I'm in love with you

di the_rest_of_me
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Time's necklace ***
Capitolo 2: *** Doubts from the past ***
Capitolo 3: *** My safety ***
Capitolo 4: *** New friend ***
Capitolo 5: *** Morning story ***
Capitolo 6: *** Come back to home... ***
Capitolo 7: *** Maybe I should not say it ***
Capitolo 8: *** The truth... ***
Capitolo 9: *** My identity ***
Capitolo 10: *** My fear... ***
Capitolo 11: *** Revelations ***
Capitolo 12: *** The shelter ***
Capitolo 13: *** Head or heart? ***
Capitolo 14: *** There's something strange! ***
Capitolo 15: *** All night long ***
Capitolo 16: *** My sad story ***
Capitolo 17: *** Small thing... ***
Capitolo 18: *** We will discover its secrets ***
Capitolo 19: *** I want you safe ***
Capitolo 20: *** The game is not a good idea! ***
Capitolo 21: *** Our first night: you're beautiful and my brain is on holiday! ***
Capitolo 22: *** Idiot!! ***
Capitolo 23: *** My blood is your life... ***
Capitolo 24: *** True friends... ***
Capitolo 25: *** Reactions ***
Capitolo 26: *** I go to get my life! ***
Capitolo 27: *** To be continued... ***



Capitolo 1
*** Time's necklace ***


Quando riaprii gli occhi mi accorsi immediatamente che qualcosa non andava.
Quella non era la mia stanza. Quello non era il mio letto e, di certo, quei pantaloni di lino non erano le mie mutandine. Non sapevo dove mi trovassi. Ciò che sapevo era che quel posto non mi sembrava per niente al passo coi tempi. L’enorme letto stava di fronte all’altrettanto enorme porta di legno massiccio. L’armadio era in legno di quercia come lo scrittoio posto accanto allo specchio.
Lo specchio mi colpì. Era posto in modo da riflettere l’intera stanza, compreso il letto dal quale non mi ero ancora alzata. Guardando la scena da un’altra prospettiva, da quella dello specchio, riuscii a vedere cosa c’era che mancava. Anzi, notai quello che era enormemente presente: i candelabri. C’erano candelabri ovunque ed erano pieni di candele. Candele mai accese prima. Da lì il passo per capire cosa mancasse veramente non fu molto lungo. In qualsiasi casa del XXI secolo, anche la più povera, c’era un po’ di tecnologia. Una tv. Uno stereo. Una lampadina. Ma lì non c’era nemmeno l’interruttore. Mi alzai e mi avvicinai alla finestra. Vedevo un giardino. Era immenso ed estremamente curato. Ma anche lì l’assenza della tecnologia e della modernità a cui era abituata mi fece rabbrividire. Ripensai a cosa potesse essermi successo. Non era possibile che tutto ciò che conoscevo fosse sparito. Uno scherzo o una festa in maschera sarebbero stati più plausibili. Purtroppo, però, non ero sicura che per organizzare una festa qualcuno sarebbe stato in grado di arredare un intero paese a tema. Anzi sarebbe meglio dire che nessuno sarebbe riuscito a “disarredare” tutto il paese. Togliere ogni cosa: lampioni, cartelli stradali, catarifrangenti…
Mi avvicinai allo scrittoio alla ricerca di un qualsiasi dettaglio che mi dicesse dove fossi e perché? Non mi aspettavo certo di trovare un foglietto illustrativo, però non trovare assolutamente nulla mi lasciò infastidita, anzi no, molto di più. Ero arrabbiata, infuriata e incapace di collegare i pensieri.
Sapevo di essere nata nel 1989. Sapevo di essere Americana. Sapevo di essere orfana da quando avevo 16 anni.
Questo mi portò a riflettere su cosa avessi fatto nella vita. Non ero certo stata una ragazza mansueta, se così si può definire una ragazza, dopo la perdita dei miei genitori. Ero nata ad Edison.
Mio padre era un professore di storia appassionato di manufatti antichi nonché ricercatore di beni preziosi ed inestimabili da conservare nel suo museo personale. Amava tutto ciò che era più vecchio di lui di almeno 100 anni e adorava immaginare quale storia potesse esserci dietro ogni singolo oggetto che aveva trovato, sia che si trattasse di una meravigliosa spada saracena del V secolo a.C. che se si trattasse di un fermacapelli risalente al periodo barocco. Non sempre, però, le storie che credeva potessero celarsi dietro un oggetto avevano delle basi razionali. Lui credeva in tutto ciò che non poteva essere dimostrato. Dio. Il nulla che genera materia. Il sole che implode, non ho ancora capito se può farlo davvero oppure no; forse è uno di quei dubbi che si portano fino alla morte. Credeva poi in ogni genere di essere o mostro o animale fantastico e soprannaturale.
Draghi.
Fate.
Folletti.
Elfi.
Babbo Natale.
Maghi.
Streghe.
Vampiri.
Licantropi.
Tutto ciò che non appartiene alla ragione secondo mio padre era realmente presente nel mondo. Diceva sempre “l’uomo intelligente non è colui che sa allontanare da sé le favole, ma colui che in esse scorge la verità”.
Mia madre, invece, odiava tutto ciò che non potesse essere spiegato razionalmente. Era una scienziata. Si era laureata con il massimo dei voti. Tutto ciò che faceva lo faceva considerando ogni possibilità e vagliando le alternative. Ragionava fino allo sfinimento.
Non capii mai come due persone così diverse potessero amarsi così come si amavano loro. Il loro amore era cieco ed incondizionato. Ma l’amore che si scambiavano non faceva altro che accrescere quello che offrivano a me. Fu un duro colpo quando morirono. E il passare da una famiglia all’altra non mi fu d’aiuto. Fui affidata a diverse famiglie. Nessuno riusciva a badare a me per più di un mese, due al massimo. Non accettavo regole. Non ero mai stata una ragazza ribelle, ma cazzo i miei genitori erano morti e loro venivano con quei gran sorrisi porgendomi la mano ed esordendo: “Ciao cara! Saremo una vera famiglia!” “Io non avrò mai più una famiglia, la mia famiglia è morta.” Ecco la risposta che avrei voluto dare ogni volta, ma mi limitavo a dire “Dov’è la mia stanza?”. Dopo di che entrava in scena la ragazza ribelle. Quella che andava male a scuola, non perché non studiassi, anzi ero sempre sui libri e se non studiavo facevo qualche fantastica ricerca super approfondita su un qualsiasi argomento, ma a scuola non mi applicavo. Avevo altro da fare, come importunare i compagni o disegnare alieni. Andavo ad ogni festa nel raggio di 20 chilometri. E bevevo. Molto. Moltissimo. Almeno molto più di quanto possa reggere un corpo. I trasferimenti dovuti ai cambi di famiglia continuarono fino a quando non compii 18 anni. Allora potei occuparmi di me stessa. Quell’anno ero a Fairfax. Comunque la casa di Edison, quella dei miei genitori, continuava ad essere mia. Non la usavo, ma mi apparteneva di diritto. Avevo deciso di lasciarvi tutti gli oggetti che avevano caratterizzato la mia vita in quella casa e tutti gli oggetti che erano appartenuti ai miei genitori: ricerche scientifiche, libri di storia, microscopi, bauli rinascimentali, provette, manoscritti…
Rinsavii dai miei pensieri quando sentii un rumore. Ne fui terrorizzata. Non capivo cosa potesse essere stato. Solo quando lo sentii nuovamente capii che qualcuno stava bussando alla porta.
“Avanti!”.
La porta si aprii e potei vedere una ragazza. Se ne stava sulla soglia senza alcuna voglia di entrare.
“Vi siete svegliata signorina! Come vi sentite?”
Mi alzai, lei non era nemmeno entrata mi sembrava il minimo.
“Bene, grazie! Da quanto dormivo?”
“tre giorni!”
“Oddio… Ma è un’eternità! Perché cazzo non mi sono svegliata prima??”
La ragazza ebbe un sussulto e le sue guance, scure per natura, persero un po’ di colore. Sembrava sconcertata dal mio linguaggio e da… me! Forse avrei dovuto chiedere dove fossi e in che anno.
“Scusi in che anno siamo?”
“Signorina, siamo nel 1864. E dovreste parlarmi con un po’ più di rispetto!”
Più rispetto?? Che dovevo fare? Darle del voi?? Era ridicolo… Ma… oh mio Dio!! Aveva detto MILLEOTTOCENTOSESSANTAQUATTRO?? Non era possibile.
“Scusi, cioè scusate! Che città è questa?”
“Siamo a Mystic Falls!”
Solo allora ricordai…

Flashback
“Mike, oggi non verrò al Bowling! E non credo che riuscirò a venire domani”
“Cosa?? E perché…? Hai un appuntamento??”
“Si, certo! No… ho deciso di andare ad Edison! La casa è chiusa da più di quattro anni! E… mi sento terribilmente in colpa…! E comunque, penso di passare lì qualche giorno”
Mike si avvicinò e mi baciò. Fu uno dei suoi baci passionali che mi facevano capire che lui, per me, ci sarebbe sempre stato.
“Grazie…”
“Vuoi che venga con te?”
“NO!” sorrisi “Cioè, no grazie! È una cosa che devo fare da sola! Credo che avrei dovuto farlo molto tempo fa”
Quel giorno viaggiai ininterrottamente. Quando giunsi nella città dove ero nata la trovai esattamente come l’avevo lasciata.
Arrivata in casa notai solo la polvere. Era come se il mio cervello non volesse cogliere altro. Mi sforzai di osservare e notai, allora, ogni più futile dettaglio. Tutte le foto di famiglia lì dove loro le avevano lasciate. I mobili, però, erano tutti coperti. Li scoprii. Mi sedetti sul nostro divano e cominciai a piangere. Piansi come non avevo ancora fatto. Piansi come non avrei dovuto fare dopo quattro anni, ma come non avevo fatto subito. Solo quattro ore più tardi iniziai a pulire casa. Finii alle tre di notte e mi addormentai nel grande letto dei miei genitori. Potrà sembrare una cosa stupida ma li sentii vicini come non mi accadeva da tanto tempo. Il mattino dopo mi alzai di buon’ora e inizia a rovistare tra le cianfrusaglie di papà. Trovai allora quel baule. Era chiuso con un lucchetto ma vi erano incise delle parole. Sembrava una specie di indovinello che mi avrebbe condotto alla chiave. Ne fui incuriosita. Perché mai mio padre avrebbe dovuto chiudere un baule con un lucchetto e nasconderne la chiave? Cosa c’era di così misterioso da non poter essere trovato? Lessi la frase centinaia di volte: “Sarò sempre con te. Anche se tu non mi vedrai”. Trascorsi due ore a rigirarmi quel catenaccio tra le mani, finché non notai un graffio nel baule. Sembrava, in realtà, un taglio. Lo osservai e non era un taglio, o un graffio. Era una specie di strano pulsante.
Premetti. Non successe nulla.
Cercai di aprirlo con le unghie. Nulla.
Ad un certo punto spostai il polso, che ancora reggeva il catenaccio, per poter ottenere una visuale migliore. Non volendolo feci ruotare il perno del catenaccio e temetti di averlo rotto. Mentre io mi preoccupavo di aver rotto un oggetto appartenuto a mio padre il cassettino si aprì. Conteneva la chiave. La presi ed aprii il baule.
Fu una delusione. Conteneva un grosso libro. Parecchi vecchi diari. Una collana. E altri oggetti non meglio identificati. Perché mai mio padre avrebbe dovuto nascondere tutto questo così bene. Ne fui incuriosita e cominciai a leggere.

http://www.youtube.com/watch?v=6_y5Q6PDqeI (Se vi va scoltate durante la lettura io sono stata ispirata)

I diari risalivano al 1864. Appartenevano a diverse persone. Quattro erano di un certo Fell. Uno, e non tutto scritto, era dello sceriffo Forbs. Due erano di George Lockwood, che da quello che lessi doveva essere più giovane degli altri. Due erano di un certo Giuseppe Salvatore e uno solo era di Jonathan Gilbert. Mi colpì il fatto che tutti parlassero di demoni, nei loro diari. Ognuno raccontava stralci della propria vita, della propria famiglia. Però, tutti indistintamente parlavano di vampiri. Era un dettaglio sconcertante. Li leggevo velocemente. Talvolta saltando qualche pagina. Dopo un paio d’ore notai che nel diario di Gilbert era nominato Giuseppe Salvatore e allora, solo allora, notai che tutti quei diari erano appartenuti a cittadini della stessa città. Una cittadini della Virginia: Mystic Falls. Non ne avevo mai sentito parlare. Ma in geografia non ero mai stata brava. Non appena ebbi finito di spulciare quei diari mi dedicai alla lettura del grosso libro. Sembrava, se possibile, più vecchio dei diari. Leggerlo mi appassionò.
Era una specie di romanzo.
Parlava di vichinghi trasferitisi in America per sfuggire alla peste. In America, però, il clan o il popolo, non ho capito bene come erano organizzati, si imbatté nei lupi mannari. Per difendersi una strega trasformò una famiglia in vampiri. La storia continuava seguendo le vicende dei protagonisti: Esther, Mikael, Niklaus, Kol, Finn, Elijah, Rebekah, Henrik. Ma le loro storie partivano dalla “preistoria” dell’America per arrivare nel 1490 circa in Inghilterra e intrecciare i loro destini, se non quelli di tutta la famiglia almeno quello di Klaus, il vero protagonista, con il destino di Katerina Petrova. La storia continuava concentrandosi proprio su Katerina, che nel 1864 era andata a Mystic Falls. Lì aveva conosciuto i fratelli Salvatore. E poi c’era l’epica storia d’amore tra i tre. Un bel triangolo. La storia comunque continuava fino al 2009 o 2010… c’erano sempre nuovi personaggi. Sembrava un libro senza fine.
Amori.
Guerre.
Dopelganger.
Ibridi.
Il ritorno di Klaus.
La maledizione del sole e della luna.
La maledizione di Klaus…

Fine flashback.

“Avete detto Mystic Falls?” dovevo inventare qualcosa. Cosa avrei dovuto dire? Chi ero? E dove stavo andando? Ero senza denaro e senza vestiti.
“Si, signorina! Vi aiuterò a prepararvi e poi scenderete a cena con i padroni di casa!”
“potri sapere chi è stato tanto gentile da soccorrermi?”
“I signori Salvatore vi hanno offerto riparo. Io vi ho trovata nel bosco. Eravate completamente nuda”
“Beh. Credo di essere stata aggredita. Ero in viaggio. Devono avermi tolto ogni cosa. Avevo con me tutti i miei abiti e molto denaro… adesso come farò?”
La ragazza non sembrò bersi la balla che le stavo rifilando. Ma che altro dovevo fare. Tuttavia, anche se non sembrava crederci, non sembrava nemmeno intenzionata a dirmelo. Si limitò a dire: “non preoccupatevi. I signori Salvatore saranno lieti di darvi una mano. Intanto, la signorina Pierce, un’altra ospite qui in questa casa, sarà lieta di offrirvi i suoi abiti. In segno di solidarietà.”
Ebbi un brivido sentendo quel nome. Pierce. Katerina era lì. La storia nel libro doveva essere vera. Mio padre aveva ragione esisteva tutto.
Vampiri.
Magia.
Streghe.
Streghe! Ecco perché quella ragazza mi guardava così. Come avevo fatto a non capirlo subito. Lei doveva essere Emily Bennet.
Mi aiutò a prepararmi. Mi mise un abito davvero scomodo. Non riuscivo a respirare dentro quel corsetto. Tuttavia dovevo ammettere che nessun vestito che avevo indossato fino a quel momento mi aveva mai reso giustizia come quello che indossavo in quel momento. Ero nata per vivere in quel secolo. Stavo da Dio. Ero veramente stupenda.
“Signorina siete pronta! Potete scendere! Vi presenterò ai signori Salvatore e alla signorina Pierce”
“Grazie Emily!”
Trattenne il respiro per un attimo. Dimenticavo che non si era ancora presentata. Beh, poco male. Tanto non mi diceva nulla.
Quando scendemmo trovammo due ragazzi seduti su un divano e di fronte a loro una ragazza. Lei era bellissima. Con i suoi capelli castani acconciati in quel modo e quel viso di cui si sarebbe innamorato il diavolo in persona. Uno dei due ragazzi, quello che sembrava più giovane, la osservava con interesse ed affetto. Aveva la mascella squadrata e gli occhi di un verde stupendo. Ma il mio sguardo fu catturato dal ragazzo che gli stava accanto.
I suoi capelli erano neri e facevano risaltare gli occhi profondi come l’oceano. Quello che mi colpì fu lo sguardo. Fissava Katherine con occhi innamorati. La guardava come se fosse lei a dargli la vita. Come se l’aria che respirava gli fosse concessa da lei. La adorava, quasi la venerava.
“Scusate. Signori. La signorina si è ripresa.”
Emily aveva parlato attirando la loro attenzione. Fu allora che si girarono tutti a guardarmi. Katherine fu la prima ad avvicinarsi. Avrei dovuto dire qualcosa ma ero come paralizzata.
“Beh! Finalmente vi siete ripresa. Temevamo vi fosse successo qualcosa! Ci avete fatto stare in pensiero!”
Arrossii. Non sapevo bene perché, ma sentivo addosso lo sguardo di tutti. E nonostante sapessi di essere nella stessa stanza con un vampiro l’unico pensiero che riuscivo a formulare era: Lui mi sta guardando.
“Scusate… io credo di aver avuto un grande shock! Quei banditi mi hanno privato di ogni cosa! Non era mia intenzioni farvi preoccupare. Anzi, vi ringrazio per tutto.”
Parlò allora il ragazzo dagli occhi verdi: “Allora è questo che vi è successo? Vi hanno attaccata dei banditi?”
Arrossi di nuovo… mannaggia a me e al mio rossore.
“Si! Io ero in viaggio. Hanno fermato la mia carrozza e mi hanno privata di ogni cosa…”
Prese quindi parola il magnifico ragazzo dagli occhi azzurri e quando lo fece il mio cuore perse dei battiti.
“Non preoccupatevi. Vi daremo ciò di cui avete bisogno e vi offriremo ospitalità finché lo vorrete signorina..?”
Non mi ero ancora presentata… e adesso? Optai per la verità. In realtà non optai per un bel niente. Non capivo nulla con quello sguardo puntato addosso.
“Liza… Liza Allen.”
Mi prese la mano e la baciò.
“Piacere! Damon Salvatore”
Feci una specie di inchino. Un qualcosa di sconcio e di certo poco elegante.
Allora era lui Damon Salvatore. Adesso capivo il suo sguardo innamorato.

Pov Katherine
“Scusate. Signori. La signorina si è ripresa.”
Alzai lo sguardo ed incrociai il suo. Era davvero bella con il mio abito addosso. Stava guardando Damon e sembrava rapita. Bene. Non mi sarei dovuta preoccupare. Stefan sarebbe stato mio. A qualunque costo. Mi avvicinai a lei.
“Beh! Finalmente vi siete ripresa. Temevamo vi fosse successo qualcosa! Ci avete fatto stare in pensiero!”
Arrossì. Il cuore aveva accelerato i battiti. Potevo sentirlo volare. Non mi preoccupai più di quello che diceva. Ero troppo occupata a cercare di trattenere i miei canini al loro posto.

Pov Stefan
“Scusate… io credo di aver avuto un grande shock! Quei banditi mi hanno privato di ogni cosa!Non era mia intenzioni farvi preoccupare. Anzi, vi ringrazio per tutto.”
Oh mio Dio! Lei era bellissima. Non avevo mai visto una bellezza così. Quei capelli neri che incorniciavano il viso diafano. E i suoi occhi così verdi. Ma non erano solo verdi. Erano gialli. Ghiaccio. Contenevano ogni colore. Vivevano. Brillavano. Lei brillava. Splendeva e il mio cuore galoppava. Galoppava per lei e verso di lei. Credetti di amarla solo dopo un attimo. Credetti che l’avrei amata sempre già dopo un solo attimo.
“Allora è questo che vi è successo? Vi hanno attaccata dei banditi?”
Arrossì di nuovo. Chissà perché lo faceva.

Pov Damon
“Si! Io ero in viaggio. Hanno fermato la mia carrozza e mi hanno privata di ogni cosa…”
Parlava come se fosse impacciata. Katherine non avrebbe mai parlato così. Katherine era molto più spigliata e bella. Certo non era una brutta ragazza, ma nulla in confronto alla donna che amavo.
“Non preoccupatevi. Vi daremo ciò di cui avete bisogno e vi offriremo ospitalità finché lo vorrete signorina..?”
Stavo per dire la solita frase di cortesia, ma non potei terminarla. Non si era nemmeno presentata. Ma chi diavolo pensava di essere?
“Liza… Liza Allen.”
Ok non mi porge nemmeno la mano. Cosa vuole che faccia. Gliela afferrai e le feci il baciamano. Un galantuomo lo è sempre.
“Piacere! Damon Salvatore”
Mi sorrise. Aveva un sorriso stupendo, però. Le comparivano due fossette e i suoi occhi si illuminavano di felicità, anche se in fondo se si guardava bene sembrava molto triste.
“Stefan Salvatore!”
Mio fratello le si avvicinò e le fece il baciamano. Anche stavolta lei si inchinò. Ma non distolse mai lo sguardo da me. Non mi sciolse mai dal suo. Se non quando parlò Katherine.
“io sono Katherine Pierce!”
“Signorina Katherine vi ringrazio moltissimo. Davvero!” non sembrava avesse capito che eravamo stati io e mio fratello ad offrirle ospitalità e non Katherine. Certo se lei ce lo avesse chiesto non l’avremmo mai fatto. Però, lei non lo sapeva.
“Grazie anche dell’abito. Ve ne sono grata!”
Katherine sorrise. Eccolo lì il sorriso che tanto amavo.
“Non preoccupatevi. Avrete modo di sdebitarvi!”
Liza sorrise “Oh, ne sono sicura!” mentre lo diceva si portò una mano alla gola. Sgranò gli occhi terrorizzata e guardò Emily.
“Dov’è la mia collana?”

Angolo autrice: spero di avervi incuriosito con questo capitolo… è una storia un po’ strana è nata quasi per sbaglio, ma spero piaccia a qualcuno… recensite e fatemi sapere… se vi va!!! ^_^
Comunque so di non essere una scrittrice eccezionale… apprezzerete lo sforzo?? Lo spero davvero! XD



Disclaimer: i personaggi e gli ambienti di The vampire diaries non mi appartengono, a parte Liza che è mia, interamente, e più avanti un suo amico *grin*

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Capitolo 2
*** Doubts from the past ***


Doubts from the past
 
Pov Katherine
“Grazie anche dell’abito. Ve ne sono grata!”
Sorrise come se mi volesse diventare amica. Credetti che forse un piccolo contributo poteva darlo anche lei. Le vene che potevano offrirsi ad un vampiro non erano mai troppe.
“Non preoccupatevi. Avrete modo di sdebitarvi!”
Comparve sul suo volto un’espressione che non seppi decifrare.
Si portò una mano alla gola. Come se sapesse. Come se fosse consapevole di ciò che ero. Forse era perché lei sapeva che Emily era stata così diffidente nei suoi confronti. Magari, nonostante non approvasse ciò che facevo, Emily si era affezionata e voleva proteggermi. Dopotutto non sarebbe stata la prima.
Però, se lei sapeva cos’ero forse era stata mandata da qualcuno.
Magari Klaus aveva scoperto che avevo deciso di vivere a Mystic Falls per un po’.
Forse.. oddio se era arrivato a scoprire dove mi trovassi non ci avrebbe messo molto a venire e ad uccidermi…
Forse aveva mandato Liza solo per essere certo di ciò che aveva scoperto…
Oppure, voleva torturarmi lentamente facendomi impazzire. Voleva farmi credere che prima o poi sarebbe arrivato e quando avrei abbassato la guardia avrebbe attaccato.
In quel momento notai un altro cambiamento d’umore sul volto di Liza. I suoi occhi parlavano e si poteva scorgere ogni emozione. In quel momento vi era terrore. Ma, se era stata mandata da Klaus perché mi temeva?
Si voltò verso Emily…
“Dov’è la mia collana?”
La sua collana? Era così terrorizzata perché aveva perso una collana… beh! Non poteva essere stata mandata da Klaus. Era decisamente un’umana e per giunta un’incallita materialista.
 
Pov Stefan
 
Liza era terrorizzata. Quella collana doveva essere molto importante per lei e se avessi saputo dove trovare i banditi che gliel’avevano presa sarei andato a riprenderla.
“signorina Allen, Emily vi ha trovata nel bosco senza nemmeno un indumento indosso. Secondo voi, vi hanno tolto tutto e vi avrebbero lasciato una collana?”
Damon aveva detto quello che stavo pensando anch’io, ma il suo tono sembrava infastidito come se quella ragazza non fosse abbastanza intelligente per comprendere da sola ciò che era accaduto alla sua collana.
Liza, però, non fu intimorita o infastidita dalle parole di mio fratello. Sembrò, invece, che queste gli avessero dato la risposta che cercava. Si voltò verso Emily.
“Emily siete stata voi a trovarmi?”
Emily sembrava a disagio. Come se quella domanda fosse di difficile comprensione.
“Si, signorina!”
Liza sembrava sempre più decisa. Fece un passo in direzione di Emily e la guardò con uno sguardo che mi fece venire la pelle d’oca. Sembrava volesse ucciderla o comunque che volesse farle del male. Molto male.
“Beh, signorina Emily. Vicino a me non c’era, per caso, una collana, vero? Perché io sono sicura che c’era! Io avevo la collana con me!”
Emily indietreggiò. Abbassò lo sguardo e iniziò a sudare freddo.
Katherine guardava la scena in silenzio. Sembrava non essere tra noi. Come se i suoi pensieri fossero occupati da qualcosa di molto più importante. Non me ne preoccupai più di tanto.
 
Pov Damon
 
Quella ragazza mi stava davvero dando sui nervi. Chi credeva di essere per poter trattare Emily così? Chi credeva di essere per poter trattare chiunque così?
Noi le avevamo offerto ospitalità.
Emily l’aveva trovata e si era occupata di lei per tre giorni.
Cosa le dava il diritto di rivolgersi così a colei che l’aveva salvata?
Quando notai che Emily era in serie difficoltà non potetti più resistere:
“Scusate signorina Allen, ma Emily vi ha trovata e ha permesso che voi aveste un tetto sulla testa. Davvero pensate che se avesse trovato una collana vicino a voi non ve l’avrebbe data?”
Mi guardò come se la mia domanda, che voleva essere una domanda retorica, in realtà rispecchiasse la realtà. La pura e semplice realtà. Ma non era possibile. Emily era la persona più gentile ed affabile che io avessi mai conosciuto, dopo Katherine, ovviamente.
“Signor Salvatore, preferirei che mi chiamaste Liza… E, solo per essere precisi, non sto accusando Emily di nulla. Anzi, le sono immensamente grata per avermi trovata. Tuttavia, sono certa di ciò che dico. Avevo con me la collana dopo essere stata attaccata. I banditi mi hanno lasciata nel bosco con solo la collana al collo, quasi a volermi offendere ulteriormente. Come se volessero dirmi –ti abbiamo tolto tutto, ma non questa collana, che per sempre vi ricorderà di essere stata derubata- perciò, scusate se ho chiesto, ma quella collana è di vitale importanza per me!”
Vitale importanza. Come se un oggetto così banale, come un gioiello, potesse essere vitale.
“Non credo di capire come possa una collana essere vitale…”
Liza si voltò verso Katherine con un sorriso da furba. Lo stesso che lei usava quando mi proponeva un giochetto, come ad esempio nasconderci nel bosco dietro la tenuta per non essere visti e per avere un po’ di privacy, così da poter dar libero sfogo ai nostri sentimenti.
Notai che aveva la stessa luce negli occhi che caratterizzava quelli di Katherine. Avevano lo stesso sguardo, ma i loro occhi erano così diversi.
Il nocciola di Katherine era cristallino per me. Potevo scorgervi tutto l’amore che lei provava per me. Tra di noi non c’erano segreti. Sapevo ogni cosa. Sapevo la sofferenza che aveva provato quando aveva perso i suoi genitori nell’incendio della loro abitazione ad Atlanta. Sapevo che odiava la vista del sangue. Sapevo ogni più piccolo dettaglio di lei. Conoscevo a memoria la linea del suo volto. Sapevo come i suoi capelli le ricadevano sulle spalle.
Gli occhi di Liza, invece, mi erano estranei. Tuttavia erano per me come una calamita. Non riuscivo a smettere di guardarli. Non riuscivo a smettere di domandarmi cosa la tormentasse. Cosa le era successo per lasciare nei suoi occhi tanta sofferenza? E perché non la faceva venir fuori?
Mi persi nella contemplazione della sua espressione: timorosa, incerta, decisa, sicura, impaziente, determinata!
“Signorina Katherine. Potreste togliervi quella collana?”
Katherine sussultò. Istintivamente portò la mano sul ciondolo. Era un lapislazzuli. Mi aveva raccontato la storia di quel ciondolo subito dopo aver fatto l’amore per la prima volta.
 
Flashback
 
“Katherine, siete bellissima!”
Si era limitata a sorridere, come se fosse una cosa scontata. Adoravo quella sua sicurezza. La amavo anche per quello.
“Questa collana non la togliete mai!”
Non intendevo porgerle una domanda. Era solo una constatazione. Da quando era arrivata non l’aveva tolta nemmeno per un secondo.
“è un dono?” solo allora mi guardò con interesse
“Siete geloso, signor Salvatore?”
Ero in imbarazzo. Erano così chiari i miei sentimenti per lei? Lei sapeva cosa provassi per lei?
“Oh no! Io sono sicuro di me stesso. Ero solo curioso!”
Mi misi sopra di lei, attento a non gravare con il mio peso sul suo corpo.
“Ma, comunque, credo che ci sia qualcosa di più piacevole da fare!”
La baciai con passione. Come se fosse l’ultimo bacio che avrei potuto darle. Si staccò dopo qualche minuto.
“Mi fu regalata da mio padre. Non me ne separo mai. Per me è di vitale importanza!”
 
Fine Flashback
 
Adesso avevo capito perché Liza si era avvicinata a Katherine. Ma, non riuscivo a capire come facesse a saperlo. Quello che sapevo era che Katherine la guardava nello stesso modo in cui lei aveva guardato Emily poco prima.
Avevano molto in comune, per essendo così diverse.
 
Pov Katherine
 
“Signorina Katherine. Potreste togliervi quella collana?”
Sussultai. Ero così presa dai miei pensieri su Klaus che non avevo seguito ciò che avveniva nella stanza. Ma, soprattutto, non capivo il motivo di quella richiesta.
“Scusate? Non capisco la vostra richiesta!”
Sorrise. Perché sorrideva? Perché doveva essere così enigmatica? Non poteva semplicemente dire quello che pensava a tutti?
“beh, vorrei dimostrare una cosa al signor Salvatore. Potreste togliervi la collana?”
Guardai Damon. Sembrava mi stesse implorando di fare ciò che questa ragazza mi stava chiedendo. Anche se infondo sapeva che non l‘avrei fatto.
Lo avrei anche accontentato, se il sole fosse già tramontato, ma ne sentivo gli ultimi raggi che filtravano dalla finestra e mi scaldavano la schiena. Se avessi tolto la collana sarei bruciata lì. Davanti a loro. Ma soprattutto avrei sofferto.
“Non posso. Per me, questa collana, è di vitale importanza!”
Damon perse un battito di cuore. Guardò Liza come a volersi scusare.
Lei non gliene diede il tempo. Si voltò verso Emily e le chiese di portarla nel luogo esatto in cui l’aveva trovata. Emily la guardò con aria di sfida. Non sembrava volerla attaccare, ma non voleva nemmeno diventarle amica. Non riuscivo a capire perché Emily si stesse comportando in quel modo.
      Quella ragazza mi sembrava un’umana. Il ruolo di Emily era quello di proteggerli. Allora perché la guardava così? Perché non l’aiutava a trovare quella collana? Perché non le diceva dove l’aveva trovata? Cosa c’era che non mi stava dicendo?
Decisi che me ne sarei occupata più tardi. In quel momento la priorità era Stefan e i suoi occhi che erano catturati da Liza. Sembrava ammaliato da quella ragazza bionda con gli occhi dalle mille tonalità. Non potevo accettarlo. Dovevo farla allontanare. Dovevo riprendermi Stefan. Lui era innamorato di me. Doveva solo dirmelo. Ma, l’arrivo di quella ragazza avrebbe potuto cambiare tutto. Non potevo permettermi di perdere l’unico uomo di cui mi fossi mai veramente innamorata. Presto lo avrei trasformato insieme a suo fratello e insieme avremmo vissuto un’eternità felice. Sorrisi a quel pensiero.
“Ma, signorina Allen, nessuno esce con il buio. Non vorrete andare a cercare la vostra collana in questo momento! Non la trovereste.”
Emily stava cercando di dissuaderla dal suo proposito.
“Emily” mi intromisi. Sapevo come allontanare Liza da casa Salvatore e come rimanere sola con il mio Stefan. “non dovresti essere così dura con la nostra ospite. Vuole soltanto andare a cercare ciò che le appartiene e, anche se ti preoccupi per tutti, non correrà alcun pericolo. Il signor Salvatore” e indicai Damon “sarà lieto di aiutare la signorina Allen nella sua ricerca, portandola nel luogo in cui lo hai condotto tu!”.
 
Pov Liza
 
Katherine mi stava aiutando? Voleva che io trovassi la mia collana? No! Sapevo per certo che tutto ciò che Katherine faceva era dettato dall’amore per se stessa e dall’autoconservazione. Avrebbe venduto l’anima al diavolo se significava stare lontana da Klaus e dalla sua vendetta.
Doveva avere un progetto, ma non sapevo come fare a scoprirlo. Decisi che non me ne sarei preoccupata. Qualsiasi fosse il motivo mi stava aiutando ad ottenere ciò che volevo: andare a cercare la mia preziosissima collana. Anche se ero quasi certa che l’avesse presa Emily. Ero vestita con abiti non proprio al passo con i tempi quando mi aveva trovata. Magari si era spaventata e aveva pensato che io fossi chissà quale mostro o essere mitologico. Notando la collana l’aveva presa. Però, perché non me la restituiva. A lei non serviva a me sì.
Guardai Damon con gli occhi pieni di riconoscenza, a quanto pareva mi aveva condotta lui a casa, e di speranza, se anche non avessi trovato la collana avrei potuto trascorrere del tempo con lui e i suoi stupendi occhi. Anche se avevo la sensazione di non essergli molto simpatica.
“Beh! Credo di dovervi ringraziare. A quanto pare siete stato voi a condurmi qui.”
“Una damigella in difficoltà. Non potevo fingere indifferenza!”
Sorrisi. Era così dannatamente sexy. Ma non se ne rendeva conto. Se non avessi dovuto mantenere la facciata della brava ragazza educata nel 1864 gli sarei saltata addosso. Era un reato mandare in giro un ragazzo simile e non permettere a nessuno di toccarlo.
“beh, mi accompagnereste?”.
Guardò Katherine, come se non volesse ferire i suoi sentimenti. Come se volesse il suo permesso. Era ridicolo. Lei non lo amava. Lui, però, non lo sapeva.
“Certo!”
Fu l’unica cosa che disse e non riuscii a capire se lo faceva perché si sentiva obbligato o perché era troppo uomo per lasciarmi andare da sola.
 
Pov Damon
Se avessi potuto l’avrei lasciata andare da sola e io sarei andato in camera di Katherine. Avevo così tanta voglia di baciarla che non potevo più resistere. Sentivo le labbra bruciare desiderando le sue.
Guardai Liza. Osservandola meglio potei notare la bellezza del suo profilo. Mentre osservavo come la luce del sole le illuminasse il naso e le labbra, facendone risaltare il rosso in contrasto con la pelle diafana, si girò e mi sorrise.
“Raccontatemi qualcosa di questa città! Vi va?”
Voleva sapere qualcosa sulla città? Bene! L’avrei accontentata. C’erano parecchie storie di aggressioni di animali nel repertorio. Ne sarebbe rimasta spaventata.
“è una città come tutte le altre. Abbiamo il bosco che la circonda. È stata fondata da poco, ma tutti si danno da fare per rendere questo posto ospitale ed autonomo. Tuttavia, non possiamo proprio affermare di essere la città più sicura in tutta la Virginia. Specialmente nell’ultimo mese ci sono stati frequenti attacchi animali. Sono state ritrovate ventisei persone morte. Tutte dissanguate. Sicuramente molte altre sono state trascinate all’interno del bosco dagli animali.”
Non allontanai mai lo sguardo dal suo volto. Ma non mi sembrò turbata da quello che le stavo dicendo. Forse era più coraggiosa di quanto mi aspettassi. Anche se il suo corpo esile suggeriva che fosse una persona fragile, da proteggere.
“Avete detto che tutte quelle persone sono state aggredite da un animale?”
Ero confuso cos’altro poteva ridurre un uomo in quello stato?
“Si! Cos’altro potrebbe essere stato?”
“Un vampiro!” lo disse come se fosse ovvio.
Scoppiai a ridere. Non era la prima volta che qualcuno sosteneva l’esistenza dei vampiri. Ma, era ridicolo. I vampiri non esistevano. Erano dei mostri inventati per spaventare i bambini e non  farli uscire quando calava la notte.
“I vampiri non esistono!”
 
Pov Liza
“I vampiri non esistono!”
Lo guardai cercando di capire se stesse mentendo. Ma mi sembrava sincero. Non sapeva ancora nulla di Katherine. Non conosceva la sua vera identità e, di certo, non gliel’avrei rivelata io. Non ero lì per sballare il futuro e combinare qualche casino. Volevo solo trovare la mia collana in quel momento.
“è molto lontano il luogo dove mi avete trovata?”
Ero impaziente. Anche se sapevo che non avrei trovato nulla. Volevo andare a controllare. Magari quando avevo perso i sensi ed ero caduta a terra la mia collana era caduta ed era ancora lì, da qualche parte. Solo una speranza.
“Siete stanca? Volete riposarvi?”
Lo guardai scettica “Oh, no! Sono molto impaziente! Vorrei riavere la mia collana. È molto importante per me!”
Sta volta era lui ad essere scettico “Scusate potrei sapere perché quella collana è così importante per voi?”
Oddio. E adesso cosa gli avrei detto? Dovevo inventare qualcosa di credibile e alla svelta.
 
Flashback
 
Quando finii di leggere il romanzo che avevo trovato nel baule rimasi senza fiato. Non aveva un vero e proprio finale. In realtà non era nemmeno un vero romanzo.
Non c’era una sola descrizione, né dei luoghi né delle persone.
Era più un elenco di nomi e date. Veniva riportato l’anno, la città e gli avvenimenti più importanti per i personaggi principali, se di personaggi si può parlare.
Su ogni personaggio, poi, c’era una digressione, o approfondimento che dir si voglia.
Ero rimasta spaesata. Chi aveva scritto quel romanzo, e per scritto intendo che aveva preso in mano una penna, e con penna parlo proprio di una penna d’oca, e aveva riempito quel librone di più di duemila pagine, non voleva dilettare. Anzi, leggendo ebbi la sensazione che lo scopo del libro fosse far conoscere la storia dettagliatamente. Tesi avvalorata dal fatto che non c’era suspense. I fatti erano narrati in ordine cronologico e quello che, normalmente, in un romanzo viene omesso per essere rivelato solo alla fine era lì. Prima ancora di sapere se fosse un dettaglio importante tu conoscevi la storia.
Alla fine del romanzo, però, c’era una pagina diversa. Non parlava di Klaus o di Katherine. Non era riguardante i vampiri. Era solo una lettera.
 
Chiunque tu sia. Se sei riuscita ad aprire il baule eri predestinata a farlo.
Prendi la collana e indossala. Sta attenta.
Se, leggendo questo libro, hai desiderato ardentemente qualcosa, avrai la possibilità di vederlo realizzato.
Se tu volessi sapere ciò che non è possibile comprendere da quest’opera dovrai stringere il ciondolo e desiderare ardentemente di scoprire la verità.
Purtroppo la magia viene spezzata solo, e ripeto solo, se il ciondolo sarà con te sempre.
Se decidessi di usarla, e lo farai perché lo ha voluto il destino, ricordati di non separarti mai dalla collana.
Se la porterai con te, in ogni momento, lei ti porterà indietro una volta che il tuo desiderio si sarà avverato.
Sappi, però, che la storia non deve essere modificata.
Gli eventi devono avvenire.
Il mondo deve andare avanti così come è stato scritto.
Il destino dovrà compiersi.
 
Risi sommessamente leggendo quella sciocca lettera. Chi mai avrebbe potuto credere che fosse vero? Perché doveva esserlo?
Decisi comunque di provare. Forse per dimostrare a me stessa che non era possibile. Andai in camera mia ed aprii il baule, dopo tre mesi. Avevo lasciato fuori solo quel grosso libro.
Presi la collana e la indossai. Non avevo notato quanto fosse bella ed antica.
Una pietra verde era incastonata in una montatura d’argento. La pietra era strana. Non ne avevo mai vista una così. E la montatura sembrava preistorica. Eppure non era per niente rovinata. Se fosse stata così antica si sarebbe almeno ossidata chiusa per secoli in quel baule.
Il che mi portò a credere che la lettera, il libro e il baule con il lucchetto “frasato” fossero idee pazze di un altrettanto folle sfaccendato.
Indossai la collana ed espressi il mio desiderio…
 
Fine Flashback
 
“Signorina Allen? Se è un problema potete anche non dirlo!”
Damon mi aveva chiamata? Oh mio Dio! Ero così assorta nei miei pensieri che non avevo pensato ad una risposta.
“Oh, no no! E poi vi ho già detto di chiamarmi Liza!”
Sorrise. Per la prima volta da quando lo avevo incontrato mi sembrò un sorriso sincero.
“Beh, allora signorina Liza, se per voi è un problema non è necessario che me lo diciate!”
Ebbi un lampo di genio. Si accese la lampadina.
“è solo che non l’ho mai detto a nessuno!” quando non mi interruppe continuai.
“Mia madre mi abbandonò quando ero ancora in fasce. Non ricordo nulla di lei. Sono cresciuta con mio padre pensando che fosse morta. Due estati fa, mentre mio padre era in viaggio, mi misi a rovistare tra le vecchie cianfrusaglie stipate in soffitta. Fu allora che la trovai. Era nascosta in un piccolo scrigno in legno. Quando aprii lo scrigno vidi la collana e una lettera. Era sua.”
Beh, non era esattamente la verità, ma era del tutto una bugia? Non mi sembrava.
“Era di vostra madre?” sembrava… dispiaciuto? Solo allora ricordai che sua madre era morta. Mi dispiacqui. Non volevo riportargli alla mente brutti ricordi, tuttavia la mia storia doveva essere credibile e convincente. E poi, non era l’unico ad aver sofferto.
“Si! Diceva che non voleva abbandonarmi ma che era dovuta andar via!”
“Vi ha spiegato il motivo?”
“Oh, no! C’era scritto che, se un giorno avessi voluto sapere, sarei dovuta andare in Inghilterra indossando la collana. Solo così lei mi avrebbe riconosciuta e mi avrebbe spiegato ogni cosa!”
Damon mi guardava incerto. Credo non sapesse bene cosa dire.
Aveva uno sguardo ferito e sofferente. Come se fosse lui a soffrire. Quello sguardo mi irritò… perché mai doveva fingere sofferenza?! Lui non mi conosceva e, per quello che ne sapevo, non gli stavo nemmeno simpatica.
 
Pov Damon
 
I suoi occhi erano così tristi. Ma, non sembrava sofferente mentre mi raccontava la sua storia. La storia di come sua madre l’avesse abbandonata. Forse se ne era fatta una ragione. Tuttavia, non riuscivo a capire come. Io avevo perso mia madre da diciassette anni e ancora c’erano notti in cui mi svegliavo di soprassalto pensando che lei fosse in casa e che il giorno seguente mi avrebbe abbracciato donandomi tutto il suo amore.
Ero così dispiaciuto. Soffrivo per lei.
“Ne avete parlato con vostro padre?”
Scosse la testa.
“Ne sarebbe morto! Io non ho mi saputo nulla su di lei. Mio padre non ne parlava mai. Quelle poche volte che da piccola avevo provato a fargli qualche domanda era andato su tutte le furie. Capii subito che quello non sarebbe stato un argomento da trattare!”
Doveva essere stato difficile. Non riuscivo nemmeno ad immaginare come aveva vissuto con quel peso addosso per due anni.
Né come avesse fatto una vita intera senza sapere nulla della madre.
“Allora adesso perché cercate disperatamente quella collana?”
Sembrò incupirsi. Le sue labbra si arricciarono.
“mio padre è morto lo scorso mese. Sono rimasta da sola. Non un fratello o una sorella. Nessun familiare. Mi resta solo quella collana e la speranza di ritrovare una madre che ho perso molti anni fa! Ma se non trovassi quella collana sarei sola al mondo. Non potrei più dire di avere un posto. Mi annullerei!”
Adesso capivo. Adesso potevo aiutarla. Le presi una mano e me la portai al petto.
“Liza, vi giuro che vi aiuterò. Dovessimo setacciare l’intero bosco. Troveremo la vostra collana!”
Mi sorrise riconoscente. Notai una piccola fossetta. Le dava un aria così felice e spensierata.
“Vi ringrazio!” abbassò lo sguardo e arrossì. Arrossiva sempre.
“Venite. Siamo quasi arrivati!”
Preso dalla foga del momento continuai a tenerle la mano mentre la conducevo lì dove Emily l’aveva trovata.
“Eccoci!” mi voltai verso di lei. Aveva lo sguardo vigile e stava perlustrando ogni centimetro di quell’angolo di bosco. Osservandola mi resi conto di stare ancora stringendo la sua mano. La lasciai. “Scusatemi. Io non volevo! Penserete che sono uno sfacciato! Davvero non era mia intenzione!” stavolta fui io ad arrossire.
 
Pov Liza
 
Perché si stava scusando? Sfacciato? Ma se era un santo. Oddio. Si stava scusando per avermi preso la mano. Come se potessi scandalizzarmi. Avevo fatto di peggio nella mia vita. Molto peggio.
Arrossì. Non era possibile. Lui non avrebbe dovuto arrossire. E io cosa avrei dovuto dire? Dissi la cosa più insensata di tutte.
“non preoccupatevi! So che amate Katherine!” ecco! Il mio cervello era per caso andato in vacanza? Che mi era saltato in mente?
Alzò lo sguardo e mi fissò colpevole. Lo sguardo lo aveva smascherato ma lui voleva fingere.
“Liza, ma cosa state dicendo?” io non parlai. Non avevo voglia di rispondere. Volevo trovare la mia collana e fingere di non aver aperto bocca. Lui sospirò. Come se si stesse arrendendo.
“Come lo avete capito?”
Lo aveva ammesso. Era già innamorato di lei allora.
“Io l’ho capito da come la guardavate. Sembrava che fosse lei l’unica persona presente nella stanza. La guardavate come se fosse un diamante prezioso da proteggere. Come se fosse lei a donarvi la vita” non sapeva che lei gliel’avrebbe tolta.
“Se ve ne siete accorta voi… magari qualcun altro in città lo ha notato!” stava andando in paranoia. Volli aiutarlo.
“Non credo signor Salvatore! L’ho natato forse solo perché desidero poter guardare qualcuno così e che quel qualcuno ricambi il mio amore… desidero essere amata come voi amate Katherine. Solo per questo l’ho notato!”
Sorrise. Sicuramente stava pensando a lei. Mi girai e cominciai a setacciare il terreno.
“La troverete!”
“Non credo di averla persa qui! Forse qualcuno l’ha già presa!”
Damon soffocò una risata.
“Non mi riferivo alla collana. Ma alla persona da amare. La troverete e sono sicuro che vi amerà…”
Come faceva ad esserne sicuro? Io stessa non potevo esserne certa.
 
Pov Stefan
 
Seguii con lo sguardo mio fratello allontanarsi con Liza. La stava portando dove l’aveva trovata Emily. Mi ero offerto io ma, come mi aveva fatto notare Katherine, io non conoscevo il luogo esatto. Era stato Damon a salvarla.
“Signor Salvatore! Qualcosa di spiacevole occupa la vostra mente?”
Katherine si era avvicinata.
“No signorina Katherine. Niente di importante!”
Mi sorrise. Quel sorriso al quale non sapevo resistere.
“Mi chiedevo se vi andava di accompagnarmi per una passeggiata! Sapete mi sto annoiando!”
Esitai. Volevo stare da solo e magari scrivere sul mio diario.
Tuttavia quel sorriso… Le offrii il braccio, da bravo gentiluomo. “Ma certo signorina Katherine!”
 
Pov Katherine
 
Stefan era alla finestra. Così assorto nei suoi pensieri che non mi sentì arrivare, eppure avevo accidentalmente fatto cadere un libro per terra.
Gli chiesi se volesse accompagnarmi per una passeggiata. All’inizio mi sembrò dubbioso. Ma poi tornò il ragazzo di cui mi ero innamorata. Sorridente. Gentile. Disponibile. Amorevole.
 
Pov Emily
 
Andai nella mia stanza. Presi quella collana e la osservai di nuovo.
C’era qualcosa di sbagliato. Non avevo mai visto quella pietra. Non sembrava esistere.
Erano giorni che cercavo di capire che tipo di magia aleggiasse attorno a quell’oggetto, ma non c’era modo di capirlo.
Non potevo restituirgliela. Dovevo proteggere la mia famiglia e con lei tutti gli innocenti che abitavano in quella città infernale.
Quando l’avevo trovata era vestita in un modo così strano.
Non potevo farla vedere a nessuno. Così l’avevo spogliata e le avevo tolto la collana. Poi l’avevo portata a casa Salvatore sperando che Katherine, sentendosi minacciata, l’avrebbe uccisa. Ma non l’aveva ancora fatto.
Per l’ennesima volta mi sedetti sul mio umilissimo letto e iniziai a ripetere la formula che mi avrebbe permesso di capire quale magia stesse agendo su quell’oggetto. Dovevo scoprire chi fosse. Da dove venisse e perché era lì a Mystic Falls.
“Quella è a sua collana!”
Urlai. Katherine era nella mia stanza e mi aveva scoperta.
 
Angolo autrice: mi spiace avervi fatto attendere ma spero ne sia valsa la pena. Fatemi sapere cosa ne pensate… se fa troppo schifo…
Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto e in particolare
Desyree92
Gnesina
che l’hanno aggiunta tra le seguite e
noe
che l’ha aggiunta tra le preferite… ^_^

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Capitolo 3
*** My safety ***


Pov Katherine
 
Il giardino sembrava troppo stretto per Stefan. Era come se la sua mente fosse occupata. Mi domandai da cosa. Anche se credevo di conoscere la risposta: Liza.
Quella ragazza non mi piaceva. C’era qualcosa in lei che mi metteva in ansia. Forse stavo diventando paranoica, ma prima se ne fosse andata meglio sarebbe stato.
E Emily non mi stava aiutando. Anche lei mi stava nascondendo qualcosa.
Dovevo scoprire cosa e farmi aiutare a cacciare quella ragazza.
“Signor Salvatore, ho saputo che vostro fratello presto partirà per unirsi ai confederati!”
Stefan accennò un sorriso.
“Si, signorina Katherine! Mi piacerebbe poter partire con lui, ma non mi è ancora permesso! Dovrò continuare ad aspettare!”
“Beh! Io sono grata che almeno voi restiate! Mi sarei annoiata tutta sola in questa casa, che non mi appartiene”
Sembrò incupirsi: “Miss Pierce, questa casa sarà vostra finché lo desidererete! E sono felice di potervi allietare le giornate in qualche modo!”
Mi venne in mente molto più di un modo con cui poteva allietare le mie giornate, ma in quel momento avevo un problema più grande. Sentivo Emily pronunciare una formula magica, e dal tono di voce mi sembrava agitata. Decisi di andare a controllare. Con una scusa banale mi allontanai da Stefan e mi diressi in camera sua.
Era così immersa nel suo incantesimo che non si accorse di me. Non sollevò mai gli occhi dall’oggetto che teneva in mano. Era una collana.
Una collana? Non poteva essere quella di Liza! Emily gliel’avrebbe restituita! Lei proteggeva tutti gli umani! Non era possibile che avesse deciso di ostacolarne uno. Non se si trattasse di un problema così umano come il ritrovamento di una collana. Tranne che quella collana non avesse un qualche potere al quale era interessata la stessa Emily.
“Quella è la sua collana!”
Emily sobbalzò era davvero terrorizzata. Non si aspettava di vedermi.
“Emily, quella è la collana che la signorina Liza stava cercando?”
“N-no, signorina Katherine! Ma cosa vi viene in mente? Certo che non è la sua collana!”
Era ovvio che stesse mentendo, ma non potevo soggiogarla per farmi rivelare la verità.
Lei beveva verbena.
Mi avvicinai a lei nella frazione di un secondo. “Emily, so benissimo di non potervi soggiogare, ma ormai penso di conoscervi abbastanza da capire se mi state mentendo!”
La fissavo negli occhi con quanta più rabbia riuscissi ad esprimere. Credetti che stesse funzionando. Vidi nei suoi occhi dei chiari segnali che indicavano quanta paura avesse.
“Allora Emily, volete dirmi perché vi rifiutate di aiutare un essere umano?”
 
Pov Emily
 
Sapevo di essere molto potente, ma Katherine lo era più di me. Non avrei dovuto farla arrabbiare.
Di certo non mi avrebbe ucciso, aveva bisogno di una strega Bennet, ma avrebbe potuto far del male a qualcuno della mia famiglia.
Ma non potevo certo dirle che sospettavo che quella ragazza fosse arrivata da un’altra epoca utilizzando una magia così potente che nemmeno io ero in grado di individuare.
Forse, però, avrei potuto raccontarle parte della verità, omettendo la potenza della magia, o almeno riducendola.
“Miss Katherine, avete ragione! Quando ho trovato Miss Allen con questa collana ho sentito come un’aura molto potente. Prima di restituire l’oggetto alla signorina volevo essere sicura che non fosse pericolosa. Sapete la magia può essere molto pericolosa per gli umani e il mio compito e proteggerli!”
Non mi sembrò del tutto convinta dalla mia storia, anzi la sua espressione diceva proprio che non credeva ad una sola parola. Ma che altro avrei potuto fare.
Poi vidi quella luce nei suoi occhi. La luce che indicava la sua determinazione.
Aveva avuto un’idea e, sapevo già, che non avrei avuto altra scelta se non quella di darle ragione.
“Beh Emily se vi conosco anche solo un po’ state studiando quella collana da almeno quattro giorni. Credo che non abbiate trovato nulla e se anche lo aveste trovato lo avreste già neutralizzato. Perciò datemi la collana. La restituirò a Miss Allen, così lei potrà lasciare immediatamente la città. Sembra che senza la collana non muoverà neanche un passo…”
Sussultai. Adesso cosa avrei dovuto fare?
“Ma Miss Katherine, non sono ancora sicura che non ci sia alcuna magia su questa collana…”
“Emily, sapete che non mi piace ripetermi. Non mi importa se c’è una qualche magia che non riuscite ad individuare. Se ci fosse stata una magia pericolosa per gli umani avreste già provveduto distruggendo la collana, ma voi ne sembrate affascinata. Forse la magia che è stata effettuata su questo gioiello è potente e vi incuriosisce. In genere non vi metterei i bastoni tra le ruote, ma la vostra curiosità sta ostacolando la partenza della nostra ospite il che ostacola il mio piano originario. Riuscite a capire perché non posso permetterlo?”
Che avrei dovuto fare? Non mi rimaneva che darle la collana.
“Avete ragione, miss Katherine. Tuttavia devo chiedervi di farvi rivelare la storia di questa collana. Sapete benissimo quanto io sia contraria al soggiogamento ma vi sarei grata se soggiogaste quella ragazza per farvi dire dove ha preso questo gioiello.”
Mi rendevo conto di rischiare molto. Avrebbe potuto dire di venire da un’altra epoca e Katherine avrebbe capito che le avevo mentito, ma era l’unica possibilità per scoprire se c’era qualcosa che questa Liza era venuta a fare nella nostra epoca.
Magari avrei anche potuto sapere il nome della strega che aveva creato quell’incantesimo così potente.
“mi sembra un accordo ragionevole! Adesso datemi la collana!”
Mio malgrado le porsi la collana.
“Grazie Emily!”
Se non avessi saputo che Katherine faceva tutto solo per se stessa senza provare rimorso o gratitudine mi sarebbe sembrata sincera.
 
