Mrs. Brownstone.

di butterbeer95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Think About You. ***
Capitolo 2: *** Nice Boys. ***
Capitolo 3: *** Welcome to The Jungle. ***
Capitolo 4: *** Don't Cry. ***
Capitolo 5: *** Move to The City. ***
Capitolo 6: *** Yesterdays. ***
Capitolo 7: *** You Ain't The First. ***
Capitolo 8: *** One In A Million. ***
Capitolo 9: *** Reckless Life. ***
Capitolo 10: *** Back Off Bitch. ***
Capitolo 11: *** Rocket Queen. ***
Capitolo 12: *** Live and Let Die. ***
Capitolo 13: *** You Could Be Mine. ***
Capitolo 14: *** Attitude. ***
Capitolo 15: *** Anything Goes. ***
Capitolo 16: *** November Rain. ***
Capitolo 17: *** Paradise City. ***
Capitolo 18: *** Estranged. ***
Capitolo 19: *** I Don't Care About You. ***
Capitolo 20: *** Sorry. ***
Capitolo 21: *** Breakdown. ***
Capitolo 22: *** Don't Damn Me. ***
Capitolo 23: *** Human Being. ***
Capitolo 24: *** Right Next Door to Hell. ***
Capitolo 25: *** New Rose. ***
Capitolo 26: *** Patience. ***
Capitolo 27: *** Better. ***
Capitolo 28: *** Perfect Crime. ***
Capitolo 29: *** Knockin' On Heaven's Door. ***
Capitolo 30: *** Epilogue. ***



Capitolo 1
*** Think About You. ***


Attenzione: questa storia è tutto frutto della mia fantasia un po' malata e gli avvenimenti (in campo sentimentale, almeno) non sono assolutamente accaduti.  Perciò non stupitevi delle incongruenze, buona lettura :D


Il biglietto del loro concerto era lì, davanti ai suoi occhi. Quando gliel’aveva comprato, sua madre le aveva detto “Clare, smettila di tremare è solo un biglietto di carta!”, ma  non lo era. Non era un misero, insulso, biglietto di carta. Era un modo per provare dal vivo le emozioni che ogni volta le faceva provare la loro musica. Aveva pianto, riso, ballato con loro. Tutto con delle canzoni.
E ora poteva finalmente vederli. Non le importava che la gente dicesse che erano incapaci, patetici, scoordinati e ubriaconi. Magari lo erano pure, ma a lei piacevano proprio per quello. Erano spontanei, i Guns n’ Roses, la musica la facevano per passione.
La sua ossessione era nata per una buffa coincidenza. Il suo cognome era Brownstone, e anche una loro canzone si chiamava Mr. Brownstone. Sì, certo, il tema non era proprio dei migliore, ma meglio di niente, no?
Correva l’anno 1988, e si sarebbero esibiti al Ritz di New York City.

*

Mancava una settimana, solo sette giorni. Sette giorni, 168 ore, 10080 minuti. Cavolo, dire 10080 minuti lo faceva sembrare un tempo così infinito.
Ogni volta che andava a scuola, a Clare sembrava di star sprecando del tempo prezioso, che poteva essere utilizzato per prepararsi psicologicamente al concerto.
La sua migliore amica, Beth, non era ossessionata come Clare, ma l’avrebbe accompagnata comunque a vederli. Cosa non si faceva per amicizia!
“Clare, sul serio, devi darti una calmata. Ti verrà un attacco di cuore ancora prima di vederli!”
“Sì, okay, ma, cavolo. Se penso che vedrò davvero loro. Axl, Slash, Duff, Izzy, Steven, saranno là, capisci?”
“Certo che lo capisco. Non fai altro che ripetermelo!”
“E ti ho già detto quanto ti adoro per accompagnarmici?”
“Mi hai già detto anche questo.” Clare la abbracciò.
Tornata a casa, le sembrò più che appropriato ascoltare il loro disco, Appetite for destruction. Giusto una ripassata pre-concerto.
“CLARISSA ABBASSA QUELLA MUSICA SCHIFOSA!”
“Zitta, scema!” Sua sorella, Megan, aveva una grande avversione verso i Guns. Non c’era un vero motivo, semplicemente odiava la loro musica.
“Tu stai zitta, piccoletta! Da quando la mamma ti ha comprato quello stupido album, non fai altro che ascoltarlo giorno e notte. Qui c’è qualcuno che vuole studiare.”
Clare non vedeva l’ora di andarsene da quella casa. Avrebbe potuto seguire i suoi ritmi, ascoltare la sua musica, fantasticare su lei e Slash ..e Axl..e Izzy..e Duff..e  Steven quanto voleva.
Ma per ora, avendo solo diciassette anni, si doveva accontentare del concerto. 



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Here I am, e non sono una Rocket Queen!
Questa storia, beh, mi è venuta così, e ho dovuto ovviamente postarla qui, non vi pare? 
Vabbè, ciao.Questo capitolo è schifosamente corto ma doveva un po' fungere da prologo, non vi pare?

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Capitolo 2
*** Nice Boys. ***


La settimana passava lentamente, tra le minacce di sua madre e le costanti lamentele di sua sorella. Clare non riusciva davvero a contenere l’entusiasmo, ma neppure voleva farlo. Le piaceva quella sensazione. Le farfalle nello stomaco, l’adrenalina che saliva ogni giorno di più. Perché accidenti nessuno riusciva a capirla?
Sabato arrivò. Clare si precipitò davanti al Ritz ore e ore prima dello spettacolo. Anche Beth fu costretta a seguirla, sebbene non condividesse tutto quell’entusiasmo.
“Clare, non ti sembra che..la gente che frequenta questo posto sia un pochino, come dire, strana?”
“Naaah, sono solo pregiudizi.”
Pregiudizi o no, in effetti le persone appostate davanti al locale erano un po’ strambe. Pantaloni attillati zebrati o di pelle, canottiere con il logo della band, stivali di pelle, capelli lunghi e una terribile puzza di alcool e di fumo –non sempre di sigaretta-.
Poterono entrare qualcosa come mezz’ora prima del concerto.
Clare si accorse che non era l’unica a fremere come una matta, e, quando vennero finalmente annunciati, la folla era in delirio. Beth sembrava decisamente poco a suo agio, anche se ostentava un sorriso forzato per far piacere a Clare.
La prima canzone era It’s So Easy. Vedere Axl Rose, quello vero, non quello appeso al muro di camera sua, né quello di un programma MTV, né quello delle sue fantasie, era un sogno.
E c’era Slash, che accarezzava le corde della sua Les Paul come se fossero dolci lame affilate, producendo melodie meravigliose.
E Duff, chino sul suo basso, cappello in testa, sigaretta in bocca, espressione concentrata e divertita allo stesso tempo.
Poi c’era Izzy, quello che non parlava quasi mai, che teneva la sua chitarra bianca come se fosse stata una piccola bimba indifesa.
E invece, là, dietro, stava seduto Steven. Perennemente semi-nascosto da quella batteria, che gli faceva quasi da scudo.
Clare aveva le lacrime agli occhi, e si mise praticamente a piangere quando partirono le prime note di Mr. Brownstone. Beth ogni tanto le lanciava delle occhiate, come a controllare se il suo cuore non avesse cessato di battere.
Il concerto procedette abbastanza tranquillamente, a patto che quei cinque ragazzi di Los Angeles potessero dirsi tranquilli.
Clare conosceva le parole di quasi tutte le canzoni. Sweet Child O’Mine, My Michelle, Knockin’ On Heaven’s Door, Welcome To The Jungle, Night Train. Ognuno di questi brani l’aveva accompagnata in un periodo della sua vita.
Verso la fine, alcune voci iniziarono a circolare. Voci che Clare non poteva assolutamente ignorare.
“Ho sentito che firmeranno gli autografi, ma solo per poche persone! Dobbiamo sbrigarci!”
Era un’occasione troppo importante. Avrebbe potuto conoscerli, magari scambiare qualche parola con loro. Ma ciò avrebbe significato aspettare chissà quanto dopo il concerto. Beth si sarebbe sicuramente opposta, e sua madre, semplicemente lei non glielo avrebbe mai permesso.
“Beth! BETH?!”
“Sì? Non ti sento,Clary!”
“Allora, ho sentito che firm-hey, spostati!”
“EH?”
“Loro firmeranno autografi dopo concerto!”
“E allora..Oh, no, Clare, no! Non possiamo andare a casa così tardi!”
“Ma Beth, quante altre volte mi capiterà?”
“Beh, vediamo.”
Clare pensò di obbiettare, ma proprio allora era partita Rocket Queen, e non poteva perdersela, quella.
Se la sua amica non l’avesse accompagnata, sarebbe andata da sola.
Il concerto finì, troppo presto, forse.
Tutti erano in procinto di uscire. Tra questi, anche Beth.
“Elizabeth, vai? Io resto qui. Ci vediamo domani.”
“Ma come resti qui? Ma Clare, non puoi!”
“O vieni o vai”
“Ah, cazzo.”
L’aveva convinta. Prima o poi, avrebbe dovuto erigere un monumento in onore di Elizabeth Mary Waldorf.
Era vero che si sarebbero firmati a firmare gli autografi. E Clare era riuscita ad essere tra i pochi eletti ad entrare in quella specie di backstage.
L’odore di fumo, il caldo, e il rumore erano aumentati, se possibile.
“Axl! Axl! Duff! Slash! Duff! Izzy! Izzy! Steven! Slash! Steven!”
Tutti urlavano gli stessi cinque nomi. Presto, anche Clare si unì al coro. Beth indossava di nuovo quell’espressione a metà tra il disagio e la felicità per la sua amica.
Finalmente arrivò il loro turno per gli autografi. Toccò a Beth passare a Slash l’album da firmare e la maglietta, in quanto le mani di Clare tremavano troppo forte.
“Beh, non mi dici nulla?”
Beth non realizzò subito che quello stesse parlando con lei. Il riccio, che Clare aveva chiamato Slash, la stava osservando. Probabilmente si aspettava una risposta come “Oh mio Dio, scuuusa! Waaah, dammi un bacio” e stupidaggini simili.
“Sinceramente no. Siete soltanto dei drogati ubriachi e, se devo dirla tutta, non siete nemmeno tanto bravi. Sono qui per fare un favore alla mia amica qui vicino. Perciò, beh, ciao, ricciolone.”
“HEY! Axl, Axl hai sentito quello che ha detto questa ragazzina? Ha detto che non siamo nemmeno tanto bravi.” Disse Slash, imitando in modo pessimo la voce di Beth.
“Haha, davvero? Beh, magari a suonare non siamo un granchè, ma in altri campi…” rispose il rosso, che intanto si era messo un paio di occhiali che, perfino Beth doveva ammetterlo, lo facevano sembrare ancora più sexy.
“Sì, non credo nemmeno a questo.” Rispose la ragazza, ormai sopraffatta dalla rabbia.
Clare osservava estasiata quella scena.
“Magari potreste stare con noi, dopo…” propose sempre il rosso, Axl.
“Sì,perché no?” rispose Clare, senza pensarci un attimo.
Beth non ebbe neppure il tempo di obbiettare. I cinque misteriosi ragazzi si alzarono, provocando l’ira dei fan che si aspettavano almeno un autografo. Slash mise un braccio intorno alle spalle di Beth, mentre Duff uno intorno a quelle di Clare. Dopodiché, le ragazze furono trasportate nel mondo dei Guns n’ Roses.





Woah! Sweet Children O'Mine, buongiorno.
Questo capitolo è..vabbè sta a voi dirlo. 'Nice Boys' non è propriamente una canzone dei Guns, però hanno fatto una cover, perciò vale comune *si arrampica sugli specchi*
xoxo

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Capitolo 3
*** Welcome to The Jungle. ***


L’hotel dove alloggiavano era, ovviamente, a cinque stelle.
Beth, ancora un po’ scombussolata dalla serata, si liberò dalla presa di Slash, e raggiunse l’amica, che in quel momento stava ridacchiando insieme a Duff e ad Axl.
“Clary!” sussurrò, tirandole il braccio.
“Sì, Elizabeth?”
“Dove credi di andare?”
“Beth, ma scherzi? I Guns ci stanno portando al loro hotel. E noi dobbiamo andarci. Non iniziare con la storia che non ti piacciono, perché tu e Slash mi sembrate..affiatati.”
Beth arrossì violentemente. “Non…non è vero.” In realtà, stava mentendo a se stessa. Lei era per quale assurda ragione attratta dal chitarrista. Forse erano i suoi ricci indomabili, sempre permei dell’odore di sigaretta, o forse era il suo carattere, il suo modo di fare.
Salirono in ascensore, cercando di ripararsi il più possibile dai paparazzi, che stavano già facendo domande riguardanti le due misteriose ragazze che erano con i Guns n’ Roses.
L’ascensore era decisamente troppo piccolo per loro sette. Clary era felicemente abbracciata ad Axl, che le stava sussurrando qualcosa all’orecchio che Beth, purtroppo –ma neanche tanto- appoggiata a Slash, non riusciva a capire.
“Elizabeth, dovresti rilassarti. Questi bei ragazzi non vogliono mica farci del male.” Disse Clary, che non riusciva a decidere se quella sera fosse più sexy Axl o Duff. Il cantante aveva ovviamente il suo fascino, con quella voce profonda, il ciuffo rosso e gli occhi verdi. Però il bassista aveva qualcosa che la intrigava.
Il viaggio in ascensore per, ovviamente, l’attico, sembrò durare un’eternità. Appena usciti, Slash fece casualmente scivolare il suo braccio intorno alle spalle di Beth, stringendola a sé. La ragazza, sempre per quell’assurda ragione, lo lasciò fare, sentendosi in qualche modo protetta.
“Cos’è, ora non mi spingi più via, e non mi insulti? È stato facile. In fondo lo sapevo che non eri tanto diversa dalle altre.”
Quell’affermazione fece infuriare Beth.
“Una come le altre? Brutto stron…” Non riuscì a finire la frase, perché il riccio aveva appoggiato le labbra alle sue, e le aveva messo una mano dietro la nuca, e con l’altra le stava accarezzando la schiena,  e le stava bruciando i pochi neuroni ancora svegli che aveva in testa. Quelli che le dicevano di tornare a casa, di allontanarsi da quel ragazzo che le avrebbe procurato solo guai.
L’unico problema, era che ormai la lingua di Slash stava, non troppo castamente, accarezzando quella di Beth, e pensare lucidamente era difficile.
Riuscirono a staccarsi solo non appena sentirono i fischi provenienti dal resto della band.
Beth si voltò, rossa in viso, verso Clary, che le stava fissando con un bel sorriso stampato in faccia, come a dire ‘vai forte!’. Il resto della band stava semplicemente ridendo. Anche Slash si fece scappare un sorriso, mentre tornava ad abbracciare Beth.
Ormai erano entrate nell’attico. Il disordine regnava sovrano. Vestiti sparsi dappertutto, bacchette qua e là, lattine di birra e sigarette spente per terra. E pensare che erano a New York da quanto, un giorno?
All’improvviso, Clary venne assalita da quel terribile pensiero. New York era solo una tappa del loro tour. L’indomani probabilmente se ne sarebbero andati, lasciandola affogare in quei ricordi.
“Piccola, che c’è?” Chiese improvvisamente Axl.
“Niente.”
“Stai piangendo, però.”
“Axl, ma non capisci? Voi ora ci avete portato qui, magari ci porterete a letto, poi domani ve ne andrete, e dopodomani avrete già scordato i nostri nomi. E io starò di merda. Quindi ecco perché piango.”
“Questa è l’ultima tappa del tour”
“E allora?”
“E allora potreste venire con noi a Los Angeles. Potreste fare le groupie.”
“Ma sei fuori? Io non ho neppure diciotto anni!”
“Beh, e allora?”
“E allora…” Sua madre non glielo avrebbe mai permesso, Beth sarebbe stata contraria, non aveva ancora finito la scuola. Nessuna di queste ragioni,però, le sembrava valida abbastanza. Rinunciare ai Guns per questo?
“Ci sto.”
“Perfetto, baby, allora si parte domani!”
Clary stava per andare a dare la buona notizia a Beth, ma la vide avvinghiata a Slash. Forse era meglio non disturbarla. E meno male che lei e il chitarrista non erano affiatati!
Ad un certo punto, la stanchezza si impadronì di lei. Era talmente stremata, che persino il pavimento lurido le sembrava confortevole. Si raggomitolò in posizione fetale, dopodiché chiuse gli occhi.
Stava per addormentarsi, quando sentì delle braccia tirarla su, e trasportarla in un’altra stanza. Aprì gli occhi, e vide Axl. Probabilmente stava già sognando.
Quel letto era la cosa più comoda su cui si fosse mai seduta, e,  beh, anche le braccia del signor Rose lo erano. Visto che era un sogno, non riuscì a trovare nessuna buona ragione per non goderselo fino in fondo. Avvicinò il suo viso a quello del ragazzo, arrivando a toccare leggermente le sue labbra.
Lui rispose con entusiasmo, portandosi sopra di lei, e iniziando a toglierle lentamente la maglietta.
Clary non riusciva più a capire nulla. Ad un certo punto si trovò a togliere la camicia ad Axl, ad accarezzargli –e tirargli- i capelli rossi, a baciarlo con forza.
“Dio, non ho mai fatto un sogno più bello…” sussurrò.
“Ma Clary, piccola, questo non è un sogno.”
Di nuovo, la ragazza dovette affrontare un terribile dilemma interiore. Era a letto con uno sconosciuto –anche se sapeva più cose su di lui di quante ne sapesse su lei stessa- , aveva accettato di fare la groupie senza nemmeno parlarle con la sua migliore amica, e in quel momento si stava facendo fare cose che, a parlarne, avrebbero fatto arrossire chiunque.
Riflettè ancora per un attimo sull’affermazione di Axl, questo non è un sogno.
Allora era vero. Stava facendo sesso con il cantante dei Guns n’ Roses. Lo stavano facendo sul serio.
Non esistevano parole abbastanza belle per descrivere le sue emozioni. I brividi che provava, la felicità che non riusciva più a contenere. Non riusciva a fare a meno di baciare Axl. Quante volte lo aveva desiderato? Troppe, e ora stava accadendo. A lei.
Sarebbe andata a Los Angeles, con o senza Beth, con o senza il consenso dei suoi.
Dopodiché, non riuscì proprio più a pensare, e si lasciò trasportare da quel turbine di sensazioni. 




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SPAZIO DI UNA GUNNER MOLTO ECCITATA.
ALLORA. Il 14 i Guns entrano nella Rock n' Roll Hall of Fame. E Axl ha detto che la reunion è nell'aria. E io avevo bisogno di scriverlo da qualche parte. Giuro che se fanno questa reunion, mi metto prima a piangere, poi a ridere, poi a sclerare, e poi a cantare a squarciagola.
Bene, dopo questo sfogo, vi è piaciuto il capitolo? Slash e Beth vljdòlhvdjkv. Ah, sì, il titolo del capitolo non c'entra molto. Ma vabbè. Recensite se vi và, dunque vivo bene lo stesso. Baaaci. 

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Capitolo 4
*** Don't Cry. ***


La mattina dopo, Beth si svegliò di soprassalto, non riuscendo a riconoscere la stanza in cui si trovava.
Era sdraiata sul fianco, nuda. Strano, non dormiva mai nuda. Anche il comodino, e il colore delle pareti, e il tappeto, erano cambiati.
Si voltò lentamente, cercando di ignorare il braccio che la cingeva. La prima cosa che notò furono i suoi capelli. Una folta e disordinata massa di riccioli neri. Una massa di capelli purtroppo familiare e inconfondibile.
Sempre con estrema lentezza, scostò il braccio dalla sua vita, in modo da riuscire ad alzarsi. Non appena lo fece però, Slash si svegliò, allungò la mano fino al polso della ragazza, e la fece di nuovo cadere sul letto.
Dopodiché iniziò a baciarla, riprendendo esattamente da dove era finita la notte precedente.
Beth venne nuovamente sopraffatta dalla passione,ma in un attimo di lucidità, riuscì a spingere via il ragazzo.
“Slash, smettila. Fammi alzare.”                                           
“Non credo proprio.”
“Ci potrebbero sentire!”
“Credi che non ci abbiano sentiti stanotte?”
Il viso di Beth si infiammò. Clary l’aveva sentita mentre…mentre..non riusciva nemmeno a dirlo. Poi, realizzò. Era stata la sua prima volta. Mentre Clary aveva perso la sua verginità circa un anno prima, lei fino alla notte prima era ancora casta e pura. Ma ora no, uno stupido chitarrista strambo gliel’aveva rubata.
E non le era neppure piaciuto. Okay, forse un po’ sì. Forse forse un po’ più di un po’. Ma restava il fatto che l’avesse fatto con una persona che il giorno dopo la avrebbe dimenticata, lasciandole soltanto tristezza addosso.
Il ragazzo intanto aveva allungato un braccio per farle una carezza sulla guancia, che Beth rifiutò con tutta la forza che aveva.
“Dai, piccola, non te la prendere. Non è che avranno proprio origliato mentre noi facevamo sesso..” disse quella parola con tanta leggerezza, che mandò Beth in bestia.
“Taci, brutto idiota!”
“Ma che…”
“Sei solo un deficiente che stanotte mi ha chiaramente sedotto e mi ha violato. Perciò non mi parlare.”
“Violato? Non eri mica..”
Beth scoppiò a piangere. Iniziò a dare cuscinate a Slash, in modo da farlo andare via. La sua era l’ultima faccia sulla Terra che avrebbe voluto vedere in quel momento.
Il ragazzo si alzò e uscì dalla stanza, lasciando Beth sola nella sua disperazione.

--

Clary si era appena svegliata tra le braccia di Axl Rose. Quella notte era stata semplicemente meravigliosa. La sua prima volta, con Luke non era nulla in confronto a questa.
Mentre il ragazzo dormiva, decise di alzarsi e andare a preparare il caffè.
Arrivata in cucina, o quella che nella suite assomigliava alla cucina, notò una figura in boxer seduta sulla sedia. Era Slash.
“Slash? Tutto okay?”
“Ecco, non proprio.”
“Perché?” temette subito di aver fatto la domanda sbagliata.
“Hum, non so bene come spiegare, ma, cioè, stanotte io e Beth abbiamo…ecco. E per lei era la prima volta. Credo di averla sconvolta leggermente.”
“Ah, merda.”
“Non era mia intenzione, insomma, non lo sapevo, e lei mi piace, quindi..”
“Certo, certo. Ora vado da lei. Ti spiace preparare il caffè per Axl?”
“No, ovviamente lo preparo. Magari poi glielo porto e gli do anche un bacino sulla fronte, che ne dici?”
Clary arrossì leggermente. Il chitarrista ridacchiò.
“Dai, scusa. Vai da Beth, ha più bisogno di te di Axl in questo momento”
“D’accordo.”
Bussò due volte alla porta, senza ricevere risposta. Decise di entrare piano, per non spaventare Beth.
“Elizabeth? Tesoro?”
“Vai via, è tutta colpa tua.”
“Colpa mia?” Quello non era affatto vero. Tuttavia, Clary sapeva che la sua migliore amica stava parlando così solo per la rabbia.
“Beth, Slash è di là, e sembra davvero dispiaciuto per stanotte.”
“Oh, certo, ora è lui il buono di turno. Certo, la mia migliore amica va a difendere uno sconosciuto, ovvio.”
Clary non sapeva cosa dire. La faccenda sembrava più seria di quanto si fosse aspettata.
“Non lo sto difendendo, lo sai. Ma lui non credeva che per te fosse la prima volta, e poi mi ha appena detto che gli piaci pure.” Le disse, asciugandole le lacrime
“E tu gli hai creduto? Dirà così a tutte le ragazze che si porta a letto, ovviamente. Ma sai qual è la cosa che mi da più fastidio? Che lui mi piace.”
Clary non riuscì a non farsi scappare un sorriso.
“E allora smettila di piangere, vai di là e abbraccialo e coccolatevi e comportatevi da piccioncini”
“Ma..ma lui penserà che io sia stupida.”
“Naaah” . La ragazza aveva deciso di omettere il dettaglio di Los Angeles. Gliene avrebbe parlato..beh in un secondo momento.
I Guns partivano la sera stessa, perciò aveva una decina di ore per fare tutto. Ce la poteva fare.
Beth per il momento sembrava tornata in sé, perciò poteva dedicarsi interamente ad Axl.

