Il tuo sapore

di PrincessOfSpades
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non piangere Bunny, le disgrazie non arrivano mai da sole ... ***
Capitolo 2: *** Non adirarti Bunny! Le slot-machine del destino non sono truccate ***
Capitolo 3: *** Cosa successe nei meandri della Sala D-Dafne ***
Capitolo 4: *** Veleno ***
Capitolo 5: *** La Sala d'Oro ***
Capitolo 6: *** Non sorprenderti Bunny: nulla di più che (s)fortunate coincidenze! ***
Capitolo 7: *** Non spaventarti, Bunny; non c’hanno mai azzecato quelli apocalittici! ***
Capitolo 8: *** Come Bunny recuperò (finalmente) la stima della Lega. ***



Capitolo 1
*** Non piangere Bunny, le disgrazie non arrivano mai da sole ... ***


 

 

Il tuo sapore

 

 

 
Non piangere Bunny! Le disgrazie non arrivano mai da sole …
 
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Satoshi Taijiri e della Nintendo; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 
-Il suo nome?-                                                          
-Bunny Blue-
-Spiacente, ma la sua presenza non è segnalata, non posso lasciarla entrare- disse la signorina.
-Che cosa?!Mi hanno invitato, esplicitamente, i Superquattro; mi lasci passare!- sbraitai indignata.
-Non posso, mi perdoni-
-Ma sono io, la campionessa di Kanto!- e indicai scocciata la mia Tessera Allenatrice.
-Desolata-
Mi allontanai seccata, e chiamai subito Lance.
-Lance, il mio nome non risulta sulla lista degli invitati, non mi lasciano passare!-
-Che strano; devono averlo omesso-
-Omesso?- lo interruppi –Io, la campionessa indiscussa di tutta Kanto? Come si sono permessi?!-
Sentii dall’altra parte della cornetta sospirare.
-Senti Bunny, ora come ora non posso fare niente, stasera ci troviamo lì ed entriamo insieme;non faranno storie-
-Ma non puoi semplicemente chiamarli e avvisarli?-
-Scusami, ma non ne ho proprio il tempo; sto lavorando!-
-Lance … - lo supplicai –Ti prego!-
-Ma perché vuoi entrare: è appena passata l’ora di pranzo; la festa, fino a prova contraria, è questa sera!-
Mugugnai disperata –Mi annoio a morte!-
-Pazienza, fatti un giro al centro commerciale di Celadon City-
-Ma ci sono già stata miliardi di volte!-
-Auf, fai cosa ti pare. Vedi di non metterti nei guai, chiudo-
-Lance!- Non poteva riattaccare!
-Lance!-
Tu-Tu.
Cattivo; aveva riattaccato.
 
Offesa; per dirlo elegantemente con un eufemismo, uscii per prendere una boccata d’aria e decidere sul da farsi. Involontariamente vidi il mio riflesso su un vetro; indossavo già il vestito per la festa: sembravo una torta. Aveva tuttavia degli sprazzi vermigli che tempestavano il prezioso tessuto e che s’intonavano coi miei capelli.
Sembravo una torta perché non ero una donna; ma ancora una ragazzina di sedici anni, da sei allenatrice, ad essere precisi.                                                                                                              
Mi ero lisciata i capelli per quell’evento mondano, che riuniva personaggi illustri come i Superquattro, i Capipalestra, e gli allenatori più forti della regione; me compresa, modestamente. O quasi … visto che “mi avevano omesso”.
Tirai fuori la mia cara e vecchia cartina sgualcita. Vi erano disegnati scarabocchi e scritti appunti. Ve n’era uno in particolare che mi fece scoppiare dal ridere; vedeva ritratto il mio rivale, Green Oak, nella frase abituale, certo; forse un po’ modificata a spregio, con cui era solito sparire dopo aver assaporato la mia potenza dirompente a fine lotta. Diceva: “Ci becchiamo, plebea!-
Da quant’è, in realtà, che non ci “beccavamo”? Probabilmente dalla volta in cui l’avevo battuto,per l’ultima volta nel mio viaggio, alla Lega; quando avevo coronato,finalmente, il mio sogno.
Quanti ricordi in quel viaggio … e pensare che tutto fosse nato in una giornata ordinaria, nei dintorni di Pallet Town …
Pallet Town!
Ecco dove avrei fatto una passeggiata.
“Al diavolo, Lance!-"
Tirai fuori la mia prima pokeball, e sorridendo feci uscire un Charizard superbo dalle ali imponenti e dallo sguardo baldo.
-Andiamo, Charizard!- gli dissi montandogli agilmente sul dorso. –Andiamo a Pallet Town!-.
 
Appena toccai terra con i piedi,mamma mi corse incontro.
Da quanto era lì?!
-Bunny, tesoro!- mi abbracciò in uno dei suoi ti-stritolo-all’avvolgibotta-di-un-Ekans-in-calore-abbracci.                                                                                                                                              
La lasciai fare con poco trasporto; il fatto che ci avessi fatto l’abitudine non contemplava il dovere di farseli piacere.
-Stavo buttando la spazzatura!- mi informò gioiosa,prima di allentare la stretta.
-Wow, come sei bella!- si complimentò poi,dopo avermi sciolto dall’abbraccio.
-E’ per la serata all’Altopiano Blu- spiegai con una punta d’orgoglio.
-Capisco … chi c’è alla festa?- chiese, scrutandomi maliziosa. Si aspettava una risposta che parlasse da sola per il mio status single.
-Mamma!- sbottai con le guance in fiamme –Perché devi saltare sempre a certe conclusioni? Mica vado a caccia di ragazzi!-
-Su,su, scherzavo … vuoi qualcosa come spuntino? A proposito, a che devo la tua visita?-
-A niente; a una passeggiata per ammazzare la noia- risposi –Ah,no; non importa,grazie mamma,sono a posto così!- aggiunsi poi,salutandola con una mano.
-Te ne vai di già?- osservò dispiaciuta.
-Oui, au revoir,mamà!-
-Divertiti!-
-Ci puoi contare!-.
Con un sorriso divertito mi voltai; quando la sua voce un po’ gracchiante mi bloccò, nuovamente, a metà strada.
-Passa da Daisy, mi chiede sempre di te!- si raccomandò.
-Va bene,ciao!-
-Ciao,tesoro!- disse infine rientrando dal cancellino del giardino di casa. La vidi prendere il rastrello e iniziare a spazzare le foglie del vialetto che conduceva alla porta.
Feci la bellezza di una ventina di passi,che mi fermai davanti a una villetta come la mia. Suonai il campanello con un groppo in gola; quella era la casa di Daisy, e di suo fratello Green … il mio rivale,sì. Per un attimo, mi balenò in testa l’idea malsana che lui potesse essere per qualche strana ragione lì.
-Chi è?-
-Sono Bunny-
La serratura cigolò varie volte e la porta si aprì.
-Bunny!- una bambina di dodici anni, con i capelli raccolti in un grazioso fiocco dietro la nuca, mi abbracciò stretta.
-Ciao Daisy, sono venuta a trovarti. Sai,sei cresciuta parecchio; stai diventando proprio bella!- dissi accarezzandole il capo.
Daisy si esibì in uno dei suoi migliori e lucenti sorrisi.
-Vieni dentro; devo farti vedere una cosa urgentissimamente!-
Entrai cercando con lo sguardo i genitori della bambina.
-Mamma,è Bunny!- -Posa qui le scarpe- aggiunse indicandomi un punto del parquet.
-Salve!- salutai alzando la voce di parecchie note.
-Oh,ciao Bunny,che gioia vederti!- sentii dire dalla cucina; sicuramente era alle prese con la cena, ne era testimone lo scroscio dell’acqua, il gorgoglio del lavello,il cozzare delle posate … tutto così lontano e ovattato; ma familiare.
Seguii Daisy su per le scale, e sentii il cuore battere sempre più velocemente ogni gradino che salivo.
Daisy aprì la porta e mi scoprii delusa nel vederla tappezzata di rosa e stranamente vuota.Venivo a giocarci spesso da bambina; tutti i vecchi giocattoli di Green erano stati rimpiazzati da bambole sofisticate e pupazzi tondeggianti di Jigglypuff.
Odiavo quel Pokemon; per il bene del Pokedex, l’avevo catturato, e poi per il mio, liberato con un sospiro di sollievo.
-Green non c’è?- chiesi ingenuamente.
-No, è alla palestra- mi rispose un po’ stupita.
-Ah-.
Ah … me l’ero quasi dimenticato … ora era il Capopalestra di Viridian City … la sua città adesso era quella.
-Ehi,ecco qua, ecco cosa volevo farti vedere!-.
Con sorprendente spavalderia,lanciò una pokeball in aria e da un caldo getto rosa,ne uscì un esemplare di Clefairy.                                                                                                              
Naturalmente e rigorosamente,tondo e rosa.
Daisy lo prese subito in braccio.
-Clefy,saluta Bunny; lei è la campionessa di Kanto, è ancora più forte di Green!-
Forse,era perché mi ricordava un Jigglypuff; ma provavo anche per lei,supposi fosse femmina, una certa ripugnanza.
-Che carina,ciao Clefy!- mentii con un sorriso gentile.
-E’ il mio primo Pokemon; dopo l’estate intraprenderò anche io il mio viaggio … per batterti,Bunny; ti spodesterò,vedrai!- asserì con determinazione,stringendo in una morsa il suo Clefairy.
-Tu no spodesterai nessuno,tantomeno Bunny-
La mamma di Daisy entrò in camera con in mano un vassoio su cui vi erano posati due bicchieri colmi di aranciata appena spremuta.
-Vi ho portato uno snack- annunciò la donna, per poi ricambiare l’occhiata torva che la figlia le lanciò. Di colpo, quest’ultima, incrociò le braccia furente.
-Uffa, ma Green e Bunny sono partiti quando erano ancora più piccoli di me; perché io non posso?- brontolò.
-Ma insomma; uno i figli se li fa per goderseli, e questi se ne scappano via- si lamentò la mamma rivolta a me. Le sorrisi di rimando,non sapendo come risponderle altrimenti, giacché facevo parte di quella categoria.
-Sei un’egoista; non la voglio la tua aranciata!-
-Bevila, che ti fa bene- disse infine la madre, scoccando un bacio sonoro in testa alla bambina, che si dimenò con un: “Mamma smetti,mi dai noia!”. Posò il vassoio con le aranciate sulla scrivania e chiuse con attenzione la porta quando uscì.
-Come mai sei vestita così bene?- mi domandò Daisy subito dopo, girandomi attorno.
-Ho una festa stasera-
-Che bello! Mi porteresti con te?- prese le aranciate e mi passò uno dei bicchieri. La ringraziai mentre ridacchiavo.
-E’ già un miracolo se mi permettono di parteciparvi a me, visto che hanno scordato il mio nome sulla lista degli invitati-
-No! Impossibile,imperdonabile!- gridò offesa,come se l’oltraggio fosse stato fatto a lei.
Sorseggiai l’aranciata con gusto,bagnandomi le labbra piano, piano. -Già- confermai.
-E ora?-
-Ora mi lasceranno lo stesso entrare,sennò assaporeranno la violenta ira di un Charizard inferocito …. E soprattutto fomentato da me-
-Però non distruggere la Lega; come farò io in futuro? Non voglio sconfiggere i Superquattro all’aperto!-
-Tranquilla, non lo farò … starò attenta-. Posai sulla scrivania il bicchiere vuoto.
“Basta.” Era giunto il momento di andarsene. Le pareti mi stavano soffocando, i ricordi stendendo al tappeto, la nausea salire; perché mi sentivo così strana?
-Uh, si è fatto tardi; devo andare Daisy,subito!- esclamai, nuovamente fingendo.
-Oh,uffa … ti accompagno alla porta!-
 
 
-Ciao Bunny, torna quando vuoi; noi siamo qui!-
-Ciao Bunny, saluta Green da parte mia quando lo incontri!-
Annuii, e dopo aver salutato la mamma e la sorella del mio rivale, cominciai a passeggiare con passo sostenuto.
Cominciai a odiare ogni singola pietra e foglia di pallet Town.
Perché tutto mi ricordava Green?
Il mio primo Pokemon, la prima sfida,la prima medaglia, il bicchiere d’aranciata, i pupazzi di casa Oak …
Perché il mio cuore, si ricordava di un arrogante come lui?
Strinsi istintivamente le mani all’altezza del petto.
… Perché non c’eravamo più “beccati”? Stranamente,mi mancava.
Passai davanti al Laboratorio del Professor Oak.
Professor Oak, nonno di Green Oak. Green Oak.
Strinsi i pugni.
Perché quel cretino aveva gettato la spugna?! Perché non mi sfidava più, cosa aveva di meglio da fare? L’avrei controllato io di persona,se necessario; e strigliato,umiliandolo con una clamorosa vittoria.
-Bunny!-
Mi voltai e vidi di fianco a me, in lontananza, una figura in camice bianco che si avvicinava.
-Professor Oak!-
-Sei tornata per una visitina a Pallet Town a salutare la mamma?- mi chiese arruffandomi i capelli.
Appena sistemati,oltretutto. “No! L’avevo lisciati!”
-Anche- risposi riprendendomi dallo shock.
-Allora ti lascio stare,via!-
-Veramente volevo fare una passeggiata fino Viridian City. L’ho già salutata mamma-
-Sul serio? Ti dispiacerebbe farmi un favore?-
-No, mi dica pure-. Mi pareva strano; che non avesse qualcosa da chiedere.
-Potresti portare questo uovo a Green?- e me ne mostrò uno bianco latte, con delle chiazze verdi sul guscio. Sussultai un poco ma poi dissi gentilmente: -Certamente,non si preoccupi-
-Grazie Bunny, sei la migliore!- detto questo,con un cenno della mano,rientrò in laboratorio.
 
Ripresi a camminare rigirandomi fra le mani l’uovo.
In realtà mi seccava alquanto fare da facchino a l Prof. Oak, e mi vennero strane idee nella mente, come spaccarglielo in testa o farci una frittatina. Anche perché, se era di suo nipote, non costava niente, né a lui né a quest’ultimo, fare due passi per portarlo ; come stavo facendo io, del resto.                                                                                                                                                
Tralasciando il fatto che ancora come allora, camminando lungo il sentiero che separava Pallet Town da Viridian City, degli insopportabili Rattata e Pidgey, cercarono di attaccarmi, fu una passeggiata tranquilla. Questi mi attaccarono senza risultato però; camminavo con al mio fianco Eevee. Alla loro comparsa, il mio Pokemon ringhiava feroce, per quanto un Eevee potesse fare; spaventando i Pokemon.
Non potevo dar loro torto, dato che faceva parte della squadra campionessa di Kanto.
Guardai la codina pelosa del mio Pokemon farsi largo tra l’erba. Non lo avevo ancora fatto evolvere; non mi ero ancora decisa. Mi piacevano tutte e tre le evoluzioni finali: sarebbe diventato un elegante Vaporeon, un altero Flareon, o un aggressivo Jolteon?
Con questa domanda, che oramai mi perseguitava da anni, entrai a Viridian City, e subito, fui rasserenata e i miei pensieri placati, da tutto quel verde.
Con lentezza calcolata, camminavo per la città; gonfiando il petto sempre di più ad ogni dito estasiato che mi veniva puntato contro: “Mamma,mamma; è Bunny, la campionessa di Kanto!”. “Lei è il mio idolo …”. “Voglio diventare come lei un giorno!”.
Entrai con disinvoltura nella palestra e il signore che mi aveva aiutato a suo tempo con uno dei suoi saggi consigli, mi salutò cordialmente.
-Da quanto tempo,campionessa!-
Sentivo delle voci concitate provenire dal campo di battaglia, e mi allungai per vedere.
-Cerchi il Capopalestra?- mi chiese seguendo il mio sguardo.
Annuii. –Devo consegnargli una cosa-
-Capisco. Al momento è occupato in una lotta; puoi aspettare che termini- disse strizzandomi l’occhio.
Feci spallucce indifferente.
-Vado a dare un’occhiata, se non do noia-
-Assolutamente,vai cara-
Mi avvicinai al campo con discrezione e rimasi colpita nel percepire nell’aria l’aroma saturo della tensione, quasi palpabile con una mano.                                                                                            
Un allenatore affiatato, ordinava sicuro, al suo Wailord, un Idropompa. Dall’altra parte, Green si mordeva il labbro inferiore,in evidente difficoltà.
-Preparati, Arcanine- disse calmo.
Sapevo come sarebbe andato a finire l’attacco,e  lo sapeva anche lui,nonostante la freddezza cui si armava.
E quando il Pokemon guaendo si accasciò a terra, Green sorrise strafottente: naturalmente aveva un contro piano.
-Bravo, hai sconfitto il mio Arcanine- gli canzonò.
-Non crederai mica di poter solo sperare di vincere,adesso-
Che sbruffone.
Quando lottava diventava una macchina da guerra.
“Il solito … dagli una bella batosta,tu!” pensai rivolta all’avversario. Questi, per nulla intimidito, si abbassò sul viso la visiera del cappellino.
-Mi sottovaluti-
-Meglio; battere uno sprovveduto è all’ordine del giorno, che noia!- disse con finta stanchezza il Capopalestra.
-Ti coglierò di sorpresa, vedrai-
Green sollevò divertito un angolo della bocca.
-Vai, Exeggutor!-
Un Pokemon simile ad una palma da cocco,con tre cocomeri per testa, scese sul campo gongolando sulle zampette corte e tozze, e attese l’ordine del suo allenatore.
“Oh”. Eccolo, il contro piano.
-E adesso come la mettiamo? Solaraggio!-
Senza nemmeno il tempo di ribattere,un raggio potente colpì il cetaceo, che in una sola mossa, venne steso al tappeto. “Accidenti.”
-Non cantare vittoria; Rapidash, scelgo te!-
Green storse la bocca,appena irritato.
“Wow,forte quest’allenatore!”.
-Fuocobomba!-. Con la velocità d’un battito d’ali di colibrì; il Pokemon mise in fiamme l’Exeggutor, che cominciò a gemere disperato, creando un chiasso assordente. (Contando che i lamenti erano stati moltiplicati per tre, ossia per ogni testa!).
Mi tappai le orecchie, cosicché non potei udire la controffensiva del Capopalestra.Con la forza del pensiero, il suo Pokemon, tacendo all’improvviso, e mandò un’onda potentissima al Rapidash,concentrandosi.                                                                                                          
Conoscevo le sue mosse: si trattava di Psichico.
Tuttavia non riuscì a infierirgli un grave danno, e il Pokemon di tipo fuoco, gli diede veloce il colpo di grazia. Rimanevano due Pokemon a Green, e Rapidash allo sfidante.
-Fine dei giochi, pivello!- Con un’insolita eleganza il primo chiamò in campo un gigantesco Tyranitar, e l’altro strinse i pugni alla vista di quel Pokemon.                                                                  
Anche a me aveva sempre incusso un certo timore. Mi si gelò la spina dorsale nel vederlo comparire e ruggire.
-Ter-re-mo-to- scandì Green con veemenza, facendomi rabbrividire ulteriormente.
La terra cominciò a tremare convulsamente e io mi coprii simultaneamente la testa. Quando mi sfiorò violenta una pietra, caduta dal soffitto, urlai spaventata e fu allora; che i due sfidanti si accorsero della mia presenza.
L’allenatore,sorpreso, avvampò.
-Bunny Blue!?- esclamò emozionato.
-Già … stava assistendo alla tua lotta- replicò con un pizzico di sadismo il primo.
Fulminai con lo sguardo Green; come si permetteva di stremare psicologicamente quel povero ragazzo in tale modo? Mi sentii ribollire il sangue delle orecchie.
-Sei stavo bravissimo!- urlai allora sorridendo all’allenatore, alzando il pollice in su, in senso di approvazione.                                                                                                                                    
Lui, se possibile, arrossì ancora di più.
-Stato- sottolineò l’altro –Perché è scontato che tu esca da quella parte senza medaglia- disse indicando l’entrata della palestra.
-Non è ancora finita!- con una forza d’animo invidiabile, l’avversario ordinò con grinta la prossima mossa al suo Rapidash.
“Dannato Green” Purtroppo aveva ragione … ma in ambito morale sarebbe stato sicuramente il vincitore!
-Tyranitar, sai cosa devi fare!- udii pronunciare dal mio vecchio rivale.
Mi aspettavo un altro terremoto, e portai le mani nuovamente, a coprirmi la nuca; ma non arrivò nulla.
Mi aspettavo di tutto; tranne questo: l’energumeno mi afferrò coi suoi artigli affilati, e senza potermi liberare, tanto la morsa era serrata attorno al mio corpo, mi lasciò al fianco di Green. Vacillai appena e mi scontrai con la sua spalla.
-Grazie- lo ringraziò lui.
Dall’altro lato del campo, sgomento quanto me, l’allenatore assisteva alla messinscena del Capopalestra.                                                                                                                                            
Perché diavolo mi aveva portato qua? Voleva che combattessi e che magari dessi il colpo finale al povero ragazzo? Mi sarei opposta con tutte le mie forze. E sappiamo che le risorse di una ragazza sono inestimabili.
Invece, Green mi prese per il braccio e mi avvicinò a sé.
-Bunny cara, sei il suo idolo; potrai vedere la sua sconfitta dal posto d’onore-
Ancora confusa e scombussolata dal suo tocco, guardai il ragazzo davanti a me,sbiancare.
-Terremoto- all’ordine perentorio, vidi quest’ultimo fremere, umiliato fino al midollo, e sull’ orlo delle lacrime scontrarsi rabbioso con lo sguardo fermo e freddo dell’altro.                                        
Quando pezzi di soffitto cominciarono a piovere come pioggia dal cielo, mi rannicchiai istintivamente attorno al braccio di Green, e sentii l’altro avvolgermi la testa.
-Rapidash, attento!-
Mi voltai di scatto verso il Pokemon che piangeva mentre cercava di scartare le pietre che piombavano giù. Una lo colpì al fianco, e Rapidash sbandò, andando a finire a terra.
-Basta, basta, mi arrendo, fallo smettere!- pregò il ragazzo a quella vista impietosa.
-Codardo, accetta almeno fino alla fine …-
Non lo sentii finire; mi allontanai con una spinta e chiamai in campo Charizard.
“Adesso basta”.
Questo si piazzò ruggendo dinnanzi al Tyranitar, curvandosi sul corpo stremato del Rapidash, proteggendolo con le ali possenti. Green si girò verso di me sconvolto e ordinò a Tyranitar di cessare l’attacco.
Quando la pioggia violenta si spense, all’interno della palestra, Charizard si spostò permettendo all’allenatore del Rapidash di soccorrerlo.
-Mostro- sibilò al Capopalestra, prima di richiamare nella pokeball il Pokemon.
Green si avvicinò mantenendo perfettamente la calma.
-Sei stato fortunato,sai? Devi ringraziare il tuo idolo, se ho smesso l’attacco e sai perché? Perché è la campionessa di Kanto; non una mezza calzetta come te- disse con gli occhi saettanti di rabbia.
-Puoi riprovarci, ovviamente. Nessuno te lo impedisce. Arriverà anche per me, purtroppo, una giornata no; e avrai la tua occasione. E quando, e se vincerai, sfiderai i Superquattro, e poi lei- ringhiò indicandomi.
-Io; sono il unico e vero rivale: perciò mettiti l’animo in pace. Stampatelo bene in testa …- disse avvicinandosi ancora, a un centimetro dal volto dello sconfitto. - … Non farò passare nessuno- aggiunse poi sorridente, con la sua solita aria poco raccomandabile.
Ascoltai tutto.
Per lui ero “il suo unico e vero rivale”,quindi? Come una stupida tutte quelle parole non fecero altro che lusingarmi, e me ne vergognai.
Me ne vergognai così tanto che chinai il capo e lo rialzai solo quando udii il rumore del portone aprirsi e chiudersi in lontananza, seguito dallo sdrucciolare fra le macerie di Eevee, che si era dovuto riparare in un angolo.
-Che ci fai qui, Blue?- mi chiese Green richiamando dentro la pokeball Tyranitar, scuotendomi con il suono della sua voce dal mio torpore.
-Tieni- dissi prendendo con malagrazia l’uovo dalla borsa e porgendoglielo. –E’ da parte di tuo nonno-.
-Eccolo, finalmente!- senza aggiungere altro, nemmeno un piccolo “grazie”, sparì dalla stanza.
Intanto io presi in braccio Eevee e lo coccolai un pochino; poi, richiamai Charizard nella pokeball.
Osservai la palestra: era mezza distrutta, ma tempo due giorni e sarebbe ritornata come nuova. In fondo le palestre, comportavano questo genere di danni, e a ripararle, gli specialisti, erano molto veloci.
Green tornò pochi minuti dopo, con in mano una pietra color ocra.
-Dagli questa, per favore- mi disse atono, porgendomi la pietra.
-Scordatelo- gli scaccia la mano e feci per andarmene. Adesso pretendeva anche che io fossi al suo servizio! Ma guarda te che razza di presuntuoso …
-Me ne vado da Lance- borbottai scocciata.
Green sbuffò, e chinatosi verso il mio Eevee, che era rimasto lì a guardarmi andare via, disse: -Portagliela-. Eevee l’annusò incuriosito.                                                                                                  
Mi voltai irritata: “Lascia stare i miei Pokemon” ringhiai dentro di me.
“Oh, no”. Mi si bloccò la circolazione del sangue, per un attimo, nel vedere la scena.
Perché la pietra stava reagendo? Semplice: perché Green era un cretino.
Mi precipitai verso di loro, ma era già troppo tardi; Eevee in un grande lampo cambiò forma.
Il pelo morbido diventò all’improvviso ispido, gli occhioni dolci che tanto amavo diventarono affilati e profondi come due pozzi neri, la coda si accorciò di molto, e il manto assunse una graduazione diversa: Eevee si era evoluto. Evoluto in un Jolteon. Per sbaglio. O meglio, per colpa di Green.
-Eevee!- mi gettai al capezzale del Pokemon, ma questo soffiò spaventato e scappò via; subito presi la sua pokaball e lo feci rientrare.
-Green!- urlai furiosa –Che hai fatto?!-
-Niente, ha fatto tutto da sé- rispose.
-Hai fatto evolvere il mio Eevee!- strillai sull’orlo di una crisi isterica.
-Era l’ora-
“Era l’ora? E adesso sarà la tua!”
-Sei uno stupido, uno sbruffone; bravo solo a pavoneggiarsi!- lo insultai cominciano a camminare in su e in giù per il perimetro del campo da combattimento.
Non capivo; avevo atteso tanto il momento dell’evoluzione di Eevee, perché, anche qua, aveva dovuto metter mano e lasciare il suo insopportabile segno distintivo?                                                    
Mi dava sui nervi, lo odiavo!
-Adesso andrò a quella maledetta festa e ti rivedrò ancora, sempre che non ti incenerisca Charizard prima; dannazione! Ma stai pure certo che non vorrò più saperne di te, né averne a che fare. Perciò me ne vado e non ti avvicinare ma più a me, che sei pericoloso, intesi?-
Lui scoppiò in una risata e questo mi fece ancora più imbestialire; “Si burla di me? Perfetto”
-Ti dimenticherò se necessario,farò come se tu non esistessi e non sia mai esistito- esclamai con parole dure.
-E se ti si dovesse allagare la palestra un giorno, sta' certo che non ti spalerò il fango- borbottai poi, livida in volto.
Forse avevo usato parole troppo brutali; quasi me ne pentii.
-Doveva essere una battuta quella, Bunny?- commentò sarcastico.
Era ironia quella che stavo sentendo nelle sue parole? Ma tanto, è vero … lui prendeva tutto come un gioco. Questa volta però io non scherzavo, non questa volta.
-Stanne certo- dissi seria, con la stessa espressione che avevo quando battei Lance alla Lega, per la prima volta.
-Sei il solito bambino- dissi poi andandomene.
 