Pov Stefan
 
Miss Katherine stava ritornando da me.
non sapevo bene perché ma mi sembrava radiosa. Mi tornò in mente il motivo per cui era stato così colpito da lei. Era di una bellezza inaudita.
Tutto in lei era attraente e meraviglioso.
“Signor Salvatore, credo che vostro fratello e la nostra ospite si siano attardati un po’ troppo nel bosco. È quasi il crepuscolo. Siete d’accordo se andiamo a cercarli?”
Lo stavo pensando anch’io, ma non volevo dirglielo.
“Siete sicura signorina Katherine? Potrebbe essere pericoloso!”
Prese il braccio che le stavo offrendo.
“Se voi siete con me, non ho nulla da temere!”
Ecco un altro motivo per amarla. Già perché fino a quando non avevo visto Liza avevo creduto di amarla.
Camminammo per fino a quando la luce del sole non svanì completamente.
“Signorina Katherine, ma io non so dove Emily ha trovato miss Allen!”
“non preoccupatevi. Emily mi ha spiegato esattamente dove ha trovato la nostra nuova ospite!”
Trovammo mio fratello e la signorina Liza ancora impegnati nella loro ricerca.
“Damon, Signorina Allen si è fatto tardi! Sarà meglio rientrare. Se per voi quella collana è così importante potrete tornare domattina, con la luce e continuare la vostra ricerca!”
Liza mi osservò come se non mi fossi reso conto di aver detto un’eresia.
“io, veramente…” Guardò Damon quasi implorandolo.
“Stefan, per adesso c’è ancora abbastanza luce. Al crepuscolo si riesce ancora a vedere qualcosa. Magari con un po’ di fortuna e un paio di occhi in più riusciremo a trovare ciò che stiamo cercando!”
Mio fratello e le damigelle da salvare. Spesso lo avevo preso in giro perché aveva preso il nostro cognome troppo sul serio.
“Damon, sai meglio di me che il bosco non è un luogo sicuro, soprattutto in questo periodo!”
Mio fratello ebbe l’unica reazione possibile.
“Hai ragione! Liza, credo che il mio fratellino abbia ragione. Sarà meglio rientrare! Domattina torneremo quando ci sarà più luce e continueremo la nostra ricerca!”
Liza guardò prima me e poi Damon. Era incredula, anzi no sembrava tradita.
“Non importa signor Salvatore. Voi tornate a casa. Io continuerò la mia ricerca. Sono sicura che nessun animale mi si avvicinerà. Il mio sangue non è molto buono. Per nessuno…”
Non capii cosa centrasse il sapore del suo sangue con un eventuale attacco animale, ma forse mio fratello lo sapeva perché sorrise.
“Credo che anche voi abbiate ragione. Potremmo trovare un accordo”
Liza sorrise a Damon. “Beh, un compromesso mi sembra una soluzione accettabile! Cosa avete da proporre?”
“Voi e Miss Pierce tornate a casa accompagnate da Stefan, intanto io continuerò la ricerca!”
Il sorriso di Liza si allargò. “Vi sarei grata, ma non vi lascerò a cercare la mia collana. È una mia preoccupazione. Vi aiuterò oppure rimarrò a cercarla. Di certo non vi lascerò qui da solo a cercare qualcosa che mi appartiene.”
“Temete che non ve la restituirei, anche se la trovassi?”
“non mi sembra di avervi dato alcun motivo per non credere che io vi avrei dato fiducia. È solo che, e voi questo lo sapete, non potrei stare tranquilla a casa. Ho bisogno di rendermi utile per ritrovare la mia collana. Spero voi possiate comprendermi!”
Quei due parlavano come se attorno a loro non ci fosse nessuno. Come se io e Katherine non fossimo lì.
Solo allora mi resi conto che Katherine si era allontanata di qualche metro.
Mi avvicinai a lei. “Miss Katherine, non dovreste allontanarvi da sola. Se siamo tutti insieme ci sono meno possibilità di essere attaccati!”
Non mi sembrava in ottima forma. Aveva un espressione corrucciata come se ci fosse qualcosa che la tormentava…
“Va tutto bene, Katherine?”
Mi sorrise “Si, signor Salvatore! Forse ho solo avuto un po’ paura sentendo parlare di attacchi animali. Nulla di cui preoccuparsi, comunque!”
Non mi sembrava molto convinta di ciò che mi stava dicendo. Ma cos’altro poteva esserci? Doveva per forza essere quello il motivo.
 
Pov Katherine
 
“Non importa signor Salvatore. Voi tornate a casa. Io continuerò la mia ricerca. Sono sicura che nessun animale mi si avvicinerà. Il mio sangue non è molto buono. Per nessuno…”
Il sangue. Come faceva a saperlo. Lei sapeva cos’ero. Forse avevo sbagliato a credere che non l’avesse mandata Klaus. Forse era davvero qui perché lui voleva la sua vendetta.
Dovevo scappare. Però, se avesse trovato la sua collana, magari se ne sarebbe andata.
Forse non era stata mandata da nessuno però credeva nei vampiri.
C’erano molti umani che ne conoscevano l’esistenza.
Tuttavia sentivo una certa inquietudine.
“Miss Katherine, non dovreste allontanarvi da sola. Se siamo tutti insieme ci sono meno possibilità di essere attaccati!”
non mi ero nemmeno accorta che Stefan si era avvicinato.
Non dovevo avere una bellissima espressione perché Stefan si avvicinò ancora e mi sussurrò: “Va tutto bene, Katherine?”
Gli sorrisi. Adoravo il fatto che si preoccupasse sempre per tutti. Amavo il modo in cui mi scrutava con i suoi occhi verdi e il modo in cui riusciva a leggermi l’anima.
Sempre che un’anima mi fosse rimasta.
“Si, signor Salvatore! Forse ho solo avuto un po’ paura sentendo parlare di attacchi animali. Nulla di cui preoccuparsi, comunque!”
Non sembrò convinto di ciò che gli avevo detto, ma non potevo preoccuparmene.
Avevo una questione più urgente.
Guardai Liza e Damon. Erano tornati alla loro ricerca.
Decisi che prima di farle trovare la collana le avrei chiesto qualcosa.
“Stefan, perché voi non andate ad aiutare vostro fratello? Io mi prenderò cura della signorina Allen. Mi sembra che si sia affaticata abbastanza per oggi. Dopotutto si è svegliata poche ore fa dopo essere stata priva di sensi per tre giorni e due notti.”
Da bravo gentiluomo quale era, Stefan non poté far altro che sorridere e avvicinarsi al fratello per iniziare le ricerche.
Mi avvicinai a Liza.
“Miss Allen. Credo che dovreste riposarvi. Non vi fa bene stancarvi così!”
Mi sorrise, ma non smise di fare ciò che stava facendo.
“Miss Pierce, vi sono grata per il vostro interesse. Tuttavia, non potrei mai smettere di cercare quella collana. Non finché non l’avrò ritrovata almeno!”
La guardai negli occhi “Adesso smetterete di fare ciò che state facendo e mi risponderete sinceramente!”
Liza si alzò e mi guardò.
“Vi risponderò sinceramente!”
Non l’aveva mandata Klaus. Se così fosse stato le avrebbe dato della verbena. Tirai un  sospiro di sollievo.
 
Pov Liza
 
“Miss Allen. Credo che dovreste riposarvi. Non vi fa bene stancarvi così!”
Katherine Pierce che si preoccupa? Non credevo fosse possibile. Per quanto ne sapevo io era una menefreghista barra egoista. Le sorrisi. Le apparenze erano tutto.
 
“Miss Pierce, vi sono grata per il vostro interesse. Tuttavia, non potrei mai smettere di cercare quella collana. Non finché non l’avrò ritrovata almeno!”
Allora fece ciò che non pensavo possibile.
Cioè avevo viaggiato nel tempo.
Avevo capito che lei era un vampiro quando aveva deciso di non togliersi la collana.
Avevo accettato il fatto che Emily fosse una strega.
Ma non credevo che il potere della soggiogazione esistesse davvero. Ne avevo letto e, da brava Scout che previene tutto, avevo ingerito tonnellate di verbena. Ma non credevo fosse possibile.
La paura mi assalì. Sperai che non se ne accorgesse.
“Adesso smetterete di fare ciò che state facendo e mi risponderete sinceramente!”
Non mi sentivo diversa. Né incapace di pensare. Ma lei non doveva saperlo.
Doveva credere di essere riuscita nel suo intento.
“Vi risponderò sinceramente!”
Katherine si rilassò. Come se avesse paura che il suo potere non avrebbe avuto effetto su di me.
Che sapesse tutto? Forse Emily le aveva detto qualcosa. Anche se, in realtà, non sapevo nemmeno cosa avesse scoperto lei.
“Voi sapete chi è Klaus?”
Klaus? Niklaus? Magari pensava che mi aveva mandato lui. Ecco spiegato il suo benvenuto poco caloroso.
“No!”
“Quindi non è stato lui a mandarvi?”
Doveva essere terrorizzata dal pensiero che Klaus la trovasse per temere così un’umana.
“No!”
“Perché la collana è così importante per voi?”
“Mi aiuterà a trovare mia madre!”
Sembrò insoddisfatta della risposta.
“è una strega?”
“No!”
“la collana ve l’ha data una strega?”
“No!”
Fino a quel momento non avevo mentito quasi mai. Cioè sapevo chi era Klaus, ma non lo conoscevo. Non poteva essere considerata una vera bugia anche perché di Klaus avevo solo letto qualcosa. Non lo conoscevo davvero.
“Siete interessata a Stefan?”
Ma era un terzo grado per scoprire cosa di preciso? Non mi era chiaro!
“No!”
Mi guardò di nuovo con quegli occhi strani. “Adesso dimenticherete questa conversazione!”
Si allontanò come se non fosse successo nulla.
Stavo ancora tremando. Non riuscivo a credere di aver ingannato Katherine.
In realtà mi lasciava stupita il fatto che avessi ingannato un vampiro. Poco importava che si trattasse di Katherine o di qualcun’altro.
“Liza. Liza!” Damon era di fronte a me e mi aveva preso una mano.
“L’ho trovata. Ce l’abbiamo fatta!”
Sorrideva. Aveva un sorriso veramente rassicurante.
Solo dopo un paio di secondi. Anzi dopo un paio di minuti realizzai che non era di fronte a me per farmi ammirare il suo sorriso, ma perché aveva ritrovato la mia collana.
La guardai. Era proprio quella collana.
“Vi dispiacerebbe aiutarmi ad indossarla?”
Damon mi girò attorno posizionandosi alle mie spalle.
“Non preoccupatevi. Sarà come se non l’aveste mai tolta. Come se non ve ne foste mai separata!”
Chissà se era vero. Nella lettera c’era scritto che non avrei mai dovuto separarmene.
Sperai che, quando avessi realizzato il mio desiderio, sarei potuta tornare a casa.
“Non so come ringraziarvi Damon!”
Mi voltai per guardarlo negli occhi ed esprimergli tutta la mia gratitudine.
Ma lui era già accanto a Katherine.
Era proprio cotto.
“Miss Allen. Adesso che avete trovato la collana potremmo tornare indietro non vi pare?”
Presi il braccio che mi stava offrendo Stefan.
“Si, credo abbiate ragione…”
Ci incamminammo così. Io e Stefan davanti e Damon e Katherine dietro.
Sentivo lo sguardo di Katherine che mi trafiggeva.
Non capivo cosa potessi averle fatto.
Perché era così insofferente nei miei confronti?
Non ero lì per rubarle nulla dopotutto!
Per tutto il tragitto parlai con Stefan.
Le domande che mi faceva le avevo già sentite in quei film antichi, tipo “Via col vento” ma pensavo fossero il frutto della fantasia poco sviluppata degli sceneggiatori. Dovetti ricredermi.
Non una sola domanda personale.
La domanda più personale che mi fece fu: “Vi sentite bene?”
Sorrisi per tutto il tempo nonostante il poco interesse per quella conversazione.
“Sono solo un po’ stanca, anche se ho dormito per giorni!”
 
Quando arrivammo a casa Emily ci venne incontro.
“Signori Salvatore, avete un ospite che vi attende nel vostro salone. Ha insistito molto per aspettarvi e l’ho fatto accomodare!”
Stefan sorrise alla strega, senza sapere cosa fosse realmente: “Avete fatto bene Emily, grazie!”
Oddio ma era sempre così gentile? Era davvero snervante.
Entrammo in casa.
Accanto al camino, in piedi, c’era un ragazzo. Forse più grande di Damon di qualche anno.
Aveva un fascino sinistro e un espressione che nascondeva qualcosa.
Mi guardò e mi sorrise.
“vedo che c’è una nuova ospite!”
Stefan mi presentò: “Lei è Miss Liza Allen. È stata aggredita dai banditi e derubata di ogni cosa!”
“è un onore conoscervi Miss Allen.” Mi prese la mano e prima di fare il tipico baciamano notò la terra che la macchiava interamente.
La ritrassi “Scusate, è stato un pomeriggio di lavoro. Ma il piacere è tutto mio signor..?”
Il suo sorriso si allargò: “Lockwood!”

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Capitolo 4
*** New friend ***


Pov Liza
 
“Scusate, è stato un pomeriggio di lavoro. Ma il piacere è mio signor…?”
“Lockwood”
Lockwood? Avevo letto qualcosa su quella famiglia. Se non ricordavo male, e non mi accadeva spesso, doveva essere la famiglia del sindaco.
Questo ragazzo mi sembrava troppo giovane per essere il sindaco in persona, che nel 1864 era Richard, perciò doveva essere il figlio George.
            Ok, avevo capito che apparteneva a una delle famiglie fondatrici, ma c’era qualcosa che mi sfuggiva. Cercai di ricordare tutto.
Lockwood… Richard, George, Mason e Tyler… ma certo come avevo potuto non capirlo subito. Nel sangue dei Lockwood c’era il gene della licantropia. Di certo un dettaglio da non trascurare.
Mi domandai se George avesse già spezzato la maledizione.
Aveva già ucciso qualcuno?
E soprattutto aveva già superato la sua prima luna piena?
Sentii un brivido che partendo dalla nuca percorreva tutto il mio corpo portando con sé tutte le mie forze.
Mi si annebbiò la vista e capii che stavo per perdere i sensi.
Quando mi resi conto che le gambe non mi avrebbero retto mi preparai all’impatto con il pavimento.
Non arrivò. Qualcuno aveva bloccato la mia caduta.
Sentii delle braccia avvolgermi. Poi più nulla.
 
Pov Stefan
 
Liza si era irrigidita quando aveva sentito il nome del nostro ospite. Il sorriso che aveva illuminato il suo volto fino a quel momento scomparve.
Impallidì. Pensai avesse avuto paura di qualcosa, anche se non capivo di cosa.
Poi capii perché era impallidita all’improvviso. Stava perdendo i sensi. Non ebbi il tempo di muovermi che stava già cadendo. Fortunatamente George riuscii ad impedire che rovinasse in terra. Non so spiegarmi come fece, ma ebbe dei riflessi molto più veloci dei miei il che di solito mi avrebbe fatto piacere, perché aveva impedito a Liza di farsi del male, ma non questa volta.
Dovevo essere io a prenderla. Io ad impedire che si facesse male. Io dovevo, o meglio avrei dovuto, proteggerla. Non George Lockwood.
Intanto lui l’aveva presa in braccio e adagiata sul divano.
Ero infastidito da come si muoveva in casa mia.
“Miss Pierce potreste andare a chiamare la signorina Emily? So che è molto brava con le erbe!”
Katherine fece un piccolo inchino e uscì dalla stanza. Damon si avvicinò al divano, ma rimase sempre dietro George. Non si avvicinava e guardava Liza con uno sguardo che non avevo mai visto.
Sembrava colpevole e spaventato al tempo stesso.
Ma di cosa poteva aver paura?
Non capivo perché ma avevo la sensazione che quel giorno tutti mi stessero nascondendo qualcosa.
 
Pov Damon
 
Vidi le spalle di Liza irrigidirsi.
Pensai che non gradisse le attenzioni che, evidentemente, il nostro ospite le stava rivolgendo.
Poi avvenne tutto velocemente.
Liza perse i sensi, o almeno credetti avesse perso i sensi, da dietro non potevo vedere. Stava cadendo in terra ma George ne fermò la caduta. La prese in braccio e la adagiò sul divano.
Pensai che se aveva perso i sensi in parte era anche colpa mia. Non avrei dovuto permettere che si affaticasse tanto.
Era una fanciulla e anche se era la più forte che avessi mai visto rimaneva sempre un esserino delicato e da proteggere.
Quel giorno, invece, avevo permesso che sollevasse massi enormi, spostasse rami ingombranti e trascorresse un intero pomeriggio in un bosco.
Non l’avevo protetta.
Non ne ero stato capace.
Mi avvicinai al divano per guardarla, ma rimasi sempre dietro il suo Salvatore.
Temevo che se mi fossi avvicinato ancora le avrei sottratto altre forze, anche se non lo credevo possibile.
Guardai quel viso cercando di capire se si sarebbe risvegliata di lì a poco, ma vidi solo il velo di sudore che le imperlava la fronte e l’espressione corrucciata di chi non si sente bene.
Mi fece uno strano effetto vederla così dopo averla vista attiva per tutto quel tempo.
Mi fece uno strano effetto non vedere le sue fossette.
Mi fece uno strano effetto rendermi conto che se si fosse trattato di Katherine non avrei mai permesso che si affaticasse tanto, soprattutto non dopo che si era risvegliata da un sonno durato tre giorni e due notti.
Ero stato un irresponsabile e me ne rendevo conto solo in quel momento.
Mi ripromisi di essere più attento alle esigenze di Liza. Dava l’impressione di dover essere protetta e io l’avrei fatto.
 
Pov Katherine
 
Avvertii subito che Liza stava per perdere i sensi. Tuttavia non potevo aiutarla.
Un po’ mi dispiaceva, ma per nessun motivo avrei mostrato i miei riflessi agli umani e soprattutto non ad un Lockwood.
Quella famiglia era diversa dalle altre, lo avvertivo. Era come se nascondesse qualcosa anche ai suoi stessi amici.
Una famiglia con un segreto enorme.
Un segreto troppo difficile da nascondere ma troppo pericolo per essere rivelato.
Fortunatamente il giovane Lockwood non si creò molti problemi e evitò la rovinosa caduta della nostra piccola ed indifesa ospite.
Liza sembrava una ragazza molto forte. Ma avevo la sensazione che avesse bisogno di protezione.
Era come se fosse cresciuta troppo in fretta.
Era strano ma credetti di voler approfondire quella conoscenza e magari instaurare con lei una vera amicizia.
Non sarebbe stato poi così difficile.
“Miss Pierce potreste andare a chiamare la signorina Emily? So che è molto brava con le erbe!”
La voce di George mi fece rinsavire.
Io che progettavo di avere un’amica?
Io che pianificavo una conoscenza?
Non era possibile!
Lasciai il salone e mi diressi alle stanze di Emily.
“Emily, dovete venire… Liza ha avuto un malore”
Emily mi guardò confusa: “Miss Pierce siete sicura che sia un malore che voi non potreste risolvere?”
“Emily da quando siete favorevole alla somministrazione di sangue di vampiro agli umani?”
Si allarmò.
“Non lo sono, infatti. Tuttavia, penso che un po’ di riposo potrebbe bastare… ma va bene! Prendo l’occorrente e sono subito da voi!”
“Emily, le ho chiesto della collana. Non avete nulla da temere. Le serve solo per trovare la madre che non è una strega e la stessa collana non le è stata data da una strega!”
Si rilassò e sospirò.
Quando arrivammo in salone Damon stava fissando Liza da una distanza di sicurezza.
George Lockwood era ancora inginocchiato di fianco a lei.
Stefan era dietro la spalliera del divano e osservava Liza come se fosse lo spettacolo più bello che avesse mai visto.
Mi avvicinai a Stefan: “Non preoccupatevi. Si sveglierà presto!”
Allora disse l’ultima cosa che mi sarei aspettata di sentire: “Stavo pensando che potrebbe non averci detto tutta la verità. Dopotutto cosa sappiamo di lei? Credo che nasconda qualcosa! Magari sarebbe meglio cacciarla…”
Stefan che voleva rimangiarsi la parola data?
Stefan che non offriva ospitalità ad una damigella in pericolo?
Qualcosa non quadrava… e poi non potevo permettere che la cacciasse: io ero interessata a lei.
Io volevo conoscerla meglio.
“Signor Salvatore, non vorrete rimangiarvi la vostra parola! Avete promesso ospitalità. Avete giurato che questa casa sarà anche la sua finché lo vorrà. Non è da voi parlare in questo modo. Vi ha per caso offeso in qualche modo durante il tragitto?”
Sembrò rinsavire: “Oh no, perdonatemi miss Katherine. Credo di essere stanco. Non so bene ciò che dico.”
Non ebbi modo di rispondere perché Liza aveva riaperto gli occhi.
 
Pov Liza
 
Quando riaprii gli occhi vidi George Lockwood che mi fissava da dieci centimetri di distanza.
Subito dietro di lui notai Damon.
Sembrava troppo spaventato per aver assistito solo ad uno svenimento. Istintivamente mi portai una mano al collo e cercai Katherine. La trovai dietro la spalliera del letto accanto a Stefan.
Le sorrisi. Mi misi seduta e rivolsi un sorriso a tutti.
“Scusate, credo di essermi affaticata troppo!”
Damon fece un passo avanti e mi sorrise. Mi sembrò realmente sollevato. Ma non riuscivo a capire cosa avesse potuto angosciarlo a tal punto.
“Forse non avreste dovuto trascorrere tutto quel tempo nel bosco!”
Mi sembrò una provocazione. Voleva sapere come avrei risposto? Perché faceva quell’osservazione se sapeva perché lo avevo fatto? O meglio, se pensava di conoscere il motivo per cui lo avevo fatto!
“Non preoccupatevi ne è valsa la pensa… e signor Lockwood, credo di dovervi ringraziare! Se non fosse stato per voi avrei raggiunto il pavimento…”
“è stato un onore miss Allen!”
Era davvero affascinante. Non lo avevo letto. Non che in quella specie di antico manoscritto ci fossero reali indicazioni.
“Vi prego chiamatemi Liza!”
“Come preferite signorina Liza!”
Guardai Damon. Ma lui era totalmente assorbito da Katherine. Lei catturava tutte le sue attenzioni. Il suo mondo ruotava attorno a lei. Lei era il suo tutto.
Decisi di fare una cosa che sapevo lo avrebbe infastidito. Presi l’iniziativa.
“Ma, signor Lockwood, nonostante vi sia grata per quanto avete fatto sono più che sicura che lo scopo della vostra visita non fosse quello di impedire una mia caduta… mi sbaglio?”
“No signorina, non sbagliate….”
Ricambiai il suo sorriso “Beh, allora accomodatevi e dite, perché eravate venuto?”
Solo allora guardai Damon. Dire che era infastidito non rende bene il concetto.
Tutto il sollievo che avevo visto quando avevo ripreso i sensi aveva lasciato il posto alla rabbia e all’insofferenza.
Sorrisi. Mi soddisfaceva farlo innervosire. Credetti che il mio desiderio avrebbe trovato una risposta prima di quanto avessi creduto…
George si sedette, seguito dai veri padroni di casa e da Katherine, che si sedette accanto a me.
“in realtà ero venuto per invitare i fratelli Salvatore al ballo dei fondatori che sta organizzando mio padre!”
“è un’idea stupenda organizzare un ballo in onore della fondazione della città. Tuttavia, mi domando se sia riservato solo ai fondatori!”
George sembrò stupito dalla mia audacia. Forse le donne non parlavano nel 1864? Non mi importava poi così tanto. Io ero me stessa anche in un’altra epoca.
“signorina Liza naturalmente l’invito è esteso anche a voi e alla signorina Pierce…”
Fu Katherine ha rispondere sta volta. “ne siamo onorate! Tuttavia, credo che la signorina Allen vorrà conoscere la storia di questa città nei dettagli prima di partecipare ad un ballo”
“Sarò lieto di mostrare alla signorina ogni cosa vorrà vedere e di raccontarle la storia della nostra città…”
“Il piacere sarebbe solo mio!” gli sorrisi.
A quel punto Damon fece l’impensabile. Si alzò e guardò George “Signor Lockwood siete stato gentilissimo ad invitarci e naturalmente saremo onorati di venire al ballo… adesso però la signorina Allen ha bisogno di riposo e magari di un buon pasto…  si è affaticata troppo oggi! Volete unirvi a noi?”
Era chiaro che era solo una domanda di cortesia. In realtà tutti notammo la poca voglia che aveva Damon di tollerare per altri due secondi George Lockwood.
Lo capì anche lui. “Vi ringrazio, ma adesso devo proprio andare! È stato un onore conoscervi miss Liza e un piacere rivedervi miss Pierce. Signori…” fece un inchino e si avviò alla porta.
Fu Stefan a fermarlo “Aspettate, vi accompagno!”
Si allontanarono così. Stefan davanti e George che lo seguiva a un passo di distanza. Non mi piacque come spettacolo e ebbi la sensazione che non piacesse nemmeno a Katherine.
“miss Allen sarete affamata! Sono quasi tre giorni che non toccate cibo!”
Sorrisi a Katherine “Avete ragione… divorerei un cinghiale…”
Katherine mi sorrise e Damon… sorrise a lei.
Ok mi aveva già stancato il suo amore per lei anche perché sapevo che non sarebbe mai stato ricambiato.
Non riuscivo a tollerarlo. Ma alla fine se lo meritava, forse!
“Prima però dovete cambiarvi d’abito… siete indecente!”
Le sorrisi divertita. Fui sorpresa dal fatto che lo ero veramente.
“Avete ragione, ma non ho neanche un abito e non vorrei essere di troppo disturbo!”
Fu lei questa volta a sorridermi
“non preoccupatevi i miei abiti sono i vostri, però ve ne prego non maltrattateli più così!”
“ve lo giuro… porterò più rispetto ai vostri abiti!”
Damon si intromise nel nostro discorso interrompendo il reale feeling, reale almeno da parte mia, instauratosi con Katherine.
“Davvero voi donne non pensate ad altro se non ai vostri abiti?”
Guardai Katherine e poi presi un’altra iniziativa… “Siete arguto o scortese signor Salvatore a seconda del punto di vista dal quale si interpreta il vostro commento…”
Katherine mi parve sorpresa dalla mia risposta, ma resse il mio gioco.
“beh, devo dare ragione a Liza… arguto perché avete ragione e scortese perché non si fa mai presente ad una ragazza che tiene troppo a qualcosa di superficiale e futile…” poi si giro verso di me “posso chiamarvi Liza, vero?”
“Oh, certamente, anzi… mi farebbe un immenso piacere…”
“signore, credo di dovervi delle scuse se quanto vi ho detto è stato mal interpretato… adesso vi lascio al vostro cambio d’abito…” si diresse verso sinistra.
Katherine, invece, mi condusse a destra, portandomi in camera sua…
“Katherine, sono davvero mortificata per il vostro abito e vi sono grata per quello che state per darmi… naturalmente, non potendo ripagarvi come vorrei, chiedetemi qualunque cosa e se mi sarà possibile la farò…”
“beh, Liza vi ho già detto di non preoccuparvi! Ciò che è mio è anche vostro e ogni mio abito è vostro…!”
“Vi ringrazio… davvero! Credo che potremmo diventare delle ottime amiche!”
“In questo caso devo avvertirvi.. non sono solo la ragazza altruista che state conoscendo… sono anche un’altra Katherine…”
“Non temete.. nemmeno io sono solo la ragazza da proteggere e dalla salute cagionevole”
“Ne sono lieta… allora credo potrebbe realizzarsi quanto avete detto… a tal proposito…”
Mentre parlavamo si era avvicinata all’armadio e ne aveva uscito un magnifico abito verde smeraldo… ne fui meravigliata… Katherine lo adagiò sul suo letto…
“Potremmo iniziare la nostra amicizia già da domani, andando dal sarto per decidere gli abiti per il ballo dei fondatori!”
“Sono perfettamente d’accordo con voi…”
Katherine mi aiutò a togliere l’abito che indossavo e, dopo aver fatto preparare ad Emily una grande bacinella d’acqua calda, mi feci un bagno rigeneratore…
Era il secondo bagno in un giorno… in fondo non erano così sporchi nel 1864.
Quel secolo poteva anche piacermi davvero.
“Vi ringrazio Katherine!”
Mi guardò a metà tra l’infastidito e il divertito.
“vi prego, smettetela di ringraziarmi… non ho fatto nulla!”
Non so quanto tempo impiegammo per rivestirmi o per sistemarmi i capelli, tuttavia, quando scendemmo, Stefan era nella sala da pranzo con Damon e ci stavano aspettando chiacchierando.
 
Pov Damon
 
Mi diressi in sala da pranzo. Odiavo quella ragazza. Ma chi pensava di essere per trattarmi così?
Chi pensava di essere per prendere tutte quelle iniziative?
E pensare che mi ero davvero preoccupato per lei. Ma non lo merita.
Era solo un’egoista.
E poi Katherine. Insieme a lei era diversa. Era come se Liza la influenzasse.
“Damon…”
Mio fratello era arrivato.
“Dove sono Katherine e Liza?”
“Katherine ha insistito perché Liza si cambiasse d’abito prima della cena…!”
Sorrise “Katherine e la sua fissazione per la moda…”
“ti prego non farglielo notare! Ti diranno che sei arguto o scortese…”
Rise di gusto.
“Damon non preoccuparti!” adesso ero infastidito anche da mio fratello.
Io non mi stavo preoccupando. Ero solo infuriato. Ma ovviamente non con Katherine. Ce l’avevo con Liza che aveva modificato tutti i progetti. Sarei dovuto partire il giorno dopo per unirmi ai confederati e avevo progettato di trascorrere quel giorno con la mia amata Katherine, ma lei doveva risvegliarsi e andare a cercare quella collana.
“Sei pronto Damon?”
“per cosa?”
Guardai Stefan senza capire. Per cosa dovevo essere pronto?
“per la partenza. Domani partirai per unirti ai confederati!”
Decisi di rivelare almeno a mio fratello quello che stavo pensando già da un po’ di tempo.
“in realtà stavo pensando di chiedere il prolungamento della licenza…”
“Cosa?! Nostro padre non lo accetterà mai…”
Sospirai. Sapevo benissimo cosa avrebbe detto mio padre: “Sei il disonore di questa famiglia… guarda tuo fratello. Non può partire, ma se fosse per lui starebbe già sparando sui nemici.” Certo che Stefan sarebbe partito subito. Lui voleva provare il brivido. Voleva provare a guadagnarsi l’onore, ma erano cose che a me non interessavano.
Io non volevo lasciare lei.
“Lo so. Ma se chiedessi una licenza e me la concedessero nostro padre potrebbe fare ben poco…”
“e allora che cosa vuoi fare?
“in che senso?”
“Domani partirai?”
“si certo. Non posso non presentarmi. Mi hanno convocato. Andrò lì e chiederò la licenza…”
“Damon fa quello che ritieni più giusto! Però sta attento!”
Il mio fratellino che si preoccupava per me. Cominciammo a scherzare come facevamo sempre quando eravamo da soli e in quel momento arrivarono loro.
Erano bellissime. In due modi completamente diversi.
“Scusate se vi abbiamo fatto attendere così tanto!”
Katherine si avvicinò a Stefan  “Stefan, il signor Lockwood vi ha detto qualcosa?”
Stefan guardò Katherine sorridendole e poi si voltò verso Liza “Ha detto che passerà a prendervi domattina così potrà mostrarvi la città…”
Liza sorrise a Katherine “non vedo l’ora… sarà interessante!”
Era super eccitata all’idea di camminare oppure non aveva capito che avrebbe trascorso l’intera mattina a parlare di noiosissima storia locale?
“vogliamo accomodarci?”
Mi avvicinai ad una sedia e la spostai per far accomodare Liza.
Stefan aveva fatto lo stesso con Katherine.
“Damon cosa ne pensate dell’abito che indossa Liza?”
Non capii perché Katherine mi stesse facendo quella domanda.
“ è un magnifico abito!”
Stefan si intromise “non credo fosse questo quello che Katherine voleva sapere…”
Il mio fratellino rischiava di farmi arrabbiare. Stava sghignazzando un po’ troppo per i miei gusti.
“Allora Katherine credo di non aver capito la vostra domanda!”
Liza mi guardò e poi si voltò verso di lei “Credo che sia una domanda scomoda. Magari pensa che mi stia male e che quest’abito sarebbe stato molto meglio indosso a voi!”
“non credo sia quello il motivo per cui non ha risposto. Liza dovete sapere che Damon è molto più pratico di quello che si potrebbe immaginare. Se voi domandate cosa ne pensa del vestito non vi dirà che vi sta bene ma se il vestito è più o meno di suo piacimento!”
“non credevo fosse così poco intuitivo!”
Stavano parlando di me come se io non fossi in quella stanza.
Ad un certo punto Katherine sembrò rendersi conto che anche io ero lì.
“Damon quando partirete domani?”
“All’alba!”
Liza sembrò perdere il suo sorriso per un attimo.
Non era la prima volta che lo notavo. Aveva dei repentini cambiamenti d’umore ma non sapevo perché.
“Perché dovete partire?”
Era davvero interessata o soffriva di manie di protagonismo?
“Mi unisco all’esercito dei confederati. Sapete c’è la guerra!”
“capisco…” guardò mio fratello “voi non partite, vero?”
Sembrava sperarlo
“No! Non posso ancora!”
Liza sorrise a Katherine “che bella notizia. Katherine vi immaginate noi due sole in questa casa? Ci saremmo annoiate!”
“Si lo credo anche io…”
Quelle due mi piacevano sempre di meno insieme.
Erano troppo complici.
Erano troppo sfacciate.
Erano troppo belle…
Notai una cosa quella sera: io mi perdevo continuamente nel nocciola degli occhi di Katherine.
E Stefan osservava di nascosto Liza.
Loro due però non ci degnarono di un solo sguardo per tutta la durata della cena.
Avevano stretto amicizia in poco tempo. Non sapevo, però, quanto sarebbe durata.
Pensai che il giorno dopo si sarebbero già odiate. Non sapevo quanto mi stavo sbagliando.
Quando la cena finì e fummo tutti pronti per andare a dormire Liza mi domandò una cosa a cui non avevo pensato: “Damon, ma se adesso partite non ci sarete per il ballo dei fondatori!”
Cioè, non aveva chiesto. Era un’affermazione. Era sicura di quello che stava dicendo.
Katherine sembrò rendersene conto solo in quel momento…
“Liza avete ragione. Io non avevo riflettuto. Damon proprio non riuscite a farvi prolungare la licenza?”
Le sorrisi “non credo signorina Katherine. Ma posso provare!”
Mi sorrise in risposta. Mi porse la mano e gliela baciai. “buonanotte signorina Katherine…”
“buonanotte Damon”
Lei si avvicinò  Stefan che le augurò una buonanotte e Liza si avvicinò a me.
“Damon vi devo ringraziare per tutto quello che avete fatto per me oggi! Se non ci foste stato voi non avrei mai trovato la mia collana!”
Mi stupì. Avevo avuto la sensazione che mi provocasse fin da quando George Lockwood era nel nostro salotto. Adesso invece sembrava davvero grata.
“Liza, davvero non dovete ringraziarmi! Anzi io devo scusarmi. Non avrei mai dovuto permettere che vi affaticaste tanto…”
“Sciocchezze… smettetela di ripeterlo perché potrei crederci anche io! Ah, Damon se deciderete di rimanere con i confederati state attento mi raccomando! Vi ho appena conosciuto e non vorrei non vedervi mai più!”
Mi porse la mano e la baciai. Poi mi avvicinai al suo orecchio per sussurrarle
“non preoccupatevi. Ci vedremo prima di quanto immaginiate!”
Avevo creduto che con quelle parole si sarebbe imbarazzata.
Erano state una chiara provocazione.
Avrebbe dovuto sussultare.
Rispondere.
O anche solo arrossire.
Si limitò a sorridermi.
“ne ero certa…”
Si voltò e se ne andò così come era arrivata: senza una spiegazione!
 
Pov Liza
 
“non preoccupatevi. Ci vedremo prima di quanto immaginiate!”
Il mio cuore perse almeno tre battiti. Credetti che Katherine se ne era accorta, ma non mi importava più di tanto.
Le sue parole mi avevano colpita.
Non mi avevano imbarazzata.
Non era stato indiscreto, almeno non per una ragazza del XI secolo.
Però, le aveva dette con una voce troppo suadente per non avere effetto su di me.
Ma non solo su di me. Avrebbero avuto effetto su chiunque.
Mi resi conto che faticavo a pensare quando cominciai a litigare coi pensieri anche solo perché avevo sbagliato ad esprimere un minuscolo concetto che, in teoria, io avrei dovuto capire dato che ero stata io a generarlo.
Nonostante la confusione gli sorrisi e non gliela diedi vinta.
Sapevo che lui voleva colpirmi.
Sapevo che voleva vedere una reazione, ma non lo avrei accontentato.
“ne ero certa…”
Mi voltai e mi diressi verso la mia stanza con Katherine al mio fianco.
“Liza credo voi abbiate fatto breccia nel cuore di uno dei fratelli Salvatore”
La guardai senza capire. Damon non mi sopportava. O meglio, non aveva ancora deciso se gli stessi simpatica o meno.
Non riusciva ad inquadrarmi. Come dargli torto?
Aveva perfettamente e totalmente ragione.
“Damon non mi sopporta Katherine. Vi siete sbagliata.”
Mi sorrise come se avessi detto qualcosa di ovvio e non avessi capito qualcosa di altrettanto evidente.
“ma io non parlavo di Damon. Voi avete fatto breccia nel cuore di Stefan!”
Cosa? Perché mai Katherine mi diceva una cosa del genere? Lei lo amava e io questo lo sapevo.
Per quello che avevo letto su di lei, sapevo che odiava ogni potenziale ostacolo. Perciò dovevo dimostrarle che Stefan non mi interessava.
“ma lui ha fatto breccia nel vostro cuore e, mia cara Katherine, tra uno spasimante e una potenziale amica sappiate che sceglierò sempre la potenziale amica!”
Mi sorrise radiosa: “era quello che volevo sentirvi dire!”
“Mi avete messa alla prova Katherine?”
“si Liza! Perdonatemi, ma le abitudini sono dure a morire!”
“posso capirvi!”
“Liza, domani avete un incontro con il signor Lockwood! Siete emozionata!”
“più che altro sono curiosa. È così affascinante che deve per forza avere un segreto e io non vedo l’ora di scoprire di cosa si tratta!”
Sembrò allarmata dalle mie parole.
Davvero bastava così poco per mettere in allarme la Katherine di cui avevo letto?
Davvero ero così brava a far innervosire la gente?
“spero per voi che riusciate nel vostro intento!”
“grazie, ma la vedo difficile!”
“buonanotte Liza!”
“buonanotte Katherine!”
Prima che entrasse in stanza, però, la fermai con una nuova domanda: “Katherine, volvo chiedervi: ma quest’abito va bene per una passeggiata mattutina?”
 
 
Angolo autrice: lo so che vi ho fatto aspettare tantissimo e chiedo umilmente scusa *congiunge le mani e si inchina in segno di mortificazione*
Ma tra la scuola e vari impegni il tempo per scrivere è stato veramente inesistente!
Ringrazio tutti quelli che leggono questa specie di schifezzuola… grazie davvero a tutti…
Se volete fatemi sapere cosa ne pensate… ^_^

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Capitolo 5
*** Morning story ***


Pov Katherine
Entrai in camera di Liza e la osservai.
Era davvero una bellissima ragazza con quei capelli biondi che le incorniciavano il volto.
Il sole che filtrava dalle finestre li faceva risplendere quasi come se fossero stati d’oro. Quando l’avevo vista per la prima volta ero stata troppo occupata a cercare di capire se potesse essere stata mandata da Klaus che non avevo prestato attenzione alla sua bellezza. In quel momento capii che l’unica cosa che avrei dovuto temere di quella ragazza non era un potenziale mandante ma la sua bellezza che poteva rivelarsi d’intralcio al mio piano.
Avevo deciso dal primo istante in cui avevo visto i fratelli Salvatore che tutti e tre saremmo rimasti insieme per sempre. Tuttavia, l’arrivo di Liza rischiava di mandare in fumo il mio progetto se uno dei due fratelli si fosse innamorato di lei.
Avevo appreso, nel corso della mia lunga vita, che se vuoi tenere qualcuno accanto a te per l’eternità il metodo migliore è farlo innamorare, che era quello che stavo cercando di fare e, in un modo o nell’altro, ci sarei riuscita.
“Liza…!” la chiamai, cercando di svegliarla.
Il sole era sorto già da un paio d’ore e a breve sarebbe arrivato George per il loro appuntamento.
Non si svegliò, ma arricciò il naso quasi come se fosse infastidita dal fatto che la stessi chiamando.
“Liza??” mi avvicinai a lei e le sfiorai una guancia. Quando avvertì il mio tocco spalancò gli occhi terrorizzata. Mi guardò e dopo pochi secondi si ricompose, sorrise e si mise seduta.
“miss Katherine, scusatemi. Stavo sognando e quando mi avete toccata ho avuto paura…!”
“non preoccupatevi, posso capire! Ero venuta per avvertirvi che fra poco arriverà il signor Lockwood!”
“Vi ringrazio. Me ne ero completamente dimenticata!” mi sorrise e si alzò dal letto.
“coraggio vi aiuto a prepararvi. Vi ho portato un ombrello, dei guanti e un copricapo coordinati con l’abito che vi ho ceduto ieri sera!”
Le indicai gli oggetti che avevo precedentemente poggiato sulla sedia della toilette.
Mi sorrise “vi ringrazio infinitamente!!”
La aiutai a prepararsi e quando, dopo circa mezz’ora, fu pronta scendemmo in salone dove ci aspettava Stefan.
“buongiorno signorine!” il suo sorriso mi tolse il fiato.
Liza se ne accorse e mi guardò negli occhi con sguardo complice. Strinsi più forte il suo braccio che era poggiato sul mio. Infondo non mi dispiaceva la complicità di quella ragazza, anche se non l’avevo ancora capita bene.
“Buongiorno signor Salvatore!” ricambiai il sorriso che Stefan mi aveva donato con uno altrettanto luminoso.
Liza, invece, si limitò ad un piccolo inchino.
“posso accompagnarvi a tavola per una leggera colazione?”
“con immenso piacere!”
Ci offrì le braccia, uno a testa, e ci condusse fino alla tavola che era già stata imbandita.
“Miss Allen avete dormito bene?”
“Magnificamente. Grazie!”
Liza mi sembrava agitata. Forse aveva paura di dire qualcosa di sbagliato? Oppure era il suo appuntamento con George Lockwood ad inquietarla? Non sapevo darmi una risposta.
“siete sicura che camminare per tutta la mattina sia una scelta saggia? Dopotutto vi siete svegliata ieri dopo tre giorni e avete anche avuto un leggero malore…”
“non preoccupatevi Stefan! Non sono mai stata dalla salute cagionevole… deve essere stato lo spavento a provocare quel sonno lunghissimo e il malore di ieri! Ma sono sicura che una passeggiata non potrà che farmi bene!”
Guardai Liza con un gran sorriso
“vedo che non vi lasciate intimorire da qualche situazione negativa!”
Vidi un velo di tristezza nei suoi occhi. Ma fu un lampo, così veloce da farmi credere di essermelo solo immaginato.
Non avevo capito molto di quella ragazza, ma una cosa era certa: nascondeva molto più di quanto non fosse disposta a raccontare!
 
Pov Liza
Mi ero svegliata con una terribile sensazione.
La sera precedente ero riuscita ad addormentarmi solo due ore dopo essere andata a letto. Avevo paura di Katherine, non perché temessi che potesse attaccarmi mentre dormivo piuttosto perché avevo notato lo strano feeling tra di noi e non volevo certo affezionarmi a lei.
Quando mi aveva svegliata avevo avuto paura.
Paura che mi volesse uccidere.
Paura che avesse scoperto che le nascondevo qualcosa.
Paura per la mia vita.
Poi la paura mi aveva abbandonata e avevo ritrovato quello strano feeling con l’ultracentenaria vampira.
Vedendo Stefan in salotto avevo immediatamente pensato a suo fratello.
Era così insopportabile. Damon era riuscito ad irritarmi con il suo amore cieco nei confronti di Katherine, ma non perché fossi gelosa piuttosto perché se era così perdutamente innamorato di Katherine non  mi avrebbe dato modo di scoprire se il mio desiderio si sarebbe o meno avverato e, se non fosse successo, non sarei mai potuta tornare a casa mia.
La mia non era gelosia. Era puro egoismo.
Poi però anche i pensieri su Damon erano andati via.
Dopotutto cosa avevo da perdere anche se mi fossi trattenuta in quel secolo?
Non avevo lasciato nulla nel mio!
E poi non ero mai stata il tipo che si crea tanti problemi. Io vivevo la vita alla giornata.
Io non mi domandavo mai il perché delle cose.
Agivo e basta.
Avevo sempre fatto tutto così nella mia vita, nel bene e nel male.
Mi rendevo conto, mentre riflettevo, che Katherine e Stefan stavano parlando. Mi resi anche conto di essere seduta a tavola. Me ne ero accorta appena.
Mi ero anche accorta a stento di aver risposto a Stefan e, se mi avessero chiesto cosa ci fossimo detti, non sarei riuscita a dirlo.
Capii, però, distintamente Katherine che mi diceva:
“vedo che non vi lasciate intimorire da qualche situazione negativa!”
Non seppi perché aveva detto quella frase, ma lei non poteva sapere quante difficoltà avevo dovuto affrontare nella vita prima di essere capace di non avere paura per qualche sciocco ostacolo come un leggero malore!…
Non sapevo cosa dirle, ma fortunatamente non ebbi nemmeno il tempo di risponderle. In quel momento entrò Emily
“signori è arrivato il signor Lockwood!”
Stefan si alzò e sorrise a Emily..
“vi prego lasciatelo entrare!”
Mi si strinse lo stomaco. Al solo pensiero di dover trascorrere un intera mattina con un irascibile licantropo mi agitava.
Mi rincuorai pensando che, probabilmente, George non mi avrebbe uccisa per non attirare l’attenzione su di sé. Tuttavia, quel probabilmente mi lasciava addosso un immotivato senso di inquietudine.
Quando George Lockwood entrò nella sala dove era stata servita la nostra colazione io e Katherine ci alzammo e seguimmo Stefan che si era avvicinato al suo ospite per salutarlo.
“buongiorno Liza. Siete bellissima stamattina!”
Arrossii. Mi parve strano. Non ero arrossita nemmeno per quella frase di Damon, non capivo perché dovessi arrossire per un complimento così sciocco.
“vi ringrazio signor Lockwood”
“vi prego chiamatemi George!”
Gli sorrisi. Quel ragazzo aveva qualcosa di veramente affascinante ed attraente.
Era assolutamente perfetto. Almeno se non pensavo alla sua natura di lupo.
La voce di Stefan interruppe il filo dei miei pensieri e anche il contatto visivo che avevo con il nuovo ospite di casa Salvatore.
“volete unirvi a noi per una colazione, signor Lockwood?”
George accettò l’invito e si sedette a tavola con noi!
Katherine ammiccò verso di me. Le sorrisi. Evidentemente si era accorta che non ero proprio indifferente al fascino di quel ragazzo.
“Signor Lockwood, scusate ma credo di non aver capito quando avrà luogo il ballo dei fondatori!”
“beh, avverrà fra sette giorni esatti.”
Sorrisi. Era strana tutta quella formalità. “Spero che l’invito per me e Liza sia sempre valido!”
Katherine si divertiva a stuzzicare tutti o era un piacere riservato solo ai nuovi arrivati?
George sembrò non accorgersi nemmeno di ciò che gli aveva chiesto la bellissima ragazza che mi sedeva di fronte.
“certamente. Miss Katherine non rimangerei mai un invito che io stesso ho porto!”
Katherine sorrise a George e poi a me
“Liza penso che ci divertiremo moltissimo a quel ballo!”
Ricambiai il suo sorriso “ne sono sicura!”
“Signor Lockwood credo voi dobbiate sapere che miss Allen è stata attaccata da alcuni banditi ed è  rimasta priva di sensi per tre giorni. Vi chiedo, gentilmente, di non farla stancare eccessivamente!”
Era stato Stefan a parlare e non potetti desistere dal dire qualcosa anche io.
“Stefan vi sono immensamente grata per il vostro interesse, ma sono perfettamente in grado di capire quando mi sto affaticando eccessivamente. Saprò pormi un limite…”
Katherine rideva sommessamente e mi resi conto che, forse per quei tempi, ero sembrata troppo audace. Tuttavia, non mi importava. Non potevano permettersi di parlare di me come se io non fossi presente.
Allora George prese parola.
“Liza, credo però che il signor Salvatore abbia ragione. Se aveste saputo darvi un freno ieri non vi sareste affaticata fino a perdere i sensi!”
Desiderai rispondergli. Volevo dirgli che viaggiare nel tempo mi aveva scombussolata, e non poco, e poi sapere che lui era George Lockwood il licantropo mi aveva scosso molto.
Ma rimasi in silenzio mordendomi il labbro inferiore. Katherine mi venne in  soccorso “signori voi avete ragione a preoccuparvi per la salute di Liza, tuttavia credo che sia stato lo spavento a farla reagire in quel modo. Sono più che certa che si riprenderà molto presto!”
Le mimai un grazie.
“Forse avete ragione miss Pierce..!” dopo di che George si voltò verso di me “siete pronta per la lezione di storia?”
“oh, non vedo l’ora!”
Ed era vero. Volevo conoscere la storia di quella città dal racconto di qualcuno che aveva davvero visto la città nascere.
Ci alzammo dal tavolo e, dopo aver salutato, ci allontanammo.
“siete davvero interessata alla noiosissima storia locale?”
“certamente signor Lockwood, per quale altro motivo vi avrei chiesto di raccontarmi ogni cosa?”
Era una domanda scomoda e lo sapevo. Volevo capire se sarebbe stato influenzato dal suo tempo e dalle etichette o se si sarebbe spinto e mi avrebbe rinfacciato il mio non celato interesse nei suoi confronti.
Mi spiazzò non facendo nessuna delle due cose.
“pensavo vi foste già stancata di dividere casa con due ragazzi e un’altra donna davvero bellissima da potervi quasi mettere in ombra…”
Non smisi di sorridere mentre lo guardavo. mi piaceva sempre di più. Aveva un sarcasmo pungente, il che mi affascinava.
“beh, mi dispiace deludervi ma non avete indovinato… sono davvero un’appassionata di storia. Soprattutto amo ascoltare le storie se vengono narrate da chi le ha vissute…”
Il suo sorriso si allargò: “ allora forse resterete delusa. Io non l’ho veramente vissuta, o per lo meno non tutta…”
Non feci domande. Volevo che fosse lui a continuare se avesse voluto.
“Due anni fa sono partito. Ho sentito la necessità di allontanarmi dal mio paese… questa città mi stava stretta!”
“problemi in famiglia?”
Rise: “diciamo più problemi di sangue!”
Ricambiai il suo sorriso, ma qualcosa mi diceva che George Lockwood aveva già spezzato la maledizione e, se il mio intuito non mi ingannava, lo aveva fatto due anni prima.
“spero che adesso abbiate risolto!”
“credo di aver imparato a convivere con il mio piccolo problema…”
“la capacità di adattarsi si rivela molto utile. Specialmente in determinate situazioni!”
“parlate per esperienza o per cultura?”
“un po’ per entrambe le cose! La vita non mi ha sempre regalato sorrisi, ma ho saputo adattarmi. D’altro canto in qualsiasi buon libro, sotto strati e strati di trame complicatissime, si può notare che ogni personaggio riesce in ciò che deve solo se si sa adattare alle situazioni… sbaglio forse?”
“no, non credo che voi sbagliate… ma non capisco perché una ragazza così giovane parla della vita come se questa non possa più donare nulla!”
“io non ho parlato di vita. Ho parlato di adattamento”
“si, ma se non riuscite a vedere nulla di più bello nella vita che adattarvi allora non la amate e alla vostra età non dovrebbe accadere!”
Era arguto. Io avevo parlato di adattamento e lui aveva colto anche ciò che non avevo detto. Era riuscito a vedere oltre.
Pensai di aver espresso il desiderio sbagliato. Forse dovevo tornare indietro nel tempo per conoscere George e non sprecarlo per un narciso innamorato di un’altra.
“credo che abbiate visto un po’ troppo oltre ciò che ho detto… davvero non volevo filosofare sulla vita. Non la conosco ancora tutta per poter dare un giudizio. Ho letto una volta che “per poter dare un giudizio su come si è vissuto bisogna essere in punto di morte!” e ci credo fermamente…”
Non era del tutto una menzogna. Credevo davvero in ciò che avevo detto anche se talvolta il mio pessimismo aveva la meglio.
“è una bellissima frase! Dove l’avete letta?”
“nelle Storie di Erodoto!”
Rise di cuore.
Cosa avevo detto?
Forse nell’800 non conoscevano Erodoto???
Lo guardai incuriosita. Se fossi stata un cartone animato avrei avuto una grande goccia accanto al viso… o forse un punto interrogativo!
“no, perdonatemi è solo che deve essere vero che vi piace la storia se invece che leggere qualcosa come Cime tempestose leggete le Storie di Erodoto…”
Risi di cuore. Effettivamente dovevo essere sembrata una pazza storica, ma non era così. Diciamo che la storia non era mai stata esattamente la mia materia preferita. Me la cavavo, ma solo perché ero brava con i giochi di memoria e si sa che l’unica cosa che conta in quella materia è ricordare e date e le battaglie.
“allora miss Liza iniziamo dall’inizio della nostra storia o volete procedere al ritroso?”
“Come preferite! Ognuno ha il suo modo di raccontare. Ma tutti raccontiamo bene solo se seguiamo noi stessi!”
“allora inizio dal principio… la città è stata fondata 4 anni fa da alcune famiglie che ancora oggi abitano qui: i Salvatore, che sono stati così gentili da ospitare voi e miss Katherine; i Fell; i Gilbert; i Forbes, la famiglia dello sceriffo e noi Lockwood…”
George si fermò attendeva forse una domanda? Non ne avevo. Sapevo tutto di quella città e quello che mi aveva detto era solo la punta dell’iceberg. Lo sapeva lui e lo sapevo anche io.
“George, sono d’accordo che la città è stata fondata da poco.. ma non penso possiate dirmi solo questo… raccontatemi  qualcosa… una storia. Anche un aneddoto divertente se vi va! Ma non mi accontenterò di una piccola nozione sulla data di fondazione…”
“avete ragione… allora vedete quel negozio?”
Mi indicò un piccolo negozietto. Sembrava una drogheria.
“si… è una drogheria?”
“no, è una farmacia… è gestita dalla signorina Pearl. Pearl è amica di miss Katherine e vive con sua figlia Annabelle in una casa molto vicina a quella dei Salvatore. L’avrete sicuramente notata. Non è molto grande, ma è molto carina, almeno dall’esterno…”
“Non siete mai stato in quella casa?”
Mi sembrò strano. Non credevo che fosse vietato far visita a qualcuno nel 1800.
“Non ho avuto molto tempo… sono tornato da poco in città…!”
“capisco!”
Credetti di essere giunta a una conclusione. George aveva già spezzato la maledizione e faceva di tutto per evitare i vampiri.
“e ditemi… la vostra famiglia è la famiglia del sindaco… la famiglia Fell è quella dello sceriffo?”
“Oh, no! I Forbes!”
“Ah ecco.. scusate forse non ho poi una così buona memoria!”
“non preoccupatevi…! È normale!”
“però so ancora poco di questa città… ad esempio mi avete detto che ci sono delle famiglie fondatrici ma non so che cosa fanno per la città queste famiglie e cosa hanno fatto veramente per la fondazione?”
“Liza, siete solo curiosa o poco attenta?”
Lo guardai sorridendo. Una maschera di finta innocenza doveva sempre rimanere sul mio volto. Non potevo certo rischiare che capisse cosa stavo cercando di scoprire, anche se in realtà nemmeno io sapevo quale informazione stessi cercando di carpirgli.
Sapevo che era un lupo mannaro.
Conoscevo la storia di quella città.
Sapevo che le famiglie fondatrici, dopo aver scoperto l’esistenza dei vampiri, avevano fondato il Consiglio per proteggere tutti dalla loro minaccia e che quello era il loro ruolo nella città.
Sapevo cosa era successo e cosa sarebbe accaduto, ma volevo sapere da George Lockwood qualcosa che già non sapessi. Anche un solo, semplice e banale pettegolezzo.
“i fondatori si prendono cura della città. Questo è il loro ruolo. La proteggono e difendono tutti!”
“mi sembra molto nobile e altruista… credo che in nessun altra città ci sia questo spirito di comunità così forte…”
Mi sorrise. “non credo voi abbiate conosciuto molto delle città allora, miss Liza…”
“avete ragione, in effetti! Prima d’ora non mi ero mai allontanata dalla mia casa!”
Non era esattamente la verità. Anzi non lo era affatto. Ma lui non lo avrebbe mai saputo.
“ma vi prego ditemi qualcos’altro di questa città… la sua storia sembra così affascinante!”
George parlò per ore di ogni edificio che incontravamo.
Mi raccontò le storie più assurde o anche solo piccoli aneddoti. Mi parlò degli amori che erano nati in quei posti. Di come la signora Drew si era innamorata di un suo vecchio amico, il signor Harris e di come, dopo essersi sposati, avevano avuto due gemelline: Sarah e Abby.
Mi parlò del cane che girovagava sempre per la città.
Mi portò anche a Fell’s Church e mi raccontò la storia di quella chiesa. Fui incuriosita dal nome. Fin da quando avevo letto il manoscritto mi ero domandata se si chiamasse Fell’s Church perché la famiglia Fell aveva abìvuto un ruolo fondamentale per la costruzione di quella chiesa. Mi spiegò che i Fell erano dei fervidi credenti e che avevano investito molto più degli altri per la costruzione di quell’edificio, preferendo investire il loro denaro per quella chiesa piuttosto che per la loro abitazione. Finsi ammirazione per un gesto tanto stupido. Sarebbero stati loro stessi a bruciare quella chiesa e mi domandai come si potesse essere tanto stupidi.
Quando giunse l’ora di pranzo, che notai avvicinarsi grazie ai rumori poco cortesi del mio stomaco, George propose di riaccompagnarmi a casa Salvatore. Lo ringraziai e ci incamminammo. Per strada, vicino la farmacia di Pearl incontrammo un uomo.
Non era altissimo e aveva una barba inusuale per il mio secolo, ma forse molto alla moda in questo.
Non sembrava potesse avere più di quarant’anni e portava un diario di pelle sotto braccio. Mi domandai chi potesse essere, ma non dovetti aspettare molto per scoprirlo. Quell’uomo si fermò e salutò il mio accompagnatore.
“Mr. Gilbert è un piacere incontrarvi! Permettetemi di presentarvi la signorina Liza Allen!”
“Sono onorato di conoscervi!”
Gli porsi la mano, per permettergli di baciarla e feci un piccolo inchino
“il piacere è mio mr. Gilbert!”
“siete arrivata da poco in città, miss Allen?”
“Credo siano trascorsi cinque giorni, ma per tre di questi sono stata costretta a letto per lo spavento…”
Vidi un campanello di allarme comparire sul suo volto e lui cominciò a sudare freddo. Forse aveva capito che ero sfuggita all’attacco di un vampiro. Avevo letto che fosse paranoico ma non credevo fino a questo punto.
George si affrettò ad aggiungere: “la signorina Allen è stata attaccata da alcuni briganti che le hanno sottratto ogni avere e i signori Salvatore sono stati così gentili da ospitarla!”
Il sollievo si dipinse sul volto del nostro interlocutore. Avrei voluto tranquillizzarlo e dirgli che i vampiri, se mi avessero attaccato, non mi avrebbero certo lasciato il tempo di rimanere sotto shock o di essere terrorizzata. Mi avrebbero solo uccisa.
Ma non dissi nulla. Ascoltai solamente ciò che si dicevano quei due uomini senza davvero seguire i loro discorsi, pensai di avere seri problemi di concentrazione quel giorno. Per tutta la mattina non avevo fatto altro che fingere di essere interessata a quello che George mi stava dicendo. Fui felice quando Jonathan si congedò permettendoci, anzi permettendomi, di tornare da Stefan e Katherine.
Per tutto il tragitto io e George continuammo a parlare di cose più o meno interessanti. Mi fece capire, in maniera neanche tanto velata, che Gilbert era innamorato della signorina Pearl e che ogniqualvolta se ne presentasse l’occasione, anche se non era necessario, si recava in farmacia. Mi disse che secondo lui avvolte fingeva volontariamente di dimenticare qualcosa per poter ritornare al negozio e vedere Pearl almeno due volte.
Poco prima di giungere a destinazione George si fermò:
“Liza, volevo chiedervi per quanto tempo rimarrete qui in città?”
Lo guardai scettica. Voleva forse cacciarmi? O temeva potessi essere pericolosa?
“non saprei… finché qui ci sarà posto per me! Perché questa domanda, George?”
Mi sorrise: “perché vorrei essere sicuro che non mi scivoliate tra le dita!”
Arrossii. Quel ragazzo ci sapeva fare, dovevo ammetterlo.
Mi porse di nuovo il braccio e lo accettai.
“allora Liza, avete già scelto l’abito che indosserete per il ballo?”
“non ancora, in verità…”
“Beh, è una scelta difficile!”
“Soprattutto se dei briganti vi hanno privato di ogni effetto personale…”
Rise di gusto. Ma la sua risata non mi trasmise nulla di buono. Era come se dietro quella finta allegria vi fosse celata una minaccia. Minaccia che lessi nei suoi occhi quando mi guardò…
Ero pietrificata dal terrore. Non riuscivo a dire nulla.
Lo guardavo negli occhi e più lo guardavo più il mio istinto mi diceva, no mi urlava, di scappare.
Il suo sguardo era perfido, vuoto. Mi sembrò persino di vedere, per un secondo, le sue iridi divenire gialle. Sussultai.
“vi ringrazio per la splendida lezione di storia!”
“è stato un piacere…”
Lo salutai così e rientrai in casa. Mi diressi in salone e lì trovai Katherine.
Sospirai…
Dovevo avere un’espressione sconvolta perché Katherine mi si avvicinò preoccupata.
“Liza, va tutto bene?”
“non ne sono sicura.”
“venite sedetevi!”
Mi accomodai sul divano e Katherine vicino a me.
“vi andrebbe di dirmi cos’è successo?”
La guardai per un momento che mi sembrò infinito negli occhi e trovai la forza di calmarmi…
“la verità è che non è successo niente. Per tutta la mattina George è stato gentilissimo e mi ha raccontato tutta la storia della città…” feci una pausa…
“ma.. Liza non cercate di imbrogliarmi. Siete visibilmente sconvolta… vi prego ditemi cos’è successo”
“ma poco prima di salutarmi mi ha chiesto per quanto tempo mi sarei trattenuta in città e quando gli ho chiesto il motivo mi ha detto che non vorrebbe che gli scivolassi dalle mani…”
Katherine mi interruppe con la sua risata cristallina. Non l’avevo notata la sera prima. Guardandola capii perché Damon e Stefan si erano innamorati di lei. Era bellissima nella sua austerità.
“Siete solo imbarazzata…”
Volevo spiegarle che non era solo quello. Che avevo una brutta sensazione, che la risata di George Lockwood mi aveva lasciata terrorizzata. Ma temevo che potesse farmi domande a cui non avrei saputo o potuto dare una risposta.
Decisi che non mi interessavo. Avrei corso il rischio. Non capivo perché ma sentivo che di lei potevo fidarmi, nonostante ciò che c’era scritto in quel manoscritto. Nonostante tutto sentivo di poterle confidare tutto, o quasi.
“Katherine non sono in imbarazzo. Sono spaventata. George poi ha riso. Ma la sua risata mi ha lasciato una brutta sensazione. Mi ha fatto venire i brividi. E il suo sguardo era come lontano distante. Come se guardasse me ma vedesse una preda. Ecco si come un leone che osserva la sua preda. Mi sono sentita piccola ed indifesa e ho avuto paura…”
Il riso di Katherine si arrestò. Pensai che avrebbe cercato di dissuadermi da quella folle idea.
Che avrebbe cercato di convincermi che George Lockwood era un bravo ragazzo e che ero solo ancora scossa per quanto mi era accaduto.
“vedo che siete molto sveglia. Non preoccupatevi, George Lockwood non vi si avvicinerà più…”
Le sorrisi riconoscente. Forse avremo davvero potuto essere amiche…
“grazie Katherine.”
“smettetela di ringraziarmi e parliamo invece di cose serie… oggi dobbiamo andare dal sarto per i vestiti per il ballo!”
Stavolta fui io a ridere di gusto. Eravamo nel 1864 ma nel corso dei secoli le priorità non sarebbero cambiate. Per una ragazza al primo posto ci sarebbe sempre stato lo shopping.
 
