Aeternus di Astrid Leda (/viewuser.php?uid=206055)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Lux ***
Capitolo 2: *** L'eclissi ***
Capitolo 3: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 4: *** I cacciatori ***
Capitolo 5: *** I dubbi del dolore ***
Capitolo 6: *** La verità ***
Capitolo 7: *** Un anno prima (parte 1) ***
Capitolo 1 *** Prima Lux ***
La luce della luna sfiorava i tetti della città,
accarezzando ogni profilo
con velata noncuranza. I grattacieli si affiancavano alle antiche
costruzioni
come degli ospiti ingrati. Tanit è sempre stata una
città unica nel suo genere,
dove antico e nuovo convivevano in una sgraziata armonia. Fin dalle
prime
memorie della storia, gli scuri edifici di pietra con i suoi alti
colonnati, i
fregi lavorati e le statue minacciose, hanno visto mutare il mondo come
spettatori silenziosi. Hanno osservato come gli uomini prendessero
posto in una
realtà che non gli apparteneva, ma nella quale si sono
imposti con prepotenza.
Il perché non demolirono gli antichi edifici
restò un mistero per molto tempo:
c'è chi dice che si rifiutarono spontaneamente per non far
sparire una
testimonianza storica, altri affermarono di essere stati intimoriti
dalle
storie di varie maledizioni che proteggessero quelle mura, infine
isolate
storie parlavano di qualcuno che glielo impedì offrendogli
in cambio la
sopravvivenza della loro gente; fu il tempo a rivelare la
verità.
Sul tetto del grattacielo a fianco della Cattedrale Buia, due
figure si
avvicinavano lentamente tra loro con passo lento ma deciso. Si
arrestarono ad
un metro e mezzo circa l'una dall'altra. -E' tutto pronto?- chiese una
voce
maschile seria e profonda.
-Sì- rispose l'altra figura con sicurezza -abbiamo avuto dei
problemi, ma
finalmente siamo pronti-
-Bene, fate in modo di essere nel posto giusto prima del...- l'uomo si
voltò di
scatto verso una sagoma che era già sparita
nell'oscurià. Si avvicinò verso il
bordo e guardò di sotto verso le strade deserte. La luce
lunare scorse degli
occhi di ghiaccio che scrutavano il buio. Qualcuno li stava spiando.
Dall'altra parte della città l'inquieto silenzio
veniva rotto da un timido
vociare che proveniva in fondo a Sunset Street. Là si
trovava l'unico locale
aperto tutta la notte, dove i nottambuli di ogni provenienza potevano
aspettare
l'alba senza troppe preoccupazioni. I clienti del bar parlavano con i
propri
interlocutori moderando intenzionalmente la voce ed evitando di
incrociare lo
sguardo con altri. A un tratto un uomo seduto al bancone
scattò in piedi,
probalilmente incentivato dai fumi dell'alcool: -Sono tutte stronzate!-
urlò
all'amico -Parli di quando sarà tutto finito, non ti rendi
conto che finirà
tutto quando saremo tutti cadaveri? Tu non sei d'accodo dolcezza?-
domandò
voltandosi verso la barista al di là del bancone che
continuò indifferente ad
asciugare un bicchiere -Fai tanto la dura pensando che il tuo buco
possa
passare inosservato in eterno, ma sai benissimo che presto o tardi ci
scoveranno e ci faranno a pezzi.-
La giovane donna continuò a fingere di non aver sentito, non
alzò lo sguardo
ma si arrestò come se contemplasse il bicchiere che stava
asciugando fino ad un
attimo prima. Intanto un giovane chino sulla sua birra stava osservando
tutta
la scena seduto in un angolo del locale.
-Mi hai sentito dolcezza?- continuò l'uomo con
arroganza.
-Ti ho sentito- rispose infine la barista -ma chiamami ancora
"dolcezza" e dovrai mangiare con la cannuccia per il resto dei tuoi
giorni-
L'uomo sghignazzando avvicinò la mano al viso della ragazza,
ma lei con un
gesto fulmineo gli afferrò il braccio le lo tirò
verso di sé, poi gli spinse la
faccia sul bancone premendogli il gomito dietro il collo mentre
stringeva
ancora il bicchiere nella mano. Si avvicinò all'orecchio
dello sventurato
facendo tuttavia in modo che anche altri sentissero ciò che
aveva da dirgli:
-Ascoltami bene: il fatto che voi siate qua dentro non è un
favore che fate a
me, ma un favore che faccio io a voi. Probabilmente questo buco
è l'unica
possibilità per voi insignificanti caproni di uscire di casa
e tornarci con le
vostre gambe. Anzi, questo buco è con tutta
probabilità il luogo più sicuro
della città, anche più sicuro di quel tugurio
senza finestre che tu chiami
casa. E' grazie a me che sei ancora vivo, e dato che la tua
insignificante vita
è nelle mie mani sono libera di togliertela quando voglio.
Ora esci da qui ne
se hai le palle.-
Dopo aver detto questo, con un gesto brusco lo lasciò andare
e continuò il suo lavoro come se niente fosse. L'uomo
palesemente scosso si
allontanò lentamente e con lo sguardo basso andò
a sedersi in un tavolo più
lontano. Il ragazzo all'angolo accennò un sorriso e
tornò a sorseggiare la sua
birra.
Arrivò l'alba ed il locale si svuotò man
mano che si faceva sempre più giorno.
La giovane barista iniziò a rivoltare le sedie sui tavoli
quando una voce la
distrasse dalle sue solite mansioni.
-Sei sempre così affabile con i tuoi clienti?- era il
giovane spettatore di
qualche ora prima, se ne stava appoggiato ad una parete con le braccia
conserte -Jillian Storm-
La ragazza scrollò la testa per tirare indietro i capelli
castani che le
arrivavano all'attaccatura del collo, poi si voltò verso il
ragazzo e si
appoggiò al tavolo imitando al posizione del vecchio amico.
-Len Forest- gli rispose Jillian con tono misto tra sorpresa e fastidio
-come
hai fatto a trovarmi?-
-Non è stato poi tanto difficile- disse Len avvicinandosi
-quando sono venuto a
sapere del famoso locale che non chiude neanche dopo il tramonto, ho
subito
pensato che solo una folle come te riuscirebbe a tenere a bada un
intero
quartiere-
-Che cosa vuoi?- tagliò corto Jillian.
-Sono venuto a convincerti a tornare- affermò Len con tono
più serio.
-Allora sprechi il tuo tempo- ribattè brusca la ragazza
-perché io non ho
intenzione di tornare-
-Avanti Jill! Non dire cazzate! Sai che abbiamo bisogno di te. Inoltre
ho fatto
una scoperta che di sicuro giocherà a nostro favore...-
-Piantala Len!- lo interruppe Jill seccata mettendosi bene in piedi
-Non mi
interessa niente! Ormai sono fuori. Sono stanca di buttarmi in missioni
suicide, e ormai dovresti esserlo anche tu-
Len si incupì: -E' per Jeff non è vero?-
Nell'udire quel nome lo sguardo di Jillian si rabbuiò:
-No...non solo-
-Allora cosa?- insistette Len.
-Non sono affari tuoi- concluse Jill -è una cosa che
riguarda me e nessun
altro. Ora ti sarei grata se te ne andassi-
Len, per nulla convito si diresse verso l'uscita. Prima di uscire le
disse con
calma: -Se cambi idea, sai dove trovarmi- poi chiuse la porta dietro di
se,
mentre Jillian fissava un punto indefinito verso il bancone immersa nei
suoi
pensieri. Fuori dal locale Len si voltò un attimo ad
osservale la piccola
insegna sopra l'entrata: "Prima Lux".