 
Mi alzai il vestito per camminare con minor difficoltà.
Ero furiosa.
Battei una scarpetta su una pietra sul selciato.
Più che furiosa, correggo.
Da quel momento iniziai a calciare via i ciottoli che mi capitavano a tiro, rossa in volto. Era stata una pessima idea venire a Pallet Town. Adesso avevo i capelli spettinati, il vestito sgualcito, l’umore sotto la suola delle scarpe … e una faccia spaventosa. Per non contare il Jolteon non desiderato e i lavoretti del Professor Oak! Green, adesso, se la sbrigava lui la faccenda della pietra con suo nonno, che bastardo …” La prossima volta che lo rincontro … (cioè fra pochino visto che si è fatta sera, sigh!) gli sputo in un occhio; come avrei dovuto fare tanti anni fa”.                                      
Non so per quale strana ragione ma mi stavo dirigendo alla Lega a piedi, forse per scaricare la tensione. Ma dubito che avrei potuto continuare imperterrita; sarei arrivata a fine festa.
Volevo mettermi a piangere.
Mi fermai e iniziai a lasciare le lacrime scorrere libere sul viso, quando le sentii bagnarmi le palpebre. Qui, nessuno mi avrebbe visto, dovevo sfogarmi, finché potevo. Quando finii anche quelle, oltre alla calma ormai esaurita; ripresi a camminare rinvigorita, o forse, agguerrita e basta.                                                                                                                                          
Quel giorno avevo guadagnato ricordi miei e di Green insieme, ancora; ma tormentosi, che mi sarebbero venuti alla mente sino allo sfinimento.
VRUUM.
Da lontano,percepii un rombo avvicinarsi veloce; continuai a camminare non dandoci peso.
VRUUMM.
Questa volta fu più forte e si trovava sulla mia traiettoria. Mi voltai giusto in tempo per vedere una moto puntare verso di me, e mi ci volle un altro istante per riconoscere chi vi era alla guida.
Green.
“Fermati,pazzo!”. Mi spostai velocemente,e questi aumentò la velocità, ruotando di poco il volante. “Mi vuole arrotare!”.
Tutto accadde così in fretta che non ebbi neanche l’opportunità di PENSARE a spaventarmi, e di urlare, come reazione minima.
La moto sgommò sui ciottoli e una forza mi sollevò da terra.
-Aaah!- mi ritrovai sulla sella dietro Green e quando da dietro mi strinsero la vita due zampettine gialle, capii che il suo Alakazam (eravamo in tre su una moto,in tre!) mi aveva fatto montare in sella con la forza del pensiero.
La moto accelerò nuovamente, e io dovetti abbracciare il guidatore per non cadere.
-Green!- gli urlai per farmi sentire –Fermati subito, fammi scendere!-. Mi arrivò alle narici sapore di bruciato e mi accorsi che un pezzo di lembo del mio vestito, si stava arrostendo sulla marmitta.
-Nooo!- uggiolai cercando di tirarlo su.
-Sta ferma, Blue, fermati!-
Mi fermai giusto perché la moto si stava sbilanciando.
-Il mio vestito … Green, fammi scendere, adesso!- ripresi un po’ più scoraggiata.
Quell’impudente non mi rispose, ma anzi; all’entrata della Via Vittoria, gassò con gusto.
-Ci uccideremo, Green!-
“La parete è sempre più vicina” … non volevo morire, non ora!
Mentre i miei pensieri volgevano al termine, vidi con la coda dell’occhio una pokeball che ci inseguiva alla stessa velocità nostra, accanto a noi. A un certo punto Green gridò il nome di Alakazam,che gliela spedì, e nell’afferrarla, soddisfatto, tolse una mano dal benedetto volante.
-Vai, Charizard!-
Fermi tutti.
Charizard era mio,la pokeball di conseguenza pure: Salacadulamegicabula mi aveva fregato ancora con la sua telecinesi.
-Ehi, ma è mio!- protestai.
Ebbi la sensazione che Green mi volesse derubare del mio Pokemon,e  poi uccidermi.
-Cosa vuoi fare?- urlai allora spaventata, come se non lo fossi già abbastanza.
Il fatto che non mi rispondesse, mi mandò direttamente nel panico.
Green, velocemente, si aggrappò al Charizard, e mi portò con sé, tirandomi per un braccio.
Tuttavia il peso mio e di Alakazam (che si era aggrappato a sua volta a me) gli costò un notevole sforzo, e mordendosi il labbro inferiore, mi disse: -Aggrappati, presto!- mi resi conto che la presa del suo braccio stesse scivolando, e sbuffando per la fatica, mi issai sul Charizard. Ci sistemammo meglio sul Pokemon e Green richiamò nella pokeball Alakazam.
Mi abbandonai in lunghi e profondi respiri mentre vedevo la Via Vittoria rimpicciolire sempre più. Mi voltai per constatare in che stato si trovasse il mio compagno di volo; questo, vestito elegantemente per la festa, mi fissava insistentemente, ma non sembrava essersi fatto niente. Avvampai e gli chiesi con una punta di acidità: – Perché mi fissi?-
-Hai i capelli tutti arruffati, e il vestito mezzo bruciacchiato- spiegò con la sua solita insensibilità.
Mi venne da picchiarlo.
-E’ colpa tua!- gli rinfacciai, cercando di sistemarmi i ciuffi che ribelli, scomponevano feroci quel poco di eleganza che mi era rimasta addosso. Già non ero ufficialmente sulla lista degli invitati; poi, vestita così, sebbene al fianco di Lance, mi avrebbero rispedito a Pallet Town mollandomi una pedata come francobollo.
“Oh, San Ho-Oh; per tutti gli Oh-Oh di Kanto … Lance!”. Mi affrettai a chiamarlo e quando udii un pronto al di là della cornetta risposi con foga: -Oh,Lance,scusa! Ho avuto … degli imprevisti- dissi scoccando un’occhiataccia a Green –Però sono … sono arrivata, un attimo,eh- lo informai sporgendomi dalle ali vermiglie di Charizard. –Come? Ah,capisco, sei già lì … sì, non ho visto le chiamate, vorrà dire che ti aspetterò fuori nel caso non mi facessero entrare, ok, ciao!-. Mi passai una mano sul viso; volevo tornare indietro, non volevo unirmi ai festeggiamenti. Fino all’ultimo avevo rischiato di non andarci, a quella festa; “Come se mi stessero avvisando … ma voglio dire: peggio di così …”.
Il Charizard atterrò planando con eleganza, e dopo una carezza e un buffetto, ripagato da un suo gorgoglio profondo, lo feci rientrare nella propria pokeball.
All’improvviso vidi Green sorridere maligno e mi sentii afferrare un polso.
-Andiamo-
-No, mi devo sistemare un pochino, dai, Green!- implorai impuntandomi sul terreno come una bambina.
-Sarà un’entrata memorabile, non ti pare?- sogghignò mentre mi trascinava all’entrata del portone, dai pesanti battenti chiusi. Green suonò il campanello; mi vennero gli occhi lucidi.
-E’ un sogno, vero? Quando mi sarò svegliata, mi scorderò tutto- mi convinsi con malcelata disperazione.
-Prova, allora, a dimenticarti di questo, Bunny- mi sussurrò Green per poi appoggiare, lievemente, le sue labbra calde e morbide sulle mie.
Sbarrai gli occhi.
“Che cav ..” ebbi il tempo, giusto per articolare un’imprecazione, e arrossire fino al midollo, che le porte si aprirono in tutta la loro magnificenza.
-Nome, preg …ah-.
Tutti gli invitati e la sala intera si fermarono per scrutarci sorpresi e con malizia.
Quando Green si allontanò dal mio viso, mi toccai istintivamente le labbra, che scottavano come la lava incandescente; adesso anche quelle sapevano di Green …
Già; una serata proprio “memorabile” ….
… “Lance me lo rinfaccerà per tutta la vita,accidenti!”
 
 
                                                             Fine(?)
 
 
 
 
Postumi della scrittura
Salve, mi chiamo Konny, e sono nuova in questa fandom! Sono cresciuta giocando a Pokemon, collezionandone le figurine, guardando il cartone e cose del genere XD                                                  
Allora, scrivere questa storia, per me è stato puro divertimento e ne sono soddisfatta. Ho sempre sognato, mentre giocavo a VerdeFoglia, una storia fra la protagonista (Bunny nel mio caso) e Green, il rivale (Dimitri … eh già, seguii la scelta consigliata di Oak -.-). Ma ho sempre e solo sognato, appunto, perché sappiamo bene che quando incontravamo Green nel gioco, il nostro personaggio, interagiva come un Magikarp lesso,(tanto per stare in tema) ossia non interagiva xD e se devo proprio dirla tutta, lui faceva tutto da solo!XD Comunque, questa storia, che doveva essere molto sentimentale e profonda, si è rivelata piuttosto comica, e ciò non ha dato una fine tanto determinata; tanto che, mi è venuto da pensare di farci una long, e voi cosa ne pensate? Mi piacerebbe continuarla :D Ripeto che è un piacere scrivere di questa Bunny-che per inciso non rappresenta in alcun modo il mio alter-ego. Dunque fatemi sapere e lasciate un commento, una critica, insomma … quel che vi pare, per farmi sapere cosa ne pensate; ho messo molto impegno nel scriverla (Adesso che ho finita di ribatterla al computer ho un torcicollo! ç.ç)
Giusto per fare un po’ di pubblicità: a breve, pubblicherò una long sempre sul mondo dei Pokemon, spero mi seguirete anche lì, nel caso vi fosse piaciuta questa (forse) One-shot ^.^ Se sì, vi dico che a mano, ho scritto già ben 157 pagine, quindi gli aggiornamenti dovrebbero essere molto regolari.
Bene ho finito, grazie per aver letto fin qua :**
Baci Konny, e vi prego, lasciate un pensiero sulla lettura <3 Grazie in anticipo!:**
 

 

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Capitolo 2
*** Non adirarti Bunny! Le slot-machine del destino non sono truccate ***


Il tuo sapore

Non adirarti Bunny, le slot-machine del destino non sono truccate (o forse per te troppo…)

-Ma allora … è tutto vero- si portò una mano alla bocca, sconvolta.
-Erika!- la ripresi gettandomi sul letto, scura in volto.
-E’ da tutta la mattina che non parlano d’altro che quello-
-Non …. Ti prego, non mi ci fare pensare ….- mugolai con la gola e le gote in fiamme. Se Erika l’aveva saputo, sicuramente la voce si era sparsa nel giro di poche ore, e sicuramente tutta la televisione non stava facendo altro che trasmettere quel ba … ba … bastardo! “Questa me la paga cara”. Affondai ancor più il viso nel lenzuolo profumato di bucato. Avrei voluto seppellirmi sottoterra; in un angolo remoto della Zona Safari, e rimanerci per sempre. Per ora mi accontentavo delle pieghe che stavo increspando rotolandomi, col cuscino stretto petto, madida di sudore e rancore.
La capo palestra scoppiò a ridere, e io mi fermai a pancia sotto per non vederla. “Che situazione imbarazzante”.
-Peccato non ci fossi ieri sera-. Accese la piccola TV che aveva in camera. Ringraziai mentalmente il suo tradizionalismo; almeno non avrei visto la mia faccia da ebete e quell’altra da schiaffi in alta risoluzione. Erika infatti era una ragazza molto particolare; indossava spesso kimono colorati e nelle occasione formali kimono pregiati di seta. Amava i fiori e le piante, e la sua camera, in confronto al giardino che circondava la casa, era piccola come un francobollo. Contrariamente a ciò che potreste pensare, questa era priva di decorazione floreali o vegetali; ma questo perché, come un giorno mi spiegò, le piante la notte sottraevano ossigeno all’ambiente, rilasciando anidride carbonica.
Il suo fiore preferito era il Crisantemo e aveva studiato l’arte dell’Ikebana; ossia l’arte di comporre mazzi di fiori e composizioni di questo tipo, o almeno era questo quello che avevo capito. La chiamavano la “Principessa amante dei fiori”: non credo ci sia molto da aggiungere; il soprannome dice tutto. Ah,sì, aveva la fissazione di catturare Pokemon “Carini”, e nonostante ciò, la sua collezione consisteva in un orripilante Tangela e un disgustoso Victreebell, più il suo disgustoso precedente, ovviamente. Il suo senso del “Carino” non andava di pari passo col mio.
-E adesso, passiamo alla news che ha scosso mezza Kanto; pare che alla festa tanto attesa che riuniva i personaggi più illustri di tutta la regione, tenutasi all’Altopiano Blu -. Piagnucolai con disperazione mentre sentivo persino le orecchie, andare in combustione direttamente. –Bunny Blue abbia, con una scarpa, colpito con foga Green Oak, e sebbene … - . Sgranai gli occhi allucinata, Erika scoppiò in una risata argentina.
-Oh, Bunny; avrei davvero voluto assistere alla scena!-
Non ci potevo credere. Mi avevano appena immortalato come la campionessa-schizzata di Kanto. E io e Erika ci stavamo riferendo a episodi completamente diversi.
“Assurdo”. Assurdo che non avessero fatto commenti su quel bacio a tradimento.
- … Vai con la linea, Jeffrey!-
- Sì … eccoci qua, in diretta con Agatha, membro più anziano dei Superquattro. Lei era presente quella sera, ci può raccontare riguardo l’accaduto? Umpf, ma guarda se devo essere pagata per farmi insultare e dare della vecchia …. Ehm, Agatha, siamo in onda!-
Vecchia megera, si era venduta per testimoniare contro di me!
-Uh? Oh sì, sapete …. La vecchiaia!- “Che ipocrita!” –Volevamo sapere cosa è successo di preciso quella sera- “Manco avessi ucciso Green Oak, magari …”
-All’improvviso eravamo tutti al buffet per l’aperitivo, le porte si aprono; e sulla soglia, vedo Bunny Blue e Green Oak che stanno parlando fra di loro; poi Bunny viene colta da una rabbia cieca; forse perché Oak le aveva fatto gentilmente notare che fosse in condizioni indecenti. Quindi lei gli tira la scarpa, a quel povero e dolce ragazzo è stato subito portato del ghiaccio … - .
Mi avvicinai al televisorino con gli occhi fuori dalle orbite. Non era affatto vero, vecchiaccia!
-Un comportamento davvero deplorevole- -Ha infangato la reputazione secolare della Lega!- strillò con un’innaturale potenza. Sentii come un colpo al cuore. D’accordo; forse non era il caso di prendersela così tanto ma io … a me era venuto in mente solo quello; gli avrei dato uno schiaffo, se non fosse che mi sentivo tutte le mani sudaticce e tremanti.
-Eh, io l’ho sempre pensato; i rivali non potranno mai essere amici perché son sempre vittima di un’illusoria competizione: come me e Oak, il professor Oak! Lo odiavo ma non mi permisi mai di tirargli qualcosa! Che ragazzaccia, ha deluso tutti noi-. “Vecchia, ipocrita, e frustata. Se era inacidita perché Oak aveva preferito sposare la sua moglie che lei (“E non posso dargli torto, poverino!”), come poteva permettersi di dire certe cose, come che l’amicizia non potesse esserci fra due persone con lo stesso scopo? “Addirittura mi aveva baciata, alla faccia dell’odio!”
-Una vera e propria delusione, grazie Agatha, per il suo saggio intervento. E mentre ci aspettiamo le scuse pubbliche di Bunny …-
-E il bacio?- puntai l’indice contro lo schermo –E il bacio dove l’avete messo,eh?- -Poi la gente si chiede perché l’abbia preso a scarpate!- aggiunsi arrabbiata più che mai, accusando minacciosamente la TV.
-Bacio?- mi chiese Erika arrossendo di colpo –Vi siete baciati?-
-Quel … “Bastardo, quel grandissimo figlio di Raticate! Grrr” quello mi ha baciata davanti a tutti, in Kantovisione, e l’ha fatto apposta!- spiegai con molta poca calma.
- …- “Beh, Erika? Il gatto ti ha mangiato la lingua? Strano; perché tu hai solo stupidi Tangela!”
Erika si piazzò davanti a me e spense la televisione con noncurante apatia. Mi prese i polsi e disse: - Lo sapevo che eravate fatti l’uno per l’altra!- mi abbracciò con gli occhi che le brillavano. Ma l’aveva capita la situazione? Non mi pare!
-Che cosa romantica!- sospirò commossa.
-Non è stato per niente romantico- replicai buia.
-E come è stato?-
“Ma che domande mi fai?! Comunque credo fosse … caldo … delicato … non mi è dispiac … ma cosa mi prende?! Avevo i capelli arruffati, il vestito mezzo bruciacchiato e mi ha colto alla sprovvista. E soprattutto, l’ha fatto per ripicca”. Era un bacio per vendetta.
-E’ stato sbagliato- sentenziai, ferita nel mio orgoglio. Così Green si era preso gioco dei miei sentimenti …
-E perché?- “Devi per forza capire come ragiona il mio cervello?”
-Non importa Erika, ma apprezzo il tuo sforzo- evacuai la domanda accarezzandoli la testa come avrei fatto con Eevee … “Eevee; più ci penso … che rabbia!”
 
Uscita dalla casa e dal giardino-giungla di Erika, passai accanto al laghetto di casa di Mr. Fuji, vicino al casinò; dove un tempo avevo sbaragliato il Team Rocket.
Fu più forte di me.
Ci entrai e mi sedetti indolente su uno degli sgabellini vuoti di una slot-machine. Inserii i gettoni che avevo accumulato quando giocavo soltanto per completare il Pokedex, ma allora ero solo una bambina.
Punta, punta, punta. Stop. Stop,stop! Avevo vinto qualcosa! Meglio.
Punta, punta. Punta. Stop, stop, stop! “Uffa, ma io voglio fare un tris di sette!”
Punta. Punta. Punta. Stop. Stop. Stop. “Ancora queste stupide ciliegie … hihi, ma sono pokeball-ciliegie!”
Tirai giù quella manopola rossa non so quante altre volte, fino che un Clefairy (“Hih, ma non potevano sceglierne uno migliore?”) cominciò a infestare lo schermo. Con la stessa vitalità di un Magikarp boccheggiante, sempre con indifferenza, girai la testa dall’altra parte. Nello stesso momento, la borsa mi vibrò; o meglio, qualcosa mi vibrò all’interno della borsa. Realizzando che qualcuno mi stesse chiamando, reclamai tutti i miei gettoni, dopo che ebbe fine la danza macabra di Clefairy.
-Pronto?- chiesi con un filo di voce mentre uscivo dal casinò.
-Bunny?-
-Che vuoi!- replicai scocciata, avendo interrotto colui che mi parlava, la mia partita.
-Che voce … ma stai bene?-
Non potevo dirgli che avevo affogato i miei dispiaceri giocando d’azzardo. Mi fidavo di Lance ma se gli fosse scappato di bocca … altro che delusione di tutta Kanto.
-E’ che … ho perso un po’ di voce-
-Strillando come una matta davanti alla televisione, immagino-. Aggrottai le sopracciglia e rimasi in timoroso silenzio.
-Touchet?- domandò pusillanime.
-Va bene! Ho pianto, non ho strillato come una pazza, contento?- sbottai sempre turbata. Ovviamente mi stavo inventando tutto.
-Magari se andassi da Green a farti consolare, staresti meglio- me lo immaginai ghignare col suo sorriso sornione.
-Già, magari potrei mettere fine a tutto gettandomi dalla pista ciclabile direttamente-
Seguì una risata che non mi coinvolse per niente.
-Piccioncina, indovina un po’ …- mi disse stuzzicandomi.
-Eh- ribattei al limite della sopportazione.
-Hai vinto il Jackpot-
-No, veramente se tu non mi avessi chiamato, a quest’ora l’avrei vinto sul serio …- borbottai inacidita. “Acida come un Grimer rivoltante. Bleah!”
-Eh?-
-Niente … dicevi? Perché avrei vinto il Jackpot?-
-Visto ciò che hai combinato, e dato che la Lega è molto adirata con te … Ha deciso che tu debba in qualche modo rimediare … dovrai andare in missione; che ti piaccia, o meno-
-Fantastico, non aspettavo altro!- esclamai al culmine della gioia. Era da anni che aspettavo una nuova missione; dopo aver viaggiato per tutta Kanto e catturato orde di Pokemon e stanato tutti quelli leggendari, la mia avventura si era conclusa, in un monotono susseguirsi di giornate ordinarie, e di conseguenza, l’entusiasmo affievolito.
-Dovrai viaggiare con Green Oak. E vi riappacificherete, chiaro?- “E ti pareva che non ci fosse l’ intoppo: c’è sempre la fregatura …”
-E se Green o io ci rifiutassimo?-
-Tu verrai deposta dal tuo ruolo di campionessa regionale; mentre Green non avrebbe tutti i torti … gli hai tirato una scarpa, sciagurata!-
-Lance!- piagnucolai ferita – Ma tu non sei dalla mia parte?-
-Non cercare compromessi, Bunny. Tanto ti conosco. Dunque, stavo dicendo … ah sì: devi recarti alle Rovine Florabeto-
-Rovine Florabeto? Ci sono già stata; ci sono solo Unown-
-Eppure gira la voce a Settimisola che un allenatore sia scomparso in una delle sue sale …-
-Sarà affogato, o un Tentacool l’avrà avvelenato e trascinato sul fondo del mare a banchettare coi pesci- conclusi scettica. Quelle inutili rovine erano così inutili che da 1500 anni e passa, nessuno, oltre questo sfigato e me, si avventurava nei suoi inutili meandri.
Era più credibile l’ipotesi di Tentacool; “L’assassino del Settipelago”.
-No,Bunny. Il suo ultimo spostamento è stato registrato all’interno della Sala D-Dafne-
-Come mai sorvegliavate l’allenatore?- chiesi assottigliando lo sguardo.
-Non stavamo sorvegliando nessuno; e comunque l’abbiamo scoperto dalla sua tessera allenatore magnetizzata. Infatti, grazie a questo; con un radar ultra-tecnologico abbiamo potuto ….- -Ho capito, ho capito-
-Ti assicuro che non è una missione da poco; e sono piuttosto riluttante nel non mandare con te e Oak almeno un esperto di Unown, ma sai com’è la Lega … Ho una brutto presentimento, Bunny: stai attenta-
-Devo stare attenta alla sala o a Green?- puntualizzai atona.
- … -
- A tutt’e due- Alzai un sopracciglio e buttai gli occhi al cielo; proprio non volevo far da tata a Green, ma sicuramente ne avrebbe combinata una delle sue e avrei rischiato le penne.
-Dimenticavo; verrà con voi anche Bruno. Dopo la scarpata è vero che dovreste riappacificarvi; avete fatto calare a picco la nostra reputazione … Ma vorremmo evitare spargimenti di sangue. Bruno è bello grosso; ci andrà pesante, se necessario-
“Hih! E questo ti sembra moralmente etico?! Vi prendete la briga di organizzare un’assurda missione per una scarpa ( una ballerina; non un tacco a spillo di quindici centimetri!), e poi vi premurate nell’assicurare la riappacificazione con un colosso alto un metro e novanta campione di arti marziali?!” Allibii a questo pensiero.
-Ah- fu tutto quello che riuscii a dire, nonostante il mio cervello stesse elaborando pensieri alla velocità del chiacchiericcio di Daisy; vale a dire della luce.
“Potevano almeno mandare Lorelei al posto di Bruno. Sembra più sveglia …”
-Bunny!-
-Sì?-
-Tutto chiaro?-
-Ehm … stavo pensando- mi giustificai con candore … mi ero persa qualcosa?
Un altro sospiro dall’altra parte di Kanto.
-Devi partire immediatamente, l’appuntamento è fra un’ora-
Amavo le cose fuori programma; ma non quelle dette all’ultimo secondo. Purtroppo avrei dovuto accettare tutto senza fiatare.
-Hai avvertito Bruno e Green?- chiesi massaggiandomi la tempia. Come per attenuare lo sforzo mentale che compievo per contenere il risentimento e l’agitazione che cercavano di traboccare fuori.
-Certamente, e adesso, se vuoi scusarmi, butto giù. Ricorda: fra un’ora alla Sala D-Dafne-. La conversazione ebbe fine lì.
-Fra un’ora alla Sala D-Dafne, fra un’ora alla Sala D-Dafne- memorizzai.
“Ok, andiamo! Però prima … ho il tempo contato, ma ce la farò a cambiarmi”. Mai partire per un’avventura con un vestito estivo … l’avrei subito sciupato.
 
Finii di allacciarmi la salopette e scesi le scale di fretta. Mamma era ancora in salotto a farmi la predica.
-Bunny: proprio da te non me lo sarei mai aspettato, che vergogna! Che delusione, in campo educativo! Sono davvero mortificata; come farò adesso a guardare il Professor Oak e la mamma di suo nipote senza sprofondare nel terreno; oh, cielo!-
-Mamma. L’ho tirata io la scarpa, non tu. Sarei io nel caso, e non me ne pento comunque, a dovermene vergognare- le ripetei per la centesima volta, sistemandomi la tracolla.
-No, invece non è così, purtroppo! Dovresti pentirtene eccome, signorinella; Green è poi un così bravo ragazzo …- Spalancai gli occhi; come se avesse appena detto che abitassimo in un mondo senza Pokemon. Impensabile.
-Non lo conosci- le dissi con convinzione. Solo perché giocavamo da bambini insieme non significava che fossimo in buoni rapporti. E poi a Pallet Town di bambini eravamo solo io e lui; con chi altro avrei dovuto giocare? Ora, anzi; da sei anni eravamo nemici giurati, “Ma com’è che lei queste cose non le sa?”
-Oh sì, invece!- replicò con altrettanta convinzione.
Mi girai verso la porta e quando fui di spalle buttai gli occhi al cielo. –Scusami mamma, ma adesso devo proprio andare- dissi tirando giù la maniglia.
-Dove vai?- mi chiese allarmata.
Non mi aveva ascoltata, allora. –Te l’ho già detto; in missione per conto della Lega nel Settipelago, nelle Rovine Florabeto- -Una punizione!- m’interruppe soddisfatta mia madre. –Sì ..- bofonchiai esasperata.
-Hanno fatto più che bene; così impari a mettere la testa a posto, sciagurata! La prossima volta ci penserai due volte prima di prendere a scarpate i bravi ragazzi …-
-Ciao- salutai lapidaria per poi lasciarla alle sue lamentele, come l’avevo trovata quando avevo avuto la bella idea di cambiarmi e quando mi aveva chiamata infuriata mentre tornavo a Pallet Town, reclamando la sua priorità di farmi la predica in quanto madre di una certa e povera Bunny Blue.
Ovviamente era all’oscuro di tutto: dall’uovo, del Jolteon, alla moto, e al bacio. Ma come potevo spiegarle che il suo adorato “Bambino adottivo” mi avesse procurato un sacco di problemi; non erano cose che la riguardavano. E comunque, se lo avesse saputo, avrebbe fatto una bella risata e battutine provocanti. Ma se fosse stata al posto mio, sono sicura che l’avrebbe infilzato con una forchetta del servizio d’argento del matrimonio, e altro che scarpa! “Anche se in realtà sarebbe impossibile perché se fosse me non sarebbe sposata con papà … Oh, al diavolo i dettagli!”. Quasi con cattiveria tirai fuori dalla borsa la pokeball di Charizard, e quando questo uscì, balzai in volo verso “La mia punizione provvidenziale”.

Il Settipelago, come suggerisce il nome, era un arcipelago nel sud della regione, formato da sette isole.
Settimisola, era la mia meta. Atterrai nella città omonima, e dopo aver camminato ed essere arrivata alla costa più meridionale dell’isola attraverso il Canyon Seption, presi il largo a cavallo del mio fedele Lapras.
-Lapras, dobbiamo andare verso la Sala D-Dafne-. Lui chinò il capo in segno di approvazione e io gli accarezzai il collo con affetto. Nei momenti di difficoltà e di maggior sconforto, mi ero sempre confidata con lui. Lapras infatti, capiva il linguaggio degli umani, ed era molto intelligente.
Osservavo l’orizzonte senza un interesse particolare, presa com’ero dai miei pensieri; non avevo paura della missione in sé per sé … ma mi chiedevo come avrei gestito il mio imbarazzo di fronte a Green.
Avevo ancora il suo sapore sulle labbra. Un sapore fresco e prezioso.
Mi portai la mano sinistra al volto e ne disegnai il contorno. Chissà se a lui … forse nemmeno a lui era dispiaciuto. Tutto sommato ero carina e credevo in fondo ci tenesse, almeno un pochino, a me … Nella palestra mi aveva protetta dal terremoto, e quando era salito sul mio Charizard, mi aveva portata con sé. “Ho impressa ancora nella mente la sua faccia in preda allo sforzo”. Alla fine, c’era sempre stato; nel bene e nel male.
Abbracciai Lapras e sospirai. –So che tu puoi capirmi- esordii sorridendo enigmaticamente. –Sono un po’ agitata. Per la prima volta; alle porte di una nuova avventura. Credo di essere stata truffata- confessai chiudendo gli occhi. Respirai a fondo l’odore del mare e di salsedine. Ero stata truffata dal destino. Rimasta totalmente fregata. Sentivo di aver assunto la consistenza di un Ditto dopo quell’accaduto, da quel bacio inaspettato, totalmente fuori programma. Non amavo forse, questo genere di imprevisti? Non ne ero più certa; non se venivo raggirata e imbrogliata.
Socchiusi gli occhi e mi cullai al suono delle onde che si infrangevano, mentre scorrevano veloci sotto il corpo del mio Pokemon. I riflessi e raggi del sole sull’acqua mi rapirono nei loro giochi di luce fugaci. “Se potessi rimanere così … per sempre”.
Cominciai a tracciare i contorni del carapace di Lapras. Così freddo e forse non proprio accomodante a vedersi, ma lucente a sprazzi, e sicuro. Ridacchiai al pensiero di aver paragonata mentalmente Green alla descrizione di un carapace, e forse proprio per questo lo lasciai stare, concentrandomi sui battiti del fondo marino, ancora abbracciata a Lapras, che nuotava, silenziosamente.
 
