It Could Happen.

di Maggie_Lullaby
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Meeting. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** 3. Favorite Moment 2012 ***
Capitolo 4: *** 4. AU ***
Capitolo 5: *** Glee Live ***



Capitolo 1
*** The Meeting. ***


Approdo anch'io alla CrissColfer week, yaaaay *o*

Sono piuttosto “nuova” su questo fandom. Traduzione: lo stalkero da mesi ma non ho mai pubblicato nulla di mio, solo una traduzione.

Ho scoperto un'ora fa che la CrissColfer week era iniziata, fuori fa caldo, sono chiusa in casa – perché io con questo sole non esco, mi sciolgo altrimenti ç-ç – e mi sono detta: ma sì, perché no.

Spero di riuscire a partecipare a tutta la settimana, perché tutti i prompt sono meravigliosi e spero di riuscire rendere loro giustizia.

Mi auguro che questo primo capitolo – il primo incontro – vi piaccia. Fatemi sapere! :)

A domani, anche se non so se posterò la mattina presto o la sera dato che sono fuori!

It Could Happen.


 

Capitolo 1. Meeting

 

Darren non era felice, era elettrizzato.

Vagamente terrorizzato, certo, e probabilmente tutta quell'ansia gli stava per far venire un infarto, ma l'euforia era superiore a tutto quello.

Si passò una mano tra i ricci scompigliati, guardandosi intorno per il ristorante attendendo di riuscire a scorgere un paio di occhi azzurri, o un ragazzo dalla pelle diafana.

«Dovremmo uscire fuori a cena», gli aveva scritto il giorno prima, via e-mail, dopo che Ryan gli aveva consegnato il contatto di Chris.

«Solo se il posto lo scelgo io», aveva risposto il ragazzo quasi istantaneamente, aggiungendo una faccina con il punto e virgola.

Il posto – Chris gli aveva spedito l'indirizzo, annunciando di aver già prenotato – era un ristorante giapponese verso la periferia di Los Angeles, in un locale piccole e con l'aria condizionata accesa.

Una cameriera dalla frangetta e una bacchetta che le teneva legati i capelli era già passata tre volte a chiedergli se volesse ordinare, e Darren aveva replicato altrettante volte che stava aspettando un amico.

Il mio collega.

Il mio futuro ragazzo sullo schermo.

Chris Colfer, il controtenore.

Si passò una mano sul viso e bevve un sorso d'acqua, deglutendo nervosamente.

In quel momento la porta del ristorante si aprì con uno scampanellio, e Darren aprì gli occhi. Chris si stava sfilando gli occhiali da sole, una camicia bianca gli fasciava il torso e un paio di jeans chiari che gli coprivano le gambe affusolate.

Darren si alzò, facendo un cenno verso il ragazzo, sorridendo.

Chris lo individuò quasi subito e un gran sorriso sincero gli si dipinse sulle labbra.

Si fece spazio tra i vari tavoli, fino a raggiungerlo.

«Ciao Darren», lo salutò subito.

La sua voce, pensò Darren. Certo, aveva già sentito la voce di Chris, ma, Dio, la sua voce. Era cristallina, chiara, soave.

«Ciao Chris», replicò il riccio – Datti un contegno, cretino – allungando una mano. «È un piacere conoscerti».

«Piacere mio», disse Chris, ricambiando la stretta con sicurezza, per poi scostare la sedia e sedersi di fronte a Darren.

«Scusa il ritardo», commentò poi, infilando gli occhiali da sole nella borsa a tracolla. «Mi sono perso a Pigfarts».

Darren lo fissò per cinque, lunghi secondi.

«Non ci credo», mormorò mentre gli angoli della bocca si tiravano verso l'alto in un sorriso meravigliato.

«Ho amato A Very Potter Musical», fece Chris, divertito dalla reazione del ragazzo di fronte a lui. «Amato. Ho riso per ore. What the hell is an Hufflepuff*? Geniale!».

Darren dovette aspettare un minuto prima di poter rispondere, perché la cameriera di prima si era presentata un'altra volta per prendere le ordinazioni di entrambi.

Chris le fece un occhiolino divertito: doveva essere un cliente abituale di quel ristorante.

«Hai visto A Very Potter Musical? Tutto? Chi te l'ha fatto fare? Ryan ti ha costretto?», fece stupefatto.

Chris rise, lanciando la testa indietro.

Darren sorrise sentendo quel suono.

«A dire il vero, l'ho visto prima di sapere che ti saresti unito alla serie. Stavo girando per youtube e mi ho visto che come consiglio mi indicavano la prima parte... Da lì è stato difficile smettere», spiegò il più giovane.

