Le Nuvole di Volterra di PULLA68 (/viewuser.php?uid=133027)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** "bentornato Edward" ***
Capitolo 3: *** Presagi ***
Capitolo 4: *** La mia ombra ***
Capitolo 5: *** Un legame fastidioso ***
Capitolo 6: *** Distanze ***
Capitolo 7: *** Sognando sopra l'albero ***
Capitolo 8: *** Problemi ***
Capitolo 9: *** Seduzione ***
Capitolo 10: *** Un cambiamento d'orari ***
Capitolo 11: *** Notizie e pensieri ***
Capitolo 12: *** Al banchetto ***
Capitolo 13: *** Una promessa che pesa ***
Capitolo 14: *** A spasso per Firenze ***
Capitolo 15: *** Il vampiro che è in me ***
Capitolo 16: *** Depressione e chiarimenti ***
Capitolo 17: *** Uno specchio infrangibile ***
Capitolo 18: *** La tempesta si avvicina ***
Capitolo 19: *** Odio e vendetta ***
Capitolo 20: *** Delusioni e speranze ***
Capitolo 21: *** Errori e piani ***
Capitolo 22: *** La Guardia Reale ***
Capitolo 23: *** Decisioni inaspettate ***
Capitolo 24: *** Una Guardia da addestrare ***
Capitolo 25: *** Botte e presagi ***
Capitolo 26: *** Una coppia inseparabile ***
Capitolo 27: *** Divisioni ***
Capitolo 28: *** Rifiuti e scelte ***
Capitolo 29: *** La tragedia incombe ***
Capitolo 30: *** La Battaglia ***
Capitolo 31: *** Un medico vampiro ***
Capitolo 32: *** La prova del tradimento ***
Capitolo 33: *** Un risveglio amaro ***
Capitolo 34: *** Rivelazioni ***
Capitolo 35: *** Amore e odio ***
Capitolo 36: *** Pamela e Jasper ***
Capitolo 37: *** Sete ***
Capitolo 38: *** Le cartelline gialle ***
Capitolo 39: *** Inconprensioni ***
Capitolo 40: *** La decisione ***
Capitolo 41: *** La svolta ***
Capitolo 42: *** Un incontro inaspettato ***
Capitolo 43: *** Ora è tutto chiaro! ***
Capitolo 44: *** Il mio nome è Rebecca ***
Capitolo 45: *** Libertà ***
Capitolo 46: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 47: *** Una guardia innamorata ***
Capitolo 48: *** Ti amo e basta ***
Capitolo 49: *** Una vera guardia tra i Cullen ***
Capitolo 50: *** Epilogo ***
Capitolo 51: *** Backstage - le Nuvole di Volterra ***
Capitolo 52: *** anticipo... ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Ciao eccomi di nuovo a
iniziare questa nuova FF che altro non è che il
proseguimento de “Il
sole dietro alle nuvole”.
Come al solito la FF è
già stata finita e quindi non rischiate di leggere qualcosa
destinato a rimanere incompiuto.
A metà ritroverete una
scena che ricorda il film di Eclipse.... sappiate solo che all'epoca
la FF era stata già scritta e finita. Spero che vi piaccia e
vi
appassioni.
Vi lascio quindi al
prologo e aspetto i vostri commenti. Un bacio a tutte
TRAMA:
In questa nuova FF che è il proseguimento de
"IL SOLE DIETRO ALLE NUVOLE", ritroviamo Edwrad di nuovo a
Volterra.
Aro non ha rinunciato al sogno di tenerselo per sempre
nella Guardia e aiutato da una misteriosa vampira e dal destino
proverà ad oscurare il suo cuore e l'amore che lo unisce
alla sua
famiglia e a Bella.
E mentre Edward si troverà ad affrontare il
suo essere vampiro e una dolorosa scelta, la famiglia avrà
la forza
di credere ancora in lui?
Prologo
Edward
Quando
quindici anni fa
avevamo sconfitto i Volturi grazie al potere di Bella non immaginavo
che la mia vita sarebbe stata nuovamente minacciata da loro
così
presto.
Dopo
appena cinque mesi,
Aro aveva organizzato un piano molto accurato ed io ero rimasto
intrappolato nella sua rete. Aveva infatti mandato le sue Guardie
Reali a prendermi e Chelsea aveva usato i suoi poteri su di me per
cancellare la mia memoria e i legami con la mia famiglia. Confuso e
dimentico di chi ero veramente avevo prestato giuramento ai Signori
di Volterra.
Per
fortuna la mia
famiglia al completo aiutata da Jacob e Seth ed Eleazar, mi avevano
salvato e a costo di grandi rischi per tutti erano riusciti ad
ottenere una mia parziale libertà.
Aro
infatti pur
d'impedire la mia morte mi aveva mandato in
“congedo”, ma ero
rimasto soggetto ad alcuni obblighi. Gli occhi rossi che avevo
sfoggiato al mio ritorno a casa e la divisa che indossavo quando avevo
salutato Volterra, erano testimoni dell'odioso destino a cui
non mi potevo ormai più sottrarre.
E
adesso erano passati 15
anni e con profonda tristezza ero costretto a ritornare in Italia.
Infatti
una delle tante
clausole prevedeva che ogni 15 anni dovessi passare tre mesi a
Volterra al servizio di Aro.
Era
stato un vero strazio
dover salutare la mia famiglia. Ormai Renesmee era cresciuta ed era
pronta a sposarsi il suo lupo, ma da bravo padre apprensivo non mi
sentivo molto tranquillo ad allontanarmi, malgrado sapessi che tutta
la mia famiglia avrebbe vegliato su di lei.
Anche
lasciare nuovamente
Bella mi era pesato come un macigno sul cuore.
Sapevo
che le Nuvole
di Volterra sarebbero presto sparite e avrei potuto fare
ritorno
a casa, ma quando mi ero allontanato da lei scortato da Jane e
Demetri che erano venuti a prendermi, mi ero sentito morire.
Non
sapevo cosa mi
aspettava, come mi avrebbero trattato.
L'unico
conforto era
venuto da Alice che mi aveva visto tornare a casa sorridente anche se
con gli occhi nuovamente rossi. Ma come sapevamo tutti, le sue
visioni erano soggette a cambiamenti e quindi non c'era la certezza
che si verificassero.
Non
avevo, quindi,
nessuna sicurezza che avrei rivisto la mia famiglia, solo la parola
di Aro, di cui avevo imparato a diffidare.
Avevo
infatti la paura che Chelsea usasse nuovamente il suo potere su di me,
rendendomi
ancora schiavo dei Signori di Volterra.
Quando
l'aereo atterrò,
scesi e segui i miei accompagnatori da bravo e in silenzio fino alla
Rocca. Con un sospiro varcai la sua porta mentre il buio e il freddo
dei suoi corridoi lunghi e infiniti penetrava nel mio cuore.
Tre
mesi, tre lunghissimi
mesi mi aspettavano.
E
quando entrai nello
studio di Aro, il cuore tremò al ricordo di quanto avessi
sofferto
nella mia visita precedente.
Ma
ora sapevo chi ero, e
che presto sarei tornato a casa.
Nulla
importava più di
questo.
Quando
entrai alzai la
testa manifestando una sicurezza che non avevo “Mio Signore
Aro. Come vedi ho mantenuto fede al mio impegno ed ora sono qua al tuo
servizio”
Lui
mi guardò e un
sorriso beffardo si dipinse sul suo volto...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** "bentornato Edward" ***
Ciao a
tutti. Eccomi qui a postare il rpimo capitolo. Spero che vi
piaccia e ... i misteri sono solo all'inizio.
Baci...
Capitolo
01 - “Bentornato Edward”
Edward
Quando
entrai nello
studio di Aro, sentii un brivido di paura scendere lungo la schiena.
L'ultima volta che c'ero stato Jane mi aveva torturato a lungo con il
suo potere, e anche adesso potevo sentirla dietro di me pregustarsi
la possibilità di colpirmi nuovamente.
L'odiavo
profondamente.
Così come odiavo Alec il suo bel gemello che fino adesso non
si era
ancora mostrato. Non avevo infatti dimenticato la loro promessa di
uccidermi e quanto mi avessero umiliato e ferito. Volevo vendicarmi
e forse ci sarei riuscito, in fondo eravamo immortali e il tempo
giocava a mio favore.
Raddrizzai
le spalle
mostrandomi più sicuro di quanto non fossi e salutai Aro che
mi
stava fissando come se fossi stato un regalo di compleanno.
“Che
piacere vederti
Edward. Sapevo che avresti mantenuto la tua parola e osservato il tuo
giuramento. Peccato per gli occhi. Ti preferivo quando erano rossi.
Comunque fa lo stesso. L'importante che tu sia qui”.
Entrai
veloce nella sua
testa, e rimasi stupito nel constatare quanta felicità ci
fosse. Mi
squadrò e poi sorridendomi si avvicinò e
afferrò la mia mano
destra.
Sul
polso era chiaro il
segno del braccialetto di famiglia che avevo consegnato ad Esme, per
evitare guai.
Lui
osservò il segno è
annui soddisfatto, mentre penetrava nella mia mente per verificare le
mie intenzioni.
“Bene
Edward, vedo che
non hai intenzione di opporti a me, e la cosa mi riempe di gioia.
Sarà tutto più facile così. Molto
più facile. Vorrei però
ricordarti alcune regole, sulle quali non ammetto
disobbedienza.”
Annui,
sapevo già cosa
mi avrebbe richiesto, ma lo lasciai parlare.
“Innanzitutto,
voglio
darti fiducia per cui sei libero di girare per la Rocca liberamente.
L'ultima
volta ne hai
visitato solo una parte, e penso che ti farà piacere finire
di
esplorarla. Ovviamente non ne puoi uscire senza un ordine preciso.
L'unica limitazione che ti metto riguarda gli orari, come cala il
sole devi tornare nella tua vecchia stanza in modo da essere a mia
disposizione e devi rimanerci fino all'alba se non sarai chiamato a
svolgere il tuo lavoro.
Mi
aspetto ovviamente
piena collaborazione. Sai che se vogliamo abbiamo il modo di punirti
in maniera efficace.”
Lo
guardai tranquillo,
non avevo intenzione di sottrarmi al mio dovere, e la
possibilità di
muovermi senza scorte e a mio piacimento era una buona notizia. E
avrei cercato di evitare le punizioni, avevo patito troppo nella mia
visita precedente, in fondo si trattava solo di tre mesi.
Lui
mi guardò,
aspettando la mia reazione poi proseguì
“C'è solo una clausola,
che credo tu non approverai, ma che sulla quale non intendo
transigere”
Lessi
nella sua mente a
cosa stava pensando e la tristezza cadde sul mio cuore
“Dovrai
nutrirti come
noi. Berrai sangue umano. Non mi costringere a obbligarti, ricorda
che hai giurato di obbedirmi.”
Abbassai
la testa, mi
aspettavo qualcosa del genere “ Non diventerò un
assassino mio
signore. Non parteciperò al banchetto, non sopporto le urla
di
dolore e le grida mentali degli umani. Non posso cibarmi di loro. Il
mio dono in questo caso è una maledizione.”
Mi
guardò pensoso, poi
sorrise “Vedremo Edward. Prima di dieci giorni non ti
chiederò
nulla. Nel frattempo studierò una soluzione. Forse
riusciremo a
trovare un compromesso. Ma per ora lascia che ti presenti un nuovo
acquisto della Guardia Reale.”
Poi
si voltò e fece un
cenno a Demetri che silenzioso si era posizionato dietro di me vicino
a Jane.
“Demetri,
chiama
Rebecca”
Lo
guardai uscire e con
la coda dell'occhio vidi Jane ridacchiare. Avevo avuto paura che Aro
riprovasse con Chelsea a condizionarmi, ma sembrava avere altri
piani.
“No
Edward, non
userò Chelsea su di te, nuovamente. Sei venuto di tua
iniziativa,
non c'è bisogno di trattenerti con la forza. Rilassati, le
cose sono
diverse adesso. Ti voglio presentare una Guardia particolare, vedrai
che... gli piacerai.”
Doveva
aver letto nella mia mente, la paura che mi aveva accompagnato per
tutto il viaggio, ma malgrado i suoi pensieri volessero rassicurarmi,
ero in apprensione .
Non
mi fidavo di lui e il risolino di Jane non rappresentava nulla di
buono.
Demetri
ritornò quasi subito accompagnato da Felix e da una vampira
bellissima.
Rimasi
a fissarla stupito. Non avevo mai visto una creatura così
bella.
Persino Rosalie sarebbe sparita alla sua presenza. Il corpo sinuoso
ricordava un gatto, agile e potente, il viso dolce sorrideva appena.
Ma la cosa che mi colpì profondamente furono i suoi capelli
e i suoi
occhi.
I
capelli erano bianchi quasi argentei, lunghi e morbidi le ricadevano
fino alla vita, mentre i suoi occhi erano decisamente argentati.
Visto che apparteneva alla Guardia, mi aspettavo che avesse gli occhi
rossi tipici dei volturi, ma questo angelo mi guardava con gli occhi
più strani che avessi mai visto. Si fermo a un paio di metri
da me
e iniziò a studiarmi attentamente. La fissai negli occhi
incapace di
distogliere lo sguardo. Erano occhi profondi, inespressivi che
celavano chissà quale segreto. Con curiosità
provai a entrare
nella sua mente, ma nulla. La fissai confuso e sorpreso, nella mia
vita avevo incontrato soltanto Bella con il potere di tenermi fuori
dalla sua mente. Rabbrividii, Aro aveva ragione. Era una creatura
strana e sicuramente pericolosa.
Con
uno sforzo di volontà mi staccai dai suoi occhi ipnotici e
guardai
Aro che sorrideva divertito dalla mia espressione.
“E'
molto bella vero? Ed è anche particolare. Il suo talento
è stato un
dono per me. Sono molto orgoglioso di lei.”
Scossi
la testa. Per quanto carina e misteriosa, non ero certo interessato.
L'amore che mi univa a Bella era immenso e profondo. Nessuna vampira
poteva intromettersi o offuscarlo. Amavo la mia Bella come il primo
giorno e se Aro sperava di farmi cambiare idea si sbagliava di
grosso. Non l'avrei mai tradita, nessuno poteva prendere il suo posto
nel mio cuore.
Lui
mi sorrise, ormai mi conosceva bene e sapeva perfettamente come avrei
reagito.
“Sono
sicuro Edward, che la sua presenza ti lasci indifferente, ma vedi
lei ha un talento particolare. Molto particolare. E adesso mi devi
fare il favore di levarti la camicia”
Il
suo tono era tranquillo e discorsivo. Sembrava parlasse
tranquillamente ad un amico ma i suoi pensieri erano molto
più
espliciti “Ubbidisci Edward. Levati la camicia. In
fondo non
vorrai per caso iniziare subito a disobbedire...”
Lo
guardai preoccupato, con la coda dell'occhio vidi il sorriso sul
volto di Jane farsi più aperto. “Iniziamo
bene, se si oppone
subito avrò di che divertirmi. Sono quindici anni che sto
aspettando.”
Sospirai,
se mi fossi rifiutato di obbedire, non avrei ottenuto nulla, solo
quello di soffrire inutilmente. Mi ero ripromesso di fare il bravo,
di ubbidire e adesso dovevo ingoiare il mio orgoglio e piegarmi al
suo volere. Era la cosa più saggia da fare.
Manifestando
una tranquillità che non avevo, mi levai la camicia della
divisa e
rimasi a torso nudo davanti ad Aro. “Ecco” dissi
guardandolo
dritto negli occhi.
Lui
mi sorrise e fece un gesto veloce a Felix.
Rimasi
fermo, mentre la potente Guardia serrava le mie braccia nella sua
morsa. “Stai fermo Edward. Non farti fare del male.
Rilassati
finirà tutto presto”
Rimasi
fermo, non avevo la forza per oppormi a lui, anche se i suoi pensieri
mi preoccuparono non poco. Che cosa doveva finire?
La
mia domanda trovò facilmente risposta, quando la bellissima
vampira
di nome Rebecca si avvicinò velocissima e mi morse sulla
clavicola,
tra la spalla e il collo.
Rimasi
scioccato, non era la prima volta che venivo morso da qualcuno della
mia specie, ma mai avevo sentito un dolore simile. Normalmente quando
si viene morsi si avverte un forte dolore che però passa
quasi subito e resta solo un fastidiosissimo pizzicare dovuto al
veleno.
Ma
non era questo il caso.
Rebecca
non solo mi aveva morso, ma non accennava a staccarsi. Il dolore
divenne sempre più forte, insostenibile. Sentivo la testa
pulsare,
la spalla e il braccio bruciare come se mi avessero arso vivo. Urlai
e sarei caduto se Felix non mi avesse tenuto fermo.
Non
so quanto durò quella tortura, perché a un certo
punto non fui più
in grado di sentire nulla, era come se la mia testa fosse scivolata
sott'acqua e tutto si fece nero mentre i miei sensi sparivano nel
nulla ingoiati … anzi... succhiati via.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Presagi ***
Buongiorno
a tutti. Ecco a voi il nuovo capitolo. Qui inizieremo a
vedere qualche conseguenza del morso di Rebecca e rincontreremo
Carlisle che come per "Il Sole" sarà la seconda voce
narrante principale. Non aggiungo altro e vi lascio a
leggere... e grazie ancora a chi ha letto e commentato !!!!!
Capitolo
02 - Presagi
Edward
Non
ricordo con esattezza
cosa successe o quanto durò. Il dolore era fortissimo, i
miei sensi
andavano e venivano a fasi alterne, ma quando ero cosciente non
vedevo l'ora di ricadere nell'oblio.
Ricordo
soltanto che mi
fecero sdraiare mentre Rebecca mollava la sua presa su di me. A un
certo punto provai a tirarmi su, mi sentivo soffocare e non riuscivo
a vedere con chiarezza. La testa, la spalla, il braccio e la mano
erano di fuoco. Non riuscivo a muovere nulla della parte destra e mi
accorsi che il braccio era fasciato stretto intorno al corpo,
inutilizzabile. Due mani forti mi imposero di sdraiarmi nuovamente
mentre sentivo la voce di Demetri penetrare nella nebbia della mia
mente. “E' troppo presto Edward. Stai giù. Non ti
agitare, cerca
di calmarti...” Avevo obbedito, non per mia
volontà ma perché
ero di nuovo sprofondato nel buio troppo esausto e dolorante per
oppormi.
Quando
i sensi tornarono,
pensai di essere solo nella stanza.
Non
avvertivo nessun
profumo che indicasse altre presenze e quando aprii gli occhi,
temetti di essere impazzito.
Seduta
in fondo al letto
c'era una bellissima vampira che mi guardava con un sorriso dolce e
affettuoso. Sbattei gli occhi, cercando di mettere a fuoco quel viso
angelico che mi sorrideva. Avevo l'impressione di averlo già
visto,
e quando il mio cervello capii, per un attimo si rifiutò di
credere a quello che stavo vedendo.
Seduta,
a scrutarmi con
dei profondissimi occhi color ambra c'era Rebecca, anche se ora i
suoi lunghissimi capelli erano ramati come i miei . La guardai
tremando, sembrava la mia gemella. Anche il suo odore era
inesistente, non percepivo che il mio ampliato.
All'improvviso
nella mia
mente si fece strada un orrendo sospetto e con un balzo scesi dal
letto della mia stanza e corsi in bagno per guardarmi allo
specchio...
Carlisle
Edward
era partito. Quando si era allontanato non si era più
voltato ed era facile
capirne il perché.
Sapevo
benissimo quanto
grosso fosse il dolore che provava per questa nuova separazione e
quanto gli pesasse dover tornare a rinchiudersi nella Rocca di
Volterra.
In
questi quindici anni
non era passato giorno nel quale mi ero chiesto se avevo fatto la
cosa giusta. Mi era sempre rimasto il dubbio di dover pretendere la
piena libertà da Aro, ma all'epoca mi era sembrata l'unica
soluzione
possibile.
Ora
dopo che il suo aereo
era partito, eravamo tornati a casa.
Non
abitavamo più a
Forks da parecchi anni.
Quando
Aro aveva concesso
ad Edward di lasciare la Rocca, ci eravamo diretti verso
l'agriturismo felici di riaverlo con noi. Temevo che riabituarlo al
sangue animale sarebbe stato un percorso difficile. Per chi come me
e Rose non aveva mai assaggiato il sangue umano era più
facile
rinunciare al suo piacere, ma Edward aveva fin da subito assaggiato
quel dolce nettare e se ne era saziato in passato. Gli avevo
abilmente mentito, sapendo di farlo, quando lo avevo rassicurato su
quanto facile sarebbe stato ritornare vegetariano. I primi giorni
per fargli riprendere le forze ed evitare problemi lo feci nutrire
del sangue donato che avevo comprato in Italia in previsione di
problemi di questo tipo. Jasper ed Emmett lo sorvegliavano in
continuazione, per evitare che potesse fare del male a Renesmee e
ai licantropi. Ma l'istinto di padre era decisamente più
forte di
quello di vampiro mentre la puzza di cane bagnato evitò
problemi e
dopo un paio di giorni ci rilassammo tutti.
Iniziammo
poi ad
accompagnarlo nelle cacce al cinghiale. Non lo lasciavamo mai andare
da solo, preoccupati che il suo istinto lo portasse troppo vicino
alle case.
Dopo
una quindicina di
giorni, quando si sentì sicuro, prendemmo finalmente l'aereo
e
tornammo a Forks. Qui aiutato dall'amore per Bella e Renesmee e dal
suo carattere deciso si lasciò definitivamente alle spalle
la
tentazione del sangue umano.
Più
di una volta gli
rivolgemmo domande sul periodo passato presso i volturi, ma lui
glissava sull'argomento. Capimmo subito che non aveva piacere a
raccontarci nulla e presto tutta la famiglia si dimenticò di
quel
periodo così triste.
Alla
fine dell'anno ci
trasferimmo a Dorthmund, e i ragazzi si iscrissero tutti
all'università mentre Esme faceva da maestra a Renesmee che
cresceva
e imparava velocemente.
Fu
un periodo tranquillo
e rilassato. Quando tornavo dall'ospedale nel pomeriggio in casa
aleggiava un allegria contagiosa. Rose ed Emmett si erano nuovamente
sposati, mentre Edward oltre che studiare era impegnato ad aiutare
Bella e Jacob con la scuola. Mentre la prima, grazie alle sue
abilità da vampira, se la cavava alla grande
all'Università, Jacob
era impegnato a finire le superiori decisamente più
impegnative
rispetto a quelle che aveva frequentato a Foks. Ovviamente gli
scherzi e le battute si sprecavano e spesso finivano in una giocosa
rissa.
Dopo
sette anni però iniziarono i sospetti sul nostro non
invecchiare e a malincuore fummo
costretti a trasferirci nuovamente. Noi ci eravamo abituati ma per
Bella, Jacob e Renesmee fu un vero trauma. Bella sperava di far
ritorno a Forks ma con calma riuscimmo a spiegarle che era troppo
presto. Avrebbero dovuto passare ancora molti anni prima che
potessimo far ritorno la.
Presto
ci ambientammo
nella nuova casa e anche Renesmee si unì ai ragazzi nel
frequentare
la scuola superiore alla quale si erano iscritti di nuovo tutti.
Dopo
pochissimi anni
dall' ultimo trasferimento Emmett inciampò inaspettatamente,
costringendoci a una fuga rapida e veloce.
Dopo
svariate discussioni
ci trasferimmo in un paese delle Ardenne in Germania . A insistere
era stato soprattutto Edward, che sapeva che presto avrebbe dovuto
recarsi a Volterra e preferiva averci abbastanza vicini. Io ed
Esme lo avevamo appoggiato fra lo stupore dei suoi fratelli ignari
delle vere motivazioni. Sapevamo infatti che nel giro di due anni
sarebbe stato richiamato da Aro in servizio e l'essere già
in Europa
ci dava maggiore sicurezza.
Ovviamente
ogni volta che
cambiava residenza doveva informare Volterra e quindi noi tre non ci
stupimmo più di tanto quando gli arrivò la
lettera con la quale
veniva convocato nuovamente nelle Guardie.
Per
gli altri fu
ovviamente uno shock e Bella litigò a lungo con Edward per
averle
nascosto i suoi obblighi accusandolo di averle mentito e quindi di
non meritare la sua fiducia.
Bella
in cuor suo non
aveva ancora accettato che Edward le avesse raccontato una bugia tanti
anni fa quando l'aveva lasciata per proteggerla e ancora adesso
a volte stentava a fidarsi di lui.
Per
fortuna l'amore
profondo che entrambi provavano gli fece superare la crisi e quando
quel mattino ci salutò il mio cuore pianse nel vedere
entrambi così
sconfortati.
E
adesso non ci restava
che aspettarlo sperando che Aro non trovasse un altro modo per
legarlo a se ancora più saldamente.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** La mia ombra ***
Ciao a
tutte. Eccomi con un nuovo capitolino, corto ma intenso dove inizieremo
a scoprire Rebecca. Spero che vi incuriosisca e vi piaccia.
ovviamente se mi lasciate un commento per sapere cosa ne
pensate di lei sarei felicissima.
Un bacio a tutte e buona lettura.
Ps: Ovviamente se avete domande sono qua.... e se posso senza darvi
troppi spoiler sarò felice di rispondervi.
A Martedì!!!!
Capitolo
3 - La mia ombra
Edward
Quando
mi vidi allo
specchio tirai un sospiro di sollievo.
Non
ero cambiato, vedevo
riflesso nello specchio il solito Edward con i suoi capelli rossi
spettinati e gli occhi ambra che si guardava preoccupato. Sorrisi
della mia paura, e notai che dietro le mie spalle c'era Rebecca. Mi
guardava con il sorriso sghembo che tanto piaceva a Bella, appoggiata
tranquilla allo stipite della porta.
Ingoiai
una boccata di
veleno, infastidito dalla sua presenza. Avevo il braccio destro
bloccato dalle bende contro il mio petto, ma non sentivo più
quel
dolore atroce che mi aveva perseguitato nelle ultime ore. Soltanto un
leggero pizzicore che mi convinse a liberarmi da quella noiosa
fasciatura. Stavo armeggiando con il braccio libero quando mi accorsi
che Rebecca si era avvicinata e da dietro mi stava aiutando. La
guardai riflessa nello specchio mentre era intenta a sfasciarmi il
braccio. Quando finii tirò su la testa e mi
guardò sorridendomi
nuovamente.
“Grazie”
bofonchiai
intimidito.
Lei
senza levarmi gli
occhi di dosso annui silenziosa.
Ero
curioso e timoroso di sentire la sua voce, temevo che anche quella
fosse simile alla
mia.
“Cosa
è successo
Rebecca, cosa mi hai fatto?” le chiesi mentre con le dita
toccavo
la nuova cicatrice argentea che spiccava sulla mia spalla.
Non
rispose, si limitò a
fissarmi in maniera inespressiva.
Sospirai,
mentre muovevo
il braccio e la mano per controllare che tutto fosse a posto.
Mi
voltai verso di lei,
che si era appoggiata nuovamente allo stipite della porta.
“Ti
spiace...- mi rivolsi a lei con tono ironico, mentre cercavo di
chiudere la porta del bagno - vorrei farmi una doccia senza
spettatori”
Lei
arretrò una smorfia
di fastidio sul bel viso mentre la chiudevo fuori dalla porta.
“Al
diavolo”, pensai
mentre andavo ad aprire l'acqua.
Si
avevo proprio bisogno
di rilassarmi.
C'era
caldo in bagno.
Strano
la nostra natura
non ci permetteva di sentire certe sensazioni, eppure sentivo caldo
e avevo come la sensazione di soffocare. Iniziai a respirare veloce
come se mi mancasse l'aria. Era assurdo, per noi non è
necessario
respirare eppure fui invaso dal panico. Dovevo scappare da
quell'ambiente che all'improvviso era diventato opprimente. Velocemente
aprii la porta e uscii. Quando alzai gli occhi mi vidi
riflesso in quelli di Rebecca. Era in piedi subito dietro la porta e
aveva sul viso un espressione sofferente. Rimasi in silenzio a
fissarla mentre la sensazione di soffocamento che mi aveva colpito
passava velocemente e la respirazione tornava normale.
Presi
due o tre respiri
profondi poi mi voltai ed entrai nuovamente nel bagno. Rebecca mi
seguì come un ombra e restò sulla porta a
contemplare la mia
schiena.
Stavolta
aprii l'acqua
senza problemi e iniziai a sfilarmi i pantaloni per lavarmi.
Inutile
nascondere che
ero a disagio sotto i suoi occhi, ma avevo la viva sensazione che non
avrei potuto allontanarla di nuovo.
Lei
mi sorrise, come se
avesse letto nei miei pensieri, e mi diede le spalle senza
però
arretrare di un centimetro.
“Resta
girata. Per
favore. Non ci metto tanto”. Imbarazzato da quella presenza
sulla
porta finii di spogliarmi e mi lavai il più velocemente
possibile.
Poi
mi asciugai e uscii
per vestirmi con il completo della divisa pulito che avevo visto
appoggiato sul divano.
Rebecca
mi guardò
uscire avvolto nell'asciugamano e si girò verso il bagno per
darmi
l'opportunità di vestirmi tranquillo.
Quando
fui pronto la
chiamai “Rebecca, ho finito. Puoi pure girarti
adesso”. Lei si
voltò sorridendomi.
Avevo
un orrendo
sospetto sul mio malore di poco prima, per cui decisi di fare una
prova.
“Resta
qua. Torno
subito” e veloce uscii dalla mia stanza chiudendomi la porta
dietro.
Subito
fui invaso dalla
strana sensazione di soffocare, mentre un altro attacco di panico mi
colpiva.
Alzai
gli occhi e vidi
Demetri tranquillamente appoggiato alla parete di fronte a me.
“Ti
conviene rientrare
Edward, prima di sentirti male. Non è saggio allontanarsi
tanto da
Rebecca né tanto meno mettere una porta tra lei e
te”
“Cosa
mi sta
succedendo? Cosa mi avete fatto?” la mia voce tremava proprio
come
il mio corpo.
Demetri
si avvicinò e mi
prese per un braccio mentre aprendo la stanza mi spingeva dentro.
“Vieni.
C'è
qualcosa che devi sapere”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Un legame fastidioso ***
Ciao
eccomi con un nuovo capitoletto. E' cortino ma prometto che
mi farò perdonare.
Vi lascio alla scoperta di Rebecca... buona lettura e grazie per essere
qua.
Capitolo
4 - Un legame fastidioso
Edward
Quando
entrai i miei
occhi incrociarono quelli di Rebecca. Non riuscivo a capire il
perché ma quasi subito mi sentii molto meglio. Con un
sospiro mi
voltai guardando Demetri negli occhi.
“Dimmi,
sto aspettando”
Lui
sorrise “Rebecca ha
una dote molto particolare. Non ho mai visto un vampiro come lei. Noi
la definiamo un “simbionte” ma non so se
è la parola giusta per
definire quello che è e quello che fa alla sua...
vittima.”
“Non
capisco” avevo
perso qualcosa.
“Vedi”
iniziò a
spiegarmi tranquillo “Quando Rebecca ti ha morso si
è collegata
a te. Oltre a prendere il tuo aspetto fisico, ha preso anche una
parte di te. Adesso sei legato a lei.”
Tacque
e mi guardò
sornione, visto che non reagivo, continuò
“
Non ti puoi
allontanare più di tanto da lei o perlomeno dalla sua vista.
Lei ti
seguirà e sarà la tua ombra. Non devi temerla,
non potrà mai
farti del male anzi se potrà ti difenderà
poiché assorbe in parte
le tue emozioni e il tuo dolore. Da adesso in avanti lei
dipenderà
da te, nella misura in cui tu dipendi da lei.”
Lo
guardavo sbigottito.
Avevo capito che in qualche modo si era legata a me, ma non potevo
certo immaginare che sarebbe diventata la mia ombra.
“Così Aro, ha
trovato chi mi sorveglia” gli risposi amareggiato.
Demetri
annui
ridacchiando “Si, lei è fedele ad Aro e tu non ti
puoi
allontanare da lei. Ma non essere troppo arrabbiato...
c'è... chi ti
invidia la sua presenza.”
Scossi
la testa
disgustato. “Non mi parla, perché?”
Lui
scosse la testa
lentamente “Non parla con nessuno. Non sappiamo il
perché. Nessuno
ha mai sentito la sua voce, nemmeno Aro. Ma ti capisce ed è
capace
di percepire le tue emozioni. Assomiglia molto al tuo dono ma
funziona solo con la persona a cui si collega tramite il
morso.”
Mi
voltai a guardarla,
lei si era seduta sul divano e mi fissava con il solito sorriso
affettuoso sulle labbra “Io non posso sentirla. E non intendo
qui
dentro dove non posso sentire i pensieri di nessuno. Neanche quando
eravamo da Aro l'ho sentita, perché?”
“Non
so cosa
risponderti Edward, forse neanche Aro lo sa. Su di lei nessuno dei
nostri poteri funziona. Ma non ti devi preoccupare. Non ti
darà
fastidio e presto ti abituerai alla sua costante presenza.
Adesso ti consiglio di
non allontanarti, Aro aspetta con impazienza i tuoi servigi e fra
poco ti manderà a chiamare. Io devo andare, ho altri compiti
da
svolgere, ma fai il bravo e vedrai che tutto filerà
liscio.”
Detto
questo si voltò e
fatto un veloce cenno di saluto si allontanò chiudendosi la
porta
alle spalle e lasciandomi in piedi a riflettere su tutte le
informazioni che mi aveva dato.
Guardai
Rebecca e lei mi
sorrise con il mio sorriso sghembo mentre mi fissava intensamente.
Scossi
la testa irritato
e mi diressi verso lo zainetto rosso che mi ero portato da casa. Era
lo zainetto che usava sempre Bella quando andava a scuola da mortale,
e adesso lo avevo preso in prestito perché intriso del suo
profumo.
Lo annusai beandomi di quel dolce aroma.
Quando
lo aprii constatai
che il cellulare era sparito.
Il
messaggio era chiaro
nessuna comunicazione con la famiglia.
Per
tre mesi dovevo
dimenticarmi di tutto quello che mi aspettava fuori da Volterra.
Con
un sospiro mi guardai
intorno. La stanza non era cambiata molto dall'ultima volta. Con
occhio critico notai che l'armadio era più grande e
immaginai che
contenesse anche dei vestiti per Rebecca. Con sgomento notai che
anche il letto era più grande. Ma cosa pensava Aro? Che
avrei diviso
il letto con il mio fantasma personale? Che stupido, se pensava che
potessi affezionarmi fino a quel punto a Rebecca! La guardai e per
un attimo le vidi un sorriso triste sul bel volto. Doveva aver
percepito la mia rabbia, anche se subito le rispuntò il
solito
sorriso.
Ancora
scocciato notai
che solo il divano era rimasto identico. Rebecca era seduta
comodamente da un lato e mi fissava senza togliermi gli occhi di
dosso.
Mi
sentivo osservato e la
cosa mi infastidiva.
Scossi
la testa e mi
distesi sul letto di traverso. Che lei rimanesse pure sul divano da
sola. Non mi sarei mai avvicinato a lei, ne mai avrei permesso che mi
sfiorasse con le sue pallide mani.
Chiusi
gli occhi e
iniziai a pensare alla mia famiglia. Sapevo che Alice non poteva
vedermi all'interno della stanza, ma speravo che prima o poi
riuscisse a rassicurare Bella e gli altri sulla mia salute. Ero
consapevole infatti che erano tutti preoccupati, ma non sapevo come
fare per avvertirli che per ora non mi era successo nulla di troppo
brutto a parte... avere eredito un anima gemella piuttosto
ingombrante.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Distanze ***
Ciao a
tutte. Eccomi qua con un nuovo capitolo ancora dedicato al
nostro amato vampiro.
Vi
lascio alla sua scoperta e vi ringrazio per i commenti sempre molto
attesissimi.
A
Martedì.
Capitolo
5 - Distanze
Edward
Dopo
poco la porta si
aprì ed entrò Felix.
Quando
mi vide sdraiato
sul letto un ombra passo sul suo viso “Stai male?”
mi chiese
preoccupato.
“No
Felix, va tutto
bene” sospirai mentre mi alzavo “Devo venire da
Aro?”
Lui
annui sorridendo
mentre mi faceva strada per il corto corridoio. Si, la mia stanza era
abbastanza vicino alla grande sala dove i Signori di Volterra
ricevevano le visite ed emettevano i giudizi. Non era un caso,
ricordavo benissimo che spesso uscivo sfinito dal mio
“lavoro” e
che le altre Guardie dovevano portarmi di peso nella mia camera.
Quando
varcai la porta
vidi Rebecca alzarsi e seguirmi. Stava un paio di metri dietro di
me, seguendo ogni mio movimento.
Mi
sentivo infastidito,
osservato e quando entrai nella grande sala e incrociai gli occhi
divertiti di Aro, un ringhio di rabbia salì nel mio petto.
“Pace
Edward. Non è il
caso di prendersela così. A parte un po' di male
già passato,
Rebecca non ti darà alcun fastidio. Adesso fai il bravo e
prendi
posizione che abbiamo del lavoro da fare”.
Il
ringhio si spense e
con calma mi inginocchiai a fianco a lui. Gli ero molto utile in
quanto io leggevo i pensieri di chi Aro riceveva e lui
accarezzandomi la testa li rubava dalla mia mente.
Mi
usava da ponte mentale
anche se questo comportava per me un grande sforzo di concentrazione
che spesso mi sfiniva.
La
mia mente non più
abituata a sopportare l'intrusione continua di Aro, si
stancò subito
e dopo appena tre colloqui sentii la testa girarmi e pulsarmi
dolorosamente.
“Abbiamo
quasi
finito Edward. Tieni durò ragazzo. Hai perso l'abitudine ma
presto la riprenderai.” le parole di Aro
penetrarono nella mia mente
stanca proprio mentre entrava un altro vampiro.
Sospirai
e alzai la testa
per lanciare un rapido sguardo dietro di me. Rebecca stava in piedi
dietro al trono di Aro a fianco a Renata. I suoi occhi si puntarono
nei miei e come al solito mi sorrise.
Mi
voltai di nuovo
strattonato da Aro “Non perdere la concentrazione Edward!
”
Un
nuovo ringhio sommesso
mi vibrò nel petto mentre scuotevo la testa per allontanare
la sua
mano. Aro si voltò a guardarmi dapprima stupito mentre
percepivo la
sua rabbia salire “ Non ti permettere
più di ribellarti,
Edward. Adesso abbassa la testa e concentrati. Non costringermi a
metterti subito in punizione, ragazzo.”
Sospirai
cercando di calmarmi.
Sapevo
che era questo il mio incarico presso i volturi, ma se l'altra volta
avevo accettato tutto tranquillamente soggiogato dal potere di
Chelsea, stavolta era più duro ubbidire agli ordini.
Abbassai la
testa e mi concentrai sul nuovo venuto.
Era
difficile mantenere l'attenzione stanco com'ero, e presto il dolore
mi spinse a cercare di sottrarmi alla sua presa. Aro mi
guardò
accigliato poi ritirò la mano e fece cenno a Felix di
avvicinarsi
“Edward, è stanco. Accompagnalo in camera e
controlla che si
riposi.”
Non
riuscivo a tenere gli occhi aperti e Felix fu costretto a sorreggermi
per il breve tragitto. Quando entrai mi fece sdraiare sul letto. Ero
cosciente e anche se parlare mi dava la nausea, gli dissi
“Grazie
Felix. Dov'è Rebecca?” Lui mi sorrise divertito
“E' qui dietro
a me. Non ti preoccupare, non ti lascia solo. Non è a causa
sua che
stai male. Adesso riposati, hai sentito Aro. Non ti conviene sfidarlo
più di tanto. Se le altre volte sopportavi bene la Gabbia,
adesso
chiuso lì, lontano da Rebecca potresti impazzire dal dolore.
A dopo
Edward e ricordati che sei una Guardia e le Guardie obbediscono agli
ordini”
Quando
Felix uscii chiusi gli occhi e cercai di sprofondare nel nulla per
riposare il cervello. Facevo fatica a respirare e non riuscivo a
immaginare di poter vivere altri tre mesi lì dentro in
quelle
condizioni. Non riuscivo a rilassarmi, la mia bocca era invasa dal
veleno, mentre una sorda rabbia cresceva in me.
Volevo
tornare a casa, volevo rivedere la mia Bella. Mi mancava, mi
mancavano le sue carezze e i suoi baci. Mi domandai ancora una volta
come avrei potuto stare tre mesi senza di lei, ci eravamo lasciati da
pochi giorni e già sentivo il vuoto dentro di me e il
desiderio di
accarezzarla e baciarla crescere soltanto al suo pensiero.
Aro
aveva estorto con l'inganno il mio giuramento ed io pur essendo
partito con l'intenzione di ubbidire, non ero sicuro di riuscire ad
accettare le sue regole.
Vidi
Rebecca avvicinarsi, sembrava preoccupata.
Si
sedette sul bordo del letto senza levare i suoi occhi dai miei.
“Lasciami stare” le mugugnai voltandomi verso il
muro. La sua
mano si mosse velocissima e si posò sulla mia fronte. Quel
contatto
inaspettato mi fece sussultare e mi girai con l'intento di
allontanare la sua mano da me. Rimasi ancora una volta sconvolto nel
vedere i suoi occhi, i miei occhi, che mi fissavano teneramente
mentre il dolore si attenuava ed io scivolavo nella pace.
Quando
ripresi coscienza, Rebecca era ancora seduta sul letto a fianco a me
e mi stringeva la mano. La guardai e ritrassi la mano dalla sua. Mi
sentivo riposato e rilassato ma anche infastidito da quella
libertà
che si era presa.
Doveva
essere stata lei, però, a calmare la mia mente e a donarmi
il
riposo di cui avevo così bisogno. Evidentemente il suo tocco
aveva
la capacità di rilassarmi. Non mi piaceva essere soggetto al
suo
potere, ma non potevo negare che era stato molto utile.
Mi
tirai su e scesi dal letto.
Non
avevo bisogno dell'orologio per sapere che era tarda mattinata, avevo
riposato per diverse ore e adesso ero libero di aggirarmi per la
Rocca indisturbato. Forse sarei riuscito a trovare un modo di
comunicare con la mia famiglia. Possibile che vivessero senza
contatti esterni? Da qualche parte forse avrei potuto trovare un
cellulare o un computer. Ma come avrebbe reagito Rebecca?
La
guardai di sottecchi, mi domandavo se mi avrebbe messo i bastoni
nelle ruote o se mi avrebbe lasciato fare.
Intanto
dovevo scoprire quali erano i limiti che mi aveva messo, poteva
essermi utile sapere di poter stare due, cinque, dieci o cinquanta
metri lontano da lei.
Facendo
finta di niente mi diressi in bagno.
Lei
come al solito mi seguì. “Scusa Rebecca, non mi
succederà niente,
vorrei stare un attimo da solo” Scosse la testa divertita
mentre
si andava a sedere sul divano. Io chiusi la porta e non dovetti
aspettare neanche un minuto che la sensazione di panico mi invase
violentemente. Aprii subito e uscii appoggiandomi allo stipite.
Lei
mi guardava negli occhi un sorriso divertito sulle labbra.
“Scusa
– mugugnai a denti stretti – ma volevo avere la
conferma. A
quanto pare è meglio che non ci siano porte fra di noi,
vero?” Lei
mi sorrise e annui.
“Ok.
Voglio vedere un altra cosa. Puoi sederti sul letto per
favore?” stavolta l'espressione era chiaramente stupita
mentre andava ad
accomodarsi. Io mi avvicinai a lei, sorridendole e poi iniziai ad
arretrare. Lei non toglieva gli occhi dai miei e io camminavo
all'indietro. Arrivai fino in fondo alla parete e feci un rapido
calcolo mentale. Bene se lei mi guardava potevo starle lontano almeno
tre o quattro metri senza sentire fastidio. Era già
qualcosa.
“Rebecca mi fai un ultimo favore? Puoi girarti e chiudere gli
occhi?” Chissà se cambiava qualcosa?. Lei
ubbidì prontamente e
io sentii subito la sensazione di panico bussare nella mia mente. Non
era forte, solo poco più di un fastidio. Mi avvicinai
lentamente e
lei ancora chiaramente divertita da quelle prove si girò a
fissarmi.
“Credo che sia meglio se tu mi tieni sott'occhio vero? Ma
stai
male anche tu insieme a me? Mi sembra di vederti un ombra negli occhi
quando mi allontano” mi guardò seria e mi sorrise
annuendo.
“Ok,
penso che adesso possiamo andare a fare un giro. Mi farebbe piacere
ritornare nel cortile. Chissà se c'è sempre il
mio albero? Sei
pronta, possiamo uscire?” lei annui di nuovo sorridendo e
silenziosa come sempre mi segui nel corridoio.
Ovviamente
mi mancava un ultima prova, avevo un po' di timore ma sapevo che era
importante per capire la libertà di cui potevo godere.
Quando
fummo nel lungo corridoio. Mi voltai verso di lei. “Ok.
Ascolta ho
bisogno di un favore. Devi rimanere qui, qualsiasi cosa mi succeda
devi rimanere ferma fino a che non ti chiamo. Hai capito?”
Lei
mi guardò sempre più accigliata e scosse la testa.
“Rebecca,
so che la cosa può pesarti, ma devo capire i miei limiti.
Adesso
stai ferma mentre mi allontano” e senza aspettare una sua
risposta
iniziai ad arretrare lentamente. Lei rimase lì, gli occhi
fissi su
di me. Ma non si mosse.
Lentamente,
molto lentamente iniziai ad allontanarmi, due metri, poi cinque, il
corridoio era lungo ed io sentivo crescere dentro di me il sentimento
del panico. Qualche guardia passò, ma guardarono
distrattamente e
proseguirono. Dovevo essere a meno di otto metri circa, quando la
sensazione di panico esplose con forza. Iniziai subito a sentirmi
soffocare, era come se mi avessero cacciato in gola un batuffolo di
cotone e le mie gambe iniziarono a tremare. Arretrai ancora di pochi
passi e subito mi sentii affogare nel terrore. Era come se fossi
finito sott'acqua. All'improvviso tutti i miei sensi vennero
appannati e mi ritrovai per terra senza forze, tremante e incapace
di muovermi. Alzai appena la testa e vidi attraverso la nebbia
Rebecca appoggiata alla parete con aria sofferente. Non volevo
chiamarla, non ancora. Facendo leva sulle braccia cercai di
allontanarmi ancora, ma fu un vano tentativo. Il mio corpo ormai non
mi apparteneva più e dei brividi di dolore iniziarono a
partire
dalla testa raggiungendo tutti i punti del corpo . Provai a
chiamarla, “Rebecca ti prego vieni” ma dalla mia
bocca uscii solo un rantolo. Fu in quel momento che avvertii delle mani
toccarmi
e delle voci chiamarmi, ma non riuscivo a connettere o a capire a chi
appartenessero o cosa volessero. L'unico pensiero coerente era una
disperata richiesta d'aiuto e dalle mie labbra usciva solo il suo
nome sussurrato “Rebecca, Rebecca, Rebecca....”
Poi
fu come se qualcuno mi avesse tirato fuori dall'acqua e mi ritrovai
stretto al suo corpo. Si era seduta vicino a me e mi stringeva
teneramente mentre con la mano mi accarezzava i capelli. Piano,
piano iniziai a calmarmi mentre i dolori si attenuavano. Il suo
abbraccio era piacevole, confortante.
Per
un attimo pensai a Bella, a come ci stringevamo stretti, al mio amore
per lei. Ma questo abbraccio era diverso, non era quello tenero del
Amore con la A maiuscola, sensuale e carico di aspettative, era un
abbraccio confortante, che donava sicurezza, un abbraccio che ti
diceva sono qua, va tutto bene. Era un abbraccio più simile
a quello
di Esme a quello di una mamma che consola un bambino in
difficoltà.
Mi
lasciai cullare, lasciai che le forze ritornassero e il mio cervello
riacquistasse lucidità. Poi quando fui certo che tutto era
passato
la guardai sorridendole “Grazie Rebecca, mi spiace se ti ho
fatto
del male. Dovevo capire, sapere cosa aspettarmi se qualcuno ci
dovesse dividere. Non lo farò più, non mi
allontanerò più da te,
non ne vale la pena”.
Lei mi sorrise incerta
se credermi o meno poi si alzò rapida
allungandomi la mano e invitandomi a fare altrettanto. Io annui e mi
alzai aiutato da lei, ancora scosso da quello che avevo provato.
Lei
mi guardò nuovamente e con un gesto teatrale della mano mi
invitò a
farle strada. Scossi la testa divertito e grato del fatto che non
mi tenesse il broncio e mi avviai lungo il corridoio prendendola per
mano.
Non
fece opposizione ma mi guardò chiaramente stupita.
Non
fu un gesto calcolato, ma puramente istintivo, mi sentivo
più
sicuro e protetto con la certezza di averla vicino a me.
Non
potevo immaginare che non ne avrei più potuto fare a meno e
che
avevo creato un precedente pericoloso.
Da
dietro di noi una porta si aprì lentamente ed Aro ne uscii
scrutandoci pensieroso mentre un sorriso soddisfatto si allargava sul
suo viso.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Sognando sopra l'albero ***
Ciao
a tutte.
Qualcuna si è chiesta se Alice ha assistito alla scena e qui
troverete la risposta mentre un mistero inizierà a bussare
alle porte...
Non aggiungo altro se non grazie a chi legge e a chi recensisce e vi
auguro buona lettura...
Capitolo
6 - Sognando sopra
l'albero
Edward
Quando
arrivai al cortile
mi resi conto che stava brillando il sole. Nel cortile c'erano
diverse Guardie. In parecchie si voltarono a guardarci, ed io
riconobbi alcune vecchie conoscenze.
Non
mi presi neanche la
briga di salutarli, non avevo amici tra di loro ed alcuni, come
Sirius, li detestavo addirittura. Gli unici a cui feci un timido
cenno furono Felix e Demetri che in disparte stavano discutendo
animatamente assieme a Jane.
Non
mi interessavano i
loro discorsi e di certo non mi sarei mai avvicinato di mia
spontanea volontà a quella sadica vampira. Ero invece
stupito
dell'assenza del suo bel gemello. Non avevo ancora incontrato Alec
e mi domandavo dove fosse finito. Di solito si muovevano assieme, ma
evidentemente era fuori per qualche missione. Chissà se la
discussione tra le tre Guardie più alte in grado riguardava
proprio
quello? Scossi la testa per allontanare quei pensieri futili e mi
guardai intorno.
Nulla
era cambiato,
sembrava che il tempo non avesse sfiorato quell'angolino di pace che
tanto mi era caro.
Con
passo deciso mi
avvicinai al mio albero tirandomi dietro un incerta Rebecca.
Quando
fui alla sua base
lasciai la mano del mio Simbionte per accarezzare la viva corteccia e
con un balzo saltai sui rami più bassi. Poi guardai un paio
di metri
più in basso. Rebecca era ferma che mi guardava scuotendo la
testa. Sapevo che quello era il mio albero, nessun vampiro ci era mai
salito
sopra e tutti consideravano strano il mio modo di fare.
“Forza
Rebecca salta.
Voglio salire fino in cima e tu mi devi accompagnare se... non vuoi
che cada”
Vidi
un ombra di panico
nei suoi occhi ambrati mentre scuoteva la testa.
“Non
è difficile, sai. Non pretendo che sali altissimo solo pochi
metri... poi potrò
proseguire da solo. Coraggio ti aspetto” Mentre le parlavo mi
guardavo in giro, avevamo gli occhi di tutte le Guardie puntati su di
noi. Stavamo dando spettacolo e sicuramente per i prossimi giorni
avrebbero avuto qualcosa di cui parlare. Lei mi guardò
scuotendo
la testa e ridacchiando, poi saltò velocissima e agilissima
al mio
fianco. “Ok. Grazie Rebecca. Saliamo ancora un
poco” e veloce
iniziai a salire sempre più in alto. Lei mi segui come un
ombra, ma
a pochi metri dalla cima si fermò. La guardai era
più che
sufficiente, potevo arrivare da solo alla punta adesso.
“Grazie”
sussurrai e agile salii e mi sistemai sul mio ramo preferito.
Lì
chiusi gli occhi e
mentre sentivo il profumo delle foglie e il vento tiepido nei
capelli, ripensai alla mia famiglia e alla mia Bella.
Un
piano stava facendosi
strada nella mia testa.
Un
piano per trovare il
modo di comunicare con i miei familiari.
E
intanto mi concentrai
sperando che Alice potesse vedermi e tranquillizzare tutti.
Carlisle
Non
avevamo più avuto
notizie di Edward. Gli avevamo raccomandato di prendere il cellulare
sperando che gli fosse concesso di chiamarci. Ma evidentemente
qualcosa era andato storto. Supponevo che i volturi glielo avessero
sequestrato, sapevamo che difficilmente gli avrebbero permesso di
comunicare con noi.
Jacob
e Renesmee erano
fuori con Rosalie ed Emmett.
Erano
andati in città a
girare per negozi. Non avevano detto nulla ma supponevo che avessero
iniziato a cercare le bomboniere per il matrimonio.
Bella
aveva detto
chiaramente che non intendeva sentirne parlare fino a che Edward non
fosse tornato a casa e sapevo da Esme che Nessi voleva fare lei di
testa sua lasciando fuori dai preparativi Alice.
Prevedevo
guai, grossi
guai.
Non
era saggio scontrarsi
con Alice ed Edward non avrebbe dato il consenso tanto presto.
Quella
sera avrei dovuto
parlare con Rosalie per ricordarle chi erano i veri genitori di
Nessi.
Jasper
scese per mano ad
Alice che sembrava un cane bastonato. “Non mi ha detto nulla.
E'
andata con Rosalie, e non mi ha detto nulla. Stanno scegliendo le
cose sbagliate...” sembrava disperata mentre Jasper le
stringeva
forte le spalle baciandola sul collo.
“Non
faranno proprio
niente fino a che Bella ed Edward non diranno la loro. Quindi adesso
per favore non farne un dramma. Sai benissimo quanto sia attaccata
Rosalie a Nessi. E se Jacob riesce a sopportarla vuol dire che non
sta esagerando” stavo perdendo la pazienza.
Non
avevano ancora
fissato la data o chiesto ufficialmente il permesso ai genitori che
già tutta la famiglia era entrata in fibrillazione.
Se
continuavano così
sarebbe stato da scappare di casa molto presto e scommetto che
Emmett e Jasper mi avrebbero fatto volentieri compagnia.
“Ah.
Bene” gli occhi
di Alice si offuscarono un attimo, poi brillarono allegri.
“Edward
sta bene. L'ho
visto su un albero che ridacchiava... che strano era in compagnia
anche se non sono riuscita a vedere di chi”
Sospirai
di sollievo
mentre mi allontanavo gridando “Esme, ci sono notizie. Chiama
i
ragazzi e Bella. Finalmente Alice lo ha visto”
Chissà
chi c'era con lui
sull'albero? Dal poco che ci aveva raccontato sapevo che non aveva
stretto nessun rapporto con nessuna Guardia escluso Demetri e Felix
che lo tenevano sott'occhio e loro di certo non erano, altrimenti
Alice li avrebbe visti e riconosciuti.
I
misteri stavano
ricominciando.
O
forse era solo la mia paura di perdere Edward che faceva galoppare la
fantasia?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Problemi ***
Ciao eccomi
con un altro capitolo. Le cose iniziano a complicarsi... e i
primi problemi si affacciano timidamente alla storia...
Grazie a tutte e aspetto volentieri i vostri commenti...
Baci, baci .
Capitolo
7 - Problemi
Edward
Quella
sera, Aro mi mandò
di nuovo a chiamare. Quando entrai, senza fiatare mi misi in
ginocchio e chiusi gli occhi per concentrarmi. Non ero preparato ad
assistere a un esecuzione e quando Caius pretese l'uccisione del
vampiro accusato di essersi mostrato in pubblico nel Messico, rimasi
sconvolto. Avevo aiutato Aro a smascherare le sue bugie e quindi mi
sentii responsabile della sua morte. Ingoiai il veleno e andai
avanti, non avevo scelta. Solo quando la testa iniziò a
provocarmi
delle forti fitte chiesi ad Aro di lasciarmi riposare.
“Hai
lavorato bene
questa sera Edward, ma vorrei ascoltare ancora un altro vampiro e
quindi cerca di resistere”
Sospirai
infastidito. Non
poteva pretendere di farmi lavorare fino allo sfinimento!
Mi
agitai inquieto mentre
il veleno mi riempiva la bocca e lui accorgendosi della mia rabbia non
disse nulla ma mi congedò. Aiutato da Damiano ritornai in
camera. Stavolta Rebecca si sedette subito vicino a me ed io
scivolai subito nel buio aiutato dal suo strano potere.
Era
ancora mattina quando
aprii gli occhi. Mi sentivo riposato e volevo iniziare a mettere in
atto il piano per comunicare con la mia famiglia. Mi alzai veloce e
andai a farmi una doccia. Dovevo rilassarmi e pensare a come agire. Fui
costretto a fare veloce, la presenza di Rebecca mi metteva
profondamente a disagio. Sempre sorridente mi seguì mentre
mi
vestivo e con calma mi aggiustò la mantella nera bordata di
bianco sulle spalle con lo sguardo di rimprovero. Io scossi la testa
sbuffando di fronte a quella mania di tenere la mantellina messa
bene, per me era del tutto superflua e ingombrante. Ma evidentemente
per le Guardie era importante. Stavamo per uscire, quando Sirius
entrò.
“Non
si usa bussare
qui?” gli chiesi sgarbato.
Lo
detestavo e, da quando
io lo avevo morso, lui mi odiava dichiaratamente.
“Scusi
mio Comandante”
rispose piccato.
Aveva
un grado inferiore
al mio, ma il ruolo al servizio diretto di Aro aveva fatto
sì che
per tutti io fossi un caso a parte. Ero il cocco di Aro e basta.
Sorrisi
sistemandomi la
mantellina per farglielo notare. “ Bene, che cosa
vuoi?”
“Aro
ti vuole nel suo
studio. Subito!” mi guardò negli occhi con
cattiveria.
“Bene.
Fammi strada.” avevo mantenuto il tono di voce saldo ma ero
preoccupato.
Quando
entrai, vidi che
era solo in stanza a parte Renata, e con un cenno ci invitò
ad avvicinarci
“Vai
Sirius, non ho
bisogno di te.”
Quando
la porta si chiuse
mi guardò sorridente.
“Edward,
sei una
Guardia e il tuo compito mi sembra chiaro. Devi rimanere al mio
servizio fino a che non ti congedo. Anche se sei stanco, non mi
interessa. Sono io a decidere quando interrompere il tuo lavoro. So
valutare le tue condizioni e so quando è il momento di
mandarti a
riposare. Non voglio più rifiuti da parte tua”
“Mio
Signore Aro, la
testa mi doleva e non riuscivo più a concentrarmi”
dissi in mia
difesa scontroso.
“No
Edward, potevi
andare avanti ancora, come ti avevo richiesto. Non mi piace la tua
disobbedienza. Hai promesso che avresti ubbidito e hai giurato
fedeltà. Adesso mi aspetto che rispetti gli impegni e la tua
parola.”
Un
sordo ringhio iniziò
a nascermi in gola e con fatica cercai di trattenerlo. Lui mi
guardò
stringendo gli occhi. Sapeva che non essendo più sotto
l'effetto
di Chelsea, non sarei stato tanto malleabile.
Scosse
la testa, come se
fosse dispiaciuto. “Questo è stato l'ultimo
avvertimento, ragazzo. Poi o ti adegui o ti farò punire.
Jane non aspetta altro e in
Gabbia non resisteresti nemmeno un ora. Per adesso, come punizione,
ritirati nella tua stanza e restaci fino a stasera. Sei avvertito.
A
dopo Edward”
Dovetti
ingoiare il
veleno che veloce aveva riempito la mia bocca, per riuscire a
rispondere “Ubbidirò, mio Signore. Non ci
sarà bisogno di
castighi.” e veloce uscii scortato da Sirius fino alla mia
stanza.
Entrato
sbattei la porta
e mi sedetti sul letto sconfortato. Rebecca si sistemò
vicino a me e con fare protettivo mi accarezzò una mano.
“Stai
tranquilla
Rebecca, ubbidirò ad Aro. Non voglio essere punito e non
voglio che
tu soffra a causa mia. Sono arrabbiato non tanto per dover stare
chiuso in camera, ma perché volevo andare a verificare una
cosa....”
Lei
inclinò la testa
aspettando una mia spiegazione ma io mi limitai a sorriderle mentre
mi alzavo ed andavo a recuperare la lettera di mio padre che avevo
nascosto nell'armadio.
Senza
una parola mi
sedetti sul divano e rilessi quelle dolci parole.
“Non
ti scordare chi
sei” aveva scritto, spaventato dall'idea che Chelsea potesse
riprovarci con me, ed Aro sarebbe rimasto a mani vuote se sperava di
piegarmi completamente al suo volere.
Ero
Edward Cullen del
Clan di Olympia, e la mia famiglia mi mancava da morire.
Carlisle
Ero
appena tornato
dall'ospedale e mi stavo cambiando chiacchierando con Esme, quando
sentii dei ringhi provenire dal piano di sotto.
“Ci
risiamo di nuovo”
sospirai e scendemmo a vedere che cosa era successo.
Eravamo
tutti nervosi, da
quando Edward era partito e spesso scoppiavano dei litigi fra i
ragazzi.
Jacob
era seduto al
tavolo con vicino Jasper che stava chiaramente litigando con Emmett.
Edward
aveva messo come
clausola per il matrimonio tra Renesmee e Jacob che quest'ultimo si
laureasse con il massimo dei voti .
Pur
di ritardare
l'inevitabile e tenere la figlia sotto la sua ala protettiva ancora
per un po', aveva preteso che Jacob andasse all'università
con loro.
“Tutti i Cullen sono laureati almeno una volta, e presto lo
sarà
anche Nessi . Non vorrai essere l'unico ignorante della famiglia
vero?”.
E
il povero Jacob, messo
con le spalle al muro, aveva acconsentito.
Ovviamente
non essendo un
vampiro, l'università era per lui un vero impegno e la
famiglia si
era apertamente schierata.
Bella
dopo aver scosso la
testa e discusso con Edward aveva acconsentito promettendo a Jacob il
suo aiuto. Anche Rosalie ed Emmett si erano schierati con Jacob. Non
tanto per affetto verso di lui ma perché trovavano la
pretesa di
Edward assurda.
Rosalie
proteggeva e
viziava Nessi in ogni modo, e credeva fosse ingiusto far ritardare
ancora le nozze tra i due.
Alice
e Jasper invece si
erano schierati a favore dell'università e da quando Edward
era
partito, Jasper faceva da insegnante a Jacob.
Io
ed Esme come al solito
facevamo da ago della bilancia cercando di trovare compromessi ed
evitare litigi . Ma non era certo facile.
Quando
arrivammo giù
trovammo Bella che stava cucinando insieme a Nessi ridendo sotto i
baffi.
Jacob
aveva l'aria
afflitta e sebbene si prendesse spesso con Edward, avrei scommesso
che lo preferisse di gran lunga come insegnante.
Alice
e Rosalie seguivano
il litigio ridacchiando mentre lavoravano sul computer assieme.
“Insomma
Jazz. Probabilmente c'eri durante quella battaglia, ma non puoi
pretendere
che Jacob studi le cose che racconti tu. Lui deve seguire il
libro”
Emmett scuoteva la testa.
“E'
vero lui deve
seguire il libro. Ma il libro sbaglia. Non sono andate così
le cose,
io c'ero, eccome se c'ero Em. E ti dico che la battaglia non si
è
svolta come dicono loro.”
“Ok.
Va bene. Ma cosa
vuoi che racconti al professore? Che il libro sbaglia perché
glielo
ha raccontato il fratello del suo futuro genero che era presente? Non
credi che sarebbe un po' strano? E' stata duecento anni fa
...Jasper!”
“Jacob
deve dire le
cose del libro, ok. Ma deve sapere anche come sono andate
realmente. E' giusto che sappia Emmett”
“Ma
così gli stai
confondendo solo le idee. Deve passare quest'esame e velocemente,
altrimenti resta indietro.”
“Io
non sto confondendo
proprio niente, e se pensi di insegnare meglio di me, accomodati.
Vediamo come te la cavi con questo testone”
“Oh
, no. Edward ha
chiesto a te. Non a me. Sai cosa succederebbe se prendo il tuo posto?
Come minimo quando torna mi stacca un braccio a morsi. Sa che io
andrei ad allungare una mancetta al professore per fargli passare
l'esame, giusto per semplificare un po' le cose.”
“Forse
è proprio per
questo che ha dato l'incarico a me. Tu non sei capace di essere serio
Emmett.”
“Senti
chi parla. Devo
ricordarti come ti sei vestito a Carnevale per far ridere la piccola
Nessi qualche anno fa?”
A
questo punto ero
intervenuto io.
La
discussione stava
scivolando su tasti pericolosi per l'arredamento di casa e la faccia
disperata di Jacob la diceva lunga.
“Basta
ragazzi. State
solo perdendo tempo. Non è questo il modo di aiutare
Jacob.”
“Ok
papà... Fai pure
soldato, mi arrendo!” come al solito Emmett l'aveva messa
sullo
scherzo mentre rivolgeva a Jasper un saluto militare.
Fu
in quel momento che
Alice sgranò gli occhi e s'irrigidì.
“Alice
che succede?”
Rosalie attirò subito l'attenzione di tutti e ci avvicinammo
in
attesa che ci mettesse al corrente della sua visione.
“Edward,
ho visto
Edward” trillò tutta felice per un attimo.
“Dove?
Come sta? Cosa
sta facendo?” Bella era accorsa subito lasciando l'arrosto a
bruciare sul fuoco.
Alice
scosse la testa,
sembrava confusa e incerta.
“Sta
bene … credo.
L'ho visto che sorridente... parlava... a una ragazza dai capelli
rossi che non sono riuscita a vedere in volto. E poi basta...
è
svanito. I suoi occhi però sono ancora gialli e sembrava...
rilassato”
Tirammo
tutti un sospiro
di sollievo. Il fatto che non ci avesse ancora telefonato aveva
allertato tutti.
Bene
la giornata sembrava
iniziata in maniera perfetta.
Ritornammo
tutti alle
nostre occupazioni. Solo Esme corse in cucina ad aiutare Bella che
stava cercando di salvare il povero arrosto bruciacchiato.
Mi
sedetti comodamente
sul divano a guardare la televisione quando Alice mi sfiorò
il
braccio e mi fece un veloce gesto di seguirla.
Rapida
uscii in giardino
ed io mi avviai nel mio studio con noncuranza.
Quando
entrai era lì in
piedi che guardava fuori dalla finestra dalla quale era certamente
entrata.
