I Fratelli

di PinFloi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Breve prologo ***
Capitolo 2: *** Inizio della magia nera ***
Capitolo 3: *** Inizio della magia nera: Capitolo Due ***



Capitolo 1
*** Breve prologo ***


Io sono un mago.

Io sono un vero mago.

Trasformo qualsiasi cosa in ciò che voglio e se lo desidero davvero… le cose al mio volere spariscono.

Quasi per reale incanto o semplice disillusione geometrica la magia compie il suo bel passo…

Io sono un mago e la magia stessa ch’è compiuta, io sono l’incanto opaco dietro la nebbia della finzione.

Io sono un mago, il migliore.

Aspettatevi qualsiasi cosa da uno come me e temetemi. Temetemi perché dietro ad ogni incubo od ad ogni semplice ombra nascosta dietro gli angoli della vostra mente potrei esserci io, ed allora… temetemi. Perché io non sono un semplice mago, io sono l’oscura semi-luce dell’alba morente, io sono il falco sanguinoso su nel cielo. Scruto ogni movimento ed ogni uomo e la magia compie il suo bel passo…

Io sono un mago. Io.

Io sono Eros Averna.

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Capitolo 2
*** Inizio della magia nera ***


INIZIO DELLA MAGIA NERA

16 Gennaio 1986 - Casa

 

<< E’ solo un ’illusione ottica… le spade, una volta inserite nella Scatola Trafitta, dalla posizione del pubblico, sembrano riempire tutto lo spazio all’interno della Scatola, ma… proprio qui avviene il trucco del gioco. In realtà di spazio ce n’è eccome: la giovane assistente all’interno della cassa risulta essere comodamente agiata su un fianco >>.

<< Come?! Vuoi dirmi che in realtà l’assistente non è trafitta dalle spade ma… semplicemente sdraiata dentro la cassa?! >>.

<< Certo figliuolo. Tutta la magia, con i suoi numeri e le sue ambigue metamorfosi, avviene grazie alla disillusione della realtà >>.

<< Cioè?! >>.

<< Cioè, grazie al semplice utilizzo della geometria e delle sue più basilari formule, un mago, con la sua abilità, può far credere qualunque cosa egli voglia al pubblico… nessuno oltre a lui ed i suoi assistenti capirebbe mai il trucco perché la loro percezione della realtà è deviata dalla capacità del mago stesso… >>.

<< Quindi essere mago è come… essere un truffatore? >>.

<< No, Eros… un mago è un prestigiatore. Un mago è una persona di grande genialità, perché riesce a creare una realtà illusoria ed ambigua grazie al semplice uso dei suoi gesti, una realtà che sostituisce, nella mente di chi sta a guardare, quella reale >>.

<< Ma… non capisco… quindi la magia non è altro che un insieme di semplici… trucchi del mestiere? >>.

<< In un certo senso, si, figlio mio >>.

<< Ma quindi… la vera magia, quella delle streghe e dei potenti maghi neri medievali… non esiste? >>.

<< E’… è… >>.

<< Cosa, papà? >>.

<< E’ tardi… ficcati sotto le coperte: domani ci aspetta un grande giorno! >>.

<< Ma d… >>.

<< Niente repliche, avanti… buona notte >>.

<< Buona notte papà >>.

 

18 Gennaio 1986 – Incontro con Merlino

 

Bussò alla marcia porta di legno rossa.

Dei passi dietro di essa.

Vari lucchetti che venivano aperti.

Cigolando brevemente la porta si aprì di scatto ed un uomo enorme, con due gambe grosse come due pilastri, ringhiò come un cane verso di lui.

<< Allora, qual è la nostra parola? >> chiese con la bava alla bocca. L’altro sorrise.

<< Ciao Nick >> disse con un tono semplice. L’energumeno lo squadrò per un secondo e poi si fece da parte per lasciarlo passare. Si richiuse dietro la porta.

<< ‘Sta fermo li >> gli intimò ancora. Chiuse vari lucchetti e catene, si assicurò che la porta fosse ben chiusa, poi si voltò verso l’altro.

