Non importa se hai 100 anni o 11 anni. Hanno ucciso
bambini.” Poi
dice a bassa voce. “L’ho visto.”
Mi
viene da
vomitare. Mi copro la bocca con la mano mentre aspetto che il malessere
passi.
Tutto quello che mi ha detto, ha solo provocato la creazione di
orribili
immagini nella mia testa.
Poi
una domanda
appare nella mia mente. Lui ha-?
“S-Signore,
tutto
quello che mi hai detto ... lei ha
mai-?" Non finisco la domanda, ma lui capisce quello che stavo per
chiedergli e si irrigidisce, i suoi occhi improvvisamente molto severi.
“Vuoi
veramente
saperlo, Miss Granger?” Chiede.
Loguardo e poi rapidamente
scuoto la testa.
“N-No.”
“Decisione
intelligente.”
ooo
È già buio. Sono sola nella prigione. La guardia
è venuta e ha preso Piton con
se. Era la sua visita al bagno. Cerco di fare un buon uso del tempo
mentre sono
sola e sposto subito la sedia sotto la piccola finestra. Voglio vedere
dove
siamo e non capisco perché Piton non sembra interessato a
questo. Senza
pensarci salgo sulla sedia e mi accorgo che la finestrella è
ancora troppo in
alto da raggiungere. Gemendo per il fastidio, mi arrampico instabile
sullo
schienale, sostenendomi al muro.
Sono
così vicino
alla finestra. Solo un po' di più...
La
porta della
cella si apre e sobbalzo per lo shock, perdendo l'equilibrio e cadendo
a terra
senza tanti complimenti.
La
guardia scoppia
a ridere: “ Ragazza dovresti stare più attenta con
le tue acrobazie.”
Con
queste parole
esce dalla prigione, ancora ridendo, lasciandomi di nuovo sola con il
Professor
Piton.
Lui
si avvicina con
rabbia, afferrandomi il braccio e tirandomi su dal pavimento.
“A
cosa stavi pensando?”
Mi abbaia contro.
“I-Io
stavo
semplicemente cercando di vedere oltre la finestra.” Mi
difendo.
Mi
lascia andare il
braccio. “Potevi farti male. Usa il cervello per una volta,
sciocca!”
“Sto usando il cervello!” Alzo
la voce.
“Almeno io sto cercando di fare qualcosa, mentre tutto quello
che lei sta
facendo è restare seduto e compiangersi.”
La
rabbia avvampa nei
suoi occhi e si avvicina ulteriormente, la sua voce bassa e
controllata.
“Modera i termini, Granger. Potremmo non essere ad Hogwarts
in questo momento,
ma io sono ancora il tuo insegnante e mostrerai rispetto nei miei
confronti. È
chiaro?”
Apro
la bocca per
discutere, ma qualcosa nei suoi occhi mi ferma. Ha ragione. Non dovrei
dimenticare ciò che è per me. Ho oltrepassato la
linea.
“Mi
scuso,
Professore.” Mi sforzo di dire.
Lui
annuisce
semplicemente.
Mi
lascio cadere
sul mio materasso e gli do le spalle, chiudendo gli occhi, sentendo le
lacrime
formarsi lentamente. Non devo lasciare che mi veda così. In
pochi minuti mi
addormento.
Questa
è la traduzione della storia “30 Days”
pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della
versione originale nel profilo.
- Day 4-
Gemo mentre
apro lentamente gli occhi, sbattendo le
palpebre un paio di volte. Mi rendo conto che sono ancora nella
prigione e
questo stranamente non mi sorprende. È come se fossi qui da
anni. Ogni giorno
che passa lentamente perdo la speranza. Nessuno verrà a
salvarmi. Probabilmente
non sanno nemmeno dove mi trovo. E anche se lo sapessero, sarebbero
degli sciocchi
a rischiare tutto solo per salvarmi.
Prendo un respiro profondo e mi faccio forza. Non posso aspettarmi che
rischino
tutto solo per me. Vincere la guerra è più
importante. Devo crederci. Il
Professor Piton ci crede.
Il Professor
Piton.
Dov’è?
Subito mi
guardo intorno. Non è seduto sulla sedia o in piedinell’angolo come
al solito. I miei occhi
atterrano sul materasso nel lato opposto della prigione. Non posso fare
a meno
di aprire la bocca per lo shock nel vederlo lì,
addormentato. Sta veramente dormendo. Questa è
probabilmente la
prima volta che si concede del riposo.
Lentamente
mi
alzo, i miei occhi non lasciano la sua forma addormentata. Mi avvicino
a lui,
facendo meno rumore possibile.
Sembra così ... rigido. Anche durante il sonno, il suo volto
è duro e
determinato. Le sue braccia sono incrociate sul petto e non posso fare
a meno
di pensare a quanto scomoda debba essere quella posizione.
Quando
i miei
occhi tornano al suo viso, faccio un salto per la sorpresa mentre mi
accorgo
che mi sta guardando.
“P-professore.”
Si muove e si mette a sedere, continuando a fissarmi. “Ne hai
avuto abbastanza
o forse dovrei sdraiarmi di nuovo in modo che tu possa continuare con
questa
tua maleducata osservazione?”
“I-Io non la stavo osservando.” Dico, anche se so
che non è vero.
Lui alza un
sopracciglio. “É così?”
Non
riesco a
mentirgli. Ma non posso nemmeno dirgli la verità. Non so
nemmeno a cosa stavo
pensando.
“Stavo semplicemente controllando se... stava davvero dormendoo-” Mi
interrompo.
“O
che cosa?”
“Non
stavo
facendo niente di male, perché non può
semplicemente lasciar perdere?” Chiedo,
con rabbia.
“Perché,
Miss
Granger, stavi invadendo la mia privacy.”
“Cosa?” Non riesco a credere a quello che sta
dicendo. Lo stavo semplicemente
guardando. Non ho fatto nient'altro.
“Siamo costretti in questa situazione, Granger. Costretti a
stare insieme 24
ore al giorno. Dobbiamo imparare a rispettare reciprocamente la privacy
dell’altro o le cose finiranno male.”
“Stavo semplicemente-”
Mi interrompe: “E se i ruoli fossero stati invertiti? Se ti
fossi svegliata e
mi avessi sorpreso ad osservarti?”
Apro
la bocca
per protestare, ma mi rendo conto di quanto inquietante sarebbe stato.
Ha
ragione.
“Capisco. Non accadrà mai
più.”
Torno al mio materasso e scivolo verso il basso, guardando ovunque
fuorché lui.
ooo
L'atmosfera
è
ancora molto tesa, lo sento. E tutto a causa della nostra discussione
la notte precedente
quando l’ho accusato di non fare nulla di utile. Ho
oltrepassato la linea, ma
anche lui era in torto. Non riesco a capire il suo comportamento.
Perché non
sta facendo qualcosa, qualsiasi cosa?
Non solo se ne sta seduto tutto il giorno, ma si oppone se cerco di
fare
qualcosa.
Sobbalzo quando le porte si aprono ed entra un uomo. Non è
la guardia di prima,
questa è un altra.
“Tutti e due, seguitemi.” Ordina.
Mi
alzo,
guardando il Professore, così tante domande bruciano nei
miei occhi. Mi guarda
anche lui, poi di nuovo la guardia.
“Dove ci stai portando?” Chiede, il suo tono
controllato e basso.
La guardia sorride. “Lo vedrai.”
“Ci sta prendendo da lui? Da Voldemort?” Chiedo, la
mia voce leggermente
tremante. Sento il Professor Piton lasciarsi sfuggire un sospiro
infastidito,
ma lo ignoro.
“È così?” Chiedo di nuovo.
Questo
è
tutto. Dopo tre giorni, èfinalmente
arrivato. Non posso credere di essere stata veramente in attesa di
questo.
Essere chiusa in una prigione, senza sapendo perché e per
quanto tempo, mi ha
quasi fatto perdere la ragione. Ho desiderato che succedesse qualcosa e
ora che
qualcosa sta accadendo, vorrei disperatamente rimangiarmi il desiderio.
“Venite.” Dice la guardia.
Non riesco a muovermi. Sono letteralmente congelata dalla paura. Non
voglio
affrontare Voldemort. Non voglio affrontare i Mangiamorte. La
realtà della
situazione si abbatte su di me.
Il
Professor
Piton fa un respiro profondo e poi si dirige verso la guardia prima di
voltarsi
nella mia direzione. C'è qualcosa nei suoi occhi, un
messaggio, un avvertimento.
Credo che stia cercando di dirmi di non discutere e fare semplicemente
ciò che
comandano.
Decido di fidarmi del Professor Piton.È
lui quello più esperto. Ha già trattato con i
Mangiamorte, è più vecchio e più
saggio. Dopo un lungo momento annuisco e poi veniamo condotti fuori
dalla
prigione, non sapendo cosa ci aspetta.
ooo
Inciampo
dentro
la prigione, rabbrividendo e abbracciandomi con le braccia. Mi appoggio
al muro
e fisso con gli occhi un punto a terra, senza osare alzare lo sguardo.
Il Professor Piton rimane in piedi nell’altro angolo, il
più lontano possibile
da me.
La guardia se ne va, ridendo e chiudendo dietro di se la porta.
C’è un silenzio orribile.
Vorrei così tanto poter piangere, far uscire tutto, la
frustrazione, la rabbia,
l'umiliazione. Ma non posso. Le lacrime semplicemente non arrivano.
Ho
così
tanto freddo. I miei capelli sono bagnati, e così i vestiti.
Sto tremando senza
controllo, il freddo mi squarcia come un coltello.
“Miss Granger.” Lo sento dire.
“Non lo faccia.”
Non posso parlarne. È umiliante e sbagliato e malato.
“Almeno è finita.” Dice a bassa voce.
Scuoto la testa furiosamente: “Non è finita. Posso
ancora vederlo, ascoltare le
loro risate, sentire l'acqua fredda. Io-”
“Smettila.”
Ordina e sobbalzo per la durezza del suo tono.
Mi rifiuto ancora di guardarlo.
Silenzio.
“Stai tremando.” Afferma e mi limito a scrollare le
spalle.
È accanto a me un attimo dopo, togliendosi il mantello e
offrendomelo. Non mi
muovo. Non riesco a muovermi.
Emettendo
un sospiro arrabbiato, lo avvolge intorno alla mia figura tremante, poi
indietreggia.
Non riesco nemmeno a ringraziarlo. Non voglio parlare con lui, non
voglio
guardarlo e non voglio che mi guardi. Vorrei che la terra si aprisse e
mi
inghiottisse intera.
“È stata semplicemente una doccia, Miss
Granger.” Dice con voce strascicata,
non staccando gli occhi da me.
Chiudo gli occhi, facendo finta di non sentirlo.
“Quello
è
niente in confronto a cosa sarebbe potuto succedere.” Dice e
so che ha ragione,
ma questo non lo rende meno orribile.
“Professore.” comincio lentamente, “L-la
ringrazio per le sue rassicurazioni.”
“Non c'è bisogno, Miss Granger. Ho semplicemente
fatto quello che ogni persona
normale avrebbe fatto in simili circostanze.” Poi aggiunge
con calma. “Purtroppo
non è servito a molto.”
Di nuovo silenzio.
Dio,
sono così imbarazzata. Ho pensato che
saremmo stati portati da Voldemort. Invece, ci hanno portato in un
lurido
bagno. Mi ha ricordato dei bagni che ho visto in un film su una vecchia
prigione, dove i prigionieri si lavavano insieme. Hanno preteso che ci
levassimo i vestiti e mi sono rifiutata. Non è servito a
molto. Hanno detto che
se non l’avessi fatto io l’avrebbero fatto loro per
me. Il Professor Piton ha
cercato di aiutarmi, offrendosi di fare la doccia per primo
così poi avrei
potuto farla io, ma non lo hanno permesso. Abbiamo dovuto fare la
doccia
insieme. Li ha divertiti.
Posso
ancora sentire l'umiliazione nel
momento in cui mi sono tolta i vestiti. Ho cercato di ignorare le loro
osservazioni.
Bastoni
e pietre possono rompermi le ossa,
ma le parole non potranno mai farmi del male.
La cosa più orribile era il fatto di essere nuda davanti al
mio Professore. Non
una volta l’ho guardato e penso che anche lui si sia
rifiutato di farlo. Ci siamo
allontanati gli uni dagli altri, entrambi di fretta, cercando di
lavarci rapidamente
e di farla finita. L'acqua era fredda come il ghiaccio, ma questo non
mi ha
dato fastidio. Tutto quello che riuscivo a pensare era come fosse
così
disgustosa, così rivoltante la situazione in cui eravamo
costretti.
Voglio spingere quei ricordi fuori dalla mia mente, voglio dimenticare
cosa è
successo.
Lentamente mi avvicino al mio materasso e mi siedo, stringendo il
mantello
intorno a me. Tutto è così incasinato.
ooo
“Perché
non mangi?” Chiede, la sua voce rompe il silenzio.
“Non ho fame.” É la mia unica risposta.
Sono affamata, ma non posso mangiare quel pane. Ho bisogno di
verdure,di
frutta, qualsiasi cosa, ma non pane.
“Non siamo nella posizione di rifiutare del cibo, Miss
Granger.”
“Non ho fame.” Ripeto.
Lui
resta
in silenzio per un paio di momenti, poi dice: “Sei ancora
più debole di quanto
pensassi.”
Questo cattura la mia attenzione. “Mi scusi?”
“Patetica. Debole. Sono solo quattro giorni. Quanto tempo
pensi di durare se
continui così?”
“Non sono affari suoi.”
Alza il sopracciglio. “Insolente. In soli quattro giorni hai
dimenticato tutte
le maniere.”
“Mi lasci in pace.” Dico a bassa voce, poi
aggiungo: “Per favore.”
“No.”
“Cosa?”
“No.”
Lo guardo. “Che cosa dovrebbe significare?”
“Mi hai deluso. Hai volutamente messo la tua vita in pericolo
infastidendo i
Mangiamorte, tentando acrobazie e cercando di raggiungere la finestra,
rifiutando il cibo, piangendo dove non c'è nulla da
piangere-”
“Quando stavo piangendo?” Chiedo con rabbia nella
voce, anche se so che ha
ragione.
“Oh
per
favore, Granger.” Rotea gli occhi. “Dovresti essere
grata che nulla di grave
sia successo. Siamo entrambi ancora abbastanza in salute e tutti
interi.”
Stringo i denti per la frustrazione. Non capisce.
“Non mi è concesso di sentirmi arrabbiata,
umiliata, ferita?”
La sua voce si ammorbidisce un po’. “Non ho detto
questo. Sto semplicemente
dicendo che dovresti tenere le emozioni bloccate dentro di te. Non
mostrare
loro quanto tutto ciò ti colpisca. Non dar loro il
piacere.”
Non so cosa dire. I nostri occhi restano incatenati per qualche lungo
istante
poi guardo altrove, annuendo con la testa. Mi alzo in piedi, camminando
verso
il piatto sul pavimento e prendendo il mio pezzo di pane. Non
renderò più
semplice per loro il distruggermi.
ooo
Si
sta
facendo buio. Probabilmente dovrei andare a dormire. Questo
è l'unico modo per
sfuggire all’orribile realtà in cui mi trovo.
Mi alzo e mi avvicino al Professor Piton per restituirgli il mantello.
“Tienilo.” Dice senza nemmeno guardarmi.
“Ma ... è suo.”
Questa volta mi guarda,osservandomi dall’alto al basso
“E tu hai meno vestiti
addosso di me. Non ci sono coperte, né lenzuola, niente. E
le notti sono
fredde. Tienilo, Granger.”
“Io-
grazie.” Dico goffamente.
Lui si limita ad annuire e mi giro per tornare al mio materasso. Poi un
flashback mi colpisce.
La classe di pozioni. Il Professor Piton.
E poi più nulla.
“Cosa?” Sussurro piano, ma lui mi sente.
“Miss Granger?”
Mi
giro
verso di lui ancora una volta, uno sguardo di confusione scritto sulla
faccia.
“Signore.” Comincio lentamente. I-io credo che mi
sia tornata la memoria.”
Il suo volto si irrigidisce, ma non dice nulla mentre aspetta che
continui.
“Ricordo che ero nella sua classe e poi più nulla.
Stava parlando con me e-”
“Non ricordo di nessun caso simile, Miss Granger.”
“So
che è
strano ... Non mi ricordo neppure perché ero nella sua
classe, in primo luogo.
Non c'era nessun altro. E c'è un sentimento ... come se
avessi voluto andarmene,
ma-”
“Ora è ridicolo, Miss Granger. Non mi chiudo nella
mia classe con uno dei miei
studenti. Soprattutto contro la
loro
volontà. I
tuoi
ricordi
probabilmente stanno interferendo l'uno con l'altro e aggiungendosi la
tua
immaginazione-”
“Perché non può dirmi come sono stata
catturata?”
Qualcosa lampeggia nei suoi occhi ma non riesco a riconoscerlo.
É sparito così
velocemente come è apparso.
“Non
sarebbe prudente.” Dice con semplicità.
“Hanno scoperto del suo doppio-”
“Miss Granger!” Alza la voce e indietreggio.
Lo sguardo che mi rivolge è abbastanza per farmi tacere.
Sono stata sciocca ad
iniziare quel discorso. Ma dovrà raccontarmi la sua versione
prima o poi.
Niente conta più ormai. Siamo stati catturati, probabilmente
non verremmo mai
salvati.
Questa
è la traduzione della
storia “30 Days” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della versione originale nel profilo.
-
Day 5-
Apro
gli occhi.
È buio. Riesco a malapena a vedere qualcosa.
Riconosco il posto. È la prigione. Sono ancora nella
prigione.
È così piccola e buia. Non c'è via
d'uscita.
Non c'è aria.
Comincio a tremare mentre mi metto a sedere sul materasso.
Il cuore mi batte all’impazzata.
Sto sudando.
La mia mano vola al petto quando sento un lieve dolore lancinante
provenire da lì.
Non c'è aria.
Sto soffocando. Apro la bocca, cercando di respirare, ma non
c'è aria.
Lancio un grido silenzioso mentre cerco disperatamente di far entrare
un po’ d’ossigeno
nei polmoni.
Dio, che cosa mi sta succedendo?
“Granger?” Sento una voce dall’altro lato
della cella. “Che cosa stai facendo?”
Non riesco a vederlo. Cerco di rispondere, ma nessun suono esce dalla
mia
bocca.
Per favore, aiutami. Qualcuno mi aiuti.
Improvvisamente lui è accanto a me, mi afferra per le
spalle, scuotendomi un
po’, ma non aiuta.
Scuoto la testa, le mie mani attorno alla gola. “N-non
posso-”
“Puoi!” Dice con
fermezza: “E lo
farai.”
Lo guardo. Riesco a malapena a vederlo nel buio. Ma noto i suoi occhi,
quei
suoi occhi scuri. Così forti e decisi. Cerco di concentrarmi
su questo.
“Respiri brevi.” Ordina e cerco di obbedire.
Ispira. Espira.
Posso sentire il calore delle sue mani e questo mi dà una
strana sensazione di sicurezza.
Mentre i minuti passano riesco a rilassarmi.
Il Professor Piton mi prende la mano e controlla il polso.
“Stai bene.” Dice e mi lascia andare.
“Non dimenticare di respirare.”
Annuisco, non ancora in grado di parlare.
Il mio cuore sta battendo normalmente e le mie mani non tremano
più come prima.
Il peggio è passato.
Lui rimane lì, a guardarmi. É come se avesse
paura che potessi star male di
nuovo nel caso distogliesse lo sguardo.
“N-non so cosa sia successo.” Ammetto, dopo un
lungo momento di silenzio.
“Hai avuto un attacco di panico. Non è una
sorpresa.” Risponde lui.
“Che cosa intende dire?”
“Questo è il quinto giorno.” Spiega.
“Cinque giorni rinchiusi in una prigione
sotterranea provocano un danno terribile alla tua psiche. Era logico
che avresti
avuto un esaurimento nervoso prima o poi.”
Premo la mia mano sulla fronte e mi accorgo che sto bruciando.
“E lei?” Chiedo.
Lui alza un sopracciglio verso di me: “E io?”
“Avrà un attacco di panico?”
Posso quasi giurare che di aver visto una lieve contrazione del labbro,
come un
ghigno, ma lo nasconde immediatamente.
“Ne dubito, Miss Granger. Sono più vecchio, molto
più esperto. Ho vissuto molto
più di questo.”
“Davvero?” Chiedo prima di potermi fermare.
Si allontana subito. “Dovresti cercare di dormire un
po’.”
Lo guardo mentre cammina nel buio.
Sforzandomi di distendermi di nuovo, non posso fare a meno di pensare
al
Professor Piton e al suo passato.
Che cose orribili aveva vissuto? Faceva veramente il doppio gioco?
E la domanda più importante: perché è
qui con me? Perché hanno catturato anche
lui?
ooo
Tengo
gli occhi chiusi anche se non sto dormendo.
Ci sono così tante cose su cui ho bisogno di riflettere.
È il quinto giorno. E
ancora non
sappiamo nulla.
Non so per quanto tempo staremo qui. In questa prigione. Tutto quello
che so è diventerà
sempre più difficile.
Non riesco a credere a quello che è successo ieri.
È stato bello poter
finalmente fare una doccia, ma il modo in cui è successo mi
fa venire la nausea.
Sembra surreale. Ero nuda e nella stessa stanza con il Professor Piton.
Mi sono
impedita di guardarlo. Tutto quello che ho accidentalmente visto era il
suo petto
quando si è tolto la camicia, ma poi mi sono girata, tenendo
gli occhi fissi
sul muro mentre le lacrime di umiliazione mi rigavano il viso. Posso
solo
sperare che non mi abbia guardato. Il solo pensiero che mi abbia visto,
mi fa
rivoltare lo stomaco sottosopra.
Il fatto che mi sia dovuta spogliare di fronte alle guardie
è stato
mortificante, ma essere nuda di fronte al mio Professore era molto, molto peggio.
Spingo
via quei pensieri e apro gli occhi.
È un
nuovo giorno.
ooo
Se
solo potessimo parlare. Sarebbe tutto molto più facile.
Il silenzio mi sta uccidendo.
E che
dire di lui? Come può stare in silenzio per così
tanto tempo, limitandosi a
fissare il muro, quasi non muovendosi?
“Cosa
pensa che l'Ordine stia facendo?” Chiedo, rompendo il
silenzio. “Stanno
cercando di trovarci?”
Si lascia sfuggire un sospiro infastidito, poi risponde: “Non
ti fa bene
pensarci.”
“Allora a che cosa dovrei pensare?” La mia voce
è un po’ arrabbiata, ma non mi
interessa.
Mi guarda. “Pensa a te stessa. Pensa alla situazione in cui
siamo. Accettarla per
quella che è. Non mentire a te stessa e non provare false
speranze, quando non
ce né nessuna.”
Quella frase mi trafigge come un coltello. “L-lei pensa che
non ci sia
speranza?”
Non dice nulla, ma non lascerò cadere il discorso.
“È così?” Mi alzo.
“Pensa che non ci sia speranza?”
“Granger-”
“No, dimmelo!” Alzo la voce. “Se non
c'è speranza, allora qual è il punto di
tutto questo? Possiamo solo-" Mi guardo intorno. “Sbattere la
testa contro
il muro di pietra e farla finita!”
“Granger, calmati!” Ordina. “Volevo
solo dire che non dovresti
essere troppo speranzosa. Concentrati su te stessa, concentrati sul
rimanere a malapena in salute. Non
perdere tempo pensando
se saremo o non saremo salvati. Questo può richiedere del
tempo. Può essere
domani o il mese prossimo. “
“Beh, Professore, io ho
fede
nell'Ordine e so che non si daranno pace fino a quando non saremo
salvati. E
non ci vorranno mesi.”
Mi giro, incapace di guardarlo ulteriormente. So che non dovrei urlare
contro
di lui e litigare, ma non posso farne a meno. Come può
sedersi lì e dire che
forse non saremo salvati?
So che accadrà. Tutto quello che bisogna fare è
essere pazienti e aspettare.
ooo
Poche ore dopo c'è ancora un silenzio terribile nella
prigione.
E non posso fare a meno di pensare che forse dovrei scusarmi con lui.
Il mio
comportamento era fuori linea.
Ma
così
il suo.
Eppure, ho un disperato bisogno di parlare con qualcuno, riguardo
qualsiasi
cosa, non importa fino a quando c’è qualche
contatto.
Ma lui non sembra essere interessato ad avere una conversazione con me.
“Professore?” Chiedo timidamente.
Lui alza gli occhi al cielo prima di guardare verso di me, aspettando
che
continui.
Per favore. Parla con me. Di qualcosa. Per favore.
Ma tutto quello che esce dalla mia bocca è:
“N-niente.”
Silenzio.
ooo
“Tu.”
La guardia indica Piton. “Vieni con noi.”
Cerco di nascondere la paura dal mio viso, quando due guardie entrano
nella
prigione.
Il Professor Piton si avvicina a loro, la sua espressione dura.
Non c'è bisogno di aver paura, mi dico. È
probabilmente tempo per la visita al
bagno.
Il Professore non mi guarda quando lasciano la prigione, sbattendo la
porta e
lasciandomi sola.
Tutto sta andando bene. Tornerà presto.
ooo
Non è ancora indietro. E sono passate già un paio
d'ore.
Non posso fare a meno di farmi prendere dal panico. Pensieri orribili
si fanno
strada nella mia mente, ma cerco di ignorarli. L'ultima cosa che voglio
è un
altro attacco di panico.
Tornerà. È il Professore
Severus Piton,
dopo tutto.
ooo
Infine, le porte si aprono. Mi alzo immediatamente.
Due
guardie entrano e spingono in avanti il
Professore.
Lui cade a terra.
Mi inginocchio accanto a lui, completamente scioccata.
“P-professore-”
È ferito. Gravemente. Si sta stringendo il petto, emettendo
gemiti di dolore
silenziosi. I suoi vestiti sono un po’ strappati,
c'è del sangue sul suo viso e
il suo occhio destro sembra essere leggermente gonfio.
È un completo shock per me.
Sento le guardie ridere poi uno di loro dice: “Farai meglio a
prenderti cura di
lui, piccola.”
L'altro aggiunge: “È stato veramente coraggioso,
ma non gli è stato di aiuto.”
Sento una furia assoluta esplodere dentro di me mentre mi alzo in
piedi. “Voi
animali! Che cosa gli avete fatto?”
Loro scoppiano a ridere di nuovo.
Senza pensare salto addosso alla prima guardia, colpendolo con i pugni,
urlando,
prima che l’altra guardia mi spinga via, quasi rompendomi il
braccia nel farlo.
“Granger-” Sento
dire il Professor
Piton debolmente.
“Trattienila.”
Ordina la prima guardia e improvvisamente le mie braccia sono dietro la
schiena
e non posso fare nulla, non importa quanto duramente io lotti.
La guardia tira fuori una bacchetta e la punta verso di me:
“Forse un po’ di
questo ti calmerà?”
Congelo per la paura, ma c'è ancora sfida sul mio viso. Mi
mordo la lingua per
rimanere in silenzio.
“Cosa
potremmo provare? Cruciatus?” chiede, la punta della sua
bacchetta premuta contro
il mio collo.
“Aspettate.”
Il Professore Piton li interrompe. “Lasciatela. Prendete me
al suo posto. Si
arrenderebbe alla prima maledizione. Cosa c’è di
divertente in questo?”
Sento
che ha problemi a parlare. Anche a respirare.
Non posso lasciare che subisca la mia punizione.
“No!” Rispondo: “Se vogliono torturarmi,
lasci che lo facciano.”
Sto tremando di paura.
La guardia mi guarda con disgusto, poi scuote la testa e mi colpisce
con un
rovescio in pieno viso. Grido per il dolore immenso, assaporando il
sangue in
bocca.
“Lasciala.”
Ordina e io cado sul pavimento, accanto al Professor Piton.
“Che sia di avvertimento.” Sono le ultime parole
della guardia prima che entrambi
lascino la prigione.
Nel momento in cui siamo di nuovo soli, guardo il Professor Piton, uno
sguardo
di preoccupazione sul mio viso.
“Che cosa le hanno fatto?” Chiedo, non sapendo cosa
fare.
Lui è ferito e devo aiutarlo, ma non c'è nulla
che io possa usare.
Poi mi viene in mente.
Il suo mantello.
Lo
afferro dal mio materasso e con esso pulisco delicatamente il sangue
dal suo viso.
Lui fa una smorfia al contatto e si sposta: “Sto bene,
Granger.”
“Ma-”
“Nessun, ma. Sono stato in condizioni peggiori.”
Dice. “Questi sono solo tagli
e lividi.”
Scuoto
la testa e apro la bocca per parlare, ma lui mi interrompe.
“E
d'altra parte, hai un labbro spaccato.” Si accorge, prendendo
il mantello
dalle mie mani. “Lascia a me.” Dice prima di
premere lentamente il materiale
sulla mia ferita.
Fa male, ma lo ignoro.
Usa l'acqua rimasta dal nostro pasto per pulire il mio labbro rotto. Mi
ritrovo
a pensare a quanto dolci le sue mani possano essere. Così
diverse dalla sua
personalità fredda.
Non
riesco a credere a quello che sta accadendo. È lui quello ad
essere ferito in
modo grave, ma è sempre lui a prendersi cura di me.
“Non avresti dovuto attaccare la guardia, Granger.”
Dice con calma. “Usa il
cervello. Sii intelligente.”
“Non avrebbero dovuto torturarla.” Rispondo.
“Che cosa volevano?”
“Informazioni.”
“Su cosa?”
“L'Ordine,
i membri, i luoghi segreti.”
“Non glielo ha detto.”
“Ovviamente.” Risponde.
Rimango in silenzio, persa nei miei pensieri.
“Continua a far pressione per fermare l'emorragia.”
Ordina, porgendomi la
stoffa.
Lo
prendo, senza mai distogliere lo sguardo da lui.
Grugnisce lievemente per il dolore, cercando di alzarsi. Subito lo
aiuto e in
qualche modo riusciamo a raggiungere il suo materasso. Quando si siede,
lo
guardo goffamente.
Apro la bocca per parlare, ma la richiudo.
“Che cosa c'è, Granger?” Chiede.
“N-niente.”
Rispondo.
“Riesco a vedere che c'è qualcosa.”
Dice, infastidito.
Faccio un respiro profondo. “Ho ...”
“Allora?”
“Ho paura.”
Mi pento immediatamente di averlo detto.
Patetica.
Sono patetica. Che cosa stavo
pensando dicendoglielo?
Il suo viso si ammorbidisce un po' e non parla per un lungo momento.
Proprio quando sto per voltarmi, pensando che non commentasse, lui
parla.
“Sembra reale ora, non è vero?” Chiede.
Annuisco.
“Prima eravamo semplicemente seduti in questa cella, in
attesa, e ora è
finalmente iniziata. La tortura. L'unica cosa che sapevamo sarebbe
successo.”
“Ed ora che sta succedendo, I-io ... ho paura,
terrorizzata.”
“Miss Granger, non c'è nulla che io possa dire per
migliorare la situazione.”
La crudele realtà.
“Lo
so.” Dico a bassa voce.
Silenzio.
“Ma che cosa posso aspettarmi?”
Il suo viso si indurisce e non parla.
“Che cosa hanno usato su di lei?” Chiedo.
“La
maledizione Cruciatus, un paio di fatture pungenti e percosse.
Soprattutto
percosse.”
Tremo nel sentirlo. “Q-quindi è sicuro dire che
posso aspettarmi la stessa
cosa?”
“Miss Granger.” Inizia, poi si ferma. “Il
fatto che tu sia una donna rende le
cose diverse.”
Sento
la gola serrarsi per la paura. Non ha detto molto, ma capisco quello
che sta
cercando di dirmi. Il suo sguardo dice tutto.
“Capisco.”
La mia voce si rompe un po' alla fine.
Silenzio.
“Cercherò di proteggerti.” Afferma e lo
guardo. “Dovranno vedersela prima con
me. Ma ... non posso prometterti che non rimarrai ferita.”
Sorrido
debolmente. “La ringrazio, Professore.”
Lui si limita ad annuire.
Tornando al mio materasso, scaccio via le lacrime, non permettendo a me
stessa
di essere così debole. C'era troppa debolezza per un solo
giorno.
Chiudo gli occhi e cerco di non pensare a quello che porterà
il sesto giorno.
Questa
è la traduzione della storia “30 Days”
pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare
il link della versione originale nel profilo.
- Day 6-
Non
riesco a crederci che sono già passati
sei giorni. Sembra come fosse ieri quando ero al sicuro ad Hogwarts.
Cosa
stanno facendo i miei amici? Harry e Ron stanno cercando di trovarmi? E
Silente? Stanno facendo qualcosa? Certo che lo stanno facendo. Inoltre,
non
sono solo io ad essere scomparsa, c’è anche il
Professor Piton. Sicuramente,
stanno facendo del loro meglio per trovarci.
Non
ho dormito bene. Tutto quello che
riuscivo a pensare era quello che avevano fatto al Professor Piton e
quello che
hanno intenzione di fare a me. Sono terrorizzata. E la cosa peggiore
è che l’ho
ammesso al Professor Piton. Non ho mai voluto che scoprisse quanto sono
realmente debole. La gente mi ha sempre visto come una persona
intelligente,
sicura di sé e forte. Ho sempre cercato di essere la
migliore in tutto. E ora
non c'è niente che posso fare. Assolutamente niente.
Tutto quello che mi è permesso di fare è restare
seduta in
una cella e non fare nulla.
Sono
già passati sei giorni!
Perché non ci hanno ancora salvato?
Guardo
il Professor Piton. É in piedi, appoggiato
al muro, con le braccia incrociate sul petto. Ha un aspetto orribile, icapelli sono
più disordinati del solito e ha
davvero bisogno di una rasatura. È strano vederlo
così.
Ma
poi di nuovo, penso a come devo
sembrare. Ho bisogno di una doccia, del mio shampoo, del mio sapone, di
vestiti
puliti, di un dentifricio ... di così tante cose, ma non ci
è permesso nulla.
Devo
smettere di pensare a questo. Quelle
sono cose piccole, insignificanti. Ho problemi ben più
grossi al momento.
“Come
è il tuo labbro?” La sua voce taglia
il silenzio e mi volto verso di lui, sorpresa.
Non ha mai iniziato una conversazione. Sono stata l’unica a
parlare di continuo
ed a infastidirlo con la mia incapacità di rimanere in
silenzio. La sua domanda
mi coglie totalmente di sorpresa e non riesco nemmeno a ricordare
quello che mi
sta chiedendo.
“C-cosa?”
“Il
tuo labbro.”
Ripete con fermezza, sebbene infastidito. “Come sta
guarendo?”
I momenti successivi trascorrono in imbarazzante silenzio e cerco
subito di
pensare a una risposta.
“Va tutto bene.” Dico finalmente, anche se questa
non è la verità.
Il
mio labbro spaccato brucia come un
matto. Non riesco nemmeno ad immaginare come potrebbe guarire. Cerco di
ignorarlo, ma non posso fare a meno di preoccuparmi nel caso si dovesse
infettare. Non ho bisogno di quest’ulteriore problema.
Il Professor Piton sembra essere a posto. Ha sopportato piuttosto bene
il
pestaggio di ieri. Ci sono dei lividi sul suo volto, ma non sembra
soffrirne.
Forse guarisce più velocemente?
“Stavo
pensando.” Comincio. “Non sono
ancora venuti da noi oggi.”
“È ancora presto.”
“Cosa ...” Mi fermo per un attimo, prima di
continuare con voce sicura. “E se
provassimo a negoziare?”
I suoi occhi scattano verso di me e mi fissa per un lungo istante.
Capendo che
non ha intenzione di commentare, cerco di spiegarmi.
“Potremmo
semplicemente dir loro qualcosa ...
chiedere la nostra libertà
in cambio di informazioni.” La mia voce è debole e
non riesco nemmeno a credere
a quello che sto dicendo.
“Se ho capito bene.” Inizia Piton lentamente.
“Stai suggerendo di soddisfare le
loro richieste, dicendo loro tutto quello che sappiamo? È
così, Miss Granger?”
Scuoto velocemente la testa: “No, certo che no. Non tutto.
Quanto basta per
lasciarci andare.”
“Non
c'è una mezza via, Miss Granger.”
Dice. “O diciamo loro assolutamente tutto o teniamo la bocca
chiusa. E anche se
dicessimo quello che vogliono sapere, credi veramente che ci
lascerebbero andare?”
Deglutisco con forza, distogliendo gli occhi. Posso sentire una strana
sensazione dentro di me, la vergogna.
Cosa stavo cercando di suggerire?
“Quindi
non c'è via d'uscita? A meno che
non veniamo salvati?” Chiedo a bassa voce.
Lui non risponde. Il che in qualche modo mi infastidisce più
di quanto avrebbe
fatto una risposta.
ooo
Poche
ore dopo chiudo gli occhi, sentendomi
estremamente stanca ed assonnata. Non posso permettermi di dormire,
è da
incoscienti. Sono stata rapita, dovrei essere forte e sveglia e
intelligente,
ma non posso fare a meno di sentirmi trasportata verso
l’incoscienza. È così
tranquillo quel luogo. Ma prima di perdermi completamente, le porte
della cella
si spalancano e mi sveglio subito in allarme.
Devono
solo
portarci al gabinetto,
cerco di dire a me stessa.
No. Sono venuti per portarti via. E
torturarti.
Ucciderti.
Cerco di spingere lontano quei pensieri orribili, ma è
impossibile. Quella
piccola voce non si azzittisce.
“Lui esige la tua presenza.” Dice la guardia e il
mio sangue si raggela.
“Tu.” Indica il Professor Piton. “Vieni
con noi.”
Apro
la bocca per la sorpresa. Lo vogliono
ancora? Perché? Non è il mio
turno?
Non ci capisco niente. Guardo verso il Professor Piton ed i nostri
occhi si
incontrano per un momento. É calmo, perfino sollevato.
Perché?
Non si oppone o lotta mentre lo conducono fuori dalla cella. Non mi
muovo
quando escono e chiudono le porte. Che cosa hanno intenzione di fargli?
E se
volessero sbarazzarsi di lui?
Scuoto
la testa, non permettendo a me
stessa di pensarci. Il solo pensiero di restare da sola per sempre in
quella
cella è mortificante. L'unica ragione per cui ho resistito
così a lungo è
grazie a lui, il Professor Piton.
È confortante
sapere che c'è un'altra persona con cui si possa parlare,
dopotutto. Anche se
quella persona è l’irascibile Professore di
Pozioni.
Respira.
Dentro e fuori.
Tornerà.
ooo
La
mia preoccupazione cresce ogni secondo
che passa ed è come se la mia mente stesse lavorando contro
di me, pensando a scenari
orribili e a tutte le situazioni che sarebbero potute accadere. Le
guardie avrebbero
potuto gettare il cadavere del Professore nella cella oppure avrebbero
potuto -
Smettila!
Tutto
andrà bene. Pensa positivo.
Appena sento le porte aprirsi, mi alzo in piedi.
“Professor-”
Ma non è lui.
È un uomo. Non l'ho mai visto prima.
“Mi
dispiace, aspettavi qualcun altro?”
Chiede, un ghigno crudele sul volto.
Rimango in silenzio, osservandolo a distanza di sicurezza.
La sola vista di lui, mi
manda i brividi
lungo il corpo. I capelli
sono scuri e
legati in una coda di cavallo, gli occhi sono neri come i suoi vestiti
e c'è
qualcosa di vile nel suo sguardo. Qualcosa di contorto. Deve avere
almeno 40
anni.
Riesco
a malapena a tenere la bocca chiusa
e a non chiedere dov’è il Professor Piton. Forse
non voglio nemmeno sapere dove
si trova e quello che sta affrontando in questo istante.
Ma come se lui potesse leggermi la mente, sorride: “Il tuo
professore sta vivendo
un inferno di tortura.”
Lancio
un gemito e spalanco gli occhi per
la paura, ma nessuna parola lascia le mie labbra. Sta mentendo. Deve
essere
così.
“Non
tornerà molto presto e ciò ci lascia
più tempo per te e per me.” Dice, con un sorriso
freddo sulle labbra.
Faccio
un passo indietro, anche se so che
non mi servirà a niente. Non posso fuggirgli. Non posso
scappare via da lui. È inutile
anche solo provarci.
“Ho
alcune domande per te e ti sarei grato
se potessi collaborare.” Spiega, guardandomi.
É
come se la mia voce mi avesse tradito.
Vorrei ridere di lui, insultarlo e urlargli che non otterrà
nulla da me, ma
tutto quello che riesco a fare è aprire la bocca. Non viene
fuori niente. Sono
paralizzata.
Sorride
di nuovo: “Bene, credo che potrebbe
andare meglio di quanto mi aspettassi.”
No.
Ti sbagli. Non otterrai nulla da me.
Anche
in questo caso, niente esce dalla mia
bocca.
“In
primo luogo, vorrei sapere quanto sei
veramente vicina ad Harry Potter.”
Sbatto
le palpebre per la confusione. Non
mi aspettavo questo tipo di domanda.
Silenzio.
“Hai capito la domanda?” Chiede.
Annuisco.
“Allora rispondi.”
Silenzio.
“Siamo a-amici. Tutti lo sanno.” Dico dopo pochi
secondi.
L'uomo
annuisce, poi incontra i miei occhi:
“Solo amici?”
“Sì.”
“Ti ha mai parlato delle sue visioni? Della sua connessione
con il Signore
Oscuro? Ti ha detto che
cosa
ha visto?”
“Voglio vedere il Professor Piton.” Dico
improvvisamente, ignorando la sua
domanda.
Mi
guarda sorpreso, ma un sorriso freddo
sostituisce rapidamente la sua reazione iniziale.
“Non sei nella posizione di chiedere niente,
ragazzina.” Dice, poi continua: “Dove
eravamo rimasti? Harry Potter ti ha mai-”
“Non risponderò alle tue domande, quindi farai a
meglio a smettere di perdere
il tuo tempo.” Abbaio contro di lui, sorpresa dal mio stesso
coraggio.
“É
così?”
Chiede con calma.
“Sì.”
ooo
Non
ho ceduto. Non ha ottenuto niente da
me. In un primo momento ha usato la Maledizione Cruciatus.
Ha fatto un male cane e pensavo davvero che sarei morta.
Così tanto dolore. Fuoco, ossa rotte, stilettate lancinanti.
La
gola mi brucia da quanto ho urlato.
Il mio viso è completamente bagnato dalle lacrime. L'ultima
cosa che volevo
fare era piangere, ma è qualcosa su cui non ho
più alcun controllo.
Sono raggomitolata sul pavimento, tremando e prendendo respiri brevi,
in attesa
che il dolore passi.
“Sei
pronta a parlare ora?” Chiede,
annoiato.
Lo ignoro, tenendo gli occhi chiusi.
Non lo guarderò. Non lo ascolterò. Forse allora
se ne andrà?
Lui sospira. “Sei sicura di voler giocare a questo gioco,
ragazza?”
Silenzio.
Cerco
di calmare il respiro, cerco di ignorare
la contrazione delle gambe e delle braccia e poi sento dei passi. Si
sta
allontanando da me. Apro gli occhi appena in tempo per vederlo chiudere
le
porte dietro se.
Se
ne è andato.
Sono di nuovo sola.
Questo significa che ho vinto?
No.
Certo che no.
La sua ultima domanda è la prova che non ha perso. Forse ha
deciso di cambiare
le regole.
Fa male rimanere sul pavimento duro e freddo, quindi in qualche modo
riesco a
strisciare verso il materasso. Quello del Professor Piton è
più vicino del mio,
così mi sollevo e mi ci lascio cadere sopra, non curandomi
del fatto che sia il
suo.
Posso
effettivamente sentire il suo odore.
Erbe.
Menta.
Chiudo gli occhi e cerco di riposare. Il mio corpo ne ha davvero
bisogno.
ooo
Neanche
venti minuti dopo sono tornati.
Mi metto subito a sedere, attendendo nella paura.
Lo stesso uomo di prima entra e mi guarda. “Ti ho chiesto se
si eri sicura di
voler fare questo gioco.”
Il
mio
viso appare confuso e poi entra un'altra guardia, portando con
sé il Professor
Piton.
“Professore!” Quasi urlo. “Sta
bene?”
“Sto bene, Miss Granger.” Risponde.
Sorrido
e
il sollievo sostituisce la preoccupazione che sentivo. Poi guardo verso
di lui.
Sta bene. Sembra lo stesso di prima,
quando ha lasciato la prigione. Ma non era stato torturato? Spingo via
quei
pensieri, tutto ciò che conta è che stia bene.
“Te lo chiederò di nuovo, ragazza.”
Chiede la guardia. “Sei sicura di non voler
rispondere alle mie domande?”
“Sono
sicura.”Rispondo, lanciandogli uno
sguardo pieno di odio.
“Ne sei certa?”
“Ho balbettato?” Chiedo, alzando un sopracciglio.
Lui sorride, poi prende un respiro profondo. “Non siamo
stupidi, Miss Granger. Ci
siamo informati su di te.”
Alzo
gli occhi verso il Professor Piton, ma
lui non mi sta guardando. Sta fissando la guardia, il suo sguardo
è così freddo
e micidiale che spaventa perfino me.
La
guardia continua. “Il tuo carattere si è
rivelato il tuo punto debole.”
“Di che cosa stai parlando?” Chiedo e posso
già sentire una sensazione
spiacevole all’altezza dello stomaco.
Senza dire una parola punta la bacchetta contro il Professor Piton e il
secondo
dopo lui cade a terra, il suo corpo contorto dal dolore.
Oh Dio.
“Smettila!”Urlo.
Il Professor Piton trema incontrollabile, ma nessun suono esce dalla
sua bocca.
“Interessante.”
Commenta la guardia. “Non
si lascia sfuggire nessun suono, non importa quanto tempo io lo tenga
sotto la
maledizione. Una mente piuttosto forte, devo dirlo.”
“Per favore, smettila!” Imploro, incapace di
guardare il Professor Piton. É
come se fossi io quella a venir torturata, forse anche peggio. Mi sento
male.
Il dolore, il senso di colpa, la paura, l'ansia, è troppo.
“Smettila!”
Urlo e finalmente la guardia
solleva la maledizione.
Il Professor Piton boccheggia in cerca d’aria, tremando.
Sento le lacrime agli occhi. Non esiste una soluzione. Nessuna via di
uscita da
questa situazione.
“M-mi dispiace.” Sussurro, guardando il mio
insegnante.
“N-non
scusarti, Miss Granger.” Risponde,
ancora un po’ senza fiato. “Quello che mi succede
non è colpa tua.”
Non rispondo. Ma non sono d'accordo. È colpa mia.
“Hai cambiato idea adesso?” Chiede la guardia,
guardandomi.
“Non
abbiamo cambiato idea, bastardi.” Sento
il Professor Piton rispondere al mio posto.
La guardia si limita a sorridere.
“N-non lo so...” Dico piano.
Non
riesco a dire niente. Non posso
aiutarli. Ma al tempo stesso non posso permettere che facciano del male
al
Professor Piton a causa mia. Non riuscirei a sopportarlo. Che un'altra
persona
venga torturata a causa mia... è un pensiero orribile.
“Non dire niente, Granger.” Mi ordina Piton con la
sua voce da insegnante,
anche se è ancora a corto di fiato.
“Forse
hai bisogno di un po' più di convinzione,
Severus Piton.” Dice la guardia, rivolgendo la sua attenzione
verso il Professor
Piton.
“Puoi farmi qualsiasi cosa tu voglia.” Risponde
freddamente: “Non importa. Non
otterrai niente da me.”
La guardia getta uno sguardo verso di me, poi guarda di nuovo il
professor
Piton. “È una tua studentessa, giusto?”
Silenzio.
“Come insegnante, il tuo compito più importante
è quello di proteggere i tuoi
studenti, è corretto?”
Vedo il Professor Piton fissare la guardia, uccidendolo con lo sguaardo.
“È
piuttosto bella.”
Dice la guardia e sento dei brividi scendere lungo il mio corpo.
“Le faremo del
male. La tortureremo, la violenteremo, la faremo soffrire e tu dovrai
assistere.
Vuoi essere responsabile di tutto questo?”
Mi
copro la
bocca con la mano, per impedirmi di vomitare. Ho
la nausea. Sto
tremando, le lacrime scendono giù per le guance, ma non
riesco a dire niente. Tutto quello che posso fare
è osservare. Sono
agghiacciata.
Il
Professor Piton
mi guarda, incontrando i miei occhi e riesco a riconoscere il panico
nel suo
sguardo. Probabilmente può
vedere lo stesso nei miei. C'è
disgusto sul suo volto. E
rabbia. Pura rabbia e disgusto.
Fissa
la guardia e dice semplicemente: “Non otterrete nulla da
noi.”
Non
so come
sentirmi alle sue parole. Dovrei essere contenta che il Professor Piton
è così
forte, che non si arrende sotto le loro minacce, ma non provo
felicità. Solo
paura. Una paura assoluta.
“Stai
bluffando.” Dice la guardia. "Trovo difficile da credere che
metteresti in
pericolo la tua studentessa.”
Silenzio.
Un lungo
e scomodo silenzio.
Poi,
il capo delle
guardie si gira e si rivolge all'uomo dietro di lui.
“Richard, divertiti.”
Che cosa
vuol dire con questo? Non
c'è tempo di
pensare a quello che voleva dire.
L'altra
guardia è improvvisamente su di me.
Urlo.
Lotto.
Sento
delle mani
sul mio corpo.
Mani forti.
Tessuto
strappato.
L'aria
fredda mi colpisce e mi rendo conto che la camicia mi è
stata completamente
strappata di dosso.
La
mia mente non è
in grado di elaborare ciò che sta accadendo. È
troppo.
Quasi
soffoco per i
singhiozzi e le urla.
Nessun aiuto.
Non riesco a
fermarlo.
Non riesco a spingerlo via.
Urlo.
Imploro aiuto.
“Smettila,
maledetto bastardo!” Sento
finalmente ringhiare il Professor Piton.
Immediatamente
l'uomo, Richard, si ferma e scende da me. Resto
semplicemente sdraiata sul materasso, non muovendomi, semplicemente
singhiozzando e tremando incontrollabile, fissando il soffitto.
“Sapevo
che avresti cambiato idea.”
“Animali.”
“Credo
proprio che ci
aiuterai ora.”
Silenzio.
“Torneremo
domani. Ti
diamo il tempo per raccogliere le idee e tutte le informazioni che hai.
Ora
prenditi cura della tua ... studentessa.”
Passi.
Chiusura
di porte.
Forse
posso
mentalmente lasciare questo posto se ci provo intensamente. Se
chiudo gli occhi
e faccio finta di essere da qualche altra parte.
“Miss
Granger?”
I miei occhi si
spalancano. Riesco
a sentire
il mio cuore battere. Sembra
come che voglia fuggire
dalla cassa toracica.
“Ecco.”
Dice con
calma e mi avvolge con il suo mantello.
“Mi
senti?” Chiede.
Aspetto
qualche secondo, poi annuisco.
“Stai
bene?”
Quella
domanda
tocca qualcosa dentro di me e scoppio a piangere. Un forte pianto isterico. Non mi importa
cosa pensa di me.
Lui non mi
tocca. Non
posa nemmeno la mano sulla mia spalla in maniera confortante. Niente. Ma è
lì. E questo
è sufficiente per il
momento.
“Cerca
di riposare un po’.” Dice gentilmente. “Ne parleremo
quando ti svegli.”
Sono
sorpresa nel
sentire la sua voce. Non
l’ho mai sentito usare
quel tono di voce. Sembra
strano possa
parlare in quel modo.
Questa
è la traduzione della storia
“30 Days” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete
trovare il link della versione originale nel profilo.
-
Day 7-
Ho
freddo.
Questa è la prima cosa di cui mi accorgo mentre mi sveglio.
Ho davvero freddo.
Che cosa è successo?
Apro
gli occhi e mi imbatto nell'oscurità.
Il mantello. Sono completamente coperta dal mantello.
Poi i ricordi mi colpiscono. La tortura.
L'attacco. Le guardie. Il Professor Piton. La mia camicetta.
La mia camicietta
è sparita.
Arrossisco
furiosamente quando mi rendo conto che sto indossando solo il reggiseno
bianco.
Non riesco a credere a quello che è quasi successo. Se fosse
solo un sogno. Ma
no. È successo. Mi
sembra ancora di
sentire il dolore provocato dalla Maledizione Cruciatus e i lividi sul
mio
corpo.
Che ora è?
Faccio per tirar via il mantello dalla testa, ma poi cambio idea.
No.
Non
posso affrontarlo. Il Professor Piton. Aveva visto tutto. Tutto.
Mi vergogno così tanto. Sono debole. Non sono riuscita a
fermarli, ho detto
quasi tutto quello che volevano sapere, lo hanno torturato a causa mia.
Non mi muovo per qualche lungo istante, cercando di trattenere il
respiro.
Dov’è?
Non riesco a sentirlo. È anche lui qui? Forse l'hanno
portato via di nuovo. Il
panico mi attraversa a quel pensiero. Anche se non posso affrontarlo,
l'idea di
essere lasciata da sola è ancora più terrificante.
Poi mi rendo conto di quanto vigliaccamente mi sto comportando restando
nascosta sotto il mantello e facendo finta di dormire. I problemi non
se ne
andranno se rimango distesa lì. Con un respiro profondo,
lentamente mi muovo e
scopro la testa, mettendomi a sedere.
Lui
è ancora qui.
È seduto sulla sedia al centro della cella. Immediatamente i
suoi occhi
atterrano su di me e io allontano lo sguardo, stringendomi il mantello
attorno
al corpo, assicurandosi di mostrare la pelle il meno possibile.
Silenzio imbarazzante.
Mi pento di essermi svegliata. Se solo potessi tornare a dormire. Per sempre.
Poi
mi rendo conto che non sono seduta sul mio materasso. Sono sul suo.
“Oh.” Comincio. “Mi dispiace. M-mi alzo
subito-”
Faccio per alzarmi, ma la sua voce mi ferma. “Miss Granger,
va tutto bene.”
“Ma è il suo-”
“Non
sento alcun attaccamento emotivo legato ad esso.” Ghigna:
“Se fosse per me,
brucerei quella dannata cosa per non doverla vedere mai
più.”
Quasi sorrido alle sue parole. Sono completamente d'accordo. Se solo
potessimo
dare fuoco all’intera prigione, i ricordi, il dolore,
l'odore, tutto se ne
andrebbe. Se non potesse essere così semplice.
Abbasso
lo sguardo di nuovo, non sicura di come continuare. Ho alcune domande
che ho
bisogno di chiedergli, ma al tempo stesso non riesco a guardarlo. Non
voglio
che mi guardi. Non voglio vedere la pietà nei suoi occhi.
Non potrei
sopportarlo.
Ma poi mi ricordo che è il Professor Piton. Lui è
freddo e non ha emozioni.
Perché avrebbe dovuto provare pietà per me?
Probabilmente è semplicemente
infastidito dal fatto che deve condividere la cella con me.
Sì, quel pensiero mi fa sentire molto meglio.
Finalmente
raccolgo il coraggio per chiedere: “Che cosa dobbiamo fare?
Torneranno domani e
noi dobbiamo elaborare un piano-”
“Domani?” Mi interrompe. “Granger,
vengono oggi.
Hai dormito per il resto della giornata di ieri.”
“C-cosa?” Sobbalzo.
Non è possibile.
Lui
rimane in silenzio, semplicemente osservandomi con un'espressione dura.
“Perché non mi ha svegliato? Non posso credere che
ho dormito per tutta la
giornata.” Poi comincio ad andare nel panico. “E
loro verranno qui a breve e io
non sono pronta, noi non siamo
pronti
. Che cosa abbiamo intenzione di dir loro? Avremmo dovuto elaborare un
piano-”
“Miss Granger!” Lui alza un po’ la voce e
lo guardo. “É ancora presto. Pochi
minuti fa’ era ancora buio fuori. Penso che sia giusto dire
che abbiamo ancora
un paio d'ore.”
Annuisco,
calmandomi un po’.
Il mio stomaco si contorce per la paura e l'ansia al solo pensiero di
affrontare di nuovo le guardie. Ora so che cosa sono capaci di fare.
Nulla è
loro proibito. Nulla.
Silenzio.
Mi
guardo intorno, cercando disperatamente di trovare la mia camicetta.
Non posso
sopportare di essere nella stessa stanza con il mio professore senza
abbastanza
vestiti addosso. È sbagliato. Proprio come quando siamo
stati costretti a fare
la doccia insieme.
“L-la mia camicia?” Chiedo a bassa voce, non
incontrando i suoi occhi. “L’ha
v-vista?”
Si
alza e si avvicina a me. Involontariamente arretro quando estende il
braccio,
offrendomi
la camicetta. Alzo gli occhi verso di lui e noto il suo sguardo un
po’
preoccupato prima di prendere l’indumento dalla sua mano,
attenta a non
toccarlo.
“È un po' strappata, ma è ancora
indossabile.” Commenta, allontanandosi da me.
Annuisco,
poi mi guardo intorno imbarazzata. “Um-” Comincio,
ma lui mi interrompe.
“Ti darò un po' di privacy.” Dice,
voltarsi e camminando verso l'altro lato
della cella.
Aspetto per qualche istante, poi rapidamente indosso la camicetta,
allacciando
tutti i bottoni. Impiego un po' di tempo perché le dita mi
tremano troppo.
Abbasso lo sguardo su di me, verificando se sono completamente coperta.
“Può girarsi ora.” Dico con calma e lui
obbedisce.
Torna
indietro alla sedia e si siede, prendendo un respiro profondo come se
si stesse
preparando.
Sembra a disagio, come se dovesse fare ad un adolescente il Discorso. Non posso fare a meno di
sorridere un po’ a quel pensiero ridicolo.
Poi il sorriso muore sulle labbra quando mi ricordo la situazione in
cui ci
troviamo.
Dobbiamo parlare.
ooo
“La
situazione in cui ci siamo trovati... è
irrealistica.” Comincia lui. “È
ingiusta.”
“Lo so.”
Silenzio.
“Abbiamo bisogno di stabilire delle
priorità.” Spiega.
“Giusto.”
“E
posso vedere solo due opzioni. O diciamo loro tutto quello che sappiamo
e si
sbarazzano di noi oppure-”
“Non diciamo niente e ancora ... ci uccidono?”
“No.” Dice freddamente,. “Oppure
giochiamo con loro.”
“Cosa?”
Silenzio.
“La
nostra unica missione in questo momento è quella di rimanere
in vita più a
lungo possibile, Miss Granger. Il salvataggio non dipende da noi.
Spetta ad
altre persone. Tutto quello che possiamo fare è aspettare e
cercare di rimanere
in vita il più a lungo possibile.”
“Che cosa sta dicendo? Siamo noi le….vittime qui.
Hanno loro tutto il potere,
come possiamo imbrogliarli?”
“Utilizzando
il nostro cervello.” Risponde. “Dando loro poche
informazioni, talvolta false,
a volte così piccole da non poter fare alcun danno a tutto
l'Ordine, ma
sufficienti per tenerci in vita.”
“Dobbiamo convincerli che ci stiamo sottomettendo a
loro.”
“Esattamente. Sarà difficile e rischioso, ma
è l'unica scelta ragionevole.”
Annuisco.
“Ma, Professore, come faccio a sapere cosa posso dir
loro?”
“Fa’ come faccio io.”
ooo
Ho
quasi un attacco di cuore quando la porta della cella si apre ed entra
una
guardia, portando un vassoio. Non ho mai visto quell'uomo prima
d’ora. Lo
guardo, gli occhi spalancati dalla paura, ma lui si limita a lasciare
il piatto
sul pavimento ed a uscire dalla cella.
Rilascio
il respiro che stavo trattenendo e poi guardo il Professor Piton,
notando che è
altrettanto teso come lo sono io. Poi i nostri occhi si muovono fino al
piatto
sul pavimento.
Ci
sono anche due scodelle di zuppa questa volta, oltre al pane e
all’acqua. Ci
avviciniamo entrambi, prendendo ognuno il proprio pasto. La modestia
è ormai
andata, siamo entrambi troppo affamati.
Mentre mangiamo in silenzio, non posso fare a meno di guardarlo,
aprendo la
bocca per dire qualcosa, poi decidendo di non farlo.
Ovviamente
lui se ne accorge
“Smettila di aprire la bocca come un pesce e dì
quello che vuoi dire.” Dice tagliando
il silenzio.
Mi irrigidisco, la sua voce dura come uno schiaffo in pieno viso. Ma
è meglio
della pietà nei suoi occhi.
“Volevo solo chiedere ... ieri.” Comincio
nervosamente. “Ha mai pensato di non
dire nulla? Di non intervenire e ... fermarli?”
Lui mi guarda e c’è un'espressione indecifrabile
sul suo volto. Ma non
rinuncio. Voglio sentire la risposta. Ne ho bisogno.
Sospira: “Questa è una situazione difficile per
me. Forse in qualche modo
ancora più difficile di quanto non lo sia per te.”
Lo guardo sorpresa.
“Sono
io l'adulto qui.” Spiega. “Sono io
l’insegnante, il tuo professore e tu sei la
mia studentessa. Come le guardie ... hanno
detto ieri, è il mio compito più
importante proteggere i miei studenti ed io sto fallendo
miseramente.”
“Non è vero, Professore.” Replico.
“So che è egoista, ma ... sono felice che lei
sia qui con me. Non so per quanto tempo avrei resistito se fossi stata
da
sola.”
Silenzio.
“Sono
intrappolato tra proteggere l'Ordine e proteggere un mio
studente.” Dice dopo
qualche istante. “Non è esattamente una situazione
da sogno.”
“Bé.” Comincio. “In questo
caso, la libero da tutti i suoi obblighi.”
Lui mi guarda sorpreso.
Continuo:
“Non si preoccupi per me. Faccia quello che pensa sia giusto.
Io…io starò
bene.”
Lui rimane in silenzio, poi scuote la testa: “Non
è così semplice, Miss
Granger.”
Silenzio.
ooo
Poche
ore passano.
Non ci sono guardie.
È come se sapessero che ci stanno torturando con
l’attesa. Sto tremando, sono
così nervosa.
“Stavo pensando.” Dice il professor Piton
all'improvviso, “Potter ha mai
parlato del Signore Oscuro?”
Sbatto
le palpebre un paio di volte, non capendo la domanda.
“Bé, sì, naturalmente.”
“Ha detto niente ... su come sconfiggerlo?”
Quello cattura la mia attenzione. Perché me lo sta chiedendo?
Prendo un respiro profondo e formulo una risposta: “Ha detto
qualcosa a
proposito della scissionedell’anima.
Qualcosa sugli Horcrux.”
Si
irrigidisce alle mie parole, noto, ma non dice nulla di più.
Non so perché, ma quella domanda sembrava strana. E il modo
in cui l’ha
chiesto. Non riesco a capire. Non c’è alcuna
spiegazione logica, ma posso
sentire qualcosa. Qualcosa era spento.
ooo
La
paura dalle guardie è ancora lì, ma qualcosa di
molto più grande l’ha in
qualche modo sostituita. Il sospetto.
È una sensazione orribile e mi sta mangiando dall'interno.
Quelle voci. Non
importa quanto mi sforzi, non riesco a farle tacere.
Il mio labbro spaccato brucia e prude.
Il
mio corpo sta tremando dalle conseguenze provocate dal Cruciatus.
Ho lividi dappertutto.
E che dire di lui?
Non c'è niente su di lui.
Stringo
gli occhi scansionando il suo corpo, alla ricerca di un qualche tipo di
lesione, ma non riesco a trovare nulla. Era stato presumibilmente
torturato, ma
sembra stare bene. Non ci sono tagli sul viso, niente lividi,
è in buone
condizioni. Sembra stare quasi troppo bene per una persona che
è stata
torturata solo poche ore fa.
I suoi occhi d'improvviso scattano verso di me e allontano il mio
sguardo, il panico
che cresce dentro di me.
Non
dice niente. Posso solo sperare che non senta il mio disagio.
Improvvisamente è come se fosse un estraneo.
É
una sensazione terrificante.
Potrebbe
lavorare per Voldemort e star solo cercando di imbrogliarmi. Per quale
altro
motivo sta nascondendo il motivo della sua cattura? Perché
è lui l'ultima cosa
che ricordo prima della mia perdita di memoria? E perché
è lui lo nega?
Così tante domande.
Ma tutto quello che posso fare è guardarlo.
ooo
“Perché
non riesco a ricordare nulla?” Chiedo improvvisamente:
“Riguardo a quando mi
hanno catturata?”
“Queste cose richiedono tempo.” Spiega.
“Te l’ho detto prima.”
“Ha detto che sarebbe tornata quando meno me lo aspetto.
È già passata una
settimana.”
Sospira, seccato. “Che cosa vuoi che faccia?”
"Voglio
delle risposte."
La sua risposta è uno sguardo freddo.
“Perché non mi può dire qualcosa sulla sua
cattura?” Chiedo.
“Non è saggio. Non ancora.”
“Perché no?”
“Fidati
di me.”
“Che cosa sta nascondendo?”
“Tutti hanno dei segreti.”
Rimango in silenzio alle sue parole, rendendomi conto che non ha
intenzione di
dirmi niente. Sarebbe inutile continuare ad attaccarlo.
E
poi, se mi sbagliassi?
Forse l'isolamento e l'ansia mi stanno lentamente distruggendo, creando
scenari
orribili nella mia testa, mettendo sospetti e dubbi dove prima
c’era la
fiducia.
Non so cosa fare.
ooo
Il
momento che stavo aspettando, finalmente arriva.
Le guardie ritornano.
È lo stesso viscido uomo di prima. Quell’uomo
malato e diabolico.
Sembra contento, probabilmente si aspetta di ottenere informazioni da
noi senza
problemi.
Mi
tiro su dal materasso, ma non vado accanto al Professor Piton, come
facevo di
solito. Non mi aspetto più protezione da lui. Tutto nella
mia testa è in
disordine.
È uno di loro?
È dalla mia parte?
“Come
abbiamo promesso.” Inizia la guardia. “Siamo
tornati. Avete deciso se volete
collaborare?”
“Sì.”
“No.”
Entrambi rispondiamo nello stesso tempo, guardandoci poi l’unl'altro, sorpresi.
Vuole collaborare?
La
guardia interrompe la nostra battaglia di sguardi. “Bene,
come andrà a finire?”
“Collaboreremo.” Continua il
Professor
Piton, la voce bassa. “Ma a una condizione.”
“No.” Lo interrompo. “Noi non
collaboreremo.”
Tutti mi
guardano. Le guardie con
un'espressione sorpresa e il Professor Piton leggermente arrabbiato.
“Siete dei Mangiamorte.
Siete malvagi. Preferirei morire
che aiutarvi e mettere in pericolo brave persone.” Dico, la
mia voce tremante.
La guardia si
limita a sorridermi.
Non è la reazione che mi aspettavo. Voglio che si arrabbi,
che sia furioso,
tutto purché quello che sta facendo in questo momento.
Sorridermi. Non posso
fare a meno di chiedermi che cosa ha in mente. Ci deve essere qualcosa.
Per
quale altro motivo avrebbe dovuto essere così tranquillo?
“Te lo chiedo di
nuovo.” Strascica. “Ne sei sicura?”
Annuisco.
“So di cosa sei capace. So
cosa avete intenzione di fare con me. E non mi interessa.”
Mi
interessa.
Ho paura.
Ma non posso mostrarla.
Devo essere coraggiosa.
Per Harry, per
l'Ordine. Per le
persone buone.
“Mai dare per scontato di
conoscerci, Miss Granger.”
Le sorride e alza la bacchetta.
Mi irrigidisco, ma tengo la testa
alta.
“Sciocca.”
Sento ringhiare il Professor Piton, ma non lo guardo.
“Ho sentito che sei la
strega più brillante della tua
età.” Commenta la guardia: “Che cosa ne
sai della Maledizione Imperius?”
ooo
Non mi sono mai
sentita così prima
d'ora.
Il mio corpo non è
più mio.
Sono intrappolata al suo interno.
Riesco a sentire tutto.
Ma non riesco a pensare.
Non posso muovermi come voglio.
Il Professor
Piton è in piedi
completamente immobile. I nostri occhi si incontrano mentre mi avvicino
a lui.
C'è il panico nei suoi. Le sue labbra si stanno muovendo,
sta dicendo qualcosa,
ma non riesco a capire. È come se fossi intrappolata dentro
una bolla.
Prima di rendermi conto di quello
che sto facendo, sto
premendo le labbra contro le sue.
È
sbagliato. Dovrebbe sembrare
sbagliato.
Ma tutto quello che sento
è beatitudine.
Va tutto bene.
Niente paura. Niente panico. Nessun
problema.
Niente.
Cerco di muovere le labbra contro
la sue, ma è difficile
perché non risponde. Lui si limita stare lì, non
muovendosi.
Quando
finalmente rompo il bacio,
posso vedere le sue labbra muoversi.
Che cosa sta dicendo?
“Combattila
...”
Combattere? Ma io non voglio
combattere. Ci si sente così
bene. Tutto va bene.
“Combattila.”
Perché sembra disgustato?
Prima di capire
quello che sto
facendo, sto spingendo i suoi abiti da parte, cercando disperatamente
di togliergli
i pantaloni. Mi lascio cadere sulle ginocchia e quando il mio ginocchio
infortunato si scontra con il pavimento freddo, schegge di dolore mi
attraversano e mi libero dalla maledizione.
Cosa sto facendo?
Confusa, alzo
gli occhi al Professor
Piton, realizzando quello che stavo per fare. Sento la bile salire
lungo la
gola e mi tiro indietro, strisciando il più lontano
possibile da lui,
combattendo la voglia di vomitare.
Riesco a sentire le guardie ridere,
poi: “Finite
incantatem.”
Non riesco nemmeno a guardarli. Mi
vergogno così tanto e
mi sento umiliata e nauseata.
“Vedi.”
Inizia la guardia: “Tu non
ci conosci, né sai di che cosa siamo in grado. Tutto quello
che volevamo era
un'informazione, ma hai voluto giocare. Ora giocheremo noi. Non abbiamo
alcuna
fretta. Abbiamo tutti il tempo del mondo.”
Con queste parole uscirono dalla
prigione, sbattendo le
porte dietro di loro.
Cerco di fare respiri profondi per
calmarmi, ma non
funziona.
“Granger.”
Mi chiama, ma lo ignoro.
“Granger!”
“Non parlarmi!”
Grido verso di lui. “Questo è malato!
Questo è-”
“Lo so-”
“No, non
lo sai!
Non puoi nemmeno saperlo!”
“Hai
bisogno di calmarti e
ascoltarmi.” Dice con la sua voce da insegnante.
Scuoto la testa: “No! Non
parlarmi. Lasciami in pace.” Poi
aggiungo. “Non mi fido di te.”
Con questo mi sdraio sul materasso,
coprendomi con il
mantello, non lasciando alcuna parte di me visibile.
Tutto quello che voglio
è che la Terra si apra e mi
inghiottisca.
Questa
è la traduzione della storia
“30 Days” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete
trovare il link della versione originale nel profilo.
-
Day 8-
Non
ho nemmeno chiuso gli occhi.
La
notte era passata ed ero rimasta sveglia per tutto il tempo. Pensando,
ricordando, mettendo insieme i pezzi.
Mi sta facendo impazzire. Di chi mi posso fidare? Il Professor Piton
è uno di
loro? O è innocente e gli sto facendo un torto?
Lui
era rimasto in silenzio per tutta la notte, senza cercare di parlarmi.
Ma non
mi aspettavo che lo facesse. Non dopo che l’ho aggredito e
l’ho accusato di tutte
quelle cose, dicendo che non mi fido di lui.
Non intendevo dire in quel modo. Sì,
ci sono alcune cose che trovo strane. C’è il
sospetto, ma non avrei dovuto
alzare la voce in quel modo. Avrei dovuto usare la testa. Avrei dovuto
basarmi
sulla logica, non sulle emozioni.
Ma
quella regola è difficile da seguire quando ci si trova in
ginocchio davanti al
tuo Professore più irritabile.
Posso sentire la bile salirmi lungo la gola al solo pensiero. È disgustoso. Non riesco
nemmeno a...
Che dire di lui? È disgustato anche lui? Lo vedevo nei suoi
occhi quando ero
sotto l'Imperius, ma avrebbe potuto fingere.
La
testa mi fa male per tutte le teorie e il sospetto.
Devo scoprire la verità.
Ma come?
Se sta fingendo, allora è un dannato bravo attore.
ooo
Fra
poco dovremmo fare colazione. Penso che sia arrivata l’ora.
Guardo di nuovo il Professor Piton. Non posso fare a meno di chiedermi
perché
non sia ferito. Dove sono i lividi, i tagli? Perché non
è dolorante?
Dovrei chiederlo?
Risponderebbe?
É
arrabbiato con me, lo vedo. E ha il diritto di esserlo se mi stavo
sbagliando.
In quel caso dovrei porgergli delle scuse.
Devo fare qualcosa.
Sospiro, poi mi costringo a parlare: “Lei è
l'ultima cosa di cui mi ricordo
prima di svegliarmi qui. Perché è
così?”
Silenzio.
Non
mi guarda nemmeno.
Niente.
Era come se avessi detto nulla.
“Voglio delle risposte.” Insisto.
Niente.
“Professore?”
Questa
volta mi guarda, alzando il sopracciglio. “Professore?
Sono un Professore ora? Ieri sera
ero
un traditore, un bugiardo.”
Abbasso lo sguardo per un attimo. Ha ragione.
“Dovresti far ordine nella tua testa, Miss
Granger.” Dice, la sua voce fredda.
“Ho tutte le ragioni per dubitare di lei.”
Lui
si limita a fissarmi, ma continuo: “Mi hai detto che
è stato torturato. Ma ...
non vedo alcuna prova.”
Il suo sguardo diventa ancora più freddo, ma rimane in
silenzio.
“Perché non si difende?” Chiedo.
Scuotendo la testa, si volta.
“Mi
risponda!” Alzo la voce.
Lui scatta. Doveva farlo prima o poi.
È in piedi, e sta venendo verso di me. Arretro e mi premo
contro il muro,
cercando di sfuggire alla sua terrificante presenza.
“Tu stupida ragazzina.” Abbaia, sbottonandosi la
camicia.
I
miei occhi si allargano per lo shock e la paura. “C-che cosa
sta facendo?”
Non dice nulla e poi finisce di sbottonarsi la camicia sollevando la
canottiera,
ma mi rifiuto di guardarlo, gli occhi puntati sul pavimento. La
situazione è
molto scomoda ed inadeguata. Non voglio vedere il mio Professore senza
la
camicia.
“Guarda.” Ordina.
Scuoto la testa. “I-io non-”
“Guarda.”
Ripete, più forte questa
volta.
I
miei occhi scattano verso di lui e poi si fermano sul suo petto nudo.
Contusioni.
Tagli.
Lividi blu e viola.
I tagli sono per lo più chiusi, ma c’è
del sangue secco sul petto.
“Oh dio ...” Sussurro, non in grado di staccare gli
occhi dal suo corpo martoriato.
Potrebbero
aver usato il Sectumsempra su di lui.
“Soddisfatta?” Chiede, abbassando la canottiera e
coprendosi.
Non riesco nemmeno a parlare.
“Ha corrisposto alle tue aspettative?” Chiede, con
voce grondante di sarcasmo.
“Io-”
“Ti
mostrerei le ferite su altre parti del mio corpo, ma dubito che tu
voglia
vederle.”
Subito scuoto la testa. “N-no, no.”
Un lungo momento di silenzio.
Poi si gira e cammina verso l'altro lato della cella, appoggiandosi al
muro di
pietra.
Prendo
qualche respiro calmante, quindi in qualche modo mi sforzo di dire:
“Non so
cosa dire.”
“Le scuse sarebbero in ordine, Granger.”
Mi mordo la lingua per la leggera frustrazione e rimango in silenzio
per
qualche lungo istante. Dovrei
scusarmi? Ma ci sono ancora sospetti su di lui. Ho molte domande, ma
dubito che
mi darebbe una risposta. Soprattutto ora. Forse potrei far finta di
fidarmi di
lui, per scoprire cosa vuole. Fino a quando le cose non sono chiare,
potrei
fidarmi di lui, no?
La
sensazione di incertezza e di solitudine sta uccidendo il mio spirito,
non
sopporto di stare da sola. E pensare che l'unica persona di cui mi
fidavo,
potrebbe essere il nemico, è troppo.
Sospiro.
Mi fiderò di lui. Per il
momento.
“Mi
scuso per il mio comportamento, Professore.” Sputo fuori.
Annuisce semplicemente, niente di più.
La tensione rimane nell'aria.
ooo
Non
c’era la colazione. Niente cibo. Niente.
Forse si sono dimenticati di noi?
No, scuoto la testa. Quello
è il loro
piano. Ogni cosa, ogni loro azione, ogni parola, ogni mossa era una
parte del
loro piano.
Stanno cercando di farci morire di fame ora?
Sobbalzo,
il panico che mi sale lungo la gola.
Non so quanto ancora posso resistere.
Senza sole. Senza cibo. Isolata. Torturata.
La gente si arrende prima o poi.
Prendo un respiro profondo e cerco di calmarmi. Devo resistere giorno
per
giorno.
Non
pensare al domani, Hermione. Pensa all’oggi.
Sopravvivere a questo giorno è tutto ciò che
conta in questo momento.
ooo
“Perché
non ha fatto niente?” Chiedo a bassa voce, il silenzio che mi
uccide.
Lui mi guarda, socchiudendo gli occhi per la confusione. “Di
che cosa stai
parlando?”
“Ieri.” Dico, sforzandomi di parlare, anche se
l'ultima cosa che voglio è
ricordare quell’incidente. “Quando ero... quando
loro... quando i-io-”
“Miss Granger.” Dice freddamente: “Parla
solo quando hai la frase già formata
nella tua mente.”
Annuisco,
poi mi ricompongo. “Quando ero sotto della Maledizione
Imperius. Lei se ne
stava lì.”
Posso ancora vederlo con chiarezza nella mia mente.Completamente immobile, ma con così tanto
disgusto
e panico negli occhi.
