Nell'ombra dell'Assassino

di _Lightning_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hidden Power ***
Capitolo 2: *** They're Hunting You ***
Capitolo 3: *** Just One Smile ***



Capitolo 1
*** Hidden Power ***


Hidden power



Il vento caldo e secco del deserto gli sfiorava il viso e le falde del suo mantello svolazzavano contro il cielo terso, simili a stracci di nubi.
Il cappuccio era scosso dai refoli, ma rimase ben calato a coprire il volto.
Due occhi neri e concentrati brillavano in quella piccola zona d'ombra, scrutando vigili la città variopinta e frenetica, brulicante di vita: l'esistenza di centinaia di persone scorreva sotto di lui.

Migliaia di vite... e una si sarebbe spenta presto.

Individuò il bersaglio in mezzo alla fiumana di gente che invadeva la strada; era un Crociato, circondato dalle sue guardie che lo rendevano inattaccabile.
Non per lui: un balzo, un breve scatto e poi il volo mortale verso il suo cuore.
Caricò le gambe per il salto e un istante dopo era in aria, lanciato verso il tetto opposto; atterrò con passo felpato, perfettamente in equilibrio sul cornicione e corse in bilico lungo esso, avvicinandosi al bordo del tetto e alla sua preda.

Spiccò il salto e per un istante fu solo una sagoma stagliata contro quel cielo troppo limpido su una città troppo torbida.

La lama affondò con facilità nel collo della vittima, dal quale sprizzò una fontana di sangue che gli imbrattò le mani; fu lesto a scansarsi per evitare di macchiarsi la veste, così da non destare sospetti una volta fuggito.
Le guardie ebbero appena il tempo di focalizzare la sua immagine che due si ritrovarono con la gola squarciata dalla spada corta e un terzo con un pugnale conficcato tra gli occhi.

La gente intorno a loro si era appena resa conto della carneficina e iniziò a fuggire disordinatamente, creando una calca mortale.
Mantenne il sangue freddo nonostante il resto delle guardie si stesse scagliando su di lui e con un movimento fluido e calcolato si appiattì a terra e fece rotolamento di lato, schivando i piedi della folla impazzita, poi si tirò su di scatto e corse verso il muro più vicino, scalandolo in pochi secondi e scomparendo oltre il bordo del tetto.
I soldati rimasero spiazzati per qualche istante, il tempo necessario perché lui si arrampicasse su una torre, in modo da dominare la zona.

Soldati si radunavano attorno al cadavere del crociato, come formiche impazzite attorno alla loro regina morente.
Patetico come una sola, singola vita che veniva a mancare potesse gettare nel caos una città, mentre poco più in là scorgeva le strade ingombre di cadaveri che nessuno notava.

Fece scattare la sua lama celata, che rifulgeva sotto i raggi impietosi del sole di mezzogiorno.
Una lama, un assassinio... e migliaia di persone sprofondavano nel panico.

Un così vasto potere nelle mani di un singolo uomo. 

Lui.

Le sue riflessioni furono interrotte da una freccia che si piantò a una spanna dalla sua testa.
Senza neanche prestar attenzione a quel che faceva, si lasciò scivolare dalla trave sul quale era accovacciato e lasciò la presa, aggrappandosi al cornicione sottostante; in poche mosse si celò agli occhi dell'arciere e si gettò sul tetto sottostante, frenando la caduta con una capriola.

Salvo per un soffio.

Un grande potere, certo, ma custodito in un involucro fin troppo fragile. 
Saltò in un vicolo e si insinuò nella strada principale, lasciandosi guidare dalla folla verso la Dimora.

La sua missione era finita e il suo potere era svanito insieme al vento che continuava a spazzare la città.

