Aeternus

di Astrid Leda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Lux ***
Capitolo 2: *** L'eclissi ***
Capitolo 3: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 4: *** I cacciatori ***
Capitolo 5: *** I dubbi del dolore ***
Capitolo 6: *** La verità ***
Capitolo 7: *** Un anno prima (parte 1) ***



Capitolo 1
*** Prima Lux ***


La luce della luna sfiorava i tetti della città, accarezzando ogni profilo con velata noncuranza. I grattacieli si affiancavano alle antiche costruzioni come degli ospiti ingrati. Tanit è sempre stata una città unica nel suo genere, dove antico e nuovo convivevano in una sgraziata armonia. Fin dalle prime memorie della storia, gli scuri edifici di pietra con i suoi alti colonnati, i fregi lavorati e le statue minacciose, hanno visto mutare il mondo come spettatori silenziosi. Hanno osservato come gli uomini prendessero posto in una realtà che non gli apparteneva, ma nella quale si sono imposti con prepotenza. Il perché non demolirono gli antichi edifici restò un mistero per molto tempo: c'è chi dice che si rifiutarono spontaneamente per non far sparire una testimonianza storica, altri affermarono di essere stati intimoriti dalle storie di varie maledizioni che proteggessero quelle mura, infine isolate storie parlavano di qualcuno che glielo impedì offrendogli in cambio la sopravvivenza della loro gente; fu il tempo a rivelare la verità.

Sul tetto del grattacielo a fianco della Cattedrale Buia, due figure si avvicinavano lentamente tra loro con passo lento ma deciso. Si arrestarono ad un metro e mezzo circa l'una dall'altra. -E' tutto pronto?- chiese una voce maschile seria e profonda.
-Sì- rispose l'altra figura con sicurezza -abbiamo avuto dei problemi, ma finalmente siamo pronti-
-Bene, fate in modo di essere nel posto giusto prima del...- l'uomo si voltò di scatto verso una sagoma che era già sparita nell'oscurià. Si avvicinò verso il bordo e guardò di sotto verso le strade deserte. La luce lunare scorse degli occhi di ghiaccio che scrutavano il buio. Qualcuno li stava spiando.

Dall'altra parte della città l'inquieto silenzio veniva rotto da un timido vociare che proveniva in fondo a Sunset Street. Là si trovava l'unico locale aperto tutta la notte, dove i nottambuli di ogni provenienza potevano aspettare l'alba senza troppe preoccupazioni. I clienti del bar parlavano con i propri interlocutori moderando intenzionalmente la voce ed evitando di incrociare lo sguardo con altri. A un tratto un uomo seduto al bancone scattò in piedi, probalilmente incentivato dai fumi dell'alcool: -Sono tutte stronzate!- urlò all'amico -Parli di quando sarà tutto finito, non ti rendi conto che finirà tutto quando saremo tutti cadaveri? Tu non sei d'accodo dolcezza?- domandò voltandosi verso la barista al di là del bancone che continuò indifferente ad asciugare un bicchiere -Fai tanto la dura pensando che il tuo buco possa passare inosservato in eterno, ma sai benissimo che presto o tardi ci scoveranno e ci faranno a pezzi.-
La giovane donna continuò a fingere di non aver sentito, non alzò lo sguardo ma si arrestò come se contemplasse il bicchiere che stava asciugando fino ad un attimo prima. Intanto un giovane chino sulla sua birra stava osservando tutta la scena seduto in un angolo del locale.
-Mi hai sentito dolcezza?- continuò l'uomo con arroganza. 
-Ti ho sentito- rispose infine la barista -ma chiamami ancora "dolcezza" e dovrai mangiare con la cannuccia per il resto dei tuoi giorni-
L'uomo sghignazzando avvicinò la mano al viso della ragazza, ma lei con un gesto fulmineo gli afferrò il braccio le lo tirò verso di sé, poi gli spinse la faccia sul bancone premendogli il gomito dietro il collo mentre stringeva ancora il bicchiere nella mano. Si avvicinò all'orecchio dello sventurato facendo tuttavia in modo che anche altri sentissero ciò che aveva da dirgli: -Ascoltami bene: il fatto che voi siate qua dentro non è un favore che fate a me, ma un favore che faccio io a voi. Probabilmente questo buco è l'unica possibilità per voi insignificanti caproni di uscire di casa e tornarci con le vostre gambe. Anzi, questo buco è con tutta probabilità il luogo più sicuro della città, anche più sicuro di quel tugurio senza finestre che tu chiami casa. E' grazie a me che sei ancora vivo, e dato che la tua insignificante vita è nelle mie mani sono libera di togliertela quando voglio. Ora esci da qui ne se hai le palle.- 
Dopo aver detto questo, con un gesto brusco lo lasciò andare e continuò il suo lavoro come se niente fosse. L'uomo palesemente scosso si allontanò lentamente e con lo sguardo basso andò a sedersi in un tavolo più lontano. Il ragazzo all'angolo accennò un sorriso e tornò a sorseggiare la sua birra.

Arrivò l'alba ed il locale si svuotò man mano che si faceva sempre più giorno. La giovane barista iniziò a rivoltare le sedie sui tavoli quando una voce la distrasse dalle sue solite mansioni.
-Sei sempre così affabile con i tuoi clienti?- era il giovane spettatore di qualche ora prima, se ne stava appoggiato ad una parete con le braccia conserte -Jillian Storm- 
La ragazza scrollò la testa per tirare indietro i capelli castani che le arrivavano all'attaccatura del collo, poi si voltò verso il ragazzo e si appoggiò al tavolo imitando al posizione del vecchio amico.
-Len Forest- gli rispose Jillian con tono misto tra sorpresa e fastidio -come hai fatto a trovarmi?-
-Non è stato poi tanto difficile- disse Len avvicinandosi -quando sono venuto a sapere del famoso locale che non chiude neanche dopo il tramonto, ho subito pensato che solo una folle come te riuscirebbe a tenere a bada un intero quartiere-
-Che cosa vuoi?- tagliò corto Jillian.
-Sono venuto a convincerti a tornare- affermò Len con tono più serio. 
-Allora sprechi il tuo tempo- ribattè brusca la ragazza -perché io non ho intenzione di tornare-
-Avanti Jill! Non dire cazzate! Sai che abbiamo bisogno di te. Inoltre ho fatto una scoperta che di sicuro giocherà a nostro favore...-
-Piantala Len!- lo interruppe Jill seccata mettendosi bene in piedi -Non mi interessa niente! Ormai sono fuori. Sono stanca di buttarmi in missioni suicide, e ormai dovresti esserlo anche tu-
Len si incupì: -E' per Jeff non è vero?-
Nell'udire quel nome lo sguardo di Jillian si rabbuiò: -No...non solo-
-Allora cosa?- insistette Len.
-Non sono affari tuoi- concluse Jill -è una cosa che riguarda me e nessun altro. Ora ti sarei grata se te ne andassi-
Len, per nulla convito si diresse verso l'uscita. Prima di uscire le disse con calma: -Se cambi idea, sai dove trovarmi- poi chiuse la porta dietro di se, mentre Jillian fissava un punto indefinito verso il bancone immersa nei suoi pensieri. Fuori dal locale Len si voltò un attimo ad osservale la piccola insegna sopra l'entrata: "Prima Lux".
Che strano nome per un locale notturno. Pensò.
Accennò un sorriso prima di voltarsi poi con passo lento e le mani in tasca se ne andò.