“Ero sotto l’effetto dell’Incantesimo
delle Pastoie.” Spiega, senza guardarmi.
“Oh.”
Vedo
che è a disagio a parlarne. Posso immaginare il
perché. Per la prima volta
siamo stati costretti a fare qualcosa di sessuale tra di noi.
Sì, abbiamo fatto
la doccia insieme, ma era diverso.
Quello che è quasi successo ieri era... disgustoso.
Perverso.
Malato.
Devo
smettere di pensarci.
“Non ci hanno portato da mangiare.” Dico, nel
disperato bisogno di cambiare
argomento, di spingere quelle immagini fuori dalla mia mente.
“Si.” Dice con voce strascicata, seccato.
“L’ho notato.”
“Quale
pensa che sia il loro piano?”
Rimane in silenzio per un istante, poi: “Non lo so, Miss
Granger.”
Lo sto infastidendo. Posso leggerlo sul suo viso. Vuole che chiuda la
bocca e
smetta di parlare.
Ma non posso. Non sopporto il silenzio.
Ma lui rimane in silenzio e così anch’io.
ooo
“Signore,
qual è il decimo ingrediente della Pozione
Polisucco?”
“Scusa?”
“Non lo ricordo.”
Silenzio.
Comincio:
“Ci sono 12 mosche Crisopa, 1 oncia di antimonio grezzo, 4
sanguisughe, 16 foglie
di centinodia che sono state raccolte con la luna piena, 3 grammi di
polvere
macinata di cloruro di ammonio, Erba Fondente, polvere di salnitro, la
pelle
secca di un Girilacco ed un capello della persona che vuoi
diventare.”
Lui mi guarda male.
“So che c'è un altro ingrediente.” Dico.
“E non lo ricordo!”
“Un
pizzico di polvere di corno di un Bicorno.” Strascica con
voce annoiata,
guardandomi.
Il mio volto si illumina. “Eccolo! Come ho potuto
dimenticarmene?”
“Non l'hai dimenticato.” Risponde.
“Cosa-”
“Sei
come un libro aperto sulle gambe. Hai memorizzato ogni pozione e dubito
che tu
abbia dimenticato un ingrediente di questa particolare Pozione,
specialmente
quando l’hai preparata con successo all'età di
dodici anni.”
Apro la bocca in stato di shock, ma nessun suono esce.
Lui sorride: “Sì, lo so.”
“Ma-”
“E
so anche tu eri quella che rubava gli ingredienti dal mio archivio
personale.”
“Mi dispiace, avevo bisogno di-”
Lui mi interrompe, alzando un sopracciglio: “Allora eri davvero tu?”
“Ma ...” Una breve pausa, poi capisco.
“Non sapeva che ero io, vero?”
“No, ma lo so adesso.”
Distolgo
lo sguardo, mentre un rossore appare sul mio viso. Non mi aspettavo che
la
conversazione puntasse verso quella direzione.
Ovviamente si accorge del mio disagio: “Perché
quella faccia, Miss Granger? Non
è come se potessi togliere dei punti alla tua
Casa.”
Un piccolo sorriso si forma sulle mie labbra.
“Non
finché siamo qui, in ogni caso.” Aggiunge.
“Ma aspettati una punizione quando
torniamo.”
Alzo gli occhi verso di lui sorpresa, tutto il mio viso si illumina a
causa
della speranza che ho trovato nelle sue parole. Ha detto 'quando
torniamo'. Era
solo un modo di dire, ma non posso fare a meno di aggrapparmi alle sue
parole
come se la mia vita dipendesse da questo. Lo nota e immediatamente
distoglie lo
sguardo come se si stesse pentendo di quello che ha detto.
Non
ha importanza.
L'ha detto. Questo significa che anche se non vuole ammetterlo, crede
profondamente che verremo salvati.
A meno che, non mi stia mentendo. Potrebbe essere tutta una parte del
suo piano
per riconquistare la mia fiducia.
Di nuovo!
Quelle orribili voci ritornano nella mia testa, convincendomi che non
posso
fidarmi di lui.
Non lo sopporto.
ooo
Il
mio cuore quasi
si ferma quando le guardie finalmente arrivano.
Questa volta ce ne sono solo due. Il capo e
un’altra. Non riconosco quest’ultima.
Comincio a sentire piccole
scintille di rabbia per tutta
la paura e la disperazione che provo.
Questo è un bene. Preferirei
mille volte essere arrabbiata
che spaventata. La
paura è diventata una mia cara
amica in questi ultimi due giorni. Un’amica che non sono
interessata a tenere.
“Che cosa
vuoi?” Chiede il Professor Piton. “Facciamo in
modo che questa visita sia il più breve possibile.”
Lo
guardo sorpresa.
“Siete
disposti a darci le informazioni di cui abbiamo
bisogno?” Chiede il Mangiamorte.
Silenzio.
Sanno la mia risposta. Non ho
cambiato idea. Non
avranno niente da me.
Il
problema è quello che il
Professor Piton vuole fare. Non
posso
fermarlo se decide di parlare e collaborare con loro.
“Temo
che non
possiamo aiutarti.” Dice alla fine e rilascio il fiato che
avevo trattenuto.
La guardia non sembra sorpresa:
“Non mi aspetto altro.”
Davvero?
Incrocia
le braccia sul
petto, pensando intensamente. “Che cosa dovremmo fare adesso?
Hmm?”
Rimango
in
silenzio. Tutto quello che voglio è scomparire, non volendo
più trattare con
loro. Sono
nauseata e stanca dell’ansia e dell’anticipazione. Come
mi manca la mia bacchetta! Vorrei essere in grado di
difendermi. Non
sopporto di essere così
impotente per tutto il tempo.
“Ragazza.” Dice
all'improvviso guardandomi. “Non hai niente da
dire?”
Scuoto la testa. “Credo
che il Professore abbia detto
tutto.”
“Professore?” Ripete la guardia:
“Lo
chiami Professore.”
Sono
confusa, ma
resto in silenzio.
“Mi chiedo se lo
chiameresti ancora Professore se
sapessi del suo passato.”
Il Professor Piton fa un passo
avanti: “Non parlare di
cose che sono pericolose per te.” Dice a bassa voce.
La guardia non sembra aver paura,
“Lo sa?”
Silenzio.
So
che cosa? Riguardo il
passato del Professor Piton? Ho
sentito delle
voci su di lui e al suo essere un Mangiamorte. Beh, ho
sentito anche che
lo è ancora un Mangiamorte. Ma
questo è tutto. Non
so altro e non voglio saperne di più.
“Lei
hai detto che ci sono
stati tempi in cui eri tu quello a torturare?" Chiede la guardia,
sorridendo.
Non reagisco a questo. È
esattamente quello che vogliono da me. Non
darò
loro la soddisfazione.
La
guardia
continua. “Uccidere, torturare, pensare a nuove maledizioni,
una più mortale
dell'altra.”
Il Professor Piton stringe le mani
a pugno, ma è tutto
quello che fa. Non gli ha nemmeno risposto. Non si
è nemmeno difeso. Perché? Probabilmente
perché la guardia stava dicendo la
verità.
Improvvisamente gli occhi del
Professore sono su di me e
posso vedere che sta osservando il mio viso valutando le mie emozioni. Faccio del mio
meglio per rimanere fredda e impassibile.
“Bene.”
Dice la
guardia, guardandomi. “Hai niente da dire?”
Scuoto semplicemente la testa.
“Interessante.” Commenta.
Silenzio.
Osservo
il viso
della guardia e posso quasi vedere mentre un’idea si forma
nella sua mente. I
suoi occhi si illuminano e si forma un ghigno sulle sue labbra.
“Prendila.”
Dice distrattamente all'altra guardia e prima
mi rendermi conto di ciò che sta accadendo, l’uomo
è dietro di me, stringendomi
le braccia e io mi dibatto, ma è inutile. Non posso fare
niente.
“Che cosa stai
facendo?” Esclama il Professor Piton, ma la
guardia gli punta contro la bacchetta.
“Non
ti muovere.
Non abbiamo intenzione di farle del male, le cambieremo semplicemente i
vestiti.”
Cosa?
Lui continua: “Ma se
interferirai, le daremo molto di più,
è chiaro?”
Il Professor Piton non risponde, ma
c’è una furia omicida
nei suoi occhi mentre se ne sta lì, respirando a fatica, i
suoi occhi su di me.
Calmati.
Devo calmarmi.
Smetto
di lottare, ma questo
non fa andare via il panico. Incontro gli occhi della guardia e per
qualche
strano motivo non riesco a distogliere lo sguardo. Non
distoglierò lo
sguardo. Non
farà di me una vigliacca.
Improvvisamente
il
suo sorriso si allarga e tira fuori qualcosa dalle sue vesti.
Il mio sangue gela quando guardo la
sua mano.
Sta tenendo un grosso paio di
forbici.
Quasi soffoco al pensiero di quello
che potrebbe farci.
Immagini orribili di sangue si formano nella mia mente, le forbici
conficcate
nel mio stomaco, il sangue che fuoriesce...
Involontariamente
cerco nuovamente di liberarmi, la paura che mi assale. Ma la guardia
dietro di
me non mi lascia andare, al contrario stringe maggiormente la presa,
arrestando
quasi il flusso di sangue alle mie braccia.
“Calmati, ho detto che
non ti farò del male.” Dice il
capo, camminando verso di me.
Non gli credo. È un
Mangiamorte, sta mentendo.
Oh dio.
É
in piedi di
fronte a me, le forbici a pochi centimetri di distanza dal mio viso.
Non riesco a respirare.
Forse sta per tagliarmi la gola.
Sto per morire dissanguata.
Hanno intenzione di accoltellarmi e
uscire dalla prigione.
Il Professor Piton sarà l'ultima cosa che vedo prima di
morire. Riesco a
vederlo nella mia mente, mentre cercadisperatamente di fermare il sangue, ma niente mi
sarà d’aiuto. Sarà
anche lui
ricoperto di sangue e poi morirò.
Mi
sfugge un
singhiozzo, tutto il mio corpo trema.
Chiudo gli occhi, preparandomi per
il dolore.
Dio mi aiuti.
Ma poi non succede nulla.
Nessun dolore.
Ma ...
Sta toccando i miei ... i miei
capelli.
I
miei occhi si
spalancano solo per vederlo tagliare una lunga ciocca di capelli.
C-che cosa sta facendo?
Per un lungo istante non riesco
nemmeno a reagire. Non
è quello
che mi aspettavo.
Un
altro taglio. E
un altro.
Posso
sentire i miei
capelli venir tagliati, a poco a poco. Cadono a terra
accanto a me.
“Per
favore.”
Sussurro, senza rendermi pienamente conto di quello che sta accadendo.
Lui mi ignora, senza fermarsi.
I miei occhi atterrano sul
Professor Piton per la
disperazione. Lui se ne sta
semplicemente lì, guardando verso di me. Sembra
... sollevato. Perché è sollevato? Non riesce a
capire quanto questo mi ferisca? Non fisicamente, ma emotivamente. È
più
profondo. Potrebbero
avermi torturato e sarebbe
stato meno doloroso.
Sembra
durare
un’eternità.
Non sopporto il rumore che fanno le
forbici.
Finalmente è finita.
Il capo si allontana e la guardia
dietro di me mi lascia
andare le braccia.
Resto semplicemente lì,
tremante, spaventata all’idea di
guardare giù e vedere i miei capelli giacere a terra, senza
vita.
“Ecco.”
Esclama il
capo, soddisfatto. “Credo che questo sia molto meglio, non
sei d'accordo?”
Nessuno gli risponde.
“Ti avevo
avvertito.” Continua. “Alla fine, sarai tu a pregare noi
di prenderci le informazioni che hai. Tu sei il prossimo.”
Dice
il Professor Piton, sorridendo crudelmente.
Poi entrambi escono.
Non
riesco a
muovermi.
Ho paura di vedere quanto abbia
tagliato.
Il Professor Piton si lascia
sfuggire un sospiro,
camminando verso di me. “Stanno giocando con noi, ma non
può durare per
sempre.”
Rimango
in silenzio.
“Penso
che vogliano farci soffrire la fame di proposito.” Dice.
“È tutto parte del
gioco. Li abbiamo fatti arrabbiare e questo è il nostro
castigo Dobbiamo
semplicemente-”
Fa una pausa, probabilmente notando infine lo stato in cui sono.
“Miss Granger?” Chiede con calma, guardandomi.
“Stai bene?”
Quella
domanda mi spinge oltre il confine e le lacrime rotolano giù
per il mio viso.
Non emetto alcun suono e resto semplicemente lì, lo sguardo
fisso nel nulla.
“Miss Granger?”
Prendo un respiro tremante e infine mi tocco la testa con le mani.
I miei capelli.
Inizio
a singhiozzare più forte all’orribile scoperta che
i miei lunghi capelli mi
arrivano appena all’altezza del mento.
È finita.
Abbasso lo sguardo e fisso le lunghe ciocche che giacciono sul
pavimento.
È finita.
Me
le hanno portate via.
“Miss Granger.” Dice il Professor Piton.
“Sono solo capelli.”
Lo so che sono solo capelli. So che non dovrei starci così
male, ma non ci
riesco. Mi hanno cambiata. Hanno lasciato il loro marchio su di me.
Anche se ci
salvassimo un giorno, mi ricorderebbe sempre il tempo che ho trascorso
in
questa cella.
Scuoto la testa, allontanandomi da lui. Ho paura che se aprissi la
bocca per
parlare, mi uscirebbero solo singhiozzi e mi imbarazzerei ulteriormente.
“Pensa
a quello che sarebbe potuto succedere.” Dice.
Lo so. So che è stupido piangere per dei capelli, ma non
posso farne a meno. Mi
sento diversa. É come se fossi una nuova Hermione Granger
ora.
No. Non sono più Hermione Granger. Sono il loro giocattolo e
possono fare
quello che vogliono di me.
“M-mi dia solo q-qualche minuto.” Riesco a dire, la
mia voce tremante.
“Certo.”
É la sua unica risposta.
Annuisco, deglutendo con forza, poi mi inginocchio, raccogliendo i
capelli in
un piccolo mucchietto.
Me ne ero sempre lamentata, irritata da come fossero selvaggi, ma non
ho mai
voluto tagliarli. Erano una parte di me.
Ora non lo sono più.
ooo
“Ha davvero torturato della gente?” Chiedo.
Lui si irrigidisce e gli occhi diventano più scuri.
“Miss Granger-”
“Per favore, penso di
avere il
diritto di sapere.” Dico con calma, “Mi ha visto
nel mio momento peggiore.”
Inoltre
ho bisogno di una distrazione. Ho bisogno di pensare a qualcos'altro.
Sospira, distogliendo lo sguardo da me.
Poi finalmente annuisce. “Sì. Tutto quello che
hanno detto è vero.”
“Tutto?”
“E hanno tralasciato alcune cose.”
Mi
irrigidisco, sentendomi un po’ a disagio. È
difficile immaginare il Professor
Piton che tortura qualcuno. Non importa quanto scostante, sarcastico e
freddo
sia, non riesco a immaginare che faccia del male a qualcuno.
“P-Perché?” É la sola domanda
che riesco a formulare.
“Ero giovane, stupido.” Ammette, con gli occhi
distanti come se stesse
rivivendo un ricordo. “Ero ossessionato dal potere.”
"Per
quanto tempo lei-”
“Qualche anno.”
Quache anno? Posso solo immaginare quante cose orribili abbia fatto in
quegli
anni. Era una persona diversa allora? Forse non è cambiato.
E se fosse ancora
quel Mangiamorte?
“Non voglio entrare nei dettagli, Miss Granger.”
Dice. “Ma credimi, la vera e
propria tortura non è ancora cominciata.”
La
gola mi si chiude.
Posso sopportarne altra?
“Penso che cercherò di dormire un
po’.” Dico, voltandomi e coprendomi con il
suo mantello.
Lo stomaco si lamenta ad alta voce per non aver ottenuto alcun alimento
oggi,
ma lo ignoro. Ho problemi ben più grandi in questo momento.
Cerco di ignorare la
sensazione dei capelli corti mentre chiudo gli occhi, sperando di
dormire un po’
questa notte.
Questa
è la traduzione della storia
“30 Days” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete
trovare il link della versione originale nel profilo.
-
Day 9-
Sbadiglio e alzo le braccia sopra la testa, stiracchiandomi
per un lungo
istante prima di aprire gli occhi. Non mi sorprende più.
La vista della prigione. Una piccola sedia nel mezzo. Un materasso
dall'altra
parte della cella.
Il Professor Piton.
Quello che mi sorprende è il fatto che è
sempre il primo a svegliarsi. Come
fa a farlo? In tutti i nove giorni mi sono svegliata solo una volta
prima di
lui. Poi mi ricordo delle voci che
giravano nella sala comune di Grifondoro secondo il quale lui
è un vampiro, ma
subito spingo via quel pensiero.
Mi schiarisco la gola e mi metto a sedere. Lui mi guarda, ma distoglie
subito
lo sguardo.
“Buongiorno.” Dico, nel disperato bisogno
di aggrapparmi a qualcosa di
normale.
Potremmo fingere tutto sia normale. Anche se solo per pochi istanti.
“Buongiorno.” Dice a disagio.
Sembra che stia pensando intensamente a qualcosa e non voglio
disturbarlo più
di quanto necessario. Mi guardo intorno, notando che il mucchio dei
miei
capelli non è più dove era primaLo cerco con gli
occhi per la cella, ma non
riesco a trovarlo.
Guardo il Professore. “Dove si trova-?”
Lui capisce la domanda. “Io… l’ho
spostato.”
Sono un po’ sorpresa da questo.
“Perché?”
“Non
ti farebbe bene guardarlo.”
Questo è... gentile da
parte sua. So
che non sarebbe stato facile guardare quelli che erano i miei capelli e
ricordare quello che avevano fatto le guardie.
“Grazie.” Mormoro e lui annuisce solamente.
ooo
Mi avvolgo il mantello intorno al corpo, sentendo un
po’ di freddo. C'è
un’strana sensazione nel mio stomaco. Non abbiamo avuto del
cibo da un po’ e il
mio corpo sta già iniziando a protestare.
Mi chiedo se pure lui abbia fame.
Deve essere così. Semplicemente non lo mostra.
Mi irrigidisco quando le porte si aprono ed entra una guardia. Ma
è un altro.
Non lo riconoscono.
“Tempo per il gabinetto.” Dice, guardando
il Professore.
Lui non dice nulla, si limita a seguire la guardia.
Cerco di sfruttare al meglio i pochi minuti di solitudine, ma non
funziona. Non
mi sento al sicuro quando sono sola. Sono tutta nervosa e al limite,
immaginando se il Professore stia per tornare o meno. Non posso mai
saperlo.
Ogni volta che lascia la prigione potrebbe essere l'ultima volta che lo
vedo.
Oppure...
Forse sta parlando con Voldemort, dicendogli tutto quello che
ha scoperto su
di me. Potrebbe star mangiando e preparandosi per tornare nella
prigione e
recitare la parte della vittima ancora una volta. Potrebbe star ridendo
con le
guardie, dicendo quanto ingenua io sia a credergli.
Sta fingendo?
Voglio sapere la verità?
Lui è l'unica cosa stabile che ho in questo momento. Voglio
perderlo?
Rabbrividisco e premo la mano sullo stomaco. Mi sento strana.
I miei piedi sono veramente freddi e mi fa male la schiena. Il
materasso non è
molto confortevole.
Sospiro, ricordando il mio letto ad Hogwarts. Il mio ampio,
accogliente, comodo
letto. L’ho vedrò mai più? È
strano quali siano le cose che ti mancano
ooo
Riportano
indietro il Professore e mi alzo in piedi, sapendo che è il
mio
turno per il bagno. Senza parole mi lascio guidare fuori dalla cella.
ooo
Sto tremando. Ho male allo stomaco.
La guardia non si accorge di niente, mi spinge di nuovo nella cella e
se ne va,
chiudendo le porte dietro di se. Sono ancora in piedi, avvolgendomi con
le
braccia e guardando verso il basso.
E adesso?
Cosa dovrei fare adesso?
“Miss Granger?” Una voce mi scuote dai miei
pensieri più profondi.
Non guardo verso di lui. Non so cosa dire.
“Sei pallida.” Commenta, camminando verso di me.
Faccio subito un passo indietro, non voglio stare troppo vicino a lui.
Non in
questo momento.
“Qual è il problema?” Chiede.
“È successo qualcosa?”
Non dico niente.
Il tono della sua voce cambia. “Ti hanno fatto
qualcosa?” Chiede,
lentamente.
Scuoto la testa.
No.
Non è niente di simile.
Non mi è stato fatto niente. Tutto è successo
come al solito. Sono stata
portata in bagno come negli ultimi due giorni. Ma questa volta...
Dovrei dirglielo?
Devo.
N-non so cosa fare.
Ma come faccio a dirgli una cosa del genere?
È il Professor Piton per
l'amor di
Dio.
Mi lascio sfuggire un gemito rabbioso e mi allontanano da lui.
Perché deve accadere a me? Perché
proprio adesso?
Posso sentire preoccupazione nella sua voce. “Miss Granger?
Che cosa è
successo?”
Odio essere una ragazza in questo momento.
“Io .. io ho un problema.” Sputo, ancora non
guardandolo.
“Che tipo di problema?”
“Un piccolo problema.”
“Sì?” Ruggisce.
“A dire il vero.” Comincio.
“È-È un
grosso problema. Un problema di grandi
dimensioni e non so cosa fare.”
Lui si limita ad ascoltarmi.
“Voglio dire, i-io di solito so cosa fare, ma ora sono
bloccata qui e non
posso... non posso...”
“Miss Granger.”
Mi interrompe.
“Potresti spiegarmi il problema? E smettila con la
drammaticità.”
Mi mordo il labbro, desiderando seppellirmi in una buca e morire.
Il mio silenzio lo infastidisce. “Granger, che tipo di
problema?”
Dopo un lungo momento, sussurro. “Un problema
femminile.”
“Potresti ripetere?”
Mi sforzo di dire. “Un problema femminile.”
Silenzio.
Spero che intuisca quello che sto cercando di dire, perché
davvero non lo
voglio spiegare.
“Capisco.” É la sua risposta.
Ancora non riesco a guardarlo in faccia. Non riesco a
guardarlo e far finta che
sia una cosa del tutto normale parlare con il più antipatico
dei Professori del
mio ciclo mensile. Non è
normale. Non
è qualcosa con cui sono a mio agio. È qualcosa
con cui non vorrei mai essere a mio
agio.
Non parla per molto tempo.
È anche lui a disagio.
Riesco a sentire la tensione nell'aria.
“Quanto è grave?” Chiede infine,
attentamente.
“C-cosa?”
Perché me lo sta chiedendo?
Deglutisce con forza prima di parlare di nuovo. “Sto solo
cercando di capire
quello che si potrebbe usare per… aiutarti.”
Si va dallo scomodo all’ancora più
scomodo.
“Umm ... normale, immagino? Non lo so...”
“Miss Granger.” Comincia. “Se potessi
girarti, per favore? Sto avendo delle
difficoltà a parlare con la tua schiena.”
Non posso.
Hermione Granger.
Sei un’adulta. Comportati come tale.
Prendo un respiro profondo e ruoto su me stessa lentamente. I
miei occhi incontrano
i suoi per un secondo, ma poi distolgo lo sguardo, fermandomi sulle sue
spalle.
“È piuttosto ... spiacevole.” Dice.
“Ma non è la fine del mondo.”
Mi mordo il labbro nervosamente, guardandomi intorno.
Silenzio.
“Cinque giorni.” Dico finalmente trovando la voce.
“Scusami?”
“Di solito dura cinque giorni. Non so cosa fare. Non
ho assorbenti,
niente...”
Ci pensa un attimo e il silenzio riempie di nuovo la prigione.
Vorrei schiaffeggiarmi per averglielo detto. Non mi può
aiutare, perché glielo
ho detto allora?
Improvvisamente inizia a togliersi i vestiti. Lo guardo sorpresa,
indietreggiando un po'. Sfila i bottoni e distolgo lo sguardo per la
vergogna.
“Che cosa sta facendo?” Chiedo, sentendo
il fruscio dei vestiti.
Non risponde, ma poi sento lo strappo del materiale. I miei occhi
scatto verso
di lui e vedo che sta lacerando la canottiera in vari pezzi.
Quando ha finito, si rimette in fretta la camicia, poi prende un passo
in
avanti, offrendomi i pezzi di stoffa.
“Non è molto, ma spero che ti
aiuterà” Dice.
Prendo goffamente il materiale dalla sua mano, sforzandomi di guardarlo
in
faccia.
“Grazie.”
Lui annuisce, poi indietreggia, schiarendosi la gola.
“Hai intenzione di…”
Non finisce la domanda, ma capisco cosa vuol dire. Annuisco subito, si
gira e
se ne va in un angolo, senza guardarmi.
Goffamente mi occupo di me stessa, non sapendo in realtà
quello che sto
facendo.
Quando
ho finito, mormoro: “Può girarsi ora.”
Sono sicura che il mio viso è completamente rosso, ormai.
Non riesco a credere alla situazione a cui siamo costretti. A causa di
questo
evento comincio a chiedermi se sarò in grado di guardarlo
quando ... se saremo salvati?
Sarò in grado di
sedermi nella sua aula, ad ascoltare la sua lezione e non ricordare
tutto
quello che ci è successo in questa prigione?
ooo
“Professore,
perchéha deciso didiventare
un insegnante?”
“Miss Granger, questo è altamenteinappropriato.”
“Perché?
È unadomanda
semplice. Non possiamo
rimanerein
silenzioper tutto il
giorno.”
Si lasciasfuggire un sospiroinfastidito.
“Il Professor Silente?”
“Non ha
importanza.”
“Quindiquesto è tutto? Semplicemente perchéqualcunoglielo
ha chiesto?”
“No, quelloèuno dei
motivi.”
“Oh.”
“Ero giovane,
volevo imparare il piùche potevo, volevotrasmetterela conoscenza cheavevo.Volevoinsegnare.”
Notol'amarezzanella
sua voce.
“Non sapevo quanteteste
di legnoci sonoin
questo mondo.”
“Allora ...”Cominciocon attenzione. “Non le
piace più l'insegnamento?”
Silenzio.
“Nonho detto questo.”
“Ma-”
“C'è semprealmeno uno studentetra la massaditeste
di legnoche vuoleimparare, cheè in grado diimparare e cheè
gratoper la conoscenza.”
Spiega. “E quel studenteè la ragione per cuiogni insegnantedi Hogwartssta
ancora insegnando.”
Sorridoun
po’ alle sue parole.
Spero di essereuno di quei studentiche lui apprezza. Devo
esserlo. Sono intelligente,
lavoro duramentee sono grataper
la conoscenza. Ma alloraperché è
cosìduro con me?
Perchésembravainfastiditoogni volta che alzavo la manoin classeo facevo domande?
Lui può vedere quello chesto pensandonella miatesta mala
sua espressionemi
impedisce difare altre
domande. Non èin vena dirispondere, lo
vedo.
.
ooo
“Miss Granger,
stai bene?”
Apro gli occhi, guardandolo.
“S-si.”
Posso immaginareche aspetto io abbia,
avvolta nel mantello, arricciatain
una palla.
“Non èancora sera, perché staidormendo?” chiede.
“Non sto dormendo,
solamente non mi sento bene. Passerà.”
“Sei sicura?”
“Sì.”
Certo chesono sicura.Lo
sopporto ogni mese.
Non chiedealtro.
ooo
Poche ore dopo sto ancora riposando, sperando che la giornata
passi in
fretta.
Poi decidono di farci visita. Le guardie.
In qualche modo riesco a tirarmi in piedi e vado accanto al Professor
Piton.
Posso immaginare quanto sia ridicola se lui in realtà sta
lavorando con loro.
Il capo mi guarda, poi sorride: “Hai fatto qualcosa ai
capelli?”
La rabbia mi attraversa, ma resto in silenzio. Vuole una
reazione da parte
mia. Vuole vedere quanto mi abbia fatto male. E non gli darò
la soddisfazione.
Dopo pochi secondi guarda Professore, poi di nuovo verso di me.
“Avete cambiato idea?”
Non diciamo una parola.
“Ancora testardi, vedo.” Dice la guardia,
poi incrocia le braccia sul petto.
“E tu sei ancora con lui?” Mi chiede.
“Anche dopo tutto quello che ho ti detto?
Su di lui, del suo passato?”
“Mi fido di lui.” Dico, sperando di sembrare
convincente.
“Ha torturato uomini, donne, bambini.Ha obbedito agli ordini
senza domande. É lui
che è ha creato quella maledizione interessante
che-”
“Basta!” Il Professor Piton alza la voce.
“Vergogna del tuo passato, Severus?”Chiede la guardia.
Il Professor Piton non risponde, semplicementecontinua a fissarli, uccidendoli con lo sguardo.
La guardia rivolge la sua attenzione verso di me: “E tu.” Comincia. “Stai
sempre in piedi accanto a lui come se volesse
proteggerti. Sei una Sanguesporco. E Severus Piton non rischierebbe la
vita per
una lurida Sanguesporco.”
Le sue parole mi colpiscono come uno schiaffo in pieno viso,
ma cerco di
nasconderlo.
E continua: “Forse risparmieremo uno di voi. Quello che
decide di aiutarci per
primo.”
Un’orribile silenzio riempie la stanza.
“Pensateci.” Dice la guardia: “Verremo
per la vostra decisione domani.”
Si gira per andarsene e faccio un passo avanti.
“Aspetta!”
Si gira a guardarmi, sorpreso: “Forse non
c'è bisogno di aspettare fino a
domani?”
“No.” Scuoto la testa: “Non si tratta di
questo. É... quando ci darete del
cibo? Avete intenzione di farci morire di fame?”
Il suo sorriso si allarga. “No, certo che no. Sarebbe ...
controproducente.
Stiamo semplicemente sperando che la mancanza di cibo vi
renderà più
accettabile per la nostra idea.”
“Be’”
Comincio. “Buona fortuna.”
Sto esplodendo all’interno, il mio corpo sta urlando per del
cibo, ma tengo
un’espressione impassibile. Non ho idea di come sia in grado
di farlo.
Lui sorride semplicemente, poi tutti lasciano la cella.
ooo
Silenzio.
Non abbiamo detto una parola da quando sono andate via le guardie.
Lo guardo.
Poi via.
Poi di nuovo verso di lui.
La sua testa scatta verso di me. “C'è
qualcosa che vuoi chiedermi, Granger?”
C'è qualcosa.
“Posso. .. Beh ...” Non riesco a finire la frase.
“Stai forse chiedendo se puoi fidarti di me?”
Non dico niente.
Qualsiasi persona intelligente cercherebbe di salvare la
propria vita.
Perché il Professor Piton sarebbe diverso?
Sospira: “Non li aiuterò.”
Annuisco. “Bene. Non lo farò neanche io.”
Alza un sopracciglio verso di me.
“Cosa?” Chiedo: “Non mi crede?”
“Le mie parole ti offendono?”
Apro solamente la bocca, non sapendo come reagire.
E continua: “Tu hai il permesso di dubitare di me ogni
qualche ora e io dovrei
fidarmi ciecamente? Parla con due pesi e due misure.”
“Non lo farei mai-”
“Non posso saperlo per certo. Sei giovane, vuoi vivere.
Capirei in un certo
senso se decidessi di aiutarli.”
"La smetta!" Alzo la voce: “Non lo farei
mai.”
“Perché sei così sensibile a tale
proposito? Stiamo semplicemente discutendo
una possibilità.”
“Non è nemmeno una
possibilità.”
Mi guarda, ma tengo la mia compostezza.
Dopo un minuto distoglie lo sguardo e la nostra conversazione
è finita.
Nessuno di noi dice una parola l'un l'altro per il resto della serata.
Questa
è la traduzione della storia
“30 Days” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete
trovare il link della versione originale nel profilo.
-
Day 10 -
"Miss
Granger?”
Qualcuno mi sta
chiamando. La voce
sembra provenire da lontano.
“Granger?”
Come un sussurro.
Gemo e cerco di ignorarlo.
"Granger."
Qualcuno mi
appoggia le
mani sulle spalle, scuotendomi leggermente.
Subito spalanco gli occhi e schiaffeggio via le mani del mio
avversario,
premendomi contro il muro, lontano dal pericolo.
Aspetta-?
Sbatto le palpebre un paio di volte. È lui.
Il Professor Piton.
“M-mi
dispiace-” Inizio.
“Pensavo...”
Mi interrompo, ma lui capisce e accetta le scuse.
“Stai bene?” Chiede.
“Cosa ... cosa vuole dire?”
“Ti stavi agitando e parlando.”
Mi irrigidisco.
“Oh.”
Allora inizio a preoccuparmi. “Che cosa stavo
dicendo?”
“Sciocchezze per lo più.” É
la sua unica risposta.
Mi rilasso, prendendo un respiro profondo mentre cerco di ricordare i
miei
sogni, ma non c'è nulla che riesca a ricordare.
Assolutamente niente.
“Grazie per avermi svegliato, Professore.” Dico,
togliendomi dal viso una
ciocca di capelli.
Annuisce
solamente, poi si
schiarisce la gola goffamente prima di tornare alla sua parte della
cella.
Guardo la piccola finestra sopra di noi.
È un nuovo giorno.
ooo
Tiro le
ginocchia contro il
petto e appoggio il mento su di esse, sforzandomi di rimanere in
silenzio. Da
quando mi sono svegliata ho iniziato a sentirmi male,
c’è quel solito dolore al
basso ventre e non sembra che andrà via presto. Di solito
quando ho i crampi mi
chiudo nella mia stanza dove posso soffrire in silenzio e senza
minimamente
preoccuparmi che nessuno veda i miei momenti di debolezza. Ma ora non
ho altra
scelta. Nessuna privacy. Con un po’ di fortuna non si
accorgerà di nulla.
“Sei insolitamente tranquilla.” Commenta non un
minuto più tardi.
Alzo gli occhi
verso di
lui, sorpresa. Non pensavo che prestasse attenzione alla mia parlantina.
“Non
so di cosa parlare.”
Mormoro.
“Ma questo non ti ha mai fermato prima, Miss
Granger.” Sorride. “Perché non mi
stai assillando con gliingredienti
delle pozioni o di piani di fuga?”
Sospiro. “Non credo di sentirmela, Professore.”
Quello cattura la sua attenzione: “Sì. E questo mi
fa dubitare che tu ti senta
del tutto te stessa.”
Mi mordo il
labbro, ma poi
mi limito a scuotere la testa. Per la prima volta in questi giorni sono
io
quella che non vuole parlare e improvvisamente lui è
eccessivamente loquace.
Immediatamente mi rendo conto di quanto lo abbia infastidito cercando
di
parlargli negli ultimi due giorni.
“Miss Granger?”
“Cosa?” Scatto, alzando un po’ la voce.
Il suo volto diventa freddo. “Ti perdonerò per la
tua maleducazione, dato che
sei ... nella tua fase ormonale.”
Abbasso lo sguardo, imbarazzata. Cosa intende dire?
“Mi
dispiace, Professore.
Solo ... non mi sento bene. Vorrei essere in grado di dormire, ma ...
le
guardie potrebbero arrivare da un momento all'altro.”
“Ti sveglierò quando accade.” Si offre.
“Mi sembri un po’ pallida.”
Impiego un minuto per pensarci, poi annuisco. “Va
bene.”
Rompendo il contatto con gli occhi, mi sdraio, coprendomi con il suo
mantello.
Poi mi rendo conto di quanto mi abbia dato in questi dieci giorni.
Quanto mi abbia
aiutato. Non so come sarei stata in grado di gestire la situazione, se
non
fosse stato per lui.
Faccio un appunto mentale di ringraziarlo, poi chiudo gli occhi e cerco
di
riposarmi un po’.
ooo
I miei occhi si
spalancano
e subito mi metto a sedere, guardandomi intorno nervosamente.
“Miss Granger?”
Mi rilasso mentre mi rendo conto che siamo soli nella cella. Non avrei
dovuto
addormentarmi, ho bisogno di restare sveglia e pronta per tutto
ciò che le
guardie decidono di fare con noi.
“Non è ancora venuto nessuno.” Dice il
Professor Piton.
Annuisco,
spostandomi i capelli
dal viso, piangendo al ricordo di quanto corti siano.
Silenzio.
Poi mi ricordo di qualcosa.
“Si rende conto che questo è il decimo
giorno?” Mormoro.
Sospira: “Sì, non è sfuggito alla mia
attenzione.”
“Dieci
giorni.” Ripeto, non
credendo a me stessa. “É... sembra essere passato
più tempo.”
Lui non commenta.
“Pensa che stiano cercando di trovarci?” Chiedo.
Lo vedo roteare gli occhi. “Miss Granger, abbiamo
già discusso di questo
argomento-”
“Lo so, ma ... mi chiedo che cosa Ron e Harry stiano
pensando. Sanno quello che
mi è successo? E…i miei genitori? Pensa che siano
stati informati della mia
scomparsa?”
Alzo gli occhi
verso il
Professor Piton, esigendo delle risposte.
Inizia lentamente. “Credo che il Preside li abbia
informati.”
Il mio cuore affonda un po’ alle sue parole. Non so cosa
è meglio. Che lo
sappiano o non lo sappiano. Se sanno della mia scomparsa, allora si
preoccuperanno e non riesco nemmeno a pensarci. Fa troppo male. E poi,
che lo
sappiano rende tutto più
reale. Sta davvero accadendo.
Nessuno può far finta
che non lo è.
Ma se lo sanno ... allora probabilmente mi stanno cercando.
Mi irrigidisco,
rendendomi
conto di quanto sia pericoloso il mondo in cui vivo. Non voglio che i
miei
genitori se ne avvicinino. Se è più sicuro per
loro, non voglio che mi cerchino.
Improvvisamente Piton parla. “Il Preside sta probabilmente
facendo del suo
meglio per trovarci. L'Ordine è alla nostra ricerca e sono
sicuro che i tuoi
genitori non sono coinvolti nella ricerca in quanto sarebbe troppo
pericoloso
per loro.”
Come fa a farlo?
A volte sembra che stia leggendo la mia mente. Lui sa esattamente
quello che mi
preoccupa e...
Aspetta.
Potrebbe essere che mi stia leggendo la mente?
“Professore.” Comincio con cautela. “Sta
... ha mai usato Legilimanzia su di
me? In questi dieci giorni, voglio dire.”
Non distoglie lo sguardo come mi aspettavo facesse, ma
c’è un cambiamento sul
suo volto, forse una leggera vergogna? Mantengo il contatto con gli
occhi,
aspettando che parli.
“Dopo
anni di pratica in
quella particolare arte, qualche volta non riesco a ... chiudere
fuori.”
Spiega.
Apro la mia bocca in leggero shock. “Allora ... questo
è un sì?”
Esita per un attimo, poi annuisce solamente:
“Sì.”
“Questo è ...”
Rimango senza parole per un lungo momento. Non mi aspettavo che lo
ammettesse. Non
ero preparata a questo.
Poi
improvvisamente la
vergogna mi assale, seguita dalla rabbia.
“È personale.” Dico, la mia voce
accusatrice. “Non volevo che lei ... Che cosa
ha visto?”
“Miss Granger, non è quello che pensi.”
“Allora me lo spieghi.”
“Non stavo mai leggendo la sua mente, era solo ... un vago
accenno, quello che
non riesco a bloccare.”
“Non
riesce?”
Sono davvero a disagio. Il solo fatto che sia bloccata con lui e messa
in
queste disgustose situazioni è abbastanza imbarazzante e
davvero non voglio che
invada la privacy nella mia mente.
“Beh… si impegni di più.”
Ribatto. “Non voglio che lei sappia tutto. È
già
orribile così com’è”
“Capisco che-”
“Davvero?” Chiedo: "Si
è arrabbiato perché la stavo
semplicemente guardando te mentre dormiva. Come si sentirebbe se le
stessi
leggendo i suoi pensieri?"
Sospira, evidentemente infastidito. “Mi scuso di nuovo, Miss
Granger. Devi
capire che è diventata un’abitudineper
me e qualche volta lo faccio inconsciamente.”
Annuisco, emettendo un respiro profondo. “Solo ... non lo
faccia di nuovo, per
favore.”
“Hai
la mia parola che ci
proverò.”
Decido di lasciare le cose come stanno. Non ci farebbe bene discutere.
Mi alzo in piedi, allungando le gambe e appoggiandomi al muro.
“Deve essere già pomeriggio e non è
venuto nessuno.” Dico a bassa voce.
“Verranno. E non sarà piacevole.”
Risponde, avvicinandosi a me: “Dopo quello
che hanno detto ieri, credo che entrambi sappiamo cosa possiamo
aspettarci.”
Un brivido mi
attraversa.
“Tortura?”
Lui annuisce, guardando verso il basso. Poi si irrigidisce e lentamente
gi suoi
occhi si incontrano con i miei. È a disagio, lo vedo. Apre
la bocca per
parlare, ma poi decide di tacere.
“Cosa?” Chiedo, socchiudendo gli occhi per la
sorpresa.
Lui non risponde, ma ancora una volta si irrigidisce.
Abbasso lo sguardo, cercando di vedere quello che l’ha fatto
comportare in
questo modo.
Oh
Dio.
C'è
una piccola, ma
evidente macchia rossa sul materasso dove ero seduta prima. Arrossisco
furiosamente e copro immediatamente la macchia con il mantello che mi
ha dato,
tremando leggermente per l’ imbarazzo.
Si schiarisce la gola, ma il silenzio che segue è
mortificante.
Chiudo gli occhi per un momento, desiderando solo che tutto sparisca.
Solo un attimo
dopo la
porta si spalanca e non potrei essere più felice che entri
la guardia. Ciò
vuole che Piton rivolga la sua attenzione lontano da me ed il mio
piccolo
incidente e non potrei essere più grata per questo.
La guardia lancia due pezzi di pane sul pavimento ed evoca due
bicchieri
d'acqua, poi ci guarda con disgusto sul volto.
“Che puzza qui dentro.” Dice. “Siate
pronti per una breve visita alle docce in
poche ore.”
Con quelle
parole lascia la
prigione.
Una visita breve, ma l’orrore dilaga dentro di me.
Una Doccia? Adesso?
Sono contenta, non potrei sentirmi più sporca, ma allo
stesso tempo ... non
voglio fare la doccia se sarà lo stesso l'ultima volta.
Soprattutto ora,
quando...
“Non voglio che sappiano.” Dico improvvisamente.
“Chiedo
scusa?” Il
Professor Piton mi guarda.
“Non voglio che sappiano di... lo sa. Sarebbe troppo ...
umiliante. Voglio che questa
cosa di rimanga segreta.”
Lui stringe gli occhi per la confusione: “Beh ...
sarà un po' difficile da nascondere,
se vogliamo essere costretti a fare la doccia.”
Arrossisco ancora. “Lo so. N-non voglio nasconderlo, ma ...
forse ... dare la
colpa del sangue a qualcos'altro.”
Lui rimane in
silenzio,
aspettando che continui.
“P-potrei tagliarmi ... un taglio profondo sulla coscia e
loro penseranno...”
“Miss Granger, non credo che sia saggio. Non ci farebbe del
bene aiutarli a
farci del male. Lo faranno senza il nostro aiuto.”
Non ascoltandolo, scuoto la testa. “Non voglio che
sappiano.”
“So che sarà imbarazzante-”
Lo interrompo:
“Come fa a
saperlo? ... È umiliante ed è già
orribile che ... lei lo sappia.
“N-non voglio che loro
sappiano nulla.”
“Capisco, ma ferirti-”
“Solo un taglio. Sono sicura che la tortura sarà
molto peggio in futuro.” Dico
con amarezza.
Si limita a fissarmi e non reagisce in alcun altro modo. Annuisco,
camminando
verso il mio bicchiere d'acqua, bevendolo tutta rapidamente, gettando
poi il
bicchiere a terra, distruggendolo in mille pezzi.
“Be’,
non mi aspettavo che
funzionasse.” Ammetto. “Non hanno paura che ci
potremmo uccidere o ...
attaccarli?”
“Sono sicuro che hanno messo incantesimi anti-sucidio nella
cella.” Spiega.
“Inoltre, quel piccolo pezzo di vetro sarebbe nulla in
confronto alle loro
bacchette.”
Mentre sta finendo di parlare, raccolgo il frammento più
grande dal pavimento,
prendendo un respiro profondo e abbassando lo sguardo su me stessa. Il
taglio probabilmente
dovrebbe essere da qualche parte sulla coscia per ingannarli.
Va bene, posso
farcela.
Deve essere
sufficientemente profonda in modo che il sangue possa... Mi sento male
solo a
pensarci. Le mie dita iniziano a tremare al pensiero di ferirmi fino al
punto
da sanguinare. Un sacco di sangue.
Ho sentito parlare di persone che si tagliano apposta, ma non credo di
essere
una di loro. Io di certo non lo sono. Ma devo farlo.
“Miss Granger, insisto, che la tua idea è
folle.” Dice di nuovo il Professor
Piton.
“Lo
farò con o senza il tuo
consenso.” Rispondo. “Non sa quanto sarebbe
umiliante. Non posso sopportare che
usino questo contro di me. Non
glielo
permetterò.”
Prendendo un profondo respiro, alzo un po’ la gonna,
guardando le cosce,
decidendo come procedere. Ignorando le mie dita tremanti,
afferrò con forza il
frammento e lo porto sulla pelle in cima alla coscia. Mi lecco esitante
le
labbra, convincendomi mentalmente di muovere il frammento, ma qualcosa
mi sta
trattenendo. Non sono in grado di spingere il frammento nella mia
stessa carne.
Proprio quando comincio a sentire la nausea, mi viene strappato via il
frammento.
“Che
cosa sta facendo?”
Chiedo, guardando il Professor Piton con rabbia.
“Ti aiuto, ragazzina insopportabile.” Abbaia in
risposta.
“Aiutarmi-?”
“Anche se penso che il tuo piano sia una stupidaggine,
non posso rischiare che ti tagli una vena importante e sanguini a
morte.”
Annuisco rapidamente. “V-Va bene.”Poi
aggiungo. “Spero che non abbia paura dal sangue.”
Mi lancia un
occhiata.
Che stupida che sono. Certo che non è spaventato dal sangue.
Fa un respiro profondo. “Dovresti sederti.”
Obbedisco, sedendomi sul materasso e appoggiandomi al muro.
Poi comincia a diventare di nuovo strano.
“Dove
pensa che dovrebbe
essere il taglio?” Chiedo, guardandolo a disagio.
“Suppongo sulla coscia, in alto.”
Bene, questo è imbarazzante.
“Va bene, facciamola finita.” Mi sforzo di dire,
tirando su la gonna e
rivelando così la gamba sinistra.
Lui si schiarisce goffamente la gola, poi si avvicina a me,si
inginocchia e
cerca di mantenere il contatto visivo il meno possibile.
“Cambieresti
opinione se
dico che questa è un’idea folle?” Chiede
di nuovo.
“No.” É la mia unica risposta.
Riesco a vedere una lieve rabbia attraversare i suoi lineamenti, poi
guarda
verso la gamba, senza dire altro.
Mi irrigidisco un po’ quando la sua mano tocca la mia pelle,
mordendomi il
labbro inferiore come una matta, in attesa che il dolore mi colpisca da
un
momento all'altro.
Un secondo passa.
Poi un altro.
E un altro.
“Oww!” Grido, le
mie mani coprono le
sue sulla gamba quando un dolore caldo mi attraversa.
Lui tira via le
mani. “Non
toccare.”
Lancio un
ringhio per il
dolore, prendendo un profondo respiro per calmarmi. Infine sono in
grado di
guardare in basso e non è così male come mi
aspettavo. Non c'è sangue, ma non è
così profonda come ho pensato sarebbe stata. Una
realizzazione malata mi viene
in mente, che il Professor Piton è molto bravo a tagliare le
persone e
maneggiare di oggetti taglienti, ma subito spingo via quei pensieri.
Lui si alza e si allontana da me.
Resisto alla tentazione di coprire il taglio con qualcosa, pensando se
era una
buona idea, in primo luogo.
“Non
ho mai pensato che
avrei dovuto tagliare uno dei miei studenti.” Dice con calma,
la schiena
rivolta verso di me.
“M-mi dispiace.” Dico. “Ma... mi ha
aiutato molto e la ringrazio per questo.”
Non dice nulla.
ooo
Non abbiamo
dovuto
aspettare a lungo. Le guardie sono venute per noi solo mezz'ora dopo.
Ero un disastro nel momento in cui sono arrivate.
Uno dei motivi era perché non volevo fare la doccia di
fronte a loro. Ero
nauseata e stanca delle osservazioni che hanno fatto l'ultima volta.
La seconda ragione; non volevo fare la doccia accanto al Professor
Piton.
Terza ragione; non volevo che le guardie sapessero quello che mi stava
accadendo.
ooo
Mi avvolgo con
le braccia
mentre mi spingono dentro la cella, ridendo e sghignazzando. Il
Professor Piton
entra dopo di me, poi si gira a guardare le guardie con occhi
assassini, mentre
cammino fino all’angolo, sperando di diventare invisibile.
Le guardie presto se ne vanno.
La tensione
nella cella è
quasi insopportabile. In qualche modo sembra ancora più
imbarazzante della
prima volta siamo stati costretti a fare la doccia insieme. E ovvio che
non
diventa più facile con il tempo.
“Almeno
il mio piano ha
funzionato.” Mormoro e lui sbuffa.
Ha funzionato. Sono riuscita a spogliarmi velocemente e andare sotto
l'acqua
fredda senza che le guardie si accorgessero di nulla. Hanno notato il
taglio
sulla coscia e il sangue, hanno fatto alcuni commenti a riguardo, ma
poi hanno
concluso che probabilmente era dovuto alla tortura.
Comunque, era molto imbarazzante. Ancora una volta, mi sono rifiutata
di
guardare il Professor Piton. Mi sono voltata facendo finta che non ci
fosse.
Spero solo che
lui abbia
fatto lo stesso.
Mi sento molto
meglio e più
pulita. Fisicamente almeno.
Almeno quello.
ooo
Il Professor
Piton è stato
un po’ scontroso da quando siamo tornati. Non mi parla e
quando è costretto a
rispondere, dice solo una o due parole..
Alla disperata ricerca di una conversazione, gli chiedo: “Chi
pensa che abbia
ripreso Pozioni?”
“Come diavolo faccio a saperlo?” Risponde e io sono
un po’ risentita.
Eppure, provo di nuovo. “Quante classi ormai abbiamo
perso?”
So che il numero esatto, ma ho bisogno di qualcosa di cui parlare.
Mi guarda,
irritato.
“Granger, forse non l’hai notato, ma non sono in
vena di conversazioni.”
“Certo.” Dice, poi aggiunge: “Che ne dici
dell'arte del silenzio? Penso che
potrebbe essere un 'arte che ancora non hai imparato.”
Abbasso lo sguardo, le sue parole un po’ pungenti. Non dico
altro.
Silenzio.
ooo
È
tardi e le guardie non
sono ancora venute da noi. Sono nervosa, aspettandomi che irrompano
nella cella
come hanno promesso, ma non c'è nessuno. Forse è
un’altro dei loro giochi?
Sospiro per la noia, poi finalmente mi permetto di guardare il
Professor Piton.
É seduto sulla sedia, accanto al suo materasso e sembra star
... dormendo? I
suoi occhi sono chiusi, ma il suo corpo sembra teso con le braccia
incrociate
sul petto. Forse si sta semplicemente riposando. Mi alzo lentamente,
sentendo
il bisogno di sgranchirmi le gambe. Faccio qualche passo, in silenzio
per non
disturbarlo e poi flettere i muscoli del collo.
Mentre
sbadiglio, improvvisamente
noto che i vestiti del professore non sono come al solito. Non stanno
più coprendo
le gambe e riesco a vedere i suoi pantaloni. E poi noto una cosa.
Qualcosa che
vorrei non aver notato.
C’è un grande rigonfiamento nei suoi pantaloni.
Sobbalzo per la sorpresa e lo shock e i suoi occhi improvvisamente
scattano e
si aprono. In un secondo si riorganizza le sue vesti, coprendosi.
La mia bocca è ancora aperta e non esce nessun suono.
Sono in stato
di shock.
Ho appena visto quello che penso di aver visto?
Deve esserlo. Sono certa che quella… cosa
non sembra essere nel suo... stato normale.
Arrossisco furiosamente e mi allontano, desiderando allontanare quei
pensieri
dalla mia mente.
“Miss Granger.” Comincia lui, ma è a
disagio. Non riesce nemmeno a nasconderlo.
Emetto un
respiro breve.
“N-non volevo ... guardare. È stato un incidente,
lo giuro, Professore.”
“Questo è ... piuttosto bene.”
Non è bene, lo sento
nella sua voce.
“È questo il motivo per cui è
stato ...
scortese prima?” Chiedo.
Silenzio.
“In parte, sì.”
Oh dio.
Non voglio
parlarne. Ma non
posso far finta che non ho visto niente. Sarebbe ancora più
imbarazzante.
Poi una realizzazione malata mi colpisce e mi giro verso di lui.
“Non sto dicendo che sono una esperta di queste cose, ma ne
so abbastanza per
sapere che cosa lo provoca.” Balbetto.
“É...è stato…a causa
del...dell’aver
fatto la doccia insieme?”
Ho la nausea allo stomaco.
Mi stava guardando?
Non voglio
sentire la sua
risposta. Non sarei in grado di sopportarlo.
La vergogna prende il sopravvento su di lui, ma scuote la testa.
“No, non ha niente
a che fare con l'evento.”
Riesco a vedere che l'ultima cosa che vuole fare è parlarne.
Soprattutto con
me, ma io ho il diritto di sapere.
“Spero davvero che sia vero, Professore.” Dico,
guardandomi le mani.
Fa un respiro profondo. “A volte queste cose si verificano
senza una buona
ragione. E lasciamo perdere, Miss Granger.”
Subito
annuisco, tornando
al mio materasso.
Non posso fare a pensare al suo ... problema. Andrà via da
solo o ... lui deve
fare qualcosa per farlo andare via? Butto una rapida occhiata verso di
lui e
noto che sembra piuttosto scomodo.
Smettila, Hermione.
Almeno ha avuto un assaggio di come ci si sente ad essere umiliato
davanti agli
altri, avendo il tuo corpo che fa qualcosa che non si desidera faccia.
Eppure, vorrei
non averlo
visto. Mi ha messo piuttosto a disagio e ha cambiato le cose tra di
noi. Ancora una volta.
Se non verremo salvati presto, troppi confini saranno attraversati e
non saremo
mai in grado di guardare l'altro con gli stessi occhi.
È già notte.
Le guardie non sono ovviamente venute oggi. Non so come sentirmi a
riguardo.
È successo qualcosa?
O stanno
escogitando nuovi
modi per torturarci?
Troppe cose di cui preoccuparsi.
È stata una giornata così imbarazzante.
Non vedo l'ora di addormentarmi e dimenticare tutto.
Questa
è la traduzione della storia
“30 Days” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete
trovare il link della versione originale nel profilo.
-
Day 11 –
Dio.
Sono passati undici giorni.
Undici.
Non riesco nemmeno a crederci. Sembra così tanto tempo, ma
allo stesso tempo ho
la sensazione che fosse solo ieri che ero al sicuro ad Hogwarts.
Come
si è arrivati
a
questo?
Guardo il Professor Piton, seduto sulla sedia accanto al suo materasso.
Sembra
a disagio. Subito le mie guance arrossiscono mentre ricordo la scena di
ieri.
Aveva un…piccolo problema ieri.
È finita ora?
Ma dall'espressione del suo viso, non sembra. O forse è
proprio di cattivo
umore questa mattina?
È
malsano.
Non dovreipensare
a questo.
Come sarò mai in grado di guardarlo senza ricordare...? Se
per qualche miracolo
veniamo salvati e tutto torna alla normalità,
sarò in grado di sedermi nella
sua aula, ad ascoltare la sua lezione? Come se non fosse successo
niente? E che
dire di lui? Vorrebbe ancora essere il mio insegnante?
Ma io voglio che sia il mio
insegnante. A parte la sua personalità scontrosa, lui
è uno dei migliori professori
di Hogwarts.
Prendo
un respiro profondo, realizzando ora quanto i miei pensieri siano
sciocchi. Siamo
ancora prigionieri e sto già pensando alla vita dopo il
salvataggio.
Stupida.
ooo
“Professore,
sto iniziando a credere ... di essere stata Obliviata.” Dico,
tagliando il
silenzio.
Non abbiamo parlato molto da quando ci siamo svegliati. E questo mi ha
lasciato
un sacco di tempo per pensare, per analizzare, per mettere insieme i
pezzi e
cercare di ricordare cosa mi è successo.
“Ti va di spiegare?” Mi guarda con un'espressione
ombrosa.
Non sembra interessato alla mia teoria, solo infastidito.
Perché è così? Non
vuole sapere come siamo finiti in questa prigione?
“Beh
... non mi ricordo nulla ... l'ultima cosa che ricordo è di
aver preso una
punizione da lei.”
Piton alza un sopracciglio nella mia direzione, aspettando che continui
e
faccio un respiro profondo, raccogliendo i pensieri.
“Ha detto che avevo colpito la testa e che i ricordi
sarebbero tornati.”
“L'ho fatto.” Concorda.
“Solo che non è successo. Ancora non riesco a
ricordare nulla.” Dico,
frustrata.
Lui
rimane in silenzio e quello mi infastidisce ancora di più.
Perche si comporta
così? Sembra come che stia deliberatamente cercando di
essere inutile.
“Quello che mi dà fastidio è che... ha
detto che ho svolto la punizione con
Gazza. Perché con lui? Perché non ho svolto la
punizione con lei?”
Lui sospira. “Miss Granger, qual è il punto di
questa conversazione?”
“Come sono riusciti a rapirmi ad Hogwarts?” Chiedo,
guardandolo.
“Forse non eri ad Hogwarts, in quel momento.”
“Che cosa? Dove potevo essere?”
“Non lo so. Non siamo... stati portati qui, allo stesso
tempo.”
“Lei era già qui?”
“Almeno la metà del giorno prima.”
Annuisco, cercando di elaborare il tutto. Ma non mi aiuta. Non sono
ancora
vicina alla verità.
Guardandomi
intorno nervosamente, cerco di decidere se porre la domanda successiva.
Forse
non sarebbe intelligente, il Professore ha già detto che non
vuole parlare. Ma
ho bisogno di risposte.
Dopo qualche istante, raccolgo il coraggio e mi sforzo di parlare.
“Professore
... che mi dice di lei? Si ricorda come è stato
catturato?”
Il suo volto si indurisce e non risponde subito, ma quando parla, il
tono è
basso e tranquillo. “Ti ho detto che non sarebbe saggio
discuterne.”
“E questo è stato un paio di giorni fa. Era
diverso. Ora ... voglio sapere. Me lo dica.”
“Granger-”
“Ha
paura che possano ascoltarci?”
Lui scuote la testa: “No, non lo fanno. A loro piace il
libero arbitrio. Se
hanno intenzione di ottenere qualcosa di utile da noi, vorrebbero
vedercelo
fare perché noi stessi lo vogliamo.”
“Va bene, allora perché non me lo può
dire? Dov'era? Che cosa stava facendo? Era
ad Hogwarts?”
“Troppe domande, Granger.” Sbotta.
Mi
mordo il labbro inferiore, impedendomi di scattare verso di lui.
“Ci sono alcune cose che non dovresti sapere.”
Aggiunge con calma.
“Perché?”
“Sta diventando noioso.” Dice, alzando gli occhi
verso di me.
“Be',
mi scuso se sto cercando di ricordare quello che ci è
successo, Professore.”
Distolgo lo sguardo, dentro
di me una rabbia incandescente.
Lui non dice niente. Nemmeno io.
ooo
Una
breve risata mi sfugge.
Non so nemmeno io cosa ci sia di divertente. Non c'è niente
di neanche
lontanamente divertente nell’essere rinchiusa in una prigione
con il Professor
Piton.
Ma ancora una volta, mi sfugge una risata.
Il Professor Piton mi guarda, il suo viso sembra preoccupato a dire il
vero.
Rido di nuovo. E ancora.
E ancora.
Ben
presto, sto ridendo istericamente, il suono colpisce le pareti della
cella.
I miei occhi sono umidi, sto ridendo così forte.
“Miss Granger?”
La sua voce mi spinge oltre il bordo e mi viene da ridere ancora di
più, se
possibile.
“Miss Granger, smettila subito.”
Non
riesco a smettere. Tutto il mio corpo è scosso dalle risate
e più cerco di
fermarle, più tutto sembra divertente.
Arrivo al punto in cui non riesco a respirare e il mio stomaco fa male,
ma le
risate non si fermano.
Cosa c'è di sbagliato in me?
“Granger!”
Sbotta.
Premo
subito la mano contro la bocca, cercando di calmarmi. E funziona per
davvero e
lentamente il mio corpo smette di tremare. È finita.
Rischiarandomi la gola, tolgo la mano e cerco di sembrare seria. Non
voglio
mettermi in imbarazzo ancora di più di fronte a lui. Mi sta
ancora guardando in
modo strano, ma non dice nulla.
Una risatina mi sfugge e mi copro la bocca con la mano, fermandola
prima che si
trasformi in una risata.
Presto
comincio a sentirmi di nuovo normale.
“Meglio?” Chiede improvvisamente e lo guardo,
annuendo lentamente.
Per qualche motivo mi sento meglio.
ooo
“Tu.”
La guardia indica il Professor Piton. “Vieni con
noi.”
Lo guardo, preoccupata, ma la sua espressione è calma.
Probabilmente è solo la
visita al bagno. Niente di cui preoccuparsi.
Una volta che sono sola nella cella finalmente mi permetto di
arricciarmi a
palla, respirando a pieni polmoni e desiderando che i crampi se ne
vadano. È
già abbastanza brutto doverlo sopportare rinchiusa in una
prigione e l'ultima
cosa che voglio sono sperimentare i crampi.
Premo
il viso contro il materasso, gemendo ad alta voce alla sensazione
dolorosa di
qualcosa che si contraenel
mio basso
ventre.
Andrà via. Lo fa sempre. Devo solo essere paziente e
aspettare.
Con gli occhi chiusi, la cella in silenzio il mio respiro rallenta e
quasi mi
addormento. Proprio quando sto per addormentarmi, le porte si aprono
rumorosamente.
Il Professor Piton è tornato e sembra illeso.
I
suoi occhi volano su di me e inarca un sopracciglio per
l’interesse. Posso solo
immaginare come sembri, rannicchiata, coperta con il suo mantello,
quasi
morente.
“È il tuo turno, ragazzina.” Dice la
guardia e mi fa segno di alzarmi.
Prendendo un respiro profondo, in qualche modo mi tiro su. Ho davvero
bisogno
della visita al bagno. Ho uno dei pezzi della canottiera di Piton con
me, nel
disperato bisogno di arrangiarmi.
Riesco
a sentire gli occhi del Professor Piton fissi su di me quando
lentamente mi
avvicino alla guardia, avvolgendomi con le braccia. Cerco di
raddrizzarmi, ma
falliscono miseramente. Per fortuna vengo condotta fuori dalla
prigione,
lontano dagli occhi sospettosi di Piton.
ooo
“Non
sembri star bene.” Commenta non appena la guardia scompare,
lasciandoci sia da
soli nella cella.
Mi siedo sul materasso, coprendomi con il suo mantello. Sta diventando
davvero
freddo ome lo sto
solo immaginando?
Lui non sembra aver freddo.
“Miss Granger?.” Chiede.
"Io...
non mi sento molto bene.” La mia stessa voce mi sciocca,
è così debole e rauca.
Il Professor Piton annuisce: “Sì, la mancanza di
cibo sta cominciando ad
incidere su di noi. Eppure, non credo che continueranno ancora a lungo.
Non siamo
di alcuna utilità per loro morti.”
Abbasso gli occhi, senza dire niente.
“Forse...”Continua. “Non è la
mancanza di cibo che ti sta facendo soffrire.”
“Starò
bene.” Lo assicuro.
Sto sempre bene.
“Qual è il problema?” Chiede, senza
distogliere lo sguardo.
Non voglio parlarne. Non voglio parlare con lui. Tutto quello che
voglio e di
cui ho bisogno in questo momento è di dormire.
E
un letto caldo.
E una tazza di tè.
E-.
Smettila, Hermione.
Sospiro, chiudendo gli occhi per un attimo. “Il mio stomaco
fa male.”
“Ho
capito. Ti assicuro, Miss Granger, che io sto vivendo la stessa
cosa.”
Una risata mi sfugge nel sentirlo. “No, non credo che
capisca, Professore.”
“Pure il mio corpo sta protestando, la mancanza di cibo
è quasi una tortura.”
“Io .. io non sto parlando di questo.” Il sorriso
sparisce dal mio viso. “Sto
avendo dei... crampi davvero davvero
dolorosi.”
Silenzio.
“Oh.”
É tutto ciò che dice.
Alzo gli occhi verso di lui e noto un leggero rossore sul suo volto.
Probabilmente si sente stupido di essere così ignorante in
merito a tutta la
situazione. E naturalmente, è un uomo, non vuole parlare di
queste cose.
Soprattutto con una sua studentessa.
“Non ho mai pensato che potesse avere un effetto del
genere.” Commenta,
osservandomi con espressione seria.
“È
stata peggio.” Rispondo, poi improvvisamente mi colpisce che
sto discutendo di
questo con il Professor Piton e distolgo lo sguardo in disagio.
Fa un respiro profondo. “C'è ... qualcosa che
possa fare per aiutarti?”
Scuoto la testa, forzando un lieve sorriso: “Grazie. Ma
passerà da solo. Ho
solo...bisogno di un po' di riposo.”
Lui
annuisce, poi si allontana nella sua parte di cella, come per darmi
spazio. Ma
la privacy è una cosa che non ho avuto da undici giorni. E
forse questo è il
modo in cui sarà fino alla fine.
Spingo immediatamente via quei pensieri. Non posso permettermi di
pensare così.
Pensieri positivi sono quello che mi serve in questo momento.
Purtroppo, non riesco a trovarne nessuno
ooo
La
cosa che più temevo è arrivata.
Dopo due lunghi giorni le guardie hanno finalmente deciso di farci
visita.
Non è una semplice visita al gabinetto. È quella
guardia, il capo,
l’essere umano più
disgustoso che abbia mai incontrato.
Mi tiro subito in piedi e mi allontano il più possibile. Ci
sono due guardie
con lui, non ricordo di averle mai viste prima.
“Le mie più sincere scuse per avervi fatto
aspettare così a lungo.” Parla,
guardando me e il Professor Piton.
“Non c’è bisogno di scuse.
Ciò che conta è che sei qui ora.”
Risponde Piton e
sento il veleno nella sua voce.
La guardia ride. “Vero.”
Mando giù duro, ricordando l'ultimatum che ci è
stato dato l'ultima volta che
quell'uomo è stato qui. Ha detto che solo uno sarebbe
sopravvissuto, colui che
avrebbe deciso di aiutarli per primo.
Il
Professor Piton non ha intenzione di aiutarli, almeno questo era quello
che mi
ha detto. E l'ultima cosa che ho in mente è aiutare quei
criminali. Quindi non
riesco a immaginare cosa ci faranno quando si renderanno conto che non
siamo
ancora disposti a cooperare.
“Ecco quello che ci accingiamo a fare.” Dice la
guardia con un sorriso crudele.
“Colui che decide di aiutarci, sarà condotto in
una camera elegante e calda con
una cena già pronta.”
Il mio stomaco si lamenta ad alta voce, ma mantengo la mia faccia
impassibile.
“Che
cosa avete deciso?” Chiede, in attesa di una nostra risposta.
Non dico niente.
Né il Professor Piton.
Silenzio.
I
secondi passano e l'espressione sul volto del capo si trasforma da
soddisfatta
a seccata e poi arrabbiata.
“Ancora
testardi, vedo" Commenta, poi scuote la testa: "Sciocchi".
Poi, improvvisamente, il Professor Piton si fa avanti ed i miei occhi
si
allargano per lo shock. Non ha intenzione di-?
Che cosa sta facendo?
Mi fidavo di lui.
La guardia sorride. “Eccellente. Ammetto che speravo fossi
tu. Possiedi
informazioni di maggior valore rispetto alla ragazzina.”
Non
riesco nemmeno a nascondere lo shock e l'incredulità sulla
mia faccia. Resto
semplicemente lì, incapace di fare o dire qualcosa.
Infine Piton parla. “Mi avrete ... se la lasciate
andare.”
Cosa?
“Questo non era parte del nostro accordo.”Risponde
la guardia.
“La
rendo io una parte.” Abbaia il Professore.
“Lasciala andare e puoi usarmi come
vuoi.”
Faccio un passo in avanti, afferrando il suo braccio. “Non lo
faccia!”
“Granger-”
“No! Non è un opzione.” Insisto.
“Com’è
... dolce.” Commenta la
guardia, un
sorriso sul volto.
Lo ignoro, girando tutta la mia attenzione al Professor Piton.
“Siamo sulla
stessa barca.”
“Ragiona, Granger!”
“Non sarò una codarda!” Alzo la voce.
“Non si sacrificherà per me!”
“Toccante.” Dice la guardia e lo guardo.
“Ma dimenticate che sono io quello che
prende le decisioni qui dentro.”
Gli
lascio andare il braccio e mi volto verso i carcerieri.
E continua: “E non lascerò andare nessuno. O ci
aiutate o morirete. Non c'è
altra scelta."
“Allora puoi scordarti di ottenere qualcosa da me.”
Dice Piton con voce fredda.
“Non ne sarei così sicuro di questo.”
Che
cosa vuol dire con questo?
C'è quello sguardo pericoloso e malato nei suoi occhi. Mi
invia i brividi lungo
il corpo.
“Ho appena capito una cosa.” Continua.
“Ho sbagliato, cercando di convincervi
facendo del male all’altro.”
Cosa?
“Forse
voi due potreste rivoltarvi l’uno contro l'altro.”
Conclude ed i miei occhi
scattano subito al Professor Piton.
Mi accorgo che mi sta già guardando. É
preoccupato e questo mi spaventa. Se c'è
preoccupazione nei suoi occhi allora c'è motivo di essere
preoccupati.
“Severus Piton.” Sorride guardia. “Sono
consapevole del fatto che sei in grado
di resistere alla Maledizione Imperius. Ma...se indebolito, forse pure
la tua
resistenza si indebolirebbe.”
Di
che cosa sta parlando?
Qualunque cosa abbia in programma, è malato e contorto.
Riesco a vederlo sul
suo viso.
Ad un tratto alza la bacchetta. “Crucio!”
Lancio un grido quando il Professor Piton cade a terra, il suo corpo
tremante e
contorto violentemente.
Oh Dio. Oh Dio.
“Smettila!”
Chiedo, non sapendo che altro fare.
Mi sento così patetica.
Così impotente.
Se solo potessi distogliere lo sguardo. I miei occhi sono bloccati sul
Professor Piton, mentre si dimena sotto la Maledizione. Nessun suono
proviene
da lui, a parte i respiri frammentati che inala.
“Per
favore, smettila.” Sussurro, cadendo a terra.
Improvvisamente la Maledizione viene sollevata e il corpo
dell’uomo rimane
immobile. Solo il suo petto si muove e striscio verso di lui, non
sapendo cosa
fare.
“Professore?” Chiedo silenzio, decidendo se
toccarlo o no.
Apre gli occhi e mi guarda, il suo respiro ancora fuoriesce in brevi
rantoli
dolorosi.
“Imperio.”
Guardo
le guardie, notando il sorriso sui loro volti.
“Professor Piton.”
Il capo sorride:
“Che cosa dovrei farti fare? Hmm?”
Cerco di calmarmi. Qualunque cosa sia, la gestirò. Tutto
andrà bene. Guardo il
Professore e anche se i suoi occhi sembrano calmi e privi di anima,
c'è del
panico in essi. Riesco a vederlo attraverso il vuoto causato
dall’Imperius.
É
come se mi stesse avvertendo.
Improvvisamente
provo ad alzarmi e allontanarsi da lui, ma non ci riesco.
Non riesco a muovermi.
Il mio corpo non mi obbedisce.
Il panico schizza dentro di me all’orribile scoperta.
La Maledizione delle Pastoie.
Siamo
completamente alla loro mercé ora.
Respira, Hermione.
Solo respira.
“Professor Piton, schiaffeggia quel bel viso della tua
studentessa.” Ordina la
guardia, con evidente malizia nella voce.
Chiudo
gli occhi e subito sento una mano scontrarsi con la mia guancia. La
testa si
gira a causa della forza del colpo e mi sfugge un grido di dolore.
Dio, ha fatto male.
E fa ancora male.
La mascella è rotta?
Aprendo gli
occhi, vedo il ProfessorPitonfissarmi,
il
suocorpo tutto teso...etremante.
La sua testasta tremandoe
soquello che stacercando
di fare. Sta tentando diromperela maledizione, ma èdebole. LaCruciatuslo ha lasciatocompletamenteprivo
di forze.
I miei occhiincontrano i suoi ecerco dirassicurarlo
chesto bene.
Non
è lui a ferirmi.
Cerco disorridere, mafallisco
miseramente.
“Ti ha fatto sentirebene?” Chiede la guardia: “Sono
sicuro che ti hainfastiditodurante tutti questianni. Il Mangiamortein
tesicuramentedesiderava
metterlaal suo posto,
vero?”
Gli occhi del Professore non si spostano
dai miei.
“Cosa
dovremmo fare ora?”Continua la
guardia: “Dato che che voi
duesembrate
averstretto un legame,
che ne dite
di portare la cosa al livello successivo?”
“N-No.” La parola sfuggedebolmente
dallaboccadel docenteespalancogli occhinella
speranzache forsesta resistendo allamaledizione, ma
quandonon si muove,
tutta la mia speranzaviene distrutta.
“Potremmocominciare conun bacio?” La vocedella
guardiami attraversa e
inizio a sentire
una sensazione di malesserenello
stomaco.
No, no, no.
“SeverusPiton, dai alla tua
studentessa un baciovero e proprio.”
NO!
Cerco diallontanarmi da lui, ma il mio corpoè congelato.
Andiamo,Hermione. Muoviti!
Non succede niente.
Il mio stessocorpomi
statradendo.
Prima di rendermi conto diquello che
sta succedendo, le sue
labbra sonosulle mie,
premendo, reclamando, esigendo.
Il mio stomacosi rivolta
quando realizzo quello che sta accadendo.
È malato.
Ad un trattodelle bracciafortimi spingonovia e
finisco a terra,a ridosso
del muro. Tuttoaccade inmeno di
un secondo. Alzo gli occhi
evedo
il ProfessorPitonafferrareil capo,per poi venire scaraventato viae colpire dolorosamente il muro con la
schiena.
“Questo...ènon giocarecorrettamente.”
Ghigna,puntando la bacchettacontrodi
noi.
Sonoancora
sotto shocke completamentesenza parole.
Dopo essersi sistematole vesti, continua
a parlare: “Questo erasolo
un
esempio diquello che
potrebbe accadere.”
“Bastardi.”
Mormora Piton, con
gli occhi ardentidi rabbia.
“Possiamo
faremolto peggio,
siamo in grado difarti faremolto peggio.”
Silenzio.
Sento ancorale labbra del Professore
sulle miee mipulisco
furiosamentela boccacon la mano,
cercando di cancellare ogniprova diquello che è successo.
“Pensateci.”
Dicela
guardia, quindi evocadue bicchieri d'acqua.
“Non possiamo permettervi di
prenderela via
più facile, no?”
Poi tutti
escono.
L'acqua vienecompletamente dimenticata.
Nessuno dinoi se ne accorge.
So che dovreiandare dal
ProfessorPiton evedere
sesta bene. È stato luiquello ad essere torturatoconla
Maledizione Cruciatusescaraventatocontro il muro. Potrebbeesseregravemente
ferito. Tutto questo lo so.
Eppure,non mi muovo. Non riesco a muovermi.
Non riesco ad avvicinarmi a lui.
Il suo respiroèl'unico
suononella cella.
Io sto respirando?
“Dannazione!”
I miei occhiscattanosu
di lui sentendo la sua vocearrabbiata.
Colpisceil murocon
un pugno, poisibila per il doloreche
lo colpisce.
Ancora nonmi muovo.
Éfurioso.
“Dannazione!”
Mi
rendo conto che devo parlare.
Non sarebbe un bene per noi se desse di matto.
Devo sistemare tutto.
Anche
se non è giusto.
“Professore.” Comincio, poi mi accorgo di quanto
suoni sbagliato. “Si calmi,
per favore.”
“Questo non è possibile, Miss Granger.”
Scatta.
“Per favore-”
“Mi
sono appena…. impostosu una mia studentessa.”
“No.” Scuoto la testa “Lei è stato
costretto-”
“E potrei essere costretto afare altre cose, cose brutte, cose disgustosee non c'èniente
che io possafare per
impedirlo!”
Chiudo gli occhi, cercando
di non
reagire. Le sue parolemi
spaventano, disgustandomi,ma non
devocedere alla paura.
“Civerrà
in mente qualcosa.” Dico a
bassa voce.
“Io avevo
pensato a
qualcosae tu hai sprecatoquella
possibilità!” É furioso. “Avrei potuto farti uscire di qui etu ti sei rifiutata!”
"Non possolasciarla qui!”
Luisbuffa.
“È
statostupidoda parte tua.
Oradovrai
affrontarele conseguenze.”
È arrabbiato
con me.
Nonlo
sopporto.
Voglio che sia controllato,
riflessivo, che
mi dicache in qualche modotutto
andrà bene.
Manon
è così.
“Preparati.”
Dice condisgusto.
“Farò coseche
la tua menteinnocentenon ha mai
nemmeno immaginatol'esistenza.”
“La smetta.”
“Perché?
Credo
che tu abbiatutto il
diritto disapere
in che cosa ti sei cacciata.” La sua voce è fredda.
“Mi dispiace!”
Grido. “Non
potevo
lasciarla qui.Perché mi staipunendoper
questo?”
“Perché.”
Dice.
“A causadella tuamancanza
di volontà nell’essere
egoistae andartene,
dovrò sopportare cosedi gran lunga peggiori. Sarei statomeglio se te ne fossi andata.”