«Non ci credo».

«Credici invece».

«Non ti crederò mai. Non è possibile».

«Fai come vuoi», ridacchiò Chris. «Ma tu e i tuoi amici siete stati brillanti, davvero, supermegafoxyawesomehot».

Darren sbatté le palpebre velocemente.

«Ed io che credevo che sarei stato io a farti i miei complimenti», mormorò, stralunato.

L'espressione di Chris si fece più seria.

«Io... sono davvero contento di essere entrato nella serie, e di poter lavorare con te», continuò Darren. «Se devo essere sincero non credevo ce l'avrei fatta».

«Ho visto il video del tuo provino, sei stato bravo», disse Chris. «Sono contento anch'io di poter lavorare con te. Sarà come lavorare con Harry Potter, in un certo senso. È una sorta di sogno che diventa realtà».

Darren ridacchiò.

Passarono il resto della cena a chiacchierare del più e del meno, a partire dai loro interessi, alle loro famiglie, al lavoro.

Quando uscirono dal ristorante – avevano passato dieci minuti a discutere su chi dovesse pagare, per poi finire a fare metà ciascuno, come da copione – Darren era piuttosto sicuro che tutto il nervosismo di inizio serata era scomparso.

«Mi piace questo ristorante», commentò, controllando se avesse dei nuovi messaggi sul cellulare prima di rimetterlo via.

«Amo questo posto», commento Chris, concordando con lui. «Ma, Darren, se osi venire a mangiare qui prima della scena del nostro primo bacio, ti tiro un pugno».

Darren rise di gusto.

Era sicuro che se le cose sarebbero continuate ad andare in quel modo, Kurt e Blaine sarebbero stati in grado di incollare allo schermo migliaia di spettatori.

 

Continua...

 

(*) Cosa diamine è un Tassorosso?! Immagino che sappiate tutti la traduzione, ma non si sa mai. :) Ho deciso di lasciare la citazione in corsivo perché credo che renda meglio in inglese più che in italiano.

 

Spero che questo capitolo vi abbia soddisfatto. Non è niente di che, semplicemente come mi sono immaginata il loro primo incontro: niente di romantico, Chris che continua a citare “A Very Potter Musical” e un Darren versione fangirl.

Perché Darren, lo sappiamo, quando si tratta di Chris inizia a fingirlare (?) come una ragazzina di dodici anni.

E noi lo amiamo per questo *spupazza* Ora vi abbandono per davvero.

Ciaao. :3

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2. After Glee

 

«Vaffanculo!».

Chris chiuse il computer con uno scatto, lanciando a terra tutti i suoi appunti, affondando la testa tra le sue stesse mani, soffocando un verso disperato.

«Vaffanculo, vaffanculo», continuò a mormorare tra le mani.

Allungò appena un braccio per afferrare il telecomando del condizionatore per abbassare ancora la temperatura e si alzò per prendere un bicchiere di Diet Coke nel frigo, mentre una goccia di sudore gli rigava la fronte, la guancia e per poi sparire nella maglietta già bagnata.

Si risedette alla scrivania, facendo dei respiri profondi, cercando di riacquistare un minimo di lucidità.

Ogni suo tentativo fu vano nel momento in cui il suo cellulare iniziò a squillare, per l'ennesima volta solo nell'ultima ora.

Chris imprecò ancora, prendendo il telefono e, nel momento in cui vide il nome di Sarah Lemane lampeggiare sullo schermo, lo lanciò sulla poltrona poco distante senza rispondere.

Se avesse iniziato a parlare in quel momento – soprattutto con lei – non avrebbe più smesso e, già lo sapeva, avrebbe iniziato a urlare nei primi trenta secondi della telefonata.

Forse avrebbe risposto urlando.

E, davvero, non era il caso. Non con la sua editrice.

Chris fu preso dalla voglia irrefrenabile di distruggere qualsiasi oggetto elettronico all'interno di casa sua, di prendere solo il suo portafoglio, una borsa con qualche cambio e di partire per qualche luogo sconosciuto deciso all'ultimo minuto.

Sarebbe stato decisamente meglio che dover occuparsi di tutto ciò che doveva fare.

Quasi gridò per la frustrazione quando il suo cerca persone – oggetto che il suo attuale regista aveva definito indispensabile mentre giravano il film – iniziò a suonare. Lo spense con un gesto brusco, lanciandolo poi dov'era anche il telefono.

Seppellì di nuovo la testa fra le mani.

Non sentì la chiave girare nella serratura e nemmeno la porta aprirsi e poi richiudersi.