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Capitolo 2
*** L'eclissi ***


Jillian camminava per le strade di Tanit assorta nei suoi pensieri. Osservava la gente che le passava vicino. Rimaneva spesso stupita dall'enorme noncuranza dei suoi concittadini, come se di giorno ci fosse una città del tutto diversa da quella della notte. Si insinuava con passo leggero tra la folla: il giubbotto di pelle aperto, le mani in tasca, la testa bassa e la lunga frangia sugli occhi. A volte si voltava leggermente per osservare per un attimo degli esempi di gioia di vita, come dei bambini che giocavano o delle coppie che si abbracciavano. Stupidi, pensava. Sono tutti un branco di stupidi idioti. Perché continuano a fingere di non sapere niente? Stanno morendo tutti lentamente, e l'unica cosa che sono in grado di fare è aspettare la fine senza obbiettare. E dovrei salvarli io? Gli ho già regalato cinque anni della mia vita, il mio futuro, i miei ideali, la mia anima. Che ci pensi qualcun'altro. Sono stanca di sporcarmi le mani. Non è più un mio problema. Ho altro a cui pensare ora, devo salvare ciò che resta di me stessa...Non è più un mio problema.
Si diresse al centro della parte più nuova della città. Dopo alcuni isolati sempre più deserti, svoltò in un vicolo apparentemente senza uscita. Con tutta tranquillità appoggiò la schiena al muro e dopo aver fatto un sospiro profondo bussò: diede due colpi rapidi, un colpo più forte e due colpi rapidi; i colpi emettevano un suono metallico. Poco dopo la parte di muro a fianco a lei si rivelò essere una porta che si aprì rapidamente. Con altrettanta rapidità Jillian scivolò dentro, dopodiché la porta si richiuse immediatamente con un rumore sordo. Si spostò per le stanze con disinvoltura, fino ad arrivare al laboratorio, dove un uomo sulla trentina con una scura capigliatura arruffata stava trafficando con un computer. Jillian lo osservò per un paio di secondi poi, senza staccargli gli occhi di dosso, chiuse la porta della stanza facendola sbattere violentemente. Dominic alzò gli occhi e vide la donna che lo fissava con aria palesemente seccata. 
-Jill!- le disse con aria sorpresa -Che succede?-
-Glielo hai detto tu non è vero?- lo accusò Jillian avanzando verso di lui -Hai detto tu a Len dov'ero, non è così?-
-E' stato lui a trovarti, io non c'entro nulla- le rispose tornando al suo lavoro -e quando mi ha chiesto se potevi essere nella zona di Sunset Street non ho obbiettato-
-Non posso crederci!- sbottò Jill stizzita -Mi avevi promesso che non avresti rivelato a nessuno dove fossi!-
-Ed è quello che ho fatto- ribattè Dominic allontanadosi nuovamente dal suo computer -E' un anno che imbottisco gli altri di cazzate per pararti il culo. Lo sapevi che ti stavano cercando, e che presto o tardi ti avrebbero trovato. Che pretendi? Sei sparita da un giorno all'altro! E io sono stanco di tutti questi segreti. Hai già il mio aiuto per cose più importanti, ma per questa storia cavatela da sola.-
-Ascolta Dominic- Jillian si avvicinò appoggiandosi alla scrivania -so che mi hai aiutato molto e te ne sarò grata in eterno, ma non puoi chiedermi di affrontare il vecchio gruppo, è una cosa che non posso e non voglio fare-
-Non è un mio problema- tagliò corto l'uomo -secondo me dovresti tornare e smetterla di far finta che non te ne frega niente, perché entrambi sappiamo che è una grandissima cazzata. Tieni- le porse una piccola borsa -ho aumentato un po' la dose, come mi hai chiesto-
Jillian prese la borsa, la guardò per un attimo poi disse: -Perché dovrei tornare?-
-Perché è la tua natura Jill- gli rispose l'amico -non è da te startene con le mani in mano mentre il mondo sta finendo-

Jillian stava tornado verso il Prima Lux con le parole di Dominic che gli rimbombavano nella testa, quando si accorse che la luce se ne stava andando rapidamente. Alzò gli occhi al cielo e vide un'eclissi. Appena l'oscurità avvolse le strade un terriblie presentimento la trafisse. Una sagoma le sfrecciò a fianco e si avventò su una bambina a due metri da lei e cercò di trascinarla via. Jillian scattò d'impulso. Con un balzo raggiunse la creatura e la divise dalla bambina. La creatura le mosrtò i denti affilati e gli occhi di ghiaccio, aveva le fattezze di un ragazzo piuttosto giovane. Si gettò di nuovo verso la bambina ma Jill lo afferrò per la caviglia mentre era in aria e lo scaraventò a terra. Il vampiroo allora crecò di contrattaccare sferrandole un calcio che la fece cadere a terra, dopodiché si avvicinò per sferrarle il colpo di grazia. Jill aspettò che fosse abbastanza vicino, poi lo tirò a sè facendogli perdere l'equilibrio e con una capriola si ritrovò sopra di lui. Non gli diede il tempo di reagire che estrasse la pistola e gli sparò in piena fronte. Il poco sangue che la creatura aveva in corpo le macchiò la maglietta bianca.
Si diede uno sguardo intorno: l'oscurità avvolgeva ogni cosa, e questo non andava affatto bene. Le cose stavano peggiorando. Ripensò nuovamente alle parole di Dominic. 
Ha ragione, non posso più restare a guardare senza far nulla.