Pov Stefan
 
Quando entrai in salone trovai miss Katherine e miss Liza che ridevano sinceramente divertite. Chissà per quale motivo. Erano così prese dal loro discorso che non si accorsero di me. Potei sentire che parlavano degli abiti per il ballo.
Liza stava dicendo a Katherine che il blu le stava benissimo e che avrebbero potuto cercare una stoffa che avesse una tonalità perfetta per abbinarla al lapislazzuli che portava al collo.
Dal canto suo Katherine ribadì che il colore che più donava a Liza era il verde e che quello stesso pomeriggio sarebbero uscite per cercare tutto l’occorrente per quella che sarebbe stata la festa del debutto della nostra nuova ospite nella nostra piccola comunità.
Liza mi sembrava emozionatissima e Katherine partecipava alla sua gioia.
“scusate l’interruzione!”
Entrambe si voltarono verso di me.
“oh Stefan. Prego venite!”
Katherine mi porse la mano. La accettai, le posai un dolce bacio e mi sedetti di fronte a loro.
“sentivo che parlavate della festa!”
“Stefan, credo che finché non arriverà dovrete sopportare i vaneggiamenti di due povere ragazze troppo emozionate!”
Sorrisi alla mia Katherine. Come avevo potuto guardare Liza e dimenticarmi della bellezza di Katherine?
“non sarà così difficile. Siete davvero bellissime quando parlate tra di voi! Sembra che vi conosciate da una vita…”
Liza sorrise a Katherine che la guardò con uno sguardo che non le avevo mai visto. Era colmo di affetto e di gratitudine?
“signorine, ero venuto per informarvi che è pronto in tavola…”
Liza scattò in piedi.. “scusate i modi rudi… ma sto morendo di fame!”
Katherine la seguì a ruota… “non me ne parlate!”
Scoppiarono a ridere e le seguii a ruota.
Le loro risate erano contagiose e mettevano allegria.
Per tutto il pranzo parlarono e risero. Ogni tanto mi porgevano qualche domanda e mi rendevano partecipe, ma per lo più mi ignorarono.
Non mi pesò. Era rilassante e appagante vedere quanto fossero affiatate.
Mi sentii solo e temetti che un pezzo di me si staccasse quando, poco dopo aver terminato di pranzare, si congedarono per andare dal sarto.
Le osservai allontanarsi finché non scomparvero alla mia vista e mi domandai perché ero così indeciso.
Liza aveva scombussolato quelle che credevo essere le mie certezze.
Sarebbe stato difficile scegliere tra l’austera, egoista, bellissima e sicura Katherine e la dolce, altruista, altrettanto bella e insicura Liza.
Non sapevo ancora quanto la mia descrizione di Liza fosse distante dalla realtà.
 
Angolo autrice (o pseudo tale): ehi… salveeee… scusate se vi ho fatto aspettare così tanto… ma la scuola non perdona e io non ho avuto né il tempo né l’ispirazione per mettermi al pc e scrivere questo capitolo… spero che non sia troppo orribile ed osceno. So che non è un capitolo bellissimo ma perdonatemi non ero proprio ispirata… spero di rifarmi nel prossimo, se sarete così gentili (e pazzi) da continuare a leggere questa specie di schifezzuola…
 
Ringrazio tutti coloro che hanno commentato, che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite o tra le seguite e anche tutti coloro che leggono solamente…
GRAZIE DAVVERO A TUTTI ^_^.

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Capitolo 6
*** Come back to home... ***


Pov Katherine
 
Quando arrivammo dal sarto ci concedemmo diversi minuti per parlare tra di noi e cercare di capire ciò che poteva piacerci…
Liza non aveva le idee molto chiare, anzi un paio di volte ebbi la sensazione che non sapesse di cosa stesse parlando. Come se non avesse mai dovuto scegliere un abito per un ballo. Come se non fosse mai andata da un sarto. Come se non conoscesse le stoffe che doveva usare.
“Signorine posso aiutarvi?”
Liza guardò miss Finning con un gran sorriso.
“Si, la ringrazio. Cercavo un tessuto particolare, ma mi è stato consigliato di puntare sul verde, a quanto pare mi dona!”
Mi guardò sorridente. Ero stata io a dirglielo, ma non avrei mai pensato mi avrebbe presa così sul serio.
Mi sentii realizzata.. magari avere un’amica significava anche questo: dare consigli e godere quando questi vengono accettati…
La signora Finning ci mostrò tutte le stoffe in negozio. Liza era troppo insicura o forse solo indecisa. Non riusciva a decidere il tipo di stoffa o la tonalità di colore. La aiutai. Insieme non impiegammo più di mezz’ora a scegliere due tipi di stoffa da abbinare per poter ottenere un abito particolare e adatto all’occasione. Semplice, così come lei appariva, ma particolare, come credevo fosse la sua anima.
Dopo aver deciso come sarebbe stato il suo abito iniziammo a cercare tutto l’occorrente per poter far fare il mio.
Optammo per un tessuto blu. Non un colore scuro però ma quasi un azzurro… il tessuto ricamato e a fantasie bianche richiamava la mia collana e la faceva risaltare.
Decidere il modello del mio abito fu un po’ più complicato, ma Liza mi aiutò immensamente. In meno di un giorno era riuscita a capire che genere di abiti amassi e a propormi un modello oserei definirlo originale.
“Katherine, perdonatemi, ma non avremmo bisogno di qualcos’altro? Dei guanti ad esempio?”
“Avete perfettamente ragione Liza…”
Miss Finning ci interruppe: “Signorine, non preoccupatevi penseremo a tutto noi… siete state fortunate. Siete tra le prime, perciò gli abiti saranno pronti fra tre giorni!”
Liza le sorrise. Quella ragazza mi sembrò fin troppo cordiale. Sorrideva sempre e a tutti, anche se a volte non sembrava realmente presente, come se ci fosse altro ad occupare la sua mente.
“Beh, allora direi che abbiamo finito! Katherine, possiamo andare?”
“Si certamente!”
Salutammo e uscimmo dalla bottega. “Volete tornare a casa Salvatore?”
Mi guardò forse con una leggera esitazione e mi sembrò che stesse valutando due differenti possibilità, come se una delle due potesse essere rischiosa. Mi osservò per meno di un minuto prima di sorridermi:
“In realtà avevo voglia di passeggiare e magari di trascorrere un po’ di tempo tra ragazze!”
“ottima scelta! Non avevo proprio voglia di tornare tra quelle quattro mura! Cioè, non fraintendetemi, sono immensamente grata ai fratelli Salvatore per la loro ospitalità, tuttavia talvolta una ragazza ha bisogno dei propri spazi…”
“riesco a capirvi, meglio di quanto crediate!”
Cambiai argomento. Non perché quello mi annoiasse o perché credevo che non sarebbe riuscita a reggere un discorso complesso sulla vita e sulle opportunità di libertà che questa ci concede. Tuttavia volevo discutere di cose più frivole e al contempo più importanti.
“Liza avete notato come vi guardava Stefan?”
Mi sorrise… “si, ma ho anche notato come guardava voi e, credetemi, è innamorato di voi solo che non riesce ad ammetterlo a se stesso!”
“io non ne sarei così sicura! Stefan non mi sembra un ragazzo che si fa delle paranoie… credo che sia spontaneo, altruista, gentile e generoso…”
“e voi ne siete innamorata… anzi follemente innamorata!”
“è così evidente?”
“Temo che l’unico a non essersene reso conto sia Damon! Vi guarda come se foste l’unica cosa che conta realmente sulla Terra… non vede altri che voi!”
Risi di come ne aveva parato. Non sembrava gelosa piuttosto infastidita. Come se il fatto che Damon fosse innamorato di me la privasse di qualcosa.
“Liza, ma cosa ci trovate in Damon?”
“non l’ho ancora capito in realtà… adoro il modo in cui osserva e ieri, quando eravamo da soli nel bosco, è stato così comprensivo. In realtà quando non ci siete voi nei paraggi è come se lui fosse un'altra persona. È dolce, premuroso, ma non è pesante.. cioè non fa mai pesare la sua presenza. È divertente e ha uno sguardo così… beh, credo che intenso non renda bene ciò che voglio dire!”
Non mi sembrava una ragazza innamorata, tuttavia ebbi la sensazione che dietro le parole che aveva detto c’erano molte altre che non aveva volontariamente rivelato. Come se fosse obbligata a sentirsi attratta da Damon.
“Liza, ho come la sensazione che vogliate sentirvi attratta da Damon ma che in realtà non lo siate!”
“in realtà io sono attratta da lui, in ogni modo possibile…” possibile che lo avesse detto realmente? Non pensavo che fosse così sfacciata, ma magari non voleva dire ciò che la mia mente perversa aveva capito. Forse voleva solo dire che era attratta mentalmente da lui… “tuttavia non mi piace essere seconda a nessuno, e per quanto io possa capire perché Damon sia innamorato di voi non amo esservi seconda… perciò la mi attrazione nei suoi confronti è frenata dal mio orgoglio e dall’amore per me stessa…” mi guardò sorridendo “spero non la prendiate come una sfida… non voglio certo togliervi il vostro corteggiatore…”
“Non preoccupatevi Liza… Damon potete prenderlo… ma vi prego di lasciarmi Stefan…”
“Credevo di avervi già detto come la penso al riguardo! Preferisco tenere con me una potenziale amica che un potenziale spasimante che nemmeno mi affascina…”
Non riuscivo a  capire come potesse essere più attratta da Damon che da Stefan.
Certo era innegabile che Damon fosse un bellissimo ragazzo e che avesse degli atteggiamenti a dir poco seducenti, seppure ancora inesperti. Tuttavia, Stefan con la sua ingenuità mi aveva colpita dal primo istante.
Lui con il suo altruismo.
La sua freschezza.
La sua allegria.
La sua fiducia nel prossimo.
“Andrete con Stefan al ballo dei fondatori?”
“lo spero fortemente… vorrei poter ballare con lui. voi invece con chi vorreste ballare?”
Sul volto di Liza apparve uno sguardo… preoccupato?
“oddio! Io non so ballare! Non avevo pensato che al ballo avrei dovuto ballare?”
Risi: “Cosa pensavate si facesse ad un ballo?”
“Cioè so che si balla…” rise anche lei per ciò che aveva detto “tuttavia non avevo considerato che non ne sono capace”
“Non siete mai andata ad un ballo?”
 
Pov Liza
 
Cosa avrei dovuto rispondere? Che nel XXI secolo si “ballava” in maniera diversa? Che nel mio secolo più che ballare in discoteca, e avrei anche dovuto spiegare cosa fosse una discoteca, per lo più ci si strusciava vicendevolmente?
“Beh, in realtà il mio non era un padre comprensivo e permissivo.. anzi, era tutto il contrario! Non sono mai andata ad un ballo. Non ho mai imparato a danzare e ho imparato a leggere di nascosto. Lui non lo sapeva! Non ha mai voluto nemmeno che conoscessi dei ragazzi senza che lui fosse presente e non mi era possibile rivedere la stessa persona due volte!”
Ero brava a mentire. Durante la mia vita avevo imparato a farlo e in quel momento mi tornò molto utile.
“Liza mi dispiace così tanto. Non pensavo che aveste dovuto subire tali privazioni. Ma non preoccupatevi almeno per questo possiamo trovare una soluzione… io e Stefan vi insegneremo a danzare! Già questa sera!”
Le sorrisi riconoscente. Forse davvero Katherine non era quel mostro egoista di cui avevo letto.
“Katherine potrei chiedervi una cosa?”
“certamente… se posso esservi di aiuto in qualunque modo… non esitate mai a chiedere!”
“Se Damon dovesse tornare…”
Mi interruppe… forse perché non voleva che mi illudessi in un possibile quanto improbabile ritorno del maggiore dei fratelli Salvatore.
“Liza, Damon non può tornare! È partito per unirsi ai confederati!”
“Ma io ho come la sensazione che tornerà… quello che volevo chiedervi, comunque, è che se dovesse tornare vi sarei infinitamente grata se gli chiedeste di insegnarmi a danzare…”
“potreste chiederglielo voi!”
Non sembrava un accusa o un rifiuto alla mia richiesta, solo una constatazione. Mi limitai a constatare a mia volta: “e rischiare che rifiuti. O chiederglielo voi…”
Lasciai la frase in sospeso  e lei capì esattamente ciò che avrei voluto dire: “ed essere sicure che accetterà in nome dell’amore che prova per me!”
“esattamente!”
Mi sorrise e ricambiai. Non avevo un’amica da anni e in Katherine vidi ciò che non ero mai riuscita a trovare in tutti quegli anni di solitudine: un appoggio, un feeling speciale un’amicizia vera!
“perciò dovremmo escogitare qualcosa per farvi accompagnare da Damon, in caso dovesse tornare!”
“effettivamente non avevo considerato che lui vorrà sicuramente andare con voi al ballo…”
“beh, non preoccupatevi… ci penseremo a tempo debito… adesso ci sono orecchie indiscrete che potrebbero ascoltarci!”
Guardai dove stava guardando lei e vidi Stefan avvicinarsi. Non mi ero resa conto di dove eravamo dirette, troppo presa dai nostri discorsi e fui stupita quando mi resi conto di essere tornata a casa.
“bentornate. Avete trovato ciò che cercavate?”
Katherine sorrise radiosa al giovane che amava. Le brillavano gli occhi.
“certamente… due ragazze dal sarto non possono non trovare ciò che cercano… voi invece cosa avete fatto in nostra assenza?”
“niente di interessante… vi andrebbe di passeggiare?”
Guardai Katherine e notai il suo entusiasmo per quella piccola richiesta. Decisi che avrei potuto concedergli qualche minuto da soli, così reclinai l’invito accampando la scusa di essermi affaticata troppo per quel giorno.
Entrai in casa e mi diressi in salone. Osservai dalla finestra Katherine e Stefan passeggiare e invidiai il loro amore non ancora vissuto.
Non potetti osservarli per molto. Fui interrotta.
“Credete che non sappia che nascondete qualcosa? Avrete anche ingannato la signorina Katherine… ma non potete ingannare me…”
Mi girai e osservai Emily. Sembrava arrabbiata, indispettita e… impaurita.
“Emily, non capisco a cosa vi riferiate!”
“Oh! Smettetela e deponete la maschera. Vi ho trovata io nel bosco e di certo non venite da una città vicina. Indossavate degli abiti a dir poco strani! Erano rigidi… avevate dei pantaloni… e una specie di camicia maschile senza bottoni…”
Ok, Emily mi aveva vista con indosso gli abiti del mio secolo… ma non aveva capito nulla. Quindi potevo continuare a fingere.
“Emily quegli abiti li avevo presi per fuggire da casa mia senza essere fermata e avevo con me tutti i miei effetti personali che poi sono stati presi dai banditi!”
Rise. Rise della mia storia perché sapeva, così come sapevo io, che era finta.
“vi ripeto, potete ingannare Katherine, anche se non capisco come!”
“Emily voi come fate a resistere al soggiogamento?”
Sgranò gli occhi. Non avevo riflettuto e le avevo ammesso di conoscere il segreto di Katherine. Mossa sbagliata, ma forse potevo usarla a mio vantaggio. Sul volto della strega Bennet si susseguirono diverse emozioni: stupore, scetticismo e paura. Forse credeva che anche io fossi un vampiro? Non era possibile lo avrebbe capito.
“chi vi ha dato quella collana?”
“l’ho trovata tra gli oggetti di mio padre!” era la verità. Ma mi sembrò scettica. Dopotutto non era diverso ciò che avevo detto a Katherine.
“Emily, ascoltatemi a me non interessa che voi mi crediate. Non mi importa se andrete da Katherine e le direte che non credete ad una sola parola di ciò che vi ho detto. Non mi importa perché sono venuta qui con uno scopo e non me ne andrò finché non lo avrò portato a termine… ah, e non permetterò a nessuno di frapporsi fra me e il mio intento! Sono stata chiara?”
Sapevo che era una minaccia a vuoto. Emily era una strega potentissima e avrebbe potuto mettermi contro una vampira potentissima. Tuttavia sfruttai la paura che avevo letto nei suoi occhi per far valere la mia posizione e per dimostrare che anche io potevo essere pericolosa, nulla di più lontano dalla verità.
Il mio atteggiamento, però, ebbe effetto sulla strega. Forse lei sapeva qualcosa su quella collana che io ignoravo.
“Liza io non voglio avervi come nemica…”
“ma nemmeno come amica Emily! Non credo che dovreste parlarmi così! Io non vi ho aggredita in nessun modo… non vi ho fatto nulla e non capisco perché dobbiate trattarmi in questo modo…” mi voltai verso la finestra.
“avete ragione è solo che sono sicura che ci sia una storia che anche voi ignorate dietro quella collana… ho avuto come la sensazione che la precedente proprietaria di quella collana vi abbia lasciato un pezzo di storia…”
Non mi interessai più a ciò che mi stava dicendo. Avevo visto Damon passare davanti a me per seguire Stefan e Katherine.
“Emily avete per caso avuto la sensazione che sia un oggetto magico?”
Non vidi la sua reazione, ma non me ne preoccupai. “voi cosa sapete della magia?”
“io so molto più di quanto pensiate… ma questo non è il momento per voi di sapere cosa so  e cosa mi è ignoto!”
Mi voltai e mi diressi verso la porta. “Liza…”
La guardai: “la nostra conversazione non finirà così!”
“lo so… ma non finirà oggi!”
Me ne andai lasciandola sola.
 
Pov Katherine
 
Quando Liza se ne andò le fui immensamente grata. Aveva capito che volevo trascorrere del tempo sola con il mio Stefan.
Quel ragazzo aveva un potere su di me. Forse perché non c’era mai stato nulla tra noi mi sentivo più attratta di quanto fosse stato lecito.
“vi sono mancata, Stefan?”
“come sempre miss Katherine… il vostro sorriso è luce per i miei occhi!”
Se avessi potuto sarei arrossita. Lo fissai negli occhi.
“ditemi avete notizie di vostro fratello?”
Non sapevo bene perché gli avevo chiesto di Damon, ma sentivo che dovevo chiederlo per Liza!
“no… ma sono sicuro che non gli è accaduto nulla! Lo avremmo saputo!”
Mi sembrò infastidito dalla mia domanda… possibile che fosse geloso?
“Stefan, avete già deciso chi inviterete al ballo?”
“non ancora miss Katherine… ma ho già un’idea al riguardo… penso di invitare una sfuggente ed adorabile ragazza!”
Gli sorrisi “per caso la conosco? Potrei consigliarvi in quale modo approcciarvi con lei!”
“credo che voi siate la persona meno appropriata alla quale chiedere consigli…”
Mi imbronciai: “credete che non vi sappia consigliare?”
“Oh, no! Credo che nessuna possa consigliare come un uomo debba approcciare con se stessa!”
Fui lusingata dalle sue parole. “Quindi io sarei sfuggente?”
“nell’ultimo periodo più che precedentemente!”
“beh, ma allora dovrò farmi perdonare essendo maggiormente presente!”
Mi guardò sorridendo. Ricambiai.
Continuammo a passeggiare e a parlare. Ridemmo e scherzammo e mi sentii libera come mi sentivo solo con lui.
Ad un tratto, non seppi nemmeno il motivo, cominciai a correre e ancor meno chiaro era il motivo per cui Stefan cominciò a seguirmi.
Arrivai alla statua posta in mezzo al giardino: “ho vinto! Quale è la mia ricompensa?”
Mi avvicinai leggermente a lui. “cosa vorreste che fosse?…”
Quella domanda, così soave alle mie orecchie, non giunse tuttavia dalla voce dell’uomo dalla quale la aspettavo.
Era stato Damon a parlare. E solo allora sentii la voce di Stefan:
“ti hanno prolungato la licenza??” sembrava stupito che suo fratello fossi lì ma estremamente felice.
Damon sorrise: “mi stavo divertendo troppo per tornare a combattere!” si alzò e si avvicinò a noi…
Stefan gli si avvicinò: “il tuo impegno nei confronti della federazione è lodevole!” lo abbracciò nonostante il tacito rimprovero nelle sue parole era visibilmente sollevato di avere il fratello nuovamente accanto a sé.
Mi intromisi: “beh! La cosa va a meraviglia per me!”
Damon mi sorrise: “in che senso signorina Katherine?”
“ora avrò entrambi qui ad intrattenermi!” in quel momento arrivò Liza:
“Katherine così mi offendete… non pretenderete che entrambi intrattengano voi e io resti qui ad annoiarmi…”
Le sorrisi. Era audace e mi piaceva… “avete ragione… ma sono certa che entrambi i nostri ospiti sapranno intrattenerci senza mai farci annoiare!”
“proporrei di iniziare questa sera stessa a divertirci…”
Damon era curioso di sapere in quale modo.
“magari inventandoci un ballo solo per noi quattro!” mi votai verso Liza sperando che capisse di dover stare al gioco… dovevamo solo ripetere ciò che c’eravamo dette quella mattina.
Lo capì. “Katherine, io dovrei confidarvi un piccolo segreto…” la guardammo tutti in attesa.
“io non so danzare… non sono mai andata ad un ballo!”
Sembrava a disagio mentre lo ripeteva davanti ai fratelli Salvatore. Molto più a disagio di quando lo aveva detto a me.
“allora non abbiamo tempo da perdere. Dobbiamo obbligatoriamente danzare questa sera e tutte le sere prima del ballo, così voi sarete pronta!”
“vi ringrazio, Katherine… siete davvero un’amica…”
Era ovvio che il suo ringraziamento prevedeva anche un’altra parte dell’accordo…
“Damon, voi siete d’accordo se foste voi ad insegnare a Liza a danzare?”
Damon mi guardò sorpreso. Liza aveva davvero ragione: solamente lui non si era accorto di come guardavo suo fratello.
“signorina Katherine, mio fratello è molto più bravo di me a danzare…”
Gli sorrisi: “si, ma voi siete molto più bravo di Stefan con le parole e nelle spiegazioni… tuttavia, se non volete aiutare Liza ci penseremo io e Stefan…”
Vidi nei suoi occhi la mia vittoria ancor prima che lui parlasse: “avete ragione, miss Katherine… sono più in gamba di mio fratello… sarò certamente in grado di insegnare a miss Liza come danzare prima del ballo dei fondatori!”
Liza gli sorrise radiosa: “beh, allora vi ringrazio Damon, per la vostra disponibilità!”
Damon le sorrise, ma non le rispose. Si congedò senza aggiungere una parola per dirigersi dentro casa.
Stefan lo seguì, mentre io e Liza restammo lì. In giardino.
“Liza, non dovete prenderla sul personale. Damon è molto innamorato e crede che anche io lo sia!”
“lo avete illuso?” non era un’accusa. Non voleva essere un attacco né un giudizio. Stava davvero chiedendomi se lo avevo illuso perché era interessata.
“forse…” la guardai e rettificai la mia risposta: “si! L’ho illuso… e anche parecchio!”
“potrei domandarvi cosa c’è stato tra voi?”
“Sbaglio o l’avete già fatto?”
Mi guardò come a scusarsi, ma di certo non era dispiaciuta. Quella ragazza mi stupiva sempre. Era molto spigliata e sfacciata e quel giorno lo aveva dimostrato più di una volta.
“ci siamo baciati… diverse volte!”
Mi sorrise. Sollevata?
“e con Stefan invece?” risi di gusto: “Liza, ma è un terzo grado???”
Rise anche lei: “perdonatemi. Ma la curiosità è parte di me!”
“no”
Non aggiunsi nulla e lei non mi domandò altro.
Non parlammo più… entrammo in casa e ci dirigemmo in salone.
 
Pov Stefan
 
“Damon… Damon!”
Mio fratello mi guardò infuriato. Non lo avevo mai visto così arrabbiato e, onestamente, non capivo nemmeno perché lo fosse.
“cosa vuoi Stefan?”
“Solo sapere perché sei stato così sgarbato con la signorina Liza!
Alzò gli occhi al cielo… “non lo sono stato! È solo che Katherine crede di potermi imporre qualunque cosa… ti sei reso conto che non mi ha chiesto di insegnare a Liza a danzare, m l’ha praticamente imposto!”
Sorrisi: “Damon.. ma Katherine è così! Dovresti saperlo!”
Il suo sguardo si addolcì. “hai ragione Stefan! Lo so! Adesso vado a lavarmi! Puzzo come un caprone…” scoppiammo a ridere e lo lasciai da solo.
Ridevo ancora quando raggiunsi Katherine e Liza.
Erano sedute sul divano e parlavano di libri… Liza era affascinata dalla trama di un libro che Katherine le stava descrivendo con dovizia di dettagli.
Mi accomodai accanto a loro e partecipai a quella conversazione su Cime tempestose.
Quel romanzo mi aveva particolarmente affascinato, senza che ve ne fosse un reale motivo. Ero stato catturato dal modo in cui era stato scritto e soprattutto da ciò che vi era contenuto.
Liza non commentava. Si limitava ad ascoltarci e a porgere qualche domanda, di tanto in tanto.
Eravamo così presi dalla nostra conversazione che non ci accorgemmo nemmeno dell’arrivo di Damon. Continuammo a parlare, ignorando mio fratello, finché non arrivò Emily per informarci che la cena era stata servita… solo allora sentimmo Damon parlare: “finalmente… avevo una fame da lupi!”
Liza rise di cuore a quella battuta poco galante di Damon… ma lui sembrò non rendersi conto che lei stava cercando di attirare la sua attenzione. Porse il braccio a Katherine e la condusse fino al tavolo. Feci lo stesso con Liza!
“allora Damon… come mai siete ritornato?”
Katherine sembrava estremamente curiosa.
“ve l’ho detto… mi stavo divertendo troppo per lasciare tutto quanto…”
“e il vostro impegno nei confronti della confederazione?”
Era stata Liza a porgere la domanda, e mi sembrò che sorridesse notando l’espressione infastidita di Damon.
“tornerò a combattere al fianco dei confederati tra due mesi… ho solo prolungato la mia licenza… non mi sono congedato!”
La cena trascorse più o meno tranquillamente..
Damon osservava Katherine. Katherine osservava me. Io osservavo Liza. Liza guardava Damon. Tuttavia, nessuno fu mai infastidito da questo scambio di sguardi perché le due donzelle al tavolo con noi non ci lasciavano un attimo per pensare.. parlavano a raffica.. domandavano in continuazione e spaziavano tra mille argomenti.
Quando finimmo di cenare Katherine decise che era giunto i momento di dedicarci al ballo. Ci alzammo e ci dirigemmo nuovamente in salone.
 
Pov Damon.
 
Quando Katherine decise che era giunto il momento di danzare mi infuriai. Avevo praticamente dimenticato che mi aveva obbligato ad insegnare un attività così noiosa ad un’altra altrettanto noiosa ragazza. Ripensai al giorno precedente… effettivamente non era stato noioso il pomeriggio che avevamo trascorso insieme nel bosco. Lei era stata diretta. Simpatica. Sincera. Indifesa, ma mai noiosa.
Ripensai anche a quando l’avevo salvata. Era così indifesa e fragile quando Emily mi aveva condotto da lei. Vederla nuda nel bosco mi aveva quasi commosso. Mi ero subito avvicinato a lei per coprirla e l’avevo condotta a casa.
Ma le poche immagini che avevo di Liza non mi distrassero da quelle che avevo di Katherine. Dei nostri baci.
Delle sue parole.
Delle nostre carezze.
Io l’amavo e avrei fatto qualunque cosa per lei.
Mentre la vedevo danzare con mio fratello provavo un’enorme fitta di gelosia pervadermi. Non riuscivo a sostenere la vista di loro due che danzavano. Parlavano e si sorridevano.
Ero fermo in mezzo al salone e non vedevo altro che quei due. Li osservavo e se avessi potuto incenerire qualcosa con lo sguardo di certo mio fratello sarebbe bruciato.
Io amavo mio fratello, davvero. Ma amavo anche Katherine e per averla avrei fatto qualunque cosa.
“se non ti andava di insegnarmi a danzare bastava dirlo!”
Mi ridestai e guardai Liza. Sembrava infastidita ma sorrideva.
“perdonatemi Liza… ero sovrappensiero…”
“posso capire. Stavate cercando di incenerire vostro fratello…”
“perdonatemi Liza… non accadrà più!”
E fu così. Mi concentrai e mi dedicai completamente a Liza e al mio ruolo di istruttore.
Era vero, però, che non sapesse danzare… più volte mi schiacciò i piedi ma non me ne curai più di tanto… era così bella e spensierata.
Rideva quando riusciva a fare qualcosa senza sbagliare e era visibilmente imbarazzata quando sbagliava…
Forse avevo dei pregiudizi nei suoi confronti.
Forse il mio amore per Katherine mi accecava e non volevo vedere altro.
“Damon, vi ringrazio… siete stato davvero gentile…”
“dovere, Liza!”
“speravo fosse stato un piacere!”
 
Pov Liza
 
Feci un inchino e mi congedai dai miei ospiti lasciando Damon stupito per la mia audacia.
Mentre me ne andavo vidi Katherine ridere sommessamente e ebbi la certezza che aveva sentito le ultime battute della nostra conversazione. Decisi di chiederglielo il giorno seguente.
Quando giunsi nella mia stanza mi resi conto che se anche fossi rimasta bloccata in quel secolo non avrei perso gran che ma magari avrei guadagnato qualcosa: un amica, un amore e un amante…

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Capitolo 7
*** Maybe I should not say it ***


Pov Liza
“Liza siete pronta?”
Katherine era entrata nella mia stanza senza nemmeno aspettare che rispondessi.
Non me ne curai più di tanto. In una settimana avevamo legato più di quanto avessi mai creduto possibile. Più di quanto avessi fatto con chiunque dopo la morte dei miei genitori!
La vidi osservarmi dallo specchio. Lo stesso specchio che io stessa stavo guardando da non so più quanto tempo. Ero pronta per il ballo dei fondatori, ma mi sentivo dannatamente fuori luogo. Così inappropriata.
Non ero mai stata insicura. E soprattutto non ero mai stata insicura del mio aspetto!
“Liza siete bellissima. Non dovete preoccuparvi!”
“Katherine… io non credo di essere bella tanto quanto voi! E poi il mio accompagnatore non è molto felice di accompagnare me e non voi!”
Mi resi conto di pensare quelle cose solo dopo averle dette ad alta voce. Fino a quel momento non avevo realizzato il motivo per il quale ero così in ansia.
“non dovete preoccuparvi per Damon… dopo quella piccola e spiacente reazione si è reso conto di aver sbagliato.. è anche venuto da voi per chiedervi di perdonare la sua reazione spropositata!”
 
Inizio Flashback
Io e Damon stavamo danzando in salone.
Ormai era diventato d’obbligo danzare dopo cena solo per insegnarmi come si faceva. Fu allora che Katherine decise di chiedere a Stefan se volesse accompagnarla al ballo.
Molto prevedibile, per me, fu la risposta del minore dei fratelli Salvatore che non esitò ad accettare.
Tuttavia Damon non si sarebbe mai aspettato un simile affronto dalla donna che amava e dal suo adorato fratello. Smise di danzare con me.
Mi lasciò sola e si avvicinò a Katherine. “Signorina Katherine… io…”
Notai la difficoltà che ebbe nel cercare di dire ciò che pensava, e cioè che doveva essere lui ad accompagnarla. Doveva essere lui a danzare con lei per tutta la sera. Doveva essere lui a riaccompagnarla fino alla stanza e magari entrarvi e per la prima volta congiungersi con la donna della sua vita.
Risi sommessamente osservando la scena e Katherine.
“signor Salvatore” non lo fece nemmeno esprimere. “io ero più che certa che voi avreste accompagnato la signorina Liza. Avete instaurato un così perfetto feeling nella danza che mi è sembrato opportuno non chiedervi se voleste accompagnare me per non turbare il vostro equilibrio così ho chiesto a vostro fratello, dopo tutto non potrei certo presentarmi senza un accompagnatore e voi non potete avere due accompagnatrici!”
Il mio sorriso si allargò. Qualunque cosa avesse detto Damon Katherine avrebbe sempre avuto ragione. Ormai avevo capito che era un abile manipolatrice.
Tuttavia non mi sarei mai aspettata la risposta che Damon le diede un attimo dopo:
“io non ho alcun’intenzione di accompagnare la signorina Liza. La sua compagnia non mi è affatto gradita. Le ho insegnato a danzare perché era un vostro desiderio ma non avrete davvero creduto che avrei sopportato la sua presenza un minuto più del necessario, tanto meno che la accompagnassi al ballo dei fondatori!”
Mi sentii colpita dalle parole di Damon come da un pugno in pieno petto e così lasciai quella stanza.
Stefan mi seguì. Non ero triste ero solo sorpresa. Sorpresa perché mi ero illusa che per una volta nella vita avrei ottenuto quello che volevo.
Sorpresa di non aver capito subito che la gentilezza dio Damon era dovuta solo al fatto che lui pensava di rendere felice Katherine essendo gentile con me.
Sorpresa perché stavo piangendo per un motivo così futile.
Sorpresa perché nel mio secolo ero abituata ad essere avvicinata solo perché ero “l’anima delle feste”! io ero quella con la quale ci si diverte. Quella che sa ridere di sé, che sa ballare, che sa ubriacarsi, che sa prendere decisioni importanti come: che canzone mettere oppure con quale drink iniziare!
Sorpresa perché non mi ero resa conto che in questo secolo avevo cercato ciò che mi mancava nel mio: Affetto, Amore ed Amicizia…
Sorpresa perché realizzai di essere sola. Ancora!
Sorpresa quando Stefan poggiò una mano sulla mia spalla.
Sorpresa quando mi disse: “vi prego di perdonarmi se vi ho seguita!”
Lui si stava scusando. E io stavo piangendo perché suo fratello, del quale doveva ma al contempo non doveva importarmi nulla, aveva detto di non gradire la mia compagnia.
“Stefan non dovete scusarvi!” le lacrime erano andate via improvvise come erano arrivate. “io mi ero resa conto che Damon stava con me solo per compiacere Katherine. Tuttavia sentirglielo dire mi ha colpito. Ho sempre pensato che Damon fosse molto più legato alle tradizioni e alle etichette… sentirlo parlare così mi ha lasciata per un attimo… spaesata!”
“vi andrebbe di passeggiare?”
Accettai e io e Stefan iniziammo a parlare di quello che era successo e di Damon. Mi raccontò di come aveva sofferto dopo la morte della madre e mi disse che da allora si era chiuso.
Era riuscito ad aprirsi solo con Katherine.
Adesso mi era più chiaro il suo attaccamento alla vampira e la sua reazione risultò meno pesante.
Sorrisi a Stefan e lo ringraziai. Forse non era così noioso come avevo pensato anche se il suo altruismo sembrava eccessivo esattamente come pensavo.
Stavamo ancora passeggiando quando ci si avvicinò Damon per scusarsi con me. Non capii il perché ma ebbi la sensazione che fosse stato obbligato a porgermele.
Temetti che ci fosse di mezzo Katherine e la soggiogazione, perciò per me quelle scuse non erano reali.
 
Fine Flashback
 
“Avete ripensato a quella sera, non è così Liza?”
“è difficile non farlo! Ma voi non potete capire! Di certo nessuno vi ha mai rifiutata ed è normale che sia così! Non posso biasimare nessuno degli uomini che avete incontrato nella vostra vita. Voi siete bellissima. Siete fiera. Siete sicura. Siete piena di luce. Voi siete speciale Katherine!”
Mi si avvicinò e poggiò le mani sulle mie spalle.
“Liza guardatevi!”
Osservai la mia immagine riflessa.
“cosa vedete?”
“una semplice ragazza addobbata come un baldacchino senza nessuna caratteristica particolare!”
“io vedo una ragazza fragile d’aspetto ma con un gran cuore e un animo battagliero. Vedo una giovane donna in fiore. Vedo una luce speciale in voi. Io vedo la vita!”
Mi voltai e la abbracciai. Non ero molto convinta di ciò che mi aveva detto, però era stata gentile e sincera, anche se non condividevo.
“forza scendiamo…”
Ci avviammo insieme. Quando giungemmo in salone trovammo i due fratelli Salvatore ad attenderci.
Stefan fece un inchino: “Signorine siete bellissime!”
Damon fece lo stesso. Poi mi si avvicinò, con il suo sorriso di circostanza, e mi offrì il braccio. Lo accettai.
In quella settimana avevamo raggiunto una specie di accordo: avremmo provato ad essere amici! E ci stavamo riuscendo. Certo battibeccavamo su ogni cosa. Qualsiasi argomento era quello giusto per contraddirmi e qualsiasi cosa facesse era sempre sbagliata. Però eravamo riusciti a trascorrere momenti spensierati, divertenti e, a volte, persino intimi!
 
Inizio flashback
 
Io e Damon stavamo passeggiando aspettando il ritorno di Katherine, che era andata da Pearl con Emily.
“Liza vi manca casa vostra?”
“non esattamente! Non ho lasciato nessuno ad aspettarmi! O meglio nessuno che mi ami realmente! Sono sola Damon qui come dentro la mia stessa casa!”
Si fermò e mi fissò negli occhi “Liza, so di essere stato sgarbato con voi e talvolta vi indispongo volontariamente solo perché mi piace vedervi fare quella buffa faccetta!”
Gli sorrisi. Avevo notato che cercava di infastidirmi più del dovuto!
“però… voi non siete sola! Katherine si è molo legata a voi!”
Il mio sorriso svanì per un attimo. Avevo pensato che stesse per dirmi che, almeno un po’, aveva capito che non ero proprio da buttare via.
Avevo pensato che magari qualcuno potesse affezionarsi a me.
Avevo pensato che lui, almeno un po’, ci tenesse a me.
E insieme a tutto questo, avevo temuto che il mio desiderio trovasse troppo in fretta una soluzione e che la mia collana mi catapultasse immediatamente nel mio secolo.
Non fu così. Ma capii di essere solo un peso per Damon.
Stava con me per compiacere lei.
Stava con me per renderla felice.
Stava con me per vederla sorridere.
Stava con me… ma avrebbe ucciso per stare con lei.
“perché la amate?”
La domanda era affiorata dalle mie labbra ancor prima che me ne rendessi conto. Lui mi guardò stravolto. Non si aspettava quella domanda e di certo non se l’aspettava da me.
“Liza, cosa vi fa pensare che io l’ami?”
Non ebbi il coraggio di guardarlo in viso.
Non perché fossi gelosa.
Non perché mi infastidisse ciò che provava per Katherine.
Non perché ero dannatamente consapevole che il suo amore per lei era incondizionato.
Ma perché non mi sentivo pronta ad affrontare un discorso sull’amore.
Perché lui si ostinava a mentire.
Perché io non sapevo se sarei riuscita a non rivelare nulla del manoscritto.
Perché io non ero in grado di resistere al magnetismo dei suoi occhi.
Perché in quell’azzurro io mi perdevo ogni volta.
Perché, nonostante sapessi di non amarlo, i suoi occhi erano per me oro e cielo e carezze e promesse d’amore.
“Damon vivete per lei e di lei! Ogni suo sorriso vi illumina e quando non è con voi siete…” cercai le parole più giuste. Come avrei dovuto fargli capire come appariva ai miei occhi? “incompleto!”
“Liza davvero pensate che mi farei influenzare così da una donna!”
“no, non lo penso! So che vi fate influenzare così dalla donna! Solo Katherine può farvi vivere di lei… e solo per lei voi avete quel sorriso che io adoro!”
A quel punto Damon mi aveva guardato tra l’incerto e lo sbalordito. Non voleva ammettere che avevo ragione ma non voleva nemmeno nascondere i suoi sentimenti! Forse pensava che se l’avesse fatto sarebbe stato come se avesse rinnegato il suo amore per lei!
Non aveva risposto di amarla, ma non aveva smentito!!! M aveva guardata e aveva sorriso. Un sorriso diverso da quello che riservava a Katherine, ma pieno d’affetto.
Un sorriso che mi scaldò il cuore.
Un sorriso tutto per me.
 
Fine Flashback
 
Eravamo arrivati a casa Lockwood e io non me ne ero nemmeno resa conto. Fu così per il resto della serata. Danzai con Damon. Parlai con moltissime persone. Scherzai con Stefan. Commentai il tutto con Katherine. Tuttavia mi sentivo un automa.
Non ero realmente consapevole delle mie azioni.
Mi ripresi mentre ballavo con Damon. O meglio quando, mentre ballavo con Damon, si avvicinò a noi George Lockwood.
“Signor Salvatore… signorina Allen!” fece un leggero inchino e io, come da etichetta, gli porsi la mano.
Quando le sue labbra la sfiorarono una scarica di pura elettricità attraversò il mio corpo. Non ci eravamo più visti dopo la mattina di storia.
Non avevo più pensato a lui, troppo impegnata a cercare di capire Damon e i suoi sbalzi d’umore, o i passi dei vari balli.
Non avevo pensato a lui perché non volevo avere paura.
Non avevo pensato a lui perché negli anni avevo imparato a fuggire i pensieri brutti, dolorosi, spaventosi, nemici del mio già precario equilibrio.
“Signor Lockwood!”
“Liza mi concedereste un ballo?”
Guardai Damon e vidi il sorriso nel suo sguardo. Quel sorriso che riservava solo a me.
Presi coraggio e accettai l’invito di George. Mi dissi che non avrebbe potuto farmi del male davanti a tutti altrimenti il suo piano, per avere la pietra di luna, sarebbe fallito.
Non so per quanto tempo danzammo. Non capii realmente ciò che mi diceva né ciò che rispondevo.
Ero troppo occupata a cercare di respirare.
Troppo occupata a ricordarmi di muovere i piedi.
Troppo occupata a dirmi di non avere paura.
Troppo occupata a spiare Damon.
 
Pov Damon
 
Lasciai Liza con George Lockwood. Quell’uomo non mi piaceva, ma forse era solo un pregiudizio. Aveva un modo di guardare Katherine che non mi piaceva. Sembrava studiarla, ammirarla, odiarla!
Mi avviai nell’altra stanza, cercandola. Avevo bisogno di vederla, di toccarla, di baciarla.
La trovai ma non potei avvicinarmi. Stava danzando con mio fratello. Per un attimo vidi nel suo sguardo il mio. Era assolutamente beato.
Lui la stava venerando, come facevo io.
La stava toccando, come avrei voluto fare io.
La stava facendo sorridere, come avrei dovuto fare io.
Rimasi lì ad osservare quella scena finché qualcuno non mi toccò una spalla.
“Damon, non dovreste fissarla così. La gente parla e non è bene che in giro nascano pettegolezzi su un ipotetico triangolo in casa Salvatore!”
“se nascesse una tale diceria anche voi verreste coinvolta. Dopotutto vivete con noi alla tenuta, Liza!”
“un quadrato non è un bell’argomento sul quale spettegolare. Penso che mi lasceranno fuori da questa storia!” lanciò uno sguardo a Katherine e si sorrisero. Era così strano vederle così legate e sapere che si erano conosciute poco più di una settimana prima.
“Damon vorrei danzare. Mi concedereste un ballo?”
Le porsi il braccio e le sorrisi. Dopotutto non era così male stare in sua compagnia. Certo non sarebbe mai stata all’altezza di Katherine, però non era nemmeno la sua intenzione. Lei voleva essere se stessa. Aveva un carattere forte, era inevitabile se non voleva farsi sottomettere dalla forza di Katherine. Chiunque veniva sottomesso da lei.
“smettete di guardarla. Vi prego. Solo per questo ballo…”
“perdonatemi. Io non me ne ero nemmeno accorto.”
“non preoccupatevi. E poi, posso darvi un consiglio?”
“dipende. È piacevole!”
Sollevò lo sguardo tra l’esasperato e il divertito.
“andate nelle sue stanze stanotte…”
“cosa?”
“suvvia Damon se non gradirà la vostra presenza vi manderà! Dopotutto ha un bel caratterino… e lo sappiamo entrambi!”
Forse fu la stanchezza. L’amore per lei o semplicemente un momento di annebbiamento ma mi parse il miglior consiglio che avessi mai ricevuto.
Quella sera, quando tornammo a casa, salii subito nelle stanze ed entrai nella sua. Sentii tutto da lì. Liza che dava la buonanotte a mio fratello e alla sua amica. Katherine che si congedava da Stefan . Stefan che la tratteneva e la sua dichiarazione. Ne rimasi stupito e deluso. Non mi aspettavo che mio fratello provasse simili sentimenti ma mi aspettavo che Katherine lo respingesse. Non lo fece.
Quando mi vide, dopo essere entrata in stanza, riuscì solo a cacciarmi. Mi mandò via. Mi escluse dalla sua intimità. Mi allontanò. Non mi amò.
 
Pov Stefan
 
Avevo riflettuto molto sulla possibilità di rivelare a Katherine ciò che provavo per lei prima dell’arrivo di Liza. Poi, però, quella ragazza così fragile ed insicura aveva spazzato via ogni mia certezza nei confronti della mora egoista e forte di cui pensavo di essermi innamorato. Non ero più sicuro di amare Katherine perché ero attratto da Liza.
non ero sicuro di amarla fino a quella sera.
Quando ballammo insieme pensai che non ci fosse null’altro che potessi desiderare. Volevo solo lei. desideravo Katherine. La bramavo e non me ne ero reso conto.
Quando rientrammo in casa decisi che mi sarei dichiarato. Non avrei permesso ad una semplice attrazione di portar via l’amore della mia vita.
Non mi sarei lasciato sfuggire Katherine perché pensavo che Liza avesse bisogno di protezione.
Non mi sarei lasciato sfuggire Katherine perché gli occhi di Liza mi avevano colpito il cuore.
Non mi sarei lasciato sfuggire Katherine nemmeno se avessi realizzato di amare Liza.
La accompagnai in stanza e, prima che entrasse, la fermai…
Le dissi quello che pensavo.
Le dissi che l’amavo. E mi scusai perché mi sembrò di averla turbata.
lei mi lasciò solo. Mi lasciò lì. Mi lasciò senza una vera risposta. Mi lasciò ed entrò in stanza.
Non potei far altro che dirigermi verso la mia e pensare che, magari, non era stata esattamente un’ottima idea parlarne con lei.
 
Pov Katherine
 
Finalmente Stefan mi aveva detto ciò che provava per me. mi aveva confessato i suoi sentimenti e io avrei dato oro per poter rispondere che anche io provavo le stesse cose. L’avrei anche fatto se non avessi sentito che nella mia stanza c’era qualcuno. Sentii qualcuno respirare. Non poteva che essere Damon.
Mi costrinsi a mandare via Stefan.
Mi costrinsi ad entrare in stanza.
Mi costrinsi a non fargli del male, per l’opportunità che mi aveva appena tolto.
Lo costrinsi ad andarsene.
Mi spogliai e mi misi a letto.
Non riuscii però a prendere sonno. Le parole di Stefan continuavano a ronzarmi in testa e poi l’ostinatezza di Damon… sentivo la necessità di parlarne con qualcuno e sapevo esattamente chi fosse quel qualcuno.
Mi alzai e mi diressi verso la sua stanza. Bussai.
“Katherine prego… venite pure!”
Sorrisi. Liza mi piaceva ogni secondo di più.
“vi disturbo?”
“no… figuratevi! Prego…”
Mi avvicinai e mi sedetti con lei… nel suo letto.
“Liza avevate ragione!”
Sorrise “lo so… ma a cosa vi riferite?”
“Stefan mi ha dichiarato cosa prova per me!”
“lo sapevo.. e voi? Cosa avete risposto?”
“nulla… vi prego non giudicatemi per quello che sto per dire…”
Non sapevo nemmeno perché glielo stessi dicendo , ma non volevo che si ingelosisse di ciò che c’era tra me e Damon.
“Damon era nella vostra stanza ad attendervi?”
“e voi come fate a saperlo?”
“è stato un mio consiglio.. perdonatemi.. ma non sapevo che Stefan si sarebbe dichiarato proprio stasera!”
“e avete consigliato al ragazzo che voi volete di venire nella mia stanza!”
“diciamo che è stato puro egoismo!”
Attesi che mi spiegasse cosa ci fosse di egoista in quella sua azione..
“se voi l’aveste cacciato, come speravo e come è avvenuto, lui magari vi avrebbe visto sotto un’altra luce diciamo non proprio positiva e io, magari, avrei avuto qualche possibilità in più!”
“siete furba o sciocca? non vi ho ancora inquadrata?”
“sono libera dagli schemi! Un po’ come voi!”
“io libera dagli schemi?”
“Suvvia Katherine voi baciate Damon e amate Stefan. Giocate con entrambi i fratelli Salvatore e secondo me va benissimo, tuttavia converrete con me se dico che è fuori dagli schemi…”
Risi di cuore. Mi aveva inquadrata davvero, lei.
Continuammo a parlare per tutta la notte. Parlammo della serata. Di ciò che era successo e di ciò che sarebbe potuto succedere. Commentammo la musica che era stata scelta e gli abiti scelti da ognuna delle donne, ragazze e fanciulle presenti.
Alle prime luci dell’alba dissi qualcosa di cui i sarei pentita: “dovreste però sapere che io ho molti più segreti di quelli che voi avete svelato!”
“direte mai ai fratelli Salvatore cosa siete?”
Fu come se avessi ingerito della verbena. Mi si fermò il fiato e istintivamente assalii Liza nella mia vera forma.
“voi come fate a saperlo? Adesso dovrò uccidervi!”
E lo pensavo davvero!

