When the snow fall

di CaptainHook
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Raving World ***
Capitolo 3: *** II-My Immortal ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


When the snow fall

When the snow fall

Prologo: Eva

<12°C. Vi preghiamo di allacciare le cinture. Grazie i aver viaggiato con Easy Sky e buona permanenza>>

La voce della hostess si spense seguita dal gracchiare dell’altoparlante. Il signore accanto a lei, che aveva tutta l’aria di chi odiava volare, allacciò frettolosamente la cintura, ripiegando il giornale che stava leggendo sulle proprie ginocchia. Eva Penelope Carter , 17 anni, strega di ottimo livello, chiuse gli occhi, aspettando con ansia il momento in qui quel odioso aggeggio di latta si sarebbe posato al suolo e l’avrebbe lasciata finalmente toccare terra. Eva detestava quella situazione. Più ci pensava, e meno era convinta di quello che aveva fatto. Buttarsi alle spalle il passato trasferendosi in un nuovo paese non era propriamente quella che si definiva un ottima idea. Dal buio della sua mente, emersero le figure di Foxy, Helen e Mars, in piedi sotto la grande quercia posta all’ingresso della Royal Magic School Of New York. Entrambe erano intente a osservarla.

“Cosa vuol dire che ti trasferisci?” Le aveva chiesto Foxy, stupefatta.

“Me ne vado” aveva risposto lei “ Questo posto è troppo pieno di ricordi per permettermi di viverci ancora”

Helen l’aveva guardata con occhi febbrili “Oh, Eva…ma perché? Lui non lo vorrebbe”

Eva aveva piegato la testa di lato. Mars, che era stata zitta fino a quel momento, si era voltata, calciando via una lattina di coca-cola vuota con il piede, e se ne era andata. Foxy e Helen gli avevano gettato un’ultimo sguardo triste e poi l’avevano seguita. Eva era rimasta li per un interminabile lasso di tempo fino a quando, sentiti i muscoli intorpiditi e il freddo nelle ossa, non aveva deciso di tornare a casa. Corrugò appena le sopracciglia a quel ricordo, ma non aprì gli occhi. L’aereo piano piano si stava abbassando. Dentro alla sua mente, si fece spazio un altro ricordo. Sua madre la osservava, i capelli duramente stretti in una crocchia corvina, striati di bianco accanto al viso, e gli occhi irati, pieni di rabbia. Suo padre, come aveva fatto Mars, stava zitto in un angolo, e la osservava.

“Sei una debole, ecco cosa sei! Una sognatrice romantica che per inseguire una fesseria ora ci rimette, e sa solo scappare. I guai ti seguiranno in capo al mondo, capito?! In capo al mondo! Per quanto tu lontana possa andare, ci saranno sempre!” Stavolta era stata lei a voltarsi. Il ricordo successivo la portò in riva a un lago.

“E cosi te ne vai”

Diceva una voce

“Già” si era limitata a rispondere lei. La voce era rimasta zitta. Poi all’improvviso una mano gli aveva tirato un violento schiaffo sulla guancia.

“Ti odio”

Una lacrima le rigò la guancia. Poi all’improvviso si rese conto che mancava la pressione che sentiva fino a qualche secondo prima sullo stomaco. Aprì gli occhi, spaventata. Fuori dal finestrino, vide le ruote dell’aereo posarsi sulla pista.

E capì di essere sopravvissuta.

“Guarda li!”

“Ma è proprio lui?”

“Mio Dio! È lui!”

“Guarda la cicatrice…”

“Ma sarà vero che ha un braccio finto?”

