Dark Side of the Moon

di Marty_Winchester
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Incontri sconvolgenti ***
Capitolo 3: *** Non c'è mai fine all'assurdo ***
Capitolo 4: *** Ricordi ***
Capitolo 5: *** Il destino ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Dean disse a suo fratello che era una pessima idea, ne avevano fatte di cose stupide, ma quella le superava tutte.
 
«Ah! Aiuto!»
La voce di mia sorella Henrietta mi distoglie dal mio racconto. Mi tolgo le cuffie e apro la porta della mia camera. In casa non c’è nessuno, mia madre e mio padre sono fuori per lavoro. Con circospezione scendo le scale e, appena mi rendo conto di quello che vedo, tiro un urlo.

«Jessica scappa!»
Mia sorella è per terra, una creatura le sta succhiando il sangue. Con l’adrenalina in circolo prendo la prima cosa tagliente che trovo e, dopo essere stata sbattuta un po’ da tutte le parti, riesco a tagliargli la testa. Torno da mia sorella: sta perdendo molto sangue, quel bastardo le ha fatto un enorme taglio.

«Je… quello era un vampiro? Tu gli, gli hai tagliato la testa. Come, come sapevi cosa fare?»
Borbotta mia sorella, debole e pallida.

«Non lo so, l’ho scritto. È quello che fanno sempre Sam e Dean»

«Quelli della tua storia?»
Non riesco a risponderle, sviene lasciandomi nel più totale silenzio. Adesso che l’adrenalina è andata via, non ragiono più lucidamente. Prendo il telefono, voglio solo sentire la voce di mia madre. Non risponde, provo con mio padre. Nemmeno lui risponde. Tremo, piango e urlo. Mi costringo a fare una mossa furba e riesco a chiamare il 911.



*angolo dell'autrice**
come se non avessi già abbastanza storie aperte, eccomi qui con questa crossover!
Per quanto breve questo inizio, sarà piano di errori perchè ho scritto di getto.
Ciao e grazie a tutti voi che avete letto e leggerete!

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Capitolo 2
*** Incontri sconvolgenti ***


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I miei genitori sono arrivati il prima possibile, ma sono arrabbiata con loro per non esserci stati. Le cose sarebbero potute andare diversamente forse. Mia sorella è viva, ma è entrata in coma. Dicono sia per il trauma, a me interessa solo che quella creatura non abbia sanguinato su di lei.

«Jessy, mangia qualcosa»
Mio padre mi porge una merendina, ma solo sentir parlare di cibo mi fa venire la nausea. Scuoto la testa e con un freddo “devo andare in bagno”, mi allontano. Passeggio un po’ per l’ospedale, il mio sogno sarebbe diventare un medico, ma anche la carriera infermieristica non mi dispiace. I miei genitori sono agenti dell’F.B.I., loro arrivano quando ormai è troppo tardi, io invece voglio aiutare le persone a vivere. A un certo punto incontro un paio di ragazzi, uno di loro è alto, capelli lunghi e occhi magnetici, l’altro ha i capelli corti e degli occhi più simili a smeraldi. Sono identici ai ragazzi della mia storia, quelli che sogno ogni notte e su cui faccio fantasie. Sbatto più volte le palpebre, ma loro non spariscono. Molto imbarazza provo a chiamarli.

«Dean, Sam?»
Con mia grande sorpresa, si girano verso di me. Ho un nodo alla gola, adesso che gli dico?

«Ci conosciamo?»
È il ragazzo più alto a parlare, ha un tono di voce dolce e rassicurante. Ne hanno viste di cose assurde, questa non gli stupirà più di tanto, forse.

«Dovrei dire che troverete la cosa assurda, ma voi siete abituati alle cose… folli. Io ho scritto di voi, tante volte»
I Winchester mi guardano di sbieco, sembrano davvero stupiti.

«Hai… scritto cosa di noi?»
Adesso è Dean a parlare, il mio fratello preferito. Fossi di umore migliore, mi metterei a saltare e correre per tutto l’ospedale, ma adesso come adesso l’unica reazione possibile è arrossire leggermente.

«So moltissime cose. Fatemi pure delle domande, se volete una conferma»
Si scambiano un’occhiata veloce, per poi riportare l’attenzione su di me.