«Chris?», trillò la voce squillante di Darren dall'ingresso.

Chris rimase immobile, esausto.

Sentì i passi del suo ragazzo addentrarsi verso lo studio, fino a fermarsi poco distante da lui.

«Chris...? Va tutto bene?», domandò il riccio, con una vena preoccupata nella voce.

Il più giovane seppellì ancora di più il volto tra le mani.

«Voglio morire», mormorò.

Sentì Darren fare qualche altro passo e poi la sua stessa sedia girare. Poi, le mani di Darren si posarono sulle sue ginocchia.

«Chris, mi guardi negli occhi per favore?», domandò dolcemente Darren, iniziando ad accarezzargli le ginocchia.

Il diretto interessato rimase immobile.

«Amore?».

Questa era una delle cose che Chris odiava di Darren: non importava cose gli stesse chiedendo di fare, se Darren lo chiamava amore, Chris l'avrebbe fatto. Senza pensarci due volte. Lo faceva sentire così vulnerabile.

Ma, d'altra parte, dopo anni che stava con Darren si era abituato a quella sensazione.

Era quasi piacevole, se pensava che era dovuta al fatto che effettivamente lui e Darren stavano insieme.

Così, alzò lo sguardo. Aveva gli occhi arrossati, delle profonde occhiaie e il viso tirato per la stanchezza.

«Sei uno straccio», commentò Darren.

Chris alzò gli occhi al cielo.

«Diamine Darren, grazie, era proprio quello che volevo sentirmi dire».

Le mani del ragazzo afferrarono le sue e si sentì trascinato verso il divano in salotto, dove si abbandonò, esaurito.

«Cos'hai?», domandò ancora Darren, senza lasciare le sue mani.

Chris godette la sensazione delle loro pelli che si toccavano per qualche secondo, prima di iniziare a parlare.

«Fa caldo», disse.

Darren sbatté le palpebre.

«Ehm... sì. Siamo a Los Angeles, Chris, ed è estate. Vivi qui da sette anni, non dirmi che non ti sei arreso a questa condizione».

Chris sapeva che il suo ragazzo era un deficiente cronico. Lo sapeva. Non si stupì nemmeno di quelle parole.

«Lo sai che quando fa caldo divento nervoso», replicò il più giovane. «Questo, un fottuto blocco dello scrittore, le scadenze da rispettare e un dannato regista che mi chiama ogni cinque minuti non aiutano il mio stato mentale».

Darren spostò una mano per accarezzargli una guancia.

«Sei stanco».

«Però, che perspicacia», commentò acidamente Chris.

Fu il turno di Darren ad alzare gli occhi al cielo.

«Te l'ho detto che stavi cercando di fare troppe cose contemporaneamente», mormorò. «Lo so che credi di poter fare tutto, Chris, ma sei umano... Hai bisogno di dormire, di mangiare e di avere un po' di riposo».

Il più giovane non l'avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma sapeva che Darren aveva ragione. Aveva pensato di essere in grado di riuscire a scrivere il suo quinto libro – un romanzo per adulti, il primo di quella che progettava essere una serie -, la sceneggiatura di un nuovo film, registrare le canzoni per il suo secondo album e di poter girare anche la sua parte in un film che sarebbe uscito l'anno successivo.

Non aveva pensato a tutte le scadenze che questi impegni comportavano e, se l'aveva fatto, perché davvero lui non se lo ricordava, doveva aver liquidato il tutto con un “posso farcela”.

Si sbagliava.

Si accoccolò sul petto di Darren, rannicchiandosi stretto a lui.

«Sono stanco», bisbigliò.

Darren gli accarezzò la schiena.

«Lo so. È da settimane che non fai una dormita decente. Ti sento che la notte ti continui a rigirare nel letto per poi sparire nello studio a scrivere», disse. «Non puoi fare tutto, Chris».

Chris sospirò.

«Non lo farò più. Mai più».

Darren ridacchiò piano.

«Avevi detto così anche l'ultima volta».

«Era diverso, Darr, l'altra volta si parlava di scrivere la sceneggiatura per un film di Spielberg. Spielberg, Darren! Non accettare sarebbe stato da pazzi».

«Mi hai fatto diventare pazzo tu, in quel periodo. Tutta quella caffeina ti aveva fatto diventare isterico».

«Sei adorabile, davvero», commentò con sarcasmo Chris.