Il giorno era stato inghiottito dal buio e sembrava non lasciarlo andare. Quella notte diurna cancellò in un attimo quel poco di normalità che era rimasta nelle vite dei comuni mortali.
Jillian si diresse in tutta fretta verso casa, sempre più preoccupata dal fatto che la luce tardava a tornare. Raggiunse il Prima Lux, attraversò il locale sbattendo la porta, salì le scale a due a due e si diresse verso la sua camera. Digitò il codice a sei cifre sulla tastiera vicino al suo armadio. Lo sportello blindato si aprì lentamente. Jill prese un caricatore per la sua arma, poi ne prese un' altra a se le fissò bene entrambe alla cintura. Prima di andarsene la sua attenzione fu catturata per un momento dalla spada riposta sopra la mensola dall'altra parte della stanza, ricacciò l'oscuro e triste pensiero che le attraversò la mente e corse via.
Non passò molto tempo all'arrivo della donna nel punto di ritrovo del suo vecchio gruppo.
Rimasero tutti di sasso nel vederla irrompere nella stanza con passo svelto e deciso. Aveva ancora i vestiti sporchi del sangue del vampiro che aveva ucciso poco prima.
Len non credeva ai suoi occhi nel vedere Jillian dirigersi dritta verso di lui, armata, sporca di sangue e con aria decisamente seccata. Era felice di vederla, ma guardandola in faccia aveva come l'impressione che gli avrebbe sparato da un momento all'altro.
-Mi volevate?- tuonò Jillian -Ebbene eccomi! Si può sapere cosa diavolo è successo?-
Nessuno rispose, erano ancora tutti impietriti dalla brusca ricomparsa della compagna dopo più di un anno di assenza.
-Dunque?- insistette ancora. Len le lanciò il suo caratteristico mezzo sorriso, divertito dalle stranezze del carattere della vecchia amica: -A quanto pare c'è un'eclissi-
-Ma pensa un po'! Non me n'ero accorta!- ribatté ironicamente Jill -Passi subito a spiegare o devo subirmi ancora la tua faccia compiaciuta?-
Len la invitò a mettersi seduta e a placare il suo istinto omicida. La ragazza non molto contenta si sedette su una sedia vicina. L'amico le passò accanto sussurrandole che riguardava il motivo per cui passò da lei pochi giorni prima, poi si appoggiò ad una scrivania non lontana ed iniziò ad esporre la situazione: -Pochi giorni fa siamo venuti a conoscenza dei piani della casata dei Teper. A quanto sembra questa eclissi coincide con una qualche loro ricorrenza durante la quale dovranno svolgere un qualche rito particolare, tuttavia non siamo riusciti a scoprire il motivo di questo rito. La cosa più strana è che gli immortali, dopo dieci lunghi anni, sono nuovamente usciti allo scoperto, la domanda è: perché proprio ora?-
-Che intendi dire con "usciti allo scoperto"?- domandò un ragazzo seduto in fondo.
-Intendo dire che l'altra notte ho trovato un vampiro maciullato, non da noi, ma i segni avevano l'inconfondibile firma degli Athanatos-
Jill ebbe un sussulto insieme a tutti gli altri. 
Gli Athanatos, l'antica casta degli immortali che da secoli vegliavano su Tanit come silenziosi guardiani, da tempo immemorabile in guerra con i vampiri per l'egemonia del territorio. Coloro che sparirono nel nulla dopo aver giurato di vegliare sugli umani, lasciandoli invece in pasto ai predatori non-morti.
Len continuò dicendo che è molto probabile che gli immortali fossero già a conoscenza dell'eclissi.
Certo. Pensò Jillian tra sé e sé. Gli immortali sanno sempre ogni cosa. Sono sempre al corrente di tutto. E restano fermi ad osservare il mondo che muore lentamente.
All'improvviso a Jill tornarono in mente ricordi di un passato non lontano. Si guardò intorno e vide tutti i suoi vecchi compagni di disavventure. Ripensò a poco più di tre anni prima, quando crearono la loro squadra per difendere la città dalle stragi sempre più frequenti dei non-morti, o vampiri, come gli piace farsi chiamare. Dopo che gli immortali si erano ritirati nelle loro oscure dimore, negando la protezione che avevano promesso agli esseri umani, Jill, Len e i loro compagni divennero l'unica possiblità per i gli abitanti mortali di Tanit. In pochissimo tempo diventarono sempre più numerosi ed organizzati, sotto la guida di Jeff Arker, un giovane che riuscì a guadagnarsi la stima di tutti coloro che condividevano la loro stessa causa. Ora la sua figura non era altro che una dolce ombra nei ricordi di Jill.
Ma ora non è tempo di perdersi in stupidi ricordi, il buio si è impossessato della città, e ciò vuol dire il via libera per le creature della notte. Se l'eclissi non finirà al più presto, neanche l'esercito più letale al mondo potrebbe impedire a quei mostri di ridurre la gente di Tanit in tanta carne da macello. Jill ascoltava le parole di Len, ed era sempre più consapevole di dover accantonare i fantasmi del passato e passare all'azione, finché era ancora in tempo.

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Capitolo 3
*** Ritorno a casa ***


