Voglio solo mio fratello

di Fenrir_23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il fratellino di Itachi ***
Capitolo 2: *** Ricordi del passato ***
Capitolo 3: *** Sentimenti confusi ***
Capitolo 4: *** La resa dei conti ***
Capitolo 5: *** Conseguenze e preoccupazioni ***
Capitolo 6: *** Un po' di tranquillità ***
Capitolo 7: *** Scoperte inaspettate ***
Capitolo 8: *** Partenza ***
Capitolo 9: *** Distanza ***
Capitolo 10: *** Cavarsela da soli ***
Capitolo 11: *** Ritrovarsi ***
Capitolo 12: *** I nostri sentimenti ***
Capitolo 13: *** Fine anno ***
Capitolo 14: *** Orochimaru ***
Capitolo 15: *** Rivelazioni sconvolgenti ***
Capitolo 16: *** Esca ***
Capitolo 17: *** Liberarsi di un peso ***
Capitolo 18: *** La sofferenza di una madre ***
Capitolo 19: *** Ritorno a scuola ***
Capitolo 20: *** Segreto rivelato ***
Capitolo 21: *** Qualcosa di difficile da accettare ***
Capitolo 22: *** Confronto ***
Capitolo 23: *** Vecchi nemici ***
Capitolo 24: *** L'ultimo dei Tabù ***



Capitolo 1
*** Il fratellino di Itachi ***


Avevo detto che questa fiction l’avrei pubblicata verso luglio/agosto, invece eccomi già qua XD mi sono accorta di essere a buon punto, e poi gli esami li finirò domani, quindi avrò tutto il tempo per occuparmene.
A differenza di “Un’altra possibilità” questa long (sinceramente non ho la minima idea di quanti capitoli saranno … almeno dieci probabilmente) è ItaSasu pura. Niente rapporto fraterno, niente legame ambiguo, solo Uchihacest. E come potete vedere è una AU … che dire, spero vi incuriosisca. Cercherò di aggiornare una volta a settimana, o almeno ogni due.
Commenti sempre graditi ^^
 











 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sasuke Uchiha aveva quattordici anni, e viveva con la madre ed il fratello a Kyoto.
 Era figlio dell’Ex capo della questura Fugaku Uchiha e fratello minore del famoso Itachi Uchiha, il genio della zona, conosciuto da tutti per le sue abilità impressionanti sia negli studi sia nelle attività fisiche, campione indiscusso di karate e sogno sentimentale di qualsiasi ragazza.
Sasuke aveva un’eredità pesante da portare, e spesso si rammaricava di essere sempre un passo dietro ad Itachi, senza mai riuscire ad eguagliarlo in nessun campo. Avrebbe dovuto odiarlo e invidiarlo, disprezzarlo, e invece il loro rapporto era stretto e saldo, forse anche troppo per due fratelli. Erano sempre stati legatissimi fin da bambini, forse anche a causa della morte del padre quando erano ancora molto piccoli, ma Sasuke si era accorto del lieve mutamento che c’era stato nel loro modo di rapportasi negli ultimi tempi. Per quanto cercasse di convincersi che il sentimento che provava per Itachi era un semplice amore fraterno molto profondo, ogni volta che gli era vicino non poteva ignorare quel nodo di emozioni che gli si stringeva all’altezza del petto.
 Si affrettò a scacciare quei pensieri dalla mente scuotendo forte la testa: non tanto turbato da un possibile amore per il fratello, ma confuso da quei sentimenti così forti che stava iniziando a provare nei suoi confronti. Non si era mai innamorato di nessuna ragazza, e quindi non poteva paragonare quello che provava per lui ad altre esperienze simili.
Continuò a camminare cupo lungo la strada per tornare a casa da scuola, guardandosi in giro con occhiate sospette.  Da qualche tempo un’ex compagno di classe di Itachi dell’ultimo anno – che avrebbe dovuto essere all’università – lo stava tormentando. Non ne aveva parlato al fratello per non farlo preoccupare, ma ora che si ritrovava a dover percorrere quella strada da solo – molto spesso lui e Itachi tornavano a casa insieme, dato che frequentavano rispettivamente medie ed università nello stesso istituto – iniziò a pentirsene amaramente.
Bunzo Kimura, così si chiamava il ragazzo che lo infastidiva, non si sarebbe fatto sfuggire un’occasione del genere. E Sasuke sapeva che non si sarebbe limitato a qualche minaccia, per questo iniziò a camminare più velocemente, finendo quasi per correre, imboccando una stradina isolata che usava spesso come scorciatoia.
Per la verità non aveva mai capito come mai quel ragazzo se la fosse presa proprio con lui: forse per qualche questione in sospeso con Itachi. Continuò a correre per quel sentiero isolato, immerso nei suoi pensieri, fin quando andò a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno.
 “Mi scusi, ero di fretta …”
Si sentì gelare il sangue quando, alzando lo sguardo, riconobbe l’ex compagno di classe di Itachi, accompagnato da un gruppo di persone dall’aspetto poco rassicurante.
Kimura era alto ed imponente, con una chioma orribile di capelli rosso fuoco tinti, spettinati e sciupati, lunghi fino alle spalle. Sasuke non sopportava il suo modo di fare da spaccone arrogante. Nonostante l’apparenza era di famiglia ricca, e per quel suo modo di fare sprezzante risultava ancora più odioso.
L’Uchiha lo guardò negli occhi con disprezzo, ritraendosi istintivamente quando lui avanzò di un passo.
“Ma chi si vede …” Mormorò quello, afferrandolo per il colletto della divisa scolastica.
“Il nostro amichetto SasukeUchiha, il piccolo e adorato fratellino di Itachi.”
Gli altri scoppiarono in una fragorosa risata, riunendosi in cerchio attorno a Sasuke.
“Lasciatemi andare, stronzi!” Urlò lui, dimenandosi per cercare di liberarsi e non badando al fatto che rivolgersi a loro con appellativi del genere non era molto raccomandabile. Un pugno ben assestato di Kimura sulla guancia bastò per farlo ruzzolare a terra in malo modo. Dopotutto quel tipo era alto almeno il doppio di Sasuke e grosso il triplo.
Lui si rialzò in fretta, barcollante, massaggiandosi la guancia colpita.
“Vigliacchi!”
Fece per sgusciare via e scappare, ma un ragazzo biondo alto e muscoloso come il capobanda lo fece cadere a terra con uno sgambetto, afferrandolo poi per i capelli.
“Non sai nemmeno stare in piedi, moccioso?”
Di nuovo il resto del gruppo scoppiò in una fragorosa risata, e Sasuke dovette trattenere delle lacrime per l’umiliazione subita e per il dolore; ma si affrettò a ricacciarle indietro per il desiderio di apparire forte anche in una situazione come quella, anche se alla fine era solo un ragazzino.
“Lasciami andare bastardo, mi fai male!”
Lui lo strattonò con forza, e Kimura lo afferrò subito dopo per un polso con una presa ferrea. Sasuke non ebbe nemmeno il tempo di reagire prima di essere colpito nuovamente da un forte pugno allo stomaco che rischiò quasi di farlo vomitare, e a quel primo colpo ne seguirono tanti altri sempre più violenti che gli tolsero il fiato, facendolo finire a terra dolorante.
“Mi hanno rotto qualcosa.” Pensò, prima di rimettersi in piedi barcollando. Ancora fece di tutto per non dare nessun segno di debolezza, e quando il capo della banda lo sollevò di nuovo per il colletto, lo guardò negli occhi con grinta, non badando alle risate di scherno che sentiva tutt’intorno.
“Cosa vi ho fatto, brutti idioti?”Chiese, prima di ricevere una gomitata sulle costole che gli fece scendere delle lacrime di dolore.
“Quel bastardo di tuo fratello … era il migliore della classe: adorato da tutti, bravo in tutto, perfetto! Aveva sempre quell’aria da genio sicuro di sé, nonostante appartenesse ad una famiglia di casta media, e tutti lo stimavano … mi dava e mi da il voltastomaco!”
“E io cosa c’ent-“
Sasuke non ebbe il tempo di protestare; perché l’ennesimo pugno del ragazzo dai capelli rossi gli fece mancare il fiato.
“ Itachi è insopportabile … per questo voglio vendicarmi su di te che sei il suo caro, debole ed indifeso fratellino, quello di cui tutti parlano anche se sei ancora alle medie … di sicuro gli dispiacerà tanto vederti ridotto in questo stato!”
“Quindi sei un vigliacco che non ha il coraggio di affrontarlo faccia a faccia?”Lo provocò Sasuke.”Sai che mio fratello è una delle migliori cinture nere di tutta la zona, per questo non hai il coraggio di-“
A quelle parole seguì una serie di pugni violenti, ai quali Sasuke non riuscì ad opporsi. Quando quei colpi furono cessati, lui si aggrappò forte a un palo per reggersi in piedi, e solo dopo diverso tempo riuscì a riprendere un minimo di coscienza di se stesso, giusto per notare che Kimura se ne era andato con il resto della banda.
 Un forte capogiro lo costrinse a sedersi a terra, insieme a dei dolori lancinanti la dove era stato colpito.
Cercò di forzare se stesso a rialzarsi per tornare a casa, maledicendo l’idea di aver preso quella scorciatoia dove non passava mai nessuno.
Camminò verso casa lentamente, sempre sul punto di perdere i sensi, trattenendo le lacrime solo per il desiderio di apparire forte anche a se stesso.
In quel momento avrebbe voluto solo stringersi nell’abbraccio rassicurante di suo fratello e raccontargli tutto quanto.
 
 
 
 
 
 
 
 
Itachi alzò la testa dal libro per controllare l’ora: erano già passate le cinque del pomeriggio; quindi Sasuke era in ritardo di circa un’ora. Si ripeté per l’ennesima volta che suo fratello doveva essersi fermato fuori da scuola a chiacchierare con qualcuno dei suoi amici – magari era andato a fare un giro con Naruto – e che doveva avere il cellulare scarico.
Si rimise a leggere il libro con tutta l’intenzione di studiare, perché fra una settimana avrebbe avuto un esame di medicina, ma uno scatto d’ansia lo costrinse ad alzarsi di colpo.
Sasuke aveva sempre la propensione di cacciarsi in guai troppo grossi, e Itachi non si sentiva per niente tranquillo. Fin da quando erano solo dei bambini l’aveva sempre protetto e difeso da tutto, si era sempre occupato di lui, in particolare da quando era venuto a mancare loro padre a causa di un disastroso incidente in auto e Mikoto non aveva avuto più tanto tempo per occuparsi dei figli.
Per questo ormai aveva preso l’abitudine di tirarlo fuori da ogni pasticcio e proteggerlo da qualsiasi cosa; anche se sapeva che in quel modo Sasuke non sarebbe mai diventato davvero indipendente.
Oltretutto, da un po’ di tempo si era accorto di essere diventato fin troppo possessivo nei suoi confronti, in un modo che quasi lo spaventava, e quando si rendeva conto di provare quei sentimenti così morbosi si affrettava a scacciarli, tentando in tutti i modi di ignorarli.
Si decise ad uscire di casa per cercare Sasuke, preso dall’ansia, e si bloccò di colpo quando lo trovò proprio davanti alla porta. Aveva il viso pieno di lividi violacei, le labbra sanguinanti, i vestiti strappati in più punti, ed era pieno di graffi sulle braccia e sulle ginocchia.
“Otouto …cosa ti è successo?”Chiese, preoccupato oltre ogni misura. Afferrò Sasuke giusto in tempo per non farlo cadere, stringendolo fra le sue braccia, e quando capì che lui aveva perso i sensi lo sollevò con delicatezza, portandolo in casa e salendo le scale per andare in camera sua e farlo sdraiare sul letto.
Gli si sedette accanto, sfiorandogli delicatamente le guance nell’attesa che riprendesse i sensi.
“Sasuke …”
Lui sbatté le palpebre diverse volte, chiamandolo con voce flebile.
“Niisan?”
Itachi gli appoggiò una mano sulla fronte con delicatezza.
“Si, sono qui.”
Restarono in silenzio per diverso tempo, con il maggiore che continuava ad accarezzare con delicatezza la testa del più piccolo, e quando Sasuke si fu ripreso del tutto Itachi si alzò per andare a prendere l’occorrente per medicarlo.
“Torno subito.”
Al suo ritorno trovò il fratello appoggiato con la schiena alla parete dietro di sé, mentre fissava un punto imprecisato con sguardo perso.
Gli si avvicinò di nuovo, sedendosi accanto a lui a gambe incrociate e pulendogli con estrema accuratezza e precisione– probabilmente dovuta ai suoi studi in campo medico – il viso dal sangue e dalla polvere con un fazzoletto umido.
“Raccontami cos’è successo …”
Gli disse con tono gentile, mentre gli appiccicava un cerotto sulla guancia.
Sasuke si limitò a scuotere il capo, senza guardarlo negli occhi, chiuso nel suo silenzio.
Itachi non si era aspettato una reazione diversa da lui, per questo continuò a medicarlo, senza badare a quel suo modo di fare così introverso.
Aspettò pazientemente che suo fratello parlasse, occupandosi del suo ginocchio sinistro graffiato. Lo baciò in quel punto istintivamente, ritraendosi in modo un po’ brusco quando si rese conto dell’ambiguità di quel gesto.
“Disinfetto.”
Lo avvertì, prima di appoggiare il cotone sulla ferita.
Sasuke si decise a parlargli solo una volta che Itachi ebbe finito di medicarlo, raggomitolandosi su se stesso con la fronte appoggiata alle ginocchia per non farsi vedere in viso.
“È stato un certo Kimura …” Borbottò, a voce bassa.
Itachi lo strinse contro il suo petto, passandogli una mano fra i capelli.
“Bunzo Kimura?” Gli chiese, sospettoso. Quel ragazzo era stato un suo compagno di classe l’anno precedente, e Itachi si ricordava ancora bene del suo modo di fare odioso: prepotente, vigliacco ed arrogante.
“Si …”
A quella conferma Itachi si sentì invadere da una rabbia che aveva provato raramente. Di solito era un tipo pacifico, per nulla vendicativo, e non aveva mai odiato davvero nemmeno i suoi nemici; però le cose cambiavano quando entrava in gioco Sasuke. Nessuno poteva permettersi di fargli del male e minacciarlo.
 “Era solo lui?”
“No … “Rispose Sasuke, timidamente. “C’erano anche altri ragazzi …”
“Da quanto ti davano fastidio?”
Nel dire quelle parole Itachi lo baciò delicatamente sulla fronte, protettivo, per poi lasciarsi sfuggire un sospiro di esasperazione alla sua successiva risposta.
“Da un paio di mesi …”
“Otouto, perché non me ne hai mai parlato?” Chiese, più nervoso di quanto avrebbe voluto essere.”Possibile che vengo sempre a sapere le cose dopo che sono successe?”
“Scusa …”Rispose lui, nascondendosi nell’incavo del suo collo.”Non volevo che tu pensassi che non mi so difendere da solo.”
Itachi pur con tutta la buona volontà non riuscì ad arrabbiarsi con Sasuke, e alla fine mise da parte la questione, come solito. Quel vizio di suo fratello di voler essere adulto e forte a tutti i costi era davvero esasperante, ed era quasi paradossale il fatto che invece lo facesse sembrare ancora più infantile.
“Kimura ha cinque anni in più di te, è alto e grosso il doppio, mi spieghi come avresti fatto a difenderti da solo? Avrebbe potuto farti ancora più male, otouto.”
“Tu non avresti problemi a vincere contro quel tizio!” Protestò lui.”Nemmeno se avessi la mia età!”
“Otouto, per favore … smettila di fare lo sciocco.”
Sasuke fece per aggiungere qualcosa, ma la loro conversazione fu interrotta da qualcuno che bussava alla porta.
“Vado ad aprire, otouto, sarà la mamma che torna dal lavoro.”
Itachi scese le scale velocemente, lasciandosi sfuggire un sorriso quando Mikoto entrò trafelata in casa, portandosi dietro le borse della spesa e la sua solita allegria contagiosa.
“Ciao mamma.”
“Oh, ciao Itachi.”
Lei lo salutò con un sorriso luminoso, avviandosi in cucina.
“Vuoi che ti aiuti con la spesa?” Le chiese il figlio, pazientemente.
“Non ti preoccupare, faccio io, tu avrai già molto da studiare, vai pure.” Poi si bloccò un attimo a riflettere, guardando l’orologio appeso in cucina.
“Dov’è Sasuke? Non dovrebbe essere a casa?”
Itachi pensò per un attimo a come evitare che lei venisse a sapere quello che era successo, ma poi gli venne in mente che sarebbe stato impossibile mascherare i lividi violacei che si era procurato Sasuke. Allora si limitò solo a non risponderle, e Mikoto capì all’istante che era successo qualcosa.
“Itachi, cosa…”
“Ti ricordi quel Kimura, mio compagno di classe dell’anno scorso?” Le domandò lui.
“Si … “Rispose Mikoto un po’ inquieta. “Perché?”
“Mi ha sempre odiato per non so quale motivo. E se l’è presa con Sasuke. Ho scoperto giusto poco fa che lo minacciava da due mesi, ma era troppo tardi …”
Mikoto non gli diede tempo di continuare a parlare, precipitandosi su per le scale, in camera di Sasuke. Forse anche a causa della morte di Fugaku quando Sasuke e Itachi avevano rispettivamente tre e otto anni, era diventata molto protettiva come madre, ma in quel caso credeva di essere legittimamente angosciata.
Sasuke s’irrigidì vedendola entrare, ma nonostante il suo stato d’animo poco positivo, accolse bene il suo arrivo.
“Ciao mamma …”
La salutò, un po’ mogio, nascondendo il viso per non farle vedere i diversi lividi che si era procurato.
Lei si preoccupò ancora di più a vederlo in quello stato, e si sedette sul letto, accanto al figlio.
“Ho saputo qualcosa da Itachi …”
Sasuke la interruppe prima che potesse continuare.
“Non ti preoccupare mamma, sto bene … davvero.”
Lanciò un’occhiataccia a Itachi quando lo vide entrare, innervosito dal fatto che lui avesse già raccontato tutto a Mikoto.
“Questo atto di bullismo è una cosa davvero grave.”Continuò la donna.”Devo assolutamente parlare con il preside della scuola.”
“Non voglio!”Protestò Sasuke, di scatto.”Poi mi prenderanno per un rammollito che racconta tutto alla mammina!”
“Non dire queste cose …” Lo rimproverò Mikoto.”Personalmente, trovo che questo sia un atto da delinquenti; ragazzi di diciannove anni che fanno del male a un ragazzino delle medie.”
A quel punto intervenne Itachi.
“Mamma, penserò io a questa questione … se tu parlassi col preside della scuola sarebbe ancora peggio. Quei bulli se la prenderebbero ancora di più con Sasuke e con me, e a quel punto l’unica soluzione per sistemare le cose sarebbe rivolgersi all’avvocato per cui lavori, passando alle vie legali.”
Cercò di convincersi che aveva detto quelle cose guidato da giusta logica, più che da un istintivo senso di vendetta. Non era mai arrivato ad arrabbiarsi sul serio, e preferiva evitare le risse, ma questa volta non aveva dubbi: voleva essere lui in persona a dare una lezione a quel Kimura.
Era una cosa sbagliata e assolutamente non in sintonia con il su carattere, ma non poteva tollerare che Sasuke fosse stato coinvolto in una cosa del genere.
Mikoto sbuffò esasperata.
Cos’era meglio fare?
 

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Capitolo 2
*** Ricordi del passato ***


Itachi guardò Mikoto uscire dalla stanza di Sasuke mentre sbuffava rassegnata, chiedendosi se con il suo discorso fosse stato abbastanza convincente da averla persuasa a non intervenire, almeno per il momento. Poi puntò nuovamente la sua attenzione sul fratello, sedendosi accanto a lui con fare paziente.
Non gli sfuggì l’occhiataccia con cui lo fulminò il più piccolo, e finì per lasciarsi sfuggire un sospiro esasperato.
“Cosa c’è?”
Sasuke non gli rispose, limitandosi a sdraiarsi sul letto e sprofondare il viso fra i cuscini, nascondendo a stento un gemito di dolore per i vari lividi che gli aveva procurato Kimura, e quando Itachi si sdraiò al suo fianco, cingendolo con un braccio, dovette trattenersi dall’impulso di voltarsi verso di lui e ricambiare quell’abbraccio.
Alla fine però non riuscì più a resistere alla voglia di abbandonarsi all’affetto del fratello, e finì per sprofondando la testa contro il suo petto.
Fin da piccolo aveva sempre amato quei momenti che lo facevano sentire protetto, eppure adesso non poteva ignorare il nuovo e sconosciuto sentimento che lo invadeva con prepotenza ogni volta che si lui e Itachi abbracciavano.
Non lo aiutò il modo in cui il maggiore prese ad accarezzarlo vicino all’attaccatura dei capelli, sulla nuca, e chiuse gli occhi senza dire nulla quando lui gli posò dei baci veloci sulle guance, avvicinandosi sempre più alle sue labbra in modo del tutto inconsapevole. Per un attimo desiderò di essere baciato sul serio, e quasi ci rimase male quando il fratello, invece, si scostò in modo brusco.
Itachi una volta resosi conto di quello che era stato vicino a fare pensò di alzarsi e andare via, ma cambiò idea quando si trovò a fissare gli occhi neri di Sasuke, che lo afferrò saldamente per un polso, impedendogli di andarsene. Alla fine non riuscì a resistere al suo sguardo supplichevole, e finì per sdraiarsi nuovamente accanto a lui, convincendosi che suo fratello non aveva capito quello che era quasi successo prima. Per tranquillizzarsi prese nuovamente ad accarezzargli i capelli, lasciandosi sfuggire un sospiro.
“Perché hai raccontato tutto alla mamma, niisan?”
Quando Itachi si trovò per caso a fissare le labbra morbide appena dischiuse di suo fratello, si scostò bruscamente come se avesse preso una scossa.
“Niisan?”
Il maggiore questa volta non si sdraiò nuovamente accanto a Sasuke, ma si limitò a coprirlo con una coperta leggera, appoggiando in fondo al letto dei vestiti puliti che aveva preso dall’armadio.
“Dormi otouto.”Gli disse, evitando di toccarlo per paura di provare le stesse sensazioni di prima.
Anche se Sasuke cercò di protestare, lui si limitò a non ascoltarlo, voltandogli le spalle e uscendo dalla stanza, lasciandolo da solo.
Itachi si odiò profondamente per il modo in cui l’aveva ignorato, ma lo stesso non riuscì a trovare il coraggio di tornare indietro, troppo spaventato dalla piega che stavano prendendo i suoi sentimenti. Gli aveva sempre voluto bene più di chiunque altro, ma ultimamente faticava a fingere che quello che aveva iniziato a provare in modo sempre più intenso da qualche tempo fosse solo amore fraterno, e lo spaventava il modo in cui Sasuke sembrava accettare i suoi sentimenti, anche se preferiva pensare che non si fosse accorto della differenza, rispetto a prima, di come si toccavano a volte.
“Come sta?” Gli chiese Mikoto, vedendolo scendere dalle scale. Lui esitò un attimo prima di rispondere, ancora immerso in quei pensieri.
“Gli ho detto di dormire … ha diversi lividi, ma nessuna ferita troppo grave.”
La donna annuì accennando un sorriso.
“Mi fido del mio futuro medico.”
Itachi non le rispose, limitandosi a sedersi di fronte a lei al tavolo in cucina.
Mikoto si preoccupò un po’ vedendolo così pallido.
“C’è qualcosa che non va, Itachi?”
Lui parve ridestarsi dai suoi pensieri, e finì per scuotere la testa con forza, per scacciarli.
“No … va tutto bene.”
In verità avrebbe voluto parlare a qualcuno dei sentimenti che stava iniziando a provare: ma sapeva di non poterlo fare.
“Stai tranquilla per Sasuke, mamma … ci penserò io a proteggerlo.”
Lei gli rispose con un sorriso dolce.
“Lo so.” Poi parve rattristarsi improvvisamente. ”Vorrei essere più presente per voi due …” Ammise, malinconicamente.”Sono fuori quasi tutto il giorno per lavoro, e quando torno sono sempre troppo stanca per darvi retta come meritereste … ci sono solo nel weekend.”
Poi guardò Itachi negli occhi.
“Lascio a te troppe responsabilità, sono davvero una pessima mamma …”
“Non dire così, mamma … se non fosse per te io non potrei nemmeno continuare con i miei studi …”
“La nostra famiglia è molto unita, visto che io e Fugaku eravamo cugini di lontano grado e quindi abbiamo sempre portato lo stesso cognome e avuto gli stessi parenti: vi ha cresciuti mia madre, e io cosa riesco a fare? Non ci sono mai quando c’è davvero bisogno di me.”
Itachi non sapendo che altro dirle finì per posare una mano sopra le sue, stringendole con forza. Mikoto era una persona sempre solare, ma non era mai riuscita a superare completamente il dolore per la perdita del marito, diversi anni prima, e ogni tanto aveva quei momenti di debolezza.
Lui ricordava bene quella notte di ormai undici anni fa. Era una serata come le altre, e stava giocando con Sasuke sul divano in soggiorno, mentre Mikoto preparava la cena in attesa che Fugaku tornasse a casa dopo una giornata di lavoro.
 
 
 


 
Quando suonò il telefono Itachi fece sdraiare il suo fratellino di soli tre anni - stanco dopo aver giocato tutta la serata - sul divano, con delicatezza – sapendo già che Mikoto gli avrebbe chiesto di rispondere.
S’incamminò verso il telefono a passo veloce, alzandosi in punta di piedi per afferrarlo ed appoggiandosi alla credenza sulla quale era riposto per non perdere l'equilibrio.
"Pronto?"
Gli rispose la voce atona di un uomo che non riuscì a riconoscere.
“È casa Uchiha?" Chiese quello.
"Si, chi cerca?"
"Cerco la signora Mikoto Uchiha ..."
"Un attimo…"
Itachi appoggiò la cornetta del telefono con delicatezza sulla credenza, trotterellando poi verso sua madre.
"Mamma, ti vogliono..."
Lei gli sorrise, scompigliandogli velocemente i capelli.
"Oh, grazie."
Lui restò a guardarla mentre parlava, e rimase sconvolto quando vide delle lacrime scorrere lungo le sue guance pallide.
Le si avvicinò istintivamente, e quando Sasuke se ne accorse fece lo stesso, non capendo cose le fosse preso ma preoccupato con tutta la sincerità di un bambino così piccolo.
"Cosa... ti succede mamma?"
Le chiese, strattonandole la lunga gonna blu.
"Mamma?"
Quando lei prese a singhiozzare anche Itachi si avvicinò di più, senza sapere come comportarsi né con la madre né con Sasuke. Si limitò solo a restare a guardarli, non riuscendo a reagire nemmeno quando suo fratello scoppiò a piangere impaurito e dispiaciuto nel vedere così la mamma.
Quando Itachi vide che però Mikoto non riusciva a reagire si avvicinò di più al fratello, stringendolo forte fra le sue braccia per cercare di consolarlo in qualche modo.
La donna si asciugò le lacrime con il palmo delle mani, ricomponendosi velocemente e odiandosi per essersi mostrata debole in presenza dei figli che in quel momento invece avrebbero solo avuto bisogno di appoggio.
Afferrò per le spalle Itachi, guardandolo dritto negli occhi.
"Io devo andare, piccolo mio. Occupati di Sasuke ..." Si lasciò sfuggire un respiro tremolante."Fra poco arriverà la nonna, porta un attimo di pazienza."
Senza aggiungere altro Mikoto uscì da casa, e Itachi si ritrovò solo con Sasuke, senza nemmeno avere il tempo di chiederle cosa fosse successo.
Attese diversi minuti, mentre accarezzava piano la testa di suo fratello per tranquillizzarlo, fino a quando sentì la serratura della porta di casa scattare, e suo nonna entrò trafelata. Era una donna anziana ma ancora in gamba, con i capelli bianchi tagliati corti e degli occhi di un nero profondo; tipici della famiglia Uchiha. Itachi l'aveva sempre preferita agli altri, perché possedeva qualcosa in grado di farlo sentire ancora solo un bambino, a differenza di come succedeva con la maggior parte delle persone che lo trattavano già da adulto. Non le disse nulla, limitandosi solo a guardarla negli occhi.
“È successo qualcosa al mio papà?" Chiese però poi istintivamente, non prima di assicurarsi che Sasuke fosse realmente già addormentato.
L'anziana donna non gli disse niente, perché Mikoto l'aveva pregata di non farlo, e si limitò a distogliere lo sguardo, già sott'intendendo la risposta.
E Itachi capì.
Attesero diverse ore in un silenzio innaturale, quasi spaventoso. L'unico suono che Itachi sentiva era il ticchettio dell'orologio, quello del suo respiro, del respiro della nonna e di Sasuke che si era arrampicato in braccio a lui per poi addormentarsi di nuovo, ignaro di tutto.
A un certo punto un rumore diverso: chiavi nella serratura. La porta si spalancò, facendo entrare Mikoto insieme a una folata di aria gelida come l'atmosfera tesa che si era venuta a creare.
Il bambino non parlò, limitandosi solo ad aspettare, ancora, ma guardò sua madre dritta negli occhi. Sasuke nel frattempo si era svegliato.
Lei si chinò davanti a loro, e la nonna di Itachi e Sasuke, sua madre, le posò una mano sulla spalla, regalandole uno sguardo comprensivo.
Mikoto guardò negli occhi i suoi figli, sforzandosi per trattenere il pianto che minacciava di prendere il sopravvento un'altra volta. Forse ancora non potevano capire il significato di quello che stava per dire, ma era inutile cercare di nasconderlo solo per rimandare la loro sofferenza. Li guardò bene, pensando che ora loro erano l'unico ricordo veramente importante che le rimaneva del marito. I loro preziosissimi figli.
"Bambini miei .... il papà non tornerà più ..."
 







Eccomi con il secondo capitolo di questa fiction ^__^ sono riuscita a essere puntuale con gli aggiornamenti. Che dire ... siamo ancora all'inizio della fiction, quindi anche questo lo considererei un capitolo un po' introduttivo giusto per mettere in chiaro alcune cose.
Grazie a tutti per le recensioni del primo capitolo :3 ci sentiamo settimana prossima!

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Capitolo 3
*** Sentimenti confusi ***


Subito dopo la morte di Fugaku, le cose si erano susseguite velocemente per Itachi e Sasuke. Col passare degli anni il più piccolo aveva quasi completamente dimenticato quel periodo nel quale tutta la famiglia si era chiusa in un profondo lutto per quella perdita: Sasuke crescendo era riuscito solo a conservare qualche fugace ricordo, qualche immagine sfocata, e il dolore della perdita - che ai tempi non era riuscito a comprendere - col passare degli anni si era trasformato in una sensazione astratta, qualcosa misto fra la malinconia e il senso di vuoto, di mancanza di qualcosa; dell’affetto di una figura paterna.
Per Itachi invece le cose erano diverse. Lui ricordava bene i pianti di Sasuke e i momenti di depressione più cupa di Mikoto dopo la morte del padre, e ricordava nitidamente anche le proprie di sensazioni.
Dopo il momento in cui sua madre gli aveva detto che Fugaku non sarebbe mai più tornato non si era effettivamente reso subito conto della cosa, e il dolore per la sua perdita si era fatto sentire solo dopo, facendosi sempre più intenso con il passare dei giorni, fino a quando lui aveva imparato ad accettarlo e farsene una ragione. Era sempre andato molto più d'accordo con la madre, ma nonostante tutto nei confronti di Fugaku aveva sempre avvertito quel sentimento di protezione di cui ha bisogno un bambino, e vederlo sparire così, da un giorno all'altro, gli aveva creato un vuoto interiore che inizialmente non aveva creduto di riuscire a colmare.
Poi con il passare degli anni Fugaku era diventato un ricordo dell'infanzia di Itachi, qualcosa di lontano; non più doloroso come all’inizio, solo malinconico, triste e anche un po' piacevole.
 
 
 
"Niisan!"
Itachi aprì gli occhi di colpo, ricordandosi solo in quel momento di essersi perso nei suoi pensieri mentre si trovava sotto il gazebo in giardino, in quella giornata già calda di primavera inoltrata.
Guardando davanti a sé vide la figura di Sasuke e, prima di ricordargli che avrebbe dovuto essere ancora a letto a riposarsi, s’irrigidì un po', ripensando al desiderio di baciarlo che aveva avvertito prima, quando erano ancora nella sua stanza.
"Otouto, cosa fai qui?" Gli chiese, soffermandosi ad osservarlo. Sasuke portava una maglietta a maniche corte larga – Itachi notò subito che si trattava di una delle sue – e dei pantaloncini lunghi fino alle ginocchia. Insomma, quell'abbigliamento non aveva nulla di particolare, e Itachi senza nemmeno accorgersene spalancò gli occhi quando si ritrovò a pensare, senza un particolare motivo, che Sasuke in quel momento era tremendamente carino.
Si sentì quasi un pervertito a fare simili pensieri, e l'espressione con cui il fratellino lo guardò - chiedendogli come mai si ostinasse ad ignorarlo – non lo aiutò a mantenere il controllo di se stesso. Poi però la voglia di non deluderlo riuscì a prevalere su quei sentimenti così forti, e allora Itachi gli sorrise dolcemente come faceva di solito, pronto ad ascoltarlo.
"Volevo chiederti se ... ti va di allenarci un po' insieme, niisan ..."
"No otouto.”Affermò, deciso.”Sei tutto pieno di lividi, ti farei male ... la prossima volta, dai."
Sasuke mise subito il suo solito broncio, guardando il fratello di sottecchi.
"Se mi attaccasse di nuovo Kimura non saprei difendermi ... sono una cintura blu di Karate e non so nemmeno combattere contro dei tizi del genere!" Poi aggiunse, provocatorio. "E tu, anche se frequentiamo la stessa palestra e hai già il secondo Dan della cintura nera, tu non mi alleni mai!"
Itachi a quelle parole sbuffò rassegnato, consapevole di non poter negare nulla di quello che gli aveva rinfacciato Sasuke. Spesso finiva involontariamente per trascurarlo, troppo concentrato sui propri studi, sui propri allenamenti e in generale su se stesso; sempre in cerca di superare i suoi limiti. Guardandolo negli occhi non riuscì a evitare di sentirsi tremendamente in colpa, e rimase lì in quel modo per alcuni minuti, indeciso sul da farsi.
"Va bene ..."Acconsentì infine."Alleniamoci insieme."
Non gli sfuggì l'espressione trionfante del fratello, e gli fu impossibile trattenere un sorriso dolce.
"Andiamo a mettere i Kimoni."
Sasuke annuì senza lamentarsi; perché sapeva che suo fratello era abbastanza fissato, e anche un po' ottuso, quando si trattava di quel tipo di cose; per lui era impossibile iniziare un allenamento senza Kimono, anche se faceva un caldo tremendo.
Dopo essersi cambiati tornarono in giardino, disponendosi uno di fronte all'altro, pronti per l'allenamento.
"Riscaldiamoci un po', otouto, non voglio che ti prendi uno strappo."
Per prima cosa fecero un po' di giri di corsa intorno alla casa, e poi eseguirono vari esercizi per scaldare i muscoli di tutto il corpo: spalle, collo, braccia, mani, addominali e gambe. Itachi evitò intenzionalmente gli esercizi di coppia per evitare di finire troppo a stretto contatto con suo fratello, già preoccupato al pensiero di come l'avrebbe dovuto toccare durante il combattimento.
Una volta concluso con il riscaldamento si misero nuovamente uno di fronte all'altro, guardandosi negli occhi; Sasuke fu subito in posizione d’attacco, pronto per iniziare, ma Itachi si affrettò a ricordargli che prima di un combattimento il saluto era d'obbligo.
Allora entrambi inclinarono il busto leggermente.
"Oss!"
Il più piccolo attaccò subito, cercando di colpire suo fratello allo stomaco con un calcio che Itachi parò senza nessuna fatica, rischiando di far perdere l'equilibrio a Sasuke per poi portarsi dietro di lui con una mossa veloce, aspettando più del dovuto per far finta di colpirlo. Il maggiore notò subito la foga con cui stava combattendo l’altro, e quando lui lo attaccò con l'ennesimo calcio – tutt'altro che controllato come avrebbe dovuto essere – Itachi si affrettò ad afferrare la sua gamba, facendogli perdere l'equilibrio ed evitando che cadesse all'indietro solo perché si preoccupò di afferrarlo per il kimono.
Sasuke si liberò con un gesto stizzito.
"Non devi andarci piano con me solo perché sono una cintura blu! Lo dici anche tu che quella serve solo per tenere su i pantaloni!"
"Otouto, non è questo il punto..."
Ripresero a combattere: Itachi schivava i colpi di Sasuke senza nessuna difficoltà, evitando intenzionalmente di colpirlo, per stare al gioco, ma s’indispettì quando lui prese ad attaccarlo con una certa rabbia, quasi furioso. Allora il fratello maggiore afferrò il più piccolo per le spalle, portando la propria gamba destra dietro la stessa di Sasuke, e accompagnandolo a terra con decisione ma delicatezza; il tutto in pochi secondi.
L'altro si aggrappò alle spalle del fratello con forza, e finì per fargli perdere l'equilibrio: si ritrovarono così uno sopra l'altro, a fissarsi negli occhi.
Sasuke si stupì della chiarezza con cui formulò il desiderio di essere baciato da Itachi, e chiuse gli occhi istintivamente, come aspettando quel momento; per riaprirli poi di scatto quando percepì la presenza dell’altro che si allontanava senza nessuna spiegazione.
Allora lo chiamò più volte, ma fu solamente ignorato, e tutto quello che poté fare fu la fissare la schiena forte di suo fratello che si allontanava.
                                                                                                                              
 
 
 
 
Itachi rimase chiuso nella sua stanza per tutto il resto del giorno, utilizzando la scusa dello studio per non scendere nemmeno a cena.
Era sconvolto dall'impulso di baciare Sasuke che aveva provato più forte che mai mentre si allenavano, e aveva paura che quella sensazione si sarebbe fatta sentire nuovamente, nel rivederlo.
Allo stesso tempo era arrabbiato con se stesso, continuando a ripetersi che un fratello maggiore non avrebbe mai dovuto provare sentimenti simili nei confronti del fratellino più piccolo, così puro ed innocente.
Scacciò quel tipo di pensieri con forza, cercando di rimettersi a studiare, per poi essere interrotto poco dopo da qualcuno che bussava alla sua porta.
"Chi è?" Chiese.
"Niisan, sono io ..."
Quando sentì la voce un po' lamentosa e triste di Sasuke fu travolto dall'impulso di aprirgli e basta, abbandonando gli stupidi complessi sui cui aveva riflettuto per tutto il giorno, ma prima di farlo esitò un attimo. Poi si alzò con lentezza dal letto, andando ad aprire la porta.
"Vorrei parlarti, niisan. Perchè continui a schivarmi?"
"Ora non ho voglia Sasuke, sono stanco." Si sentì subito immensamente in colpa per il tono freddo che aveva adoperato, ma lo stesso non riuscì a correggersi, e finì anzi per risultare ancora più distaccato.
"Ora vattene, devo studiare."
Lo guardò mentre si allontanava, abbattuto, e quando lui arrivò a metà corridoio non riuscì a resistere all'impulso di seguirlo per scusarsi. Lo afferrò per un polso, rimanendo un po' stupito quando lui tentò di liberarsi da quella stretta con un gesto brusco.
"Lasciami!" Gli sbraitò contro Sasuke, arrabbiato, senza guardarlo negli occhi. "Prima mi scacci e poi mi cerchi, non sono il tuo giocattolino!"
"Scusa, hai ragione." Gli rispose Itachi, obbligandolo a girarsi. "Non volevo mandarti via in quel modo, è che sono davvero ... stanco."
Sapeva di essere riuscito a stento a fermare Sasuke per scusarsi, e aveva il terrore che un giorno i suoi sentimenti potessero diventare talmente forti da impedirgli di avvicinarsi a lui; così finì per stringerlo a sé, preso dal bisogno di sentirselo vicino.
Non voleva rischiare di allontanarsi da lui e causargli dolore solo per colpa di quei sentimenti, ma si conosceva abbastanza da avere paura di farlo.
“Niisan … mi fai male …” Gli fece notare Sasuke, mentre lui lo stringeva ancora con più forza. “Mi fanno male tutti i lividi, niisan …” Continuò il minore, con un tono lamentoso che fece un po’ insospettire Itachi: non metteva in dubbio che suo fratello potesse provare un po’ di dolore a causa dei colpi che aveva ricevuto quel giorno, ma quel suo modo di fare gli faceva pensare che volesse approfittarne anche per ricevere un po’ di attenzioni.
“Mettiamo un po’ di pomata?”Gli chiese, sfiorandogli una guancia. L’altro si limitò ad annuire pacatamente, nascondendo il viso contro il suo petto. Itachi si staccò da Sasuke con delicatezza, invitandolo ad andare in camera mentre lui avrebbe preso la pomata per le contusioni.
Al ritorno lo trovò seduto sul letto mentre faceva dondolare le gambe con impazienza, e non poté evitare di sorridere notando la sua espressione un po’ imbronciata, che lasciava intravedere la parte infantile ancora ben ancorata in lui. Dopotutto Sasuke aveva solo quattordici anni.
“Dove ti fa male?”Gli chiese pazientemente.
“I lividi …”
“Togli la maglietta …” Si stupì della calma con cui fece quella richiesta, e della facilità con cui – nonostante quello che era successo proprio quel giorno – riuscì a scacciare dalla testa certi pensieri. Dopotutto anche se i suoi sentimenti forse stavano cambiando, il loro rapporto di base rimaneva sempre lo stesso.
Sasuke si sdraiò con la schiena rivolta verso l’alto, e Itachi fu travolto da un’ondata di rabbia nel vedere che i lividi si erano gonfiati in modo evidente, assumendo una brutta colorazione violacea. Non aveva mai picchiato nessuno, ma nonostante la sua indole calma era sicuro che, se in quel momento si fosse trovato davanti agli occhi Kimura, le cose sarebbero finite davvero male.
Dopo aver preso un po’di pomata appoggiò i polpastrelli della mano sulla schiena del fratello, andando a massaggiare uno dei tanti lividi.
La rabbia nei confronti dell’ex compagno di classe che aveva ridotto suo fratello in quel modo gli impedì di percepire di nuovo la voglia di toccare suo fratello in un modo che nemmeno avrebbe dovuto passargli per la mente, e si sentì sollevato quando – anche dopo che essa si sostituì ad un senso di tranquillità e dolcezza – continuò a toccarlo senza essere travolto in modo troppo forte dai suoi nuovi sentimenti.
“Va un po’ meglio così?” Chiese, con gentilezza.
Sasuke gli rispose con un lieve cenno del capo, voltando il viso verso di lui per guardarlo con i suoi occhi neri. In verità i lividi non gli facevano poi così male, il dolore era fastidioso ma sopportabile, però aveva voluto approfittarne per ricevere attenzioni dal fratello, perché in quella giornata Itachi si era comportato in modo strano.
Pensò di chiedergli delle spiegazioni approfondite, ma un’ondata di sonno e stanchezza lo convinse subito a rimandare la discussione al giorno dopo.
Si accorse che ora Itachi aveva preso ad accarezzargli i capelli distrattamente, come faceva di solito per rilassarsi, e istintivamente si rannicchiò contro di lui, sentendo il bisogno di averlo vicino. Per non sembrare troppo infantile di solito preferiva non chiedergli esplicitamente di rimanere a dormire con lui, e si stupì un po’ per la facilità con cui formulò quella richiesta, senza quasi accorgersene.
“Niisan … resti qui con me stanotte?”
Lo sentì irrigidirsi, e per un attimo ebbe paura di un rifiuto secco, per questo quando lui invece gli rispose con un “Va bene, ma prima mettiti il pigiama, vai in bagno e lavati i denti.” Sasuke faticò a trattenere un sorriso.
 
 
 
 
 
 
Capitolo 3 XD
Itachi è un gran complessato, anche nel manga con motivazioni diverse, non trovate?XD
Mi sta piacendo davvero scrivere questa fiction, e spero tanto che voi gradiate … questa volta vi lascio con una piccola anteprima del capitolo quattro:
 
Si convinse che la sua confusione sentimentale doveva essere per forza dovuta al non avere mai avuto una storia d’amore con una ragazza – nonostante le innumerevoli proposte di fidanzamento – se non qualche tentativo di pochi giorni finito subito nel vuoto, e quasi senza rendersene conto, mentre continuava a pensarci, salutò la sua vicina di posto con un sorriso più gentile del solito
 
Ci sentiamo il prossimo martedì ^^ grazie a chi commenta di solito e a chi commenterà ^^
 

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Capitolo 4
*** La resa dei conti ***


Itachi si ripeté per l’ennesima volta che la notte passata era stata una pessima scelta quella di restare a dormire con Sasuke. All’inizio gli era sembrato tutto fin troppo facile, ma poi non era riuscito ad ignorare quella sensazione sulla quale si rifiutava di soffermarsi, che lo spingeva a desiderare di toccare e baciare suo fratello. Quando si era reso conto di essere di nuovo in preda a quelle emozioni tanto difficili da ignorare le cose erano solo peggiorate, e per tutta la notte era rimasto combattuto fra il desiderio di alzarsi ed andarsene, e quello di non deludere Sasuke, perché sapeva che se lui si fosse svegliato non trovandolo al suo fianco ci sarebbe rimasto davvero male.
Alla fine aveva deciso di rimanere, e ci aveva impiegato parecchio tempo prima di addormentarsi: l’ultima volta che aveva guardato la sveglia, essa segnava le tre del mattino.
 
Mettendo da parte quei pensieri, accompagnò Sasuke fino alla sua aula, rifiutandosi di lasciarlo solo per i corridoi della scuola, e raccomandandogli di prestare attenzione a Kimura – con cui aveva comunque deciso di parlare con molta calma alla prima pausa – e poi si avviò verso la propria classe, trattenendo a stento uno sbadiglio mentre entrava.
Salutò cortesemente i suoi compagni del primo anno di università, e mentre tutte le ragazze presenti puntavano gli occhi su di lui, gli venne un’idea malsana, che – se non fosse stato per i sentimenti che aveva iniziato a provare per suo fratello – non gli sarebbe nemmeno passata per la testa.
Si convinse che la sua confusione sentimentale dovesse essere causata, per forza, dal fatto di non avere mai avuto una storia d’amore con una ragazza – nonostante le innumerevoli proposte di fidanzamento – se non qualche tentativo di pochi giorni finito subito nel vuoto, e quasi senza rendersene conto, mentre continuava a pensarci, salutò la sua vicina di posto con un sorriso più gentile del solito.
Aveva bisogno di innamorarsi di una donna – si ripeté mentre la figura di Sasuke continuava a tornargli prepotentemente in testa – e  Jun – così si chiamava quella ragazza – era una persona che faceva al caso suo. Era intelligente, a modo, cortese e comprensiva, ed era sempre andato d’accordo con lei. Inoltre, Itachi se ne era accorto da diverso tempo, era innamorata di lui.Non era particolarmente carina ma nemmeno si poteva dire che non fosse di bell’aspetto, e fisicamente era tutto l’opposto di suo fratello: capelli biondi e ricci e occhi verdi.
Itachi si sentì tremendamente ipocrita mentre le sorrideva in modo cortese, ma si ripeté che lo stava facendo per suo fratello; perché non poteva innamorarsi di lui e rischiare di fargli provare sentimenti sbagliati.
“Buon giorno, Uchiha kun.”Rispose lei, al suo saluto, arrossendo palesemente.
“Puoi chiamarmi Itachi.” Le disse. “Dopotutto ormai ci conosciamo bene e parliamo ogni giorno.”
Si sedette tranquillamente al suo posto, mentre prendeva i libri per la lezione.
“O- ok … “Balbettò la ragazza.
Per un attimo restarono in silenzio, fino a quando fu lei a parlare nuovamente.
“Tutto bene?”Chiese, preoccupata. “Mi sembri parecchio stanco …”
“È che stanotte non ho dormito molto bene.” Ammise lui, anche se poi non le spiegò la vera causa, o meglio; solo in parte.
”Ho saputo che un mio ex compagno di classe ha importunato mio fratello, e sono abbastanza nervoso.”
“Mi dispiace molto per il tuo fratellino …“ Gli disse la ragazza, con uno sguardo sincero. “Penso che dovresti fare qualcosa personalmente per accertarti che non venga più infastidito.” Aggiunse poi, istintivamente.
“Hai ragione, infatti non ho nessuna intenzione di lasciar perdere.” Concluse lui, poco desideroso di parlare di quell’argomento che lo faceva innervosire oltremisura.
Passò qualche secondo, fino a quando Itachi si decise a chiederle quello che aveva in mente da qualche minuto.
“Senti, Jun … ti andrebbe di uscire insieme questo pomeriggio?”
Lei spalancò gli occhi incredula a quella proposta, e Itachi le lesse la risposta negli occhi senza nessuna difficoltà.
“Devo solo accompagnare Sasuke a casa prima, se vuoi puoi fare la strada insieme a noi.”
La ragazza si finse indifferente per qualche secondo, sfruttando la scusa che forse doveva studiare, ma poi acconsentì senza riuscire a mascherare un largo sorriso.
“Va bene, Itachi kun, con molto piacere.”
 
