Il Soldato e la Principessa.

di Leannel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ATTO I ***
Capitolo 2: *** ATTO II ***
Capitolo 3: *** ATTO III ***
Capitolo 4: *** ATTO IV&Conclusione. ***



Capitolo 1
*** ATTO I ***


Il soldato e la principessa

Il soldato e la principessa.

-La storia semplice di due elementi completamente diversi e assolutamente affini.-

ATTO I

Sayid è un uomo perennemente impegnato. Non riesce a ricordare una volta sola in cui non ha pensato a qualcosa o non ha avuto un obiettivo preciso. Prima la patria, poi Nadia. E le cose sono piccole e tante e diventa normalità anche vivere così. Sayid è tipo da sacrificare ogni cosa per un obiettivo. E adesso si ritrova lì. È solo o poco più, in questa situazione di stallo e lo sa che uscirne non sarà facile quanto lo è stato entrarne.

Il suo obiettivo adesso, dopo tutta quella storia delle radio e del segnale, e dopo quella sonora botta in testa, è tenere acceso il fuoco. Sempre e comunque. Ogni ora Sayid deve vedere il fuoco. E se per qualche motivo non ne ha la possibilità chiede a qualcun altro di cui si fida, a Kate, a Jack, di farlo per lui.

Anche adesso è al fuoco. Fa scorrere la sabbia lenta tra le dita e poi la lascia cadere. Per qusto non è andato alle grotte, per il suo falò. Ogni tanto Sawyer e una delle sue battute cretine lo tirano su, o qualcosa di simile.

Sayid non riesce più nemmeno a dormire, solo per star dietro a quel dannato fuoco. Pensa a Nadia e pensa a Essam, e pensa a tutti gli altri, quelli che sono vivi, quelli che sono morti e quelli che chissà.

Siamo in cinquanta. Come ce la faremo in cinquanta?

Ancora Nadia. Come aveva potuto essere così stupido da perderla? Gli sarebbe bastato prendere il volo successivo, no?

“Ciao” dice lei. La sua voce, Sayid non è sicuro di averla mai sentita. O almeno non è certo di poterla collegare a un viso.

“Ciao. Che ci fai qui? Tra un po’ il sole tramonterà e Boone se la prenderà con te”

lei scrolla le spalle.

“Mio fratello se la prende sempre con me”

Sayid sorride. Dio, quanto è magra.

Anche lei sorride.

È una ragazza estremamente frivola. Ha le unghie laccate di fresco, il lucidalabbra e la riga a zig-zag. Che dolce.

“Lo smalto dove lo hai trovato?”

“L’ho sempre portato con me”

e straordinariamente Sayid sorride di nuovo. Suona strano che qualcuno nella loro situazione riesca a trovare il tempo per laccarsi le unghie, no?

Non passa molto e Sayid si decide a guardarla. Ha lineamenti dritti, nordici e dolci occhi verdi. Ha uno scialle rosa. È bellissima.

“Voi due non siete fratelli”

“No?” pausa “e come lo sai?”

“La lista dei passeggeri. Tu Rutherford, lui Carlyle. Siete due banditi?”

adesso è lei a sorridere. Ha le labbra perfette e il naso asimmetrico. È bellissima.

Il sole non fa in tempo a calare. Sayid si è seduto con lei, attorno al fuoco e parlano del più e del meno. Tipo “La notte è fredda, qui” “E’ vero” oppure “Ce la faremo a tornare a casa?” o anche “Come sta tuo fratello?” riferendosi alla storia dell’acqua e della donna morta annegata. E lei risponde “Pensare che faceva pure il bagnino”

“Tu devi essere uno intelligente” continua lei “Che università ci sono, in Iraq?”

“Ho studiato al Cairo.ma si tratta di un milione di anni fa.”

“Esotico. Io non l’ho finita l’università”

“E perché no?”

“Non sono intelligente. Ero sempre in giro con uomini…cose del genere”

Sayid sorride, di nuovo.

