Assassin's Creed - Il Campo

di Noxi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Strano Arrivo ***
Capitolo 2: *** L'Animus ***
Capitolo 3: *** Assassinio ***



Capitolo 1
*** Strano Arrivo ***


Assassin’s Creed - Il Campo
Capitolo 1 - Strano Arrivo

 
Da sette ore ormai ho cominciato un viaggio piuttosto strano su un pullman pieno di persone strane, verso una strana località ignota per andare in uno strano campeggio. Strano, no?
Non posso farci nulla, nonostante sia stata io stessa a decidere di partire tutto ciò sembra maledettamente strano ed eccitante. Non ho neanche perso tempo a decidermi, davanti all’invito.
Dopotutto non si può certo esitare davanti ad una lettera che ti invita al primo Campo di Addestramento Assassini della storia, non se sei un appassionato di Assassin’s Creed da tempi immemori come me.
Ma allora perché mi riferisco a tutta la faccenda in questi termini? Semplicemente perché ancora non mi capacito di come io sia riuscita ad ottenere una convocazione.
Non sono mai stata una brillante giocatrice, i miei punteggi non sono poi così alti nella classifica italiana, eppure quella busta con sopra stampato in rosso sangue il logo degli Assassini trovata nella cassetta della posta era proprio per me.
Fiutata l’opportunità di entrare in quel mondo che da sempre mi affascinava non avevo esitato ad accettare la proposta, e così oggi mi trovo su quest’autobus insieme ad altri 17 ragazzi e ragazze, nove ragazzi ed otto ragazze, diretta verso quel campeggio tanto particolare tutto dedicato ad Assassin’s Creed.
- Ragazzi, cominciate a prepararvi, manca davvero poco! - sentiamo esclamare uno dei nostri accompagnatori, un giovane alto e biondo di nome Alex che ci è venuto a prendere al ritrovo fissato sulla lettera.
Di fianco a lui una ragazza, Luna, sta finendo di controllare per l’ennesima volta le nostre iscrizioni, come se durante il viaggio le nostre identità scritte fossero magicamente cambiate.
- Oddio che emozione, non sto più nella pelle! - aggiunge poi la ragazza seduta vicina a me, Elettra, un tornado dai ricci capelli neri che sembra stia per esplodere di adrenalina ad ogni secondo che passa.
Io sorrido davanti a quello spettacolo, chiudendo il libro che mi sono portata dietro per far passare un po’ il tempo, risistemando tutto nello zainetto e preparandomi a scendere facendo penzolare le gambe verso il corridoio interno del pullman.
Getto una rapida occhiata anche al fondo del pullman: gli altri ragazzi e ragazze hanno già ricominciato a parlare concitati, sfogando le proprie aspettative riguardo a quell’esperienza, e tutti sembrano visibilmente emozionati.
Non che io sia da meno, sia chiaro: sento il sangue pulsare a una velocità accelerata nelle vene, pulsandomi attraverso tutto il corpo in preda all’eccitazione.
Non posso ancora credere di essere davvero lì, insieme a dei giovani la cui età va dai 16 ai 18 anni, pronta per prendere parte a quella che credo sia la cosa più incredibile che mi sia mai capitata.
Mentre sono presa a guardare e ad ascoltare i discorsi dei giovani seduti più in fondo, a cui Elettra sta partecipando più che attivamente, una voce mi giunge alle orecchie dalla mia sinistra.
- Hey, Michela, tu che ne pensi? Che ci troveremo davanti? -
Mi giro, riconoscendo al volo quel tono chiaro e simpatico.
Davanti a me c’è Fabio, un altro dei motivi che mi fa sentire estremamente felice e fortunata per essere lì: è un ragazzo incredibilmente carino, con un paio di occhi verdi e i capelli castano chiaro che mi hanno colpito fin dal primo momento che l’ho visto.
- Io penso che sarà fantastico. Sono rimasta a bocca aperta quando ho letto il programma scritto sulla lettera, quindi sono assolutamente entusiasta e non vedo l’ora di arrivare! - gli rispondo, sorridendo, sentendomi quasi come una bambina di tre anni alla quale hanno promesso vagonate di dolcetti.
Ma in effetti posso considerare quel programma come una montagna di caramelle: esso, infatti, includeva alcune voci piuttosto interessanti, come quella “Addestramento Osmosi in Animus”.
Lo ammetto, ci sarei andata anche solo per quello dato che era l’iniziativa più curiosa ed interessante di tutte, ma neanche il resto lasciava indifferenti.
Fabio sorride davanti alla mia risposta, come se pensasse esattamente le stesse cose, e sta quasi per riprendere a parlare quando ci accorgiamo che l’autobus ha smesso di muoversi.
Il silenzio più assoluto cala in tutto l’abitacolo: siamo arrivati, siamo al Campo.
Guardo fuori dai finestrini, per cogliere qualsiasi dettaglio di quel posto: a sinistra ci sono alti alberi verdi e rigogliosi, segno che siamo in una foresta, mentre dall’altra parte si intravede come una spaccatura fra le piante ad indicare un sentiero a terra, ma soprattutto riesco a notare un po’ in lontananza un’alta palizzata in legno.
Col respiro mozzo, in attesa delle disposizioni di Alex e Luna, riesco a trattenere a stento l’emozione: sento le gambe fremere, vogliose di scattare giù da quella maledetta scaletta per poter uscire e vedere con i miei occhi cosa mi troverò davanti, e tutti gli altri sono esattamente nella mia stessa situazione.
Vedo i loro volti tesi verso i due accompagnatori, in attesa, e tali rimaniamo fino a che la voce di Alex non rompe il silenzio.
- Ok, ragazzi, ci siamo. Andate giù a prendere i bagagli e poi aspettatemi davanti al portone. Non potete sbagliare, fidatevi, - ci fa quello, dopo alcuni interminabili secondo, rivolgendoci un occhiolino mentre prende le nostre carte insieme a Luna.
Per poco non lo travolgiamo: ognuno di noi, infatti, preso il proprio bagaglio a mano si fionda verso l’uscita dell’autobus, mancando per un pelo sia di dare una botta in testa all’autista con zaini e borse sia di falciare il povero ragazzo biondo.
Quello però ci guarda scuotendo benevolmente la testa, un sorrisino stampato sul viso, come per dire “Che cosa mi aspettavo, dopotutto, si vedeva che non riuscivano a trattenersi.”
Quasi a capo della fila, subito dopo Fabio e il suo vicino Bruno (un giovane dai capelli neri e gli occhi ghiaccio), io ed Elettra scendiamo dalle scalette metalliche del pullman facendo ritmicamente tremare gli scalini sotto di noi, e una volta a terra ci fermiamo per un attimo a guardare il panorama.
Siamo davvero in un’immensa foresta rigogliosa, e il sentiero che pensavo ci fosse c’è davvero, ma soprattutto non mi ero immaginata la palizzata.
E, adesso che siamo giù, riusciamo anche a vedere un altro particolare che si nota in fondo alla strada di terra che si apre attraverso gli alti alberi: un gigantesco portone in legno scuro, sul quale spicca inciso in grande il simbolo dell’Ordine degli Assassini.
 