<< Tu devi essere uno nuovo, o sbaglio? >> chiese.

<< Si, mi chiamo Ghoro Averna, ed il mio nome da Fratello è ancora da decidere >> affermò guardandosi velocemente intorno. Vide una stretta scala che scendeva verso il basso, oscurandosi ad ogni gradino sempre di più. L’uomo mastodontico gli sorrise di rimando e gli porse una mano in segno di benvenuto.

<< Bene! Io sono Oppugno… noto con piacere che hai recitato correttamente la formula… chi ti ha iniziato? >>.

<< Merlino >> rispose Ghoro.

Si dipinse sul volto di Oppugno un’espressione stupita. Sorrise ancora di più verso il nuovo arrivato.

<< Bene, se è stato veramente il Vecchio Uomo in persona ad iniziarti allora vuol dire che dovremo aspettarci grandi cose da te! >> gli disse confidenzialmente. << Giù per le scale >> aggiunse poi con semplicità, sedendosi su di una sedia traballante. Ghoro lo salutò e scese lentamente le scale, impaurito ad un tratto dall’atmosfera cupa e maligna che quel luogo emanava. Toccò una parete e sentì il braccio indurirsi, come se li fosse in atto l’opera stessa del demonio.

“Forse avrei dovuto fare a meno di fidarmi di quel merlino li…” pensò “forse sto solo facendo qualcosa di palesemente sbagliato… forse… dovrei tornare a casa…”. Ma i suoi piedi non lo ascoltavano più.

In fondo alle scale c’era soltanto una porta, questa volta interamente nera, che aspettava di essere aperta. Bussò.

Niente.

Nessuna risposta, nessun rumore dietro di essa.

Bussò ancora.

Bussò una terza volta: la porta fu aperta. Un uomo vestito di nero, con al guinzaglio un cane, lo accolse con un sorriso.

<< Salve Ghoro >> gli disse. Ghoro lo riconobbe: gli venne spontaneo inchinarsi brevemente, con il capo, in tono reverenziale.

<< Salve a te Merlino >> rispose. L’altro rise compiaciuto sistemandosi la nera e lunga chioma di capelli.

<< Parlami pure come parleresti con tuo figlio >> gli disse Merlino posandogli una mano sulla spalla destra << non sono un Re! >> concluse.

Lo condusse attraverso un altro corridoio buio fino ad un’altra porta. Dietro, rumori, scricchiolii sinistri, cupi borbottii si udivano, attutiti lievemente dalle pareti e dalla stessa porta. Sopra di essa ci stava un’incisione.

Apprendi, Stregone

Merlino sorrise quando vide che l’aveva letta.

<< Bene Ghoro… sei veramente pronto per questo? Te ne ho parlato solo vagamente nel nostro primo incontro, e di più non avrei potuto dirti… questa è una cosa da provare e vedere con i propri occhi… sentire e gustare con le proprie mani e la propria bocca… soffrire e patire con la nostra mente… >> disse. Ghoro si sentì morire dentro. “Cosa sto facendo?”.

<< Allora? >> disse ancora Merlino << Vuoi entrare? >> chiese.

“No “ pensava disperatamente Ghoro. “Non lo farei per tutto l’oro di questo mondo!”. Non si era accorto però che mentre pensava quelle cose, la sua bocca, sfruttando forse il momento di distrazione, aveva gia risposto.

<< Si >>.

Venne aperta la porta. Entrò.

Si richiuse con un tonfo sordo.

 

19 Gennaio 1986 - Casa

 

<< Ehi Eros, sai dov’è papà? >> gli chiese la mamma.

<< No, non lo vedo da ieri, mamma… Perché, non riesci a trovarlo? Pensavo che tu sapessi dove si trovasse! Per questo non mi sono posto il problema!>> rispose il figlio. La giovane donna deglutì affranta, fermandosi per qualche secondo dal pulire le stoviglie.

<< No… >> rispose ad Eros.

