Ritrovarsi con un cuore

di Kira Kinohari
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tradimento ***
Capitolo 2: *** la decisione ***
Capitolo 3: *** Un nuovo problema ***
Capitolo 4: *** Calma apparente ***
Capitolo 5: *** Uno strano personaggio ***
Capitolo 6: *** Sotto attacco ***
Capitolo 7: *** 7 Il frutto misterioso ***
Capitolo 8: *** Risposte ***
Capitolo 9: *** Salvataggio ***
Capitolo 10: *** Fino alla fine dei suoi giorni ***



Capitolo 1
*** Tradimento ***


Nyoko si stava aggiustando il kimono che le segnava la vita snella e copriva le lunghe gambe. Il vento tirava forte, quel pomeriggio, mentre lei cercava alcune erbe medicinali per curare la piccola Tsui, la sua nipotina rimasta avvelenata da un demone che l'aveva trovata sola nel bosco.
“Quel bastardo” pensò la donna.
La brezza portava con sé un dolce profumo che però non si faceva riconoscere. Un profumo che la fece sorridere, cosa che non si permetteva da molti mesi.
<< Signorina Nyoko! >> sentì urlare, era una voce flebile, ma maschile.
<< Baiko, sei tu? >>
<< Sì. >>
Quando vide spuntare il piccolo Baiko ne fu sollevata, era tutto intero. Avrebbe dovuto rimproverare un'altra volta qualcuno per aver lasciato uscire un giovane bambino di dieci anni, solo, nel bosco. Non era forse stato di lezione tutto ciò che era successo a Tsui?
Sospirò rumorosamente e tornò al villaggio con lui.
<< Goro, Jiro! >> urlò Nyoko.
Gli uomini più forti del villaggio accorsero immediatamente alle porte, e appena videro Baiko di fronte a loro sbiancarono.
<< Datemi una spiegazione, ora! >> tuonò.

<< Non dovevi arrabbiarti così, zia. >> sussurrò la piccola bambina bionda, mentre Nyoko le fasciava le ferite. Quell'operazione era diventata talmente abituale da somigliare ad un rito. Gli occhi blu di Tsui sorridevano nel sentire l'affetto della zia tutto per lei. Si sentiva importante, era la nipote della capo-villaggio. Una delle poche capo-villaggio donne nella storia.
<< Zia, mi parli di mamma e papà? >>
Ogni sera era sempre la stessa storia, voleva raccontato qualcosa per allietare i suoi sogni, ma quando era più malinconica chiedeva dei suoi genitori, quelli che aveva conosciuto poco. Aveva appena quattro anni quando, entrambi, erano morti a causa di un incendio.
Nyoko iniziò a narrare di quando sua madre, Maeko e suo padre, Isuko, si erano conosciuti.
Mentre la bambina si addormentava lei procedeva lentamente, indugiando sui ricordi di quell'uomo che l'aveva fatta innamorare, ma che era stato dato in marito alla più grande delle sorelle.
Si ritrovò, così, con il cuore nuovamente spezzato, mentre osservava le stelle della volta celeste brillare. Il villaggio era addormentato, ormai.
“E' così bello, tutto silenzioso, la pace che ti assorbe completamente.” Avrebbe voluto uscire, dirigersi al ruscello e farsi un bagno sotto la luna, ma non poteva permettersi di lasciare il suo cuore, l'unica ragione della sua vita, indifesa.
Rimase lì, sui gradini, ad osservare il cielo cercando il volto del suo amato Isuko.

<< Vi amo, Isuko. >>
<< Vi amo anche io, ma non possiamo stare insieme. Vostro padre mi ha detto che non può accettare un vostro matrimonio, poiché siete troppo giovane e vostra sorella maggiore non si è sposata. Mi ha proposto di diventare marito di Maeko ed ho accettato. >>
<< Cosa? >> urlò lei sconcertata.
Le braccia di Isuko cercarono di tenerla stretta, ma lei fuggì, distrutta. Lui aveva accettato di sposare sua sorella, aveva buttato via il loro amore, aveva preferito Maeko, la bella Maeko. Tutti nel villaggio posavano gli occhi su di lei, era bella come una dea e saggia, tutte cercavano il suo conforto e tutti le donavano il loro aiuto e i loro servigi.
Si era nascosta sul monte più alto, proprio sulla cima, dove nessuno sarebbe andato a cercarla, dove poteva dormire senza sottoporsi al vento gelido. Nella piccola grotta cresceva un albero, un albero di frutti che rilucevano di una luce particolare, agghiacciante. Nyoko decise di non toccarli, almeno fin quando non sarebbe stata troppo affamata per resistere. Nei momenti in cui più si sentiva sola ripensava a quel lungo corteggiamento, a quell'amore nato nascosto, cresciuto veloce e forte, forte solo per lei, considerato che lui aveva gettato tutto via in pochi minuti.
<< Vuuuoi essssere più forte? Sento la tua anima, furiosa, tradita. Vorressti vendicarti? >>
Un serpente uscì dalla grotta e le si attorcigliò intorno alla coscia pallida. << Cosa sei? >> chiese, calma.
Nyoko aveva sempre avuto la virtù della calma, niente la spaventava, lei sapeva tutto, studiava i rotoli sacri, niente le sfuggiva, ma proprio non sapeva come fosse possibile che un serpente parlasse.
<< Sono un demone, debole, ma che può aiutarti ad ottenere la tua vendetta. >>
<< Io non cerco vendetta. >> rispose lei, impassibile.
<< Potrei uccidere l'uomo che ti ha spezzato il cuore, oppure impedire il matrimonio con la sua nuova donna. >>
Quell'essere sapeva troppe cose e questo significava che l'aveva già presa di mira da molto.
All'improvviso riuscì ad accorgersi dell'odore e dell'aura demoniaca che facevano parte del demone. Aveva ragione, era debole, ma era pur sempre pericoloso per una ragazza giovane ed inesperta come lei.
<< Perchè dovresti aiutarmi? >>
<< Perchè ho bisogno di un corpo. >>
<< Dovrei darti il mio corpo? >>
<< Sssì. >>
“Non voglio assolutamente dargli il mio corpo. Venire a patti con un demone è uguale a morire.”
<< Dammi la tua risposta, umana. >>

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Capitolo 2
*** la decisione ***


<< Mi dispiace, demone, dovrai chiedere a qualcun altro. >> rispose Nyoko e poi ritornò al villaggio. Doveva parlare con la saggia Toka, lei sapeva sempre tutto. Si voltò più volte per controllare che il serpente non la seguisse, ma fu inutile, nessuno le stava dietro.
Appena fu arrivata al villaggio corse verso la casa più isolata. In molti provarono a fermarla: era da giorni che cercavano le sue tracce, ma lei aveva un unico obbiettivo e avrebbe fatto qualsiasi cosa per raggiungerlo.
I colpi sulla porta di legno erano talmente forti, disperati, che le fecero sanguinare le mani. Solo in quel momento si era accorta della paura che aveva provato, solo in quel momento aveva accettato la sua debolezza.
<< Chi bussa così alla mia porta? >>
<< Toka, sono Nyoko! >>
Entrò velocemente nella piccola casetta e si sedette, stanca, a terra. Quando la saggia le chiese il motivo della sua visita lei le raccontò ogni cosa, fin da quando era scappata. Il viso della vecchia impallidì non appena ascoltata la storia.
<< Sei in grave pericolo, piccola mia. >>
Fu così che venne a sapere della sua essenza. Fin da quando era nata, aveva avuto intorno a sé un alone di mistero. Cresceva più in fretta degli altri, non di corpo, ma di mente. Aveva iniziato a parlare e camminare molto prima degli altri bambini, riusciva ad imparare tutto in poco tempo, era brillante e speciale. Più di una sacerdotessa era venuta per analizzare la sua aura, un'aura potente e buona, tanto che volevano crescerla come una di loro, ma i suoi genitori si rifiutarono, sempre.
<< E' proprio per questo che il demone ha scelto te, perchè sei molto forte, Nyoko. >>
<< Sono una sacerdotessa? >>
<< No, mia cara, ma potresti benissimo esserlo. Quando vorrai diventare sacerdotessa basterà chiamarne una per istruirti. Fin quando non imparerai a difenderti, però, devi proteggere la tua vita. Prendi questa collana di perle protettive, e questi talismani. Dovremmo difenderti da quel demone, sarà meglio che tu parta per il villaggio in cui vive la sacerdotessa Kaede. >>
Fu così che la indusse a partire, ma quando fu sul punto di lasciare il villaggio si accorse che sua sorella era diversa.
Proprio quando scoprì che nella sua assenza Isuko e Maeko si erano sposati, il serpente attaccò il villaggio alla sua ricerca.
<< Proteggete Nyoko. >> urlavano tutti e Nyoko si sentì come una bambola di porcellana, un cristallo prezioso.
La piccola serpe che aveva conosciuto nel suo nascondiglio, ora era decisamente più grande, quasi gigantesca e molto velenosa, tanto da riuscire ad uccidere cinque dei più forti uomini del villaggio con un sol colpo. Alcuni gas uscivano dal suo corpo viscido e squamoso. I suoi occhi rossi come sangue cercavano lei.
Non riusciva nemmeno a spiegarsi come un piccolo e debole demone come quello potesse essere diventato così grande e potente, aveva forse nascosto la sua vera forma e la sua vera natura? Non voleva spaventarla per non indurla ad accettare il suo contratto? Cosa ne poteva sapere lei?
<< Nyoko, via da lì! >> urlò Toka, spingendola di lato per evitare un colpo di coda del demone che l'avrebbe uccisa.
“No, non mi avrebbe mai uccisa, lui vuole la mia anima, la mia forza.”
<< Toka, perchè prima era così piccolo ed ora è diventato così grande? >>
<< Potrebbe essersi presentato a te, da solo, per non spaventarti, ma avere già un accordo con altri demoni, tutti poco potenti, ma quando sono tante piccole potenze ad unirsi ne viene fuori un demone di questo tipo. Era proprio quello che temevo, anche perchè è impossibile che un solo demone si possa impossessare di un corpo e di un anima facendoti diventare un demone incompleto. >>
<< Come posso distruggerlo? >>
<< Non puoi fare nulla, vai a nasconderti, non deve assolutamente trovarti. >>
Nyoko corse, il più velocemente possibile, corse fino alla fine del villaggio e continuò, fino alla montagna più alta. La paura che non l'aveva sfiorata fino ad alcuni giorni prima, le inondò il petto, tanto da farle male.
Quando si volse verso il villaggio un grido uscì dalla sua bocca, la gran parte delle case erano distrutte e si vedevano i corpi di uomini e donne morti, per proteggerla, perchè lei era potente. Ma se era così potente, allora perchè doveva fuggire e permettere ad altri di morire e lottare al posto suo? Perchè non poteva aiutarli e sconfiggere quell'abominio?
Fu in quel momento che prese la sua decisione.
Le gambe erano ancora doloranti per lo sforzo, i polmoni chiedevano più aria, tutto il suo corpo implorava riposo, ma non c'era tempo per fermarsi a pensare, a riprendere fiato. Più in fretta faceva, più vite avrebbe salvato, anche a costo di diventare una mezzo-demone e distruggere quell'essere dall'interno.
Con il vento le sferzava contro, raggiunse di nuovo il villaggio e si precipitò in casa della vecchia saggia.
Cosa doveva usare per sconfiggere il demone? Quali armi le sarebbero servite? Non sapeva come muoversi, il panico si impadronì di lei.
Chiudi gli occhi” una voce proveniva da dentro di lei. Ubbidì.
Quando fu calma l'istinto la guidò verso alcuni talismani, li prese e li nascose nella sua tunica, poi prese un piccolo pugnale e corse fuori. Il serpente era più grosso che mai e si sporgeva con la bocca per colpire qualcosa, o qualcuno. Nyoko corse più veloce.
<< No, non mio padre! >> urlò, disperata.
Fu così che il demone la vide e tutto il rumore che prima ricopriva come un velo la città, scemò. Il silenzio avvolse tutto.
<< Vieni dalla mia parte, umana. >>
<< Lascerai in pace questo villaggio, per sempre. >>
<< Sssì, sse accetti. >>
Una lacrima le scivolò all'angolo dell'occhio destro appena un secondo prima che lei annuì.
<< NO! >> urlò il padre.
<< Padre, non posso vivere con le vite di questo villaggio tutte sulla mia coscienza. Perdonatemi. >>
<< Vieni da noi. >> sibilò ancora una volta.
Nyoko si avvicinò sotto lo sguardo scioccato di tutti, il serpente si chinò, i suoi occhi rossi erano su di lei, la bocca si spalancò e la lingua viscida ne uscì, quasi a formare un tappeto guida. Era un invito ad entrare dentro di loro. La ragazza prese un grande respiro. “Fatti coraggio” pensò, poi entrò e non appena il serpente richiuse la bocca estrasse i talismani, li pianto sul palato del demone e colpì con il pugnale, prima la lingua velenosa, poi gli amuleti. Nemmeno lei seppe se furono i talismani, il pugnale, il veleno o la forza spirituale, ma si ritrovò sputata fuori, a rotolare nella terra e nella polvere mentre il demone si rigirava su se stesso, ferito.
<< Uccidilo, Nyoko! >>
<< Come? >>
<< Con il pugnale. >>
Ma il pugnale era rimasto nel suo corpo, cosa poteva fare?
Chiuse gli occhi, cercando la concentrazione e si lasciò guidare dall'istinto. Appena fu vicino al demone iniziò a muoversi rapida, come non mai. La consapevolezza di essere speciale le stava dando una forza che non si aspettava, era come se una miriade di sensi, sensazioni e poteri avessero atteso il risveglio, dopo un lunghissimo letargo, ed ora dimostrassero tutta la loro forza. Schivò i colpi del demone e cercò di arrivare alla sua bocca, poi, una volta di fronte alle zanne velenose, iniziò a tirare con tutte le sue forze, ma non accadde nulla. Era troppo debole.
“Ed ora?”