Lapras si fermò sulla battigia di un isolotto di sabbia. Alzai lo sguardo e capii di esser nel posto giusto: i due allenatori che mi avrebbero affiancato nella missione erano già lì sulla spiaggia; prede di una timida brezza mattutina. Non si accorsero del mio arrivo, fino che il rumore dei miei piedi che si appoggiarono sul fondale dopo un piccolo slancio da Lapras, non fece loro girare. Avanzai fra le onde, togliendomi dal viso i ciuffi di capelli che il vento portava con sé. Grazie alla salopette l’unica cosa che si bagnò fu la mia pelle. O almeno, finché non urtai uno scoglietto; e la risacca di un’onda bagnò la base dei pantaloncini di jeans. Green soffocò una risata.
-Ciao, Bunny!- mi salutò Bruno, che quando le fui abbastanza vicina, mi strinse la mano con trasporto.
-Salve, Bruno- replicai un poco a disagio. Davanti alla sua prorompente presenza, sembrava che la sua massa muscolare rispecchiasse la quantità della sua forza d’animo. Ancora non capivo come avessi fatto a batterlo quel giorno alla Lega.
“Ma che penserà della mia goffaggine?” pensai, accartocciando con le mani il jeans della salopette. Incontrai poi lo sguardo di Green. Avvampai rossa di sentimenti contrastanti, e passandogli accanto biascicai un “Ciao” atrofico.
“Come pensavo … non ce la faccio a guardarlo negli occhi…”; più ci provavo, più cresceva una rabbia incommensurabile e un imbarazzo indisponente. E la cosa che mi irritava, è che mi fissava con il solito sguardo insistente, ghignando divertito. Ma non la percepiva la mia vergogna, il senso di colpa e la confusione che mi aveva creato nel cervello il suo comportamento? A lui sembrava invece che non gli avesse procurato nessun effetto. Se l’era forse presa per la mia reazione? Non lo era, ma doveva. Non sembrava minimamente toccato; e questo mi indispettiva parecchio. Avremmo fatto la stessa fine di Agatha e Oak, e io sarei stata quella, nuovamente per ironia, fregata. Acida, zitella e con tanto rancore.
“Mai e poi mai!”
-Aspetta Bunny! Vuoi andare già dentro ad esplorare?- mi chiese un po’ titubante Bruno. Solo allora mi accorsi che fossi vicina all’entrata della rovina. –Non sappiamo ancora cosa ci aspetta, è meglio organizzarci prima-. Annuii velocemente, e tornai indietro.
Vidi Lapras arrancare goffamente sulla sabbia per seguirmi. Mi diressi da lui e dopo un’altra carezza, lo richiamai nella pokeball.
In seguito ci disponemmo in una sorta di cerchio e Bruno prese la parola: -Dunque. La faccenda è seria; propongo di esplorare tutti insieme-.
Annuii con vigore. Mai, e sottilineo mai, avrei più voluto restar da sola con Green, che in quel momento non rispose se non con un’altra domanda.
-Cosa dobbiamo cercare?-
-Non so. Una trappola, un passaggio segreto, un codice … non lo so, toccherà a noi scoprirlo-
-Dobbiamo cercare un allenatore- aggiunsi in risposta io, rivolta però a Bruno.
-Già, allora mettiamoci al lavoro, tutti insieme!-.
Entrammo così nella Sala D-Dafne e dicemmo addio alla luce del giorno, per salutare quella fioca dell’interno.

Come ricordavo, era una sala spoglia, una sala che sarebbe passata molto inosservata.
-Io ci sono già stata qui, anni fa- sussurrai. La grotta produceva uno strano e rumoroso eco; per questo avevo parlato a bassa voce. E intanto, il rumore dei nostri passi, riempiva i corridoi delimitati da muri polverosi.
-Ah, ci sei già stata Bunny?- mi chiese Bruno affiancandosi a me, che avevo preceduto il gruppo nell’esplorazione.
Annuii mentre con un dito solcavo la parete esterna della sala, scoprendola friabile. Non avevo molto da dire, soprattutto in quella situazione. E senza accorgermene accelerai il passo.
Svoltai casualmente a sinistra, feci qualche altro passo per poi fermarmi ed aspettare il resto della compagnia. Mi voltai, e all’angolo dove avevo appena svoltato, trovai Green.
Rimasi ferma al mio posto; credevo ci fosse Bruno dietro di me …
-Bruno- chiamò subito lui, non degnandomi di uno sguardo.
Sentii i passi di Bruno farsi più vicini.
-Oh, l’ho persa di vista; credevo fosse andata avanti- si giustificò quest’ultimo quando ci raggiunse. –Perdonami campionessa, ma farsi notare non è proprio il tuo forte; col fisichino mingherlino che ti ritrovi …- spalancò gli occhi colto da un pensiero fulmineo. –O forse sì- aggiunse ridacchiando.
“Ancora l’episodio della scarpa, si riferisce a quello!”. Aggrottai,  in disappunto, le sopracciglia, e Bruno, notando la mia espressione, mi scompigliò i capelli in modo inaspettatamente paterno.
-Non avresti dovuto tirargli una scarpa- mi riprese serio, in modo che solo io potessi sentire.
“Lo so!”, non c’era mica bisogno che me lo dicesse anche lui! Strinsi le labbra e sbuffai dal naso, scrutando il terreno minuziosamente.
Forse avrei potuto lanciare l’altra  ballerina a lui …
-C’è qualcosa per terra?- chiese poi seguendo il mio sguardo.
“Che sensibilità, campione di lotta!”. Non che non ci fosse qualcosa! “Mai sentito parlare di stanchezza repressa per essere continuamente ripresa, da chiunque, per una cosa passata, trecento volte in una giornata; sentirsi di essere un fallimento in tutti i sensi?”.
-Le piace il terreno-
Bruno a quella constatazione mi osservò stupito.
“Se stai per chiedermi –Davvero-, me ne vado, e al diavolo la missione!”
-Ovvio che non le piace- disse Green con una smorfia.
-Mi sembrava strano …- ammise Bruno.
Fui certa che sebbene non l’avesse detto, l’avesse pensato. Eccome.
-Sei arrabbiata, Bunny?- mi chiese Green con palese, finto, interesse.
Non risposi ma i miei occhi parlarono da soli.
-Sei arrabbiata?- ripeté sommessamente il membro dei Superquattro.
-Scommetto che è arrabbiata con me- continuò il mio rivale, non dando spazio a possibili repliche; come se stesse mettendo in scena un monologo di teatro.
-Perché dovrebbe essere arrabbiata con te? Forse il contrario- commentò confuso Bruno.
Silenziosamente gli rifilai un calcio alla scarpa, che sembrò non percepire. “Ah. Giusto”. Bruno era uno che ci sapeva fare con i muscoli e le botte; per lui dovevo essere pari a un neonato Kangaskhan, in quanto a forza.
Green non si fermò neanche questa volta, ma sorrise. Sorrise subdolamente.
-Povera Bunny; tutti a girare il coltello nella piaga … pare che non abbiano visto però, ciò che l’ha causata …-
Gli riservai uno sguardo di fuoco che avrebbe abbrustolito anche un Wartole in mezzo a un fiume. Però sì, era vero.
-E cosa sarebbe?- chiese Bruno allarmato.
“Bruno! Girati dall’altra parte e non ascoltare mai più le conversazioni, piuttosto monologhi, altrui!” . Lo avrebbe rivelato, Green? Stavo cominciando a sudare freddo.
-Dici che forse dovremmo ripetere la cosa per mostrargliela?-.
Avvampai nel giro di mezzo secondo.
-Idiota!- sbottai inviperita. –Ti piacerebbe- aggiunsi facendogli la linguaccia.
Allo sguardo confuso di Bruno, Green scoppiò a ridere, dopo aver tentato, inutilmente, di trattenere le risate con una mano, tappando la bocca.
-Haha, tranquilla! Non l’avrei mai fatto comunque; e poi non voglio che tu diventi troppo famosa. Sai che scalpore … siamo ancora rivali, no? Perciò mettiti l’animo in pace; sarò io a completare la missione-
-Tu?- gli sbeffeggiai scettica, riprendendo vigore.
-Sappi che al tuo affossamento equivale la mia ascesa-
“Allora dovresti essere sotto terra! Che competitivo, adesso sì che lo riconosco!”.
-Lo so perfettamente- replicai decisa. Era proprio vero; questa era la nostra legge.
-Bene!-
-Benissimo!-
-Ci becchiamo, Blue!- Green sparì nei meandri della sala.
“Alla tua sconfitta, Oak!”
Con altrettanta strafottenza, mi avviai dalla parte opposta, concentrandomi sul mio nuovo obiettivo.
-Ehi, dove state andando!-  esclamò un agitato Bruno, che si era trovato in mezzo a noi del tutto spaesato; come un agnellino in mezzo a due leoni; in una disputa sul cibo da cacciare.
-A cercare questo fantomatico allenatore- replicai senza fermarmi finché non svoltai; ed anche io sparii, nei cunicoli della rovina.
 
Avrei dovuto ricordare che la sala fosse molto piccola.
Incontrai svariate volte Bruno, che scuro in volto, cercava ogni volta di acchiapparmi; e io fuggivo, sperando che il mio Rhydon mi seguisse senza problemi. Aveva una forza sovraumana, ma in quanto velocità si raschiava i rimasugli di un barile. Capitò una volta che questi, pur di seguirmi, distruggesse mezzo muro, aprendolo letteralmente col suo corno indistruttibile, che come una protuberanza naturale svettava sul suo capo. Provocò un fracasso terribile, ed ebbi paura che il soffitto, che dico; tutta la costruzione, cedesse a un’altra botta, e si disintegrasse.
Doveva essersi spaventato anche Bruno, perché da quel momento agiva con molta più cautela nei miei confronti, e sentivo l’eco dei suoi passi cercare di soffocare la sua presenza, senza risultato.
Comunque, era una grande confusione, e mi fu impossibile concentrarmi; così rimasi a brancolare alla cieca; cercando aperture sospette sulle pareti e possibili botole.
Arrivai a pensare che l’allenatore  in questione fosse stato teletrasportato da un Unown, o a un probabile Abra della sua squadra.
Altre volte, vedevo un Pidgeotto zampettare silenziosamente in lontananza, e capivo che nei paraggi ci fosse Green.
Green si muoveva con discrezione, e i suoi passi stranamente, non risuonavano all’interno della sala. Quasi sicuramente lui aveva una pista, ed ebbi il desiderio ardente di rubargli qualche informazione.
La mia ricerca era un continuo distrarsi e niente di concreto.
Appoggiai la testa a una parete e chiusi gli occhi.
“Che stanchezza …”
Dove poteva essersi cacciato, quell’allenatore sprovveduto? Se l’avessi chiamato non mi avrebbe risposto, anche perché all’inizio dell’esplorazione, con un’eco tremendo, avevamo pure bisticciato; e la nostra voce, in tal caso, gli sarebbe arrivata. In che modo sarebbe potuta arrivare, allora? “Le pareti sono  parecchio spesse e isolano l’ambiente …” Stavo arrivando a qualcosa? “ Questo vuol dire che potrebbero essere in un cunicolo nascosto …” Forza! Un altro piccolo sforzo …
Sussultai all’improvviso. Un Unown  mi ronzò intorno alla testa.
Mi girai irritata e sussultai ulteriormente: puntualizzo; uno sciame di Unown. Ma la cosa che più mi sorprese, era che fossero tutte lettere differenti, mentre per come ricordavo io, nella Sala D-Dafne vi erano solo alcuni tipi; all’incirca due o tre. Era insolito, e nell’esplorazione, questo vuole dire pista giusta.
Mi avvicinai al gruppo più numeroso di Unown. Con grande zelo si ammassarono al mio arrivo, creando un mucchio addosso la parte; come per proteggere qualcosa.
“Bingo”. Mi feci largo e sparpagliai con una mano gli Unown. Al massimo dell’esaltazione, scoprii un messaggio, scritto con altri Pokemon della specie che infestavano le sale e che ronzavano come insetti, incastonati nella roccia.
“Ho scoperto il segreto di questa sala Blue per cortesia non distruggere niente”.
Con l’amaro in bocca mi allontanai da quella scritta telegrafica.
Stava insinuando che fossi un pericolo pubblico? Ma la cosa che più mi crucciava, era il fatto che lui avesse scoperto il segreto della sala. Prima di me. 
Frustrata e arrabbiata, strappai gli Unown dalla loro postazione, e quando questi cercarono di svignarsela rasentando i muri, gli riacciuffai e formai la scritta:
“Vai a Jotho, Oak”.
Mi soffermai nello scrutarlo; mancava qualcosa …
-Rhydon, incidi questo per me- ordinai al mio Pokemon, tracciando delle linee accanto alla frase.
“Vai a Jotho, Oak :D” Fu quello che lessi, quando Rhydon smise di puntellare col corno la parete, come un trapano.
-Bunny!-
Mi voltai bruscamente e scorsi Bruno con due Onix serpeggiare alle sue spalle, e un Hitmonlee e un Hitmonchan schierarsi davanti a mo’ di guardia personale, che mi scrutavano minacciosi, con le braccia conserte. Indietreggiai; i suoi occhi saettavano di brutale soddisfazione.
-Adesso basta nasconderti, vieni qua!- mi ordinò imperioso. Scossi la testa abbastanza da costringerlo a fulminarmi con lo sguardo torvo. –Voi vi riappacificherete; costi quel che costi. Perciò, se non vuoi venire …- Una domanda velata? A queste parole scossi nuovamente la testa. –Bene, sarò costretto ad acchiapparvi con la forza, mocciosi!- Che parole dure! Eppure mi era sembrato così cordiale e amichevole … aveva per caso una doppia personalità? Era così ligio al dovere che la missione aveva la priorità su tutto, anche sulla propria persona?
-E non credere che non mi sia accorto della tua pedata!-
Ops! Mi feci piccola piccola di fronte a quell’accusa, sfortunatamente, fin troppo fondata.
-Tiri scarpe, tiri calci e compi atti di vandalismo!- mi fece notare indicando severamente la scritta.
“No! Hai frainteso! Cioè … Green aveva scritto prima di me di non fare pasticci, ma io volevo solo … perché devo subirle io le conseguenze?” conclusi tappandomi la vista per qualche istante.
-Mi hai sorpreso; e negativamente, purtroppo- Ecco; l’ennesima persona che mi propinava questo discorso nell’arco di nemmeno una giornata.
-Hitmonlee, Hitmonchan: prendetela-
Fremetti dalla rabbia. In fin dei conti, ero io la Campionessa, come si permetteva di trattarmi in questo modo? Il disonore che sarebbe costata la ritirata, sarebbe stato tale da non poter guardare su una superficie riflettente senza procurarmi onta alla sola vista della mia faccia. Rimasi ferma e mentre i due Pokemon scattavano in avanti, ordinai a Rhydon di bloccarli. Come previsto, grazie alla sua mole, sbarrò loro la strada e bloccò i loro colpi a mezz’aria.
Mai oltraggiare una campionessa. Mai.
Bruno, accortosi dell’inefficacia dei suoi due Pokemon, mandò all’attacco anche i due Onix. “Bene … vuole la lotta; e lotta sarà”. L’avevo battuto una volta: cosa mi avrebbe impedito di batterlo una seconda?
Chiamai dalla pokeball Lapras. Non avrei faticato oltre, purtroppo per lui avrei tirato le fila di questo giochetto.
La squadra di Bruno contro me e la mia, schierati a triangolo.
“Tris vincente, finalmente!”
-Rhydon: Abisso. Lapras: Idropompa-
“E con questo si chiude il sipario”.

Note finali
Ammettetelo che non ve lo aspettavate della scarpata!;P
Ehi, siete contenti che l’abbia continuata?
Come avrete ben notato Blue è stato tramutato in Green e Bunny Red in Bunny Blue, poiché mi è stato segnalato che nel manga è così. In realtà, essendo contesto video game, non era necessario, ma l’ho fatto solo per voi, affinché leggendo possiate collegare correttamente i personaggi a quelli del manga, senza distruggere la lettura per questa pecca; mentre per gli altri che non lo hanno letto (Compresa me), spero non me ne vogliate ç^ç Comunque sia, c
he fine avrà fatto Green? 
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto; ringrazio infinitamente chi ha recensito, chi ha messo questa storiella nelle seguite, e chi l’ha messa (Addirittura!*^*) nelle preferite, un bacio e abbraccio dalla vostra Konny :** Vi dico subito che non so se sarò in grado questo mese di postare un altro capitolo, ma farò il possibile; ad ogni modo, a presto!!!

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Capitolo 3
*** Cosa successe nei meandri della Sala D-Dafne ***


Capitolo 3: Cosa successe nei meandri della Sala D- Dafne

Come avevo previsto, da una frattura improvvisa del terreno sprofondarono Hitmonlee e Hitmonchan; nello stesso momento un getto d’acqua colpì i due Onix, mettendoli al tappeto. Fatto ciò mi permisi di prendere in giro Bruno.
- Ops! – dissi tappandomi la bocca con una mano. Dopodiché sorrisi soddisfatta e corsi via, perchè questa volta fu Bruno a rincorrermi.
- Torna qua, monella! -.
Mi voltai e gli feci una pernacchia. Cominciai a ridere forte, a ridere di gusto. Mi stavo veramente divertendo! Oh, quanto mi era mancato il brivido del pericolo, l’eccitazione per una nuova scoperta … Io credo vivessi di queste cose. Se c’era una cosa che sapevo fare bene, quella era scorrazzare nei luoghi più impensabili.
“He, he”
Se non avessi fatto l’allenatrice, sicuramente sarei diventata una provetta fondista; erano ormai minuti e minuti che facevo il giro completo della sala a corsa. Bruno si era arreso, per il momento. Ansimava sudaticcio, appoggiato a una parete. Certo era che non aveva un briciolo di fiato, in confronto a me.
Comunque, ne approfittai per riposarmi e mi fermai al punto di partenza. I Pokemon di Bruno erano ancora stesi a terra, mentre i miei … “Oddio”.
Dove erano i miei?! Forse era un suo scherzo di molto cattivo gusto …
“Bunny! Ti sembra Bruno il tipo che faccia scherzi stupidi come te?”. “No” mi risposi prontamente da sola.
“Questo è ancora peggio! Dove li ha infilati?!”. Inutile dire che ero appena entrata in uno stato di panico.
Agitatissima  iniziai a girare per il cunicolo, scavalcando gli Onix che giacevano ingombrantemente a terra.
“Come si fa a perdere un Pokemon delle dimensioni di un Rhydon e di un Lapras”. Il mio sorriso era già sparito da un pezzo per lasciare il posto a un’ espressione sofferta, resa ancora più afflitta dal fatto che prima non avessi gioito che con una bella e sana risata.
Con una velocità sorprendente feci dietrofront, e mi diressi da Bruno. Non feci in tempo a svoltare l’angolo che mi bloccai. Chiusi per un attimo gli occhi; forse, avevo solo visto male. Mi girai a sinistra con estrema cautela; prima cosa fra tutte fece capolino la coda dell’occhio.
Che. Cosa. Ci. Faceva. Un. Buco. Nel. Muro. ?
Ero sicura che prima non ci fosse. Mi affacciai dalla fenditura che era larga circa tre volte me e si allungava dalla base della volta fino al basamento della sala.
Era buio, ma comunque fui certa, stendendo le braccia in avanti, che ci fosse, più in là, una parete più esterna. Era una specie di cunicolo.
Senza esitazioni vi entrai. Con quel poco di luce che vi arrivava, evitai di prendere in pieno una parete a sinistra. E, tenendo quindi le braccia come un morto appena resuscitato da una tomba, mi avventurai per la via a destra.
Camminai piano; avevo come la brutta sensazione che un mostro mi stesse attendendo con le fauci spalancate e quando un rumore sinistro mi bloccò a metà strada, pregai  in tutte le lingue del mondo che quel mostro non sbucasse come un serpente dalle fratture del muro, perchè in quel caso sarei morta d’infarto. Pensandoci, forse era meglio così, che essere sbranata da quel coso … Se, esisteva quel coso. E contro ogni logica razionale che si rispetti, mi misi dunque a canticchiare.
Ecco, ero un’ ameba. Questo era proprio il modo per farmi scoprire.
- Là in cima al Monte Luna, potrò toccar le stelle
Le mie mani sfioravano ad ogni passo la nuda roccia, ritirandole subito dopo come se il mostro me le avesse potute azzannare.
- Che sono deliziose come le mie caramelle -.
Mi apprestavo a cantare il prossimo verso, mentre avanzavo a tentoni, ma le parole mi morirono in gola: - Ma attenti piccolini, il buio è ormai vici …-.
Ottimo. Mi stavo mettendo paura da sola.
Adesso il buio era fin troppo vicino e  questa vecchia filastrocca suonava alle mie orecchie come lugubre e molto inquietante; pareva  degna di un film dell’ orrore, nel momento in cui avviene un omicidio.
“ No, no!”  Scossi la testa come per scacciare delle mosche fastidiose che rappresentavano i miei pensieri. Dovevo pensare a qualcos’ altro di allegro!
“Mmh, vediamo …”. Sfiorando la parete con una mano sgretolai sotto di essa la roccia che cadde come polvere sul terreno.
- Roccia friabile; tipica delle zone del Settipelago – constatai.
- Colore … - “Marrone, forse, Bunny?”. Come potevo scientificamente definire un banalissimo marroncino color roccia? – Color … color marrone … tendente al magenta- buttai là osservando con finto interesse il pezzo del muro sbriciolato, che poi raccolsi perchè non mi andava di lasciarlo a terra, come se sporcassi.
Come se qualcuno si prendesse la briga di venirci a pulire, in questo strano luogo poi, bah!
Ma tralasciando le mie numerose fisime, giocare al “Piccolo esploratore di antiche rovine” mi aiutò a trascorrere i primi cinque minuti ostentando un piacere perverso nel camminare fra due muri di materiale poco solido e sicuro, cercando un lato positivo della cosa.
In realtà non mi importava un fico secco  della roccia color sterco, e persi  subito quel minimo di interesse che fingevo; senza contare che mi ritrovavo a parlare da sola, con tanto di walkietalkie  e orologi stile James Bond.
Così, credetti che stessi diventando pazza,e  facendomi nuovamente paura da sola, smisi questo gioco.
Annoiata, decisi di non pensare a nulla. Inutile far notare che alla fine pensai a tutto, soprattutto a riguardo dei miei Pokemon. Ma dov’ erano andati a finire? Inghiottito in un immenso buco nero? E dove, sul pavimento? Al massimo caduti in una frattura … “ E se ci fosse anche …” “Accidenti a te, Bunny!”.
Perchè dovevo sempre scavarmi la fossa mentale con le mie stesse mani? E con idee così realistiche, per giunta!
 
 
Ero in quel cunicolo ormai da dieci minuti, armata di potenti pietre friabili. Micidiale, lo ammetto.
Dopo aver sentito il rimbombo in lontananza di qualche cosa che si frantumava, mi venne da pensare ai miei compagni di esplorazione.
“ Chissà se Bruno avrà capito che io sia passata di qui, magari penserà che sia scappata dalla sala … E come avrà fatto Green a scoprire il segreto di questa rovina in così poco tempo; e ancora, in cosa consisterebbe il segreto? ”. Avrei pagato oro per avere quelle ultime informazioni.
“ Ma soprattutto; dove si trova adesso quel disgraziato?! ” .
In un modo o nell’ altro arrivavo sempre dopo lui, sempre; e sempre dopo aver rischiato un attacco di cuore.
Di fatto, poco dopo, udii un rumore provenire dal davanti e sentendolo avanzare verso di me, mi fermai, altamente tentata dalla ritirata. Era come se qualcuno si trascinasse con difficoltà.
Quando il rumore si fece largo nel raggio di meno di un metro, cacciai un urlo soffocato e senza pensarci due volte tirai alla cieca le pietre, che fino a pochi attimi prima mi rigiravo fra le dita.
In risposta al mio tiro, stranamente andato a segno, sentii un gorgoglio offeso. Capii che non fosse umano, e probabilmente, era veramente un mostro.
- Va via! – gli dissi quasi implorandolo, in una specie di rantolo.
La cosa si fermò, e con sorpresa, oserei dire, emise un suono.
- Lapras?-.
Quello era il suo verso, ne ero sicura!
Quest’ ultimo rispose con gioia e io lo abbracciai, felice di non essere più sola e di averlo, naturalmente, ritrovato.
- Tu sei un portento – gli sussurrai commossa.
Quando mi staccai dal suo lungo collo notai una polverina “ Marrone tendente al magenta” cosparsa sul muro. “ E ti pareva che quando non serve, la mira ce l’ho?”
- Ehm, scusa per prima; pensavo fossi un mostro-
E dopo una seconda gaffe mi giustificai subito: - Non vedevo nulla … -. Ero sicura che mi avrebbe capito, e non frainteso. Lapras chinò il  capo e si strusciò alla mia maglietta.
- Lapras, sai mica dov’ e’ Rhydon? –
Il Pokemon agitò le grandi pinne come se stesse annaspando.
- Vai avanti, io ti seguo –
 
Mi faceva pena vederlo arrancare così; con le pinne bluacee che si trascinavano con difficoltà sulla terra. Nonostante ciò, non avrei potuto prenderlo in braccio; credo pesasse almeno il triplo del mio peso.
Lentamente comunque, arrivammo ad una parete.
Tastai le pareti ai miei fianchi e quando feci un passo in avanti ci mancò poco che inciampai in qualcosa, che scoprì essere il didietro del mio Pokemon, da un suo verso gutturale.
Una parete era una grossa parola per descrivere ciò che in realtà ne rimaneva: era stata buttata giù con un potente colpo, un colpo che era arrivato come un rimbombo alle mie  povere orecchie stressate qualche minuto prima.
Deglutii faticosamente ma la luce che proveniva fioca dalla breccia mi infuse coraggio. Quindi, fui attirata come una mosca da questa .
Sorpassato Lapras con due passi e le macerie sparpagliate a terra che ostacolavano la strada nella soglia dell’apertura, mi aprii in un sorriso: “ Un uscita!”. Peccato che il mio sorriso si spense non appena mi affacciai dalla presunta uscita. Quella stessa uscita che avevo utilizzato come entrata del cunicolo. Eravamo al punto di partenza; e avevamo appena girato intorno alla sala.
Mi portai una mano davanti agli occhi e ritornai con la testa bassa da Lapras.
Scavalcai nuovamente le macerie con indolenza. Avevo già percorso quel tratto, insomma; non mi sarei mai aspettata di inciampare, soprattutto sul lato B di Lapras, ma la terra aveva tremato leggermente e mi ero così distratta. Ed ero pure al buio!
Caddi in ginocchio sul carapace del mio Pokemon; nemmeno la fortuna di cadergli sopra la pinna, no: il carapace. Il mio piccino si scansò velocemente (strano) e io finii sul carapace della terra; il caro suolo. Vecchio, putrido e polveroso. Mi pulii addosso disgustata da ciò che poteva esserci stato a terra e mentre mi scrollavo la pelle ecco che la terra riprese a tremare; sempre più forte, continuamente.
Ma che stava succedendo, un terremoto?!
Feci per ripararmi nella soglia della breccia, al sicuro sotto gli antichi portanti, ma percepii, oltre al fragore delle pietre che si muovevano nei muri, un suono che si ripeteva allo stesso ritmo: TUM- TUM-TUM.
Qualcosa si stava avvicinando e non era un terremoto.
- Lapras! – chiamai in un soffio. Contemporaneamente tastai alla mia destra, aspettandomi il suo carapace; ma quello che trovai fu il nulla.
- Lapras?! – chiamai allarmata.
A stare seduta, in ginocchioni, mi sentii vulnerabile, alla mercé di quella Cosa. Perciò tentai di alzarmi in piedi, ma la terra non voleva saperne di fermarsi e non riuscii a issarmi sulle mie gambe, rimanendo inerte fra la polvere. In preda al panico, mi misi a cercare disperatamente Lapras; “Non può essere sparito!”, era impossibile.
“Ok, calma; c’è tutto il tempo per pensare, pensa ….”
- No! – gemetti spaventata; era altrettanto impossibile ragionare in quella situazione assurda! Tuttavia, un verso a me familiare parve rischiarare gli angoli più oscuri della mia mente e lucidarla.
Forse non ero il massimo della perspicacia; ma quel suono potevo riconoscerlo a chilometri di distanza.
Quando i passi furono sul punto di raggiungermi , percepii la mole stagliarsi nel cunicolo e fui certa di non aver sbagliato. Ma dovevo fermarlo, perchè altrimenti mi avrebbe schiacciata.
- Rhydon! – urlai per farmi sentire in tutto quel trambusto.
Rhydon si bloccò pr un istante, giusto il tempo per lamentarsi spaventato, e poi riprese a correre con più foga fino a che non lo fermai con un grido.
- Alt! –
Il Pokemon si fermò giusti giusto a un metro preciso da me.
- Rhydon, ma dov’ eri finito! – esclamai sollevata, per poi fiondarmi ad abbracciare quella balenottera di roccia.
Come prima aveva fatto Lapras, strusciò goffamente il muso  contro di me, ma di profilo, per non infilzarmi col suo corno, che andò a grattugiare la già malconcia parete.
- Piccolo, ti sei spaventato? – chiesi ridendo divertita. Nonostante la stazza  e la specie andava particolarmente nel pallone quando non mi vedeva più; e non potevo biasimarlo, visto che era cresciuto con la mia compagnia.
Presi una Pokeball.
- Sai che non devi fare così, soprattutto all'interno di rovine pericolanti… adesso ti metto dentro, su -. Schiacciai il pulsante e con un bagliore Rhydon fu inghiottito dalla Pokeball.
Con un sospiro andai dritta col pensiero alla mia priorità: trovare dove Lapras si fosse cacciato.
Recuperata parzialmente la calma, rovistai nella tracolla alla ricerca di qualche oggetto che potesse illuminare la zona. Mi accontentai delle sfere luminose che trovai e le posai a terra.
Una sfera cominciò a rotolare e la seguii dalla sua piccola luce, finché non sentii un rumore. Tutto questo mi rilevò la presenza di una buca. Una buca abbastanza grossa da farci passare Lapras, che dovevo aver spinto dentro quando ero caduta addosso a lui. Mi affacciai e cercai con le braccia di capire quanto fosse profonda.
 
Pronunciai un verso e ne sentii l’ eco dopo poco.
“Niente da fare”; se volevo recuperarlo, realizzai, dovevo seguirlo nel buco.
E comunque avevo un contro piano: spaccare tutto con Charizard.
Ma ero più che sicura che non  sarei arrivata a tanto, che il tunnel non fosse casuale e che sotto avrei trovato qualcosa.
Cosa? Per ora lo ignoravo …


Note finali
Oh, mi dispiace tantissimo per questo ENORME ritardo ç^ç 
E così mi sono rifatta viva con un capitolo del genere ... roba da matti! Però c'è la buona notizia; il capitolo 4 è già stato scritto!! Perciò non dovrei tardare tanto per il continuo di questa stor .... ehm ... cosa (Non ho il coraggio di chiamarla storia D:) Sarà decentemente lungo e scoprirete cosa riserverà quest' improvvisa buca alla nostra povera Bunny e molto altro ♥ 
Se qualcuno mi seguirà ancora è autorizzato a dirmene quattro per la punteggiatura, eventuali errori e il capitolo piuttosto inutile, comunque un bacio a tutti!:*
Konny_

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Capitolo 4
*** Veleno ***


Capitolo 4: Veleno.