--

Axl si era svegliato da poco, e non aveva trovato Clary. Subito un lieve panico lo assalì: se ne era andata?
Qualche minuto dopo, però, l’aveva vista entrare, e i suoi occhi si erano illuminati. Era un effetto strano per lui, e del tutto nuovo.
Di solito le ragazze che si portavano a letto dopo i concerti erano stupide e antipatiche. Ma Clary, lei era diversa. Nelle piccole pause di quella notte avevano parlato, e la ragazza si era dimostrata essere una delle più interessanti che aveva mai conosciuto.
Clary si avvicinò a lui, lo baciò sulle labbra, facendolo impazzire. Quando si separarono, il ragazzo notò che stava piangendo.
“Perché piangi? Stai male? È successo qualcosa?”
“No. No, assolutamente no. È che sono così felice, come non lo sono mai stata.”
Ragazze. Piangevano quando erano tristi, felici, nervose, arrabbiate. Era mai possibile? Però, quell’affermazione aveva toccato il cuore del cantante.
“Non piangere, stamattina” le disse, giocando sul testo di Don’t Cry.
“C’è un cielo sopra di te, no?”
“I tuoi occhi, i tuoi occhi sono il mio cielo.”
Axl rimase totalmente esterrefatto da ciò che Clary aveva appena detto. La strinse a sé, la baciò, la accarezzò, e ripresero anche loro da dove si erano interrotti.

 
 

Spaziomioinsommaavetecapito:
A
llora, tralasciamo il fatto che oggi ho litigato con una bimbaminchia che non sapeva chi fossero Saul Hudson, William Rose, Jeffrey Isbell, Michael Coletti e Michael McKagan. Tralasciamo. Duuunque, piaciuto il capitolo? A me abbastanza, anche se i due maschioni sono veramente sdolcinati v.v
MANCANO 11 GIORNI AL 14 APRILE <3 p.s. sono giunta alla conclusione che Patience sia dedicata in realtà a Slash. Basta guardare il video per capirlo lol (:
Grazie alle due bellissime ragazze che recensiscono <3
 

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Capitolo 5
*** Move to The City. ***


Nonostante Beth non avesse voluto darla vinta a Saul così facilmente, resistere al suo sorriso era piuttosto difficile.
Entrata in cucina, lo vide seduto su una sedia a sorseggiare caffè,e non poté fare a meno di apprezzare la vista. Indossava un semplice paio di boxer che, pensò arrossendo, non riuscivano a nascondere il suo…Beth scacciò via quel pensiero. Era arrabbiata con lui. Era arrabbiata con lui. Era molto arrabbiata con lui.
Slash si accorsè solo dopo della sua presenza, e non appena la vide, si alzò, iniziando a formulare scuse.
Beth andò verso di lui, e gli chiuse la bocca con due dita. Poi, gli cinse la vita con le braccia, e rimasero così, abbracciati.
“Sarebbe a dire..?” iniziò lui.
“Sarebbe a dire che mi sono rotta le palle di non lasciarmi mai andare. Probabilmente non significherò mai nulla per te, ma voglio approfittare di questo momento.”
Non gli diede nemmeno il tempo di rispondere. Le loro labbra si unirono, le loro lingue si intrecciarono. Il cervello di Beth si spense completamente, di nuovo.
Quel ragazzo le faceva uno strano effetto.
--
Fecero colazione verso le undici, facendosi portare il servizio in camera.
Izzy sembrava il più devastato, e non proferì parola per tutta la colazione. Clary aveva cercato di parlargli, ma ogni volta era rimasta quasi spaventata dal modo di fare del chitarrista. Steven, invece, non si era ancora fatto vedere, così come Duff.
Quando Clary chiese di loro, Slash semplicemente rispose “Ah, staranno ancora dormendo, quei cretini. Per loro le undici sono ancora notte”. Beth era inaspettatamente scoppiata a ridere. Lei e Slash avevano sicuramente fatto pace. Era il momento buono per parlarle di Los Angeles.
“Beth, Beth? Puoi smettere di guardare con occhi sognanti Slash?”
La sua amica arrossì. Era così facile farla arrossire.
“S-sì. Scusa. Dimmi.” Il chitarrista ridacchiò.
“Dunque, ci sarebbe una cosa che ci è stata proposta. Si tratta di una specie di lavoro”
“Togli una specie, piccola. È un lavoro a tutti gli effetti.” Si intromise Axl.
“Come fa lui a..? Oh, no.”
“Potremmo diventare le groupie dei Guns n’ Roses, Beth!” esclamò Clary.
L’amica stava scuotendo la testa. Cattivo segno.
“Clary, non posso andare. Los Angeles è dall’altra parte degli Stati Uniti. Non posso mollare tutto per una cosa così”
“Ma sono i…”
“I Guns. Lo so. Non fai altro che ripeterlo. Ma non mi sembra una ragione sufficiente.”
Slash si alzò, uscì velocemente dalla stanza, sbattendo la porta dietro di sé.
Cazzo, penso Clary. Non era assolutamente andava come pensava.                  
Beth sembrò essersi accorta del danno, perché corse anche lei via dalla stanza.
Per la prima volta, Clary riuscì a sentire una frase di senso compiuto uscire dalla bocca di Izzy Stradlin.
“Ah, sono stufo di questi drammi del cazzo.” Uscì sul terrazzo, accendendosi una sigaretta.
--
Beth correva il più velocemente possibile, ma Slash sembrava essersi volatilizzato. Arrivata qualche piano più in basso, però, notò una massa di capelli decisamente riconoscibile.
“SAUL. SAUL  FERMATI SUBITO.” Gridò.
Slash si voltò appena un momento, ma subito riprese a camminare.
“Saul! Parliamone, coglione!”
Finalmente, il ragazzo si fermò, permettendo a Beth di raggiungerlo. Lei cercò di prendergli la mano, ma lui prontamente la ritrassè, incrociandole al petto.
Rimasero in silenzio per qualche secondo. Beth non riusciva a sopportare quella situazione. Okay, si erano baciati e coccolati e detti cose molto tenere, però si conoscevano da un giorno. Non era proprio il caso di comportarsi da vecchia coppia sposata.
“Cavolo, Saul, te la sei presa così tanto? In fondo, mi sembra una cosa abbastanza normale. Ci conosciamo da ieri!” Beth non pensava davvero le cose che stava dicendo. Sì, si conoscevano da ieri, ma Slash era diventato troppo importante per lei. Per questo doveva lasciarlo andare.
“L’hai detto davvero? È questo che pensi di noi?”
Beth esitò. Poi annuì.
“Oh, merda. Lo sapevo. Lo sapevo che non dovevo affezionarmi. Perché tutte le storie finiscono così?”
Alla ragazza veniva da piangere. Voleva dire a Slash che stava scherzando, che sarebbe partita anche subito. Ma come poteva abbandonare tutto? I suoi genitori, la scuola, gli amici? E Clary? Clary sarebbe partita, ne era sicura. Non le importava nulla della sua famiglia e della scuola. Forse neppure lei era così importante per Clary. Non quanto i Guns, perlomeno.
“Sei seria, Beth? Non te ne frega niente di me?”
“Sì, sì che importa, scemo. Ma tu butteresti all’aria tutto per una cosa appena iniziata e forse non destinata a durare?”
“Sì, accidenti, lo farei! Perché vuoi abbandonare tutto così? Non eri tu quella che voleva correre rischi?”
L’aveva detto.
“Ah, lascia perdere. Addio.”
Addio..Addio..Addio. Non era ancora disposta a dire addio a Slash. Voleva fermarlo, ma lui se ne era già andato.
*
I Guns sarebbero partiti alle nove con il loro jet privato. Beth aveva lasciato un biglietto ai suoi genitori, un semplice “Torno presto. Vi voglio bene, B.”
Nessuno sapeva che aveva deciso di seguirli. Nemmeno Clary: chissà che colpo le sarebbe venuto.
Arrivata all’aeroporto, non fu difficile riuscire a trovarli. Una folla li seguiva. Beth si fece largo tra le urla di ragazzine inferocite,e riuscì finalmente ad afferrare la mano di Slash, che si voltò credendo di trovare una fan qualunque. Appena la vide, però, si fermò, per darle un dolce bacio sulle labbra.
Anche gli altri si fermarono, notando l’assenza del chitarrista. Clary fu la prima di loro ad accorgersi di Beth.
“Elizabeth! Allora, hai cambiato idea?”
“Sì. Non ho più voglia di seguire le regole e obbedire e non pensare mai con la mia testa. Vengo con voi!” disse, ridendo.
E partirono, tutti e sette,  per la Città degli Angeli. 





_____________________

Take me down to the Paradise City!
Boh, anche questo capitolo è andato. Spero vi sia piaciuto <3

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Capitolo 6
*** Yesterdays. ***


Il viaggio da New York a Los Angeles era lungo.
Clary era seduta vicino a Steven, che stava sorseggiando una birra. Aveva finalmente avuto modo di parlare con lui, scoprendo il suo carattere allegro ed energico. Avevano parlato della loro infanzia, dei loro sogni, delle loro speranze, dell’amore. Parlare con il batterista era semplice.
La ragazza avrebbe voluto continuare a parlare con lui, ma venne interrotta da un Axl evidentemente bisognoso di attenzioni particolari.
Anche Beth si stava divertendo con Slash. In realtà si era portata qualcosa da studiare, per sentirsi meno in colpa, ma farlo stando seduta di fianco a Saul Hudson, era come cercare di chiudere la bocca durante l’applicazione del mascara: praticamente impossibile.
L’unico con cui non aveva avuto alcun modo di parlare era Izzy, che,  al contrario degli altri membri della band, sembrava  piuttosto infastidito dalla sua presenza.
“Che ha Izzy contro di me?” bisbigliò Beth a Slash, quando fu abbastanza sicura che il chitarrista fosse lontano.
“Izzy? Cosa mai dovrebbe avere contro di te?”
“È quello che ti sto chiedendo, riccio. Ogni volta che parlo sembra che voglia strangolarmi…”
“Ma và. Comunque, se proprio ti turba, vagli a parlare.”
“Non è cannibale, vero?”
“No, non ti preoccupare.” Disse Slash, incapace di trattenere un sorriso.
Mi avvicinai al posto di Izzy, sorprendendolo. Come suo solito, distolse lo sguardo, rimettendosi gli occhiali da sole.
“Posso sedermi?” chiesi, cercando di controllare l’ansia della mia voce.
Nessuna risposta.
“Izzy, posso sedermi?”
“Ah, parli con me? Ma certo, perché no? In fondo sono così felice che tu sia qui”
Beth si sedette, ricacciando indietro le lacrime che quell’affermazione aveva formato.
“Cosa ti ho fatto?”
“Tu?”
“Certo. Ogni volta che apro bocca, sembra che ti dia fastidio.”
“ In un certo senso è così.”
Cosa?” Oddio. Izzy l’aveva detto davvero. Subito la tristezza venne sostituita dalla rabbia. Come osava parlare così? Lei non aveva fatto niente di niente. Lui non aveva nessun diritto di giudicarla.
“Sì. Ma lascia stare, non capiresti neanche perché”
“Ah, già, sono troppo stupida per te.”
“Ragazzi, cosa succede?” chiese Duff, arrivato all’improvviso da Beth non sapeva bene dove.
“Niente!” risposero all’unisono.
Il bassista andò a sedersi vicino a Slash, che stava sfogliando affascinato il libro di biologia di Beth.
“Non sei stupida. Sto solo dicendo che questa storia è troppo lunga”
“E quindi dovrei farmi trattare male perché la tua storia è troppo lunga? No grazie.”
“D’accordo, ragazzina. Sono nato a Lafayette, Indiana, la stessa città di Axl, ma mi sono presto trasferito a L.A. Lì ho iniziato a suonare con Rose e ho continuato. Poi ho conosciuto lei. Si chiamava Courtney, aveva qualcosa come due anni in meno di me. Ci siamo messi insieme, eravamo felici. Io credevo davvero fosse quella giusta. Ero riuscito a smettere di fumare perché lei me l’aveva chiesto, e non puoi immaginare quanto ami fumare. Poi, mi ha lasciato, così, senza motivo. Ho fatto di tutto per rintracciarla, ma niente. Sparita.”
“Okay, ma cosa c’entro io?” Chiese. Un po’ le dispiaceva per quel ragazzo.
“Tu me la ricordi. I tuoi modi di fare, il tuo carattere. Persino il tuo aspetto da ragazza innocente. Per questo, ogni volta che parli, o ti muovi, mi riporti alla mente tutti i ricordi con Courtney, e mi feriscono. Io la amavo da impazzire.”
“Mi..mi dispiace. Non so cosa posso fare per..”
“Non c’è nulla che tu possa fare. Il problema è mio, che non me la sono ancora lasciata alle spalle. Ho sbagliato a prendermela con te. Ricominciamo?”
“Ricominciamo!” rispose Beth, sorridendo.
Ora che avevano risolto il loro “problema”, la ragazza poté finalmente tornare a dedicarsi a Slash. Appena arrivata al suo sedile, però, notò che il suo ragazzo si era addormentato.
Tanto meglio. Anche a lei non sarebbe dispiaciuto un po’ di sonno.

--

Izzy si era subito pentito di aver raccontato la sua storia a quella ragazza.
Farlo, aveva permesso a quei ricordi dolorosi di tornare a galla, di fargli di nuovo del male.
I loro baci, i loro scherzi, le loro risate, i loro mesiversari, lui che le insegnava a suonare la chitarra, lei che gli insegnava il francese. Non era sparito nulla dalla sua mente. Era tutto là, seppellito, in attesa di una spinta per riaffiorare.
Se ci fosse stato un modo, avrebbe fatto di tutto per cancellare il suo passato. O almeno per sezionarlo. Ma non c’era. E avrebbe dovuto portarlo con sé per sempre.
Non vedeva l’ora di tornare a Los Angeles, in quella bella e soleggiata città che lo aveva adottato tanto tempo fa, nella quale si sentiva a casa. Se poi, Los Angeles avesse voglia di rivedere lui, quello era da vedere. 





HERE I AM. DUE CAPITOLI IN DUE GIORNI. BRAVA ME.
Cooomunque, finalmente anche il nostro signor Stradlin (che ieri ha fatto gli anni <3). Piaciuto? Boh, spero di sì. Rencensite, dai. Mi fate sentire sola sennò. 
p.s. mancano qualcosa come 5 giorni alla Rock n' Roll Hall of Fame.  Su Virgin Webradio ho letto che non c'è nessuna speranza che suonino tutti insieme, ma forse Slash si esibirà con Steven. Meglio di niente. Baci.

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Capitolo 7
*** You Ain't The First. ***


Appena varcata la soglia dell’LAX, Clary riuscì a capire perché la chiamassero la Città degli Angeli. Non era solo il nome. Tutto di quel luogo la faceva pensare al Paradiso.
Era lì, con la sua migliore amica, con i Guns n’ Roses, e ancora non riusciva a crederci.
“Allora” disse Duff “direi che per prima cosa dovremmo far fare alle nostre nuove groupies un giro di Los Angels. Mi spiego meglio, della nostra Los Angeles. Che ne dite?”
“Dico che è una buonissima idea!” rispose Steven.
Il tour comprendeva casa di Slash, vista solo dall’esterno, casa di Axl, Duff, Steven e Izzy (in teoria non era di nessuno di loro, ma in pratica ci vivevano tutti), e soprattutto il Rainbow.
Proprio quella sera, i Guns si sarebbero esibiti nel locale. A quanto pareva, erano molto apprezzati a Los Angeles –e in tutto il resto del mondo.
“Non ho voglia di vedere quel deficiente di Zutaut stasera. Sapete se ci sarà?”
“No. Spero di no.”
“Chi sarebbe?” domandò Beth. Quel nome non le era per niente familiare.
“Un idiota che ci fa da discografico. Si crede Dio sceso in Terra.”
“Capisco.”
La casa dei ragazzi, un piccolo appartamento il cui arredamento era formato più da lattine di birra che da mobili veri e propri, era un vero inferno.
“Ah.” Fu l’unica cosa che riuscì a dire Clary.
“Sì, beh, ecco come vivono i veri uomini.” Disse Duff.
“Veri uomini, eh?” chiese Beth. “A me sembrate veri sporchi!”.
“Comunque è una cosa temporanea.”
“Non capisco, siete un gruppo famoso a livello mondiale, e vivete ancora in questo buco?”
“Sai, a noi piace così!” esclamò Steven, provocando la risata di tutta la band.
Clary fece una smorfia.
“Io dico che il Rainbow è più interessante. E poi è sera, andiamo a mangiare un boccone.”

*

Il famoso Rainbow non era altro che un piccolo locale con un’insegna ovviamente arcobaleno, frequentato dai tipi più strambi di Los Angeles.
Appena seduti al tavolo, una cameriera dalla scollatura troppo accentuata si avvicinò. Ancor prima di chiedere le ordinazioni, si avvicinò ad Axl, e gli stampò un bacio sulle labbra, che il rosso apprezzò, e ricambiò.
Ordinarono birra e hamburger, doppia porzione per ognuno. Clary non prese nulla, e rimase in silenzio per tutta la sera. Neppure Beth se ne accorse, troppo presa da Slash.
Quel bacio l’aveva sorpresa. Poteva anche aspettarselo dalla cameriera, ma che Axl avesse ricambiato…la lasciava senza parole. Non che pretendesse un fidanzamento ufficiale, però tra di loro non sembrava esserci solo sesso. O almeno, così credeva.
I Guns, con l’aggiunta della sua migliore amica, erano tutti brilli. Axl sembrava l’unico sobrio, ed era anche l’unico con cui non voleva parlare. Diverse volte si sottrasse ai suoi baci e ai suoi abbracci.
“Dio, Clary, si può sapere che hai?”
“Non mi va di parlarne qui.”
“Allora usciamo.”
Fuori dal locale, si diressero verso l’auto di Izzy. Axl si sedette al posto di guida, e Clary di fianco a lui.
“Allora?” iniziò lui.
“Niente.”
“Piantala di dire niente. Ora mi dici cosa diavolo c’è.”
“Se non lo sai tu…”
“Ho detto qualcosa che non va? Ho fatto qualcosa che non va? Oddio, non sarà mica per la cameriera?”
“Tu che dici?”
“Ti prego, Clary, ora non fare la fidanzata gelosa”
Fidanzata? Quindi era la sua fidanzata? No, Clarissa, tu sei arrabbiata con lui, ti ricordi?
“Non sto facendo la fidanzata gelosa, e non sono neppure la tua fidanzata!”
“Ah, no? Quindi posso andare a baciare quella tipa quando mi pare e piace?”
“Sì. Certo che puoi. Ciao.”
Detto questo, uscì dalla macchina. Cosa aveva appena combinato? Ormai non c’era più tempo per scusarsi e abbracciarlo e dirgli che sì, accidenti, era la sua ragazza. Aveva rovinato tutto.
Rientrati al locale, Axl non perse tempo. Si diresse da quella poco di buono di cameriera, baciandola in un modo ben poco casto.
Tutti osservarono quella scena, lanciando veloci occhiate a Clary. Beth fece una faccia perplessa.
Axl ritornò presto a sedersi vicino ai ragazzi, suscitando risatine imbarazzate.
“Che c’è?” chiese il rosso.
“Ah, hum, niente.” Rispose Izzy.
“Allora, ragazze, dove dormite stasera?”
“Camera di albergo. Vero Beth? Vero Beth.” Disse frettolosa Clary, che non voleva altro che allontanarsi il più possibile da Axl.
“Ah, sì, certo. Verissimo.”
“Non diciamo stronzate. Voi dormite da noi!” disse Slash, cingendo le spalle di Beth.
Clary sapeva che quella non era una buona idea. Lo sapeva benissimo, ma non poteva fare questo alla sua amica. Lei era felice con Slash, e se volevano stare insieme, dovevano.
“D’accordo.”
Beth la guardò con un’espressione che racchiudeva mille ‘grazie’.
Forse, quella sera, una cosa giusta l’aveva fatta.




Spazioautricelalala:
Trolol, nessuno recensisce più questa storia. Pace. Ieri sera i Guns sono entrati nella Rock n' Roll Hall of Fame. Axl e Izzy potevano anche presentarsi, però sono comunque felice di come è andata :)
Per quanto riguarda questa storia..boh, ciao.

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Capitolo 8
*** One In A Million. ***


Beth non aveva avuto modo di parlare con la sua amica, che, appena entrata in casa di quei cinque strampalati, si era rifugiata in una stanzetta, rifiutandosi di parlare.
“Dai, piccola, lasciala stare. Vieni a letto.”
“Ma..cosa le sarà succcesso? Sicuramente è colpa di Axl.”
“Certo che è colpa sua, ma ora Clarissa non ha voglia di parlarne, e io voglio andare a letto e voglio che tu venga con me” le disse, prendendole una mano e trascinandola in quella che assomigliava ad una camera da letto ancora libera.
“Ma Saul..”
Le sue proteste però vennero sedate da un dolce bacio sulle labbra del ragazzo. Era impossibile resistergli.