<< Non mollare, tira! >> sentì urlare accanto a lei, nonostante Toka fosse lì vicino, la sentiva lontana come non mai perchè i lamenti del demone ferito coprivano qualsiasi suono o rumore.
Tirarono insieme e finalmente la zanna si staccò, poi con una mossa veloce, spinse la zanna proprio tra gli occhi del demone.
<< Muori
Oni Ebi >>
Fu così che iniziò la sua carriera di sacerdotessa.

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Capitolo 3
*** Un nuovo problema ***


Uno strano odore le impregnó le narici e la fece distrarre dai suoi ricordi. Ancor più di quel olezzo, peró, la fece sussultare la grande aura demoniaca che sentiva avvicinarsi velocemente. La sentiva ferma al confine tra i due villaggi.
Nyoko corse alla casa vicina e bussó alla porta. Quando Goro si sveglió la sacerdotessa gli urló di restare accanto a Tsui, poi partì verso la collina in cui si era riparata dal suo dolore. Da lassù con la sua vista speciale poteva vedere ogni cosa e di fatti, riconobbe l'aura potente di un demone cane. Era enorme, ma maestoso. Completamente bianco, con lunghe zanne ed occhi rossi, intensi. Tra questi ultimi risaltava una mezzaluna color porpora.
Emanava una forza impressionante. Nyoko rabbrividì.
Il demone cane stava combattendo contro un altro demone la cui aura era molto meno potente. "ma certo", pensó "un mezzo-demone".
La sua testa era in moto, ma non riusciva a trovare un motivo per cui quei demoni dovessero combattere con quella ferocia. Avrebbe voluto avere un udito fine come la sua vista, ma solo quel senso si era così tanto sviluppato.
Rimase seduta sul ramo di quel albero molto particolare che aveva trovato laggiù dieci anni prima. I frutti ancora rilucevano misteriosamente. Quel luogo per lei aveva assunto un valore molto importante, tanto che si riparava lì ogni qualvolta doveva riflettere con se stessa per qualche missione o simili.
Stava riflettendo proprio sul fatto che nonostante quell'albero avesse fatto tanto parte della sua vita lei non ne aveva mai assaggiato i frutti. Avrebbe forse dovuto provarci?
Improvvisamente si sentì attratta dai grossi frutti gialli e tondi, attratta dal fusto, incatenata da qualche magia potente. Le sue dita affusolate si allungarono verso la buccia, ma proprio quando era sul punto di cedere una forte luce purificatrice la distrasse. Quando si voltó i suoi occhi vennero nuovamente catturati dalla battaglia. Ora il demone stava riassumendo una forma umana, mentre scappava ferito da una freccia.
<< Kaede. >>

Erano anni che non si allontanava dal villaggio, precisamente due, da quando i genitori di Tsui le avevano lasciato quel peso sulle spalle. Non che fosse realmente un peso, Nyoko amava follemente sua nipote e si divertiva a riconoscere tratti ora del padre, ora della madre, nei gesti o nel corpo. Lasciarla per qualche giorno le doleva, ma doveva assolutamente parlare con la sua maestra, Kaede.
<< Non staró via molto, piccola. Giusto il tempo di ottenere qualche informazione. Nel caso in cui avessi bisogno di me mi farai immediatamente chiamare da qualcuno. >>
<< Tranquilla zia. Sto molto meglio, ora. >>
Nyoko sorrise. Era così forte la sua piccola Tsui.
Salutó tutti raccomandando alla famiglia di Goro di prendersi cura della bambina e di curarla con le erbe mediche fasciandone la ferita due volte al giorno, mattina e sera, poi si mise in cammino verso il villaggio vicino.
Il suo federe Aiedail, cavallo bianco di razza, procedeva a passo sostenuto mentre lei controllava il bosco e raccoglieva erbe medicinali da portare alla sua maestra non appena arrivata. Ci mise poco più di mezza giornata. Si fermò a mangiare qualcosa in una radura illuminata dal sole, un luogo che sembrava il paradiso.
Non appena arrivata fu circondata da numerosi uomini del villaggio che dopo averla riconosciuta si inchinarono.
<< Sacerdotessa Nyoko, come mai siete venuta a farci visita? >>
<< Vorrei parlare con Kaede, per quello che è successo questa notte. >>
<< Ah, per la battaglia tra Inuyasha e suo fratello. >>
<< Inuyasha? Il demone dell'albero? >>
<< Kaede vi spiegherà tutto. >>

<< Quello che hai visto ieri sera, mia cara, era un combattimento di famiglia. Inuyasha, il demone che mia sorella Kikyo aveva relegato all'albero è stato liberato da una giovane ragazza del futuro. Si chiama Kagome ed è una reincarnazione di Kikyo, per questo è riuscita a liberarlo, con lei è tornata anche la sfera dei quattro spiriti. La storia è molto lunga, questa sfera è stata spezzata in mille frammenti che sono finiti tutti nelle mani di un mezzo-demone malvagio il cui nome é Naraku. >> fu così che proseguì in un racconto dettagliato della storia del mezzo-demone cane, della sacerdotessa del futuro e del monaco pervertito innamorato della sterminatrice di demoni e finì con il dire << Ed ora la sfera è in mano nostra, purificata come all'inizio, nell'attesa di essere distrutta una volta per tutte. >>
<< E questo Sesshomaru la rivuole. >>
<< Esattamente. >>
<< Vi aiuterò a proteggerla, maestra. >>

Fu così che i giorni passarono e con il passare del tempo cresceva la fiducia nei personaggi di quella storia, Inuyasha, Kagome, Sango e Miroku e persino il piccolo Shippo. Allo stesso tempo la sua mente si riempiva di ricordi, ogni luogo sprigionava in lei una marea di emozioni.
L'ultima notte, si ritrovò a guardare, di nuovo, la volta celeste e ricordare mentre pensava al gesto che per amore il mezzo-demone stava per compiere.