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Capitolo 8
*** The truth... ***


Pov Damon
 
Dopo il ballo dei fondatori erano successe troppe cose.
Stefan e Katherine avevano una strana alchimia, non li avevo mai visti così complici.
Liza invece in quella settimana era stata scostante e si era isolata.
Per i primi giorni io non avevo capito quale fosse il motivo finché non me l’aveva detto lei.
 
Inizio Flashback
 
Io e Katherine stavamo passeggiando quando vidi Liza seduta all’ombra di un albero intenta a leggere un libro.
“guardate la signorina Liza… volete andare a salutarla?”
“Damon, davvero, a volte penso che non siate sveglio come sembrate! Non avete notato che i rapporti tra me e la signorina Allen si sono incrinati?”
Non l’avevo notato.
Non mi ero accorto che non parlavano più.
Non mi ero accorto che evitavano di rimanere nella stessa stanza.
Non mi ero accorto che Katherine sembrava più tesa del solito.
Non mi ero accorto che Liza era rimasta sola.
Sia io che Stefan ruotavamo intorno a Katherine, e mi sentii tremendamente in colpa nei suoi confronti.
 
Fine flashback
 
Erano passati altri quattro giorni da quel pomeriggio e non mi ero ancora avvicinato a Liza.
Non le avevo praticamente rivolto la parola.
Forse per paura di offendere Katherine.
Forse per paura di dovermi schierare.
Me ne stetti in giardino a riflettere su ciò che avrei dovuto o potuto fare.
Forse non avrei dovuto evitarla in quel modo. Dopotutto avevamo instaurato un rapporto di pura amicizia.
Decisi di rimanere ai piedi di quell’albero che era diventato il suo porto sicuro.
Non mi ero avvicinato a lei in quella settimana ma l’avevo osservata da lontano, pronto ad aiutarla se ne avesse avuto bisogno.
Ma nonostante fosse evidentemente triste.
Nonostante le si leggesse in faccia che qualcosa non andava, anche se non credevo riguardasse solo Katherine.
A volte mi sembrava triste, altre volte arrabbiata, altre ancora spaventata se non terrorizzata.
Nonostante tutto quello che avevo visto nel suo volto.
Nonostante avessi scorto nei suoi occhi molto più di quello che lei voleva rivelare.
Nonostante più di una volta l’avevo vista piangere in silenzio, avevo continuato a non avvicinarmi.
Avevo deciso che se la sarebbe cavata.
Avevo temuto chissà quale reazione cosmica spropositata.
Mi sedetti e attese che anche quel pomeriggio scendesse con un libro in mano.
Ero deciso a rimediare a quella settimana e a dimostrarle che su di me poteva contare, nonostante fino a quel momento non era stato così.
 
Pov Liza
 
Presi il libro che stavo fingendo di leggere da ormai una settimana.
Era diventata una routine da quando avevo parlato troppo.
 
Inizio Flashback
 
Katherine era nella mia stanza. Stefan le aveva appena rivelato di amarla e lei era arrabbiata perché non aveva potuto rispondere allo stesso modo.
Damon la attendeva in stanza e mi sentii in un certo senso colpevole nei confronti di entrambi.
Per Katherine che non aveva potuto avere subito quello che agognava da più di un mese.
Per Damon che aveva solo seguito un mio consiglio, ma che forse avrebbe fatto lo stesso quello che gli avevo consigliato, dopotutto io l’avevo letto!
Per Stefan, che credeva di non essere ricambiato.
Tuttavia ridevo sotto i baffi perché quella vampira pensava che fossi veramente brava a capire gli stati d’animo delle persone.
Perché lei pensava che avessi imparato a conoscerla in quella settimana.
Non sapeva cosa ci fosse dietro la mia conoscenza.
Non lo sapeva e non doveva saperlo…
Quando però mi disse di avere molti più segreti di quelli che rivelava la mia domanda sorse spontanea:
“Direte mai ai fratelli Salvatore cosa siete?”
Solo dopo aver pronunciato quelle parole mi resi conto di essere stata una stupida.
Ero riuscita a tenere il segreto si e no per una settimana… non mi sembrava un buon risultato!
Non ebbi il tempo nemmeno di ragionare su quanto fossi stata sciocca ed impulsiva che mi ritrovai Katherine addosso nelle sue vere sembianze!
Mentre la guardavo mi resi conto di quanto potesse cambiare nell’aspetto colei che avevo creduto potesse diventare mia amica.
Quando parlò, però, mi accorsi che non cambiava solo l’aspetto ma che sapeva essere diversa anche nell’animo.
Quando mi minacciò provai una scossa elettrica attraversarmi la schiena. Per la prima volta, da quando ero in quel secolo, ebbi davvero paura di lei.
Per la prima volta da quando la conoscevo ebbi paura per la mia vita!
Aveva continuato a tenermi sotto di lei mostrandomi i suoi denti e il viso trasfigurati.
“Liza rispondetemi, voi come fate a saperlo?”
Avevo continuato a guardare nei suoi occhi… e da quelli avevo preso coraggio.
Non seppi il perché ma leggevo nei suoi occhi che non voleva realmente farmi del male.
Forse era arrabbiata. Confusa. Spaventata. Ma io non lessi cattiveria nel suo sguardo e soprattutto non lessi la voglia di uccidermi.
“Katherine se vi dicessi come so certe cose non mi credereste… però vi prego fidatevi di me se vi dico che non lo dirò a nessuno!”
“fidarmi di voi? Siete impazzita  forse?”
“cosa mai potrei farvi? Siete una vampira di quattrocento anni… perché dovreste temere un’umana?”
“perché se voi lo diceste al Consiglio..”
“non lo farò! Questo ve lo assicuro! Non lo dirò al Consiglio come non l’ho detto ai fratelli Salvatore in questa settimana! Se avessi voluto tradirvi l’avrei già fatto, non vi pare?”
“magari aspettate il momento buono!”
“buono per cosa? Katherine, pensate davvero che io sappia essere così finta e meschina?”
“perché no! Io posso esserlo e voi mi siete stata accanto.. perciò perché non potreste!”
“perché io non sono voi!”
Mi aveva guardata per un lungo istante, forse per cercare di capire quanto di vero ci fosse nelle mie parole… alla fine si era alzata e aveva permesso che mi sedessi sul letto.
“Katherine, io ho letto su di voi! Ho trovato un manoscritto e c’era il vostro nome e la vostra natura!”
“è la verità?”
“non ho motivo di mentirvi su questo!”
“state attenta a ciò che dite, d’ora in avanti, e soprattutto state attenta all’interlocutore!”
Si era alzata e mi aveva lasciata lì. Come un ebete.
 
Fine Flashback
 
Da quella sera non mi aveva più rivolto la parola.
Mi aveva osservato da lontano.
Mi aveva studiato senza cercare di nascondere quei suoi sguardi assassini.
Io avevo gradualmente iniziato ad essere scostante con tutti.
Avevo notato che si agitava di più se parlavo con qualcuno, soprattutto se quel qualcuno era Stefan.
Così avevo preso le distanze da lui.
Per quanto riguarda Damon, invece, era stato lui a prendere le distanze da me.
Così mi ero ritrovata sola. Ci avevo messo solo una settimana a rimanere senza niente.
Solo una settimana per mandare a monte il mio progetto.
Solo una settimana per ripetere la storia della mia vita.
Avevo voglia di tornare nel mio secolo, ma anche quello mi era precluso. Se non avessi trovato soluzione al mio desiderio non sarei mai potuta tornare indietro.
Stavo per uscire quando sentii la voce di Katherine: “Emily dovete scoprire cosa nasconde quella ragazza!”
“miss Katherine io ci ho provato, per tutto questo tempo! Ma non sono riuscita a scoprire niente! Non è un vampiro e non è una strega… è solo un’umana. Magari lei, come i membri del Consiglio, è venuta a conoscenza dell’esistenza dei vampiri e ci ha creduto!”
“Emily non è questa la spiegazione che mi aspettavo di ricevere da voi! Utilizzate tutti gli incantesimi che volete ma scoprite cosa nasconde!”
Mi decisi ad entrare in quella stanza. Le vidi fronteggiarsi. Era chiaro che Emily era terrorizzata ma il suo sguardo era al contempo fiero.
“ vi dirò io cosa vi ho nascosto! Ma è una storia che ha dell’inverosimile! Emily se esiste un incantesimo che vi permette di scoprire se sto o meno mentendo, vi prego utilizzatelo perché credo che nessuna delle due crederà ad una sola delle parole che sto per dirvi!”
Emily si sedette e iniziò a recitare una formula magica. Io mi sedetti sulla poltrona di fronte alla sua.
Ad un certo punto Emily mi fissò e chiedendomi di porgerle la mano sinistra.
Lo feci, dopotutto cosa sarebbe potuto succedere?
Emily prese un coltello, dove cavolo l’abbia preso non mi fu mai chiaro,  e mi tagliò il palmo. Fece colare il mio sangue sul tavolo, su un foglio che aveva preparato precedentemente.
“signorina Katherine, sono pronta!”
Katherine rimase dov’era. Mi guardò e mi incitò ad iniziare il mio racconto.
Presi un profondo respiro e iniziai:
“io vengo da Fairfax. Ma non appartengo a questo secolo. Sono nata nel 1989. I miei sono morti quando avevo 16. Mi sono arrangiata. Un giorno tra le cianfrusaglie di famiglia ho trovato un baule. Era chiuso ma sono riuscita ad aprirlo. Dentro vi ho trovato un manoscritto, dei vecchi diari, altre cianfrusaglie e questa collana. Nel manoscritto trovai la storia di Niklaus e della sua famiglia sin dalla loro origine…” al sentire nominare Klaus Katherine trasalì. “la storia proseguiva fino a narrare del vostro incontro con loro, del vostro suicidio e del vostro arrivo qui a Mystic Falls.. parlava dei fratelli Salvatore e di alcune cose che accadranno da qui in avanti, cose che non posso rivelarvi! Ma questi sono dettagli. Alla fine del manoscritto trovai una lettera. C’era scritto che avrei potuto esprimere un desiderio, riguardante qualcosa che avevo letto nel manoscritto. Cioè se avevo avuto qualche dubbio in merito a qualcosa avrei potuto desiderare di scoprire se era davvero così o se c’era qualcosa che non andava. La collana mi avrebbe catapultata indietro nel tempo e sarei potuta tornare nel mio solo dopo aver trovato una soluzione al mio desiderio e solo se non mi fossi mai separata dalla collana.”
“Emily ha detto la verità fin qui?”
“si signorina Katherine. Ogni parola!”
Katherine non aveva più un briciolo di fiducia in me.
“Liza, avete detto a qualcuno cosa sono io?”
“no!”
Tirò un sospiro di sollievo.
“avete mai conosciuto Niklaus?”
“no”
“arriverà qui a Mystic Falls?”
“non posso dirvelo!”
Vidi la rabbia attraversarle il corpo.
“Katherine, è la verità.. io non posso dirvelo anche se vorrei farlo!”
Lei, per tutta risposta, guardò Emily che le confermò quanto io avevo detto.
“mi avete mai ingannata durante la prima settima?”
Dovetti riflettere prima di rispondere… istintivamente avevo pensato di non averla mai ingannata. Poi però mi tornò in mente una scena in particolare…
“nel bosco… quando mi avete soggiogata, in realtà non ci siete riuscita… nel mio secolo avevo ingerito verbena per mesi e mesi…”
“perché avete finto di essere stata soggiogata?”
“perché se aveste saputo che conoscevo la vostra natura mi avreste ucciso subito, quel giorno!”
“siete attratta da Stefan?”
“è innegabile che sia un bel ragazzo ma io sono molto più attratta da Damon, e questo ve l’ho già detto e mi pare di avervi anche detto che tra un possibile amante e una probabile amica io avrei scelto voi!”
“non avete mentito molto allora?”
“non ho mentito quasi su nulla, se non sul manoscritto e la mia provenienza!”
“e perché l’avreste fatto?”
“Katherine voi avete difficoltà a credermi adesso, e c’è un incantesimo che vi assicura che sto asserendo il vero… se vi avessi detto queste cose il primo giorno  e per di più senza incantesimo a rassicurarvi cosa credete che avreste fatto?”
“vi avrei uccisa!”
“ecco appunto! Sono un’incosciente già ad aver desiderato di essere catapultata in un tempo e in una città piena di vampiri, ma ho ancora un briciolo di amor proprio e, per quanto possibile, cercherò di tenere al sicuro la mia vita!”
“non ci state riuscendo molto bene!”
Sorrisi. Era da lei mettere tutti davanti ai propri errori.
Forse se le avessi fatto capire che io a lei ci tenevo, nonostante tutto e nonostante la sua natura, magari sarei riuscita a recuperare qualcosa di quel rapporto che mi era mancato così tanto in quella settimana.
“mi fidavo di voi e non ho pensato più a pesare ogni singola parola… forse pensavo che valesse lo stesso anche per voi! Pensavo di non essere l’unica ad essersi affezionata!”
“beh! Vi sbagliavate!”
Provai una fitta al petto. Quelle parole mi avevano ferita più del suo sguardo assassino quella sera in camera mia.
Mi avevano ferito più del suo sguardo assassino.
Mi alzai. “vi ho detto tutto ciò che volevate. Io vado fuori!”
“aspettate! Quale è il vostro desiderio!”
Rimasi impalata al mio posto. Non riuscivo nemmeno a respirare.
“io.. io ho desiderato.. beh, nel romanzo era scritto che voi non sareste riuscita ad innamorarvi di Damon e come voi molte altre. Tuttavia, io ero affascinata da quel ragazzo e mi sono domandata più volte se fosse davvero impossibile innamorarsi di lui!”
“avete desiderato di scoprire se è davvero impossibile innamorarvi di Damon?”
Sembrava sconvolta.
“S..si!”
E io mi sentivo una stupida.
Forse avrei dovuto mentire, ma c’era quel dannato incantesimo che io avevo chiesto di utilizzare.
“adesso capisco perché cercate di trascorrere con lui molto tempo! Volete trovare una soluzione al vostro enigma!”
“esattamente!”
“siete davvero così impaziente di tornare nel vostro secolo!”
“ovviamente!”
Forse non avrei dovuto mentire… sentii un dolore alla mano e vidi che il sangue sul foglio si muoveva. Emily mi guardò allibita: “avete mentito su un dettaglio del genere?”
Katherine sorrise, sincera finalmente dopo una settimana.
Annuii col capo ma non cercai di rispondere. Se avessi parlato avrei urlato dal dolore.
Emily mi guardò in silenzio ancora per qualche minuto poi si decise a spiegarmi cosa dovevo fare per porre fine a quel dolore: “Liza, dovete dire la verità, altrimenti quel dolore non cesserà!”
“non ho alcuna voglia di tornare nel mio secolo!”
Avevo detto tutto d’un fiato. Tutto velocemente.
Ero frustrata ed arrabbiata. Non solo Katherine mi costringeva a rivelarle ogni cosa ci voleva solo che Emily mi facesse scontare, col dolore fisico, i piccoli scontri che c’erano stati tra di noi.
“perché?”
Oh… Katherine non avrebbe mai posto fine a quella tortura. Mi avrebbe chiesto tutto ciò che desiderava finché non avrebbe ritenuto di aver conosciuto ogni mio punto debole.
“perché nel mio secolo non ho lasciato nulla!”
Avevo detto la verità, ma ne avevo taciuto una parte. Katherine non si lasciò sfuggire il dettaglio.
“qui, invece cosa avete?”
“pensavo che qui avrei trovato l’amore in Damon e l’amicizia in voi! Adesso vi prego vorrei andare a prendere un po’ d’aria!”
Mi alzai e mi diressi fuori.
Non volevo più stare con loro. Quel luogo mi stava stretto. Quegli sguardi mi bruciavano come fuoco.
Quando uscii vidi Damon seduto all’ombra del mio albero.
“buongiorno Liza!”
Gli sorrisi. Era un sorriso sarcastico. Era un sorriso falso. Era un sorriso amaro.
“Damon. A cosa devo l’onore della vostra parola?”
Vidi un espressione amara dipingersi sul suo volto.
“perdonatemi Liza…”
Pensai si stesse scusando di avermi rivolto la parola in quel momento.
Pensai si fosse già pentito di avermi salutato.
Mi sentii ferita. Dopo tutto quello che avevo appena detto a Katherine non ce la facevo a sopportare un altro confronto con lui.
“Liza mi sto scusando per questa settimana, non per avervi parlato adesso!”
Si era alzato e mi aveva preso la mano.
Gli sorrisi. Non avevo capito perché si era alzato.
Non avevo capito perché mi aveva preso la mano.
Non avevo capito perché mi accarezzava.
Non avevo capito di star piangendo.
“Damon perdonatemi. Io non so nemmeno perché sto piangendo…”
“vi prometto una cosa… vi proteggerò, per quanto mi sarà possibile e non vi lascerò più da sola. Mi dispiace!”
Lì feci l’impensabile. Mi fiondai tra le sue braccia. Lo abbracciai come se lui fosse la mia ancora di salvezza.
Lo abbracciai e continuai a piangere ma mentre sorridevo.
Ero felice che mi avesse promesso quelle piccole cose.
Ero felice che non mi avesse respinto.
Ero felice che mi abbracciasse. Che mi accarezzasse la schiena. Che mi sfiorasse la testa con le labbra per un bacio pieno d’affetto.
“Liza, George Lockwood non potrebbe ingelosirsi?”
Risi di gusto.
“vi prego tenetelo più lontano possibile!”
“se è quello che volete… ne sarò felice!”
Ci allontanammo per un nano-secondo e mi aiutò a sedermi sotto l’albero.
Si sedette accanto a me.
“cosa è successo con Katherine?”
“credo di aver parlato troppo!”
“riguardo?”
“sono cose da donna…”
Rise anche lui adesso.
Mi passò un braccio attorno alle spalle e mi attirò a sé.
“sempre misteriosa!”
“fa parte di me!”
Restammo lì seduti ancora per un po’. Parlammo. Ridemmo e leggemmo.
Eravamo ancora abbracciati quando arrivò lei.
Damon ci mise meno di un secondo ad allontanarsi da me.
Ne fui ferita.
“Liza volevo parlarvi!”
Mi alzai. “era ora!”
Damon si era dileguato. Non aveva detto nulla. Aveva semplicemente capito che era il momento di andare via e di lasciarci parlare un po’ in privato.
 
Angolo autrice:
scusate l’attesa, sia per questo che per il precedente capitolo…
ringrazio i 7 che mi hanno aggiunta tra le preferite
l’unica che mi ha messo tra le ricordate
i 9 che mi hanno aggiunta tra le seguite.
Poi ringrazio chi mi ha recensito e chi si limita a leggermi in silenzio…
Grazie davvero a tutti!
E, se vi va, fatemi sapere se questa storia è carina o è già vista e rivista…

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Capitolo 9
*** My identity ***


Pov Katherine
 
Liza aveva mentito solo su quell’informazione.
Non voleva farmi sapere quanto fosse sola.
Non voleva che io conoscessi ogni suo punto debole.
Forse, semplicemente, non voleva essere completamente indifesa davanti a me.
Magari voleva solo proteggere i suoi pensieri, dato che non poteva fare molto per proteggere la sua vita.
Doveva essere terrorizzata. In quella settimana avevo fatto di tutto per intimorirla, e c’ero riuscita.
Avevo fatto di tutto per allontanarla da Stefan e lei l’avevo capito, accontentandomi.
Di Damon non mi interessava, anzi forse volevo che le rimanesse accanto.
Io potevo terrorizzarla.
Io potevo minacciarla di morte.
Io potevo farle terra bruciata intorno, però mi sarebbe piaciuto che non fosse rimasta sola.
Mi sarebbe piaciuto che Damon le rimanesse accanto, ma lui era troppo preso da me per rischiare di schierarsi dal fronte sbagliato.
Ma, di certo, non avrei fatto nulla per impedire che succedesse.
Ero combattuta però.
Da un lato volevo che restasse sola, dall’altro no.
Volevo che avesse paura di me, ma non avevo intenzione di farle del male.
Avevo paura che potesse mettermi contro il Consiglio, ma sentivo di potermi fidare.
Forse Emily avrebbe potuto essermi d’aiuto. Se mi avesse aiutato a scoprire il suo segreto magari avrei capito come comportarmi, che strada intraprendere.
Mentre cercavo di far parlare Emily Liza si avvicinò e propose di essere sottoposta a quell’incantesimo.
Era davvero intenzionata a dirmi la verità.
Ero stupita che si fidasse di me fino a quel punto.
Ero sconvolta per aver saputo che lei non apparteneva al nostro secolo.
Appartenevo a quel mondo da quattrocento anni per sapere che, nemmeno la strega più potente, era ancora riuscita a creare un incantesimo per poter viaggiare nel tempo.
Se non fossi stata sicura della veridicità delle sue parole, sicurezza datami dall’incantesimo, avrei dubitato di quanto mi aveva detto.
Ero rimasta colpita dalle sue parole. Aveva dimostrato che ci teneva a me.
Mi aveva dimostrato che non era intenzionata a tradirmi.
Mi aveva detto che non voleva Stefan.
Avevo capito che il suo desiderio era stato dettato dalla curiosità, dalla solitudine e dalla solidarietà.
Forse lei non si era mai sentita amata e aveva pensato che per Damon potesse essere lo stesso.
Era uscita da quella stanza con almeno dieci anni in più.
Spossata…
Indifesa!
Non sapevo cosa avrei dovuto fare. Mi presi del tempo per riflettere. Magari avrei solo dovuto ucciderla, così tutti i miei problemi e i miei dubbi sarebbero morti con lei.
Ma non me la sentivo.
Mi ero davvero affezionata a quella sciocca umana.
Uscii fuori, subito dopo di lei.
Assistetti alla scena con Damon.
La guardai mentre, forse per la prima volta in quel secolo, Damon la aiutava, con le parole e con i gesti.
Non si lasciò sfuggire una sola parola su quanto successo tra me e lei.
Lo apprezzai.
Non parlò di nulla ma con Damon si lasciò andare. Lui sapeva metterla a proprio agio.
Erano davvero bellissimi insieme.
Desiderai poter vedere come apparivamo io e Stefan agli occhi altrui.
Se fossimo stati complementari così come apparivano quei due allora saremmo stati perfetti…
Sorrisi. Avevo, inconsciamente, ammesso che Damon e Liza lo erano.
Rimasi ad osservarli. Abbracciati ai piedi dell’albero. Poi mi avvicinai.
Damon ci mise meno di un secondo a dileguarsi.
Forse non avrebbe voluto che io lo vedessi.
Forse non avrebbe voluto che io sapessi della loro amicizia.
Forse aveva semplicemente capito che dovevamo parlare da sole.
“con me Damon non è mai stato così premuroso…”
Liza sorrise amara.
“il che dimostra soltanto che mi vede come una piccola ragazza indifesa e vuole adempiere al suo compio di gentiluomo!”
“forse.. oppure vede in voi molto più di quello che vede in me!”
“Katherine,  io non sono una sciocca, e nemmeno voi!”
“già!”
Cominciai a camminare e Liza mi seguì, in silenzio.
“siete stranamente poco loquace!”
“io non so che dire.. sto aspettando che voi diciate qualcosa o che mi uccidete… comunque sia aspetto una vostra decisione!”
“mi siete mancata in questa settimana!”
“allora non sono l’unica sentimentale!”
“non direi!”
Sorridevo, così come stava facendo lei.
Avevo deciso di darle una possibilità. Dopotutto cosa mai avrebbe potuto farmi?
Ci fu un attimo di silenzio rotto da una domanda di Liza:
“chi è più bravo a letto? Stefan o Damon?”
La guardai sbigottita…
“voi come fate a saperlo?”
“il manoscritto Katherine, ricordate?”
“ma c’è scritto proprio tutto in quel librone?”
“quasi!”
“Stefan è più dolce… e Damon è più passionale!”
“voi chi preferite?”
“Stefan!”
“ma solo perché ne siete innamorata…!”
Liza era più tranquilla adesso. Notai che poter parlare con me di quel suo segreto la rendeva più tranquilla. Pensai che magari le era davvero costato tanto tenere con me quel segreto.
Recuperammo in una mattina la settimana persa.
Parlare con lei era facile. Non servivano troppe parole.
Non serviva sforzarsi. Non serviva fingere.
Bastava essere me stessa.
Mi sarebbe piaciuto poter essere così libera anche con Stefan.
Ma non potevo. Lui non doveva sapere cos’ero. Non ancora, per lo meno.
Quando rientrammo in casa trovammo Stefan in salone.
Si avvicinò a noi.
“mi chiedevo quando avreste chiarito! L’aria in casa era diventata irrespirabile!”
“voi sapevate del nostro litigio?”
“signorine mi sottovalutate! Se due amiche non si rivolgono più la parola non è difficile scorgere una lite dietro quell’atteggiamento…”
Io e Liza sorridemmo. Stefan aveva capito tutto e aveva mantenuto una posizione neutrale aspettando che la situazione tra noi si risolvesse da sola. Aspettando che io e lei parlassimo per poter chiarire le nostre divergenze…
Mi persi nella contemplazione dei suoi occhi!
Il loro verde era per me come una droga.
Era ossigeno.
E le sue labbra erano il mio porto. La mia meta. Non avrebbero potuto essere più invitanti.
 
Pov Stefan
 
Quando le vidi entrare in salone insieme. Rilassate e felici capii che avevano risolto le loro incomprensioni.
Mi ero accorto che qualcosa non andava il giorno dopo il ballo dei fondatori.
Quella sera dovevano essere successe molte più cose di quante io fossi a conoscenza.
Tra Katherine e Liza doveva essere successo qualcosa dopo che io mi ero dichiarato alla mia dolce ed egoista ed amata Katherine.
Damon non sembrava essersene reso conto.
Ma era normale che lui non se ne rendesse conto. Non aveva assistito al nascere della loro amicizia.
Non perché non fosse presente, semplicemente perché era da lui non accorgersi di certe cose.
Nata da poco e diventata, per entrambe, importante.
Quando erano insieme avevano una strana complicità.
Terminavano una le frasi dell’altra.
Si capivano solo con uno sguardo.
Si aiutavano e non avevano bisogno che di un gesto o uno sguardo per comprendere di cosa avesse bisogno l’altra.
Più di una volta avevo avuto l’impressione che gli oggetti dei loro piani diabolici eravamo io e mio fratello.
Ma dopo il ballo dei fondatori erano cambiate.
Liza quasi non parlava con nessuno.
Katherine era all’erta. Vigile.
Tra loro non si guardavano quasi più e quando accadeva lo sguardo di Liza sembrava dispiaciuto e terrorizzato.
Di certo non parlavano.
A differenza di Liza, però, Katherine con me  e mio fratello era assolutamente normale. Si comportava come avesse sempre fatto.
Anzi successe anche qualcosa in più tra me e lei. Qualcosa che non aveva mai pensato potesse succedere.
Una sera lei era entrata in camera. Mi si era avvicinata.
Avevo cercato di chiederle il motivo di quell’intrusione, ma lei non me ne aveva dato il tempo.
Si era fiondata sulle mie labbra, baciandomi.
Non avevo aspettato oltre.
Mi ero completamente abbandonato al suo bacio. Ero affogato nelle sue labbra, mentre le mie mani si poggiavano sulla sua schiena.
Le sue mani, invece, mi accarezzavano il petto, il collo, i capelli…
Mi allontanai dalle sue labbra per guardarla negli occhi.
Non so cosa stavo cercando ma trovai molto più di quanto mi sarei mai aspettato.
Nei suoi occhi c’era desiderio e aspettativa.
C’era amore e passione.
Non aspettai oltre. Mi “ri-catapultai” sulle sue labbra, traendo da esse il mio coraggio e respirando di quelle.
Lei mi tolse la maglia. Feci lo stesso e iniziai a baciarle il collo.
Non avevo mai fatto nulla del genere con nessuno, ma ero guidato dall’istinto e a quello mi sarei affidato.
Non mi condusse per una strada troppo sbagliata.
Ci ritrovammo, poco dopo, distesi sul mio letto infiammati dal desiderio. Nudi. Abbracciati.
Lì avremmo consumato la nostra prima, ma di certo non ultima, notte d’amore e desiderio, cercando di spegnere quella bramosia che ci aveva colto.
 
Il mattino seguente mi ero svegliato non trovandola al mio fianco.
C’era solo un biglietto:
Spero che abbiate capito cosa provo per voi… ma non volevo che nessuno sapesse… le apparenze contano molto più della sostanza in questo secolo, e voi lo sapete meglio di me!
Spero possiate capirmi… a dopo…
Con amore, vostra Katherine…
 
Quel biglietto era in un piccolo scrigno di legno insieme a tutti gli altri.
Me ne lasciava sempre uno sul cuscino, dopo ogni notte condivisa.
 
Pov Liza
 
A quanto pareva Stefan era più sveglio del fratello.
Katherine mi aveva detto che Damon non aveva capito che qualcosa non andava finché non era stata lei a dirglielo.
Stefan invece non aveva avuto bisogno di chiedere.
Era certo di quello che diceva come era certo che le cose tra me e Katherine si sarebbero risolte.
Su quel punto, però, non capivo come facesse ad essere così sicuro.
Nemmeno io ero così sicura che le cose si sarebbero sistemate.
Io avevo davvero temuto che Katherine decidesse di uccidermi.
Sarei morta in un secolo che non mi apparteneva. Lontana dalla mia casa.
Di certo non lontana dagli amici che non avevo. Non ero sola, certo, ma non ero mai riuscita ad instaurare veri rapporti.
Sorrisi.
Forse in quel secolo ci sarei riuscita.
Tra me e Katherine, ormai ero sicura, c’era una vera amicizia. Nata in poco tempo e destinata a durare.
Non era una certezza ma il mio cuore aveva questo presentimento. Decisi, per una volta, di fidarmi di lui.
Con Damon le cose non andavano così male.
Certo, tra me e lei avrebbe sempre scelto lei. Ma io non volevo che lui smettesse di amarla, questo avrebbe cambiato il corso del futuro. Io volevo solo sapere se era possibile innamorarsi di lui.
Ma dopo due settimane non lo avevo ancora capito.
Con Stefan invece era tutto fin troppo semplice.
Io non ero attratta da lui e lui non sembrava esserlo da me. Cosa che mi infastidiva per il semplice fatto che io dovevo piacere. Era proprio una questione di principio. Io ero fatta per piacere.
Non mi curavo però di questo dettaglio. Non lo facevo perché se l’avessi fatto avrei preso il fatto come una sfida e avrei fatto di tutto per farmi trovare attraente da Stefan, il che avrebbe portato ad un’insanabile rottura con Katherine.
E io non volevo che accadesse.
Ero lì per un motivo e avrei seguito il percorso che mi ero scelta.
Al bivio avevo imboccato una traversa e avrei continuato finché non fossi stata sicura della soluzione al mio enigma…
Sarei stata l’amica che Katherine non aveva mai avuto e lei lo sarebbe stata per me.
Avrei scoperto se era impossibile innamorarsi di Damon.
Avrei parlato con Stefan, come avrei fatto con chiunque altro in quel secolo.
 
Pov Damon
 
Non entrai in salone.
Sentire che anche mio fratello si era accorto che qualcosa non andava tra quelle due mi fece sentire uno sciocco.
Io non mi ero accorto di nulla.
Avevo preferito far finta di non vedere la freddezze con la quale si comportavano le due ragazze che abitavano in casa mia.
Avevo finto di non scorgere i segni di una tempesta. E alla fine mi ero convinto che era come dicevo io.
Uscii in giardino. Mi diressi nelle stalle e sellai il mio cavallo.
Dovevo uscire.
Dovevo allontanarmi.
Dovevo rimanere solo.
Pensare. A Katherine e al mio amore per lei.
A Liza e all’affetto che nutrivo nei suoi confronti nonché alla mia, inspiegabile voglia, di difenderla, da tutti e da tutto. Anche da una sofferenza causatagli da Katherine.
Era proprio questo che non mi convinceva.
Io amavo Katherine, ne ero sicuro. Ne ero molto più che sicuro.
Quello che provavo per lei, ogni volta che mi guardava, baciava, toccava o accarezzava.
Quello che provavo ogni volta che facevamo l’amore.
Ero più che certo dei miei sentimenti per lei.
Ma non sapevo come spiegarmi il fatto che avrei difeso Liza anche da lei.
Anche dalla donna che amavo.
Dovevo capire cosa mi spingeva ad avere un simile attaccamento per quella ragazza.
La vedevo come una fanciulla in difficoltà?
Mi ero affezionato a tal punto da non sopportare di vederla soffrire?
O c’era qualcosa in più?
Pensai a quando le avevo preso la mano nel bosco, il primo giorno, e a quel pomeriggio.
Lo stesso gesto aveva scatenato in me emozioni così diverse.
Quel primo giorno l’avevo fatto solo per darle coraggio. Per aiutarla, si! Ma solo per galanteria.
Quel pomeriggio l’avevo fatto per chiederle perdono.
Per farle capire, con quel contatto, che io ci sarei sempre stato per lei.
Quasi per redimermi.
E solo dopo averle preso la mano mi ero reso conto di quanto, in realtà, mi fosse mancata.
Da quando ci conoscevamo tra noi c’era sempre stato anche solo il più piccolo contatto fisico.
Il primo nel bosco. E poi tutte le sere per insegnarle a danzare.
E non mi ero mai reso conto di quanto mi fosse mancato finché non l’avevo avuto nuovamente.
Quando poi mi si era gettata fra le braccia mi ero sentito completo. Mi ero sentito bene.
Per la prima volta non avevo pensato a Katherine. Mi sentii in colpa solo a metabolizzare quel concetto.
Katherine era stata il mio tutto da quando l’avevo conosciuta e lo era tutt’ora.
Tuttavia Liza era particolare. Lei mi era entrata sotto la pelle.
Non riuscii a tornare a casa per tutto il giorno.
Fuggivo da me.
Fuggivo dai miei pensieri.
Fuggivo dai miei dubbi!
 
Pov Liza
 
Damon non  pranzò con noi.
Emily ci disse che il suo cavallo non era nelle stalle e quindi supponemmo fosse uscito per una passeggiata.
Tuttavia non ero certa fosse solo per quello.
Avevo paura che fosse anche per colpa mia. Temetti che si fosse pentito di avermi fatto quella promessa. Che si fosse pentito di avermi parlato.
Non avrei sopportato se questa fosse stata la verità. Mi piaceva l’idea di aver trovato in Damon quel qualcuno che si prendesse cura di me. quel qualcuno che per me non c’era mai stato.
E la rivelazione che Stefan ci fece a cena non fece che aumentare i miei dubbi.
“l’ultima volta che si comportò in questo modo fu subito dopo che morì nostra madre… quando non sapeva darsi una risposta in merito ad un problema che gli sembrava insormontabile lui prendeva i cavallo e tornava solo la sera tardi. Quando era sicuro di non trovare nessuno sveglio, per non essere costretto a doverlo affrontare…”
Ero preoccupata che potesse succedergli qualcosa. E se un vampiro gli avesse fatto del male?
Ero preoccupata che potessi essere la causa del suo conflitto interiore. E se avesse deciso di allontanarmi? Come avrei fatto a tornare nel mio secolo?
Mi domandai perché continuava ad incappare in quella domanda se in realtà sapevo benissimo che non mi importava per niente far ritorno nella mia solitudine.
 
Pov Damon
 
Quando tornai a casa la osservai.
Non c’era una luce accesa, perciò, dedussi, non avrei rischiato di incontrare nessuno.
Non ne avevo voglia.
Avevo trascorso tutto il giorno fuori.
Avevo riflettuto, ma non avevo trovato alcuna risposta alle mie domande.
Quando tornai in camera mia trovai Katherine ad aspettarmi.
“Damon mi siete mancato oggi!”
Si avvicinò a me. mi baciò.
Ricambiai il bacio, conscio della sensazione di calore che solo lei sapeva trasmettermi.
Iniziai a spogliarla, e lei fece lo stesso.
Le accarezzavo la schiena mentre le baciavo le labbra.
Le tirai leggermente i capelli per farle reclinare il volto e aver accesso al collo che iniziai a baciare e mordicchiare.
Adoravo ascoltare i suoi gemiti.
Eravamo in intimo. Lei mi sfilò la maglia e riprese a baciarmi.
Poi mi diresse verso il mio collo.
Mi baciò. Dopo una serie di baci, che lasciarono una scia infuocata, avvertii un dolore acuto e perforante.
Tentai di scansarmi e lei mi lasciò andare.
La guardai in volto e rimasi terrorizzato da quello che vidi.
Il suo volto era trasfigurato.
Era il volto di un demone. Non il volto della donna che amavo.
La prima cosa che pensai fu che dovevo salvarmi. Scappare.
La seconda che avrei dovuto salvare Liza, gliel’avevo promesso.
Guardai Katherine, lì immobile dinnanzi a me con un sorriso sornione sulle labbra rosse di sangue. Del mio sangue.
Mi voltai verso la porta e corsi, chiudendomela dietro, verso la stanza di Liza.
Forse, mentre guardavo il volto di Katherine ne avevo pronunciato il nome. Ma non mi interessava.
L’avrei salvata. O sarei morto con lei.
Entrai nella sua stanza senza bussare.
Mi fiondai sul suo letto e la svegliai…
“Liza.. Liza… avevate ragione!”
Aprì gli occhi ancora velati dal sonno e mi sorrise.
“come sempre.. ma su cosa? E Damon perché siete senza maglietta?”
Poi sembrò accorgersi di qualcos’altro e avvicinò una mano al mio collo, toccando il punto in cui Katherine mi aveva morso.
“oh….”
Fu l’unica cosa che disse…

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Capitolo 10
*** My fear... ***


Pov Liza
 
Mi svegliai di soprassalto. Damon era lì davanti a me e non sembrava in sé.
Era senza maglia e l’espressione sul suo viso non prometteva nulla di buono.
Sembrava avesse visto un fantasma…
Poi guardai il suo collo: “Oh…”
Realizzai che non aveva visto un fantasma ma un vampiro. E non l’avevo solo visto. Il vampiro in questione lo aveva morso.
Non avevo dubbi su chi fosse il vampiro. Avevo capito che Katherine aveva finalmente rivelato a Damon la sua natura ma non capivo perché avesse deciso di farlo in quel modo.
“Liza i vampiri esistono!”
Damon mi riportò alla realtà in un attimo con quella sua frase. Non erano state le sue parole a colpirmi ma il suo tono. Era terrorizzato.
“Damon, calmatevi… dentro casa siete al sicuro! Non possono entrare senza invito!”
Mossa sbagliata. Katherine viveva in casa sua.
Non lo avevo consolato lo aveva terrorizzato ancora di più.
“Liza, voi non capito… Katherine… lei è… il vampiro è… lei è il vampiro!”
Il terrore che vidi nei suoi occhi mi spingeva ad abbracciarlo, ma mi trattenni e lo guardai negli occhi.
“è stata lei a mordervi?”
Non riusciva a parlare, così annuì.
“Liza, dobbiamo scappare… andare via! Chiamiamo Stefan e fuggiamo!”
Sospirai…
Nel manoscritto lui non aveva tutta questa paura di Katherine. Qualcosa doveva essere cambiato rispetto a quello che doveva succedere.
Temetti che la mia presenza avesse portato scompiglio in quel secolo, ma non potevo occuparmene in quel momento.
La priorità assoluta era Damon e il suo panico.
“Damon, calmatevi, vi prego!”
“calmarmi? Liza ma mi avete sentito? Katherine, la vostra amica… la donna che amo, è un vampiro! Una succhia-sangue!”
“si! Ho sentito e ne sono consapevole!”
“e allora come fate a stare così calma? Dobbiamo scappare! Magari potremmo cercare di ucciderla! Si forse se lo dicessi a mio padre lui saprebbe cosa fare! O magari al signor Lockwood!”
Damon si era alzato e stava camminando avanti e indietro per la stanza continuando a pianificare un’ipotetica riunione con tutti i membri del Consiglio, anche se, da come parlava, dubitavo che fosse a conoscenza della sua esistenza.
“Damon sedetevi!”
“Liza non mi siederò! Adesso vado ad avvertire Stefan, poi andremo da nostro padre e la uccideremo!”
Damon no ragionava. O meglio stava ragionando ma non sapeva cosa diceva.
“Damon fermatevi!”
“no, Liza! Io devo ucciderla!”
Non potei più trattenermi. Lo raggiunsi con un salto e gli diedi uno schiaffo.
Forse un po’ più forte di quanto non avessi voluto.
“perdonatemi ma stavate straparlando! Vi prego sedetevi!”
Solo a quel punto Damon si sedette.
“siete forte per essere solo una fanciulla!”
“perdonatemi… ma era necessario!”
Sorrise.
Finalmente.
“è bellissimo!”
Mi guardò accigliato.
“cosa è bellissimo in tutto questo Liza? Che la vostra migliore amica sia un vampiro? Che rischiamo tutti di morire? O che io mi trovo un morso sul collo?”
“il vostro sorriso Damon! Quello è bellissimo… nonostante il terrore nei vostri occhi il vostro sorriso è bellissimo!”
Lui non rispose e anche il suo sorriso scomparve dalle sue labbra.
Sembrava preoccupato. Era quello che volevo.
Era preoccupato perché si sentiva in colpa verso Katherine.
Se fossi riuscita a fargli capire che lui la amava magari non l’avrebbe più voluto ucciderla.
Purtroppo, anche se non ero realmente dispiaciuta, l’unico modo che mi venisse in mente per fargli capire, nel minor tempo possibile, i suoi sentimenti per lei era provarci con lui.
“dove siete stato oggi? Mi siete mancato!”
Lo vidi sgranare gli occhi, ma mi rispose.
“sono andato a fare un giro con il mio cavallo… avevo bisogno di stare da solo!”
“è colpa mia? Siete andato via perché vi siete pentito della promessa che mi avete fatto?”
“no! Ma come vi viene in mente? Non mi pento mai di quello che dico!”
Sospirai. Molto teatralmente e mi avvicinai a lui.
Ero inginocchiata di fronte a lui e mi avvicinavo impercettibilmente al suo viso.
“ne sarei rimasta devastata…”
Lui non mi rispondeva.
Oddio. Damon prendeva così poche iniziative. Non aveva il minimo senso della libido?
Gli osservai le labbra.
Forse il mio gioco mi stava sfuggendo di mano.
Ero intenzionata a provarci con lui ma a fermarmi.
Osservando quelle labbra leggermente dischiuse dubitavo che sarei riuscita a fermarmi.
Ero così dannatamente attratta da lui.
Dai suoi occhi.
Dalla sua bocca.
E poi lo feci.
Coprii in un secondo la distanza che separava le nostre labbra e lo baciai.
Dapprima fu un bacio casto. Ma poi iniziai a volere di più.
Dischiusi le labbra e lo invitai a fare lo stesso.
Lui non si fece pregare e, in poco tempo, mi ritrovai sdraiata con il suo corpo sopra di me.
Le mie mani vagavano sulla sua schiena, le sue spalle, il suo collo.
Ma quando lui mi toccò il seno si ritirò di scatto, lasciandomi lì ardente di desiderio.
Lo guardai negli occhi e lo vidi: il senso di colpa!
Era quello che volevo. C’ero riuscita, ma mi sentivo dannatamente sbagliata.
“Liza, perdonatemi ma io non posso! Io amo Katherine!”
Gli sorrisi senza dire nulla.
 
Pov Damon
 
Mi aveva baciato.
No! Io la stavo baciando. Io l’avevo spinta per farla stendere e mi ero gettato su di lei.
La stavo baciando…
Io non riuscivo a ragionare.
Il suo profumo mi stava inebriando.
Le sue labbra. Avevano un sapore così buono.
I suoi capelli.
Le sue mani.
Non riuscivo a pensare ad altro se non al mio desiderio di lei.
Ne volevo sempre di più.
Volevo sempre di più di lei.
Ma non potevo! Ero consapevole che fosse solo un’attrazione fisica. Ma io amavo Katherine.
Lei era tutto per me. avrei dato la mia vita per lei.
E in quel momento ebbi la mia rivelazione.
Mi staccai da Liza, forse in modo brusco.
“Liza, perdonatemi ma io non posso! Io amo Katherine!”
Mi sorrise.
Aveva gli occhi infiammati di desiderio. Forse era anche irritata per la brusca interruzione, ma mi sorrideva.
“Damon, se sapevo che bastava baciarvi per farvi realizzare il vostro amore per Katherine lo avrei fatto prima e vi avrei risparmiato lo schiaffo”
Lo aveva fatto solo per quello? Voleva solo farmi capire che io amavo Katherine?
“Liza perdonatemi io…non volevo!”
Lei si era ricomposta e mi guardava. Aveva ancora quel bellissimo sorriso sulle labbra, più rosse del solito e anche più invitanti di quanto non lo fossero mai state.
Ma cosa stavo pensando?
“Damon, non scusatevi perché vi ho baciato! Lo rifarei altre mille volte! Anzi lo rifarei anche adesso se voi me lo lasciaste fare, ma ne dubito! Avete ancora intenzione di scappare?”
Ci pensai un secondo. “no!”
Continuava a sorridere.
“le direte che la amate?”
“penso lo sappia già!”
“ne farete parola con qualcuno?”
“credo di doverlo dire a mio padre!”
Vidi l’espressione sul suo volto irrigidirsi.
“Damon devo dirvi una cosa!”
Prese un respiro. Iniziavo a preoccuparmi.
“Liza, c’è qualcosa che non va?”
“no! È tutto apposto! È solo che tu devi sapere! Non sono l’unica ad essere a conoscenza dell’esistenza dei vampiri e Katherine non è l’unico vampiro in circolazione!”
“cosa?”
 
Pov Liza
 
Il terrore tornò sul suo volto.
“non dovete preoccuparvi! Diciamo che Katherine è quello più importante e se non vuole lei nessuno si fa male!”
Non sembrò rilassarsi.
“Damon voi la amate. Ma se lei avesse voluto uccidervi non pensate che l’avrebbe già fatto?”
Ci riflettei.
Effettivamente se mi avesse voluto morto lo sarei già stato.
“forse hai ragione!”
“io ho sempre ragione! Pensavo l’aveste capito ormai!”
Sorrise. Si era tranquillizzato perciò potevo parlargli del Consiglio e delle conseguenze che ci sarebbero state se avesse parlato con suo padre.
Gli spiegai tutto. Gli parlai delle invenzioni di Gilbert.
Gli parlai dell’odio verso i vampiri che accomunava tutti i membri del Consiglio, compreso suo padre.
Gli dissi che non avrebbero fatto eccezione per Katherine, nonostante lui la amasse, suo padre l’avrebbe uccisa senza farsi alcuno scrupolo.
Più parlavo più lui si irrigidiva.
“Damon dovete giurarmi una cosa, però!”
“se posso!”
“qualunque cosa decidiate, dovete giurarmi che non direte mai che sono stata io a parlarvi del Consiglio! Nessuno deve sapere che io so!”
Mi sembrò stupito da questa mia richiesta. Forse pensava che gli avrei chiesto di giurare che non avrebbe denunciato Katherine?
Ma non c’era bisogno che me lo giurasse.
Ero certa al cento percento che non lo avrebbe fatto.
Lui non avrebbe potuto vivere sapendo di essere stato la causa della morte della sua donna.
O per lo meno della donna che amava.
Perché io ne ero sicura ma lui doveva avere qualche dubbio sulla natura dell’amore di quella donna così egoista.
Lei non faceva nulla per nulla e di certo donare amore non era una delle attività più egoiste che si potesse compiere.
“Liza, vi giuro che nessuno saprà mai che voi sapete del Consiglio!”
Sospirai.
Almeno un  po’ doveva tenerci a me.
Lo abbracciai d’istinto.
“Liza, sarebbe un problema se il bacio che.. cioè se Katherine non sapesse del nostro bacio?”
Era imbarazzato mentre mi porgeva quella domanda.
“così come non mi avete detto che tra voi e Katherine c’è stato qualcosa?”
Sgranò gli occhi: “e voi come fate a saperlo?”
“sono una donna Damon! Mi accorgo del vostro sguardo, quando la guardate!”
“oh…”
Mi misi a ridere. Mi aveva copiato la battuta.
Quando mi calmai lo osservai per un secondo.
Era così preoccupato.
“non preoccupatevi!”
Non intendevo che non avrei detto nulla a Katherine.
Il mio non preoccupatevi voleva dire: non preoccupatevi perché a Katherine non interessa.
Ma lui naturalmente non lo sapeva e aveva capito ciò che più voleva capire.
Non me ne preoccupai più di tanto.
“adesso vado… mi dispiace avervi disturbata!”
Si alzò e stava per andarsene quando lo fermai:
“Damon, aspettate!”
Quando si girò gli saltai praticamente addosso e lo baciai.
Non mi respinse ma non era esattamente presente al bacio.
Quando mi staccai gli sorrisi con lo sguardo più innocente che riuscissi ad assumere: “perdonatemi ma il primo mi era piaciuto troppo! Volevo riprovare!”
Rimase immobile per un paio di secondi. Poi si riprese: “Buonanotte Liza!”
Mi diede un bacio sulla fronte e se ne andò.
Aspettai di sentire la sua porta chiudersi ed uscii dalla stanza.
Destinazione: stanza di Katherine.
Entrai, pronta a chiedere spiegazioni sul perché di quella rivelazione violenta e a ringraziarla.
Ma, come era prevedibile, non la trovai.
Ipotizzai che fosse da Stefan e decisi che il nostro discorso sarebbe stato solo rimandato.
 
Pov Katherine
 
Damon era palesemente terrorizzato quando mi aveva visto.
Non mi importava se era terrorizzato. Volevo che si allontanasse da me.
Magari se io lo avessi spaventato lui avrebbe smesso di amarmi e, magari, si sarebbe avvicinato a Liza.
Sorrisi quando preso dal terrore pronunciò il nome di Liza.
Forse non mi ero sbagliata su quei due.
Erano fatti per stare insieme solo che non lo avevano ancora capito.
Che c’era di male se cercavo di dare una mano?
Quando Damon se ne fu andato decisi di andare da Stefan.
Quella sarebbe stata la serata delle rivelazioni.
Speravo solo che Stefan non reagisse come il fratello.
Di certo non avrei lasciato che lui se ne andasse da un’altra. Anzi, di certo non avrei lasciato che se ne andasse.
Di certo il giorno dopo Liza avrebbe dovuto raccontarmi tutto.
E, se la conoscevo anche solo un po’, avrebbe chiesto il motivo della mia rivelazione non esattamente pacifica.
E io cosa avrei dovuto dirle?
Che l’avevo fatto perché volevo che lei e Damon si avvicinassero?
Perché volevo lasciarle campo libero?
Si! Le avrei detto quello. Perché di lei potevo fidarmi.
Perché sapevo che lei avrebbe apprezzato.
Perché vedevo in lei un’amica.
Perché lei era la mia amica.
 
Angolino per me:  ciao a tuttiiii…
Grazie per aver letto fin qui questa mezza schifezzuola, mezza solo per non offendere quello che ho fatto… sono consapevole che questo è un capitolo di passaggio, ma ho cercato di rendere il tutto un po’ movimentato con quel bacio tra Liza e Damon! Spero che quella scena non sia piaciuta solo a me. XD
Ringrazio tutti quelli che mi hanno aggiunta tra le seguite, le preferite e le ricordate…
Un grazie a tutti quelli che leggono silenziosamente e soprattutto un grazie a coloro che spendono anche solo un secondo per farmi sapere cosa pensano della mia storia…
Chiedo scusa se i personaggi talvolta risultano un po’ OOC… non lo faccio di proposito XD
Ah e per chi se ne è accorto e ha pensato di aver sbagliato fan fiction, ho modificato il mio username da kikka94  athe_rest_of_me… grazie ancora a tutti ^_^

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Capitolo 11
*** Revelations ***


Pov Liza
 
Quando scesi in salone, il giorno dopo, trovai solo Stefan.
Sembrava pensieroso ma non spaventato.
Pensai a due diversi scenari: Katherine era andata in camera sua solo per ottenere una notte di dolce amore senza rivelargli nulla oppure gli aveva detto cos’era e poi lo aveva soggiogato.
Optai per la seconda quando Stefan trattenne un tremore nel sentirmi pronunciare il nome di Katherine.
Avrei dovuto parlare con lei il prima possibile e capire perché si era comportata così.
Aveva terrorizzato Damon e lo aveva allontanato, ma con Stefan aveva fatto tutto il contrario.
Forse avevo davvero cambiato qualcosa quando le avevo rivelato da dove venivo, o forse avevo cambiato qualcosa nel momento stesso in cui avevo espresso il mio stupito desiderio.
Un desiderio espresso quasi per egoismo.
Vedevo in Damon quasi una copia di me stessa e volevo sapere se nessuno mi amava perché ero impossibile io o se magari, per una volta, quella sbagliata non fossi solo io.
Ma il mio desiderio aveva portato fin troppo scompiglio.
Dovevo parlare con Katherine e con lei trovare una soluzione ed un equilibrio per non sballare troppo i piani del destino.
Mi congedai da Stefan con la scusa di voler prendere una boccata d’aria.
Uscii fuori sperando di incontrarla e magari di poterle chiedere spiegazioni.
Ma quello che vidi mi fece bloccare e sorridere.
 
Pov Damon
 
Dopo essere tornato nella mia stanza non ero riuscito a dormire.
Non riuscivo a smettere di pensare alla paura che avevo provato vedendo le vera natura di Katherine e al senso di colpa dopo aver baciato Liza.
Ripensai a quel bacio.
Lei aveva iniziato.
Lei aveva unito le nostre labbra.
Lei le aveva dischiuse, in maniera fin troppo audace per una ragazzina senza esperienza.
Tuttavia ero stato io a fiondarmi su di lei.
Io a baciarla come se ne andasse della mia vita.
Io a farla sdraiare e chiedere sempre di più a quelle labbra.
Io a rendermi conto di amare un’altra donna.
Io ad allontanarla e a sentirmi sbagliato per averlo fatto.
Quella mattina avrei parlato con Katherine.
Le avrei detto quello che avevo capito.
Le avrei detto di essere completamente innamorato di lei.
Non le avrei parlato, però, di quel bacio.
Lei non avrebbe mai dovuto saperlo.
Scesi in salone e trovai Stefan e Liza che parlavano.
Non salutai nemmeno e senza essere visto uscii fuori, sperando di trovarla.
Ero già andato a controllare in camera sua ma non l’avevo trovata.
Quando la vidi, di spalle mentre osservava non so cosa all’interno del bosco, provai una miriade di emozioni contrastanti:
paura e amore.
Terrore e desiderio.
Repulsione e passione.
Non riuscivo a venirne a capo.
Ma non mi importava. Io sapevo cosa provavo per lei e non mi sarei fatto fermare da qualche abitudine alimentare un po’ diversa.
Dovevo a Liza la mia ammissione e la mia presa di coscienza rispetto ai sentimenti che mi legavano a quella meravigliosa creatura che possedeva anche caratteristiche della notte.
Mi avvicinai a lei e la chiamai.
Quando si voltò sembrava stupita di vedermi lì da solo, ma fu solo un secondo.
Lo stupore sul suo volto fu subito sostituito da un meraviglioso sorriso.
 
Pov Katherine.
 