--

“Will?” chiese il moro, avvicinandosi al suo migliore amico, che si stava fumando una sigaretta.
“Sì, Jeff?”
“Mi stavo chiedendo se avessi voglia di parlare di..stasera.”
“Dio, ma che è successo stasera?”
“Tu e Clary…e quella cameriera”
“Sentimi bene, Izzy, io sono Axl Rose e bacio chi voglio quando voglio.”
“E Clarissa non significa nulla per te?”
“Assolutamente nulla.”
“Quindi se ci provassi con lei, non ti darebbe fastidio? Perché, sai, ha quelle gambe che..”
“JEFFREY! Stà zitto, coglione. Lo so bene come sono fatte le sue gambe, e a te non deve importare.”
“Ma perché no?”
“Perché..” quella frase rimase sospesa nell’aria.
“Perché quella ragazza ti interessa, anzi, ti piace. Stasera hai baciato quella tipa solo perché avevate probabilmente litigato e volevi farle vedere che sei uno spirito libero, eh, Will? Ma devi ammettere che questa ragazza potrebbe anche farti mettere la testa a posto.”
“Ti odio quando fai così, accidenti.”
“Così come?”
“Così il fratello. Non so come farei senza di te, Jeff”
“Non ti preoccupare, non ti libererai mai di me.” Gli disse, stampandogli un debole pugno sul braccio.
“Lo spero.” L’amico fece per entrare, ma Axl lo fermò.
“Jeff? Tu non mi ruberesti mai una ragazza, vero? Non ti comporteresti mai così da stronzo con me.”
“Certo che no. Ti voglio bene, io.”
“Anche io.”
“Ora basta con discorsi da checca, però.” Esclamò Izzy, facendo un altro tiro di sigaretta.
Axl, o meglio, William, vide il suo amico rientrare in casa. Odiava mostrarsi debole, ma con Izzy poteva fare un’eccezione. Erano cresciuti insieme, prima a Lafayette, e poi a Los Angeles.
Ne avevano viste di tutti i colori, e non si erano mai lasciati. Mai. Se non fosse stato per lui, Axl non sapeva dove sarebbe potuto andare a finire. L’amico lo trascinava sempre fuori dai guai,  gli faceva capire dove stava sbagliando, ed era l’unico ad aver sentito Axl Rose pronunciare le parole ‘scusa’ e ‘mi dispiace’.
Per quanto quelli che avevano fatto fossero stati discorsi da femminucce, il rosso aveva avuto bisogno di sentirsi dire che qualcuno per lui ci sarebbe stato sempre.
Sul palco poteva permettersi di fare lo spavaldo, perché lì tutto girava intorno a lui, la folla pendeva dalle sue labbra; ma nel mondo reale, fuori dai Guns e dalla loro piccola bolla rock n’ roll, lui non era nessuno. Anzi, era semplicemente un ragazzo problematico, che cercava di tirare avanti e di approfittare dell’unica cosa bella che la vita gli stava dando dopo tanto tempo: la musica.
Ora, oltre alla musica era arrivata Clary. Nonostante la conoscesse da pochi giorni, sentiva che una come lei non bisognava lasciarsela scappare. Certo, non si sarebbe mai comportato da stupido ragazzo innamorato facendole i regali di San Valentino e idiozie varie, però… Izzy aveva ragione, Clarissa gli avrebbe potuto far mettere la testa a posto.
Doveva andare a parlarle.


La trovò nello sgabuzzino, ancora singhiozzante. Dapprima non aveva voluto aprirgli, ma poi aveva ceduto, anche perché le aveva intonato una serenata irresistibile che faceva, più o meno, così: we’ve been dancing with Mrs. Brownstone, she’s been crying, I won’t leave her alone..no no no, won’t leave her alone.
Una fan dei Guns come lei, chiaramente, non era riuscita a resistere ad una modifica così originale della canzone.
I suoi occhi, prima truccati perfettamente, erano rossi, e la matita, l’ombretto e il mascara, completamente sbavati. Appena lo vide, gli disse “Và, via, sono in uno stato pietoso.”
“Sei bellissima, invece. Come al solito.”
“Non lo pensi davvero. Lo dici solo perché mi vuoi portare a letto.”
Cazzo, quello non era affatto vero. Era così difficile credere che Axl Rose avesse un cuore?
“Non è vero. Se vieni con me ti dimostrerò che  non è vero. Certo, non è che mi farebbe proprio schifo…”
“AXL!”
“Scherzo!  Dai, vieni qui, tesoro.”
“Tesoro, eh? Anche no.”
“Okay, okay. Clarissa.”
“Clary basta.” Detto ciò, gli diede un dolce bacio sulle labbra, profumate di tabacco. Lui le passò un braccio intorno alla vita, e una mano dietro il collo, facendo incontrare le loro lingue. Il bacio continuò a crescere di intensità, fino a che entrambi si ritrovarono senza fiato.
“Oddio.” Disse lei.
“E quindi, beh, sei la mia ragazza?”
Non l’avrebbe mai ammesso né davanti a lei,  né davanti ai suoi amici, ma in quei pochi secondi precedenti la risposta, ebbe davvero paura che dicesse no.
“È un sogno? Uno scherzo?”
“William Axl Rose non è mai stato più serio, signorina.”
“Dicendo chi sei non mi aiuti a concentrarmi..”
“Dimmi di sì. Ti prego, dimmi di sì.” Ecco, l’aveva fatto. L’aveva pregata di diventare la sua ragazza. Era così che si iniziava: presto entrambi avrebbero girato con una catenina d’oro con un ciondolo con l’iniziale.
“Sì, d’accordo. Le concederò questo onore, signor Rose.”
“Dio, meno male.”
Quella notte non fecero nulla, se non dormire abbracciati e scambiarsi qualche bacio.
Ma, ovviamente, a Slash, Duff, Steven e Izzy,  sarebbe arrivata la versione di una notte di fuoco.




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LO SO CHE ONE IN A MILLION E' UNA SPECIE DI CANZONE RAZZISTA, MA, OH, ACCONTENTATEVI.
E so anche che sto dedicando tanto, forse troppo, spazio ad Axl, ma volevo mettere in chiaro le cose con Clary <3
Giuro solennemente di non avere buone intenzioni che nei prossimi capitoli anche Steven e Duff avranno un loro spazio.
Grazie di cuore a chi recensisce, segue, ha tra i preferiti o legge questa storia. Sembra una cosa stupida da dire, ma significa molto per me. Baci.

 
  p.s. A me fa troppo strano inserire i membri originali (secondo me veri) dei Guns n' Roses come 'nuovo personaggio' , a voi? D:

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Capitolo 9
*** Reckless Life. ***


Quella sera, Steven ‘Popcorn’ Adler aspettava Adriana fuori dal Rainbow. Adriana era, più o meno, la sua ragazza. O almeno, credeva che lo fosse. Prima che i Guns partissero per il tour, avevano avuto una brutta litigata a proposito della droga, ma era passato così tanto tempo, che magari la ragazza si era calmata.
La vide uscire poco dopo, bella come al solito.
“Che ci fai qui, Adler?” chiese lei, cercando di evitarlo.
“Come che ci faccio? Sono appena tornato dal tour e sono venuto a prendere la mia ragazza…”
“Ah, magari non è ancora uscita. Vuoi che la vada a chiamare?”
“No, ce l’ho qui davanti. Sei tu la mia bellissima, stupenda ragazza!”
“Haha, quindi il litigio non è stato chiaro? Non sono più la tua ragazza, e non voglio più esserlo.”
“EH?”
“Steven, non voglio essere la ragazza di un drogato. Un drogato menefreghista che è riuscito ad abbandonarmi per mesi, senza mai telefonarmi. Perciò, addio.”
Il batterista la vide allontanarsi a grandi passi, fermare un taxi, e partire.
Quindi non era più il suo ragazzo. La cosa lo rattristò, ma ciò che lo ferì maggiormente, fu il modo in cui lo aveva definito. Drogato menefreghista? Lui non era così. O forse sì.

--Settembre 1985—
Los Angeles quella sera non era mai stata tanto bella. Aveva appena preso una pasticca, non sapeva nemmeno di cosa, e tutto intorno a lui sembrava aver assunto una sfumatura diversa. Le luci erano così accese, e, cazzo, così abbaglianti! La sua testa era leggera come una piuma. Non era mai stato così libero.
Non sapeva perché aveva accettato quella pasticca; forse per la pressione, per il bisogno di staccare, o forse, più semplicemente, per noia.
“Una pasticca, cosa vuoi che sia!” gli aveva detto il suo amico Alex, e così Steven Adler l’aveva presa senza dire nulla. Tanto sapeva che una pasticca non avrebbe mai fatto di lui un drogato. Avrebbe capito quando era l’ora di fermarsi.


--Febbraio 1988--
E  invece non l’aveva capito. Era diventato un drogato a tutti gli effetti, come lo aveva definito Adriana. Ormai non provava nemmeno più a disintossicarsi. Da solo, ormai, non ce l’avrebbe più fatta. Sperava che Adriana gli potesse dare una mano, ma non aveva neanche più lei.
Una stupida pasticca gli stava rendendo la vita un inferno.

*

Stava passeggiando da ore. Tanto valeva aspettare l’alba, a quel punto. All’improvviso, scorse una figura alta e slanciata, impossibile da confondere: Duff McKagan.
“Hey, Coletti!”
“Non chiamarmi così, idiota.”
“Come hai fatto a sfuggire alle fan impazzite? Io ho dovuto conciarmi così…”
“McKagan, quello è il tuo solito stile.”
“Che ridere.”
I due continuarono a camminare in silenzio lungo Santa Monica Boulevard, fino a quando Duff, stufo dell’imbarazzo calato tra i due, lo interruppe.
“Steve, noi siamo amici, no? Quindi possiamo dirci tutto.”
“E allora?”
“E allora non ho mai visto Steven Popcorn Adler camminare da solo in piena notte. Che succede?”
“Adriana mi ha mollato.” Ecco, gliel’aveva detto. Sapeva che di Duff ci si poteva fidare.
“Ah, perché?”
“Sono un drogato menefreghista, secondo lei.”
“Oh. Ed è vero?”
“No, cioè sì, cioè, sono un drogato, però cioè, non sono menefreghista..”
“Sembri confuso, Steve.”
“Lo sono. Non so più cosa fare della mia vita! Non so se voglio restare nei Guns o no, se mollare tutto o no.”
“Mollare i Guns? Ma..suonare è sempre stato il tuo sogno. E ora siamo famosi, Steve! Tutto il mondo ci ama.”
“Lo so, ma..”
“Sai perché ti stai facendo tutte queste seghe mentali? Perché la droga ti sta distruggendo. Qualche canna va bene, e magari anche qualche tiro, ma tu, Steven, ci vai giù pesante. La devi piantare..Io ce l’ho fatta..”
“Credi che sia così fottutamente facile? Avrei già smesso, se lo fosse. Perché cazzo non c’è nessuno che mi capisce? Dio..”
“Allora fallo per Adriana, se per te stesso non basta!”
Duff si allontanò da lui a grandi passi, dirigendosi nella direzione opposta. Avrebbe voluto fermarlo, dirgli che non intendeva trattarlo così male, lui non era così. Ma la droga lo stava consumando. Non aveva più la forza di reagire.
Quella maledetta polvere lo aveva fatto cadere troppo in basso, e risalire era così difficile. Era come se tentasse di uscire da sottoterra, ma le sue mani non trovassero nessun appiglio. Stava precipitando sempre più giù.
Cosa gli aveva detto Duff? Che ormai era conosciuto, era famoso, tutti lo amavano. Tutti eccetto l’unica persona che per lui contava. Adriana. Adriana. Adriana. Quella ragazza che l’aveva amato un tempo, che lo aveva sostenuto, rincuorato, ora se ne era andato. Quella ragazza, quella donna, che era il motivo del suo sorriso sul palco, quella che Steven voleva far essere fiera di lui, non c’era più.
Fallo per lei, gli aveva detto il bassista.
E l’avrebbe fatto. 


_______________________________________________________________________________________________

TADAAAAAAAAN:
questo capitolo è abbastanza corto, lo so ç__ç Mi sento pure in colpa a scrivere di cose così tragiche. 
Ah, nota: non ho nessuna idea di come, quando, e perchè Steven Adler abbia iniziato a drogarsi, anche perchè non ho letto la sua biografia e.e 
perciòòò prendete le cose per buone. 
alla prossima. Spero.

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Capitolo 10
*** Back Off Bitch. ***


I mesi passavano. Beth aveva trovato lavoro come barista al Rainbow, anche se Slash si era opposto fortemente. La sua giustificazione era stata “Il Rainbow è pieno di uomini arrapati, e non voglio che qualcuno al di fuori di me fantastichi su di te.”
Ma alla fine, la ragazza aveva prevalso. I suoi genitori, intanto, avevano smesso di parlarle. Non approvavano la sua scelta di vivere a Los Angeles, e ancor meno approvavano Slash. Non gliel’avevano detto esplicitamente, ma le avevano fatto capire che non ci si poteva fidare dei tipi come lui.
“Amore, te l’ho già detto, ti mantengo io. Molla il lavoro.”
“Saul, ne abbiamo già parlato qualcosa come un milione di volte. Non mi comporterò da stupida ragazzina viziata facendomi mantenere.”
“Ma..”
“Niente ma.” Gli disse semplicemente, e chiuse quella conversazione con un dolce bacio sulle labbra carnose del riccio. Lui l’aveva appena presa in braccio, quando qualcuno bussò alla porta. Non potevano già essere i ragazzi, usciti con Clare da poco più di un quarto d’ora.
“Ma chi è..?” chiese il ragazzo.
“Slash! Slash, sono io!”
“Non posso crederci!”
Slash aprì velocemente la porta, per farsi subito abbracciare –soffocare- da una ragazza alta e slanciata.
Beth stava osservando la scena semi-nascosta dallo stipite della cucina. Cercava di trattenere la gelosia e la voglia di prendere a pugni quella ragazza. Non sapeva chi fosse, ma di certo non poteva permettersi di abbracciare il suo ragazzo in quel modo.
“Allora, dove sono gli altri quattro stronzi?”
Ma chi diavolo era questa?
“Sono usciti a fare la spesa, credo. Per non farsi riconoscere, si sono dovuti conciare come dei pagliacci.”
“Ah, beh, Axl ha fatto presto, allora!”
“Prestissimo. Non posso credere che tu sia davvero tornata!”
“Ah, sì, la Florida non faceva per me.”
Fu in quel momento che Beth si fece avanti, mostrando un finto sorriso, andando incontro al suo ragazzo e alla sua amica.
“E questa chi è? La solita troietta rimorchiata ieri sera?”
“Ma troietta a chi, stupida oca?!”
“Okay, okay, ragazze, calma. Michelle, lei è Elizabeth, la mia ragazza. Elizabeth, lei è Michelle, una mia cara amica.”
“Oh. Ecco, sì, mi dispiace, credevo..”
“Sì. Ho capito cosa credevi.” Rispose Beth, acida. Sapeva di non doversi comportare così. Sapeva di non averne nessun diritto. Ma la verità era che era gelosa. Gelosa del rapporto che Michelle e Slash avevano evidentemente condiviso, dell’aspetto di lei, aveva paura che potesse portarle via il chitarrista.
Slash intanto si era avvicinato, e le aveva cinto la vita con un braccio. Beth non riusciva a smettere di fissare il pavimento. Quel momento imbarazzante venne interrotto solo dal campanello, che stava nuovamente suonando.
Dopo poco, entrò Axl, seguito da Clare, Izzy, Duff e Steven.
Appena Michelle vide il rosso, gli saltò al collo.
“Mich? Ma quando sei arrivata? Dio, che bella che sei!”
“Sono tornata poco fa, e, grazie, lo so di essere fantastica..”
Ad uno ad uno, salutò tutti gli altri membri della band, dando un bacio ad ognuno. Poi, si avvicinò a Clary.
“Ciao, sono Michelle. Michelle Young.”
“COSA?! Tu sei quella Michelle? Oh, piacere. Io sono Clarissa.”
“Haha, vedo che sei una fan dei Guns. Ebbene sì, sono io. Piacere.”
Beth aveva osservato la scena ancora confusa. Come mai quella Michelle era così famosa? All’improvviso, realizzò. Certo, doveva essere la Michelle di My Michelle. Ricordava vagamente un giorno in cui Clary le aveva fatto sentire quella canzone, spiegandole la storia di quella ragazza. Poverina, aveva pensato. Ora non lo pensava più. E se ne vergognava.

*

A cena mangiarono delle pizze seduti per terra, l’unico posto abbastanza largo da contenere tutti loro.
“E quindi la Florida non ti è piaciuta?”
“Naaah, preferisco la cara vecchia Città degli Angeli. E anche la gente di qui è molto meglio.”
“Direi!” esclamò Duff.
“Come è andato il tour?”
“Benissimo. La parte migliore è stata quella di New York.” rispose  Axl, accarezzando la guancia di Clarissa mentre diceva le parole New York.
“Quindi queste due belle ragazze vengono dalla Grande Mela? Beh, un bel cambiamento!”
“Esatto, un cambiamento gigantesco.” Disse Beth.
Dopo aver finito di mangiare e di bere litri e litri di birra, gli otto decisero di giocare al gioco della bottiglia. Erano tutti piuttosto brilli, perciò il giorno dopo nessuno avrebbe ricordato niente comunque.
Il primo turno toccò ad Axl e Clary che, secondo l’opinione comune, avevano truccato la bottiglia per trovare un pretesto per baciarsi pubblicamente. Poi, toccò a Slash e a Michelle.
Beth osservò disgustata le loro lingue intrecciarsi, aspettando impaziente che quello stupido giro finisse. Subito partirono fischi, e urla di incoraggiamento. Dopo un tempo interminabile, i due si staccarono. Si guardarono negli occhi per qualcosa come tre secondi, e poi ognuno tornò al proprio posto.
“Oh, beh, le vecchie abitudini sono dure a morire, eh Slash?”
Vecchie abitudini? Ora sì che Beth era arrabbiata. Si alzò in piedi, prese la porta e uscì sul pianerottolo.
Non sapeva nemmeno lei perché. Forse perché non voleva vedere Slash mai più, o forse il contrario.
Comunque, dopo qualche minuto il riccio si fece vedere.
“Tesoro? Ma che c’è? Lo sai che era solo uno stupido gioco..”
“Non è per quello. O almeno, non del tutto. Cosa intendeva Steven con ‘le vecchie abitudini sono dure a morire?’”
“Che io e Michelle siamo stati insieme.” Disse, con un sospiro.
“Ecco. Lo sapevo. E lei è cento volte più bella di me, più simpatica, più..”
“Elizabeth. Sentimi bene. Io voglio te, non voglio Michelle. Sei tu quella con cui voglio stare. Quella che amo. Lo capisci, o no?”
“Sì. Sì lo capisco. Ti amo, Slash. E se mi sono comportata così, è solo perché non voglio che qualcuno ti porti via da me. Tu sei mio.”
“E tu sei mia.”
Dopodichè, si unirono in un dolcissimo gioco di lingue, che nessuna Michelle avrebbe mai potuto rovinare…



_______________________________________
Woah, allora, scusate per la volgarità del titolo, ma mi sembrava appropriata ^^"
E così anche Michelle ha fatto la sua comparsa, ora ci manca solo un personaggio da scoprire e poi saremo tutti felici (o almeno, spero >_<) 
Daiiii questo capitolo non è poi così male..no? Grazie a chi legge, recensisce, e altro. Significa tanto per me **

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Capitolo 11
*** Rocket Queen. ***


Quella notte, Slash e Beth fecero l’amore. Non era più solo sesso. Ormai, il loro era un puro e semplice atto d’amore. Da quando la ragazza, insieme alla sua migliore amica, era stata catapultata nel loro mondo,non aveva più un attimo di pace. Tra la fama del suo ragazzo, il lavoro, e la vita frenetica in generale, non ce la faceva più.
Anche a Clary le cose andavano piuttosto bene. Certo, nemmeno la sua era una vita facile. Lei stava con William Axl Rose, attualmente la rock star più sexy del pianeta. Non potevano uscire insieme senza essere travolti da una folla di paparazzi e di ragazzine urlanti, che, pur di farsi notare da Axl, insultavano Clary. Questo era ciò che più mandava in bestia il rosso. Cazzo, lui era solo uno stupido cantante. Certo, fantastico, bravissimo, perfetto, meraviglioso, dolce, simpatico, generoso, modesto, però la sua ragazza non doveva essere toccata.
“Axl Rose culo!” urlò una voce femminile alle loro spalle.
Clary non ci fece caso, ma il cantante sì. Eccome.
“Ma che diavolo..?”
Si voltò di scatto, per riconoscere la figura di Desi dietro di loro.
“Desi?! Ma, insomma, dovevi proprio insultarmi?”
“Beh, era l’unico modo per farmi notare da William Il Grande. Allora, non mi presenti la tua amica?”
“Perché, non ce la fai da sola?”
“Dio, sarai pure diventato famoso, ma l’atteggiamento acido è rimasto tale e quale. Ciao, io sono Desi, e ho visto il qui presente Will farsi la pipì nei pantaloni e impugnare un microfono per la prima volta.”
“Bastarda, non me la sono mai fatta sotto!”
“Ah, no? Perché io ricordo benissimo quel giorno in cui..”
“Ok, ok, hai reso l’idea. Questa comunque è Clarissa Brownstone, la mia ragazza.”
Le due si strinsero la mano.
“Senti, non è che mi diresti qualcosa di più sulla pipì nei pantaloni? Non vorrei dover ricorrere ai pannoloni..”
Axl attirò Clary a sé, impendendole di liberarsi dalla sua stretta.
“Tu non verrai a sapere proprio nulla, bella!” esclamò. Poi, notarono di aver leggermente attirato l’attenzione, così optarono per tornare in quel buco che chiamavano casa.
Pazzesco, pensò Clare, sono una delle band più famose al momento, e vivono ancora in un buco.
Strada facendo, la ragazza venne a sapere che Desi e Axl erano amici d’infanzia, ma che Desi non aveva mai conosciuto nessuno dei Guns.
Per il rosso, lei era come una sorella. Subito, l’affetto che li legava provocò un eccesso di tenerezza in Clary.
“Vivete qui?” esclamò la ragazza, inorridita alla vista dell’appartamento in cui vivevano.
“Sì, e allora? Secondo me è carino.”
“Se lo dici tu..”
“Spero che i ragazzi siano tutti in casa, voglio che finalmente conoscano la mia sorellina..”
“Hem, mettiamo in chiaro questa cosa, Axl. Sorellina okay, ma non comportarti da fratello geloso.”
“Beh, un pochino sì, però!” ribatté il rosso, evidentemente offeso.
Desi si girò verso di lui, lanciandogli uno sguardo severo.
“Avanti, ma figurati se lo faccio.”
Alla fine, salirono in casa. C’erano tutti: Beth e Slash a pomiciare –ultimamente non facevano altro-, Duff a strimpellare qualcosa, Steven e Izzy a fumarsi una sigaretta.
“Coglioni! Siamo a casa! E ho una sorpresa!”
Tutti si radunarono in poco tempo intorno ad Axl. Mancava solo Izzy. Appena il moro si fece vedere, il cantante iniziò con le presentazioni.
Quando venne il turno di Izzy di stringere la mano alla nuova arrivata, entrambi arrossirono. Izzy sembrava aver perso l’uso della parola, mentre Desi non riusciva a staccare gli occhi dal pavimento.
Clare riusciva a capire perché Desi piacesse così tanto al chitarrista: capelli corti e corvini, aria da ragazza sveglia e indipendente, il tipo di Izzy.
“Hey, ragazzi, se volete c’è una stanza libera di là..”
“Ma non dire stronzate. Piacere di averti conosciuto Izzy.” Disse la ragazza, per poi spostarsi in cucina.
Il primo a interrompere il silenzio imbarazzato, e lo stato catatonico in cui era caduto Izzy, fu Steven.
“Dai, amico, vedrai, te la darà!”
“Ah, chiudi quella bocca Adler.”
--
Izzy uscì nuovamente fuori sul terrazzo. Quella ragazza l’aveva mandato fuori dai gangheri, e non doveva permetterglielo.
“Mi fai fare un tiro?”
Eccola. Cosa le diceva? Di no, sembrando così uno stronzo? Di sì, sembrando un menefreghista?
“Lo prendo come un sì.” Gli disse, prendendogli la sigaretta dalle dita affusolate, e aspirando forte. Gliela restituì poco dopo: sapeva ancora di lucidalabbra alla fragola.
“Ma sei muto per caso?”
“N-no. Cioè, non è che parli spesso, però..mmh..”
“Va bene così, non ti sforzare.” Silenzio.
“Ancora grazie per il tiro,..?”
“Izzy. Jeffrey in realtà.”
“Allora grazie, Jeff.” si sporse in avanti, fino ad arrivare alla guancia del chitarrista. Si soffermò a qualche centimetro dalla guancia del ragazzo, momento di cui lui approfittò per sentire l’odore di lei. Buonissimo.
Poi, sentì le labbra di Desi premere sulla sua guancia, e subito dopo si sentì accaldato. Tremendamente accaldato. La ragazza rientrò in casa senza dire una parola.
Lo aveva baciato. Così, per un tiro di sigaretta. Calma, Jeffrey. Era così bella. Così naturale. È amica di Will. Proibita. Ma cosa poteva importare ad Axl?
Cazzo. 