Appena morto il demone serpente Nyoko volle partire verso la sua istruzione da sacerdotessa. Non volle vedere sua sorella né l'uomo di cui era follemente innamorata. Voleva stare sola, imparare a conoscersi profondamente, avere un rapporto con l'unica persona che non aveva mai trovato interessante: se stessa.
Si mise in cammino verso il villaggio della saggia Kaede con Toka, secondo cui era troppo giovane ed inesperta per avventurarsi in un viaggio così pericoloso. La sacerdotessa le accolse a braccia aperte, così come tutto il villaggio. Saggiò le sue potenzialità con alcuni test, poi iniziò a insegnarle come guardare dentro di sé perchè nessuno insegna meglio a diventare sacerdotessa che il proprio istinto.
Fu così che i giorni passarono, velocemente. Si affezionò molto a quella signora che sembrava portare sulle sue spalle un peso veramente enorme, così come Kaede a lei. Un giorno, mentre erano in cima alle scale che portavano alla tomba della sacerdotessa Kikyo, Nyoko non riuscì a trattenersi.
<< Sacerdotessa Kaede come vi siete procurata quella ferita? >>
<< In uno scontro con alcuni demoni. Mia sorella Kikyo stava combattendo contro di loro, ma non riusciva a vincere da sola, quindi, ho provato ad aiutarla. Un demone mi ha colpita e per salvare me mia sorella ha inviato una delle sue frecce, sbagliando il colpo, purtroppo.>>
<< Mi dispiace. >>
<< Non dispiacerti. >>
Quello che ancora non aveva scoperto, nonostante fossero passati già due mesi, era il demone che era stato sigillato ad un albero. Lo scoprì per caso, un giorno, mentre cercava alcune erbe medicinali per un ragazzo che si era ferito tagliando la legna per l'inverno. Appena posò gli occhi sul demone urlò. Eppure, più lo guardava più le pareva innocuo, con le sue orecchie da cagnolino e gli abiti da << umano? >>
<< No, Nyoko, lui è Inuyasha, un demone che voleva rubare la sfera dei quattro spiriti da mia sorella e che l'ha dilaniata a morte, ma che prima di morire l'ha sigillato all'albero per sempre con una freccia da cui nessuno può liberarlo a meno che non sia colui che l'ha lanciata. >>
<< Quindi, rimarrà così per sempre. >>
<< Sì, come in un sonno eterno. >>
Il momento di lasciare Kaede era arrivato e lei sentiva un tuffo al cuore al solo pensiero di lasciare tutto quello che per lei era diventato la vera casa.
<< Mi mancherete tutti. Tornerò spesso, visto che non siamo molto lontani, poi. Grazie per ogni cosa. >> e dopo quelle parole, partì.

Il ritorno al suo villaggio non fu qualcosa di piacevole. Maeko e Isuko vivevano insieme, nella vecchia casa dei nonni di Nyoko. Erano felici, insieme. Avevano conosciuto l'amore, mentre lei aveva conosciuto se stessa.
Quattro anni dopo nacque Tsui, la bambina più bella del mondo, e da quel momento la vita della sacerdotessa cambiò completamente. Tutto girava intorno alla sua nipotina. Quando la casa di Isuko e Maeko prese fuoco Nyoko era sul ruscello, con sua nipote. Erano a fare una gita, Tsui voleva vedere sua zia pescare con i poteri da sacerdotessa. Era sempre solita chiederle di fare cose assurde con la sua magia e Nyoko esprimeva i suoi desideri; qualsiasi cosa per renderla felice. Quel giorno, però, la felicità non sarebbe durata a lungo.
Le lunghe lacrime di Tsui, calde, disperate, sarebbero state l'unica cosa indimenticabile di quella catastrofe.

<< Nyoko, è ora di andare. >>
<< Sì, Kaede. >>
<< Dovrai prepararti a combattere, i demoni verranno presto a sapere della sfera. >>
<< Allora verranno anche a conoscenza della verità. >>

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Capitolo 4
*** Calma apparente ***


Da quando Nyoko era tornata al suo villaggio non dormiva che poche ore e continuava a girare intorno ai boschi in cerca di demoni che si avvicinassero ai dintorni per impossessarsi della sfera dei quattro spiriti, eppure, nessuno a parte Sesshomaru si era arrischiato a colpire il villaggio.
C'era una sensazione di calma apparente che la faceva rabbrividire.
<< Zia Nyoko, come mai sei sempre così sospettosa? >> le chiese Tsui, un pomeriggio in cui la sacerdotessa l'aveva portata fuori di casa per la prima volta. Le sue ferite finalmente erano rimarginate e il suo corpo era purificato dal veleno.
<< Non voglio che nessun altro demone faccia del male a qualcuno. >> rispose lei, legandole i capelli in una lunga treccia. Da quando, tre mesi prima, quel demone ragno aveva avvelenato la piccola Tsui, trovandola sola in un campo di fiori, Nyoko non riusciva ad accettare che i piccoli girassero da soli, senza protezione. Sua nipote non sopportava la vista di nessun insetto, se solo ne adocchiava uno non riusciva a trovare il modo di addormentarsi.
Mentre stavano sdraiate sul prato, insieme, osservando le forme delle nuvole e confrontando le loro opinioni, Nyoko si sentiva una persona normale. Era così piacevole quella sensazione.
Peccato che i suoi sensi da sacerdotessa non la lasciassero mai, così si ritrovò a pensare a quel demone cane. Com'era possibile che avesse attaccato una sola volta?
Se la sfera gli interessava tanto avrebbe dovuto provarci continuamente, soprattutto avrebbe dovuto approfittarne ora che suo fratello non era lì a proteggerla insieme alla sacerdotessa Kaede.
Aveva forse capito che era sparita?
Aveva forse saputo che suo fratello si era sacrificato per farla scomparire? No, non era possibile.
<< Forse il suo bersaglio non era la sfera. Forse era qualcos'altro. >>
<< Di cosa parli, zia? >>
<< Oh, nulla tesoro. Ora dimmi, cosa ti sembra quella nuvola lassù? >>
<< Un cuore zia, un cuore bello grande, uno di quelli pieni d'amore, come il mio per te. >>
Quella bambina la faceva sempre sentire speciale, non come sacerdotessa, ma come persona. La faceva sentire la persona più importante del mondo.
<< Ti voglio tanto bene. >> disse Nyoko abbracciando sua nipote e incatenata a lei in quel modo dolcissimo, versò le sue rare lacrime.

I fiori e gli arbusti emanavano un profumo dolce, tutto durante la primavera era più bello, più colorato, semplicemente migliore, perchè c'era qualcosa di magico in quella stagione, qualcosa che si passava di luogo in luogo come le api fanno con il polline dei fiori.
Nyoko stava insegnando ai bambini del villaggio a riconoscere alcune erbe, c'erano quelle medicinali e quelle velenose, bisognava stare molto attenti e saperle riconoscere perchè alcune potevano essere mortali.
<< Ora, bambini, quella pianta con quei frutti rossi è innocua, ma solamente se i suoi frutti vengono prima lavati bene con dell'acqua pura. >>
<< Come quella del nostro ruscello? >> chiese un bambino.
<< Esattamente! >>
<< Sacerdotessa, ci puoi insegnare qualcosa di magico? >>
<< Qualcosa di magico, Aki? >>
<< Sì, i miei genitori dicevano che forse ci attaccheranno i demoni. Voglio aiutare anche io. >>
Nyoko rimase muta di fronte a quella osservazione, il suo cuore si era stretto nel petto al pensiero che persino i bambini fossero pronti a combattere. Non era così che doveva andare.
<< Bambini, voi non dovrete combattere. Voi dovrete attendere nelle case, al sicuro, mentre io mi occuperò dei demoni cattivi. >>
<< Ma sacerdotessa, e se dovessero ferirci come è successo a Tsui? >>
La sacerdotessa sentì il cuore fermarsi, smise di respirare. Aveva completamente ragione, era stata così stupida da non riuscire a difendere sua nipote, come potevano fidarsi di lei i bambini?
<< Per oggi la lezione è terminata, piccoli. Torniamo al villaggio. >>
“Brava, proprio brava, Nyoko. Hai perso la fiducia di quei bambini, non hai protetto tua nipote. Come possono tutti fidarsi di te? Come può il villaggio confidarti le tue paure, lasciarti agire liberamente se non sei capace nemmeno a difendere ciò che più ti sta a cuore?”
Sospirò.
“Hai fallito.”
“No, non hai fallito. Credi in te.”
<< Chiudi gli occhi. >> si disse.
Avvertì un dolore al petto, un dolore strano. Per lei era come una ferita, non nel corpo ma nello spirito. Stava accadendo qualcosa di sinistro, ma dietro di lei Tsui dormiva tranquilla abbracciata al suo nuovo amico, un piccolo micetto ferito.
Di che poteva trattarsi?
Un'immagine le balenò nella mente. L'albero mistico, era lui ad essere in pericolo, forse?
Si mise in ginocchio e pregò, inviando la sua forza spirituale al fusto, immaginandolo circondato da una barriera protettiva.
All'improvviso si sentì molto stanca, segno che aveva centrato il bersaglio. L'albero era stato attaccato e la protezione aveva funzionato. Solo un demone molto forte avrebbe potuto toglierle quella quantità di energia, ma allora perchè non percepiva la sua aura?
Si sarebbe arreso quel demone?

Occhi rossi e sangue. Un mare di sangue che si sparge intorno a lei. Nyoko urla, ma non c'è nessuno a sentire le sue grida. E' sola

Quando si svegliò il cuore le batteva a mille nel petto, sembrava volesse uscire fuori dal petto. Eppure l'aria era satura, il sole splendeva nel cielo e si sentiva un vociare di bambini, fanciulli che ridevano e scherzavano.
Di colpo si alzò. Accanto a lei non c'era la sua nipotina.
<< Tsui? >> urlò.
Nessuna risposta.
<< Tsui, dove sei? >>
Uscì fuori di corsa, cercando la bambina dai capelli biondi e dagli occhioni azzurri come il cielo. Gli occhi di Isuko.
<< Bambini avete visto Tsui? >>
<< Sì, Saggia Nyoko, è andata a cogliere dei fiori con le bambine più grandi. >>
<< Grazie, bambini. >>
Con il cuore più leggero si avviò verso il bosco, quando le sagome delle ragazze del villaggio iniziarono a spuntare di qua e di là, si sentì molto più tranquilla.
<< Buongiorno Sacerdotessa. >>
<< Salve, ragazze. Dov'è Tsui? >>
<< Nella radura fiorita. >>
<< Grazie. >>
Tra gli arbusti filtravano fasci di luce del sole, questi rendevano l'ambiente magico. Nyoko chiuse gli occhi mentre camminava, inspirò l'aria pura e sorrise. Era una mattina così bella che ripensare a quell'incubo e farsi rovinare l'umore era davvero uno spreco di tempo.
Risate cristalline interruppero i suoi pensieri.
<< Tsui? >>
<< Zia, sono qui. >>
Nyoko riaprì gli occhi, superò un grande albero di cryptomeria e vide sua nipote con il più bel sorriso che le avesse mai visto in volto. Insieme a lei, però, c'era una bambina mai vista. Portava un kimono giallo-arancio e lunghi capelli bruni che le cadevano a cascata sulle spalle tranne un piccolo ciuffo legato sulla testa.
<< Lei è Rin, zia. >>
<< Ciao, Rin. Ti sei persa? >>
<< Oh, no signora sacerdotessa, sto raccogliendo dei fiori da portare al signor Sesshomaru quando tornerà dal suo viaggio. >>
Sesshomaru, perchè non le sembrava nuovo questo nome? Mh, non ne era sicura, ma non le sembrava il momento di farsi domande inutili.
<< Lui è il tuo papà? >>
<< No, ma vivo con lui ora. >>
Aveva una voce squillante, sembrava la bambina più felice della terra. << E dimmi, piccola, hai fame? >> le chiese sorridendo.

