The Damned Blade di laura_hiwatari (/viewuser.php?uid=18950)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il passato torna sempre ***
Capitolo 2: *** "Fanciulle dal sangue d'argento..." ***
Capitolo 3: *** Un destino peggiore della morte ***
Capitolo 4: *** Una strana amicizia ***
Capitolo 5: *** La dama che piange ***
Capitolo 6: *** Nulla è come sembra ***
Capitolo 7: *** Verità nascoste ***
Capitolo 8: *** Il sangue e la neve ***
Capitolo 9: *** Inganni ***
Capitolo 10: *** Il silenzioso urlo dell'amore ***
Capitolo 11: *** Il passato non muore mai ***
Capitolo 1 *** Il passato torna sempre ***
disclaimer: questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Takao Aoki, autore di Beyblade; in qualsiasi caso, non vi sono episodi strettamente legati al manga/anime, in quanto ho solo inserito i personaggi in un contesto totalmente differente. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro!
ringrazio ki ha commentato x avermi fatto notare gli errori! ^^ scusate il disagio provocato dal non uso dell'html, sto provvedendo a rimettere a posto anke gli altri capitoli! ^^
The Damned Blade
Mosca, 1856. Notte. Un vicolo buio in periferia. I chiari raggi della luna
piena non erano abbastanza forti da rischiarare le cose davanti a lui. Era
ferito. Al collo. Due piccoli fori dai quali usciva un sottile filo di sangue
caldo. Ansimò. Il sangue perso era veramente troppo. Ormai non c’era più
nulla da fare… la guaritrice era troppo lontana, non sarebbe arrivato in tempo…
non riusciva più a respirare… Si abbandonò al nulla, cadendo in ginocchio
sulle pietre non levigate della strada, appoggiando la spalla destra al muro.
Alzò il viso, rivolgendo alla luna gli occhi pieni di lacrime: - Ci sono
riuscito… finalmente… io…- Tossì. Un fiotto di sangue gli uscì dalla bocca,
formando una piccola pozza davanti a lui. Si passò una mano sulle labbra livide,
asciugandole. Poi proseguì: - Ora… spero solo che il mio sacrificio non sia
vano…- Estrasse un pugnale argentato dalla manica della giacca. La punta era
macchiata di sangue, il sangue immondo di un essere immondo che aveva compiuto
delitti… a causa sua. perchè non si era accorto di ciò che accadeva a sua
sorella... Ora giaceva morto, definitivamente, nella sua bara, nella cripta
sotterranea che era stata la sua dimora prima che il ragazzo lo risvegliasse
accidentalmente dal suo sonno eterno. A meno che… Gemette. Mancava poco,
doveva fare in fretta… Afferrò saldamente il pugnale e rivolse la punta verso il
cuore. - E che il mio sacrificio non sia vano…- Sentì la lama fredda come
il ghiaccio perforargli il torace e il cuore. Poi cadde riverso al suolo,
esalando il suo ultimo respiro.
Mosca, 2006. Un college rinomato.
Recuperato da un antico monastero in disuso. Solo una delle due sedie davanti
alla scrivania della preside era occupata. Eris si mosse leggermente sulla
sedia, tentando di mettersi a proprio agio, attendendo che la preside si
decidesse a mandarla a lezione. La sua prima lezione nella nuova scuola. - Mi
ricordo di tua sorella- Eris alzò gli occhi, incrociando lo sguardo della
preside, che continuò: - Come sta, ora?- - Venus ha vent'anni e ha una
bambina di 3 mesi. È diventata una scrittrice di libri thriller e horror- La
preside scoppiò a ridere: - Oh, sì, mi ricordo certi suoi temi… ama ancora
così tanto le leggende sui vampiri?- Eris rabbrividì. Lei odiava i vampiri, e
in generale quel genere di libri horror che sua sorella maggiore definiva
"Meravigliosi, veramente. Dovresti leggerne qualcuno, sai? Diventeresti meno
paurosa". - Sì, li adora. Posso andare?- La preside si mise a scrivere
qualcosa su un foglio. Si fermò: - Mi ripeteresti gentilmente il tuo
nome…?- - Mi chiamo Eris. E-R-I-S. Come la dea greca della
discordia- Ormai era abituata a dare sempre quella spiegazione del suo
nome. - Cognome…?- - Evans- - Tua madre era appassionata di storia classica?- - Perché?- -
Be’, sia tu che tua sorella avete nomi di divinità greco-romane…- Eris si rabbuiò.
La madre era morta in circostanze non del tutto chiarite, una notte, mentre
tornava a casa passando per una scorciatoia. Non era più stato trovato il suo
corpo. Eris aveva vissuto con il padre, almeno finché questi non aveva avuto la
bella idea di scappare di casa con una brasiliana portando via tutti i soldi che
la madre le aveva lasciato. All’inizio era andata a vivere con Venus, suo marito
e la loro figlia Katrina. Ma si era accorta ben presto che non era quello il suo
posto, e aveva deciso di iscriversi a quel college russo. - Oh, sì, se mi
ricordo di tua sorella…la seconda migliore studentessa che questo college abbia
mai avuto, già…- Eris la guardò stupita: - C’era qualcuno più bravo di mia
sorella?- Venus era stata una studentessa modello, aveva sempre ottenuto il
massimo dei risultati in ogni attività… Eris non credeva che ci potesse essere
qualcuno con un quoziente intellettivo più alto di sua sorella. La preside
sorrise: - Negli archivi della scuola è riportato il nome di un ragazzo che
aveva 10 e lode in tutte le materie e in tutte le attività extra… più o meno 150
anni fa… un giorno scomparve misteriosamente e nessuno seppe più nulla di
lui- Eris deglutì. Detestava quel tipo di cose: - Come si chiamava…?- -
… alloggiava nella stanza 666… oh, scusa, non ti avevo sentito. Il suo nome… era
Kei Hiwatari- La ragazza soppesò il nome e lo ripeté sussurrandolo. - …
Eris…? Mi hai sentito? Puoi andare- La ragazza si riscosse dai suoi
pensieri: - Oh. Ok, grazie mille, signora preside- Uscì dalla presidenza e
percorse il corridoio fino ad arrivare alle scale. Scese i gradini a due a due,
rigirandosi la chiave della stanza tra le dita inguantate. Stanza 666. il numero
che odiava di più. Sua madre era morta quando lei aveva 6 anni, e suo padre se
n’era andato di casa il 6 giugno. Uno schifo di numero, ecco cos’era. Stava
per tornare in bidelleria a recuperare le valigie, quando notò una grande porta
in legno di quercia che non aveva visto al suo arrivo. Si voltò verso una
vecchia bidella con i capelli grigi e gli occhiali a mezzaluna: - Mi scusi,
dove conduce quella porta?- La donna alzò lo sguardo dallo schema di parole
crociate che stava completando e la fissò da sopra le lenti: - La
biblioteca- "Quasi quasi mi ci faccio un giretto…" - Potrebbe tenermi
d’occhio le valigie per ancora qualche minuto, per favore?- La bidella non la
guardò neanche e alzò le spalle: - Certo- Non del tutto convinta che la
donna l’avesse sentita, ma decisissima ad esplorare la biblioteca, fece
dietro-front e si diresse alla porta. La aprì con non poche difficoltà ed entrò.
Per precauzione, la lasciò socchiusa. Camminò fra gli alti scaffali strapieni
di tomi voluminosi, alzando lo sguardo al soffitto affrescato. Si sentiva una
formica in quell’enorme stanza. Continuò a girare tra gli scaffali, accarezzando
con le dite le copertine dei libri. Ad un tratto, sentì un rumore strano,
come di qualcosa che cada nell’acqua. Sciaff. Guardò per terra e vide che era
stato il suo piede, a contatto con una pozza d’acqua rossa, a produrre
quel… Acqua rossa? Eris si inginocchiò. Estrasse un fazzoletto di carta dalla
tasca dei jeans e ne immerse un’estremità nella pozza. Poi si portò il
fazzoletto agli occhi. Sangue. Sobbalzò. Una pozza di sangue… in una
biblioteca? Si guardò intorno, spaventata. Quello era il genere di cosa che
avrebbe mandato su di giri sua sorella, ma di sicuro non lei. Si rialzò di
scatto, decisa ad andarsene in camera a sistemarsi, quando notò che la pozza non
era l’unica. Ce n’erano altre, piccole, che tracciavano una specie di
percorso. Senza accorgersene, Eris cominciò a seguire quel percorso, incapace
di staccare gli occhi da quelle macchie rosse. Rosso, rosso, rosso… Wow… sul
serio, sua sorella avrebbe pagato per essere al suo posto… amen, voleva dire che
le avrebbe raccontato ciò che c’era alla fine del percorso: un’altra enorme
porta in legno di quercia.
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Capitolo 2 *** "Fanciulle dal sangue d'argento..." ***
The Damned Blade
- Ancora… un… piccolo… sforz… o!-
La porta si aprì.
- Era ora…- borbottò Eris, asciugandosi una goccia di sudore dalla fronte con
il dorso della mano sinistra.
Controllò che alle sue spalle non ci fosse nessuno, poi si infilò nella
stretta apertura che era riuscita ad ottenere tra le ante della porta e le
socchiuse dietro di sé.
In un primo tempo, credette di essere diventata cieca. Non vedeva nulla, era
tutto nero. Sbatté più volte le palpebre, ma non successe nulla. Si voltò: no,
non era cieca, riusciva a vedere la luce che filtrava dalla sala della
biblioteca… Raccolse tutte le sue forze e ingrandì il varco della porta. Un po’
di luce cominciò a illuminare la stanza.
La ragazza si guardò intorno stupita. Era un locale circolare, con le pareti
e il pavimento in pietre grezze, e il soffitto era in marmo nero. Al centro
della stanza vi era una specie di altare, anch’esso in pietra, coperto da una
tovaglia rossa. Eris si avvicinò e vide che vi era appoggiato un grosso tomo con
la copertina in pelle marrone, logora ai bordi, con una scritta scrostata che un
tempo doveva essere stata dorata: The Damned Blade.
Eris aprì il volume. Un odore di antico la circondò. Sfogliò lentamente le
pagine, temendo quasi che si potessero sbriciolare tra le sue dita, tanto erano
fragili e sottili. Le lettere erano tracciate a mano con un’elegante calligrafia
corsiva in inchiostro nero. La prima lettera di ogni nuova pagina era colorata e
aveva l’aspetto di una miniatura. A occhio e croce, per finire il libro,
potevano esserci voluti almeno una decina d’anni, per non dire di più.
Eris chiuse il libro, lo voltò e lo riaprì, alla ricerca di un’indicazione
sul periodo in cui potesse essere stato scritto. Finalmente trovò una data,
scarabocchiata velocemente a matita: 1856.
Rivoltò il libro e lo riaprì di nuovo. Cominciò a leggere la prima
pagina:
"L’immondo essere demoniaco chiamato vampiro non è ancora stato trovato. Le
morti si susseguono senza sosta, ma nessuno sa come porvi rimedio. Sul primo
cadavere è stato trovato un biglietto cartaceo la cui iscrizione era
Fanciulle. Si crede possa voler dire che le giovani donne sono le vittime
prescelte, e che per mandar via l’essere si debbano sacrificare tutte le
donzelle. Il Consiglio si sta riunendo in queste ore. Si spera si possa trovare
una soluzione valida che non permetta di compiere errori di cui potremmo
pentirci"
Il resto della pagina era vuoto. Eris passò a quella successiva.
"La giovane Marja Slapòviška ha confessato di aver evocato un incantesimo
diabolico. Sarà giustiziata domani al calar del sole, nella piazza della
città"
Eris si lasciò sfuggire un gemito. Il periodo della caccia alle streghe era
terminato prima dell’Ottocento… era illegale uccidere una ragazza solo per aver
detto una cosa del genere, che probabilmente era anche una notizia inventata…
che volesse impedire che le ragazze della città venissero uccise…? Era stato un
gesto nobile, ma forse inutile. Eris continuò a leggere.
"Nonostante Marja Slapòviška abbia lasciato le sue spoglie terrene, le stragi
non sono terminate. Si pensa a un’evacuazione immediata della città. Prima di
essere giustiziata, Marja Slapòviška ha fatto richiesta di poter scrivere un
messaggio, che viene qui riportato. Senza dubbio in lingua demoniaca, dal
momento che nessun letterato è riuscito a tradurlo"
In effetti, come notò Eris, la lingua del messaggio era incomprensibile. Non
erano lettere, erano solo dei segni senza senso.
"Eppure" ragionò "un senso devono pur avercelo. Magari non lo era per gli
altri… ma per Marja, a quanto pare, sì…"
Ad un tratto, Eris vide i segni muoversi sotto i suoi occhi, scambiarsi di
posto e formare delle nuove parole:
La sete del vampiro verrà placata con un sacrificio di sangue che egli stesso
Compirà nella prima notte dal suo risveglio. Maledetta sarà
colei che dopo avergli
Permesso di uccidere non lo ricondurrà al riposo eterno…
verrà uccisa dalla sua stessa stoltezza. Le fanciulle
sono la sua preda, vergini dal sangue puro… dal sangue
d’argento…
Eris deglutì. Chiuse gli occhi e li riaprì, ma le parole rimanevano lì, come
marchiate a fuoco con un inchiostro rosso… rosso sangue.