«Tanto lo so che mi ami», disse Darren, chinandosi per dargli un bacio sui capelli. «Ora, ascoltami bene, tu andrai a farti una bella doccia fresca, ti metterai dei vestiti puliti mentre io penso alla cena e per il resto della serata non parleremo più di lavoro. Requisirò il tuo portatile, il tuo cellulare e il tuo cerca persone sino a domani e, poi, in mattinata vedremo di chiamare Sarah e chiederle se ti può spostare la scadenza del manoscritto a un periodo meno impegnato per te».

Chris alzò lo sguardo per guardarlo negli occhi.

«Dimmi perché non ti ho ancora sposato», disse piano.

Il sorriso di Darren si fece ancora più grande.

«Perché in California non è ancora legale», commentò. «Stavo pensando però che, non appena finisco di girare il film, noi due dovremmo andare in vacanza, però».

«Già sai dove?», sorrise Chris, una luce nuova che gli illuminava gli occhi cerulei.

«Beh...», iniziò Darren, scoccando la lingua. «Dicono che New York sia meravigliosa in autunno».

 

Continua...

 

Buon... che giorno è oggi? Giovedì! Buon Giovedì a tutti! <3

Al momento sono un po' fusa – macchenovità – quindi sarà breve. Ecco il secondo prompt per la CrissColfer Week *w* Il futuro. Non ho voluto scrivere pagine e pagine sul rapporto che c'è tra Chris e Darren, ma più sulle loro carriere (beh, quella di Chris, che come ora è un feticista del lavoro in maniera assurda. Non capisco come non sia ancora crollato, quel ragazzo) e come continuino ad essere l'uno il supporto dell'altro.

Con un po' di sano fluff perché è il bene e una proposta implicita di matrimonio e quindi, sì, quei due si sposeranno, adotteranno tanti bambini canterini and they will live happy forever after. **

Non ho accennato affatto al finale di Glee, ma giusto per curiosità mentre scrivevo questo prompt mi immaginavo fosse finito da un paio d'anni.

Domani tocca ai momenti preferiti del 2012, right? Ho già una mezza idea. **

Grazie mille per le recensioni, siete meravigliose. <33

Un bacione, a domani! <3

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Capitolo 3
*** 3. Favorite Moment 2012 ***


Darren e Chris sono stati avvistati all'interno di un Disney Store, qualche mese fa. Ecco come mi sono immaginata la scena, ovviamente in modo totalmente demenziale.

Capitolo 3. Favorite Moments 2012

 

«No, no e no», disse Chris seccamente, guardando Darren fisso negli occhi, incrociando le braccia. «Non lo voglio quello in camera nostra».

Gli occhi di Darren, già grandi e lucidi, se possibile si spalancarono ancora di più.

«Ma... ma Chris!», mormorò il venticinquenne, allungando ciò che teneva in mano e mettendolo esattamente sotto il naso del suo ragazzo. «È così tenero».

«Tenero un corno. Rimettilo a posto.»

«Ma Chris...».

«Ora, Darren!»

Darren sbuffò, riponendo il peluche di Gantu nello scaffale apposito.

«Sei incorreggibile».

«E' uno squalo gigante, Darren! Non ce lo voglio uno squalo gigante che ci guarda mentre facciamo sesso!».

«Però quando io ho proposto di spostare nell'anta dell'armadio il tuo poster di Draco Malfoy, mi hai quasi sbattuto fuori di casa».

«Non si possono spostare i poster di Harry Potter, cretino!», replicò Chris, mentre il tono di voce gli cresceva di un'ottava e mezza.

Sentendolo quasi urlare, la maggior parte dei presenti all'interno del Disney Store – essenzialmente bambini – si voltarono a guardarli, curiosi.

Chris abbassò il capo e si avvicinò a un altro scaffale, ignorandoli.

«Okay, okay, che ne dici di questo?», propose Darren, mostrandogli un peluche di Mufasa.

«Dar, per non poco non scoppi a piangere solo pensando alla morte di Mufasa, vuoi veramente avere un suo pupazzo in casa? Pensaci bene», disse piano Chris. Ricordava fin troppo bene la reazione del suo ragazzo dopo che avevano rivisto “Il Re Leone” poche settimane prima.

Darren sembrò cambiare drasticamente idea, perché ripose il peluche al suo posto, tirando su con il naso.

«Riposa in pace», mormorò con tono tremulo.

Chris alzò gli occhi al cielo e gli diede una pacca compassionevole sulla schiena.

«Su, su, va tutto bene», lo consolò.

«Maledetto Scar».

«Lo so», annuì il più giovane, con aria grave.