L’ultima affermazione lo colse di sorpresa. Di tutti i pettegolezzi che giravano in quel periodo su di lui, quella era completamente nuova. Sospirò, giungendo al tavolo con grandi passi, e mettendosi a sedere. Anche se c’era un innumerevole numero di persone in meno, i commenti non mancavano mai. Le voci fastidiose della gente arrivavano alle sue orecchio come il ronzio di una zanzara. Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto, o, come lo chiamavano di recente, il Ragazzo Sovraumano, si lasciò fuggire un lungo sospiro. Da quando aveva sconfitto Voldemort, l’anno prima , molte cose erano cambiate. C’erano tanti posti vuoti nei tavoli la attorno. Dean Thomas non aveva mai finito di frequentare Hogwarts, così come Neville Paciock, o come Lavanda Brown. Non aveva finito neppure Michael Corner o Zacharias Smith. Non aveva finito Hanna Habbot, Justin Flintchey Flichtey, Tiger e Goyle. Erano tutti morti. Se ne erano andati combattendo fieri e onesti, pregando Harry per un mondo migliore. E ora, Hogwarts era decimata. Ron davanti a lui lo chiamò, scuotendolo dai suoi pensieri. Anche Hemrione e Ginny lo fissavano un po’ preoccupate. Harry capì che doveva essersi perso qualcosa.

“Harry…dicevamo di Malfoy. Secondo te non sarà pericoloso tenerlo qui”

Harry avvertì una fitta violenta trapassargli il cuore da parte a parte.

“non, non credo.” Si limitò a dire. Mafalda Burton, la nuova preside della scuola, si alzò, richiamando su di se l’attenzione degli studenti.

“Ragazzi e ragazze di Hogwarts” esordi “Vi do il mio più sincero benvenuto al nuovo anno scolastico. La nostra scuola, come sapete tutti voi, ha superato in molti secoli ogni sorta di difficoltà, e anche la Grande Battaglia. Come vedete, molti posti oggi sono vuoti. Quindi, prima di cominciare lo smistamento, vi chiedo di fare un brindisi ai vostri compagni che hanno lottato con onore e non ce l’hanno fatta”

L’intera sala brindò. Poi gli studenti tornarono a sedere, mentre una McGrannit più anziana che mai entrava portandosi dietro un gruppetto di mocciosetti.

La cosa che colpì l’attenzione di Harry – e di tutto il resto della sala – fu una ragazza che emergeva benissimo dal gruppo. Era molto più alta i tutto il resto dei ragazzini, aveva i capelli neri come l’ala di un corvo, che brillavano di blu ogni volta che vi cadeva la luce. Era molto bianca di carnagione. E i suoi occhi, dalla forma vagamente simile a quella di un gatto, erano neri come pece, tanto che si faceva difficoltà a distinguere l’iride dalla pupilla.

“Prima di tutto, smisteremo una nuova studente, che passerà al sesto anno, avendo studiato alla scuola Americana di magia. Eva Penelope Carter, vieni qui, per favore.”

Eva s avvicinò al cappello, che gli venne calato sulla testa, nascondendola per un istante alla vista di tutti quanti.

“Bene bene bene…” cominciò quello, dentro alla sua testa. “determinazione, ambizione, tenacia, intelligenza, invidia, tendenza alla lussuria,superbia,eccentrica ed egocentrica, ma soprattutto dannatamente falsa. Dovresti levarti la maschera da ragazzina allegra, lo sai? La malinconia e la tristezza repressa possono portare a….”

“Taglia corto” sillabò Eva.

“Uff…va bene. Dovevo aggiungere anche poco incline al dialogo e estremamente asociale. Credo che la casa giusta per te sia…SERPEVERDE!”

Il tavolo all’estrema destra della sala fece del suo meglio per applaudire. Eva sfilò il cappello, sistemandolo sullo sgabello e gettandogli un occhiataccia. Poi si andò a sedere vicino a un ragazzo pallido coi capelli biondi.

“Buonasera, Malfoy”disse ghignando.

“Buonasera, Carter”rispose lui con lo stesso ghigno. “Mi fa piacere rivederti dopo tanto tempo, cuginetta”

Eva sorrise. Poi le pietanze apparvero, e non ci fu più tempo per le parole.