Che strano nome per un
locale notturno. Pensò.
Accennò un sorriso prima di
voltarsi poi con passo lento e le mani in tasca se ne andò.
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Capitolo 2 *** L'eclissi ***
Jillian camminava per le strade di Tanit assorta nei suoi
pensieri.
Osservava la gente che le passava vicino. Rimaneva spesso stupita
dall'enorme
noncuranza dei suoi concittadini, come se di giorno ci fosse una
città del
tutto diversa da quella della notte. Si insinuava con passo leggero tra
la
folla: il giubbotto di pelle aperto, le mani in tasca, la testa bassa e
la
lunga frangia sugli occhi. A volte si voltava leggermente per osservare
per un
attimo degli esempi di gioia di vita, come dei bambini che giocavano o
delle
coppie che si abbracciavano. Stupidi, pensava. Sono
tutti un branco di stupidi idioti. Perché continuano a
fingere di non sapere
niente? Stanno morendo tutti lentamente, e l'unica cosa che sono in
grado di
fare è aspettare la fine senza obbiettare. E dovrei salvarli
io? Gli ho già
regalato cinque anni della mia vita, il mio futuro, i miei ideali, la
mia
anima. Che ci pensi qualcun'altro. Sono stanca di sporcarmi le mani.
Non è più
un mio problema. Ho altro a cui pensare ora, devo salvare
ciò che resta di me
stessa...Non è più un mio problema.
Si diresse al centro della parte più nuova della
città. Dopo alcuni isolati
sempre più deserti, svoltò in un vicolo
apparentemente senza uscita. Con tutta
tranquillità appoggiò la schiena al muro e dopo
aver fatto un sospiro profondo
bussò: diede due colpi rapidi, un colpo più forte
e due colpi rapidi; i colpi
emettevano un suono metallico. Poco dopo la parte di muro a fianco a
lei si
rivelò essere una porta che si aprì rapidamente.
Con altrettanta rapidità
Jillian scivolò dentro, dopodiché la porta si
richiuse immediatamente con un
rumore sordo. Si spostò per le stanze con disinvoltura, fino
ad arrivare al
laboratorio, dove un uomo sulla trentina con una scura capigliatura
arruffata
stava trafficando con un computer. Jillian lo osservò per un
paio di secondi
poi, senza staccargli gli occhi di dosso, chiuse la porta della stanza
facendola sbattere violentemente. Dominic alzò gli occhi e
vide la donna che lo
fissava con aria palesemente seccata.
-Jill!- le disse con aria sorpresa -Che succede?-
-Glielo hai detto tu non è vero?- lo accusò
Jillian avanzando verso di lui
-Hai detto tu a Len dov'ero, non è così?-
-E' stato lui a trovarti, io non c'entro nulla- le rispose tornando al
suo
lavoro -e quando mi ha chiesto se potevi essere nella zona di Sunset
Street non
ho obbiettato-
-Non posso crederci!- sbottò Jill stizzita -Mi avevi
promesso che non
avresti rivelato a nessuno dove fossi!-
-Ed è quello che ho fatto- ribattè Dominic
allontanadosi nuovamente dal suo computer
-E' un anno che imbottisco gli altri di cazzate per pararti il culo. Lo
sapevi
che ti stavano cercando, e che presto o tardi ti avrebbero trovato. Che
pretendi? Sei sparita da un giorno all'altro! E io sono stanco di tutti
questi
segreti. Hai già il mio aiuto per cose più
importanti, ma per questa storia
cavatela da sola.-
-Ascolta Dominic- Jillian si avvicinò appoggiandosi alla
scrivania -so che
mi hai aiutato molto e te ne sarò grata in eterno, ma non
puoi chiedermi di
affrontare il vecchio gruppo, è una cosa che non posso e non
voglio fare-
-Non è un mio problema- tagliò corto l'uomo
-secondo me dovresti tornare e
smetterla di far finta che non te ne frega niente, perché
entrambi sappiamo che
è una grandissima cazzata. Tieni- le porse una piccola borsa
-ho aumentato un
po' la dose, come mi hai chiesto-
Jillian prese la borsa, la guardò per un attimo poi disse:
-Perché dovrei
tornare?-
-Perché è la tua natura Jill- gli rispose l'amico
-non è da te startene con
le mani in mano mentre il mondo sta finendo-
Jillian stava tornado verso il Prima Lux con le parole di
Dominic che gli
rimbombavano nella testa, quando si accorse che la luce se ne stava
andando
rapidamente. Alzò gli occhi al cielo e vide un'eclissi.
Appena l'oscurità
avvolse le strade un terriblie presentimento la trafisse. Una sagoma le
sfrecciò a fianco e si avventò su una bambina a
due metri da lei e cercò di
trascinarla via. Jillian scattò d'impulso. Con un balzo
raggiunse la creatura e
la divise dalla bambina. La creatura le mosrtò i denti
affilati e gli occhi di
ghiaccio, aveva le fattezze di un ragazzo piuttosto giovane. Si
gettò di nuovo
verso la bambina ma Jill lo afferrò per la caviglia mentre
era in aria e lo
scaraventò a terra. Il vampiroo allora crecò di
contrattaccare sferrandole un
calcio che la fece cadere a terra, dopodiché si
avvicinò per sferrarle il colpo
di grazia. Jill aspettò che fosse abbastanza vicino, poi lo
tirò a sè
facendogli perdere l'equilibrio e con una capriola si
ritrovò sopra di lui. Non
gli diede il tempo di reagire che estrasse la pistola e gli
sparò in piena
fronte. Il poco sangue che la creatura aveva in corpo le
macchiò la maglietta bianca.
Si diede uno sguardo intorno: l'oscurità avvolgeva ogni
cosa, e questo non
andava affatto bene. Le cose stavano peggiorando. Ripensò
nuovamente alle
parole di Dominic.
Ha ragione, non posso più restare a guardare senza
far nulla.
Il giorno era stato inghiottito dal buio e sembrava non
lasciarlo andare.
Quella notte diurna cancellò in un attimo quel poco di
normalità che era
rimasta nelle vite dei comuni mortali.
Jillian si diresse in tutta fretta verso casa, sempre più
preoccupata dal
fatto che la luce tardava a tornare. Raggiunse il Prima Lux,
attraversò il
locale sbattendo la porta, salì le scale a due a due e si
diresse verso la sua
camera. Digitò il codice a sei cifre sulla tastiera vicino
al suo armadio. Lo
sportello blindato si aprì lentamente. Jill prese un
caricatore per la sua
arma, poi ne prese un' altra a se le fissò bene entrambe
alla cintura. Prima di
andarsene la sua attenzione fu catturata per un momento dalla spada
riposta
sopra la mensola dall'altra parte della stanza, ricacciò
l'oscuro e triste
pensiero che le attraversò la mente e corse via.
Non passò molto tempo all'arrivo della donna nel punto di
ritrovo del suo
vecchio gruppo.
Rimasero tutti di sasso nel vederla irrompere nella stanza con passo
svelto
e deciso. Aveva ancora i vestiti sporchi del sangue del vampiro che
aveva
ucciso poco prima.
Len non credeva ai suoi occhi nel vedere Jillian dirigersi dritta verso
di
lui, armata, sporca di sangue e con aria decisamente seccata. Era
felice di
vederla, ma guardandola in faccia aveva come l'impressione che gli
avrebbe
sparato da un momento all'altro.