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Capitolo 5
*** Uno strano personaggio ***


Sesshomaru si guardava intorno, com'era possibile che qualcuno fosse stato tanto potente da fermarlo? Non si spiegava proprio chi potesse avere tanto potere nelle sue mani e come mai lui non ne percepisse in alcun modo la potente aura.
Continuò a camminare a piedi nudi sull'erba, era piacevole guardare il cielo così limpido mentre l'erba fresca ti solleticava i piedi, ma naturalmente tutto questo il demone non lo sentiva, lui riusciva solo a sentire un grande fastidio per quella sua missione rovinata, era così vicino al suo obbiettivo, così vicino alla soluzione di tutto, ma tutto era sfuggito dalle sue mani con una gran velocità.
Jaken si avvicinò a lui con il suo breve passo veloce e incerto, come il solito cagnolino che era.
<< Signor Sesshomaru, Signor Sesshomaru! >> urlò lui.
<< Cosa vuoi? >>
Lui iniziò a temporeggiare, facendo arrabbiare il suo padrone.
<< Rin é sparita. >> rispose lui dopo aver tentennato per alcuni minuti.
Rin, la bambina che lo seguiva ovunque come un'ombra, la bambina che aveva lasciato il genere umano per scegliere il genere demoniaco, che era stata catturata da Naraku prima della sua scomparsa, che aveva vissuto delle esperienze terribili, ma aveva sempre scelto lui, nonostante tutto. Non poteva permettersi di perdere quella bambina, era l'unica persona a cui teneva dopo tutto quel tempo, aveva combattuto contro sua madre per quella giovane essere umana, tutti sapevano quanto tenesse a lei, e a lui non importava cosa pensassero gli altri. Rin era importante ed era sparita. Bisognava ritrovarla.

Era bello vedere sua nipote giocare e soprattutto era bello che avesse trovato un'altra bambina con cui andava d'accordo. Rin sembrava così pacifica e solare, ma Nyoko aveva come l'impressione che le sfuggisse qualcosa e sapeva che quando aveva quella sensazione stava per succedere qualcosa di strano, spesso di tremendo. Lasciarsi sfuggire anche solo un dettaglio spesso poteva essere fatale, come distrarsi anche solo per un secondo.
Il sole stava tramontando quando Rin si alzò avvicinandosi a Nyoko insieme a Tsui.
<< Sacerdotessa Nyoko, ti ringrazio per la tua ospitalità, ma ora devo andare. >>
Nyoko rimase perplessa.
<< Dove andrai? >> le chiese.
<< Dal Signor Sesshomaru, non posso tardare oppure potrebbe partire senza di me. >>
<< Non ti lascerò andare da sola da nessuna parte. Rimarrai a dormire qui con noi e poi domattina partiremo insieme per cercare questo Sesshomaru, così non ti perderai e sarai sempre sotto la mia protezione. >>
Rin aveva provato a rifiutare la gentile offerta, ma la sacerdotessa aveva insistito talmente tanto che si era ritrovata ad accettare, d'altronde le piaceva giocare con Tsui e trovava adorabile la bellissima donna con lunghi capelli neri che le stava versando della zuppa nella tazza.
<< Grazie >> disse prima di iniziare a cenare.

Il giorno dopo era arrivato terribilmente presto per Nyoko che si sentiva davvero stanca, come se non avesse dormito per giorni, come durante il suo allenamento. Improvvisamente si accorse che in realtà la causa di quella stanchezza era stata la sua risposta anche se involontaria, e non cosciente alla magia che era intervenuta quella notte. Ricordava tutto come fosse stato un sogno. Qualcosa si era avvicinato al villaggio, era rimasto oltre la sua barriera, aveva come annusato l'aria, sì ricordava proprio questo, come se avesse annusato l'aria. Si era mosso tanto furtivamente che spesso aveva bisogno di molti minuti prima di poter individuare il punto esatto in cui si trovava, aveva anche tentato di distruggere la barriera, ma Nyoko era intervenuta e aveva fermato il suo attacco, tenendogli testa.
Rin si svegliò qualche minuto dopo e aiutò la sacerdotessa a preparare la colazione, così mangiarono tutte e tre insieme quando si svegliò Tsui, poi si prepararono per la loro gita.
Nyoko si chiedeva dove mai potesse stare questo Sesshomaru (il nome ancora non gli suonava nuovo, ma nonostante tutto non ricordava dove l'avesse già sentito), forse era un viandante, doveva muoversi di villaggio in villaggio perché vendeva delle cose?
Con il cestino del pranzo si incamminarono fuori dal villaggio, che sarebbe stato controllato dagli uomini del villaggio. Un po' si sentiva incerta a lasciare il suo posto dopo quello che era successo la notte prima, ma aveva promesso alla bambina che l'avrebbe accompagnata e non ritirava mai la sua parola.

Era quasi arrivata la metà del giorno quando arrivarono ad una radura in cui tutto era stato bruciato. In quell'esatto momento gli occhi di Rin si erano accesi, ed aveva iniziato a correre verso il folto bosco, muovendosi sicura tra gli alberi, come se fosse abituata a destreggiarsi tra i vari tronchi e cespugli.
Nyoko prese tra le braccia sua nipote e la seguì, veloce come poche persone al mondo lo erano. Quando frenò si ritrovò davanti alla bambina che accarezzava una strana creatura animale, sembrava un drago a due teste.
Tsui urlò quando la vide, ma Rin corse subito verso di lei dicendogli che Ah-Un, così a quanto pare si chiamava la creatura, era talmente buono che non faceva male a nessuno. In quel momento Jaken spuntò da dietro le spalle del drago e iniziò a urlare.
Nyoko lo osservò attentamente, era un kappa, ovvero uno spirito con un corpo simile all'incontro tra un bambino e una rana.
<< Jaken, per piacere non urlare così, spaventi Tsui. >> disse Rin, rimproverando la creatura.
<< Tu conosci un kappa? >> chiese Nyoko
<< Lui è Jaken, sta con me e il Signor Sesshomaru. E Ah-Un ci permette di volare. >>
<< Ah-Un è un demone, piccola. E anche il kappa ha poteri magici, come mai stai con queste creature? >>
<< Loro sono la mia famiglia. >> rispose lei con un sorriso
<< Rin, piccola, è pericoloso stare qui con queste creature. Non sono umani e solitamente loro fanno del male agli uomini. >> le disse la sacerdotessa.

<< Rin, vieni qui. >> disse Sesshomaru richiamando la bambina. Aveva sentito le parole dell'umana, indubbiamente aveva ragione, per Rin era pericoloso stare con loro, anche lui pensava che avesse bisogno di un contatto più umano, eppure non poteva pensare di lasciare quella bambina, nemmeno per un attimo.
Nyoko si voltò verso il demone e restò a bocca aperta. Aveva portato la sua nipotina in territorio molto pericoloso. Quello era Sesshomaru, il demone cane che aveva visto quella notte, il fratellastro maggiore di Inuyasha, il demone dell'albero. Non poteva permettersi che succedesse qualcosa a sua nipote, ma non poteva nemmeno lasciare la bambina in quelle mani.
<< Signor Sesshomaru, siete tornato. Mi dispiace non essere venuta ieri, ma la Sacerdotessa Nyoko ha insistito perché rimanessi a dormire da lei. É stata molto gentile. >>
<< Dobbiamo andare. >> le rispose lui senza osservare la donna che gli stava davanti.
Non aveva bisogno di vedere la sua forma umana, aveva capito nell'esatto momento in cui si era avvicinato che era stata lei a resistergli, che era lei a proteggere quel villaggio. Purtroppo aveva scelto la persona sbagliata contro cui mettersi contro, lui avrebbe continuato a lottare per quello che desiderava, ma come poteva sapere lei delle potenzialità demoniache del suo obbiettivo, ma soprattutto perché proteggere un simbolo tanto potente?
Si voltò sulla schiena e si allontanò, con dietro la bambina che salutava le due figure umane.

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Capitolo 6
*** Sotto attacco ***


Nyoko era felice di essere tornata a casa, ma soprattutto di aver riportato a casa la sua piccola nipote salva. Eppure non capiva quella bambina, perché scegliere un demone, anzi un trio di demoni con cui vivere? Che cosa le era successo? Aveva perso i genitori, o era semplicemente sotto qualche sorta di incantesimo o ricatto?
Non riusciva a trovare risposta a quelle domande.
<< Zia, stai bene? >> chiese Tsui
<< Sì. Hai avuto molta paura? >>
<< No, zia. C’eri tu con me. >>
La sacerdotessa sorrise e la strinse in un abbraccio.
Più tardi, quel giorno, quando il sole aveva lasciato il posto alla luna, la donna sedeva sui grandini della sua casa, guardando le stelle sporadiche nel cielo, un cielo nero e profondo. Ripensava a quell’essere. Sesshomaru. Aveva lunghissimi capelli argentei, e occhi di un ipnotizzante color dell’ambra. Eppure era chiaramente un demone, chiaramente un demone cane. Anche se non avesse saputo che era il fratello di Inuyasha – figlio di Inu no Taishō– avrebbe capito che si trattava di un demone cane, perché la sua coda – probabilmente – pendeva dalla sua spalla destra mentre su quella sinistra portava un’armatura che copriva anche tutto il petto indossata sopra il kimono. Ciò che le sembrava molto strano era il fatto che non portasse i sandali come tutti. Era strano anche che a quella vicinanza non avesse avuto l’abilità di percepire la sua aura e la sua presenza. Era arrivato all’improvviso e lei non se n’era resa conto finché non aveva parlato. Stava forse perdendo i suoi poteri?
Aveva bisogno di chiarirsi le idee, aveva bisogno di provare le sue forze e le sue abilità.