- Ahhhh! –
Ruzzolai all’ interno della buca tentando inutilmente di diminuire la velocità. Mi aggrappai con le unghie da ogni parte, col risultato di farmi ancora più male.
Poi caddi a terra con la grazia di un Venusaur in procinto di affogare.
- Ah! Fa male, fa male! – piagnucolai stringendomi convulsamente il dito.
Quando staccai la mano vidi del sangue scivolare giù dall’ unghia fino al polso.
“Accidenti!”
Mi lasciai cadere a terra, soddisfatta per certi versi di aver trovato un pavimento di pietra.
Nel buio distinguevo solo il profilo di una sala, illuminata debolmente da una luce proveniente da un altro varco. Senza un preciso motivo mi alzai a  gattoni, stando attenta a non premere il dito che mi doleva,e  ginocchio dopo ginocchio lo raggiunsi.
- C- Cosa stai facendo? –
- Tranquilla, niente che la tua mente perversa potrebbe pensare – mi rispose un Green sdraiato sul mio Lapras, mentre trafficava a pancia in giù con qualcosa, vicino alla parete.
Mi alzai minacciosamente.
“ Dare un mio pensiero per scontato è oltremodo oltraggioso e comunque sfido io! Entro in una stanza e che vedo? Green sopra Lapras che fa qualcosa; la mia mente non e’ affatto perversa, piuttosto impaurita!”
- Non stavo pensando a niente di perverso – asserii aggrottando le sopracciglia.
- Lo so Bunny; la tua mente non potrebbe elaborare certi concetti … scherzo, sto solamente cercando delle perle –
Spalancai gli occhi sbalordita più di prima. – Ma sei scemo?!-
Questa sì che era bella; cercare delle perle in un Lapras!
- Ti rendi conto di quello che hai appena detto? Facevi più figura a startene zitto – conclusi mentre mi avvicinavo borbottando.
La sala era illuminata da fasci di luce prodotti dalla fiamma calda che emanava la coda del Flareon di Green.
- Non sai che dalle conchiglie vengono le perle? – continuò lui senza degnarmi di uno sguardo.
- E’ un carapace quello, non una conchiglia! – sbottai strattonandogli la maglietta per staccarlo da quel martire di un Pokemon. – Idiota …-
Green scoppiò a ridere. – Ecco, ma secondo te mi metto a cercare delle perle nel carapace di un Lapras? – disse finalmente voltandosi verso di me. Lo stupore di vederlo sorridere mi lasciò, anche a me, a una bella risata.
- No … suppongo di no! –
- Non apprezzi mai la mia sottile ironia!– sospirò lui con fare melodrammatico.
Lo vidi prendere qualcosa dalla borsa e dopo che ne tirò fuori la mano, le ginocchia mi cedettero senza troppi problemi.
Osservavo la scena come in trance, mordendomi le labbra per cercare di non sorridere, come una madre davanti al proprio figlio cresciuto.
- Ti aiuto – mi offrii, afferrando prontamente un batuffolo di cotone che Green non sapeva dove appoggiare, per aprire la bottiglietta di una Pozione.
Green stava medicando il mio Pokemon; quello stesso Green che pochi anni prima non si sarebbe mai sognato di fare una cosa del genere. E io che avevo subito pensato male.
- Cosa si è fatto questo bel paguro? – chiesi passandogli poi il cotone.
- Si è fatto male alla pinna anteriore, vicino al guscio, ma niente di grave. Mi ha fatto pena vederlo arrancare così malridotto –
- A chi lo dici …- pensai ricordando la sua goffa andatura.
Sicuramente, la ferita se l’era procurata dentro la buca. Mi sporsi dal carapace, individuando una piccola escoriazione con del sangue secco intorno.
- Non è nulla … passami il cotone – gli dissi. Non era che una piccola ferita ma era abbastanza dal metterlo in crisi nel suo avanzamento sulla terra; già difficile di suo, non essendo il suo habitat ideale, quello terreno.
- Grazie – mormorai  quando ebbi finito di medicarlo.
Green non rispose subito.
- Non ringraziarmi di niente. Tu, piuttosto, non dovresti lasciare Pokemon incostuditi – osservò puntigliosamente.
- Non è colpa mia se scompare in buche nel buio! –
- Buche? Ma scusa, tu non avevi Jolteon per fare luce? – mi chiese stupito.
“ Già! Ma io ero ancora convinta di avere un Eevee!” Non poteva avere sempre ragione, eh!
- Io non penso ai miei Pokemon come lampadine – risposi scettica.
Green storse appena la bocca in una smorfia di affronto.
- Non si tratta di questo, si chiama ingegno; quello che ti manca – controbattè ricomponendosi.
Ecco che ricominciava il battibecco … ma io non avevo nessuna voglia di litigare a suon di frecciatine acide, così decisi di dargliela vinta.
- Sì, sarà …- dissi buttando gli occhi al cielo.
"Ritiro tutto quello che ho pensato di carino riguardo Green".
- Come hai fatto a trovarlo? – chiesi dopo un po’, mentre questi riponeva tutti i medicamenti nella tracolla.
- Ho sentito come un terremoto, sono tornato indietro, per capire cosa stesse succedendo; poi ho sentito dei rumori e quando Flareon ha illuminato la sala ho trovato il tuo Lapras accucciato accanto alla parete –
“Hehe … terremoto …”
Cercai di cambiare discorso il più in fretta possibile.
- Bene, ehm, cosa hai scoperto di bello mentre io … “Mi rompevo le ossa?” … non c’ero? –
- Non crederai che te lo riveli! –
- Non stavo cercando di rubarti delle informazioni – risposi, scocciata per quella esagerata diffidenza. - Sei antipatico –. - E non sono così sprovveduta, anzi; ti ho raggiunto! – risposi con soddisfazione.
- Quanto la fai lunga – mi liquidò alzandosi da terra. - Però una cosa mi ha sorpreso: non avrei mai pensato che avresti scoperto il segreto della sala in così poco tempo … per i tuoi standard s’ intende – confessò.
- Segreto? Vuoi dire che i muri sono così friabili da venir buttati giù in un solo colpo?  - dissi ironizzando il mio ingresso nel cunicolo.
- Che cosa? – vidi impallidire Green. – Bunny che hai combinato? –
- Niente, è stato Rhydon -. “Accidenti! Così impari a tenere la bocca cucita, Bunny!”
- Lo sapevo, Bunny! – gridò fuori di sè. L’eco rimbombò e quasi rimbalzò in una grottesca emulazione di eco su tutte le pareti, tanto che mi dovetti tappare le orecchie.
 

- Se Bruno non mi avesse provocato a quest’ ora non sarebbe finita così –
- Hai rischiato di seppellirci vivi in questa tomba, te ne rendi conto?! –
Driiiin – Driiiin
Stavo per ribattere che avevo avuto un milione di occasioni per seppellirci in questa topaia ma decisi di sorvolare; soprattutto la parte del “Ho un contro piano, spaccare tutto con Charizard”.
- Scusami un attimo -. Presi il telefono dalla tracolla. – Pronto? –
- Bunny, sono Lance! –
- Lance! -
- Vedo che stai bene, ottimo. Come procede la missione? –
- Benissimo! Io e Green stiamo percorrendo i sotterranei nascosti, arriveremo presto a qualcosa –
- Benissimo … - sentii borbottare Green.
- Bruno? –
- Sta bene – “Credo. Spero”.
- Va bene, ci sentiamo, aspetto vostre notizie! –
- Certo Lance, contaci –
Green, intanto, aveva continuato a camminare senza nemmeno rallentare un po’.
- Ehi, aspettami! – gli avevo detto, rimettendo velocemente il telefono nella borsa.
- Perchè dovrei!– esclamò quasi indignato, continuando imperterrito a seguire il suo Flareon, lasciandomi al buio.
Ugh. Non lo sopportavo! Così sgarbato … che gli costava un pizzico di gentilezza?
- Siamo in competizione, no? – mi ricordò
- Beh … sì; però la strada è a senso unico, in due almeno è più divertente … -
Anche se si trattava di Green non mi dispiaceva affatto esplorare luoghi sinistri in compagnia.
- Io non trovo divertente stare con te – replicò secco.
Troppo secco.
Com’era borioso! E indisponente!
All’ improvvisa sogghignai maligna.
Mi era venuto in mente un gioco molto divertente…
- Ti va di fare un gioco veramente divertente? –cantilenai maliziosa, avvicinandomi serafica, con le braccia portate all’indietro.
Green si bloccò. Ah, colpito e affondato!
- Ma per piacere, non siamo più bambini – disse con una nota quasi impaurita.
- Dai, non dirmi che non ne sei capace, non ci credo – dissi, raddoppiando il carico.
- E va bene! –
Alla fine, come avevo previsto, cedette al mio potere di persuasione. Ci mettemmo uno di fronte all’altro, Green prese fiato chiudendo gli occhi.
- Gradasso, Rompiscatole, Egocentrico E … Ehm… E Narcisista! –
- Bella, Unica, Nobile e Ilare! – dicemmo allo stesso tempo.
“Lo sapevo!” Sapevo che si sarebbe ricordato di questo gioco, da bambini ci sfidavamo spesso così e .... solitamente vincevo io. Competitivo com'era, dubito avrebbe rifiutato una proposta di rivalsa simile.
- Scherzo! – aggiungemmo contemporaneamente.
- Bigotta, Urtante, Nauseante, Noiosa e Insopportabile – disse all’ improvviso, come se stesse snocciolando un salmo con particolare disinteresse. - Bene, ho vinto -
“Però. Grazie Green”
- Rimangio lo scherzo – puntualizzai stringendo gli occhi.
- Che te ne pare? –
- Preferivo la prima- -Carogna! –aggiunsi ringhiando come un Growlithe – Anzi, puoi ripeterla? Dai, ti prego! – lo supplicai tuttavia sbattendo le ciglia come una bambina.
- Hai un tic? Nah, non me la ricordo già più –
- Dai! Mi è sembrato di sentire un “Bella” e un “Unica” … poi nient’altro perchè mi sono distratta – aggiunsi fra me e me ripensando all’ intoppo dovuto a quella “E “di Green di troppo.
- Stranamente hai fatto attenzione a cosa stavo dicendo mentre eri impegnata in qualcos’altro … strano. Ah, e non lo ripeterò mai, perchè come ti ho detto prima me lo sono già dimenticato. A proposito,  non ho capito la tua parte, quella delle “E” …-
“ Stupida intelligenza maligna di Green!” – Lascia perdere. Non mi va! – gli risposi scoccandoli un’ occhiataccia.
- Ah! La sfida non è ancora finita! – trillai con foga. –Vediamo chi fa il migliore acrostico serio con la parola …- mi guardai intorno fugacemente.
- Muro! Tre minuti per pensarci! –
 

- La terra è un posto dove Tanta Erba Radunata Resta Ancorata –
- Non male Bunny –
- Lo prendo come un complimento -.
Erano passati una decina di minuti e noi, camminando, avevamo passato il tempo giocando agli acrostici. Guidati dalla luce di Flareon percorrevamo il solito cunicolo, quando si presentò davanti ai nostri nasi, una biforcazione, facendoci arrestare.
- E ora? – domandai, stanca di tutte le congetture che qualcuno di molto anziano e antico aveva progettato per quella sala remota alquanto sconosciuta e alquanto fetiscente di marcio. Insomma, perchè prendersi la briga di fare tutto questo proprio in questa piccola sala? Per gunta proprio quella che dovevo esplorare!
- Io vado a sinistra – disse Green avviandosi al suddetto varco.
Mi avvicinai all’ altro. – Mhh … -
- Io prendo questa – lo informai, apparentemente soddisfatta della nostra separazione. Green, come al solito, non mi rispose.
Se n’era già andato, ovviamente.
Ancora davanti al cunicolo che avevo scelto, misi una mano frettolosamente all’interno della tracolla e quando iniziai a rigirarla come un calzino presi un respiro per calmarmi.
Senza luce mi sentivo scoperta; cieca dove serpeggiava il cunicolo appena percorso alle mie gracili spalle, cieca per il cunicolo a sinistra, cieca a destra. Così mi appoggiai a una parete e sentendo la schiena appoggiata a qualcosa mi rilassai.
Estrassi una Pokeball con cura. Se per caso avessi estratto quella di Rhydon e Charizard, sarei stata seppellita da metri e metri di sabbia senza nessuna speranza di salvezza; avrebbero fatto crollare tutto, ora che i sotterranei si erano sempre più ristretti.
- Forza Jolteon! – Un lampo abbagliante annunciò l’arrivo del Pokemon e tirai un sospiro di sollievo.
Mandai avanti il Pokemon ed entrai nell’antro. Per istinto non mi piacque fin da principio la cosa, ma quando percepii qualcosa strisciare e sibilare ai miei piedi, arretrai velocemente e tornai alla biforcazione, dove presi l’altro cunicolo.
- Green! – chiamai mentre mi guardavo le spalle con agitazione, e non udendo nessuna risposta, accelerai il passo.
- Green – chiamai con più forza.
- Che c’è? – mi rispose lui a quel punto, in un sibilo simile a quello che avevo udito poco prima.
- No, niente; ero rimasta indietro – spiegai mentre raggiungevo la sua schiena in tutta fretta. Non l’avrei mai ammesso ma la sua presenza mi rassicurava. Ancora non riesco a comprendere come abbia fatto, io, Bunny Blue, a svelare segreti inquietanti e in tutti i sensi più grandi di me, a esplorare luoghi oscuri e tenebrosi come questi solo con la compagnia della mia coscienza.
E del mio team di Pokemon, devo ammetterlo. Beh ... non proprio da sola, allora.
- Hai visto un fantasma? – mi chiese ironico.
- No – “Ma c’è mancato poco” – Quasi …cioè, non era un fantasma ma nell’altro vicolo qualcosa stava strisciando e sibilando – rivelai d’un tratto con convinzione.
- Ma non mi dire –
Questo fu il suo geniale e rassicurante commento. E ho ancora la forza di lamentarmene?
- Non scherzo – dissi pacatamente.
- Neanche io -. Lo guardai di sottecchi cercando di capire se mi stesse prendendo in giro o meno.
- Che ti aspettavi di trovare in un sotterraneo, le fatine? Ma chi te l’ha data la tessera allenatrice; anche quelli sfigati della scuola allenatori lo sanno! –
Non potei fare a meno di ridere. Mi stava palesemente offendendo ma era divertente, dopotutto.
- Che mondo, eh Green?  Circondato solo e solamente da babbei – finsi di consolarlo per poi andarmene avanti con uno sprint invidiabile perfino da una Picnic Girl.
- Già … basta pensare alla tua presenza- lo sentii reggere il gioco.
Camminai  in avanscoperta per qualche minuto poi, all’ improvviso, mi bloccai davanti a un altro dilemma. –Ehi, che strano -. Di fronte a me la strada era bloccata, era chiusa.
“ Un altro vicolo cieco?”. Ispezionai la zona in cerca di un passaggio, ma non trovai nulla.
- Che succede, Blue? – chiese Green alle mie spalle.
- Vedi, la strada è … - non feci in tempo a finire la frase che avvertii un pesante spostamento d’ aria e mi girai in tempo per notare una lastra di pietra precipitare dal soffito. Trasalii e aprii la bocca senza che ne uscisse fuori alcun suono.
- Ahhh! – gridò contemporaneamente una voce sempre più forte. Vidi una sagoma familiare cadere perpendicolare alla traiettoria del lastrone.
- Bruno! – senza pensarci due volte corsi da lui.
Si massaggiava la schiena con una smorfia di dolore.
- Ti sei fatto male? –
Al diavolo l’ inseguimento, speravo non si fosse fatto niente; dopotutto aveva una certa età.
- Bunny, Green, che ci fate qui, per Dio! Sì, non sarà certo una piccola caduta a fermarmi – disse poi rivolto a me, alzandosi in tutta la sua possente statura.
- E’ piena d’insidie questa sala, siamo sulla pista giusta – affermò l’uomo piantandosi davanti alla parete che bloccava il cunicolo.
- Bene, sembra che qui non si possa continuare – disse poi allontanandosi nell’altra direzione.
- Ci siamo appena venuti da quella parte – osservai
- Non è vero; possiamo prendere un altro cunicolo –
Squadrai Green lentamente.
Oh, no. Io no ci sarei assolutamente tornata in QUEL cunicolo.
- Non mi sembra una buona idea – obbiettai
- Mi sembra l’ unica cosa che possiamo fare – ammise Bruno.
Non è possibile; voglio dire, questa era la strada buona, “Ci deve essere sicuramente un passaggio perché altrimenti è quella sbagliata e dovrebbe saltare fuori  ….
- Ehi, l’ avete sentito anche voi quel rumore? – ci chiese il possente membro dei Superquattro.
… l’ intoppo.
Mi coprii la testa con le mani aspettandomi la caduta di qualcos’altro dall’alto, paradossalmente meno piacevole di un Bruno caduto dal cielo. Come la caduta di insopportabili, oltre che pesanti, Graveler.
Beh, stranamente non successe niente e mi ritrovai gli occhi puntati addosso dei miei compagni,non voluti, di avventura.
-Ma che fai, Blue? – mi chiese quasi preoccupato Green.
- …-  “Bella domanda; chiedilo al mio istinto sopravvalutato”
- … Niente – risposi fingendo di aver fatto una cosa del tutto abituale. Mi fu riservato uno sguardo eloquente che la diceva lunga sulla mia considerazione da parte del gruppo, e non era affatto lusinghiera.
- Qualunque cosa tu stessi facendo, possiamo andare? – ci reguardì Bruno.
Oak non se lo fece ripetere due volte e io sbuffai, cercando  con gli occhi conforto nel soffitto.
Tornammo così alla biforcazione, chiudevo la fila con soddisfazione dal momento che se fosse successo qualcosa i primi ad avvertirmi, con tanto di urla agghiaccianti, sarebbero stati proprio i due mentecatti.
- Questo è l’altro cunicolo – disse Green mostrando l’entrata buia del varco. Deglutii a fatica e sperai che Bruno decidesse di lasciare perdere, anche se questo non era proprio plausibile. Bruno, l’onore o la morte. “No, per piacere …” Ricominciavo come al mio solito a delirare e pestai pure per sbaglio la coda a Jolteon che soffiando, si allontanò dalla sottoscritta. Sgattaiolò più lontano possibile fra le gambe della compagnia e ricevette un ringhio di avvertimento da parte del Flareon di Green, che si era ritrovato all’ improvviso il suo muso affilato davanti e anche se non lo dava a vedere era chiaro che aveva quasi avuto un crepacuore. E come dargli torto; non me ne capacitavo neanche io del suo muso.
Mi rendo conto che stavo diventando troppo crudele con un povero Pokemon che avevo amato e onorato con coccole e baci, che avevo cresciuto col desiderio di vedere un giorno, appeso al suo collo morbido color miele, un fiocco di brillanti per la bellezza e grazia; non mi aspettavo di ritrovarmi da un giorno all’altro un Eevee dalla pelliccia pungente, e irriconoscente, per giunta.
I postumi del torto subito non si apprestavano a dileguarsi dalla mia povera mente tormentata e cercavo di debellarli, con quel poco di malinconia dei migliori anni passati insieme, concentrandomi sulla figura un po’ intozzita dall’ età del campione di arti marziali che stava blaterando a proposito di Lorelei e ridacchiando con un ghigno sadico in volto. Non doveva averla molto simpatica a quanto pare.
- E mi ha detto allora: - Se credi che la forza fisica sia il principio su cui si basa la tattica vincente …- Una cosa del genere, - Sei un ignorante buzzurro – E me lo ha detto così convinta, spostandosi quei suoi ridicoli occhialini rosa, che sono scoppiato a ridere! Non voglio certo criticare la sua opinione, ma non può dirmelo con quella sua faccia,ha!!-
Ah, ricordavo gli occhiali ridicoli rosa. E come dimenticarseli, quando per sbaglio Charizard li schiacciò li dovetti riparare, macchè dico; ricomprare! E prima ancora, cercare i pezzi di Claefary sparsi per terra da rimettere sulle stecchette luccicanti, perchè preziosissimi in quanto prodotti in serie limitata. Mah!
- Green, mi stavi ascoltando?... Bunny? – mi chiese allora, notando che quello era già andato avanti nel cunicolo, accelerando in proporzione al suo interesse verso lo sproloquio a riguardo di una noiosissima chiacchierata da Superquatrro ammuffiti e mollicci. Ossia si era distaccato molto da Bruno, da quanto era interessante ed intrigante sentirlo parlare e ragionar da solo.
Lo superai con un sì biascicato e mi andai a posizionare nel mezzo della comitiva per vari fattori. Il primo, era perché mi veniva una corrente gelida sulle spalle, il secondo è perché questo qua, a furia di parlare, avrebbe rallentato e perso Green e terzo, Green non andava perso, perché eravamo ancora in gara.
- Grazie della considerazione, campionessa – disse con ripicca.
Si rivolse a noi con un “Campionessa”, ovviamente, non “Campioni”. Io avevo il misterioso potere di annullare il plurale e rappresentare, involontariamente e disgraziatamente, il capro espiatorio.
Stavo per replicare con uno strafottente “Non c’è di che” che sentii nuovamente quello strano sibilio proveniente dalle pareti. Sussultai e guardai timorosa nella direzione dei miei compagni, nella vana speranza che anche lo avessero udito.
Bruno si fermò dietro di me e mi guardò confuso.
- L’ avete sentito? –
- Cosa ? –
Non sapevo se essere più spaventata del fatto che solo io sentissi queste cose, e quindi che fossi pazza; o che qualcosa c’era e che sarebbe andata a finire male. Molto male.
- Un sibilo … -
Bruno fece cenno di diniego con la testa e io mi rassegnai.
Buttai fuori un sospiro. – Non importa – conclusi continuando a camminare.
Da quel momento fui molto guardinga e cercai di concentrarmi al massimo sui suoni, anche se non udii null’altro. Forse sarà stato l’ambiente tetro e scuro, ma avevo la pesante sensazione addosso di qualcosa di opprimente ci stesse osservando.
Avevamo percorso già molta strada e quasi cominciai a pensare che saremmo finiti al centro della terra. Da quanto eravamo lì dentro?
- Non finisce mai – constatai amaramente, rivolta al cunicolo che stavamo percorrendo.
- C’è qualcosa laggiù – osservò Green, come a voler esaudire le mie preghiere.
- Ah,sì? –
- Bene! Di cosa si tratta?- squillò dal fondo della fila, Bruno.
- Mi pare un altro varco –
Accelerammo il passo ed arrivammo, effettivamente, davanti a un altro ingresso. Senza scambiarci una parola entrammo.
Mi avvicinai involontariamente a Green e guardai oltre la sua spalla. La luce emanata da Flareon delineò in pochi secondi l’ambiente dove ci trovavamo. Si trattava di una sala sotterranea. Era stretta e sembrava che vi mancasse l’aria. Non vi erano passaggi; la strada finiva proprio lì. Non mi sarei precipitata dentro se non avessi notato un particolare; sul pavimento infatti, vidi un corpo appoggiato alla parete.
- L’ avventuriero! – scansai con la forza delle braccia i corpi del Superquattro e del mio rivale e piombai sulla figura accasciata, come un falco nel cielo quando vede una preda.
Alla mia vista l’allenatore iniziò a rantolare stancamente e dalle sue labbra uscirono fiochi sussurri. Aveva i capelli neri arruffati e polverosi; sembravano grigi. Ai lati della bocca oltre alla sporcizia vi erano dei grumi di sangue secchi. Gli occhi tradivano la sua debolezza e a vederlo così provato percepì un groppo nella gola. Erano di un colore strano; simile al colore sporco dei capelli, che a quella fievole luce non avrei saputo definire precisamente, ma sembravano sul punto di spegnersi.
- Ehi, stai bene? – gli sussurrai sollevandogli la testa con una mano. - Diamogli dell’acqua, presto! – dissi rivolta ai due rimasti sulla soglia.
- Ci sono delle antiche iscrizioni …- -Cosa? Tu puoi leggerle?! Tanto di cappello piccoletto. Nemmeno Lorelei saprebbe farlo!- sentii Bruno blaterare come al suo solito.
- Per piacere, ho bisogno di aiuto!-
- Sì, vengo subito Bunny, di che hai bisogno? – mi chiese Bruno mentre si univa alla figura grottesca composta da me e l’esploratore.
- Acqua; è qui nella mia tracolla- spiegai sbrigativa.
Mentre Bruno cercava l’acqua mi slegai il foulard che portavo al collo e pulii dalla sporcizia il suo viso.
- Ecco. E adesso? –
Presi la borraccia dalla sua mano e ne svitai il tappo, poi bagnai il foulard e lo depositai sulla fronte dell’allenatore. Doveva avere più o meno la mia età e mi rattristò parecchio vederlo in quello stato. Non mi chiesi il motivo ma mi preoccupai soltanto di soccorrerlo.
Il ragazzo prese a mormorare più fortemente ma non riuscii a capirne una sola lettera.
- Che dice?- si domandò Bruno, leggermente divertito.
- Non so – risposi, mentre versavo pazientemente acqua fra le labbra impastate del giovane.
- Che ti è successo? – domandai rassicurante.
- Gra… Grazie. I … i …. Pokemon …. –
- Dove sono i tuoi Pokemon?- Lui esitò a rispondermi e poi portò avanti il capo. “Sì” mi risposi da sola. Cercai con lo sguardo nei paraggi, ma non vidi nessun Pokemon.
- Mi spiace, non ci sono qui- Seguii i suoi occhi realizzare la notizia e poi abbassarsi.
- Tranquillo, li troveremo, ma prima dimmi; che ti è successo?-
- Atten …ti – mi disse, indicando il soffitto.
Guardai in alto. Vedevo solo un soffitto a nido d’ape con incise strane iscrizioni.
- … Perché questa è la Sala del Veleno – pronunciò distrattamente Green, decifrando una delle scritte che erano ripetute sulle pareti.
-Veleno?- ripetè Bruno sconcertato.
D’ improvviso lo sentii di nuovo, un sibilìo veloce e dei movimenti al di sopra della mia testa.
- L’avete sentito?!- dissi quasi gridando.
Bruno agitò la testa in cerca della fonte del rumore, mentre Green seguitò a leggere.
- Se la Sala d’ Oro trovar volete, cercar dovrete. Il passaggio si aprirà con la caduta-
Poi la sua attenzione fu attratta da un’incisione vicina.
- … E con vena infetta-
Rabbrividii a quelle macabre parole e vi fu una attimo di silenzio assoluto. Percepii la tensione di ognuno di noi, il respiro affaticato dell’esploratore che cominciò ad accelerare…
Tutto fu spezzato dal rumore di una lastra spessa come il varco che sbucò dal soffitto e ci intrappolò all’interno della Sala. Cominciai a preoccuparmi sul serio.
- Siamo in trappola – disse Bruno dando parola al pensiero comune.
- Shhh! – lo zittii nervosamente. C’era un altro rumore.
Sssssss ….
Spalancai gli occhi e voltai il viso al soffitto.
L’ultima cosa che mi ricordo in quell’istante fu la visione di un centinaio di macchie nere che piombarono dal cielo .

Note:

Salve a tutti!!! Sapete, avevo perso le speranze per questa misera storia, credevo di averla cancellata per sempre (per sbaglio s'intende) e non avevo la minima intenzione di riscrivere gli ultimi capitoli xD
Suppongo che questo sia l'ultimo aggiornamento dell'anno e perciò (commuovetevi per la mia magnaminità u.u) avrete sicuramente notato la lunghezza del capitolo e il colpo di scena finale,ah!
A parte tutto, forse avrete anche notato che c'è un leggero cambiamento di stile, fino a prova contraria l'ultima parte l'ho scritta a posteriori. Spero che vi sia piaciuto e che vi abbia lasciato almeno un'ombra di un sorriso (mi va bene anche molto ombra :)) e un pochino di curiosità. Sinceramente (e ora lo dichiaro in pubblico) non so assolutamente dove voglia andare a parare questa storia; ho solo un'idea a grandi linee di altre (Dis) Avventure. Vi prego umilmente, inoltre,  di segnalare eventuali errori e di comunicarmi se avete trovato la punteggiatura più precisa (il mio incubo D:)
E poi, un saluto a quella mangiapandori di Gozaru e a LenKiyomasa che per qualche strano motivo non sono ancora ammuffite sopra i miei capitoli piuttosto chilometrici e un po' noiosi, e che alla fine supportano la mia povera e instabile Bunny.
Tanti auguri a tutti di buon anno!!!!:**
Hastaluego!

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Capitolo 5
*** La Sala d'Oro ***


  Capitolo 5: La Sala d’Oro.