- Allora? Che ve ne pare? -
La voce squillante di Luna mi toglie da quello status di ammirazione del portone, facendomi piombare di nuovo nella realtà.
Voltandomi verso di lei vedo che intorno a me ed Elettra si sono radunati tutti gli altri ragazzi, come noi incantati a fissare l’enorme simbolo degli Assassini inciso sul legno.
- Assolutamente bellissimo! Non vedo l’ora di scoprire anche l’interno! - mi sento dire, quasi come se fossi ancora per metà immersa nel mondo dei sogni, con gli occhi che brillano per la felicità.
La ragazza ridacchia allegramente, con il suo borsone già appeso alla spalla, mentre anche Alex si avvicina a noi.
- Ragazzi, vi avevo detto di prendere i bagagli! Forza, muovetevi, o non entreremo più! - ci minaccia il giovane, ridendo di gusto, mentre noi seguiamo alla lettera i suoi ordini recuperando in meno di un minuto tutti i vari borsoni e le valigie che ci siamo portati dietro piazzandoci poi davanti a lui.
- Siamo pronti! Andiamo! - esclamano poi all’unisono due ragazze, una coppia di gemelle quasi perfettamente identiche che si chiamano Lia e Mia.
Nomi un po’ banali per delle gemelle, a dir la verità, ma almeno sono facili da ricordare.
Quando le avevo viste accanto al pullman, quella mattina alle dieci, avevo subito cercato di individuare un qualche particolare che mi permettesse di distinguerle senza fare figuracce: avevano la stessa altezza, stessa corporatura, stessi occhi azzurri, stessi lunghi capelli biondi raccolti in una treccia... ma entrambe avevano una ciocca del ciuffo corto che solleticava loro il viso colorata in modo diverso. Lia l’aveva rossa, Mia invece verde.
Non c’è bisogno di dire che il loro abbigliamento era il più possibile abbinato a quei colori, per non sfigurare.
Alex ci sorride, vedendo il nostro atteggiamento entusiasta, e ci fa subito cenno di seguirlo verso il portone.
Più ci avviciniamo, più vediamo l’incredibile altezza e l’estensione della palizzata in legno che abbiamo di fronte: sembra quasi un enorme campo romano, di quelli in cui l’esercito viveva durante le campagne militare.
- Mai visto nulla di simile, - mormora Bruno, venuto di fianco a me, e io non riesco a fare altro se non annuire.
Una volta in prossimità della porta, ormai il logo dell’Ordine degli Assassini ci appare in tutta la sua grandezza e magnificenza, e dopo aver suonato ad un campanello elettronico ben nascosto nell’incavo di un palo Alex ci incita a seguirlo dentro insieme a Luna.
- Ragazzi miei... Benvenuti al Campo, - dice, in modo trionfale, mentre l’enorme portone di legno scuro si spalanca davanti ai nostri occhi.
“O-PORCA-MISERIA.”
Quella frase mi rimbomba nella testa per un paio di minuti circa, mentre guardo con la bocca aperta lo spettacolo che ci è appena comparso davanti agli occhi: un’area che sembra quasi infinita ricoperta d’erba ospita campi di addestramento per qualsiasi tipo di arma, alla nostra sinistra ci sono anche le scuderie, ci sono poi tre grossi edifici sempre in legno a formare una specie di triangolo intorno ad una struttura più grande che ci occupa quasi l’intera visuale sul Campo.
- Ma è... INCREDIBILE! - esclama Elettra, facendo un salto di un metro buono davanti a quella vista, dato che ormai non riesce più a trattenere l’emozione.
I due ragazzi insieme a lei, invece, non riescono a parlare.
Se non ricordo male loro sono Luca e Daniele, due amici che sembrano quasi fratelli da quanto sono simili: stessi capelli chiari, stessa corporatura, stessa carnagione ambrata... Ma uno ha gli occhi azzurri, mentre l’altro gli occhi castani e profondi.
I nostri accompagnatori scoppiano a ridere davanti alle nostre reazioni.
- Lo sapevamo che vi avremmo stupito... - mormorano, poco dopo, invitandoci ad entrare: dopotutto il portone non può mica rimanere aperto in eterno.
Obbedienti entriamo, portandoci dietro le valigie, mentre continuiamo imperterriti a guardarci in giro per fissarci in testa ogni minimo particolare di quel luogo.
Arrivati davanti al grande edificio di legno al centro del Campo, Alex e Luna ci fanno fermare per spiegarci un po’ ciò che accadrà lì per le due settimane seguenti.
- Allora, mentre eravamo in pullman abbiamo analizzato le vostre schede di giocatori e rilevato le vostre tattiche preferite, - esordisce la ragazza, sventolandoci i fogli sotto il naso; - Alcuni di voi hanno dimostrato una certa predilezione per gli inganni e i furti, altri per la lotta e il gioco di squadra, altri per le missioni di omicidi pianificati e per le azioni furtive. Per questo abbiamo deciso di dividervi in tre squadre, ognuna composta da tre maschi e tre femmine. -
- I primi che Luna ha nominato faranno parte della Gilda dei Ladri, i secondi di quella dei Mercenari, mentre gli ultimi, naturalmente, dell’Ordine degli Assassini, - continua poi Alex, prendendo la parola.
La cosa sembra farsi interessante: certo, preferirei seguire l’addestramento da Assassina, ma sono curiosa di vedere come hanno considerato il mio stile di gioco.
A dir la verità ho sempre cercato di eseguire la massima variabilità di azioni per diventare versatile, ma non ho idea di cosa abbia fatto per la maggior parte del gioco.
- Che sia chiaro, tutti voi siete considerati Assassini, solamente che avrete ognuno specializzazioni diverse in base a ciò in cui riesce meglio; tutto qua, - dice ancora il ragazzo, poco dopo, per poi dare la parola a Luna.
- Bene, adesso dirò chi farà parte di cosa. Gilda dei Ladri, stemma verde, femmine: Lucia, Sara e Mia. Maschi: Luca, Paolo e Marco. Gilda dei Mercenari, stemma blu, femmine: Anita, Elisa e Sofia. Maschi: Daniele, Christian e Giorgio. E infine Ordine degli Assassini, stemma rosso, femmine: Michela, Elettra e Lia. Maschi: Fabio, Bruno e Mattia, - elenca pazientemente la ragazza, indicando intanto a noi di dividerci nei tre gruppi che nomina man mano, e nel giro di qualche secondo abbiamo le nostre Gilde divise e pronte.
Non posso neanche credere a quanta fortuna ho avuto: non solo sono finita nel gruppo che volevo, ma sono anche nella stessa squadra di Elettra e Lia, nonché di Bruno e Fabio. E anche l’altro giovane, Mattia, nonostante non ci abbia parlato molto sembra un tipo amichevole: capelli castano chiaro, occhi neri e un sorriso disponibile che me lo rende immediatamente simpatico.
Appena ci mettiamo in disparte io e le altre due ragazze ci stringiamo, felici di essere capitate insieme, e coinvolgiamo anche i ragazzi nel nostro abbraccio di gruppo: sembra che siamo già affiatati come Gilda, è incredibile.
Nonostante ci conosciamo solo da qualche ora sembriamo compagnoni di una vita.
La cosa non può che farmi sorridere: si, mi è andata proprio bene!
- Direi che vi ho nominati tutti... Siete diciotto... ... ... Si, siamo a posto ragazzi! - esclama poi la nostra accompagnatrice, infilando il foglio con su scritti i nostri nomi nella cartella con le iscrizioni; - Forza, ora, andate alle Sedi delle vostre Gilde: lì troverete ad attendervi i vostri responsabili, ovvero i vostri nuovi Mentori. Sistematevi con calma, per oggi non sono previste attività, ma ricordatevi che alle otto si cena qui, alla Sala Comune, per darvi l’ufficiale benvenuto! -
Dopo averci dato le indicazioni per raggiungere le nostre Sedi, quindi, Alex e Luna entrano dentro all’edificio davanti al quale ci hanno diviso, lasciandoci tutto il tempo per poterci ambientare un po’ e conoscere meglio il luogo... Naturalmente tutto sotto la stretta sorveglianza dei nostri Mentori.
- Ok, Assassini, andiamo! - esclama Elettra, una volta che Ladri e Mercenari si sono ormai allontanati, indicandoci la stradina da seguire.
Mentre camminiamo ci mettiamo a chiacchierare del più e del meno, cercando di conoscerci un po’ meglio, tenendo comunque lo sguardo quasi sempre puntato sulle strutture che ci passano sotto gli occhi man mano che avanziamo.
Una volta arrivati davanti ad un altro edificio di legno, situata subito dopo un’area recintata contenente una quantità di manichini inimmaginabile insieme a carri di fieno e strutture sopraelevate, ci blocchiamo: notiamo tutti quanti gli stendardi rossi con stampato sopra in bianco il simbolo degli Assassini che sventolano attaccati alle finestre, oltre alla bandiera poco lontana dall’ingresso.
- Siamo arrivati gente, - mormora Mattia con un sorriso, facendo per primo qualche passo verso l’entrata per esortarci ad entrare.
Tutti lo seguono senza esitazione, salendo i pochi scalini che separano la porta dal terreno per poi spalancare quest’ultima ed entrare all’interno della nostra Sede.
Ci troviamo immediatamente in una grande sala arredata con particolare gusto, dove ogni cosa è dipinta con rosso e bianco, dai divani alla tovaglia posata con cura sul tavolo rotondo disposto al centro, mentre alla nostra destra una scala conduce ai piani superiori.
Ma non prestiamo attenzione a questo ultimo dettaglio, dato che un ragazzo e una giovane ci stanno fissando dall’altro lato del tavolo: eccoli lì, i nostri Mentori.
- Benvenute reclute. Siamo lieti di accogliervi nell’Ordine degli Assassini, - dice il primo, alzandosi e venendo verso di noi per stringerci la mano, subito seguito dalla sua compagna.
- Noi siamo Arianna e Nicola, vostri Mentori per tutta la durata del Campo, - continua poi quella, sorridendoci cordialmente per poi indicarci le sedie intorno al tavolo; - Prego, lasciate per un attimo le valigie all’ingresso e accomodatevi: abbiamo qualche parola da dirvi prima di lasciarvi liberi. -
Noi ubbidiamo subito, lasciando a terra bagagli e borse per poi unirci a loro.
Noto subito gli sguardi curiosi dei miei compagni che, come me, si sono messi ad osservare attentamente i nostri responsabili: Arianna ha lunghi capelli rossi raccolti in un’alta coda di cavallo, e nel viso pulito è incastonato un paio di occhi verdi brillanti, mentre Nicola è piuttosto alto e dai tratti decisi, con gli occhi scuri e i capelli dello stesso colore.
Dalle loro espressioni si capisce subito che sono gentili e pazienti, ma che possono immediatamente diventare estremamente severi in caso di disobbedienze.
Qualche attimo dopo, il ragazzo prende la parola: - Allora, cominciamo. Innanzitutto penso che abbiate visto l’area con i manichini sparsi situata vicino alla nostra Sede. Bene, quella è la vostra area di allenamento speciale per il nostro Ordine, dove vi addestrerete con la lama celata appena sarete pronti, ma non potete entrarci fino a che noi non vi daremo il permesso. -
A quella rivelazione il mio cuore fa un balzo: lama celata. La potrò utilizzare veramente.
Penso di stare per svenire, e dall’espressione sul viso di Elettra capisco che anche lei sta per avere la mia stessa reazione.
A questo punto sono disposta a seguire tutte le regole possibili per poter avere al polso una lama del genere.
Dopo una piccola pausa tocca ad Arianna parlare: - Per quanto riguarda la Sede stessa, invece, vi devo solo dire ciò che troverete al piano di sopra. Una volta saliti vi troverete davanti tre porte: una sarà in fondo ad un corridoio, verso sinistra, l’altra sarà invece davanti a voi, mentre la terza si troverà alla vostra destra. Bene, quella in fondo al corridoio porta alla stanza delle ragazze, mentre quella davanti a voi a quella dei ragazzi, ognuna con il proprio bagno: potete entrare e uscire da lì a vostro piacimento, quando non avrete in programma allenamenti all’esterno o sessioni Animus. -
Ecco il secondo colpo al cuore: Animus. Ci entrerò davvero. Non ci posso credere.
Quasi non riesco a rimanere attenta alle ultime parole della Mentore, colpita da quella notizia.
- Ma la terza porta è la stanza mia e di Nicola, quindi non azzardatevi neanche a metterci il naso. Sono stata abbastanza chiara? -  dice infatti, rimarcando per bene le ultime parole dopo aver notato la nostra disattenzione.
Tutti quanti ci affrettiamo subito ad annuire, e subito dopo i due ci congedano permettendoci di andare a sistemare le nostre cose, guardandoci con un sorrisino stampato sul viso.
Corriamo immediatamente di sopra, con valigie e tutto il resto, e dopo esserci infilati ciascuno nella propria camera vi rimaniamo fino al momento della cena, cercando di riposarci un po’ dal viaggio nonostante la grande quantità di adrenalina che ancora ci circola in corpo.
 