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Note Dell'Autrice:

Ecco che sbarco su questo FanDom che sto già tenendo d'occhio da tempo...
Allora, ammetto che sono una novizia nel mondi di Assassin's Creed... diciamo che ho finito di giocare il primo ieri e il secondo un mesetto fa XD Sì, li ho giocati in ordine inverso. Geniale... ò_o''
Ovviamente sono stata catturata all'istante dal fascino intrinseco di Altair, che preferisco ad Ezio. Sparatemi pure è.é
E così... beh, è nata 'sta raccolta. Per ora ho chiari solo un paio di capitoli e spero di non essere banale; lasciate una recensione se volete, ringrazio comunque chiunque leggerà ^^

-Light-

P.S. grazie a _ Shadow _, la mia beta OwO Ti adoro <3
 
 
 

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Capitolo 2
*** They're Hunting You ***


They're Hunting You


 
I suoi passi scivolavano silenziosi sui tetti, mentre il suo respiro appena affannato si fondeva con l'aria torrida del primo pomeriggio e si perdeva nel mormorio incessante della città; il sole a picco batteva impietoso sulle sue spalle, scottandole e stringendolo nella morsa di calura che lo soffocava nella pesante veste bianca.
Si posò leggero sul tetto del Bazar, camminando rasente alla cupola del corridoio centrale e inalando un forte odore di spezie e incenso ogni volta che superava una delle bocchette di ventilazione.
Si riposò appena qualche istante all'ombra di una torre di guardia, il corpo madido di sudore appiattito contro la piacevole frescura del muro fatiscente.
Uno scricchiolio improvviso, come di un sandalo di cuoio, lo fece scattare di nuovo; superò d'un balzo il vicolo adiacente, atterrando sul tetto opposto senza sforzo; si acquattò fremente nella penombra del piccolo giardino pensile, con i sensi in massima allerta e un fastidioso ronzio nelle orecchie oppresse dall'intenso silenzio.

Le grida dei mercanti che adescavano i clienti, il chiacchiericcio incessante della folla del tutto ignara della sua presenza, gli schiamazzi dei bambini che scorrazzavano per le strade polverose e i richiami esasperati delle rispettive madri, le risate sguaiate di un paio di operai annebbiati dai fumi del vino... alle sue orecchie quei rumori erano un semplice sottofondo, una base sulla quale attendeva di udire altri suoni.
Per lui il rumore e l'agitazione, che attendeva e cercava tendendo spasmodicamente i sensi, ma che allo stesso tempo temeva, era lo sferragliare delle cotte di maglia, lo stridio acuto di una spada estratta dalla guaina, il calpestare cadenzato di pesanti stivali chiodati e il fatidico grido, che ormai aveva sentito ripetere in una decina di lingue... ma che ancora non era arrivato.

Sembrava tutto troppo calmo: era quella quiete che nascondeva un velo palpabile di tensione e che, come allora, gli arpionava le viscere in una morsa molta simile a quella della paura.
Ma in realtà non era spaventato; provava la stessa sensazione che doveva avvertire un cervo che sa di essere braccato da un branco di lupi e che cerca di muoversi cautamente, diventando tutt'uno col bosco, posando silenzioso i suoi passi come se appartenessero alla terra stessa, respirando solo quando spira un alito di vento, annusando circospetto ogni foglia coi muscoli pronti a scattare, chiedendosi solo quando la prima fiera balzerà fuori dalla boscaglia.

Altaïr sapeva che quel momento era ormai prossimo e sentiva l'eccitazione della caccia farsi strada in lui, acuendo i suoi sensi così abituati al ruolo del cacciatore.
Incapace di star fermo, schizzò via dal suo nascondiglio e riprese agile la via dei tetti, diretto alla Dimora dall'altro capo della città.
L'aria era immota, la città sprofondata nella sua calma sonnacchiosa: niente dava segno di un pericolo imminente.

"Per una volta Malik non avrà da obiettare sulla mia mancanza di discrezione." pensò con malcelata soddisfazione, pur non credendo fino in fondo a quella staticità che sapeva essere fittizia.

Quello era in realtà il momento più pericoloso.
 
Un passo impalpabile, uno piccolo scarto, una breve e rapida scalata, uno scatto silenzioso, una spinta potente verso un tetto lontano...

Trattenne il fiato.

La campana suonò e il rintocco cupo echeggiò nell'afa, cogliendo Altaïr nel mezzo del balzo; ogni singolo abitante alzò la testa di scatto, con gli occhi stralunati in quell'istante sospeso.
L'Assassino atterrò senza scomporsi e il suo passo lieve e impercettibile si tramutò in una corsa fulminea e scattante, così rapida che i piedi sfioravano appena il terreno e superavano senza sforzo ogni ostacolo che gli si parava davanti.