Avete presente gli Ekans?
Ebbene; immaginatevi di vedervene cadere su voi stessi in centinaia, come reagireste?
Probabilmente mi direte perché dovrebbe capitarvi una cosa del genere. Potrei rispondere che avete della sfiga genitica nel DNA (Come la sottoscritta) o che sia una nuova moda. Non avreste tutti i torti a domandarvelo, alla fine. Eppure a me è successo.
Eh, già. Che sfiga.
Quando capitò a me la prima cosa che feci fu urlare con tutte le mie forze e coprirmi la testa con ambedue le mani; poi, quando mi ritrovai invischiata in un tripudio di Ekans felici di poter banchettare con della carne umana, schizzai in piedi alla velocità della luce, alla ricerca di un posto dove progettare in fretta un piano di difesa. Bruno e Green si trovavano nella mia stessa situazione; solo che Bruno aveva già provveduto a difendersi con la forza bruta e Green stava incitando il suo Pokemon a mandare al tappeto quel mare di Ekans.
- Jolteon!- urlai disperata. –Attacca, presto!- “Dovunque tu sia” pensai mordendomi il labbro.
Girandomi intorno mi ricordai dell’allenatore esausto e lo vidi afflosciarsi ancor più sotto il peso dei Pokemon velenosi. Non potevo e non dovevo lasciarlo morire.
- Resisti!-. In quel preciso istante Jolteon apparve davanti a me saettando feroce e io abbozzai un sorriso.
- Grazie piccolo, adesso aiutami a salvare quel poveretto, sei con me? Vai, attacca!–
Il mio Pokemon non se lo fece ripetere due volte e si avventò sulla pelle squamosa degli Ekans, cacciandoli dal corpo dell’esploratore. Poi fu il mio turno e avanzai fino a prendere per la vita il ragazzo,cercando di tenerlo su. Ciononostante il suo peso mi impedì di muovermi con agilità e mi ritrovai ben presto schiacciata al muro da una massa pressante di Ekans che mi circondavano minacciosi. Jolteon cercava  di arrivare ai miei piedi ma venne travolto dal loro agglomerato.
- Bunny, attenta!– mi gridò Bruno, costretto a lottare con i suoi Hitmonlee ed Hitmonchan in un angolo della Sala.
Mi girai appena in tempo per evitare che un Ekans mi mordesse la caviglia. Nel frattempo al ragazzo s’incastrò la felpa nei ganci della mia salopette e non potei più muovermi per non farci cadere nelle fauci spalancate dei Pokemon.
Gli Ekans si avvicinarono prepotenti mentre io sudavo freddo contro la parete calcarea. Cercai di sganciarmi dall’esploratore e con uno strattone ci riuscii, ma caddi all’indietro. Sentii una pelle viscida sfiorami la coscia nuda e chiusi gli occhi.
- Bunny apri gli occhi!- mi ordinò una voce familiare, mentre qualcosa di altrettanto freddo mi cingeva le spalle per tirarmi su.
Quando gli aprii vidi a pochi centimetri dal mio viso gli occhi verdi di Green. Lo agguantai per la vita con la paura che andasse via, il desiderio timido che mi protegesse come quella volta alla palestra.
- Che facciamo?- gli chiesi mentre lo lasciavo andare e facevo spazio alla mia parte razionale. –Sono troppi-
- Quello che sappiamo fare meglio; combattiamo – detto questo estrasse con velocità una pokeball dalla borsa.
- Vai Alakazam!-
- Mpf, credevo che quello che mi riuscisse meglio fosse mettermi nei guai – commentai, riprendendo la mia grinta perduta.
Green si girò verso di me accennando uno di quei suoi tipici sorrisi sardonici.
- Io credevo che fosse riuscire a rompere le scatole in ogni momento. Comunque, intendevo OLTRE a quello –
- Niente “Combina disastri”, allora, nella mia top list? –
- Sei un già disastro di tuo, Blue, mettici anche quello – aggiunse con una smorfia dopo aver ordinato un attacco al suo Pokemon.
- Però la cosa non si spiega ancora; forse porto un po’ sfiga … -
- Bunny, non volevo esattamente intraprendere con te un discorso sulla nostra sorte avversa, perciò datti da fare!- mi interruppe Oak.
Mi apprestai a fare lo stesso con Jolteon, constatando che non fosse il momento opportuno di interrogarmi sulla mia natura incline agli incidenti.
- Forza Jolteon! Fulminali tutti; questi viscidi e orridi e freddi e … per l’amor del Cielo, attacca!!- strillai come una dannata alla vista di un altro Ekans, o forse lo stesso, in procinto di mordermi la caviglia.
- Non ci si può proprio distrarre, eh?- commentai sbuffando contrariata.
- Aggiungi: “ Dono dell’opportunismo”, alla tua top list. Oh! In quello sei una bomba, Bunny!- sentii dire a Green ad alta voce, poco più avanti.
Mi girai verso di lui e lo vidi sorridere. “Ah, ma come ci divertiamo in momenti tragici come questi!” notai divertita. Mi sembrava di esser tornata alle grande avventure di qualche anno fa, quando prendevo tutte le sfide più ardue con un sorriso sghembo a fior di labbra, pronta a dimostrare al mondo che Bunny Blue sarebbe diventata l’allenatrice più in gamba di tutti. E senza superbia alcuna devo precisare che c’ho è accaduto. La mia tessera allenatrice lo conferma.
- Oh, Oh – sentii dire da Bruno. –Sbaglio, o le mattonelle si stanno muovendo?-
“Oh, porco Spoink!” gemetti. Chiusi gli occhi per un istante, implorando e rimplorando che al mio abbassarsi di sguardo non sarebbe corrisposto tutto ciò.
Gli Ekans cominciarono a sibilare più forte; io non trovavo il coraggio di guardare.
- Dannazione, hai ragione! – imprecò Green.
Mi costrinsi a seguire il loro sguardo. Effetivamente, ai bordi della sala, delle mattonelle stavano lentamente, più che muovendosi, inclinandosi verso l’interno. Gli Ekans cominciarono a scivolare verso al centro, ed anche io cominciai a percepire il pavimento sfuggire, letteralmente, da sotto i miei piedi. Non mi ero allarmata più di tanto, mi aspettavo di peggio.
Eh no, Bunny. Pessimo approccio. “Tu lo sai che al peggio non c’è mai fine, no?”
No, non c’è. Mai; in ogni impresa che si rispetti. E quindi, se una leggera angolazione del terreno non mi aveva colto così alla sprovvista, mi colse l’improvviso aprirsi di una voragine al centro della sala. Ergo: la pavimentazione si stava aprendo come una porta verso il basso e degli Ekans cominciarono a cadere giù, quelli nel’esatto punto del centro, che si erano trovati in quello sfortunato meridiano che passava di lì.
- Sprofonderemo!- inveii con terrore.
- Al muro, al muro; stiamo più vicini possibile alle pareti!- disse Bruno.
Richiamai in fretta e in furia Jolteon nella Pokeball, e così fecero gli altri coi rispettivi compagni di squadra. Poi mi affrancai alla parete, come una francobollo, e assistetti alla scena impotente.
Mentre la voragine trascinava giù i Pokemon serpente mi assicurai con i talloni di essere ben aderente al muro. Poi mi ricordai dell’avventuriero. Fui colta allora dall’ansia più cupa: se a lui fosse successo qualcosa, non me lo sarei mai perdonato.
Fortunatamente, constatai che si trovasse anche lui vicino alla parete e non corresse rischi. “Ma certo!” pensai “A lui deve essere capitata la stessa cosa, ecco perché ci aveva avvertiti, indicando il soffitto, cosa che mi era sembrata un dettaglio trascurabile!”. Ma riflettendoci, ebbi la sensazione che i suoi Pokemon dovessero essere stati inghiottiti come gli Ekans, e se lui si trovava in quella situazione, probabilmente era stato avvelenato col loro veleno!
La situazione non si prospettava delle più rosee e questa fu una di quelle poche volte che mi domandai se la fine incombesse precocemente su di me.
Le mattonelle si inclinarono ancora di più; potevamo vedere il buio che regnava al di sotto e sentire un sibilìo ovattato provenire grottescamente dal profondo della sala. Mi morsi le labbra e strinsi le dita alla parete. Poi tutto si fermò, la sala completamente desolata, a parte Green, Bruno, l’avventuriero e la sottoscritta. Un rumore prese il posto di quello delle mattonelle e del congegno che le aveva fatte aprire.
- Per la miseria!- Bruno schizzò di lato. Dietro di lui un pezzo di muro stava rientrando nel pavimento, lasciando intravedere un varco tenebroso.
- Ehi, e quello cos’è? – disse Green accenando con la testa l’apertura formatasi.
- Sembrerebbe un passaggio – blaterai, con la lingua impastata dalla tensione.
- “Il passaggio si aprirà con la caduta” - rammentò Green.
- Vuoi dire che … dietro di quello troveremo … - farfugliò stupefatto Bruno.
- La Sala d’Oro – completò il mio rivale, abbozzando una sorriso compiaciuto.
 
Bruno portava in spalla l’allenatore, borbottando contrariato.
- Dobbiamo trovare l’uscita al più presto, questo ragazzino non sembra molto in salute – disse osservando la faccia pallida che faceva capolino dalle sue spalle grosse.
- Il nostro allenatore l’abbiamo trovato. Adesso vediamo se esiste questa Sala e poi ce ne andiamo, ok? –
- Anche perché purtroppo altra via d’uscita non esiste, non possiamo far altro che proseguire- mi ritrovai ad affermare con rassegnazione, appoggiando le parole di Green.
Bruno sospirò e continuò a seguirci nel cunicolo stretto e buio.
- Spero solo che non ci siano altre sorpresine …- dissi distrattamente.
Nessuno vi badò; Green in particolare aveva accelerato il passo come folgorato da qualcosa in lontananza.
- Ehi, Green! – chiamai, a metà fra l’allarmato e lo speranzoso; di certo non avrei sopportato un minuto di più quell’odore di muffa e pesce avariato.
Lui non mi rispose e lo seguii velocemente.
Green si bloccò di scatto e io mi sporsi dalla sua sagoma per vedere cosa avesse trovato.
- Eccola …- pronunciò in estasi.
- Cosa? - ... “Forse … potrebbe …”
- Ma che domande: la Sala d’Oro – disse facendo un passo in avanti.
- Dici sul serio? – fece Bruno da dietro, all’improvviso incuriosito.
Entrammo attraverso un varco riccamento inciso di simboli dei quali non avrei saputo distiguervi né capo e né coda ed accedemmo così alla Sala.
- Per tutti gli Ho- oh di Kanto … - comiciai a rantolare senza sosta.
- Per Zapdos … Oh, non ci credo! Oh, porco Spoink! Ditemi che sto sognando, santi numi!!!-
Green si girò verso di me e mi diede un colpetto sulla fronte.
- Ahi! – sbottai.
- No, no stai sognando, vedi?- -Smettila di gemere, sei fastidiosa – aggiunse per poi lasciarmi sulla soglia titubante.
Non potevo credere a tutte quell’oro che luccicava davanti ai miei occhi; troppo, troppo bello per essere vero …
Doveva esserci anche qua qualche trucchetto, le Sale d’Oro non sono mai a completa mercè!
- Bunny avanza un po’, fammi vedere anche a me!- mi incitò Bruno da dietro.
Stavo per rispondergli seccata che fino a quel momento aveva detto che non gli interessava una sala d’oro, che bisogna aveva ora di vederla?! Tuttavia non dissi nulla, troppo rapita da tutto quello splendore e feci come mi aveva detto, mettendo da parte ogni remore.
Osservai tutto quell’oro senza toccare niente, in totale contemplazione.
Bruno depositò l’allenatore che portava in groppa a fianco della parete e si girò da una parte all’altra sbalordito.
Io non sapevo cosa ci facesse sotto il suolo di una grotta sperduta una sala stracolma di monete, monili, corone, pietre opache e polverose, che ancora risplendevano del loro valore e del l’ originario fascino; la sala era lì, proprio davanti ai miei occhi.
Girai di poco lo sguardo e lanciai un grido: Green stava già trafugando qualcosa.
- Green, non toccare nulla, potrebbe scattare qualche trappola!-
Lui si girò mentre nascondeva spudoratamente qualcosa di luccicante all’interno del taschino.
- Che vuoi Bunny? Guarda, non sta succedendo nulla; e poi questa è la giusta ricompensa per dei professionisti-
Voltai la testa da una parte all’altra della stanza, cercando segni che confutassero le sue parole e non trovandoli, con una scrollata di spalle e parecchio sollevata, avanzai.
Tutto quel brillare mi attirò a sé. Iniziai a vagare senza sosta sfiorando ora questa collana, ora questa gemma.
Avrei voluto prendere qualcosa e di certo vi era l’imbarazzo della scelta.
Ne trovai una splendida, blu come l’oceano di notte. L’accarezzai, portando via col mio gesto uno strato di polvere.
- Green, guarda com’è bella questa pietra …-
Gleila mostrai da lontano e lui annuii distrattamente.
Non avevo del tutto il coraggio di prenderlo, mi sentivo come una ladra … se però lo avesse preso Green, non mi sarei sporcata le mani.
- Perché non la prendiamo?-
- Prendiamo? Prendila tu se la vuoi!-
- Ma …- Mi sentii il cuore lagnare, titubante sul da farsi.
- Mi sento una ladra a prenderlo, una trafugatrice di tesori!-
- Bunny: lo sai che anche se la “rubassimo” insieme saremmo tutti e due trafugatori di tesori? E poi io non ne ho bisogno, al contrario tuo sono già ricco, non sono un allenatore squattrinato e fallito come te –
“ Non dirmi che lui è uno di quelli allenatori ricchi dentro?” “Impossibile. E’ come dire che gli Oddish fanno i frutti”.
Lasciai stare la pietra con rammarico, senza vedere dove la posavo.
Occhio non vede, cuore non duole.
- Sentite, che facciamo adesso?- chiese Bruno, facendomi volare via il pensiero da quel gioiellino.
Per una volta stava facendo qualcosa di buono per una povera ma onesta esploratrice.
Green si accigliò e io biascicai piano: - In che senso? –
- Questa sala: là vi è chiaramente un’uscita e noi soli sappiamo di questo segreto. Divulgare la scoperta?-
- No!- obiettai subito. Se la sognavamo questa notiziona bomba a Kanto, dopo tutto quello che ciarlavano in Tv sui miei conti!
E poi sapevo come sarebbe andata a finire: a noi nulla e alla Lega guadagni a palate.
E Agatha su una lettiga a farsi sventolare da uno scodazzo di schiavetti. Oh, che orribile immagine.
- Ma se non diciamo nulla…-
- Porteremo il segreto con noi. E non dobbiamo mica svaligiarla, ma nel caso avessimo bisogno di fondi per vari progetti …-
- La gente s’insospettirebbe …-
- Ma io sono un capopalestra affermato. E già che ci sono potrei finalmente ultimare i lavori alla Palestra –
- … Mmh, e va bene. Solo noi sapremo di questa Sala e sarà consentito accedervi. Comunque, adesso dobbiamo proprio andare  - acconsentì Bruno, lanciando uno sguardo preoccupato all’allenatore a terra.
- Hai ragione, quel poveretto sta morendo! – dissi come risvegliatami da un sogno.
- Sì. Non permetterò che esali l’ultimo respiro in questa Sala. E’ troppo bella per essere una tomba.-
Lanciai uno sguardo sbigottito verso Green, convinta di non aver sentito molto bene.
- Forza, allora andiamo! Abbiamo già rufolato abbastanza- esclamò Bruno.
Mentre questo riprendeva in groppa il giovane cominciammo ad avvicinarci all’uscita.
- Green ..? – domandai incerta, vedendo questo fin troppo soddisfatto.
- Green non mi piaci quando sorridi così; perché sorridi cosi?!-
Lui si girò e immediatamente gli si spense il sorrisino che aveva sulle labbra, ritornando con la solita faccia insopportabile.
Oh, ora che ci penso era insopportabile anche quando ghignava, oltre che malefica.
- Ma perché non ti fai i fatti tuoi?-
- Appunto: te lo chiedo per preservare me stessa dalla tua astuta malvagità-
- Preservarti? Bunny, non ti estingui mica, lo sai? Per fortuna sei un animale più unico che raro-
- Molto, molto divertente, carino!-
Green all’improvviso riprese a sorridere col suo sorriso maligno.
- Allora hai deciso di lasciare qui la tua pietra? Chissà, sarebbe potuta essere un antico tipo di pietra evolutiva, chissà …-
Forse notò la mia faccia scolorirsi e farsi disperata, oppure il mio sguardo che vagava alla ricerca di ritrovarlo in tutti quei mucchi splendenti che coprivano a montagne il pavimento.
- Dai, stai tranquilla. Con un po’ di pazienza sono sicuro che la troverai facilmente come un ago invisibile in un pagliaio- ridacchiò ironico.
- Ah sì eh? E  anche tu hai trovato qualcosa da portarti come souvenir, dico bene?-
- Esatto. Io ho trovato quel che cercavo –
Cosa aveva trovato? Qualcosa che doveva essere di gran valore, visto che si trattava di Green. Eppure se l’era infilato nel taschino … che mai poteva essere?
- Fammelo vedere!- lo sfidai provocandolo.
- No- mi rispose in maniera fin troppo secca.
Con uno slancio ammirevole gli andai addosso cercando di prenderglielo con la forza.
- Bunny, non dargli corda per piacere, dobbiamo sbrigarci!- mi sgridò Bruno da dietro.
Sbuffai alterata da quell’ennesima ramanzina.
Green intanto si illuminò alla visione di un diadema impreziosito da pietre preziose.
- Ehi Green, vuoi diventare regina della grande e potente Viridian City?- gli chiesi deridendolo.
- Almeno io posso permetterlo visto che sono bello, tu non potresti nemmeno se lo volessi-
Incassai la testa fra le spalle con le mani che fremevano.
Poi l’occhio mi cadde su una splendida corona d’oro massiccio. Posta come su un piedistallo, sembrava regnare nella Sala.
In sintesi un ottimo oggetto pesante da tirargli.
Con fatica la sollevai e presi la mira.
- E che te ne pare di questa?-
Mancò poco che lo decapitassi.
- Ehi!-
- Ma allora è un vizio! – Si lamentò Green massaggiandosi la spalla.
- Basta Bunny!!- tuonò Bruno esasperato, facendo ondeggiare pericolosamente il poverino che portava sulla schiena.
- … E va bene – risposi con la testa china, colpevole.
“Sei una stupida Bunny, non devi farti prendere da questi istinti! Bruno e mamma hanno ragione quando dicono che sei infantile e dispettosa!”.
- Sì, scusa, hai ragione- rincarai quando percepii un altro borbottare indignato.
- Cosa? – mi chiese bruno, alquanto spaesato.
- Stavi dicendo qualcosa … ho detto che hai ragione, che mi comporto come una bambina a volte- sospirai, ammettendo le mie colpe.
- Ma io non ti ho detto niente. Anzi, non ho proprio detto nulla a nessuno- mentre lo diceva sentimmo un altro rumore forte, simile alla sua voce potente arrabbiata.
Impallidii.
La Sala cominciò a tremare.
- Bunny, cosa hai fatto?- mi chiese Green inquisitorio.
- Nulla, davvero!- risposi subito.
- Mi hai tirato qualcosa- osservò.
- Sì, quella corona- dissi puntando con l’indice il tesoro che stava a terra vicino a lui.
- E dov’era?-
A quelle parole capii dove stava andando a parare. E la cosa non mi piaceva per niente.
- Lì – risposi con un pigolio spaventato.
Green spostò lo sguardo dove si trovava il mio, sconfortato.
- Fantastico. Hai appena attivato una leva-
- Corriamo!!!- urlò Bruno spiangendoci via dalla sala, che aveva cominciato a sgretolarsi velocemente.
Varcammo la porta in fretta e ad ogni passo che facevo sentivo il respiro farsi più pesante. Da dietro alle nostre spalle provenivano rumori assordanti di pareti e oggetti che andavano frantumandosi.
Il cunicolo risaliva verso la superficie.
Dovevamo sbrigarci, e sperare che non facessimo la fine del topo.
 
Più tardi riuscimmo a uscire dalla grotta, trivellando le pareti che ostacolavano la nostra ascesa con i calci dei Pokèmon di Bruno.
Segno che nessun altro oltre noi aveva mai avuto accesso a quella Sala, che adesso andava perduta per sempre.
- Dobbiamo andare al Centro Pokèmon più vicino- disse Bruno.
Annuii nervosamente.
Non riuscivo a credere che fossi riuscita a distruggerla con le mie manacce.
- Non doveva andare così- mugugnai arrabbiata.
E più vedevo gli altri più mi infuriavo.
Perché loro non fossero sconvolti quanto me, rimaneva un mistero. Persino Green sembrava piuttosto sereno in volto.
- Bunny, andiamo- mi chiamò Green quando vide che ero rimasta su una roccia incredula.
- Andate pure, voi. Dite che Bunny Blue è andata via da questo mondo schiacciata dal peso di un sarcofago d’oro-
Lui sbuffò divertito, strabuzzano gli occhi.
- Ma come ti vengono in mente?!-
- Lasciatemi qui, non voglio venire- dissi seriamente, fissandolo dritto negli occhi.
- No-
- Come potrei, ora che siamo di nuovo insieme a caccia di avventure?-
Senza ascoltare la mia risposta, che tardava ad arrivare, cercò silenziosamente la mia mano.
Arrossì in un istante.
Bruno non badava a noi, sistemava l’allenatore tramortito sul mio Charizard.
- Un segreto che non potrà mai essere rivelato vale più di tutto quell’oro messo insieme-
Lo guardai mentre mi tirava su.
- Mi prendi in giro o dici sul serio?-
- Sarà un segreto fra noi due, questo – continuò a dire.
- Uno dei nostri – specificò.
- Nostri ..?-
Quanti segreti avevamo? Probabilmente qualcosa che mi ero già scordata …
Poi credetti di capire, e gli feci un largo sorriso.
Era notte.
La notte era come se rendesse tutto più bello e pieno, come se potesse in parte nascondere ciò che mi era concesso di mostrare.
- Sei il migliore rivale in assoluto che si possa avere- affermai intenerita.






Dalla sala D.Dafne con amore:
Ok, adesso posso andare a quel paese.
(E sono caduta nel fluff più puro ... sigh)
Sì, ebbene si!
Eccomi qua! Riesumata da quella Sala d'Oro che mi ha impolverito il computer!
Finalmente l'ispirazione ha beccato anche me, per una volta. 
Anche se probabilmente nessuno la considerà molto e non posso che dargli ragione, visto il ritardo colossale.
Tuttavia ci tengo a continuarla, dopotutto.
E fra una cosa e l'altra, sarà che sto scrivendo delle storie molto impegnative che mi portano via oltra al tempo i pochi neuroni che ho, ho trovato il tempo di scrivere questo capitoletto.
Non è niente di che, ma mette fine a questa benedetta ricerca.
.... O forse no.
Muahahaahahaha

A presto miei cari!
....
..
.
Mi sono appena resa conto che non ho messo un soggetto in queste frasi. Beh, era la storia.
Sono davvero fusa, e per questo troverete una marea di errori.
Segnalatemeli pure se li trovate, provvederò subito a correggerli!!!!



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Capitolo 6
*** Non sorprenderti Bunny: nulla di più che (s)fortunate coincidenze! ***


 
                                                                               Capitolo 6: Non soprenderti Bunny: nulla di più che (s)fortunate coincidenze!




- No, Lance … tu … tu … mi stai chiedendo di uscire con Green?! –
- Sì, cioè no, non come pensi tu, tranquilla; più che un uscita è … hai presente il Red Carpet? Pensala come una sfilata –
- No e non intendo pensarla in quel modo, Lance!-
- Ascolta: dopo quella, il tuo precedente della scarpa verrà completamente dimenticato. Solo se tu fai come ti ho detto,però –
- Mmh …-
Ho sempre odiato i compromessi.
Ma che cavolo gli saltava in mente a quel menomato di ex- campione?! Poteva escogitare qualcosa di meglio, di più geniale: mica siamo in una telenovela!
- Bunny, fidati di me, te lo ripeto –
- Lance … vedi non è che io non mi fidi di te o che uscire col mio rivale amichevolmente è come prendere un tacco a spillo nell’occhio; il fatto è che non vedo davvero il nesso logico fra questo e la questione della scarpa, proprio non lo vedo, scusami!-
-…-
- Ah Bunny, piccola e povera ingenua Bunny … Tu non hai idea del potere dei Media! –
- … E quindi? –
- Non capisci: se tutti vi vedranno in veste di buoni amichetti, si scorderanno presto dell’accaduto -
- Ma ne sei proprio sicuro? –
- Bunny, ho mai detto qualcosa che non è andata come pensavo? –
- Beh … se proprio devo essere sincera ti ho battuto alla Lega. Eri piuttosto certo di vincere, a quanto mi ricordo –
- … Che male può mai farti un gelato ogni tanto? Devi vivere la tua vita. Sei giovane, ti devi divertire! –
- E questo cosa centra? –
- Non stare sempre a casa a spolverarti le tue medaglie, fai qualcosa! Stai sempre su internet. Ti vedo, sai? –
- Ma questo non è affatto vero: ehi, intendiamoci, io non sono una nerd! –
- Ah, allora non sarà un problema questa piccola uscita! –
- Infatti! –
- … -
- Aspetta, com’è che sei arrivato a farmi dire che non sia un problema questo sottospecie di appuntamento? –
- Allora? –
- E va bene, e va bene!!-
- Sei la migliore. Ricordati di non metterti nei guai –
- Ah beh, grazie tante -
- Dimenticavo: ricordati di passare da Bruno, vuole vederti –
- Ah, pure questa … -
- A presto, ti chiamo domani! –
- Sì-
“Se ci arrivo a domani. Ho mai detto che sono stressata?”

Controllai il mio orologio da polso aggrottando stancamente le sopracciglia.
“Venti a mezzogiorno … Posso farcela”.
Mi trovavo a Borgo Foglianova.
Dopo la spedizione per la grotta, io Bruno e Green ci eravamo recati a Settimisola, dove l’allenatore era stato ricoverato.
Io avevo deciso di dormire a casa;  voi non avete la minima idee di come siamo lerce le panchine di quel Centro Pokèmon, e io non ho la minima intenzione di descrivervele.
Bruno era rimasto lì.
“Dovere” lo aveva chiamato, e mi ero sentita un verme, al confronto.
Green invece era tornato nella sua palestra disastrata, non c’eravamo detti una parola di più da quando c’eravamo lasciati al Centro.
Beh, ad ogni modo quell’uscita modello Red Carpet avrebbe avuto luogo esattamente alle quattro e io mi sarei dovuta sbrigare.
C'era qualcosa che mi turbava.
Non tanto questa formalità, quanto per dopo. Il dopo mi preoccupava.
Una sola domanda mi tormentava.
“ Cosa mi metto? ”
Un problema da non poco conto, insomma.
Erika avrebbe saputo consigliarmi ma … no. Meglio di no.
Cosa mi avrebbe fatto indossare, non oso immaginarlo.
- Bunny, cosa succede? – chiese mia mamma preoccupata.
- Ah, nulla mamma. Devo fare un salto a Settimisola e poi andare dritta dritta a Saffron City –
- Oh, tesoro, ma ti fanno stancare davvero molto, non è così? –
Aspetta. Mia madre mi stava consolando del troppo lavoro quando lei per prima mi aveva spedito in quell’esplorazione taglia-vene sgridandomi e minacciando di diseredarmi?
- Bah, io ne ho piene le tasche –
Ne ho davvero piene le tasche.
Gente piena di complessi di doppia bipolarità, di personalità, di acidità, di antipatia, di tirannide e chi più ne ha più ne metta.
- Quando torni ti faccio una bella cenetta. Torni per cena, vero? –
“Perché con mia madre devo sapere esattamente cosa farò fra un minuto e mezzo o fra vent’anni?”
- Non lo so, penso di sì .... Senti mamma, adesso vado: ti faccio sapere più tardi, ok? –
- Ok, tieni il cellulare accesso. Oh cielo, ti prenderà la linea a Settimisola? –
- Sì, mamma – risposi roteando gli occhi.
La maggior parte della gente della regione di Kanto faticava a pensare a una Settimisola con una linea primitiva di Wi-fi.
- Va bene, chiamami con il numero di uno dei tuoi amici se non prende, capito? –
- Sì, mamma –
Risposi sghignazzando. Adoravo i momenti in cui potevo con pieno diritto trattarla con accondiscendenza.
- Vado che faccio tardi – tagliai corto quando sembrò voler aprire una parentesi a riguardo.
- Sì … a dopo, Bunny! –
- A dopo! –
Fingendo una corsa improvvisa spalancai il cancellino del giardino di casa e sparii dalla sua vista, fermandomi di botto subito dopo.
M’incamminai allora tranquillamente verso un posto dove il mio Charizard potesse avere un minimo di discrezione e potesse fare tutte le manovre che più lo aggradavano senza pensare a abbattere interi muri delle case del villaggio.
- Bunny!! –
“ E che p ...”
- Daisy! Scusami, sono di fretta –
“ Mollami, ho da fare, fanatica di macabri Clefairy!”
- Ah. Allora ti lascio. Non ti disturbo, vado ad allenare la mia Luna! – trillò entusiasta.
“ … Luna chi?”
Da dietro le sue esili gambette fece capolino un palloncino rosa dalla faccia grottesca e dagli occhi piccoli e folli.
Luna!
- E Clefy? – chiesi ricordandomi da quell’esemplare poco raccomandabile di Pokèmon che mi aveva mostrato pochi giorni addietro.
- Luna, le ho cambiato nome. E più carino, non credi? –
“ Ed io che le l’ho anche chiesto …”
- Ma certamente – annuii con noncuranza.
- Vado, Bunny. Ti devo spodestare, no? – mi fece un largo sorriso, di quegli suoi; bellissimi e luminosi.
- Vai, pure! –
“Daisy … ti eleggerei campionessa di Kanto solo per il tuo meraviglioso sorriso. Purtroppo non credo che ti lascerò entrare al mio cospetto con una schiera di Pokèmon inquietanti rosa”
- Ah, nonno, mi hai spaventato!-
- Oh,oh. Ciao Daisy –
Oh no. Lui no.
- Già di prima mattina ad allenarti? Ti andrebbe di farmi un favore?-
“ Mi pareva strano il contrario …”
- Dì pure, nonno! –
- Per le mie ricerche avrei bisogno di un assistente. Vedi questo? E’ un Pokèdex. Registra tutti i Pokèmon che incontri. Il mondo è abitato da numerose creature. Queste creature vengono chiamate Pokèmon. Dimmi: sei un maschio o una femmina? – cominciò a dire in tono solenne ed esperto.
-… Ehm, nonno …- si agitò imbarazzata Daisy.
- Me l’hai già chiesto, io sono certa di essere una femmina, ma mi stai mettendo il dubbio … -
- Ah giusto, che sbadato! Ho mandato questa registrazione perché son sempre a spiegare le solite cose … tienilo tu – disse riferendosi al Pokèdex rosa che teneva in mano.
-E’ l’ultima versione aggiornata. Così potrai affermare di essere un’allenatrice a tutti gli effetti! –
- Che bello, grazie nonnino! – rispose lei schioccandogli un bacio sulla guancia raggrinzita.
- Figurati! Visto la parentela non ho dubbi che riuscirai, piccola Daisy! –
Daisy se ne andò trotterellando. Perché io ero rimasta ad ascoltare questo vecchio sfruttatore affetto da ecolalia, al posto di filarmela?
Non imparo proprio mai …
- Bunny! Guarda caso ti stavo proprio cercando! –
- Ah. Che coincidenza –
- Grazie per il favore dell’ altra volta. Però me ne servirebbe un altro … mi dispiace, so che hai molto da fare, tuttavia questo è veramente importante. Per il progredire della scienza questo e altro, giusto? –
- Giusto – risposi storcendo il naso.
- Questo – e tirò fuori una schedina grande quanto il mio palmo –
- E’ la 3XRD TESTING GENERATOR. Devi consegnarlo a Kyle Brown della Silph –
“Che coincidenza. Vado a Saffron City e casualmente devo recapitare aggeggi altamente tecnologici alla Silph Spa. Tutta questione di coincidenza, certo.”
- Scusa se devi allungare la strada, è un po’ lontano … -
- No, non c’è problema, dovevo comunque andarci questo pomeriggio –
- Che fortuna, proprio una coincidenza! –
- Eh già –
“Non dirlo a me.”
Che sfiga.