Sono una stupida.
Perchého
apertola boccae
protestato?
Lui chiaramentenon mi vuolequi.
“Mi dispiace.”
Ripeto.
“Questonon cambia le cose, Miss Granger.”
Nonmi
guarda nemmeno.
È come senon fossi nemmeno li.
L’ oscuritàla cella emi rendo contonon
mi sono mai sentita così
sola prima d’ora.
Questa
è la traduzione della storia
“30 Days” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete
trovare il link della versione originale nel profilo.
-
Day 12 –
È
ancora arrabbiato con me?
A giudicare dal suo sguardo, direi che è furioso.
Una piccola parte di me è felice che non abbia una
bacchetta, perché
probabilmente non avrebbe alcun problema nel maledirmi per il resto
della
settimana.
Mi dispiace.
Perché non può accettarlo?
Sona stata ingenua e sciocca.
Ma
... come può aspettarsi che io sia egoista e me ne vada?
Lasciando lui? Lasciandolo soffrire
al mio posto?
Lasciandolo tradire l'Ordine in cambio della mia sicurezza?
È troppa pressione.
Non potevo farlo.
Preferirei...rimanere in questa cella.
Spero di non cambiare idea in futuro.
Ieri ho avuto un assaggio di quello che le guardie sono davvero in
grado di
fare. Per tutto questo tempo ne ho avuto paura, disgustata da loro e da
quello
che avrebbero potuto fare. Ma ora hanno invertito le cose.
Mi
hanno fatto aver
paura del Professor
Piton.
Lui è uno strumento che utilizzeranno per farmi del male.
E questo fatto mi terrorizza.
Cerco disperatamente di ignorare il...ricordo del...bacio.
Posso davvero chiamarlo bacio?
Sembra sbagliato.
Se
solo potessi chiudere gli occhi e far finta che non sia successo.
ooo
"Dove
diavolo sono?"
La mia testa scatta verso di lui in stato di shock. Non mi aspettavo di
sentirlo parlare. A dire il vero non mi aspettavo di sentire niente da
lui.
Ha continuato a camminare su e giù per la cella per circa
mezz'ora, ma pensavo che
fosse nervoso e di cattivo umore.
A causa mia.
“I-intende dire l-le guardie?” Chiedo, non sicura
di dover anche solo dire
qualcosa.
Lui
mi guarda, roteando gli occhi: “Chi altro potrei intendere,
Granger?”
Alzo le spalle, senza ribattere nulla.
Lui continua a camminare, emettendo sospiri di fastidio ogni pochi
minuti.
Perche è cosi nervoso?
Anch’io devo fare pipì, ma lui sta davvero
esagerando.
Quando
sono sicura che non sta guardando, butto uno sguardo nella sua
direzione.
Sembra...impaziente. Nervoso. Teso. A disagio. E...come se stesse
soffrendo.
Ma questo non è affar mio. E poi lui non vuole parlare con
me, o sentire la mia
voce o sentire la mia presenza. Ovviamente lo sto irritando a tal punto.
ooo
Le
porte si aprono.
Ci
sono due guardie questa volta.
Il più alto ci indica. “È l'ora della
doccia. La cella sta cominciando a
puzzare.”
Mi irrigidisco, non aspettandomelo. Abbiamo appena fatto la nostra
ultima
doccia due giorni fa. Mi aspettavo che la facessimo la settimana
prossima,
almeno.
Un
po’ confusa mi alzo, guardo il Professor Piton e
l'espressione sul suo viso mi
sorprende. Sembra assolutamente terrorizzato.
Poi i suoi occhi scattano verso di me, ma non c'è una
spiegazione nel suo
sguardo. Il suo comportamento mi rende ancora più nervosa.
Il fatto che ho
ancora il ciclo non mi preoccupa. È quasi l'ultimo giorno e
dubito che noteranno
qualcosa.
Ma perché il Professor Piton si comporta in questo modo?
Senza dir nulla ci conducono fuori dalla prigione.
ooo
Oh.
Ora capisco.
Le guardie stanno ancora ridendo mentre ci portano di nuovo nella cella.
“Professore.” Il
leader inizia: “Noi
non siamo contrari alle relazioni insegnante-studente, quindi sentitevi
liberi.”
Entrambi ridono di nuovo, poi escono dalla cella, sbattendo le porte.
Scivolo
sul mio materasso, rifiutandomi di guardare verso di lui.
Come ho potuto essere così stupida? Avrei dovuto capirlo da
sola.
Ecco perché era a disagio e...arrabbiato tutto il tempo.
Riesco ancora a sentire le guardie nella mia mente.
“Oh, guarda un po', sembra che il
nostro
Professore preferito abbia un piccolo problema.”
Risate.
“Ha un erezione.”
Ancora?
Oppure ... di nuovo?
Sono passati due giorni da quell'incidente, quando ho visto il suo problema.
Perché ci sto ancora pensando?
Fai finta di non aver sentito nulla,
Hermione.
Cerco di concentrarmi su altre cose.
Sto congelando.
I
miei capelli sono bagnati. E in quel momento mi rendo conto che
è stata cosa
buona che le guardie li abbiano tagliati. Mi ha facilitato le cose. Si
asciugheranno più in fretta.
Tutto qui.
Devo pensare positivo.
Devo trovare un lato positivo in ogni cosa negativa che accade.
ooo
È
a disagio.
Non una sola volta mi ha guardata.
É arrabbiato o imbarazzato?
Forse entrambe le cose?
“Professore?”
Si
irrigidisce, ma ancora non mi guarda:
“Sì?”
Non mi aspettavo mi rispondesse davvero e ora non so cosa dire.
“I-io...è ancora arrabbiato con me a causa di
quello che è successo ieri?”
Non reagisce per un lungo istante, poi sospira alla fine:
“Continuo a pensare
che sia stato molto stupido da parte tua fare quello che hai
fatto.”
“Lo so.” Abbasso lo sguardo.
Silenzio.
ooo
“Granger.”
La mia testa scatta verso di lui, non credendo di aver sentito bene. Mi
ha
appena detto qualcosa?
“Professore?”
Lui lotta con le parole, cosa che non sono abituata a vedergli fare.
“La prossima volta le guardie vengono, quando è il
tuo tempo per andare al
gabinetto, potresti forse rimanere un po’ più a
lungo?” Chiede, infine,
incontrando i miei occhi.
“Che cosa vuole dire? Perché?”
“Sto
solo chiedendo...di prenderti un po’ più di tempo
per tornare alla prigione.”
“V-Va bene, ci proverò,
ma...perché?”
Distoglie di nuovo lo sguardo, serrando la mascella.
Deve dirmelo. La sua richiesta è inusuale e ho bisogno di
sapere perché sta me
lo sta chiedendo.
“Ho bisogno di un po' di tempo da solo, Granger.”
Sputa fuori tra i denti alla
fine, ovviamente non a suo agio a parlarne.
“Ma
...” Comincio e mi interrompe.
“Nessuna domanda.” Dice freddamente.
È stufo di me. La mia presenza lo sta annoiando a tal punto
che ha
disperatamente bisogno di un po’ di tempo da solo.
Non posso fare a meno di sentirmi un po’ ferita per questo,
ma capisco. Siamo
stati insieme per troppo tempo.
Undici giorni.
24 ore al giorno.
Insieme
in questa piccola cella.
Annuisco velocemente. “Certo, Professore. Farò del
mio meglio. Q-quanto tempo
le serve?”
Sembra pensieroso per un momento, poi risponde: “Cinque
minuti, almeno.”
Annuisco ancora.
La visita al bagno di solito dura cinque minuti. E io
cercherò di tirarla per
le lunghe. Per altri cinque minuti.
Insieme
fanno 10 minuti.
Spero
che sarà grado di godersi il momento in cui non
sarò in giro.
So di non essere una compagnia interessante. So che posso essere
fastidiosa,
soprattutto a lui. Non gli sono mai piaciuta. Beh, ovviamente gli sto davvero sui nervi se è
così disperato
per avere dieci minuti da solo.
Non dico altro.
Nemmeno lui lo fa.
ooo
Le
guardie finalmente arrivano.
Io sono la prima ad essere portata in bagno.
Butto uno sguardo al Professor Piton e annuisco, dicendogli che ricordo
il
nostro accordo.
ooo
Vengo
spintanella cella.
Ho cercato di tirarla per le lunghe più che ho potuto. Le
guardie stavano
diventando impazienti dal fatto che mi stessi prendendo così
tanto tempo.
Ho dato al Professor Piton non dieci, ma almeno quindici minuti di
solitudine.
Questo è il minimo che merita dopo avermi sopportato per
tanto tempo.
Lo guardo mentre entro nella cella.
Che strano.
Sembra...un
po' a corto di fiato e...c’è del colore sul suo
viso.
Le guardie lo indicano e lui li segue fuori.
Cosa gli è successo?
C’era una persona qui dentro mentre ero via?
ooo
Lo
riportano dopo cinque minuti.
Quando le guardie se ne vanno, mi rivolgo a lui, incapace di resistere
alla mia
curiosità.
“Cosa
è successo?”
“Che cosa vuoi dire?” Chiede.
“Quando sono tornata.. sembrava-”
“Non è successo niente.”
“Ma-”
“Granger.”
“Perché mi sta tenendo dei segreti?”
Chiedo, un po’ arrabbiata.
Sospira, poi mi guarda. “Ti ho aiutata con il tuo
problema. Non ho fatto domande e non cercato di metterti
ulteriormente in difficoltà.”
Arrossisco e guardo verso il basso.
Continua: “Cerca di restituire il favore.”
“L-lei
vuole...che l’aiuti?” Chiedo, confusa, non capendo
quello che sta cercando di
dire.
I suoi occhi si spalancano per un secondo. “No!”
Poi chiude gli occhi e fa un
respiro profondo per calmarsi. “Ti chiedo di lasciare le cose
come stanno. Non
fare domande.”
Lo guardo per un attimo, poi finalmente rinuncio. “Va
bene.”
Si rilassa visibilmente alle mie parole.
ooo
Un
piccolo pezzo di pane.
E due bicchieri d'acqua.
Per quanto tempo una persona può sopravvivere a pane e acqua?
Credo che lo scopriremo presto.
Tralasciamo le formalità e iniziamo a mangiare.
ooo
Mi
manca il mondo esterno.
Mia
madre. Mio padre. Harry. Ron.
Hogwarts.
Èc ome se fossi intrappolata in questo buco nero.
E come se il tempo si fosse fermato.
Mi
riesce difficile immaginare che il mondo esterno stia...andando avanti.
Nulla si è fermato solo perché ho smesso di
esistere in esso.
Questa è la cosa più difficile a cui abituarsi.
Le lezioni si stanno ancora svolgendo. Ron e Harry sono ancora ad
Hogwarts. I
miei genitori stanno ancora lavorando.
E io sono seduta qui.
“Grazie
per avermi spinta via ieri.” Dico improvvisamente.
So che l'ultima cosa di cui vuole parlare sono gli eventi di ieri, ma io devo parlare.
Il silenzio mi sta uccidendo.
Sembra insicuro su cosa dire e alla fine decide di rimanere in silenzio.
Ma ho bisogno di parlare.
Come
faccio a farlo parlare con me?
“Ho già baciato prima d’ora,
sa.”
Mi guarda fisso, ma non dice ancora niente.
“Non voglio che lei creda che fosse il mio primo
bacio.” Continuo.
Silenzio.
Alla
fine parla. “Smettila di chiamarlo...un…”
“Un bacio?”
Si irrigidisce. “Quello che è successo erano mie
labbra che venivano premute
sulle tue. Non ti sei neppure mossa. Era come se... stessi premendo le
mie
labbra contro questo muro di pietra.”
Sono un po' risentita da quella frase. “Oh.”
Lui
pensa a me come ad un muro di pietra.
Beh, questo è...
Silenzio.
“Quello
che sta accadendo a noi è disgustoso. Malato.
Disturbato.” Ringhia. “E in
qualche modo...questo è niente in confronto a quello che
potrebbero farci. O
che faranno in futuro.”
Annuisco, gli occhi persi.
Mi ricordo qualcosa.
Dovrei dirglielo?
La
mia voce taglia il silenzio. “Ero a questa festa durante
l'estate.” Dico a
bassa voce.
“Scusa?”
“Non sono mai stata una da uscite e feste, ma ho voluto
provare. È stato nel
mondo babbano.”
Lui mi guarda, ascolta con pazienza, anche se c'è confusione
sul suo volto.
“Ho
incontrato questa ragazza, Joanna e lei mi ha convinto ad andare ad una
festa a
casa sua.” Spiego, sorridendo un po’. “La
festa non era per niente come mi
aspettavo che fosse. Sa come sono le feste nel mondo babbano?”
Lui stringe gli occhi per la confusione, poi alza il sopracciglio e
annuisce.
“Posso immaginare.”
“Tutti
erano ubriachi ed io ero rimasto sola. Poi questo ragazzo si
avvicinò a me e mi
sembrò simpatico. Un po' fastidioso, ma non volevo essere
scortese così ho
continuato a parlare con lui.”
“Signorina Granger-”
Continuo, ignorandolo. “Poi ha detto che voleva mostrarmi
qualcosa. Al piano di
sopra.”
Silenzio.
Qualche
lungo istante passa e nessuno di noi parla.
Infine, mando giù con forza e continuo. “Che
stupido da parte mia. Aveva
qualcosa da mostrarmi. E non era nemmeno casa sua!”
Guardo in basso verso le mie mani. “Nel momento in cui
arrivammo in camera,
chiuse la porta e...mi saltò addosso. Letteralmente.
All'inizio ero completamente
scioccata, ma poi ho cominciato a lottare. Che cosa stava facendo? Non
riuscivo
a credere a quello che stava succedendo. Fui presa dal panico, gridai.
Ma era
troppo ubriaco.”
“Miss
Granger.” Dice Piton, lentamente.
“Perché mi stai dicendo questo?”
“Perché voglio che la smetta di trattarmi come una
bambina. Non è necessario
che mi nasconda la terribile verità, non c'è
bisogno che mi protegga tutto il
tempo. Ho visto delle cose, ho vissute delle situazioni. Posso
gestirla. Può parlare
con me.”
Lui guarda intensamente nei miei occhi e faccio del mio meglio per fare
lo
stesso.
Infine annuisce: “Va bene. Come desideri, Miss
Granger.”
“Grazie.”
Silenzio.
“Cosa è successo, allora?” Chiede e la
sua voce mi stupisce. Morbida.
Scuoto la testa. “Era ubriaco. In qualche modo sono riuscita
a spingerlo via e
sono scappata. Corsi fuori dalla stanza, fuori dalla casa, fino a casa
mia.”
Non riesco a capire perché lo sto dicendo. Non l'ho detto a
nessuno.
E
oralui
lo sa.
Il Professor Piton, fra tutte le persone.
Perché glielo ho detto?
L'espressione sul suo volto si adombra e infine parla.
“È stato punito per le
sue azioni?”
La domanda mi sorprende, poi scuoto la testa: “No”
C’è
rabbia nei suoi occhi: “Perché no?”
“I-io non lo so. Non l’ho mai più
visto.”
Silenzio.
ooo
Le guardie sono tornate.
Non me lo aspettavo.
Pensavo avessimo almeno un giorno prima di doverli affrontare di nuovo.
Ovviamente no.
Il capo sorride ad entrambi e subito so che non sono qui solo per
parlarci.
“Perché
così rigidi?” Chiede: “Fortunatamente
per voi, abbiamo solo un paio di minuti,
quindi cerchiamo di saltare le formalità e andare
direttamente al punto.”
Poi tira fuori un coltello dalla sua veste.
Sobbalzo per lo shock e mi allontano, i miei occhi sul coltello tra le
sue
mani.
Questo è diverso.
Anche
se una bacchetta può fare molti più danni, vedere
un coltello è più
terrificante.
Faccio fatica a respirare ed i miei occhi scattano verso il Professor
Piton.
Sembra più calmo di me.
Improvvisamente la guardia lancia il coltello a terra.
Cosa?
“Vi
dirò cosa accadrà questa sera.” Dice il
capo. “Uno di voi taglierà l'altro, o
meglio ancora, inciderà
qualcosa
nella pelle dell’altro. La domanda è: chi
sarà l’incisore?”
Malati.
Bastardi.
I miei occhi volano al coltello sul pavimento.
“E
non cercate nemmeno di attaccarci.” Aggiunge.
“Sarebbe inutile.”
Silenzio.
“Beh? Che si fa’?”
I-io non lo so.
Dobbiamo farlo.
Le
conseguenze sarebbero probabilmente molto più dolorose.
“Voi due non siete divertenti.” Sorride il capo.
“Quello che pretendo da voi è
niente e ancora vi rifiutate di
partecipare.”
Improvvisamente Piton si avvicina al coltello e lo raccoglie. Quasi mi
aspetto che
attacchi le guardie, ma lui non fa niente del genere. Non è
così imprudente.
“Oh,
Professore.” Scoppia a ridere il capo. “Ti offri
volontario per incidere la tua
allieva?”
Raggelo e attendo la sua risposta.
Non dice nulla mentre si gira verso di me. Poi mi offre il coltello.
“C-Cosa? No, no, no. I-io non posso farlo.”
Balbetto, scuotendo la testa.
“Tu puoi.” Dice
e la sua voce non
lascia spazio ad alcuna discussione.
“I-io
ho un alta tolleranza al dolore, veramente, Professore.”
Insisto.
“Non taglierò
un mio studente.
“Risponde freddamente: “Lo farai tu.”
Ma non voglio.
C'è una..preghiera nei suoi occhi.
Cosa?
Poi capisco.
Non
posso fargli fare questo. Sarebbe egoistico chiedergli di ferirmi. Si
sente già
in colpa per l'evento di ieri e questo non farebbe che aggiungerne
altra.
Tremante prendo il coltello dalla sua mano.
“Bene.” Dice la guardia. “Non posso dire
che sia una sorpresa.”
Guardo negli occhi del Professore e lui annuisce leggermente come per
rassicurarmi.
“Dove sarebbe il posto migliore? Hmm?” Il capo
sorride. “Il petto.”
Immediatamente il Professor Piton si toglie le vesti, gettandole sul
materasso
e poi inizia a sbottonarsi la camicia. Il suo volto è
impassibile.
Prendo un respiro profondo, raccogliendo il mio coraggio.
Posso farcela.
“E
la parola sarà...'traditore'.” Dice
l’uomo e serro gli occhi per la sorpresa.
Traditore?
Perché?
“Sbrigati, Sanguesporco, abbiamo solo pochi minuti.”
Subito guardo il petto nudo di fronte a me.
Cicatrici.
Così tante cicatrici.
“Fallo, Granger.” Dice Piton all'improvviso.
Annuisco, portando la punta del coltello sulla sua pelle.
Respira, Hermione.
Questo non è niente in confronto a quello che potrebbero
chiederti di fare.
Mordendomi
il labbro inferiore, premo il coltello nella pelle, cercando di
ritagliare la
prima lettera.
Non succede niente.
Prendo un respiro profondo e provo di nuovo, più forte
questa volta.
Appare del sangue.
Mi viene male.
Il
Professor Piton si irrigidisce, ma quella è la sua unica
reazione.
Alzo lo sguardo verso di lui, notando che il suo viso è duro
e gli occhi sono
fissi su qualcosa sul muro.
Devo continuare.
La prima lettera è fatta.
Cerco di rendere le lettere più piccole possibile.
T.
R.
A.
D.
I.
T.
O.
R.
E.
Finalmente
è finito.
Lascio cadere il coltello che finisce a terra accanto ai miei piedi.
La guardia agita la bacchetta e quello scompare immediatamente.
Fa un passo in avanti e osserva il mio operato.
“Magnifico.” Rivolge poi la sua
attenzione verso Piton. “Speriamo che questo ti ricordi il
più grande errore
della tua vita.”
E
poi se ne vanno.
Proprio così.
Come se nulla fosse successo.
Guardo le mie mani, notando c'è un po' di sangue su di esse.
“Mi dispiace, Professore.” Sussurro.
“Hai
fatto bene.” É la sua unica risposta.
“Mi sento malissimo.”
"Non era niente, non hai nemmeno inciso profondamente,
guarirà presto.”
“Ma le cicatrici resteranno.”
Lui sospira prima di camminare verso il suo materasso e sedersi,
asciugandosi
il sangue dal petto.
Senza
preoccuparmi di cosa potrebbe dire, mi avvicino e mi lascio cadere sul
materasso accanto a lui.
“Miss Granger?” Mi guarda, confuso.
“Per favore, solo per un po’.”
“Il tuo materasso non è abbastanza
comodo?”
“La prego.”
Sospira
per il fastidio, ma non dice altro.
“Perché traditore?”
Chiedo silenzio.
Si ferma per un attimo, poi continua ad abbottonarsi la camicia, non
dandomi
una risposta.
Non me lo sarei mai aspettata da lui.
Guardo in silenzio mentre si abbottona la camicia, si rimette le vesti
e poi rimaniamo
seduti in silenzio.
Chiudo gli occhi per un attimo e poi non mi ricordo di
nient’altro.
Questa
è la traduzione della storia
“30 Days” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete
trovare il link della versione originale nel profilo.
-
Day 13 –
Dove sono?
Mi guardo
intorno con un occhio e
tutto sembra strano... poco familiare.
Apro l'altro
occhio e sbatto le
palpebre un paio di volte. Poi capisco.
Non sono sul mio materasso. Questo
è il motivo per cui la
cella sembra strana. Non sto guardando dal mio punto di vista abituale.
Velocemente mi metto a sedere,
notando il Professor Piton
seduto su una sedia in un angolo. Mi sta guardando in modo strano.
“Mi
dispiace.” Mormoro. “Perché non
mi ha svegliato?”
Questa è la seconda
volta che gli ho rubato il materasso.
Come ho potuto addormentarmi senza rendermene conto?
“Beh, io ci ho
provato.” Risponde. “Ma allora hai iniziato
russare e ho capito che era inutile.”
“Io non russo!”
Alza il
sopracciglio. “È così? Beh,
allora mi scuso, devo averti confusa con un’altra
capelli-selvaggi-so-tutto-io
che dormiva sul mio materasso.”
“Io non russo.”
Ripeto ancora una volta, poi mi alzo in
piedi, allungando le braccia sopra la mia testa.
In realtà ho dormito bene. Non mi
sono agitata, nessun incubo.
“Tredicesimo
giorno.” Dice all'improvviso, la sua voce
amara.
Guardo nella sua direzione.
“Non sembra, vero?”
Lui resta in
silenzio.
“A volte sembra che siamo
in questa prigione da sempre.”
Ammetto, a bassa voce.
Anche in questo caso, nessuna
risposta viene da lui.
Sospiro, realizzando che la nostra
conversazione mattutina
è giunta al termine.
ooo
“Professore.”
Comincio. “Chi pensa
abbiano trovato per sostituirla?”
La sua testa scatta verso di me e
subito mi rendo conto di
quanto sono stata sciocca.
Immediatamente, cerco di risolvere
il problema. “I-intendo
dire...per sostituirla mentre non c’era.”
I suoi occhi sono ancora duri e so
che è rimasto molto
colpito.
Dovrò
imparare a pensare prima di
parlare.
Vergognandomi, abbasso lo sguardo,
sperando che il momento
scomodo passi presto.
“Non lo so.”
Dice alla fine. “Ci sono alcuni che
potrebbero essere appropriati per la posizione.”
“Ma sarebbero sicuramente
un debole sostituto per lei.”
Lui mi guarda, socchiudendo gli
occhi. “Miss Granger, non
ce ne è alcun bisogno. Non posso darti dei punti della
casa.”
“Non
lo faccio per i punti della
casa.” Lo rassicuro. “Dico sul serio.”
Non mi crede.
“Lei è
l'insegnante più severo che abbia mai avuto.
Pretende un sacco, ma so che è solo perché
desidera che noi impariamo.”
Lui sorride. “Ne sei
sicura, Miss Granger? Forse sono
semplicemente un bastardo.”
“Non ci credo.”
“Tu
sei troppo ingenua per il tuo stesso bene.”
Rimango in silenzio, pensando a le sue parole. Lo sta solo dicendo. Non
può
essere vero. Sono sicura che c’è di più
nel suo comportamento, in lui che
soddisfi l'occhio.
“Ma ti assicuro che non sono un vampiro.” Dice
improvvisamente e guardo verso
di lui con gli occhi spalancati.
E continua: “Sono pienamente consapevole dei pettegolezzi che
gli studenti
fanno su di me. Né sono un pipistrello.”
Non posso fare a meno di sorridere un po’ a questo, anche se
cerco di
nasconderlo. “Beh, è
bello
saperlo.”
ooo
Deve essere ben
oltre mezzogiorno e
nessuno è ancora venuto da noi.
“Come sta il
suo…petto?” Faccio una smorfia al ricordo
degli eventi di ieri.
Lui non risponde subito e questo mi
preoccupa.
“Professore?”
“Prude.”
“C'è qualcosa
che posso fare?”
“No.” Scuote la
testa. “Cercherò di pulire le ferite la
prossima volta che arriva il momento per la visita al bagno.”
“Forse
sarebbe meglio se la
lasciasse prendere un po’ d'aria-”
“Non ho intenzione di
togliermi la camicia.”
Arrossisco. “N-non
intendevo dire quello. Forse potrebbe
semplicemente sbottonarla? Non vorrà che si
infetti.”
Sembra pensarci per un momento, poi
mi guarda. “E non ti
darebbe fastidio?”
“Perché
dovrebbe darmi fastidio?”
“É un po'
fuori luogo.”
Alzo gli occhi.
“Professore, guardi
ciò che ci sta accadendo. Abbiamo...passato di
peggio.”
La mia mente ricorda immediatamente
tutte quelle docce che
siamo stati costretti a fare insieme, ma lo spingo via.
Lui sospira, poi annuisce con la
testa, togliendosi la
veste e sbottonandosi un po’ la camicia.
Guardo lontano, sentendomi
improvvisamente a disagio. Non
mi aspettavo di esserlo.
I miei occhi
lentamente trovano la
loro strada verso di lui e non posso fare a meno di guardare il suo
petto,
osservandolo con interesse. Non avrei mai immaginato che avrei visto il
Professor
Piton sbottonarsi la camicia. Non avrei mai immaginato di vedere la sua
pelle,
diversa da quella sulle sue mani e la faccia.
Poi vedo i tagli. Le ferite che ho
provocato.
Traditore.
Un'ondata di colpa mi colpisce.
Sono stata io. Io glielo ho fatto.
Subito mi costringo a distogliere
lo sguardo prima che si
accorga che lo sto fissando.
ooo
“Ha
di nuovo bisogno di un po’ di
tempo da solo?” Chiedo, spezzando il silenzio.
Lui mi guarda, scioccato.
“Cosa?”
“Potrei temporeggiare di
nuovo.” Dico. “Se vuole.”
Si schiarisce la gola.
“No, non credo che sia necessario.”
“Ne è
sicuro?”
“Sicuro.”
ooo
“Miss
Granger.”
Alzo gli occhi
verso di lui sorpresa
e speranzosa.
Il silenzio mi sta uccidendo.
Non potrei
essere più felice se
decidesse di parlarmi. Vorrei parlare di qualsiasi
cosa, davvero.
“Sì?”
“Stavo
pensando.” Dice. “Forse sarebbe una buona idea se
imparassi le basi di Occlumanzia.”
I miei occhi si
allargano per lo
shock. “C-che cosa?”
Mi guarda, infastidito:
“Tu sai
cos’è Occlumanzia, vero?”
“Certo che lo so! Si
tratta di un atto di magia che chiude
la propria mente contro la Legilimanzia. La parola
‘occlumanzia’ deriva da occlude,
‘per nascondere’ e mens,
dal latino per ‘mente’.” Rispondo.
“Sono consapevole di
ciò che è l’Occlumanzia, Granger, non
ho bisogno di una definizione.”
Mi sforzo di tenere chiusa la bocca
mentre aspetto che
continui.
“Abbiamo
un sacco di tempo e sarebbe
intelligente se cercassimo di fare qualcosa di utile.”
Spiega. “Questa capacità
potrebbe venirti utile in futuro.”
“Certo!”
Annuisco. “Ma richiede una grande quantità di
forza di volontà, come resistere alla Maledizione Imperius
così come un alto
grado di disciplina mentale ed emotiva. È anche un metodo di
resistere alla
influenza del Veritaserum.”
"Stai citando di nuovo brani dai
libri, Granger.”
“M-mi dispiace.”
Sono così eccitata. Ho
sempre voluto imparare questa particolare
arte, ma non ho mai avuto una possibilità.
“Ci vuole molto tempo per
imparare, alcuni non la
padroneggeranno mai.” Spiega Piton. “Ma penso che
non sarebbe male provare.”
Annuisco. “Va bene,
ma...pensa che abbia qualche
possibilità di impararla, vero?”
“Non lo suggerirei se non
la pensassi così.”
L’orgoglio mi inonda. Poi
la paura. Cosa succede se non
sono in grado di impararlo? Mi metterei solo in imbarazzo
Prima che qualcuno di noi possa
dire qualsiasi cosa, una
guardia entra, indicandomi per prima.
ooo
Infine, siamo
entrambi di nuovo
soli.
Sono molto
nervosa. Non ho mai avuto
nessuna lezione privata con il Professor Piton, ma da quello che ho
sentito da
Harry, è ancora più esigente rispetto alle
lezioni normali.
“P-può farlo
senza bacchetta?” Chiedo.
“Ovviamente.”
Sogghigna.
“Ha
mai letto la mente della
guardia?”
“Sì, ma non ho
trovato nulla di utile.”
Faccio un respiro profondo.
“Come si comincia?”
“Siediti sulla
sedia.”
Obbedisco, leccandomi nervosamente
le labbra, pensando che
forse tutto questo è uno sbaglio.
Si mette di
fronte a me e
improvvisamente sembra come un pipistrello. Dalla mia posizione sembra
spaventosamente
alto e non posso fare a meno di sentirmi come una bambina.
“Vediamo quanto forte di
volontà sei.” Dice, e connette i
nostri occhi.
Poi sembra che
l'oscurità prenda il soppravvento sulla
cella.
Il mio respiro si blocca in gola e
una sensazione vertiginosa
mi avvolge.
C'è una leggera
pressione nella mia testa, come se fossi
sul punto di avere un’emicrania.
Cerco di
distogliere lo sguardo dal
Professor Piton ma mi accorgo di non riuscirci.
La pressione si intensifica e sento
qualcosa che si muove
dentro la mia mente.
E poi finisce improvvisamente.
Sbatto le palpebre un paio di
volte, rilasciando dei
respiri corti
“Cos’era?”
Chiedo, cercando di rimettermi in sesto.
Lui sorride.
“È stato solo un
assaggio, Miss Granger.”
Oh Merlino.
“Liberati di tutte le
emozioni.” Ordina.“La tua mente deve
essere vuota. Libera.”
“È
più facile a dirsi che a farsi.” Dico a bassa voce.
Lui ignora il mio commento.
“Forma un muro intorno a quei
ricordi che desideri rimangano nascosti.”
Annuisco, anche
se non ho idea di
come farlo.
Mi guarda, i suoi occhi intensi e
scuri. “Ancora!”
ooo
Sto respirando
troppo velocemente,
il mio cuore sta battendo dolorosamente nel petto.
“Ci sto
provando!”
“Ovviamente non ci stai
provando abbastanza.”
Non so quante ore sono passate.
Sembra non aver mai fine.
“Abbiamo
appena iniziato!” Cerco di
difendermi. “Non può semplicemente spingermelo in
gola tutto in una volta!”
Lui sembra essere preso alla
sprovvista alle mie parole. E
mi sta guardando, un'espressione indecifrabile sul volto.
Infine si schiarisce la voce e si
ricompone.
“Questo è
niente, Miss Granger.” Dice, infastidito. “Sto
solo guardando la superficie e non riesci a spingermi via."
“Non
so come!”
“Usa
la tua mente!”
Gemo disperata,
poi guardo verso di
lui. “Proviamo di nuovo.”
Lui sorride. “Almeno tu
sei più testarda di Potter. Voleva
mollare dopo solo il primo paio di minuti.”
Rimango in silenzio, limitandomi a
fissarlo, cercando di
concentrarmi.
“Questa
volta mi spingerò oltre.”
Spiega.
Non reagisco.
Poi lo sento di nuovo nella mia
mente.
ooo
Grido non
appena lui lascia la mia
mente.
Tutto sembra girarmi intorno e ho
problemi a stare seduta
sulla sedia.
La testa mi fa male e sembra che
stia per esplodere.
Ha visto troppo.
Non ho mai voluto che vedesse
alcune cose. Cose private.
Le mie
conversazioni con Ron e
Harry.
I miei genitori.
Io che cerco disperatamente di
pettinarmi i capelli, poi
mi arrendo e getto la spazzola contro il muro.
“A-ancora.”
Riesco a dire.
“No.”
“Cosa?”
“È abbastanza
per oggi.”
“M-ma non ho imparato
niente!”
“Ti ho detto che era
molto impegnativo.”
“Posso
farlcela!” Insisto.
“Domani.”
“Ma-”
“Granger,
guardati. Non sarai in
grado di sopportare un altro tentativo.”
La mia faccia si indurisce.
“Ancora una volta,
Professore.”
Lui mi guarda, poi dopo qualche
istante annuisce
lentamente.
Faccio un respiro profondo.
Delle immagini
mi appaiono di
fronte.
Hogwarts.
Io che studio.
Io nella biblioteca.
Io che osservo un allenamento di
Quidditch.
Io che sto osservando Ron, mentre
lui non se ne accorge.
Improvvisamente
sento qualcosa di
duro a contatto con il mio corpo.
“Sciocca!”
Qualcuno scatta verso di me.
Mi guardo intorno, realizzando che
sono sul pavimento.
“C-Che cosa è
successo?” Chiedo, la testa dolorante.
“Non
avrei dovuto ascoltarti.” Dice,
afferrandomi il braccio e guidandomi verso il mio materasso.
Crollo, sentendomi stanca e debole.
“Riposa.”
Ordina Piton.
Chiudo gli occhi. “Sono
patetica.”
Lui si limita a sospirare.
“Pensavo
che sarebbe andata meglio
di così.”
“I Grifondoro hanno
sempre più problemi con
l’Occlumanzia.”
“Che
cosa vuole dire?”
“V lasciate provocare
troppo facilmente, non riuscite a
controllare le vostre emozioni.”
Vorrei
discutere con lui, ma sono troppo
stanca.
E sonnolenta.
Chiudo gli
occhi.
ooo
Sono da sola
Questa è la prima cosa
di cui mi rendo conto quando mi
sveglio.
Il Professor Piton non è
da nessuna parte.
Il panico mi attraversa e mi tiro
su in piedi.
Dov’è?
Tutte le sue cose sono ancora qui,
ma lui non c’è.
Calmati,
Hermione.
Probabilmente era andato solo alla
sua visita al bagno.
Ma...perché non mi ha
svegliato? Perché le guardie non mi
hanno svegliato? Perché io
non mi
sono svegliata? Le porte fanno sempre quell’orribile rumore
quando si aprono.
Che cosa sta succedendo?
ooo
È
ancora via.
È già notte.
Non c’è stata
neppure una visita da parte delle guardie.
Mi accorgo che non ci hanno portato
il cibo oggi.
Ma il cibo è l'ultima
cosa nella mia mente in questo
momento.
Non riesco nemmeno a pensare.
Sono nel panico.
Che gli
è successo?
Mi manca.
La cella sembra
così sbagliata senza
di lui. Sono abituata a vederlo stare nell’angolo, seduto
sulla sedia, fissare
con aria vuota il muro.
Questa
è la traduzione della storia
“30 Days” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete
trovare il link della versione originale nel profilo.
-
Day 14 –
È
ancora via.
Nessun segno di lui.
Nessun segno delle guardie.
Sono terrorizzata.
Sono stata sveglia tutta la notte, aspettando, sperando
che sarebbe tornato. Ma non lo ha fatto.
Probabilmente
è ancora inizio mattina. E la cella è ancora
molto buia.
Terrificante.
Mi sembra che diventi sempre più piccola ad ogni secondo che
passa. Si sta
chiudendo su me stessa?
Cerco di respirare normalmente, ma non posso fare a meno di sentire
brividi
puro panico scorrermi dentro.
C’è un tale silenzio.
È
quasi doloroso.
Quando
c’era il Professor Piton il silenzio era fastidioso, ma ora
è insopportabile.
Sono sola.
Completamente sola.
Ho la gola serrata per la paura e sento le lacrime che iniziano a
formarsi
negli occhi. È
passato
così tanto tempo dall'ultima volta che ho
pianto.
Non importa quello che stava succedendo, quali cose orribili le guardie
ci
avevano inferto, era più facile, perché lui
era qui. Potevocontare
su di lui.
Potevo appoggiarmi alui. Era come una roccia.
E ora se ne è andato.
ooo
Infine
mi permetto di dire quelle parole nella mia mente.
È morto?
Lo è?
No. No. No.
Perché avrebbero dovuto ucciderlo? Non è molto
sensato. Se hanno ucciso lui,
avrebbero voluto che guardassi, no?
Dove è?
Forse lo hanno portato in un’altra cella per torturarlo?
Tornerà?
ooo
Ancora
nessuna traccia di lui.
Aspetto.
Qualcosa di orribile inizia a formarsi nella mia testa.
Il dubbio.
Che succede se i miei timori precedenti fossero stati veri?
E se davvero sta collaborando con i Mangiamorte?
Raggelo, rendendomi conto di quanto possibile sia. Potrebbe succedere.
Oh Dio.
Sembrava
molto determinato nell’insegnarmi l’Occlumanzia
ieri. Voleva avere accesso alla
mia mente per ottenere le informazioni di cui aveva bisogno ed adesso
è
sparito.
Mi alzo in piedi, non essendo più in grado di rimanere
seduta.
Ho i nervi a pezzi.
Ha approfittato di me?
Ora sta parlando con Voldemort, dandogli tutte le informazioni che mi
ha
sottratto?
Non so quale pensiero sia il più orribile.
Il pensiero che lui sia stato cattivo per tutto il tempo o il pensiero
che sia
morto.
ooo
Mi fa male lo
stomaco.
Fa veramente male.
E non dipende dal ciclo, che è già finito. Grazie
a Dio.
Il mio mal di stomaco dipende dal fatto che ho fame. E questo
è eufemismo.
Sto morendo di fame.
Mi rannicchio in una palla, premendo la testa nel materasso.
ooo
Un
forte rumore mi tira fuori dai pensieri.
Immediatamente mi alzo, notando una guardia entrare nella cella.
E non c'è nessuno con lui.
Osservo con orrore mentre la porta si chiude alle sue spalle e mi
guarda
stranamente.
Non capisco quello sguardo.
“Dov'è il Professor Piton?” Domando.
“Il
Professor Piton non è al
momento
disponibile.” É la sua unica risposta.
“Dove si trova? Sta bene?”
Lui rotea gli occhi. “Dovresti ascoltare di più e
parlare di meno.”
Inconsciamente faccio un passo indietro e sobbalzo quando la schiena
tocca il
muro dietro di me.
Lui sorride: “Permettimi di spiegarti perché sono
qui.”
Attendo
in silenzio.
“Mi è stato dato il compito di convincerti a
rivoltarti contro l'Ordine.”
Quasi sbuffo a quelle parole, ma per fortuna mi sono fermata in tempo.
Lui continua: “Mi è permesso di fare qualsiasicosa pur di riuscirci. Lo
capisci?”
“V-volete che io... lavori per voi? Perché? Sono
solo una Sanguesporco, giusto?
Sicuramente i Sanguesporco non sono ammessi nei vostri
ranghi.”
“Questo
è vero, ma il Signore Oscuro è disposto a fare
un'eccezione questa volta. Per
te.”
Tremo alla menzione di Voldemort. Tutto mi sembra più reale
ora.
Dopo un paio di minuti scuoto la testa. “Stai perdendo il tuo
tempo.”
“Mi aspettavo questo tipo di risposta da te.” Dice,
tirando fuori una bacchetta
dai suoi abiti.
Mi irrigidisco anche se cerco di nasconderlo.
“Proviamo
di nuovo.” Sospira, guardandomi. “Sei disposta ad
aiutarci?”
No.
No.
No.
La parola
è così chiara nella mia mente,
ma per qualche strano ragione non riesco a dirla.
Apro la bocca
per parlare, ma i miei
occhi sono fissi sulla bacchetta ed è come se fossi
paralizzata.
Non voglio più soffrire.
Sono così nauseata e stanca del
dolore.
La guardia sorride e si avvicina a
me: “Va tutto bene, ragazzina.
Basta che tu dica di sì e tutto andrà bene.
Verrai portata nelle nostre stanze
al piano di sopra, farai un bagno caldo, avrai un pasto
decente.”
Chiudo gli
occhi, prendendo un
respiro profondo.
“Dov’è
il Professor Piton?” Chiedo, debolmente.
“Sta bene, ha
già accettato la nostra offerta.”
Spalanco gli occhi alle sue parole.
“C-che cosa?”
“C’è
voluta tutta la notte, ma alla fine si è reso conto
di qual è la cosa giusta da fare.”
“Lui...”
Non riesco nemmeno a dirlo.
“Ora tocca a te. Fai la
cosa giusta. Proprio come il
Professor Piton.”
Oh Dio.
Sono completamente sola.
“Che ne dici,
ragazzina?”
I miei occhi si fanno lentamente
strada fino al suo viso.
“No.”
“Che
cosa hai detto?" Si china
verso di me.
“No.” Ripeto,
più forte questa volta.
Sto tremando di paura, panico,
delusione, rabbia, dolore.
Non so per quanto tempo
potrò reggere il tutto, ma non
tradirò i miei amici e l'Ordine. Non tradirò
delle brave persone.
La guardia sospira.
“Quanti anni hai?”
“Diciassette.”
Non so nemmeno
perché gli sto
rispondendo.
Sono solo così stanca.
“Sei troppo giovane per
morire, ragazza.” Risponde. “Che
cosa direbbero i tuoi genitori? Vuoi far loro del male? Se ti
uccidiamo, il tuo
corpo verrà lasciato sulla soglia di casa loro. Vuoi
questo?”
Mi viene la nausea.
Lo stomaco si
contorce e sono
contenta di non aver avuto nulla da mangiare.
Mi limito a scuotere la testa.
“Sei molto carina, lo
sai?”
Cosa?
Arretro a disagio, sentendomi
allarmata alla sua vicinanza.
“Mi
scuso per il taglio i capelli,
ma era necessario.” Spiega, facendo un passo più
vicino a me.
“Non farlo.”É
tutto quello che riesco a dire. “Per favore.”
Non so nemmeno quello che sto
chiedendo.
“Sarebbe un peccato se la
tua vita finisse così, ragazza.”
Cerco di spingerlo via, ma lui
è più forte.
Non sono mai
stata così
terrorizzata. Non sono mai stata da sola con una guardia. Non in questo
modo.
Improvvisamente si allontana da me
e posso respirare di
nuovo.
Ma non è finita.
La sua bacchetta è
puntata contro di me.
“Crucio.”
Il mio corpo colpisce il pavimento.
ooo
Grido quando
è finalmente finita.
Quanto tempo
è passato?
Un'ora? Di più?
E quante dosi della Maledizione
Cruciatus?
Tre? O forse
dieci?
Non ne sono
sicura. La mia mente non
funziona correttamente. Non riesco a pensare.
È come se il pavimento
gelido fosse diventato il mio
migliore amico. Non riesco nemmeno a sollevarmi.
“Ragazza.” Dice
la guardia. “Hai cambiato idea? Sono
piuttosto annoiato con la Cruciatus. Potremmo provare qualcosa di
diverso.”
Non reagisco.
Sono almeno
spaventata?
Forse la Cruciatus ha in qualche
modo danneggiato la mia
capacità di sentire.
All'improvviso la porta si apre e
mi irrigidisco,
aspettando che un'altra guardia entri.
Ma non è una guardia.
É...una ragazza.
La guardo, sorpresa e lei sembra
confusa.
Dal suo
aspetto, direi che anche lei
è una prigioniera. Ma sembra essere stata qui più
a lungo di me.
Dio, ha la mia età.
La guardia l’afferra per
un braccio e la spinge contro il
muro.
Poi mi guarda. “Il suo
nome è Rose.”
“C-Cosa ci fa lei
qui?” Chiedo.
“Dipende
da te.” Risponde. “Se fai
come diciamo noi, sopravvivrà. Altrimenti...”
I miei occhi incontrano quelli
terrorizzati di lei. Sembra
così spaventata, non riesce nemmeno a parlare. Le sue labbra
non si muovono, ma
lo sguardo nei suoi occhi è implorante. Mi sta chiedendo di
aiutarla.
“Non...non
farlo.”Sussurro alla guardia. “Puoi fare quello che
vuoi di me.”
Lui si limita a scuotere la testa.
Silenzio.
Oh dio. Oh dio.
“Ora.”
Comincia. “Passerai dalla
nostra parte e ci aiuterai al meglio delle tue
capacità?”
“N-non so nemmeno
qualcosa! Voi credete che io abbia tutte
queste informazioni, ma non le ho! Non so niente!”
Sono nel panico in questo momento.
Cosa mai potrei dire
per salvare questa ragazza?
“Non
spetta a me decidere. Se il
nostro Maestro pensa che tu abbia un potenziale, allora lo
hai.”
Scuoto la testa.
Tutto questo è pazzesco.
La guardia si lascia sfuggire un
sospiro infastidito, poi
muove rapidamente la bacchetta contro la ragazza. Lei urla mentre un
ampio
taglio le appare sul collo. C'è del sangue, ma per fortuna
ha mancato una vena.
Mi sforzo di
distogliere lo sguardo
da lei. “Non posso.”
“Questa è la
tua ultima possibilità.” Mi avverte la guardia.
“Tu o la sua vita.”
“Non posso!”
Urlo.
“Avada Kedavra.”
Proprio così.
“No!”
Lancio un grido orribile
mentre il corpo della ragazza colpisce il suolo.
È morta.
Mi copro la bocca con la mano in
stato di shock.
“C-Che cosa hai
fatto?” Sussurro. “Non è stata colpa
sua...”
Non riesco nemmeno a piangere,
c'è solo questo strano
rumore che proveniente da me.
A malapena mi
accorgodella
guardia mentre mi viene incontro.
Si inginocchia accanto a me.
Cerco di tirarmi su, ma fallisco
miseramente. Mi sento
così patetica.
Di nuovo mi punta la bacchetta
contro e chiudo gli occhi,
in attesa che la maledizione mi colpisca.
Dio, non voglio morire.
Non voglio che
questa cella sporca
sia l'ultima cosa che vedrò.
Non voglio stare da sola.
Mentre aspetto, mi rendo conto che
non sta succedendo
niente.
Ma ...
I miei occhi si spalancano e
abbasso lo sguardo, notando
qualcosa di invisibile che lentamente sbottona la camicetta.
“No!”
Protesto, trattenendo la
stoffa e cercando di rotolare sul mio stomaco.
Improvvisamente mi salta addosso,
in ginocchio su entrambi
i lati. Cerco di spingerlo via, ma le mie braccia sono così
deboli che a
malapena lo raggiungono.
La cosa successiva che sento
è l’orribile
rumore di uno strappo mentre la mia
camicia viene spalancata. I bottoni volano dappertutto.
Lotto.
Non riesco a
credere a quello che
sta accadendo.
Sono davvero in procinto di essere
violentata in questa
sporca prigione con il cadavere di una ragazza morta a pochi passi di
distanza?
La guardo e noto che i suoi occhi
sono ancora aperti.
Poi qualcosa dentro di me esplode.
Non so da dove provenga questa
forza. Ero completamente
inutile solo un momento fa.
E ora mi sto
contorcendo sotto di
lui, scalciando, colpendo, mordendo.
Sono come un animale.
Ma in qualche modo lui sta ancora
vincendo. Ovviamente è
così.
“Hai un bel corpo, non
c'è da stupirsi che l'amato
professore abbia delle difficoltà a tenerlo giù
intorno a te.” Sussurra.
Disgustoso.
“Lasciami
andare!” Urlo, la gola fa
già male per tutte le urla.
Non reagisce.
Le sue mani fredde sono
improvvisamente sul mio stomaco,
risalendo, toccando, tastando.
Una delle sue mani sta spingendo su
la gonna e allora
qualcosa scatta dentro di me.
Mordo l’altra sua mano
per confonderlo e poi faccio schiantare
con forza il mio ginocchio contro le sue parti maschili. Lo colpisco
così
forteche sono
sicura avrò un livido
sulla pelle.
Lui rotola
giù da me, gridando e
tenendosi la parte lesa del corpo.
Mi trascino lontano da lui,
fermandomi quando raggiungo il
muro.
Poi aspetto.
La guardia sembra provare una
grande quantità di dolore.
Grugnisce e dopo pochi istanti
riesce a tirarsi su. “Noi...finiremo
questa faccenda un'altra volta. Non credere che questo
resterà impunito. Hai
reso le cose molto più difficili per te stessa.”
Lancio un
respiro di sollievo, senza
curarmi che possa accorgersene.
“Come punizione-niente
cibo per oggi.”
Con queste parole zoppica verso
l’uscita della cella.
Non mi importa del cibo in questo
momento. Tutto quello a
cui riesco pensare è quello che è quasi successo.
Le lacrime scendono lungo mie
guance e mi sdraio a terra,
cercando di sistemare la camicetta strappata.
È
inutile.
Premo la mano sulla bocca per
trattenere le grida.
Come si è arrivati a questo?
Dov’è
l'Ordine? Perché non vengonoa salvarci?
Perché non ci aiutano?
Hanno rinunciato?
Chiudo gli occhi, ignorando la
vista della cella e del
corpo della ragazza morta.
ooo
Passano
le ore.
Non mi muovo nemmeno. Sono ancora nella stessa posizione di quando la
guardia
se ne è andata.
Ho paura di aprire gli occhi.
Non voglio vedere quella ragazza. So che avrei dovuto coprirla con
qualcosa, ma
non riesco nemmeno a muovermi. Perché l'ha lasciata qui?
Poi
c'è di nuovo quell’orribile rumore.
La porta che si apre.
Mi rifiuto di aprire gli occhi, sperando che sia solo la mia
immaginazione.
Ti prego, fa che sia la mia immaginazione.
La porta si richiude.
Ma
riesco a sentire la presenza di qualcuno.
Tremo e mi sforzo di trattenere le grida.
“Miss Granger.”
Mi si blocca il respiro in gola
“Miss Granger.”
Quella fredda, setosa voce.
È davvero lui?
Sento
muovere dei passi verso di me, poi una mano mi tocca la spalla e
sobbalzo
indietreggiando, spalancando gli occhi.
Non ci posso credere.
È lui.
Il Professor Piton.
“Sei...vivo.” Riesco a dire.
Sento
il bisogno di abbracciarlo. Sono così felice che sia tornato.
“S-sei qui.” Sussurro, sorridendo.
“Sono qui.” Risponde lui, poi i suoi occhi
scivolano oltre fino a guardare la
ragazza distesa accanto al suo materasso. “Cosa è
successo?”
Si avvicina velocemente verso di lei, chinandosi. Dopo un momento, si
volta
verso di me: “É morta.”
Annuisco,
mentre le lacrime mi annebbiano la vista. “È colpa
mia.”
“Che cosa vuoi dire?”
“H-ha detto che l'avrebbe uccisa se mi fossi rifiutata di
aiutarlo...”
Piton prende un respiro profondo, mentre la comprensione appare sul suo
volto.
Si alza, afferra il mantello dal mio materasso, poi copre con
delicatezza la
ragazza.
Non
credo che toccherò mai più quel mantello.
Poi lui rivolge la sua attenzione su di me, osservandomi con
attenzione.
“Cos'altro è successo?”
Stringo la camicetta intorno a me, senza rispondere.
“Miss Granger?”
Poi noto qualcosa.
Lui
sembra…diverso.
Più
pulito. I suoi abiti sono diversi. Si è rasato la barba.
“Cosa è successo a lei?” Chiedo,
confusa. “Perché
è…”
Lui non risponde subito e mi irrigidisco. “È vero,
allora?”
Cerco di allontanarmi da lui, l’orrore sul viso.
“É dalla loro parte!”
“Granger, calmati.”
“Mi
fidavo di lei.” Non riesco a fermare il tremolio della mia
voce. “Stava
guardando? Le è piaciuto lo spettacolo?”
“Non saltare alle conclusioni.” Dice con fermezza.
Prendo un respiro profondo, cercando di calmarmi. “H-hanno
detto che lei è
dalla loro parte adesso.”
“Miss Granger, quella era una bugia.”
“Allora,
dove è s-stato? I-io ero così sola.
Così da sola.”
Lui sospira. “Sono stato portato in una stanza e hanno
trascorso tutta la notte
cercando di convincermi di passare dalla loro parte.”
“E...le hanno tagliato i capelli e rasato la barba?
“Erano molto persistenti e convincenti.”
Cerco
di spostarmi, ma mi sfugge un grido quando una fitta di dolore mi
attraversa.
“Dove ti fa male?” Chiede con preoccupazione, i
suoi occhi perlustrano il mio
corpo.
Mi lascio sfuggire una breve risata. “Mi fa m-male
t-tutto.”
“Granger, vuoi dirmi cosa è successo?”
Distolgo
lo sguardo da lui. “La guardia è venuta da me. Era
da sola.”
“Mi hanno assicurato che non ti sarebbe stato arrecato alcun
danno in mia
assenza.” É arrabbiato, lo sento.
Silenzio.
“Che cosa ha fatto?” Chiede lentamente.
“Maledizione Cruciatus, per lo più.”
“Per lo più?”
“E
d-dopo di quello lui... ha provato qualcosa d'altro e-ed ero
così debole e
s-stanca e non riuscivo a fermarlo...non ho potuto fare
niente.”
“Miss Granger.” Dice con voce addolorata.
So cosa vuole chiedere, ma non osa.
Subito scuoto la testa. “Non è successo
niente.” Poi mi obbligo a sorridere.
“Penso di avergli fatto male a sufficienza per
oggi.”
Si
rilassa visibilmente a quelle parole, poi si avvicina per aiutarmi.
“Vieni.”
Mi conduce fino al mio materasso, poi fa un passo indietro, ancora
guardandomi.
“Perché ha rifiutato?” Chiedo a bassa
voce.
“Vedo che abbiamo ancora alcuni problemi di
fiducia.” É la sua unica risposta.
“Non volevo pensare...in un primo momento non l'ho fatto...ma
poi…” Arranco.
“Credi
onestamente che sia capace di tradire l'Ordine, di tradire il
Preside?”
Vorrei poter dire di no. Ma non lo so.
Non so più nulla.
“Capisco.” Dice dopo il mio silenzio.
“Cosa ... cosa faranno con lei?” Chiedo, guardando
quella povera ragazza.
“Non
la lasceranno qui, non ti preoccupare.”
“É così giovane.” Sussurro.
“La conosce? É una studentessa di
Hogwarts?”
Lui si irrigidisce. “Dovresti riposare un
po’.”
“È tutta colpa mia.”
“Granger-”
“Avrei
dovuto fare qualcosa. Lei mi stava guardando e…”
“Ci sono sempre le vittime innocenti.”
Silenzio.
“Riposati un po’.” Ripete.
“Sarà ancora qui quando mi sveglio?”
Mi
sento come una bambina, chiedendoglielo.
“Hai la mia parola.” Risponde.
Annuisco, chiudendo gli occhi, desiderando che tutti i ricordi orribili
del
giorno scompaiano dalla mia mente.
Questa
è la traduzione della storia
“30 Days” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete
trovare il link della versione originale nel profilo.
Un
particolare ringraziamento a Sijack Che si è offerta
come parziale traduttrice per
questa storia. Grazie al nostro nuovo lavoro combinato gli
aggiornamenti
saranno molto più frequenti e precisi. Grazie Silvia J
-
Day 15 –
"Professor
Piton!" Urlo.
Spalanco
gli occhi e mi metto
immediatamente a sedere, la gola serrata.
“Granger.”
La voce arriva dall'altro
lato della cella.
É
qui.
Mi
rilasso visibilmente.
Lui
è qui. Proprio come aveva
promesso.
Incontrando
i suoi occhi per la
prima volta oggi, non posso fare a meno di sentire qualcosa di strano.
Lui
è...diverso.
Sembra
quasi che questo sia il
nostro primo giorno qui.
Sembra
come che questo sia il suo
primo giorno.
É
pulito.
E
poi abbasso lo sguardo verso me
stessa e la realtà mi colpisce.
Non
è il mio primo giorno.
É
il quindicesimo.
Non
avrei mai pensato di poter
sopravvivere dopo il primo.
“Granger?”
Ha
notato l'espressione sul mio
volto.
Mi
limito a scuotere il capo e poi i
miei occhi puntano dritto verso il corpo immobile sul pavimento.
“L-lei
è ancora qui?” Sussurro.
“Lo
stanno facendo di proposito.” È
la sua risposta.
“Ma
non possono lasciarci qui... con
un... cadavere.” Inizio a sentirmi male.
Grazie
a Dio è coperta. Non sarei in
grado di guardarla. Di guardarla negli occhi.
“Non
guardarla” Dice lui
“Non
è così semplice.”
“Guardami.”
Non
ubbidisco.
“Granger.”
Dice di nuovo, con voce
ferma. “Guardami.”
Alla
fine distolgo lo sguardo dalla
ragazza e incontro i suoi occhi.
Ha
degli occhi davvero scuri. Non
l'avevo mai notato prima. O non ci avevo dato molto
peso.
Ma sono davvero scuri.
“É
un peccato che la ragazza abbia
perso la vita.” Dice. “Ma non dovremmo rimuginarci
su.”
Sono
un po' sorpresa alle sue
parole. “Come può dire una cosa del
genere?”
“Sono
più preoccupato per noi due al
momento.”
“Ma
comunque-”
“Siamo
noi quelli che hanno bisogno
d'aiuto, non lei. Lei è già andata.”
Le
sue parole mi trafiggono come un
coltello. Lui è...insensibile. O forse sono io ad essere
troppo... premurosa?
Ma
devo ammettere che ha ragione. La
ragazza è morta e nessuno può aiutarla ormai.
Rimango
in silenzio, anche se non
sono completamente d'accordo con lui.
ooo
“Cos'è
successo esattamente,
Professore?”
Mi
guarda. “Che vuoi dire?”
“Quando
sono venuti a cercarla...
Perché non mi sono svegliata?”
“Avevano
detto che era la visita al
bagno. Non pensavo valesse la pena svegliarti.”
“Oh.”
Ero
davvero esausta per via delle
lezioni di Occlumanzia. Potrebbe essere vero.
Un
lungo silenzio.
Poi
mi viene in mente qualcosa.
Quando
ero andata a dormire la
scorsa notte era tardi. Le guardie non ci avevano mai concesso una
visita al
bagno così tardi. Non era mai successo. Di solito vengono
nel tardo pomeriggio,
ma mai dopo di allora.
Perché
il Professor Piton non l'ha
trovato strano?
M'irrigidisco
improvvisamente, una
strana sensazione mi pervade.
C'è
qualcosa che non va.
Mi
permetto di guardarlo.
Mi
sta mentendo?
ooo
“Ti
senti bene?” Chiede lui.
Lo
guardo dal mio posto sul
materasso.
“H-ho
fame.” Rispondo sinceramente.
Lui
annuisce semplicemente, poi
abbassa lo sguardo. Credo di aver visto vergogna sul suo viso per un
breve
istante.
“Che
c'è?” Chiedo
“Niente.”
“C’è
qualcosa.” Insisto.
Sospira,
ma non risponde.
Poi
capisco. “Le...hanno dato del
cibo, è così?”
Dopo
un lungo attimo annuisce.
“Oh.”
Non so come reagire.
Sono...contenta
che non stia soffrendo
la fame anche lui, ma non posso fare a meno di... invidiarlo.
Ho
così fame.
“È
davvero una bella cosa per lei.”
Dico infine. “Cosa... cos'ha mangiato?”
S'irrigidisce.
“Miss Granger, non
credo che parlarne possa aiutarti.”
Ha
ragione.
Parlare
di cibo peggiorerebbe solo
le cose.
Ho
bisogno di pensare ad altro.
“Come
va il suo petto?” Chiedo all'improvviso,
cercando di cambiare discorso.
Lui
mi guarda, confuso. “Che vuoi
dire?”
“Il
suo petto?”
Ancora,
non sembra comprendere.
“I
tagli?” Aggiungo lentamente. “Quando
ho intagliato 'traditore' sul suo petto?”
“Oh,
certo. Me ne ero completamente
dimenticato. “Risponde, poi annuisce, “Guariscono
senza problemi.”
Ho
bisogno di qualche attimo per
elaborare ciò che ha detto.
“B-bene.”
dico, guardando altrove.
Qualcosa
davvero non va.
O
forse sto reagendo in maniera
eccessiva. É solo la mia paranoia?
ooo
Le
ore passano e sono sempre più
diffidente nei suoi riguardi. Spero solo che non si accorga che lo sto
fissando. Ma non posso farci nulla. C'è qualcosa di strano.
Molto
strano.
Ci
sono momenti in cui credo che la
persona che è con me nella cella non è nemmeno il
Professor Piton.
É
possibile?
Stanno
giocando con me?
Il
vero Professor Piton è da qualche
altra parte?
Il
solo pensiero è così orribile che
mi manda i brividi lungo il corpo.
“Professore?”
Devo
provare a fare qualcosa.
Non
posso non fare niente. O potrei
fare la stessa fine della ragazza che sta a qualche passo di distanza
da me.
“Cosa
c'è, Miss Granger?”
Prendo
un respiro profondo. “C-c'è
una cosa che vorrei chiederle.”
“Sì?”
“É
da qualche anno che mi tormenta.”
Lui
alza semplicemente le
sopracciglia, aspettando che continui.
“Durante
il quarto anno, quando ci
fu un incidente tra Harry e Malfoy, quando i loro incantesimi
rimbalzarono e
colpirono me e quel... Goyle.”
Sta
ascoltando attentamente, con
aria confusa.
Continuo.
“Perchè ha... Perché ha
preso in giro i miei capelli? Diceva davvero? O stava solo cercando
di...
mettermi in imbarazzo ancora di più?"
Trattengo
il respiro, osservando attentamente
il suo volto.
A
primo impatto sembra confuso, poi
socchiude gli occhi con diffidenza.
Tutto
dipende dalla sua risposta.
Determinerà
se sto condividendo la
cella con un Mangiamorte o con il vero Professor Piton.
Alla
fine parla, lentamente e in
modo controllato. “Miss Granger, cosa stai cercando di
fare?”
“C-cosa
vuole dire?” Obbligo il mio
viso a rimanere calmo.
Lui
ripete la domanda. “Cosa stai
cercando di fare?”
“Niente.”
“Perché
mi stai chiedendo di una
cosa che è successa due anni fa?” Mi sta guardando
dritto negli occhi. “E cosa
più importante, perché stai inventando i
fatti?”
Mi
irrigidisco. “Q-quali fatti?”
“Sappiamo
entrambi che non ho mai
preso in giro i tuoi capelli, anche se se lo meriterebbero. Feci
un'osservazione
sui tuoi denti.”
Lascio
andare il fiato che avevo
trattenuto fino a quel momento, chiudendo gli occhi per un istante.
“Cosa
stai facendo, Granger?” Mi
domanda.
Lo
guardo. “Stavo solamente...
controllando.”
“Controllando?”
Chiede. “Controllando se la mia memoria funziona?”
“N-no.”
Annuisce.
“Capisco. Stai
controllando se sono chi dico di essere.”
Emetto
un respiro carico di
frustrazione. “Non ne ho il permesso? É lei che se
n'è andato per tutta la
notte e ritorna senza nessun segno evidente di tortura, anzi, sembra
addirittura
stare meglio e in salute.”
Il
suo volto s'irrigidisce.
“D'accordo. É il quindicesimo giorno e ancora
dubiti di me. Credi che io non
abbia lo stesso diritto?”
“C-come?”
“Come
faccio a sapere che sei
davvero Hermione Granger?”
“Non
sia ridicolo.”
“Come
faccio a sapere che sei chi
dichiari di essere?”
“Non
le ho dato alcun motivo per
dubitare di me!”
“E
io ti ho dato motivo per dubitare di
me?”
Silenzio.
“Alcuni
conti non mi tornano.” Dico
a bassa voce.
Sospira.
“Ti ho detto che ci sono
cose che non posso spiegarti. Non ha niente a che vedere con
te.”
“E
ha a che vedere con lei?”
A
quella domanda fa semplicemente
roteare gli occhi, pizzicandosi il naso per calmarsi.
Continuo.
“Perché 'traditore'? Come
li ha traditi? E poi dice che le hanno dato tutte quelle cose per
tentare di
convincerla a passare dalla loro parte?”
“Granger-”
“Non
ha alcun senso, Professore!”
“Non
ti ho protetta per tutto questo
tempo?”
Questo
mi prende alla sprovvista. “S-sì,
ma-”
“Ma
potrebbe far tutto parte del mio
piano per conquistarmi la tua fiducia.” Finisce la frase per
me.
Sospiro,
mordendomi il labbro
inferiore per la frustrazione.
“Non
vedi?” Chiede in modo calmo. “Questo
è esattamente ciò che vogliono. Vogliono che
iniziamo a dubitare dell'altro.
Vogliono che perdiamo la fiducia nell'altro.”
“E
sta funzionando.” Sussurro.
“Sfortunatamente,
sì.”
Silenzio.
Vorrei
potergli credere. Dio, voglio
credergli. Non sto facendo tutto questo perché lo voglio.
Sarebbe molto più
facile fidarmi di lui. Ma perché quella vocina nella mia
testa continua a
sussurrare?
“Non
ricordava i tagli sul suo
petto.” Dico, guardandolo.
“Avevo
cose più serie a cui pensare.”
“Ma
ancora...” Mi azzittisco.
Improvvisamente
si alza in piedi e
inizia a svestirsi.
Scuoto
velocemente la testa. “Non
c'è bisogno che lo faccia.”
Lui
non risponde.
Quando
arriva alla camicia, la
sbottona velocemente e si avvicina.
Giro
la testa da un'altra parte.
“Guarda.”
Mi ordina e il suo tono di voce non lascia spazio per le discussioni.
I
miei occhi puntano dritto sul suo
petto.
I
tagli sono lì.
Traditore.
Sta
guarendo, ma rimarranno le
cicatrici.
“Riconosci
la tua scrittura, Miss Granger?”
Mi chiede, quasi prendendomi in giro.
Annuisco,
distogliendo lo sguardo da
lui.
Questo
è il Professor Piton.
Ricorda
le cose del passato, cose
che solo il vero Professore ricorderebbe. E ha le stesse ferite che
aveva prima
di sparire.
Ma
c'è ancora una cosa che mi
tormenta.
É
ancora dalla nostra parte?
O
è passato dall'altra?
E
non c'era alcun modo per
scoprirlo.
Lui
si volta e si riveste.
Nessuno
dei due parla di nuovo.
La
sua storia non è molto
convincente, ma non posso fare nulla per venirne a capo. Tutto
ciò che posso
fare è far finta di niente.
ooo
La
guardia entra nella cella,
lanciando un pezzo di pane sul pavimento. Poi agita la bacchetta e un
bicchiere
d'acqua si materializza. I miei occhi si spalancano alla vista di
ciò che ho
davanti e riesco a malapena a controllarmi. Non voglio sembrare un
animale, ho
ancora un po' di dignità rimasta. Non mi lancerò
sul cibo. Almeno non di fronte
alla guardia.
Poi
mi guarda. “Vieni.”
Bagno?
Probabilmente.
Velocemente,
mi alzo e vado via con
lui.
ooo
Finalmente
sono tornata nella cella.
Ho
provato a essere quanto più
veloce possibile, per ritornare da quel pezzo di pane.
La
guardia indica Piton. “Adesso tu.”
Il
Professore cammina nella sua
direzione con fare calmo, lanciandomi una veloce occhiata prima che
entrambi
lascino la prigione
Questo
è il momento in cui mi rendo
conto.
Sono
di nuovo sola.
Sola
con la... ragazza.
Immediatamente
tutti i pensieri sul
cibo abbandonano la mia mente. Raggiungo lentamente l'angolo
più lontano della
cella, adocchiando il corpo immobile.
Le
porte si aprono di nuovo
improvvisamente.
E
non è il Professor Piton.
Oh
Dio. É quella guardia di ieri.
La
mia gola si chiude.
E
c'è un'altra guardia con lui.
“Portala
via” Gli dice il capo,
guardando il cadavere della ragazza.
L'uomo
ubbidisce, togliendole il
mantello di dosso e afferrandola sgarbatamente, trascinandola fuori
dalla
cella.
Il
suo viso è così pallido.
Mi
obbligo a guardare da un'altra
parte mentre la guardia sparisce insieme a lei.
Ma
il capo rimane, guardandomi.
Alla
fine parla. “Ho trascorso
l'intera nottata pensando a come fartela pagare. Mi hai fatto
abbastanza male.”
Dovrei
provare soddisfazione per una
cosa del genere. Invece no. Solo paura.
“Quale
pensi che sia la punizione
più appropriata?” Chiede.
Non
riesco nemmeno ad aprire la
bocca.
Sorride.
“Hai mai sentito la frase 'un
bacino e passa tutto'?
I
miei occhi si spalancano per lo
shock.
Non
intende quello. Non può.
“Forse
una carezza sarebbe sufficiente.”
Aggiunge. “Se farai del tuo meglio.”
In
un secondo è accanto a me,
spingendo il mio corpo contro il muro. Resto immobile fin quando non
afferra la
mia mano sinistra, tirandola.
“No-”
Tento di spingerlo via, ma è
inutile.
Con
l'altra mano lo aggredisco,
graffiandolo, senza sortire alcun effetto.
“Se
provi a fare qualcosa di stupido,
ti taglio la mano, capito?” Sussurra in tono pericoloso.
Non
posso credere a ciò che sta
accadendo.
Mi
scappa un singhiozzo e lui ride
semplicemente. “Puoi fare finta che sono il tuo
"Professore
se può renderti le cose
più semplici.”
La
frase fa solo aumentare il mio
disgusto.
Lui
tira la mia mano sempre più giù.
La
zip dei pantaloni si abbassa
improvvisamente.
Lotto
contro di lui, cercando di
liberarmi dalla sua presa, ma ho paura che mi spezzerà le
dita, me le stringe
così forte.
E
poi lo sto toccando.
La
bile mi sale su per la gola e mi
paralizzo completamente.
Sto
semplicemente lì, gli occhi
fissi su quell'unico punto sul muro mentre lui usa la mia mano.
Posso
sentirlo grugnire nel mio
orecchio.
Poi
improvvisamente sobbalziamo
entrambi quando la porta si apre di nuovo. La guardia lascia
velocemente la mia
mano e si aggiusta le vesti prima di voltarsi.
Sono
un'altra guardia e il Professor
Piton.
Mi
rifiuto di guardare entrambi. Resto
immobile, cercando di ricompormi.
Sento
le guardie scambiarsi qualche
parola e poi vanno via tutte e due, lasciandomi di nuovo da sola con il
Professor Piton.
“Hanno
portato via il corpo.” Dice
lui con fare calmo.
Gli
passo davanti, scuotendo la
testa. “N-niente.”
Lui
sospira. “Hai detto che dobbiamo
fidarci l’uno dell'altro.”
“L-lei
l'ha detto.”
“E
avevo ragione.”
“Ho
bisogno di lavarmi le mani.”
“Scusami?”
“I-io
ho bisogno di lavarmi le
mani.” Ripeto.
“Sei
appena tornata dal bagno.” Mi
fa notare.
“Ho
bisogno di lavarle di nuovo, va
bene?” Rispondo in modo brusco.
Il
suo volto s'irrigidisce e rimane
in silenzio
Guardo
la mia mano sinistra con
disgusto.
“Come
desideri.” Si limita a dire il
Professor Piton, allontanandosi da me. “Puoi
mangiare
tutto il pane. Non ho
fame.”
Mi
lascio cadere sul mio materasso,
trattenendo a stento i singhiozzi dentro di me.
ooo
Silenzio.
Non
potevo essere più felice quando
arrivò il momento della visita al bagno.
Ho
lavato le mani
scrupolosamente.
E
ora posso finalmente mangiare il
pane.
Non
avrei potuto toccarlo con quella
mano.
Comunque,
anche se l'ho lavata, mi
sembra sporca.
Mi
chiedo se mi sbarazzerò mai di
questa sensazione.
ooo
Forse
il Professor Piton ha
ragione.
Continuo
ad accusarlo di tradimento.
Pretendo che lui si fidi di me, ma allo stesso tempo io non mi fido di
lui.
Perché
mi vergogno di ammettere ciò
che è successo? Non è come se fosse stata colpa
mia.É stato qualcosa che la guardia
ha fatto.
Alla
fine prendo un respiro
profondo. “Professore.”
Non
mi guarda. Probabilmente è
ancora arrabbiato.
Continuo. “Mi dispiace.”
Ancora
nessuna reazione da parte
sua.
“Quando
lei è arrivato... noi
stavamo... lui stava... io-”
Mi
interrompe. “Lo so.”
“L-lo
sa?”
Mi
sta guardando adesso. “Quanto
pensi che sia ignorante?”
Mi
manca il respiro. “P-perchè
non...”
“Volevo
vedere se me l'avresti
detto.”
Annuisco,
comprendendo.
Non
c'è altro che lui possa dire.
Le
scuse non farebbero alcuna
differenza. Dire che tutto andrà
per il
meglio sarebbe una bugia.
Così
resta in silenzio.
“Possiamo
non parlarne mai più?” Chiedo
a bassa voce. “Può cancellarlo dalla sua
mente?”
So
che non può.
Ma
annuisce. “Certamente.”
Una
bugia.
Ma
mi fa sentire meglio.
ooo
“Professore,
possiamo provare di
nuovo? Con l'Occlumanzia, intendo?”
“Non
penso che sia una buona idea.
Specialmente dopo ciò che è successo
oggi.” Risponde. “Sei troppo emotivamente
instabile.”
Mi
irrigidisco. “Non è successo nulla
oggi. Proprio nulla.”
Mi
guarda fisso negli occhi. “Granger.”
“Non
posso starmene seduta e non
fare niente.”
“E
io non desidero vedere certe cose.”
Mormora.
“Cosa sta dicendo?”
“Non
sei capace di nascondere i tuoi
ricordi o i tuoi pensieri.” Spiega. “Non voglio
rivivere alcune... esperienze
di nuovo. E questa volta dal tuo
punto di vista.”
“Intende...
quando è stato forzato a
baciarmi?”
“E
quando ti ho colpito.” La sua
voce è fredda
Sospiro.
“Ci metterò più impegno
rispetto all'ultima volta. La prego.”
Non
è completamente convinto, ma
dopo qualche attimo annuisce. Penso che capisca che stare seduti in una
cella e
non fare niente sia un totale spreco di tempo.
Se
non sto andando a scuola, almeno
con le lezioni di Occlumanzia sto facendo qualcosa
per la mia istruzione.
Mi
siedo sulla sedia e lui si muove
per mettersi davanti a me.
Mi
guarda fisso negli occhi prima di
sussurrare. “Legilimens.”
ooo
Il
Professor Piton fa una smorfia. “Non
stai nemmeno provando, Granger.”
“Lo
sto facendo!”
Mi
fa male la testa.
“Ovviamente
stai sbagliando
qualcosa.”
“Ci
sto provando.”
“A
quanto pare non sei brava in
tutto ciò che fai.”
A
quell'affermazione un senso di
irritazione mi pervade. “Non mi ha nemmeno detto cosa devo
fare!”
“Non
ci sono istruzioni
dettagliate.” Risponde. “Devi imparare a svuotare
la mente. Deve essere vuota.”
Questo
è impossibile.
Ci
sono milioni di pensieri nella
mia mente in questo momento.
Pensieri.
Emozioni.
Ricordi.
Come
posso cancellare tutto questo?
“Proviamo
di nuovo” Dice.
“Va
bene.”
ooo
Nessun
successo.
Non
sto facendo progressi.
Forse
è un caso senza speranza.
Non
imparerò mai.
Anche
il Professor Piton sembra
frustrato.
Sto
solo aspettando che mi
aggredisca e si arrenda.
Alla
fine parla. “Sono stato troppo
clemente.”
“Cosa?”
“Proverò
ad accedere ai ricordi più
dolorosi. Quelli che non vuoi mostrare a nessuno.”
Lo
guardo, allarmata.
Continua.
“Forse posso provare con i
ricordi di oggi?”
Mi
ci vuole un momento per capire a
cosa sta alludendo.
L'orrore
prende forma sul mio volto.
“No!”
“Cos'ha
fatto la guardia
esattamente?” Dice lentamente. “Ho un'idea, ma
sarebbe interessante vederlo.”
“No.”
Ripeto.
“Sì.”
Apro
la bocca per contestare, ma
prima che io abbia la possibilità di dire qualcosa lui
è di nuovo nella mia
mente.
ooo
Mi
lascio scappare un grido e salto
dalla sedia. “Non ne aveva il diritto!”
Riesco
a stento a controllarmi. Ciò
che voglio fare è colpirlo.
Ripetutamente.
Sembra
disgustato e un po'
sbalordito. “Pensavo potesse essere
d’aiuto.”
“Beh,
non lo è stato! E... e lei ha
visto tutto!”
E io ho rivissuto tutto di nuovo. Non aveva
il diritto di farlo. Non
aveva il diritto di obbligarmi a rivivere tutto questo di nuovo.
“Chiedo
scusa.”
Cosa?
Lo
guardo.
“Chiedo
scusa.” Ripete.
Non
posso parlare con lui. Non ora.
Ho
bisogno del tempo per me stessa.
Mi
fa male la testa.
Mi
fanno male gli occhi.
Gli
passo davanti e mi lascio cadere
sul mio materasso. “Lei pretende che io rispetti la sua
privacy, Professore.
Forse dovrebbe pensare a fare lo stesso.”
Questa
è la traduzione della storia
“30 Days” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete
trovare il link della versione originale nel profilo.
-
Day 16 –
Sono
ancora furiosa.