Non si sarebbe mai abituato a quella sensazione così familiare eppure allo stesso tempo così estranea: quel brivido di adrenalina, la fredda consapevolezza di non essere al sicuro in nessun posto e la presa di coscienza che sarebbe bastato un attimo di distrazione per scivolare nelle fauci dell'inseguitore pronte a farlo a pezzi.

Ora il branco di lupi, o meglio, la muta di cani rabbiosi, era sulle sue tracce, così vicina che pensava di sentirne il respiro nauseabondo sulla nuca.

"Il cacciatore diventa preda..." si ritrovò a pensare sprezzante, come sempre.

La campana rombò di nuovo, stonata, ridondante, e stavolta l'incanto si ruppe; un arciere lo vide: una sagoma che sfrecciava acrobaticamente da un tetto all'altro, un demonio volante da abbattere al più presto e da spedire al rogo.


-L'Assassino!-


Eccolo, il grido tanto atteso.

"La caccia è aperta..."

Un pugnale sibilò silenzioso, trapassando la gola dell'arciere.

"...ma la preda non è indifesa..."

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Note Dell'Autrice:

Voilà, dopo circa due secoli di oblio, torno su questa raccolta, che si sta rivelando più ostica del previsto.
Probabilmente quello del "cacciatore-preda" è già un tema trito e ritrito in questo Fandom... ma ero ispirata, l'avevo in mente e quindi... perché non scrivere, soprattutto se può distogliere l'attenzione dall'ora di matematica? u.u
Mi rendo conto che non è nulla di speciale... diciamo che questi sono più "allenamenti" per la mia long, ma mi diverto molto a scrivere questi brevi flash della vita del nostro amato Assassino :)
Che dire... spero che vi piaccia e ringrazio la mia Beta _ Shadow _ (che questa volta non ha avuto la possibilità di correggermi il pezzo a causa di problemi tecnici); micho SkyDragon che hanno recensito lo scorso capitolo e Princess_Slytherin che ha aggiunto questa raccolta alle seguite.
Grazie a tutti! :D

-Light-

P.S. Anticipo che questo può essere considerato uno pseudo-prologo per una FF che pubblicherò (spero) a breve :)

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Capitolo 3
*** Just One Smile ***


Just One Smile

 


Il mondo visto da quella prospettiva sembrava così normale.
Vivace, variopinto, vivo.
Gente indaffarata passava davanti a lui, indifferente, chi con calma, chi correndo; alcuni lo guardavano appena di sottecchi senza vederlo veramente e poi tiravano dritti per la loro strada, altri erano semplicemente troppo indaffarati per notarlo... compresi i Templari furibondi che si fecero largo a forza tra la folla urlando aspri ordini in teutonico e superandolo ignari della sua presenza.
I Templari si fermarono e iniziarono a parlottare concitati tra loro, indicando di tanto in tanto direzioni opposte, imprecando ad alta voce e chiedendosi dove diavolo fosse finito il "demonio Assassino".
Rimase a testa china, sguardo basso, la mano che cadeva con naturalezza a celare la traccia di sangue che gli macchiava la veste: invisibile come sempre.
Sembrava un normalissimo uomo che si riposava su una panchina, stanco per il duro lavoro.
Stanco...

"Già, troppo stanco. Stanco di nascondermi. Stanco di essere guardato come un cane rabbioso. Stanco anche di uccidere, a volte."

Altaïr si rassegnò a trascorrere il resto della giornata oppresso da questo pensiero e dagli altri che sarebbero sicuramente arrivati a breve, come uno sciame di api ansiose di ronzargli in testa fino a spaccargliela in due.
Quando iniziava a elaborare certe tetre riflessioni di primo mattino, la giornata sarebbe stata uno scosceso e lugubre pendio dal quale avrebbe continuato a scivolare fino alla fine del suo compito.
Finalmente i Templari si decisero ad allontanarsi, ma era ancora troppo presto per tirare un sospiro di sollievo e Altaïr lo sapeva bene; così non mosse un muscolo, continuando a fissare con intensità la grigia strada lastricata sotto ai suoi piedi, come a volersi imprimere nella mente ogni sua fessura e imperfezione per distogliere la sua mente dal pessimismo che bussava insistentemente alla sua porta.
Il suo eroico sforzo di indifferenza fu interrotta da una voce squillante a meno di dieci centimetri dal suo orecchio:
 