La ragazza si sentì svenire. Facendosi forza, tentò di trovare un senso
logico a quelle parole. Senza farci nemmeno caso, le rilesse alta voce.
Quando ebbe finito, inspirò profondamente e si rilassò. Era evidente – come
aveva fatto a non pensarci! – che quel libro era semplicemente uno scherzo dei
ragazzi più grandi. Chiuse il tomo con un tonfo che riecheggiò nella stanza.
Fece per voltarsi, quando notò una cosa a cui non aveva fatto caso quando era
entrata. Attorno all’altare vi erano delle candele spente, bianche, disposte a
formare una stella a cinque punte..
Un rumore improvviso la fece sussultare. Proveniva da dietro una piccola
porta davanti a lei.
"Questa volta no. Non ho più tempo da perdere…" si disse, mentre faceva
rapidamente dietro-front e correva verso la porta da cui era entrata.
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Capitolo 3 *** Un destino peggiore della morte ***
The Damned Blade
Si passò la punta della lingua sui candidi denti, assaporando il pasto appena
concluso. Il primo, dopo un secolo e mezzo di digiuno, rinchiuso in un’angusta
prigione, in un buco le cui asprezze erano attutite da una fodera rossa, un buco
che si trovava a sua volta racchiuso tra quattro spesse mura di pietra grezza,
all’interno di una stanza più grande, nel cuore di un antico monastero che
forgiava le menti di adolescenti di tutto il mondo… lì, nella gelida Russia
innevata, nella periferia, circondata dalla campagna, di Mosca.
Una goccia di sangue gli scivolò lungo il mento. Il ragazzo si pulì con la
mano sinistra, rapidamente.
- Sei disgustoso-
Il ragazzo si voltò verso colui che aveva parlato:
- Non ti sei mai fermato a riflettere su ciò che faccio?-
- Dovrei?-
Lo ignorò e continuò:
- Non lo sai? Io rendo un triplo servizio al mondo…-
Un terzo ragazzo comparve alle loro spalle, unendosi alla strana
conversazione:
- E quali sarebbero?-
Il primo ragazzo si sollevò dal corpo della giovane appena morta. La pelle
pallida come un lenzuolo, il viso contornato da lunghi capelli biondo rame, gli
occhi verde smeraldo spalancati che trasmettevano tutto l’orrore provato in quei
pochi attimi di agonia, quando aveva scoperto all’improvviso che colui che
diceva di amarla sarebbe diventato il suo carnefice, la giovane era rigida,
sdraiata sulla schiena. Mentre si rivestiva, il ragazzo rispose:
- Be’, prima di tutto faccio perdere la verginità alle dolci fanciulle…-
Osservò il corpo della ragazza distesa sull’altare coperto da una tovaglia
nera. Le fiammelle delle candele che lo circondavano disposte a formare una
stella a cinque punte, lanciavano strani bagliori sulle pareti e illuminavano
sinistre i volti dei ragazzi.
Il primo aveva i capelli corti, viola, con una frangia che gli ricadeva sugli
occhi verdi, quasi a celare la loro vera naturale infernale. Aveva la pelle più
scura degli altri due, ma ugualmente bianco latte. I canini sviluppati
brillavano alla luce delle fiammelle, dando al ragazzo un alone di mistero e
circondandolo di un’atmosfera di tensione e di angoscia che veniva percepita da
coloro che lo vedevano come un presagio della loro morte.
Il secondo ragazzo era appoggiato allo stipite della porta. I capelli erano
grigi davanti, mentre dietro la nuca sfumavano nel blu notte. Gli occhi viola
erano seri, e fissavano disgustati alternativamente il ragazzo dai capelli viola
e il corpo della ragazza. Quattro segni blu gli attraversavano diagonalmente le
guance, per terminare a punta sotto gli occhi. Aveva una cicatrice sul collo che
nascondeva con una lunga sciarpa bianca. Non aveva vissuto con il primo ragazzo
così a lungo per conoscerlo completamente, ma a causa sua era diventato… ciò che
era. Non ricordava molto del suo passato, se non che la sua vita era finita
quando aveva incontrato lui.
Il terzo ragazzo, infine, aveva i capelli rossi come fiamme, e gli occhi
azzurri freddi come il ghiaccio. Si muoveva in modo sinuoso, e spesso piombava
davanti alle persone all’improvviso. Altre volte, invece, le seguiva
silenziosamente e strisciava loro accanto, come le fiamme che si agitano senza
produrre il minimo rumore.
-… mi procuro un buon pasto…-
Si passò di nuovo la lingua sui denti. Poi si chinò lentamente sul corpo
esangue della ragazza e seguì con un freddo dito affusolato le gentili curve
della giovane. Posò le labbra scarne su quelle gelide della ragazza.
-… e tolgo di mezzo un’ulteriore seccatura per il mondo- concluse, stringendo
una mano sul collo della ragazza.
- Errare è umano, perseverare è diabolico. Lascia in pace il cadavere di
quella ragazza, non…-
Il ragazzo dai capelli viola si voltò verso il rosso:
- Ma IO sono diabolico-
- No, tu sei disgustoso- ripeté il ragazzo dagli occhi viola.
Il primo piantò i propri occhi in quelli dell’altro:
- Scommetto che tu utilizzerai solo le verginelle…-
- Boris, ora basta- si intromise il rosso.
Boris sorrise sornione:
- D’accordo, d’accordo… me ne vado, tesoro-
Il ragazzo si voltò e uscì dalla stanza a passi misurati. I due ragazzi
rimasti si avvicinarono al corpo esanime della giovane sdraiata sull’altare.
Yuri, il giovane dai capelli rossi, sospirò:
- Mi dai una mano a portarla nel cimitero?-
- Perché?- mormorò l’altro.
- Perché non voglio che qualcuno lo veda- replicò Yuri in tono stanco, come a
sottolineare una cosa già ovvia.
- Volevo dire… perché fa così? Perché deve prolungare la tortura? Non può
semplicemente azzannarle e succhiare il sangue?- continuò il ragazzo con gli
occhi viola.
Yuri accarezzò la tovaglia nera e cominciò a soffiare dolcemente sulle
fiammelle delle candele per spegnerle. Compiuta l’operazione, avvolse il
cadavere nella tovaglia:
- Allora? Ti muovi?-
L’altro aggrottò le sopracciglia:
- Non mi hai ancora risposto-
- Vuole vedere il terrore negli occhi delle vittime. È una cosa che lo eccita
veramente tanto-
Il ragazzo dagli occhi viola deglutì:
- Con te…-
Yuri gli rivolse un’occhiata triste:
- Sì… anche con me ha fatto la stessa cosa-
I due si incamminarono in silenzio lungo la galleria che sboccava all’aria
aperta. La luna piena rischiarava i loro passi, appesantiti dal carico portato.
La notte era il loro regno. I raggi pallidi della luna illuminarono le lapidi
avvolte dall’edera, fredda pietra antica portata lì dallo stesso Boris ai tempi
in cui la sua famiglia fu interamente sterminata dagli ultimi vampiri rimasti,
che egli stesso aveva poi ucciso, rimanendo il loro ultimo erede… finché non
aveva incontrato Yuri… fin dall’inizio questi si era dimostrato disponibile nei
suoi confronti… lo amava, nonostante sapesse ciò che era… nonostante sapesse che
prima o poi avrebbe agito su di lui come normalmente agiva su una delle sue
prede…
Yuri sospirò e scosse la testa. Sapeva ciò che aveva fatto. Non se n’era mai
pentito, nonostante fosse stato inutile. Ora potevano solo sperare in un
miracolo.
- E tu? Tu come sopravvivi?-
La domanda lo colse di sorpresa. Fissò gli occhi viola dell’amico:
- Io? Frequento la scuola istituita nel monastero e mi nutro del sangue degli
studenti. Ma non ne uccido nessuno… poco per volta, un po’ da uno, un po’ da un
altro-
L’altro rabbrividì. Doveva fare anche lui così. Non vedeva alternative.
Lasciò cadere il corpo della ragazza nella fossa scavata precedentemente da
Boris stesso e aiutò Yuri a ricoprirlo di terra. Una cosa era certa: non si
sarebbe mai prestato ai giochetti assurdi di Boris Huznestov. Non sarebbe mai
diventato come Yuri.
- Camera 666… che numero stupido…- borbottò Eris arrivando davanti alla porta
della camera assegnatale dalla preside. non le aveva detto che fosse una
singola, quindi non era sicuro, ma la ragazza continuò a sperarlo finché non vi
entrò. Davanti a sé c’era una scrivania con una risma di fogli e un portapenne
zeppo di penne, matite, evidenziatori. A sinistra un letto a fianco di un
armadio aperto. A destra, un altro letto e una porta.
"Il bagno, senza dubbio" si disse. Appoggiò la valigia al letto di destra,
perché sull’altro erano impilati alcune magliette appena stirate. Non sentiva
alcun rumore. Immaginò che la sua coinquilina fosse a lezione e aprì la porta
del bagno, con l’intenzione di farsi una doccia, ma ciò che vide le fece passare
ogni desiderio di farla.
- Ehi!-
Uscì e si sbatté la porta alle spalle. Tremava per la vergogna e l’imbarazzo
di aver visto un ragazzo nudo. Afferrò la valigia e fece per uscire, quando la
porta del bagno si riaprì. Ne uscì un ragazzo di circa 18 anni, a prima vista,
con i capelli grigi davanti e blu sul retro della nuca. Attorno alla vita aveva
legato un’asciugamani bianco. La chiamò:
- Ehi, tu! Chi sei ?-
- S-sono Eris… ma credo di aver sbagliato camera…- balbettò la ragazza, senza
voltarsi. Avvampò, quando sentì che il ragazzo l’afferrava per un braccio. Si
voltò di scatto e gli mollò un sonoro ceffone sulla guancia.
-…- Il ragazzo rimase senza parole. La lasciò andare.
- Io… mi dispiace così tanto…- mormorò impercettibilmente Eris. Poi si
rianimò:
- Stavo cercando la camera 666. Sai dirmi in quale corridoio la devo
cercare?-
- Ci sei dentro- replicò il ragazzo con un sorriso. - Il letto di fianco
all’armadio è il mio, spero non ti dispiaccia usare l’altro-
Eris lo fissò a bocca aperta mentre il giovane tornava in bagno senza
accennare alla sua ridicola e imbarazzante entrata in scena. Il ragazzo si fermò
poco prima di chiudere la porta:
- Io sono Kei… Kei Hiwatari. Molto piacere-
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Capitolo 4 *** Una strana amicizia ***
The Damned Blade
Eris cominciò a disfare le valigie. Non sapeva che una camera
potesse essere divisa tra un ragazzo e una ragazza… già i problemi sarebbero
stati tanti anche solo dividendola con una ragazza… be’, almeno non ci sarebbero
state lunghe attese per usare il bagno…! Sorrise.
- Sembri allegra-
Sobbalzò. Kei le si era avvicinato silenziosamente alle spalle
senza che lei se ne accorgesse.
- A cosa stavi pensando?-
Gli occhi color ametista del ragazzo la scrutarono
profondamente. Eris si sentì a disagio:
- Al fatto che dovrò mettermi sotto con lo studio per
recuperare questi tre mesi al più presto possibile, se voglio riposarmi un po’ a
Natale-
- E questo ti fa sorridere?-
- La ritengo una situazione ironica-
- Credi?-
Eris annuì:
- In un certo senso. Nella vecchia scuola avevo già la fama di
studentessa modello… sarà difficile ottenere questo titolo in così poco tempo…Ma
voglio essere la miglior studentessa che questo college abbia mai avuto, più
brava di mia sorella e persino di Kei Hiwatari!-. Senza accorgersene si era
infervorata molto all’idea di superare la sua intelligentissima, bellissima e
abilissima sorella maggiore.
Kei scoppiò a ridere:
- E perché vorresti superarmi?-
La ragazza lo guardò perplessa:
- La preside ha detto che il miglior studente in assoluto fu un
certo Kei Hiwatari circa 150 anni fa…-. Pausa. - Tu SEI Kei Hiwatari!!- esclamò
poco dopo. La sua sfortuna non aveva fine: non solo doveva dividere la stanza
con un ragazzo più grande (e per giunta anche molto carino), ma questi era anche
il…
- No… quel Kei Hiwatari era un mio antenato… dicono che ci
assomigliamo moltissimo… sembriamo quasi la stessa persona-
Silenzio. Eris riprese a disfare le valigie, impilando con cura
i jeans e le magliette in una zona dell’armadio non occupata dagli abiti di Kei.
Ad un tratto avvampò: e la biancheria…?