Come si permette?
Dopo tutto quello che abbiamo passato, ancora
nonmi vede come
sua uguale. Ho capito
che è il mio Professore e che è più
vecchio, ma questo non gli dà il diritto di
ignorare completamente i miei desideri. Anche la mia opinione conta,
soprattutto nella situazione in cui si trovavano. Sarebbe irragionevole
aspettarsi che il nostro rapporto rimanga come era stato ad Hogwarts.
È
ancora mattina presto e stiamo entrambi ignorando l'altro.
Ma...perché mi ignora? Io ho il diritto di essere arrabbiata
con lui. E invece
di chiedermi scusa, mi sta ignorando, facendo sentire me
in colpa per avergli risposto male ieri.
Si era scusato ieri, ma
ciò non
cancella quello che ha fatto.
Certo. È il Professore Severus
Piton.
È stato un miracolo che si sia perfino scusato. Sarei unasciocca ad aspettarmi
altre scuse da parte
sua in questa vita.
ooo
Ancora
non ci parliamo.
E questo mi dà un sacco di tempo per pensare.
Tutto è così confuso. Ci sono troppi vuoti nella
sua storia. Ci sono così tanti
vuoti nella mia memoria.
E questo è il sedicesimo giorno. Ho bisogno di alcune
risposte.
“Professore.” Dico con voce ferma.
Riesco
a vedere che è sorpreso dal mio parlargli, ma mi guarda.
Continuo: “Pretendo che mi dica che cosa è
successo la notte in cui sono stata
catturata.”
Lunga pausa.
Almeno non mi ha dato una rispostaccia per il fastidio.
Continuo: “Voglio la verità. Sono passati sedici
giorni e la memoria non sta
tornando indietro. Questo non dipende semplicemente
dall’esser stata colpita
alla testa o dallo shock. Qualcuno non vuole che io ricordi.”
“E
tu credi che quel qualcuno sia io?” Dice infine.
Lentamente scuoto la testa: “No.”
Spero di non essermi sbagliata.
“Allora perché stai esigendo risposte da
me?”
Faccio un respiro profondo. “Voglio solo sapere cosa mi
è successo. Non deve
dirmi nulla su come lei
è stato
catturato. Ma ho bisogno di sapere come io
sono stata portata qui. Come?”
Sembro
disperata, ma non me ne può fregare di meno.
Qualcosa cambia nel suo sguardo. I suoi occhi scuri sembrano pensierosi
per un
attimo e poi realizzo. Lui sa qualcosa. Ha saputo qualcosa per tutto
questo
tempo.
Ma non me lo ha mai detto.
Perché?
“Me lo dica.” Ordino nuovamente.
Silenzio.
Dopo
un lungo istante si decide a parlare. “Va bene.”
Spalanco gli occhi per lo shock. “V-Va bene?”
“Se vuoi sapere, te lo dirò.” Dice.
“Dopotutto, non sembra che usciremo vivi da
qui.”
Dovrei sentirmi sconvolta e spaventata da quell’ultima frase,
ma non lo sono.
Non mi colpisce più. Non mi importa quello che dice o pensa.
Tutto ciò che
conta è quello che io
credo.
Ma
ora non è il momento per una conversazione su se
e quando verremmo
salvati. È tempo di discutere su come
siamo finiti qui.
Ateendo con pazienza, anche se i nervi mi stanno uccidendo.
Il suo volto si indurisce. “Ho mentito.”
Va bene. Ho sempre avuto la sensazione che avesse mentito su qualcosa.
“A proposito di che cosa esattamente?” Chiedo, con
calma.
“Ti ricordi quando mi hai detto l'ultima cosa che ricordi
sono io che ti assegno una
punizione?”
Annuisco:
“Sì, con Gazza.”
“Non è stato con Gazza. Era con me.”
La confusione scorre sul mio viso. “ Ma ricordo-”
“Ho cambiato idea all'ultimo istante. Ho deciso che avresti
trascorso la
detenzione pulendo la mia dispensa e aiutandomi a preparare qualche
semplice
pozione per Madama Chips.”
Cerco di ricordarlo, ma la mia mente è vuota. Non mi ricordo
assolutamente
niente del fatto.
Niente.
“Cosa è successo poi?” Chiedo.
“Sono venuta nel suo ufficio?”
“L'hai fatto.”
Sembra essere davvero a disagio ora. Ho quasi paura di chiedere
ciò che è successo
dopo.
Infine, continua: “Sei arrivata al
momento più inopportuno.”
“Perché?”
“Ero nel bel mezzo di una conversazione con...qualcuno. Ed
hai sentito alcune
cose che non avresti mai dovuto sentire.”
“Quella
persona era... un Mangiamorte?”
Lo sguardo che mi rivolge è più che sufficiente.
Oh.
Così ora so metà della storia.
“Allora ... che cosa è successo?”
“Mi è stato ordinato di sbarazzarsi di te. Avevi
sentito troppo. Avevi visto
troppo.”
“Ma ... Perché non mi ha semplicemente cancellato
la memoria?” Chiedo, confusa.
“Questo
è quello che ho suggerito ma lui non ha voluto nemmeno
sentirne parlare.”
Chi è lui? Voglio
saperlo, ma in
qualche modo ho la sensazione di non voler ottenere una risposta anche
se lo
chiedessi.
Prendo un profondo sospiro. “E...come ho fatto a finire
qui?”
“Ho fatto del mio meglio per essere sicuro che rimanessi
illesa. Purtroppo
questo ha attirato molti sospetti.”
É tutto un po' più chiaro adesso.
“E
poi siamo stati entrambi portati qui?” Chiedo.
Lui si limita ad annuisce.
“Questo significa…” Comincio lentamente.
“Che lei è qui a causa mia. Perché
lei... voleva proteggermi.”
Lui non risponde.
Ma è ovvio.
Sento un’ondata di senso di colpa abbattersi su di me.
Non
riesco nemmeno a guardarlo. Come posso?
Il Professor Piton è qui a causa mia. Tutto ciò
che gli è successo è colpa mia.
Tutto ciò che gli succederà
sarà colpa mia.
“Non posso dirti altro. Spero lo rispetterai.” Dice
con freddezza.
Annuisco velocemente, ancora fissando le mie mani.
Non credo di poter parlare con lui.
Finalmente conosco la verità.
Forse sarebbe stato meglio se quella verità fosse rimasta un
mistero.
ooo
È
passata un ora dall’ultima nostra conversazione. E qualcosa
mi turba. Non ho la
sensazione che mi abbia mentito, ma ci sono ancora delle cose che mi
risultano...strane. Era stato quasi facile ottenere quelle risposte da
lui.
Perché? Per quindici giorni non mi aveva detto mai nulla.
Perché ora?
Infine raccolgo il coraggio per chiedere.
“Cosa le è successo mentre era via,
Professore?”
“Te l’ho già detto.”
“Non
mi ha detto tutto, vero?”
Silenzio.
La mia voce trema un po’. “Ha visto... lui?
Voldemort?”
“Non pronunciare il suo nome!” Ribatte lui con
forza.
Mi ritraggo un po’ al suo tono, non essendomelo aspettato.
“P-Perché no? Quali
danni può fare? Ci ha già presi.”
Osservo
il suo viso con attenzione.
Lentamente
si calma. “È una mia abitudine.”
Va
bene. Ignoro la faccenda.
Poi
ripeto la mia domanda. “Beh, lo ha visto?”
Lui
si irrigidisce, ma ancora non risponde.
“Professore?”
Ancora,
nessuna risposta da lui.
“È
un sì il suo?”
Niente.
“Cosa
mi sta nascondendo, Signore?”
Sto
quasi per rinunciare, quando finalmente
si volta verso di me.
“Non
c’è alcuna speranza per me, Miss
Granger.”
Ho
la gola chiusa. “Che intende dire?”
“Non
c’è alcuna speranza per me.” Ripete,
privo d’emozioni. “Non c’è
alcuna
possibilità che mi lascino andare.”
“M-ma…
non è niente di nuovo.” Dico. “Non
c’è nemmeno una possibilità che lascino
andare me.”
“Esiste
una possibilità.”
Resto
in silenzio per un secondo, limitandomi a guardarlo.
Lui
continua. “Dovrei essere morto. L’unica ragione per
cui sto ancora respirando,
è perché vogliono usarmi per arrivare a
te.”
“Perché?”
Mormoro.
Distoglie
lo sguardo. “Li ho traditi.”
“Lei-”
Sembra
lottare contro le parole. “Io sono…io ero un
Mangiamorte. O perlomeno ho finto
di esserlo. Una breve pausa. “Ma tu già lo sapevi,
non è vero?”
“Era
una spia.” Concludo, spalancando gli occhi.
Annuisce.
“Si.”
“Io…
C’erano delle voci a riguardo.”
Lui
sospira. “Ora conosci la verità.”
“Hanno
scoperto che sei leale all’Ordine.”
“E
quello è stato l’ultimo tradimento.”
Risponde cupamente. “C’è ancora speranza
per te, Miss Granger. Potrebbero rilasciarti in cambio di qualcosa. La
mia
vita, in ogni caso, è finita.”
“No.”
La
parola mi sfugge dalle labbra prima che possa fermarla.
Ma
continuo. “Entrambi
verremo salvati. Non
accadrà niente a nessuno di noi due.”
Mi
guardo per un lungo istante, poi fa un sorrisetto. “Tipico,
un Griffondoro.”
“Ci
salveremo.” Ripeto, più forte.
Non
mi crede. Riesco a vederlo sul suo viso. Sta pensando a quanto sono
immatura e
poco realista. Ma preferisce non dirlo.
“Ci
salveremo.” Ripeto di nuovo, più a me stessa che a
lui.
Non
accadrà nulla al Professor Piton. Non potrei sopportarlo.
Lui è qui a causa
mia. L’Ordine ha perso una spia preziosa a causa mia.
Che
cosa ho fatto?
ooo
Mi
alzo, sentendo il bisogno di distendere le gambe.
Il
Professor Piton si schiarisce la gola come se stesse cercando di dirmi
qualcosa.
Cosa?
Lo
guardo, confusa.
Sta
guardando altrove.
“Signore?”
“La
tua…la tua camicia, Miss Granger.” Dice
imbarazzato, ancora non fissandomi.
La
mia testa scatta verso il basso e vedo ciò che lo sta
disturbando.
Oh.
Velocemente,
mi stringo addosso il tessuto, sistemandolo, nascondendo quello che non
voglio
nessuno veda.
Arrossisco
terribilmente.
Ho
appena lasciato intravedere più di quanto volessi.
Anche
se lui ha visto molto di più, sono ancora a disagio
all’idea che abbia visto il
mio reggiseno.
“Cos’è
successo? La tua camicia?” Chiede lentamente, incontrando il
mio sguardo. “I
bottoni?”
Mi
irrigidisco, stringendo la braccia attorno a me stessa. “Sono
saltati
tutti…quando…la guardia era qui.”
Capisce
e non chiede altro.
Sono
grata di questo.
ooo
Presto
sarà tempo per la visita al bagno.
I
nervi mi stanno uccidendo.
Quando
verranno a prendere il Professor Piton, resterò da sola.
Quella guardia
disgustosa.
Tornerà
da me?
Non
voglio nemmeno pensare a quello che potrebbe fare.
Mi
fa venire la nausea.
“Professore?”
Resto
sorpresa nel sentire la mia voce. Sono nel panico ed è
evidente.
Lui
mi guarda, sorpreso. “Sì?”
“Posso…Posso
chiederle un favore?”
Questo
lo coglie di sorpresa, ma lentamente annuisce.
“Quando
verrà condotto al bagno.. potrebbe…tornare in
fretta?”
Sembro
patetica. E questa richiesta suona davvero strana.
Lui
socchiude gli occhi. “Hai paura della guardia.”
Mi
irrita come riesca facilmente a leggermi dentro.
Mi
sfugge un rantolo. “Lui è… arrabbiato
con me.”
“Non
la definirei rabbia, Miss Granger.” Dice lentamente.
“Ma cercherò di tornare il
prima possibile.”
Annuisco,
un sorriso di gratitudine si forma sulle mie labbra.
“In
ogni caso. “Continua. “Non vedo come io
sarei
in grado di far qualcosa se lui…”
“Lo
so.” Lo interrompo. “É solo che mi sento
più al sicuro quando lei è qui.”
Forse
non avrei dovuto dirlo.
Forse
è meglio se non aggiungo altro.
ooo
É
l’ora della visita al bagno.
Prendono
per primo il Professor Piton.
Mi
guarda prima che lo portino via.
Sono
di nuovo sola.
Il
mio cuore sta battendo all’impazzata. Continuo a fissare la
porta, aspettandomi
che qualcuno faccia irruzione da un momento all’altro. Non ho
nulla con cui
difendermi.
Niente.
Passano
i minuti.
Sono
ancora da sola.
Poi
un altro minuto.
Nessuno.
Un
altro minuto.
Il
respiro si blocca nella gola quando sento un rumore provenire da fuori
la
prigione.
Smetto
di respirare.
Sta
arrivando.
Riesco
a sentire i passi.
Ma…non
c’è nessuno.
Osservo
attentamente la porta.
Non
si muove.
C’è
un silenzio talmente orribile.
All’improvviso
la porta si spalanca e quasi mi sfugge un grido.
Il
cuore mi si incastra in gola.
Ma
è solo lui.
Il
Professor Piton. È tornato.
Mi
rilasso visibilmente e lo ringrazio con gli occhi prima che di lasciare
la
stanza con la guardia.
ooo
Lui
attende fino a che siamo di nuovo soli nella cella prima di parlare.
“Stai
bene?”
Annuisco.
“Non è venuto nessuno.”
“Bene.”
Sì.
Bene.
Ma
ho la sensazione che non sia ancora finita.
La
guardia non si è affatto dimenticata di me.
ooo
Cibo.
Abbiamo
ricevuto due mele questa volta insieme al pane.
“Sono
preoccupati per la nostra salute.” Dico, tagliando il
silenzio.
Il
Professore si limita a guardarmi.
“Era..
era uno scherzo.” Mormoro, masticando un pezzo di pane.
“Doveva essere
divertente.”
“Sono
piuttosto familiare alla cosa, Miss Granger.” Commenta.
“Buono
a sapersi.”
ooo
Sono
sul mio materasso, fissando il soffitto e pensando.
È
tutto quello che posso fare.
Tutto
quello che possiamo fare.
Guardo
le mie gambe. Sembrano… più sottili.
Poi
mi esamino le braccia. Anche queste sembrano più fini.
Riesco
a sentirmi le costole.
Disgustoso.
Quanto
peso ho perso?
Probabilmente
ho un aspetto orrendo.
I miei occhi si fanno strada
verso il
Professor Piton.
Lui
non sembra aver perso peso. O forse è solo perché
ha tutti quei vestiti
addosso. Non gli farebbe male se ne togliesse qualcuno. Come riesce a
dormire
con tutta quella roba pesante addosso?
Lui
mi sorprende nel fissarlo e alza un sopracciglio interrogativamente.
“N-niente.”
Rapidamente scuoto la testa.
Sorprendentemente,
lascia correre la faccenda.
ooo
“Professore,
perché sono così negata con
l’Occulumanzia?”
Lui
sospira. “Ci siamo allenati solo per due giorni.”
“Ma
dovrebbe esserci stato un qualche tipo di progresso.”
Insisto. “E invece
niente.”
Mi
sta frustrando la cosa.
Io
sono Hermione Granger. Sono brava in tutto. Beh, quasi tutto. E io che
pensavo
che Occlumanzia sarebbe stata… più semplice.
“Per
ottenere un qualche progresso la tua mente deve essere serena. Vuota.
Devi
essere calma dentro.” Spiega il professr Piton.
“É perfettamente comprensibile
che tu non sia serena al momento.”
“Sarebbe
meglio se lo fossi.” Sussurro.
“Abbiamo
tempo.”
Questo
attira la mia attenzione. “Come lo sa? Potrebbero arrivare
e… farci fuori da un
momento all’altro.”
“Non
credo che lo faranno. Non hanno ancora ottenuto nulla da noi.”
“E
mai lo otterranno.” Mormoro, la voce bassa.
Silenzio.
Allora
mi sollevo e mi metto a sedere. “Forse possiamo provarci di
nuovo?”
Scuote
la testa. “No. Non oggi.”
“Perché
no?”
“Non
sono dell’umore per curiosare nella mente di una
ragazzina.”
Mi
irrigidisco. “È così
terribile?”
Lui
si limita a guardarmi.
“Beh.” Commento, nel tentativo
di
difendermi. “Non è come se io
mi
divertissi.”
Lui
rimane in silenzio.
Lo
guardo. “Ha penetrato la mia mente una decina di volte in un
giorno senza darmi
il tempo di riposarmi e questo è molto peggio rispetto al
suo dover frugare tra
i ricordi di una ragazzina.”
Lo
sguardo che mi rivolge…
Non
riesco a spiegarlo.
Le
sue labbra si schiudono leggermente e rimane completamente in silenzio,
solo il
suo pomo d’Adamo mostra un qualche movimento alzandosi ed
abbassandosi.
Che
succede?
Finalmente
si schiarisce la gola e distoglie lo sguardo. “Miss
Granger.”
È
irritato.
“Signore?”
“Apprezzerei
se facesse più attenzione con la scelta di parole.”
Lo
fisso, confusa. “La mia scelta di
parole?”
“Sì.”
Ringhia, a disagio.
Resto
zitta, cercando di ricordare cosa posso aver detto per disturbarlo
così tanto.
Oh.
Quella
parola.
Che
stupida che sono.
Sarebbe
una normale e perfettamente accettabile parola in un’altra
situazione, ma siamo
stati in questa prigione per troppo tempo. Tutto sembra contorto e
strano.
Arrossisco
leggermente. “Mi scuso. Farò più
attenzione.”
Lui
annuisce.
ooo
Un’altra
visita al bagno passa.
Ancora,
nessun segno della guardia.
Forse
ha rinunciato a me?
Spero
sia il caso.
Ha
avuto la sua vendetta.
Le
mie stesse mani mi disgustano. Probabilmente mi disgusteranno per il
resto
della mia vita.
Non
è una punizione sufficiente?
ooo
La
notte si avvicina lentamente.
Sono
sempre più tranquilla quando arriva la notte. Significa che
non c’è alcun
pericolo di vedere le guardie. Non
vengono mai a farci visita verso sera. Eccetto quella volta che hanno
preso il
Professor Piton.
Come
se mi avessero letto i pensieri, la porta si apre lentamente.
Il
Professor Piton e io ci alziamo di scatto e ci avviciniamo
l’uno all’altro.
È
lui.
La
guardia disgustosa.
Alla
sola vista sento la bile salirmi lungo la gola.
È
solo.
Mi
guarda per prima, sogghignando appena, poi sposta lo sguardo sul
Professor
Piton.
“Voi
due sapete che giorno è questo?” Chiede.
Silenzio.
“Beh?”
Continua. “Sapere da quanto tempo siete qui?”
Non
riesco a parlare.
“Sedici
giorni.” Dice dopo un lungo istante. “E non abbiamo
ottenuto nulla da voi.”
Dove
vuole andare a parare con questo?
“I
vostri amici e le vostre famiglie si saranno ormai dimenticati di
voi.” Dice,
poi mi guarda. “Beh, i tuoi
amici e
la tua famiglia. Non penso che il
Professore qui abbia qualcuno a cui importi di lui.”
Mi
irrigidisco, sentendo la rabbia crescere dentro di me. Ma il Professor
Piton
rimane calmo come sempre. Le parole della guardia sembrano non aver
alcun
effetto su di lui. Vorrei poter essere dire lo stesso.
La
guardia continua. “Proveremo qualcosa di nuovo. Ci siamo
concentrate un po’
troppo su di te.”
Non
voglio ascoltarlo.
Sento
che qualcosa di terribile sta per arrivare.
“Ora
ci concentreremo sulla tua famiglia.”
Le
parole mi attraversano come un coltello.
La
guardia mi guardia dritto negli occhi, un ghigno sul viso.
“Abbiamo localizzato
la tua famiglia.”
Ho
le ginocchia deboli. Non sono sicura di poter restare in piedi ancora a
lungo.
“Li
abbiamo presi, Miss Granger.” Dice la guardia. “E
se non accetterai di aiutarci
domani, riceverei un piacevole… regalo da tua…
Madre? Padre? Forse entrambi? Non
abbiamo ancora deciso.”
Mi
sento stordita.
La
guardia non aggiunge altro. Si limita a voltarsi e ad andarsene,
sbattendo la
porta dietro di lui.
Cado
sulle ginocchia un istante dopo, il respiro che mi esce in brevi
rantoli.
Non
riesco a crederci che sta succedendo.
Oh
Dio.
Il
Professor Piton è accanto a me, mi sta dicendo qualcosa, ma
non riesco a
sentirlo, non riesco a sentire la sua voce.
I
miei genitori.
La
mia mamma.
Il
mio papà.
Sono…
con i Mangiamorte?
Li
stanno torturando in questo stesso istante?
Le
lacrime scendono lungo le mie guance.
Non
riesco a controllarmi.
È
tutta colpa mia.
È
colpa mia se il Professor Piton è qui. È colpa
mia se i miei genitori sono qui.
Non
riesco a respirare.
“Miss
Granger.”
Scoppio
a piangere istericamente, ma nessun suono proviene dalla mia bocca.
O
forse non riesco nemmeno a sentirmi.
Le
mani di qualcuno sono sulle mie spalle, cercano di calmarmi.
Non
sta funzionando.
Mi
sta parlando.
Il
suo tono è morbido.
Ma
il Professor Piton non possiede un tono morbido.
Non
riesco a vedere nulla al di fuori delle mie lacrime.
Sto
tremando.
Sono
così sola. Così sola. E terrorizzata.
Poi
senza pensarci mi premo contro di lui, afferrando disperatamente i suoi
vestiti
fra le mani, nascondendo il viso sul suo petto.
Ho
bisogno che qualcuno mi abbracci.
Ho
bisogno che qualcuno mi dica che tutto andrà per il meglio.
Posso
sopportare tutto quello che la guardia decide di fare con me.
Ma
non i miei genitori. Non loro.
Il
Professor Piton non mi sta abbracciando. Resta inginocchiato accanto a
me in
evidente imbarazzo. È teso, riesco a sentirlo, ma non mi
allontano da lui.
Vorrei potermi perdere tra i suoi vestiti e non uscire mai
più.
Sta
parlando di nuovo.
Ma
non riesco a sentirlo. Non riesco a capirlo.
Non
si sta spostando.
E
io non ho intenzione di lasciare i suoi vestiti.
Questa
è la
traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul
sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della versione originale nel profilo.
- Day 17
–
In
effetti non provo nulla.
Niente.
Sono
seduta sulla sedia al centro della cella.
Il
Professor Piton è in piedi davanti a me.
Sta
parlando.
Sta
cercando di attirare la mia attenzione.
Non
sta funzionando.
Non
lo sto guardando. Il mio sguardo è fisso su quel punto del
muro. Le mie
orecchie funzionano ancora, posso sentirlo, ma non lo sto ascoltando.
Sono
sorprendentemente calma.
Non
so per quanto a lungo ho pianto tra le sue vesti, aggrappandomi a lui
come se
la mia vita dipendesse da questo. Mi sono messa in imbarazzo a
sufficienza per
questa vita.
Tutto
ciò che riesco a ricordare è... che ho
improvvisamente smesso di piangere. L'ho
lasciato andare, mi sono persino scusata per avergli inzuppato i
vestiti. Poi
mi sono semplicemente alzata e diretta verso la sedia.
Sono
rimasta seduta da allora.
É
mattina.
"Granger."
Perché
mi sta chiamando?
Perché
c'è preoccupazione nella sua voce? Sto bene. In effetti sono
davvero calma. Lo
stato in cui sono ora è decisamente migliore di quello in
cui ero un paio d'ore
fa.
"Dannazione,
Granger!"
Non
sobbalzo nemmeno al suono della sua voce.
Ho
solo bisogno di un po’ di tempo per me stessa.
Perché sta cercando di farmi
reagire?
Improvvisamente
le sue mani sono sulle mie spalle, scuotendomi leggermente.
"Granger."
Smette
quando non riceve alcuna reazione da parte mia.
Poi
inizia a parlare di nuovo.
Ma
i miei pensieri divagano.
Sono
successe tante cose.
Il
Professor Piton.
Quella
guardia disgustosa.
Quella
ragazza innocente che è stata uccisa a causa mia.
I
miei genitori.
Perché?
Sono
una persona orribile? Perché mi stanno succedendo tutte
queste cose?
Non
avevo previsto accadesse quando sono diventata amica di Harry.
Sono
successe tante cose.
Diciassette
giorni.
"Sto
bene, Professore." Dico infine, con voce calma.
"Non
stai bene."
Perché
deve sempre contraddire tutto quello che dico?
"Guardami."
Mi ordina.
Non
riesco a muovere gli occhi.
"Granger,
guardami."
Perché?
Guardare quel muro è rilassante. Trasmette pace.
"Questo
è strano." Dico finalmente.
"Cosa
è strano?"
I
miei occhi sono persi, ma le mie labbra si muovono, formando le parole.
"Non abbiamo ancora visto Voldemort."
Uso
il suo nome di proposito.
Sorprendentemente
lascia passare la cosa..
"Staremo
qui fino alla fine delle nostre vite." Sussurro.
Silenzio.
"Non
ci è voluto molto, vero?" Chiede.
Questo
attira la mia attenzione e finalmente lo guardo.
Continua."Solo
ieri eri ottimista e completamente convinta che saremo entrambi usciti
di qui
vivi. Cos'è cambiato?"
Non
fa sul serio.
Cos'è
cambiato?
Non
posso credere che me lo stia chiedendo.
"Sono
stanca." Dico alla fine.
"Lo
siamo entrambi."
"Mi
dispiace, Professore, ma credo di averne passate molte più
di lei."
La
mia voce è così calma.
"Oh,
davvero, Miss Granger?"
"Sì,
davvero."
"Puoi
illuminarmi?"
Lo
guardo, di nuovo. "So cosa sta facendo."
Lui
alza solo un sopracciglio, interessato.
"Lo
ha già fatto prima e io ho una buona memoria." Continuo."Sta
cercando
di farmi arrabbiare così che possa confidarmi con lei."
“Non
posso nasconderti nulla, vero?” C’è del
sarcasmo nella sua voce.
"Una
ragazza è stata uccisa davanti ai miei occhi. Per
colpa mia." Butto fuori."Il modo in cui mi ha guardata, prima di..."
Mi
rilasso, i ricordi mi ritornano in mente.
"Non
dimenticherò mai quello sguardo." Dico. "E poi l'hanno
semplicemente
lasciata a terra... e poi quando l'hanno portata via come se fosse
stata una
cosa... senza valore... sporcizia."
"Sono
Mangiamorte."
Una
frase così semplice. Come se spiegasse e giustificasse tutto.
"E
quella guardia..." La mia voce trema. "Non lo dimenticherò
mai. Anche
se sopravvivrò. Mi sento... sporca... danneggiata. Ma la
cosa più divertente è
che... non mi ha ancora fatto nulla di grave. Nulla. Ma mi sento
così
comunque."
"Non
sei danneggiata, Miss Granger."
"Lo
sono."
"No."
Silenzio.
Non
mi importa cosa dice.
Le
mie mani non sono nemmeno più le mie.
Non
posso dimenticare quella... sensazione.
Disgustoso.
"E
adesso hanno i miei genitori." Sussurro. "Com'è successo?"
"Devi
ricomporti, Granger."
No.
Non
lo farò.
"Dobbiamo
parlare." Prova di nuovo.
No.
Guardo
quel muro di nuovo e improvvisamente c'è un completo
silenzio intorno a me.
So
che il Professor Piton sta dicendo qualcosa, ma non riesco a sentirlo.
Il
posto in cui mi trovo è migliore.
Più
sicuro.
Più
calmo.
ooo
É
l'ora della visita al bagno.
"Ragazza."
La guardia mi chiama, ma non mi muovo nemmeno.
Non
devo andare in bagno.
"Vieni
qui." Ordina, impaziente.
"Non
vengo." Mormoro, senza nemmeno guardarlo.
"Tu
vieni."
Resto
in silenzio.
"Granger."
Prova il Professor Piton, spostandosi più vicino a me.
"Dovresti andare
con lui. Non causare problemi."
"Non
ci vado." Insisto.
Improvvisamente
la guardia è affianco a me e mi afferra con forza il braccio
prima di
trascinarmi fuori dalla cella.
ooo
Vengo
spinta nuovamente nella prigione.
Non
m'importa.
Cammino
lentamente verso la sedia e mi accomodo, senza guardare il Professor
Piton,
anche se riesco a sentire i suoi occhi puntati su di me.
Poi
va via con la guardia.
Capisco
che sono sola nella cella.
Ma
ciò non mi spaventa più.
Non
m'importa della guardia.
Il
peggio è già successo. Non m'importa cosa
decidono di farmi se fanno del male
ai miei genitori.
Se
succedesse loro qualcosa, la mia vita sarebbe finita.
ooo
Non
sobbalzo nemmeno quando le porte si aprono di nuovo.
Non
è la guardia.
É
il Professor Piton.
Attende
che siamo nuovamente soli, poi si avvicina a me.
Cosa
vuole adesso?
É
in piedi davanti a me.
E
poi all'improvviso mi tira uno schiaffo.
Non
forte, ma cattura sicuramente la mia attenzione.
Non
posso crederci.
"C-cosa
sta facendo?" Chiedo, alzando lo sguardo verso di lui.
"Ti
sto aiutando." Sogghigna.
"Picchiandomi?"
La
rabbia sta lentamente prendendo il sopravvento su di me.
"Nient'altro
ha funzionato. Avevi bisogno di quello schiaffo, Granger."
"No,
non ne avevo bisogno!" Alzo la voce. "Non sono una bambina che
può
semplicemente... tormentare e picchiare. Voglio starmene da sola."
"Beh,
sfortunatamente, non puoi startene
da
sola. Siamo qui insieme."
"Mi
lasci stare!"
Mi
guarda, fisso negli occhi. "No."
La
mia rabbia si sta lentamente trasformando in collera.
"Non
capisce come mi sento." Gli dico.
"Poverina."
Mi deride. "Certo che non lo so, perché mi stanno trattando
molto meglio.
Questo è ciò che chiamo una vacanza da Hogwarts."
Mi
alzo in piedi, guardandolo inferocita. "Sono stata obbligata a
spogliarmi
davanti a quelle vili guardie, ho dovuto ascoltare ogni loro commento.
Non
ricordo che abbiano detto qualcosa su di lei!"
"Granger
- "
"Poi
sono stata attaccata dalla guardia. Tre
volte!" Sto urlando adesso. "Guardi la mia camicia! É
strappata e non
posso nemmeno muovermi decentemente perché ho paura di
mostrare troppo. Ma non
importa più ormai, perché lei
ha già visto tutto!"
"Quegli
eventi sono stati spiacevoli, sì, ma potrebbe essere peggio."
"É
peggio! Hanno i miei genitori!"
"Come
fai a saperlo?"
"Lo
so! E-e se è così, allora è tutto
finito. Non posso più farcela!"
"Puoi."
"No!"
Gli grido contro. "Non capirebbe mai comunque."
Si
allontana da me. "Cosa intendi dire?"
"Lei
è freddo! Riesce almeno a provare qualcosa?"
Il
suo volto s'irrigidisce.
Sto
tremando, ma continuo comunque. "Sa come ci si sente quando si tiene a
qualcuno, quando si ama qualcuno?"
"Faresti
meglio a tacere, Granger. Ora."
"O
cosa farà? Mi schiaffeggerà di nuovo?" Non riesco
più nemmeno a
controllarmi. "Sono i miei genitori! Sa almeno cosa significa? Ha avuto
dei genitori?"
Improvvisamente
mi afferra rudemente il braccio, attirandomi a lui. "Non parlarmi in
questo modo."
La
sua voce è così bassa, ma percepisco la nota
pericolosa. Non mi aveva mai
parlato in questo modo prima d'ora.
Sembra
farmi reagire. E la sua presa è davvero forte.
In
effetti mi fa male.
Lo
guardo negli occhi. C'è una certa oscurità nel
suo sguardo. Ne sono la causa?
"Hai
capito?" Chiede, calmo.
"S-sì."
Finalmente
mi lascia andare e mi volta le spalle.
Mi
fa male il braccio.
Ma...
probabilmente me lo merito.
Cosa
pensavo di fare parlandogli in quel modo?
É
il mio Professore. E mi ha aiutato diverse volte.
Ho
combinato un pasticcio.
ooo
Non
mi guarda nemmeno.
Comprensibile.
Cercava
di aiutarmi e io l'ho aggredito in quel modo.
Il
silenzio è opprimente.
ooo
É
qui.
La
guardia.
Entra
lentamente nella cella, un ghigno soddisfatto sul volto. E sta reggendo
qualcosa.
Una
busta da lettere.
Aspetto
in silenzio.
"Come
state?" Chiede, guardando me e il Professor Piton. "Spero abbiate
dormito bene."
Bastardo.
Si
limita a scuotere le spalle quando non riceve risposta. "Dritto al
punto
allora."
La
mia gola si chiude.
Non
riesco a smettere di guardare la busta.
"Ragazza."
Dice la guardia. "Ho qualcosa per te. In caso avessi ancora dei dubbi
riguardo ad aiutarci."
La
busta.
"Tieni."
Dice e me la porge.
Devo
prenderla?
Non
voglio.
Guardo
il Professor Piton ed è diffidente tanto quanto lo sono io.
Alla
fine mi dirigo verso la guardia, prendendo velocemente la busta prima
di
indietreggiare.
Non
voglio stargli vicino.
"Non
mordo, piccola." Ride. "Beh, ritornerò tra un paio d'ore.
Divertiti
con ciò che c'è nella busta."
Con
questo lascia la cella.
Le
mie mani stanno tremando orribilmente.
C'è
qualcosa nella busta.
Un
oggetto piccolo.
"Aprila."
Mi ordina il Professor Piton.
Esito
per un istante.
Ma
poi mi sforzo lentamente di muovermi e la apro.
Solo
allora guardo al suo interno.
Oh Dio.
La
busta mi scivola dalle dita e cade a terra mentre mi giro intorno, nel
panico.
"Oh
Dio. Oh Dio."
Credo
che vomiterò.
Il
Professor Piton raccoglie con attenzione la busta da terra, poi guarda
al suo
interno.
"Sai
di chi è?" Chiede, calmo.
Non
riesco nemmeno a parlare. Non riesco nemmeno a respirare.
Sto
solo camminando su e giù per la cella.
"Granger,
sai di chi è questo dito?" Chiede di nuovo.
Dito.
Il
dito di qualcuno.
Deve
essere quello di mia madre.
"Sembra
appartenere ad una donna. Dice il Professor Piton.
Non
riesco ad ascoltarlo.
"Quello
di mia madre." In qualche modo le parole mi escono di bocca.
"Sei
sicura?"
Non
riesco nemmeno a piangere.
"N-non
posso..."
"Granger
- "
"Dobbiamo
fare qualcosa, qualunque cosa. L-loro non possono fargli del male." Sto
tremando incontrollatamente.
"Devi
calmarti."
Ma
non sto più ascoltando.
Mi
avvicino alle porte e inizio a prenderle a pugni con tutta la mia forza.
"Non
serve a nulla, Miss Granger." Dice con tono pacato.
"Perché
ci state facendo questo?" Urlo, prendendo a calci le porte.
"Finirai
solo per farti del male."
Non
m'importa.
"Usa
il cervello, Granger." Mi ordina il Professor Piton. "Sei sicura di
riconoscere il dito?"
Mi
fermo e mi volto a guardarlo. "Perché mi porterebbero il
dito di un
estraneo? É quello di mia mamma."
"Sei
sicura?" insiste.
Perché
mi sta torturando?
Un
grido mi sfugge e prendo un bel respiro. "C-cosa vuole che faccia?"
"Voglio
che ti accerti che questo apparteneva a tua madre."
Scuoto
il capo. "N-non posso - "
"Vieni
qui." Il suo tono di voce non ammette discussioni.
Lentamente
lo raggiungo e mi obbligo a guardare all'interno della busta.
Di
nuovo, la nausea mi assale."É il suo."
"Ne
sei certa?"
Mi
obbligo a guardare di nuovo il dito.
Il
sangue.
Il
ripugnante colore pallido della pelle.
Ma...
L'unghia.
Qualcosa
non va.
Mia
mamma ha una diversa... forma. Le sue unghie sono più lunghe.
Lentamente
mi calmo. "Aspetti..."
Dopo
un lungo attimo, sussurro. "N-non credo sia il suo."
Un
sorriso prende forma sul mio viso. "Non credo sia il suo." Ripeto.
"Come
mai?"
"Le
sue unghie sono... diverse."
Il
Professor Piton se ne sta zitto, limitandosi ad osservandomi.
"So
che non è il suo dito." Dico. "Perché
mentirebbero?"
"Secondo
te?" Chiede, poi chiude la busta e la poggia sulla sedia.
Sono
così confusa.
"Significa
che non hanno i miei genitori?"
Riesco
a respirare a stento.
"É
una possibilità. E questo è ciò che ho
tentato di dirti per tutto il
tempo." Spiega. "Non puoi credere ciecamente a ogni cosa che
dicono."
Lascio
andare un sospiro. "Mi sono comportata così da... immatura."
"Sì,
l'hai fatto."
Alzo
lo sguardo verso di lui. "Mi dispiace."
Sbuffa
semplicemente e mi volta le spalle.
È
come se un macigno mi fosse stato tolto dalle mie spalle.
Riesco
di nuovo a respirare.
I
miei genitori sono al sicuro.
ooo
"Crede
davvero che non hanno i miei genitori?" Chiedo di nuovo.
"Credi
che l'Ordine li lascerebbe indifesi dopo la tua scomparsa?"
"N-non
lo so... Sono andata nel panico."
"Questo
è esattamente ciò che non dovresti fare."
"Non
riuscivo a ragionare." Ammetto.
"L'ho
notato."
Silenzio.
ooo
Alla
fine la guardia è tornata.
Non
sopporto quello sguardo soddisfatto sul suo volto. Pensa di averci
entrambi in
pugno.
"Beh,
avete visto il regalo che vi ho dato? Vi è piaciuto?" Chiede.
Afferro
immediatamente la busta dalla sedia e gliela lancio contro. Lo colpisce
sul
petto e poi cade a terra.
"Questo
è quanto ci è piaciuto!" Gli ringhio contro.
Adesso
è serio. "É questo il modo di trattare le cose di
tua madre?"
"Non
è di mia mamma."
"É
così?"
Il
Professor Piton interviene. "Non c'è bisogno di giocare. Ti
abbiamo
scoperto. Adesso prendi la busta e vattene."
La
guardia la raccoglie, poi mi guarda. "Va bene, non è di tua
madre. Ma noi
l'abbiamo."
M'irrigidisco.
"E
anche tuo padre. Volevamo semplicemente non fare loro del male. Lei
è davvero
bella."
Bastardo.
Sto
tremando dalla rabbia.
Sta
mentendo. Non devo ascoltarlo.
"Volevamo
divertirci un po' con lei e questo ha davvero infastidito tuo padre.
Eccessivamente protettivo, vero?"
Sta
mentendo.
Devo
continuare a ripetermelo.
La
guardia continua. "Ho avuto la madre e avrò anche la figlia.
Forse tuo
padre guarderà. Non ho ancora deciso. I giochi sono appena
iniziati."
Con
questo lascia la prigione.
ooo
"Sta
mentendo." Dico, non sapendo se è un'affermazione o una
domanda.
"Sì."
"Ma...
come fa a esserne certo?"
Non
posso farci niente.
"Sono
Mangiamorte. Mentono." Risponde
il Professor Piton, poi sospira. "Ci risiamo?"
Resto
in silenzio per un istante.
Poi
qualcosa mi viene in mente. "Perché non mi hanno ancora
violentato?
Continuano a girarci intorno, ma poi non fanno nulla. Dio sa che hanno
avuto
numerose possibilità per farlo. Perché non
l'hanno fatto?"
Il
Professor Piton s'irrigidisce. Posso avvertire che non si sente a suo
agio.
"Non
lo so."Risponde alla fine.
"Non
voglio che succeda."
"Lo
so."
C'è
una tale oscurità nella cella.
Non
riesco a vedere niente.
É
notte fonda e non sono nemmeno sicura se so di cosa sto parlando.
Ma
in qualche modo continuo. "Non voglio che sia lui."
"Cosa
vuoi dire?"
"Intendo...
sa... i-il primo."
Silenzio.
Continuo.
"Lo so che pensa che mi sto comportando come una bambina e... non sto
vivendo in una favola, ma... non voglio che succeda in questo modo. Non
qui. Non
ora."
Alla
fine parla. "Miss Granger, dubito fortemente che questa conversazione
sia
appropriata."
Lo so che
è inappropriata. E non penso
che sarei capace di tenere questa conversazione se potessi vederlo. Ma
l'oscurità rende le cose più semplici.
Più
sicure.
E
posso immaginare quanto possa essere divertente se lui fosse davvero un
Mangiamorte e stia complottando contro di me. Si starà
divertendo molto ad
ascoltarmi.
Ma
in questo momento non posso pensarci. Mi fa male la testa per tanto
sospetto.
Tutto
ciò che voglio ora è sentirmi al sicuro.
Parlare.
"Non
voglio che sia lui." Ripeto. "E non tanto per me, ma... per lui. Non
voglio che vinca e che mi faccia questo."
Il
Professor Piton resta in silenzio per un momento, poi sospira. "Cosa
vuoi
che ti dica?"
Non
c'è nulla.
Nulla
che lui possa dire per migliorare le cose.
Nulla
che possa fare.
Perché
mi aspetto sempre che renda le cose migliori?
Lui
è impotente quanto me.
"Preferirei
uccidermi piuttosto che permettergli di..." La mia voce si affievolisce.
"Non
dire stupidaggini."
"Sono
seria."
"Granger
- "
"So
che non posso fargli del male... ma posso farne a me stessa."
"Non
farai una cosa del genere." Risponde, con voce più forte.
Questa
è la traduzione della storia “30 Days”
pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della
versione originale nel profilo.
-
Day 18 –
Non
mi sento molto bene.
Questa
è la prima cosa di cui mi accorgo quando mi sveglio.
La
gola mi prude, gli occhi si inumidiscono senza alcuna buona ragione e
il mio
intero corpo è debole.
Gemo
e mi metto a sedere.
Poi
rivolgo lo sguardo verso il Professor Piton. Mi sta osservando con un
espressione strana sul viso.
“Stai
bene?” Chiede.
Questo
mi sorprende, raramente è lui quello ad iniziare una
conversazione.
“S-sì.”
Rispondo, ma lui non distoglie lo sguardo.
“Cosa?”
Chiedo.
“Non
sembri star bene.”
“Solo
solo stanca… e affamata.” Ammetto, accorgendomi
che non ci è stato dato del
cibo ieri.
Ma
stavano succedendo così tante cose ieri e il cibo era
l’ultimo dei miei
pensieri. Ma ora non riesco ad ignorarlo. Il mio stomaco si sta
lamentando.
Ad
alta voce.
Questa
giornata non è iniziata per niente bene.
ooo
Starnutisco
e tutto il mio corpo sobbalza.
Probabilmente
è a causa della polvere nella cella.
E
poi starnutisco di nuovo.
Non
è la polvere.
Mi
sento da schifo.
“Tu non stai bene,” Dice il
Professor
Piton, avvicinandosi a me.
“Lo
sono, davvero-”
Ma
lui non mi ascolta e si inginocchia di fronte a me, tirando indietro la
manica
e appoggiando il polso sulla mia fronte.
Sento
qualcosa attraversarmi al contatto.
Uno
strano formicolio.
È
piacevole sentire il tocco di qualcuno.
È
passato così tanto tempo da quando qualcuno mi ha toccato
con gentilezza.
E
la sua pelle è morbida e calda.
Chiudo
gli occhi, quasi abbandonandomi a quella sensazione.
“Hai
la febbre.” Dice all’improvviso, distogliendomi dai
miei pensieri.
Quando
rimuove a mano dalla mia fronte, quando gemo per il dispiacere, ma mi
fermo in
tempo.
Schiarendomi
la gola, cerco di concentrarmi su quello che ha appena detto.
“Ne è sicuro?”
“Sicuro.”
Replica. “Era prevedibile accadesse. Niente Sole, niente cibo
decente, un
estrema quantità di stress accumulato nei ultimi 17
giorni.”
“Che
dire di lei?”
“Io
sono già abituato a questo stile di vita, Miss
Granger.” Mi blandisce.
“Dovresti riposarti. Cerca di dormire. Con un po’
di fortuna avremo del cibo
oggi.”
Annuisco,
lasciandomi cadere sul materasso senza cerimonie.
ooo
“Miss
Granger.”
Gemo,
riconoscendo la sua voce.
“Miss
Granger.”
Questa
volta apro gli occhi, notando che il Professor Piton è
inginocchiato di fronte
a me, tenendo un bicchiere di acqua nella sua mano.
“Dovresti
berlo.” Dice.
“Quando…”
Mi interrompo, scioccata al suono della mia stessa voce. È
così roca e debole.
Mi
schiarisco la gola, poi ritento di parlare. “Quando hanno
portato il cibo?”
“Mentre
stavi dormendo.
“Non
li ho sentiti.
“Non
c’era nulla da sentire. La guardia ha semplicemente appellato
del cibo e se ne
è andata. Senza una parola.”
Annuisco
e poi con attenzione prendo il bicchiere d’acqua dalla sua
mano. Le mie dita
sfiorano le sue e lo noto.
Normalmente non avrei prestato una simile attenzione ad un tocco, ma
ora è
tutto differente. Tutto sembra diverso.
Rapidamente
porto il bicchiere alle labbra, godendomi la sensazione mentre
l’acqua mi
riempie la bocca e scorre giù lungo la gola secca.
“Lentamente.”
Mi raccomanda il Professor Piton e cerco di obbedire, di prendermi il
mio
tempo.
Dopo
un minuto o due allontana il bicchiere da me.
“Dovresti
cercare di mangiare la mela.” Dice.
“Ci
hanno dato una mela?” Chiedo, sorpresa.
“Due.”
Questo
è ottimo. Ma non me la sento di mangiare.
“Forse
dopo.” Dico, lasciando cadere la testa sul
materasso.” “Solo così stanca.”
Lui
si limita ad annuire e si incammina verso il suo lato della cella.
ooo
Sono
davvero furiosa con me stessa. Come è potuto accadere?
Questo è il momento
peggior per ammalarsi.
Non
posso fare nulla. Non riesco nemmeno a pensare coerentemente.
E
sono più che certa di non poter gestire le guardie.
Fortunatamente
questo è uno di quei giorni in cui veniamo lasciati da soli.
ooo
Visita
al bagno.
Riesco
a malapena a camminare, ma ho davvero
bisogno di andare al gabinetto, così mi sforzo di muovermi.
Il
Professor Piton mi lancia un’occhiata preoccupata, ma scuoto
la testa.
Starò
bene.
ooo
Ogni
volta che sono da sola nella cella, il panico dilaga nel mio intero
corpo.
Continuo
ad ascoltare in cerca di qualsiasi suono.
È
come se stessi trattenendo il respiro in attesa che il Professor Piton
ritorni.
ooo
“Non
posso morire così.”
“Non
morirai, Granger, non dire sciocchezze.”
Mi
sforzo di guardarlo. “Ma se succedesse?”
“Non
succederà.”
“Non
vedrò mai nessun altro essere umano. I miei
genitori…Harry, Ron.”
Lui
sbuffa e quello mi fa quasi scoppiare a ridere. Siamo rinchiusi in una
prigione, non sappiamo se vivremo a lungo da vedere un altro giorno e
ancora
mostra il suo disprezzo al solo menzionare Harry e Ron. Non mi sarei
mai
aspettata di meno da lui.
Poi
qualcosa mi colpisce. “Sono stata davvero scortese con Ronald
l’ultima volta
che ci ho parlato. L’ultima volta che ricordo
di aver parlato con lui, in ogni caso. Ero scocciata
perché non avevo
ricevuto alcuna notizia da lui durante l’estate.”
“Hmm.”
È la sua unica risposta.
So
che non gli piace l’argomento della conversazione. Non ama
Harry e Ron e
sentirmi parlare di loro deve irritarlo.
Così
decido di rimanere in silenzio.
“Hai
ancora la febbre?” Chiede dopo qualche minuto di silenzio.
“N-non
so.” Poi aggiungo nervosamente. “Forse potrebbe
controllare?”
Stupida!
Cosa sto pensando?
Mi
lancia una strana occhiata. Ma poi si aavvicina a me, premendo la mano
sulla
mia fronte.
Sono
disgustata da me stessa all’idea di godermi il tocco e la
vicinanza. Cosa c’è
di sbagliato in me?
Lui
allontana la mano. “Stai ancora scottando.”
“Passerà.”
Lui
non dice nulla.
ooo
“Conosceva
quella ragazza?” Chiedo.
Luis
a di che ragazza sto parlando.
Gli
ho già fatto quella domanda prima d’ora ma si era
rifiutato di rispondere.
“Sì,
la conoscevo.” Risponde alla fine.
Beh,
non mi aspettavo che lo ammettesse.
“Da
Hogwarts?”
Annuisce.
“Perché
lei…” Non riesco a trovare le parole, ma dopo un
istante ci riprovo. “Perché si
sta comportando così ogni volta che la menziono?”
“Non
vuoi saperlo.”
“Lo
voglio.”
Il
suo comportamento sta iniziando a preoccuparmi.
Rimane
in silenzio.
“Professore.” Riprovo.
La
sua voce è così bassa quando si decide a parlare.
“È stata portata da me.”
“Cosa
intende dire? Quando?”
“Il
giorno in cui sono scomparso da qui.”
“Portata da lei?” Ripeto.
“Perché?”
“Molte
cose sono accadute quell giorno.” Risponde. “Cose
di cui non desidero parlare.”
“Ma-”
“Nessuna
domanda, Granger. Lascia perdere.”
Chiudo
la bocca.
Il
tono nella sua voce è serio e non lascia spazio ad argomenti.
Capisco
che ci sono cose di cui non vuole discutere con me, ma ancora mi
infastidisce
che stia tenendo dei segreti con me. Non è giusto. Lui sa
tuto di me e io so di
lui quanto ne sapevo ad Hogwarts.
ooo
Non
è il mio giorno fortunato.
Le
guardie ovviamente non vogliono lasciarci da soli. Nemmeno per un
giorno.
Nell’istante
in cui entrano, mi alzo dal materasso.
La
stanza ruota intorno a me per qualche secondo, ma poi mi raddrizzo.
Sono
due.
Il
capo e un’altra guardia. Non lo riconosco.
“Come
stiamo oggi?” Chiede il capo.
Sto
per vomitare sulle mi scarpe, ecco come sto.
Silenzio.
“Non
siete molto in vena di parlare oggi, vero?” Poi sospira.
“Beh, allora andremo
dritti al punto.”
Mi
irrigidisco, aspettandomi che menzioni di nuovo i miei genitori. Cosa
ha
intenzione di fare ora?
“Tempo
per le docce.
Quella
frase mi manda i brividi lungo il corpo.
La
guardia mi rivolge lo sguardo. “Mi aspetto che mostri un
po’ più di
gratitudine. Questo posto puzza.”
Non
riesco nemmeno a reagire.
Voglio
farmi una doccia. Mi sento sporca.
Ma
allo stesso tempo so cosa voglia dire farsi la doccia. Non voglio
passarci di
nuovo.
Alle
guardie e ai loro commenti. Alle loro risate.
Non
ora.
Il
Professor Piton mi lancia un’occhiata e so che sta intuendo i
miei pensieri. E
mi sta avvertendo con gli occhi.
Posso
quasi sentirlo nella mia testa.
Obbedisci.
Non
creare problemi.
E
per qualche strana ragione gli do retta. Inoltre, mi sento
così debole che discutere
con le guardie sarebbe troppo estenuante.
Veniamo
condotti fuori dalla cella.
ooo
Riesco
a malapena a tornare nella cella. A quel punto mi lascio cadere sul
materasso.
Il
Professor Piton rimane in silenzio fino a che le guardie non ci
lasciano da
soli. Poi si fa strada verso di me.
Lo
guardo e noto che si sta togliendo il mantello.
“Ecco.”
Dice, coprendomi con esso.
Sto
tremando.
L’acqua
era così fredda. Perfino il cervello si è
congelato.
Silenzio.
Lui
si allontana da me e si siede sulla sedia, continuando ad osservarmi.
“L-lo
ha visto?” Chiedo.
Sospira.
“Sì, l’ho visto.”
“Il
modo in cui mi stava guardando… ha sentito quello che ha
detto.”
“Sì.”
Le
cose disgustose che la guardia ha detto. Mi hanno davvero colpito. Non
mi ha
toccato, ma è come se lo avesse fatto.
“Pensa
che cercherà davvero di fare qualcosa?” Chiedo,
anche se penso che sia una domanda
stupida.
Come
può il Professor Piton saperlo? Mi sono sempre aspettata che
lui sapesse tutto.
È un po’ ingiusto per lui.
“Non
vuoi avere questa conversazione, Miss Granger.”
“Lo
voglio.”
Beh,
non voglio, ma devo.Devo sapere.
“Dovresti
cercare di dormire, devi recuperare le energie il prima
possibile.” Dice con
calma, ignorando completamente la domanda.
“La
smetta di proteggermi!” Alzo la voce.
Mi
guarda con durezza. “Proteggere te?
Credi
che stia tentando di proteggere te?”
Rimango
in silenzio.
Lui
continua. “Sono incapace di
proteggerti e questo mi sta ancora rodendo dentro. E se questo non
è
abbastanza, ti aspetti che ti dica ogni minimo dettaglio di quello che
potrebbero farti. Beh, mi dispiace, ma questo è qualcosa che
non farò. Non puoi
aspettarti che lo faccia.”
Mi
mordo la lingua, realizzando quello che sta cercando di dirmi.
Cose
orribili potrebbero accaderci e lui non vuole parlarmene. Questo mi
terrorizza
più di tutto.
Distolgo
lo sguardo e la nostra conversazione termina.
ooo
La
guardia ha fatto delle osservazione riguardo la quale sono preoccupata.
Che
espressione avevo usato?
Insegnarmi
come fanno gli uomini. O qualcosa del genere.
Ma
non posso. La mia mente continua a ripeterlo.
E
poi lo capisco.
Non
posso permettere a quella disgustosa guardia di vincere.
Non
posso e basta.
So
che non c’è modo di impedirgli di fare quello che
vuole, ma voglio batterlo in
qualche modo. Voglio assicurarmi che non possa ottenere quello che
vuole.
E
un oscuro e contorto pensiero si forma nella mia mente.
Sono
così scioccata da me stessa per averlo anche solo formulato.
Non
lo avrei mai detto se le cose fossero state differenti. Se fossi stata
in
salute.
Ma
ora la febbre sta rendendo tutto diverso. Non riesco a vedere
chiaramente le
cose.
E
all’improvviso sto parlando.
“Professore, io.. io
vorrei chiederle qualcosa.”
“Di
che cosa si tratta, Miss Granger?”
“So
che sembrerà…sbagliato.”
Questo
attira la sua attenzione.” Cosa intende?” La sua
voce è più cauta ora.
“Stavo
pensando…se lei potesse forse aiutarmi con
qualcosa.”
Lui
sospira. “Ho quasi paura a chiederlo.”
Resto
in silenzio.
“Sputa
fuori, Granger.”
Alla
fine, prendo un respiro profondo. “Non voglio che la guardia
l’abbia vinta. Non
posso permettergli di essere il primo. Quello sarebbe troppo.”
Lui
si irrigidisce. “Sai che non posso fermarlo.”
“Lo
so e… non è quello che intendo.”
Ho
paura di guardarlo.
Lui
resta in silenzio.
“Miss
Granger?”
“Sì?”
“Mi
stai… mi stai proponendo quello che penso stai facendo? E spero di averti frainteso.”
“N-non
so. Cosa pensa sto proponendo?”
“Non
giocare con me.” Ringhia lui.
Mi
irrigidisco, sentendo la tensione nell’aria.
“Sto
s-solo pensando-”
“Stai
camminando su un terreno pericoloso, Granger.”
Il
suo tono è severo e so che vuole solo che lasci perdere e
cambi argomento. O
che smetta di parlare.
Ma
non posso.
“Ci
pensi, Professore.”
Si
irrigidisce. “Mi stai
chiedendo di scoparti e allo stesso
tempo mi stai chiamando Professore.” La sua voce è
crudele e fredda.
“É
sempre meglio di quella guardia.”
“Sì.
È meglio. Per te.”
Fa
una pausa. “Che dire di me? Credi che potrei
oltrepassare quel confine? Avere una relazione con uno studente
è qualcosa che
mi fa inorridire.”
“Andare
a letto col mio Professore non era qualcosa appuntato nella mia lista
delle
cose-da-fare.” Dico,
la mia voce tremante. “Ma… non voglio che sia
lui. La prego.”
Mi
guarda duramente. “Mi stai
chiedendo troppo, Granger. Fin
troppo.”
“L-lo
so e so che tutto questo è un
po’…affrettato e… ma, ci pensi solo un
istante,
per favore.”
“Non
riesco a credere che stiamo avendo questa conversazione. Tutto
ciò è
oltraggioso.”
“Siamo
stati costretti a questa situazione-”
“Sono
il tuo insegnante.”
Esclama, il suo tono lievemente arrabbiato. “ E poi se
venissimo salvati? A
quel punto?”
“N-niente.”
Non
stai pensando, Miss Granger. Ti suggerisco di tornare a dormire. E per
favore,
non accennare mai più a questo argomento. Mai
più.”
Annuisco,
sentendomi estremamente in colpa. Cosa stavo pensando? Cosa lui ora sta pensando?
È
stata un’idea stupida. Non avrei mai potuto pretendere una
cosa simile da lui.
È troppo.
Ma…
Se
dovessi scegliere tra la guardia e il Professor Piton, non esiterei per
un
istante.
Questo
fa di me una cattiva persona? Una malata e deviata persona?
ooo
Il
giorno sta lentamente arrivando al suo termine. Sono contenta che le
guardie
non tornino a farci visita. E anche se sono ammalata, sono molto
più calma di
ieri. Non è stato detto niente riguardo i miei genitori e
spero questo
significhi che non sono stati catturati. Le guardie stavano mentendo
ieri.
Devono averlo fatto.
Sento
ancora la tensione nell’aria, causata dalla mia sconsiderata
richiesta.
Devo
sistemare le cose.
“Allora…”
Inizio. “Quali
pozioni sono in programma per
quest’anno?”
“Sono
sicuro che lo sai già. Probabilmente hai già
letto l’intero testo di scuola una
dozzina di volte.
Arrossisco.Come
fa a saperlo?
Lui
sospira. “So cosa stai cercando di fare, Miss
Granger.”
“Iniziare
una conversazione?”
“Difficilmente.”
Silenzio.
Poi
lui parla di nuovo. “Dovresti dormire e non cercare di fare
una conversazione.”
“Non
riesco… a dormire.”
“Perché
no?”
Non
sono sicura se dovrei dirlo o meno.
Alla
fine mi decido. “Fin da quando che è scomparso
quella notte qualche giorno
fa…sto avendo problemi a dormire. Ad addormentarmi.”
Lui
capisce quello che sto cercando di dire. Lo vedo sul suo viso.
“Ti
stai affidando troppo a me, Miss Granger. Fin troppo.”
“Non
potrei farlo da sola.” Ammetto a bassa voce.
“Potresti.”
“No.”
“Potresti.” Ripete.
Cerco
di cambiare argomento. “Posso avere quella mela ora, per
favore?”
Lui
solleva le sopracciglia. “Sei
malata, Granger, non
paralizzata.”
Ovviamente.
Faccio
per alzarmi, ma poi lui si muove verso di me e mi tende la mela.
Un
piccolo sorriso si forma sulle mie labbra. “Grazie.”
Lui
non dice nulla.
ooo
Voglio
mia mamma.
Voglio
che mi rimbocchi le coperte del letto. E che mi porti una tazza di te.
Voglio
la sua zuppa di pollo. E le medicine. E dei libri da leggere.
Al
posto di tutto quello ho un materasso sporco, sono coperta col mantello
del
Professor Piton e lui si sta
prendendo cura di me. Cercando, almeno. Non è un tipo
premuroso, ma sta facendo
del suo meglio. Sono grata di questo.
Chiudo
gli occhi, sentendomi al sicuro sapendo che non è molto
lontano da me.
Per
quanto tempo?
Per
quanto tempo questa cella sarà la mia casa?
Quando
finirà tutto questo?
E
sono arrivata al punto in cui non importa dove finisce, basta che
finisca.
Questa
è la
traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul
sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della versione originale nel profilo.
- Day 19
–
"Svegliati!"
Non
è la
voce del Professor Piton.
Spalanco
gli occhi al comando. Mi metto a sedere immediatamente mentre realizzo
che due
guardie sono nella cella.
É
tutto
così confuso, non riesco nemmeno a pensare lucidamente.
Cosa ci
fanno qui? E così presto la mattina?
I miei
occhi trovano il Professore e capisco che è agitato anche
lui. Anche se sembra tranquillo, ma
posso solo dire
che è confuso.
"Buon
giorno, prigionieri." Dice alla fine il capo. "Immagino abbiate
dormito bene?"
"A
cosa dobbiamo questa visita?" Chiede il Professor Piton, con una voce
impregnata di veleno.
"Ci
stavo arrivando, caro Professore."
Non va
bene. Non ci hanno mai fatto visita così presto. Sento che
succederà qualcosa
di brutto.
"Ci
abbiamo pensato su." Dice la guardia. "E abbiamo capito che forse ve
l'abbiamo fatta passare troppo comoda."
Non posso
credergli. Fa sul serio?
Il
Professor Piton solleva un sopracciglio e so che sta pensando la stessa
cosa
che penso io.
"Siete
nostri prigionieri dopotutto e fin'ora vi abbiamo fornito cibo, acqua,
sonno, perfino
la doccia."
"Certamente,
entrambi ci sentiamo davvero speciali." Risponde Piton, ma la guardia
si
limita a sorride all'affermazione.
"Beh,
noi non vogliamo farvi sentire speciali e per questo motivo abbiamo
deciso di
darci un taglio."
Mi sforzo
di parlare. "Sarebbe?"
La mia voce
è così rauca che mi sorprende.
La guardia
mi rivolge un'occhiata. "Miss Granger, carino da parte tua unirti alla
conversazione." Continua poi. "Non fate quelle facce così
serie, voi
due. Non vi toglieremo il diritto al cibo e all'acqua. Abbiamo
qualcos'altro in
mente."
Cosa ci
può
essere di peggio di cibo e acqua?
La guardia
sorride, poi parla. "Da adesso in poi, amati prigionieri, non vi
è
permesso dormire."
Silenzio.
Cosa?
"Beh,
devo ammettere che mi aspettavo di vedere più orrore sui
vostri volti." Ammette
la guardia.
Guardo il
Professor Piton ed è preoccupato. Il suo volto è
immobile e sta pensando a
qualcosa. Se luièpreoccupato, significa
che dovrei esserlo anche io. Ma per
qualche ragione, privarci del sonno non è così
orribile come privarci di cibo e
acqua.
La guardia
si schiarisce la voce, poi rivolge uno sguardo all'altra guardia dietro
di lui.
"Mettiglieli addosso."
L'uomo
ubbidisce immediatamente, venendo per prima verso di me. M'immobilizzo,
osservandolo con terrore, ma lui si ferma di fronte a me, guardandomi
in modo
gelido.
"La
mano." Ordina.
Obbedisco,
tendendogli la mano tremante. L'afferra e aggancia una specie di
braccialetto
di metallo. Poi mi lascia andare e si dirige verso il Professore, che
rivolge
uno sguardo disgustato alla guardia.
"La
mano."
Il Professor
Piton guarda il capo. "Lo
sai che
non sarai capace di continuare con questa cosa per molto."
"Lo
so." Risponde. "Ma me lo godrò finché dura."
Gli occhi
del Professor Piton si adombrano, ma non protesta mentre la guardia gli
aggancia l'aggeggio metallico al polso.
"Sapremo
se provate ad addormentarvi e non sarà piacevole per voi."
Spiega l’uomo.
"Cosa
succederà?" Chiedo, guardando il braccialetto con timore.
Ride. "Lascia
che sia una sorpresa, ma non ci proverei se fossi in te."
Non posso
evitare di agitarmi alle sue parole.
"Beh,
a presto." Aggiunge, poi entrambe le guardie lasciano la cella.
Silenzio.
Nessuno dei
due parla. Siamo troppo impegnati ad osservare il nostro nuovo
accessorio. É
così piccolo e non sembra che possa recare chissà
quali danni. Ma a parte le
dimensioni, posso avvertire qualcosa provenire da esso. Un qualche tipo
di
energia, o...magia.
"Lei
sente...?" Chiedo, cercando di rimanere calma.
"Sì."
Risponde. "Magia Oscura."
Prendo un
bel respiro, poi tossisco un paio di volte facendo lacrimare gli occhi.
Grandioso.
Proprio ciò di cui avevo bisogno al momento.
"Stai
ancora male."
É
un'affermazione, non una domanda.
"Credo."
Ma non
voglio esserlo. Non posso esserlo.
Specialmente adesso che non ci è permesso dormire.
Riesco a
capire che il Professor Piton non è a suo agio. Mi guarda e
apre la bocca per
dire qualcosa, ma dopo qualche secondo la chiude.
Sto ancora
male.
Speravo di
star meglio se avessi dormito abbastanza. Ovviamente mi sbagliavo.
É
stata una
notte strana. Continuavo a svegliarmi. Ma probabilmente stavo sognando,
o
almeno avevo la sensazione che fosse tutto un sogno. Ricordo di aver
visto il
Professor Piton sulla sedia, poi sul suo materasso, poi non era
più nella
cella. Ero sola. Ma è stato tutto un sogno. Un incubo,
causato dalla paura che
il Professor Piton possa essere portato via di nuovo.
Sospiro,
incontrando gli occhi del Professore per un breve secondo.
L'atmosfera
è imbarazzante. E poi ricordo per quale motivo.
La
conversazione
della scorsa notte.
Come ho
potuto essere così stupida? Cosa mi è preso?
Non posso
fare altro che arrossire mentre ricordo tutto ciò che gli ho
detto e la sua
reazione. É totalmente comprensibile che abbia reagito in
quel modo. Sono stata
una sciocca ad aver iniziato quella conversazione. Lui è il
mio Professore, per l'amor di Dio.
Ho rovinato
tutto adesso.
"Come
va la febbre?" Chiede.
"N-non
lo so, mi sento... bollente." Ammetto.
"Sembri
bollente." Dice, poi lo shock
si fa strada sul suo volto. "Non intendevo - ...Volevo dire che sembri
avere la febbre."
Arrossisco,
annuendo. "So cosa intendeva, Professore."
Questo
è
davvero imbarazzante. Ed è tutta colpa mia.
Provo
rapidamente a cambiare argomento.
"Cosa
intendeva quando ha detto che non avrebbero continuato per molto con
questa
cosa?"
Sembra
rilassarsi un po'. "Un corpo umano non resiste molto se privato del
sonno."
"Lo so
questo."
Annuisce.
Poi
qualcosa mi viene in mente. "Crede che loro lo sappiano? E se fosse il
modo in cui vogliono che... moriamo?"
"Ne
dubito. Credo sia solo un altro dei loro metodi che desiderano testare
su di
noi.”
"E...
quanto può durare una persona? Un paio di giorni?"
"Approssimativamente
undici giorni, ma dipende dall'individuo."
Capisco
ciò
che sta cercando di dire. "Non saremo capaci di durare così
tanto. Abbiamo
vissuto in queste orribili condizioni per diciannove giorni, la nostra
salute
non è...al meglio al momento."
Annuisce
semplicemente. "Non preoccuparti di questo. Le guardie sanno tutto
ciò e
non andranno fino in fondo.”
In qualche
modo so, sento, che ha ragione. Non
moriremo così. É solo un altro metodo di tortura.
Ma ho ancora paura.
"Non
sarà chissà quale problema per lei." Dico con
fare calmo.
"Cosa
intendi?"
"Niente...
è solo che per tutto il tempo che siamo stati qui io non
l'ho mai vista
dormire. Beh, solo una volta."
Socchiude
gli occhi. "Contrariamente alle credenze popolari, Miss Granger, io
dormo.
Non tanto quanto te, ma ho bisogno di dormire per funzionare
normalmente."
"L-lo
so e questo è esattamente ciò che volevo dire.
Non dorme così tanto."
Sospira,
poi si volta dall'altra parte.
Perché
è
arrabbiato? Cos'ho detto questa volta da infastidirlo?
ooo
Alla fine
dopo un'ora di silenzio non ce la faccio più.
"Dobbiamo
parlare." Sputo fuori.
Lui sta
zitto.
Ha deciso
di ignorarmi completamente?
Ma dopo un
lungo silenzio emette un sospiro."Parlare di cosa?"
"Non
lo so."
Adesso mi
sta guardando, alzando un sopracciglio.
Provo di
nuovo. "Non importa di cosa parliamo. Ma... se non ci è
permesso dormire,
dobbiamo intrattenerci in qualche modo."
"Me ne
rendo conto."
Davvero?
Sono un po'
sorpresa, non mi aspettavo che fosse d'accordo con me.
"Allora...
qual è il problema?" Chiedo in modo calmo.
"Non
sono... loquace."
Mi scappa
quasi una risata a sentire quelle parole.
"L-l'avevo
notato, Signore." Dico. "Ma abbiamo bisogno di parlare."
Si agita.
"D'accordo."
Annuisco.
"D'accordo."
Una lunga pausa. "Allora... iniziamo a parlare."
Annuisce
anche lui.
E poi il
silenzio riempie di nuovo la cella.
ooo
Non stiamo
parlando.
E so che il
problema è lui. Sono
perfettamente
capace di conversare, ma c'è qualcosa che riguarda lui. Non
vuole parlare. Non
vuole nemmeno guardarmi. Ogni volta che apro la bocca, il suo sguardo
cupo mi
fa dimenticare quello che volevo dire.
D'accordo.
Allora non parleremo.
Provo a
concentrarmi un po' su me stessa.
Sto ancora
male. Posso sentire la mia gola pizzicare e il mio intero corpo
bruciare.
Quanto durerà? Sento che la testa è
più pesante del solito e tutto ciò che
posso fare è distendermi sul materasso come una bambola.
Ci sono
momenti in cui sto andando a fuoco e poi congelo e tremo.
Proprio
ciò
di cui avevo bisogno.
ooo
Cibo.
La guardia
fa apparire il pane, due mele e due bicchieri d'acqua e se ne va. Senza
una
parola.
I miei
occhi cadono sul bicchiere d'acqua e mi lecco le labbra inconsciamente.
Voglio
muovermi per raggiungerlo, ma semplicemente non posso. Il Professor
Piton
sembra leggermi nel pensiero quando prende il bicchiere e si dirige
nella mia
direzione, porgendomelo. Cerco di prenderlo, ma le nostre dita si
toccano per
un breve secondo e lui ritira immediatamente la mano come se si fosse
scottato.
Il bicchiere cade a terra e si frantuma in mille pezzi, riversando
l'acqua sul
pavimento.
"No!"
Grido, guardando il tutto con disperazione mentre i frammenti
spariscono
magicamente.
Abbiamo
perso un bicchiere d'acqua.
Guardo il
Professor Piton che sembra agitato e imbarazzato.
"Cos'è
successo?" Chiedo con disperazione.
"Mi dispiace,
pensavo l'avessi già preso."
"No,
non è stato questo. Lei... ha ritirato la mano."
Osservo il
suo viso per un qualunque tipo di reazione.
La sua mascella
si serra. "Non l'ho fatto."
"L'ha
fatto."
"Miss
Granger-"
"Professor
Piton."
Silenzio.
Prendo un
bel respiro "Che succede? Perché si comporta
così?"
"Il
mio comportamento non è cambiato, Granger. Te lo stai solo
immaginando."
"Oh,
è
così?" Chiedo. "A stento mi dice una parola, raramente mi
guarda
negli occhi, non può nemmeno toccarmi-"
La sua
testa scatta verso di me. "Come dovrebbe essere, Miss Granger."
Poi
capisco.
Mi schiarisco
la gola, imbarazzata "É per la conversazione dell'altra
sera?"
Distoglie
immediatamente lo sguardo "Eravamo d'accordo che non ne avremmo
più fatto
parola."
"Allora
è per questo." Dico con calma.
"Granger-"
"Mi
dispiace per... aver rimesso in mezzo la questione, ma non
può continuare a
comportarsi così per questo."
Silenzio.
"É
stata colpa mia." Dice alla fine.
"Per
cosa?"
"Dev'essere
stato qualcosa che ho fatto." Dice, non guardandomi. "Ho fatto
qualcosa che... ti
ha
incoraggiato."
"Incoraggiato?"
Chiedo con stupore. "Professore... non sto... maturando una cotta per
lei."
I suoi occhi
si spalancano per lo shock. "Miss Granger!"
"É
questo che la preoccupa? Può rilassarsi."
"Questa
conversazione si sta spingendo in una direzione sbagliata."
Alla fine
mi ricompongo. "Non riguardava lei. Riguardava me. Rivolevo un po' di
controllo."
É
imbarazzato, ma sta ascoltando. É già qualcosa.
Continuo. "Non
volevo che fosse alla loro maniera.
E
so che sono egoista per averla coinvolta."
"Lo
sei stata." Concorda.
Silenzio.
"Lei
non capisce." Sussurro, distogliendo lo sguardo da lui.
"Non
voglio capire." La sua voce è bassa. "Sono il tuo
insegnante. Ho
troppe cose sulla coscienza e non desidero aggiungerne un'altra."
Annuisco
lentamente comprendendo.
Dovremmo
smetterla di pensarci.
"Puoi
avere il mio bicchiere d'acqua. Non ho sete." Dice e si volta.
"Ma-"
"Granger."
Il suo tono di voce non accetta discussioni.
ooo
Ritorno
alla cella dopo la visita al bagno e scambio delle occhiate con il
Professor
Piton prima che venga portato via. Prendo un bel respiro e mi rilasso
adesso
che ho qualche minuto per me stessa.
Poi sento
qualcosa.
Sta...
piovendo?
Sembra di
sì.
Guardo la
piccola finestra sopra di me ma non riesco a vedere niente.
Il suono
della pioggia ha sempre avuto un effetto calmante su di me.
Mi siedo
sul mio materasso, chiudendo gli occhi e godendomi semplicemente quel
suono.
ooo
"Chi
era quella ragazza?" chiedo all'improvviso.
Il
Professor Piton s'irrigidisce e credo di averlo visto roteare gli occhi.
"Non
puoi lasciare le cose come stanno, vero?" Mi guarda in modo severo.
"Voglio
solo sapere."
"Non
vuoi sapere."
"O me
lo dice lei oppure me lo diranno loro, sono sicura di questo."
Sospira e
lo sguardo sul suo viso è quasi disperato.
"Mi aspettavo
che lo capissi da sola." Dice.
"Capire
cosa? Esattamente non mi ha dato molto su cui lavorare."
"Bene.
Sarò breve:" Mi guarda."Ricordi com'era?"
M'irrigidisco
mentre i ricordi ritornano.
Era
spaventata.
Sporca.
I suoi
vestiti erano un po' stracciati.
C'erano
lividi.
Dopo
qualche attimo di silenzio, il Professor Piton annuisce. "Ne sono il
responsabile."
"C-cosa?"
"Io
le ho fatto quelle cose. Beh, la
maggior parte."
"Lei..."
Non riesco nemmeno a finire la frase.
Perché
sta
dicendo una cosa del genere?
"Era...
sotto la maledizione Imperius?" Chiedo con calma.
"No."
No? Una
parola così semplice.
Sono
scioccata. Ho la bocca aperta, ma non so cosa dire. Continuo ad
aspettare che
dica che la sua è tutta una farsa.
Mi guarda
negli occhi."Ti disgusta? Ti spaventa?"
Non sono
capace di parlare.
"Mi
stava pregando di aiutarla, continuando a chiamarmi Professore,
ma non ho fatto nulla." La sua voce è atona.
"Potuto
fare nulla." Lo correggo.
"Non
ha importanza."
"Oh,
ha importanza."
Silenzio.
Non credo
di voler sapere di più. Non voglio sapere a cosa
è dovuta andare in contro
quella ragazza.
"Non
mi ha spaventata." Dico, rompendo il silenzio orribile.
Mi guarda,
sorpreso.
"Sono adulta,
può dirmele le cose, Professore. Posso reggerle."
Non mi
crede, posso leggerglielo in faccia, ma non dice nulla.
So che si
aspetta che io gli chieda perché ha fatto ciò che
ha fatto, di pretendere spiegazioni,
ma non lo faccio.
Resto in
silenzio.
ooo
Il giorno
sta passando lentamente.
Sto
probabilmente perdendo la testa, perchè il mio materasso
sembra improvvisamente
così comodo. Mi si chiudono gli occhi, tutti i miei pensieri
stanno scomparendo
chissà dove. Il suono della pioggia mi sta facendo
addormentare, ma sono
determinata a restare sveglia.
Riposerò
solo gli occhi per un momento.
Passa un
minuto.
Poi due.
Mi sto
lasciando andare lentamente.
Poi urlo di
dolore quando la corrente elettrica mi attraversa il corpo.
Sparisce
immediatamente, ma sono ancora sotto shock.
"Cos'è
successo?" Chiede il Professor Piton, dirigendosi verso di me.
"C-credo
di essere stata... fulminata." Spiego, guardando il braccialetto
metallico
che ho al polso.
"Quindi
adesso sappiamo qual è la punizione contro il sonno." Dice
il Professore,
con il volto rigido.
"Ho
solo chiuso gli occhi per un secondo e..." Mi affievolisco, sentendo
ancora una strana sensazione in corpo.
"Non
puoi chiudere gli occhi, Granger, ti addormenterai."
"Ma
ho... sonno." Mormoro.
Annuisce,
poi si allontana da me, sedendosi sulla sedia al centro della stanza.