Finita la riunione Jillian si allontanò in tutta fretta dalla stanza per paura che gli altri potessero farle qualche domanda sul suo improvviso ritorno o, peggio ancora, sulla sua scomparsa. Nella fuga incrociò Dominic che le sorrise soddisfatto confessandole che era certo che sarebbe tornata. Prima che potesse rispondergli una voce femminile dal tono gentile li interruppe: - Non mi vuoi neanche salutare?-
Jill si voltò e non poté non farsi sfuggire un sorriso nel rivedere una vecchia amica dopo tanto tempo. Zoe non era cambiata affatto: gli occhi di azzurro cielo sorridevano insieme a lei, i lunghi capelli biondi erano raccolti in una coda di cavallo e la corporatura esile era accompagnata dal suo portamento elegante, forse troppo per una persona abituata a maneggiare delle armi. Come al suo solito portava un corpetto scuro e pantaloni attilati, era una donna che si devertiva molto a giocare con la sua femminilità, questa era la caratteristica che la differenziava più di ogni altra cosa da Jillian, che invece non badava molto al suo aspetto fisico e preferiva la comodità all'avvenenza.  Le due amiche si scambiarono un lungo abbraccio, intanto Jillian avvertì proprio la sensazione che temeva; sentiva la mancanza dei suoi vecchi amici. Per quanto si potesse allontanare, per quanto avesse voluto tagliare i ponti con quello che era, non poteva negare che sentiva quel luogo come casa propria, e forse era proprio questo che la faceva stare più male.
-Non ti chiederò che fine hai fatto- affermò subito Zoe non appena si accorse dello sguardo sfuggente della ragazza -ce l'hai scritto in faccia che non vuoi dare spiegazioni, ma almeno fatti dare il "ben tornata a casa" da una tua cara amica-
-Zoe...- Jill non sapeva da dove cominciare -vorrei tanto poterti dire che sono tornata per voi ma...-
-...ma non è così.- concluse Zoe con un sorriso amaro.
-Mi dispiace...-
-Lascia stare- La interruppe con gesto della mano -La tua vecchia stanza è ancora come l'hai lasciata, vai a cambiarti, non so se ti sei accorta che sei coperta di sangue-
Solo allora Jill si accorse del suo aspetto e capì il motivo delle facce sbigottite di alcuni dei presenti alla riunione.
-Abbiamo mandato una squadra per un sopralluogo, ci vorrà ancora un po' prima di andare a calciare qualche sedere non-morto. Vai. Ti chiamerò io.-
Jillian la ringraziò e si diresse verso quella che era la sua vecchia stanza evitando volutamente di incrociare lo sguardo con qualcun'altro. Raggiunse il piano superiore e ad ogni gradino il macigno nel suo stomaco si faceva sempre più pesante. Arrivata sulla soglia non era sicura di voler entrare, il timore che i ricordi prendessero il sopravvento l'aveva paralizzata, dopotutto quella non era solo la sua stanza...
Si decise, prese un bel respiro e aprì la porta. Accese la luce e vide la stanza esattamente com'era l'ultima volta che l'aveva vista. L'arredamento era piuttosto spartano: un tavolo ed un paio di sedie, una armadio grande, un letto a due piazze. Jill aprì l'armadio e prese una delle sue magliette. Mentre si cambiava si impose con tutte le sue forze di non aprire l'altra anta dell'armadio. Si stava sistemando il collarino di stoffa nera che ultimamente era solita portare, quando il suo sguardo cadde su una foto che lei conosceva bene. La vista le fu offuscata per un attimo da un accenno di lacrime, quando il bussare alla porta la salvò dallo scivolare nei ricordi.
-Avanti- disse con voce il più ferma possibile. Len entrò con cautela nella stanza. Osservò per un momento Jillian dalla porta: un fisico slanciato ma ben allenato era avvolto in vestiti scuri e non molto femminili, i capelli castani che arrivavano a malapena alla base del collo le incorniciavano il viso ovale e la frangia quasi nascondeva il verde intenso dei suoi occhi dai quali percepiva la profonda tristezza che la giovane donna cercava inutilmente di nascondere..
-Ti disturbo?- esordì Len con una cautela quasi innaturale per un tipo come lui. Jill era un po' seccata nel vedere il giovane uomo alla sua porta convinta che gli avrebbe fatto la paternale, tuttavia scosse la testa e lo invitò ad entrare. Egli era turbato dal repentino cambiamento d'umore dell'amica e poteva immaginarne il motivo senza problemi: -Come stai?- domandò avvicinandosi.
-Come dovrei stare?- rispose Jillian distogliendo lo sguardo -Il sole è sparito, siamo alle porte della fine del mondo e l'unica mia vera preoccupazione era riuscire a rientrare in questa stanza...era questo che volevi sentire?-
-Vacci piano. Sono solo venuto a sentire come stai. Vengo in pace.- Rispose alzando le mani sfoggiando il suo solito sorrisetto ironico.
Jillian incurvò le labbra in un mezzo sorriso. E' incredibile...Ha la dote naturale di allentare la tensione in ogni situazione. Pensò la ragazza. Si passo poi una mano tra i capelli tirando un sospiro: -Sono solo un po' preoccupata. Staremo agendo nel modo giusto?-
Quell'eclissi era come un ritorno a un incubo del passato e un altro errore sarebbe stato fatale non solo per i cacciatori, ma per tutta la popolazione umana di Tanit, dato che loro erano la linea sottile che li separava dalla distruzione o, peggio ancora, dalla schiavitù eterna.
Len rimase un momento in silenzio cercando di scrutare i pensieri dell’amica, poi il suo sguardo si posò sulla foto appesa nell'anta interna dell’armadio.
-Scommetto che lui saprebbe cosa fare- disse Len osservando la foto che prima stava guardando Jill. Nell'immagine erano raffigurati alcuni componenti del gruppo tra cui Zoe, e gli stessi Len e Jillian. A fianco a questa, con il braccio sulle spalle di Len c'era un ragazzo con lunghi capelli scuri, un po' più alto degli altri e che sfoggiava un sorriso luminoso. Vedere Jeff in quella foto fece tornare in Jillian quel bruciante senso di vuoto che aveva cercato di reprimere ogni giorno dalla sua scomparsa. Len osservava la ragazza, vedeva in lei qualcosa di diverso, come se una parte di lei si fosse spezzata e persa chissà dove. Jill era sempre stata forte e sicura ma , dopo gli eventi passati, la sua grande forza di volontà rischiava di venir meno e questo non poteva accadere. Nemmeno lei stessa si rendeva conto di cosa volesse dire la sua presenza nella squadra. Len riusciva a percepire quanto lei si sentisse sotto pressione.  Non  certo di cosa  potesse fare,  ma sapeva  di doverle  stare vicino. Non si può combattere una battaglia mentre si sta perdendo la propria. Lo capì in quel momento più che mai.

 

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Capitolo 4
*** I cacciatori ***


La squadra era finalmente riunita. Il ritorno di Jillian sembrò dare un incentivo a tutti gli altri. Anche lei stessa notò una vena di speranza nei suoi compagni, ciò non fece altro che aumentare la sua preoccupazione; non si sentiva affatto portatrice di speranza bensì di sventura, e purtroppo nessuno lo poteva sapere.

La squadra di ricognizione era tornata per informare gli altri sulla situazione, la quale si rivelava terribilmente tranquilla. Infine decisero insieme come avrebbero agito.
Era tutto pronto: il piano era un po' affrettato e forse non era neanche un piano vero e proprio, del resto si stavano basando su voci e sussurri raccolti per le strade negli ultimi mesi, ma con il buio eterno ci sarebbe stato il via libera per i vampiri e la morte certa per tutti loro. L’ultima eclissi di sole avvenuta su Tanit fu una stage, non potevano permettere che accadesse di nuovo.
Se la causa era un rituale sapevano che la fonte di tale potere poteva provenire solamente dal Tempio del Sangue, quindi avrebbero dovuto introdursi nel tempio e cercare di interrompere il rituale. Era una mossa pericolosa e azzardata ma le loro scelte erano limitate.
Sapevano già come trovarlo e come entrare; Jill, Len e gli altri non lo avrebbero dimenticato neanche volendo. Quella piccola conquista fu pagata ad un prezzo troppo alto e forse era finalmente arrivato il momento di riscattare le perdite subite.
-Ci divideremo in tre gruppi- esordì Jillian -il primo gruppo tenterà di entrare dalla porta principale e sarà comandato da Zoe, lei saprà cosa fare. Il secondo gruppo si terrà a distanza come supporto al primo e sarà guidato da Jhon. Il terzo gruppo sarà quello dove saremo io e Len, voglio con noi i soliti elementi, credo immaginiate già che proveremo ad entrare dal passaggio nella statua. Se non avete domande possiamo andare-
-Vorrei venire con voi se è possibile- un ragazzo alto con i capelli cortissimi si rivolse a Jill -sono in gamba potrei esservi utile-
La donna lo squadrò un momento: -Come ti chiami ragazzino?- gli domandò sprezzante.
 -Nick Bresson- le rispose prontamente ergendosi in tutta la sua altezza.
Jillian vide Len farle un cenno di consenso, dopodichè si rivolse al ragazzo: -Bene Nick Bresson, sei dei nostri. Stacci dietro e fai esattamente ciò che dico, se sei in gamba come dici forse riuscirai a sopravvivere- detto questo si diresse verso l'armeria seguita da tutti gli altri.
Dopo tanto tempo ormai erano addestrati come un esercito non regolare. In fila passarono verso armi e munizioni varie. Jillian, Zoe e Len, come al solito, preparavano le loro armi personali, che portavano sempre con loro come fedeli compagne: Jillian caricò le sue due semiautomatiche, mentre Zoe ne aveva solo una perché prediligeva lame e coltelli. Len caricò il suo fucile e per un momento posò lo sguardo sulle due ragazze che si preparavano per la battaglia, gli scappò un sorrisetto poi le seguì verso l’uscita.
Salirono sulle camionette e si diressero per vie differenti verso la stessa destinazione. Jillian non salì con gli altri ma prese la sua moto e si diresse da sola verso il punto d'incontro.