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ALL I EVER WANTED WAS FOR YOUU, TO KNOW THAT I CAAAAAAAAAAAARE. (quanto amo Rocket Queen)
cooomunque. Awh, Desi ha fatto la sua comparsa. Anche qui, non so affatto come siano andate le cose, ma a me piace immaginarmela così la storia (: Lascio a voi i commenti sul comportamento di Izzy.
Grazie a quelli che leggono, recensiscono, hanno la mia storia tra le seguite/ricordate/preferite..GRAZIE. <3

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Capitolo 12
*** Live and Let Die. ***


Izzy non riusciva a dormire. Continuava a pensare a quella ragazza, Desi. A quel bacio così innocente, ma che aveva risvegliato chissà quale bestia dentro di lui. Cercava invano di respingere i pensieri più sconci, che continuavano imperterriti ad arrivare.
Aveva un caldo soffocante, perciò decise di scendere a fare due passi.
Poco dopo, sentì aprirsi il portone, e vide uscire Desi. Di nuovo. Ma perché tutte a lui?
“Ma buonasera, signor non mi piace parlare, come stiamo?”
“Bene.”
“Non riuscivi a dormire? Nemmeno io.”
Izzy ridacchiò.
“Perché ridi?” chiese la ragazza, sinceramente sorpresa.
“Mi fai ridere.”
“Ah, sì?” domandò Desi, ora piuttosto irritata.
“Sì. Mi fai domande e poi rispondi, ma qui nessuno ti ha chiesto niente.”
“Tu sei sempre così stronzo?”
“No. Dipende di cosa si sta parlando. O chi sta parlando.”
L’espressione della ragazza era completamente incazzata.
“Quindi mi stai dicendo che io ti ispiro stronzaggine?”
Quella ragazza gli ispirava molte cose.
“Mh, se la vuoi vedere così..”
“Ma guarda questo! Vai a fare la cacca.”
“Vai a fare la cacca? Mi stai prendendo in giro?” Izzy scoppiò di nuovo a ridere, questa volta di gusto.
Desi si avvicinò furente a lui, sbattendo i piedi per terra, come una bambina. Quell’aria arrabbiata la rendeva ancora più bella, osservò Izzy, vergognandosi subito di quel pensiero.
Lo sbattè al muro, e fece per tirargli un pugno. Lui fu più veloce, e anticipò la sua mossa, tenendole stretta la mano. Rimasero a fissarsi per una quantità indefinita di secondi, dopodiché, le loro bocche si incontrarono.
Non era stato Izzy ad iniziare il bacio, ma non era stata neanche Desi. I due si erano semplicemente cercati – e trovati. E ora il chitarrista era lì, sotto il portone di casa sua, a baciare una ragazza che conosceva solo da qualche ora. Una che gli aveva fatto saltare i nervi, che aveva insultato, che aveva trovato un po’ stupida, bellissima.
Dopo infiniti attimi di paradiso, i due si staccarono, entrambi con il respiro affannato. 
“Oh, beh. Baci molto bene, Jeffrey.”
“Sì..grazie.”
“Buonanotte?”
“Notte, Desi.”
Il chitarrista sentì la ragazza correre su per le scale, fino ad arrivare a chiudere la porta di casa.
Aveva baciato una ragazza di cui conosceva appena il nome. Ma, considerato che il più delle volte faceva sesso con tipe di cui non sapeva neanche quello, era un traguardo. E poi non era una ragazza qualunque. Giusto?

--

Desi salì sconvolta nel piccolo appartamento dei Guns. Aveva baciato Izzy, dopo avergli quasi tirato un pugno. Quel ragazzo la faceva proprio arrabbiare. Però era così bello, così misterioso, così imprevedibile. E poi la ragazza sapeva che, sotto sotto, aveva un gran cuore.
Appena chiusa la porta, si trovò il viso di Axl a pochi centimetri di distanza.
“Hai fumato?”
“Cosa?!”
“Ti ho chiesto se hai fumato. Sei sorda per caso?”
“Ho fatto un tiro. E allora?”
“E con chi l’hai fatto, ‘sto tiro?”
“Con Izzy, e se interessa ci siamo pure baciati.”
“Coglione.”
“Axl, piantala, avevi detto che non avresti fatto il fratello geloso.”
“Giusto. Scusa. Quindi, hum, lui ti piace?”
“Sì, cioè, no. Forse.”
 “È il mio migliore amico. Tu sei la mia migliore amica. È un duro colpo da accettare.”
“Non credo che dovrai accettarlo. Izzy non sembra molto interessato a me. Però so che tu sei il miglior migliore amico del mondo.” Gli disse, dandogli un bacio sulla guancia.
“Non devi fumare, però.”
“Oh, ma insomma, che noia. Tu fumi se va bene tre pacchetti al giorno..”
“E allora? Io sono il più grande, e il più grande ha sempre ragione.”
“Buonanotte William.”
“Notte DesDes.”



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Patapum. Eccomi. Come al solito, il titolo c'entra solo parzialmente. Vabbè. Ho un po' chiarito le cose tra Izzy e Desi..insomma. Quanto è tenerello Axl che fa il fratellone? :3
Buono, alla prossima <3 (grazie a tutte, come al solito!)

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Capitolo 13
*** You Could Be Mine. ***


Duff McKagan si era svegliato presto quella mattina, non riuscendo a ricordare nulla di ciò che aveva fatto la serata precedente. Poco male.
Stava passeggiando per le strade di Hollywood, che a quell’ora erano ovviamente deserte, quando vide una figura in lontananza. Una ragazza alta e magra, con tacchi vertiginosi e una mini-gonna di pelle. Wow, pensò il bassista, vedendola passargli accanto.
Per un attimo pensò di lasciarla passare, di ignorarla. Ma poi, diamine, lui era Duff McKagan, e non lasciava passare le ragazze così.
“Hey, bella. Ci siamo già visti da qualche parte?”
“Mmmh, no.”
Accidenti. Di solito quella tattica funzionava.
 “Ma immagino che tu sappia chi sono io..” Il piano B di Duff corrispondeva al comportamento da galletto. Non gli piaceva comportarsi così, ma quella ragazza era troppo bella per lasciarsela scappare.
“Certo che lo so. Sei il bassista dai capelli ossigenati che beve solo vodka.”
Era questa l’opinione che la gente aveva di lui?
“Ho un nome, sai.”
“Tutti ce l’hanno. Solo che non me lo ricordo.”
“Duff McKagan, piacere.” Le disse, allungando la mano.
La ragazza la strinse, una stretta decisa.
“Mi chiamo Susan. Susan Holmes.”
“E ti va di andare a prendere, non so, un caffè, Susan Holmes?”
“Con te?”
“Sì, ovvio.”
“Ma io ho sedici anni.”
Quello poteva essere un problema. Non tanto per la legge –quando mai gli era importato della legge?-, ma cosa avrebbero detto i ragazzi? Non poteva portare a casa una ragazzina. Anche se non dimostrava affatto sedici anni.
“Beh, un caffè non significa nulla.” Disse alla fine. I suoi amici non l’avrebbero mai scoperto.
“Forse hai ragione.”
Si avviarono verso la caffetteria più vicina, ma non si fermarono dentro. La strada iniziava ad affollarsi, e presto la gente lo avrebbe riconosciuto.
Presero un autobus piuttosto malandato, arrivando fino al capolinea, ovvero un piazzale desertico che sovrastava l’intera Los Angeles.
“Wow, non avevo mai visto questo posto.” In quel momento, il bassista riuscì a intravedere attraverso gli strati di mascara e di eye-liner i sedici anni di Susan.
“Nemmeno io.” Le rispose.
Rimasero così, a contemplare il panorama, per alcuni minuti. Ogni tanto Duff lanciava delle occhiate alla ragazza, che faceva lo stesso mentre lui non guardava –o faceva finta di non guardare.
Il sole si era definitivamente alzato sulla California, ma nonostante ciò l’aria non accennava a scaldarsi. Duff aveva un pensiero che gli ronzava in testa da un po’ di tempo. Una cosa che si vergognava di fare, una cosa per cui sarebbe stato preso in giro fino alla morte. Ma non gli importava.
Fece scivolare la sua giacca di pelle sulle spalle nude di lei, facendola voltare verso di lui.
Il biondo si avvicinò. I loro nasi si sfioravano, ora. Duff riempì lo spazio che ancora li separava andando a toccare le labbra di Susan.
Ma non fece in tempo ad assaporare le sue labbra, perché la ragazza lo spinse via.
“Cazzo, no!”
“No cosa? A me sembrava tutto perfetto..”
“No, no no no. Io ce l’ho già un ragazzo. Non puoi arrivare qui e baciarmi così..”
“Ma..”
“Niente ma. Ora mi metto ad aspettare un bus e me ne torno da Jace.”
Jace? Che razza di nome è Jace? Pensò Duff.
“Noi due non ci siamo mai incontrati e non ci siamo mai trovati qui e non ci siamo mai..baciati. Giusto?”
“No. Io voglio continuare a vederti.” Le disse, sporgendosi a prenderle una mano.
“Non possiamo, Duff.”
Detto questo, si allontanò a piedi, lasciando il biondo da solo in mezzo al nulla.

--

Erano passati tre giorni dal loro incontro. In quelle giornate, Duff non aveva fatto altro che pensare a lei, a Susan.
Non sapeva come rintracciarla. Non aveva idea di dove abitasse, o di dove andasse a scuola..
All’improvviso, ebbe un’illuminazione. La scuola. Los Angeles era piena zeppa di scuole, ma non gli importava. Le avrebbe setacciate tutte, dalla prima all’ultima, pur di trovarla.
I primi tentativi non avevano avuto buoni risultati, ma sentiva che, con la Santa Monica High School, avrebbe avuto fortuna.
“Pronto?” rispose una voce dura e monotono, al primo squillo.
“Sì, buongiorno. Mi chiamo Michael Holmes, sono lo zio di Susan Holmes.”
“Ah, sì. Frequenta la terza.”
Bingo.
“Esatto! Volevo sapere l’orario della fine delle lezioni..”
“Alle 15.30.”
“Va bene, grazie mille. Arrivederci.”
Erano le tre ora. Si affrettò a prendere la giacca e le chiavi della macchina.
“Duff, cretino, dove vai? Dobbiamo provare..” iniziò Steven.
“Non ora Adler!”
 
La Santa Monica High School era imponente e decisamente una scuola per ricchi. Si sentiva come un pesce fuor d’acqua.
Poco dopo il suo arrivo, alcuni ragazzi iniziarono ad uscire. Tra questi, anche Susan, che teneva per mano un ragazzo troppo brutto per stare con lei.
Duff, conciato come un pagliaccio per non essere riconosciuto, uscì dalla macchina e si avvicinò alla ragazza.
“Ciao, tesoro. Sono venuto a prenderti.”
“C-cosa?”


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Puònciòrno pelle pampine <3
LOOL Duff  alla fine di questo capitolo mi sa tanto di stalker, però è tenero allo stesso tempo!
Spero vi sia piaciuto. Come sempre, grazie a quelle che recensiscono, o leggono semplicemente. Grazie.

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Capitolo 14
*** Attitude. ***


“Dai, tesorino dello zio, smettila di fare la finta tonta. Vieni, ti porto a casa.”
“Amore? Questo è tuo zio? Non mi avevi detto di avere parenti così..eccentrici.”
Duff aveva indossato, per l’occasione, un completo gessato, che aveva abbinato con una camicia aperta e giusto un paio di collane con teschi, croci e quant’altro. Si era messo poi dei guanti di pelle nera, e sopra di essi degli anelli d’argento. L’abbigliamento e il cappello gli davano un’aria che a lui sembrava professionale.
“Sì, è tornato a Los Angeles da poco. Ora, mmh, devo andare con lui. Ci sentiamo, okay?”
Si diresse a rapidi passi verso l’auto di Duff, incurante degli sguardi curiosi delle oche della scuola.
“Dove mi stai portando,deficiente?”
“Beh, al nostro posticino.”
“Noi non abbiamo un posto nostro. Non esiste neanche un noi.”
“Non ancora..”
“No, Duff, mai. Non ho idea del perché tu mi stia rapendo, ma non lo voglio neanche sapere!”
“Io ti starei rapendo? Ma andiamo. Se avessi voluto stare davvero con quel nano, ci saresti rimasta..”
“Nano a chi, scusa?!”
“Al tuo ragazzo, Jace o come diavolo si chiama.”
“Tu credi di essere il più figo?”
“Non lo credo, lo sono.”
“E io che pensavo che fosse Rose il più presuntuoso..”
Quella conversazione, nata come litigio, scoppiò in una fragorosa risata da parte di entrambi.
“Davvero, non capisco perché mi stia portando là.”
Il bassista non rispose subito. Si girò semplicemente a fissarla, un sorriso ebete dipinto sulle labbra. Aveva voglia di abbracciarla, di baciare quelle labbra perfette, di accarezzarle i capelli.
“Non riesci davvero a capirlo?”
“Sì..cioè..non..non credo sia per il motivo che penso..”
“E qual è il motivo che pensi?”
“Che ti piaccio, almeno un pochino?”
“Bingo!”
“Duff, senti, tu..tu mi piaci, ma non possiamo stare insieme. Io tengo davvero a Jace. E poi sono troppo piccola per te. Quindi..direi che puoi riportarmi a casa.”
Duff non voleva. Non voleva riportarla a casa e perderla. Avrebbe voluto tenere quella fragile ragazzina con lui, per sempre. Ma sapeva che non poteva farlo. Per una volta, Michael McKagan non l’aveva avuta vinta.
“D’accordo.”
“Possiamo restare amici, se ci tieni.”
Il ragazzo sbuffò. Quella era una cosa patetica. Restare amici? Ma per cosa?
“Non è proprio nel mio stile.”
Susan ora sembrava delusa.
“Oh, okay. Beh, d’altronde non potevo aspettarmi qualcosa di diverso da Duff McKagan..Ecco, siamo arrivati.”
“Tu abiti qui?”
Si trovavano di fronte ad una villa imponente, costruita su due vasti piani, con giardino e piscina.
“Sì.” Susan sembrava imbarazzata.
“Senti..allora..è meglio che tu vada. Addio.”
“Addio, piccola.”
Dopo averla fatta scendere, osservò la sua figura allontanarsi sempre di più da lui, la vide dirigersi verso quella casa. E capì che, nonostante fosse un musicista famoso, e possedesse abbastanza soldi per comprare abitazioni come quelle –se non più grandi-, non sarebbe mai stato al suo livello. Mai.

--

Clare e Axl si stavano beatamente coccolando a letto, dopo una notte spesa a fare l’amore. Sembrava essere il loro passatempo preferito.
Nelle settimane passate, i due avevano imparato a conoscersi: i loro sogni, le loro paure, l’infanzia turbolenta di William. Non avevano avuto paura di raccontarsi tutto ciò, perché si fidavano l’uno dell’altra.
Erano stesi sul materasso, le dita intrecciate, le gambe di Clary sopra il corpo del ragazzo, in una posa che sarebbe risultata scomoda a chiunque altro, quando sentirono il campanello suonare.
“Ma chi cazzo è?” esclamò Axl. Gli altri erano usciti. Duff era sparito, Izzy era con Desi a fare la spesa, come se Axl fosse stupido, Steven non si faceva quasi più vedere. Slash e Beth..beh passavano la maggior parte del loro tempo a girare per Los Angeles, o a scopare.
“Non saprei, magari Izzy e Desi.”
La ragazza fece per alzarsi ed andare ad aprire, ma il ragazzo la trattenne.
“Hem, amore, ma ti sei vista?”
Clare indossava, beh, non indossava praticamente nulla.
“Forse è meglio che vada tu, Will.”
Il rosso si infilò velocemente dei boxer e una camicia, e si avviò verso la porta.
“E tu chi accidenti sei?”
“Mi chiamo..Clare, grazie a Dio ci sei. Vieni, ti riporto a casa.”
“SCUSAMI?!” esclamò Axl, spingendo indietro il ragazzo misterioso.
“Luke? Che fai qui?”
“Stai scherzando? Questa mezza sega è Luke? Il tuo ex?”
“Già..” sussurrò Clare.
“Mmh, spiacente. Lei ora è qui. Con me, che sono Axl Rose, cantante dei Guns n’ Roses.”
“Sì, lo so, non me ne frega molto di chi sei tu. Clarissa, tua madre mi ha mandato a prenderti, è preoccupata per te. Per favore, torna con me a New York.”
Clary si fermò a riflettere. Luke apparteneva al suo passato, Axl al suo presente, e forse al suo futuro. Un futuro incerto, basato sulla fama di un ragazzo dolce e stronzo allo stesso tempo. Luke era un punto fermo.
“No, non ci torno con te. Dì alla mamma che le voglio bene, ma che per ora resto a Los Angeles, con Axl. Lo sa di Axl?”
“Certo che lo sa, lo sanno tutti. E disapprova. Non posso credere che tu ti stia comportando in modo così stupido.”
“Sentimi bene, stronzetto, lei non sta facendo la stupida. E ora vattene, prima che ti butti fuori di qui a calci in culo.”
“Provaci, e ti denuncio.”
Axl si avvicinò a lui velocemente, gli tirò un pugno dritto sulla guancia destra.
“Denunciami.”


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Io amo Duffino che canta Attitude (sìì non è una canzone dei Guns, ma le cover valgonoo).
Allora, la battuta finale di Axl è liberamente ispirata a Rocky 5, just so you know. Per il resto, direi che non c'è altro da dire. Spero vi stia piacendo questa fic. Grazie a chi recensisce, mi segue, o legge semplicemente <3

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Capitolo 15
*** Anything Goes. ***


Da tempo i ragazzi non riuscivano più a vivere in quella casa. Michelle e Desi non stavano da loro, ma il più delle volte si ritrovavano tutti ubriachi in piena notte, e le ragazze non potevano certo uscire.
Così, una mattina d’aprile, Steven avanzò la proposta di cambiare casa, o almeno, di comprarne un’altra.
“Sentite, ragazzi, io sono affezionato a questo buco, ma non ce la faccio più a starci. Siamo troppi.”
Tutti gli avevano dato ovviamente ragione.
Il batterista si era offerto per andare a cercarne una nuova, abbastanza spaziosa da ospitare almeno quattro di loro comodamente.
“Adler, non badare a spese!” scherzò Duff, che si era leggermente ripreso dalla batosta di Susan –di cui, tra l’altro, non aveva parlato a nessuno-. 
Puntò subito a Beverly Hills. Dopotutto, loro erano star, era giusto che vivessero nel lusso. Si recò in una famosa agenzia immobiliare, dove sperava avrebbe ottenuto qualche consiglio.
“’Giorno.”
“Oddio, oddio! Ma lei è Steven Adler!”
“In persona, baby.”
La ragazza, la bellissima ragazza, cercò poi di riacquistare professionalità.
“Scusi davvero, chissà quante persone la fermano sempre..scusi. Sono Carolina. Come posso esserle utile?”
“Si figuri, Carolina. Stavo cercando una casa grande, a Beverly Hills.”
“Oh, sono tutte grandi a Beverly Hills. Vuole fare un giro con me, magari?”
“Certo, perché no? Prendiamo la mia macchina?”
“Prendiamo quella aziendale. È un giro di lavoro, non un giro-giro.”
Steven arrossì lievemente. Che stupido era stato.
“Hey, signor Adler, non si preoccupi.”
“Ti prego, mi potresti dare del tu? Io sono solo Steven.”
“D’accordo, allora, Steven.”
Visitarono tre o quattro case, ma fu l’ultima a colpire Steven. Aveva  il tipico stile di Beverly Hills, ma c’era qualcosa che gli suggeriva che quella fosse l’abitazione giusta per loro.
“Oh, che coincidenza.” Iniziò Carolina.
“Cosa?”
“Io abito proprio qui davanti.”
“La prendiamo, grazie.  Quando passiamo a pagare?”
“Oh, beh, dovete venire a decidere per il mutuo e le rate..”
“Mmh, non credo avremo bisogno di rate. Piuttosto, che fai stasera?”
“Perché me lo chiedi?”
“Così, per sapere.”
“Esco col mio fidanzato.”
“HAI UN FIDANZATO?” urlò Steven, in preda a una crisi di panico.
“No, volevo solo vedere la tua reazione. E devo dire che è stata veramente bella!” disse Carolina, in preda alle risate.
“Ha-ha. Che simpatica. Allora, hai da fare?”
“No.”
“Vuoi uscire con me?”
“Mmmh..”
“Eddaii!” la incitò il batterista.
“Stacco alle otto.”
Steven uscì saltellando dall’agenzia. Carolina non era come Adriana. Era solare, spontanea, non era drogata, e quello era un fattore importante. Magari avrebbe potuto fare del bene a Steven.