“Cosa
c'è Alice. Hai
visto dell'altro vero?” sapevo che normalmente discuteva
delle sue
visioni con Edward, ma adesso potevo vedere la preoccupazione nei
suoi occhi.
“Si
Carlisle. Quello
che ho detto è vero... in parte. Ma vedi... ho visto
Edward,...
baciare quella ragazza.”
“Cosa
? Stai scherzando
vero?”
“No,
la stava baciando
sulla bocca appassionatamente, e c'era qualcun altro nella stanza.
Una presenza, un qualcuno che non sono riuscita a vedere. Ho provato
a mettere a fuoco la figura, ma quando provavo a visualizzarla
ritornavo su Edward, come se avesse una lente riflettente, come se
fosse uno specchio. Ho paura Carlisle. Cosa sta succedendo? Cosa sta
combinando Edward? Perché si comporta così? E chi
è
quella ragazza?”
“Non
lo so Alice... Non
lo so... ma se Edward è innamorato di Bella e di questo sono
sicuro... come può baciare... qualcun' altra? Speriamo solo
che non sia un tranello di Aro.
Non
vorrei che abbia
progettato di legarselo a se in una maniera del tutto inaspettata... Ma
non possiamo fare proprio nulla.” stavo scuotendo la testa
completamente sconvolto da quella notizia.
Alice
si avvicinò e mi
poso la testa contro il petto. “Non dirò nulla a
Bella non voglio
preoccuparla, ma ho tanta paura”
“Anch'io
Alice.
Anch'io...” e sospirando andai da Esme.
Avevo
bisogno del suo
abbraccio e della sua forza.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Seduzione ***
Ciao a
tutti. Penso che vi stiate chiedendo cosa sta combinando
Edwrad ... Carlisle stenta a credere a ciò che ha
visto Alice eppure le visioni non mentono... ma spesso ingannano. Come
e perchè?? Non intendo farvi aspettare troppo e
quindi la soluzione dell'enigma è sotto i vostri
occhi... basta leggere il prox capitolo.
E ricordatevi che ciò che scoprirete lo saprete voi... non
la sua famiglia...
Un bacione a tutte e grazie per essere qua!!!!
Capitolo
8 - Seduzione
Edward
Ero
di nuovo al servizio
di Aro. Il pomeriggio era passato lentissimo ed adesso ero in
ginocchio al suo fianco. Mi fece lavorare tutta la notte e solo
quando crollai a terra sfinito mi fece portare nella mia stanza.
Non
mi opposi, non ne
valeva la pena.
Avevo
paura della Gabbia
e di quello che mi sarebbe successo stando lontano da Rebecca.
Quando
mi ripresi era
metà pomeriggio.
Mi
alzai e rapido mi
preparai ad uscire.
Dovevo
riuscire a
sfruttare bene il poco tempo che avevo.
Quando
fui pronto presi
il mio simbionte per mano e mi avviai velocemente alla mia meta.
Non
c'ero più stato ma
ricordavo perfettamente la strada che portava al salotto di
ricevimento che all'epoca era occupato da Gianna.
Rebecca
mi seguiva
silenziosa come sempre ma la sentivo inquieta, probabilmente si stava
domandando dove la stessi portando con quell'urgenza.
Quando
fui quasi arrivato
mi fermai strattonato da Rebecca che mi stava tirando per il braccio
preoccupata.
“Non
voglio uscire,
stai tranquilla Rebecca. Non intendo infrangere nessuna regola, ho
bisogno però che tu mi faccia un favore. Puoi aiutarmi
Rebecca?”
Lei
si fermò a guardarmi
con l'aria interrogativa.
Le
sorrisi e continuai
“Adesso entrerò nella stanza a parlare con
quell'umana. Non farò
nulla di male o di pericoloso. Mi devi promettere di stare vicino
alla porta e non intrometterti qualsiasi cosa succeda. Me lo prometti
Rebecca, mi dai la tua parola che ubbidirai.? Per me è
importante.”
l'avevo guardata con il mio sorriso sghembo e l'aria da bravo
ragazzo... dovevo assicurarmi la sua inconsapevole
complicità.
Sospirò
alzando gli
occhi al cielo e mi sorrise annuendo.
D'istinto
la baciai sulla
fronte “Grazie ragazza”.
Poi
mi sbottonai i primi
tre bottoni della camicia della divisa e mi rimboccai appena le
maniche, sotto i suoi occhi divertiti. Infine mi passai le mani fra
i capelli con la speranza di aggiustare quella massa rossiccia
disordinata che tanto piaceva alla mia Bella. Soddisfatto restai un
attimo in silenzioso ascolto e con soddisfazione sentii solo un
cuore battere. Anche i pensieri appartenevano a una sola persona, a
una sola mortale.
Nessuno
vampiro era
nelle vicinanze e quindi nessuno avrebbe interferito nei prossimi
minuti.
Presi
fiato e aprii la
porta. L'ambiente non era cambiato, ma la segretaria si.
Non
c'era più Gianna e
questo giocava a mio vantaggio.
Al
suo posto seduta alla
scrivania intenta a lavorare sul computer una giovane e carina umana.
Mi
fermai ad osservarla
un attimo.
I
suoi lunghi capelli
tinti di rosso riflettevano la luce del monitor mentre i suoi occhi
neri erano incollati alla tastiera.
Era
molto carina e molto
giovane.
Lasciai
la mano a Rebecca e mi avvicinai silenzioso.
Non
mi aveva sentito
arrivare.
Quando
le fui vicino alzò
testa di scatto e rimase immobile a fissarmi.
Se
c'era una cosa che
avevo imparato a scuola era che ero irresistibile per le studentesse
umane, la mia carnagione pallida e il mio sorriso facevano cadere ai
miei piedi tutte le ragazze.
Lei
sicuramente era
abituata alla bellezza dei vampiri dal momento che lavorava per loro,
ma nessuno di essi poteva contare sugli occhi ambrati e caldi che
avevo.
Probabilmente
si stava
chiedendo chi fossi dal momento che ero sicuramente un vampiro, che
portavo la divisa della Guardia ma che la stavo fissando con degli
occhi diversi da quelli rossi tipici dei volturi.
“Ciao
il mio nome è
Edward” dissi, sfoggiando il mio sorriso sghembo che faceva
innamorare tutte.
“Emh...
piacere di
conoscerti. Come sei entrato? Posso esserti utile?”
“Dalla
porta. -
scherzai - stavo passando di qua e siccome non ti avevo ancora visto,
mi faceva piacere presentarmi” le sorrisi ancora
avvicinandomi
lentamente per non spaventarla. Potevo sentire il suo cuore battere
veloce mentre una punta di rossore le spuntava sulle guance. Non era
una buona cosa, per fortuna sapevo perfettamente controllarmi, ma se
non cambiava velocemente avrebbe fatto presto una brutta fine.
“Come
ti chiami?”
Lei
sembrava imbarazzata
mentre non riusciva a distogliere gli occhi dai miei “Pamela,
il
mio nome è Pamela”
“Bellissimo
nome, sei
italiana vero?” adesso ero vicinissimo e le sorridevo stando
attento a non mostrarle i denti.
“Si,
sono originaria di Milano. Dall'accento tu non lo sei vero?”
“No
- scossi la testa
divertito mentre mi sedevo con noncuranza sul bordo della scrivania -
ultimamente ho vissuto prima in America e poi in Germania”
“Ultimamente...già.
Come posso esserti utile?” chiese di nuovo mentre i suoi
occhi
scivolavano sul mio petto oltre la camicia aperta.
“Mi
sentivo solo e
quando ti ho vista ...hai catturato la mia attenzione” con la
mano
lentamente ero andato a sfiorare i suoi capelli lunghi rimettendo una
ciocca ribelle dietro il suo orecchio.
Il
suo sguardo si fece
curioso mentre guardava Rebecca, ferma poco lontano, vicino allo
stipite della porta. Mi voltai a seguire il suo sguardo e vidi la
mia compagna scuotere la testa infastidita. Le feci l'occhiolino
mentre riportavo la mia attenzione magnetica verso Pamela.
“Non ti
preoccupare per lei, è la mia gemella ed è muta.
Non racconterà
nulla a nessuno.”
Vidi
i suoi occhi fissare
ancora una volta Rebecca poi posarsi di nuovo su di me. Potevo
sentire il suo cuore battere veloce, e il suo respiro caldo
sfiorarmi. Per un attimo mi sentii un verme. Quelle sensazioni mi
riportarono alla mente il mio amore, la mia Bella. Sperai che Alice
fosse distratta mentre allungavo la mano per farle una carezza sul
volto. Percepii subito il suo calore sulla mia pelle. Era tanto
tempo che non mi succedeva più e ancora una volta la mia
mente volò
a Forks, a quei bellissimi giorni in cui stringevo a me una Bella
mortale. Sospirai, non li rimpiangevo più di tanto, ma Bella
mi
mancava da morire. E adesso ero profondamente a disagio con
Pamela, anche se dovevo andare avanti, dovevo seguire il mio piano. Le
sorrisi nuovamente.
“Sai
stavo pensando che
sei molto carina. Il tuo viso è come un sole per me, caldo e
accogliente” stavo sorridendo e con disinvoltura mi portai
vicino a
lei, prendendole le mani fra le mie.
“Il
tuo profumo è
invitante assomiglia a quello dei fiori...gelsomino direi o forse
glicine.” le dissi annusando i suoi polsi. Ora era
completamente
mia, rapita nei miei occhi e paralizzata dalla mia voce. Mi facevo
schifo da solo, quelli erano comportamenti che appartenevano a Bella.
Le lasciai una mano e le accarezzai il viso con il dorso. Il
suo cuore stava impazzendo e maliziosamente pensai a cosa le avrebbe
fatto Bella se mi avesse visto comportarmi così. Ebbi un
brivido, un
grizzly in confronto sarebbe stato niente. Lei scambiò il
mio
brivido per qualcos'altro e la sua mano s'infilò sotto la
mia
camicia accarezzando il mio petto freddo e duro. Trasalii
nuovamente di quel contatto caldo e l'istinto sarebbe stato quello di
allontanarmi, ma non potevo, dovevo andare avanti. Con lo sguardo
cercai Rebecca e la vidi scuotere la testa disgustata, mentre
m'inceneriva con lo sguardo. Le sorrisi e riportai l'attenzione su
Pamela che nel frattempo aveva fatto scivolare la mano sull'apertura
dei miei pantaloni. Dovevo sbrigarmi, altrimenti mi sarei ritrovato
da corteggiatore a vittima del mio stesso gioco. La spinsi verso il
muro e le presi le mani alzandogliele sopra la testa. Non intendevo
farmi spogliare da lei. Non volevo tradire la mia Bella. Poi mi
chinai e la baciai. Voleva essere un bacio timido, appena accennato,
un diversivo, ma la sua lingua s'infilò rapida tra le mie
labbra
assaporando il mio gusto, esplorando la mia bocca. Per sua fortuna
ero sazio e con un autocontrollo perfetto, altrimenti avrebbe potuto
finire male per lei. Che incosciente che era!!! Ma non lo sapeva che
poteva essere pericoloso baciare un vampiro in quel modo?? Chiusi gli
occhi disgustato da quel contatto che non volevo ma dal quale non
potevo scappare e allungai il piede tirando con forza la spina
elettrica del computer.
Ci
fu un ploff e il
computer si spense.
Pamela
si voltò
spaventata “Oh. No. Devo riaccenderlo subito.” si
staccò da me e
mi guardò con un aria da cucciolo ferito. “Scusa
faccio in un
attimo” mi sorrise mentre percepivo nei suoi pensieri il
desiderio
di trascinarmi sul divano. Io e lei, nudi a far l'amore. Uscii dalla
sua mente disgustato, e proseguii la mia recita. Lei si era seduta
mentre riaccendeva la postazione e digitava la password segreta. Io
veloce mi ero portato dietro alla sua sedia e con le mani le
accarezzavo il collo mentre mi chinavo a baciarle la nuca. Ma la mia
mente era altrove attenta e vigile mentre con gli occhi stavo ben
attento a non perdere un solo movimento delle sue mani.
Quando
il computer
riprese a funzionare, lei si girò rapida e si
buttò su di me
baciandomi di nuovo con forza. La allontanai gentilmente e le feci
una carezza sul viso ormai rosso e accaldato.
“Sta
per arrivare
qualcuno, sistemati e cerca di ricomporti, non è saggio
farsi vedere
così accaldata dai miei colleghi vampiri. Adesso
è meglio che
sparisca ma quando potrò ritornerò a trovarti e
potremo conoscerci
meglio. Questo sarà il nostro piccolo segreto.” E
dopo averle
dato un bacino sulla fronte con una veloce mossa mi portai vicino a
Rebecca che mi stava aspettando con l'aria disgustata e divertita
nello stesso tempo.
Senza
una parola uscii,
nel corridoio. Non c'era nessuno, era stata una innocua bugia per
allontanarmi.
Mi
allacciai velocemente
i bottoni della camicia e mi ricomposi. Rebecca che mi aveva seguito,
continuava a guardarmi con disapprovazione. Le abbozzai un sorriso
“Grazie Rebecca.” lei scosse la testa mentre mi
sistemava meglio
la mantellina sulle spalle.
Le
sorrisi divertito da
quella sua mania e dissi “Andiamo? Ho voglia di prendere un
po'
d'aria”
Lei
annui, poi mi bloccò
all'improvviso, mi fece girare e con la manica mi ripulì il
viso
da una traccia di rossetto .
Se
avessi potuto sarei
diventato rosso dalla vergogna, ma visto che non potevo abbozzai un
sorriso imbarazzato mentre lei scoppiava in una fragorosa risata.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Un cambiamento d'orari ***
Ciao
eccomi qua con un nuovo capitolo. Il rapporto tra Edward e
Rebecca continuerà a tenervi sulle spine, mentre
scopriremo se Edw riuscirà a comunicare finalmente
con la sua famiglia.
Ho visto, dai vostri commenti (pochi ma buoni e soprattutto
graditissimi), che qualcuna inizia ad essere preoccupata dal
loro rapporto mentre altre sono fiduciose vedendo che lei per
ora non è pericolosa. Ma non voglio anticiparvi
nulla e aspetto di sapere cosa ne pensate...
Capitolo
09 - Un cambiamento di
orari
Edward
Il
resto della giornata
trascorse nella più completa normalità. Trascinai
la povera
Rebecca sull'albero fino a sera e lavorai per Aro fino allo
sfinimento.
Per
dieci giorni
continuai con quei ritmi, sempre più stanco, ma determinato
ad
andare avanti senza prendermi inutili punizioni. Aspettavo solo il
momento giusto per attuare la seconda parte del mio piano. E intanto
mi crogiolavo nella tristezza, sperando che qualcosa cambiasse.
Doveva
essere ancora
mattina o al più tardi l'ora di pranzo degli umani quando
ancora stravolto dal dolore e dalla stanchezza venni richiamato alla
realtà
da un sordo ringhio.
Con
fatica mi sforzai di
aprire gli occhi e vidi Rebecca in piedi vicino al letto darmi le
spalle e mettersi in posizione di difesa. Il ringhio forte e potente
usciva dal suo petto diretto a Felix e Demetri che stavano a un paio
di metri davanti a lei chiaramente a disagio.
“Rebecca,
per favore
spostati. Non costringerci a farti del male” la voce
conciliante
era di Demetri che stava cercando di far ragionare il mio simbionte.
Un altro potentissimo ringhio le uscii dalle labbra arricciate.
“Non
vogliamo fargli del male. Ma stiamo eseguendo gli ordini di Aro. L'ha
convocato con urgenza. Bisogna che si alzi e ci segua”
stavolta era
stato Felix a cercare di convincerla.
Lei
scosse la testa
allungando il collo e mostrando i denti sempre ringhiando.
Mi
tirai su appoggiato a
un braccio stordito e stanco.
“Cosa
succede? Che c'è
Rebecca?” non riuscivo a capire cosa la spingesse a reagire
così.
“Meno
male Edward.”
mi sorrise Demetri “dovresti dire a Rebecca di lasciarci
avvicinare
così ti aiutiamo a vestirti. Aro ha bisogno di te con
urgenza.”
Feci
fatica a capire le
sue parole. La testa mi pulsava e non riuscivo a ragionare con
lucidità.
“Edward,
dille di
allontanarsi! Non vogliamo farle del male, ma dobbiamo obbedire agli
ordini”
Guardai
in faccia Felix
che aveva appena parlato, troppo stordito per capire fino in fondo
cosa stava succedendo. Poi vidi Felix e Demetri scambiarsi un
occhiata d'intesa e avvicinarsi minacciosi ai lati di Rebecca che
li guardava a turno ringhiando furiosamente.
La
mia mente si svegliò
colpita da quella scena insolita. Rebecca era pronta a scattare e a
mordere. Rischiava di farsi fare del male solo per lasciarmi
riposare ancora. Scossi la testa, per riordinare le idee.
“
Rebecca... No. Va
tutto bene, sto bene, lascia stare, ti prego”
Lei
si voltò a fissarmi
negli occhi, sul suo viso una smorfia di disapprovazione.
Sospirai
e cercai di
tirarmi a sedere. Vidi Rebecca rilassarsi e spostarsi per lasciare
passare le due Guardie. Veloce Felix mi prese per un braccio e mi
trascinò in bagno dove mi sciacquo la faccia con l'acqua. Il
suo
intento era quello di riportarmi alla realtà velocemente, ma
mi
divincolai infastidito ed offeso “Lasciami Felix. Ce la
faccio
da solo” brontolai in risposta al suo modo di fare brusco.
“Dammi
solo un attimo, mi faccio una doccia e arrivo.”
“Non
c'è tempo Edward.
Vieni a vestirti” mi voltai, il tono perentorio di Demetri
che mi
aspettava appena fuori dalla porta con una divisa pulita in mano, non
mi lasciava scelta.
Senza
obiettare, tanto
non sarebbe servito a nulla, mi vestii aiutato da entrambi e con
Rebecca che sbuffava infastidita dal loro comportamento, uscii dalla
porta.
Con
sorpresa notai che
invece di andare nella solita sala mi condussero nello studio privato
di Aro.
La
testa mi girava per la
stanchezza non ancora smaltita e facevo fatica a tenere gli occhi
aperti. Quando entrai dovevo avere l'aria sconvolta “Mi
spiace
Edward di averti disturbato. So che sei ancora stanco e che non hai
avuto il tempo di riposare a sufficienza Ma è un colloquio
molto
importante. Dovrai entrare nella testa dell'umano che si
presenterà
al mio cospetto e fare attenzione a leggere i suoi pensieri. Quando
avremo finito ti lascerò in pace.”
Aro
sembrava
effettivamente dispiaciuto ma non entrai nella sua testa, volevo
tenermi le energie per il mio lavoro.
Facevo
molta fatica a
seguire i pensieri dell'umano, l'argomento in questione riguardava
cose a me sconosciute come appalti, operazioni finanziarie e altre
cose che facevo fatica a capire. Malgrado il mio italiano fosse
ottimo, la sua mente era difficile da decifrare e molti termini
tecnici mi erano sconosciuti.
Quando
finalmente si
congedò crollai a terra esausto.
Doveva
essere notte
quando finalmente riuscii ad aprire gli occhi libero dai dolori che
mi avevano accompagnato per tutto il pomeriggio.
Mi
misi a sedere e
guardai Rebecca seduta sul letto.
“Temo
che fra poco Aro
mi manderà a chiamare di nuovo, deve essere molto
tardi” mormorai
rassegnato al mio destino.
Lei
mi sorrise scuotendo
la testa.
“No?
Credi che mi
lascerà in pace questa notte?”
Lei
stavolta annui
sorridente.
“Sei
sicura Rebecca?
Non voglio correre il rischio di finire in punizione se non mi
trovano nella stanza”
Lei
annui nuovamente più
decisa.
“Bene,
non ci speravo
di avere la notte libera così presto. Aspetta che mi
preparo”
Veloce
mi vestii e feci
per uscire quando Rebecca mi fermò. Con gesti sicuri
scuotendo la
testa divertita mi mise sulle spalle la mantellina che avevo
dimenticato.
“Ah,
si... scusa. E'
che mi dà fastidio e poi non serve a nulla” mi
giustificai davanti
al suo volto corrucciato. Scosse la testa con disapprovazione mentre
mi prendeva per mano indicandomi la porta.
Quando
uscimmo sapevo
perfettamente dove volevo andare e sicuro mi diressi nella stanza di
Pamela.
Quando
lei capì, si
fermò scuotendo la testa stupita. “Lo so Rebecca
che Pamela non
c'è perché è notte. Non sono
né pazzo, né scemo. E' proprio per
quello che adesso noi andiamo là. E per favore fai la brava
e vieni
senza fare resistenza.”
Non
aspettai di vedere
come reagiva, ma mi avviai per i corridoi di buon passo. Incontrammo
parecchie Guardie, e tutte mi salutarono con deferenza senza che, per
fortuna, nessuna mi chiedesse dove ero diretto. La mia mantella nera
dai bordi bianchi era un ottimo lasciapassare.
Arrivati
vicino alla
stanza di Pamela controllai che non ci fosse nessuno nelle vicinanze
e come supponevo era deserta. Quella era un entrata riservata agli
umani e di notte nessuno la usava.
Veloce
entrai e lasciata
la mano a Rebecca mi sedetti alla scrivania. Acceso il computer
scrissi la password che avevo spiato a Pamela con il mio piccolo
stratagemma.
Poi
senza difficoltà
entrai nella pagina delle e-mail e scrissi l'indirizzo della famiglia
Cullen.
Non
avevo tanto tempo e
soprattutto avevo paura che mi trovassero. Feci veloce, cancellai
dalla memoria del computer ogni mia traccia e finalmente soddisfatto
presi Rebecca e mi diressi in cortile.
Là
arrampicato sul mio
albero fissai la luna e le stelle e sopraffatto dalla tristezza e
dalla nostalgia iniziai a singhiozzare. Pensavo a Bella, alle calde
nottate passate assieme a vedere le stelle e a coccolarci, a
Renesmee che adoravo e amavo teneramente, ai miei genitori che
sicuramente sarebbero stati in pensiero per me e ai fratelli con cui
giocavo e scherzavo. Mi mancavano tutti, ognuno a suo modo, e sentivo
il mio cuore muto e fermo spezzarsi dalla malinconia.
Ero
solo e lontano dalle
persone che amavo.
In
un posto ostile che
odiavo profondamente.
Ovviamente
le lacrime non
uscivano, ma Rebecca si accorse che qualcosa non andava nel mio
comportamento e si arrampicò fino a raggiungermi.
Qui
fra le fronde
dell'albero sotto lo sguardo delle mute stelle mi abbracciò
coccolandomi e consolandomi come un bambino piccolo. Forse... non
ero solo del tutto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Notizie e pensieri ***
Ciao innanzitutto
spero che abbiate passato una Buona Pasqua.
E come promesso
eccomi con un nuovo capitolo. Cosa avrà scritto Edward
nell'e-mail? Sarà riuscito a tranquillizzarli? Vi
lascio al capitolo dove troverete le risposte...
Buona lettura e
grazie ancora
Capitolo
10 - Notizie e pensieri
Carlisle
Per
tutto il giorno non
pensai ad altro.
Edward
che si baciava con
una ragazza dai capelli rossi.
Se
non avessi conosciuto
bene Alice avrei pensato ad una bugia.
Come
poteva Edward
comportarsi così? Aveva fatto correre grossi rischi a tutti
pur di
stare con la sua Bella. Aveva sofferto e fatto soffrire quella
ragazza per amore in più di un occasione e adesso... adesso
come
poteva anche solo lontanamente pensare di stare con un altra?
No,
non era un
comportamento da Edward.
Non
era da lui fare
queste cose. Lo avesse fatto Emmett avrei anche potuto crederci, con
un po' di fatica, ma non Edward... non lui.
Eppure...
la visione di
Alice era chiara.
Era
un mistero, un
inquietante mistero.
Sentivo
nell'altra stanza
Bella ed Esme ridere con Renesmee.
Tremavo
solo all'idea che
il mio adorato figliolo avesse potuto fare una cosa del genere.
Sapevo
bene che Aro era
maestro in bugie e sotterfugi e non mi sarei stupito se fosse stata
una manovra sua.
Se
Edward si fosse
innamorato di un altra vampira forse si sarebbe fermato a Volterra
con lei scordandosi la sua famiglia... forse era questo il suo piano.
Rabbrividii
e scossi la
testa disgustato da me stesso. Come potevo solo pensare una cosa
simile? Non era giusto avere dei dubbi su di lui. Mi vergognai di
aver solo preso in considerazione una simile idea, eppure...
Quella
sera ritornai a
casa dopo il turno all'ospedale ed Esme mi venne in contro tutta
felice.
“Sai
Carlisle, Jacob
ha passato l'esame. Ormai ne mancano più due e poi
finalmente quando
torna Edward, potremo iniziare i preparativi per il
matrimonio”
La
guardai così felice e
abbassai gli occhi sopraffatto dallo sconforto. Quando torna
Edward mi aveva detto.
Ma
io non ero più così
sicuro che sarebbe tornato...
Lei
mi guardò in volto e
mi baciò. Un bacio dolce, tenero e carico d'amore.
“Vieni
andiamo in
camera Carlisle. Dobbiamo parlare”.
La
seguii e quando
entrammo iniziai a baciarla teneramente. Ero ancora innamorato come
il primo giorno e avevo un disperato bisogno di perdermi nel suo
amore.
Lei
mi restituii il bacio
poi si scostò e mi guardò dritto negli occhi
“Cosa mi stai
nascondendo?”
non
sapevo cosa
risponderle, non volevo mentirle ma non volevo neanche rivelarle il
mio colloquio con Alice.
Ma
fu la stessa Alice a
salvarmi perché sentimmo Jasper urlare “Presto
venite, Alice ha
visto Edward”
Non
ci pensammo neanche
un attimo, e senza più parlare corremmo di sotto con le mani
ancora intrecciate.
Lei
eccitatissima, io
spaventatissimo.
Cosa
avrebbe visto questa
volta Alice? Tremavo al pensiero ma lo sguardo di Alice era sereno,
privo di ombre.
“Edward,
ci ha scritto
un e-mail”. chiuse gli occhi per concentrarsi
“arriverà tra
cinque minuti esatti”
Rimanemmo
tutti
sbalorditi.
“Una
e-mail?” ruppe
il silenzio Emmett “Ha scritto una e-mail? Ma dove l'ha
trovato un
computer? ”
Non
c'erano risposte
possibili.
Potevo
vedere Bella che
si rosicchiava le unghie, Renesmee abbracciata a Jacob rossa in viso
per l'eccitazione, Emmett e Rosalie teneramente abbracciati proprio
come Alice e Jasper. Esme mi stringeva forte la mano impietrita
come me. Aspettavamo.
Poi
Emmett si avvicinò
al computer, l'accese ed entrò nella posta elettronica.
Niente, non
c'era niente.
“Sei
sicura Alice? Non
è che ci ha ripensato?” guardava il monitor
corrucciato e poi
tutto ad un tratto la bustina gialla apparve come per magia.
Tutti
tirammo un sospiro
di sollievo. L'oggetto era: Sono Edward.
Il
mittente era
stranissimo, il nome di una società: A.C.M. Spa , ma non ci
importava.
Emmett
aprì e tutti
leggemmo il breve messaggio.
Ciao
a tutti sono
Edward,
il cellulare è stato requisito.
Non
mi è permesso
comunicare per cui non rispondete al mio messaggio.
Vi
volevo informare
che sto bene. Chelsea non mi ha toccato e anche Jane ed Alec.
Non
so se o quando
potrò farmi vivo. Non state in pensiero. Ho poco tempo e
devo
andare.
Vi
voglio bene e mi
mancate tutti da morire. Vi mando un abbraccio e un bacione
Vs.Edward
Ps.
Le radici profonde
non gelano
Restammo
tutti in silenzio leggendo e rileggendo quelle poche frasi
frettolose.
“Aveva
fretta” commentò Rosalie “Ma dal tono
direi che sta bene. Se non
altro sappiamo che Chelsea non ci ha riprovato. E questo è
un gran
sollievo.”
“Peccato
che non possiamo rispondergli, gli avrebbe fatto piacere avere nostre
notizie” aggiunse Esme sollevata.
“Speriamo
che non sia un trucco, non mi fido di Aro. Sei sicura Alice che
l'abbia scritta lui. Insomma conoscendo quanto è sdolcinato,
strano
che non abbia aggiunto qualcosa di romantico per Bella” A
parlare
era stato Jacob ed io mi sentii sprofondare, avevo pensato la stessa
cosa.
Era
un messaggio freddo dettato dalla fretta o da qualche altro motivo?
“Aveva
fretta” disse Emmett “sembra quasi un telegramma.
Probabilmente
una volta tanto è andato all'essenziale”
“Sono
sicura che sia opera sua” aggiunse Rosalie
“è tipico suo
abbreviare il vostro con Vs.”
“Si
hai ragione Rosalie” intervenne Bella “sono sicura
che sia sua.
Cosa hai visto di preciso Alice?”
La
mia dolce figliola era stata in silenzio, cosa assai strana e lo
sguardo era triste.
“L'ho
visto scrivere un e-mail, e basta. Era da solo nella stanza o
perlomeno credo. Ho percepito una presenza strana, ma anche questa
volta non sono riuscita a metterla a fuoco”
“Cosa
intendi per anche questa volta la interruppe brusca
Rosalie.
“Bhe
anche l'altra volta c'era sullo sfondo qualcosa o perlomeno qualcuno
che non riesco a vedere. Ogni volta che ci provo mi ritrovo a
fissare Edward.” spiegò imbarazzata Alice.
“Vuoi
dire che è in compagnia di un licantropo? Che non riesci a
vederlo
come succede con Jacob o Renesmee?” chiese curiosa e
preoccupata
Esme.
“No,
no. Con loro le immagini spariscono proprio non vedo nulla, nemmeno
le persone che stanno con loro. Qui invece Edward lo vedo benissimo.
Forse anche troppo. E ' come se la persona che è con lui
avesse uno
specchio attaccato.” Alice scuoteva la testa infastidita.
Sapevo
quanto odiava non riuscire a vedere con chiarezza.
Ero
sempre più preoccupato, non solo Edward si baciava
tranquillamente
un altra ragazza, ma aveva un qualcuno invisibile vicino a lui. E il
messaggio era freddo... troppo freddo o era sul serio la fretta, e
la paura di farsi scoprire?
Strinsi
gli occhi c'era ancora qualcosa che non capivo “Cosa
c'entrano le
radici? Qualcuno ha idea di cosa stia parlando?”
Questa
volta fu Jasper a sghignazzare “E' la nostra sicurezza che a
scrivere il messaggio sia stato proprio lui.”
“Cosa
intendi Jasper, non ti seguo” mi ero perso qualcosa.
“Vedi
Carlisle prima di partire ho parlato con Edward. Avevamo paura
entrambi che Aro potesse modificare i messaggi sul cellulare e
così
abbiamo concordato un codice.”
“Che
cosa hai fatto Jasper?” chiese Bella stupita esattamente come
lo
eravamo tutti.
“Per
essere sicuri che sia lui a scrivere i messaggi abbiamo concordato di
mettere come frasi finali i versi di Tolkien. E quello appartiene
alla poesia su Aragorn. Un codice, una firma ma che poteva usare e
immaginare solo lui.”
“Ottima
idea Jasper, veramente molto maturo” ironizzò
subito Rosalie “ma
a nessuno di voi due è venuto in mente che Aro legge nel
pensiero e
che quindi avrebbe potuto rubare quest'informazione ad Edwad?”
“
Non credo Rose, se Edward voleva falsificare il codice avrebbe
inserito un altro passaggio di poesia. Credimi abbiamo studiato le
cose per bene” Jasper sembrava molto sicuro di se.
“E
c'è un altro fattore” intervenne Bella
“Se fosse stato
obbligato, Alice lo avrebbe visto in compagnia e non da solo.”
“Dimentichi
lo specchio Bella” intervenne Jacob “Chi ci
sarà lì dietro?”
Preoccupato
guardai Alice. Avevo un brutto presentimento.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Al banchetto ***
Ciao
eccomi con un nuovo capitolo. Ringrazio ancora tutte e
aspetto i vostri commenti mentre per la prima volta in questa FF
affronteremo il discorso "sete" che come qualcuna aveva fatto notare
inizia ad essere un problema.
A dopo e buona lettura.
Capitolo
11 - Al banchetto
Edward
La
settimana passò senza grossi cambiamenti. Lavoravo per Aro e
passavo i pomeriggi con
Rebecca quasi sempre sul mio albero.
C'era
un altro posto che
mi piaceva molto, un altro cortile più piccolo senza alberi
ma con
molte fontane e canali artificiali che scorrevano pigri fra piante di
tutti i tipi potate accuratamente. Un vero gioiello d'architettura
verde.
Però
non ci andavo quasi
mai, era spesso frequentato dai Signori di Volterra e non avevo
certo il piacere di passare il mio tempo libero con Aro o con Caius
che mi lanciava occhiate piene d'odio.
Quella
sera eravamo
rientrati nella mia stanza e mi stavo cambiando perché fuori
aveva
piovuto tutto il pomeriggio. Ormai non mi imbarazzavo più di
tanto
davanti a Rebecca che si voltava per lasciarmi fare con
tranquillità.
Non ci avevo pensato ma anche Rebecca doveva cambiarsi. Supponevo che
normalmente si cambiasse e sistemasse quando riposavo la mattina e
rimasi di stucco quando senza il minimo preavviso iniziò a
spogliarsi di fronte a me.
Imbarazzatissimo
mi
voltai subito “Rebecca, avvisa per favore.”
La
sentii sghignazzare
soddisfatta di avermi messo a disagio.
Rimasi
voltato verso il
bagno fino a che non mi sentii prendere per le spalle e girare
dolcemente.
Il
suo viso era a pochi
centimetri dal mio, il suo fiato profumato m'investii e per un attimo
ebbi la tentazione... di baciarla.
“Cosa
stai facendo?”
l'accusai imbarazzato mentre mi ritraevo inorridito e arrabbiato
più
con me stesso che con lei.
Mi
sorrise, con il mio
sorriso sghembo e rimase a fissarmi sorridente e divertita.
Sospirai,
e mi irrigidì.
Qualcuno stava entrando.
“Ciao
Edward. Vieni si
cena” gli occhi neri di Demetri mi fissarono in attesa di una
mia
reazione.
“Non
voglio partecipare
al banchetto. Ho già informato Aro di questo”
cercai di mantenere
un tono freddo e sicuro mentre sentivo il panico invadermi. Ricordavo
ancora con chiarezza come avevano cercato di obbligarmi a nutrirmi
l'ultima volta.
“Penso
che Aro, non
abbia molte speranze di farti cedere, ragazzo. Ma come al solito
pretende la tua presenza. Senza contare che adesso sei responsabile
anche di Rebecca. Se tu ti rifiuti, anche lei salterà e
spero che tu
non voglia farle patire la sete più di tanto.” il
suo tono era
conciliante quasi rassegnato mentre con la mano mi faceva il gesto di
seguirlo.
Non
avevo scelte e quindi
a testa bassa e con la mano stretta in quella di Rebecca lo seguii in
silenzio.
Come
le altre volte mi
misi in fondo alla stanza, il più lontano possibile dal
luogo del
massacro.
“Rebecca
ascolta, io
non riesco a cibarmi in questo modo. E' più forte di me. Non
sopporto le loro urla di terrore e dolore, soprattutto quelle
mentali. Ma tu puoi farlo. Vai pure non ti preoccupare per me. Ti
aspetterò qui.”
Lei
mi guardò studiando
la mia espressione poi scosse la testa e si avvicinò
mettendo il suo
viso sulla mia spalla. La guardai infastidito per un attimo da
quella confidenza che si prendeva ogni giorno di più. Ma non
l'allontanai, i suoi occhi neri, riflesso dei miei, tradivano la sete
che io stesso stavo patendo e che l' avrei obbligata a sopportare nei
prossimi giorni.
Quando
le porte si
aprirono mi sentii male. Non erano turisti ma una comitiva di ragazzi
di tutte le nazionalità provenienti dalle scuole superiori.
I
loro pensieri, i loro
scherzi, la loro voglia di giocare e ridere mi colpì come un
maglio.
Potevano essere benissimo i miei compagni di classe. Non potevo
permetterlo, non potevano morire così. Rividi davanti ai
miei occhi
i miei compagni vecchi e nuovi, rividi Jessica, Angela, Peter, Mike,
Nicole, Stephan e rividi Bella nelle nostre gite scolastiche.
Non
ebbi ne il tempo, ne
la possibilità di fare nulla quando il banchetto collettivo
iniziò.
Crollai
a terra sotto il
peso del rimorso e del dolore. Le mani strette sulle orecchie, la
mente persa nelle loro urla. Iniziai a singhiozzare, gemendo sotto il
peso di quel dolore che m'investiva ad ondate, incapace di
controllare il mio corpo che si contorceva con il loro.
Quando
le urla cessarono,
riuscii a calmarmi e mi ritrovai accucciato a terra fra le braccia di
Rebecca che mi accarezzava e baciava sulla testa che tenevo sul suo
petto, cercando di calmarmi da quella che sembrava una crisi nervosa
in piena regola. Continuai a singhiozzare sconvolto, mentre vedevo i
vampiri uscire soddisfatti e sentivo la gioia nella loro mente.
Rimanemmo da soli lei ed io, incapace di alzarmi, di muovermi,
sconvolto da quella realtà. Avrei voluto fuggire lontano da
quel
posto, da quella sala, ma non potevo, ero legato a Volterra. Fu
dopo qualche tempo che vidi un ombra sovrastarmi. Alzai la testa e un
ringhio profondo mi sfuggi dalle labbra.
Era
Aro.
“Vieni
Edward, seguimi
nel mio studio. Dobbiamo parlare” e voltatosi si
allontanò senza
controllare che ubbidissi o meno. Sapeva già che l'avrei
fatto.
E
adesso cosa sarebbe
successo?
Il
solo ricordo di quello
accaduto quindici anni fa, mi fece rabbrividire.
Ma
che scelta avevo? Nessuna, con il mio giuramento mi ero preclusa
qualsiasi libertà di
scelta e qualsiasi mio rifiuto sarebbe stato considerato
insubordinazione e come tale sarebbe stato punito.
Con
terrore chiusi gli
occhi, raggomitolandomi contro il mio simbionte, in cerca di quel
coraggio che non avevo ma che dovevo trovare a tutti i costi.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Una promessa che pesa ***
Ciao
a tutte. Oggi posto in anticipo perchè domani
sarà una giornata movimentata e dubito che avrei
il tempo di farlo.
Con
questo capitolo torniamo a casa Cullen perchè c'è
una novità importante... non vi voglio rovinare la
sorpresa e quindi vi dico solo buona lettura.
Grazie
a tutte.
Capitolo
12 - Una promessa che pesa
Carlisle
Non
avevamo più avuto
notizie di Edward. Tenevamo la posta elettronica sotto controllo in
continuazione, ma nulla. Non aveva più scritto.
Speravamo
solo che non lo
avessero scoperto e punito, ma non potevamo saperlo, solo sperare.
La
vita andava avanti
come se niente fosse.
I
ragazzi andavano
all'università ed io in ospedale come se non fosse successo
nulla.
La
sera dopo che avevamo
ricevuto l' e-mail Esme mi aveva messo con le spalle al muro e non
potendo mentirle avevo raccontato tutto.
Le
avevo anche spiegato i
miei dubbi e le mie paure ma lei mi aveva guardato seria in viso.
“Edward, non farebbe mai una cosa così a Bella e
Nessi, mi rifiuto
di crederlo. E così dovreste fare anche tu ed Alice. Guai a
voi
se provate solo lontanamente ad instaurare un simile dubbio in Bella.
Non azzardarti mai più a fare o pensare a una cosa simile
Carlisle
Cullen, se vuoi avere ancora una moglie al tuo fianco”
Non
l'avevo mai vista
così arrabbiata. Mi aveva ringhiato contro snudando i denti
poi si
era allontanata e sapevo che avrebbe fatto la stessa scenata ad
Alice.
Non
l'avevo più vista,
era stata fuori tutta la notte.
Non
era un comportamento
normale per Esme, ma non volevo andarla a cercare.
Non
che mi fossi offeso,
ma perché sapevo che avrebbe voluto stare da sola.
Il
mattino dopo mi stavo
vestendo per andare in ospedale quando entrò dalla finestra.
Non
disse una parola si
avvicinò e mi bacio. “Scusa Carlisle. Ma non posso
credere che
Edward, possa solo lontanamente pensare di tradire Bella”
“Hai
ragione tu Esme. E' da pazzi pensare una cosa simile ma è
che ho paura. Ho paura per
lui, paura di perderlo” mormorai.
Lei
mi strinse più forte
“Anch'io”
Non
ne parlammo più. E per diverso tempo questi dubbi non
sarebbero saltati nuovamente
fuori.
I
giorni passarono e
ancora una volta fu Alice a darci notizie.
Era
eccitatissima e
all'inizio non riuscimmo neanche a capire di cosa stava parlando.
Saltava come una bambina sbaciucchiando Jasper e invitando tutta la
famiglia fare le valigie.
“Andiamo,
andiamo. Dobbiamo partire. Dove sono Renesmee e Jacob? Se vogliamo
prendere
il primo aereo dobbiamo muoverci. Carlisle chiama in ospedale,
prenditi ferie. Forza perché non vi muovete?”
Eravamo
tutti fermi.
Nessuno aveva capito che cosa stava succedendo e anche Jasper che la
teneva fra le braccia aveva l'aria confusa.
“Alice,
non abbiamo
capito nulla” le mormorò tenero.
Lei
sbuffò. “Edward.
Ho visto Edward.”
“A
questo ci siamo
arrivati Alice.” le dissi paziente “E' il resto che
non capiamo”
“Andrà
a Firenze. L'ho
visto sul Ponte Vecchio. Possiamo vederlo, incontrarlo, se ci
muoviamo lo troveremo là. Su forza sbrigatevi non abbiamo
tanto
tempo.”
Poi
si guardò intorno
stupita, nessuno di noi si era mosso.
“No
Alice. Glielo
abbiamo promesso. Non lo cercheremo” a parlare era stato
Jasper
“Ma
siete impazziti? Non avete capito... Lo possiamo incontrare, salutare.
Bella hai la
possibilità di vederlo.”
Vidi
Bella chiudere gli
occhi un attimo poi con un gran sospiro rispose ad Alice “No.
Gli
ho promesso che sarei stata qua al sicuro. Lui si agiterebbe,
probabilmente ha qualche missione da svolgere, non possiamo
interferire.”
“Anche
voi la pensate
come lei?” si girò guardandoci negli occhi a
cercare qualche
assenso. Ma non ne trovò. Nessuno voleva tradire la propria
parola
data ad Edward.
“Che
bravi. Potrebbe
essere nei guai. E non volete muovervi?” adesso era furente
“Alice,
hai visto che è
nei guai?” le chiesi paziente
“No”
ammise di
malavoglia “l'ho visto fissare assorto il fiume. Era da solo,
ma
qualcuno deve averlo chiamato perché si è girato
sorridente e si è
avviato.”
“E
allora questo chiude
la discussione” intervenne Jasper “non andremo e
neanche tu.”
Lei
si voltò piccata e
gli fece una linguaccia, poi si allontanò chiaramente
infastidita.
“Se
non altro sappiamo
che è uscito a fare due passi e che non è chiuso
in quei corridoi
bui” sorrise Esme. Si ricordava con orrore il gelo e il buio
della
Rocca quando assieme eravamo andati a recuperarci il nostro figliolo.
Considerammo
la
discussione chiusa e ognuno tornò alle proprie faccende,
tutti un
po' più rilassati. Solo Jasper era nervoso. Già
una volta Alice
aveva fatto di testa sua e coinvolgendo Bella si era messa in
pericolo. Ma adesso era sola ed ero convinto che se ne starebbe stata
brava qua.
Ma
quante volte un
genitore sbaglia? Spesso... troppo spesso.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** A spasso per Firenze ***
Ciao
ancora una volta posto in anticipo. Ma non credo
che la cosa vi possa dispiacere.. anzi avrete così la
possibilità di scoprire cosa sta bollendo in pentola ...
Un saluto a tutte e grazie ancora per essere qui a leggere!!
Capitolo
13 - A spasso per Firenze
Edward
Rimasi
fermo, furente e
spaventato. Incapace di muovermi con la paura che volesse obbligarmi
a nutrirmi.
Ero
talmente sconvolto
che non mi sarei alzato se Rebecca non mi avesse obbligato.
Con
calma si mise in
piedi e mi prese le mani facendomi alzare, poi con un sorriso triste e
sofferente sulle labbra si avviò verso lo studio di Aro
tirandomi
dietro a lei.
La
seguii come un automa.
Continuavo a sentire le urla nella mia testa e non riuscivo a
smettere di singhiozzare piano. Mi tirai su il cappuccio della
mantella, non volevo che le altre Guardie vedessero i miei occhi neri
e il viso stravolto.
Prima
di entrare Rebecca
si fermò mi tirò giù il cappuccio e mi
guardò negli occhi
preoccupatissima.
“Va
tutto bene Rebecca.
E' tutto a posto” mormorai prendendo un bel respiro e
imponendomi
di mantenere un certo contegno.
Quando
entrammo Aro
sollevò gli occhi su di noi ed io mi trovai a fissare due
pozzi
profondi rossi come il fuoco. E il sentimento di smarrimento che mi
aveva accompagnato fu rimpiazzato da un odio profondo.
“Stai
meglio Edward?
Non hai mangiato, ma questa non è una sorpresa. Eppure
sei un vampiro malgrado il tuo rifiuto di comportarti come tale.
Sai che non posso tollerare la tua alimentazione diversa, pensavo
di essere stato chiaro!”
“Non
ho potuto Aro. Non
posso così, non ...” come fare a spiegargli la
sofferenza che mi
colpiva? Deciso lasciai la mano a Rebecca e l'allungai fino a toccare
quella di Aro.
Lui
rimase fermo e si
concentrò a leggere nella mia mente quello che tanto mi
aveva
sconvolto.
“Ah,
è così dunque.
Per troppo tempo hai frequentato gli umani Edward. Hai finito per
dimenticarti che sono il nostro cibo e non la nostra compagnia. Non
sei uno di loro, non puoi ritornare ad esserlo.”
mentre
parlava mi guardava scuotendo la testa dispiaciuto.
Rimasi
in silenzio
sconvolto da quell'affermazione che sapevo essere vicino alla
realtà
ma nel frattempo lieto di essere almeno riuscito a fargli capire
quello che provavo.
“Sei
un problema
ragazzo mio, dobbiamo trovare una soluzione.” non sembrava
arrabbiato e veloce entrai nella sua mente
Non
posso obbligarlo,
mi ha già dimostrato la sua resistenza e non posso fargli
seguire la
sua dieta... Ma forse un modo c'è.
“Edward”
la velocità del suo pensiero mi colse all'improvviso
“in passato
ti sei già saziato di sangue umano, ricordi?”
E
come avrei potuto dimenticarlo? Ero diventato l'assassino degli
assassini, dei violentatori, dei malvagi. Cacciavo nella notte, ed
ero giudice e carnefice. Il mostro che era in me era libero e forte
ed io mi sentivo invincibile, quasi un Dio. Eppure avevo capito che
era sbagliato che non era quello il mio ruolo e mesto ero tornato a
casa dai miei genitori e avevo ripreso a cibarmi di animali.
Lo
guardai e sentii nella sua mente che quella era la sua idea.
“Questo
pomeriggio partirai per Firenze con Demetri e Felix che veglieranno
su di te. Sarai tu a scegliere la tua preda. Chi, come o quando non
mi interessa. Nessuno di noi interferirà, solo domani,
dovrai di
nuovo essere nella Rocca... sazio!!”
Lo
guardai, sapevo da tempo che prima o poi avrei dovuto nutrirmi come
loro. Alice lo aveva previsto.
Odiavo
uccidere, ma se potevo scegliere la mia preda sarebbe stato...
sopportabile.
Annui
riconoscente, era un compromesso accettabile, avrei ucciso un solo
umano, qualcuno che non meritava la vita.
“E
un altra cosa Edward... dovrai cacciare anche per Rebecca.”
Lo
guardai sbigottito “Non sa combattere e cacciare?”
“E'
molto brava a combattere Edward, probabilmente molto più di
te,
visto che ha ricevuto l'addestramento delle Guardie. Ma non
è
abituata a cacciare gli umani... alla tua maniera. Dovrai tu
scegliere e uccidere per lei. E dopo tutta la sofferenza che gli
hai imposto poco fa e tutta la sete che gli stai facendo patire, credo
che sia il minimo che puoi fare per farti perdonare.”
Annui,
questo avrebbe complicato le cose, ma aveva ragione Aro, glielo
dovevo.
Avevo
infatti capito che assorbiva le mie emozioni e in una piccola parte
anche il mio dolore fisico.
La
guardai e le sorrisi. “Domani notte caccerò per
te” le promisi.
Un
sorriso felice si aprì sul suo volto mentre i suoi occhi
s'illuminavano all'idea del pasto vicino.
Quando
rientrai nella mia stanza ero più rilassato, non mi piaceva
quello
che avrei dovuto fare, ma almeno la scelta della preda era mia.
Ci
cambiammo mettendoci in borghese. Io mi misi in jeans e camicia blu e
lei si mise un vestitino verdino che esaltava la sua figura al
massimo.
Quando
si fu cambiata la guardai e notai che era bellissima. I lunghi
capelli bronzei le incorniciavano il viso delicato e il corpo era
snello e scattante.
Demetri
e Felix, in borghese anche loro, ci vennero a prendere e salimmo
tutti su una Golf argentata ultimo modello.
Nel
giro di poche ore giungemmo a Firenze.
Non
avevo mai visitato quella bella città. Con Carlisle stavamo
bene
attenti a girare al largo dall'Italia per paura d'imbatterci in loro.
Disorientato
lasciai a loro il compito di farmi da guida, mentre li seguivo
tenendo per mano Rebecca.
“Dove
vuoi andare Edward?” mi chiese Felix.
“Non
lo so. Non conosco la città, ma in una zona molto
affollata.”
Vidi
Demetri e Felix scambiarsi un occhiata perplessa. Non avevano idea di
come intendevo organizzarmi. Era ancora giorno malgrado il sole fosse
ormai sparito dietro i palazzi.
Annuendo
mi fecero strada e presto ci mischiammo alla folla.
Ogni
tanto si voltavano a guardarmi studiandomi attentamente sbalorditi.
Avevano notato infatti che giravo senza guardarmi intorno, la testa
bassa, la fronte aggrottata dallo sforzo di leggere nei pensieri
delle persone. Anche Rebecca sembrava preoccupata e la vedevo spesso
lanciarmi occhiate furtive.
Girammo
così diverse ore fino a che mi videro alzare gli occhi
sorridente.
“Ho bisogno del tuo aiuto Demetri. Sono un pessimo segugio
mentre
tu sei infallibile.”
Mi
guardò sorridendo. Probabilmente non si aspettava da me
quell'attestato di stima. Ma era la verità. “
Guarda quei due
ragazzi. Quello con la camicia e il giubbotto di Jeans e quello in
felpa blu.
Stasera
quando cala la notte mi aiuterai a rintracciarli?”
“Certo
Edward. ” sembrava stupito.
Sorrisi, avevo trovato
le mie prede e questa sera avremmo cenato e salvato la
vita a una ragazzina innocente.
Senza
dire nulla mi avviai per le strade tranquillo, potevo godermi
finalmente la gita a Firenze.
Quando
attraversammo quel meraviglioso ponte mi fermai ad osservare una
mamma che teneva in braccio una bimba dai riccioli rossi. Rimasi
impietrito. Sembrava la mia Bella. Scossi la testa, non era possibile
ovviamente, quella era un umana e Nessi era ormai una bella ragazza.
Ma una fitta di nostalgia mi colpì violenta. Poco
più di due mesi ecco il tempo che ancora mi divideva dalla
mia famiglia.
Mi
ero stancato troppo nel cercare nelle menti dei passanti la preda
giusta e quindi avevo alzato le barriere mentali escludendo dalla
mia testa qualsiasi voce. Fu per questo motivo che costrinsi un
infastidito Felix a richiamare la mia attenzione ad alta voce.
Ebbi
un sussulto quando lo sentii chiamarmi per nome, non mi ero accorto
infatti che gli altri erano andati avanti e Rebecca li aveva
raggiunti anche se stava voltata a fissarmi intensamente. Non era
più
distante di tre o quattro metri, eppure, sentii il bisogno
impellente di raggiungerla. Veloce mi avvicinai spinto da quel
bisogno urgente.
Lei
mi prese per mano sorridendomi e facendomi una carezza sulla guancia
per tranquillizzarmi. Sembrava una bambina felice e di rimando le
sorrisi lieto di potermi fare perdonare per la sofferenza di quei
giorni.
Non
immaginavo che quella carezza e quel sorriso avrebbero scatenato una
violenta tempesta.
Carlisle
Ma
dov'era finita Alice? Jasper era disperato! Erano tre ore che la
cercavamo ma nessuno sapeva dove fosse.
Offesa
da quello che lei considerava un tradimento si era allontanata e
nessuno l'aveva più rivista.
L'unico
che l'avrebbe potuta rintracciare facilmente era Edward, ma lui era
distante, in partenza per Firenze, ignaro di tutto.
Quando
il telefono squillò rispose Bella che era la più
vicina. “Pronto?!”
“Ciao
mamma. Non ti preoccupare sono con Jacob e con zia Alice. Stiamo
andando a salutare Papà.
Ci
vediamo tra un paio di giorni. Salutami i nonni e dì a
Jasper di
stare tranquillo. Non ci metteremo nei guai”
“Pronto....
Nessi... Nessi...” poi sconvolta Bella si voltò
verso di noi “Oh
no. Ha buttato giù. Alice ne ha combinata un altra delle
sue. E'
partita per Firenze con Nessi e Jacob. Vogliono cercare
Edward.”
“Come
?” chiesi stupito
“Hai
sentito bene Carlisle” mi rispose con un accenno di isteria
nella
voce “Alice si è portata dietro Nessi e Jacob a
Firenze.
Vogliono cercare Edward. ” ringhiò mentre la calma
della sorpresa
lasciava il posto alla paura.
Ero
impietrito, non riuscivo a credere alle sue parole. Feci un rapido
calcolo mentale e sconsolato fui costretto ad ammettere
“Ormai è
tardi per fermarli. Dovevamo aspettarcelo, Alice non rinuncia mai a
fare di testa sua. Speriamo solo che non faccia imprudenze mettendo i
ragazzi in pericolo o Edward in difficoltà.”
sospirai andando ad
abbracciare Bella che sicuramente stava entrando in pieno panico.
Inutile
dire che ero preoccupatissimo anch'io l'ultima volta che Alice aveva
agito tenendoci all'oscuro di tutto aveva trascinato Bella in
Italia a cercare Edward e tutti e tre avevano rischiato la vita.
Adesso
la situazione sembrava ripetersi, ancora una volta era voluta andare
a cercare suo fratello e ancora una volta aveva messo in pericolo se
stessa e chi l'accompagnava.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Il vampiro che è in me ***
Ciao a
tutti. Cosa è successo a Firenze?? Ecco
una domanda che sicuramente vi sarete poste ed ecco a voi puntuale la
risposta. Come reagirete?? Questa è
invece la domanda che mi pongo io e l'unica speranza che ho,
è che il capitolo vi piaccia... qualsiasi cosa succeda.
Ma
non voglio annoiarvi e quindi vi lascio con il nuovo capitolo...
perchè mentre per noi il piano di Aro diventerà
sempre più chiaro per i nostri personaggi le cose andranno a
complicarsi.
Buona
lettura e un bacio a tutte!
Capitolo
14 - Il Vampiro che è in me
Edward
Eravamo
sulla strada del ritorno. Stavo guidando io.
Alzai
gli occhi e guardai nello specchietto retrovisore, seduta dietro
vicino a Demetri c'era Rebecca. Rabbrividii, mentre i suoi occhi, che
erano i miei, mi fissavano sorridenti. Non erano più neri o
ambra come quando ero arrivato a Volterra, ora erano rossi. Non il
rosso vivo delle altre Guardie, ma un rosso sbiadito, il rosso che
avevo già visto quando qualcuno di noi perdeva il controllo.
Il
rosso tipico dei vampiri vegetariani che si nutrono di sangue umano
per la prima volta.
Guardai
avanti disgustato da quello che avevo fatto.
Certo
non era come partecipare ai loro odiosi banchetti, ma ero pur sempre
diventato un assassino.
Non
avevo provato gioia ad uccidere ma avevo percepito chiaramente il
mostro dentro di me esultare nell'assaggiare quel dolce nettare che
scendeva nella mia gola. E adesso sarebbe stato difficile, molto
più
difficile controllarlo e imprigionarlo nuovamente, ed Aro ne era
pienamente consapevole.
La
strada era stata aperta e ora sarebbe stato difficile gestire la mia
sete.
Guidavo
sicuro nella notte riconoscente che me lo avessero permesso.
Probabilmente sapevano entrambi i miei guardiani quanto mi era
costato questo gesto e avevano voluto darmi un motivo di distrazione.
Ma
malgrado questo, malgrado dovessi prestare attenzione al traffico
intenso delle strade italiane, la mia mente era volata a casa.
Con
immensa tristezza ripensavo alle cacce con i miei fratelli.
Certo
il gusto non era nemmeno paragonabile, ma il divertimento, le battute
e la compagnia rendevano quel modo di nutrirsi più che
accettabile.
Con
nostalgia ripensai a Bella, alle sue carezze, ai suoi baci. L'amavo
profondamente, totalmente e la separazione da lei mi pesava da
morire.
Immaginavo
Renesmee a caccia con Jacob nei boschi, alla sua nascita al legame che
ci univa profondamente.
Al
mio ritorno a casa, avrei dovuto accettare l'inevitabilità
del suo
matrimonio, ed era ancora più crudele dover stare lontano da
lei per
tutto questo tempo, gli ultimi mesi che potevo concedermi di
coccolare la mia bambina.
Veloce
sfrecciavo nella notte, accompagnato dai miei ricordi e perso in una
profonda tristezza. Mostro...assassino... queste
due parole
erano entrate nella mia mente e non ne volevano più uscire.
Quando
arrivammo a Volterra, mi recai direttamente nella stanza e una volta
indossata la solita divisa trascinai Rebecca sul mio albero.
Là
lontano da tutti e da tutto diedi finalmente sfogo alla mia tristezza
e al mio dolore conscio e dispiaciuto di doverlo infliggere anche a
lei.
Due
mesi e poi sarei tornato di nuovo a casa, dal mio perenne amore,
dalla mia fonte di vita.
E
lì coccolato e confortato dalla mia famiglia avrei potuto
nuovamente
rinnegare la mia natura vampiresca continuando a illudermi di
potermi comportare come un umano qualsiasi.
Carlisle
Quando scesero
dalla macchina tirammo tutti un sospiro di sollievo. Certo
eravamo inferociti con Alice per la sua sventatezza ed ero certo che
Bella avrebbe sgridato di brutto quel pazzo folletto per aver
coinvolto i due ragazzi in quel viaggio pericoloso.
D'altra
parte eravamo tutti curiosi di sapere come stava il nostro Edward, e
se fossero riusciti a vederlo o a parlargli.
Nessuno
si aspettava di veder Renesmee scendere e buttarsi fra le braccia di
Bella piangente.
Rimanemmo
stupiti di fronte a quella reazione e sentii Esme trattenere il
respiro davanti a quella dimostrazione di sofferenza.
“Che
è successo? Edward sta male?” quello ovviamente fu
il nostro
primo pensiero. Dovevano averlo visto sofferente, magari maltrattato
dai suoi accompagnatori, solo così avrei potuto spiegare
quella
reazione e il dolore sul viso di Jacob ed Alice.
“No.
Sta benissimo. Forse fin troppo bene...” le parole acide di
Jacob
ci riscossero tutti.
“Ma
allora, che è successo Alice?” chiese Jasper che
era corso ad
abbracciarla.
“Entriamo
in casa, e vi spiegherò tutto.” poi si
voltò e mi guardò dritto
negli occhi.
Mi
sentii morire cosa era mai potuto succedere?
E
mentre Nessi stava abbracciata a Bella che cercava di calmarle la
crisi di pianto, Alice iniziò a raccontarci il loro viaggio
a
Firenze.
“Abbiamo
aspettato Edward alla base del Ponte Vecchio. Nascosti
poiché non
sapevo se era da solo e se potevamo farci vedere da lui senza
pericolo.
Ed
è andata bene perché non era solo.
E'
arrivato in compagnia di Felix, Demetri e una vampira dai capelli
rossi.” si fermò a prendere fiato e mi
lanciò un occhiata
eloquente.
Poi
riprese “ E' rimasto sul ponte da solo, proprio come nella
mia
visione, ci dava la schiena, non so cosa stesse fissando assorto, ma
i tre sono andati avanti, poi si sono fermati e lo hanno chiamato. Si
è girato e li ha raggiunti velocemente. Non sembrava
infastidito,
anzi direi che era... quasi felice.
Quando
li ha raggiunti si è fermato e la vampira l'ha preso per
mano e gli
ha fatto una carezza sul viso sorridendogli. Lui gli ha sorriso a sua
volta e si sono allontanati per mano dietro agli altri due che
facevano strada.”
Si
fermò per darci il tempo di capire quello che aveva detto.
Bella
la guardava come fosse stata un extraterrestre, mentre realizzava
quello che Alice aveva raccontato.
“Ma
non capisci mamma? La teneva per mano e le sorrideva. Papà
sorrideva
a quella vampira e si è fatto fare una carezza sul
viso...” era
disperata, Nessi era arrivata alla stessa interpretazione che avevo
dato io:
Edward
era in confidenza, troppa confidenza, con quella vampira!
Rimanemmo
tutti in silenzio basiti da quelle parole.
“E
bravo il mio fratellino. E pensare che ero convinto che fosse quasi
un monaco prima di conoscere Bella.” scoppiò a
ridere Emmett
“Stai
zitto Emmett. Non c'è nulla da scherzare”
intervenne Rosalie
tirando un buffetto sulla testa del marito.
“Adesso
state tutti esagerando. Insomma non ha fatto nulla di male”
intervenne subito Esme “Quante volte ti ha preso per mano
Alice? O
ti ha fatto una carezza? Probabilmente è diventata un amica,
nulla
di più.”
“Non
è solo quello” rispose singhiozzando Nessi
“nonna è lo sguardo
che si sono rivolti! Lei lo guardava con un sorriso dolcissimo,
tenerissimo, sembrava lo stesso sorriso che papà rivolge a
mamma.”
“E
poi - chiese Bella - gli avete parlato?”
“No,
è sempre stato attaccato a loro. Hanno gironzolato fino a
notte,
poi si sono messi fuori da un bar ad aspettare. Dopo un paio di
ore, in piena notte sono usciti due ragazzi e una ragazzina
più
giovane. Lei era chiaramente ubriaca e i tre si sono diretti dentro a
un vicolo buio. Edward e gli altri li hanno seguiti e...”
Alice
aveva ripreso a parlare con tono atono, sembrava persa nei suoi
ricordi “quando sono iniziate le urla della ragazzina, Edward
è
scattato come una pantera e velocissimo li ha ammazzati. Felix ha
preso la ragazza e l'ha mandata via mentre Edward è tornato
sui suoi
passi ha preso la mano della vampira e l'ha portata vicino a un
cadavere, poi si è allontanato e ha raggiunto il secondo
ragazzo...”
“Con
il quale ha banchettato come la sua compagna” aggiunse Jacob
chiaramente disgustato. “Non ho mai visto nulla di simile e
mai mi
sarei aspettato di vederlo fare da Edward. E' stato... mostruoso e
rivoltante. Non avrei mai voluto che Nessi vedesse una cosa simile.
Edward è stato... un vero vampiro” Non avevo mai
visto Jacob così
disgustato e quando pronunciò la parola vampiro gli uscii
dalle
labbra come un insulto.
“Non
credevo” sussurrò Alice “non immaginavo
che avessero queste
intenzioni altrimenti non avrei mai portato lì i ragazzi. Mi
spiace
Jacob. Perdonami Nessi. Ma è quello che siamo tutti noi. E
quello
che cerchiamo di dimenticare di essere... ma che ogni tanto
s'impadronisce di noi. Non avresti dovuto vedere Nessi. Tuo padre non
è un mostro.”
“Non
è questo, Zia Alice, che mi ha dato fastidio. So cosa siete
e cosa
sono in parte io. Non mi ha scioccato vederlo uccidere. Ho sempre
saputo quello che è, ma è quello che ha fatto che
mi ha
sconvolto. Ha ucciso, zia , è vero! Ma ha ucciso anche per
quella
vampira! Non solo per lui, per placare la sua sete, ma per lei!!! Non
l'ha mai fatto... Non ha mai cacciato per la mamma o per me. Ma
per lei si!! Ha ucciso e gli ha offerto la preda. E sai benissimo
che i vampiri uccidono solo per se stessi... mai per un
altro.”
“Questo
non è vero Nessi” intervenni “Se uno di
noi stesse male gli
altri caccerebbero per lui. Se tuo padre non l'ha mai fatto di
fronte a te e solo perché non ce né mai stato
bisogno.” la mia
voce era dura. Non potevo accettare tutte quelle accuse.
“Hai
detto bene Carlisle... Se
uno di
noi... ma lei ...” intervenne Rosalie con lo
sguardo triste
e la voce roca.
Abbassai
la testa sconfitto da quella logica ferrea.
“E
allora come la metti con la visione di Zia Alice che l'ha visto
baciarla?"
la
voce di Renesmee era tirata, isterica.
“Alice,
ma come hai potuto raccontarle questo” era stata Esme a
scoppiare,
ferita da quel comportamento irresponsabile.
“E'
la verità mamma e lo sai. E poi è giusto che
Bella e gli altri lo
sappino.
Non
potevo continuare a fare finta di niente. Probabilmente ci
sarà una
spiegazione a tutto. Anche perché non ho visto nessun altro
eppure
il suo specchio era attivo. C'è qualcosa di strano in questa
storia” si difese Alice
“E
si. Non è certo da Edward, farsi l'amante, così
velocemente. Sappiamo che l'hai abituato bene Bella... ma diamine, un
minimo di
resistenza!!” Emmett sogghignava, senza aver capito la
gravità
della situazione.
“Hai
ragione Emmett.” Bella si era alzata, e mentre asciugava le
lacrime di Nessi ci guardò in faccia decisa “ Non
credo che Edward
possa avermi tradito. Vedi Nessi, vedete... l'amore che provo per
lui è talmente profondo che nessuno può
sostituirlo nel mio cuore e
sono certa, anzi sicura che lo stesso è per lui.