 
 
 
 
Quando suonò la campanella d’intervallo Sasuke non uscì dalla classe per guardarsi un po’ in giro come era solito fare, ma preferì restarsene seduto al suo banco. Naruto, il suo migliore amico, ovviamente lo notò subito, e ne approfittò per tempestarlo di domande.
“Cosa ti prende oggi, Sasuke? Eh?Eh?”
“Naruto, per favore …”
“Sei tutto pieno di lividi, non mi hai ancora detto che ti è successo.”
“Già Uchiha, cosa ti è successo?”Intervenne Kiba, un altro suo compagno di classe. ”Qualcuno ti ha preso a cazzotti? Hai litigato con tuo fratello?”
Lui li liquidò senza prestar loro troppo ascolto, non prima di aver specificato che Itachi non gli avrebbe mai fatto una cosa del genere, e poi alzandosi di scatto per andare a cercarlo. S’incamminò verso la sua classe, e si bloccò di colpo quando, vicino alle scale per salire al piano superiore, incontrò Itachi e Kimura. Si nascose dietro la parete istintivamente, sperando che non l’avessero visto, e rimase lì ad origliare.
“Se vuoi fare una chiacchierata ti aspetto fuori da scuola dopo le lezioni, Uchiha.”
Sasuke percepì un moto d’odio sentendo la voce di quel Kimura, ma restò immobile dov’era.
“Non so che intenzioni tu abbia, probabilmente vorrai radunare la tua banda per farmi una bella sorpresa.”
Rispose Itachi, con un tono che il fratello non gli aveva mai sentito prima. “Ma sappi che verrò lo stesso, non sono un vigliacco come te che attacca un ragazzino.”
Senza dare il tempo ad Itachi di aggiungere altro Kimura gli voltò le spalle, scomparendo su per le scale con aria furiosa.
“Sasuke, vieni fuori.”
Lui trasalì – domandandosi come avesse fatto itachi a notarlo mentre l’altro non si era accorto di nulla – e dopo un primo attimo d’indecisione si decise a raggiungerlo.
“Niisan …”
Lo sguardo glaciale di lui lo intimidì un po’, e Sasuke ebbe quasi il sospetto che Itachi l’avrebbe cacciato via in malo modo, anche se cambio idea appena notò che la sua espressione stava tornando la solita con cui lo guardava: dolce e gentile.
Il fratello gli posò una mano sulla testa, spettinandogli i capelli e scatenando le proteste di Sasuke, poi lo guardò negli occhi.
“Oggi dovrò fermarmi qua a scuola.” Gli spiegò, omettendo la verità: ovvero che invece doveva incontrarsi con Kimura come avevano concordato. “Tu quindi torna a casa, ti raggiungerò dopo.”
“Niisan, guarda che non sono scemo.”
Si affrettò a fargli notare Sasuke.
 “L’ho visto Kimura, e anche senza sentirvi avrei capito benissimo che intenzioni avete. Altro che fermarti a scuola, questo pomeriggio tu …”
Lui lo fulminò con un’occhiataccia seria, di quelle che non ammettono repliche, che non gli aveva mai rivolto.
“Tu non mi seguirai.” Gli disse, con tono conclusivo, mentre già si apprestava a salire le scale e il suo sguardo diventava ancora più duro, invitando Sasuke a non protestare.
“Sono stato chiaro, otouto?”
Il tono di Itachi spinse Sasuke ad annuire, ma quando lui sparì su per le scale il più piccolo dei due fratelli si ripeté mentalmente che non l’avrebbe mai lasciato andare da solo, a costo di mettersi nei guai.
 
 
 
 
Itachi uscì dal cancello principale di scuola avviandosi al punto d’incontro con Kimura con un nervosismo che non era da lui. Sapeva che quell’idiota non si sarebbe presentato da solo, sarebbero anzi stati in tanti, forse troppi, ma più che altro la rabbia che aveva provato il giorno prima, quando Sasuke era arrivato a casa tutto pieno di lividi e graffi, stava cominciando a impossessarsi di lui in modo pericoloso.
Inoltre aveva pure dovuto rimandare l’appuntamento con Jun al giorno dopo, quello che avrebbe dovuto essere un primo passo per cercare di smetterla di provare certi sentimenti verso suo fratello, e si sentiva un po’ frustrato anche se non gliene importava poi molto.
Aveva sottovalutato la testardaggine di Sasuke e non pensava che lui l’avesse seguito, o forse non voleva pensarci, e preso da suoi ragionamenti stranamente non si accorse che lui gli stava andando dietro molto furtivamente, a una cinquantina di metri di distanza, prestando estrema attenzione a non farsi vedere.
Andò a sedersi su un’altalena di un parchetto abbandonato, senza accorgersi di Sasuke che si nascondeva bene in una siepe, e attese diversi minuti.
A un certo punto vide Kimura comparire all’entrata del parchetto, dandosi subito dello stupido per aver pensato per un momento che fosse veramente da solo: alle sue spalle c’era un gruppo di una decina di altri ragazzi. Strinse i pugni, pensando che avrebbe fatto di tutto per non dargliela vinta, anche se la differenza numerica era troppa.
Di solito non amava essere elogiato, ed era un tipo modesto, ma in quel momento si disse che non per nulla era una delle cinture nere più forti della zona – quelle che vincevano sempre alle gare e che erano temute un po’ da tutti – e questa volta doveva sfruttare quel suo talento in modo pratico.
Odiava ricorrere alle maniere forti, ma semplicemente non poteva sopportare l’idea che qualcuno si fosse permesso di toccare Sasuke.
“Oh, eccoti qui Itachi …” Parlò Kimura, con un’aria tronfia. “Allora sei pronto a saldare i conti?”
Lui non gli disse nulla, limitandosi solo a fissare il resto della banda con un’aria gelida, e fulminando poi il loro capo con un’occhiata talmente fredda da incutere timore. Solitamente Itachi era gentile e dolce, ma persino lui si stupiva del distacco che riusciva a provare a volte, e sapeva di risultare veramente poco rassicurante con certi sguardi.
“Uchiha, sei odioso quando ti comporti in quel modo!” Gli urlò contro il ragazzo che stava di fronte a lui, adirato.” Dammi una risposta!”
Quando Itachi ancora non disse nulla, Kimura ordinò agli altri di passare all’azione; ma prima che potessero fare un passo tutti vennero interrotti da Sasuke, che sbucò dalla siepe frapponendosi fra i due schieramenti.
“Vigliacchi, dieci contro uno non è leale!”
Li guardò con astio, fissando negli occhi Kimura, ma si rese conto dopo pochi secondi di avere fatto un gesto fin troppo avventato. La voce tagliente e atona allo stesso tempo con cui Itachi gli ordinò senza mezzi termini di spostarsi, afferrandolo bruscamente per la maglietta e fulminandolo con un’occhiata piena di biasimo, fece rabbrividire Sasuke, anche se lui v’intuì una nota di preoccupazione che in qualche modo lo rassicurò.
“Ma guardate chi abbiamo qui; il fratellino stupido che si è fatto picchiare l’altra volta!”
Lo schernì Kimura, guardando i due Uchiha con un sorriso sghembo.
“Questa volta c’è il tuo fratellone a proteggerti, ma a quanto pare siamo in troppi …”
Prima che gli altri avessero il tempo di commentare, Itachi non perse tempo, e si scagliò verso Kimura con una velocità sorprendente. Altri sei però gli furono subito addosso, e per quanto fosse bravo Itachi dovette faticare per liberarsi dal cerchio in cui l’avevano intrappolato prima che potesse arrivare al loro capo.
Itachi era agile, schivava i loro colpi senza troppi problemi, ma quando ai ragazzi se ne unirono altri, si trovò nella condizione di non riuscire a contrattaccare.
Nel frattempo, quelli rimasti, insieme a Kimura, decisero di occuparsi di Sasuke. Lui appena capì le loro intenzioni pensò di correre via, preso dalla paura – ricordava ancora bene il dolore dei loro pugni – ma la loro superiorità fisica – erano più grandi di almeno cinque anni – fu subito evidente. Lo raggiunsero in poco tempo, e anche se Sasuke inizialmente riuscì a schivare i loro colpi, ci impiegarono poco a catturarlo.
Lui si sentì come un topo in trappola, mentre uno dei ragazzi lo teneva fermo, per il collo, e l’altro lo sollevava dalle gambe per impedirgli di scappare. Lo trasportarono in una stradina isolata.
“Lasciatemi andare, stronzi!”
Una gomitata forte alle costole gli mozzò il respiro.
“Siete dei vigliacchi!”
Mentre tentava di liberarsi, contorcendosi come un serpente, pensò ad Itachi. Era rimasto solo con quegli energumeni, e anche se Sasuke sapeva quanto lui fosse veramente forte – abile e intelligente soprattutto – si sentì davvero preoccupato al pensiero che stava combattendo con ben otto di loro.
“Le persone si affrontano uno contro uno, faccia a faccia … siete degli stronzi vigliacchi!”
Suo malgrado, non riuscì a nascondere un po’ di paura quando loro si fermarono, buttandolo a terra malamente. Sasuke si ritrovò inginocchiato a terra, e prima che avesse il tempo di pensare, fu colpito dal primo calcio, al centro della schiena dove aveva già un livido dal giorno prima.
Urlò di dolore, e le risate di scherno degli altri tre gli sembrarono particolarmente umilianti. Possibile che fosse così debole e incapace di difendersi?
I calci continuarono, facendo perdere a Sasuke la cognizione del tempo e di se stesso. Arrivavano da tutte le parti, forti, e a un certo punto lui cominciò quasi a non sentire più il dolore. Stava perdendo i sensi. Perdeva sangue, dalle labbra e dal naso.
A un certo punto gli sembrò di sentire dei colpi, e vide le ombre dei due che lo stavano picchiando e di Kimura che si accasciavano a terra. Poi un'altra ombra. Cercò di mettere a fuoco l’immagine – era talmente stordito da non capire più nulla – ma non riuscì a vedere di chi si trattava, perché gli si stava annebbiando la vista.
Si sentì sollevare da due braccia forti, e gli fu impossibile non riconoscere il fratello quando percepì il suo odore caratteristico. Si abbandonò contro il suo petto, senza più forze, sforzandosi per non piangere anche se ne sentiva il bisogno.
“Niisan …” Lo chiamò, in un sussurro, aggrappandosi alle sue spalle con le pochissime forze che gli rimanevano e che già lo stavano abbandonando.”Niisan…”
Chiuse gli occhi, concentrandosi solo sul calore rassicurante del corpo di Itachi.
 
 
 
 
 
 
 
 









 
Eccoci giunti già al quarto capitolo XD
Annuncio importante: vi anticipo già che probabilmente la prossima settimana non aggiornerò questa fan fiction perché pubblicherò invece una one shot per il compleanno di Sasuke(che sarà uno spin off di “Un’altra possibilità” una mia long XD) anche se forse non riuscirò a pubblicarla proprio il 23 perché sarò ancora a Rimini …
Piccola riflessione: l’Itachi di questa fan fiction è effettivamente un po’ meno saggio di quello del manga, ma credo che dipenda dalle sue esperienze di vita … insomma, questo, nonostante la morte del padre, non è traumatizzato come l’Itachi del manga che invece ne ha passate di cotte e di crude.
Comunque, spero che questa fiction continui a piacervi :3 io mi sto divertendo molto a scriverla, e il vostro parere è sempre gradito. Grazie quindi a chi mi commenta ^_^
Alla prossima!
 
Piccola anticipazione:
Sasuke aprì gli occhi piano, abbagliato dalla luce intensa di quel pomeriggio. Si sentiva frastornato e dolorante; gli faceva male qualsiasi parte del corpo.
Fece per alzarsi, ma un dolore lancinante alle costole lo costrinse a rimanere inchiodato al letto.
Si guardò in giro: si trovava in un ospedale.
 

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Capitolo 5
*** Conseguenze e preoccupazioni ***


Mikoto si abbandonò sul divano stanca, dopo un’altra giornata intensa passata a svolgere quel solito, stupido e noioso lavoro. L’avvocato per cui lavorava era una bravissima persona, un vecchio amico di famiglia di Fugaku, e la paga era buona, gli orari di lavoro ottimi. Eppure ormai da diverso tempo, da quando Itachi e Sasuke erano cresciuti abbastanza da saper badare a se stessi, sentiva la necessità di qualcosa in più; anche se in verità l’aveva sempre sentita. Prima però, aveva sempre preferito anteporvi la famiglia.
Il suo lavoro non le piaceva: lo considerava monotono e restrittivo, ma non poteva permettersi il lusso di cercare qualcosa di più adatto a lei, perché Itachi e Sasuke avevano ancora bisogno di essere sostenuti economicamente.
Continuò a riflettere ancora per diverso tempo su quelle cose, e quando con lo sguardo incrociò una foto dei suoi figli appesa alla parete, le sfuggì un sorriso. I suoi bambini, la sua cosa più preziosa in assoluto.
Aveva sempre amato loro due e il loro rapporto – non aveva mai incontrato fratelli tanto legati – ma negli ultimi tempi si era spesso ritrovata a pensare che l’amore che provavano uno per l’altro fosse anche troppo ambiguo. Ogni volta poi si dava pure della stupida, eppure quando li vedeva, quando le capitava di trovarli a dormire nello stesso letto stretti uno all’altro, non poteva fare a meno di sospettare del loro legame e di averne paura; sentendosi sempre assalita da in’inquietudine che non voleva comprendere.
Scacciando quei pensieri guardò l’orologio, non potendo fare a meno di notare che i suoi figli erano parecchio in ritardo. Aveva deciso di ascoltare Itachi riguardo alla questione del ragazzo che aveva picchiato Sasuke, e rimproverò se stessa per averlo fatto, perché per quanto saggio lui rimaneva sempre molto giovane, e non aveva la capacità di valutare quanto fossero rischiose certe situazioni.
Un brivido freddo le attraversò la schiena, insieme ad un orribile presentimento. Fece per afferrare il telefono e chiamare Itachi, ma prima che ne avesse il tempo qualcuno bussò alla porta, e senza esitare un attimo lei andò ad aprire.
“Mamma…”
Era suo figlio maggiore, che teneva in braccio Sasuke. Entrambi erano pieni di lividi e graffi; e il più grande si reggeva malamente in piedi. Ma quello ridotto peggio era il minore: sembrava addirittura aver perso i sensi.
Mikoto si sentì mancare un battito, e dopo un primo momento in cui non seppe cosa fare, raccomandò subito ad Itachi di andarsi a sedere e far stendere Sasuke cercando di farlo rinvenire. Lui fece come gli aveva detto la madre, ma senza riuscire a mantenere la solita calma. Era talmente colmo di rabbia – senso di colpa per aver permesso che Sasuke fosse ridotto in quel modo – e preoccupazione, che non riusciva a comportarsi come avrebbe voluto.
Vide Mikoto che prendeva in mano il telefono e digitava velocemente un numero, e in quel momento desiderò abbandonarsi a lei, sperando che pensasse a tutto. Poi però si ripeté che no, non voleva abbandonare Sasuke, e allora cercò di fare il possibile per aiutarlo con le pochissime forze che gli rimanevano.
Lo chiamò con voce flebile ma decisa, lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo quando lo vide aprire leggermente gli occhi. Gli afferrò gentilmente una mano, stringendola, continuando a chiamarlo per non fargli perdere i sensi.
Una fitta di dolore alla schiena gli fece scappare un gemito, e si sentì preso da una nuova ondata di rabbia ripensando a Kimura e alla sua banda. Aveva dovuto combattere contro otto persone, otto energumeni che nonostante mancassero di tecnica sapevano picchiare davvero bene, ma la vera goccia che aveva fatto traboccare non era stata la differenza numerica, visto che poi, quando ne aveva messi al tappeto due, gli altri vigliacchi si erano subito dati alla fuga.
Kimura aveva osato prendere Sasuke a calci facendogli male davvero, e per quanto Itachi non fosse una persona vendicativa non poteva assolutamente dimenticare e passar sopra a quel gesto così grave.
Era colpa di quell’idiota se ora suo fratello stava così male.
Gli accarezzò piano una guancia, facendogli percepire la propria presenza.
In teoria avrebbe dovuto comportarsi come medico, ma in quel momento semplicemente non ne era in grado.
Da come Sasuke aveva reagito quando lui per sbaglio gli aveva toccato una costola, Itachi credeva che ne avesse almeno una rotta, e quindi ringraziò mentalmente con tutto se stesso sua madre quando lei lo informò di aver chiamato l’ambulanza.
Mikoto si affiancò ai figli, guardando Sasuke. Era preoccupata, tremendamente, ma sapeva di dover mantenere il controllo almeno per loro due. Aveva già commesso un enorme errore, un errore che una madre non avrebbe dovuto commettere, sottovalutando così la situazione.
Quandò Sasuke la chiamò, lei si avvicinò al divano, baciandolo sulla guancia.
“Sono qui, bimbo mio.” Gli disse, gentilmente. Sapeva quanto lui odiasse essere chiamato in quel modo perché lo faceva sentire troppo infantile, ma in quel momento non poté impedirsi di trattarlo con riguardo assoluto.
Quando arrivò l’ambulanza, mentre si sedeva accanto alla barella di Sasuke, continuò a ripetersi che era una pessima madre. Avrebbe dovuto denunciare quei teppisti fin da subito, invece di aspettare che accadesse una cosa del genere.
 
 
 
 
 
 
 
Sasuke aprì gli occhi piano, abbagliato dalla luce intensa di quel pomeriggio. Si sentiva frastornato e dolorante; gli faceva male qualsiasi parte del corpo.
Fece per alzarsi, ma un dolore lancinante lo costrinse a rimanere inchiodato al letto.
Si guardò in giro: si trovava in un ospedale. Odiava quel posto, e lo mandò ancora di più nel panico l’idea di essere lì da solo. Intontito com’era, non si era accorto delle due presenza ai lati del suo letto, e sobbalzò quando Mikoto, alla sua sinistra, lo chiamò con voce dolce, sfiorandogli una guancia.
“Mamma …”
“Non fare sforzi, Sasuke.”Gli raccomandò lei, con uno sguardo misto fra la preoccupazione, il senso di colpa e la dolcezza.
“Hai una costola rotta.”
Lui allora si toccò, facendosi sfuggire un gemito di dolore quando si sfiorò le costole, e rendendosi conto solo in quel momento di avere il busto completamente fasciato in modo talmente stretto da impedirgli di fare certi movimenti.
I ricordi di qualche ora prima riaffiorarono improvvisamente, terribili come quei momenti, e istintivamente lui si girò verso il fratello, sentendosi prossimo al pianto.
Itachi era appoggiato sul suo letto, con il viso nascosto fra le braccia, e sembrava apparentemente addormentato. Sasuke notò che aveva la fronte bendata, e anche se all’inizio ebbe l’impulso di svegliarlo, decise di lasciarlo dormire.
Anche lui doveva essere rimasto in qualche modo ferito, e visto che si stava riposando così bene non voleva dargli fastidio solo perché aveva bisogno di sentire la sua voce. Si girò invece verso sua madre, formulando, solo con uno sguardo, la domanda che voleva porle: “Itachi sta bene?”
Lei annuì senza aggiungere nulla, lasciandosi sfuggire un sorriso incoraggiante.
Quando i medici che avevano soccorso Sasuke avevano chiesto come mai fosse ridotto in quel modo, non aveva potuto tacere, e aveva dovuto raccontare tutto, o almeno quel poco che era riuscita ad estrapolare ad Itachi, anche se non erano serviti chiarimenti per farle capire chi li avesse ridotti così. Probabilmente quei ragazzi che avevano fatto del male ai suoi figli si trovavano già agli arresti.
In fondo però non cambiava nulla: la costola rotta di Sasuke rimaneva, così come la gravità di quello che era avvenuto.
“Non avrei dovuto lasciarvi fare …” Mormorò la donna, quasi senza rendersene conto. “Non immaginavo che sarebbe finita addirittura in questo modo; sono una pessima madre.”
“Non è colpa tua, mamma.” Tentò di convincerla il figlio minore, ma quando lei ripeté che un buon genitore avrebbe dovuto prendere in mano la situazione in una circostanza del genere, al posto di lasciar fare ai figli, non trovò più nulla da dirle, rimproverandosi di non essere mai troppo bravo a consolare le persone.
Mikoto a quel punto gli accarezzò la fronte, spostandogli con delicatezza alcune ciocche di capelli, andando a sfiorare un livido violaceo e gonfio proprio sotto l’occhio di Sasuke. Voleva chiedergli cos’era successo, come mai la lite era sfociata in quella violenza – voleva sapere se ci fossero dietro delle motivazioni vere – ma non se la sentì di parlare così presto dell’argomento.
In ogni caso i suoi propositi furono definitivamente interrotti dal risveglio del figlio maggiore.
“Sembra … arrabbiato.”Pensò la donna, appena vide il suo sguardo farsi più cupo del solito, e conoscendo Itachi ci impiegò poco a capire cosa gli passasse per la mente.
“Niisan!” Lo salutò Sasuke, cercando subito il suo sguardo e restando un po’ di stucco quando lui ricambiò con un’occhiata non molto incoraggiante. Non vi badò troppo, pensando solamente che fosse stanco, e ci rimase male quando, mentre cercava di stringersi alla mano di Itachi per sentirselo vicino, lui ripudiò quel contatto.
Sasuke si concentrò solo sullo sguardo arrabbiato del fratello, non riuscendo a cogliere l’evidente sfumatura di preoccupazione che invece notò Mikoto.
“Come stai?”Gli chiese Itachi, simulando distacco. Sapeva già delle condizioni del fratello, ma ora che lo vedeva sveglio aveva bisogno di capire come si sentiva. Nello stesso tempo però voleva fargli comprendere che non avrebbe dovuto farsi coinvolgere nella rissa con Kimura, e per questo cercò di mantenere un comportamento piuttosto duro.
“Mi fa male dappertutto, ma suppongo di dover star bene.” Rispose l’altro, guardando male il fratello maggiore. Non gli era piaciuto il modo in cui Itachi gli aveva parlato, e per un infantile senso di ripicca non voleva rispondergli in modo gentile.
Continuò però a fissare la sua schiena, sentendo solo il bisogno di stringersi contro il suo petto, e percepì un forte senso di delusione quando Itachi non si voltò più per dirgli che si stava comportando così solo perché preoccupato.
Si abbandonò allora nuovamente alla stanchezza, crollando in un sonno profondo.
 
 
 
 
 
 
 
A Sasuke parve di udire dei suoni confusi, rumore di portiere che si chiudevano, qualcuno che lo faceva sdraiare, un motore che si accendeva … altri ricordi frammentari: l’ombra sfocata di suo fratello che lo sollevava con una delicatezza estrema – quasi eccessiva, probabilmente per la paura di fargli del male – e lo portava in camera, salendo le scale lentamente, per poi riporlo sul letto con leggerezza e rimboccargli le coperte, non prima di avergli baciato la fronte. Poi solo buio.
Quando Sasuke aprì gli occhi pensò di aver sognato, ma cambiò subito opinione distinguendo la morbidezza del suo letto e i contorni nella sua stanza nella notte. Non era più in ospedale.
“Niisan …”
Provò a chiamarlo, per capire se ci fosse qualcuno, prendendosi un mezzo spavento quando sentì la sua voce e lo vide seduto ai piedi del letto.
“Sono qui, Sasuke.”
Lui fece per alzarsi, ma una fitta alla costola rotta lo costrinse a rimanere così com’era.
Scese un silenzio innaturale, interrotto solo dai loro respiri.
“Sei … arrabbiato?” Gli chiese Sasuke, impaziente di spezzare quell’atmosfera tesa. Lui rispose con un sospiro profondo, prima di prendere a parlare.
“Si.”Gli disse, secco. “Ti avevo detto di non seguirmi.”
“Scusa se sono solo un marmocchio che sa solamente mettersi nei guai e intralciarti.” Gli rispose Sasuke, risentito.” Ma non volevo lasciarti andare da solo contro quelli, lo sapevo che sarebbero stati tanti!”
“E cos’hai ottenuto così?” Gli fece notare Itachi, risultando più brusco di quello che avrebbe voluto essere. “ Di farti rompere una costola e  …”
Si sentì subito gelare il sangue per il senso di colpa, rimproverandosi di essere stato solo uno stupido a sfogare in quel modo la frustrazione per non essere riuscito a difenderlo.
Pensò di essere una persona orribile quando udì il primo singhiozzo di suo fratello; ma capì subito che lui più che per quel singolo rimprovero, stava piangendo per tutto quello che era successo. Gli si avvicinò piano, andando a sdraiarsi al suo fianco.
“Vattene via!” tentò di cacciarlo Sasuke, senza troppa convinzione. “Tanto sono inutile, no?”
“Non sei inutile.”
Gli sussurrò lui, baciandolo sulla guancia e posandogli una mano sull’altra per appoggiare il suo viso di più contro il proprio.
“È colpa mia … avrei dovuto difenderti, invece non ne sono stato in grado né la prima né la seconda volta.”
Gli accarezzò una guancia, asciugandogli le lacrime. “Tu non hai colpa, quindi non piangere.”
Sasuke fece per voltarsi verso di lui ed abbracciarlo, ma si ricordò di non potersi muovere per colpa della costola. Allora si limitò ad inclinare un po’ il viso di lato, contro la spalla del fratello, abbandonandosi ai baci veloci e nello stesso tempo protettivi che ogni tanto lui gli posava sul mento, sulla guancia, o sulla fronte, iniziando a rendersi conto solo dopo un po’ che questi stavano sempre più sfociando in qualcosa di poco fraterno.
Itachi però lo notò subito, e allora s’impose di restare calmo. Sasuke stava male e aveva bisogno di lui; non poteva lasciarlo solo in quel momento solo perché in preda ai suoi sentimenti.
Respirò profondamente, asciugandogli le ultime lacrime con il palmo della mano, e alla fine gli passò un braccio intorno alle spalle per sentirselo vicino, attento a non fargli del male.
“Quanto dovrò aspettare per guarire, niisan?” Gli chiese il minore in un sussurro debole.
“Almeno un mese, otouto.” Rispose Itachi, sfiorandogli nuovamente una guancia e intuendo la sua preoccupazione. “Non ti preoccupare però, mi prenderò cura di te.”
A quel punto Sasuke si abbandonò alla stanchezza, rassicurato dalle parole del più grande. L’idea di non fare nulla e di essere in buona parte dipendente dagli altri per tanto tempo lo turbava, ma quella prospettiva non gli sembrò così terribile se c’era Itachi con lui.
Istintivamente cercò la sua mano, per poi stringerla forte, e gli disse qualcosa a voce molto bassa, perché si vergognava.
“Ho avuto paura oggi, niisan.”
L’altro prese ad accarezzargli la testa come era solito fare, e Sasuke non riuscì più a tenere gli occhi aperti. Udì solo alcune parole del fratello mentre si addormentava nuovamente.
“Lo so Sasuke … lo so. Mi dispiace di essere arrivato così tardi …”
 
 
 














Quinto capitolo ^_^ scusate se settimana scorsa non ho aggiornata questa long, ma avevo già pubblicato la fiction per il compleanno di Sasuke e volevo portarmi avanti XD
Comunque, come capitolo a leggerlo risulta un po’ più corto degli altri, forse, ma era necessario e non potevo allungare il brodo, sarebbe stata una cosa stupida XD quindi va bene così.
Mi piace l’ultima scena <3 xD
Ci sentiamo settimana prossima con il capitolo 6, intanto spero abbiate gradito questo ^_^ commenti graditi.
(E ora vado a leggere Angel Sanctuary, la mia nuova fissazione … anche se l’ItaSasu resta sempre al primo posto nei miei pensieri XD).

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Capitolo 6
*** Un po' di tranquillità ***


Itachi aprì la porta di casa con la sua solita calma caratteristica, togliendosi le scarpe e lasciandole all’ingresso con cura, per poi salutare.
“Sono a casa.”
Non gli arrivò nessuna risposta, e dopo un primo attimo di sconcerto gli venne da pensare che Sasuke fosse ancora nella sua camera come l’aveva lasciato quella mattinata. Erano passati già quattro giorni dallo scontro con la banda di Kimura – e quindi da quando Sasuke aveva riportato diversi lividi e una costola rotta– e il più piccolo dei due fratelli era sprofondato in uno stato di totale apatia. Si alzava poco dal letto, anche a causa del fastidioso dolore che lo tormentava ad ogni passo.
Oltretutto era nervoso ed inavvicinabile, ed Itachi in quei giorni passati era riuscito a fare davvero poco per lui.
Quel pomeriggio poi era uscito con Jun, la ragazza che voleva farsi piacere per cercare di ignorare i sentimenti nei confronti del fratello, e si sentiva tremendamente in colpa, senza contare che si rendeva conto della stupidità di quel tentativo. Si trovava bene con quella ragazza, ma non provava assolutamente niente per lei, e sapeva che quel suo comportamento da parte sua era assolutamente scorretto. La stava illudendo, ma allo stesso tempo non riusciva a convincersi che sarebbe stato meglio lasciar perdere tutto, perché voleva trovare una via di fuga dall’amore non fraterno che stava incominciando a provare, sempre con maggiore intensità, nei confronti di Sasuke. Lui ancora non sapeva niente del suo fidanzamento, e nemmeno Mikoto; ma l’intera scuola ne era già al corrente, e Itachi temeva che se Sasuke l’avesse saputo, sarebbe scoppiata una piccola tragedia.
Posò la tracolla che conteneva i suoi libri di medicina sul tavolo in cucina, salendo le scale con passo leggero ed accantonando quei pensieri stressanti, almeno per il momento.
Trovò la porta della stanza di Sasuke aperta, e rimase li fermo, davanti all’entrata, a fissarlo. Lui stava leggendo un qualche libro di avventura, e non si accorse di Itachi fino a quando l’altro si schiarì la voce per avvertirlo della sua presenza.
A quel punto arrossì di colpo, guardando Itachi in cagnesco.
“Da quanto sei qui?” Gli chiese per prima cosa, con tono già litigioso. “Si bussa prima di entrare, lo sai?”
“Otouto, era già aperto.” Gli fece notare lui, pazientemente. “Non c’è bisogno che mi urli dietro in quel modo.”
“Mi stavi spiando!”
Sasuke …
Quando Itachi fece per posargli una mano sulla testa lui reagì scacciandolo come una mosca con un gesto brusco della mano, mettendo il suo solito broncio. Pur con tutta la forza di volontà il più grande non riuscì a non trovarlo adorabile – e davvero carino – e finì per sorridergli dolcemente nonostante il trattamento poco gentile.
“Non ti stavo spiando.” Puntualizzò. “E comunque non capisco perché ti vergogni.”
Non gli diede il tempo di protestare, sedendosi invece accanto a lui e posandogli un bacio leggero sulla fronte.
Aveva provato a imporsi distacco quando si era reso conto dei suoi sentimenti, ma ora che oltretutto Sasuke stava male non ne era assolutamente in grado.
“Ti annoi?”Gli chiese gentilmente.
“Si …”Ammise lui, alla fine. “Queste giornate di maggio sono belle …”Aggiunse poi, sottintendendo che gli sarebbe piaciuto uscire.
Itachi gli sfiorò piano le costole, appena percettibili sotto la pelle e tramite la stoffa della maglietta. “Ti fa molto male?”
“Un po’, ma riesco a fare qualche passo.”
Il maggiore poi gli posò un bacio sulla guancia sinistra, sotto l’occhio, la dove un livido violaceo era ben evidente, e gli fece appoggiare la testa contro il suo petto, prendendo ad accarezzarlo dolcemente. Lo amava, sia come fratello sia in senso sentimentale, e si stupì lui stesso della chiarezza con cui formulò quel pensiero che si affrettò subito a scacciare dalla mente con forza, imponendosi di ignorarlo.
Lui e Sasuke restarono in quel modo per diversi minuti.
“Vuoi che ti porti un po’ in giro?” Gli propose alla fine Itachi, sorridendo istintivamente quando vide illuminarsi lo sguardo di suo fratello, anche se lui probabilmente credeva di sembrare serio ed imperscrutabile.
“Dove, niisan?”Chiese con noncuranza.
“Ai giardini della villa imperiale di Shugakuin, i tuoi preferiti.”
“Ma io non posso camminare tanto …”Gli fece notare Sasuke, dispiaciuto.
“Non ha importanza, otouto. Vorrà dire che staremo un po’ seduti su una qualche panchina a goderci il paesaggio e la tranquillità.”
Il minore rimase qualche secondo a riflettere, e poi annuì, non riuscendo a nascondere della sincera gratitudine nei confronti di Itachi, per poi farsi però subito un po’ imbarazzato.
“Mi aiuti a lavarmi i capelli? Non esco così.”
“Si.”Gli rispose lui gentilmente.”Ti aiuto… ce la fai ad alzarti?”
Sasuke si aggrappò alla spalla del fratello per tirarsi su dal letto, lasciandosi sfuggire un gemito a causa di una fitta di dolore, ma poi non ebbe particolari difficoltà a camminare fino al bagno, seguito da Itachi.
“Otooto … prova a sederti sul tappetino, e appoggiare la schiena contro la vasca e il collo sul bordo. Così non dovresti farti male.”
Lui esitò un attimo, e poi fece come gli aveva consigliato il fratello, sedendosi lentamente.
“Ti fa male la costola rotta, a stare così?”Chiese il maggiore, premuroso.
L’altro rispose scuotendo la testa. “No, però il collo …”
Itachi prese un piccolo asciugamano dal mobiletto in bagno, piegandolo con cura e mettendolo dietro la nuca di Sasuke a mo’ di cuscino.
“Così va meglio?”
Intanto prese da uno dei cassetti del solito mobile lo shampoo per i capelli di Sasuke, andando poi a posizionarsi a cavalcioni sul bordo della vasca. Era una posizione un po’ scomoda e in quel modo rischiava di bagnarsi, ma d’altra parte non potevano fare altrimenti viste le condizioni di Sasuke.
Afferrò il doccino della vasca da bagno, aprendo l’acqua calda e un po’ quella fredda, per regolarla in modo che fosse della temperature giusta.
“Arrivo.”
Avvertì il fratello in quel modo, prima di bagnargli i capelli.
“Ah! Niisan, è fredda!”
Protestò lui, chiudendo forte gli occhi e spostando la testa bruscamente in un modo che fece sorridere Itachi, perché gli ricordava il Sasuke più piccolo di qualche anno prima.
“Non muoverti così di colpo, rischi di farti male, otouto; e poi l’acqua non è fredda.”
“Invece ti dico che è fredda.” protestò lui con poca convinzione.
Non aggiunse altro quando il fratello gli passò le mani fra i capelli per mettergli lo shampoo, e si limitò solo ad abbandonarsi al suo tocco. Il collo stava iniziando a fargli un po’ male, ma i tocchi delle mani di Itachi erano talmente rilassanti che Sasuke ignorò il dolore.
Si rilassò completamente, e si accorse che Itachi aveva finito solo quando non sentì più lo scroscio dell’acqua, e lui gli mise un asciugamano in testa, facendogli sollevare il collo, e strofinando poi con forza ma nello stesso tempo delicatezza i suoi capelli per asciugarli un po’.
Sasuke si aggrappò alle spalle del fratello, lasciando che fosse lui a sollevarlo e rimetterlo in piedi, e appoggiò la fronte contro il suo petto, colto dall’improvviso bisogno di un contatto.
Con le persone raramente si lasciava andare a simili effusioni, e quegli abbracci in particolare erano solo per Itachi, ma nonostante si ostinasse a voler apparire freddo e distaccato, in realtà Sasuke aveva tremendamente bisogno di appoggiarsi all’affetto di qualcun altro.
Sapeva di essere fin troppo dipendente dal fratello, ma era consapevole anche di avere bisogno di lui, e non voleva lasciarlo andare. Aveva la necessità di sentire quel tono di voce dolce solo per sé, delle sue carezze, delle sue mani delicate e allo stesso tempo forti; delle sue spalle e del suo petto, dove appoggiarsi per trovare riparo e conforto.
“Sasuke … dovrei asciugarti i capelli …”Gli ricordò Itachi, con voce ovattata.
Lui restò lì in quel modo ancora un po’ prima di staccarsi dal petto del fratello.
Itachi posizionò un piccolo sgabello davanti al lavandino, invitandolo a sedersi li.
“Come va con il dolore alla costola?” Gli chiese, mentre cercava l’asciugacapelli.
“Bene…” Rispose Sasuke. “Ogni tanto avverto qualche fitta, e mi da fastidio ad ogni movimento; ma non è nulla di insopportabile.”
Chiuse gli occhi nuovamente, quando Itachi iniziò ad asciugargli i capelli, passando un’altra volta le mani fra essi, come in una carezza gentile.
 
 
 
 
 
 
Sasuke osservò Itachi mentre gli allacciava le cinture di sicurezza, regolava il proprio sedile e gli specchietti, girava le chiavi della macchina di Mikoto – lei andava al lavoro in bicicletta – per farla accendere, posava la mano sinistra sul volante e ingranava la retro marcia per uscire dal cancello di casa.
Continuò a guardarlo anche mentre scendeva dalla macchina per andare a chiudere il cancello di e poi tornava, regalandogli un veloce sorriso prima di mettere la prima marcia – e poi praticamente subito la seconda – per partire.
A Sasuke piaceva andare in auto con suo fratello, e osservarlo mentre guidava con attenzione e prudenza, ma non insicurezza, perché in qualche modo gli trasmetteva un senso di calma e protezione. Pensò di rilassarsi e abbandonarsi alle sue fantasie, ma una forte fitta alla costola rotta gli fece scappare un urlo strozzato.
Itachi rallentò subito, preoccupato.”Otouto, tutto bene?” Chiese, risultando meno calmo di quanto avrebbe voluto essere.
“Si …”Rispose debolmente il minore, rilassandosi – ora che il dolore era nuovamente scomparso – sul sedile della macchina.
Il maggiore gli posò una mano sulla testa, mentre attendeva che scattasse il verde per ripartire.
“Forse è meglio che stai a casa …”
Lui in tutta risposta si affrettò a scuotere la testa, per nulla intenzionato a trascorrere anche quel pomeriggio chiuso fra le mura della sua abitazione, per giunta con una bella giornata come quella.
“No.” Rispose, deciso, per poi continuare con tono lamentoso.”Voglio uscire, niisan …”
Sasuke s’irrigidì a causa dell’ennesima fitta, ma questa volta fu ben attento a non farlo notare ad Itachi, perché non voleva che lui si convincesse che era meglio tornare a casa. Chiuse gli occhi, per cercare di rilassarsi, aprendo ogni tanto leggermente quello sinistro per spiare suo fratello. Lo colse più volte mentre gli lanciava delle occhiate dolci e apprensive nello stesso tempo, e pensò che fosse tremendamente bello averlo accanto.
 
 
 
 
 
Itachi ci impiegò diverso tempo per trovare un posto proprio davanti all’entrata dei giardini della villa imperiale di Shugakuin, in  modo da far camminare Sasuke il minor tempo possibile. Si caricò lo zainetto che aveva preparato prima di uscire sulle spalle, e poi andò ad aprire la portiera a Sasuke, per aiutarlo ad alzarsi.
“L’area dove ci si può sedere e rilassarsi un po’ è praticamente all’entrata, riesci a camminare fino a li?”
Gli chiese, porgendogli entrambe le mani per aiutarlo ad alzarsi.
Lui annuì leggermente, mentre si tirava su aggrappandosi al fratello, senza riuscire a trattenere qualche smorfia di dolore. Camminò per pochi minuti, tenendosi aggrappato a lui, e fu davvero un sollievo quando poté sedersi sulla prima panchina che incontrarono, all’ombra di un grosso salice piangente e davanti a un piccolo laghetto da cui s’intravvedevano dei pesci rossi.
Sasuke aveva sempre amato quei giardini, e uno dei pochissimi ed offuscati ricordi che aveva di suo padre era ambientato proprio in quel posto. Ricordava due mani grandi e forti, un po’ rudi, che lo afferravano mentre stava cercando di entrare in acqua – forse in quello stesso laghetto che ora aveva davanti – per acciuffare qualcosa, di sicuro dei pesci. Poi uno sguardo severo ma in fondo buono, e una voce forte e decisa che gli diceva: ”Spostati dall’acqua, è pericoloso per un bambino piccolo come te.”
 
“Com’era nostro padre?”Chiese ad un tratto Sasuke, fissando il fratello negli occhi. Aveva già fatto quella domanda ad Itachi talmente tante che ormai non era più in grado di contarle, e sapeva già che lui, nonostante tutto, avrebbe fatto come al solito. Infatti Itachi tirò fuori lentamente il suo portafoglio dalla tasca, aprendolo ed estraendo una piccola foto di Fugaku, che teneva sempre li, per sé e per mostrarla a Sasuke come faceva ogni volta.
“All’apparenza papà era un tipo burbero, severo, freddo ed irremovibile.”Gli spiegò. “In verità, anche se capii alcune cose solo dopo la sua morte, era un uomo molto legato ai figli e a sua moglie, disposto a fare di tutto per loro, molto presente, anche se con discrezione, e capace di provare grande affetto.”
Itachi si mise a fissare una nuvola, mentre si muoveva veloce, trasportata dal vento.
“Da piccolo non riuscivo ad interpretare i suoi modi di fare, e spesso ho creduto che non gli importasse poi molto di te … e di me. Se ci penso ora, però, riesco a comprendere tutti i piccoli gesti d’affetto che all’epoca mi erano sfuggiti.”
Si lasciò scappare un sospiro, passando un braccio attorno alle spalle di Sasuke e stringendolo un po’ a sé, attento però a non fargli del male.
“E penso che nonostante i suoi difetti fosse davvero un padre degno di tale appellativo.”
Fra loro calò un attimo il silenzio, interrotto poi da Sasuke.
“Mi sarebbe piaciuto … conoscerlo meglio.”
Itachi pur sforzandosi con tutto se stesso non riuscì a trovare nessuna risposta soddisfacente da dargli, e senza quasi rendersene conto finì per accarezzargli i capelli, come faceva di solito. Avvertì l’impulso di sfiorargli la guancia con le labbra fino a trovare le sue e baciarlo, ma si affrettò subito a scacciare quella sensazione, imponendosi di mantenere la calma.
“Ti fa molto male la costola?”Gli chiese, con voce sottile.
“Un po’…”Ammise lui, afferrandolo lo zaino che Itachi aveva portato e frugandoci dentro.
“Hai portato la mia macchina fotografica, niisan.” Constatò, accendendola istintivamente per trovarvi alcune foto di più di un mese prima.
“So che non ti dispiace fotografare dei paesaggi. Non ti puoi muovere molto, ma qui anche da fermo dovresti riuscire a fare delle belle foto.”
“Grazie ...” Rispose Sasuke lasciandosi sfuggire un sorriso sincero, e arrossendo poi d’imbarazzo dopo essersi reso conto di aver mostrato la sua gratitudine in modo così esplicito. Facendo attenzione a non farsi notare puntò la macchina fotografica verso di lui, di nascosto, scattandogli una foto.
Si soffermò ad osservare il fratello immortalato in quell’immagine, non riuscendo a togliersi dalla testa l’idea che gli sarebbe piaciuto baciare le sue labbra e … rischiò di farsi scivolare la macchina fotografica di mano quando lui lo chiamò, con un’espressione divertita dipinta in volto.
“Otouto, guarda che ho visto che mi hai scattato una foto.” Gli fece notare il maggiore, trovando adorabile il rossore che si dipinse subito dopo sulle sue guance.
“Era solo per fare una prova.” Gli spiegò Sasuke, a mo’di scusa. Non capì perché quella foto lo spinse a riflettere sul livido viola che Itachi aveva ancora, dopo diversi giorni da quando si erano scontrati con la banda di Kimura, forse perché nel complesso dell’immagine risaltava particolarmente, e quei pensieri gli fecero subito salire una rabbia che lo rese particolarmente nervoso. Strappò delle foglie del povero salice piangente che li proteggeva dall’ombra di scatto, facendo subito capire ad Itachi che qualcosa non andava.
“Cosa c’è, otouto?” Gli chiese il maggiore, pazientemente.
“Che fine hanno fatto quel Kimura e il resto della sua banda?”
“Li hanno portati in un riformatorio.” Rispose Itachi, imperscrutabile.
Se ripensava a quello che era stato fatto a suo fratello non riusciva a non desiderare di essere lui a punirli personalmente, picchiandoli ingiustamente così come loro avevano fatto con Sasuke; tuttavia non poteva evitare di pensare a cosa sarebbe servita quella vendetta. Kimura era un vigliacco, certo, ed era odioso. Itachi era sicuro che, se l’avesse avuto davanti a sé, probabilmente non sarebbe riuscito a trattenersi dall’impulso di fargli del male, ma in fondo sapeva che anche quello non sarebbe servito a niente. Kimura così non si sarebbe sentito una persona pessima per aver compiuto un gesto simile, e anzi probabilmente avrebbe reagito ad un’umiliazione del genere diventando ancora più aggressivo e pieno di rancore nei confronti suoi e di Sasuke.
Quindi l’Uchiha più grande si convinse che invece di rovinarsi quel giorno restando a rimuginare sulla sua rabbia nei confronti dell’ex compagno di classe, avrebbe fatto meglio a godersi la giornata con Sasuke. Gli fu particolarmente difficile mettere da parte quei pensieri quando, per l’ennesima volta, lo sentì gemere di dolore e lo vide mentre si appoggiava una mano all’altezza delle costole, però lo stesso si fece forza per scacciarli.
“Fatti una foto con me, otouto.”Gli propose, rubandogli la macchina fotografica di mano e appoggiando la guancia sinistra contro quella destra del fratello. Immaginò benissimo il rossore sulle sue guance e l’espressione imbronciata.
“Niisan!Così sembriamo … due idioti! Mollami, non voglio!”
“Certo Sasuke … se non ti va allora perché non ti sposti?”Pensò Itachi, prima di scattare la foto.
 
 
 
 
 
 
Ecco il sesto capitolo gente XD
A dire la verità, non lo nascondo, sono un po’ dispiaciuta perché ultimamente i commenti non sono molti, sarà il caldo? Comunque colgo l’occasione per ringraziare chi recensisce sempre, e scusate se ogni tanto rispondo in ritardo XD
Volevo avvisare i lettori che probabilmente il prossimo aggiornamento di questa fiction sarà verso fine agosto/inizio settembre, quando sarà concluso, più o meno, il periodo di vacanze. Ma dipende.
In ogni caso non aspetterete più di un mese …
Ah! i giardini della villa imperiale di Shugakuin esistono sul serio, ovviamente, però il posticino in cui si siedono Itachi e Sasuke, per quanto riguarda la descrizione, me lo sono inventato di sana pianta, visto che non ho idea di come siano fatti … per il resto, alla prossima con il capitolo sette ^_^
 
Anticipazione:
“Mio fratello che cosa?”
“Ormai lo sa tutta la scuola. Itachi Uchiha è fidanzato con una certa Jun della sua classe, non si fa altro che parlare di quello. Devi vedere come la invidiano le ragazze.”
 
 

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Capitolo 7
*** Scoperte inaspettate ***


Sasuke si abbandonò sul divano, stanco e irritato dal caldo di quella giornata della seconda metà di giugno. Il dolore alla costola rotta era nettamente meno insistente e fastidioso rispetto ai primi tempi, ma nonostante fossero passate tre settimane, ancora doveva prestare estrema attenzione al suo modo di muoversi. Così le giornate in quel periodo erano trascorse lentamente, e gli unici eventi degni di nota erano stati il compleanno di sua madre e quello di Itachi.
Quel giorno Naruto si era intestardito per andare a trovarlo, e Sasuke, con la sua solita indifferenza, aveva accettato con piacere la proposta. Itachi in quel periodo lo stava trascurando abbastanza – cosa che ovviamente lo irritava parecchio – ma Sasuke non voleva dargli la soddisfazione di chiedergli il perché. Così era diventato scontroso e irritabile nei suoi confronti e anche in generale, ed ormai era da qualche giorno che faticavano ad avere una conversazione. La cosa lo affliggeva parecchio, ma non l’avrebbe mai riconosciuto. Proprio per questo sentiva particolarmente bisogno della compagnia di qualcuno, e anche se per natura mai e poi mai avrebbe esternato i suoi dubbi a Naruto, l’idea di sopportare le sue chiacchere gli faceva più piacere del solito.
Quando sentì suonare il campanello andò ad aprirgli con un entusiasmo –attento però a non fare movimenti bruschi – che si affrettò subito a soffocare e, appena lui irruppe in casa con il suo solito chiasso, Sasuke si rimangiò tutti i pensieri positivi di prima.
“Buongiorno Mikoto San, buongiorno Itachi san!”
“Naruto, finiscila di urlare.” Gli disse, seccato.”Mia madre non è a casa, e nemmeno mio fratello.”
“Oh. Non lo sapevo.”
“Andiamo in camera mia a giocare a “Ninja Vs Samurai”… è un nuovo videogioco che ho comprato, sono sicuro che ti piacerà.”
“Ok.” Assentì bonariamente il biondino, seguendo l’amico su per le scale con un sorriso a trentadue denti, per poi lanciarsi letteralmente sul letto appena giunti nella camera di Sasuke. In realtà avrebbe voluto parlare un po’ con lui, ma visto che già si erano detti molte cose per telefono il giorno prima non riusciva a trovare nulla da chiedergli che non sembrasse troppo stupido.
“Sono contento che tu abbia accettato di vederci.” Gli spiegò, sempre continuando a sorridere.”Il tuo banco a scuola è sempre vuoto, e stavi iniziando a mancarmi un po’.”
Sasuke fece finta di ignorarlo, mentre gli dava le spalle per accendere il televisore e mettere il dischetto del videogioco nella console, ma dentro di sé non poté fare a meno di apprezzare quelle parole.
Andò a sedersi di fianco all’amico sul letto, mentre partiva la sigla iniziale del videogioco.
“Questo è un picchiaduro appena uscito.”Gli spiegò.”Non si tratta solo di combattimenti però, anche la trama è davvero bella.” Poi aggiunse, con tono un po’ petulante.”Io l’ho già completato tutto e ho sbloccato la maggior parte dei personaggi, dopo una sola settimana di gioco.”
Naruto rimase incantato mentre il suo amico gli porgeva il joystick per dare il via ad una partita multipla. “Questo è quel  ... “ borbottò, mentre riconosceva il videogioco che aveva visto poco più di due settimane prima sugli scaffali di un negozio specializzato.
“Questo è …”
Esattamente, Dobe. Proprio quel videogioco di cui si è parlato già due anni prima dell’uscita. Lo reputano il miglior picchia duro dell’ultimo decennio.
“Ooh ti prego!Fammelo provare, Sasuke! Dev’essere così figo! Puoi creare anche il tuo Samurai o il tuo Ninja, no ?”
“Certo.” Annuì l’altro, serafico. ”Comunque te lo sto facendo provare, quindi è inutile che urli tanto.”
Passarono circa tre ore a giocare ininterrottamente, senza concedersi neanche una pausa, troppo presi dal gioco, ma poi dovettero fermarsi per il bruciore agli occhi.
“Ah, Sasuke. Mi sono dimenticato di dirti una cosa.”
“Che cosa sarebbe Dobe?”
“Sei stato assente un mese, in cui non è successo nulla d’interessante, a dire la verità. Anche se c’è una cosa che ancora non ti ho chiesto; perché non mi hai detto che tuo fratello si è fidanzato? ”
Sasuke si limitò a guardare l’amico con un’espressione indecifrabile.
“Mio fratello che cosa?”
“Ormai lo sa tutta la scuola. Itachi Uchiha è fidanzato con una certa Jun della sua classe, non si fa altro che parlare di quello. Devi vedere come la invidiano le ragazze.”
“Impossibile.” Affermò Sasuke con decisione. “Sarà solo una sua amica.”
“Ti assicuro Sasuke, che sono fidanzati. Li ho visti insieme all’uscita della scuola, credo che fossero sul punto di baciarsi. Probabilmente poi sono usciti pure insieme.”
Naruto si pentì subito di aver raccontato quelle cose a Sasuke credendo di avergli dato una notizia che già conosceva, e non poté fare a meno di pensare che la reazione del suo migliore amico fosse esagerata, quando lo vide sbiancare in maniera preoccupante. Sapeva che lui aveva sempre avuto un rapporto molto stretto con Itachi, ma quel comportamento lo trovava eccessivo.
“Tuo fratello è un ragazzo popolare, prima o poi si sarebbe fidanzato.” Gli fece notare.” Non capisco perché l’hai presa così male sas-“
“Stai zitto, Naruto.”
“Sas-“
“Lasciami in pace, ti ho detto!”
Istintivamente Naruto, nonostante ci fosse rimasto male per quella reazione, si preoccupò quando vide Sasuke così scosso, ma quando l’amico respinse con uno schiaffo la mano che lui gli posò sulla spalla, sentì che la sua pazienza si era esaurita.
“Guarda che io non ti ho fatto niente, e comunque la tua reazione è esagerata.”
Quando lui si limitò a ignorarlo Naruto non fece altro che alzarsi dal letto, e uscire dalla camera, per poi voltarsi nuovamente verso Sasuke con aria offesa.
“Me ne torno a casa mia, tu vedo che stai molto meglio qui da solo.”
Ci rimase un po’ male quando l’amico continuò ad ignorarlo, ma lo stesso gli voltò le spalle, scese le scale e uscì da una delle finestre al primo piano per non chiedergli nemmeno di aprire la porta.
Raccontare del fidanzamento di Itachi era stata una pessima idea, si disse, mentre percorreva la strada per tornare a casa con un groppo alla gola.
 