--

Axl Rose stava osservando l’amico prepararsi per vedere la sua nuova conquista. Clare era uscita con Beth per fare delle “cose da femmine” , come le aveva definite lei. Sebbene fosse uscita da poco più di mezz’ora, la sua assenza era insopportabile. Non sentire il peso del suo corpo sulle sue ginocchia, o la sua risata, o il suo odore, era terribile.
Dio, stava diventando una checca sdolcinata. Doveva ammetterlo, un po’ gli mancava avere una ragazza diversa ogni sera, ma nessuna di quelle con cui era andato a letto arrivava al livello di Clarissa.
“Rose? A cosa stai pensando? O forse dovrei dire, a chi?” chiese Steven.
“Mmh, fatti i cazzi tuoi. Piuttosto, hai intenzione di uscire davvero così?”
Sì, perché?”
“Mi sembra superfluo dirti che sembri davvero frocio. Almeno spettinati i capelli, e, per favore, levati quel papillon. Sei ridicolo.”
“Sai che sei un rompipalle quando non sei con Clary?”
“Lo so, grazie.”
“Rose, sei arrossito! Non ci posso credere!” Il batterista ormai si stava sbellicando dalle risate.
“Ma tu non dovevi uscire? Vai, và!”
“Merda, è tardissimo!”
Non capiva cosa avessero tutti da fare –anche se aveva qualche sospetto-, ma in quel periodo, quella casa era meno affollata di quanto non fosse mai stata. Ormai aveva accettato Desi ed Izzy come coppia, anche se la cosa non era ancora ufficiale. Slash e Beth, beh, erano più sdolcinati di chiunque altro, ma stavano sempre per i fatti loro, e Duff..Duff ultimamente stava quasi sempre da solo.
Dopo poco, il campanello suonò. Finalmente.
“Axl, apri, siamo noi!”
La sua voce. Luke, quel tipo che voleva portarla via da Los Angeles, era tornato a New York, perciò tutti i loro “problemi” di coppia erano spariti. Non era mai stato tanto felice.
“Ciao ragazze.” Decise di non dire a Clary quanto le fosse mancata.
“Oh, ho capito, vi lascio da soli. Smettete di lanciarmi quelle occhiate! Dov’è Slash?” domandò Beth.
“Fuori a fumare.”
Beth si allontanò da loro, così che potessero avere un po’ di privacy.
“Ma ciao, bel rosso. Allora, ti sono mancata?”
“Ovviamente no.”
“Ah, no? Allora magari chiamo Luke..”
“Non ti azzardare!” esclamò Axl, prendendola fra le braccia e iniziando a baciarla sul collo, sulla bocca, su ogni parte del corpo accessibile.
“Mmh, Will, mi sembra che la cosa stia un po’ degenerando. Magari dovremmo andare in camera da letto..”
“Splendida idea.” Detto questo, si allontanarono, mano nella mano, come due tredicenni appena fidanzati.
Una cosa patetica, ma che lo faceva impazzire, ogni giorno di più.

--

Duff stava bevendo tranquillamente una bottiglia di vodka steso sul divano, cercando di ignorare i gemiti sommessi provenienti dalla camera da letto.
Non faceva altro che pensare a quella dannata ragazzina, quella Susan. Nemmeno la vodka riusciva a farla sparire.
Il telefono squillò. Non aveva per niente voglia di alzarsi, ma non aveva altra scelta. Adler di solito era quello che rispondeva, ma non c’era.
“Pronto?” sussurrò con voce stanca.
“Parlo con il signor McKagan?”
“Sì, chi è?”
“Chiamo da parte del California Hospital.”
“E allora?” Cosa voleva l’ospedale da lui?
“Si tratta di Susan Holmes.”
Cazzo. Merda. Cazzo.
“Cosa? Cosa le è successo?” gridò, impugnando le chiavi della macchina.
“Forse farebbe meglio a venire di persona..”
Non rispose. Riattaccò la cornetta, e si diresse velocemente verso l’ospedale, incurante dei segnali di stop e dei numerosi blocchi di polizia che gli avevano fatto segno di fermarsi.
Susan aveva bisogno di lui. E ci sarebbe stato, per lei. 


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Questo capitolo è iniziato in modo felice per poi trasformarsi in una mezza tragedia, ma dai, dovevo movimentare un po' le cose. 

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Capitolo 16
*** November Rain. ***


“Sto cercando Susan Holmes. È stata ricoverata..mi hanno chiamato..ditemi che sta bene..vi prego”
“Lei è..”
“Michael. Duff. Duff McKagan, non lo so con che nome..”
“Duff McKagan. Che rapporto ha con la vittima?”
“Sono un..” cosa doveva dire? Il suo ragazzo? No. Mentire in quei casi era una pessima idea.
“Sono un suo amico.”
“Mmh, bene. Stanza 403.”
Duff corse su per le scale, due scalini alla volta. La porta della stanza era chiusa, ma dalle veneziane riuscì a vedere un piccolo gruppo di dottori intorno al letto. Sdraiata, una figura esile, diversissima dalla donna che aveva visto per strada, quel giorno.
Il bassista bussò violentemente alla finestra. Un dottore si voltò, e si avvicinò.
“Lei è?”
“Duff McKagan. Mi avete chiamato per..”
“Oh.”
“Oh cosa? Cosa cazzo è successo?”
“Si calmi, e non faccia tutto questo rumore. Siamo in un ospedale.”
“Allora. Con. Calma. Mi. Spieghi. Cosa. È. Successo. Alla. Mia. Susan.” La sua Susan? Oh, poco importava.
“È stata violentata.”
“Mi scusi?” Forse aveva capito male. Sperava di aver capito male.
“Questa notte, è stata trovata svenuta in un vicolo. Quando ha ripreso conoscenza, ha chiesto solo di lei. I genitori non sanno nulla.”
Duff era senza parole. Riuscì soltanto ad appoggiarsi con la schiena al muro. Avrebbe ucciso quel porco che aveva fatto a Susan una cosa del genere. Lo avrebbe preso con le sue stesse mani. Prima lo avrebbe castrato, e poi torturato, e..
“Signor McKagan? La ragazza è sveglia, se vuole parlarle..”
Si precipitò in quella stanza bianca, e vide finalmente lei. Aveva gli occhi rossi e stanchi, probabilmente dal pianto.
“D-Duff? Sei qui, davvero?”
“Ma certo che sono qui, tesoro. Io..io ho saputo..e..ti giuro, dimmi chi è stato e lo uccido.”
“Jake. È stato Jake. Ma, lui era ubriaco, e voleva fare sesso con me, ma io non volevo perché era la prima volta, e lui..sì, lui invece voleva..e..e..” Susan scoppiò a piangere.
“Sssh, va tutto bene. Non ti toccherà più, te lo prometto. Ci sono io, sssh..” le disse, accarezzandole i capelli.
“S-scusa se ti ho chiamato. Lo so che non dovevo, visto c-come ti ho trattato. Ma eri l’unic-co..Mamma e papà..loro..”
“Sue, fammi un favore. Non ti scusare. Tu non hai fatto nulla.”
“Ho paura, Duff.”
“Di cosa?”
“Di lui. Ho paura che mi possa fare di nuovo del male, quando esco di qui. Ho tanta paura.” Disse, sempre tra i singhiozzi.
“Lui non ti farà del male. Te lo assicuro.”
Gli avrebbe parlato. Dopo avergli dato qualche pugno e qualche calcio, gli avrebbe fatto un bel discorsetto. Dopodiché si sarebbe preso cura di Susan; sarebbe stata la sua piccola colomba.
“Non voglio tornare dai miei.”
“Verrai a stare da me.”
"Ma.."
“Niente ma, Sue. Posso chiamarti così?”
L’ombra di un sorriso si accennò sulle sue labbra, ma scomparve dopo poco. Quella ragazza era devastata, totalmente devastata. Cercava di nasconderlo, ma non poteva. Certe cose non si riuscivano a nascondere.
Ora doveva solo spiegare ai ragazzi l’arrivo di quella misteriosa ragazzina.

--

“Duff, non se ne parla. Siamo troppi.” Esclamò Axl.
“Rose, ha sedici anni ed è stata stuprata. Lasceresti Clary o Michelle o Desi per strada se succedesse loro una cosa simile?”
“No ma..”
“Axl, questa ragazza..insomma..significa qualcosa per me. Non è mica una che passa di lì per caso.”
“Dio, e va bene. Va bene. Portala qui. Sedici anni, Duff? Non ti sembra un po’ piccola?”
“A me no. E comunque non me la voglio mica portare a letto.” Non ancora, comunque. Poi, se fosse successo.. No, doveva smetterla di pensare a cose così stupide ed egoiste in quel momento.
“E cos’hai intenzione di fare col porco?” chiese Slash, che era rimasto in silenzio per tutto il tempo.
“Hum, all’inizio pensavo ad una castrazione. Poi ad un omicidio. Però credo che gli parlerò e basta..”
“Parlargli? Cazzo, se un cazzone del genere facesse una schifezza simile alla mia donna, lo ammazzerei di botte.”
“Axl, credi che non voglia farlo? Il problema è che questo ha sedici anni.”
“Che noia.”
“Ah, ragazzi, comunque non dobbiamo preoccuparci. La nuova casa è grande abbastanza per tutti.”
“Grande abbastanza anche per me?” chiese Desi.
“Ma certo, amore.” Rispose dolcemente Izzy, scoccandole un rapido bacio sulla guancia, sotto lo sguardo accigliato di Axl.
“Dai, Rose, non guardarci così..”
“Così come? È che odio quando vi pastrugnate in pubblico.”
“Oh. Forse allora dovremmo spostarci in camera da letto..”
“NON OSARE, STRADLIN!!” esclamò il rosso. Per quanto ci provasse, la storia tra i suoi due migliori amici non lo lasciava indifferente.
Tutti, comunque, scoppiarono a ridere. Tutti tranne Duff. Non poteva permettersi di ridere in un momento del genere. Si sentiva un mostro a non essere con lei, in quei momenti così duri. Era l’unica persona che la piccola Susan aveva chiamato, e lui se ne stava a casa.
Prese di nuovo le chiavi, e si avviò verso l’ospedale.
“Accidenti, Duff ha preso una bella batosta..” osservò Slash, vedendo il biondo andare via velocemente.
“A me dispiace un sacco per quella ragazza, ha solo sedici anni..”
In un batter d’occhio, l’euforia di prima si spense, come una candela sotto la pioggia fredda di Novembre. 

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Sono consapevole del fatto che questo capitolo faccia schifo. Nella mia testa era assolutamente più bello. Perciò scusate ç__ç
Un bacio.

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Capitolo 17
*** Paradise City. ***


I mesi  passavano. Sue era andata a stare con i Guns, ma ora, verso giugno, era tornata a casa con i suoi. Jake era stato denunciato, dopo un discorso amichevole con Duff McKagan. Le cose tra il bassista e la ragazza non andavano né bene, né male. Entrambi avevano optato per una pausa di riflessione. Susan non aveva ancora superato lo stupro, e Duff stava aspettando che lei compisse almeno diciassette anni.
“Hey, Clary, tra poco diventi maggiorenne!”
“Come?! Oddio, certo, il ventitré giugno! Dobbiamo festeggiare! Cosa vuoi? Plaza Hotel?” chiese Axl, che, tra tutti, sembrava il più eccitato riguardo a quell’evento. Probabilmente perché si sarebbe sentito meno in colpa ad andare a letto con una ragazza maggiorenne.
“In realtà pensavo di non fare nulla.”
“COSA?!” esclamarono tutti insieme.
“Ma, Clare, non puoi!” esclamò Beth, shockata da quella rivelazione.
“Diciotto anni non sono mica un traguardo così importante..”
“Beh, insomma, da qualche punto di vista, lo sono..” disse Axl, un sorriso malizioso sulle labbra.
“Tu sei solo un pervertito.” Rispose la ragazza, scoppiando a ridere.
“Secondo me dovremmo andare in Grecia.” Esclamò Izzy, per una volta alzando la voce, facendosi sentire da tutti.
“In Grecia?” chiese Slash, visibilmente confuso.
“Sì. In Grecia. Sai, quello stato nel Mar Mediterraneo pieno di chiese bianche e azzurre, dove si parla quella lingua assurda..”
“So cos’è la Grecia, grazie. Intendevo perché lì?”
“Perché è un posto diverso. Caldo, sole, divertimento..”
“Ci sto. Potreste farmi quello come regalo di compleanno! Non sono mai stata in Grecia!”
“Okay. Aggiudicato. Si va in Grecia!”
*
La partenza era fissata per il primo luglio. Tutti fremevano dall’eccitazione.
“Ah, accidenti, non mi ci starà mai tutta questa roba in valigia!” si lamentò Elizabeth, sotto lo sguardo vigile di tutti i Guns, che osservavano divertiti la scena.
“Non capisco perché ti vuoi portare tutta quella roba. In fondo, là fa caldissimo, e poi, beh, me e te insieme in vacanza..non so di quanti vestiti avrai bisogno!”
“SAUL, cazzo!” imprecò Beth, che era diventata più rossa di un pomodoro.
“Scusami, dai..” disse lui, avvicinandosi.
“Va bene, ma solo perché sei tu.” Gli rispose, dandogli un bacio sulla guancia.
 “Fate veramente vomitare, ragazzi!” esclamò Michelle.
Beth cercò di ignorarla. La rabbia verso quella ragazza non si era ancora placata. Non sapeva perché, semplicemente la presenza di Michelle nella stanza le dava sui nervi.
“Mich, vieni anche tu con noi in Grecia?” chiese Duff.
“Certo! Beth, a te non dispiace, vero?”
“Ovviamente no.”
“Perfetto.”
“Meraviglioso.”
“Ottimo.”
“Ragazze, vi prego, andate a picchiarvi fuori.” Sussurrò Steven.
Entrambe lo guardarono in cagnesco. Poi, Elizabeth decise che quella situazione era troppo infantile. E, comportandosi in modo ancora più infantile, corse via sbattendo i piedi.
“Beth, aspetta!”
Ma la ragazza era già uscita, e stava attraversando la strada.
“Lasciami in pace.”
“Ma che ho fatto?”
“Niente Slash, non hai fatto niente. Non voglio prendermela con te, sei perfetto. È lei che mi manda in bestia..”
“Dai, lei è sarcastica e basta..”
“Non è quello.”
“E allora cosa..?”
“Ho visto il modo in cui ti guarda. Tu le piaci, e anche tanto.”
“Ma cosa dici? Michelle è come una sorella per te, e lei prova lo stesso!”
“Forse per Axl.”
“Comunque, non ti fidi di me?”
“Amore, certo che mi fido di te. Solo che so che ti piace bere, e ubriacarti, e lei è così bella..”
“È di questo che hai paura?”
“Sì.”confessò la ragazza.
“Lei quindi è bella?”
“Certo.”
“Ah, non saprei, non l’ho molto notata. Ero impegnato a guardare un’altra persona, sai, la mia ragazza.”
Beth sorrise.
“Mi piace quando dici che sono la tua ragazza. Sono così orgogliosa di te.”
“Allora dovrò dirlo un po’ più spesso.”
Dopodichè, il chitarrista avvicinò timidamente le sue labbra a quelle di lei, che rispose con un entusiasmo spaventoso. Sapeva che quello non era il modo migliore per risolvere i ‘problemi’, ma ultimamente sembrava l’unico che potesse funzionare.
*
Il primo di luglio fece presto ad arrivare. I ragazzi non stavano più nella pelle. Si vedeva che non vedevano l’ora di partire, di lasciare per un periodo la loro vita frenetica di Los Angeles.
Atterrati all’aeroporto di Atene, c’era una guida ad aspettarli.
“Buongiorno, ragazzi. Mi chiamo Kostos Johns, e sarò la vostra guida durante la vostra permanenza. Buongiorno specialmente a lei, signorina.” Disse, rivolgendosi a Clary, per poi baciarle una mano delicatamente. La ragazza arrossì, prima di essere cinta dalle braccia nude di Axl.
“Hey, bello, questa gnocca sta con me. Gira al largo.”
“Cazzo,Clare, ma perché c’è sempre qualche uomo che vuole separarci?”
“Mmh, sarà per la mia estrema bellezza!”
“Niente di più probabile.”
“Wow, guardate!” esclamò Steven, cappello in testa, Carolina sottobraccio. Lei era stata un’aggiunta dell’ultimo minuto.
La splendida Grecia si estendeva sotto i loro occhi.
“Paradise City?”
“Paradise City!” ripeterono tutti in coro, estasiati dal vero paradiso che gli si parava davanti. Le infinite spiagge di Los Angeles non erano nulla in confronto a questo. In Grecia regnava una calma assoluta, c’era un’atmosfera familiare, l’aria profumava di olive.
Sarebbero rimasti lì per tre settimane, e se le sarebbero godute fino in fondo. 

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Capitolo alquanto inutile e di passaggio <3 Curiosità: in effetti i Ganz si recarono in Grecia negli anni '90,ma in circostanze del tutto diverse da queste. Grazie a chi recensisce o legge semplicemente, you mean a lot to me! xx

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Capitolo 18
*** Estranged. ***


Come previsto, la vacanza in Grecia stava andando alla perfezione. Era facile sfuggire ai paparazzi, vivere una vita perfettamente normale.
“Adoro questo posto, ragazzi. Anche se mi manca già L.A.” sospirò Steven.
“A me non manca proprio per nulla.” Rispose Susan, che si era infiltrata all’ultimo minuto. Lei non sarebbe voluta andare, ma Duff era stato talmente asfissiante, che alla fine, sotto lo scontento della madre, aveva ceduto. In effetti, quella vacanza le stava facendo solo del bene.
“Hey, Sue, andiamo a fare una passeggiata?” propose Duff. Ogni giorno, cercava una scusa per portarla fuori, per restare solo con lei. Quella ragazza gli piaceva, e non poco. Ogni tanto si concedeva il lusso di cingerle le spalle con un braccio, anche se sapeva che una certa soglia non poteva essere oltrepassata.
Stavano ormai camminando in silenzio da una decina di minuti, quando Sue interruppe quello stato.
“Duff?”
“Sì?”
“Tu..hum..vorresti baciarmi?”
Certo. Certo che lo voleva. Ma doveva rispondere così? Era pronta abbastanza?
“Vorresti che io lo volessi?”
Sue rise. “Non puoi rispondere sì o no come le persone normali?”
“Sì, lo voglio. Ma non c’è bisogno che tu me lo dica, lo so che non sei pronta e magari non ti piaccio e..”
Ma non riuscì a finire la frase, perché Susan aveva già intrecciato le dita nei suoi capelli lunghi, e aveva baciato le sue labbra sottili.
Il bassista rimase spiazzato dall’impeto della ragazza. Doveva rispondere? Poi, decise di smettere di farsi tutti questi problemi, di cogliere l’attimo. E così le cinse la vita con le braccia, facendosi accarezzare la pelle dalla brezza greca e dal dolce profumo di Susan.

--

Beth si era svegliata verso le tre del pomeriggio, in un grande letto bianco, senza trovare Slash al suo fianco. Sembrava essere la scena di un film.
Si alzò, mettendosi intanto un leggero vestitino. Sul tavolo, trovò un biglietto scritto velocemente:
“Amore, sono andato a fare un bagno perché russavi e perché mi ero rotto le palle di stare a letto. Raggiungimi appena puoi. Slash.”
Quel biglietto la fece ridere. Era questo quello che più amava di lui: la sua sincerità. In più, sapeva che, nonostante cercasse di nasconderlo, era un compagno fedele. Si mise velocemente un costume, e corse in spiaggia.
Vide Axl, Clare, Izzy, Desi, ma di Slash neanche l’ombra.
Nessuno sapeva dove si fosse cacciato, ma probabilmente era in qualche spiaggia sperduta a cercare animali assurdi.
Dopo aver setacciato alcune di esse, arrivò all’ultima della costa. Doveva essere per forza lì. E, in effetti, scorse una massa di capelli neri e ricci, che potevano appartenere soltanto a lui.
Decise di fargli una sorpresa, di non farsi sentire. Avvicinandosi, però, notò che non era solo. Stava parlando con una ragazza. No, parlare non era il termine giusto. Si stavano..Non poteva crederci. Forse quello non era Slash, e forse quella vicino a lui non era Michelle Young. Forse ancora stava sognando tutto. Ma qualcosa, nel profondo, le stava dicendo che stava accadendo davvero.
Saul la stava tradendo. La stava tradendo con Michelle. Quante volte l’aveva rassicurata? Quante volte le aveva detto che non aveva nulla da temere, che per lui Michelle era solo un’amica? E lei, stupida, gli aveva creduto. Aveva rinunciato a tutto per lui: alla sua famiglia, alla scuola, ad una vita normale, per stare con lui.
Si avvicinò ancora di più, per vederli meglio. Per osservare la dinamica del tradimento, per farsi ancora più male.
E lui la vide. Vide gli occhi pieni di lacrime di Elizabeth, scese senza il suo consenso. Vide la sua espressione delusa e ferita.
“Cazzo, Beth, non è..”
“Come penso? Stai davvero dicendo che non è come penso?”
“Beh..sì.”
“Ora ti espongo la mia versione dei fatti: trovo il tuo biglietto, nel quale mi dici che mi ami, ti cerco per mezza Grecia, e ti trovo qui a baciare Michelle. Michelle, Slash.”
“Ma..Michelle, dille che non ha significato nulla.”
La ragazza rimase in silenzio.
“No, okay, basta. Per favore, basta. Io e te abbiamo chiuso Slash. Per sempre. Per te ho rinunciato alla mia vita. Quindi vaffanculo, e porta questa stronza con te.”
“Ti prego Beth, parliamone.”
“Non ho niente da dirti Saul, è questo il problema.”
La sua voce era estremamente calma. Sapeva che, se avesse urlato, avrebbe anche pianto. E non voleva versare lacrime per un individuo del genere.
“Non hai niente da dirmi?”
“No.”
Si allontanò a passi veloci da quella scena pietosa. Si sentì trattenere da dietro, una mano intrecciata alle sue dita. Non potè fare a meno di tirargli una sberla.
“Non osare toccarmi, Saul. E non osare trattenermi. Non ne hai diritto. Mi hai tradito. Lo capisci? Capisci quando io stia male in questo momento? Quanto vorrei urlare e piangere e prenderti a calci e sbattere la testa di quella su una roccia? Quanto fossi felice di avere uno come te al mio fianco. Ma tu hai dovuto distruggere tutto, distruggere me. Grazie, missione compiuta.”
Corse via, e Slash non tentò nemmeno di fermarla, questa volta. Le lacrime scendevano, bruciandole il viso. Forse era vero che non bisognava mai permettersi di essere felici. Lei aveva osato farlo, e ora ne era uscita distrutta. Completamente a pezzi.
Cosa le era rimasto? Un’amica che condivideva con un ragazzo fin troppo megalomane. Una famiglia che non l’aveva appoggiata in nessuna scelta. Degli amici che, sapeva, avrebbero sempre preferito Slash a lei.
Era sola.   


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No, vabbè, allegria!!