Quando Darren sembrò essersi ripreso – e la cosa grave, in tutta la situazione, era che stesse effettivamente per scoppiare in lacrime ricordandosi della reazione di Simba vedendo il padre morto – Chris si allontanò da lui, afferrando un pupazzo di Nemo e guardandolo divertito.

«Ho sempre amato questo cartone, è bellissimo. Dovremmo affittarlo una di queste sere, che dici, Darren? Darren?». Si voltò per cercarlo e lo vide poco distante, abbracciato a un pupazzo gigante.

Chris fece un'espressione confusa, avvicinandosi.

«...Darren?».

«Ti prego, prendiamolo», lo supplicò il ricciolino, stringendosi al peluche.

«Il pupazzo quasi grandezza naturale di Manny?», domandò, osservando il mammut.

«». Gli occhi di Darren stavano brillando emozionati. Chris si chiese cosa di grazia fosse andato storto quando il suo ragazzo era nato. O forse doveva chiedere a Chuck se suo fratello avesse sbattuto la testa da piccolo.

«Perché?».

«Perché ti somiglia!».

Chris lo osservò per dieci lunghi secondi prima di parlare di nuovo.

«Tu mi stai dicendo che assomiglio a un mammut grasso».

«Ha la tua stessa espressione quando sei imbronciato», spiegò Darren con espressione sognante.

«Io non assomiglio a un mammut grasso!».

«Non è grasso! È solo tutto il pelo che gli da' un aspetto più rotondo», spiegò Darren con ovvietà.

«Oh Gesù».

«Ti prego».

«Ma non ci pensare nemmeno!».

«Sarà come avere un cucciolo!».

«È un pupazzo, Darren! È inanimato!».

«Lo chiamerò Chris, come te!».

«Ce l'ha già un nome! È Munfred!».

«Ti supplico!».

Chris osservò il suo ragazzo negli occhi, mentre questi si facevano quasi umidi e brillavano.

Darren disegnò un broncio sulle labbra, guardandolo dal basso verso l'alto.

«Gli occhi da cucciolo no, Darren».

L'espressione del ragazzo non cambiò.

Dieci minuti dopo stavano comprando il mammut.

 

Continua...

 

Ho solo cinque minuti prima che scatti la mezzanotte, oddio.

Okay, mi scuso per l'ora e mi scuso per questa oscenità: l'ho scritta in venti minuti, ora, dopo una serata orrenda e il mio brutto umore ha solo reso questo capitolo se possibile ancora più orrendo.

Non so nemmeno come mi sia venuto in mente. Baah.

Ci vediamo domani sera, con il nuovo prompt!

Grazie mille per le recensioni, siete meravigliose! Recensirò appena avrò tempo! <33

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Capitolo 4
*** 4. AU ***


Cambio di rating per questo prompt, dato che tratta temi più seri.

Capitolo 4. AU

 

Quando Darren aveva detto alla sua famiglia e ai suoi amici che voleva arruolarsi, la maggior parte di loro l'avevano definito un perfetto idiota.

«Ti vengono i sensi di colpa ad ammazzare una mosca e vuoi andare a uccidere delle persone?!», gli aveva urlato Chuck con tutto il fiato che aveva in corpo, dopo avergli tirato uno schiaffo.

Sua madre aveva tentato in tutti i modi di fargli cambiare idea, supplicandolo, piangendo, pregandolo in tutti i modi di non partire, dicendo che non era necessario, che non era la cosa giusta per lui.

Ma Darren non aveva cambiato idea. Pochi mesi dopo era partito, insieme a un convoglio di coetanei, pronti a dare la vita per il loro Paese.

Era andato tutto bene, all'inizio. Non era come se l'aspettava. Per la maggior parte lui e la sua squadra, capitanata dal Generale Roger Philips, facevano giri di ricognizione intorno all'accampamento, controllando come fosse la situazione.

Per mesi, Darren fu fiero di poter dire di non aver usato il fucile nemmeno una volta, ad eccezione delle sessioni di allenamento.

I suoi genitori si erano calmati grazie alle lettere del figlio, che spediva quasi quotidianamente, e anche se Chuck si rifiutava ancora di parlargli, Darren sapeva che leggeva tutte le lettere che gli mandava grazie a suo padre, che lo informava di tutto ciò che succedeva a casa.

Darren era convinto che, in poco più di un anno, sarebbe stato in grado di tornare a casa senza dover fare nessuna di quelle cose orribili che si vedevano alla televisione negli Stati Uniti, come lanciare granate, sparare contro i nemici, assistere a delle esplosioni.

Cambiò tutto una mattina di Aprile. Otto mesi dopo il suo arrivo.