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Capitolo 2
*** Raving World ***


 

Capitolo 1

Raving World

 

 

 

 

 

 

“Ma hai visto?”

“Certo che è strana forte…”

“E quegli occhi…a me mettono paura”

“è qui da una settimana e non ha parlato con nessuno, a parte Malfoy”

“Eh, andiamo bene!”

Fosse dipeso solo da Eva, avrebbe volentieri allungato un ceffone più forte che poteva a quelle due oche che parlavano di lei nell’angolo del corridoio, volutamente abbastanza forte così che la ragazza potesse sentirle. Ma purtroppo non dipendeva solo da lei, e la ragazza passò avanti, ostentando a suo malgrado un sorriso tranquillo.

Eva si fermò in un corridoio deserto.

“Sei in ritardo”

Fuori dall’ombra saltò suo cugino, totalmente e decisamente tranquillo. Eva lo fissò un attimo, annoiata.”Non rompere Draco. Ho dovuto fare una faticata tremenda per trattenermi dall’uccidere due oche in corridoio. Quindi, per favore, sta zitto”

Draco assunse un’espressione corrucciata.

“Sai cosa non dobbiamo fare, Eva. Oramai i purosangue sono pochi. Non possiamo permetterci di cadere a certi livelli. Voldemort era la cosa sbagliata, certo, ma non possiamo permetterci comunque di mischiarci con persone inferiori alla nostra razza. Noi siamo i Puri. Sono loro ad essere sbagliati.”

Eva si appoggiò alla finestra, sospirando.

“Lo so, Draco. Mia madre mi ha fatto questo discorso migliaia di volte. So che noi siamo…differenti. Ma non posso permettere che certa plebaglia ci insulti. Non dovrebbero nemmeno essere ammessi qui.” Storse appena un poco il naso, suscitando uno scoppio di ilarità in Draco. “Scusami, sembri un topo quando fai in quel modo…” La ragazza lo fulminò all’istante.

“Comunque ricordati: sei qui perché ti ho aiutata io. A quest’ora, altrimenti, saresti ancora a marcire in quella Scuola Americana, e probabilmente saresti trattata con disprezzo da tutti, perché loro sanno chi sei veramente, sanno qual è la tua storia…qui non lo sa nessuno, Mon Amiè. Nessuno sa che tu sei la figlia di…”

Malfoy piegò il viso , colpito da uno schiaffo.

“Non devi nemmeno dirlo, intesi? Sono i patti Malfoy. Non provare mai a tirar fuori questa storia. Io qui sono Eva Penelope Carter. CARTER, hai capito?”

Malfoy ghignò.

“Ho capito. Ma attenta a quello che fai, dolcezza…”Strinse minacciosamente gli occhi, tenendogli il mento tra le dita. “Una sola mia parola su tutta la faccenda, e sei carne da macello”

 

“Sei in ritardo, Carter!”

Eva sbatté con violenza la porta dietro di se. Magnifico. Pure il ritardo. Si accinse a pensare che quando le cose non andavano bene una mattina, non erano certo fatte per metà. Quella giornata sarebbe stata orrenda, dall’inizio alla fine. Si mise a sedere, buttando i libri sul tavolo. La professoressa non commentò la sua performance, ma continuò imperterrita a spiegare come se nulla fosse successo. La ragazza accanto a Eva la osservava con un mezzo sorriso.

“Non preoccuparti. È successo anche a me.”

Eva sgranò gli occhi, un poco sorpresa. Allora non erano tutti scortesi in quella scuola. Affascinata da quella constatazione, sciorinò uno dei suoi sorriseti falsi.

“Bè, grazie. Mi tiri veramente su di morale!” Disse con una nota di sarcasmo.

“Suvvia…bisogna essere allegri. Non preoccuparti per la prof. È tutto fumo e niente arrosto.”