-Mi volevate?- tuonò Jillian -Ebbene eccomi! Si
può sapere cosa diavolo è
successo?-
Nessuno rispose, erano ancora tutti impietriti dalla brusca ricomparsa
della
compagna dopo più di un anno di assenza.
-Dunque?- insistette ancora. Len le lanciò il suo
caratteristico mezzo
sorriso, divertito dalle stranezze del carattere della vecchia amica:
-A quanto
pare c'è un'eclissi-
-Ma pensa un po'! Non me n'ero accorta!- ribatté
ironicamente Jill -Passi
subito a spiegare o devo subirmi ancora la tua faccia compiaciuta?-
Len la invitò a mettersi seduta e a placare il suo istinto
omicida. La
ragazza non molto contenta si sedette su una sedia vicina. L'amico le
passò
accanto sussurrandole che riguardava il motivo per cui passò
da lei pochi
giorni prima, poi si appoggiò ad una scrivania non lontana
ed iniziò ad esporre
la situazione: -Pochi giorni fa siamo venuti a conoscenza dei piani
della
casata dei Teper. A quanto sembra questa eclissi coincide con una
qualche loro
ricorrenza durante la quale dovranno svolgere un qualche rito
particolare,
tuttavia non siamo riusciti a scoprire il motivo di questo rito. La
cosa più
strana è che gli immortali, dopo dieci lunghi anni, sono
nuovamente usciti allo
scoperto, la domanda è: perché proprio ora?-
-Che intendi dire con "usciti allo scoperto"?- domandò un
ragazzo
seduto in fondo.
-Intendo dire che l'altra notte ho trovato un vampiro maciullato, non
da
noi, ma i segni avevano l'inconfondibile firma degli Athanatos-
Jill ebbe un sussulto insieme a tutti gli altri.
Gli Athanatos, l'antica casta degli immortali che da secoli vegliavano
su Tanit
come silenziosi guardiani, da tempo immemorabile in guerra con i
vampiri per
l'egemonia del territorio. Coloro che sparirono nel nulla dopo aver
giurato di
vegliare sugli umani, lasciandoli invece in pasto ai predatori
non-morti.
Len continuò dicendo che è molto probabile che
gli immortali fossero già a
conoscenza dell'eclissi.
Certo. Pensò Jillian tra
sé e sé. Gli immortali sanno
sempre ogni cosa. Sono sempre al corrente di tutto. E restano fermi ad
osservare il mondo che muore lentamente.
All'improvviso a Jill tornarono in mente ricordi di un passato non
lontano. Si guardò intorno e vide tutti i suoi vecchi
compagni di disavventure.
Ripensò a poco più di tre anni prima, quando
crearono la loro squadra per
difendere la città dalle stragi sempre più
frequenti dei non-morti, o vampiri,
come gli piace farsi chiamare. Dopo che gli immortali si erano ritirati
nelle
loro oscure dimore, negando la protezione che avevano promesso agli
esseri
umani, Jill, Len e i loro compagni divennero l'unica
possiblità per i gli
abitanti mortali di Tanit. In pochissimo tempo diventarono sempre
più numerosi
ed organizzati, sotto la guida di Jeff Arker, un giovane che
riuscì a
guadagnarsi la stima di tutti coloro che condividevano la loro stessa
causa.
Ora la sua figura non era altro che una dolce ombra nei ricordi di Jill.
Ma ora non è tempo di perdersi in stupidi ricordi,
il buio si è impossessato
della città, e ciò vuol dire il via libera per le
creature della notte. Se
l'eclissi non finirà al più presto, neanche
l'esercito più letale al mondo
potrebbe impedire a quei mostri di ridurre la gente di Tanit in tanta
carne da
macello. Jill ascoltava le parole di Len, ed era
sempre più
consapevole di dover accantonare i fantasmi del passato e passare
all'azione,
finché era ancora in tempo.
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Capitolo 3 *** Ritorno a casa ***
Finita la riunione Jillian si allontanò in tutta
fretta dalla stanza per
paura che gli altri potessero farle qualche domanda sul suo improvviso
ritorno
o, peggio ancora, sulla sua scomparsa. Nella fuga incrociò
Dominic che le
sorrise soddisfatto confessandole che era certo che sarebbe tornata.
Prima che
potesse rispondergli una voce femminile dal tono gentile li interruppe:
- Non
mi vuoi neanche salutare?-
Jill si voltò e non poté non farsi sfuggire un
sorriso nel rivedere una vecchia
amica dopo tanto tempo. Zoe non era cambiata affatto: gli occhi di
azzurro
cielo sorridevano insieme a lei, i lunghi capelli biondi erano raccolti
in una
coda di cavallo e la corporatura esile era accompagnata dal suo
portamento
elegante, forse troppo per una persona abituata a maneggiare delle
armi. Come al suo solito portava un corpetto scuro e pantaloni
attilati, era una donna che si devertiva molto a giocare con la sua
femminilità, questa era la caratteristica che la
differenziava più di ogni altra cosa da Jillian, che invece
non badava molto al suo aspetto fisico e preferiva la
comodità all'avvenenza. Le due
amiche si scambiarono un lungo abbraccio, intanto Jillian
avvertì proprio la
sensazione che temeva; sentiva la mancanza dei suoi vecchi amici. Per
quanto si potesse allontanare, per quanto avesse voluto tagliare i
ponti con quello che era, non poteva negare che sentiva quel luogo come
casa propria, e forse era proprio questo che la faceva stare
più male.
-Non ti chiederò che fine hai fatto- affermò
subito Zoe non appena si accorse
dello sguardo sfuggente della ragazza -ce l'hai scritto in faccia che
non vuoi
dare spiegazioni, ma almeno fatti dare il "ben tornata a casa" da una
tua cara amica-
-Zoe...- Jill non sapeva da dove cominciare -vorrei tanto poterti dire
che sono
tornata per voi ma...-
-...ma non è così.- concluse Zoe con un sorriso
amaro.
-Mi dispiace...-
-Lascia stare- La interruppe con gesto della mano -La tua vecchia
stanza è
ancora come l'hai lasciata, vai a cambiarti, non so se ti sei accorta
che sei
coperta di sangue-
Solo allora Jill si accorse del suo aspetto e capì il motivo
delle facce
sbigottite di alcuni dei presenti alla riunione.
-Abbiamo mandato una squadra per un sopralluogo, ci vorrà
ancora un po' prima
di andare a calciare qualche sedere non-morto. Vai. Ti
chiamerò io.-
Jillian la ringraziò e si diresse verso quella che era la
sua vecchia stanza evitando volutamente di incrociare lo sguardo con
qualcun'altro. Raggiunse il piano superiore e ad ogni gradino il
macigno nel suo stomaco si
faceva sempre più pesante. Arrivata sulla soglia non era
sicura di voler entrare,
il timore che i ricordi prendessero il sopravvento l'aveva paralizzata,
dopotutto quella non era solo la sua stanza...
Si decise, prese un bel respiro e aprì la porta. Accese la
luce e vide la
stanza esattamente com'era l'ultima volta che l'aveva vista.
L'arredamento era
piuttosto spartano: un tavolo ed un paio di sedie, una armadio grande,
un letto
a due piazze. Jill aprì l'armadio e prese una delle sue
magliette. Mentre si
cambiava si impose con tutte le sue forze di non aprire l'altra anta
dell'armadio.