Già una volta ho
creduto che potesse non amarmi e questo ha complicato le cose e ci ha
fatto soffrire. Ma adesso so con esattezza quello che ha sempre
provato per me, adesso so quello che io provo per lui e vi dico, che
c'è un errore!! Le tue visioni Alice sono incerte, insicure.
Quello che avete visto può essere spiegato in mille modi, ed
non
intendo dubitare di lui. Quando tornerà sarà lui
a spiegarci il suo
comportamento. Non intendo giudicarlo e non voglio più
sentire una
sola parola di dubbio da nessuno di voi. Io ho fiducia in lui e
voglio che anche voi l'abbiate.
E
quindi vi dico che fino a quando non lo vedrò con i miei
occhi e
non lo sentirò da lui, io mi rifiuto di credere che possa
avermi
tradito.
In
quanto al cibarsi... lo sapevamo tutti che Aro lo avrebbe costretto
in qualche modo e facendo così ha almeno salvato quella
povera
ragazza.”
Calò
un silenzio irreale poi lentamente ci allontanammo ognuno perso nei
propri pensieri.
“Alice”
la chiamò Bella “non ti permettere più
di cercarlo!! Lui
voleva che fosse così e se tu non l'avessi fatto, sarebbe
stato
meglio per tutti.”
Lei
si voltò il viso contratto da una smorfia di rabbia
“Forse
hai ragione Bella... o forse no. Comunque ti assicuro che non mi
muoverò più da qua, anche se non posso impedire
alle visioni di
arrivare.
Gli
voglio bene Bella, è mio fratello, non dimenticarlo mai!
Ed
io sono andata là non per verificare se avesse o meno una
compagna... ma per cercare lo specchio!! Di quello... se fossi in te
avrei paura!!!
Edward,
non ti sta tradendo, sono convinta anch'io del suo amore per te, ma
chi si nasconde dietro questo specchio?? Quale segreto vogliono
proteggere da me?? Questo è quello che volevo scoprire ed
è
quello per cui considero il mio viaggio un fallimento. Ho sbagliato
a portarmi dietro Nessi e Jacob, ma speravo d'incontrarlo e di
donargli un po' di serenità.
Comunque
state tranquilli tutti, non vi turberò ulteriormente e
terrò per me
le mie visioni, in modo da non sconvolgervi più.”
Poi
si voltò velocemente offesa e ferita, allontanandosi da sola
e lasciandoci ancora più spaventati e disorientati di prima.
Sicuramente
aveva ragione e c'era un piano di Aro dietro tutto questo, ma quale? E
a cosa serviva lo specchio? E soprattutto che cos'era? Una
qualche diavoleria che si portava dietro o una persona?
E
se era una persona chi era dal momento che Alice e i ragazzi avevano
visto i suoi accompagnatori?
Ecco
le domande alle quali non era riuscita a dare risposta.
Ecco
le domande che avrebbero torturato ognuno di noi nelle prossime
settimane.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Depressione e chiarimenti ***
Ciao
eccomi nuovamente in anticipo ma visto che domani probabilmente
avrò qualche problema preferisco anticipare. Visto
che brava ? hahaha
Comunque vi lascio un capitolino tranquillo che definirei di
passaggio o perlomeno di chiarimento sugli stati d'animo dei
protagonisti.
Un bacione a tutti...
Capitolo
15 - Depressione e chiarimenti
Edward
La
mia vita procedeva senza cambiamenti. E quello che m'infastidiva di
più era l'impossibilità di mettermi in contatto
nuovamente con la
mia famiglia. Tutte le notti erano occupate dal mio lavoro per Aro e
quando mi riprendevo era sempre più tardi.
Avevo
appena aperto gli occhi ancora stordito quando sentii Rebecca farmi
una carezza sul viso.
“Ciao
Rebecca. Scommetto che è tardi anche oggi, vero?”
mormorai ancora
frastornato.
Lei
annui triste, probabilmente aveva assorbito una parte della mia
stanchezza.
Poi
sorridendo scese dal letto e mi porse la mantellina.
Guardai
la mantellina e il suo sorriso. Normalmente scendevo dal letto quasi
di corsa per fiondarmi sul mio albero a gustarmi l'aria fresca e
magari anche un po' di sole, ma oggi non ne avevo proprio voglia. Mi
sentivo ancora stanco e soprattutto ero arrabbiato perché mi
mancavano gli scherzi di Emmett e di Jasper, le coccole di Bella e le
litigate di Alice e Rose su come doveva vestirsi la mia piccola
Renesmee. Per non parlare della sicurezza che mi davano i miei
teneri genitori.
Non
ero più riuscito a scrivere alla mia famiglia e sapevo che
erano in
pensiero per me. Avrei voluto tanto tranquillizzarli, ma non avevo
mai una notte libera per recarmi dal computer.
Scossi
la testa.
Non
avevo voglia di muovermi. “No Rebecca. Preferisco stare qua e
riposarmi ancora.” sapevo di ferirla, doveva pesarle stare in
compagnia e assorbire gli stati d'animo di un musone come me, ma
proprio non me la sentivo di uscire.
Mi
girai su un fianco dandole la schiena e cercai di pensare a casa,
conscio che non facevo altro che farmi del male da solo.
Se
fossi stato un umano mi avrebbero diagnosticato un esaurimento
nervoso con crisi depressiva, ma ero un vampiro e non potevo certo
ammalarmi. O forse si?? Agli occhi delle altre Guardie potevo passare
benissimo per un vampiro depresso.
Sentii
un fruscio veloce e il mio profumo, il profumo di Rebecca mi
colpì
forte.
“Lasciami
in pace. Va tutto bene, sono solo stanco.” sapevo mentire ma
non
potevo con lei. Il mio simbionte assorbiva i miei stati d'animo e per
lei doveva essere una sofferenza sentirmi così triste.
Veloce
allungò una mano e la posò sulla mia fronte.
Cercai di scansarla e
di protestare “No Rebecca, non voglio rip...” ma
non feci in
tempo e mi persi nel buio dove c'era riposo e nessuna preoccupazione.
Carlisle
Ero
preoccupato. In casa c'era uno strano clima.
Alice
e Bella non si erano più parlate e questo considerando che
erano
quasi indivisibili mi metteva estremamente a disagio.
Ma
non era l'unico problema!
Bella
aveva litigato furiosamente con Jacob accusandolo di essere un
irresponsabile in quanto aveva seguito Alice in quella gita assurda
mettendo a repentaglio la vita sua e di Renesmee.
Quest'ultimo
ovviamene non aveva digerito i rimproveri e da quel giorno si era
trasformato in lupo girando nel bosco e rifiutando la compagnia dei
“sudici vampiri assassini”. L'offesa che aveva
rivolto aveva
ovviamente ferito tutti, anche se capivamo quanto dovesse averlo
disgustato assistere al pasto di Edward.
Renesmee
a sua volta aveva litigato con Bella prendendo le difese di Alice e
poi con Jacob che aveva osato insultare la sua famiglia e il suo
amato padre. Triste e avvilita passava tutto il giorno con Rose ed
Emmett che erano gli unici che sembravano indifferenti alla tensione
che girava per casa.
Anche
Esme era furibonda con Alice ma soprattutto pativa nel vedere la
famiglia divisa.
Jasper
aveva cercato d'infondere serenità a tutti ma si era
ritrovato un
muro davanti oltre al rifiuto di Alice di parlargli. Dovevano aver
litigato e il clima doveva essere troppo pesante per lui,
perché si
era chiuso in camera e non ne usciva più.
In
quanto ad Alice, aveva chiuso i collegamenti con tutti. Non parlava con
nessuno e passava le giornate in cima ad un albero ringhiando a
chiunque si avvicinasse.
Bhe,
definire il clima strano, era riduttivo.
Infatti
non eravamo più la famiglia felice ed unita alla quale ero
abituato e la cosa si stava protraendo per troppo tempo.
Stufo di questa
situazione, dalla quale non sembrava esserci via d'uscita
senza un intervento deciso, presi Esme da parte e convenimmo assieme
che l'unica era parlare con Bella e Alice. Se loro due avessero fatto
la pace, il resto si sarebbe sistemato come in un puzzle. L'importante
era uscire da quelle posizioni di stallo.
Andai
per primo da Bella, che stava leggendo seduta sul suo letto.
“Ciao
Bella, posso entrare?” chiesi pronto a sentirmi ringhiare un
secco
no.
“Certo
Carlisle, vieni pure” mi sorrise e appoggiò il
libro al letto “di
cosa hai bisogno?”
“Volevo
parlarti” iniziai timidamente “di quello che
è successo...”
“Non
c'è nulla da dire.” scattò subito
“Edward è libero di fare
quello che vuole”
“O
che può...” la corressi “penso che vi
siate dimenticati tutti
che deve obbedire a degli ordini. Non mi ha mai raccontato nulla,
come ha fatto con tutti, ma più di una volta ha ammesso di
essere
stato punito in maniera molto severa. E conoscendoli non dubito che
possano avergli fatto molto male. Non credo che avesse la
possibilità di ribellarsi ad Aro circa il suo pasto ed io
stesso
prima di partire l'ho invitato ad evitare guai e ad ubbidire. Avevo
paura che si riducesse come l'ultima volta e ti assicuro Bella che
quando Esme ed io l'abbiamo trovato sofferente per la sete, non era
un bello spettacolo. ”
“Carlisle,
non hai ancora capito vero?” adesso il suo sguardo era triste
e
ricordai ancora una volta quanto dovesse pesarle la lontananza del
suo amore “Non dubito di Edward. Ne sono offesa o preoccupata
per
il suo comportamento. Io mi sono arrabbiata con Alice e Jacob
perché
hanno messo in pericolo Renesmee, senza dirmi nulla”
Annui,
mi sembrava di aver già sentito quelle parole “E'
lo stesso che
fece infuriare Charlie quando sei sparita per andare a Volterra.
Anche lui, se ti ricordi ti fece una sfuriata perché eri
partita
all'improvviso senza dargli spiegazioni lasciandolo nel dubbio e
nell'incertezza per tre lunghi giorni. E tu pur accettando le
conseguenze del tuo gesto, sapevi nel tuo cuore di aver fatto la
cosa giusta, e l'avresti rifatta nuovamente”
“Non
è la stessa cosa” mi rispose subito
“Io
credo di si. In fin dei conti Renesmee si è allontanata
senza dirti
nulla per andare da Edward. Proprio come te. Non l'avresti mai
lasciata partire altrimenti” cercavo di farla ragionare,
sapevo che
era intelligente ma anche testarda.
“Non
c'era nessuno da salvare questa volta” rispose pungente
“Forse
no, ma credo che Edward sarebbe impazzito dalla gioia se avesse
potuto vedere qualcuno di noi. Figuriamoci la piccola Nessi. Ho
l'impressione Bella, che a volte dimentichi quanta sofferenza deve
provare lui, a stare lontano da noi e a dover ubbidire agli ordini
di Aro” non era giusto ferirla così ma forse
poteva servire a
farla ragionare
“Già
a quanto pare, sono una bella egoista. E' questo che mi stai
dicendo... vero? Ma sappi che ho passato due giorni interi a
chiedermi come stava e se era viva. E a domandarmi come avrei
potuto giustificarmi con Edward se le fosse successo qualcosa. Lui
vive per sua figlia... ed anch'io… impazziremmo dal dolore
se le
succedesse qualcosa, qualsiasi cosa...” la rabbia le era
passata e
adesso stava prendendo il sopravvento la tristezza.
Sospirai
“E' quello che succede a qualsiasi genitore Bella. Tutti
abbiamo
sempre paura che succeda qualcosa ai nostri figli appena si
allontanano dalla nostra ala protettiva. Ma bisogna imparare a
conviverci. Bisogna avere fiducia nei propri ragazzi e nelle loro
scelte”
“Succede
anche a te ed Esme?” mi chiese addolcita
“Si
Bella. Siamo sempre in pensiero per voi. E credimi ogni giorno e ogni
notte io ed Esme la passiamo a pensare ad Edward. E' il nostro
chiodo fisso, il nostro pensiero ricorrente. Siamo entrambi
spaventati e preoccupati per lui. Ma tu devi renderti conto che Nessi
non è più una bambina e Jacob è
abbastanza maturo e forte da
proteggerla.
In
quanto ad Alice... è Alice.
E
dobbiamo accettarla per quello che è. L'unica cosa che posso
dirti è
che quello che fa a volte sembra sbagliato ma lei agisce sempre in
buona fede e le sue visioni le permettono di vedere se c'è
qualche
rischio o meno. Non voleva mettere in pericolo nessuno e non lo ha
fatto.”
“Già,
forse ho un po' esagerato. Ma Edward mi manca e sto tanto in
pensiero per lui. Ho paura che possa succedergli qualcosa di brutto,
che lo maltrattino. Penso a lui costantemente, mi sembra sempre di
sentirlo, di vederlo dove invece non c'è... Quando l'altra
volta
era sparito facevamo qualcosa per aiutarlo, avevo la sensazione di
essere utile, adesso possiamo solo aspettare e questo mi
distrugge.” adesso la disperazione era evidente e mi
aspettavo che scoppiasse in
singhiozzi da un momento all'altro.
Mi
sedetti sul letto vicino a lei e le feci una carezza sulla testa.
“Manca
a tutti. Ti capisco ma facendo così peggiori solo le cose,
ti
torturi a vuoto. Penso, invece, che dovresti andare e fare la pace
con Alice e Jacob. Se non vuoi farlo per l'affetto che hai per loro,
fallo almeno per Nessi. Anche lei è distrutta da questa
situazione. E poi Jacob è sempre stato un po' incosciente e
imprudente… o
sbaglio?”
Per
la prima volta da giorni la vidi sorridere, avevo toccato il tasto
giusto. “Già, temo che non sia cambiato molto da
allora. Lo
andrò a cercare e poi andrò da Alice. Devo
chiederle scusa.”
“Grazie
Bella” le sussurrai uscendo.
Un
pezzo di puzzle stava andando a posto adesso dovevo pensare ad
Alice.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Uno specchio infrangibile ***
Ciao a
tutte. Ecco un nuovo capitolo, abbastanza cortino e lo definirei di
passaggio in quanto serve a fare il punto della situazione.
A mettere in chiaro ancora una volta il legame esistente che si
è venuto ad instaure tra Edw e Rebecca. Ne sarete
contente? O iniziate a temere ciò che
potrebbe succedere? Sicuramente la situazione non
è semplice ... anche perchè Alice ...
Buona lettura a tutte e a presto. Dimenticavo spero che
abbiate passato un buon 1 Maggio.... qui è diluviato tutto
il giorno !! Uff
Capitolo
16 - Uno specchio
infrangibile
Edward
Fu la voce
di Damiano a riscuotermi dal mio torpore. “ Rebecca, Aro lo
vuole.
Dovete venire.”
Aprii un
occhio e vidi il viso preoccupato di Rebecca studiarmi attentamente.
Forse aveva paura che la sgridassi, ma in fondo le ero riconoscente.
Mi sentivo bene fisicamente e per la prima volta da giorni anche
riposato, senza contare che era scomparsa anche la tristezza che
aveva accompagnato il mio precedente risveglio.
“Va tutto
bene Rebecca. Non ti preoccupare. Adesso mi alzo e mi vesto. E'
assurdo irritare Aro. Mancano meno di due mesi alla mia
libertà”
Lei annui e
mi porse la divisa pulita, poi come al solito si voltò.
Mi vestii
veloce, non avevo il tempo per farmi una doccia e d'altronde neanche
la necessità. Era più un abitudine che un reale
bisogno.
Quando
entrammo, mi sistemai ai piedi di Aro come al solito. Sapevo che
Rebecca si metteva dietro vicino a Renata, e se si fosse allontanata
me ne sarei accorto subito.
“Non sei
uscito oggi pomeriggio?!” mi domandò Aro anche se
sembrava più
una constatazione che una domanda
“No, ero
troppo stanco. Ho preferito rimanere ancora un po' a letto.”
risposi sussurrando.
Lui mi
guardò accigliato poi fissò i miei occhi
nuovamente neri a causa
dello sforzo al quale mi sottoponeva tutti i giorni.
“Hai di
nuovo sete Edward?” non sapevo cosa rispondergli. Avrei
voluto
dirgli di no per evitare altri omicidi ma non potevo mentirgli, i
miei occhi e i miei pensieri mi tradivano. Mi limitai così
ad
annuire.
“Vedremo
di trovare un modo” sorrise, poi mi abbassò la
testa mentre
entrava la prima coppia di vampiri.
Carlisle
Trovai Alice
in cima al grande albero che dominava la nostra casa. Era seduta su
un ramo con lo sguardo perso nel vuoto.
“Che vuoi
Carlisle?” la sua voce era dura.
“Volevo
sapere se hai notizie di Edward, siamo un po' in ansia per
lui.” le
risposi lieto che non mi avesse ringhiato mentre mi accomodavo
vicino a lei.
“E perché
dovrei dartele? Mi avete detto tutti di farmi gli affari miei,
dopotutto!” era ancora molto offesa .
“Alice, ho
parlato poco fa con Bella e credo abbia capito e scusato. Anche se
hai agito d'impulso e questo è imperdonabile” non
potei evitare
di farle la predica sperando che non mi cacciasse via a ringhi.
“Ah, bene
questo mi fa piacere. Ma non era pericoloso, non avrei mai messo
Nessi in pericolo. Lo avevo visto che saremmo tornati senza problemi,
solo non riuscivo a capire il perché la vedevo
piangere.”
scuoteva la testa, triste “mi manca Edward anche per questo,
lui
vedeva le mie visioni e insieme ne parlavamo. Spesso riusciva a
capirle più di me. Speravo tanto di riuscire a vederlo, a
parlargli, ma non è stato possibile... ma almeno sappiamo
che si è
nutrito e che sta bene.” adesso aveva cambiato voce, si era
tranquillizzata.
“Alice,
credo che tu abbia agito pensando di fare la cosa giusta. Solo che
siamo una famiglia e dobbiamo parlarci. Non puoi fare sempre di testa
tua” cercavo di farla ragionare.
“Già. Ma
vedi Carlisle. C'è qualcosa che non torna. Non era una scusa
per
giustificarmi. Sono sul serio preoccupata per lo specchio che segue
Edward. Gli ho parlato prima di partire ed era preoccupato che Aro
volesse, con una scusa, tenerselo per sempre là. ”
i suoi occhi
ambrati riflettevano adesso la paura che trapelava nella voce.
“Si, ma Aro non lo
può obbligare. Deve rispettare le sue stesse
regole” ero stupito che Edward avesse parlato di questo con
Alice.
“Lui però
era preoccupato, ancora all'aeroporto ho dovuto tranquillizzarlo che
lo vedevo di ritorno. Tutti sappiamo che le mie visioni cambiano con
le scelte delle persone e la visione sparirebbe se Edward scegliesse
di rimanere con loro...” la preoccupazione era evidente
“ Per ora
lo vedo sempre tornare da noi ma la mia paura è che Aro in
qualche
modo lo possa condizionare e fargli cambiare decisione
all'ultimo.”
concluse.
Scossi la
testa sconsolato “E' per questo che hai paura dello specchio?
Hai
paura che si nasconda qualcuno che possa manovrarlo e spingerlo a
fare la scelta sbagliata ?” chiesi.
Lei annui in
silenzio poi sospirò “E' ora che vada a fare la
pace con Bella e
Jasper. Tanto ho già visto che sarebbe successo” e
mi fece
l'occhiolino sorridendo.
Le sorrisi
felice di quella decisione “Hai più visto
Edward?” chiesi
ansioso
“No
Carlisle, niente di rilevante. Altrimenti ve lo avrei detto”
rise
impertinente mentre con un abile balzo scendeva dall'albero.
Era proprio
un folletto dispettoso. La più piccina d'aspetto ma la
più
terribile. Non c'erano aggettivi per descriverla lei era Alice
…e
basta!
Edward
La prima
coppia di vampiri si era presentata per chiedere giustizia. Le loro
rimostranze furono seguite dai miei Signori con molta attenzione e
dopo una discussione accesa vennero accolte. L'indomani una
spedizione composta da tre guardie guidate da Flavio avrebbe
portato giustizia in un angolo remoto della Scandinavia.
Mentre
aspettavamo che introducessero altri due vampiri che dovevano essere
ascoltati da Aro, ne approfittai per lanciare uno sguardo a Rebecca.
Lei sempre ferma al suo posto mi sorrise ed io tirai un sospiro di
sollievo. Mi dava fastidio ammetterlo con me stesso, ma ormai ne ero
diventato dipendente. Sembrava fosse la mia droga. Dovevo sapere di
averla vicino a me, dovevo essere certo in continuazione che non si
allontanasse. E purtroppo non era più solo una questione
fisica, ma
un proprio e vero bisogno mentale. Ormai dipendevo da lei, avevo
bisogno della sua presenza costante e spesso mi domandavo che cosa
sarebbe successo alla fine dei tre mesi. Non potevo certo portarmela
a casa!! Eppure mi era difficile in questo momento immaginare un
futuro senza di lei.
Avevo
bisogno del suo sorriso, del suo sguardo rassicurante e delle sue
carezze costanti. Lei era il mio conforto e il mio rifugio. Mi
proteggeva e mi aiutava. Quando ero sfinito da Aro, assorbiva la mia
stanchezza facendomi riposare, quando ero triste scacciava la
malinconia dalla mia mente. Il suo tocco mi portava conforto e le
sue carezze rallegravano il mio animo. Eppure non aveva sostituito
Bella nel mio cuore, non ero innamorato di lei. Il rapporto con lei
era diverso, era il rapporto che chiunque avrebbe avuto con il suo
Simbionte.
Rabbrividii,
al pensiero di quanto fosse diventata indispensabile per me, mi
sentivo perso senza di lei, e spesso mi domandavo che cosa ne sarebbe
stato di me se le fosse successo qualcosa e viceversa.
Due persone,
due destini che erano legati in maniera indissolubile... almeno per
adesso.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** La tempesta si avvicina ***
Ciao a tutte.
Come potete immaginare dal titolo sta per succedere
qualcosa... Ovviamente non anticipo nulla e vi lascio in
compagnia prima di Edward e poi della sua famiglia.
Un grazie ancora a chi legge e chi commenta e a
presto..... Bacissimiiii
Capitolo
17 - La tempesta si avvicina
Edward
La
seconda coppia di vampiri entrò nella sala a passo deciso.
Le
mantelle nere, gli occhi rossi e i medaglioni pesanti la
identificarono subito come una coppia di Guardie.
Ero
in imbarazzo. Conoscevo la donna. Il suo nome era Barbara. Apparteneva
alle Guardie che mi guardavano con stupore ma non con
astio come facevano alcune.
Mi
spiaceva che Aro pretendesse da me di fare la
“spia” . Ero a
disagio ma non avevo scelta.
I
suoi capelli erano biondi e raccolti in un elaboratissima treccia. Mi
ricordava Rosalie, sotto molti aspetti e fui felicissimo quando
constatai che i suoi pensieri erano puliti.
Non
volevo farmi altri nemici fra le Guardie. Già Sirius se
avesse
potuto mi avrebbe smembrato, senza contare l'odio che Jane mi
mostrava ogni qualvolta ne aveva occasione.
Non
mi aveva ancora toccato e sapevo dalla sua mente che Aro le aveva
imposto di girarmi al largo e di non colpirmi a meno che non
l'ordinasse lui. E lei aspettava come un ragno, aspettava un mio
errore e poi avrebbe scatenato su di me il suo potere con estrema
gioia.
Ma
dov'era Alec?
Il
bel gemello, nonché nemico dichiarato, non era ancora
apparso e la
cosa era insolita. Era difficile vedere separati i due gemelli. Avevo
notato più di una volta Demetri, Felix e Jane discutere
animatamente ma di Alec nessuna traccia. Non che mi mancasse, ma
potevo percepire nelle loro menti un certo nervosismo che
attraversava l'intera Rocca.
Doveva
esserci una qualche minaccia a me nascosta che minacciava i Volturi.
Ma
chi mai avrebbe potuto sfidare la nostra famiglia reale?
Carlisle
Finalmente
le cose si erano aggiustate. Poche ore prima avevamo assistito
all'abbraccio pacificatore tra Bella ed Alice. Il peggio era passato
e tutto era tornato alla normalità.
Speravo
che le cose andassero avanti così quando Alice
tirò un urlo
soffocato cadendo sulle ginocchia. Gli occhi dilatati vedevano una
scena spaventosa e il suo corpo era in preda a convulsioni.
Jasper
le corse accanto immediatamente lasciando cadere il telecomando della
play con la quale stava giocando con Emmett.
“Alice,
Alice... ti prego rispondimi. Ritorna da noi. Va tutto bene, sono
qui... sono vicino a te” potevo vedere la concentrazione sul
suo
viso mentre cercava con il suo potere di calmarla.
Le
corsi vicino anch'io, spaventato dalla sua reazione.
Le
grida di Jasper avevano richiamato l'attenzione di tutti e nel giro
di pochi secondi l'intera famiglia era radunata intorno ad Alice.
Sempre
tremando lei si riscosse e con gli occhi dilatati dal terrore mormoro
“Edward...”. Poi si avvinghiò allo
sconcertato Jasper e si
mise a singhiozzare.
“Cosa
è successo Alice? Cosa hai visto?” la voce
strozzata di Bella
riscosse la nostra piccola veggente, mentre notavo il viso corrugato
di Jasper che cercava di calmarla con il suo potere.
“Edward...”
di nuovo la voce si ruppe spezzata in un singulto.
Esme
si avvicinò e l'abbracciò teneramente staccandola
dal collo di
Jasper.
“Va
tutto bene Alice. Stai calma. Tranquilla a tutto c'è sempre
un
rimedio. Calmati, e raccontaci quello che hai visto” il fare
materno di Esme sembrò calmare il nostro piccolo folletto,
che
abbassò gli occhi incapace di fissarci.
“Ho
visto Edward...” di nuovo un altro singhiozzo le
impedì di
continuare.
Jasper
l'abbracciò nuovamente e le baciò teneramente i
capelli con fare
protettivo. “Raccontaci Alice, per favore. Ci stai facendo
impazzire” le mormorò all'orecchio.
Lei
per tutta risposta alzò gli occhi e si guardò in
giro come se
cercasse qualcuno o qualcosa. “Dov'è
Nessi?” chiese invece di
spiegarci una buona volta che cosa stava succedendo.
Ci
guardammo tutti stupiti
“E'
fuori con Jacob. Puoi pure parlare liberamente Alice” Era
stata
Bella a parlare con la voce strozzata dal terrore.
Guardai
Bella e capii. Quello che aveva visto Alice doveva essere troppo
brutto per farlo ascoltare alla piccola Nessi. Il mio cuore
tremò,
cosa poteva aver mai visto Alice di così tremendo da
giustificare un
comportamento simile?
La
nostra piccola veggente annui e prese fiato “Ho visto
Edward... a
terra... ai piedi di Aro. Era ferito e stava molto male.”
Le
sue parole ci raggiunsero come un maglio, sconvolgendo la nostra
mente e stringendo in una morsa ferrea il nostro cuore muto. Mille
domande si affollarono nella nostra testa, mentre ansiosi attendevamo
risposte che forse non avremmo voluto sentire.
“Come
ferito? Dove? Cosa gli hanno fatto?” le chiese subito Bella
“Cosa
intendi ai piedi di Aro? E' stato lui a fargli del male?”
intervenne Jasper
“Quando
avverrà?” chiese Emmett “Facciamo in
tempo ad andare a salvare
il nostro fratellino?”
“E'
stata Jane?” chiese Esme memore della paura di Edward.
Ma
Alice alzò la mano silenziandoci tutti.
“Ho
visto Edward, cadere ai piedi di Aro, ma lui era stupito e
spaventato.
Non
ha dato lui l'ordine di fargli del male. E ...” la sua voce
tremò
“sta succedendo adesso Emmett. Qualcuno lo sta
uccidendo...”
“Sei
sicura Alice?” Bella tremava scossa dai singulti.
Lei
annui “L'ho visto accasciarsi, lo sguardo terrorizzato con
gli
occhi velati dal dolore. Il suo corpo era immobile, in una posizione
innaturale... come una bambola rotta”
Ci
guardammo tutti pietrificati.
“Alice,
tesoro” Esme stava sussurrando spaventata “era
vivo?”
“Si
mamma, era ancora vivo. Ho cercato di vedere oltre, ma… non
è più
in grado di decidere nulla. Il suo futuro si è perso con
lui.” sentii che ingoiava a vuoto il veleno “E
vicino a lui c'era lo
specchio” aggiunse sottovoce.
“E'
stato lo specchio a fargli del male?” chiesi
“Non
lo so. Non ho visto altro” affermò mesta.
“Grazie
Alice, adesso devi riposarti ” e dolcemente aiutai Jasper a
farla
alzare e a portarla nella loro camera. Quando la vidi finalmente
sdraiata accoccolata sul suo amore le sorrisi e uscii. Nessuno meglio
di lui avrebbe potuto aiutarla.
Andai
di sotto ma non c'era più nessuno. Emmett e Rose erano
usciti a
sfogare la propria ansia nel bosco e suppongo che non sarebbero
tornati tanto presto. Esme aveva invece accompagnato Bella in
camera. Si sarebbero consolate a vicenda attaccandosi alla tenua
speranza che ci univa tutti. La speranza che non gli fosse successo
qualcosa d' irreparabile.
Quasi
niente poteva ferirci ed erano in pochi coloro che potevano fare del
male ad un vampiro. Che cosa era successo dunque? Alice lo aveva
visto ferito e dolorante. Ma quali sarebbero state le conseguenze?
Sarebbe sopravvissuto e semplicemente chi lo aveva attaccato avrebbe
finito la sua opera?
Non
potevamo saperlo. E non c'era modo di evitarlo.
Mi
sedetti sulle scale fuori dalla porta di casa e sprofondai nel dolore
mormorando al cielo buio “ So che siamo dannati... so che
abbiamo
perso la nostra anima barattandola contro questa non-vita. Ma se
Esisti... se ci Sei veramente come io credo... ti prego... aiutalo.
Salva il mio Edward!
Lui
è diverso, è il migliore tra di noi. Se avesse
avuto un destino
diverso... se non fosse imprigionato in questo corpo morto... lui
sarebbe stato un essere puro... un anima candida”
E
per la prima volta non mi sentii più solo, forse c'era una
speranza
anche per noi, anche per le nostre anime.
E
in quel momento sentii una leggera brezza di vento scorrere fra i
capelli mentre le nuvole si spostavano a lasciare il posto a una
splendida luna piena che illuminò la nostra casa.
Non
so cosa potesse mai significare, ma mi sembrò di scorgere un
sorriso
su di essa.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** Odio e vendetta ***
Ciao
eccomi con il nuovo capitolo. Qui troverete la spiegazione
dell'accaduto, saprete chi e perchè ha ferito Edward.
Ma
non voglio levarvi il piacere di scoprire ciò che
è successo e quindi vi lascio con il nuovo capitolo che si
concluderà come sempre con il nostro Carlisle.
Un
bacione a tutte e grazie
Capitolo 18 - Odio e
Vendetta
Edward
Quando le
Guardie a rapporto uscirono Aro mi chiamò “Edward,
come ti
senti?” alzai la testa stupito, non era da lui chiedermelo.
“Bene Aro,
non sono ancora stanco” mi risultava strana quella gentilezza
per
cui gli risposti stando molto attento.
“Ascoltami
attentamente” il suo tono di voce era cambiato ed era
diventato
duro e deciso “ Adesso entreranno tre individui. Abbiamo
diversi
problemi ad Est ed Alec è stato inviato là con
una delegazione di
Guardie. Questi tre esseri, sono particolari, e sono in
rappresentanza del loro... popolo.
Voglio che
ti concentri e voglio sapere cosa pensano tutti e tre. Probabilmente
sarà difficile, non so cosa troverai ma devi impegnarti al
massimo.
Te la senti Edward o devo darti un po' di tempo per
riposarti?”
Restai in
silenzio un attimo valutando le mie condizioni poi annui.
“Sto
bene, sono in grado di farcela”
Aro annui
soddisfatto “Bravo ragazzo. Così mi
piaci” Lui
non mi vide perché avevo già chinato la testa, ma
feci una smorfia.
Non me ne importava nulla dei suoi complimenti, volevo solo evitare
guai.
Quando
entrarono alzai la testa curioso di vedere cosa mi trovavo davanti.
Erano
tre come anticipato da Aro. Tre uomini grossi e muscolosi. Lo sguardo
era fiero, non sembravano per nulla intimoriti dal trovarsi dentro un
covo di vampiri. Quello che mi colpì fu il sentire il
battito del
loro cuore. Erano umani, potevo sentire il sangue fluire nelle vene.
Erano seguiti a vista da Felix e altre otto guardie mentre ai lati
dei troni si erano sistemate altre Guardie e Jane. Procedevano
sicuri e via via che si avvicinavano potevo sentire il calore emanato
dai loro corpi. Ma fu l'odore a colpirmi, un odore che era da
più
di un mese che non sentivo. L'odore di cane bagnato. Continuai a
fissarli , la loro muscolatura, il loro odore, il calore e il
battito del cuore assomigliavano a quello dei nostri amici lupo, ma
una vocina dentro la mia testa mi diceva che queste erano le uniche
cose che avevano in comune e che a diversificarli non era solo il
colore chiaro della carnagione e il biondo dei capelli.
Non
sapevo che cosa fossero questi tre esseri con esattezza, sembravano
dei licantropi , ma ero sicuro che loro non avrebbero mai avuto il
coraggio di presentarsi ai Signori di Volterra.
L'odio
fra le nostre due specie era vecchio come il mondo. Un qualcosa
d'innato, d'istintivo.
Ma
stranamente potevo sentire il loro soffio carico d'odio in risposta
al ringhio che spontaneo nasceva dal mio petto e da quello di tutte
le Guardie.
Presi
fiato e abbassai la testa, dovevo calmarmi, trattenere il mio istinto
che sentivo agitarsi in me , il mio compito era quello di entrare
dentro la loro mente.
Subito
percepii con chiarezza i loro pensieri che erano riassumibili in una
sola parola.
Odio...
la mia mente percepì... un odio infinito e profondo.
Un
odio che stava per esplodere.
E
nel momento in cui decisero di attaccare io lasciai libero il
vampiro che era in me.
Mi
mossi, un secondo prima di loro guidato dal mio dono.
Avevo,
infatti, percepito nella loro mente il piano di aggredire i miei
Signori e senza riflettere lasciai che fosse il mio istinto a
guidarmi mentre li attaccavo ringhiando profondamente con la bocca
carica di veleno.
Anche
loro scattarono in avanti quasi contemporaneamente a me ed io finii
addosso ai primi due, in un boato fragoroso, facendoli cadere e
rallentando la potenza del loro attacco. Avevo spesso giocato con i
miei fratelli alla lotta e contavo di rialzarmi a combattere contro
quegli uomini feriti dal mio impatto con loro e vulnerabili al mio
veleno, ma quello che successe mi prese alla sprovvista.
Erano
caduti senza riportare alcun danno e il terzo essere, partito una
frazione di secondo dopo gli altri due si avventò
velocissimo, come
un lampo, sul mio corpo ancora a terra. Si chinò su di me e
mi
afferrò per entrambi i polsi con le dita simili ad artigli
piantando un piede nella mia schiena. Con una forza impressionante
tirò entrambe le braccia verso di lui con un colpo secco.
Sbilanciato dall'impatto con i suoi fratelli non ero preparato al suo
attacco e sentii uno schianto nella schiena mentre un ringhio di
dolore mi scosse tutto il corpo. In un secondo, con una forza
sconvolgente, mi alzò sopra la testa e letteralmente mi
lanciò ai
piedi del trono di Aro emettendo un ululato di rabbia che
riecheggiò
nella grande sala. Gli avevo rovinato la sorpresa. E lui mi avrebbe
ucciso per vendetta.
Rimasi
lì ai piedi di Aro stordito dal dolore che si era
impadronito di
tutto il mio corpo senza alcuna possibilità di muovermi o di
difendermi, aspettando che quegli esseri bestiali venissero a
finirmi e a massacrare i Signori di Volterra. Avevo infatti percepito
una fiamma accendersi nelle loro mani.
Avevo
la schiena a pezzi e i tendini delle braccia erano stati strappati.
Quegli
esseri erano dotati di una forza sovrannaturale bestiale e la
velocità dei movimenti era simile alla nostra. Con uno
sforzo
tremendo riuscii a voltare la testa e vidi il mio signore Aro con gli
occhi dilatati dalla stupore e dalla paura. Nessuno si aspettava
quello che stava succedendo e il mio corpo ferito e torturato dal
dolore chiedeva solo una rapida morte.
Carlisle
Ero
ancora seduto sulle scale, quando vidi Jacob e Renesmee scendere
dalla Volvo di Edward tutti felici.
“Ciao
Nonno” trillò la mia dolce nipotina
“Scusate il ritardo, ci
siamo trattenuti a ballare . Sai se mamma è in casa? Spero
che non
sia troppo arrabbiata con me”
Vedevo
l'ansia nei suoi grandi occhi marroni e non ebbi il coraggio di dirle
che tutti eravamo stati felici di non averla avuta in casa quella
notte.
Guardai
Jacob e quello che lui vide nei miei occhi lo convinse che era meglio
prendere tempo.
“Nessi,
credo che sia meglio posteggiare la Volvo in garage. Se le succede
qualcosa Edward, mi spella vivo al suo ritorno. Perché non
lo fai
tu?”
Lei
lo guardò un attimo di traverso. Era intelligente oltre che
bellissima, ma soprattutto conosceva Jacob da sempre. I suoi modi di
fare erano uno specchio limpido e non ci voleva molto a capire che
era una scusa per parlare con me da solo. Con mia gran sorpresa
però
non obiettò e canticchiando si avviò verso la
macchina.
“Che
è successo Carlisle?” la domanda arrivò
immediatamente fiera e
decisa
“Alice
ha visto Edward...” non trovavo le parole per continuare, la
mia
mente si rifiutava di ammettere l'accaduto. E il dolore pulsava
ancora forte.
“E
allora...” mi incitò a proseguire sempre
più preoccupato.
“E'
ferito gravemente... probabilmente sta morendo” le ultime
parole
uscirono a fatica, un sussurro mentre mi nascondevo il volto tra le
mani.
Jacob
spalancò gli occhi incredulo. “Come,
quando...” potevo vedere lo
smarrimento e la paura apparire sul suo volto.
“Non
sappiamo molto... è successo un paio d'ore fa. Alice non ha
visto
chi o cosa, ma sappiamo che non è un ordine di Aro. Lui era
presente
ed era spaventato” era vero sapevamo troppo poco e non
potevamo
fare nulla per cambiare la situazione.
Jacob
non ebbe il tempo di rispondere perchè un urlo strozzato mi
fece
capire che Renesmee aveva origliato la nostra conversazione.
“Non
è vero nonno. Dimmi che non è vero. Dimmi che
papà sta bene. Ti
prego” adesso le lacrime uscivano abbondanti mentre Jacob
l'abbracciava teneramente.
“Mi
spiace Nessi.” mormorai.
Lei
mi guardò alzando lo sguardo e il mento proprio come faceva
Bella e
asciugandosi le lacrime con la mano mi chiese
“Dov'è la mamma?
Come sta?”
Le
sorrisi era piccola e grande nel frattempo. Non era più la
nostra bambina. Ormai era una donna. Una donna in grado di affrontare
un
dolore immenso e capace di consolare chi aveva più bisogno
di lei.
“E'
in casa con la nonna” le risposi guardandola con ammirazione
“Bene
io vado da lei.” e staccandosi da Jacob si avviò
con passo
deciso, poi sulla soglia si fermò e mi piantò i
suoi meravigliosi
occhi cioccolata in faccia “Papà è
forte. Nessuno può fargli
del male. Lui ritornerà da me, perché sa che io
ho bisogno di lui”
e giratosi si avviò veloce al piano di sopra.
Jacob
si sedette vicino a me e mi posò una mano sulla spalla.
Il
suo calore e la sua voce sicura entrarono nel mio corpo e sciolsero
il gelo dentro al mio cuore “Non temere Carlisle, penso che
Nessi
abbia ragione. E se non fosse così, chiunque sia stato la
pagherà
cara... molto cara”
Sì,
non avremmo lasciato invendicato Edward, a costo di distruggere e
dare fuoco a tutta Volterra.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** Delusioni e speranze ***
Ciao
a tutti. E l'ora di scoprire come sta Eddino. Vi posto quindi il
capitolo che vi leverà dall'incertezza. Non nascondo che mi
piace tanto soprattutto l'inizio... spero che lo aprrezzerete anche
se... Bhe la storia inizia a movimentarsi e da qui in avanti
non ci sarà più tregua per i nostri personaggi...
Ma non vi voglio far perdere tempo e come al solito con immensa
gratitudine a chi ha ancora voglia di soffrire con me, vi
lascio un bacione immenso e al capitolo!!!
Capitolo
19 - Delusioni e speranze
Carlisle
Non
andai a lavorare.
Volevo
stare vicino alla mia famiglia.
La
preoccupazione ci divorava tutti e strisciava nelle nostre menti,
bloccandoci in un limbo irreale.
Nessuno
parlava.
Nessuno
si muoveva.
Tutto
era fermo.
Tutto
era congelato come il nostro cuore.
Aspettavamo,
non potevamo fare nulla.
Aspettavamo
che Alice ci desse qualche notizia.
Aspettavamo
e speravamo che Edward fosse vivo.
Ma
nulla e la mattina passò in compagnia delle nostre paure.
Ma
nulla e il giorno volò via portandosi appresso le nostre
speranze.
Ma
nulla e la sera ci ritrovò immobili e tetri come statue
dell'orrore.
Ma
nulla e la notte avanzò nuovamente avvolgendoci nella sua
ombra.
Ombre
sulla nostra pelle.
Ombre
sul nostro animo.
Ombre
che minacciose affogavano le nostre speranze.
E
poi... un grido!
“Emmett
accendi il computer”
Alice
con gli occhi che brillavano si precipitò giù
dalle scale “ Ti
ho visto aprire un e-mail di Edward. Sbrigati, fai presto.”
In
un attimo tutta la famiglia si radunò intorno a quel
miracolo di
tecnologia.
Per
me e per Jasper, si trattava di un vero e proprio miracolo.
Per
noi che eravamo nati quando non esisteva corrente elettrica, per noi
che era impensabile comunicare in maniera diversa dalla voce o dalla
carta scritta, quella cartellina gialla che appariva adesso sul
monitor ci sembrava un segno divino.
Alzai
gli occhi al cielo e senza che nessuno vedesse o sentisse mormorai
“Grazie”.
Nella
casella della posta ricevuta una cartellina gialla indicava come
oggetto ED.
Due
lettere... una speranza riaccesa!
Edward
Tutto
si svolse in una frazione di secondo.
Il
mio attaccò rallentò quello di quegli strani
esseri e diede il
tempo alle Guardie di capire e reagire.
Renata
alzò subito lo scudo sui nostri Signori e, mentre il terzo
essere
mi scagliava ai piedi del trono, il primo si rialzò incolume
e velocemente attaccò Aro andando però a sbattere
contro la
barriera protettiva.
Felix
con un ringhio portentoso si abbatte su di lui travolgendolo e
bloccandolo agilmente aiutato da Damiano, Sirius e Peter che lo
seguirono come un sol uomo.
Il
secondo invece cadde immediatamente sotto il potere di Jane che,
senza muovere un dito, con il solito odioso sorrisetto, lo
colpì
senza pietà fino a quando non fu immobilizzato da Damon e
altre
quattro Guardie. Il terzo quello che mi aveva colpito, si rese conto
che il loro attentato era fallito e con un ululato di rabbia si
avventò su di me, per vendicarsi e finirmi. Ma non
arrivò a
toccarmi perché Rebecca nel momento stesso in cui ero stato
scagliato ai piedi del trono era saltata davanti a me in posizione di
difesa, ringhiando. L'essere si scagliò su di lei rapido e
micidiale ma non fece in tempo a colpirla perché Demetri dal
dietro piombò su di lui seguito dalle altre Guardie che lo
immobilizzarono velocemente.
Nel
giro di pochi minuti i tre erano stati catturati e avevano fallito il
loro piano. Tra di noi a parte qualche piccola contusione l'unico
veramente ferito ero io.
I
tre signori di Volterra si guardarono intorno dapprima spaventati,
poi stupiti e infine compiaciuti di quella dimostrazione di potenza
delle loro Guardie.
“Uccidete
i primi due e portate il terzo nei sotterranei, voglio interrogarlo.
Jane e Renata venite con me” tuonò Aro, poi si
voltò a
guardarmi “Damon, vai a chiamare Oliver, Edward è
ferito. Digli di
venire di corsa.” Si avvicinò e si
piegò sulle ginocchia “Oliver
è un medico in gamba, non come Carlisle forse, ma si
prenderà cura
di te. Tieni duro ragazzo, non mollare” poi mi sorrise “Sei
stato in gamba e mi hai salvato la vita, non me lo
scorderò”
E
il suo pensiero che doveva essere di riconoscenza suonò
nella mia
mente come una minaccia. Aveva scoperto un nuovo uso del mio potere.
Non
potevo muovere nulla del mio corpo e a stento senti l'abbraccio di
Rebecca. Dolore e ancora dolore non sentivo altro, ma con sorpresa
riuscii a percepire distintamente le sue labbra morbide posarsi
sulle mie in un dolce e profondo bacio mentre cercava di succhiare
più sofferenza possibile dal mio corpo martoriato. E
accompagnato da
esse sprofondai nel buio proprio mentre sentivo le mani Oliver
toccarmi con circospezione.
Quando
aprii gli occhi sentii un male atroce lungo tutta la schiena e le
spalle. Mi sfuggì un gemito, mentre cercavo di capire dove
fossi e
di ricordarmi cosa era successo. Provai ad alzarmi per fuggire dal
dolore, ma non ci riuscii. Aprii gli occhi agitato e mi resi conto
di essere disteso e legato su un tavolo. Non potevo muovere nulla,
neanche la testa. Ero immobilizzato. Fu allora che misi a fuoco il
viso di Rebecca che accucciata vicino a me mi faceva le carezze
sulla testa per tranquillizzarmi.
“Dove
sono? Cosa mi è successo?” le parole uscirono
lentamente e con
sforzo. La bocca era asciutta, nemmeno il veleno scorreva in lei.
“Sei
in infermeria Edward. Quell'essere ti ha rotto la schiena e ti ha
quasi strappato le braccia dal corpo. Ovviamente non corri nessun
tipo di pericolo ma devi stare fermo e immobile per almeno dieci ore.
Per questo ti abbiamo legato. Non puoi assolutamente muoverti.
Il tuo corpo si aggiusterà da solo, ma le ferite sono estese
e gli
devi dare tempo. Nel frattempo purtroppo sentirai male. Non esistono
antidolorifici che io conosca per noi vampiri . Ma sei fortunato
credo che Rebecca possa aiutarti” mi spiegò Oliver
con tono
professionale.
Guardai
di nuovo il mio simbionte e vidi gli occhi neri cerchiati da una
profonda sofferenza. La mia riflessa su di lei.
“Prima,
mi hai baciato?” le chiesi incredulo.
Lei
annui abbassando lo sguardo.
“Si
Edward, l'ha fatto. Glielo chiesto io. Facendo così ha
assorbito molto più dolore e ha permesso che ti visitassi e
che riuscissimo a
portarti qui senza farti soffrire troppo.” Oliver sorrideva
“Adesso però devi stare fermo e calmo. Il dolore
passerà presto”
“Mi
spiace Rebecca, mi spiace che tu soffra a causa mia. Io
non..” lei
mi mise un dito sulle labbra per silenziarmi mentre si abbassava per
baciarmi nuovamente. Di nuovo percepii le sue labbra appoggiarsi
sulle mie, di nuovo avvertii il suo alito caldo entrare nel mio corpo
e piano piano sentii il dolore attenuarsi mentre una calma
innaturale invadeva il mio corpo e le mie membra. Lentamente mi
lasciai scivolare di nuovo nel buio, cullato dalle sue carezze.
Quando
aprii gli occhi ero nel mio letto. Feci per tirarmi su ma due mani
forti mi spinsero verso il basso.
“Il
peggio è passato Edward. Ma Oliver ha detto che devi
rimanere a
letto almeno fino alle quattro di questa notte. Quindi mettiti
giù
e fai il bravo” il viso sorridente di Demetri apparve ai miei
occhi stanchi.
“Rebecca?”
chiesi guardandomi intorno.
“E'
sdraiata sul divano. Sta recuperando un po' le forze. Ti ha tenuto
sotto il suo potere per almeno dieci ore ed adesso era sfinita. Non
si è mai allontanata da te, ma aveva bisogno di riposare e
ora che
stai meglio gli ho dato il cambio”
“Sono
morti... quegli esseri ?” chiesi avido di notizie.
“Si,
i primi due sono stati uccisi immediatamente, il terzo è
stato
interrogato ed ucciso poco dopo.
Quello
che è successo è stato imperdonabile, se tu non
te ne fossi
accorto, probabilmente sarebbero riusciti nel loro intento”
sospirò
scuotendo la testa.
“Sono
l'unico che è rimasto ferito, vero?”
“Così
gravemente si. Gli altri compreso Felix hanno preso solo qualche
piccola ferita già guarita. Sei stato imprudente e sciocco
Edward.
Hai portato un attacco stupido e pericoloso”
Lo
guardai offeso. “Ho salvato la vita ad Aro. E' questo quello
che
conta. E poi che altro potevo fare?”
Lui
scosse la testa sorridendo “Tante altre mosse che non ti
avrebbero
messo così allo scoperto di fronte alla loro reazione. Si
vede che
non sai combattere, ragazzo”
“Questo
lo dici tu” risposi sempre più offeso. Come si
permetteva? A casa
combattevo spesso con Emmett e Jasper, e me la cavavo alla grande.
Senza contare che avevo combattuto e battuto James e Victoria.
“Questo
non era un gioco Edward. Potevi lasciarci la vita” sembrava
avesse
letto nei miei pensieri
“Comunque
sei stato pronto e coraggioso e di questo credo che Aro debba
rendertene merito. Adesso però stai a letto e
riposati.” stava già
alzandosi quando si bloccò “Ah ...dimenticavo
Oliver mi ha
raccomandato di farti bere. Il tuo corpo deve recuperare e la sete
non l'aiuta” e veloce si avviò verso lo scaffale
dove prese una
grossa bottiglia contenente del sangue. “Scusa. E' freddo.
Proviene dalle scorte che teniamo per emergenza.” e
sorridendo me
la porse.
Lo
guardai sbigottito, non volevo bere il sangue umano ma la gola
bruciava come il fuoco e il mostro smaniava dentro di me.
“Edward,
non fare il difficile. Rebecca ha già bevuto e tu non puoi
farne a
meno. Coraggio lascia libero il tuo istinto” e sempre
sorridendo
aprii il coperchio facendomelo passare sotto il naso.
Se
avessi realmente voluto e se non avessi assaggiato da poco quel dolce
nettare non avrei avuto alcuna difficoltà a rifiutare... ma
non valeva la pena soffrire la sete inutilmente. Ormai i miei occhi
erano rossi, io ero già diventato un assassino. Non avrei
aggiunto
niente di peggiore a quello che avevo già fatto e in cui mi
ero già
trasformato.
E
senza obiezioni bevvi avidamente calmando la sete che mi divorava.
“Bravo,
Edward. Adesso mettiti giù da bravo e riposa. Ti chiamo
Rebecca” e
dopo aver mormorato poche parole al mio simbionte uscii salutandomi
allegro.
Rebecca
si sedette vicino a me. I suoi occhi rossi erano lo specchio dei
miei. Lei percepì il mio disagio e con tenerezza
posò una mano
sulla mia fronte.
Ebbi
appena il tempo di rispondere al suo sorriso che già mi
sentii sprofondare nuovamente nell'oblio.
Quando
mi svegliai, Rebecca mi costrinse a stare ancora a letto qualche ora,
malgrado le mie proteste. Mi sentivo bene e smaniavo all'idea di
poter avere finalmente una notte per me, ma fu irremovibile.
Poi
finalmente, quando arrivò l'ora prestabilita, mi
lasciò scendere.
Mi
studiai accuratamente e potei constatare che non avevo riportato
nessun danno e che avevo recuperato bene. Veloce mi vestii e
trascinandomi dietro una stupita Rebecca mi allontanai nei corridoi.
Finalmente avevo un pezzettino di notte libero e dovevo rassicurare
la mia famiglia sulla mia salute. Cosa sarebbe successo se Alice
avesse visto il mio combattimento? Non volevo lasciarli in ansia e
non so quando mi sarebbe stato possibile avere un altra occasione
simile.
Carlisle
Con
le dita che volavano sul mouse e sui tasti Emmett aprii quel
messaggio di speranza.
E
dopo una rapida occhiata la nostra gioia volò via trascinata
da
quelle poche righe.
Ciao
sono riuscito ad avere nuovamente accesso al computer. Non
rispondete.
Qualsiasi
cosa abbia visto Alice sappiate che sto bene.
Vi
voglio bene e mi man
Il
messaggio era frettoloso e incompleto. Qualcosa o qualcuno lo aveva
interrotto. E se adesso sapevamo che Edward era vivo, se adesso la
speranza si era riaccesa nei nostri cuori, un altra ombra
calò
veloce ad oscurare la nostra gioia.
“E'
vivo” sentii mormorare a Bella che abbracciava stretto la
piccola
Nessi.
Si
era vivo ma cosa era successo? Perché non aveva finito la
frase?
“E'
successo qualcosa però, perché non ha finito il
messaggio?” lo
stesso mio dubbio era stato espresso ad alta voce da Rosalie
“E
non l'ha ne firmato, ne autenticato” commentò
assorto Jasper.
“E'
autentico vero?” chiese Esme con un filo di voce.
“Non
ci sono certezze, mamma. - rispose titubante Jasper – ma se
non ha
avuto il tempo di finire è ovvio che non sia riuscito a fare
altro.”
“Sappiamo
che è vivo.” affermai “e che sta bene.
Probabilmente era in
pensiero per noi. Temeva le tue visioni Alice e ha provato a
tranquillizzarci, ma qualcosa o qualcuno è
sopraggiunto.” sospirai
pensieroso e di nuovo tormentato.
“E'
in salvo. E' questo che conta.” Bella stringeva forte Nessi
per
trasmetterle il suo coraggio le sue certezze, ma potevo vedere negli
occhi di mia nipote la preoccupazione specchio delle nostre paure.
Chi
o che cosa l'aveva interrotto? Era stato scoperto? Avrebbe
più
potuto comunicare con noi?
Probabilmente
no. E avremmo dovuto attendere senza notizie a parte le visioni di
Alice.
Li
guardai tutti, guardai la mia famiglia e vidi i miei sentimenti
riflessi in loro. Ma qualcosa mi preoccupò a morte, un ombra
e uno
sguardo che Nessi rivolse al suo Jacob. Un sorriso d'intesa, un
sorriso complice che mi fece tremare il cuore.
Cosa
stavano progettando quei due?
Ne
avrei parlato con Alice e le avrei chiesto di tenerli d'occhio.
“Speriamo
che non combinino qualche guaio” mormorai tra i denti
“Chi?”
chiese Esme a fianco a me.
Scossi
la testa, “Più tardi ti spiego” le
risposi voltandola e
baciandola teneramente.
Avevo
bisogno di certezze ed Esme mi prese per mano conducendomi nella
nostra camera.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** Errori e piani ***
Ciao a tutte è
Martedì e come al solito posto il nuovo capitolo.
Cosa è
successo? Perchè Edward non ha finito il messaggio?
Bhe leggendo troverete la risposta mentre si
aprirà una nuova domanda...
Non aggiungo altro
e vi auguro Buona Lettura e grazie ancora
a voi che leggete e sappiate che i vostri commenti
mi rendono felicissima.
Bacioni
Capitolo
20 - Errori e piani
Edward
I
pensieri di Demetri bussarono nella mia mente. Mi stava cercando e
presto sarebbe entrato dalla porta.
Feci
invio senza finire la frase e chiusi il computer velocissimo.
Feci
appena in tempo a sedermi sul divano trascinando vicino a me una
sbalordita Rebecca.
“Ciao
Demetri mi stavi cercando?” sorrisi cercando di sembrare il
più
tranquillo possibile.
Lui
si guardò intorno attento e incuriosito mentre realizzava
che stavo
seduto sul divano con Rebecca appoggiata alla mia spalla.
“Cosa
stai facendo Edward....qui?” i suoi occhi si strinsero mentre
sentivo i pensieri galoppare.
Perché
è venuto in questa stanza? Aveva intenzione di uscire ? Non
ha
alcuna ragione di stare qua. Non mi piace questa storia.
Sospirai
dovevo dargli una spiegazione plausibile per evitare guai e calmare
le acque. “Quando mi sono alzato siamo andati a fare due
passi e
siamo capitati qui. Volevo fare un giro d'esplorazione ma mi girava
la testa e mi sono seduto.”
Mi
guardò scettico.
Potevo
sentire i dubbi che si rincorrevano vorticosi nella sua testa.
“Andiamo, Aro ti ha
convocato nel suo studio, e visto che non eri in camera mi
ha mandato a cercarti.” il tono di voce perentorio non
ammetteva
repliche.
Era
chiaramente infastidito dalla situazione e dopo aver lanciato un
occhiata sospettosa al computer e alla porta di uscita mi fece cenno
di seguirlo avviandosi rapidamente all'interno della Rocca.
Lo
seguimmo senza una parola mentre realizzavo che non solo non avevo
cancellato la posta inviata ma che sarebbe stato impossibile
rimediare al mio errore prima che Pamela iniziasse il suo lavoro.
Lanciai
uno sguardo spaventato a Rebecca. Cosa mi sarebbe successo se mi
avessero scoperto? A quale punizione mi avrebbe sottoposto Aro?
Non
potevo immaginare che il mio errore avrebbe avuto conseguenze
tragiche anche su altri.
Durante
il tragitto pensai a cosa mi aspettava. Ero disorientato.
Perché Aro
mi aveva convocato nello studio? Quando lo faceva si profilavano
sempre guai. Ma avevo combattuto per lui, perché avrebbe
dovuto
punirmi?
Con
un misto di curiosità ed apprensione entrammo nel suo studio.
Era
vuoto.
Solo
Sirius e Barbara erano in piedi davanti alla parete vuota. Lui non
c'era.
Mi
guardai intorno e con stupore vidi Demetri puntare dritto verso le
due Guardie.
“ Ci stanno
aspettando” la voce
del Capitano risuonò secca, e con stupore vidi Sirius farsi
da parte
e Demetri spingere una porta nascosta.
“Vieni
Edward, seguimi” ordinò varcando la soglia.
Rimasi
un attimo stupito e feci per seguirlo, ma Rebecca mi fermò
per un
braccio e scuotendo la testa mi sistemò la mantellina che
avevo
buttato di corsa sulle spalle.
Sospirai
sorridendole. “A volte sei troppo pignola Rebecca”
scherzai.
Lei
mi guardò con aria offesa.
Non
potevo immaginare che almeno questa volta aveva una motivazione
più
che valida per il suo gesto dal momento che lei sapeva esattamente cosa
ci stava attendendo.
Carlisle
Eravamo
ovviamente preoccupati.
Ma
nessuno voleva far vedere il proprio stato d'animo agli altri. Solo
la fronte corrugata di Jasper indicava lo sforzo che stava facendo
per trasmetterci un minimo di serenità.
Approfittai
del fatto che Alice stesse parlando con Rosalie fuori sulla veranda per
raggiungere entrambe.
“Ciao
Alice, ciao Rose” le salutai sedendomi vicino a loro. Non
avevo
molto tempo, dovevo recarmi in ospedale, ma non volevo nemmeno
rinviare quel colloquio.
“Ciao
Carlisle” mi risposero sorridendomi.
“Ragazze
ho un problema” iniziai “anzi abbiamo tutti un
problema”
Mi
guardarono incuriosite.
“Non
ho più visto nulla Carlisle. Non so cosa sia successo ad
Edward.
Dico sul serio non è una bugia” si
affrettò a giustificarsi Alice
con lo sguardo addolorato.
Era
sempre molto triste quando non riusciva a vedere quello che cercava.
“Non
è a questo che mi riferisco Alice” le sorrisi
“E
allora a cosa Carlisle?" intervenne Rosalie decisa
“Nessi
e Jacob” affermai guardandole negli occhi.
Avevo
bisogno del loro aiuto.
“Eh. Non hanno fatto
nulla di male. Io ed Emmett ci stiamo molto attenti.
Stai tranquillo non credo abbiano intenzione di fare scemate, per
ora Jacob riesce a tenere a freno quel diavoletto di Nessi”
sorrise
Rosalie facendomi l'occhiolino “Non so per quanto
riuscirà ancora
a non farsi strappare i vestiti da addosso, ma la paura di Bella fa
da ottimo freno” continuò sogghignando apertamente.
“Non
mi riferivo a questo Rose.” risposi sorridendo a mia volta
“E
allora a cosa?” chiese chiaramente stupita
“Hanno
in mente qualcosa. Loro...” iniziai a spiegare
“Cosa
intendi Carlisle?” mi interruppe Alice
“Lasciami
parlare e capirai” continuai infastidito dall'irruenza di
Alice.
Ma
d'altronde Alice è Alice e non c'è niente da fare.
“Stavo
dicendo che loro hanno in mente di combinare qualcosa e non sono
tranquillo” finii
“Cosa
hanno in mente, lo sappiamo tutti” sghignazzo Rosalie
Alzai
gli occhi al cielo, ma perché lei ed Emmett non pensavano
mai ad
altro?
“Non
in quel senso Rose” ribadì sospirando
“Intendi
che stanno organizzando qualcosa per andare da Edward?”
chiese
Alice stupita.
“Temo
di sì ragazze” confermai
“Non
se ne parla nemmeno” alzò la voce Rosalie
“è una pazzia”
“Concordo
con te” affermai “è per questo
che ho bisogno di voi, per
tenerli d'occhio”
“Certamente
Carlisle. Conta su di noi.” si affrettarono a rispondere
entrambe.
Soddisfatto
mi allontanai. Qualsiasi cosa avessero in mente, se Rosalie ed
Alice avessero tenuto gli occhi aperti non avrebbero avuto la
possibilità di combinare nulla.
Non
potevo permettermi di stare in ansia anche per i due fidanzatini.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** La Guardia Reale ***
Ed eccomi
qua come promesso a postarvi un nuovo capitolo. Dove sta
andando Edward? E cosa vuole Aro da lui?? Qui
troverete la risposta mentre si apriranno ai vostri occhi
nuovi scenari inaspettati.
Non
aggiungo altro se non quello di leggere... perchè tutto sta
per cambiare stiamo per raggiungere la prima grande svolta della FF!!
Un
grazie a chi legge, e a chi commenta ... sono a vostra disposizione per
chiarimenti e discussioni... Grazie!!!!
Capitolo
21 – La Guardia Reale
Edward
Sempre
con Rebecca per mano segui Demetri nel corridoio buio.
Quando
sbucammo in fondo al corridoio tortuoso rimasi a bocca aperta.
Non
avevo mai visto una stanza così bella!
Il
soffitto era interamente affrescato, e le figure e i colori
brillavano nella luce che proveniva da tante piccole finestre aperte
vicino al soffitto della stanza circolare.
Le
pareti erano affrescate con cura e riprendevano scene di vita
quotidiana medioevale. Ma guardando attentamente sembrava che i
soggetti fossero i Signori di Volterra e le loro mogli.
Uno
spesso arazzo pendeva dal soffitto coprendo un intera parete.
Su
di esse ricamato con fili d'oro e d'argento lo stemma dei Volturi
brillava vivacemente.
Davanti
all'arazzo seduti su tre troni di legno di olivo e noce intarsiati
finemente sedevano I Signori di Volterra.
Davanti
a loro, con le mantelline bordate di vari colori a seconda
dell'incarico, l'intera Guardia Reale era girata a guardarci.
Rimasi
fermo, in soggezione, di fronte alla manifestazione di tanta potenza.
“Edward,
finalmente! Bene, vedo che sei riuscito a trovarlo Demetri. Vieni
avanti ragazzo!!” la voce di Aro era cordiale ed io a sentire
il
mio nome mi riscossi.
Con
passi lenti mi diressi verso Aro e feci per inginocchiarmi ai suoi
piedi.
“No.
Edward. Non sei stato portato qui per questo” la voce di Aro
era
divertita “sei una Guardia Reale e come tale sei stato
convocato
”.
Lo
guardai stupito.
Aro
mi indicò la mantellina che Rebecca mi aveva sistemato e
sorridendo
prosegui “ Amici carissimi, credo che voi tutti conosciate
Edward. Il suo dono e le sue gesta credo abbiano
raggiunto tutti
voi”
Sul
volto dei presenti era apparso un sorrisino divertito. Solo Jane mi
squadrava con disgusto.
“Ma
prima di procedere” continuò “credo sia
giusto presentarvi a
lui.
Carissimo
Edward, conosci perfettamente la nostra Jane, il nostro Felix,
Demetri, Chelsea, Renata e Haidi che si occupa dei
“rifornimenti”. Purtroppo ultimamente hai
conosciuto anche Oliver il nostro medico.
Sono
lieto invece di farti fare la conoscenza di Ilmi e Kong che si
occupano dell'addestramento delle Guardie. Nonché di Anna e
Rubens
preposti al controllo e creazione dei neonati. E infine ultimo, ma
non ultimo per importanza, ti voglio presentare Adams. Lui è
la
nostra memoria, lui è il più vecchio tra di noi,
è il nostro
storico.
Come
puoi vedere sono tutte Guardie Reali proprio come te e Rebecca, e
siete tutti stati convocati per discutere una grave emergenza”
Ero
rimasto fermo a metà stanza intimorito e disorientato.
Rebecca, che
non aveva mollato la mia mano un attimo, mi tirò di lato
vicino a
Felix.
Velocemente
mi guardai intorno e notai che dietro ai troni, in piedi, c'erano le
mogli mentre altre cinque Guardie Reali stavano in silenzio
appoggiate alla parete. La loro mantella era bordata di rosso scuro e
fra di loro riconobbi Malik. Sapevo che quest'ultimo si occupava di
questioni finanziarie e ne dedussi che il rosso simboleggiava
l'ordinaria amministrazione di Volterra. Erano presenti ma non
sarebbero intervenuti nella discussione. Non era quello il loro
compito.
Stavo
studiando la situazione incuriosito quando i miei occhi si
soffermarono su Ilmi e Kong. Il primo di origine africana era alto
quanto Felix anche se non così largo. Le cicatrici che
spuntavano
dal collo e dalle maniche mi facevano pensare che fosse un osso duro.
Anche Kong, aveva un aria severa, ma i lineamenti orientali
rendevano il suo viso simpatico anche se su di esso spiccava una
chiara cicatrice posizionata sulla fronte. Incrociai i loro sguardi
e vidi una traccia di divertimento nei loro occhi rossi mente mi
fissavano studiandomi a loro volta.