 
 
 
Sasuke era rimasto a fissare il vuoto per diverso tempo, incapace di comprendere i suoi sentimenti.
Gli dispiaceva per aver trattato in quel modo il suo migliore amico, ma nello stesso tempo non era stato in grado di dirgli qualcosa di gentile per scusarsi, perché la notizia del fidanzamento di Itachi aveva smosso qualcosa dentro di lui in grado di sconvolgerlo.
Negli ultimi tempi si era accorto dei sentimenti che provava verso il fratello, e nonostante sapesse quanto fossero strani e proibiti non aveva mai cercato di nasconderli a se stesso. Anzi, li aveva accettati sapendo di non poterli cambiare, e addirittura arrivando a sperare in certi casi di essere ricambiato. Poi si era reso conto che non sarebbe mai andata come desiderava, che Itachi un giorno si sarebbe trovato una donna e magari avrebbe avuto dei figli, ma si era ripromesso di non smettere mai di amarlo e di accontentarsi del suo amore fraterno.
A volte si era chiesto se il suo fosse davvero amore di quel tipo che di solito non nasce tra fratelli, ma anche se non aveva potuto fare paragoni visto che non si era mai innamorato di nessun altro o altra, non aveva avuto dubbi quando si era ritrovato a pensare di desiderare che Itachi lo toccasse e lo baciasse.
Nonostante tutto non aveva mai pensato veramente a come avrebbe reagito ad un possibile suo fidanzamento, e ora che quella notizia gli era piombata addosso si sentiva davvero sconvolto.
Era geloso, offeso, si sentiva tradito e aveva paura. Paura di essere abbandonato e trascurato.
Ecco perché negli ultimi tempi non sta con me, perché c’è quella ragazza.” Si disse, sprofondando la testa nel cuscino. “Non mi ha nemmeno detto nulla …”
Continuò a rigirarsi nel letto, incapace di abbandonare quei pensieri, per quasi un’ora, fino a quando gli parve di sentire la porta di casa al piano inferiore che si apriva. Doveva essere Itachi. Decise di sprofondare ancora di più il viso nel cuscino, per fingere di dormire ed evitare di farsi vedere in volto.
“Otouto!” Sentì suo fratello che lo chiamava, e paradossalmente quel tono di voce calmo servì solo a indispettirlo ancora di più.
“Sasuke … dove sei?”
Udì chiaramente dei passi su per le scale, e quando percepì la presenza di Itachi davanti alla porta della sua stanza non poté fare a meno di irrigidirsi un po’: ma continuò comunque a fingere di dormire.
“Sasuke. Si capisce che sei sveglio, quindi smettila di fingere. Cosa ti prende?”
Lui continuò a restare fermo, ignorando il fratello più grande, ma quando sentì il suo peso che si posava sul letto dovette trattenersi dall’impulso di urlargli contro dalla rabbia.
Mi ha tradito.” Pensò. ”Non mi ha detto niente, non si è fidato di me …. mi trascura perché preferisce quella ragazza. Non capisce … quello che provo. Ultimamente si comporta in modo strano.”
Quando si rese conto della mano di Itachi fra i suoi capelli, reagì bruscamente, scacciandolo con decisione.
“Vattene, bugiardo!”
Lo fissò negli occhi: avrebbe voluto dirgli un sacco di cose, ma sapeva di non poter esprimere i suoi veri sentimenti, anche per la paura di perderlo e allontanarlo. Gli venne in mente quando Itachi, diverse settimane prima, l’aveva quasi baciato, ma si convinse che doveva essere stato tutto frutto delle sue fantasie che avevano gonfiato la cosa.
Restò così per diverso tempo, guardandolo, e si sentì veramente uno stupido quando si accorse di avere le guance umide. Allora non protestò quando Itachi, sfiorandolo con il suo solito tocco dolce, gli fece appoggiare la fronte contro il suo petto, protettivo.
“Sasuke, ma che cosa ti è successo?” Gli chiese con voce impercettibile il più grande, mentre si rattristava sempre di più nel sentirlo piangere in quel modo: come se avesse milioni di cose da dire ma non riuscisse a tirarle fuori. Lo strinse più forte, sperando di consolarlo almeno un po’ con la propria presenza.
“Hai una fidanzata.” Singhiozzò Sasuke.” Non me l’avevi detto.”
Itachi si sentì mancare un battito. Aveva sperato di non far sapere niente a Sasuke, ma nello stesso tempo aveva sempre saputo che lui l’avrebbe scoperto, un giorno o l’altro. Si sentì uno stupido per non averglielo detto prima, tradendo così anche la sua fiducia, ma lo stesso non riuscì a capire come mai suo fratello se la stava prendendo in quel modo. O forse già lo sapeva, ma semplicemente si sforzò di ignorare la cosa e pensare che non fosse come credeva lui.
Ripensò al suo comportamento degli ultimi tempi, scacciando quel presentimento sgradevole che ogni tanto lo portava a convincersi che anche Sasuke provasse i suoi stessi sentimenti proibiti.
“Sei un bugiardo!” Lo accusò ancora, Sasuke.” Diverse volte ultimamente mi hai detto che saresti rientrato a casa più tardi per studiare, ma in verità uscivi con quella!”
La voce del più piccolo fu interrotta per un po’ dai singhiozzi. “Non t’importa nulla di quello che provo io … fai il bravo fratello quando ti pare e poi mi abbandoni!”
“Non dire sciocchezze, otouto.”
Itachi prese ad accarezzargli i capelli dolcemente, sentendosi avvolto da uno strano senso di colpa; Aveva tradito e ferito la persona che amava con tutte se stesso. Avrebbe voluto spiegargli tutto: che si era fidanzato per reprimere i proprio sentimenti e che non gli aveva detto nulla per paura di come avrebbe reagito, che voleva allontanarsi da lui per smetterla di provare il desiderio di baciarlo come un fratello non avrebbe mai dovuto fare. Tuttavia sapeva di non potergli dire quelle cose.
Il mio più grande desiderio è amarti.” Pensò, mentre Sasuke scostava la testa dal suo petto e i loro sguardi s’incrociavano.” Ma non posso macchiarti di questo peccato.”
Itachi in quel momento realizzò quasi con orrore di aver dato per scontato che anche Sasuke provava i suoi stessi sentimenti, ma quando provò a negarlo, questa volta non vi riuscì.
Ricordava che in passato, quando la situazione aveva rischiato di sfuggirgli e i suoi baci si erano fatti troppo coraggiosi, Sasuke non si era mai spostato, e non era mai parso turbato. E anche in quel momento, tutto in lui faceva intuire i suoi sentimenti.
Itachi non poté ignorare il modo in cui le braccia di suo fratello erano avvolte intorno alle sue spalle, né il suo sguardo desideroso d’amore e nemmeno le sue labbra appena dischiuse, come se Sasuke aspettasse di essere baciato.
Senza nemmeno rendersene conto, guidato dall’istinto, lo fece sdraiare sul letto, sotto di sé; senza distogliere lo sguardo dal suo. Lo sentì tremare, e per tranquillizzarlo gli accarezzò una guancia dolcemente. Appoggiò una mano sul petto di suo fratello, piano, e sentì che anche il suo cuore batteva forte, in preda all’emozione.
Insicuro, scese a baciarlo sul collo, infilando le mani sotto la sua maglia, e sentì il corpo di Sasuke che rispondeva a quei tocchi.
“Niisan, io …”
Lo zittì con un gesto gentile della mano, baciandolo di nuovo sul collo e risalendo sempre di più. Quando le loro labbra s’incontrarono, anche Sasuke ricambiò quel gesto, aggrappandosi con forza alle sue spalle.
Proprio in quell’istante, entrambi compresero chiaramente ciò che provavano uno per l’altro e, in quello stesso attimo, Itachi si staccò bruscamente.
“Niisan, dove …”
Sasuke riuscì solo a sussurrare quelle due parole, prima di vedere suo fratello uscire dalla stanza senza voltarsi indietro, con passo veloce, e richiudere la porta alle proprie spalle.
 
 
 
 
 
Quella sera Mikoto aveva intuito che doveva essere successo qualcosa non appena era entrata in casa e aveva trovato solo Itachi ad apparecchiare la tavola in attesa che lei arrivasse.
Gli aveva chiesto come mai Sasuke non fosse ancora sceso, e quando Itachi le aveva spiegato che era ancora in camera sua a svolgere dei compiti extra, Mikoto per un attimo ci aveva creduto. Solo per un attimo però, perché lo sguardo cupo del figlio maggiore le aveva fatto capire che qualcosa non andava, nonostante lui avesse negato.
Invece di tempestarlo di domande aveva preferito essere paziente e attendere una mezzoretta, quando si sarebbero ritrovati tutti a tavola insieme per cenare.
Dopo un po’, secondo le sue aspettative, aveva visto Sasuke scendere le scale, sentendosi terribilmente dispiaciuta quando, vedendolo più da vicino, si era accorta che aveva le guance, il naso e gli occhi arrossati, come se avesse appena finito di piangere dopo molto tempo.
“È successo qualcosa, Sasuke?” Gli aveva chiesto, rimanendoci un po’ male quando lui si era limitato a risponderle con un secco “No”.
 Riteneva fondamentale il dialogo con i suoi figli, e rimaneva sempre un po’ delusa quando loro la escludevano in quel modo.
Quando tutti si furono seduti a tavola davanti ai loro piatti di riso, provò a riprendere il discorso, già decisa a far capir loro che non potevano soprassedere alla cosa con un semplice “Non è successo nulla.”
Notò che Itachi sembrava molto turbato, desideroso di stare lontano da Sasuke ma nello stesso tempo dispiaciuto per il modo freddo in cui lo stava trattando; mentre il più piccolo aveva solo un’aria infinitamente triste e delusa.
Senza sapere spiegarsi il perché provò una sgradevole sensazione, la stessa che sentiva quando, di notte, li trovava a dormire nello stesso letto, abbracciati uno all’altro.
Si affrettò a scacciarla, preoccupandosi di problemi più immediati.
“Cos’è successo, ragazzi?”Chiese, senza ottenere una risposta.
“Itachi?”
“Abbiamo solo litigato.” Intervenne lui, con un tono che troncò lì la conversazione. Continuarono a mangiare in silenzio, mentre l’atmosfera si faceva sempre più tesa ed insopportabile, fino a quando fu lui a riprende il dialogo, se così si poteva definire.
“I miei docenti universitari mi hanno proposto uno stage di diversi mesi all’estero, precisamente dovrei recarmi a New York per sei mesi.” Spiegò, percependo subito che Sasuke si era fatto più attento.  “È una grande occasione per me, quindi ci vorrei andare, se sei d’accordo, mamma. Ci ho riflettuto a lungo, e penso che sia un’opportunità da sfruttare.”
In verità, fino a poche ore prima, aveva deciso di non partire, perché l’idea di stare così tanto lontano dalla sua famiglia, da Sasuke, per tutto quel tempo non gli aveva mai fatto troppa gola: ma era stato proprio ciò che era successo quel pomeriggio fra loro due che l’aveva convinto a partire.
“Quindi ho deciso di andare, ho guadagnato soldi a sufficienza per permetterlo.”
Si odiò per il modo in cui aveva escluso Sasuke, per non avergli chiesto nulla prima e perché era consapevole di farlo soffrire, imponendogli quel distacco, ma si ripeté che quello era l’unico modo per non sporcarlo e per rendergli la vita più facile in futuro.
Soffrirà ora, ma starà bene.” Si convinse.
“Per me va bene … anche se mi sento un po’ triste all’idea di non vederti per tutto questo tempo.” Gli disse Mikoto, con un sorriso comprensivo.
” Per questo avete litigato?”
Itachi non si stupì quando Sasuke, al suo fianco, si alzò senza dire nulla, per poi salire le scale e chiudersi nuovamente in camera sbattendo rumorosamente la porta.
“Sì, abbiamo litigato per questo.” Mentì a Mikoto, percependo un senso di colpa così inteso da somigliare ad una dolorosa fitta al petto.
“Mi dispiace, Sasuke.”











Alla fine riesco ho deciso di aggiornare anche questa settimana, visto che sono riuscita a portarmi avanti almeno di un capitolo. 
Come avete visto in questo ci sono delle scoperte abbastanza "piccanti"? Posso definirle così?XD
Ringrazio tantissimo le persone che commentano facendomi sapere cosa pensano della fanfiction, grazie davvero ^_^

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Capitolo 8
*** Partenza ***


Sasuke aveva passato le due settimane peggiori della sua vita, e sapeva che quel groppo che sentiva pesare al centro del petto, anche dopo la partenza di Itachi, non si sarebbe di certo fatto meno gravoso.
Da quando si erano baciati, suo fratello aveva preso a comportarsi in modo gelido, e anche se Sasuke ne stava soffrendo molto, e all’inizio aveva insistito parecchio per parlare con lui, il comportamento di Itachi si era fatto sempre più distaccato, nonostante lui avesse annunciato di voler partire per diversi mesi per uno stage all’estero, e quindi per tutto quel tempo non si sarebbero più rivisti.
Sasuke ovviamente aveva capito che alla base di quel modo di fare così fastidioso c’erano quel bacio e quelle carezze che si erano scambiati, ma lo stesso non comprendeva come mai lui, invece di affrontare la cosa, preferisse fuggire. Forse Itachi lo odiava, oppure lo considerava solo uno stupido giocattolino da trattare come gli andava? Rabbrividì al solo pensiero, rifiutandosi di pensare che lui potesse essere capace di avere un comportamento del genere, ma tornò a incupirsi quando gli venne in mente che suo fratello, in quei giorni, non aveva nemmeno fatto un tentativo per cercare di rassicurarlo, limitandosi invece a mantenere un comportamento freddo.
Il minore degli Uchiha si fece sfuggire un lungo sospiro, rigirandosi nel letto.
Aveva voglia di piangere, ma la consapevolezza di non poter cercare conforto fra le braccia di Itachi serviva solo a farlo sentire ancora peggio.
Forse suo fratello si comportava così a causa della sua nuova fidanzata? Era innamorato di lei, e quindi quel bacio scappato per sbaglio gli aveva dato particolarmente fastidio, al punto di indurlo ad agire in quel modo? O forse anche Itachi aveva iniziato a provare dei sentimenti per lui e ne aveva paura … Sasuke scartò subito quell’opzione, ripetendosi di essere solo uno stupido ed illuso sognatore, a pensarla in quel modo.
Ripensò a quello che era successo poco meno di un’ora prima. Itachi si era degnato di venire a salutarlo prima di partire. Aveva aperto la porta, presentandosi con uno sguardo formale e distaccato; per nulla affettuoso.
“Parti …?” Gli aveva chiesto Sasuke, non sapendo da che parte iniziare dopo due settimane di silenzio completo.
“Si …”
Per un attimo gli era parso di intravedere un lampo di senso di colpa e tristezza negli occhi del fratello, ma poi lui si era voltato subito, dandogli le spalle.
“Ci vediamo fra sei mesi.” Aveva detto, uscendo dalla porta senza aggiungere altro.
Mikoto l’aveva accompagnato in aeroporto, insistendo con Sasuke perché li seguisse, ma lui si era fermamente opposto, rifiutandosi di essere gentile con il fratello dopo essere stato trattato in quel modo.
Ora però, in qualche modo, se ne stava pentendo. Voleva raggiungerlo e vederlo un’ultima volta, e provare ancora a chiedergli il perché di quel comportamento.
Si rigirò ancora nel letto per qualche minuto, fino a quando realizzò di non poter lasciare partire Itachi in quel modo. Doveva fare qualcosa.
Si sistemò in fretta, e in meno di dieci minuti era già in taxi.
“Dove siamo diretti?”Chiese il conducente.
“All’aeroporto di Ōsaka.”
 
 
 
 
 
 
 
“Fra non molto dovrò andare, mamma.”
Itachi lanciò uno sguardo al gruppo di ragazzi con cui avrebbe trascorso quei successivi sei mesi, tornando poi a fissare Mikoto e sentendosi preso da un po’ di senso di colpa nei suoi confronti.
“Sei sicura di non avere problemi se mi allontano per così tanto tempo da casa? Forse sarebbe stato meglio che …”
“No, va bene così.” Lo rassicurò lei, bonaria, accennando un sorriso. “Questo stage è molto importante per te, quindi visto che hai la possibilità di andarci non voglio negartela.”
“Grazie, mamma…”
“Però, Itachi … non hai ancora chiarito con Sasuke, vero?” Aggiunse la donna, questa volta visibilmente preoccupata. “Lui non ha voluto dirmi nulla, ma è assurdo che abbiate litigato proprio prima della tua partenza e a causa di essa. E non avete ancora fatto pace …”
Itachi esitò un attimo, chiedendosi cosa avrebbe pensato lei se avesse conosciuto il vero motivo del loro comportamento di quelle due settimane. Di sicuro in parte Sasuke se l’era presa anche per la partenza annunciata così all’improvviso, ma era stato Itachi a imporre quel distacco per cercare di bloccare quei sentimenti – condivisi da entrambi – che ormai rischiavano di esplodere.
Si era sentito una persona orribile quando Sasuke, dopo aver tentato di parlargli ed essere stato respinto – in quelle due settimane – gli aveva rivolto certi sguardi carichi di biasimo, tristezza e delusione, ma lo stesso si era imposto di stargli lontano.
Ora però si rese conto di desiderare con tutto se stesso di salutarlo come avrebbe voluto almeno un’ultima volta prima di partire, e la consapevolezza di non averlo al proprio fianco gli risultò particolarmente pesante.
Si convinse che però era meglio così, anche se stava male, perché due fratelli non potevano permettersi di amarsi.  Proprio mentre, nonostante tutto, prendeva il cellulare in mano per dargli un ultimo saluto, la voce di Mikoto lo riportò alla realtà.
“Oh!” Esclamò lei, allegra. “Guarda chi c’è la in fondo, Itachi!”
Lui si girò di scatto, sentendosi mancare un battito quando scorse in lontananza, fra la gente che si trascinava dietro pesanti valigie, la figura inconfondibile di suo fratello.
Quando i loro sguardi s’incrociarono, Sasuke si bloccò di colpo, ma Itachi, senza rifletterci su troppo, aveva già preso ad avanzare verso di lui con passo veloce.
“Otouto …”Mormorò quando fu a pochi metri da lui. “Otouto…”
“Adesso ti va bene, rivolgermi la parola?” Brontolò lui, senza guardalo negli occhi e con un tono di voce che Itachi conosceva bene. Di sicuro Sasuke stava provando a trattenere delle lacrime per la rabbia.
“Otouto, io …”
Controllò l’orologio, rendendosi conto che mancavano appena cinque minuti all’orario in cui si sarebbe dovuto presentare al check - in.
Quella mancanza di tempo lo mise alle strette: doveva decidere velocemente fra ignorare definitivamente Sasuke, facendolo soffrire, oppure trattarlo come una persona cosciente di sé e responsabile – non più come un bambino – e provare a parlargli, lì, in quel momento. Mikoto non si era avvicinata, non potendo immaginare di quale argomento dovessero parlare i figli nello specifico.
Itachi pensò che sarebbe stato inutile ignorare i suoi stessi sentimenti e soprattutto quelli di Sasuke, che ormai erano emersi chiaramente, due settimane prima, quando si erano baciati. Era quindi meglio parlargli, tentare di fargli capire quanto sarebbe stato duro e difficoltoso portare avanti quell’amore, e convincerlo a dimenticarsi di quello che provavano entrambi.
Sapeva lui stesso che un discorso del genere non sarebbe stato efficace, ma voleva credere che i sentimenti di Sasuke – per il suo bene – non fossero così intensi come i propri.
Lo afferrò saldamente per le spalle, guardandolo negli occhi, e percependo di essere arrivato ad un punto di svolta.
“Otouto … in queste due settimane ti sarai chiesto il perché del mio comportamento …” Iniziò così il discorso, attirando l’attenzione di Sasuke e accertandosi che nessuno fosse abbastanza vicino da poterli sentire.
“Come mio solito avevo pensato di trattarti come un bambino, anche dopo aver capito quello che provavi, e decidere al posto tuo pensando di proteggerti.” Continuò, parlando con sincerità.
“Ormai è inutile che cerchi di negarlo persino a me stesso. Mi sono accorto dei tuoi sentimenti, e anche tu dei miei in fondo, vero?”
Lo vide irrigidirsi a quel contatto, ma nessuno dei due abbassò lo sguardo.
“O forse pensi di essere solo un passatempo per me .. pensi che io mi diverta a prenderti in giro?”
Sasuke annuì.”L’ho pensato.” Ammise. “Mi hai evitato per tutti questi giorni, dopo quello che è successo … “ Tirò fuori quelle parole a fatica, un po’ imbarazzato del modo diretto in cui avevano deciso di affrontare l’argomento ma nello stesso tempo desideroso di continuare.
Itachi prese un respiro profondo, decidendo di parlargli nel modo più onesto.
“Mi sono davvero accorto di quello che provavi tu solo in quel momento, otouto. Forse l’avevo capito già da tempo, ma preferivo pensare che fossero i sentimenti che provavo io a farmi immaginare cose che non erano vere.”
Itachi vide Sasuke spalancare gli occhi – come se stesse realizzando solo in quel momento di quello che stavano per dirsi – e istintivamente provò un’incredibile tenerezza.
“Io non volevo … e non voglio farti trascorrere una vita infelice a causa dei miei sentimenti verso di te, per questo quando mi sono reso conto di quello che provavo, e di quello che tu provavi, ho cercato subito di allontanarmi. Mi sono cercato persino una ragazza, mentendole, per cercare di innamorarmi di lei, ma non ne sono in grado.”
Istintivamente lo strinse a sé, prendendo ad accarezzargli i capelli quando lo sentì tremare.
“Se entrambi accettassimo questi sentimenti poi tu soffriresti, capisci? Non voglio farti soffrire, Sasuke.”
“Sto soffrendo anche così!” Protestò lui, sforzandosi per trattenere delle lacrime che minacciavano di sopraffarlo.
“Come pensi che mi sia sentito in queste due settimane? Quando, senza dirmi prima niente, hai deciso di partire annunciandolo alla mamma, non volevo crederci!”
“Sasuke, io … è indispensabile per ..”
Il più piccolo si strinse maggiormente contro il petto di itachi, aggrappandosi ai suoi vestiti.
“Stai continuando a trattarmi come un bambino! Pensi che non sappia che … amare il proprio fratello non è una cosa normale? Credi che io non ci abbia pensato?”
“Sasuke, tu non mi ami.” Tentò di convincerlo Itachi.” Alla tua età è normale essere confusi in questo campo, fidati che la tua è solo un’attrazione temporanea. Anche per me deve essere di sicuro così, noi non possiamo …”
“Sei tu quello che non sa quello che vuole, io sono sicuro dei miei sentimenti.” Rispose lui, in modo brusco.
“Sasuke.” Itachi lo guardò negli occhi, asciugandogli una lacrima che si era lasciato sfuggire. “ La verità … è che io ho … soltanto paura di tutto questo. Per me, ma prima di tutto per te, sarebbe molto più facile amare una ragazza come tutti gli altri e sposarti con lei, un giorno.”
“Ma questo per me è impossibile.” Affermò il più piccolo, senza esitazione.
Itachi rimase per un momento sbalordito davanti alla sicurezza nei sentimenti di Sasuke. Aveva sempre ammirato quella sua caratteristica, quel suo essere puro e sicuro di ciò che provava, mentre lui non era mai riuscito ad essere veramente onesto nemmeno con se stesso.
Sasuke è molto più coraggioso di me.” Si disse, mentre istintivamente andava ad accarezzargli i capelli e poi lo abbracciava stretto.
“Ora devo andare, Sasuke. Perdonami. Cerca di dimenticarti dei tuoi sentimenti per me …”
“Ti odio.” Ribatté lui, incapace però di staccarsi dal fratello. “Stai continuando a trattarmi come un bambino, e a decidere al posto mio.”
“Perdonami, otouto.”
“Ti odio, niisan.”
“Fai il bravo con la mamma, e non metterti nei guai.”
Itachi si staccò dal fratellino velocemente, senza guardalo in faccia e voltandogli le spalle, per trovare il coraggio di lasciarlo. S’incamminò verso Mikoto, a una ventina di metri più in là – sperando che lei avesse preso per buona quella scenata credendo che fosse solamente un saluto fra due fratelli molto legati che non si sarebbero più visti per sei mesi – e dopo averla salutata raggiunse i suoi compagni di viaggio, senza più voltarsi verso Sasuke. Percepì il forte impulso di lasciar perdere tutto quanto, tornare da lui e concedersi di amarlo, ma si affrettò a mettere da parte quei pensieri, e s’incamminò con un pesante blocco di sentimenti proprio all’altezza del petto.
“Il tuo fratellino non voleva lasciarti partire, Uchiha san?” Chiese uno dei suoi compagni di viaggio.
“Già ...
 
 
 
 
 
 
 
Sasuke si era incamminato verso l’uscita dell’aeroporto senza nemmeno aspettare Mikoto, incapace di rimanere ancora in quel posto. Non sapeva se sentirsi arrabbiato con Itachi oppure un po’ meglio. La cosa positiva della discussione che avevano avuto era che gli aveva dato modo di comprendere il comportamento di Itachi e trovare una giustificazione al distacco che lui aveva imposto. D’altra parte però, si sentiva colmo di rabbia. Non solo suo fratello si ostinava ancora a trattarlo come un bambino – nonostante avesse detto di non volerlo fare – cercando di imporgli certe convinzioni, ma si continuava a complicare le cose, come se non lo fossero già di base.
Nonostante avesse solo quattordici anni – quasi quindici – pensava di essere abbastanza maturo per comprende che un amore fra fratelli – due maschi, oltretutto – era quanto meno difficoltoso e pericoloso da gestire, ma trovava che Itachi – dall’alto della maturità dei suoi diciannove anni – si stesse comportando in un modo completamente sbagliato. Stava solamente fuggendo.
Sapeva che in fondo lo faceva a fin di bene, eppure non poteva evitare di provare rabbia nei suoi confronti per quel comportamento. O cosa serviva cercare di reprimere i propri sentimenti e soffrire? Era solo un atto masochistico.
Per un attimo Sasuke pensò che Itachi l’avesse preso in giro anche all’aeroporto, ma quando si ricordò del modo sincero in cui aveva parlato suo fratello, scartò del tutto quell’ipotesi. Suo fratello mentiva molto spesso – Sasuke ormai l’aveva imparato – ma si capiva subito quando stava parlando onestamente.
L’Uchiha più piccolo si sfiorò istintivamente le labbra, ripensando al bacio carico di sentimenti repressi che si erano scambiati lui e Itachi, solo due settimane prima. Istintivamente arrossì, rendendosi conto che poco prima si erano effettivamente confessati a vicenda, seppur in modo indiretto e contorto, ciò che provavano uno per l’altro.
Tirò un calcio ad una aiuola lì vicina, gemendo per una fitta di dolore alla costola che ancora non si era completamente sistemata; si sentiva frustrato. Se Itachi non si fosse perso in tutti i suoi strani trip mentali, nessuno dei due avrebbe sofferto. Si sarebbe fatti forza a vicenda, avrebbero dovuto nascondere il loro rapporto anche a Mikoto ma sarebbero stati entrambi felici.
Gli aveva detto di odiarlo; in verità era solo enormemente frustrato e arriabbiato. Avrebbe voluto urlargli contro fino a farsi mancare la voce e poi abbracciarlo senza lasciarlo andare. Mai.
Si sedette su una panchina poco distante, stanco, incupendosi all’idea di non vederlo per sei mesi. Aveva bisogno di lui, specialmente in quel momento.
Solo quando alzò gli occhi si rese conto che Mikoto l’aveva seguito fino a lì, e quando incrociò il suo sguardo dolce si sentì subito un po’ meglio, ma non abbastanza da mettere da parte certi sentimenti che gli pesavano sul cuore.
La donna andò a sedersi accanto a lui, porgendogli una lattina di the che aveva comprato per tirarlo su un po’ di morale – per quanto potesse essere utile una cosa del genere – sapendo che lui gradiva particolarmente quella bevanda.
“Grazie.”
Mormorò Sasuke, stropicciandosi un occhio.
“Sono convinta che Itachi abbia riflettuto molto sulla sua partenza.” Gli disse Mikoto, cercando di consolarlo un po’. “Di sicuro anche lui era molto dispiaciuto … però credo che abbia pensato che un giorno, quando sarete grandi, potrebbe capitare che non vi vediate per diverso tempo. Forse vuole abituarti a questo …”
Lei cercò di sondare lo sguardo di Sasuke, dispiacendosi nel vederlo così triste.
Il solito sospetto astratto tornò ad insinuarsi nella sua mente.
“Ti manca già Itachi?”
Lui annuì debolmente, abbandonandosi contro la spalla della madre.
“Si …”
Quei sei mesi si prospettavano davvero lunghi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Siamo giunti al capitolo otto XD e direi che questo era uno dei più importanti per la trama della fan fiction e anche per l’evoluzione dei sentimenti fra Itachi e Sasuke. Aggiorno oggi, visto che domani non ci sarò, probabilmente fino a sabato … devo pure concludere il prossimo capitolo, è incredibile la velocità con cui trascorrono questi giorni ._.
Grazie mille per i commenti, sono stata molto felice per l’ultimo capitolo ^.^
Vi lascio una piccola anticipazione XD
 
“Vorrei parlare con il proprietario.” Disse, all’uomo che li accolse. Quel tizio aveva una presenza che lo mise subito in soggezione: Sasuke non seppe dire il perché ma trovò subito inquietante il suo sguardo. Aveva dei lunghi capelli neri, che ricadevano sulle spalle  - gli ricordarono per un attimo quelli di Itachi, anche se i suoi erano molto, molto più belli, si disse – e la pelle pallida. Molto più pallida della sua, che comunque rimaneva famoso per essere tutt’altro che abbronzato.

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Capitolo 9
*** Distanza ***


“Naruto, vuoi stare un attimo zitto?”
Dalla partenza di Itachi erano già trascorsi tre giorni, e ancora lui e Sasuke non si erano sentiti. Quella conversazione che avevano avuto in aeroporto era servita a entrambi per chiarire alcuni punti, eppure invece che aiutarli a capirsi sembrava averli divisi ancora di più. Era come se la situazione fra loro si fosse congelata, ma Sasuke sapeva che certamente non avrebbero potuto resistere in quel modo per sei mesi.
O forse sì.” Pensò, mentre Naruto richiamava la sua attenzione dandogli delle pacche piuttosto irritanti sulla spalla.
“Sasuke! Guarda lì!” Il biondo indicò un piccolo bar all’angolo della via. “Potresti provare a chiedere se hanno bisogno.”
L’Uchiha annuì pacatamente, riconoscendo a Naruto di aver fatto c’entro, almeno per una volta.
Subito dopo la partenza di Itachi aveva deciso di trovarsi un piccolo lavoretto nel week end, giusto per guadagnarsi qualche soldino e non doverlo chiedere a sua madre, dimostrando di star diventando maturo ed indipendente. Era quasi una ripicca nei confronti di Itachi che si ostinava a trattarlo come un bambino di otto anni, ma quello non l’avrebbe mai ammesso nemmeno a se stesso.
Seguito da Naruto entrò nel locale – piuttosto affollato per le sue piccole dimensioni – avviandosi al bancone principale.
“Vorrei parlare con il proprietario.” Disse, all’uomo che li accolse. Quel tizio aveva una presenza che lo mise subito in soggezione: Sasuke non seppe dire il perché ma trovò subito inquietanti il suo sguardo e la sua presenza. Aveva dei lunghi capelli neri, che ricadevano sulle spalle – gli ricordarono per un attimo quelli di Itachi, anche se i suoi erano molto, molto più belli, si disse – e la pelle pallida. Molto più pallida della sua, che comunque rimaneva famoso per essere tutt’altro che abbronzato.
Sasuke deglutì a vuoto, prendendo coraggio, ma comunque parlando in modo piuttosto impacciato, non abituato a rapportarsi con gli adulti.
“Per caso avrebbe bisogno di qualche aiutante nel weekend?”Chiese. “Io sono uno studente e avrei bisogno di un piccolo lavoro, quindi mi chiedevo se …”
Né Sasuke né Naruto scorsero il sorrisetto sinistro sulle labbra dell’uomo.
“Sembri molto giovane …” Rispose quello, scrutando Sasuke a fondo. “Ma scommetto che con il tuo bell’aspetto attireresti di sicuro qualche altro cliente.” Continuò poi, schietto.
Sasuke mantenne una certa compostezza, non lasciando trapelare il suo nervosismo.
“Quindici a fine luglio …” Borbottò.
L’uomo tamburellò le dita sul tavolo, come se stesse riflettendo profondamente. Lanciò un ultimo sguardo a Sasuke, prima di parlare.
“Nell’ultimo periodo pensavo giusto che mi sarebbe servito un cameriere carino ...”
Naruto fece un gesto di vittoria, beccandosi una gomitata nelle costole dall’amico.
Il proprietario tese una mano verso Sasuke, sorridendo in un modo che a lui fece correre dei brividi lungo la schiena.
“Io sono il signor Orochimaru. Questo sabato, alle tre del pomeriggio, presentati qui … per una prova. Se sarai abbastanza abile ti assumerò come cameriere nel fine settimana, intesi?”
Lui annuì cortesemente.
“La ringrazio.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Itachi fulminò con un’occhiataccia irritata l’ennesimo passante che lo colpì con una spallata. Anche se non era certo partito con la situazione psicologica migliore – visto quello che era successo con Sasuke – aveva sperato di essere almeno stimolato dalla curiosità di scoprire una città nuova, dove la mentalità e il modo di vivere erano diversi da quelli ai quali era abituato, ma in verità quel posto non gli stava piacendo come aveva sperato. Kyoto non era certo una città tranquilla e poco movimentata, ma almeno Itachi poteva affermare che in generale – più o meno – almeno nella sua zona, fosse fatto tutto con un certo ordine. New York invece era incasinata, dispersiva, caotica. Anche bella, sotto molti punti di vista, eppure Itachi sentiva di non essere troppo predisposto per quella vita in stile occidentale. Forse era colpa solo del cambiamento così repentino, del fuso orario al quale non si era ancora abituato e dei pensieri che aveva per la testa – Sasuke – magari dopo il primo mese si sarebbe abituato, però già quel giorno aveva deciso di uscire da solo la sera, dopo la fine degli studi, perché non aveva voglia di compagnia.
Sbuffò mentre faceva la fila ad un fastfood, e andò a sedersi all’unico posto vuoto che riuscì a trovare, disgustato dall’odore intenso di cibo che permeava quel luogo.
Guardò il suo panino con una smorfia, non molto contento di dover mangiare qualcosa di diverso da quello a cui era abituato per i successivi sei mesi. Non lo entusiasmava nemmeno l’idea degli studi interessanti che avrebbe fatto, semplicemente si sentiva fuori posto, e sapeva anche perché.
In verità gli mancava già troppo Sasuke, e sapeva di essere sempre più vicino ad ammettere di non poter reprimere o dimenticare i sentimenti che provava per lui, soprattutto ora che sapeva di essere ricambiato. Prima di quella scoperta si era sempre detto che le cose sarebbero andate bene in ogni caso, perché lui non avrebbe mai toccato suo fratello senza il suo consenso, ma sapere che anche Sasuke provava i suoi stessi sentimenti gli aveva messo addosso una certa inquietudine. Entrambi desideravano di potersi considerare non solo come due fratelli, ma come due persone innamorate.
Se quando sarò tornato, né io né Sasuke saremo riusciti a mettere da parte quello che proviamo … allora vuol dire che non c’è proprio nulla da fare.” Si disse, sorridendo amaramente.
Senza nemmeno rendersene conto andò a ripescare dal cellulare una vecchia foto che era riuscito a scattare a suo fratello, soffermandosi ad osservarla con sguardo malinconico.
Pensò a tutto quello che aveva cercato di fare per mettere da parte i suoi sentimenti, e improvvisamente si sentì solo uno stupido. In fondo lo sapeva che ormai era tutto inutile, che i suoi sentimenti sarebbero esplosi, prima o poi, e non sarebbe più stato in grado di contenerli, ma aveva sempre cercato di nasconderlo anche a se stesso. L’unica speranza per loro era che Sasuke dimenticasse quello che provava verso di lui, ma Itachi conosceva bene suo fratello, e anche se non voleva ammetterlo sapeva bene che non avrebbe mai cambiato idea.
Pensò a quante bugie aveva detto per cercare di nascondere un sentimento impossibile da reprimere, e improvvisamente si sentì invadere da un’ondata di tristezza. Gli venne in mente quando, pochi giorni prima di partire, aveva lasciato Jun. L’aveva presa in disparte durante una delle tante pause fra una lezione e l’altra, spiegandole che la loro relazione non poteva andare avanti perché lui aveva capito di non essere veramente innamorato. Lei inizialmente aveva reagito con un certo contegno, senza accusarlo, ma quando poi era scoppiata a piangere per la tristezza Itachi si era sentito un vero verme. Perché le aveva sempre raccontato solo bugie, l’aveva illusa pur sapendo quanto Jun fosse innamorata di lui. L’aveva usata crudelmente per i suoi scopi personali, e poi l’aveva abbandonata quando si era reso conto che niente avrebbe potuto aiutarlo a dimenticare Sasuke.
Aveva cercato di consolarla, poi, ma non era servito a farlo sentire una persona un po’ migliore.
Tornò ad osservare la foto di suo fratello, e improvvisamente gli venne da chiedersi cosa avrebbe pensato sua madre se fosse venuta a conoscenza di ciò che provavano uno per l’altro. E di quello che stavano passando a causa di quei sentimenti così difficili da accettare.
Cercò di scrollarsi di dosso quei pensieri, prendendo a massaggiarsi la fronte. Gli faceva male la testa.
Quei sei mesi si prospettavano davvero lunghi.
 
 
 
 
 
 
 
 
"Sono a casa!"
Sasuke si era appisolato sul divano, quel pomeriggio, ma riconobbe subito la voce dolce di sua madre, chiedendosi come mai lei fosse già arrivata, con ben due ore d'anticipo rispetto al solito.
"Ciao Sasuke!Te l'avevo detto che oggi sarei tornata prima, no?"
"Non mi pare ... " Borbottò lui in risposta, non particolarmente interessato alla questione. Piuttosto gli premeva informare Mikoto di qualcos'altro.
"Mamma, ricordi che ti avevo detto di voler trovare un piccolo lavoro per riuscire a guadagnarmi almeno qualche soldo, no?"
Lei annuì bonariamente, mentre si avviava verso il divano per sedersi accanto al figlio.
"Certamente ..."
"Ecco io ... oggi sono uscito con Naruto dopo la scuola e ... ho parlato con il proprietario di un piccolo bar non molto distante da qui."
"... e?" Lo incitò Mikoto.
"Mi ha chiesto di andare nel suo bar a fare un giorno di prova. Se sarò un bravo cameriere ... mi assumerà!"
"Questa è un'ottima notizia!"
Mikoto scompigliò scherzosamente i capelli del figlio, sorridendogli. "Sei stato bravo a impegnarti per trovare un lavoretto, ma cerca di non forzarti troppo, ok? Ricorda, prima la scuola ..."
"Non ti preoccupare mamma, in fondo si tratta solo di due giorni alla settimana... non è molto."
"Va bene." Acconsentì lei. "Ma voglio vedere il posto ..."
"Certo ..."
Restarono lì in quel modo per un altro po', e Mikoto prese ad accarezzare i capelli del figlio come faceva quando era ancora solo un bambino, sorridendo quando lo vide lievemente imbarazzato.
"Mamma, perché mi guardi in quel modo?"
"Nulla." Sussurrò lei, con uno sguardo dolce stampato sul viso. “solo che i figli crescono così in fretta... ormai anche tu stai diventando un ometto."
"Mamma, io sono già ..."
Sasuke si sentì in imbarazzo quando si ritrovò stretto fra le braccia di lei, ma quella sensazione di disagio  si sostituì subito a qualcosa di più piacevole. Era da molto che non si abbandonava alle attenzioni di sua madre, e decise di lasciarla fare.
"Sasuke, ci vieni con me a fare la spesa?"
Lui annuì senza protestare, desideroso di trascorrere del tempo insieme. Si sentiva particolarmente solo.
"Ok mamma."
 
 
 
 
 
 
Quella stessa sera Sasuke, dopo essere tornato dal supermercato ed avere preparato la cena insieme alla madre, era salito in camera sua per fare i numerosi compiti che gli avevano assegnato quel giorno a scuola. Era rimasto seduto alla sua scrivania per diverse ore, riuscendo a immergersi completamente nello studio, ma ad un certo punto aveva dovuto lasciar perdere, troppo stanco per continuare.
Pazienza, non sono per domani, quindi ho ancora tempo per finirli.” Si disse, mentre si sdraiava sul letto. Si soffermò ad osservare il soffitto, ripensando alla giornata trascorsa.
Fra la scuola, la ricerca di un lavoro, aiutare Mikoto con la spesa, e i compiti, non aveva avuto molto tempo per se stesso, e solo ora il vuoto generato dalla partenza di Itachi tornò a farsi sentire. Non lo vedeva da pochi giorni, però quello che gli pesava sul serio era l’idea che prima di riabbracciarlo ed averlo vicino – come era sempre stato – avrebbe dovuto attendere ancora tantissimo tempo.
Sospirò, rannicchiandosi su se stesso, e pensando di essere solo uno stupido a sentire già la mancanza del fratello. Da quando Itachi era partito non si erano ancora sentiti, e Sasuke non voleva dargli la soddisfazione di essere il primo a chiamarlo: anche se nello stesso tempo desiderava immensamente sentire la sua voce, anche solo per pochi minuti.
Mentre si rigirava nel letto gli venne un’idea malsana, e senza rifletterci troppo assecondò quello che gli aveva suggerito la sua mente.
Camminò lentamente nel lungo corridoio che portava alla stanza di Itachi, attento a non fare rumore per evitare di svegliare Mikoto che era già andata a dormire, stanca, e si sentì un po’ stupido quando varcò la soglia della camera del fratello. Sollevò le coperte del letto, per poi sdraiarsi, e respirò a fondo, immergendo la testa fra i cuscini. C’era ancora l’odore di Itachi, lì, e per un attimo Sasuke immaginò di averlo accanto a sé. Quel profumo servì a tranquillizzarlo, e finì per cadere in uno stato di dormiveglia. Proprio mentre si stava per addormentare la suoneria del cellulare lo riportò bruscamente alla realtà.
“P- pronto?” Bofonchiò con la voce impastata dal sonno, chiedendosi chi fosse così stupido da chiamarlo a quell’ora.
“Sasuke?”
Era Itachi. Lui restò per un attimo in silenzio, decidendosi a rispondere solo quando il fratello lo chiamò per l’ennesima volta, dall’altra parte del telefono.
“Che vuoi, niisan?” Disse, sgarbatamente, irritato dal comportamento del più grande che si era deciso a farsi sentire solo dopo diversi giorni.
“Volevo sentirti, otouto.”
La sua voce dolce bastò già ad addolcirlo, ma Sasuke s’impose di continuare a fare il sostenuto.
“Hai idea di che ore sono? è l’una Itachi, e io domani devo andare a scuola.”
“Perdonami, otouto, lo sai che qui l’orario è diverso. Volevo solo …”
Sasuke s’impose nuovamente di mantenere un certo distacco, ma non riuscì a continuare a parlargli con freddezza.
“Scusa se non mi sono fatto sentire in questi giorni, Sasuke, ma ero molto impegnato …”
Lui si rannicchiò di più nel letto di Itachi, rispondendo con tono di voce lamentoso.
“ Smettila di scusarti come tuo solito, tanto fai sempre quello che ti pare …”Gli fece notare. ”Sei solo un bugiardo niisan.”
Sasuke sentì il desiderio di parlargli di quello che era successo in aeroporto, ma sapeva che non avrebbero mai potuto affrontare un argomento del genere mentre erano così lontani. Doveva essere paziente e aspettare i sei mesi, la resa dei conti.
Sentì Itachi sospirare dall’altra parte del telefono.
“Sei stanco?” Gli chiese.
“Un po’ … oggi è stata una giornata pesante.”
Trascorse qualche secondo in silenzio.
“Niisan, forse è meglio che chiudi la chiamata, all’estero costano molto …”
“Non ti preoccupare per questo, Sasuke, ho attivato una promozione che mi permette di chiamare te e la mamma con una tariffa normale.”
Ancora qualche secondo di silenzio.
“Tu come sei stato in questi giorni?” Chiese Itachi.
Sasuke rimproverò se stesso per essere tornato a parlargli con naturalezza.
“Mi sono messo a cercare un lavoro per aiutare la mamma.” Gli disse, non riuscendo a nascondere un po’ di orgoglio nel tono di voce.
“Sabato ho una prova, se sarò bravo mi assumeranno, e lavorerò il sabato e la domenica.”
Itachi ridacchiò appena, bonariamente, dall’altra parte del telefono. ” Sei stato bravo, otouto … come cameriere dove?”
“In un bar qui vicino.”
“Mi raccomando, comportati bene. Non era necessario che tu trovassi un lavoro, sei ancora piccolo dopotutto.”
“Anche tu hai iniziato a lavorare presto per aiutare la mamma, niisan.” Gli ricordò Sasuke.
“Hai ragione.” Rispose lui. ”è che io sono il tuo fratellone, Sasuke.”
“E allora?”
“Niente, niente.”
Sasuke si sdraiò su un fianco, guardando fuori dall’ampia finestra della camera del fratello. Era tutto buio. Voleva restare al telefono con lui per tutta la notte.
“Otouto, sarai stanco, è meglio che stacco.” Lo sentì dire.
“No, aspetta, niisan.” Rispose Sasuke d’impulso, chiedendogli implicitamente di restare ancora un po’.
“Com’è New York?”Chiese, impaziente di trovare un argomento che avrebbe tenuto Itachi al cellulare ancora per un po’.”
“Non è male come città, anche se c’è un po’ troppo caos per i miei gusti.”Rispose lui, con voce profonda. “Quando sarai più grande ti ci porterò, otouto.”
Rimasero a parlare di quell’argomento ancora per un po’, fino a quando fu Itachi a decidere di terminare la conversazione.
“Ora è meglio che ti saluto sul serio.” Disse.
Sasuke rimase un po’ deluso.
“Domani ti chiamerò ancora, te lo prometto.” Lo rassicurò Itachi. Il più piccolo s’immaginò lui che gli scompigliava i capelli e gli baciava la fronte come faceva di solito.
“Ok …”Si rassegnò a salutarlo.” allora a presto, niisan.”
“A presto anche a te, Sasuke. Ti …”
“Cosa?”
“Nulla, nulla. Fai il bravo con la mamma. Buona notte.”
“Niisan, cosa stavi per dire?”
Sasuke si soffermò ad osservare lo schermo del cellulare; Itachi aveva già riattaccato. Chiuse gli occhi, sentendosi invaso da una calma interiore, e ripensò alla voce calda del fratello.
Sei mesi erano davvero troppi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Siamo quasi giunti al capitolo 10 ormai, un piccolo traguardo. Penso che la fan fiction si concluderà con … 15 – 17 capitoli, ma … boh? Chissà, non lo do per certo XD
Ringrazio tantissimo per i commenti, mi rende davvero felice sapere cosa ne pensano i lettori … niente anticipazione questa volta, mi spiace, ma … come dire, sono un po’ indietro =_=

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Capitolo 10
*** Cavarsela da soli ***