<< Non ti preoccupare, mi aveva detto che oggi pomeriggio sarebbe stato impegnato in qualcosa di particolare… Non c’è nulla da temere: rientrerà per cena >> concluse in tono evasivo.

<< Ma… cosa deve fare papà? Anche ieri è stato fuori per molte ore… cosa sta combinando? >> chiese ancora Eros. Sua madre attese qualche secondo prima di rispondere.

<< Ecco…cose di lavoro… >> rispose con lo stesso tono di prima. Eros si convinse che i suoi genitori gli stavano nascondendo qualcosa.

<< Deve preparare un nuovo numero? >> le chiese ancora, squadrandola dubbioso. Lei lo guardò con una strana espressione.

<< Si… >> mentì. << Aveva detto che desiderava ideare qualcosa di nuovo assieme a Robert… un numero sensazionale di assoluta illusione… >> disse usando al momento le parole che suo marito Ghoro le aveva detto più o meno sette anni fa, prima che Eros nascesse.

<< Ma allora… torna a casa per l’ora di cena? >>.

<< Si, Eros… mangeremo tutti insieme questa sera >>.

 

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No. Ghoro non tornò a casa per la cena, ne tornò mai più a casa loro.

Sparì semplicemente come sparivano le sue assistenti, durante i suoi numeri di magia.

Dov’era andato?

Non si poteva saperlo.

Cosa aveva fatto?

Non si poteva immaginarlo.

Eros rimase a casa da solo, e per un mese non si rassegnò al fatto che il papà, alfine, se n’era andato. Ogni mattina si alzò dal letto andando a controllare che accanto a sua madre ci fosse anche il padre…

No.

Non c’era ovviamente.

Pianse il giorno dopo che fu trascorso quel mese di false speranze, e pianse veramente tutto. Per una settimana rimase piegato su se stesso, nel suo dolore, inconsolabile. La madre provò a consolarlo, ma non ci sarebbe mai riuscita da sola: era anche lei affranta per la “fuga” del marito così improvvisa e fredda… come avrebbe potuto aiutare suo figlio? Innanzitutto sarebbe stato necessario fosse riuscita ad aiutare se stessa… non sarebbe stato possibile.

Perché Ghoro Averna era stato un vero padre di famiglia. Aveva sempre posto la moglie ed Eros in primo piano, sempre stampati nella sua mente, ed ogni giorno cercava di rendere la loro vita migliore e più felice. Era un ottimo mago, e le sue illusioni, come era solito chiamarle lui, erano semplicemente stupefacenti molti dicevano che un giorno, quel piccolo mago di provincia, sarebbe diventato di fama internazionale. Lo stesso Eros era convinto che dentro suo padre ci fosse una luce particole che agli altri maghi mancava, che rendeva i suoi numeri ancora più speciali ed ancora più coinvolgenti. Ancora più follemente meravigliosi. L’unica cosa che ad Eros dispiaceva era che non gli avesse mai voluto insegnare qualcosa di magia. 

Strano, vero?

Strano che un mago affermato come non lui non volesse che il figlio seguisse le sue orme. Strano che non avesse mai voluto che egli imparasse la sua arte. Eppure Eros avrebbe sempre voluto imparare… ma quante volte gli era stato negato! Ghoro diceva che lo faceva per il suo bene, di non insegnargli nulla, che così si sarebbe tenuto fuori dai guai del mestiere. Così diceva sempre, scherzando quando pronunciava noncurante “guai del mestiere”, come per distrarre il figlio.

Lui voleva proteggerlo. Voleva che Eros crescesse come tutti i normali bambini, immuni dalle ombre indecifrabili della magia.

Strano, vero?

Perché allora andarsene così improvvisamente senza motivo?

Magia.

 

18 Gennaio 1986 – Incontro con Merlino

 

Non appena varcò la soglia, e la figura di Merlino si levò dal suo campo visivo, Ghoro Averna rimase allibito.

Si trovava in una stanza nera, dall’atmosfera cupa e diabolica. Quasi non si notava la differenza tra pavimento e pareti… come se fosse entrato in una realtà infinita. Una realtà maledetta.