Ero
a disagio. Non mi ero mai considerato una Guardia, e l'essere
convocato in un Consiglio era per me incomprensibile.
Che
ci stavo a fare io lì?
Allo
scadere dei tre mesi sarei ritornato a casa dalla mia famiglia. Non
aveva senso tutto questo... eppure per la prima volta sentii quasi
fisicamente il medaglione pesare sul collo, il simbolo di quello che
mio malgrado ero diventato .
Ero
una Guardia Reale che lo volessi o meno e non lo potevo più
negare nemmeno a me stesso.
Ero
perso nelle mie considerazioni quando la mia attenzione venne
richiamata alla realtà da Rebecca che mi strinse forte una
mano
strattonandomi.
“Come sicuramente sapete. Due
giorni fa è accaduto un fatto grave. E '
per questo che abbiamo deciso di convocarvi qui.
Alcuni
di voi sono all'oscuro degli avvenimenti recenti per cui è
giusto
che sentiate l'intera storia dall'inizio.” Aro tacque assorto
mentre Adams si portò nel centro della stanza e fissandoci
con i
suoi occhi rossi iniziò a parlare soavemente.
Come
età apparente aveva sui quarant'anni, ma la pelle bianca e
quasi
trasparente e gli occhi profondi e velati dimostravano che in
realtà
quel vampiro doveva essere molto vecchio.
“Come
sapete, l'odio tra vampiri e licantropi risale a moltissimi anni fa.
Nessuno
sa con esattezza come iniziò la nostra faida. Ma da sempre
ci siamo
combattuti e uccisi. Il nostro istinto stesso ci porta a diffidare e
a combattere questi esseri mostruosi e nei secoli passati eravamo
convinti di averli estirpati dal mondo.
Ma
come un virus o una piaga ogni tanto essi risaltano fuori dalle
pieghe del tempo, mutati e cambiati dalla natura stessa.”
Mentre
parlava un brivido mi scese lungo la schiena. L'odio che traspariva
da quella voce, mi diede il voltastomaco. Io convivevo normalmente
con i licantropi e uno di essi lo consideravo mio fratello e presto
sarebbe diventato il mio genero.
“Gli
ultimi che abbiamo incontrato, erano con te Edward. Tu li conosci e
hai avuto modo di studiarli. Cosa puoi dirci di loro?” la
voce di
Caius era ferma e severa.
Non
mi piaceva il suo tono inquisitorio.
Poteva essere pericoloso rivelargli troppi segreti o ancora di
più
accostare i miei licantropi a quelli così odiati da loro.
Per
cui iniziai a parlare lentamente vagliando accuratamente ogni parola
“Non
sono licantropi. Questo già lo sapete. Sono muta-forma. Non
hanno
nulla in comune con essi. Si trasformano quando vogliono, non sono
velenosi ne per gli uomini ne per noi. Il loro cambiare è un
difetto
genetico che si trasmette da padre in figlio. La loro
pericolosità
deriva dalla forza e dall'agire in branco. E convivono pacificamente
con noi” già pensai, fin troppo pacificamente.
Caius
grugni quello che probabilmente era un insulto.
“Edward
ha ragione Caius. Il problema che dobbiamo affrontare è
diverso. I
muta-forma di Edward non hanno nulla in comune con i nostri
nemici.” la voce di Aro era conciliante “ loro non
sono come i licantropi
che ci hanno attaccato due giorni fa.”
Lo
guardai sconcertato. Quegli esseri erano uomini non lupi!! Che
connessione c'era con i licantropi? Perché affermava
appartenessero
a questa ultima categoria? Era notte quando erano stati ricevuti
eppure non si erano trasformati per attaccare!!!!! Forse
assomigliavano a Jacob e i suoi fratelli più di quanto
potessi
immaginare?? Ma no... erano tante le differenze. La loro mente era
staccata non erano un branco. Ed erano pericolosi, molto più
pericolosi di Jacob. Potevano ferire e uccidere in forma
umana!!
Ero confuso e sconcertato.
“Credo
che sia necessario fare un passo indietro Aro, per permettere ad
Edward e agli altri di capire la situazione. Vedo dal loro sguardo
che non riescono a capire il perché siamo convinti che
questi esseri
possano essere una forma mutata di licantropi. Vai avanti
Adams” la voce tranquilla e calda proveniva da Marcus che mi
stava fissando
assorto.
Chissà
se aveva letto il legame emotivo che mi legava a Jacob?
Lo
storico riprese il discorso da dove si era interrotto “Dicevo
che
eravamo convinti della loro estinzione, ma quattro mesi fa iniziarono
le prime scomparse. Nella zona degli Urali, dove i monti sono
più
impervi, un clan di Vampiri che si era sistemato in zona, venne
distrutto. All'inizio non demmo peso alla cosa, ma con l'andare del
tempo, gli omicidi a scapito della nostra razza in quella zona
aumentarono vistosamente. Mandammo allora una squadra di tre Guardie
ma nessuno di loro fece ritorno.
Con
discrezione iniziai a raccogliere notizie e il quadro che si venne a
formare fu terrificante.
Un
intero paese è stato contagiato dal loro morbo. Di giorno
sembra un
piccolo paesino normale , composto da pochi abitanti tranquilli, ma
quando cala la sera, questi esseri hanno la possibilità di
trasformarsi in lupi e si sfamano degli umani dei villaggi vicini.
Il
problema è che non usano nessuna prudenza e le
autorità hanno
iniziato ad indagare.
Ora,
come voi sapete, non possiamo permetterci di far diventare
realtà
quello che i semplici mortali considerano favole per bambini.
Abbiamo
inviato altre Guardie come spie ma nessuno è mai tornato
fino a un
mese fa quando si è presentato Jons.
Il
poco che vi ho raccontato è quello che lui ha riferito a
Oliver
prima di morire tra atroci tormenti . Sul suo petto a unghiate era
incisa la seguente frase : Il signore della luna”.
Adams
tacque e un brivido di paura mi scese lungo la schiena.
L'idea
che esistessero degli esseri così forti da poter non solo
uccidere
un vampiro ma incidere sulla sua pelle un messaggio mi terrorizzava.
Calò
un silenzio carico di emozione “Purtroppo non ha fatto in
tempo a
raccontare molto. Quando si è presentato stava malissimo.
Soltanto
in un secondo tempo ho capito che la causa doveva essere il morso che
ho trovato sulla sua gamba. Quegli esseri non solo sono tanto forti
da uccidere in forma umana, come abbiamo visto di persona, ma in
forma di lupo il loro morso velenoso è per noi mortale e le
loro
unghie sono in grado di fare a brandelli la nostra pelle.”
Oliver
aveva riassunto il loro potenziale senza distogliere gli occhi dal
mio viso.
Questa
volta il silenzio caricò di tensione vanne interrotto da
Caius “
Ho capito male o il loro veleno non uccide immediatamente Oliver? E
sei riuscito a trovare un antidoto?”
Il
mio sguardo volò su Oliver come quello di tutti i presenti
“Hai
capito bene saggio Caius. Il veleno uccide lentamente ma
inesorabilmente fra atroci tormenti.
Sto
ancora studiando su antichi libri per cercare un antidoto universale.
Spero di trovarlo presto, ma è difficile riuscire a crearlo.
Sembra sia necessario bere per diverso tempo e diversi giorni il
veleno, mischiato ad aceto e sangue, del licantropo responsabile
della ferita. Questo ovviamente rende le cose assai complicate.
Perché non sempre si riesce a recuperare il corpo del
licantropo in
questione o il suo veleno. Le leggende riportano che i vampiri morsi
venivano spesso uccisi dai compagni per evitare i tormenti dal
momento se non si riusciva a recuperare il veleno necessario”
Nessuno
fiatava tutti stavamo pensando che se fossimo stati morsi era
praticamente nulla la possibilità di salvarsi e la morte
sarebbe
venuta per mano dei compagni o fra atroci tormenti.
“E
adesso, circa due mesi fa abbiamo mandato Alec, con tre guardie a
parlamentare con il Signore della Luna. La risposta è stata
che
avrebbero tenuto Alec con loro se noi avessimo permesso di ricevere
una loro delegazione per parlare direttamente con noi... Sapete
tutti, quale era in realtà il loro scopo!!” A
parlare era stato
Caius che non levava gli occhi di dosso da Jane, che sentivo
ringhiare costantemente.
“Ed
ecco il perché siamo qui riuniti.” a prendere la
parola era stato
Aro “ La loro venuta è stata un vantaggio. Abbiamo
saputo che
Alec è ancora vivo, benché loro prigioniero. E
abbiamo potuto
vedere il loro modo di combattere in forma umana. Abbiamo avuto
inoltre la conferma che sono in grado di trasformarsi da lupi a loro
piacimento esattamente come i tuoi amici Edward e non obbligati dalla
luna come i vecchi licantropi.”
E
dopo un attimo di pausa per dare enfasi riprese “Ora che
sapete,
dobbiamo decidere come agire. Non possiamo lasciare impunito il loro
attacco. Siamo chiamati a svolgere il nostro ruolo di protettori
dell'intera razza dei vampiri e non possiamo tirarci indietro.
Attaccheremo
e annienteremo quel covo di esseri immondi”
E
le sue parole penetrarono nelle nostre menti e aprirono ai nostri
occhi una spiacevole verità.
Stava
per scoppiare un guerra che avrebbe coinvolto l'intera Guardia di
Volterra. Una lotta difficile e senza pietà nella quale
molte
Guardie sarebbero morte.
Carlisle
Stavo
entrando in casa dall'ospedale quando sentii la voce agitata di
Jasper.
“Alice,
che hai visto?” le stava chiedendo stringendola teneramente.
Subito
mi precipitai in casa e vidi Alice in piedi con gli occhi persi in
chissà quale visione.
Mentre
tutta la famiglia si avvicinava sperando di ricevere buone notizie
Alice si riscosse e ci fissò con gli occhi sgranati dalla
sorpresa. “Ho visto Edward... combattere” .
|
Ritorna all'indice
Capitolo 23 *** Decisioni inaspettate ***
Ciao a tutte.
Cosa sta bollendo in pentola?? Bhe in questo lungo
capitolo troverete la risposta. Spero vi piaccia e ovviamente
spero che non vi stiate stufando o annoiando perchè la
situazione andrà ad ingarbugliarsi sempre di
più... un bacione a tutte e ancora grazie!!!
Capitolo
22 - Decisioni inaspettate
Edward
“Ora
che sapete come
stanno le cose. Dobbiamo decidere come agire” a prendere la
parola
era stato Caius.
“Se
vogliamo
annientarli, dovremo essere in parecchi. Sono temibili anche in forma
umana e molto pericolosi” a parlare era stato Felix.
Lui
era un Capitano
esattamente come Demetri e Jane. Erano loro che di solito si
occupavano d'intervenire quando si trattava di combattere.
“Hai
ragione Felix.”
intervenne pensieroso Aro “Sappiamo che sono almeno una
ventina e
quindi è necessario muoversi di conseguenza. Pensavo di
affidare il
comando a te Jane cara. Cosa ne pensi? So che non ti tirerai
indietro, dobbiamo attaccare se vogliamo salvare il nostro
Alec.”
“Non
sarà facile, ma
non credo che riusciranno a fermarci. Loro sono forti, ma non hanno
la possibilità di batterci. Prenderò volentieri
il comando, mio
Signore” rispose sicura e decisa Jane e a me vennero i
brividi.
La
sua vocetta da bambina
stonava visibilmente con l'odio del suo tono.
“Bene
Jane. Credo che
sia opportuno che tu sia accompagnata da Felix che guiderà i
suoi
uomini.
Su quante guardie puoi
contare Felix se partite tra una settimana?” chiese Aro
rivolgendosi al gigante a fianco a me.
“Se
dovessimo partire
adesso, ne avrei troppo poche, ma penso fra una settimana di
riuscire a recuperarne almeno una ventina. Dovrebbe rientrare fra
pochi giorni il gruppo che si è recato in
Francia.” la sua voce
era forte e decisa.
“Bene.
Inoltre vi
accompagnerà anche Demetri. Il suo dono potrebbe esservi
molto
utile” continuò Aro.
“Si,
ne sono convinta
anch'io Mio Signore. Ma vorrei chiedervi anche la presenza di Oliver.
Temo che qualche Guardia possa rimanere ferita durante lo
scontro.”
Jane aveva già preso il comando.
“Certamente
mia cara
Jane. Ci avevo già pensato” annui Aro senza
degnarsi di chiedere
al povero Oliver che cosa ne pensasse. “E poi ritengo
opportuno
che tu ti faccia accompagnare anche da Edward e Rebecca”
continuò
lanciandomi un occhiata penetrante “Il suo dono potrebbe
salvare la
vita a molte Guardie”
“No!!
Lui non sa
combattere!! Non posso rischiare di perdere qualche Guardia per
controllarlo e proteggerlo” sibilò Jane.
Ero
rimasto stupito dal
fatto che Aro mi volesse mandare in missione ma la rabbia e l'odio
che sentii nella voce di Jane mi fece salire un profondo ringhio dal
petto.
“No.
Mio Signore”
continuò Jane ignorando la mia reazione come se non fossi
presente “Sappiamo benissimo tutti che non è
affidabile. Lui non è una
vera Guardia, non rispetta la disciplina e in più ha
già
dimostrato la sua incapacità in uno scontro”
Ero
rimasto in silenzio e
fermo ma quando sentii che metteva in dubbio quello che sarebbe
stata la mia lealtà e che ancora una volta mi insultava
dandomi
dell'incapace, mi preparai a scattare. Gli avrei ficcato in gola
nuovamente le sue parole infischiandomene delle conseguenze.
Furono
le braccia forti
di Felix a trattenermi e probabilmente a impedirmi di contorcermi per
terra dal dolore. “Fermo ragazzo. Stai bravo” mi
sussurrò mentre
mi bloccava.
Veloce
Rebecca mi
abbracciò posandomi le dita sulle mie labbra in un gesto
eloquente.
“Perdonami
Jane. Ma
credo invece che Edward possa essere molto utile. In fondo se non
fosse stato per lui, i nostri Signori sarebbero morti due giorni
fà”
a parlare era stato Demetri che fissava Jane enigmatico.
“Non
metto in dubbio
l'utilità del dono, Demetri. Ma la sua capacità
di non farsi
ammazzare, con azioni avventate” sogghigno Jane, guardandomi
e
aspettando sorridendo una mia reazione.
Mi stava deliberatamente
provocando!
“Il
ragazzo ha
dimostrato di essere veloce e coraggioso. Ha solo bisogno d'imparare
alcune tecniche di combattimento. Perché non insegnargli?
Abbiamo
una settimana a disposizione” intervenne Felix, che
continuava a
tenermi stretto.
“Sei
un illuso Felix. Le guardie impiegano mesi prima di ricevere un
addestramento
adeguato. Come puoi pretendere che lui impieghi solo una
settimana?”
il tono di Jane era sempre di scherno mentre mi fissava con il suo
sorrisino provocatorio.
“E'
vero.” intervenne
nuovamente Demetri “ma gli altri imparano in gruppo e la
maggior
parte sono neonati incapaci di controllarsi completamente. Se Ilmi e
Kong si occupassero solo di lui, farebbe molto prima. E poi... non
credo che tocchi a te, Jane carissima, decidere sulla sua preparazione
o meno al combattimento!” Il suo tono di sfida mi
lasciò sbalordito. Non credevo avesse il coraggio di opporsi
alla
bella vampira in quella maniera decisa.
“Ho
l'impressione che
tu lo stia proteggendo un po' troppo Demetri. Non farti coinvolgere
Capitano!” gli rispose acida Jane, rimarcando a chi era stato
affidato il comando.
“Pace
amici miei. Nessuno protegge Edward... Jane. Ma penso anch'io che non
tocchi a
noi giudicarlo.” Aro si era alzato e aveva fulminato con lo
sguardo prima quella sadica vampira poi Demetri. Il messaggio era
chiaro, non sarebbero stati tollerati litigi.
Camminando
lentamente si
portò di fronte a me. “Nessuno ancora ti ha
chiesto che cosa ne
pensi tu, Edward. Ma ti ricordo che hai giurato di obbedirci,
intendi mantenere fede alla tua parola?”
Lo
guardai. Non mi
piaceva essere una Guardia, non avevo scelto di mia volontà
quella
vita.
Ma non avrei mai tradito la mia parola e non mi sarei mai
tirato indietro di fronte a un pericolo. Forse stavo cambiando,
forse l'aria di Volterra stava minando il mio essere nel profondo
perché deciso guardando in faccia prima Jane e poi Aro mi
inginocchiai e abbassata la testa in segno di obbedienza con voce
ferma dissi “Sono una Guardia e non rimangerò la
mia parola. Sono
ai tuoi ordini Mio Signore Aro. E se lo riterrete opportuno
combatterò per Voi.”
Un
largo sorriso apparve
sul volto di Aro “Benissimo oggi pomeriggio inizierai il tuo
addestramento. A decidere se parteciperai o meno saranno Ilmi e Kong
che si occuperanno di te per tutta la settimana.” poi si
voltò e
girandosi verso tutte le Guardie riprese la parola “Fra una
settimana i nostri soldati della Guardia partiranno a portare
giustizia sui monti Urali.
Così è stato deciso!!!
E adesso tranne Jane,
Demetri, Ilmi e Kong potete andare tutti.”
Alzandomi
ingoiai il
veleno che mi era sceso in bocca in conseguenza della rabbia verso
Jane e prendendo Rebecca per mano mi avviai con gli altri seguendo
Felix.
Ma
Aro non aveva ancora
finito e voltatosi verso di noi lo chiamò.
“Felix,
accompagna
Edward in camera sua e controlla che si riposi. Poi quando saremo
pronti lo scorterai al campo di addestramento. Voglio che tu ti
occupi di lui per questo periodo.”
Lui
abbassò la testa in
segno di obbedienza e si voltò verso di me
“Andiamo ragazzo.”
Mi
voltai un ultima volta
ad ammirare la stanza poi con Rebecca per mano segui Felix nella mia
camera.
Una
volta arrivati mi
sdraiai sul letto con la mente persa agli avvenimenti di poco prima.
Mi sentivo stanco ma nello stesso tempo ero eccitato all'idea di
venire addestrato come una vera Guardia.
Come
un bambino che vede
e desidera un giocattolo nuovo, l'addestramento mi sembrava la cosa
più bella di questo mondo. Avrebbe spezzato la monotonia del
mio
lavoro.
Rebecca
iniziò ad
accarezzarmi la guancia, sentiva la mia agitazione ed io le presi la
sua mano con la mia “Va tutto bene Rebecca, non ti
preoccupare per
me. ”.
Lei
mi guardò enigmatica
poi si sdraio affianco a me e posando il capo sulla mia spalla mi
lasciò con i miei pensieri.
Carlisle
Le
parole di Alice
risuonarono lontane, il mio cuore si rifiutava di accettare e
capire il loro significato
“Cosa
intendi per...
combattere, Alice” le chiesi quasi a conferma di quello che
le mie
orecchie avevano sentito
Lei
si guardò intorno.
Non sembrava preoccupata o spaventata come avrebbe dovuto, ma
piuttosto stupita.
“Sta
combattendo. Ma
non è in pericolo... sta... giocando” ci guardava
come a chiedere
una conferma che non potevamo darle.
“Sta
giocando?”
chiese Emmett “E bravo il mio fratellino. E noi che ci
preoccupiamo tanto per lui” affermò ridacchiando.
Anche
a noi si dipinse
subito sul volto un allegro sorriso. Stava giocando... era una cosa
meravigliosa saperlo in salute e allegro.
“Bene,
bene, a quanto
pare non sono poi così egoista. Vero Carlisle?” la
voce tagliente
di Bella mi riportò alla realtà.
Mi
ritrovai ad annuire “E
non sai quanto ne sia felice Bella” le confermai ridacchiando
“Anch'io
Carlisle,
anch'io” affermò buttandomi le braccia al collo e
stringendomi
affettuosamente “Grazie di tutto, papà”
mi mormorò
all'orecchio.
Le
sorrisi e le feci una
carezza sulla testa mentre guardavo Nessi e Jacob che festeggiavano a
modo loro quella bella notizia “Ehm... ragazzi” li
richiamai alla
realtà.
“Ops.
Scusa nonno”
sorrise maliziosa la nostra piccola Nessi arrossendo vistosamente.
Ma
la nostra felicità
venne interrotta dalla voce tesa di Jasper “Con chi stava
combattendo Alice? Lo hai visto? E c'era sempre lo specchio con
lui?”
Lo
avrei smembrato
volentieri, era preoccupato e aveva trasmesso il suo stato d'animo a
tutti noi.
“Oh
no, Jasper. Cosa
stai facendo?” a lamentarsi era stata Rosalie che si era
accorta
come me di essere stata influenzata da lui.
“Scusate”
mormorò
mentre si sforzava di spargere buon umore
“Lascia
perdere Jasper.
Tanto ormai il danno l'hai fatto.” brontolò Emmett
“Hai visto
niente Alice?”
“Stava
combattendo con
un vampiro di origine orientale. E le stava prendendo”
ridacchiò.
“Aveva
i capelli lunghi
intrecciati e una cicatrice sulla fronte?” chiesi
preoccupato. Se
la mia deduzione era giusta Edward non stava giocando.
“Si
Carlisle” annui
Alice studiandomi stupita.
“Non
sta giocando
ragazzi. Quello che hai visto è Kong....” non feci
in tempo a
finire la frase
“L'addestratore
delle
Guardie” mi interruppe Jasper “ lo
temevo.”
“Come
addestratore?”
chiese Emmett chiaramente stupito.
“Significa
Emmett, che
Edward sta imparando a diventare una vera Guardia combattente e che
quando tornerà a casa io e te non riusciremo più
a batterlo nemmeno
se lo attacchiamo insieme” rispose tetro Jasper
“Ma
perché?” chiese
la mia dolce Esme “Perché insegnargli a combattere
se tra poco più
di un mese sarà di nuovo a casa?” l'apprensione
nella sua voce
era contagiosa.
“Non
lo possiamo
sapere” affermai mesto “anch'io non riesco a capire
quale possa
essere il motivo”
Rimanemmo
tutti in
silenzio. Ognuno perso nei propri pensieri. Vedevo Emmett scuotere la
testa e sorridere, probabilmente stava pensando alle lotte che
avrebbe potuto fare con suo fratello.
Ma
io non ero tanto
contento.
Volterra
stava cambiando
il mio ragazzo profondamente.
Non
solo aveva iniziato
ad alimentarsi con il sangue umano cacciando e uccidendo, ma adesso
sarebbe diventato una vera e temibile Guardia. Senza contare
l'affetto che in qualche modo l'univa a quella misteriosa e bellissima
vampira dai capelli rossi.
Se
fosse tornato a casa
non sarebbe più stato il nostro dolce Edward, ma una Guardia
di
Volterra in congedo temporaneo. Forse alla porta si sarebbe
presentato un estraneo... sempre che intendesse fare ritorno da noi.
E
una profonda amarezza
mi strisciò lentamente nel cuore scavando la sua tana. E da
lì
sarebbe riemersa in tutta la sua potenza ad oscurare i miei occhi e
la mia mente quando finalmente ci saremmo rincontrati nella
situazione tragica che il destino ci stava preparando.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 24 *** Una Guardia da addestrare ***
Ciao a
tutte eccomi con un nuovo capitolo nel quale seguiremo Edw nel suo
primo giorno di allenamento. Come se la caverà??
Lo vedrete subito.!!
Un bacione a tutte e grazie
Capitolo
23 - Una Guardia da
addestrare
Edward
Ero
di nuovo a terra.
Non
era ancora sorto il
sole che Felix era venuto a prenderci.
In
silenzio nervoso e
teso come se dovessi affrontare un esame l'avevo seguito nei corridoi
con Rebecca per mano.
Mi
aveva portato in un
piccolo cortile, circondato dalle solite alte mura che ci avrebbero
protetto dagli occhi indiscreti. Per terra l'erbetta verde era un
morbido tappeto destinato ad essere annientato nei prossimi giorni.
Solo qualche rara quercia era sparsa lungo il perimetro.
Nel
centro del cortile
Kong ed Ilmi mi aspettavano in maglietta nera chiacchierando tra di
loro.
“Benvenuto
Edward.
Spero che tu ti sia abbastanza riposato, ragazzo”
iniziò Ilmi
squadrandomi dalla testa ai piedi. Il suo fisico imponente mi metteva
a disagio ma mai quanto i suoi occhi rossi e penetranti che
risaltavano sulla sua carnagione d'ebano.
Mi
limitai ad annuire
intimidito. Sapevo che dovevano giudicarmi oltre che insegnarmi e i
loro pensieri erano carichi di superiorità nei miei
confronti. Loro
erano gli Addestratori con la A maiuscola, ed erano tra i
più forti
e potenti fra le Guardie di Volterra.
“Bene,
allora
procederemo così. Oggi ti insegneremo a difenderti. Ma per
farlo
dobbiamo prima capire cosa sai fare. Inizierai a difenderti dai miei
attacchi, mentre Kong studierà i tuoi movimenti. Poi faremo
il
contrario. Abbiamo due modi molto diversi di attaccare e vogliamo
vedere come te la cavi. Tutto chiaro ragazzo?”
Annui
di nuovo mentre lo
scrutavo di sottecchi prendendo confidenza con la sua mente
“E' un impresa
disperata. E' stato trasformato giovane e si vede da come si muove
che non ha mai combattuto seriamente. Anche i muscoli non sono tanto
sviluppati. Speriamo sia almeno veloce”
Scocciato
dai suoi pensieri, mi levai la mantellina che mi avrebbe dato
fastidio e mi misi in posizione di difesa, conscio che non sarebbe
stato facile.
Con
la coda dell'occhio vidi Rebecca sedersi a un paio di metri dietro le
mie spalle affianco a Felix che sembrava tutto contento.
Probabilmente si sarebbe divertito un mondo a vedermi atterrare da
Ilmi.
Ed
aveva ragione. Nel giro di tre minuti ero stato atterrato tre volte,
trovandomi i suoi denti all'altezza del collo.
“In
piedi Edward. Voglio credere che tu possa fare di meglio” mi
stuzzicò prendendomi per il polso per aiutarmi ad alzarmi.
Mi
voltai veloce per guardare Rebecca. E lei mi sorrise come per
incoraggiarmi.
Vidi
Kong avvicinarsi veloce “Sei troppo distratto Edward. Rebecca
per
favore vieni a sederti vicino a me dietro a Ilmi in modo che Edward,
non debba voltarsi per vederti”
Aveva
ragione, sentivo Rebecca distante e non potendola vedere ero
agitato.
“Ecco...
cosi. Adesso Edward, cerca di concentrarti per favore”
continuò
Kong quando vide Rebecca sedersi e sorridermi da dietro la schiena di
Ilmi. Ci eravamo dimenticati che Rebecca è la sua
simbionte. E
questo complicherà parecchio le cose durante la battaglia.
Per
ora, facendola spostare, dovrebbe riuscire a concentrarsi meglio .
Non voglio abbia in testa altri pensieri che quello di combattere.
Non deve distrarsi ulteriormente.
Svuotai
la testa dei suoi pensieri e mi concentrai su Ilmi.
Lottammo
a lungo. Lui attaccava ed io provavo a difendermi. Riuscivo ad
entrare nei suoi pensieri e a prevedere i suoi attacchi ma spesso non
riuscivo a fermarli. Su dieci attacchi ne bloccai cinque e la cosa
sembrò piacere ai miei istruttori.
“Bene
Edward. Temevo peggio.” mi sorrise Kong “adesso
proviamo a
cambiare e vediamo come te la cavi”
Fu un
disastro. I pensieri di Kong erano velocissimi e penso avesse capito
quanto mi affidavo alla mia dote, perché iniziò a
colpirmi senza
darmi il tempo di decifrare la sua mente.
Ero
sempre a terra.
Il
sole era ormai alto nel cielo quando si fermò
“Adesso basta
Edward. Vatti a sedere vicino a Rebecca e prendi fiato che devo
parlare con Ilmi”
Annui
di malavoglia e mi sdraiai a fianco a Rebecca che mi guardava
sorridendo enigmatica.
Rimasi
lì in silenzio, con lei che mi accarezzava i capelli, a
guardare le
nuvole che ogni tanto oscuravano il sole passando veloci sulla nostra
testa.
“Edward
vieni qui” a chiamarmi era stato Ilmi che in piedi accanto a
Kong
mi spettava con lo sguardo severo.
Mi
avvinai velocissimo e loro si scambiarono uno sguardo d'intesa.
“Bene
ragazzo. Rispondici solo a questa domanda. Hai combattuto molto
peggio con Kong, perché? Che differenza hai trovato fra di
noi? Eri
stanco o c'è qualche altro motivo?”
Li
guardai imbarazzato “I tuoi pensieri Ilmi, sono
più lenti.
Riuscivo a capire il tipo di attacco che volevi farmi anche se non
riuscivo sempre a fermarlo” accennai sperando che non si
offendesse.
“Avevo
ragione” ridacchio Kong. “Si affida totalmente al
suo dono.”
Ilmi
annui “Bene Edward. Effettivamente la tua dote ti viene molto
utile
in battaglia e sei anche molto veloce malgrado la potenza e la forza
siano scarse. Adesso ti insegneremo le mosse che si possono fare per
fermare efficacemente i colpi e poi inizieremo nuovamente a
combattere in modo che tu possa imparare ad applicarle nel modo e
momento giusto a seconda dell'attacco portato. Mettiti in posizione
di difesa!”
Passai
le ore successive a imparare i vari modi per fermare e schivare gli
attacchi portati a turno dai due istruttori mentre l'altro a fianco a
me mi correggeva e mostrava gli errori.
Soltanto
in tardo pomeriggio iniziammo nuovamente a combattere. Mi difendevo
molto meglio ma malgrado questo finivo sempre per terra ammaccato. Se
anche paravo un colpo, mi veniva portato di seguito un altro e un
altro ancora fino a quando un mio errore mi faceva ruzzolare sul duro
terreno.
Ero
esasperato, se provavo a rispondere ai colpi si fermavano e mi
sgridavano rimproverandomi che non era il momento giusto e che dovevo
solo difendermi e non attaccare. Non avevo scelta potevo solo provare a
non prenderle più di tanto.
Quando,
per l'ennesima volta, cadendo per terra sentì un forte
dolore alla schiena, esasperato con un ringhio mi rigirai e attaccai a
testa
bassa Ilmi che si era voltato soddisfatto di essere riuscito ad
atterrarmi.
Fu
Felix a bloccarmi per le spalle dal dietro. “Fermati Edward,
che
cosa stai facendo?” mi rimproverò.
Sentivo
il veleno uscire dalla mia bocca, mentre l'istinto si era impadronito
di me.
“Finalmente”
sorrise Kong. “C'è ne voluto per far uscire il tuo
istinto
ragazzo. Devi imparare ad usarlo. Ad imprigionarlo per i tuoi scopi,
ma a farti condurre da lui. Il solo sapere le mosse non basta in un
combattimento. Lascialo andare Felix. Preparati Edward”
E con
un balzò mi attaccò. Lasciai il mio istinto
libero governato dal
mio dono e dalle nuove conoscenze. E per la prima volta Kong dopo una
serie infinita di colpi si fermò sorridente.
“Bene,
bravo ragazzo. Finalmente ci siamo. Hai imparato a difenderti in
maniera soddisfacente.”
Non
aveva finito la frase che vidi Sirius avvicinarsi incantato da quello
che aveva visto
“Aro
ha bisogno di Edward questa sera.” riferì ai miei
istruttori
allontanandosi poi velocemente guardandomi intimorito e disgustato.
“Bene.
Tanto è giusto che Edward si riposi un po'. Ci vediamo
più tardi.
Quando è libero e riposato portalo di nuovo qua Felix. A
dopo
ragazzo” mi salutarono i due insegnanti.
Rebecca
e Felix si avvicinarono e insieme ci dirigemmo alla mia stanza. Felix
mi concesse giusto il tempo di cambiare la camicia, la mia era
finita a brandelli, che mi ritrovai in ginocchio a svolgere il mio
lavoro per Aro.
Non
durò tanto. Era ancora notte che Aro mi mandò a
riposare. Qui
malgrado la mia reticenza Rebecca mi fece sdraiare sul letto e
posandomi le labbra sulla fronte mi costrinse a scivolare nel buio.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 25 *** Botte e presagi ***
Ciao eccomi con un nuovo
capitolo. L'addestramento continua, tutto sembra
andare per il meglio... ma...
Vi lascio a leggere e
aspetto i vostri commenti... bacioni a tutte...
Ps: un pensiero e un
abbraccio a chi ancora stamattina è stato colpito dal
terremoto... mi spiace tantissimo e speriamo che finalmente la terra ci
lasci in pace...
Capitolo
24 - Botte
e presagi
Edward
Quando
ritornai nel
cortile d'addestramento era appena sorta l'alba anche se sembrava
ancora notte.
Eravamo
avvolti dalle
nuvole mentre una pioggerellina insistente aveva formato delle
pozzanghere per terra. La pioggia non accennava a smettere e con
una smorfia notai che entrambi i miei istruttori erano a torso nudo. I
loro muscoli modellati e potenti guizzavano sotto la pelle mentre
chiacchieravano tranquillamente.
“Ciao
Edward. Mettiti a
torso nudo, sotto l'acqua è più comodo”
ridacchiarono convinti
di mettermi in difficoltà. Avevo un fisico magro, asciutto,
un
fisico da diciassettenne non certo forte e potente come il loro.
Con
un sorrisino stampato
sul volto mi spogliai, del tutto indifferente alla pioggia. C'ero
abituato e non mi dava alcun fastidio. Se credevano il contrario si
sbagliavano di grosso. E se pensavano di mettermi in
difficoltà
mostrandomi i loro fisici perfetti, s'illudevano alla grande.
Poi
incominciammo ad
esercitarci come il giorno precedente e dopo avermi fatto fare un bel
ripasso sulle mosse difensive iniziarono a farmi attaccare.
Seguirono
lo stesso
schema del giorno precedente con la differenza che stavolta a fine
giornata ero un mostriciattolo di fango. Non avevo una parte del
corpo asciutta o pulita e avevo anche l'impressione che il fango mi
fosse entrato perfino nel naso e nelle orecchie.
Nel
complesso, con grande
disappunto da parte loro e grande delusione mia, me la cavai molto
peggio. Il mio dono non mi aiutava molto in quanto ero io a dover
attaccare e questo mi impediva di servirmene con risultati per me
assai dolorosi. Ero sempre per terra. Non c'era verso di penetrare
le loro difese e con poche mosse mi neutralizzavano facilmente,
divertendosi poi a farmi affogare nel fango abbondante.
Fu
Felix a un certo punto
a fermarli “Basta ragazzi. Non vedete che non riesce quasi
più a
muoversi?”
Loro
si guardarono “Va
bene Felix, portalo in camera a darsi una ripulita e a riposarsi un
po'. Noi andiamo a parlare con Aro.”
“No!”
esclamai
spaventato dall'idea che volessero lasciar perdere con me. Dovevano
darmi più tempo ma potevo farcela “Posso imparare.
So che ho da
lavorare ancora, ma posso farcela”
“Certo
Edward.” Rispose divertito Kong “non intendiamo
gettare la spugna con te.
Aro ci ha chiesto di insegnarti in una settimana e noi intendiamo
riuscirci. Gli chiederemo semplicemente di lasciarti libero presto.
Sei stanco e devi riposarti. Il lavoro presso di lui stanca la tua
mente e non ti aiuta a combattere. Per cui fai il bravo e segui
Felix.”
Mi
allontanai a testa
bassa demoralizzato e dopo una doccia calda per ripulirmi mi buttai
sul letto. Passai le ore successive a pensare alle mosse, e ad
esercitarmi nella mia mente con grande disappunto di Rebecca che
avrebbe preferito mi rilassassi pensando ad altro.
Effettivamente
quella
notte lavorai solo un paio d'ore e poi fui ricondotto in camera con
l'ordine di riposarmi. Non chiusi nemmeno gli occhi e quando Felix mi
venne a chiamare ero ancora agitato. Volevo dimostrargli che avevo
imparato bene e continuavo a ripassare le mosse nella mia mente,
malgrado Rebecca mi tenesse il broncio.
Per
fortuna aveva smesso
di piovere e il fango si era solidificato un pochino.
Le
botte però non
diminuirono affatto e la lotta durò tutto il giorno.
Illuminati da
un pallido sole malato i miei istruttori continuarono a mettermi alla
prova e a correggermi con una pazienza infinita. Solo al suo tramonto
decisero di farmi prendere fiato.
“Vai
vicino a Rebecca.
E riposati per un oretta Edward. Stai rallentando i movimenti e
questo ti penalizza parecchio visto che la velocità
è molto
importante nel tuo modo di combattere” annui grato. Ero
veramente
stanco, soprattutto mentalmente e andai volentieri a sdraiarmi a
fianco di Rebecca.
Lei
mi abbracciò tenera
e iniziò a giocare con i miei capelli infangati
arruffandoli. Le
sue carezze mi rilassarono e quando iniziammo nuovamente a combattere
ero più tranquillo.
“Bene
Edward. Sei
molto migliorato. Adesso vogliamo vedere come te la cavi a liberarti
dalle prese. E' importante nel caso qualcuno riesca a bloccarti saperti
liberare velocemente”
Con
mia grande
soddisfazione notai che non me la cavavo troppo male. Certo liberarsi
da Ilmi era quasi impossibile perché le sue braccia erano di
ferro,
ma la mia velocità e il corpo magro mi aiutarono
più di quello che
credetti.
Erano
soddisfatti e presi
congedo da loro pieno di speranze.
Anche
quella notte passò
come la precedente e in mattinata iniziammo a combattere sul serio
senza esclusione di colpi.
Stavolta
per vincere non
bastava far cadere l'avversario o bloccarlo bisognava pretendere la
sua resa.
Come
al solito iniziai
molto male ma presto il mio dono mi portò ad avere grandi
vantaggi.
Solo nel tardo
pomeriggio Kong grugni soddisfatto “Bravissimo Edward. Te la
cavi
molto bene. Ma vorrei chiederti di fare un ultima prova. Credo il tuo
dono sia per te fondamentale ma vorrei vedere come te la cavi se non
riesci a utilizzarlo.”
Lo
guardai stupito poi
sorridendo gli risposi “ Non posso spegnerlo Kong. Fa parte
di me.”
Lui
mi guardò ed annui
poi si voltò “Rebecca vieni qua. Ho bisogno del
tuo aiuto.”
Lo
guardai strabuzzando
gli occhi. Era vero Rebecca era immune al mio talento.
“Non
credo sia una
buona idea...” cercai di protestare. Non mi andava di
combattere
contro di lei.
“Edward
non discutere.”
iniziò Ilmi “Forza Rebecca, vieni”
La
vidi alzarsi e levarsi
la mantellina, poi si portò davanti a me e mi sorrise.
Mi
misi dritto. Non
volevo combattere contro di lei.
“Hai
paura Edward?”
mi canzonò Ilmi.
“Non
voglio combattere
contro di lei” gli risposi dando la schiena a Rebecca per
allontanarmi.
Fu
una pessima mossa, lei
mi attaccò e senza sforzo mi buttò per terra
cadendo sopra di me.
Poi posò le sue labbra sul collo mollandomi un sonoro bacio.
“Uno
a zero per
Rebecca.” rise Kong.
“Forza
Edward. Ho
scommesso su di te.” mi incitò Ilmi.
Mi
tirai su e la studiai.
Era bella e pericolosa. Molto pericolosa. Mi misi in guardia e i
nostri corpi iniziarono una danza perfetta.
Dopo
un paio d'ore i due
addestratori ci fermarono. Eravamo pari. Non potevo usare il dono ma
in qualche modo sapevo cosa pensava e dal modo di muoversi riuscivo a
capire cosa intendeva fare. Era una parte di me e in qualche modo io
ero una parte di lei.
“Bene
ragazzi basta.
Siete stati in gamba.” Kong sorrideva. “Adesso
vatti a riposare
Edward. Questa notte Aro ha bisogno di te. Ci vediamo
domattina”
Annui
e insieme a Rebecca
ci dirigemmo alla stanza.
Ero
confortato e allegro.
Me
la stavo cavando e
combattere contro Rebecca era stata una strana esperienza.
Eravamo
molto più legati di quanto credessi.
Carlisle
Non
ero tranquillo. E con
me anche Esme. L'avevo messa a parte dei miei dubbi e insieme eravamo
convenuti che Edward doveva essere in pericolo.
Solo
così si sarebbe
potuto giustificare l'addestramento alla lotta a cui veniva
sottoposto.
Tacemmo
con tutti gli
altri il nostro tormento beandoci di quella calma apparente che aveva
invaso la nostra famiglia.
E
quando quella sera vidi
Alice cadere sulle ginocchia portandosi le mani sugli occhi mentre il
corpo veniva scosso dai singhiozza mi sentii morire.
“Alice,
cosa è
successo ad Edward?” le chiese Esme tremante.
Lei
alzò gli occhi gonfi
e grossi incapaci di far uscire quelle lacrime che tanto avrebbe
voluto per guardarci con il volto carico di dolore.
“Non
si tratta di lui,
mamma...” e le sue parole suonarono come una condanna a morte.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 26 *** Una coppia inseparabile ***
Ciao
eccomi con un nuovo capitolo. Il titolo potrebbe far pensare
a Edw e Bella e invece si riferirà a una nuova coppia...
Volevo solo dirvi
che questa FF è stata scritta diverso tempo
fà e precisamente prima dell'uscita di Eclipse.
Perchè vuoi dircelo? potreste chiedervi... La
risposta è semplice nella prima parte del capitolo
c'è una scena che ricoda molto l'allenamento fra Jasper e
Alice... bhe vederla sul grande schermo dopo averla scritta mi ha fatto
felice e non volevo pensaste che ho "rubato" l'idea al film.
Quindi adesso vi
lascio a scoprire ciò a cui mi riferisco e una
altro piccolo indizio sulla visione preoccupata di Alice.
Buona lettura...
Capitolo
25 - Una coppia
inseparabile
Edward
Era
il penultimo giorno
di addestramento. La notte passò veloce al servizio di Aro
che
cercava di farmi lavorare il meno possibile. Quando ebbi finito
Felix mi riaccompagnò nella mia stanza dove Rebecca
provò a farmi
scivolare nel buio invano. Solo alle prime luci dell'alba sfinito
crollai cullato da lei.
Era
tarda mattinata
quando mi sentii scuotere da Felix “Alzati ragazzo. Devi
andare
ad allenarti. Forza andiamo”
Ero
ancora un po'
stordito quando arrivammo nel solito cortile. Avevo accumulato
tantissima stanchezza e stentavo a ragionare con lucidità.
“Levati
la camicia e
mettiti questa maglietta Edward. Oggi facciamo sul serio”
Kong mi
aveva lanciato una maglietta nera come la loro ed io ubbidii mentre
lasciavo che il vento mi finisse di svegliare.
Iniziai
subito a
combattere contro Ilmi e con mia grande soddisfazione riuscii ad
atterrarlo.
“Bravissimo
Edward. Sei stato molto bravo” si complimentò Kong
“Ma adesso vediamo
come te la cavi se ti attacchiamo insieme”. Ovviamente non
riuscivo a gestirli insieme e per un attimo ebbi il sospetto che si
divertissero da morire a picchiarmi. Mi misi nuovamente in piedi,
ancora barcollante, dopo essere stato atterrato non so quante volte
e iniziai ad arretrare verso il muro. Volevo evitare di essere
circondato. Con la coda dell'occhio vidi Kong, sorridermi e annuire
soddisfatto, mentre entrambi avanzavano pronti ad attaccare.
Alzai
gli occhi un attimo
e mi resi conto che mi ero avvicinato a una bellissima quercia che
con le sue fronde portava ombra al prato. In un attimo salii sopra e
veloce come un puma mi lanciai sui miei istruttori. Li colsi
completamente di sorpresa. Loro abilissimi non avevano mai combattuto
in un bosco e non s'immaginavano di poter venire attaccati dall'alto.
Stavano ancora cercandomi disorientati dalla mia sparizione
improvvisa, quando in un secondo li atterrai entrambi e prima che
capissero cosa fosse successo feci finta di morderli sul collo.
Sentii
una risata
rimbombare nel cortile. Felix stava ridendo tutto felice godendosi
lo spettacolo “Edward. Sei proprio tutto particolare. Non
avevo
mai visto una tecnica simile” Kong e Ilmi si alzarono e
mentre
Ilmi si ripuliva dall'erba scocciato, Kong alzò gli occhi
sull'albero scuotendo la testa.
“Non
si può dire che
ti manchi la fantasia Edward. Mai visto nulla di simile”
ridacchio
mettendo una mano intorno alle spalle di Ilmi. “A quanto
pare, il
nostro ragazzo, ha imparato più che bene.”
continuò sorridendo.
“Già” confermò Ilmi
“non mi era mai capitato” continuò a
brontolare.
Io
ero fermo in piedi
attento alle loro mosse, cercando di leggere nei loro pensieri “E'
molto furbo e sicuramente è vissuto in un modo molto diverso
da noi.
Lui è abituato a convivere con i boschi e gli alberi. In un
ambiente
del genere è molto più temibile.” i
pensieri di Kong erano decisamente piacevoli mentre Ilmi continuava a
pensare alla fortuna dei principianti.
“Bene
Edward. Diciamo che sai combattere in maniera sufficiente”
Ilmi non
voleva ammettere che ero diventato bravo e lo guardai con aria
scettica.
“Iniziamo
di nuovo e vediamo adesso come riesci a cavartela” mi disse
con un
ringhio e un sorrisetto che non prevedeva niente di buono “Non
ti montare la testa , ragazzo!!”.
“Felix
per favore, porta Rebecca via dal campo” continuò
Kong lanciandomi
uno sguardo divertito.
Lo
guardai terrorizzato. Senza di lei non sarei stato in grado di
combattere, anzi neanche di reggermi in piedi. Anche Felix
sembrò
stupito da quell'ordine, ma presa Rebecca per un braccio
iniziò a
trascinarla lontano. Lei lo seguiva restia guardandomi intensamente,
preoccupata e spaventata proprio come me.
“Lei
è il mio simbionte, non posso stare senza di lei”
iniziai a
spiegargli mentre mi allontanavo per seguirla.
Le
mani forti di Ilmi mi bloccarono le braccia dietro alla schiena
“Stai
fermo ragazzo.” lo guardai e provai a liberarmi
divincolandomi come
mi avevano insegnato.
Kong
si portò di fronte a me e mi bloccò la testa. I
suoi occhi rossi e
penetranti mi guardavano mentre io iniziavo ad affogare sentendo che
il panico stava invadendo il corpo.
“Fermo
Felix” gridò Kong. Poi studiò il mio
viso stravolto dall'ansia
che si era impadronita di me.
“Sei
metri. Non di più. Già adesso è
completamente stravolto. In
battaglia si farebbe uccidere per raggiungerla.” Ilmi annui e
sentii Kong gridare “Ritornate qua, Felix”
Poi
sentii Ilmi mollare la presa e come un razzo mi fiondai tra le
braccia di Rebecca.
Lei
iniziò a coccolarmi mentre le posavo la testa sulle spalle
godendo
di quel senso di sicurezza che tanto mi era mancato.
I
miei istruttori ci guardavano chiaramente preoccupati. Non erano
abituati a vedere scene simili. E con pazienza aspettarono che fossi
pronto a ritornare da loro.
Dopo
pochi minuti mi staccai da lei, finalmente tranquillo e dandole la
mano mi avvicinai a loro e a Felix .
“Questo
del simbionte è un bel problema Edward”
iniziò Ilmi scrutandomi
preoccupato e lanciando occhiate dubbiose a Kong.
“Ci
spiace averti fatto stare male, ma dovevamo capire fino a che punto
sei dipendente da lei” continuò Kong.
“Non hanno scelta Ilmi.
Devono imparare a combattere in coppia, a difendersi come un sol
uomo, altrimenti saranno distratti e rischiano di farsi uccidere. Non
potete permettervi di allontanarvi più di tanto l'uno
dall'altro. Dovrete imparare a muovervi in sincronia, a capire e
interpretare i movimenti dell'altro. Abbiamo ancora un giorno, e da
adesso in poi combatterete in coppia contro di noi. Dovete
imparare... non avete scelta” e la sua voce si
abbassò in un
sussurro carico di tristi presagi “Se uno di voi due
rimanesse
ucciso o ferito, sarebbe la fine anche per l'altro.”
Carlisle
“Cosa
è successo Alice, ti prego spiegati” cercai di
confortarla e
nello stesso tempo capire cosa potesse aver mai visto di
così
tragico.
“Dov'è
Jacob?” ci chiese guardandosi intorno.
“E'
a caccia con Nessi e Jasper” le dissi sempre più
agitato
“E'
successo qualcosa ai ragazzi?” chiese Esme preoccupatissima
come
tutti noi.
“No.
Ma devo parlare con lui. E' giusto che sia lui a saperlo per
primo”
rispose Alice alzandosi
“Sapere
che cosa?” le chiese Emmett.
“Vieni.
Anzi venite tutti andiamo a cercarli. Lui e voi dovete sapere.
Dobbiamo partire al più presto non c'è molto
tempo ormai” la voce
decisa e triste era lo specchio dei suoi occhi.
Confusi
e disorientati la seguimmo in silenzio.
Presto
avremmo capito che cosa aveva visto e il perché volesse
parlare con
Jacob.
Presto
la nostra famiglia si sarebbe divisa lacerata da due
necessità
impellenti.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 27 *** Divisioni ***
Ciao
eccomi. Adesso è l'ora di scoprire cosa ha visto Alice e di
scoprire come se la cava Edward a combattere con Rebecca. Ma
ciò che aspetta entrambi è qualcosa
d'inaspettato, qualcosa che metterà a dura prova tutti
quanti ...
Vi lascio in
compagnia del capitolo e vi auguro buona lettura... siamo sull'orlo del
baratro... le prossime scelte saranno determinanti ...
Capitolo
26 - Divisioni
Edward
Anche
l'ultimo giorno lo passammo come il precedente.
Dopo
il lavoro con Aro ci recammo nuovamente nel solito cortile.
Combattemmo
e combattemmo ancora. Io e Rebecca contro Ilmi e Kong. Ma i
risultati erano sconfortanti. E la colpa era la mia.
Era
estenuante. Ogniqualvolta vedevo Rebecca in difficoltà
perdevo
completamente la testa, incapace di fare altro che non correre a
proteggerla senza badare alle conseguenze.
A
nulla valevano i rimproveri dei miei due istruttori.
Quando
la vedevo in pericolo, mi disinteressavo completamente del mio
avversario e cercavo solo il modo di raggiungerla più
velocemente
possibile esponendomi a rischi inutili e facendomi abbattere
velocemente e tranquillamente da loro.
Lei
era più fredda e calcolatrice. Se mi vedeva in
difficoltà si
portava in mia protezione ma non si esponeva mai ai loro attacchi
dandomi così il tempo di riprendere a combattere.
Io
invece finivo in continuazione atterrato troppo distratto dal suo
comportamento, troppo attento a controllare dove fosse e i suoi
movimenti, per badare a cosa stavo facendo.
Ilmi
e Kong, mi sgridavano in continuazione, ma era più forte di
me.
“Adesso
basta Edward. Cerca di ragionare. Altrimenti non ti lasceremo
partire. Ti farai ammazzare e farai uccidere anche lei. E' questo che
vuoi?” Kong aveva perso la pazienza.
Mi
lasciai scivolare in ginocchio. Ero stanco e non volevo altro che le
sue carezze. Era un allenamento ma ogni volta sentivo il panico
invadermi al solo pensiero di vederla in un potenziale pericolo.
“Rebecca,
vai da lui e cerca di calmarlo” disse Ilmi senza nascondere
la
rabbia che provava nei miei confronti.
Lei
silenziosa come sempre si portò vicino a me e mi
abbracciò stretto.
Kong
si avvicinò guardandomi perplesso. Mi ero seduto per terra
con le
mani fra i capelli dispiaciuto e scoraggiato.
“Edward.
Così non può andare. C'è una cosa che
non capisco, però. Ieri
avete combattuto bene e sembrava che ci fosse una certa intesa nei
vostri corpi. Perché adesso non la senti più?
Dovresti essere in
grado di percepire i suoi movimenti anche senza vederla” si
era
seduto vicino a me, succhiando un filo d'erba e studiando il mio
viso.
“E'
più forte di me. Ho paura per lei.” mormorai con
la testa bassa.
“Lei
è più forte di te Edward. E' più
fredda e calcolatrice, senza
contare che ha ricevuto l'addestramento completo da Guardia. Se tu
fai la tua parte a lei non succederà nulla.” mi
rispose
studiandomi attentamente.
Mi
scocciava ammetterlo ma aveva ragione. Annui
“Riproviamo”
sibilai infuriato con me stesso per la mia debolezza. Non potevo
essere io a metterla in pericolo. Dovevo riuscire a controllarmi di
più.
Mi
impegnai al massimo ripetendomi in continuazione che non aveva
bisogno di me, che era più forte, che dovevo farcela. Non
potevo
mollare così, non dopo tutta la settimana di duro
allenamento a cui
mi ero sottoposto.
Andò
meglio e lentamente riuscii a prendere coscienza della sua presenza.
Riuscivo
a sentire dov'era anche se non la vedevo. La sentivo e la percepivo
come se fosse un prolungamento di me. Potevo avvertire le sue mosse,
sentire i suoi movimenti prima che li facesse e adeguare i miei ai
suoi.
Il
problema più grosso, presto, fu quello di non distanziarci
più di
tanto.
Senza
volere a volte superavo il limite di spazio che il mio corpo
consentiva e dimentico delle conseguenze crollavo a terra incapace
di difendermi.
Ci
volle tutto il giorno e solo a tarda notte ci congedarono senza dirci
se ci avrebbero mandato in missione o meno.
Quando
entrai in camera, andai a farmi una doccia per cercare di sciogliere
i muscoli e la tensione della giornata. Poi ancora in boxer mi
distesi sul letto. Ero ancora nervoso e teso. Mi ero stancato
tantissimo e non riuscivo a calmarmi. Troppe emozioni contrastanti
percorrevano la mia mente e il mio corpo era ancora in tensione
incapace di trovare il necessario riposo.
Rebecca,
dopo essersi
lavata anche lei si fermò a scrutarmi sospettosa, mi vedeva
agitato
e questo non doveva piacerle molto. A un certo punto si
sdraiò
vicino e me e iniziò ad accarezzarmi dolcemente la testa. Il
suo
intento era quello di tranquillizzarmi ma... io mi voltai e vidi i
suoi occhi rossi velati di nero guardarmi preoccupati. Era vicino a
me, e potevo sentire la sua pelle attraverso la sua maglietta pulita
aderire al mio petto nudo. Il suo fiato farmi il solletico
all'orecchio.
Senza
rendermene conto le
feci una carezza sulla testa e avvicinai il suo viso al mio.
Mi
sentivo eccitato.
La
sua presenza e il suo
tocco erano diventati familiari, ormai ne avevo bisogno come di una
droga. La preoccupazione di poterla perdere in battaglia mi
tormentava. Il mio pensiero volò al mio amore. A quell'amore
che
troppe volte avevo rischiato di perdere. Alla mia Bella alle nostre
notti di passione infinite e... senza capire cosa stavo facendo
realmente mi girai sul fianco portandomi sopra a Rebecca e posai le
mie labbra sulle sue, pronto a farla mia. Nessuno poteva portarmela
via, lei era mia!
Lei
si irrigidì
scostandomi con forza. Lo sguardo severo e offeso.
“Scusa
Rebecca”
mormorai mentre allontanandomi mi rendevo conto che avevo lei tra
le mie braccia e non la mia Bella.
Una
fitta di dolore mi
colpì quando guardandola negli occhi, nei miei occhi che ora
non
erano più rosso rubino ma velati dal nero della sete, mi
resi
conto che stavo dimenticando Bella e la mia famiglia.
Era
tutta la settimana ormai che la mia mente era diretta ad altro, e loro
non erano più
al centro dei miei pensieri e delle mie preoccupazioni. Bella era un
nome, un corpo, non più il centro del mio universo. Non
più la mia
vita stessa. Potevo vivere senza di lei... Ma non senza Rebecca.
Presi fiato per cercare
di riordinare le idee sconvolto da quella verità e con
orrore improvvisamente fui conscio che non stavo dimenticando loro, in
realtà, ma me stesso.
Mi stavo perdendo dentro Volterra.
Ero
diventato un vero vampiro, una vera Guardia al servizio dei miei
Signori.
Spaventato
da quelle
considerazioni mi alzai con il bisogno di uscire da quella stanza, di
fuggire lontano da me stesso. Mi sentivo soffocare, mi sembrava che
le pareti si fossero rinchiuse su di me imprigionandomi.
Rebecca
rimase ferma a
fissarmi dispiaciuta e confusa da quella marea di emozioni
contrastanti e disperate.
La
guardai, la schiena
appoggiata alla porta, mentre sentivo crescere in me un enorme
confusione.
“Scusami.
Non so cosa
mi ha preso... io...” Non riuscivo a parlare, a capire cosa
mi
stesse succedendo.
Lei
si avvicinò e mi abbracciò, e come se fossi stato
un bambino piccolo mi condusse
nuovamente sul letto facendomi sdraiare mentre abbracciandomi
provava a consolare i singhiozzi disperati che mi scuotevano senza
che riuscissi a bloccarli o a capirne il perché.
Probabilmente fu
la tensione e la stanchezza di quei giorni a farmi crollare
emotivamente ma fu in quella posizione che due ore dopo ci
trovò
Felix quando venne a prendermi per portarmi da Aro.
Ero
stato convocato ma
non mi importava. Ero come svuotato e tristemente mi avviai al mio
destino, qualunque esso fosse. Come una mucca viene condotta ignara
al mattatoio così io seguii Felix docile e inerme.
Avrei
fatto il mio dovere
e se Aro avesse voluto sarei partito in battaglia.
Avrei
combattuto per la
mia Razza, per le Guardie, per i Signori di Volterra e per Rebecca.
Ma
non per me!!
Chi
ero io? Cosa ero
diventato?
Quelle
domande iniziarono
a ronzarmi in testa e li sarebbero rimaste inascoltate e senza
risposte fino a che travolto dagli eventi non mi sarei trovato ad
affrontare una scelta che rischiava di cambiare la mia vita per
sempre.
Carlisle
Li
trovammo nel bosco. Renesmee stava finendo di dissanguare un cervo
con Jasper vicino che ridacchiava con Jacob.
La
stavano prendendo in giro dal momento che la nostra adorata nipotina
si era sporcata il vestito nuovo.
“Ahia,
Nessi. C'è Alice. Sei fritta. Le hai rovinato il vestito che
ti ha
comprato nuovo” Jacob sogghignava guardandoci avvicinarci.
“C'è
qualcosa che non va.” affermò Jasper, che doveva
aver captato la
nostra tensione.
Veloce
ci corse incontro abbracciando Alice con fare protettivo.
“Che
succede Alice ? Hai visto qualcosa?” le domandò
ansioso.
Lei
si limitò ad annuire e decisa si portò davanti a
Jacob che stava
sbaciucchiando Renesmee.
“Jacob”
la sua voce era un sussurro.
“Che
c'è streghetta... Non ho fatto nulla con Nessi. Ve lo
giuro” si
giustificò nel vedere le nostre arie serie.
“Jacob...
Billy sta morendo. Devi tornare a La Push immediatamente” la
voce
di Alice era carica di tristezza e dolore.
Ci
misi un attimo ad afferrare le sue parole. E anche Jacob la
guardò
stupita incapace di capire che cosa lei gli stesse dicendo.
“No.
Non può essere. Non è possibile” il
dolore arrivò insieme alla
comprensione travolgendolo.
Poi
gli occhi gli si riempirono di lacrime mentre Renesmee lo abbracciava
teneramente cercando di consolarlo.
“Alice
ha ragione. Dobbiamo partire anche noi non possiamo lasciarlo
solo.” annunciai, abbracciando Bella.
Tornammo
a casa tutti velocemente. I legami con i licantropi erano molto
forti. Troppe volte ci avevano aiutato. Senza contare che ormai
consideravamo Jacob uno di noi, uno della famiglia. E la famiglia era
sempre stata unita e lo sarebbe stato anche in questo caso.
Saremmo
andati tutti e ci saremmo scusati per l'assenza di Edward.
Bella
era tristissima e condivideva il dolore con Jacob che era quasi in
stato di shock. Era stato lontano da casa per troppo tempo, dando
per scontato che Billy sarebbe rimasto là ad aspettarlo.
Vivere
con degli immortali gli aveva fatto dimenticare che il tempo passa e le
persone comuni muoiono e Billy non era ne un vampiro ne un
licantropo.
Così
saremmo tornati a Forks, a dove tanti anni prima era iniziata la
storia d'amore di Edward.
Ma
saremmo tornati senza di lui.
Guardai
di sottecchi Bella, anche per lei sarebbe stato strano ritornare in
quel paese dove tanto aveva trovato e perso.
Avevamo
fatte le valigie. Poche cose, non ci saremmo fermati più di
una
settimana.
Stavo
caricando la Cayenne Turbo che mi ero comprato nuova fiammante per
recarci in aeroporto quando vedemmo Alice sgranare gli occhi e
aggrapparsi a Jasper come se fosse stata travolta da una valanga.
“E
adesso che succede” mi chiese Emmett socchiudendo gli occhi
mentre
osservava Alice aggrappata a Jasper.
Lei
si riscosse e ci guardò. I suoi occhi erano dilatati in
maniera
innaturale. Aveva visto qualcosa di terribile. Non avevo dubbi.
“Alice”
le mormorai ansioso
Lei
si voltò e ci guardò senza dire una parola.
Poi
prese coraggio e fissandoci mormorò “ Dobbiamo
dividerci. Qualcuno
deve andare ad aiutare Edward. Avevate ragione tu e Jasper,
papà. Edward non stava giocando ma si stava preparando alla
battaglia
che coinvolgerà Guardie e Licantropi. E lui
morirà se noi non
interverremo per aiutarlo, per cambiare il destino già
scritto e
le decisioni già prese.”
La
guardai e un brivido mi scese lungo la schiena. Licantropi. La sola
parola mi fece tremare mentre disperato stringevo la mano alla mia
Esme. La dolce Esme. La mia ragione di vita.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 28 *** Rifiuti e scelte ***
Buongiorno
a voi lettrici. Edward è sull'orlo del baratro...e
si è reso conto di come sta cambiando. Partirà a
combattere o si rifiuterà? Aro dal canto
suo ha imparato a conoscerlo... e si appresta a stringere la sua
ragnatela contro il nostro bel vampiro.
Dall'altra parte la famiglia si deve dividere... e la scelta non
sarà facile (per me è stata facilissima!!)....
Non aggiungo altro e vi lascio al prossimo capitolo
con un grazie, un bacione e ...... Martedì ci
sarà una sorpresa!!!!
Capitolo
27 - Rifiuti e Scelte
Edward
Quando
entrai nello
studio di Aro, dovevo avere l'aria completamente sconvolta.
Ad
aspettarci c'erano
assieme a lui Jane, Demetri, Ilmi e Kong.
Entrai
a testa bassa
tenendo Rebecca per mano.
“Eccoti
Edward. Stavamo
discutendo della tua preparazione” il tono di Aro era
gioviale ma
le parole gli morirono in gola quando posò il suo sguardo su
di me.
“Che cosa ti è successo?”
“Niente”
gli risposi. Alzai lo sguardo cercando di nascondere il turbamento
della mia
anima.
Vidi
i suoi occhi farsi
penetranti mentre lo sbalordimento si dipingeva sulle facce degli
altri.
Lui
fece due passi avanti
e tese la mano.
Voleva
vedere dentro di
me, capire il perché del mio sguardo smarrito e dei miei
occhi
gonfi.
Ma
io non volevo che
sapesse.
Non
volevo fargli capire
le mie paure.
E
d'istinto feci due
passi indietro portando le mani dietro alla schiena.
Lui
si fermò stupito dal
mio gesto di chiaro rifiuto.
Non
se l'aspettava e
sentii la sua mente gridare la sua rabbia.
“Come
ti permetti,
Edward. Vieni avanti e dammi la mano” la sua voce tagliente
non
ammetteva rifiuti.
Lo
guardai e scossi la
testa. “Va tutto bene Aro. Perché mi hai
convocato?” il mio
tentativo di sviarlo non ebbe successo e vidi i suoi occhi diventare
neri pieni di rabbia.
“Inginocchiati,
Guardia!” sibilò.
Scossi
la testa, e
arretrai ancora.
Fece
un gesto e vidi il
sorriso allargarsi sul volto di Jane.
Senza
avere il tempo di
dire o fare qualcosa mi ritrovai per terra gemendo per il dolore.
Mi
ero dimenticato quanto
male facesse e con orrore vidi Rebecca crollare in ginocchio
affianco a me. Stava condividendo il mio male.
Volevo
gridare di
smetterla, supplicare di finire, di non fare del male a Rebecca, ma
non riuscivo a far altro che lamentarmi e gemere.
Poi
il male passò come
era venuto e mi ritrovai a terra rannicchiato le gambe strette al
petto.
“Non
è affidabile Aro. Se quello che dicono Ilmi e Kong
è vero, ha imparato a combattere,
ma non sa ubbidire agli ordini. Non posso rischiare che si
ribelli.”
Jane non aveva perso tempo.
Aro
la guardò e si
avvicinò a me “Mettiti in ginocchio
Edward”
Volevo
ribellarmi, volevo
impedirgli di entrare in me, ma le mani forti di Felix mi impedirono
di fare altre stupidate. Mi tirò su e guardandomi con gli
occhi
tristi mi sussurrò “Per favore Edward, comportati
bene. E' assurdo
soffrire per nulla e se non lo fai per te stesso fallo almeno per
Rebecca” .
Alzai
gli occhi su di
lei, si era seduta aiutata da Demetri e mi guardava con l'aria
sofferente e preoccupata.
Non
volevo che soffrisse
lei, non era giusto imporgli le mie decisioni.
Se
si fosse trattato solo
di me, mi sarei ribellato, ma non era giusto coinvolgerla,
così mi
misi in ginocchio e abbassai la testa.
Aro
si avvicinò e posata
la meno sui miei capelli penetrò la mia mente violando la
mia
intimità. Lesse le mie certezze e le mie paure. Si
crogiolò di
quell'incertezza che nascondeva il mio animo e probabilmente
esultò
nell'apprendere quanto profondamente la mia mente fosse cambiata e
turbata da quella consapevolezza.
Non
durò tanto e quando
ebbe finito mi sorrise.
“Edward.
Ragazzo mio.