Si stava sistemando il collarino di stoffa nera che ultimamente era
solita
portare, quando il suo sguardo cadde su una foto che lei conosceva
bene. La
vista le fu offuscata per un attimo da un accenno di lacrime, quando il
bussare
alla porta la salvò dallo scivolare nei ricordi.
-Avanti- disse con voce il più ferma possibile. Len
entrò con cautela nella
stanza. Osservò per un momento Jillian dalla porta: un
fisico slanciato ma ben
allenato era avvolto in vestiti scuri e non molto femminili, i capelli
castani
che arrivavano a malapena alla base del collo le incorniciavano il viso
ovale e
la frangia quasi nascondeva il verde intenso dei suoi occhi dai quali
percepiva
la profonda tristezza che la giovane donna cercava inutilmente di
nascondere..
-Ti disturbo?- esordì Len con una cautela quasi innaturale
per un tipo come
lui. Jill era un po' seccata nel vedere il giovane uomo alla sua porta
convinta che gli avrebbe fatto la paternale, tuttavia scosse la testa e
lo invitò ad entrare. Egli era turbato dal
repentino cambiamento d'umore dell'amica e poteva immaginarne il motivo
senza
problemi: -Come stai?- domandò avvicinandosi.
-Come dovrei stare?- rispose Jillian distogliendo lo sguardo -Il sole
è
sparito, siamo alle porte della fine del mondo e l'unica mia vera
preoccupazione era riuscire a rientrare in questa stanza...era questo
che volevi sentire?-
-Vacci piano. Sono solo venuto a sentire come stai. Vengo in pace.-
Rispose alzando le mani sfoggiando il suo solito sorrisetto ironico.
Jillian incurvò le labbra in un mezzo sorriso. E' incredibile...Ha la dote
naturale di allentare la tensione in ogni situazione. Pensò
la ragazza. Si passo poi una mano tra i capelli tirando un sospiro:
-Sono solo un po' preoccupata. Staremo agendo nel modo giusto?-
Quell'eclissi era come un ritorno a un incubo del passato e un altro
errore sarebbe stato fatale non solo per i cacciatori, ma per tutta la
popolazione umana di Tanit, dato che loro erano la linea sottile che li
separava dalla distruzione o, peggio ancora, dalla schiavitù
eterna.
Len rimase un momento in silenzio cercando di scrutare i pensieri
dell’amica,
poi il suo sguardo si posò sulla foto appesa nell'anta
interna dell’armadio.
-Scommetto che lui saprebbe cosa fare- disse Len osservando la foto che
prima
stava guardando Jill. Nell'immagine erano raffigurati alcuni componenti
del gruppo
tra cui Zoe, e gli stessi Len e Jillian. A fianco a questa, con il
braccio
sulle spalle di Len c'era un ragazzo con lunghi capelli scuri, un po'
più alto
degli altri e che sfoggiava un sorriso luminoso. Vedere Jeff in quella
foto
fece tornare in Jillian quel bruciante senso di vuoto che aveva cercato
di
reprimere ogni giorno dalla sua scomparsa. Len osservava la ragazza,
vedeva in
lei qualcosa di diverso, come se una parte di lei si fosse spezzata e
persa
chissà dove. Jill era sempre stata forte e sicura ma , dopo
gli eventi passati, la sua grande forza di volontà rischiava
di venir meno e questo non poteva accadere. Nemmeno lei stessa si
rendeva conto di cosa volesse dire la sua presenza nella squadra. Len
riusciva a percepire quanto lei si sentisse sotto pressione.
Non certo di cosa potesse fare,
ma sapeva di doverle stare vicino.
Non si può combattere una battaglia mentre si sta perdendo
la propria. Lo
capì in quel momento più che mai.
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Capitolo 4 *** I cacciatori ***
La squadra era
finalmente riunita. Il ritorno
di Jillian sembrò dare un incentivo a tutti gli altri. Anche
lei stessa notò
una vena di speranza nei suoi compagni, ciò non fece altro
che aumentare la sua
preoccupazione; non si sentiva affatto portatrice di speranza
bensì di
sventura, e purtroppo nessuno lo poteva sapere.
La squadra di ricognizione era tornata per informare gli altri sulla
situazione, la quale si rivelava terribilmente tranquilla. Infine
decisero
insieme come avrebbero agito.
Era tutto pronto: il piano era un po' affrettato e forse non era
neanche un
piano vero e proprio, del resto si stavano basando su voci e sussurri
raccolti
per le strade negli ultimi mesi, ma con il buio eterno ci sarebbe stato
il via
libera per i vampiri e la morte certa per tutti loro.
L’ultima eclissi di sole
avvenuta su Tanit fu una stage, non potevano permettere che accadesse
di nuovo.
Se la causa era un rituale sapevano che la fonte di tale potere poteva
provenire solamente dal Tempio del Sangue, quindi avrebbero dovuto
introdursi
nel tempio e cercare di interrompere il rituale. Era una mossa
pericolosa e
azzardata ma le loro scelte erano limitate.
Sapevano già come trovarlo e come entrare; Jill, Len e gli
altri non lo
avrebbero dimenticato neanche volendo. Quella piccola conquista fu
pagata ad un
prezzo troppo alto e forse era finalmente arrivato il momento di
riscattare le
perdite subite.
-Ci divideremo in tre gruppi- esordì Jillian -il primo
gruppo tenterà di
entrare dalla porta principale e sarà comandato da Zoe, lei
saprà cosa fare. Il
secondo gruppo si terrà a distanza come supporto al primo e
sarà guidato da
Jhon. Il terzo gruppo sarà quello dove saremo io e Len,
voglio con noi i soliti
elementi, credo immaginiate già che proveremo ad entrare dal
passaggio nella
statua. Se non avete domande possiamo andare-
-Vorrei venire con voi se è possibile- un ragazzo alto con i
capelli cortissimi
si rivolse a Jill -sono in gamba potrei esservi utile-
La donna lo squadrò un momento: -Come ti chiami ragazzino?-
gli domandò
sprezzante.
-Nick Bresson- le
rispose prontamente
ergendosi in tutta la sua altezza.
Jillian vide Len farle un cenno di consenso, dopodichè si
rivolse al ragazzo:
-Bene Nick Bresson, sei dei nostri. Stacci dietro e fai esattamente
ciò che
dico, se sei in gamba come dici forse riuscirai a sopravvivere- detto
questo si
diresse verso l'armeria seguita da tutti gli altri.
Dopo tanto tempo ormai erano addestrati come un esercito non regolare.
In fila
passarono verso armi e munizioni varie. Jillian, Zoe e Len, come al
solito,
preparavano le loro armi personali, che portavano sempre con loro come
fedeli
compagne: Jillian caricò le sue due semiautomatiche, mentre
Zoe ne aveva solo
una perché prediligeva lame e coltelli. Len
caricò il suo fucile e per un
momento posò lo sguardo sulle due ragazze che si preparavano
per la battaglia,
gli scappò un sorrisetto poi le seguì verso
l’uscita.
Salirono sulle camionette e si diressero per vie differenti verso la
stessa
destinazione. Jillian non salì con gli altri ma prese la sua
moto e si diresse
da sola verso il punto d'incontro.
Zoe e la sua
squadra avevano già attirato
l'attenzione delle guardie mentre cercavano di introdursi nel tempio,
era il
momento giusto per introdursi nel passaggio.