Una volta a cena ci divertiamo tutti quanti insieme, tutte le Gilde attorno allo stesso tavolo.
Ridiamo e scherziamo anche con i Ladri e i Mercenari, ci scambiamo pareri sui giochi comprati, facciamo conoscenza con gli altri Mentori e riceviamo il loro ufficiale saluto.
Tutto sembra così incredibile che quasi non mi sembra vero.
Rimaniamo a chiacchierare così tanto che non ci rendiamo conto del tempo che passa, e i Mentori sono costretti a trascinarci fuori dalla sala comune prima di rimanere svegli troppo.
- Forza, Assassini! A dormire, che domani iniziamo l’addestramento! - ci urlano, costringendoci ad alzarci dal tavolo per poi condurci di nuovo alle Sedi.
Percorriamo la stradina che ci porta a casa ridendo e continuando a chiacchierare fino a che i Mentori non ci dicono di sederci al tavolo.
- Allora, reclute, ecco qua il programma della mattina, - esordisce Arianna, mettendosi a girarci intorno scrutandoci; - Innanzitutto sveglia alle sette e mezza. Non accetteremo ritardi. -
- Avrete poi mezz’ora per prepararvi e farvi trovare freschi e riposati in sala comune per la colazione, così poi potremo darvi le prime indicazioni sull’addestramento che svolgerete per le prossime due settimane, - continua poi Nicola, sorridendo compiaciuto per quel suo tono marziale.
- Ci sono domande? - riprende poi, e quasi subito la mano di Mattia si alza di scatto.
- Scusi, Mentore, ma non sarebbe possibile poter dormire di più? - domanda il ragazzo, attirandosi le occhiatacce sia di Arianna che di Nicola.
Scoppiamo tutti a ridere: intuiamo tutti che, se avessero potuto, probabilmente lo avrebbero fulminato in un attimo solo.
- Direi che la risposta è... no, giusto? - dice allora Mattia, ridacchiando ed unendosi a noi.
Anche i Mentori poco dopo si sciolgono davanti alla scena, cominciando a loro volta a ridere, ma dopo averci concesso quel secondo di ilarità tornano seri.
- Ok, ok, adesso basta però. A letto, è un ordine, - dicono all’unisono, spedendoci al piano di sopra.
Davanti alla porta della camera dei ragazzi io, Elettra e Lia salutiamo gli altri, augurando la buonanotte anche ai nostri responsabili, dopodiché ci fiondiamo in camera nostra.
Una volta dentro ci mettiamo qualche secondo a capire che ormai la serata è finita, così rimaniamo per circa un paio di minuti a vagare a vuoto nella stanza, cercando chissà che cosa fra le cose già riposte nei tre diversi armadi della camera, e solo dopo un po’ capiamo di dover dormire.
Così tiriamo fuori i pigiama dai cassetti, facciamo a turno per andare in bagno, e poi ci sdraiamo nei nostri tre letti vicini: io al centro, Lia a destra ed Elettra a sinistra.
Dopo le iniziali chiacchiere che sembrano non finire mai su cose già accadute e varie aspettative, finalmente sembra che il sonno riesca a prenderci e portarci con sé.
“Meno male... Almeno così sono sicura che domani mi sveglierò,” mi dico, mentre con un sorriso compiaciuto mi giro sotto le coperte e mi lascio cadere preda di Morfeo, aspettando l’eccitante domani e tutto ciò che porterà con lui.

Nota dell'Autrice
Bene, ecco qua la mia prima fanfic seria, spero di aver azzeccato a mettere tutto ciò che serviva in descrizione e cose varie...
Beh, comunque, spero che l'inizio della storia piaccia, ho in mente di farla proseguire per un po' dato che l'argomento mi ispira particolarmente *^* 
PS Nella serie gli Animi saranno usati un po' diversamente dal gioco... Avranno comunque "effetto osmosi", come ho scritto, ma la modalità d'uso sarà un tantino diversa xD
Comunque spero che siate in tanti a recensire, soprattutto perché sono ancora agli inizi ed ho bisogno di consigli per migliorarmi (:
Detto questo a presto, e al prossimo capitolo! 
PPS Dato che, comunque, è ormai arrivato il tempo delle vacanze, probabilmente avrò tempi piuttosto lunghi per gli aggiornamenti della storia, non odiatemi per questo >.<
Baci, 
Noxi

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Capitolo 2
*** L'Animus ***


Assassin’s Creed - Il Campo
Capitolo 2 - L’Animus

 
Il giorno dopo la mattinata sembra scorrere velocissima, forse a causa dell’adrenalina che mi circola ancora in corpo all’idea dell’allenamento che dovremo cominciare tra breve.
Per fortuna sono riuscita a dormire, nonostante tutte quelle chiacchiere portate avanti fino a tarda notte, e al sorgere del sole sono già in piedi e pronta per uscire.
Non posso però dire lo stesso di Elettra e Lia, che si alzano giusto poco prima delle sette e mezza per poi unirsi insieme a me agli altri per andare a far colazione.
In sala comune mangiamo con tutte le altre reclute e con i loro Mentori, non toccando però l’argomento addestramento dato che Arianna e Nicola ce lo hanno subito vietato.
“Quando sarà il momento ne discuteremo, ma questa è una cosa che riguarda solo noi Assassini”, aveva detto la nostra Mentore intingendo un cornetto appena sfornato nel caffelatte, senza però dilungarsi oltre in ulteriori spiegazioni.
Così ci siamo trovati ad attendere in trepidazione il momento di cominciare sui gradini della nostra Sede, subito dopo aver finito di mangiare.
- Allora... Voi che ne pensate? Che ci faranno fare? - chiede ad un tratto Bruno, scrutandoci con i suoi occhi azzurri, mentre i nostri responsabili sono ancora assenti.
Seduta sul gradino dietro al mio Elettra sospira, forse anche lei senza idee precise.
- Boh, magari ci sottoporranno ad una qualche specie di test, per vedere le nostre capacità... - dice, anche se in realtà penso proprio che speri altro.
Come me e come tutti gli altri, infatti, lei è impaziente di provare l’Animus e di testare l’effetto Osmosi di cui abbiamo tanto sentito parlare.
Dopotutto ieri sera ne abbiamo parlato fino allo sfinimento, continuando a pensare a cosa avremmo fatto una volta in quella macchina, e la nostra fantasia ha galoppato fino a che il sonno non ci è praticamente saltato addosso.
Finalmente, dopo ancora qualche minuto di attesa, i nostri Mentori arrivano con ciascuno tre cartelle in mano e varie penne di diversi colori.
- Forza, ragazzi! È ora di cominciare! - esclama Nicola, invitandoci ad alzarci dagli scalini per seguire lui e la sua compagna sul retro della sala comune.
In effetti, sia a cena che a colazione tutti avevamo notato tre porte ai lati della sala in cui ci avevano fatto entrare, ma nessuno si era posto il problema di conoscere ciò che ci fosse dietro.
Solo adesso, vedendo ciò che si cela dietro alla porta con sopra il simbolo degli Assassini, mi rendo conto di non essermi minimamente accorta di essere così vicina alle sale degli Animi.
Proprio dietro di essa, infatti, vi è una grande sala a forma trapezoidale che ospita sei diverse macchine simili all’Animus 2.0 visto in ACII disposti su due file, mentre vicino alla parete di sinistra è situata una lunga scrivania con un computer a più schermi.
Non faccio in tempo a chiedermi a cosa serva quel coso che i Mentori mi richiamano all’attenzione: a quanto sembra mi sono messa a vagare per la stanza senza meta, incantata da quella vista.
- Ecco a voi la nostra sala degli Animi, giovani Assassini. A quanto pare risulta piuttosto impressionante per voi, - comincia poi a parlare Nicola, scoccandomi un’occhiata divertita.
Sento le guance diventare rosse per l’imbarazzo, mentre i miei compagni si fanno scappare un qualche risolino, ma Arianna si riappropria subito della parola per riportare il silenzio fra di noi.
- Bene, ora vi dirò il programma della mattinata, quindi aprite bene le orecchie che non ho alcuna intenzione di ripeterlo due volte. Appena vi daremo l’ok vi sistemerete ognuno in un Animus. Vedete di ricordarvi quale sceglierete fra poco, dato che dovrete usare sempre quello: tutti i vostri dati sessione, infatti, saranno salvati solo e unicamente su quello che userete. Subito dopo, appena terminate tutte le procedure di inizializzazione, cominceremo il vero addestramento Osmosi con una veloce missione per testare le vostre capacità: sia chiaro, lì dentro sarete perfettamente in grado di muovervi come degli scoiattoli, ma ciò che guarderemo noi saranno la vostra inventiva e la vostra capacità di reazione a... beh, qualsiasi cosa. -
Con un veloce cenno della mano, la ragazza passa poi la parola al suo compagno.
- Mentre voi svolgerete la missione all’interno dell’Animus, io e Arianna vi osserveremo da quei monitor, - comincia, indicando il computer alle sue spalle; - Quando avrete finito tutti interromperemo la sessione, e vi daremo i primi punteggi. Cercate di fare del vostro meglio, perché ci sarà un premio per i migliori tre appena finito il Campo. E poi, naturalmente, anche per la Gilda con il punteggio complessivo maggiore ci sarà un regalo, quindi datevi da fare! -
Subito dopo, i due ci rivolgono un sorriso e si avvicinano alla scrivania in fondo alla sala, accendendo l’apparecchio elettronico posto sopra di essa: in un attimo tutti gli schermi si illuminano di azzurro, e ognuno mostra l’interfaccia di un diverso Animus.
- Ok, giovani, scegliete la vostra postazione! - esclama poi Arianna, mentre Nicola si avvicina a noi.
- Voi sedetevi, mi occuperò io di sistemare le macchine, - dice quello, invitandoci a muoverci, così tutti quanti ci avviamo verso un Animus.
Io scelgo quello più a sinistra della prima fila, il più vicino alla porta, e di fianco a me si mettono Fabio e Mattia.
Dietro, invece, si mettono Elettra, Bruno e Lia.
Seguendo le indicazioni del nostro Mentore posizioniamo il braccio destro in quello strano bracciolo metallico su cui pulsano diverse lucine, e man mano lui viene a spostarci davanti alla faccia uno schermo semitrasparente e luminoso.
Appena Nicola fa scattare quel meccanismo, sullo schermo cominciano a scorrere varie scritte che non riconosco, ma che sembrano un processo di caricamento di tutta la struttura.
Nel frattempo altre luci si accendono lungo lo schienale dell’Animus, e una strana vibrazione comincia a scuotermi.
- Ora state fermi, vi stiamo scansionando. Grazie a questo saremo in grado di dare a tutti voi un avatar per muovervi all’interno dei mondi dell’Animus, - sentiamo dire Arianna, mentre un ticchettio di tasti copre in parte il brusio della macchina.
Un avatar. Beh, certo, che mi aspettavo? Dopotutto non ho mica un antenato Assassino in famiglia...
Una volta finito il processo, sento la ragazza esclamare trionfante: - Fatto! Le immagini che arriveranno adesso sui vostri schermi saranno relative al personaggio di cui rivestirete i panni, gente. -
Qualche attimo dopo, puntuale come un orologio svizzero, una ragazza in tenuta da Assassino fiorentino si materializza davanti ai miei occhi: è completamente uguale a me.
Stessi capelli mori che sfiorano le spalle, stessi vivaci occhi castano scuro, stessa corporatura slanciata. Praticamente è la mia gemella virtuale.
- Abbiamo deciso di tenere le vostre fattezze originali per crearli, e anche i nomi saranno gli stessi: questo per facilitarvi le cose in caso di missioni di gruppo, - interviene Nicola, aggiungendo qualche spiegazione in più riguardo alla scelta degli avatar; - E adesso facciamo partire il caricamento. -
A quelle parole, sento un ulteriore suono di tasti in sottofondo, e appena esso finisce l’immagine rimasta poco prima sul display scompare per lasciare posto ad una barra azzurra.
54%... 67%... 70%... 85%...
Sento l’adrenalina salire insieme al caricamento, come se stessi per essere sparata fuori da una camera di lancio.
92%... 97%... 100%.
Poi un flash improvviso di luce accecante, e infine più nulla.
 