"Scusa ragazzino, potresti portarci due caffè?"
"Si, subito."
"Mey chan, non trovi che sia davvero carino?"
"Già, è davvero un ragazzino grazioso, immaginatelo fra qualche anno, Nami."
"Shh... sta arrivando."        
"Ecco i vostri caffè."
Sasuke lavorava nel bar di Orochimaru da ormai tre settimane, e godeva già di una certa popolarità fra la clientela, che in quel periodo era aumentata non a caso.
Quel lavoretto stava andando a gonfie vele, fino a quel momento non c’erano stati particolari problemi, anche se Sasuke non riusciva a togliersi di dosso una sensazione spiacevole, qualcosa di strisciante come un serpente, che aveva provato fin dalla prima volta che aveva visto il signor Orochimaru.
Rabbrividì quando lo sentì sbucare alle sue spalle. "Puoi riposarti Sasuke kun, sono le ultime clienti, poi dobbiamo chiudere."
L’Uchiha andò a sedersi ad uno dei tavolini del bar, aiutando poi Orochimaru ad abbassare le saracinesche quando anche le ultime ragazze furono uscite. Sospirò di sollievo, finalmente era giunto il momento di tornare a casa. Rabbrividì sentendo la mano di qualcuno posarsi sulla sua spalla in un modo fin troppo intimo, e non faticò molto a riconoscere la presenza di dell’uomo.
“O-Orochimaru san?” Borbottò, avvertendo un brivido freddo lungo la schiena.
Iniziò a tremare quando lui lo abbracciò da dietro, insinuando una delle sue mani ossute sotto la maglietta di Sasuke.
“C.. cosa sta facendo?”
Il ragazzo si sentì profondamente turbato da quel contatto, e quando Orochimaru lo immobilizzò ancora più saldamente aumentando la stretta, il suo cuore prese a battere all’impazzata. Si sentiva in pericolo.
Tentò ancora di divincolarsi, urlando terrorizzato quando le labbra dell’uomo si posarono sul suo collo. Ma che cosa voleva fare? Sasuke non era mai capitato in una situazione del genere, e sul momento non seppe come reagire.
“Mi lasci!”
“Sasuke kun ...”
Allora provò a usare la strategia più che la forza bruta per cercare di liberarsi – sapendo di non poter certo prevalere su un uomo adulto –e riuscì a sgusciare via dalle braccia dell’altro, agilmente.
Lo guardò con astio, minaccioso.
“Non provi più a toccarmi!” Lo avvertì, mettendosi in posizione di difesa, tremando di rabbia e agitazione nello stesso tempo. “Se ci prova ancora io dirò tutto a mio fratello e mia madre, loro gliela faranno pagar-“
“Stai scherzando, ragazzino?”
Orochimaru lo prese in giro, tagliente, sorridendo.
Sapeva di essere bravo a ricattare le persone, era a conoscenza dell’effetto che potevano avere sugli altri le sue parole e il suo sguardo. Sasuke era molto giovane, sarebbe stato uno scherzo corromperlo mettendogli in testa idee sbagliate. Era una tela bianca, facile da tingere del proprio colore, Orochimaru l’aveva capito osservandolo attentamente in quel breve periodo in cui aveva lavorato per lui.
“Se rivelerai tutto non potrai più lavorare da me.” Gli spiegò, calmo.
“Cosa dirà tua madre? Ha bisogno che tu continui a guadagnare qualcosa, la devi aiutare …”
Sasuke si morse le labbra fino a farle sanguinare. Non voleva perdere quel lavoro, odiava l’idea di continuare a chiedere soldi a Mikoto che in quel periodo aveva già i suoi problemi, e non voleva deluderla. Voleva finalmente diventare grande e indipendente.
“E poi cosa direbbe il tuo caro fratello? Mi hai detto che hai cercato questo lavoro anche per fargli vedere che ormai stai crescendo, che penserebbe sapendo che l’hai già perso?”
Orochimaru si avvicinò di nuovo a Sasuke, posandogli le mani sulle spalle.
“Non troverai altro lavoro facilmente.” Continuò, persuasivo e strisciante nello stesso tempo.
Esultò intimamente quando vide il suo sguardo, sapeva di averlo ricattato nel modo giusto, puntando sulle sue debolezze. Era facile corrompere un ragazzino.
“Nella vita bisogna sempre accettare i compromessi, sai?”
Andò ad accarezzargli il viso, avvicinandosi maggiormente al suo orecchio destro, sussurrando.
“Poi immaginati se questa cosa saltasse fuori, di sicuro qualcuno ti farebbe sentire in imbarazzo! Non t’imbarazza essere toccato in questo modo? Immaginati che vergogna se qualcuno lo venisse a sapere …”
Sasuke rimase immobile, tremando, mentre l’uomo continuava a cercare di ipnotizzarlo con quelle parole.
Ora aveva capito cosa non andava in Orochimaru. Si sentì rabbrividire quando le labbra dell’altro si posarono nuovamente sul suo collo, non riuscendo a sopportare l’idea di quel contatto.
Non voglio perdere il lavoro.” Pensò, mentre stringeva di più gli occhi e il suo corpo non smetteva di tremare. Fino a che punto si sarebbe spinto quell’uomo?
Orochimaru si ritrasse, consapevole di dover muoversi con molta cautela. Non doveva spaventarlo troppo. In ogni caso non era un problema, poiché sapeva aspettare. Possedeva la pazienza e la calma di un serpente che attende la preda, e sapeva esattamente come comportarsi.
“Puoi andare.” gli disse, con un sorriso storto reso ancora più inquietante dalla penombra del locale. Sapeva che Sasuke non avrebbe parlato, ne era sicuro, e in ogni caso … gli piaceva il rischio. Lo guardò soddisfatto mentre correva via.
“Sasuke kun …”
 
 
 
 
 
 
Itachi quella sera aveva deciso di uscire con il suo compagno di stanza, Minakami, non potendo immaginare che quel tipo fosse un vero e proprio donnaiolo.
Ora si trovavano seduti al tavolo di un locale, circondati da una schiera di ragazze che sembravano molto più interessate a lui piuttosto che al suo compagno di stanza che invece stava cercando abbordarle.
Comunque, tralasciando quel particolare, quel giorno le cose erano andate piuttosto bene – Itachi stava iniziando a rilassarsi – e non voleva rovinarsi la giornata giusto la sera. Non riuscì però a trattenersi dal guardar male una ragazza che andò a sedersi fin troppo vicina a lui, e per un momento ebbe l’impulso di uscire da quel posto e tornare nella sua stanza a riguardare gli interessantissimi appunti di medicina che aveva preso quel giorno. Si ripeté per l’ennesima volta di non fare l’asociale e comportarsi come qualsiasi ragazzo della sua età che si godeva una serata in compagnia, dopo ore passate sui libri – anche se le ragazze non erano certo il suo interesse, e nemmeno i ragazzi a dirla tutta – evitando di lasciare il suo amico Minakami da solo.
“Ciao, sei davvero carino, come ti chiami?” Gli chiese la ragazza, in inglese. Lui cercò di ignorare le sue palesi intenzioni, provando a trovare un modo per stroncare la conversazione. Pensò quasi di fingere di non capire nulla di quello che lei aveva detto, ma si rifiutò di fare una simile figuraccia.
“Itachi …” Rispose, senza aggiungere altro. Si rese conto di risultare sgarbato, ma decise di non darvi peso, innervosendosi quando lei continuò a insistere.
“Io mi chiamo Luise.” Disse, avvicinandosi di più e posando una mano sulla spalla di Itachi, che lui ignorò con gran classe. Istintivamente cercò lo sguardo del suo amico, indispettendosi quando lo vide mentre tentava di conquistare un’altra ragazza. Non che gli importasse molto in realtà; si conoscevano solo da poche settimane e non era certo il tipo da affezionarsi così facilmente a qualcuno.
Si voltò nuovamente, ora rendendosi conto di essere circondato da una schiera di sei o sette ragazze, non si sforzò nemmeno di contarle.
“Allora, Itachi, raccontaci un po’ di te.” Lo incitò, quella che gli aveva appena parlato, la più audace del gruppo, mentre le altre ridacchiavano fra loro.
Itachi Aveva sempre saputo di fare un certo effetto alla gente, anche se non volutamente, però in quel momento lo mise quasi in imbarazzo essere al centro dell'attenzione in quel modo. Quelle tipe americane sembravano non conoscere la vergogna.
"Sei fidanzato? Hai una ragazza?" Chiesero, quasi tutte in coro.
Lui pensò bene alla risposta da dare, cercandone una che le convincesse a lasciarlo finalmente in pace. Sorrise soddisfatto quando gliene venne in mente una che sicuramente avrebbe stroncato la conversazione.
"Si, sono fidanzato." Disse, guardandole tutte con un sorriso cordiale, soddisfatto nel vedere la loro espressione, per poi apprestarsi a dar loro il colpo finale che sicuramente le avrebbe zittite. "Con un ragazzo."
"Con un ragazzo?"Chiese Luise, la ragazza che l'aveva saluto per prima, esterrefatta.
"Già ..."
Itachi spalancò gli occhi incredulo, quando si rese conto di aver proprio pensato inconsciamente a Sasuke. Sorrise fra sé e sé; ormai era totalmente irrecuperabile.
Nel gruppo calò il silenzio, si sentiva solo la musica di sottofondo. Itachi pensò per un attimo di essere scampato al pericolo, rimanendo incredulo quando una delle tante gli propose di cambiare gusti e trovarsi una ragazza.
Quella serata si prospettava stressante.
 
 
 
 
 
Itachi andò a sedersi sul suo letto, non potendo trattenere un lieve sorriso al pensiero delle ore trascorse. Tutto sommato era stato divertente convincere quelle ragazze che no, non era interessato a loro; in fondo era stato un passatempo come un altro.
Il suo compagno di stanza già stava dormendo; fortunatamente non aveva sentito niente, troppo impegnato a cercare di abbordare una tizia che poi non gli aveva nemmeno lasciato il numero, altrimenti l'avrebbe tartassato di domande sul suo orientamento sessuale.
In effetti aveva mentito dicendo di non essere interessato alle donne, ma in verità non era interessato nemmeno agli uomini. Solo a ... Sasuke. Si massaggiò la testa, stressato, rendendosi conto di essere ormai arrivato ad una fase di accettazione completa dei suoi sentimenti. Non andava bene, proprio per nulla.
Improvvisamente sentì il cellulare vibrare nella sua tasca.
"Pronto?"
"Niisan ..."
Itachi percepì immediatamente la nota tremolante nella voce di suo fratello, non potendo fare a meno di preoccuparsi nel sentirlo particolarmente turbato.
"Otouto, è successo qualcosa?"
Lui restò per un attimo in silenzio, come se volesse prendersi una pausa per cercare di controllarsi, rispondendo solo dopo un po'.
"No... volevo solo sentirti."
"Sasuke, cos'è successo?" Continuò ad insistere Itachi, preoccupato. Conosceva bene quei suoi silenzi.
"Niente è che ... una macchina mi stava quasi prendendo, e mi sono un po' spaventato."
Sasuke si rese conto di essersi inventato una scusa che come minimo avrebbe fatto prendere un mezzo infarto ad Itachi, ma assolutamente non voleva rivelargli quello che era accaduto sul serio. Non poteva, se voleva continuare a lavorare e quindi evitare di deludere lui e sua madre. Gli tornarono in mente le parole di Orochimaru.
"Se dirai qualcosa a qualcuno non potrai più lavorare qui."
Sentì Itachi sospirare, senza meravigliarsi del suo tono di voce misto fra preoccupazione e arrabbiatura.
"Otouto, quante volte devo dirtelo di fare attenzione? Mi fai spaventare, sai?"
"Scusa niisan..."
"Stai bene ora?"
"Si, si... volevo solo sentirti un po', ti ho svegliato?"
"No, sono appena tornato a casa."
Itachi si sdraiò sul letto, ancora preoccupato. Sasuke aveva rischiato grosso, possibile che fosse così distratto? Comunque quella gli sembrava solo una scusa per coprire qualcos’altro; o forse era solo un presentimento.
"Sasuke, vedi di stare attento, se ti succedesse qualcosa io ...."
Lui si sentì davvero in colpa ad avergli mentito in quel modo, ma non trovò la forza di raccontargli la verità. "Non posso." Si ripeté. Poi cambiò abilmente argomento.
"Ma che ore sono da te niisan?" Chiese.
"Le tre del mattino ..."
"Come mai sei ancora sveglio a quest'ora? Cosa stai facendo?"
Itachi non poté evitare di trattenere un sorriso, notando la punta di gelosia nella voce del suo fratellino. Gli parlò con tranquillità.
"Un mio amico mi ha convinto ad uscire ...." Gli spiegò. " E sono tornato solo ora ... domani è domenica quindi niente studio, posso riposare." Poi aggiunse: "Tu come stai? È andata bene al lavoro?"
Sasuke si prese qualche secondo per rispondere: Itachi aveva toccato il tasto dolente.
"Tutto ok ..." Tagliò corto. "Ora ti lascio, niisan, perché è arrivato Naruto."Mentì, in realtà non era ancora tornato a casa.
"Ok otouto ... ciao."
"Buonanotte, niisan."
Itachi rimase ad osservare lo schermo del cellulare per un po'. Sasuke non gliela stava raccontando giusta.
 
 
 
 
 
Sasuke non osò alzarsi dalla panchina su cui era seduto, in un piccolo parchetto, per tornare a casa. Gli tremavano ancora le gambe, e le braccia … di sicuro anche la voce. Si stava agitando troppo, non poteva farsi vedere in quelle condizioni da sua madre, altrimenti avrebbe scoperto che c’era qualcosa sotto. Si massaggiò la testa, facendosi per un momento prendere dal panico quando si rese conto di avere dei forti capogiri ed il respiro irregolare. Ripensò alla voce di Itachi, strinse il cellulare nella mano destra e chiuse gli occhi, immaginandosi di averlo vicino. Non si considerava un tipo particolarmente fifone, ma aveva davvero avuto paura quando Orochimaru l’aveva toccato in quel modo, e si era sentito violato.
Si prese ancora qualche minuto per calmarsi, facendo dei respiri profondi.
Innanzitutto doveva prendere una decisione: dire a tutto a Mikoto e quindi perdere il lavoro – cosa che non voleva assolutamente – oppure cercare di ricattare Orochimaru a sua volta? Cercò di rifletterci a mente lucida, facendo ricorso a tutto l’autocontrollo che aveva.
Non avrebbe permesso a Orochimaru di spingersi oltre, aveva intenzione di farglielo capire in modo netto e preciso, e nello stesso tempo non avrebbe perso il lavoro. Si rese conto di essere folle – in teoria avrebbe dovuto raccontare tutto e basta – ma non voleva cedere così facilmente.
Se niisan lo venisse a sapere si arrabbierebbe molto …” Pensò, fra sé e sé. La prospettiva di dover sopportare quel maniaco ancora per un tempo indeterminato – probabilmente lungo – gli fece venire mal di stomaco, ma si convisse che doveva farlo.
Ultimamente Mikoto aveva diversi problemi al lavoro, spesso usciva prima o addirittura era costretta a restare a casa senza essere pagata, e Sasuke non voleva diventare un peso per la sua famiglia; doveva contribuire, in qualche modo, anche al costo di sopportare certe cose.
Ovviamente lo ricatterò per bene e non gli concederò di toccarmi più di come ha già fatto oggi.” Si ripeté per l’ennesima volta, come per auto convincersi.
Si sfiorò una guancia, percependo qualcosa di umido, e si rese conto che stava iniziando a piovere. Le gocce si fecero via via più fitte, ma lui non accennò a spostarsi.
Ripensò a quando Mikoto aveva parlato con Orochimaru, quando si erano incontrati per il colloquio di lavoro, e si chiese come mai nemmeno lei si fosse resa conto di che razza di persona aveva davanti. Lui però era bravo a mascherare la sua vera natura davanti agli altri; sapeva ingannare chiunque. Ormai questo Sasuke l’aveva capito.
Forse persino Itachi –che di solito era sempre diffidente nei confronti degli altri – si sarebbe fatto abbindolare da quell’uomo così bravo a mascherarsi. O forse no.
Il rombo di un tuono interruppe i pensieri di Sasuke, e solo in quel momento lui si rese conto di essere bagnato fradicio. Si rannicchiò su se stesso, infreddolito. Non voleva tornare a casa, ed era talmente scosso da quello che era successo da non avere nemmeno la forza di togliersi da lì e andare a ripararsi. Se Itachi fosse stato a casa, si sarebbe preoccupato nel vederlo in ritardo e l’avrebbe raggiunto portandosi dietro un ombrello. Poi sarebbero tornati a casa insieme – Sasuke camminando si sarebbe stretto a lui per scaldarsi un po’ – e Itachi gli avrebbe dato dei vestiti asciutti, comportandosi in una maniera fin troppo apprensiva, e gli avrebbe asciugato i capelli. Sasuke avrebbe finto di sopportare a stento quelle cure troppo premurose; in verità apprezzandole così tanto da non saper descrivere quello che provava.
Purtroppo però suo fratello era troppo lontano per fare tutte quelle cose, e Mikoto non poteva stargli così dietro, era troppo indaffarata, ora che, oltretutto, uno dei loro parenti stava male, e lei, come tutti gli altri, doveva dare il suo contributo.
Era solo in quel momento, non poteva disturbare sua madre che già aveva troppi pensieri, non voleva darle altre preoccupazioni. Doveva cavarsela da solo, ma non poté evitare di domandarsi che cosa avrebbe fatto Itachi al suo posto.
Itachi non si sarebbe mai cacciato in una situazione del genere.” Si disse, rannicchiandosi di più sulla panchina, mentre la pioggia non accennava a cessare.
Doveva cavarsela completamente da solo, per la prima volta nella sua vita.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ed ecco il capitolo dieci ^_^
Ci tengo a chiarire una cosa …  su Orochimaru. Non avete idea di quante paranoie mi sono fatta prima di scrivere questo capitolo, sono stata indecisa fino all’ultimo su quello che lui ha tentato di fare a Sasuke …insomma, non è un tema molto leggero da affrontare. Quindi potrete capire che non mi spingerò nel dettaglio e soprattutto risparmierò certi trattamenti a Sasuke, per la fanfiction che intendo scrivere così è già troppo, non voglio esagerare.
Se mi sono fatta capire bene, altrimenti capirete cosa intendo continuando a leggere XD … mi sa che vi ho più confusi che altro ma vabeh.
Ringrazio come sempre quelli che commentano la mia fanfction ^_^ ci sentiamo il prossimo martedì con il capitolo 11!
 
Anticipazione:
Sasuke si rigirò fra le coperte del suo letto, nascondendosi fra esse per ripararsi dal freddo intenso di quella notte; mancava poco alla fine dell’anno. Erano già trascorsi ben sei difficili, infiniti, e pesanti mesi, da quando suo fratello era partito per New York.
 
 

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Capitolo 11
*** Ritrovarsi ***


Sasuke si rigirò fra le coperte del suo letto, nascondendosi sotto di esse per ripararsi dal freddo intenso di quella notte; mancava poco alla fine dell’anno. Erano già trascorsi ben sei difficili, infiniti, e pesanti mesi, da quando suo fratello era partito per New York. Aveva appena finito di parlare con lui al telefono; Itachi sarebbe arrivato il mattino seguente.
Non sapeva che pensare, provava un misto di sensazioni contrastanti: ansia, paura di scoprirlo cambiato, di sapere cosa provavano veramente entrambi, felicità, malinconia, rabbia e addirittura tristezza. Al solo pensiero di rivederlo gli venivano le lacrime agli occhi, e si sentiva frustrato, perché già sapeva che non sarebbe riuscito davvero a far capire al fratello quanto aveva sentito la sua mancanza. Più volte aveva desiderato di averlo immediatamente al proprio fianco e di raccontargli tutto quanto, affidandosi completamente a lui, di nuovo.
Sospirò, non riuscendo a liberarsi del groppo di paure che gli si era formato all’altezza del petto. Non era solo l’ansia di rivederlo, o di sapere finalmente cosa provava Itachi per lui, ma c’era qualcos’altro di veramente pesante che sentiva di dovergli dire. Non ne aveva parlato a Mikoto inizialmente solo per non perdere il lavoro, poi per non farla preoccupare e anche un po’ per vergogna, ma sentiva di essere giunto al limite. Non ce la faceva veramente più a sopportare di essere toccato in quel modo da Orochimaru, sapeva di essere sul punto di scoppiare, e aveva molta paura di quello che sarebbe potuto accadere.
Come avrebbe fatto a raccontare tutto a Itachi? Che avrebbe pensato lui?
C’era stato un periodo, in quei sei mesi, in cui aveva pensato di tenere nascosta la cosa anche al fratello e continuare a sopportare facendo finta di niente, ma poi si era reso conto di non poter andare avanti in quel modo.
Aveva paura di Orochimaru, si sentiva a disagio ogni volta che lui lo toccava sul petto, o gli posava le labbra sul collo. Gli venne un brivido freddo solo al pensiero, e si strinse di più nelle coperte.
Non aveva permesso a quell’uomo di spingersi troppo oltre, facendogli capire molto chiaramente che a quel punto non sarebbe stato più zitto, eppure sentiva che presto sarebbe successo qualcosa di davvero brutto, lo sapeva.
Tutto quei pensieri gli procuravano un gran mal di testa.
 Si massaggiò le tempie, dolorante.
Quei sei mesi erano stati un inferno; ogni volta che si avvicinava il weekend e sapeva di dover andare a lavorare da Orochimaru gli veniva un mal di pancia incredibile e addirittura la nausea; spesso era stato sul punto di raccontare tutto a Mikoto, preso dallo sconforto, ma poi s’imponeva di non farlo. Aveva fatto di tutto per continuare a portare a casa qualche soldo e non dare preoccupazioni a sua madre, ma ora non ce la faceva più: doveva raccontare quello che succedeva fra lui ed Orochimaru almeno ad Itachi. Insieme avrebbero trovato una soluzione.
Sentendosi così irrequieto decise di andare nella camera di Itachi – da quando lui era partito spesso andava a dormire nel suo letto – per cercare di tranquillizzarsi.
Sgusciò fuori del letto, camminando per il corridoio che collegava le due stanze, e rifugiandosi sotto le coperte del fratello.
Solo quello che gli bastò per calmarsi un pochino, e la certezza di sapere che il giorno dopo quel letto non sarebbe stato ancora vuoto, gli mise addosso un’allegria che raramente aveva provato in quel tempo trascorso dalla sua partenza.
Voleva rivederlo, riabbracciarlo; ne aveva dannatamente bisogno.
Sasuke continuò a rigirarsi fra le coperte per tutta la notte, senza riuscire a chiudere occhio. L’indomani mattina Itachi sarebbe stato di nuovo a casa.
 
 
 
 
Itachi si guardò intorno per l’aeroporto, trascinandosi dietro la sua pesante valigia. Doveva trovare Sasuke, e sapendo che lui si era recato lì da solo – Mikoto non aveva potuto a causa del lavoro – voleva raggiungerlo nel minor tempo possibile; anche se si sentiva ipocrita a pensarlo, avendolo abbandonato per sei mesi, non voleva lasciarlo solo nemmeno per un secondo di più.
In quei mesi trascorsi si era sempre sentito tremendamente in colpa per essere partito, e le ragioni che tempo prima l’avevano spinto ad allontanarsi, ora gli sembravano solo sciocche e stupide. Stare lontano sei mesi da suo fratello, facendo soffrire entrambi, non era servito a cancellare i sentimenti che provava; anzi, a renderli ancora più intensi, tanto che Itachi aveva paura di  non riuscire a contenersi, nel rivederlo.
Il cuore gli batteva forte, sapeva di essere finalmente giunto a un punto di svolta. Desiderò tremendamente di essere ricambiato da Sasuke, e si diede mentalmente dello stupido per quello che aveva pensato.
Senza nemmeno accorgersene accelerò il passo, diretto verso il punto che avevano fissato per il loro incontro. In quei sei mesi era cambiato qualcosa in Sasuke? Stava bene? Si era sentito solo?
Nei primi tempi Itachi aveva avuto l’impressione che fosse successo qualcosa di grave, ma Sasuke aveva sempre negato.
Posò a terra la valigia, guardandosi in giro con nervosismo. Voleva rivedere suo fratello, immediatamente, subito. Sentiva di dovergli dire un sacco di cose, ma nello stesso tempo nulla; non aveva mai provato delle emozioni simili.
Iniziò ad agitarsi seriamente vedendo che era in ritardo, temendo che potesse essergli successo qualcosa e quando, alzando lo sguardo, vide in lontananza la sua figura, il mondo intorno a lui si bloccò completamente. Anzi, scomparve. In quel momento esisteva solo Sasuke.
Pensò di alzarsi e andargli incontro, ma non si mosse, continuando a guardarlo dritto negli occhi. Sasuke camminava verso di lui con passo lento, all’apparenza indifferente, con quel suo solito broncio appena accennato. Itachi lo scrutò a fondo dall’alto in basso, e gli parve che in quel tempo passato i suoi lineamenti si fossero fatti più da ragazzo che da bambino. Era cresciuto un po’ il suo fratellino – o forse ad Itachi sembrava così perché non lo vedeva da tempo – si era fatto un po’ più grande, era diventato anche più alto.
Presto si trovarono uno davanti all’altro, a meno di un metro di distanza, fissandosi negli occhi, colmi di cose non dette. Fu itachi a prendere parola per primo, pensando di dire “Mi sei mancato, otouto” ma improvvisamente Sasuke gli si buttò fra le braccia, con il suo fare un po’ impacciato, stringendolo talmente forte da fargli mancare il respiro.
Itachi ricambiò l’abbraccio diversi secondi dopo, rendendosi conto di averlo finalmente di nuovo accanto. Gli fece poggiare la testa contro il proprio petto, cercando di comunicargli tutto quello che poteva tramite quel contatto. Avrebbe voluto rimanere in quel modo per sempre, stringerlo fino a diventare un tutt’uno con lui.
Prese ad accarezzargli i capelli con dolcezza, senza dire una parola.
Rimasero abbracciati in quel modo per diverso tempo – nessuno dei due avrebbe saputo dire quanto – fino a quando fu Itachi a interrompere il silenzio che si era creato fra loro, andando a sussurrargli ad un orecchio.
“Perdonami otouto, io non sarei dovuto partire …”
Non gli arrivò risposta, ma Sasuke si rannicchiò ancora di più fra le sue braccia. Itachi allora capì che a entrambi sarebbe servita qualche ora, o almeno il tempo di ritornare a casa, per interrompere il silenzio colmo di cose importantissime da dire che si era venuto a creare, ed allora si limitò ad afferrare la valigia e passare un braccio intorno alle spalle di Sasuke, stringendoselo contro ed incitandolo poi a camminare.
“Sistemati bene la sciarpa, deve far molto freddo fuori.” Gli raccomandò, premuroso, intenerendosi quando si rese conto che Sasuke non aveva smesso ancora una volta di guardarlo, come se non gli sembrasse vero di essere di nuovo insieme.
“Andiamo a casa, otouto, lì ti racconterò tutto.”
 
 
 
 
 
 
Itachi posò la valigia poco dopo l’ingresso di casa, togliendosi le scarpe, per riporle con ordine nella scarpiera lì vicina, e poi spogliandosi dei vestiti pesanti di cui si era coperto per ripararsi dal freddo.
Sasuke si era già seduto sul divano, sembrava particolarmente mogio. Era stato così per tutto il tragitto, forse era arrabbiato? Sembrava avesse un peso enorme sulle spalle.
Itachi andò a sedersi accanto a lui, tentando un primo approccio di conversazione, visto che non si erano ancora parlati durante tutto il tragitto.
“Mi sei mancato … davvero molto Sasuke.” Gli disse, sfiorandogli gentilmente una guancia con la punta delle dita.
Lo vide tremare, preoccupandosi subito quando si accorse che, oltretutto, era decisamente pallido.
“Non ti senti bene?”Gli chiese, allarmato, afferrandolo per le spalle. Vide una lacrima scorrere lungo le sue guance, e prima di avere il tempo di fare qualcosa, Sasuke scoppiò a piangere, improvvisamente. Il suo non era un pianto normale; era il pianto di chi si è tenuto dentro un peso troppo grosso per molto tempo.
Itachi rimase sbalordito, quasi spaventato: non l’aveva visto piangere in quel modo così disperato nemmeno quando erano solo dei bambini. Si rese conto che Sasuke doveva aver aspettato il loro arrivo a casa per lasciar andare in quel modo i suoi sentimenti e, non sapendo spiegarne bene il motivo, si sentì subito in colpa.
“Niisan…”
Sasuke si fece spazio fra le braccia del fratello, mormorando quell’unica parola, ed aggrappandosi saldamente a lui. Era profondamente arrabbiato con Itachi, perché l’aveva lasciato da solo per tutto quel tempo, era sconvolto dai sentimenti tanto forti che provava per lui – ora che erano di nuovo insieme stavano tornando prepotentemente a galla – ma soprattutto, prima di qualsiasi cosa, doveva raccontargli di Orochimaru, non ce la faceva più a sopportare tutto quanto. Si sforzò per reprimere i singhiozzi, ottenendo solo il risultato di piangere ancora più rumorosamente; ma in quel momento non gli importava.
Il fardello che aveva portato sulle spalle in quei sei mesi si stava facendo via via meno pesante, mentre si stringeva ad Itachi. Percepì le sue carezze rassicuranti sulla testa, e poi il suo cuore prese a battere forte quando le labbra di lui si soffermarono sulle sue guancie, fino a scendere al collo.
Si ritrasse istintivamente da quel contatto, spaventato. Non da Itachi, anzi desiderava essere toccato da lui in quel modo, ma dal ricordo di Orochimaru.
Cercò di fermare i singhiozzi almeno per raccontare a Itachi quello che era successo in quei mesi, liberandosi così di un grandissimo peso, ma vi riuscì solo in parte.
“Ni-niisan.” Lo chiamò nuovamente, fra un singhiozzo e l’altro.
Lui non sapeva come comportarsi, aveva quasi paura di turbarlo di più, e nello stesso tempo era inquieto perché non riusciva a capire cosa avesse scatenato in Sasuke una reazione del genere.
Lo incoraggiò a parlare, asciugandogli con gentilezza delle lacrime. Vedendolo così indifeso non poté fare a meno di provare una tenerezza infinita.
“Parla otouto, ti ascolto.”
“O- Orochimaru …”
“Cosa c’entra Orochimaru adesso?”
“Lui … mi toccava, niisan…” Sasuke riuscì a dire solo quello, prima di farsi sopraffare nuovamente dal pianto.
Itachi sperò di aver capito male.
“Cosa …”
“Mi toccava.” Singhiozzò di nuovo Sasuke, nascondendosi contro il petto del fratello per l’imbarazzo. “Mi … toccava. Sulla pancia … sul petto … provava a baciarmi …”
“Perché non hai detto nulla?”
Itachi lo afferrò per il mento, guardandolo dritto negli occhi. Era talmente arrabbiato da aver paura di non controllare le proprie emozioni.
“Non arrabbiarti!”
Sasuke cercò di distogliere lo sguardo, ma Itachi gli impose tramite la forza di continuare a guardarlo.
“Rispondimi subito!”
“Io… raccontando tutto avrei perso il lavoro! La mamma era in difficoltà, non volevo essere un peso e darle preoccupazioni mentre tu non c’eri!”
“Avresti potuto raccontare tutto a me!” Ribatté Itachi, furioso.
“Tu … eri troppo lontano, non potevo contare su di te! Ero da solo fino a ieri, ora non venire qui a darmi ordini …”
Itachi lasciò il viso di Sasuke, sentendosi tremendamente in colpa per aver alzato la voce in quel modo ed essersi fatto prendere dallo scatto di rabbia che gli aveva scatenato quella notizia.
Se n’era andato lasciando solo Sasuke, non aveva alcun diritto di rimproverarlo.
Lo strinse nuovamente a sé, accarezzandolo con tutta la dolcezza di cui era capace e nello stesso tempo reprimendo a stento l’odio nei confronti di Orochimaru. Non aveva odiato così tanto nemmeno Kimura; se si fosse trovato quell’uomo davanti agli occhi l’avrebbe ucciso, ne era sicuro.
“Sasuke, ascoltami bene.”
Lui si staccò dal petto del fratello, asciugandosi le lacrime con il palmo della mano, e sospirando diverse volte per calmarsi.
“Dove … dove ti ha toccato?”
Itachi lo vide arrossire, ma lo incitò comunque ad andare avanti.
“Me lo devi dire, è importante.”
Sasuke si sollevò la maglietta, mostrando a Itachi dei segni rossi sulla pancia e sul petto. Li aveva sempre nascosti a Mikoto. Il maggiore impallidì a vederli, e una nota di tremore interruppe la sua voce mentre parlava.
“Ti ha …”
“No…” Sasuke si affrettò a negare, scuotendo la testa. “Non è come pensi, non è arrivato a quello, però …”
Itachi gli accarezzò una guancia con dolcezza.
“Ti ha toccato anche … da altre parti?”
Sasuke scosse la testa di nuovo, rispondendo con voce appena percettibile. “Non mi ha fatto altro ...io … gli ho detto che se avesse fatto di più avrei sul serio raccontato tutto.” Evitò di specificare che negli ultimi tempi Orochimaru sembrava non essere per niente intimidito da quelle minacce, e si tenne per sé il sospetto che sarebbe potuto accadere qualcosa di brutto da un giorno all’altro.
Si abbandonò fra le braccia del fratello, sentendosi finalmente al sicuro, sapendo che Itachi ora avrebbe pensato a tutto.
“Sei solo uno stupido otouto.” Gli sussurrò il maggiore, mentre gli accarezzava i capelli per tranquillizzare non solo lui ma anche se stesso.
 Sasuke non si sentì offeso da quell’accusa, percependo chiaramente tutto l’affetto e la preoccupazione che trasparivano dalle parole appena sussurrate del più grande.
“Sei uno sciocco … se me lo avessi detto prima sarei tornato a casa con il primo aereo.”
“Mi dispiace …”Il minore si fece scappare un altro singhiozzo.
Fra loro calò per un po’ il silenzio, interrotto solo dal pianto debole di Sasuke.
“Comunque ora non devi più preoccuparti di nulla, Sasuke.” Lo rassicurò Itachi, ad un certo punto, mentre non smetteva di continuare ad accarezzarlo.
“Ci penserò io … ad Orochimaru, lascia fare a me.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ed eccomi anche con questo capitolo … è stato davvero difficile da scrivere, non so se sono riuscita a trasmettere appieno tutte le emozioni che volevo trasmettere ... ma è anche vero che il prossimo sarà un po’ la seconda parte di questo, quindi quello di cui non ho parlato qui verrà trattato appunto nel capitolo 12 XD
Che dire, mi piacerebbe sentire le opinioni dei lettori, consideratelo un modo per ringraziarmi se avete gradito quello che ho scritto XD
Ci sentiamo con il capitolo 12!
Piccolissima frase di anticipazione XD
 
D’impulso Sasuke posò le labbra su quelle di Itachi, impaziente. Non voleva più aspettare.
 
 
 

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Capitolo 12
*** I nostri sentimenti ***


Itachi mise sulle spalle di Sasuke una grande coperta pesante, sfiorandogli per un’ultima volta la fronte; suo fratello si era addormentato dopo aver finito di piangere, fra una carezza e l’altra.
Poi si avviò verso la cucina, in cerca di qualcosa da mangiare, trovando in frigorifero una golosa fetta di torta alla panna, che prese senza pensarci troppo: quando si trattava di dolci diventava tutt’altro che altruista.
Nel posare il piattino sul tavolo, si accorse che gli tremavano ancora le mani dal nervosismo.
S’impose di calmarsi, ma si sentiva ribollire di collera al pensiero di quello che Orochimaru avevo provato a fare ed aveva fatto a Sasuke per quei sei mesi. Quello che gli faceva più rabbia era che qualcuno avesse anche solo pensato di toccare suo fratello, ricattandolo moralmente ed arrivando a turbarlo a tal punto da farlo piangere in quel modo; ma c’era anche qualcos’altro di più nascosto. Sasuke era suo, solamente suo, e nessuno poteva permettersi anche solo di sfiorarlo.
Si concentrò sul gusto dolce della torta per provare a distrarsi, ma non servì a nulla.
Allora iniziò a muovere la gamba sinistra, nervosamente.
Ora cosa doveva fare con Orochimaru? Teoricamente avrebbe dovuto denunciare le molestie e rivolgersi alle autorità, ma sapeva benissimo che dopo ben sei mesi in cui nessuno aveva denunciato il fatto, difficilmente l’avrebbero preso seriamente in considerazione. E poi quali prove avevano? I segni sul corpo di Sasuke, ma effettivamente non c’era nessun modo per dimostrare che fosse stato davvero Orochimaru a provocarglieli.
In secondo luogo doveva tener conto di suo fratello, perché non era sicuro che lui volesse far emergere la cosa e quindi dirlo anche a Mikoto.
Lo guardò mentre sonnecchiava sul divano, sorridendo spontaneamente nel vederlo arrotolato nella coperta che gli aveva messo addosso.
Sentiva il bisogno di parlare con lui dell’argomento che avevano lasciato in sospeso ben sei mesi prima all’aeroporto, ma visto quello che era successo, avrebbe aspettato.
Si era convinto di essere una persona pessima per l’amore incontrollabile – oltre a quello fraterno – che provava nei suoi confronti, ma in quei sei mesi aveva imparato ad accettarlo e a prendere in considerazione anche i sentimenti che Sasuke gli aveva fatto chiaramente capire di provare a sua volta.
Se davvero, da entrambe le parti, quello che provavano non era ancora cambiato, allora voleva dire che non c’era proprio nulla da fare; si amavano non solo come due fratelli, era una realtà che doveva – dovevano – imparare ad accettare.
Finita la fetta di torta, si alzò per andare a sciacquare il piatto, e poi salì le scale ed entrò nella sua stanza per cambiarsi e mettersi dei vestiti più comodi. Notò che il letto era disfatto e si fece sfuggire un sorriso tenero, deducendo che probabilmente Sasuke aveva preso l’abitudine di dormire lì.
Indossò i pantaloni di una tuta da ginnastica, una semplice maglietta a mezze maniche ed una grande felpa grigia che un tempo era appartenuta a suo padre.
Guardò l’ora; non mancava molto all’arrivo di Mikoto. Andò un attimo in bagno, e poi scese nuovamente, trovando Sasuke seduto sul divano, con la coperta sulle spalle, che fissava un punto con sguardo assonnato.
“Otouto, sei già sveglio?” Gli chiese, avvicinandosi, per poi sedersi di fianco a lui.
Sasuke lo guardò negli occhi, annuendo piano.
“Ora va un po’ meglio?” Itachi prese ad accarezzargli la testa, rilassandosi un poco quando lui gli rispose che sì, ora stava bene.
Passarono qualche secondo in silenzio, e il maggiore si stupì quando fu Sasuke a riprendere a parlare, scostandosi da lui per guardarlo negli occhi con decisione.
“Niisan, non mi sono dimenticato di quello che c’è in sospeso fra  noi.” Gli disse, senza troppi giri di parole.
Itachi rimase per un attimo immobile, non sapendo come reagire a quel desiderio di affrontare l’argomento in modo così diretto. Era lui stesso a voler parlarne, ma in quel momento si rese conto di non essere troppo sicuro di voler finalmente ammettere che amava davvero Sasuke in modo non solo fraterno, e di non saper da dove iniziare.
“Otouto, io …”
“Davvero provi qualcosa per me?” Chiese il minore, sembrando aver dimenticato la vergogna, solo impaziente di sapere. “Veramente te ne sei andato perché avevi paura dei tuoi sentimenti?”
“Sasuke …”
“Rispondimi, Itachi!”
Sasuke si rese conto di avere il respiro affannoso come se avesse fatto una corsa, si stava facendo davvero prendere da quella discussione. Voleva sapere, doveva sapere, non ne poteva più di aspettare. Anche se non aveva mai avuto gli stessi dubbi di Itachi, si era fatto molte domande in quei sei mesi trascorsi – e anche prima – per cercare di capire che cosa provava davvero nei suoi confronti, ma quando si era reso conto di voler qualcosa in più da Itachi – non solo i suoi abbracci e le parole di conforto – aveva capito di provare per lui quel sentimento che tutti consideravano proibito fra due fratelli.
In ogni caso non gli importava di quello che pensavano gli altri, anche se era solo un ragazzino sapeva esattamente quello che voleva, e non avrebbe rinunciato ad Itachi solo perché le altre persone credevano che fosse una cosa sbagliata. Sapeva anche che avrebbe dovuto inevitabilmente tenerlo nascosto a Mikoto, ma si sentiva abbastanza egoista da non voler rinunciare a suo fratello nemmeno per la felicità di sua madre.
Lo voleva e basta, e in parte non riusciva a capire le assurde paranoie di Itachi. Lui si faceva davvero troppi problemi e soprattutto si ostinava a trattarlo come un bambino incapace di decidere con la propria testa.
“Io so quello che voglio.” Gli fece presente, arrossendo poi per l’imbarazzo – rendendosi conto di quello che aveva detto – ed abbassando lo sguardo.
Era finalmente giunto il momento della verità fra loro due.
Sentì Itachi sospirare, agitato.
“Otouto … io … ormai non posso più negarlo. Provo davvero certi sentimenti sbagliati per te.”
Sasuke fu percorso da un tremito, sentendosi invadere di felicità. “Sono davvero questi i sentimenti che si provano quando si viene ricambiati dalla persona che si ama?” Si chiese, irritandosi subito dopo per le parole successive del fratello.
“Sei davvero sicuro Sasuke? Sei sicuro di quello che provi? Se davvero ci butteremo in questa strada, poi non potremo più tornare indietro.”
“Io sono sicuro.” Rispose il minore, con decisione e un po’ di rabbia mal celata. Itachi con la sua indecisione lo stava facendo innervosire. “Piuttosto, tu sei sicuro? O mi stai prendendo in giro?”
“Io so di che natura sono i sentimenti che provo per te, Sasuke, solo … è che ho paura, in verità ... sono un vigliacco.”
Il più piccolo rimase per un momento senza parole, non sapendo cosa dire. Anche lui in fondo aveva paura, ma finché sarebbero rimasti insieme che problemi c’erano?
“Sai che con il passare degli anni sarà sempre più difficile tenerlo nascosto, no?” Continuò Itachi, senza accorgersi di star avvicinando le labbra a quelle di Sasuke. Stava per cedere, ormai l’aveva capito. In fondo andava bene così … sarebbero stati felici entrambi, anche se con il mondo contro.
“Lo so … niisan, mi credi scemo?”
Sasuke sentì il suo cuore che iniziava a battere all’impazzata. Non ricordava di aver mai provato emozioni così intense – belle e brutte – come in quel giorno, tutte di fila. Si era liberato del peso che per mesi l’aveva schiacciato, e ora, finalmente, anche con Itachi si stava sistemando tutto.
Era incredibile, non aveva mai creduto di poter essere ricambiato da suo fratello.
“Niisan …”
D’impulso Sasuke posò le labbra su quelle di Itachi, impaziente. Non voleva più aspettare.
Lui rimase immobile per qualche secondo, ma poi ricambiò il bacio con trasporto. Era inutile farsi tornare i complessi che aveva superato in sei mesi di lontananza. Nemmeno quel tempo era servito a spegnere ciò che provavano uno per l’altro, quindi non c’era davvero nulla da fare.
Si sentì travolto da un’ondata di sentimenti fortissimi e capì, dal contatto delle loro labbra, che anche Sasuke li stava provando, e sorrise contro la sua bocca.
Si sentiva bene, era felice. Sasuke era suo. Lo spinse a sdraiarsi sul divano, e Sasuke lo assecondò immediatamente. Si trovarono così uno sopra l’altro.
Il più piccolo si aggrappò alle spalle di Itachi con forza. Sapeva che questa volta lui non sarebbe scappato, ma voleva tenerlo stretto a sé per sicurezza. Provò ad approfondire il bacio e si fece spazio nella bocca di suo fratello. Percepì che lui era un po’ incerto, ma poi le loro lingue si sfiorarono una con l’altra.
Quando Itachi andò a baciarlo sul collo, Sasuke non fu in grado di trattenersi, e sobbalzò, spaventato. Non gli aveva dato fastidio suo fratello, ma il ricordo di Orochimaru era ancora troppo vivido nella sua mente, e quel tocco, in quel punto, gliel’aveva portato di nuovo in mente.
“Niisan ...”
“Ho capito, ho capito.” Lo rassicurò Itachi, baciandogli una guancia. “Non preoccuparti otouto, ho capito.”
Si guardarono negli occhi.
“Sasuke, perdonami. A causa della mia indecisione ti ho fatto soffrire per molto tempo, quando invece sarebbe bastato …”
Il minore tornò a baciare, delicatamente, sfiorando le sue labbra. In quei sei mesi aveva provato anche rancore nei suoi confronti, l’aveva quasi odiato in certi momenti, ma ora non aveva importanza. Erano lì, sul divano, a dichiararsi finalmente quello che provavano tramite i gesti del corpo, e solo quello bastava a ripagarlo dei sei mesi infernali che aveva trascorso.
Le loro lingue tornarono a toccarsi.
Le labbra di Sasuke sono morbide.” Pensò Itachi, mentre continuava a baciarlo, staccandosi solo per riprendere fiato. Ormai non poteva tornare indietro, finalmente era riuscito a superare le sue barriere mentali.
Approfondì ancora di più il bacio, sprofondando di più nella bocca di Sasuke, ma in quel momento bussò qualcuno alla porta. Era sicuramente Mikoto.
Scattò in piedi, cercando un po’ di riassestarsi, ma comunque si prese un po’ di tempo prima di aprire, per ritrovare la calma.
“Itachi, sono la mamma, siete a casa?”
“Sì un secondo, non trovo le chiavi.”
Guardò Sasuke per chiedergli implicitamente se si fosse un attimo ripreso, e poi andò ad aprire la porta. Si ritrovò a fissare Mikoto, e in quel momento fu invaso da un’ondata di malinconia. Prima che potesse dire qualcosa, però, lei lo aveva già abbracciato.
“Mamma …”
“Sta bene il mio tesoro?”
Sasuke spalancò gli occhi esterrefatto sentendo Mikoto usare quell’appellativo con suo fratello, e nello stesso tempo arrossì d’imbarazzo.
“Mamma, per favore …”
Lei lo baciò velocemente sulla guancia, per poi staccarsi e rivolgergli un largo sorriso.
“Lo so che non posso trattarti come farebbe qualsiasi madre con il suo bel figlio … però cerca di capire, Itachi, non ti vedo da sei mesi.”
Itachi si lasciò abbracciare per un po’ di secondi, e poi lui e Mikoto rientrarono in casa.
“Sasuke, tutto bene?” Chiese la donna, vedendo il suo secondo genito. “Mi sembri molto stanco.”
“Sono solo un po’ stanco come hai detto tu mamma, non c’è niente di cui ti devi preoccupare.” La rassicurò lui, e Itachi dedusse che voleva tenerla fuori dalla questione Orochimaru. Comunque avrebbero ripreso il discorso appena restati nuovamente soli.
“Mi raccomando, vedi di non stressarti troppo, Sasuke.” Gli raccomandò lei.
“Vi preparo il pranzo, intanto Itachi preparati un discorso, perché a tavola mi dovrai raccontare tutto quanto.”
Lui annuì pacatamente, mentre la osservava. Era bello essere di nuovo a casa.
 