La statua di un angelo spiccava nel cimitero, Jillian non riusciva a
ricordarselo
molto bene ma non fece molta fatica a trovare la leva per aprire il
passaggio:
una ripida scalinata portava in un cunicolo stretto e buio che li
avrebbe
condotti direttamente a fianco della sala principale del tempio. Tempo
prima
quel passaggio fu usato come uscita dopo l'ultima, tragica, missione di
Jill. I
vampiri potevano sapere che fossero a conoscenza
dell’esistenza di quella via
segreta, era quindi probabile che li stessero aspettando. Len, insieme
a tutti
gli altri, camminava con cautela pronto a qualsiasi cosa,
ogni piccolo
rumore gli faceva rizzare le orecchie, il fucile ben stretto in mano,
il dito
pronto sul grilletto; proprio dietro di lui c'era Jill, ben vigile con
le sue pistole
pronte a sparare. L’aria era pesante e
l’umidità si attaccava alla pelle come
una muffa infetta. Il gruppo avanzava con passo felpato ed ogni respiro
leggermente affannoso era rumoroso come uno schiamazzo. Erano tutti
consapevoli
del pericolo che stavano correndo e sarebbe bastato un nulla e tutto
sarebbe
finito.
Qualche metro
più avanti il corridoio
svoltava a destra. Ad un tratto un rumore congelò l'intero
gruppo. Un'imboscata.
Len strinse più saldamente la sua arma tra le mani e
accostò le spalle al muro,
una goccia di sudore gli scendeva lentamente sul collo; fece un cenno
ai suoi
compagni poi prese un respiro profondo ed uscì allo scoperto
verso la parte
nascosta del cunicolo...Non c'era nessuno. Possibile che nessuno li
stesse
aspettando? Questa fu una domanda che si fecero in molti mentre si
dirigevano
verso la loro destinazione. Una piccola scalinata simile a quella
dell'entrata
li condusse ad una porta, Len la aprì con cautela, non vide
nessuno ad
aspettarli. Il piano è andato meglio del previsto.
Mentre si dirigeva
all'interno della stanza qualcosa lo colpì e lo spinse
lontano urtando contro
una parete e facendogli cadere l'arma di mano. -Dannazione!-
esclamò Jillian
con rabbia mentre si lanciò all'interno della stanza;
cercò di tenere sotto
mira un bersaglio fin troppo veloce per lei: -Ce ne sono più
di uno!-
urlò ai compagni che avevano iniziato a sparare alla cieca.
Jillian stava
cercando Len con lo sguardo quando, mentre cercava di evitare le
pallottole dei
suoi nemici, vide uno dei suoi compagni cadere a terra e poi un vampiro
stramazzare al suolo. Sparava fiumi di proiettili centrando solo di
striscio il
suo bersaglio, quando ad un tratto se lo sentì alle spalle.
Fece appena in
tempo a puntare la pistola che le fu tolta di mano e se la
ritrovò a sua volta
puntata davanti ai suoi occhi, poi sentì uno schizzo di
sangue sul viso, era
Len che aveva centrato il vampiro alla nuca. Jillian gli
mandò un cenno di
ringraziamento, poi si riprese la pistola e tornò in aiuto
dei suoi
compagni. Vide il giovane Nick intento a partecipare alla
battaglia, ma
non si era accorto del non-morto che stava per assalirlo alle spalle,
la donna
riuscì appena in tempo a colpire il demone in testa, solo
allora il ragazzo
comprese cosa stava per accadergli. -Fa più attenzione
ragazzino- lo sgridò
Jill -non ci sarò sempre io a salvarti il culo!- Il giovane
le sorrise e
continuò a combattere.
Dopo un duro
scontro riuscirono ad avere la
meglio,anche se fu fin troppo facile, ma uno dei loro era stato ucciso
e non
respirava più. Videro con orrore che era stato morso
più volte, ciò voleva dire
che da lì a poco sarebbe rinato come uno di quei mostri
assassini. Jillian si
avvicinò al corpo di quello che una volta era un suo
compagno e mirò alla
testa, solo in quel modo non si sarebbe più rialzato e
avrebbe riposato in
pace, quindi chiuse gli occhi e sparò. Il giovane Nick
sussultò e sgranò gli
occhi di fronte ad una scena tanto straziante. E' quindi
questa la condanna
per chi diventa un cacciatore? Pensò tra
sé e sé, comprendendo in quel
momento come non mai il terribile compito dei compagni che sopravvivono
agli
scontri con i vampiri. Len gli si avvicinò e gli mise una
mano sulla spalla: -Forza,
andiamo.-
Nick si fece forza e seguì i suoi compagni, non riusciva a
smettere di guardare
Jillian; aveva profonda stima per una persona come lei, era affascinato
dai
racconti delle imprese incredibili di lei e dei suoi compagni, ma in
quel
momento capì davvero cosa voglia dire sopravvivere ad una
battaglia, essere
costretti ad infierire sul corpo dei propri compagni per non essere
costretti
ad ucciderli in seguito. E' questo il prezzo da pagare per proteggere i
propri
cari.
Entrarono
nella sala principale del
tempio e si trovarono di fronte una scena che nessuno di loro si
aspettava: i
vampiri erano stati trucidati dal primo all'ultimo. Proprio in quel
momento
videro anche Zoe e la sua squadra irrompere nella sala con la stessa
espressione stupita dei suoi amici. In piedi fra tanti corpi decapitati
c'erano
solo tre persone, due uomini e una donna che brandivano delle spade
insanguinate.
Non è possibile! Jill continuava a
fissare la scena con gli occhi
spalancati e le pistole puntate sui tre guerrieri. Gli immortali erano
veramente tornati.
Note
dell’autrice
Spero che la
storia fino ad ora sia interessante. Questo è stato il mio
primo componimento,
infatti è stato creato già da molto tempo (prima
che i vampiri fossero di moda
XD ) e che ho riveduto e corretto. Non ho paura delle critiche, anzi ne
ho
veramente bisogno, quindi non esitate ad esprimere il vostro pensiero
riguardo
ogni aspetto (forma, stile, storia, personaggi ecc...).
Farò del
mio
meglio per non deludervi e se vi piace quello che scrivo... beh...
fatemi
conoscere! Grazie infinite, specialmente a chi mi ha mandato le
primissime
recensioni, mi hanno incoraggiato moltissimo.
A presto!
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Capitolo 5 *** I dubbi del dolore ***
L'attacco
al tempio si è rivelato un buco
nell'acqua...Siamo stati degli ingenui a credere che il buio fosse
stato
causato dai rituali dei vampiri...
Jillian non
riusciva a darsi pace; tra i
mille pensieri continuava a chiedersi come diavolo avessero fatto a
ficcarsi in
questo pasticcio. Mentre tornavano alla base ripensava all'esperienza
assurda
che avevano appena vissuto: sono stati i primi umani dopo secoli ad
entrare
nella Cattedrale Buia o, come la chiamano gli immortali, la Casa
di Logos. Sapevano di
correre un rischio seguendo quei tre individui, ma sapevano anche che
dovevano
rischiare; non gli dissero molto, ma gli fecero capire
perfettamente che
erano là per loro. Entrare in quell'edificio le fece uno
strano effetto, era come
introdursi in un mondo senza tempo in grado di essere sia affascinate
che
spaventoso. L’edificio si trovava al centro della parte
vecchia della città, si
diceva che la stessa Tanit fu costruita intorno a quel castello. La
particolarità della Cattedrale Buia era il fatto che non
presentasse alcun tipo
di entrata apparente, col tempo si era arrivato a credere che gli
immortali si
fossero murati al suo interno costruendo una piccola
comunità tagliata fuori
dal mondo; nulla di più lontano dalla verità.