Non c'è motivo di torturarsi così. Fra non molto
potrai scegliere
della tua vita liberamente. Ma per ora appartieni alle Guardie e
come tale ti devi comportare” il suo tono era comprensivo
quasi
paterno molto diverso da quello precedente.
“Jane
carissima. Edward è solo stanco e confuso. Ha bisogno di
riposo e di
tranquillità. I nostri due addestratori hanno fatto un
lavoro
encomiabile ma adesso ha bisogno di riposare.
Partirete domani e lui vi
seguirà. Se non ubbidirà sai benissimo come
punirlo. Vero Edward?”
Annui,
incapace di fare
altro.
“Benissimo
tutto è
stato deciso” E sul suo viso apparve un sorriso felice mentre
vedevo la smorfia di disgusto aprirsi sul volto di Jane contrapposta
al sorriso soddisfatto di Felix e Demetri.
Mi
alzai e presi Rebecca
per mano con l'intenzione di allontanarmi velocemente da lì.
Ero
stato congedato e non
vedevo l'ora di andarmene.
“Ah.
Edward. Un ultima
cosa ” mi chiamò Aro, ed io mi girai per
ascoltarlo “ Se quando
tornerai avrai compiuto bene il tuo dovere, avrai il permesso di
comunicare con la tua famiglia”.
Lo
guardai esterrefatto,
non me l'aspettavo e la notizia mi riempì il cuore di gioia
“ E
per favore la prossima volta non sedurmi più la segretaria
per
ottenere la password del computer. Non posso sostituirla in
continuazione a causa tua.”
Lo
guardai allibito.
Con
tutto quello che era
successo mi ero dimenticato del mio errore.
“Che
è successo a
Pamela?” sussurrai sentendomi in colpa. L'avevo usata,
sedotta e
l'avevo messa in pericolo. Ero stato un vero egoista e un mostro.
Lui
mi guardò sornione
“E' stata punita... ovviamente.” e i suoi occhi
lampeggiarono
divertiti e avidi mentre con la mano mi congedava.
E
con la morte nel cuore
ritornai alla mia camera.
Avevo
un altra vittima sulla coscienza e stremato mi buttai sul letto. Mi
odiavo. Non
meritavo di vivere. Avevo condannato quella ragazza a morte per pura
stupidità. Avrei voluto dimenticare tutto, sprofondare nel
buio ma
non ci riuscivo.
Rebecca
provò ad
avvicinarsi per calmarmi, ma l'allontanai. Non la volevo vicino.
Avevo paura di farle del male. Non meritavo il suo aiuto, e non
volevo coinvolgerla nel mio dolore. E soltanto alle prime luci
dell'alba Rebecca riuscì ad avvicinarsi a me e a calmarmi
facendomi scivolare in quell'oblio di cui avevo disperatamente bisogno.
Carlisle
Dividerci.
Non avevamo
scelta.
Edward
si sarebbe
scontrato fra quattro giorni e qualcuno doveva andare da Billy.
Jacob
aveva proposto di
andare da solo “Per i morti, non conta la presenza dei
vivi”
aveva detto cercando di convincerci “Edward, è
ancora vivo e avete
la possibilità di salvarlo. Andate e scusatemi se non vi
seguirò”
Avevo
scosso la testa. No! Era impensabile lasciarlo andare da solo, ma
soprattutto mi era
stata data la possibilità di allontanare dal pericolo, senza
scuse
inutili, i soggetti più deboli della famiglia.
Quelli
che non avrei
sopportato di veder combattere in una battaglia simile.
“No
Jacob. Gli risposi.
Non andrai da solo. Non sarebbe giusto nei tuoi confronti e nei
confronti di tuo padre. Mi spiace solo di non poter venire e di
questo ti chiedo scusa anche a nome degli altri.
Ci
divideremo come è
giusto che sia.” sospirai e li guardai tutti negli occhi. Poi
soffermai lo sguardo su Esme. La mia dolce Esme. L'avevo vista
combattere contro i neonati e sapevo quanto coraggio e
determinazione ci fosse nel suo cuore, ma stavolta non me la sentivo
di metterla in pericolo. I licantropi erano un altro paio di maniche.
“Con te verrà Nessi ovviamente. Zitta e non
discutere” la
silenziai.
Sapevo
che voleva venire
ma era troppo pericoloso per lei, c'erano anche le Guardie presenti e
lei era per metà umana. “Tu devi andare con Jacob.
Presto vi
sposerete, non puoi lasciarlo solo. Non adesso. A tuo padre ci
penseremo noi” aveva abbassato lo sguardo, sapeva che avevo
ragione, e sapeva che Jacob aveva bisogno di lei. “Verranno
anche
Alice, Esme, Rosalie e Bella con te. Non abbiamo bisogno di essere
in tanti.” Ovviamente le dirette interessate sgranarono gli
occhi
offese.
“Carlisle,
il fatto che
siamo ragazze, non centra nulla nella tua decisione, vero?”
chiese
Rosalie offesa.
“E'
assurdo esporvi a
rischi inutili io, Jasper ed Emmett possiamo benissimo cavarcela da
soli.” le risposi deciso.
“Non
se ne parla
nemmeno” protestò Bella “Edward
è mio marito. Ed io non rimarrò
a casa. Il mio potere potrebbe difenderci dalle Guardie se facessero
difficoltà. Non rimarrò indietro Carlisle. Non
questa volta”
Sospirai
lo sapevo già.
Ci avevo provato perché lo dovevo ad Edward, ma ero certo
che
sarebbe venuta con noi. E non rimasi neanche tanto sorpreso quando
la voce di Rosalie interruppe i miei pensieri. “Ed io
farò lo
stesso. Esme ed Alice sono più che sufficienti come
rappresentanza
della famiglia. Non lascerò andare il mio orso da
solo” Scossi la
testa. Temevo che anche Alice ed Esme si sarebbero ribellate alla mia
decisione ma ancora una volta Alice con mia grande sorpresa venne in
mio aiuto bloccando le proteste di Esme.
“Si.
E' giusto così.
Se andassimo anche noi Esme, rimarremmo ferite e i nostri uomini
sarebbero distratti e feriti a loro volta.” i suoi occhi
erano
dilatati e un ombra di dolore passò sul suo viso
“Bella rimani con
noi” sussurrò guardandola tristemente.
“Non
posso Alice... Se
vado qualcuno si farà male?” chiese ansiosa
Alice
rimase in silenzio
gli occhi persi “No. Non sarai la causa di nessun ferito.
Ma...
No!
Non posso credere … deve esserci un errore... non
può
essere.” e senza una parola si voltò rifiutandosi
di spiegarci
cosa aveva visto. “Le mie visioni sono imperfette e vengono
modificate dalle decisioni delle persone. E' assurdo agitarvi per un
qualcosa che forse non accadrà mai.”
Non
eravamo riusciti a
farci dire altro, ma lo sguardo triste con cui ci salutò
quando
salimmo in macchina la diceva lunga.
Qualcosa
di brutto ci
aspettava, qualcosa che avrebbe cambiato il destino di Bella e il
nostro.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 29 *** La tragedia incombe ***
Ciao
eccomi qua. Innanzitutto la sorpresa che spero
gradirete e che non vi deluderà.
Ho aperto una nuova FF!!!!! Non sono pazza e non
dovete preoccuparvi perchè questa è
già finita di scrivere da un pò e
quindi la nuova non interferirà con il postaggio.
E anche quella nuova è già finita
altrimenti non l'avrei postata. E' molto diversa ma se vi
piace il mio modo di scrivere e di tenere il lettore sulle
spine andateci a fare un salto ne sarei felicissima, si
chiama (Il destino di una famiglia).
Per il resto invece sono qua a proporvi un nuovo avvincente capitolo
dove potrete gustarvi i preparativi della battaglia .... ma non
aggiungo altro per non rovinarvi la lettura e come al solito
vi ringrazio per essere qua!!!
Capitolo
28 - La tragedia Incombe
Edward
Eravamo
in macchina diretti ai monti Urali.
Avevo
passato tutto il giorno a riposare e solo in tarda serata era venuto
Damiano a chiamarmi.
Dopo
essermi lavato mi ero vestito in borghese. Lo eravamo tutti mentre su
cinque macchine sfrecciavamo nella notte andando in contro al nostro
destino.
Il
viaggio durò tre lunghi giorni. In macchina nessuno parlava
e il
silenzio regnava sovrano. Ognuno era perso nei propri pensieri ed io
per fortuna mi era calmato.
Aveva
ragione Aro, la stanchezza e la tensione accumulata mi avevano sfinito.
Adesso mi sentivo più tranquillo e freddo. Gli altri
avevano partecipato a un banchetto la sera precedente e i loro occhi
erano rosso fuoco.
A
me era stato risparmiato. Probabilmente Aro sapeva che non ero in
condizioni tali da potermi permettere ulteriori motivi di stress. Ero
così partito abbastanza affamato, ma ero certo di riuscire a
gestire la sete senza grossi problemi.
Potevo
sentire il nervosismo nella mente dei miei compagni di viaggio. Tutti
pensavano all'imminente battaglia e al destino che ci attendeva.
Solo
Rebecca, come al solito immune al mio potere, se ne stava
apparentemente tranquilla con la testa appoggiata alla mia spalla
stringendomi forte la mano.
Non
c'erano segni di tensione in lei. O era una completa incosciente o
aveva una fiducia pazzesca nella mia capacità di combattere.
Pensavo che fosse la prima ipotesi. Io non avevo molta fiducia in me
stesso, ma non mi sarei tirato indietro. Eppure mi sentivo
orgoglioso di essere riuscito a superare l'addestramento e avevo
gongolato quando avevo visto l'aria schifata di Jane nel vedermi
salire in macchina.
Quando
arrivammo ci fermammo al limite di uno scuro e intricato bosco.
Le
Guardie lo guardarono con sospetto. Non si sentivano tranquille
all'ombra di quei vecchi e imponenti alberi.
Per
me era invece differente. Mi sentivo a casa e felice annusavo i suoi
odori. Un profumino di Alce giunse alle mie narici e d'istinto mi
scappò un basso soffio. Ero assetato, e mi sarei fatto
volentieri
uno spuntino.
Vidi
Sirius guardarmi di traverso divertito, mentre tirava una gomitata al
vicino Damon. “Se non stiamo attenti, Edward se ne va a
caccia di
Alci. Altro che combattere” i due sghignazzavano e un ringhio
di
avvertimento sfuggì alle mie labbra.
Lo
udirono e subito si silenziarono. Sirius mi aveva visto combattere e
sapeva che ero diventato superiore a lui anche in quello e non solo
nel grado.
Riportai
la mia attenzione a Jane, che aveva preso il comando dando ordini
secchi.
“Non
è ancora spuntata l'alba. Molti di loro saranno appena
rientrati
nelle loro case stanchi e sazi. Ci avvicineremo di soppiatto
attraverso il bosco e attaccheremo sorprendendoli nel sonno e
uccidendoli senza che neanche se ne accorgano”
La
stavo a sentire, ma qualcosa non mi piaceva nel suo piano. L'istinto
mi diceva che era tutto troppo facile.
“Ci
divideremo in tre gruppi. Il primo sarà guidato da Felix e
con lui
andranno le sei guardie della sua squadra e Oliver. Il secondo
passerà alla sua destra e sarà guidato da Demetri
con le sue altre
sei. Il terzo lo guiderò io e passerò alla
sinistra di Felix, in
modo da aggirare il paese ed entrare dalla parte opposta e con me
verranno le altre sei guardie del mio contingente. E' tutto
chiaro?”
chiese guardandoci dritto negli occhi.
“Con
chi andranno Edward e Rebecca ? Loro non sono stati assegnati ad una
squadra precisa” chiese Demetri guardandola sbuffare.
“Visto
che ci tieni così tanto a lui. Prendili tu
Demetri” rispose
sprezzante “E controlla che non vada a succhiarsi un Alce
invece di
combattere” aggiunse ridacchiando. Anche le altre Guardie
ridacchiarono e Demetri si voltò verso di me.
“Benissimo. Verrete
con me” mi sorrise mentre fulminava con lo sguardo la sua
squadra.
Rimasi
fermo con la bocca piena di veleno. E stavo per ribattere piccato a
quell'odiosa vampira quando sentii un pensiero veloce entrarmi nella
testa.
Mi
girai di scatto e chiusi gli occhi. Svuotai la mente e indirizzai il
mio dono fra gli alberi.
Quello
che sentii mi fece accapponare la pelle.
“Jane.”
la chiamai agitato
Lei
mi guardò sprezzante, pensando che volessi ribattere alla
sua
battuta.
“Che
vuoi Tarzan? O forse dovremmo chiamarti Bestia, dal momento che
preferisci il loro sangue a quello umano?” la sua battutina
venne
accolta da una schiera di risatine. Ma io non avevo tempo per queste
stupidate.
“Ci
stanno aspettando. Il tuo piano ci porterà dritti in una
trappola. E
' pericoloso dividerci” la guardai negli occhi mentre stavo
concentrato e attento a seguire i pensieri fra gli alberi che
parlavano di agguati e di morte.
“Non
ci casco Edward.” lei scosse la testa. Il solito risolino di
scherno dipinto sulle sue labbra. “Non fare il furbo con
me.”
continuò con la voce acida e decisa “Ubbidirai
come gli altri e
seguiremo il mio piano. Non voglio contestazioni da parte tua. Sono
stata chiara, Edward?”
Scossi
la testa. “Sono sugli alberi che ci aspettano. Quando saremo
dentro ci attaccheranno da là. Voi non sapete combattere
nella
foresta. Ci massacreranno tutti se restiamo divisi” avevo
alzato la
voce e guardarla negli occhi fu l'ultima cosa che sentii prima che il
dolore mi costringesse a rotolarmi per terra.
“Silenzio.
Edward. Se hai paura rimani qua.” mi intimò
liberandomi dal suo
potere.
Ero
per terra, ansimante e alzai la testa. “Come vuoi Jane. Ma
ricordati delle mie parole quando vedrai le tue Guardie cadere
intorno a te”
Una
nuova scarica di dolore mi percorse tutto il corpo.
“Andiamo.
Non abbiamo tempo da perdere” disse voltandosi e avviandosi
verso
il sentiero che penetrava nella foresta seguita dai suoi vampiri.
Vidi
Felix voltarsi verso di me e lanciarmi un preoccupato sguardo prima
di avviarsi seguito dai suoi uomini.
“Felix”
lo chiamai. Lui si voltò “Stai attento, guardate
in alto.
Ricordati come mi hai visto attaccare in cortile. Faranno qualcosa di
simile” lui mi sorrise e fece un cenno affermativo con la
testa
mentre si avviava.
Demetri
si portò vicino a me aiutandomi ad alzarmi mentre vidi con
la coda
dell'occhio Barbara aiutare Rebecca.
“Andiamo
ragazzo. E tieni la mente aperta. Appena li senti che intendono
attaccare, avvertici” mi sorrise il mio Capitano dandomi una
pacca
sulla spalla.
E
assieme ci avviammo in quella scura e intricata foresta dove il
destino ci aspettava crudele.
Carlisle
Non
avevamo perso tempo e di corsa ci affrettammo a partire.
Abbracciai
Esme teneramente. Mi costava tantissimo separarmi da lei e la vidi
con gli occhi gonfi da quelle lacrime che non potevano uscire,
stringersi forte al mio petto.
“Stai
attento Carlisle” mormoro, poi si alzò sulle punte
dei piedi e mi
baciò teneramente.
Con
la coda dell'occhio vidi fare la stessa cosa ad Alice. Anche lei era
distrutta all'idea di lasciare Jasper da solo. Ma la consapevolezza
che se fossero state presenti ci avrebbero messo in pericolo diede ad
entrambe la forza di salutarci.
Bella
invece abbracciava Renesmee e Jacob teneramente.
“Stai
attenta Bella. - si raccomandò Jacob - non so cosa possa
aver
visto Alice, ma stai attenta, ti prego” e in quelle ultime
parole
c'era tutto l'affetto e l'amore che Jacob aveva provato per lei.
“Stai
tranquillo. In genere sei tu quello pazzo fra di noi. Te ne sei
dimenticato?” provò a sdrammatizzare Bella.
“Certo,
certo. Ma tu stai in campana. Non fare idiozie.”
proseguì
imperterrito con il volto triste e sconsolato.
“Stai
tranquillo Jacob. Ritorneremo tutti, sani e salvi” gli
sorrise.
“Salutami
papà e digli che gli voglio tanto bene. Sarei voluta venire
anch'io”
disse Renesmee abbracciando la mamma.
“Lo
so. Renesmee, ma il tuo dovere è là, a fianco
all'uomo che ami e
che presto diventerà tuo marito. Papà
capirà, e presto sarà di
ritorno. Fate i bravi ragazzi, mi raccomando” E dopo aver
dato un
bacione a entrambi si stacco salendo sulla macchina con il volto
triste ma determinato.
Jasper
salì dietro vicino a lei e a Rose mentre io prendevo posto
davanti
vicino a Emmett che si era messo alla guida.
Nel
giro di un paio di giorni saremmo arrivati a destinazione. Per
fortuna Alice aveva visto dove erano diretti e noi eravamo abbastanza
vicini da poter intervenire in tempo.
Speravo
solo di riuscire a cambiare il destino e di salvare il nostro Edward,
ma non avevamo certezze solo la visione imprecisa e incerta di Alice.
Si,
ci avremmo provato anche se il silenzio di Alice pesava su di noi
come un macigno. Cosa aveva mai visto la nostra veggente?
Poco
prima di partire mi aveva preso da parte e mi aveva sussurrato.
“Bella avrà bisogno del vostro aiuto, temo,
statele vicino.” .
Avevo
provato a chiederle altro, sul tipo di aiuto almeno. Ma si era
zittita scuotendo la testa e mormorando “ Veglia su di lei
Carlisle, ormai è tua figlia e... anche Edward. Non
scordartelo, ti
prego. Non scordarti l'amore che hai sempre avuto per lui.” e
a
testa bassa si era allontanata da me portandosi dietro il suo
segreto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 30 *** La Battaglia ***
Ciao a
tutti. Ecco con un nuovo capitolo. Finalmente la battaglia ha inizio e
sapremo come andrà a finire... ma non volgio farvi
perdere tempo e ringraziandovi ancora una volta vi lacio al
capitolo...
Capitolo
29 - La
Battaglia
Edward
Avanzavamo
lenti nel
bosco. Stavamo attenti a non fare troppo rumore. Come fantasmi i
nostri piedi scivolavano veloci sul terreno. Ero in fondo. Demetri mi
aveva chiesto di mettermi dietro e di concentrarmi. Avanzavo con la
mente persa nei pensieri cercando di capire dove fossero.
Vicino
a me Rebecca e
Barbara mi sorvegliavano sapendo che facendo così mi rendevo
vulnerabile.
Davanti
a noi alla nostra
sinistra potevamo sentire i vampiri di Felix avanzare rumorosamente
nel bosco. Demetri scuoteva la testa dispiaciuto mentre incitava i
suoi uomini a procedere silenziosi.
Fu
quando il sentiero si
apri in un ampia radura che percepii chiaro il loro piano.
“Demetri...
attenti.
Attaccano!” il mio urlo anticipò di poco il loro
attacco.
Avevano
scelto con cura
il posto. La radura nella quale eravamo sbucati era circondata da
alti alberi e chiusa da un alto costone roccioso.
Quando,
io che ero
l'ultimo, posai il piede nell'ampio spazio la loro trappola
scattò.
Da
dietro alcuni uomini
si lasciarono cadere dagli alberi trasformandosi all'istante in
grossi e feroci lupi per evitare la nostra fuga. Ai piedi del
costone da un ampia grotta ne uscirono altri. Le loro zanne acuminate
brillavano nella prima luce del mattino mentre i loro occhi grossi e
gialli ci fissavano carichi d'odio. Con l'olfatto sentii
immediatamente l'odore di fumo invadere la radura. Alcune donne
nell'angolo più remoto avevano acceso una grande pira, sulla
quale
contavano di trascinare e bruciare i nostri corpi dilaniati.
Erano
più di noi,
dovevano essere più di una decina. Non potevamo chiedere
aiuto,
dalla nostra sinistra sentimmo le grida e i ruggiti dei nostri
compagni attaccati da un altro contingente.
Eravamo
in trappola e non
potevamo fare altro che combattere per salvare le nostre vite.
Presto
iniziò una feroce
lotta per la sopravvivenza.
Vidi
Barbara cadere quasi
subito sotto i loro colpi mentre affrontavo un grosso lupo aiutato e
protetto alle spalle da Rebecca.
Non
eravamo in
allenamento, entrambi sapevamo che dalle nostre mosse sarebbe dipesa
la nostra vita.
Abbattei
il lupo di
fronte a me con uno spintone e mi affrettai a tagliargli la gola con
i miei denti. Sentii il sangue scivolare sul mio volto e il mostro
dentro di me esultare eccitato dall'odore della morte.
Ma
non era il momento di
distrarsi, mi voltai rapido e ripresi la posizione a fianco a Rebecca
giusto in tempo per aiutarla a finire il grosso lupo che l'aveva
attaccata.
Non
ero più Edward, ma
un vampiro della Guardia e ne uccisi parecchi, freddo e micidiale,
consapevole della mia forza e dell'addestramento ricevuto, senza
provare alcun rimorso per le vite che stavo levando.
Poi
mi guardai intorno
velocemente, malgrado tutto eravamo in difficoltà. Erano
troppi ed
altri si erano aggiunti ai primi. Forse anche le donne si erano
trasformate. A parte noi due in piedi c'erano solo Demetri e Peter.
Diversi
lupi ci stavano
fissando ostili e pronti ad attaccarci.
Un
latrato ruppe il silenzio carico di tensione“uccidete
quello con i capelli corti biondi, è il loro
comandante.”
rubai l'ordine dalla testa di quello che doveva essere il capo
branco e subito gli risposi ringhiando a mia volta e snudando i
denti.
Non
sarebbero riusciti a
ucciderci facilmente.
“Demetri
attento,
vogliono te” l'avvertii avvicinandomi ai miei compagni.
Poi
ci attaccarono
assieme.
Mi
ritrovai alle prese con un grosso maschio che mi saltò
addosso. Mi scansai appena in
tempo strattonato da Rebecca. Mi voltai, le feci un cenno di
ringraziamento, e veloce mi avventai su di lui con l'intento di
finirlo. Quando mi tirai su con la bocca sporca di sangue vidi
Rebecca arretrare minacciata da altri due, veloce mi fiondai al suo
fianco e insieme respingemmo le enormi creature scagliandole lontano
da noi.
Fu
in quel momento che
sentii il grido soffocato di Peter.
Due
lupi lo avevano
trascinato lontano e lo stavano smembrando e dilaniando.
Vidi
uno dei lupi che
avevo allontanato rialzarsi e prepararsi a balzare sulla schiena di
Demetri. Lui stava combattendo con un altro e non si era accorto del
pericolo.
Agii
d'istinto senza
riflettere e con un balzo mi buttai fra Demetri e il lupo.
Fu
una mossa sciocca e
stupida.
Ilmi
e Kong mi avrebbero
rimproverato duramente se fossero stati presenti.
Ma
non c'erano a fermarmi
ed io mi ritrovai atterrato dalle sue zampe.
Senti
un dolore al petto
tremendo mentre le sue unghie laceravano la mia pelle. Non feci in
tempo neanche a capire cosa succedeva che le sue fauci si chiusero
sul mio fianco.
Mi
aveva morso e il
dolore veloce si propagò in tutto il mio corpo mentre un
urlo
agghiacciante esplose dalla mia bocca.
Quello
che successe dopo,
non mi fu mai molto chiaro.
Avvertii
un forte ringhio
mentre sentivo Rebecca attaccare prima che il licantropo terminasse
il suo lavoro.
Demetri
finii il lupo di
fronte a lui e si chinò su di me per aiutarmi mentre gli
altri lupi
si allontanavano velocemente da noi distratti da qualcosa.
Cercai
di tirarmi su, ma
una fitta fortissima mi fece urlare nuovamente mentre vedevo una
testa biondo cenere chinarsi su di me.
“Edward,
Edward”
qualcuno mi chiamava mentre io mi dibattevo nel dolore.
Con
certezza avvertì la
lontananza di Rebecca. Dov'era finita? Perchè mi aveva
lasciato?
Cosa le era successo?
Il
dolore dovuto alla sua assenza esplose prepotente coprendo il resto e
facendomi
annegare in quel limbo di male e terrore che conoscevo ma che mai
era stato così forte.
Doveva
tornare da me,
doveva aiutarmi.
E
con quel unico pensiero
in testa iniziai a chiamarla disperato.
A
causa della sua assenza la mia mente iniziò a sprofondare in
una nebbia fittissima che
avvolgeva i miei sensi, non vedevo, non sentivo e l'unica cosa che
potevo fare era chiamare il mio simbionte disperato mentre il veleno
iniziava il suo lavoro trascinandomi in un baratro senza fine
dal quale probabilmente non sarei più riemerso.
“Re..bec..ca...”
chiamai ancora, ma la mia voce ormai era solo un sussurro che si
perse nel vento.
Carlisle
Quando
arrivammo
iniziammo a cercare Edward.
La
battaglia era già
scoppiata e veloci ci dirigemmo verso quegli schianti che provenivano
dal bosco.
Ci
imbattemmo per prima
nel gruppo guidato da Felix. Se la stavano passando male e presto
sarebbero stati annientati. Emmett e gli altri attaccarono
ringhiando e distraendo i lupi quel tanto che bastava per dar tempo
alle Guardie di organizzarsi nuovamente.
Io
iniziai a cercare
Edward in quel macello. Non lo vedevo e la paura di essere giunto
troppo tardi si stava facendo strada dentro di me quando la mia
attenzione venne richiamata da altri tonfi sordi e con orrore mi
accorsi che si erano divisi.
Pazzi!
Cosa speravano di
ottenere così!
Veloce
mi girai e corsi
in quella direzione sperando di trovare il mio ragazzo seguito da
Bella e Jasper che mi avevano visto allontanarmi.
Spuntammo
sopra uno
sperone roccioso e lo spettacolo che si presentò ai nostri
occhi fu
terribile.
In
mezzo ai cadaveri dei
vampiri e dei licantropi, con l'aria appannata dal fumo denso che
invadeva la radura distinguei Edward combattere affiancato a una
vampira dai capelli rossi.
Vicino
a lui Demetri
stava lottando coraggioso con un altro vampiro al suo fianco.
Erano
circondati e in
netta inferiorità numerica.
Subito
senza perdere
tempo ci precipitammo giù.
Potevamo
cambiare gli
eventi e la visione di Alice, potevamo salvare Edward.
Veloci
attaccammo i
licantropi che ci dividevano da lui, mentre il vampiro che non
conoscevo veniva smembrato da due lupi e trascinato nella pira
più
vicino.
Poi
con orrore vidi
Edward, fare da scudo con il suo corpo a Demetri.
Lo
vidi cadere sotto i
colpi di un lupo, mentre mi rendevo conto che eravamo arrivati
troppo tardi.
Con
rabbia e
determinazione mi sganciai dal combattimento, non mi interessava
uccidere, dovevo solo raggiungere il più velocemente
possibile il
mio Edward per aiutarlo.
Vidi
Demetri chinarsi su
di lui e strappare la sua camicia cercando di fermare l'emorragia
dal suo petto dilaniato. Noi non abbiamo sangue ma il nostro corpo
è
irrorato dal veleno che è fondamentale per la nostra
sopravvivenza.
La
vampira rossa invece,
dopo aver dato uno sguardo distratto al mio ragazzo si era
allontanata velocemente nella foresta inseguendo alcuni lupi che si
erano dati alla fuga.
Quando
gli fui vicino lo
chiamai con dolcezza, volevo rassicurarlo, fargli capire che eravamo
arrivati a prenderci cura di lui “Edward, Edward” .
Con
gli occhi chiusi, il
fiato corto, il corpo scosso da tremiti violenti aprii la bocca e
con uno sforzo immenso sussurrò un solo nome
“Re...bec..ca”.
E
la consapevolezza che
stava chiamando la sua compagna dai capelli rossi aprii una voragine
nel mio cuore.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 31 *** Un medico vampiro ***
Ciao ed
eccomi qua. Puntuale come sempre malgrado la nuova storia, e
pronta a portarvi sui Monti Urali per vedere le conseguenze della
battaglia. E quindi ringraziando ancora una volta chi mi
segue posto il nuovo capitolo e vi lascio a leggere
mentre la situazione inizia a farsi pesante sotto molti punti
di vista!!
Capitolo
30 - Un medico vampiro
Carlisle
Demetri
mi vide e mi
guardò come se avesse visto un fantasma.
“Carlisle?”
mormorò
stupito guardandosi intorno
“Si.”
annui rapido
scostando la sua mano per verificare le ferite del mio ragazzo.
Jasper
e Bella si
avvicinarono di corsa a noi, il nostro arrivo aveva fatto scappare i
licantropi superstiti.
“Edward”
gridò
sgomenta Bella quando si rese conto che a terra giaceva morente il
suo amore.
“
Dov'è ferito
Carlisle?” chiese Jasper chinandosi vicino a me.
Sentii
il terrore
invadermi mentre scostando la camicia ormai a brandelli i miei occhi
si posarono sul suo fianco morsicato.
“E'
stato morso Jasper.
Il loro veleno è penetrato in lui” tremai
consapevole del suo
destino.
Un
destino orrendo
l'aspettava se non avessimo recuperato il veleno del licantropo che
l'aveva morso.
“Re..bec...ca...
, Re..bec..ca ” il suo sussurro carico di dolore mi riscosse
e
veloce diventai il medico che ero.
Con
movimenti rapidi
frugai veloce nel marsupio che avevo in vita e tirai fuori ago e
filo.
Dovevo
ricucire la pelle
del petto dilaniata e bloccare la fuoriuscita del suo veleno prima
che s'indebolisse troppo.
“Che
fai Carlisle?”
mi chiese Demetri che stava tenendo fermo il mio Edward che tremava
come se avesse freddo.
“I
tagli sul petto. Non
guariranno da soli. Le loro unghie sono micidiali. Devo cucirglieli
e poi bagnarli di veleno per chiuderli. Dobbiamo fermare l'emorragia
di veleno prima che sia troppo tardi.” spiegai mentre
infilavo il
filo nell'ago veloce e rapido.
“Ma
l'ago si spezzerà
non esiste nulla capace di bucare la pelle di un vampiro”
l'apprensione nella voce di Bella mi costrinse a guardarla negli
occhi.
“Quest'ago
è fatto con
un dente di licantropo Bella e il filo sono i suoi tendini.”
la
vidi rabbrividire e mentre aprivo la bocca di Edward con forza
continuai , dovevano sapere per capire “ sono un ricordo di
quando
ho vissuto con i volturi e sono le uniche cose che come sapete
possono bucare la nostra pelle.” spiegai
“Cosa
gli stai
facendo?” mi chiese Bella che si era posata la testa di
Edward
sulle ginocchia e lo teneva fermo mentre lui cercava di ribellarsi
alla mia presa.
“Ho
bisogno del suo
veleno. Per bucare la pelle l'ago deve essere impregnato di veleno. E
se uso il suo, il corpo lo riconoscerà e non
sentirà male.” le
spigai infilando la mano nella bocca del mio ragazzo a forza.
“Maledizione.
Non ne ha già più !” imprecai
frustrato.
Il
veleno di un altro
vampiro avrebbe reagito sul suo corpo provocandogli ulteriore
dolore, come se fosse stato morso. Ed era una tortura che avevo
sperato di potergli risparmiare.
Con
rabbia mi ficcai
l'ago in bocca bagnandolo con il mio.
Dovevo
tentare, non c'era
altra strada.
“Che
stai facendo?”
Mi chiese Jasper.
Gli
sorrisi stanco di
tutte quelle domande. “Io ho trasformato Edward. Il suo corpo
ha
già conosciuto il mio veleno e spero che lo
accetterà. Se usassi
il tuo o quello di chiunque altro, aggiungerei dolore a dolore, ma
forse con il mio...” poi senza ulteriori ripensamenti iniziai
a
cucire non c'era altro tempo da perdere e nessun'altra strada da
percorrere.
Il
corpo di Edward si
tese mentre l'ago perforava la sua pelle martoriata. Un gemito gli
sfuggì dalle labbra. “Re.. bec.. ca”
implorò disperato.
A
parte quella disperata
richiesta d'aiuto che mormorava in continuazione sembrava
incosciente incapace di aprire gli occhi e capire cosa gli stesse
succedendo.
“Sono
Bella. Sono qui
Edward. Amore, sono qui. Ti stiamo curando fatti coraggio.
Rispondimi ti prego” Bella continuava a chiamarlo a cercare
di
farsi sentire per portargli coraggio, sperando che le sue parole e
carezze riuscissero a penetrare nella sua mente ma dalla sua bocca
continuava ad uscire quel solo nome “Re ..bec..ca ”
.
Guardai
mia figlia e vidi
la disperazione entrarle nel cuore.
“Rebecca
è quella
vampira dai capelli rossi che combatteva con lui, vero?” la
sentii
chiedere a Demetri con la voce rotta dal dolore.
Lui
annui, poi si voltò
verso di me “Vado a cercarla. Si è allontanata per
inseguire il
licantropo che l'ha morso. Probabilmente ha bisogno di aiuto,
sicuramente non sta bene neanche lei e se riesco ad aiutarla ad
ucciderlo e a prendere il suo veleno forse possiamo salvare tuo
figlio” la sua voce era decisa ma non mi guardava negli
occhi,
probabilmente imbarazzato da quella situazione.
Poi
si voltò verso
Jasper “ Vieni con me, può darsi che ci sia da
combattere” gli
disse scrutando attentamente il suo volto fiero e deciso. Sicuramente
le cicatrici di Jasper svelavano la sua abilità ed
esperienza nei
combattimenti.
Jasper
si limitò ad
annuire. “ Se riusciamo a trovare il lupo e Rebecca , forse
potremo salvare tuo fratello dalla morte”
Fu
solo allora che notai
che con una mano si stringeva un braccio. Era ferito, ma non aveva
detto nulla, mentre mi aiutava a tenere fermo Edward. Per questo
aveva chiesto aiuto a mio figlio.
“Vai
Jasper. Noi siamo
al sicuro ormai.” lo incitai.
Veloci
si allontanarono a
cercare la bella vampira che reggeva nelle sue mani la vita del
nostro ragazzo.
Cucivo
più veloce che
potevo.
I
suoi occhi erano
chiusi, ma a volte quando l'ago entrava nella sua pelle, li
spalancava emettendo un sordo gemito di dolore. Ansimava e faceva
fatica a deglutire.
Il
suo corpo tremava
violentemente, e Bella faceva fatica a tenerlo fermo.
Avevo
saturato il secondo
taglio, quando vidi Emmett e Rosalie avvicinarsi. Probabilmente
avevano aiutato il primo gruppo in cui ci eravamo imbattuti e quando
i lupi si erano ritirati erano venuti a cercarci.
“Come
sta? Siamo
arrivati in tempo?” chiese Rosalie inginocchiandosi affianco
a me.
“Male.
E se Jasper e
gli altri non portano il veleno per l'antidoto, è destinato
a
morire, come aveva visto Alice” risposi asciutto.
Bella
continuava ad
accarezzarlo e baciarlo in fronte ma lui sembrava non accorgersi
minimamente di lei.
Poi
come se sapesse che
qualcuno era arrivato iniziò nuovamente a gemere
“Rebecca...aiu..ta..mi. Sto ma..le. Sof..fo..co”
mormorò
cercando di tirarsi a sedere.
“Stai
giù Edward. Stai
fermo. Adesso arriva. Jasper la sta cercando”
cercò di consolarlo
Bella.
“E'
...” Emmett non
finì la frase, perché una vocina da bambina lo
interruppe da dietro
le nostre spalle “...la sua nuova compagna”
finì Jane guardando
dritta in faccia Bella con un sorrisetto malizioso.
“Cosa
ci fate voi qui,
Cullen?” chiese rivolta a noi.
“Siamo
venuti a salvare
le tue Guardie. Visto che da soli non sapete cavarvela”
rispose
con lo stesso tono di sfida Rosalie.
“Credo
che sarebbe
opportuno ringraziarvi... ma abbiamo ancora molte cose da fare e ce
la saremmo cavata lo stesso. Sapete che fine hanno fatto Demetri e
Rebecca? Sono stati bruciati anche loro??” chiese guardando
verso
le pire ancora accese fra le quali frugavano le poche guardie
superstiti in cerca di sopravvissuti.
“Si
sono allontanati
Jane. Sono andati a caccia di licantropi. Credo che torneranno
presto” risposi guardandola dritto negli occhi. Non mi faceva
paura, provavo solo disgusto a parlare con quella creatura meschina.
Lei
annui. “Vieni Felix
andiamo a cercare gli altri. Quando ritornano mandateli da me.
Dobbiamo cercare Alec e Demetri è l'unico che può
riuscire a
trovarlo velocemente in quel labirinto di case. Abbiamo un lavoro da
finire.” ordinò come se fossimo stati ai suoi
ordini.
Sentii
un forte sibilo
uscire dalla bocca di Emmett, ma per fortuna Rosalie lo zitti subito
“Lasciala stare sta solo cercando di provocarci.” .
Felix
aspettò che Jane
si allontanasse e poi si avvicinò lentamente. “Se
la caverà?”
chiese guardando Edward che continuava a tremare e gemere.
Gli
sorrisi “Forse, se
Demetri e gli altri riescono nella loro impresa”. Mi ero
fermato
dal cucire, avevo finito il veleno nella mia bocca e non avevo il
coraggio di prenderlo agli altri. Volevo farlo riposare un attimo e
volevo risparmiargli quella tortura. Non sarebbe servita a niente se
non portavano il veleno del licantropo per fare l'antidoto.
Così
mi limitai tenergli
premuta la stoffa per fermare l'emorragia dell'ultimo taglio ancora
aperto.
Potevamo
solo aspettare e
sperare.
“Carlisle.
Ho una
richiesta da farti.” continuò Felix imbarazzato.
“Dimmi”
risposi
“Abbiamo
alcuni feriti
e Oliver, il nostro medico è morto. Quando hai finito puoi
dare un
occhiata ai miei ragazzi?? Quasi tutti i superstiti hanno riportato
tagli e ferite superficiali che hanno bisogno di essere curate.
”
finì la frase a bassa voce quasi timoroso di chiedermelo.
“Certamente.”
risposi.
Ero
un medico, e un
medico guarisce chi ne ha bisogno, senza guardare in faccia nessuno.
“Rosalie, tu hai studiato medicina. Te la senti?”
le dissi
porgendole un secondo ago e del filo.
“Vado
Carlisle.
Cercherò di fare tutto il possibile. Emmett accompagnami,
per
favore” e decisa si avviò ad aiutare chi fino a
quindici anni
prima aveva cercato di ucciderci.
Guardai
Bella e la vidi
distrutta.
Il
comportamento di
Edward, e più ancora le parole di Jane avevano aperto in lei
una
profonda ferita.
“Non
lo puoi giudicare
Bella” cercai di confortarla memore delle parole di Alice.
Ecco
cosa aveva visto la nostra piccola veggente.
Lei
annuì e si chinò a
baciare sulla fronte Edward, che continuava ad agitarsi.
“Stai
calmo amore, sono
qui. Sono Bella” ripeté ancora una volta.
“R..e...bec..ca”
lo
sentimmo nuovamente mormorare sempre più piano, sempre
più
disperato mentre il veleno penetrava sempre più veloce nel
suo
corpo.
Sentii
un rumore
provenire da dietro le mie spalle e mi voltai.
Stavano
arrivando tutti e
tre di corsa.
Tirai
un sospiro di
sollievo. I loro volti stanchi ma felici portavano la speranza per
Edward ma con essa stava arrivando anche la bellissima vampira dai
capelli rossi, la sua Rebecca.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 32 *** La prova del tradimento ***
Ciao
a tutte. Eccomi qua ed ecco il nuovo capitolo!!! Un
bacio e ancora grazie a chi mi segue con tanto affetto.
Capitolo
31 - La prova del tradimento
Carlisle
Veloci
si avvicinarono e Demetri mi porse una boccetta contenente del
liquido giallognolo.
“Quando
siamo arrivati stava ancora combattendo con lui e se non fossimo
intervenuti sarebbe morta di certo.” poi si voltò
a guardare
Jasper con una strana luce negli occhi “E' molto bravo a
combattere
tuo figlio. Sarebbe un ottima Guardia. Ha abbattuto il licantropo
facilmente e velocemente” finii senza levare gli occhi da lui.
Jasper
si limitò ad emettere un sonoro ringhio d'avvertimento.
“No,
no. Era solo un complimento. Non temere ” si
affrettò ad
aggiungere Demetri.
Non
risposi a quel battibecco, stavo esaminando il veleno che mi avevano
portato.
“E'
sufficiente papà?” chiese Jasper ignorando Demetri.
“Si
credo di si.” Sospirai abbassando gli occhi sul petto di
Edward. Dovevo iniziare a cucirlo nuovamente e avrei dovuto utilizzare
il
veleno di qualche d'un altro. Una vera tortura per Edward, ma non
avevo scelta.
Poi
i miei occhi furono attirati dalla bella vampira rossa.
Con
un gesto deciso aveva spintonato via la nostra Bella e aveva preso
Edward fra le sue braccia.
Rimasi
a fissarla esterrefatto mentre si chinava ad accarezzagli la
fronte.
Bella impietrita
era rimasta ferma ad osservare quella scena così
surreale ai nostri occhi.
Abbassai
gli occhi su Edward e lo sentii rilassarsi.
Il
suo corpo costantemente in tensione sembrò ritrovare un
attimo la
pace mentre apriva gli occhi e guardava con un sorriso la bella
vampira “Rebec..ca, sei qui. Final..men..te. Aiuta..mi. Ho
tanto
ma..le” le mormorò mentre cercava di tirarsi su.
E
con nostro estremo stupore lo vedemmo allungare le labbra a cercare
la sua bocca.
E
Rebecca non si fece pregare e si chinò a baciarlo
appassionatamente. Come un pesce sulla riva cerca disperatamente
l'acqua così il nostro Edward, aveva cercato il suo bacio.
Vidi
gli occhi di Bella farsi grandi dapprima stupiti poi carichi di
rabbia.
Finché
non lo vedo non ci credo aveva detto, ed ecco ora aveva sotto gli
occhi il suo tradimento!
La
vidi alzarsi, barcollare, guardarsi intorno come a essere sicura di
non stare sognando e poi correre via carica di una cieca rabbia.
Anch'io
rimasi lì, fermo incapace di muovermi.
Stordito
da quello che i miei occhi continuavano a vedere.
Continuavano
a baciarsi senza alcuna intenzione d'interrompersi.
E
poi l'amarezza e la rabbia che erano cresciute e si erano nascoste
nel mio cuore, esplosero.
Non
potevo crederci ma era vero.
Lì
sotto i nostri occhi potevamo vedere Edward tradire con passione il
suo amore.
Tradire
quello per cui aveva tanto a lungo combattuto.
Tradire
quella che aveva sempre detto essere la sua ragione di vita.
A
scuotermi fu Jasper. Mi toccò un braccio. Sembrava confuso e
incerto.
“Vado
ad aiutare Bella. Qui io non servo” mi disse e dopo aver
lanciato
una lunga occhiata dubbiosa al fratello si allontanò di
corsa.
Rebecca
si staccò dalla sua bocca e riprese ad accarezzarlo e
coccolarlo.
Lui
emise un gemito di dolore e il suo corpo riprese a tremare attaccato
dal veleno.
La
guardai per la prima volta bene in viso. Era bella, ma c'era un
qualcosa che non capivo, un qualcosa che non riuscivo a comprendere.
Poi il sorriso che
mi rivolse spazzo la nebbia dai miei occhi ciechi.
Assomigliava ad Edward, in maniera terribile, poteva benissimo
passare per la gemella. Il suo sguardo e il suo sorriso erano quelli
di mio figlio.
Mi
riscossi, non aveva importanza, era solo un piccolo dettaglio.
Ero
infuriato, mortificato e con rabbia bagnai l'ago con l'ultima goccia
di veleno che mi era rimasta e l'affondai nel suo petto. Dovevo
finire il mio lavoro. Lo sentii sobbalzare ed emettere un lungo
gemito di dolore. “Rebec...ca bacia..mi.”
sussurrò.
Lei
mi guardò con uno sguardo triste, poi mi strappò
l' ago dalle mani e se lo passò in bocca. Dopo avermelo
passato nuovamente si chinò
a baciare Edward, che si dibatteva per raggiungerla con la bocca.
Ripresi
l'ago dalle sue mani e guardai Demetri senza capire quel gesto.
“Il
veleno di Rebecca dovrebbe essere abbastanza compatibile con
Edward”
mi spiegò con lo sguardo lontano e triste.
Annui,
non poteva fargli più male del veleno di chiunque altro e il
mio era
proprio terminato. Affondai l'ago pronto a tenerlo fermo per il
forte dolore che gli avrei procurato ma con mia enorme sorpresa lo
vidi sussultare appena. Continuai veloce a cucire e appena sentii
l'ago fare fatica a penetrare lo passai alla bella vampira
affinché
lo bagnasse nuovamente.
Lei
si staccò da lui giusto il tempo di bagnarlo e poi riprese a
baciarlo.
Fu
in quell'occasione che notai le tracce profonde di sofferenza che
solcavano il suo bel viso.
Quando
ebbi finito le chiesi di bagnargli le ferite con il veleno e lei dopo
essersi staccata da lui ubbidì senza dire una sola parola.
Infine
lo fasciai, presto queste ferite sarebbero guarite.
Dovevo
ora occuparmi di preparare l'antidoto.
Presi
la boccetta di veleno e la rovesciai in una più grossa che
conteneva
dell'aceto che mi ero portato da casa e vi aggiunsi della polvere di
sangue umano, anch'essa proveniente dalle scorte di Volterra.
Miscelai
tutto velocemente e mi rivolsi a Rebecca “Se smetti un attimo
di
baciarlo, gli do l'antidoto al veleno” e la mia voce
risuonò
carica di tutta quell'amarezza che stavo provando per quella
situazione.
Lei
si stacco sempre silenziosa ed io mi avvicinai a lui
“Edward
mi senti?” gli chiesi sperando che mi riconoscesse
“Rebec..ca”
mormorò.
“Apri
la bocca ragazzo, devi ingoiare l'antidoto al veleno” lo
esortai
“Ho
male.... Rebec...ca aiuta...mi” continuò tenendo
gli occhi chiusi
e allungando le labbra a cercarla nuovamente.
Scuotendo
la testa, gli aprii la bocca con la forza e lo costrinsi a bere una
cucchiaiata di quel liquido schifoso.
Per
un attimo pensai lo vomitasse, poi emise un gemito di sofferenza e si
rannicchiò su se stesso premendo entrambe le braccia sullo
stomaco.
Rebecca
si affrettò a prenderlo tra le braccia e alzatogli la testa
iniziò
nuovamente a baciarlo corrisposta immediatamente da lui.
Scossi
la testa disgustato e con malizia allungai la mano sul suo inguine.
Volevo
verificare se era eccitato da quel contatto, ma contrariamente a
quanto mi aspettassi non era sessualmente attivo.
Probabilmente
il veleno aveva coinvolto anche quello.
Mi
tirai in piedi seguito da Demetri che silenzioso aveva assistito alle
mie cure.
“Vieni
Demetri, dammi il braccio. Sarà meglio che cucia anche
te” gli
dissi
Lui
annui e mi porse il braccio mentre con l'altra mano prendeva l'ago e
se lo passava in bocca. Veloce lo cucii e lo fasciai mentre mi
faceva un sorriso riconoscente.
In
quell'attimo arrivarono Felix, Rosalie ed Emmett.
“Che
succede dove sono Bella e Jasper” mi chiese quest'ultimo
guardandosi intorno.
“Si
sono allontanati” sussurrai, non avevo voglia di spiegargli e
non
ce ne fu neanche bisogno perché in quel momento entrambi i
miei
figli misero a fuoco Edward che si baciava appassionatamente con
Rebecca.
Rosalie
spostò gli occhi su di me e con lo sguardo disgustato mi
disse “Ho
cucito diverse Guardie ferite. Ma c'è ne una che
è stata morsa e
non so come aiutarla” mi riferì.
“Avete
preso il veleno al licantropo?” chiesi a Felix.
Lui
scosse la testa. “Non sappiamo chi abbia morso Sirius. Puoi
aiutarlo ugualmente?” mi chiese.
Rimasi
un attimo in silenzio, poi dissi quello che nessun medico vuole mai
dire “Non c'è speranza Felix. Se non fate nulla
fra quattro o
cinque giorni Sirius morirà tra atroci dolori. Forse sarebbe
meglio ucciderlo subito...” e le mie ultime parole uscirono
come un
sussurro. Non avrei mai voluto pronunciarle ma non c'era scelta.
Lui
mi guardò serio “Grazie Carlisle.”
sussurrò e si allontanò a
testa bassa.
Stava
andando ad uccidere un amico.
Lo
guardai allontanarsi, poi mi rivolsi a Demetri.
“Qui
c'è la cura per Edward. Deve berne un cucchiaio ogni dodici
ore.
Suppongo che debba restare con voi per cui accertati che lo faccia,
altrimenti sarà stato tutto vano.” gli dissi
porgendogli la
boccetta.
Lui
annui “Sta tranquillo dottore. Lo farà. Per quanto
tempo dobbiamo
darglielo? Possiamo portarlo via o deve rimanere fermo per un
po'?”
mi chiese serio.
“Dateglielo
per tre o quattro giorni e tenetelo calmo a letto. E quando intendo
calmo, intendo calmo.” sottolineai guardando di traverso
Rebecca
che lo stava baciando nuovamente. “Ma potete partire se
riuscite a
staccarlo da lei”
Lui
mi sorrise appena abbassando lo sguardo imbarazzato.
“Un
favore solo ti chiedo.” proseguii sperando che mi dicesse di
si
“Fatemi avere sue notizie” gli chiesi con un filo
di voce.
“Non
dipende da me Carlisle, ma farò quello che posso”
mi promise e mi
mi allungò la mano per stringere la mia.
Ricambiai
quel gesto e dopo aver dato un ultima occhiata ad Edward mi
allontanai accompagnato da Emmett e Rosalie.
Dovevamo
cercare Bella e Jasper.
All'improvviso
mi voltai avrei giurato di essermi sentito chiamare da Edward, ma
quando lo vidi capii di essermi sbagliato, era nuovamente intendo a
baciarsi la sua Rebecca.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 33 *** Un risveglio amaro ***
Ciao
eccomi. La frittata sembra fatta, il piano di Aro per
allontanare Edw dalla sua famiglia si sta stringendo.... ma se i Cullen
ne sono usciti devastati dall'incontro con Edw,
lui è ancora attaccato alla sua famiglia ignaro
dell'acaduto... Ma...
Buona lettura ...
Capitolo
32 Un risveglio amaro
Edward
Stavo
malissimo. Sentivo il mio corpo bruciare.
I
miei sensi erano appannati e un forte tremito mi si era impossessato
di me.
Avevo
bisogno di Rebecca. Il mio corpo la richiedeva, ne aveva bisogno.
Sentivo
delle voci lontane, mi sentivo toccare ma non riuscivo a capire chi
fosse o cosa volesse. Ero perso nel dolore e nella nebbia.
Avevo
paura, mi sentivo soffocare e il peggio fu quando qualcosa
penetrò
con forza nella mia bocca. Cercai di ribellarmi ma fu tutto vano.
Per fortuna durò poco e con sforzo ripresi a respirare.
Il
petto mi bruciava come il fuoco e mi sentivo pizzicare come se tante
api avessero deciso di pungermi contemporaneamente. Un dolore
continuo e prolungato smussato soltanto dalla lontananza di Rebecca.
Poi,
quando iniziai a credete che tutto non sarebbe mai finito, finalmente
la sentii, sentii il suo tocco, le sue carezze.
Il
mio corpo la riconobbe ed esultò.
Il
panico, la paura mi abbandonarono assieme alla nebbia che oscurava i
miei sensi.
Ma
sopraggiunse il dolore ancora più forte, ancora
più prepotente e mi
sentii precipitare di nuovo in un incubo senza fine.
Nuovamente
mi sentii pungere e pizzicare il petto come se aghi di fuoco
venissero conficcati nella mia carne.
Percepii,
per la prima volta chiaramente e con terrore, il fuoco invadere
tutto il mio corpo, ogni nervo, ogni muscolo si contorceva avvolto da
esso mentre il veleno si propagava dentro di me.
Avevo
bisogno dell'aiuto di Rebecca per contenere il male e sapevo che il
suo bacio era il mezzo più efficace e veloce per intervenire.
Allungai
le labbra cercandola disperato sperando di alleviare quel male che
rischiava di farmi impazzire.
E
lei lo fece, mi donò le sue labbra e il suo conforto
iniziando ad
assorbire il mio dolore su di se.
Il
mio corpo rispose subito al suo intervento e mi resi conto che non ne
potevo fare più a meno.
Ogni
tanto si staccava da me, ed io la cercavo, la volevo.
Poi
il male al petto diminuì e senti un liquido fresco placarne
il
dolore.
Ma
il resto continuava a bruciare come il fuoco.
Mi
parve sentire un voce lontana chiamarmi, una voce conosciuta.
Ma
non riuscivo a capire, a rispondere. Avevo bisogno che Rebecca mi
aiutasse, alleviasse il dolore. Così la chiamai ancora. Poi
qualcuno mi aprii la bocca e mi costrinse a ingoiare un liquido
schifosissimo.
Volevo
vomitarlo ma non ci riuscii e mentre scendeva nel mio stomaco
avvertii una fitta lancinante ad esso. Mi piegai cercando di porre
fine a quella sofferenza, ma per fortuna il bacio di Rebecca
intervenne ad alleviare i crampi che mi avevano preso.
Dopo
un paio di minuti, riuscii ad aprire gli occhi e per la prima volta a
guardarmi intorno. Ma non riuscivo a mettere a fuoco quello che mi
circondava era tutto avvolto da una nebbia fittissima.
Una
figura si stava allontanando, sembrava mio padre.
“Carlisle”
cercai di chiamarlo ma un ulteriore fitta mi costrinse di nuovo ad
raggomitolarmi mentre Rebecca si chinava nuovamente su di me
baciandomi per alleviare anche quella nuova sofferenza.
L'antidoto
che mi avevano fatto bere, iniziò a fare il suo effetto e
lentamente
il mio corpo smise di torturarmi con quella violenza e la mia mente
divenne leggermente più lucida.
“Edward.
Adesso ti portiamo in macchina. Torniamo a Volterra” la voce
che
arrivò da lontano alle mie orecchie era quella di Felix.
Mi
sentii avvolgere in una coperta e prendere in braccio.
Aprii
appena gli occhi e vidi il suo volto vicino al mio “C'era mio
padre vero? O l'ho solo sognato?” chiesi in un sussurro
ancora
stanco e dolorante.
“Adesso
devi solo riposare Edward. Presto starai meglio e allora
parleremo”
mi rispose con un filo di voce.
Quando
aprii gli occhi ero nella mia stanza.
Non
ricordavo nulla del viaggio di ritorno o di quello che era successo.
Rebecca
era sdraiata a fianco a me. Gli occhi chiusi segnati da profonde
occhiaie rivelavano la sua lunga battaglia per aiutarmi.
Non
volevo disturbarla, e cautamente le passai un braccio intorno alle
spalle stringendomela al petto.
Ero
consapevole di quanto avessi sofferto in quei giorni, ricordavo
vagamente il dolore che mi aveva attanagliato senza sosta e il
conforto della sua presenza e dei suoi baci.
Gli
ero riconoscente e timidamente la baciai sulla testa mentre lei
stirandosi come un gatto mi abbracciava stretto.
Quei
lunghi giorni passati assieme, il combattimento nel quale ci eravamo
salvati a vicenda più di una volta e infine la mia
convalescenza
avevano instaurato un legame d'affetto fortissimo.
Con
la mente ripercorsi quel poco che ricordavo e mi chiesi nuovamente
come era possibile che avessi visto mio padre. Eppure mi ricordavo i
suoi capelli, il suo sorriso tirato, la sua voce.
Scossi
la testa infastidito mentre con la mano accarezzavo la schiena del
mio simbionte. La sentii muoversi, e abbassai gli occhi.
“Buongiorno
Rebecca, come stai?” le chiesi sorridendole.
Lei
mi sorrise felice, mi baciò sulla guancia mentre si alzava e
andava
a prendere un qualcosa dallo scaffale.
Quando
si avvicinò vidi che aveva una boccetta contenente un
liquido quasi
finito. Prese un cucchiaio, lo riempì e me lo porse.
Mi
sentivo bene e la guardai socchiudendo gli occhi.
“Sto
bene, non ho bisogno di medicine” le sorrisi.
Lei
mi guardò preoccupata, poi mi porse nuovamente il cucchiaio.
“Devo
prenderla in ogni caso?” le chiesi dubbioso.
Lei
annui soddisfatta che avessi capito.
Sospirai
e ingoiai quel liquido schifoso. Era anche peggio di quanto me lo
ricordassi.
Subito
una fitta allo stomaco mi fece pentire della mia decisione, mentre la
nausea mi assaliva prepotente.
“Ma
cosa...” cercai di protestare mentre mi chiudevo a riccio
tenendomi
lo stomaco.
Lei
mi fece sdraiare e iniziò ad accarezzarmi la fronte.
La
scostai in malo modo, volevo alzarmi, mi sentivo malissimo, dovevo
andare a vomitare.
“Stai
sdraiato Edward” la voce di Ilmi mi fece sussultare. Doveva
essere
entrato in quel momento. Non l'avevo ancora visto e non poteva certo
passare inosservato. “E' la medicina, fra pochi minuti
passa.”
Lo
guardai mentre cercavo di ingoiare, ma avevo la bocca asciutta e
arida.
“Ti
succede tutte le volte. Siamo impazziti per riuscirti a dartela, ma
direi che ha fatto il suo effetto con successo. Quella era l'ultima
dose e adesso devi stare a letto almeno fino a domani sera, quindi
sdraiati e fai il bravo.”
Lo
guardai mentre aiutato da Rebecca mi sdraiavo nuovamente ubbidiente.
“Demetri
ti deve la vita, e anche le poche Guardie sopravvissute .
E
questo grazie al tuo avvertimento altrimenti dubito che qualcuno di
voi sarebbe tornato. Anche se come al solito hai fatto di testa tua
rischiando la vita” sogghigno.
“Chi
è sopravvissuto?” chiesi titubante. Non ero certo
di volerlo
sapere.
“Della
tua squadra solo te, Rebecca e Demetri che ti deve la vita. Della
squadra di Felix se la sono cavata lui, Damiano , Damon e Katia.
Invece
nella squadra di Jane lei è stata l'unica superstite e
ovviamente
non ha riportato nemmeno un graffio” sorrise sornione.
“Ci
ha fatto dividere e avanzare nel bosco. L'avevo avvertita”
scossi
la testa dispiaciuto per tutte i miei compagni che erano morti.
“Lo
sappiamo. Felix e Demetri hanno fatto rapporto e Jane è
stata punita
severamente per aver fallito così” mi rispose
“Hanno
trovato Alec? Sono morti tutti i lupi?” chiesi curioso.
“Si.
Demetri alla fine ha trovato Alec. Non era nemmeno ferito, ma penso
che si ricorderà per sempre della sua prigionia. Non sono
stati
molto carini con lui. In quanto ai licantropi... Pensiamo che siano
morti tutti anche se non ne abbiamo la certezza. Grazie alla tua
famiglia la battaglia si è conclusa con una vittoria ma
l'abbiamo
pagata cara e avrebbe potuto finire in maniera molto diversa”
“Cosa
c'entra la mia famiglia?” gli chiesi ripensando ai dubbi che
mi avevano tormentato.
“Non
ricordi nulla Edward?” mi chiese inclinando la testa attento
alla
mia reazione.
“No,
Ilmi. Solo che stavo male e avevo bisogno di Rebecca” risposi
cercando di squarciare il velo della mia memoria.
“Sono
intervenuti loro Edward. C'era tuo padre, tua moglie e tre fratelli.
Sono
stati molto bravi. Pare che tuo fratello, quello biondo, sia un abile
combattente. Ha molto impressionato Demetri.” mi rispose
sorridendo del mio sguardo confuso.
“C'era
Jasper? E Bella?” chiesi stupito
“Non
so come si chiamino. Edward” si scusò
“Perché
non me li avete fatti vedere? Perché li avete tenuti lontani
da me?”
chiesi agitato tirandomi a sedere.
Subito
le mani di Rebecca mi costrinsero a sdraiarmi nuovamente.
“Non
ti agitare. Tu non li hai visti, ma loro hanno visto te. E' stato tuo
padre a curarti e a occuparsi di te insieme agli altri.” mi
spiegò.
Lo
guardai. Non ricordavo nulla.
“Dove
sono loro adesso ?” gli chiesi cercando nuovamente di tirarmi
su.
“Stai
giù ragazzo. Sono andati via, Edward. Tu sei ritornato con
le
Guardie. Sei una di loro. Sei a Volterra” mi
spiegò paziente.
Loro
mi avevano visto. Papà mi aveva curato e c'era Bella. La mia
Bella.
“C'era
mia moglie ne sei sicuro?” chiesi sorridente all'idea che lei
si
fosse presa cura di me.
“Si
all'inizio... si” mi rispose titubante abbassando lo sguardo
“Ma
adesso devi riposare, non devi agitarti” tagliò
corto.
Il
tuo tono di voce però mi insospettii, cosa mi stava
nascondendo?
“Dimmi
Ilmi, ti prego. Perché solo all'inizio?” chiesi
preoccupato.
“Perché
ti ha visto baciarti con Rebecca. E ha capito che lei è
entrata nel
tuo cuore. Che ormai lei non conta più nulla per
te” la voce da
bambino di Alec era soddisfatta.
Mi
girai con lo sguardo vitreo mentre il significato delle sue parole
entrava nella mia mente.
Lui
mi guardò mentre avanzava nella mia stanza e
proseguì soddisfatto
del dolore che vedeva nei miei occhi “Tutti loro hanno
capito. Mi
hanno raccontato che se ne sono andati senza nemmeno salutarti. Eri
troppo intento a baciarti la tua Rebecca.”
Lo
guardavo, non riuscivo a capire le sue parole.
Io
non ...baciavo Rebecca. Non nel vero senso della parola.
Lei,
malgrado le volessi bene, era il mio simbionte non la mia compagna.
Come potevano aver dubitato di me? Dovevo spiegargli, dovevo
chiamarli. Subito!!
Mi
tirai su di scatto, ma le braccia forti di Ilmi mi bloccarono
“Dove
credi di andare Edward? Ti ho detto che devi stare a letto.”
“Devo
chiamarli, devo spiegarmi...Io...non...” non riuscivo a
parlare, a
fare una frase coerente, ero troppo agitato.
Alec
prosegui tranquillo “C'è poco da spiegare Edward.
Loro hanno
visto. Non ti crederanno mai. Rebecca ti ha baciato a lungo e tu non
facevi altro che chiamarla.” concluse sorridendomi
“Stai
zitto Alec. Cosa sei venuto a fare qui?” chiese Ilmi alzando
la
voce chiaramente infastidito dai discorsi del bel vampiro.
Lui
sbuffò “Sono venuto a chiamare te. C'è
una nuova classe di
neonati da addestrare. Sono abbastanza controllati e potete iniziare
il vostro lavoro. Dobbiamo rimpiazzare le Guardie perse al
più
presto” disse poi voltandosi verso di me “Riposati
Edward. Rebecca ti farà compagnia... molto
volentieri” e ridacchiando
uscii.
Io
guardai Ilmi “Dimmi che è tutto una bugia. Ti
prego” sussurrai.
“Purtroppo
è vero Edward. Loro ti hanno visto con Rebecca e non sanno
che è
il tuo simbionte” sorrise mesto “Adesso riposati, e
ubbidisci a
Rebecca. Quando sarai guarito, riuscirai ad aggiustare tutto”
cercò
di consolarmi mentre usciva dalla porta.
Rimasi
sdraiato con la mente sconvolta da quei discorsi.
“Cosa
ho fatto Rebecca?” le chiesi pur sapendo che non mi avrebbe
risposto “Ma come hanno potuto credere che io...”
non finii la
frase incapace di accettare l'accaduto.
Rebecca
mi prese il viso fra le mani guardandomi negli occhi.
I
miei occhi riflessi in lei, carichi della sofferenza dei giorni
passati, neri dalla sete che ci torturava e carichi di comprensione.
Poi con calma mi abbracciò stretto, iniziandomi ad
accarezzare
il viso e la fronte.
Il
contatto con lei, la sua sicurezza penetrarono come un balsamo nella
mia mente ferita e lentamente mi rilassai scivolando nel buio.
Ma
non c'erano cure per le ferite del mio cuore, nemmeno lei avrebbe mai
potuto donarmi quello che volevo.
La
certezza che loro avrebbero capito e perdonato.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 34 *** Rivelazioni ***
Ciao a
tutti. Non faccio commenti e vi lascio al capitolo . Grazie
ancora a tutti.... non sò più come
dirvelo ma solo contentissima di ricevere i commenti e vedere che non
vi siete ancora stufati della storia... A
Martedì!!!
Capitolo
33 - Rivelazioni
Carlisle
Quando
arrivammo a casa c'erano già tutti ad aspettarci.
Gli
avevamo telefonato informandoli che eravamo tutti sani e salvi,
compreso Edward.
Non
avevamo avuto il coraggio di raccontare loro cosa era successo.
Quando
scesi dalla macchina mi ritrovai Esme abbracciata con il volto
splendente dalla gioia di rivederci.
Le
bastò un attimo, un rapido sguardo per capire che qualcosa
non era
andato per il verso giusto.
Anche
Alice corse ad abbracciare il suo Jasper, ma i suoi occhi tormentati
rivelavano la conoscenza del nostro segreto. Dopo aver baciato
Jasper, si girò ed abbracciò Bella, stringendola
forte come se
avesse paura che dovesse cadere a pezzi da un momento all'altro.
E
doveva proprio essere così perché lei si strinse
forte ad Alice e
la sentii sussurrare “Avevi ragione, forse era meglio che io
non
andassi. Che io non vedessi”.
Alice
la guardò negli occhi. “Speravo di sbagliarmi
Bella, speravo che
la vostra presenza potesse cambiare il corso degli
avvenimenti”
sussurrò dispiaciuta.
“E
così è stato. Edward è vivo. Sarebbe
morto altrimenti e forse
anche tutte le altre Guardie” sussurrai, incapace di alzare
la
voce di spezzare quel silenzio che ci aveva fatto compagnia per tutto
il viaggio di ritorno.
“Cosa
è successo?” ci chiese Jacob che stringeva forte
la mano a
Renesmee.
Anche
Esme si staccò da me e mi studiò con aria
interrogativa.