 
 
 
 
 
Itachi uscì dalla doccia coprendosi immediatamente con un grosso accappatoio e tamponandosi i capelli con un asciugamano. Andò a sedersi sul bordo della vasca, ascoltando il suono monotono dello scaldabagno. Rimase lì fermo a riflettere nell’attesa di asciugarsi un po’. Quella giornata era stata intensa.
Ancora non era riuscito a togliersi di dosso il nervosismo per quello che aveva saputo su Orochimaru, e nello stesso tempo – nonostante quello – provava una gioia immensa, perché finalmente aveva potuto concedersi di amare Sasuke. Si sentiva un po’ insicuro, ma almeno era definitivamente riuscito ad accettare quei sentimenti, anche se ancora non gli sembrava vero.
Anche se era già capitato prima, in modo sfuggente, questa volta si erano baciati sul serio. Il loro non era stato un semplice bacio, ma una vera dichiarazione, uno scambio di sentimenti. Ed era incredibile che anche Sasuke ricambiasse quello che provava lui.
Sorrise fra sé e sé, mentre ricordava le labbra morbide di suo fratello e il sapore della sua bocca.
Improvvisamente, gli venne di nuovo in mente il viso triste di Sasuke e quel suo pianto così disperato, e si sentì invadere nuovamente da una prepotente ondata di rabbia nei confronti di Orochimaru.
Si tamponò i capelli nervosamente, rivestendosi in fretta, e poi accese il phone per asciugarli.
Tornò in camera dopo una decina di minuti, trovando suo fratello seduto sul letto; gli sorrise spontaneamente, avvicinandosi con calma, e lo salutò con una veloce bacio sulle labbra, pensando che fosse magnifico poter comportarsi in quel modo, come in fondo aveva sempre desiderato.
Per un attimo, tutti i timori che aveva difficilmente sconfitto, tornarono a galla; ma poi si diede immediatamente dello stupido.
Si amavano entrambi, a cosa sarebbe servito cercare di negarlo? Il sorriso accennato di Sasuke gli fece capire che reprimere i sentimenti che provavano era solo un modo per soffrire gratuitamente.
“Itachi, posso …”
“Si che puoi.” Lo anticipò Itachi, prima ancora che lui avesse il tempo di fare la domanda, alzando le coperte per invitarlo a dormire insieme. Era un gesto che potevano permettersi, non era certo la prima volta, e Mikoto non avrebbe quindi sospettato nulla.
Quella sera però dormivano uno accanto all’altro non solo come fratelli, ma come amanti.
Itachi s’infilò sotto le coperte, e Sasuke lo raggiunse immediatamente. Finalmente non era più da solo in quel letto.
Per un po’ ognuno rimase nei propri pensieri.
Quel pomeriggio, dopo mangiato, erano usciti tutti insieme, loro due e Mikoto, e Itachi non aveva mai smesso di parlare per raccontare tutto quello che aveva fatto. Nonostante il disagio iniziale, si era poi adattato perfettamente alla vita di New York – anche se, aveva precisato, continuava a preferire Kyoto – aveva imparato perfettamente l’inglese, ottenuto ottimi risultati negli studi, sia in pratica, sia in teoria, e conosciuto anche dei pezzi grossi in campo medico, conoscenze importanti per la sua futura carriera.
“Niisan, ascolta.” Esordì Sasuke.
“Ti ascolto.”
“Non dire nulla alla mamma, ti prego …”
Itachi puntò il suo sguardo in quello del fratello.
“Sasuke, stai scherzando? Quel che ti è successo è molto grave, va denunciato.”
“Aspetta niisan, ascoltami, per favore.” Lo pregò lui. “ è tardi per sporgere denuncia, dopo sei mesi …”
“Non è mai tardi per queste cose, otouto.”
“E poi non voglio che lo venga a sapere la mamma.” Continuò Sasuke, imperterrito.”Ha avuto molte preoccupazioni in questi mesi, non voglio che lo sappia.”
“Ti stai rendendo conto di quello che mi chiedi?”
Itachi fissò negli occhi Sasuke, e lo vide annuire con decisione.
Lo strinse un po’ a sé, prendendo ad accarezzargli la testa.
“Non posso prometterti di non dire nulla … è una cosa troppo grave. Prima di tutto, però … voglio andare da Orochimaru a parlargli di persona. Quando aprirà nuovamente dopo le feste, mi accompagnerai? Si pentirà amaramente di quello che ha osato farti.”
Sasuke si rannicchiò contro il petto del fratello, sentendosi protetto. Ora che Itachi era di nuovo a casa, non doveva più temere nulla.
Andò a baciarlo sulle labbra, come aveva sempre desiderato di fare ed esultò mentalmente quando lui ricambiò quel gesto senza farsi troppe assurde paranoie.
Sapeva benissimo che per loro due era solo l’inizio, ed erano ancora un po’ impacciati nell’amarsi in quel modo, ma era sicuro che col tempo si sarebbe stabilizzato tutto. Già avevano superato un enorme ostacolo.
“Niisan … io ti … io …” Sussurrò contro le labbra del fratello, mentre continuavano a baciarsi.
“Anch’io otouto, anch’ io …”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Anche questo direi che è stato un capitolo importantissimo per lo sviluppo della fan fiction; anzi, probabilmente il più importante. Siamo arrivati ad un dunque, a un punto di non ritorno XD … comunque ho ancora un po’ di cose da raccontare; innanzitutto devo chiarire la questione su Orochimaru (quindi almeno due capitoli penso saranno occupati da quello), anche se il prossimo capitolo vi anticipo già che parlerà di tutt’altro, giusto per “alleggerire” l’atmosfera … e magari per conoscere meglio la famiglia Uchiha XD … poi penso si entrerà nella “saga finale” che … non lo so, forse mi occuperà sui cinque capitoli ma non sono sicura. Quindi approssimativamente potrei dire che la fiction si concluderà più o meno intorno al capitolo 20 … ma non ne sono per niente certa XD
 
Grazie mille per i commenti, se non si è ancora capito mi rendono molto felice X°D
Alla prossima! Vi anticipo che potrebbe esserci una settimana di pausa perché vorrei lavorare anche ad un’altra fiction (long di circa 5-10 capitoli) che è il seguito della prima fiction che ho scritto “Un’altra possibilità” … ma vediamo, insomma. Comunque più di due settimane non passeranno XD

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Capitolo 13
*** Fine anno ***


Eccomi con l’aggiornamento, d’ora in poi questa fiction verrà aggiornata il sabato ^_^ che dire … è una capitolo piuttosto semplice, che non fa avanzare la trama, ma si potrebbe definire di “rilassamento” dato che poi si passerà alla questione di Orochimaru che è abbastanza tosta XD poi mi serviva per dare un’idea veloce di come è impostata la famiglia Uchiha.
Buona lettura ^_^
 
 
 
 
Mikoto quella mattina si era svegliata finalmente riposata e di buon umore. Negli ultimi tempi aveva avuto molti problemi con il lavoro – l’avvocato per cui faceva la segretaria si era ammalato gravemente ed aveva rischiato di cessare la sua attività – ma ora che le cose stavano iniziando a migliorare poteva finalmente permettersi di stare tranquilla. Inoltre quelli erano i suoi giorni di ferie per i festeggiamenti di fine anno, e non voleva pensare a nulla, ma solo godersi i suoi figli e dare loro le attenzioni che avrebbero meritato. Sapeva di essere una madre poco presente, e quel lieve senso di colpa – misto a impotenza, perché non poteva fare nulla per migliorare la situazione – che la tormentava, era qualcosa di doloroso e opprimente.
Scese le scale con calma, sorridendo spontaneamente quando notò che Itachi e Sasuke erano seduti sul divano a guardare la televisione con aria un po’ assonnata; probabilmente si erano appena svegliati.
“Ciao ragazzi miei …” Li salutò, con voce dolce.
Loro risposero quasi contemporaneamente al saluto, osservandola mentre andava a sedersi nello spazio libero che lì divideva.
“Avete fatto colazione?” Chiese la donna, gentilmente.
Il solo vederli lì insieme, così tranquilli, bastava a riempirla di gioia. Passò un braccio intorno alle spalle di entrambi, stringendoli a sé, quasi compiacendosi nel riuscire a prevedere esattamente le loro reazioni: Sasuke s’irrigidì un po’, ma dopo aver brontolato per qualche secondo – facendo finta di essere contrariato – si abbandonò a quel contatto, mentre Itachi si spostò immediatamente, a disagio, poco abituato a quelle attenzioni materne.
Mikoto si fece sfuggire uno sbuffo esasperato, domandandosi cosa di preciso avesse portato Itachi ad essere poco propenso a farsi trattare da figlio. Non era riuscita a comportarsi da madre al cento per cento con lui nemmeno quando era solo un bambino, e anche adesso quella era una delle cose che la facevano sentire più frustata.
Strinse a sé Sasuke – che intanto continuava a brontolare ma non si spostava – andando ad accarezzargli i capelli spettinati, e continuò a osservare Itachi mentre si avviava verso il tavolo al centro della cucina.
“Itachi, potresti lasciarmi libera di comportarmi da mamma, almeno adesso che sei appena tornato da New York …”
Lui non si voltò; ma Mikoto percepì chiaramente che quel modo di fare nascondeva una punta – neanche troppo sottile – d’imbarazzo. Sorrise, pensando che almeno da quel punto di vista poteva sfogarsi con Sasuke, che per quanto si ostinasse a voler apparire freddo e distaccato, invece amava profondamente ricevere un po’ di affetto matern, anche se non l’avrebbe mai ammesso, fingendo di sopportare quelle carezze solo per far contenta la madre.
“Comunque volevo dirvi una cosa … “ Spiegò la donna, ben sapendo che loro in verità sapevano già cosa intendesse di preciso.
“Anche quest’anno lo zio Teyak-“
“Lo sappiamo.” Rispose Sasuke, sbuffando ed alzandosi in piedi per raggiungere Itachi ed iniziare la colazione, continuando la frase di Mikoto.
“Anche quest’anno lo zio Teyaki ha organizzato una festa con tutti i nostri numerosi parenti … per festeggiare la fine dell’anno. Quindi ora ci dobbiamo preparare ed andare a casa sua, altrimenti ci rimarrebbe male.”
Itachi si fece sfuggire una risata lieve, divertito dal modo in cui Sasuke aveva spiegato il tutto.
“Ecco, era proprio quello che ti volevo dire …” Aggiunse Mikoto.
Teyaki era il fratello maggiore del padre dei suoi figli, e lei – ma anche Itachi e Sasuke – erano molto legati a lui e sua moglie, perché dopo la morte di Fugaku – insieme alla madre di Mikoto che era venuta a mancare in età abbastanza giovane ormai da qualche anno – erano stati loro a sostenerli sia psicologicamente che, quando ce n’era stato bisogno, agli inizi, economicamente.
Quindi ormai era diventata una consuetudine festeggiare il capodanno dagli zii insieme a tutti gli altri parenti.
Mikoto si alzò per raggiungere i figli, senza riuscire a smettere di sorridere teneramente; non le capitava di fare colazione con loro da tanto tempo e, almeno per quei giorni, voleva goderseli al massimo.
 
 
 
 
 
 
Itachi si stava pettinando i capelli davanti allo specchio ascoltando il brontolio sommesso di Sasuke che intanto, di fianco a lui, cercava di domare un ciuffo particolarmente ribelle.
“Otouto, potresti prendere la lacca della mamma.” Scherzò il maggiore.
“Sei matto?”
L’altro lo fulminò con un’occhiataccia.
“Allora dovrai rassegnarti Sasuke, mi spiace.”
Itachi si legò i capelli nella solita coda bassa, voltandosi poi verso il fratello e guardandolo in viso. Avevano appena finito di fare la doccia, e Sasuke aveva un buonissimo odore. Avvicinò le labbra alle sue, esitando solo per un attimo – ormai non era più tempo per i dubbi, doveva voltare pagina – e poi lo baciò senza pentirsi di averlo fatto.
Sasuke ricambiò immediatamente quel contatto, e quando si staccarono, a sorpresa, abbracciò Itachi, invaso da un’ondata di affetto per lui. L’aveva desiderato così tanto da non poter credere che finalmente si fosse deciso ad ammettere i suoi sentimenti, arrivando addirittura a baciarlo così spontaneamente.
“Otouto, che ti prende?”
Itachi si preoccupò subito, temendo che potesse avere una crisi simile a quella del giorno precedente.
Fu colto immediatamente dal nervosismo pensando ad Orochimaru, ma prima che potesse aggiungere qualcosa Mikoto bussò alla porta.
“Itachi, Sasuke … è ora di andare, siete pronti?”
“Si mamma, arriviamo.”
Sasuke si staccò dal fratello, non sembrando particolarmente turbato come aveva creduto lui.
“Sasuke.” Itachi lo fissò negli occhi, e il più piccolo intuì la domanda che gli voleva fare.
“Sta tranquillo niisan … “ Lo rassicurò. “Ora che ti ho raccontato tutto sto meglio, davvero.”
Itachi lo baciò teneramente sulla fronte, sorridendogli appena.
“Ora andiamo, che la mamma ci aspetta.”
 
 
 
 
 
 
 
Sasuke era seduto accanto ad Itachi, al grande tavolo al centro del salone della casa di campagna degli zii paterni. Si trovava all’estremità e accanto a lui, a capotavola, sedeva suo zio Teyaki. Di fronte invece aveva la zia, e di fianco a lei c’era Mikoto. Accanto ad Itachi sedeva uno dei loro cugini, Shisui, e il resto della tavolata era occupato da una ventina di altri zii, prozii, e cugini di secondo grado sia di parte materna che paterna. I suoi genitori erano imparentati alla lontana, cugini di chissà quale grado, e  Sasuke aveva sempre fatto una fatica tremenda, a causa di quello, per capire chi fosse parente dalla parte di sua madre o da quella di suo padre.
Sbuffò, annoiato, mentre addentava l’ennesimo onigiri che sua zia gli aveva preparato gentilmente –sapendo quanto lui lo gradisse – e osservava il tavolo dei bambini, poco distante. Alcuni gli assomigliavano davvero, si vedeva istantaneamente che erano suoi parenti, ma ce n’erano un paio con gli occhi verdi e i capelli castani che nessuno avrebbe mai etichettato come Uchiha, ma a guardarli bene anche in loro si distinguevano i tratti tipici della sua famiglia.
“Itachi san, Shisui san!”
Una delle tante cuginette – Nami – aveva palesemente una sottospecie di adorazione infantile, molto simile a una cotta, per la verità, sia per Itachi sia per Shisui, e ad ogni festa non mancava di continuare a ronzare intorno a loro come un’ape sul miele.
Sasuke aveva il sospetto che la cuginetta volesse avvicinarsi anche a lui, ma non le aveva mai dato confidenza; anche perché relazionarsi con i bambini lo imbarazzava parecchio. La guardò un po’ male quando andò a sedersi sulle gambe di Itachi, sorridendo tutta contenta.
Pensò allora di andare a sedersi altrove, e si accorse che di fianco al divano, su una poltrona, era seduto il suo anziano nonno paterno, che dopo quella mangiata dava dei segni evidenti di stanchezza.
Stava guardando un programma che riassumeva tutte le canzoni più belle dell’anno.
 “Buonasera, nonno.”
Lui salutò con un cenno del capo, sistemandosi gli occhiali. Sasuke gli era affezionato; era da quell’uomo che aveva sentito tutti i racconti più belli su suo padre.
“Oh … Sasuke.”
“Come stai nonno? È da un po’ che non ci vediamo.”
L’uomo si prese qualche secondo per rispondere.
“Per la mia età non posso lamentarmi, Sasuke … tu piuttosto? Come procede la tua giovane vita?”
Ho passato sei mesi d’inferno, ma ora sono davvero felice.” Pensò Sasuke, ma ovviamente si limitò a rispondere con un semplice “Tutto bene.”
Trascorse le restanti ora lì seduto, fino a quando manco solamente mezz’ora all’inizio del nuovo anno.
Itachi andò a chiamarlo, insieme a Shisui, Mikoto e gli zii, e come tutti gli anni – insieme agli altri parenti – si recarono, secondo tradizione, alla piccola piazza di quel paesino di campagna fuori da Kyoto per vedere i fuochi d’artificio e poi andare al tempio.
Lì intorno era tutto pieno di boschi; e la neve contribuiva a dare a quel posto un’atmosfera particolare.
Ad un certo punto Sasuke si sentì stringere la spalla da qualcuno, e non ci mise molto a riconoscere la presenza di Itachi.
Fece per dirgli qualcosa riguardo al fatto che aveva fin troppo tempo con Shisui, ma prima che potesse farlo, quest’ultimo sbucò proprio al suo fianco.
“Ciao Sasuke.”
“Ciao.”
Itachi si fece sfuggire una lieve risata, stringendo di più il fratello a sé, mentre continuavano a camminare. A lui non sfuggì lo sguardo furbo del più grande, e si domandò cos’avesse in mente.
Notò solo che Itachi rallentava sempre di più il passo, mentre Shisui si allontanava da loro, distratto da un parente che l’aveva chiamato.
“Otouto, seguimi.” Sussurrò il più grande.
Sasuke era piuttosto confuso ma comunque fece come gli aveva detto Itachi, e ben presto si ritrovarono a camminare nel folto del bosco.
“La mamma si arrabbierà molto per questo.” Fece notare Sasuke, aggiungendo poi: “E comunque disobbedire non è da te.”
Itachi non diede particolarmente peso a quelle parole, invitando invece Sasuke a prendere un sentiero in salita; piuttosto ripido, tra l’altro.
“Niisan, mi vuoi spiegare dove stiamo andando?”
Sasuke si aggrappò al ramo di un albero ricurvo per non scivolare, continuando però a seguire Itachi davanti a sé: quel posto gli ricordava qualcosa, ma non riusciva a rendere concreto il ricordo nella sua mente. Gli sembrava di esserci già stato.
Continuarono a camminare per un buon quarto d’ora, e alla fine si fermarono in un piccolo spazio sgombro dagli alberi, dal quale si vedevano le luci delle case di quel paesino. Sasuke fece qualche passo, bloccandosi quando si rese conto che erano parecchio in alto; almeno ad una cinquantina di metri.
Si girò verso Itachi, trovandolo seduto a terra, sulla neve.
“Qui ci venivamo da piccoli, quando c’era ancora papà e tu ancora non avevi l’età per avere dei ricordi.” Spiegò, invitandolo a sedersi accanto a lui.
“Poi da quando è morto, né io né la mamma ci siamo più tornati …”
Sasuke prese posto accanto al fratello, guardando dritto davanti a sé.
“è veramente bello qua su … perché non mi ci hai mai portato, niisan?”
Itachi sorrise amaramente.
“Non lo so … forse perché ho sempre avuto paura di ritornaci, in un certo senso … mi ricorda molto nostro padre. Da qui guardavamo i fuochi d’artificio, tutti e quattro insieme …”
Poi guardò negli occhi Sasuke.
“è una sensazione strana da descrivere.”
“Se ti far star male non avresti dovuto tornarci …”
Sasuke sfiorò la neve con il palmo delle dita, disegnando un cerchio mentre cercava qualcosa da dire per riempire il silenzio che si era venuto a creare.
“Volevo portarti qua per stare solamente con te, otouto.”
Lui fece per dire qualcosa, ma prima di poter aggiungere altro le labbra di Itachi si erano già appoggiate sulle sue, in un bacio caldo.
Sasuke arrossì d’ imbarazzo, ancora non del tutto abituato a quel tipo di attenzioni da parte del fratello; poi si strinse contro di lui, colto da un brivido di freddo. Le braccia di Itachi erano calde e protettive, e Sasuke si abbandonò ancora di più fra esse quando il fratello prese a lasciare dei baci roventi sul suo collo.
Entrambi non dissero nulla, affidandosi invece ai gesti del loro corpo.
Itachi sapeva di non poter spingersi oltre a quello, doveva passare molto tempo prima di prendere in considerazione anche solo l’idea di fare certe cose con Sasuke – in ogni caso solo quei pensieri poco casti erano sufficienti a scatenargli una nuova e fortissima ondata di complessi ai quali, per il momento, non voleva pensare – ma il modo in cui lui sospirava di piacere ad ogni bacio o piccolo morso non aiutava certo Itachi a cercare di stare calmo come avrebbe dovuto.
Si ritrovò a ringraziare il primo botto provocato da un fuoco d’artificio che lì interruppe, evitando di far degenerare la situazione.
A Sasuke piacevano particolarmente i fuochi artificiali, e si fece subito distrarre da quel tripudio di colori, osservandoli incantato. Itachi sapeva che non avrebbe palesato tutto quell’interesse se si fossero trovati con gli altri, nel tentativo di rendersi indifferente un po’ a tutto e mantenere una maschera di freddezza, ma il fatto che Sasuke, quando erano insieme, mostrasse il vero se stesso, bastava a renderlo immensamente felice.
Anche Itachi si lasciò incantare dallo spettacolo dei fuochi artificiali. La mezzanotte era appena passata, e loro avevano concluso l’anno precedente nel migliore dei modi, iniziando quello nuovo altrettanto bene.
“Cosa diremo alla mamma?”Chiese Sasuke ad un certo punto, continuando ad osservare il cielo notturno.
“Qualcosa lo inventeremo, Sasuke, ora non pensare a nulla.”
Itachi tornò a baciare il fratello, dimenticandosi per un po’ di tutto il resto.

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Capitolo 14
*** Orochimaru ***


Dopo capodanno – Itachi e Sasuke avevano liquidato Mikoto giustificando la loro assenza a guardare i fuochi artificiali con la scusa che Sasuke, alla fine, aveva preferito restare a casa al caldo perché dopo quella mangiata non si era sentito molto bene – la famiglia Uchiha aveva trascorso delle giornate tranquille a casa.
Quella mattina, però, Itachi era particolarmente nervoso; lui e Sasuke si stavano dirigendo verso il bar di Orochimaru, che aveva riaperto proprio quel giorno, dopo la fine delle vacanze invernali in cui si era festeggiato l’arrivo del nuovo anno.
Erano le sette della sera, e il cielo si era già oscurato da un’ora; i lampioni illuminavano il viale alberato lungo il quale stavano camminando Itachi e Sasuke, e insieme ai fiocchi di neve che cadevano lentamente dal cielo e alla nuvola di calore generata dai respiri dei due, contribuivano a creare un’atmosfera particolare.
Il freddo era pungente, e Sasuke si strinse di più nella sua giacca invernale, sprofondando le mani nelle tasche per cercare di riscaldarle maggiormente. Itachi vedendolo particolarmente infreddolito lo strinse un po’ a sé, anche per cercare di calmare la tensione di entrambi.  Suo fratello era palesemente agitato e spaventato all’idea di rivedere in faccia Orochumaru, ma Itachi era, se possibile, ancora più nervoso. Anche se non aveva mai amato la violenza, sapeva che di fronte a quell’uomo avrebbe dovuto ricorrere a tutto l’autocontrollo che aveva per evitare di fargli del male in modo serio.
Sospirò, sentendosi mancare un battito quando Sasuke gli indicò un piccolo bar sulla strada tramite un cenno del capo.
“È lì, niisan.”
Si avvicinarono silenziosamente, e quando furono davanti alla porta Itachi afferrò saldamente Sasuke per le spalle, intimandogli di aspettarlo lì.
“No.” Protestò lui, rifiutandosi di obbedire al fratello. “Cosa vuoi fare da solo? Voglio anche io …”
“Tu dovevi solo accompagnarmi, otouto.” Rispose lui, conclusivo, senza dargli la possibilità di controbattere. Sasuke inizialmente non rispose, sapendo che nei rarissimi casi in cui suo fratello era così nervoso, la cosa migliore da fare era obbedirgli senza protestare troppo ma, in quei pochi secondi che si prese per riflettere, Itachi era già entrato nel bar di Orochimaru, richiudendosi la porta alle spalle. L’Uchiha minore pensò di raggiungerlo, ma appena fatto il primo posto fu bloccato da un forte istinto, che prese totalmente il sopravvento quando gli parve di distinguere la voce dell’uomo per cui aveva lavorato. Non voleva rivederlo, ne aveva paura. Si voltò, prendendo a respirare affannosamente quando i ricordi di quello che aveva passato in sei mesi tornarono ad affiorargli alla mente, e rimase lì immobile, con le orecchie pronte a captare ogni suono. Sapeva che sarebbe stato meglio seguire Itachi e affrontare con coraggio le sue paure, ma semplicemente in quel momento tutto il suo corpo non ne voleva sapere di muoversi.
 
 
 “Permesso.”
Itachi si guardò attorno per pochi secondi, scrutando a fondo quel piccolo bar, notando subito un uomo alto e dai lunghi capelli neri che gli arrivavano fino alle spalle. Era sicuramente Orochimaru. Quel pensiero lo riempì subito di un’aggressività che non aveva mai provato, e a stento Itachi riuscì a trattenere l’impulso di colpirlo e fargli del male.
L’uomo si voltò, guardandolo negli occhi, e le sue pupille si assottigliarono come quelle di un serpente, mentre brillavano di una strana luce.
“Buona sera, hai bisogno?”
Itachi lo fulminò con uno sguardo di ghiaccio, e Orochimaru trovò conferma ai suoi sospetti: quel piccolo bastardello aveva spifferato tutto a quello che, sicuramente – si capiva dal primo sguardo data la somiglianza fisica – doveva essere suo fratello. Per un attimo l’uomo pensò di ricattare anche lui, incastrandolo come aveva fatto con il giovane e ingenuo Sasuke, ma si rese subito conto che con un tipo del genere nemmeno le sue parole persuasive, ingannatrici ed ipnotiche, sarebbero servite a qualcosa.
Si guardò subito intorno in cerca di quello stupido ragazzino che aveva osato raccontare tutto, ma cercò di darsi un contegno quando intuì che l’altro aveva captato perfettamente i suoi pensieri. Rimase oltre modo stupito, sorridendo; il fratello di Sasuke Uchiha sembrava davvero un tipo interessante.
Orochimaru era abbastanza intelligente da capire che Itachi in quel momento gli sarebbe volentieri saltato addosso prendendolo a pugni fino alla morte, ma trovò divertente il modo in cui, invece, stava mascherando tutte le sue sensazioni sostituendole con un’impeccabile maschera di pacato autocontrollo.
Si finse indifferente all’intera situazione, salutando il nuovo arrivato con il sorriso più gentile di cui era capace.
“Di nuovo buonasera.”Disse.”Sto per chiudere il bar, cosa desideri?”
“Mi chiamo Itachi Uchiha, sono il fratello di Sasuke.”
Orochimaru si finse sorpreso.
“Oh, ma è un piacere conoscerti, in effetti si capisce a un primo sguardo che siete parenti.” Esclamò, mascherando completamente la sua vera personalità.
“Qual è il motivo della visita?”
Itachi avanzò ulteriormente verso l’uomo, guardando Orochimaru con una tale intensità che questo quasi si sentì messo in soggezione, anche se la cosa servì solo a farlo divertire di più. Non aveva mai incontrato nessuno in grado di fargli quell’effetto, era come se quel ragazzo volesse ucciderlo solo guardandolo, ma nello stesso tempo mantenendo un perfetto controllo su se stesso.
Itachi afferrò Orochimaru per il colletto della camicia, guardandolo nelle pupille come se volesse ipnotizzarlo. Stava forzando se stesso al massimo per evitare di colpire quell’uomo facendogli seriamente del male.
“Non faccia l’indifferente.” Gli intimò, sussurrando. “Sasuke mi ha raccontato tutto.”
Itachi si sorprese di vederlo sorridere come se quella situazione lo stesse divertendo, e allora finì per posargli le mani sul collo, stringendo lievemente. Avrebbe voluto ucciderlo in quell’istante, strangolarlo; ma sapeva di non poterlo fare e la cosa serviva solo ad incrementare la sua rabbia. Tuttavia doveva cercare di contenersi.
“E così quel bastardello ti ha raccontato tutto?” Disse Orochimaru, non badando alla stretta di Itachi sul proprio collo, che fu subito rafforzata, a quelle parole.
“Non parlare mai più di mio fratello in quel modo.” La voce di Itachi si era fatta ancora più gelida e tagliente; strinse ancora di più le mani sul collo dell’uomo che aveva di fronte; quel tanto che gli bastava per non soffocarlo ma per fargli comunque male, anche se rimase spiacevolmente sorpreso dal modo in cui lui si mostrò del tutto indifferente.
Proprio in quel momento Sasuke spalancò la porta del bar, entrando e richiudendosela alle spalle.
“Niisan!”
Itachi notò il leggero tremore che lo scuoteva. Lasciò la stretta sul collo di Orochimaru, dandogli una spinta che lo fece cadere a terra. Questa volta lui si mostrò visibilmente irritato, e rialzandosi in piedi fulminò Itachi con un’occhiata che rivelò la sua natura. Poi puntò lo sguardo anche su Sasuke, scrutandolo a fondo e ritrovandosi poi a fissare il fratello più grande che si era frapposto fra loro.
“Non guardare mio fratello …” Itachi sussurrò quelle parole a denti stretti, tornando a fissare Orochimaru negli occhi e poi rivolgendosi per un attimo a Sasuke.
“Niisan … io …”
“Ti avevo detto di non entrare.” Lo rimproverò, con tono conclusivo.
Orochimaru avanzò verso di loro. “Non nasconderti dietro tuo fratello, Sasuke kun, guardami.”
Sasuke sgusciò via dalla schiena protettiva di Itachi, facendo un passo di lato, per poter guardare quell’uomo che tanta odiava negli occhi. Ostentò una sicurezza che non era sicuro di avere.
Quel sorriso appena accennato, sempre dipinto sulle labbra di Orochimaru, gli faceva correre dei brividi lungo la schiena. Il modo in cui lui lo guardava lo faceva sentire sempre tremendamente violato.
“Non ho paura di te...”
L’uomo andò ad appoggiarsi al bancone del Bar, continuando a sorridere in un modo strano, ambiguo. Quei due fratelli lo divertivano tremendamente, e li trovava davvero interessanti.
“Forse, Sasuke kun, ti devo ricordare quando …”
“Sta zitto!” Il tono di voce di Sasuke era tremante.
Itachi sapeva bene a cosa si riferiva Orochimaru, e capì che sentirgli dire personalmente quello che aveva fatto a Sasuke sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso. Per questo afferrò saldamente suo fratello per il polso, intimandogli di uscire; se non voleva compiere gesti avventati non poteva continuare a restare lì dentro.
Mentre l’uomo continuava a fissarli, si avviarono all’uscita. Sasuke non protestò, limitandosi ad obbedire ad Itachi; voleva andarsene il prima possibile.
L’Uchiha più grande spalancò la porta di entrata del bar, voltandosi un’ultima volta verso Orochimaru e lanciandogli un’occhiata che lui non avrebbe dimenticato.
La sicurezza dell’uomo oscillò per un attimo. Quei ragazzini dovevano stare attenti a mettersi contro di lui, molto attenti, eppure qualcosa gli diceva di non abbassare la guardia.
 
 
 
 
 
Itachi e Sasuke camminarono per diversi minuti lungo la strada buia, illuminata solo dalla fioca luce dei lampioni, fermandosi solo quando furono abbastanza lontani dal bar di Orochimaru.
Itachi lasciò il polso di Sasuke, fino a quel momento l’aveva tenuto vicino a sé con una stretta ferrea. Era ancora parecchio nervoso per l’incontro con quell’uomo viscido, solo per quello gli parlò con un tono di voce che non avrebbe mai voluto usare.
“Chi ti ha detto di entrare?” Domandò, cupo.”Dovevi obbedirmi!”
Fece per continuare a rimproverarlo, ma si calmò subito nel vederlo così scosso e finì per abbracciarlo, stringendolo contro il suo petto in modo protettivo. Sasuke non disse nulla, limitandosi a lasciarsi andare a quel contatto. Era entrato solo perché aveva paura che poi la situazione fra Itachi ed Orochimaru sarebbe degenerata, ma rivedere lo sguardo di quell’uomo nuovamente puntato su di sé gli aveva fatto tornare a galla tutti i brutti ricordi dei mesi passati.
Si sentì tremendamente debole, mentre continuava a tremare, e un po’ frustrato; perché per quanto cercasse di mostrarsi forte, in verità non lo era. Aveva imparato a contare troppo su Itachi, sulle sue braccia protettive e calde, eppure era una cosa di cui non poteva fare a meno; forse perché faceva parte del loro legame così assoluto e malato.
Senza nemmeno rendersene conto alzò il viso per guardarlo negli occhi, avvicinandosi alle sue labbra, ma Itachi lo fermò non appena si rese conto delle sue intenzioni.
“Non qui, otouto, siamo in strada.”
Il maggiore concesse a Sasuke – e a se stesso – ancora diversi minuti, fino a quando entrambi si furono tranquillizzati, almeno in parte. Doveva parlare con suo fratello e spiegargli che non potevano nascondere tutto, era giusto denunciare il fatto non solo per quello che era successo a Sasuke, ma anche per le altre persone. Orochimaru non poteva passarla liscia.
Itachi afferrò per le spalle il fratellino, guardandolo attentamente negli occhi.
“Otouto, dobbiamo raccontare tutto alla mamma e poi denunciarlo alla polizia.”
Vide Sasuke abbassare lo sguardo, intuendo che lui non aveva la minima intenzione di far venire a galla la verità: se per imbarazzo o altro non avrebbe saputo dirlo, ma probabilmente il motivo principale era che non voleva dare a Mikoto una preoccupazione del genere.
“Non voglio niisan …”
“Dobbiamo, Sasuke.” Affermò di nuovo Itachi con decisione e un tono di voce che non ammetteva repliche. Quella era una verità che doveva emergere, assolutamente, e lui era intenzionato a farla venire a galla anche a costo di imporsi sul fratello.
“Non possiamo stare zitti, se non lo farai tu parlerò io con la mamma, anche se non vuoi.”
Sasuke protestò ancora, scuotendo la testa.
“Se la mamma dovesse venire a saperlo starebbe molto male.” Disse, dispiaciuto. ”Inoltre Orochimaru è una persona malvagia; sono sicuro che poi vorrebbe vendicarsi del torto subito, me l’ha detto lui che se avessi raccontato qualcosa alla polizia poi si sarebbe vendicato sulla nostra famiglia!”
“Sul serio ti ha minacciato fino a questo punto?” Domandò Itachi, sentendosi colmo di una nuova ondata di rabbia nei confronti di quell’uomo. Notò che gli occhi di Sasuke erano pieni di lacrime che lui si stava ostinando a trattenere, e istintivamente andò ad accarezzargli dolcemente una guancia, nel tentativo di rassicurarlo.
Gli tornò alla mente il modo in cui Orochimaru aveva guardato suo fratello, e si disse nuovamente che non potevano assolutamente permettergli di continuare a vivere libero; a qualsiasi costo. Sospettava che quell’uomo avesse delle conoscenze davvero poco raccomandabili e doveva mettere in conto qualsiasi cosa, ma non potevano arrendersi solo per paura.
“Otouto, guardami.”
Itachi afferrò il volto del fratello, costringendolo a guardarlo negli occhi.
“Non possiamo restare in silenzio e fare finta di nulla. Quello che è successo è un fatto molto grave, Orochimaru non può continuare ad essere un uomo libero; non solo per te, ma anche per quello che potrebbe succedere ad altri.”
“Ma io ho paura per te e la mamma, niisan!” Protestò Sasuke.
“Anche io ho paura per te e per la mamma.”Gli rispose il fratello, sussurrando appena. ”Ma fare finta di nulla sarebbe come arrendersi alle ingiustizie, e questa non è una cosa che voglio fare. E nemmeno la mamma, ne sono sicuro.”
Itachi affondò una mano fra i capelli neri di Sasuke, abbozzando un sorriso rassicurante.
“E nemmeno tu, vero otouto?”
Sasuke annuì, questa volta convinto. Quell’orribile situazione si era venuta a creare per colpa del suo silenzio, se avesse raccontato tutto fin dall’inizio non sarebbe degenerata in quel modo. Era colpa sua.
“Raccontiamolo alla mamma …” Disse, sentendosi già male all’idea di come avrebbe reagito lei a quella notizia.
Tornarono a casa in silenzio, mentre dal cielo continuavano a scendere fitti fiocchi di neve, che avevano già iniziato ad imbiancare i tetti delle case, la macchine parcheggiate, gli alberi e le strade.
Quando aprirono la porta di casa, Mikoto lì stava aspettando in cucina, mentre preparava la cena. Li accolse con un sorriso luminoso, nonostante il suo viso fosse molto provato e stanco.
“Dove siete stati?” Domandò scherzosa, non potendo sapere nulla.”Siete in ritardo!”
Itachi si fece avanti per primo, serio.
“Mamma … dobbiamo parlarti.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
E siamo giunti al capitolo 14 XD come vedete anche dal titolo siamo ad un punto cruciale, si sta scatenando una tempesta XD Orochimaru mi è particolarmente difficili da caratterizzare in una situazione simile, devo dire.
Comunque come avete notato dal finale nel prossimo capitolo … beh, povera Mikoto XD

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Capitolo 15
*** Rivelazioni sconvolgenti ***


 “Mamma, ti dobbiamo parlare.”
Mikoto non seppe cosa pensare, a primo impatto, nel sentire quel tono di voce così cupo di suo figlio. Restò semplicemente immobile per diversi secondi, sentendosi attraversare da un pessimo presentimento. Lanciò un’occhiata a Sasuke per cogliere qualche sua espressione – era molto più facile che fosse lui a lasciarsi sfuggire delle emozione – e quello servì solo a intimorirla ancora di più. Di solito se Itachi e Sasuke avevano qualcosa da dire preferivano sempre aspettare di essere a tavola per parlarne con calma, ma evidentemente questa volta la situazione era diversa. E sicuramente non si trattava di qualcosa di positivo.
“Cosa … dovete dirmi?” Domandò la donna, nervosa; ma cercando comunque di sorridere.
“Sediamoci sul divano.” La invitò Itachi, seguito dal fratello più piccolo che sembrava particolarmente taciturno. Se la cosa che dovevano dirle riguardasse entrambi Mikoto non poteva saperlo, ma proprio perché Sasuke sembrava particolarmente chiuso in se stesso era sicura che fosse lui il diretto interessato.
Andò a sedersi con calma, ripetendosi che si stava agitando per niente, ma non riuscì a scacciare l’ansia che si sentiva addosso.
“Ditemi.”
Lo sguardo del maggiore non le piacque per niente, e anche Sasuke abbassando il capo, la mise particolarmente in guardia.
“Riguarda il lavoro di Sasuke …”
“È stato licenziato?” Chiese subito Mikoto, sperando che si trattasse solamente di quello, anche se aveva la sensazione che ci fosse dietro ci fosse qualcosa di molto più grosso.
“Non è … il punto.”
Itachi guardò velocemente negli occhi Sasuke, come a volergli chiedere la conferma definitiva per parlare, poi tornò a fissare la madre, con uno sguardo che lei non riuscì ad interpretare bene, ma che lasciava trapelare della rabbia repressa e altre emozioni inclassificabili.
“Mamma … Sasuke ha …” S’interruppe un attimo, come per cercare la forza di dirle quelle ultime parole.” Sasuke ha subito delle molestie ... di quel tipo.”
Mikoto s’immobilizzò per diversi attimi, quasi senza respirare. Doveva aver capito male per forza, non poteva essere. Delle molestie, al suo bambino? Ci doveva essere un errore. Assolutamente.
Sasuke si sentì tremendamente in colpa nel notare lo sguardo sconvolto della madre, e se pensava a come avrebbe potuto reagire lei sapendo che quella cosa era andata avanti per mesi, non riusciva ad immaginarsi quello che sarebbe potuto accadere. Quindi, quando Mikoto tornò a guardarlo, si affrettò a chinare il capo, incapace di sostenere il suo sguardo.
“In che … senso?” Domandò la donna, anche se in verità aveva capito benissimo quello che Itachi aveva lasciato sott’intendere.  S’impose di mantenere la calma, ma senza volerlo le sue spalle iniziarono a tremare. Un sacco di domande le invasero la testa contemporaneamente: com’era potuto accadere? Chi era stato, quando? Pensò a tutte quelle cose, ma riuscì solo a balbettare un: “Quando?”
E il modo in cui Itachi le parve ancora più teso, servì solo ad agitarla ulteriormente. Lui capì di dover vuotare completamente il sacco, subito, perché per Mikoto sarebbe stato solo più straziante dovergli chiedere tutto.
“Al lavoro.” Disse come prima cosa, quasi preoccupandosi nel vederla impallidire tantissimo. Stava mettendo da parte le emozioni per parlare nel modo più preciso possibile – nel frattempo percepì la stretta di Sasuke sul suo braccio che si faceva più intensa – ma in verità anche per lui era faticosissimo parlarne, perché ancora si sentiva ribollire di una collera immensa mista a dispiacere.
“Da Orochimaru.” Aggiunse, immediatamente.”Durante i sei mesi in cui sono stato a New York.”
Non gli arrivò nessuna risposta, Mikoto era semplicemente troppo scossa per fare o dire qualcosa.
“Orochimaru … toccava Sasuke …” Itachi fece particolarmente fatica a parlare di quello, e percepì suo fratello che s’irrigidiva al suo fianco, ancora troppo scosso da quei fatti per sentirne parlare. “Ma Sasuke mi ha raccontato tutto prima che lui potesse arrivare a … spingersi troppo oltre.” Esitò nuovamente, sperando che sua madre arrivasse a capire quello che voleva sott’intendere. “ Credo tu abbia capito cosa intendo.” Concluse, guardandola un’ultima volta negli occhi.
Lei sembrava quasi paralizzata, e per un attimo Itachi s’intimorì nel vederla completamente immobile. La osservò quando la vide alzarsi e afferrare Sasuke per le spalle, rimanendo esterrefatto quando poi Mikoto colpì Sasuke con uno schiaffo netto sulla guancia, che risuonò nel silenzio che si era venuto a creare.
Sasuke non seppe come reagire, nemmeno quando lei gli urlò contro chiedendogli perché non avesse raccontato tutto fin dall’inizio. Pensò che in fondo si meritava di essere sgridato, ma proprio mentre quell’idea gli attraversava la mente, Mikoto lo strinse a se come non aveva mai fatto. Lo aveva abbracciato molte volte, ma mai in quel modo così intenso.
Per qualche minuto nessuno osò dire qualcosa, fino a quando lei, finalmente, si sedette nuovamente sul divano, accanto a Sasuke, prendendo ad accarezzargli dolcemente una guancia. Ancora non era riuscita a riscuotersi, era sicura che avrebbe avuto bisogno di molti giorni per riprendersi almeno un pochino, ma doveva essere forte per i suoi figli; soprattutto per Sasuke, che vedendola troppo sconvolta di sicuro si sarebbe sentito in colpa.
Cercò di calmare il tremore che la stava scuotendo, imponendosi di parlare di quello che era accaduto con calma, ma prima di dire qualcosa fece mente locale della situazione. Itachi si era spiegato piuttosto bene, ma doveva chiedere per essere certa della gravità delle molestie subite dal figlio più piccolo.
“Fino a che punto è arrivata la cosa?” Domandò, facendo intendere quello che voleva sapere. Itachi fece per rispondere, ma si stupì quando fu suo fratello a prendere coraggio ed intervenire.
“Non gli ho permesso di spingersi troppo oltre.” Spiegò il più piccolo degli Uchiha, facendo un grande sforzo per parlarne.”Mi … toccava sulla pancia, o sul petto … o sul collo … nient’altro …”
“Comunque si tratta di una cosa molto grave.” Osservò Mikoto, severa, mascherando la sua debolezza interiore, che continuava a minacciare di sopraffarla. Si sentì invasa da un’ondata tremenda di sensi di colpa, al pensiero di non essere riuscita a intuire quello che era accaduto per sei mesi: non si era mai accorta di nulla e aveva lasciato Sasuke in una situazione difficilissima. Era stata lei stessa a parlare con Orochimaru prima che suo figlio iniziasse a lavorare in quel bar, e non si sarebbe mai perdonata per non essersi accorta di averlo lasciato nelle mani di una persona così orribile.
“Perché non me ne hai parlato prima?” Continuò a chiedere, guardando poi anche Itachi e rivolgendosi a lui.
“Tu lo sapevi?”
“Sasuke me ne ha parlato il giorno in cui sono tornato da New York, ma prima non sapevo nulla.”
Di nuovo silenzio.
“Perché non me l’hai detto?” Domandò di nuovo Mikoto, questa volta lasciando trapelare una nota di profonda amarezza nella voce. Si passò una mano sul viso, sentendosi prossima alle lacrime, anche se sapeva bene di non dover concedersi di piangere.
Provava una rabbia immensa, frustrazione, preoccupazione e una tristezza infinita.
“Guardami negli occhi, Sasuke.”
Lui esitò qualche secondo, ma poi assecondò quella richiesta, facendo comunque fatica a sostenere lo sguardo della madre.
“Orochimaru mi diceva che se avessi raccontato qualcosa poi non avrei più guadagnato nessun soldo per aiutarti.” Spiegò lui, sapendo comunque di non poterla usare come giustificazione al suo silenzio. “E poi, soprattutto … avevo ed ho paura che possa fare qualcosa di male a te e Itachi.”
“Qualsiasi cosa fosse successa, tu avresti dovuto raccontare una cosa così grave, Sasuke.” Gli fece notare Mikoto, con calma. Arrabbiarsi con lui non serviva a niente – anzi in una situazione del genere Sasuke ne sarebbe solamente uscito più scosso – dopotutto era solo un ragazzino e non aveva colpe in tutto quello; piuttosto sarebbe dovuta essere lei ad accorgersi di quello che stava accadendo. La verità era che, fin da quando i suoi figli erano bambini, era sempre stata una pessima madre, e quello che era successo ne era la prova definitiva. Non se lo sarebbe mai perdonata.
“Mi dispiace mamma...” Rispose lui, affranto.
“In ogni caso è colpa mia.” Aggiunse Mikoto. “Sono io vostra madre, e dovrei essere più presente.”
Sospirò, tornando ad abbracciare Sasuke.”Per colpa del mio scarso interessamento ti è successa una cosa così brutta … “Mormorò, mentre lo stringeva a se. “Non avrei mai osato pensare che potesse accadere una cosa del genere proprio al mio bambino …”
Sasuke si abbandonò al suo abbraccio, chiedendosi come gli fosse passata per la testa l’idea di non dire niente per tutto quel tempo, senza rendersi conto che così avrebbe fatto soffrire molto sia Itachi, sia sua madre.
 
 
 
 
 
 
 
Sasuke si rigirò fra le coperte per l’ennesima volta. Quella sera non era andato a dormire da Itachi, perché dopotutto Mikoto si sarebbe insospettita a vederli dormire sempre nello stesso letto, ora che non erano più dei bambini, e perché in verità aveva voglia di restare un po’ da solo.
Non riusciva ad addormentarsi, perché continuava a tornargli in mente il volto sconvolto di sua madre. Nonostante lei avesse tentato di fingere di avere la situazione sotto controllo, cercando di mostrarsi forte per lui – e per Itachi – si era capito benissimo che quella notizia era stata un colpo durissimo.
Sasuke l’aveva sempre saputo che nascondendo tutto avrebbe finito per farla soffrire molto, ed ora, ripensandoci, non poteva fare altro che darsi dello stupido per il modo in cui si era lasciato ricattare. Orochimaru l’aveva imbrogliato facilmente, e lui non era riuscito a capire che sarebbe bastato poco per liberarsi dal suo giogo. Sarebbe bastato raccontare tutto a Mikoto e denunciare, e invece, per tentare di fare l’adulto che si risolve i problemi da solo, aveva preferito tacere, complicando enormemente le cose. Era tutta colpa del suo maledetto carattere, doveva smetterla di fare finta di non avere bisogno dell’aiuto di altre persone.
Si tirò le coperte fino a sotto il naso, per ripararsi dal freddo. Già sapeva che quella notte avrebbe faticato a chiudere occhio; il senso di colpa verso sua madre – con Itachi ne avevano già ampiamente parlato – era opprimente, e gli pesava sul petto.
Istintivamente sgusciò fuori dalle coperte, dirigendosi in silenzio verso la camera di Mikoto. Lanciò un’occhiata all’interno della camera di Itachi, mentre vi passava davanti, e poi proseguì senza fermarsi.
Si bloccò davanti alla porta della camera della madre, notando che la luce era ancora accesa e fuoriusciva appena dalle fessure. Bussò.
“Posso entrare?”
“Entra pure …”
Trovò Mikoto sdraiata a letto, intenta a leggere un romanzo, e le si avvicinò sempre seguendo l’istinto, che gli suggeriva di parlarle. Quel pomeriggio, con Itachi accanto, in qualche modo non era riuscito ad esprimere tutto quello che avrebbe voluto dire solo a sua madre. E sentiva di doverlo fare.
“Cosa fai qui a quest’ora?” Domandò lei, guardandolo con un’espressione spenta a cui Sasuke non era abituato, che gli mise subito addosso un senso di tristezza e di vuoto.
“Non riesco a dormire …” Ammise.
Trascorsero qualche secondo in silenzio, fino a quando fu Sasuke a prendere  nuovamente la parola.
“Mamma io … vorrei chiederti scusa.”
Lei gli rivolse uno sguardo interrogativo.
“Anche se l’ho già fatto voglio scusarmi con te di nuovo.” Continuò Sasuke, abbassando lo sguardo perché non era bravo ad esprimersi a parole in quel modo.
“Avrei dovuto raccontarti tutto subito … e avere fiducia in te. Invece non l’ho fatto credendo di poter arrangiarmi da solo.”
Mikoto sospirò appena, invitandolo ad avvicinarsi, ed andò ad accarezzargli il viso.
“Ti rendi conto di come mi sono sentita a ricevere una notizia del genere … e scoprire che me l’hai nascosto per sei mesi?” Gli chiese, con voce dolce.
Lui abbassò lo sguardo, non sapendo cosa rispondere.
“Già solo pensare a quello che hai subito è qualcosa di tremendo … se penso che ti sei tenuto tutto dentro per un tempo così lungo, mi sento quasi male al pensiero di quanto tu possa avere sofferto. Una madre non dovrebbe mai permettere una cosa del genere. Quindi, assolutamente non devi scusarti. È vero; la cosa migliore da fare sarebbe stata raccontare tutto fin dall’inizio, ma non è una tua colpa … sei tu la vittima in tutto questo, sei tu che hai sofferto, sei tu che hai bisogno di essere aiutato. Quindi non devi scusarti di nulla, Sasuke.”
 “Non è colpa tua …” Ripeté ancora lui, in un sussurro. “È colpa mia …”
“Non dire così.” Lo interruppe Mikoto. “Tu sei ancora troppo giovane per fare le scelte giuste, io sarei quelle che si deve assumere il compito di indirizzarti verso la strada migliore e impedirti di finire nelle grinfie delle persone sbagliate, invece non ne sono stata in grado.”
Per un po’ rimase solo il silenzio a far loro compagnia.
“Ora vai a dormire.” Disse infine Mikoto, passando una mano fra i capelli scurissimi del figlio.
“O preferisci restare qui come da piccolo?” Domandò, scherzosa, ma in fondo per un attimo le attraversò la testa il pensiero che Sasuke, in quella situazione particolare, avesse bisogno di qualche attenzione in più.
Lui mise il suo solito broncio da finto sostenuto, guardandola in un modo fintamente irritato.
“Non sono più un bambino, mamma ..:” Borbottò.
Mikoto lo osservò mentre le dava la schiena e la salutava prima di richiudersi la porta della camera alle spalle, ma non riuscì a togliersi quel pesante groppo di tristezza che la opprimeva e che, probabilmente, le avrebbe fatto compagnia almeno per i prossimi mesi. Quando Sasuke e Itachi, quella stessa sera, erano entrati in casa con quello sguardo cupo, aveva pensato al peggio, ma non le era mai passata per la testa l’idea che suo figlio potesse aver subito delle molestie.
E invece la verità si era rivelata più dura del previsto, e Sasuke aveva pagato il prezzo di una negligenza che lei, come madre, non si sarebbe mai dovuta permettere. Ora l’unica cosa che poteva fare era rivolgersi alla polizia e denunciare l’accaduto, cercando qualsiasi prova che potesse essere a loro favore.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Eccomi, ce l’ho fatta ad aggiornare in tempo! Ho finito questo capitolo giusto ieri sera XD … questa nuova scuola è davvero impegnativa, anche se mi rende felice, e non ho molto tempo per dedicarmi alle fan fiction, soprattutto perché in settimana sono davvero stanca, la sera.
Questo capitolo è importante ma allo stesso tempo molto lento e riflessivo, se notate ho calcato molto sugli stessi concetti perché ritengo siano piuttosto importanti, dal prossimo la storia continuerà a procedere XD
Spero che questa fan fiction vi stia piacendo, mi sto impegnando al massimo nella caratterizzazione dei personaggi e nel rendere la storia “dinamica” in modo da essere sempre coinvolgente.
Che dire, spero al prossimo sabato, altrimenti l’aggiornamento ci sarà di martedì, alternando con “Un nuovo inizio.”