Quando riapro gli occhi per poco non svengo: non sono più nella sala degli Animi, sdraiata su quella macchina incredibile, ma sono nel centro della Firenze rinascimentale proprio fra Santa Maria del Fiore e il Battistero di San Giovanni.
Accanto a me i miei altri cinque compagni si guardano intorno stralunati, tutti con la stessa espressione stupita sul viso.
Abbiamo tutti gli stessi abiti da Assassino, e praticamente siamo una macchia bianca su quello sfondo nero che sono gli abitanti virtuali di quella città
Ancora mi chiedo come facesse Ezio a passare inosservato con un abbigliamento del genere.
Dopo qualche secondo tutti quanti sentiamo nelle orecchie la voce di Arianna che comincia a darci istruzioni: - Ragazzi, benvenuti nella Firenze del ‘400! Questa è una ricostruzione, ovvio, quindi il tempo non scorre come se foste veramente nel Rinascimento italiano. Tutto è fatto per rendere il più “reale” possibile la vostra esperienza, - ci spiega, per poi lasciare il posto a Nicola.
- Dato che siete in sei e non possiamo coordinarvi tutti insieme vi faremo eseguire le missioni uno alla volta, quindi cominciate pure a camminare e aspettate di essere chiamati, - conclude il giovane, interrompendo la comunicazione globale.
Tutto si fa silenzioso per un attimo, poi l’ambiente viene riempito dai suoni tipici della città: le chiacchiere degli abitanti, il rumore delle scarpe che battono sulle strade di pietra, i mercanti che declamano le virtù dei loro prodotti... Tutto sembra così reale che mi sento davvero catapultata indietro nel tempo.
Vedendo che Elettra e gli altri hanno già cominciato a muoversi dedico di iniziare anche io a fare un giro lungo le viuzze di quella cittadina antica, resistendo però alla tentazione di salire sui tetti delle case: so per certo che gli arcieri appostati sopra mi beccherebbero immediatamente, e non sarebbe certo un buon inizio essere scoperta nei primi minuti di addestramento.
Anche perché constato di non avere né la lama celata né alcun tipo di armi, quindi la missione che devo affrontare non comporta uccisioni o combattimenti di alcun tipo.
“A meno che non sia un pestaggio...” mi dico, infilandomi in una strada, ma proprio in quel momento sento una mano che mi blocca il braccio destro.
Istintivamente mi volto di scatto, pronta a colpire l’assalitore, ma una voce familiare mi fa bloccare di colpo.
- Hey, Michi! Sono solo io! -
Tiro un sospiro di sollievo a vedere chi è lo sconosciuto che mi sta trattenendo: è Bruno, fortunatamente
Quello mi rivolge un sorriso, trattenendo a stento le risate: - Pensavo che avrei potuto venire con te, in attesa del mio turno, ma se hai intenzione di uccidermi andrò da un’altra parte! -
- N-no, scusa! Pensavo che fosse una guardia o qualcosa di simile, perdonami. Certo che puoi venire con me, - gli dico però io, ritraendo subito il braccio che stava per colpirlo per poi mettermi al suo fianco, rossa in viso per l’imbarazzo della situazione; - Camminiamo? -
Tranquilli, come se fossimo amici da una vita, ci mettiamo a passeggiare lungo le vie della città mimetizzandoci un po’ tra la folla rinascimentale.
Le guardie non ci prestano attenzione, attirate di più dalle cortigiane appostate ad ogni angolo che da due stranieri abbigliati in maniera poco usuale, così continuiamo per un po’ a vagare indisturbati per Firenze.
Intanto parliamo del più e del meno, conoscendoci un po’ di più: scopro che il ragazzo ha un fratello più piccolo e una sorella più grande, che gli piace la musica pop e che fa atletica leggera da ormai otto anni, che ama leggere più che guardare la televisione.
Invece io gli rivelo di avere a mia volta un fratellino più giovane di me di qualche anno, che sono non riesco a fare a meno della musica e del mio iPod, che suono la chitarra classica dalla prima media, che ho una libreria straripante di tomi di ogni genere e che faccio equitazione una volta a settimana da due anni.
Bruno sembra interessato a ciò che sto dicendo, mi ascolta pazientemente ed in silenzio e le nostre chiacchiere vengono interrotte solamente da alcune risate scatenate da frasi del tipo “Un salasso alla settimana e la vita è più sana!” oppure “Ho distillato un infuso di piombo e melograno ideale per il fegato!”.
Non riusciamo poi a trattenere le risa quando alcuni menestrelli cominciano a venirci dietro canticchiando ritornelli assolutamente assurdi e constatando che sono gli unici a capire che siamo Assassini: è tutto come nel gioco, nulla di più e nulla di meno.
Dopo circa venti minuti dall’inizio della sessione Bruno viene chiamato per la sua missione da Nicola, così rimango da sola a finire il giro della città.
Passo gli ultimi minuti prima della mia convocazione a bazzicare fra le bancarelle dei mercanti, dando un’occhiata veloce ai negozi d’arte e a quelli dei fabbri ammirandone i prodotti, infilandomi nei vicoli più stretti per scoprire scorciatoie varie, e alla fine mi ritrovo nuovamente fra Santa Maria del Fiore e il Battistero.
Proprio mentre sto pensando a provare ad arrampicarmi su qualcosa per poter avere una vista aerea della città sento la voce di Arianna comparire nelle mie orecchie.
- Tocca a te, Michela, fammi vedere cosa sai fare. -
- Dica pure, Mentore, - le rispondo, con determinazione, mentre tutto intorno a me sembra rallentare.
- Ok, ascolta: vicino a Santa Croce c’è un ladro che ti sta aspettando. Egli ti indicherà dove trovare un templare in possesso di una preziosa mappa che devi assolutamente recuperare, ma non ti dirà di più. Il tuo obiettivo è recuperare il maltolto nel minor tempo possibile e, se riesci, senza farti individuare dalle guardie durante il furto. Sei pronta? -
- Si. -
- Bene, allora. Datti da fare, voglio un buon punteggio da te. -
Appena la voce della ragazza ammutolisce tutto sembra tornare al suo normale ritmo, ma sento che dentro di me qualcosa è cambiato: mi sembra di conoscere perfettamente tutta la città, ogni suo singolo anfratto, e so già perfettamente la posizione del mio obiettivo come se una bussola interna me la segnalasse.
Ci sono molteplici vie per raggiungere il mio uomo, ma prima di cominciare a correre mi metto a vagliare le possibilità per scegliere quella giusta e che probabilmente mi farà guadagnare più punti: i tetti sono esclusi dato l’elevato numero di guardie che vedo spuntare dai bordi dei tetti che mi sovrastano, e le strade principali mi porterebbero a destinazione in un tempo decisamente superiore a quello che impiegherei se sfruttassi vicoli e strade poco frequentate.
Naturalmente scelgo l’ultima opzione senza esitare, e seguendo quell’intricato labirinto ben stampato dentro alla mia mente mi metto a correre.
Sento le mattonelle delle numerose viuzze di Firenze che quasi mi volano sotto i piedi mentre scatto ad alta velocità: non ricordo di essere mai stata così veloce.
E la cosa più strana è che il mio corpo non sembra risentire della fatica che la cosa procura: dopo alcuni minuti buoni di corsa piuttosto intenza, infatti, mi sento ancora fresca e senza fiatone.
“Sono veramente finita dentro un’Assassina allenata ed esperta, allora,” mi dico, continuando a muovermi, lasciando però indietro quei pensieri per tornare a concentrarmi sulla missione.
Ancora qualche minuto e finalmente raggiungo la mia destinazione, sbucando da una stradina laterale che mi porta direttamente sul fianco sinistro della chiesa di Santa Croce.
Un rapido sguardo in giro e riesco a localizzare il mio informatore, appostato strategicamente dietro ad una bancarella intento a guardarsi intorno con aria attenta.
Ne ha tutte le ragioni: una pattuglia di guardie percorre instancabile tutto il perimetro della piazza davanti all’edificio, e una sua sola mossa falsa potrebbe avere esiti negativi.
Dopotutto mi ricordo perfettamente che i ladri non stanno molto simpatici alle guardie... soprattutto a quelle templari.
Comincio quindi ad avvicinarmi nascondendomi fra la folla, mimetizzandomi per quanto riesco fra le persone e tirando ben bene sulla testa il cappuccio bianco affinché il mio viso resti coperto.
Ma appena l’uomo si accorge della mia presenza mi fa cenno di rimanere nel vicolo da cui sono spuntata, e qualche attimo dopo mi raggiunge lui stesso uscendo definitivamente dal campo visivo delle guardie.
- Bene, finalmente. Mi avevano detto che saresti arrivata, - esordisce l’uomo, scrutando il mio viso seminascosto dal cappuccio.
- Hai le informazioni che mi servono? - gli chiedo poi io, rimanendo un po’ evasiva: di primo impatto mi riesce un po’ difficile fidarmi di un ladro, ma suppongo che dovrò abituarmici.
- Certo. Il tuo uomo si trova nel quartiere di San Lorenzo sotto scorta, vicino alla chiesa, per portare la mappa ai suoi superiori: a quanto pare le informazioni che contiene potrebbero aiutare notevolmente i Templari, quindi penso proprio che ti convenga recuperarla. -
- Lo farò senz’altro. Grazie per l’aiuto. -
Il dialogo è breve ma conciso, e in pochi attimi ho tutto ciò che mi serve per iniziare la ricerca: tutto ciò che rimane da fare è raggiungere nel minor tempo possibile San Lorenzo per localizzare il mio obiettivo e recuperare la mappa.
 