Zoe e la sua squadra avevano già attirato l'attenzione delle guardie mentre cercavano di introdursi nel tempio, era il momento giusto per introdursi nel passaggio.
La statua di un angelo spiccava nel cimitero, Jillian non riusciva a ricordarselo molto bene ma non fece molta fatica a trovare la leva per aprire il passaggio: una ripida scalinata portava in un cunicolo stretto e buio che li avrebbe condotti direttamente a fianco della sala principale del tempio. Tempo prima quel passaggio fu usato come uscita dopo l'ultima, tragica, missione di Jill. I vampiri potevano sapere che fossero a conoscenza dell’esistenza di quella via segreta, era quindi probabile che li stessero aspettando. Len, insieme a tutti gli altri, camminava  con cautela pronto a qualsiasi cosa, ogni piccolo rumore gli faceva rizzare le orecchie, il fucile ben stretto in mano, il dito pronto sul grilletto; proprio dietro di lui c'era Jill, ben vigile con le sue pistole pronte a sparare. L’aria era pesante e l’umidità si attaccava alla pelle come una muffa infetta. Il gruppo avanzava con passo felpato ed ogni respiro leggermente affannoso era rumoroso come uno schiamazzo. Erano tutti consapevoli del pericolo che stavano correndo e sarebbe bastato un nulla e tutto sarebbe finito.

Qualche metro più avanti il corridoio svoltava a destra. Ad un tratto un rumore congelò l'intero gruppo. Un'imboscata. Len strinse più saldamente la sua arma tra le mani e accostò le spalle al muro, una goccia di sudore gli scendeva lentamente sul collo; fece un cenno ai suoi compagni poi prese un respiro profondo ed uscì allo scoperto verso la parte nascosta del cunicolo...Non c'era nessuno. Possibile che nessuno li stesse aspettando? Questa fu una domanda che si fecero in molti mentre si dirigevano verso la loro destinazione. Una piccola scalinata simile a quella dell'entrata li condusse ad una porta, Len la aprì con cautela, non vide nessuno ad aspettarli. Il piano è andato meglio del previsto. Mentre si dirigeva all'interno della stanza qualcosa lo colpì e lo spinse lontano urtando contro una parete e facendogli cadere l'arma di mano. -Dannazione!- esclamò Jillian con rabbia mentre si lanciò all'interno della stanza; cercò di tenere sotto mira un bersaglio fin troppo veloce per lei: -Ce ne sono più di uno!-   urlò ai compagni che avevano iniziato a sparare alla cieca. Jillian stava cercando Len con lo sguardo quando, mentre cercava di evitare le pallottole dei suoi nemici, vide uno dei suoi compagni cadere a terra e poi un vampiro stramazzare al suolo. Sparava fiumi di proiettili centrando solo di striscio il suo bersaglio, quando ad un tratto se lo sentì alle spalle. Fece appena in tempo a puntare la pistola che le fu tolta di mano e se la ritrovò a sua volta puntata davanti ai suoi occhi, poi sentì uno schizzo di sangue sul viso, era Len che aveva centrato il vampiro alla nuca. Jillian gli mandò un cenno di ringraziamento, poi si riprese la pistola e tornò in aiuto dei suoi compagni.  Vide il giovane Nick intento a partecipare alla battaglia, ma non si era accorto del non-morto che stava per assalirlo alle spalle, la donna riuscì appena in tempo a colpire il demone in testa, solo allora il ragazzo comprese cosa stava per accadergli. -Fa più attenzione ragazzino- lo sgridò Jill -non ci sarò sempre io a salvarti il culo!- Il giovane le sorrise e continuò a combattere.

Dopo un duro scontro riuscirono ad avere la meglio,anche se fu fin troppo facile, ma uno dei loro era stato ucciso e non respirava più. Videro con orrore che era stato morso più volte, ciò voleva dire che da lì a poco sarebbe rinato come uno di quei mostri assassini. Jillian si avvicinò al corpo di quello che una volta era un suo compagno e mirò alla testa, solo in quel modo non si sarebbe più rialzato e avrebbe riposato in pace, quindi chiuse gli occhi e sparò. Il giovane Nick sussultò e sgranò gli occhi di fronte ad una scena tanto straziante. E' quindi questa la condanna per chi diventa un cacciatore? Pensò tra sé e sé, comprendendo in quel momento come non mai il terribile compito dei compagni che sopravvivono agli scontri con i vampiri. Len gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla: -Forza, andiamo.-
Nick si fece forza e seguì i suoi compagni, non riusciva a smettere di guardare Jillian; aveva profonda stima per una persona come lei, era affascinato dai racconti delle imprese incredibili di lei e dei suoi compagni, ma in quel momento capì davvero cosa voglia dire sopravvivere ad una battaglia, essere costretti ad infierire sul corpo dei propri compagni per non essere costretti ad ucciderli in seguito. E' questo il prezzo da pagare per proteggere i propri cari.

 Entrarono nella sala principale del tempio e si trovarono di fronte una scena che nessuno di loro si aspettava: i vampiri erano stati trucidati dal primo all'ultimo. Proprio in quel momento videro anche Zoe e la sua squadra irrompere nella sala con la stessa espressione stupita dei suoi amici. In piedi fra tanti corpi decapitati c'erano solo tre persone, due uomini e una donna che brandivano delle spade insanguinate.
Non è possibile! Jill continuava a fissare la scena con gli occhi spalancati e le pistole puntate sui tre guerrieri. Gli immortali erano veramente tornati.

                                                                 

Note dell’autrice

Spero che la storia fino ad ora sia interessante. Questo è stato il mio primo componimento, infatti è stato creato già da molto tempo (prima che i vampiri fossero di moda XD ) e che ho riveduto e corretto. Non ho paura delle critiche, anzi ne ho veramente bisogno, quindi non esitate ad esprimere il vostro pensiero riguardo ogni aspetto (forma, stile, storia, personaggi ecc...).

Farò del mio meglio per non deludervi e se vi piace quello che scrivo... beh... fatemi conoscere! Grazie infinite, specialmente a chi mi ha mandato le primissime recensioni, mi hanno incoraggiato moltissimo.

A presto!

 

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Capitolo 5
*** I dubbi del dolore ***


L'attacco al tempio si è rivelato un buco nell'acqua...Siamo stati degli ingenui a credere che il buio fosse stato causato dai rituali dei vampiri...