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Capitolo 16
*** Esca ***


Itachi muoveva nervosamente la gamba sinistra, agitato, mentre continuava ad osservare, dalla sua sedia, in corridoio, la porta dietro alla quale erano spariti Sasuke e Mikoto da più di un’ora.
Si trovava in questura ed erano le dieci della mattina successiva a quando lui e Sasuke si erano finalmente decisi a raccontare tutto a alla madre. Itachi era teso come una corda di violino, ricordava di aver provato quello stato d’animo davvero poche volte nella vita, quasi tutte concentrate nell’ultimo anno e sempre per Sasuke.
Solitamente era gentile con tutti, ma sentiva che se in quel momento qualcuno diverso da suo fratello o da sua madre avesse provato ad avvicinarlo, avrebbe reagito davvero male, scacciandolo con nervosismo. Era tutta la situazione a renderlo così irritabile; in primis l’idea di non poter essere con Sasuke mentre lui raccontava tutto alla polizia. Sapeva quanto lui avrebbe voluto averlo al suo fianco. Tuttavia, gli uomini che lo stavano interrogando proprio in quel momento avevano concesso di entrare solamente a Mikoto, la madre.
Si alzò in piedi di scatto, mentre un uomo di guardia lo guardava come se fosse matto, e iniziò a camminare avanti e indietro per il corridoio, fermandosi ogni tanto per cercare di udire qualche parola, ottenendo però risultati deludenti.
Avrebbe voluto essere accanto a Sasuke, perché sapeva quanto potesse essere difficile per lui raccontare di quei sei mesi, e la consapevolezza di non poter stargli vicino lo rendeva tremendamente frustrato.
 
 
 
 
 
 
 “Quindi noi dovremo credere a quello che ci ha raccontato questo ragazzino?”
Mikoto fissò con astio l’uomo – il poliziotto – che aveva posto quella domanda, dandogli mentalmente dell’imbecille; evidentemente non sapeva fare il suo lavoro.
“Senta un po’.” Disse, con tono deciso, rischiando di perdere la pazienza. “Per quale motivo mio figlio dovrebbe essersi inventato tutto?” Domandò, senza nascondere del nervosismo.
La poliziotta seduta alla loro sinistra non mutò espressione, non aveva parlato dall’inizio dell’interrogatorio, ma il suo collega sbuffò con un’aria di superiorità.
“Oggi giorno i ragazzini se ne inventano di ogni per attirare l’attenzione.”
Sasuke fulminò l’uomo con un’occhiataccia; già era stato tremendamente difficile dover raccontare in modo dettagliato quello che aveva passato per sei mesi da Orochimaru – con accanto sua madre, oltretutto – ma il fatto che qualcuno osasse dubitare delle sue parole, accusandolo di aver mentito, gli faceva ribollire il sangue nelle vene.
“Non sembra avere l’aria di un bugiardo.” Intervenne la donna che lo aveva ascoltato. Sasuke si ritrovò a congratularsi mentalmente con lei, quasi commosso da quel briciolo d’intelligenza.
“Anche le motivazioni che l’hanno spinto a tacere sembrano plausibili; dopotutto non è raro che un ragazzino di quindici anni si faccia abbindolare, in queste circostanze.”
Sasuke si sentì un po’ umiliato da quell’affermazione così diretta; ma dovette riconoscere che quello che aveva detto quella poliziotta era solo pura verità: si era fatto imbrogliare da Orochimaru.
“Potrebbe anche essere vero.” Le concesse l’altro poliziotto, alzandosi in piedi. Era un uomo sulla cinquantina, di corporatura piuttosto massiccia.
“Ma non abbiamo prove.” Aggiunse, alla fine.
Per un attimo nella stanza calò il silenzio, interrotto solo dai passi del poliziotto, che aveva preso a camminare in circolo. Sasuke si sentiva sfinito mentalmente, e cadde in uno strano torpore; gli sembrava di essere stato privato di qualsiasi energia. Proprio in quel momento gli attraversò la mente un’idea per fornire delle prove inconfutabili a quegli agenti; era estremamente semplice e potenzialmente molto complicata allo stesso tempo. Avrebbe dovuto di nuovo affrontare Orochimaru, e forse essere toccato da lui un’ultima volta – e sentire la sua maledettisima voce – ma doveva farlo.
Orochimaru era furbo, ma Sasuke in quei mesi era riuscito a capire che quell’uomo era abbastanza attratto da lui da avere un punto debole. Se gli si fosse ripresentata l’occasione anche solo di sfiorarlo nuovamente, Sasuke era sicuro che l’uomo avrebbe abbassato momentaneamente la guardia; ed era proprio in quel momento che doveva colpire.
Si schiarì la voce, per attirare un po’ d’attenzione, e facendosi un minimo di coraggio prese a parlare per spiegare quello che aveva in mente.
“Se volete delle prove posso fornirvele.”
Tutti gli sguardi furono immediatamente puntati su di lui.
“Sasuke?”
Mikoto lo osservò con sguardo interrogativo, temendo per un attimo che lui le avesse nascosto altro.
“Come?” Domandò la poliziotta, guardandolo negli occhi. Sasuke vacillò per un attimo, col dubbio che gli avrebbero fatto notare di non poter sprecare del tempo con un ragazzino, ma poi si mise a spiegare quello che aveva in mente, già sapendo che Itachi non l’avrebbe presa bene; anche se probabilmente quello era l’unico modo per mostrare la veridicità delle sue parole.
“Io sarei … disposto a fare … da esca.”
“Spiegati meglio.” lo incitò l’uomo che l’aveva interrogato, ritornando a sedersi, e scrutandolo questa volta con interesse.
“Potrei nascondere un piccolissimo registratore nei miei vestiti, magari nel taschino della giacca della divisa scolastica, e voi poi potreste ascoltare o vedere la registrazione da lontano e intervenire, cogliendo Orochimaru in flagrante. Sarebbe una prova schiacciante, no?”
Mikoto, per quanto sapesse che quel piano era un ottimo metodo per ottenere delle prove chiare, si scoprì angosciata all’idea di lasciare che di nuovo suo figlio incontrasse Orochimaru. Tuttavia quella era una sua proposta, e se Sasuke se la sentiva, non gli avrebbe negato la possibilità di metterla in atto.
“Capisco quello che vuoi fare ….” Borbottò il poliziotto, sembrando apparentemente interessato alla questione; aveva completamente abbandonato l’aria di superficialità di prima. Mikoto ne intuì facilmente il motivo: Sasuke dicendosi disposto a fare una cosa del genere aveva già fatto capire, in maniera piuttosto chiara, quanto desiderasse dimostrare che quello che aveva detto era vero; se avesse mentito non avrebbe mai fatto una proposta simile.
“Domani presentati qui verso le diciannove … hai detto che il bar presso il quale lavoravi chiude a quell’ora, vero?”
Domandò l’uomo.
Sasuke annuì con un cenno del capo.
“Mi sembra un buon piano per fornirci delle prove, ma sappi che sei stai mentendo non la passerai liscia.”
Mikoto lo fulminò con un’occhiataccia; nessuno poteva permettersi di usare quel tono di voce con suo figlio. Lo stavano trattando come se fosse solo un ragazzino bugiardo, ed era una cosa che lei non poteva tollerare.
“Io non mento.” Fece presente Sasuke, alzandosi in piedi, e pensando che, tutto sommato, nonostante l’imbarazzo e i brutti ricordi che gli erano tornati in mente raccontando di Orochimaru, quell’interrogatorio era andato piuttosto bene.
S incamminò verso l’uscita della stanza, desiderando, in quel momento, solamente di poter stare un po’ da solo con Itachi.
 
 
 
 
 
 
Quando Itachi vide suo fratello e Mikoto uscire dalla stanza in cui avevano trascorso più di un’ora per essere ascoltati sulla questione di Orochimaru, si alzò in piedi di scatto, scrutando prima sua madre e poi Sasuke, per cercare di capire quale fosse il loro stato d’animo; lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo quando notò che suo fratello non sembrava così scosso come invece lui si era aspettato. Anzi, aveva uno sguardo determinato.
“Com’è andata?” Domandò, mentre s’incamminavano, accompagnati da una guardia che li stava conducendo all’uscita della questura.
“Poi ti raccontiamo.” Gli disse Mikoto, senza aggiungere nulla.
 Una volta fuori presero la strada che portava verso casa; ci volevano solo dieci minuti di cammino.
“Allora?” Li incitò Itachi, impaziente come non era abituato ad essere. Quel silenzio gli stava mettendo ansia.
“Sasuke si è proposto come esca.” Spiegò la donna, prima ancora che potesse farlo il diretto interessato. Itachi intuì al volo di cosa si potesse trattare, ma non volendoci credere domandò, ancora: ” Che cosa?”
“Andrò da Orochimaru.” Spiegò Sasuke, cercando di non lasciar trapelare l’agitazione che gli metteva addosso anche solo l’idea. ”I poliziotti mi assisteranno; domani dovrò tornare qui per concordare i dettagli del piano.”
“Piano?”
“Voglio incastrare Orochimaru con una registrazione.” Tagliò corto Sasuke, riprendendo a camminare. Mikoto fissò prima lui, poi Itachi, intuendo che quest’ultimo non doveva aver preso bene la cosa: lei stessa, anche se aveva dato il permesso a Sasuke di gestire la situazione come meglio credeva – in fondo era lui la vittima – era parecchio angosciata a quell’idea, quindi non poteva biasimare suo figlio maggiore.
Itachi restò in silenzio pensando a quello che gli aveva detto suo fratello, e sorprese tutti, anche lui stesso, quando parlò con un tono che non ammetteva repliche. Di solito non era tipo da negare qualcosa a qualcuno senza nemmeno tentare di ragionarci.
“No.”
“Ma Itachi …” Mikoto tentò di improvvisarsi mediatrice fra i due, notando dai loro sguardi che erano prossimi a litigare; conoscendoli bene sapeva che alla fine sarebbe stato Itachi quello a rivedere le proprie posizioni e alla fine a permettere a Sasuke di mettere in atto il suo piano, ma sapeva anche che non l’avrebbe fatto subito.
“Ragazzi …” Tentò di richiamare la loro attenzione, ma il mondo in cui loro si stavano guardando la catturò, distraendola. Era come se stessero parlando con la sola forza del pensiero, e per un attimo Mikoto, nei loro occhi – in quelli di Itachi – intravide un lampo di possessività che non ci sarebbe dovuta essere fra due fratelli. Non era qualcosa di sano.
Si diede poi subito della stupida, dicendosi che tutta quella situazione la stava rendendo oltremodo paranoica.
Madre e i due figli continuarono a camminare verso casa, in silenzio; mentre l’atmosfera intorno a loro si faceva sempre più tesa.
 
 
 
 
 
Quello stesso pomeriggio Itachi e Sasuke rimasero a casa da soli; Mikoto era uscita per andare al lavoro. Non si parlavano ormai da diverse ore.
Sasuke sapeva cosa ci fosse alla base del comportamento di Itachi, riusciva a intuire la sua angoscia e la sua preoccupazione, però non era disposto a tirarsi indietro, ed era sicuro che presto l’avrebbe capito anche suo fratello.
Dal canto suo Itachi non voleva permettere ad Orochimaru di avvinarsi ancora a Sasuke, suo fratello, e per quel giorno non era disposto a cedere. In fondo lo sapeva che quello era davvero l’unico modo per fornire delle prove schiaccianti alla polizia, ma la sua parte più irrazionale e possessiva non voleva ammetterlo.
Senza nemmeno rendersene conto si alzò dal letto, lasciando il libro che aveva preso in mano per studiare, e dirigendosi verso la camera di suo fratello, ma sentì provenire dei rumori dal bagno. Lo scaldabagno era acceso, forse Sasuke si stava lavando.
Senza rifletterci troppo aprì la porta, trovando Sasuke immerso nell’acqua fino al mento. Lo osservò, non potendo evitare di pensare al fatto che era completamente nudo, ma restò in silenzio per diverso tempo.
“Cosa vuoi?” Gli chiese sgarbatamente il più piccolo, aggiungendo:”Vuoi fare il bagno anche tu?”
In verità era una domanda mirata, perché anche se il comportamento di Itachi l’aveva piuttosto irritato, non poteva negare che quella prospettiva non gli sarebbe affatto dispiaciuta; però ovviamente non l’avrebbe mai dato a vedere.
Itachi sospirò.
“Forse è meglio che parliamo.”
“Allora entra.” Gli disse Sasuke, distogliendo poi lo sguardo e arrossendo quando si rese conto di aver manifestato il suo desiderio in maniera così esplicita. Quasi si sentì mancare un battito quando Itachi acconsentì, iniziando a spogliarsi. Non osò guardarlo per tutto il tempo, ma quando percepì che lui stava per entrare in acqua non poté fare a meno di posare lo sguardo sul suo corpo nudo. Arrossì tremendamente – quasi gli parve di intravedere Itachi che sorrideva lievemente, divertito – e capì di doversi dare una calmata quando si sentì più accaldato di quanto avrebbe voluto essere, soprattutto in un certo punto.
Chiuse gli occhi.
“Otouto, cosa ti prende adesso?”
Itachi fece finta di non capire.
“Niente …” Borbottò l’altro, sforzandosi di risollevare le palpebre e ritrovandosi a fissare il fratello negli occhi; erano uno di fronte all’altro, a pochissima distanza, con le gambe che s’incrociavano. Non era la prima volta che vedeva Itachi nudo, ma in quel caso le circostanze erano molto diverse dal solito. Loro non erano più semplici fratelli.
Sasuke non protestò quando Itachi lo spinse ad appoggiarsi contro il suo petto, per poi baciarlo delicatamente sulle labbra; anzi trovò quel contatto particolarmente piacevole, anche se imbarazzante. Per un attimo si chiese quando, come coppia, sarebbero arrivati a fare certe cose. Il più grande dovette intuirlo perché, prima che Sasuke potesse domandargli qualcosa, si affrettò a parlare: “Non provare a fare certi pensieri.” Disse, come prima cosa.” Per quel tipo di cose è davvero ancora troppo presto otouto, non forzare le tappe.”
In verità Itachi, anche se stava riuscendo a nasconderlo per bene, stava facendo più fatica del previsto a mantenere il controllo su se stesso; e di certo avere Sasuke nudo fra le braccia non lo aiutava a restare calmo. Dopotutto aveva cinque anni in più di lui, ed era molto meno ingenuo in quel campo, anche se un quindicenne in piena fase di sviluppo non era da sottovalutare, da quel certi punti di vista.
Preferì accantonare certi pensieri poco casti, concentrandosi su questioni al momento più importanti.
“Sasuke io … sei sicuro di sentirtela di vedere di nuovo Orochimaru? Non voglio che quel bastardo possa anche solo permettersi di guardarti ancora.”
Lui socchiuse gli occhi, abbandonandosi alle carezze del fratello.
“Lo devo fare, niisan. È una questione di cui mi devo occupare. Lo farò anche se ti ostinerai a non darmi il permesso.”
Itachi sospirò, stringendo Sasuke di più a sé, possessivamente.
 “Otouto …”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
E oggi aggiorno, questa fiction, scusate se sabato ho saltato ma proprio non sono riuscita a finire in tempo … comunque il sabato di questa settimana aggiornerò un nuovo inizio, e anche il capitolo 17 di questa fic è a buon punto, quindi, dovrei aggiornare anche martedì prossimo, salvo imprevisti XD
La questione di Orochimaru ormai sta per concludersi … e poi ci sarà la “saga finale” XD

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Capitolo 17
*** Liberarsi di un peso ***


Sasuke prese coraggio.
Lanciò un ultimo sguardo in direzione di Itachi e Mikoto, per darsi sicurezza, e poi svoltò nella prima via a sinistra, trovandosi davanti al bar di Orochimaru.
Era buio, e faceva freddo; la strada appena illuminata dalla luce fioca dei lampioni. Quell’atmosfera – anche se aveva sempre amato l’inverno – gli mise addosso ancora più agitazione. Sapeva che Itachi e sua madre, insieme ai poliziotti che si erano detti disponibili ad occuparsi del suo caso, si trovavano dietro l’angolo, pronti ad intervenire, non appena il microscopico registratore che aveva nascosto nel taschino della maglietta che portava sotto la felpa avesse registrato  qualcosa di compromettente, eppure non riusciva a calmarsi come avrebbe voluto.
L’idea di vedere un’altra volta Orochimaru non gli piaceva affatto, ma si disse che aveva preso lui quella decisione e doveva portarla a termine.
Si avvicino di più al bar, entrando senza nemmeno bussare prima, e trovò Orochimaru seduto ad uno dei tanti tavolini, intendo a sfogliare delle carte che nascose subito, non appena si rese conto che era entrato qualcuno.
“Siamo chiusi.” Disse, con un tono falsamente gentile, per poi spalancare gli occhi quando si ritrovò davanti Sasuke. Da solo.
Lui rabbrividì sentendosi osservato in quel modo.
“Cosa ci fai qui solo, Sasuke kun?” Chiese l’uomo, mentre le labbra gli s’ incurvavano in uno dei suoi sorrisini enigmatici e poco rassicuranti. Si alzò, cominciando a camminargli attorno.
Sasuke diede il via alla recita; anche se non era mai stato bravo a fingere s’impose di essere credibile, almeno in un’occasione così importante.
“Ti prego.” Lo supplicò, ripensando a tutte le cose che l’avevano fatto sentire più in angoscia per risultare il più credibile possibile.
“Non pensare di fare del male a mio fratello o mia madre.” Gli chiese. “Io in cambio continuerò a venire in questo bar di nascosto; ma non fare loro del male. Dimenticati di quello che ti ha detto Itachi l’ultima volta …”
Orochimaru gli si avvicinò, posandogli una mano sulla guancia.
“L’ultima volta che ti ho visto credevo ti fossi deciso ad affidare tutto a tuo fratello.” Commentò, mentre andava a toccare il petto di Sasuke.
“Lasciami fare, e in cambio non succederà niente ai tuoi cari. Altrimenti … conosco delle persone che potrebbero addirittura ucciderli, se solo glielo chiedessi …”
Sasuke sussultò, chiudendo gli occhi.
Lo inquietò il successivo silenzio.
Ad un certo punto Orochimaru scattò senza preavviso, stringendogli le mani intorno al collo.
“Piccolo bastardello, credi che io sia così ingenuo da cadere in uno stupido tranello? Stai fingendo, vuoi delle prove da portare alla polizia!”
La voce dell’uomo arrivò alle orecchie di Sasuke come il sibilo di un serpente; lui cercò di divincolarsi, ma cadde nel panico più totale quando si rese conto di non riuscire a respirare.
“A- aiuto!”
Gli sembrò di udire dei passi veloci e la porta del bar che si spalancava di colpo.
Prima di perdere i sensi pensò che anche se Orochimaru aveva facilmente intuito il suo intento, fortunatamente non era arrivato a pensare che la polizia fosse dietro l’angolo della via, ad ascoltarlo.
Poi sentì solo la stretta delle mani fredde dell’uomo sul suo collo che si allentava, lasciandolo sprofondare nel buio.
 
 
 
 
 
 
 
Itachi dovette trattenersi dall’impulso di correre immediatamente da Sasuke quando lo vide steso a terra, sul pavimento del bar, apparentemente privo di sensi. Un poliziotto aveva puntato la pistola sulla tempia di Orochimaru, e l’altro lo stava ammanettando.
Aveva sentito anche lui la registrazione, e in quel momento non era sicuro di riuscire a trattenersi dall’impulso di afferrare qualcosa e cercare di colpire Orochimaru per ucciderlo, davanti ai poliziotti.
Mikoto gli posò una mano sulla spalla.
“Lo stanno portando fuori.”
Gli disse, indicando con un cenno del capo il figlio che veniva trasportato all’esterno  dal locale e fatto sdraiare momentaneamente su di una barella.
Stava cercando di fingersi calma e padrona di se stessa per evitare di far agitare ulteriormente Itachi che le pareva fin troppo teso – non l’aveva mai visto così – ma in verità aveva paura di esplodere da un momento all’altro.
Si avvicinò a Sasuke, seguendo il figlio più grande. Lui aveva appena ripreso i sensi, e nonostante la situazione lei si ritrovò a sorridere di tenerezza quando Itachi posò una mano sulla fronte del fratello con delicatezza, scostandogli delle ciocche di capelli che gli ricadevano sul viso.
Quasi trovò che l’amore che Itachi aveva infuso in quel gesto avesse qualcosa di sbagliato, ma poi si disse che tutta quella situazione le stava facendo davvero degli strani effetti.
Sasuke dal canto suo non si azzardò a dire nulla; si sentiva solo tremendamente stanco. Tutta la tensione del momento appena passato gli era crollata addosso, e quasi gli sembrava di aver camminato per giorni nel deserto.
Tuttavia, si sentiva anche soddisfatto: era riuscito a dimostrare ai poliziotti che le sue accuse erano più che fondate, e ora Orochimaru, una volta in prigione, non sarebbe più stato una potenziale minaccia. Era come essersi definitivamente liberati da un peso enorme.
Fece per provare a parlare, ma il sonno lo avvolse nuovamente fra le sue braccia prima che ne avesse il tempo.
 
 
 
 
 
 
Sasuke riaprì gli occhi lentamente, ritrovandosi steso su qualcosa di morbido che riconobbe subito come il suo letto; era coperto fino al mento. Si ricordò di quello che era successo prima; ma non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato. Per un attimo ebbe paura di essersi sognato tutto, ma poi si disse che quello che era accaduto era davvero troppo realistico per non essere vero, e toccandosi il collo – che ancora gli doleva la dove Orochimaru aveva stretto le sue mani – se ne convinse.
Si mise seduto sul letto, guardando fuori dalla finestra; notando che aveva preso a nevicare abbondantemente, e che era già buio pesto.  Doveva essere notte fonda.
Si voltò verso la porta, e solo in quel momento notò la presenza di Itachi: lui era seduto su una sedia davanti alla scrivania di Sasuke, e lo stava guardando intensamente.
“Niisan!” Esclamò il più piccolo, quasi spaventato. ”Cosa fai lì?”
“Stai bene?” Gli chiese Itachi, senza rispondere alla domanda che Sasuke aveva fatto; come se fosse scontato vegliarlo a quell’ora di notte.
“Hai dormito fin da quando siamo tornati a casa, ora come ti senti?” Continuò.
“Sto bene … bene.” Rispose debolmente Sasuke. In verità si sentiva ancora stravolto psicologicamente. Rimase per qualche secondo in silenzio, ma poi non resistette a porre quella domanda ad Itachi.
“Hanno davvero arrestato Orochimaru?”
Il maggiore si avvicinò, andando a sedersi sul bordo del letto.
“Si, non dovrai più preoccuparti di nulla, otouto.”
Itachi andò ad accarezzare una guancia pallida del fratellino, seguendo la linea degli zigomi fino ad arrivare al mento, e poi al collo. Successivamente, si avvicinò a lui ancora un po’, posando la fronte contro la sua.
“Fra qualche giorno ci sarà il processo, ed Orochimaru verrà definitivamente incarcerato. Ora è tutto risolto, non devi più pensarci.”
Sasuke poggiò la fronte contro la spalla del fratello, per poi rifugiarsi contro il suo petto caldo e accogliente.
Non disse nulla, ma sospirò come se si fosse appena liberato da un peso che l’aveva tenuto prigioniero per parecchio tempo, e quasi gli venne voglia di piangere, anche se evitò di farlo.
“La mamma?” Chiese, ad un certo punto.
“Ora è a letto perché era davvero stanca, ma sta bene. È ancora molto scossa dagli eventi di questi ultimi giorni, però oggi pomeriggio sembrava un po’ più rilassata. Vedrai che fra non molto si sistemerà tutto, Sasuke.”
Lui annuì piano, poco convinto delle parole di Itachi, perché sapeva che eliminare il ricordo di Orochimaru sarebbe stato più difficoltoso di quanto potessero immaginare.
In quel momento realizzò di non avere la minima voglia di tornare a scuola, anche se il giorno seguente sarebbero finite le vacanze invernali; e a dirla tutto nemmeno gli andava di riprendere gli allenamenti di karate insieme a suo fratello. In ogni caso non era una cosa alla quale voleva pensare al momento. Gli sembrava quasi di essere apatico; non era nemmeno scosso dagli eventi di quella mattinata, ma semplicemente voleva liberarsi da qualsiasi pensiero. Suo fratello doveva averlo capito, perché non lo stava forzando a parlare.
Sasuke lasciò che Itachi lo facesse sdraiare nuovamente, abbandonandosi a lui quando si trovò immobilizzato sotto il suo corpo.
“Mi hai fatto preoccupare tremendamente oggi.” Sussurrò il più grande, mentre intrappolava i polsi di Sasuke in una stretta salda ma gentile.
“Ho avuto davvero paura che potesse accaderti qualcosa di brutto.”
Sasuke strinse le gambe contro il bacino del fratello, inarcando un po’ la schiena quando lui prese a baciarlo sul collo.
“Dovresti fidarti di più di me, niisan.” Ansimò, chiudendo gli occhi per abbandonarsi alle sensazioni che sentiva in quel momento. Il suo cuore aveva preso a battere all’impazzata, e l’istinto lo incitava a continuare senza preoccuparsi di quello che sarebbe potuto accadere fra loro.
Fu Itachi, recuperando un po’ di autocontrollo, a interrompere il contatto bollente che si era venuto a creare e sdraiarsi accanto al fratello per tornare ad abbracciarlo in modo più casto.
Si ripeteva sempre che Sasuke era davvero troppo piccolo per certe cose, però ogni volta gli era davvero difficile cercare di controllarsi; e il modo in cui lui reagiva ai suoi tocchi certo non lo aiutava a rimanere più calmo.
Lo baciò per un’ultima volta, augurandogli la buona notte. In verità avrebbe voluto incitare Sasuke a parlare e a sfogarsi, perché sapeva che nonostante l’apparenza lui doveva essersi spaventato molto quando Orochimaru aveva provato a strozzarlo, ma preferì lasciar perdere, permettendogli di riposare in pace. Ne avrebbero parlato il giorno seguente, se suo fratello ne avesse sentito il bisogno.
 
 
 
 
 
Mikoto continuava a rigirarsi nel letto; incapace di addormentarsi nonostante la stanchezza tremenda che si era impossessata del suo corpo. In quei giorni era stata completamente risucchiata da eventi che non aveva saputo controllare, e si sentiva psicologicamente distrutta.
Avrebbe dovuto tirare un sospiro di sollievo, visto che Orochimaru era stato arrestato, ma la tensione che aveva provato ancora non ne voleva sapere di abbandonarla, soprattutto se pensava al pericolo che aveva corso suo figlio quel mattino, quando Orochimaru aveva quasi rischiato di strozzarlo.
Accese la luce della lampadina accanto al suo letto, osservando la fotografia di lei e Fugaku che teneva sul comodino di fianco ormai da anni. Era passato tanto tempo dalla sua morte, eppure in quel momento percepì un senso di vuoto più forte del solito, come se la ferita per quella perdita non si fosse mai rimarginata.
Avrebbe voluto averlo accanto; sapeva che nonostante i suoi modi bruschi lui sarebbe riuscito a darle forza, in qualche modo, anche solo permettendole di piangere fra le sue braccia.
Odiava sentirsi debole, eppure in quel momento non poteva negare di avere bisogno di lui, od almeno del suo ricordo a cui aggrapparsi. Non poteva mostrarsi fragile ai figli, ma nascondere tutto il senso di colpa, il dispiacere e lo stress che aveva accumulato in quei giorni, la stava logorando.
Se Fugaku fosse stato ancora vivo, non sarebbe mai successa una cosa del genere a Sasuke, ne era convinta.
Era una madre pessima, era quella la verità, perché non era nemmeno riuscita ad accorgersi di quello che aveva passato Sasuke per sei mesi. Non aveva capito niente.
Itachi si comportava più da genitore di lei, che invece, sempre presa dal lavoro, non c’era mai per i suoi due figli, che in quell’età così delicata avevano ancora costantemente bisogno di una guida.
Non si sarebbe mai perdonata per quell’errore, era una colpa che si sarebbe sempre trascinata dietro, sempre.
Le venne da piangere, ma stranamente non versò nessuna lacrima, forse perché era troppo stanca anche per quello.
Si sdraiò nuovamente a letto, su di un fianco, osservando ancora la foto in cui compariva Fugaku, quella del giorno del loro matrimonio. Lo guardo bene, soffermandosi a pensare che fra i suoi due figli, quello che aveva preso sicuramente più da lui era Itachi, anche se i suoi lineamenti erano meno marcati e più eleganti rispetto a quelli del padre alla sua età.
Fece scorrere il dito indice lungo la foto quasi senza rendersene conto, come accarezzandola. Le sarebbe piaciuto tornare a quei tempi tranquilli, quando ancora non aveva preoccupazioni così pesanti come ora.
Se avesse saputo prevedere nel futuro non avrebbe mai messo al mondo due bambini, sapendo che poi non avrebbe avuto la forza per occuparsi di loro da sola. Ricacciò subito indietro quel pensiero, schifata per essersi pentita di aver dato la vita a quelli che erano i suoi tesori più preziosi, però non poté continuare a pensare che una madre irresponsabile come lei non meritava di essere definita tale, e si addormentò con quella convinzione.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve gente, aggiorno anche oggi XD ne approfitto per dire che questo sabato “Un nuovo inizio” non verrà aggiornata perché sarò a Lucca, quindi per quanto riguarda quella fiction ci sentiamo martedì prossimo e il sabato della stessa settimana per il capitolo 18 di questa.
Buona lettura, mi farebbe molto piacere sapere, se avete gradito quello che ho scritto, sapere il perché. Alla prossima.
 
 

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Capitolo 18
*** La sofferenza di una madre ***


Sasuke era rimasto sconcertato quando quel mattino, appena uscito dal processo ad Orochimaru che già l’aveva privato di qualsiasi forza mentale e fisica, si era trovato circondato da un’orda di giornalisti che volevano intervistarlo riguardo l’accaduto. La sua prima reazione era stata rimanere immobile mentre veniva bombardato da domande, e quando poi si era reso conto che ciò che era successo con Orochimaru ormai era una notizia pubblica, non aveva potuto fare a meno di sentirsi quasi male. A stento poi si era trattenuto dall’urlare contro i giornalisti, che senza nemmeno chiedere qualcosa a lui o alla sua famiglia, si erano permessi di servirsi della sua disgrazia per guadagnare soldi. Senza un minimo di tatto.
Mikoto aveva deciso di sporgere denuncia per quella violazione di privacy, ma ormai tutta Kyoto sapeva. Se già prima non se l’era sentita di tornare a scuola, ora per Sasuke la sola idea era sufficiente a fargli venire la nausea. Naruto aveva provato a contattarlo, ma lui non ne aveva voluto sapere di parlargli. La verità era che si vergognava tremendamente di tutto quello che era successo, e sapere che tutti ne erano a conoscenza lo faceva sentire violato. Sapeva di non dover essere lui a vergognarsi, in fondo era la vittima, ma inevitabilmente non poteva evitare di provare dell’imbarazzo per quello che era successo con Orochimaru.
Si sistemò le coperte, affondando la testa nel cuscino. Doveva essere piuttosto tardi, ma non aveva voglia di controllare l’ora e di fare lo sforzo di alzarsi, semplicemente non voleva fare nulla. Era già da più di una settimana che non andava a scuola e, anche se si sentiva in colpa verso Itachi che spesso saltava le lezioni all’università per evitare di lasciarlo a casa da solo in quello stato, non aveva la minima intenzione di tornarci. Non sopportava l’idea degli sguardi dei suoi compagni puntati addosso a lui e dei vari pettegolezzi riguardanti ciò che gli era successo. Aveva solamente voglia di stare da solo, lontano dagli altri. Tollerava solo la presenza di Itachi e quella di sua madre.
Per la verità gli sarebbe piaciuto uscire di casa per stare un po’ all’aria aperta, anche se in quel periodo dell’anno pioveva spesso, però non se la sentiva per lo stesso motivo a causa del quale non voleva andare a scuola. Era sempre stato un tipo completamente indifferente verso i commenti della gente, ma in quel caso non riusciva proprio ad ignorarli ed era terrorizzato dal pensiero di poter avere a che fare con uno di loro. Un giornalista.
 Aveva ormai iniziato ad odiarli, anche se era sicuro che non fossero tutti così, la maggior parte di quelli che aveva incontrato non avevano il minimo scrupolo nel fargli domande che mancavano completamente di tatto.
“Otouto, dovresti alzarti, sono già le undici. Vuoi stare tutto il giorno a letto?”
Sasuke non si era accorto dell’ingresso di Itachi. Lo guardò per qualche secondo, indeciso su cosa rispondergli.
“Non ne ho voglia.”
Il maggiore si lasciò sfuggire un sospiro, esasperato, andando a sedersi sul letto. Comprendeva bene i sentimenti di Sasuke e pensava che in fondo il suo comportamento fosse legittimo, però non poteva sopportare di vederlo in un tale stato di apatia. Avrebbe voluto aiutarlo in qualche modo, ma non sapeva bene come fare. Per quel giorno si era prefissato l’obiettivo di farlo uscire di casa per un po’, esorcizzando così la paura di poter incontrare qualcuno che gli facesse domande riguardanti quello che era successo.
“Usciamo un po’, Sasuke? Sono giorni che te ne stai chiuso in casa.”
“Non ci penso nemmeno, te l’ho già detto!” Protestò lui, troncando subito la conversazione in modo da far intendere al fratello che non aveva la minima intenzione di muoversi di lì. Sorprendentemente però Itachi lo afferrò per un braccio, obbligandolo ad alzarsi.
“Otouto, Kyoto è una città grande, non siamo in un paesino dove tutti si conoscono. Le probabilità di incontrare giornalisti che ti riconoscano è scarsa, ancora più scarsa lo è quella di incontrare persone normali che ti distinguano, considerando che quelli che hanno letto quell’articolo non sanno nemmeno che faccia hai.”
“Ti ho detto che non voglio uscire, lasciami!” Sasuke provò a divincolarsi, ma la stretta di Itachi era ferrea. Il maggiore non se la sentì di forzarlo, ma gli spiegò gentilmente che stava insistendo in quel modo solo per il suo bene.
“Davvero, otouto, ti stai creando paure inutili e pericolose. Usciamo un po’ di casa, ti farà bene.”
Il più piccolo esitò per un attimo, e finì per annuire debolmente, non troppo convinto.
Itachi gli accarezzò una guancia istintivamente, per poi sfiorargli le labbra, baciandolo. Erano giorni che cercava di convincerlo ad uscire, e gli sembrava quasi impossibile che Sasuke avesse accettato così facilmente. Senza quasi rendersene conto si trovò a stringerlo fra le braccia, sperando che quel brutto periodo potesse passare il più velocemente possibile.
 
 
 
 
Mikoto s’inginocchiò davanti alla tomba di Fugaku, posandovi un vaso di fiori appena comprati. Andava spesso lì, anche se credeva che per incontrarlo le fosse sufficiente pensare a lui, ma quel giorno ne aveva sentito particolarmente bisogno. Ancora i suoi sensi di colpa non accennavano a diminuire, e il suo desiderio di sentirsi il marito vicino, anche se era morto da anni, si faceva sempre più forte. Qualche volta le passava per la testa l’idea di provare a trovarsi un nuovo compagno, ma poi si dava subito della stupida perché in fondo sapeva che nessuno avrebbe mai potuto sostituire Fugaku. Trovare qualcuno di diverso da lui sarebbe stato come tradirlo, per lei che era una persona molto fedele, e comunque rimaneva solo un modo egoistico per tentare di consolarsi. Forse per un'altra persona sarebbe stato diverso, ma lei era sicura che non si sarebbe mai più innamorata nella vita. E tra l’altro aveva la certezza che Itachi e Sasuke non avrebbero preso bene l’idea di avere un nuovo padre che non era il loro.
Dopo diverso tempo Mikoto decise di alzarsi, avviandosi verso casa, e rimase stupita quando incontrò Kushina davanti all’entrata del cimitero. Erano amiche da parecchio tempo, ma ultimamente la sentiva poco.
“Mikoto!” Lei le si avvicinò con il solito fare dinamico, ma Mikoto si sorprese di vederla con un’espressione profondamente dispiaciuta.
“Ho saputo di Sasuke …” Disse la donna, a mezza voce. “Volevo chiamarti, ma a dire la verità mi mancavano le parole. Mi dispiace molto, Mikoto.”
Lei rispose gentilmente con un cenno del capo, sentendosi un po’ rincuorata. Kushina non le aveva detto nulla di speciale, ma dal modo in cui le aveva parlato, si era capito che il suo dispiacere per l’accaduto era sincero.
“Come mai … qui?” Chiese l’Uchiha, preoccupata che fosse successo qualcosa di particolarmente grave.
“I miei genitori, come solito.”
Per un attimo fra loro calò il silenzio.
“Senti … Mikoto. Se andiamo a prenderci un caffè? Mi sembra che tu abbia bisogno di parlare con qualcuno, vuoi?”
La donna si ritrovò a ringraziare mentalmente Kushina. Era una tipa maldestra, un po’ particolare e a volte invadente, però in fondo erano sempre state amiche, e Mikoto era contenta di poterle parlare e chiederle consiglio. Sarebbe stato sicuramente più utile dello psicologo al quale si era rivolta, che per quanto le riguardava continuava ad essere un estraneo di cui fidarsi relativamente.
 
 
 
 
Sasuke si sistemò il cappello, accertandosi che la visiera coprisse bene i lineamenti del suo viso ed abbassando il capo per non farsi riconoscere, mentre si tirava su il cappuccio del giubbino invernale. Sapeva benissimo che le probabilità di incontrare qualcuno che lo tormentasse con domande inopportune erano davvero remote, però preferiva evitare in qualsiasi modo quell’eventualità. Normalmente non avrebbe gradito molto l’idea di Itachi di passargli un braccio intorno alle spalle e stringerlo a sé mentre camminavano in strada in pieno giorno, ma vista l’occasione particolare quel contatto gli faceva piacere. Si sentiva più protetto e nascosto, così.
“Otouto, ti va di andare in un bar a prendere qualcosa?” Propose il maggiore.
“è uguale.” Fu la risposta di Sasuke, che lasciò Itachi un po’ spiazzato. Lui decise però di portarlo lo stesso perché sapeva che anche ad un'altra domanda il suo fratellino avrebbe risposto allo stesso modo, e in poco tempo si ritrovarono seduti ad un tavolino, in un piccolo bar poco affollato. Ad Itachi venne quasi il sospetto che un posto del genere potesse ricordare Orochimaru a Sasuke, ma guardandolo in faccia non lo vide turbato. Non poté fare a meno di pensare che suo fratello fosse terribilmente adorabile con quella finta aria da ragazzo maturo ed indipendente, con tanto di broncio misto fra l’arrabbiato e l’annoiato, e istintivamente finì per dargli un colpetto scherzoso al centro della fronte. Sasuke lo scacciò come se si trattasse di una mosca, ma improvvisamente si bloccò, fissando un punto alle spalle di Itachi. Lui si girò per vedere di cose si trattasse, e spalancò gli occhi quando scoprì che, a qualche metro di distanza, nascosta leggermente da una colonna che probabilmente le impediva di vederli, c’era Mikoto. Insieme alla madre di Naruto. Stavano parlando ed avevano un’espressione molto seria. Itachi provò ad aguzzare l’udito per intuire di cosa conversassero, e non seppe se farsi notare o nascondersi. Rimase solamente sconvolto quando Mikoto si fece sfuggire delle lacrime, portandosi le mani sul viso per coprirsi, e non seppe come reagire. Vederla così gli metteva addosso uno sconforto tremendo, anche perché gli era piuttosto facile ora intuire di cosa stesse parlando con Kushina – con tutta probabilità di ciò che era successo a Sasuke – e inizialmente non riuscì a reagire. Restò solamente a fissarla, senza dire nulla, con la consapevolezza che anche suo fratello la stava osservando, e quello non era assolutamente un bene. Perché anche lui sicuramente aveva capito quale fosse il motivo delle lacrime di Mikoto, e Itachi sapeva che tutto quello sarebbe servito solamente a farlo chiudere ancora di più nel suo guscio.
Non si stupì quando lo vide alzarsi e uscire dal bar velocemente, e senza pensare ad altro si limitò solamente a seguirlo. Forse Mikoto li aveva visti, ma in quel momento Itachi pensò solo a Sasuke. Continuò a seguirlo sempre mantenendosi ad un certa distanza, attendendo che fosse lui a fermarsi.
Ad un certo punto il minore andò a sedersi su una panchina, sentendosi mancare la voglia di tornare a casa. Perché prima o poi sarebbe rientrata anche sua madre, e non se la sentiva di vederla sapendo che la causa di tutta quella tristezza era proprio lui. Se solo avesse parlato prima, in tempo, tutta quella situazione non sarebbe degenerata in modo così assurdo.
Itachi sfiorò la fronte di Sasuke, accarezzandogli lievemente i capelli.
“Otouto, non è colpa tua.”
 Lui lo guardò di sottecchi.
“E allora di chi è la colpa, se la mamma sta così male?”
Domandò, ed Itachi inizialmente non seppe cosa rispondergli. In verità anche lui aveva la sua buona dose di sensi di colpa, perché se non fosse partito era sicuro che tutto quello non sarebbe successo, però in quel momento non gli sembrava il caso di rendere insicuro Sasuke esternando i suoi stessi complessi.
“è solamente colpa di Orochimaru.”
Itachi si sentì ribollire il sangue a pronunciare nuovamente quel nome, perché ancora la voglia di ucciderlo – era inquietante quanto quel desiderio fosse concreto e tenuto a bada solo dalla ragione – era forte.
Per tranquillizzarsi andò a sedersi accanto a Sasuke, sentendo il forte desiderio di baciarlo. Si trattenne solo perché sapeva che sarebbe stato davvero imprudente lasciarsi andare ad un gesto del genere mentre si trovavano all’aperto, in un luogo raggiungibile da tutti.
“Io … starò bene niisan, non voglio che la mamma continui ad essere così triste per me.”
Itachi sospirò appena.
“Perché non le dici quello che hai detto a me?”
“Io … non sono bravo a consolare gli altri come te, niisan.”
Il maggiore passò un braccio attorno alle spalle del più piccolo, stringendolo a sé.
“Questa è una cosa di cui ti sei convinto tu … se proverai a parlarle sono convinto che la mamma starà un po’ meglio.”
In verità sapeva che a lei sarebbe servito ben altro per tornare serena, lui stesso condivideva molti dei sentimenti della madre, anche se stava cercando di fare di tutto per nasconderli a Sasuke, in modo che lui non si sentisse ulteriormente in colpa, ma era sicuro che se suo fratello avesse provato a parlare le cose sarebbero migliorate almeno un po’.
Capendosi al volo si alzarono entrambi dalla panchina, riprendendo a camminare verso casa.
 
 
 
 
Quando Itachi e Sasuke rincasarono Mikoto era appena tornata, e stava sistemando il cappotto invernale. Si sentiva ancora scossa dopo quel pianto, ma almeno poteva dire che parlare con Kushina e sfogarsi in quel modo le era servito a farla sentire un po’ meglio.
Salutò i due figli con un sorriso appena accennato, rattristandosi nel vedere la solita espressione cupa di Sasuke. Lui non era mai stato un tipo particolarmente estroverso e solare – anche se da piccolo sembrava sarebbe cresciuto così – ma da quando erano successe tutte quelle cose aveva un’espressione diversa. Quegli eventi dell’ultimo anno l’avevano inevitabilmente segnato, a partire dalla rissa con la banda dell’ex compagno di classe, fino ad arrivare ad Orochimaru.
“Mamma, io vorrei parlarti ancora riguardo quello che è successo.” Le disse Sasuke, prendendo coraggio. “Sta tranquilla, non è nulla di cui ti devi preoccupare.”
Itachi salì le scale in silenzio, preferendo lasciarli soli, perché in quell’occasione sapeva di non poter parlare al posto del fratello.
Mikoto prese un profondo respiro.
“Cosa devi dirmi?”
Sasuke andò subito al punto della questione.
“Non voglio che continui ad essere triste per colpa mia, mamma.” La guardò negli occhi. “Prima io e Itachi ti abbiamo vista al bar con la mamma di Naruto … stavi piangendo.”
Mikoto per un attimo non seppe come reagire. Aveva sempre fatto di tutto per trattenere le lacrime davanti ai suoi figli, e le dava un po’ fastidio essere stata vista da loro mentre si sfogava con un’amica.
“Perdonami Sasuke, dovrei essere più forte.” Gli disse alla fine.
“Non ti sto chiedendo questo … “ Aggiunse lui, senza avere il coraggio di guardarla di nuovo.
“è solo che io starò bene … non ti devi sentire in colpa per quello che mi è successo.” L’Uchiha continuò a parlare, mentre la madre lo stringeva a sé.
“Tu hai sempre fiducia in me, e non mi fai mancare nulla … non devi pensare di essere una cattiva madre.”
Mikoto lo strinse più forte, faticando a trattenere le lacrime che ancora minacciavano di sopraffarla. Era commossa da quelle parole, perché Sasuke stava cercando di dirle che le voleva bene. Forse, nonostante tutto, non era una madre così orribile, se era in grado di farsi amare dai figli.
Nell’abbracciare Sasuke non poté fare a meno di notare che, rispetto ad un anno prima, quando le arrivava al mento, ora il suo bambino era di poco più alto di lei. Stava crescendo, stava diventando un uomo, nel corpo e anche nella mente.
“Ti ringrazio Sasuke, ti ringrazio.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
E finalmente eccomi con questo capitolo, scusatemi per i ritardi ma davvero ultimamente, causa impegni vari, faccio fatica a stare dietro alle fan fiction. Sabato spero si postare il capitolo di “Un nuovo inizio” … ma per l’aggiornamento di questa fan fiction non sono sicura di riuscire a rispettare la scadenza di martedì prossimo … mi sa che l’aggiornamento andrà al sabato dopo. Ma non è detto, magari riesco a scrivere più velocemente.

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Capitolo 19
*** Ritorno a scuola ***


Sasuke, dopo aver salutato Itachi che l’aveva accompagnato fino all’ingresso dell’aula – facendogli mille raccomandazioni e lasciandolo con un’espressione preoccupata che ricordava quella di un genitore apprensivo, invece che di un fratello maggiore – si decise ad entrare finalmente in classe, seguito come un’ombra da Naruto, che aveva tutta l’aria di non volerlo lasciare solo nemmeno per un momento. Lui guardò storto due loro compagni che osservarono Sasuke con uno sguardo fin troppo intenso ed indagatore, e sorrise ampiamente quando finalmente il suo amico prese nuovamente posto accanto a lui, al banco che per troppo tempo era rimasto vuoto.
Naruto capì subito che Sasuke, per quanto stesse cercando di nasconderlo con tutto se stesso, si sentiva tremendamente a disagio ed aveva voglia di tornarsene a casa. Non seppe cosa dirgli, ma cercando di essere rassicurante gli posò una mano sulla spalla e sorrise con tutto se stesso, sperando di trasmettergli un po’ di fiducia. Sasuke abbassò subito il capo, ma a Naruto parve di udire un brontolio molto simile ad un grazie.
I successivi dieci minuti, in attesa dell’arrivo del professore, trascorsero in completo silenzio, mentre l’atmosfera in classe si faceva sempre più tesa ed imbarazzata. Tutti sapevano di quello che era successo a Sasuke, e almeno la metà avrebbe desiderato fargli qualche domanda. Quello che preoccupava di più Naruto però, era il possibile comportamento di un suo compagno di classe particolarmente arrogante e insolente, che avrebbe potuto fare domande inopportune. Non fece in tempo a sperare che almeno per quel giorno lui fosse assente perché, proprio nell’istante in cui alzò la testa, lo vide entrare in classe, e non gli piacque il sorriso storto che si dipinse immediatamente sul volto di quel ragazzo alla vista di Sasuke.
Genjo – così si chiamava – si fece avanti, accompagnato dal suo amico più fidato, o per meglio dire leccapiedi, Heizo. Non avevano mai avuto nulla di preciso contro Sasuke, ma erano talmente stupidi e insolenti che Naruto era sicuro si sarebbero permessi di fare battute inopportune, per cercare di provocarlo. Cercò di intimidirli guardandoli male prima che potessero parlare, ma loro non lo degnarono di attenzione.
“Chi si vede!” Esclamò Genjo, sistemandosi con vanità un ciuffo di capelli che gli ricadeva sulla fronte.
Sasuke fece finta di non averli sentiti, mettendosi a leggere degli appunti. Quel giorno non aveva voglia di seccature, già abbastanza irritato dagli sguardi insistenti dei suoi compagni di classe, che gli pesavano non poco, e non aveva la minima intenzione di sopportare quell’idiota di Genjo. Fortunatamente, prima che lui potesse aggiungere altro, il professor Sarutobi –insegnante di matematica – entrò in classe.
Si sorprese di rivedere Sasuke, ma fu bravo a mascherarlo.
“Bentornato.” Gli disse solamente, mantenendo un certo riserbo.
Le ore successive trascorsero tranquille, anche se Sasuke non riuscì a scrollarsi di dosso la sensazione che tutti lo stessero osservando. Era una cosa logorante, essere così al centro dell’attenzione. Anche perché in qualche modo tutta quella situazione lo riportava al periodo di tensione che aveva vissuto in completa balia di Orochimaru.
Aveva preso con difficoltà la decisione di ritornare a scuola, contando anche che aveva gran poche possibilità di riuscire a recuperare tutto il lavoro che aveva perso in quattro mesi di assenza, e in quel momento se ne stava pentendo, anche se in fondo sapeva che era un passo indispensabile per superare la crisi in cui era piombato.
Gli sarebbe piaciuto avere Itachi accanto.
Ricacciò subito indietro quel pensiero, dicendosi che, tralasciando il loro rapporto così strano e anormale, stava diventando troppo dipendente da lui. Doveva smetterla di fare affidamento su Itachi per ogni cosa, anche se lui glielo concedeva volentieri, altrimenti non sarebbe mai cresciuto sul serio.
Tuttavia era dannatamente rassicurante abbandonarsi alla sua protezione, alle sue braccia forti e al tono di voce sicuro e dolce al tempo stesso, e Sasuke non era mai in grado di rinunciarvi.
Si lasciò scivolare sul banco mentre il professore iniziava a spiegare, ma non ebbe nemmeno per un istante l’intenzione di ascoltarlo. Sapeva di dover invece prendere appunti e cercare di recuperare tutto il lavoro perso come poteva, ma non gliene importava. Avrebbe rifatto l’anno, piuttosto, in fondo non sarebbe morto nessuno, anche se nel profondo di se stesso doveva ammettere che l’idea non gli andava propriamente a genio.
 