Giunti di fronte alla spessa
facciata della cattedrale, uno dei tre si limitò ad
appoggiare la mano alla
parete sussurrando una specie di formula. Qualche istante dopo, con una
strana
naturalezza, i bassorilievi della parete si mossero e si incastrarono
tra loro
quasi fossero pezzi di un enorme puzzle di pietra, in pochi istanti i
cacciatori si ritrovarono di fronte un enorme portone di pietra che si
aprì con
un’inaspettata leggerezza. I giovani guerrieri entrarono un
po’ titubanti,
mentre anche l’ultimo di loro varcò la soglia
l’entrata si richiuse e tornò
alla forma precedente con la stessa naturalezza con la quale era
comparsa. I tre
guerrieri li condussero per i corridoi
palesemente vecchi di secoli ma incredibilmente ben tenuti. Tutte le
porte di
legno lavorato erano chiuse e alcune anche sorvegliate da guardie. Len
non poté
fare a meno di notare che nessuno di loro portava armi da fuoco, erano
tutti
armati di spade, lance o balestre. Svoltarono un ultimo angolo
finché le
guardie li fermarono, potevano passare solo i tre guerrieri di grado
maggiore.
Jillian concluse che si riferissero a lei, Zoe e Len. Dopo aver
tranquillizzato
i compagni entrarono in un’enorme sala di marmo scuro
costellata di pesanti
colonne. Seguirono i guerrieri immortali lungo la navata centrale e
furono
portati al cospetto di un individuo che chiamavano "maestro". Era un
uomo austero, la sua sola immagine imponeva rispetto, ma ciò
che colpì
profondamente Jillian furono i suoi occhi, di un azzurro glaciale.
Tuttavia il
suo non era uno sguardo vitreo e impassibile come quello dei vampiri ma
profondo e intenso dietro il quale si nascondeva un mondo intero,
celato da un
silenzio denso di saggezza.
Tornati alla base
Jill andò a sedersi vicino
alla finestra per meditare, come era sua abitudine e, come succedeva di
solito,
Zoe la raggiunse e si sedette a fianco a lei. Per un attimo le
sembrò di essere
tornata indietro di due anni, quando lei si isolava dal mondo e la sua
amica
accorreva per riportarla sulla terra.
-Che ne pensi?- le domandò Zoe.
-Penso che è pazzesco-
-Hai ragione... Non capita tutti i giorni di essere invitati a casa
degli
immortali-
-Quello che mi da più da pensare è quello che
abbiamo sentito- disse Jillian
continuando a fissare fuori dalla finestra -I vampiri hanno
approfittato dell'eclissi
per introdursi nella Cattedrale Buia. Sono riusciti a fregare gli
immortali,
anche loro credevano che l'eclissi fosse stata provocata dal rituale.
Neanche
gli Athanatos sanno cosa succederà e questo non mi rende
affatto tranquilla.
Tutto quello che possiamo fare è aspettare la notte e questo
mi fa
impazzire...-
Zoe osservava la vecchia amica fissare fuori dalla finestra, riusciva a
percepire la sua enorme tristezza. Dopo un attimo di esitazione si
decise
finalmente a farle quella domanda che ha evitato di farle fin dal suo
ritorno:
-Perché te ne sei andata?-
Jillian si voltò verso di lei evitando di incrociare il suo
sguardo: -Zoe...-
fece un sospiro profondo -perché vuoi saperlo?-
Zoe continuava a guardarla facendosi sempre più cupa:
-Perché sono tua amica-
Jillian aprì bocca per rispondere ma non le diede il tempo-
Lo so che ti avevo
detto che non ti avrei fatto domande, ma la cosa sembra più
grave del solito e
non ho voglia di giocare a fare la comprensiva. Abbiamo rischiato la
vita
insieme milioni di volte e ti sei sempre fidata di me. Ma a quanto
sembra non è
più così-
-Non è facile da spiegare-
-Allora provaci!- La ragazza fece infine trasparire la sua
preoccupazione -Cosa
ti è successo Jill? Capisco che non posso capire in pieno
cosa hai passato, ma
non puoi scappare così. La perdita di Jeff è
stato un brutto colpo per tutti
quanti. Eravamo persi senza di lui, ma siamo andati avanti. Se avessimo
mollato
ora non saremmo qui e gli immortali non starebbero dalla nostra parte-
-Non ti sembra di essere troppo ottimista?- rispose Jill con
aria
noncurante.
-Non ti riconosco più- sospirò rassegnata -la Jillian
che conosco non è
così-
-Infatti- affermò Jill alzandosi -non sono più la Jillian
che conosci- le
mise una mano sulla spalla e se andò via. Zoe guardava
l'amica mentre si
allontanava cercando di capire quale ombra avesse oscurato il suo animo
a tal
punto, voleva fare qualcosa per aiutarla, solo che non sapeva cosa.
Jillian
si diresse verso la sua stanza.
Non appena varcò la porta una fitta al petto la fece
barcollare;
con il respiro affannoso cercò nella piccola borsa che aveva
legata alla
cintura da dove tirò fuori una siringa. Si
appoggiò di peso contro il muro e si
iniettò la dose nel braccio. Iniziò a respirare
sempre più lentamente e sentì i
battiti del suo cuore rallentare. Mentre estraeva la siringa fissava il
vuoto e
sentiva gli occhi bruciargli di lacrime. Ad un tratto sentì
un rumore, solo
allora si accorse che la porta era
aperta. Si affacciò per un attimo dalla stanza per vedere se
ci fosse qualcuno
nel corridoio, non vedendo nessuno chiuse la porta.
Len se
ne stava nascosto dietro un
angolo, non riusciva a credere a quello che aveva appena visto. Non
può
essere... pensava Non è il tipo da
ridursi così... Si diresse
verso la sua stanza ma si arrestò proprio davanti alla
porta, esitò un momento,
infine voltò le spalle e se ne andò via.
Note
dell’autrice
Perdonate il
ritardo! Spero che il capitolo vi abbia incuriosito. Prometto dei
risvolti
interessanti nelle prossime puntate. Se volete mandarmi una recensione
o anche qualche
critica le accoglierò volentieri. Dopotutto sono qui anche
per migliorami.
Grazie!
|
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Capitolo 6 *** La verità ***
Mentre osservava
l'eclissi terminare e la
luce tornare sulla città, Len sentiva salire la rabbia e la
frustrazione per
aver perso i suoi uomini in una missione praticamente inutile, inoltre
aver
visto Jillian in quelle condizioni lo turbò più
di quanto sembrasse. Di lì a
poco il sole sarebbe tramontato di nuovo e sarebbe stata di nuovo ora
di
caccia, ma sapeva che non sarebbe stato in grado a pensare ad altro
finché non
fosse andato fino in fondo a questa storia. Continuava ad avere quella
scena
davanti agli occhi non riuscendo a credere che proprio una come lei si
fosse
ridotta in quelle condizioni. Non voleva passare per un ficcanaso, ma
si
torturava al pensiero che la sua amica si stesse distruggendo con le
sue stesse
mani. Dopo aver esitato a lungo si decise a parlarle. Solo allora si
accorse
che il sole era già tramontato. Scese di sotto a cercarla,
ma quando chiese di
lei le dissero che era uscita a fare la ronda. E' andata a
caccia da sola?