“Certo che sei intelligente”

“Vediamo. Tu cosa sai di me, per dirmi che sono intelligente”

“Aspetta. Io so un sacco di cose di te. Innanzitutto so che viaggi con uno che non è tuo fratello” lei sorride “Poi so…che sei asmatica. È sempre Boone a portarti l’inalatore” lei arroscisce “So che hai dei problemi alimentari, che ti piace il rosa e che ci sai fare con gli uomini. Non basta?” lei alza le spalle, poi ride ancora.

“Io invece non so proprio niente di te”

silenzio. È un momento perfetto e non c’è nessun motivo per romperlo.

“E’ meglio che vada, o a Boone prenderà un ictus”

Che è successo? Perché qualcosa è successo. O forse non era niente. Pazienza, è stato un bel momento.

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Capitolo 2
*** ATTO II ***


ATTO II

-La principessa non si era accorta che il soldato l’aveva seguita-

ATTO II

L’aria si sta muovendo. E’ evidente, è palese. Questo lo spaventa. Il destino e la speranza sono cose che Sayid non può controllare. Per quanto sia un tipo estremamente romantico, Sayid è anche un uomo concreto.

John Locke. Non è certo un uomo che Sayid ha in simpatia. Questo non per attriti, o cattiverie, ma solo perché non ne riceve, da lui. Spunta da una parte all’altra dell’accampamento, poi sei ore di fermo alle grotte, per riposare e poi di nuovo nella giungla. È sibillino e serafico, e a Sayid non piace. Sayid avrà fatto i suoi sbagli, non avrà certo un passato candido, anzi, ma Sayid è un uomo onesto. Non ha la certezza che il vecchio con la cicatrice lo sia. E non intende parlare di furti o omicidi. Parla di un’onesta interiore.

Sayid si sforza di non dimenticare la voce di Nadia. È una pretesa assurda. Sono passati sette anni.

Dio sette anni. Magari Nadia non è mai esistita, è solo un sogno o un’allucinazione.

Ma non è così. Ogni parte di Sayid lo sa, ed ogni parte di Sayid odia mentire.

È un attimo. Prima non c’è niente, poi c’è Boone, con un bel taglio sulla faccia, e Jack che lo carica a spalla e se lo porta alle grotte. Sayid si accoda alla fila di ammiratori, che cercano di capire cosa sia successo.

Quando alza le spalle, rivolto a Jack, questo risponde

“Sawyer” e lo dice come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Sawyer. Solo il suo nome è sufficiente per descriverlo.

Ma arrivati alle grotte, qualcos’altro coglie la sua attenzione. Lei è lì, indossa il suo scialle rosa ed ha tutto il trucco sbavato, niente lucidalabbra e i capelli tutti arruffati. È bellissima.

Tossisce. Tossisce ancora e ancora.

Jack fa sedere Boone e, ovviamente gli chiede che cosa sia successo. Sayid è indeciso tra restare lì o avvicinarsi a Shannon. Sicuramente c’entra lei in questa storia. Boone sarà anche un ragazzino lagnoso, ma è genuinamente innamorato della biondina.

Il ragazzo, colla sua faccia da modello vagamente deturpata, risponde qualcosa a proposito dell’asma.

E ora ditemi, che ci guadagnerebbe Sawyer a picchiare uno per delle ricariche di inalatore? Avrebbe potuto chiedere qualcosa in cambio, guadagnarci. Sayid si dice che forse ha fatto un errore di valutazione. Sawyer non è un tipo a posto, forse.

Quando Boone dice qualcosa sull’asma, e sul fatto che Lei non la trovi ‘trendy’, si alza e se ne va.

Straordinario come una ragazza così gracile trovi la forza di fare una cosa simile, nel bel mezzo di un attacco d’asma.

Se ne va tutta sola. Sarebbe una cattiveria lasciarla sola in un momento come questo, no? Sayid la segue.

Si è allontanata, quanto basta per non sentire quanto viene detto e non essere eventualmente sentiti. Può dire quello che vuole, ma è una ragazza estremamente sveglia.

“Ciao” esordisce lui. Lei sussulta. Non si immaginava di essere stata seguita.

“Ciao” risponde.