Arrivai a Settimisola sotto il sole cocente di mezzogiorno. Un traghetto era appena approdato al moletto dell’isola. Qualcosa rassomigliante a un ponticello instabile che gli abitanti dell’isola si permettevano di chiamare fieramente “Porto più fiorente del Settipelago”.
Entrai nel Centro Pokèmon con la speranza che ci fosse dell’aria condizionata, cercando, con poco successo, di sventolarmi soddisfacentemente con le mie mani.
Stavo proprio facendomi aria con queste, che una visione assurda mi fece tralasciare il controllo dei miei arti superiori che si andarono a depositare sul mio petto schiaffeggiandomi con poco vigore.
Ripresi subito consapevolezza del mio corpo nello spazio e mi guardai bene dall’apparire in quel schifoso ospitale come lontana parente di King Kong. Nel caso uno l’avesse pensato, l’intera isola ne sarebbe venuta a conoscenza nel giro di dieci minuti.
Bruno girò lo sguardo verso di me in quello stesso momento. Stava chiacchierando con un - stranamente vivo, esploratore di mia conoscenza.
Non per essere cattiva, ma almeno mi aspettavo un po’ più di decoro per uno a cavallo della fossa; almeno la decenza di riprendersi con una riabilitazione degna di uno salvato per il rotto della cuffia!
E invece no: lui era lì che sorrideva, come se niente fosse successo. Io avevo più occhiaie di lui.
- Bunny! – mi chiamò Bruno.
Mi avvicinai fissando con un poco di preoccupazione il ragazzo, che quando mi vide si zittì e spostò lo sguardo sul pavimento.
- Stai bene? – gli chiesi con un po’ di ironia. Poi mi resi conto che forse non si ricordava nemmeno di me.
- Questo posto è fantastico, con un erba locale mi hanno rimesso in forze in una notte! –
Mah. Erbe locali? E chi si fiderebbe!
Mi girai verso Bruno un po’ scettica.
- E’ così – mi confermò.
- E’ inutile che fai quella faccia, non puoi giudicare un libro dalla copertina. Questo centro non sarà il massimo, ma le persone che vi lavorano sono tutte volenterose e persone squisite, di straordinaria competenza! – aggiunse facendomi sobbalzare.
Speravo non avesse l’intenzione di dire altro, come per esempio che non avessi voluto badare a lui o attenermi al codice d’onore e rispettabilità di un salvatore degno di questo nome, solo perché non trovavo le panchine di mio gusto.
E tanto la mia punizione divina l’avevo già in parte avuta: tanto per cominciare l’incontro con nonno Oak e Daisy Oak, poi e dico soprattutto poi, l’uscita con Green.
- Comunque, lui è Taylor. Taylor, lei è Bunny –
Strinsi la mano a Taylor.
- Grazie, ti devo la vita – mi disse lasciando da parte ogni tipo di pudore, mentre racchiudeva la mia mano fra le sue, in gesto di gratitudine.
A questo punto fu io ad arrossire, non meritavo tutto questo.
- Ma figurati … una sciocchezza simile … era il minimo … -
- La nostra piccola campionessa regionale – continuò Bruno scompigliandomi i capelli.
- Ehi – lo rimproverai. Non serviva che lo dicesse, lo metteva solo in imbarazzo, così.
- Grande Campionessa, scusami Bunny –
Lodevole il suo tentativo di intenerirmi ma … fallito.
Gli pestai un piede di nascosto.
- Ah! – gemette.
- Sì, ma non importa. Tu sei un esploratore, giusto? – chiesi rivolta a Taylor.
- … -
- Ehi ? –
Taylor si era un attimo bloccato. Lo sapevo che non c’era di che fidarsi di quelle “Piante miracolose locali”…
- Mi dispiace, davvero mi dispiace! Non avrei voluto crearti così tanti problemi!-
“Scusami se mi sono sentito male nel bel mezzo di una sala con tranello!”. Non è che avesse anche lui la paura che potessi prenderlo a scarpate e gettarlo, definitivamente, nella fossa?
- Perché ti scusi? – gli chiesi.
- Perché non sapevo che tu fossi la campionessa, ti ho fatto perdere un mucchio di tempo-
Raccolsi l’energia necessaria e pronunciai seriamente: - E tu questo lo chiami perdita di tempo? Salvare una vita, sarebbe una perdita di tempo? Giuro su Zapdos, che non ho mai desiderato un compito che potesse essere più nobile di questo –
Wow. “E ora se non mi danno il Nobel per buoni valori giuro, sempre su Zapdos, che mi incavolo”.
- Ben detto, Bunny – s’intromise Bruno, appoggiandomi.
- … Sei davvero un angelo, allora – sospirò allora lui piano, cogliendomi alla sprovvista.
Un angelo? “Vacci piano con i complimenti, mi devono fare ancora beata!”.
- Hai la febbre-  ne dedussi, per poi toccargli la fronte.
Lui avvampò.
- Cioè, io non volevo dire angelo, cioè sì; sei molto carina, ma no … scusa- si scusò alla velocità della luce quando si accorse della gaffe che aveva appena fatto.
Sorrisi.
- Quello che voglio dire è … grazie, grazie di tutto. Non sarei qui a quest’ora, senza di te –
- Non ti preoccupare, sono contenta di averlo fatto. Sei un bravo ragazzo, Taylor! –
- Beh Bruno, ora scusa ma devo levare l’ancora, già, di già … devo trovarmi con Green-
- Non so se ti hanno già informato – sottolineai con una punta di sarcasmo.
- Per la verità no, comunque allora andiamo via insieme, anche noi stavamo andando-
- Io non prendo il traghetto. Se non avete paura di volare, posso darvi uno strappo. Dove dovete andare? –
- Io alla Lega-
- Io prendo il traghetto, non pensate a me – disse Taylor quando puntammo il nostro sguardo su di lui.
- Dove sei diretto? –
Già che portavo quel colosso di Bruno, facevo trentuno con lui.
- Davvero, io non ho problemi! –
- Neanche io, quindi dimmi dov’è la tua casa, che ti ci porto in un battito d’ali!-
- Se proprio insistete … a Lavandonia – disse con aria triste.
“Vive a Lavandonia?! Che posto lugubre e grigio per abitare!
Poi capii.
I suoi Pokèmon erano scomparsi nella grotta, inghiottiti insieme agli Ekans dalla voragine che si era aperta. Probabilmente voleva andare lì solo per pregarli, per salutarli e dire loro che era sopravvissuto.
Probabilmente non aveva più casa ora che i suoi compagni di una vita non c’erano più …
Mi si strinse il cuore.
- Vieni, ti porto io – lo rassicurai.
 
Quando lasciammo Bruno alla Lega, mancava circa un’ora all’appuntamento.
Ero partita alla volta di Lavandonia con Charizard, che si divertiva a fare acrobazie aeree, senza il peso di Bruno e con Taylor sul punto di vomitare. Atterrati, ci eravamo trovati im mezzo a tetti grigi che poco si addicevano a una giornata di sole come quella.
- Grazie, Bunny. Ti sarò sempre grato di tutto- mi salutò lui davanti alla Torre, confermando i miei sospetti.
- Sei la migliore Campionessa che potessimo avere, qui a Kanto – quelle parole sincere ebbero l’effetto di scaldarmi il cuore.
Per la prima volta qualcuno non badava alle dicerie che giravano sul mio conto e diceva di essere contento di me.
- A presto, Taylor! – lo avevo salutato semplicemente.
Non appena lo avevo visto sparire nell’edificio, mi ero seduta all’ombra, aspettando che uscisse.
“Nessuno si libera tanto facilmente di me” pensai, abbozzando un sorriso sornione.
E perciò aspettai, in compagnia dei miei Pokèmon; la quale non valevano nemmeno la metà di tutto quell’oro che avevo visto nella Sala d’Oro.
Solo ora me ne rendevo pieno conto, la storia di Taylor mi aveva dato una grande lezione di vita.
Nel frattempo che aspettavo, presi la schedina che nonno Oak mi aveva affidato e la rigirai fra le mani.
“Progressi per la scienza, eh?”
La sfiorai delicatamente. Non sapevo quante menti vi erano dietro quella cartuccia, né quanti calcoli astrusi, ma sicuramente erano molti: tutti concentrati lì dentro, solo per la scienza …
All’improvviso un urlo mi fece sobbalzare.
- Aaaaaah!-
Veniva da destra, sembrava appartenere a una donna.
Mi alzai e andai incontro alla voce, che intanto singhiozzava.
- Basta Gas, mi fai paura quando fai così!! –
Davanti a me apparve la figura di una ragazza che si tappava gli occhi e un Gastly che continuava a farle smorfie e versi strani accanto.
- Aaaaaaah!-
- Ehi, stai bene? Che succede? – chiesi al limite della perplessità.
La ragazza sollevò lo sguardo e con disperazione si piazzò dietro di me, usandomi come scudo.
- Lui: mi fa paura! – disse, indicando il Pokèmon, che se la rideva di gusto.
- Ah-ha - annuii poco convinta.
Il Gastly ghignò e si piazzò davanti a me, facendo la linguaccia.
Come se quella palla potesse farmi effetto!
Rimasi a fissarlo con il sopracciglio alzato. “Hai finito?”.
Lui, quando giunse alla conclusione che non gli davo abbastanza soddisfazione, comparve dietro le spalle della giovane.
- Aaaaaah –
Mi tappai le orecchie.
Iniziavo ad averne abbastanza di quella palla che mi girava intorno e di quella scimmia urlatrice che si era artigliata a me.
Con un movimento brusco mi liberai dalla sua presa e col dito alzato mi imposi di farla piantare; a tutti e due.
- Senti, palla nera! –
Non ricevendo risposta lanciai un’occhiata a Jolteon, che mi guardò, speranzoso.
Acconsentii.
Una scossa elettrica tramortì il Pokèmon che ormai esausto, cessò di girare attorno alla ragazza.
“Ottimo”.
- Scusa. E’ tuo? – dissi riferendomi al Pokèmon afflosciato a terra.
Lei scosse la testa.
- No … è dei miei nonni –
Dopo attimo di dispersione si precipitò al capezzale del Gastly.
- Gas!! Ora come spiego loro che sei stato fulminato?! –
La guardai scettica.
“Tolgo le tende, ho deciso. Ingrata!”
- Veditela da sola, non ho tempo da perdere – biascicai fra me e me irritata.
Feci appena tre passi che questa mi implorò.
- No! Aspetta!! –
- Devo andare alla Torre, i nonni mi hanno impedito di andare da sola e Gastly doveva accompagnarmi ... ma io ho paura, dei Pokèmon Spettro – rivelò, con la voce ridotta a un pigolìo.
- E tu vorresti andare alla Torre?! Hai idea di quanti Pokèmon spettri ci siano là dentro?!-
Lei mi guardò tristemente.
- Lo so, ma non importa –
- E poi … non mi fanno paura, se non mi fanno le smorfie … Gas lo sa, è per questo che lo fa apposta – disse arrossendo.
Sospirai senza farmi sentire.
Se da un lato volevo accompagnarla e aiutarla, dall’altro volevo fare una sorpesa a Taylor … E se poi l’avessi perso di vista … non ci volevo pensare.
Io dovevo provare a tirargli su il morale, ecco.
“Un attimo”.
E se Taylor fosse uscito dalla Torre proprio nel momento in cui mi ero distratta con la faccenda della Scimmia Urlatrice?!
- Ti accompagno io, facciamo in fretta-
L’idea della sorpresa era ormai decaduta; volevo solo accertarmi che Taylor si trovasse ancora dentro la Torre, a questo punto.
- Mi vuoi accompagnare? – trillò felicemente.
Annuii distrattamente.
- Ma certo, dovevo andarci ad ogni modo – mentii velocemente, mentre questa mi ringraziava.
- Certo che coincidenza! Proprio una fortuna!–
La guardai con gli occhi sbarrati mentre richiamava in una Pokèball Gastly.
L’aveva detto.
Aveva detto quella parola.
Ancora.
… Cominciavo a sostenerne la censura.
 
Io e la Scimmia urlatrice, che avevo appreso si chiamasse Annie, eravamo così entrate nella Torre.
Annie, con passo deciso, si era avviata verso le scale.
Io avevo girato lo sguardo da una parte all’altra, in cerca di Taylor.
E in questo modo, eravamo giunte davanti a una piccola lapide, al secondo piano, su cui davanti erano posti dei fiori secchi.
Annie tirò fuori dalla borsa un mazzo di fiori gialli, freschi.
Si avvicinò alla lapide e li posò, sostituendoli a quelli morti.
Sulla pietra vi era un’incisione che recitava: “Kaila, che dette famiglia a chi ne bisognava”.
Notai lo sguardo imbarazzato di Annie che vagava in giro.
- Scusami Annie, devo far visita a ... qualcuno. Ti raggiungo appena ho finito, ok? – dissi, cercando un scusa per lasciarla da sola.
Era uno di quei momenti intimi che non dovevano essere disturbati, per essere veramente sinceri.
Lei acconsentì.

Mi allontanai con l’intenzione di salire ai piani superiori; Taylor doveva trovarsi lì, altrimenti voleva significare che fosse già uscito.
Quando iniziai a salire i gradini da lontano notai la figura di Annie curva, di fronte alla lapide.
Mi si formò un sorriso triste che mi accompagnò durante tutta la scalinata.
 
 
Quando uscii dalla Torre, avevo al mio fianco sia Annie che Taylor, trovato poco dopo che mi ero separata da Annie, mentre scendeva le scale.
Eravamo appena usciti, che Annie mi ringraziò per averla accompagnata, mentre prendeva il sentiero di sinistra, in mano la Pokèball di Gas.
- Grazie Bunny, grazie ancora – mi disse Taylor, diretto dalla parte opposta di Annie.
Rimasi un attimo in silenzio, poi mi decisi a parlare quando mi ritrovai in mezzo ai due in procinto di andarsene.
- Ehi, dove state andando? Venite un po’ qui … -
Dopo un attimo di silenzio i due si avvicinarono, incuriositi e titubanti.
Io abbassai la testa, assumendo un’ espressione severa.
Appena vidi le loro scarpe davanti ai miei occhi, sollevai lo sgaurdo sorridendo a trentadue denti.
- Andiamo a Saffron City a fare un giro, tutti insieme! –
I due ragazzi mi fissarono sorpresi.
- A Saffron City? - ripetè Annie.
- Esatto. Forza, andiamo! –
- Ora? – balbettò Annie, impallidendo.
- Ma devo avvisare …-
Non le feci finire la frase che avevo afferrato la Pokèball di Charizard.
- Che problema c’è? Andiamo dai tuoi nonni a dirlo! –
- E tu non inventare scuse. Vi voglio con me, capito? – mi rivolsi subito dopo a Taylor, che mise le mani avanti.
- Bunny, a me fa piacere, ma non voglio esserti di peso, non è che metteremo a disagio il tuo compagno? –
- … Sciocchezze! La nostra uscita è solo una copertura! – evacuai in fretta.
Quando Charizard uscì dalla Pokèball afferrai i due per i polsi.
- Qualche obiezione?-
I due mi guardarono spaesati.
- Molto bene! - 



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Ehilà!
Qual buon vento vi porta qui?
A dir la verità ero piuttosto titubante a pubblicare qusta capitoletto ... perchè è molto corto; è molto dialogato, è di passaggio. Non poteva essere altrimenti, mi dispiace.
Il prossimo capitolo sarà sicuramente più soddisfacente di questo, sotto tutti i punti di vista! 
......Ah, se voi solo sapeste cosa attende la nostra nuova combriccola!
Se vi dicessi Saffron City, cosa vi viene in mente? 
.... Sabrina? Silph? 
Uhahahaaha!  Aspettatevi di tutto!
Detto questo, abbiamo conosciuto il carissimo Taylor e la Scimmia Urlatrice (Annie), che accompagneranno la nostra protagonista.
Che dite, si farà questa uscita ... o qualcuno ci metterà lo zampino?

See ya! 

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Capitolo 7
*** Non spaventarti, Bunny; non c’hanno mai azzecato quelli apocalittici! ***


Capitolo 7
Non spaventarti, Bunny; non c’hanno mai azzecato quelli apocalittici!



-Presto, presto! –
Incitai i miei compagni a velocizzare il passo, le quattro erano passate da dieci minuti e, senza nemmeno cambiarmi o pettinarmi un pochino, trascinavo il gruppo marciando come un reduce da una faticosa battaglia per le vie larghe di Saffron City: a testa alta e coi denti stretti. Il mio sguardo era puntato all’orizzonte che appariva sfuocato e sul punto di liquefarsi, racchiuso dai grattacieli moderni ai lati della strada.
Saffron City, ai tempi in cui viaggiavo per ottenere da brava allenatrice le medaglie, era un insieme di edifici giallastri, collocati su un terreno dello stesso colore; tuttavia adesso anche questa era cambiata, la modernizzazione non aveva certo risparmiato questa città color dello zafferano, sede della tecnologica Silph, e in poco tempo si era trasformata in un centro economico non di poco conto.
E fra i profili dei grattacieli, il mio sguardo seguiva ogni movimento delle nuvole nel cielo, ricordandomi che il tempo passava, cosicchè il mio incedere aumentava vertinigiosamente di velocità, tanto da provocare il fiatone ad Annie e forse qualche crampo a Taylor, che senza lamentarsi, mi seguiva a fatica.
Immaginai cosa stessero pensando: rapiti e costretti a correre la maratona di Saffron City, dopo aver rischiato di rimettere per il viaggio a cavallo di un Charizard, da una campionessa giusto un po’ border-line.
E nonostante questa prospettiva mi scappò un sorriso divertito. Ce ne voleva per essere protagonisti di tali imprese; credere di riuscire a prevedere qualcosa in mia presenza, era un po’ come andare bendati alla ricerca di una pietruzza d’oro nel mezzo del letto di un fiume.
Comunque, i due malcapitati evitarono di fare commenti a riguardo e io di cercarmi rogne inutilmente: mancava solo di deprimermi.
Stavo giusto per giungere al luogo dell’incontro con Green davanti all’entrata del Dojo, unico resto della vecchia Saffron City, che riconobbi una chioma lunga e scura uscire dall’entrata del Karate. La chioma liscia e dal taglio sofisticato apparteneva alla capopalestra della città, Sabrina, vestita con un’appariscente tutina rossa, molto aderente, di un materiale lucido e all’ultima tecnologia.
Si fermò e salutò Green, che stava aspettando il mio arrivo appoggiato allo stipite di legno.
Il mio sguardo incrociò quello dei due nello stesso momento, e simultaneamente si girarono verso la mia direzione. A un cenno del mio rivale mi avvicinai fingendomi disinvolta, tradendo nervosismo dalle mani che iniziarono a tormentare freneticamente gli orli della salopette.
- Sabrina, da quanto tempo! – salutai cordialmente.
Questa piegò gli angoli della bocca in quello che doveva assomigliare a un sorriso tirato.
Green intanto mi squadrò asettico, leggermente sulla difensiva; le braccia conserte e un cipiglio di rimprovero dipinto sul volto.
- Ciao Bunny. Bene, allora stammi bene Green, ci vediamo alla riunione – disse rivolta a quest’ultimo.
Annie e Taylor sbucarono all’improvviso alle mie spalle, come due pulcini ritrosi dietro una chioccia.
Sabrina lanciò loro un’occhiata prima di far cadere lo sguardo nel vuoto. Dopo un attimo si riprese, e dopo mi bloccò al mio posto, con una virata improvvisa dei suoi occhi innaturali blu, che si posarono sui miei con una velocità e determinazione spaventosa, facendomi cominciare a sudare freddo.
- Scusa Bunny, ho bisogno di parlarti – mi rivelò prendendomi ferreamente il braccio e  trascinandomi qualche metro più avanti.
- Ma certo, dimmi pure – avanzai dubbiosa, leggermente allarmata dal suo gesto strano, che aveva osato superare la cosiddetta “Bolla d’aria”.
Quella ragazza aveva comportamenti alquanto bizzarri, direi fuori dal comune, che non avrei mai capito; probabilmente ciò era dovuto al fatto che non riuscissi a comprendere come lei le sensazioni. La sua specialità erano i Pokèmon di tipo Psico, e la sua fama si nutriva della reputazione delle sue doti eccezionali di comunicazione, sensibilità e percezione. Lei era avanti col pensiero; su questo tutti, compresa me -che avevo avuto l’occasione di studiare le sue mosse, concordavano.
- Ho appena avuto … una sensazione – disse, come per cercare termini più semplici e adatti possibile.
Aggrottai le sopracciglia e tesi le orecchie.
- Non voglio allarmarti Bunny, ma ho l’obbligo di metterti in guardia, non posso far finta di niente  … tenete gli occhi aperti, tutto qua – detto questo mi lasciò.
- Va bene – risposi meccanicamente, spiazzata da quella sorta di predizione.
- A presto – come se non fosse successo niente se ne andò, non senza aver salutato con un cenno del capo gli altri.
Green mi guardò interrogativo, non appena li raggiunsi.
- Nulla. Scusa per il ritardo Green, comunque –
- Cosa è successo stavolta? –
Guardai Annie e Taylor, per poi rispondere:  -Un po’ di cose-
- Stai meglio a quanto vedo – osservò verso Taylor, che annuì con forza. – E’ un bene, no? – continuò pacatamente.
- Lei è Annie – anticipai presentando la Scimmia Urlatrice.
- Annie, lui è Green, il capopalestra di Viridian City-
Dopo aver fatto le dovute presentazioni, che andarono meglio di quanto mi aspettassi, Green si staccò finalmente dallo stipite.
- Bunny, non ti starò a chiedere per quale motivo tu debba sfoggiare ad ogni occasione mondana il meglio di te, con la tua logora salopette e i tuoi capelli a cesto di insalata – disse poi, come se gli altri non esistessero. Io gonfiai le gote, non perché offesa, ma perché lo avesse detto davanti a loro senza pensare che avrei potuto sentirmi in imbarazzo.
- E io non ti starò a ricordare ogni secondo, anche se lo penso, perché debba fare questa pagliacciata con te. Fai bene a mettere subito in chiaro le cose –
- Sei arrivata in ritardo, ti ho aspettato – puntualizzò in fretta.
- Tuo nonno mi ha fermato e mi ha chiesto di portargli una cosa alla Silph – notai a mia volta con un ghigno soddisfatto.
- Credevo che non avresti accettato dopo l’ultima cosa che ti ha fatto portare –
Si riferiva chiaramente all’episodio dell’evoluzione di Eevee.
- Per il progresso della scienza questo e altro – dissi con fare nobile.
- Diventi molto volenterosa quando vuoi perdere tempo – affermò prima di addentrarsi nel fiume di gente che costituiva la strada.
Lasciai perdere ma lo seguii.
- Senti, io devo andare un secondo alla Silph, mi accompagneresti? –
Sospirò teatralmente . - Per il progresso della scienza questo e altro – mi rinfacciò.
 
Camminavamo per strada, io raccontavo ad Annie e Taylor di cosa si occupasse la Silph e com’era fatta all’interno. Loro, mi confessarono di essere molto eccitati di entrare in un edificio del genere.
- Non dovete sentirvi a disagio. Guardate come sono conciata io! –
- Sei lo stesso molto carina – mi assicurò Annie, concordando con Taylor.
Io ripensai allo stile di Sabrina, ai suoi capelli lunghi e lucenti e alle sue tute spaziali e mi arresi alla verità che Bunny Blue sarebbe rimasta per sempre la provincialotta di Pallet Town che era, agli occhi della gente raffinata.
Splaf
Guardai ai miei piedi con un moto di terrore. Appena vidi una gelatina rosa spiaccicata come una frittella sotto la mia scarpa, lambendo le mie caviglie con la superficie viscida e fredda, schizzai indietro con un grido disgustato.
Taylor balzò di lato per non cadere.
- Che succede? –
- Se è quello che penso io, vomito!-
- Niente, non funziona …. – commentò una vocina.
Mi girai e vidi una ragazzina mingherlina vestita con la stessa tutina rossa di Sabrina, con lo stesso taglio di capelli di Sabrina. Soltanto un piccolo particolare: non era Sabrina.
Ahimè, non lo era proprio.
- Copiona! – esclamai terrorizzata.
- Ellie – mi ripose seccata. – Mi chiamo Ellie, smettila di chiamarmi con quel soprannome; non sono una copiona!-
- Assomigli veramente tanto a Sabrina, sai?– dissi sarcastica.
Mi lanciò un’occhiata torva e poi si avvicinò, portando lo sguardo alla cosa molliccia che era rimasta al suo posto.
Annie e Taylor fecero largo alla bambina che avanzava con lo stesso passo ipnotizzante e morbido dell'eccentrica capopalestra, scambiandosi occhiate titubanti. Green osservava la gelatina, cercando di soffocare le risate.
- Pensavo si sarebbe spostato … ma è troppo stupido – osservò con una mano sul mento.
- Da quando hai un Pokèmon?- chiesi, mentre questa raccoglieva la gelatina da terra.
- Da quando sono cresciuta-
-E le tue bambole? –
Ricordavo la sua camera tappezzata di orride bambole inquietanti e dell’odore di fragola che ne permaneva.
- Le ho buttate-
- Tutte?! – esclamai sgomenta.
Lei annuì sicura.
- Mi hanno regalato Ditto, può trasformarsi in tutto ciò che vuole, come me!- disse entusiasta.
Sorrisi imbarazzata. Mi trovavo in uno di quei momenti in cui non sai cosa dire, dal momento che trovavo Ditto l’essere più ripugnante e stupido esistente sulla faccia della terra.
- E’ un trasformista nato, faremo scintille–
“ Già … Arceus li fa, poi li accoppia”
- Non ho dubbi. Comunque ti vedo molto bene. Devo scappare, ci vediamo – dissi per togliermi dai piedi.
- Un secondo! – disse allarmata.
Si avvicinò a passo di marcia verso di me, si piantò di fronte con le mani sui fianchi e mi squadrò velocemente.
- Sei aumentata di fianchi-
- Eh?!-
- La salopette non ti dona, dovresti cambiare il look dei capelli: sembrano un cespuglio incolto-
- Già – si accodò Green.
- Scusa, hai finito?- dissi alzando un sopracciglio.
- No. Bunny, hai per caso sentire mai nominare il termine moda? Le tutine che vendono al centro commerciale sono un po’ costose, ma per te non dovrebbe essere un problema. Prova col verde. Non la prendere blu per nessun motivo, o rossa!-
- Non ti seguo più, ma non ha importanza. Adesso devo andare, la moda attenderà-
- Bunny!-
- Che c’è, ora?!-
Copiona tastò la gelatina che adesso sorrideva beotamente fra le braccia della sua padroncina.
- Penso che Ditto si sia innamorato … -
Avrei voluto replicare che l’ammiravo per la sua intelligenza, poiché io non riuscivo a scorgere nessuna differenza negli occhi imbambolati del Pokèmon, ma seguii il suo sguardo; che finii sul Gastly di Annie che, appena comprese la funesta notizia, lanciò un gemito disperato e si nascose dietro Taylor.
- Avanti, non fare l’antipatico Gas, vai dal tuo nuovo amichetto e saluta!- gli impartii severamente Annie, decisa a mostrare il polso freddo che non aveva, di fronte ai campioni di Kanto.
Il Ditto prese la forma di una palla di vapore nera in cui non si distinguevano gli inconfondibili occhi piccoli e inespressivi.
Gli andò incontro velocemente, trapassandomi da parte a parte e facendomi perdere un respiro.
Gas gli diede una spinta e se ne andò dietro Green, che si spostò di lato senza fare una grinza.
I due Pokèmon presero allora a rincorrersi girandoci intorno velocemente.
Tirai fuori dalla borsa la schedina della Silph e la mostrai a Copiona.
- Devo portare questa alla Silph, è una questione importante: dobbiamo andare – cercavo di farmi capire, vanamente, mentre i Pokèmon si frapponevano fra noi; col risultato che Gas mi andò addosso, la schedina mi cadde e con un grido mi gettai a terra per recuperarla.
- Eccola, meno male!- dissi sollevando l’oggetto da terra.
- Ditto, sei proprio senza speranze- ribadì Copiona, alla figura di Gas.
D’improvviso la sua espressione mutò.
- Scusami Bunny, ho il corso di recitazione, devo andare via, assolutamente!-
- Ditto!- chiamò. –Ditto!- chiamò ancora una volta aspramente, rivolta alla palla nera che si era nascosta dietro Annie.
- Insomma, ti lascio qui, sai?-
Detto questo scosse la testa e si allontanò borbottando. - Mi raggiungerà, pazienza. Ho un futuro da trasformista, io! –
Se ne andò allora come era apparsa.
- Bah –
Incrociai lo sguardo Perplesso di Taylor e con un sospiro incitai il gruppo a proseguire.
 