Dovevamo
parlarne, dovevamo prendere atto, accettare quello che i nostri occhi
avevano visto, quello che le nostre menti si rifiutavano di
considerare realtà.
Fu
Rosalie con la voce carica di sdegno a dare voce al nostro dolore
“Edward. Ha una compagna. Una vampira dai capelli rossi
è la sua
nuova donna”
La
voce di Rosalie non ammetteva repliche e con stupore vidi Alice
scuotere la testa “Non ci credo. E' vero io l'ho visto
baciarsi
tempo fa. Abbiamo visto il loro sguardo a Firenze. Ma non è
possibile Edward ama troppo Bella per farle una cosa così.
Ti stai
sbagliando Rose”
Il
suo tono era determinato così come quello di Bella che con
gentilezza e fermezza le rispose “No. Alice. Edward
è innamorato
di una certa Rebecca. Dovevi vedere come la cercava, come aveva
bisogno di lei e come la... baciava” le parole le morirono in
gola
mentre guardava il viso sbiancare di Nessi.
“Non
è possibile mamma. Papà non farebbe mai una cosa
simile. Papà ci
ama.” le sue parole morirono in gola sopraffatte dalla
consapevolezza che quello che aveva temuto a Firenze si era
realizzato.
Esme
mi abbracciò forte “E adesso?” la sua
domanda non aveva risposte
e tutti tacemmo. Non c'era più nulla da aggiungere.
L'abbracciai
forte, triste e sconsolato. Già e adesso? Non lo sapevo
neanch'io.
Sarebbe ritornato a casa? Avrebbe avuto il coraggio di tornare e
spiegare? Sarebbe venuto da solo o si sarebbe portato la sua nuova
compagna dietro? Bella ormai era per me come una figlia, faceva
parte della famiglia per non parlare di Nessi. Non l'avremmo certo
abbandonata non dopo tutto quello che aveva fatto Edward. Aveva
osato prendere un qualcosa che non gli apparteneva, l'aveva
trasformata, rubata l'anima e per che cosa? Per un capriccio
momentaneo? Eppure non riuscivo ad accettare tutto questo, avevo
visto e sentito, ma il mio cuore si rifiutava di accettare
l'evidenza.
“Lo
specchio. Era presente lo specchio?” chiese Jacob
riportandoci alla
realtà.
“Non
lo sappiamo Jacob. C'erano le guardie ma nessuno di strano o di
particolare” risposi quasi infastidito. Che m'importava dello
specchio!!
“Non
so Carlisle. C'è qualcosa che non mi torna” a
parlare era stato
Jasper.
Era
stato in silenzio tutto il tempo. Pensavo fosse turbato dal fatto che
Demetri aveva notato la sua bravura, un altro obiettivo per i
volturi, un altro membro della mia famiglia nel loro mirino...
“Io
percepisco i sentimenti, le emozioni eppure...”
“Cosa
stai dicendo Jasper?” chiese Alice
“Edward. Non so...
” scuoteva la testa.
“Jasper.
Non provare a scusarlo. Lo abbiamo visto tutti come si attaccava a
Lei” intervenne Rosalie disgustata.
“Non
lo sto giustificando ma... Non so, non mi convince” scuoteva
la
testa guardandoci.
Non
c'era altro da dire. Potevano di nuovo solo aspettare. Che cosa? Mi
chiesi. Non lo sapevo neanch'io. Forse desideravo che non tornasse...
che semplicemente si limitasse a sparire per poter dimenticare.
Già
dimenticare tutto il male che stava facendo, tutte le ferite che
stava aprendo nei nostri muti cuori.
Era
diventato un assassino, una Guardia a tutti gli effetti.
Lo
avevo visto uccidere i licantropi come una macchina, forte e
insensibile. Quel vampiro dagli occhi rossi non era più il
mio
dolce Edward. Eppure non potevo certo far finta di niente,
dimenticarmi di lui...
Scossi
la testa deluso e ferito e abbracciai Esme che mi guardava
preoccupata.
Lei
non avrebbe accettato di perdere nostro figlio e sono sicuro che
avrebbe combattuto con i denti per riportarlo a casa alla sua
famiglia.
La
nostra famiglia.
Esme
non si sarebbe arresa facilmente, ma forse questa volta non avevamo
neanche la possibilità di combattere.
Forse
avevamo perso la battaglia prima ancora che incominciasse.
Forse
sarebbe stato impossibile per lui tornare ad essere uno di noi, forse
dovevamo prepararci a dirgli addio per sempre...
Demetri
I
quattro giorni che seguirono il nostro ritorno alla rocca furono un
incubo per tutti noi.
Aro
volle subito un resoconto dettagliato degli avvenimenti . Era
infuriato per le perdite che avevamo avuto.
Quando
feci rapporto non gli raccontai del fratello di Edward, ma lui mi
volle toccare e dal suo sorriso immaginai che avesse letto tutto...
Tutta
la Rocca venne a sapere dell'accaduto e da quel momento in poi non ci
fu un attimo di pace.
Jane
venne convocata nello studio di Aro e dopo un lungo colloquio
lasciò
la Rocca con chissà quale destinazione.
Io
e Felix invece fummo mandati insieme a cercare nuovi umani da
trasformare.
Dovevamo
rimpiazzare le guardie perse al più presto.
Presto
ci ritrovammo con una ventina di neonati affamati da gestire.
Oliver
era stato tra i primi a cadere e il suo posto venne assegnato ad
Angela la sua assistente.
Lei
visitò Edward ancora incosciente e tenuto costantemente
sotto il
potere di Rebecca e dopo aver analizzato l'antidoto ci disse di
continuare a darglielo e di informarla se fosse peggiorato.
Ovviamente
avrebbe dovuto rimanere a letto fino a che non avesse ripreso le
forze.
Appena
avevamo un attimo libero io e Felix passavamo a trovare Edward ma
era sempre nello stesso stato.
A
controllarlo ci pensarono Ilmi e Kong.
Al
momento erano abbastanza liberi dagli impegni e qualcuno doveva
sorvegliarlo in continuazione. Non sapevamo cosa si ricordava e come
avrebbe reagito al suo risveglio.
Quando
finalmente riprese conoscenza c'era Ilmi con lui. Poi appena lo vide
lucido abbastanza venne a cercarmi.
“Demetri”
mi chiamò avvicinandosi “Si è
ripreso.”
“Grazie
Ilmi. Sono contento. Come sta ? Mi sento in debito con lui”
lo
ringraziai
“Sembrerebbe
abbastanza bene. Ha preso la medicina senza troppe storie. Ma
è
ancora affaticato e confuso. Deve anche essere molto assetato.
Bisognerà farlo bere al più presto. Domani
dovrebbero arrivare i
rifornimenti vero?” mi chiese speranzoso.
“Già.
Ma non so se parteciperà al banchetto. Ha sempre avuto
problemi ad
alimentarsi come noi” spiegai scuotendo la testa. Non lo
riuscivo
proprio a capire. Il suo rifiuto era per me, come per le altre
Guardie incomprensibile.
Lui
annui. La storia del vampiro con gli occhi gialli era famosa nella
Rocca.
“C'è
un altra cosa che devi sapere” mi disse e aveva lo sguardo
triste
“Mentre ero lì mi ha chiesto della sua
famiglia.”
“Speravo
non si ricordasse di loro” commentai assorto
“Qualcosa
sapeva, ma è arrivato Alec e gli ha raccontato
tutto” finì la
frase disgustato.
“Proprio
tutto?” chiesi preoccupato.
“Già.
E ha messo molta enfasi. Sembrava soddisfatto quella serpe”
rispose
chiaramente infuriato con il bel gemello.
“Come
l'ha presa?” gli chiesi dispiaciuto
“Male
Demetri. Ho paura faccia qualche scemata. Si è agitato
tantissimo.
Troppo direi” Lo guardai assorto.
Avrei
dovuto parlarne con Aro.
Annui
“Andrò a parlargli, prima però devo
discuterne con Aro” lui mi
guardò.
Aveva
ancora qualcosa da dirmi e con imbarazzo continuò
“Perché non
hai spiegato alla sua famiglia quello che stava succedendo e chi
è
in realtà Rebecca? Ti ha salvato la vita. Potevi farlo e non
l'hai
fatto” Il suo tono era chiaramente di accusa. Anche lui si
era
affezionato a quel ragazzo.
Scossi
la testa dispiaciuto “Ho ricevuto ordini precisi in merito.
Non
potevo infrangerli. Anche a me dispiace, credimi. Ma lui è
una
Guardia ed io anche. Per quanto gli sia affezionato ho degli ordini
da rispettare” la mia voce era triste. Ma che scelta avevo?
Nessuna.
Ma
potevo cercare di aiutarlo parlando con Aro.
E
salutato Ilmi mi diressi da lui.
Forse
avrebbe consentito di fargli comunicare con la famiglia, di
permettergli di spiegargli l'accaduto... sempre che fossero disposti
a credergli.
E
deciso mi diressi dal mio Signore, dovevo almeno provare, dovevo
provare ad aiutarlo, avevo un debito da saldare.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 35 *** Amore e odio ***
Ciao eccomi
qua. Lasciamo Edward un attimo e andiamo a vedere cosa bolle
in pentola a Casa Cullen. Perchè qualcuno è molto
arrabbiato...
Un bacione e grazie!!!
Capitolo
34 - Amore e odio
Bella
Da
quando eravamo tornati
mi ero chiusa in me stessa.
Erano
ormai quattro
giorni che me ne stavo chiusa in camera. Ero gentile con tutti, ma
preferivo stare da sola. Quella che ormai consideravo la mia
famiglia aveva provato a starmi vicino all'inizio ma poi finalmente
avevano capito che era meglio lasciarmi in pace.
Anche
loro stavano male
dietro a questa storia, anche loro si torturavano nell'indecisione.
Fra
quindici giorni lui forse sarebbe tornato ma se anche avesse deciso di
rimanere a
Volterra io sarei andata via comunque.
Non
ne avevo parlato con
nessuno ma dentro di me, stavo iniziando a progettare la mia
partenza.
Avrei
detto a Nessi di
tornare a la Push. Li il branco si sarebbe presa cura di lei e di
Jacob.
Ma
io non sarei andata
con loro.
Era
tanto tempo che
volevo visitare Parigi e Londra e sono sicura che Carlisle mi avrebbe
imprestato un po' di soldi.
Avevo
bisogno di stare da
sola, di riflettere e soprattutto di non pensare.
Di
non pensare a lui...
al mio amore.
Si
perché io continuavo
ad amarlo, ma il mio cuore si era sbriciolato.
Se
anche fosse tornato
non c'è l'avrei fatta a vederlo.
Il
suo sorriso mi avrebbe
fatto solo male, le sue parole avrebbero bruciato come il fuoco.
No.
Non potevo più
incontrarlo, dovevo solo dimenticarlo fare finta che lui non fosse
mai esistito.
E
la mia mente volò a
quando umana mi aveva abbandonato.
All'epoca
mi ero
distrutta e solo Jacob mi aveva salvato.
Ma
adesso non sarebbe
andata così.
Non
volevo più soffrire
dietro a lui, lo avrei cancellato dalla mia mente e dal mio cuore.
Potevo
farcela e lo avrei
fatto.
L'amore
si stava
trasformando lentamente in odio. Un odio profondo e cieco, l'odio
di chi si sente tradito ed abbandonato.
Sapevo
che loro speravano
di ricevere sue notizie, erano in pensiero per lui, ma io, anche se
avesse deciso di chiamare, non gli avrei parlato.
Non
c'era niente da dire.
I fatti avevano parlato per lui. Quello che avevo visto, era stato
troppo!!
Mi
ero rifiutata di
credere alle visioni di Alice, alle carezze spiate a Firenze.
Ma
adesso non potevo
negare l'evidenza!!
La
baciava con un bisogno
disperato, con una foga che era appartenuta solo a me.
Ma
adesso non più.
Lui
non era più mio!!
L'avevo
perso!!
Volterra
aveva scavato un
fossato fra di noi, un baratro che niente avrebbe più potuto
colmare.
Mi
aveva tradito e questa
consapevolezza mi aveva distrutto.
Gli
occhi iniziarono a
pungermi, erano le lacrime che non potevano uscire.
Quelle
lacrime che avrei
tanto voluto avere, che mi avrebbero confortato e permesso di
sfogarmi.
Quante
volte mi aveva
detto che ero la sua unica ragione di vita, che mi amava più
di se
stesso.
Quante
bugie mi aveva
raccontato!!!
Il
suo saper mentire era
sempre stato un problema per me, ma adesso la verità era
finalmente
saltata fuori. Il suo “per sempre” non era stato
nulla di più
che un capriccio momentaneo.
Era
bastato stare lontano
tre miseri mesi e già si era dimenticato delle sue parole,
dei suoi
sentimenti... di me.
Quando
ci eravamo
salutati mi aveva detto che sarebbe tornato presto, che mi lasciava
il suo cuore in custodia.
Lo
odiavo. Mi aveva
mentito. E non c'era perdono possibile.
Mi sdraiai sul letto, sul
nostro letto. Potevo sentire ancora il suo profumo aleggiare nella
camera, lentamente mi abbracciai il suo cuscino.
Sapeva
di lui, sapeva del
mio Edward.
Sapeva
del mio amore
perduto.
In
casa regnava il
silenzio.
Probabilmente
erano tutti
a caccia.
Ci
andavano spesso, molto
più spesso del solito.
Probabilmente
si
sfogavano.
Ma
io no!
I
miei occhi erano neri
per la sete, ma non volevo cacciare, non potevo farlo.
Troppe
volte l'avevo
fatto con lui.
Troppe
volte le nostre
battute si erano trasformate in baci e carezze.
Troppo
dolore sarebbe
stato cacciare in quei boschi.
Poi
sentii bussare alla
porta.
Mi
misi a sedere e presi
il libro che fingevo di leggere e con una tranquillità che
non avevo
dissi “Avanti”.
Mi
aspettavo comparisse
Esme o Carlisle. Loro cercavano di confortarmi o tutt'al più
Alice che sicuramente aveva visto la mia decisione di andare via.
Quando
varcò la soglia,
per un attimo sgranai gli occhi. Non me lo aspettavo. Di tutta la
famiglia era l'unico che non avrei mai immaginato potesse cercarmi.
“Ciao
Jasper. Cosa
c'è?” gli domandai stupita.
Lui
mi sorrise timido
“Dobbiamo parlare Bella. Subito!”
E
il più tenebroso e
pericoloso membro della famiglia Cullen, fissandomi con gli occhi
carichi di dolore si avvicinò lentamente come un ragno a una
mosca.
Renesmee
Non
potevo crederci.
Eravamo
tornati da La
Push carichi di dolore. Avevo visto Jacob piangere per la perdita di
Billy e avevo provato a consolarlo.
Non
credevo avrei mai
potuto vivere un dolore simile al suo.
I
miei genitori, tutta la
mia famiglia e il mio amore erano immortali.
Non
avrei mai perso
nessuno in maniera definitiva. Di questo ero convinta di questo mi
ero fatta forte per consolare il mio Jacob.
Ma
quando vidi il volto
di mia madre scendere dall'auto, quando vidi Alice abbracciarla,
quando scrutai lo sguardo triste del nonno. Capii!!
Non
c'è solo la morte
che può portare via un pezzo di cuore.
Stavo
perdendo mio padre.
Quando
ero stata a
Firenze, ero tornata confusa ed arrabbiata con lui, ma poi avevo
capito che le apparenze possono ingannare. Che io non lo avrei mai
perso.
Mia
mamma credeva in lui,
tutti ci credevano ed anch'io finii per accettare il suo essere
vampiro e quella che agli occhi di tutti veniva considerata solo un
amicizia.
Mi
ero ripetuta per
giorni che doveva esserci una spiegazione a tutto, che lui non poteva
lasciarci, che ci amava come aveva sempre detto.
Avevo
finito per
accettare i suoi occhi rossi, il suo diventare Guardia.
Non
aveva scelta e sapevo
che mi amava.
Prima
di partire me lo
aveva ripetuto con gli occhi tristi, e mi aveva lasciato un
braccialetto con un fiore di cristallo attaccato.
“Questo
apparteneva a
tua nonna. A Elizabeth Mansen. Questo è un fiore, proprio
come te.
Tornerò
da voi mio
piccolo giglio, tornerò e ti accompagnerò
all'altare. Ti do la
mia parola. Ti amo piccola mia, sei la mia gioia di vivere”
Guardai
ancora una volta
il braccialetto che tenevo al polso. Cosa poteva mai essergli
successo come poteva pensare di fare del male a me e alla mia mamma?.
Mamma
era disperata. Non
l'avevo mai vista così. Si era chiusa in se stessa e non
parlava con
nessuno. Non che nessuno avesse voglia di parlare. Eravamo tutti
tristi. Ognuno era perso nei propri pensieri ed io non resistevo nel
vedere la mia cara e adorata mamma in quelle condizioni.
Jacob,
mi capiva e mi
appoggiava, sapeva come la pensavo, lui che aveva sempre osteggiato
mio padre era l'unico che non credeva possibile quello che era
successo.
Era
convinto malgrado
tutto che ci fosse una spiegazione e mi ripeteva in continuazione
“Lo
specchio Nessi. Vi siete dimenticati lo specchio. C'è
qualcosa che
non quadra. Non è da tuo padre. Credimi. Lo conosco meglio
di
chiunque altro, so come ragiona e ti dico che c'è un
equivoco. E'
che voi vampiri siete troppo superficiali. Vi amate tanto ma siete
troppo egoisti per capirvi veramente. Io lo so... io so che si stanno
sbagliando tutti...abbi fiducia in lui... ”
Stavamo
aspettando, non
potevamo fare altro e senza immaginare le conseguenze acconsentii
alla richiesta di Jacob e decidemmo di andare fuori due giorni.
Voleva
farmi distrarre,
levarmi da quella casa così piena di dolore e amarezza, ma
forse le
cose sarebbero andate diversamente se fossi stata dove era il mio
posto .
|
Ritorna all'indice
Capitolo 36 *** Pamela e Jasper ***
Ciao
eccomi di nuovo qua con un nuovo capitolo. Non vi anticipo
nulla perchè saranno tante le cose importanti che si
annunciano, ma soprattutto rimarrà evidente ancora una volta
che Edward e Bella si amano... è questo è
ciò che conta di più!!
Un bacione, grazie a tutte e soprattutto buona lettura!!!
Capitolo
35 - Pamela
e Jasper
Edward
Quando
ripresi conoscenza
cercai di alzarmi ma le mani forti di Rebecca mi costrinsero a stare
giù.
Era
seduta sul letto e a
parte gli occhi neri e le occhiaie profonde per la sete aveva il viso
riposato e tranquillo.
Mi
sorrise mentre mi
faceva una carezza sulla guancia.
“Ciao
Rebecca, sto bene
voglio alzarmi” le dissi sorridendole a mia volta.
Lei
scosse la testa e mi
premette la mano sul petto per tenermi giù.
Sospirai
e cercai
nuovamente di tirarmi su.
Lei
iniziò a scuotere
la testa chiaramente preoccupata.
“Rebecca
mi sento bene.
Mi fai scendere?” chiesi nuovamente gentilmente cercando di
non
perdere la pazienza.
Quando
si metteva in
testa qualcosa non riuscivo a farle cambiare idea.
La
risposta fu la stessa.
Decisamente non voleva.
Odiavo
comportarmi così
con lei, ma con decisione scostai la mano e mi misi dapprima seduto e
poi in piedi velocemente.
Ovviamente
aveva ragione
lei, perché la testa iniziò a girarmi
velocemente, troppo
velocemente.
Tutto
divenne nero e lei
mi prese appena in tempo prima che mi afflosciassi per terra.
Poi
con decisione mi fece
sdraiare nuovamente.
“A
quanto pare, avevi
ragione. ” ammisi malvolentieri
Lei
mi sorrise
ridacchiando e annuendo grata che riconoscessi i suoi motivi.
“Mi
sono alzato troppo
veloce, se mi lasci fare lentamente magari riesco a stare in
piedi”
riprovai.
Il
suo sguardo divenne
duro e arricciò le labbra mostrandomi i denti.
“Ok
va bene. Hai vinto
tu... per ora” dissi adagiandomi sul cuscino.
Era
inutile insistere e
poi aveva ragione. Mi sentivo debole. Il veleno del licantropo mi
aveva massacrato. Mi sentivo la bocca e la gola secca, e avevo sete.
Troppa sete, per starmene tranquillo a letto. La cosa che mi
preoccupava era che malgrado il mostro stesse smaniando dentro di me,
ero privo di veleno.
Chiusi
gli occhi e
iniziai a ripensare a quello che mi avevano detto Ilmi e Alec.
E
la ferita al mio cuore
si riaprì sanguinante.
Stavo
rimuginando triste
e sconsolato quando la porta si aprii ed entrò Demetri tutto
sorridente.
“Ciao
Edward. Finalmente sei sveglio.”
Gli
sorrisi e annui
“Rebecca non mi vuole far alzare, ma sto bene”
spiegai.
“Ha
l'ordine di Angela
di tenerti a letto. E devi ubbidirle.” sghignazzo sedendosi
sul
bordo del letto “Seriamente Edward. Come ti senti?”
e il suo
volto divenne serio mentre scrutava il mio.
“Mi
sento debole. E ho
una gran sete. Non hai una bottiglia come l'altra volta?”
provai a
chiedergli.
Lui
scosse la testa “No
Edward. Abbiamo troppi neonati e le provviste servono per tenerli
buoni. Stasera ci sarà il banchetto ed Aro vorrebbe che tu
partecipassi. ” mi spiegò circospetto, studiando
la mia reazione.
Sentii
il mostro che era
in me esultare più forte all'idea del sangue caldo e buono
che mi
aspettava. Sarebbe stato dura riuscire a imprigionarlo, la sua forza
era cresciuta in questi mesi e la battaglia l'aveva reso ancora
più
potente insieme al sangue umano di cui mi ero nutrito in precedenza.
Mi
passai la lingua sulle
labbra aride ed annui.
“Ho
sete Demetri. Non
c'è un altro modo?” provai a chiedere mettendo a
tacere il mio
istinto.
Lui
scosse la testa. “Se
ce la fai a resistere tre o quattro giorni, può darsi,
ragazzo. Ma
non subito” rispose studiandomi.
Sospirai,
non sapevo come
uscire da quella situazione. Lui smaniava e i legami erano ormai
deboli e sfilacciati.
L'unica
era provare a
parlarne con Aro, forse visto il mio comportamento avrebbe trovato un
nuovo compromesso.
“Devo
parlare subito con Aro, Demetri.” asserì deciso
mentre provavo nuovamente ad
alzarmi.
Lui
mi bloccò per la
spalla. “Non ti puoi alzare Edward. Sei troppo debole
ancora”
precisò scuotendo la testa.
“Ce
la posso fare,
Demetri.” risposi deciso mentre mi passavo nuovamente la
lingua
sulle labbra aride.
Lui
mi scrutò indeciso
poi a bruciapelo mi chiese “Hai veleno in bocca
Edward?” mi
guardava preoccupato.
Io
scossi la testa “Ho
la bocca e gola asciutte. Non riesco a produrlo” gli
confessai
infastidito.
Il
veleno è la nostra
principale arma, oltre che essere un riflesso alla sete. Ed esserne
privo assetato com'ero era assai preoccupante.
Potevo
vedere il suo
sguardo assorto.
“Già
quando eri nel
bosco ferito, ne eri privo. Tuo padre ha dato colpa alla tue ferite. Mi
sto domandando se sei guarito del tutto. Ragazzo” mi
spiegò
studiandomi come a cercare se avessi altri problemi
“C'è
qualcos'altro di strano nel tuo corpo?” mi chiese.
Ci
pensai un attimo. Mi
sentivo normale, a parte l'essere stanco e assetato. Ma per il resto
era tutto a posto. Scossi la testa “No. A parte la mancanza
di
veleno mi sento bene. Voglio scendere, voglio parlare con Aro. Non
posso aspettare , la sete mi sta divorando.” ripresi.
“No
Edward. Devi stare
ancora a letto. E Angela vuole che tu prenda questa nuova medicina.
Dice che ti metterà in forze velocemente”
affermò andando a
recuperarla sullo scaffale.
“Non
serve Demetri. Se
bevo passerà tutto .” conclusi deciso.
Lui
si fermò
studiandomi. Probabilmente si stava chiedendo se fidarsi o meno. Poi,
con mio grande sollievo, annui “Stai a letto. Vado a parlare
con
Aro, vedo se può riceverti” e si
allontanò.
Mi
misi giù, non potevo
far altro.
Il
tempo sembrava non
passare mai quando finalmente sentii bussare alla porta.
Era
Damiano “Mio
Capitano. Aro ti aspetta nel suo studio” mi disse con lo
sguardo
basso e rispettoso.
Rimasi
a fissarlo un
attimo. Nessuno si era mai comportato così con me, e preso
in
contropiede gli risposi “Ehm, si grazie...”
titubante.
Lui
uscii ed io fissai
Rebecca “ Finalmente, non ci speravo più di
riuscire a
parlargli.” e tirandomi su le feci una carezza sulla testa.
Lei
mi sorrise e mi porse
il braccio. Forse temeva che sarei caduto, ma io scossi la testa
“Rebecca sto bene, finiscila di fare la mamma
apprensiva”
scherzai.
Ma
mi pentii subito. I
miei pensieri volarono ad Esme. Lei sicuramente sarebbe stata in
ansia per me, dovevo trovare il modo di comunicare con loro. Aro me
lo doveva, me lo aveva promesso.
Mi
alzai, ed
effettivamente constatai di non essere proprio in piena forma. La
testa mi girava e mi sentivo un budino, ma caparbio mi diressi in
bagno per darmi una lavata.
Mi
vestii molto
lentamente aiutato da Rebecca che mi stava attaccata per paura che
cadessi. Poi mi mise la solita mantellina sulle spalle. Con sorpresa
notai che le bordature bianche erano sparite. La guardai con fare
interrogativo, ma lei si limitò a stringersi nelle spalle
mentre me
la sistemava tutta sorridente.
Uscimmo
per mano e ci
avviammo verso lo studio di Aro. Mi muovevo circospetto, ogni minuto
che passava, mi sentivo sempre peggio.
Stavamo
passando nel
corridoio quando ci imbattemmo in un gruppetto di neonati scortati da
Rubens, Kong ed Alec. Non feci neanche in tempo a capire quello che
succedeva che sentii una voce gridare il mio nome mentre venivo
sbattuto con violenza contro la parete del corridoio.
Le
sue mani erano
fortissime ed io debole non riuscii ad opporre nessuna resistenza
mentre mi ritrovai schiacciato con le sue labbra premute sulle mie.
Le
sue mani forti,
premevano sulle mie spalle mentre la sua lingua si infilò
nella mia
bocca.
Cercai
di respingere quel
corpo, ma non riuscivo a muovermi.
“Adesso
basta Pamela.
Smettila.” le mani forti di Rubens staccarono la ragazza da
me.
Mentre
mi afflosciavo per
terra stordito da quell'attacco inaspettato.
Vidi
Alec lasciare
Rebecca che aveva afferrato mentre se la rideva di gusto “Era
giusto che Pamela si prendesse una piccola rivincita Edward... dal
momento che le hai rubato la vita. E' stata trasformata per colpa
tua!!” concluse sorridendo.
Alzai
gli occhi e vidi
Pamela, con lo sguardo rosso rubino tipico dei neonati fissarmi
intensamente. Mi voleva disperatamente. I suoi pensieri erano
più
che espliciti. Parlavano di sesso sfrenato. “Edward. Adesso
sono
come te. Ti prego vienimi a trovare. Posso essere tua... per
sempre”
chiocciò passandosi la lingua sulle labbra con un gesto
chiaramente
provocatorio.
La
fissai confuso e
spiazzato. “Mi spiace Pamela. Non credevo che il mio
comportamento,
ti condannasse a questa vita” cercai di scusarmi.
“Non
sono arrabbiata
con te Edward. Adesso finalmente puoi stare con me. Non devi
più
fuggire o nasconderti. Posso essere tua... amore mio”
quell'ultima
parola mi fece tremare.
Mi
mancava solo una
vampira innamorata.
Dovevo
spiegarle. “Pamela, io.... tu ... non. Io stavo... io... mi
serviva il
computer!” sputai quell'ultima frase disgustato da me stesso
mentre
il suo sguardo diventava vitreo, finalmente aveva compreso.
“Tu...
mi hai …
usata?! Me la pagherai Edward!!” e con un gesto felino si
lanciò
su di me.
Provai
a spostarmi ma
ero lento e debole. Per mia fortuna Rubens l'agguantò al
volo mentre
Rebecca si portava in mia protezione. “Basta Pamela.
Controllati!! Quando sarai più tranquilla potrai cercarlo,
ma per ora vieni
via” la sgridò Rubens trascinandola lontano da me.
Lei
lo seguì calma e
ubbidiente. Poi si voltò e lentamente mi sibilò.
“Avrò la
mia vendetta Edward ed avrò te!” .
Rimasi
fermo ancora
scosso dall'accaduto. Avevo già diversi nemici all'interno
della
Rocca e mi mancava solo Pamela. Stupito notai l'assenza di veleno in
bocca. Dopo un attacco del genere avrei dovuto averlo in eccesso, ma
invece nulla. Ingoiai a vuoto, con la gola in fiamme e guardai
Rebecca che fissava il gruppo allontanarsi.
“Andiamo” le
sussurrai, mentre mi alzavo e mi studiavo per controllare eventuali
danni.
Lei
si voltò a guardarmi
e si allungò appena in tempo per afferrarmi al volo.
Le
gambe mi avevano
ceduto.
La
testa mi girava e
vedevo tutto nero.
Mi
aiutò a mettermi in
piedi e mi guardò dritto negli occhi. “Sto bene.
Sono solo
debole. Probabilmente è la sete” biascicai con la
bocca impastata
cercando di minimizzare.
Mi
stavo sentendo sempre
peggio.
Adesso
facevo fatica
anche a parlare ma non volevo mollare.
Lei
mi guardò di
traverso per nulla convinta e poi passandomi il braccio sotto le
spalle s'incamminò verso lo studio di Aro.
Quando
entrammo presi
Rebecca per mano. Non volevo farmi veder debole o sofferente da lui.
“Oh
Edward. Volevi
parlarmi?” la sua voce era gentile mentre scrutava il mio
viso dal
quale doveva trasparire la fatica che facevo per rimanere in piedi e
lucido.
“Voglio
parlare con la
mia famiglia. Me l'hai promesso. E ho sete... ma non voglio
partecipare al banchetto... ” risposi con un filo di voce
mentre
tutto diventava nero e sfocato intorno a me. L'ultima cosa che
percepii furono le braccia di Rebecca stringermi prima di scivolare
nel buio.
Bella
Jasper
avanzò lento
senza levarmi gli occhi da dosso. Non sapevo cosa aspettarmi da lui.
“Dimmi
Jasper. Cosa
succede?”
Lui
si fermò in piedi
poco lontano poi si portò le mani dietro la schiena e
iniziò a
passeggiare avanti e indietro.
“Bella
so cosa stai
provando” esordì.
Un
sorriso si dipinse sul
mio volto. Certo che lo sapeva. Non aveva bisogno di dirmelo
“E
stai sbagliando”
proseguì fermandosi e fissandomi con i suoi meravigliosi
occhi
gialli.
“No
Jasper. Sei tu che
non capisci. Edward mi ha mentito e ha tradito la fiducia e l'amore
che riponevo in lui” gli spiegai. Possibile che non capisse
come
mi sentivo?
Subito
sentii una pace
scendere sul mio animo “Smettila subito!! Non provare a
influenzarmi. Fratello” e sputai fuori quest'ultima parola
con una
rabbia che non pensavo di possedere.
“Bella
io ero là.”
mi spiegò paziente portandosi veloce vicino al mio letto. Il
suo
viso era carico di sofferenza.
“Certo
che c'eri. Non
sei mica un fantasma. Abbiamo visto e sentito le stesse cose
Jasper”
sibilai infuriata.
Lui
non cercò di
calmarmi mentre proseguiva con il volto triste e concentrato
“Vedi
Bella. E' difficile spiegarmi. Ma quando Edward è con
tè il suo
amore sprizza da ogni poro. Mi investe, mi travolge, mi esalta.
Là
questo non è successo.” concluse
“Jasper,
per forza,
stava male” scossi la testa. Ma dove voleva andare a parare?
“No
Bella... non è
questo. Edward non ama quella vampira. Lui aveva bisogno di lei, la
cercava, la voleva. Ma non per amore.” cercò di
spiegarsi
“Ma
se tu vuoi una
persona così disperatamente è perché
la ami e la desideri” lo
corressi infastidita dalla piega del discorso.
“No
Bella non sempre. Ci sono vari tipi di desiderio, non solo quello
sessuale. Anch'io ti
desideravo quando eri umana e non per gli stessi motivi di
Edward”
sorrise abbassando gli occhi al ricordo di quanto gli avessi istigato
la sete.
“Oh
no Jasper. Non mi
puoi dire che Edward, stava con lei perché voleva
mangiarsela. E'
una vampira” scossi la testa ridacchiando per la sua
ingenuità.
Lui
mi sorrise paziente “No Bella. E' ovvio che non era sete
quello che provava. E' che
lui, pur desiderandola, non la desiderava per amore” concluse
guardandomi.
“E
per che cosa
allora?” gli chiesi scuotendo la testa.
“Perché mai avrebbe
dovuto... baciarla” e quell'ultima parola mi uscii come un
insulto.
“Non
lo so” ammise
sconsolato “Non sono riuscito a riconoscere i sentimenti, era
troppo confuso e dolorante. Sembrava... quasi... che lei fosse la
sua... morfina... Si ecco la voleva come se fosse morfina come se...
potesse alleviargli... il dolore” sembrava confuso anche
Jasper.
“E
dai Jasper. Non dire
scemate. L'hai visto come si baciavano appassionatamente. Ci mancava
poco che lo spogliasse e facessero l'amore davanti a noi”
conclusi
amara.
“Non
credo proprio
Bella” mi sorrise chiaramente imbarazzato “Carlisle
ha
verificato” sussurrò e se avesse potuto sarebbe
arrossito.
“Cosa
intendi Jasper.
Con Carlisle ha verificato?” chiesi adesso incuriosita e
quasi
divertita immaginandomi la scena.
Abbassò
gli occhi e si
passò la mano sul naso come a nascondersi “Non
c'era
eccitazione... Edward, non era eccitato da quel contatto. Carlisle
gli ha toccato l'inguine” e mi guardò imbarazzato.
Rimasi
in silenzio
titubante. “Non... era pronto?” chiesi stavolta a
essere imbarazzata ero io.
Lui
annui. Era buffo
parlare di questi argomenti con Jasper... lui era sempre
così timido
e riservato... fosse stato Emmett mi sarei anche fatta due risate...
ma lui mi stava mettendo a disagio.
“Perché
mi dici questo
Jasper?” chiesi confusa. Se non era eccitato... E io sapevo
quanto
poco ci volesse quando eravamo assieme... bastava una carezza o un
sospiro a volte.
Ma
forse era il veleno,
mi corressi mentalmente. “Poteva essere l'effetto del
veleno”
ribattei sconfortata.
“Può
essere Bella. Non
lo sapremo mai se non vuoi parlare con lui ” e mi
guardò
studiando la mia reazione.
“E'
così allora!! E
per questo che sei venuto? Hai paura che non voglia parlarci vero? Lo
stai proteggendo!! Ma hai sbagliato Jasper. Io fra due giorni
partirò
e voi non mi fermerete. Ho deciso.” la mia rabbia era
esplosa. Mi
sentivo raggirata e sapevo anche chi fosse il vero autore.
“Alice
vieni subito
qui!!!” gridai esasperata.
Lei
entrò tranquilla e
abbracciò Jasper baciandolo sulla guancia.
“Quello
che ti ho
raccontato è vero” sibilò lui offeso
dalla mia reazione.
“Bella,
va bene. Non
dirò nulla. Fra due giorni potrai pure partire, ma stasera
leggerai
con noi la sua e-mail?” chiocciò lei.
Guardai
Alice
strabuzzando gli occhi. “Cosa?” chiesi stupita.
“Ecco
adesso... Va
bene!! Hai cambiato decisione!!” sorrise tutta felice
allontanandosi e gridando a a tutti “Stasera riceveremo un'
e-mail
di Edward”
Guardai
Jasper “Non ho
capito, mi vuoi spiegare per favore.” ero esasperata dal
comportamento di Alice.
Lui
annui sorridendomi
“Alice aveva visto che avresti cancellato l' e-mail senza
leggerla. Volevamo farti cambiare idea” ammise sottovoce
titubante
aspettando la mia reazione.
Aprii
la bocca e la
richiusi mentre scuotevo la testa mio malgrado divertita da quella
congiura.
Poi
lo fissai “Quello
che mi hai raccontato è... tutto, ma proprio tutto...
vero?” gli
chiesi.
Lui
annui soddisfatto che
non gli avessi staccato la testa dal collo.
“E
c'è dell'altro” continuò guardandomi
seriamente “Alice non l'aveva visto baciarsi
Rebecca. Aveva visto solo te scappare disperata.” concluse
assorto.
“Perché?”
chiesi
“Lo
specchio era in
funzione.” asserì deciso “E mi domando
chi o cosa sia dal
momento che in precedenza l'aveva già visto baciarsi
Rebecca. Qualcosa non quadra Bella. E' tutto così strano...
così confuso”
finii.
Poi
prese fiato si
avvicinò, si sedette a fianco a me , mi prese le mani e
guardandomi con gli occhi dolci e sofferenti nello stesso tempo, disse
“Ti
prego Bella. Qualsiasi cosa sia successa, dagli un altra
possibilità... lascialo almeno spiegarsi e scusarsi. Lui ti
ama in
maniera disperata. Io lo so!!”
Abbassai
lo sguardo. Non
avevo mai visto Jasper così.
Lui
era così forte, così
orgoglioso.
Sapevo
che si volevano
bene con Edward, ma non immaginavo ci fosse un rapporto così
stretto
fra loro.
Non
immaginavo potesse
arrivare quasi a supplicarmi di dargli una possibilità.
Annui
questo potevo
permetterlo.
Avrei
letto la sua e-mail
e avrei cercato di capire e perdonarlo.
Lo
dovevo almeno alla mia
nuova famiglia. Lo dovevo almeno a loro. E poi non potevo mentire
più
di tanto a me stessa. E Jasper lo sapeva benissimo.
Amavo
ancora Edward in
maniera totale e disperata.
Nessuno
di noi poteva
sapere che quello che avremmo letto era tutt'altro che delle
spiegazioni o delle scuse e che forse sarebbe stato meglio cancellare
quella maledetta bustina gialla.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 37 *** Sete ***
Ciao
la situazione sta pecipitando, le incomprensioni vanno chiarite al
più presto ed Edward ne è consapevole !!
Per questo vi lascio a leggere mentre sono sicura che la
situazione vi sembrerà complicata ... ma abbiate pazienza
e fiducia in me, perchè presto capirete
tutto e perchè ogni cosa ha un suo motivo!!.
A presto e grazie ancora una volta!!!!!
Capitolo
36 - Sete
Edward
Quando
aprì gli occhi
ero sdraiato su un divano.
Sentii
le mani di Angela
premere su di me. Mi stava visitando.
“E'
molto debole. Ha
bisogno urgente di bere. Per il resto sembra stia bene. E' solo un
po' troppo caldo” affermò sicura della sua
diagnosi “Sarebbe
stato meglio rimanesse a letto, come avevo detto.” scuoteva
la
testa disapprovando la mia fretta.
Sbattei
gli occhi e
cercai di parlare. Non uscii che un sussurro stentato “Non
riesco a
produrre veleno” la informai preoccupato a mia volta.
Lei
mi guardò “Da
quando ti succede?” chiese mentre mi invitava ad aprire la
bocca.
“Da
quando è stato
morso in battaglia. Anche Carlisle se ne era accorto e ha dato la
colpa alle ferite” Demetri era presente e rispose per me.
Angela
mi passò le dita
in bocca, poi le ritrasse e mi fece una carezza sulla testa
“Effettivamente non c'è n'è traccia.
Edward, hai sete vero?”
mi chiese.
Io
annui. La gola troppo
secca e in fiamme per parlare.
“Dovresti
averne la
bocca invasa in queste condizioni. Probabilmente ha ragione tuo padre
è un effetto collaterale del veleno. Devi provare ad
aspettare tre
o quattro giorni, dovrebbe tornare velocemente”
asserì pensierosa “Per adesso sarebbe meglio che
stesse tranquillo il più possibile
ancora per un poco. Non mi piace il discorso del veleno e poi
è
ancora troppo debole ” affermò alzandosi e
guardando il gruppetto
che si era formato intorno a me.
“Ho
sete” mormorai
passandomi la lingua asciutta sulle labbra secche.
“Si.
Si vede
ampiamente. Temo che la colpa sia della temperatura alta...
probabilmente ti brucia i liquidi provocandoti la sete. Sarebbe
meglio che bevesse il prima possibile mio Signore Aro. Senza
aspettare stasera. E poi dovrebbe prendere immediatamente un altra
dose della medicina che gli ho preparato e riposare” concluse.
“Devo
parlare alla mia
famiglia.” voleva essere una richiesta decisa, ma uscii un
mormorio
appena udibile. Non potevano impedirmelo nuovamente. Non volevo
ritardare ancora. Loro erano sicuramente in pensiero per me.
Aro
era stato in silenzio
ad ascoltare attentamente. Probabilmente si domandava se poteva
accontentarmi. Non riuscivo ad usare il mio potere, ero troppo stanco
e sfinito.
Sospirò
“Sei stato
bravo Edward. Voglio ricompensarti. Possiamo fare così.
Adesso berrai la medicina di Angela mentre manderò Haidy a
prelevarti due
umani. Tu e Rebecca potrete così sfamarvi prima del
banchetto...”
alzò la mano per zittirmi “Non sei in grado di
discutere Edward.
Se riesci a resistere, non ti forzerò a cibarti.”
Scuoteva la
testa “Ma non ti consiglio di fare troppo il difficile.
Altrimenti
non sarai in forza abbastanza per parlare con i tuoi. ”
sorrise.
Era
un ricatto!
Mi
avrebbe costretto a
uccidere per poter parlare con la mia famiglia.
Sentii
un ringhio
crescere nel petto, ma non il veleno sgorgare come avrebbe dovuto. Il
mostro si agitava inquieto, sentivo la sete e la sua forza crescere
ogni minuto.
“Pensaci
Edward”
continuò compiaciuto “dopo che ti sarai levato la
sete, ti farò
portare dal computer e sarai libero di scrivere tutte le e-mail che
vuoi e di farti rispondere liberamente. Poi però andrai in
camera e
ti riposerai” mi guardò severo.
Non
era una possibilità o una richiesta... era un ordine.
“Voglio
parlargli a
voce ” sussurrai con fatica.
“Se
preferisci... Ma
sei sicuro di riuscirci? Se ti esprimi così, non solo non
sarai in
grado di fare un discorso, ma li metterai ancora più in
pensiero.
Penso che per te sia meno faticoso scrivergli. Almeno finché
non ti
sarai ripreso completamente.” mi sorrise.
Il
suo discorso non
faceva una grinza e dovetti ammettere che aveva ragione.
Annui
“Va bene”
mormorai.
La
gola bruciava come il
fuoco e avevo bisogno di potermi esprimere bene e con chiarezza.
Dovevo spiegargli cosa stava succedendo e chi era Rebecca.
Lui
mi accarezzò la mano
leggendo i miei pensieri, poi mi guardò pensoso.
“Bene
Edward. Vedo che
stai diventando sempre più una vera Guardia. E' un peccato
perderti”
mi guardò di sbieco poi come se gli fosse venuto in mente
una cosa
all'improvviso mi studiò serio “Forse non lo sai.
Ma se per caso
lo desideri, fra dieci giorni, alla fine della tua ferma, puoi
prendere la decisione di rimanere con noi a vita e rinunciare al
congedo.”
Lo
guardai sbalordito.
Non lo sapevo ma neanche mi interessava.
Volevo
tornare a casa,
volevo tornare dalla mia Bella “Io voglio... tornare
a… casa”
mi sforzai di rispondere.
Più
il tempo passava più
era difficile parlare. La gola diventava sempre più secca. E
mi
sembrava che la lingua lievitasse nella mia bocca.
“Certo
Edward. Volevo
solo informarti. Ho visto che ultimamente ti stai ambientando con
noi. Adesso ti abbiamo anche dato un grado alto”
continuò
indicandomi la mantellina “Sei come Felix e Demetri. E magari
potresti decidere di rimanere con noi. Forse loro non ti vogliono
più... sei così cambiato ragazzo mio. Finalmente
stai ritornando ad
essere un vero vampiro” e il suo sguardo si fece stretto e
attento.
Poi
mi sorrise vedendo il
mio turbamento.
“L'ho
detto così,
giusto perché tu sappia che non sei obbligato a tornare a
casa, ma
che se vuoi qui avrai una nuova famiglia ben felice di accoglierti.
Adesso vai a bere, vedo che la sete ti sta torturando”
finì la
frase girandosi verso Rebecca “Controlla che beva, mia cara.
Non
voglio che si riduca come l'altra volta”
Rimasi
immobile e
preoccupato, ero arrabbiato con la mia famiglia che mi aveva
giudicato ingiustamente, ma non avevo ancora pensato alla
possibilità
che anche loro fossero inferociti con me per quello che avevano
visto e che ero diventato e che forse non mi avrebbero più
voluto
con loro.
Il
nuovo scenario che si
aprii ai miei occhi mi fece scendere un brivido freddo lungo la
schiena mentre mi rendevo conto che Aro poteva aver ragione.
Dovevo
spiegargli, dovevo
bere, malgrado provassi repulsione al mio gesto, per poter comunicare
il prima possibile con loro.
Forse
se avessi saputo
quello che mi avrebbero risposto non avrei mai aperto quella
maledetta cartellina gialla.
Carlisle
Quando
sentii l'urlo di
Alice, tirai un sospiro di sollievo. Speravo che Edward si
riprendesse velocemente, ma non credevo così presto.
Ero
combattuto. Sentivo
la gioia del padre che sa che suo figlio è guarito lottare
contro
la rabbia per quello che avevo visto.
Sapevo
cosa pensavano
Jasper ed Alice. Loro non si erano arresi. Anche Esme, si rifiutava
di credere a quello che le avevo raccontato e quando vide Bella
scendere le scale le corse incontro abbracciandola.
Per
lei, per la mia dolce
Esme, non poteva esserci che un lieto fine. Non poteva pensare
succedesse altro.
Edward
era suo figlio e
lei aveva sempre avuto una fiducia ceca in lui e la capacità
di
perdonargli qualsiasi cosa.
Sospirai,
per me era più
difficile.
Jacob
e Renesmee erano
andati fuori. Ero felice che Jacob avesse portato lontano la nostra
Nessi. Non volevo vederla soffrire, e quando tutto si sarebbe risolto
l' avremmo chiamata per comunicarle la lieta notizia.
Ci
sistemammo tutti
intorno al computer ansiosi e quando arrivò la cartellina il
mio
cuore esultò.
L'oggetto
era come al
solito Edward e il mittente era il medesimo.
Ma
come lessi le prime
righe stentai a reprimere il ringhio di rabbia che era uscito dal
mio petto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 38 *** Le cartelline gialle ***
Ciao cosa conterranno
le famose cartelline gialle delle e-mail?? Non vi lascio
più in ansia e vi auguro buona lettura!!
Capitolo
37 - Le
cartelline gialle
Edward
Quando
provai ad alzarmi,
mi resi subito conto che stavo peggiorando velocemente.
Non
riuscivo a reggermi
in piedi e la testa mi girava furiosamente.
Rebecca
mi fece
nuovamente sedere preoccupata mentre Angela mi guardava scuotendo la
testa e porgendomi il suo sciroppo.
Lo
ingoiai malvolentieri,
era denso e puzzava.
Dovevo
scendere fino ai
sotterranei, ma mi domandavo come avrei fatto ad arrivarci.
Non
ci misi molto ad
avere la risposta. In quel momento entrò Felix che
delicatamente mi prese fra le braccia.
Chiusi
gli occhi troppo
stanco per vedere dove mi portava.
“Te
l'avevamo detto che
dovevi stare ancora a letto Edward. Vuoi sempre fare di testa tua e
guarda come ti sei ridotto” mi brontolò
“Hai la testa dura
ragazzo ”
Quando
arrivammo Demetri,
che ci aveva accompagnato aprii una cella e Felix mi posò
per terra
in un angolo.
Subito
sentii due cuori
battere e l'odore del sangue invadermi la gola prepotentemente.
Probabilmente
l'idea era
quella di uccidere un uomo e portarmi vicino per permettermi di
nutrirmi, ma il vampiro che era in me uscii fuori in tutta la sua
prepotenza e prese il sopravento.
Non
ricordo nemmeno il
volto di quell'uomo, perchè appena mi appoggiò
per terra, scattai
come una belva e mi avventai sul primo che vidi. Chino iniziai a
succhiare avidamente la mia preda isolandomi da tutto quello che mi
circondava. Ero un assassino, uno dei peggiori. Mi ero fatto
dominare completamente dall'istinto e quando alzai la testa dopo
aver dissanguato la mia preda vidi gli occhi stupiti di Demetri e
Felix incrociare i miei. Mai mi avevano visto così poco
umano e
così tanto vampiro. Non capivo come fosse potuto succedere,
non
credevo fosse per me possibile perdere il controllo così.
“Sei
sazio Edward?”
mi chiese Felix studiando preoccupato il mio volto sporco di sangue.
Io
annui e abbassai gli
occhi rendendomi conto di quello che avevo fatto.
La
sete e il bruciore
della gola erano passati ma mi sentivo debole e stanco ugualmente
mentre diventavo consapevole di quello che mio malgrado ero
diventato. Un mostro!
Cercai
di tirarmi in
piedi, e ci riuscii malgrado facessi fatica. La testa mi girava ma
riuscivo a stare in piedi da solo.
Rebecca
con gli occhi
rossi come i miei mi sorrise beata avvicinandosi e stringendosi a me
preoccupata per la mia salute.
“Riesci
a stare in
piedi da solo?” chiese Demetri nel vedermi muovere con
circospezione.
Annui
di nuovo
silenzioso.
“Edward,
riesci a
parlare adesso?” mi chiese invece Felix, evidentemente anche
lui
preoccupato per il mio stato fisico e mentale.
“Si,
va molto meglio ”
risposi sapendo di mentire. “Voglio andare dal computer,
voglio
comunicare con la mia famiglia” insistetti.
Loro
si guardarono
indecisi. “Credo che adesso sarebbe meglio che tu riposassi
un po'.
Poi quando ti sarai ripreso ti accompagneremo come promesso”
affermò Demetri cercando di convincermi.
“No.
Sto bene” mentii
nuovamente.
Lui
mi guardò triste poi
dopo aver fatto un cenno d'intesa con Felix mi invitò a
seguirlo.
Non
era entusiasta di
portarmi dal computer e non riuscivo a capire come mai.
Non gli lessi la mente,
ero troppo concentrato a cercare di camminare dietro a lui. E questo
fu un errore imperdonabile da parte mia.
Con
calma e senza
fretta, per non affaticarmi, mi accompagnò in una stanzetta
dove
c'era un computer acceso.
“Ecco
qui. Puoi starci
quanto vuoi. O perlomeno fino a che non crolli sfinito.”
disse
scuotendo la testa in segno di disapprovazione “Poi ti porto
di
corsa in stanza e te ne stai a letto da bravo fino a che Angela non
decide di lasciarti alzare” affermò deciso.
“Tu
vai via?” gli
chiesi combattuto sul volere o meno la sua presenza.
“Si.
Sono fatti tuoi.
Io non ne voglio sapere niente. Ti aspetto fuori. E... Rebecca se
sta male chiamami” concluse uscendo e tirandosi dietro la
porta.
Mi
sedetti adesso che
finalmente potevo scrivergli con calma mi resi conto che non sapevo
da dove iniziare. Avrei dovuto raccontargli troppe cose, alcune per
nulla piacevoli.
Era
un sollievo stare
seduto.
La
testa aveva smesso di
girarmi e mi sentivo abbastanza lucido. Probabilmente levarmi la
sete mi aveva fatto stare molto meglio malgrado la repulsione che
sentivo verso me stesso ogniqualvolta ci pensassi.
Con
calma aprii la posta
elettronica e iniziai a scrivere.
Ciao
finalmente sto
bene. Grazie a voi sono sano e salvo.
Sono
ancora debole ma
mi hanno permesso di scrivervi. Sanno che lo sto facendo e quindi
potete rispondermi tranquillamente.
Mi
hanno raccontato
cosa avete visto e cosa avete dedotto dal mio comportamento.
Io
non ricordo nulla
di quello che ho fatto o detto, ma sicuramente avete dato un
interpretazione sbagliata.
Io
non amo Rebecca.!
Non ti ho tradito Bella.! Il mio cuore è ancora tuo.!
Rebecca
è il mio
simbionte. Ha il potere particolare di legarsi alle persone e
rendersi indispensabile ad esse. La sua lontananza è una
sofferenza
fisica per me, che solo lei può lenire.
E'
come se fosse
diventata una parte di me ed in quanto tale è in grado di
succhiare
il male dentro di me rendendolo più sopportabile.
Per
questo avevo
bisogno della sua bocca e delle sue carezze.
Ti
prego di credermi e
perdonarmi amore mio. Ti amo e mi manchi da morire.
So
che i miei occhi
rossi devono avervi disgustato anche perchè io per primo lo
sono di
me stesso. So di essere diventato un assassino e una Guardia capace
di uccidere senza titubanza.
Ma
non avevo scelta e
posso cambiare, posso ritornare a essere di nuovo quello che ero.
Ma
ho bisogno del
vostro aiuto e del tuo amore Bella. Sarà difficile ma se
riuscirete a perdonarmi e a capirmi lotterò con tutto me
stesso e
riuscirò a imbrigliare nuovamente il mostro dentro di me.
Vi
voglio bene, un
bacio e un abbraccio forte
Vs Edward
Ps.
Non tutto quel che
oro brilla
Rilessi
e soddisfatto feci invio. Adesso dovevo solo aspettare che mi
scrivessero che avevano capito e perdonato. Mi appoggiai allo
schienale e chiusi gli occhi troppo stanco per fare altro.
Carlisle
Non
potevo crederci, non poteva essere vero. Lessi e rilessi il testo
più di una volta. Eravamo tutti in silenzio, tutti basiti da
quella
lettera.
Poi
sentii vicino a me Bella scoppiare in singhiozzi nascondendosi il
viso tra le mani.
Anche
Esme si avvicinò a me e nascose il volto sul mio petto.
“Non
è possibile Carlisle. Non riesco a crederci”
singhiozzò
sconvolta.
Anch'io
ero sconvolto e con l'unica speranza rimasta mi rivolsi a Jasper
“Ha
scritto lui? E' autentica?” gli chiesi ma sapevo
già la risposta.
La
potevo leggere sul suo volto impietrito “Si Carlisle. Il
codice è
giusto. Ha scritto lui” poi si girò verso Alice e
stringendola le
disse “Andiamo via, non vale nemmeno la pena di
rispondergli”
Lei
scosse la testa. “Non so cosa sia successo Jasper, ma non
voglio
credere a quelle parole. Forse è solo confuso... forse ha
solo
bisogno di sentirci vicino. Dobbiamo rispondergli pregarlo se
necessario. Lo farai Bella? Lo farai per me, almeno?”
Forse
fu il tono di Alice, forse fu la sua capacità di non
arrendersi
facilmente... ma Bella annui.
Io
guardai di nuovo il monitor, cosa mai avremmo potuto rispondergli?
Non c'era nulla che potessimo dirgli e mi persi in quelle parole
così
dolorose per noi.
Ciao
finalmente sto
bene. Grazie a voi sono sano e salvo.
Sono
ancora debole ma
mi hanno permesso di scrivervi. Sanno che lo sto facendo e quindi
potete rispondermi tranquillamente.
Mi
hanno raccontato
cosa avete visto e cosa avete dedotto dal mio comportamento.
Mi
spiace l'abbiate
saputo così. Avrei voluto parlarvene ma non c'è
stata l'occasione
Io
amo Rebecca.! Mi
spiace averti tradito Bella.! Ma il mio cuore è ora suo!
Rebecca
è la mia
compagna ed io mi sono legato profondamente a lei.
La sua lontananza è
una sofferenza fisica per me, che solo lei può lenire. E'
come se
fosse diventata una parte di me ed io una parte di lei. Il nostro
legame è forte e profondo.
So
cosa avete visto,
so che i miei occhi rossi devono avervi disgustato. So di essere
diventato un assassino e una Guardia capace di uccidere senza
titubanza.
Ma
ora sono questo e
non posso cambiare, non posso ritornare a essere di nuovo quello che
ero.
Vi
prego pertanto di
perdonarmi e di accettare le mie scelte . Resterò qua,
questo
adesso è il mio posto, qua ormai c'è il mio
cuore. Vi voglio
bene, un bacio e un abbraccio forte.
Vs Edward
Ps.
Non tutto quel che
oro brilla
Chiusi
gli occhi , non volevo più leggere quelle parole che
bruciavano come
il fuoco la mia anima.
Ci
aveva detto addio.
Ci
chiedeva di scusarlo e di capirlo.
Ci
chiedeva di accettare le sue scelte e quello che era diventato.
Scossi
la testa disperato.
Mi
avesse chiesto di aiutarlo a cambiare a ritornare quello che era, lo
avrei accolto a braccia aperte. Sapevo che Volterra lo avrebbe
cambiato in qualche modo, Aro voleva tenerselo e ci avrebbe provato.
Ma
non poteva chiedermi la sua approvazione.
Non
dopo quello che stava facendo a Bella.
Non
l'avrebbe mai avuta da nessuno di noi l'approvazione al suo
tradimento e al suo nuovo stile di vita.
E con
il cuore in gola vidi Bella sedersi al computer e rispondergli a nome
di tutti.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 39 *** Inconprensioni ***
Ciao a
tutte. Cosa avrà risposto Bella?? E cosa
succederà adesso?? Ringraziando ancora
e aspettando i vostri commenti sempre super graditi vi lascio
al nuovo capitolo!!!
Buona lettura. Luisa
Capitolo
38 - Incomprensioni
Bella
Quando
avevo letto mi ero sentita sprofondare. Avevo sperato che fosse un
e-mail di scuse o perlomeno di spiegazioni.
Non
mi aspettavo una cosa del genere. Non potevo credere a quello che
vedevo scritto.
Un
conto era pensarci, immaginarselo.
Un
conto era avere il sospetto che fosse reale.
Un
conto era sentirselo dire e confermare da lui.
Si
era innamorato di un 'altra.
Dopo
che per anni mi aveva giurato di essere il suo unico e infinito
amore, mi aveva voltato la faccia.
Tutto
quello che aveva detto Jasper, tutto quello che avevo sperato era
morto con quelle poche parole.
Ma
non potevo rassegnarmi. Non lo facevo per Alice o per gli altri. Gli
avrei scritto, lo avrei supplicato, perché sapevo di amarlo.
Con
calma e una freddezza che non era mia, mi misi al computer e scrissi
quello che il mio cuore mi dettava.
Carissimo
Edward,
Sono Bella.
Non
posso credere a quello che hai scritto.
Non
posso credere a quello che ho visto.
Posso
immaginare che tu ti sia sentito solo, posso immaginare la tua voglia
di compagnia e la tua possibile debolezza.
Ma
non credo che tu possa aver dimenticato quanto ci amiamo.
Io
ti amo, e così anche la tua famiglia.
Noi
siamo disposti a perdonare... qualsiasi cosa.
Non
ci interessa che tu abbia gli occhi rossi o quello che hai fatto o
sei diventato.
Ti
prego di ritornare a casa, di ritornare da noi. Ti aiuteremo e
troveremo il modo di aggiustare tutto.
Tua
per sempre
Bella
Edward
Avevo
paura di leggere la loro risposta.
Aro
aveva instillato in me il dubbio che loro non mi volessero
più.
Cosa
avrei mai potuto fare in quel caso? Niente!!
Sapevo
che il mio comportamento poteva essere equivocato, ma dovevano avere
fiducia in me. Dovevano credermi. Non potevo pensare che quello che
avevano visto potesse distruggere il loro amore e la loro stima nei
miei confronti.
Ma
avevo paura e quando aprii l'email il mio cuore mutò
tremò dal
dolore.
Non
era possibile. Non potevo crederci. Eppure era vero.
Carissimo
Edward.
Sono Bella.
Non
posso credere a quello che hai scritto. Posso solo credere a quello
che ho visto.
Posso
immaginare che tu ti sia sentito solo, posso immaginare la tua voglia
di compagnia e mi rattrista sapere che hai dimenticato quanto ci
amiamo.
Le
tue parole sono vuote, il tuo mentire è ormai una costante.
Non
ho più fiducia in te.
Io
non ti posso più amare e così anche la tua
famiglia.
Noi non possiamo perdonare qualsiasi cosa.
Hai
fatto le tue scelte, sei diventato un assassino e una Guardia, non
c'è più posto qui per te.
Ti
prego di non ritornare a casa saresti causa solo di altro dolore.
Bella
Non
so quanto rimasi seduto lì a guardare il monitor, a guardare
il
vuoto.
Non
sapevo cosa rispondere. Cosa fare.
I
miei timori si erano avverati, le mie paure concretizzate.
Non
mi credevano, avevano perso la loro fiducia in me. Ma come poteva
Bella pensare che io la tradissi, che io mi fossi innamorato di un
altra??
Ero
disperato e appoggiato la testa sul computer iniziai a singhiozzare.
Non
avevo scelte davanti a me, non avevo speranze.
Mi
sentivo tradito e solo.
Sapevo
di essere cambiato, ma credevo che se mi avessero aiutato avrei
potuto ritornare quello di un tempo, ma mi ero illuso.
Forse
avevano ragione, forse non c'era ritorno per le mie scelte sbagliate.
Come
uno zombi chiusi il computer e mi alzai in piedi.
Mi
ero dimenticato i problemi fisici e mi ritrovai inginocchiato per
terra incapace di alzarmi e di combattere contro il mio destino.
Sentii
a malapena le mani di Rebecca accarezzarmi e lasciai che Demetri mi
facesse alzare e mi conducesse alla stanza come un ubriaco.
Mi
parlava ma non lo sentivo, non volevo ascoltare nulla.
La
testa mi girava, e i singhiozzi non accennavano a smettere.
Poi
mi ritrovai sdraiato sul mio letto con Rebecca che mi teneva stretto
a lei e mi accarezzava con fare protettivo.
La
lasciai fare, felice di quel contatto, mi sentivo solo e avevo
bisogno di sapere che almeno lei non mi avrebbe abbandonato. Avevo
bisogno della sua sicurezza e della sua presenza.
E
lei, consapevole del mio bisogno disperato, mi cullò
finché il
buio non scese a lenire le mie ferite dell'animo.
Bella
Attendemmo
una sua e-mail. Rimanemmo attaccati al computer per ore. Ma
nulla.
Non si era degnato neanche di risponderci.
La
rabbia che avevo cercato di dominare, che il mio amore per lui aveva
imbrigliato riesplose in tutta la sua potenza.
Ecco.
Lui aveva scelto. Sarebbe rimasto a Volterra con la sua Rebecca.
Mi
alzai e andai a preparare le valigie.
Nella
nostra stanza c'era ancora il suo profumo, e non potevo più
vivere
lì.
Sapevo
di dare un dolore enorme a tutti. Sapevo che Esme si sarebbe
torturata per anni, forse secoli dietro questa storia.
Sapevo
che Alice non si sarebbe data pace e come lei, tutti gli altri.
Ma
io non potevo stare con loro. Troppi ricordi. Dovevo dimenticare e
farlo alla svelta. Sarei partita e mi sarei lasciata tutto alle
spalle limitandomi a sopravvivere per l'eternità
accompagnata dal
mio dolore infinito.
Ero
felice che Renesmee fosse stata lontana. Le avrei telefonato, le
avrei spiegato e l'avrei affidata a Jacob.
Lui
non l'avrebbe mai tradita. Lui aveva una capacità di amare
che
andava sopra ogni cosa.
Per
un attimo rimpiansi la scelta che avevo fatto quando avevo deciso di
sposare Edward. No, non era giusto. Avevo scelto per amore,
quell'amore che bruciava ancora dentro di me.
Avevo
fatto le valigie quando sentii bussare alla porta.
“Avanti” dissi
pentendomi subito della mia decisione.
Lui
era lì in piedi davanti a me con lo sguardo triste e spento.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 40 *** La decisione ***
Ciao
eccomi con un nuovo capitolo. Il tempo sta per scadere. Edward deve
decidere ma sembra che ormai le alternative si siano ridotte. Non
aggiungo altro e vi lascio al capitolo con un bacio e un GRAZIEEEE.
A
martedì!!!
Capitolo
39 - La decisione
Edward
Quando
riemersi dal buio,
la prima cosa che vidi fu Rebecca. Era seduta sul bordo del letto e
mi teneva la mano.
Le
sorrisi stanco e
triste.
Ingoiai
a vuoto. Il
veleno non era ancora tornato e avevo nuovamente la bocca asciutta.
La
porta si aprii ed
entrarono Angela e Felix.
Lei
si avvicinò e mi
mise la mano sulla fronte e poi sul petto.
“Sei
ancora troppo
caldo. Ti è tornato il veleno?” mi chiese
scrutando i miei occhi.
Scossi
la testa. Non
avevo voglia di parlare, volevo solo che mi lasciassero in pace.
“Edward,
ti sei alzato
troppo presto. Adesso ti do ancora una dose del mio sciroppo, poi
devi stare a letto. Con il riposo dovrebbe aggiustarsi
tutto.”
Angela mi parlava lentamente come fossi stato un bambino capriccioso,
e forse aveva ragione. Si alzò e prese la medicina.
“Forza
bevi” mi
incitò.
Aprii
la bocca e
l'ingoiai velocemente. Non volevo pensare a nulla e non avevo le
forze per oppormi.
Passai
le ore successive
a letto senza aprire bocca. Vennero a trovarmi sia Felix che Demetri
per vedere come stavo, ma non mi importava e rimasi silenzioso
evitando di rispondere alle loro domande se non con qualche cenno
infastidito. Non vedevo l'ora che uscissero da quella stanza.
Non
so quante ore
passarono, a mi parve fossero anni, quando entrò Aro.
Non
era mai entrato nella
mia stanza e rimasi stupito della sua presenza.
“Ciao
Edward” esordì
tranquillo.
Risposi
con un cenno.
“Come
ti senti?” mi
chiese studiando il mio viso stravolto dalla tristezza.
Gli
feci un sorrisino
timido con la speranza che se ne andasse presto.
Lui
si avvicinò e posò
la mano sulla mia fronte per leggere i miei tormenti e sul suo viso
apparve un sorriso.