«Come si chiamano i nostri genitori?»
Sorrido leggermente: una domanda più semplice no?

«Mary Campbell e John Eric Winchester. I genitori di vostra madre erano Deanna e Samuel Campbell, uno stronzo se posso aggiungere; voi avete preso i loro nomi: Dean e Sam. Avete anche un fratello, Adam Milligan, ma solo di padre. Vostra madre è morta, uccisa da Azazel, perché voleva arrivare a Sammy. Vostro padre, invece, si è venduto l’anima e ha dato la colt per salvare la vita a Dean, dopo l’incidente d’auto. Quanto ho pianto… anche perché ho dovuto aspettare una settimana per sognare il seguito»
I fratelli mi guardano con fare stralunato, ascoltano la mia risposta senza fiatare.

«Avete un’altra domanda? Difficile, questa volta»
Scuotono la testa e continuano a fissarmi. Mi sento chiamare, è Olivia, mia madre. Non vorrei andare via, ma devo.

«Adesso devo andare, mia sorella è ricoverata…»
Il sogno in cui sono stata per qualche minuto lascia spazio all’incubo.

«Mi dispiace, cosa le è successo?»

«è stato un vampiro, è viva per miracolo»
Dean annuisce, prende un foglio e una penna e mi scrive il suo numero di telefono.

«Comunque è morto, gli ho tagliato la testa. Voi dovrete occuparvi del nido, buona fortuna. Ho fiducia in voi, avete sconfitto Lucifero, uccidere qualche vampiro sarà una bazzecola»
Altri sguardi obliqui e sorpresi, un po’ perché ho ucciso un vampiro, un po’ per tutto quello che so. Prendo il foglietto e, a malincuore, mi allontano da tanta bellezza.

 
Punto di vista: Dean

«Un altro profeta? Chuck era già “incaricato” di scrivere il nostro vangelo, possibile che anche lei lo stia scrivendo?»
Sam continua a parlare, come se io avessi le risposte. Qualcuno che potrebbe saperlo c’è, spero solo che arrivi presto: non riesco più a sopportare gli sproloqui di mio fratello.

«Cass? Abbiamo bisogno di sapere con chi abbiamo a che fare, avanti porta qui le tue piume»
Mi guardo un po’ intorno, non ci vuole molto prima che spunti il trench immacolato dell’angelo.

«Qual è il problema, Dean?»

«Abbiamo a che fare con un profeta, un altro che sta scrivendo il nostro “vangelo”, oppure è un’altra creatura?»
Castiel mi guarda con i suoi splendidi occhi, così blu che potrei perdermi in tanta bellezza.

«Nessun altro profeta sta scrivendo il vostro vangelo, come si chiama costui?»

«è una ragazza, avrà circa diciannove anni, si chiama… non ne ho idea»
Realizzo e mi maledico di non averle chiesto nemmeno il nome; lei sa tutto di noi, noi niente riguardo alla ragazza.

**angolo dell'autrice**
eccomi tornata! La trama comincia a prendere forma =)
un bacio alle mie sorelline e un saluto a te che leggi e recensisci!
 

 

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Capitolo 3
*** Non c'è mai fine all'assurdo ***


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Non sarei voluta tornare a casa, mi sento come se avessi perso le speranze di una guarigione da parte di mia sorella. Astrid mi ha accompagnato, le è stato chiesto di “badare” a Walter –mio nonno fuori di testa, ma incredibilmente intelligente- e a me. I miei genitori non perdono occasione di ricordarmi che sembro più grande, ma ho appena sedici anni. Appena. Se sapessero che a solo sedici anni ho ucciso un vampiro…

«Allora, Jessy, vuoi qualcosa da mangiare?»