 
Arrivammo alla sede della Silph dopo cinque minuti, in silenzio.
Io, reduce di quell’incontro spossante, non avevo proferito parola, e anche quando Annie mi aveva chiesto chi fosse quella ragazzina, avevo solamente risposto: “Una seccatrice”. Annie allora non aveva domandato oltre e si era tenuta i suoi dubbi.
Entrammo attraverso una porta scorrevole lucidata e senza un graffio e ci ritrovammo nella hall; una sala chiara dai seri divanetti color avorio e un bancone verniciato dietro la quale sedeva una signorina mora in uniforme.
Ci avvicinammo e presi la parola.
- Buonasera!-
- Buonasera, sono Bunny Blue, cerco Kyle Brown, ci manda il professor Oak –
Lei guardò la nostra combriccola tradendo una certa diffidenza.
- Un attimo, scusate –
Sparì da una porta e io mi appoggiai al bancone lustrato, lo sguardo fisso a un piattino dove vi erano servite delle caramelle.
Quando mi decisi a prenderne una, la signorina tornò, e la lasciai cadere in fretta dentro il piattino.
- La sta aspettando. Tredicesimo piano, sala Tre- informò atona.
Annuì, lasciando un’occhiata languida al piattino delle caramelle, promettendomi che ne avrei presa una al ritorno.
- Grazie –
Seguii Green che si era già incamminato verso l’ascensore.
Lo chiamò mentre Annie e Taylor studiavano l’ambiente circostante con sorpresa, scrutando le persone che andavano e venivano velocemente, impomatate e senza un pelo fuori posto.
Le porte dell’ascensore di aprirono e un’altra signorina ci accolse dentro con un sorriso.
- Salve, a che piano posso portarvi?-
- Tredici – risposi.
- Piano Tredici: dispositivi elettronici- annunciò pochi secondi dopo con la stessa affabilità.
Usciti, girai lo sguardo a destra e a sinistra per orientarmi in quella serie di corridoi grigi e tutti uguali.
- Di qua, Bunny – disse Green tirandomi appena appena per il polso.
- Sala Tre, giusto? – mi chiese subito dopo.
Confermai e ci inoltrammo nel piano Tredici: vi regnava un silenzio irreale.
Incontrammo poche persone, la maggior parte delle quali si muoveva con gli occhi su un’apparecchio in mano luminoso, controllando liste e dati.
- Il prossimo lo metto sotto – imprecai, dopo che l’ennesimo fantasma dal camicie bianco aveva svoltato l’angolo all’improvviso, provocadomi l’ennesima sincope.
- E’ enorme questo posto – commentò Taylor dopo un po’.
Annie annuì, spaesata.
- Siamo arrivati – comunicò Green, fermandosi davanti una porta.
Fece per bussare ma io con uno scatto veloce lo anticipai, buttando giù la maniglia con un colpo secco; per poco non presi in pieno un assistente che transitava casualmente proprio lì dietro.
- Avevo detto che ne avrei messo uno sotto – ironizzai, davanti allo sguardo allibito di Green.
- Si può sapere che ti salta in mente?! – aveva cominciato a rimproverarmi.
- Scusi, e lei chi è? – Mi aveva apostrofato intanto un individuo dall’aria saccente e snervante, con un ciuffo che sembrava leccato da un Lickitung.
- Perdonate, sono la Campionessa di Kanto, Bunny Blue, e questo è il capopalestra di Viridian City, Green Oak, nonché nipote del famoso professor Oak, che ci ha mandato qui. E loro sono Annie e Taylor, e sono con noi – spiegai baldanzosamente.
- Ah! Bunny Blue, la stavo aspettando! – trillò un ragazzo con gli occhiali, avvicinandosi calorosamente. Aveva dei capelli sbarazzini color miele che non si addicevano a uno scienziato, ma a un modello; e aveva dei modi così carini e garbati, che arrossii violentemente, vergognandomi della mia entrata imbarazzante.
- Scusate per l’irruenza – calcò Green rivolto al tizio dall’aria pignola.
- Lei deve essere Kyle Brown – osservai stringendo la mano che mi veniva posta.
- Sì, ma dammi pure del tu –
- Ok … Kyle – All’improvviso mi ricordai della schedina e la tirai fuori in fretta. – Il professore Oak ci ha mandato da lei per recapitare questa-
Kyle alla vista s’illuminò.
- Oh, la 3XRD TESTING GENERATOR, finalmente!- la prese tra le mani e sparì in una stanza adiacente, poi ricomparve. –Venite, venite!- disse esultante.
Lo seguimmo in una sala piena di macchinari e fogli sparsi, al centro si trovava un gigantesco schermo blu, proiettato da un macchinario a fianco.
- Questa schedina è il prototipo del gioco più all’avanguardia nel settore dell’intrattenimento; cambierà completamente l’esperienza di gioco- spiegò concitato.
- Quindi si tratta della schedina di un ... gioco- osservò Green, interessato.
-Esatto. Ma non di un gioco qualsiasi, bensì del Gioco della nuova era di videogiochi!-
Lo guardammo interrogativi e lui proseguì.
- E’ da molti anni ormai che lavoro su questo progetto; ossia creare un gioco interattivo che riesca, con degli ologrammatori, a trasporre il giocatore nel gioco grazie a degli apparecchi, e fare dell’esperienza di gioco una realtà secondaria-
Tutti spalancammo gli occhi sbalorditi davanti al progetto utopistico  e quasi fantascientifico di Kyle, a parte Green; beh, lui sembrava fatto apposta solo per reagire alle mie azioni e creare col suo perfido acume offese di ogni tipo.
- Come mai mio nonno è tanto interessato a ciò?- chiese.
- Per ora l’apparecchio è stato programmato per giochi, ma se dovessimo ottenere il risultato atteso, allora sarà possibile anche usare il gioco per scopi diversi-
- E che contributo ha dato a questa schedina, se posso chiedere?-
- Nel gioco, il giocatore impersona un aspirante allenatore; il professor Oak ha inserito tutte le informazioni necessarie per la configurazione dei Pokèmon-
-Capisco-
Kyle mise la schedina nell’apparecchio e poi sparì dalla stanza, per ritornare subito dopo con al seguito altri scienziati in camice bianco.
- Allora è tutto pronto, possiamo testarla- disse rivolto ai suoi collaboratori.
- Aiutate a mettere loro i recettori-
- Come?- domandò Green, non perdendo neanche allora il suo maledettisimo self-control.
Ecco come riusciva a farmi passare da esagitata, finalmente comiciavo a capire.
- Come, non ve l’ha detto il professore? Voi siete i giocatori tester, i primi giocatori al mondo, non è emozionante?-
Aprii la bocca come per dire qualcosa, protestare come sarebbe stato naturale fare, ma Kyle aveva già ripreso a parlare.
- Siete i migliori allenatori in circolazione, non ci saranno problemi- continuò quando vide i nostri sguardi stupiti e un poco timorosi.
- Va bene Kyle, lo faremo- dissi alla fine, facendogli sbocciare un sorriso a fior di labbra, e arrossendo all’istante.
Green si girò verso di me torvo, Taylor ed Annie impauriti.
Kyle ci fece avvicinare a delle postazioni collegate a dei fili. Si avvicinò a me ed attaccò i recettori su tutto il corpo.
- Preoccupati?- chiese, rivolgendosi a me, pur avendo usato il plurale.
- Un po’ … ma penso sia normale,no? – ironizzai con un sorriso convincente.
- Sì, penso di sì. Ma non preoccuparti, non vi succederà niente, ve lo prometto- mi rassicurò, finendo di collegare l’ultimo recettore, sul braccio sinistro, e dandomi un buffetto sulla guancia.
Green aspettò che Kyle si allontanasse per rivolgermi la sintesi dei pensieri di tutta la compagnia: - Quando usciamo di qui hai la mia parola che non tornerai a casa- mi disse brevemente, in quella che non doveva essere una minaccia, ma una semplice constatazione.
- Avanti, ci divertiremo- risposi mentre il team di scienziati sistemavano gli apparecchi per l’accensione della console.
Green sollevò le sopracciglia scettico, in una smorfia che parlava da sé.
“Sì, Green; proprio come quando ci stava per crollare una palestra in testa, o come quando ci stava crollando una grotta intera, in testa” pensai soffocando una risata.
“ Come minimo questa volta rischieremo di far crollare la Silph …”
- Bunny … - mi chiamò Taylor –Ma noi che ci combiniamo? Noi non siamo i migliori allenatori in circolazione ...- balbettò, sudando freddo, con accanto una Annie paralizzata letteralmente dalla paura.
- Ah-
Ottima osservazione …
- Tranquilli, ci divertiremo!- gli feci l’occhiolino e tirai fuori il miglior sorriso del mio registro, e lui tornò a sudare freddo, per nulla convinto.
- Lo direbbe anche se ci dicessero di giocare a palla con dei Cacnea – lo rassicurò Green, guadagnandosi una mia occhiataccia.
- Sempre una parola gentile nei miei confronti. Io, che cerco solamente di alleviare le vostre pene!- borbottai offesa.
- Le nostre pene? Qui c’è solo una piaga, e quella sei tu –
Lasciai perdere e posai la mia attenzione su Kyle, che stava cercando da non so quanto di attirarla.
- Allora … è tutto preparato per iniziare, siete pronti per essere annoverati come primi protagonisti in carne e ossa, o dovrei dire in pixels, del gioco della nuova era?!-
- Prontissimi!- risposi.
- Ottimo!- riprese Kyle un momento dopo, dopo che ebbe aspettato anche i gridi entusiasti delle altre tre cavie, che non arrivarono.
- Adesso attiveremo il Central Gate, i recettori porteranno le vostre sensazioni all’interno del gioco e il vostro corpo verrà proiettato nello schermo; le vostre coscienze seguiranno la vostra percezione, producendo un vero e proprio trasferimento dalla realtà allo schermo. Vostro obiettivo è finire il primo capitolo della storia, poi verrete automaticamente richiamati dal sistema. Qualche domanda?-
- Nel caso ci fosse qualche problema, possiamo comunicare con voi in qualche modo?- chiese Green.
- Sfortunatamente, ancora no- Green rispose con un'espressione raggelante che fece abbassare gli occhi al giovane scienziato.
Annie gemette.
Un rumore sordo indicò l’accensione del Central Gate e Kyle ci fece le ultime raccomandazioni.
- Bene, è ora di iniziare!-
Sentii i recettori scaldarmi la pelle e avvertii i recettori trarre fuori dalle mie vene qualcosa verso il macchinario, come se volesse staccarmi la pelle dalle ossa. Chiusi gli occhi per concentrarmi su quella sensazione e dopo pochi istanti ne persi ogni traccia: non sentivo niente, tranne il mio pensiero; poi, ripresi percezione delle mie membra.
Mi trovavo in una giungla.


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Ehilà!
Non aggiorno da una vita ma meglio tardi che mai ... o almeno spero :'D
Dunque, qualche considerazione sul capitolo:
Finalmente viene introdotta l'avventura che per prima mi balenò in mente per questa storia; quella alla Silph.
Predizioni, incontri, schedine, cadute di schedine *peggio di me col telefono*, scienziati modelli, prototipi di giochi, caramelle lasciate mestamente nel vassoietto della Hall ...
Chissà cosa andrà storto questa volta e chi ci avrà messo lo zampino ...
Inoltre abbiamo fatto la conoscenza di Copio... pardon, di Ellie e del suo Ditto.
Tenete loro a mente perchè non spariranno così dalla circolazione ;)
Una cosa: non avevo voglia di rivedere il capitolo perciò è molto probabile che ci sia qualche errore di battitura, spero mi perdonerete *O*
Alla prossima!

See ya!

 

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Capitolo 8
*** Come Bunny recuperò (finalmente) la stima della Lega. ***


Salve!
Ho deciso questa volta di mettere il commento all’inizio e  mi scuso in anticipo, tuttavia è per una buona causa: questo è il capitolo FINALE!
La mia apparizione è vergognosa, dal momento che non aggiorno da anni, tuttavia, proprio qualche giorno fa, sono capitata qui e mi sono riletta questa storiella. L’ho letta tutta d’un fiato, e devo ammettere che mi ha proprio strappato dei sorrisi; così ho pensato che si meritasse una fine – una bella fine! Ho scritto dunque per voi quest’ultimo capitolo; anzi, ad essere sincera l’ho scritto per me, perché mettessi un punto a ciò che avevo cominciato. Spero solo di essere rientrata nello spirito leggero della storia, e che non vi abbia fatto percepire troppo lo stacco di anni e di maturazione personale.
Che dire, so che chi seguiva la storia non sarà stato ad ammuffire ad attendere un altro capitolo, e magari pochi la leggeranno, ma quello che spero è che anche a voi Bunny e le sue disavventure vi abbiano portato un goccio di allegria come lo è stato per me, alla prossima, Pokèmon Fandom!
Per chi mi segue anche nell’ altra mia storia, “Il Gioco degli Astragali”: a breve pubblicherò il nuovo capitolo. Siete, comunque, tutti invitati a leggerla! :3

PrincessOfSpades
 



Capitolo 8:               Come Bunny recuperò (finalmente) la stima della Lega.


- Annie, Taylor, Green?-
Era da un po’ che chiamavo i nomi dei miei compagni, dapprima piano per paura di risvegliare qualche bestia addormentata nella giungla, poi più forte, -perché non sarei voluta rimanere da sola un minuto di più.
Mi trovavo in quella che sembrava essere una giungla; i fusti delle piante erano talmente alti che riuscivo a malapena a scorgere il cielo. Tuttavia, quello non era il principale problema: mi muovevo con difficoltà e avevo la sensazione fastidiosa di essere come disidratata; inoltre boccheggiavo come se l' ossigeno facesse fatica a circolare nell’aria, e fosse un giorno di abominevole caldo torrido.
Camminavo e camminavo, sempre più in pensiero per i miei compagni. Prima di tutto mi chiedevo cosa fosse successo. Non eravamo sicuramente nelle mura della Silph, perciò eravamo a tutti gli effetti nel gioco; tuttavia intuivo che qualcosa fosse andato storto, anche se non capivo cosa.
D’improvviso sentii le fronde vegetali frusciare violentemente alla mia destra.
Mi girai istintivamente verso quella direzione e davanti a me apparve un’orribile e per giunta mastodontica riproduzione di Rattata. Ingigantita, a grandezza naturale: uno spaventoso Rattatasauro.
Urlai con quanto fiato avevo in gola.
- Aaaaaah!-
Cercai di scappare, ma la mia fuga per la salvezza si risolse con un pugno di mosche. Anche se ansimavo per lo sforzo, il Rattata mi seguiva incuriosito, a passo adagio. Mi sentii più volte il suo naso umido addosso, volto a fiutarmi.
- Basta, basta! Vai via, bestiaccia!- Rattata ritirò con sorpresa i suoi baffoni ispidi da me.
- Ecco, mantieni le distanze adeguate, piccolo ratto insolente!- lo minacciai, voltandomi di scatto verso di lui.
Dopo qualche esitazione mi accorsi che non aveva la minima intenzione di mangiarmi o farmi del male, ma solo avvicinare il suo muso appuntito e fiutarmi come se fossi un pezzo di groviera.
-E’ questo il modo di importunare la gente?!- esclamai alla fine, molto scocciata: non ne voleva sapere di lasciarmi in pace!
- Devo trovare delle persone, sai? Adesso lasciami da sola, non ho bisogno di una scorta-
Il giovane Rattata non sembrava capirmi, e tutto quello che ottenni fu di agitarmi un sacco e incuriosirlo, come risultato, sempre più. “Non è affatto dignitoso essere l’oggetto d’interesse di un Pokèmon per dilettanti, proprio non mi va giù!” pensavo, ribollendo da capo a piedi.
- Green, Annie, Taylor, dove siete?! Se mi sentite, rispondetemi per favore. Ho un Rattata, che mi vuole annusare, alle calcagna!-
Non ottenni risposta, ma avanzando con un Pokèmon snervante alle spalle e boccheggiando dalla fatica, con la sensazione fastidiosa di dover trovare una pozza fresca dove tuffarmi, non persi la mia grinta.
Passò un bel po’ prima che la ricerca potesse dare i suoi primi frutti.
Rattata se n’era andato, incuriosito da altro; forse cibo commestibile e non una povera umana finita in un videogioco con ambientazione una foresta pluviale abitata da Pokèmonsauri. Stavo giusto evitando un grande masso che bloccava la strada e rimpiangendo la presenza di Rattata (perché non facevo altro che udire rumori sinistri), quando sentii una voce familiare chiamarmi.
- Bunny!- era la voce della Scimmia Urlatrice, Annie, ma in quel momento mi sembrò la voce di un angelo.
- Annie!- esclamai. Mi affrettai verso la direzione della voce.
- Oh, Bunny, siamo qui, dove sei?!-
- Sono vicina!-
Diedi l’ultimo sprint gioioso, e con uno slancio mi buttai fra le fronde che sembravano separarmi dalle voci. Un verme color pesca con un pungiglione in testa mi si parò di fronte e urlai nuovamente, tentando di fare dietro-front.
Anche il pokèmon urlò alla mia vista.
- Bunny, razza d'idiota, che hai da urlare?! Siamo noi!- disse un’altra voce, quella boriosa di Green. E voltandomi vidi un Cubonesauro avvicinarsi.
- Stai lontano!-
- Anche tu!- minacciai il Weedlesauro.
- E’ così. Verrò uccisa da terribili Pokèmonsauri con la voce dei miei amici, è proprio una triste fine- gemetti con disperazione.
- Pokè- che?-
- Bunny, non vogliamo farti del male, siamo noi, Annie e Green!-
- State mentendo! Li avete mangiati, e avete preso le loro voci e volete farmi credere questo per far sì che io vi segua del vostro covo, e poi mi spolperete con i vostri simili!-
Il Weedlesauro finse preoccupazione. “Che attore, proprio una tipica espressione alla Annie: sensibile e filantropa." Devono avere assimilato anche i loro comportamenti, oltre che le loro voci! "Devo stare molto attenta, sono proprio pericolosi!”
- Si può sapere che film ti guardi la sera?!-
- Ecco!- e additai il Cubonesauro.
- Questo è proprio un commento da Green! Siete proprio crudeli, ma non vi farò avere questa soddisfazione. Perciò, se dovete mangiarmi, preferisco che voi me lo diciate adesso-
- Spero che tu stia scherzando! Hai veramente toccato il fondo con le tue idiozie melodrammatiche-
- Bunny, non ti stiamo mentendo!-
- Ma se tu fossi Annie, saresti un Pokèmon- obiettai.
- E’ così, ma vedi Bunny, lo siamo tutti … anche tu- pigolò, quasi sentendosi in colpa, per quella rivelazione.
Impallidii poco a poco, e il Cubone scoppiò a ridere.
- Riderei poco se fossi in te. Che sia vero o meno, ti è andata proprio male-
- Ma sentila, da che pulpito! Dici così perché ancora non ti sei vista-
- Ehi!- feci per corrergli incontro e dirgliene quattro a distanza ravvicinata, quando mi accorsi di un particolare: camminavo di lato.
- Meglio un Cubone oggi, che un Kingler domani- aggiunse beffardo.
–Un momento, non dirmelo -
- Già –
- Ho detto di non dirmelo!- portai quelle che dovevano essere un tempo le mie braccia, all’altezza del volto. Due chele enormi e rossastre si chiusero di scatto.
- Ah! Toglietemele di dosso!-
- Stupida, come facciamo, te le stacchiamo?!-
- Perché un Kingler- cominciai a piagnucolare –Non è possibile, quello che si meritava il mio spirito nobile non era certo questo, e pensare che non l’ho nemmeno mai voluto in squadra-
-Si chiama karma; la prossima volta ci penserai due volte prima di abbandonare un Kingler solo e spaurito alla sua triste vita- disse con tono serio.
All’improvviso mi ricordai che mancava all’appello Taylor e feci un bel respiro.
- Convinta adesso, regina dei Kingler abbandonati da una buzzurra?-
Respirai nuovamente, profondamente.
- Ho deciso che la prenderò con filosofia. Ok, mi avete convinta, anche questa storia del Karma mi ha convinta-
Il Cubone sogghignò.
-Quindi, adesso prenderò la leadership e vi condurrò alla salvezza!-
- Vedo che ti sei ripresa in fretta dallo spavento- notò Green.
- Io non faccio parte di nessun gruppo, tantomeno volevo essere coinvolto in questa cosa, anzi, ora che ci penso, sono piuttosto arrabbiato con te. Non so se potrò ritornare umano; e se ci riuscirò, sappi che non so quanto la cosa abbia posticipato i tempi-
- Gentile come sempre- risposi corrucciata, mettendomi in cammino.
Annie si avvicinò ma Green rimase dov’era e quando me ne accorsi, mi girai di colpo.
Green mi osservava con l’espressione divertita, anzi, più che divertita, diabolica.
- La pianti di fissarmi e ti incammini anche tu dietro la tua leader?-
- Io la smetterei di autodefinirmi “Leader”, con quelle sembianze, poi-
- Comunque, avrei scomesso su un Magikarp- aggiunse.
Lo trucidai con un’occhiata torva -Ha, ha, molto divertente.-
 
 
- Taylor!-
-Taylor?-
- Sfigato, è la leader che ti chiama. Spero che tu sia da queste parti perché non posso sopportare oltre queste grida di granchio!-
- GREEN!-
La ricerca dell’ultimo membro della comitiva, sembrava più o meno procedere, ma di Taylor, neanche l’ombra.
Finchè a un certo punto al voce del ragazzo in questione non arrivò alle nostre orecchie. O qualcosa di simile, di cui eravamo momentaneamente in dotazione.
- Taylor, sei tu? Dove sei?!-
- Sono qui!-
La voce sembrava molto vicina, circa un metro; eppure non vi era nessun Pokèmon di fronte a noi.
- Non ti vediamo, Taylor- dissi, accertandomi con lo sguardo che anche i miei altri compagni lo cercassero confusi fra la vegetazione.
- Bunny, sono qui, proprio davanti a voi!- sembrò quasi pregarci di salvarlo, sembrava sull’orlo di una crisi isterica.
- Non abbiamo i raggi X; quindi a meno che tu non sia un felce o un sasso, tu non ci sei-
- Ma no, vi giuro che sono qui proprio davanti a voi, vi vedo con i miei occhi!-
- Taylor …-
- Vi vengo incontro, così forse mi vedrete-
- Sì certo. Perché, guarda caso,  davanti a noi c’è una trappola, si chiama “Specchio ingannatore” e che non fa vedere gli amici perché è uno specchio brutto e cattivo. Bunny, andiamocene, lo lasceremo qui. Quando avremo risolto tutto tornerà fra i vivi e alla vista di noi mortali.- così sentenziò Green, e dicendo ciò si allontanò.
- Green! Fermo, non possiamo lasciarlo qui!-
- Taylor, vienici incontro, dacci un segno!- mi rivolsi subito dopo a Taylor, supplicandolo col pensiero di apparire alla svelta.
A poco a poco qualcosa si delineò e prese forma una forma gigantesca, che mi sovrastava di un bel po’. Un Kecleon.
- Taylor?!-
- Bunny, ragazzi!- si avvicinò osservandosi le zampe, adesso del solito colore verde scuro.
- Taylor ti eri mimetizzato, ecco perché non ti vedevamo!- esclamò allegramente, Annie.
- Sì, scusate, è arrivato un allenatore e voleva catturarmi, io mi sono nascosto e poi l’ho visto andare via. Comunque sia dobbiamo fare attenzione, potrebbe essere nei paraggi-
- E di che dimensioni era?- chiesi all’improvviso.
- Beh … era piu alto di me, due volte me, era un ragazzino-
- E’ tutto ingigantito in questo gioco-
- Niente è ingigantito, è la tua percezione delle cose che è cambiata- disse rassegnato Green, roteando gli occhi.
- Comunque sia, ora che siamo tutti, dobbiamo solo trovare il modo di tornare niente-
- Già, “solo”-
- Direi intanto di trovare un sentiero, della gente, qualsiasi cosa, e toglierci da questa giungla-
- Quale giungla?- chiesero in coro Green, Taylor ed Annie.
- Bosco, insomma-.
- Erba alta- mi corresse Green.
“Ad ogni modo, da che parte andare ora?”. Mi girai più e più volte ma non avevo idea in che direzione dirigermi.
- Ehi ragazzi, da che parte andiam-
- Shh!- mi zittì Green. –Ho sentito qualcosa-
Fiutammo l’aria circospetti.
D’un tratto il rumore ricomparve e questa volta più forte e ininterrottamente.
- Qualcosa sta venendo verso di noi!- pigolò Annie.
- Presto, presto!- feci cenno con una chela di nasconderci dietro una grande corteccia.
Tutti mi superarono con grade facilità, arrancai. Il respiro si era fatto subito difficoltoso.
- Bunny!- esclamò Taylor, quando voltandosi, arrivato al riparo, si accorse che non ero ancora al sicuro fra le radici.
D’improvviso un verso mi fece voltare, e alle mie spalle vi trovai uno Spearow dal becco ricurvo che mi fissava sospetto.
- Bunny, non ti muovere!- mi sussurrò Green.
Seguii il consiglio. Il Pokèmon avvicinò il muso (in quella che sembrava essere una pratica ben consueta fra i Pokèmon), poi mi beccò il carapace, come per accertarsi di qualcosa. Forse mi credeva un sasso. Fortunatamente non mi fece neanche un graffio, grazie al mio carapace. E poi un po’ deluso, mi dette un altro paio di beccate, giusto per essere sicuro. Allora si mise a girare attorno a me, in cerca dei versi che aveva sentito prima. Lo vidi avvicinarsi alla corteccia. Taylor doveva essersi mimetizzato, gli altri nascosti ben bene.
Sembrava quasi che l’avessimo scampata, quando il grido di Annie e il rumore di corrente d’aria non irruppero nell’aria.
- Ha-ha! Ecco un piccolo Weedle da aggiungere alla mia collezione!- esclamò un pigliamosche dall’aria presuntuosa, agitando soddisfatto un retino con dentro la povera Scimmia Urlatrice.
“No!” –Annie!- gridai istintivamente, col risultato di attirare l’attenzione su di me.
Lo Spearow voltò di scatto il collo piumato nella mia direzione e iniziò a produrre versi fortissimi da togliere i timpani delle orecchie.
- Che? Un altro Pokèmon?- il pigliamosche si avvicinò, mentre spostava da una parte lo Spearow per vedermi.
Iniziai a sudare freddo, sicura di non voler finire nelle pokèball di un pigliamosche.
- Bunny, Bunny!- continuava a pigolare Annie, disperata.
- Resisti Annie!- fu l’unica cosa che seppi dire, un incoraggiamento volto anche a me, probabilmente.
- Dobbiamo salvare le ragazze!- disse agitantosi, Taylor.
- Fermo! Se proveremo ad aiutarle ora, finiremo anche noi in delle Pokèball, e non potremo più fare niente-
- Ma …-
- Fidati di me. Bunny lo sa, è per questo che non ci chiede aiuto-
“Per tutti gli Zapdos, perché quei due non si fanno venire in mente qualcosa per salvarci la pellaccia?!”
- Oh, un Kingler, che strano … No Spearow, non posso catturarlo col retino, con le chele potrebbe bucarlo. Fammi vedere dove ho messo le Pokèball …- il ragazzo aprì la borsa a tracolla, nel mentre Spearow controllava che non scappassi o facessi gesti avventati. Sicuramente non potevo scappare, non sarei andata tanto lontano, sulla terraferma. Però quel pivello di allenatore mi aveva appena dato un’idea, bucare il retino. Adesso era il momento adatto per provare, visto che era indaffarato a cercare le Pokèball (e questa era la riprova del fatto che fosse inesperto come solo i pigliamosche possono essere. Le Pokèball devono essere rigorosamente a portata di mano!). Così con uno scatto, colsi alla sprovvista Spearow, Taylor e Green, Annie e l’allenatore. Pizzicai con quanta più forza potevo la caviglia dell’allenatore.
- Ahhhh- lanciò un urlo tanto forte da risuanare forte fra le chiome degli alberi, e poi cominciò a saltellare su un piede. Iniziò a roteare il retino come una mazza ferrata mentre Annie gridava spaventata a sua volta. Cercai di tagliare il retino ma Spearow mi fu subito addosso e come una scarica di pioggia mi inizò a beccare con ferocia.
Green e Taylor saltarono fuori dal loro nascondiglio ma ancora si tenevano a distanza. Se qualcuno avesse potuto distrarre il pigliamosche e il suo Pokèmon io avrei potuto tentare di salvare Annie.
- Non riuscirai a portarmi via questo meraviglioso Weedle, stupido granchio!-
- Ehi, ehi! Sai a chi stai parlando, razza di fastidiosissimo dilettante?! Con Bunny Blue, la campionessa regionale di Kanto!-
- Ora se trovo queste Pokèball, ti sistemo io!-
- Ragazzi!- esortai i miei compagni, che a quel punto corsero da me.
- Annieee- Keckleon, sempre mimetizzato con la vegetazione, con questo urlo disumano si gettò su Spearow, che iniziò a starnazzare spaventato,e i due cominciarono a lottare ed allontanarsi da noi. 
Spearow baccava senza pietà Taylor, che tuttavia non perdeva terreno di un unghia, avvinto al suo avversario proprio come un camaleonte.
“Taylor, stai attento!” disse Annie preoccupata.
Intanto Green mi aveva affiancato.
- Bunny, io penso a lui, tu cerca di liberare Annie, sei l’unica che può farlo-
Annuii.
Green afferrò con fermezza l’osso che portava con sé. Strinse gli occhi prendendo la mira, poi lo lanciò. Il pigliamosche fu preso proprio sul braccio che teneva il retino, e con un gesto sorpreso allentò la guardia. Al che io alzai la chela e colpii. Il retino si ruppe in due ed Annie cadde al suolo con un gemito.
- Annie!- mi precipitai da lei. Nel frattempo, Taylor era stato sopraffatto dallo Spearow, che adesso accorreva in soccorso del suo allenatore. Le cose presero un brutta piega, inoltre, quando il ragazzino, ferito nell’orgoglio, si rivoltò contro Green. Gli tirò un calcio dritto nella pancia, dove non aveva un osso a proteggerlo. Green volò via con un gemito soffocato.
- Green!-
Taylor era esausto, Green era appena stato colpito, Annie era ancora a terra senza forze. Velocemente, pizzicai nuovamente l’allenatore.
- Va via, adesso basta! Non ti permetterò di fare male ai miei amici!-
Mi avventai nuovamente sull’allenatore, con Spearow che nuovamente puntava a spaccare il mio carapace.
Green si rialzò con fatica.
- Bunny!- mi raggiunse arrancando; lo trovai al mio fianco.
Sentii che afferrava un altro osso e presa la mira, lo lanciò contro il pigliamosche, prendendolo al solito piede.
Il ragazzo uggiolò.
Spearow si avventò contro Green.
“No! Lui è gia debole, codardo!”
Ma all’improvviso, vidi una coda viola saettare verso di noi.
-Rattata!-
Il suddetto Pokèmon con un balzo arrivò in prossimità dell’allenatore e morse nuovamente il giovane, che scoppiò a piangere.
- Mammaa!- corse via urlando dal dolore; Spearow quindi lasciò la sua preda e corse verso di lui.
Rattata mi guardò per un attimo.
-Grazie, amico mio!- lui annuii col capino e poi sparì velocemente come era venuto, senza darmi il tempo di aggiungere altro.
Mi precipitai da Green, che sembrava messo molto male.
- Green!-
“Cavolo, cosa posso fare?!”
Poi mi venne in mente di sollevargli la testa per farlo respirare meglio.
“No …”
Una grossa lacrima, grande quanto una bolla di sapone, mi cadde dall’occhio, quando mi accorsi che non potevo aiutarlo con le chele che avevo. Semplicemente non potevo, non era nelle mie possibilità momentaneamente, né potevo aiutare Taylor ed Annie.
Potevo soltanto rimanere a guardare i miei amici sofferenti.
“Se io non li avessi trascinati con me … a quest’ora Taylor ed Annie sarebbe sicuramente al sicuro nelle loro camere”
- E’ tutta colpa mia, perché le persone che stanno con me devono sempre rimetterci e io mettere loro nei guai?!-
Poi, un’onda investì tutto ciò che si trovava intorno; gli alberi, il cielo i miei compagni. Vidi i loro contorni deformarsi, schiacciarsi e traslare a destra e a sinistra per poi ritornare come prima. Vidi per un attimo Green, vero, in carne ossa, steso a terra, pieno di lividi e graffi. Le “interferenze” cominciarono a susseguirsi ogni dieci secondi.
Vidi Taylor, il ragazzi della Sala d’Oro steso a terra e i capelli ricoperti di polvere e terra.
Ora intereferenze ogni cinque secondi.
Vidi Annie addormentata sul terreno, sopra un pezzo di rete, e interferenze ogni due secondi.
Mi guardai le chele, e vidi alternarsi con delle mie mani, quelle mie, ogni secondo, tanto da confonderele e fonderle insieme. Mani rossiccie e tozze.
Poi ci fu una grande luce che avvolse tutto.
 