"Miss
Granger, puoi dirmi cos'è l'Elleboro?" Chiede
all'improvviso, nella sua
solita voce da insegnante.
Sbatto le
palpebre un paio di volte. "É... uno degli ingredienti per
il Distillato
della Pace. É velenoso."
Sorride,
prima di guardarmi di nuovo in modo freddo. "Quale pozione necessita di
parti di Pesce Palla?"
Inizio
velocemente a pensare, ripassando diversi libri nella mia testa prima
di
trovare la risposta.
"Gli
occhi sono usati nella Pozione Dilatante, Signore." Rispondo con
sicurezza.
Annuisce
prima di farmi un'altra domanda.
E un'altra.
ooo
"Allora,
quando torneremo ad Hogwarts..." Inizio lentamente. "Credo di dover
ottenere qualche punto per aver risposto bene a tutte le domande?"
Le sue
labbra si curvano in un impercettibile sorriso. "Vedremo, Miss
Granger."
Sorrido
debolmente.
Quando
torneremo ad Hogwarts? Se torneremo
ad Hogwarts.
I brutti
pensieri hanno la meglio su di me e non posso farci nulla.
"Diciannove
giorni." Sussurro. "Non avrei mai pensato che saremmo rimasti qui per
così tanto tempo. Dove sono? L'Ordine? Perché non
ci hanno trovati?"
"Forse
hanno interrotto le ricerche."
Lo guardo,
scioccat. "No... non lo dica."
"Potrebbe
essere la verità."
"Non
lo è."Scuoto la testa.
"Dobbiamo
guardare in faccia la realtà, Granger. Sono passati diciannove lunghi giorni. É
ammissibile che si siano arresi."
Non riesco
ad ascoltarlo.
Ma dentro
di me so che potrebbe aver ragione.
"Non posso
crederci." Mormoro "Perché se ci credo, allora niente ha
più importanza."
"Dovremmo
cambiare argomento."
Ma non lo
facciamo.
Nessuno dei
due parla per un bel po'.
ooo
Cosa stanno
pianificando di farci oggi le guardie?
Non ci
hanno ancora fatto visita.
Questo
è
tutto?
Ci portano
via il sonno e ci lasciano così?
ooo
Più
la
notte si avvicina, più è difficile resistere al
sonno.
Riesco a
malapena a tenere gli occhi aperti. E anche il Professor Piton sembra
stanco.
Continua a camminare avanti e indietro per la cella.
Ma io non
posso camminare. Riesco a stento a tenermi in piedi senza che la testa
mi giri.
Ho bisogno
di qualcosa che mi tenga la mente occupata.
"Lei
è
un Mezzosangue, vero, Professore?"
Si ferma e
mi guarda. "Sì."
"Quale
dei suoi genitori era un Babbano?"
I suoi
occhi sono immobili. "Perché questo improvviso interesse per
il mio albero
genealogico, Granger?"
"Sto
solo... parlando."
Prende un
respiro profondo attraverso il naso. "Trova un altro argomento."
Questo mi
dà fastidio. "Non è giusto. Lei sa
così tanto su di me. Le ho detto cose
che non avrei mai detto a nessuno. Perché non possiamo
parlare di lei per una volta?"
"Perchè
lo dico io." Ringhia.
Mi mordo
l'interno della guancia con rabbia, poi continuo. "É
cresciuto nel Mondo
Babbano?"
Fa roteare
gli occhi. "Sì."
"Davvero?"
L'interesse si fa strada sul mio volto. "Allora ha confidenza con tutte
le
cose Babbane?"
"Più
o
meno."
Silenzio.
Alla fine
raccolgo il mio coraggio. "Perché non le piace parlare della
sua
famiglia?"
Mi rivolge
uno sguardo glaciale. "Forse perché la mia famiglia non era
perfetta come
la tua, Miss Granger."
C'è
una
nota così amara nella sua voce.
"La
mia famiglia non è perfetta." Mi difendo.
"Oh,
perdonami, ma i litigi per chi ha
mangiato l'ultimo biscotto non sono niente in confronto a-"
Si ferma e
prende un bel respiro.
Sono senza
parole. C'è una tale rabbia sul suo volto. Un tale...dolore
e rancore.
Forse
è
meglio se tengo la bocca chiusa.
ooo
É
notte
fonda.
La cella
è buia.
Sono seduta
sul mio materasso, dondolandomi avanti e indietro, cercando di
trattenermi
dall'addormentarmi.
"Questa
è una tortura." Sussurro.
"Già."
É la risposta che viene dall'altra parte della stanza.
"Ho
letto qualcosa sulla privazione di sonno."
"Certo
che l'hai fatto."
"Causa
confusione, vuoti di memoria, depressione, allucinazioni e mal di
testa."
Lui sbuffa.
"E sapere queste cose come ci può aiutare, Miss Granger?"
"N-non...
Pensavo solo..."
Silenzio.
"Miss
Granger?"
"Sì?"
"Voglio
che tu mi prometta una cosa."
Questo
cattura la mia attenzione e ho quasi paura di sentire cosa riguarda la
promessa.
"D-d'accordo."
Mi sforzo di dire.
"Se
mai dovessimo uscire di qui." Dice. "Voglio che trovi quella... testa
di legno di quella festa e ti assicuri che paghi per ciò che
ha fatto."
Questa
è
l'ultima cosa che mi aspettavo menzionasse.
"Ma...
perché?" Non posso credere che stia tornando sull'argomento
dopo così
tanti giorni.
"Perché
merita di essere punito." É la sua unica spiegazione.
Resto in
silenzio per un attimo, poi annuisco. "Ci proverò."
"Bene."
Di nuovo
silenzio.
Non so che
altro dire. E allo stesso tempo non riesco più a parlare.
Sono stanca, ho
sonno.
Dopo un
lungo istante mi do un bel pizzicotto per restare sveglia. Funziona
solo per un
paio di minuti, poi i miei occhi minacciano di chiudersi di nuovo.
Questa
è la traduzione della storia “30 Days”
pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della
versione originale nel profilo.
-
Day 20 –
Non
so se dovrei ridere o
piangere.
Forse
entrambi.
È
mattina presto.
Sono
ancora viva. Ma a
malapena.
Ho
male ovunque. Gli occhi
mi stanno bruciando.
Durante
la notte sono
stata fulminata tre volte. Avevo a malapena chiuso gli occhi per un
attimo e subito
sono stata svegliata dal bianco dolore vibrante che mi ha attraversato
come uno
sparo in tutto il corpo.
Il
Professor Piton ha
ceduto solo una volta.
Stavo
canticchiando nella
mia mente quando ho sentito un sussulto provenire dal suo lato della
cella. E
quello apparentemente deve averlo svegliato perché non
è più successo.
“Non
posso resistere
oltre.” Dico, sbattendo le palpebre un paio di volte.
“Non
hai altra scelta,
Miss Granger.” Dice lentamente.
Riesco
a vederlo, seduto
sul materasso, completamente coperto dai suoi vestiti neri. Sembra un
po’…a
pezzi.
Non
abbiamo parlato molto
durante la notte. Non avevamo nulla di cui parlare.
“Come
ti senti? La
febbre?” Chiede a bassa voce.
“Va
meglio, ma in qualche
modo mi sento peggio di prima. Preferirei essere ammalata
che…che questo. Sarei
capace di uccidere per una sola ora
di sonno.”
“Non
possono continuare in
questo modo ancora a lungo.”
Questo
dovrebbe farmi
sentire meglio ma non è così. Non possiamo sapere
per quanto vorranno ancora
torturarci in questa maniera. Tutto quello che so è che
dubito di poter
resistere un altro giorno senza poter dormire.
“Non
capisco.” Bisbiglio.
“Cosa
non capisci?”
“Come
è potuto accadere?
Ero al sicuro ad Hogwarts.” Poi mi interrompo un istante.
“Perché sono dovuta
entrare nella sua classe quella notte?
Lui
resta in silenzio.
“Perché
ho finito per
interrompere il suo…incontro?”
La
mia voce è così bassa
che sembra stia parlando da sola.
Sembra
così incredibile l’idea
che avrei potuto evitare tutto questo se solo avessi tardato di cinque
minuti
per la mia punizione. Se solo qualcuno mi avesse fermata lungo il
tragitto
verso i sotterranei.
Se
solo.
“Sono
stato io a darti una
punizione.” Dice infine il Professor Piton. “Sono
io il responsabile.”
“No.”
Scuoto la testa
debolmente.
“Non
fare l’onorevole,
Miss Granger. È colpa mia se siamo qui ora.”
“Era
colpa mia se ho avuto
una punizione. Non avrei dovuto aiutare Neville, quelle sono le regole
e le ho
infrante.”
Mi
guarda con durezza e
sembra voler dire qualcosa.
Aspetto
e dopo un lungo
minuto sospira. “Non ti ho dato una punizione a causa di
quello.”
“Cosa
intende dire?”
“Aiutare
Paciock non era
l’unica ragione.”Dice a bassa voce.
Sono
un po’ confusa dalle
sue parole, ma annuisco. “Va bene. Qual’era
l’altra ragione?”
Non
vuole parlarne, è
evidente dall’espressione sul suo viso. Mentre i secondi
passano, inizio ad
essere sempre più curiosa.
Infine
parla. “Perché sei
una Griffondoro.”
Cosa?
Lui
continua. “Perché mi
hai irritato fin dal primo anno. Perché sembri molto
orgogliosa di essere una
so-tutto-io. Perché-” si ferma per rilasciare un
respiro. “Perché volevo
punirti.”
“Oh”
Non
so nemmeno cosa dire.
Non era quello che mi aspettavo di sentire.
In
realtà tutto questo
ferisce i miei sentimenti.
“Così.”
Inizio lentamente.
“Harry e Ron avevano ragione quando dicevano che lei era
contro di noi e che ci
stava…tormentando di proposito.”
Non
risponde.
Mi
lascio scappare un
breve risata. “L’ho sempre difesa.”
“Granger.”
Tenendo
puntato lo sguardo
sulle mie mani, continuo. “Ho sempre insistito che era solo
un’insegnate molto
severo e che voleva che noi imparassimo al meglio possibile.”
“Questo
è vero.”
Lo
guardo.
Poi
lui continua. “Ma non
sono perfetto. Nessuno lo è.”
Ma…è
un insegnante e non
dovrebbe comportarsi così.
Non
è giusto. Non è
corretto.
“Ogni
insegnante ha il suo
studente preferito. Quelliche
dicono il
contrario sono dei bugiardi.” Dice.
Le
sue parole hanno senso,
ma sono troppo scioccata e sorpresa per concordare con lui.
Ho
bisogno di un po’ di
tempo per assorbire tutte le informazioni. E decidere come comportarmi.
“Comprendo
pienamente se
deciderai di odiarmi, Miss Granger.”
Un
minuto passa.
Poi
un altro.
Alla
fine parlo. “Non la
odio, Professore. Riguardo ciò che è successo, ha
provato a proteggermi al
meglio delle sue capacità in tutte queste volte.”
Ho
bisogno di ricordarmi
di questo.
Lui
non risponde. Mi
accorgo che ha difficoltà a guardarmi.
Ancora,
c’è della tensione
nella cella.
ooo
Chiudo gli
occhi e lascio
cadere la testa sulle ginocchia.
Solo per un
secondo.
Le scosse
elettriche mi
attraversano di nuovo e sobbalzo, trattenendo a malapena un grido.
Il Professor
Piton mi
guarda. “Granger, devi controllarti.”
“Non
posso… e ogni volta
sembra fare ancora più male.” Ammetto,
stringendomi le braccia attorno.
“Questo
è esattamente
perché devi resistere. Dubito altamente che
l’elettricità sia salutare al corpo
umano.”
“Cosa
intende?”
É
serio e non posso fare a
meno di essere preoccupata.
“Non
sai che tipo di
effetto può avere su di te, Granger.”
Non mi sta
dicendo tutto.
“Cosa?
Può fermare il mio
cuore o qualcosa del genere?” La domanda non era intesa per
essere presa sul
serio, ma lo sguardo sul suo viso dice tutto.
“Oh
Dio.” È tutto quello
che riesco a dire.
Silenzio.
All’improvviso
il Professor
Piton si alza. “Non dovresti restare seduta.”
“Ma
non riesco ad alzarmi.”
Ammetto.
“Puoi.”
Dice e poi cammina
verso di me, offrendomi la mano.
Lo guardo
debolmente,
notando che non mi sta dando altra scelte. Alla fine sospiro e
l’afferro mentre
lui mi aiuta ad alzarmi.
La mano
è così calda
e…bella. E sorprendentemente gentile. Morbida.
Immaginavo che
le sue mani
fossero ruvide a forza di tagliare ingredienti e preparare diverse
pozioni
tutti i giorni della sua vita. È un Maestro di Pozioni e
lavora con le mani.
Ma allora
perché le sue mani
sono così-?
Aspetta.
Perché
sto pensando alle
sue mani?
Arrossisco e
tiro via
imbarazzata la mano dalla sua. Non sembra notare il mio disagio o forse
fa
finta di niente.
“Dovresti
camminare per far
circolare il sangue.” Spiega.
“V-va
bene.” Annuisco, facendo
con lentezza i primi passi.
“Sedersi
è la peggior cosa
che puoi fare in questa situazione.” Dice.
Raggiungo il
primo muro,
poi mi volto e torno verso di lui.
“Lo
so.” Mormoro.
Silenzio.
Dopo qualche
minuto sento
che il camminare si sta davvero rendendo utile. Sono ancora esausta e
assonnata, ma almeno non sto più sognando a occhi aperti.
“Mio
padre non era una
persona gentile.”
Mi fermo e mi
volto a
guardare il Professor Piton. L’ha davvero detto o me lo sono
immaginato?
Resto in
silenzio, non
sicura di come rispondere.
“Era
un ubriacone.”
Sbatto le
palpebre un paio
di volte. “P-perché me lo sta dicendo
ora?”
“Perché,
Miss Granger, credo
di dovertelo.” Dice a bassa voce, poi aggiunge.
“Inoltre, volevi parlare.”
“Lo
so, ma… non deve
parlare di queste cose… se non vuole.”
Lui mi ignora.
“Era raro il
silenzio in casa nostra, potevi sempre sentire rumore, grida o pianti,
ecco
perché ho finito per apprezzare il silenzio e la
pace.”
È
strano ascoltarlo parlare
di certe cose, non mi sarei mai aspettata di sentire qualcosa
riguardante la
vita privata del Professor Piton. E ora me ne sto semplicemente in
piedi li e
ascolto. Sembra quasi sbagliato.
Lui
è in silenzio ora,
perso nei propri pensieri e forse ricordi.
Mi sentirei
immensamente in
colpa se lui stesse rivivendo i suoi ricordi più tristi a
causa mia.
“Professore.”
Inizio. “Non
sapevo. N-non glielo avrei mai chiesto. Non avrei
dovuto chiederlo.”
Si schiarisce
la gola,
cambiando argomento. “Ti senti meglio ora? Il parlare ti ha
aiutato?”
“S-sì,
lo ha fatto.
Grazie.”
Si limita ad
annuire.
Non voglio
ancora tornare a
sedermi, così mi appoggio contro il muro e mi perdo nei miei
pensieri.
La storia del
Professor
Piton sembra aver completamente senso. Non ha avuto una infanzia felice
e
questo è il motivo per cui lui ora è
così.
Amaro.
Arrabbiato.
Risentito.
Ma nobile
d’animo.
“Granger,
non analizzarmi
nella tua testa.” La sua voce mi fa piombare di nuovo nella
realtà.
Arrossisco per
l’imbarazzo.
“Ha usato la Legimanzia?”
“No.”
“Ma
allora come-?”
“Ti conosco.” Afferma.
Annuisco
velocemente, poi
distolgo lo sguardo e mi sforzo di pensare ad altre cose.
Potrebbe
star leggendo
nella
mentre e non voglio irritarlo ancora una volta.
ooo
La porta si
apre.
Mi irrigidisco
per la paura
e mi avvicino al Professor Piton.
Entra una
guardia. È il
capo.
Poi
un’altra.
E
un’altra ancora.
Non posso far a
meno di
provare orrore nel vedere tutte e tre le guardie ferme di fronte a noi.
Hanno in mente
qualcosa.
Perché mai sarebbero tutte e tre qui?
Il capo parla.
“Avete
dormito bene?”
Quando non
ottiene
risposta, si limita a ridere.
Bastardo.
Poi fa
ondeggiare la
bacchetta e appare una sedia. Si siede con disinvoltura e mi guarda.
“Non c’è
bisogno di aver uno sguardo così spaventato, ragazza.
Stasera non ci
concentreremo su di te.”
I miei occhi
scattano verso
il Professor Piton e subito noto quanto sembra preso in contro piedi,
ma poi il
suo viso si irrigidisce, non mostrando alcuna debolezza.
“Avete
legato voi due?” La
domanda della guardia è completamente inaspettata.
Non dico
niente, nemmeno il
Professor Piton lo fa.
“Immagino
che lo abbiate
fatto.” Continua. “Siete stati qui, per quanto
tempo ormai?”
Lo sai per
quanto tempo
siamo stati qui, mostro.
“Venti
giorni? Qualcosa del
genere?” Chiede, poi continua. “E non posso fare a
meno di chiedermi che tipo
di relazione voi due abbiate sviluppato.”
“Una
relazione strettamente
professionale.” Risponde Piton, la voce gelida.
“Solo perché tu sei malato, non
vuol dire che lo siamo anche noi.”
Il capo
ridacchia. “Beh,
questo lo vedremo presto.”
Mi irrigidisco,
sperando
che le sue siano solo minacce a vuoto.
“Ci
hai presi in giro,
Severus.” Continua e mi accorgo che ha chiamato il Professor
Piton per nome
cosa che in qualche modo rende tutto più personale.
“Non
eravate difficili da
ingannare.” Replica il Professore.
Il capo si
limita a
rivolgere lo sguardo alla guarda accanto a lui e ad annuire.
Mi alzo e
osservo con shock
mentre l’uomo si avvicina al Professor Piton e gli scaglia un
potente pugno
alla bocca dello stomaco. Lui si piega in due per il dolore e geme.
Faccio per
avvicinarmi, ma mi ferma, alzando una mano. “Non metterti in
mezzo, Miss
Granger.” Ordina e mi immobilizzo.
“Dovresti
dargli retta,
ragazza.” Dice il capo, non guardandomi nemmeno.
Prendo un
respiro profondo,
cercando di calmarmi e di fare come mi è stato chiesto.
Il Professor
Piton si
riprende lentamente, alzandosi dritto. “Qual è lo
scopo di questa visita? Vuoi
qualcosa o desideri semplicemente torturarmi?”
Sembra a corto
di respiro.
“Un
po’ di entrambe.”
Dovrei essere
grata di
essere stata ignorata, ma vedere il Professor Piton venir torturato
è troppo
doloroso.
E poi inizia.
E non posso far
altro che
star li ad osservare.
A guardia lo
colpisce di
nuovo.
E ancora.
Ma dopo ogni
colpo il
Professor Piton si alza di nuovo. Vedo, tuttavia, che dopo ogni
percossa sembra
impiegare sempre più tempo a riprendersi.
Smettila.
“Smettila.”
Le parole mi
sfuggono dalle labbra.
Ma mi ignorano.
Stanno ridendo.
Sento il
Professor Piton
lasciarsi sfuggire un debole gemito di dolore quando il pugno della
guardia si
scontra contro le sue costole.
“Smettetela!”
Alzo la voce
e questa volta tutti loro mi guardano.
“Cosa
volete?” Chiedo,
sorpresa dalla forza contenuta nella mia voce.
“Beh,
vorremmo giocare col
tuo Professore qui, ma sembra che tu pure voglia giocare.”Dice la guardia,
guardandomi con sorpresa.
“Cosa
posso dire? Non mi
piace venir ignorata.” Le parole volano fuori dalla mia bocca
e non riesco a
fermarle.
So che
è sciocco e
pericoloso, ma non posso far nulla. Forse è a causa della
mancanza di sonno o
di cibo, ma non riesco ad afferrare la gravità della
situazione. Riesco a
malapena a razionalizzare quello che sto facendo. In certi momenti
è come se
stessi sognando.
L’unica
cosa di cui sono
sicura è che mi sento fisicamente male nel guardarli
torturare il Professor
Piton.
“La
ragazza vuole giocare.”
Il capo ghigna e si alza, avvicinandosi lentamente a me.
Mi obbligo a
star ferma sul
posto.
La sua mano si
serra
all’improvviso sul mio collo e mi irrigidisco per il panico.
Ma invece di
stringerlo, la mano scivola in giù, fra i miei seni, lungo
il mio stomaco e
spinge la camicia di lato.
So che vuole
che reagisca e
questo è esattamente ciò che non posso fare.
Così
rimango immobile e
faccio finta che nulla stia accadendo.
Lui ghigna.
“Sei sicura di
voler giocare?”
Prima che possa
rispondere,
il Professor Piton mi interrompe. “Sta già
giocando con voi, stupidi. Voleva
che mi lasciaste in pace.”
Cosa sta
facendo? Sto
cercando di aiutarlo.
I nostri occhi
si
incontrano e vedo rabbia nel suo sguardo. È furioso con me. Di nuovo.
“So
cosa sta facendo.”
Sussurra la guardia nel mio orecchio e la cosa mi manda i brividi lungo
il
corpo.
Continua.
“Ma vuole giocare
e non posso certo rifiutare una signora.”
Chiudo gli
occhi,
sentendomi un po’ stordita e all’improvviso sento
la sua mano sul seno,
stringendolo attraverso il reggiseno.
Ignoralo,
Hermione.
Limitati a
ignorarlo.
La sua mano
scompare di
colpo. “O forse.” Dice. “ Gradisci il mio
tocco. Ti piace.”
Spalanco gli
occhi. “Mi piace? Sono disgustata dalle tue luride mani, dal tuo
lurido odore e dal tuo
respiro.”
Il viso della
guardia
cambia. L’ho fatto arrabbiare.
Continuo.
“Preferirei
scuoiare la mia stessa pelle, piuttosto che lasciartela
toccare.”
“È
così?” Sibila
lentamente. “E quali mani ti piacerebbe sentire?
Hmm?”
“Qualunque
sarebbero meglio
delle tue!” Alzo la voce, sentendo tutta la rabbia e la
frustrazione dei giorni
precedenti salire a galla.
La guardia mi
fissa
duramente, poi fa un passo indietro. Ma so che non è finita.
Non mi lascerebbe vincere
così facilmente.
“Che
dire di quelle del
Professor Piton?” Chiede, un sorriso diabolico sul viso.
Quando non
ottiene alcuna
risposta da me, chiede di nuovo. “Il tuo Professore
è più desiderabile?”
Non posso
rispondere a
questo.
Lentamente
guardo il
Professor Piton e vedo che è in panico.
E proprio per
questo
anch’io inizio a tremare. Ho messo entrambi in questo casino
e non so come
farcene uscire.
Cosa dovrei
fare ora?
“Ovvio
che preferisce me.”
Dice all’improvviso il Professor Piton.
Non riesco a
nascondere lo
shock quando lo sento.
“È
davvero così?” Chiede la
guardia.
Il Professore
annuisce. “E
questo cosa ti dice di te? Sono sporco, brutto, il pipistrello dei
sotterranei
e ancora mi preferisce a te.”
Che gioco sta
giocando?
Vedo la rabbia
sul volto
della guardia e poi parla. “Provalo.”
Prima ancora di
poter
capire cosa sta succedendo, qualcuno mi afferra per le spalle e poi
preme le
labbra sulle mie.
Il Professor
Piton mi sta
baciando.
Sembra un sogno.
Le sue labbra
sono esigenti
e il suo bacio è rude. È come se stessi
soffocando.
Ho bisogno di
respirare.
Gemo mentre le
sue mani
vanno a posarsi sulla mia vita, sfiorando la pelle.
Cosa sta
succedendo?
Infine mi
lascia andare e
inciampo lontano da lui, perdendo l’equilibrio e cadendo sul
pavimento.
Le guardie
stanno tutte
ridendo.
Respiro
pesantemente,
ancora un po’ disorientata.
“Vedi?”
Dice il Professor
Piton. “Sono una miglior scelta rispetto a te.”
Cosa sta
facendo? Perché lo
sta dicendo?
All’improvviso
Piton viene
gettato dall’altra parte della cella, colpisce il muro con
forza e cade a
terra, incosciente.
Subito sono
accanto a lui,
scuotendolo delicatamente. “Professor Piton!”
Ma non risponde
affatto.
La guardia
parla di nuovo.
“Prenditi cura del tuo uomo. Non è ancora
finita.”
Poi richiama un
pezzo di
pane e due bicchieri di acqua prima che tutti loro escono dalla cella.
Non potrebbe
importarmene
meno della loro presenza e del cibo.
“Professore?”
Non si sta
muovendo.
Sembra pacifico.
Non dovrei
svegliarlo. In
questo modo può per lo meno riposare un po’.
Mi siedo
accanto a lui in
silenzio.
In qualche modo
non riesco
a capacitarmi di ciò che è appena successo.
Posso ancora
sentirlo sulle
labbra e mi strofino furiosamente la bocca con la mano.
Sembra
sbagliato.
Sembra
sbagliato anche solo
a pensarci.
Così
mi obbligo di far
finta che nulla sia successo.
ooo
É
già buio nella cella.
Lui
è ancora incosciente.
E questo
significa che sono
da sola.
Continuo a
camminare su e
giù per la cella, schiaffeggiandomi il viso per tenermi
sveglia.
Ma sono
così esausta.
Penso che
potrei
addormentarmi in piedi.
Poi mi viene in
mente
qualcosa.
Guardo il
Professor Piton, assicurandomi
che sia ancora addormentato.
Poi mi
schiarisco la gola e
inizio a canticchiare sotto voce.
Lentamente
entro nel vivo
della canzone e le parole iniziano a uscire. “Well she's all
you'd ever want,
she's the kind they'd like to flaunt and take to dinner.”
Mi fermo per un
istante,
poi raccolgo il coraggio e continuo. “Well she always
knows her place. She's got style, she's
got grac. She's a winner”
La
mia voce prende forza. “She's
a Lady. Whoa whoa whoa, She's a Lady. Talkin' about that little lady,
and the
lady is mine.”
All’improvviso
sento un gemito e immediatamente chiudo la bocca.
Il
Professor Piton si sta svegliando.
Mi
inginocchio di fronte a lui. “Signore?”
“Granger?”
Apre gli occhi e
mi guarda, sorpreso.
Lentamente si
mette a
sedere, appoggiandosi contro il muro. “Cosa è
successo?” Chiede.
“Non
se lo ricorda?”
Resta in
silenzio per un
lungo istante, poi la realizzazione appare sul suo viso.
“Sta
bene?” Chiedo.
“Sto
bene, mi
sento…riposato.”
“Beh,
ha dormito per un
lungo tempo.”
Alza un
sopracciglio.
“Dormito? Com’è possibile?”
Fisso la cosa
metallica sul
suo polso. “Forse non si attiva quando si vieni spinti verso
l’incoscienza.”
“Ovviamente.”
Lui prende un
respiro
profondo e mi guarda.
Mi allontano
leggermente.
“Sa che devo chiederlo.”
“Chiedere
cosa?”
“Perché
lo ha fatto?”
Arrossisco. “Perché mi ha.. baciata in quel
modo?”
Il suo viso si
infiamma per
la rabbia. “Perché ho dovuto proteggerti ancora
una volta.”
“Ma
stavo salvando lei-”
“Non
ho bisogno che tu mi salvi.”
Mi interrompe. “Voglio che la
smetti di giocare a fare l’eroe.”
“Non
stavo cercando di fare
l’eroe, volevo solo aiutarla.”
“E
hai visto quanto ha
funzionato.” Lui rotea gli occhi.
Poi capisco.
“Era parte del
suo piano, non è vero? Farli così arrabbiare da
ferirla?”
Lui annuisce.
“Speravo in
uno stato di incoscienza.”
“E se
l’avessero risvegliata?”
Lui sospira.
“Ero disposto
a correre il rischio.”
“E
se-”
Di nuovo, mi
interrompe.
“Non voglio tornare sul discorso, Granger. Cerca di usare la
testa per una
volta e non metterti in mezzo in qualcosa che non è affar
tuo.”
Mi sento ferita
dalle sue
parole.
Perché
mi sta attaccando?
Ogni volta che cerco di aiutarlo, non mi ringrazia, ma mi rimprovera.
È così
difficile da capire che non riesco ad aspettare e a guardare mentre lo
torturano?
Mi allontano da
lui,
prendendo il mio pezzo di pane e camminando verso il mio materasso.
Nessuna parola.
So che di
fronte a me si
staglia una notte difficile.
Probabilmente
un paio di
scosse elettriche.
Ma va bene.
Mi merito il
dolore, no?
Cerco di fare
la cosa
giusta, ma finisco sempre per incasinare ancora di più le
cose e venir
sgridata.
Mangio
in silenzio,
cercando di tenere gli occhi aperti.
Questa
è la traduzione della storia “30 Days”
pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della
versione originale nel profilo.
-
Day 21 –
Non
riesco nemmeno più a reggermi in piedi. Mi sento
stordita e tutta la cella inizia a girare intorno a me. É
diventato
insopportabile. Mi ritrovo ad avere problemi anche nel formulare frasi.
Perfino
nella mia testa è tutto un caos. Non riesco a concentrarmi.
Ci sono milioni di
immagini, ricordi, pensieri che mi frullano in mente.
"Ouch!"
Urlo quando il braccialetto mi scuote
di nuovo con una scossa.
Le
lacrime iniziano a formarsi nei miei occhi, sta
davvero diventando sempre più doloroso.
O
forse è solo la mia immaginazione?
"Granger."
Mi
sforzo di puntare gli occhi nella direzione del
Professor Piton, ma non riesco a vederlo chiaramente.
La
mia testa è così pesante, tutto ciò
che voglio fare
è distendermi sul materasso, ma so che che
renderebbe tutto solo più difficile.
Quando sto seduta è più facile. Giusto un pochino.
"C-cosa
vuole?" Lo aggredisco.
So
che non dovrei parlare al mio insegnante in questo
modo, ma non m'importa.
A
stento riesco a vederlo.
Si
sta incamminando nella mia direzione, poi s'inginocchia
di fronte a me. "Miss Granger, da quanto siamo qui?"
Perché
me lo sta chiedendo?
Inizio
a pensare.
Diciannove?
No, venti. Circa venti giorni. Giusto?
Oh
Dio, non riesco nemmeno a ricordare da quanto tempo
siamo qui.
"Che
importa?" Chiedo, sbattendo un paio di
volte le palpebre.
Sospira.
"D'accordo, rispondi alla mia prossima
domanda."
"Quale
domanda?"
"128
meno 31 fa...?"
Numeri.
Grandioso.
Cosa
sta cercando di fare?
128
meno
31
É
facile.
Ma
come cerco di arrivare alla risposta, la mia mente
esplode formulando numeri a caso.
Non
riesco nemmeno... a concentrarmi. Non riesco
nemmeno...
"La
smetta!" Alzo la voce. "La smetta di
farmi queste domande stupide!"
"Granger."
Dice con voce fredda. "Sto
semplicemente cercando di - "
"Non
m'importa cosa sta cercando di fare."
Nascondo
il viso nei palmi delle mani, imponendomi di
darmi una calmata.
"Granger."
Lentamente,
lo guardo e poi mi paralizzo scioccata.
Non
appena lo fisso, noto che il suo volto sta
iniziando a cambiare.
A
trasformarsi.
Sta...
sorridendo?
Sembra
che le sue labbra si stiano incurvando e che mi
stia rivolgendo un sorrisetto.
Puro
orrore inizia a crescere dentro di me.
"Stai
bene?" Mi chiede, ma mi sta ancora
sorridendo.
"Cosa
c'è di tanto divertente?" Chiedo,
incapace di distogliere lo sguardo da lui.
Mi
sta spaventando.
C'è
del maligno
nei suoi occhi.
"Divertente?"
Chiede.
Non
riesco nemmeno più a parlare.
Improvvisamente
il suo volto cambia di nuovo. E non è
più il Professor Piton. É quella guardia. Il
capo. Ed è davanti a me,
fissandomi con quella sua espressione disgustosa.
Non
riesco a respirare.
"Stai
lontano da me!" Urlo, alzandomi e
correndo verso l'altra parte della cella.
Non
può succedere.
Si
volta per guardarmi ed è di nuovo il Professor
Piton.
Che
sta succedendo?
"Cosa
sta f-facendo?" Chiedo, con voce tremante.
"Non
sto facendo nulla, Miss Granger." Dice
lentamente, camminando verso di me.
"Stia
lì!"
Si
ferma.
"N-non
si avvicini." Aggiungo, scivolando a
terra contro il muro.
Non
ne posso più.
"Credo
che tu stia avendo degli attacchi di
panico, ho ragione?" Chiede con calma.
Dopo
un lungo istante annuisco, facendo sgorgare le
lacrime.
Continua.
"Allucinazioni?"
"P-probabilmente...
N-non lo so."
Inizia
a camminare avanti e indietro nella cella.
"Due giorni senza dormire è tanto. Specialmente in queste
condizioni..."
Sta
ancora parlando, posso sentirlo, ma le sue parole
non hanno senso. Non riesco a concentrarmi abbastanza per starlo a
sentire.
É
troppo.
"...irritabilità,
mal di testa..."
Perché
sta ancora parlando?
Mi
sta seccando, la sua voce mi sta seccando! Perché
non chiude il becco? Non è che parlando mi faccia del bene.
Sto
tremando e mi sto contorcendo.
In
realtà voglio... colpire qualcosa. O qualcuno.
"...smetterà...almeno
un altro giorno o
due..."
Zitto.
Zitto.
Mi
ritrovo ad essere furiosa con lui.
Lui
è
stato colpito fino a perdere i sensi. Lui
ha avuto il suo riposo.
E
io?
"...non
ti rendi conto che ci stiamo prendendo
gioco di te..."
Cosa?
"Cosa...
cos'ha appena detto?" Chiedo con
occhi spalancati.
Mi
guarda, confuso.
"Cos'ha
appena detto?" Ripeto la domanda, con voce più
alta.
"Ho
detto
che non ti rendi conto che possiamo prenderci gioco di loro."
No.
Scuoto
il capo. "N-no, non ha detto questo."
Si
avvicina a me, socchiudendo gli occhi. "E cosa
ho detto esattamente?"
Resto
in silenzio, fissandolo semplicemente con orrore.
Potrebbe non essere stato uno sbaglio, l'ho sentito, so che l'ho
sentito. Era
così chiaro.
Posso
ancora sentirlo nella mia testa.
'...non ti rendi
conto che ci stiamo prendendo gioco di te...'
"Miss
Granger?"
"La
smetta di chiamarmi così!"
Rimane
in silenzio.
Mi
alzo lentamente. "Mi sta prendendo in giro, non
è vero?"
Fa
roteare gli occhi. "Ancora con questa cosa? Sta
diventando seccante."
"Lei
è uno di loro e lei... lei si sta prendendo
gioco di me, della mia mente!"
"Stai
dicendo cose senza senso. Di nuovo."
"La
smetta di mentirmi!" Urlo, poi le gambe
mi tradiscono, ma prima che possa urtare il pavimento in maniera
dolorosa, il
Professor Piton mi afferra per la vita con le sue mani.
Mi
dimeno. "Mi lasci andare!"
"Siediti
e chiudi il becco." Mi ordina,
accompagnandomi alla sedia.
Mi
siedo. "Non mi dica cosa devo fare!"
"Farò
esattamente così fin quando non la smetti di
comportarti come un'imbecille."
"L'ho
sentita
prima!"
Prende
un bel respiro dal naso per calmarsi. "E
cos'hai sentito esattamente?"
"L'ho
sentita dire 'non ti rendi conto che ci
stiamo prendendo gioco di te'. L'ho sentita."
"Perché
avrei dovuto dirlo?"
"Non
lo so!" Dico ringhiando, passandomi una
mano tra i capelli.
Sto
perdendo la testa.
"Hai
bisogno di calmarti." Mi spiega.
"É
facile da dire per lei."
"Granger,
se qualcuno si sta prendendo gioco di
te, è la tua stessa
mente."
"Ho
bisogno di dormire... ho solo..."
Il
Professor Piton mi guarda irrigidito e sembra che stia
lottando contro le parole. "C'è... un modo."
"Sì,
lo so. Perdere i sensi. Ma hanno fatto degli
incantesimi anti-suicida alla cella e-e questo significa che n-non
posso farmi
del male."
"Sì,
questo è vero. Tu
probabilmente non puoi farti del male."
Oh.
I
nostri sguardi s'incrociano e adesso capisco perché
non si sente a suo agio. Sa come potrebbe aiutarmi, ma non è
capace di dirlo a
voce.
Mi
alzo immediatamente. "Lo faccia!"
"Credo
che prima dovremmo discuterne."
"N-no,
non posso... cosa c'è da discutere?"
Scuoto la testa. "La prego."
Non
dice nulla per un lungo istante, ma so che lo farà.
Ha solo bisogno di tempo.
"Lo
farò solo perché so che hai disperatamente
bisogno di riposare." Dice come se stesse cercando di scusarsi.
"Lo
so, Professore. N-non importa, la prego."
Si
schiarisce la gola poi si avvicina a me.
É
agitato.
"Allora...
come faremo?" Chiedo, ansiosa
riguardo la possibilità di ottenere finalmente un po' di
sonno.
Farei
quasi qualunque cosa.
"Ho
considerato varie opzioni e penso di aver
trovato quella che potrebbe causarti meno danni possibile." Spiega.
"E?"
Cerco
di ignorare lo sguardo di odio per se stesso sul
suo volto. So che sto di nuovo pretendendo troppo da lui, ma
è l'unico che può
aiutarmi adesso.
"Un
colpo alla testa sarebbe efficace e veloce, ma
non vorrei rischiare di provocare qualche danno."
Sussulto.
"E se non dovesse funzionare... la prima
volta?"
L'immagine
del Professor Piton che mi colpisce alla
testa è terrificante.
S'irrigidisce.
"Funzionerebbe, credimi. Ma noi non
useremo quella tecnica."
Non
so come sentirmi per questa cosa. Il fatto che il
Professor Piton sia capace di far perdere i sensi a qualcuno con un
colpo è...
interessante e orribile allo stesso tempo. Non voglio sapere dove ha
imparato
questa cosa.
Alla
fine parla di nuovo. "Credo che... interrompere
l'apporto di ossigeno sia la via più sicura. É,
comunque, doloroso e ci vuole
più tempo."
Cerco
di metabolizzare l'informazione, ma è tutto
troppo complicato.
"E
che mi dice... che mi dice di un d-danno al
cervello?" Chiedo, imponendomi di concentrarmi.
"Non
c'è bisogno di preoccuparsi per questo."
É tutto ciò che dice.
Ancora
una volta sono sorpresa e spaventata allo stesso
tempo. Ma non faccio domande.
Annuisco
velocemente. "D'accordo. Lo faccia."
Sono
disperata. Me lo farei da sola se potessi.
Poi
qualcosa mi viene in mente. "E se la guardia
arriva mentre sto... dormendo?"
"Ci
penseremo se succederà." Risponde.
"Adesso sono più preoccupato per la tua salute mentale."
D'accordo.
Senza
aggiungere una parola si sposta dietro di me e il
mio istinto mi dice di scappare per riflesso, ma m'impongo di rimanere
dove
sono. Gli ci vogliono un paio di secondi prima di avvicinarsi di
più così che
possa avvertire il suo corpo contro la mia schiena.
Inizio
ad andare nel panico. Sembra che stia già avendo
problemi a respirare.
"Se
cambi idea... se vuoi che mi ferma, stendi
semplicemente le mani di fronte a te. Lo interpreterò come
un segnale per dirmi
di fermarmi." Spiega in tono freddo.
"P-perché
non posso semplicemente afferrarle il
braccio... o qualcosa del genere?"
"Perché
lo faresti in ogni caso."
Sono
terrorizzata.
Lentamente
si muove, mettendo il suo braccio destro
attorno al mio collo, mentre l'altro braccio si posa attorno alla mia
vita. Mi
sento come se fossi avvolta da un serpente.
É
imbarazzante. Non siamo mai stati così vicini prima,
almeno non in questa posizione.
"Pronta?"
Chiede dietro di me.
Annuisco.
"S-sì."
Stringe
la presa e all'inizio non è così male.
Posso
respirare.
É
più difficile, ma posso farlo.
Poi
la presa si stringe ancora di più e avverto la mia
gola chiudersi.
Sono
calma.
I
secondi passano.
Inizio
ad andare nel panico.
Non
riesco a respirare.
Apro
la bocca disperatamente, ansimando per ottenere
dell'aria, ma è inutile.
Sento
che la testa stia per esplodere.
Mi
fanno male i polmoni, bisognosi di ossigeno.
Mi
scappa un grido e non posso fare a meno di
divincolarmi.
Il
mio corpo si sta muovendo da solo, aggrappandosi
alle vesti del Professor Piton, al suo braccio.
Cerco
di liberarmi.
Ma
lui non mi lascia andare.
Voglio
che si fermi, ma allo stesso tempo non voglio.
La
mia vista inizia ad incupirsi.
Non
riesco a sentire più le gambe. Sarei caduta a
terra, se lui non mi stesse reggendo.
I
miei polmoni urlano di dolore.
É
una tale agonia.
I
miei occhi usciranno fuori dalle orbite. Ne sono
sicura.
Fa
male.
Fa
così male.
E
poi niente.
ooo
Non
riesco nemmeno a muovermi.
Il
mio corpo è esausto.
É
tutto scuro attorno a me.
Lentamente,
inizio a svegliarmi.
Ma
non posso muovermi. Le mie braccia sono così
pesanti.
In
qualche modo riesco ad aprire gli occhi.
"Miss
Granger?"
Qualcuno
è inginocchiato accanto a me.
Borbotto
qualcosa e non so nemmeno cosa sto cercando di
dire.
Alla
fine raccolgo le mie forze e mi muovo.
"Come
ti senti?" Chiede.
"Sed...sedermi."
Capisce
e mi aiuta immediatamente, mettendomi su e mi
appoggio al muro, lasciando andare un respiro profondo.
Pensavo
mi sarei sentita meglio. Più riposata.
"Stai
bene?" Ripete la domanda.
Annuisco.
"Mi sento come se fossi finita in un
buco nero."
"Cosa
ti aspettavi?"
Silenzio.
Mi
schiarisco la gola. "Sto bene... meglio
di prima, almeno."
"Hai
dormito per un paio d'ore."
"E
nessuno è venuto?"
Scuote
la testa. "No."
"Siamo
stati fortunati."
"Prenditi
del tempo." Dice prima di
tornarsene verso la sedia.
Non
sfugge alla mia attenzione il fatto che mi abbia a
malapena guardata e sembrava non volermi stare vicino.
Chiudo
gli occhi e cerco di ricompormi.
ooo
"Grazie."
Mi
guarda, poi distoglie di nuovo lo sguardo.
Continuo.
"So che deve essere stato
difficile..."
"Soffocare
un mio studente?" Si ferma.
"Beh, ho fatto molte cose di cui vergognarmi e questa non cambia
nulla."
"Non
è qualcosa di cui deve vergognarsi. Mi
ha aiutata."
"Non
capisci."
"No."
Scuoto la testa. "Lei non capisce.
Mi ha aiutata."
La
sua mascella si serra, ma non dice niente. Capisco
che non è qualcosa di cui vuole discutere. É
qualcosa che vuole dimenticare sia
mai successa.
Lui
può dimenticare.
Ma
io non lo
farò.
Ha
fatto qualcosa con cui non si sentiva a proprio agio
solo per aiutarmi.
Non
lo dimenticherò.
ooo
Mi
ritrovo a pensare a cose strane.
Per
esempio, le mani del Professor Piton.
E
le sue labbra.
Sembra
che non riesca a dimenticare il modo in cui mi
ha baciata ieri.
Mi
ha lasciata senza respiro. Letteralmente.
Era
così possessivo.
Anche
se è stata solo una sceneggiata.
Non
ho mai provato niente di simile.
Che
cos'è stato?
"Qualunque
cosa tu stia pensando, lascia perdere,
Granger."
Mi
risveglio dai miei pensieri.
"C-cosa?"
Chiedo, forzando un viso innocente.
"Posso
vederlo." Risponde. "Qualunque
cosa tu stia pensando, è sbagliato."
"Ha...
letto la mia mente?"
"Vuoi
davvero sapere la risposta?"
Voglio
sapere se sa che ho rivissuto il ricordo di lui
che mi baciava?
No.
Non
voglio.
Scuoto
la testa velocemente.
"Sei
confusa, è perfettamente comprensibile."
Spiega, con calma. "Ma...smettila."
Distolgo
lo sguardo da lui, vergognandomi.
Che
mi è preso?
É
almeno possibile per me ritornare a essere normale di
nuovo?
ooo
Una
guardia entra e fa apparire due pezzi di pane con
due bicchieri d'acqua.
Guardo
il cibo e mi lecco le labbra inconsciamente.
Ho
così fame.
Sembra
incredibile che è più o meno l'unica cosa che ho
mangiato negli ultimi venti giorni.
"Mangiate."
Dice la guardia. "E sono qui
anche per informarvi che avrete presto una visita speciale ."
"Quale
visita?" Chiedo prima che possa
trattenermi.
Mi
manda semplicemente un'occhiata prima di lasciare la
cella.
Io
e il Professore ci scambiamo degli sguardi, ma
nessuno dei due parla.
ooo
Un'ora
passa in silenzio.
Alla
fine non ne posso più.
"A
chi si riferiva secondo lei?"Chiedo.
"Chi porteranno?"
Sospira.
"Quante volte devo dirti che non posso
predire il futuro?"
"Ma...
ha i suoi sospetti?"
"Niente
che voglia condividere con te."
La
mia bocca si serra.
Passano
almeno dieci minuti.
Poi
parlo di nuovo. "Perché sta facendo
questo?"
Emette
un sospiro stanco. "Fare cosa?"
"Perché
non vuole parlare con me? Siamo rimasti
qui per troppo tempo, ho bisogno di parlare, ho bisogno di qualcosa che
mi
intrattenga."
Alza
un sopracciglio. "Credo che sei perfettamente
capace di intrattenerti."
"Che
significa?"
"Posso
suggerirti qualche canzone se lo desideri."
I
miei occhi si spalancano per lo shock.
"C-cosa?"
"Non
fare finta di niente. Ti ho sentita
ieri. Non sono sordo."
"Era
quello che stavo facendo, fin quando non ti
ho sentita."
"Beh,
mi dispiace averla disturbata mentre
dormiva."
Voglio
solo smettere di parlarne.
Nessuno
mi ha mai sentita cantare. É qualcosa che
faccio in privato.
Socchiude
gli occhi. "Abbiamo passato numerosi
momenti umilianti e ti vergogni di essere sentita mentre canti?"
Mi
schiarisco la gola con imbarazzo. "Lasciamo
semplicemente... perdere."
Silenzio.
"Mi
è piaciuta la canzone che hai scelto." Dice
dopo un istante.
I
miei occhi scattano nella sua direzione. "Ha
sentito quella canzone?"
Roteando
gli occhi, risponde. "Ho confidenza con
la maggior parte delle cose Babbane."
Annuisco.
"G-giusto."
É
strano comunque. Ho sempre pensato che il Professor
Piton non avesse nemmeno idea che le canzoni esistessero.
Mi
libero di quel pensiero.
Con
la speranza che dimenticherà di avermi sentito
cantare.
ooo
Non
dobbiamo aspettare ancora per molto.
La
porta si apre.
E
quella guardia entra, il capo.
Un'altra
guardia lo segue.
Trattengo
il respiro mentre attendo la terza persona,
ma non c'è nessuno.
Strano.
Perché
non hanno chiuso la porta?
"Perdonatemi."
Dice il capo. "Ma voi due
avete proprio una brutta cera."
Non
dico nulla.
Se
non altro, almeno sono più sveglia di quanto lo ero
all'inizio. Adesso so quando non è intelligente usare la
lingua.
La
guardia continua. "Penso che dovremmo darci un
taglio con questa tortura. Non vorremmo che moriste, non ancora,
comunque."
Il
mio viso s'illumina di speranza e sollievo.
É
andata.
Niente
più paura di essere fulminata ogni volta che
chiudo gli occhi.
É
finita.
Ma
non c'è tempo per festeggiare.
"Ho
qualcosa che potrebbe convincervi ad unirvi a
noi." Dice il capo.
Non
m'importa cos'hanno.
Niente
potrebbe mai convincermi.
Niente.
La
guardia si gira per guardare la porta. "Puoi
entrare adesso."
Sono
calma in realtà.
Ho
passato di peggio.
E
poi qualcuno entra nella cella.
Cosa?
No.
Non
può essere possibile.
Non
può.
É
il Professor Lupin.
E
non posso nemmeno pensare.
Che...?
Sbattendo
le palpebre un paio di volte, cerco di
convincermi che è solo la mia immaginazione.
Deve
esserlo.
É
per la mancanza di sonno.
"Beh."
La voce del Professor Piton rompe il
silenzio. "Non posso dire che questa sia una sorpresa."
Tutto
questo non sta succedendo.
Se
il Professor Piton può vederlo, allora non è la
mia
immaginazione.
Credo
che vomiterò.
"Hermione."
Dice il Professor Lupin.
"Capisco che questo sia un grande shock per te. Ma non tutto
è in bianco e
nero come credi."
"Tieniti
la tua filosofia di vita per te,
Lupin." Dice Piton freddo.
N-non
posso nemmeno guardarlo. Sono sorpresa che mi
reggo ancora in piedi.
"Hermione,
guardami. Sono ancora quell'insegnante,
vedo semplicemente le cose in maniera diversa adesso."
"Come...
ha potuto?" Alla fine trovo la voce.
"Non
avevo scelta e non ce l'hai neanche tu."
"N-non
ha avuto scelta?" Ripeto. "C'è sempre
una scelta."
"La
morte non è una scelta."
"É
meglio del tradimento!" Gli urlo.
"Come ha potuto?"
La
guardia interviene. "Lui ha fatto la scelta
giusta. Voi due dovreste ammirarlo."
"Mai."
Risponde il Professor Piton con fare
calmo e posso anche sentire del veleno nella sua voce.
"C-come?"
Riesco a chiedere, poi scuoto la
testa. "Non sta succedendo. Devo star sognando..."
Lupin
sospira. "Non tutto è brutto come credi.
Puoi fare un affare con loro."
Mi
scappa una risata. "Quale affare?"
"Se
passi dalla loro parte, loro risparmieranno la
vita delle persone che ami."
Lo
guardo. "Dalla loro parte? Non
voleva dire dalla 'nostra' parte?"
"Hermione."
Inizia. "Morirai qui. E non
voglio vedere una cosa del genere, sei la strega più
brillante della tua età.
Sarebbe un tale spreco."
Voglio
piangere.
Sembra
che tutto stia crollando.
Tutto
ciò in cui credevo è andato.
Guardo
disperatamente il Professor Piton, cercando una
qualche sorta di conforto o qualcosa del
genere. Lui è l'unica cosa che ho.
Il
Professor Piton annuisce, poi incontra gli occhi di
Lupin. "L'unico spreco qui sei tu.
Uno spreco di spazio. Uno spreco d'aria."
"Nessuno
sta parlando con te, Mocciosus."
"Sapevo
che non eri niente di più di un animale."
"Oh,
guarda chi parla-"
"Bastardo."
"Basta!"
Li interrompe la guardia.
"Siamo qui per parlare in maniera civile."
Alla
fine raccolgo il coraggio per guardare il
Professor Lupin negli occhi. "Non voglio ascoltarla. Non voglio
vederla.
Non ho niente da dirle."
"Ma,
Hermione, devi
ascoltarmi. Se solo ascoltassi cosa stanno offrendo-"
Lo
interrompo. "Cosa? Mi offrirà del cioccolato?
Può tenerselo. Non voglio niente
da lei."
Con
queste parole mi volto.
"Hermione-"
Il
Professor Piton ringhia. "Non l'hai sentita?
Stai perdendo il tuo tempo, traditore."
Lupin
non dice più nulla.
Posso
sentire qualcuno uscire dalla cella e spero sia
stato lui.
Mi
ha fatto male guardarlo.
Mi
fidavo di
lui.
Era
quello di cui mi fidavo completamente.
Anche
più di quanto mi fidavo di Piton.
Com'è
potuto succedere?
"Beh,
la tua opportunità è andata." Dice la
guardia. "Devo ammettere che pensavo fossi intelligente. Immagino di
no.
Tornerò domani. Tenetevi pronti."
E
poi escono tutti.
C'è
un tal silenzio.
ooo
Credo
che siamo entrambi scioccati.
Forse
il Professor Piton non vuole ammetterlo, ma so
che l'ha sorpreso. Non importa quanto non gli piaccia Lupin, questa
è l'ultima
cosa che si aspettava da lui.
Non
parlo.
E
nemmeno lui.
Torno
dalla visita al bagno.
E
ancora non parliamo.
Cosa
c'è da dire?
ooo
Sta
diventando buio.
"Professore."
Inizio.
"Sì?"
"E
se... e se non fosse lui?"
Spero,
spero davvero, che sia così.
"Potrebbe
essere." É tutto ciò che dice.
"Ma...
cosa pensa lei?"
Gli
ci vuole un lungo minuto per rispondere.
"Sembrava Lupin. Suonava come se fosse Lupin."
"Lo
so."
Ammetto. "Non ho notato niente di strano in lui. Beh, eccetto per il
fatto
che lui..."
"É
un Mangiamorte."
Mi
sento come se qualcuno mi abbia pugnalato con un
coltello.
Lupin
sta lavorando con i Mangiamorte.
Sembra
surreale.
Anche
nella mia testa.
"Non
mi sono mai fidato di lui." Continua.
"Ma nessuno mi ascolta mai."
"N-non
possiamo prendere in considerazione la
possibilità che fosse qualcun'altro a fingere di essere il
Professor
Lupin?"
"Intendi
della Polisucco?"
Annuisco.
"Potrebbe
essere, ma potrebbe anche essere
Lupin." Dice.
La
voce mi trema. "Di chi possiamo fidarci?"
"Puoi
solo fidarti di te stessa, Miss
Granger."
"Nemmeno
di lei?"
"Nemmeno
di me."
M'irrigidisco.
Cosa
vuole dire con questo?
"Se
vuoi sopravvivere, fidati solo di te
stessa." Aggiunge, con qualcosa di oscuro nella voce.
Silenzio.
Ma
voglio
fidarmi di lui.
Mi
fido.
Alla
fine mi sforzo di dire qualcosa di orribile.
"Non ci troveranno mai, vero? L'Ordine?"
Non
voglio sentire la risposta.
"Miss
Granger... Mai fidarsi di nessuno e mai
perdere la speranza."
Ma
se l'avessi già persa?
Sono
successe così tante cose.
Non
credo più nei lieto fine.
L'ironia.
Ci
è finalmente permesso dormire, ma nessuno dei due lo
sta facendo.
Questa
è la traduzione della storia “30 Days”
pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della
versione originale nel profilo.
-
Day 22 –
La
prigione è diventata la mia casa.
Non
avrei mai pensato di trascorrerci
abbastanza tempo da definirla casa mia.
Il
materasso non è così orribile. A dire il
vero è davvero confortevole.
Aspetta.
Cosa
sto pensando?
No!
La
prigione non è casa mia.
Ho
una casa. E mi sta aspettando. Ci ritornerò.
Semplicemente ci vorrà un po’ più di
quanto mi aspettavo. E questa prigione,
questa cella, non sarà
null’altro che
un brutto ricordo.
E
non la vedrò mai
più.
Prendo
un respiro profondo, poi rivolgo uno
sguardo alla mia figura.
Ho
i vestiti sono sporchi. Non riesco a
crederci di star indossando le stesse cose da più di venti
giorni.
La
gonna è un po’ strappata e sporca. La
camicia è completamente rovinata, tutti i bottoni andati, ma
sono riuscita a
sistemarla in qualche modo. Dovevo. Non avevo niente altro da indossare.
Le
mie gambe sono disgustose. Troppo magre.
Quanto peso ho perso esattamente?
E
i miei capelli.
Faccio
scorrere una mano tra di essi tutti
i giorni, nella speranza che siano ricresciuti.
Non
è così.
Sono
ancora di quell’orribile lunghezza. Il
modo in cui li hanno tagliati…
E
le cicatrici sul mio corpo.
Guariranno
mai fino a scomparire
completamente?
Oh.
Un
nuovo gioco.
Potrei
contare le cicatrici sul mio corpo e
cercare di ricordare come me le sono procurate. Questo dovrebbe tenermi
occupata per almeno un’ora.
Mi
guardo il polso e inizio.
Uno.
“Sei
troppo calma.” La voce proviene
dall’altro lato della cella.
Lo
guardo sorpresa.
Il
Professor Piton mi sta parlando.
Non
abbiamo detto una parola fin da quando
mi sono svegliata. Solo sguardi imbarazzati.
Ho
dormito bene, sorprendentemente. Mi ci è
voluto un po’ di tempo, ma sono riuscita ad addormentarmi. E
questa è un buona
cosa. Sono molto più rilassata ora. Molto più
riposata.
Basti
dire, che non prendo più il sonno per
garantito.
Schiarendomi
la gola, rispondo. “Io…sono
calma.”
“Sì,
l’ho notato.”
“Allora….qual’è
il problema?”
Lui
socchiude gli occhi. “Mi aspettavo
mostrassi più…emozioni.”
Non
capisco.
Pure
io mi ero
aspettata di mostrare più emozioni vista la situazione.
“Il
Professor Lupin è uno di loro.” Dico
con calma. “Oppue…non lo è e loro
stanno solo giocando di nuovo con noi.”
“E
questo non ti disturba?”
“Certo
che mi disturba, ma…non so.” Dopo un
istante di silenzio continuo. “Dovrei far avanti e indietro
piangendo e
gridando? È forse meglio così?”
Scuote
velocemente la testa. “No. Stai
confondendo la sorpresa con il disappunto.”
Aspetto
che continui.
Lo
fa. “ Preferisco di gran lunga vederti
così, che comportarti da isterica. Sono solamente sorpreso.
Perché…” Si
interrompe.
“Perché
non sto dando di matto?” Finisco la
sua frase.
Annuisce.
Va
bene. Perché non sto dando di matto?
“Io…io
non lo so.” Rispondo sinceramente.
Lui
prende un respiro profondo, continuando
a guardarmi. “Credo di sapere la risposta.”
“Lo
sa?”
“Credo
che tu non l’abbia accettato. Non
hai permesso a te stessa di credere che potesse essere la
verità.”
“Forse…”
Ammetto. “Il Professor Lupin…mi
fidavo di lui. Tutti noi. Harry…Se
Harry lo scoprisse…”
Non
finisco la frase. Non so cosa pensare.
Povero Harry ne sarebbe devastato.
“Fai
bene a sperare che Potter lo scopra.
Potrebbe essere la nostra unica possibilità di uscire vivi
da qui.” Spiega il
Professor Piton.
“Non
capisco. É…è così assurdo
che Lupin
possa far parte dei Mangiamorte.”
“Ogni
persona ha il suo prezzo.”
Questo
cattura la mia attenzione. “Lo
crede?”
“Lo
so.”
“Così
crede che i Mangiamorte possano avere chiunque
dalla loro parte finché
possono offrire abbastanza?”
“Non
sto parlando solo di denaro.”
Annuisco.
“Lo so questo.”
“Ci
sono cose che sono più preziose dei
soldi.” I suoi occhi diventano scuri mentre parla.
“Credo che ogni persona
abbia un prezzo che è abbastanza alto da barattare con i
propri valori,
famiglia, personalità e tutto quello che si trova sulla
strada per ottenere ciò
che è stato offerto.”
Tutto
ciò è piuttosto inquietante. Ma allo
stesso tempo è vero. Ed è proprio questo a
renderlo terrificante.
“E…che
mi dice di lei?” Chiedo lentamente.
“Lei ha un
prezzo?”
“Credo
di aver risposto alla domanda quando
ho detto che tutti hanno un
prezzo.”
Ovviamente
lo è. Tutto ciò che riguarda lui
è personale.
Ma
non mollo.
“Sono
i soldi?” Chiedo.
Mi
guarda. “No.”
“É
una…posizione alta nella società?”
Questa
volta lui rotea gli occhi. “Granger,
Sono un Maestro di Pozioni. Ho i mezzi per essere conosciuto in ogni
parte del
mondo, ma invece ho scelto di rimanere ad insegnare a delle teste vuote
nei
sotterranei. Credi davvero che una posizione di prestigio sia
ciò che voglio?”
Abbasso
gli occhi per l’imbarazzo. “N-no,
immagino di no.”
Silenzio.
“Che
mi dici di te?” Chiede lui all’improvviso.
“Quale sarebbe il tuo prezzo?”
“Oh,
una grande casa con piscina. E
abbastanza soldi da non dover mai lavorare. Anche, una decapottabile
sarebbe
ottimo.”
Lo
sguardo che mi rivolge è sufficiente per
farmi scappare una breve risata.
“Sto
scherzando, Professore.”
Lo
sguardo serio sul suo viso rimane per
qualche altro secondo prima di scomparire.
“Non
è qualcosa su cui scherzare,
Miss Granger.”
“Mi
dispiace.”
“Non
hai ancora risposto alla domanda.”
Prendo
un respiro profondo, ma nessuna
parola esce dalla mia bocca. Cosa posso dire?
“Granger?”
“Non
credo voglia saperlo.”
“Mettimi
alla prova.”
Va
bene. Perché non dirglielo?
“Voglio
bene ad Harry.” Inizio, guardandomi
le mani. “E so che il bene superiore è
più importante…ma qualche volta…non
credo potrei scegliere tra…”
“Tre
cosa?”
“Tra…la
mia famiglia e il bene superiore.”
Il
bene superiore. Suona così stupido.
Il
Professor Piton resta in silenzio e so
che ho detto troppo. Forse questa confessione è qualcosa che
avrei dovuto
tenere dentro me stessa.
Cerco
di spiegarmi. “S-so che non è
giusto.”
“Non
ho detto questo.”
“Non
avrebbe dovuto. Lo sguardo sul suo
viso dice tutto.”
“È
perfettamente comprensibile.”
Lo
guardo con disperazione. “Ma…questo fa
di me una persona egoista, orribile. Non sono un eroe e-e…
non voglio esserlo.”
“Nessuno
è un eroe.
“Lei
lo è.” Mi sfugge.
Oh
no.
Mi
mordo le labbra, ma è troppo tardi.
Mi
sta già fissando, i suoi occhi scuri mi
fanno sentire così piccola e vulnerabile.
Quando
parla alla fine, lo fa lentamente e
con calma. “Pensi a me come ad un…eroe?”
“N-no…beh,
per certi aspetti.” Rinuncio,
rilasciando un respiro di stanchezza.
Sembra
risentito dalle parole.
“Professore-”
“Non sono
un eroe.”
“Non
ha capito ciò che cercavo di dire.”
“Allora
spiegamelo.”
Come
posso?
“Preferirei
di no.” Mormoro, l’imbarazzo
della situazione mi sta già facendo arrossire il viso.
“Ho
il diritto di sapere perché mi vedi
sotto quella luce.” Afferma. “Ho bisogno di sapere
cosa diavolo ti ha dato
quell’idea.”
Silenzio.
La
conversazione sta andando nella
direzione sbagliata.
“È
solo… l’aura.” Dico velocemente.
“L’atmosfera?”
“S-si,
lei sta sprigionando questa sorta di
aura.”
“Sto
sprigionando
un’aura?”
Suona
stupido quando lo dice.
E
non lo sto spiegando nemmeno nel modo
giusto. Sembra ancora più confuso. Se solo potessimo
smettere di parlarne.
Poi
qualcosa mi passa per la testa. “Va
bene. Se glielo spiego, promette di rispondere a una domanda?”
“Dipende.”
“Da
cosa?”
“Sai
che ci sono domande a cui non posso
rispondere.”
Annuisco.
“Non sarà quel tipo di domanda.
Sarà in grado di rispondere.”
Sembra
pensarci.
Alla
fine annuisce.
In
verità stavo sperando rifiutasse.
Oh
beh.
Così
inizio. “Come ho detto prima, l’ho
sempre rispettata come insegnante.”
Questo
sembra metterlo a disagio visto che
distoglie lo sguardo. So cheè
a causa
della conversazione che abbiamo avuto riguardo la punizione che mi
aveva dato.
Ma
continuo. “E ho sempre pensato che ci
fosse molto altro in lei oltre a quello che gli occhi vedono. E quando
ho
sentito riguardo il suo lavorare per l’Ordine e fare tutte
quelle….cose
pericolose… Io solo-”
“Hai
creato quest’immagine di me.
Un’immagine che non è
reale, Miss
Granger.”
“Non
è come se pensassi a lei come ad un
supereroe.” Spiego, sentendomi un po’ stupida.
“È solo…penso che lei sia molto
nobile e…non importa quando duramente cerchi di nasconderlo,
è una brava
persona.”
Ho
paura di guardarlo. Forse ho detto
troppo?
“Perché…”
Inizia prima di fermarsi per un
breve istante. “Perché dovresti spendere il tuo
tempo pensando a me?”
“Mi
irrigidisco. “Beh…ho molto tempo. Non
c’è molto da fare quando si è bloccati
qui.”
Lui
resta in silenzio.
Beh,
questo è davvero imbarazzante.
“Non
sono un’eroe, Granger. Sono…ben
lontano dal’essere un’eroe.”
Mi
permetto di guardarlo, ma non dico
nulla.
Lui
si schiarisce la gola. “E…qual è la tua
domanda?”
“L-la
mia domanda?”
Lui
solleva le sopracciglia.
Poi
mi ricordo. “Oh. Uhm, non so cosa
chiederle in questo momento.”
“La
grande So-Tutto-io non ha una domanda?”
Mi schernisce.
“Non
in questo istante. Aspetterò il
momento giusto per usarla.” Sorrido debolmente.
“Com’è
Serpeverde da parte tua.” Commenta.
Non
so se dovrei essere disgustata o fiera
della cosa.
ooo
Consumiamo
il nostro cibo in silenzio.
È
strano come il mio corpo si sia adattato ad un singolo bicchiere
d’acqua al
giorno. Era così difficile all’inizio, ero
assetata tutto il tempo, ma ora non
lo sono così tanto. È ancora difficile, ma
è più semplice conviverci. Una
persona non può mai davvero sapere quanto può
sopportare finché non si trova ad
non aver altra scelta.
Sto
lentamente finendo il mio pezzo di pane quando la porta si apre.
La
guardia entra e mi indica. “Tu. Vieni.”
“Cosa?
Dove?” Immediatamente mi irrigidisco.
“Bagno.”
Mi
rilasso un po’ a quelle parole, ma sento che
c’è ancora qualcosa di strano. Non
ci hanno mai portato al bagno subito dopo averci dato da mangiare.
Ma
non posso rifiutare, così mi alzo lentamente e mi avvicino a
lui.
Il
Professor Piton mi sta guardando e so che anche lui è
sospettoso.
Ma
non può farci nulla. Potrebbe fare domande, ma ci metterebbe
solo nei guai.
Così
non dico nulla mentre la guardia mi conduce fuori dalla cella.
ooo
Freddo.
Così
così freddo.
Sto
tremando mentre la guardia mi spinge dentro la cella. Poi esce
immediatamente.
Il
Professor Piton è accanto a me in un secondo.
“Cos’è successo? Sei stata via
per almeno un’ora.”
C’è
panico nella sua voce. E confusione nei suoi occhi mentre si prende
tempo per
osservarmi.
“Perché
i tuoi capelli sono bagnati?” Pretende di sapere.
“S-sono
stata portata al bagno e poi…alle docce.”
“Cosa?”
È
sorpreso tanto quanto lo sono io.
Le
guardie ci hanno sempre obbligato a fare la doccia insieme.
Cos’è cambiato?
“Lui
mi ha solo…portato là.” Spiego,
stringendomi le braccia attorno alla vita.
Il
Professor Piton si toglie immediatamente il mantello e me lo avvolgete
attorno.
Annuisco.
“Grazie.”
L’ultima
cosa di cui ho bisogno è di ammalarmi di nuovo.
“Cos’è
successo?” Chiede.
“Niente.”
“Niente?”
È
sospettoso e lo ero anch’io.
Ma
poi non è successo nulla.
Prendendo
un respiro profondo, torno indietro con la memoria. “Mentirei
se dicessi che
non ero terrorizzata. Ero là da sola e poi il capo
è arrivato e…ho pensato che
sarei morta per il panico.”
Il
Professor Piton non dice nulla, ma il suo viso si indurisce e non
riesco a
vedere il suo petto muoversi. Sta almeno respirando?
“Non
è successo nulla.” Spiego velocemente.
“E-e non lo capisco!”
Sembra
rilassarsi un po’. “Hmm.”
“Hmm?” Ripeto.
“É-É tutto quello che ha
intenzione di dire?”
“Sono
sollevato che tu non sia stata ferita.”
“Ma
perché? Sta diventando ridicolo! Lui, quella
guardia, continua a insinuare cose, ma poi non fa nulla.
Continua a
guardarmi e… a fare quei suoi commenti disgustosi, ma non mi
ha mai nemmeno
toccata.”
“Questoo
è strano.”
Sospiro,
la disperazione evidente sul mio viso. “Qualche volta vorrei
che lo avesse già
fatto. Per farla finita. Ora sono solo terrificata tutte le volte.
Continuo ad
aspettarmi che accada e…non avviene mai.”
“Forse
non gli è concesso.”
“C-cosa?”
Il
viso del Professor Piton è pensieroso quando parla.
“Ci sono state molte
dicerie riguardo le vigliaccherie che i Mangiamorte possono fare. E
alcune di
queste sono solo questo…dicerie.”
“Non
uccidono e torturano?” Chiesto con sgomento.
“Quella parte è vera. Ma le
storie
riguardo il fatto che i Mangiamorte usino la violenza sessuale come
metodo di
tortura su Babbani e Nati-Babbani è spesso non veritiera.
L’Oscuro Signore è
strettamente contrario ad essa. Pensa che sia un atto
disgustoso.”
Quello
mi sorprende. “Lo pensa?”
“Non
per le ragioni per cui credi tu. Lui pensa che i Babbani e i
Nati-Babbani siano
a malapena al di sopra degli animali e che per i Purosangue toccarli in
tale
maniera li degradi. È proibito.”
“Ma…
questo significa che i Mangiamorte non violentano?”
“Non
l’ho mai detto. Ho solo detto che l’Oscuro Signore
non approva. Ma loro lo
fanno alle sue spalle.”
Annuisco
in comprensione. “Così…questo significa
che…Tu-Sai-Chi è qui? Ed è per questo
che la guardia non osa toccarmi?”
Lui
si limita a guardarmi.
Non
ha la risposta. È solo una teoria.
Ma
dovrei essere grata che non è successo niente invece di
chiedermi perché non accade.
Poi
i nostri occhi si incontrano e non posso fare a meno di chiedere.
“Come sa
tutte queste cose?”
Di
nuovo, si irrigidisce. “Questo, Miss Granger, è
una di quelle domande a cui non
posso rispondere.”
Va
bene.
Non
ha importanza in ogni caso.
Il
mio problema non è il Professor Piton e il suo passato, ma
il presente e i
Mangiamorte.
Mi
lascio cadere sul mio materasso, coprendomi completamente il corpo con
il
mantello e cercando di riscaldarmi.
L’ironia.
E
guardie mi odiano a causa del mio sporco
sangue, ma quel sporco sangue ora
mi
sta proteggendo.
ooo
Le
guardie stanno cercando di spaventarmi.
Mi
stanno ferendo senza davvero
ferirmi.
Ha
senso?
E
se mi vogliono spaventata e terrorizzata, devono inventarsene
un’altra.
Ho
chiuso con questo. Cosa ho da perdere?
Mi
hanno già preso così tanto. Non sono
più la stessa Hermione Granger che ero un
solo mese fa.
E
sono stufa di essere vulnerabile e nel panico tutte le volte.
ooo
“Era
sorpreso di sapere che Lupin era uno di loro?” Chiedo a bassa
voce.
Impiega
un paio di secondi a rispondere. “Non possiamo essere certi che sia uno di loro.”
“Lo
sta per caso difendendo?”
La sorpresa
è evidente.
“No.”
Replica immediatamente. “Non sto dicendo questo
perché mi importa di
lui. Sto solo dicendo questo perché c’è
la
possibilità che non si tratti di Lupin. E non mi piace
quando qualcuno tenta di
prendersi gioco di me.”
Annuisco.
“Ma se saltasse fuori che è
Lupin…Sarebbe sorpreso?”
Non
mi sta guardando. Sta fissando il muro.
“Professore?”
“Si.”
Dice alla fine. “Ne sarei sorpreso.”
“Ma…
non le è mai piaciuto.”
“Questo
è vero. Ho le mie ragioni per non farmelo
piacere.” Spiega freddamente. “Ho
molti nomi per lui. Ma Mangiamorte
non è mai stato uno di questi.”
Sento
la realtà della situazione colpirmi lentamente.
È
possibile che Remus Lupin sia un traditore.
È
un pensiero orribile.
Uno
che non sono ancora pronta ad affrontare.
“C’era
qualcosa…di spento in
lui.” Mormoro.
“Lo ha notato? C’era semplicemente…qualcosa.”
“Ho
imparato ad ignorare le mie impressioni personali e analizzare solo i
fatti.”
Beh,
io non l’ho ancora imparato questo.
Così
cambio argomento. “Quando…quando ha intenzione di
continuare con le lezioni di
Occlumanzia. Non sono più malata.”
“Ci
stavo pensando. Forse domani sarebbe meglio.”
“Perché
non oggi?”
“Abbiamo
problemi più urgenti da affrontare oggi.”
Poi
mi ricordo. “Le guardie verranno da noi oggi.”
“Sì.
E si aspettano che li ringraziamo
per
averci permesso di dormire ancora.” C’è
puro odio nella sua voce.
Non
posso fare a meno di irrigidirmi.
Cosa
vorranno questa volta?
ooo
Gli
occhi si stanno lentamente chiudendo e posso già sentirmi
spinta verso il mondo
dei sogni.
Ma
poi un rumore forte mi sveglia.
Le
guardie sono qui.
Mi
alzo, sbattendo le palpebre un paio di volte.
Ce
ne sono solo due di loro.
Il
capo e un’altra.
Il
primo appella una sedia e si siede sopra, prima di guardare me e il
Professor
Piton.
“Perché
così sorpresi?” Chiede. “Avevo promesso
che vi avrei fatto visita oggi.”
Silenzio.
Continua.
“Vi ricordate perché
ho detto che vi
avrei fatto visita?”
Il
Professor Piton non parla.
E
allora mi decido a parlare. “Volevi che vi
ringraziassimo.”
“Brava
ragazza.” Sorride. “E avete deciso come
farlo?”
Sono
arrabbiata.
Non
sopporto di vedere quel ghigno sul suo viso.
“No?”
Chiede, poi si finge deluso. “Beh, questo è un
male. Ora devo dirvi cosa fare.”
“Smettila
con i giochi e dicci cosa vuoi.” Ribatte il Professor Piton.
“Ma
non abbiamo ancora iniziato a giocare, caro Professore.”
Aspetto
in silenzio e mi limito ad osservarlo.
“Facciamo
un gioco.” Continua. “Un gioco del tipo Il
Professor Severus Piton.”
Cosa?
La
guardia mi lancia un’occhiata. “Abbiamo notato che
voi due avete sviluppato un
legame. Tu, ragazza, ti fidi troppo di lui. Non se lo merita.”
“Penso
che sia una mia decisione da prendere.” Replica con calma.
“Lo
è, e tutto quello che sto facendo è aiutarti.
Pensa a me come ad un tuo…angelo
custode. È quello il termine corretto?” Chiede, un
largo sorriso si forma sul
suo viso.
“Non
è necessario.” Scuoto la testa. “Credo
di conoscerlo abbastanza da fidarmi di
lui.”
“Granger,
non parlargli.” Dice il Proforror Piton.
“La
ragazza può fare quello che vuole.” Lo interrompe
subito, poi mi guarda di
nuovo. “Pensavi di conoscere Remus Lupin e guarda cosa ha
fatto. Che peccato.”
Mi
irrigidisco. “Mi fido del Professor Piton.”
Lui
sorride di nuovo, ignorando le mie parole. “Iniziamo con il
gioco. Ragazza,
stai per scoprire delle cose davvero interessanti.”
Scambio
qualche sguardo con il Professor Piton ma nessuno di noi parla.
Cosa
c’è da dire?
“Severus-ti
dispiace se ti chiamo così?” Chiede la guardia.
“Sì.”
È la sua unica risposta.
“Beh,
Severus.” Continua come se non l’avesse sentito.
“Parlaci della tua infanzia.”
Cosa?Che
razza di domanda è questa?
Il
Professor Piton sembra pensarci per un secondo, poi risponde, il suo
viso privo
di emozioni. “Ero un bambino. Poi sono cresciuto. Prossima
domanda?”
“Ma
dicci un po’ di più.” Insiste la
guardia. “Com’era la tua famiglia?”
So
che questo è un argomento che il Professor Piton odia. E non
riesco a capire
perché la guardia glielo stia chiedendo.
“Avevo
una madre. Avevo un padre.”
“E
cos’è successo a tua madre?”
Cosa
sta cercando di fare la guardia?
Il
Professore risponde, la sua voce gelida. “È
morta.”
“Parlacene
un po’.”
“È morta.”
È tutto quello che dice.
La
guardia si volta verso di me. “È terribilmente
difficile parlare con lui. Posso
immaginare che l’essere bloccata qui con lui sia
incredibilmente noioso.”
“Abbiamo
finito?” Chiede il Professore.
La
guardia rivolge di nuovo la propria attenzione su di lui.
“No, non abbiamo
finito. Se ci dicessi di più sulla morte di tua madre allora
potremmo andare
alla prossima domanda.”
“Te
l’ho detto è morta.”
“E
com’è collegato tuo padre al fatto?”
Guardo
il Professor Piton, sentendomi colpevole di
voler davvero sentire la risposta. La curiosità
è troppo forte.