- Tieni-. Kei le porse una chiavetta dorata:
- L’ultimo cassetto in basso è vuoto. Mettici tutto ciò che
vuoi tenere segreto o che non vuoi che qualcuno veda, e chiudilo con la
chiave-
Eris balbettò un ringraziamento, e pochissimi minuti dopo la
valigia era completamente vuota. Kei si stiracchiò e lanciò un’occhiata alla
sveglia digitale sulla scrivania:
- Yuri dovrebbe arrivare da un momento all’altro-
La ragazza si voltò per guardarlo:
- Esci…?-
Ammutolì. Kei si era appena sfilato la maglietta, rivelando gli
addominali perfettamente scolpiti. Eris si girò dall’altra parte, imbarazzata.
Era abituata a vedere ragazzi a torso nudo: quando viveva con sua sorella e con
il suo fidanzato, prima del matrimonio, Aleksjej girava tranquillamente per casa
con addosso solo i boxer. Alek e Venus formavano una coppia bellissima, ed erano
sempre stati gentili con lei… ma con la nascita di Katrina era cominciato
l’inferno per Eris, che non riusciva né a studiare in pace né a dormire
tranquilla a causa degli strilli delle bambina che doveva essere cambiata ogni
cinque minuti… Così si era iscritta a quel college, anche se in ritardo rispetto
all’inizio dell’anno scolastico: ormai erano già i primi di dicembre.
- Eris…?-. Kei le sventolò una mano davanti al viso. La ragazza
si riscosse dalla visione di Alek con i boxer con gli orsacchiotti che buttava
un pannolino sporco nel water rischiando di intasarlo:
- Sì?-
- No… non usciamo. Yuri sta cercando un libro, ma la biblioteca
è così grande che da solo non riuscirebbe a scandagliare tutti i volumi
presenti. Quindi gli do una mano-
- Avete una biblioteca fornitissima-
- Già. Il conte Huznestov ai suoi tempi mise insieme una delle
più grandi biblioteche mai esistite, paragonabile a quella antica di Alessandria
d’Egitto-
- Chi, scusa…?-
- Il conte Boris Huznestov. Nacque pochi decenni dopo la morte
di Vlad l’Impalatore, più noto come Dracula, e abitò in questo castello
costruito dal padre, Vladimir Huznestov. Era molto giovane quando i genitori
morirono, aveva solo diciotto anni. A dire il vero, quando i suoi morirono, lui
scomparve nel nulla… I più dicono che il Diavolo stesso fosse andato a prendere
la sua anima, perché…-
Eris rabbrividì:
- Piantala, mi fai paura…-
- Scusa- replicò Kei appoggiandole una mano sulla testa. - Ma è
una storia interessante sulle origini di questo college, che ai tempi del mio
avo Kei era un monastero, e prima ancora un castello… Fattela raccontare da
Yuri, ne vale la pena… è un genio in storia e conosce un sacco di leggende… oh,
credo sia lui-
La porta si aprì e un ragazzo dai capelli rosso fuoco entrò
nella stanza:
- Ho interrotto qualcosa?- chiese, salutando Kei con un cenno
della mano e rivolgendo un sorriso a Eris.
- Yuri, lei è Eris Evans, la mia nuova compagna di stanza… è
appena arrivata, quindi evita di fare il saccente! Eris, lui è Yuri Ivanov, il
genio dell’ultimo anno…-
- … nonché suo migliore amico- completò il rosso.
Kei si infilò una maglietta nera a collo alto:
- Stavamo parlando di Huznestov-
- Oh-. Il sorriso di Yuri scomparve per lasciare spazio a
un’espressione fredda, accentuata dai suoi occhi azzurro ghiaccio.
- Perché non le racconti la leggenda…- cominciò Kei.
- Magari un’altra volta… scusa, Eris, ma devo trovare
assolutamente quel volume, e…- si giustificò Yuri, afferrando l’altro ragazzo
per un braccio e trascinandolo fuori.
- Posso darti una mano?-
La richiesta di Ersi giunse inaspettata:
- Eh?- chiesero i due ragazzi all’unisono.
- Sì… insomma… se volete, posso aiutarvi. Adoro la vostra
biblioteca!!- disse Eris.
- I-io credo che…- cominciò Kei, preoccupato.
- … sia un’ottima idea!- completò Yuri con un sorriso.
-Comincia ad andare avanti, ti raggiungiamo subito- aggiunse poi in fretta,
notando l’occhiata fulminante lanciatagli da Kei.
- Che diavolo hai intenzione di fare?- sibilò il ragazzo dagli
occhi viola non appena Eris scomparve dietro l’angolo diretta verso la
biblioteca.
- Nulla, voglio solo che non si senta a disagio-
- Se Boris…-
- Non la scoprirà- replicò Yuri, fissandolo dritto negli occhi.
- Mi hai forse preso per un lecchino spione?-
Ore 8.00 a.m. Yuri rientrò nella stanza segreta della
biblioteca e si lasciò cadere nella bara, fissando l’alto soffitto di pietra.
Chiuse gli occhi. Aveva bisogno di mangiare, ma Kei era rimasto così appiccicato
a Eris che lui non aveva nemmeno avuto la possibilità di assaggiarla.
- C’è qualcosa che ti turba…- sussurrò una voce al suo
orecchio.
Yuri aprì pigramente un occhio e sporse appena le labbra per
ricevere un bacio da Boris.
- È successo qualcosa?- chiese il ragazzo dagli occhi verde
smeraldo, mordicchiandogli il labbro inferiore.
Anziché rispondergli, il rosso socchiuse un poco le labbra per
accogliere in bocca la lingua di Boris. Andarono avanti qualche istante, poi il
ragazzo con i capelli viola si staccò:
- Sai che sei un po’ arrugginito?-
- Mhm… io non sono come te… non mi faccio tutte le mie vittime-
replicò l’altro con una punta di stizza.
- Un punto a tuo favore- sorrise Boris, ricominciando a
baciarlo. Un paio di minuti dopo si alzò:
- Non male la nuova studentessa- commentò, sedendosi
sull’altare e lasciando penzolare le lunghe gambe avvolte in un paio di
pantaloni rossi.
Yuri uscì dalla bara:
- Vuoi dire che l’hai vista?-
- Esatto-
Il rosso gli si avvicinò e gli si sedette sulle ginocchia a
gambe divaricate:
- Quando?-
- Ieri sera… era in biblioteca con te e Hiwatari, no?-
Yuri assentì, poi sorrise e cominciò a slacciargli la camicia. "Kei non potrà
dire che abbia parlato di Eris a Boris, visto che l’aveva già vista… posso
divertirmi senza sensi di colpa"
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Capitolo 5 *** La dama che piange ***
The Damned Blade
Boris si svegliò non appena il sole tramontò. Si liberò con delicatezza
dall’abbraccio di Yuri, che gli cingeva la vita. Gli accarezzò dolcemente i
capelli e sorrise: nonostante Hiwatari lo accusasse di perversione, nel suo
cuore c’era posto solo per Yuri. Le mocciose erano solo un giochetto… sì,
effettivamente era propenso all’avere una mente perversa.
Si alzò e recuperò gli indumenti. Si vestì con calma: aveva un sacco di tempo
prima del momento in cui avrebbe potuto far visita al suo caro amico.
Si riavviò i capelli arruffati e tentò di domare un ciuffo ribelle che
continuava a sollevarsi, dando l’impressione che il giovane avesse un’antenna
dietro la nuca. Lanciò un’occhiata a Yuri, che continuava a dormire
profondamente con un sorriso dipinto sul viso, e uscì a fare una passeggiata.
Attraversò il cimitero, fermandosi davanti alle tombe dei suoi genitori. Era
stato proprio lui a incidere nella fredda e dura roccia delle lapidi i loro
nomi: "Irina Kirilenko: San Pietroburgo, 1482- Mosca, 1518" "Vladimir Huznestov:
Mosca, 1480-1518". Rimase a fissare le scritte finché gli occhi non cominciarono
a bruciargli, poi riprese la sua passeggiata.
Ore 12.30 p.m. Kei uscì dal bagno senza far rumore. Non voleva svegliare
Eris, che si era appena addormentata. La guardò per qualche istante, osservando
le coperte che si alzavano e si abbassavano al ritmo regolare del respiro della
ragazza. La si avvicinò lentamente: il richiamo del sangue era irresistibile… In
quei due giorni si era nutrito con il sangue degli animali macellati che Yuri
aveva acquistato nella macelleria del paese, ma la sua parte demoniaca urlava
dal desiderio di sangue fresco, sangue umano.
Era a pochi centimetri dal collo di Eris, quando udì due leggeri colpetti
alla porta. Maledicendo mentalmente chiunque andasse in giro a quell’ora della
notte solo per disturbarlo, andò ad aprire la porta. Vedendo chi c’era in
corridoio, fece per richiuderla immediatamente, ma Boris infilò rapido un piede
nello spiraglio:
- Non mi inviti ad entrare…?- sussurrò con voce suadente.
- Scordatelo. Sparisci- rispose Kei, facendo pressione sulla porta per
costringere Boris a levare il piede.
- Devo parlarti…- aggiunse Boris. - Oh… quella è Eris, giusto?-
Kei sbarrò gli occhi, spinse Boris indietro, lo raggiunse in corridoio e si
richiuse la porta alle spalle:
- Chi te l’ha detto?- soffiò.
- Vedo che ora mi ascolti…- canticchiò Boris.
Senza avere il tempo di reagire, il ragazzo dai capelli viola si ritrovò con
la schiena contro il muro e il braccio destro di Kei che gli premeva sulla
gola.
- Se Yuri ci vede così potrebbe farti molto male…- mormorò Boris con un
sorriso sornione.
- Non voglio avere nulla a che fare con il vostro stupido giochetto perverso-
replicò Kei.
- Non sai cosa ti perdi…- sussurrò Boris, roteando gli occhi.
- Cosa vuoi?- lo interruppe Kei, disgustato, reprimendo un conato di
vomito.
- Nulla… ah, sì: pensi di tenerti la castagnetta tutta per te? Sai, il
profumo del suo sanguecosì dolce mi stuzzica l’appetito e non solo…-
Il braccio di Kei premette di più sulla gola del vampiro. Il ragazzo avvicinò
il viso a quello dell’altro:
- Torcile un capello e sei morto- ringhiò, scoprendo i canini.
- Sono un morto vivente… ricordi…?- sogghignò Boris. Fece per aggiungere
altro, ma un pugno di Kei nello stomaco gli mozzò il respiro:
- Non sto scherzando, Huznestov-
- D’accordo, d’accordo… non le farò nulla…- soffiò Boris, non appena riuscì a
respirare.
- Sarà meglio per te-
- Sai… la vigilia di Natale è un giorno bellissimo… e la notte ancora di
più…- mormorò Boris.
Kei lo lasciò andare. Detestava quando cambiava discorso così, senza motivo.
Stava per tornare in camera, quando Boris parlò di nuovo:
- … nulla che non faccia alle altre…-
Il ragazzo tatuato si voltò di scatto e gli mollò un calcio nello stomaco. Il
vampiro si accasciò ai piedi del muro e si passò una mano sulle labbra, dalle
quali era uscito un filo di sangue:
- Questa cosa è sempre più eccitante…-
Kei infilò una mano nella tasca laterale dei jeans e strinse il flaconcino di
acqua benedetta che portava sempre con sé per ogni evenienza. Solo il rumore dei
passi del guardiano notturno che si avvicinava gli impedì di romperla sul corpo
di Boris.
Il ragazzo dai capelli violetti gli fece un cenno del capo:
- Te l’ho detto che adoro il Natale?-. Poi corse via.
Kei si affrettò a rientrare in camera: il guardiano avrebbe fatto storie
dalla preside se l’avesse visto fuori a quell’ora della notte. Lanciò
un’occhiata a Eris, che dormiva ancora tranquilla, e sospirò.
Le due settimane successive furono molto intense per Eris, che riuscì
miracolosamente a recuperare tutto il programma scolastico dei precedenti tre
mesi. Kei e Yuri si rivelarono un aiuto estremamente prezioso, soprattutto in
inglese e scienze. Mentre la sua fama di genietto si espandeva per tutto il
college, erano molti i ragazzi e le ragazze che le chiedevano ripetizioni di
matematica e francese, le materie in cui risultava addirittura la prima
dell’intero college. Lei era ben felice di aiutarli, ma nonostante tutti
tentassero di diventare suoi amici, di solito in vista di un compito in classe,
sebbene magari qualcuno potesse essere sinceramente interessato alla sua
amicizia, lei rimaneva sulle sue. Tra una lezione e l’altra e durante la pausa
pranzo la si vedeva sempre gironzolare da Kei e Yuri.
Per il 17 dicembre era stata organizzata una visita guidata al castello che
ospitava il college per tutti coloro che volevano parteciparvi.la maggior parte
dei turisti proveniva dalle città vicine, o addirittura dall’estero, dove era
diffusa la fama del monastero come luogo infestato. Gli studenti dell’ultimo
anno si occupavano dell’allestimento e della guida. Eris si unì al gruppo
guidato da Kei e Yuri: effettivamente, anche se detestava le storie dell’orrore,
voleva saperne di più sul conte Huznestov. I due ragazzi erano delle guide
fantastiche: rispondevano esaurientemente e con gentilezza a tutte le domande,
ed erano così preparati che sembrava che vivessero lì da secoli… Eris scosse la
testa e sorrise tra sé: no, era veramente impossibile.