Sapevo che qualcuno mi stava osservando e da come camminava capii che si trattava di un uomo.
Il vento però soffiava contrario a me portando lontano il profumo di quell’osservatore silenzioso.
Pensavo fosse Stefan.
Magari era venuto perché già gli mancavo.
O forse il biglietto di quella mattina non gli era bastato come saluto.
Quando mi sentii chiamare rimasi stupita.
Quella voce era indiscutibilmente di Damon.
Lo osservai per un attimo prima di sorridere.
Sembrava combattuto ma deciso.
Chissà cosa aveva deciso!
Forse qualcosa era andato storto.
Lui doveva essere con Liza tremante per aver conosciuto la mia natura.
Invece, era lì, di fronte a me, e la paura era solo appena percepibile nei suoi occhi.
“Damon, mi sorprende vedervi qui. Da solo!”
Arrivai diretta al nocciolo della questione.
In maniera indiretta avevo posto la mia domanda: perché non mi temete?
Lui fece un impercettibile passo verso di me.
“sorprende anche me, credetemi! Ma io ho capito!”
Mi accigliai. Cosa aveva capito? Cosa c’era da capire?
Io ero un vampiro. Lui un umano. Lui avrebbe dovuto essere con Liza.
Lo avrei ascoltato e poi avrei chiesto a lei le spiegazioni che volevo.
Io lo avevo allontanato perché volevo spingerlo tra le sue braccia e lei?  Cosa aveva fatto?? Lo aveva rigettato tra le mie?
Io e quella ragazza avremmo dovuto parlare.
“Katherine io vi amo e non mi importa cosa siete!”
Lo aveva detto tutto d’un fiato quasi come se temesse di perdere le parole.
“Damon siete sicuro?”
Sgranò gli occhi. “certo che lo sono.”
Fece un passo avanti e mi prese la mano.
“Katherine io vi amo più della mia stessa vita… e adesso che l’ho capito vi chiedo perdono”
“voi mi chiedete perdono, Damon? E perché mai?”
“per la mia reazione di ieri… ero troppo spaventato per pensare lucidamente, ma vi giuro che non accadrà più! Io non mi lascerò più allontanare da voi.. da niente e da nessuno!”
Si avvicinò ancora. Voleva baciarmi. Lo capii quando osservai i suoi occhi. Era pura libido. Puro desiderio, ma c’era anche dell’altro.
Amore e paura.
Terrore e desiderio.
Repulsione e passione.
Lo fermai prima che avesse il tempo di agire, davvero.
“Damon, non vorrete che qualcuno ci veda, vero?”
Si fermò e si tirò indietro.
“perdonatemi! Però, vorrei chiedervi una cosa!”
Damon non mi aveva mai chiesto di poter chiedere una cosa.
“ditemi!”
“Stanotte potrei venire nelle vostre stanze?”
“verrò io, Damon. Non temete!”
Mi avvicinai per sussurrargli lascivamente in un orecchio: “mi siete mancato stanotte!”
Sorrise appena.
La sua lotta interiore era molto più che evidente ma lui comunque era lì.
Il suo amore doveva essere molto forte. In un certo senso lo ammiravo. Ma avrei fatto di tutto affinché lui si innamorasse di Liza. Anche soggiogarlo, se si fosse rivelato necessario.
Poi la vidi. Liza.
Ci osservava e sorrideva.
Era bellissima, dovevo riconoscerlo.
I capelli splendevano alla luce del sole e gli occhi sembravano risplendere.
Erano di un verde così particolare. Brillavano.
E le sue labbra erano rosee in contrasto con la sua carnagione.
Nella mia mente si prospettò un futuro davvero allettante.
Non più io, Damon e Stefan insieme per l’eternità.
Ma io e Liza insieme agli amori della nostra vita. Io avrei avuto Stefan e lei Damon. Per sempre!
Mi scostai da Damon e sorrisi a Liza. Solo allora lei si avvicinò.
Lo sguardo che rivolse a Damon mi sembrò affamato. E sorrisi di quell’idea.
Il vampiro ero io. Avrei dovuto essere io quella affamata.
Quando Damon la vide ebbe una strana reazione.
Fu attraversato da un brivido.
Di paura? Di desiderio?
Non riuscii a capirlo.
Ma forse era un miscuglio di entrambe le cose.
Sembrava che la temesse ma al tempo stesso che fosse attratto da lei.
Le si era avvicinato, quasi involontariamente.
Quasi come se ci fosse una strana forza a trainarlo fino a lei.
E lei lo guardava con superiorità, quasi come se il desiderio che io leggevo nel suo sguardo non le appartenesse.
Le avrei chiesto spiegazioni una volta rimaste da sole.
In quel momento volevo solo godermi la scena.
“buongiorno signorina Liza”
Damon le prese la mano per baciarla.
Lei reclinò leggermente il capo. Superiore.
“buongiorno Damon… è bello vedervi così sereno oggi!”
Lui tremò. Aveva paura!
“a cosa vi riferite, Liza?”
La sua voce tremava, ma aveva posto quella domanda, forse solo per farsi dare una risposta che mi avrebbe dimostrato qualcosa.
Avrei chiesto spiegazioni a Liza. Cos’era successo tra quei due quella notte?
“a ieri Damon…” lui si irrigidì ancora di più.
Sentivo il sangue pulsare nelle vene. Temetti potessero scoppiare.
Poi lei continuò.
“siete sparito per tutto il giorno. Dovevate essere agitato.”
Lui tirò un sospiro di sollievo e il suo battito rallentò.
Le sorrise. Un  sorriso particolare.
Gliel’avevo visto poche volte e tutte le volte era rivolto a lei.
“ah! Si perdonatemi. Ma a volte ho bisogno di allontanarmi da tutti per riflettere!”
Anche lei gli sorrise. “non sapete quanto io vi capisca!”
Poi lei mi guardò
“Katherine ieri vi ho cercato. Volevo parlarvi. Ma non vi ho trovata!”
“perdonatemi. Non sempre sono facile da trovare!”
“me ne ero accorta!”
Mi sorrise, complice.
Amica.
Damon capii di doverci lasciare sole e si congedò.
Rimaste sole osservai Liza che non sapeva da dove iniziare. Poi prese fiato:
“Katherine siete impazzita o cosa?”
Scoppiai a ridere.
Non mi aspettavo una simile esclamazione.
“no davvero! Lo avete terrorizzato. È venuto da me e ha cominciato a progettare un piano per uccidervi…”
Smisi di ridere: “non l’avrebbe fatto. Non ci sarebbe riuscito”
“da solo no… ma voleva dirlo ai membri del Consiglio!”
Ebbi un sussultò.
Liza continuò: “non lo farà! Gli ho spiegato come stanno le cose e gli ho fatto capire che vi ama…”
“E come avreste fatto?”
“l’ho baciato!”
Sgranai gli occhi.
Poi risi. Di cuore.
“voi lo avete baciato?”
“si! E lo rifarei… in realtà con lui farei ben altro… ma è così pudico!”
Risi ancora.
Quella ragazza era così diversa da tutte quelle che avevo conosciuto fino a quel momento.
“Liza… voi invece lo siete così poco!”
“suvvia… dimenticate che vengo da un altro secolo. E nel mio, se ti piace un ragazzo e tu piaci a lui, beh non c’è nulla di male se i due stanno insieme… in ogni modo possibile!”
“credo che il vostro secolo mi piaccia!”
“oh… lo so! Lo adorerete!”
Cosa sapeva che non mi diceva? Tanto!
Quanto avrei potuto estorcerle? Poco!
Quanto volevo sapere? Parecchio!
Quanto avrei insistito? Il minimo indispensabile!
“adesso potete dirmi perché gliel’avete detto in quel modo? Con Stefan siete stata più prudente. Lo avete anche soggiogato!”
Sobbalzai: “e voi come lo sapete?”
“in realtà non ne ero sicura ma voi mi avete dato la conferma!”
Era sveglia. Lo avevo capito dall’inizio.
E mi piaceva questo lato di lei.
“io volevo che lui venisse da voi! Come ha fatto!”
Rimase in silenzio. Voleva sapere di più. Le avrei detto di più.
“Poi toccava a voi giocare bene le vostre carte in modo che lui rimanesse legato a voi e si allontanasse definitivamente da me!”
“io ho fatto tutto per voi! Non volevo che vi denunciasse. E soprattutto non volevo che il Consiglio sapesse di voi!”
“lo avrei soggiogato!”
Lei sobbalzò: “Katherine con Stefan fate ciò che volete, non mi riguarda! Però con Damon vorrei che ciò che c’è con me sia reale. Vi prego! Non spingetelo verso di me col vostro potere e non soggiogatelo, se non ritenete che sia necessario!”
“ma perché?”
Non la capivo. Avrei potuto far in modo che lui la amasse. In un secondo e lei avrebbe ottenuto ciò che voleva.
“uno: voglio che sia tutto reale, tra me e lui.
Due: io non voglio che lui si innamori di me. Vorrei solo capire se io posso innamorarmi di lui.
Anche se non sono più tanto sicura di volerlo?”
Rimasi stupita: “Perché no?”
Guardò dietro di me. Un punto lontano. Forse voleva prendere coraggio.
“in questo secolo ho trovato ciò che non ho nel mio: una vera amica! E poi sto bene in quest’ambiente! E se dovessi scoprire di amare Damon tornerei nel mio secolo. E non sono sicura di volerlo. Non adesso per lo meno!”
Non avevo pensato a quell’evenienza.
E quello scenario non mi piaceva, nemmeno un po’.
“Katherine vi prego non interferite!”
Mi aveva preceduto.
“non credo che mi innamorerò subito, ma vorrei che qualunque cosa accada sia naturale. Sia spontanea e sia vera.”
Ci riflettei un attimo. L’avrei lasciata andare? No!
Mi precedette di nuovo.
“quello che sto per dirvi… beh, non dovrei dirvelo… giuratemi che voi penserete a un modo per mettervi in salvo se doveste avvertire un pericolo!”
“devo sapere qualcosa, Liza?”
“non posso!”
Abbassò lo sguardo davvero addolorata.
Non insistetti.
“va bene! Ve lo giuro!”
“se anche dovessi andarmene… se dovessi tornare nel mio secolo… mi promettete che ci rincontreremo?”
“quando?”
“fra centocinquant’anni!”
Risi: “è un appuntamento?”
“potete scommetterci!”
Continuai a ridere. E lei con me.
Poi tornò seria: “Katherine vi devo dire una cosa!”
“ditemi!”
“non fate nulla che non avreste fatto prima del mio arrivo! Quello che è successo ieri poteva sballare il destino… non è un’opzione accettabile!”
“potrebbe sconvolgere il futuro!”
“io non lo so… ma quello che c’era scritto nel manoscritto era molto chiaro… non devo interferire col destino e la vostra azione di ieri rischiava di cambiare tutto!”
Ci riflettei un attimo: “va bene! Non farò nulla! O almeno ci proverò. Non prometto però!”
Mi sorrise. Consapevole: “apprezzo lo sforzo!”
“Liza, mi rispondereste sinceramente?”
“certo!”
Mi sembrò preoccupata chissà che domanda si aspettava: “come bacia Damon?”
“oh a meraviglia… ma voglio qualcosa di più di un bacetto… in un modo o nell’altro riuscirò a traviare il suo animo fedele!”
Risi di gusto!
“non ne dubito!”
Continuammo a parlare.
A ridere.
A scherzare.
A commentare.
 
Pov Damon
 
Quando tornai dentro mi avvicinai a Stefan.
Sembrava pensieroso.
“Stefan! C’è qualcosa che ti turba?”
Sobbalzò. Era spaventato. Un briciolo di consapevolezza mi attraversò.
Forse Katherine non si era rivelata solo a me.
Magari lo aveva detto anche a Stefan.
Provai paura.
Poi realizzai un’altra cosa: se lo aveva detto anche a lui tra quei due ci doveva essere qualcosa.
Provai gelosia.
Altra consapevolezza: avrei combattuto per avere Katherine solo per me. Anche contro mio fratello.
Determinazione.
Lui era spaventato, anzi terrorizzato.
Senso di protezione.
Gli guardai il collo. Non aveva alcun segno di morso.
Mi tranquillizzai.
Poi lui parlò.
Rabbia. Paura. Gelosia. Determinazione. Amore fraterno. Passione, per Katherine.
Ero combattuto. Non sapevo quale sentimento fosse più forte.
“Damon. Katherine è un vampiro!”
“lo so!”
Sgranò gli occhi.
“io la amo!”
“si! Anche io!”
Lui non sapeva che dire… non dopo la mia risposta. Lo precedetti:
“lei sarà mia. Combatterò per averla!”
“anche io!”
Ma il tremore nella sua voce lo tradì.
Non era sicuro e aveva paura.
Lo rassicurai. Potevamo amare la stessa donna, ma lui era sempre il mio fratellino e l’avrei protetto.
“Stefan non ti farà del male. Se avesse voluto farlo lo avrebbe già fatto!”
A me lo aveva detto Liza.
Solo in quel momento realizzai quanto avesse ragione.
Noi eravamo solo giocattoli nelle mani di quel vampiro capriccioso ed egoista ma così dannatamente amabile.
Stefan si avvicinò e mi abbracciò.
Ricambiai.
Nonostante tutto eravamo fratelli. E non sarebbe stata una donna a separarci.
 
Pov Liza
 
Io e Katherine stavamo ancora parlando quando ci si avvicinò Emily.
“signorine mi dispiace interrompervi ma c’è un ospite!”
Katherine continuava a sorridere, ma nel suo sguardo si poteva scorgere l’allarme.
“di chi si tratta?”
Quando si rivolgeva ad Emily aveva un tono di superiorità e insieme di rispetto. Non capivo come si potesse provare entrambe le cose. Come non capivo come potesse Emily guardare Katherine con terrore e rispetto.
“il signor Lockwood!”
Smisi di pensare e riuscii solo a sentire la puzza della mia paura.
Il cuore prese a battermi così velocemente che temetti potesse uscirmi dal petto.
Non sapevo cosa dovevo fare.
Magari se fossi andata dentro casa e non l’avessi incontrato non avrei provato tutta quella paura.
Forse!
Poi Katherine mi prese la mano.
“non vi farà nulla! Ci sono io con voi! E poi lui è forte solo con la luna piena e in questo momento c’è il sole, non dovete temere!”
Lei sapeva. Trassi un sospiro di sollievo.
Di Katherine potevo fidarmi e se lei mi diceva di non temere… lo avrei fatto!
Lei era mia amica.
 
Angolo autrice: mi scuso per l’attesa. Spero che ne sia valsa la pena. Anche se è un capitolo di passaggio. Ma prometto che mi impegnerò per aggiornare il prima possibile.
Ringrazio tutti quelli che mi seguono, leggono recensiscono…
Davvero grazie a tutti e fatemi sapere cosa ne pensate…
Avete qualche consiglio???
Sono sempre accettati…
 

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Capitolo 12
*** The shelter ***


Pov Emily
 
Quando Liza sentì che l’ospite era Lockwood la paura nel suo sguardo mi fece tremare.
Lei sapeva.
Sapeva cos’era George e lo temeva.
Forse non era pazza come avevo pensato. Magari se si fidava di Katherine c’era un motivo.
Non mi era chiaro ma magari un motivo c’era.
Forse di lei potevo fidarmi. Forse.
Le accompagnai dentro fino al salone dove avevo fatto accomodare George Lockwood.
I fratelli Salvatore si erano dileguati quando avevano sentito che Lockwood era in casa loro.
Damon provava per quell’uomo repulsione e Stefan… forse era solo troppo sconvolto dalla recente scoperta per occuparsi di un ospite nemmeno troppo desiderato.
Dal canto suo George non si preoccupò nemmeno che i padroni di casa non lo accogliessero, anzi. Ne fu quasi sollevato.
Come se non volesse incontrare persone che non avessero a che fare con i suoi affari.
“prego…!”
Li lasciai da soli, dopo aver chiesto loro se desideravano qualcosa.
Uscii fuori e mi lasciai dietro uno strano trio.
Un’umana.
Una vampira.
Un lupo mannaro.
Chissà cosa sarebbe successo lì dentro.
Ma io me ne andai.
Non avevano bisogno di una strega.
Io non ero necessaria.
 
Pov Katherine
 
Quando lo vidi  provai una morsa allo stomaco.
Lui era lì per un motivo. Lo sapevo.
Ma non avrebbe ottenuto ciò che voleva.
Quella pietra era la mia arma.
Mi serviva. L’avevo sottratta a Klaus e me l’ero tenuta stretta.
Non avrei lasciato che me la portassero via così. Senza combattere.
Lui si avvicinò a noi. Io volevo addentargli il collo.
Liza si irrigidì. Era terrorizzata.
Sorrisi. I vampiri erano pericolosi sempre, i lupi mannari solo durante la luna piena.
Ma lei non aveva paura di me. Solo di lui.
“buongiorno signorine!”
Fece un galante baciamano ad entrambe.
Feci gli onori di casa e lo invitai ad accomodarsi.
“ siete andate via presto la sera del ballo!”
Sembrava… dispiaciuto?”
“eravamo stanche…”
Liza non aveva ancora parlato e a lui non sfuggì.
“signorina Liza, ho fatto qualcosa che vi ha offeso?”
Liza sembrò rendersi conto dell’atteggiamento che aveva assunto.
Si stampò un sorriso falso sul volto e ostentò una sicurezza che non le avevo ancora visto.
La paura di poco prima era solo una sensazione lontana.
“voi pensate di avermi offesa, George?”
Pronunciò il suo nome come un provocazione.
Quel suono, uscito dalle sue labbra, invitava l’uomo ad avvicinarsi a quelle e a baciarle.
E se non ci fossi stata io magari lo avrebbe anche fatto.
La ragazzina ci sapeva fare, in campo di provocazione e seduzione.
“io non credo… ma con me siete scostante!”
Lei continuò a sorridere. Di quel sorriso falso che non arrivava agli occhi.
Vigili e pronti a cogliere ogni mossa del loro nemico.
“mi spiace che voi vediate questo nel mio atteggiamento!”
Mi stavano escludendo.
Non ero fatta per essere messa in secondo piano. Nemmeno da Liza.
“scusate, se sono di troppo magari vi lascio soli.”
Mossa sbagliata.
Liza non si scompose, continuò a sorridere. Ma il suo cuore aumentò i battiti, già accelerati.
Lei lo temeva. E non poteva controllare la paura. Poteva camuffarla ma il cuore non mentiva.
George mi salvò.
“in realtà, per quanto l’idea si allettante, ero venuto per parlare con voi, Katherine! In privato!”
Liza si alzò.
“vi lascio, allora!”
Le tenni la mano.
“Liza potete restare! E voi potete parlare tranquillamente!”
George sgranò gli occhi.
Chissà se aveva già realizzato che Liza sapeva cosa io fossi.
“lei sa?”
Era sveglio.
“tutto!”
Liza era rigida. Si sedette.
 
Pov Liza
 
Quei due parlavano come se io non fossi lì.
Mi sedetti, temevo che le mie gambe non avrebbero più retto il mio peso.
“voi sapete chi è Katherine?”
Lo guardai ostentando un coraggio che con lui non avevo.
“certo. Una mia amica!”
Katherine sorrideva. La vedevo con la coda dell’occhio.
Non potevo credere che mi aveva messo in quella situazione.
“forse mi sono espresso male… voi sapete cos’è quella che considerate amica?”
“intendete se io so che lei è un vampiro?”
Sobbalzò.
“e voi continuate a considerarla amica? È un mostro!”
Risi di cuore.
“ a me non sembra. Lei è stupenda, e lo pensate anche voi!”
Ebbe un fremito.
Disgusto?
“lei succhia il sangue delle persone!”
“cosa pensate dei leoni?”
“cosa?”
“cosa pensate dei leoni?”
“sono animali affascinanti ed eleganti!”
“uccidono. Mangiano gli altri animali perché è la loro dieta ad imporlo. Non potrebbero vivere altrimenti!”
“quelli sono animali!”
“e allora? Sono esseri viventi! E comunque anche noi umani siamo dei mostri. Uccidiamo bovini, cervi, agnellini, conigli e solo per cibarci. Peggio ancora abbiamo le preferenze… i vampiri devono cibarsi di sangue… è una necessità non un capriccio come quello degli umani, che potrebbero benissimo vivere anche senza uccidere povere bestiole e cibarsi solo di verdure, radici, funghi!”
Non mi rispose. Io non parlai. Dopo due minuti mi alzai e mi congedai. Stavo per uscire.
Si alzò e mi prese il polso.
“Liza, non è intelligente essere amica di un vampiro in questa città! Guardatevi le spalle!”
“lo faccio! E poi la scelta era tra un vampiro e un lupo mannaro e io odio i peli…”
Uscii senza dargli il tempo di rispondere e forse nemmeno quello di assimilare quanto avevo detto.
Andai in giardino. Avevo bisogno di un po’ d’aria.
Quella casa mi stava stretta.
Corsi fuori. O almeno ci provai. Poi investii qualcuno.
Damon!
“Liza, cos’è successo?”
Mi accarezzò il viso.
“io… nulla!”
Non potevo dirgli di temere oltre modo Lockwood. Era una paura insana ed infondata, almeno ai suoi occhi.
“Katherine vi ha fatto del male?”
Sembrava spaventato dall’eventualità.
“no! No… io ho solo… beh… sapete che non amo la compagnia di George Lockwood!”
“mi direte mai perché lo temete così tanto?”
“forse un giorno!”
Mi sorrise.
Mi rilassai.
“venite con me!”
Mi afferrò la mano e mi condusse alle stalle.
“sapete cavalcare?”
L’ultima volta che avevo provato era stato a sei anni.
Mio padre aveva insistito affinché  prendessi lezioni di equitazioni.
Io amavo andare al maneggio. Ma non feci molte lezioni.
Dopo solo quattro mia madre decise che quello sport era troppo pericoloso per una bambina e mi impedì di frequentare altre lezioni.
“non ne sono sicura!”
“vi aiuterò io!”
Era una promessa. O così suonò alle mie orecchie.
Sellò due cavalli e mi aiutò a salire.
Mi sedetti come un maschio. All’iniziò ne fu quasi sconvolto, poi si riprese.
Forse si stava abituando alle mie stranezze.
Sorrisi, dimentica di George Lockwood nel salone di casa sua, che poi era anche la mia, almeno per quel periodo.
Cavalcammo per un po’ in silenzio.
“Liza voi sapevate?”
Era chiaro che si riferisse a Katherine.
“dal primo momento!”
“perché non mi avete detto nulla?”
Era deluso?
Ferito?
“non spettava a me! doveva dirvelo Katherine, anche se contavo sul fatto che lo facesse in un altro modo!”
Tremò al ricordò di come aveva scoperto la vera natura della donna che amava.
Poi sorrise, sarcastico: “si, anche io!”
Risi di cuore.
Doveva amarla davvero.
“ho temuto che mi uccidesse!”
“non lo avrebbe fatto!”
“ne ho avuto paura!”
Volevo prendergli la mano.
“è normale! Nessuno si aspetterebbe di vedere e di vivere ciò che avete visto e vissuto voi!”
“tuttavia continuo ad amarla!”
Una stilettata al mio orgoglio.
Usai una frase, letta chissà dove o magari sentita in uno di quei film sdolcinati che tanto andavano di moda nel mio secolo.
“l’amore è più forte di qualunque cosa!”
“Liza, lei mi ama?”
“dovete chiederlo a lei, Damon!”
Rimase in silenzio.
Odiavo quel silenzio, perché sapevo che lui stava pensando a lei.
Lui, però, era con me. doveva esserlo non solo con il corpo ma anche con la mente.
“dove stiamo andando?”
“in un posto un cui non ho mai portato nessuno. Nemmeno Stefan!”
Silenzio.
Stavolta non mi pesò.
Non stava pensando a lei, ma a suo fratello.
Forse aveva capito che tra lui e Katherine c’era qualcosa.
Non gliel’avrei chiesto. Se voleva avrebbe parlato lui.
Poco dopo si fermò.
“è questo il posto?”
Si era fermato davanti ad una parete rocciosa ricoperta da un rampicante.
“no. Ma da qui non possiamo proseguire a cavallo.”
Mi aiutò a scendere e legò i cavalli ad un albero là vicino.
Ci eravamo inoltrati nel bosco, appena fuori il paese.
Si avvicinò alla parete e scostò il rampicante.
Non era proprio un rampicante. Anzi sembrava una tenda e nascondeva l’ingresso di una caverna.
“l’ho trovata quando ero piccolo!”
Mi porse la mano, la afferrai.
Mi condusse lì dentro.
Rimasi senza fiato.
Era una cavità naturale.
Era luminosa, la luce entrava da un apertura in alto.
Ma quello che mi stupì fu il corso d’acqua limpida che c’era lì.
Era un posto… pittoresco?
Tranquillo?
Romantico?
Tutto insieme?
Lui si sedette vicino al corso d’acqua. Si tolse gli stivali di cuoio e immerse i piedi in acqua.
Mi invitò a fare lo stesso.
Non me lo feci ripetere.
“quando mia madre morì presi il mio cavallo e iniziai a galoppare, senza una metà. Giunsi davanti a questa roccia e mi infuriai. Volevo cavalcare finché il mio cavallo avesse avuto fiato, ma questa parete mi aveva fermato. Scesi da cavallo. Presi un legno e lo scagliai contro la parete. Rimasi di sasso quando il legno scomparve!”
Perché mi stava raccontando quelle cose?
Perché mi parlava della sua vita?
Perché mi aveva portato lì?
Perché sembrava che tenesse a me?
“legai il mio cavallo ed entrai. Rimasi stupito da questo scenario. Credo che la mia espressione fosse molto simile a quella che avete voi in questo momento!”
Mi sorrideva e feci lo stesso.
Era bello stare lì con lui.
“da quel giorno divenne il mio porto sicuro! Quando avevo bisogno di allontanarmi venivo qua!”
“siete venuto qui anche ieri?”
“si!”
Chissà su cosa doveva pensare. Ero curiosa ma non gliel’avrei chiesto. Temevo la risposta.
Lottavo ancora con me stessa, divisa tra la mia curiosità e la mia paura della risposta, quando lui continuò.
“non ho mai portato nessuno qui! Siete la prima!”
Sorrisi. Non avrei chiesto. Con Damon era meglio vivere il momento.
Con Damon era meglio godersi quello che si aveva.
Con Damon era meglio non pensare.
 
Pov Damon
 
Chissà a cosa pensava.
Aveva capito che ero andato lì per riflettere su quello che provavo per lei?
Aveva capito che per lei avrei rischiato di perdere Katherine?
Aveva capito che mi era entrata dentro e che non riuscivo a sradicarla?
Non ero pronto per avere una risposta e non ero pronto per darne una a lei.
“non ho mai portato nessuno qui! Siete la prima!”
Chissà perché poi?
“perché?”
Ecco appunto. Ma mi leggeva nella mente per caso?
“non lo so! Non ho paura di condividere con voi i miei momenti di insicurezza o di riflessione. Forse perché penso che voi sapreste quando lasciarmi i miei spazi!”
Non mi rispose. Poggiò la sua testa sulla mia spalla. Mi venne istintivo passarle un braccio attorno alle spalle e stringerla a me.
Rimanemmo in silenzio per un po’. Ma non era un silenzio pesante. Solo ci stavamo godendo quell’abbraccio.
“tra Katherine e Stefan c’è qualcosa!”
Glielo dissi solo per renderla partecipe del mio dolore.
Con lei potevo parlare. Lei non avrebbe giudicato.
“a voi sta bene?”
“io la amo!”
Prese un respiro. Chissà a cosa pensava.
“allora combattete per lei!”
Sorrisi e la strinsi più forte.
Chissà perché poi!
“cosa pensate di mio fratello?”
Mi guardò negli occhi, stando attenta a non sfuggire dal mio abbraccio.
“anche lui la ama, a modo suo. Credo!”
Continuai a guardarla. Ma più la guardavo meno avevo voglia di parlare di Katherine.
Poi osservai le sue labbra.
Erano così invitanti.
Rosee.
Carnose, ma non troppo.
Non capii se si avvicinò lei o se lo feci io.
Ma le nostre labbra si scontrarono.
Si staccò quasi subito si alzò in silenzio e iniziò a togliersi il vestito.
Rimasi impietrito ad osservarla.
Non mi mossi.
Temetti che volesse andare oltre il bacio, non sapevo se ero pronto.
Quando rimase con la sottana si tuffò in acqua.
Ne riemerse poco dopo.
“allora non venite a farmi compagnia?”
Sorrisi e la seguii.
Quella ragazza era un tornado.
 
Angolo autrice: spero di essermi fatta perdonare per l’attesa pubblicando due capitoli in un giorno.
Essere operata al ginocchio, e dover stare immobile per un mese, almeno ha dato un po’ di frutti. XD
So che non è niente di che… ma spero che vi piaccia.
Fatemi sapere cosa ne pensate e ditemi se avete dei consigli…
Vi piace la coppia Liza-Damon?
Cosa farà George Lockwood? La sua minaccia era fondata? (in realtà non l’ho ancora deciso perciò se avete consigli fate pure :D)
Ah per i piccolo rifugio di Damon mi sono inventata tutto… non credo che lui avesse un posto simile ma mi piaceva l’idea… spero che l’apprezziate.
 

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Capitolo 13
*** Head or heart? ***


Pov Katherine
 
Quando George Lockwood era andato via avevo cercato Liza.
Volevo parlare con lei, magari uscire insieme, ma non la trovai.
La stavo ancora cercando quando mi si avvicinò Stefan. Mi disse che Liza e Damon avevano preso i cavalli ed erano usciti.
Sorrisi. Mi piaceva il legame che avevano quei due e mi piaceva ancora di più perché non si rendevano conto di essere complementari.
Stefan mi propose di fare una passeggiata e ne fui felice.
Amavo trascorrere  il mio tempo con lui.
Amavo parlare con lui.
Amavo fare l’amore con lui.
Amavo lui.
“Katherine io dovrei parlarvi!”
Trasalii. Stavamo passeggiando da un po’ quando Stefan aveva esordito in questo modo.
E, per esperienza, quando un uomo ti dice che deve parlarti non si prospetta niente di buono all’orizzonte.
“Ditemi…”
Si sedette su una panca e mi invitò a fare lo stesso.
Fremevo, ero curiosa.
Non avevo paura. Qualsiasi cosa avesse voluto dirmi, se non mi fosse piaciuta, avrei potuto fargliela dimenticare.
Adoravo quel potere: la soggiogazione!
“io vi devo confessare una cosa!”
“Stefan, vi prego parlate. Mi state facendo preoccupare!”
“perdonatemi!”
Non mi guardava in viso.
Chissà cosa stava tentando di dirmi.
“io sono certo di amarvi.. o almeno lo ero prima dell’arrivo di Liza!”
Fu una stilettata nel mio petto.
Come era possibile che si fosse innamorato di lei in così poco tempo?
“non fraintendetemi! Io sono certo di amarvi, ma non sono certo di non provare nulla per Liza!”
“e cosa dovrei dirvi io, Stefan?”
Continuò a non guardarmi.
“io volevo solo dirvi che vorrei cercare di capire se per Liza provo qualcosa… io vorrei provare a trascorrere del tempo con lei… io volevo solo dirvelo… volevo che voi lo sapeste!”
Non sapevo cosa dirgli.
Mi stava dicendo… cosa?
Che mi amava ma che voleva conoscere lei?
Che mi amava ma che da lei si sentiva attratto?
Che mi amava ma che avrebbe anche potuto innamorarsi di lei?
Sorrisi.
Un sorriso falso e distante.
Lui mi ricordava me.
Amavo lui ma mi intrattenevo con Damon.
Amavo lui ma fingevo di amare Damon.
Amavo lui ma avevo intenzione di dividere l’eternità anche con Damon.
Cosa avrei dovuto fare?
Che cosa dovevo dirgli?
Decisi di dargli una possibilità.
Magari avrei risolto più di una situazione.
Se lui ci provava con Liza magari Damon si sarebbe ingelosito e avrebbe capito i suoi sentimenti per lei.
E, magari, se lui avesse provato a trascorrere del tempo con lei avrebbe realizzato di amare me.
“Stefan, cosa dovrei dirvi? Comportatevi come ritenete più opportuno! Intrattenetevi con lei, se è quello che desiderate!”
Mi guardò come se non si aspettasse una simile risposta. Secondo lui cosa avrei dovuto fare?
Ucciderlo?
Soggiogarlo?
Non l’avrei fatto. Per il momento.
 
Pov Stefan
 
Fare ciò che ritenevo più opportuno?
Mi ero aspettato una reazione diversa da lei. Ma forse non mi amava.
Dopotutto diceva di amare anche Damon. Quanto poteva valere il suo amore?
Decisi di non indagare e di prendere la palla al balzo.
Avrei fatto ciò che sentivo necessario per capire i miei sentimenti.
Non mi sarei lasciato sfuggire quest’occasione.
Non tentare non era un’opzione accettabile. Anzi non era nemmeno un’opzione pensabile.
Ne avrei parlato quel giorno stesso con Liza.
Chissà dove erano andati, con mio fratello?
Ogni volta che li vedevo assieme provavo una sensazione che non avevo provato nemmeno quando avevo visto, per sbaglio, quel bacio tra Katherine e mio fratello.
Era stato uno spettacolo davvero poco gradevole, ma niente in confronto a quel pomeriggio in cui avevo visto Liza e Damon abbracciati sotto un albero a leggere.
Non credevo si potesse provare un’emozione così forte e distruttiva.
Il solo vederli abbracciati aveva innescato in me una specie di istinto omicida verso mio fratello, che tuttavia avevo deciso di sedare, in nome del mio amore per lui e di quello per Katherine.
Non sapevo come spiegarmi quell’attrazione verso la bionda dama in difficoltà ma sapevo, o almeno credevo di sapere, di essere completamente innamorato della mora vampira sadica.
Quella mattina trascorse lenta.
Io e Katherine ci intrattenemmo.
Passeggiammo.
Leggemmo un libro e non parlammo più di quanto le avevo detto.
Ma entrambi aspettavamo il ritorno di quei due.
Aspettammo per tutta la mattina.
Perdemmo le speranze di vederli arrivare per pranzo quando Emily ci fece sapere che era già stato servito.
Anche il pomeriggio trascorse lentamente.
Quando finalmente tornarono era quasi ora di cena.
Non seppi perché, ma mi sembrò che tra quei due ci fosse un nuovo legame, che non c’era fino a quel mattino.
Erano complici.
Erano uniti.
Erano complementari.
E io ero dannatamente, maledettamente e inspiegabilmente infiammato dalla gelosia.
 
Pov Liza
 
Chissà chi lo aveva iniziato quel bacio?
Io?
Lui?
Non riuscivo a capirlo e per paura di aver preso, di nuovo, l’iniziativa mi allontanai.
Non ero pentita, ma avevo paura di allontanarlo.
Sapevo di che portata fosse il suo amore per la vampira, ma non capivo di che natura fosse la mia attrazione verso di lui.
Solo fisica?
Mentale?
O emotiva?
Magari era tutto insieme!
Dovevo stemperare l’atmosfera, o avremmo rischiato di cadere in un inspiegabile quanto fastidioso strato di imbarazzo.
Di certo non era quello che volevo.
Mi tolsi il vestito, godendomi l’espressione dubbiosa sul suo volto, e mi tuffai in acqua.
Amavo lavarmi, ancora di più in quel secolo dove un bagno era un lusso raro.
Lo invitai a seguirmi.
Fortunatamente non se lo fece ripetere.
Si spogliò e si gettò in  acqua.
Indossava solo i pantaloni di lino, che equivalevano alle mutande?
Erano strani in quel secolo!
Non riemerse subito dopo il tuffo e io cominciai a capirne le intenzioni quando mi si avvicinò sott’acqua.
Non ebbi, però, il tempo di allontanarmi, né di pensare di farlo.
Mi prese sulle spalle e mi gettò sott’acqua.
Ne riemersi immediatamente e iniziai a schizzarlo.
Ci divertivamo come due adolescenti e lo adoravo.
Perché mi faceva dimenticare quanto appena successo col giovane Lockwood.
Perché mi faceva dimenticare quello che avrei dovuto fare in quel secolo.
Perché mi faceva vivere quello che mi ero persa nel mio secolo.
Perché mi faceva sentire protetta.
Perché mi faceva stare bene.
Perché non mi rifiutava.
Ridevamo ancora quando gli saltai sulle spalle, nel vano tentativo di annegarlo.
Ridevamo quando lui mi fece il solletico in acqua.
Ridevamo quando mi aggrappai con le gambe alla sua vita, per non permettergli di annegare me.
Smettemmo di ridere quando ci furono poco più di due centimetri a separare le nostre labbra.
Ci baciammo come non avevamo ancora fatto.
Con passione, desiderio e trasporto.
Gli accarezzai il petto, le spalle, il collo.
Gli tirai i capelli.
Lo attirai a me, in ogni modo possibile.
Con le mani, le gambe e le labbra.
E lui non era da meno.
Fece vagare le sue mani sul mio corpo, desideroso di scoprire ogni parte di me.
Si allontanò dopo chissà quanto!
Mi fissò negli occhi e sorrise.
Un sorriso nuovo.
Un sorriso sincero.
Bello.
Fresco.
Carico di desiderio.
Sciolsi la morsa in cui lo avevo costretto con le mie gambe e lo osservai meglio.
Quel suo sorriso nuovo e tutto per me nascondeva qualcosa.
Ormai pensavo di conoscerlo abbastanza per sapere di cosa si trattava.
E non lo avrei lasciato in balìa dei suoi dubbi.
Ne avremmo parlato. Lo presi per mano e mi avvicinai al bagnasciuga.
Lo invitai a sedersi e mi sedetti di fronte a lui, incastrandomi tra le sue gambe, in modo da poterlo guardare negli occhi.
“Adesso potete dirmi di esservene pentito!”
 
Pov Damon
 
C’ero cascato di nuovo.
La stavo baciando, con tutto me stesso.
Stavolta, però, non avrei interrotto il bacio.
Me lo sarei goduto fino alla fine, se una fine ci fosse stata.
Scollegai il cervello e seguii il mio cuore, o il mio corpo?
La accarezzai come se non avessi mai desiderato altro.
la tenni stretta, quasi temessi potesse sfuggirmi.
Quando mi allontanai, per mancanza d’aria, mi sentivo ancora dannatamente insoddisfatto.
Volevo di più, ma non potevo.
Le sorrisi.
Era un sorriso sincero. Non ero pentito di averla baciata, forse pentito di aver interrotto il bacio.
Ma lentamente il mio cervello, o il mio cuore?, stava ricominciando a lavorare e Katherine era un pensiero prepotente che esigeva di esistere in me.
Lei mi prese per mano, chissà quando era scesa dalle mie braccia!, e mi invitò a sedermi.
Poi si posizionò tra le mie gambe e mi fissò negli occhi con quelle sue iridi verdi, che mi trafiggevano l’anima.
“adesso potete dirmi di esservene pentito!”
Ero di nuovo lì. Col corpo e con la mente, o con il cuore?
Katherine era andata via veloce come era venuta.
“io non sono pentito di avervi baciata!”
Ed era vero.
Un sorriso spontaneo nacque sulle sue labbra e mi scaldò il cuore.
Sorrideva ancora quando mi rivolse un’altra domanda, un’altra piccola pugnalata.
“pensavate a Katherine?”
“non mentre vi stavo baciando!”
Continuò a sorridere.
Come avrei dovuto spiegarle che ero dannatamente attratto da lei ma che amavo Katherine?
Come potevo dirle che non mi ero pentito di averla baciata ma che comunque pensavo di aver fatto un torto verso la vampira?
Lasciai che i miei pensieri vagassero e mi ritrovai a pensare che non avrei dovuto sentirmi in colpa.
Dopotutto Katherine faceva lo stesso con me e mio fratello.
Mi amava ma si intratteneva anche con lui.
Era così sbagliato se io, pur amandola, mi intrattenevo con Liza?
Ma cosa era Liza per me?
Non lo sapevo.
“a cosa state pensando?”
Cosa dovevo dirle?
“vi prego non offendetevi!” il suo sorriso cominciò a scemare.
“io non mi pento di avervi baciata e in questo momento lo farei di nuovo!”
Sorrise di nuovo “ma…”
Quanto mi piaceva quel suo modo di capirmi?
Katherine non c’era mai riuscita!
“ma sono innamorato di Katherine!”
Non smise di sorridere e io non ero certo che lei avesse capito ciò che gli avevo detto.
“Damon l’amore arriva con il tempo e, fidatevi, per ora mi basta anche solo il vostro affetto, che sono sicura voi proviate per me!”
Sorrisi io, stavolta.
“e come fate ad esserne sicura?”
“non mi avreste portato qui altrimenti!”
Aveva detto una cosa tanto ovvia? Secondo la sua espressione: si!
“in effetti avete ragione!”
“come sempre!”
Continuammo a parlare. A ridere. Non ci accorgemmo dello scorrere del tempo.
Lei riusciva a farmi dimenticare tutto, anche di Katherine.
Mi raccontò di come si sentiva a casa sua.
Mi rese partecipe di ogni suo pensiero. Di ogni sua paura.
Parlammo, scherzammo e nuotammo.
Forse era il primo pomeriggio quando lei si addormentò. Era appoggiata a me.
Dormì per poco, o forse a me sembrava che fosse passato poco.
Quando mi guardò mi regalò un sorriso bellissimo che mi scaldò il cuore.
 
Pov Liza
 
Mi ero addormentata. Non era possibile!
Non poteva essere possibile.
Chissà per quanto avevo dormito.
Quando riaprii gli occhi guardai Damon. Non si era spostato.
Aveva continuato ad abbracciarmi e non sembrava infastidito dal fatto che mi fossi addormentata.
Gli sorrisi e lui fece lo stesso.
“scusatemi. Non volevo addormentarmi!”
“non dovete scusarti… siete bellissima mentre dormite!”
Non sapevo che dire.
Nessuno me l’aveva mai detto.
In realtà nessuno aveva mai dormito con me.
Continuavo a sorridere e mi sentivo leggermente idiota mentre lo guardavo con quell’espressione beata, o inebetita.
Poi lui mi sorprese.
Si avvicinò e mi bacio.
Non era un bacio passionale, non mi trasmise desiderio.
Era dolce.
Era un bacio affettuoso.
Non ricordavo di essere mai stata baciata con quella dolcezza.
Quando ci separammo io continuavo a sorridere e lui con me.
Rimanemmo abbracciati ancora un po’, in silenzio.
“forse dovremmo tornare!”
Stavo osservando il cielo e mi era venuto spontaneo dirlo quando aveva visto il sole scendere oltre l’orizzonte.
“forse!”
Lo osservai.
Chissà a cosa pensava.
Mi sarebbe piaciuto saper leggere il pensiero.
“mi dite, per favore, cosa vi tormenta? Quando state con me, solo, siete così sereno e mi dimostrate cosa provate per me… poi però, se parlo di uscire dal nostro isolamento gradito, vi fate pensieroso e quasi triste! Con me non dovete fingere! Se non volete più stare con me basta dirlo! Pensavate a Katherine? Non dovete preoccuparvi se non volete lei non saprà nulla, anche se non credo lei abbia qualcosa in contrario! Cioè lei e Stefan…!”
Mi bloccai. Mi ero alzata e alzato il tono di voce…
“scusatemi! È solo che non sopporto i vostri sbalzi repentini!”
Non avevo il coraggio di guardarlo.
Sapevo di aver rovinato tutto.
Lui mi si avvicinò e mi costrinse a guardarlo, mettendomi due dita sotto il mento.
“quello che deve scusarsi sono io! Voi avete ragione, come sempre… i miei sbalzi sono insopportabili e vi prometto che cercherò di limitarli e che con voi sarò sempre sincero e vi assicuro che non ho mai finto… perdonatemi per la mia indecisione! Non sono sicuro che quello che sto facendo sia corretto ma non riesco a rinunciare a voi… voi mi siete… cioè voi siete… io…”
Non riusciva a continuare.
Chissà cosa tentava di dirmi?
“io cosa, Damon?”
“voi mi siete entrata dentro e non riesco a cacciarvi, anche volendo!”
Ormai il mio sorriso non poteva più essere fermato.
Mi avvicinai lentamente al suo volto
“spero che voi non vogliate farlo!”
Lo baciai.
Piano, senza fretta e senza irruenza.
Con delicatezza ma con desiderio.
Qualcosa era cambiato, tra noi.
Ancora, però, non sapevo quanto.
Ci rendemmo realmente conto di quanto tempo fosse passato non appena giungemmo a casa.
Katherine e Stefan ci vennero incontro e ci condussero in sala da pranzo.
Sentivo, però, che c’era qualcosa di diverso.
Stefan mi guardava come non aveva mai osato fare e nello sguardo di Katherine c’era qualcosa di sbagliato.
Chissà cos’era successo mentre noi non c’eravamo.
Ne avrei parlato con Katherine, prima di andare a letto.
In futuro sarei stata felice di essermi addormentata quel pomeriggio. Quella sarebbe stata una lunga notte!
 
Angolo autrice: ci sono riuscita… XD detto fatto!
Ho scritto un nuovo capitolo e ne sono successe di cose.. puahahah o almeno diciamo che preannunciano degli avvenimenti alquanto strani, non trovate?
Chissà come si comporterà Liza quando Stefan farà la sua mossa…
E chissà quale sarà la sua mossa?
Ah volevo farvi vedere il colore degli occhi di Liza, secondo me...
occhi 1

occhi 2

Ok sono leggermente indecisa puahahahah
Secondo voi quale più bello e strano?
 

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Capitolo 14
*** There's something strange! ***


Pov Damon
 
C’era qualcosa di strano in Stefan.
Guardava Liza come se l’avesse aspettata per tutto il giorno.
Ma non era solo attesa quella che scorgevo in lui. Sembrava impaziente.
Ma non me ne curai. Magari voleva chiederle qualcosa su quel libro che lei stava leggendo.
Lui era sempre stato così attento alla sua istruzione, alla sua cultura.
Era anche molto attento a far sentire a proprio agio gli ospiti, perciò archiviai i miei dubbi dicendomi che quello che vedevo nei suoi occhi era solo cortesia.
Ma non c’era qualcos’altro che mi lasciava basito, quella sera: Katherine.
Era strana con me.
Non mi si era mai avvicinata così tanto. Non in presenza di altri, per lo meno.
Era venuta lei, personalmente, ad accoglierci quando eravamo arrivati seguita a breve distanza da Stefan.
Mi aveva preso sotto braccio e mi aveva condotto fino alla sala da pranzo.
Quella sera fu davvero strana.
Quasi non parlammo.
Io e Liza non dicemmo dove eravamo stati.
Stefan e Katherine non lo chiesero.
Sembrava una bella serata ma io avevo una strana sensazione.
 
Pov Katherine
 
Quando arrivarono notai qualcosa.
Si comportavano in modo diverso. Chissà cos’era successo tra quei due.
Lo avrei chiesto a Liza.
Tuttavia, c’era qualcosa di più urgente. Dovevo parlarle per farle sapere quello che Stefan mi aveva detto.
Non avevo alcun dubbio che lei avrebbe tenuto le distanze ma volevo esserne sicura.
Non mi sarei lasciata sfuggire Stefan e se fosse stato necessario li avrei soggiogati entrambi.
Quella sera fu strana.
Damon sembrava più sereno del solito e sapevo di chi era il merito.
Stefan era impaziente, il che mi faceva innervosire ma non ero preoccupata.
Liza era l’unica che non aveva nulla di nascosto.
Sembrava solo incuriosita dalla mia espressione e desiderosa di parlarmi.
Non sbagliavo. Quando Emily entrò con una caraffa di vino lei mi si avvicinò e sussurrò:
“devo raccontarvi un bel po’ di cose!”
Il suo sorriso mi faceva ben sperare che tra lei e il maggiore dei fratelli Salvatore fosse successo qualcosa.
Quella cena sembrava non finire più.
Quando ne ebbi fin sopra i capelli interruppi la strana atmosfera che si era creata:
“perdonatemi ma avrei bisogno di prendere un po’ d’aria… Liza vi andrebbe di farmi compagnia?”
Mi sorrise ed annuì.
Non capii perché non parlava. Lo realizzai solo dopo che fummo rimaste da sole.
Il suo tono di voce era a dir poco estasiato.
Forse non voleva far vedere a Damon quanto fosse felice.
Forse non voleva far vedere a nessuno la sua piccola debolezza.
Forse, semplicemente, era riservata.
“Liza, smettetela di sorridere come un’ebete! Vi prego”
Lei tentò, davvero. Dopo tre tentativi falliti mi guardò negli occhi, stava ancora sorridendo.
“vi giuro che ho provato per tutto il giorno ma non riesco a smettere di sorridere…”
La osservai accigliata per un secondo e poi scoppiai a ridere.
“Liza quel ragazzo vi fa male!”
“lo so!”
Continuava a sorridere ma aveva provato ad assumere un’espressione…dispiaciuta?
Il risultato fu esilarante.
“vi prego smettetela di fare quelle faccette… potrei morire d’infarto!”
“ma smettetela… Katherine voi siete già morta!”
Risi ancora più forte. Come era possibile che lei riuscisse a scherzare sulla mia natura?
Forse Lockwood aveva ragione: non era molto normale, ma io la adoravo anche per quello.
Era così genuina nel suo affetto per me.
“volete raccontarmi cos’è successo oggi pomeriggio con Damon?”
Il suo sorriso non scemò ma non mi raccontò nulla.
“credo che voi vogliate dirmi qualcosa di importante e il mio racconto può aspettare…!”
Lei mi capiva come non aveva mai saputo fare nessuno.
Chissà come avrebbe reagito a ciò che gli stavo per dire.
“oggi ho parlato con Stefan…”
Non sapevo come impostare il discorso. Non volevo che si sentisse minacciata da me, ma non volevo nemmeno che pensasse di avere campo libero con Stefan.
“Katherine, spero non vi facciate problemi a parlare chiaramente con me!”
Ma perché doveva sempre leggermi nella mente?
“no certo! È solo che non so come dirvi quello che devo!”
“con le parole più facili che conoscete… sono stanca di tutti i giri di parole che usate in questo secolo!”
Le sorrisi.
Chissà cosa si provava ad essere scaraventati indietro nel tempo.
“oggi Stefan mi ha confessato di essere attratto da voi!”
Strabuzzò gli occhi.
“spero che voi lo abbiate soggiogato e gli abbiate intimato di stare al largo, vero?”
Le risi in faccia.
Non volevo farlo ma sembrava spaventata, almeno come quella mattina quando Emily ci aveva avvertiti della visita di George Lockwood.
“Katherine, vi prego ditemi che lo avete fatto!”
“in realtà contavo sul vostro aiuto”
Non mi rispose.
Sembrava offesa.
Il sorriso che le aveva illuminato il volto non c’era più.
Non parlai.
Volevo che fosse lei a farlo.
Volevo che mi dimostrasse la sua amicizia, dopotutto non si nega un aiuto ad un’amica, no?
Temetti che non mi chiedesse niente, ma poi lo fece e mi mostrò un lieve sorriso.
Non più di un pallido riflesso rispetto a quello che l’aveva infiammata da quando era ritornata.
“che genere di aiuto?”
Tirai un sospiro di sollievo mentale. Avevo davvero temuto la fine della nostra breve amicizia.
“volevo che voi lo dissuadeste dai suoi pensieri per voi!”
Sollevò un sopracciglio.
“e come dovrei fare?”
Io sospirai in maniera teatrale.
“con Damon ci siete riuscita, perché non dovreste farcela anche con  Stefan?”
“Katherine ho dovuto baciare Damon per fargli capire che vi ama e a voi non è importato più di tanto perché voi amate Stefan! Ma se dovessi baciare Stefan cosa fareste?”
Ci riflettei un attimo.
Non avevo pensato a quell’eventualità.
“se fosse necessario per fargli capire che mi ama potrei anche accettarlo. Anche se preferirei che lo evitaste!”
Mi sembrava… sconvolta?
Preoccupata?
Allarmata?
Non sapevo cosa pensasse e avrei voluto saperlo.
“e se dovessi fallire?”
“intendete se doveste innamorarvi di lui?”
Mi sembrò schifata dall’ipotesi.
“no! Intendevo se lui volesse di più e io non riuscissi a fermarlo? Se lui non capisse di amarvi, anche se lo fa? Se lui lo dicesse a Damon e io non avessi più alcuna possibilità con lui? se…”
La bloccai
“Liza calmatevi. Potrei sempre soggiogarli…”
Sembrò riflettere su quanto gli avevo appena detto.
“ci proverò, ma non prometto nulla!”
 
Pov Liza
 
Cosa? Io avrei dovuto flirtare con Stefan?
Davvero mi stava chiedendo quello?
Davvero voleva quello?
Non riuscivo a crederci.
Era impossibile.
Era innaturale.
Era anche immorale?
Si poteva considerare uno scambio di coppia?
Ero schifata all’idea.
E poi non avevo alcuna intenzione di intrattenermi con Stefan.
Lui era così poco attraente. Chissà cosa ci vedeva in lui Katherine.
Ma non potevo rifiutare.
Anche se tra me e lei era nato un bel rapporto stavamo sempre parlando dell’egoista ed egocentrica vampira pronta a darsi la morte pur di fuggire al sacrificio.
“ci proverò, ma non prometto nulla!”
Mi regalò un  sorriso stupendo e capii perché quei due si erano innamorati di lei.
Otteneva sempre quello che voleva ma poi ti ringraziava con quel sorriso che toglieva il fiato.
“non mi ringraziate… non è necessario!”
Scoppiò a ridere.
“oh, lo so! E poi io ottengo sempre ciò che voglio.. in un modo o nell’altro!”
Lo sapevo.
“adesso tocca a voi parlare! Cos’è successo!”
“in realtà direi che in confronto a quello che mi avete detto oggi non è successo niente!”
Vidi la curiosità nei suoi occhi e allora le raccontai tutto.
O meglio le dissi dei nostri baci e di quello che mi aveva detto di provare per lei e per me.
Non le dissi del “rifugio”, lo avevo ribattezzato così.
Quella era una cosa solo nostra.
Quello era un nostro momento e non l’avrei diviso con lei.
Anzi, non l’avrei diviso con nessuno.
Quando rientrammo trovammo Damon e Stefan in salone.
Stavano parlando di non so cosa, ma non sembrava un argomento piacevole.
Damon mi sembrò arrabbiato e quando entrai mi fulminò con lo sguardò ed uscì di corsa dalla stanza.
Katherine lo seguì.
Prima di uscire mi bisbigliò: “conto su di te!”
 
Pov Stefan
 
Quando Katherine si congedò, portando con sé Liza, provai un moto di stizza.
L’avevo aspettata tutto il giorno e lei se la portava via? Non era accettabile.
“ehi fratellino… perché quella faccia?”
Damon era ancora lì e mi stava sorridendo.
Ci spostammo in salone.
“niente! È solo che mi sembra strano che Katherine avesse bisogno d’aria… i morti non ne hanno bisogno!”
Vidi la sua espressione farsi più tesa, preoccupata.
“Damon, che succede?”
“niente! Pensavo che magari volevano parlare un po’… da donna a donna! Dopotutto oggi non si sono viste molto!”
“dove siete stati tu e Liza?”
“abbiamo fatto una cavalcata!”
Un sorriso beato spuntò sulle sue labbra.
“Damon non prendermi in giro… se aveste solo fatto una cavalcata sareste entrambi sfiniti!”
“oh… ma lo siamo!”
Il sorriso non accennava a scemare.
“sono tuo fratello… con me puoi parlare!”
“Stefan, davvero non c’è nulla da dire!”
“quindi a te non piace Liza?”
Il sorriso scomparve.
Lo sguardo si fece vigile.
“perché me lo chiedi?”
“non si risponde ad una domanda con un’altra!”
“no! Non mi piace… perché me lo chiedi?”
“perché ho intenzione di intrattenermi con lei!”
Vidi che stringeva la mascella.
Chissà perché aveva quella reazione. Possibile che fosse geloso?
 
Pov Damon
 
Lui voleva intrattenersi con Liza?
Lui voleva Liza?
E lei che avrebbe fatto?
Non poteva cedere alle sue avances!
Non poteva perché…
In realtà non sapevo perché, ma sapevo che non poteva.
“e perché me lo stai dicendo?”
“per nessun motivo in particolare! Sei il mio fratello maggiore e volevo renderti partecipe dei miei piani e magari chiederti di evitare di rapirla per un’intera giornata!”
“io non ho rapito proprio nessuno!”
Non capivo perché mi infervorassi tanto e non capivo perché mi dava così fastidio il pensiero che mio fratello potesse provarci con lei.
Anzi quello che mi dava più fastidio era pensare che lei avrebbe potuto starci.
Ero ancora in balìa dei miei pensieri quando lei e Katherine entrarono in salone.
E, senza nemmeno capirne il motivo, la guardai con rabbia.
Quasi come se lei fosse colpevole delle intenzioni di mio fratello.
Quasi come se lei avesse già ceduto alle sue avances.
Quasi come se lei mi avesse tradito.
Quasi come se a me importasse davvero.
Mi catapultai fuori da quella stanza.
Se vi fossi rimasto un attimo di più avrei perso il controllo di me.
 