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Capitolo 19
*** I Don't Care About You. ***


Clary stava, stranamente, coccolando Axl, quando la porta della loro casa affittata venne sbattuta improvvisamente.
“Ma che cazzo?” gridò il rosso.
“Amore, calma. Vado a vedere.” Gli disse, dandogli un tenero bacio sulle labbra.
Arrivata all’ingresso, non potè sopportare ciò che vide. La sua migliore amica, Elizabeth, di nuovo in lacrime. Di nuovo per Slash, probabilmente.
“Tesoro, oddio, Beth, che c’è?”
Nessuna risposta.
“È per Slash? Ti ha fatto qualcosa?”
Beth scosse dapprima la testa, poi evidentemente ci ripensò.
“Ti ha picchiato? Oh, mio Dio! Will, vieni qui subito! Slash ha molestato Beth!”
“N-non mi ha molessstato, Clare.”
“Cosa ha fatto, quel porco?”
“Niente, scherzavo, torna a letto.”
Il cantante non se lo fece ripetere due volte, anche se Clary era riuscita a intravedere la nota di preoccupazione per Beth dietro ai suoi occhi verdi. Ciò le procurò piacere.
“Oh, Clary..” iniziò la sua amica, ormai stremata dal pianto.
“Ma che è successo?”
Beth fece un respiro profondo.
“Mi sono svegliata, e lui non c’era. Mi ha lasciato un biglietto, dicendomi che era andato a farsi un bagno. E poi sono andata a cercarlo. E l’ho visto. Insieme a Michelle. Mi ha tradito, Clarissa, mi ha tradito.
Clare era senza parole. Non pensava che sarebbe mai successo. Slash era uno con la testa a posto, e sapeva che era innamorato di Beth. Ma farglielo capire sarebbe stato impossibile.
“Voglio tornare a casa, subito. Stasera prenderò il primo volo per gli Stati Uniti.”
“Vengo con te.”
“No, non posso. Assolutamente no. Non posso rovinarti la vacanza.”
“Ma..”
“Niente ma, Clare. Tu sei qui con Axl e vedo che ti diverti. Finchè potete, dovete stare insieme.”
“Okay. Però chiamami appena metti piede in America. Subito.”
Le due ragazze si abbracciarono. Clary non era ancora sicura di dover lasciare che Beth andasse a casa da sola, ma probabilmente doveva rispettare la sua scelta. Così, andò ad informare Axl.
“Ma cosa significa? È minorenne, non può andarsene da sola..”
“E allora cosa dovremmo fare? Non vuole nessuno con lei!”
“Falla ragionare, dille di restare qui con noi.”
“Will, tu non la conosci. Quando prende decisioni del genere, ne è sicura.”
“Allora prenderà il nostro jet. Dio, che casino.”

--

Beth non era mai stata tanto sicura di una decisione in vita sua. Ad uno ad uno, aveva salutato i Guns, fatta ovviamente eccezione per Slash. Il chitarrista aveva avuto la faccia tosta di presentarsi davanti a lei, ma si era allontanato non appena aveva visto la sua espressione.
Così, sarebbe partita. Avrebbe fatto ritorno negli Stati Uniti, da sola. Da una parte, avrebbe voluto avere Clarissa con lei, ma non poteva obbligarla a rinunciare al divertimento solo perché lei era una povera ragazzina depressa.
“Dai, Beth, non andare!” esclamò Duff, un’espressione dispiaciuta dipinta sul suo volto.
“Naah, Duff, non preoccuparti. Divertitevi.”
I ragazzi la accompagnarono dal jet, già pronto per lei. Diede un ultimo bacio alla sua migliore amica, prima di voltare le spalle a tutti loro. Disse addio al cielo limpido della Grecia, maledicendolo.
Il jet era vuoto, quindi avrebbe potuto dormire per tutta la durata del tragitto. Dormire la aiutava a non pensare, e non pensare era ciò di cui aveva più bisogno.
Purtroppo, quella supposizione si rivelò errata. Ogni volta che chiudeva gli occhi, l’immagine di Slash e Michelle la tormentava.
Dopo interminabili ore, giunge finalmente a casa. Ciò la fece sorridere, da quando casa sua era a Los Angeles, e non a New York? Da quando il tuo cuore appartiene a un chitarrista a caso di Los Angeles. Respinse via quel pensiero.
 
Fece un passo veloce a casa dei Guns, per lasciare le valigie. Stare lì le faceva solo del male, perciò decise di andare al Rainbow a bere qualcosa.
“Non ci credo! Beth?!”  urlò una voce alle sue spalle.
“Luke? Che fai ancora qui?”
“Questa città mi piaceva troppo rispetto a New York. Verrò all’università qui.”
“Alla UCLA? Ti hanno accettato?”
“Ebbene sì!”
“Congratulazioni!” esclamò la ragazza, sinceramente contenta –stupendosi- e abbracciando il ragazzo. Avrebbe dovuto odiarlo in teoria, era l’ex ragazzo della sua migliore amica, ma non si sentiva affatto così.
Anche lui sembrava sorpreso.
“Grazie. Allora, dov’è Clare?” Luke capì subito di aver fatto la domanda sbagliata, perché il viso di Elizabeth si rabbuiò improvvisamente.
“Non è con me. È in Grecia.”
“In Grecia? Oh, già. Con i Guns n’ Roses. E perché non sei con loro? Stai con Slash, no?”
“No. Non più. Mi ha tradito.”
“Ha tradito te?” dicendo l’ultima parola, prese la mano della ragazza e le fece fare un giro intorno a se stessa.
“Mmh, sì? Perché così stupito?” il tono della sua voce era tendente al petulante.
“Beh, perché sei bellissima.”
“Sei ridicolo, sai benissimo che non è vero.”
“Ah, e come fai a sapere che io lo so?” disse il ragazzo, avvicinandosi, intrecciando le sue dita con quelle di Beth.
“Beh..Non mi hai mai degnato di uno sguardo, perciò..”
“Ho sempre sbagliato, infatti.” E dicendo così, la prese tra le braccia e le diede un tenero bacio sulle labbra. La ragazza rimase spiazzata. Cercò di fermarlo, di allontanarsi, ma poi la visione di Slash e Michelle le tornò in mente, di nuovo. Avvicinò ancora di più Luke, intrecciando la sua lingua a quella di lui, sentendo le differenze con le labbra di Slash.
Luke non le piaceva, nemmeno un po’. Ma si sentiva troppo sola per rifiutare quel bacio. Aveva bisogno di qualcuno che la stringesse e le dicesse quanto fosse bella. Ne aveva bisogno, e quindi non fermò Luke quando la portò via dal locale, quando la fece sdraiare sul letto di casa sua, quando iniziarono a fare l’amore. Non lo fermò mai.



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Beth sei una deficiente. Ma comunque. 

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Capitolo 20
*** Sorry. ***


Beth si svegliò di soprassalto, non riuscendo a riconoscere la stanza in cui si trovava. Non era la prima volta che provava quella sensazione, ma cercò di scacciare via il pensiero. Il letto su cui era sdraiata era così diverso da quello che aveva condiviso con lui.
Decise di alzarsi, di andare a farsi una doccia. Si sentiva sporca, si sentiva una pessima amica; forse l’acqua calda avrebbe lavato via quell’impressione.
“Beth, sei in bagno?”
“Mi sto facendo la doccia!” urlò la ragazza, cercando disperatamente un modo per mandarlo via.
“Ah, sì? Allora entro subito!”
Cazzo. Averlo tra i piedi anche durante la doccia era l’ultima cosa che voleva, così usci velocemente, si arrotolò in un asciugamano, pronta a fare un discorso a Luke.
“Hey, perché sei uscita?” le chiese, avvicinandosi per darle un bacio.
“Luke, ascolta..”
“No, ti prego. Risparmiami il discorso in cui mi dici che questa notte è stata un errore, che Clare è la tua migliore amica e blablabla.”
“Ma è vero!”
“Una vera migliore amica non ti avrebbe mai lasciato andare da sola dalla Grecia all’America nel tuo stato d’animo. E poi stanotte non è stato affatto un errore, e lo sai. Ti è piaciuto tanto quanto è piaciuto a me.”
Questo era vero. Non poteva dire che non si fosse divertita. Certo, non era stato come con Slash, ma in fondo, niente sarebbe stato come con lui. Doveva smettere di pensarci.
E riguardo a Clary..Era stata lei a dirle di restare in Grecia. C’era da dire che la sua amica si era lasciata convincere facilmente, ma come biasimarla? Lei stava vivendo forse il periodo più felice della sua vita insieme ad Axl. Non poteva negarglielo.
“Clare è sempre un’ottima amica, sono stata io a dirle di restare in Grecia. E comunque non sono affari tuoi. Stanotte è stata un’errore. Quindi grazie dell’ospitalità, ma vado a casa.”

Los Angeles era deserta, forse perché era mattina e tutti dovevano ancora riprendersi dal venerdì sera.
Tirò fuori dalla borsa le chiavi della nuova casa dei ragazzi, che qualche volta aveva considerato casa sua. Era indecisa: doveva prendere le sue cose e andarsene, oppure aspettare che gli altri tornassero?
Aprì la porta, aspettandosi di trovare silenzio, ma non fu così. In cucina c’era qualcuno. Si avvicinò in silenzio, poteva esserci qualsiasi malfattore pronto a farle del male.
Ma non fu così.
Chi vide fu molto peggio.
Slash. Torso nudo, mutande, e grembiule. Capelli legati in una coda. Stava cucinando un uovo, o quello che sembrava esserlo.
“BETH?! Sei davvero tu? Oh, quanto mi sei mancata!”
“Che cazzo fai qui?”
“Tecnicamente è casa mia.”
“Giusto. Ora prendo le mie cose e vado.”
“No, Elizabeth, ti prego. In Grecia..ho fatto una grandissima cazzata, sono stato un bastardo idiota. Dammi una seconda possibilità. Ti giuro che Michelle non significa nulla per me. Tu sei tutto. Ti scongiuro.”
“Ti ho tradito. Stanotte.”
L’espressione di Slash mostrò chiaramente di essere ferita da quell’affermazione. Dopo alcuni secondi, però, riprese a parlare.
“Non..non importa. Avevi le tue ragioni. Ricominciamo da capo, insieme.”
“Non lo so, Slash.”
Il chitarrista si avvicinò e la baciò, così, senza preavviso. Quanto le erano mancate quelle labbra carnose e l’odore di fumo del ragazzo? Tanto, forse troppo. Dovevano ricominciare? Sì. Lui aveva sbagliato, ma anche lei. Era tornato per lei.
“Scusa, non intendevo baciarti. Anzi sì, intendevo perfettamente baciarti.”
Beth rise. Quel ragazzo era ridicolo.
“Sei patetico.”
Slash si allontanò, tornando ai fornelli. Beth lo abbracciò da dietro, iniziando a dargli teneri baci sulla schiena.
“Allora è un sì? Vuoi riprovarci?”
“Sì, Saul, voglio riprovarci.”
Il riccio si girò e la prese in braccio, senza smettere di baciarla. La stese sul letto, dove smise per un attimo. Si guardarono negli occhi per qualche secondo. Poi, Slash si stese di fianco a lei, che lo guardò con espressione confusa.
“Non vuoi fare l’amore con me?”
“Non quando hai ancora la sua puzza addosso.”
“Mio Dio, Saul,mi spiace. Davvero, scusa!” pianse Beth.
Il chitarrista la prese dolcemente tra le braccia, iniziando a coccolarla.
“Va bene così, tesoro. Va bene così.”
Poi, entrambi si abbandonarono tra le braccia di Morfeo.   




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Non sono riuscita a farli durare separati per più di un capitolo, lo so, sono pessima! HAHAHAHA comunque. Chissà se Luke se ne andrà sul serio? u.u Grazie a chi recensisce, mi ha tra i preferiti, seguiti o semplicemente legge. Siete importanti!

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Capitolo 21
*** Breakdown. ***


Steven Adler si stava godendo il sole della Grecia, passeggiando fianco a fianco con Carolina. Quella donna gli piaceva, molto più di qualsiasi altra groupie che si portava a letto dopo ogni concerto. Gli piaceva perché era spontanea, responsabile, divertente, e bella. Dannatamente bella.
“Allora, Steven..”
“Dimmi”
“Il nome Popcorn da dove viene?”
Il batterista arrossì lievemente. Quello non era di certo un soprannome virile.
“Hum..”
“Che c’è? Perché sei arrossito?”
“Mi vergogno!”
“Di cosa? È solo un nome. E, a dirla tutta, lo trovo molto tenero.”
Lo trovava davvero tenero?
“Me l’ha dato Axl, ad un concerto, è sbucato fuori dal nulla. Colpa dei miei capelli, probabilmente..”
“Sono bellissimi! Come te, del resto..” subito dopo aver detto quelle parole, la ragazza si portò un dito alla bocca.
“Come?!”
“Niente.”
“No, hai detto qualcosa!”
“Ti dico che non è vero!”
“Cazzo, Adler, ha detto che sei bellissimo, quando è che vi farete una bella scopata voi due?”
“Duff? Che cazzo vuoi? Vattene e fatti un Titanic di cazzi tuoi!”
“Scusate, allora vi lascio ancora a parlare di arcobaleni, unicorni e di cicogne.”
Il biondo si allontanò, tornando alla casa.
“Dove eravamo rimasti?”
“Sì, lo ammetto, ho detto che sei bellissimo. Ma non è che ora ti devi sentire obbligato a ricambiare o..”
Steven non aspettava altro. Da quanto sognava di baciare quelle labbra? Di sentire il profumo del suo respiro? Ora finalmente ne aveva l’occasione.
Il batterista cercò di prolungare quei minuti di paradiso il più possibile. Ora che si erano trovati, non poteva permettere che si lasciassero.
“Cazzo, era l’ora!” esclamò Steven, accarezzando dolcemente il viso di Carolina.
Lei rise, una risata breve e fresca.
“Okay, non volevo essere così..”
“Steve, ma perché ogni volta che dici o fai qualcosa devi giustificarlo? Sembra quasi che tu voglia essere diverso da come sei..”
“È così, Carolina. La verità è che io, preso così, nei miei momenti di disperazione più totale, sono una merda, un fallimento totale.”
“Ma come è possibile? Tu sei sempre allegro, scherzoso, divertente. Sei un’ottima persona.”
“Sono un drogato.”
Steven vide una veloce ombra abbattersi sullo sguardo della ragazza. Prevedibile. Aveva scelto di uscire allo scoperto, e ora ne doveva pagare le conseguenze. Probabilmente lei sarebbe partita sul primo aereo diretto a Los Angeles.
“Ne uscirai. Ne usciremo insieme. Ti aiuterò.”

*

Axl Rose era in cucina, aspettando che l’uovo cuocesse per bene. Era l’unica cosa che avesse mai imparato a cucinare. Ultimamente si sentiva più checca che mai, anche se si faceva una bellissima ragazza praticamente ogni notte.  Stava cucinando. Magari un giorno di questi si sarebbe pure fatto il letto? No, quel lavoro lo avrebbe sempre fatto McKagan, lui sì che era un finocchio fatto e finito.
“Axl? Sei qui?”
Cazzo, era lei.
“Eccoti! Ma che stai facendo? Perché hai gli occhiali in cucina?”
Li aveva messi per sentirsi figo almeno un pochino, anche in situazioni spiacevoli come quella.
“Anzi, perché sei in cucina?”
“Oh niente, facevo un giro.”
“Ma che hai lì dietro?”
“I fornelli.”
“STAI CUCINANDO?!”
“NO!”
“Sì invece! Fammi vedere.”
“Fanculo, sei impossibile. È un uovo. Per..hum..te.”
“Mi hai fatto un uovo? Axl Rose mi ha cucinato un uovo? Cazzo, devo dirlo alla stampa!” Clare scoppiò a ridere, mentre il suo ragazzo metteva il cibo su un piatto.
La ragazza lo divorò in due bocconi.
“Mh, ottimo! Potresti darti alla cucina!”
Il rosso sorrise. Stava benissimo con lei, era sempre totalmente felice. Ma ovviamente non lo avrebbe mai ammesso.
All’improvviso, la ragazza si alzò e corse in bagno velocemente. Ne tornò dopo poco, il viso paurosamente bianco. Sembrava stremata. Axl andò subito a sorreggerla.
“Che c’è? Amore, che hai?”
“Ho..ho vomitato.”
Axl sospirò. Pensava molto peggio.
“Sarà stato l’uovo. Mi sa che non devo darmi alla cucina.”
Clare non sorrise alla battuta. Il suo volto si fece ancora, se possibile, più bianco.
“C’è una cosa che devo dirti.”
“Dimmi..” cominciava a preoccuparsi.
“Ho..cazzo..ho un ritardo.”
“Come? Scusa puoi ripetere? Mi sa che non ho capito perché è impossibile..”
“Ho un cazzo di ritardo, WILLIAM!”
“Ma non è possibile!”
“Lo è. Se ricordi, qualche settimana fa..noi..non abbiamo usato..”
Axl si sentì mancare la terra sotto i piedi. Era vero. Non avevano usato nessun fottuto preservativo.
“Will, ti prego, dì qualcosa..”
“Devi andartene.”
“Come?” domandò Clarissa, la voce già spezzata dalle lacrime.
“Questo..ora..non può succedere.”
“Mi stai lasciando?”
Axl annuì. Non aveva la voce per parlarle, né il coraggio di guardarla negli occhi. Avrebbe visto il suo dolore, e non lo avrebbe sopportato.
Clare uscì dalla stanza, trascinandosi a fatica verso la porta. Axl la sentì singhiozzare forte dal bagno. Con i pugni chiusi, incazzato nero, si accese una sigaretta. Era stato un bastardo a lasciarla così, era stato egoista. Ma era la cosa migliore per entrambi..giusto?



Spazio di colei che erroneamente si spaccia per autrice: 
LO SOOOO SONO IN RITARDO, ma sono stata in Cina per dieci giorniii e poi non trovavo nessuna ispirazione. Poi mi è venuta questa idea perversa del bambino :'D Boh, grazie come al solito a chi recensisce, ha questo lavoro tra i seguiti/preferiti/ricordati, o semplicemente legge. GRAZIE. 

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Capitolo 22
*** Don't Damn Me. ***


Clarissa Brownstone era immobile, in camera da letto, le valigie disfatte davanti agli occhi, in attesa di essere richiuse. Era stata lasciata da una persona che pensava non l’avrebbe mai abbandonata.
Qualcuno bussava alla porta. Per mezzo secondo, Clare pensò che potesse trattarsi di Axl, ma quando aprii e si trovò davanti Duff, capì che quella era una speranza irrealizzabile.
“Clare? Che succede? Tu e Axl avete litigato?”
“Mi ha lasciato, ecco..Io..sto andando a casa..mia. A New York.”
“Ma come? Perché? Sembravate così felici! Non puoi tornare a casa! E Beth?”
“Oh, Beth sa cavarsela. E poi lei ha Slash.”
“Posso sapere perché vi siete lasciati?”
Clare ebbe un attimo di esitazione. Doveva dirglielo? Magari Axl non avrebbe voluto…Fu proprio quello il motivo che la spinse a dire tutta la verità a Duff. La sua vita non dipendeva da quella del cantante.
“Sono incinta. E Axl mi ha mollato perché non sa assumersi le proprie responsabilità. Ma forse è meglio così, una vita di coppia con lui alla lunga non avrebbe potuto funzionare. Quindi ti saluto, Michael. Non penso ci rivedremo ancora..”
Duff colmò la distanza che li separava e strinse Clare fino a farle mancare il fiato. Quello spilungone ossigenato le sarebbe mancato da morire.
“Vuoi che gli parli? Non so, farlo ragionare, magari..Non puoi farcela da sola!”
“Duff, sai quante donne hanno cresciuto un bambino da sole? Tantissime. E poi ti sembra che si possa far ragionare un tipo come Will? No. Torno a New York, dai miei, che non sanno nulla della gravidanza. Non so neppure come reagiranno, probabilmente mi butteranno sotto a un ponte. Dai, ora spostati, vado a salutare gli altri.”

*

William Rose era steso sul letto, cercando ancora di realizzare la situazione. Clare era incinta, Clare non era più la sua ragazza, Clare se ne stava andando. L’aveva sentita parlare con Duff nell’altra stanza. Sarebbe tornata  a New York, dall’altra parte degli Stati Uniti.
Probabilmente non l’avrebbe più rivista. Stava facendo un’enorme cazzata a lasciarla? No. Non poteva farsi coinvolgere da una ragazza. Le avrebbe rovinato la carriera, l’immagine..
Izzy Stradlin entrò in camera velocemente, sbattendo la porta dietro di sé.
“Che cazzo hai fatto?” abbaiò Jeff.
“Ho fatto quel che andava fatto!”
“Ma perché?”
“Perché è INCINTA, MALEDIZIONE!”
Izzy strabuzzò gli occhi.
“Come incinta?”
“Nel senso che aspetta un bambino, ha una pagnotta nel forno, è arrivata la cicogna, va bene?”
“E secondo te l’alternativa migliore era lasciarla, giusto? Will, se ne sta andando! Vai di là e affrontate questa cosa insieme!”
Axl si sedette sul letto, le mani fra i capelli spettinati.
“Non so cosa devo fare, Jeff. Non lo so!”
Delle lacrime iniziarono a sgorgare dagli occhi di Axl, che si sentiva come un bambino sperduto in quel momento.
Izzy si avvicinò all’amico, posandogli una mano sulla spalla. Non l’aveva mai visto così. La vita del cantante era stata piena di disgrazie, ma quasi nessuna di quelle l’aveva disorientato a tal punto.
“Puoi solo fare ciò che ti dice il cuore, Will.”
“Non potresti dirmelo tu?”
Izzy sorrise debolmente.
“Non questa volta, no.”
Il chitarrista, l’amico, lasciò la stanza. Lasciò Axl in balia dei suoi pensieri e delle sue preoccupazioni.
Per quanto gli dispiacesse, non se la sentiva. Non riusciva assolutamente a pensare a se stesso come a un padre. Lui non era nato per quello. Non sapeva controllare neppure il suo conto in banca senza il supporto di una persona responsabile, come avrebbe potuto badare a un figlio?
E se ciò comportava perdere l’amore della sua vita, lo avrebbe fatto. Sì, forse era un codardo. Un codardo orgoglioso, che si stava comportando nel modo più egoistico possibile. Ma lui era così.
Nei mesi trascorsi con Clarissa era cambiato, ma in fondo era rimasto lo stesso bastardo che era prima di conoscerla.
In quel momento voleva avere Slash al suo fianco. Quel ragazzo non aveva lo stesso effetto calmante di Jeff, ma per qualche strana ragione sapeva sempre cosa dire. Spesso non diceva nulla, ed era proprio questo che faceva bene ad Axl. Nessuno dei due parlava, da bravi duri che non erano. Ma il cantante sapeva che Slash ci sarebbe stato sempre per lui, per sempre.  



Spazio di butterbeer95:
Allegria portami via, no? L'ultima riga è troppo triste secondo me ç___ç Dite che Axl è troppo egoista? Vabbè, mettetevi nei suoi panni! (?)
alla prossima <3

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Capitolo 23
*** Human Being. ***


Tutto era pronto. La valigia era chiusa, i Guns erano stati salutati, tutti tranne Axl, che non accennava ad uscire dalla camera. Beth le aveva detto di cercare di convincere il cantante a venire via con lei, ma Clare sapeva che tutti i suoi tentativi sarebbero risultati vani.
Aveva trovato fortunatamente un volo diretto da Atene a New York, e successivamente la sua migliore amica le avrebbe mandato la sua roba da L.A.
“Beh, Clary, allora ci sentiamo. Mi spiace che Axl sia così..”
“Così come, Izzy? Si sta solo comportando da come è fatto. Vi chiamo appena arrivo. Vi mando delle foto dell’ecografia, se volete.” La ragazza lanciò un rapido sguardo alla porta chiusa. Era il suo ultimo tentativo di dire al rosso ‘Sono qui, fermami, dimmi che affronteremo insieme questa cosa. Dimmi che non vuoi solo le foto, ma vuoi vivere la scena.’ Ma la porta rimase chiusa. Da dentro si sentiva solo silenzio.