“Chiederti ‘come va?’ mi sembrerebbe superfluo”

lei sorride, fa l’offesa, ma l’ha giustamente presa sul ridere.

“Si nota così tanto?” Sayid fa cenno di no col capo, ma sorride. Lei gli tira una pacca sulla spalla, che avrebbe dovuto essere una sberla. È la prima volta che si toccano.

Poi lei tossisce. Sembra non avere intenzione di smettere, perdio.

Sayid le carezza il viso e le da dell’acqua, dalla sua bottiglietta. Lei sorride, sembra stare meglio.

“Credo che dovremmo tornare” le dice lui

“Non voglio vedere Boone almeno per un paio d’ore. Ho solo un po’ di tosse”

“Boone fa del suo meglio”

“Boone è andato a farsi picchiare dal tipo più grosso dell’isola”

Sayid alza un sopracciglio, lei ha dimenticato Hurley. Lei capisce e sorride.

“Deve essere un tipo istintivo”

“Non immagini quanto”

silenzio.

“Potevate pensarci prima che finissero, no?”

“Boone crede nei miracoli. Pensava che le avremmo ritrovate”

Sayid è molto divertito dall’immagine di un Boone tranquillo che aspetta placidamente una mano dal cielo che gli dia i flaconi per l’asma.

Silenzio. Ma è un silenzio rilassato, non come quelli di Mia, in Pulp Fiction. L’acqua, la terra, il vento hanno un buon odore.

“Ommioddio. Ommioddio.” Dice lei “ma tu sei… sei quello della valigia, ma certo!”

Sayid non capisce. Quale valigia?

“Tu! All’aeroporto mi hai lasciato la valigia e…” ecco, lei si è ricordata il punto negativo della storia “Mioddio, scusa se ho… ho lasciato la valigia lì, scusa”

lui è perplesso.

Eri tu?

Ha rimosso gran parte del suo recente passato, forse è colpa della caduta. Ha battuto la testa, forse.

Lei sorride. Le piace l’idea di una predestinazione. Magari lei e quell’uomo sono fatti l’uno per l’altra anche se a vederli non sembrerebbe.

Altro momento perfetto. Ma ecco. Le prude la gola. Non vuole, ma deve. Tossisce, tossisce e tossisce.

“Non riesco a… non riesco! Non respiro, diocristo!”