- Tutto a posto?-
La ragazza si voltò verso Kei e annuì:
- Sì, grazie… complimenti, sapete proprio tutto della storia di questo
luogo!-
Il ragazzo le fece un sorriso malinconico e tornò da un gruppetto di inglesi
davanti al quadro di una giovane dama con uno sfarzoso vestito medievale in
tessuto blu notte. Al momento Eris non vi fece caso. Notò solo che il viso della
dama esprimeva una profonda tristezza.
Ore 7.00 p.m. Quando anche l’ultimo visitatore fu uscito, Eris ritornò
davanti al quadro per osservarlo meglio, e con sua enorme sorpresa notò qualcosa
di inquietante.
Le guance della dama dipinta erano rigate da lacrime rosso sangue. Già il
colore era strano; ma la cosa più strana era che le lacrime stavano
effettivamente scendendo in quel preciso istante, sotto i suoi occhi. La stoffa
blu notte che ricopriva il petto della giovane del quadro era chiazzata di
macchiette scure, che, anche con il buoi notturno appena attenuato dalla luce
della luna piena che filtrava dal vetro dell’ampia finestra che dava sul cortile
interno, si indovinavano di sangue fresco.
Eris avvicinò l’indice al dipinto per appurare che la sostanza rossa fosse
realmente sangue, quando l’arrivo improvviso di Yuri la fece sobbalzare:
- Piaciuta la visita?- le chiese.
- Eh? Oh, sì- rispose la ragazza.
Il rosso seguì il suo sguardo:
- Stavi osservando la dama che piange-
Eris annuì:
- Ma com’è possibile? Una tela non può trasudare sangue…-
- È un fenomeno spiegabile unicamente con la leggenda. Vedi, il conte Boris
era noto per avuto numerose amanti… Ognuna di esse, però, moriva misteriosamente
la prima notte in cui aveva un rapporto con lui…La ragazza del quadro fu la
penultima. Il conte disse di amarla veramente, tanto da volerla sposare, e
commissionò questo ritratto da donarle il giorno delle nozze. Fu trovata morta
dissanguata la notte in cui il pittore terminò il quadro: questo spiega perché
le sue lacrime siano di sangue e perché pianga solo di notte- rispose Yuri.
- La penultima, hai detto? E chi fu l’ultima?-
- Si dice fosse un ragazzo- disse il rosso bruscamente. Abbassò lo sguardo:
- Sono un po’ stanco… Ci vediamo domani, buonanotte-
Quando il ragazzo se ne fu andato, Eris si avvicinò al dipinto. Nell’angolo
in basso a destra c’era la firma del pittore, difficile da decifrare a causa
dell’inchiostro ormai sbiadito nel tempo, ma non del tutto illeggibile: Yuri
Ivanov.
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Capitolo 6 *** Nulla è come sembra ***
The Damned Blade
- Mi sembra strano- disse Eris, uscendo dal bagno.
- Cosa?-.Kei chiuse il libro di matematica avanzata e guardò la ragazza, che
tentava disperatamente di districare i nodi dei lunghi capelli.
- Ma qui avete tutti nomi di persone del passato?- chiese la castagnetta,
soffocando un’imprecazione per aver rotto un dente del pettine.
- Perché?-
- Yuri si chiama come il pittore del quadro con la dama che piange-
Kei si irrigidì:
- Ti ha raccontato la leggenda?-
- Solo che fu la penultima delle amanti del conte e che fu trovata morta
dissanguata. Ah, e che l’ultima amante del conte fu un ragazzo- riassunse Eris,
buttando via il pettine e raccogliendo i capelli in una treccia dietro la
nuca.
-…-
Il ragazzo sembrava assorto in altri pensieri, così Eris alzò le spalle e
andò a dormire dopo avergli augurato la buonanotte.
"A che razza di gioco stanno giocando quei due?" si chiese Kei, appoggiando
la fronte sul libro di matematica.
- Che noia… è il 24 dicembre e non ha ancora nevicato!-
- Effettivamente è strano- commentò Yuri, incrociando le lunghe gambe, seduto
sul letto di Kei. -Di solito qui nevica anche a novembre-
Eri staccò la fronte dal vetro gelido della finestra:
- Perché voi due non siete tornati a casa per le vacanze?-
Yuri e Kei si scambiarono un’occhiata, poi il rosso rispose:
- Noi siamo orfani. Non abbiamo una casa dove tornare-
La ragazza abbassò lo sguardo, imbarazzata:
- Io… mi dispiace, non lo sapevo…-
- Non ti preoccupare- replicò Kei, fissando assente fuori dalla finestra.
- Potremmo comunque farti la stessa domanda- aggiunse Yuri.
Eris aggrottò le sopracciglia:
- Venus ha la consegna del suo ultimo romanzo, quindi è molto occupata. Se
fossi tornata da lei avrei dovuto aiutare Alek con quel mostriciattolo urlante
di Katrina… sai che vacanze! Qui almeno mi riposo-
Si voltò verso Yuri:
- Sai altro sul pittore della dama che piange? Ho cercato il suo nome su
Internet, ma non ho trovato nulla-
Il rosso distolse lo sguardo da lei:
- Fu l’ultimo amante del conte-
- Oh- si lasciò sfuggire Eris, a dire il vero non molto impressionata. -Un
tuo parente? Avete lo stesso nome…-
- Prego?-
- No, lascia perdere…- borbottò lei, lasciandosi cadere a faccia in giù sul
proprio letto. Qualcosa la colpì in viso e la ragazza si rialzò massaggiandosi
il naso.
- Ahia…- bofonchiò. Sollevò il cuscino: sotto vi trovò una scatoletta nera,
lucida, di forma rettangolare alta e stretta.
Kei e Yuri si lanciarono un’occhiata e si precipitarono accanto a Eris, che
in quel momento aprì la scatoletta.
Un raggio del tiepido sole invernale appena emerso da uno spesso muro di
nuvole cariche di pioggia fu riflesso dalla lama del pugnale deposto su un pezzo
di stoffa rossa all’interno della scatola. L’impugnatura argentata finemente
lavorata terminava con una grossa pietra rossa incastonata, forse un rubino.
I due russi sussultarono e impallidirono. Entrambi, molti anni prima,
l’avevano posseduto.
- D-dove l’hai trovata?- mormorò Yuri.
- Sotto il cuscino, no?-
- Ci deve essere stato un errore…- decretò Kei, strappandole di mano scatola
e coperchio e osservando da vicino il pugnale, ripetendo insistentemente: -
Deve… DEVE… per forza, non c’è altra spiegazione…-
- Ma che vuoi dire?non capisco…- disse Eris confusa.
Kei smise di salmodiare e alzò lo sguardo su di lei:
- Sei mai andata in biblioteca senza di me o Yuri?-
- No- rispose la ragazza, scotendo la testa. -A parte il primo giorno in cui
sono arrivata…-
- Maledizione…- borbottò lui. Poi aggiunse: -Hai visto per terra delle
macchie di sangue e le hai seguite?-
Eris annuì.
- Hai trovato una stanza nascosta dietro uno scaffale, sei entrata e c’era un
libro?-
Cenno affermativo del capo.
- Hai letto ad alta voce qualcosa?-
- Sì, ma…-
Kei gemette e si voltò verso Yuri, che non aveva ancora aperto bocca.
- Insomma, volete spiegarmi cosa succede?- sbottò Eris.
I due ragazzi la fissarono come se la vedessero per la prima volta in vita
loro. Kei si passò stancamente una mano sul viso:
- Cosa sai dei vampiri?-
- Be’… sono dei morti viventi che succhiano il sangue ai viventi per
nutrirsene. È possibile vederli solo di notte, perché con la luce del sole si
polverizzano… odiano l’aglio e le croci… possono essere uccisi con un paletto
appuntito di legno piantato nel cuore, o da qualcosa che sia stata immersa
nell’acqua benedetta- rispose la ragazza, grattandosi pensosamente il mento. -Ma
che c’entra?-
- Si polverizzano solo quando si trovano nella loro forma demoniaca…
questa-
- WAAAAA!!-
Yuri le tappò prontamente la bocca con una mano. La ragazza non si oppose ma
sgranò gli occhi, indicando con orrore Kei, che aveva cambiato aspetto: gl occhi
viola ora erano color dell’oro, con le pupille verticali; il suo viso si era
fatto più affilato e i canini si erano allungati.
Eris si voltò verso Yuri, che abbassò la mano, facendole però segno di
tacere.
- Ma… lui…-
- Un vampiro. Come me- spiegò il rosso.
Guardò Kei, che tornò al suo aspetto normale.
- …e… e io cosa…?- balbettò Eris.
Kei sospirò e fece cenno a Yuri di continuare. Quest’ultimo eseguì:
- Vedi… ai tempi di Vlad l’Impalatore, i vampiri erano molti, soprattutto qui
nell’Europa dell’Est. Essi non si limitavano a nutrirsi di sangue umano, ma
vampirizzavano le proprie vittime. Nel 1500 la loro popolazione ammontava a
migliaia di unità solo qui a Mosca. Contro di loro, oltre alla Chiesa con i suoi
metodi poco ortodossi, scesero in campo molti ragazzi, tra cui Irina Kirilenko e
Vladimir Huznestov. Questi giovani riuscirono ad eliminare praticamente tutti i
vampiri contando solo sulle proprie forze. Irina e Vladimir, certi che non ve ne
fossero rimasti, si sposarono ed ebbero un figlio, Boris… Ma un brutto giorno,
il 12 gennaio del 1518, giorno del diciottesimo compleanno di Boris, l’ultimo
vampiro superstite, che aveva vissuto nell’oscurità attendendo il momento
propizio per compiere la propria vendetta, uscì allo scoperto, uccidendo Irina e
Vladimir. Poi si gettò su Boris, che fu pronto a difendersi, proprio con questo
pugnale… Ma prima di essere eliminato, il vampiro fece in tempo a morderlo e a
legare il destino del giovano conte a un libro. la vita del conte degenerò: lo
si vedeva uscire di rado, ma molte erano le ragazze che si recavano in visita al
suo castello… ebbe molte amanti, come ti ho già detto, e tutte venivano ben
presto ritrovate morte dissanguate nelle campagne attorno alla città… infatti,
Boris doveva soddisfare anche l’appetito demoniaco e la continua richiesta di
sangue che gli proveniva dal corpo. Nascose il libro e il pugnale in una stanza
segreta a cui si poteva accedere solo dalla sua camera o dalla biblioteca, per
evitare che qualcuno scoprisse il suo segreto. Chiamò un giovane pittore russo
per dipingere un ritratto… Questi però ignorò l’avvertimento del conte di non
recarsi in biblioteca, e per puro caso si trovò nella stanzetta segreta, dove
vide il libro e accanto ad esso un pugnale…-
- Il giovane pittore era… Yuri Ivanov…- mormorò Eris interrompendolo.
Il rosso sorrise con tristezza:
- Già… proprio io-
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Capitolo 7 *** Verità nascoste ***
The Damned Blade
Un brivido scese lungo la schiena di Eris:
- Quindi, seguendo lo stesso ragionamento…- mormorò, voltandosi verso Kei.