“Mi
spiace che tu stia
soffrendo. Il veleno è ritornato?” mi chiese
guardandomi negli
occhi.
Scossi
la testa. Mi
sentivo sempre la bocca asciutta e avevo nuovamente sete. Molta sete,
troppa!
Ero
ritornato ad essere
un neonato, costantemente assetato e con il mostro, fuori controllo,
che si agitava inquieto e affamato dentro di me.
Ma
non mi importava. Non
mi importava più di nulla.
“Hai
deciso cosa fare
Edward? So che come temevo non ti hanno capito e ti hanno rifiutato .
Proverai ugualmente ad andare da loro a supplicarli di riprenderti o
rimarrai con noi?
Lo
sai che saremmo felici
di averti qui.
Adesso
sei una Guardia a
tutti gli effetti e tutti ti tratterranno con rispetto.
Ormai
sei diventato il
vampiro che dovevi essere fin da subito, le finzioni sono finite.
Ora
finalmente puoi
essere sincero con te stesso, con quello che sei.” era andato
dritto al punto.
Aveva
toccato un tasto
doloroso.
Sul
mio viso si dipinse
una smorfia di sofferenza. Non sapevo cosa fare. Avrei voluto tornare
a casa, ma loro non mi volevano. Loro non mi avevano capito, non mi
avevano perdonato. Io ero cambiato non andavo più bene per
loro, non
appartenevo più al loro mondo. Avevo tradito la loro
fiducia, il
loro stile di vivere. Non meritavo ne perdono ne comprensione.
E
soprattutto avevo perso
l'amore di Bella e la sua fiducia in me.
Chiusi
gli occhi e mi
morsi le labbra, non volevo mi vedesse così fragile e
tormentato.
Lui
rimase un attimo in
silenzio studiandomi attentamente poi disse “ Angela ha detto
che
ti puoi alzare. Ti aspetto questa sera. Hai del lavoro da fare. E mi
aspetto una tua risposta. Voglio sapere la tua decisione.” e
con un
sorriso proseguì “Il tempo è arrivato
alla fine. Non ne hai più
Edward. Devi scegliere.” poi mi guardò serio
“ E mi aspetto
anche che tu ti decida nuovamente ad aprire bocca. Non serve a niente
chiudersi nel silenzio, ragazzo” e finalmente uscii.
Presi
la mano a Rebecca e
la feci sdraiare vicino a me, poi le posai la testa sul petto e
rimasi lì cercando di non pensare alla mia decisione, ancora
una
volta grato di quel contatto.
Quando
Damiano mi venne a
chiamare ero già pronto.
Silenziosi
io e Rebecca
ci recammo nella sala del trono.
Aro
quando mi vide
arrivare mi venne incontro e deciso mi prese la mano, poi con un
sorriso felice annuncio ad alta voce “Edward,
resterà con noi .
Fra tre giorni rinnoverà il suo giuramento” e la
sua risata
rimbombò nella grande sala.
Non
avevo avuto altra
scelta avevo dovuto optare per l'unica possibilità che avevo
e fui
lieto che leggesse la mia decisione dalla mente, non sarei riuscito a
pronunciarla ad alta voce.
Poi
sempre silenzioso,
incapace di rompere quel muro di silenzio che la mia mente torturata
aveva costruito, mi accucciai ai suoi piedi, pronto a mettermi al
suo servizio.
Lui
mi guardò
soddisfatto e invitò Katrina a far entrare i primi vampiri.
Lavorai
tutta la notte,
silenzioso ed efficiente e solo alle prime luci dell'alba stordito e
confuso venni riaccompagnato in camera da Felix.
Fui
felice di perdermi
nello stordimento del lavoro, contento di non riuscire a pensare con
lucidità.
Stavo
sempre male, ma non
dissi nulla a nessuno, chiuso nel mio tormento cercai di comportarmi
nella maniera più normale possibile mentre la sete
continuava a torturarmi. Non volevo diventare nuovamente un assassino e
quindi
tacqui.
Il
pomeriggio passò
lento ed accompagnato da Rebecca andai sul mio albero. Là
ero certo
che nessuno mi avrebbe disturbato. Là avrei potuto
crogiolarmi nel
mio dolore e restare chiuso nel mio mutismo.
Rebecca
si era certamente accorta che qualcosa non andava ma silenziosa pure
lei accettò il
mio silenzio senza battere ciglio limitandosi a controllarmi da
lontano e cercando quando poteva di alleviare la mia sofferenza.
Era
quasi sera quando
rientrando passai vicino ad Alec ed Ilmi.
“Già
a quanto pare
Edward, rimane con noi” la voce di Alec era tutt'altro che
felice
“E'
in gamba quel
ragazzo Alec, e se sei libero devi ringraziare lui e non tua sorella
che stava combinando un disastro” Ilmi mi sorrise mentre
passando
lo salutavo con un cenno.
“Ci
darà solo
problemi. Non mi va che resti con noi.” il tono era
disgustato.
Sapevo
che mi odiava e
non era l'unico nemico che avevo all'interno della Rocca.
Per
un attimo mi chiesi se in famiglia avrebbero mai sentito la mia
mancanza. Ma no, mi
risposi, nessuno avrebbe sentito la mancanza di un vampiro assassino
in casa.
E
con il cuore pesante
accettai finalmente l'inevitabile.
La
decisione era stata
presa e adesso avei dovuto accettarne le conseguenze.
Sarei
diventato una vera
e temibile Guardia e avrei lavorato per i miei Signori in difesa
della nostra razza.
Il
tempo delle finzioni
era finito.
Ero
un vampiro e avrei
vissuto come tale.
Quando
rientrai in
camera, andai a cercare la lettera di mio padre.
Rileggere
le sue parole
mi ferì il cuore.
Ma
chiusi gli occhi e con la forza della disperazione la strappai in mille
pezzi.
Non
appartenevo più al
Clan di Olympia, la mia strada era stata decisa.
Carlisle
Sapevo
che Bella aveva
deciso di partire. Alice mi aveva messo al corrente dei suoi piani.
La
famiglia si stava
sfasciando. Esme era disperata. Si rifiutava persino di andare a
caccia, chiudendosi nel suo dolore.
Non
potevo permettere che
finisse così. Ma che potevo fare? Avevo le mani legate.
E
poi se era una sua
decisione era giusto rispettarla. Non la condividevo ma l'avrei
rispettata.
Perchè
non ci aveva più
risposto? Probabilmente aveva deciso di chiudere definitivamente ogni
comunicazione con noi. Era diventato una Guardia e probabilmente
quella vita condivisa con Rebecca doveva essere quello che
desiderava. Scossi la testa e mi avviai a prendere la macchina per
recarmi in ospedale. Vidi venire verso di me Emmett, aveva una
busta in mano.
“Carlisle
è arrivata
posta per te” mi sorrise porgendomela.
Lui
di tutti i fratelli
era quello che in apparenza aveva accettato senza battere ciglio la
decisione di Edward.
“Se
è felice così...
è giusto” aveva sintetizzato.
Ma
non ci credevo. Lo
conoscevo bene ed ero sicuro che fosse una maschera per non farci
vedere quanto in realtà gli mancasse il suo fratellino.
Rigirai
la busta fra le
mani. Non c'era il mittente ed era stata recapitata a mano. Una
cosa insolita ma tranquillamente l'aprii.
Quando
lessi il suo
contenuto mi venne freddo.
Era
un disastro.
E
veloce mi precipitai da
Bella.
Lei
doveva sapere.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 41 *** La svolta ***
Ciao
a tutti ho visto che il numero di entrate è diminuito, in
compenso avete commentato di più e di questo vi ringrazio
tantissimo. La situazione sembra compromessa, tutto fermo in
stallo ma qualcosa d'importante sta per accadere...
Quindi vi lascio al nuovo capitolo e vi mando un enorme bacione!!!
Capitolo 40 - La
svolta
Edward
Erano
passati due giorni quando mi vennero a chiamare e lentamente mi tirai
su dal letto. Ero già pronto ma siccome ero ancora stanco mi
ero
sdraiato aspettando l'ordine.
Con
tranquillità e sempre senza aprire bocca seguii Damiano.
Aro
quando mi vide mi sorrise tutto felice. “Ciao Edward. Domani
farai
il giuramento di conferma.”.
Probabilmente
notò il mio viso intristirsi perché una smorfia
veloce si dipinse
sul suo volto.
Poi
ripreso il suo solito sorriso mi domandò “Come
stai? Hai l'aria
stanca. Ti è ritornato il veleno?”
Rimasi
in silenzio e scossi appena la testa. No, non mi era tornato. E mi
sentivo sempre peggio.
Lui
mi guardò incuriosito e infastidito “Edward, vuoi
rispondermi per
favore?” mi chiese spazientito dal mio mutismo.
Lo
guardai e ingoiai a vuoto. Non avevo voglia di parlare e mi sembrava
di avere un ferro incandescente in bocca. Gli occhi rossi erano velati
di nero e la sete mi bruciava la gola.
Scossi
nuovamente la testa abbassando gli occhi. Pensavo che mi avrebbe
fatto punire ma lo vidi sorridere divertito.
Scosse
la testa a sua volta stringendo le labbra e poi preso fiato mi
sorrise “Come vuoi. Ti darò ancora qualche giorno,
poi se
continui così e se non torna il veleno ti farò
visitare nuovamente
da Angela.”
Annui,
per qualche giorno mi avrebbe lasciato in pace e avrei potuto
assorbire il dolore forte che nasceva dal mio cuore triste e
sanguinante dalla separazione della mia famiglia.
Con
calma m'inginocchiai pronto a svolgere il mio compito.
Passarono
le udienze, e stavamo già per finire quando Damon
entrò e chiese di
parlare con Aro privatamente. Aro lo raggiunse e li sentii
parlottare senza però capire di cosa discutessero. Ero
stanco e
annoiato per cui evitai di entrare nella loro testa.
Mi
voltai e vidi Rebecca sorridermi. Lo feci anch'io, un sorriso grato
della sua presenza. Non sapevo se e come Rebecca potesse staccarsi
da me, ma ero contento che per adesso mi rimanesse vicino.
Le
sue carezze erano come un balsamo e lenivano il senso di solitudine e
abbandono che mi colpiva ogniqualvolta non ero impegnato a lavorare
per Aro.
Lo
vidi tornare e lanciarmi uno sguardo preoccupato, poi con una forza
alla quale non ero abituato mi spinse la testa in basso. Potevo
percepire il suo nervosismo e mi preparai a svolgere il mio lavoro.
Subito
rimasi stupito quando percepii due cuori battere. Il mio istinto di
vampiro si risvegliò immediatamente ed il mostro in me
esultò. Il
pulsare del sangue che circolava nelle vene era irresistibile. Mi
passai la lingua sulle labbra. Ero assetato e mi resi conto di
quanto poco controllo avessi. I muscoli si prepararono a scattare e
lo stomaco si contrasse. Avrei attaccato e mi sarei cibato.
Aro
percepì attraverso la mia mente il desiderio che mi aveva
invaso e
si stava impadronendo prepotentemente di me.
“Fermo
Edward. Non è questo il momento di bere. Riprendi il
controllo di te
stesso. Immediatamente. Non sei un neonato e quindi comportati come
tale.”
Ringhiai
sordo. E cercai di calmarmi chiudendo gli occhi fissi sul pavimento e
abbassando ancora di più la testa nel tentativo di
concentrarmi. Fu
più difficile di quanto immaginassi. Sentivo il loro cuore
avvicinarsi e il desiderio aumentare dentro di me. Avevano
risvegliato il vampiro in me e adesso facevo fatica a controllarlo.
Con
fastidio constatai che ero sempre senza veleno, ma non importava non
era fondamentale per attaccare.
Ero
tanto agitato e intento a controllarmi e a combattere contro la mia
sete che avevo smesso di respirare.
Scossi
la testa per cercare di schiarirmi le idee e presi fiato.
Subito
il naso mi si riempii del loro odore.
Con
uno scatto tirai su la testa allontanando la mano di Aro.
Volevo vedere per
avere la conferma delle mie paure.
Avevo
riconosciuto chi adesso si trovava di fronte a me.
E dal
mio petto iniziò a crescere un forte ringhio dettato dalla
paura di quell'incontro inaspettato, paura che mi
destabilizzò e permise
al mio istinto di prendere il sopravvento su di me mentre mi
preparavo a balzare addosso ai due cuori pulsanti che si erano
portati di fronte al mio Signore.
“Felix,
porta subito via Edward” ordinò Aro “Vai
di là e calmati. Non
puoi mancare di rispetto ai nostri ospiti.”
proseguì rivolto a me,
aveva infatti percepito chiaramente la mia incapacità di
controllarmi.
“Ubbidisci
subito Edward” continuò alzando la voce nel vedere
che non
accennavo a seguire Felix che mi strattonava per un braccio assieme a
Rebecca.
“No”
gridai ringhiando e dimenandomi per liberarmi.
Non
ci sarei mai riuscito debole com'ero, ma Alec preoccupato dal mio
ruggito usò il suo potere su di me facendomi sprofondare nel
buio ma
lasciandomi conscio della paura che aveva invaso il mio cuore.
Bella
Guardai
Carlisle fissarmi
triste e assorto e non resistetti.
Veloce
come solo un
vampiro può esserlo mi precipitai tra le sue braccia.
Quante
volte mi avevano
stretto e confortato? Ormai avevo perso il conto.
Lui
mi avvolse stretto e
iniziò a cullarmi baciandomi i capelli
“Mi
spiace Bella. Non
immaginavo potesse accadere. Quando è partito pensavo a
tutto ma non
che s'innamorasse di un altra vampira. Perdonaci Bella. Perdonami
perché ho lasciato che Edward entrasse nella tua vita quando
avrei
dovuto scoraggiarlo e impedirglielo.”
Alzai
la testa con gli
occhi che mi bruciavano e guardai quello sguardo triste di chi si
sente colpevole.
Ma
la colpa non era la
sua. Gli volevo bene, volevo bene a quel vampiro che tanto consideravo
come un padre vero.
“Non
è colpa tua
Carlisle. E forse nemmeno di Edward. Ma lui è cambiato e
adesso io
sono di troppo. Prima o poi tornerà a trovarvi e
verrà con lei ed
io non posso e non voglio più vederlo. Scusami e scusami
anche con
Esme. Non ho il coraggio di salutarla, lei mi mancherà
troppo e non
voglio ferirla ancora di più.”
Lui
abbassò lo sguardo
su di me e abbozzò un sorriso amaro. “Non
tornerà Bella, non
tornerà mai più a casa. ”
mormorò.
“Perché
Carlisle? Come può vivere in quel posto che ha sempre
odiato? Deve amarla
veramente tanto per sacrificarsi così.” abbassai
gli occhi
“Non
partire Bella, non
è necessario. Rimani qui con noi. Io ed Esme non vogliamo
che tu
vada via e anche i tuoi fratelli lo vogliono”
continuò con il tono
dolce e comprensivo
“No,
Carlisle. Ho
troppi ricordi che mi torturano. Devo andare... almeno per un
po”
risposi baciandolo sulla guancia “Mi spiace papà,
ma è giusto
così”
Lui
annui. Carlisle
accettava sempre tutto.
Lo
guadai, guardai il suo
volto tormentato e i miei occhi caddero sulla lettera che stringeva
in mano.
“Mi
spiace Carlisle.
Dovevi dirmi qualcosa?” chiesi chiedendomi quale significato
potesse avere quella busta.
Lui
tacque, sembrava indeciso poi prese un gran respiro e mi porse la
lettera che stringeva nella mano. “Mi spiace Bella,
è troppo tardi
ormai. Temevo qualcosa del genere, ma ho sottovalutato il
pericolo.”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 42 *** Un incontro inaspettato ***
Ciao
eccomi qua. Ormai non manca più tanto alla fine
ed è l'ora di scoprire chi si sia presentato a Volterra.
Ringrazinadovi ancora vi lascio al nuovo capitolo!!!
Un bacione Luisa
Capitolo
41 - Un incontro
inaspettato
Edward
Quando
fui finalmente
libero dal potere di Alec, mi accorsi di essere nella mia camera.
Con
uno scatto mi alzai
in piedi. Avevo finalmente la bocca carica di veleno, in risposta
alla mia paura, ma non prestai attenzione al particolare.
Felix
mi posò la mano
sulla spalla “Calmati Edward. Cerca di rilassarti ragazzo.
Non
otterrai nulla così” i suoi occhi si puntarono sui
miei mentre la
porta si apriva.
Mi
voltai sperando di
poter finalmente affrontare i miei fantasmi ma Demetri entrò
da
solo.
“Ti
ho portato del
sangue Edward. Sei assetato e a quanto pare incapace di
controllarti a dovere. Bevi, così imbriglierai nuovamente il
tuo
istinto.” disse porgendomi una bottiglia a me e una a Rebecca
Riconoscente
bevvi
velocemente sotto i loro occhi. Poi con il cuore in gola mi rivolsi a
Felix “Voglio andare, devo vederli. Non posso stare qui. Sono
in
pericolo. Io...” non mi fece finire la frase.
“Devi
stare qui. Devi
obbedire Edward.” la sua voce profonda non ammetteva repliche.
Il
mio sguardo volò
allora a Demetri, speravo che mi aiutasse.
Lui
invece si limitò a
scuotere la testa. “Non sono in pericolo... stai tranquillo
ragazzo. Sei tu che a quanto pare non sei in grado di controllarti,
non noi. Comunque vado a vedere e ti porto qualche notizia” e
veloce si allontanò.
Rebecca
con gli occhi
rossi e grata della bevuta si avvicinò e posò la
sua mano sulla mia
spalla per tranquillizzarmi.
Le
sorrisi, e andai a
sedermi sul divano. Non potevo far altro che aspettare e i miei
occhi si puntarono sulla porta in attesa che si aprisse.
I
minuti passarono
infiniti giocando con le mie paure, e finalmente Demetri
varcò la
soglia.
Si
fermo un attimo a
studiarmi poi con un sorriso si spostò di lato ed io sentii
due
cuori battere veloci ed emozionati.
Mi
alzai rapido, i sensi
tesi, mentre le forti braccia di Felix mi trattennero.
“Tranquillo
Edward” mi mormorò mentre Rebecca si portava la
mio fianco
stringendomi la mano.
I
miei occhi non
riuscivano a credere a quello che vedevano e con uno strattone mi
liberai dalla loro presa e mi precipitai ad abbracciare il mio
piccolo grande amore.
La
mia felicità.
La
mia Renesmee.
Poi
alzai lo sguardo e
vidi Jacob e il veleno tornò ad inondare la mia bocca mentre
la
rabbia prendeva il sopravvento. “Tu...pazzo incosciente. Cosa
ti è
venuto in mente di venire qui? Vuoi farla uccidere?” I miei
occhi
rossi fiammeggiavano mentre il mostro in me smaniava all'idea di
colpirlo e ucciderlo.
“Fermati
papà, ma cosa
vuoi fare? La colpa è la mia, se vuoi prendertela con
qualcuno
attacca me.” la sua voce, la voce della mia bambina mi
colpì come
un pugno mentre le braccia di Felix bloccavano nuovamente le mie.
Cercai
di calmarmi, di
riprendere il controllo, d'imprigionare il vampiro.
Non
ero un neonato,
potevo controllarmi, dovevo farlo, dovevo riuscirci !! Non potevo
fare del male, ne a lui ne alla mia piccola Nessi.
“Perché
siete venuti?”
e la mia voce risuonò dura alle mie stesse orecchie. Tutta
l'amarezza, tutta la sofferenza di quei giorni si riversarono in
quelle poche parole. “Cosa volete da me?” chiesi
sapendo che presto li avrei persi per sempre.
Renesmee
mi fissò a
lungo, poi si voltò verso Rebecca che si era avvicinata e mi
stringeva un braccio preoccupata dalle mie reazioni.
“Allora
è vero. Lei è
Rebecca. E tu sei diventato una Guardia e un assassino”
commentò
amara fissando i miei occhi color rubino.
Quelle
poche parole mi
colsero all'improvviso e mi ferirono più degli artigli di un
licantropo.
“Siete
venuti per
questo? Sei venuta solo per ferirmi? Lo sai benissimo che
cos'è
Rebecca per me.” scossi la testa e mi allontanai. Era
pericoloso
starle troppo vicino.
Poi
mi girai verso Jacob
“Come sta Bella?” gli chiesi sinceramente
preoccupato per il mio
amore.
“E
come credi che possa
stare? Dovevi chiedertelo prima... adesso è un po' tardi non
credi?” mi rispose acido.
“Non
potevo fare
diversamente, non ho mai avuto scelta” risposi a testa bassa
torcendomi le mani nervoso. Gli avevo già spiegato tutto
nella e-mail.
“Come
no. Abbiamo
sempre delle scelte, Edward. Ma tu l'hai presa incurante delle
conseguenze. Ti sei allontanato da noi con mille promesse, ma fin da
subito ti sei legato a lei e a questo posto.” la voce di
Jacob era
dura.
Ero
ormai abituato a
sentire la sua voce tagliente nei miei confronti, e un sorriso
triste si disegnò sul mio viso.
“Credi
che sia
contento? Credi che non abbia passato ogni singolo giorno a pensare
a voi, a crogiolarmi nella mia tristezza? Ma perché siete
venuti? Se avete già visto e giudicato, perché
siete venuti?” la mia voce
era rabbiosa, quasi isterica.
“Perché
non riesco a
crederci Papà... Perché mi manchi e non voglio
perderti” la voce
di Renesmee era incrinata, stava per piangere.
Ingoiai
a vuoto e mi
passai la lingua sulle labbra aride. Avevo nuovamente sete, il
vampiro smaniava irrequieto minando il mio fragile controllo.
“Non
posso cambiare quello che ho fatto Renesmee, e se voi non mi
accettate per quello che sono diventato, io... non posso fare
nulla”
abbassai lo sguardo dandole la schiena in modo da prendere fiato
senza respirare il suo odore.
“Come
sarebbe a dire?”
sbottò Jacob avanzando minaccioso verso di me.
Istintivamente
un ringhio
profondo salì dal mio petto, un avvertimento chiaro
“Ma cosa stai
farneticando Edward? Ma non capisci...” le sue parole
morirono in
gola quando fissò i miei occhi di fuoco fermandosi a una
distanza di
sicurezza. Potevo vedere il suo corpo tremare, potevo percepire la
fatica per imprigionare il lupo dentro di lui. Anche lui faceva
fatica a trattenersi così circondato dai vampiri.
“Sei
tu che non
capisci. Che scelta ho? Bella non mi ama più. Lei e tutti
voi non
mi avete creduto. Vi siete fermati alle apparenze. Mi avete
giudicato e condannato senza appello” ringhiai in preda
all'angoscia.
“No
Edward. Sei
accecato. Come puoi pensare che lei non ti perdoni? Lascia questa
vampira torna a casa” mi esortò Jacob
“Sei
pazzo, cane. Lei
non mi vuole più, lei non mi ha creduto. Io non amo Rebecca,
lei è
la mia simbionte... nulla di più... ma perché
insisto...? Non ha
senso” scuotevo la testa disperato.
Era
assurdo ritornare
sugli stessi argomenti.
“La
tua che?” chiese
Renesmee allungando la mano per prendere la mia.
“La
mia simbionte”
sussurrai stufo di quel gioco “ Ve l'ho già
spiegato nel e-mail,
ma non mi avete creduto” e la voce sprofondò
nell'amarezza mentre
ritiravo la mano, spaventato dall'idea di quel contatto che tanto mi
sarebbe mancato in futuro.
Un
silenzio carico di
dolore calò fra di noi.
La
testa mi girava, avevo
sempre più sete e l'odore del loro sangue mi faceva bruciare
la
gola. Ma mai quanto mi bruciavano gli occhi, carichi di quelle
lacrime che non potevano uscire.
Rebecca
si avvicinò e mi
fece una carezza sul viso. Lei non capiva il problema, mi vedeva solo
soffrire e voleva calmarmi. Una smorfia di disgusto si dipinse sul
viso dei miei cari.
“Voi
non volete
capire...”sussurrai, cercando di riprendere quella calma che
mi
stava sfuggendo e che Rebecca cercava di trasmettermi.
Renesmee
Quando
zia Alice mi aveva
telefonato avevo creduto d'impazzire.
Pensavo
che non sarebbe
successo nulla durante la nostra gita, ma mi ero sbagliata.
Era
successo tutto.
Stavo
perdendo tutto.
Mio
padre, mia madre e la
mia famiglia.
La
zia mi aveva letto l'
e-mail di mio padre e subito avevo preso la decisione di partire.
Per
fortuna lei non
poteva vedere il nostro futuro, e con Jacob, dopo averle raccontato
un'innocente bugia, eravamo partiti immediatamente per Volterra.
Non
potevo però lasciare
mia mamma senza notizie per così tanto tempo e
così le avevo
scritto una lettera che avevo consegnato a una compagna di scuola
pregandola di portarla personalmente a casa mia il giorno successivo.
Avevamo
deciso con Jacob
già da diverso tempo di andare a Volterra da papà
se la situazione
fosse degenerata e adesso era il momento.
Non
lo avrei abbandonato
laggiù. Se voleva rimanere avrebbe dovuto dirmelo in faccia
prendendosi le sue responsabilità.
Sapevamo
i rischi che
correvamo. La possibilità di finire dissanguati erano
altissime, ma
sapevamo anche che i Signori di Volterra avevano una bizzarra
concezione dell'onore.
E
non ci sbagliammo.
Invece
di finire cadaveri
venimmo ammessi al loro cospetto.
Dovevano
concederci di
farci parlare con mio padre, era un nostro diritto, ma quando entrai
il mio cuore iniziò a battere velocissimo mentre lo sguardo
si
posava su quel vampiro inginocchiato ai piedi di Aro.
Come
era possibile che
mio padre venisse trattato così? Come poteva accettare di
stare lì
come un cagnolino ubbidiente?
Tremavo
dalla rabbia
all'idea ma il mio sguardo divenne puro terrore quando alzò
la testa
e i miei occhi incrociarono i suoi.
Due
tizzoni rossi,
sbiaditi dalla sete che chiaramente lo stava divorando.
Poi
sentii il suo ringhio
uscire dal petto mentre vedevo ogni suo muscolo tendersi.
Un
vampiro, un tremendo
vampiro ci fissava pronto a saltarci addosso.
Lo
vidi bloccare e
portare via a forza.
Ma
non persi la testa e
con calma rivolsi la mia richiesta ad Aro.
Era
lui il capo, tutto
dipendeva dalle sue decisioni.
“Signore
di Volterra. Sono Renesmee, la figlia di Edward. E lui è
Jacob, il mio fidanzato,
nonché licantropo. Siamo venuti per chiedervi il permesso di
parlare con mio padre” avevo parlato senza prendere fiato,
mostrando una sicurezza che non avevo.
Lo
vidi sorridere e
fissarmi assorto “Sei cresciuta tantissimo Renesmee,
dall'ultima
volta che ci siamo visti. Adesso sei diventata una bellissima
ragazza a quanto vedo” disse scrutandomi attentamente.
Sentii
un soffio
provenire da Jacob e allungai la mano per tranquillizzarlo. Non
poteva trasformarsi adesso, era pericoloso “E credo di
riconoscere
anche il tuo amico, ci siamo visti per poco, ma non posso scordare il
lupo dal pelo rosso su cui stavi a cavalcioni... gli stessi occhi...
lo stesso odore” continuò spostando il suo sguardo
curioso su
Jacob.
“A
quanto pare”
rispose il mio amore alzando il mento in segno di sfida.
“Siete
coraggiosi ed
incoscienti. Ma non potevo aspettarmi nulla di diverso dalla figlia
di Edward e Bella” continuò sempre fissandoci
attentamente.
“Come
sta tua madre
Renesmee o forse preferisci che ti chiami Nessi” mi chiese
Non
sapevo cosa
rispondergli non ero preparata a una simile domanda, ma come faceva a
sapere tante cose? Poi mi ricordai... doveva averle lette nella mente
di papà. “Nessi va benissimo” risposi
prendendo tempo. Lui
abbassò appena la testa e mi fece il gesto di continuare.
“E
mia mamma sta bene.
A parte il fatto che gli manca papà” mi azzardai a
raccontare.
“Già
una situazione
incresciosa. Un vero peccato. Erano una coppia così bella...
ma
anche Rebecca è molto adatta a lui” concluse
studiando le mie
reazioni.
“Vorrei
parlare con mio
padre.” insistetti. Eravamo lì per questo, non per
altro.
“Certo”
prosegui “ma
credo sia giusto dirti che se volete fermarvi anche voi sarei
felicissimo di avervi qui. E lui forse non si sentirebbe più
cosi
solo” proseguì sorridendoci.
“Pensaci
Renesmee, in
fondo sei una mezza-vampira e il tuo dono è meraviglioso
senza
pensare alle capacità del tuo compagno”
finì gentile.
“Mi
spiace. Ma siamo
solo di passaggio. Chiariremo questa storia con Edward e ce ne
andremo” intervenne deciso Jacob “Non ci interessa
la tua
offerta” finì poco conciliante.
Lui
sorrise “Me lo
aspettavo. Ma il futuro non sappiamo cosa ci prepara e nel vostro
Clan molti sono i membri interessanti” concluse e la sua voce
si
fece avida mentre un brivido percorreva la mia schiena.
Non
ci avrebbe mai
lasciati in pace, non si sarebbe mai accontentato solo di mio padre.
“Vorrei
parlare con mio
padre, per favore” chiesi svicolando da un argomento che si
era
fatto troppo pericoloso.
Lui
scoppiò a ridere.
“Che
impazienza. Sei
immortale Nessi, non lasciare che il tempo domini la tua vita.
Parlerai con Edward, non appena avrà calmato la sua sete e
ripreso
il controllo di se stesso.
Vedi
ultimamente è
diventato il vampiro che deve essere, ha finalmente buttato via
quella maschera che contraddistingue i Cullen.” ci
spiegò felice.
Ma
io tremai al pensiero.
Il
mio dolce papà,
sapevo che l'avevano cambiato ma non volevo ammetterlo a me stessa.
“Non
è una maschera
Aro. Loro sono sul serio così. E vivono bene, sicuramente
meglio di
voi, chiusi qui dentro ad ammuffire” la voce di Jacob era
dura ed
ebbi paura. Poteva essere pericoloso sfidarli nel loro regno.
Ma
Aro ridacchiò felice.
“Mio buon licantropo. Come puoi pretendere di
giudicarci?” poi si
voltò attirato dall'entrata di una nuova guardia
“Demetri... è
tranquillo Edward adesso? Può ricevere visite senza mancare
di
rispetto ai nostri ospiti?” chiese
Demetri
annui “Si. Ha
bevuto e ha ripreso il controllo. Mi ha chiesto di poterli
incontrare. Felix è già li con lui”
terminò.
“Bene
amici miei.
Andate pure. Domani il vostro Edward, rinnoverà il suo
giuramento e
voi se volete potete restare come testimoni” ci disse
guardando
soddisfatto le nostre facce sbigottite.
Ci
allontanammo consci
che le nostre vite e quelle di mio padre erano nelle sue mani .
Gli
altri due erano stati
in silenzio, avevano lasciato che a gestire la situazione fosse Aro,
ma lo sguardo di Caius non si era staccato un attimo da Jacob e
quando Aro aveva proposto di fermarci avevamo distinto un chiaro
ringhio da parte sua.
Marcus
invece non aveva
tolto gli occhi di dosso da entrambi osservandoci quasi divertito.
Probabilmente si stava chiedendo quali erano i legami che mi univano
così profondamente ad un licantropo.
Quando
entrammo nella
camera, la prima cosa che mi colpì furono gli occhi rossi
rubino di
mio padre. Era vero in quei pochi minuti doveva aver bevuto, e ora
non riuscivo a levare i miei occhi dai suoi così spaventosi.
Quando
si mosse per venirmi incontro trattenni il respiro intimorita. Poi i
miei occhi si posarono sulla bella vampira rossa che era vicino a
lui.
Così
quella era la
famosa Rebecca. A Firenze l'avevo vista da lontano e non avevo fatto
caso ai particolari. Ora studiandola notai meglio il suo sorriso, ero
uguale a quello di papà.
Lui
era nervoso, si
muoveva a scatti, sembrava quasi sul punto di attaccare Jacob.
Non
lo capivo perché si
stava comportando così?
Sembrava
quasi
dispiaciuto di vederci e quando gli strinsi la mano la ritrasse quasi
che fosse un ferro rovente.
Eravamo
andati con la
speranza di convincerlo a tornare con noi, ma le sue risposte, le sue
motivazioni sembravano senza senso.
Per
un attimo pensai che
fosse impazzito, incapace di ragionare con coerenza. Ci accusava di
non volerlo, di non capirlo, parlava di cose che non comprendevamo
dando per scontato che noi sapessimo di cosa stava discutendo.
Sembrava
convinto che
mamma non lo amasse più e non lo volesse rivedere, quando
era stato
lui a dirle che il suo cuore adesso era di un altra
e che non
sarebbe tornato a casa per vivere con lei.
E
quando calò il
silenzio e vidi Rebecca fargli una carezza, una smorfia di disgusto
si dipinse sul mio volto e pensai di aver perso mio padre per
sempre.
Poi
lui mi guardò con
il volto triste e disperato e con un sussurrò che sembrava
supplicarci ci disse “Voi non volete capire...”
Edward
“Loro
non possono
capire” intervenne Demetri.
Mi
voltai a guardarlo
esterrefatto e confuso.
“No
Demetri, cosa vuoi
fare? Lo sai che non possiamo” la voce di Felix era
preoccupata.
“E'
vero Felix. Eppure
entrambi gli dobbiamo la vita.” proseguì il
segugio guardandolo.
Io, Renesmee e Jacob li
fissammo stupiti, cercando di capire di cosa stessero parlando le
due guardie.
“Non
starò qui,
facendo finta di niente. Già una volta l'ho fatto e me ne
sono
pentito” replicò Demetri. “mi
prenderò io tutta la
responsabilità non temere Felix. Non ti farò
punire” continuò.
Felix
scuoteva la testa
preoccupato “Hai ragione amico, siamo in debito con lui,
divideremo
assieme questa responsabilità” e mi rivolse un
sorriso radioso “E
con questo siamo pari Edward” concluse.
Io
continuavo a guardarli senza capire di cosa stessero parlando
“Non capisco. Perché
dovrebbero punirvi?” chiesi spostando gli occhi prima
sull'uno e
poi sull'altro in cerca di una spiegazione.
Demetri
mi sorrise e poi
rivolgendosi a me e ai ragazzi ci disse “Perché
non dovreste
sapere che le e-mail sono state cambiate. E che tutti voi siete
stati ingannati”
Renesmee
Non
potevo credere alle
mie orecchie. Cosa? Perché? Guardai mio padre e vidi passare
su di
lui una miriade di emozioni. La comprensione di quello che avevano
detto si fece strada in ognuno di noi. E mentre abbracciavo Jacob
incapace di credere a quello che avevo sentito, vidi mio padre
crollare sulle ginocchia nascondendosi il volto fra le mani.
“Cosa
ho mai fatto?... Come ho potuto dubitare del suo amore??”
mormorava
singhiozzando.
Mi
staccai da Jacob e
andai ad abbracciarlo dando uno spintone ed allontanando Rebecca da
lui.
La
vampira mi guardò
stupita poi mi fece un largo sorriso, annui, e si allontanò
lasciandomi al mio papà.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 43 *** Ora è tutto chiaro! ***
Ciao
a tutti. Ora è il momento delle spiegazioni e dei
chiarimenti anche se alla fine...
Bhe non aggiungo
altro e vi lascio a godervi il capitolo. Un bacio grande a
tutte!!!!
Capitolo
42 - Ora è tutto chiaro
Bella
Quando
aprii la lettera e
la lessi mi sentii girare la testa. Carlisle mi afferrò e mi
fece
sedere sul letto.
Con
gli occhi che
bruciavano, le mani che tremavano lessi incapace di accettare quello
che i miei occhi vedevano
Cara mamma,
Zia Alice
mi ha raccontato tutto. Non posso abbandonare papà
laggiù. Non posso permettergli di distruggere la nostra
famiglia. Jacob è d'accordo con me, neanche lui crede che
papà pensi
realmente ciò che ha scritto. Andremo assieme a parlargli e
se
veramente è quello che vuole ci limiteremo a salutarlo per
un ultima
volta.
Sono sicura
che i
volturi non ci faranno del male. Aro non oserebbe mai. Le sue stesse
leggi gli impongono di rispettare gli ospiti.
Ti prego di
perdonarmi, so che sarai arrabbiata con noi, ma ti voglio bene e
ritornerò presto a casa.
Salutami
tutti e non
arrabbiarti con la Zia. A presto.
Renesmee.
Guardai
Carlisle “Tu
l'hai letta vero?” gli chiesi già sapendo la
risposta.
“Si,
era indirizzata a
me” rispose con gli occhi bassi.
“Non
possiamo
raggiungerli , vero?” mormorai. Non ci voleva molto a capire
che si
erano studiati il piano per bene.
“No.
Bella. Sono
stati molto furbi” commentò amareggiato.
“Si
faranno uccidere... come possono essere stati così sciocchi?
Come possono credere che
Edward cambi idea?” ero a pezzi.
Non
solo avevo perso il
mio amore ma ora rischiavo di perdere pure mia figlia e il mio
migliore amico.
“Non
credo che Aro li
ucciderà, Bella. Loro hanno delle doti troppo uniche e
interessanti
per i Volturi. Temo piuttosto che cercherà di trattenerli
con loro. In quanto ad Edward, forse hanno ragione, forse l'abbiamo
lasciato
troppo solo.” stava pensando, probabilmente si chiedeva se
esisteva un modo per aiutarli.
Lo
guardai, e mi persi in
quegli occhi dorati di una dolcezza e tristezza infinita
“Carlisle,
cosa possiamo fare?” gli chiesi anche se sapevo
già la sua
risposta.
“Nulla,
Bella. Solo
aspettare e sperare” mi sussurrò accarezzandomi
“Adesso vieni e
informa anche gli altri. E' giusto che sappino. Poi tornerai qua e
disfarai le valigie. Non puoi andartene, non adesso” mi disse
guardandomi teneramente quasi ad implorarmi di ubbidire
“Va
bene. Farò come
dici. Ma più tardi cercherò Alice devo dirgli due
paroline” gli
risposi.
“Non
c'è ne sarà
bisogno. Sono già qua” sentii la voce del nostro
folletto
stranamente bassa e triste “Ho sentito quello che dicevate e
ho
capito tutto” continuò entrando nella stanza
“Mi spiace Bella.
Non credevo che partissero. Le ho raccontato tutto sperando che
impedisse a te di allontanarti da casa. Non volevo
perderti.”
mormorò abbassando lo sguardo.
“Sei
un incosciente
Alice” sbottai grata di potermi sfogare con qualcuno.
Ma
lei non mi rispose
mentre i suoi occhi si fecero vitrei.
Stava
avendo una visione
e sia io che Carlisle rimanemmo in silenzio aspettando e sperando che
fossero una volta tanto buone notizie.
Edward.
Le
ginocchia mi
crollarono mentre la consapevolezza di quello che era accaduto si
apriva con forza la strada nella mia mente.
Il
mio fisico già
debilitato non resse a quella verità così odiosa,
mentre mi rendevo
conto del tranello nel quale ero caduto così ingenuamente.
Inginocchiato mi portai le mani sul volto come a voler tenere lontana
quell'odiosa verità.
Poi all'improvviso mi
sentii abbracciare .
Qualcosa
mi bagnò il
viso. Erano gocce tiepide che colavano sul mio volto. Aprii appena la
mia bocca riarsa e sentii il gusto salato sulle labbra. Erano
lacrime. Aprii gli occhi e vidi il viso di Renesmee chino sul mio
rigato dal pianto.
“Non
piangere mio
piccolo amore. Va tutto bene” cercai di confortarla. Non
avevo mai
sopportato di vederla piangere e l'istinto paterno prese il
sopravvento sul vampiro.
“Mi
dispiace Edward”
la voce di Demetri mi riportò alla realtà avevo
bisogno di
spiegazioni, avevo bisogno di sapere.
“Raccontami
tutto
Demetri. Per favore” lo implorai mettendomi seduto sul letto
e
stringendo a me la mia bambina.
Alzai
gli occhi e vidi
Rebecca seduta ai piedi del letto fissarmi e il suo sorriso si
aprì
pieno di gioia.
Non
l'avevo mai vista
così felice e capii che lo era per me.
Le
sorrisi e mi strinsi
più forte la mia Nessi mentre Jacob si sedeva a fianco al
suo amore
con fare protettivo.
Con
rapide e decise
parole Demetri e Felix mi raccontarono come il computer dal quale
scrivevo dipendesse da un server, e che le mie parole erano state
modificate. Lo stesso avevano fatto con la posta che avevo ricevuto
dalla mia famiglia creando di fatto quella rottura che mi avrebbe
portato a rinnovare il mio giuramento appena fosse spuntato il sole.
Con
un dolore che mi
perforava il petto capii quanto astuto fosse stato Aro. Se da un lato
mi aveva affiancato Rebecca con la speranza che mi affezionassi a lei
come fosse stata una droga, dall'altra aveva preso al volo
l'occasione per incrinare e tagliare i legami con la mia famiglia. La
mia temperatura alta che tanto mi aveva debilitato spingendomi a
servirmi del computer invece del telefono era indotta dallo sciroppo
che mi aveva dato Angela.
Quella
stessa sostanza aveva inoltre risvegliato e rinforzato il mostro dentro
di me
attraverso la sete che continuava a divorarmi rendendomi di fatto
instabile e poco controllato.
Tutto
era stato
pianificato con accuratezza.
Restai
seduto, con gli
occhi bassi. La trappola era scattata e da stupido non me ne ero
accorto.
Accecato
da tutto quello
che mi era successo, accecato dal mio orgoglio c'ero caduto in pieno
e adesso era troppo tardi.
“Sono
stato stupido
ragazzi. Orgoglioso e ceco. Ma non so come uscirne. Fra poche ore
devo dare la conferma e non posso più tirarmi indietro. Come
ho
potuto dubitare di Bella? Come posso essere stato così
sciocco?” sapevo che nessuno avrebbe potuto rispondermi ma
non potevo fare
altro se non prendermela con me stesso.
“Non
puoi fare nulla?
Non puoi venire via con noi?” mi chiese Jacob guardando prima
me e
poi le mie Guardie.
Scossi
la testa. “No. Sono legato a Volterra. E anche se volessi
scappare, Rebecca non
lascerebbe mai la Rocca senza un ordine preciso di Aro ed io sono
legato a lei. E Aro non le darà mai l'ordine di lasciarmi
libero,
non fino a che, avrò rinnovato il giuramento. E' troppo
tardi, ho
preso un impegno ed Aro ha il modo per costringermi a
rispettarlo.”
Vidi
gli sguardi stupiti
dei miei ragazzi e sorridendo triste gli raccontai dello stretto
rapporto che avevo con Rebecca.
“Ecco
spiegato tutto.”
affermò Jacob.”Finalmente tutte le cose vanno a
posto. Ma non
capisco ancora chi o cosa è lo specchio che impedisce ad
Alice di
vedere cosa succede” terminò pensoso
“E'
Rebecca. Lo
specchio è Rebecca” disse Felix “Lei non
è soggetta ad alcun
potere. E legandosi ad Edward ne è diventata una parte,
amplificando
di fatto le visioni su di lui.” spiegò paziente.
“Ma
non può essere.”
intervenne la mia Renesmee “Alice ha visto papà
baciarsi Rebecca
una decina di giorni prima che arrivasse la sua prima e-mail”
concluse decisa
“La
prima e-mail?”
chiese Felix
“Quando
mi avete
scoperto era la seconda volta che scrivevo” spiegai con un
sorrisino colpevole.
“No”
intervenne
Demetri “la tua veggente non può averla vista, non
è possibile.
Lei è immune a qualsiasi potere anche a quello di
Edward.”
concluse scuotendo la testa.
“Alice
non ci ha
raccontato una frottola” sbottò Jacob.
“Pamela...
ha visto...
Pamela” mi portai una mano fra i capelli imbarazzato. Non
c'era
altra possibilità... Rebecca mi aveva baciato per la prima
volta
quando ero stato ferito nel difendere i Signori di Volterra il che
era avvenuto molto dopo.
“E
chi è Pamela?”
chiese la mia bambina sospettosa guardandomi allibita.
“Vuoi
dire che c'è un
altra vampira dai capelli rossi che ti sei sbaciucchiato?”
chiese
Jacob tra lo schifato e il divertito.
Di
certo non mi aveva mai
visto come un Don Giovanni e doveva risultargli difficile immaginarmi
sedurre qualcuno diverso da Bella.
Con
calma gli spiegai
tutto quello che era successo e come avevo sedotto Pamela per avere
la password.
Gli
sguardi stupiti e
preoccupati di Jacob e Renesmee mi accompagnarono durante tutto il
mio racconto e alla fine Jacob scoppiò a ridere.
“In
questi tre mesi non
ti puoi nemmeno immaginare quanta ansia abbiamo passato, dietro a
Rebecca, allo specchio e ai tuoi combattimenti. Ma a quanto vedo, a
parte il colore degli occhi non sei cambiato per nulla amico mio, sei
sempre il solito Edward.” scherzò.
Lo
guardai serio “Ti
sbagli Jacob. Sono diventato un assassino e una Guardia e anche
adesso faccio fatica a non bere il tuo sangue... malgrado la
puzza”
ribattei cercando di sdrammatizzare quello che purtroppo era fin
troppo vero “Loro hanno risvegliato il vampiro in me e anche
se
tornassi a casa non sarei più lo stesso. Ho imparato a
combattere,
ho imparato a uccidere e sono ritornato ad essere un vero
vampiro”
sospirai. “Forse è giusto che finisca
così” mormorai affranto.
“No
papà. Devi tornare
con noi” m'implorò la mia bambina.
Le
strinsi appena la
mano, e il suo calore sciolse il ghiaccio dal mio cuore.
“Non
posso. Rebecca è
legata a me. E Aro non le darà mai l'ordine di lasciarmi
libero...
non fino a che sarò suo in maniera definitiva.”
scossi la testa
scoraggiato.
Rimanemmo
tutti in
silenzio. Non c'era via d'uscita. Anche se avevamo chiarito tutto,
non avevo altra scelta. Aro non mi avrebbe mai liberato da Rebecca.
La
guardai e le sorrisi. Non era colpa sua, e mi ci ero sul serio
affezionato. Era un'amica
nulla di più, ma era anche il mio legame fisico con Volterra.
Ovviamente
era stata
zitta. Non aveva proferito parola. Non mi aveva mai levato gli occhi
di dosso, non si era allontanata e il suo sorriso era tenero e
confortante.
Doveva
essere stata
investita da tutte le mie emozioni e mi guardava con gli occhi pieni
di comprensione ed affetto.
Con
calma come un gatto
si avvicinò e si portò di fronte a me.
Alzai
la testa e le
sorrisi.
Lei
si chinò su di me e
incurante dei nostri spettatori mi baciò sulla bocca.
Non
fu un bacio come gli
altri, non fu un bacio per calmarmi o assorbire dolore.
Fu
un bacio vero e
appassionato.
Non
me lo aspettavo ma mi
ritrovai a rispondere alla sua passione.
In
fondo era giusto così.
Glielo dovevo.
Poi
come aveva iniziato
finii.
Le
sue labbra si
staccarono dalle mie e, guardandomi con una serietà e un
amore che
non credevo possibili in lei, mi mormorò nell'orecchio
“ Non ti
dimenticare di me ”.
E
rapida si avventò su
di me mordendomi.
Renesmee
Quando
vidi mio padre
crollare lanciai un urlo di paura.
Distrutta
da quello che
avevo sentito mi buttai su di lui lasciando scorrere quelle lacrime
che non ero riuscita più a contenere.
Poi
aiutati dalle Guardie
ricostruimmo tutto quello che era successo in quei tre lunghi mesi e
tappammo tutti i buchi che avevamo.
Finalmente
io e Jacob riuscimmo a capire il comportamento e le parole di mio padre
e a
comprendere quanto avesse sofferto in quei mesi.
Ora
ci era tutto chiaro.
Ora finalmente avevamo capito. Non c'era nulla da perdonare, solo da
accettare.
Quando
poi ci raccontò
di Pamela per un attimo mi scappò perfino da ridere al
ricordo di
come tutte le ragazze gli facessero la corte quando andavamo a
scuola.
Ma
presto il sorriso
scomparse quando lo sentii ammettere che era cambiato.
In
apparenza a parte gli
occhi rossi sembrava sempre lui, ma non potevo dimenticare come
l'avevo visto vampiro nella grande sala. Chiunque sarebbe cambiato
di fronte a quello che era successo ma con il nostro amore tutto si
sarebbe aggiustato. Ne ero convinta.
“No
papà. Devi tornare
con noi” l'implorai. Non lo avrei mai abbandonato
lì.
Gli
strinsi la mano e lo
sentii tremare sotto di essa. Era freddo ma non quanto ricordassi.
E
il mondo mi crollò
addosso quando scoraggiato mormorò “Non posso.
Rebecca è legata a
me.”.
Un
silenzio pesante cadde
su di noi.
Lo
vidi sorridere a
Rebecca ed ebbi un moto di gelosia. Malgrado tutto erano ancora
saldamene legati e con rabbia la vidi avvicinarsi a lui e baciarlo
teneramente.
Non
era un bacio normale
era un bacio d'amore e con orrore vidi mio padre restituirglielo.
E
poi fui invasa dal terrore quando la vidi staccarsi dalle labbra di mio
padre,
sorridergli e avventarsi su di lui con i denti snudati.
“Nooo”
gridai mentre
lo vedevo crollare sotto i suoi denti affilati mentre le due guardie
bloccavano me e Jacob.
Probabilmente
aveva
capito che papà voleva staccarsi da lei e colma di gelosia
si era
vendicata di lui.
Non c'erano altre
spiegazioni ai miei occhi.
Lo
avevo ritrovato e
perso nel giro di poche ore.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 44 *** Il mio nome è Rebecca ***
Ciao a
tutte. In ritardo clamoroso arrivo a postare il nuovo capitolo. E' ora
di dare voce a chi non l'ha mai avuta ed
è ora di capire cosa ha spinto Rebecca a mordere Edward.
Vi
lascio pertanto con un capitolo che amo perchè parla proprio
del mio primo vero personaggio, inventato da me.
Quindi
con un bacione vi lascio a leggere. Baciiiiiii
Capitolo 43 - Il mio
nome è Rebecca
Rebecca
Il
mio nome è Rebecca e
sono una vampira e un simbionte.
Non
so come sia maturato
il mio potere so solo di essere nata così.
Da
bambina ero molto
carina.
I
miei capelli quasi
bianchi e il mio sorriso attiravano sempre molti complimenti, ma
anche la gelosia di mia sorella.
Lei,
la mia gemella, non
era bella e misteriosa come me, ma in compenso aveva un carattere
forte e deciso oltre ad essere invidiosa.
Intelligente,
Elena,
prendeva le decisioni per entrambe.
A
me non interessava, la
seguivo e dipendevo da lei.
Non
mi importavano i suoi
scherzi e le sue cattiverie.
Lei
era il mio cuore, la
mia anima e la mia guida.
Quando
Elena venne
investita da un pirata della strada mentre andavamo in bicicletta
pensai di essere morta anch'io.
Da
quel giorno non parlai
più ed eressi un muro fra me e il mondo.
I
miei genitori mi
portarono da molti psicologi ma nessuno riusci a ridarmi la mia vita.
Ero
persa, ero sola.
Come
una nave in mezzo al
mare avevo perso il mio faro e andavo alla deriva.
Una
notte di temporale,
dopo aver visto mio padre picchiare mia madre a causa della mia
diversità , decisi di scappare di casa.
Da
sola sotto la pioggia
che cadeva prepotentemente allagando strade e giardini mi allontanai
nel buio e l'incontrai.
Era
bellissimo. L'uomo
più bello che avessi mai visto.
Senza
sapere il perché
lo segui.
Senza
domande e senza
pretese divenne la mia nuova guida.
Non
sapevo che era un
vampiro.
Non
sapevo che era incaricato di cercare nuovi talenti per Aro.
Lui
mi portò a Volterra
è spiegò che avevo un potenziale potere immenso.
Fu
Rubens a trasformarmi
e presto dopo il normale periodo da neonata, mi venne spiegato di
essere un simbionte.
Aro
mi chiese se volevo
mettermi al loro servizio ed io senza indugi dissi di sì.
Avevo
trovato la mia
nuova casa, avevo una guida e degli ordini da eseguire ed ero felice.
Restai
a Volterra una
decina di anni legandomi a chiunque mi venisse ordinato.
Era
noioso, ma era il mio
incarico.
Le
persone alle quali mi
legavo erano sempre antipatiche, tendevano a trattarmi male, a
considerarmi un fastidio e il non riuscire a parlare m'impediva di
comunicare con loro.
Le
loro emozioni erano
per lo più meschine e una fui costretta ad ucciderla dopo
che aveva
provato a prendermi con la forza.
Ma
non mi ribellavo mai,
ubbidivo e basta.
Quella
era la mia vita.
Quando
Aro mi convocò
spiegandomi che dovevo legarmi a un vampiro particolare accettai
senza battere ciglio.
Quando
lo vidi nel suo
studio rimasi colpita dai suoi occhi. Erano color oro e caldi.
Sembrava
spaventato e
probabilmente non immaginava che cosa l'attendeva.
Lo
morsi e gli succhiai
una parte di lui.
Il
mio aspettò cambiò e
con curiosità mi ritrovai gli occhi d'ambra che tanto mi
erano
piaciuti.
Il
suo nome era Edward, e
presto imparai a conoscerlo.
Non
avevo mai visto
nessuno come lui.
Era
il vampiro più
strano e triste che avessi conosciuto.
Disprezzava
chiaramente
Volterra e le sue regole e potevo percepire la tristezza e la
malinconia infinita che provava nel dover vivere da Guardia.
Le
sue emozioni intense
mi travolgevano , lasciandomi spesso disorientata in quanto incapace
di capirlo completamente.
Odiava
dover lavorare per
Aro, ma lo accettava, e si sfiniva pur di evitare punizioni che ci
avrebbero ferito entrambi. Cercavo allora di stargli vicino e di
aiutarlo con il mio potere condividendo la sua sofferenza in modo che
riuscisse a riposare la mente.
Non
pensavo che salire su
un albero fosse un esperienza così divertente, e quando lo
fece per
la prima volta pensai che fosse impazzito. Ma lassù perso
nel vento
fra le fresche fronde sembrava ritrovare la sua serenità.
Non so
il perché ma era felice ed io con lui condivisi quella
strana
esperienza.
Era
giovane, poco più di
un ragazzo ma il coraggio non gli mancava di certo.
Salvò
il mio signore Aro
e per la prima volta per alleviargli quel dolore insopportabile lo
baciai.
Non
era certo un bacio
appassionato serviva solo ad assorbire il suo male, ma fu un
esperienza piacevole.
Non
pensavo fosse
possibile, non mi era mai successo, ma sentivo crescere dentro di me
un sentimento profondo di affetto per quel ragazzo. Mi prendevo cura
di lui, lo sorvegliavo e lo proteggevo. Stava diventando qualcosa di
più della vittima del mio potere.
Combattemmo
assieme e
quando lo vidi ferito feci tutto quello che potei per salvarlo e
alleviargli il dolore.
Non
sapevo che avrei
ferito i sentimenti di quella bella vampira che lo teneva stretto
cullandolo e abbracciandolo teneramente. E forse anche se lo avessi
saputo, avrei agito allo stesso modo.
Lui
in qualche modo era diventato mio.
Non
sapevo che le e-mail
venissero cambiate e percepii la sua sofferenza senza capirne a
fondo la motivazione.
Lo
vedevo stare male
fisicamente e moralmente ma non potevo fare altro che stargli
vicino, sapevo che la mia presenza alleviava per qualche misterioso
motivo il suo dolore
Fu
solo quando incontrò
i suoi familiari che finalmente i miei occhi si aprirono alla
verità.
Capii
che il suo cuore
era là dalla sua famiglia, capii che a Volterra non sarebbe
mai
stato felice, capii come Aro lo avesse ingannato per tenerlo
prigioniero e capii che a legarlo a Volterra senza speranza ero io.
Ma
lui malgrado tutto
non mi odiava e il suo sorriso triste spezzò il mio cuore.
Non
mi era mai capitato
non avevo mai provato nulla di simile.
Con
calma mi avvicinai e
vidi i suoi occhi rossi fissarmi dolcemente.
Avevo
capito quanto
odiasse bere il sangue umano, quanto si detestasse per le sue azioni,
ma aveva cacciato per me ugualmente, si era preso cura della mia sete
ed ubbidito agli ordini per non farmi soffrire con i castighi che gli
avrebbero inflitto.
Adesso
a distanza di
tempo so perché lo feci, adesso so cosa mi spinse per la
prima
volta nella mia vita a baciare un uomo.
E
lo baciai... baciai il
mio Edward.
E
fu un bacio vero, fu un
bacio d'amore. Il mio ultimo regalo per lui.
Per
la prima volta le
parole tornarono sulle mie labbra.
Dovevo
essere sicura che
non si dimenticasse di me.
E
dopo avergli mormorato
la mia disperata richiesta per la prima volta nella mia vita infransi
un ordine e presi una decisione autonoma e cosciente.
Lo
morsi.
Probabilmente
il mio
gesto scioccò tutti, ma per fortuna Demetri capii e li
blocco
impedendogli di rovinare tutto.
Morsi
Edward, e gli resi
la sua libertà.
Sapevo
che ne avrei pagato le conseguenze, ma il mio gesto fu la prima cosa
giusta che
feci nella mia vita.
E
quando si riprese e
capii il suo sguardo si fece dapprima felice e poi triste.
Non
potevo più leggere
le sue emozioni e quando lo vidi avvicinarsi ebbi per un attimo
paura.
Lui
mi prese la mano e la
baciò con dolcezza portandosela poi sul suo petto
“Ti ringrazio
Rebecca. Non mi dimenticherò mai di te. Mi hai reso la mia
libertà
e ti prometto che ci rivedremo.” poi si era avvicinato e per
l'ultima volta mi baciò incurante dello sguardo allibito
della sua
famiglia.
Fu
un bacio tenero,
timido, un bacio pieno di speranze ed affetto.
L'ultimo
bacio della
persona di cui mi ero disperatamente e inaspettatamente innamorata e
alla quale avevo deciso di rinunciare proprio per amore.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 45 *** Libertà ***
liberta
Ciao
a tutte. Ci avviciniamo velocemente alla fine e anche alle
mie vacanze. Mi spiace lasciarvi con la storia in sospeso per
pochi capitoli quindi sperando di farvi cosa gradita e non un
dispiacere ( ditemi cosa ne pensate) ero dell'idea di postare oggi,
domani e Giovedì. E nella prox settimana altre 3
volte in modo da arriivare alla fine prima delle ferie. Se
qualcuna rimanesse indietro potrà poi mettersi in pari senza
problemi.
Ma veniamo al capitolo di oggi... molto bolle ancora in pentola e Aro
... Bhe meditate sulle sue parole...
Buona lettura
Capitolo
44 - Libertà
Edward
Quando
aprii gli occhi, ancora dolorante per il suo morso, vidi il volto di
Rebecca ancora china su di me.
I
suoi capelli erano ritornati d'argento e mi fissava con gli occhi
bianchi carichi di dolcezza.
Ero
libero. Mordendomi aveva sciolto il nostro legame. Aveva infranto
gli ordini di Aro e mi aveva chiesto di non dimenticarla.
Sul
mio volto si aprii un sorriso felice, ma vedendo i suoi occhi carichi
di affetto, la tristezza calò sul mio cuore.
Mi
avvicinai a lei veloce ancora scosso dall'accaduto. Le presi una
mano e la baciai con dolcezza posandola poi sul mio cuore muto
“Ti
ringrazio Rebecca. Non mi dimenticherò mai di te. Mi hai
reso la
mia libertà e ti prometto che ci rivedremo.” poi
senza badare a
Renesmee e Jacob la baciai sulle labbra.
Fu
un bacio tenero, timido un bacio pieno di riconoscenza ed affetto.
Lei
era stata per me le mie catene e il mio scudo, la mia prigione e la
mia compagnia, il mio dolore e la mia cura.
Avrei
voluto ringraziarla, abbracciarla ma non feci in tempo. Veloce come
un lampo in una notte di tempesta lei si voltò e spari dalla
stanza
senza più guardarmi.
Restai
lì a fissare la porta, a guardare il buio corridoio che
l'aveva
ingoiata finchè una voce mi riportò alla
realtà “Edward, tutto
bene?” chiese Demetri .
Mi
voltai e gli sorrisi. “Si Demetri. Ora sono libero. Libero di
dire
no ad Aro” e sul mio volto si aprii un gran sorriso mentre
incrociavo i visi ancora stupiti di Renesmee e Jacob.
Ora
avevano avuto la conferma che quello che avevo detto era la
verità!
Ora forse avrei potuto tornare a casa e guardare in faccia la mia
famiglia!
In
quel momento dalla porta aperta del corridoio spuntò la
testa di
Damiano. “Edward, mio capitano, Aro ti desidera nella sala.
E'
giunto il momento” disse, poi si fermò a guardarmi
e con la testa
lo vidi cercare la mia simbionte.
Ma
non disse nulla. E girandosi ci fece strada.
Quando
entrai nella Sala, vidi Aro alzarsi dal trono e venirmi incontro
tutto felice “Ci siamo Edward. Benvenuto tra di noi
Capitano”.
Ma
il suo sorriso si spense veloce come si era acceso quando i suoi
occhi notarono l'assenza di Rebecca.
“Dov'è
Rebecca? Cosa significa ciò?” mi chiese
palesemente contrariato.
Io
abbassai gli occhi in segno di rispetto “Rebecca mi ha
lasciato
libero e ti chiedo di lasciarmi andare a casa. Non posso rimanere,
mio Signore” risposi cercando di placare la sua ira che
sentivo
crescere nella sua mente.
“E
così questa è la tua
volontà?” chiese cercando i miei occhi.
“Si
mio signore. Voglio tornare dalla mia famiglia” confermai
La
sua risata sprezzante mi ferì il cuore.
“Edward...
si vede che sei un ragazzo ingenuo. Ma come puoi pensare che loro ti
accetteranno? Sei un illuso ragazzo” disse guardandomi con un
sorrisetto divertito.
“Forse,
mio Signore, ma se non vado non lo saprò mai”
dissi a bassa voce,
avevo paura, paura che avesse ragione.
“Sia
come vuoi allora, Edward. Vai... ma se non sarai accettato, se ti
sentirai fuori posto... torna pure da noi. Questa in fondo è
la tua
casa, l'unica casa che possa avere un vero vampiro.” mi
disse,
sorridendomi, poi si rivolse a
Renesmee e Jacob “Siete
stati molto coraggiosi miei cari, e se volete sappiate che le porte
di Volterra sono aperte anche per voi. Il tempo non ha confini per
noi, come per voi, e nessuno può sapere come il destino
giocherà le
sue carte.”
Un
brivido mi scese lungo la schiena, Aro non si sarebbe arreso, la sua
cupidigia, avrebbe per sempre minacciato me e la mia famiglia.
“Vai
allora Edward, prova a rimetterti la maschera che tanto ti piace, ma
ricordati che ci rivedremo. Tra quindici anni al più tardi
sarai di
nuovo fra noi... Capitano” mi disse mentre i suoi pensieri
divennero più espliciti
Non
ti illudere ragazzo, sei un vampiro e dopo quello che è
successo
non puoi più negarlo. Ti aspetto presto perché
nessuno può
cambiare quello che è. Carlisle può illudersi di
essere umano, ma
alla fine anche lui capirà che non ci si può
ribellare alla propria
natura.
Lo
guardai un ultima volta mentre prendendo Renesmee per il braccio mi
allontanai più velocemente possibile da quel gelido posto.
Stavamo
per uscire dai bui corridoi della rocca quando mi sentii chiamare
“Edward!” mi voltai e i miei occhi si fermarono su
Jane.
“Non
ti dimenticare di me” disse mentre ridendo scatenò
il suo potere
su di me.
Crollai
a terra in preda al dolore. Questa volta non c'era Rebecca ad
aiutarmi e il suo fuoco mi torturava senza barriere.
“Basta.”
Implorai sperando che Jacob e Nessi non intervenissero. Ma il
ringhio di Jacob risuonò forte nella rocca mentre venivo
sommerso da
una massa di pelo.
Jane
arretrò spaventata dal licantropo che era pronto ad
ucciderla. Il
suo potere si spense e lei si appoggiò al muro.
“No
Jacob... non farlo. Sto bene... andiamo via” mi affrettai ad
intervenire.
Aiutato
da Renesmee mi misi in piedi ancora tremante .
“Ci
rivedremo presto Edward... e la prossima volta non ci saranno
simbionti o lupi a proteggerti.” Sibilò Jane
allontanandosi veloce nei bui corridoi.
La
rabbia mi travolse come un onda e con la voce ferma e sicura le
intimai “Ci rivedremo Jane... non dubitare ”.
Poi
veloci uscimmo da quelle gelide gallerie e appena fummo all'aria
aperta Jacob si trasformò di nuovo vestendosi rapido con i
pantaloni e la maglietta che Nessi tirò fuori dallo
zainetto.
Io
mi bloccai, avevo dimenticato il mio zaino in camera.
Ma
era troppo pericoloso rientrare. Avrei chiesto perdono anche per
quello a Bella.
Marie
Il
mio compito è quello di riordinare le camere.
Era
toccato a me l'incarico di mettere in ordine la stanza del Vampiro
dagli occhi Gialli.
Stavo
per entrare quando una figura avvolta in una mantella da Guardia
Reale con il cappuccio tirato sulla testa, mi diede una spinta e si
allontanò velocemente stringendosi al petto uno zainetto
rosso.
“Che
mai ci faceva quella Guardia in quella camera ormai vuota?”
mi
chiesi mentre entravo a fare il mio lavoro.
Carlisle
Gli
occhi di Alice divennero normali e con Bella ci affrettammo a
chiedere cosa stava succedendo.
“Jacob
e Nessi stanno per arrivare. La visione della famiglia è
sparita e
quindi arriveranno presto qui.” trillò felice
“E
di Edward? Hai notizie?” chiesi
“Non
capisco. Lo specchio è sparito.”
annunciò
“Edward
è con loro?” chiese Bella e per un attimo pensai
che forse tutto
sarebbe finito bene.
“Non
so” ci disse Alice poi veloce si voltò correndo
verso gli altri
che ci avevano raggiunto “Stanno tornando. Sono
salvi”
Io
e Bella ci fissammo domandandoci che cosa in realtà avesse
visto
Alice e il perché non ci avesse risposto con chiarezza.