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Capitolo 3
*** ATTO III ***


ATTO III

ATTO III

-Il Soldato le teneva la mano, mentre si sentiva morire-


Da quando lei ha iniziato a stare male, è stato tutto un crescendo. Di una sola cosa, Sayid è certo. Non ha più nessuna idea di chi fidarsi e di chi no. Pensare che credeva pure di essere bravo, per queste cose. Adesso Sayid si sente come imprigionato nel plexiglas. Lei, quella stupida ragazzina, chiama il nome di suo fratello, da cui tanto scappava. In un momento di debolezza, Sayid pensa che se un giorno s’innamorerà della ragazza, ci sarà sempre Boone, tra i piedi. Non è colpa sua. Non è colpa di nessuno. È così e basta, maledizione.
Boone si prodiga. È bello come un angelo, e anche se è costantemente d’intralcio, nessuno ha il coraggio di dirglielo. E invece Sayid resta in disparte con la bile a logorargli l’animo.
Dimmi perché, dimmi perché, Sawyer. Che cosa ci guadagni, cosa?
Dio, questa cosa lo tormenta. Almeno parla, Sawyer.
Se una cosa gli ha insegnato la guerra, pensa Sayid, se la guerra può insegnare, allora gli ha insegnato che ci sono uomini che fanno del male senza una ragione. Ecco, a prima vista Sawyer non sembrava uno di questi. La prima impressione non conta un bel niente.
Per tutta la vita Sayid ha cercato qualcuno che alla prima impressione sembrasse quello che è. Una volta sola l’ha trovato. L’ha trovata. E adesso se ne sta sdraiata e tossisce, oppure respira affannosamente.
Ma ecco che Jack compie il miracolo.
Le dice di calmarsi e lei, anche se il suo angioletto custode le ronza intorno, si calma.
Respira di nuovo, anche se lo fa palesemente a fatica.
La donna coreana, sembra avere qualcosa da dire. Dice due parole nella sua incomprensibile lingua, poi torna al suo posto. Medica il polso di suo marito, che proprio Sayid ha reso così malandato.
Ed ecco che Sawyer ha il coraggio di passare di lì, per prendere la sua dannata acqua, o diosolosa cosa. Jack è infuriato. Sayid decide di restare in disparte. Come al solito, Jack non risolverà niente.
Jack è uno strano, buon tipo d’uomo. Almeno, di questo Sayid è sicuro, non lo tradirà mai, e chiederà sempre la sua opinione.
In un paio d’ore l’aria è di nuovo calma. Boone sta riposando col viso rivolto verso di lei. Ma lei è sveglia e anche Sayid è sveglio, e lo sanno entrambi. Sarà una strana lunga notte di luna piena.
Sayid è tenuto sveglio dai rumori delle grotte, e dall’adrenalina.
E mentre osserva la luna, le sue fossette, e pensa a che strano che sia, che la luna è uguale da qualunque punto della terra, in fondo. Lei si alza, e va verso la fontana. Sayid la osserva bere con grazia, appoggiata su quegli stecchini di gambe. Ha lasciato a terra lo scialle.
Sayid si avvicina. Lei si spaventa di nuovo.
“Non è sano spaventare due volte nello stesso giorno una donna malata”Sayid sorride, sfoderando tutto il suo sense of humor.
“Ma io non ti sto spaventando, ti sto solo facendo compagnia”
lei gli sorride. Adesso non si tratta più di trucco sbavato. Ha il viso solcato dai profondi segni della spossatezza. Ovviamente, è bellissima. Pensare che è tutta colpa di quell’americano.
“E lui come sta?” Sayid accenna a Boone
“Ti interessa più lui di me?”
Sayid fa cenno di no col capo. A volte anche lui può essere un ingenuo.
Parlano per un po’. Lei non accenna alla sua malattia, e non lo fa neanche Sayid. Perché crucciarsi coi problemi e rovinare i preziosi minuti di buona conversazione?
Lei non è tipo da uscirsene con frasi tipo ‘Io credo che morirò’ o cose del genere. Adesso sta bene, e Sayid è con lei, e quindi è tutto a posto. Lei parla un sacco. È stanca di essere trattata da malata. Poi, a un certo punto, dopo qualche manciata di minuti con lei che parla e Sayid che l’osserva annuendo lei si ferma. Sta in silenzio per un po’ e fissa i grandi occhi sinceri di lui.
“Sai, una cosa?” dice lei. C’è enfasi nel suo sguardo. “io credo… credo che una donna ti abbia spezzato il cuore”
Lui vorrebbe rispondere. ‘E’ la cosa più patetica che abbia mai sentito’. Ma mentirebbe. Lei ha ragione. Dio, l’ha detto come se fosse un dramma da telenovela. E che altro è, Sayid? Non è vero. L’ha detto in modo onesto. Lei ci crede, perché è la verità. Chi doveva conoscere chi?
È un istante lunghissimo. Così lunghi Sayid non ne ricorda, e Sayid ha una discreta esperienza di lunghi istanti.
“C’è speranza che tu dimentichi questa persona?”
Ecco la connessione. Sayid e lei sono legati ad altre persone, irraggiungibili da ogni punto di vista. Ecco perché sono così vicini. Comunanza di sentimenti.
Sayid ha pensato troppo in troppo poco tempo. Ha bisogno di riposo, con ancora la ferita alla testa dolorante. Ha bisogno di pensare.
“Sarà meglio che tu ti riposi” le dice.
“Magari hai ragione.”

Sayid si siede nel suo angolino, e per dieci minuti ignora i rimuri delle grotte. Il gocciolio dell’acqua, il rumore degli animaletti, il vento che fischia, e tutti gli altri accampati là intorno. Adesso ricorda perché ha scelto la spiaggia. La spiaggia è un vezzo.
Non vuole dimenticarla. Magari è morta da sempre, magari è morto il giorno dopo quella volta, sette anni fa. Ma se solo potesse rivederla, una volta soltanto, Sayid sente che potrebbe capire se l’ama ancora, se l’ha mai amata. Nadia. Sei un fantasma? Non vuole dimenticarla.
Immerso nei suoi più o meno inutili pensieri, Sayid non ha tempo, prima di addormentarsi, di ammettere che ormai è un po’ innamorato della biondina. Ma giusto un po’.