So già dove devo andare, San Lorenzo appare come un punto lampeggiante nella mappa che ormai mi si è definitivamente impressa nel cervello, e sfortunatamente apprendo che il luogo è maledettamente lontano da dove sono in questo momento.
Non mi resta che correre il più veloce che posso, per tenere alto il punteggio, e naturalmente calibrare con attenzione le mie prossime mosse cercando di scegliere quelle che potrebbero portarmi più vantaggio possibile.
So che è una cosa stupida imporsi di raggiungere la perfezione al primo allenamento, ma tutto questo è così importante per me che voglio provare ad eccellere, dato che mi è possibile.
Corro a perdifiato superando il primo quartiere e immettendomi in quello di Santa Maria del Fiore, e nonostante sappia che i secondi continuano a scorrere mi ordino di non azzardarmi a salire sui tetti: certo, un tempo elevato non porta a buoni risultati, ma direi che l’essere identificata dalle guardie mi darebbe molti più problemi.
Continuando mentalmente a respingere l’idea di correre sulle mattonelle riesco ad arrivare dopo qualche minuto nei pressi del mio obiettivo, mentre la fatica della missione comincia a farsi un po’ sentire: dopotutto sto correndo da un bel po’, e non certo lentamente.
Mi metto a rallentare quando mi accorgo di essere ormai a pochi passi dalla piazza in fronte alla chiesa di San Lorenzo, aggiustandomi il cappuccio, e una volta adocchiato un gruppo di passanti diretti verso la mia stessa meta mi ci infilo per mimetizzarmi.
A passo calmo entro nella piazza, piena di gente, e noto subito l’elevata presenza di guardie: ci sono molti gruppetti di uomini armati, e praticamente tutti sono vicini a persone che sembrano proteggere.
“Diavolo, non capirò mai chi è il sorvegliato giusto...” mi dico, mordendomi il labbro: me lo sarei dovuto aspettare, invece pensavo che mi sarebbe bastato notare qualcuno protetto dalle guardie per trovare la mappa.
“A questo punto l’unica opzione è... l’Occhio dell’Aquila,” penso poi, e so bene che ho ragione.
Solo che... non ho la più pallida idea di come attivarlo, e in più non so neanche se il mio avatar sia in grado di utilizzarlo.
Ma non posso certo darmi per vinta adesso, così comincio a concentrarmi su qualcuno di particolare: prima un passante, poi un venditore, poi un arciere sui tetti, poi una guardia a cui passo accanto...
Dopo alcuni secondi di osservazione, noto che la mia vista si sta distorcendo: la realtà sembra sbiadirsi, le persone si fanno sempre più sfocate... e comincio a pensare di star per perdere conoscenza, anche senza un motivo apparente. Oppure la corsa mi ha stremata senza che me ne rendessi conto.
Ma proprio mentre penso di essere in procinto di cadere a terra tutto si stabilizza di colpo, immergendomi in un mondo scolorito pieno di macchie.
Sembra ancora un po’ sfocato, ma riesco a vedere i profili delle persone come se fossero luci al neon: le guardie sono rosse, i cittadini bianchi, alcuni gruppi che devono essere i miei possibili alleati sono in blu, mentre una vistosa luce dorata sfavilla circondata da un gruppetto di uomini in rosso.
Un sorriso trionfante mi si dipinge sul viso a quella vista.
“Trovato. Ora non mi resta che distrarre le guardie... e la mappa sarà mia.”
Notando che la mia testa sembra risentire dello sforzo per usare la mia abilità chiudo di scatto gli occhi cercando di tornare a vedere normale, e di colpo mi ritrovo nuovamente nel solito mondo a colori. Ma ormai ho identificato la mia preda, non mi può più sfuggire.
Comincio a muovermi più velocemente, guardandomi in giro per cercare degli alleati in grado di aiutarmi nelle direzioni in cui poco prima avevo notato delle macchie azzurre.
Vedo subito dei mercenari... Ma non penso proprio che mi possa aiutare creare disordine, anzi: farebbe scappare il mio obiettivo. Dei ladri andrebbero bene, ma ho paura che anche quelli potrebbero provocare un qualche guaio, tipo derubare la mia preda.
“Delle cortigiane sarebbero perfette... Se solo le trovassi...” mi dico, continuando ad osservare i dintorni: potrebbero essermi di grande aiuto, distraendo sia le guardie che il messaggero con la mappa per permettermi di eseguire il furto con più facilità.
Qualche attimo dopo, finalmente le trovo, appostate all’ingresso di una via piuttosto ampia intente a civettare come sempre.
Aumentando il passo mi dirigo nella loro direzione, uscendo dal mio gruppo di passanti per farmi strada verso di loro. Per sicurezza mi porto una mano alla cintura, e dato che sento sotto le dita un sacco pieno di monete proseguo senza fermarmi: sarebbe un bel problema se non avessi neanche i soldi.
Appena arrivata davanti alle donne mercanteggio velocemente il prezzo del loro aiuto, per poi indirizzarle rapidamente verso il loro bersaglio: guardie di scorta e messaggero templare.
Quelle si avviano immediatamente nella loro direzione, attirando praticamente subito gli uomini che si lasciano alle spalle le loro chiacchiere per rivolgere la loro attenzione alle donne.
Come sospettavo tutti quanti si mettono a guardare loro, permettendomi di agire indisturbata, così mi avvicino a mia volta al gruppo passando alle spalle delle guardie.
Il messaggero è talmente preso dalla vista delle fanciulle che non si accorge minimamente di come la sua mappa stia venendo sfilata dalla borsa che porta attaccata alla cinta e dell’ombra bianca che si allontana a tutta velocità dal luogo del furto.
 
- Perfetto, sessione conclusa. -
La voce di Arianna mi raggiunge appena arrivata di nuovo al punto di partenza, dopo l’ennesima corsa per cercare di arginare lo scorrere del tempo, e subito inizio a sentirmi strana.
Pian piano il mio corpo inizia come a smaterializzarsi, diventando sempre più leggero ed inconsistente, fino a quando un flash mi acceca riportandomi alla realtà.
Una volta che i miei occhi si sono di nuovo abituati alla luce del giorno, la prima cosa che vedo è lo schermo del mio Animus ancora in posizione e Nicola che si china per farlo ritrarre.
- E anche tu hai finito. Ora potete andare a riposarvi, - mi dice il Mentore, facendomi alzare: sento una strana sensazione alle gambe, sembrano addormentate per essere state ferme a lungo, ma mi basta qualche passo per tornare normale.
Gli altri Assassini sono già davanti alla porta, ad aspettare che arrivi, e io mi affretto a raggiungerli.
Nel frattempo, Arianna ricomincia a parlare: - Dato che dobbiamo ancora decidere i punteggi di queste prime missioni potete andare. Ci rivediamo appena avremo finito. -
Dopo averci congedati con un rapido gesto, la ragazza e Nicola tornano ad occuparsi delle registrazioni delle sessioni di allenamento, lasciandoci così liberi di andare a sgranchirci le gambe.
Usciamo velocemente, desiderosi di un po’ di aria fresca, constatando di non sapere minimamente quanto tempo sia passato.
- Non so voi... Ma a me sta venendo fame, - dice Mattia, facendoci ridacchiare.
- Appena avremo i risultati chiederemo del pranzo, tranquillo, - gli rispondo, fra le risate, mentre tutti quanto cominciamo a passeggiare lungo il perimetro del Campo: presto avremo i punteggi, e non vedo l’ora di vedere cosa ho preso.
Chissà se sono almeno fra i primi tre...