Mi chiede cortesemente l’angente Farnsworth, aprendo il frigorifero. Mi costringo a mangiare qualcosa, non serve a niente stare a digiuno. Quando ho dato sollievo allo stomaco, decido di scrivere qualcosa: mi aiuta sempre a distarmi. Fisso per molto tempo la pagina bianca, ho preferito non scrivere niente riguardo a Dean e Sam, ma non riesco a buttare giù nient’altro. Dopo un’ora ci rinuncio, infilo i primi vestiti decenti che trovo e, senza farmi sentire (approfittando dell’ennesimo delirio di mio nonno) esco di casa.
Vago un po’ senza meta, ho bisogno di prendere una boccata d’aria e di pensare, in tranquillità. Mi siedo su una panchina, in una zona isolata del parco, lasciando che i pensieri scorrano liberi. Mi accorgo di aver chiuso gli occhi quando una voce prorompe nel silenzio.

«Salve Jessica, non dovresti andare in giro da sola, in questo stato»
Vengo strappata dal mio stato di semi incoscienza da un uomo di circa sessant’anni, capelli bianchi e quasi pelato. Mi ricorda il personaggio della mia storia, un certo… Zaccaria.

«Già io sono Zaccaria e tu tra poco sarai morta»

Pronuncia quelle parole come veleno, facendomi venire la pelle d’oca. Mi alzo dalla panchina, ma lui è ovviamente più veloce: mi lancia a circa cinque metri di distanza, facendomi sbattere la testa contro un albero. Il sangue inizia a colare sulla mia faccia, è così rosso e caldo, per fortuna non mi impressiono facilmente. Come spinta da una forza esterna, inizio a prendere il mio sangue e a disegnare qualcosa per terra. Zaccaria fa in tempo a sferrarmi un pugno, prima di sparire nel nulla. Io svengo, ma almeno per adesso sono al sicuro.

 
Il primo senso che piano, piano riacquisisco è l’udito. Sento un leggero vocio, riesco a distinguere tre voci diverse. Apro gli occhi e riconosco mio padre, mia madre e Astrid.

«Jessica, come stai?»

«Cosa ti è saltato in mente?!»

«Mi hai fatto spaventare moltissimo!»
Prima mia madre, poi mio padre e infine Astrid mi urlano contro. Quando anche la memoria mi torna, inizio a tremare per la paura. Il pulsiossimetro segnala l’aumento dei mie battiti cardiaci e tutti si danno una calmata, ma non sono agitata a causa loro.

«Che cosa è successo, Jess?»
Chiede dopo una dozzina di secondi mia madre, con voce controllata. Analizzo velocemente tutto quello che è successo, prima di parlare devo rielaborare le idee. Non posso dire la verità, la realtà dei fatti è un’assurdità.

«Ero andata a fare una passeggiata, mi sono seduta su una panchina e un uomo ha iniziato a importunarmi. Stavo andando via, quando mi ha preso, buttato per terra e dato un pugno» Per rendere più vera la mia mezza verità, e conoscendo qualcosa dei criminali, non basterà dire questo: «Continuava a dirmi che avevo gli occhi del diavolo o qualcosa di simile. Era proprio fuori di testa, sembrava fatto. Non mi ha rapinato, anche perché non avevo portato niente con me»
Spero che se la bevano, sono bravi –il loro lavoro è anche capire quando uno mente- e il fatto che mi conoscano da quando ero in fasce, non aiuta. Peter, mio padre, mi rivolge un’occhiata di rimprovero, ma non colgo nessuna incertezza sulla verità delle mie parole. Mia madre mi dice di riposare e tutti escono dalla stanza.
 
Sedici anni fa, da qualche parte in paradiso.

«Fratellino, non abbatterti. Non è la prima né l’ultima, io lo so molto bene»
Rivolgo a mio fratello uno sguardo avvilito, le sue parole non mi sono di conforto.

«è per questo che nostro padre ci ha creato senza emozioni, un soldato non deve lasciarsi distrarre»
Non dico niente, gli sferro solo un pugno.

«Okay, ho capito. Io adesso vado, tu non combatterai questa volta, sei troppo sconvolto»
Non faccio in tempo a sferrargli un altro colpo che mi lascia solo.

 
I giorni nostri.  Punto di vista: Dean

Da giorni sto incollato al cellulare, sperando in una sua chiamata, ma ancora non si è fatta sentire. Abbiamo provato a tornare in ospedale, ma di lei nessuna traccia. Basterebbe una chiamata, anche accidentale, così da poter avere il suo numero e metterci in contatto.