Nel
silenzio della notte Jillian ripensava
alle parole dell'immortale; le sue parole gli rimbombavano nella testa
senza
sosta. Non era certa se fidarsi o meno, i nemici dei suoi nemici erano
suoi
amici? Sentiva sulle spalle la responsabilità della vita dei
suoi compagni;
doveva decidere cosa fare e in fretta, sentiva che aveva poco tempo.
La luce della luna era talmente forte che la
notte sembrava giorno. Aveva sempre preferito andare a caccia in
nottate
simili, era più facile prendere la mira.
Scivolava silenziosa per i vicoli della parte
nuova delle città, seguiva ogni piccolo rumore alla ricerca
di una pista da
seguire; fino a quando non era tornata non si era mai accorta di quanto
gli
fosse mancata la caccia. Dal momento dell'eclissi, quando aveva
piantato una
pallottola nella fronte di quel vampiro, sentì una
sensazione tutta nuova, come
se il suo desiderio di vendetta si fosse risvegliato e un pezzo di
quello che
era una volta fosse tornato a far parte di lei. Non passò
molto tempo che trovò
un gruppo di quei mostri che stavano salassando una vittima catturata
da poco,
ne contò quattro. Si nascose dietro un angolo e strinse le
sue armi tra le
mani, trasse un respiro profondo e si avventò su di loro. I
primi due li prese
subito alla testa prima ancora che potessero contrattaccare, gli alti
due si
gettarono sui due lati opposti del vicolo, Jillian
indietreggiò un poco
cercando di prendere la mira. L'attaccarono contemporaneamente. La
ragazza fece
una capriola in avanti e subito si girò sparando in
direzione dei suoi
avversari; una dei due andò verso di lei sferrandole un
pugno, Jillian lo evitò
per un soffio, quindi la atterrò con un calcio che
colpì la vampira in pieno
volto, finendola non appena toccò terra. Subito
iniziò a sparare verso l'altro
vampiro che saltava da una parte all'altra cercando di evitare le
pallottole,
svuotò entrambi i caricatori delle sue pistole. Si
allontanò di corsa mentre
ricaricava le sue armi, a un tratto si fermò aspettando che
il non-morto si
avvicinasse. Atterrò dietro di lei con un passo felino. Jill
sentì il suo fiato
senza vita dietro il collo; si
girò all’ultimo
momento dandogli un calcio e spaccandogli il ginocchio. Il vampiro
cacciò un
urlo di dolore che fu soffocato dalla canna della pistola che Jillian
gli ficcò
in bocca, premette il grilletto e vide la sua testa esplodere in una
nuvola di
sangue. Osservò il corpo di quella creatura stesa a terra e
vedeva sgorgare
quel sangue non suo. Al sorgere del sole quel cadavere sarebbe
diventato
cenere. Stava ancora immersa nei suoi pensieri quando d'istinto
puntò la
pistola verso una figura a qualche metro da lei. Era una donna, una
degli
immortali che erano al tempio.
-Che cosa vuoi?- domandò Jillian continuando a tenere l'arma
puntata contro di
lei.
-Sei molto abile, i miei complimenti- disse la donna ignorando la
domanda
-Ho detto- scandì bene le parole -che cosa vuoi?-
-Io so cosa ti affligge-
-E allora?-
-Io posso aiutarti-
-Nessuno può aiutarmi-
-Questo lo dici tu-
Jillian non rispose, continuò a tenere la pistola puntata.
-Capisco che hai dei problemi a fidarti di me- continuò
l'immortale -ma noi vi
osserviamo da molto tempo. Meritate rispetto, ed è giunto il
momento che vi
ripaghiamo per il vostro coraggio offrendovi il nostro sostegno-
guardò Jillian
negli occhi -Lasciati aiutare da me, sai bene che il tuo tempo sta per
scadere,
cos'hai da perdere?-
La ragazza ricambiò il suo sguardo: gli occhi degli
immortali nascondevano un
lungo passato e una triste esperienza, non vedeva nessun tipo di
aggressività
nel suo sguardo, nè di arroganza. Che sia
sincera? Dopo tutto ha
ragione...ora come ora non ho niente da perdere.
Jill
rientrò alla base un po' confusa
per l'incontro avuto poco prima, forse aveva una speranza, ma non ne
era molto
sicura.
Rientrò nella sua stanza, chiuse la porta e voltandosi
trovò con sua sorpresa
Len che la aspettava, stava appoggiato all'armadio con le braccia
conserte e
un'esperessione che non avrebbe saputo definire: -Sei andata a caccia
da sola-
esordì l'amico
-Sì- rispose Jillian con aria interrogativa
-A quanto pare ti sei scordata cosa vuol dire "lavoro di quadra"- si
avvicinò a lei -e ti sei scordata anche che noi eravamo come
una famiglia, e
che ti piaccia o no qua ci sono persone che si preoccupano per te-
-Non capisco di cosa parli- disse Jill passandogli a fianco. Len la
afferrò per
un braccio:-Io invece penso di si. Te ne sei andata per tanto tempo
senza dare
tue notizie, poi piombi qua come se niente fosse pretendendo che
nessuno ti faccia
domande. Puoi stare male quanto vuoi, ma ciò non vuol dire
che ti puoi
comportare nel peggiore dei modi-
Jillian cercò di divincolarsi dalla sua presa:-Si
può sapere che vuoi dire?-
-Che voglio dire?- le lasciò il braccio con rabbia -ti ho
vista, prima, con la
siringa piantata nel braccio. Di cosa ti fai eh?-
Jillian non sapeva se essere più mortificata per il fatto
che Len l'avesse
vista o per il fatto che credeva che si drogasse. La rabbia e la
frustrazione
salirono in lei e ad un tratto tutto ciò che teneva dentro
le uscì fuori:-Vuoi
sapere di cosa mi faccio?- sbottò. Dirigendosi al cassetto
dell'armadio, prese
una piccola borsa -Ecco!- la lanciò a Len che la prese al
volo. Len vide che
dentro c'erano varie siringhe; esaminò il loro contenuto:-Ma
questo è...-
-Sangue!- concluse Jillian con gli occhi pieni di lacrime di rabbia -me
le
rimedia Dominc, per evitare che io possa mutare-
A queste parole il cuore di Len saltò un battito. Jill si
strappò di dosso
l'alto collarino nero di stoffa che le copriva tutto il collo mostrando
la
cicatrice di un morso di vampiro.
-E' per questo che me ne sono andata- disse la ragazza cercando di
trattenere
le lacrime -Sono una terminale Len-
L'amico faticava a credere ai suoi occhi, riuscì a malapena
a balbettare
qualche parola:-Da...da quanto tempo...-
-Dalla morte di Jeff- rispose Jillian abbassando lo sguardo -il mio
primo
istinto era stato quello di farla finita...ma così avrei
mancato dall'esaudire
il suo ultimo desiderio-
-E qual'era?-
-Restare viva-
Len si sentì svuotato. In quel momento avrebbe voluto
abbracciarla e
confortarla in qualche modo, ma invece restò lì,
a guardarla, sentendola
distante come mai prima di allora.
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Capitolo 7 *** Un anno prima (parte 1) ***
-Una discoteca?-
Len guardò Zoe con aria
stupita.
-E allora?- sorrise la ragazza -vediamo se sanno ballare- Detto questo
saltò giù dal solaio nel quale si
erano intrufolati, raggiungendo così il passaggio che li
avrebbe portati
all’interno del locale.
Dopo tanto cercare finalmente i cacciatori avevano trovato uno dei
luoghi di
raduno dei vampiri, e quella sera anche i cacciatori avrebbero
partecipato alla
serata.