 
 
 
Itachi posò sul tavolo davanti a sé uno spesso tomo di medicina, indossando degli occhiali da riposo prima di iniziarlo a leggere. Aveva dovuto prenderli perché ultimamente le diverse ore di studio gli avevano affaticato la vista, e non voleva che essa potesse peggiorare.
Si trovava nella biblioteca della scuola che, nonostante fosse frequentatissima dai vari studenti universitari, era abbastanza spaziosa da garantire una certa tranquillità. E poi Itachi si sentiva tranquillo perché da lì poteva raggiungere Sasuke in un arco di tempo brevissimo, visto che università, superiori e medie erano avevano sede sotto lo stesso edificio.
Aveva quasi pensato di restarsene a casa, perché non aveva lezione, ma poi si era detto che per il primo giorno del rientro a scuola di Sasuke era meglio stare nelle vicinanze. Sapeva di essere fin troppo protettivo, ma semplicemente non era in grado di lasciarlo da solo.
Per le successive ore, tranquillizzato dal fatto di essere abbastanza vicino al fratello da raggiungerlo tempestivamente, riuscì a concentrarsi sullo studio, cosa che, ne era sicuro, non sarebbe riuscito a fare se fosse rimasto a casa, e quando mancò poco all’ora della pausa per Sasuke si concesse un attimo di relax. Magari poteva andare a trovarlo, o almeno affacciarsi alla classe per vedere come andavano le cose.
S’incamminò con calma verso la classe di suo fratello, e attese lì davanti. Al suono della campanella i corridoi si riempirono del chiacchiericcio degli studenti, e per un attimo Itachi si ricordò di pochi anni prima, quando era lui al loro posto.
I compagni di classe di Sasuke che erano usciti dall’aula lo guardarono con fare sospetto, ed Itachi ebbe quasi l’impressione che fossero intimoriti da lui, od almeno messi in qualche modo in soggezione. Gli capitava molto spesso di fare quell’effetto alla gente, soprattutto a quelli più piccoli di lui.
 Attese ancora qualche minuto, aspettandosi che Sasuke uscisse per sgranchirsi le gambe, ma in fondo non gli ci volle molto ad ipotizzare che avesse preferito restare in classe per non essere troppo al centro dell’attenzione.
Allora entrò nell’aula, non stupendosi di vedere che il professore mancava, probabilmente aveva approfittato della pausa per andare a prendersi un caffè, e non gli piacque la situazione che trovò.  Naruto stava guardando in cagnesco due dei suoi compagni di classe, che si stavano rivolgendo a Sasuke. Lui però li stava palesemente ignorando, anche se Itachi lesse una punta di qualche altro sentimento nel profondo del suo sguardo.
Si erano accorti tutti dell’ingresso del maggiore degli Uchiha, tranne Sasuke, Naruto e gli altri due ragazzi, che invece si stavano osservando con tensione sempre maggiore.
“Ora tutti parlano di te, Sasuke Uchiha, fra le ragazze sei ancora più popolare di prima.”
Disse Genjo, con tono arrogante.
“Dì la verità che l’hai fatto apposta per farti notare di più.” Aggiunse l’altro ragazzo, Heizo.
Naruto scattò in piedi, furioso.
“Ripeti quello che hai detto, brutto stronzo!”
“Certo che lo ripeto.”Aggiunse Genjo, con indifferenza. “E scommetto che ti è piaciuto.” Continuò rivolto a Sasuke. “Ti è piaciuto farti toccare dal quel maniaco, visto che per sei mesi non hai detto nulla.”
“Cos’hai detto?”
Naruto e Sasuke alzarono lo sguardo di colpo, guardando oltre le spalle dei due compagni di classe, nel riconoscere la voce di Itachi, e quasi furono spaventati loro stessi dagli occhi del maggiore degli Uchiha. Lui aveva preferito non intervenire subito perché non aveva idea che quei due ragazzini si sarebbero potuti spingere a simili accuse, ma a sentirli parlare in quel modo non aveva potuto fare finta di niente. Si stava trattenendo solo perché erano di cinque anni più piccoli di lui e probabilmente troppo immaturi – e stupidi, si disse – per capire la gravità delle loro parole.
Genjo ed Heizo si voltarono meccanicamente, impauriti nel riconoscere il maggiore degli Uchiha. Persero all’istante tutta la loro arroganza.
“Che hai detto?” Domandò di nuovo Itachi, con un tono di voce che avrebbe fatto rabbrividire chiunque, consapevole di intimorirli a tal punto di far passare loro la voglia di fare i bulletti anche in futuro. Genjo balbettò qualcosa, ma non fu in grado di articolare una frase di senso compiuto, e prima che Itachi potesse aggiungere altro lui e il suo amico scapparono fuori dalla classe più veloce che potevano. Il maggiore degli Uchiha dovette trattenersi dalla voglia di raggiungerli per dar loro una lezione di quelle che non avrebbero dimenticato – perché per quanto fossero più piccolo di lui, avevano detto delle cose pesantissime a suo fratello – ma nel vedere lo sguardo apatico di Sasuke si sentì solamente invadere da una profonda tristezza. Perché, ne era sicuro, lui in un’altra circostanza avrebbe saputo benissimo difendersi da solo, e li avrebbe zittiti in un attimo.
Invece ora era seduto cupamente al suo banco, con la testa china e lo sguardo un po’ vuoto, più ferito di quanto avrebbe voluto da quelle parole.
Naruto pensò di dire qualcosa, ma capì che qualsiasi parola sarebbe suonata male. Intuì invece che forse avrebbe fatto meglio ad allontanarsi un attimo e lasciare che fosse Itachi ad occuparsi di Sasuke, e così fece.
“Otouto.”
Lui alzò lievemente lo sguardo, e Itachi nel vederlo così abbattuto fu tentato di abbracciarlo lì, davanti a tutti, anche se ovviamente non pensò di farlo davvero. Tuttavia non resistette ad appoggiare una mano sul capo del fratellino, spettinandolo un po’, e si sentì triste quando riuscì a cogliere il suo successivo mormorio.
“Voglio tornare a casa …”
Itachi per un momento si lasciò persuadere dall’idea di accogliere la sua richiesta, tornare a casa con lui per parlargli e rassicurarlo, abbracciarlo mentre erano soli, però poi si disse che Sasuke non avrebbe mai superato quel brutto periodo, facendo così.
Si accorse che delle compagne di classe del fratello, rimaste in aula, li stavano fissando, ma non vi diede particolarmente peso.
“Sasuke.” Lo afferrò per le spalle saldamente, guardandolo negli occhi.
“Un po’ … credo di capire come ti senti.” Gli disse, mentre si sedeva sulla sedia di Naruto. “Però ti devi fare forza, o questa situazione non migliorerà mai.”
Sasuke in fondo lo sapeva che Itachi aveva ragione, ma non riuscì ad annuire. Desiderò solamente che in quel momento tutti potessero sparire, perché aveva voglia di restare solamente con suo fratello. Il suono della campanella però lo riportò alla realtà bruscamente.
“Ora devo andare.” Gli disse Itachi, non riuscendo a trattenersi dal dargli un colpetto affettuoso al centro della fronte.
“Ti aspetterò all’uscita della scuola alla fine delle lezioni, ok?”
Lui annuì piano, capendo che anche suo fratello si stava allontanando a malincuore, e mentre Itachi usciva dalla classe, continuò ad osservare la sua schiena forte che si faceva più distante.
 
 
 
Sasuke si lasciò sfuggire un profondo sospiro di sollievo appena messo piede in casa, al riparo da sguardi indiscreti o persone talmente stupide da permettersi di fare battute arroganti e offensive sul suo conto.
Quella prima giornata di scuola, dopo la lunga assenza, era stata estenuante a livello psicologico, perché non era mai riuscito a rilassarsi o a sentirsi un minimo a suo agio, perdendo così, tra l’altro, l’intera lezione; ma poco gli importava di rimanere ulteriormente indietro.
“Otouto, vieni a mangiare qualcosa.”
Itachi gli aveva preparato velocemente un abbondante piatto di spaghetti di riso, e Sasuke, preso dalla tensione, li assaltò per smorzarla come se non mangiasse da giorni interi. Tutta quell’ansia gli aveva scatenato un certo appetito.
“Vai piano, o ti andranno di traverso.” Gli raccomandò Itachi, bonario. Sasuke gli fece presente con uno sguardo che non era il caso di trattarlo ancora come se fosse un bambino di cinque anni, però non poté fare a meno di sentirsi rassicurato dallo sguardo apprensivo del fratello e, suo malgrado, si fece sfuggire un mezzo sorriso quando lui si prese anche la briga di versargli un po’ d’acqua nel bicchiere.
“Grazie niisan.”
Continuò a mangiare voracemente osservando Itachi di nascosto, senza farsi notare. Suo fratello aveva un che di elegante anche in quel momento, mentre si portava con compostezza il cibo alla bocca. Sasuke pensò che assomigliasse ad una statua di granito, bella, forte ed elegante allo stesso tempo. Arrossì un po’ al pensiero di star contemplando Itachi in quel modo, e cercò di pensare ad altro per evitare di farglielo notare. Tuttavia, il suo sguardo ricadde nuovamente sul fratello: questa volta sui bei lineamenti del suo viso, e poi subito sui lunghi capelli scuri e perfettamente lisci, che Itachi aveva sciolto appena erano entrati in casa. Poi passò alle spalle robuste ed accoglienti, al suo petto, alle mani grandi e gentili.
“Otouto?”
Sasuke si spaventò nel sentire la voce di suo fratello che lo riportava alla realtà, e per poco evitò di strozzarsi con l’acqua.
“Cosa?” Borbottò, impacciato. Itachi lo stava fissando con tutta l’aria di voler capire cosa gli era appena passato per la testa.
“A che pensi?” Chiese, infatti.
Sasuke alzò un po’ le spalle, noncurante. “Nulla di preciso.” Si affrettò a chiarire, riprendendo a mangiare. Per un po’ nessuno dei due disse nulla, fino a quando qualcuno, inaspettatamente, bussò alla porta.
“Itachi, siete a casa? Sono la mamma.”
Lui aprì immediatamente, stupito di vederla già di ritorno.
“Come mai qui? è presto.” Le fece notare.
Mikoto si richiuse la porta alle spalle, salutando entrambi con un sorriso ampio.
”Per festeggiare il ritorno a scuola di Sasuke, volevo essere a casa il prima possibile.” Spiegò la donna, avvicinandosi al figlio più piccolo e spettinandolo scherzosamente, con fare affettuoso. Negli ultimi tempi faceva sempre di tutto per essere presente al massimo per entrambi i suoi bambini – le piaceva ancora chiamarli così – perché non voleva più commettere errori che già l’avevano segnata nel profondo. Anche se forse ora stava diventando fin troppo ossessiva. Doveva cercare di trovare l’equilibrio giusto, anche se non le era facile.
“Che ne dite di uscire un po’ insieme, oggi?” Propose Mikoto.  è un po’ che non stiamo tutti e tre insieme.”
Sasuke in verità, avrebbe preferito restarsene a casa per quel pomeriggio, ma davanti a sua madre non se la sentì proprio di rifiutare quella proposta.
“Va bene mamma, per me … va bene.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ed eccomi con l’aggiornamento, questa volta puntuale!
Dal prossimo capitolo inizia ufficialmente la saga finale, credo che di questa storia ne avrete ancora per cinque capitoli circa XD Ora che manca solo un capitolo alla conclusione di “Un nuovo inizio” poi, non dovrei più ritardare con gli aggiornamenti.
Grazie a chi commenta … ma devo dire che mi piacerebbe sentire anche il parere di chi ha messo nelle seguite ma non è solito farlo. Ci sentiamo settimana prossima( o questo sabato, per chi segue l’altra fic). 

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Capitolo 20
*** Segreto rivelato ***


Sasuke aveva ricominciato a frequentare Karate due settimane dopo il ritorno a scuola, fortunatamente in modo meno traumatico rispetto a quest’ultimo – merito della discrezione dei suoi compagni di corso – anche se poi era uscito dalla palestra con i muscoli completamente indolenziti, perché era stato molto tempo senza allenarsi, e l’allenamento di quella sera gli era risultato particolarmente duro. Ora si trovava seduto alle tribune della sua palestra, dove si stava svolgendo la prima gara del periodo primaverile – estivo. Non se l’era sentita di prendervi parte, però aveva voluto esserci lo stesso per guardare Itachi. Si sporse un po’ in avanti con il busto, e notò che lui si stava riscaldando in vista della competizione, che sarebbe iniziata entro pochi minuti. Gli sarebbe piaciuto avvicinarsi, ma non voleva disturbare suo fratello, in quel momento. Quando lui si girò verso le tribune, guardando in alto per cercarlo, Sasuke abbassò subito il capo, sentendosi in imbarazzo all’idea di essere colto mentre lo stava osservando. Passarono dei minuti, e il minore si sporse un po’, per vedere cosa stava accadendo sul tatami di gara. Itachi era già salito, e tutta l’attenzione era puntata su di lui. Nessuno lo eguagliava in abilità, era sicuramente il migliore di tutta Kyoto. Anche Sasuke spesso si sentiva elogiare, ma aveva la netta impressione che nessuno lo paragonasse al fratello.
Continuò ad osservare Itachi mentre lui si preparava ad eseguire il Kata che gli avevano richiesto. Suo fratello iniziò con un movimento lento, quasi impercettibile, poi esplose in una serie di mosse rapide e potenti. Quello che colpiva di più, in Itachi, era che, nonostante la velocità dei suoi movimenti, essi rimanevano puliti, limpidi, precisi e allo stesso tempo carichi di forza. Aveva un equilibrio perfetto, i pugni erano portati all’altezza giusta, così come i calci. Non c’era nessun movimento che Itachi non fosse in grado di eseguire in modo armonico e potente allo stesso tempo.
Quando l’Uchiha terminò la sua esecuzione – nel punto preciso in cui aveva iniziato – delineato da una “X” – ansimava per la fatica. Si rilassò, rimanendo però fermo, in attesa che i giudici passassero a dargli una valutazione. I voti furono massimi, tanto che Itachi apparve già decretato come vincitore, ma Sasuke non se ne stupì. Ormai era abituato. 
Il minore degli Uchiha discese dalle tribune, dirigendosi verso gli spogliatoi. Li vi trovò Itachi, che si stava rinfrescando il viso con un po' d'acqua, dopo lo sforzo considerevole.
Il fratello più grande lo saluto con un sorriso appena accennato.
“Otouto …”
Sasuke non rispose con particolare entusiasmo, ma Itachi non se ne stupì, poiché in quegli ultimi mesi si era abituato a vederlo così. Era un pensiero terribile, eppure vero.
Sasuke non era mai stato un tipo solare ed espansivo, ma da quando era successa quella cosa con Orochimaru, lui aveva perso l’entusiasmo per ogni cosa. Aveva fatto il primo passo per uscirne solo due settimane prima, ma era troppo presto per vedere i risultati.
Itachi chiamò Sasuke a sé con un gesto della mano, per dargli un colpetto sulla fronte non appena lui si fu avvicinato. Avrebbe voluto toccarlo, e magari baciarlo, ma non potevano permettersi una cosa del genere in quel posto.
Il maggiore andò a sedersi su una panchina per togliersi il Kimono e rimettersi la tuta con il simbolo della federazione sportiva di cui faceva parte, e non poté evitare di intenerirsi nel notare il modo in cui Sasuke lo seguiva, come un’ombra. Improvvisamente sentì l’impulso di volerlo rendere felice in qualche modo, soddisfacendo un suo desiderio, per questo senza pensarci troppo gli promise che, quel pomeriggio, sarebbero andati insieme al gattile più vicino, per adottare un micio.
Sasuke lo guardò di traverso, credendo per un attimo che Itachi cercasse di prenderlo in giro. Aveva provato ad accennare a quel desiderio qualche giorno prima, pensando davvero che gli sarebbe piaciuto adottare un gatto – erano animali che gli erano sempre piaciuti – ma con tutti i problemi che avevano, non aveva osato insistere.
“Guarda che poi dovremo occuparci di quella bestiola per anni.” Lo avvertì Sasuke, sapendo che Itachi non aveva mai palesato troppo interesse per gli animali.
Lui annuì, calmo. “Lo so … lo so.”
Sasuke andò a sedersi accanto al fratello, rimanendo per un po’ immerso nei propri pensieri. Lui il gatto lo voleva, ma non gli piaceva il modo leggero con cui Itachi stava affrontando la questione. Gli animali non erano oggetti ma creature, delle quali prendersi cura quotidianamente.
“La mamma cosa dirà?” Chiese, ad un certo punto.
Il maggiore rispose con un’alzata di spalle, facendogli intendere che non c’erano problemi. “A lei i gatti piacciono, non avrà nulla in contrario.”
“E le spese di mantenimento?” Continuò Sasuke, ancora un po’ scettico.
“Otouto … è un gatto, non una tigre.” Gli fece presente Itachi.
 
 
 
Quello stesso pomeriggio, Sasuke si trovò a dover scegliere il gatto che gli avrebbe fatto compagnia per gli anni successivi.
“Venite, per di qui.” La volontaria che li aveva accolti era una donna gentile, bassa e un po’ in sovrappeso, che a Sasuke aveva fatto subito simpatia. Li accompagnò in uno stanzino, dove molti gatti, di varie età, se ne stavano seduti a sonnecchiare sul tappeto impolverato o sul vecchio divano. Altri giocavano fra loro, mentre alcuni erano rinchiusi nelle loro gabbiette. La donna gli stava spiegando che li liberavano a turni. Aveva un che di maniacale, nel modo di parlare riguardo quelle bestiole, che la faceva risultare fin troppo ossessiva, nonostante si capisse che le amava veramente.
“Se non potete permettervi di avere problemi in casa, vi conviene prendere un cucciolo.” Spiegò la volontaria, andando subito al punto. “Troppe sono le persone che si fanno intenerire da gatti particolarmente debilitati e poi li riportano qui dopo una settimana, perché per i loro vari impegni non sono in grado di prendersene cura, o perché gli animali creano problemi, non riuscendo ad adattarsi al nuovo ambiente.”
Sasuke annuì, iniziando a passare in rassegna le diverse gabbie, e scrutando gli animali che invece gironzolavano liberi.
Lanciò un’occhiata veloce al fratello, e gli sembrò che lui fosse un po’ infastidito da tutto il disordine, ma soprattutto dall’odore sgradevole che, nonostante gli sforzi dei volontari per tenere tutto pulito, permeava la stanza.
Ad un certo punto Sasuke si soffermò ad osservare un piccolo gatto che si agitava nella sua gabbia. Era completamente nero, salvo una macchia bianca che gli contornava l’occhio sinistro, e una più piccola sulla zampa anteriore, sempre sinistra, che sembrava quasi una calza. Aveva un orecchio mozzato, al quale mancava la punta, come se qualcuno gliel’avesse tagliata, e la coda, all’estremità, era tutta rovinata.
“Ti piace questo?” Gli domandò la signora, sorridendo gentile. “è l’unico sopravvissuto di una cucciolata di tre gattini che abbiamo trovato settimana scorsa.”Spiegò.
Sasuke decise di procedere e guardare anche gli altri gatti, ma alla fine la scelta ricadde su quello che l’aveva colpito all’inizio, il cucciolo con un orecchio mozzo.
La volontaria accompagnò i due fratelli in ufficio per sistemare le pratiche per l’adozione, informandoli che sarebbero potuti tornare fra tre giorni per prendersi il gatto.
Sasuke e Itachi non si soffermarono oltre, e lasciarono quel posto, diretti verso casa. Per quel giorno non avevano particolari impegni, perché poi sarebbe stata domenica, e volevano approfittare dell’assenza di Mikoto per rimanere un po’ da soli e potersi concedere certi tipi di attenzioni.
Itachi si sentì meschino ad approfittare così dell’assenza della madre, per amare Sasuke in un modo che, tra fratelli, non era concesso, ma si disse che ormai non poteva più concedersi dubbi a riguardo. La fase dei complessi e delle paranoie l’aveva superata, e per il bene di Sasuke non doveva tornare a farsi problemi. E poi quelli erano gli unici momenti che avevano per dedicarsi attenzioni che, in circostanze normali, non potevano permettersi.
 
 
 
Mikoto ripose il cellulare nella tasca del cappotto invernale che indossava, sorridendo appena. L’aveva chiamata Sasuke per avvertirla che, fra tre giorni, si sarebbe trovata in casa un cucciolo di gatto. All’inizio si era un po’ irritata perché Itachi e Sasuke avevano fatto tutto senza dirle niente, ma poi aveva lasciato correre perché in fondo si erano almeno presi la briga di avvisarla, invece di farle trovare il micio direttamente a casa.
Si lasciò sfuggire un mezzo sospiro, preferendo riflettere sul fatto che, se finalmente Itachi riusciva a far uscire di casa Sasuke per più di un’ora, le cose stavano veramente migliorando.
Quel giorno era uscita prima dal lavoro e si era fermata a fare la spesa, ma non aveva avvisato i due figli, perché voleva far loro una sorpresa, arrivando a casa presto e cucinando i loro piatti preferiti.
Finì di pagare i prodotti che aveva acquistato, e dopo aver  caricato la spesa in macchina si avviò verso casa con il sorriso stampato sulle labbra. Quel giorno si sentiva particolarmente di buon umore.
Quando aprì la porta di casa, si stupì di non trovare nessuno ad accoglierla, ma immaginando che Itachi e Sasuke fossero impegnati nello studio – quindi non era il caso di disturbarli – o fuori di casa, preferì non chiamarli. Si avviò invece – dopo essersi tolta le scarpe e il cappotto ed averli lasciati all’ingresso – verso il piano superiore, spalancando la porta della camera di Sasuke, per controllare se i suoi figli fossero lì.
Non seppe nemmeno lei cosa la trattenne dall’avere un vero e proprio infarto in quel preciso istante, e si disse diverse volte che, la scena che aveva davanti agli occhi, doveva per forza essere frutto della sua immaginazione. Sperò di risvegliarsi da un sogno in quell’istante, ma in fondo sapeva di essere sveglia e che quella era sicuramente la realtà. Solo, semplicemente non poteva credere ai suoi occhi, non voleva crederci.
Sasuke era sdraiato sul letto, con sopra Itachi che, nell’istante in cui Mikoto aveva aperto la porta, si era affrettato a staccare le sue labbra da quelle del fratellino. Il minore aveva la maglietta sollevata fin sopra il petto che – Mikoto si sentì ancora peggio nell’istante in cui lo notò – era pieno di segni rossi, evidentemente appena lasciati dal più grande. E aveva i pantaloni slacciati.
Nessuno ebbe il coraggio di muoversi per diverso tempo, erano semplicemente tutti troppo sgomenti per avere il coraggio di farlo.
Mikoto ebbe la netta sensazione di sentirsi male davvero, e dovette appoggiarsi allo stipite della porta per rimanere in piedi, mentre le gambe le tremavano in modo incontrollabile. Non poteva veramente credere a quello che stava vedendo in quel momento, non poteva pensare di non essere stata pazza ad avere dei sospetti su loro due. Si era sempre data della stupida, quando si era ritrovata a pensare che i suoi figli erano fin troppo intimi, ma avrebbe preferito continuare a considerarsi tale.
Li guardò nuovamente, e non si stupì quando Sasuke, dopo essersi sistemato, le sfrecciò accanto, correndo via.
Allora cercò lo sguardo di Itachi, sentendosi invadere da una rabbia immensa, mista a dispiacere, sconforto, incredulità e sentimenti che non ricordava di avere mai provato in vita sua. Lui però non ebbe il coraggio di guardarla negli occhi, e Mikoto sentì di essere sul punto di avere una crisi, non sapeva nemmeno lei di che tipo. Doveva solo mantenere la calma, altrimenti sarebbe accaduta una vera e propria tragedia.
Si avvicinò di più al figlio maggiore, chiedendogli di guardarla negli occhi e smetterla di comportarsi da vigliacco, ma quando lui non obbedì, lo colpì con uno schiaffo violentissimo sul viso, al quale ne seguì subito un altro, ancora più violento. Non ricordava di aver mai toccato i suoi figli in quel modo, ma anche non riconoscendosi non riuscì a sentirsi in colpa per quel comportamento. Capì di essere sul punto di esplodere in lacrime per la disperazione, ma si affrettò a non darlo a vedere.
Quando aveva saputo di Orochimaru, si era convinta che quello sarebbe stato lo shock più grande che avrebbe subito nel resto della sua vita ma, questa scoperta, se possibile, andava oltre. Per quanto si fosse sempre considerata una donna di mentalità aperta, si rese conto solo in quel momento che fra il dire di accettare una determinata cosa, e l’accettarla per davvero, c’era una bella differenza. Una diversità colossale.
In questo caso erano i suoi figli ad essersi toccati in un modo che fra fratelli non era concesso, ed era lei a dover fare i conti con la gravità di quello che avevano fatto. Era incesto, omosessuale, oltretutto, e per un attimo si sentì prendere dal panico all’idea che si potesse trattare di una violenza o di un ricatto da parte del più grande. Sasuke era consenziente? Per un attimo sperò di no, così da poter credere che almeno uno dei suoi figli fosse sano, ma si vergognò subito di quel pensiero orribile.
“Itachi … “ Lo chiamò, con voce rotta, ma non ebbe il coraggio di chiedergli altro.
“Io e Sasuke siamo d’accordo, se è questo che vuoi sapere.” Spiegò lui, dopo diversi minuti di silenzio.
Mikoto provò una rabbia immensa verso il figlio più grande, senza sapere nemmeno il perché, di preciso.
“Non ti credevo così!” Gli urlò contro, accusandolo. ”Sasuke è ancora piccolo e, alla sua età,  i sentimenti che si provano possono essere facilmente confusi!” Continuò la donna. “Tu sei il maggiore, avresti dovuto spiegargli che è sbagliato fare certe cose col proprio fratello … invece l’hai assecondato, approfittandone.”
Mikoto si sentì in colpa nel parlare in quel modo così accusatorio a suo figlio, ma non riuscì a fermarsi.
“Vuoi rovinargli la vita? È questo che vuoi fare?”
La donna non seppe che cosa pensare, quando, incrociando lo sguardo di Itachi, scoprì che lui aveva gli occhi lucidi, come se stesse per piangere. Ne rimase particolarmente colpita, ma non ebbe il tempo di dire qualcosa, perché lui scattò in piedi all’improvviso, con talmente tanta grinta che Mikoto, per un attimo, temette che potesse reagire in modo violento.
Non poteva immaginare di aver colpito Itachi proprio nel segno, riportando a galla le paure con le quali lui si era sempre ritrovato a dover fare i conti.
“Tu … non sai niente!” La accusò il figlio, sentendosi sul punto di esplodere. Era sempre stato conscio del rischio di essere scoperti, ma ora non poteva perdonarsi per essersi fatto talmente trasportare da non aver nemmeno sentito che sua madre era arrivata a casa prima del solito orario. Avrebbe dovuto almeno chiudere la porta a chiave, invece era stato così sprovveduto da non potersi perdonare. E poi non sopportava di sentirsi rivolgere quelle accuse, perché aveva sempre sperato che, in fondo, sua madre fosse diversa dalle altre persone, e che si sarebbe sforzata di comprenderli. Dentro di sé sapeva che, in ogni caso, una reazione di rabbia come quella di Mikoto era inevitabile, all’inizio, ma in quel momento era troppo scosso, per rendersene conto.
“Sei nostra madre … ma ci giudichi come tutti gli altri, cercando di imporci la tua morale!”
Continuò ad urlare contro, non riconoscendosi. Non era da lui perdere il controllo in quel modo. “Anche tu ti limiti a giudicare … senza cercare di capire come stanno le cose realmente.”
Mikoto si rese conto solo in quel momento che alcune lacrime stavano iniziando a scorrerle lungo le guance, bagnandole il viso.
“Io so solo che è una cosa malata amare il proprio fratello, e che oltretutto siete due ragazzi!” Gli rispose, afferrandolo per un braccio. “Anche se io dovessi accettare la cosa, con il tempo, voi dovreste continuare a nascondervi e a soffrire, perché a questo mondo è impensabile che due fratelli possano amarsi ed essere felici!”
Itachi si rese conto che dietro le parole di Mikoto già trapelava della vera preoccupazione per loro, più che rabbia, ma non riuscì a calmarsi solo con quello.
“Credi che io non ci abbia pensato?”
Le domandò, imponendosi un tono di voce più calmo, per evitare di spaventare Sasuke che li stava sicuramente ascoltando.
“Ho fatto di tutto per impormi di smetterla di amare mio fratello, ma quando mi sono reso conto che lui soffriva perché lo respingevo, non ho più potuto trattenermi!”
Il maggiore iniziò a camminare per la stanza, nel tentativo di darsi una calmata.
“Prima soffrivamo entrambi … ora invece stiamo bene, non importa se ci dobbiamo nascondere.”
Itachi si sentì gelare il sangue quando sua madre gli ordinò, senza mezzi termini, di andarsene immediatamente da quella casa, e quasi non volle credere alle sue parole. Perché li stava trattando in quel modo? Come se li condannasse sul serio. Si sentì immensamente tradito da lei.
“Io amo Sasuke.” Le disse, calcando per bene su quel concetto. “ E se credi di poter allontanarmi da lui, hai capito male.”
L’Uchiha non riconobbe sua madre, quando lei tirò fuori dal portafoglio dei soldi, obbligandolo a prenderli.
Nemmeno Mikoto, in realtà, riusciva a capire il perché di quella reazione, in fondo sentiva il desiderio di provare ad avere un dialogo con i figli e cercare di capirli, ma era semplicemente troppo scossa, per cercare di correggere il proprio comportamento. Per ora voleva solo assecondare l’impulso di allontanarli, giusto o sbagliato che fosse.
“Itachi, per questa notte dormi fuori di casa.” Gli ordinò, con tono autoritario. Lui cercò di ribattere, ma capì che sarebbe stato meglio non farlo; non era il caso di peggiorare le cose. E comprese che avevano tutti bisogno di riflettere solamente con se stessi, parlare mentre erano così agitati sarebbe stato solamente controproducente.
“Fammi almeno salutare Sasuke, starà male e …”
La risposta della donna fu gelida. “No, lo vedrai domani mattina quando parleremo.”
Uscirono entrambi dalla stanza, ma lì incontrarono proprio il più piccolo fra i due fratelli.
“Non puoi obbligare Itachi ad andarsene!” Protestò, mettendo da parte la vergogna nel farsi vedere da sua madre dopo essere stato colto in un momento del genere.
Mikoto si asciugò delle lacrime, cercando di imporsi una certa severità.
“Sono io vostra madre, e decido io cos’è meglio per voi.”
Sasuke aprì la bocca per accusarla, colto da un impulso di nervosismo – anche se gli faceva un effetto strano andare conto sua madre, alla quale aveva sempre voluto bene – ma incrociò lo sguardo di Itachi, così rassicurante da calmarlo.
“Tornerò domani mattina Sasuke, ed allora parleremo con calma.” Gli promise il maggiore.
Il più piccolo voltò le spalle ad entrambi, tornando nella stanza di Itachi e chiudendosi in essa.
Mikoto, seppur tentennante, s’impose di fare quello che si era prefissata, ed accompagnò Itachi alla porta. Non si salutarono nemmeno.
Lei rimase sull’uscio di casa per diversi minuti, e dopo essere rientrata, andò a sedersi sulla prima sedia che le capito a tiro, esplodendo in un pianto che era riuscita a mala pena a trattenere fino a quel momento.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve gente, come avete potuto leggere, questo è un capitolo di fuoco XD questa sarà la saga finale, e in qualche modo doveva lasciare un segno, no? Comunque penso che sia anche la più importante della fiction, perché affronta l’incesto in modo diretto.
Piccola precisazione:
Nelle discipline sportive il tatami è usato come materasso su cui cadere, di colore verde o rosso viene disposto anche per delimitare le aree di gara durante le competizioni agonistiche.
Kata (giapponese 型o 形, traducibile con formamodelloesempio) nelle arti marziali indica, sotto il profilo tecnico, una serie di movimenti preordinati e codificati che rappresentano varie tecniche e tattiche di combattimento evidenziandone i principi e le opportunità di esecuzione.
Ho preso tutta da Wikipedia XD
E infine, i gattili esistono, non mi sono inventata il termine XD
Comunque, tralasciando queste cose, spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatevi sentire!
Ultima cosa: per chi ama l’Uchihacest, ieri ho pubblicato una One Shot, datele un’occhiata! (Mi faccio pubblicità spietata XD)
Alla prossima, con il capitolo 21!

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Capitolo 21
*** Qualcosa di difficile da accettare ***


Sasuke aveva trascorso tutto il resto della serata chiuso in camera, senza essere minimamente sfiorato dall’idea di parlare con sua madre. Lei, dal canto suo, non era venuta ad insistere per avere una conversazione, si era solamente limitata a portargli un pasto caldo, che però Sasuke aveva rifiutato, pur di non vederla. La sola idea di incrociare il suo sguardo lo faceva sentire imbarazzatissimo e tremendamente in colpa, perché fin dal primo bacio con Itachi, fin dai primi sentimenti che aveva iniziato a provare per lui, aveva sempre saputo che avrebbe rischiato di renderla infelice; ma aveva deciso di andare avanti lo stesso, semplicemente perché l’amore che provava per suo fratello era talmente forte da renderlo abbastanza egoista da non badare a quello che ne avrebbe pensato Mikoto.
Ormai mancava poco a mezzanotte. Sasuke uscì un attimo dalla camera per recarsi in bagno, ma sorprendentemente trovò sua madre proprio davanti alla porta. Possibile che lei avesse atteso lì per tutto quel tempo? Si voltò senza guardarla in viso, nel tentativo di rientrare in camera, ma lei lo afferrò per un polso, bloccandolo.
“Sasuke …” Lo chiamò.
Il ragazzo notò subito due cose dal tono di voce della madre: la prima era che doveva appena aver finito di piangere, ancora – dopotutto non gli era difficile capire che una scoperta del genere avrebbe causato una crisi di nervi a chiunque – e la seconda che, rispetto a qualche ora prima, il suo tono di voce non era più carico di rabbia. A Sasuke sembrò quasi un misto fra il dispiacere, immenso, e la stanchezza.
In ogni caso preferì non voltarsi.
“Sasuke … vorrei parlarti.” Continuò Mikoto, con un tono di voce delicato. Con il figlio maggiore era stata più severa, ma con Sasuke sapeva di non potersi permettere altrettanto. Non perché lo considerasse un debole, solo che, prendendo in considerazione anche la situazione da cui era appena uscito, pensava di dover usare un po’ più di tatto. E poi lui era sempre il più piccolo; poteva essere stato manipolato. Lo obbligò a sedersi sul letto, e fece altrettanto. Per qualche secondo nessuno osò dire nulla.
“Sasuke …” La donna fece un grande sospiro, prima di continuare. “So che ti vergogni molto, ma rimanere in silenzio non servirà a nulla.”
Il figlio non reagì, limitandosi solo a chiudersi ancora di più nel suo silenzio.
Mikoto aveva una tremenda paura di scoprire la verità: non sapeva se essere più spaventata dalla prospettiva di una violenza psicologica, e fisica, da parte di Itachi, o dal dover veramente fare i conti con un incesto consenziente da entrambe le parti, che in quel caso lei avrebbe dovuto imparare ad accettare; perché nonostante tutto non voleva nuocere a quelli che, nel bene e nel male, rimanevano sempre i suoi bambini.
Parlò a Sasuke con calma; conoscendo la sua eccessiva tendenza a chiudersi in se stesso, in quel tipo di situazioni che lo mettevano a disagio.
“Non sono qui per arrabbiarmi.” Lo rassicurò. “Voglio solo parlare con te e cercare di capire.”
Il ragazzo guardò la madre di sfuggita, tornando subito a fissare il pavimento.
“Però oggi hai urlato contro ad Itachi …” Osservò. “E non l’hai voluto ascoltare.”
Mikoto sfiorò una guancia di Sasuke col palmo della mano, finendo poi per abbracciarlo e stringerlo a sé con forza. Lo sentì irrigidirsi a quel contatto improvviso, sapendo che il suo orgoglio – caratteristica ereditata sicuramente da Fugaku – combinato all’imbarazzo che provava in quel momento, gli rendevano particolarmente difficile rilassarsi, ma non pensò di lasciarlo andare. Era un po’ arrabbiata, o forse impaurita, non poteva negarlo, però voleva averlo il più possibile vicino a sé; nonostante tutto non aveva mai pensato di rinnegarlo. Anche perché, era convinta di avere una parte di responsabilità in quello che era successo.
 “Oggi ero veramente sconvolta …” Ammise, senza cercare di negarlo. ”Credo di esserlo ancora, ma ora ho la calma necessaria per parlare almeno con te.”
Sasuke si scostò bruscamente da quel contatto, riluttante ad ascoltare la madre.
“Ti ho detto che non voglio parlarne!”
Si meravigliò di aver alzato così il tono di voce con lei, ma non riuscì a scusarsi. Voleva stare solamente solo, in quel momento.
“Io invece sono tua madre, e ho il diritto di sapere cosa è successo veramente!” Ribatté Mikoto, decisa a non lasciar cadere la questione. Doveva parlare con Sasuke prima che lui potesse sentire di nuovo il fratello maggiore.
“Ora tu parli, altrimenti non mi muovo da qui.” Si pentì di aver usato un tono di voce fin troppo severo, ma la situazione emotiva in cui si trovava le impediva di mantenere la calma come avrebbe voluto, e soprattutto le faceva mancare la pazienza.
“Se non mi parli, non posso capire. E se non posso capire, non ascolterò nemmeno Itachi.”
“Cosa vuoi sapere?” Le domandò Sasuke a quel punto, girato di spalle.
“A dire la verità sono preoccupata.” Gli confessò Mikoto. “Prima ancora di qualsiasi cosa, ho paura che Itachi possa averti obbligato a …” S’interruppe un attimo, per trovare la forza di continuare. “A fare quelle cose.”
La donna quasi si spaventò per la reazione del figlio: Sasuke si voltò di scatto verso di lei, con gli occhi pieni di lacrime – che però si stava ostinando a trattenere, per non farsi vedere debole – e di rabbia. Mikoto non l’aveva mai visto guardarla in quel modo, come se si sentisse tradito. Era lo stesso sguardo che Itachi le aveva rivolto quel pomeriggio.
“Itachi non mi farebbe mai del male, in nessun modo!” Le urlò contro Sasuke.”Sei nostra madre, dovresti saperlo!”
Mikoto si sentì particolarmente ferita da quelle ultime parole. In verità non aveva mai messo in dubbio la bontà dei  sentimenti di Itachi per suo fratello – era anche lei sempre stata sicura che non gli avrebbe fatto nulla di male – ma in una situazione come quella, venendo a conoscenza di un legame così contorto fra i due figli, non aveva potuto evitare di pensare al peggio.
Tornò a fissare negli occhi Sasuke, e la decisione che vi lesse la spaventò davvero: lo conosceva, o almeno credeva di conoscerlo abbastanza, e intuì che lui stava davvero dicendo la verità a riguardo. Tuttavia non volle credere solamente all’istinto.
 “Quindi … anche tu eri d’accordo, Sasuke?”
“Si.” Rispose lui, secco. “Se non ci credi non so cosa dirti.” Continuò, anticipandola. “Ma, se sei nostra madre, lo saprai anche tu che mio fratello mi ha sempre protetto, e non mi farebbe mai del male.”
Mikoto si sentì mancare. Non voleva ammetterlo nemmeno a se stessa, ma era evidente che dalle parole di Sasuke, dal modo in cui parlava di Itachi, traspariva un rapporto incestuoso più che consenziente.
“Itachi aveva paura, all’inizio!” Continuò Sasuke, abbandonando qualsiasi freno. “Sono stato io a fargli capire che non potevo stare senza di lui, perché io lo …”
“Lo amo”Avrebbe voluto  dire, ma si rese conto di non esserne in grado, davanti a sua madre.
Per diversi minuti nessuno parlò.
“Io … non posso accettarlo.” Sussurrò Mikoto, a bassa voce. ”Io … io non vi ho insegnato queste cose.”Aggiunse ancora, iniziando a tremare. Era andata da Sasuke con l’intento di dominare i propri sentimenti, ma la stavano nuovamente soprafacendo, spingendola a dire cose che, lo sapeva bene, nemmeno pensava.
“Voi … non siete i miei bambini.”
Si rese conto solo quando era troppo tardi del peso di quelle parole, e se ne vergognò profondamente.
Sasuke si alzò di scatto dal letto, per  uscire dalla stanza. Lei provò a chiamarlo diverse volte, disperata, nel tentativo di fargli capire che non pensava davvero quello che aveva detto, ma quando lui non diede segno di ascoltarla, non si alzò per inseguirlo. Si sentiva troppo stanca per qualsiasi cosa, le girava la testa.
Improvvisamente le mancò l’aria. Era un attacco di panico in piena regola. Le era già capitato di avere attacchi di quel tipo, da quando aveva saputo di Sasuke e Orochimaru, ma anche sapendo come affrontarli non poté fare a meno di spaventarsi. Si sdraiò sul letto, facendo dei respiri profondi. Doveva stare calma, in qualche modo si sarebbe risolto tutto. Doveva risolversi tutto.
Provò a ripetersi che in fondo non era successo nulla di troppo grave, che i presunti sentimenti fra Itachi e Sasuke erano destinati a spegnersi. 
Non riusciva a crederci veramente, ma in quel momento sentì di averne un disperato bisogno.
Delle lacrime cominciarono a rigarle il viso, di nuovo. Era andata da Sasuke con tutte le buone intenzioni, ma aveva solamente finito per peggiorare la situazione.
 
 
 
 
La notte di  Itachi non era trascorsa meglio; aveva ripensato a quello che era successo – alla scoperta di Mikoto e alla successiva lite – tormentandosi fra il nervosismo, il senso di colpa per essere stato fin troppo sprovveduto, l’ansia per la sorte di Sasuke, la paura di vederselo portare via. Temeva che Mikoto avrebbe cercato di allontanarli.
Ora si trovava davanti alla porta di casa, incapace di bussare. Sapeva che presto si sarebbe scatenata una nuova tempesta, e si sentiva davvero troppo stanco per poterla affrontare. Aveva solamente voglia di prendere Sasuke e portarlo via, per sempre, in un luogo dove nessuno li potesse giudicare. La realtà però era ben diversa da quel sogno ideale: loro due avevano dei doveri anche nei confronti di Mikoto, in qualche modo dovevano ricambiare l’affetto e le cure che avevano ricevuto in quegli anni. Itachi realizzò di dover insistere e cercare una soluzione, per il bene di tutti quanti. Erano una famiglia unita, divedersi sarebbe stato solamente un gesto stupido.
Prese coraggio e bussò. Ad attenderlo trovo Mikoto: la donna aveva la faccia pallidissima e delle occhiaie profonde. Probabilmente nemmeno lei era riuscita a chiudere occhio.
Lo fece entrare senza dire una parola, richiudendo poi la porta di ingresso.
“Tuo fratello è ancora chiuso in camera.”Lo informò, con voce piatta.
“Andrò a chiamarlo, allora.”
Mikoto fermò il figlio maggiore prima che potesse salire.
“No, aspetta. Prima vorrei parlare solo con te.”
Itachi si lasciò sfuggire uno sbuffo, andando a sedersi sul divano. Sapeva di dover mantenere la calma, a tutti i costi, altrimenti quella sarebbe stata solo la prima – per la precisione la seconda – di una serie di discussioni distruttive, inutili e stressanti.
“Cosa vuoi dirmi?”
Le domandò.
Mikoto lo osservò per qualche istante, guardandolo nel profondo degli occhi, come se volesse leggergli nella mente.
“Ho parlato con Sasuke …” Gli spiegò. “Lui mi ha detto che eravate entrambi d’accordo, è vero?”
“Dovresti saperlo che non farei mai del male a mio fratello …” Ribatté Itachi, con una calma che in quel momento non gli apparteneva. “Io lo amo … più di chiunque altro al mondo.”
Mikoto si massaggiò la fronte, sentendosi sul punto di avere una nuova crisi di nervi. Sentire Itachi parlare in quel modo di suo fratello minore la disturbava parecchio. Era una cosa che non riusciva a concepire.
“Non vuoi capire che così gli farai solo del male?” Provò a spiegare al figlio. “Non potrà mai sapere cos’è il calore di una famiglia normale, quant’è bello avere dei bambini che ti chiamano mamma o papà. Non potrai nemmeno tu.”
Mikoto provò ad insistere, sperando di poterlo convincere.“E più il tempo passa, più le possibilità per voi due di fare marcia indietro diminuiscono. Ve ne pentirete per tutta la vita, Itachi.”
Itachi si fece sfuggire un sorriso amaro.
“Mi credi davvero così superficiale?” Si alzò dal divano, prendendo a camminare avanti e indietro per la sala.”Sono tutti problemi che mi sono già fatto … e che abbiamo affrontato insieme, io e Sasuke.”
“Sono sicura che invece non l’avete fatto.” Ribatté, la donna.
Itachi la guardò negli occhi.
“Perché credi che io mi sia allontanato da Kyoto per tutti quei mesi?”  Le domandò, sentendosi sul punto di esplodere a causa dei sentimenti fortissimi che stava provando in quel momento. “Non avrei mai lasciato Sasuke, e te, solo per studio … mai!”
Mikoto restò immobile per diversi secondi, mentre non riusciva a smettere di tremare per la tensione che stava accumulando.
Non poteva davvero riuscire ad accettare i sentimenti che Itachi e Sasuke provavano uno per l’altro, era davvero troppo presto perché potesse farlo.
Non sapeva cosa fare.
Fu il maggiore a parlare di nuovo.
“Lo so che adesso sei scossa da quello che hai saputo di noi e non riesci ancora ad accettarlo, ma credimi se ti dico che non c’è nulla da fare per cambiare i nostri sentimenti.”
Le posò una mano sulla spalla, cercando di essere il più convincente possibile.
“Ho provato davvero in tutti i modi a convincermi che quello che provavo verso Sasuke era solamente amore fraterno, ma la verità è venuta a galla senza che nemmeno me ne accorgessi.”
“Se non siete riuscite a separarvi voi, vi separerò io.”
Quell’affermazione di Mikoto fu la goccia che fece traboccare il vaso. Itachi si sentì sopraffatto da una rabbia immensa verso di lei – la accusò di ostinarsi a non voler capire – e per un attimo ebbe davvero paura di perdere totalmente il controllo e farle del male. Ma prima che potesse succedere qualcosa, furono dei passi leggeri sulle scale a distrarre entrambi. Era Sasuke.
Itachi lo vide particolarmente turbato, non facendo fatica ad immaginarsi che quello che era successo il giorno precedente aveva annullato tutti i loro sforzi – compiuti nell’arco di quattro mesi – per aiutarlo ad uscire dalla crisi che l’aveva sopraffatto dopo, e prima, l’arresto di Orochimaru.
Si maledisse da solo perché era stato lui a essere disattento e permettere che Mikoto potesse scoprire tutto, ma sentì anche di non poter chiudere un occhio sul modo in cui lei si stava ostinando a voler rendere le cose difficili.
“Mamma … ti prego di ragionare.” La supplicò, invano.
“No.” Tagliò corto lei, guardandoli entrambi.”Non posso ancora farlo, ho bisogno di riflettere per un po’ di tempo.”
Itachi non poté fare a meno di passare un braccio intorno alle spalle di Sasuke e spingerlo ad appoggiarsi un poco a sé. Il dispiacere che provava in quel momento suo fratello minore si percepiva chiaramente, e non poteva sopportare di vederlo in quello stato.
Mikoto non tollerò quel contatto.
“Non voglio che vi tocchiate davanti a me.” Li avvertì, cinica, ma Itachi non accennò a lasciare Sasuke.
“Cosa vuoi fare … chiamare la polizia, dirlo ai nostri parenti?” La provocò.”Fai pure, tanto loro incolperebbero solamente te … sei tu nostra madre no? Ci hai cresciuti tu, ci hai trasmesso i tuoi valori.” Non sì pentì di averle parlato così aspramente, anche se in futuro poi si sarebbe detto di aver esagerato.
“Siamo figli malati e indegni …”Continuò, ora guardandola negli occhi. “Abbandonaci, o accettaci.”
Per un attimo a Itachi parve di scorgere una nota di dispiacere negli occhi di Mikoto, non più solo di rabbia, ma poi lei si affrettò a nasconderla nuovamente, sostituendola con un’espressione fredda. Avrebbe voluto allontanarli perché non riusciva a sopportare quella situazione, ma si rese conto che così avrebbe solamente creato ulteriori danni, perché persone non appartenenti alla loro famiglia ne sarebbero venuti inevitabilmente a conoscenza.
Decise quindi di lasciar perdere tutto, di escludersi dal mondo per un po’, e senza aggiungere altro salì le scale, lasciando soli Itachi e Sasuke – non le importava cosa avrebbero fatto, non voleva nemmeno pensarci – perché aveva bisogno di non pensare a nulla che riguardasse il mondo esterno alla sua mente. Doveva fare pace con se stessa prima di tutto, perché in verità si stava autoaccusando molto più di quello che aveva dato a vedere; doveva riflettere su ogni questione e cercare di trovare una risposta a tutto. Solo così, forse, avrebbe avuto la forza di affrontare i suoi figli e il loro rapporto.
 
 
 
 
Salve gente! Eccomi puntuale con il capitolo 21, spero vi piaccia. La situazione non si smuove molto, alla fine, ma questo capitolo ci voleva per far metabolizzare la cosa a Mikoto … insomma… sedovesse accettare la cosa non lo farebbe certo immediatamente XD
Ringrazio tutti per i commenti, mi ha fatto piacere sapere che avete gradito lo scorso capitolo, fatevi sentire ^^
Alla prossima!