*

New York non le era mai sembrata così orrenda. I grattacieli erano inutilmente alti, la gente gratuitamente scorbutica. E, ovviamente, pioveva. Non era più abituata all’acqua.
Trovò un telefono pubblico, da cui chiamò casa sua. Le sembrava la cosa più strana della terra chiamare la sua famiglia e sentirsi un’estranea. Rispose sua madre.
“Pronto?”
“Mamma.”
“Clarissa? Che vuoi?” D’accordo, doveva aspettarsi questo cinismo. Era stata via per mesi, senza mai telefonare.
“Dirti che sono a New York.”
Clare udì una risata dall’altra parte. Buon segno?
“E a me dovrebbe interessare? Perché non lo vai a dire a..come si chiamano? I Guns n’ Roses.”
“C’è un..problema.”
Silenzio.
“Sono incinta, mamma. E..Axl mi ha lasciato. E non sapevo dove andare. Ti prego, prendimi con te. Chiedilo a papà. Scusatemi, vi prego.”
Nessuna risposta, solo il rumore metallico di una cornetta che veniva riagganciata. Clare non poteva crederci. Era a New York, senza casa, senza soldi, senza nessuno. Era stata una stupida a contare solo sui guadagni dei Guns. Le lacrime iniziarono a sgorgarle rapide e salate sulle guance.
Aveva un numero in testa. Un numero di una persona che non sapeva come avrebbe reagito.
Lo digitò, senza pensare. Quante volte l’aveva fatto, in passato.
“Pronto?” rispose la sua voce, rauca come sempre, profonda. Non profonda come la sua, ma abbastanza per piacerle.
“Pronto, Luke, sono io, Clare. Ti devo..chiedere un favore, un enorme favore.”

*

“Vieni, entra pure. Sta attenta! Nelle tue condizioni non ti devi sforzare. Vieni, vieni, in casa non c’è nessuno.”
“Oh, menomale. Non sarei riuscita ad incontrare tua madre.” La mia voce venne strozzata dal pianto, che si trasformò subito in un attacco isterico.
“Sssh, Clare, non preoccuparti. Ci sono qui io. Vuoi qualcosa da bere? O magari, vuoi raccontarmi tutta la storia?”
In quel momento, la ragazza voleva solo andare a letto, dimenticare tutto. Ma non poteva. E Luke aveva il diritto di ottenere una spiegazione, o almeno di sentire la storia completa.
Così iniziò a raccontare del loro viaggio in Grecia per festeggiare i suoi diciotto anni e la loro vita in generale, che stava andando così bene. Raccontò dei primi giorni, di Slash e Beth, fino ad arrivare all’inferno degli ultimi. Raccontò della reazione di Axl, di come non se l’aspettasse, di quanto facilmente il loro rapporto si fosse frantumato.
Come ultima cosa, raccontò a Luke della madre. Era stata cacciata di casa, non aveva più niente o nessuno. Solo lui. In risposta, il ragazzo le si avvicinò, e le cinse le spalle con un braccio. Da quanto Clary non assaporava più il profumo di quel ragazzo? Ormai in testa aveva solo quello di Axl.
Istintivamente, senza pensarci due volte, lo baciò. Il suo era puro e semplice bisogno di distrazione. Voleva dimenticare. Dimenticare William. E Luke era lì, ed era così dannatamente familiare. Il ragazzo non si fece problemi a restituire il bacio. Prevedibile. La lingua di lui chiese di entrare nella bocca di lei prepotentemente, e Clare lo lasciò fare. Perché mai avrebbe dovuto respingerlo? Che importanza avrebbe avuto?

--

“Non rompermi i coglioni, McKagan. Ho fatto la mia scelta, avevo i miei cazzo di motivi, che ne dici?!”
“E quali sarebbero?”
“Non devo spiegarli a te!”
“Secondo a me avevi solo una paura fottuta di prenderti delle responsabilità! Hai lasciato che la tua ragazza incinta attraversasse un continente e un oceano solo perché non volevi che la tua carriera venisse rovinata. Ma che cazzo di problemi hai?”
“ORA TI AMMAZZO, DUFF!”
“PROVACI, ALMENO NON SONO UN CODARDO!”
Servirono Slash e Steven per separarli, e Izzy, a portare via Axl dalla stanza.
“Lo uccido, Jeff, vado di là e lo uccido.”
“Will, smettila. Ha solo detto ciò che pensa.”
“Quello che pensate tutti, immagino!”
Silenzio.
“Oh, fanculo. Pensate che sia un codardo? FANCULO!”
“Non ho detto questo! Solo che l’unica cazzo di motivazione che ci hai dato è stata ‘la tua carriera’, ed è un po’ egoista.”
“Ma che vi frega? È una faccenda tra me e Clarissa.”
“Clare è diventata nostra amica. E sappiamo tutti che la amavi, e la ami ancora. È per questo che ci fa incazzare il fatto che tu te ne stia qui, e lei a New York, da sola, magari nelle braccia di qualcun altro..”
“Chi? Tra le braccia di chi potrebbe essere? Mica quel fetido di Luke?”
“Non lo so, Will, non lo so. Forse, probabile. Ora è di nuovo sulla piazza.”
“Ma è incinta!”
“Ma è sempre Clary, Axl. Pensaci.”
Izzy Stradlin uscì dalla stanza. Era riuscito a calmare Axl, ma gli aveva insinuato molti dubbi nella mente. La scelta di lasciarla non era stata poi tanto brillante, alla fine dei giochi.
Fanculo alla carriera, fanculo alla fama, ai soldi, alla popolarità.
Clarissa Brownstone e il piccolo – o la piccola- Rose erano roba sua. E, questo era poco ma sicuro, sarebbe andato a riprendersela. 




Spazio autrice: 
Alloooora in realtà l'avevo pensata completamente diversa, ma poi ho voluto rendere William molto più tenero e sentimentale, spero sia di vostro gradimento! **
Il povero Luke sta diventando il ragazzo-per-dimenticare di tutte..HAHAHAHAHAHA sfigato. Ciaaao. (Grazie, come sempre, a tutte!)

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Capitolo 24
*** Right Next Door to Hell. ***


Clare fu svegliata dal rumore assordante prodotto dal campanello. Era sdraiata sul letto, con una maglietta troppo larga per lei addosso, le gambe scoperte. Fu subito invasa da un’ondata di panico. Lei e Luke avevano..? No, non poteva crederci.
Il campanello suonò nuovamente. Clare si alzò velocemente, e andò ad aprire. Chi si trovò davanti, non se l’aspettava proprio.
“AXL?!”
“Clary. Scusami, ti prego. Perdonami.”
“Come hai fatto a sapere che ero qui?”
“Ho parlato con Beth. Lei..mi ha detto che potevi aver chiamato..lui. Vedo che indossi una sua maglietta.”
“Già.”
“Quindi..voi..avete, non so, scopato?”
“No, Axl.”
“Ah, bene.” Sembrava molto a disagio.
“Clare, piccola, chi è? COSA? TU? MA BRUTTO STRONZO, CHE FAI QUI?”
“Dunque, ragazzino, mettiamo le cose in chiaro. Piccola non la chiami, perché solo io ne ho il diritto. Poi stronzo non me lo dici, ho avuto un attimo di confusione. Sono qui per venire a riprendermi la mia ragazza e mio figlio, o mia figlia.”
“Ma tu non..l’hai lasciata. Non hai diritti.”
“Perché non facciamo decidere a lei?”
Esplosione di testosterone.
“Giusto. Clare, amore, ti chiedo umilmente scusa, e ti prometto che ti starò vicino. Sempre.”
Clare non sapeva cosa rispondere. Aveva paura che la stessa scena potesse ricapitare in qualunque occasione. Ma, d’altro canto, era pur sempre il padre di suo figlio. Non poteva tagliarlo fuori. E poi Clare sapeva che, dietro alla facciata di cattivo ragazzo, orgoglioso, menefreghista, si nascondeva un uomo maturo, capace di amare.
“Non so, Will..Ho paura. Posso fidarmi di te?”
“Sì. Te lo giuro. Non so come dimostrartelo.”
“Immagino lo scopriremo solo andando avanti, insieme.”
“Quindi mi dai un’altra possibilità? Oh, grazie, grazie!”esclamò il rosso, prendendo in braccio la ragazza e iniziando a darle teneri baci sul collo. Poco dopo, cominciò a farla volteggiare in aria.
“AXL! Sono incinta! Stà attento!”
“Giusto. Scusami.” Disse il ragazzo.
“Allora. Quando torniamo a Los Angeles?” le chiese.
“Hum, in realtà volevo sistemare le cose con i miei. E magari, presentarti.”
“Io? Dai tuoi? Oh, merda..”
“Che c’è?”
“Non sono proprio il ragazzo ideale. Non è che tuo padre ha il porto d’armi?”
“Vuoi la verità o la bugia?”
“CAZZO!”
“Axl, te lo assicuro, non ti sparerà, non lo permetterò.”

*

Clare non ricordava che casa sua fosse così grande. Solo quando la vide, si accorse di quanto le fosse mancata. Lei ed Axl si avvicinarono lentamente: entrambi volevano posticipare il più possibile l’inevitabile incontro con i genitori di lei.
Ad aprire la porta fu sua sorella, che rimase totalmente senza parole alla vista di Axl. Per l’occasione, il cantante aveva indossato pantaloni di pelle, camicia sbottonata, stivali e una giacca pseudo-elegante.
Era bellissimo, come sempre.
“Clare?! Sei davvero qui?! E tu devi essere..”
“William,piacere.” Esordì Axl, un sorriso sincero ed agitato.
“Certo, William. Venite, mamma e papà sono di là. Non vi aspettavamo.”
Camminare per quel corridoio, una cosa che aveva fatto per quasi tutta la sua vita, le provocava emozioni contrastanti. Da una parte le era mancata quella casa, quell’atmosfera di calore. Dall’altra non voleva far altro che andarsene.
“Mamma, papà, c’è una..sorpresa.”
Entrambi i genitori si girarono nello stesso momento. Entrambi i genitori rimasero spiazzati nello stesso momento.
“Clarissa!” esclamò la madre, correndo ad abbracciarla. “Ho pensato tanto a quello che ti ho detto, mi sono comportata da perfetta stupida! Non lascerei mai la mia bambina da sola in questi casi per nulla al mondo.”
“E tu devi essere il tizio che l’ha messa incinta.” Disse il padre di Clary, con tono piatto.
“E..esatto, signor Bronwstone.” Rispose Axl, facendosi scappare una risatina, pensando alla canzone.
“Ti faccio ridere?”
“No..assolutamente no..era..una nostra canzone, che si chiama Mr.Brownstone, ecco..”
“Ah, è una vostra canzone? E di cosa parla?”
“Hum..della droga, in effetti.”
“Della droga. Bene. Andiamo a mangiare, che ne dici?”
Clare scoccò uno sguardo d’incoraggiamento al suo ragazzo, che sembrava volersi sotterrare da un momento all’altro.
Poi, si diressero tutti verso la sala da pranzo, per dare inizio ad una lunga serata.



Buongiorno! Ho voluto provare a usare l'Arial come font, mi sembra funzionare u.u 
Piaciuto il capitolo? L'ho scritto un po' di fretta ma ero ispirata! Nel prossimo scriverò della cena a casa Brownstone, e se ne vedranno delle belle :'D 
Grazie a chi segue, recensisce, o semplicemente legge. <3

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Capitolo 25
*** New Rose. ***


Clare si sedette vicino ad Axl nella sala da pranzo ben illuminato, in attesa che sua madre portasse la prima portata. Suo padre, seduto a capotavola, scrutava il rosso in ogni momento libero. Aveva scoccato un’occhiata di disapprovazione alle sue numerose collane, ai suoi braccialetti, ai suoi tatuaggi visibili –per fortuna non aveva visto quelli coperti dalla camicia!- .
“Allora, Axl, ce l’hai un nome normale?”
“Papà!”
“No, Clare, ha ragione. Mi chiamo William, William Rose.”
“William, ma che bel nome.”
“Grazie.”
“Sei nato..?”
“A Lafayette, Indiana.”
“Hai qualche passione?”
“In effetti sì, cantare. Sa, sono un cantante famoso a livello mondiale.”
“Ma certo che lo sei. Quindi..cosa ne pensi, non so, della caccia?”
“Personalmente credo sia una vera cazzata. Cioè, che diritto hanno gli uomini di uccidere gli animali? Solo per divertimento? Fanculo.”
Il padre di Clary si zittì, e iniziò a fissare Axl per secondi interminabili.
“Lei va a caccia, vero?”
“Già.”
“E tu fumi?”
“Sì.”
“Bevi?”
“Sì.”
“E ti droghi?”
“No..non più, almeno.”
“Papà, smettila, lo stai mettendo in imbarazzo, e sinceramente mi sto vergognando di te!”
“Scusami, tesoro, volevo solo vedere con che razza di persona avessi generato un figlio.”
“Axl è un bravo ragazzo, pà.”
Intanto la madre di Clare era arrivata, portando una grande ciotola di pasta al pomodoro.
“Ecco qui, William, spero ti piaccia.”
“Mamma, papà, sapete che i Guns tra poco inizieranno a registrare un nuovo disco? Axl, perché non gliene parli?”
“Oh, certo, abbiamo in programma un doppio disco, pieno di canzoni fighissime! E in teoria anche un tour mondiale..se gli impegni familiari me lo permetteranno, chiaro!” Axl mandò un timido sorriso prima a Clare, che lo ricambiò con entusiasmo, e subito dopo alla madre, che, durante la cena, si era lentamente fatta coinvolgere dal carisma del cantante.
“Ragazzi, stanotte dormite qui, vero?”
“Oh, non saprei..Axl, tu che dici?”
“Hum..se per i tuoi non è un problema, andrebbe bene.”
“Dove dormiamo, mà?” chiese Clary.
“Nella stanza degli ospiti, ovviamente. Appena finito di cenare noi due possiamo andare a preparare la stanza, lasciando Axl e papà a fare chiacchierate da uomini!”
“Ottima idea, mamma!”
La cena finì prima del previsto, e, per Axl, arrivò il momento della verità. Non appena la sua Clare lasciò la stanza insieme alla madre e alla sorella, si ritrovò da solo con il signor Brownstone. Non avevano iniziato con il piede giusto, quei due.
“ Vuoi un sigaro?” gli chiese dal nulla il padre di Clary.
“No, grazie. Preferisco una buon vecchia Marlboro.” Detto questo, si accorse di quanto suonasse stupida quell’affermazione, e cercò di nasconderla con una risatina nervosa.
“Lei che musica ascolta, signor Brownstone?”
“Classica, perlopiù. E tu?”
“Anche io. Adoro la musica classica.”
“Smettila di dire stronzate, dimmi la verità.”
“D’accordo. Ascolto musica rock. AC/DC, Aerosmith, Thin Lizzy, Led Zeppelin,  sono la mia ispirazione.”
“Alcuni dicono che la musica rock sia la musica del diavolo.”
“Si figuri che io ho anche i capelli rossi. Devo essere proprio un cattivone, eh?”
“Certo che tu sei proprio simpatico.”
“Lo so, me lo dicono in molti.”
Quella conversazione finì lì, tra un’occhiataccia del padre di Clary e l’entrata della ragazza.
“Allora, avete parlato di cose da uomini? Ahah, andiamo forza.” Esclamò lei, trascinando via Axl per un braccio.

*

Il letto era infinitamente grande, ma i due si rannicchiarono in un angolo, l’una nelle braccia dell’altro.
“Mmh, starei a baciarti per ore, e ore, e ore.” Esclamò il rossso.
“Ssssh, c’è mio padre nella stanza qui dietro. I muri fanno passare tutti i suoni!”
“Ma porca troia, perché non me l’hai detto prima?”
“Coglione, sto scherzando. Come è andata poi prima?”
“Una merda. Tuo padre mi odia. E anche tua sorella, credo.”
“Mio padre..sì ti odia un pochino. Mia sorella no, vorrebbe aver un ragazzo con il culo perfetto che hai tu.”
“Grazie. È bello che la mia futura moglie e madre di mio figlio pensi questo di me.”
“COSA?!”
Clarissa smise di respirare. Non poteva credere a quello che aveva appena sentito. Futura..moglie? Lei?
“Cazzo. No, oddio, dimentica tutto, non doveva uscire così..Non devi sentirti obbligata..Se non vuoi, noi..”
“William. Guardami. Certo che voglio.”
“Sul serio? Accetti di prendere come tuo sposo un coglione nullafacente come me?”
“E tu accetti di prendere come tua sposa la figlia di un pazzo che vorrebbe metterti le mani addosso il prima possibile?”
“Credo che correrò il rischio, sì.”
Si sarebbero sposati. La proposta era uscita naturalmente. Tutte quelle che Clare aveva sempre sognato erano in riva al mare, oppure in cima all’Empire State Building, di certo non a letto, per sbaglio. Ma, in fondo, era meglio così.
Presto sarebbe diventata madre, e moglie della rockstar più in voga del momento. Poteva essere più felice? 




Spazio autrice: 
CONTENTEEEEEEEEEEE? Spero di sì, io lo sono v.v
Ovviamente d'ora in poi gli avvenimenti prenderanno una piega del tutto diversa -purtroppo- dalla realtà, perciò non venitemi a scassare le scatole u.u 
Alla prossima :D p.s. Questa storia sta per giungere a termine, ve lo dico v.v

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Capitolo 26
*** Patience. ***


“Starei qui per sempre!” esclamò felice Sue, mano nella mano con Duff.
“Anche io, con te.” Rispose il bassista, abbassandosi a sfiorare le labbra della ragazza. Da quando Susan gli aveva permesso di baciarla, quei due non avevano fatto praticamente altro. Era una ricerca naturale, quella delle loro labbra. Non potevano fermarla.
Sue fece scorrere le dita fra i capelli ossigenati di lui, per arrivare ad accarezzare il collo, e subito dopo la schiena. Non appena sentì le sue mani sulla pelle nuda, il bassista venne colto da un brivido. Così anche lui tirò su la maglietta di Susan, facendola restare in costume.
Presi dalla foga del momento, caddero a terra, senza smettere un attimo di baciarsi. Le loro lingue si intrecciavano come dei viticci in settembre.
Stare lì, da soli, lontano dalle telecamere di Los Angeles era una sensazione fantastica.
“Duff, hai un..Insomma hai capito..”
Duff rimase interdetto per qualche secondo. Poi capì.
“Oh, sì, ce l’ho. Però..non vorrei affrettare le cose.”
“Non stiamo affrettando un bel niente. Io ti amo, Michael. Era un po’ che volevo dirtelo, senza trovare mai le parole. Ti amo, e voglio fare l’amore con te.”
Il bassista era senza parole. Era troppo felice per parlare; non esistevano parole che potessero esprimere tutta la sua contentezza.
La loro storia era iniziata per caso, era passata attraverso una tragedia, fino a giungere lì, in un luogo idilliaco, dove la ragazza gli aveva dichiarato il suo amore.
Duff prese a baciarle le labbra, il collo, i lobi delle orecchie.
“Ti amo anche io, Sue.” Le sussurrò.
Il ragazzo prese a spogliare pian piano Susan, che faceva lo stesso con lui. Non smisero mai di sorridersi e di guardarsi negli occhi nel frattempo.
Dopodichè, vennero trascinati in un dolce vortice d’amore.

 *

Izzy e Desi erano sdraiati sul letto matrimoniale della loro camera greca, ognuno immerso nei propri pensieri. Erano successi più casini in quella settimana che nell’intero anno.
“Chissà come se la stanno cavando Slash e Beth!” esclamò la ragazza all’improvviso.
“Benone secondo me. Quei due sono fatti per stare insieme.”
“Un po’ come me e te?”
Quella frase spiazzò totalmente il chitarrista. Certo, stava bene insieme a Desi, la adorava, forse sarebbe riuscito anche ad amarla, ma ora era presto per dirlo.
“Hum..forse è meglio che vada a preparare qualcosa da mangiare. Sto morendo di fame.”
Cazzo.
Aveva sbagliato tutto.
Doveva dirle che sì, loro erano fatti per stare insieme. Invece no, aveva usato uno di quei suoi stupidi e inutili silenzi, e l’aveva allontanata. Andava tutto così bene tra di loro. La loro era l’unica coppia che non aveva subìto traumi di nessun genere.
Si alzò rapidamente, e andò verso la cucina, dove la trovò. Era girata verso la macchina del caffè, quella che non riusciva mai a far funzionare. Izzy sorrise.
Si avvicinò lentamente, le cinse la vita da dietro, e iniziò a baciarle il collo e l’incavo della spalla. Doveva pur farsi perdonare in qualche modo.
“Jeff, smettila.”
Ma lui non la smetteva. Adorava baciarla, sentire il suo profumo, farla sua.
“Jeffrey, sono seria. Piantala.”
“Ma perché? Io amo baciarti, non voglio smetterla. Scusa per prima, okay?”
“No.”
“Cosa no?!”
“Non accetto le tue scuse, anzi, penso che..dovremmo prenderci una pausa di riflessione.”
“È per quello che ho detto prima, vero? Desi, ti giuro, non volevo. Mi hai preso alla sprovvista, e mi pento della mia reazione, ma queste pause di riflessione..non finiscono mai bene.”
“Non è per prima, o almeno, non del tutto. Penso che noi due abbiamo accelerato un po’ le cose. Ci siamo conosciuti, abbiamo battibeccato, ci siamo baciati, ci siamo messi insieme. Non ti sembra un po’ troppo facile?”
Raccontata così, la loro storia sembrava ridicola, ma a Izzy era costata un grande sforzo. Si era aperto con Desi, raccontandole la sua vita, le sue varie dipendenze, il rapporto con Axl, l’amore per la musica. Non poteva finire così!
“Des, ti prego, pensaci un attimo. Non buttare via il nostro rapporto!”
Ma la ragazza lo aveva già lasciato da solo in cucina. Una lacrima gli scese lungo la guancia.
Senza pensarci due volte, prese un foglio, una penna, e iniziò a scrivere il titolo della canzone.
Patience. 