Pov Liza
 
“che cosa è successo con vostro fratello, Stefan? Sembrava furioso!”
Lui mi si avvicinò e mi condusse fino al divano.
“niente in particolare. Stavamo parlando e devo aver detto qualcosa che lo ha infastidito!”
C’era qualcosa che non mi quadrava.
Stefan non mi diceva tutto e io avevo come la spiacevole sensazione di essere in qualche modo coinvolta in quella loro piccola diatriba.
Sospirai. Quel pomeriggio sereno mi sembrava così lontano.
Stefan mi fu accanto in un attimo. L’espressione preoccupata.
“state bene? Volete che chiami Emily?”
Forse aveva scambiato il mio sospiro di frustrazione per il sintomo di un malore.
Gli sorrisi: “no non preoccupatevi… credo di essermi stancata oggi!”
Si sedette accanto a me: “Damon non capisce mai quando è il momento di fermarsi! Non credo abbia ancora capito che la vostra salute è cagionevole!”
Mi sentii infastidita per quelle parole e in dovere di difendere il mio salvatore, in ogni senso.
Quella mattina mi aveva salvato da un sicuro attacco di panico.
In quelle settimane mi aveva salvato dalla mia tendenza autodistruttiva.
In futuro mi avrebbe salvato la vita.
“in realtà se non fosse stato per lui io non sorriderei… in questa città hanno tutti un modo particolare di dimostrare solidarietà e Damon è stato l’unico a starmi veramente accanto! Perciò vi prego di non dare la colpa della mia presunta salute cagionevole alle attenzioni che mi dedica vostro fratello…”
Non sorrideva più, fortunatamente.
Poi mi resi conto di quello che avevo fatto.
Ero stata molto più che scortese.
“perdonatemi… sono stanca e non molto consapevole di ciò che dico!”
Sorrideva di nuovo, sfortunatamente.
“non preoccupatevi posso capire!”
Mi osservò come se volesse chiedermi qualcosa ma non sapesse come fare.
“scusatemi potrei farvi una domanda?”
“non l’avete già fatto?”
“in effetti avete ragione… però è una domanda personale… se volete potete anche non rispondere…”
Rimasi in attesa della sua domanda.
Ero un po’ preoccupata. Cosa voleva chiedermi?
Di sposarlo?
Risi mentalmente. Non era così pazzo.
“vi piace mio fratello Damon?”
Ecco se mi avesse chiesto di sposarlo sarebbe stato più semplice. Gli avrei detto no e tutto si sarebbe finito.
Ma a quella domanda… cosa avrei dovuto dire?
“beh… è evidente che sia un bel ragazzo!”
“non è quello che vi ho chiesto…”
“lui ama Katherine!”
“non vi ho chiesto nemmeno questo!”
“non so cosa dirvi perché non ho una risposta! Sono attratta da lui… mentalmente. Quando sono con lui mi sento protetta e al sicuro. Mi capisce. Sa cosa dire per farmi stare meglio. Sa come prendermi… Però vedo come guarda Katherine e so che non mi guarderà mai così! Perciò non lo so se vostro fratello mi piace… so che con lui sto bene… davvero bene! Adesso posso farvi io una domanda?”
“certo!”
“perché lo volevate sapere?”
“solo per essere sicuro di avere almeno una possibilità con voi!”
Mi sentii mancare…
Da quando Stefan era così diretto?

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Capitolo 15
*** All night long ***


Pov Katherine
 
Seguii Damon fino alla sua stanza. L’avevo chiamato per tutto il tragitto, ma non si era mai fermato.
Quando, finalmente, fu al sicuro nella sua stanza si voltò verso di me.
“Katherine perdonatemi. Io non so cosa mi sia preso! Io avevo bisogno di allontanarmi da mio fratello e da Liza!”
“è successo qualcosa? La nostra ospite vi ha offeso in qualche modo?”
“no no! Assolutamente!”
“allora non capisco tutta questa fretta di mettere più spazio possibile tra voi e lei!”
Prese un respiro profondo e si sedette sul letto.
“io non lo so! Stavo parlando con mio fratello e mi sono… indispettito! Quando poi siete entrate voi stavo per accusare Liza di non so neanche io quale misfatto…”
Sorrisi. Era geloso.
Mi avvicinai e mi sedetti accanto a lui, non prima di aver chiuso la porta di ingresso.
“Damon, c’è qualcosa che volete dirmi?”
Mi sembrò che stesse riflettendo su ciò che doveva dirmi.
Per un momento pensai che volesse raccontarmi tutto ciò che mi aveva già raccontato Liza.
Sperai che avesse realizzato di non amare me ma di essere destinato a lei.
Sperai che fosse pronto per lasciarmi andare ed intraprendere un percorso con lei.
Sperai… ma poi lui parlò e rovinò tutto.
“mi siete mancata oggi!”
Gli sorrisi.
Chissà da dove prendeva tutta quella sicurezza rispetto a ciò che provava per me.
Era davvero sicuro di amarmi.
Non che fosse difficile amarmi, ma lui era così… sicuro.
Non vacillava mai?
“anche voi!”
Mi sorrise.
Era un sorriso diverso rispetto a quelli che dedicava a Liza.
Quelli che indirizzava a me erano un miscuglio tra amore e terrore.
Rispetto e passione.
Desiderio e indecisione.
Quelli che indirizzava a lei, invece, erano ricchi d’affetto.
Senso di protezione.
Preoccupazione.
Ma lui sembrava quasi non farci caso.
Sembrava non volesse accettare quello che provava per lei.
Sembrava che si barricasse dietro i sentimenti che credeva di provare per me.
Non aveva più parlato.
Chissà che cosa stava pensando.
Gli accarezzai il viso.
“Damon ditemi cosa state pensando!”
Ok avevo giocato sporco.
L’avevo soggiogato.
 
Pov Damon
 
Chissà cosa aveva pensato Liza quando ero praticamente scappato.
Chissà cosa aveva provato quando l’avevo guardata con rabbia.
Chissà come si sarebbe comportata il giorno dopo.
Volevo mettere più spazio possibile tra me e lei.
Tra me e mio fratello.
Tra me e i miei pensieri.
Dovevo capire perché avevo avuto quella reazione.
Amavo Katherine, e di quello ero sicuro.
Liza mi era entrata dentro, e anche su questo non avevo dubbi.
Odiavo il fatto che mio fratello e Katherine avessero un rapporto, di qualsiasi genere fosse.
Ma mi ero infuriato quando lui mi aveva detto di voler provare ad instaurare un rapporto con Liza.
Forse dovevo solo non pensare.
Forse dovevo solo vivere ogni situazione così come veniva, sia che si trattasse di Katherine che di Liza.
Ero appena arrivato in camera mia quando lo realizzai.
Solo quando mi sentii al sicuro nella mia stanza mi resi conto che Katherine era dietro di me.
Mi scusai.
Mi domandò se, per caso, Liza mi avesse offeso in qualche modo.
“no no! Assolutamente!”
Le avevo cacciate fuori velocemente.
Non volevo che lei pensasse che Liza fosse ciò che non era.
Io dovevo difenderla.
E forse era stato quello il mio errore fin dall’inizio.
Io l’avevo sempre vista come una ragazza indifesa e da proteggere.
E se invece l’avessi guardata con altri occhi?
Dopotutto più di una volta mi aveva dimostrato di essere in grado di cavarsela.
Io in lei vedevo di più di quella piccola ragazza indifesa, molto di più, anche se non riuscivo ad ammetterlo nemmeno con me stesso.
Lei era così dannatamente capace di farmi perdere il senso del tempo e dello spazio.
Come era successo quel pomeriggio.
Non ci eravamo accorti dello scorrere del tempo finché il sole non era sceso oltre l’orizzonte.
Non avevamo avuto bisogno di nulla.
Noi ci bastavamo.
Ripensandoci, però, io e lei ci eravamo baciati ma il nostro rapporto andava oltre.
Lei mi capiva.
Lei mi aiutava.
Lei mi sosteneva.
Lei non mi giudicava.
Ma lei non mi sconvolgeva le viscere.
Quello sapeva farlo solo la mia dolce ed egoista vampira.
“mi siete mancata oggi!”
Lei aveva parlato?
Mi aveva chiesto qualcosa?
Non lo sapevo e neanche mi interessava più di tanto.
Troppa confusione nella mia testa per riuscire ad essere lucido.
“anche voi!”
Sorrisi istintivamente.
Chissà perché, nonostante la paura che provavo, quelle due parole mi avevano acceso il cuore.
Poi lei mi accarezzò il volto.
“Damon ditemi cosa state pensando!”
“pensavo che vi amo… ma che Liza mi è entrata dentro!”
Cosa? Perché glielo stavo dicendo?
“voi la amate?”
“io non credo! Cioè non lo so! Con lei sto bene… ma per niente al mondo rinuncerei a voi! Nemmeno per lei!”
Cosa stavo dicendo? Mi ero, per caso, ammattito?
Cosa avevo bevuto per dire quelle cose?
“cosa provereste se tra lei e Stefan accadesse qualcosa? Cosa fareste?”
“impazzirei di gelosia e ucciderei mio fratello… magari non lo ucciderei ma… io non o so… ciò che so è che non  permetterò che tra quei due accada qualcosa!”
Lei sorrideva.
Sembrava soddisfatta e io ero… impazzito.
Completamente andato.
Innegabilmente fuori.
Praticamente pazzo.
“non ricorderete questa conversazione ma non dimenticherete quello che avete realizzato: che tenete a lei e che siete geloso!”
 
Lei mi stava accarezzando il viso.
Mi avvicinai e la baciai.
Con foga.
Con passione.
Con desiderio.
Lei non si fece pregare.
Ricambiò i miei baci.
Volevo annegare in lei.
Volevo perdermi nelle sue labbra.
Volevo viverla, in ogni modo possibile.
Non ci mettemmo molto a ritrovarci nudi.
Quella sera la amai come non avevo mai fatto.
Con più passione del solito e forse anche con più urgenza.
Volevo non pensare.
Volevo solo agire.
Volevo perdermi in lei.
 
Pov Liza
 
Gli sorrisi.
“perdonate la domanda ma io non credo che voi vogliate davvero quello che dite!”
“cosa ve lo fa pensare?”
Come avrei fatto a spiegarglielo?
Forse in maniera diretta!
“io ho visto come il vostro mondo ruota attorno a Katherine! Voi la amate, è evidente!”
Mi sembrò indeciso.
Combattuto.
“io ne ero sicuro prima del vostro arrivo… ma poi le mie sicurezze hanno vacillato! Io non dico di non amare più Katherine ma vorrei essere sicuro di non provare nulla per voi!”
Risi.
Non riuscii a trattenermi.
Lui voleva solo usarmi per capire se era davvero innamorato di lei…
Beh, questo lo potevo accettare.
Lui non mi voleva era solo attratto da me…
Ma dopotutto come dargli torto?
Io ero bellissima.
Io ero sicura di me.
Io ero schietta.
Io provocavo.
“perdonatemi… ma mi state dicendo che volete usarmi! E non sono abituata a tanta schiettezza da parte vostra! Da quando vi conosco non avete mai fatto nulla per apparire sciolto… vi siete sempre tenuto nell’ombra!”
Mi prese la mano.
Ne fui spiazzata.
Ormai mi stavo abituando all’assenza di contatto in quel secolo.
Certo con Damon c’era sempre stato e non credo che avrei potuto farne a meno, ma con Stefan era diverso.
Io e lui non avevamo mai avuto davvero un rapporto.
Tra me e lui non c’era mai stato nulla di più che un semplice rapporto civile.
Tra noi non c’era nulla.
Forse mi irrigidii perché lui mi lasciò la mano e si scusò per la sua sfacciataggine.
Sorrisi.
Anche Damon l’aveva fatto, quel primo giorno.
“Stefan posso domandarvi una cosa?”
“non l’avete già fatto?”
Risi di gusto.
Forse non era così male come avevo pensato.
“voglio i diritti d’autore… è una mia battuta!”
Oddio! Avevo detto qualcosa di sbagliato?
Mi guardava come se avessi appena parlato in aramaico e antico per giunta.
Non gli diedi tempo di farmi alcuna domanda.
Come avrei potuto spiegargli cosa fossero i diritti d’autore.
“non vi disturba che voi e vostro fratello amiate la stessa donna?”
Sorrise.
Non un sorriso spensierato.
Non un sorriso sereno.
Era un sorriso carico di tensione.
Un sorriso ricco di sottintesi.
“vedete in quel rapporto entrano in gioco due diversi tipi d’amore: l’amore che sia io che Damon proviamo per Katherine, in entrambi i casi reale e genuino, e l’amore fraterno che lega me e Damon. Non credo che niente riuscirà mai a dividerci… non ci riuscirà un donna, anche se è la donna che crediamo di amare, e non ci riuscirà la morte, quando deciderà di arrivare!”
Gli sorrisi.
La morte no ma forse una rinascita come vampiri avrebbe potuto dividerli.
Mi dispiaceva.
“vi invidio!”
Corrucciò la fronte.
“io non ho mai avuto un fratello o una sorella. Non so cosa si prova. Mi sarebbe piaciuto dividere con qualcuno la mia vita. Mi sarebbe piaciuto avere qualcuno da amare come voi amate Damon e che qualcuno mi amasse come lui ama voi!”
“magari troverete in Katherine la sorella che non avete mai avuto!”
Risi di nuovo.
“perdonatemi ma se l’uomo che ama cerca di intrattenersi con me non credo che sia un buon modo per instaurare un rapporto d’amore fraterno!”
Sembrò riflettere su quanto gli avevo detto.
“allora devo chiedervi perdono!”
Lo guardai corrucciata.
Lui continuò.
“non credo che mi farò da parte. Voi mi piacete e io non ho intenzione di mollare la presa su di voi, almeno finché non avrò capito…”
Sospirai in maniera teatrale.
“credo di non poterci fare nulla, allora!”
“credo di no!”
E scoppiammo a ridere.
Continuammo a parlare per non so quanto tempo.
Di libri.
Di storia.
Di filosofia.
Di Dio.
Non sapevo che potesse essere così gradevole la sua compagnia.
Tuttavia lui non era Damon, e questo aveva la sua importanza.
Tutte le volte che pensavo a Damon il mio sorriso tentennava, ma Stefan era subito pronto e deviava il discorso facendomi sorridere di nuovo.
La pensavamo in maniera diversa su così tante cose.
Era piacevole discutere e confrontarci.
Quando fui così stanca da riuscire a stento a formulare una frase di senso compiuto si offrì di accompagnarmi fino alle mie stanze.
Quando vi fummo giunti si congedò.
“vi ringrazio per questa piacevole serata!”
“è stato un piacere!”
“ne sono felice!”
Sorrideva.
Sembrava incerto su quello che avrebbe dovuto fare.
“vi auguro una buonanotte, Stefan!”
Feci per entrare in stanza, ma lui mi fermò per un polso.
“Liza, aspettate!”
Si stava avvicinando.
Voleva baciarmi?
Oddio! Ma si era ammattito?
Lo bloccai.
Gli misi due dita sulle labbra e fermai la sua avanzata.
“Stefan, non mi sembra il caso. Buonanotte!”
Lui abbassò lo sguardò e poi si scusò.
Entrai in stanza e tirai un sospiro di sollievo.
Sarebbe stata dura fargli capire che non mi amava.
“Liza, non l’avete baciato!”
Tremai, terrorizzata.
“Katherine ma siete impazzita? Mi avete spaventata!”
Un secondo di silenzio e poi ridemmo.
“perdonatemi! Volevo parlare un po’… tra amiche!”
Mi avvicinai al letto e mi sedetti.
“siete già stata da Damon!”
“si!”
Sorrideva.
Lo feci anche io.
“sono un po’ gelosa!”
Rise di cuore.
“è normale che lo siate! Ma non temete… penso che le cose, presto, avranno una svolta!”
La guardai incerta.
“spero che voi abbiate ragione… e spero che Stefan la smetta di incaponirsi con me… davvero, non capisco cosa vediate in lui!”
“lui è pura dolcezza!”
“Katherine… avete gli occhi a cuoricino!”
“Liza… sembrerà impossibile ma sono davvero innamorata di Stefan!”
Lei sapeva che io conoscevo tutta la storia ma aveva deciso di dirmelo.
Lei si fidava di me.
Lei mi voleva bene.
Si fidava di me, altrimenti non avrebbe mai acconsentito a quella specie di esperimento con Stefan.
Forse avevo davvero trovato un’amica.
Forse non sarei più stata sola.

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Capitolo 16
*** My sad story ***


Pov Damon
 
Ero uscito dalla mia stanza con l’intenzione di andare a bere un sorso d’acqua nelle cucine, ma mi ero fermato prima di riuscire a fare dieci passi.
Stefan stava riaccompagnando Liza in camera.
Quindi erano stati insieme per tutto quel tempo!
Mi nascosi dietro un muro.
Cosa avevano fatto?
Avevano solo parlato?
C’era stato qualcosa di più?
Quando furono arrivati davanti alla sua porta lui la ringraziò per la piacevole serata.
“è stato un piacere!”
Volevo uscire e tirare Liza dentro la sua stanza finché non mi avesse detto cos’era successo con mio fratello.
Poi lei gli diede la buonanotte e stava per entrare nella sua stanza.
Tirai un sospiro di sollievo.
Non avrei sopportato un secondo di più.
Ma mio fratello non era del mio stesso avviso.
La fermò per un polso.
Conoscevo quello sguardo!
Voleva baciarla…
Non l’avrei permesso.
Stavo già uscendo dal mio nascondiglio.
Poi lei lo fermò.
Sospirai di nuovo.
Quei due non avevano intenzione di salutarsi?
Stefan non era stanco?
Era poco più che un infante.
Avrebbe dovuto già essere a letto e invece era lì ad importunare Liza.
Quando lei fu entrata nella sua stanza e Stefan si diresse nella sua io uscii.
Volevo entrare in camera di Liza.
Stavo per bussare quando sentii una risata provenire da lì dentro.
Poi mi arrivò chiara la voce di Katherine
“perdonatemi! Volevo parlare un po’… tra amiche!”
Mi voltai e mi diressi nella mia stanza.
Le avrei lasciate parlare.
Chissà cosa avevano da dirsi!
Il giorno dopo avrei parlato con Liza.
Mi sarei scusato per come l’avevo guardata e le avrei parlato.
Non sapevo ancora di cosa e non sapevo come giustificare il mio sguardo, ma qualcosa avrei dovuto dirla.
 
Pov Katherine
 
Mi fidavo di lei, in ogni modo possibile.
Mi fidavo di lei, come non avevo mai fatto con nessuno in tutta la mia vita.
Mi fidavo di lei, al punto di mettere nelle sue mani il mio amore per Stefan.
Mi fidavo di lei, ma se mi avesse tradita non avrei esitato ad ucciderla.
Lo sapeva. Lei lo sapeva ma le stava bene.
“sapete non riesco a capire perché Damon era così arrabbiato con me! non credevo di aver fatto qualcosa di sbagliato!”
“Stefan gli ha detto che vuole intrattenersi con  voi!”
Strabuzzò gli occhi.
Si riprese subito.
“comunque non capisco la sua reazione…  lui vi ama e ha messo in chiaro che per me non prova nulla”
“non è questo quello che mi avete detto!”
Rimase in attesa.
“lui vi ha detto che gli siete entrata dentro!”
Sorrise. Forse stava pensando al momento in cui gliel’aveva detto.
“già! Ma forse non basta… anche se a me non importa…”
“Liza cosa provate per lui?”
“innegabilmente mi sto affezionando, ma..”
Non continuò.
Le presi la mano.
“ma…?”
Abbassò lo sguardo.
“ma ho paura… non mi sono mai innamorata e non voglio soffrire… lui vi ama e non smetterà di farlo solo perché una sciocca si innamora di lui!”
Sorrisi.
“Liza raccontatemi… perché non avete mai instaurato una vera amicizia? Perché non vi siete mai innamorata? Non mi sembrate una sprovveduta né un’asociale… tuttavia mi sembrate fuori dalle relazioni!”
Sospirò.
Chissà cosa stava pensando.
Chissà se si sarebbe fidata di me al punto di rivelarmi quello che le era successo.
Sperai che lo facesse.
 
Pov Liza
 
Mi aveva chiesto di raccontarle la mia vita.
Ero pronta a farlo?
Ero pronta a rivivere tutto?
Ero pronta ad aprirmi a qualcuno?
No!
Ma ad aprirmi a Katherine?
Si!
E lo avrei fatto.
“vi ho già detto che i miei sono morti quando aveva sedici anni! Fino a quel momento avevo vissuto bene. Ero stata la figlia perfetta. Una ragazza da prendere come esempio. Una studentessa modello. Ero impegnata socialmente. Partecipavo a quasi tutti i progetti scolastici. Non stavo mi ferma. Ero il capitano delle cheerleaders…”
Mi fermò.
“scusate capitano di cosa?”
Scoppiai a ridere.
“perdonatemi… l’ho dato per scontato! Le cheerleaders sono delle ragazze che fanno il tifo per una squadra sportiva…”
Sembrava ancora più confusa.
“perdonatemi ma credo che lo capirete quando lo vedrete… ciò che conta è che ero una delle ragazze più popolari della mia scuola, non per questo non mi impegnavo socialmente. Ero sempre in prima linea per difendere i diritti degli immigrati, per proteggere gli orfani e per tante altre azioni socialmente apprezzabili”
Feci una pausa come avrei dovuto continuare?
Presi un respiro.
“poi sono morti i miei genitori e io ero ancora minorenne. Non potendo andare a vivere da sola sono stata affidata ad una famiglia… da allora è cominciata la mia trasformazione. Non studiavo più. Non mi impegnavo più in nessuna attività.”
“niente più cheerleaders?”
Le sorrisi.
“niente più cheerleaders! Niente più essere la ragazza modello! All’inizio le amiche di sempre hanno provato a rimanere tali, ma la famiglia a cui ero stata affidata non approvava il mio comportamento in casa. Non c’ero mai e quando c’ero facevo quello che mi andava. Musica a tutto volume. Vestiti sparsi per casa. Più di una volta mi avevano detto che se non avessi cambiato atteggiamento avrebbero chiamato gli assistenti sociali per farmi assegnare ad un’altra famiglia e quando una sera tornai alle tre del mattino completamente ubriaca e accompagnata da un ragazzo di dubbia moralità decisero che era arrivato il momento di mettere in atto le loro minacce. Passai da una famiglia a un’altra, da una città ad un’altra ma cambiava poco. Io organizzavo feste a base di alcool e droga. Andavo a letto con i più fighi ma senza mai provare nulla. Non mi impegnavo a scuola e non cercavo amicizie. Se non ero impegnata ad organizzare feste o non ero ubriaca allora me ne andavo in giro con le cuffie nelle orecchie. Nessuna meta. Nessun obiettivo. Nessun interesse…”
“ti sei fatta terra bruciata, da sola?”
Sembrava stupita.
Nemmeno lei era stata così sciocca.
“già! Poi a diciott’anni fui libera di andarmene. Mi trasferii a Fairfax e mi cercai un lavoro. Anzi, tre… un appartamento costa un occhio della testa!”
Rise della mia espressione colorita.
“perdonatemi non rido per quello che mi state raccontando ma non avevo mai sentito dire “un occhio della testa”… è uno strano modo per indicare un prezzo elevato!”
Le sorrisi
“ci sono cose ben più strane nel mio secolo!”
Smise di ridere e mi sorrise.
Complice.
Curiosa.
Amica.
“e poi?”
“e poi niente! Non mi è mai importato trovare dei veri amici. Le persone muoiono e io non ho alcuna voglia di soffrire ancora!”
“forse è per quello che siete diventata mia amica!”
La guardai senza capire.
“sono già morta!”
Lì scoppiammo a ridere…
Insieme.
Era vero.
Se uno psicologo avesse analizzato la questione non avrebbe avuto alcun dubbio.
Io ero diventata sua amica perché lei non poteva morire, avendolo già fatto.
“e voi invece?”
Mi guardò seria per un secondo.
“la mia storia è noiosa e voi la conoscete già!”
“mi sarebbe piaciuto conoscerla da voi!”
“non si può cambiare il passato! È già avvenuto!”
“purtroppo!”
“Liza, devo chiedervi un’ultima cosa, poi vi lascerò dormire!”
“ditemi!”
Mi fissava negli occhi.
Mi studiava.
Mi metteva a disagio.
“perché oggi non siete andata oltre con Damon?”
Scoppiai a ridere.
“Katherine pensavo voleste sottopormi una domanda di importanza mondiale!”
“oh ma lo è!”
E dalla sua espressione appariva davvero così.
“forse semplicemente perché lui non è pronto!”
“non capisco!”
Lui amava lei.
Lui voleva lei.
Lui avrebbe pensato a lei.
E io non ero il rimpiazzo di nessuno.
“non è ancora pronto a tradirvi in maniera così… diretta!”
Sorrise consapevole.
“buonanotte! Ci vediamo domattina!”
“a domani!”
Stava per uscire, ma si fermò sulla soglia.
“domani vi presenterò Pearl!”
“sarà un piacere!”
Dopo che se ne fu andata non riuscii a dormire.
Parlare dei miei genitori non era salutare.
Non lo era mai stato.
Parlare della loro morte lo era ancora meno.
Quando finalmente chiusi gli occhi qualcuno aprì la mia porta.
Non avevo abbastanza forza per riaprire le palpebre.
Ma ero troppo curiosa di sapere chi fosse per riuscire ad addormentarmi.
Sentii dei passi e poi un peso che fece abbassare il materasso.
Quel qualcuno si era seduto.
Sentii che mi spostava una ciocca di capelli.
Chissà chi era.
“Liza state dormendo?”
Damon!
Non avrei riaperto gli occhi.
Non volevo vedere di nuovo quell’espressione.
Non volevo affrontarlo.
Non in quel momento.
“beh, meglio così!  Volevo solo dirvi che non permetterò che tra voi e mio fratello accada qualcosa! Io non so perché ma non riesco a sopportarne l’idea! Buonanotte! Domani mi scuserò con voi personalmente… ma non riuscivo a dormire! Mi dispiace! Non volevo guardarvi così… mi sento tremendamente in colpa! Perdonatemi!”
Nella mia mente sorrisi.
Era geloso!
Non lo avrebbe mai ammesso ma lo era e io ne avrei approfittato.
Mi sarei avvicinata a Stefan e forse così lui si sarebbe dato una svegliata.
Almeno lo speravo.
Quando fu uscito non ci misi molto ad addormentarmi.
Dormii serena e con l’intenzione di farlo impazzire di gelosia il giorno successivo.
 

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Capitolo 17
*** Small thing... ***


Pov Damon
 
Quando scesi nel salone trovai solo mio fratello.
Sembrava allegro e io avevo una vaga idea del motivo che lo spingeva a sorridere.
“buongiorno fratellino!”
“buongiorno!”
“sei stranamente allegro stamani!”
Il suo sorriso si allargò ancora.
Io mi irritai di più.
Che aveva da sorridere?
Cosa non sapevo?
Dopo che ero andato via lui era andato da Liza?
Provai una gran rabbia.
O Katherine andò da lui?
Il mio cuore accelerò.
Non sapevo quale delle due ipotesi mi desse più fastidio.
Che ci avesse provato con Liza o con Katherine.
Ero davvero confuso su quello che io provavo.
Tuttavia, ero sicuro che non l’avrei lasciato avvicinare a Liza.
Per l’amore di Katherine potevamo anche combattere ma non avrei lasciato che accadesse qualcosa tra lui e Liza.
Non gli avrei permesso di mettersi con lei.
non avrei permesso a nessuno di avvicinarla…
non sapevo perché ma non volevo che qualcuno potesse innamorarsi di lei.
Lei aveva bisogno di essere protetta, io l’avrei fatto.
Lei aveva bisogno di essere apprezzata, io l’avrei fatto.
Lei aveva bisogno di un amico, ci sarei stato.
Lei aveva bisogno di essere amata, non sapevo se ero pronto a farlo ma certamente non avrei lasciato che le si avvicinasse qualcun altro col rischio che lei soffrisse a causa sua.
“beh, la signorina Liza ha accettato il mio invito…”
“quale invito?”
Lui l’aveva invitata?
Dove?
Perché?
Cosa voleva fare?
E se avesse, di nuovo, provato a baciarla?
E lei aveva accettato?
Non aveva paura?
Non temeva di potersi innamorare?
“le ho chiesto solo se le andava di fare una passeggiata con me!”
Una passeggiata?
Solo quello?
Forse potevo rilassarmi.
“scusami sai dov’è adesso? Avevo bisogno di parlarle!”
Mi guardò stranito.
“è uscita con Katherine! Sono andate da Pearl… cosa dovevi dirle?”
Ci pensai. Avrei dovuto dirgli che volevo scusarmi?
No, dopo avrei anche dovuto spiegargli il perché dovevo farlo.
Volevo dirgli dello sguardo arrabbiato che le avevo rivolto?
No! Avrebbe chiesto il motivo per la quale l’avevo guardata così!
Volevo che sapesse della mia gelosia?
No!
“niente di importante! Posso aspettare!”
Non mi sembrò soddisfatto della mia risposta.
Forse aveva percepito qualcosa, ma non mi importava molto.
Lui non poteva capire cosa provavo io e non poteva anche, e soprattutto, perché non lo sapevo neanche io.
Continuammo a parlare per tutta la mattina.
Entrambi stavamo aspettando che loro tornassero.
Entrambi avremmo voluto parlare con Liza.
Entrambi avemmo voluto intrattenerci con lei.
Eppure, entrambi pensavamo di amare Katherine.
Quella ragazza aveva in sé qualcosa di strano se era riuscita a distrarci da quella vampira.
 
Pov Liza
 
Quella mattina fu Katherine a svegliarmi.
Mi aiutò a prepararmi.
Quando scendemmo in salone trovammo lì Stefan.
“buongiorno signorine!”
“Stefan!”
“volete fare colazione?”
Katherine gli sorrise ma rifiutò.
“perdonateci ma avevo promesso alla signorina Pearl che saremmo andate da lei, questa mattina così le avrei presentato Liza!”
“si certo… capisco! Non preoccupatevi! Volete che vi accompagni?”
“non è necessario! Vi ringrazio!”
Poi lui si voltò verso di me.
Sembrava volesse dirmi qualcosa ma poi non lo fece e regalò un sorriso a Katherine.
Lei, per tutta risposta, si congedò dicendo di aver dimenticato qualcosa in camera.
Farfugliò qualcosa a proposito di guanti? Cappelli?
Non lo capii.
Ma se ne andò, lasciandoci soli.
“Liza volevo chiedervi una cosa!”
Gli sorrisi, invitandolo a continuare con un cenno del capo.
“per voi andrebbe bene se vi accompagnassi in una passeggiata?”
Gli sorrisi, sincera.
Mi stava rendendo il compito facile.
Volevo far ingelosire Damon e grazie al suo aiuto ci sarei riuscita.
“certamente! Sarebbe un onore!”
Arricciò le labbra.
“speravo fosse un piacere, per voi!”
Risi, dentro di me.
Non ebbi il tempo di dirgli nulla, però, perché arrivò a Katherine.
Si congedò e, praticamente, mi trascinò fuori da quella casa.
“quindi passeggerete con Stefan?”
La osservai.
Chissà cosa provava!
“Katherine volevo dirvi una cosa!”
Mi guardò, curiosa.
“volevo usare Stefan per far ingelosire Damon!”
E gli raccontai di quello che mi aveva detto Damon la sera prima, quando pensava che io dormissi.
“oh, ma è un’idea eccezionale! Magari riuscirete a convincere entrambi i fratelli!”
“magari!”
 
Pov Katherine
 
Quella ragazza mi piaceva sempre di più.
Usare Stefan era una mossa astuta.
Far ingelosire Damon un’impresa anche troppo facile.
Quel ragazzo era geloso per sua natura.
E con  Liza lo era in modo esagerato.
Avevo fatto bene a bloccarlo quella mattina.
Quando avevo finto di aver dimenticato qualcosa in camera lo avevo incontrato nel corridoio, diretto in salone.
Lo avevo fermato.
Dovevo dare a Stefan la possibilità di chiedere a Liza quello che voleva.
Lo avevo soggiogato, imponendogli di non entrare in salone se non dopo che io e Liza avessimo lasciato quella stanza.
Non volevo che rovinasse tutto.
Dopo che Liza mi ebbe detto quello che voleva fare coi due fratelli Salvatore le dissi di averlo soggiogato, quella mattina.
Non era un’informazione molto importante, ma pensavo che lei dovesse saperlo.
Mi ringraziò.
La guardai confusa.
“se lo vedessi non so se riuscirei a tener fede al mio proposito di ignorarlo! E io voglio che lui impazzisca di gelosia e dalla voglia di sapere perché lo evito… voglio che si impegni per potermi parlare!”
“e se lui dovesse stancarsi?”
“in quel caso interverreste voi!”
Mi sorrise e io scoppiai a ridere.
Nessuno mi aveva mai parlato così ma lei lo faceva, e la cosa che mi faceva ridere era che io me lo aspettavo.
Quasi come se fosse d’obbligo.
Quasi come se fosse normale.
Quasi come se fosse istintivo.
Eravamo amiche e lo vedevo in quelle piccole cose.
Quando arrivammo da Pearl stavamo ancora parlando dei fratelli Salvatore e di come avrei potuto aiutarla nella missione “facciamo-ingelosire-Damon!”
Pearl ci venne incontro e ci invitò ad accomodarci.
“piacere io sono Pearl! Siete la benvenuta in casa mia!”
“il piacere è mio, signorina Pearl!”
Aveva un sorriso affabile sul volto, ma io sentivo il suo cuore impazzito.
Mi avvicinai e le presi la mano.
Il suo cuore rallentò.
“perché avete paura?”
Mi sorrise.
“essere amica di una vampira non fa di me un’incosciente! Ho ancora un briciolo di buonsenso in me… certo non quando si tratta di voi o dei fratelli Salvatore, ma per le altre cose…!”
Lasciò la frase in sospeso.
Pearl era rimasta ferma in mezzo alla casa.
“Pearl, qualcosa non va?”
Si riprese subito e mi sorrise.
“è solo che… lei sa!”
“si! E con questo?”
“se dovesse parlarne con il Consiglio noi saremmo morte!”
Liza prese la parola: “se dovessi parlarne con qualcuno, all’interno del Consiglio, mi scambierebbero per una strega e mi brucerebbero al rogo… credetemi preferirei vivere almeno fino al 2000, circa!”
Pearl la guardò come se volesse accertarsi che non stesse mentendo.
Liza continuò:
“suvvia Pearl… pensate davvero che se io potessi rappresentare una minaccia, anche piccola, sarei ancora viva? Katherine mi avrebbe già uccisa!”
Risi.
Quella ragazza mi conosceva così bene da farmi paura.
“vedete Pearl la situazione è sotto controllo… Liza sa cosa può e cosa le è vietato!”
Lei continuò a guardarmi come se non credesse al fatto che io potessi essermi fidata di un’umana.
Non mi fidavo nemmeno di lei e sapevo per certo che lei non sarebbe andata dal Consiglio.
E poi mi conosceva da abbastanza per sapere che io non mi facevo amici.
Non li cercavo.
Non li volevo.
Ma adesso ne avevo una.
“Katherine voi vi fidate?”
Aspettai un attimo.
Liza attendeva.
Forse stava trattenendo il fiato.
Di sicuro aveva paura della risposta, il suo battito era aumentato considerevolmente.
“si!”
“e se dovesse tradirvi? Se dovesse tradirci?”
“non lo farà!”
Lei non sembrava soddisfatta.
“se dovesse farlo?”
Sospirai.
“me ne occuperò quando e se dovesse accadere!”
Non era soddisfatta della mia risposta.
Si avvicinò a Liza, con la sua velocità da vampira.
La fissò negli occhi.
Sapevo cosa stava per fare.
L’avrebbe soggiogata.
L’avrebbe obbligata a non parlare della sua natura o di quella della figlia con nessuno.
Glielo avrei lasciato fare.
Io mi fidavo di Liza perché lei si era sottoposta a quell’incantesimo e mi aveva detto di non avere intenzione di parlare di me con il Consiglio.
Pearl, però, non aveva questa certezza e le avrei lasciato fare quello che riteneva necessario per tenere al sicuro la sua vita e quella della figlia.
“voi non parlerete con nessuno della mia natura… voi dimenticherete che io sono un vampiro e dimenticherete che lo è mia figlia!”
Sorrisi a Liza.
Quando Pearl avesse interrotto il contatto visivo, lei non avrebbe ricordato nulla.
Pearl si voltò, per accompagnarci in cucina, ma Liza non si muoveva.
Mi avvicinai a lei.
“Liza state bene?”
Mi guardò terrorizzata.
“no! Katherine! C’è qualcosa di sbagliato!”
La guardai senza capire.
“io non bevo verbena da quasi un mese… ma Pearl non è riuscita a soggiogarmi!”
Fui colpita dalle sue parole.
Non era possibile.
In tutto quello c’era qualcosa di sbagliato, anche se non sapevo cosa.
Forse lei mi aveva mentito.
Forse non si fidava di me e aveva preso la verbena.
Ma se così fosse stato ne avrei sentito l’odore.
Lei non mi stava mentendo era da quando era arrivata in quel secolo che non prendeva verbena.
E poi se avesse voluto nascondermi il fatto che Pearl non era riuscita a soggiogarla avrebbe finto, come aveva fatto con me quel primo giorno nel bosco.
C’era un altro motivo.
Doveva esserci.
“voi mi credete, vero?”
Mi guardava con il terrore in volto.
Forse temeva che io potessi attaccarla.
Forse aveva capito che avevo dubitato della sua parola.
“si!”
Tirò un sospiro di sollievo e mi sorrise.
Incerta.
Titubante.
“Katherine, dobbiamo capire perché non è riuscita a farlo!”
“si lo penso anche io!”
Poi mi guardò e il suo sguardo cambiò.
Divenne scherzoso ed arrabbiato.
“voi glielo avreste lasciato fare?”
Arricciò le labbra, offesa.
Scoppiai a ridere.
Era per quelle piccole cose che eravamo amiche.
Era perché anche in un momento come quello lei metteva in primo piano la nostra amicizia.
Era perché anche con un vampiro spaventato che l’avrebbe volentieri uccisa lei si era preoccupata di essere sicura che io mi fidassi di lei.
Lei voleva essere sicura che io le credessi.
Lei mi aveva messo al primo posto, anche in quel momento.
E io l’avrei ricambiata.
Le avrei dimostrato la mia amicizia, proteggendola.
Proteggendone i pensieri.
Impedendo a chiunque di avvicinarsi a lei.
L’avrei protetta anche dai poteri di soggiogamento dei vampiri.
Ridevamo ancora quando si avvicinò di nuovo Pearl…
 
Angolo autrice: ci tengo a scusarmi per questo capitolo.. non mi piace! Ma non sono riuscita a fare di meglio… spero di non avervi deluso troppo…
Ci tengo a ringraziare quei 25 che mi hanno aggiunta tra le seguite.
I 15 che mi hanno messa tra le preferite e i 2 tra le ricordate.
Grazie anche a tutti quelli che hanno letto.
Un ringraziamento speciale va a MiaBlack
Haleny
Talia Azalea Salvatore
Fefy94
cielonavarra
Nina007
destiel_delena
lucy stoker
_ether
Eyesless
All My Darkness
GShadows
Robiva
Che hanno recensito e aiutato una povera disperata a credere un po’ di più nella sua piccola creaturinaaaaa
GRAZIEEEEEE ^_^
 

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Capitolo 18
*** We will discover its secrets ***


Pov Liza
 
Pearl non era riuscita a soggiogarmi.
Cosa dovevo fare?
Far finta che ci fosse riuscita?
Mentire a Katherine?
No!
Io non le avrei nascosto nulla.
“Liza state bene?”
Ero spaventata! E se dopo che le avessi rivelato il fallimento di Pearl lei mi avesse uccisa?
Se lei avesse perso la fiducia in me?
Se lei non mi avesse più creduta sua amica?
“no! Katherine! C’è qualcosa di sbagliato!”
Con lei sarei sempre stata sincera.
Lei avrebbe sempre saputo tutto, da me.
Io l’avrei sempre messa a conoscenza della verità.
Non avrei rischiato di perdere la nostra amicizia per qualcosa che non capivo.
“io non bevo verbena da quasi un mese… ma Pearl non è riuscita a soggiogarmi!”
Mi sembrò stupita da quanto le avevo detto.
Forse dubitava di me.
Magari pensava che avessi preso la verbena senza dirglielo.
Forse credeva che l’avessi tradita.
Forse non avrei dovuto dirglielo.
E se non mi avesse creduto?
E se mi avesse rifiutato?
E se avessi distrutto la nostra amicizia?
“voi mi credete vero?”
Sembrò pensarci.
Stava valutando la situazione, era sempre Katherine Pierce.
“si!”
Tirai un sospiro di sollievo.
Forse ero riuscita a costruire qualcosa in quasi un mese.
Forse tra me e lei c’era davvero una solida amicizia.
Forse veramente il nostro legame era solido, come lo vedeva Stefan.
Poi pensai che avevamo un problema di cui occuparci.
“Katherine, dobbiamo capire perché non è riuscita a farlo!”
“si lo penso anche io!”
Insieme ce l’avremmo fatta.
Il peggio era passato.
Adesso potevo chiederle quello che mi frullava per la testa.
“voi glielo avreste lasciato fare?”
Non ne ero realmente sorpresa.
Conoscevo abbastanza Katherine da sapere che non si sarebbe messa contro Pearl, rischiando di perdere il suo appoggio.
Lei le serviva.
E Katherine era sempre l’egoista di cui avevo letto.
Però mi sentivo offesa.
Lei rise.
Risi con lei.
Non potevo davvero offendermi con lei.
Sapevo che non avrebbe permesso che mi accadesse qualcosa, non davvero.
Stavamo ancora ridendo quando Pearl mi si avvicinò, di nuovo.
Smisi immediatamente di ridere.
“Katherine, come potete fidarvi di lei? È umana, sa di voi, non avete alcun controllo su di lei. Non potete nemmeno soggiogarla!”
“Pearl, Liza si è sottoposta ad un incantesimo per dimostrarmi che di lei posso fidarmi… solo grazie a quello io la difendo… io ho avuto le mie prove, per questo non vi avrei impedito di soggiogarla, anche voi dovete avere le vostre certezze! Tuttavia, adesso, abbiamo un altro problema, anzi due: dobbiamo capire perché i nostri poteri su di lei non funzionano, e per questo potrebbe aiutarci Emily… e…”
Si fermò.
Mi fissò e mi prese la mano.
Voleva darmi un po’ di coraggio?
Sperai che fosse per quello.
Pearl la guardò spazientita.
“E…?”
“E dobbiamo occuparci di George Lockwood! Vuole la pietra di luna e non so fino a quando riuscirò a tenerlo a cuccia!”
Risi.
Era una risata nervosa, spaventata, ma comunque una risata.
“perdonatemi è solo che… non amo particolarmente l’argomento George Lockwood!”
Katherine strinse un po’ di più la stretta sulla mia mano e mi sorrise.
Pearl sembrò infastidirsi ancora di più.
Poi, finalmente, ci invitò ad accomodarci al tavolo.
La mattina trascorse lenta e tra emozioni contrastanti.
Pearl non riusciva a capire s poteva fidarsi di me.
Mi guardava come se potesse alzarsi ed uccidermi in meno di un secondo.
Come se fossi un mostro, e della peggior specie.
Oppure, vista la sua natura, come se fossi un lupo mannaro in una notte di luna piena.
Chissà se era a conoscenza che un loro morso era mortale.
Credetti di si, altrimenti non si sarebbero preoccupate così tanto per il giovane George Lockwood.
Quando, finalmente, uscimmo da quella casa tornai a respirare.
“Katherine perdonatemi, ma non credo che la prossima volta vi accompagnerò!”
Lei rise.
Lo faceva spesso nell’ultimo periodo.
“perdonatela, è solo preoccupata per la sua incolumità e quella della figlia!”
“oh, ma io posso capirla! Ma lei dovrebbe mettersi un po’ nei miei panni… come vi sentireste se qualcuno vi guardasse come se volesse sbranarvi, e voi foste sicura che potrebbe farlo e, per di più, che siete uno dei suoi piatti preferiti?”
“terrorizzata!”
Sorrisi.
“esatto!”
“non preoccupatevi non vi farà del male!”
“Lo spero! Ma parlando di altro! Oggi dobbiamo parlare con Emily!”
“oh, no.. oggi voi dovete passeggiare!”
Ci pensai.
Ma non mi andava più di fare ingelosire Damon.
Io sapevo che non mi sarei potuta innamorare di lui.
Non avrei aperto il mio cuore a un uomo che, sapevo, non avrebbe mai ricambiato i miei sentimenti.
Ero sicura di aver bisogno di lui.
Lui avrebbe saputo come far passare tutte le mie paure.
Lui avrebbe saputo cosa dire.
Lui avrebbe saputo come prendermi.
Lui lo sapeva fare.
Lui sapeva di cosa avevo bisogno e lo faceva, senza che glielo chiedessi
Quando stavo con lui stavo bene.
Lui mi faceva sentire importante.
Lui mi faceva sentire speciale, non l’unica, ma speciale!
“Katherine, io non so se voglio davvero trascorrere del tempo con Stefan!”
Si fermò e mi prese le mani.
“venite con me!”
Mi portò nel bosco e camminò fino ad un albero.
“vedete quest’albero? È qui che Damon mi ha baciato per la prima volta! Io volevo Stefan già da allora! Ma intrattenermi con lui mi fa stare bene. Io amo Stefan, ma non mi dispiace la compagnia del maggiore dei Salvatore… Liza, io sono egoista, per natura, e prendo tutto ciò che posso da ciò che mi circonda e se quello che hanno da offrirmi i fratelli Salvatore è il loro amore… io lo prenderò e lo prenderò da entrambi! Non sto dicendo che dovete fare lo stesso, ma potete trascorrere un pomeriggio con Stefan, perché questo vi aiuterà ad ottenere ciò che volete! Voi volete capire se è impossibile innamorarsi di Damon, e così potrete capirlo!”
Sospirai. Forse aveva ragione.
Ma c’erano sempre le mie paure, i miei dubbi, le mie incertezze.
“io ho paura…”
“lo so… ma dovete superarla… voi dovete tornare a vivere!”
“e se io dovessi innamorarmi, davvero?”
“sarebbe così terribile?”
“si!”
“perché?”
C’erano così tanti motivi!
“perché lui non smetterebbe di amare voi. Perché non mi ricambierebbe. Perché tornerei nel mio secolo perdendo l’unica amica che abbia mai trovato!”
Mi fermai.
Mi ero rimbambita? Perché le dimostravo tutta quell’amicizia?
Perché era giusto!
Perché lei era mia amica.
Perché lei mi proteggeva.
Perché di lei mi fidavo.
“voi non mi perdereste… ci vedremo tra un secolo e mezzo!”
Risi di cuore.
Lei ne era certa.
Quando giungemmo a casa trovammo il pranzo servito.
Stefan e Damon ci aiutarono ad accomodarci.
Damon mi guardava come se volesse dirmi qualcosa di veramente importante, ma dovesse farlo in privato.
Le conversazioni furono piacevoli e leggere, quel giorno.
Ci chiesero come era andata da Pearl.
Ci chiesero cosa avremmo voluto fare quella sera.
Io guardai Katherine e sorrisi.
“vi andrebbe di giocare?”
Lei mi sembrò incuriosita.
Chissà cosa si aspettava.
“e come?”
Era stato Damon a domandarlo.
“beh, me l’ha spiegato una giovane italiana… si chiama ‘obbligo o verità’! in pratica, a turno, ciascuno decide se vuole rispondere a una domanda, ma bisogna essere assolutamente sinceri, oppure ci si può sottoporre ad un obbligo!”
Katherine mi sorrise eccitata.
“mi sembra un gioco meraviglioso… davvero!”
Le sorrisi.
“oh, lo è!”
Stefan sembrava poco convinto di quel gioco e Damon era evidentemente contrario.
Sembrava gli avessimo appena annunciato che sarebbe morto tra atroci dolori.
Ma quello che dicevano quei due contava meno che niente.
Io e Katherine avevamo deciso.
Quella sera avremmo giocato.
Sorrisi all’idea.
Si prospettava una bella serata.
Ci saremmo divertiti e, forse, avremmo capito qualcosa.
Quando finimmo di cenare io e Katherine ci alzammo per andare da Emily.
Avevamo raggiunto un accordo prima di arrivare a casa.
Io mi sarei intrattenuta con Stefan e avrei portato avanti la missione “facciamo-ingelosire-Damon” ma prima io e lei saremmo andate da Emily per domandarle qualcosa su quella collana.
Ci eravamo congedate, ma non potei uscire dalla sala da pranzo.
Damon mi fermò, o meglio mi chiamò.
Mi voltai a guardarlo.
“Liza, perdonatemi, ma dovrei parlarvi!”
Sorrisi, cordiale.
“perdonatemi voi, ma oggi ho promesso a Katherine e a Stefan che avrei fatto delle cose con loro. Penso che non avrò il tempo, per poter parlare con voi! È così urgente, ciò che avete da dirmi?”
Lo vidi incassare il colpo e riflettere sulle conseguenze delle sue risposte.
Poi decise.
“si!”
“allora potete parlarmene adesso!”
Corrucciò la fronte.
Amavo quando lo faceva.
Mi sembrava così indifeso.
Così dolce.
“mi chiedevo se potessimo parlarne in privato!”
Gli sorrisi.
“mi dispiace… ma penso dobbiate aspettare! Adesso devo andare!”
Mi voltai e lo lasciai lì.
Sorrisi a Katherine.
Così avrebbe imparato a tenere sotto controllo la sua rabbia con me.
Io non avevo fatto nulla e, di certo, non meritavo quello sguardo.
Quando fummo lontani dai fratelli Salvatore e lontani dalle loro orecchie, Katherine mi prese la mano e mi sorrise.
“siete stata brava!”
“si ma non mi ha dato alcuna soddisfazione!”
“non preoccupatevi! Arriverà!”
“lo spero!”
Ci incamminammo verso la stanza di Emily.
“Emily, ci siete? Dobbiamo parlarvi?”
Aspettammo due secondi, forse anche meno…
Quando Emily aprì la porta ci guardò con una strana luce negli occhi.
Era consapevole.
Sapeva perché eravamo lì?
Non poteva essere.
“entrate!”
Katherine entrò e le spiegò quello che era successo quella mattina.
“Liza, voi siete sicura di non aver bevuto verbena?”
Guardai Katherine e sbuffai.
“certo che ne sono sicura. Katherine se avete dubbi bevete il mio sangue… anche solo una goccia!”
“e se ne aveste bevuta io mi sentirei male!”
“ma io non l’ho fatto! Come posso fare per dimostrar…”
Mi bloccai.
“Emily, rifate quell’incantesimo!”
“ma non potete continuare a sottoporvi a quell’incantesimo… voi dovreste fidarvi l’una dell’altra!”
“si, e io sono sicura che Katherine si fida… ma voglio darle un’altra prova! L’ennesima!”
“Liza, non è necessario… sapete che vi credo!”
“lo so… ma voi avrete sempre un margine di dubbio e il dubbio porta incertezze e queste porterebbero alla rottura del nostro rapporto, e io non voglio!”
“ne siete sicura?”
“si!”
Emily mi si avvicinò.
Mentre io e Katherine parlavamo, lei aveva già preparato tutto.
Mi praticò nuovamente quel taglio.
Poi Katherine, dopo un suo cenno, iniziò a farmi delle domande.
“avete bevuto della verbena da quando siete arrivata qui?”
“no!”
“avete paura di me?”
“no!”
“di Pearl?”
“si! Lei non si fida di me… e vorrebbe uccidermi!”
“avete paura di innamorarvi di Damon?”
“questo non c’entra molto con lo scopo della giornata, ma comunque si!”
Sorrise.
“perdonatemi… volevo solo approfittarne un po’!”
“non preoccupatevi, credo di essermi abituata a voi e alle vostre domande!”
Rise.
Poi guardò Emily e le disse che poteva liberarmi dall’incantesimo.
“Emily, cosa potrebbe essere successo? Perché non è riuscita a soggiogarmi?”
“io non lo so… ma ho un sospetto!”
Si alzò e prese un grosso libro da sotto il letto.
Doveva essere il suo Grimorio.
“la verbena funziona anche se è addosso e non nel sangue!”
Katherine ebbe un moto di stizza.
“quindi… Emily continuate!”
“quindi potrebbe esserci della verbena nella collana!”
Katherine mi guardò.
“Liza, sfilatevela così potremo controllarla!”
La guardai spaventata.
“io… non posso!”
“cosa? Perché?”
“se me ne separassi io non potrei più tornare nel mio secolo!”
“ma noi dobbiamo sapere!”
Abbassai il capo.
“lo so! Ma non so come fare! Cosa devo fare? Io non vorrei non tornare più nel mio secolo… però non voglio nemmeno che voi non vi fidiate di me… io non so che fare.. magari se il cordone fosse più lungo Emily potrebbe studiarla senza che io la sfili…”
E avvenne ciò che non credevo possibile.
Il cordone della collana si allungò.
“oh mio Dio… Katherine! Ma che cosa..?”
Emily si avvicinò ed iniziò a studiare la collana.
“non contiene verbena! Non è un ciondolo che si può aprire è una strana pietra, piuttosto, che non ho mai visto prima… forse è stata creata con un incantesimo… dopotutto se la strega che l’ha fatta è riuscita a creare un incantesimo per tornare indietro nel tempo avrebbe anche potuto creare una nuova pietra!”
“c’è un modo per saperlo?”
Io ero in trepidazione.
Katherine era stupita e curiosa e forse anche impaurita.
Quella collana sembrava nascondere qualcosa.
Ma non sapevamo cosa.
Poi la vampira prese parola.
“ce ne occuperemo finché non troveremo una soluzione, ma non adesso! Liza, voi avete un impegno!”
Le sorrisi.
Era vero. Dovevo cedermi con Stefan, anche se ne avrei fatto volentieri a meno.
Mi prese sottobraccio e mi condusse fino in salone.
“vi prego sorridete, e non pensate alla collana… capiremo tutti i suoi segreti e non ci sarà niente da temere…”
Sorrisi.
“lo spero!”
Lei mi aveva consolata.
Lei voleva che stessi tranquilla.
Lei voleva che mi rilassassi.
Lei mi era amica.
Quando entrammo in salone Stefan era lì.
Era solo e stava leggendo.
“signorine, ben tornate!”
Katherine gli sorrise.
Quel suo sorriso innamorato che adoravo.
E lo adorava anche lui.
“dov’è vostro fratello?”
“è uscito a cavallo!”
Mi sentii in colpa.
Katherine sospirò.
“non possiamo lasciarvi un secondo che uno dei due scappa?”
“mi dispiace… ha detto che voleva andare a riflettere… chissà dove va!”
Katherine rispose qualcosa ma io non c’ero più.
Ero di nuovo al rifugio con Damon.
Eravamo solo noi due.
L’acqua.
I baci.
Le carezze.
Le parole.
I nostri discorsi.
“Liza… Liza mi sentite? State bene?”
Sorrisi a Katherine.
Chissà quante volte mi aveva chiamata.
Stefan era davanti a me.
Più vicino di come lo ricordavo.
“state male? Se volete possiamo rimandare la passeggiata!”
Sorrisi.
“perdonatemi… sto benissimo! Stavo solo pensando…”
Mi avvicinai a lui e lo presi sottobraccio.
“allora, andiamo?”
Mi sorrise. Io guardai Katherine.
“non annoiatevi troppo voi, qui da sola!”
Lei trattenne una risata e si congedò.
Non sapevo che quella che si sarebbe annoiata sarei stata io.
Non sapevo ancora che quella passeggiata aveva in serbo delle sorprese.
Non sapevo che si potesse avere la necessità di una persona, quando ci si trovava davanti certe situazioni.
Non ero ancora pronta ad incontrare di nuovo George Lockwood.
Ma a volte il destino non è d’accordo con noi.
 