Note dell'Autrice:
Ok, finalmente sono riuscita a scrivere il secondo capitolo, spero che mi sia venuto bene xD.
Purtroppo sono dovuta partire quasi subito, quindi ho praticamente dovuto rimandare la revisione del capitolo a questi ultimi giorni, e per il terzo capitolo ci vorrà ancora di più dato che per i prossimi due mesi sarò in un'area senza internet T_T Se apprezzate la storia prometto che ci lavorerò bene, durante l'assenza, così potrò pubblicare il tutto al mio rientro.
Vi ricordo che i vostri suggerimenti/critiche/correzioni sono sempre benvenuti, soprattutto perché questa è la mia prima fan fic :)
A presto! 
Noxi

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Capitolo 3
*** Assassinio ***


Assassin’s Creed - Il Campo
Capitolo 3 - Assassinio

 
Una volta distanziata di una cinquantina di metri la struttura al centro del Campo, io e gli altri Assassini ci dirigiamo verso la parte di prato libera vicino al recinto di addestramento per le armi bianche situato alla sinistra della nostra Sede: nessuno ha molta voglia di andare troppo lontano dalla Sala degli Animi dato che siamo in fibrillazione per ciò che i Mentori ci diranno a breve, ma tutti sono d’accordo sul fatto che sia meglio stare ad aspettare all’aria aperta.
Così ci sdraiamo sull’erba fresca, osservando il cielo e le nuvole bianche che ne punteggiano la superficie perfettamente celeste.
Lentamente, però, ci sembra che il silenzio diventi assordante: non c’è in giro nessuno oltre a noi...
- Pensate che gli altri siano ancora in ballo con le Sessioni di allenamento? - chiede ad un tratto Fabio, alzandosi e mettendosi seduto, per poi dirigere lo sguardo verso le finestre del grande edificio di legno ben visibile dalla nostra postazione.
Non riusciamo a guardare all’interno delle finestre a specchio sulla sua parete, che sicuramente racchiude un’altra sala Animi, quindi non capiamo se all’interno ci siano movimenti oppure no.
- Può darsi... Dopotutto non sembra che le postazioni all’esterno siano utilizzate, al momento, - gli risponde Bruno, mettendosi di fianco a lui; - Magari però sono nelle loro Sedi... Oppure stanno già comunicando i risultati e siamo noi quelli in ritardo per il pranzo. -
Mattia annuisce vistosamente a quell’affermazione, e il suo stomaco gli fa eco facendoci scoppiare in una sonora risata.
- Abbiamo capito che hai fame! Contieniti! - gli strilla dietro Elettra, senza però riuscire a frenare le risa, e poco dopo anche la sua pancia si mette a brontolare.
- Deve essere davvero tardi... Penso che mezzogiorno sia passato da un pezzo, - dico poi io, notando la posizione del sole: ormai non è più perpendicolare alle nostre teste, e si capisce perfettamente che tutta la mattinata è ormai trascorsa; - Non ci resta che aspettare... E sperare che gli altri non abbiano già finito tutto il cibo. -
Ma non dobbiamo poi attendere molto: qualche minuto dopo, proprio mentre ci stiamo rialzando per tornare nei pressi della Sede, Nicola spunta dall’entrata della sala Animi e ci corre incontro.
- Meno male, non siete andati poi così lontani. Forza, i risultati sono pronti... E non sono niente male, per essere la prima volta, - ci dice, una volta arrivato vicino a noi, per poi farci cenno di seguirlo.
Per poco non lo travolgiamo come un’orda di bufali: come se avesse appena acceso una bomba, io e gli altri scattiamo al suo fianco superandolo e staccandolo di una decina di metri, per poi fiondarci nella porta da cui lui era uscito poco prima rischiando di schiacciare anche Arianna.
Siamo fin troppo in trepidazione per i risultati, ma anche la fame fa la sua parte: non vediamo l’ora di andare finalmente a mangiare... Abbiamo davvero bisogno di qualcosa da mettere sotto i denti.
- Hey, hey! Calmatevi un po’! - esclama la Mentore, appiattendosi di scatto contro la porta per evitarci, richiudendo poi la porta non appena anche Nicola si unisce a noi.
Quando ci giriamo verso di lei la vediamo ravvivarsi i capelli e rifarsi la coda con aria stizzita e un po’ innervosita dal nostro comportamento. Deve aver capito le ragioni della nostra carica... Ma intuisco che non le vada bene comunque vederci correre in quel modo per la stanza.
- Un’altra mossa così e saremo costretti a togliervi punti... E voi non volete perderli, vero? - continua, rivolgendoci uno sguardo glaciale, per poi dirigersi rapidamente alla postazione computer.
La intravedo raccogliere un plico di fogli e subito dopo si dirige verso di noi.
Si prende giusto qualche attimo per far scorrere le dita sui bordi delle pagine, facendole frusciare, per poi cominciare a parlare.
- Perfetto, possiamo iniziare. I punteggi che vi abbiamo dato vanno da 1 a 10, a seconda della vostra bravura e delle abilità che avete dimostrato. Dato che, a fine campo, ci sarà un premio per i primi tre di ciascuna Gilda, vi consiglio vivamente di mirare sempre al risultato più alto. -
- E naturalmente alla fine anche la Gilda che avrà guadagnato il punteggio complessivo più alto verrà premiata, quindi cercate sempre di fare del vostro meglio per superare Ladri e Mercenari! - aggiunge un secondo dopo Nicola, facendoci in largo sorriso d’incoraggiamento.
Arianna annuisce, d’accordo con il suo partner, per poi sollevare il primo foglio che tiene fra le braccia.
- Allora, in fondo alla classifica abbiamo... Lia, con 6 punti, - esordisce lei, tendendo la pagina stampata alla ragazza appena nominata; - la tua non è stata una cattiva prova, ma ci sono state alcune imprecisioni che hanno ridotto il tuo punteggio. Presta maggiore attenzione la prossima volta, e ti garantisco che farai molto meglio di così. -
La Mentore va avanti poi con Elettra e Mattia, entrambi con 7 punti ciascuno, e al sentirli nominare il mio cuore fa un balzo: non sono ancora stata chiamata... quindi sono fra i primi tre.
Subito dopo viene Fabio, con 8 punti, e il mio battito aumenta esponenzialmente capendo solo in quel momento di aver raggiunto un punteggio più alto di quanto sperassi.
- E infine, in cima alla lista abbiamo... Michela e Bruno, entrambi con 9 punti. Complimenti ragazzi, davvero un ottimo lavoro! Avete fatto un bellissimo test, - conclude poi Nicola, rubando la parola alla sua compagna e porgendo a me e al ragazzo dai capelli neri i nostri rispettivi fogli.
Con gli occhi spalancati per la sorpresa afferro ciò che il giovane mi porge come in trance, meccanicamente, per poi iniziare a scannerizzare letteralmente ciò che vedo stampato sulla superficie liscia e bianca davanti a me: in alto a sinistra, scritto a caratteri aggraziati, è stampato il mio nome, mentre nell’angolo opposto spicca il simbolo degli Assassini impresso in rosso sangue.
Subito sotto, al centro, è riportato il punteggio della sessione analizzata, e sotto di esso vi è una tabella che indica le azioni eseguite dall’Assassino sulla sinistra e le osservazioni dei Mentori sulla destra.
Leggo velocemente le parole che mi passano sotto gli occhi ad una velocità impressionante, per poi distrarmi non appena due paia di braccia mi si cingono intorno fino a stritolarmi.
- E brava Michi! Lo sapevo che eri brava! - mi strilla Elettra nelle orecchie, stringendomi con una presa dalla forza non indifferente, mentre Lia si unisce a lei e ai suoi squittii concitati.
- Sei stata davvero fantastica! Ti dispiacerebbe darmi qualche dritta? Sarei davvero felice se lo facessi! - dice la bionda, senza però lasciarmi prendere aria per rispondere.
Se non fossi così presa a cercare di non soffocare probabilmente mi metterei a ridere, ma l’unica cosa che mi esce dalla bocca è uno strascicato ‘Grazie’ alle mie due amiche.
Faccio appena in tempo a scambiare uno sguardo anche con Bruno, che sembra felice sia del mio che del suo risultato, prima che i Mentori ci richiamino all’ordine.
- Bene, direi che adesso potete andare a mangiare. Lasciate pure a me i vostri fogli, li dobbiamo archiviare, - ci dice Arianna, passandoci accanto per recuperare tutto ciò che le serve.
- Voi cominciate pure ad andare in Sala Comune, io e Arianna vi raggiungeremo non appena avremo finito di sistemare gli Animi, - continua poi Nicola, invitandoci a correre a tavola.
Siamo tutti così affamati che non esitiamo ad imboccare la porta appena quello ci da l’ok per uscire, così lasciamo da soli i due Mentori a rassettare il tutto mentre la nostra testa viene parzialmente annebbiata dal pensiero del cibo ad attenderci a pochi metri da lì.
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Mentre osserva dalle finestre i ragazzi che si allontanano dalla sala Animi, Nicola appare soddisfatto.
- Non pensavo che fossero così bravi... A quanto pare il nostro lavoro sarà molto più semplice con degli aiuti così validi, - dice poi, rivolgendosi alla compagna in piedi accanto a lui.
- Già, il capo sarà felice di vedere risultati così buoni già dal primo giorno. Potremmo anche fare il secondo test oggi stesso, - mormora Arianna, voltandosi verso il ragazzo e cercando la sua approvazione.
Quello appare pensieroso per un po’, soppesando le parole della complice e tutti i pro e i contro della cosa, per poi annuire alla richiesta della ragazza.
- Sembrano aver sopportato bene la sessione mattutina, a parte la fame un po’ eccessiva, quindi potremmo tentare. Anche perché così potremmo iniziare il lavoro oggi stesso. -
- E allora sfruttiamo questa occasione. -
- Ma devi promettere che fermeremo tutto se vedremo segni di cedimento. Non possiamo compromettere tutto già in partenza. -
- ...E va bene, mi hai convinto, ma smetteremo solo se ce ne sarà assolutamente bisogno. Forza adesso, finiamo di preparare e andiamo anche noi a mangiare. Potrebbero insospettirsi se ci vedessero mancare per troppo tempo. -
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Il pranzo trascorre tranquillamente fra chiacchiere e portate deliziose: io e gli altri Assassini ci mettiamo a discutere allegramente con i componenti delle altre fazioni, dimenticando per un po’ la nostra rivalità in termini di punteggio, e i Mentori seguono il nostro esempio scambiandosi battute e chiacchierando tutti insieme di qualsiasi cosa tranne che del Campo.
Cinque minuti prima che arrivi il secondo si uniscono a noi anche Arianna e Nicola, partecipando immediatamente alla conversazione con gli altri accompagnatori, e tutti insieme finiamo di pranzare in un clima piuttosto rilassato.
Nessuno bada al nostro atteggiamento famelico, forse perché tutti sanno che è uno degli effetti dell’esposizione all’Animus, e da una parte questo mi conforta: non voglio certo attirarmi gli sguardi disgustati dei presenti addosso, sarebbe qualcosa di fin troppo imbarazzante.
Una volta terminato anche il dolce, una gustosa fetta di torta al pan di spagna farcita da uno strato di marmellata di mirtilli e decorata con frutta fresca e panna, Alex e Luna ci fanno un veloce riassuntino della produttività della mattinata annunciando la classifica parziale: in cima ci sono i Ladri, con un punteggio di 47 punti, subito dietro di loro ci siamo noi Assassini con 46 punti e, in fondo, i Mercenari con 44 punti.
Dall’entusiasmo che traspare dal loro tono di voce deduco che sono rimasti piacevolmente colpiti dai risultati positivi di questa prima sessione, e ci augurano di raggiungere buoni punteggi anche nella sessione pomeridiana.
Finito il discorso ci dirigiamo tutti verso le nostre Sale Animi, chiacchierando allegramente con i nostri compagni di squadra, e appena entriamo ascoltiamo le direttive di Arianna e Nicola.
- Bene, vediamo di sistemare tutto per la seconda parte del vostro test d’ingresso... Accomodatevi ai vostri Animi, - dice la ragazza, indicandoci le macchine già ronzanti mentre Nicola va ad accenderle il computer sulla scrivania.
Fabio non deve essere molto convinto della cosa, perché al contrario di noi si ferma davanti ai Mentori, un po’ esitante.
- Ma il nostro test... Non era la missione di stamattina? Io pensavo che questo pomeriggio avremmo cominciato l’addestramento vero e proprio... - mormora, facendo scorrere velocemente lo sguardo sui due giovani davanti a lui.
I Mentori si scambiano una veloce occhiata, un po’ sorpresi da quella contestazione, e dopo qualche attimo Nicola prende la parola.
- Beh, ma fino a prova contraria voi siete Assassini, e noi non vi abbiamo ancora visto all’opera. Non avete ancora ucciso nessuno... o sbaglio? - dice, guardando a braccia incrociate e con un sorrisino il ragazzo di fronte a lui.
- Direi che, prima di qualsiasi cosa, dovreste mostrarci anche le vostre abilità negli assassinii, - conclude poi Arianna, tagliando il discorso; - E ora vai al tuo Animus, Fabio, così possiamo iniziare la sessione del pomeriggio. -
Una volta tutti pronti e sdraiati ognuno sulla propria macchina, Nicola passa ad aggiustare gli schermi e ad attivare il caricamento dei programmi, per poi farci inghiottire nuovamente da quella stessa luce accecante che ci aveva trasportati nella Firenze rinascimentale durante la mattinata.
 