-Messere, avete qualche moneta?-
 
Una manina sporca e speranzosa entrò nel suo campo visivo, in attesa di una sua risposta.
Altaïr alzò appena lo sguardo, mettendo a fuoco un viso troppo serio per la sua giovane età, con i grandi occhi neri appena socchiusi e velati da una prematura rassegnazione.
Un bambino, sette anni che sembravano cento, inglobato in una tunica sformata e lacera, a piedi nudi sul freddo mattonato.
Al petto stringeva gelosamente un giocattolo di legno consumato che doveva essere un cavallo, ma che adesso aveva solo due zampe e il muso sbeccato e rovinato.
La manina si avvicinò di poco, incalzante.
 
-Messere, vi prego. Mi basta poco...- mormorò ancora, senza alcuna intonazione, come un mantra.
 
-Non ho niente neanche io.- rispose l'Assassino, che da quanto ricordava non aveva mai posseduto denaro in vita sua.
 
Il bambino lasciò cadere lentamente la mano, deluso, ma poi una scintilla di curiosità brillò nei suoi occhi scuri.
 
-Avete dei bei vestiti. E belle armi.- affermò dubbioso, scrutando la veste bianca e raffinata dell'Assassino, soffermandosi sulla fascia rossa che gli cingeva la vita e sull'elaborata elsa argentata della spada che gli pendeva al fianco.
 
-Non siete povero.- concluse e un'ombra di diffidenza passò per un attimo sul suo volto, subito scacciata dall'irrefrenabile curiosità tipica dei bambini.
 
-Dipende cosa intendi per povero.- rispose sibillino Altaïr.
 
"Di sicuro non povero di sangue."
 
-Non vi capisco.-
 
-Non devi capire, e spero non lo farai mai.-
 
Il bambino lo fissò confuso e intimorito da quello straniero che parlava in modo così criptico e incomprensibile.
 
-Io sono Ramzi. Qual è il vostro nome?- chiese in un guizzo di coraggio, gli occhi che non si staccavano dalla sua spada.
 
Altaïr esitò, stupito dal non sentirsi infastidito dalle domande del bambino, ma anzi, incuriosito a sua volta.
Si chiese chi fossero i suoi genitori, o se fosse orfano.
E per un attimo si domandò se sarebbe potuto essere suo figlio in un'altra vita, con quella luce spavalda negli occhi e la sua curiosità.
Il pensiero lo turbò, ma nulla emerse sul suo viso impassibile, a parte una scintilla di rimpianto.
 
-Altaïr.- rispose a bassa voce, e si assicurò automaticamente che nessuno fosse in ascolto.
 
Il bambino sorrise e si sedette accanto a lui sulla panchina, iniziando a fargli domande su chi fosse, da dove venisse e se avesse mai combattuto.
Lui scosse la testa con una smorfia divertita ed evitò abilmente di rispondere al "chi" e "da dove", limitandosi a dire "qualcuno che viene da molto lontano" e di conseguenza ad accrescere la sua aura di mistero.
Senza ben sapere come, si ritrovò a raccontargli dei suoi combattimenti più accaniti e spettacolari, trovando per la prima volta un ascoltatore entusiasta e partecipe. Si sentì meglio, in qualche modo che non riusciva ben a definire, ma che era estremamente piacevole.
 
-E avete un cavallo?- chiese all'improvviso Ramzi, mostrandogli il suo giocattolo un po' rotto.
 
-Certo. Un cavallo bianco.-
 
-Come i nobili.- osservò innocentemente lui, e Altaïr si sentì stranamente colpito da quell'affermazione, chiedendosi tra sé cosa ci fosse di nobile in lui.
-E come si chiama?- aggiunse Ramzi, e si vedeva che già stava cercando di immaginarsi l'animale.
 
Non aveva mai neanche pensato di "chiamarlo": per lui era "cavallo" e basta. Magari per gli altri era normale dare nomi alle cose e agli animali che possedevano, ma lui non aveva mai posseduto veramente qualcosa. In teoria anche il cavallo era della Confraternita, non suo. Anche lui apparteneva alla Confraternita. Si sentì improvvisamente svuotato da quel pensiero. Scosse appena la testa.
 