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Capitolo 19
*** I want you safe ***


Pov Damon
 
Lei mi aveva trattato come… come…  beh in realtà come meritavo.
Non avrei dovuto guardarla così.
Non avrei dovuto essere duro con lei.
Lei non lo meritava, dopotutto non aveva fatto nulla.
E io meritavo di essere trattato con freddezza e con distacco.
Forse avrei dovuto prenderla e parlarle.
Forse avrei dovuto trascinarla fuori, portarla al Rifugio e parlarle.
Sorrisi.
Non riuscivo ancora a capire perché l’avevo portata lì.
Non sapevo perché avevo condiviso con lei quel posto.
Ma non me ne ero pentito.
Ero felice di averlo fatto.
Ero felice di aver trascorso del tempo con lei.
Ero felice che lei avesse dato un nome a quel posto, mi fece sentire parte di qualcosa.
Lei riusciva a farmi dimenticare i miei problemi, era come un sedativo.
E io la volevo indietro.
Meritavo quel suo comportamento ma non potevo sopportarlo.
Decisi di tornare al Rifugio.
Magari se fossi rimasto da solo avrei capito come fare per recuperare il nostro rapporto.
Uscii, sellai il mio cavallo e me ne andai.
Sapevo dove andare, ma non sapevo perché ne avevo tutta quella necessità.
Quella ragazza mi stava scombussolando.
Stava cambiando i miei equilibri.
Stava modificando le mie priorità.
Mi stava cambiando.
Chissà quanto, però?
Solo il tempo me l’avrebbe detto.
 
Pov Katherine
 
Dopo che Stefan e Liza furono usciti andai da Emily. Volevo saperne di più.
Mi fidavo di Liza, era mia amica, ma non potevo permettere che un talismano mi minacciasse.
Se fosse stato necessario glielo avrei tolto.
Ero capace di toglierle l’unica cosa che aveva?
Ero capace di privarla della possibilità di tornare nel suo mondo?
Si, se sarebbe servito a salvarmi.
E se non avessimo scoperto nulla?
Emily avrebbe dovuto aiutarmi e in fretta.
Non  potevo permettere a una sciocca collana di minare la mia sicurezza.
Non c’erano riusciti dei lupi mannari e non ci sarebbe riuscita una pietra magica.
Sorrisi all’ironia di quel pensiero.
I lupi mannari volevano da me la pietra di luna e io ero minacciata da una pietra magica, anche se non capivamo come era stata fatta.
Quando arrivai da Emily la trovai al lavoro.
“avete trovato qualcosa?”
“non molto, purtroppo!”
Sospirai.
Emily Bennett era una delle streghe più potenti che esistessero.
Faceva parte delle streghe di Salem.
Se lei non fosse riuscita a trovare una soluzione sarebbe stato un vero problema.
Ma forse avrei dovuto rilassarmi.
Dopotutto non era un grande problema il non riuscire a soggiogarla.
Non riuscivamo a soggiogare moltissimi abitanti di Mystic Falls ma non era mai stato un problema.
Non avrebbe dovuto esserlo nemmeno con lei.
Emily mi spiegò alcune teorie che secondo lei potevano spiegare i poteri della collana, ma nessuna la convinceva realmente.
Passammo gran parte del pomeriggio chiusi nella sua stanza, finché non ricevemmo una visita: George Lockwood.
Quel dannato lupo sapeva quando disturbare, non c’era che dire.
Andai ad accoglierlo.
“signor Lockwood, è sempre un piacere ospitarvi”
Sorrise.
“Katherine, vi prego, risparmiatemi la finta cortesia!”
“come preferite!”
Sorrisi.
Finta.
Ipocrita.
“siete sola in casa?”
“no! C’è Emily!”
“e i fratelli Salvatore? La signorina Allen?”
“la signorina Allen è uscita con il signor Salvatore!”
“quale dei due?”
Perché lo voleva sapere?
“mi dispiace ma non credo siano fatti vostri!”
“no, avete ragione! Ero solo curioso!”
“non credo che voi siate venuto qui solo per chiedermi degli impegni dei miei ospiti!”
“no! In effetti non sono qui per questo…!”
Rimasi in attesa.
Ma lui non sembrava intenzionato a continuare.
“perché siete qui?”
Sapeva come fare per farmi innervosire, e ci stava riuscendo.
“volevo sapere che cosa avete intenzione di fare con la signorina Allen! Io non posso permettere che lei sappia di me! nessuno deve conoscere il mio segreto!”
“cosa volete fare?”
“spaventarla… isolarla… ucciderla… tutto ciò che riterrò opportuno per rimanere nel segreto!”
Ebbi un moto di paura.
Io non l’avrei permesso.
L’avrei protetta.
Lui non doveva pensare di poterle fare del male.
“voi sapete che io non ve lo permetterò, vero?”
“io so che voi proverete a fermarmi!”
Lo raggiunsi con la mia velocità e gli mostrai i miei denti.
“forse non sono stata abbastanza chiara! Voi non vi avvicinerete a Liza… se ciò dovesse accadere io giuro che non vedrete la prossima luna piena!”
Era spaventato, lo sentivo dai battiti del suo cuore, ma troppo orgoglioso per dimostrarlo apertamente.
Ne approfittai.
Lo morsi.
Non presi molto sangue, non ne avevo bisogno.
Volevo solo che lui fosse consapevole di ciò che gli avrei fatto se avesse fatto qualcosa contro Liza.
“questo è solo un avviso. Se provate a fare qualcosa a Liza… io vi giuro che di voi non resterà che un corpo dissanguato!”
Annuì, impercettibilmente.
La paura era la miglior arma, per fermare un nemico.
“adesso io dovrei andare!”
Se ne andò, così come era venuto…
Senza un motivo e senza una parola.
Temetti che minacciarlo non fosse stata, poi, un’idea così geniale…
Ma non potevo occuparmene.
Tornai da Emily e, insieme, continuammo a cercare una soluzione a quell’enigma.
 
Pov Liza
 
Trascorrere il pomeriggio con Stefan non era stato poi una così bell’idea.
Mi stavo annoiando, in più riuscivo a pensare solo a Damon.
Forse ero stata troppo dura con lui.
Forse non avrei dovuto rispondergli in quel modo.
Forse, in quel momento, avrei dovuto essere con lui.
“Liza, c’è qualcosa che vi preoccupa?”
“no! È solo che… sono preoccupata per vostro fratello!”
“c’è una ragione particolare?”
“si! No! Cioè io non saprei dirlo! È come se avessi una spiacevole sensazione!”
“volete tornare a casa? Magari è già tornato e vi state preoccupando per niente!”
Gli sorrisi.
Dopotutto era gentile.
“vi ringrazio! E perdonatemi! Vi avevo promesso che sarei stata con voi…!”
Fu lui a sorridermi.
“oh, ma l’avete fatto! Guardate il sole sta per tramontare… passeggiamo da ore!”
Wow… ecco perché mi sembrava che fossero passati secoli.
Ci avviammo verso casa.
Ero agitata, come se ci fosse qualcosa di sbagliato.
Eravamo quasi arrivati quando ci venne incontro George Lockwood.
“buonasera!”
Lo salutai come se non avessi paura.
Come se non avessi sentito quel brivido camminare sulla mia schiena.
Lo salutai come avrebbe fatto chiunque.
“signorina Allen, mi è dispiaciuto non poter parlare con voi, oggi! Vengo adesso dalla tenuta dei Salvatore, ma vi ho trovato solo la signorina Pierce…!”
Quindi Damon non era ancora arrivato.
Lui continuava a parlare.
“mi avrebbe fatto piacere anche parlare con Damon e magari discutere con lui di certi argomenti… ma non l’ho trovato! Credo che andrò a cercarlo… sapreste dirmi dove potrei trovarlo?”
Fu Stefan a rispondere.
“mi dispiace, ma non credo che qualcuno sappia dove si trovi in questo momento!”
“beh, credo che lo cercherò comunque, almeno per un po’… finché ci sarà un po’ di luce…”
Tentai di fare del sarcasmo.
Tentai di mostrare la mia sicurezza.
“temete il buio, signor Lockwood?”
Mi sorrise: “temo la luna piena!”
Ebbi un fremito.
Puro terrore e poi pensai a Damon.
Se l’avesse trovato?
Magari voleva davvero parlare con lui.
E se si fosse trasformato mentre era in sua compagnia?
Non potevo pensare che sarebbe potuto succedere.
Non riuscivo a pensare che potesse accadere una cosa del genere…
Non era possibile…
Non era accettabile…
Non era pensabile…
Avevo paura.
Per Damon.
Per me.
Per Katherine.
Intavolai una sciocca conversazione, nella speranza che se lo avessi trattenuto non sarebbe andato a cercare Damon.
Mi assecondò per poco più di una decina di minuti, ma poi si congedò.
“se non inizio la ricerca non troverò mai Damon Salvatore!”
Tremavo.
Sembravo una fogliolina.
Quando George fu abbastanza lontano Stefan mi prese una mano.
“Liza, ma voi state tremando! State male?”
Ma perché, secondo lui, stavo sempre male?
No! Non stavo male…
Avevo paura…
Dovevo trovare Damon e riportarlo a casa.
Se gli fosse successo qualcosa sarebbe stata colpa mia.
Io dovevo impedirlo.
“no.. io sto bene… devo solo tornare a casa!”
Mi porse il suo braccio e iniziò a camminare verso casa.
Aveva camminato così lentamente per tutto il giorno?
Era snervante!
Non poteva accelerare!
Se avessi potuto l’avrei ucciso, ma poi Katherine avrebbe ucciso me.
Dopo un tempo che a me sembrò infinito, finalmente giungemmo a casa.
Mi catapultai dentro e iniziai a gridare il nome di Katherine.
Quand’è che avevo perso il mio autocontrollo?
Non lo sapevo e non mi importava.
Lei si precipitò da me.
“Katherine.. io devo parlarvi”
“Liza, cos’è successo? La collana?”
“no no!”
Guardai Stefan e lui capì.
Si dileguò in meno di dieci secondi.
“abbiamo incontrato George Lockwood mentre venivamo qui e ha detto che voleva trovare Damon… ma non mi è piaciuto a parlato di luna piena.. io ho paura che possa fargli qualcosa… io ho paura che lo trovi e lo uccida… io non posso permetterlo!”
Ero troppo agitata per notare il sorriso che era nato nei suoi occhi.
Finse preoccupazione.
“dobbiamo trovarlo!”
Era accondiscendente, ma non me ne accorsi.
La paura ragionava per me!
“io so dove trovarlo, ma devo andare da sola!”
Acconsentì.
Nemmeno quello mi fece riflettere!
Non ragionavo.
“devo sellare un cavallo!”
In meno di dieci minuti il cavallo era sellato e io mi dirigevo verso il Rifugio.
A un certo punto la paura mi attanagliò le viscere.
Non ero mai stata un asso del senso dell’orientamento.
Ero sola in un bosco.
I vampiri avrebbero potuto attaccarmi.
I lupi mannari avrebbero potuto uccidermi.
L’unica cosa che riuscivo a pensare, però, era che dovevo trovare Damon.
Mi persi. O almeno pensavo di essermi persa.
Sentivo il cuore pulsare in maniera irregolare.
Sentivo le orecchie fischiare.
Avevo le gambe intorpidite.
Le braccia doloranti.
L’adrenalina mi spingeva a continuare.
Quando vidi quella parete fu come vedere la luce alla fine del tunnel.
Scesi da cavallo, rischiando di cadere.
Vidi il cavallo di Damon legato ad un albero.
Non legai il mio.
Mi catapultai dentro la grotta.
Lo vidi.
Era seduto con i piedi dentro il ruscello.
Tirai un sospiro di sollievo.
“Damon!”
Lui si voltò e mi osservò per un secondo.
Poi corse verso di me.
Mi abbracciò.
“Liza, cos’è successo? Perché piangete?”
Stavo piangendo?
Non me ne ero accorta!
Quando avevo iniziato?
Mentre lo cercavo?
Quando l’avevo visto?
E le lacrime era per la paura che gli accadesse qualcosa o per la gioia di averlo trovato?
“Damon, mi dispiace! Io ho avuto così paura che potesse succedervi qualcosa! Io non me lo sarei mai perdonata! Vi prego scusatemi… io..!”
Lui alzò il mio viso con due dita e mi baciò.
Tornai a respirare.
Ossigeno.
Le sue labbra erano ossigeno.
“Liza, io devo scusarmi con voi! Non avrei mai dovuto guardarvi in quel modo… ma mio fratello mi aveva detto che voleva uscire con voi e io.. non lo so… io ero così.. io non potevo pensare che voi e lui…!”
Lo baciai.
Non volevo sentire altro.
Mi bastava quello.
Mi bastava che me l’avesse detto.
Mi bastava che l’avesse capito.
Mi bastava sapere che era con me.
Quando mi staccai gli sorrisi.
“dovremmo tornare.. abbiamo un programma per la serata da rispettare!”
“Liza, sapete che quel gioco non mi piace?”
Risi di cuore.
“si, lo sospettavo!”
Mi baciò di nuovo.
Ero felice.
Quel Rifugio mi piaceva sempre di più.
 

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Capitolo 20
*** The game is not a good idea! ***


Pov Damon
“Damon!”
Lei era lì.
Lei era venuta da me…
Poi lo notai.
Stava piangendo.
Chissà perché!
Non potei trattenermi… la abbracciai.
Le chiesi perché stesse piangendo e lei sembrò accorgersi solo in quel momento delle lacrime che scorrevano sulle sue guance.
Mi disse che aveva avuto paura di perdermi.
Non capii a cosa si riferisse.
Magari a quello che mi aveva detto quel pomeriggio?
Pensava davvero che mi avrebbe perso per avermi risposto male?
Poi si scusò.
Non potevo più vederla in quello stato, dovevo fare qualcosa.
La baciai.
Ero io quello che doveva scusarsi.
Ero io quello che doveva parlare così, non lei.
Lo feci.
Mi scusai per come l’avevo guardata.
Cercai di spiegarle perché lo avevo fatto, ma mi incastrai nelle parole.
Non riuscii a dirle che ero geloso.
Non riuscii a dirlo per due motivi.
Due labbra rosee poggiate sulle mie.
Mi stava baciando, forse non ero l’unico attratto.
E in quella parola stava il mio autoconvincimento durato tutto il giorno.
Io ero solo attratto da Liza.
Tra me e lei  non c’era e non ci sarebbe mai stato nulla di più del trasporto fisico.
Ci avevo impiegato ore a convincermi che quello che provavo per lei era solo quello, mettendo a tacere un’insopportabile vocina che mi urlava contro:
Se fosse solo attrazione non saresti geloso!”
“Se fosse solo attrazione non ti importerebbe nulla e non vorresti proteggerla da qualunque cosa!”
Quella voce rischiava di rovinare il mio lavoro e, a dir la verità, anche le sue labbra.
Ne volevo sempre di più.
Volevo di più, da lei.
Io volevo lei.
Ma lei mi ricordò di quel gioco assurdo…
Non volevo pensarci.
La baciai di nuovo.
Era un ottimo metodo per non pensare.
Non so per quanto tempo ci baciammo, ma poi lei si staccò.
Sbuffai e lei rise.
Era bellissima.
Mi trainò fuori dalla mia grotta.
Fuori dal nostro Rifugio.
“oh mio Dio… io non ho legato il cavallo!”
Era terrorizzata?
Dispiaciuta?
Afflitta?
E solo per un cavallo!
“Liza, non preoccupatevi non è un problema!”
“oh si che lo è! Voi mi avete dato tutto… gli abiti che porto, un tetto, mi ospitate e non chiedete nulla in cambio e io riesco a perdermi il cavallo!”
La abbracciai da dietro e poggiai il mio mento sulla sua spalla.
“Liza, davvero, non dovete preoccuparvi! Il cavallo tornerà da solo alle stalle! Adesso noi saliamo sul mio cavallo e ci dirigiamo verso casa nostra…!”
Ebbe un brivido lungo la schiena.
Si voltò e mi osservò per un secondo.
L’espressione corrucciata e le labbra arricciate.
Era bellissima.
Pensai che il mio cervello era in black-out.
L’unica cosa che riusciva a formulare era quella frase: “è bellissima!”
La baciai di nuovo.
La stavo ancora stringendo a me quando un sentimmo un cavallo avvicinarsi.
Lei iniziò a tremare.
Terrorizzata.
La tenni stretta.
“Liza, cosa vi succede!”
Scosse la testa.
Quasi volesse negare la paura che la stava attraversando.
La fissai negli occhi. Volevo darle coraggio con i miei.
“Liza, di me potete fidarvi… vi prego ditemi perché avete così paura!”
Non mi rispose.
Mi mise le braccia intorno al corpo e mi tirò a sé.
“vi prego, abbracciatemi!”
 
Pov Liza
 
Sentii un cavallo.
Forse era George Lockwood che ci aveva trovati.
La paura che mi attraverso era indescrivibile.
Poi lui mi disse che potevo fidarmi. Che avrei dovuto parlare con lui della mia paura.
Non potevo, avrei tradito Katherine, e non l’avrei fatto per niente al mondo.
Ma lui per me qualcosa poteva farla.
Lo strinsi, pregandolo di abbracciarmi e… lui lo fece.
Ne fui stupita.
Mi aveva dimostrato già tante cose, ma non credevo che mi avrebbe accontentato anche in quel momento.
Col rischio che qualcuno potesse vederci abbracciati.
Non era pensabile, per quel secolo.
Invece lui era lì, e mi stringeva.
Poi il cavallo si fermò.
Era troppo vicino e io non avevo il coraggio di guardare.
Sapevo di star tremando, come una foglia, ma non riuscivo ad evitarlo.
“Liza…”
Quella voce la conoscevo.
E di certo non era quella di George Lockwood.
“io vi ammazzo, Katherine!”
Scoppiò a ridere.
Non mollai la presa su Damon.
“potete anche lasciare Damon libero di respirare, adesso…”
Non ne avevo intenzione, e me ne sarei inventata una.
Guardai Katherine, senza lasciare Damon.
“mi dispiace, ma se lasciassi la presa cadrei a terra… sono troppo spaventata!”
Damon, da gentiluomo quale era, mi prese in  braccio e mi aiuto a salire a cavallo poi salì dietro di me.
Senza dire una parola.
Guardai Katherine, cercando di capire se avesse capito che era solo un modo per tenermelo vicino e vidi che sghignazzava come una che la sapeva lunga. Aveva capito!
Mi piaceva il fatto che mi capisse senza che avessi bisogno di parlare.
Mi poggiai al petto di Damon.
“grazie!”
“di cosa?”
“di non avermi allontanata, appena avete visto Katherine!”
Sembrò riflettere… magari non aveva considerato che farsi trovare abbracciato a me poteva minare il loro rapporto.
Scacciai subito quell’idea.
Era molto più che irreale.
Tutto il mondo di Damon ruotava intorno alla possibilità di avere una storia con Katherine e, ne ero sicura, non avrebbe messo da parte quella possibilità per me.
“Liza, voi avevate bisogno di me… e io vi ho giurato che in qualunque momento ci sarei stato!”
Poi lo feci.
Guardai Katherine, che era girata, e allora mi decisi.
Mi sporsi e lo baciai.
Un leggero bacio sulle labbra.
“Liza…”
Lo sussurrò.
“perdonatemi.. ma a volte è più forte di me! siete una tentazione…!”
Non parlammo più fino a casa.
Quando arrivammo trovammo Stefan immobile, davanti alla porta.
Sembrava volesse uscire, ma non potesse farlo.
Damon mi aiutò a scendere da cavallo e ad entrare in casa.
Mi teneva stretta per la vita.
Stefan mi fu vicino in un attimo.
“Liza, state bene?”
“si… vi ringrazio!” guardai Damon e gli accarezzai la guancia.
Forse stavo impazzendo, perché la mia mano era partita da sola. Io non ne avevo controllo.
“Damon, grazie di tutto…”
Mi sorrise. Quel suo sorriso sghembo che amavo.
“per una damigella in difficoltà questo e altro!”
Risi di cuore.
“solo perché mi trovavo in difficoltà allora!” feci il broncio.
Rise lui…
“e anche perché…” mi si avvicinò all’orecchio “perché non posso permettere che vi allontaniate da me… mi mancate quando non siete vicina!”
Arrossii?
Probabilmente.
Stefan ci guardava stranito ed indispettito.
Katherine era appena rientrata ma, ci avrei scommesso una mano, non si era persa una sola parola di quello che ci eravamo appena detti io e Damon.
 
Pov Katherine
 
Forse c’era riuscita.
Damon non l’aveva allontanata, appena mi aveva visto.
Si era fatto baciare, con me a dieci metri di distanza.
Le diceva quelle cose, con suo fratello ad osservarlo.
Lo aveva stregato, davvero.
Rientrai nel salone. Liza mi guardava e sorrideva.
Ricambiai il suo sorriso.
“allora, adesso possiamo giocare?”
Fu Liza a rispondere.
“certo!”
Ci accomodammo.
Io difronte a Liza, invitando Stefan a sedersi accanto a me.
Damon vicino a Liza.
“allora Liza, iniziate voi, così possiamo capire come si gioca!”
“oh.. con molto piacere… allora inizio da voi!”
Tremai.
Chissà cosa voleva chiedermi…
“è vero che… siete innamorata?”
Risi.. quella piccola pausa mi aveva fatto temere chissà quale domanda.
“si!”
Sorrise.
“Stefan, è vero che vorreste baciarmi?”
Damon, al suo fianco, si irrigidì.
Stefan arrossì.
“n-n-no!”
Lo guardai, scocciata.
“Stefan, non mentite! Non ne siete capace, e non fa parte del gioco!”
Sbuffò, arreso.
“va bene, vorrei baciarvi!”
Sentii l’irritazione farsi largo in me… feci finta di nulla.
“adesso tocca a Damon!”
Chissà che cosa gli avrebbe chiesto.
Pensai che Damon si stava chiedendo la stessa cosa.
“è vero che non avete ancora capito cosa provate per me?”
Damon arrossì. Abbassò lo sguardo e sussurrò la sua risposta: “si!”
Sembrava si sentisse in colpa. Chissà nei confronti di chi!
Si sentiva in colpa verso me, perché pensava di farmi un torto provando qualcosa per Liza?
Si sentiva in colpa verso lei, perché pensava che avrebbe già dovuto capire la natura dei suoi sentimenti?
Non sapevo dirlo.
Liza gli strinse la mano.
E lui sollevò la testa sorridendo.
Un sorriso tirato, leggermente forzato, ma pur sempre un sorriso.
“Liza, adesso tocca a me farvi una domanda!”
Tremò. Impercettibilmente, ma lo fece.
Risi.
Damon le strinse la mano.
Con quel semplice contatto si davano forza.
“è vero che, in questo momento, preferireste essere in camera da letto con uno dei fratelli Salvatore?”
Sorridevo, e lei ricambiò il mio sorriso.
“è molto più che vero! Direi che è una previsione per il futuro!”
Risi di cuore e lei con me.
Solo i poveri fratelli Salvatore non riuscivano a notare l’ironia di quello scambio.
Mi sembrò che Liza fosse intenzionata ad ottenere, quella sera stessa, ciò che voleva e ciò che voleva, e questo lo sapevamo bene entrambe, era un rapporto ravvicinato con Damon Salvatore.
“adesso direi che è il momento di un giro di obblighi!”
Saltellai sul divano, troppo entusiasta per contenermi.
“vi prego, posso condurre io il giro?”
Sospirò.
Sconfitta ancor prima di iniziare a lottare.
“fate pure!”
Battei le mani.
Amavo vincere con poche difficoltà.
“Stefan, baciatemi!”
E lui tentennò.
Liza rideva, sommessamente.
Damon aveva sgranato gli occhi.
“scusate, Katherine… non mi pare che il gioco debba spingersi così oltre!”
L’aveva detto davvero?
L’arrendevole Damon si stava, seppur in maniera poco evidente, ribellando?
“e perché no? È solo un gioco!”
“non mi pare che un bacio si dia solo per un gioco…”
“suvvia Damon, non vi ho mica chiesto di baciare vostro fratello!”
La sua espressione provocò la mia ilarità.
La prospettiva di un bacio col fratello era davvero troppo da digerire, per la sua mente.
“oppure, la vostra è gelosia?”
“non vi seguo!”
“vorreste essere voi al posto di Stefan?”
“se io volessi baciarvi, lo farei, senza questo stupido gioco!”
“e voi volete baciarmi?”
Liza continuava a sghignazzare.
Forse il gioco mi stava sfuggendo di mano.
Avrei dovuto essere meno diretta?
Forse! Ma dove sarebbe stato il divertimento.
Me la stavo spassando a vedere le mille espressioni che si susseguivano sui loro volti.
Damon era indeciso.
Stefan sconvolto.
Liza divertita.
Poi Damon si alzò dal divano.
E fece ciò che non pensavo potesse fare.
Mi si fiondò addosso e mi baciò.
Ricambiai quel bacio.
Chissà perché l’aveva fatto.
Lui non era un tipo così impulsivo.
Non si poteva dire che fosse un maestro nell’arte della riflessione ma non si era mai comportato in maniera così poco responsabile.
Quando lui si staccò la guardò negli occhi e poi uscì dal salone.
Liza mi fu vicina in un attimo.
“vi consiglio di cancellare gli ultimi dieci minuti dalla mente di Stefan, o potrebbe non tornare più a parlare! È davvero sconvolto!”
Guardai Stefan.
Sembrava essere caduto in una specie di trance.
Era come se non fosse più con noi.
Era come se quel bacio l’avesse sconvolto.
Liza se ne andò, forse era andata da Damon.
Mi avvicinai a Stefan: “penserete che quanto appena accaduto sia stato solo un sogno e non ne parlerete con nessuno!”
Non volevo che lui ne perdesse, completamente, la memoria.
Volevo che una parte di lui fosse consapevole che io avrei potuto essere di suo fratello.
Volevo che fosse spronato a conquistarmi.
Volevo che si sentisse minacciato, e poco mi importava se questo avrebbe causato la rottura tra lui e Damon.
 
Pov Liza
 
Stefan era sconvolto.
Sembrava che non respirasse.
Suggerii a Katherine di soggiogarlo.
Poi mi allontanai. Volevo raggiungere Damon.
Chissà perché era scappato così.
Chissà perché l’aveva baciata.
Quando l’aveva fatto avevo sentito una fitta nel petto.
Gelosia.
Non ero abituata a provarla e non era una sensazione piacevole.
Lo raggiunsi in camera sua.
“Damon, posso entrare?”
Era seduto sul letto e si teneva la testa tra le mani.
“Liza, perdonatemi. Non avrei dovuto baciarla, non davanti a voi!”
Mi sedetti accanto a lui e gli presi le mani.
“Damon, se era quello che volevate avete fatto bene a farlo! Non bisognerebbe mettere un freno ai propri sentimenti…”
Aspettò un attimo prima di rispondermi.
“non siete arrabbiata, ferita, gelosa?”
“non sono arrabbiata perché sapevo già da parecchio che voi amate Katherine… sono ferita ma nell’orgoglio, perché non sono riuscita a farvi staccare da lei… sono gelosa come non ero mai stata ma nemmeno questa è colpa vostra… io vorrei solo che voi smetteste di scappare dai vostri sentimenti… siete innamorato di Katherine dimostrateglielo! Provate attrazione verso di me, fate ciò che sentite…!”
Non era convinto di quanto gli avevo detto.
Continuai.
“Devo confessarvi una cosa: io sto cercando di capire se posso innamorarmi di voi!… ho trascorso una vita senza amore e vorrei capire se sono capace di amare, ma non pretendo che anche voi vi innamoriate di me…”
Era una mezza verità ma mi sentivo in colpa. Almeno quella gliela dovevo.
Vidi un lieve sorriso nascere sulle sue labbra.
“quindi mi state usando?”
“solo un po’!”
Scoppiammo a ridere.
Era bello stare insieme.
Mi alzai, dopo avergli augurato una buonanotte, lui mi prese la mano e mi fermò.
“vi andrebbe di dormire qui?”
Sorrisi.
Forse sarebbe stato fin troppo facile trovare una soluzione al mio desiderio.
 
Angolo autrice: innanzitutto mi scuso, ieri non sono riuscita ad aggiornare…
Poi mi scuso perché la scena del gioco non mi piace granché, ma non sono riuscita a fare di meglio
Ringrazio tutti quelli che mi seguono, tutti quelli che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite e le ricordate… ringrazio tutti quelli che recensiscono e anche quelli che leggono in silenzio.. grazie davvero ^_^

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Capitolo 21
*** Our first night: you're beautiful and my brain is on holiday! ***


Pov Damon
 
Le avevo davvero chiesto di rimanere con me quella notte?
Non potevo essere stato io.
C’era qualcosa che non mi quadrava.
Avevo baciato Katherine, davanti a tutti.
Avevo chiesto a Liza di dormire con me.
Non avevo più il minimo senso del pudore?
Lei si avvicinò al letto e si sedette.
“Damon, state bene?”
La sua domanda sembrava diffidente ma il suo sorriso era estatico, genuino, allegro.
Vero!
“non credo! Ma seriamente avevo voglia di dormire con voi accanto! Ho questo desiderio da quando vi siete addormentata al Rifugio! Mi è piaciuto così tanto guardarvi! Quando dormite siete più rilassata. Siete bellissima…”
Sorrideva, ancora.
“vi ringrazio! Siete gentilissima!”
Scossi la testa.
Non volevo essere gentile.
“la mia non è gentilezza… è puro egoismo! Io sto bene, quando voi siete vicino a me!”
“sapete, mi siete mancato oggi!”
“Mio fratello non è stato abbastanza di compagnia?”
Arricciò le labbra.
Amavo quando lo faceva, le dava un’aria infantile ma non sciocca.
Era ancora più bella.
“Diciamo che è troppo formale per i miei gusti!”
“non mi sembrava così formale, quando ha tentato di baciarvi, fuori dalla vostra stanza!”
In quel momento mi preoccupai terribilmente.
Avevo per caso bevuto il mio cervello?
Perché stavo dicendo tutte quelle cose?
Perché mi comportavo in quel modo?
Lei sgranò gli occhi.
“voi l’avete visto?”
“si!”
“ma non avete detto niente!”
Sospirai.
“cosa avrei dovuto dirvi? Che avevo visto mio fratello tentare di baciarvi?”
“sarebbe stato carino dirmi cosa avete provato quando l’avete visto!”
“io avrei voluto tirare un pugno a mio fratello e trascinarvi in camera, lontana da lui… e volevo chiedervi cosa avevate fatto fino a quel momento!”
Sorrise.
Perché sorrideva?
Pensava fossi uno stupido?
Lo sapevo da me!
Pensava che avrei dovuto tenere per me certi pensieri?
O che non avrei dovuto farli?
Ero d’accordo anche questa volta!
“avevamo parlato! Di tante cose e anche del fatto che io vi trovo indubbiamente affascinante ma sono, comunque, consapevole che voi amate Katherine, e contro quell’amore io posso fare molto poco!”
Mi sorrideva.
Come faceva a sorridere così tanto.
Come poteva essere così bella quando lo faceva?
Di nuovo?
Il mio cervello era, per caso, andato in ferie?
Non riuscivo a pensare nient’altro che quello?
Non riuscivo a vedere altro che la sua bellezza?
“Damon, siete ancora in questa stanza?”
Mi risvegliai.
“si, scusatemi… è solo che… siete bellissima!”
“grazie!”
Mi baciò.
Perché doveva sempre baciarmi?
Perché doveva sempre piacermi così tanto?
Si staccò.
Sorrideva ancora.
“come vi siete innamorato di Katherine?”
Ci pensai.
In realtà non lo sapevo.
Katherine era entrata nel mio cuore come un uragano.
Aveva sconvolto tutto quello che c’era e non ne era più uscita.
“io non lo so… credo sia dipeso tutto dal suo modo di essere… lei è così imprevedibile… sa essere dolce ma tremendamente egoista… io non so come mi sono innamorato di lei, ma è successo!”
“capisco… e prima di Katherine? Eravate mai stato innamorato?”
Stavo ancora pensando alla risposta.
Lei si sistemò sul letto, per quanto gli permetteva quel vestito così ingombrante.
“e voi? Siete mai stata innamorata?”
“si… di me stessa! Non c’è nessuno che io abbia mai amato fuorché me stessa.. anche  se, ripensando alla mia vita, non direi di aver dimostrato l’amore per me stessa!”
Non capivo.
Come poteva non aver dimostrato amore per se stessa?
“in che senso?”
“diciamo che alcune scelte che ho fatto non sono state esattamente responsabili! E non erano le migliori per la mia vita!”
“cosa avrete potuto fare di così terribile da non permettere di dimostrare l’amore che provate per voi stessa?”
Rise.
“se sapeste non potreste mai crederci! Diciamo solo che non tutti quelli che mi circondavano approvavano quello che facevo!”
“e vostro padre?”
Vidi un’ombra passare nei suoi occhi.
Mantenne il suo sorriso, ma io avevo notato quella tristezza nei suoi occhi.
Tutte le volte che si nominava il padre, o la madre, nei suoi occhi appariva quello sguardo.
Decisi di cambiare discorso, ancor prima che potesse pensare di rispondermi.
Ancor prima che potesse davvero assimilare la mia domanda.
“non siete scomoda, con quell’abito?”
Mi donò un sorriso vero, che raggiunse gli occhi.
Adoravo vederla sorridere.
Era bellissima quando lo faceva.
Si alzò dal letto.
“mi aiutereste a toglierlo?”
Pensai provasse un certo piacere, nel vedermi imbarazzato.
La aiutai, pur sapendo che avrebbe potuto farlo da sola, come aveva fatto al Rifugio.
Quando restò in sottana si sistemò sul letto.
“Ah, adesso si che sono comoda! Vi prego mi sento in imbarazzo se voi rimanete così vestito!”
Sorrisi.
Si! Adesso ero sicuro che provasse piacere nel vedermi imbarazzato.
Iniziai a spogliarmi e mi misi di fianco a lei, sul letto.
“adesso è tutto di vostro gradimento?”
“quasi!”
Sorrisi, ma ero terrorizzato.
Chissà cosa mancava…
Chissà cosa voleva.
“Damon, perché quell’espressione spaventata?”
“Liza, perché nel bosco avevate così paura?”
Vidi che fu scossa da un brivido. Mi alzai e le presi le mani.
“perdonatemi… non volevo farvi tornare di nuovo la paura… io volevo solo non rispondere!”
Non tremava più ma non mi stava sorridendo.
“Liza, davvero scusatemi… io eviterò di farvi pensare ancora a quel momento!”
“pensavo che il cavallo fosse quello di George Lockwood… pensavo che stesse arrivando lui!”
Fui spiazzato. Non capivo perché Liza aveva così paura di quell’uomo.
Io non lo sopportavo.
Pensavo fosse arrogante, egocentrico, egoista, spocchioso…
Ma non capivo perché lo temesse così tanto!
Dopotutto non mi sembrava un assassino.
“Liza, vi ho detto che vi avrei protetta da George Lockwood e che lo avrei tenuto più lontano possibile… non dovete temere!”
“oh… ma come potete proteggermi se ve ne state al Rifugio mentre io passeggio con Stefan? Oggi lo ha salutato come se fosse una cosa normale…”
Sorrisi.
“Liza, salutare un concittadino è una cosa normale!”
Sorrise anche lei.
“si, lo so! Ma io non vorrei avere nulla a che fare con lui, lo sapete!”
“si, lo so! Ma io vorrei sapere perché!”
Mi guardò con quei suoi occhi verdi.
“non so perché! Però ne ho paura!”
Non era tutta la verità ma non me la sentivo di insistere.. un giorno, se fosse stata pronta, me ne avrebbe parlato lei.
“ok… come volete voi!”
Forse si rese conto che io avevo capito la sua mezza verità e mi sorrise.
“vi siete accorto di quanto siete cambiato, nei miei confronti, rispetto alla prima settimana?”
Ripensai a quel primo periodo.
Non sopportavo nemmeno che stessimo nella stessa stanza.
In quella prima settimana ero stato, davvero insopportabile.
Avevo fatto di tutto per infastidirla e magari spingerla ad andarsene.
“credo di dovervi delle scusa anche per quella prima settimana!”
Annuì vigorosamente.
“si, credo che dovreste!”
Aveva davvero detto che dovevo invece di dirmi che mi ero fatto perdonare?
Mi avvicinai a lei e le feci il solletico.
Lei si dimenava e rideva.
Non mi era mai sembrata così bella la sua risata.
“ok, ok… Damon perdonatemi… basta.. per favore bastaaaaa!”
Continuai, solo per un po’…
Lei rideva come non l’avevo mai sentita ridere!
Era davvero spensierata in quel momento.
Poi avvenne tutto insieme.
I nostri visi si trovarono improvvisamente troppo vicini.
Io smisi di farle il solletico e lei cercò di smettere di ridere.
Con scarsi successi dato i piccoli singulti che di tanto in tanto la scuotevano ancora e il sorriso radioso che le illuminava il viso.
Mi avvicinai, senza pensare.
La baciai senza darle il tempo di smettere, realmente, di ridere.
Non mi bastavano più quei baci che ci eravamo scambiati.
In breve mi ritrovai su di lei.
Scoprii di volere ancora di più.
Le sfilai la sottana.
Ancora di più.
Lei mi sfilò la maglia.
La baciavo ovunque riuscissi ad arrivare.
Mi baciava ovunque riuscisse ad arrivare.
 
Pov Liza
 
Stava davvero accadendo?
Lui mi stava davvero baciando come se ne andasse della sua vita?
A quanto pareva si!
Me lo ritrovai addosso, non che mi dispiacesse.
Sperai, davvero, che non se ne pentisse all’ultimo momento.
Non avrei resistito, stavolta.
Lo desideravo troppo.
E ne volevo sempre di più.
Non capii esattamente come o quando, ma mi ritrovai senza sottana e lui senza maglia.
Gliel’avevo tolta io o era autonomo?
Non lo sapevo.
Sapevo che volevo baciarlo.
Sapevo che volevo sempre di più.
Ribaltai la situazione.
Ero io a comandare i giochi.
E giocai per un po’.
Fu la notte più lunga, divertente, eccitante e carica di aspettativa di tutta la mia vita.
Non ero certo nuova a quel mondo ma quella notte fu bellissima.
Damon ci sapeva fare, davvero.
E io provai qualcosa che non avevo mai provato.
Non era amore, credo, altrimenti sarei già stata nel mio secolo ma era qualcosa di diverso, speciale.
Quella notte dormimmo abbracciati.
Lo stringevo, quasi avessi paura che potesse scappare.
Mi stringeva, quasi avesse paura che potessi scappare.
Amavo quella sensazione.
 
Pov Damon
 
Quando riaprii gli occhi, per colpa del sole che mi colpì in pieno viso, sorrisi notando che eravamo stati abbracciati per tutta la notte.
Era bellissima.
Ero sicuro, in quel momento, che il mio cervello si fosse preso una bella vacanza.
Quella notte l’avevo pensato così tante volte da aver perso il conto.
Quando l’avevo vista con le labbra rosse, causa i nostri baci.
Quando avevo visto quel desiderio nei suoi occhi.
Quando aveva sussurrato il mio nome nel mio orecchio, con la voce carica di passione.
In ogni secondo avevo pensato fosse bellissima.
E lo pensavo anche in quel momento.
Lei era così dolce, accoccolata al mio fianco.
Pensai che quel giorno avrei voluto trascorrerlo con lei.
Magari senza nessuno a disturbarci.
Volevo un giorno solo per noi.
Volevo viverla per un giorno, solo uno.
Le scostai una ciocca di capelli e la portai dietro il suo orecchio.
La svegliai.
Mi sorrise, dopo aver litigato un po’ con le sue palpebre che non volevano saperne di aprirsi.
Sembrava una bambina, cresciuta troppo in fretta.
Mi avvicini e la baciai.
Un bacio dolce, veloce, delicato.
“buongiorno!”
Il suo sorriso si allargò.
“Buongiorno!”
“avete dormito bene?”
“divinamente! Siete comodo!”
Risi e lei con me.
“Liza, vorrei proporvi una cosa!”
“ditemi!”
Sembrava preoccupata.
“vi andrebbe di trascorrere tutto il giorno al Rifugio, con me?”
Vidi la sua espressione distendersi.
Mi regalò un meraviglioso sorriso e annuì.
Poi mi saltò praticamente addosso e mi baciò.
“Grazie!”
“voi andate a prepararvi. Io vado a prendere qualcosa nelle cucine e preparo i cavalli…”
Annuì di nuovo ed uscì, dopo essersi rimessa la sottana e aver raccattato i suoi indumenti.
Pensavo sarebbe stata una giornata tranquilla, ma avrei dovuto saperlo.
La tempesta arriva sempre dopo la calma più assoluta.
 
Angolo autrice: ok ok sono troppo sdolcinata, lo so… ma si prospetta un non bellissimo futuro… (cioè un futuro non bellissimo… non so nemmeno perché scrivo “sgrammaticata” se odio farlo XD)
Volevo porgervi una domanda, e spero che qualcuno mi aiuti a trovare una soluzione:
la storia che ho creato, mi sono resa conto, è troppo lunga e mi chiedevo se magari avrei dovuto dividerla in due fan fiction… anche perché è come se fossero due storie.. cioè una storia ma come se fossero due libri.. che devo fare…? Non vorrei dividerla… ma non diventa troppo lunga e pesante se la continuo qui?
Voi cosa ne pensate? Fatemi sapere…
Un bacio ^_^

 

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Capitolo 22
*** Idiot!! ***


Pov Liza
 
Mi aveva davvero chiesto di trascorrere l’intera giornata con lui?
Ero al settimo cielo!
Non mi ero mai sentita così bene…
Non con un ragazzo, almeno.
Entrai nella mia stanza e misi quello che, ormai, era diventato il mio abito preferito.
Era verde.
Katherine me l’aveva regalato quasi subito, ancor prima che diventassimo amiche.
Katherine.
Fui abbagliata dall’idea della mia amica.
Lei doveva sapere tutto quello che era successo.
Mi preparai e mi diressi nella sua stanza.
Dopotutto non avrei fatto tardi.
Damon doveva occuparsi del cibo e dei cavalli, io avrei potuto occuparmi di me e della mia amica.
Katherine non c’era.
Sorrisi. Forse era rimasta da Stefan.
Bene.
Ero felice per loro.
Però… io dovevo farle sapere che sarei stata con Damon per tutto il giorno.
Tornai nella mia stanza.
Mi avvicinai alla toletta.
Presi un foglio, erano diversi anche quelli dai fogli del mio secolo.
Presi una penna, e con penna intendo la penna d’oca, e la intinsi nell’inchiostro.
Ridacchiai.
Mi sentivo come la protagonista di quel telefilm ambientato in chissà che tempo e chissà quale dimensione…
Come si chiamava??
Throne with game…
Game on the throne…
“Game of throne”
Ecco si si chiamava così!
Immaginai di spedire la missiva con un corvo, ma l’idea mi fece smettere di ridere e mi fece tornare al presente, con un grasso sorriso sulle labbra.
Il corvo era l’uccello che Damon avrebbe controllato una volta divenuto vampiro.
Non sapevo bene cosa scrivere, ma ci avrei provato.
 
Cara Katherine,
se non siete Katherine smettete di leggere in questo preciso momento, o appena verrò a sapere che avete letto, e fidatevi lo verrò a sapere, ci saranno delle conseguenza davvero poco piacevoli…
Adesso  però ricomincio.
Cara Katherine,
oggi non avremo modo di vederci.
Trascorrerò l’intera giornata con Damon, e non vedo l’ora.
Non so cosa mi ha fatto quell’uomo così follemente innamorato di voi ma mi ha stregata…
Al mio rientro noi dobbiamo parlare, niente di preoccupante, anzi!
Vi devo raccontare tutto quello che è successo, e credetemi in una notte accade molto più di quanto avessi mai creduto possibile!
A presto…
Con affetto, vostra amica da adesso fino alla fine dei miei giorni, che spero venga fra tanto tempo,
Liza”
 
Chiusi la lettera e la sigillai con la ceralacca.
Sorrisi tra me e me pensando che quei film a qualcosa servivano.
Ritornai in camera di Katherine e lasciai la mia lettera sul suo letto.
Scesi di sotto e mi diressi alle cucine.
Damon già non c’era.
Andai alle stalle.
Lo trovai lì.
Gli andai dietro e lo abbracciai.
“avete bisogno di aiuto?”
Si voltò e mi abbracciò, donandomi un sorriso meraviglioso.
“no, vi ringrazio…!”
Mi sporsi  e lo baciai.
Non potevo farne a meno.
Si scostò subito.
Ma non era un rifiuto, lo percepivo.
L’aveva fatto solo per riuscire a terminare più in fretta i preparativi.
Anche lui era impaziente.
Sorrisi.
Ripensavo a quella notte.
Ripensavo ai suoi baci.
Alle attenzioni che mi aveva regalato.
Ero così assorta nei miei pensieri che non mi resi conto che Damon aveva già terminato di sellare i cavalli.
Non mi resi conto che mi stava chiamando.
Mi risvegliai solo quando si piazzò davanti a me.
Si piegò, in modo che i suoi occhi fossero alla stessa altezza dei miei.
Mi persi di nuovo, stavolta nell’immensità di quell’azzurro.
“Liza, siete ancora con me?”
Sorrideva.
“Damon, credo che se continuate a guardarmi così con i vostri meravigliosi occhi azzurri io perderò il senso delle cose e anche il controllo di me…!”
Il suo sorriso si allargò, ma si alzò, privandomi della visione celestiale che erano i suoi occhi.
Sbuffai e mi avvicinai al cavallo.
Mi aiutò a salire.
“vi ringrazio!”
Salì sul suo.
“Dovere!”
Arricciai le labbra e lui scoppiò a ridere.
“perdonatemi, ma adoro quando arricciate le labbra in quel modo e cerco di farvelo fare il più possibile…”
Le tenni arricciate ancora per poco poi scoppiai a ridere, insieme a lui.
 
Pov Damon
 
Era arrivata.
Ci aveva messo più del previsto ma avrei aspettato anche un giorno per vederla apparire così bella e luminosa.
Sembrava felice.
I suoi occhi lo erano.
La tristezza che li velava, sempre, sembrava lontana.
Sembrava non esserci mai stata.
Sorrisi pensando che forse il merito era anche un po’ mio.
Non vedevo l’ora di trascorrere un’intera giornata con lei.
Noi due da soli.
Quando eravamo soli io riuscivo a vivermi lei.
Ma se Katherine era nei paraggi, io non riuscivo più a rimanere legato a Liza.
Scacciai il pensiero della bella vampira.
Non potevo pensare a lei.
Guardai Liza e notai che non era presente.
Non sembrava malinconica, anzi.
Il suo sorriso suggeriva pensieri felici.
Chissà a cosa pensava.
Non gliel’avrei chiesto.
Ognuno era il proprietario indiscusso dei propri pensieri.
Non vedevo l’ora di arrivare al Rifugio.
Lì eravamo più uniti.
Lì non c’era nessuno che avrebbe potuto dividerci.
Lì non avremmo rischiato che qualcuno interferisse.
La aiutai a salire sul suo cavallo e salii sul mio.
Per un po’ camminammo in silenzio, finché non uscimmo dalla tenuta Salvatore.
Pensavo che se avessimo incontrato Katherine forse non avrei più voluto andare al Rifugio con lei.
Pensavo che forse quella notte era stata uno sbaglio.
Pensavo che magari dovevo lasciare Liza e andare a parlare con Katherine.
“Damon, a cosa pensate?”
Mi risvegliai dalle mie elucubrazioni.
“a niente!”
Davvero volevo averla vinta con lei?
Illuso!
“se volete possiamo tornare indietro, voi andate da Katherine e ci dimentichiamo di questa notte!”
Davvero pensavo che lei non avrebbe capito?
Illuso!
“no! Perdonatemi.. non voglio tornare indietro. Non voglio rinunciare a questa nostra giornata e non voglio dimenticare questa notte!”
Davvero avevo pensato di poter pensare a quella notte come ad uno sbaglio?
Illuso!
Liza mi capiva e mi riempiva il cuore.
Non come sapeva fare Katherine, ma lei era in grado di farmi stare bene, come non ero mai stato.
E il suo sorriso, che anche adesso le illuminava il viso, mi scaldava il cuore.
Ero davvero un illuso, se pensavo di poter allontanare quella giovane donna da me.
“Damon, se non fate strada non troverò il Rifugio!”
“cosa? Ieri l’avete trovato!”
Tremò al ricordo della sera precedente…
Chissà cosa non mi aveva detto.
“in realtà mi ero persa… non so nemmeno come ho fatto ad arrivare sana e salva da voi!”
La superai e mi misi davanti, così da poter far strada.
Accelerai un po’ il passo del cavallo.
Volevo giocare un po’.
Pensavo che sarebbe rimasta indietro e mi avrebbe chiesto di tornare o di rallentare per aspettarla.
Ancora una volta mi dissi illuso.
Lei accelerò con me e mi fu dietro in un secondo.
“sapete cavalcare bene!”
Rise di gusto.
“si fa quel che si può!”
Chissà da dove prendeva quelle frasi.
 
Pov Katherine
 
Uscii dalla stanza di Stefan stando attenta a non svegliarlo.
Volevo andare da Liza per parlare un po’ con lei.
Doveva raccontarle di come, la sera prima, Stefan fosse venuto in camera mia.
Dovevo dirle di come mi aveva chiesto di seguirlo in camera.
Dovevo riferirle quello che mi aveva detto.
Dovevo descriverle quanto era stato dolce.
Come mi aveva fatta sentire.
Quello che mi aveva fatto vivere.
Andai nella sua stanza, ma non la trovai.
Il letto era intatto, forse aveva dormito da Damon.
Notai degli abiti sulla sedia della toletta e nell’aria c’era odore di ceralacca.
Chissà cosa aveva fatto.
Mi diressi nella stanza di Damon.
Ma non era nemmeno lì.
Questo letto, però, non era intatto.
Sorrisi.
Andai nella mia stanza.
Senza un motivo in particolare.
Notai subito l’odore di Liza nell’aria.
Subito dopo mi accorsi della lettera sul letto.
Ecco cosa aveva fatto con la ceralacca.
La aprii e la lessi.
Un sorriso comparve sul mio volto.
Quando sarebbe tornata avrebbe dovuto raccontarmi tutto quello che era successo quella notte.
Dalla lettera, però, sembrava fosse felice.
Magari Damon aveva aperto gli occhi.
Nascosi la lettera e tornai da Stefan.
Per una volta potevo svegliarmi nel suo letto senza il rischio che Damon ci trovasse insieme.
 
Pov Liza
 
Eravamo al Rifugio da poco, ma già si sentiva il cambiamento tra di noi.
Damon, lì, era più sciolto.
Più libero.
Più meravigliosamente attento a me.
Stavolta aveva pensato a tutto.
Aveva preso una coperta, che stesa per terra fungeva da giaciglio.
Aveva portato l’acqua e qualcosa da mangiare.
Non che il cibo fosse la mia priorità.
Avrei potuto mangiare solo le sue labbra.
Il suo collo.
La sua pelle.
Mi tolsi il vestito e mi buttai in acqua.
Lui mi seguì immediatamente.
Scherzammo.
Nuotammo.
Parlammo.
Ci baciammo.
Facemmo l’amore.
Non so quante volte.
Due, tre quattro, venti!
Era bello stare lì, con lui e viversi.
Era bello essere il centro di tutto.
Aveva portato un libro.
Eravamo abbracciati, sulla coperta.
Avevamo appena finito di mangiare un pezzo di pane quando lui lo prese.
Iniziai a leggere.
Lui mi teneva stretta al suo petto e io mi sentivo a casa.
Era bello.
 
Pov Damon
 
Era stata una giornata meravigliosa.
Solo io e lei.
Solo noi a goderci il nostro paradiso.
Il nostro giorno.
La nostra storia.
La nostra vita.
Era stata una giornata magica.
Solo io e lei.
Solo noi a vivere quello che il Rifugio aveva da offrirci.
Le risate.
I sorrisi.
I baci.
L’amore.
Era stata una giornata ricca di significato.
Solo io e lei.
Lei con il suo sorriso, capace di scaldarmi il cuore.
Lei con i suoi occhi verdi, capaci di leggere dentro di me.
Lei con le sue mani, capaci di donarmi brividi di calore.
Lei con il suo broncio, capace di farmi ridere di gioia.
Lei e solo lei, lì, in quel Rifugio, con me.
Stava leggendo.
Con la sua voce, così melodiosa alle mie orecchie.
La tenevo stretta a me.
Avevo paura mi potesse sfuggire.
Avevo paura la potessi perdere.
Avevo paura non volesse più stare lì con me.
A un certo punto chiuse il libro e mi guardò.
Sorrideva.
“Damon, grazie!”
Aggrottai le sopracciglia.
Per cosa mi stava ringraziando?
“vi sto ringraziando per questa giornata.. perché mi avete fatta sentire speciale! Perché avete trascorso tutta la giornata con me! grazie!”
La baciai.
Era così dolce nella sua insicurezza.
Era così adorabile nella sua dolcezza.
Era fatta per essere amata nella sua bellezza.
Amata da me.
E mi ritrovai ad amarla per l’ennesima volta in quel giorno.
Forse era la centesima volta che ci amavamo, quel giorno, ma non importava.
C’eravamo solo noi e la nostra voglia di dimostrarci amore.
 
Eravamo ancora abbracciati.
Stavamo guardando quello spicchio di cielo visibile dall’apertura nel soffitto della grotta.
Poi lei si girò e mi baciò.
Un bacio non del tutto casto, ma nemmeno una richiesta di andare oltre.
Solo un bacio ricco di passione.
Solo un bacio ricco di lei.
Solo un bacio per me.
Solo un bacio che sapeva di noi.
“Liza, c’è qualcosa che vi preoccupa?”
Lo avvertivo dalla rigidità dei suoi muscoli.
Lo avvertivo da come mi aveva baciato.
“è solo che non vorrei che questo giorno finisse… ma mi sembra un desiderio irrealizzabile!”
“so cosa volete dire!”
Si girò a guardarmi negli occhi e le sorrisi, prima di baciarla.
“proveremo a stare insieme comunque!”
Illuso!
Lei mi sorrise.
Ma nei suoi occhi vedevo la preoccupazione…
Chissà cosa temeva…
Chissà cosa le faceva così paura, nel nostro futuro, se un nostro futuro ci sarebbe stato.
Rimanemmo ancora un po’ lì. abbracciati!
Poi lei si alzò.
“se nessuno dei due prende l’iniziativa rimarremo qui per sempre!”
Risi.
Mi alzai e la abbracciai da dietro.
“un giorno o l’altro torneremo per un’altra giornata!”
“una intera?”
Sorrisi alla prospettiva.
“si! Una intera!”
Si girò e mi baciò.
E questo bacio era ricco di affetto.
Carico di significato.
Guardiano di un sentimento che sarebbe potuto sbocciare.
 
Pov Liza
 
Ero così felice.
Quella giornata era stata davvero meravigliosa.
Magica.
Speciale.
Unica.
Speravo ce ne sarebbe stata un’altra.
Pensavo che una volta tornati a casa, nonostante Katherine, sarebbe cambiato poco.
Illusa!
Eravamo di nuovo sui nostri cavalli, diretti a casa.
Mi sentivo di nuovo come la protagonista di un film.
Un film da favola, stavolta.
E Damon era il principe venuto a salvarmi dall’abisso del mio passato.
Ero felice e sapevo che i miei occhi rispecchiavano la mia felicità.
Ero felice e sapevo che si vedeva.
Ero felice e dovevo ringraziare Damon.
Solo lui.
Poi avvenne tutto troppo velocemente.
Il cavallo si imbizzarrì.
Mi disarcionò e caddi per terra.
Avvertii un dolore al fianco o allo stomaco.
L’ultima cosa che vidi furono gli occhi di Damon.
E vidi la paura.
 
Pov Damon
 
Stavamo tornando a casa.
La felicità che vedevo nei suoi occhi donava felicità ai miei.
Poi il suo cavallo si imbizzarrì.
Vidi solo di sfuggita il motivo per cui aveva perso il controllo: un serpente.
Liza cadde.
Ma non fu quello a terrorizzarmi.
Quando mi avvicinai vidi ciò che non avrei voluto vedere.
Era caduta su un legno e questo si era conficcato in lei.
Era entrato dal fianco chissà fin dove si era spinto.
Non sapevo che fare.
Lei perdeva sangue.
Lei stava perdendo troppo sangue.
Ebbi paura e rimasi paralizzato.
La guardavo ma non riuscivo a fare nulla.
La guardavo mentre chiudeva gli occhi.
La guardavo mentre perdeva i sensi.
La guardavo mentre la felicità di quella giornata scivolava lontana e la prospettiva di un futuro inesistente per lei si faceva largo in me.
Non sapevo che fare.
Non sapevo come comportarmi.
La presi e le poggiai la testa sulle mie gambe.
 