–Tu sei QUEL Kei Hiwatari-
- Già… il miglior studente di questo college… finché non sono scomparso
all’improvviso- sospirò Kei. -Yuri, continua pure-
- Huznestov mi chiese di dipingere il ritratto della giovane che voleva come
sua sposa. Io eseguii, e in un giorno lo terminai; durante la notte apportai le
ultime modifiche. Volli poi salire in camera sua per mostrarglielo, anche se ero
triste… mi ero innamorato di lui, ma Boris amava già qualcuno… ma vedi, era un
ragazzo così affascinante… circondato da un alone di mistero ovunque andasse… e
poi, quegli occhi così…-
Accortosi dell’occhiata impaziente lanciatagli da Kei, il ragazzo arrossì e
andò avanti nel racconto:
- Ero così euforico che mi dimenticai di bussare e mi precipitai nella
stanza, dove trovai Boris chinato su una ragazza morta, la stessa ragazza che
lui mi aveva chiesto di dipingere. Alzò il viso e mi sorrise: <>, disse, asciugandosi con la mano un filo di sangue
che gli scendeva da un angolo della bocca in modo così…-
- Po…potresti omettere questo tipo di descrizioni?- chiese Eris, con il
sangue che defluiva dal viso. Per farla breve, Boris si era accorto dei miei
sentimenti e mi disse che li ricambiava, ma che per poter stare insieme avrei
dovuto essere come lui. Accettai. Divenni un vampiro. Imprudentemente, però,
avevo lasciato in giro il pugnale…ma me ne dimenticai ben presto. Nel frattempo,
Boris si avvicinò sempre di più alle arti oscure, apprese i segreti oscuri della
magia nera, come manipolare la mente degli uomini e modificare i loro ricordi,
come indurli a fare ciò che voleva… Nel paese si era ormai sparsa la notizia che
il castello fosse stregato: Boris aveva infatti fatto credere a tutti di essere
sparito nel nulla, e le misteriosi morti delle ragazze nel castello confermavano
queste voci. Una notte, qualcuno bussò al portone del castello. Dalla finestra
della stanza di Boris, vidi mia sorella Marja, avvolta in un vecchio mantello
liso che era appartenuto a me anni prima, attendere che le venisse permesso
l’accesso. Scesi al pianterreno e aprii la porta, lentamente, nascondendomi
nell’ombra, in modo che Marja non mi
vedesse. Lei si precipitò dentro come una furia, senza curarsi di chi le avesse
aperto il portone, e salì di corsa le scale, stringendo in mano il pugnale. Solo
in quel momento mi ricordai della profezia… io avevo fallito, e in quel modo
stavo mettendo in pericolo la vita di mia sorella. La seguii in silenzio,
rapido, facendo gli scalini a tre a tre. La vidi sul pianerottolo, ferma, che
guardava davanti a sé: Boris era uscito dalla sua stanza, a torso nudo, con i
capelli scompigliati e gli occhi verde smeraldo che fissavano Marja con
un’espressione divertita e irrisoria. Sogghignava sornione. Poi si accorse di
me: <>, chiese. Marja
si voltò di scattò, nei suoi occhi lessi solo incredulità per avermi ritrovato
dopo diversi anni di assenza da casa: << Yu… dimmi che non…>>. In un
istante, Boris le fu dietro. Le avvolse le mani intorno al collo e strinse
forte. Marja fece in tempo a piantargli il pugnale nel petto. Appena prima di
polverizzarsi, Boris le spezzò l’osso del collo. Lei cadde in avanti… e il
pugnale mi colpì-
Il russo fece una pausa. Distolse lo sguardo da Eris che lo fissava tremando
appena. Guardò fuori dalla finestra: pioveva ancora. Si schiarì la voce e
riprese:
- Per attirare le ragazze, Boris aveva lasciato delle macchie di sangue,
create con la magia nera e visibili solo… ehm… alle vergini-
- Alle vergini?- esclamò Eris, arrossendo. -Maniaco…-
Kei sogghignò e lanciò uno sguardo a Yuri:
- I metodi di Huznestov sono… diciamo… molto particolari. Prova un
particolare piacere nel sedurre e uccidere le ragazzine troppo stupide per
capire che delle macchie di sangue sul pavimento non sono un buon presagio…-
Eris aggrottò le sopracciglia, imbronciata. Al contrario di ciò che pensava
sarebbe stata la sua reazione iniziale, credeva alle parole dei due ragazzi, per
quanto fossero strane e impossibili. Non sapeva nemmeno lei la strana fiducia
che stava accordando loro.
- Se non ti spiace, ora vado avanti io- disse Kei, prima che Yuri potesse
ricominciare a raccontare. Il rosso annuì e Kei riprese la narrazione da dove
l’altro l’aveva interrotta:
- Non so cosa successe da allora fino al 1856, ma il libro e il pugnale
finirono nella biblioteca di questo castello, che in quel periodo era un
monastero dove venivano educati i giovani di buona famiglia. Io e mia sorella
Anne eravamo tra questi. Un giorno ci recammo in biblioteca per una ricerca di
scienze. All’improvviso non la vidi più. Scandagliai meticolosamente tutti i
corridoi della biblioteca, e finalmente la trovai. Mi indicò il pavimento,
dicendo che c’era del sangue, ma io non potevo vedere nulla. Mi appoggiai alla
libreria ai piedi della quale Anne diceva ci fosse un pezzo di macchia, e
inaspettatamente mi ritrovai in un’altra stanza. Sentii mia sorella chiamarmi e
poco dopo anche lei era accanto a me. Al centro della stanza vi era un altare
con sopra un libro chiuso. Anne lo aprì e cominciò a leggere ad alta voce le
prima pagine, mentre io tentavo inutilmente di far girare nuovamente la parete
per tornare in biblioteca. Le urlai di smetterla e di dare una mano a me anziché
ficcanasare, ma lei continuò a leggere come in preda a un qualche incantesimo.
Solo dopo una strana profezia tacque-
Il ragazzo si fermò a prendere fiato, poi riprese mentre un lampo squarciava
il cielo scuro:
- Riuscimmo finalmente a uscire. Per tutta la settimana seguente, mia sorella
fu strana: felice come non l’avevo mai vista, sprizzava gioia da tutti i pori.
Diceva di essersi innamorata, ma quando le chiedevo di chi, lei arrossiva e
cambiava discorso. Poi, una notte, scomparve per sempre-
Pausa.
- Tornai nella stanza segreta e trovai il pugnale a terra, accanto al libro.
Intuii che in qualche modo entrambi gli oggetti erano collegati alla scomparsa
di Anne. Rimasi tutto il giorno in quella stanza a scervellarmi sul nesso, senza
accorgermi che non ero solo. Quando scese la notte, Yuri e Boris si fecero
avanti. Sapevo abbastanza di vampiri per riconoscerli come tali. Huznestov non
si fece certo pregare per raccontarmi ciò che aveva fatto a mia sorella.
<>. Corsi
fuori, al gelo, sotto la neve che cadeva fitta inzuppandomi gli abiti. Aveva
ragione. Su una delle lapidi c’era scritto: "Anne Hiwatari, Mosca 1839-1856". In
preda a una dolorosa incredulità, cominciai a togliere la neve, arrivando alla
superficie del terreno. Scavai nella dura roccia, solo con le mani, terrorizzato
all’idea di ciò che sapevo già avrei trovato. Ad un tratto, colpii qualcosa di
molto più duro della terra. Una superficie liscia. Tolsi rapidamente il
terriccio che vi stava sopra-
Altra pausa. Kei si schiarì la voce che veniva lentamente meno man mano che
si avvicinava alla fine:
- In una bara di cristallo vidi mia sorella morta, con due fori sul collo.
Sembrava dormire… era comunque serena. Probabilmente non aveva capito… oppure
aveva capito troppo tardi ciò che era successo e sapeva di non poter fare più
nulla per cambiare il suo destino. Distrutto dal dolore, preso da un raptus
omicida, ritornai di corsa nella stanza. Huznestov era lì, seduto a gambe
accavallate sul bordo dell’altare: <>, sogghignò. Sentii il
sangue ribollirmi nelle vene al riconoscere una nota di sarcasmo nella sua voce.
Con le tempie che mi pulsavano, feci per pugnalarlo-
Lanciò un’occhiataccia a Yuri:
- Ma non avevo fatto i conti con lui. Yuri si frappose tra la lama e
Huznestov, e fu lui il primo a polverizzarsi. In seguito, poco prima che
riuscissi a colpirlo, Boris mi morse. Gli piantai il pugnale nel petto, ma non
gli tolsi quel suo stupido sogghigno. Uscii dal monastero, diretto verso la casa
della guaritrice, sperando invano di riuscire a rimediare all’inevitabile fine
che avrei incontrato a causa del moro. Caddi a terra. Ero troppo debole per
arrivarci, avevo perso troppo sangue nella prima parte del tragitto. Mi suicidai
con il pugnale, per evitare di diventare un vampiro… ma non sapevo nulla della
maledizione-
Yuri concluse il racconto al suo posto:
- Abbiamo riposato per 150 anni. La maledizione del libro consiste appunto
nel fatto che nessuno tra i Generati da Boris, o tra coloro che vengono
vampirizzati da uno di loro, possa trovare la pace eterna, costretto a tornare
qui ogni volta che qualcuno legge quella profezia ad alta voce. Logicamente,
anche Boris è legato a questo circolo vizioso. Colei che risveglia i vampiri è
però poi costretta a rinchiuderli nuovamente nelle bare in cui riposano. In
poche parole, deve polverizzarli piantando nel loro cuore il pugnale. Finché una
di loro non concluderà il compito, noi non troveremo la pace eterna-
- Tu hai parlato di ragazze… ma tu… cioè, insomma…- cominciò Eris.
- Credo… credo che Huznestov VOLESSE essere trovato da Yuri… non voglio
immaginare il motivo, anche se è palese, visto come si è poi evoluta la
faccenda- commentò Kei.
Eris inspirò profondamente:
- Perché proprio questo pugnale? Non basta un paletto appuntito di legno,
come nelle normali storie di vampiri?-
- Ti sembra una situazione normale?- borbottò Yuri, ancora arrabbiato per la
punzecchiatura fatta da Kei. – Comunque, dipende sempre dalla maledizione.
Normalmente, l’argento dà rogne solo ai licantropi. A noi vampiri dà solo un
leggero stordimento. Ma quell’arma è impregnata in ogni sua molecola di acqua
benedetta-
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Capitolo 8 *** Il sangue e la neve ***
The Damned Blade
- Ehm…- cominciò Eris imbarazzata. -Ho la vaga impressione di aver combinato
un bel guaio…-
Yuri annuì:
- Credo proprio di sì… Devi agire in fretta: Boris non tarderà a scoprire chi
sei…-
- Già. Nulla lo eccita di più che una caccia alla Cacciatrice- borbottò Kei,
lanciando uno sguardo a Yuri. Poi chiuse la scatoletta e la tirò ad Eris.
La ragazza si sporse per prenderla al volo, ma la mancò. Si abbassò per
raccoglierla dal pavimento, nascondendo il viso per la vergogna.
- Ma finché non sarai pronta a batterti, io e Yuri ti dovremo fare da guardie
del corpo…- aggiunse Kei, chiedendosi come una ragazzina così imbranata avrebbe
potuto spedire a nanna Boris.
- Chi mi dice che non mi farete del male?- chiese Eris sospettosa, stringendo
forte la scatola.
Yuri alzò gli occhi al cielo:
- In queste tre settimane secondo te non avremmo potuto farlo? Kei, poi,
vivendo nella tua stessa stanza, ha avuto centinaia di occasioni per spedirti
senza tanti complimenti all’altro mondo…-
Poi il ragazzo prese il tono da calcolatore che utilizzava durante le
interrogazioni:
- Una ragazza è già morta. Mi sorprende che si sia limitato a lei. Bisogna
agire in fretta-
Eris però non lo ascoltava:
- Se è lecito saperlo… se io vi ho risvegliati il giorno del mio arrivo… come
si spiega il fatto che tutti vi conoscevano già?-
- Ma allora non mi ascolti proprio!- esclamò Yuri. -Ho detto che Boris imparò
a manipolare la mente delle persone con la magia nera… ha fatto la stessa cosa
non appena ci siamo risvegliati-
Silenzio. Eris faceva scorrere lo sguardo dai due ragazzi alla scatola nera.
Perché non c’era Venus al suo posto? Lei avrebbe saputo cosa fare. Probabilmente
si sarebbe alzata e sarebbe andata difilato nella stanza segreta, buttando fuori
a calci il succhiasangue maniaco dalla bara e lo avrebbe eliminato all’istante…
Già, ma lei non era Venus… lei era solo Eris, la sorellina della perfetta Venus,
lei era quella che si cacciava nei guai e non sapeva più come uscirne…
Yuri si alzò, interrompendo il soliloquio interiore della ragazza:
- Ora vado. Eris, sta’ appiccicata a Kei e non ti scollare da lui per nessuna
ragione-
Kei lo seguì alla porta:
- Che c’è, vai a fare la spia dal tuo tesoro?- sibilò.
- Non gli ho detto nulla di Eris-
- Ma come faceva allora a saperlo?-
- L’ha vista in biblioteca-
Kei imprecò pesantemente, guadagnandosi un’occhiataccia di Eris, che stava
lucidando la lama del pugnale con aria assorta.
- Tieni la bocca chiusa, chiaro?-
- Vuoi davvero proteggerla o vuoi solo assagg…-
Kei lo afferrò per il colletto della camicia e avvicinò il viso a quello del
rosso:
- Lei può riuscire a fermare questa stupida strage che Huznestov riprende non
appena viene svegliato. Quindi voglio proteggerla. Ciò che provo per lei non ha
alcuna importanz…-
- Ah-ha!- esclamò il rosso. -Allora ammetti che ti piace-
- Fuori!- urlò Kei, spingendolo in corridoio e sbattendogli la porta in
faccia.
- Tratti così tutti i tuoi amici?- chiese Eris, rigirandosi il pugnale tra le
dita.
- No- borbottò il ragazzo. -Solo quelli che ficcano il naso nei miei
affari-
La guardò, rimanendo appoggiato alla porta. "Per fortuna non ha sentito di
cosa parlavamo" si disse. Yuri aveva colpito nel segno: quella ragazzina un po’
goffa, intelligente e timida, e che di certo non si distingueva per bellezza tra
tutte le altre ragazze del college, aveva toccato in lui un tasto che il ragazzo
aveva dimenticato persino di avere. Eris gli ricordava moltissimo Anne, e ora
Kei non riusciva a capire cosa doveva fare: aveva paura di fallire di nuovo, di
non poterla proteggere, di spingerla direttamente tra le grinfie di
Huznestov…
- Parlami di Boris- disse ad un tratto Eris.