Jillian non riusciva a darsi pace; tra i mille pensieri continuava a chiedersi come diavolo avessero fatto a ficcarsi in questo pasticcio. Mentre tornavano alla base ripensava all'esperienza assurda che avevano appena vissuto: sono stati i primi umani dopo secoli ad entrare nella Cattedrale Buia o, come la chiamano gli immortali, la Casa di Logos. Sapevano di correre un rischio seguendo quei tre individui, ma sapevano anche che dovevano rischiare; non gli dissero molto, ma  gli fecero capire perfettamente che erano là per loro. Entrare in quell'edificio le fece uno strano effetto, era come introdursi in un mondo senza tempo in grado di essere sia affascinate che spaventoso. L’edificio si trovava al centro della parte vecchia della città, si diceva che la stessa Tanit fu costruita intorno a quel castello. La particolarità della Cattedrale Buia era il fatto che non presentasse alcun tipo di entrata apparente, col tempo si era arrivato a credere che gli immortali si fossero murati al suo interno costruendo una piccola comunità tagliata fuori dal mondo; nulla di più lontano dalla verità. Giunti di fronte alla spessa facciata della cattedrale, uno dei tre si limitò ad appoggiare la mano alla parete sussurrando una specie di formula. Qualche istante dopo, con una strana naturalezza, i bassorilievi della parete si mossero e si incastrarono tra loro quasi fossero pezzi di un enorme puzzle di pietra, in pochi istanti i cacciatori si ritrovarono di fronte un enorme portone di pietra che si aprì con un’inaspettata leggerezza. I giovani guerrieri entrarono un po’ titubanti, mentre anche l’ultimo di loro varcò la soglia l’entrata si richiuse e tornò alla forma precedente con la stessa naturalezza con la quale era comparsa.  I tre guerrieri li condussero per i corridoi palesemente vecchi di secoli ma incredibilmente ben tenuti. Tutte le porte di legno lavorato erano chiuse e alcune anche sorvegliate da guardie. Len non poté fare a meno di notare che nessuno di loro portava armi da fuoco, erano tutti armati di spade, lance o balestre. Svoltarono un ultimo angolo finché le guardie li fermarono, potevano passare solo i tre guerrieri di grado maggiore. Jillian concluse che si riferissero a lei, Zoe e Len. Dopo aver tranquillizzato i compagni entrarono in un’enorme sala di marmo scuro costellata di pesanti colonne. Seguirono i guerrieri immortali lungo la navata centrale e furono portati al cospetto di un individuo che chiamavano "maestro". Era un uomo austero, la sua sola immagine imponeva rispetto, ma ciò che colpì profondamente Jillian furono i suoi occhi, di un azzurro glaciale. Tuttavia il suo non era uno sguardo vitreo e impassibile come quello dei vampiri ma profondo e intenso dietro il quale si nascondeva un mondo intero, celato da un silenzio denso di saggezza.

 

Tornati alla base Jill andò a sedersi vicino alla finestra per meditare, come era sua abitudine e, come succedeva di solito, Zoe la raggiunse e si sedette a fianco a lei. Per un attimo le sembrò di essere tornata indietro di due anni, quando lei si isolava dal mondo e la sua amica accorreva per riportarla sulla terra.
-Che ne pensi?- le domandò Zoe.
-Penso che è pazzesco-
-Hai ragione... Non capita tutti i giorni di essere invitati a casa degli immortali-
-Quello che mi da più da pensare è quello che abbiamo sentito- disse Jillian continuando a fissare fuori dalla finestra -I vampiri hanno approfittato dell'eclissi per introdursi nella Cattedrale Buia. Sono riusciti a fregare gli immortali, anche loro credevano che l'eclissi fosse stata provocata dal rituale. Neanche gli Athanatos sanno cosa succederà e questo non mi rende affatto tranquilla. Tutto quello che possiamo fare è aspettare la notte e questo mi fa impazzire...-
Zoe osservava la vecchia amica fissare fuori dalla finestra, riusciva a percepire la sua enorme tristezza. Dopo un attimo di esitazione si decise finalmente a farle quella domanda che ha evitato di farle fin dal suo ritorno: -Perché te ne sei andata?-
Jillian si voltò verso di lei evitando di incrociare il suo sguardo: -Zoe...- fece un sospiro profondo -perché vuoi saperlo?-
Zoe continuava a guardarla facendosi sempre più cupa: -Perché sono tua amica- Jillian aprì bocca per rispondere ma non le diede il tempo- Lo so che ti avevo detto che non ti avrei fatto domande, ma la cosa sembra più grave del solito e non ho voglia di giocare a fare la comprensiva. Abbiamo rischiato la vita insieme milioni di volte e ti sei sempre fidata di me. Ma a quanto sembra non è più così-
-Non è facile da spiegare-
-Allora provaci!- La ragazza fece infine trasparire la sua preoccupazione -Cosa ti è successo Jill? Capisco che non posso capire in pieno cosa hai passato, ma non puoi scappare così. La perdita di Jeff è stato un brutto colpo per tutti quanti. Eravamo persi senza di lui, ma siamo andati avanti. Se avessimo mollato ora non saremmo qui e gli immortali non starebbero dalla nostra parte-
-Non ti sembra di essere troppo ottimista?-  rispose Jill con aria noncurante.
-Non ti riconosco più- sospirò rassegnata -la Jillian che conosco non è così-
-Infatti- affermò Jill alzandosi -non sono più la Jillian che conosci- le mise una mano sulla spalla e se andò via. Zoe guardava l'amica mentre si allontanava cercando di capire quale ombra avesse oscurato il suo animo a tal punto, voleva fare qualcosa per aiutarla, solo che non sapeva cosa.

 Jillian si diresse verso la sua stanza. Non appena varcò la porta una fitta al petto la fece barcollare;  con il respiro affannoso cercò nella piccola borsa che aveva legata alla cintura da dove tirò fuori una siringa. Si appoggiò di peso contro il muro e si iniettò la dose nel braccio. Iniziò a respirare sempre più lentamente e sentì i battiti del suo cuore rallentare. Mentre estraeva la siringa fissava il vuoto e sentiva gli occhi bruciargli di lacrime. Ad un tratto sentì un rumore,  solo allora si accorse che la porta era aperta. Si affacciò per un attimo dalla stanza per vedere se ci fosse qualcuno nel corridoio, non vedendo nessuno chiuse la porta.

 Len se ne stava nascosto dietro un angolo, non riusciva a credere a quello che aveva appena visto. Non può essere... pensava Non è il tipo da ridursi così... Si diresse verso la sua stanza ma si arrestò proprio davanti alla porta, esitò un momento, infine voltò le spalle e se ne andò via.

 

                                                                                           Note dell’autrice

Perdonate il ritardo! Spero che il capitolo vi abbia incuriosito. Prometto dei risvolti interessanti nelle prossime puntate. Se volete mandarmi una recensione o anche qualche critica le accoglierò volentieri. Dopotutto sono qui anche per migliorami. Grazie!

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Capitolo 6
*** La verità ***


Mentre osservava l'eclissi terminare e la luce tornare sulla città, Len sentiva salire la rabbia e la frustrazione per aver perso i suoi uomini in una missione praticamente inutile, inoltre aver visto Jillian in quelle condizioni lo turbò più di quanto sembrasse. Di lì a poco il sole sarebbe tramontato di nuovo e sarebbe stata di nuovo ora di caccia, ma sapeva che non sarebbe stato in grado a pensare ad altro finché non fosse andato fino in fondo a questa storia. Continuava ad avere quella scena davanti agli occhi non riuscendo a credere che proprio una come lei si fosse ridotta in quelle condizioni. Non voleva passare per un ficcanaso, ma si torturava al pensiero che la sua amica si stesse distruggendo con le sue stesse mani. Dopo aver esitato a lungo si decise a parlarle. Solo allora si accorse che il sole era già tramontato. Scese di sotto a cercarla, ma quando chiese di lei le dissero che era uscita a fare la ronda. E' andata a caccia da sola?