Sopra sporche mensole di legno sulle pareti, teschi, crani in decomposizione, arti umani, barattoli di sostanze orripilanti, occhi in putrefazione e piccoli statuette in legno o ferro, raffiguranti momenti di puro dolore. Pendenti dal soffitto tramite robusti catenacci, stavano delle piccole gabbie, e dentro mostri sanguinolenti e uomini mutilati davano libero sfogo alla loro voce, che nel mezzo del roco brusio incontenibile che c’era in quel luogo era come un lieve sussurro…

Cadaveri di bambini seminudi mostravano ancora nel loro volto l’espressione morente del sacrificio.

Cani abbaiavano…

… stregoni urlavano …

Vedeva tutto questo, incapace di muovere un solo muscolo, sentendosi addosso lo sguardo compiaciuto di Merlino. Questi gli posò entrambe le mani sulle spalle.

<< Allora? >> chiese semplicemente, con un guizzo malvagio nello sguardo. Ghoro distolse a fatica lo sguardo dalla stanza… l’osservò con gli occhi spalancati di chi ha veduto un fantasma. Merlino sorrise ancora di più, stringendo la sua presa sulle spalle dell’uomo.

<< Come ti sembra la nostra umile dimora? >> chiese ancora. Ghoro scosse il capo lentamente.

<< Cos’è…? >> chiese con un sussurro.

<< Beh… >> rispose Merlino facendolo avanzare contro la sua voglia attraverso il luogo di sangue.

<< Ti spiegherò tutto fra una ventina di metri… >>. Proseguirono oltre e tutti gli uomini incappucciati che incrociarono il suo sguardo lo salutarono con uno strano segno delle mani, prima di continuare le loro occupazioni. Merlino rispondeva come un padre magnanimo e gentile che controlla gli hobby del figlio.  Passarono un’altra porta.

 

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<< Quella che abbiamo appena passato è la Stanza del Sacrificio >>, disse Merlino offrendo un bicchiere d’acqua a Ghoro. Quest’ultimo, seduto su di una sedia, respirava a fatica. Merlino continuò a parlare giocherellando con una ciocca ribelle dei suoi capelli.

<< E’ il luogo dove immoliamo al nostro Dio i nostri sacrifici e chiediamo clemenza… o dove castighiamo coloro che in un modo o nell’altro si sono resi dei nostri nemici >> concluse con un sorriso strano.

Ghoro comprese.

Comprese che gli era stato fatto vedere quello che capitava ai nemici, proprio perché non diventasse anche lui un nemico… che non scappasse lontano a raccontare ciò che aveva appena visto e sentito… che avesse saputo fin da subito che altrimenti sarebbe stato anch’esso catturato ed ucciso brutalmente, come i bambini che aveva visto poco prima, vittima scarificale di chissà quale demone dell’Inferno.

“Non posso restare ancora qui…” pensò. “Potrei morire da un giorno all’altro! Io non sono un assassino od un folle! Io sono solo un prestigiatore e sto entrando in un mondo troppo pericoloso e grande per me…”.

Lanciò un rapido sguardo al volto di Merlino e capì che era stato letto nel pensiero. Il suo sguardo era ora più serio ed i suoi occhi più aperti.

<< Imparerai con il tempo ad oscurarmi i tuoi pensieri >> affermò semplicemente.

<< Ma non sperare che per ora, ed i prossimi due anni di permanenza tra di Noi >> disse calcando quest’ultimo concetto << tu possa solo lontanamente riuscirci >> concluse.

Era in trappola.

Fregato dalla sua stessa curiosità, dal suo stesso sogno: scoprire la vera magia di cui suo padre aveva sempre parlato. Ma ora che l’aveva scoperta, ed aveva capito quanto subdola e terribile poteva essere, non riusciva più a capacitarsi del suo enorme errore. Non riusciva a capire perché non avesse semplicemente ignorato le parole che Merlino, durante il loro primo incontro, gli aveva detto.