- Eh?-. Kei cadde dalle nuvole.
- Parlami di Boris. Dimmi qualcosa di lui… come tu e Yuri vi siete confusi
tra i ragazzi del college, anche lui, magari…-
Il ragazzo rise, tradendo però una certa amarezza:
- No, lui non si confonde con gli umani. Si mostra solo alle vittime
scelte-
- Oh- mormorò Eris. -Be’, visto che potrei essere una di loro, è meglio
che…-
Kei si precipitò davanti a lei, si inginocchiò ai piedi del letto su cui era
seduta e le appoggiò le mani sulle spalle. Fissandola serio negli occhi, la
rimproverò:
- Tu non sarai mai una sua vittima. Sarai tu a spedirlo all’inferno dal quale
proviene, chiaro? Quando avrai finito, devi conficcare il pugnale al centro del
libro… in questo modo la maledizione sarà annullata, e… Stai attenta, così
ti…-
Troppo tardi. La ragazza si tagliò l’indice della mano sinistra con la
lama:
- Ahi…!-
- Ecco, appunto- commentò Kei.
Una goccia di sangue fuoriuscì dalla piccola ferita. Negli occhi del ragazzo
passò un lampo di desiderio, ma durò appena un istante, perché poi si voltò
dall’altra parte:
- Muoviti a metterti un cerotto-
Eris esitò:
- Hai…ha bisogno di…-
Il ragazzo scosse la testa con forza:
- No, lascia perdere-
- Ma…-
Lui si girò nuovamente verso Eris:
- Non ti darebbe fastidio?-
Lei sorrise e fece un cenno di diniego con la testa. Kei si chinò e appoggiò
le labbra sul taglietto. Eris sentì un brivido quando lo sentì a contatto con la
pelle. Durò pochi istanti: il ragazzo succhiò solo qualche goccia del sangue
dolce di Eris. Alzò il viso:
- Grazie-
Lei sorrise nuovamente. Kei si morse leggermente il labbro inferiore:
- Non hai avuto paura che… no, nulla-
Ore 11.00 p.m. Eris si svegliò urlando. Un incubo cominciato non appena si
era addormentata era finito con l’immagine di Katrina morta, che si avvicinava a
lei facendo scorrere il sangue che le fuoriusciva da una ferita al collo.
Kei la raggiunse:
- Cosa c’è? Un incubo?-
Eris annuì, passandosi una mano sulla fronte calda. Numerose goccioline di
sudore le imperlavano la pelle. Il ragazzo si sedette sul bordo del suo letto e
le accarezzò dolcemente i capelli:
- Hai sognato Boris?-
Lei scosse la testa:
- Era mia nipote… grondava sangue da una ferita al collo… solo che lei ha
solo tre mesi, mentre nel sogno dimostrava almeno sedici anni…-
- Come facevi allora a sapere che era lei?-
- …me lo sentivo…-
Kei fece per dire qualcosa quando, senza preavviso, Eris si slanciò in
avanti, appoggiando la propria testa sulla sua spalla e raggomitolandoglisi al
petto. Dopo un istante di esitazione e di stupore, il ragazzo la baciò sulla
fronte. Le passò le braccia attorno alla vita e la strinse a sé.
- Ti prego… rimani con me- sussurrò Eris.
Kei la allontanò appena e le prese il viso tra le mani:
- Non hai paura di me? E se ti mordessi?-
Lei non rispose. In quel momento qualsiasi altra cosa passò in secondo piano.
Kei era un vampiro, e allora? Lei stava per morire? Non le importava… Voleva
solo perdersi in quegli occhi viola così profondi…
I loro visi si avvicinarono lentamente, senza che nessuno dei due riuscisse a
distogliere lo sguardo. Le labbra di Kei si adagiarono con dolcezza su quelle di
Eris. Lei chiuse gli occhi e socchiuse le labbra, accogliendo in bocca la lingua
del ragazzo. Quest’ultimo la sentì tremare sotto le sue mani che le
accarezzavano la schiena. Si sfilò la T-shirt e lasciò che la ragazza li
accarezzasse la pelle candida. Ad un tratto le dita di Eris sfiorarono una lunga
cicatrice che attraversava in diagonale l’addome del giovane e terminava con una
ferita circolare in corrispondenza del cuore. Si allontanò di qualche centimetro
da Kei:
- Qui…-
- Huznestov mi procurò questa lunga. Il punto in alto… è dove mi sono
suicidato-
Eris si abbassò e posò le labbra sulla cicatrice. Kei sentì un fremito
all’addome e un brivido alla schiena. La ragazza alzò il viso e diede
un’occhiata alle spalle del giovane vampiro. Il suo voltò si illuminò:
- La neve…-
Kei si voltò:
- La vigilia di Nata…le…-
Si alzò di scatto, un lampo di terrore negli occhi:
- Non ti muovere da qui, non fare entrare nessuno… e tieni con te il
pugnale-
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Capitolo 9 *** Inganni ***
The Damned Blade
Kei recuperò la maglietta e se la infilò:
- Eris… avvolgi l’elsa del pugnale nella stoffa… non toccare
n’è l’impugnatura né tanto meno la lama, chiaro?-
- Ma…-
- Shh…-. Il ragazzo le posò l’indice della mano destra sulle
labbra. La baciò sulla fronte, poi abbassò il viso fino a raggiungere il lato
del collo:
- Fa’ quello che ti ho detto… qualunque cosa succeda, non
toccare mai direttamente il pugnale-
La baciò sul collo. Al contatto con le labbra gelide di Kei,
Eris sentì un freddo polare pervaderla fino nelle ossa. Durò solo pochi istanti,
finché il ragazzo non si separò da lei. Le accarezzò i capelli con un
sorriso:
- Fa’ la brava, piccola-
Si voltò e uscì dalla stanza, lasciando Eris da sola, in piedi
al centro della camera.
Tu-tum.
"Cosa… cosa è successo? Perché se n’è andato?". Come in un
sogno, distratta, aprì la scatoletta e ne rovesciò il contenuto sul letto.
Afferrò la stoffa e la avvolse attorno all’impugnatura, stando attenta a non
lasciarne scoperto nemmeno un millimetro. Andò in bagno e aprì l’armadietto con
i medicinali e l’occorrente per il pronto soccorso. Prese il rotolo delle bende,
tornò in camera e si fasciò strettamente l’avambraccio sinistro con due strati
di garza, fino al polso. Poi rovistò nella parte di armadio utilizzata da Kei,
finché non trovò uno dei collari borchiati che il ragazzo metteva ogni tanto. Se
lo legò al polso e vi fece passare sotto il pugnale, con l’elsa rivolta verso la
mano, in modo che la lama non venisse a contatto con la sua pelle.
Si sedette alla scrivania e fissò fuori dalla finestra. I
grossi fiocchi di candida neve cadevano lentamente a formare uno spesso strato
soffice e compatto che ricopriva il gelido terreno. Attorno a Eris vi era un
silenzio di tomba, rotto solo dal suo respiro. Continuò a pensare a Kei, finché
non si addormentò con la faccia sulla scrivania, appoggiata al braccio destro
piegato.
Nel frattempo, l’oggetto dei suoi pensieri stava correndo a
perdifiato verso la biblioteca. I suoi passi risuonavano appena sul pavimento di
pietra dei corridoi deserti e bui. Finalmente raggiunse la stanzetta nascosta,
quella dove abitavano Boris e, occasionalmente, Yuri. Vi entrò trafelato,
spostando la parete girevole: non c’era nessuno. Si guardò intorno ma non
percepì nessun’altra presenza. Le parole che Boris aveva pronunciato pochi
giorni prima gli risuonavano costantemente nella testa: "La vigilia di Natale…".
Huznestov sapeva di Eris. Ma forse non sapeva che era lei ad averli risvegliati.
"Probabilmente quel pervertito voleva soltanto dirmi che avrebbe tentato in
tutti i modi di … ehm… divertirsi…?" tentò di convincersi. Ma in realtà sapeva
benissimo che Boris sarebbe andato a cercare la ragazza per qualcosa di più che
un semplice passatempo. E lui era lì proprio per fermarlo prima che potesse
muoversi.
- Kei, come mai sei qui?-
Eris si svegliò poco dopo, quando qualcuno bussò alla porta.
Due colpi leggeri, ma sufficienti per strapparla dalle braccia del dolce Morfeo.
La ragazza si ricordò dell’avvertimento di Kei di non aprire a nessuno e rimase
in silenzio.
- Kei! Kei, maledizione, aprimi!-
Eris si fece coraggio:
- Kei non c’è, passa domattina-
Silenzio. Poi la stessa voce maschile di prima:
- Sei Eris, la sua compagna di stanza, giusto?-
- Sì-
- Per favore, fammi entrare… Kei mi aveva promesso di prestarmi
i suoi appunti di matematica per il compito di recupero della settimana
prossima, e devo cominciare a studiare domattina presto se voglio recuperare
tutto… ma lui se n’è dimenticato, e ora non so come fare-
- Dovevi pensarci prima, senza il suo permesso non posso darti
nulla che gli appartenga. E in qualsiasi caso, hai un’intera sett…-
- Ti prego… lui mi ha detto di sì…-
La ragazza sentì un giramento di testa. Si alzò e raggiunse la
porta. La aprì, facendo scattare la vecchia serratura arrugginita.
Kei si voltò di scatto:
- Yuri… dov’è Boris?-
- A fare una delle sue solite passeggiatine notturne,
perché?-
- Con questa neve?-. Boris era strano, per dirla con un termine
gentile, ma non fino al punto di finire assiderato per fare quattro passi.
Yuri arrossì, diventando dello stesso colore dei suoi capelli,
e distolse lo sguardo, grattandosi la guancia destra.
- Yuri… dimmi dov’è. So che tu lo sai-
-…-
Il rosso si ritrovò sbattuto contro il muro, il viso di Kei
vicinissimo:
- Ti giuro che se succede qualcosa a Eris, ti riterrò l’unico
responsabile- ringhiò Kei, gli occhi diventati dorati.
- Allora faresti meglio a tornare da lei, se temi che le possa
succedere qualcosa…- soffiò l’altro.
Dal corridoio, un ragazzo alto, dai capelli violetti e gli
occhi verde smeraldo le sorrise:
- Grazie mi salvi la vita-
Indossava una camicia nera sbottonata, un paio di pantaloni
rossi e stivali in pelle nera alti fino a metà polpaccio. Eris si scostò per
farlo entrare:
- Credo siano sulla scrivania-
Il giovane si diresse verso il punto indicato da Eris, ma non
appena lei distolse lo sguardo, le fu dietro. Le passò un braccio attorno alla
vita e la attirò a sé:
- Ti piace Hiwatari, non è così?- sussurrò. -Ma tu puoi avere
di meglio…-
- Lasciami!-. Eris gli pestò un piede, ma lui non fece una
piega.
- Sei una tipetta decisa…-
Le avvolse l’altro braccio attorno al collo. La ragazza aprì la
bocca per urlare, ma dalla sua gola non provenne alcun suono. Ebbe un altro
giramento di testa, poi svenne.
- Gli hai detto che Ersi ha trovato il pugnale?!-
Il rosso scosse la testa:
- Non lo vedo da ieri sera… come avrei potuto?-
Kei lo lasciò andare. Yuri si avvicinò all’altare, a una
distanza di sicurezza opportuna dall’altro ragazzo, che nel frattempo aveva
ripreso l’aspetto umano:
- Credi che se ne accorgerà presto? Che il pugnale non è al suo
posto, intendo-
- Credo che potresti chiederlo direttamente a me-
I due giovani si voltarono. All’ingresso della stanza c’era
Boris, il suo solito sorriso sornione stampato sulle labbra, e tra le
braccia…
- Eris!- urlò Kei. Riprendendo l’aspetto demoniaco, si avventò
su Boris, che si sollevò da terra, portandosi oltre il raggio d’azione del
ragazzo.
- E così… questa mocciosa è la Portatrice, colei che ci ha
risvegliati… la Prescelta per ucciderci per l’ennesima volta, e questa volta per
sempre, eh?-
- Lasciala andare…-
- Nemmeno per sogno- canticchiò Boris. -Voglio vederla
implorarmi di risparmiarla… ma credo che le lascerò anche la possibilità di
venire a letto con me…-
- Bastardo!-. Kei afferrò la boccetta di acqua benedetta dalla
tasca.
- No no no…!-. Boris scosse la testa: -Yuri…-
Il rosso si fece avanti. Senza che Kei avesse la possibilità di
opporsi, Yuri gli passò le braccia sotto le ascelle, piegò i gomiti verso l’alto
e lo immobilizzò.