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Capitolo 4
*** ATTO IV&Conclusione. ***


ATTO IV e Conclusione

ATTO IV e Conclusione.

Tutto è accaduto decisamente troppo in fretta per essere descritto. È accaduto di nuovo. Lei è stata di nuovo male, insomma. È stata male sul serio, e Jack né Boone né nessun altro ha saputo più che cosa fare. Sayid ha avuto di nuovo la sensazione di essere imprigionato nel plexiglas, mentre lei respirava così male da non riuscire a chiamare nemmeno il nome di Boone. E allora è successo. Molto peggio di perdere le staffe, mettersi a gridare, a imprecare, o qualsiasi altra reazione follemente normale che un uomo qualsiasi avrebbe potuto avere. Sayid ha iniziato a non pensare più. Per questo avvicinato Jack, per questo gli ha esposto il suo piano. A Jack è sembrato un piano ragionevole. D’altra parte non aveva nessuna idea migliore. In realtà era rimasto a corto di idee.

Sayid non pensa più alla donna coreana che ha qualcosa da dire. Non pensa più a Boone,c he è sempre d’intralcio. Pensa solo a Sawyer, che è un uomo irragionevole e lo detesta.

Così lo ha fatto di nuovo. Ci sono voluti molto più di sette anni per assorbirlo e dimenticarlo, per andare avanti, ma Sayid l’ha fatto di nuovo.

E Adesso, due, tre, sei, dieci ore dopo, non riesce a smettere di pensarci. Non ha importanza il contorno. Non ha nessuna importanza che Sawyer l’ha fatto per niente, tranne le attenzioni della bella Kate, non ha nessuna importanza che la donna coreana abbia trovato una soluzione. Nessuna. Sayid si rende conto d’essere l’unico colpevole dell’intera vicenda. Ha sollevato il coperchio. Si sente stupido, solo e bugiardo. Non si fida più nemmeno di sé stesso. In particolare non si fida di sé stesso.

Cosa fai, cosa accade, non è importante sull’isola. Loro possono dimenticare. Ma Sayid no.

Sayid non può di certo dimenticare sé stesso. È uno strano senso di vergogna che s’impossessa di lui. Ma è molto più della semplice vergogna.

Che cosa farò adesso? Che cosa accadrà adesso?

Tiene una mano nella sabbia e con l’altra le foto di Nadia.

Ci incontreremo nella prossima vita, se non in questa-

Dimenticala. È l’unica cosa da fare. Dimentica quello che eri prima di essere qui.

Sayid non è un uomo forte a sufficienza. Sayid è un uomo saldo, un uomo saggio, ma perdio non è forte. Non lo è abbastanza.

Però Sayid deve ammettere che vederla respirare decentemente, dopotutto, non è stato male. L’ha fatto strare meglio per quei trenta secondi.

Basta.

Perché lo senti perfettamente. Che se resterai fermo ancora per un po’. Continuerai a pensare finchè. Finchè non impazzirai. E la tua presenza sarà del tutto. Inutile.

Per cui questo devi fare. Devi trascorrere del tempo da solo e riflettere, sulla bionda, su Nadia, sul bamboo tra il polpastrello e l’unghia, sul coltello. C’è una cosa che non capisce. S’è fermato soltanto quando lo ha ferito. Dio, quanto sangue.

Questo lo ha fermato, il sangue?

Guardati. Sei un uomo pieno di risposte, e non ne hai nemmeno mezza per te.

Sayid si alza dalla sabbia e mette le foto nella busta, tra la cinta e la pancia nuda.