Rin lo stava guardando raccontandogli per l’ennesima volta di come lei e l’altra piccola umana, che lui non aveva nemmeno notato, avevano raccolto fiori e poi creato delle corone da indossare come delle principesse. Sembrava davvero felice e ancora una volta si rese conto che forse sarebbe stato meglio lasciarla nel suo mondo umano. Ma come poteva quando era tornata dal mondo dei morti per ben due volte?
Avrebbe potuto vivere senza quella bambina? L’unica persona che gli facesse apprezzare la vita?
No, non avrebbe potuto. Era proprio per lei che voleva distruggere quell’albero, per salvarla e per aiutare la sua razza che in rare sporadiche persone si era dimostrata ancora degna di essere aiutata, ma ancor di più, per molte altre occasioni, avevano dimostrato di essere incredibilmente pericolosi perché le loro ambizioni non facevano altro che sfamare le ambizioni di piccoli demoni in cerca di grande potere. Un essere formato da un demone e un umano è uno degli esseri più pericolosi come aveva dimostrato Naraku.
<< E poi la signorina Nyoko ha cucinato una zuppa buonissima. C’erano delle verdure fantastiche e un pesce enorme che abbiamo pescato tutte e tre insieme. >> finì Rin.
Sesshomaru rimase in silenzio.
Avrebbe voluto risponderle, ma improvvisamente un brivido gli attraversò la schiena. C’era un’orda di demoni che si avvicinava velocemente. Erano ancora molto lontani, ma lui poteva percepirli benissimo grazie ai suoi sensi molto sviluppati. Dunque era arrivato il momento che temeva, altri demoni avevano scoperto l’esistenza del frutto ipnotico.
<< Jaken, tu Ah-Un e Rin dovete andare via. Portala al sicuro, il più lontano possibile da qui. >>
<< Che cosa succede signor Sesshomaru? >> disse Rin.
<< Si stanno avvicinando molti demoni. >>
<< Qui? In questo luogo? >> chiese preoccupata. Anche se si erano allontanati dal villaggio della sua nuova amica, sapeva che potevano essere in pericolo anche loro. << Dobbiamo avvertire Nyoko. >> disse, ferma.
<< Perché? >>
<< Perché sono persone buone e non voglio che accada loro niente. >>
<< Ti sei affezionata, quindi? >> domandò il demone senza riuscire a trattenere un tono acido.
Rin non rispose a voce, ma chinò il capo in segno positivo.
<< Ora andate. Ci penserò io. >> rispose non ammettendo repliche.
Doveva salvare quel luogo e quelle persone, anche se potevano essere le persone che gli avrebbero portato via la sua Rin?

Era stata una settimana molto dura, ma nulla era come quella notte. Erano stati sotto attacco per sette giorni e sette notti, i demoni erano così numerosi che non avevano paura di mostrarsi durante il giorno perché sapevano che in quel modo, uniti come un unico elemento, non potevano essere sconfitti, e di fatti non era riuscita ad eliminarli, ma solo ad arrestarli. Aveva creato una barriera attorno al suo villaggio. I bambini erano stati portati in un luogo sicuro, sotto terra, in una grotta di cui solo pochi conoscevano l’ubicazione, Le mamme erano andate insieme a loro, non tutte, solo alcune. Perché altre non avevano potuto lasciare la loro casa e soprattutto la persona che amavano. D’altronde si erano dichiarati di esserci per sempre, anche in casi pericolosi, fino alla morte.
Il muro aveva retto bene, indebolendola sempre di più, ma senza mai spezzarla. Aveva una potenza smisurata, solo che nessuno se n’era mai accorto. Nemmeno lei. Sapeva di essere una brava sacerdotessa, una con dei poteri speciali. Ciò che non si sarebbe mai aspettata era che fosse capace di resistere ad un’orda. Eppure c’era riuscita ancora per altri sette giorni. Finché era arrivata la notte in cui le sue forze l’avevano abbandonata. Riusciva a malapena a reggersi in piedi.
<< Scappate. Andate insieme ai bambini e rimanete lì finché non sarete sicuri che il peggio sia passato. >> disse a coloro che erano rimasti a proteggere la città.
<< Moriremo per difendere i nostri cari. >> rispose Goro.
<< No, non sprecate il vostro avvenire. >>
<< Ti staremo accanto, fino all’ultimo, nostra signora. >> replicò Jiro.
Lei non disse nulla. Faceva fatica persino a parlare e non avrebbe avuto le forze di discutere con loro. Sentiva che tutto era finito, l’ultimo pensiero andò a sua nipote, la sua piccola Tsui a cui non avrebbe potuto dare neppure un ultimo bacio.

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Capitolo 7
*** 7 Il frutto misterioso ***


Quando si risvegliò, il suo villaggio era ancora intero. Tsui era accanto a lei e le stringeva la mano.
<< Zia! >> urlò la bambina, felice, ma in lacrime << Avevo tanta paura! >>
Nyoko la abbracciò senza dire nulla. Non capiva cosa fosse successo, non ricordava nulla, era confusa e debole.
Le ci vollero alcune ore per riprendersi e per ricordare tutto ciò che era successo, ma poi tornò tutto nella sua memoria, le due settimane passate a mantenere il suo scudo di energia positiva, un infinità di demoni pronti a sfondare la barriera, le sue forze venire meno…
<< Cos’è successo poi? >> chiese alla famiglia che viveva accanto a lei.
<< Siete svenuta, e poi improvvisamente quando temevamo per il peggio perché vedevamo avvicinarsi quei mostri a noi, terrorizzati perché non sapevamo come affrontare quel pericolo e preoccupati per la sua vita, è successo qualcosa di raro. Un cane, un cane enorme è apparso e ha iniziato a combattere contro questi demoni. >>
<< Un cane? >>
<< Sì, con il manto d’argento e una mezzaluna tra gli occhi. Era così grande che superava anche l’altezza della collina. >>
<< Ci ha salvati. >> aggiunse la moglie, stringendo la mano del marito.
<< Sì. >>
<< Quanto tempo ho dormito? >> << Un giorno. Ed un giorno è durata la battaglia. Quando sono spariti tutti abbiamo fatto tornare i bambini al villaggio, perché è tornato il sole sulla terra e il pericolo è sparito. >>
<< Un giorno. >>
Nyoko stava per rispondere quando sentì il rumore di zoccoli sul terreno, qualcuno stava correndo disperato. Percepiva un aura amica, conosciuta, ma non riusciva a darle un nome o un volto. Per capire che cosa stava succedendo uscì da casa e si volse verso nord est, pochi secondi dopo una figura si poteva distinguere, una piccola figura arancione.
Un attimo dopo Rin era davanti a lei, senza fiato e con le lacrime agli occhi.

<< Rin, cosa ci fai qui? >>
<< Dovete aiutarlo, per favore signora Nyoko. Per favore. >>
<< Aiutare chi? >> chiese la sacerdotessa, confusa.
<< Il signore Sesshomaru. È in cima alla montagna, ha respinto gli altri demoni e ora sta male. Non riusciamo ad aiutarlo! >>
Sesshomaru aveva salvato il villaggio. Quindi i suoi presentimenti erano fondati, il grande cane argenteo era il demone che viveva insieme a Rin, al drago e al kappa. E adesso quello stesso demone aveva bisogno di aiuto. Certamente si sarebbe ripreso anche da solo, ma gli ci sarebbe voluto molto tempo. Quanto non lo sapeva, perché tutto dipendeva dalle sue ferite. Eppure avrebbe potuto approfittare dell’occasione per ucciderlo, d’altronde non era dietro alla sfera dei quattro spiriti?
Eppure c’era qualcosa che non comprendeva, la sfera era scomparsa, e così la sua aurea potente, nel momento in cui Inuyasha l’aveva utilizzata per diventare un umano completo e rimanere accanto alla donna che amava, quindi perché attaccare in massa i pressi del villaggio di Kaede, o meglio perché attaccare proprio il suo. Non avrebbero dovuto sbagliare! Se lo era chiesto per ben due settimane e non aveva mai trovato una risposta.
C’era un’altra cosa che non le era chiara, Sesshomaru non aveva mai provato interesse verso la sfera perché era diventato un Grande Demone e i suoi poteri erano tanto forti da non aver bisogno di essere aiutati. Inoltre le era sembrato fin dall’inizio un soggetto molto orgoglioso; non avrebbe mai utilizzato dei mezzi simili.
Che cosa doveva fare?

Passò un giorno prima che prendesse la sua decisione. Rin sarebbe rimasta al villaggio, perché poteva essere troppo pericoloso. Mentre lei sarebbe andata fino alla montagna e avrebbe provveduto a lui. Come, lo aveva deciso durante la notte. SI era affezionata alla piccola e dolce bambina, ma non poteva mettere in pericolo la vita di tutti gli altri solo perché lei voleva bene a quell’essere. Avrebbe preso provvedimenti, e poi avrebbe detto alla bambina che pur avendo fatto tutto il possibile non era riuscita a salvarlo.
Al solo pensarci le venivano i brividi lungo la schiena. Non le piaceva mentire, come avrebbe fatto a guardarla negli occhi per il resto dei giorni? Eppure se non l’avesse fatto, come avrebbe potuto salvare il suo villaggio se lui le si fosse messo contro?
Aveva compreso che Sesshomaru era molto forte e anche se la loro potenza poteva essere equiparata, non era sicura di poter vincerlo.