Boris scese con i piedi per terra e si avvicinò all’altare,
dove era già stata stesa una tovaglia nera. Vi adagiò Eris, ancora priva di
sensi, sulla schiena. Un sorrisetto maligno gli increspò le sottili labbra
candide mentre disponeva alcune larghe candele bianco sporco, consumate, a
formare una stella a cinque punte sul pavimento.
- Unh…-
Aprì lentamente le palpebre, a fatica. Si sentiva tutta
indolenzita e aveva mani e piedi intorpiditi. Inizialmente vide tutto sfocato.
Man mano la scena si fece più nitida.
- La nostra principessina si sta svegliando-. Boris le appoggiò
un dito sotto il mento e con una leggera pressione del polpastrello la costrinse
ad alzare il viso fino a guardarlo dritto negli occhi. Due pozze verde smeraldo.
Qualcosa scattò nella mente di Eris:
- Tu… tu sei il tizio degli appunti…- mormorò con voce
impastata.
- Eris!-
La ragazza si sottrasse al contatto con Boris e guardò alle
spalle del vampiro:
- Kei… che succede? Yuri!-. Scosse la testa: - Che diavolo sta
succedendo?-
Solo allora si rese conto della propria condizione: aveva i
polsi legati con una corda sopra la testa ed era sospesa su un altare al centro
di una stella a cinque punte tracciata con delle candele accese. Davanti a lei,
in piedi sull’altare, c’era il ragazzo con i capelli viola che le aveva chiesto
gli appunti di Kei. Sul suo viso, i riflessi delle fiammelle delle candele
creavano ombre inquietanti. Dietro di lui, all’esterno della stella, Yuri teneva
fermo un Kei preoccupato e recalcitrante.
Boris si alzò sulle punte dei piedi, poi ridiscese e accostò le
labbra all’orecchio sinistro di Eris:
- Non sai chi sono, principessina?- soffiò. -Il mio nome è
Boris Huznestov… ti dice niente?-
Il battito cardiaco di Eris accelerò bruscamente, mentre
cominciava a sudare freddo. Prese a scalciare, nel tentativo disperato quanto
futile di allontanare da sé Huznestov e nello stesso tempo cercò di liberarsi
dalle corde che le stringevano i polsi, bloccandole la circolazione del sangue.
Huznestov fece un salto all’indietro e scese dall’altare, senza
smettere di fissare insistente Eris:
- Sai… in condizioni normali ti avrei già eliminata. Ma sono a
digiuno da qualche giorno, e ho proprio voglia di mangiare… e divertirmi un po’.
Che c’è di male nel volersi divertire in una delle più belle notti
dell’anno…?-
Kei sussultò:
- Allora avevo ragione… avevi già progettato tutto…-
Per tutta risposta, Boris sorrise e saltò sull’altare, alle
spalle di Eris. Con un lento ed elegante movimento della mano sinistra, le
sciolse i capelli e glieli spostò sulla spalla destra, allontanandoglieli dalla
schiena. Poi, dopo aver lanciato uno sguardo di sfida a Kei, si chinò sul collo
scoperto di Eris.
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Capitolo 10 *** Il silenzioso urlo dell'amore ***
The Damned Blade
Al contatto tra la sua pelle e le labbra gelide di Boris, Eris aprì la bocca
per urlare, ma la voce le era come scomparsa. Sentì le labbra muoversi sul suo
collo, poi fermarsi a metà. Sentì i canini del vampiro penetrarle la carne, poi
la lingua di Huznestov che passava sui forellini appena creati per raccogliere
le prime goccioline di sangue.
Il tutto avveniva sotto gli occhi assenti di Kei e quelli irritati di
Yuri.
Non appena ebbe assaggiato il sangue di Eris, Huznestov sbarrò gli occhi e si
allontanò dalla ragazza. Sputò a terra, portandosi le mani al collo. Lanciò uno
sguardo di fuoco a Kei:
- Tu…- ansimò.
L’interpellato sogghignò:
- Esatto… proprio io. Piaciuta la sorpresa?-
Il vampiro, i cui occhi erano diventati dorati, si avvicinò a Kei. Lo afferrò
per il colletto della maglietta e lo strappò dalle braccia di Yuri, che lo
teneva ancora immobilizzato. Lo spinse contro il muro, facendogli sbattere
violentemente la schiena e la nuca contro le grosse pietre irregolari della
parete:
- Come hai osato?-
Silenzio.
- Rispondi!-. Lo strattonò ancora per il colletto.
Ancora silenzio. Huznestov cambiò tattica e sogghignò:
- D’accordo… se con le buone non funziona… te la farò pagare…-
-Non puoi uccidermi. A causa della tua stupida maledizione anche io sono
costretto a tornare- replicò Kei, lasciandosi sfuggire un sorrisetto.
- Oh… ma io non intendevo ucciderti. Ho dei piani molto, molto, molto più
divertenti. Per me, ovviamente. Non credo che per te sarà lo stesso… e nemmeno
per la principessina, costretta a vederti umiliato…-
Boris lesse un lampo di terrore negli occhi color ametista di Kei, subito
sostituito da un’ostentata indifferenza:
- Sai bene che non mi importa nulla del mio corpo-
- Forse a te no… ma credo che la principessina ne resterà… ehm…
sconcertata…-
Eris chiuse gli occhi e si concentrò per estraniarsi dalla voce sensuale di
Boris. Aveva capito cosa doveva fare, e anche ciò che Kei le aveva fatto: le
aveva fornito un’arma in più rispetto a Huznestov. Ora non doveva fallire, non
doveva sprecare quell’unica opportunità.
Mosse rapidamente i polsi, stringendo i denti quando la corda strusciava
sulla pelle graffiandola. Posizionò l’indice e il medio della mano destra ai
lati dell’impugnatura e tentò di sfilarlo dal collare. Per alcuni secondi che le
sembrarono un’eternità, Eris cercò di avvicinare il pugnale tanto da poterne
afferrare l’elsa. Finalmente ci riuscì. Aprì gli occhi di scatto.
Kei era attaccato con la schiena al muro, bloccato da Boris che continuava a
parlare con voce distaccata, tradendo una nota di macabro sarcasmo. Poco
distante, Yuri era seduto sul coperchio di una bara con le pareti interne
foderate di stoffa rosso sangue, a gambe accavallate, con il mento appoggiato
sulla mano stretta a pugno, e li fissava con irritazione.
Doveva fare molto in fretta. Contava sul fatto che Yuri non si sarebbe
opposto, ma lasciava aperta la possibilità di un’eventuale ostilità.
Inspirò ed espirò profondamente per prepararsi. Poi, di scatto, estrasse del
tutto il pugnale e con un colpo netto e deciso tagliò la fune che la teneva
sospesa. Scese sull’altare senza che nessuno si accorgesse di lei. Liberò i
polsi, sempre con la lama, stando attenta a non ferirsi. Sorrise. Si sentì
pervasa da una determinazione che la stupì: il pugnale sembrava infonderle tutta
la forza di volontà di chi aveva dovuto, nel passato, fare ciò che ora toccava a
lei. Spiccò un salto e corse verso Boris.
Huznestov avvicinò le labbra all’orecchio di Kei:
- Allora… sei pronto a provare ciò che subiscono le mie vittime?- soffiò.
Kei si voltò dall’altra parte e strinse forte gli occhi. Huznestov gli infilò
le mani sotto la maglietta e gli sfiorò la pelle con le mani gelide,
soffermandosi volontariamente sulla cicatrice infertagli 150 anni prima.
Kei cominciò a tremare, non sapeva se di paura o freddo, ma sapeva che
l’altro si stava eccitando immensamente.
All’improvviso, Boris si fermò.
- Togli le tue luride mani da lui-
- La principessina diventa una guerriera…- commentò Boris.
Eris premette ancora un po’ la punta della lama contro il collo del
vampiro:
- Ho detto…-
- Sì, sì, ora non lo tocco più…-. Si spostò a destra, e in un istante le
posizioni si invertirono: ora era Boris dietro Eris, con un braccio stretto
attorno al suo collo:
- Preferisco toccare te…-
La ragazza gli tirò una gomitata nello stomaco e si liberò dalla presa. Erano
uno di fronte all’altro e si fissavano insistentemente, senza che nessuno dei
due cedesse e abbassasse lo sguardo.
Il vampiro indicò il pugnale:
- Te l’ho dato io quel giocattolino… non dovresti puntarmelo addosso,
sai?-
Eris ebbe un momento di esitazione. Boris colse al volo l’occasione e le fece
uno sgambetto. Lei cadde a terra all’indietro, e il pugnale le scivolò di mano,
slittando poco distante. Durante la caduta Eris chiuse gli occhi e strinse i
denti, per prepararsi al colpo di grazia che non sarebbe tardato ad arrivare.
Una volta a terra, dopo aver sbattuto violentemente la schiena sul pavimento,
riaprì gli occhi. Si pentì subito della sua scelta.
Boris era sopra di lei, le gambe piegate ai lati del suo corpo. Le bloccava
le braccia a terra stringendole i polsi all’altezza del viso. Avvicinò il
volto:
- Se volevi essere la prima, bastava chiederlo-
Eris si ritrovò a fissarlo dritto negli occhi. Un verde intenso, ma gelido e
distante. Nonostante ciò, la ragazza riuscì a scorgervi un fondo di malinconia.
Per un attimo fu pervasa da un vortice di emozioni che non le appartenevano:
rabbia, dolore, disperazione per un amore non corrisposto… odio violento,
disgusto, voglia di ferire gli altri, vendetta.
La sensazione scomparve all’improvviso, così com’era arrivata. Voltò il viso
a destra e adocchiò il pugnale: non era così tanto distante, poco più in alto
rispetto a lei, ma allungando il braccio lo avrebbe raggiunto. Tentò di
divincolarsi, ma senza ottenere risultati.
- Non ci vorrà molto… farà solo molto male- sussurrò Boris.
Non appena Kei si era trovato libero dalle grinfie di Huznestov, si era
subito lanciato su Yuri, per immobilizzarlo e impedirgli di correre in aiuto di
Boris. Il rosso non aveva nemmeno reagito, si era lasciato bloccare con la
schiena al muro senza fiatare.
- Non ti preoccupare, non andrò in suo soccorso- aveva mormorato poco dopo
malinconico e amareggiato. -Sarebbe un affronto a quella che lui definisce la
"sua virilità"-
Kei si era accorto che nel frattempo aveva individuato la posizione del
pugnale. Un’idea azzardata gli attraversò la mente: sperava solo che la ragazza
avesse dei riflessi veramente molto pronti e una dose spropositata di coraggio,
o almeno di idiozia, cosa di cui era poco convinto.
- Urla come se ti stessero trapassando da parte a parte con una spada
arroventata- ordinò sottovoce a Yuri.
- Cosa?-
Kei perse la pazienza, prese lo slancio e sferrò una ginocchiata in mezzo
alle gambe a Yuri, mettendoci tutta la forza di cui disponeva in quel
momento.
- WAAAAH!!-
Boris si voltò non appena sentì l’urlo lacerante di Yuri. Eris approfittò
dell’istante di distrazione, dette un colpo di reni, piegò le gambe e fece una
capriola all’indietro, sbalzando via Boris, che si ritrovò schiena a terra, poco
distante. La ragazza afferrò il pugnale e si sedette sull’addome di Huznestov,
ansimando per riprendere fiato. Era ancora scioccata dalla rapidità dei propri
movimenti. Anche Boris aveva il fiatone:
- Sei intraprendente, principessina-
Lei non rispose. Continuò a fissarlo, tenendo il pugnale a mezz’aria. Il
vampiro sogghignava ancora sornione, ma Eris sarebbe stata pronta a giurare che
la stesse implorando con gli occhi di ucciderlo.
- Muoviti, Eris, maledizione!- urlò Kei, trattenendo Yuri, che questa volta
tentava di sfuggirgli per liberare Boris.
La ragazza strinse con forza il pugnale e lo conficcò nel cuore di Boris. Il
giovane si polverizzò dopo aver lanciato un ultimo sguardo a Eris, a cui sembrò
paradossalmente un muto ringraziamento.
Lei rimase a fissare il mucchietto di polvere, inginocchiata sulle pietre del
pavimento che le sembravano persino più fredde del solito. Aveva le braccia
abbandonate lungo i fianchi e le dita tenevano mollemente l’elsa del pugnale.
Dalla punta della lama scendevano delle goccioline di sangue rosso scuro che
formavano delle macchiette sul suolo che scomparivano poco dopo, come se
venissero assorbite.
Inspirò più volte, per rendersi conto di ciò che aveva fatto, senza riuscire
a distogliere lo sguardo dalla montagnetta di polvere che fino a pochi secondi
prima era stata il conte Boris Huznestov.
Sentì dei passi che si avvicinavano rapidi, poi qualcuno che si inginocchiava
accanto a lei, sfiorandole delicatamente la spalla destra. Si voltò:
- Yuri…-
Il ragazzo non disse nulla. Sfilò il pugnale dalla mano di Eris e se lo
rigirò tra le dita, poi lo impugnò saldamente con la mano destra. Rivolse uno
sguardo malinconico alla ragazza. I suoi occhi azzurro ghiaccio erano lucidi, e
una singola lacrima gli solcava la guancia sinistra, più pallida del solito.