“La magia esiste!” era solito dire suo padre. “E’ in ognuno di noi… bisogna solo trovare il proprio slancio verso l’ignoto e l’oscurità… e volare…”. Quelle erano le parole che sin da piccolo lo avevano affascinato. Il motivo perché aveva deciso di diventare un mago.

<< N-non… ? >> cominciò Ghoro. Fu interrotto immediatamente da Merlino.

<< No >> disse semplicemente.

<< Da qui non te ne vai più, se non quando te lo dico io, come te lo dico io >> concluse. La disperazione entrò in Ghoro. E la disperazione spesso porta a fare azioni molto stupide.

Colpire uno stregone nero in pieno petto con un semplice pugno E’ una di queste.

Il pugno attraversò il corpo del mago, proprio un attimo prima che svanisse. Ghoro, con grande costernazione, rimase da solo nella stanza. Qualche secondo più tardi una mano lo chiamò da dietro poggiandosi sulla sua spalla.

<< Credo proprio che ora tocchi a me colpire, no? >> disse la voce calma di Merlino, il suo volto era segnato da pura collera. Socchiuse gli occhi e Ghoro fu scaraventato con una fiammata ed un fulmine fino all’altra parete del corridoio dove si trovavano, andando a sbattere contro una porta di legno massiccio.

<< Ouch… >> mugolò con un filo di voce incapace di muoversi. Sentì che gli mancava il respiro ed un senso di vuoto alla testa lo percuoteva come la peggiore delle torture. Fu rimesso in piedi da una mano violenta.

<< Tentativo idiota… ma avrai modo di imparare >> disse Merlino. Poi scoppiò a ridere e lo rigettò a terra.

Cadde rovinosamente.

Svenne.

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Capitolo 3
*** Inizio della magia nera: Capitolo Due ***


Inizio Della Magia Nera: Capitolo Due

19 Gennaio 1986 – Merlino

 

Un muro di fine nebbia e cristalli di delirio cominciò a diradarsi.

La mente di Ghoro prese a funzionare come sempre, i suoi arti ripresero a muoversi con calma. Si leccò le labbra e sentì che erano umide: sangue, probabilmente. Cercò di alzare una mano verso le proprie labbra per accertarsene ma sentì con costernazione che non avrebbe proprio potuto: era legata.

Rinsavì velocemente dal torpore e vide il suo petto, macchiato da piccoli getti di sangue, aperto.

Aperto. Come una scatola con uno squarcio in mezzo e il suo contenuto a cielo aperto…

Cosa pensare?

Come pensare?

Non ci si potrebbe neanche riuscire, in un momento del genere.

I suoi organi erano tutti li: in bella mostra.

Ma peggio ancora… un uomo incappucciato stava chino sopra di lui, curvo come un vecchio con la gobba, e teneva una medaglia d’oro in mano, fatta di una forma strana. Terrore. Sarebbe morto di paura, poiché dimenarsi era impossibile, così come muovere la bocca per parlare sembrava diventato qualcosa di impraticabile.

Sentì le vene del collo irrigidirsi ad ogni tentativo di emettere parole o suoni: soffi di puro odio dai polmoni che si fermavano stranamente nel percorso verso la bocca. Era palese. Magia.

<< Ciao Ghoro… buon risveglio >> disse una voce familiare.

“Merlino… Merlino!”.

<< Si, sono io >> disse ancora lo stregone.

<< Ti starai domandando perché stiamo osservando così intensamente il tuo stomaco ed il suo… interessante contenuto… credo >> aggiunse. Dei passi echeggiarono lungo il luogo dove si trovavano. Ghoro sentì che Merlino si era avvicinato alla sua destra. Sentì una bieca risata da quella parte.

<< Non è utile dimenarsi >> disse Merlino.