La
guardia continua. “Non è vero che tuo padre, il
Signor Piton, diede a tua
madre, che possa riposare in pace, una percossa di troppo?”
Il
viso del Professor Piton sbianca, ma oltre a quella non
c’è nessun altra
reazione. Perfino io sono più scioccata di quanto dovrebbe
esserlo lui.
“Questo
non è affar tuo.” Risponde.
“Quanti
anni avevi?” Chiede a guardia.
Silenzio.
“Molto
giovane, ho ragione?” Chiede di nuovo. “Ma stavi
già frequentando Hogwarts.”
Il
Professor Piton non risponde, ma deve essere la verità
altrimenti direbbe
qualcosa.
“E
poi cosa successe a tuo padre?” Altra domanda.
Trattengo
il respiro, aspettando una risposta.
“È
morto.” Risponde Piton.
“Sì
lo sappiamo questo. La domanda è come esattamente
morì?”
Cosa
stava cercando di ottenere facendo quelle domande?
Quando
non ottiene risposta, la guardia parla di nuovo. “Il Signor
Piton venne
avvelenato. E nemmeno il miglior…medico legale, se
è la parola giusta riuscì a
determinare che tipo di veleno fosse. Gli ingredienti non erano
familiari alla
loro scienza. Mi chiedo chissà perché.”
Cosa?
Guardo
il Professor Piton in shock, cercando sul suo viso qualcosa, qualsiasi
cosa. Ma
non c’è nulla.
Completamente
inespressivo.
“Passiamo
alla prossima domanda.” Dice la guardia, prendendo un respiro
profondo.
Non
posso crederci.
È
vero?
Il
Professor Piton ha ucciso il suo stesso padre?
O
è solo qualcosa che la guardia sta usando per convincermi?
“Qual
è la tua relazione con le donne” È la
domanda seguente.
“Niente
che sia affar tuo.”
“Cosa
posso dire? Sono curioso.” La guardia fa un sorrisetto.
“Rispondi alla
domanda.”
Silenzio.
La
guardia socchiude gli occhi. “Hai almeno
qualche tipo di rapporto con le donne?”
Questo
non è qualcosa che dovrei sentire.
“Perché
non sei sposato?”
“Lascialo
in pace.” Dico all’improvviso.
La
guardia si volta improvvisamente verso di me. “Lo stai ancora
difendendo. Beh,
io so qualcosa di interessante su di lui.
Cerco
di sembrare annoiata.
Continua.
“Cosa diresti se ti dicessi che il tuo adorato
Professore ha frequentato più volte i bordelli di
quanto gli piace
ammettere?”
“Non
credo che sia qualcosa che interessa a te o a lei, per quel che
riguarda.”
Risponde pericolosamente il Professor Piton.
Cerco
di spingere quella nuova informazione fuori dalla mia testa.
“N-non mi
interessa. È la sua vita”
La
guardia annuisce. “Capisco. Ma ascolta questo. Molte donne,
signore della
notte, si sono lamentate su di lui. É conosciuto per essere
aggressivo,
violento.”
Questo mi colpisce.
“Di
cosa stai parlando?” Esclama il Professor Piton.
“Sto
semplicemente dicendo la verità. Lasci una scia di sangue
ovunque vai.”
Risponde la guardia. “Miss Granger merita di sapere questa
parte di te.Dovresti
averglielo detto prima di pretendere
la sua fiducia.”
“Non
ho mai preteso la sua fiducia.”
La
guardia lo ignora. “Questo è un altro argomento.
Ora stiamo discutendo del tuo
comportamento verso le donne. Perché tanto odio?”
“Non
odio le donne.”
Mi
stringo con le braccia, sentendomi veramente a disagio. La guardia
potrebbe
mentire o potrebbe star dicendo la verità. Ci sono
così tante cose che non so
del Professor Piton.
“Allora
perché non sei sposato, caro Professore?”
Silenzio.
“Hai
il cuore a pezzi? Qual’era il suo nome?” Insiste la
guardia.
Il
Professor Piton sta diventando sempre più nervoso. Riesco a
vedere l’odio puro
e la furia nei suoi occhi.
“Non
andare oltre.” Dice
gelidamente e
lentamente si avvicina alla guardia, muovendosi ocme un serpente.
Ma
la guardia non lo ascolta. “Perché no? Era ad
Hogwarts? Cosa fece?”
“Non andare oltre.” Ripete.
“Forse
potrei chiederlo a Lupin?”
Prima
ancora di poter capire cosa sta succedendo, il Professor Piton afferra
la guardia
per la gola, sollevandolo dalla sedia e gettandolo dall’altra
parte della
cella.
L’altra
guardia reagisce immediatamente, puntando la bacchetta contro Piton che
cade a
terra, il suo corpo contorto dal dolore.
Non
riesco a credere a quello che sta accadendo.
Solo
un momento fa stavamo parlando e ora-
“Basta!”
Urlo, scattando verso il Professor Piton, cercando di aiutarlo in
qualche modo.
La
maledizione viene finalmente sciolta e lui resta disteso lì,
respirando
pesantemente e guardando il soffitto.
“Sta
bene?” Chiedo, ma all’improvviso vengo afferrata
per il braccio e sollevata in
piedi.
La
guardia mi sta fissando, la sua espressione furiosa. “Lui ha
fatto un grave
errore. E ora deve pagare.”
“Non
gli fare del male.” Imploro.
“Oh,
non gli faremo del male. Non direttamente,
in ogni caso.”
Raggelo,
realizzando quello che sta cercando di dire.
Continua.
“Il legame tra voi due è qualcosa che possiamo
usare a nostro vantaggio.”
“Non…non
ho paura di voi.” Mi sforzo di dire e sto mentendo.
Sto
mentendo.
Sono
di fatto terrorizzata.
“Non
ci credo, ragazza.”
Alla
fine, mi lascia. “Cosa fare? Hmm. Qualcosa che lasci un segno
e che gli ricordi
che questa è stata tutta colpa sua.”
Il
cuore mi sta martellando nel petto, cercando di scappare.
E
io resto semplicemente li.
Cos’altro
potrei fare?
Scappare?
Implorare?
Piangere?
Non
c’è nulla che
posso fare.
Il
capo allora guarda l’altra guardia e si limita ad annuire.
Sembra come se stiano
comunicando con gli occhi.
“Non
mi piace fare il lavoro sporco.” Mi dice e arretra di un
passo.
Prima
di poterne capire il significato, l’altra guardia si avvicina
a me e mi
colpisce in viso.
La
forma mi spedisce immediatamente a terra.
Non
riesco a non gridare, fa così male.
E
c’è sangue sulla mia bocca.
Oh
Dio, i miei denti.
Ho
ancora tutti i denti?
Nemmeno
un secondo dopo la guardia mi tira un potente calcio sullo stomaco e
questa
volta grido, rotolando via da lui e rannicchiandomi a palla.
Per
favore, basta.
Fa
così tanto male.
N-non
riesco a respirare.
Ho
le costole rotte?
C’è
un buco nello stomaco?
Sembra
di sì.
Sto
apertamente piangendo ora, nascondendomi il viso nelle mani,
aspettandomi che
il dolore mi colpisca ancora.
All’improvviso
il corpo di qualcuno è sul mio. Sbatto le palpebre un paio
di volte nel
tentativo di vedere oltre il velo di lacrime e riconosco il Professor
Piton.
“Basta.”
Riesco
a malapena a sentirlo.
È
stato lui a dirlo?
Era
la sua voce, ne sono sicura.
All’improvviso
la guardia parla di nuovo. “Ce ne andiamo ora. Volevamo solo
parlare. É colpa
tua se è finita così, Severus Piton.”
E
poi se ne vanno.
Penso
di averli sentiti uscire e chiudere la porta.
Una
mano mi stringe improvvisamente la spalla. “Miss
Granger?”
Non
riesco a parlare.
Non
voglio che mi veda così.
Prima
ho bisogno di smettere di piangere.
Non
mi muovo nemmeno.
“Fammi
vedere.” Dice gentilmente, cercando di rimuovere le mali dal
mio viso.
Mi
rifiuto, scuotendo la testa.
“Granger?”
Perché
mi sta parlando così? Posso sentire la pietà nel
suo tono di voce e non riesco
a sopportarlo. Non voglio che nessuno si senta dispiaciuto per me,
specialmente
lui.
Lui
resta in silenzio per qualche lungo istante e io mi calmo un
po’.
Poi
lentamente tolgo le mani dal viso.
“Riesci
a sederti?” Chiede.
Scuoto
la testa. “N-non riesco…a muovermi.”
Annuisce,
poi prende un’occhiata al mio viso da più vicino,
esaminando il danno.
Mi
sento così esposta e vulnerabile sotto il suo sguardo.
Così mi sforzo di
mantenere un’apparenza forte, anche se so che probabilmente
non sembro molto
convincente.
Lui
mi afferra il mento. “Penso che hai solo il labbro
spaccato.”
Grazie
a Dio.
“I
m-miei denti?” Chiedo.
“Non
sembra esserci niente di rotto.”
Chiudo
gli occhi per il sollievo.
Poi
lo sento premere un qualche tipo di stoffa sul taglio.
Mi
accorgo che è uno dei pezzi della sua canotta. Quella che si
era strappato per
aiutarmi durante quel mio periodo del mese.
“Spero
guarirà da sola.” Dice, poi i suoi occhi scendono
lungo il mio corpo.
“P-professore?”
Inizio lentamente. “C-credo di avere una costola
rotta.”
Il
suo viso si adombra e si muove per toccarmi lo stomaco, prima di
fermarsi.
“Posso?”
Annuisco.
Certo
che può.
Ho
bisogno di sapere se c’è qualche danno
considerevole.
Lui
annuisce e mi solleva la camicetta e mio malgrado sobbalzo quando
l’aria fredda
mi colpisce la pelle.
E
poi le sue mani mi stanno toccando. E lui ha davvero
delle mani calde.
Cerco
di ignorare l’imbarazzo della situazione mentre lentamente si
sposta sullo
stomaco, gentilmente premendo e allo stesso tempo osservando il mio
viso in
cerca di ogni segno di dolore.
È
più semplice se non lo sto guardando, così
allontano lo sguardo.
Ma
non riesco ancora ad ignorare lo strano sentimento mentre le mani
lentamente
risalgono.
E risalgono.
Ed
allora trattengo il fiato, realizzando quanto sia vicino a toccarmi
dove non
dovrebbe.
Ma
lui si ferma, allontanando le mani da me.
“Niente
di rotto.” Spiega. “Credo che i muscoli
siano danneggiati, forse strappati.”
Questa
è una buona notizia.
Mi
abbasso la camicia, poi cerco di alzarmi dal pavimento.
“Cosa
stai facendo?” Chiede.
“V-voglio
distendermi sul mio materasso.”
Senza
aggiungere altro mi aiuta, quasi sollevandomi con le mani.
Sospiro
quando sento il materasso sotto il mio corpo e lui torna subito
indietro.
Chiudendo
gli occhi, spero di addormentarmi e dimenticare semplicemente tutto.
“Pensi
ancora a me come ad un eroe?” Chiede all’improvviso.
Spalanco
gli occhi e lentamente vi volto verso di lui.
È
in piedi nel centro della cella con un’espressione scura sul
viso.
C’è
sangue sulle sue mani.
“Non
avrei dovuto rispondergli.” Aggiunge. “É
tutta colpa mia.”
“Non
lo faccia.”
“Granger-”
“Questo
è esattamente quello che vogliono.” Dico.
“Non lo faccia. Non si senta
colpevole. Lo avrebbero fatto in ogni caso. Vogliono solo che lei pensi
sia accaduto
perché lo ha attaccato.”
Lui
resta in silenzio.
Ma
so che le mie parole non lo hanno aiutato.
“Era
vero?” Chiedo lentamente. “Quello che ha detto su
di lei?”
Si
irrigidisce. “La mia vita.”
“Si…
stava mentendo, non è vero?”
I
nostri occhi si incontrano e sento svanire ogni speranza in me.
“No.”
Dice infine. “Non tutto.”
“Q-quale
parte era vera?”
“Sei
disgustata?” Chiede, il suo viso irrigidito.
“Dipende…da
quale parte era la verità.”
Lui
si volta.
Poi
mi viene in mente una cosa. “Questa è la domanda
che voglio lei risponda. Ha
promesso.”
Non
sembra avere alcun effetto su di lui.
Proprio
quando penso mi stia ignorando, lui si gira e mi guarda.
“Mio
padre.” È tutto quello che dice.
Il
respiro mi si blocca in gola. “L-lei…”
Ucciso?
Avvelenato?
Non
lo dico nemmeno.
Ma
lui capisce. “Sì.”
E
mi sta guardando dritto negli occhi. Alla fine sono io quella a non
sopportarne
l’intensità e distolgo lo sguardo.
“Cosa
fa di me questo?” Chiede.
“T-tutti
commettono degli sbagli…”
Mi
interrompe. “Non era uno sbaglio.”
Lo
guardo di nuovo, scioccata.
So
che suo padre era una persona orribile e forse si è meritato
quello che ha
avuto… ma sentire di fatto il Professor Piton ammetterlo e
non mostrare il
minimo segno di rimorso è…quasi troppo.
N-non
so cosa pensare.
“E
la parte riguardante il fatto che odio le donne era una
bugia.” Mormora. “Non
sono mio padre. Questo è tutto quello che hai bisogno di
sapere.”
Con
quelle parole si incammina verso l’angolo più
lontano, nelle ombre.
Riesco
a malapena a vederlo. Vuole essere lasciato da solo
E
lo voglio anche io.
Sono
successe troppe cose oggi.
Ho
bisogno di un po’ di tempo per me stessa.
Ho
bisogno di pensare a tutto questo.
E
non ho intenzione di mentire. Dopo tutto quello che ho scoperto oggi,
non posso
far a meno di vedere il Professor Piton…in modo diverso.
Non
parliamo l’uno con l’altro per il resto della
nottata.
Questa
è la traduzione della storia “30 Days”
pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della
versione originale nel profilo.
-
Day 23 –
Dio.
Il
Professor Piton ha un aspetto orribile.
Lo
sto osservando da quando mi sono
svegliata.
Sono
troppo pigra per alzarmi o dire
qualcosa, quindi mi sto solo riposando sul mio materasso.
Mi
auguro che non si renda conto che lo sto
guardando. Sembra perso nei suoi pensieri. Non mi ha degnata nemmeno di
uno
sguardo. Forse non sa che sono sveglia?
Non
importa, comunque. Ho tutto il diritto
di guardarlo, è l'unico intrattenimento che mi è
concesso avere.
Ha
bisogno di una rasatura. Ha un aspetto
davvero orribile con tutta quella barba sul viso.
Ma...
perché non sta perdendo peso? Il suo
corpo non sembra essere cambiato molto dal primo giorno. Non che stia
guardando
il suo corpo!
All'improvviso
i suoi occhi scattano verso
di me.
Resto
senza fiato, mentre il sangue mi sale
alla testa al pensiero che lui possa leggere la mia mente.
Alla
fine parla. "Come va il tuo
labbro?"
Il
mio... cosa?
"Oh."
Ricordo improvvisamente.
"É apposto."
Sto
mentendo. Mi fa un male di pazzi.
Brucia e pizzica e non so come farà a guarire da solo.
"E
il tuo stomaco?"
Cosa
vuole che gli dica?
Fa
male.
É come se avessi fatto un centinaio di addominali in una
volta e adesso non
posso nemmeno muovermi per il dolore.
E
mento di nuovo. "Va...meglio."
Annuisce.
É
buffo.
Sono
già passati ventitré giorni e dopo
tanto tempo ancora non ci sentiamo a nostro agio insieme.
Ci
siamo avvicinati l'uno all'altra, o
almeno così credo. Andiamo d’accordo quando si
tratta di situazioni di vita o
di morte, siamo una bella squadra, ma quando non accade niente di
pericoloso
siamo... impacciati. Non sappiamo come parlare di cose normali.
E
l'atmosfera è ancora molto tesa per via
della visita delle guardie della scorsa notte.
Sono
state dette e fatte un sacco di cose. Troppe.
Sospiro,
rendendomi conto che il Professor
Piton mi sta ancora guardando.
Vuole
qualcosa da me.
E
so cos'è.
Una
risposta.
Ma
non so dargliela.
Ho
scoperto un sacco di cose su di lui la
scorsa notte e non sono ancora sicura di come mi senta a riguardo.
Alcune
cose erano bugie, altre erano
verità. Ed è troppo.
Lo
vedo ancora come un eroe?
Io...
Io non lo so.
Allora
distolgo lo sguardo da lui,
schiarendomi la gola e sperando che non inizi quella conversazione.
Non
lo fa.
ooo
"Um,
Professore, ha detto che oggi
continueremo con le nostre lezioni di Occlumanzia?" Chiedo.
"Sei
sicura di volerlo fare?"
"Sì."
Silenzio.
Lo
guardo, confusa. "Lei ha problemi
nel farlo?"
"No."
D'accordo.
Quel
'no' sembra un po' forzato.
Poi
dice: "Siediti sulla sedia."
Annuisco
velocemente, cercando di alzarmi
dal materasso, ma il dolore mi attraversa lo stomaco ed emetto un
grido,
mordendomi il labbro inferiore. Il Professor Piton si gira a guardarmi
con
un'espressione preoccupata. E non riesco a sopportarlo. Non so
esattamente
quando o come è successo, ma odio quando mi guarda con
pietà o preoccupazione.
Semplicemente non posso sopportarlo.
Quindi
prima che abbia l'opportunità di
parlare, mi obbligo a mettermi in piedi e mi dirigo velocemente verso
la sedia,
sedendomi. Con la speranza che il mio volto sia impassibile.
In
un primo momento mi guarda con occhi
socchiusi, ma poi si schiarisce la gola, ignorando l'incidente come se
non
fosse successo nulla. E ne sono grata.
Un
paio di minuti trascorrono in silenzio.
Aspetto.
Sembra
che si stia concentrando o
preparando.
Dovrei
fare lo stesso?
Ma
non so come.
Mentre
capisco che non ho idea di ciò che
sto facendo, finalmente si gira verso di me.
"Pronta?"
Chiede.
Annuisco.
"Legilimens."
Attendo
che il mal di testa mi colpisca, ma
non succede nulla.
Beh,
sta succedendo qualcosa. Posso
avvertire... una leggera brezza nella mia mente.
Come se qualcuno mi stesse toccando con una piuma.
Guardo
il Professor Piton confusa e
improvvisamente la strana sensazione svanisce.
"Concentrati,
Miss Granger." Mi
ordina.
"Signore...
cos'è stato? Non mi
aspettavo che fosse così..."
"Gentile?"
Termina la frase al
posto mio.
Annuisco
velocemente.
"Beh,
Miss Granger." Inizia.
"Volevo mostrarti che a volte è quasi impossibile sentire
che qualcuno
stia tentando di infiltrarsi nella tua mente. Questo è il
motivo per cui devi
stare in guardia tutto il tempo, non puoi permetterti di essere
ignorante."
Ascoltando
attentamente, metto su un’espressione
dura. "D'accordo, provi di nuovo."
Mi
guarda nel profondo degli occhi.
"Legilimens."
Di
nuovo quella strana sensazione. Non fa
male per niente.
Provo
a concentrarmi.
Devo
spingerlo fuori dalla mia mente.
Devo
costruire un muro intorno ai miei
ricordi.
Devo
sgomberare la mente.
I-i-io
non so come farlo.
Più
mi dico che non dovrei pensarci,
più ci penso.
"Granger."
Sospira, uscendo dalla
mia mente.
Mi
vergogno persino di guardarlo.
Sono
un tale fallimento.
"Proviamo
con qualcos'altro." Suggerisce
e non sembra essere molto arrabbiato.
Per
cui lo guardo. "Cosa
intende?"
"Proveremo
qualcosa di diverso."
Dice. "Voglio che tu costruisca un ricordo finto."
D'accordo.
Posso farlo. Sembra più facile.
"Un
evento. Non m'importa cosa sia. Ma
deve essere finto. Poi mi presenti quel ricordo." Dice. "Puoi
farlo?"
"Credo
di sì."
Annuisce.
"Ti do un minuto per
pianificarlo."
Velocemente
inizio a pensare.
Cosa
potrei usare?
Buffo.
Adesso
la mia mente è
completamente vuota.
Poi
inizio a pensare a qualcosa.
Oh.
Va bene. Potrebbe funzionare.
Guardo
il Professor Piton e annuisco. Poi
mi obbligo a ripetere il ricordo finto nella mia mente ancora e ancora.
Dopo
un attimo, sussurra:
"Legilimens."
Posso
sentirlo nella mia mente, più forte
questa volta, ma ancora non è doloroso.
Sta
vedendo le scene. Le vedo anch'io.
Io
che parlo con Lavanda nella Sala Comune dei Grifondoro.
Noi
che ridiamo.
Ma
poi lui esce.
E
non ne è rimasto colpito.
"C-che
succede?” Chiedo, quasi
impaurita di sentire la risposta.
"Era
fatto male. Posso dirlo che non
era un ricordo reale."
"Come?"
Fa
un respiro profondo. "Stavi
cercando di mostrarmi un ricordo felice, presumo?”
Annuisco.
"Beh,
Granger, potevo avvertire
l'amarezza nella tua mente. Potevo avvertire la leggera rabbia e il
fastidio
nei confronti di qualcuno, immagino verso la Signorina Brown."
Arrossisco,
odiando come lui sia a
conoscenza di ogni piccolo dettaglio di me.
Continua.
"Devi collegare le emozioni
giuste al ricordo. Lo fa sembrare più reale."
Questo
ha senso.
"D'accordo,
c-ci proverò." Dico,
un po' più agitata.
"Inoltre
hai bisogno di pensare un po'
di più ai dettagli. I piccoli dettagli sono molto
importanti, Granger."
Credo
che sto iniziando a capire.
"M-mi
dia solo un minuto,
Professore."
Chiudo
gli occhi.
Ma
più ci penso, più mi rendo conto che è
difficile ricordare la mia vita prima di essere chiusa nella cella. Sto
facendo
un grande sforzo nel ricordare come fosse la Sala Comune dei Grifondoro
o come
erano le persone. Non posso vederle chiaramente nella mia mente.
É
frustrante.
E
spaventoso allo stesso tempo.
Sto
lentamente dimenticando la mia vita
prima di tutto questo?
Il
Professor Piton si schiarisce la gola.
"Granger, non ti stai concentrando, posso vederlo."
Sospiro,
poi chiudo gli occhi di nuovo.
Ci
sono cose che vedo chiaramente
quando chiudo gli occhi.
La
cella.
Il
Professor Piton.
Tutto
qui.
Dopo
un lungo attimo, apro gli occhi.
"Sono pronta. Proviamo di nuovo."
"Legilimens."
Sono
nella cella. Il Professor Piton è accanto a me. Posso
avvertirne la presenza.
Quella
guardia è di fronte a noi, è da solo. Posso
sentire il suo odore, il suo odore
disgustoso. Ci sta rivolgendo un sorrisetto.
Mi
fa
così arrabbiare, in effetti sto tremando di rabbia.
La
guardia punta la bacchetta nella nostra direzione e all'improvviso il
Professor
Piton gli salta addosso, mettendolo a terra mentre io gli prendo la
bacchetta.
Posso
sentirla. La sensazione di potere.
Niente
più impotenza.
Il
Professor Piton mi guarda, c'è speranza nei suoi occhi scuri.
E
poi
scappiamo.
Fuori
dalle sbarre.
Verso
la nostra libertà.
Il
cuore mi martella nel petto.
Potevo
sentirlo.
Potevo sentire cosa potrebbe significare essere liberi.
"Granger."
Ho
bisogno di un minuto per me.
Il
pensiero di noi due in fuga era così
vivido, così reale. Ma
era finto.
Siamo ancora qui. Intrappolati.
In
realtà mi sento devastata al momento.
"Granger."
Ma
devo ricompormi.
Così
alzo lo sguardo verso di lui.
La
sua faccia è impassibile, ma poi un
piccolo sorriso prende vita sulle sue labbra, "Andava meglio."
Meglio?
Davvero?
"Ti
sei concentrata sui dettagli, hai
aggiunto le emozioni."
L'ho
fatto davvero.
Forse
un po' troppa emozione.
"Ma
puoi migliorarlo ancora,"
dice.
E
iniziamo di nuovo.
ooo
"Meglio."
É tutto ciò che dice.
Abbiamo
fatto pratica per più di un'ora.
Ho
fatto dei progressi, so di averli
fatti.
Ma
tutto ciò che dice è 'meglio'.
"Meglio
come?" Chiedo, sperando
che mi rivolga qualche complimento in più. Potrebbe essere
d'aiuto per la mia
fiducia in me stessa e mi condurrebbe ad ulteriori progressi.
"Sembri
notare i piccoli attacchi alla
tua mente. Molte persone ne sono ignare." Spiega in un tono da
insegnante.
"Hai dimostrato di avere la capacità di costruire finti, ma
comunque molto
vividi, ricordi nella tua mente."
Sorrido,
sentendomi fiera.
"Tuttavia."
Sogghigna, notando il trionfo sul mio volto. "Non hai ancora fatto
progressi nel proteggere la tua mente dai nemici. Non hai la minima
idea di
come rendere la tua mente sgombra."
E
il mio orgoglio è andato.
É
incredibile come può farmi passare dal
sentirmi bene al sentirmi patetica solo con una manciata di parole.
"Perchè
quella faccia, Miss
Granger?"
"Beh...
mi ha appena detto che faccio
schifo."
"Non
l'ho detto."
Alzo
lo sguardo verso di lui, sollevando le
sopracciglia.
Continua.
"Ho riconosciuto che hai
davvero fatto qualche progresso. Ma hai ancora un sacco di strada da
fare
davanti a te."
Annuisco,
cercando di accettare i suoi
commenti in modo positivo.
"Continueremo
domani." Enuncia, allontanandosi
da me.
"P-perché?"
"Non
è saggio fare così tanta pratica
in un solo giorno."
Poi
noto qualcosa di strano.
Mi
giro per guardarlo. "Professore,
lei... sembra sempre così sicuro che ci
sarà un domani."
S'irrigidisce,
dandomi le spalle. "Sì."
"Come
mai?"
Dopo
un lungo attimo si gira finalmente per
guardarmi. "Credi che non saremo
vivi domani?"
"N-no,
ma... non potrei mai dirlo
nella stessa maniera in cui lo dice lei.
Sembra quasi che lei lo sappia per certo."
"Te
l'ho già detto. Non ci uccideranno
semplicemente così. Forse ci terranno in vita fino alla
Guerra."
"G-Guerra?"
Una
parola così orribile.
"Cosa
ti aspettavi, Miss Granger? Un
pacifico accordo tra il lato Buono e il lato Oscuro?"
Certo
che no.
Ma
comunque suona... orribile.
Una
Guerra.
ooo
Dove
sono le guardie?
Non
che sia ansiosa di vederle, ma sto
morendo di fame. Deve essere pomeriggio ormai e ancora non abbiamo
ricevuto la
nostra colazione.
Ho
bisogno di impegnare la mente con
qualcosa.
Mi
guardo le unghie delle dita.
Così
sporche.
"C'è
qualcosa che non va?" Chiede
all'improvviso il Professor Piton.
Lo
guardo confusa. "Cosa intende
dire?"
"Non
sei molto loquace. Ti stai
astenendo dal farmi domande a sfondo personale."
"Ed
è sbagliato?"
Fa
un sorrisetto. "No. Ma non è da
te."
Espiro
profondamente. Cosa vuole che
faccia?
Lentamente
dico: "Se si riferisce a
ieri -"
"Sai
di cosa sto parlando."
Mi
agito.
Lui
continua, con la sua voce fredda.
"Ignorare le cose non ha mai dimostratoessere una mossa saggia."
"Non
lo sto ignorando."
"Sei
venuta a conoscenza del fatto che
ho ucciso un uomo."
Questa
volta lo guardo, scioccata nel
sentire quelle parole.
"Professore,
n-non dobbiamo parlarne
per forza."
"Sì,
dobbiamo."
"Beh,
io non voglio!" Questo lo
dico più duramente di quanto avessi voluto.
Il
suo volto s'irrigidisce. "Le cose
brutte non se ne andranno magicamente se le ignori."
Cerco
di calmarmi. "Ha ucciso suo
padre."
"L'ho
fatto."
"C-come
può dirlo? In modo così-così
tranquillo e freddo?"
Non
mi risponde per un lungo istante.
Ma
quando lo fa è in modo lento ed è appena
poco più di un sussurro. "Avevo le mie ragioni."
"L-lo
so."
"No,
in realtà tu non sai."
"So
qualcosa. E capisco, ma mi dà
davvero fastidio il modo in cui ne parla. Non prova nemmeno un po' di
rimpianto?
Non la fa sentire..." Non finisco la frase, non sapendo quale parola
usare.
"Ho
fatto ciò che dovevo fare."
Scuoto
semplicemente la testa, non volendo
stargli a sentire ancora.
É
troppo presto.
Così
smettiamo di parlare.
ooo
Cammino
avanti e indietro nella cella.
I
nervi mi stanno uccidendo.
Dove
sono le guardie?
C'è
qualcosa che non va.
"Granger,
smettila."
"Di
fare cosa?"
"Stai
facendo troppo chiasso. Qualcuno
di noi sta cercando di concentrarsi. Cerca di muoverti facendo meno
rumore." Risponde, la sua voce è fredda.
Alzo
semplicemente gli occhi al cielo e
continuo.
Dopo
un minuto il Professor Piton scatta.
"Basta."
Basta.
Quella
parola mi riporta un ricordo alla
mente.
Immediatamente
mi volto verso il Professor
Piton. "Signore... riguardo a ieri... ho bisogno di chiederle una
cosa."
Si
agita, posso vederlo anche se sta
cercando di nasconderlo con un'espressione annoiata. "Cosa?"
"Come
mai sono stati a sentirla?"
"Granger,
cerca di formulare la
domanda in un modo che sono in grado di comprendere."
Lascio
andare un respiro, poi comincio.
"Quando la guardia mi ha dato un calcio e... lei ha protetto il mio
corpo
con il suo... ero piuttosto confusa, ma l'ho sentita dire 'basta'. Come
mai
sono stati a sentirla?"
La
sua espressione resta annoiata, ma se ne
sta in silenzio per un secondo troppo lungo.
Quando
parla, è tranquillo. "Non l'ho
detto. É stata la guardia."
"No,
è stato lei."
"Granger,
è stata la guardia.
Probabilmente si era reso conto di averti causato abbastanza danni."
Perché
dice così?
Osservo
il suo volto, la sua espressione,
ma mi sta semplicemente fissando.
Così
provo di nuovo. "Io ho sentito lei.
Era la sua voce, lo so. Era
così vicino a me, non avrei potuto
sbagliarmi."
"Beh,
ti sei sbagliata."
Risponde. "Onestamente, Granger, credi che le guardie sarebbero state a
sentirmi? Se avessi detto qualcosa del genere per cercare di fermarli,
avrebbe
solo scatenato ulteriore voglia in loro di farti, farci,
altro male."
Dopo
questo non dico nulla. Annuisco
semplicemente.
Poi
mi volto e me ne torno al mio
materasso.
Dio,
quanto odio questa sensazione.
Perché
non posso fidarmi di lui?
Perché
continua a darmi motivi per non
fidarmi di lui?
So
che quella era la sua voce. Lui ha detto
'basta'. Non la guardia. Non sono stupida.
Ma
ero molto sofferente. Forse -
No!
Era la sua voce.
Cosa
sta succedendo?
ooo
C'è
decisamente qualcosa di sbagliato.
Sta
iniziando a fare buio e non c'è ancora traccia
delle guardie.
Si
sono dimenticati di noi?
No.
Lo stanno facendo apposta.
D'accordo.
Posso accettare che non ci sia
cibo, ma... Ho davvero bisogno di
andare in bagno.
La
mia vescica è in procinto di esplodere.
Non
ce la faccio nemmeno più a trattenere.
Gemo
frustrata. Non c'è modo che possa
aspettare fino all'indomani.
I
miei occhi si dirigono lentamente verso
il Professor Piton. Non ha lo stesso problema? Non sembra che sia
così. A volte
mi chiedo se è persino umano.
Mi
sento così umiliata.
Lentamente
mi alzo, facendomi strada verso
le sbarre, picchiandoci contro.
"Guardie!
Perché state facendo
così?" urlo, "I-io devo parlarvi!"
"E
perché hai bisogno di loro,
esattamente?" Sento la voce del Professor Piton provenire dalle mie
spalle.
Mi
fermo per un secondo, poi lo ignoro.
"Guardie! Esigo vedervi!"
"Sì,
questo funzionerà." Commenta
lui.
Mi
volto a guardarlo. "Professore, se
non l'ha notato, non ci hanno fatto visita."
"Sì,
non è sfuggito alla mia
attenzione."
"E
ho bisogno che loro..."
"Facciano
cosa?" Chiede, alzando
un sopracciglio.
Beh,
ho passato di peggio.
"Devo
usare il bagno." Rispondo,
obbligando il mio volto a rimanere impassibile.
La
comprensione sorge in lui e si
schiarisce la gola. "Oh."
"Già."
"É
un'emergenza?"
"Perché
dovrei colpire le porte
altrimenti?" Chiedo, disperata.
"Granger,
non credo che ci faranno
visita oggi.”
Un
sospiro di sofferenza mi sfugge.
Lui
continua, "C'è un piccolo buco
nell'angolo della cella. Credo che originariamente aveva lo scopo per
noi di
essere usato come latrina."
L'orrore
mi attraversa il viso.
"No!"
"Granger
- "
"Non
urinerò lì, con lei qui.
No!" Mi copro le orecchie e mi abbandono sul mio materasso.
Aspetterò
le guardie.
ooo
Non
ce la faccio più.
Mi
alzo, lentamente, mandando un'occhiata
al Professor Piton. Lui capisce.
Guardo
il piccolo buco nel pavimento.
Fortunatamente è il più lontano possibile da
entrambi i nostri materassi.
Calmati,
Hermione.
Mi
dirigo lentamente verso quel punto,
facendo un respiro profondo.
"Io
me ne andrò laggiù." Dice il
Professor Piton, dirigendosi verso le sbarre, volgendomi le spalle.
"Non
si giri." Gli dico.
"Oh,
grazie per avermelo detto. Avevo
intenzione di guardarti." Risponde, con la voce traboccante di sarcasmo.
Mi
agito, sentendomi estremamente umiliata.
"Granger,
datti una mossa, sì?"
"N-non
posso farlo."
"Cosa
intendi dire con non puoi?"
"Non
con lei che se ne sta lì."
"Beh,
me ne andrei fuori, ma al momento
sono incapace di farlo."
"Allora
non ascolti!"
"Cosa
diavolo hai intenzione di
fare?"
"Si
copra le orecchie."
"Non
lo farò. Smettila di comportarti
in modo così infantile, Granger."
"Lo
faccia e basta."
Passa
un secondo.
"Le
mie orecchie sono coperte."
Silenzio.
"Può
sentirmi?" chiedo,
aspettando una sua risposta.
Non
dice nulla.
Velocemente
mi alzo la gonna e faccio ciò
che devo fare.
Un
minuto più tardi, ho fatto.
Il
mio volto è completamente arrossito,
posso avvertirlo.
Ma
almeno la mia vescica non minaccia di
esplodere.
Mi
avvicino al Professor Piton. "Ho
fatto."
Si
toglie le mani dalle orecchie e mi
guarda semplicemente.
So
che lui pensa che sia immatura, ma non
m'importa.
Mi
muovo velocemente verso il mio materasso
e mi abbandono su di esso, voltandomi lontano da lui.
Ho
solo bisogno di dormire.
E
di dimenticare ciò che è successo.
ooo
É
buio nella cella.
Dovrei
essere addormentata. Ma non lo sono.
E
nemmeno lui lo è. Posso semplicemente avvertirlo.
C’è
un tal silenzio.
Dei
pensieri inquietanti mi stanno
lentamente occupando la mente. Non importa con quanto sforzo provi a
cacciarli
via.
"Signore?"
"Hmm?"
Sembra
assonnato.
"Se
qualcosa dovesse succedermi e...
lei ne dovesse uscire vivo," Inizio, la mia gola si chiude. "Voglio
che prometta di dire un paio di cose ai miei genitori. Un messaggio da
parte
mia."
"Granger,
non puoi pensare a cose del
genere."
Lo
ignoro. "Dica loro che li amo e che
sono stati i migliori genitori del mondo." Dico
fermarmi un istante per ricompormi. Infine
continuo. "Dica loro che mi
dispiace. E che... non ho sofferto. Dica loro che è stato
veloce e indolore.
Dica loro che non ero spaventata."
Lui
resta in silenzio.
"Oh,
e dica loro di prendersi cura di
Grattastinchi."
"Grattastinchi?"
Sorrido
debolmente. "Il mio
gatto."
Quando
non dice nulla, continuo. "E so
quanto lei li disprezza, ma... apprezzerei se dicesse a Harry e Ron che
non
avrei potuto desiderare amici migliori. Dica ad Harry che non mi sono
mai
pentita di essere sua amica. Sapevo che sarebbe stato pericoloso. Lui
non
dovrebbe sentirsi in colpa."
"Granger,
tu non sai cosa
succederà."
"Ed
è esattamente per questo che le
sto dicendo queste cose." Dico, lottando contro le lacrime.
"C-c'è
qualcuno per il quale lei vorrebbe
lasciare un messaggio?"
Silenzio.
Poi
una semplice parola. "No."
Sono
un po' sorpresa.
Ho
sempre saputo che è un po' solitario, ma
il fatto che non abbia nessuno a cui dire addio... è
semplicemente triste.
O
forse lo sta dicendo perché non vuole
credere che moriremo.
Questa
è la
traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul
sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della versione originale nel profilo.
- Day 24
–
Mi sveglio.
E sono nauseata
e stanca di
svegliarmi qui. Sempre lo stesso.
La cella.
Se solo tutto
questo si
rivelasse un sogno. Un lungo, realistico sogno.
Ma so che
è impossibile.
So di essere
sveglia.
Sfortunatamente.
La prima cosa
che faccio è
di lanciare un’occhiata al Professr Piton. Ho bisogno di
accertarmi che è ancora
là e che sta bene.
E mi accorgo
che sta
dormendo.
Questo
è strano.
É di
fatto sul suo
materasso, addormentato.
I suoi abiti
sono in
ordine, le braccia incrociate sul petto, il viso rigido.
Vederlo dormire
è un evento
raro, così decido da trarne il meglio. Non farò
l’errore che ho fatto l’altra
volta che l’ho scoperto addormentato. Riesco ancora ricordare
con chiarezza la
sua rabbia nell’avermi scoperta vicina
ad…osservarlo.
Così
resto dove sono e mi
limito a guardarlo.
È un
essere umano dopo tutto.
È
divertente come non
sembri rilassato, nemmeno nel sonno.
Dopo un minuto
o due i suoi
occhi si spalancando all’improvviso. Si mette immediatamente
a sedere e sbatte
le palpebre un paio di volte primache i
suoi occhi si posino sui miei.
“B-buongiorno.”
Mormoro,
sperando che non si arrabbi di nuovo.
Mi guarda
confuso. “Perché
sei già sveglia?”
“Non
lo so.” Scuoto la
testa. “Mi sono semplicemente svegliata.
“Hmm.”
Lui fa un
respiro profondo,
poi si appoggia contro il muro.
Ovviamente non
è dell’umore
per delle conversazioni.
Inizia la
nostra giornata.
ooo
“Cosa
crede sia successo ieri?” Chiedo, non
in grado di spingere fuori quelle domande dalla mia mente.
“Quando le guardie
non ci hanno fatto visita?”
Lui
esala un lungo respiro e capisco che è
irritato con me. “Non lo so. Sarebbe privo di senso pensare a
diverse teorie.
Lo sapremo quando decidono di dircelo.”
“Sì,
ma cosa pensa?”
“Sono
possibili molte cose.”
“Del
tipo?” Voglio sapere.
Lui
mi guarda annuendo. “Potrebbe essere il
loro piano. Farci morire di fame. Isolarci.”
“O?”
“O
è successo qualcosa.”
Mi
irrigidisco. “Crede che l’Ordine-?”
“Non
lo so, Granger.”
Lentamente
mi invoglio a parlare. “E se
fossimo nascosti da qualche parte lontani? E se l’Ordine
catturasse tutti i
Mangiamorte e sconfiggesse Tu-sai-chi…e se non fossero in
grado di trovarci? E
noi restassimo qui, soli, a morire di fame?”
Quel
pensiero orripilante non sembra aver
alcun effetto su di lui. Non c’è paura sul suo
viso, niente.
“N-non
è spaventato?” Chiedo.
Impiega
dei secondi prima di rispondere.
“Ho paura delle cose che vedo, delle cose che stanno
accadendo. Non mi
permetterò di aver paura delle cose che
potrebbero succedere.”
“Questo
è saggio.” Ammetto. “Ma difficile
da seguire.”
“Provaci.”
Lo
faro.
ooo
Il
cuore quasi mi tradisce quando sento la
porta aprirsi.
Le
guardie.
Finalmente.
Solo
una guardia entra e mi indica.
La
visita al bagno.
Mi
alzo e lentamente mi avvicino a lui.
E
non posso fare a meno di chiedere. “Dove
eravate ieri?”
Lui
si limita a guardarmi.
“Dove
eravate?” Chiedo di nuovo. “Ci avete
lasciato qui l’intero giorno. Niente cibo,
nulla.”
“Granger,
stai zitta.” Ruggisce il
Professor Piton dietro di me.
La
guardia mi fissa con durezza. “Ascolta
il tuo Professore o non ci sarà alcun cibo nemmeno
oggi.”
Questo
mi zittisce immediatamente. Per lo meno
lo sto trucidando con gli occhi.
Ma
non sembra curarsene.
Mi
afferra rudemente il braccio e mi guida
fuori dalla prigione.
ooo
Vengo
riportata nella cella.
E
ora è il turno del Professor Piton.
Ci
scambiamo qualche sguardo prima che
venga portato via. E sono di nuovo sola.
Questo
mi da qualche minuto per pensare.
Che
giorno è oggi?
Non
riesco nemmeno a ricordarlo.
Ero
solita sapere esattamente quale giorno
della settimana fosse, esattamente quante classi mi stessi perdendo, ma
ora…ora
non più.
Non
mi importa più.
Tutto
quello di cui mi interessa è di
ricevere il cibo e delle visite al bagno.
Patetico
ooo
Non
riesco più a sopportare il
comportamento del Professore. Sembra arrabbiato. Irritato.
É
ovvio che non sembra voler più parlare con
me. Non ha menzionato le lezioni di Occlumanzia, anche se avevamo in
programma
di continuarle oggi.
E…so
perché si sta comportando così. Si sta
distanziando da me.
“Signore.”
Inizio.
Lui
sposta pigramente gli occhi su di me.
Mi
sforzo di continuare. “I Mangiamorte
sono dei bugiardi. Lo so questo.”
“Che
vuoi dire?”
“Hanno
mentito su molte cose, hanno mentito
sul fatto di avere i miei genitori. E…” Mi fermo
per un momento. “Sono stata
stupida a dubitare di lei. Sono stata stupida a dar una seconda voce
alle loro
menzogne.”
Lui
si irrigidisce e so che non si sente a
suo agio a parlare della conversazione di due giorni fa.
Continuo.
“So che lei non è violento con le
donne.”
Lui
solleva un sopracciglio. “ E come puoi
esserne così sicura?”
“Lo
so.” La mia voce suona molto sicura.
Mentre
aspetto che lui risponda mi accorgo
presto che non ne ha intenzione.
Così
passo alla parte più difficile. “E non
mi importa di suo padre. Non è affar mio. Ha fatto quello
che pensava fosse
giusto.”
Di
nuovo, non parla.
Ma
mantengo lo sguardo, determinate nel
fargli capire che sono seria e certa di quello che ho detto.
Lentamente
si rilassa. “Grazie.”
Cosa?
Mi
sta davvero ingraziando?
“Um…
Prego.” Rispondo non appena ritrovo la
voce.
Un
piccolo sorriso si forma sulle mie
labbra e distolgo lo sguardo.
ooo
Cibo.
Riesco
a malapena a controllarmi quando la
guardia appella due pezzi di pane e due bicchieri d’acqua. Mi
sforzo di
rimanere calma, ma nel secondo in cui lui lascia la cella, quasi salto
verso il
cibo, godendomi la sensazione di averlo in bocca.
Chiudo
perfino gli occhi per concentrarmi
sul gusto.
“Dovresti
mangiare lentamente, Miss
Granger.”
Apro
gli occhi. “C-osa?”
Il
Professor Piton lentamente di fa strada
verso il suo bicchiere d’acqua, raccogliendolo.
“Mangia lentamente.”
Guardo
meravigliata mentre lui beve con
calma la sua acqua. E non posso fare a meno di chiedermi come faccia a
comportarsi così. Perché non sta morendo di fame?
Sta solo facendo finta di non
esserlo?
Beh,
io sto
morendo di fame e non lo nasconderò.
I
minuti seguenti passano in silenzio.
Mi
accorgo con tristezza che ho già
mangiato tutto.
Niente
altro cibo fino a domani. Se
decidono di darci da mangiare.
Darci
da mangire.
Come
se fossimo i loro animali.
All’improvviso
avverto un forte ansitodall’altra
parte della cella.
“Professore?”
Chiamo, notando che c’è
qualcosa di sbagliato in lui.
Si
irrigidisce, ovviamente nel dolore. Ma
perché?
“Signore?”
Provo di nuovo, alzandomi dal
materasso e camminando verso di lui. “Che sta
succedendo?”
Lui
prende un respiro profondo attraverso
il naso, ma non risponde.
E
poi lo noto.
Sta
stringendo il suo braccio sinistro.
Il
suo avambraccio.
Spalanco
gli occhi per lo shock. “Il suo
Marchio Nero?”
Mi
guarda, i suoi occhi scuri un po’ nel
panico.
“Lui
sta…la sta chiamando?” Chiedo
Ma…che
sto dicendo? Questo non ha alcun
senso.
“Professore,
che cosa sta succedendo?”
Pretendo di sapere.
“Cosa
pensi che stia succedendo?” Mi sibila
contro. “Lo scherzo malato di qualcuno.”
“Ma
perché lui dovrebbe chiamarla?”
“Non
mi sta chiamando. Mi sta torturando.”
Resto
in silenzio, aspettando che continui,
che spieghi.
“Ovviamente
si è stancato che i suoi
Mangiamorte compiano l’impresa, così li sta
aiutando.”
Riesco
a percepire il dolore nella sua
voce, malgrado il fatto che sta cercando di nasconderlo.
Lentamente
mi lascio cadere sul materasso
accanto a lui, i miei occhi fissi sul suo braccio sinistro.
“Me
lo faccia vedere.” Dico a bassa voce.
“No.”
“Signore-”
“Granger.”
Mi avverte. “Lascia perdere.”
“No,
me lo faccia vedere.” Insisto. “So già
che c’è. E voglio solo vederlo.”
Mi
sta fissando con rabbia e tutto quello
che voglio fare e correre lontano da lui, ma in qualche modo mi obbligo
a star
ferma.
Alla
fine si muove, spostando le vesti e
sollevando lentamente la manica.
Non
posso crederci.
Sapevo
che il marchio sarebbe stato là, ma
è una cosa completamente diversa vederlo.
Sul
Professor Piton.
È
evidente che c’è davvero o che c’era un
tempo un lato oscuro in lui.
Non
posso fare a meno di fissare in
sgomento e shock al verde teschio con il serpente sporgente dalla sua
bocca.
“Abbastanza
per soddisfare la tua
curiosità?” Chiede con amarezza.
Silenzio.
Il
serpente si sta realmente muovendo. O
forse me lo sto solo immaginando.
È
quando ipnotizzante.
E
poi mi sporgo e lo tocco leggermente, ma
il Professor Piton allontana di scatto il braccio.
“Cosa
stai facendo?” Chiede.
“V-volevo
solo-”
“Toccare
un Marchio Nero non è mai una
buona idea, Granger.”
Questo
sembra svegliarmi dalla trans in cui
ero.
“Mi
dispiace.” Mormoro. “Fa ancora male?”
“No.”
Bene.
Vuole
che torni sul mio lato della cella,
lo vedo dal suo viso. Sto invadendo il suo spazio personale.
Ma
non posso farci nulla, ho bisogno di
sapere di più sull’argomento.
“Com’
è stato?” Chiede. “In che modo fa
male?”
Sembra
un po’ sorpreso che io voglia
parlarne, ma poi si ricompone in fretta.
“Brucia.”
Una
risposta così semplice.
“E
non può ignorarlo?”
Quasi
rotea gli occhi nella mia direzione.
“No, Miss Granger, non può essere
ignorato.”
“È
davvero nero.” Commento e
lui immediatamente spinge giù la manica,
coprendolo.
Mi
giro, schiarendomi la gola. “Ho
s-sentito che è impossibile da rimuovere. È
vero?”
“È
vero.”
Così
lui dovrà portare quel marchio sul
braccio per il resto della vita. E ogni volta che lo
guarderà, gli ricorderà
chi era stato un tempo.
“Non
c’è un modo-” Inizio, ma lui mi
interrompe.
“Non
c’è nessuno. Credimi, ho provato.”
Sospiro
sconfitta, poi annuisco.
“Dovresti
tornare sul tuo materasso, Miss
Granger.”
Ovviamente
non vuole più parlare con me,
così velocemente mi alzo e lascio solo.
ooo
Non
posso far meno di pensare al suo
Marchio Nero.
Era
così terrificante.
E
nero.
Non
volevo dirglielo, ma ho letto a
riguardo.
E
ho imparato che se il Mangiamorte non è attivo,esso sbiadisce.
Ma
quello che ho visto sul braccio del
Professor Piton era un Marchio Nero molto
nero.
Dovrei
preoccuparmi di questo?
Potrebbe
essere che è nero perché è ancora
in contatto con Voldemort. Sta facendo finta di essere attivo,
è una spia
dopotutto.
Era
una spia.
Cerco
di calmarmi con quei pensieri, ma
ancora non riesco a spingere fuori dalla mia testa l’immagine
del Marchio Nero.
ooo
Sento
delle risate.
E
stanno venendo verso di noi, verso la
prigione.
Rivolgo
delle occhiate preoccupate al
Professor Piton.
Finalmente
la porta si apre nuovamente.
È
successo così tante volte fino ad ora e
non mi sono ancora abituata. Ancora aspetto con anticipazione cosa e
chi
entrerà da quella porta.
E
sono sempre loro.
Le
guardie.
Chi
altro posso aspettarmi?
Il
capo entra, un'altra guardia lo segue.
Guarda
me, poi il Professor Piton.
“Come
stanno i nostri prigionieri
preferiti?” Chiede con un largo ghigno.
C’è
qualcosa di sbagliato nel suo sorriso.
So solo che qualcosa di terribile è successo.
Lui
continua. “Mi scuso per avervi lasciati
tutti da soli ieri. Avevamo…un impegno.”
Apro
la bocca per chiedere di cosa sta
parlando, ma mi fermo in tempo.
E
lui come se mi avesse letto la mente,
alza un sopracciglio per l’interesse. “Beh, non hai
intenzione di chiedermi
cosa è successo?”
“Non
ce ne è bisogno.” Interviene il
Professor Piton. “Sono sicuro che ce lo dirai in ogni
caso.”
La
guardia annuisce. “Hai ragione.”
Mi
irrigidisco, non sicura di voler sentire
l’informazione.
“Bene.”
Inizia la guardia. “Diciamo che non
siete più gli unici prigionieri da Hogwarts.”
“Cosa?”
Le parole di sfuggono. “C-chi?”
Lui
si limita a guardarmi. “Non ti piacerebbe
saperlo?”
“E
perché dovremmo crederti?” Dice
lentamente il Professor Piton. “Questa potrebbe essere
un’altra delle tue
bugie.”
“Potrebbe.
Ma non lo è.”
Molte
persone mi passano per la mente.
Studenti.
Insegnanti.
Chi
potrebbe essere?
“Credetemi.”
Ci assicura la guardia. “E qui
arriva la parte che non vi piacerà.”
Silenzio.
Quando
capisce che non otterrà alcuna
risposta da noi, continua. “Quella persona è
già passata dalla nostra parte.
Non ci è voluto molto. E ora noi abbiamo un altro alleato.
Non è stupendo?”
Faccio
un passo indietro, avendo bisogno di
tempo e spazio per immagazzinare tutto quello che ho sentito.
“Stai
perdendo il tuo tempo qui.” Dice
freddamente Piton. “Non so cosa ti stai aspettando di
ottenere dicendocelo.”
“Oh,
nulla. Proprio nulla.” Risponde la
guardia. “Volevo solo spiegare la mia assenza per il resto
del giorno e la
maggior parte di domani. Abbiamo molto di cui discutere col nostro
nuovo
collega.”
Il
Professor Piton annuisce. “Non perdere
il tuo tempo qui allora.”
La
guardia si volta per uscire, ma poi si
ferma. “Oh, un’altra cosa. Incontrerete quella
persona domani. E domani sarà il
vostro ultimo giorno per decidere cosa fare della vostra
vita.”
“Che
significa?” Chiedo.
“Significa,
che se non sceglierete noi,
morirete. Semplicemente questo. Domani potrebbe essere
l’ultimo giorno della
vostra vita. Scegliete saggiamente.”
E
con quelle parole se ne va, l’altra
guardia al suo seguito.
Guardo
il Professor Piton, notando la
strana espressione su suo viso e realizzo che probabilmente ho la
stessa
faccia.
Un
miscuglio di emozioni.
Paura.
Panico.
Sollievo.
Sgomento.
Nessuno
di noi parla.
Non
per un lungo tempo
ooo
Non
sono sicura di quanto tempo sia
passato.
Ma
siamo ancora senza parole.
Alla
fine mi decido di rompere il silenzio.
“Tutto qui?”
“Cosa
intendi dire?” Arriva la domanda
dall’altra parte della cella.
“È
tutto qui? Stiamo per morire solo
per…solo…”
Non
riesco nemmeno a finire la frase.
“Morire?”
Chiede.
“Sì.”
Sono
intontita. Non riesco nemmeno a
provare qualcosa. Mi sento solo…intontita.
“Dopo
tutto quello che abbiamo affrontato.”
Continuo. “Mi ero aspettata di più.”
“Un
eroico salvataggio? Una fuga
spettacolare?”
A
dire il vero mi aspettavo proprio questo.
Lui
sospira. “Forse ci sarà una morte
spettacolare.”
“La
smetta.” Alzò la voce.
Si
volta, fissandomi.
Sto
quasi urlando ora. “Perché non può per
una volta comportarsi come…come se questo la toccasse per
davvero? Stiamo per morire!”
“Vuoi
che gridi? Che inizi a prendere a
pugni la porta? Che pianga come una ragazzina?” Mi schernisce.
“Non
lo so! Come può starsene seduto lì e
basta?”
Si
alza, il suo volto arrabbiato. “Granger,
abbassa la voce.”
Mi
alzo a mia volta, affrontandolo. “No.
Non abbasserò la voce. Non siamo più a scuola.
Non può più dirmi cosa fare. E
se voglio gridare, griderò!”
“Mi
stai facendo saltare i nervi.” Dice con
tono pericoloso.
“Davvero?
Come potrei saperlo, visto che
non mostra mai alcuna emozione, alcun pensiero! Stiamo per morire! Non
le
importa?”
“La
morte non è qualcosa che avevo nei
piani, Granger. Ma non mi comporterò da pazzo.”
“Ma…non
vedremo mai più nessun altro.
Non…vedrò mai più i miei genitori, non
finirò la scuola…”
“Non
posso dirti cosa fare. Ma sai che la
morte non è la tua unica possibilità.”
Lo
guardo scioccata. “Cosa sta dicendo? Che
dovrei voltare le spalle ad Harry? Che dovrei tradire
l’Ordine?”
“Sai
cosa sto dicendo.”
“Perché
non lo fa lei?” Chiedo.
“Ha molte più informazioni di quante ne abbia
io.”
“Non
ho la tua età.” Dice, la sua voce più
morbida. “Ho vissuto e sperimentato molte cose nella mia
esistenza. La mia vita
è finita.”
“Come
può dirlo?”
Sta
mollando? Così? Non posso crederci che
sia d’accordo a morire.
“Perché
senti il bisogno di interferire con
la mia vita personale?” Scatta. “Preoccupati per te
stessa, Granger.”
“Non
posso! Non posso nemmeno…lottare se lei
sta rinunciando.”
“Perché
importa ciò che faccio?”
“Perché,”
Inizio. “Mi sono…abituata a lei.”
“No.
Tu ti stai appoggiando a me. Troppo
per il tuo stesso bene.”
“E
ne ho il diritto. Lei è stato tutto
quello che avevo negli ultimo ventiquattro giorni. È stata
l’unica persona con
cui potessi parlare. Ho il diritto di preoccuparmi per lei.”
Lui
mi sta fissando e poi apre la bocca per
parlare, ma nulla ne esce fuori mentre ascolta le mie ultime parole.
“Tu…ti
preoccupi per me?”
Mi
calmo un po’. “Si, lo faccio. Perché
è
così sorpreso?”
Non
dice nulla, ma riesco a vedere che
forse ho detto troppo.
Silenzio.
E
ora mi sento stupida per aver esagerato e
essermi comportata in una tale maniera.
“Smettila,
Granger.” Dice alla fine.
“Smettila di far conto su di me. Cosa sarebbe successo se
fossi stata da sola
tutto questo tempo?”
“Sarei
morta ben prima.”
“Non
puoi saperlo.”
Mi
limito a scuotere la testa, non essendo
d’accordo con lui.
“Non
lo puoi sapere.” Ripete. “Non puoi
capire quanto sei forte fino a che…farsi forza è
l’unica opzione.”
Forse
ha ragione.
Ma
non lo sapremo mai.
Fortunatamente
ho lui con me.
E
non dovrò mai preoccuparmi di essere da
sola.
ooo
Si
sta facendo buio.
Mi
accorgo con orrore che questa è
probabilmente l’ultima notte della mia vita.
E
io me ne sto seduta, a far niente.
Niente.
Non
avrei mai immaginato di morire così.
Mi
sono sempre vista anziana e morente nel
mio letto, circondata dalla mia famiglia, o lottando per la giusta
causa.
Lottando.
Con una bacchetta
in mano.
Non
stando seduta in una prigione,
aspettando che loro mi uccidano
quando meglio preferiscono.
Mi
sfugge una breve risata. “Immagino che a
questo punto sarebbe inutile far pratica di Occlumanzia.”
Poi
le lacrime mi riempiono gli occhi.
Avviene
in un secondo.
Un
attimo prima sto sorridendo e quello
dopo ci sono lacrime che rotolano giù per le mie guance.
Ho
bisogno di farmi forza.
“Granger…
non so cosa dire.”
Sembra
sconfitto.
E
questo è ciò che mi spaventa di più.
Voglio
che menta, che mi dica che tutto
andrà per il meglio.
“Posso…”
Poi scuoto la testa. “Lasci
stare.”
“Cosa
c’è?”
“Niente.”
“Granger.”
Prendo
un respiro profondo. “Posso…sedermi
vicino a lei?”
Lui
ovviamente non se lo aspettava e resta
in silenzio per dei lunghi istanti. Sembra
un’eternità a me.
Alla
fine parla. “Va bene.”
Sorrido,
anche se non può vederlo
nell’oscurità.
Immediatamente
mi alzo e mi affretto verso
il suo lato della cella, lasciandomi cadere sul materasso al suo fianco.
Stiamo
entrambi in silenzio, appoggiati
contro il muro.
Riesco
a sentirlo acconto a me ed è
confortante.
Anche
se ho disperatamente bisogno di un
abbraccio, so che non c’è la minima
possibilità che lo riceva questa sera.
Questo
sarebbe decisamente troppo.
“Non
penso che riuscirò a dormire
stanotte.” Ammetto.
“Comprensibile.”
“Ha
paura?”
“Hmm.”
È
un ‘sì’ o un ‘no’?
“Come
crede che faranno? Con una
Maledizione o-?”
“Granger,
smettila di parlarne. Smettila di
pensarci.”
“Non
riesco a pensare nient’altro.”
“Provaci.”
“Che
cosa lei sta pensando,
signore?”
“A
come farti smettere di parlare.”
Sorrido,
scuotendo la testa.
“Beh,
non ha mai sentito di ‘il miglior
modo per zittire una ragazza è
baciarla’.”
Silenzio.
Oh
Dio.
Che
cosa ho appena detto?
Lo
sento irrigidirsi accanto a me.
“I-io
n-non intendevo…”Balbetto, cercando
di sistemare le cose. “Non so nemmeno perché
l’ho detto. M-mi è semplicemente
saltato in testa. M-Mi dispiace.”
“Forse
dovresti tornare sul tuo materasso.”
“No!
Per favore, non intendevo dirlo. Lo giuro,
doveva solo essere uno scherzo.”
“Cambia
argomento.” Dice a bassa voce.
Mi
rilasso. “Uh…”
Non
mi vieni in mente niente.
Nulla
di cui vorrei discutere.
E
noto che mi sto lentamente inclinando
verso il Professor Piton.
Che
c’è di sbagliato in me?
Rapidamente
mi allontano da lui, sperando
che non abbia notato nulla di strano.
Dopo
qualche istante non è più
imbarazzante.
Ci
siamo abituati l’uno all’altro.
O
forse potrebbe essere perché stiamo
entrambi per morire domani.
Non
parliamo.
Restiamo
seduti lì, aspettando ansiosamente
l’arrivo del giorno seguente.
Il
nostro ultimo giorno
ooo
Non
posso morire.
Ho
così tante cose di fronte a me.
Voglio
vivere.
E
ora non riesco a respirare.
“Granger,
calmati.”
So
di che cosa si tratta.
L’ho
già avuto prima d’ora.
Attacco
di ansia.
N-non
riesco a respirare.
Sono
fredda, ma sto sudando.
Le
sue mani sono sulle mie spalle. “Shh,
repsira. Stai bene, Granger.”
“N-no.”
Scuoto la testa furiosamente. “S-stiamo
p-per morire.”
“Calmati.”
Non
ci riesco.
E
poi sento le sue mani sul mio collo.
Delle
mani così calde.
“Shh.”
E
qualsiasi cosa stia facendo sta davvero
funzionando.
Sento
qualcosa attraverso le sue mani e mi
sta calmando.
“Chiudi
gli occhi.” Ordina.
Obbedisco.
Riesco
a sentirmi cadere contro di lui, ma
vengo gentilmente spinta via e appoggiata sul materasso.
“Dormi.”
Chiudo
gli occhi, realizzando solo ora
quanto sono esausta.
Questa
è la
traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul
sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della versione originale nel profilo.
- Day 25
–
Ron.
Posso
vederlo chiaramente.
Proprio
come lo ricordavo.
Non so come
sia arrivato qui.
E non
importa.
Lui
è qui.
E io lo sto
abbracciando.
Non
è un
sogno.
Posso
sentirlo. Il suo calore.
E anche lui
mi sta abbracciando, le sue braccia mi circondano con fare protettivo.
É
finita.
Sono stata
salvata.
Sono salva.
Poi provo a
baciarlo.
Ho bisogno
di un contatto del genere.
Ma lui sta
indietreggiando.
Perchè?
"Ron..."
Mi sta
respingendo.
Mi dimeno.
"Granger."
Da quando
mi chiama Granger?
"Ron,
smettila." Dico, cercando di stringermi a lui.
Provo a
guardarlo, ma è tutto sfocato.
Poi il suo
volto inizia a cambiare.
Capelli
neri.
Naso
ricurvo.
"Oh
Dio." Le parole mi sfuggono.
Capisco
dove sono.
Nella
cella.
Sul
materasso del Professor Piton.
E lui
è
seduto accanto a me.
Con un
salto mi allontano da lui, svegliandomi completamente.
Poi
l'imbarazzo mi travolge.
Nascondo il
volto tra le mani. "Cos'ho fatto?"
"Tu...
stavi sognando, presumo."
Non
è a
proprio agio, ma sta cercando di fingere che non l'abbia infastidito.
Posso
dirlo dalla sua voce.
Ancora incapace
di guardarlo, mi allontano. "Mi dispiace così tanto! I-io
non
volevo..."
"Non
hai fatto nulla, Miss Granger."
Lentamente,
metto le mani da parte e lo guardo. "Non ho fatto nulla?"
"No.
Parlavi soltanto."
Un sospiro
di sollievo mi sfugge.
Poi mi
guardo attorno, notando che la cella è ancora un po' scura.
Devono essere le
prime ore del mattino.
Mi volto per
guardare il Professore. "Lei ha dormito?"
"Sì."
Questo
è
strano. Abbiamo dormito entrambi. É stata la nostra ultima
notte su questo
mondo e siamo stati capaci di dormire.
"Sta
succedendo davvero?" Chiedo, con calma.
Ancora non
posso crederci. Non sembra vero.
"Pare
di sì." Arriva la sua risposta tranquilla.
"Come?"
Lui non
risponde.
Io
continuo. "Sembra che sia stato tutto inutile, non è vero?
Tutto ciò che
abbiamo fatto negli ultimi venticinque giorni. Tutto ha portato a
questo.
Stiamo per morire."
"Non
è
stato inutile."
"Lo
è
stato."
Lui mi
guarda, "Avremmo potuto morire il primo giorno. Ma non l'abbiamo fatto.
Siamo riusciti a sopravvivere. Per venticinque lunghi giorni."
Sorrido con
fare triste. "Sì, e potrebbe essere una bella storia. Se
sopravvivessimo.
Ma stiamo per morire. Nessuno mai saprà di tutto
ciò che abbiamo passato."
Lui non
risponde.
Stiamo per
morire. Non c'è niente che lui possa dire per rendere le
cose migliori.
Abbasso lo
sguardo sulla mia uniforme scolastica. Non avrei mai immaginato che
sarei morta
con essa addosso.
Mi aggiusto
la camicetta e circondo il mio corpo con le braccia.
Lui mi sta
guardando. Lo sento.
C'è
questa
strana, formicolante sensazione sulla mia pelle.
Il mio
battito cardiaco accelera.
Lentamente,
mi volto e lui mi sta guardando. C'è uno sguardo cupo nei
suoi occhi e non sta
nemmeno provando a nasconderlo.
"C-cosa
c'è?" Chiedo.
"Siamo
stati coraggiosi. Ricordatelo."
Deglutisco.
Perché
sta
parlando in questo modo?
Non voglio
ascoltare. Mi farà piangere e non voglio farlo.
"Coraggiosi."
Ripeto con calma.
"Sì."
Lo siamo stati?
"Granger,
loro hanno perso."
"Come?
Siamo noi quelli che stanno per morire."
Lui
annuisce. "Non sono riusciti a portarci dalla loro parte. Non sono
riusciti ad ottenere obbedienza da parte nostra. Moriremo
perché loro non hanno
trovato un modo per controllarci, per impossessarsi di noi."
"L-lo
so, ma... Non mi sento molto vittoriosa al momento." Confesso, sentendo
la
gola chiudersi.
"Hai
qualche dubbio?" Chiede.
I nostri
occhi s'incontrano ancora e so esattamente cosa mi sta chiedendo.
Potrei
ancora salvarmi.
Potrei
passare dalla loro parte, offrire di aiutare Voldemort, usare la
conoscenza che
ho di Harry per buttare giù l'Ordine.
"No."
Rispondo.
Una parola
così semplice.
E credo di
poter vedere rispetto sul volto del Professore per un breve secondo.
Poi
scompare.
"Cosa
facciamo adesso?" Chiedo.
"Aspettiamo."
Aspettiamo.
Aspettiamo
la nostra morte.
ooo
Non ho idea
di quanto tempo sia passato.
Tutto
ciò
che so è che ce ne siamo stati seduti, senza parlare,
semplicemente aspettando.
I miei
occhi sono fissi sulle sbarre, aspettando che si aprano in qualsiasi
momento.
Ma non succede
nulla.
"Non
ci faranno mica aspettare tutto il giorno?" Chiedo nervosamente.
"É
nella loro natura torturare, quindi non ne sarei sorpreso."
Ogni minuto
potrebbe essere l'ultimo.
Prendo un
bel respiro e abbasso lo sguardo sul mio corpo. Ci sono così
tante cicatrici,
non ricordo nemmeno come me le sono procurate tutte.
Esamino le
mie braccia, notando i lividi e i tagli.
Il mio
labbro fa ancora male. Beh, presto non dovrò più
preoccuparmene.
I miei
occhi si spostano sempre più giù fin quando non
noto una grossa cicatrice sul
mio ginocchio. Quella me la ricordo. Me la sono procurata all'inizio,
il
secondo o il terzo giorno.
Sollevo
leggermente la gonna, osservandomi le cosce. Sembra che mi procuri
più
facilmente dei lividi grazie alla perdita di peso.
"Granger,
cosa stai facendo?"
Velocemente
abbasso il tessuto. "Niente. Stavo solo... osservando."
"Forse
dovresti tornartene sul tuo materasso."
Perché
la
sua voce è così... tesa?
"Perché?"
Chiedo, un po' disperata. "Non possiamo stare insieme fin quando..."
Sembra
quasi che non stia respirando.
"Professore?"
"Dovresti
andartene, Granger."
"Andarmene?"
Ripeto. "Che succede?"
"Fa'
semplicemente ciò che ti dico. Senza fare domande."
"No."
Si lascia
scappare un ringhio e questo mi incuriosisce e mi preoccupa ancora di
più.
"Signore,
che succede? Me lo dica."
Dopo un
lungo attimo di silenzio, finalmente parla. "Io... temo che potrei fare
qualcosa. Qualcosa che non è giusto."
"Mi
sta spaventando." Dico, voltandomi verso di lui completamente. "Di
che si tratta?"
Improvvisamente
si alza all'in piedi. "Dovresti essere spaventata."
"Di
cosa sta parlando?"
"Sei
troppo ingenua." Dice.
"Non
lo sono."
"Lo sei."
Mi alzo
anch'io, avvicinandomi a lui. "Allora me lo spieghi."
Mi sta
voltando le spalle e mi secca il fatto che non posso guardarlo in
faccia.
"Sto
avendo... un conflitto." Si sforza di dire.
"Con
chi?"
"Me
stesso."
Non posso
fare a meno di sentirmi confusa, ma aspetto in silenzio che continui.
"Sono
un uomo." Dice. "E siamo stati rinchiusi qui dentro per troppo
tempo."
Lentamente,
inizio a capire.
"Oh."
É tutto ciò che riesco a dire.
Sta davvero
dicendo quello che credo stia dicendo?
Si volta
per guardarmi e posso vedere ciò di cui sta parlando.
La sua
espressione è... come se qualcosa gli dolesse.
"Beh."
Inizio. "Forse... non dovrebbe più respingerla."
Lui fa un
passo indietro. "Ti rendi conto di cosa stai dicendo, ragazzina?"
Me ne rendo
conto?
"S-sì?"
Viene fuori come se fosse una domanda.
"Sono
un tuo insegnante."
"Non
ha più importanza. Stiamo per morire. Non m'importa
più, ho solo
bisogno..." Non riesco a finire la frase.
Di cosa ho bisogno?
Tutto
ciò
che so è che desidero qualcosa.
Un
contatto.
Una
carezza.
Qualcosa.
Ne ho
bisogno prima che muoia.
Ho bisogno
di sentire qualcosa prima che muoia.
Così
mi
avvicino a lui, tremando leggermente. "Non lo saprà nessuno."
"Io
lo saprò." Risponde, guardandomi
intensamente negli occhi.
"Non
per molto. In un paio d'ore non esisteremo più." Dico.
Lui scuote
la testa e io mi avvicino ancora.
Non so
nemmeno cosa sto chiedendo.
Cosa vuole
lui esattamente?
E poi
qualcosa in lui sembra cambiare.
Si avvicina
a me sempre di più, respirando a fatica.
Ogni
secondo che passa è sempre più vicino a me e poi
le sue labbra sono premute
contro le mie.
Cosa sta
succedendo?
Non mi
muovo.
Sto
baciando il Professor Piton.
La sua mano
si posa sulla mia nuca mentre aggiunge pressione sulle labbra.
Il bacio
è
lento, dubito che possa essere anche più lento o gentile.
E poi lo
sento.
É
qualcosa
che non può essere spiegato a parole.
É
semplicemente
qualcosa.
Qualcosa
che mi è mancato.
Un
contatto.
Un
abbraccio.
Un tocco.
La presenza
di un'altra persona.
Tutto in
una volta.
Lentamente
inizio a rispondere al bacio, ignorando quanto sia sbagliato. Non
m'importa.
Moriremo.
Ho tutto il
diritto di fare ciò che voglio.
M'irrigidisco
un po' mentre sento la sua mano scendere e aprire la mia camicetta.
Adesso sta
accarezzando il mio seno coperto dalla biancheria.
I miei
occhi si spalancano e scopro che lui mi sta guardando.
I suoi
occhi, scuri come l'ebano, stanno osservando il mio volto.
Si sta
odiando, posso vederlo.
Improvvisamente
interrompe il bacio e mi volge le spalle.
"Dannazione."
Dice trattenendo il respiro. "Mi dispiace così tanto, Miss
Granger. Cosa
diavolo sto facendo?"
Io me ne
sto lì, sentendomi completamente confusa e senza parole.
Non so
esattamente cos'è successo. Ma so che mi è
piaciuto. Non sono innamorata del
Professor Piton, niente di tutto ciò sta accadendo, ma...
Voglio ciò che lui
può darmi.
Afferro il
suo braccio e lo costringo a guardarmi.
"Non
dica che le dispiace." Sussurro.
Il suo
sguardo è perso nel vuoto.
"Mi
guardi." Dico.
Dopo un
lungo attimo lui ubbidisce, incontrando i miei occhi.
E poi mi
alzo sulle punte dei piedi, circondando il suo collo con le braccia e
baciandolo.
Mi
aspettavo che mi spingesse via, ma con mia sorpresa, lui mi circonda
con le sue
braccia, stringendomi a lui.
Non
è più
gentile, è rude adesso.
Tutto d'un
tratto la mia camicetta è sul pavimento.
Lui geme e
afferra i miei fianchi.
Stiamo
veramente per farlo?
Ci stiamo
muovendo, camminiamo e poi ci abbandoniamo sul materasso.
Non so di
chi sia e non importa.
Il suo peso
sul mio corpo è confortante.
Il suo
corpo è rigido. E lui sembra così disperato.
É
bollente,
sta andando a fuoco nelle sue vesti.
"P-professore
- " La parola mi sfugge.
E poi lui
si immobilizza.
Apro gli
occhi per vedere cosa c'è che non va.
Improvvisamente
lui si allontana da me, lasciandomi sola sul materasso.
Sta quasi
correndo verso l'altra parte della cella, e cade sulle ginocchia,
respirando
affannosamente. Per un attimo credo che stia per vomitare, ma non lo fa.
"Professore?"
Lo chiamo, mettendomi a sedere.
"Non
chiamarmi così!" Dice con uno scatto, non guardandomi.
E poi la
realtà mi colpisce.
Cosa stiamo
facendo?
E adesso io mi sento come se dovessi vomitare.
Velocemente
afferro la mia camicetta dal pavimento, indossandola e coprendomi.
"Sono
un malato." Sussurra in tono sofferto.
"N-non
lo è." Scuoto la testa. "Siamo entrambi semplicemente...
confusi e -
"
"Ho
fatto molte cose orribili in vita mia, ma non ho mai toccato uno
studente."
Dice, disgustato.
"N-non
sono più una sua studentessa."
Cosa
c'è
che non va in me?
Perché
mi
sento così sporca adesso?
Nemmeno una
settimana fa gli ho chiesto di fare una cosa del genere e adesso sono
disgustata di me stessa. E tutto ciò che abbiamo fatto
è stato baciarci.
Si alza in
piedi all'improvviso, colpendo il muro con i pugni chiusi. "Ho bisogno
di
uscire di qui!"
M'irrigidisco.
"Nessuno può incolparci per ciò che abbiamo
fatto."
"Possiamo
incolpare noi stessi." Risponde in modo cupo.
"Signore..."
Dico flebilmente, non sapendo cosa dire.
Alla fine
si volta nella mia direzione. "Tu resti lì
e io resto qui. Non
dobbiamo più avere contatti tra di noi."
"Non
può fare una cosa simile."
"Posso
e lo farò." É la sua unica risposta mentre si
abbandona sul suo materasso.
Segue un
silenzio così orribile.
Non mi
guarderà nemmeno.
Perché
è
arrabbiato?
Si, forse
abbiamo fatto uno sbaglio, ma ci è permesso farne uno, non
è così? É
sorprendente che non siamo diventati pazzi dopo tutto ciò
che abbiamo passato.
So che non
posso parlargli.
So che mi
aggredirebbe anche se aprissi soltanto la bocca.
Come mai
è
diventato tutto così complicato?
ooo
Sono
così
spaventata.
E adesso
anche di più, perché sono sola.
Il
Professor Piton è nella cella con me, ma è come
se non ci fosse.
Non parla.
Non mi guarda.
Perché
non
può semplicemente dimenticare? Fare finta che non
è successo?
Abbiamo
commesso uno sbaglio.
E io ho
davvero bisogno di parlare con qualcuno in questo momento.
I miei
occhi si riempiono di lacrime e le asciugo furiosamente.
Lo guardo.
Sta ancora
fissando il muro, facendo finta che io non sia qui.
Non
possiamo separarci così.
Non possono
essere parole di rabbia l'ultima cosa che ci siamo detti.
"Signore."
Inizio con fare agitato. "La prego, mi parli."
Niente.
Non mi
guarda nemmeno.
"Dannazione!"
Scatto. "Mi guardi!"
Questo
attira la sua attenzione.
I suoi
occhi si spostano su di me, ma ancora non apre bocca.
Mi umetto
le labbra secche. "Mi parli."
"Cosa
vuoi che ti dica?" La sua voce è tranquilla, ma comunque
cupa.
Scuoto la
testa. "I-io non lo so."
"Non
è
una cosa molto matura, vero?"
"Non
m'importa essere matura. Non adesso."
Lui
sospira. "Dovremmo mettere fine a questa conversazione."
"Bene."
Concordo. "Possiamo parlare di qualcos'altro allora."