 
Quando riaprii gli occhi mi ritrovai in quattro mura grigie e fredde, quelle che dopo un attimo, riconobbi come Silph. Una donna dagli occhiali e i capelli biondi esclamò con sopresa: -Siete tornati! Ce l’avete fatta!- e poi sparì dalla porta.
Girai la testa, e accanto a me vidi Annie, Taylor e Green. Avevano aperto gli occhi anche loro e non sembravano malconci come quando avevo visto loro nel bosco. Stavano bene e me ne rallegrai.
Annie e Taylor si guardavano spaesati attorno, Green invece sembrava avere lo sguardo perso nel vuoto, poi si girò verso di me e per un istante i nostri sguardi s’incorciarono. Il suo era severo, rigido, come quello che aveva nella battglia contro l’allenatore. Concentrato, risoluto.
Kyle spalancò la porta esultando.
- Per tutti gli Ho-oh di Kanto!”
 
 
Ci vennero tolti tutti i recettori e ci portarono nell’ingresso, dove ci venne dato anche un tè caldo.
Kyle ci stava spiegando cosa fosse successo, sembrava stupito persino lui stesso.
- Vedete, qualcuno aveva manomesso la schedina probabilmente. Quando vi abbiamo teletrasportato nel gioco, ci siamo accorti che non avevamo controllo, non vi vedevamo attraverso lo schermo, non sapevamo dove foste, inoltre il gioco dava bug che prima non aveva mai mostrato. Ci siamo subito allarmati, abbiamo cercato fin dal primo momento di tirarvi fuori ma non avendo abbastanza controllo non potevamo far molto. Poi, dopo un po’ , indovinate; no ci crederete mai, cioè, anche io tutt’ora fatico a crederci, ma sapete cosa è saltato fuori?!-
- No… - risposi incuriosita.
- Un Ditto. -
Le nostra facce parlarono da sole, e Kyle fu costretto a giustificare tale affermazione.
- E’ di là, possono confermarlo i miei colleghi. Capite, il Ditto era dentro la schedina! Ecco perché non funzionava più!-
Sbiancai. Green mi guardò, anche lui doveva aver pensato alla stessa cosa; il Ditto di Copiona! Ecco il colpevole. Ripercorsi all’indietro la giornata prima di arrivare alla Silph.
- Ma certo!- esclamai saltanto su in piedi.
- Quando Ditto- copia di Gastly rincorreva il tuo Gas, Annie … Copiona ha chiamato il suo Pokèmon, ma questo non è andato da lei … e questo perché era il tuo Gastly!-
- Il Ditto mentre rincorreva il malcapitato ha sbattuto contro la schedina e potendo penetrare i materiali è rimasto imprigionato nella schedina, che nel frattempo era caduta- completò Green senza scomporsi, come se fosse stata la spiegazione più logica fin dall’inizio.
- Beh, ora tutto torna- concluse Kyle.
- Sistemeremo l’apparecchio e la schedina, la terremo noi quindi, per scongiurare altri danni. E’ tutto, se volete siete liberi di andare-
- Kyle, porteremo noi il Ditto al suo allenatore-
- D’accordo, vi ringrazio-
Ci alzammo dal divano.
- Sono proprio dispiaciuto che questo primo test sia fallito, tuttavia spero che la prossima volta andrà meglio, anzi, vorrei poter fare affidamento ancora su di voi- disse Kyle rivolgendosi a me.
- Non pensarci nemmeno - Già a  metà frase Green aveva espresso lapidariamente il suo disappunto, storcendo la bocca sdegnato, e allontanandosi con le mani in tasca.
Ma Kyle gurdava me, con i suoi occhi intensi … me, capite?!
Stavo pensando a una scusa veloce mentre lo scienziato produceva una serie di parole veloci ed entusiaste.
- Kyle, apprezzo veramente il fatto che tu nutra questa fiducia cieca in noi, però ora lavoro per la Lega e ho molto da fare ...-
- Quindi ti ricontatterò sicuramente in settimana, mi sono già fatto dare i vostri numeri dal professor Oak-
Spalancai gli occhi avvampando all’istante.
- A- Ah, il professor Oak ti ha dato il mio numero?!- chiesi con sorpresa.
- Ah, ehm, sì. Interessi di lavoro, mi ha dato il permesso ma forse hai ragione, avrei dovuto chiedere prima a voi- confessò paonazzo.
Non potevo crederci: per una volta il professor Oak aveva fatto qualcosa di utile. “Urrà!”
Con commozione, lasciai da parte la paura nata da questa disavventura, e presi in mano le redini della situazione. Con calma, affabilità, sicurezza.
- Kyle- pronuciai perentoria, facendolo sobbalzare.
- Certo che puoi contare su di me; di fatto è  mio dovere, in nome del titolo di campionessa regionale. E’ sotto tutti i punti di vista un ruolo che sono onorata di ricoprire professionalmente. La scienza progredirà molto da questa tua brillante intuizione-
- Non è stata solo opera mia … è il risultato di un faticoso lavoro di squadra che ci ha portati a questo risultato- balbettò lusingato, mentre io tiravo fuori le mie migliori doti oratorie.
- Per questo Kyle, lo farò. Perché voglio essere partecipe di questa scoperta. Grazie, grazie davvero- e presi la sua mano stringendola riconoscente.
- Quindi sarò felice di sentirti, chiamami presto!- dissi, riprendendo i soliti toni colloquiali con un sorriso.
- Cioè chiamami in fretta per il test, non vedo già l’ora di riprovare- aggiunsi in fretta, con le gote che prendevano fuoco.
- Uhm, sì, va bene!-
- Ok, noi dobbiamo andare, grazie di tutto- dissi poi per congedarmi e togliermi – e toglierci, dal palpabile imbarazzo.
Raggiunsi in fretta i miei compagni che mi aspettavano alla porta.
Annie e Taylor mi guardavano con un po’ di timore, come se avessi potuto combinare l’ultimo pasticcio, Green a braccia conserte mi scrutava con disapprovazione.
- Disgustosa- commentò, quando fui abbastanza vicina da sentirlo senza poterlo fraintenderlo.
Diventai nuovamente rossa.
- Ah! E’ tutto quello che sai dire?! L’ho ringraziato solo della possibilità che ci vuole offrire. Vuole renderci partecipi della scoperta del secolo, e tu? Tu come al solito non apprezzi!-
- Che cosa?!- esclamò allarmato. Taylor ed Annie si scambiarono uno sguardo, e pallidi in volto presero il coraggio di parlare.
- Ehm, Bunny forse non è il caso. I nonni … devo aiutarli … e poi ho la scuola- cominciò Annie.
- Già, la scuola – rincarò Taylor esitando un poco.
- Adesso torni subito da quell’allocco e gli dici che Green Oak e gli altri tuoi compagni non sono affatto disponibili!- minacciò Green, nero in volto.
- Io non gli ho detto proprio nulla! E non è un allocco, è un ragazzo brillante e pieno di passione!-
- Comunque è stato tuo nonno a dargli i nostri numeri per ricontattarci, diglielo tu!- aggiunsi offesa.
Green si paralizzò all’istante.
- Mio nonno? Questo non doveva farlo, non doveva farlo!- e detto ciò uscì, fremendo dalla rabbia.
 
Usciti dalla Silph, chiamai fuori dalla Pokèball Charizard.
- Beh, Annie, Taylor … -
Avevo i ragazzi al mio fianco e avevo deciso che era l’ora di tornare a casa, sia per loro, che per me.
- Scusate se vi ho coinvolto in questa avvent … volevo dire, disavventura. Mi dispiace veramente che vi abbia messo nei guai, non era assolutamente mia intenzione. Annie … -
Annie sobbalzò.
- Quando ti ho vista su quella lapide … E tu Taylor, quando ho pensato a quanto ti dovessero mancare i tuoi Pokèmon … - Taylor abbassò lo sguardo, gli occhi gli luccicavano, ma non mi fermai.
- Io ho voluto tirarvi su il morale, e passare un pomeriggio insieme, con una campionessa un po’ svitata e incosciente, ecco, passare un pomeriggio un po’ alternativo, per farvi liberare la mente da quei pensieri tristi-
- Alternativi? Sul mio vocabolario c’è scritto "pomeriggi a prova di sopravvivenza"- m’interruppe Green.
-Green!- lo ripresi.
-Ad ogni modo, forse non ci sono riuscita, e probabilmente penserete che sono una piantagrane, come pensano in fin dei conti tutti, dalla Lega a mamma. Però sono contenta di avervi conosciuto, rimiamo amici, ok?- chiesi, prendendo loro le mani.
Taylor alzò lo sguardo su di me.
- Non dirlo nemmeno per scherzo. Mi hai salvato la vita, ed anche nel gioco, ho capito che faresti di tutto per i tuoi amici, e hai coraggio da vendere. Bunny tu sei una campionessa eccezionale. E anche se ti metti spesso nei guai, ne esci sempre a testa alta e col morale alto, sorridendo come adesso. Perciò certo che rimarremo amici,e ti ringrazio per tutto, per queste strampalate giornate, e per aver conosciuto amici preziosi- disse sorridendo a me, Annie e Green, il quale girò subito lo sguardo. Scommetto che fosse sorpreso dalla gentilezza di Taylor!
- E’ vero Bunny, io voglio essere tua amica, e quando vorrai potremo vederci. Non si trova tutti i giorni una campionessa che porta una sconosciuta a fare un gito col proprio Charizard per tutta Kanto, pur non avendola mai vista prima. Hai voluto risollevarmi il morale: così è stato, grazie per oggi, grazie di tutto-
Mi portai le mani al viso, gli occhi lucidi come argento lucidato.
Abbracciai i due con uno slancio che fece barcollare tutti e tre.
Green osservava la scena in silenzio.
 
 
 
Portati Annie e Taylor a casa, io e Green avevamo fatto tappa, prima di tornare a Pallet Town, da Copiona, per restituirle il suo Ditto.
L’avevamo trovata con gli occhi gonfi e rossi, segno che avesse pianto molto. Le spiegammo l’accaduto, ma non sembrò ascoltare molto; stringeva il suo Ditto con tale tenerezza, tanto da farmi pensare che non dovesse essere così male come allenatrice, se voleva così bene al suo Pokèmon.
- Ditto, non farlo mai più, mi hai fatto preoccupare così tanto!-
Sorrisi e ci congedammo con un timido saluto, che Copiona non sembrò sentire, talmente era occupata a stritolare la creatura gelatinosa.
Così, io e Green, uscimmo dalla porta e ci trovammo fianco a fianco per le vie di Saffron City.
“Beh, e ora che facciamo?” pensai, con un po’ d’imbarazzo.
Green sembrò leggermi nel pensiero, perché mi disse: -Hai chiamato Lance?-
- No!- mi battei un colpo sulla testa. “Già, Lance!" Chissà come la prenderà, dopo che gli racconterò cosa è accaduto …” Dovevo avvertirlo al più presto, prima che lo venisse a scoprire da qualcun altro.
Green sbuffò divertito. –Lo sospettavo-
- Pazienza Bunny, lo chiameremo più tardi; prima sistemiamo questa faccenda della Silph con mio nonno- aggiunse poi, notando la mia fiacca espressione.
- Sì, forse hai ragione- ammisi, tirando un lungo sospiro. In fondo era meglio occuparsi delle questioni una alla volta.
-Forse?- obiettò sarcastico. Dicendo ciò mi superò e velocizzò il passo.
-Green! Dove vai?!-
- Da mio nonno-
-Aspettami!- affrettai il passo e lo raggiunsi.
- Aspetta! Un attimo di tregua, per favore!-
Green rallentò l’andatura, ma non disse niente.
Io non volevo tornare subito a casa, e poi avevo fame. Meritavamo, dopo quella assurda avventura, almeno una piccola ricompensa.
- Ehi, ho un’idea: prima di tornare a Pallet Town, che ne dici di prenderci un gelato?- esordii all’improvviso.
Green si bloccò, leggermente colto alla sprovvista.
- Un gelato?- ripeté, non molto convinto.
- Una fetta di torta, un frappé, una … -
- Va bene, va bene; avevo afferrato il concetto!-
- Quindi?-
- Non è questo. Pensavo non gradissi la mia compagnia- costatò con una nota di amarezza, calcando sull’ultima parola.
Mandai gli occhi al cielo. Non era la sua compagnia che non gradivo, era la situazione che mi soffocava. Quell’uscita organizzata a tavolino solo per recuperare la stima della società.
- Oh, ma piantala!- e lo afferrai per un braccio.
- Se me lo ordinasse la Lega, andrei malvolentieri persino nella pasticceria più buona di tutta Kanto, perciò non fare storie-
Green si lasciò trainare e mi seguii con insolita docilità, non tentò nemmeno di chiedere dove fossimo diretti.
Conoscevo un buon posto dove prendere qualcosa di caldo e di dolce, e in materia ero parecchia ferrata.
Così ci mettemmo in marcia.
Dopo circa una decina di minuti –ovviamente gli avevo lasciato il braccio da un pezzo, diventando del colore di un Kingler (… ehi, un momento. Kingler? Mi sono paragonata ad un Kingler?!) quando mi ero accorta che la cosa si era protesa per fin troppo tempo.
- Mi fai paura quando sei così silenzioso, Green- insomma, il mio rivale non mandava fuori dalla bocca i suoi soliti commenti sarcastici e sadici!
Mi girai appena, il giusto per vederlo assorto fra i tetti delle case, nei marciapiedi o nelle vetrine.
-Umh? - pronunciò sorpreso, quando si accorse che lo stavo guardando, aspettandomi un commento, o un segno che mi stesse ascoltando.
- Ditto si è impossessato di te, per caso?-
-Eh? Di me? Cosa vai farneticando Bunny?!- rispose offeso, riprendendo subito colore.
- Come osi solo pensare una simile eventualità?! A te deve averti mangiato i neuroni, invece-
- Ecco perfetto, mi sbagliavo. E dire che ci speravo … eri così carino e buono fino a due secondi fa-
- Carino?-
- Oh- risposi, diventando paonazza.
- No, no, non è come pensi, era un modo di dire!- cominciai a dire.
Oh cielo, certi termini non potevano collegarsi a lui! Oltre ad essere una cosa innaturale, era pure molto sconveniente, e imbarazzante. Mi fermai; il mio rivale mi raggiunse con due passi.
- Perché ti agiti tanto?- commentò, riprendendo il tono atono di sempre.
- P-perché l’hai detto come se tu avessi frainteso-
- No, ti sbagli. L’ho detto perché non mi reputo “carino”, né tantomeno vorrei fare quest’effetto. “Carino” lo dici al tuo Rattata puzzolente- Green riprese a camminare.
- Ma io non ho un Rattata-
- Ah, e a proposito, forse non te lo ricordi, ma un Pokèmon di questa specie ci ha salvato le penne nel videogioco-
- Ma davvero?- commentò di spalle, beffardo.
 
 
Alla fine eravamo giunti alla gelateria ed eravamo riusciti a prendere il nostro agognato trofeo. Tralasciando la mia goffaggine, che aveva fatto cadere una coppetta di un gelato finito; e il guaio maggiore è che era caduta proprio addosso a Green, macchiandogli leggermente la felpa … ma tanto non se n’era accorto, quindi tutto era andato per il meglio.
E preso il nostro gelato, dopo che la ragazza che stava al bancone ci aveva riconosciuto e fatto un sacco di complimenti e domande, ci dirigemmo verso un muretto che sembrava essere il luogo tranquillo che serviva per gustare la nostra merenda.
- Non vedo l’ora di rivedere Annie e Taylor- commentai dopo poco.
- Sai, stavo pensando di organizzare una cena tutti insieme a casa mia, mamma ne sarà felice. Invito anche Erika-
Green storse il naso.
- Perché vuoi invitare Erika?-
- Perché non dovrei, è mia amica, volevo che la conoscessero-
- Perché t’invaderà la casa di Tangela e piante carnivore- poi, sorprendentemente, scoppiò a ridere.
- Si può sapere che hai da ridere?!- chiesi, allarmata dalla sua insolita risata sguaiata.
- Aspetta, ho forse una macchia sul naso?-
- Eh? Ma no, non hai niente. La cosa mi stupisce, eh, però non hai niente di strano sulla tua faccia-
Smisi di tastarmi il viso alla ricerca di presunte macchie.
- Stavo solo pensando alla tua casa invasa da un esercito di Tangela duplicati per chissà quale motivo; tua mamma disperata, tu che cerchi di salvare la cena e io che arrivo e trovo questa situazione- e dicendo ciò rise con più gusto.
Non potei fare a meno di ridere anche io a quella scena.
- La cosa mi dovrebbe offendere, però hai ragione. Non dovremmo riderci troppo su … potrebbe essere altamente probabile e sarebbe un disastro assicurato-
- Ne abbiamo passate tante ultimamente, eh?- dissi dopo un po’, quando ci ricomponemmo.
- "Te ne ho fatte passare tante ultimamente", semmai- mi corresse con una punta di sarcasmo.
- Guarda che ero nei guai anche io!-
- Beh, ti ricordi del mio Jolteon? A pensarci bene ancora non ho realizzato del tutto l’accaduto-
- Bunny, quell’ora sarebbe arrivata prima o poi-
- E poi la Sala D-Dafne; non avrei mai pensato di trovarci una serie di cunicoli nascosti, né tantomeno una sala d’oro!-
- Neanche io. Peccato che tu l’abbia distrutta- mi agitai a quelle parole.
- Ti prego, non dire così … tutto quell’oro!- gemetti
- Proprio la corona sbagliata dovevo andare a toccare, ahimè … -
- Meglio così Bunny, certe cose devono rimanere sepolte sotto strati e strati di terra e polvere-
- No, no! Avrebbe fatto la mia fortuna, e tu la fai facile; sei riuscito a trafugare qualcosa! A proposito, mi dici cosa hai preso?-
- Eh, intendi questo?- disse, tirando fuori dalla tasca una cosa luccicante e reggendola in alto, al sicuro dalle mie grinfie.
Cercai di afferrarla e tesi la mano verso la luce emanata a sprazzi, come una meravigliosa sorgente.
- Fammelo vedere dai, non vedo! Non riesco a capire che cos’è-
- Spiacente, hai già visto troppo- e detto ciò, lo rimise nella tasca.
- Uffa!-sospirai.
- Un giorno forse, deciderò di fartelo vedere-
­- Sì, fra trecento anni- commentai con disappunto.
- Dai, non così tanti: duecento sono più che sufficienti-
- Ah, grazie dello sconto-
- Senti … forse è l’ora di tornare a casa, dobbiamo ancora andare da tuo nonno- aggiunsi dopo un po’.
Alzai lo sguardo verso i palazzi e vidi il cielo più scuro, premonire la sera.
Green annuì.
Fece per alzarsi, ma in quel momento non ero già più in me; era bastato un attimo.
Io volevo rimanere lì, e magari affrontare altre mille e mila disavventure, e non tornare a casa; fare come se non esistesse la notte.
E così, quando si era alzato, mi era balenato in mente il pensiero che domani sarebbe stato un altro giorno, quando io volevo protrarre questo per sempre.
“Bunny …” mi aveva ammonito la mia coscienza.
Però … io ero veramente stanca di rimandare, di credere che il mio rivale, -perché ebbene sì, il motivo di tutto quel trambusto era lui, fosse rimasto per sempre al mio fianco senza un motivo, o perché così voleva la Lega, o il destino, senza dargli un motivo per rimanere. Voglio dire, un giorno la sua pazienza sarebbe cessata e mi avrebbe abbandonato, perché non gli dimostravo mai niente, mai un sano gesto di affetto.
- Bunny?-
Lo avevo agguantato per il braccio, trattenendolo. Dovevo aver lo sguardo veramente perso, perché sembrava preoccupato.
Allora, di nuovo il rossore prese il posto, sulle guancie, del mio colorito naturale.
- Scu…- e mi bloccai a mezza parole. Perché scusarmi?
Di getto lo abbracciai, allacciandogli le braccia al collo.
Lui non disse niente, e io rimasi lì, contenta come non lo ero mai stata.
- Green, ti voglio bene-
 
 
- Bunny, mi stai ascoltando?-
- Uhm, sì. Sì che ti sto ascoltando, continua!-
Ok, non lo stavo facendo per niente. Erika mi aveva guardato, non troppo convinta, per poi proseguire il suo discorso.
- Fatto sta, che non appena ho messo piede nella palestra … -
L’avevo ascoltata sì e no tre secondi che subito i miei pensieri erano volati al giorno precedente, a quando avevo incontrato per la prima volta Kyle.
Lì, sdraiata a pancia sotto sul letto di Erika, il cellulare in mano, non aspettavo altro che la sua chiamata. Che sì, sarebbe stata di lavoro, ma che importa?
“Devo pensare a una strategia per conquistarlo …”
- E poi, sempre nello stesso giorno,mi arriva una lettera da … -
“Forse dovrei farmi consigliare un completo da Sabrina, e se lo avesse anche antiproiettile sarebbe fantastico, non si sa mai”
- Allora io ho detto: “Beh, anche se quel giorno … ”-
DRIN, DRIN, DRIIIN
Spalancai gli occhi e capovolsi la posizione in fretta, trovandomi a pancia sotto, il cuore che batteva velocissimo.
“Lance?!”
Rimasi così delusa che esitai a rispondere.
- Bunny, il telefono- mi fece notare un Erika innervosita dalle continue interruzioni.
Di colpo sbiancai.
“Oh,no”. Mi ero dimenticata di chiamarlo il giorno prima. Alla fine io e Green eravamo andati dal professore a Pallet Town ed ero tornata tardi a casa. Mi era proprio passato di mente.
Spinsi il tasto deglutendo.
- Sì?- pigolai piano piano.
- Bunny! Che gioia sentirti!-
- Davvero?- domandai, non certa di aver capito bene.
- Certo. Perché, c’è qualcosa che forse dovrei sapere?- il tono lievemente malizioso distrusse immediatamente tutte le speranze.
- Ehm … - che pasticcio! Dovevo raccontargli tutto, anche che l’uscita era stata rimpiazzata da un imprevisto bello grosso?!
- Non so per quale motivo tu sia così confusa, comunque, volevo dirti che ho una bella notizia!-
-Davvero? E sarebbe?- domandai titubante.
- E’ tutto sistemato, Bunny. Con la Lega- aggiunse, quando si accorse che non stavo esultando nemmeno un pochino.
- Ehm, Bunny? Ma hai capito? L’episodio della scarpa, è stato completamente cancellato. La tua reputazione da psicopatica a persona normale, ripristinata, è integra come un tempo!-
- Ah-
“E per quale assurdo motivo …”
Avvertii l’imbarazzo di Lance, che sicuramente non si aspettava una simile reazione.
- Bene, che bello! Grazie Lance, per avermi avvisato-
- Ah, la testa ti è proprio saltata via in aria. La gioventù-
Stavo per rispondere di non parlare come un vecchio, dato che aveva solo pochi anni più di me, quando mi riattaccò facendomi le congratulazioni.
- Chi era?- mi chiese Erika.
- Lance. E’ impazzito, dice che l’onta della scarpa è stata ripulita- risposi, scuotendo la testa.
- Ecco, stavo appunto per arrivarci! Ho visto alla tv-
- Visto cosa?- sussurrai.
Erika accese il notiziario della regione.
“No, ditemi che è uno scherzo, cosa è successo che non so?!”
- Ed ecco la notizia che sta facendo il giro di tutta Kanto. Ieri, sono stati sorpresi Bunny Blue e Green Oak ad un appuntamento romantico che ha avuto luogo durante un tramonto alle porte di Saffron City-
Sullo schermo vi era una foto mia e di Green, nel momento in cui io lo abbracciavo come se non ci fosse un domani.
“Non può essere”
- Secondo le voci, i due, avrebbero una relazione nascosta in corso … -
- Erika - pregai, la voce ridotta a un sibilo.
- Spengi, ti prego-
Lei obbedì all’istante.
- Ora riaccendila e dimmi che è uno scherzo-
- Bunny … PERCHE’ NON ME L’HAI DETTO PRIMA?!-
- Io sono la tua migliore amica, perché me l’hai tenuto nascosto? Sapevo che ci fosse qualcosa fra voi due, però negare così l’evidenza …. Non è stato per niente leale nei miei confronti, io ti racconto sempre tutto!- cominciò corrucciata.
Sprofondai nelle coperte, in lutto.
“E’ finita. La mia storia con Kyle; è finita prima di cominciare”
- Comunque, hai il mio consenso. Anche se non te lo meriteresti!-
Composi in fretta e furia il numero di Lance.
Mentre aspettavo che rispondesse, tamburellai nervosamente le dita sul copriletto.
- Pronto?-
Presi fiato, mentre sentivo la pelle del viso continuare ad avvampare senza sosta.
- Lance, non è come pensi. C’è stato un grande fraintendimento-.
 
 
                                                                           Fine.

 

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