«Dean, ormai dobbiamo rassegnarci. Non chiam…»
Prima che Sammy riesca a finire la frase, il mio cellulare inizia a squillare. Lo prendo velocemente e avvio la chiamata.

«Dean? Ho sentito che mi cercavi…»
Quelle parole mi lasciano un po’ spiazzato, non riesco a coglierne il senso.

«Che… che intendi dire con “sentito”?»
Segue un lungo silenzio, poi con voce sussurrata mi risponde.

«Non so come spiegarlo…» un’altra pausa, meno lunga questa volta «Ho delle… allucinazioni uditive. È come se spiassi una conversazione, qualcuno parla di voi. Inizio ad avere paura, prima sognavo solo queste cose, adesso è tutto così… reale. Come se incontrarvi non fosse abbastanza»

«Queste voci, le stai sentendo anche adesso?»

«Si»

«E cosa dicono?»

«”Questa volta seguiranno i piani. Porteremo il paradiso in terra. Dean e Sam saranno distratti da un caso e quando si accorgeranno di tutto, sarà troppo tardi”»
Deglutisco rumorosamente. Faccio un respiro profondo e mi costringo a mantenere la calma.

«Potresti dirmi il tuo nome?»

«Jessica Camille Bishop»

«Arriverà…»

«Castiel a prendermi, si lo so»

 
Punto di vista: Jessica
*Spengo il cellulare e mi preparo alla visita dell’angelo. Ho scritto molte cose su di lui e sono ansiosa di poter vedere dal vivo i suoi meravigliosi occhi, così luminosi e rassicuranti. Dopo circa cinque minuti sento un leggero sfarfallio, ho scritto tante volte che preannuncia l’arrivo di un angelo. Mi volto, emozionata, trovando lo sguardo tagliente di Castiel. Appoggia violentemente due dita sulla mia fronte e mi teletrasporta.*




*scusate, ma non capisco perchè venga in corsivo >.< ho tolto e cambiato 5 volte, ma niente.

@@angolo dell'autrice@@
eccomi tornata con questo capitolo, perchè Castiel è arrabbiato con lei? Come mai Jessica sente "le voci"? Forse ormai è chiaro, basta fare 2+2 xD

Ringrazio di cuore e mando un bacio speciale a: Vanny_Winchester, TheWinchester Girl, Cristel 93, Naty_Winchester, PussyCatDestiel, INSOMMA TUTTE LE MIE SORELLINE! <3

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Capitolo 4
*** Ricordi ***


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Punto di vista: Olivia

Sono stanca: è stata una giornata lunga, ma sono abituata fin troppo bene alle cose assurde e macabre. Guido la mia macchina nel traffico, accanto a me Peter riposa un po’ gli occhi, o almeno così dice. Non vedo l’ora di arrivare a casa e preparare le cena alle mie figlie. A mia figlia; mi correggo dopo qualche secondo, trattenendo le lacrime. Henrietta non si è ancora svegliata, da quando è stata aggredita tutto ha cominciato ad andare più male del solito. Finalmente arrivo a casa, rimango qualche attimo a fissare mio marito prima di svegliarlo. Mi da un bacio e continua a sostenere che non stava dormendo, facendomi sorridere. La mia allegria sparisce quando vedo Astrid correrci incontro, visibilmente preoccupata e arrabbiata.

«Quella ragazza è peggio di Houdini! Non ho perso di vista la porta, ma nonostante questo è riuscita ad andarsene»
Rimaniamo di sasso, poi Peter inizia a parlare.

«Capisco che possa essere un periodo difficile, con quello che è successo a sua sorella, ma non può ogni volta farci stare così in ansia! Abbiamo già tanti pensieri al momento…»
Le parole di mio marito svaniscono nel turbinio di pensieri che mi affollano la mente. L’unica cosa che mi interessa è abbracciare mia figlia, saperla al sicuro. Non scapperà più, a costo di ammanettarla. Lei è il dono più grande che mi abbia fatto la vita, come sua sorella, ma le circostanze che ci hanno fatto incontrare sono state eccezionali.