"Del
tipo?"
"Chi
crede che abbiano con loro? Chi è il traditore?" Chiedo con
calma.
"Potrebbe
essere chiunque, Granger. Te l'ho detto."
Annuisco,
ricordando la conversazione. "Non fidarti di nessuno."
Lui non
risponde.
ooo
Non ce la
faccio più.
Dove sono
loro?
Perché
ci
stanno torturando così?
La tensione
nella cella è mortificante.
É
come se
non ci fosse aria.
É
impossibile respirare.
Voglio che
le guardie vengano e la facciano finita.
No. Non voglio
questo.
Non voglio
morire.
Ma non
posso più sopportare di trovarmi in questa situazione.
ooo
Loro sono
qui.
Le sbarre
vengono aperte. Posso vederlo come se fosse a rallenty.
E non
riesco a respirare.
Ci siamo.
In qualche
modo mi alzo sulle mie gambe tremanti.
Il capo
entra. E altre due guardie lo seguono.
Lasciano la
porta spalancata.
Se solo
potessi correre sorpassandoli, verso la libertà.
Ma questo
è
solo un sogno.
Me ne sto
nel mezzo della cella e poi sento il Professor Piton muoversi e venire
accanto
a me.
Mi è
vicino.
Aspettiamo
entrambi.
Ho bisogno
di ricordarmi di respirare.
"Non
sprecherò il mio tempo in chiacchiere inutili." Dice il
capo. "Tutti
sappiamo perché sono qui."
La mia
vista inizia ad oscurarsi e sbatto le palpebre un paio di volte. Se
solo
potessi svenire, rendendo le cose più facili.
"Qual
è la vostra decisione?" Chiede.
Non riesco
a parlare.
Ho dei
problemi persino a stare in piedi.
"Allora?"
Chiede la guardia, guardandomi. "Sai qual è la domanda. Qual
è la tua
risposta?"
Un'immagine
dei miei genitori prende vita nella mia mente e sto mentalmente dicendo
loro
addio. Spero di essere stata la figlia che hanno desiderato. La figlia
di cui
possono andare fieri.
"Hermione
Granger." Il capo alza il tono di voce, tirandomi fuori dai miei
pensieri.
"Qual è la tua risposta?"
Per poco
non mi strozzo con le mie stesse parole, ma in qualche modo riesco a
parlare.
"N-no."
"No?"
"La
mia risposta è no."
Silenzio.
Sto per
morire.
Il capo mi
guarda in modo cupo. "Ti rendi conto che stai decretando la tua stessa
sentenza di morte?"
"Sì."
La mia voce
non sta tremando, dovrei essere fiera di me stessa.
"D'accordo."
Annuisce. "Come ti pare."
La mia gola
si chiude e guardo il Professor Piton.
Ma lui non
mi sta guardando.
Sta
fissando le guardie.
E... non
è
spaventato. Non c'è paura nei suoi occhi.
Non sembra
una persona che presumibilmente sta per morire.
Mi scappa un
urlo silenzioso mentre osservo di nuovo la guardia.
Un sorriso
malato nasce sulle sue labbra. "C'è ancora un'altra cosa.
Come ho promesso.
Desideri vedere chi è il traditore?"
No.
Non voglio.
Per favore,
smettete di giocare con noi.
Il capo si
schiarisce la gola. "Invito questa persona a fare un passo avanti."
I miei
occhi si dirigono verso le sbarre mentre aspetto che il traditore entri.
Giusto
l'ultimo colpo prima che muoia.
E poi il
Professor Piton si muove.
Lo guardo,
sorpresa.
Con
naturalezza si dirige verso le guardie, poi si ferma e si volta a
guardarmi.
Cosa?
Cosa sta
succedendo?
"Professore,
cosa sta - ?" Chiedo, incapace di metabolizzare ciò che sta
accadendo.
"Prova
ad arrivarci, Miss Granger." Dice il capo.
No.
Mi sento
come se qualcuno mi abbia buttato un secchio d'acqua fredda addosso.
"I-i-io
non capisco." Sussurro, guardando il Professor Piton in cerca di
qualche
spiegazione.
Il suo
volto è impassibile e non mi sta nemmeno guardando.
"Sei
una ragazza sveglia." La guardia fa un sorrisetto. "Sai cosa sta
succedendo qui."
Lo ignoro e
fisso lo sguardo sul Professor Piton. "Signore, cosa...
perché se ne sta
lì?"
Finalmente
lui mi guarda, i suoi occhi sono scuri e freddi. "E io che pensavo che
tu
fossi intelligente."
Questo
commento mi colpisce come un coltello allo stomaco.
No.
No.
Non
può
essere.
Scruto il
suo volto per un qualsiasi segno che possa indicarmi che sta mentendo,
scherzando, ma non c'è nulla a parte la freddezza.
Nessun'altra
emozione.
Niente.
Non
posso... sopportarlo.
Mi piego in
due, con le mani sulle ginocchia, ansimando in cerca d’aria.
Credo che
sverrò.
O
vomiterò.
Mi fa male
lo stomaco.
"Lei...
lei è passato dalla - " Non riesco a parlare.
"Oh
no, lui non è passato dalla nostra parte." Dice la guardia,
"É sempre
stato dalla nostra parte fin dall'inizio."
Grido,
sbattendo le palpebre un paio di volte per schiarire la vista.
Non sta
succedendo.
No.
Lui
è
ancora accanto a me. Deve essere così.
Alzo lo
sguardo.
Lui sta accanto
a loro. Non vicino a me come ha sempre fatto.
Lui
è un
loro eguale.
É
uno di
loro.
"É
stato carino giocare con te, Miss Granger." Dice il capo. "Ma il
gioco sta diventando noioso."
Mi sento
come un pesce, in cerca d'aria.
"E no,
non morirai stanotte." Continua. "É solo l'inizio del
secondo
tempo."
Le sue
parole non hanno senso per me.
Non riesco
più a stare in piedi.
Cado sulle
ginocchia, cercando di fare chiarezza nella mia testa.
La voce
della guardia mi colpisce. "Buonanotte, ragazzina. Finalmente avrai la
cella tutta per te."
Se ne
stanno andando.
Riesco ad
alzare lo sguardo solo per vedere il Professor Piton voltarmi le spalle
e
andare via.
Senza
esitazioni.
Le sbarre
si chiudono con un colpo.
Sono sola.
Lui era con
loro.
Lui
è
malvagio.
É
stato con
loro per tutto questo tempo.
Grido.
Forte.
Grido.
E grido.
Fin quando
non mi brucia la gola.
Fin quando
non ho più voce.
Mi stendo
sul pavimento freddo, con gli occhi spalancati.
Questa
è la
traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul
sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della versione originale nel profilo.
- Day 26
–
Non riesco a
muovermi.
Mi fanno male
gli occhi per
la troppa luce.
È di
nuovo giorno.
Dove se ne
è andata la
notte?
E
perché sono da sola?
Dov’è
il Professor Piton?
Aspetta.
So dove si trova.
E cosa è
successo.
No, non voglio
pensarci.
Mi fa troppo
male pensarci.
Ma non importa
quanto
duramente ci provi, i pensieri non vanno via.
Come ha potuto?
Sto
così tanto male che non
riesco nemmeno a muovermi.
Non avevo mai
pensato che
le emozioni potessero fisicamente ferire. Mi sento come se ci fosse un
gigantesco buco nel mio petto e stesse bruciando e bruciando e non pensosmetterà mai.
Come ha potuto
farlo?
Come ho potuto
essere così
stupida?
Per tutto
questo tempo
stava giocando con me.
Mentendo.
Pretendendo.
E mi sono
fidata di lui.
Anche quando
c’era la prova
che non avrei dovuto, avevo deciso di fidarmi.
Sono stata
così idiota.
Stupida.
Mi sono fidata
così tanto e
lui probabilmente stava ridendo nel profondo.
Le lacrime mi
riempiono gli
occhi e non riesco a vedere chiaramente la cella.
Perché
lo stanno facendo?
Non sono
nemmeno così
importante, non so nulla che potrebbe aiutarli.
Perché
mi stanno
torturando?
Mi rannicchio a
palla e
resto sul pavimento, sperando che qualcuno mi uccida e basta.
E
tutto finisca.
ooo
É davvero
silenzioso nella
prigione.
Un silenzio orribile.
Ci sono davvero solo io.
Non riesco a sentire
nulla.
Non sono affamata.
Non ho sonno.
Nulla.
Sento dei passi.
E
all’improvviso la porta si apre.
Ma non alzo lo
sguardo. Non mi
importa chi è.
Nessun movimento,
resto sul
pavimento, i miei occhi fissi su qualcosa di lontano.
C’è
solo una persona.
Si avvicina a me e
vedo i suoi
stivali neri accanto al mio viso. Probabilmente è la guardia.
Che cosa vuole?
Non mi importa.
Non ho nemmeno
intenzione di far
caso a lui.
Non dice nulla, si
avvicina
solamente, poi si ferma per un lungo istante.
Lo sento guardarmi e
lo odio.
Poi si allontana,
esce dalla cella,
chiudendo la porta dietro di se.
Se ne è
andato.
Chiudo gli occhi.
ooo
Così va
bene.
Se chiudo gli occhi,
allora non
posso vedereciò
che mi circonda, dove
sono. Posso perfino far finta di essere da qualche altra parte.
E poi lo sento di
nuovo.
L’apertura
della porta.
Serro gli occhi,
sperando che la
persona se ne vada semplicemente via e mi lasci da sola
O mi uccida.
Anche questo andrebbe
bene.
L’uomo
chiude la porta dietro di se
e poi si avvicina con lentezza a me.
Faccio finta di
essere
addormentata, anche se so di non essere molto convincente.
Silenzio.
Non si sta muovendo e
per un lungo
istante penso di essere da sola nella cella, ma poi lo sento respirare.
Dovrei aprire gli
occhi?
No.
Lo
ignorerò e lui se ne andrà via.
“Mi
è stato detto che non ti senti
bene.”
Mi irrigidisco, il
mio corpo
diventa freddo per lo shock.
È la sua voce.
Ma non lo
guarderò.
Non
lo farò.
“Miss
Granger, cosa stai facendo
sul pavimento?” Chiede, con calma. “Sono sicuro che
il materasso è più
confortevole.
Sto tremando ora.
Tutto questo
è troppo.
Non posso
permettergli di
divertirsi a mie spese o di anche solo parlarmi.
“Granger,
alzati.”
Lo ignoro.
La sua voce mi sta
facendo venire
la nausea.
La sua presenza
mi sta facendo venire la nausea.
E così lo
ignoro, i miei occhi
chiusi, il mio corpo immobile.
E poi
all’improvviso vengo afferrata
per il braccio e alzata. Spalanco gli occhi per lo shock.
E allora lo vedo.
Lui
è…pulito.
Le sue vesti sono
pulite,
probabilmente nuove.
Il suo viso
è rasato, i suoi
capelli…più in ordine.
È come se
non fosse mai stato in
cella con me.
Come se mi fossi
immaginata tutti
questi giorni.
Mi fa male guardarlo,
ma allo
stesso tempo non riesco a distogliere lo sguardo.
Non posso far a meno
di guardare
quegli occhi neri, occhi così profondi, pieni di mistero e
oscurità. Come ho
potuto non notare la malvagità in essi? Come ho potuto
essere così cieca e
stupida?
E anche lui mi sta
guardando.
Come si permette?
Non si vergogna?
Sono sicura di
sembrare patetica.
Sporca.
I miei occhi gonfi e
rossi.
Non voglio che sappia
che ho pianto
a causa sua, a causa di quello che mi ha fatto, ma non ha senso ora.
E mi sta toccando.
La sua mano
è sul mio braccio,
trattenendomi.
Alla fine parlo.
“Lasciami.”
Il suo sopracciglio
si alza in
finta sorpresa. “Oh, puoi
parlare?”
La rabbia mi scuote e
gli sputo
contro. Lui sobbalza, ma il suo viso mostra solo irritazione quando si
pulisce,
lasciando finalmente il mio braccio.
Mi getto sul
materasso e mi siedo,
stringendomi contro le ginocchia.
Lui resta nel centro
della stanza,
osservandomi.
Perché
è qui?
Per tormentarmi?
“Miss
Granger-”
“Non
chiamarmi in quel modo,
tu…traditore.”
Si irrigidisce.
“E come dovrei
chiamarti allora?”
“Perché
sei qui?” Chiedo, non
guardandolo.
“Sono qui
per parlare con te.”
Non dico nulla.
“Granger,”
Continua. “Ci sono forze
dietro la tua comprensione. Non tutto è nero o
bianco.”
“Bastardo.”
Bisbiglio, il mio
labbro inferiore tremante..
“Bada a
come parli.”
Questa volta lo
guardo. “No, io non baderò
a come parlo.”
Lui sospira.
“Forse dovrei tornare
quando ti senti più rilassata e pronta per avere una
conversazione civile.”
“Forse non
dovresti affatto
tornare.”
Lui sogghigna.
“Non lo vuoi,
Granger. Credimi.”
Lo guardo
freddamente, gli occhi
pieni di rabbia e odio ma non sembra aver alcun effetto su di lui.
Non posso credere che
sia la stessa
persona che stavo baciando ieri. Non posso credere di aver realmente
abbracciato quella persona, cercando conforto.
Lentamente lui
annuisce. “Ti
lascerò da sola per un paio d’ore. Quando
tornerò parleremo.”
No.
Non parleremo.
Non ho nulla da
dirgli.
Non posso far a meno
di guardarlo
senza provare vergogna.
Senza aggiungere
altro lui esce
dalla cella.
E sono di nuovo sola.
ooo
Sembra tutto un sogno.
Ho la sensazione che
mi sveglierò
da un istante all’altro e lui sarà qui con me.
Il Professor Piton.
Ma no.
Lui è un
traditore.
Un Mangiamorte.
Gli ho detto
così tante cose.
Gli ho raccontato di
quel ragazzo
ubriaco nel Mondo Babbano, gli ho detto che l’ho sempre
rispettato come insegnante.
Gli ho perfino detto cosa dire ai miei genitori nel caso morissi.
Mi sono fidata
così tanto di lui.
E fa male.
Fa male sapere di non
significare
nulla per lui. Che lui ed il resto deiMangiamorte stavano probabilmente ridendo alle mie spalle,
pensando a
nuovi modi per umiliarmi.
Non mi sono mai
sentita così sola
in vita mia.
E così
terrorizzata.
Non verrò
mai salvata.
ooo
“Sanguesporco?”
Apro gli occhi, la
voce di qualcuno
che mi trascina lontano dal sonno.
E poi lo vedo.
La guardia. Il capo.
Si sta inginocchiando
accanto a me,
fissandomi con quel ghigno disgustoso sulle labbra.
Immediatamente mi
allontano da lui,
sperando che il muro possa ingoiarmi intera.
“Come stai,
piccolina?” Chiede. “Posso
immaginare che tutto sia stato un grande shock per te ieri.”
Non parlo. Cosa
c’è da dire?
“Come ti
senti sapendo che non c’è
più nessuno a proteggerti?”
Come mi sento?
Terrificata.
Desiderosa di morire.
E non
perché non c’è nessuno a
proteggermi, ma percé non c’è nessuno
qui per me, nessuno con cui posso
parlare, affidarmi.
Non
c’è nessuno.
Ma non dico nemmeno
una di queste
cose.
“Odio dover
sostenere un monologo.”
Dice. “Allora parla.”
Non lo faccio.
Chiaramente questo lo
fa
arrabbiare, perché all’improvviso mi afferra per
la gola con la mano e mi
spinge contro il muro. Annaspo, cercando di liberarmi dalla sua presa,
ma lui
stringe soltanto. Grido, disperatamente in cerca di ossigeno. E poi mi
accorgo
di qualcosa. Non devo lottare. Forse questa è la soluzione.
Così mi
rilasso.
Ancora qualche attimo
e scivolerò
nell’inconscio. Con un po’ di fortuna
seguirà la morte.
Appena inizio a
vedere dei puntini
neri, rilascia il mio collo.
E respiro di nuovo.
E questo fatto non mi
rende felice.
Prendo qualche
respiro profondo, il
battito del cuore che lentamente sta tornando normale.
“Lui non
è più qui a proteggerti.
Se fossi in te, Miss Granger, farei
molta attenzione.”
Che cosa vuole da me?
Lo fisso,
lasciandogli sapere quanto
disgustoso e vile sia e quanto io lo odi, ma lui si milita a sorridere.
Allora mi decido a
parlare. “Fa
quello che vuoi. Non mi importa più.”
“È
questo che pensi?”
“Sì.”
E poi mi distendo,
dandogli le
spalle.
Potrebbe fare molte
cose, calciarmi
o maledirmi, tutto. Ma non lo fa.
Dopo un lungo momento
lo sento
lasciare la cella.
E poi ho una piccola
epifania.
Posso ignorarli.
E loro se ne andranno.
ooo
Non posso
più rimanere qui.
Sto impazzendo.
Odio questa prigione.
Odio loro.
Le
emozioni esplodono dentro di me e io devo
fare qualcosa per cancellare il dolore e la frustrazione che mi assale.
Senza nemmeno
pensarci, mi porto
alla bocca il polso, mordendo forte, lasciando che tutta la rabbia e la
paura
mi assalgano. Sento il gusto del sangue in bocca, ma non sento il
dolore.
Alla fine smetto,
togliendo la
bocca e guardando giù alla ferita che mi sono procurata.
Sangue.
E ora sta iniziando a
far male.
Davvero
male.
E a bruciare.
Sobbalzo per il
dolore, osservando i
segni dei denti sulla mia pelle.
E poi mi accorgo di
qualcosa.
Non posso
più farlo.
Lentamente, mi metto
composta,
guardandomi attorno, cercando qualcosa, qualsiasi
cosa possa aiutarmi.
Non verrò
mai salvata. Non vedrò
mai il mondo di fuori.
In qualche modo so
che sto per
morire. Tutta sola.
E
no.
Non morirò
così.
Se morissi,
sarà solo perché
deciderò io così. E non loro.
Mi ricordo quando il
Professor…no,
quel traditore ha detto che
c’era
probabilmente un incantesimo anti suicida nella cella. Ma non ho mai
cercato di
testarlo. C’era stata una volta in cui pezzi di vetro rotti
erano scomparsi, ma
non ho mai davvero provato a farmi del male da sola.
Fino ad ora.
Non
c’è alcun punto a vivere.
Ma…come
farlo?
Non
c’è nulla nella cella che possa
aiutarmi, nulla.
Potrei provare a
schiantare la
testa contro la pietra dura del muro, ma…non posso.
Sono una codarda.
Disperatamente, mi
lascio cadere
sul materasso di nuovo, chiudendo gli occhi.
ooo
Lui è qui
di nuovo.
Riesco a sentirlo.
E so che è
lui, lo riconosco dai
passi.
Chiude la porta e poi
resta al
centro della stanza.
Lo ignoro.
Resta in silenzio per
dei lunghi
attimi e quando si decide a parlare, il suo tono è freddo.
“Ti sei calmata,
Miss Granger?”
No.
Non gli
parlerò.
“Granger,
so che non sei
addormentata.”
Silenzio.
“Smettila
di comportarti come una
bambina.” Dice.
“Vada al
diavolo.”
Le parole mi sono
appena uscite e
so che è sorpreso.
“È
questo il modo di rivolgersi ad
un tuo insegnante?” Chiede.
“Non
è il mio insegnante.” Gli
sibilo.
Perché gli
sto parlando?
Perché non
riesco a calmarmi e
smettere di parlare?
Non merita alcuna
risposta.
“Guardami.”
Ordina.
E ha ragione.
È lui
quello che dovrebbe
vergognarsi, non io. Perché mi dovrei nascondere?
Lentamente mi metto a
sedere,
voltandomi per affrontarlo.
Le sue labbra si
incurvano in un
sottile ghigno. “Bene. Ora-”
“Cosa
vuole?” Ringhio.
“Non
interrompermi, Granger.”
Alzo un sopracciglio
in segno di
sfida.
Lui continua.
“Sono ancora la
stessa persona che era qui con te. Più o meno.”
Come può
parlare così?
Bugiardo.
“Come ha
intenzione di spiegare la
mia assenza da Hogwars?” Chiedo. “Non è
un po’ sospettoso che lei sia scomparso
all’incirca quando me?”
Lui scuote la testa.
“No. Di questo
è stato preso provvedimenti.”
Quasi grido a questo.
Nessuno
sospetta nulla.
“Lo
sapevo.” Sussurro. “ C’era
qualcosa di strano in lei. C’erano delle cose che non
quadravano. I-io lo
sapevo.”
“E allora
perché ti sei fidata di
me?” Chiede. “ Sapevi che c’erano delle
cose strane, che c’erano molte cose, ma
tu ancora ti sei fidata di me.”
“Sono stata
stupida.”
“Sì,
lo sei stata.”
Ho gli occhi umidi,
ma allontano le
lacrime. Non posso credere che lui sia la stessa persona che era con
me, la stessa
a cui mi ero affidata.
È come un
estraneo ora.
Non riesco a
distogliere lo sguardo
da lui, continuo a guardare cercando qualcosa che possa dimostrarmi che
è una
persona diversa, che di fatto è la guardia che pretende di
essere il Professor
Piton, ma non trovo prove.
E lui mi sta a sua
volta guardando,
i suoi occhi neri fissi sul mio viso.
Ma poi abbassa lo
sguardo, le
sopracciglia aggrottate.
“Cosa
quella cosa sul tuo collo?”
Chiede, non ancora incontrando i miei occhi.
Istintivamente mi
tocco il collo,
cercando di scoprire di cosa sta parlando.
Poi ricordo.
Si avvicina.
“Di chi sono quelle
impronte?”
“Non sono
affari tuoi.”
Ora vedo la rabbia
riflessa nei
suoi occhi, ma non mi importa.
“C’era
qualcuno qui?” Chiede.
Resto in silenzio.
Perché si
sta comportando così ora?
Non dovrebbe sapere
se qualcuno era
qui o no?
E poi, si
è dimenticato che non è
più il mio protettore?
“E quei
segni di denti?” Chiede, il
suo tono serio.
Immediatamente
nascondo il braccio
dietro la schiena. “Niente che la riguardi.”
Lui prende un respiro
profondo.
“Rispondi alla mia domanda.”
“No.”
All’improvviso
mi afferra il
braccio, tirandolo verso di se. Lotto, cercando di liberarmi. In
qualche modo
ci riesco e striscio via da lui.
“Non
toccarmi.” Urlo. “Non osare
toccarmi!”
C’è
rabbia sul suo viso. Le sue
labbra formano una linea sottile ed è più pallido
del solito.
Mi guarda.
“Io oso, Granger. Posso
fare molte cose, non solo toccarti. E tu
risponderai alla mia domanda.”
No.
Non lo
farò.
Sto tremando ora,
furiosa con lui,
ma spaventata allo stesso tempo.
“Chi
c’era qui?” Chiede di nuovo.
“Ha giocato
bene la sua parte.
“Ammetto. “Tutti quei dettagli, tutto, era
così ben pianificato.”
“Grazie.”
Come una pugnalata al
petto.
Lui continua.
“Ora, rispondi alla
mia domanda.”
“Chi credi
che fosse qui?” Alzo la
voce. Babbo Natale? Era quella guardia! Sai quale, sono sicura che voi
due
siete buoni amici! Sei stato probabilmente tu
a ordinargli di fare tutte quelle cose a me, sapevi cosa mi avrebbe
ferita più
di tutto e lui ha fatto esattamente questo!”
Il suo viso rimane
calmo.
“Capisco.”
Poi si allontana,
sedendosi sulla
sedia al centro della cella.
Lo guardo sorpresa.
“Cosa sta
facendo? Non resterà qui.”
“Oh no, non
lo faccio. Ho visto più
che sufficiente di questa cella. Voglio semplicemente
parlarti.”
La mia voce suona
così debole e
sconfitta. “Non ho intenzione di farle compagnia.”
“Capirai
che questa è l’unica
soluzione. Non verrai salvata dal tuo eroico Potter o
dall’Ordine. Hanno già
rinunciato a te.
Il mio cuore cede un
battito.
“C-cosa?”
“Cosa
pensavi? È passato quasi un
mese da quando sei scomparsa. E non c’è stato
alcun segno di te ovunque.
Niente.”
Hanno…rinunciato?”
“Sì.”
Impiego un attimo, ma
poi scuoto la
testa. “Non le credo.”
“Credi quel
che vuoi, Granger. Ma
ti sto offrendo una soluzione. È la tua unica
possibilità.”
“Grazie, ma
no grazie.” Mi sforzo
di simulare un sorriso.
Lui si alza.
“ va bene. Oggi hai
detto no.”
“ E
dirò di no anche domani
e il giorno dopo ancora.”
Lui sogghigna.
“Lo vedremo.”
Con questo cammina
verso le poi, lo
fermo. “Aspetta. H-ho fame. Avete intenzione di farmi morire
di fame?”
“Ovviamente
no.” Dice, tirando
fuori la bacchetta dalle vesti.
La agita verso il
pavimento e
all’improvviso appare un grande bicchiere d’acqua e
un pezzo di pane.
Come sempre.
Perché mi
aspettavo qualcosa in più
da lui?
Mi guarda
un’ultima volta prima di
lasciare la cella.
Velocemente afferro
il bicchiere
d’acqua, bevendolo tutto in un paio di secondi.
Non ho fame.
Non è per
questo che gli ho chiesto
del cibo.
Mentre osservo il
bicchiere nella
mia mano, mi chiedo se sono capace di farlo.
Di porre fine alla
mia vita.
Prendendo un respiro
profondo,
rapidamente getto il bicchiere a terra, rompendolo. Prima che tutti i
pezzi
scompaiano, afferro una scheggia, tenendola nelle mani.
E rimane li, non
scomparendo con il
resto.
Non mi importa come o
perché non lo
fa.
Tutto ciò
di cui mi importa è che
ora ho ciò di cui avevo bisogno.
ooo
Non posso farlo.
Sto cercando di
portare la scheggia
alla pelle, ma semplicemente non posso.
Sto facendo la cosa
giusta?
Il suicidio non
è mai la giusta
scelta, ma…non posso più restare qui.
Ho bisogno
di…
Sta lentamente
diventando buio.
Non riesco a credere
che era solo
ieri quando eravamo ieri, pensando fosse il nostro ultimo giorno.
Ora tutto
è diverso.
Allora decido.
Velocemente porto la
scheggia al
polso e senza pensarci o indugiare faccio un taglio profondo.
Brucia e
c’è sangue, ma non è
profondo a sufficienza.
Inghiottisco le
lacrime e provo di
nuovo, questa volta con più determinazione.
Oh Dio.
C’è
così tanto sangue ora.
La scheggia cade
dalla mia mano e
mi limito a fissare il sangue.
Credo di aver reciso
la vena.
La vista mi sta
facendo venire la
nausea.
Presto non riesco
nemmeno a star
seduta, la testa comincia a diventare pesante.
Così mi
distendo, guardando il
soffitto.
Avevo ragione quando
ho detto che
la cella sarebbe stato l’ultimo posto che avrei visto.
ooo
Ci sta mettendo
troppo.
Perché non
sono ancora morta?
Dovrei esserlo.
Ho gli occhi chiusi e
non riesco
nemmeno ad aprirli.
Tutte le mie forze se
ne sono
andate.
Aspetta.
Sento qualcosa.
Passi.
Poi una voce.
Qualcuno mi sta
scuotendo,
afferrandomi la mano.
Vorrei parlare, dire
loro di
lasciarmi sola, ma nessuna voce esce.
“…arrivati
a questo?”
“…osservarla…”
“…troppo…”
Ci sono diverse
persone nella
cella.
Sento le loro voci.
Qualcuno mi sta
stringendo la mano,
cercando di fermare il flusso sanguigno.”
Gemo, tirando via la
mano, ma è
inutile. Sono troppo debole.
Vogliono riportarmi
indietro,
torturarmi ancora e non posso permetterlo.
Questa è
la mia possibilità per
fuggire.
“…andrà
tutto bene…”
È la sua
voce? Quella del Professor
Piton?
Perché mi
sta dicendo che tutto
andrà bene?
Poi tutto diventa
nero.
ooo
É buio.
Lentamente apro gli occhi
C’è
una candela accanto al
materasso, illuminando parte della cella.
Cerco di muovermi, ma
non ci riesco.
Cosa
sta…succedendo?
“É
stato davvero stupido da parte
tua.” dice una voce dall’altra parte della cella.
Aspetto in silenzio,
ancora un po’
confusa.
Lentamente, quella
persona si
avvicina e riesco a vederlo.
Piton.
“Cosa…”
Cerco di parlare, ma la mia
gola è secca.
“Pensavi
onestamente di poter
fuggire in quel modo?”
Mi dibatto, cercando
di muovermi,
ma mi accorgo che sono legata al materasso.
Il panico mi invade e
mi dimeno con
più forza, respirando in brevi rantoli.
Le braccia sono
legate sopra la
testa.
Non posso muovere le
gambe.
Ma non
c’è alcuna corda visibile,
probabilmente è la magia a tenermi ferma.
Vedo che
c’è un bendaggio attorno
al mio polso ferito e brucia ancora.
“Perché
ti sei ferita?” Chiede.
Non rispondo.
“Granger,
per prevenire eventuali
ferite rimarrai legata per il resto della notte.”
“Non
può farlo!”
“È
per il tuo stesso bene. L’Oscuro
Signore non vuole perderti. Puoi ancora dimostrarti utile.”
Resto in silenzio,
mordendomi il
labbro inferiore.
Ci sono
così tante cose che vorrei
dirgli.
Così tante
domande che vorrei
fargli.
Quando mi decido a
parlare lo
faccio a bassa voce e debolmente. “Come ha potuto?”
Lui si irrigidisce.
“Saresti potuta
essere ferita ben più gravemente.”
Dovrebbe farmi sentir
meglio? Dovrei
ringraziarlo per non aver permesso alla guardia di farmi troppo male?
Che razza di gioco
malato sta
giocando?
“Buona
notte, Miss Granger.” Dice,
soffiando sulla candela.
All’improvviso
c’è un orribile
oscurità tutt’intorno a me.
Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della
versione originale nel profilo.
- Day 27 –
Voglio ridere.
La situazione è bizzarra.
Sono sola in una cella buia. Legata ad un materasso.
Non provo nemmeno a muovermi, è inutile. Corde
invisibili mi tengono stretta qui, forse anche troppo perché sto iniziando a
perdere la sensibilità alle braccia.
La notte è stata una pura tortura.
Non sono riuscita a dormire. Volevo muovermi, era
scomodo starmene nella stessa posizione per tante ore.
E adesso sono solo distesa qui, fissando il soffitto.
Ho
cercato di suicidarmi.
Sembra così sbagliato adesso.
Ieri mi sembrava così chiaro ciò che dovevo fare,
sembrava giusto. Ma adesso, alla luce
del giorno, non posso credere che sia quasi successo.
Non avrei dovuto...
Non avrei dovuto provarci.
Adesso provo solo vergogna e dolore.
E adesso loro
sanno di avermi stufata così tanto da provare ad uccidermi.
Posso solo immaginare come si sentano vittoriosi.
Volevo ammazzarmi e non me l'hanno lasciato fare.
Loro
controllano tutto.
Chiudo gli occhi.
Sono così stanca.
ooo
Sento le sbarre aprirsi.
Immediatamente i miei occhi si spalancano e poi lo
vedo.
Severus Piton.
Cammina verso di me con naturalezza, poi si ferma,
abbassando lo sguardo sul mio corpo.
Cosa vuole?
Lo fisso, rifiutandomi di distogliere lo sguardo per
prima.
"Come ti senti?" Chiede alla fine.
Non devo rispondere a questo.
"Mi sleghi." Ordino, sentendomi troppo
vulnerabile standomene semplicemente distesa qui con lui torreggiante affianco
a me.
"No."
Cosa?
"Mi sleghi." Alzo la voce.
Lui mi ignora e si dirige verso la sedia al centro
della cella. "No." Ripete, poi si siede. "Ho la tua attenzione
in questo modo e dobbiamo parlare."
Sbatto le palpebre un paio di volte, sforzandomi di
restare calma. "Di cosa?"
"Devi convincermi che non tenterai di fare una
cosa del genere di nuovo e poi, forse,
ti slegherò."
"No. Non devo parlare con lei."
Lui annuisce. "Come desideri."
E con questo si alza.
Se ne sta andando?
"Aspetti!" Inizio ad andare nel panico.
"Non può semplicemente lasciarmi così! I-io
devo... andare al bagno."
Normalmente sarei arrossita, ma adesso non più. Abbiamo
passato molte più cose insieme, anche se è stata tutta una recita da parte sua.
Lui sospira, poi si siede di nuovo. "Allora
convincimi."
"C-cosa?"
"Perché dovrei fidarmi di te? Perché dovrei
credere che non proverai a fare qualcosa di stupido di nuovo?"
"Non è stato stupido."
Ribatto. "Necessita un bel po' di coraggio - "
"No." Mi interrompe. "É stupido. E
immaturo. E da codardi."
La mia mascella s'irrigidisce, mi sta facendo
arrabbiare e mi vergogno ancora di più di me stessa.
Mi guarda. "Sei codarda, Miss Granger?"
Silenzio.
Non lo so.
Non so più nulla.
"Rispondimi." Mi ordina.
"No."
"No cosa?"
Lo fisso. "Non le risponderò. Non devo fare nulla
di ciò che mi dice lei."
"E come mai?" La sua voce è così calma,
sembra che niente di ciò che dico abbia effetto su di lui.
"Perché la odio."
"No. Tu non mi odi."
Emetto una risata. "Allora è lei lo stupido,
Professore."
"Granger, sono ancora un tuo superiore."
"Mi lasci in pace." Volto il capo in un'altra
direzione.
Si sta muovendo, lo sento.
Ma non sta andando via, si sta avvicinando a me.
Improvvisamente sento le sue dita afferrarmi il mento e
mi obbliga a guardarlo.
"Dobbiamo parlare." Dice. "Ma tu non
devi parlare per forza con me. C'è
qualcun'altro con cui ti sentiresti a tuo agio?"
Non posso parlare. Voglio solo che mi levi la mano
dalla faccia. Il suo tocco mi disgusta.
Come osa toccarmi?
Continua. "Forse quella guardia? Hmm?"
M'irrigidisco, ma in qualche modo mi sforzo di parlare.
"Persino lui è meglio di lei. Da
lui almeno so cosa aspettarmi."
Alla fine lascia andare il mio mento e si mette in
piedi, emettendo un bel respiro.
Mentre aspetto che se ne vada, lentamente tira fuori la
bacchetta e fa apparire del cibo.
Non ho fame.
"Mangia. É un ordine." Dice con fare lento
nella sua voce da insegnante. "Hai bisogno di energie."
Per cosa?
Un attimo dopo posso muovermi di nuovo. Qualunque cosa
mi tenesse legata al materasso è scomparsa. Abbasso le braccia, notando la benda
sul mio polso ferito.
"Posso assicurarti che abbiamo fatto numerosi
incantesimi aggiuntivi su questa cella. Non troverai nessuna scappatoia questa
volta. E ti suggerisco di non provarci." Piton spiega, rivolgendomi uno
sguardo severo.
Io non dico nulla.
Lui continua. "Ti controlleremo
regolarmente."
Pazienza.
Non lo guardo nemmeno mentre va via.
La mia attenzione adesso è rivolta al cibo che ha
lasciato per me.
Succo d'arancia.
Uova strapazzate.
Due fette di toast.
Cos'è tutto questo?
Mi viene l'acquolina in bocca solo a guardare.
Improvvisamente sono affamata e raggiungo il cibo,
senza perdere tempo.
É passato troppo tempo da quando ho mangiato
qualcos'altro all'in fuori di pane e acqua.
Un gemito mi sfugge, ma non importa. Sono sola nella
cella, nessuno può sentirmi e non c'è niente di male nel godersi del cibo.
Noto con sorpresa che il bicchiere di succo continua a
riempirsi da solo.
Ma non sono stupida. So che non hanno cambiato idea. É
solo il loro modo per assicurarsi che non muoia. Mi vogliono viva. Voldemort mi
vuole viva.
Beh, allora lui è stupido.
Non capisco come potrei essere loro d'aiuto, Piton ha
già scrutato la mia mente più volte, hanno tutto ciò che so.
Adesso sono completamente inutile per loro.
Allora perché tenermi in vita?
Non importa adesso.
Tutto ciò che conta è il sapore che il cibo mi lascia
in bocca. Provo a mangiare lentamente, ma non riesco a controllarmi.
Questo potrebbe essere il mio ultimo pasto delizioso.
ooo
Scommetto che non ci sarà più nessuna visita al bagno.
Adesso che sono sola probabilmente dovrò usare quel buco nell'angolo.
Beh, potrebbe andare peggio.
Giusto?
ooo
C'è del sangue sul mio materasso.
Un sacco di sangue.
Coagulato e scuro.
É disgustoso.
E ce n'è una piccola quantità anche sul pavimento.
Sembra che abbia perso un sacco di sangue. E me lo
sento anche. Sono debole e ho le vertigini. Tutto diventa nero davanti ai miei
occhi se mi alzo troppo velocemente.
Non posso starmene seduta qui. É troppo disgustoso.
Lentamente, mi metto all'in piedi e mi dirigo verso il
materasso del Professor Piton, abbandonandomi su di esso.
Il
materasso del Professor Piton.
No.
Non Professor
Piton.
Solo Piton.
Sì. É così che devo chiamarlo.
Non si merita il titolo di Professore, insegnante. É corrotto e vile e malvagio e... e come ha
potuto farmi questo?
Smettila,
Hermione.
Devo ricompormi e smetterla di pensare a cose del
genere. Così mi raggomitolo sul materasso sul quale sono stesa attualmente.
Mi chiedo quanto abbia odiato essere obbligato a usarlo
e fingere di essere nella mia stessa situazione.
É davvero un bravo attore.
Il materasso ha ancora il suo odore. Posso quasi
avvertire la sua... presenza. Oppure me lo sto solo immaginando.
Chiudo gli occhi e decido di riposarmi un po'.
Non c'è altro che possa fare.
ooo
"Ciao, Principessa."
La voce mi riporta immediatamente alla realtà.
E il mio stomaco si contorce quando capisco chi c'è
nella cella con me.
Quella guardia disgustosa.
E come mai mi sta chiamando Principessa? Un nuovo scherzo dei suoi, probabilmente.
"Come stai?" Mi chiede. "Ancora viva,
vedo."
Lo odio così tanto.
So cosa ho detto a Piton, riguardo al parlare con
questa guardia piuttosto che con lui, ma era una bugia.
Questo mi disgusta più di Piton, molto molto di più.
E spero solo che prima di morire possa vederlo soffrire
e urlare dal dolore.
"Sono stato mandato qui per vedere come
stavi." Continua con un tono da presa in giro. "Allora, come
stai?"
"Meravigliosamente." Rispondo, ma la mia voce
è rauca e debole.
Lui sorride. "Beh, d'accordo, allora forse dovrei
andarmene."
Sì, grazie.
Vattene.
Come se avesse potuto udire i miei pensieri, sorride a
trentadue tenti. "Oppure... potremmo parlare un po'."
No.
Resto in silenzio.
"Di cosa potremmo parlare, hmm?"
Guarda in alto verso il soffitto con fare pensoso.
É allora che guardo dietro di lui e noto che non ha
chiuso le sbarre completamente.
Non so perché, ma ciò mi rende nervosa. Una strana
sensazione inizia a crescere dentro di me, come se dovessi... fare qualcosa.
Le sbarre sono state lasciate aperte molte volte in
passato, ma questa è la prima volta che c'è solo una guardia nella cella con
me.
C'è una possibilità, una davvero piccola, ma è comunque
una possibilità che io possa... raggiungere quelle sbarre.
E poi...
E poi cosa?
"Potremmo parlare dei tuoi vestiti."
I miei occhi scattano nella sua direzione. "C-cosa?"
Fa una smorfia. "Sono sporchi. Li hai tenuti
addosso per quasi un mese ormai. Vorresti dei nuovi vestiti?"
"No."
La guardia solleva le sopracciglia in finta sorpresa.
"So che sei una Sanguesporco, ma non mi
aspettavo che preferissi tenerti i tuoi vestiti sporchi piuttosto di - "
"Non cambierò i vestiti." Lo aggredisco.
In qualche modo non riesco a concentrarmi sulla
conversazione, il mio sguardo continua a dirigersi verso le sbarre.
So cosa c'è là fuori.
Un lungo corridoio con molte porte.
Poi scale.
Dopo le scale c'è il bagno.
Ma dove conducono le altre scale?
Nelle mie tante visite al bagno non ho mai incontrato
altri Mangiamorte in quel corridoio.
Quindi se in qualche modo riesco a superare questa...
guardia, posso raggiungere le scale e...
"E se non fosse un'offerta, ma un ordine?" Mi
chiede, gelandomi con lo sguardo.
Deglutisco rumorosamente, prendendo una decisione.
"Bene." Annuisco.
Questo lo sorprende.
Agita la bacchetta e un'orribile veste grigia appare
nelle sue mani.
Mi alzo lentamente e mi avvicino a lui, con il cuore a
mille.
Mi offre la veste e la prendo, dirigendomi verso
l'altra parte della cella.
C'è ancora un bicchiere di succo d'arancia sul
pavimento, affianco al piatto.
Cerco di rimanere calma e poi lascio cadere la veste a
terra. Posso avvertire il suo sguardo su di me mentre mi abbasso per
riprenderla. Poi tutto accade molto velocemente. Senza pensarci afferro il
bicchiere, mi volto e glielo frantumo in testa. Sono sorpresa dalla mia forza.
Da dove mi è venuto fuori quello?
Lui grida dal dolore, cadendo a terra e tenendosi la
testa. Lascio cadere il bicchiere e corro verso le sbarre, senza guardare
indietro.
ooo
"Lasciami andare!" Urlo, dimenandomi mentre
vengo riportata nella cella.
La guardia mi spinge sul materasso e poi si volta per
rivolgersi al suo capo che è ancora sul pavimento, reggendosi la testa.
C'è del sangue sul suo volto.
L'ho colpito davvero forte.
Senza muovermi, ascolto la conversazione.
"Cos'è successo?"
"Quell'animale mi ha aggredito!"
"Lei ce l'ha quasi fatta a..."
"Dove l'hai trovata?"
"Sulle scale."
É vero. Ho fatto metà strada, poi mi sono seduta,
incapace di muovermi ancora. Tutto stava diventando scuro e l'ultima cosa che
volevo era svenire e cadere per le scale.
Alla fine il capo riesce a rimettersi in piedi,
avvicinandosi a me.
La sua espressione è orribile.
Mi ucciderà.
"Cosa sta succedendo qui?"
Ci voltiamo tutti per vedere il Profess
- ...no, per vedere Piton entrare
nella cella, il suo volto severo.
"Avremmo dovuto lasciarla legata!" Ringhia il
capo. "Questa sgualdrinella mi ha
aggredito!"
Piton solleva un sopracciglio. "Bada a come
parli." Dopo un secondo, continua. "Ti ha aggredito?"
"Guarda la mia testa!"
Mi ricordo di respirare mentre assisto alla loro
conversazione.
Il viso di Piton si rilassa e un piccolo sorriso appare
sulle sue labbra. "Ti sei fatto battere da una ragazzina? Ricordami di non
mandarti mai più da solo da lei."
"Non è divertente." Dice la guardia, poi la
sua voce assume un tono più basso. "Ha quasi superato le scale."
Posso vedere il volto di Piton tornare di nuovo serio e
c'è della preoccupazione nei suoi occhi, ma la nasconde immediatamente.
"Però sono riuscita a fermarla prima che finisse
la gradinata." Dice l'altra guardia.
Piton annuisce. "Lasciatemi da solo con lei."
Il capo mi rivolge un'occhiata furiosa e so che tra me
e lui non è finita, poi se ne va insieme all'altra guardia.
Mi rilasso un po'.
Perché lo faccio?
Perché mi sento sempre più al sicuro e più rilassata
con la presenza di Piton? Lo vedo ancora come mio protettore, come qualcuno di
cui possa fidarmi?
Se è così, allora sono io che ho bisogno di ricevere una botta in testa, non quella
guardia.
Piton fa un respiro profondo, incrocia le braccia al
petto, e infine mi guarda.
Odio guardarlo negli occhi. Gli occhi di un bugiardo.
“Perché era necessario farlo?" Mi chiede, con fare
calmo.
Fa sul serio?
Sono stata sequestrata, torturata e lui vuole sapere la
ragione del mio tentativo di fuga?
"Suonava bene." Rispondo.
"Suonava bene essere catturata e riportata nella
cella? Se è così, allora possiamo provarci ogni giorno."
Faccio roteare gli occhi al suo sarcasmo.
Continua. "Hai davvero creduto di poter scappare?
Che ci sarebbe stata anche una minima possibilità?"
L'ho fatto?
No, probabilmente no.
Ma ho solo... dovuto farlo.
Così che quando starò per morire potrò dire almeno di
averci provato.
E poi colpire quella guardia disgustosa mi ha fatto
sentire bene.
I miei occhi si dirigono verso quella brutta veste
grigia sul pavimento e la raccolgo, lanciandola a Piton.
"Voleva che indossassi questa!" Alzo la voce.
La veste atterra sulla sua spalla e lui la prende in
mano, guardandola.
"É pulita." É il suo unico commento.
"Non la indosserò mai."
Scuote le spalle. "Come desideri. Nessuno ti
obbliga."
Lascia cadere la veste a terra e mi guarda di nuovo.
Perché mi... sta guardando in quel modo?
É come se avesse tanto da dire, ma la sua bocca resta
chiusa.
Così parlo io, chiedendogli una cosa che ho in mente da
due giorni ormai. "Lei era dalla loro parte fin dall'inizio?"
"Sì."
Ma questo non ha senso. C'erano così tanti momenti...
non ha senso.
Quando ho dovuto intagliare la parola 'traditore' sul
suo petto.
Quando la guardia l'ha tormentato con domande sulla sua
famiglia.
Quando ci siamo baciati e lui... si è fermato.
Niente ha più senso.
"Perché si è fermato?" Alla fine raccolgo il
coraggio per chiedere. "Quella mattina quando l'ho baciata e lei...
abbiamo quasi..."
Non c'è nemmeno il minimo cambiamento sul suo volto.
"Avresti voluto vedermi continuare?"
Scuoto rapidamente la testa. "No."
Non adesso che so tutta la verità.
"Ma perché si è fermato?" Ripeto la domanda.
"Se davvero voleva ferirmi... avrebbe dovuto continuare. Lo sa."
Lui annuisce. "Sì, ma sarebbe stato troppo per te.
Renderti conto di aver volutamente dato la tua verginità ad un Mangiamorte ti
avrebbe portato alla pazzia."
M'irrigidisco alle sue dure parole.
"È-è solo questo il motivo?" Azzardo,
volendo sapere tutto.
Lui solleva un sopracciglio mentre ci pensa.
Alla fine parla. "E tu non sei il mio tipo, Miss
Granger."
"C-cosa?"
"Non sei esattamente una donna da sogno."
Sono senza parole.
Perché questo mi ferisce così tanto?
So di non essere bella,
ma sentire queste parole pronunciate dalla sua bocca è semplicemente...
crudele.
Prendendo un bel respiro, cerco di sforzarmi di non
pensarci. É un disgustoso Mangiamorte, le sue parole non contano.
Perché m'importa di ciò che lui pensa di me?
"Grazie per la sua risposta." Mi sforzo di
dire.
Silenzio.
"Ho ferito i tuoi sentimenti?" Chiede.
Bastardo.
Umetto le labbra nervosamente. "L-lei... quando ci siamo baciati, lei..."
"Ho fatto la mia parte." Mi interrompe.
"Non sto dicendo che non è stato apprezzabile, ma non era niente di
speciale."
Niente
di speciale.
Prendo un respiro. "Cosa ci fa ancora qui? Può
andarsene."
"Ho
ferito i tuoi sentimenti." Dice, quasi prendendomi in giro.
Mi sforzo di ridere. "Creda ciò che vuole."
Silenzio.
Perché è ancora qui?
"Granger." Dice. "Smettila."
Lo guardo con fare sorpreso.
"Passa dalla nostra parte. Potresti esserci
davvero utile. Accetta l'offerta e puoi andare."
I miei occhi s'illuminano. "Andare a casa? Andare
a Hogwarts?"
"Sì. Tutto ciò che devi dire è che hai intenzione
di aiutarci."
"Tradire Harry. L'Ordine."
"E lasciare finalmente questo posto."
"No."
"Granger. Potrai uscirne come sopravvissuta. Il
Signore Oscuro premia coloro che lo aiutano."
Scuoto la testa. "Sono una Sanguesporco, giusto? Verrei
uccisa non appena non avrò più alcuna utilità.”
"No."
"Sì, adesso vada via. Non tradirò nessuno. Non
sono come lei."
Questo lo colpisce e il suo volto torna severo.
Ma se ne va.
Senza una parola.
ooo
Dovrei davvero cambiarmi i vestiti.
Mettere quella brutta veste.
Ma... non posso. Renderebbe tutto ancora più reale.
Significherebbe che sono loro prigioniera, loro schiava.
E lo sono.
Aspetta.
No.
Sono Hermione Granger.
Studentessa di Hogwarts.
La strega più brillante della mia età.
E la mia uniforme scolastica me lo ricorda. Anche se è
tutta sporca e logora. Mi ricorda che non appartengo a questa cella. Appartengo
a qualche altro posto.
Se metto quella veste potrei dimenticare chi sono
davvero.
E non voglio che accada.
Ho bisogno di continuare a ricordare a me stessa chi
sono.
Hermione Granger.
E non sono sempre stata loro prigioniera.
C'era un tempo in cui ero libera.
E non posso permettermi di dimenticarlo.
ooo
La notte scende lentamente.
E c'è silenzio nella cella.
Per quanto ancora?
Per quanto ancora mi terranno qui?
Per sempre?
Fin quando non sarò vecchia e coperta di rughe?
Fin quando la Guerra sarà finita?
Quando succederà?
Cosa sta succedendo nel mondo esterno?
Hanno davvero smesso di cercarmi?
Quel pensiero è così orribile che lo scaccio dalla mia
testa.
Poi lo sento.
Ma prima che possa muovermi, qualcuno improvvisamente
afferra i miei capelli e mi obbliga ad alzarmi dal materasso.
Mentre mi volto verso il mio aggressore, posso quasi
vedere la morte avvicinarsi.
Come ne uscirò viva?
É quella guardia, il capo, ed è arrabbiato.
Stufo.
Sapevo che saremmo arrivati a questo. Certamente lui
non avrebbe lasciato perdere la mia aggressione senza avermi punito.
Mi spinge contro il muro e cado a terra, cercando di
strisciare via da lui.
"Imparerai cos'è il rispetto." Ringhia lui.
"Non puoi colpire qualcuno superiore a te, ragazzina."
Oh Dio.
Oh Dio.
Mi afferra la caviglia e mi tira verso di sé.
Urlo.
E urlo.
Anche se è inutile. Perché sto urlando? Chi mi aspetto
che mi senta?
Lui si stende su di me e mi schiaccia più forte contro
il pavimento. Sono stesa sullo stomaco e non posso nemmeno colpirlo o prenderlo
a calci. Sono completamente intrappolata sotto di lui.
Mi afferra di nuovo i capelli e me li tira ed è come se
volesse strapparmi via il cranio.
"Non si aggrediscono i superiori, capito?"
Ordina.
Io non dico nulla.
Non
dirò
nulla.
Non può obbligarmi.
"E," Continua. "Indosserai ciò che ti ho
ordinato di indossare."
Posso sentire la stoffa lacerarsi e improvvisamente mi
rendo conto che la mia camicetta è andata.
Lui la lancia lontano e poi le sue mani sono sulla mia
gonna.
"Fermo!" Urlo con tutta l'aria che ho nei
polmoni.
Anche la gonna viene strappata e mi ritrovo solamente
con la biancheria intima addosso.
"Che diavolo succede?"
É la sua voce.
É Piton.
Scaccio via le lacrime e mi volto per guardarlo.
É nella cella, fermo vicino le sbarre.
La guardia si alza immediatamente e si allontana da me.
Senza aspettare un secondo di più, afferro la mia gonna e cerco di coprirmi.
"Cosa stai facendo?" Piton chiede alla
guardia.
"Le stavo semplicemente dando una lezione - "
"Una lezione su cosa esattamente?"
"Disubbidisce ai miei
ordini. Stavo solo cercando di obbligarla ad indossare ciò che le è stato
ordinato di indossare."
"Gliel’hai ordinato tu." Dice Piton in tono lento e strascicato. "Io non ricordo di aver dato alcun tipo
di ordine riferito al suo abbigliamento."
Sto tremando.
I miei vestiti sono rovinati. Distrutti.
Non posso più indossarli.
La mia uniforme scolastica è andata.
Piton parla di nuovo, la sua voce è piena di rabbia e
cupa. "Ciò che è successo qui stanotte è che tu hai molestato sessualmente
la ragazza. Di nuovo. Stai ignorando
i miei ordini di proposito?"
"Certo che no - "
"Vattene." Sibila lui. "Con te farò i
conti più tardi."
La guardia sparisce in meno di un secondo.
Posso ancora ricordare il giorno in cui ho comprato
l'uniforme. Ero con mia madre ed era un giorno di sole.
Me l'ha comprata lei. E adesso l'ho rovinata.
Non riesco nemmeno a vedere attraverso le mie lacrime.
"Tieni." La voce di Piton mi spinge a
guardarlo.
Sta reggendo quella veste grigia in mano, offrendomela.
Ma non la voglio.
Voglio la mia uniforme. Quella che mia madre ha comprato per me.
Asciugo le lacrime e mi rendo conto di avere solo la
biancheria addosso.
E Piton è accanto a me.
Immediatamente afferro la veste e la indosso,
coprendomi.
Immagino sia meglio che non indossare nulla.
Lui mi si inginocchia affianco.
"Tutto bene?"
Il suo tono gentile mi stupisce.
"S-sì."
"Non ti ha fatto del male?"
Scuoto la testa.
Non sono ferita. Almeno non fisicamente.
"L'ho avvertito." Dice lui. "Sarà punito
per ciò che è successo stanotte. Te lo assicuro."
Perché si sta comportando così?
É... premuroso e improvvisamente avverto il bisogno di
appoggiarmi a lui, di trovare conforto in lui.
Non importa se è un Mangiamorte.
"Non ti si avvicinerà mai più." Dice.
É così bello sentire queste parole.
E il suo tono è così rassicurante.
Aspetta.
C'è qualcosa che non va.
Perché mi parla in questo modo?
"Vieni." Si alza in piedi, tendendomi una
mano. "Ti accompagno al materasso."
Lo fisso per un paio di secondi.
"Allora?" Chiede.
"N-no."
"No?"
Scuoto la testa. "No, lei non mi aiuterà."
"Granger - "
"Perché si comporta così tutto d'un tratto?"
Chiedo. "Perché vuole farmi sembrare che le importi di me? La
smetta."
"Granger, non sono malvagio come credi. Non voglio
che ti si faccia del male."
"C-cosa?"
"Non mi piace vedere che ti torturino. Sei stata
una mia studentessa. Sei a mala pena una ragazzina."
Lo ascolto, senza credere a ciò che sento.
Voglio
credergli.
Sarebbe così facile.
Continua. "Voglio che tu sia libera. E
sfortunatamente c'è solo un'opzione per te."
Poi capisco.
"La smetta." Sussurro.
"Granger, ascoltami."
"No! Mi ascolti lei!" La mia stessa voce mi sorprende. "Non sono così
stupida come crede. So cosa sta
facendo!"
"E cosa sto facendo?"
Lentamente mi metto in piedi, parandomi di fronte a
lui.
É più alto di me, ma lo guardo dritto negli occhi,
senza lasciarmi intimidire dalla sua presenza. "Ho letto, Signore. E ho letto riguardo questa tattica psicologica
usata per gli interrogatori."
Lui solleva un sopracciglio. "Illuminami."
"C-ci sono due interroganti
che apparentemente si comportano in maniera opposta con il soggetto in
questione. Uno prende una posizione aggressiva, negativa nei confronti del
soggetto. L'altro apparirà come di supporto, comprensivo e mostrerà anche
simpatia. L'ultimo difenderà il soggetto, in questo caso me, dall'interrogante aggressivo."
Lui resta in silenzio, fissandomi semplicemente.
Io continuo. "E questo metodo funziona solo con i
soggetti deboli, ingenui e terrorizzati. E, Professor Piton, io ho già superato
quella fase."
Silenzio.
Continuo a fissarlo, sostenendo ciò che ho appena
detto.
Per quale altro motivo dovrebbe essere così premuroso e
protettivo tutto d'un tratto?
Dopo una lunga pausa, c'è finalmente un cambiamento sul
suo volto.
Un leggero sorriso.
"Molto bene, Miss Granger." Dice lui.
"Apparentemente ti ho sottovalutata."
Improvvisamente sento molto freddo.
Tutto questo giocare con la mia mente, il tradimento, i
film mentali, è troppo.
Lo supero e mi appoggio sul materasso.
"Molto bene." Ripete lui. "Puoi essere
fiera di te stessa. E dico davvero."
Ma non volevo avere ragione. Volevo che si preoccupasse
seriamente.
Resto in silenzio.
"Ti auguro una serena nottata." E poi se ne
va, chiudendo le sbarre dietro di lui.
Dovrei sentirmi uno schifo.
E invece no. Non interamente,
almeno.
Non ho lasciato che mi ingannasse.
L'ho battuto al suo stesso gioco.
Al loro
gioco.
La mia uniforme è dovuta passarci per mezzo, ma per la
prima volta sono io a uscirne come
vincitrice.
Non hanno giocato con me come avrebbero voluto.
Chiudo gli occhi, preparandomi per andare a dormire.
Sono ancora prigioniera, sono ancora nella cella, ma
oggi ho fatto qualcosa che mi ha fatto sentire meno... indifesa.
É strano. Giusto ieri volevo suicidarmi e oggi mi sento
più forte che mai.
Questa è la traduzione della storia “30 Days”
pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della versione originale nel profilo.
- Day 28 –
Sono grata che la mia sicurezza non mi abbia
lasciata durante la notte. Avevo paura succedesse e che imiei pensieri positivi sarebbero rimasti per
solo poche ore.
Ma non appena mi sveglio, posso sentire
tutta l’energia tornare in me.
L’energia.
Le idee.
Speranza.
È tutto ancora qui.
Bene.
Abbasso lo sguardo e rido delle orribili
cose che indosso.
Ma non importa. Sono solo dei vestiti. E
sono puliti.
Non può cambiare ciò che sono.
E nemmeno i miei nuovi capelli corti
cambiano il fatto che io sia ancora Hermione Granger.
Sorrido.
Poi mi guardo attorno, notando le cose
nella cella. Devo cambiare qualcosa, far sembrare come se il Professor Piton
non fosse mai stato qui con me. Fa male se penso al suo tradimento e sarebbe
meglio se smettessi semplicemente di pensarci.
Pretendere di star bene fino ad iniziare a sentirmi davvero bene.
Mi alzo, camminando verso il suo materasso.
Odio quello che mi ha fatto.
Mentre la rabbia ritorna in superficie,
afferro il materasso e inizio a trascinarlo per la cella. In qualche modo non è
pesante come immaginavo.
Ma mio malgrado rimangoa corto di fiato quando raggiungo il mio lato
di cella e sono costretta a raccogliere tutte le mie forze nel gettare il
suomaterasso sopra il mio.
Ecco.
Così è meglio.
Mi ci siedo sopra, sentendomi un po’ più
serena.
Ed è pure molto più comodo in questo modo.
I miei occhi trovano la loro strada verso
l’angolo in cui c’era il suo materasso.
È così… vuoto.
Qualcosa coglie la mia attenzione. C’è
qualcosa lì sul pavimento.
Mi avvicino.
Oh.
Sono i miei capelli.
Quelli che la guardia ha tagliato.
Il mucchietto di capelli che lui aveva
detto di aver nascosto così che non avrei sofferto ogni volta nel guardarli.
Avevo pensato fosse un bel gesto da parte
sua.
È un tale bugiardo.
Non importa.
Non voglio nemmeno pensarci.
È ancora mattino presto, così decido di
riposarmi e prepararmi mentalmente per la giornata.
ooo
Le sbarre si stanno aprendo.
Mi irrigidisco.
Mi irrigidisco sempre.
È quella guardia.
Quella di ieri.
Piton ha detto non l’avrebbe più lasciato
avvicinarsi a me.
Bugiardo.
L’incidente di ieri era davvero solo un
gioco.
Ma va bene.
“Hai riarrangiato
la cella.” Dice, guardandosi attorno.
Noto che sta portando un piattodi cibo.
La mia colazione.
Resto in silenzio, sperando che se ne vada
lasciando giù il cibo. Ma non è fattibile. Non dopo quello che è successo ieri.
“Ti dona.” Commenta.
Silenzio.
“È da maleducati ignorare le persone.”
Continua. “Specialmente quando ti fanno un complimento.”
Bastardo.
Ma lo sto irritando. E mi fa sentire bene.
Un rumore di schianto.
Sobbalzo per lo shock, mi giro verso di
lui.
Il mio cibo.
È tutto sul pavimento. Rovinato.
Posso quasi sentire il mio stomaco
lamentarsi alla vista.
“Non puoi ignorarci.” Sibila. “Quando lo
imparerai?”
Mi irrigidisco e le parole mi sfuggono
rapide. “Mai.”
La rabbia appare nei suoi occhi, ma compone
un sorriso. “Lo vedremo.”
Non mi spaventa come una volta. Che altro
possono farmi? Capisco che rimanga la tortura fisica, ci sono così tanti modi
in cui potrebbero farmi implorare la morte, ma sono sopravvissuta alla tortura
psicologica. Qualcosa di molto più distruttivo.
La guardia sghignazza. “Buon appetito.”
Con quelle parole esce dalla cella.
Guardo in basso sul pavimento, notando un
pezzo di pane, completamente impregnato d’acqua. Le schegge sono già scomparse,
lasciando un disastro.
Sono così affamata.
E ho sete.
Ho bisogno di cibo, ma non mangerò dal
pavimento.
Non possono obbligarmi a farlo.
ooo
Sbadiglio,nonaprendo ancora gli occhi.
Quanto tempo ho dormito?
Mi sembra così bello poter starmene a
riposare.
Qualcuno si schiarisce la voce.
Scatto subito a sedere, irrigidendomi.
Poi lo vedo.
“Piton.” Esalo, la mia voce appena tremante.
Lui è comodamente seduto sulla sedia al
centro della cella, intento ad osservarmi.
“D-da quanto
tempo è qui?” Chiedo.
“Non ha importanza.”
“Ne
ha.” Insisto. “Perché è qui?”
Mi stava guardando dormire.
Quel pensiero è così inquietante che decido
di trascurarlo.
“Sai perché sono qui, Miss Granger.”
Sospira, appoggiandosi allo schienale e incrociando le braccia sul petto.
Perché mi sta guardando così?
“Beh,” Inizio. “Qualsiasi sia la sua
offerta, la mia risposta è no.”
Lui socchiude gli occhi. “Vedo che hai
fatto un buon uso del mio materasso.”
“Perché è qui?”
Non voglio perdere tempo con inutili,
piccole e stupide chiacchiere. L’unica cosa che voglio da lui è che spighi
perché è qui e che se ne vada.
Solo questo.
Ma nulla è semplice quando si parla di lui.
Lui prende un respiro profondo, incontrando
i miei occhi. E per la prima volta mi accorgo di quanto sembri stanco. Ha delle
profonde occhiaie, sembra più vecchio e….stremato.
Alla fine parla. “Cosa vuoi?”
Questo mi sorprende. “Cosa voglio?”
“Sì, credo fosse questa la domanda.”
Sbatto le palpebre, cercando di guadagnare
contegno. “Voglio uscire da qui. Lo sa.”
Annuisce. “E lo puoi fare.”
“Tradendo l’Ordine. Tradendo me stessa.”
Dico, priva di emozioni.
Abbiamo avuto questa conversazione già
molte volte fino ad ora. Sono nauseata e stanca di dire la stessa cosa ancora e
ancora.
No.
Non
mi unirò a voi.
Non
vi aiuterò.
Non
tradirò nessuno.
No.
No.
“Capisci ciò che ti stiamo offrendo?”
Chiede Piton, alzando le sopracciglia.
“Non mi importa.”
“Conoscenza.” Dice. “Cose che non imparerai
mai con l’Ordine. Credimi, ci sono cose che loro ignorano del tutto. E tu puoi
averle tutte. Non lasciare il tuo potenziale andar sprecato.”
Mi ha appena fatto un complimento?
Dopo un momento mi limito a scuotere la
testa. “Se ne vada e basta -”
“Non ho finito.” Interrompe. “La conoscenza
non è tutto. Non sei stanca delle regole? So da esperienza personale che hai
infranto una regola di troppo quando eri ad Hogwarts.”
“Questo non funzionerà. Non mi importa di
queste cose. Io… voglio solo andare a casa.”
“Vendetta.”
Questo mi fa voltare verso di lui. “Cosa?”
Il suo viso si incupisce. “Potresti
vendicarti di tutti quelli che ti hanno trattata male. Senza conseguenze.”
Sorrido debolmente. “Draco
Malfoy? Potrei farla pagare a lui per
aver reso la mia vita miserabile per tutti questi anni?”
“Quello potrebbe essere un problema.”
“Lo penso anche io. Sono sicura che il suo paparino avrebbe da ridire sulla
faccenda.”
“Pensaci bene, Granger.” Replica Piton.
“Quel ragazzo dal mondo Babbano? Quello che era stato
un po’ rude con te?”
Mi irrigidisco alle sue parole,
lanciandogli un’occhiata fredda.
Lui continua. “Potresti fargliela pagare.
Potresti fargli implorare perdono.”
“Non parli di lui.” Sibilo.
Come osa parlamene?
“Granger-”
“Basta. Mi fidavo di lei. Le ho detto
qualcosa di personale e ora si permette di usarlo contro di me?”
Mi alzo, livida di rabbia. “Non voglio più
parlare con lei. Se ne vada.”
“Mi stai buttando fuori dalla cella?”
Chiede, appena divertito.
“Esatto.”
Mi sta guardando con un espressione
indecifrabile.
Mi irrita non riuscire mai a capire quello
che sta pensando.
“Se è ciò che vuoi.” Dice, alzandosi.
“E pretendo del cibo.” Aggiungo, indicando il macello sul pavimento.
“Stai diventando troppo arrogante.”
Non rispondo.
Ma evidentemente l’espressione sul mio viso
lo convince che sono seria e annuisce.“Ti farò portare del cibo dalla guardia.”
“Quando?”
“Sii paziente.”
E poi se ne va.
Solo così.
ooo
Sono passate alcune ore e ancora niente
cibo.
Sento i minuti passare uno per uno e la mia
gola sta diventando sempre più dolorante.
In qualche modo credo che questa sia la
peggiore delle torture.
Lasciata da sola a morire di fame.
E si arriva ad un punto in cui il cibo e
l’acqua sono l’unica cosa a cui penso.
Anchese è l’ultima cosa a cui
dovrei pensare.
Ho così tanta sete.
ooo
Finalmente è arrivato qualcuno.
La guardia. Ma non il capo.
È un uomo giovane. Non l’ho mai visto
prima.
Si muove senza degnarmi di uno sguardo
mentre lascia il piatto sul pavimento e poi lascia la cella.
Senza perdere tempo, quasi mi getto sul
bicchiere d’acqua, bevendo come un animale.
Beh, Piton almeno non ha mentito su questo.
Ha mantenuto la promessa e si è assicurato che il cibo mivenisse portato.
Hermione,
smettila.
Smettila
di inventare scuse per difenderlo.
È
solo che non vogliono che tu muoia e questa è l’unica ragione per cui ti
portano del cibo.
ooo
È di nuovo qui.
Piton.
Sono stanca di vederlo.
S’incammina nella mia direzione,
cogliendomi di sorpresa.
“Granger, fammi vedere il tuo braccio,” Mi
ordina, inginocchiandosi accanto a me.
“N-no.”
Non voglio stargli così vicino. E non voglio
che mi tocchi.
“Mostrami il braccio. Devo vedere se la
ferita è guarita correttamente.”
Scuoto il capo. “Perché ha importanza in
ogni caso?”
Lui sospira, infastidito. “Non voglio usare
la forza.”
Mi perdo nei suoi occhi per un momento.
“Allora?” Chiede.
Alla fine mi arrendo. Non voglio che sappia
che ha una certa influenza su di me. Non voglio che sappia che il suo tocco mi
agita.
Così gli porgo il braccio.
Lui lo prende gentilmente, togliendo la
benda.
Il mio respiro è più pesante, posso sentirlo.
È la sua presenza. Ha sempre avuto un certo effetto su di me. Anche quando
eravamo ad Hogwarts e lui controllava il mio calderone da dietro le mie spalle.
Così cerco di concentrarmi sulla ferita sul
mio polso.
É… quasi andata. È
rimasta solo una cicatrice.
Mi ha sempre stupito il trattamento medico
nel Mondo Magico.
Solo due giorni fa la vena era tagliata, il
sangue mi colava lungo il braccio e adesso… quasi più
nulla.
Piton lascia andare il mo braccio e io mi schiarisco
la gola, allontanandomi da lui.
“La mia presenza ti mette a disagio?”
Chiede all’improvviso.
“C-certo che sì.
Io la odio.” Le parole sembrano un po’ forzate.
“Il tuo tono di voce è difensivo,” Nota,
divertito. “C’è qualcosa che desideri dirmi?”
Incontro i suoi occhi.
Sì, molte cose.
La odio.
Mi disgusta.
“Allora?” Chiede, fissandomi, guardando
dritto nei miei occhi.
Lo sta facendo apposta.
“Sei… attratta da
me, Miss Granger?”
Quasi mi strozzo. “C-cosa?”
“È questo il motivo per cui la mia presenza
ti agita?”
“I-i-io sono
agitata dalla sua presenza perché mi disgusta. Perché lei è un traditore!”
Velocemente, mi alzo e mi dirigo dall’altra
parte della cella, lontano da lui.
Si alza anche lui e si posiziona di fronte
a me.
“Calmati, Miss Granger.”
“Come osa accusarmi di una cosa del genere quando… lei è quello che…”
“Io cosa?”
Il mio volto s’irrigidisce. “Lei è il loro
capo. Lei è quello che dà gli ordini qui. Ho visto il modo in cui le altre
guardie la guardano. Lei è l’autorità qui.”
“Qual è il tuo scopo?”
“Lei ha architettato tutto questo. È stato lei a volere che fossimo obbligati a
fare la doccia insieme, è stato lei
che ha ordinato quella guardia di molestarmi, è stato lei che ha pianificato l’incidente di ieri,” Lo accuso. “Le è
piaciuto veder togliermi i vestiti di dosso?”
L’oscurità travolge il suo volto. “Non
parlare di cose che non conosci.”
“Ne conosco un sacco!”
“Smettila, Granger.”
“No!” Cammino verso di lui. “Credo che
quella guardia stesse dicendo la verità quando ha detto che lei odia le donne.
Quando ha detto che lei è violento.”
All’improvviso mi afferra il braccio e
grido.
“Non. Ti. Permettere.” Sibila.
E in realtà mi spaventa. Non mi sta prendendo
in giro o facendo un gioco. È serio adesso.
Alla fine mi lascia andare e quasi perdo
l’equilibrio.
Un minuto scorre in silenzio.
Poi chiedo, con calma. “L-lei
ha ordinato che quella ragazza fosse uccisa? Quella che è morta davanti ai miei
occhi?”
Trattengo il fiato mentre aspetto la sua
risposta.
Lentamente posa il suo sguardo su di me.
“Vuoi davvero saperlo?”
“Sì.”
Voglio saperlo.
Ho bisogno
di sapere di cosa è capace.
Così lo odierò ancora di più.
Prende un bel respiro, poi scuote la testa.
“No.”
“No?”
Non ci posso credere.
“Lei non aveva n-niente a che fare con
quello che è successo?” Chiedo, incredula.
“Non lo ripeterò ancora,” Dice, in modo
freddo. “E non provare a fare di me un eroe di nuovo semplicemente per questo
motivo.”
Torno bruscamente alla realtà. “N-non lo farò. Lo so cos’è lei davvero.”
“Bene.”
Se ne va, verso le sbarre, poi si volta
nella mia direzione come se volesse dire qualcosa. Ma cambia idea e va via.
ooo
Perché sono diventata così difensiva?
Sono attratta da lui?
Un mese in questa cella e sto già
diventando pazza.
Lui è il Professor Piton, per l’amor del
cielo!
Lui è… vecchio e…vecchio.
Potrebbe essere mio padre.
E non è esattamente…
bello.
Ma non ho mai dato tanta importanza all’aspetto
fisico in ogni caso.
C’è semplicemente qualcosa di lui che fa
battere più velocemente il mio cuore.
Quando eravamo insieme nella cella, abbiamo
avuto un paio di conversazioni interessanti.
Lui è intelligente e…e… c’è qualcosa nel modo in cui formula le parole e
ti fissa mentre parla.
E persino adesso, che non sta facendo finta
di essere buono, non è interamente cattivo. Può ancora parlare in un tono
leggero, può ancora essere… gentile. Non come
quell’altra guardia.
Un
momento!
Cosa sto facendo?
Cosa c’è che non va in me?
È un Mangiamorte. Lui è cattivo. Mi ha
usata, mi ha manipolata, mi ha mentito.
E questo è tutto ciò che ho bisogno di
sapere su di lui.
ooo
Sta piovendo.
E sta già facendo buio.
Dovrei provare a riposarmi un po’. Il suono
della pioggia mi aiuterà a rilassarmi.
Non appena chiudo gli occhi, le sbarre
vengono spalancate.
È Piton, di nuovo.
E c’è qualcosa che non va.
É… arrabbiato.
Sbatte le sbarre dietro di lui e mi guarda.
“Basta.” Sussurra.
Non riesco nemmeno a muovermi, c’è qualcosa
nei suoi occhi, qualcosa che mi spaventa.
“Hai dimostrato chi sei,” Dice. “Adesso
smettila di fare la parte della ragazzina coraggiosa.”
“Cosa…”
“Il Signore Oscuro sta diventando
impaziente,” Risponde lui. “È mio compito farti passare dalla nostra parte e
non desidero essere punito a causa del tuo sciocco orgoglio.”
“Punito?” Ripeto, notando che è un po’ a
corto di fiato e… sofferente.
“Non perderò la mia vita, ragazzina, non adesso, non per colpa tua.”
Lentamente, mi alzo. “Beh, dovrà escogitare
un altro modo per rendere fiero il suo Signore.”
Lui si avvicina a me. “Farò qualsiasi cosa,
Miss Granger. Ne sei consapevole?”
Un brivido freddo mi attraversa. “Lo sono.”
Cade il silenzio.
Parlo di nuovo. “Lo so che morirò qui.
Almeno morirò per una giusta causa.”
“Non c’è nessuna giusta causa per morire,
stupida ragazzina!” Alza la voce. “Non devi morire.”
“Cosa le importa?” Lo aggredisco.
Gli ci vogliono un paio di secondi per
rispondere. “Se non otteniamo niente da te, c’è in ballo anche la mia vita.”
Mi s forzo di sorridere. “Allora faccia
quello che deve fare.”
“Granger.”
“Lo faccia!”
“Smettila di essere così testarda!”
“Dov’è la sua bacchetta?” Chiedo.
Lentamente la sfila dalle sue vesti.
Prendo un bel respiro. “Inizi. Faccia
quello che deve fare. Poi mi uccida.”
È tutto qui?
È questa la fine?
Piton chiude gli occhi per un momento. “Tu
mi stai obbligando a farlo.”
“Io
sto obbligando lei?” La mia voce
trema. “È stato lei che mi ha portato
qui! Mi ha torturata! Per colpa sua
non vedrò mai più i miei genitori! Per colpa sua non lascerò mai questa cella!”
È come se tutta la mia rabbia, tutta la mia
frustrazione stia finalmente venendo fuori.
Lui mi lancia uno sguardo truce.
“Cosa sta aspettando?” Chiedo.
Poi il suo volto s’irrigidisce e punta la
sua bacchetta verso di me, sussurrando qualcosa.
Grido nel momento in cui dei tagli profondi
compaiono sulle mie gambe.
Brucia.
Ma in qualche modo riesco a trattenere le
mie grida e guardo Piton, sfidandolo a continuare.
Non c’è alcuna emozione sul suo viso mentre
si allontana da me di un passo, agitando la bacchetta contro di me.
Una forza invisibile mi lancia attraverso
la cella e colpisco in malo modo una parete di pietra prima di atterrare al
suolo.
Le lacrime iniziano ad appannarmi la vista,
ma sbatto le palpebre furiosamente per mandarle via, aspettando che la prossima
maledizione mi colpisca.
Piton mi guarda. “Desideri passare dalla
nostra parte?”
“N-no.”
Compare un altro taglio, questa volta sul
mio stomaco. Posso sentirlo e il sangue inizia a intravedersi attraverso la
veste che sto indossando.
“Desideri passare dalla nostra parte?”
Ripete.
“No.”
Prima che possa prendere fiato vengo
sollevata in aria e levito così per un paio di secondi.
“Desideri passare – “
“No!” Urlo. “No, no, no!”
Vengo scaraventata a terra con forza e
penso di essermi ferita il braccio.
Non
fa male.
Non
fa male.
Alzo lo sguardo verso di lui.
Sta fissando il muro sopra la mia testa.
Non riesce nemmeno a guardarmi.
“Così è un po’ troppo impersonale, S-signore,” Dico. “Perché non mette via quella bacchetta?”
I suoi occhi incontrano i miei.
Mantengo il contatto visivo mentre mi siedo
in posizione eretta. “Sono qui. Mi strangoli. Mi rompa il collo. C-credo che le darà molta più soddisfazione che uccidermi
con la magia.”
Lui punta di nuovo la sua bacchetta contro
di me.
Chiudo gli occhi.
È finita.
Sto facendo la cosa giusta.
Lo sto facendo per l’Ordine.
Per Harry.
Per i miei genitori.