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Capitolo 22
*** Confronto ***


Quando Mikoto se ne era andata in camera, Itachi e Sasuke si erano trovati da soli, avendo finalmente l’occasione di parlarsi.
Il primo impulso di Itachi era stato quello di stringere a sé il fratello e cercare di tranquillizzarlo un po’ con delle carezze delicate, perché poteva immaginare quanto lui fosse scosso dagli eventi di quegli ultimi due giorni. Sasuke non aveva rifiutato quel contatto; anzi si era stretto ancor più ad Itachi. Finché pensava solo al fratello, sentiva di poter mettere da parte tutte le sue paure del momento. Capì anche che pure il più grande era parecchio scosso da tutta la situazione e, avendo ormai compreso che quando si abbracciavano, Itachi si rilassava, gli concesse di rimanere in quel modo per molto tempo.
“Mi dispiace … “Lo sentì mormorare, ad un certo punto. Si staccò da lui per guardarlo negli occhi, e capì immediatamente ciò al quale si stava riferendo il fratello maggiore.
“Non è stata colpa tua.” Cercò di rassicurarlo, sperando di non dover continuare a vederlo così affranto, perché in quel modo finiva per sentirsi scoraggiato anche lui. “Siamo stati in due a non accorgerci di nulla … ed era inevitabile che, prima o poi, la mamma venisse a sapere tutto.”
Pensando a lei Sasuke si sentì invaso da una mole gigantesca di sentimenti contrastanti, che preferì mettere da parte.
“ è stata colpa mia invece.” Si accusò, ancora, il più grande fra i due. ”Mi sono spinto troppo oltre in un momento in cui tu eri ancora scosso e stavi solamente iniziando a riprenderti …” Si lasciò sfuggire un sospiro tremante, sfiorando il viso di Sasuke con le labbra: ormai non gli importava di essere visto dalla madre, non ora che lei aveva scoperto tutto.”E ora stai soffrendo di nuovo per colpa mia.”
Il più piccolo fece per ribattere, ma Itachi ricominciò a parlare prima che potesse farlo. “Sono tuo fratello maggiore, dovrei essere io a proteggerti da tutto e occuparmi di te, quindi anche questa è una mia mancanza.”
Sasuke sbuffò, ormai rassegnato,  e non ebbe la forza di ricordare ad Itachi, per l’ennesima volta, che lui non era più un bambino. Desiderava un rapporto alla pari con il fratello, e nonostante amasse essere protetto da lui più di qualsiasi altra cosa, in qualche modo avrebbe voluto ricambiare tutta quella dedizione.
Restarono in piedi ancora per un po’, incerti sul da farsi, decidendo poi che la cosa migliore era riposare, visto che avevano passato entrambi una notte insonne.
Si sistemarono sul divano.
“Niisan … cosa pensi che farà la mamma?”
Itachi ci pensò su un attimo, prima di rispondere. La notte passata, era stato fiducioso nei confronti di Mikoto, ma dopo la discussione inutile che avevano appena avuto, non credeva di pensarla nello stesso modo.
“Non ne ho idea, Sasuke.” Confessò. “Ma in qualunque caso … abbi fiducia. Se anche decidesse di separarci, io glielo impedirei con tutte le mie forze.”
Sasuke si appoggiò alla spalla del fratello.
“Nessuno può portarti via da me, nemmeno nostra madre.” Gli sussurrò Itachi, baciandolo sulla testa. Sasuke era suo, e di nessun altro.
 
 
 
 
 
I giorni successivi erano trascorsi lenti e monotoni. Mikoto si era presa un’intera settimana di ferie perché di andare a lavorare in quello stato non ne voleva sapere, mentre Itachi e Sasuke avevano saltato le lezioni. Tutti i componenti della piccola famiglia erano rimasti chiusi fra le mura di casa, ognuno immerso nelle proprie riflessioni. Madre e figli non si parlavano, e facevano in modo di cenare e pranzare ad orari diversi, ognuno per conto proprio. Solo un giorno, a metà settimana, avevano provato ad avere un nuovo dialogo, che però aveva dato risultati davvero pessimi, finendo in una lite come le precedenti. Mikoto aveva minacciato di arrivare a chiamare addirittura la polizia, pur di vederli divisi, ma poi aveva desistito, intuendo da sola che sarebbe stato il più grave errore che avesse mai commesso.
Dopo quella nuova lite il silenzio in casa si era fatto ancora più carico di tensione.
Ormai era arrivata la domenica, e quindi era trascorsa un’intera settimana da quando Mikoto aveva scoperto tutto dei sentimenti fra Itachi e Sasuke. Era pomeriggio, e lei se ne stava chiusa in camera, com’era solita fare. Sospirò come se volesse liberare tutta l’ansia che si era tenuta dentro, quasi facendosi sfuggire un sorriso soddisfatto. Aveva meditato tanto, in quelle ore solitarie, su di sé, sui suoi figli e sul legame da cui erano legati, e finalmente sentiva di essere giunta ad una conclusione. Voleva parlare di nuovo con loro, sicura che questa volta non si sarebbe di nuovo fatta prendere dal nervosismo. Aveva compreso che aggredirli non sarebbe servito a nulla e, inoltre, aveva riflettuto molto su quello che Itachi le aveva detto.
Abbandonaci … o accettaci.”
Si era resa conto di non poter abbandonare per davvero i suoi figli, e che quindi l’unica soluzione, che le piacesse o no, era imparare ad accettarli per quello che erano. Forse avrebbe sempre sofferto a vederli amarsi in modo così sbagliato, però si era detta che avrebbe preferito star male per il resto della vita, piuttosto di perderli. Dentro di sé, covava ancora la speranza di poter far loro cambiare idea, in qualche modo, ma in fondo sapeva di non poterci contare davvero.
Si alzò dal letto, decisa a parlare ad Itachi e Sasuke. Provò a bussare alla porta della camera di quest’ultimo, e li trovo lì; il maggiore intento a studiare qualcosa, e il minore che giocava distrattamente ad un videogioco, seduto sul letto. A vederli così, le sembrò davvero tutto normale. Per un attimo sperò di aver sognato tutto quanto, ma poi gli sguardi cupi dei figli la riportarono alla realtà.
“Cosa vuoi?” Le chiese Itachi, temendo che lei avesse nuovamente intenzione di dividerli a tutti i costi.
Guardandola meglio, però, gli parve di intravedere qualcosa di diverso nel profondo degli occhi della madre. Sembrava più calma e tranquilla, al punto giusto da poter discutere senza che la cosa sfociasse in una nuova tragedia.
“Vorrei parlavi.” Spiegò la donna, pacata. “Sono calma ora, ve lo giuro.”
Itachi tentennò per un attimo, ma questa volta fu Sasuke – che fino a quel momento aveva interagito davvero poco con la madre – ad intervenire per primo. Anche a lui non era sfuggito lo sguardo diverso di Mikoto. Abbandonò il joystick della console sul letto, azzerando il volume.
“Va bene, mamma … ti ascoltiamo.”
Mikoto si scoprì felice di essere accettata tanto facilmente, malgrado quello che era successo. Si mise comoda, sedendosi poco distante da Sasuke, perché avevano davvero tantissime cose di cui discutere.
“Non so se potrò mai accettare quello che provate un per l’altro.” Disse, come prima cosa. Quando alzò lo sguardo verso di loro, per continuare, si sentì sul punto di piangere. Li amava con tutta se stessa, perché alla fine loro restavano sempre i suoi bambini. Si vergognò, per aver pensato, in quei giorni di disperazione, di abbandonarli a se stessi. Ora si rendeva conto, con lucidità, che mai, per nessun motivo, avrebbe avuto il coraggio lasciarli. Nemmeno se avessero fatto la cosa più orribile e spregevole del mondo.
Riprese a parlare.
“Nonostante tutto però … non vi abbandonerò mai.”
Itachi alzò un sopracciglio, scettico. Dopo le sfuriate di Mikoto non se la sentiva di darle ancora molta fiducia.
“Parliamo di tutto quanto con calma.” Insisté lei, quasi pregandoli.”Vi giuro che non urlerò ancora … ho riflettuto abbastanza per giungere a delle conclusioni.”
“Da dove vuoi iniziare?” Domandò il maggiore.
Mikoto si fece forza. L’idea di sentire il racconto di come si erano innamorati – il solo usare quel termine per descrivere il loro rapporto la faceva star male –  l’uno dell’altro, i suoi figli, le era ancora difficile da digerire, ma le riflessioni che aveva fatto in solitudine le erano state utili per capire che cercare di dividerli, urlare, accusarli … sarebbero state delle mosse sbagliate e controproducenti.
“Vorrei sapere …” Disse, guardando prima uno e poi l’altro. “Come … come sono nati i vostri sentimenti?”
Si stupì del mondo in cui Itachi iniziò a parlare, con disinvoltura. Solo Sasuke parve un po’ imbarazzato dalla domanda, ma non come si era aspettata lei. Non sembravano vergognarsi di quell’amore sbagliato.
“è stato l’estate scorsa.” Spiegò, il più grande.”Le cose hanno iniziato a cambiare parecchio all’incirca nel periodo in cui Sasuke aveva avuto problemi con quel Kimura, ricordi mamma?”
La donna annuì, facendo segno al figlio di andare avanti.
“Io … sicuramente provavo qualcosa per Sasuke da tanto tempo, ma è stato solamente in quei giorni che l’ho compreso veramente.”
Itachi si rese conto di star parlando di cose che non aveva confessato esplicitamente nemmeno a Sasuke, e per un po’ ne rimase atterrito. Gli dava comunque fastidio parlare così esplicitamente a sua madre di sentimenti così intimi; ma era anche vero che per farle comprendere tutto non poteva tirarsi indietro. Percepì lo sguardo di Sasuke su di sé, ma cercò di non badarvi.
“Ero molto spaventato dai miei sentimenti.” Continuò Itachi, rivolgendosi a Mikoto.”E, come te, pensavo che fossero sbagliati.”Si lasciò sfuggire un sospiro, rendendosi conto che il ricordo di quell’amore che aveva creduto irrealizzabile lo commuoveva. “Dopo un po’ di tempo mi sono accorto che anche Sasuke mi amava in un modo strano … e così ho pensato di allontanarlo.”
Itachi alzò per un attimo lo sguardo, incrociando gli occhi del fratello, poi tornò a guardare la madre.
“Prima mi sono fidanzato con una ragazza sperando di innamorarmi di lei e dimenticare i sentimenti per mio fratello, ma quando ho capito che non serviva a niente ho deciso di approfittare dell’occasione e partire per New York.”
Un commento di Sasuke, un borbottio, interruppe per un attimo il racconto del più grande. Ad Itachi parve quasi di udire un “Sei un perfetto idiota” ma non poté affermarlo con sicurezza. Riprese a parlare.
“Quella del viaggio è stata una pessima idea … pensavo di poter risolvere le cose, invece i miei sentimenti si sono fatti ancora più forti. Inoltre, prima di partire, io e Sasuke avevamo parlato, all’aeroporto.”
“Allora … era quello!” Esclamò Mikoto, non potendo fare a meno di trattenersi. ”Io mi sono tenuta lontana perché non vi volevate lasciare e pensavo fosse un momento solo per voi due, ma credevo solo che Sasuke non volesse, comprensibilmente, starti lontano per così tanto tempo … invece già stavate sviluppando sentimenti che io, come madre, avrei dovuto impedirvi di maturare.”
Nessuno aggiunse nulla per un po’ di minuti, ma fu Sasuke ad intervenire, alla fine.
“Non è colpa tua.” Le disse, semplicemente.” Tu non avresti potuto fare niente per impedirmi di provare …” S’interruppe per un attimo, preso dall’imbarazzo.” Di provare quello che provo per mio fratello.”
Itachi si sentì colpito da quelle parole di Sasuke, sapendo che solitamente non era tipo da esprimersi in modo così chiaro e, nonostante la situazione, non poté impedirsi di sorridere appena. Percepì la solita sensazione di calore che sentiva quando stava con suo fratello.
Mikoto sospirò per l’ennesima volta. Come aveva fatto a non accorgersi di quello che stava succedendo fra i suoi figli? Non avrebbe mai smesso di incolparsi per quella mancanza gravissima, ma ormai era decisa a portarne il peso silenziosamente per il resto della vita. In quella settimana aveva pensato anche a quello, ed aveva capito che per tutelare Itachi e Sasuke non poteva permettersi di cercare consolazione da qualcuno, raccontandogli tutto. Non poteva parlarne a nessuno, nemmeno a uno psicologo. Era pericoloso.
“Quindi quando poi Itachi è tornato …”
“Era successa quella cosa.” Specificò lui, preferendo lasciare sott’inteso il nome di Orochimaru.”Sasuke stava molto male … appena sono arrivato a casa, mi ha raccontato tutto, e rivedendolo io ho capito che non potevo continuare a mentirmi, ignorando i miei sentimenti per lui.”
“Ho capito … ho capito.” Mormorò Mikoto, fra sé e sé. Non le servivano altri elementi per comprendere com’era nato quell’amore fra i suoi figli. Già dal breve racconto di Itachi aveva intuito che quei sentimenti anormali si erano sviluppati in loro fin da quando erano piccoli e poi, in quell’ultimo anno, erano esplosi. La donna non riuscì a capire cosa ci fosse stato di sbagliato fra i suoi figli per permettere loro di maturare sentimenti del genere. Per un attimo le venne da pensare che fossero nati come due anime destinate ad amarsi indipendentemente dal legame di sangue e dal loro sesso, ma poi si sentì così ridicola da farsi sfuggire un mezzo sorriso. Ovviamente questo non sfuggì ad itachi e Sasuke, e loro si ritrovarono a guardarsi negli occhi senza capire cosa stesse passando per la mente della loro madre.
“Che hai mamma?”Domandò il minore.
“Nulla, nulla …”Rispose lei, guardando un punto imprecisato della stanza.
“Siete davvero sicuri dei vostri sentimenti?” Domandò, pur conoscendone la risposta. Loro, infatti, annuirono senza la minima esitazione.
“Non voglio farvi soffrire.” Continuò la donna. Capì di essere sul punto di piangere per l’ennesima volta, ma s’impose di non farlo ancora, almeno non davanti a Itachi e Sasuke. Stava diventando una lagna.
“Ma è così … difficile …”
“Anche per noi lo è stato … mamma.”Rispose Itachi, parlando anche per il fratellino.
Per diversi minuti nessuno disse nulla.
Mikoto aveva, però, una domanda che continuava ad assillarla, anche se la risposta la terrorizzava.  Prese coraggio. “Tanto non potrebbe andare peggio di così” Si disse.”
“Non avete fatto sesso, vero?”
Chiese, senza troppi giri di parole. Si rese conto di essere stata fin troppo diretta quando Itachi rimase ammutolito e Sasuke, invece, prese a tossire forte, come se stesse per strozzarsi.
“No  … non abbiamo fatto nulla.”  Rispose il maggiore, non riuscendo ad evitare di sentirsi un po’ in imbarazzo. Mikoto fece per lasciarsi andare ad un lungo sospiro di sollievo, ma la successiva affermazione di Itachi scioccò sia lei, sia Sasuke.
“Mio fratello è ancora troppo piccolo per quelle cose.”
L’Uchiha più grande si rese conto di aver sott’inteso, con quelle parole, che un giorno lui e Sasuke sarebbero arrivati anche a quello, e preferì non fare caso al modo in cui lo stava fissando la madre.
Scelse invece di pensare a quanto era servito il discorso che avevano affrontato tutti e tre insieme. La settimana di riflessione sembrava essere servita a Mikoto. Itachi aveva rischiato di perdere fiducia in lei, ma anche se la donna non era arrivata ad accettare i loro sentimenti, almeno aveva abbandonato l’ostinazione di prima. L’Uchiha si sentì stupido per aver dubitato di della madre. Nonostante tutto Mikoto aveva continuato a pensare al loro bene mettendo da parte se stessa e dimostrando di amarli a prescindere da tutto, e per quel motivo sentì di esserle particolarmente riconoscente. Non tanto per se stesso, ma per Sasuke. Lui aveva bisogno di essere accettato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ed eccomi con l’aggiornamento, il prossimo sarà il penultimo capitolo, gente. A proposito di lettori, siete tutti scomparsi?
Comunque, come al solito, ringrazio chi commenta sempre!
In questo capitolo le cose cominciano un po ad evolversi in meglio, ve l’aspettavate? Io penso che Mikoto alla fine sia una donna splendida in grado di affrontare anche queste cose, ovviamente non senza difficoltà!
Sapete che sto già pensando a un sequel della fic, con Itachi e Sasuke di 22 e 27 anni? Da scrivere fra un po’ di mesi, ovviamente, prima ci sono altre fiction che devono nascere. Comunque non ne sono sicura, vedrò un po’ quanti commenti mi arriveranno e se il finale di questa fic piacerà abbastanza. Poi devo esserne certa anch’io.
Alla prossima!
 

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Capitolo 23
*** Vecchi nemici ***


Nonostante l’ultimo discorso con i figli fosse stato positivo, Mikoto non aveva osato sperare di riuscire a sentirsi un po’ meglio. Il giorno seguente aveva ripreso a lavorare, passando tutto il tempo con un’ansia irrefrenabile che non era riuscita a placare, causata del pensiero di averli lasciati soli a casa. L’idea di quello che avrebbero potuto fare la disturbava non poco.
Quando era tornata, aveva obbligato Sasuke ad accompagnarla a fare la spesa; sia per tenerlo fuori di casa, sia per allontanarlo almeno per qualche ora da Itachi. Sapeva di aver detto che ormai aveva rinunciato a dividerli, se l’era imposto lei stessa, ma a volte non riusciva a frenare l’impulso che la spingeva a volerli vedere distanti. Ed in fondo era una cosa che la rattristava, perché invece fino a nemmeno un mese prima era sempre stata orgogliosa del loro legame.“Due fratelli che si vogliono così tanto bene non si sono mai visti.” Si diceva, sempre. Invece non aveva capito nulla di loro.
Si voltò verso il figlio minore, trovandolo appoggiato al carrello della spesa con aria decisamente annoiata. Per un attimo le venne da ridere a vederlo così, come un normalissimo ragazzino, poi notò che nel suo sguardo c’era la solita ombra di apatia che gli vedeva ormai da troppo tempo, e si rattristò. Gli si avvicinò, invitandolo a procedere.
“Mamma …” Gli sentì sussurrare, ad un tratto. Si voltò verso di lui, quasi preoccupata, perché aveva parlato con voce talmente flebile da farle credere che si sentisse male.
“Ti faccio schifo, non è vero?” Domandò invece Sasuke, lasciandola di stucco. Aveva già parlato con lui in privato, ma non l’aveva mai sentito esprimersi in modo così diretto.
Mikoto aprì la bocca per ribattere, ma si rese conto di non avere nessuna parola convincente da dirgli per non suonare ipocrita. Itachi e Sasuke rimanevano sempre i suoi figli, non l’avrebbe più messo in dubbio, però non poteva nemmeno mentire dicendo che trovava normale il loro rapporto. Scelse con cura le proprie parole.
“Non mi fai schifo.” Lo rassicurò, onesta almeno su quello.”Ma … non posso negare che il tuo rapporto con Itachi sia ... difficile da accettare.”
Sasuke non parve convinto.
“Dici così solo perché non vuoi offendermi.” Le disse.”In verità ti si legge in faccia quello che pensi di me … e di mio fratello.”
Il più piccolo della famiglia aveva parlato così perché in verità voleva provocare la madre quel tanto che bastava per tirarle fuori una qualche verità: positiva o negativa che fosse. Da quando Mikoto aveva detto che, nonostante tutto, li avrebbe accettati, non aveva potuto fare a meno di continuare a chiedersi cosa lei pensasse veramente sul loro conto. Il pensiero che li considerasse colpevoli di un crimine, lo infastidiva non poco.
Mikoto, dal canto suo, si domandò come mai Sasuke avesse scelto proprio un momento inopportuno come quello per affrontare un discorso simile. Forse lui aveva preferito attendere di essere lontano dalle orecchie di Itachi, perché probabilmente non gli andava di farsi vedere così afflitto dal fratello.
Non mi fate schifo.” Ripeté Mikoto, quasi esasperata. “Ma non puoi pretendere di sentirmi dire che sono felice di sapere che avete un certo tipo di rapporto.”
Ebbe paura di essere stata troppo dura quando Sasuke abbassò il capo, ma non seppe cosa aggiungere per tentare di rimediare. Pensò quindi che sarebbe stato meglio cambiare argomento.
“Allora domani vai a ritirare il gatto che avevi scelto di adottare?”
Sasuke annuì con un cenno del capo.
“Si, mi accompagna Itachi.” Rispose. “In verità avrei dovuto portarlo a casa qualche giorno fra, ma con tutto quello che …”
Si rese conto di correre il rischio di tirar fuori argomenti sgradevoli, e invece di continuare preferì rimanere di nuovo in silenzio.
Una volta arrivato a casa si affrettò a salire al piano superiore, desideroso di stare solamente con suo fratello. Sasuke si rendeva conto del suo comportamento pessimo nei confronti della madre, si sentiva vigliacco e si odiava per il fatto di non essere riuscito ad affrontarla come avrebbe voluto, ma, da quando lei era venuta a conoscenza del suo più grande segreto, non riusciva a starle accanto in modo spontaneo. Si sentiva sempre giudicato e quella era una sensazione che non riusciva a sopportare.
Quella sera, in particolare, l’uscita con la madre l’aveva fatto sentire triste e inadeguato. Odiava essere così, non sopportava farsi vedere debole. In quel periodo stava dimostrando anche troppo di esserlo, e non riusciva a perdonarsi per quella cosa.
Notò che la porta della stanza di Itachi era semiaperta, e lo raggiunse silenziosamente, senza dire una parola. Lui stava studiando, seduto alla scrivania.
“Otouto?” Il maggiore si girò, percependo la presenza del fratello. Comprese da una prima occhiata che quella sera Sasuke doveva sentirsi particolarmente giù di corda, e senza aggiungere altro lo invitò ad avvicinarsi. Il più piccolo fece come gli aveva chiesto Itachi e, senza rendersene nemmeno conto, si ritrovò seduto sulle sue gambe.
“Niisan, non sono un bambino!” Protestò, imbarazzatissimo. Odiava stare in quel modo.
“Non ha importanza, puoi starmi in braccio lo stesso.” Sussurrando quelle parole, Itachi lo spinse ad appoggiare la testa contro il suo petto, ed appoggiò le labbra calde contro la sua fronte, che era bollente.
“Ma io …” Sasuke tentò di protestare ancora, ma il fratello lo fermò prima che potesse continuare.  ”Ma tu cosa?” Domandò, scherzoso ma con voce dolce allo stesso tempo.”Smettila di farti tanti problemi e rilassati, non c’è niente di male nel farsi coccolare un po’.”
Il minore non si oppose ancora a quel contatto, perché i baci caldi di Itachi sulle guance lo facevano star bene più di qualsiasi altra cosa e, senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò a chiudere gli occhi, mentre tutte le preoccupazioni di poco prima si facevano improvvisamente meno pesanti.
“Però …” Sussurrò, con voce sottile. “Però tu non ti fai mai … coccolare.”
L’Uchiha arrossì come un pomodoro alla sola idea di aver usato un termine del genere, nascondendo il viso contro il petto del fratello per non farsi vedere in volto. Non era assolutamente da lui parlare in quel modo e lasciarsi andare a simili tenerezze, che considerava sdolcinate e da diabete. Forse aveva la febbre, certamente in una circostanza normale non si sarebbe mai comportato così. Volle convincersene. Quella sera, però, sentiva di aver bisogno d’affetto.
Itachi sorrise per il comportamento di suo fratello, limitandosi a stringerlo a sé con più forza e rispondere alla sua domanda.
“Sono il maggiore, è giusto che sia io a farti sentire protetto.”
Sasuke sentì di non essere d’accordo con quelle parole, ma le carezze di Itachi – ora lui aveva preso a massaggiargli il collo – erano talmente piacevoli che, quando tentò di parlare, dalla bocca gli uscì solo un suono roco. Decise allora di lasciar perdere, concentrandosi sui battiti del cuore di suo fratello. Amava percepire il calore del suo corpo, amava sentirlo accanto a sé.
“Niisan …” Lo chiamò, percependo il bisogno di sentire la sua voce.” Stai qui per un po’ …”
Itachi annuì, percependo una dolorosa fitta al petto quando comprese che Sasuke aveva iniziato a piangere, cercando in tutti modi di non farsi scoprire. Non gli ci volle molto per capire che quello era un modo di Sasuke per liberare tutto lo stress e le sensazioni negative che aveva accumulato nel corso di quella settimana, quindi decise che era meglio lasciare che si sfogasse. Dopo si sarebbe sentito sicuramente meglio.
Alzò lo sguardo verso la porta, perché ovviamente si era accorto che Mikoto li aveva osservati, attenta a non farsi scoprire, per tutto il tempo. Lui aveva finto di non esserne accorto proprio per farle capire quanto amava Sasuke, e quanto avessero entrambi bisogno di quell’amore.
Si sporse un po’ in avanti, attento a non far scivolar via suo fratello, per afferrare una coperta leggera – anche se ormai era primavera inoltrata, la sera faceva fresco – e la sistemò sulle spalle di Sasuke, posandogli un altro bacio sulla fronte.
 
 
 
 
 
Mikoto aveva assistito alla scena, e si era particolarmente irritata quando si era accorta che Itachi l’aveva notata fin dall’inizio, ma nonostante tutto non si era risparmiato gesti fin troppo affettuosi con Sasuke. Se ne era andata subito, sapendo che rimanere lì avrebbe rischiato di scatenare nuovamente una tempesta.
Quello che la turbava di più, però, era che nonostante tutto, mentre li aveva visti scambiarsi tenerezze in quel modo, non era riuscita a pensare che ci fosse veramente qualcosa di brutto, o di sbagliato nel loro rapporto. Ormai aveva potuto vedere con i suoi occhi che non c’era la minima ombra di forzatura da parte di Itachi, era anzi Sasuke a cercarlo spessissimo per trovare conforto. E quando erano insieme, loro stavano davvero bene, glielo si leggeva facilmente in faccia.
Mikoto si rese conto di aver notato solo in quel momento sguardi che, prima di sapere, le erano sfuggiti o che aveva fatto finta di non notare. In fondo aveva sempre sospettato che nel loro rapporto ci fosse qualcosa di strano, ma per paura di scoprirlo non aveva mai indagato. Era solo una vigliacca. Tuttavia, non poteva più permettersi di piangere sul latte versato. Ormai non poteva cambiare il passato e di conseguenza il presente, ma aveva ancora l’occasione di poter rendere un po’migliore il futuro suo e dei suoi figli.
Forse non erano una famiglia normale, ma in uno slancio di ottimismo pensò che avrebbero trovato davvero il modo di essere felici lo stesso. Per la prima volta dopo un’intera settimana si sentì veramente di buon umore.
 
 
 
 
 
Itachi e Sasuke avevano ottenuto con fatica il permesso di uscire un po’ di casa insieme, senza Mikoto. Alla fine però, lei aveva acconsentito, segno che finalmente le cose stavano iniziando a stabilizzarsi, anche se – di questo Itachi ne era sicuro, purtroppo – ora che sapeva tutto non avrebbero mai trovato il vero equilibrio. Sarebbe stato come vivere con un vulcano attivo vicino a casa: sempre pronto ad eruttare nel modo più inaspettato e a scatenare il caos; ma alla fine andava bene così.
Si recarono verso il solo parchetto non molto distante dalla loro abitazione, con tutta l’intenzione di stare lì e rilassarsi un po’, ma rimasero letteralmente di stucco quando, sulla panchina vicina allo scivolo dei bambini, videro Kimura. Era proprio lui, nonostante avesse cambiato look, Itachi ne era certo al cento per cento. Percepì immediatamente la tensione di Sasuke, e quando il ragazzo si girò verso di loro, notandoli, rischiò quasi di ringhiargli contro come un cane rabbioso. Non era mai stato vendicativo, ma per suo fratello era un altro discorso: non poteva in alcun modo dimenticare quello che gli aveva fatto Kimura.
Nessuno osò dire qualcosa per diverso tempo, fin quando fu proprio l’ex compagno di Itachi ad alzarsi ed andare loro in contro per primo. Il suo modo di fare sembrava profondamente differente rispetto a quello di un anno prima.
“Non avvicinarti, stronzo!” Sasuke scattò prima che il fratello maggiore avesse il tempo di fermarlo, colpendo Kimura con un pugno ben assestato sullo zigomo, e subito un altro a seguire.
“Otouto, fermo!”
Fu Itachi a fermarlo, già pronto a dover contrastare un’eventuale attacco di Kimura, che probabilmente non aveva reagito solo per far vedere a Sasuke che quei pugni non l’avevano scalfito minimamente, ma non seppe che pensare quando invece lui non fece nulla e si limitò solo a pulirsi un rivolo di sangue che gli colava lungo il mento, a causa dei colpi dell’Uchiha più piccolo.
Itachi si sentì spiazzato – ebbe il sospetto che Kimura si stesse divertendo a prenderli in giro – ma ebbe la conferma, dal suo sguardo, che non era minimamente intenzionato a ricorrere alla violenza. Anche Sasuke restò stupito, suo malgrado.
“Visto che vi ho incontrati, vorrei dirvi una cosa.” Disse all’improvviso l’ex compagno di classe di Itachi.
“E per quale motivo dovremmo ascoltarti?” Domandò quest’ultimo, mentre non smetteva di fissare il ragazzo con una delle sue espressioni più minacciose.
“Non siete obbligati a farlo.”
Itachi afferrò Sasuke per un braccio con tutta l’intenzione di portarlo via, ma incontrò la sua resistenza.
“Che cosa vuoi?” Domandò il minore degli Uchiha, fremente di rabbia. Sentiva di odiare davvero tantissimo quel Kimura, o piuttosto odiava l’umiliazione subita da lui, ma era anche abbastanza curioso da avere voglia di ascoltarlo. “Parla …”
“Vi chiedo scusa.”
Sasuke ebbe l’impulso di mettersi a ridere, come prima cosa, talmente gli sembravano ridicole quelle parole, ed anche Itachi non seppe bene come reagire. La prese più che altro come una presa in giro, e trafisse Kimura con uno sguardo se possibile ancora più gelido di prima. Lasciò comunque parlare Sasuke, perché era lui ad avere subito un torto da parte di quel ragazzo, e doveva decidere da sé.
“Mi stai prendendo in giro?” Domandò il più piccolo degli Uchiha. Aspettò un po’ di tempo, sicuro  che sarebbero presto arrivati gli amici di Kimura per aiutare il loro capo, ma alla fine capì che questa volta non c’era nessun tranello. Semplicemente, quel teppista che si trovava davanti era davvero cambiato, anche se sembrava impossibile.
Forse era stato il riformatorio in cui l’avevano mandato a renderlo diverso, anche se Sasuke aveva sempre sentito che in quei posti la vita era talmente brutale da peggiorare il carattere della gente, invece di aiutarla a migliorare.
“Non vi sto prendendo in giro.” Spiegò  Kimura, guardando entrambi.”Ci tenevo solo a scusarmi, anche se so che quello che ho detto non servirà a niente.”
“Sappi che non ti perdonerò mai per il male che hai fatto!” Gli fece presente Sasuke. Non gli importava nulla del cambiamento così radicale di Kimura, sapeva solo di non poter dimenticare quello che aveva subito, e non voleva essere ipocrita fingendo di essere toccato da quelle scuse. Si voltò senza aggiungere altro, desiderando solamente di allontanarsi il prima possibile.
Itachi lanciò un’occhiata a Kimura prima di seguire Sasuke.
“Non credevo che uno come te potesse arrivare a scusarsi per aver picchiato qualcuno, un giorno. Non ti perdonerò mai per quello che hai fatto a mio fratello, ma posso sapere a cosa è dovuto questo tuo cambiamento? La realtà dura del riformatorio, per caso?”
L’ex compagno di classe dell’Uchiha si prese qualche secondo per rispondere.
“No, in riformatorio ero solamente peggiorato, diventando ancora più violento.” Rispose. Itachi gli vide stringere i pugni con nervosismo, e capì che lui stava facendo un grande sforzo per parlare con tutta quella calma e in modo così garbato. La sua vecchia personalità non era del tutto cancellata, ma Kimura si stava sforzando di tenerla a freno.
“è stato quando i miei mi hanno mandato a lavorare sodo per mio nonno in campagna, che ho capito ...”
Itachi si rese conto che Sasuke si era allontanato parecchio, e non ebbe più voglia di stare a sentire la storia di Kimura. Semplicemente non voleva più vederlo, anche ora che lui era cambiato ed era arrivato addirittura a scusarsi. Se il suo compagno di classe delle superiori avesse picchiato solamente lui, senza toccare Sasuke, forse avrebbe potuto pensare di perdonarlo, perché non era abituato a portare rancore, ma dal momento che Kimura aveva toccato suo fratello, le cose cambiavano radicalmente. Nessuno poteva far del male a Sasuke, nessuno.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ed eccomi anche con l’ultimo capitolo.
Lettori, fatevi sentire che efp si sta spopolando sempre di più, è piuttosto avvilente come cosa XD comunque … ho tirato in ballo Kimura e il suo cambiamento perché mi sembrava interessante chiarire la questione. Cioè, lui è cambiato(ho preferito non soffermarmi sul come, in una fic ItaSasu sarebbe stato noioso parlare di un personaggio che non c’entra nulla xD) ma non bastano delle scuse per farsi perdonare, come è giusto che sia. Quello che ha fatto a Sasuke è comunque troppo grave. Se non vi ricordate più vi invito a rileggere i primi capitoli XD comunque … il prossimo sarà il capitolo finale. Ho già pensato di cosa parlare, spero solo di non aver tralasciato nulla nel corso della fic. Insomma, spero davvero che sia stata soddisfacente, fatemi sapere se vi è piaciuta.  Al prossimo ed ultimo capitolo! Dimenticavo: buone feste a tutti XD
 

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Capitolo 24
*** L'ultimo dei Tabù ***


Sasuke aprì lentamente gli occhi, svegliato dai raggi caldi e luminosi di quella mattinata di fine luglio e dallo zampettare di Taka – il gattino che aveva portato a casa ormai da un po’ di tempo – sui suoi piedi. Non ricordava di essersi mai stato così bene in vita sua: si sentiva completamente svuotato da qualsiasi traccia di sensazioni negative. Si sistemò il lenzuolo con tutta l’intenzione di rimettersi a sonnecchiare, e il contatto con la pelle nuda della schiena di Itachi – che dormiva al suo fianco – gli riportò alla mente i ricordi della sera prima, quando insieme avevano violato anche l’ultimo dei tabù tra fratelli.
Non era stata una cosa prevista, era semplicemente successo tutto senza che nemmeno se ne rendessero conto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Itachi e Sasuke salutarono Mikoto con un cenno della mano, osservandola mentre, trascinando la sua pesante valigia, si avviava verso il taxi che l’avrebbe portata lontano da Kyoto per motivi di lavoro, facendola restare fuori di casa per tre giorni. Era la prima volta che osava lasciarli soli per così tanto, da quando aveva saputo dei sentimenti proibiti che provavano uno per l’altro, ormai quasi due mesi prima.Itachi si sentì invadere da uno strano senso d’inquietudine, realizzando che ora avevano la casa completamente libera; perché sapeva che lui e Sasuke erano vicini a compiere un passo gigantesco nel loro rapporto, oltrepassando un punto dal quale non sarebbero mai potuti tornare indietro, qualcosa di molto più intimo dei baci e delle carezze a cui erano abituati.
 Lo sapeva perché ormai Sasuke era abbastanza grande da voler compiere un passo del genere – Itachi l’aveva capito da come lui si lasciava andare nei loro momenti d’intimità – ed era solo perché si rifiutava sempre di andare oltre – per paura di macchiare la purezza di Sasuke – che non avevano ancora oltrepassato quel limite proibito.
Andò a sedersi sul divano con tutta l’intenzione di non pensare a quelle cose almeno in quel momento e, quando Sasuke gli si sdraiò accanto, posandogli la testa sulle ginocchia, inizialmente non pensò a nulla di male. Poi però si ricordò che suo fratello sapeva essere allo stesso tempo ingenuo ed estremamente malizioso – forse senza nemmeno rendersene conto – e gli venne il sospetto che Sasuke avesse aspettato per giorni il momento in cui sarebbero rimasti a casa da soli.
Nonostante tutto continuò ad accarezzare la sua testa e, senza accorgersene, si chinò verso di lui per baciarlo sulle labbra, senza stupirsi quando il fratello ricambiò il bacio con un certo trasporto.
“Otouto, che intenzioni hai?” Gli chiese allora, evitando di girarci troppo intorno, scompigliandogli i capelli.
Sasuke distolse lo sguardo per non imbarazzarsi.
“La mamma non ci sarà per un po’ di tempo …” Gli fece notare, risultando involontariamente provocante. “Io …”
Itachi si lasciò sfuggire un sospiro, consentendo a Sasuke di sedersi a cavalcioni sulle sue gambe.
“Questo non cambia nulla, è comunque troppo presto per te … anche se credi di esserlo, non sei pronto.”
“Ti sbagli.” Si affrettò a ribattere il più piccolo fra i due. “Ci ho pensato più di quello che credi; è inutile che continui a fermarti ogni volta che stiamo per fare quel passo … io non ho paura di …”
Il fratello più grande sbuffò nuovamente, accarezzando le ciocche di capelli sulla fronte di Sasuke.
“Vedremo … in ogni caso non è opportuno forzare la cosa.”
Istintivamente abbracciò il fratello stringendolo a sé, scostandosi dalle sue labbra quando lui provò a baciarlo e facendogli appoggiare la fronte contro il suo petto.
“Non ora, Sasuke …non …”
Restarono abbracciati in quel modo per un po’ di tempo, fino a quando Itachi si ritrovò ad accarezzare quasi senza rendersene conto la schiena del fratello, infilando una mano sotto la sua maglietta e salendo fino al petto, trasportato dal solito sentimento che gli impediva di essere razionale. Nonostante si fosse imposto giusto poco prima di non fare nulla – come se avessero aspettato che Mikoto uscisse di casa solo per quello – finì per farsi trasportare dalle sensazioni, baciando il collo di Sasuke nelle zone che sapeva essere più sensibili e continuando a toccare il suo corpo con delle carezze bollenti.
Lui si aggrappò con forza alle spalle del fratello maggiore, e in un attimo si ritrovarono sdraiati sul divano, uno sopra l’altro, con Itachi sopra e Sasuke sotto.
“Niisan …”
Il più piccolo fra i due sussurrò quella parola in un soffio quando l’altro tornò a baciarlo con più passione rispetto a prima, posandogli una mano sulla guancia in una carezza gentile.
Continuarono in quel modo per un po’, staccandosi uno dall’altro solo per riprendere fiato. Quando Itachi afferrò i bordi della maglia di Sasuke lui alzò le braccia per aiutarlo a sfilargliela, e in pochi secondi si ritrovò a petto nudo sotto al fratello, arrossendo un po’ di imbarazzo. Non pensò nemmeno lontanamente di fermarlo, anche perché era già capitato loro di arrivare a quel punto.
Sasuke chiamò il nome di Itachi quando lui gli sfiorò il petto con una carezza, e mentre il fratello avvicinava le labbra alla sua pelle, capì che questa volta c’era qualcosa di diverso, e che probabilmente non si sarebbero fermati.
Dopotutto era quello che voleva e quello che aveva chiesto, ma realizzarlo gli fece comunque mancare un battito. Socchiuse gli occhi abbandonandosi ai tocchi di Itachi, affondando le mani fra i suoi capelli mentre lui lo baciava sempre più in basso.

Itachi andò a slacciargli la cerniera dei pantaloni sorridendogli appena in modo malizioso, ma si bloccò di colpo quando si accorse che ora Sasuke era evidentemente teso.
“Otouto … forse dovremmo fermarci.”
Si sentì tremendamente in colpa per essersi spinto fino a quel punto dopo essere stato il primo a imporsi di non fare nulla, ma lui lo costrinse a non andarsene, afferrandolo per un polso.
“Continua …” Gli chiese Sasuke, senza guardarlo negli occhi. “Non voglio che ti fermi.”
“Non posso … io …”

“Niisan, ho quasi sedici anni ormai … sono abbastanza grande per queste cose …”
Itachi – dopo un momento di esitazione - tornò a baciarlo sulle labbra lentamente, preso dalla voglia irrefrenabile di toccarlo ma nello stesso tempo un po’ insicuro, sussurrando delle parole mentre gli sfiorava le labbra.
“Non voglio che tu ti senta a obbligato a fare questo passo solo per me … davvero otouto, non …”
“Non lo faccio per te.”
Si limitò a rispondere Sasuke, mentre tornava a posare le labbra su quelle dell’altro.
Si aggrappò forte ad Itachi.
“Niisan …”
Itachi era diventato tremendamente esitante: voleva continuare ma nello stesso tempo aveva il timore di turbare il fratello in qualche modo, ed era invaso dalla paura tremenda di sbagliare tutto con lui, nella loro prima volta.
Perché Sasuke era una persona tremendamente pura, e Itachi non voleva macchiarlo con un gesto del genere; non credeva di avere il diritto di caricare sulle sue spalle il peso di quello che comportava un amore fra loro due. Si era già posto quei problemi quando avevano iniziato ad amarsi, ma davanti a quel passo importante non poteva fare a meno di ripensarci; perché sapeva che quello era un punto da cui non si poteva più tornare indietro, in modo assoluto e definitivo.
Allora guardò negli occhi Sasuke, ed ebbe la conferma che lui voleva andare avanti ed era pronto dal suo sguardo.
Lo sollevò di peso, percorrendo le scale per andare al piano superiore con lui in braccio ed avviandosi verso la propria camera.
Fece stendere Sasuke sul letto con delicatezza, portandosi di nuovo sopra di lui, e guardandolo negli occhi. Lo trovò immensamente bello, e in uno slancio di affetto finì per abbracciarlo con forza, posandogli dei baci casti – nonostante il momento non lo fosse – sulle guance.
Non stavano parlando poi molto, eppure era incredibile il modo in cui riuscivano a comunicare solo scambiandosi dei semplici sguardi o attraverso i gesti. Itachi si prese un momento per riflettere su cosa fare, per pensare davvero se fosse il caso di andare oltre o no.
“Sasuke … sei sicuro di voler continuare?”Chiese alla fine.
Lui si limitò ad annuire timidamente, avvolgendo le braccia intorno alle sue spalle e guardandolo con i suoi occhi neri e profondi.
“Si …”

Da quel momento non si fermarono più. Si amarono per tutta la notte, mettendo da parte qualsiasi senso di colpa.
 
 
 
 
 
Sasuke si rese conto di essersi totalmente perso nei ricordi della sera precedente. Arrossì tremendamente quando gli tornarono alla mente alcune immagini veloci dei momenti più intensi, quelli che non avrebbe mai dimenticato per tutta la vita. La sensazione di Itachi che si faceva largo nel suo corpo, la sua pelle contro quella del fratello, il suo respiro caldo, il dolore e il piacere.
“Otouto?”
Si spaventò udendo la voce del fratello, e la sua prima reazione fu quella di nascondersi sotto il lenzuolo per la vergogna. Erano nudi, uno accanto all’altro. Si aspettò di sentire una risatina di divertimento da parte di Itachi, ma si preoccupò un po’ quando il più grande, invece, rimase in silenzio.
“Niisan?”
Lo sguardo colpevole di Itachi non gli piacque. Non gli ci volle molto per capire che lui si stava abbandonando nuovamente alle paure che aveva esternato la sera prima.
Senza avere il tempo di dire qualcosa si ritrovò stretto con forza dalle braccia del fratello. Lo imbarazzò un po’ la sensazione dei loro corpi nudi a contatto, ma poi si disse che era da stupidi continuare a provare vergogna dopo quello che era successo fra loro.
“Niisan, sto bene.” Lo rassicurò. “Non mi hai fatto male, non mi hai spaventato.” Cercò il suo sguardo per fargli capire che stava parlando onestamente.”Mi hai … mi hai fatto stare bene.”
Itachi non parve persuaso da quelle parole. Ora tutto il peso di quello che aveva fatto con suo fratello gli era piombato addosso, e non riusciva a scrollarsi dalla spalle la mole di sensi di colpa che stavano tornando ad invaderlo. Si sentiva come un anno prima, quando si era reso conto di provare certi sentimenti per Sasuke, e la cosa serviva solo a renderlo ancora più inquieto. Non voleva farlo soffrire di nuovo a causa dei proprio complessi.
“Sasuke … rivestiti.” Gli disse, con voce quasi impercettibile. “Noi … non dovevamo …”
Itachi si chiese che cosa gli fosse preso, la sera prima, per portarlo a compiere un gesto simile, quando invece si era detto che Sasuke era ancora troppo piccolo anche solo per parlare di sesso. Senza nemmeno rendersene conto iniziò a tremare: quando si accorse di quella debolezza fece di tutto per sembrare calmo e padrone della situazione, ma la cosa non sfuggì a Sasuke.
“Niisan?”
“è meglio che stiamo lontani. ”Rispose lui, allontanando la mano che Sasuke gli aveva posato sulla spalla con un gesto brusco.”Ti ho già sporcato una volta, non deve succedere ancora.”
Itachi fece per alzarsi, ma prima che ne avesse il tempo fu colpito da un pugno ben assestato sullo zigomo sinistro, abbastanza forte da impedirgli di voltarsi verso chi gliel’aveva dato.
“Otouto?”
Lo vide tremare dalla rabbia e, improvvisamente, incrociando il suo sguardo sincero, si sentì così stupido da reputarsi un completo idiota. Comportandosi in quel modo stava solo facendo soffrire Sasuke, invece di proteggerlo. Quello che era successo la notte passata era stato voluto da entrambi, e lui doveva smetterla di farsi inutili paranoie sulla volontà di Sasuke. Il suo fratellino ormai era abbastanza consapevole di sé e maturo da decidere da solo, ma Itachi faceva ancora fatica a pensarla in quel modo e rendere quindi il loro rapporto alla pari a tutti gli effetti.
Per lui Sasuke sarebbe sempre stato indifeso e da proteggere.
Sospirò, sforzandosi di darsi una calmata e riflettere a mente lucida. Per quanto l’idea di aver fatto sesso con suo fratello minore potesse sconvolgerlo, non c’era niente di forzato in tutto quello che era successo. Avevano solo superato l’ultimo ostacolo: quello dell’amore carnale. Si erano amati non solo con i sentimenti, ma anche con il corpo.
“Sasuke … io …”
Itachi si rese conto di essere senza parole per la prima volta in vita sua. Non sapeva davvero cosa dire.
“Spero di … spero di averti reso felice.”
Per un attimo ebbe paura delle parole del fratellino, ma quando Sasuke gli sorrise, tutte le ansie che ancora aveva, lo abbandonarono. Era raro vedere un sorriso così sincero e aperto sulle labbra di suo fratello minore ma, quando capitava, Itachi non riusciva a non rimanere incantato da un simile spettacolo e a sentirsi subito meglio. Perché sapeva che Sasuke era veramente felice, quando si lasciava andare a gesti del genere. Gli accarezzò una guancia, sorridendo a sua volta.
“Non ti farò più soffrire per paura del mio amore per te.” Gli promise, facendogli capire che non voleva farsi inutili problemi nel pensare a quello che avevano fatto.
Fece per aggiungere dell’altro, ma prima che ne avesse il tempo Sasuke posò le labbra sulle sue, portandosi sopra di lui, a cavalcioni sulla sua pancia.
“Ti odio.” Gli disse solamente. Itachi se ne sorrise, perché sapeva che quelle parole di Sasuke avevano tutto un altro significato. Erano il suo modo di dire “Ti amo” senza risultare troppo diretto.
Gli sfiorò una guancia con il palmo della mano, notando che lui era rosso per l’imbarazzo, ma si stava comunque sforzando di comportarsi in modo naturale. Itachi ripensò alle immagini e alle sensazioni della sera prima, e si sentì commosso. Sasuke gli aveva fatto il regalo più bello che potesse desiderare.
Solo un anno prima non avrebbe mai pensato di arrivare a tanto.
In ogni caso, nonostante tutte le difficoltà, non si era mai pentito di essersi lasciato andare all’amore per suo fratello, perché si era reso conto che faceva star bene entrambi. Avevano bisogno uno dell’altro. Appoggiò una mano sul petto del più piccolo, sfiorando con l’indice la sua pelle, fine ad arrivare all’ombelico. Sasuke sussultò inizialmente, poi gli strinse le mani sulle spalle nude. Tornarono a baciarsi, e in poco tempo Sasuke si trovò di nuovo sotto al fratello più grande, protetto dalle sue spalle grandi. Entrambi misero nuovamente da parte il senso di colpa nei confronti di se stessi, di Mikoto e di qualcosa. Ogni preoccupazione scomparve.
A nessuno di loro due importava del giudizio del resto del mondo. Si desideravano a vicenda, sia con il cuore, sia con il corpo, e non avrebbero mai smesso di amarsi, nonostante tutte le difficoltà che avevano affrontato e che ancora dovevano affrontare.
“Sasuke io … ti amo.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ok, sono talmente stordita in questi giorni che oggi mi ero dimenticata di aggiornare, chiedo venia! In ogni caso è ancora sabato, quindi u.u comunque … è l’ultimo capitolo T____T questa fic è quella che preferisco in assoluto fra tutte quelle che ho scritto, mi è piaciuto tanto occuparmene anche perché ho avuto una certa libertà per quanto riguarda le argomentazioni e ho potuto quindi trattare molti temi. Per questo mi piacciono le AU, se ben curate le apprezzo ancora di più delle fiction ambientate nel manga.
Detto questo … ho deciso di concludere la fiction in questo modo (Cof cof cof capite cosa intendo) perché credo che nel trattare un amore di tipi anche carnale(Oltre che romantico e tutto quello che volete XD) sia necessario parlare di sesso, prima o poi. Prima non la pensavo così, me ne sono resa conto scrivendo. Purtroppo ho dovuto censurare molto visto che qui su efp non si possono scrivere scene di sesso vero e proprio, ma alla fine credo che si capisca bene anche solo descrivendo il pre e il post, quello che c’è in mezzo potete immaginarlo XD che poi, a dirla tutta … una buona parte di questo capitolo l’avevo scritta mooolto tempo fa, senza censura. Quindi esiste anche una versione non censurata, un pochino diversa però.
Mi piacerebbe sentire i commenti di tutti visto che si parla dell’ultimo capitolo, credo che sia giusto e doveroso commentare, anche solo brevemente, quando una cosa piace. è una cosa che sprona chi scrive a fare sempre di meglio.
Ringrazio chi ha sempre commentato. Vabè, ora vi lascio …*è commossa* ma prima vi devo avvertire di una cosa. Prima di scrivere altro penso mi prenderò una pausa di un mesetto buono perché sono molto stanca, ma non temete, mi farò risentire… verso febbraio(penso la metà) presumibilmente. Quindi ne approfitto per augurarvi buon anno!
 

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