La musica rimbombava nella sala tra le luci e l'odore di sudore e
sangue, tanto
forte da coprire l'odore degli umani a sangue caldo che si aggiravano
per la
folla. Zoe camminava con movimenti sinuosi nel suo aspetto da
valchiria; lanciò
un'occhiata ai suoi compagni, poco lontano vide Jeff che le fece un
cenno con
la testa, lei annuì. Passò a fianco di un vampiro
che la guardò con aria
interessata, Zoe le fece un sorriso poi con naturalezza estrasse un
pugnale e
lo conficcò nel cuore del non-morto, non appena il corpo
toccò terra impugnò la
pistola e tutti i suoi compagni insieme a lei. I cacciatori iniziarono
a fare
strage di tutti i vampiri presenti. Len stava ricaricando l'arma mentre
una
creatura stava correndo verso di lui, ma non riuscì a
raggiungerlo perché
colpito in testa da Jillian. Svuotò vari caricatori sui
mostri sgomenti e
storditi dalle droghe. L'attacco fu un successo. Jillian aveva finito
l'ultima
sua vittima, quando un vampiro supersite la sopraggiunse alle spalle,
ma appena
si girò la testa del non-morto rotolò sul
pavimento. Jeff rinfoderò la spada:
-Ne hai mancato uno- le lanciò uno dei suoi sorrisi
vagamente arroganti -la
prossima volta stai più attenta ragazzina-
Jillian ricambiò il sorriso e con aria di sfida gli rispose:
-Perché dovrei,
visto che ci sei tu a finire il mio lavoro?-
Il locale era pieno di corpi di vampiri mutilati, l’irruzione
fu un pieno
successo. Dopo aver controllato se ci fossero superstiti, infransero le
finestre oscurate, così che quando sarebbe giunto il
mattino, la luce del sole
avrebbe incenerito ciò che rimaneva del massacro appena
avvenuto.
Rientrarono
alla base euforici per la
buona riuscita della missione. Zoe si fece strada tra i compagni per
correre a
dare una pacca sulle spalle a Jillian: -Complimenti sorella! Un piano
geniale!-
Jill vide Len scambiare con Jeff uno dei loro saluti fraterni, erano
tutti
felici del fatto di essere riusciti a sopravvivere ad un attacco tanto
rischioso. Poco dopo andarono a riposarsi dopo la lunga nottata di
caccia.
Mentre Jillian stava preparando i caricatori delle sue pistole Jeff la
raggiunse in camera. Il ragazzo sganciò la cinta che teneva
la spada fissata
sulla schiena e la gettò sul letto, poi si
appoggiò all'armadio guardando la
ragazza intenta a preparare le sue armi: -Avanti Jill- le disse
-rilassati un
momento, la caccia è andata bene, pensa a riposarti-
-Hai notato?- gli rispose mentre continuava a inserire proiettili nel
caricatore -Erano tutti neonati-
-Gli anziani non sono tanto stupidi da farsi beccare in posti simili.
Ammassati
in quel modo non riescono a distinguere bene gli odori, erano anche
strafatti.
Non sanno nemmeno quali sono i loro punti deboli.-
Jillian si fermò: -Sono stanca di far fuori i neonati,
dobbiamo trovare il modo
di trovare degli anziani- Si alzò dalla sedia e
andò verso la finestra. Jeff la
seguì con lo sguardo. Il ragazzo stette per un momento in
silenzio mentre si
passava la mano tra i capelli scuri, poi si avvicinò a lei,
appoggiò una mano
alla finestra e osservò insieme alla sua ragazza le prime
luci dell'alba che
coloravano i contorni della città.
-Che strana vita la nostra- disse Jeff -a volte non so se viviamo per
il giorno
o per la notte. Rischiare la vita dopo ogni crepuscolo a difendere le
persone
prigioniere di questa città. Dimmi Jill, ti penti mai di
questa scelta?-
-No- rispose continuando a guardare il panorama -I vampiri hanno fatto
di
questa città la loro fonte di sostentamento. Nessuno
può uscire se non da
morto...Anni fa giurai a me stessa che avrei fatto in modo che presto o
tardi
questa città non sarebbe più stata la nostra
tomba, ma la loro. Voglio vedere
Tanit libera, solo questo, e sono disposta a tutto per far si che
ciò si possa
realizzare.-
-Un giorno succederà. Ma fino ad allora cerca di non farti
ammazzare ok?- detto
questo fece voltare Jillian e la afferrò per le spalle
fissandola con i suoi occhi
azzurro cielo, diventò d'un tratto serio.
-Promettimi- le
disse -che qualunque
cosa accada tu resterai in vita, e realizzerai il tuo sogno-
Jillian ricambiò il suo sguardo perplessa dalla sua strana
richiesta: -Stai
bene Jeff?- gli chiese accennando un sorriso
-Promettimelo- ripeté con tono più dolce mentre
le accarezzava il viso.
Jill annuì debolmente: -Te lo prometto- Percepiva la sua
preoccupazione,
tuttavia quando il suo ragazzo dimostrava di stare in ansia per lei non
poteva
fare a meno di rimanere un po' stupita dalla cosa, essere tanto dolce e
premuroso non sembravano atteggiamenti da Jeff, solo a lei riservava
tali
attenzioni.
-Non starai diventando un po' troppo tenero?- aggiunse poi rcon un
mezzo
sorriso.
Jeff scoppiò a ridere e la strinse fra le braccia. Le disse
che doveva andare
da Len per discutere di un nuovo piano d'attacco molto importante. Fece
qualche
passo poi si arrestò: -Dimenticavo...- tornò da
lei e la baciò, dopodichè le
sussurrò scostandole i capelli dal viso: -Vai a riposarti
ok?-
-Ma te ne vuoi andare, sì o no?- Gli disse Jill in tono
scherzoso. Jeff ubbidì
facendole l'occhiolino prima di uscire dalla stanza.
Jill non
riuscì ad addormentarsi, notando che
Jeff non era ancora tornato in camera scese di sotto. Lo vide ad un
tavolo
mentre discuteva con Len. Dopo averli raggiunti gli chiese di cosa
stavano
discutendo con tanto interesse. I due dopo un momento di esitazione le
dissero
di aver scoperto un sistema per entrare nel Tempio del Sangue. Avevano
posticipato a lungo l’attacco, data la
pericolosità del luogo. Era infatti
risaputo che quello luogo di culto dei vampiri, e quindi sicuramente
avrebbero
trovato degli anziani. Jillian si offrì comunque di
partecipare allo sviluppo
del piano d’attacco.
Di comune accordo avevano deciso che avrebbero agito in pieno giorno,
prendendosi così ventiquattro ore di riposo.
Dopo essere tornati in camera, Jeff tornò a osservare la
luce del giorno che
illuminava la città.
-A volte mi domando se sto facendo la cosa giusta-
-Che vuoi dire?- gli domandò Jillian abbracciandolo da
dietro.
-Se questa guerra possa portare realmente da qualche parte, o se sto
solo
guidando la gente che amo incontro a
una
morte senza senso-
-Tu e le tue supposizioni...I dubbi non ti servono a niente, ti fanno
stare
male inutilmente. E poi stiamo andando bene. Tra non molto saranno loro
a
temere noi e non il contrario-
Jeff si voltò verso di lei prendendola tra le braccia.
-Ma come fai ad essere così?- le disse sorridendo
-Così come?-
-Non c’è un modo per dirlo, sei tu e basta- detto
questo la baciò stringendola
al petto, mentre fuori la città
viveva
un altro giorno.
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