Per le persone buone.
Non voglio che vivano in un Mondo comandato
da Voldemort.
Cade il silenzio.
Poi avverto qualcosa.
Qualcosa di strano.
Io mi sento strana.
Non riesco a sentire nulla.
Per un attimo penso che forse se n’è andato
e sono da sola nella cella.
Ma poi sento il suo respiro.
Spalanco gli occhi.
Si sta inginocchiando accanto a me.
Alla fine parla. “Soddisfazione?”
Resto in silenzio, ricordandomi di
respirare.
La sua mano improvvisamente è sulla mia
coscia e la spingo via immediatamente.
“Desideri passare dalla nostra parte?” Mi
chiede ancora.
Continua a ripetere la domanda.
“N-no.”
E io continuo a ripetere la risposta.
Lui annuisce. “Ti ricordi cosa mi hai
chiesto un paio di giorni fa?”
Silenzio.
Credo di sapere a cosa si riferisce.
“Accetto.” Dice, prendendomi in giro.
M’immobilizzo completamente.
Lui continua. “Ma non sarò gentile.”
“N-non può farlo.”
Dico, nel panico, cercando di allontanarmi da lui.
Lui afferra il mio braccio, spingendomi
contro il pavimento, obbligandomi ad allargare le gambe.
Non so nemmeno perché sto lottando.
Questa è la fine.
Morirò dopo di ciò comunque.
Lui se ne sta in silenzio.
Nessuna parola.
Niente.
La mia biancheria intima è strappata.
Posso sentire il fruscio delle sue vesti.
E poi spinge.
Il dolore.
Urlo, afferrandogli gli avambracci.
“Desideri passare dalla nostra parte?”
La sua voce è persino calma, la situazione
non ha nessun effetto su di lui.
E io mi sto mordendo la lingua per evitare
di urlare.
Lui si muove di nuovo, facendomi spalancare
gli occhi dal dolore.
“Desideri passare dalla nostra parte?”
Spinge di nuovo.
I suoi movimenti sono precisi, quasi
tecnici.
E questa volta urlo, la mia gola brucia.
“Rispondimi.” Mi ordina.
Scuoto la testa, incapace di proferire
parola.
Fa così
male.
Cosa mi sta facendo? Non dovrebbe fare così
male.
Sto per strapparmi in due.
Non riesco a credere a ciò che sta
succedendo.
Sembra surreale.
All’improvviso smette di muoversi.
Chiudo gli occhi.
E poi lui non è più sopra di me.
E butto fuori il fiato.
Cosa sta succedendo?
Non sento più dolore.
Apro gli occhi.
Dov’è?
Perché… come mai sto
indossando di nuovo la mia biancheria?
Mi volto ed eccolo lì.
È in piedi nell’altro angolo della cella
dov’era prima.
La sua bacchetta puntata verso di me.
Cosa sta succedendo?
Lentamente, mi siedo, senza distogliere lo sguardo
da lui.
“Cos’è s-successo?” Riesco a parlare a
stento.
“Una visione,” Risponde. “Ho creato una
visione e te l’ho mostrata.”
“Una v-visione?”
La mia voce sta ancora tremando. “Non era r-reale?”
“No.”
Ma sembrava così reale.
Potevo sentirla.
“Bastardo.” Sussurro, le lacrime scorrono
sulle mie guance.
“Desideri passare dalla nostra parte?”
“No! E la smetta di chiederlo! Non farò
mai, mai, niente per Voldemort! Non
farei mai niente per lei.”
Lui resta in silenzio.
I suoi occhi puntano su di me e io voglio
leggere la sua mente. Voglio sapere perché mi sta guardando in quel modo.
“Bastardo.” La parola mi sfugge di nuovo.
“La visione può diventare realtà, lo sai?”
È così calmo.
Come potrebbe?
“La visione era una versione mite di cosa potrebbe
accadere.” Spiega.
Le sue labbra continuano a muoversi,
dicendo cose terribili, ma i suoi occhi… i suoi occhi
mi stanno dicendo qualcos’altro.
C’è… odio.
E non credo sia me ciò che odia.
“Non le credo,” Mi obbligo a dire. “Perché
mi mostrerebbe una visione?”
Lui resta di nuovo in silenzio.
È tranquillo.
E stanco.
Se ne sta semplicemente lì.
Quasi come se fosse sconfitto.
E io sono sul pavimento.
Le mie ferite sanguinano.
Il braccio mi fa male.
Ma mi sento più forte.
Più forte di lui.
“Tu non capisci…”
Comincia, scavando nei suoi pensieri. “Tu…”
Ma non finisce la frase.
Abbassa semplicemente il capo e si dirige
verso le sbarre.
Se ne sta andando?
Ma…
Mi aspetto che si volti e mi finisca.
Ma non lo fa.
Lascia la cella.
Non riesco nemmeno a muovermi.
Sono ancora viva.
Questo significa che ho vinto?
Non capisco più niente.
Non mi prendo nemmeno il fastidio di
strisciare fino al mio materasso, resto sul pavimento. Non ci sarà riposo per
me stanotte.
Posso ancora sentirlo.
Su di me.
Dentro di me.
Anche se non è successo davvero, posso
vederlo nella mia mente.
Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della
versione originale nel profilo.
- Day 29 –
In qualche modo sento che
la fine è vicina.
Hanno usato ogni metodo
possibile per cercare di farmi tradire l’Ordine. Cos’altro possono fare?
Anche Piton ha detto che
Voldemort sta diventando impaziente e credo che non sarò più viva la settimana
prossima.
Potrei persino morire
oggi. A giudicare dal comportamento di Piton di ieri, non mi resta molto tempo.
Piton.
Tutto il mio corpo
s’irrigidisce se penso a lui. Non importa quanto ci provi, non riesco a
togliermi dalla testa le immagini di ieri. Anche se non erano reali.
Posso vederlo chiaramente.
Me ne ricordo come se
fosse successo.
Questo non lo rende reale
in un certo senso?
Non ho chiuso occhio per
tutta la notte per paura che lui sarebbe tornato. Aveva un disperato bisogno di
fare ciò che Voldemort gli aveva ordinato di fare.
Ma un’intera notte senza
sonno sta iniziando ad avere i suoi effetti.
Mi fanno male gli occhi.
Sono stanca.
Il mio braccio destro fa
male, non riesco neanche a muoverlo. Non credo sia rotto, comunque.
Magari potrei fare un
breve sonnellino?
Alzandomi dal pavimento,
cammino lentamente verso il materasso e mi ci lascio cadere sopra.
Chiudo gli occhi e un
attimo dopo mi addormento.
ooo
Qualcuno mi sta toccando
il braccio.
Ma mi sento così
rilassata, non voglio svegliarmi completamente.
Il mio corpo mi sembra
così pesante che non riesco nemmeno a muovermi.
Non voglio muovermi. Sto bene così.
Qualcuno mi sta scuotendo
leggermente.
Emetto un gemito, aprendo
gli occhi, non capendo davvero cosa sta succedendo.
È lui.
Il Professor Piton.
“Salve a lei,” Sorrido,
sbattendo le palpebre un paio di volte.
“Granger?”
Un momento.
Poi mi rendo conto.
È Piton.
In un veloce istante sono
completamente sveglia mentre urlo e striscio via da lui, via dal materasso
verso un altro angolino.
Lo fisso, sperando che se
ne stia semplicemente lì senza venirmi vicino.
Lui si alza, mettendosi di
fronte a me.
La sua espressione è cupa,
quasi quanto lo era ieri.
“Dobbiamo parlare,” Dice.
“N-no,
non dobbiamo,” Mi sforzo di dire.
Lui ignora il mio
commento. “Vogliono rimpiazzarmi.”
“Cosa?”
“Dare la possibilità ad un
altro Mangiamorte.”
“La possibilità di fare
cosa?”
“Di convincerti ad
aiutarci.”
Non ci posso credere.
La rabbia prende il
sopravvento e mi alzo all’in piedi. “Quante volte devo dirglielo? In quale
lingua devo dirglielo?”
“Granger – “
“Non c’è niente che lei
possa fare! Non ho intenzione di arrendermi! Mi porti da Voldemort così posso
dirglielo in faccia.”
“Non pronunciare il suo
nome!” Sibila lui.
Questo mi sorprende. “Perché
no?”
La sua mascella
s’irrigidisce e mi guarda. “Hai solo due opzioni. O acconsenti di passare dalla
nostra parte o moriamo entrambi.”
“Anche lei?”
Lui non dice niente, mi
fissa soltanto.
Incrocio le braccia al
petto. “E perché dovrebbe importarmene di lei? Voglio che lei…
muoia.”
“Non lo vuoi.”
Come osa presumere di
sapere ciò che voglio?
Faccio un passo avanti,
non sapendo nemmeno cosa dirgli. È inutile urlargli contro, o accusarlo di cose
che mi ha fatto.
Ma ci provo comunque, con
voce calma. “Non metterò nemmeno in mezzo ciò che ha fatto. E se non l’ho
odiata allora, la odio per certo dopo quello che è successo ieri. Lei mi disgusta.”
La mia voce trema un po’ verso
l’ultima parte.
Lui non reagisce per
niente. I suoi occhi scuri sono quasi morti. Le mie parole non lo hanno nemmeno
scalfito.
“Se ne vada,” Dico,
distogliendo lo sguardo da lui.
“Il braccio ti fa male?”
Chiede all’improvviso.
È sempre stato un ottimo
osservatore.
Rido amaramente. “Certo
che mi fa male. Ci sono caduta sopra dopo che lei ha deciso di lanciarmi via.”
“Posso guarirlo per te.”
I miei occhi saettano
verso di lui. “Cosa?”
Lui solleva semplicemente
le sopracciglia, aspettando la mia risposta.
Scuoto velocemente la
testa, forzando un sorriso falso. “No. Grazie.”
“Ne sei sicura?”
“Non funzionerà. Mi
ferisce e poi si offre per medicarmi. La smetta.”
“Non c’è bisogno che tu
sia più sofferente di quanto devi esserlo.”
Mi sta innervosendo. Odio
quando è tranquillo e gentile e sembra quasi che non sia malvagio. È più facile
quando mi tortura.
Ho bisogno di odiarlo.
Piomba il silenzio.
“Allora?” Chiede,
cacciando la bacchetta.
Ansimo, indietreggiando
ancora di più verso il muro.
“Non ti preoccupare,” Dice
strascicando le parole. “Lo sapresti se avessi intenzione di farti del male.”
Che cosa confortante.
“Posso guarirlo,” Dice,
indicando il mio braccio.
“No,” La mia risposta
arriva immediatamente. “Non mi faccia alcun favore.”
Lui sospira, ma annuisce,
mettendo via la bacchetta.
Non potrei sopportare il
fatto che mi stia vicino così a lungo per guarire il mio braccio. Se sento il
suo odore, mi farà tornare alla mente dei ricordi.
I ricordi della visione.
Questo spiega quanto
sembrasse reale.
Potevo persino sentire il suo odore.
Non era come se fosse un
sogno dove alcune cose sono strane e te ne rendi conto solo quando ti svegli.
La visione era
completamente realistica.
Magari era reale e lui sta semplicemente
confondendo la mia mente di nuovo?
E se questo non fosse reale invece? Sto vivendo un’altra visione?
Oppure sto pensando troppo,
di nuovo.
Ad ogni modo, ho bisogno
di risposte.
“Lei…”
Inizio lentamente. “Lei mi ha violentato ieri.”
Lui s’irrigidisce e c’è di
nuovo quell’emozione nei suoi occhi.
Odio.
Aspetto che parli.
“Non era reale,” Risponde
in modo freddo.
E questo è tutto ciò che
ha da dire.
“Sembrava reale. Lo ricordo. È nella mia testa.”
“Non era reale,” Ripete.
Socchiudo gli occhi e mi
prendo un momento per osservarlo.
Non mi sta guardando.
Se non lo conoscessi bene
direi che è imbarazzato.
Ma lo conosco bene.
“Mi lasci in pace,”
Sussurro.
“Questo è il mio ultimo
giorno,” Dice. “L’ultimo giorno per convincerti a cambiare idea.”
“Buona fortuna.”
Così questo è l’ultimo
giorno.
Lo sapevo.
Il mio sguardo si posa sul
pavimento.
Lui lascia la cella.
E io me ne sto lì,
cercando di capire davvero cosa sta succedendo.
Sembra quasi sconfortante.
C’erano dei giorni in cui
pensavo, ero certa, che quello fosse
il mio ultimo giorno.
Quindi non posso credere
pienamente che sia davvero la fine fin quando non arriverà.
La morte.
Un pensiero così orribile.
Mi lascio cadere al suolo,
facendo dei respiri profondi, sperando di non avere un altro attacco di panico.
Ho sempre saputo che la
fine sarebbe arrivata. Ho persino cercato di porre fine alla mia vita.
Ma adesso…
Accettare davvero la morte
non è facile come pensavo.
ooo
Non ho avuto la
possibilità di finire la scuola.
E viaggiare.
E trovare il mio primo
lavoro.
E andare oltre il bacio
con un ragazzo.
E vivere per vedere un
nuovo millennio.
Più penso a queste cose,
più mi si chiude la gola.
D’accordo.
Smetterò semplicemente di
pensarci.
ooo
Entra una guardia,
portandomi del cibo.
Una fetta di pane con un
bicchiere d’acqua.
È la guardia di ieri,
l’uomo giovane.
Quello che si comporta
come se non mi vedesse. Come se non esistessi.
“Aspetta,” Lo fermo prima
che se ne vada.
Lui si volta e mi guarda,
non dicendo niente.
“I-io
voglio vedere Piton. Puoi dirglielo?” Chiedo, aspettando una sua risposta, ma
lui se ne va semplicemente dalla cella.
All’improvviso mi sento
stupida.
Perché voglio vedere
Piton?
Quando verrà, se verrà, cosa gli dirò?
Sono stupida.
Non avrei dovuto dire
nulla a quella guardia.
ooo
Passa più di un’ora.
O forse un paio d’ore?
È difficile capire quanto
tempo passa.
E non appena mi rilasso,
pensando che lui non verrà a visitarmi, sento quel rumore familiare.
Le sbarre che producono
quel terribile rumore quando si aprono.
Ed è lui.
I suoi occhi puntano su di
me immediatamente.
Chiude le sbarre e se ne
sta semplicemente lì, le sue braccia incrociate al petto.
Sono felice che non stia
provando ad avvicinarsi a me.
Dopo un lungo attimo di
silenzio, solleva un sopracciglio, “Allora?”
Cosa gli dico?
“Tu desideravi vedermi?” Chiede.
“S-sì.”
“Perché?”
Poi l’espressione sul suo
volto cambia e le parole gli escono di bocca lentamente, “Hai magari… cambiato idea?”
“No,” Scuoto la testa.
Lui prende un bel respiro,
“Allora cosa volevi?”
“Io…
volevo solo parlare.”
“Parlare?”
Non volevo starmene da
sola con i miei pensieri, sarei diventata pazza. Ho un disperato bisogno di
parlare con qualcuno e lui è l’unico ad essere…
essere cosa? Idoneo?
Con chi altro potrei
parlare? Quella guardia?
Alla fine parlo, “Mi
piacerebbe sapere un paio di cose prima… prima di
morire.”
Lui mi lancia
un’occhiataccia, non dicendo nulla.
“Credo che me lo debba,”
Dico tranquillamente.
Questo cattura la sua
attenzione, “Oh, credi?”
“Sì, lo credo,” La mia
voce è un po’ più decisiva adesso.
Dopo un attimo lui
annuisce, sospirando, “D’accordo. Cosa desideri sapere?”
“Perché me?”
“Chiedo scusa?”
“Perché me? Harry ha altri
amici, persone che sanno più cose di me. Perché avete scelto me?”
Sembra pensarci per molto
tempo.
Io aspetto in silenzio.
“Chi altro potevamo
prendere?” Chiede lui. “Quell’idiota di un Weasley? O
l’incompetente Paciock?
“Quindi…
mi avete scelta perché sono… intelligente?”
“Sì. Potresti esserci
d’aiuto, se decidi di fare la cosa giusta.”
Ignoro il suo ultimo
commento, “Cosa pensa del Professor Silente?”
Lui s’irrigidisce, posso
vederlo.
“È un mago molto capace,
molto potente,” Dice Piton strascicando le parole.
“Allora perché voltargli
le spalle?”
“Potere, Miss Granger. Lui
ce l’ha, ma non quanto il Signore Oscuro.”
Annuisco.
Sarebbe inutile discutere
con lui adesso.
Così prendo un bel respiro
e gli faccio la mia prossima domanda, “Come morirò?”
“Non lo so. Ma non penso
che sarà indolore e veloce. Molto probabilmente sarai torturata per la tua
stupidità prima di essere ricompensata con la morte.”
Le sue parole crudeli mi
fanno sentire male e non posso fare altro che rabbrividire, la mia mente è
piena di scene orribili.
Così sembra che la mia
morte non sarà come addormentarsi. Come posso anche solo permettere a me stessa
di pensare una cosa del genere?
“Sarà leia…?” Cerco di chiedere, ma non riesco
a finire la domanda.
Però lui capisce, “No.
Probabilmente non sarò io. Dopo che avrai lasciato questa cella, tutto non sarà
più nelle mie mani.”
“E adesso? Aspetto e
basta?”
“Pensa,” Ringhia lui. “Hai
ancora tempo per cambiare idea.”
No.
Questa non è un’opzione.
Alzo lo sguardo verso di
lui e un ricordo di ieri passa davanti ai miei occhi.
Il ricordo di lui che mi
spinge sul pavimento.
Stappandomi la biancheria
intima.
Tenendomi ferma.
Prendo un respiro
tremante, sentendomi lo stomaco contorcere.
Sto per morire.
Ma prima di morire, c’è
qualcosa che ho bisogno di fare.
Lentamente, mi avvicino a
lui, tenendolo d’occhio con attenzione.
Lui è sorpreso, ma aspetta
in silenzio.
“I-io
voglio solo fare una cosa,” Ammetto in modo calmo.
Sto di fronte a lui,
raccogliendo il mio coraggio.
E prima che lui abbia la
possibilità di parlare, sollevo il ginocchio in aria, dandogli un forte calcio
tra le gambe.
Un rantolo sofferente gli
sfugge di bocca e cade sul pavimento, respirando in modo pesante.
Indietreggio velocemente
da lui, il sarcasmo evidente nella mia voce, “Mi dispiace. Le ho fatto male?”
Lui non mi guarda nemmeno,
è ovvio che sta provando un dolore atroce. Sostenendo la parte dolorante del
suo corpo, alla fine si calma dopo un paio di minuti.
Avrei dovuto dargli un
calcio ancora più forte.
Lentamente si rialza, con
il volto rigido, guardandomi pericolosamente.
“Questo non era
necessario,” Ringhia, il dolore è ancora chiaro nel suo tono di voce.
“Questo non era niente
rispetto a ciò che mi ha fatto lei,” Rispondo, adesso un po’ spaventata dalla
punizione che potrebbe scaturirne.
Non dice niente in merito.
E mi sorprende. Mi
aspettavo che fosse furioso, che usasse un Crucio
fino a farmi morire.
Ma non fa nulla.
Sta semplicemente lì,
respirando male.
“Tornerò più tardi,”
Sussurra e zoppica verso l’uscita.
Mentre le sbarre si
chiudono, i miei occhi si spalancano per lo shock.
Tutto qui?
Nessuna punizione?
Niente?
Gli ho appena dato un
calcio nelle sue parti basse e lui se
n’è semplicemente andato.
Non mi ha nemmeno urlato
contro.
Che diavolo sta
succedendo?
Perché sto ricevendo tutti
questi segnali contrastanti da parte sua?
C’è qualcosa che non va
qui.
ooo
I tagli sulle mie gambe
prudono.
E bruciano.
Per fortuna hanno smesso
di sanguinare.
“Ciao, piccolina.”
La mia testa scatta verso
l’alto.
Quando è entrato lui qui?
Come mai non l’ho sentito
entrare?
È quella guardia.
Quella che desideravo
morisse così da lasciarmi finalmente in pace.
“Cosa vuoi?” Chiedo,
alzandomi.
Lui sorride, “Sono qui
solo per dirti che non puoi aspettare che finisca tutto questo.”
“Tutto questo?”
“Il fatto che sei qui.”
Resto in silenzio, non
capendo cosa sta cercando di dirmi.
Continua, “Quando il
Signore Oscuro decide che devi morire, ti lascerà a noi.”
“A voi?” Mi si chiude la
gola.
“Esattamente. Lascerà che
noi ti uccidiamo e, mia cara, potrebbe volerci un giorno. O due.”
M’irrigidisco, il mio
corpo trema, “Stai mentendo.”
Ma la sua espressione
tranquilla mi dice che sta dicendo la verità.
Sembra eccitato.
E io mi sento male.
“E alla fine avrò la
possibilità di punirti come si deve per avermi procurato questa cicatrice,”
Dice indicandosi la fronte.
Non riesco nemmeno a
parlare.
Cosa c’è da dire?
“E poiché sono una persona
gentile, ti darò una scelta. Puoi scegliere come morire,” Spiega lui. “Certo,
questo sarà dopo che abbiamo finito
con te.”
Scuoto la testa.
“C’è la maledizione che
uccide. O possiamo lasciarti sanguinare fino alla morte,” Inizia a pensare lui.
“O possiamo strangolarti. O – “
“Smettila!” Urlo.
Il suo volto s’incupisce,
“Non alzare la voce con me.”
Gli lancio
un’occhiataccia, desiderando di poterlo semplicemente uccidere con lo sguardo.
“Ti sto solo preparando a
ciò che verrà. E ti sto dando una scelta,” Dice abbaiandomi contro. “Dovresti
essere grata.”
Voglio ridere fino a
scoppiare.
Poi il suo volto si
trasforma in una smorfia disgustosa. “Ho aspettato abbastanza, non credi?”
Credo che vomiterò.
“È tutto ciò che volevo
dire, piccola mia,” Dice e poi s’incammina verso le sbarre, lasciando la cella.
Cado a terra, appoggio la
testa alle ginocchia.
Respira e basta.
Respira.
ooo
Devo fare qualcosa.
Guadagnare giorni.
Devo fare tutto ciò che è
in mio potere per sopravvivere più a lungo che posso.
Non posso perdere la
speranza.
C’è una possibilità che
l’Ordine possa comparire all’improvviso in questa stessa cella fra tre giorni.
O una settimana.
E io sarò morta a quel
punto.
No.
Devo provarci.
Ma come?
E poi capisco.
Potrei provare e chiedere a… Piton.
Lui è comunque l’unico con
cui posso avere una conversazione civile.
Ma come convincerlo a
lottare per me davanti al suo Signore?
È impossibile.
ooo
I miei occhi sono pieni di
lacrime.
Voglio piangere, ma non
c’è tempo.
Non c’è tempo per provare
pietà per me stessa.
Devo lottare.
E così aspetto che lui
arrivi.
Come ha detto che avrebbe
fatto.
ooo
Finalmente.
È già sera, credo.
Lui entra nella cella,
lentamente.
Molto lentamente.
Ha l’aria stanca.
E capisco perché.
Se non mi ha mentito,
questo è anche il suo ultimo giorno.
Alla fine mi guarda, ma
non dice nulla.
Mi fissa semplicemente.
E poi io decido di
parlare, “Signore… Lo so che ho rifiutato prima, ma… potrebbe magari medicare il mio braccio? Fa davvero male.”
Sto mentendo.
Non fa così male.
Lui ne rimane sorpreso e
non reagisce per un lungo istante.
Cerco di mantenere
un’espressione innocente.
E poi alla fine si muove,
camminando nella mia direzione. Mi siedo sul materasso e lui si inginocchia
affianco a me, tirando fuori la sua bacchetta.
Gli porgo il braccio,
notando che sta tremando un po’.
Lui lo prende gentilmente
e io mi mordo la lingua per evitare di ansimare. Devo continuare a ricordare a
me stessa di non pensare a ieri.
Lui pronuncia un paio di
incantesimi e io avverto una strana e piacevole sensazione nel mio braccio per
un paio di istanti.
Lentamente lo lascia
andare, “Ecco.”
Lo muovo un po’, senza
avvertire più alcun dolore.
È guarito. Bene. Ne avrò
bisogno.
Lentamente raccolgo il fiato
e guardo il Professor Piton.
“Ho paura,” Confesso.
“Cosa vuoi che faccia?”
Chiede, privo di emozioni.
Sto tremando terribilmente
adesso.
Devo farlo.
“So che lei è… il nemico, ma…” Inizio,
“Potrebbe abbracciarmi?”
I suoi occhi si
socchiudono per lo shock e non proferisce parola.
“Solo per un minuto,”
Chiedo, con occhi supplicanti.
Dopo un attimo finalmente
reagisce, “Non penso che sarebbe saggio. Ti rendi conto di chi sono?”
“Sì, me ne rendo conto. E… a questo punto non m’importa,” Deglutisco rumorosamente
prima di continuare, “Ho solo bisogno di sentire… il
calore di un altro corpo contro il mio.”
“Granger – “
Gli butto le braccia
attorno, affondando il volto nel suo petto, inspirando a fondo.
Non voglio farlo. Ma devo. Posso solo sperare che mi creda.
Tutto il suo corpo
s’irrigidisce.
E poi raccolgo il coraggio
e faccio sgattaiolare la mano verso il basso, lungo il suo petto, il suo
stomaco, più giù, fin quando non raggiunge il punto in cui l’ho colpito un paio
di ore fa.
Lui mi spinge via
immediatamente, “Cosa stai facendo?” Mi chiede.
“Ho fatto qualcosa di
s-sbagliato?” Chiedo, con voce tremante.
“Cosa vuoi, Granger?”
“Non lo so. Mi faccia
continuare e – “
“Sono la ragione per cui
sei qui, ricordi?” Dice sollevando un sopracciglio.
“Sì.”
Dio, mi faccio così
ribrezzo.
Non credo che sarò capace
di continuare.
Ma devo.
Non voglio morire.
Prendendo un respiro
profondo, mi abbasso velocemente la veste lungo le spalle, rivelando il mio
petto. La sua bocca si apre, ma non dice nulla.
Sto seducendo il Professor Piton.
Suona così sbagliato.
È sbagliato.
Porto le mani dietro la
schiena per togliere il gancetto del reggiseno, ma lui mi ferma, “Lascialo
dov’è.”
Questo mi sorprende, ma
annuisco.
Si siede sul materasso
anche lui, appoggiandosi al muro.
C’è un cambiamento nella
sua espressione.
Non più sorpresa o shock o
confusione.
Mi sta solo guardando, con
i suoi occhi scuri e privi di alcuna emozione.
“Continua,” Mi ordina.
“C-continua?”
“Continua con ciò che hai
iniziato, Granger. È questo ciò che volevi, no?”
“Non voglio morire,”
Sussurro.
Silenzio.
“Fai del tuo meglio e
vedrò cosa si può fare,” Dice con freddezza strascicando le parole.
Sbatto le palpebre un paio
di volte, cercando di capire se mi sta mentendo.
È impossibile.
Non c’è niente nei suoi
occhi.
Vuoti.
Abbasso lo sguardo,
notando che le sue gambe sono leggermente divaricate.
Mi tremano le mani mentre
sposto le sue vesti e poi raggiungo i suoi pantaloni.
C’è una protuberanza lì.
Cerco di muovere le mani,
ma il mio corpo non vuole ubbidire.
Non riesco a muovermi.
Un minuto trascorre in
silenzio.
E ancora, resto
completamente bloccata.
“Non riesco a decidere se
ritenerti immensamente coraggiosa o stupida,” Dice alla fine.
I nostri occhi si
incontrano e c’è un leggero sorrisetto sul suo volto prima che possa sparire
velocemente.
Si copre di nuovo le gambe
con le vesti e si siede in posizione eretta.
“Stavi cercando di
sedurmi,” Dice.
“Ci ho provato,” Ammetto,
rialzandomi la veste e comprendoni di nuovo.
“Ed hai fallito
miseramente.”
C’è un orribile rossore
sulle mie guance.
Non devo più fare finta.
Sa cosa stavo cercando di
fare. E perché.
Il mio tono di voce è
forte mentre parlo, “Non voglio morire. E pensavo di essere pronta a tentare
qualunque cosa per salvarmi.”
“E ti sei resa conto che
non sei pronta come pensavi.”
Scuoto la testa, “Immagino
di no.”
Cade il silenzio.
È diventato davvero buio.
Non l’avevo notato.
Perché lui è ancora qui?
Non riesco a credere che
sto avendo una conversazione con lui dopo tutto ciò che mi ha fatto.
“Uccideranno davvero anche
lei o mi sta mentendo di nuovo?” Chiedo, voltandomi verso di lui.
Gli ci vuole un lungo
istante per rispondere, “Perché me lo chiedi?”
“Perché non mi sta
torturando? Sono, in un certo senso, la ragione per cui morirà. Se non sta
mentendo.”
“Non sto mentendo,” Dice,
con voce bassa, “Magari sono riuscito a raggiungere un accordo.”
“Beh, io no,” Gli abbaio contro, “Voglio vivere. I-io…
io la odio.”
E sono spaventata.
E agitata.
E tesa.
E sto diventando pazza.
“Ti ho fatto delle cose
terribili,” Dice.
Non rispondo. Cosa c’è da
dire?
Magari è dispiaciuto
adesso? Si sta pentendo adesso del fatto che stia per morire?
Si avvicina a me e sento
il bisogno di scappare dall’altra parte della cella.
Ma per qualche ragione,
resto ferma.
Lui sembra insicuro, esitante.
“Chiudi gli occhi,” Mi
ordina.
“Cosa? No.”
“Di cosa hai paura? Se avessi
voluto farti del male, l’avrei già fatto.”
Gli lancio un’occhiata.
D’accordo.
Cos’ho da perdere?
Non m’importa più niente
ormai.
Sento che si sta
avvicinando a me e posso sentire il suo corpo appoggiarsi al mio.
Cosa sta facendo?
“Non dire nulla,”
Sussurra.
E poi sento il suo braccio
sgattaiolare attorno a me, giù per il mio stomaco, sotto la veste e tra le mie
gambe.
I miei occhi si
spalancano, “Che diavolo sta - ?”
“Fidati di me e basta. Per
un paio di minuti fidati di me e poi puoi continuare ad odiarmi.”
È completamente buio
adesso.
Non riesco a vedere il suo
volto e questo rende le cose ancora più difficili.
Mi obbligo a rilassarmi.
Nessuno mi giudicherà.
Nessuno lo verrà a sapere.
Sarò morta domani.
Deglutisco rumorosamente,
con il cuore che batte all’impazzata.
“Chiudi gli occhi,” Mi
dice.
Io ubbidisco.
Le sue mani scorrono
leggere sulle mie cosce, sotto la veste. Arcuo la schiena, mordendomi la
lingua.
Mi manca il contatto di
qualcuno. Mi avrebbe fatto piacere se mi avesse toccato il braccio, questo esprime quanto disperato bisogno ne abbia.
Ma lui sta toccando
tutt’altro che il braccio e sembra incredibile.
Sono una persona malata.
Ma in questo momento non
m’importa.
Sento le gambe tremare
mentre le sue mani si avvicinano sempre di più alle mie mutandine.
Ignorando quanto sia
sbagliata tutta la situazione, lascio cadere la testa sulla sua spalla e mi
sfugge un gemito.
Lui non dice nulla.
Neanche una parola.
Resta completamente in
silenzio, non toccandomi più del necessario.
Avverto le sue dita
perfettamente attraverso la mia biancheria mentre si fa più calda a causa del
suo tocco.
Iniziano a tremarmi le
gambe mentre lui continua, massaggiando, toccando gentilmente.
Inizio ad avere davvero
caldo e ho alcuni problemi nel respirare. Le sue dita seguono dei piccoli
movimenti circolari e mi mordo la lingua più forte per stare zitta.
Voglio che la smetta, ma
allo stesso tempo credo che morirei se smettesse.
Lui continua a strofinare
le dita, più veloce adesso, toccando proprio il punto giusto, senza mai
fermarsi.
Mi aggrappo al suo
ginocchio per sostenermi.
Non m’importa se mi
sentirà.
È troppo piacevole.
Piagnucolo e ansimo ai
suoi movimenti. All’improvviso, il mio ventre si contrae e qualcosa esplode
dentro di me.
Mi stringo al suo petto,
tutto il mio corpo trema e lotto per prendere fiato.
Non mi sono mai sentita
così bene. Mi sembra di stare in paradiso.
Lentamente lui si
allontana da me e il mio corpo cade sul materasso, i miei occhi sono chiusi, le
mie gambe tremano.
Non riesco nemmeno a
pensare.
Per un paio di lunghi
istanti non so nemmeno dove sono.
Lentamente mi calmo.
Mi sento così rilassata e
assonnata.
È come se tutta la mia
paura e la mia agitazione fossero appena scomparse.
Apro gli occhi.
Lui non c’è.
Sono sola nella cella.
Probabilmente è meglio
così.
Non saprei che dirgli.
Avrei almeno il coraggio
di guardarlo negli occhi?
Perché l’ha fatto?
Non riesco neanche a
pensare adesso.
Chiudo gli occhi e in
pochi istanti mi addormento.
ooo
Qualcuno mi afferra il
braccio, alzandomi in piedi.
Urlo, dimenandomi, ma è
inutile.
Non riesco a vedere nulla.
È buio.
Posso dire che ci sono un
paio di persone nella cella.
È finita?
Cerco di parlare, ma la
voce mi muore in gola.
Senza una parola vengo
trascinata via dal materasso e fuori dalla cella.
Questa è la traduzione della storia
“30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’
da The-shiny-girl. Potete trovare il link
della versione originale nel profilo.
- Day 30 –
Cosa sta succedendo?
Dove sono andati?
Mi guardo di nuovo intorno,
sperando di trovare qualcosa che mi aiuti a capire.
Una qualche sorta di
indizio.
Ma non c’è nulla.
È una stanza vuota.
Non una cella. Una stanza.
Le guardie mi hanno presa
nel bel mezzo della notte e mi hanno portata qui.
Perché?
Se chiudo gli occhi, posso
ancora vedere la scena.
L’oscurità. E poi qualcuno
mi afferra, trascinandomi via dal materasso, fuori dalla cella.
C’era un lungo corridoio.
Poi delle scale.
E poi prima che potessi
capire cosa stesse succedendo, mi hanno spinta in questa stanzetta.
E mi hanno lasciata qui.
È già mattina.
E sono così stanca.
Non avrei potuto dormire
nemmeno se avessi voluto. Non c’è nulla nella stanza. Nemmeno un materasso o
una sedia. Niente.
Tutto ciò che posso fare e
starmene in piedi.
O camminare avanti e indietro.
Allora è questa?
La fine?
Trenta giorni.
È piuttosto poetico.
Ma non posso permettermi di
pensarci o diventerò pazza.
Cosa potrei mettermi a
pensare per intrattenermi un po’?
Piton.
Arrossisco, anche se sono
completamente sola. Nessuno può leggere la mia mente, nessuno sa a cosa sto
pensando, ma sembra comunque sbagliato anche solo pensarci.
Riguardo ciò che è successo
la scorsa notte.
Come potrei?
Perché lui - ?
Ugh.
Non riesco nemmeno…
Fortunatamente, presto non
dovrò più pensarci. Non dovrò più pensare a niente.
ooo
È buffo.
Dovrei essere un casino.
Dovrei piangere.
Urlare.
Dare calci alle mura.
Fare qualcosa.
Ma me ne sto semplicemente
lì.
In attesa.
Nell’ultimo mese ne ho
passate così tante.
E in qualche modo sembra come
se la paura della morte non sia poi così… spaventosa.
Sono tranquilla.
ooo
Mi si chiude la gola non
appena sento le porte aprirsi.
Finalmente.
“Vieni,” Sento una voce.
Faccio un passo avanti per
vedere chi sia.
M’irrigidisco
immediatamente.
È quella guardia.
Sono così stanca di
vederla.
Di avere a che fare con
lui.
Ma… perché non entra?
Se ne sta semplicemente
fuori la porta, aspettando che esca.
Ma non voglio farlo.
“Vieni,” Ripete.
Stai calma, Hermione.
Ti sta portando da qualche
parte.
Ma stando agli ordini di
chi?
Il suo volto è serio.
Non sta giocando con me.
E poi decido.
Bene.
Faccio un altro passo
avanti, poi lentamente esco dalla stanza.
ooo
Cos’è questo?
Cosa vogliono?
Sono in un ufficio.
Un ufficio semplice, ma ampio.
C’è una scrivania.
E delle librerie.
E una poltrona.
E una finestra.
Ma non riesco a vedere
niente per colpa delle tende scure.
È passato troppo tempo
dall’ultima volta che ho visto qualcosa di così…
normale.
In effetti ci sono dei libri.
Un momento. Cosa sto
facendo?
Dovrei cercare un’arma, non
ammirare la stanza.
Velocemente corro verso la
scrivania, aprendone i cassetti, cercando freneticamente di trovare qualcosa.
Un tagliacarte.
Qualcosa di affilato.
Qualunque cosa.
Ma non c’è nulla.
Solo fogli.
Gemo, frustrata, voltandomi
per guardare le librerie.
Deve esserci qualcosa.
Ma… e se questa fosse una
specie di trappola?
Perché mi avrebbero
lasciata da sola altrimenti?
Non sono stupidi.
Mi dirigo verso la
finestra, scostando le tende.
Il mio cuore accelera il
battito alla vista della libertà.
Posso vedere il mondo
esterno.
Non c’è molto da vedere.
Solo una foresta.
Ma questa è la prima volta
dopo un mese.
Cerco di aprire la
finestra, ma poi sento una voce.
“Hermione.”
Salto in aria dallo shock e
mi volto, il mio cuore sta battendo all’impazzata.
Lupin.
Chiude le porte dietro di
lui e inizia a incamminarsi nella mia direzione lentamente.
“Non si avvicini!” Lo
avverto, ma poi mi rendo conto che non ho niente con cui minacciarlo.
Con mio stupore si ferma,
portando le mani in alto, “Va tutto bene.”
Va tutto bene?
“Cosa vuole?” Chiedo, cercando con tutte le mie forze
di restare calma, “Dove sono tutti? Cosa sta succedendo? Cosa ci faccio qui?”
“Ti spiegherò ogni cosa,” Dice lui, “Dovresti
sederti.”
Perché mi sta parlando in questo modo? Perché il suo
tono di voce è così gentile e tranquillo?
Sta cercando di imbrogliarmi.
“No,” Scuoto la testa, “Non mi siederò.”
Lui sospira, ma poi annuisce, “D’accordo.”
“Dov’è Voldemort?” Chiedo.
“Hermione,” Inizia lui, “Abbiamo solo un paio di
minuti.”
“Di cosa sta parlando?”
Non appena apre la bocca per rispondere, lo
interrompo, “No, non voglio saperlo! Non voglio parlarle. Non voglio guardarla.”
“Hermione, ti prego.”
“E la smetta di dire il mio nome!”
È così sbagliato.
Sembra quasi che sia io quella pazza, perché sono arrabbiata e sto urlando e lui invece
sta parlando in modo calmo, anche il suo tono lo è.
Lui prende un bel respiro, “Io…
non so come dirtelo.”
“D-dirmicosa?”
“Hermione,” Fa un passo avanti, guardandomi negli
occhi, “Pensa a quest’ultimo mese. Non c’è niente che ti sembra strano?”
Annuisco, “Sì. Mi sembra strano che mi sono sempre
fidata di lei.”
“No, Hermione, sono serio. Pensa a quest’ultimo mese.”
Di cosa sta parlando?
“Sei al sicuro qui,” Dice lui.
Gli lancio un’occhiata.
“Non c’è alcun… Mangiamorte
qui.”
Cade il silenzio.
Cosa sta dicendo?
Cosa sta cercando di dire?
Continua, “Non c’è nessun Tu-Sai-Chi.
O almeno non qui.”
“C-cosa?”
Mi sta guardando in modo strano e io sto lentamente
perdendo la pazienza.
“Cosa sta dicendo?” Alzo la voce, “Può dirmi tutto
insieme o sta prolungando la cosa per ottenere un effetto drammatico?”
“Mi dispiace così tanto.”
Mi sfugge una risata, “Adesso le dispiace? Credo sia
un po’ troppo tardi per questo. Traditore.”
“Hermione.”
Sta lottando per trovare le parole.
“La smetta di parlare.”
“Ascoltami,” Mi ordina, “Sto per dirti qualcosa che
potrebbe sconvolgerti.”
Il tono della sua voce mi sorprende.
Alla fine mi guarda, “L’Ordine ha un settore speciale.
Un settore segreto. Solo alcuni ne sono a conoscenza.”
“Non voglio ascoltare! Non parlerò dell’Ordine con
lei.”
“Hermione, ascolta!”
Alza la voce anche lui.
Gli lancio un’occhiata, con la voglia di urlargli contro
e insultarlo, ma la curiosità prende il sopravvento e aspetto che continui.
“Questo settore è incaricato di occuparsi di compiti
speciali e rischiosi,” Spiega lui, “E uno di questi compiti è testare se ci si
può fidare di una persona oppure no.”
Io ascolto.
“E questo è esattamente cosa è successo a te
nell’ultimo mese. Un test.”
Silenzio.
E poi mi sfugge una risata.
Lui in realtà è divertente.
Sta cercando di farmi morire dalle risate?
Sto ridendo così forte che mi escono le lacrime dagli
occhi.
E quando alzo lo sguardo verso di lui, inizio a ridere
ancora più forte per via dell’espressione sulla sua faccia.
“L-lei crede davvero che
crederò a tutto questo?” Chiedo, ancora ridacchiando, “Non sprechi il suo
tempo. Sono qui, mi finisca e basta. Metta fine a tutto questo. Mi uccida e – “
“Nessuno ti ucciderà.”
Smetto di ridere.
Il suo tono di voce è serio.
E per un breve istante credo che magari stia dicendo
la verità.
Ma no.
È da pazzi.
“Non hai mai visto Tu-Sai-Chi,”
Dice Lupin, “Come mai, secondo te?”
All’improvviso mi sento male.
“P-perché… perché lui… i Mangiamorte dovevano…” Non
so cosa dire.
E non sono così sicura che possa reggermi all’in
piedi.
Le mie gambe potrebbero tradirmi in qualsiasi momento
adesso.
“Mi dispiace così tanto, Hermione. Non avrei mai
voluto che tutto questo accadesse, ma… non avevo
scelta.”
Lentamente mi dirigo verso la sedia e mi siedo.
Dov’è finita tutta l’aria?
“Ci sono delle persone che hanno più potere di me.
Persone che ne sono i responsabili,” Lupin continua a parlare, ma non riesco a
concentrarmi su ciò che sta dicendo.
Ho bisogno di un po’ di tempo.
È vero questo?
Era tutto una… finzione?
Non c’era nessun Voldemort.
Nessun Mangiamorte.
“Ma…” Dico alla fine, “Le
guardie?”
“Membri più anziani, specializzati in ogni tipo di
esperimento.”
Esperimento?
Io ero un esperimento?
“Ci sono persone che devono parlarti,” Spiega Lupin.
Non dico niente. Non riesco nemmeno ad annuire.
Poi lo sento andare via, sento le porte aprirsi, poi
chiudersi di nuovo.
Sono sola.
Scatto all’in piedi, buttando la sedia per terra.
Col cavolo che crederò a questa storia.
Questo è un altro dei loro giochetti.
I-io
devo trovare qualcosa.
Se devo arrendermi, non lo farò senza aver prima
lottato.
I miei occhi analizzano la stanza velocemente. È
un’altra specie di illusione? Un’altra visione?
Mi dirigo nuovamente verso la scrivania, ma mi volto
immediatamente non appena le porte si aprono di nuovo.
Avvertendo il bisogno di difendermi afferro la prima
cosa che mi viene in mente.
Un libro.
Che cosa stupida.
Lupin entra di nuovo nella stanza. Ha qualche problema
nel guardarmi negli occhi.
E poi entra anche un paio di altre persone.
Non li riconosco.
Probabilmente Mangiamorte.
Mentre faccio un passo indietro, qualcun altro entra.
E tutta l’aria dei miei polmoni viene risucchiata.
Oh mio Dio.
Il Professor Silente.
Me lo sto immaginando.
Deve essere così.
Ecco qua.
Sono ufficialmente diventata pazza.
“Miss Granger,” Inizia Silente, la sua voce è
confortante. Proprio come la ricordavo.
“Credo che sei stata informata di tutto,” Dice,
incamminandosi nella mia direzione.
Non riesco a distogliere lo sguardo da lui.
Continuo a cercare un difetto, qualcosa che mi dica
che lui non è reale.
Ma tutto sembra reale.
C’è anche quella piccola scintilla nei suoi occhi.
“Magari dovresti accomodarti,” Dice lui e Remus rialza
la sedia dal pavimento.
“Nessuno smetterà mai di dirmelo?” Urlo.
Silente annuisce, “Come desideri.”
“I-io pretendo una
spiegazione,” Mi sforzo di dire.
“E la otterrai.”
Mi sento vulnerabile.
Io sono sola. E loro sono in cinque. La scrivania è
l’unica cosa che ci divide. E l’unica arma che ho è il libro che ho in mano.
“Sei al sicuro adesso, Miss Granger,” Dice Silente,
“In effetti, sei sempre stata al sicuro per tutto questo tempo. Non avremmo mai
lasciato che le cose andassero troppo in là.”
Fa sul serio?
Tutto questo è folle.
Annuisco, “D-d’accordo.
Diciamo che le credo.”
Tutti aspettano in silenzio che io continui.
“E lasciarmi morire di fame, invadere la mia privacy,
umiliarmi, picchiarmi… tutto questo non è stato
considerato come ‘troppo’?” Chiedo, con voce tremante.
“Capisco che sei arrabbiata, ma lasciami spiegare,”
Risponde Silente, “So che capirai che è stato necessario.”
Mi sbilancio un po’ all’indietro, “Si spieghi.”
“Sei una delle migliori amiche di Harry. E con questo
hai delle responsabilità…”
Il tempo sembra rallentare.
“… immagina quanto sarebbe pericoloso se certe
informazioni venissero fuori…”
“… non sei abbastanza forte…”
“… tradimento…”
“… hai avuto delle lezioni…occlumanzia…”
“… più forte dopo tutto questo…”
“… più intelligente…”
“… ci hai dimostrato chi sei…”
Finalmente smettono di parlare.
Finalmente riesco a trovare la mia stessa voce.
“E… io ho passato il test?”
Chiedo, tranquilla.
“Sì, Miss Granger,” Risponde Silente.
“Ma ho cercato di uccidermi.”
“Non hai mai accettato di passare al lato oscuro o di
offrirgli alcun tipo di informazione. Hai dimostrato la tua lealtà.”
Cade un lungo silenzio.
Passa un minuto.
Poi un altro.
E un altro.
Ma se ne stanno tutti in silenzio.
Ci crederò davvero?
“Io… sono stata via per un
mese?” Chiedo, “Cosa… cosa avete detto alla mia
famiglia? Harry e Ron?” Poi mi rendo conto di una cosa, “Harry sa niente di
tutto questo?”
Silente scuote velocemente la testa, “No. Non sa
nulla.”
“Non sarebbe d’accordo,” Dico, “Non vi permetterebbe
mai di fare una cosa del genere.”
Silente resta in silenzio per un istante prima di
parlare di nuovo, “I tuoi genitori non sanno nulla. Hanno ricevuto le tue
lettere, come sempre.”
Deglutisco, “Voi… voi avete
mandato loro delle lettere da parte mia? Loro credono che io sia ad Hogwarts?”
“Dobbiamo tenere questa cosa segreta, Miss Granger.
Sono sicuro che capirai.”
Capire?
Guardo Remus che è in piedi dietro Silente, ma non mi
sta guardando. C’è della vergogna sul suo volto?
Poi un pensiero mi trafigge come un coltello, “C-cosa mi dice di… Piton? Anche
lui ne fa parte?”
“Sì. Puoi pensare a lui come tuo mentore. Il suo ruolo
era quello di accompagnarti lungo il percorso,” Spiega Silente.
All’improvviso tutto mi passa davanti agli occhi.
Tutte le nostre conversazioni.
Noi che ci baciamo.
Noi che facciamo la doccia insieme.
La scorsa notte.
E l’hanno visto tutti. Lo sanno tutti.
Non mi sento bene.
Mi piego in due, tenendomi lo stomaco.
“Hermione, stai bene?” Chiede Lupin, venendo verso di
me.
Io mi scosto da lui, “Non mi tocchi!” Urlo,
lanciandogli il libro contro.
Lo colpisce al petto ed indietreggia immediatamente.
“Severus?” Chiede Silente, “Lui…
non è disponibile al momento.”
“Beh, signore,
lo renda disponibile,” Sibilo, “Pretendo di vederlo.”
Il Preside alla fine annuisce, guardando Lupin, il
quale sospira e poi lascia la stanza.
“Severus ha chiesto di non vederti,” Dice Silente
tranquillamente.
“Lui… beh, io vogliovederlo.”
“Molto bene.”
Silenzio.
Non riesco a credere che stia accadendo.
Sto sognando?
“Miss Granger, non sei l’unica.”
“C-cosa?”
“Chiunque sia importante per l’Ordine deve essere
testato. Anche il tuo amico Ronald Weasley.”
“Ron?” Alzo lo sguardo verso di lui, scioccata.
“Durante l’estate,” Dice Silente.
“Questo è il motivo per cui…
lui non mi ha mai scritto…” Tutto inizia ad avere
senso adesso, “Cosa… è stato così anche per lui?”
“Non esattamente. Ci sono test diversi per tutti, Miss
Granger.”
“Perché non me l’ha detto?” Sussurro, calma, “E cos’ha
detto a loro? Harry e Ron?”
“Loro credono che tu sia con la tua famiglia,
prendendoti cura di tua madre che sta male da un po’ a questo punto.”
Tutte queste bugie.
Bugie.
Bugie.
Questo è troppo per me.
Sono stanca.
E ho sonno.
E ho fame.
Alzo lo sguardo verso il Preside, “Lei è… reale?”
Lui sorride flebilmente, “Te lo assicuro, Miss
Granger, sono reale per davvero.”
Mi circondo con le braccia e aspetto in silenzio.
“Signori, potete lasciarci adesso,” Dice Silente alle
persone alle sue spalle.
Fanno tutti un cenno di assenso e si avviano verso la
porta.
Abbasso lo sguardo, notando quanto sembrino magre le
mie gambe e quanto io sia sporca.
Sono piena di lividi.
Ho delle cicatrici.
I miei capelli sono più corti.
Ed è tutta colpa loro.
Loro mi hanno fatto questo.
Non Voldemort.
L’Ordine.
Li ho protetti per tutto questo tempo e loro sono
stati quelli che mi hanno fatto tutto questo.
“Preside.”
Quella voce mi fa venire i brividi.
Alzo lentamente gli occhi, notando che è qui.
Piton.
Sta evitando il mio sguardo, lo vedo.
“Miss Granger ha richiesto la tua presenza, Severus.”
“Capisco.”
Alla fine dico, “I-io volevo
parlare con lui… in privato.”
Lui s’irrigidisce.
Sta almeno respirando?
Silente annuisce, “D’accordo. Tornerò tra qualche
minuto. Ci sono alcune cose di cui dobbiamo discutere.”
E poi se ne va.
Sono da sola con Piton.
Di nuovo.
Stiamo evitando entrambi di guardarci.
Non riesco a guardarlo.
Continuo a ricordarmi della scorsa notte.
Quando tremavo di piacere contro di lui.
E nemmeno lui riesce a guardarmi.
Prendendo un bel respiro, finalmente trovo la forza di
parlare, “Perché?”
È la prima parola che mi viene in mente.
Lui se ne sta in silenzio per un lungo istante.
Raccolgo il coraggio e mi dirigo verso di lui,
dandogli uno schiaffo sul viso. La sua testa scatta di lato per quanta forza ci
ho messo, ma questo è tutto. Lui non reagisce. Non mostra dolore. Niente.
Voglio colpirlo di nuovo.
E di nuovo.
E di nuovo.
Ma prima che la mia mano possa incontrare di nuovo la
sua faccia, lui l’afferra, guardandomi con fare pericoloso.
Tiro via la mano con uno strattone.
“Perché?” Chiedo di nuovo, “Mi risponda.”
“Mi hanno ordinato di farlo.”
Sembra che sia stato torturato.
Sembra stanco.
Imbarazzato.
Devo sentirmi dispiaciuta per lui?
“È vero questo?” Chiedo, “O è un altro gioco? Un’altra
visione?”
“No. È tutto vero.”
Prendo un respiro esitante, “Lei…
tutte le cose che ha fatto… tutto ciò che è successo
nella cella… hanno visto tutti…
sanno ogni cosa?”
I suoi occhi incontrano i miei, “No. Non è così.”
“Allora com’è?”
“Non ci hanno sentiti. Non ci hanno osservati. Quando
eravamo nella cella, eravamo soli. Solo io
e te.”
“Non le credo.”
“Credimi, Miss Granger. Tutto ciò che sanno è ciò che
ho detto loro.”
Lo ascolto, sperando e pregando che non stia mentendo.
Lui continua, “Durante le visite al bagno parlavo con loro, dicevo loro cosa pensavo
avrebbero dovuto sapere. Informazioni sul tuo stato mentale, i tuoi progressi,
le mie opinioni personali. Ma non ci hanno mai visti nella cella.”
“Allora perché mi ha…
baciata? E… la scorsa notte? Cos’era?”
Lui si avvicina di un passo, la sua voce è cupa, “Loro
non sanno niente di tutto questo. E non devono mai venirne a conoscenza.”
“Perché… perché l’ha fatto…?” Chiedo di nuovo.
Lui distoglie lo sguardo, “Io…
volevo solo fare qualcosa per te.”
Dopo un lungo istante finalmente torna a guardarmi,
“Non ero d’accordo con tutto ciò che stava succedendo. E ho cercato di… rendere le cose più semplici per te, almeno per un paio
di istanti. Di compensare per tutto.”
“E lei…” Non riesco nemmeno
a trovare le parole, “Quindi… non era tutto pianificato?
Silente non le ha ordinato di sedurmi?”
“No,” Scuote la testa immediatamente, “Non lo farei mai…”
“Questo significa che è stato lei. Perché?”
Lui deglutisce rumorosamente, “Miss Granger. Sono
stato anch’io in quella cella. Ero lì con te. Per quasi un mese. E… sono successe delle cose. Cose di cui non vado fiero.”
“Lei…”
“Sono più vecchio di te. Sono il tuo Professore. Ma io
sono un uomo e tu sei una… donna. E io non sono perfetto, Miss Granger. E sono
pronto ad accettare qualsiasi tipo di provvedimento per ciò che ho fatto. Lo
capirò se hai voglia di mandarmi ad Azkaban. Hai
tutto il diritto di volerlo.”
Una risatina mi sfugge, “Sono stata così stupida.
Voltandomi indietro… me ne rendo conto chiaramente.
Lei non era mai in disperato bisogno di qualcosa e sembrava che sapesse che non saremmo morti. Tutte le
cose che ha detto… sul non fidarsi di nessuno, tutte
le lezioni di Occlumanzia, lei mi stava preparando. Allenando. E quando ha
rifiutato quando io… le ho chiesto di…sa… Sapeva che non saremmo
morti. Sapeva che le guardie non avrebbero fatto niente del genere. Perché
avrebbe portato il tutto troppo in là.”
Lui non dice niente.
Prendo un respiro profondo e calmo, “Ma tutte quelle
piccole cose… i commenti della guardia sulla sua
famiglia, sul suo…” Indico verso la parte bassa del
suo corpo, “… problema.”
Lui s’irrigidisce, “Abbiamo cercato di renderlo il più
realistico possibile. Sarebbe stato sospetto se avessi avuto solo tu dei
momenti imbarazzanti.”
Era un capolavoro.
“Allora… erano tutte bugie?”
Chiedo.
Lui scuote lentamente la testa, “No. Non tutte.”
Non sono sicura di volerne sapere di più.
“E se fossi morta?” Chiedo, “Quella notte in cui mi
sono tagliata?”
“Quello è stato un errore. Ho cercato di convincerli a
finirla con tutto questo quando è successo, ma non hanno voluto ascoltarmi.”
“E quella guardia?
Chi è?”
“Un membro dell’Ordine. Qualcuno che ci ha aiutato con
cose del genere.”
Mi fa male la testa.
Mi appoggio contro il muro, “E quella ragazza? Rose? È
morta davanti ai miei occhi! L’ho vista morire!”
“Non è morta.”
“Ma – “
“Miss Granger, tu tra tutte le persone dovresti sapere
cosa può fare la magia.”
Non riesco a respirare.
“Come ha potuto?” Chiedo con calma, “Perché non ha
messo fine a tutto questo? Avrebbe potuto… dirlo a
qualcuno. Il Ministero…”
Lui non dice nulla per un lungo istante.
Continuo a fissarlo, in attesa.
“Non spettava a me,” Dice alla fine, “Ho fatto del mio
meglio per renderti le cose più facili, ma non c’era molto altro che potessi
fare.”
“Davvero? E come ha cercato di rendermi le cose più facili,
esattamente?”
Lui si avvicina a me, “Volevano tenerti sveglia per molti
giorni. Ricordi quel braccialetto? È stata una miaidea… aiutarti a procurare un po’ di
sonno. Sono andato contro i loro ordini per aiutarti.”
Lui continua, la rabbia è evidente nel suo tono di
voce, “E secondo i loro piani io avrei dovuto voltarti le spalle molto, molto tempo prima, ma mi sono
rifiutato.”
“P-perché?”
“Perché non volevo lasciarti sola lì dentro.”
Dovrei credergli?
Cambierebbe qualcosa?
Il mondo intero mi è appena crollato addosso.
“Ricordi quando hai avuto un pasto diverso dal solito
pane e acqua? Anche per quello sono stato io,” Sibila lui, “Non cercare di
rendermi un mostro più grande di quanto lo sia.”
“E adesso?” Sussurro, “Cosa c’è…
tra di noi?”
Lui si schiarisce la gola, allontanandosi da me.
Come potrò superare tutto questo?
Sarò mai capace di lasciarmi tutto alle spalle?
“Miss Granger, starai bene.”
C’è qualcosa
nel suo tono di voce.
Ma quando apro la bocca per chiederglielo, Silente
entra di nuovo nella stanza.
“Spero di non interrompere nulla, ma dobbiamo porre
fine alla faccenda,” Dice lui a Piton.
“Voglio andare a casa,” Sussurro.
Silente sospira, “Miss Granger. Hai dimostrato a te
stessa quanto vali. E sarai ricompensata per questo dopo la Guerra.”
“Non mi ringrazi, Preside,” Lo interrompo, “Non ho
ancora finito.”
Entrambi mi guardano.
Io continuo, “Io le farò causa.”
L’espressione di Silente non cambia.
Perché non c’è preoccupazione sul suo viso?
“Non mi ha sentito?” Chiedo, “Quello che ha fatto è illegale. Non importa quanto fossero nobili le sue intenzioni. Non importa se
capisco perché l’ha fatto. È
sbagliato. Mi ha violentata. Ha violentato il mio corpo, la mia mente. Chi
crede di essere?”
Mi dirigo verso di loro, la rabbia cresce lentamente
dentro di me, “Avrò bisogno di andare in terapia per il resto della mia vita!
Sa cosa significa vivere nella paura per un mese? Chi le ha dato il diritto di
farlo? Lei non è meglio di Voldemort, dopotutto.”
“Miss Granger – “ Inizia Piton.
“Anche lei! Come riuscirò a tornare ad Hogwarts? Come
riuscirò ad assistere alle sue lezioni e guardarla e non pensare a… a tutto ciò che è successo?”
Lui parla lentamente, “Non dovrai farlo.”
“Cosa… cosa sta dicendo?”
Lui mi guarda dritto negli occhi, “Sei molto
coraggiosa, Miss Granger. Mi hai reso orgoglioso di te molte volte.”
Perché mi sta parlando come se non ci dovessimo vedere
più? Come se mi stesse dicendo addio?
Silente s’intromette, “Per la tua sicurezza…
per il tuo bene, i tuoi ricordi verranno rimossi.”
I miei occhi si spalancano per lo shock, “Cosa?”
“Solo fino alla fine della Guerra.”
“No! Lei non farà una cosa del genere!” Urlo.
“Miss Granger.”
“Allora qual era il senso di passare tutto quello che
ho passato se poi non me ne ricorderò affatto? Qual era il senso delle lezioni
di Occlumanzia e – “
Silente m’interrompe, “Ricorderai alcune cose.
Conoscenze che hai acquisito per la maggior parte. Ma non ricorderai dove le
hai acquisite. È l’unico modo per proteggere te e noi.”
“Non fa sul serio,” Cerco di andarmene verso la porta,
ma Piton mi afferra il braccio.
“Miss Granger, devi smetterla. Usa la testa,” Mi dice.
“Mi lasci andare!” Mi dimeno, “Mi rifiuto! E me ne
vado!”
Perché non mi lascia andare il braccio?
“Mi dispiace,” Mi sussurra.
E poi capisco.
“No,” Mi dimeno ancora di più, “Non potete farmi
questo! È illegale! Potreste andare ad Azkaban per
questo!”
Silente punta la sua bacchetta contro di me, “Mi
dispiace, ragazza mia. Ma è per il bene di tutti.”
Guardo Piton, “La prego, mi aiuti. Non glielo
permetta!”
“Mi dispiace,” È la sua unica risposta, “Mi dispiace
così tanto.”
“No!” Cerco di sfuggire alla sua presa, ma è inutile.
Mi afferra anche l’altro braccio e sono obbligata a
guardare Silente.
Questa è la traduzione della storia
“30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’
da The-shiny-girl. Potete trovare il link
della versione originale nel profilo.
- Epilogo
-
Mi passo una mano tra i
capelli, gemendo.
A cosa stavo pensando
quando mi sono tagliata i capelli? Stavo almeno pensando?
Guardo l’orario scolastico
che ho nell’altra mano, rendendomi conto di avere cinque lezioni prima della
fine. E il resto della giornata lo trascorrerò studiando in biblioteca, cercando
di mettermi al passo con tutte le lezioni alle quali sono mancata.
Un mese è un sacco di
tempo.
E sono tornata da una
settimana soltanto. C’è troppo lavoro scolastico da fare. Almeno gli insegnanti
sono stati tutti molto comprensivi.
“Hermione!”
Mi volto, “Oh, ciao, Ron.”
“Forza, faremo tardi per la
lezione di Pozioni,” dice mettendomi fretta per le scale.
“Dov’è Harry?”
“Non so, ha detto che ci
vedremo lì.”
Silenzio.
“Perché quella faccia, Mione?” Chiede lui, “Non sei felice di essere tornata? Ci
sei mancata.”
Sorrido, “Vi sono mancata
perché non c’era nessun’altro ad aiutarvi a fare i compiti.”
Lui arrossisce un po’,
“Beh, anche questo era uno dei motivi, ma – “
“Oh, risparmiatelo, Ron. E
sbrigati, non voglio fare tardi.”
ooo
“Piton?” Sussurra Harry,
“Cosa ci fa lui qui?”
Alzo gli occhi al cielo, “È
il Professor Piton, Harry.”
C’è un silenzio di tomba in
classe. Tutti gli studenti sono sorpresi dal fatto che ci sia Piton di fronte a
loro al posto del Professor Lumacorno.
“Il Professor Lumacorno non
è disponibile al momento,” Dice Piton, la sua voce rimbomba per tutta la
classe, “Pertanto, avrete a che fare con me.”
Io ascolto pazientemente.
Gli occhi di Piton si
spostano da uno studente all’altro con attenzione, ma stranamente sta ignorando
me. Guarda Harry e Ron, i suoi occhi restano puntati su di loro per dei
lunghi istanti e quando arriva il mio turno, mi evita continuando con Neville,
lanciandogli uno sguardo freddo.
“Preparerete la Pozione
Singhiozzante, niente di troppo complicato,” Dice sogghignando,
“Cominciate ora.”
Tutti iniziano a prendere
gli ingredienti.
Nessuno osa parlare.
ooo
“No,” Sussurro,
“Mescola una volta in senso orario. Una, Neville. Una.”
Sospiro, con il sudore che
inizia a scorrermi dalla fronte. Lo asciugo con una mano, avvicinandomi a
Neville che ormai è andato nel panico.
“Va tutto bene,” Gli dico
con calma, “Non è ancora rovinata.”
E poi alzo il capo, per
vedere il Professor Piton seduto dietro la sua cattedra intento a correggere
alcuni compiti.
Mi sporgo verso Neville,
“Aspetta un minuto e poi comincia a mescolare di nuovo.”
Guardo di nuovo verso la
cattedra di Piton, e mi ritrovo a guardargli dritto negli occhi.
E anche lui mi sta
guardando.
Sa che sto aiutando
Neville.
Mordendomi il labbro
inferiore dalla paura, aspetto che mi punisca, ma non succede.
Torna semplicemente a
guardare i suoi compiti.
Cos’è successo?
“Hermione,” Mi
sussurra Neville agitato, “Cosa faccio adesso?”
Mi ci vuole un lungo
istante prima che mi ricomponga.
“Um,
mescola in senso orario e basta. Una volta,” Ripeto, sentendomi un po’
strana.
C’è qualcosa che non va.
Passano un paio di minuti.
“Hermione, sta diventando
blu. Non dovrebbe diventare blu,” Sussurra Neville, con voce tremante.
“Probabilmente hai – “
Inizio.
“Professore, Granger sta
aiutando Paciock,” Draco
Malfoy dice dietro di noi, “L’ha aiutato fin dall’inizio.”
Mi volto, notando il
sorrisetto sul volto di Malfoy.
“Fatti gli affari tuoi,
Malfoy,” Dice Ron difendendomi.
“Silenzio,” Dice alla fine
Piton.
Lo guardo, arrossendo un
po’.
Ma poi non dice nulla.
Lo fisso, alzando le
sopracciglia, aspettando che mi dia una punizione o qualcosa del genere.
“Fuori,” è l’unica parola
che gli esce da bocca.
“C-cosa?”
Chiedo con calma.
“Fuori. Tutti quanti,” Ci
aggredisce, “La lezione è finita. Fuori.”
Non ce lo facciamo ripetere
due volte.
Raccogliamo velocemente le
nostre cose e lasciamo la classe immediatamente.
ooo
“E quello cos’era,
Hermione?” Chiede Harry mentre saliamo le scale.
“I-io
non lo so,” Rispondo sinceramente.
“Da quando Piton esita
prima di dare una punizione a qualcuno di noi?”
Scuoto la testa, non
sapendo cosa dire.
“E quel Malfoy,” Ron si
unisce alla conversazione, “Deve sempre intromettersi.”
Harry e Ron continuano a
parlare, esprimendo la loro sorpresa riguardo al comportamento di Piton e la
loro rabbia nei confronti di Malfoy, ma non li sto più ascoltando.
Ho altre domande in testa.
Cosa sta succedendo?
Perché il Professor Piton
si comporta in modo strano?
Non posso più fingere di
non notarlo. Da quando sono tornata non fa che guardarmi, comportandosi stranamente
con me. La settimana scorsa gli ho consegnato il mio compito, chiedendogli
scusa per il ritardo e le nostre dita si sono toccate per un millesimo di
secondo. Gli ci è voluto così poco per sobbalzare via da me, facendo cadere il
mio compito a terra.
Sospiro, togliendomi dalla
testa certi pensieri.
Ho troppo lavoro da fare
per perder tempo prezioso pensando a cose del genere.
ooo
“Hermione, puoi passarmi
quel pezzo di pane?” Chiede Ron, allungandosi sul tavolo.
Lo fisso, aspettando la
parolina magica.
“Per favore?”
Aggiunge lui, sorridendo.
Non posso dirgli di no
quando fa così.
Un debole sorriso si forma
sulle mie labbra e gli passo il suo pane prezioso.
“Hermione,” Dice diventando
improvvisamente serio, “Cosa hai sul polso?”
Abbasso lo sguardo, notando
una brutta cicatrice sull’interno del polso.
“Cos’è successo?” Chiede
Ron.
“Ho solo…
cercato di raccogliere dei pezzi rotti di uno specchio. E credo di… essermi fatta male,” Rispondo, persa nei miei pensieri.
“Credi?”
“Non ricordo molto. Quel
mese intero è un po’ confuso. La malattia di mia madre, lo stress. È stato un
brutto periodo per me,” Spiego, osservando ancora la cicatrice sul mio polso.
Ce ne sono anche molte
altre.
Cicatrici che ricordo di
essermi procurata, ma c’è sempre quella sensazione strana.
Come se qualcosa non
andasse.
ooo
“Sono in ritardo per
Trasfigurazione,” Dico a me stessa mentre mi affretto lungo il corridoio.
Non avrei davvero
dovuto studiare tutta la notte.
Prima che mi renda conto di
cosa stia succedendo mi scontro con qualcosa di duro.
Qualcosa di nero.
Qualcosa di caldo.
“Miss Granger!”
Alzo lo sguardo, notando un
Professor Piton molto arrabbiato.
“Mi dispiace così tanto,
Signore, i-io non stavo guardando!”
“L’ho pensato
anch’io,”Sogghigna lui, poi si
allontana un po’ da me.
Perché fa così?
Perché si allontana da me?
Crede che io non noti
queste cose?
“La prossima volta usa gli
occhi che madre natura ti ha donato e guarda dove stai andando,” Dice
con fare freddo e poi se ne va.
Me ne sto lì per un paio di
istanti.
Il mio cuore sta battendo furiosamente.
Ci sono alcune forti
emozioni dentro di me.
Emozioni che non riesco a
spiegare.
Emozioni che non
sono molto logiche.
Cosa mi sta succedendo?
ooo
Harry si guarda attorno,
assicurandosi che siamo da soli nella Sala Comune.
“Credi che sia una buona
idea?” Chiedo, incrociando le braccia al petto.
Ron mi guarda, “È un’idea
di Silente.”
“Quindi?” La rabbia inizia
a crescere dentro di me,” Solo perché è una sua idea non significa
automaticamente che sia una buona idea.”
Harry si volta verso di me,
“Hermione, cos’hai che non va? Ti stai comportando in modo strano…
da quando sei tornata.”
Espiro a lungo.
“Senti, Silente vuole che
mi avvicini a Lumacorno ed è quello che farò,” Spiega Harry, “Ha un motivo per
chiedermi una cosa del genere, ne sono sicuro.”
Vorrei rispondergli in modo
sarcastico, ma mi mordo la lingua.
Perché provo questa rabbia?
Silente non se lo merita.
Tutto ciò che ha sempre
fatto è stato aiutarci.
ooo
“Prendi…prendi…”
Mi si chiude la gola mentre
guardo Severus Piton morire davanti ai miei occhi.
E cos’è questo strano liquido
sul mio volto?
Sto… piangendo?
Qualcosa di blu prende vita
attorno agli occhi, alla bocca e alle orecchie di Piton.
So cos’è.
Ma Harry sembra non aver
capito.
Velocemente faccio apparire
una provetta e la porgo ad Harry, con la speranza che sappia cosa farci.
Lo sa, con la bacchetta
spinge la sostanza argentata nella provetta.
Chiudo gli occhi, voltando
il viso da un’altra parte.
Perché mi fa stare così
male?
Piton è un traditore.
Non gli sono mai piaciuta.
Mi ha odiata. Ha reso la mia vita un inferno.
Ma perché mi sento così?
“Granger…”
I miei occhi si spalancano.
Cosa?
“Granger…”
Sussurra di nuovo.
Mi sta guardando.
Per un lungo istante non mi
muovo.
Perché chiamerebbe proprio me?
Ma poi noto qualcosa nei
suoi occhi scuri.
Una supplica.
E alla fine mi muovo,
inginocchiandomi affianco ad Harry.
Non so cosa dire.
Cosa dovrei dire?
Piton mi sta guardando,
cercando di parlare. Le sue labbra si muovono, tremando, sussurrando.
Mi avvicino ancora,
cercando di sentire cosa sta dicendo.
“… mi dispiace.”
“Probabilmente ha… le allucinazioni,” Dice Harry con calma.
“… Granger…
Mi dispiace.”
Mi si spezza il cuore e non
ho idea del perché! E mi sento come se dovessi sapere il perché, ma c’è
solo vuoto e non riesco a ricordare!
“… Signore…”
Inizio, poi noto che la sostanza argentata si sta formando di nuovo attorno
alla sua testa.
Senza domande evoco
un’altra provetta, ripetendo ciò che ha fatto Harry pochi minuti fa.
Cosa vuole mostrare Piton
proprio a me?
Mi perdo nella profondità
dei suoi occhi, cercando di ignorare il sangue che gli sgorga dal collo, coprendolo
con le sue vesti.
“… l’Ordine…”
Si sforza di dire, “… il settore segreto… dei test.”
Di cosa sta parlando?
“… perdonami…”
Sussurra, i suoi occhi stano scavando un buco nella mia anima.
E prima ancora che sappia
cosa stia succedendo, le parole mi escono di bocca, “Io la perdono.”
E non ho idea del perché
mi stia chiedendo perdono.
E non ho idea del perché
lo stia perdonando.
Ma sembra aiutarlo a
rilassarsi un po’.
E alla fine torna a
guardare di nuovo Harry, afferrandolo per i vestiti, attirandolo più vicino a
sé, “Guar…da…mi…”
E un attimo dopo è andato.
Severus Piton è morto.
ooo
Ricordo tutto.
È passata quasi un’ora da
quando sono tornata dal viaggio dei miei ricordi.
E ancora non riesco a
muovermi.
Ricordo tutto adesso.
Guardare le cose dal punto
di vista di Piton ha risvegliato in qualche modo i miei stessi ricordi.
E mi è tornato tutto in
mente.
Tutto.
Sono stata assalita da
molte emozioni.
Shock.
Rabbia.
Ira.
Disgusto.
Tristezza.
Confusione.
E ora non provo più nulla.
Sono sorprendentemente calma.
Silente è morto. Non posso
sfogare la mia rabbia su di lui.
Piton è morto. Non posso
parlare con lui. Sono successe così tante cose tra di noi. Cose di cui avrei
bisogno di parlare, cose che mi vengano spiegate, chiarite.
Ma lui non c’è più.
E io non otterrò mai delle
risposte.
La risposta che ho
disperato bisogno di avere.
ooo
La Guerra è finita.
Abbiamo vinto.
Sono felice.
Ma il mio lavoro non è
ancora finito.
ooo
Il settore segreto che si
occupava dei test.
Ne sono tutti a conoscenza
adesso. È stato pubblicato un articolo sulla Gazzetta del Profeta.
Così come la mia storia.
Non ogni minimo dettaglio.
Ci sono alcune cose che ho preferito tenere per me. Cose che sappiamo solo io e
Piton.
Ma almeno adesso le persone
sanno cosa stava succedendo dietro le loro spalle. Cosa stava facendo l’Ordine.
Le persone responsabili
sono state perseguitate. Quelle ancora vive, certo.
Ho trovato l’uomo che
ricopriva il ruolo di quella guardia, quella che ha oltrepassato il
limite e mi assicurerò che paghi per le sue azioni.
Ron non ha ancora accettato
la realtà. Gli è stato offerto di riavere i suoi ricordi ma non ha ancora
deciso. I suoi ricordi fasulli sono decisamente migliori rispetto alla dura
realtà di cosa gli è successo durante l’estate. Non lo biasimo.
È difficile essere capaci
di ricordare.
Ma sto bene.
Tengo duro.
Mi dispiace per Harry. L’uomo
di cui si fidava, Silente, si è rivelato essere un mostro. Ed essendo un
bravo ragazzo come lui, Harry non ha potuto fare altro che sentirsi
responsabile di tutto. Ma so che non è colpa di Harry. C’è stato un momento
nella cella in cui mi sono pentita di essere sua amica, ma quello è stato un
attimo di debolezza.
Sono fiera di essere sua
amica.
ooo
Severus Piton era un eroe?
Ricordo di aver avuto una
conversazione del genere con lui molti anni fa quando eravamo insieme in quella
cella.
Lui non era d’accordo che
lo definissi un eroe.
E forse non era un eroe.
Ma è stato molto
coraggioso.
E nobile.
Lo ammetto, all’inizio ero
arrabbiata con lui. Ma adesso non più. Vedere i ricordi dalla sua prospettiva mi
è stato d’aiuto. Non era un malato perverso o un sociopatico con dei disturbi.
Era un brav’uomo. Non poteva farmi uscire di lì e così ha deciso di aiutarmi a
sopravvivere.
Lo capisco adesso.
Sono più forte grazie a
questo.
Ci sono ancora delle notti
in cui mi sveglio urlando ed aspettandomi che Piton mi aiuti a calmarmi
come ha fatto molte volte. Quando mi sveglio nel bel mezzo della notte e tutto
intorno a me è scuro, mi sembra di essere ancora nella cella, con il Professor
Piton sul suo materasso ad un paio di metri da me.
Ma non è così.
Ho visitato la cella una
volta, mesi dopo la fine della Guerra.
Sono scoppiata a piangere.
Mi ha suscitato tanti di
quei ricordi.
E potevo sentire la
presenza del Professor Piton.
Mi manca.
Nessuno lo sa. Non posso
più ammetterlo.
Ma è così. Muoio dalla
voglia di parlargli. Voglio vederlo.
Ma lui non c’è più.
E io vivo la mia vita.
Non voglio mai più
dimenticare ciò che è successo in quella cella. Nemmeno le cose orribili.
Voglio ricordare.
Questo è il motivo per cui
ho dato a mia figlia il nome Rose, dopo che quella ragazza è teoricamente morta
nella cella, davanti a me. Per colpa mia.
Non sono mai stata capace
di ritrovarla. Chi era? Esisteva almeno? Era un’altra visione?
Non lo so.
E non ha più davvero
importanza adesso.
Continuo ad andare avanti.
La mia vita non è perfetta, ma va bene così.
Ci sono sempre delle
piccole cose che mi ricordano quei trenta giorni.
Vedere le mie cicatrici.
Chiamare mia figlia per
nome.
Il secondo figlio di Harry.
Anche vedere un pezzo di
pane mi riporta alla mente quei ricordi. Ricordi di quando il pane era tutto
ciò che mi veniva dato da mangiare.