La sensazione di essere sdraiata sull’Animus dura solamente alcuni secondi, e subito dopo comincio ad avvertire la trama di una superficie piastrellata sotto le suole dei miei stivali.
Come in precedenza mi ritrovo, insieme ai miei compagni, vicino a Santa Maria del Fiore e, a sentire le indicazioni di Arianna dai microfoni dell’Animus, questa seconda prova avrà la stessa struttura della prima. L’unica cosa diversa è l’equipaggiamento che tutti noi Assassini abbiamo: adesso indossiamo anche un’armatura di cuoio, e riesco perfettamente a sentirmi addosso anche il peso delle armi che sto portando.
Sapendo però già cosa mi aspetta in termini di organizzazione, mi metto a passeggiare senza meta fra le vie della città in attesa del mio turno.
Mi programmo mentalmente un giro da fare grazie a quell’incredibile mappa stampata nella mia testa, decidendo di andare a visitare il quartiere al di là di Ponte Vecchio e, magari, di salire su qualche torre per avere una migliore visuale di Firenze... Ma i miei buoni propositi vengono dissolti dal tintinnio ritmico delle armi che indosso.
Così, senza riuscire a trattenere la mia curiosità, mi infilo in una viuzza tranquilla e semi deserta mandando a quel paese il mio programma e, sistematami dietro un paio di casse, mi metto ad analizzare il mio armamentario.
La spada che ho al fianco è una lama piuttosto comune, con l’impugnatura a forma di fiore senza ulteriori fronzoli, i coltelli alla cintura sono lunghi una decina di centimetri e decisamente affilati accompagnati poi da uno stiletto dall’impugnatura sottile... E infine, al polso sinistro, ho la lama celata distintiva degli Assassini senza però la sua gemella dall’altra parte.
Mi metto a rimirarla, analizzandone ogni minimo dettaglio e notando che si tratta della lama primaria: niente venatura per il veleno o pistola.
Con un lieve colpetto del polso scopro l’arma, rabbrividendo al rumore dello scivolare del metallo così vicino a me, e la osservo attentamente seguendone i contorni con lo sguardo.
Sono così presa da quell’arma che, quando compare di nuovo alle mie orecchie, la voce di Arianna mi fa sobbalzare violentemente.
- C-come mai mi avete chiamata così presto? - chiedo subito, constatando il più o meno breve lasso di tempo intercorso dall’inizio della missione fino ad adesso... Nonostante la mia percezione possa essere sbagliata dato il tempo impiegato a rimirare le mie armi.
- Non essere così sorpresa, Michela... Abbiamo solamente cambiato l’ordine di esecuzione, tutto qui, - mormora quindi Arianna, notando sicuramente l’espressione stampata sul mio viso dal monitor.
Cerco di riprendermi immediatamente, dato che non mi va affatto di perdere tempo, e mi rivolgo nuovamente alla ragazza dall’altra parte.
- Cosa devo fare, Mentore? -
- Un semplice assassinio, nulla di così complicato. Sei pronta? -
- Quando vuole. -
- Perfetto, allora ascoltami bene: il tuo obiettivo è un mecenate alleato dei Borgia, ma questa volta non avrai un informatore, quindi usa le tue abilità per riconoscere la preda prima che fugga. -
Capisco da queste sole parole che non avrò vita facile: se è Arianna stessa a dirmi di usare di nuovo le mie abilità, allora vuol dire che sarà difficile scovare l’uomo da uccidere.
“Probabilmente sarà vestito come una persona normale... Oppure ci sarà talmente tanta gente nei paraggi che me lo nasconderà alla vista...” mi dico, cominciando a vagliare le diverse possibilità, ma alcuni attimi dopo sono costretta a rallentare: la voce della Mentore torna a rimbombarmi nelle orecchie.
- L’unica cosa che ti posso dire è che dovrai cercare dalle parti del Mercato Vecchio, nulla di più. Starà solamente a te scovare il tuo uomo e portare a termine la missione, - dice, in tono glaciale, per poi scomparire e lasciarmi in balia del tempo che scorre inesorabile.
Memore di quella mattina mi alzo di scatto, ritraendo la lama celata nella polsiera con un movimento meccanico, e subito dopo mi metto a correre cercando di capire la mia posizione per poter raggiungere il luogo in cui si nasconde il mio obiettivo.
Scorro mentalmente la mappa di Firenze rimasta impressa nella mia testa, calcolando il percorso più breve e veloce per arrivare al Mercato, ma constato che la via più rapida è quella aerea: per avere un vantaggio consistente dovrei mettermi a correre sui tetti.
Istintivamente alzo la testa e mi metto ad ispezionare per quanto riesco i bordi dei tetti delle case a cui passo accanto, e in un primo momento sembra che la situazione mi sia favorevole: non sembra esserci nessuno in agguato pronto a scagliarmi addosso qualche freccia.
Sebbene un tantino esitante, appena adocchiata una catasta di cassoni ricoperti dal solito lenzuolo bianco ci salto sopra senza interrompere la corsa e, una volta su una piattaforma a qualche metro dal suolo, comincio la scalata verso i tetti appigliandomi ai davanzali delle finestre e ad alcuni elementi in metallo piazzati sui muri.
Fortunatamente sembra essere tutto come descritto da Arianna quella mattina: sono effettivamente agile e a mio agio appesa ad una parete come se facessi solamente quello da una vita.
Sfruttando appieno quell’abilità che non pensavo di possedere faccio forza su pedi e mani per raggiungere appigli sempre più alti, fino a che non mi ritrovo a penzolare attaccata ad una grondaia.
Un ultimo sforzo e i miei piedi raggiungono le tegole rosse del tetto, producendo quel tipico suono ticchettante che mi fa sorridere: ho appena scalato un edificio senza alcuna difficoltà...
“Fantastico,” mi dico, per poi esplorare velocemente con lo sguardo il panorama intorno a me: non c’è altra presenza oltre a me, a quell’altezza, o perlomeno nei paraggi.
“Ora che la fortuna mi sorride sarà meglio che mi sbrighi,” penso subito, iniziando a farmi strada anche a dieci metri da terra e preparandomi a dominare anche il cielo.
Nonostante la pendenza di alcuni tetti riesco a mantenere aderenza e velocità senza sbandare o scivolare improvvisamente, così supero le prime tre case collegate senza alcuna fatica.
Cominciano ad arrivare i problemi quando devo mettermi a saltare da un’abitazione all’altra: sebbene infatti mi sento tranquilla a correre sulle tegole, infatti, mi fa comunque un po’ paura l’idea di lanciarmi da un edificio ad un altro.
Ma è necessario farlo, quindi mi convinco ad andare avanti senza pensarci e, in breve tempo, comincio anche a saltellare da una parte all’altra come uno scoiattolo sopra le teste dei tranquilli abitanti di Firenze, ignari che un’Assassina stia quasi volando a qualche metro da loro.
Dopo qualche minuto, acquistata abbastanza confidenza con il nuovo modo di muovermi da potermi permettere di fare di più, aumento la velocità della corsa diminuendo i miei tempi.
Ormai sembra quasi che stia fluttuando a pochi millimetri dalle tegole, e i miei movimenti si fanno più rapidi e silenziosi man mano che avanzo, fino a quando sento come un campanello d’allarme suonarmi nel cervello: zona riservata.
D’istinto mi guardo velocemente intorno e vedo i primi arcieri spuntare da dietro i comignoli delle case, accrescendo sempre di più la loro presenza man mano che mi avvicino al Mercato.
Riesco a scansare la sorveglianza delle prime tre guardie, ma proprio quando mi sento più al sicuro e pronta a riscendere in strada mi accorgo di aver fatto un errore di calcolo: davanti a me non c’è un balconcino di legno che mi sarebbe potuto essere utile come appiglio per tornare a terra, ma la terrazza di una casa più bassa delle precedenti. Con sopra un arciere di ronda.
Gli attimi successivi sembrano scorrere ad un inarrestabile rallentatore: mentre io salto dal bordo del tetto della casa più alta, la guardia avverte il rumore dei miei stivali sulle tegole e si volta.
Quando mi riconosce spalanca la bocca, come per lanciare un avvertimento ai compagni per bloccarmi e lanciarmeli alle costole, ma quasi senza rendermene conto blocco io stessa quel grido avvicinandogli la mano sinistra alla gola durante la mia caduta.
Arrivo a terra con l’avambraccio sporco di sangue caldo appena stillato e la lama celata conficcata dentro al collo del malcapitato, ormai steso a terra privo di vita sotto il peso del mio corpo.
 