 Diciassette anni fa
«Oddio, ci serve un’ambulanza!»
Grida Peter, stringendomi tra le sue braccia. Tengo la mano sulla ferita e tremo: mi hanno sparato altre volte, ma prima non avevo una bambinetta di sette anni che mi aspetta a casa. Dopo minuti interminabili sento le sirene dell’ambulanza e perdo i sensi.
Non sono morta, ma a causa di un’emorragia è stato necessario un intervento di isterectomia. Da qualche tempo parlavamo di avere un altro figlio, ma adesso non sarà mai possibile.

Sedici anni fa

«Mamma, cos'è quella luce?»
Etta sposta le tende e fissa qualcosa fuori alla finestra.

Istintivamente mi avvicino a mia figlia e fisso quello spettacolo: il bagliore è di una stella cadente. Chiamo Peter e gli dico di far presto, lui prende in braccio Henrietta e con l’altra mano mi stringe a sè. Quando la luce è andata via, costringo Heny ad andare a letto, le leggo qualche favola e poi vado a dormire.

«Ti amo, Peter»

«Anch’io ti amo, non sai quanto»
Ci addormentiamo abbracciati, facendoci avvolgere dal morbido lenzuolo.
Non so che ore siano, forse le due o le tre di notte. Un pianto mi strappa al sonno prematuramente, in pochi secondi sono sveglia e lucida. Scendo lentamente le scale e seguo il pianto, ritrovandomi in giardino. Tra l’erba scorgo una figura minuta, un neonato che piange. Chiamo forte mio marito, intanto prendo in braccia quell’esile creaturina. Per fortuna è quasi estate, sarebbe morta di freddo altrimenti. La porto in casa e dopo un paio di minuti Peter mi viene incontro, agitato.

«Tutto bene Olivia?»
Mi volto, facendogli vedere cosa tengo in braccio.

«L’ho sentita piangere, era qui fuori. Questo è un dono del cielo, ho espresso proprio questo desiderio vedendo la stella cadente»Peter mi sorride, è felice quanto me. «Ti chiamerai Jessica, perché Dio veglierà su di te. Ti piace Peter?»

«è bellissimo, però Henrietta mi ha detto che avrebbe voluto avere una sorellina di nome Camille, mettiamole anche questo nome»

«Jessica Camille Bishop, si è stupendo, proprio come lei»
La stringo a me e posso sentire un legame indissolubile.

 
Adesso

Un urlo mi strappa dai miei ricordi. Quando riconosco la voce, mi si contorce lo stomaco. Corro in casa e trovo mia figlia in cucina, ferita e sanguinante.

«Dio mio, Jessica che cosa ti è successo?»

«è stato lui, è stato lui. Ho cercato di mandarlo via, ma è troppo potente, troppo potente. Non so perchè è arrabbiato con me»
Inizia a tossire sangue. Astrid (l’unica ancora lucida) nel frattempo chiama l’ambulanza.

«Tesoro, chi ti ha fatto questo?»
Chiede Peter, pulendole un po’ il viso dal sangue.

«Lui è un angelo, è un angelo…»

Perde i sensi. Guardo mio marito e lui mi rivolge lo stesso sguardo. Quando Jessica aveva due anni, abbiamo dovuto mandarla dallo psicologo, continuava a ripetere che suo padre la odiava e i suoi fratelli erano meschini. Come disse Walter: non c’è cura per la pazzia, ma forse questa volta è solo colpa del trauma.




**angolo dell'autrice**
chi le ha fatto male? E perchè? è stato Castiel, misteriosamente arrabbiato con lei?
adesso sapete un'altra cosa: chi è Jessica.
un saluto e un abbraccio!

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Capitolo 5
*** Il destino ***


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Un mese dopo

«Jessy, ripetimi quello che secondo te è successo»
Guardo lo psicologo con rancore, preferirei farmi torturare da Alastair piuttosto che parlare con lui; non vuole capire che permetto a pochi di chiamarmi Jessy, ma sopporto lui e tutta questa buffonata della terapia solo per far stare “tranquilli” i miei genitori.