-Abiad.- inventò sul momento, e subito dopo si rese conto della banalità di quel nome.
 
Ramzi rise, estremamente divertito.
 
-Un cavallo bianco che si chiama Abiad?- ripetè, come se non avesse mai sentito nulla di simile, e rise ancora.
 
L'Assassino si sentì quasi imbarazzato e si calcò il cappuccio in testa di riflesso.
 
-Non ho molta fantasia coi nomi.- ammise, e si chiese perché stesse cercando di discolparsi di fronte a un ragazzino che neanche conosceva.
 
-Il mio si chiama Amir.- disse poi, mostrando il cavallino di legno -Però vorrei che fosse vero.- aggiunse un po' triste.
 
Altaïr non disse nulla. Non era mai stato bravo con le parole, e neanche con le persone.
Un improvviso tramestio di passi ferrati catturò all'istante la sua attenzione. Guardò di sottecchi la strada e rivide il gruppo di Templari più infuriati che mai.
Non avevano ancora rinunciato a cercarlo.
Strinse il pugno, dominando l'istinto che lo provocava ad attaccarli ed eliminare il problema alla radice.
Ramzi si accorse del suo repentino cambio d'atteggiamento e lo fissò interrogativo.
 
-Cercano voi?- sussurrò in tono complice.
 
-No, ma non mi piacciono i Templari.- svicolò lui, senza perdere una loro mossa.
 
-Certo, siete un Assassino.- disse Ramzi con naturalezza, alzando le spalle.
 
Altaïr rimase gelato da quell'affermazione e si voltò a guardarlo, spiazzato. Ramzi tratteneva un sorriso sotto i baffi e sembrava di nuovo divertito.
Aveva l'impressione che fosse molto più sveglio di quel che aveva creduto.
 
-Io ora devo andare: mamma mi starà cercando.- disse subito dopo, un po' riluttante.
 
Altaïr si limitò ad annuire, ancora un po' sorpreso.
 
-Quando tornerete ad Acri? Le storie di avventura mi piacciono.- chiese speranzoso, alzandosi.
 
-Presto.- rispose semplicemente lui, e lo salutò con un cenno del capo mentre Ramzi si allontanava di corsa sparendo in un vicoletto.
 
L'assassino si alzò a sua volta e rimase immobile per qualche istante a fissare il punto in cui era sparito.
Voltò lo sguardo e vide che sulla panchina era poggiato il cavallino di legno. Lo prese cautamente e se lo rigirò in mano, sovrappensiero. Sulla pancia dell'animale era inciso "Ramzi".
Altaïr scosse la testa e infilò il giocattolo nella bisaccia, incamminandosi verso la porta della città.
Un lieve sorriso aleggiava timidamente sulle sue labbra.

 
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Note Dell'Autrice:

Salve... *riemerge dopo una vita d'assenza*
Lo so, non aggiorno da... mesi. Tanti mesi. Ma diciamo che avevo perso un po' la mano con Assassin's Creed causa scuola, e non potendo videogiocare mi riusciva più difficile inserirmi nella mente del personaggio, quindi ho preferito aspettare l'estate, farmi una bella chiusa ad AC I e riprendere a scrivere fresca e pimpante.

Bene, problemi e blocchi dello scrittore a parte, in questo capitolo ho la netta impressione che il nostro caro Assassino sfoci nell'OOC puro, ma ho voluto inserirlo in un momento un po' diverso e tirar fuori la sua parte dolce e tenera (sììì... come se esistesse, ma vabbè)
Ah, piccola nota: Abiad in Arabo vuol dire "bianco", da qui la scarsa originalità di Altaïr con i nomi  -Amir invece vuol dire "principe", che non è motlo più fantasioso, ma dettagli.-

Quindi ringrazio con immenso ritardo la mia Beta MoonRay e tutti coloro che hanno recensito, cioè micho, SkyDragon e Narjis e tutti quelli che hanno aggiunto la storia alle seguite, alle ricordate o alle preferite.
Grazie a tutti :)

-Light-

P.S. L'ispirazione mi è venuta scovando quest'immagine su DeviantArt: 
 http://tinypic.com/view.php?pic=2qa3fol&s=6 e l'autrice è doubleleaf (http://doubleleaf.deviantart.com/

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