Lui, il generale Philips, e il resto della sua squadra – composta in tutto da nove elementi – stava facendo il solito giro di ricognizione: da un paio di giorni c'era agitazione nelle zone circostanti e l'intero accampamento era stato in subbuglio. Si diceva che i nemici stessero per attaccare la cittadina poco distante e nessuno aveva avuto un attimo di riposo da allora.

Darren non era particolarmente preoccupato, se doveva essere onesto. Non era la prima volta che succedeva una cosa del genere e tutte le volte precedenti si erano rivelate essere dei falsi allarmi.

«Ehi, Darren», chiamò un suo compagno, Andrew, attirando la sua attenzione. «Smettila di guardarti intorno con quell'aria da pesce lesso e datti da fare».

«Simpatico ed educato come sempre, Drew», commentò Darren con un mezzo sorriso, impugnando meglio il fucile mentre Roger, alla guida del fuoristrada, cercava di evitare le grosse buche presenti sulla strada sterrata.

Andrew gli fece il verso e gli diede una spallata amichevole.

«Sai, Darren, saresti così adorabile se non fosse per i tu-».

Darren non seppe mai cosa stava per dire Andrew.

Un attimo prima stava guardando il suo compagno di convoglio, sorridendo divertito, mentre il resto della squadra li guardava, e un attimo dopo sentì un rumore fortissimo lacerargli le orecchie, sentì il suo corpo che veniva lanciato in aria, per poi sbattere contro il terreno.

Poi non sentì più nulla.

**

Quando Darren si svegliò, capì subito che si trovava in un posto diverso dal suo accampamento, perché non c'era modo che la sua branda fosse così comoda e che facesse così fresco.

Aprì gli occhi lentamente, sbattendoli un paio di volte, cercando di guardarsi intorno.

Cercò di tirarsi sui gomiti, ma la sua spalla destra ruggì in risposta e si rimise nella posizione iniziale con una smorfia.

«Oh, sei sveglio», disse una voce melodica e Darren spostò lo sguardo verso la fonte di quel suono.

Era un ragazzo. Ma era troppo bello per essere solo un ragazzo, i suoi occhi erano troppo azzurri per essere umani e la sua voce era troppo bella per poter appartenere a una persona normale.

«Sono morto?», chiese con voce impastata. «Sono in paradiso?».

L'angelo – perché di un angelo doveva trattarsi – fece un sorriso tranquillo.

«Ed ecco l'effetto degli antidolorifici che fanno effetto», disse. «Sono Christopher Colfer, sono il tuo medico. Sei in un ospedale militare a Singara*, il tuo convoglio è stato colpito da una mina. Sei qui da un paio di giorni».

Darren fece un'espressione confusa, poi ricordò: il rumore, lui che veniva sbattuto a terra... e poi un uomo sconosciuto che lo portava via, il viaggio su un pullman medico...

«Come stanno i miei compagni?», domandò con voce flebile.

Il sorriso di Chris si spense.

«Sono rimasti tutti feriti, chi più e chi meno gravemente, sono stati portati in altri ospedali nelle vicinanze... Sfortunatamente il soldato Andrew Harrinson non ce l'ha fatta».

Darren fissò Chris per cinque lunghi secondi.

«Io...», cominciò, sentendo un dolore che non poteva essere curato dagli antidolorifici crearsi nel suo petto.

«Sono molto dispiaciuto», disse Chris, e sembrava sincero.

Darren non rispose.

«La tua spalla destra è slogata, il tuo piede destro rotto e hai sbattuto forte la destra, ma con un po' di fisioterapia e buona volontà, ti riprenderai completamente. I tuoi genitori sono già stati avvertiti...». Darren trattenne rumorosamente il fiato a quell'informazione: non aveva ancora pensato a loro. «E ti aspettano a casa il prima possibile. Volevano venire qui ma non è una buona idea e li abbiamo scoraggiati. In un paio di settimane prenderai l'aereo e ti riporterà a casa negli Stati Uniti».

Darren annuì piano.

«Io... grazie».

«Prego», commentò Chris. «Lo so che dovrei darti del lei, ma sinceramente hai praticamente la mia età e mi sento un idiota a parlare così con i miei coetanei. Ti dispiace?».

Darren corrugò la fronte, confuso.

Antidolorifici, Darren, antidolorifici.

«No, io... affatto», disse poi.

«Perfetto!», sorrise Chris. «Ora dormi, hai bisogno di riposarti, passerò tra qualche ora a vedere se hai bisogno di me».

Darren fece un cenno d'assenso con la testa, poi chiuse gli occhi.