«Ripeto solo per rispetto verso i deficenti», non devo essere gentile per forza «credevo di essere stata portata da un angelo di nome Castiel dai fratelli Winchester. Cassy è arrabbiato con me, stava per dirmi il motivo, ma è arrivato Zaccaria intenzionato a uccidermi e se non fosse stato per l’angelo del giovedì, sarei morta»

So di non essere pazza, ho toccato con mano e sento con le mie orecchie cose assurde, questo si, ma io non sono come mio nonno.
L’uomo davanti a me non smette di tenere il contatto visivo, è una cosa molto fastidiosa. Scuote la testa, il dottor Cameron sta per rivolgermi un’altra domanda, ma sono stanca di parlare. Scatto in piedi, mi dice che abbiamo ancora dieci minuti, ma sono già uscita fuori dalla porta.

Cammino con passo svelto, anche se non ho una meta. Tira un forte vento, lascio che mi frustri il viso senza opporre resistenza. Non ho l’ipod, ma sono così immersa nei miei pensieri che non sento niente di quello che mi circonda. Guardo il semaforo, è rosso: come il sangue, come l’amore, come il mio viso turbato dall’aria gelida. Attraverso la strada, non guardo nemmeno, lascio semplicemente decidere al fato. Un suv grigio viene molto velocemente verso di me, ben presto sarò morta. Non è colpa mia, è stato il destino. Una volta Castiel ha definito il fato come: “Crudele e capricciosa” Dean ha aggiunto “stronza”. Io in questo momento userei la parola “liberatoria”.
Chiudo gli occhi, involontariamente, e aspetto il dolore.


Punto di vista: Peter

Ho visto di cose a dir poco spaventose nella mia vita, ma la sensazione di star perdendo le mie figlie è qualcosa di agghiacciante. Una delle cose peggiori è dover essere forte, è una mia responsabilità verso mia moglie Lyv. Mi sembra ieri quando ho portato a casa Henrietta, la guardavo e non avevo dubbi: avrei fatto tutto per lei, non le avrei fatto succedere niente di male. Poi, però, i figli crescono e capisci che non puoi difenderli da tutto. In una serata qualunque, poi, il cielo ti affida una sua creatura e quello che avevi imparato, lo dimentichi: ti illudi di poterla difendere da tutto. Tieni una piccola creaturina tra le braccia, guardi i suoi occhi e anche se non vedi i tuoi nei suoi, non hai dubbi sull'amore che vi lega. Ho cercato di proteggere Henrietta e Jessica dal male, ma non puoi tenere i figli in una campana di vetro e non puoi salvarli da loro stessi.
Asciugo di sfuggita una lacrima appena accennata, guardo la strada e intravedo una chioma bionda in prossimità della strada. Trattengo il fiato, ogni cellula del mio corpo le urla di fermarsi, ma non lo fa: si butta sotto a una macchina e la mia lucidità sparisce.


Punto di vista: Castiel
Non ero mai stato così sentimentale, ma è facile affezionarsi a qualcuno di speciale, qualcuno capace di salvare il tuo mondo e risolvere conflitti profondi. Jessica -per me “Salvatrice”- è nata umana, ma per colpa di un angelo è stata privata della sua umanità: Elemiah non voleva semplicemente liberarsi della grazia, ha preferito passare questo “flagello” a un altro e quella persona fu l’attuale Jess. Era spaventata, ma quel potere che aveva dentro le ha fatto realizzare progetti difficili e superare le avversità. In soli dieci anni, per un umano è molto, per un angelo niente, ha messo Raffaele al suo posto e ha creato la Repubblica in cielo.
Quella sera stavo per confessarle il mio affetto, ma il suo discorso mi ha impedito di parlare. Ancora oggi mene pento: questi sedici anni sono stati i più lunghi di sempre. Salvatrice mi ha confessato i suoi timori, credeva di avere troppo influenza sugli altri e questo metteva in secondo piano le idee altrui. Le dissi:“Ti meriti questo, tu hai idee giuste”, ma non voleva sentir ragioni e si strappò la grazia sotto i miei occhi.
Ancora oggi mi domando come ho potuto permetterlo, è stata una perdita enorme. “è troppo pura, non si merita di essere legata a un potere meschino come quello angelico”, ma la verità è che avevo paura ad aprire il mio cuore.