Sorrise tristemente a Eris, poi con un rapido movimento avvicinò la lama al
petto. Poco dopo, la sua lacrima cadde al suolo, accanto a un secondo mucchietto
di polvere.
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Capitolo 11 *** Il passato non muore mai ***
The Damned Blade
Eris rimase immobile, incapace di dire o fare qualsiasi cosa. Tremava
violentemente, non sapeva dire se per il freddo o per altro.
Kei le si avvicinò lentamente. Si sfilò la felpa che portava legata in vita e
la adagiò sulle spalle della ragazza, poi la aiutò ad alzarsi.
- Kei…-
- Shh…- mormorò lui. -Hai fatto ciò che dovevi-
La strinse a sé. Eris appoggiò la testa sulla sua spalla:
- Lo… lo amava così tanto?-
- Se non ci fossi stato io a trattenerlo, si sarebbe sacrificato al posto di
Huznestov. Come fece 150 anni fa-
Rimasero in silenzio per alcuni istanti, poi Eris disse:
- Sai… guardandolo negli occhi… ho provato le sue emozioni… era disperato… ho
sentito il dolore per un amore non corrisposto. Pensi fosse la ragazza del
quadro?-
- Yuri mi disse… che Huznestov la uccise proprio per questo… lei voleva solo
usarlo-
- L’ultimo sguardo che mi ha lanciato… era di gratitudine…-
Kei non rispose. Si limitò ad accarezzarle i capelli. Poi sussurrò:
- Scusami-
- E per cosa?-
- Ti ho vampirizzata senza dirti nulla…-
Lei sorrise e lo baciò. Kei sgranò gli occhi: si era aspettato di tutto,
tranne che quella reazione.
- Me n’ero accorta. E anche Boris… quando mi ha morsa, ha sentito che il mio
non era più sangue umano- disse la ragazza, allontanando appena il viso. Gli
accarezzò una guancia con le mani candide: -Ma così hai anche rischiato la
pelle, questo lo sai, vero?-
Kei annuì:
- Sei stata grandiosa-
- Non te l’aspettavi, eh?- gongolò Eris. -Nemmeno io, a dire la verità…-
Si abbassò e recuperò il pugnale:
- Andiamo?-
Camminò verso quella che a prima vista le sembrava la parete girevole.
Accorgendosi che Kei non la seguiva, si voltò:
- Be’? Che aspetti?-
Il ragazzo era immobile e le sorrideva malinconico:
- Eris…-
Lei si avvicinò, il cuore che le batteva forte. Sapeva ciò che Kei voleva
dirle, ma le parole del ragazzo le arrivarono comunque dolorose:
- Noi non possiamo restare-
- Ma perché? Boris se n’è andato, noi non siamo come lui!-
- La maledizione-. Kei fissò il suolo: -Non ti ho detto l’ultima cosa. Vedi…
i Generati direttamente o indirettamente da Huznestov, cioè da chi è a sua volta
un Generato da lui… devono essere eliminati insieme a lui. Se entro un’ora dalla
sua polverizzazione non sono stati uccisi, Huznestov ricompare…-
La ragazza gli corse incontro e lo strattonò per il colletto della
T-shirt:
- Ma se noi distruggiamo il libro…-
Kei si lasciò sfuggire una risata amara:
- Credi che non ci abbia pensato? Ho provato… ma se è un vampiro ad
avvicinarsi, il libro lo respinge-
- Non c’è un altro modo? Deve esserci… dev…-
Lui scosse la testa. Eris sentì che le ginocchia le cedevano, e solo il
provvidenziale intervento di Kei, che le passò le braccia attorno alla vita per
sostenerla, le impedì di cadere a terra.
- Hai forse paura di morir…- cominciò Kei.
SCIAFF!
Il ragazzo si interruppe, mentre una chiazza rossa si allargava sulla sua
guancia, dove Eris gli aveva tirato uno schiaffo con tutta la forza che le era
rimasta:
- Non hai capito nulla…- sussurrò lei.
Lui la guardò. Eris aveva gli occhi bassi, lucidi. Si vedeva che tentava di
trattenere disperatamente le lacrime. Fece per accarezzarle il viso, ma lei si
scostò bruscamente:
- Io non ho paura di morire- cominciò. Poi alzò la voce, arrivando a urlare:
- Io non voglio perderti!-
Kei la strinse a sé con forza, il profumo di vaniglia della ragazza che lo
inebriava:
- Staremo insieme per sempre… ma ora devi fare ciò che è giusto…-
- Ma allora tutto questo è stato inutile… averlo eliminato solo
temporaneamente, senza poter spezzare la maledizione…-
- No, non è stato inutile. In questo modo… quando la storia si ripeterà,
saremo in due a proteggerla, e finalmente questo ciclo di resurrezioni
terminerà-
- Perché non me l’hai detto prima?-
Il ragazzo si chinò su di lei e raccolse sulle labbra l’unica lacrima che
scendeva lungo la guancia di Eris.
- Avevo paura… che non ci avresti aiutati e…-
Si interruppe. Spostò appena il viso e la baciò.
Un bacio dolce, nonostante la lacrima salata che gli bagnava ancora le
labbra. Dolce, nonostante l’amarezza che nascondeva nel cuore la ragazza,
sapendo che era l’ultimo. Dolce, anche se Kei sapeva di essere stato uno sciocco
a pensare di poter fermare Boris definitivamente. Dolce.
L’ultimo.
Kei le afferrò il polso e le spostò il braccio dietro la propria schiena,
mentre tratteneva la lingua di Eris con la propria. Premette appena sul dorso
della sua mano, che stringeva ancora il pugnale, e si conficcò lama nella
schiena, finché la punta non gli raggiunse il cuore.
Eris lo sentì dissolversi lentamente. Chiuse gli occhi, incapace di fare
altro, e si lasciò cadere in avanti.
Se oltre ai tre vampiri e a Eris ci fosse stato qualcun altro, questi avrebbe
visto aggiungersi una quarta bara alle tre già presenti in fondo alla stanza. Ma
non c’era nessuno.
Il libro e il pugnale levitarono così indisturbati fuori dalla stanza,
arrivando in biblioteca e andandosi a depositare sul ripiano più alto dello
scaffale più in fondo.
I nomi di Kei Hiwatari e di Yuri Ivanov scomparvero dai registri del college
e dai ricordi degli studenti e di chiunque li avesse conosciuti.
Il nome e il ricordo di Eris Evans invece rimasero. Anche lei fu aggiunta
alle liste dei giovani scomparsi in circostanze misteriose e non chiarite, e il
college fu costretto a chiudere.
Quell’inverno nevicò ininterrottamente fino al 12 gennaio.
Mosca, 2022.
Katrina si rivolse nuovamente alla madre:
- Venus, per favore… qui è dove è sparita la zia. Non voglio venire con te là
dentro!-
La donna impostò la retromarcia e parcheggiò l’automobile per metà sul
marciapiede coperto di neve:
- Sei proprio come Eris. Che vuoi che succeda? Non esistono i vampiri,
sciocchina!-
- Ho sedici anni, non sono una bambina. E poi detto da te non suona affatto
vero… sei una scrittrice di questo genere di storie… ma comunque questo posto
non mi piace-. Fissò fuori dal finestrino: un tempo, al posto del cumulo di
rovine innevate circondate da un enorme cortile in quel momento bianco, sorgeva
il college dove sua madre e sua zia avevano studiato. La prestigiosa Huznestov
Akademy, un tempo monastero e prima ancora castello del conte Boris Huznestov,
dopo la scomparsa di Eris Evans, sedici anni prima, era stato abbandonato e in
breve si era ridotto a un mucchio di detriti. Solo l’antica biblioteca,
l’ingresso a alcune stanze erano rimaste in piedi.
- Katrina, vuoi scendere o no dalla macchina? Guarda che ti lascio qui da
sola!-
La ragazza sbuffò: anche questa volta sua madre se l’era trascinata dietro
per una ricerca ai fini dell’ideazione di un nuovo libro horror. Scese sul
marciapiede e si sbatté la portiera alle spalle. Raggiunse Venus Evans davanti a
quello che un tempo era l’ingresso del college. La seguì sul retro e rimase
paralizzata nel vedere ciò che sorgeva dietro la misteriosa Huznestov
Akademy:
- Un cimitero…-. Camminò tra le lapidi leggendone i nomi: Irina Kirilenko e
Vladimir Huznestov; Vladimir Vorkoff, "primo direttore del monastero"; Ivan
Pavlov; un certo Sergej, il cui cognome era illeggibile; Marja Ivanova; Anne
Hiwatari; Hélèna Vajdisova; e numerose altre lapidi i cui nomi erano
incomprensibili, scrostati o interamente coperti dalla neve. Si voltò di
scatto:
- Ven…-
Si guardò intorno, ma non vide nessuno. Cominciò a chiamare la madre ad alta
voce, ma non le giunse alcuna risposta. Rimase immobile, ascoltando il fruscio
del vento gelido che le si insinuava nel colletto del cappotto pesante,
facendola rabbrividire. Una raffica più forte la convinse a correre all’interno
di ciò che rimaneva del college.
Attraversò rapidamente l’entrata polverosa e si trovò davanti a un’enorme
porta in legno massiccio. In alto vi era una targhetta di ottone con incisa la
parola "biblioteca" in antico cirillico. Spinse un’anta della porta, che si aprì
cigolando, con fatica.
La ragazza attraversò i corridoi delimitati dagli alti scaffali. Camminò fino
alla parete in fondo e si fermò davanti all’enorme scaffale che le torreggiava
di fronte. C’era una scala appoggiata al centro. Quasi senza rendersene conto,
vi salì, in barba alle sue vertigini, raggiungendo con la mano tesa il ripiano
più alto.
All’improvviso sentì un rumore, come un tuono. Sobbalzò e perse l’equilibrio.
Afferrò un libro alla sua destra che sporgeva un poco, nel vano tentativo di
rimanere sulla scala. Cadde con un tonfo, ma strinse i denti e non urlò
all’impatto con il suolo. Si trovò a terra, con il libro in mano. Non si accorse
della scatoletta nera caduta poco distante. Si alzò a fatica, raggiungendo un
vecchio tavolo tarlato e sedendosi sulla sedia davanti ad esso. Aprì il libro,
lo sfogliò, lo voltò. La pelle rossa che lo ricopriva era molto consumata e le
pagine fragili erano ingiallite dal tempo. Cercò una qualsiasi data. La trovò:
2006.
Perplessa sulla vera età del libro, ne lesse i brani iniziali ad alta voce,
senza accorgersene. Si fermò poco dopo: " dal sangue d’argento…".
Sbatté le palpebre, scettica, e richiuse il volume. Sospirò, chiedendosi
quando sua madre sarebbe passata di lì. Perché era impossibile che sua madre non
si interessasse di una biblioteca così…
Sentì un fruscio alle sue spalle. Si voltò, ma non vide nessuno. Alzò le
spalle e tornò a fissare assente davanti a sé. Non si accorse del secondo
fruscio, questa volta più vicino.
Da dietro, un braccio si strinse attorno al suo collo. Prima che potesse dire
o fare qualsiasi cosa, sentì qualcosa di gelido alla gola. Poi vide tutto nero:
infine, scivolò a terra. Morta.
Dietro la sedia sulla quale poco prima era seduta la ragazza bionda, un
giovane dai capelli viola si passò lentamente la lingua sulle labbra diafane. Si
voltò e fece scorrere gli occhi verde smeraldo sui ragazzi accanto alla scala,
poi si soffermò sulla castanetta poco distante:
- Che c’è?-
Lei alzò lo sguardo e sostenne lo sguardo di Boris Huznestov:
- Sei disgustoso-
Il vampiro rise:
- E tu sei proprio come Hiwatari. Ma prima o poi ti accorgerai che anche tu
dovrai imparare a fare ciò che faccio io… non è difficile, sai?-
Mentre si chinava sul corpo esanime di Katrina, il giovane che stava accanto
alla castanetta le appoggiò una mano sulla spalla per farle sentire tutto il
proprio appoggio. Lei intrecciò le dita con le sue: - Kei…-
Il terzo ragazzo, Yuri Ivanov, strinse le labbra, ma non disse nulla.
Huznestov si rialzò poco dopo e si voltò sorridendo verso la giovane dai lunghi
capelli castani, asciugandosi con il dorso della mani un rivoletto di sangue che
gli scendeva dall’angolo sinistro della bocca:
- Benvenuta nel mondo dei vampiri, Eris Evans-
= THE END =
*laura si sdraia sul divano con 1 tazza di cappuccino* ecco, finito di
postare... ^O^
=_____=''' potevi anche farne a meno... ndboris
*O* per ora questa è l'unica delle mie fanfic che si possa considerare
conclusa...
ed è proprio quel "per ora... " che mi preoccupa... =______=''''' ndboris
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