Un minuto dopo già dormiva.

**

Nei giorni che seguirono, Darren si rese conto che tutta la storia della riabilitazione poteva andare molto peggio.

Non appena era stato in grado di sostenere una conversazione decente aveva chiamato i suoi genitori, i quali erano scoppiati a piangere e gli avevano chiesto se voleva che lo raggiungessero, ma Darren li aveva rassicurati e detto loro che si sarebbero visti da lì a un paio di settimane. Chuck gli aveva parlato per la prima volta da otto mesi e gli aveva chiesto scusa per almeno una dozzina di volta per non essersi fatto sentire per tutto quel tempo prima di calmarsi.

Poi, aveva chiamato il suoi compagni di squadra. Stavano tutti bene, più o meno, ed alcuni erano già pronti per tornare a casa.

La salma di Andrew era già stata riportata negli Stati Uniti e in pochi giorni ci sarebbero stati i funerali: solo coloro che sarebbero rientrati a casa in un paio di giorni avrebbero potuto parteciparvi.

Darren maledì la sua gamba e il suo colpo in testa per non poter andare.

In tutto questo, Chris si era rilevato una compagnia molto piacevole.

Quando non era impegnato con altri pazienti, passavano le ore a parlare, anche sino a notte fonda, raccontandosi delle loro famiglie, le loro vite, i loro ricordi e i motivi per cui erano lì.

«Volevo essere utile», aveva risposto Chris quando Darren gli aveva domandato cosa ci facesse così lontano da casa. «E negli Stati Uniti... sì, potevo aiutare, ma non era abbastanza, capisci cosa voglio dire? Così sono venuto qui. Tra pochi mesi finisce il mio contratto, però, e tornerò in California».

«Abito anch'io lì», aveva detto Darren, e da lì avevano iniziato a chiacchierare a proposito di uno degli Stati più assolati degli Stati Uniti d'America.

Ogni volta che Chris si presentava da lui, il cuore di Darren sembrava perdere un battito e a volta si chiedeva se non fosse tutto un sogno, se magari fosse veramente morto e Chris non era altro che un angelo.

«La tua spalla è ufficialmente a posto», disse con soddisfazione Chris, togliendogli l'ultima benda e dando un'occhiata alle radiografie che aveva fatto a Darren il giorno precedente. «Sarà un po' rigida per qualche tempo, ma hai giù un appuntamento con un fisioterapista per quando tornerai a casa».

Darren annuì, in silenzio.

«Stai bene?», gli chiese Chris, guardandolo negli occhi. «Oggi avrai detto sì e no due parole. Sei emozionato di tornare dalla tua famiglia, dopodomani?».

Darren, ancora una volta, non rispose.

«Penso che noi due dovremmo uscire insieme», disse con tono tranquillo.

Chris rimase a guardarlo in silenzio.

«Pensa prima a rimetterti in sesto», disse poi, con un sorriso radioso. «Poi ne riparliamo».

Due giorni dopo, Darren tornò negli Stati Uniti.

Quando rivide la sua famiglia, ci furono lacrime, abbracci e baci per lunghi, lunghi minuti.

Darren sarebbe rimasto a vivere con i suoi per un po', il tempo necessario per far sì che guarisse anche il suo piede.

Chris gli aveva lasciato il suo numero.

Tutte le sere, prime di andare a dormire, Darren gli scriveva un massaggio, per la maggior parte gli raccontava com'era andata la sua giornata e gli chiedeva cosa avesse fatto lui, se stava bene, se il suo nuovo paziente era carino perché, davvero, lui sapeva diventare molto geloso.

Una sera, invece, semplicemente gli scrisse “Mi manchi”.

E il mattino, quando si svegliò, trovò un messaggio che lo fece sorridere per il resto della giornata: “Mi manchi anche tu”.

Tre mesi dopo, la spalla di Darren era completamente guarita, e il suo piede era ormai senza gesso. Continuava ad andare dal fisioterapista, ma ormai non gli dava più nemmeno fastidio.

Era tornato a vivere a casa sua, nonostante Chuck lo venisse a trovare praticamente ogni giorno.

Sembrava che tutto stesse andando per il meglio.

Un mattino, poi, ricevette un messaggio che rese il tutto ancora più perfetto.

Tra due giorni torno a casa”.

Chris. Chris stava tornando in California. E il buco che c'era nel cuore di Darren quando pensava a quel ragazzo sapendolo lontano, si riempì di gioia.

Tre giorni dopo indossò un completo elegante, fece ben attenzione a mettersi a posto i capelli e provò allo specchio il suo sorriso migliore.