Si mise in marcia dopo aver pranzato, aveva con sé delle erbe e delle lozioni, più tutta una serie di provviste alimentari che comprendevano carne e verdure essiccate. Infine alcune coperte per la notte. L’acqua non la preoccupava perché fin dalla vera cima del monte scorreva un fiume d’acqua purissima e freschissima.
Arrivò qualche ora dopo, e scoprì che il demone era arrivato fino al suo luogo segreto, la cima del monte, la piccola grotta, quella in cui cresceva il suo caro albero luminoso.
Aveva una ferita profonda che andava dalla sua spalla destra fino al centro del suo petto. La coda – quella che immaginava essere la sua coda, per lo meno – era tinta del colore del sangue. I suoi occhi ambrati erano spariti per lasciare il posto a due pupille rosse. Era spaventoso, senza dubbio. E con quell’aspetto, sembrava ancor più pericoloso. Aveva una chance che non poteva buttare via.
Prese un respiro e si avvicinò con passo lento. Prima di ucciderlo voleva ottenere delle informazioni.
<< Sesshomaru, Grande Demone cane, suppongo. >>
Lui non rispose, la fisso con i suoi occhi insanguinati muovendo impercettibilmente le labbra.
Lei si avvicinò cauta e valutò come comportarsi, sapeva che doveva ucciderlo, ma non lo avrebbe fatto ora, non con il cielo che si andava scurendo, il momento in cui il demone sarebbe stato più forte e avrebbe potuto fare resistenza. Lo avrebbe giustiziato in pieno giorno.
Si sedette accanto a lui e lo analizzò, le sue ferite erano davvero gravi. Probabilmente anche se l’avesse aiutato non avrebbe resistito molto oppure la sua guarigione sarebbe stata lunghissima.
<< Non ti mentirò, demone. Sei messo molto male. >>
<< Non ho bisogno del tuo aiuto, umana. >>
<< Non sarei qui se non me lo avesse chiesto Rin. >>
Non appena ebbe nominato la bambina Sesshomaru si lasciò scappare un sorriso, beh l’accenno di un sorriso che a Nyoko non sfuggì.
<< Sei molto affezionata alla bambina, perché? >>
Sesshomaru non rispose.
<< E va bene. Staremo zitti finché non tornerà il giorno e potrò guardare meglio le tue ferite e decidere come procedere. >>
Il demone si addormentò dopo poco. Forse non aveva chiuso occhio finché non sapeva che qualcuno avrebbe vegliato su di lui. Solitamente non l’avrebbe pensato, perché non sembrava il tipo che ha paura. Eppure nei casi in cui erano a rischio di vita i demoni si comportavano come gli umani, facevano qualsiasi cosa per sopravvivere, spesso arrivavano anche a chiedere aiuto nonostante il loro orgoglio.
Nyoko rimase sveglia a guardarlo, il suo viso sembrava così angelico ora che aveva gli occhi chiusi.
Si accorse che stava tremando, quindi prese una coperta e la pose sopra di lui. Rimase sveglia tutta la notte a osservare tutta la zona che poteva raggiungere a vista d’occhio. Dietro di lei percepiva la pressione dell’albero misterioso. Si voltò ad osservarlo e ancora una volta si sentì attratta.
Perché?
Si avvicinò cercando di fare il minor rumore possibile, era come una canzone suadente, come un richiamo, però silenzioso. Si sedette praticamente così vicina all’albero che ne sfiorava i frutti con le braccia. Voleva prenderne uno. Spinse la mano verso l’oggetto fluorescente e stava quasi per sfiorarlo quando i suoi sensi improvvisamente si misero all’erta. Sentiva la presenza di una discreta aurea demoniaca che si avvicinava. Uscì velocemente dalla grotta e iniziò a pregare. Con i suoi rituali e la sua forza spirituale riuscì velocemente a liberarsi del pericolo.
Non poté tirare un sospiro di sollievo, perché fu una notte piena di attacchi.
Cercavano forse Sesshomaru?
Avevano notato nella sua armatura due lunghe spade che emanavano una grande forza. Eppure non le sembrava naturale. Perché avevano attaccato già prima che il demone intervenisse.
Perché? Perché? Perché?

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Capitolo 8
*** Risposte ***


Il giorno era arrivato lentamente e lei aveva lottato per tutto il tempo con gruppi di piccoli demoni che attaccavano ritmicamente il luogo in cui si trovava. Aveva passato la notte a sfinirsi fisicamente lottando – cosa che non le sarebbe capitata se non avesse già esaurito le sue energie nei giorni precedenti – e mentalmente domandandosi il perché di quegli attacchi. Era arrivata alla conclusione che i demoni si erano messi d’accordo per eliminare tutte le sacerdotesse che proteggevano la loro terra.
Il sole finalmente stava nascendo tra le montagne quando riuscì a sedersi e riposare. Sapeva benissimo che di giorno non sarebbero stati così arroganti e stupidi da provare a fermarla, perché mentre lei recuperava le forze con la presenza della stella più calda, loro diventavano più deboli, perché erano parte del buio.
Si sdraiò davanti all’ingresso della grotta per difenderla con la sua sola presenza. Nessuno sarebbe entrato, non mentre c’era lei. Prima di cadere addormentata pensò a sua nipote, Tsui.

Sesshomaru si svegliò di soprassalto, dalla piccola e scura caverna poteva notare che fuori era giorno, il riverbero della luce gli dava fastidio agli occhi, ma il suo corpo si sentiva più forte. Ringraziava il fatto di essere un Grande Demone e ringraziava se stesso per non mollare mai, per non darsi mai per vinto e soprattutto per la sua potenza che gli permetteva – nonostante le sue multiple gravi ferite – di guarire così in fretta.
Si alzò un poco usando i gomiti come appoggio e cercò di indagare con lo sguardo. Poteva distinguere una figura all’entrata. Era chiaramente femminile, e non poteva appartenere ad altri che alla sacerdotessa. La osservò con attenzione, con i suoi occhi e la sua vista poteva chiaramente distinguere ogni singolo frammento del suo corpo sinuoso. Era una bella donna, ma il mondo era pieno di donne belle, lui ne aveva viste molte. Kikyo, Kagome, Sango… Sara. Eppure lei era la più forte che aveva conosciuto, forse pari a Kikyo. Erano le uniche due donne che potevano confrontarsi con lui. In realtà nemmeno il suo stesso fratellastro avrebbe potuto mettersi contro di lui, non importava quanti amici avesse, lui lo avrebbe potuto sconfiggere in qualsiasi momento, eppure ogni volta che ci provava ripensava alla volontà di suo padre. Lui li avrebbe voluti vedere insieme, amici, veri fratelli, aiutarsi l’uno con l’altro. Probabilmente addirittura volersi bene.
Volere bene, che cosa significava?
Quando ci pensava gli veniva in mente solo Rin.
Mentre era perso nei suoi pensieri sentì la donna muoversi e lamentarsi. Impulsivamente si spinse aiutandosi con le mani verso di lei. Era come se stesse avendo un incubo.
<< Isuko… Non lei. Me. >> sussurrò la donna.
Stava sognando qualcuno, Isuko, chi poteva essere? Probabilmente era il marito, d’altronde non l’aveva forse vista con una bambina quando aveva riaccompagnato Rin. Eppure non sembrava felice. Che cosa poteva stare sognando? Era così curioso.

Quando aprì gli occhi lui la stava guardando. Si trovava accanto a lei, seduto, con la schiena poggiata alla pietra e il respiro affannoso.
<< Hai dormito molto. >> le disse.
<< Perché mi parli? >>
Lui non rispose.
Nyoko si guardò intorno, le tenebre si stavano avvicinando ancora una volta, ancora qualche ora e sarebbero tornati. Li percepiva.
<< Li sento. Attaccheranno. >>
<< Come la scorsa notte. Ritmicamente, continuamente, finché il sole non sorgerà e la luce spegnerà la loro forza e la loro prodezza. >> sbuffò e si tirò su prendendo dalla sua borsa alcune erbe e iniziando a spargerle intorno alla grotta. Quando ebbe finito prese la brocca e si avviò verso il fiume, la riempì e bevve, poi riempì nuovamente e la riportò al suo accampamento e infine mangiò qualcosa, offrendone anche al demone, che sorprendentemente accettò e divise con lei un pasto, sempre silenzioso.
Sesshomaru stava pensando che era stato davvero debole per non accorgersi che la notte precedente erano stati attaccati per tutto il tempo. Avrebbe voluto essere in forze e ucciderli tutti. Era quello il motivo per cui doveva distruggere l’albero.
<< Penso che puntino alle tue spade, sono potenti. >> gli disse.
<< No. >> rispose lui.
Nyoko soppesò le sue parole. Lui sapeva qualcosa che a lei sfuggiva, quindi.
<< Allora perché? >>
Lei non sapeva, si rese conto il demone. Avrebbe dovuto dirglielo?
<< L’albero. >>
<< L’albero? >>
<< L'Albero è pericoloso >> disse senza dare ulteriori spiegazioni.
<< Questo albero è qui da decenni e non ha mai creato alcun problema. Sono sacerdotessa da molti anni e questa é la prima volta che veniamo attaccati. Come può essere? >>
<< I suoi frutti possono sottomettere la volontà degli umani se assaggiati. >> disse lui, con una smorfia << Esiste solo un altro albero di questi e un demone ne aveva usato i frutti per creare succhi e spezie che permettevano ad altri demoni di controllare interi villaggi soprattutto per sfamare i loro appetiti di carne e di sesso. >> continuò. Gli stava venendo il volta stomaco perché pensava sempre a Rin in mano a uno di quei mostri.
<< Come lo sai. >>
<< Perché ho distrutto lui e tutto quello che aveva creato con quei frutti perché ho visto con i miei occhi che cosa poteva fare. >>
Ancora una volta poté rivivere tutto. Stavano camminando per raggiungere l'antico villaggio del suo defunto padre quando qualcuno li aveva fermati. Aveva la forma umana di un anziano gobbo ma in realtà Sesshomaru poteva percepire la sua aurea e la sua vera forma, quella di una creatura con il corpo di alligatore e la bocca di una enorme rana velenosa. Un rospo per meglio dire. Li aveva inviati a prendere qualcosa da mangiare e prima che potesse fermarla Rin aveva già mangiato quello che sembrava essere un dolce. E improvvisamente non era più lei: i suoi occhi sembravano spenti. Il demone gli aveva proposto di comprare i suoi prodotti convincendolo che era vantaggioso. Aveva usato la bambina per dargliene prova. E aveva pagato per quello. Non appena informatosi che con la morte del soggetto controllante non sarebbe morto il controllato l'aveva fatto a pezzi prima che potesse dire una parola ma per rendere la sua sofferenza ancor più grande gli aveva prima inferto una ferita mortale e quando la sua anima stava per lasciare il suo corpo aveva usato la sua spada guaritrice per riportarlo in vita e ucciderlo nuovamente, ma questa volta facendolo soffrire.
Nel frattempo Nyoko rifletteva sulle parole del demone, se quanto diceva era vero - e gli credeva, non lo credeva capace di inganno - allora si spiega il perché aveva incontrato in quel luogo quel piccolo demone tantissimi anni prima. Allo stesso tempo si rendeva conto di quanto era stata in pericolo quella volta ma soprattutto quanto era stata in pericolo la sua gente perché il demone conosceva la sua potenza ancor prima e meglio di lei, quindi avrebbe potuto usarla come arma siccome lei non era allenata per resistere.
Tutto sembrava essere improvvisamente cristallino.
<< Tu hai attaccato l'albero. Non è mai stata la sfera il tuo obbiettivo. >>
<< Quella palla di cristallo non è mai stata nei miei interessi. Non ho bisogno di trucchi per essere più forte. >>
<< Ma perché distruggerlo, se non hai intenzione di usarlo? >>
Il demone non rispose.
Ancora una volta la risposta le arrivò da sola.
<< Ma certo, Rin. >>
Lui la guardò intensamente. Era intelligente, doveva ammettere che non aveva mai incontrato nessuno così. Se solo non fosse stata un'umana...
Nyoko prese le sue erbe e lo iniziò a curare. Non poteva che aver cambiato idea dopo tutto ciò che aveva scoperto. Lui teneva a Rin e per salvarla aveva salvato altri umani. Fin tanto che i due fossero stati legati, Sesshomaru non sarebbe stato un problema.