Raduna qualche bottiglia, che poi andrà alla sorgente a riempire, in silenzio, senza farsi vedere da nessuno. È pomeriggio, ma alle grotte sembra sempre notte. Prendo la maglietta che ha salvato dal disastro, un coltello, carta e penna e altre cose più o meno utili. Forse le sta radunando solo per occupare il suo tempo, prima di andarsene. Quando gli sembra d’aver preso tutto, allora si siede, guarda per un po’ il suo vecchio fuoco e il sole negli occhi. Chi penserà al suo fuoco? Deve dire due parole a Kate, a proposito. Si giustificherà in qualche modo. Non vuole parlare con Jack, né tantomeno con Sawyer. Chissà cosa sanno gli altri.

“Ciao” lei è arrivata senza che Sayid la sentisse. Il suo scialle è ricomparso. È di nuovo pulito come il primo giorno, probabilmente Boone ha pensato di lavarlo per bene.

Sayid è scosso dal suono della sua voce. Ormai, non era abituato a nessun’altra voce che quella dei suoi pensieri. Un suono monocorde ormai da un sacco di tempo.

Sayid è un uomo severo, ma è così poco fiero di sé stesso da non riuscire a guardarla negli occhi. Cosa penserà? Sicuramente lei sa tutto.

‘Ti ho giudicato male’ dirà ‘Tu sei uno… uno che fa male alla gente’ adesso come adesso, Sayid sente che non può sopportarlo un rifiuto, da parte di nessuno, e in special modo da parte della principessa.

Certo. Lei è molto americana. Non capirà. D’altra parte non c’è niente da capire, sei colpevole, e in quanto colpevole, sei solo.

Silenzio.

“Io volevo chiederti scusa” dice lei. Non lo dice con la solita semplicità. Pare che sia una persona difficile alle scuse. Che dolce.

Lo scialle è così rosa che risalta sul pallore del suo corpicino magro. È bellissima.

Sayid non sa spiegarsi delle parole simili.

“Hai fatto tutto questo perché… e io… non potrò mai…sono una frana. Jack ha detto che tu eri…”

Sayid sorrise. Una frase composta da scomposte frasi senza una coda.

Ad ogni modo è sempre più incerto, e questa sensazione lievita, quando lei si avvicina.

“Hai pianto?” gli chiede

davvero? Si dice lui, ho pianto?

Annuisce.

Lei sorride e gli toglie quel che resta di una lacrima dal viso.

È un nuovo lunghissimo, perfetto istante. Sayid si sente un po’ meno colpevole, e anche Shannon.

Gli espressivi occhi di lui riprendono il tono usuale, perdendo quell’idea di disperazione.

Restano per un po’ in silenzio. Nessuno dei due sa quanto. Sull’isola il tempo non conta niente.

“Cosa ci fai con quella roba?” dice lei. Parla dello zaino.

“Credo che starò via per qualche giorno” lei è delusa. Proprio adesso?

“Io devo andarmene.” Pausa “Ho fatto una cosa che mi ero promesso di non fare più.” Le loro mani si toccano. Sono dolci e stupidi come due adolescenti, adesso, perché anche lui è estremamente vulnerabile. “Se non posso fidarmi di me io…”

Lei annuisce. Capisce perfettamente. Certo, la cosa le secca.

Si avvicinano. Lei, la principessa, emana l’odore profondo dell’eucalipto, che la donna coreana ha usato come medicinale. È un odore che le si addice, dolce e acre allo stesso tempo, ed estremamente fresco.

Si fissano. Non c’è nient’altro che possano fare, se non guardare l’uno negli occhi dell’altro. Hanno entrambi bellissimi occhi, sinceri.

“Lo fai anche per quella donna, vero?”

lui risponde con un silenzio di assenso.

Sayid le sfiora le dita. Senza staccare un attimo gli occhi da lei, non ci riesce, si alza e prende lo zaino. Come in quella canzone di Damien Rice, non riesce a staccarle gli occhi di dosso. Sempre guardando nella sua direzione, si allontana. Anche lei lo segue con lo sguardo.

La Principessa aveva seguito il Soldato, aveva sentito dalle sue labbra i suoi racconti, e adesso non voleva perderlo. Ma la Principessa lo lasciò andare, perché sapeva che sarebbe tornato diverso.

THE END-

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