Spazio autrice:
Eccomi qui, belle <3
In realtà la parte di Izzy e Desi veniva per prima, ma poi ho deciso di metterla per secondo #dontaskmewhy.
Sono così felice per Duff e Susaaaaan ** e invece sono triste ovviamente per Desi e Jeff. Vabbè. Le cose si sistemeranno, forse..Spero che il capitolo vi sia piaciuto, grazie a coloro che si prendono la briga di recensire, a coloro che hanno questa storia tra le seguite, preferite, ricordate, o a coloro che semplicemente leggono. <3

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Capitolo 27
*** Better. ***


I mesi passavano. Clary e Beth erano impegnate nei preparativi per il matrimonio. Lei e Axl avevano deciso che si sarebbero sposati a Malibu, una cerimonia privata, prima della nascita del bambino, quindi il vestito doveva avere la larghezza come requisito indispensabile.
“Non posso ancora credere che la mia migliore amica stia per sposarsi! Dio! Ti ricordi da piccole, quando sognavamo questo giorno? Ti saresti mai aspettata che sarebbe stato con una rockstar?”
“Beth, a quell’epoca non sapevo nemmeno cosa fosse una rockstar. Mi aspettavo un impiegato in un ufficio. E invece..”
“E invece stai per sposare Axl Rose, un uomo che più o meno ogni donna vorrebbe portarsi a letto. E aspetti anche un figlio da lui! Pazzesco.”
“Comunque anche tu sei messa bene, mi sembra!”
“Oh, sì, con Slash fila tutto alla perfezione. Certo, nessun matrimonio è in programma, però..”
“È una nota di invidia quella nella tua voce?”
“Assolutamente no!”
“E invece sì!” esclamò Clary, ridendo. Le erano mancate queste scene con la sua migliore amica.
Le due tornarono a casa con diverse buste, contenenti creme, detergenti, e il vestito da damigella di Beth.
Casa Guns era piuttosto affollata in quel periodo, era sempre piena di gente che andava e veniva. Il matrimonio imminente di Axl Rose non era ancora di dominio pubblico, perciò almeno i paparazzi non ci avevano ancora messo piede.
“Oh, alleluia! Pensavo vi foste perse o foste state rapite da qualche tipo!”
“Con questa pancia? Nessuno mi si fila più, ormai!”
“Hey, per me sei sempre scopabile!” esclamò Slash, procurandosi un pugno da Beth.
“Scusami, Hudson, mi sa che ho capito male. Non hai appena detto che la mia ragazza è scopabile, vero?”
“No..Assolutamente no.”
“Già. Clare, mi sa che tra un po’ inizierò a pisciare intorno a te, per marcare il territorio.”
“Rose, quanto sei suscettibile!” esclamò Steven, passando un braccio intorno alle spalle di Carolina.
“Piuttosto. Dove è quel cazzone di Stradlin? Insieme a Desi? Porca troia, quei due si imboscano sempre.”
Calò il silenzio. Axl non sapeva ancora nulla della nuova situazione sentimentale di Izzy?
“Beh?”
“In realtà..” iniziò Slash.
“Io e Desi ci siamo mollati. Anzi, lei mi ha mollato. Aveva bisogno di una cazzo di pausa di riflessione.”
“Oh.”
“Già.”
“Vuoi che le parli? Non so, farle cambiare idea..Dov’è ora?”
“Non lo so. E vorrei che non le parlassi, per ora.”
“Ma non c’è proprio niente che possa fare? Cazzo, Jeff, tu mi aiuti sempre in tutto..”
“Will, non preoccuparti. So cavarmela.”
Ed era vero. Tutti in quel gruppo sapevano che Jeffrey Isbell, in arte Izzy Stradlin, sapeva uscire da ogni situazione. Non aveva ancora trent’anni, eppure aveva in qualche modo acquisito una saggezza che nessun altro di loro aveva. Sapeva sempre cosa dire, quando dirlo, e soprattutto come. E con Axl, il come era fondamentale.
Non sarebbe bastata una ragazza a buttarlo giù.
Il chitarrista prese una birra dal frigo e uscì, in silenzio come era arrivato.
Dopo qualche momento di confusione, le chiacchiere ripresero spontaneamente.
“Ho comprato il più bel vestito del mondo!” gridò Beth.
“Ma che è ‘sta ossessione per i vestiti e le apparenze? Cazzo, voi donne sembrate proprio McKagan.”
“Grazie, Hudson. Fanculo è da quella parte, buon viaggio.”
“Aaah, voi uomini. Poi siamo noi le complicate.” Commentò Clare, comodamente accoccolata sul petto –ovviamente nudo- di Axl.
“Ragazzi, Axl e Clare stanno per sposarsi e avere un bambino.”
“Grazie Adler per la tua perspicacia sempre così illuminante.”
“Non avevo finito, Rose! Stavo dicendo. Tra poco succederanno tutte queste cose, e vi ricordate il nostro primo incontro?”
“E chi se lo scorda? Questa qui mi ha detto che non eravamo nemmeno tanto bravi!” rispose Slash, indicando Beth, che arrossì violentemente. Quante cose erano cambiate da quel primo incontro.  Le ragazze erano cambiate. E, con un pizzico di presunzione, erano sicure di aver cambiato almeno in parte Axl e Slash.
“Invece Clare era una fottuta groupie!” esclamò Axl.
“Hey, così mi ferisci!”
“Oh, certo. Come no. Clare, io non ho assolutamente nulla contro le groupie, sappilo.”
“Sì, questo lo so, William” rispose la ragazza, una nota di acidità nella sua voce.
“Axl, attento, stai per sposare una gelosa..” iniziò Duff, per essere subito zittito.
“McKagan, la mia non è gelosia. Vorrei solo ricordare ad Axl che se prova anche solo a sfiorare le tette o il culo di una troia passata di lì, è morto. Comunque niente pressioni, amore.” Disse Clary, dando un bacio sulla guancia al cantante.
Le cose sembravano finalmente aver preso la direzione giusta. La tranquillità era palpabile, nessuna pressione né preoccupazione.
Steven e Carolina continuavano a uscire. Duff e Susan avevano ufficializzato –solo davanti ai Guns- la loro situazione sentimentale, Izzy e Desi..beh, loro erano l’unico problema, ma tutti sapevano che anche la loro questione si sarebbe risolta per il meglio. Quei due si amavano, proprio come Slash e Beth.
Per quanto riguardava Axl e Clary, entrambi erano eccitati per il matrimonio, per la nascita del bambino, per tutto. E, assieme all’eccitazione, erano nate le ansie, riguardanti i medesimi argomenti.
Ma per ora, avevano il tempo di godersi un po’ di tranquillità, con un bicchiere di Jack Daniel’s, una Marlboro, e un disco degli Aerosmith a fare loro compagnia. 



Spazio autrice:
Siamo quasi alla fine, ancora non posso crederci! :') Stasera c'è il concerto dei Guns, e io ovviamente sono a casa -.-
Ma comunque..scusate se gli ultimi aggiornamenti si faranno meno frequenti, ma ho iniziato la nuova storia, e quindi..capitemi u.u
Grazie a chi legge, recensisce e blablabla, YOU FUCKIN' ROCK! 
xx Ah! La cosa del 'fanculo è da quella parte..' l'ho in parte plagiata, ma non ricordo più da dove D:

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Capitolo 28
*** Perfect Crime. ***


Il grande giorno era arrivato. Clare non riusciva a spiccicare parola, e Beth, che in teoria doveva calmarla, ancora meno.
La stampa era venuta a sapere del matrimonio e da qualche ora avevano assalito casa Guns, impedendo loro di uscire e beccandosi parecchi ‘fanculo’ e ‘cosa cazzo vogliono da noi’ da parte di Axl.
“Hum, Axl, dovresti andartene. Clare si sta cambiando.”
“Elizabeth, non so se tu lo sai, ma..noi andiamo a letto insieme. L’ho vista cambiarsi.”
“Rose, oggi è il giorno del vostro cazzo di matrimonio! Non puoi vedere il suo vestito! E poi devi cambiarti anche tu, quindi vai! VAI!” Beth ormai stava strillando.
“E va bene, va bene. Slash, tu mi accompagni.”
“Ma..” protestò il chitarrista. Axl gli lanciò uno sguardo come a dire ‘prova a tirarmi il paco e io ti tiro un calcio in culo’, perciò lo seguì.
In camera da letto, intanto, Clarissa Brownstone era sempre più in preda al panico. Non sapeva come sistemare i capelli, aveva paura che il vestito non le andasse, ed era preoccupata di cadere dai tacchi.
“Va bene Clare, sono un po’ ipocrita a dirtelo, ma ti devi calmare!” gridò Beth.

*

Era giunta l’ora. Il padre di Clarissa le aveva delicatamente preso il braccio, e insieme si stavano dirigendo verso la chiesa.
“Non farmi cadere, pà. Mi rovineresti il vestito.”
Mr.Brownstone non sembrava troppo eccitato dall’idea di avere un pazzo come Axl in famiglia, ma, in segreto, aveva confessato alla moglie di aver capito che quel rosso era un bravo ragazzo. E aveva ragione.
La navata della chiesa era infinitamente lunga, o forse era solo un’impressione. Non era gremita, in quanto i due innamorati avevano voluto solo le persone più vicine. I Guns, Beth, i genitori e la sorella di Clare, il fratello e la sorella di Axl, e qualche altro amico. Anche Luke era riuscito inspiegabilmente ad infiltrarsi, beccandosi subito una minaccia di Axl: ‘prova a rovinarmi questo giorno, e ti rovino quella cazzo di faccia da culo che ti ritrovi, brutta checca’.
Luke era arrivato persino a definire il matrimonio un ‘crimine’. Il cantante, dopo averlo quasi ucciso, aveva modificato quell’affermazione in ‘crimine perfetto’. Sempre meglio di niente.
Inoltre, Axl aveva preteso che la cerimonia fosse corta, giusto i voti e qualche parolina riguardo ad una futura vita insieme.
“William Axl Rose, vuoi tu prendere la qui presente Clarissa Brownstone come tua sposa, per amarla e onorarla nella buona e nella cattiva sorte, in ricchezza e povertà, in salute e malattia, finchè morte non vi separi?”
“Lo voglio.” Disse il ragazzo, un sorriso ebete stampato sul volto.
“Clarissa Hope Brownstone, vuoi tu prendere il qui presente William Axl Rose come tuo sposo, per amarlo e ornorarlo nella buona e nella cattiva sorte, in ricchezza e povertà, in salute e malattia, finchè morte non vi separi?”
“Sì, lo voglio.” Ripetè la ragazza.
Venne il momento dello scambio delle fedi. Axl si girò verso Slash, in attesa.
“Oh, sì, giusto, tocca a me! Hum..allora..sì. Giuro che le ho prese. Axl te lo giuro!”
“Allora dammele, Saul.” Disse il cantante, fingendo di essere calmo.
“Sì. Ora. Ma dove cazzo sono?!”
“Slash, girati un po’.”
“Duff, non ora..”
“Slash girati!”
Il chitarrista si voltò, per vedere le due fedi infilate ad un dito di Duff. Ma come c’erano finite? Poco male, almeno le aveva ritrovate.
“Slash, ricordami di non affidarti più nulla.”
“Sarà fatto,Rose.”
La cerimonia era finita. Clary ed Axl erano stati dichiarati marito e moglie, e da quel momento poteva iniziare la loro luna di miele, che avrebbero passato nella loro nuova villa, a Malibu.
“Sei ufficialmente la signora Rose, Clarissa. Che ti piaccia o no, nessuno potrà portarti via da me!”
“Credimi, Axl, dopo tutto quello che abbiamo passato, non potrei esserne più felice.”
Detto questo, i due si scambiarono un bacio appassionato, uno capace di far partire fischi d’ammirazione da parte dei Guns e colpetti di tosse di disapprovazione da parte del padre della ragazza.
Il rinfresco consisteva in un semplice pranzo in uno dei più lussuosi ristoranti di Los Angeles.
Dopo essersi riempiti lo stomaco di cibo italiano, i Guns decisero che fosse l’ora di aprire i regali.
Il primo era quello di Slash, e consisteva in un mini-serpente in una teca, già fornita di alghe varie.
“Hum..Beh, grazie Slash. È..un regalo diverso.”
“Mi rappresenta! E poi voglio che la piccola o il piccolo amino da subito gli animali! Poi ci pensa lo zio Slash a portarli allo zoo.”
Axl scosse la testa, rassegnato.
“Sei un cazzo di fenomeno di baraccone, Hudson!”
Subito dopo fu il turno di Duff e di Izzy, che erano riusciti a comprare, mettendo insieme i soldi, una culla..rock and roll. Rigorosamente nera, cuscini con fantasia a teschio, e borchie.
Steven invece si era limitato a regalare delle bacchette per la batteria, allegando un biglietto: ‘sperando che baby Rose prenda qualcosa anche dallo zio Steve!’
Erano arrivati più regali per il bambino, che per il loro matrimonio, fin’ora.
Il regalo di Beth fu quello che commosse di più Clare. Consisteva in un ciondolo a forma di cuore, d’oro. Da una parte portava incisa la data del matrimonio, e dall’altra ‘William and Clarissa, forever and always.’
Per il resto, erano tutti regali normali, degni di una famiglia normale.
 
La giornata era quasi giunta al termine. Clare non pensava di essere mai stata tanto felice. Era con la sua famiglia, i suoi amici, l’uomo della sua vita, e il suo futuro bambino. Nulla poteva andare storto.
Era arrivata a casa da poco, in quella villa gigante di Malibu. Era ariosa, spaziosa, il tipo di casa che avrebbe potuto ospitare cinque famiglie.
“Axl, amore, che ce ne facciamo di tutto questo spazio?”
“Non si sa mai, signora Rose. Non si sa mai.”
Detto questo, si sporse fino a baciarla nuovamente, accarezzando il pancione, prima di dirigersi verso il bagno per fare una doccia.
Qualche attimo dopo, Clare cadde a terra, colpita da dolori lancinanti. Subito dopo, del liquido iniziò a spargersi intorno a lei.
“AXL! PORCA TROIA! AXL! VIENI QUI!”
“Ma che cazzo ur..Oh merda. Oddio. Oh cazzo.”
“Piantala di dire parolacce, e portami in un cazzo di ospedale!”
“Ma non ho la macchina! Chiamo l’ambulanza! Stà ferma!”
“MUOVITI, STO MALISSIMO!” urlò la ragazza. Anche le contrazioni erano aumentate.
Il bambino –o la bambina- stava per nascere. 



Spazio autrice: EEEEEEEH CI SIAMO! Che cosa tenera :') Ovviamente la scena del matrimonio e delle fedi è ispirata al video di November Rain! :D

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Capitolo 29
*** Knockin' On Heaven's Door. ***


L’unica cosa che Clare riusciva a pensare durante il tragitto verso l’ospedale, era ‘fanculo’. A quelle che le avevano detto che il parto era facile e indolore, a questa ambulanza, a questo dottore, a questa città, a tutto.
“Allora, signori, non c’è tempo per arrivare in ospedale. I primi controlli li dobbiamo fare qui. Apra le gambe.”
“MA CHE CAZZO?! Ah, sì, faccia pure..” disse Axl, beccandosi un’occhiataccia dalla ragazza.
Il medico parve confuso dopo quell’affermazione, per poi continuare a visitare Clare.
“Il collo è già dilatato di un centimetro e mezzo, il travaglio è giunto quasi a metà. È un record!”
“Ma che simpatico! Continui a vedere, cazzo.”
“Axl, smettila. Lo s-scusi.” Sussurrò Clarissa.
“Appena arrivati all’ospedale dobbiamo portarla in sala parto, farle l’epidurale, e vedere se il parto sarà podalico o no. Sarà abbastanza complicato.”
“Quanto manca all’ospedale?” domandò il rosso.
“Poco, qualche minuto.”

*

Izzy era seduto fuori, nel portico della loro nuova casa. In quel momento riusciva solo a pensare ad Axl e a Clary..e a Desi. Il pensiero della ragazza non lo aveva mai abbandonato. Lui la amava. Perché non era riuscito a dirglielo in tempo?
“Jeff.” disse una voce femminile.
“Che c’è?” rispose il chitarrista, senza riconoscerla.
“Mi mancavi, ecco.”
Quella voce. Dove l’aveva sentita? Alzò la testa lentamente, per ritrovarsela davanti. Desi. Desi Craft, in carne ed ossa.
“Cos’è? Un miraggio? Qualche effetto della droga?”
“Izzy, sono io, sono qui. Vieni ad abbracciarmi.”
Il moro si alzò di scatto, e corse ad abbracciare la ragazza. Gli erano mancati i suoi capelli corvini e quell’espressione da non-cercare-di-fottermi-perché-lo-faccio-prima-io.
Izzy le cinse la vita con entrambe le braccia, per poi affondare il viso nell’incavo della sua spalla. Il suo odore, Dio, quanto gli era mancato.
“Desi. Ti amo. Avrei dovuto dirtelo prima. Non mi importa se parli sempre e dici cose assurde e sei una sognatrice e sei l’opposto di quello che sono io e sei amica di Axl e ascolti gli Abba e..”
“Jeffrey, ti prego, respira.”
“No, non respiro! In tutto questo periodo non ho fatto altro che pensarti e pensare a tutto ciò che fa di te quello che sei. E ho capito che amo tutto di te. Ogni singola cosa.”
“Anche gli Abba?”
“Anche gli Abba. E se vuoi ci possiamo mettere a ballare come nella Febbre del Sabato sera, non me ne frega niente. Ma voglio stare insieme a te.”
La ragazza si mise sulle punte per sfiorare le labbra del chitarrista. Egli rispose al bacio, senza andare oltre. Voleva essere il più dolce possibile, il più checca possibile.
“Dove sono gli altri?” chiese la ragazza, accoccolata sulla camicia etnica di Izzy.
“Hum, Clare e Axl sono..CAZZO! Sono all’ospedale! Dobbiamo andare!”

*

“Un ultimo sforzo, amore. Un ultimo sforzo!” la spronò Axl. Erano entrambi sudati. Clare aveva le lacrime agli occhi, mentre il ragazzo le teneva la mano.
“Vedo la testa! Okay, tiriamolo fuori!”
Poi, un pianto. Un tenero, e innocente pianto.
“È una splendida bambina.” Affermò l’infermiera.
Clare e Axl si guardarono negli occhi, incapaci di dire una parola. E quando gliela fecero tenere, la ragazza scoppiò in lacrime.
“È una bimba. Clare, abbiamo una bambina. Guarda le manine! Sono fatte per impugnare un microfono, ovvio!”
Dopo qualche minuto di chiacchiere inutili, la piccola Rose venne trasferita nel reparto bambini dell’ospedale, sotto le inutili proteste dei neo-genitori.
Axl arrivò persino a minacciare il medico, ma neppure quello fece effetto.
“Axl, puoi benissimo andare a vederla. E intanto pensa ad un nome.”
“Davvero posso? Anche senza di te?”
“Ma certo.”
Il cantante corse via dalla sala parto, diretto all’ala dei nascituri. Davanti alla vetrata, vide una figura fin troppo familiare, aspettarlo con un sorriso stampato in faccia.
“Jeff. L’hai vista? È..è magnifica. Tutta la madre. Però hai visto quelle mani? L’ho già detto a Clare, sono le mani di una cantante!”
“L’ho vista, Will. Sono così felice per te. Aspetta ma..quella è una lacrima?”
“No. No. Assolutamente.” Rispose il rosso, asciugandosela.
“Sì, lo è. L’ho vista. Stai mettendo la testa a posto, Will. Sono fiero di te.”
“Sì, va bene. Ora basta con le smancerie. Piuttosto, te e Desi?”
“Oh, mi è venuta a trovare prima. È tutto a posto. Mi sa che stanotte ci faremo una sana sc..”
“Non osare dire quella parola. Ci sono dei bambini. E, a proposito, ora vado ad ammirare la mia. Ci vediamo, Isbell.”
“Ci vediamo, Rose.” 



Author's Moon: (?)
Ommioddio, manca solo un capitolo. Che sarà una specie di epilogo..o forse l'inizio di qualcos'altro? Mah, lo scoprirete solo leggendo u.u
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto quanto è piaciuto a me, tanti cuori a tutte. 

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Capitolo 30
*** Epilogue. ***


16 anni dopo.



“Cecily Alison Rose, se speri di uscire così, ti sbagli di grosso.”
“Papà, ma che vuoi? Che ho di sbagliato? Per i ragazzi, proprio niente..”
“PER CHI, SCUSAMI?! Clare, ma l’hai sentita? Vatti a cambiare!”
Cecily stava indossando, per andare a scuola, una mini-gonna, delle calze a rete, degli anfibi e una maglietta aderente dei Led Zeppelin.
“E poi chi sarebbero questi ragazzi, eh? Compagni di scuola? Al giorno d’oggi non c’è da fidarsi..”
“E c’era da fidarsi ai giorni tuoi? Puah, come se io non avessi mai fatto nulla con un altro ragazzo..”
Axl Rose era fuori di sé. Quella ragazza era impossibile.
“Clarissa, per piacere, vieni qui e fai ragionare tua figlia.”
La madre arrivò, portando con sé quell’aura austera e severa che il padre non era mai riuscito a crearsi.
“Davvero, Clare, così sei molto carina ma..non mi sembrano vestiti adatti alla situazione.”
“Che palle che siete! A London piacciono..” disse, pentendosene subito.
“A chi? Chi è questo London?”
Clare tornò in cucina. Quella faccenda avrebbero dovuto sbrigarsela Axl e Cecily, da soli. Inoltre lei sapeva benissimo chi fosse London, e anche chi fossero i genitori.
“Mmmh, niente. Nessuno. Dimentica tutto.” Rispose la ragazza, tornando al suo cellulare.
“Non è nessuno, e scommetto che mamma lo sa!”
“Certo che lo sa, sei tu l’unico ingenuo che non sa trovare l’acqua in mare!”
“Va bene, io sarò anche ingenuo, ma tu non mi parli mai!”
Oddio, pensò Clare, ora la vuole buttare sul drammatico, dicendo che non abbiamo mai nessun dialogo padre-figlia.
“Perché tu hai sempre altro da fare!”
“DIMMI CHI E’ LONDON O TI SEQUESTRO IL CELLULARE!”
“London è il mio cazzo di fidanzato, contento?”
Axl sembrò pietrificarsi. F-fidanzato? Ma..ma lei era la sua bambina. Non aveva l’età giusta per stare insieme a dei maschi.
“London, eh? E come fa di cognome? Eye, per caso?” disse, scoppiando a ridere della sua stessa battuta. Anche dalla cucina, arrivò l’eco di una risata.
“Che simpatico, papà, che simpatico.”
“Allora, me lo dici?”
“Si chiama Hudson. London Hudson.”
“HUDSON?!” 




SPAZIO AUTRICE:
Ragaaaazze, piango ç__________ç 
Allora, vorrei precisare alcune cose. Spero abbiate capito di quale London Hudson si tratti, e potete anche capire che i tempi non coincidono. Però mi è venuta questa malsana idea di rendere London e Cecily (?) protagonisti di una nuova ff, quindi mi prendo una gigantesca licenza poetica. Potete ben capire la reazione di Axl, anche perché in teoria, lui e Slash nel periodo di questo epilogo sono un po' in guerra. 
Vorrei davvero ringraziare tutte coloro che si sono prese la briga di leggere questa follia, e di recensirla! E di metterla nelle seguite, o nelle preferite!
G R A Z I E
Alla prossima, keep rockin'. 

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