Forse
era meglio non sapere, forse neanche lei aveva capito il significato
della sua visione e aveva avuto paura di spaventarci.
Scuotendo
la testa presi Bella sotto il braccio “Presto
sapremo” mormorai
sperando che finalmente tutto sarebbe tornato come prima.
Ero
un illuso, il passato non si può cancellare e il futuro
dipende da
esso.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 46 *** Ritorno a casa ***
Ciao
eccomi qua con il secondo capitolo di questa lunga maratona finale.
Spero che il postagio giornaliero non vi crei confusione ,
sarebbe un peccato rovinarvi gli ultimi capitoli ma, penso,
ancora peggio lasciarvi con la storia in sospeso.
Quindi
non vi faccio perdere tempo e vi auguro buona lettura e
attendo come al solito i vostri commenti su questa storia che si sta
avviando a un finale... bhe decisamente insolito.
Ciaoooo
Capitolo
45 - Ritorno a casa
Carlisle
Quando
la Volvo si fermò
davanti alla porta di casa, uscimmo tutti felici di poter
riabbracciare i nostri ragazzi.
Alice
non ci aveva più
detto nulla e quando vidi scendere solo Renesmee e Jacob dalla
macchina sentii una fitta al petto.
Qualsiasi
cosa fosse
successa Edward non era tornato a casa.
Bella
si precipitò ad
abbracciarli sollevata di saperli ormai al sicuro.
Io
e gli altri rimanemmo
sulle scale. Quel momento era il loro, noi avremmo festeggiato dopo.
“Nessi,
non farmi mai
più una cosa del genere” sentimmo Bella mormorare
a quella ragazza
che sembrava sua sorella.
“Mi
spiace mamma... ma
dovevo farlo” rispose lei asciugandosi le lacrime che
uscivano
dagli occhi.
“Avete
visto... Edward”
sentii Bella chiedere ansiosa.
“Si
mamma” annui
sorridendole.
Poi
la vidi fissare Jacob
mentre tutti fummo distratti dal rumore di un altra macchina che si
avvicinava lentamente.
Una
Ford Focus sbucò
dalla curva e si fermò accanto alla Volvo.
Ancora
una volta sentii
un brivido scendere dalla schiena mentre mi chiedevo chi sarebbe
sceso da quell'auto. I finestrini erano oscurati e non riuscivamo a
distinguere nulla dei suoi occupanti.
Eravamo
tutti in
silenzio, sembrava che la macchina avesse una calamita
perché
nessuno di noi riusciva a distogliere gli occhi da essa.
Lentamente
la portiera si
aprii e vidi il mio ragazzo, il mio Edward, scendere dalla macchina.
Era
solo e fece un paio
di passi verso di noi.
Teneva
gli occhi bassi
fissando per terra come se avesse paura a guardarci. La sua mano non
aveva lasciato la carrozzeria della macchina, sembrava che ci si
appoggiasse contro come fosse pronto per una rapida fuga.
Eravamo
tutti in
silenzio, lo fissavamo e aspettavamo. Toccava a lui parlare ma
sembrava che non sapesse come comportarsi.
Lo
vidi portarsi una mano
dietro la nuca e prendere fiato. Poi con lentezza alzò gli
occhi e
ci fisso cercando gli occhi di ognuno di noi.
Lo
avevamo già visto con
gli occhi rossi ma questa volta non era solo il colore a spaventarci
ma anche il modo di guardarci.
Erano
gli occhi di chi sa
di essere un assassino, erano gli occhi di un vampiro che faceva
fatica a controllarsi.
Guardò
per ultima la sua
Bella e con la voce spezzata disse “Mi spiace Bella. Potrei
dirti
tante cose, potrei spiegarti per ore, ma prima ho solo bisogno di
sapere se mi puoi amare ancora, se puoi credermi quando ti dico che
ti amo ”.
I
miei occhi si posarono
sui suoi, su quello sguardo così tormentato, così
ferito.
Esme
si stacco da me e
senza aspettare una risposta si fiondò fra le sue braccia.
Lui
arretrò un attimo
quasi spaventato da sua madre. Poi le sorrise timido e
abbassò gli
occhi.
“Oh
Edward. Sei tornato
da noi” disse Esme accarezzandogli la guancia.
Lui
rimase lì, un
attimo, sembrava imbarazzato da quel contatto, quasi intimorito poi
la baciò sulla fronte “Grazie mamma.”
mormorò riportando gli
occhi su Bella.
Anch'io
fissai l'ultima
delle mie figlie chiedendomi perché non correva tra le
braccia del
suo amore.
Lei
non aveva levato lo
sguardo da Edward e lentamente fece un paio di passi avanti.
Poi
si fermò e prese
fiato e senza levargli gli occhi dai sui parlò lentamente
“Quante
volte mi hai mentito Edward? Come posso fidarmi di te quando dici
che ami me e non quella vampira? Come puoi presentarti qui, dopo
tutto quello che hai fatto e pretendere il mio perdono senza degnarti
di spiegarmi nulla?” la sua voce tremava.
Sapevo
quanto dolore ci
fosse nascosto, sapevo quanto le costasse dire quelle cose, ma sapevo
anche quanto profonde fossero le ferite del suo cuore.
“Mamma,
io ti posso far
vedere tutto. Devi credergli!” gridò Nessi facendo
un balzo verso
Bella.
Non
si aspettava
evidentemente la piega che stava prendendo la situazione.
Jacob
la prese per un
braccio “No Nessi hai promesso. Abbiamo promesso. Non
puoi” le
sussurrò tenendola stretta fra le sue forti braccia.
Guardai
mia nipote con
sguardo interrogativo. Non capivo a cosa si riferisse. Subito la mia
attenzione si rivolse ad Edward.
“Grazie
Jacob. E'
giusto così Nessi. E' vero Bella, quello che ti ho detto
è vero. Ma
posso capirti, posso capire tutti voi. Anch'io stento ad accettare
quello che mi è successo. Sono cambiato e non lo posso
negare. Non
lo volevo ma è successo. Speravo che mi accettaste per
quello che
sono diventato, per quello che ho fatto, ma hai ragione tu... come
sempre. Volevo salutarvi un ultima volta” e detto questo
abbracciò
forte Esme “Addio mamma” sussurrò con la
voce spezzata mentre
veloce rientrava in macchina e accelerando si allontanava
rapidamente.
Un
silenzio surreale ci
colse. Un uccellino in volo avrebbe potuto scambiarci per tante
statue.
Fermi
immobili scioccati
da quello che era successo.
Gli
occhi gonfi di quelle
lacrime che non potevano uscire.
Incapaci
di muoverci
rimanemmo lì a fissare la macchina che veloce si allontanava
nel
bosco fino a sparire alla nostra vista.
“Bella,
prendi!” mi
voltai sentendo la voce di Alice giusto in tempo per vedere un paio
di chiavi volare nell'aria “Vai, raggiungilo. La Porsche
è già
fuori.” disse indicando la bellissima macchina gialla
posteggiata
fuori con il muso rivolto verso la strada.
Edward
Quando
lasciammo Volterra, presi a noleggio un altra macchina.
Con
calma spiegai a Nessi e Jacob che era meglio per me viaggiare da
solo. Facevo troppa fatica a trattenermi. Sentivo la sete bruciare la
mia gola. Sapevo adesso che era colpa dello sciroppo di Angela che
mi spingeva a bere di continuo. La mia temperatura alta bruciava
quello che bevevo velocemente e il mostro dentro di me era
perennemente assetato e fuori controllo.
Avevo
paura di far loro del male e durante il viaggio ebbi modo di
riflettere quanto difficile sarebbe stato per me ritornare a casa.
Forse
la cosa migliore sarebbe stato salutarli ed allontanarmi.
Avevo
infatti paura che non mi accettassero per quello che ero diventato,
perché io stesso stentavo a farlo.
Temevo
che avessero perso la fiducia in me, che non mi credessero. Che
Bella avesse chiuso il suo cuore al mio, che ancora una volta
pensasse che il mio amore per lei fosse solo una bugia.
Fu
per quello che chiesi a Renesmee di non usare il suo potere con Bella
per mostrarle l'accaduto, volevo che mi accettasse per quello che
dicevo, per l'amore che speravo avesse ancora nei miei confronti, non
perché avrebbe visto la verità mostrata da lei.
E
quando sentii la sua reticenza, quando la sua voce espresse i suoi
dubbi che altro non erano che le mie paure, capii quale era la
decisione giusta.
Non
potevo tornare da loro.
Avevo
sbagliato e ne avrei pagato le conseguenze.
Salutai
mia madre. Lei mi avrebbe accettato in qualsiasi modo.
E
veloce mi allontanai.
Dovevo
mettere più strada possibile tra loro e me.
Quando
fui lontano, iniziai a rallentare.
Non
avevo alcuna fretta di tornare a Volterra.
Ma
dove altro sarei potuto andare?
Ero
perso nei miei tormenti.
Guidare
mi dava sollievo, mi impediva di pensare, teneva occupate le mie
mani.
Non
vidi la Porsche fino a che mi tagliò la strada.
“Oh
no.” mormorai a me stesso “Non Alice. Non ce la
posso fare”.
Rimasi
seduto, fermo la testa poggiata sulle mie mani. Gli occhi chiusi, a
cercare quelle parole che avrei potuto dirle per fuggire il
più
velocemente possibile da lì.
Ma la
mia portiera si apri e mi ritrovai tra le braccia della mia Bella.
“Ti
amo Edward. Non mi interessa nulla. Non voglio sapere nulla ne da te,
ne da Renesmee. Ti amo e basta. Non andartene ti scongiuro... non mi
abbandonare di nuovo... io non posso vivere senza di te” le
sue
parole mi colpirono, mi imprigionarono e senza risponderle posai le
mie labbra sulle sue.
Poi
mi staccai e la guardai nei suoi meravigliosi occhi gialli
“Ti amo
Bella. Non ho mai smesso di amarti. Te lo giuro” le sussurrai
abbracciandola forte come se avessi paura che scomparisse dalla mia
vista.
Lei
non mi rispose ma mi prese per mano e mi condusse nel bosco.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 47 *** Una guardia innamorata ***
Ciao
a tutte. Oggi vi posterò DUE
capitoli di seguito un pò perchè voglio
finire la storia nella prox settimana (posterò a fine
settimana per impegni estivi familiari) un pò
perchè è lo stesso capitolo visto da de punti di
vista diversi con due sottili sfumature diverse dove gli Oggetti hanno
un ruolo importante.
Avviso soltanto che sono capitoli HOT . Sono i primi che ho mai scritto
e quindi vi chiedo di essere clementi perchè per me
è stato difficilissimo scriverli e quindi vi chiedo perdono
se non sono perfetti o fatti benissimo... e vi lascio con finalmente
qualcosa di romantico.
Un bacio e grazie a tutti... e per chi entrasse adesso
sappiate che questa settimana ho postato anche ieri e l'altro ieri.
A Giovedì prox più o meno...
ps: manca un capitolo + l'epilogo + una pazza sorpresa.
Baciiiiiii
Capitolo
46 - Una guardia innamorata
Edward
Bella
mi prese per mano e mi condusse all'interno del bosco. Io la segui
intimidito ed eccitato nello stesso tempo.
Sentivo
il mostro dentro di me agitarsi, il mio olfatto era alla ricerca di
una possibile preda.
Ingoiai
il veleno con rabbia, non era quello il momento di pensare alla sete.
Lui avrebbe dovuto aspettare.
Ora
la mia attenzione sarebbe andata tutta alla mia Bella.
Lei
si fermò in una radura piccina e protetta da sguardi
indiscreti e si
voltò a guardarmi con i suoi occhi carichi di amore.
Potevo
sentire intorno a me il frusciare delle foglie, il profumo dei fiori
e degli alberi, il calore del sole serale che pallido s'infrangeva
sulla nostra pelle.
Ma
sopra ogni cosa percepivo la sua fragranza, la sua presenza.
Quando
si era fermata mi aveva preso entrambe le mani e ora potevo percepire
nettamente il suo alito profumato avvicinarsi al mio viso.
Le
sue labbra morbide si appoggiarono alle mie e tutto l'amore che avevo
desiderato in quei tre lunghi mesi esplose dentro di me.
Un
brivido di piacere percorse tutto il mio corpo, scuotendomi e
gridando che lei era lì e che era mia.
Ma
avevo paura.
Paura
di amarla e di perderla, paura che lei potesse fuggire da me.
Dovevo
essere certo che lei mi volesse, che lei mi accettasse, che fosse
cosciente dei miei cambiamenti “Bella, io...” non
riuscii a
finire la frase l'indice e il medio della sua mano si posarono sulle
mie labbra, fermando le mie parole.
“Shhh
Edward. Ci sarà tempo più tardi per le
parole” mormorò mentre
apriva le dita e le passava sui contorni delle mie labbra con un
tocco leggero e delicato.
La
guardai estasiato. Lei mi sorrise radiosa come sempre e fece scorrere
la sua mano lungo la mia gola.
Bruciava,
come il fuoco.
Ed
ingoiai a vuoto mentre tremante allungavo le mani e gliele appoggiavo
sui fianchi attirandola vicino a me.
Potevo
sentire i suoi seni sodi premere contro la mia camicia mentre con le
mani lei scioglieva la chiusura della mantellina e la buttava per
terra lontano da noi.
Con
la coda dell'occhio la vidi afflosciarsi e un sorrisino divertito si
aprì sul mio volto al pensiero di quanto fosse importante
per le
altre Guardie.
Le
sue mani non si fermarono e sicure scesero sul mio petto aprendo i
bottoni della mia camicia.
Uno
alla volta... lentamente.
Mi
sentivo impazzire dalla voglia di strapparla, di levarmela da dosso,
ma non potevo, non potevo lacerare la divisa di Volterra.
La
lasciai fare godendomi ogni suo tocco vellutato mentre l'ansia e la
voglia crescevano in me.
Quando
anche l'ultimo bottone fu aperto, veloce mi sfilò la camicia
dalle
spalle. E anche lei andò a raggiungere la mantella.
Io
mi avvicinai e stringendola a me iniziai a baciarla con dolcezza.
Lei
ricambiò il mio bacio mentre le sue mani si posavano sul mio
petto
nudo.
“Edward,
sei caldo” disse scostandosi, preoccupata.
“Non
è nulla di grave amore. Va tutto bene. Non è
niente” cercai di
tranquillizzarla. Non volevo che fuggisse dalle mie braccia, non
volevo perdere quel momento d'intimità che tanto avevo
desiderato.
Lei
mi guardò di traverso ed io ricominciai a baciarla
“Poi ti
spiego” le mormorai all'orecchio.
Le
sue mani che si erano intrecciate nei miei capelli scivolarono alla
base del collo e le sue dita iniziarono a slacciare il medaglione dei
Volturi che pendeva sul mio petto nudo “Questo non ti
servirà più”
disse prendendolo e buttandolo sopra al resto della divisa.
Un
altro sorriso divertito apparve sul mio volto mentre cercavo di
riappropriarmi della sua bocca.
(Inizio
parte hot, se volete saltarla non cambia nulla al fine della storia)
Lei
allontanò le mie mani e posandomi le sue nuovamente sul
petto iniziò
a farle scivolare verso il basso languidamente mentre s'inginocchiava
davanti a me. Poi con gesti veloci e precisi aprì i miei
pantaloni
e con poca pazienza me li abbassò assieme ai boxer.
Vidi
i suoi occhi brillare mentre si posavano sulla mia eccitazione.
La
sua bocca si posò su di essa strappandomi più di
un gemito.
Per
un attimo mi persi in quel paradiso di puro piacere, poi mi resi
conto che non era giusto, non ero solo io che avevo passato tre mesi
da solo a crogiolarmi nella mia solitudine.
Allungai
le braccia e la presi per le spalle quasi obbligandola ad alzarsi
prima di perdere completamente il controllo sul mio corpo.
“No
Bella, aspetta” le mormorai.
Le
mie mani passarono veloci sulla sua schiena.
Aveva
un vestitino leggero senza maniche, un vero gioiellino, ma
soprattutto facilmente apribile.
Con
gesti rapidi e impazienti le tirai giù la cerniera sulla
schiena e
glielo sfilai lasciandolo cadere ai suoi piedi.
Poi
baciandola tirai via la sottoveste di raso bianco e mi ritrovai con
le mie mani posate sul suo petto fresco.
Accarezzandola
lentamente, beandomi dei suoi sospiri mi inginocchiai e le tirai
giù gli slip umidi della sua eccitazione.
Le
mie mani iniziarono ad accarezzarla là dove sapevo le avrei
donato
piacere. Indugiarono su di lei, la aprirono dolcemente mentre passavo
il mio viso e la mia lingua nel suo inguine profumato.
La
sentivo fremere e tremare mentre un bisogno disperato s'impadroniva
di entrambi.
In
quel momento avrei potuto avere un umano ferito e sanguinante al mio
fianco che non mi sarei accorto della sua presenza.
Ero
eccitato e inebriato dal suo profumo e la volevo per me.
Lei
si inginocchiò davanti a me e mi scostò da lei
andando a posare le
sue labbra morbide sulle mie.
“Sarà
meglio che finisci di sfilarti i pantaloni... prima che facciano una
brutta fine.” mormorò ridacchiando e spingendomi
seduto.
Aveva
ragione lei. Se fossimo stati a casa li avrei semplicemente
distrutti, ma quelli non potevo. Erano parte della divisa. Frustrato
e infastidito iniziai a sfilarmi le scarpe per farli passare. Ma
più
cercavo di fare in fretta più le mie mani tremanti perdevano
tempo.
Bella
ridacchiò della mia goffaggine e si portò alle
mie spalle. Con le
mani mi accarezzava mentre con la bocca mi baciava, le orecchie, il
collo, le spalle.
Alzai
gli occhi al cielo, non mi stava certo aiutando distraendomi in quel
modo. Come vide che ebbi finito, mi diede uno strattone indietro
costringendomi a sdraiarmi. Avrei voluto protestare ma tacqui quando
vedendo i miei pantaloni volare lontano il mio sguardo si
posò sulla
sua intimità. La sua bocca fresca accolse la mia impazienza
mettendomi a disposizione il suo luogo del piacere. E non mi tirai
certo indietro. Le mie mani ripresero quel contatto mentre la mia
bocca iniziò a esplorarla.
Ci
interrompevamo solo quando non potevamo fare a meno di emettere dei
gemiti di piacere sommesso.
Quando
sentii che non resistevo più a quella dolce tortura, mi
sfilai da
sotto di lei e afferratola la feci sdraiare sulla soffice erba.
(fine
parte hot)
Li
circondati dalla rigogliosa natura, illuminati dal pallido riflesso
degli ultimi raggi del sole, presi con delicatezza la mia Bella. Le
donai il mio piacere e raccolsi il suo.
Lì
lontano da tutto e da tutti, ritornai per un attimo ad essere
l'Edward Cullen che ero stato.
Lì
perso nella gioia del suo abbraccio dimenticai tutti i problemi che
mi aspettavano, tutte le ansie che mi avevano torturano in quegli
ultimi tre mesi.
Lì
capii finalmente quanto avessimo disperatamente bisogno l'uno
dell'altro. Di quanto fossimo indivisibili.
Non
mi aveva chiesto nulla, non aveva voluto sapere nulla di me. Si era
donata perché mi amava, perché qualunque cosa
fossi diventato,
qualunque cosa mi fosse successa io per lei ero e rimanevo il suo
amore eterno.
Ed
io non l'avrei delusa. Perché l'amavo, la volevo, la
desideravo.
Perché
lei era il mio riferimento, la mia vita, il mio universo.
E
quando si appoggiò appagata e felice su di me, mi sentii
invadere
dalla gioia e senza ritegno iniziai a singhiozzare per la
felicità.
Lei,
pur non leggendo la mia mente capii e appoggiandosi a me e
iniziò ad
accarezzarmi. “Shhh Edward. Va tutto bene. Sono qui... vicino
a te.
E nessuno riuscirà mai a dividerci” Poi
alzò il suo scudo e
lasciò che tutto la sua gioia, tutto il suo amore mi
travolgessero.
Rimanemmo
sdraiati, abbracciati, beandoci di quell'intimità che a
lungo ci era
stata negata, finché il sole non sparì
definitivamente.
“E'
l'ora di andare amore. La nostra famiglia sarà in
pensiero” mi
sussurrò accarezzandomi e sfilandosi dai capelli una foglia
secca.
Io
annui e a malincuore mi rivestii.
Mi
misi anche la mantellina lisciandomela con cura sulle spalle. Fu solo
quando incrociai gli occhi stupiti di Bella che mi resi conto
dell'assurdità che avevo fatto. Abbassai gli occhi
mortificato
mentre infilavo rapido il medaglione nelle tasche. Stavo per mettermi
anche quello...
Lei
si avvicinò mi alzò il mento e mi
baciò con dolcezza mentre mi
sfilava la mantella. “Di questa non hai più
bisogno per ora” mi
disse piegandola e facendola sparire nella sua borsa.
Le
sorrisi mesto e la presi per mano. Insieme ci avviammo alle macchine.
Era
ora di tornare a casa e di affrontare la mia famiglia, le mie
responsabilità e le mie debolezze.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 48 *** Ti amo e basta ***
Ciao
eccomi di nuovo come promesso. Questo è il secondo capitolo
della giornata. Questa settimana ho postato tantissimo sperando di aver
fatto la scelta giusta. Questa è la versione di
Bella, per capire meglio il suo punto di vista.
Spero di non deludervi e vi lascio alla lettura.
La prox settimana finiamo la storia.... a presto. Baci Luisa
Capitolo
47 – Ti
amo e basta
Bella
Quando
era salito sulla
macchina, mi ero sentita morire.
Una
fitta fortissima mi
aveva trapassato il petto.
Come
avevo potuto essere
così cattiva, cosi insensibile con lui?
Mi
aveva chiesto di
perdonarlo e se lo amavo ancora, ed io guidata dall'orgoglio e dalla
sofferenza di quei lunghi tre mesi, avevo fatto la cosa più
stupida
che potessi fare.
Avrei
dovuto corrergli
incontro come aveva fatto Esme, ma invece gli rinfacciai che spesso
in passato mi aveva mentito. La gelosia aveva parlato per me.
Ero
stata stupida ed
egoista e adesso stavo perdendo il mio amore, forse per sempre.
Quando
vidi le chiavi
lanciate da Alice, capii il perché aveva posteggiato la
Porsche
fuori già rivolta verso la strada.
Lei
aveva previsto quello
che sarebbe successo.
Non
persi tempo a
salutare e veloce salii sulla macchina sperando di riuscire a
trovarlo.
Guidai
veloce aiutata
dalle mie capacità di vampiro e lo trovai.
Senza
pormi il minimo
problema gli tagliai la strada costringendolo a fermarsi.
Mi
aspettavo che uscisse
arrabbiato e combattivo ma lo vidi accucciato sul volante.
Travolta
dall'amore per
lui, lo feci uscire e lo baciai.
Poi
lo presi per mano e
lo portai nel bosco. Quando mi fermai nella radura mi sentii
travolgere dal desiderio di averlo di nuovo tra le mie braccia, di
poterlo stringere di sentirlo dentro di me.
Avvertii
la sua
inquietudine, sembrava incerto, preoccupato. E quando fece per
parlare lo zittii, non volevo sapere nulla, lo amavo e questo doveva
bastare per entrambi.
Sentivo
il suo profumo,
il suo corpo forte aderire al mio e il mio sguardo cadde sulla sua
divisa.
Non
mi piaceva, odiavo
quei vestiti che lo nascondevano alla mia vista ed erano il simbolo
del suo essere Guardia.
Con
le mani veloce
sciolsi quella stupida mantella e la lanciai lontana, poi iniziai ad
aprirgli la camicia. Un bottone per volta, lentamente. Era una
tortura per lui, ma anche per me. Avrei voluto strappargli tutto di
dosso, ma non potevo rompergli la divisa, e le mie mani tremavano da
quel contatto che avevo desiderato e sognato per mesi.
Quando
la camicia volò a
far compagnia alla mantella iniziai a baciarlo e lui rispose ancora
una volta lasciandosi travolgere dalla mia passione.
Lo
accarezzai, accarezzai
il suo petto. Quante volte avevo sognato di farlo, di sentire la sua
forza e la sua pelle liscia scorrere sulle mie mani? Mi bloccai
quando sentii la sua pelle bruciare i miei polpastrelli. Era caldo.
Com'era possibile? Stava male? Mi immobilizzai preoccupata, ma lui
si affrettò a tranquillizzarmi. Non ero convinta, ma non
volevo
fermarmi, non volevo fargli vedere che dubitavo di lui.
Ingoiai
e cercai di
seppellire l'ansia che mi aveva invasa.
Il
suo medaglione
spiccava sul suo petto, quasi a sfidarmi, a ricordarmi che lui non
era del tutto mio. Armeggiai veloce e lo staccai lanciandolo insieme
alla divisa.
Adesso
si che era tutto
mio, Volterra era più solo un ricordo del passato.
(Inizio parte hot)
Ma
non resistevo, non
potevo più aspettare e le mie mani si posarono sui suoi
pantaloni.
Con
soddisfazione sentii
il suo membro eccitato e teso dalle nostre carezze e dai nostri baci
e il ricordo della chiacchierata con Jasper increspò le mie
labbra
in un sorriso.
Veloce
mi accucciai e lo
liberai dai pantaloni poi posai la mia bocca sulla sua eccitazione.
Volevo
dargli piacere,
volevo fargli capire che io ero sua, fargli dimenticare i mesi di
solitudine.
Lo
sentii gemere e per un
attimo pensai che avrebbe avuto quello che adesso ero certa gli era
mancato in quei tre mesi.
Ma
Edward, non era così.
Lui altruista come nessuno mai, mi alzò per le spalle e mi
fece
impazzire di piacere inginocchiato di fronte a me.
Potevo
sentire il suo
desiderio crescere con il mio, e vidi i suoi pantaloni abbassati
tirarsi in maniera pericolosa.
Fossimo
stati a casa non
me ne sarei curata ma eravamo in un bosco e per di più erano
quelli
della divisa.
Lo
spinsi seduto
ridacchiando invitandolo a levarseli. Era buffo vederlo impacciato,
attento a non fare danni, cercando di fare il prima possibile. Ma
non volevo che si distraesse, che si dimenticasse con quanta urgenza
avevo bisogno di lui. Mi portai alle sue spalle e iniziai a
torturarlo, baciandogli i capelli, il collo e le spalle.
Lo
sentii sbuffare e poi
vidi volare i pantaloni lontani. Veloce lo feci sdraiare e mi
appoggiai a lui fino a raggiungere la sua eccitazione. Non persi
tempo e appoggiai le mie labbra ai suoi lombi.
Lo
sentii fremere e
tremare mentre la sua lingua s'insinuava dentro di me.
Era
una tortura, una
dolce tortura, e quando pensai di non riuscire più a
resistere lui mi fece sdraiare sotto di lui e voltatosi
entrò dentro di me.
(Fine parte hot)
Ci
donammo quel piacere
che a lungo ci eravamo negati e mi dimenticai di tutti i problemi, di
tutte le sofferenze passate travolta dalla gioia e dalla passione.
Lo
amavo, con tutta me
stessa, con tutto il mio cuore ed ebbi ancora una volta la certezza
che il mio sentimento fosse ricambiato. Lui mi amava, mi desiderava
alla follia. E nessuno, nemmeno quella maledetta vampira avrebbe
mai potuto distruggere quel sentimento.
E
quando ci sdraiammo
vicini abbracciandoci lo sentii scoppiare in singhiozzi. Era un
pianto liberatorio, un pianto che mi strinse il cuore. Lo abbracciai
e levai il mio scudo.
Doveva
sapere, doveva
capire quanto lo amassi.
Quando
fu l'ora di
tornare a casa, dapprima con stupore poi con orrore, lo vidi mettersi
nuovamente la divisa. Con calma si stava sistemando la mantella, come
fosse un qualcosa d'importante.
Non
era più a Volterra,
che senso aveva metterla? In mano stringeva il medaglione, pronto a
legarselo al collo.
Mi
avvicinai e lo baciai
teneramente mentre gli sfilavo la mantella. Non era più una
Guardia.
Lo
vidi abbassare gli
occhi imbarazzato come un bambino sorpreso a rubare la marmellata, e
un sorriso si dipinse sul mio volto mentre lo baciavo teneramente.
Presi la mantella e la piegai facendola sparire in borsa, mentre lui
veloce nascondeva il medaglione.
Sul
suo volto si aprì il
suo sorriso sghembo mentre mi prendeva per mano conducendomi alle
macchine.
Era
l'ora di tornare a
casa. Sapevo che quello che lo aspettava non era facile, ma io non lo
avrei lasciato a combattere da solo.
Insieme
avremmo
allontanato le ultime Nuvole di Volterra.
Insieme
avremmo
combattuto per cancellare quei lunghi tre mesi dalle nostre vite.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 49 *** Una vera guardia tra i Cullen ***
Ciao
a tutti. La scorsa settimana ho postato molto e ho visto che
il primo del doppio capitolo ha poche entrate.
Così ne approfitto per riepilogare i
postaggi e invitarvi a controllare di non aver perso nulla.
Martedì scorso ho postato "Libertà"
Mercoledì scorso "Ritorno a casa"
e Giovedì ben due capitoli di seguito "Una guardia
innamorata" (che ha poche entrate) e "Ti amo e basta".
E quindi entro questa settimana finirò
di postare la storia. snif snif snif
Oggi Lunedì 13/08 vi propongo il nuovo capitolo,
(sò che avevo detto a fine settimana ma i miei
impegni sono variati). Vi ringrazio e vi aspetto manca
infatti ancor L'Epilogo e il Backstage ( una sorpresina.... che spero
gradirete).
Un bacione a tutte e scusate se mi sono dilungata!!!
Capitolo
48 - Una
vera guardia tra i Cullen
Edward
Erano
ancora tutti lì. Fermi e immobili come statue quando
tornammo a casa.
Avevo
paura di scendere
dalla macchina, paura di affrontarli.
Dopo
che ci eravamo
baciati con Bella non ci eravamo detti molto altro. Non mi aveva
chiesto nulla, ma mi aveva condotto nel bosco e senza paura aveva
iniziato a baciarmi.
Si
era accorta del mio
calore, ma avevo liquidato il discorso dicendo che non stavo
benissimo.
E
lì con tenerezza e
disperazione l'avevo fatta mia e mi ero donato a lei. Quanto mi era
mancato quel contatto, quelle carezze! Il mostro dentro di me
smaniava e la gola bruciava, ma non mi importava, nulla importava di
più di lei, del suo amore.
I
fili d'erba tra i
nostri capelli erano gli unici testimoni silenziosi della nostra
passione.
Quando
scesi dalla
macchina rimasi fermo a occhi bassi. Non sapevo cosa dire, come
giustificare la mia fuga e il mio ritorno. Poi quando trovai il
coraggio alzai gli occhi e vidi il sorriso sui loro volti.
Fu
mio padre a rompere
quell'immobilità che li aveva colti. Si avvicinò
lentamente, quasi
intimorito da me, con un sorriso raggiante sulle labbra e fece per
darmi la mano ma io nascosi il mio volto sul suo petto facendomi
abbracciare stretto.
Avevo
bisogno di sentirmi
amato, di sentirmi accettato.
Lui
mi tenne qualche
momento stretto conscio di quel mio bisogno disperato, poi mi
mormorò
“Bentornato a casa Edward. Sono felice che tu abbia scelto di
stare
con noi. Non avere paura di nulla. Ti aiuteremo.”
Mi
sentii sciogliere.
L'ansia, e la paura di quei tre mesi crollarono su di me. E mi
appoggiai a lui stanco e sfinito fisicamente e mentalmente.
Lui
si accorse che le
gambe mi stavano cedendo e tenendomi stretto mi disse “Vieni.
Devi
essere stanco. Entriamo in casa. Poi se ti senti potrai raccontarci
la tua storia” e passandomi il braccio sotto le spalle mi
condusse
in salotto.
Quando
fui seduto alzai
gli occhi sui i miei fratelli. Si erano tutti seduti e mi
guardavano. Nessuno parlava, nessuno aveva il coraggio di dirmi
nulla. Ma i loro pensieri urlavano nella mia testa la gioia di
vedermi. La felicità di avermi di nuovo con loro. Solo Jacob
stava
lontano tenendo Renesmee tra le sue braccia. Lo guardai
riconoscente. Il loro cuore e il loro calore stuzzicavano la mia sete
e saperli al sicuro lontani mi permise di rilassarmi un poco.
“Renesmee
vi avrà
fatto veder tutto” dissi guardando la mia bambina cercando
una
conferma alle mie parole.
“No
Edward. Non
abbiamo voluto vedere.
Noi ci fidiamo di te e
vorremmo che fossi tu a spiegarci cosa è successo in questi
tre
mesi.” mi disse mio padre.
Si
era seduto vicino a me
e teneva il braccio sulle mie spalle con noncuranza ma sapevo che era
pronto a bloccarmi se fosse risultato necessario. Gli sorrisi
riconoscente.
“Ci
ha solo detto che
non stai bene fisicamente. Ed è per questo che sto tenendo
Alice qui
stretta” aggiunse Jasper ridacchiando “e che non ti
siamo ancora saltati addosso, fratellino” finii sogghignando
felice.
Lo
guardai e i miei occhi
si posarono sulle mani di Jasper che teneva Alice saldamente sulle
spalle.
Sorrisi
“Vieni qui
Alice abbracciami.” dissi aprendo le braccia.
In
un attimo me la trovai
addosso “Sono felice di vederti Edward. Visto che avevo
ragione.
Sei tornato a casa” disse ridendo.
“Ci
è mancato molto
poco Alice, che mandassi in fumo la tua visione” risposi con
un
filo di voce.
Poi
prendendo fiato
iniziai a raccontargli tutto. Passammo la nottata a parlare. Stavolta
raccontai tutto, di Rebecca, di quando avevo salvato Aro, del mio
addestramento e della battaglia. Volevo che sapessero e capissero
Quando
spiegai la
trappola che mi aveva teso Aro, senti più di un ringhio di
rabbia
alzarsi fra di loro e vidi lo sguardo spaventato di Carlisle. La sua
mano fresca si posò sul collo come per farmi una carezza, ma
sapevo
che stava controllando la mia temperatura.
Con
calma tappammo tutti
gli interrogativi aperti e quando finalmente giunsi alla fine del
racconto mi sentii come se mi avessero levato un peso dal cuore. Ora
sapevano tutto, ora potevano giudicarmi liberamente. Ora finalmente
avrebbero capito.
Mi
sentivo svuotato e
sfinito.
“Hai
l'aria stanca
Edward, e poi vorrei darti un'occhiata. Vieni ti accompagno in
camera” mi disse Carlisle aiutandomi ad alzarmi.
Io
annui e prendendo
Bella per mano mi avviai verso le scale.
“Ehi
Edward. Appena
stai bene facciamo una bella lotta. Voglio vedere se effettivamente
sei migliorato. E poi mi devi insegnare qualche mossa,
fratellino”
mi disse Emmett e mentre gli passavo vicino mi tirò un pugno
affettuoso sulla spalla.
Con
un ringhio violento
mi girai mettendomi in posizione di difesa pronto ad attaccare.
“Edward.
No!” il
grido di Esme mi riportò alla realtà mentre le
braccia di Carlisle
e Jasper mi bloccavano.
Ecco
adesso sapevano...
Adesso
finalmente
avrebbero capito quanto pericoloso ed instabile ero diventato.
Presi
fiato e mi rilassai
imbrigliando il mostro dentro di me. “Scusa Emmett”
mormorai a
testa bassa. Avrei voluto sprofondare, sparire come il fumo nel
cielo, ma non potevo, dovevo imparare a fare i conti con quello che
ero diventato.
“Va
tutto bene Edward. Non ti preoccupare” le parole affettuose
di mio padre mi
accarezzarono mentre lui e Jasper allentavano la presa su di me. I
miei occhi accesi dalla lotta si spensero e un sorriso triste si
dipinse sul mio volto.
“Sono
cambiato Emmett. Per me adesso è difficile imbrigliare il
vampiro dentro di me. Dammi solo un po' di tempo” chiesi
disperato.
“Ti
daremo tutto il
tempo che vuoi Edward e tutto l'aiuto che possiamo” mi disse
Esme
avvicinandosi e abbracciandomi forte.
“Vieni
Edward. Andiamo”
mi sollecitò Carlisle.
Si
aveva ragione era
meglio che mi allontanassi.
Potevo
sentire il sangue
di mia figlia ora pulsare più forte, spaventata da me e
questo non
mi stava aiutando.
Quando
fui in camera mi
sedetti sul letto sempre senza mollare la mano a Bella.
“Levati
la camicia
Edward, voglio controllarti” la voce di Carlisle era
tranquilla e
sicura ed io ubbidi docile.
Mi
fece sdraiare sulla
schiena e iniziò a passarmi le sue mani sul petto.
“Vedo
che non ti sono
rimaste cicatrici del licantropo.” mi disse sorridendo.
Io
annui. Poi la sua
mano passò veloce sulla mezzaluna argentata che spiccava
sulla
spalla destra.
Emisi
un leggero gemito.
A toccarla bruciava come il fuoco. Lui mi scrutò con lo
sguardo
interrogativo “E' il morso di Rebecca. Brucia”
spiegai.
Mi
sorrise e mi passò la
mano sulla fronte “Hai raccontato di aver avuto problemi con
il tuo veleno, adesso com'è la situazione?” mi
chiese
“E'
normale.” risposi
Mi
sorrise e sfilò un
filo d'erba dai miei capelli. Poi guardando Bella sghignazzò
“Direi
che le tue funzioni sono tutte
normali”
Se
avessi potuto sarei
arrossito leggendo i pensieri maliziosi di mio padre, ma mi limitai
ad abbassare gli occhi imbarazzato. Sentii invece Bella ridacchiare
“Si Carlisle, Jasper aveva proprio ragione”
Non
capivo cosa centrasse
Jasper e li guardai confuso. “Poi ti spiego” mi
sussurrò Bella
baciandomi per distrarmi dai pensieri di Carlisle.
“Va
bene Edward. Quello che ti hanno dato, scalda in maniera innaturale il
tuo corpo e
ti provoca la sete continua a cui sei sottoposto risvegliando
l'istinto in maniera prepotente. Credo che in tre o quattro giorni
dovrebbe passare tutto.” la voce di mio padre era calda e
tranquilla cosa che invece io non ero.
“Faremo
così. Rimarrai qua in camera, a riposarti e ti
darò tutto il sangue di cui
hai bisogno. Ne ho fatto provvista e quindi non sarà un
problema. Quando starai meglio, e non avrai tutta questa sete in
continuazione, ti accompagneremo a cacciare e vedrai che nel giro
di poco ti riabituerai alla nostra dieta e riuscirai a imprigionare
nuovamente il tuo istinto”
La
sua voce era sicura ma
io avevo paura.
Ero
pericoloso.
Volterra
mi aveva
cambiato profondamente ed io ero consapevole di questo.
Sarebbe
stato duro, ma ce
l'avrei fatta.
Sarei
ritornato ad essere
l' Edward di sempre.
Forse
ci avrei messo
qualche mese ma avrei di nuovo imprigionato il mio mostro.
Aro
non avrebbe mai
vinto.
Non
appartenevo a
Volterra e mai sarei diventato uno di loro.
L'amore
per la mia
famiglia, per Bella, per mia figlia sono i miei vincoli, la mia
forza e lui non sarebbe mai riuscito a prendermi perché mai
sarebbe
riuscito a distruggere quel sentimento che tanto ci univa.
Poteva
provare a
cambiarmi, a disorientarmi ma avevo un punto fermo, un ancora di
salvezza.
Come
un veliero in mezzo
a una tempesta vede un faro e trova la salvezza del porto
così
poteva provare a travolgermi, a oscurare il mio cuore con le sue
nuvole ma la mia famiglia sarebbe sempre stata il mio faro e il mio
porto sicuro.
Ero
certo di questo,
avevo un disperato bisogno di crederlo ...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 50 *** Epilogo ***
Ciao
eccoci alla fine della storia. Sto per postare l'Epilogo di
questa meravigliosa avventura condivisa con voi. Innanzitutto
vi ringrazio tutte sia chi ha soltanto letto e
seguito e sia chi ha commentato regalandomi i suoi pensieri.
Spero di non deludervi e vi invito con tutto il cuore a leggere il
Backaste che posterò domani o Venerdì al
più tardi. Se vi annoierà vi
invito a leggere soltanto le ultime righe perchè
troverete la
risposta che manca...
E detto questo con le lacrime agli occhi per la fine della
storia , il cuore stretto dalla commozione vi lascio all'Epilogo e vi
ringrazio ancora una volta ♥♥ e se chi
non ha mai commentato vuole lasciarmi un pensiero ne sarei felicissima.
Buon Ferragosto a tutte!!!!!
Epilogo
Carlisle
Erano
passati sei mesi da
quando Edward era ritornato a casa e soltanto ieri aveva trovato il
coraggio di andare per la prima volta all'università con gli
altri
per assistere alla laurea di Jacob.
Era
stata dura.
Non
pensavo che Volterra
lo avrebbe condizionato tanto.
Per
riabituarsi al sangue
animale ci aveva messo tantissimo, troppo.
I
primi sei giorni li
aveva passati chiuso in camera. Bella non lo aveva mai lasciato solo
e non era certo un mistero come avessero passato le nottate. Anche
noi di giorno a turno andavamo a fargli compagnia, solo Renesmee e
Jacob avevano il divieto di vederlo. Il mio ragazzo aveva bisogno di
riposarsi e rilassarsi lontano dalle tentazioni del sangue umano e
dai tristi pensieri che lo avevano assillato in quei tre mesi. E
l'amore della sua Bella era sicuramente la medicina migliore che
potesse avere.
Poi
quando la medicina
di Angela aveva finito il suo effetto e la sua temperatura era
tornata finalmente normale avevamo iniziato a portarlo a caccia nei
boschi intorno alla casa. I primi tempi ogni tanto gli permettevo di
bere il sangue che avevo di scorta, anche perché faceva
fatica ad
accettare l'alimentazione animale e a usare il suo istinto nel bosco.
Poi gradatamente si adeguò alla nuova dieta anche se ci
rendevamo
conto che faceva una fatica enorme a trattenersi.
Aro
gli aveva risvegliato
il vampiro in lui e adesso imprigionarlo nuovamente era difficile.
Solo
Jasper riusciva a
capirlo appieno e il suo aiuto ed incoraggiamento fu determinante.
Spesso
quando pensavamo
che avesse lasciato la bramosia di sangue umano alle spalle il
mostro prendeva il sopravvento e lui perdeva nuovamente la sicurezza
in se stesso.
Solo
la nostra vigilanza
aveva impedito tragedie.
Ma
adesso finalmente si
sentiva sicuro di aver imprigionato nuovamente il mostro ed ero certo
che potesse riprendere la sua vita normale.
E
presto avremmo
assistito al matrimonio di Jacob e Nessi che avevamo rimandato per
permettere ad Edward di riprendersi in pieno.
Ma
questo dell'alimentazione non era l'unico problema.
Era
stato il più grande,
il più evidente. Ma non era l'unico.
Avevo
passato diverso
tempo a studiarlo di nascosto e ancora adesso c'erano alcune cose che
mi preoccupavano.
L'unica
ad esserne al
corrente era Esme. Lei era l'unica con cui ne avessi parlato e a
malincuore mi aveva dato ragione.
Il
suo comportamento
apparentemente era tornato ad essere normale. Giocava e scherzava con
i fratelli. Studiava e cacciava tranquillamente.
Ma
era cambiato in
maniera sottile.
Il
suo modo di muoversi
era diverso. Sembrava più sicuro di sé e
sospettavo che la cosa fosse dovuto al misurare ogni suo gesto. Si
controllava in
continuazione stando attento a ogni suo movimento.
Non
aveva più combattuto
per gioco con nessuno e ogniqualvolta che veniva provocato o subiva
ridendo o si allontanava con una scusa. Probabilmente aveva paura di
sé, paura di perdere il controllo, paura di quello che era
diventato: una Guardia addestrata.
Anche
nei confronti di
Bella era cambiato. Non la lasciava mai, e soprattutto cercava in
continuazione un contatto fisico con lei. Sembrava una calamita
attaccata a un frigorifero, sembrava che per lui la lontananza da
lei fosse quasi una sofferenza fisica.
Con
Esme avevamo notato
che quando per qualche motivo perdeva il contatto con il suo amore
, anche solo per pochi minuti, sul suo viso appariva una smorfia di
panico e si agitava inquieto e preoccupato.
Sembrava
quasi che
avesse paura a rimanere da solo.
Più
di una volta Esme
facendo finta di niente, quando lo vedeva da solo e smarrito, con
una scusa lo prendeva per mano fornendogli quell'appiglio di cui
aveva disperatamente bisogno.
Il
suo volto allora si
distendeva e un sorriso timido si disegnava sulle sue labbra mentre
lo vedevamo ritornare sereno.
Non
erano comportamenti
normali e anzi mi preoccupavano non poco ma mai quanto la tristezza
che ultimamente ogni tanto appariva sul suo viso.
Quando
era convinto che
nessuno lo vedesse i suoi occhi si perdevano nel vuoto a pensare a
chissà cosa.
Assorto
e pensoso potevo
vedere un dolore nascosto velargli gli occhi pronto a scomparire
appena qualcuno lo riportava alla realtà mentre distratto si
portava
la mano sinistra a massaggiarsi la spalla destra. Sapevo che la
cicatrice di Rebecca faceva ancora male ma speravo che con il tempo
anche quella sarebbe guarita.
A
cosa pensasse, a cosa
era dovuto quel suo sguardo triste non riuscivo a capirlo e quando
provai a chiedergli il motivo lui si affrettò a negare
cambiando
abilmente discorso.
Volterra
lo aveva
trasformato, rendendolo insicuro e tormentato.
Chissà
quali lotte
interne sosteneva senza dire nulla cercando di nascondere quella
sofferenza che immaginavo non lasciarlo mai.
Ero
dispiaciuto e
preoccupato per il mio Edward ma forse con il tempo anche questi
problemi sarebbero passati o almeno lo speravo con tutto il cuore.
In
fondo erano trascorsi
solo sei mesi e certe ferite ci mettono tempo a rimarginarsi.
E
più sono invisibili, più sono profonde e
difficili da guarire.
Ero
nel mio studio e
stavo leggendo una rivista medica per aggiornarmi quando sentii
bussare alla porta.
“Avanti”
dissi
alzando gli occhi dalla scrivania.
Lo
vidi entrare.
Era
solo e teneva gli
occhi bassi sul pavimento.
Strano,
pensai mentre lo
fissavo assorto. Non si allontanava mai da Bella.
Per
un attimo ebbi paura
che avesse combinato qualcosa ma il suo atteggiamento non era
preoccupato o spaventato.
Sembrava
più che altro imbarazzato o intimidito da me.
“Che
c'è Edward? Non
stai bene? E successo qualcosa?” gli chiesi incuriosito e
desideroso di rompere quel silenzio che lui non osava violare.
Lui
alzò gli occhi fissandoli nei miei e mi sorrise.
Poi
portandosi le mani
dietro la schiena come un bambino che deve ammettere una marachella
mi sussurrò “Carlisle, te la sentiresti di
adottare un'altra
figlia?”
FINE.......????
Edward:
Avevo
finalmente trovato il coraggio di ammetterlo a me stesso... ora avrei
dovuto combattere per quello che ritenevo giusto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 51 *** Backstage - le Nuvole di Volterra ***
Ciao a tutte. Vi
presento il Backstage. Avete presente quando ci sono i dietro
le quinte nei film?? Con interviste e scene inedite?? Questa
è la stessa cosa più o meno con
curiosità e approfondimenti sulla storia. Insomma
una chiacchierata tra amici. Se ci sono altre domande o
curiosità che non soddisferò chiedetemi pure ma
se vi annoio non vi preoccupate ma volate in fondo dove troverete una
sorpresina soprattutto per chi si chiede come mai la storia finisca
così !!!!
Ci risentiamo a
Settembre. Un bacione a tutte e buone vacanze!!!!! ♥♥
BACKSTAGE
(Dietro
le quinte con Pulla)
Ciao
penso che sia carino mettervi a conoscenza di come siano nati certi
intrecci per magari levarvi gli ultimi dubbi oltre a qualche
curiosità sulla genesi della storia.
E'
la prima volta che faccio qualcosa del genere e quindi perdonatemi se
non è venuto benissimo. Spero, inoltre, di non deludervi o
non
annoiarvi troppo.
Se
non vi interessa, o pensate che sia una megalomane, saltate pure
tranquillamente ma date un occhiata alle ultime righe perché
c'è un
qualcosa che sono sicura vi interesserà.
Infatti questa non è altro che
la seconda storia della TRILOGIA DELLE NUVOLE
Buona
lettura.
Se
nel Sole dietro le Nuvole “la morale” era l'amore
per la
famiglia e soprattutto quello dei genitori in questo
”la
morale” era l'accettazione dell'altro a qualunque
costo per
amore”.
E'
per questo che Edward impedisce a Nessi di far vedere le cose a Bella
quando s'incontrano... lui vuole essere accettato per quello che
è e
per quello che è diventato e ha fatto.
Ed è per la stessa ragione che i
Cullen si rifiutano di vedere le cose da Nessi ma aspettano che sia
lui a raccontarle. Edward è alla ricerca dell'amore
assoluto... e
lo troverà.
Nei
primi capitoli Charlie avrebbe dovuto morire assassinato da uno
sconosciuto (era un salto all'indietro temporale di Edward che
ricordava) e solo in un secondo tempo risentendo quell'odore
particolare Edward avrebbe riconosciuto nei licantropi gli assassini e
sarebbe sceso in battaglia ancora più convinto. Ho
cancellato
l'idea e modificato i capitoli già scritti
perché avrebbe significato fare il
funerale a Charlie e introdurre il discorso Reene e incontro con Bella.
La
trama si sarebbe allungata e spostata dal vero centro d'interesse.
Così
come il fidanzamento tra Jacob e Nessi che c'è stato di
fatto, non viene narrato da me per non distogliere il lettore dalla
trama principale e non allungare la storia rendendola noiosa.
Il
potere di Rebecca è andato con il tempo cambiando e
affinandosi durante la scrittura.
Mentre la scelta di non farla parlare e di renderla muta anche a
livello mentale, è stata immediata,
poichè mi serviva un
personaggio misterioso e che non potesse interagire con
Edw, il legame con il nostro vampirello
è andato a via via modificandosi.
All'inizio
nei primi capitoli lei stava male come Edward se non di
più quando si
allontanava da lui, ma poi ho modificato in un leggero malore
altrimenti non avrebbe potuto correre dietro al licantropo per
recuperare il veleno mentre il dolore provato da Edw
è andato in aumento.
Rebecca
rifiuta il bacio di Edward durante l'allenamento per vari motivi:
* Non è
consapevole di star piano piano innamorandosi di lui
* Edward prova a baciarla pensando e confondendola con Bella e lei lo
sa perché percepisce le sue emozioni.
* In passato altri avevano provato a prenderla con la forza in quanto
simbionte. Sa di fare quell'effetto alle sue vittime ed è
abituata ad
allontanarle.
L'attentato
ad Aro aveva più scopi:
* Quello di
introdurre dei nemici nuovi.
* Quello di far scoprire ad Aro che Edward è pericolosissimo
in battaglia se addestrato
* Quello d'
introdurre il discorso bacio per alleviare il dolore... altrimenti
avrei dovuto spiegarlo quando viene usato in battaglia distogliendovi
da essa e dai suoi effetti immediati e catastrofici.
I
nuovi nemici erano indispensabili per far integrare Edward nelle
Guardie così come l'addestramento. Solo coalizzandosi contro
un
nemico in comune si sarebbe sentito tale. La prima volta che inizia
a sentirsi Guardia veramente è quando viene convocato nella
Sala
del Consiglio, e Aro lo coinvolge per questo.
Il
piano di Aro originale era quello di legare Edward a Rebecca sperando
che s'innamorasse di lei mentre nel contempo voleva farlo
integrare nelle Guardie aggirando il problema cibo che sapeva essere
una diversità intollerante. Quando poi Edward resta ferito
con
tutte le conseguenze, Aro ne approfitta abilmente, come avete visto,
per incrinare i rapporti con la famiglia.
La
mancanza di veleno di Edward è data come conseguenza del
morso del
licantropo mentre tutti gli altri effetti (corpo caldo, con
conseguenza sete terribile, con conseguenza istinto ingovernabile)
sono dati dallo sciroppo di Angela... che se avete notato non
è mai
stato somministrato da Demetri che è al corrente della cosa.
E una volta che il vampiro è
risvegliato rinchiuderlo nuovamente è una lotta
difficilissima...
Rebecca
è allo scuro del piano di Aro, lei sa quello che sa Edward,
mentre
Demetri sa cosa sta succedendo e che l' e-mail verranno cambiate.
Prova infatti a distogliere Edward dallo scrivere e vorrebbe
prendesse tempo. Ma Edward non lo ascolta e stanco non entra nemmeno
nella sua testa... A cambiare le e-mail non è
stata Pamela che è in fase di addestramento come neonata.
Edward
bacia 2 volte Rebecca:
* La
prima è lei a volerlo e lui ricambia in maniera appassionata
ma lei
è ancora la sua simbionte e quindi per lui è
naturale ricambiare. (ricordate l'allenamento di cui parlavamo prima...
in fondo sono ancora fusi assieme)
*La
seconda volta lui è libero e lo fa in maniera autonoma, per
ringraziarla e perché sa che lei andrà in contro
a grossi guai.
E'
infatti un bacio più timido e casto.
Lo
specchio è Rebecca. I Cullen non lo capiscono in quanto
avevano
visto Edw baciarsi con Pamela e la cosa gli ha confuso le idee. Alice
non la vede in quanto lei ha assorbito una parte di Edw insieme
all'aspetto. La visione di Alice rimbalza quindi da Rebecca ad
Edward impedendogli di vederla e di capire .
Se
vi siete chieste che fine faccia Rebecca e se verrà punita
per aver liberato Edw, posso
dirvi di si ma non è questa la sede. Sappiate solo che
pagherà molto duramente la sua disobbedienza,
così come i due Capitani.
Lo
sciroppo di Angela viene dato per indebolire Edward, al fine
di farlo bere in
maniera selvaggia e farlo sentire un mostro e da renderlo tanto
sconvolto da accettare di comunicare con la famiglia tramite e-mail e
non a voce come in un primo momento voleva lui stesso. Il vampiro viene
risvegliato e rompe i legami facendolo bere come un volturo!!
Le
scene dell'allenamento e della battaglia sono state scritte prima di
vedere Eclipse e certe cose me le sono ritrovate simili nel film con
mio grande orgoglio. (Edw che cala dall'albero per battere le 2
guardie = Alice che salta addosso dall'alto su Jasper) + (I lupi che
calano a battaglia iniziata saltando dalla rupe = Carlisle,Bella e
Jasper che calano sulla battaglia dallo spuntone roccioso)
La
morte di Billy serviva per allontanare certi soggetti dalla battaglia
sia perché gestirli tutti sarebbe stato difficile per me sia
perché avrebbero creato problemi:
* Jacob:
non mi piaceva l'idea di
licantropo contro licantropo
* Nessi: con il suo potere poteva falsare gli eventi che
volevo succedessero
* Esme: non avrebbe permesso a Rebecca
di comportarsi così ma sarebbe stata vicino a Edward magari
ringhiando e
attaccandola non
fuggendo come ha fatto Bella
*Alice:
vedendola da vicino avrebbe potuto capire che era lei lo specchio e
che Edward non l'aveva baciata in precedenza.
Quindi
dovevo allontanarli con una scusa e Billy è morto per questo.
La
palpatina di Carlisle serviva per ribadire che quello non era un vero
bacio, e poi mi è servito per dare un po' di umorismo.
Edward
cade nella trappola di Aro perché è lui per primo
in conflitto con
se stesso. E più di una volta Aro gli fa notare che
è cambiato e
gli instilla il dubbio di essere diverso e non più adatto
alla
famiglia. Lui vuole che Edward si senta diverso e sa che il suo
piano, in apparenza
fallito, porterà i frutti a lungo termine, per
questo lo lascia andare senza problemi.
L'addestramento
di Edward era necessario per farlo sentire una Guardia, per
trasformarlo lentamente in quello di cui ora ha paura. Una persona
addestrata ad uccidere. Mi è servito inoltre per introdurre
nuovi
personaggi che saranno determinanti nella terza parte.
Pamela
mi è servita per fare la prima visione di Alice e poi per
far
credere ad Edward, da parte di Aro, di essere responsabile di un
omicidio. In realtà è stata trasformata, non per
castigo come gli
fanno credere, ma perché sapevano che molte guardie
sarebbero morte
sugli Urali.
Viene
infatti trasformata prima della battaglia (infatti è
abbastanza
controllata quando incontra Edward) e non dopo come racconta Demetri
quando narra che è andato a cercare umani da trasformare. In
quanto
agli “attacchi” ad Edward, Pamela sta sviluppando
un particolare
potere che troveremo più avanti.
Nella
battaglia ho fatto morire diverse guardie tra cui Sirius che dal
primo libro tormentava Edward con battutine pur essendo un suo
sottoposto e Pamela è andata a prendere il suo posto, di
guardia
semplice che gli è ostile.
Il
discorso antidoto è stato complicato. Come poteva essere
strutturato
in maniera seria??? Ecco allora la ricetta:
* Sangue
umano essiccato (Carlisle non poteva certo andare in battaglia
con le sacche di sangue e queste sono l'alimentazione e il nutrimento
dei vampiri)
* Veleno di quel determinato licantropo (in natura esiste un
tipo di
rettile velenoso, il cui antidoto funziona molto meglio se si
prende il veleno specifico dell'individuo che ha morso. Mi ricordavo
di averlo sentito in un documentario anni fa di Missione Natura)
*Aceto (sempre in un documentario ho scoperto che l'aceto è
l'unico
rimedio al morso delle meduse e addirittura, per un tipo particolare
abitante negli oceani, è necessario iniettarlo nel corpo
umano per
salvarsi)
Edward
quando arriva a Volterra ha la mantella bordata di bianco ed
è
insofferente ad essa, cambiando e sentendosi una Guardia inizia ad
accettarla come parte di se stesso (vedi quando si riveste nel bosco
dopo aver fatto l'amore con Bella) ed Aro gli concede i gradi per
merito volendo adularlo. La mantella diventa infatti totalmente nera
come quella di Felix e Demetri. Oltre ai Signori, solo Jane e Alec
adesso sono superiori di grado a lui.
Alec
spunta tardi perché quando Edward arriva a Volterra lui
è già
fuori in missione sugli Urali. I licantropi ufficialmente si
presentano per decidere i termini della liberazione di Alec, in
realtà era un commando suicida che voleva colpire i signori
di
Volterra.
La
storia dello zainetto rosso è nato perché quando
ho scritto il
capitolo della sua fuga da Volterra mi sono resa conto che Edw fugge
senza nulla mentre si era presentato con lo zainetto come avevo
raccontato all'inizio. Poiché mi spiaceva eliminare la
scena,
all'inizio, di lui che se lo sniffa triste ho optato per una
dimenticanza. Chi lo ha preso??? Lo scoprirete...
Il
potere di Alice mi ha sempre messo a disagio, e quindi ho deciso di
usarlo come mezzo per creare suspance. E' lei infatti la responsabile
della maggior-parte delle paure che nascono dalla lettura dei singoli
capitoli. Ho usato e giocato con le sue visioni.
Nell'ultima
visione Alice vede sparire la famiglia e quindi sa che Jacob e Nessi
ritornano, nel frattempo vede Edward guidare da solo. Temendo
problemi tira fuori la Porsche dal garage e la gira pronta per un
inseguimento. Non è quindi un caso che abbia le chiavi in
mano.
La
gestione dei vari poteri è la parte più difficile
per me perché
con delle lettrici attente come so che siete bisognava prevedere
tutto e far collimare il tutto. Ecco perché la stanza di Edw
è
schermata. Ho bisogno di un posto dove lui non possa leggere la mente
altrimenti saprebbe troppe cose e infatti la maggior parte dei
dialoghi con le guardie avviene lì oltre all'incontro con
Nessi e
Jacob. (altrimenti si sarebbero capiti subito).
La
cosa più difficile comunque è quella di far
collimare i due pov
(Edward e Cullen) come tempistica. Il fatto che siano lontani e che
vedano le cose a volte in anticipo e a volte in contemporanea mi ha
creato qualche problema temporale. Per esempio mentre Edward
è
malato e deve guarire dall'attentato ad Aro dovevo far passare il
tempo anche a casa Cullen, ma era brutto dire “aspettavamo in
ansia” dovevo trovare il modo di farvi percepire il passare
del tempo e far capire quanta ansia stavano passando. Per questo
è nata
quella specie di poesia.
- Stesso
discorso per la lettera di Renesmee che non so se avete notato
è
stata recapitata a mano perché doveva arrivare nel momento
giusto...
per dar tempo a lei di essere irraggiungibile e fare il viaggio fino
a Volterra dove seguivamo le vicende di Edward.
- Sempre
per ragioni temporali e di spostamenti ho fatto all'inizio traslocare
i Cullen nelle Ardenne, non poteva nel racconto esserci l'impedimento
di arerei con i loro orari.
Inoltre ho
strutturato la storia in modo che in quasi ogni capitolo a una
risposta ricevuta si aprissero nuove domande. Per questo a volte
trovavate capitoli corti e a volte lunghi. In ogni capitolo c'erano
sfumature e riferimenti che avrebbero fatto da traccia a quelli
successivi.
Mi
rendo conto che questo mio modo di fare vi abbia messo tensione e
ansia ma serviva per tenere alta l'attenzione sulla storia e
impedirvi di annoiarvi e cadere nella banalità (almeno la
speranza
era questa).
Mi rendo conto che
questo finale possa lasciare perplessi. Ma non
è così dal momento che questa storia nasce come
una Trilogia nella quale dal primo racconto è
iniziato un processo di cambiamento, che verrà svelato
chiaramente alla fine, che per
adesso ha portato Edw alla sua
preoccupante
richiesta a Carlisle e che vi porterà
al terzo e ultimo racconto che inizierò a
postare a Settembre: Il Cuore fra le Nuvole e il Sole.
Insomma
per concludere vi chiedo scusa se tra un racconto e l'altro faccio
passare qualche mese ma se non facessi così non sarebbe
possibile
scrivere tutto prima d'iniziare a postare. E non sarebbe possibile
creare delle trame così complesse se prima non scrivessi
tutto per
potere modificare a mio piacimento i capitoli precedenti, evitando
così ripetizioni o giri di parole inutili o salti temporali
o buchi
nel racconto. Ovviamente è un esigenza mia che invidio a chi
riesce ad evitarla.
Credo
di avervi svelato un po' di retroscena e spero che vi sia piaciuto
come direbbe Jacob “farvi
entrare nella mia testa”.
Posso
solo dirvi che vi ringrazio e che non è finita qua...
perché la
trasformazione che avete notato in Edward è solo l'inizio
della più importante.
Ovviamente
sono a vostra disposizione per altri dubbi o domande.
Grazie
di tutto mie adorate lettrici.
Grazie
a chi aveva già letto la storia e l'ha riletta con me, e per
chi
invece l'ha vissuta con me per la prima volta.
Grazie
a chi ha inserito la storia nelle seguite, preferite o ricordate.
Grazie per i vostri commenti che mi hanno dato
tantissime soddisfazioni e
fatto tanta compagnia e voglia di scrivere ancora.
E
grazie a chi l'ha segnalata agli amministratori... e se vi è
piaciuta fatelo ancora perchè come si usa dire son
soddisfazioni
Aggiungo
solo che vi aspetto a fine Settembre/ primi di Ottobre con la terza e
ultima parte
della Trilogia
delle Nuvole e se volete vi avviserò quando
inizierò...
Vs
Pulla alias Luisa
E
siccome sono sadica vi lascio un anteprima sulla terza e ultima parte
“Il Cuore fra le Nuvole e il Sole”.
Lei
si voltò e fissati prima me e poi Carlisle
mormorò “Se lei
mette piede in questa casa, Aro avrà vinto la sua battaglia
e noi
tutti finiremo nelle Guardie, ed io... ti ucciderò Edward
Cullen”
ringhiò girandosi e sparendo dalla nostra vista.
Baciiii
♥♥♥
|
Ritorna all'indice
Capitolo 52 *** anticipo... ***
Buongiorno a tutte.
Finalmente sono
pronta a postare l'ultimo pezzo della mia trilogia.
"Il cuore fra le
Nuvole e il Sole" vi aspetta per portarvi alla conclusione di questa
lunga e coivolgente storia.
Spero di ritrovarvi
tutte di là e con un bacio e un grazie immenso vi
aspetto.
Lascio di seguito
un pensiero spin-off sperando che vi piaccia giusto per
rientrare a palla nella nuova storia.
Baciiiiii
Rabbrividendo
mi chiusi la mantella sulle spalle, simbolo della mia appartenenza alle
Guardie Reali di Volterra.
Fra poco
avrei scoperto qual' era il mio destino. Avrei affrontato la punizione
a testa alta qualsiasi essa fosse, qualsiasi cosa loro avessero deciso
di farmi.
Avevo
agito sicura dei miei sentimenti ed ero pronta ad affrontare tutto...
anche la morte... ma non quello che il futuro mi stava per
riservare...perché se lo avessi saputo forse avrei agito
diversamente risparmiando tanto dolore ad entrambi...
“Rebecca...
sei pronta?” mi chiese Demetri affacciatosi alla porta della
mia stanza nella quale ero rinchiusa da giorni in attesa del loro
giudizio. Io annui e lo guardai mentre abbassava gli occhi per non
incrociare il mio sguardo.
Lui aveva
già pagato duramente per l'amicizia che aveva dimostrato
verso Edward ed ora toccava a me.
Aro non ci
aveva infatti perdonato la nostra disobbedienza e sapevo che con me non
sarebbe stato altrettanto clemente.
Lo avevo
deluso... si era fidato ed io lo avevo tradito.
Un brivido
di paura mi scese lungo la schiena, e con determinazione ingoiai a
vuoto il veleno che aveva invaso la mia bocca.
Avrei
affrontato la punizione a testa alta come una Guardia mi dissi sperando
di essere abbastanza forte.
Alzando il
mento, per mostrare una sicurezza che non avevo, mi avviai con passo
deciso verso la Sala del Trono, con la consapevolezza di non poter
sfuggire al mio destino.
Quando gli
passai vicino, Demetri, con un gesto repentino, mi strinse per un
braccio costringendomi a fermarmi e a guardarlo negli occhi
“Hai la comprensione e la stima di tutte le
Guardie… oltreché la mia.”
mormorò con un filo di voce scrutandomi con i suoi occhi
rossi... e quello che vi lessi mi spaventò a morte ...
A dopo ...
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=979541
|