**angolo dell'autrice**
oh no! Jessica si è buttato sotto una macchina! che succederà?
adesso sapete qualcosa sul suo passato, ma il futuro? è un mistero ù.ù
recensite e grazie dell'attenzione :)
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Epilogo ***


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Punto di vista: Lucifero
Che meraviglia, non potrebbe essere in condizioni migliori: distrutta, smarrita, arrabbiata, frustrata e con un grande senso di colpa. Jessica, presto diventerai la mia arma migliore; il paradiso ti accoglierà a braccia aperte, tu comanderai l’esercito celeste ed io tirerò le fila. Ti permetterò di salvare tua sorella -tenuta in coma dal mio volere- e avrai un enorme potere, non potrai che essermi fedele.



Punto di vista: Jessica
La pace è arrivata prima di quanto mi aspettassi. Ho chiuso gli occhi, il freddo che percepivo è sparito nel nulla, come la stanchezza che avvertivo agli arti inferiori. Il peso che sentivo allo stomaco si è dissolto, lo sconforto mi ha abbandonato e mi sento… felice, beata dal nulla che mi circonda. Penso non ci sia paradiso migliore di questo, un nulla liberatorio dopo una vita piena di problemi. L’unica cosa che ancora mi tocca è il pensiero dei miei genitori, mia sorella è in coma ed io… mi sono suicidata. I miei genitori saranno distrutti. La mia mamma e il mio papà non mi perdoneranno mai; parleranno sempre bene di Henrietta ed io sarò la figlia squilibrata. Perché sono impazzita? Non lo saprò mai, sono morta e sepolta ormai.
 
All’improvviso riprendo coscienza del mio corpo. Un leggero torpore mi circonda; dopo un tempo che sembra lunghissimo, ritrovo i miei occhi e apro le palpebre. La luce proveniente dal soffitto è fioca, non faccio fatica ad abituarmi alla luminosità. Mi guardo intorno: la carta da parati è scorticata, il pavimento è pieno di polvere, per miracolo funzionano le lampadine. L’unica cosa pulita è il lenzuolo su cui sono adagiata e l’uomo davanti a me. È impossibile che viva qui: gli occhi azzurri sono quelli di un uomo sano, indossa un elegante e pulito abito nero, la barba è ben curata e i suoi denti sono perfetti.

«Ben svegliata, mi chiedevo quanto ancora saresti rimasta priva di conoscenza»
La sua voce è limpida, il tono freddo e distaccato.

«Che è successo? Dove sono? Questo sarebbe il paradiso o l’inferno?»
Mi rivolge un sorriso che definirei inquietante, viene a sedersi accanto a me e non posso reprime il maleducato gesto di allontanarmi. Mi stringo le braccia al petto, sento molto freddo, ovviamente i riscaldamenti non funzionano.

«Ho delle cose molto importanti da dirti»


Punto di vista: Dean

Sto bevendo una lattina di birra, quando a pochi passi da me appare il trench svolazzante di Castiel.

«Cazzo Cass! È passato più di un mese, non ti sei fatto vedere per trentotto giorni! Sai che eravamo preoccupatissimi per Jessica?! Che cosa diavolo hai combinato? Di certo non hai messo il trench a lavare! Che razza di…»
Smetto di sbraitare contro l’angelo del giovedì appena incontro i suoi occhi, colmi di dolore.

«Cass…?»

Inizia a raccontarci la storia di Jessica, di come l’abbia protetta da lontano e nell’ombra in questo periodo: vuole lasciarle condurre un’esistenza il più possibile normale.

 
«Incredibile»
Non riesco a dire altro quando Castiel finisce il suo racconto. Non ho mai pensato all’eventualità che un angelo potesse dare la Grazia a un umano.
Jessy, poi, ha creato la repubblica in paradiso, deve essere una persona eccezionale: la Grazia le ha dato il potere non il carattere.

«Sam… Dean… ho bisogno di voi, non so cosa fare»
Io e mio fratello ci scambiamo una veloce occhiata, stiamo per parlare, ma nella stanza appaiono due figure femminili.

«Ciao Castiel, non devi più preoccuparti della mia sicurezza»



**angolo dell'autrice**
bene bene, eccomi tornata!
E con questo capitolo ho finito
poche lacrime, tanti ringraziamenti a mia moglie, mia sorella, DreamNini e vi aspetto alla prossima!

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