 Nel silenzio della notte Jillian ripensava alle parole dell'immortale; le sue parole gli rimbombavano nella testa senza sosta. Non era certa se fidarsi o meno, i nemici dei suoi nemici erano suoi amici? Sentiva sulle spalle la responsabilità della vita dei suoi compagni; doveva decidere cosa fare e in fretta, sentiva che aveva poco tempo.
La luce della luna era talmente forte che la notte sembrava giorno. Aveva sempre preferito andare a caccia in nottate simili, era più facile prendere la mira.
Scivolava silenziosa per i vicoli della parte nuova delle città, seguiva ogni piccolo rumore alla ricerca di una pista da seguire; fino a quando non era tornata non si era mai accorta di quanto gli fosse mancata la caccia. Dal momento dell'eclissi, quando aveva piantato una pallottola nella fronte di quel vampiro, sentì una sensazione tutta nuova, come se il suo desiderio di vendetta si fosse risvegliato e un pezzo di quello che era una volta fosse tornato a far parte di lei. Non passò molto tempo che trovò un gruppo di quei mostri che stavano salassando una vittima catturata da poco, ne contò quattro. Si nascose dietro un angolo e strinse le sue armi tra le mani, trasse un respiro profondo e si avventò su di loro. I primi due li prese subito alla testa prima ancora che potessero contrattaccare, gli alti due si gettarono sui due lati opposti del vicolo, Jillian indietreggiò un poco cercando di prendere la mira. L'attaccarono contemporaneamente. La ragazza fece una capriola in avanti e subito si girò sparando in direzione dei suoi avversari; una dei due andò verso di lei sferrandole un pugno, Jillian lo evitò per un soffio, quindi la atterrò con un calcio che colpì la vampira in pieno volto, finendola non appena toccò terra. Subito iniziò a sparare verso l'altro vampiro che saltava da una parte all'altra cercando di evitare le pallottole, svuotò entrambi i caricatori delle sue pistole. Si allontanò di corsa mentre ricaricava le sue armi, a un tratto si fermò aspettando che il non-morto si avvicinasse. Atterrò dietro di lei con un passo felino. Jill sentì il suo fiato senza vita dietro il collo;  si girò all’ultimo momento dandogli un calcio e spaccandogli il ginocchio. Il vampiro cacciò un urlo di dolore che fu soffocato dalla canna della pistola che Jillian gli ficcò in bocca, premette il grilletto e vide la sua testa esplodere in una nuvola di sangue. Osservò il corpo di quella creatura stesa a terra e vedeva sgorgare quel sangue non suo. Al sorgere del sole quel cadavere sarebbe diventato cenere. Stava ancora immersa nei suoi pensieri quando d'istinto puntò la pistola verso una figura a qualche metro da lei. Era una donna, una degli immortali che erano al tempio.
-Che cosa vuoi?- domandò Jillian continuando a tenere l'arma puntata contro di lei.
-Sei molto abile, i miei complimenti- disse la donna ignorando la domanda
-Ho detto- scandì bene le parole -che cosa vuoi?-
-Io so cosa ti affligge-
-E allora?-
-Io posso aiutarti-
-Nessuno può aiutarmi-
-Questo lo dici tu-
Jillian non rispose, continuò a tenere la pistola puntata.
-Capisco che hai dei problemi a fidarti di me- continuò l'immortale -ma noi vi osserviamo da molto tempo. Meritate rispetto, ed è giunto il momento che vi ripaghiamo per il vostro coraggio offrendovi il nostro sostegno- guardò Jillian negli occhi -Lasciati aiutare da me, sai bene che il tuo tempo sta per scadere, cos'hai da perdere?-
La ragazza ricambiò il suo sguardo: gli occhi degli immortali nascondevano un lungo passato e una triste esperienza, non vedeva nessun tipo di aggressività nel suo sguardo, nè di arroganza. Che sia sincera? Dopo tutto ha ragione...ora come ora non ho niente da perdere.

 Jill rientrò alla base un po' confusa per l'incontro avuto poco prima, forse aveva una speranza, ma non ne era molto sicura.
Rientrò nella sua stanza, chiuse la porta e voltandosi trovò con sua sorpresa Len che la aspettava, stava appoggiato all'armadio con le braccia conserte e un'esperessione che non avrebbe saputo definire: -Sei andata a caccia da sola- esordì l'amico
-Sì- rispose Jillian con aria interrogativa
-A quanto pare ti sei scordata cosa vuol dire "lavoro di quadra"- si avvicinò a lei -e ti sei scordata anche che noi eravamo come una famiglia, e che ti piaccia o no qua ci sono persone che si preoccupano per te-
-Non capisco di cosa parli- disse Jill passandogli a fianco. Len la afferrò per un braccio:-Io invece penso di si. Te ne sei andata per tanto tempo senza dare tue notizie, poi piombi qua come se niente fosse pretendendo che nessuno ti faccia domande. Puoi stare male quanto vuoi, ma ciò non vuol dire che ti puoi comportare nel peggiore dei modi-
Jillian cercò di divincolarsi dalla sua presa:-Si può sapere che vuoi dire?-
-Che voglio dire?- le lasciò il braccio con rabbia -ti ho vista, prima, con la siringa piantata nel braccio. Di cosa ti fai eh?-
Jillian non sapeva se essere più mortificata per il fatto che Len l'avesse vista o per il fatto che credeva che si drogasse. La rabbia e la frustrazione salirono in lei e ad un tratto tutto ciò che teneva dentro le uscì fuori:-Vuoi sapere di cosa mi faccio?- sbottò. Dirigendosi al cassetto dell'armadio, prese una piccola borsa -Ecco!- la lanciò a Len che la prese al volo. Len vide che dentro c'erano varie siringhe; esaminò il loro contenuto:-Ma questo è...-
-Sangue!- concluse Jillian con gli occhi pieni di lacrime di rabbia -me le rimedia Dominc, per evitare che io possa mutare-
A queste parole il cuore di Len saltò un battito. Jill si strappò di dosso l'alto collarino nero di stoffa che le copriva tutto il collo mostrando la cicatrice di un morso di vampiro.
-E' per questo che me ne sono andata- disse la ragazza cercando di trattenere le lacrime -Sono una terminale Len-
L'amico faticava a credere ai suoi occhi, riuscì a malapena a balbettare qualche parola:-Da...da quanto tempo...-
-Dalla morte di Jeff- rispose Jillian abbassando lo sguardo -il mio primo istinto era stato quello di farla finita...ma così avrei mancato dall'esaudire il suo ultimo desiderio-
-E qual'era?-
-Restare viva-
Len si sentì svuotato. In quel momento avrebbe voluto abbracciarla e confortarla in qualche modo, ma invece restò lì, a guardarla, sentendola distante come mai prima di allora.