<< Le catene che ti tengono legato sono, per te, un ostacolo micidiale >> continuò << per cui dimenarsi vorrebbe dire sprecare parecchie delle nuove energie che ti stanno ritornando dopo lo shock fisico, cosa che non ti gioverà affatto, credimi >>.  Ghoro spalancò gli occhi inorridito: la figura incappucciata aveva inserito una mano all’interno del suo corpo, e stava compiendo chissà quale rito o abominio. Svenne quasi dal disgusto e si dimenò ancora più forte. Merlino sospirò affranto: i suoi passi si spostarono verso la sinistra di Ghoro, dopo aver fatto il giro del lettino.

<< A quanto pare mi ascolti poco, eppure dovresti… >> disse con voce calma.

“Perché mai?! Per farmi uccidere da un mago?!” pensò inevitabilmente Ghoro. Merlino sorrise.

<< Dovresti… fidati, se te lo dico io…  perché non dovresti fidarti, screanzato?! >> buttò giù con tono ironico. Gli occhi di Ghoro sembravano dire “Perché non sono ancora del tutto impazzito, screanzato te e l’infame che mi sta vivisezionando lo stomaco!”. Merlino scoppiò a ridere.

<< Forse non hai ancora capito… >> disse << … qui io tengo in mano il potere di molte vite: la tua compresa… tu puoi solo fidarti, perché l’unico modo che hai per riuscire a trovare dentro di te la vera magia, il flusso estatico che ti condusse prima della tua nascita dal nostro Dio, è ascoltarmi… non è forse per questo che sei venuto qui? >> concluse ficcando anche lui una mano dentro lo stomaco di Ghoro.

Forse se non avrebbe avuto due mani ficcate dentro lo stomaco, Ghoro avrebbe anche risposto a quell’affermazione. Forse avrebbe pronunciato delle parole talmente forti e decise da far tremare di paura lo stesso Merlino, e si sarebbe salvato, fuggendo fuori da quell’inferno. Forse.

Ma se la fece addosso, e per un momento la paura fu talmente forte che tutto divenne un semplice vorticoso tornado di oscurità. Due ali si spiegarono nella sua mente: un rapace spirito entrò nel suo corpo…

Si mise a sedere di scatto e rimase qualche secondo, fermo immobile, ad osservarsi lo stomaco. Lo toccò più volte.

Non c’era più traccia di Merlino, vicino a lui, ne del vecchio pazzo con la medaglia d’oro. C’era solamente lui, solo, in una stanza buia, disteso su un semplice materasso poggiato a terra.

Aveva sognato.

Aveva evidentemente sognato.

Si era immaginato tutto, per filo e per segno.

La stanza sudicia e le catene di ferro… il vecchio col cappuccio… le risate di Merlino… le due mani dentro il suo stomaco…

Lo toccò ancora, incapace di credere che si fosse trattato di un sogno: intatto.

Tutto era stato troppo vivo e reale, tutto troppo violento e freddo, per essere stato solo un sogno.

Fu spalancata una porta ed entrarono due uomini giganti. Uno di loro era sicuramente Oppugno, il simpatico “portinaio” che aveva accolto Ghoro il giorno precedente. Non lo salutò, ne mostrò alcun segno della gentilezza che aveva usato nei suoi confronti.

Freddi come la morte, i due energumeni lo alzarono di peso e lo portarono fuori dalla stanza.

“Dove…?” pensò, tremante di paura pura, Ghoro.

<< Zitto >> disse uno dei due.

Anche loro, potevano leggergli il pensiero.

Lo portarono sempre più in basso, seguendo scale strette dai pioli squadrati…

 

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La nuova stanza era una sorpresa allarmante: bianca, luridamente bianca, come apparentemente sporca, dilaniata nel suo interno. Però comunque lo abbagliava poiché i suoi occhi si erano abituati ormai a vedere la luce fioca e oscura delle stanze dei corridoi precedenti. Da quanto era li?

<< Da ieri sera >> disse una voce da dietro le sue spalle. Ghoro si voltò alzando i pugni. Merlino sorrise.

<< Hai gia provato ad usarli una volta, con me… prova ancora: magari la seconda potrebbero servirti, no? >> concluse arrogantemente, passandogli accanto ed andandosi a sedere su di una sedia. Ghoro notò con costernazione che prima non c’era. “Cosa?!”.