Angolo autrice:chiedo venia… vi prego non mi uccideteeeee
*si nasconde dietro un angolino*
Mi avete perdonata?
Spero di si…
Volevo solo dirvi che ho deciso di non dividerla ^_^
E per questa decisione devo ringraziare le mie amate lettrici che mi consigliano…
Adesso me ne vado prima che mi uccidiate davvero
*torna a nascondersi nel suo angolino*

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Capitolo 23
*** My blood is your life... ***


 
Pov Damon
 
Ero ancora a terra.
Non riuscivo a fare nulla.
Vedevo la ferita di Liza sanguinare ma non riuscivo a muovere un muscolo.
Poi presi l’acqua e le bagnai le labbra.
Aprì gli occhi.
Mi guardò con uno sguardo che non seppi decifrare.
“Damon… por…ta…mi da Ka..a..ather..r..r..rine!”
Poi chiuse di nuovo gli occhi.
Come avrei dovuto fare a portarla da Katherine?
Se avessi provato a sollevarla sarebbe morta dissanguata…
Il suo cavallo era scappato.
Diedi un colpo al mio cavallo, nella speranza che andasse a casa.
Sperai solo che Katherine venisse, come aveva fatto la sera prima.
Sperai che sapesse cosa fare.
Sperai che Liza non morisse, non me lo sarei mai perdonato.
 
 
Pov Katherine.
 
Quella giornata era trascorsa tranquilla.
Io e Stefan, da soli, ci eravamo molto divertiti.
Poi però sentimmo un rumore di zoccoli.
Uscimmo fuori e vedemmo il cavallo, che ero sicura aveva usato Liza, correre verso casa.
Sorrisi.
Era mai possibile che quella ragazza non riuscisse a tenere un cavallo.
Chiesi a Stefan di posare il cavallo nelle stalle, sicura che nel giro di qualche minuto avremmo visto arrivare Damon e Liza.
Rientrai in casa, mentre Stefan portava il cavallo di Liza nelle stalle.
Mi si avvicinò Emily.
“Katherine, vi devo parlare… ho scoperto qualcosa sulla collana!”
La feci accomodare…
“vedete avevo ragione! La pietra non esiste in natura è stata creata con la magia!”
Annuii e la invitai a proseguire.
“non so ancora tutti i materiali che sono stati usati, ma sicuramente è stata usata la verbena e i lapislazzuli.. ma non sono gli unici elementi! Credo che la strega che l’ha creata volesse proteggere chi l’avrebbe indossata dai vampiri… ma non solo! Credo che gli altri elementi usati servano a proteggere chi indossa la collana dagli altri essere che conosciamo!”
Trasalii.
“i licantropi!”
“esatto… ma non solo!”
“cosa? Cosa c’è ancora?”
“credo che la protegga anche dalle streghe!”
Non ebbi il tempo di assimilare quella notizia.
Sentii gli zoccoli di un altro cavallo, ma c’era qualcosa di sbagliato.
Dal rumore che producevano gli zoccoli ero sicura che il cavallo fosse solo.
C’era qualcosa che non andava.
Uscii fuori, Emily dietro di me.
Mi avvicinai al cavallo e lo avvertii.
Odore di sangue.
Sangue umano.
Sangue fresco.
Sangue di Liza.
Salii a cavallo, senza pensarci.
Spronai il cavallo a correre e mi diressi dove li avevo trovati la sera precedente…
Speravo fossero lì.
Speravo non fosse successo niente di così preoccupante.
Sperai che Liza stesse bene.
Sperai di arrivare in tempo, per qualsiasi cosa avessi trovato.
 
Pov Damon
 
Liza era sempre più pallida.
Il suo corpo aveva perso troppo sangue.
Quando sentii degli zoccoli avvicinarsi trattenni il fiato.
Avevo paura che non fosse Katherine.
Avevo paura di avere aspettato un aiuto che non sarebbe mai arrivato.
Avevo paura che lei morisse.
Poi la vidi e sospirai.
 
Pov Katherine
 
Quando arrivai il mio sangue si raggelò.
Se non fossi stata già morta sarei morta in quel momento.
Vederla lì, a terra, sanguinante mi fece uno strano effetto.
Mi affrettai a raggiungerla.
Non mi importava se Damon sarebbe rimasto terrorizzato dalla mia velocità.
Non mi importava se qualcuno avrebbe potuto vedermi.
Io dovevo salvarla.
Quando le fui vicino notai la quantità di sangue che aveva perso.
Se non fossi intervenuta subito sarebbe morta.
Tirai fuori il legno.
Il sangue iniziò a fuoriuscire più copioso.
Mi morsi il polso, senza indugiare oltre.
Senza badare a Damon che sobbalzava.
Eppure, mentre facevo bere il mio angue a Liza, sperando di non essere arrivata tardi, non potei fare a meno di notare le lacrime, che bagnavano il suo volto.
Non potei fare a meno di notare che lui le era rimasto affianco.
Non potei fare a meno di notare che nonostante fosse terrorizzato da me e da quello che avevo fatto non si era allontanato da lei.
Non l’aveva lasciate.
Non aveva smesso di accarezzarle la fronte.
Quando vidi che il flusso del sangue aveva iniziato a rallentare e che la ferita aveva cominciato a rimarginarsi smisi di farla bere.
“Damon… Damon!”
Ma lui non mi rispondeva.
“Damon…”
Gli sfiorai la mano.
Lui sembrò risvegliarsi.
“mi dispiace… è colpa mia… se io non l’avessi portata nel bosco non sarebbe successo!”
“cosa è successo?”
Prese fiato.
“il suo cavallo ha visto un serpente e si è spaventato… così l’ha disarcionata… lei è caduta su quel legno e poi…”
Non continuò.
Non piangeva più.
Solo i suoi occhi guardavano lei.
Lei e nient’altro.
Gli proposi di metterla sul cavallo, insieme a me, così saremmo potuti tornare a casa, ma si rifiuto.
Rifiutò di lasciarla anche solo per un attimo, anche solo per il tempo del tragitto.
Avrei potuto soggiogarlo, ma non mi sembrava corretto.
Intanto pensavo al fatto che Liza non avesse ancora ripreso conoscenza.
Mi faceva preoccupare.
Proposi a Damon di salire a cavallo con Liza.
Io avrei potuto tornare con la mia velocità da vampira.
Stavolta accettò.
Lo convinsi a farsi aiutare a salirla sul cavallo.
Dapprima era titubante, ma poi si rese conto di non poterne fare a meno.
Si diresse verso casa e io feci lo stesso.
 
Pov Damon
 
Non riuscivo a vedere altro che Liza.
Mi sentivo così in colpa da non riuscire quasi a respirare, di sicuro non riuscivo a ragionare.
Vedevo solo lei.
Il sangue.
Il sudore che le imperlava la fronte e che era così diverso da quello che le avevo già visto, mentre facevamo l’amore.
Ripensare a quel dettaglio non fu salutare.
Cercai di mantenere, almeno, quel po’ di lucidità che mi permettesse di arrivare a casa.
Quando ci arrivai ero ancora visibilmente sotto shock.
Katherine mi venne incontro e mi aiutò a scenderla da cavallo.
Mentre scendevo le si avvicinò Stefan.
Stava per prendere Liza in braccio ma glielo impedii.
La presi e la portai nella sua stanza.
Me ne stetti lì, in disparte, aspettando che Katherine finisse di spogliarla, lavarla del sangue che le era rimasto addosso e rivestisse con una sottana.
Una sottana come quella che le avevo sfilato io quel giorno innumerevoli volte.
Quando Katherine ebbe terminato la sua operazione uscì.
Mi avvicinai a letto e trassi un respiro.
Come se fino a quel momento non lo avessi fatto.
Come se la sua lontananza, seppur di pochi metri, mi avesse tolto l’ossigeno.
Come se lei fosse Ossigeno.
Le presi la mano e la tenni tra le mie.
E pregai.
Non ero molto credente ma pregai.
Pregai che non morisse, non l’avrei sopportato.
Pregai che non mi lasciasse, dovevo capire cos provavo per lei, puro egoismo.
Pregai che non se ne andasse senza avere mai amato, lei meritava di essere felice.
Non mi resi conto di aver passato tutta la notte sveglio a tenerle la mano.
Non mi accorsi che Katherine era rimasta con nella stanza e si era sdraiata accanto all’amica.
Per me c’era solo Liza e il suo volto pallido.
I suoi occhi chiusi, che non mi potevano più leggere fino nel profondo.
La sua bocca che non rideva.
Non c’era nient’altro.
Solo lei e la sua lotta per vivere.
Per amare.
Per farsi amare, ma non da me.
Io non ne ero in grado, e l’avevo dimostrato, quel giorno più che tutti gli altri.
Io le avevo solo portato dispiaceri.
La prima settimana, quando facevo di tutto per indispettirla.
Quando poi eravamo diventati amici l’avevo abbandonata nel momento del bisogno, per non schierarmi contro Katherine.
Quando avevo capito di essere attratto da lei l’avevo usata, pur sapendo di essere innamorato della sua amica ed essendo consapevole che mai avrei potuto ricambiare i suoi sentimenti.
Eppure, in quel momento, non riuscivo ad allontanarmi da lì.
Non riuscivo a lasciare la sua mano e ad andarmene, come avrei dovuto fare.
 
Pov Katherine.
 
L’aveva portata in stanza ed era rimasto lì mentre mi occupavo di lei.
Non si mosse di un centimetro per tutto il tempo.
Rimase immobile. C’era, fisicamente, ma con la mente era da tutt’altra parte.
Non potevo occuparmi anche di lui.
Liza era la mia priorità.
Quando finii di sistemarla mi avvicinai a Damon.
“ce la farà… dobbiamo aspettare che il mio sangue faccia effetto!”
Ma lui sembrò non sentirmi.
Si avvicinò a Liza e le prese la mano.
Quando le fu di nuovo vicino riprese a respirare.
Possibile che per tutto quel tempo non l’avesse fatto?
No! Ma sembrava davvero che fosse così.
Mi stesi vicino a Liza.
Volevo esserci quando si sarebbe risvegliata, perché l’avrebbe fatto, ne ero sicura.
Damon non se ne andò.
Rimase lì tutta la notte.
Gli stringeva la mano e ogni tanto le accarezzava la fronte, la guancia, il mento.
Più volte tentai di chiedergli il perché non andasse a dormire, ma era come se lui non mi sentisse.
Come se io non fossi lì con lui.
Come se fossero solo lui e Liza.
Sorrisi, non potei farne a meno.
Lui le si era affezionato, oltre ogni previsione.
Ma c’era qualcosa nel suo sguardo che non mi piaceva.
Provai a chiedergli a cosa stesse pensando, ma senza risultati.
Sembrava non essersi accorto che fossi lì, con lui.
Non dormì, nemmeno un attimo.
Rimase tutta la notte a guardarla con quell’espressione ansiosa e colpevole sul volto.
L’alba arrivò presto.
Troppo presto per noi che aspettavamo che lei si svegliasse.
Cominciavo a temere che non si sarebbe risvegliata, quando lo fece.
Aprì gli occhi e si guardò intorno.
Vide prima me e mi sorrise.
Poi si voltò verso Damon e gli accarezzò la guancia.
Lui, finalmente, diede un segno di vita.
Le sorrise.
Ma era un sorriso strano.
Freddo.
Distante.
Un sorriso diverso da quelli che le aveva rivolto fino a quel momento.
“sono felice che vi siate svegliata! Come vi sentite?”
La sua voce mostrava tutta la stanchezza per quella notte.
Tutta la preoccupazione.
Ma anche qualcos’altro, che non seppi decifrare.
“stanca… ma sto bene! Vi ringrazio!”
Si alzò.
“bene… allora vi lascio alle cure di Katherine!”
Si congedò così.
Uscì dalla stanza senza dire altro.
Liza si voltò verso di me e mi sorrise.
“era troppo bello per essere vero!”
E una lacrima sfuggì al suo controllo.

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Capitolo 24
*** True friends... ***


Pov Liza
 
Quando mi ero risvegliata avevo visto Katherine.
Le avevo sorriso. Se potevo ancora farlo era solo grazie a lei, lo sapevo.
Non sapevo cosa era successo dopo che avevo perso nuovamente i sensi ma indubbiamente se ero viva lo dovevo a lei.
Poi mi voltai e vidi Damon.
Sembrava stanco ed era ancora sporco.
Notai il sangue, il mio sangue ancora sulle sue mani.
Le occhiaie, segno inconfondibile della sua stanchezza.
La preoccupazione che lasciava spazio al sollievo, nei suoi occhi.
E poi, leggermente più in profondità, qualcosa che non mi piacque.
Distacco?
Lontananza?
Freddezza?
Forse tutto insieme.
Non mi ero sbagliata.
Quando uscì con quella battuta io vi lessi molto più di quello che mi aveva detto.
“bene… allora vi lascio alle cure di Katherine!”
Sentii: “adesso che state bene non c’è motivo per cui io resti qui!... potete stare solo con Katherine!”
E anche: “bene… e adesso che io ho capito che non voglio avere nulla a che fare con voi vi lascio conKatherine!”
E ancora: “bene… io ho fatto la mia parte adesso state con Katherine!”
Tutte queste interpretazioni, però, erano un colpo al mio cuore.
Cuore che sanguinò, come colpito da un proiettile, nel momento in cui si chiuse la porta della mia stanza.
Guardai Katherine per cercare una spiegazione, ma lei era spaesata tanto quanto me.
Le sorrisi.
“era troppo bello per essere vero!”
E una goccia salata riuscì a superare le barriere che ero riuscita ad innalzare negli anni.
Damon mi aveva davvero fatto qualcosa.
Io non avevo mai pianto per un ragazzo.
Non ce ne era mai stato motivo.
Non mi ero mai affezionata a nessuno!
“Liza, cos’è successo… perché è andato via così?”
“speravo poteste dirmelo voi! Ma a quanto pare non lo sapete…”
Un’altra goccia salata che scappava dalle mie recinsioni.
Un altro proiettile dritto nel mio cuore.
“vi andrebbe di raccontarmi cos’è successo?”
Annuii e iniziai a raccontarle tutto.
Dalla sera precedente, o forse due sere precedenti, quando lo avevo seguito in stanza al momento in cui il mio cavallo si era imbizzarrito disarcionandomi.
Lei mi chiarì il motivo di quel comportamento nel mio cavallo.
Aveva visto un serpente.
Era tutta colpa di un serpente.
Sorrisi.
Era sempre colpa loro.
Persino nella Bibbia il simbolo della tentazione, e perciò del diavolo, era il serpente.
Sospirai.
Poi rimasi ad ascoltare Katherine che mi raccontava di come fosse rimasto accanto a me per tutta la notte.
Di come non si fosse reso conto che Katherine era lì.
Di come non le avesse risposto a nessuna domanda.
Sospirai di nuovo.
Chissà perché era andato via in quel modo.
 
Pov Damon
 
Quando riaprì gli occhi provai un sollievo che non ero in grado di descrivere.
Mi stava sorridendo.
Cercai di ricambiare ma ero consapevole che il mio sorriso era diverso rispetto a quelli che le avevo rivolto fino a quel momento.
Le chiesi come stesse.
La mia voce suonava stanca e spossata anche alle mie orecchie.
La sua era sempre una dolce melodia.
“bene… allora vi lascio alle cure di Katherine!”
E dietro quella frase c’era così tanto: “sono felice che stiate bene… allora vi lascio alle cure di Katherine, lei sa cosa fare!”
E anche: “speravo che diceste di stare bene, non avrei sopportato un’altra risposta, perché io devo lasciarvi con Katherine! È lei che amo e non posso giocare con voi!”
E ancora: “amo la parola bene.. mi fa sentire meno in colpa per i sentimenti che provo per Katherine!”
Uscii così, sperando che, anche questa volta, lei riuscisse a leggere più di quanto io avessi detto.
Andai in camera mia e mi guardai allo specchio.
Ero ancora sporco.
Avevo il suo sangue ancora sulle mani.
I miei vestiti erano tutti imbrattati di sangue e fango.
Chissà perché non mi ero pulito.
Chissà perché non avevo mangiato.
Chissà perché l’avevo lasciata sola.
Le avevo giurato che non l’avrei mai fatto.
Ma non potevo stare ancora vicino a lei!
L’avrei usata e lei non lo meritava.
Lei meritava un uomo che amasse solo lei.
Un uomo per il quale lei fosse il Tutto.
Un uomo per il quale lei fosse il Mondo.
Mi lavai e scesi nelle cucine.
Mangiai e poi uscii in giardino.
Mi sedetti all’ombra di un albero.
Quell’albero.
Il suo albero.
 
Pov Liza
 
Katherine rimase con me per tutto il tempo.
Non si allontanò nemmeno per un secondo.
“Katherine, perché siete preoccupata?”
“è così evidente?”
Sorrisi.
“abbastanza! È successo qualcosa che dovrei sapere?”
“vedete di solito quando un umano prende del sangue di vampiro guarisce subito… voi ci avete impiegato più del necessario e ancora non vi siete rimessa!”
Effettivamente ci avevo pensato anche io ma non sapevo come spiegarmelo.
Poi lei azzardò un’ipotesi.
“magari, se ne beveste un altro po’ la guarigione sarebbe accelerata!”
Corrucciai le sopracciglia.
“davvero volete che io beva di nuovo il vostro sangue?”
“se non volete non vi obbligo, certo! Ma io lo facevo per voi!”
Sorrisi.
Voleva davvero salvarmi.
“solo ad una condizione!”
Sorrise.
Sapeva che me l’avrebbe data vinta!
“cosa avete in mente?”
“niente di impossibile! Io berrò il vostro sangue se voi farete la stessa cosa col mio!”
“Liza, voi sapete che lo scambio di sangue crea un legame molto forte?”
Annuii.
“e perché volete farlo?”
“perché voi siete l’unica amica che io abbia mai avuto! E mi sembrava di avervi già detto che ci tengo a voi!”
Sorrise.
“e siete pronta anche a dividere con me un’esperienza del genere?”
“solo se lo siete anche voi!”
Vidi il suo volto cambiare e ne fui stupita.
Sapevo che avrebbe accettato, ma pensavo avrebbe combattuto un po’ prima.
“bene Liza! Se siete così sicura di voler creare questo legame io non posso che esserne felice!”
“Bene! Ah, Katherine! Grazie!”
Non mi rispose.
Si avvicinò al mio collo e affondò lì i suoi denti.
Sentii un dolore acuto irradiarsi dal punto in cui mi aveva morsa a tutto il corpo.
Ma fu solo un attimo.
Dopo poco, davvero troppo poco, il dolore lasciò il posto a una piacevole sensazione.
Anzi a una sensazione di piacere.
Lei si staccò.
“vi ho fatto male?”
“No!”
La mia voce era così… diversa.
Si morse il polso e me lo porse.
Tentennai un attimo ma poi lo avvicinai alle mie labbra.
Cominciai a bere.
E mi stupii dei miei pensieri.
Era buono.
Era davvero buono!
 
Pov Katherine
 
Beveva avidamente.
A quanto pareva a lei il mio sangue piaceva.
Davvero!
Quando si stacco aveva le labbra rosse del mio sangue.
I denti tutti rossi ma un sorriso meraviglioso.
“Katherine! Sarà anche effetto placebo ma io mi sento meravigliosamente adesso!”
Si alzò dal letto e iniziò a ballare.
A roteare.
A saltellare.
“Liza! Come mai così euforica?”
“beh… io penso sia colpa del vostro sangue!”
Risi.
Credevo fosse quella la causa ma non pensavo che lei ci sarebbe arrivata.
Non così velocemente, almeno.
Ma avrei dovuto saperlo.
Quella ragazza era una continua scoperta.
Sorrisi.
Era bello vedere che era felice.
Era bello vederla ridere, anche senza un reale motivo.
Si sedette sul letto e mi guardò.
Il sorriso ancora negli occhi ma l’espressione seria di chi si accinge ad affrontare discorsi seri.
“abbiamo tre o quattro problemi da risolvere! Uno: la collana! Due: George Lockwood! Tre: Stefan Salvatore! Quattro: Damon!”
L’ultimo punto era quello che le premeva di più e si vedeva dal tono di voce.
Iniziai dal primo.
La aggiornai su quanto aveva scoperto Emily e lei ebbe un brivido.
“io non credevo… mi dispiace!”
“non deve! Quella collana vi protegge… basta questo!”
Avevo davvero detto quello?
Pensavo davvero quello?
Si! La sua sicurezza era più importante della mia curiosità.
E poi era solo un modo per difenderla non avrebbe potuto essere un pericolo per me.
Le parlai di George Lockwood e della pietra di luna, omettendo il sacrificio e tutto quello che riguardava Klaus.
Stavolta non mi sembrò stupita.
Lei sapeva.
Tutto.
“per quanto riguarda Stefan non vedo quale sia il problema…!”
“oh! Semplice dovete raccontarmi tutto quello che mi sono persa! Spiegarmi il motivo per cui non avete dormito in stanza, due notti fa, e scendere nei dettagli!”
“quindi non è un problema, quello di Stefan!”
“non esattamente!”
Ridemmo insieme.
Poi lei raccontai tutto, come avevo desiderato fare la mattina precedente.
Le raccontai qualsiasi dettaglio mi venisse in mente.
Le parlai di qualsiasi cosa Stefan avesse detto o fatto il giorno prima.
Le dissi quello che avevo provato io.
Le spiegai tutte le mie sensazioni, emozioni.
I miei pensieri.
La resi partecipe di ogni cosa.
Appena finii lei assunse un’espressione così seria da spaventarmi.
“Katherine… mi dispiace ma devo dirvelo!”
La fissai con preoccupazione.
Cosa doveva dirmi?
Tra lei e Stefan era successo qualcosa?
Si erano baciati?
Era successo qualcosa di più?
Mi aveva davvero pugnalato alle spalle?
“avete contratto una grave malattia”
Poi addolcì il suo tono, fino a farlo diventare mieloso e fastidioso.
l’amore!”
Scoppiai a ridere nel momento stesso in cui compresi il senso di quello che aveva detto e lei con me.
“Liza, ma vi rendete conto che mi avete fatta preoccupare?”
“oh si! E dovevate vedere la vostra faccia! Eravate, a dir poco, sconvolta! Ma cosa avete pensato?”
“niente! Niente di realmente fattibile!”
Divenne seria d’un tratto.
“Suvvia! Voi non dovete dubitare di me! Abbiamo anche fatto quel meraviglioso scambio di sangue! A proposito, dobbiamo rifarlo!”
Sorrisi.
Le era davvero piaciuto così tanto o lo faceva solo per farmi felice?
“non pensate che lo faccia per farvi felice perché, e questo lo capirete col tempo, non faccio una cosa che non mi piace per più di una volta! Io provo tutto ma poi abbandono quello che non è di mio gradimento!”
“meglio così!”
Sorrisi e lo fece anche lei.
“vi va di parlare di Damon!”
Scosse la testa.
“mi andrebbe di parlare con Damon… ma forse lui non vuole parlare con me!”
“da quando vi fate fermare da quello che vogliono gli altri?”
“Katherine, da quando piango per un ragazzo?”
“da quando avete aperto il vostro cuore…”
“e lui l’ha calpestato!”
Le presi una mano.
La stessa che aveva stretto Damon per tutta la notte.
“Liza, se anche fosse? Nei rapporti non sempre va tutto bene! Ma le cose possono migliorare se si decide di affrontarle!”
“e se mi respingesse?”
“voi riuscirete a convincerlo! Lui si è affezionato ed è evidente… non credetegli, se dovesse dirvi qualcosa di diverso!”
Non sembrava convinta.
“ne parleremo in un altro momento… lo affronterete più in là!”
Annuì.
“adesso vi andrebbe di andare da Emily per farle vedere la vostra collana!”
Annuì di nuovo.
Ma sapevo che stava pensando a Damon.
Sapevo che la sua mente era con lui.
Sapevo che si stava chiedendo il motivo di quel suo atteggiamento.
E io mi sentivo inutile.
Non sapevo che fare.
Non sapevo come aiutarla.
Non sapevo come dimostrarle che tenevo a lei.
“Katherine… grazie!”
La guardai senza capire.
Per cosa mi stava ringraziando?
Io non ero nemmeno capace di aiutarla, in quel momento.
“senza il vostro aiuto sarei morta! E io ci tengo alla mia vita!”
Sorrisi.
Forse qualcosa per lei l’avevo fatta.
Di sicuro molto più di quanto avessi fatto per chiunque altro.
 
 

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Capitolo 25
*** Reactions ***


Pov Emily
 
Vennero nella mia stanza.
Avvertivo che tra di loro c’era qualcosa di diverso.
Un legame che fino a quel momento non c’era stato.
Un legame che andava oltre l’amicizia.
Un legame magico.
Non chiesi nulla.
Non ero sicura di voler sapere cosa avessero fatto quelle due.
Ero quasi sicura, anzi, di non volerlo sapere.
“Emily avete scoperto qualcosa di nuovo?”
Liza non si rivolgeva mai a me direttamente.
Raramente mi aveva rivolto la parola e quando era successo per lo più l’avevo spinta io a parlarmi.
Chissà perché mi stava rivolgendo quella domanda.
Mi chiesi se non fosse dovuto allo strano legame che sentivo con Katherine.
“credo di aver trovato un altro elemento che è stato usato per creare quella pietra… ho già detto a Katherine che penso quella collana abbia il potere di proteggervi…”
“si, mi ha aggiornato sui passi avanti che avete fatto.. e devo ringraziarvi!”
Davvero mi stava ringraziando?
Quella ragazza aveva qualcosa di strano e lo avevo capito il giorno in cui l’avevo trovata nel bosco.
In quel momento, però, era ancora più strana del solito.
Sembrava che la paura che mostrava nei miei confronti, solitamente, non ci fosse più.
“perdonatemi… se non ho capito male voi pensate che sia stata usata la verbena e il lapislazzuli, e questo mi proteggerebbe dai vampiri… perciò, seguendo il ragionamento, per proteggermi dai lupi è stata usata la ‘strozza lupo’?”
Era sveglia.
“credo di si!”
“ma così non ci sarebbe equilibrio! E le streghe non fanno nulla che non sia in equilibrio!”
Era arrivata a capire anche quello?
Quella ragazza aveva davvero una buona conoscenza del mio mondo.
“si! È lo stesso problema che mi sono posta io. C’è qualcosa di sbagliato… come se mancasse qualcosa!”
Calò il silenzio.
Katherine stava pensando, chissà a cosa.
Liza non smetteva di fissarmi con quei suoi occhi inquietanti.
E io non riuscivo a venire  a capo di quel problema.
 
Pov Liza
 
Non smettevo di ragionare.
Se anche Emily era arrivata alla conclusione a cui ero arrivata io mi domandavo se quello che mi frullava per la testa non fosse davvero assurdo.
E un po’ lo era.
Ma il mio ragionamento aveva una sua logica.
Se per proteggermi dai vampiri era stata usata l’erba che temevano, la verbena, e la pietra che li proteggeva, il lapislazzuli, perché non doveva valere la stessa cosa per i licantropi?
L’erba che loro temevano, la strozza lupo, e la pietra che li proteggevano, la pietra di luna.
Guardai Emily e decisi di esporle il mio ragionamento.
Sgranò gli occhi.
“così ci sarebbe equilibrio! Io… non ci avevo pensato!”
Bene quindi non sono completamente fuori di testa.
Mi chiese il permesso di poter osservare la mia collana.
Acconsentii.
Iniziò a recitare una formula magica.
Continuò per un tempo che a me parve infinito.
Quando lasciò la collana mi fissò negli occhi.
“avete ragione… verbena e lapislazzuli, per proteggervi dai vampiri… strozza lupo e pietra di luna per proteggervi dai licantropi! Ma c’è qualcos’altro!”
“mi dispiace ho esaurito le idee!”
Annuì.
Chissà che aveva da annuire.
“c’era per caso un’indicazione su chi avesse creato quella collana?”
Ci riflettei.
Non mi sembrava di aver letto nessun’indicazione.
Nessun accenno alla collana se non quella lettera alla fine.
“no! Non c’era scritto nulla!”
Annuì.
Ma che aveva da annuire?
Mi stava stressando.
“credo che farò delle ricerche… ma avrò bisogno di tempo!”
Stavolta annuii io.
Così mi sarei stressata di meno.
“Katherine… noi possiamo andare!”
Annuì.
Ma era quella stanza?
Non riuscivamo a parlare?
Uscimmo fuori.
“Katherine, vi andrebbe di mangiare qualcosa? Ne ho proprio bisogno!”
Sorrise.
“da quanto non mangiate?”
“da ieri a pranzo!”
Sospirai.
Il pranzo di ieri era stato povero ma felice.
Io ero felice con Damon.
Chissà perché se ne era andato così.
“Liza, perché non andate a parlargli? Non vi fa bene stare a rimuginare!”
“e cosa dovrei dirgli?”
“cosa state pensando??”
“al motivo che lo ha spinto ad allontanarmi! Non capisco come sia possibile cambiare in una sola notte… non capisco cosa possa essere successo…!”
Mi prese la mano.
“chiedeteglielo!”
Forse aveva ragione.
Forse avrei solo dovuto parlarne con lui.
Forse!
“vi dispiace se vado a fare una passeggiata fuori? Devo riflettere!”
“certo!”
Mi regalò un sorriso, che voleva essere un incoraggiamento e si diresse in salone.
Uscii fuori.
Volevo riflettere e pensare a cosa fare.
Volevo pensare a cosa mi era successo.
A cosa poteva aver pensato Damon.
A quello che avevamo fatto con Katherine.
A quello che avevamo appena capito con Emily.
Ma non mi fermavo realmente su nessun pensiero.
Non mi andava di rimuginare.
Poi lo vidi.
Era sotto il mio albero.
Cosa dovevo fare?
Andarmene?
Tornare in casa e fare finta di non averlo visto?
O andare da lui e parlargli?
Non feci nulla.
Rimasi immobile.
Lì dove mi trovavo e lo fissai da lontano.
 
Pov Damon
 
In quella stanza con lei avevo lasciato un pezzo del mio cuore.
Io avevo infranto una promessa quando avevo deciso di andarmene.
Forse avrei dovuto parlare con lei.
Avrei dovuto spiegarle che lo facevo solo per il suo bene.
Volevo che sapesse che non volevo voltarle le spalle, ma volevo aiutarla.
Volevo che lei si allontanasse da me, perché non ero in grado di amarla.
Se si fosse allontanata magari avrebbe trovato l’uomo che avrebbe potuto amarla.
Ma non potevo dirglielo.
Chissà se avrebbe capito.
Non ne ero sicuro.
Anzi temevo non lo facesse e poi non potevo correre il rischio di parlare con lei.
Liza aveva un ascendente troppo forte su di me.
Se le avessi parlato non sarei riuscito a rimanere fermo nelle mie decisioni.
Poi sentii di essere osservato e alzai lo sguardo.
Lei era lì.
Ferma davanti a me.
Mi guardava e sembrava combattuta.
Mi sembrava ferita.
Non sapevo che fare.
Non sapevo se volevo davvero affrontarla.
Ma prima che io riuscissi a pensare davvero a cosa fare i miei piedi erano già partiti e si erano avvicinati a Liza.
Non mi guardava negli occhi.
In realtà non mi guardava.
Guardava il terreno.
“Liza… io… spero voi abbiate capito perché me ne sono andato!”
“no, Damon… non l’ho capito!”
Aveva sussurrato.
La sua voce tremava.
Il mio cuore ne fu colpito.
“perdonatemi!”
E stavo per andarmene.
 
Pov Liza
 
Si era avvicinato.
Mi aveva detto poco e niente lasciandomi ancora più confusa.
Si era scusato.
E poi?
Voleva davvero andarsene senza dirmi nulla?
Non gliel’avrei permesso.
Gli presi la mano e lo fermai.
Lo guardai negli occhi, consapevole che nei miei vi avrebbe letto tristezza e sofferenza.
Avevo avuto troppo poco tempo per innalzare una barriera.
“voi non ve ne andrete… non finché non mi avrete spiegato il motivo per cui avete deciso di allontanarmi!”
Prese un profondo respiro.
“questo almeno ve lo devo!”
Sentii un angolo delle mie labbra sollevarsi, in un ghigno sarcastico.
Per caso avrei anche dovuto ringraziarlo per quella concessione?
“io non vi faccio bene!”
Arricciai le labbra.
Lui sorrise, un sorriso sincero.
A lui piaceva quando lo facevo, anche se non ne avevo capito il motivo.
“Liza da quando siete arrivata non ho fatto altro che farvi soffrire, in un modo o nell’altro, e ieri per colpa mia siete quasi morta!”
Si sentiva in colpa?
Si era allontanato perché si sentiva in colpa?
“Damon avete messo voi lì quel serpente?”
“n…no!”
Sorrisi
“allora non capisco perché debba essere colpa vostra!”
Scosse la testa.
“è colpa mia perché se io non avessi voluto cedere alla mia attrazione per voi non sarebbe mai successo! Voi avete bisogno di qualcuno che vi ami ma io non posso farlo e se continuo a starvi vicino non permetterò mai a nessuno di farlo! Io non posso permetterlo… perché so che non vi amo e non potrò mai farlo… io amo Katherine!”
Ogni parola era una stilettata al mio cuore.
Perché faceva così male?
Perché le parole mi ferivano così tanto?
Sentii gli occhi inumidirsi.
Sentii le lacrime bagnarmi le guance.
Mi affrettai ad asciugarle.
“capisco! Avete fatto bene ad allontanarvi! Voi amate Katherine!”
Avrei voluto dirgli che era un idiota. Che io ero in grado di capire che lui non mi avrebbe mai amata.
Io volevo solo che lui non mi allontanasse.
Ma non dissi nulla.
Mi diressi verso la casa ed entrai.
Katherine mi si avvicinò.
“Liza cos’è successo?”
Le sorrisi.
“lui vi ama!”
Mi abbracciò.
Chissà perché lo fece.
Io non volevo che lo facesse.
“Katherine… c’è un liquore, da qualche parte?”
Mi condusse in salone e mi versò un bicchiere di whiskey.
Lo bevvi tutto d’un sorso e gliene chiesi un altro.
Non mi fece chiedere due volte.
A un certo punto non sapevo più quanto avevo bevuto.
Non capivo più nulla.
Mi sembrò che Katherine non fosse nemmeno più in quella stanza.
Eppure non ero sola.
Il mio bicchiere veniva riempito quando lo chiedevo e qualcuno mi stava ascoltando.
 
Pov Stefan
 
Mi avvicinai al salone e Katherine mi chiese di prendermi cura di Liza.
Lei se ne andò.
Liza chiedeva altro whiskey.
Dapprima cercai di dissuaderla, ma lei non demordeva.
Voleva bere.
Quando le chiesi il motivo per il quale stava bevendo lei si mise a ridere.
Cominciò a parlare di morte e di amore.
Di serpenti che rovinano tutto.
Di stupidi sensi di colpa.
Non capii tutto quello che disse ma non importava.
Lei non aveva bisogno che io la capissi aveva solo bisogno che io la ascoltassi.
Forse rimanemmo ore in salone.
Lei a bere e io a riempirle il bicchiere.
Ad un certo punto, dopo un’intera bottiglia di whiskey, mi rifiutai di prendergliene un’altra.
La presi in braccio e la portai in camera sua.
E lì avvenne l’impensabile.
Mi baciò e iniziò a spogliarmi.
Io spogliai lei.
Probabilmente lei non sapeva quello che faceva, era troppo ubriaca per esserne realmente consapevole.
Io, invece?
Perché non mi fermavo?
La baciavo con passione e le permettevo di accarezzarmi le spalle, il petto.
Poi, quando stavo per toglierle il vestito, lei disse l’unica cosa in grado di fermarmi.
“Damon!”
Mi bloccai e la lasciai sola sul suo letto.
Me ne andai.
Possibile che fossi così stupido?
Lei amava Damon.
Lei voleva lui.
 
Pov Katherine
 
Dovevo andare da Damon.
Dovevo parlargli.
Lo trovai sotto quell’albero.
“Damon!”
Si alzò e mi si avvicinò.
“Katherine!”
“vi prego spiegatemi perché l’avete allontanata!”
“perché io amo voi!”
“ne siete sicuro?”
Lo avevo soggiogato.
Io dovevo sapere.
“io voglio bene a Liza e ne sono attratto… nessuno mi aveva mai fatto l’effetto che mi ha fatto lei… lei mi capisce, come voi non sapete fare… lei riesce a farmi dimenticare tutto. Con lei sto bene! E forse per lei provo qualcosa di più che semplice affetto! Ma se dovessi scegliere tra lei e voi io sceglierei voi! Se io dovessi scegliere tra chiunque e voi sceglierei voi! Perché voi mi avete ridonato la vita. Voi mi fate venire i brividi. Potrei anche innamorarmi di lei, ma non riuscirei mai a rinunciare a voi!”
Forse avevo capito, cos’era successo.
Lui si stava innamorando di Liza e ne era consapevole.
E proprio perché sapeva di esserne quasi innamorato che l’aveva allontanata.
In nome dell’amore che provava per lei.
Non voleva farla soffrire perché sapeva che lei sarebbe stata solo al secondo posto, nel suo cuore, nonostante tutto.
Lui non voleva comportarsi come mi stavo comportando io con lui e con suo fratello.
Un po’ ne avevo tenerezza.
Dopotutto non era colpa di nessuno se io ero così irresistibile.
Ero una Petrova.
Non me la sentii di soggiogarlo.
Prima doveva chiederlo a Liza.
Decisi che sarei andata da lei.
Quando andai in salone lei non c’era più.
Andai in camera sua e la trovai sola in posizione fetale.
Stava piangendo.
La abbracciai.
Non avrei dovuto lasciarla con Stefan.
“Liza… shhh… shhh…!”
“Damon?”
La strinsi più forte a me.
Il giorno dopo avrei parlato con Stefan e gli avrei chiesto come aveva potuto lasciarla da sola.
Avrei parlato con Liza, per spiegarle quello che avevo scoperto.
Se poi lei avesse voluto avrei soggiogato Damon.
 
Angolo autrice: perdono ma penso che la tristezza che mi pervade sia entrata in questa storia contagiandola…
Poi volevo chiedere scusa perché Fefy94 mi ha fatto notare che Damon sembra Elena… e io tutto volevo meno che quello… perciò chiedo scusa!
E volevo avvertirvi che, se dovessi dividerla anche se non penso che lo farò, questo sarebbe il penultimo capitolo della prima parte di questa storia infinita!
Detto questo spero che la mia tristezza non vi spinga ad abbandonare la lettura di questa mia piccola ed innocente creatura.
Vi ringrazio tutte…
Un bacio
Kikka

 

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Capitolo 26
*** I go to get my life! ***


Pov Katherine
 
Si addormentò che ancora piangeva.
Nel sonno continuò a singhiozzare.
Mi sentivo impotente e non era una sensazione alla quale ero abituata.
Scappavo da almeno quattro secoli ma avevo sempre avuto una scelta.
Adesso mi sembrava di non poter fare nulla.
Volevo chiamare Damon, per chiedergli se non si sentisse nemmeno un po’ colpevole.
Volevo chiamare Stefan, per sapere il motivo che lo aveva spinto a lasciarla sola sul suo letto, con il vestito tolto per metà.
Volevo che lei non avesse deciso di bere come una spugna.
Solo in quel momento capii davvero in che modo aveva rischiato di rovinare davvero la sua vita, nel suo secolo.
Mi addormentai abbracciata a lei.
La stringevo, quasi avessi paura che se avessi allentato, anche di poco, la presa lei sarebbe scoppiata di nuovo a piangere.
 
Pov Liza
 
Mi svegliai quando il sole mi colpì in pieno viso.
Avevo un gran mal di testa e chiedere del paracetamolo in quel secolo mi sembrava poco realistico.
Non ricordavo molto, se non che avevo iniziato a bere del whiskey.
Ero riuscita ad ubriacarmi anche in quel secolo?
Ok, stavo mandando a rotoli anche quello che avevo in questo secolo.
Sentii che qualcuno mi stava abbracciando.
Temetti potesse essere Stefan.
Avevo la brutta sensazione di aver fatto qualcosa con lui.
Poi mi voltai e vidi Katherine.
Sorrisi.
Non mi aveva lasciata nemmeno in un momento come quello.
Poi, forse perché mi ero mossa, lei aprì gli occhi.
“Liza, giuratemi che non lo farete più!”
“non so se posso giurarvelo!”
Si mise seduta e io feci lo stesso.
“cosa avete risolto?”
“che ieri sera non ho pensato, nemmeno per un attimo a Damon!”
“errore… avete ottenuto di stordirvi così tanto da non riuscire a ricordare che l’unica cosa che avete fatto ieri sera è stato piangere per Damon…”
Abbassai gli occhi!
Avevo davvero pianto per Damon?
Si! Katherine  non me l’avrebbe detto, altrimenti.
Sospirai.
“Liza, avete trovato una soluzione al vostro desiderio?”
Era paura quella che avevo sentito nel suo tono di voce?
Lo temetti.
Non volevo andarmene.
Non volevo lasciare l’unica amica che io avessi mai incontrato.
Non volevo tornare in un secolo per me vuoto.
“temo di sì! Purtroppo!”
Mi abbracciò.
“fra un secolo e mezzo ci vedremo a Mystic Falls… di nuovo qui! Alla tenuta dei Salvatore!”
Fra un secolo e mezzo non ci sarebbe stata questa casa.
Avrei dovuto dirglielo? Si!
“ci vedremo alla pensione Salvatore!”
Mi sorrise.
Anche se dubitavo che avesse veramente capito tutto, non fece domande a cui sapeva che non avrei potuto rispondere.
“Katherine, fate di tutto per salvarvi in questo secolo… fate di tutto per sopravvivere fino al prossimo!”
“posso farvi una domanda?”
“se posso rispondervi…!”
“ho intenzione di barattare la mia libertà con la pietra di luna!”
Era così vicino quel momento?
La morte di Damon era così vicina?
“Liza, dovete solo dirmi se è così lontano da quello che avrei dovuto fare, secondo il vostro manoscritto!”
Sorrisi.
Era insicura e chiedeva a me consiglio.
Non temeva che io potessi ingannarla!
Noi eravamo amiche!
“da quando sono in questo secolo, non avete mai fatto una cosa che si avvicinasse così tanto a quello che c’è scritto in quel manoscritto!”
Le sorrisi.
Un sorriso vero.
Da amica.
Un po’ nostalgico.
Io sapevo che per rivedermi lei avrebbe dovuto aspettare un secolo e mezzo.
Ma io?
Quanto avrei dovuto aspettare?
E se non avessi più potuto vederla?
Era un dubbio che mi attanagliava!
“Liza…”
Mi risvegliò dai miei pensieri.
“vi prego… fatevi un bagno! Puzzate come la peggior alcolista dell’universo!”
Scoppiai a ridere.
“potreste aiutarmi?”
E lo fece.
Mi aiutò a preparare tutto.
Mi aiutò anche a spogliarmi.
Non avevo ancora smaltito del tutto la sbornia del giorno precedente.
Non ero nemmeno in grado di stare in piedi, non in equilibrio stabile.
Dopo il bagno ero, leggermente, più consapevole di quello che facevo o dicevo.
“Katherine, ho una brutta sensazione!”
“in che senso?”
Ci riflettei.
Come le avrei spiegato che temevo di aver fatto qualcosa con Stefan, ma che non mi ricordavo praticamente nulla!
“io non ricordo quello che è successo ieri sera! Ero troppo ubriaca! Però temo di aver fatto qualcosa con Stefan!”
Mi sorrise, rassicurante.
“andiamo direttamente da lui a chiedere!”
E fu quello che facemmo.
Andammo in camera di Stefan e lo trovammo chino su un suo diario a scrivere.
Sorrisi.
Era strano vedere un ragazzo tenere un diario.
Ed era strano sapere che non ne avrebbe perso l’abitudine nel corso dei secoli.
“buongiorno Stefan!”
Katherine era sempre così carismatica?
Lui si voltò, affrettandosi a chiudere il diario.
“buongiorno signorine…”
Sembrava a disagio.
La mia brutta sensazione aumentò.
Crebbe come un brivido percorrendo la mia colonna vertebrale.
Si fermò dietro la nuca.
In quel punto così fastidioso…
Lei gli si avvicinò.
“cos’è successo ieri sera, dopo che sono andata via?”
Lo stava soggiogando?
Quasi sicuramente.
“siamo rimasti in salone… poi l’ho portata in stanza e Liza ha cominciato a baciarmi!”
Sentii tutti i miei muscoli irrigidirsi.
“poi, però, ha pronunciato il nome di Damon e mi sono fermato!”
Sospirai.
Almeno non era successo nulla.
Poi però mi resi conto che c’era qualcosa che non andava.
Perché doveva sempre esserci Damon in mezzo?
Mi voltai e guadagnai la porta.
Non mi preoccupai nemmeno di aspettare Katherine.
Chissà come avrebbe reagito, sapendo che avevo baciato il ragazzo che amava.
Non ci volli pensare.
Andai al mio albero.
Lì sarei riuscita a stare tranquilla.
E ci rimasi per un po’, tranquilla.
Poi mi si avvicinò Katherine e si sedette accanto a me.
“voi sapete che quello che è successo ieri sera non cambierà le cose tra noi, vero?”
“oh, lo spero! Non voglio perdere la vostra amicizia per qualcosa che nemmeno ricordo!”
Rise.
“come fate a non ricordare nulla!”
“diciamo che non ho mai veramente retto molto l’alcool!”
Le raccontai di come non ricordassi la mia prima volta.
Le raccontai di quella volta in cui mi ero risvegliata in spiaggia, mezza nuda, senza ricordarmi come ci ero arrivata.
Quella mattina ridemmo e scherzammo.
Ma entrambe avvertivamo che c’era qualcosa di sbagliato.
Come se entrambe sapessimo che presto tutto sarebbe finito.
Parlammo per tutta la mattina all’ombra di quell’albero.
 
Pov Katherine.
 
C’era qualcosa di sbagliato.
Lo sentivo io e lo sentiva lei.
Non avrei saputo dire cosa esattamente non era al suo posto, ma c’era qualcosa di sbagliato.
Il pranzo arrivò troppo presto.
Venne Emily a chiamarci.
E rimase come stupita, da quello che si trovò dinnanzi.
“Liza… la magia della collana è attiva! Molto più attiva di come è stata finora!”
Lei sospirò.
“secondo voi potrebbe essere causato dal fatto che credo di aver trovato una soluzione al mio desiderio?”
Sembrò rifletterci un attimo.
“Se avete davvero trovato una soluzione al desiderio.. allora sicuramente è quello il motivo!”
“Vi ringrazio Emily… potreste lasciarmi sola con Katherine, un attimo… arriviamo subito!”
Emily non disse nient’altro.
Si voltò e si diresse verso casa, lasciandoci sole.
“Katherine, non so come funziona questa collana… ma volevo dirvi, prima di andare via… che.. beh… io non sono molto brava a dire… ma vi… io.. quello che sto cercando di dirvi è che…”
Le presi le mani e le sorrisi.
Speravo di darle un po’ di coraggio.
Lei mi sorrise, ma poi abbassò lo sguardo.
“vi voglio bene!”
L’aveva detto velocemente, quasi come se le parole fossero velenose.
La abbracciai per l’ennesima volta, quella mattina.
“Liza, anche io ve ne voglio… e pensavo di averlo dimostrato!”
“Infatti l’avete fatto!”
“bene!”
“ah, Katherine… non dimenticate di somministrare tutte le sere una corposa quantità di sangue a entrambi i fratelli Salvatore!”
Risi…
Allora fra un secolo e mezzo ci saremmo stati di nuovo tutti.
Pensai che prima di andare a pranzare avrei dovuto parlarle.
“Liza, devo dirvi delle cose!”
Le raccontai quello che mi aveva detto Damon.
Le dissi che lui ci teneva a lei.
Le spiegai che era solo perché era convinto di non poter mettere da parte l’amore che provava per me che l’aveva allontanata.
“grazie Katherine! Credo che dovrò parlargli, prima che questa collana mi rispedisca nel mio secolo!”
Mi abbracciò lei per una volta, quella mattina.
“entriamo?”
Mi prese per mano.
“andiamo!”
Entrambi i fratelli Salvatore erano seduti a tavola e ci aspettavano.
La tensione era evidente, ma Liza non si fece intimorire.
“Stefan, Damon”
Quando venne nominato Damon fece un saltello sulla sedia.
“vorrei ringraziarvi… per tutto! Per avermi ospitato. Per avermi fatto capire che nella vita si possono provare emozioni. Per aver condiviso con me delle esperienze. Per essermi stati accanto! Katherine… voi sapete tutto quello che vorrei dirvi…”
Annuii.
Stefan la guardò stranito.
“Liza, il vostro sembra un discorso d’addio.
“lo è! Presto riprenderò il mio viaggio, Stefan!”
Damon saltò di nuovo sulla sua sedia.
Liza fece finta di non vederlo, ma sentii il suo cuore accelerare e le suo labbra incurvarsi impercettibilmente verso l’alto.
“e dove andrete?”
Era stato Stefan a chiederlo.
“cercherò di riprendere in mano la mia vita… ho lasciato troppe cose in sospeso!”
Non aveva mentito.
Non voleva farlo con noi e, solo adesso me ne rendevo davvero conto, lo aveva fatto solo nei casi di assoluta necessità.
Anche il pranzo trascorse tranquillo.
Damon non parlò mai.
Più volte fu sul punto di dire qualcosa.
Apriva la bocca ma poi la richiudeva, senza dire nulla.
Tutte le volte che la sua bocca si apriva sentivo il cuore di Liza accelerare per poi arrestare la sua corsa quando lui la richiudeva.
Era uno strazio vederli in quello stato, entrambi.
Ma non potevo fare nulla.
Solo loro avrebbero potuto.
 
Pov Damon
 
Lei voleva andarsene?
E quando?
Quando se ne sarebbe andata?
E dove?
Da sua madre?
Dall’altra parte del mondo?
Non sapevo se essere sollevato, lei avrebbe potuto costruirsi una vita ontano da me, o arrabbiato, non avrebbe nemmeno dovuto pensare di lasciare quella casa.
Volevo chiederle tutte le cose che mi frullavano per la testa.
Perché voleva andare via?
Dove?
Come?
Quando sarebbe partita?
Con chi?
Ma tutte le volte che volevo dare voce ai miei pensieri richiudevo la bocca.
L’avevo fatta piangere così tante volte.
Non meritavo alcuna risposta.
Quando, finalmente, il pranzo finì mi alzai.
“vogliate perdonarmi… io mi ritiro nelle mie stanze!”
Mi allontanai.
Volevo stare da solo.
 
Pov Liza
 
Si era alzato ed era andato nelle sue stanze.
Non avevo ancora capito perché usavano il plurale se la stanza era solo una.
Lo avrei seguito.
Gli avrei parlato.
Lo avrei salutato.
Ma Stefan me lo impedì.
Mi invitò, e invitò anche Katherine, ad andare in salone per una chiacchierata.
Accettai, mi sembrava scortese.
Parlammo dei miei progetti per il futuro, ma per quanto cercassi di eludere le sue domande o di rispondere con mezze frasi dovetti inventare delle piccole bugie.
Katherine sghignazzava al mio fianco, lo sentivo, ma non potevo che sentirmi felice, in quel momento.
Non completamente ma comunque felice.
Dopo non so quanto tempo e non so quante domande sul mio futuro decisi che non avrei sopportato nulla di più e mi congedai.
Mi avvicinai a Stefan e gli lasciai un bacio sulla guancia.
Il mio addio.
Poi mi avvicinai a Katherine e la abbracciai.
“Stefan vi dispiacerebbe lasciarci sole, per un secondo?”
Non se lo fece ripetere.
Uscì dalla stanza e chiuse la porta.
“Katherine, prendetevi cura di voi, finché non ci vedremo di nuovo!”
“anche voi Liza… e non fatevi abbattere dalla vita… voi siete forte! Molto più di quanto pensiate!”
Le sorrisi.
E lei fece lo stesso.
“Vi andrebbe di dirmi addio concedendomi un po’ del vostro sangue?”
E lo fece.
Cambio il suo viso e si morse il polso.
Me lo porse e io iniziai a bere.
Lei fece lo stesso, col mio collo.
Ci staccammo dopo poco, soddisfatte e con un gran sorriso sulle labbra.
“a presto!”
“Liza, un secolo e mezzo non è presto!”
“suvvia! Cosa sarà mai un secolo per un vampiro di quattrocento anni!”
“effettivamente!”
Le sorrisi e andai da Damon.
Dovevo salutare solo lui.
Bussai ma non mi rispose nessuno.
Decisi di entrare.
Era sdraiato sul letto.
Le gambe penzoloni.
“Damon… state dormendo?”
 
Pov Damon
 
No! Non stavo dormendo ma non volevo salutarla.
Non volevo dirle addio.
Avrei finto.
La sentii sedersi sul mio letto.
“mi dispiace di non avervi trovato sveglio… ma forse è meglio così! Non sarei riuscita a dire una sola parola!”
Si prese una piccola pausa e sentii il suo respiro sul mio viso.
Avrei voluto aprire gli occhi, ma non lo feci.
“voi non sapete così tante cose di me… però voi mi conoscete e io ho imparato a conoscere voi… e non siete come pensavo! Riuscite ad essere dolce, quando volete…”
Rise, sommessamente.
“Damon.. io devo ringraziarmi perché mi avete fatto capire che io posso amare… e che voi potete essere amato! Vi amo!”
Poi sentii le sue labbra sulle mie e delle gocce sul mio viso.
Stava piangendo.
L’abbracciai.
La tenni stretta al mio petto.
O almeno volevo farlo.
Ma prima di riuscire a stringerla, sentii un pop e quando aprii gli occhi lei non c’era più.
Scesi di sotto.
Domandai a Katherine dove fosse Liza.
Lei mi guardò e, per la prima volta, nel suo sguardo vidi la tristezza.
“è andata a riprendersi la sua vita!”
Forse l’avevo sognata…

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Capitolo 27
*** To be continued... ***


Inizio dicendo che è un avviso e un ringraziamento...
Volevo farvi sapere che alla fine, dopo tante lotte intestine, ho deciso di dividerla...
Le avventure di Liza continueranno in "Are you in love with me?" se cliccate andrete direttamente alla storia MA prima devo ringraziare i trentaquattro che, ad oggi, mi hanno aggiunta tra le seguite:
1 - 1D_ream 
2 - Alice_InWonderland 
3 - angel2 
4 - Angy_LoveMusic 
5 - anniju 
6 - Bonnie98 
7 - Calliope82 
8 - coccinella_ 
9 - Dami92 
10 - Desyree92 
11 - ErzaTitaniaScarlet 
12 - EvelineG 
13 - fede95 
14 - Fefy94 
15 - gio_6 
16 - graz47 
17 - harmon8y9 
18 - jj96 
19 - kaykay 94 
20 - koalac92 
21 - merlo89 
22 - MiaBlack 
23 - Moonglow 
24 - Mrs Dark 
25 - Piccola_Picci 
26 - R i n i e 
27 - robiva 
28 - S u n s e t 
29 - sackiko_chan 
30 - sadferaguir 
31 - saraDE 
32 - Sonia88 
33 - Strix 
34 - Subsonic 
i 5 che mi hanno aggiunta tra le ricordate1 - 1D_ream 
2 - Arlyn_93 
3 - ErzaTitaniaScarlet 
4 - sackiko_chan 
5 - Sonia88 

e i 21 che mi hanno aggiunta tra le preferite:
1 - All my Darkness 
2 - Arlyn_93 
3 - Bellador 
4 - cielonavarra 
5 - destiel_delena 
6 - ErzaTitaniaScarlet 
7 - Esperanza97 
8 - Fefy94 
9 - Julia_Redfern 
10 - katherine delena 
11 - lia90 
12 - Lux Nox 
13 - marzo2000 
14 - morgana92 
15 - noe 
16 - NosferatuAbby 
17 - PaddyRockS 
18 - ResistiVinci 
19 - saramik 
20 - Talia Azalea Salvatore 
21 - _ether 
un ringraziamento speciale va a tutti quelli che hanno recensito e in particolare a Fefy94, che ha fatto sentire la sua voce praticamente sempre, anche nei messaggi personali..
a cielonavarra, che non sono sicura creda alla mia innocenza nell'incidente xD ma che ha comunque letto la mia storia con passione e amore, o almeno questo mi è arrivato...
a Nina007, che adesso è Bellador,che ha sempre trovato il tempo per dirmi quello che pensava..
a Haleny, che adesso è R i n i e, che con le sue mega recensioni mi ha anche dato idee...
e infine, ultima ma non meno importante, a MiaBlack che mi dona sempre un sorriso con le sue recensioni, che ha trovato nella mia creatura la sua droga non dannosa e che presto rotolerà nelle lenzuola di seta nere con Damon :P
Grazie a tutti e anche a chi ha letto in silenzio ^_^

 

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