La notte si stava avvicinando, oramai si potevano vedere le stelle e il profilo della luna piena si stagliava tra di esse, come una madre tra i suoi figli. Nyoko stava finendo gli impacchi sul volto del demone dai lunghi capelli bianchi.
<< Perché lo fai? >> le chiese, troppo curioso per trattenersi, e con il bisogno di sentire la sua voce. Da quando aveva iniziato a vivere con la bambina si era abituato talmente tanto alle chiacchiere che non riusciva a resistere senza.
<< Perché me lo ha chiesto quella bambina. >>
<< Non è vero. Tu non volevi aiutarmi subito, ma prima hai cambiato idea. >>
Lo aveva capito fin dal principio, non appena lei si era avvicinata, che non lo avrebbe salvato. Sapeva che sarebbe arrivato il momento in cui lo avrebbe finito. Se avesse davvero voluto aiutarlo avrebbe iniziato con gli impacchi e le erbe fin da subito.
<< Sei molto sveglio, Sesshomaru. >> sorrise << Ho cambiato idea perché hai aiutato anche gli uomini nonostante non fosse tua intenzione. Lo so che lo hai fatto solo per la piccola. >> lo guardò dritto negli occhi, che stavano progressivamente passando dal rosso a una tonalità normale << Tu la ami, è palese. Eppure è un amore impossibile. Se anche non si tenesse conto del fatto che è una bambina e ci vorranno almeno altri dieci anni prima che tu possa amarla come vorresti, lei rimane un’umana, un’umana che un giorno invecchierà e morirà. >>
Lui non disse nulla. Sapeva che aveva ragione, aveva indovinato ogni cosa. Non avrebbe potuto dire nulla, non avrebbe potuto controbattere quindi evitò di parlare.
Solo quasi un’ora più tardi parlò.
<< Chi è Isuko? >> le chiese, quando i pensieri lo riportarono a quel pomeriggio.
Nyoko si irrigidì.
<< Lo hai nominato mentre dormivi. >> disse lui.
<< Lui… è una persona che ho amato. È il mio amore impossibile. È il padre di Tsui e il marito di mia sorella maggiore… >>
<< Dev’essere difficile convivere con la persona che si ama senza poterla avere. >> ipotizzò.
<< Isuko è morto, anni fa, quando Tsui aveva appena due anni. >>
Avrebbe voluto dire “mi dispiace”, ma un rumore catturò la loro attenzione…

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Capitolo 9
*** Salvataggio ***


Il giorno si stava avvicinando, avevano passato tutta la notte a combattere contro ulteriori gruppi di demoni, ma questa volta insieme. Poi era successo tutto all’improvviso. Un OniEbi, terribile demone serpente, molto più grande di quello del passato, con la pelle nera, si era lanciato sul demone cane, ancora debole perché si stava riprendendo, e Nyoko, per salvarlo, si era gettata su di lui, cosicché il serpente aveva morso lei.
Ora la sacerdotessa stava fremendo, come se avesse avuto la febbre, mentre Sesshomaru si occupava degli ultimi nemici. Quando ebbe terminato tornò alla grotta.
Era furioso perché lei lo aveva salvato, perché lei si era messa tra lui e quel demone, che nonostante tutto aveva fatto a pezzi, eppure appena la vide tutta la sua furia si spense. Aveva il volto pallidissimo, e dal suo petto, che poteva benissimo vedere poiché la sua maglia era stata strappata nella lotta, si diffondeva una linea viola che risaltava. Il veleno era già in circolo e da molto tempo, ormai.
<< Non dovevi farlo. >> le disse, serio.
<< Sei im… importante per Rin. >> rispose lei.
Sesshomaru le toccò la fronte, era congelata. Lei sorrise, in risposta. Sapeva che era arrivata la sua fine, e sapeva anche che avrebbe sofferto fino a quando il suo fiato non avesse lasciato il suo corpo. Lui si alzò e andò a prenderle dell’acqua fresca per farla bere.
<< Prima che muoia… >> iniziò, prima di essere interrotta da una fitta di dolore, la linea purpurea che avanzava sul collo. << Vorrei… vorrei chiederti… >> si fermò ancora una volta, incerta se chiedere un favore simile ad un uomo come lui. Un uomo che non era davvero uomo. << Per favore, se puoi… Proteggi Tsui. >>
Sesshomaru non rispose. Era ancora troppo presto, doveva aspettare…
Per qualche minuto ci fu solo silenzio, e poi il sole sorse e gli alberi si tinsero di luce, una luce rosea che fece sorridere Nyoko.
<< Mi porteresti all’aperto? >>
Sempre senza proferire parola lui la prese tra le braccia e la portò all’aperto, distendendola su una coperta. Lei rimase affascinata dalla rugiada tra l’erba, dal calore del sole nonostante fosse primo mattino. Sentiva forse quel calore solo perché stava per lasciare il mondo e per diventare fredda come il ghiaccio?
Non lo sapeva, ma trovava davvero strano il fatto che dovesse lasciare il mondo a causa di un demone serpente. Tutto e iniziava e finiva nella stessa maniera, quindi…

<< Raccontami come vi siete conosciuti. >> chiese dolcemente la sacerdotessa, la voce resa sempre più debole dalla sofferenza e dal veleno. E lui, lentamente, con reticenza, iniziò a raccontare. Più lei lo ascoltava più si rendeva conto che il demone non era davvero mostruoso come aveva pensato all’inizio. E cosa più importante aveva capito che nemmeno lui aveva realizzato che in realtà era una persona indifferenze e che gli altri leggevano quella indifferenza come cattiveria.
Nyoko ascoltò la storia interessata, soprattutto dal fatto che a mano a mano che andava parlando la sua voce si faceva più alta e sicura e parlava in modo molto più scorrevole. Nella sua mente si stava iniziando a formare l’idea che lui non avesse davvero mai parlato con qualcuno del suo passato per il semplice bisogno di raccontare di sé. Era talmente solitario, aveva vissuto talmente tanto da solo che non aveva più avuto il bisogno di farlo.
Avrebbe tanto voluto sapere com’era da piccolo. Lo immaginò con i capelli corti, gli occhi ambrati e un pupazzo, non sapeva perché ma lo vedeva con accanto un gatto, a giocare tutto il giorno. La sua immaginazione l’avrebbe portata oltre se un dolore atroce al cuore non l’avesse fatta piegare in due.
<< Sta… sta finendo tutto. >> disse prima di urlare per il dolore.
Il dolore crebbe e crebbe e crebbe fino a farle pensare che sarebbe scoppiata e che le sue urla sarebbero state sentite fino al villaggio e oltre, e poi improvvisamente smise, ed in quel preciso momento si presentò un’ombra.
<< Perché mi hai salvato? >> chiese il demone, osservando la forma scura che si avvicinava.
<< Perché sei buono. Sei un demone buono, anche se non te ne accorgi. E per Rin, perché ti vuole bene e non potrebbe vivere senza di te, e perché ti stavi riprendendo dalle ferite e anche perché sono nata per salvare le persone, è la mia natura. >> rispose lei, chiudendo gli occhi. << Di a Tsui che la amo più di ogni altra cosa al mondo e che mi troverà sempre nella stella che splenderà di più ai suoi occhi. >>
<< Le dirai tu tutto questo. >> replicò lui, poi prese la sua spada e fendette un colpo nell’aria.

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Capitolo 10
*** Fino alla fine dei suoi giorni ***


<< Buona cena, zia. >> le disse Tsui iniziando a bere la sua zuppa di pesce.
<< Buona cena, amore mio. >> rispose lei.
Mangiarono con calma, poi mentre la donna lavava le tazze e la pentola Tsui si mise a leggere le sue nuove storie, scritte dalla cantrice del villaggio, una giovane ragazza che aveva da poco scoperto il suo talento. Un’ora dopo la bambina stava già dormendo, sognando probabilmente del principe dall’esercito di fiori che aveva appena finito di leggere.
Nyoko sentiva la necessità di prendere aria, così uscì di casa e iniziò a camminare. Sapeva che Goro e sua moglie erano ancora svegli quindi chiese loro di dare un occhio alla piccola, prima di inoltrarsi nel bosco. Era tutto tranquillo tra le fronde, tutto tranquillo da quasi un mese… Erano esattamente tre cicli di luna da quando tutto era successo. Da quando il demone cane, il Grande Demone Cane aveva distrutto l’albero che richiamava l’attenzione di una massa di demoni interessati a controllare gli umani.
La sacerdotessa continuò a camminare finché non arrivò al grande spiazzo d’erba e fiori. Si sedette sulla grande panca di roccia e volse lo sguardo al cielo. Le stelle brillavano e poteva vedere i contorni della luna, uno spicchio di luna fosforescente.
Un fruscio la distrasse dai suoi ricordi.
<< Come mai sei tornato? >> chiese.
<< Come stai? >>
<< Io sto bene, sono viva grazie a te. >> gli disse. Avrebbe voluto vederlo, vedere i suoi occhi, occhi che non riusciva a dimenticare.
Sesshomaru rimase nell’ombra, osservandola muoversi. Era così elegante.
<< Ti avvicineresti, per favore? >>
Il demone indugiò per qualche attimo, poi si avvicinò e si sedette accanto a lei. Dal canto suo, la donna lo guardò cercando di memorizzare ogni minimo dettaglio. Si era completamente ripreso, i suoi occhi color dell’ambra sembravano quasi oro liquido, la linea della sua bocca morbida, carnosa e non più tagliente come la prima volta che lo aveva visto.
<< Sei in perfetta forma. >> gli disse. Non sapeva di cosa parlare. Lui non rispose perché aveva lo stesso problema, così rimasero a fissarsi per lunghissimi minuti.
<< Come sta Rin? >>
<< Bene, anche se non la vedo da alcune settimane. >>
<< Cosa è successo? >>
<< Avevo bisogno di stare solo, così l’ho lasciata al villaggio in cui vive mio fratello. >>
<< Avete messo le cose a posto, dopo l’ultima furiosa litigata? >>
Lui non rispose. Aveva già parlato molto più di quello che faceva, eppure gli veniva così naturale con lei, almeno dopo tutto ciò che avevano passato insieme.
<< Perché avevate discusso? >>
<< Voleva portarmi via Rin. >>
<< Sono sicura che stava pensando al bene della bambina, non lo ha fatto per cattiveria. Non è da lui. >>
<< Lo conosci bene? >>
<< Kaede è stata la mia maestra, quindi sì, lo conosco abbastanza bene. Sono belli, insieme, tuo fratello e Kagome, non trovi? >>
Silenzio.
Si poteva udire il ruscello gorgogliare, così come le fronde degli alberi sussurrarsi segreti durante la notte. Eppure loro rimanevano in silenzio, guardandosi.
Nyoko spostò lo sguardo, perché le era venuto un pensiero di cui si vergognava. Non poteva assolutamente permettersi una cosa del genere! No, non si addiceva ad una sacerdotessa. E il fatto che lo pensasse e stesse continuando, le fece capire che doveva andare via da quel luogo, o meglio lontana da quell’uomo.
<< Devo… devo andare. Tsui è a casa da sola. >> si scusò lei alzandosi.
Anche lui si alzò, la guardò intensamente e sparì, silenzioso come era arrivato.