<< La… sedia… cos…? >> sussurrò tra se e se.

<< Non noti altre differenze? >> chiese Merlino beffardo. Ghoro si osservò intorno ed emise un’esclamazione. Non poteva crederci.

Sulle pareti si dipingevano boschi incantati di alberi dai folti rami. Sentieri stretti tra la pura vegetazione. Uno scoiattolo di passaggio si fermò un secondo ad osservare un punto imprecisato alla sua sinistra. Linee curve e sinuose s’arrampicavano come ragnatele seguendo la direzione del suo sguardo. Dinanzi a lui nacque una foresta. Alfine le ombre che prima lasciavano intuire il punto di congiunzione tra parete e parete erano spartite, lasciando intendere che fossero semplicemente evaporate.

Ma non passarono due secondi che gia il paesaggio aveva cominciato ad appiattirsi ed ad estendersi. I tronchi scricchiolavano, le foglie sibilavano sinistramente rimbombando acutamente per l’aria, il cielo cambiava furentemente tonalità e le sue nuvole diventavano oscuri ghigni che cadevano a terra sino a rompersi in mille pezzi. Un fiume di lava sostituì rumorosamente il piccolo sentiero. Inferno.

Altri due secondi ed il fiume prese a contorcersi in spasmodici palpiti e gocce infuocate divamparono in alto, su nel cielo. Un drago di fuoco prese vita e scese in picchiata lasciando una scia di fuoco trai tronchi marci degli alberi decaduti… prendendo in pieno Ghoro…

<< Siamo qui per discutere >> disse una voce calma. Ghoro smise immediatamente di urlare. Notò che non stava bruciando e che non c’erano ne alberi, ne spruzzi di lava infuocata: solo calme, sporche pareti bianche. Notò poi che era a terra, sudato.

Di nuovo palesemente scontato: magia.

Come il sogno che aveva fatto qualche ora prima: nessuno aveva veramente “ispezionato” il suo stomaco… nessuno aveva veramente scavato all’interno del suo corpo…

Ma ne era davvero sicuro? Come poteva esserlo dopo tutto quello che gli stava succedendo?

<< I tuoi stupidi pensieri impauriti mi assordano, stai in silenzio! >> gli ordinò Merlino sedendosi in una posizione che fosse per lui più comoda. Lanciò a Ghoro uno sguardo malizioso.

<< I sogni spesso si rivelano essere per quello che in verità sono: pura vita e puro reale >> affermò semplicemente, sorridendo ancora di più alla vista dell’espressione mortificata di Ghoro.

<< Non dirlo >> sussurrò questo tastandosi ancora lo stomaco rivivendo quello che aveva sognato quella notte…

<< Non hai sognato >>.

Ghoro impallidì e non poté non credere alle sue parole.

Perché in fondo… quel pazzo era la sua unica fonte di verità, in quel luogo.

Una risata lugubre echeggiò nella piccola stanza.

Ghoro si sentì sperduto e indifeso, in balia di una tempesta troppo sciagurata per lui e troppo violenta. Non avrebbe potuto fare nulla, al momento.

<< Esatto Ghoro >> gli intimò Merlino puntandogli un dito contro.

<< Portatelo via >> concluse battendo le mani.

Ghoro fu trascinato via nell’ombra.

Cadde improvvisamente sopra il letto dove si era svegliato poco prima, come se fosse piombato dal soffitto, trovandosi ad un tratto immerso nell’oscurità. Una voce rude lo salutò da un angolo oscuro.

<< A quanto pare vedo che ho compagnia… >> disse. Ghoro si voltò da quella parte.

<< Chi sei? >> chiese istintivamente. Una mano emerse dal buio.

<< Mi chiamo Robert Sigfrid, ed il mio nome da fratello è ancora da decidere >>. Ghoro la strinse.

 

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Grazie a Black Wolf per la sua recensione al primo capitolo....:) PinFloi

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