Quando arrivò in aeroporto, vide che il volo di Chris era appena atterrato.

Aspettò davanti al gate d'uscita per quelli che gli parvero secoli, finché non lo vide.

Camminava con una grossa valigia in mano e una ancora più grossa veniva trascinata dall'altra, indossava solo un paio di jeans e una maglietta scura.

E a Darren non parve mai più bello.

Lo raggiunse a metà strada, sorridendogli.

Chris sembrava sorpreso di vederlo, non si aspettava che lo raggiungesse all'aeroporto.

«Sono guarito», commentò con leggerezza Darren. «Che ne dici di quell'appuntamento?».

Il sorriso di Chris si fece ancora più grande.

E annuì.

 

Continua...

 

Lo so, sono in ritardo di un giorno çwç Ieri sono tornata a casa troppo tari e non sono riuscita a scrivere, e ho trovato tempo solo ora.

Non so come mi sia venuta in mente quest'idea: stavo leggendo una fic di Finn come militare e, puf, ho pensato di scriverci il prompt di ieri. All'inizio volevo fare qualcosa di più spinto, ammetto, (lalalla, spogliarellisti, lalalallallalalala) ma poi mi sono resa conto che non ne sarei stata probabilmente in grado, quindi ho scritto questo. Quindi Soldier!Darren e Doctor!Chris.

Ve lo immaginate Chris vestito da dottore? Cioè kciewfgdeofrvo2rf *muore nella sua stessa bava*

Spero vi sia piaciuto! Grazie come al solito per le recensioni, risponderò appena posso! Spero tra oggi e domani.

Questa sera posto il prompt di oggi!

Ora scappo, sono già in ritardo.

Ciaoooo <3

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Capitolo 5
*** Glee Live ***


Capitolo 5. Glee Live

 

Chris osservò Darren sul palco, il modo in cui ballava e si dimenava sul palco durante le note di “Raise Your Glass”, come rideva guardando lo stadio pieno di persone che lo applaudivano e urlavano con tutto il fiato che avevano in corpo. Osservò come i suoi occhi – così particolari – brillassero e come si divertiva con tutti gli altri Warblers.

Chris si appoggiò al muro del dietro le quinte, sorridendo.

Il semplice fatto che Darren fosse felice gli faceva provare la stessa emozione, il semplice fatto che il suo ragazzo si divertisse lo faceva sentire a sua volta divertito.

Era come se fossero collegati da un doppio filo: in qualunque modo si sentisse l'uno, l'altro provava la stessa emozione.

Era un legame che nessuno degli altri membri sul set riusciva a capire. Era qualcosa di troppo profondo per essere capito.

Vedendo come Darren si voltava verso le quinte e, una volta catturato il suo sguardo, gli strizzò l'occhio lo fece sorridere ancora di più, radioso.

Si rese conto di amarlo.

Ormai solo dire che “gli piaceva”, non era abbastanza, sussurrargli “ti voglio bene” durante le loro notti insieme non esprimeva più tutto ciò che provava per quel ragazzo.

Quando anche l'ultima canzone degli Warbler finì, Darren trotterellò verso le quinte e, non appena vide Chris, lo spinse in un punto più nascosto, dov'era impossibile che qualcuno degli spettatori li potesse vedere, e gli posò un bacio leggero sulle labbra.

A quel contatto, Chris si strinse ancora più a lui, approfondendo il contatto.

«Sono tutto sudato», mormorò Darren, staccandosi dal suo ragazzo per qualche breve secondo.

«Non importa», replicò Chris, prima di catturare di nuovo le labbra dell'altro.

Quando si staccarono – potevano essere passati pochi minuti o delle ore – Chris allacciò le braccia intorno al collo di Darren e lo fissò negli occhi.

«Ti amo», mormorò.

Darren rimase immobile per un secondo, come pietrificato. Poi la sua espressione si rilassò e un sorriso candido gli dipinse le labbra.

«Ti amo anch'io».

Le loro labbra si sfiorarono ancora una volta. Non sarebbe stata l'ultima.

Non ci sarebbe mai stata un'ultima.

 

Continua...

 

Ho scritto questa cosa in cinque minuti e me ne mancano altrettanti prima della mezzanotte. Perché mi riduco sempre all'ultimo? D:

Spero vi sia piaciuta... E' praticamente una drabble, tanto è corta, ma non badiamo a questi dettagli.

Solo un po' di fluff e un Chris imbambolato e innamorato.

Caro Chrissino *w*

Spero di aggiornare a un orario decente domani!

Grazie mille come sempre! <33

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