 

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Capitolo 7
*** Un anno prima (parte 1) ***


-Una discoteca?- Len guardò Zoe con aria stupita.
-E allora?- sorrise la ragazza -vediamo se sanno ballare-  Detto questo saltò giù dal solaio nel quale si erano intrufolati, raggiungendo così il passaggio che li avrebbe portati all’interno del locale.
Dopo tanto cercare finalmente i cacciatori avevano trovato uno dei luoghi di raduno dei vampiri, e quella sera anche i cacciatori avrebbero partecipato alla serata.
La musica rimbombava nella sala tra le luci e l'odore di sudore e sangue, tanto forte da coprire l'odore degli umani a sangue caldo che si aggiravano per la folla. Zoe camminava con movimenti sinuosi nel suo aspetto da valchiria; lanciò un'occhiata ai suoi compagni, poco lontano vide Jeff che le fece un cenno con la testa, lei annuì. Passò a fianco di un vampiro che la guardò con aria interessata, Zoe le fece un sorriso poi con naturalezza estrasse un pugnale e lo conficcò nel cuore del non-morto, non appena il corpo toccò terra impugnò la pistola e tutti i suoi compagni insieme a lei. I cacciatori iniziarono a fare strage di tutti i vampiri presenti. Len stava ricaricando l'arma mentre una creatura stava correndo verso di lui, ma non riuscì a raggiungerlo perché colpito in testa da Jillian. Svuotò vari caricatori sui mostri sgomenti e storditi dalle droghe. L'attacco fu un successo. Jillian aveva finito l'ultima sua vittima, quando un vampiro supersite la sopraggiunse alle spalle, ma appena si girò la testa del non-morto rotolò sul pavimento. Jeff rinfoderò la spada: -Ne hai mancato uno- le lanciò uno dei suoi sorrisi vagamente arroganti -la prossima volta stai più attenta ragazzina-
Jillian ricambiò il sorriso e con aria di sfida gli rispose: -Perché dovrei, visto che ci sei tu a finire il mio lavoro?-
Il locale era pieno di corpi di vampiri mutilati, l’irruzione fu un pieno successo. Dopo aver controllato se ci fossero superstiti, infransero le finestre oscurate, così che quando sarebbe giunto il mattino, la luce del sole avrebbe incenerito ciò che rimaneva del massacro appena avvenuto.

 Rientrarono alla base euforici per la buona riuscita della missione. Zoe si fece strada tra i compagni per correre a dare una pacca sulle spalle a Jillian: -Complimenti sorella! Un piano geniale!- Jill vide Len scambiare con Jeff uno dei loro saluti fraterni, erano tutti felici del fatto di essere riusciti a sopravvivere ad un attacco tanto rischioso. Poco dopo andarono a riposarsi dopo la lunga nottata di caccia.
Mentre Jillian stava preparando i caricatori delle sue pistole Jeff la raggiunse in camera. Il ragazzo sganciò la cinta che teneva la spada fissata sulla schiena e la gettò sul letto, poi si appoggiò all'armadio guardando la ragazza intenta a preparare le sue armi: -Avanti Jill- le disse -rilassati un momento, la caccia è andata bene, pensa a riposarti-
-Hai notato?- gli rispose mentre continuava a inserire proiettili nel caricatore -Erano tutti neonati-
-Gli anziani non sono tanto stupidi da farsi beccare in posti simili. Ammassati in quel modo non riescono a distinguere bene gli odori, erano anche strafatti. Non sanno nemmeno quali sono i loro punti deboli.-
Jillian si fermò: -Sono stanca di far fuori i neonati, dobbiamo trovare il modo di trovare degli anziani- Si alzò dalla sedia e andò verso la finestra. Jeff la seguì con lo sguardo. Il ragazzo stette per un momento in silenzio mentre si passava la mano tra i capelli scuri, poi si avvicinò a lei, appoggiò una mano alla finestra e osservò insieme alla sua ragazza le prime luci dell'alba che coloravano i contorni della città.
-Che strana vita la nostra- disse Jeff -a volte non so se viviamo per il giorno o per la notte. Rischiare la vita dopo ogni crepuscolo a difendere le persone prigioniere di questa città. Dimmi Jill, ti penti mai di questa scelta?-
-No- rispose continuando a guardare il panorama -I vampiri hanno fatto di questa città la loro fonte di sostentamento. Nessuno può uscire se non da morto...Anni fa giurai a me stessa che avrei fatto in modo che presto o tardi questa città non sarebbe più stata la nostra tomba, ma la loro. Voglio vedere Tanit libera, solo questo, e sono disposta a tutto per far si che ciò si possa realizzare.-
-Un giorno succederà. Ma fino ad allora cerca di non farti ammazzare ok?- detto questo fece voltare Jillian e la afferrò per le spalle fissandola con i suoi occhi azzurro cielo, diventò d'un tratto serio.
 -Promettimi- le disse -che qualunque cosa accada tu resterai in vita, e realizzerai il tuo sogno-
Jillian ricambiò il suo sguardo perplessa dalla sua strana richiesta: -Stai bene Jeff?- gli chiese accennando un sorriso
-Promettimelo- ripeté con tono più dolce mentre le accarezzava il viso.
Jill annuì debolmente: -Te lo prometto- Percepiva la sua preoccupazione, tuttavia quando il suo ragazzo dimostrava di stare in ansia per lei non poteva fare a meno di rimanere un po' stupita dalla cosa, essere tanto dolce e premuroso non sembravano atteggiamenti da Jeff, solo a lei riservava tali attenzioni.
-Non starai diventando un po' troppo tenero?- aggiunse poi rcon un mezzo sorriso.
Jeff scoppiò a ridere e la strinse fra le braccia. Le disse che doveva andare da Len per discutere di un nuovo piano d'attacco molto importante. Fece qualche passo poi si arrestò: -Dimenticavo...- tornò da lei e la baciò, dopodichè le sussurrò scostandole i capelli dal viso: -Vai a riposarti ok?-
-Ma te ne vuoi andare, sì o no?- Gli disse Jill in tono scherzoso. Jeff ubbidì facendole l'occhiolino prima di uscire dalla stanza.

Jill non riuscì ad addormentarsi, notando che Jeff non era ancora tornato in camera scese di sotto. Lo vide ad un tavolo mentre discuteva con Len. Dopo averli raggiunti gli chiese di cosa stavano discutendo con tanto interesse. I due dopo un momento di esitazione le dissero di aver scoperto un sistema per entrare nel Tempio del Sangue. Avevano posticipato a lungo l’attacco, data la pericolosità del luogo. Era infatti risaputo che quello luogo di culto dei vampiri, e quindi sicuramente avrebbero trovato degli anziani. Jillian si offrì comunque di partecipare allo sviluppo del piano d’attacco.
Di comune accordo avevano deciso che avrebbero agito in pieno giorno, prendendosi così ventiquattro ore di riposo.
Dopo essere tornati in camera, Jeff tornò a osservare la luce del giorno che illuminava la città.
-A volte mi domando se sto facendo la cosa giusta-
-Che vuoi dire?- gli domandò Jillian abbracciandolo da dietro.
-Se questa guerra possa portare realmente da qualche parte, o se sto solo guidando la gente che amo incontro a  una morte senza senso-
-Tu e le tue supposizioni...I dubbi non ti servono a niente, ti fanno stare male inutilmente. E poi stiamo andando bene. Tra non molto saranno loro a temere noi e non il contrario-
Jeff si voltò verso di lei prendendola tra le braccia.
-Ma come fai ad essere così?- le disse sorridendo
-Così come?-
-Non c’è un modo per dirlo, sei tu e basta- detto questo la baciò stringendola al petto, mentre fuori la città  viveva un altro giorno.

 

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