Le settimane passavano e i loro incontri fugaci continuavano e ogni volta Nyoko si sentiva più dipendente dalla sua presenza, si ritrovava spesso a pensarlo, e si insultava verbalmente tanto quanto mentalmente perché non poteva davvero in nessun modo innamorarsi di un demone… Eppure era accaduto. Se ne rendeva conto mentre lo guardava avvicinarsi a quello che oramai era diventato il loro posto.
<< Non posso più farlo. >> sussurrò lei, dopo i classici momenti di silenzio iniziali.
<< Cosa? >> domandò lui.
<< Vederti… Non posso. >>
<< Capisco. >>
<< No, non puoi capire. Non appena ti dirò il perché scoppierai a ridere per prenderti gioco di me, lo so, ma siccome mi sono imposta di non vederti mai più tanto vale che tu lo sappia… ho bisogno di liberarmi da questo peso. >> fece un profondo respiro << Da quando mi hai salvato usando Tenseiga io non riesco a non pensarti, ogni giorno che passa ti penso di più, i tuoi occhi sono la cosa più ipnotizzante che abbia mai visto e mi ci vorrei perdere senza mai più tornare alla realtà e le tue labbra, tu non hai idea di quante volte mi sono immaginata posarci le mie sopra. Il fatto è che mi sono innamorata di te e non posso ancora sopportare un amore impossibile. >>
Sesshomaru la guardò, quella donna lo amava e per la prima volta lui si era accorto di ricambiare quel sentimento. Percepiva il cuore battere nel suo petto, tra le costole e soprattutto riconosceva alcuni dei sintomi. Lui non riusciva più ad allontanarsi dal villaggio, tornava ogni notte, spesso di notte andava a casa sua per vederla dormire; era bellissima.
Avrebbe voluto stringerla tra le braccia. Perché? Era un sentimento talmente nuovo per lui che ne era terribilmente spaventato. Forse aveva ragione lei, era meglio non vedersi mai più. Il tempo avrebbe portato via il suo ricordo, non poteva permettersi nessuna debolezza e l’amore non era forse quello? E poi, era davvero sicuro che fosse amore? Non poteva forse essere solo desiderio?
<< Addio. >> disse Sesshomaru.
<< Addio, Grande Demone Cane. Che il tuo cammino sia pieno di vittorie. Prenditi cura di Rin e quando avrai bisogno di qualcuno che si prenda cura di lei potrai contare su di me e su Tsui. >> rispose la sacerdotessa.
Eppure, anche se si erano salutati per sempre nessuno dei due era riuscito ad allontanarsi.
Nyoko fu la prima a farlo, ma poi si voltò gli prese una mano e con l’altra gli sfiorò dolcemente il viso. Non l’avrebbe più visto e doveva assolutamente farlo prima di pentirsene per tutta la vita. Si avvicinò in fretta e lo baciò, facendo scendere la sua mano su quella che sapeva fosse la sua coda, la accarezzò, il pelo era liscio al tocco e caldo.

Il suo tocco lo fece impazzire e improvvisamente sentì un bisogno che non aveva mai provato in tutta la sua vita. Era come nascere per la prima volta, come se tutto il mondo fosse nuovo. La voleva, doveva farla sua.
Con il braccio libero la prese tra le braccia e iniziò a volare spostandosi dal villaggio. La portò nella grotta in cui si erano davvero conosciuti e lì divennero una cosa sola per tutta la notte fino a quando il giorno fece loro ricordare che la vita non si sarebbe fermata.
Non avevano parlato molto, e non si erano detti molto nemmeno tornando al villaggio. Sesshomaru sparì ancor prima di salutarla, ancor prima di avvicinarsi alle prime case, e quando la sacerdotessa se ne accorse si sentì infinitamente triste e usata.
La felicità che aveva provato quella notte non pensava potesse essere spenta tanto facilmente. Si era sentita davvero viva, si era sentita davvero donna. Nessuno le aveva fatto provare mai quelle cose, nessuno l’aveva vista nella sua intimità come aveva fatto il demone. Era stato talmente bello che pensò di non poter più essere la stessa.
Al villaggio erano tutti preoccupati perché non l’avevano vista tornare durante la notte. Lei spiegò che aveva fatto un controllo di tutta la zona per tenere il villaggio al sicuro e la questione fu presto chiusa.
Il problema era che non riusciva a smettere di pensare al corpo forte, muscoloso e pallido dell’uomo – del demone – di cui si era follemente innamorata. E continuava a chiedersi se lo avrebbe rivisto o se sarebbe rimasta per sempre con il ricordo di quella notte e nulla più.

<< Inuyasha, avrei bisogno di nuove erbe, potresti raccoglierle per me? >> chiese Kagome con la sua solita voce dolce, resa ancor più mielosa ogni volta che aveva bisogno di un favore.
<< Certo. >> rispose lui. Aveva bisogno di fare una passeggiata, lui era nato per muoversi. L’unica cosa che gli mancava da quando era diventato un umano completo era il viaggiare senza sosta. Le avventure…
Prese la strada più lunga che portava al bosco, si fece un bagno nel ruscello, poi riprese il sentiero verso il bosco e iniziò a raccogliere le erbe medicinali che oramai riconosceva senza alcuna difficoltà. Un fruscio lo fece stare sugli attenti.
<< Ah, sei tu, Sesshomaru. La bambina è con Kagome, stanno lavando i panni. >>
Il fratello non rispose.
Stava pensando, aveva pensato per le ultime quarantotto ore. Erano passati due giorni dall’ultima volta che l’aveva vista, due giorni passati a camminare e pensare. Aveva bisogno di sapere…
<< Ne è valsa la pena? >> chiese.
<< Cosa? >>
<< Diventare umano… per lei. >> specificò il maggiore.
<< Certamente. >> rispose Inuyasha senza alcuna esitazione.
<< Come lo sapevi? >>
<< Perché non potevo sopportare l’idea di non vederla mai più. >>
Quell’affermazione era tutto.
<< Che cosa ti sta succedendo? >> chiese l’umano. Era curioso, non avevano mai avuto una discussione del genere. In realtà non pensava nemmeno che suo fratello potesse pensare a una cosa come l’amore o la dedizione per una persona che non fosse lui. L’unica persona a cui teneva era Rin… Voleva forse diventare umano per lei?
<< Non c’è un modo per farti diventare umano. >> disse, quando si accorse che il fratello non gli avrebbe spiegato nulla << Me lo ha detto Kikyo. L’unico modo era utilizzare la sfera dei quattro spiriti, ma in realtà non avrebbe avuto effetto su un demone completo. >>
Sesshomaru si guardò i piedi per un attimo.
<< Tornerò a riprendere Rin tra qualche giorno. >> disse prima di scomparire come era arrivato.

Era la prima notte di luna piena. Nyoko si assicurò che le due bambine fossero controllate, poi lasciò la casa con un kimono nuovo quella sera prima di avviarsi tra gli alberi. Prima di recarsi nel suo luogo magico. Lo spiazzo erboso era il posto più accogliente e lei doveva aspettare un ciclo di luna per vederlo. Si sedette sulla roccia e si mise a guardare le stelle. Lo percepiva, ma sapeva che sarebbe andato da lei al momento giusto.
Sesshomaru rimase ad osservarla per alcuni attimi, una dea in forma umana. Poi si avvicinò, non appena si fu seduto accanto a lei le cinse la vita con le braccia.
Il corpo caldo di lei era la cosa che più amava da un anno a quella parte.
<< Ciao. >> sussurrò lei incastrando le loro mani.
Lui rispose dandole un bacio tra i capelli.
Lei adorava il fatto che lui fosse intimamente così dolce. Non se lo sarebbe mai aspettato, ma si stava aprendo. Era passato quasi un anno e il suo cambiamento non smetteva di sorprenderla. Non parlava molto, ma era totalmente diverso.
La sacerdotessa si spostò sulle sue gambe e lo baciò, un bacio lungo che fece battere il cuore di entrambi più veloce.
Era brutto non poterlo vedere ogni giorno, ma lei era contenta in quel modo. Lui aveva bisogno di viaggiare, di muoversi, non era fatto per la vita degli uomini, per la sedentarietà, però si vedevano per tre notti consecutive, quando la luna era piena e stavano insieme per quasi sessanta ore condividendo tutto il loro amore.
<< Mi sei mancato. >> gli bisbigliò all’orecchio, sensualmente. Rincarò la dose sfiorandogli con la punta delle dita la pelliccia. Un brivido percorse la spina dorsale del demone a cui si accese automaticamente una famelica voglia.
Nyoko sorrise, quando lo sentì quasi ringhiare per il desiderio.
Il suo non era un amore impossibile, era un amore difficile, ma vero, ricambiato, e nulla l’aveva mai fatta sentire più viva.
Sesshomaru sentì il sangue pulsare nel suo bassoventre, il battito del cuore accelerare. Il cuore che aveva riscoperto, il cuore che si era ricordato di avere quando la donna che amava lo aveva fatto nascere una seconda volta.
Si erano salvati la vita a vicenda e lui le sarebbe stato accanto fino alla fine dei suoi giorni.

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