Ci metto qualche secondo a riprendere lucidità, forse un po’ stupita per ciò che ho appena fatto senza esitazioni: ho appena ucciso una guardia facendo scattare la mia lama celata in volo, saltandogli addosso nello stesso modo in cui faceva Ezio nel videogioco.
“Ho appena ucciso la mia prima guardia,” mi ripeto, cercando di convincermi della cosa ormai fatta e di tranquillizzare il battito del mio cuore, ma l’unica cosa che riesco a ottenere è l’appiattirmi dietro ad una cassa vicina a me per cercare di avvertire segni di vita dalle altre guardie, preda della paura di venir scoperta con il braccio ricoperto di sangue ed un cadavere ai piedi.
Sembra però che mi sia andata di lusso: non ci sono passi in avvicinamento né urla di avvertimento varie provenienti da altri arcieri, quindi posso considerarmi al sicuro.
Lentamente mi stacco dalla parete e, gattonando per tenermi bassa, trascino l’uomo morto dietro il mio nascondiglio per attardarne il ritrovamento.
Sistemata quell’ultima faccenda non mi attardo oltre sul terrazzo e mi calo dalla facciata della casa, constatando di essere stata a più di otto metri dal suolo fino a quel momento.
Appena toccato il terreno, però, al posto di sentirmi sollevata per avere nuovamente la terra sotto i piedi mi coglie un’antipatica sensazione da capogiro: il Mercato Vecchio è proprio davanti ai miei occhi e pullula di persone di ogni genere che sembrano spuntare da ogni parte come margherite.
La gente si riversa da ogni portale che dà sulla struttura senza fermarsi, inondando le strade che circondano le bancarelle e facendomi venire un istantaneo mal di testa.
“Ci metterò una vita a trovare il mio obiettivo da qui...” penso, sconsolata, ma decido di mettermi a cercare comunque in quel modo la vittima designata: sono ancora troppo scossa per salire di nuovo su un tetto, sarebbe sicuramente un errore salire là sopra senza essere abbastanza sicura.
Mi infilo nel primo gruppetto di abitanti che mi passa di fianco, mimetizzandomi fra di loro quanto meglio riesco, e cerco di far scattare per la seconda volta l’Occhio dell’Aquila cominciando a far scorrere lo sguardo su tutti i possibili sospettati..
Mi concentro prima sulle persone intorno a me, poi su un venditore, su un arciere appostato su un tetto, su un nobile a passeggio, su un pittore all’opera dall’altra parte della struttura... Ma la mia testa sembra essere occupata solamente dalla figura della guardia morta con la gola sanguinante di poco prima, troppo impegnata ad imprimere nella memoria ogni dettaglio della cosa per attivare la mia abilità.
Sento un improvviso moto di rabbia montarmi dentro, mentre continuo a camminare: un’uccisione del genere non dovrebbe impressionarmi, ne ho fatte a bizzeffe fino ad adesso, e invece....
Forse, però, è il fatto di aver compiuto l’assassinio in prima persona a farmi quest’effetto, dato che non ho mai ammazzato nessuno prima d’ora.
Non ci avevo mai ragionato molto prima, ma mi rendo conto che uccidere qualcuno non è certo una cosa così facile da digerire come pensavo, ed è tutta un’altra faccenda rispetto a quando è qualcun altro a sporcarsi le mani al posto tuo.
“Già... Fa un po’ impressione vedere un uomo completamente fermo, bloccato dalla morsa della morte a causa della tua mano...” mi dico quindi, cercando di rassicurarmi e di tranquillizzarmi, fino a che non noto qualcosa.
Qualcosa, o meglio, qualcuno che non avevo notato prima... Qualcuno di fermo.
Una donna, nonostante il fiume di gente che entra ed esce dalla zona del mercato, è rimasta ferma a parlare con il proprietario di un negozietto dal mio arrivo, e non sembra volersene andare tanto presto data l’aria concitata con cui sta discutendo.
Una donna... Non avevo neanche pensato all’implicazione di una figura femminile nella missione, ma evidentemente mi sbagliavo di grosso. E dire che, di primo impatto, avevo inquadrato solamente uomini...
Senza esitare oltre, come ritrovando improvvisamente lucidità, il mio sguardo va a cercare la sua figura: in breve tempo la vista si fa sfocata e grigiastra, e ci vuole solamente qualche attimo in più prima che il mondo cominci a mostrarsi a me come una miriade di lucine di Natale.
Quando tutto si stabilizza, finalmente la vedo chiara e luminosa davanti a me nonostante il mio perpetuo spostamento intorno alle bancarelle: una luce forte e dorata risplende dai contorni della donna che avevo notato, mentre tutto ciò che scorre intorno a lei si fa bianco punteggiato in lontananza dalle luci rosse degli arcieri sui tetti.
Mi guardo in giro per un rapido accertamento, e noto con sollievo che non ci sono altre guardie oltre a quelle piazzate a più di otto metri d’altezza, e capisco che è il momento di agire: non posso aspettare ancora, o potrebbero spuntare anche dei rinforzi insieme agli abitanti in cerca di prosciutti o verdure varie.
Chiudendo rapidamente gli occhi cerco di recuperare la mia vista normale con successo e, ritrovata la donna anche ad occhio nudo, comincio ad avanzare silenziosamente verso di lei.
Solo negli attimi che procedono la mia azione riesco a capire quanto la folla sia un’arma a doppio taglio: impedisce di compiere gesti veloci e fluidi, intralciando il cammino, ma sono un utilissimo nascondiglio mobile che può portarmi fuori da lì senza che le guardie si accorgano minimamente di me.
Seguendo la corrente di gente che si avvia verso un arco che segnala la presenza di una via laterale mi avvicino sempre di più alla signora.
Riesco a percepire qualche stralcio dei suoi discorsi con l’uomo che ha davanti, a quanto pare un mercante d’arte piuttosto famoso e ricercato a giudicare dalla quantità di tele dipinte alle sue spalle, ma qualche secondo dopo ho orecchi solo per lo scatto cristallino della lama che ho al polso. Colgo l’attimo esatto nel quale il venditore si volta rassegnato per prendere un quadro appoggiato alle sue spalle e, guidata da un’esperienza di cui non conosco la provenienza, non faccio fatica a trovare il petto della donna per mettere fine alla sua vita.
L’assassinio si svolge accurato e silenzioso: portata velocemente una mano a coprire la bocca della vittima, l’argento dell’arma le trapassa il cuore da parte a parte macchiandole il prezioso vestito verde con spruzzi di vermiglio lucido.
Appena intravedo un movimento dall’altra parte del corpo comincio a muovermi verso l’uscita del mercato sospinta dalla marea continua di gente, che sembra non essersi ancora resa conto del reato appena compiuto.
Sono fuori nell’esatto momento in cui il corpo senza vita dell’amica dei Borgia tocca terra fra le urla del mercante e degli altri clienti.
 
Dopo essermi allontanata a sufficienza dal luogo dello sconveniente evento la voce di Arianna raggiunge nuovamente le mie orecchie, e in pochi attimi il mio corpo torna nuovamente alla sala Animi degli Assassini.
In attesa c’è solo Fabio oltre a me, il che mi fa capire di essere stata la seconda ad eseguire la missione di assassinio di quel pomeriggio.
Nicola mi rivolge un rapido segno di approvazione con il pollice alzato prima di tornare a controllare gli altri ragazzi ancora stesi dentro alle macchine, mentre la sua collega fa cenno a me e a Fabio di uscire mentre si mette in contatto con Mattia.
Ubbidienti usciamo a prendere una boccata d’aria, così mi ritrovo a passare il resto del pomeriggio in compagnia del ragazzo e dei miei altri compagni che escono man mano che finiscono la loro sessione pomeridiana.
Arriviamo all’ora di cena con un’altra carrellata di risultati: Lia ed Elettra ottengono un 7 pieno dai loro assassinii, Mattia prende 8, Fabio e io ci accaparriamo un 9 a testa mentre Bruno riesce ad eccellere con un 10.
Con dei risultati così positivi riusciamo a sorpassare i Ladri, che arrivano a cena con un bottino 94, mentre i Mercenari rimangono dietro a 90 punti. I nostri Mentori sembrano essere davvero soddisfatti dei nostri 96 punti, dati i sorrisini complici che si scambiano, così ci godiamo le pietanze e le chiacchiere senza tornare sull’argomento dei nostri allenamenti: come primo giorno ufficiale è stato più che sufficiente, e ne abbiamo ancora tredici davanti a noi... Non succederà nulla se le questioni della nostra prossima preparazione ritardano di qualche ora.


Rieccomi dopo la lunga pausa estiva ;) Allora, premetto che avevo scritto quasi tre capitoli completi e revisionati, ma mi sono accorta che erano uno schifo allucinante T_T Di conseguenza li ho riscritti tutti e ora sono alla metà del quarto capitolo. Spero vivamente di non aver deluso le aspettative di nessuno con questo capitolo e che sia all'altezza dei precedenti.
Ringrazio di nuovo chi ha recensito e chi segue volentieri la storia e non dimenticatevi di darmi i vostri consigli, eventuali correzioni e pareri, sia belli che brutti (che mi servono per migliorare u.u)
Spero nuovamente che la storia vi piaccia e... Ci vediamo presto con il prossimo capitolo :)
Noxi

 

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