Eva si accinse a osservarla meglio. Aveva una moltitudine di capelli rossi corti e spettinati, gli occhi di un verde luminoso e una marea di lentiggini sul naso. Era magra, uno spillo infilato in quella che pareva una divisa al suo ennesimo uso.

“Mmmh…va bene, farò finta di crederti” rispose. Lei sorrise di nuovo. Eva si ritrovò a pensare che probabilmente si stava slogando una mascella, o forse aveva il callo.

“Virginia Weasley. Ginny è meglio” disse, porgendo la mano. Eva la osservò. Una Weasley. Suo cugino gliene aveva parlato. Cacciò dalla testa l’idea di lui che sbraitava e, soprendendo se stessa, tese la mano, stringendo quella della ragazza.

“Eva Penelope Carter. Eva va benissimo”.

Ginny rise al umorismo sottile della ragazza, per nulla interessata alla lezione.

“bene… allora Eva…da dove ti sei trasferita?” Eva si irrigidì appena. Detestava parlare troppo di se.

“Mmmh…America”rispose soprappensiero

“Wow! Cavolo! Deve essere dura per te eh? “

“Bè, facile non di certo.” Eva stava cominciando a innervosirsi sul serio. Cominciò ad agitare un ginocchio, muovendolo ritmicamente su e giù. Fortunatamente, la prof interruppe la loro conversazione..

“Weasley e Carter, un po’ di attenzione per favore!”

Ginny, dal canto suo, sbuffò. Le stava simpatica quella nuova ragazza. Certo, le sembrava un po’ strana, ma tutto sommato era divertente parlare con lei. Quando la campanella suonò, si voltò per parlare di nuovo. Ma, con una punta di disappunto, notò che era sparita.  Le lezioni per quel giorno erano finite, e quindi difficilmente Ginny l’avrebbe rivista.

“Accidenti!” sbottò davanti alla Signora Grassa.

“No no, non è la parola giusta!” rispose il quadro.

“Cos..? Ah, si! Nimenae Mirta . “

La Signora Grass ala fece passare. Ginny arrivò in Sala Grande, e vide Harry ,Ron e Hermione.

“Ciao ragazzi!” disse , saltellando verso di loro. Diede un bacio sulla fronte di Harry e si mise a sedere in braccio a lui, che le cinse con affetto la vita, baciandole a sua volt ala guancia. Ron li osservò un istante con sguardo trucido, ma decise di far finta di niente. Hermione invece li guardava allegra, tutta contenta.

“Allora, com’è andata oggi Ginny?” Le chiese. La ragazza si animò, attaccando subito a schiccherare.

“Oh, bene bene grazie! Mi sono divertita un sacco! E poi ho conosciuto quella ragazza nuova, Eva, quella di Serpeverde…”

Alla sua affermazione, l’atmosfera cambiò. Harry si irrigidì, Ron aggrottò le sopracciglia., e Hermione li osservò con uno sguardo lievemente preoccupato.

“Stagli lontano, Gin” disse Ron “è pericolosa. È una Serpeverde. Non mi fiderò mai di loro!”

“Maddai, Ron! Malfoy ci ha aiutato durante la battaglia decisiva”

“è vero” disse Harry”Ma di quelli come lui non ci si può fidare. Tutte quelle fisse sulla razza superiore…stagli alla larga, Gin.”. Ginny si alzò dalle sue ginocchia, arrabbiata.

“Insomma! Questo si chiama dare pregiudizi! Ma perchè dovete fare di ogni erba un fascio? Non potrebbe essere una cosa diversa, ogni tanto?” E detto questo fece dietrofront e uscì, dirigendosi in biblioteca.

Era fumante di rabbia. Mentre camminava tra gli scaffali, però, l’attenzione cadde sul oggetto della discusione di poco prima. Eva stava li, seduta, sfogliando distrattamente un grosso tomo.

“Ehi, ciao!” Disse sorridendo Ginny.  Eva alzò gli occhi.

“Uh, ciao!

“Come te la passi?”

“Ti serve qualcosa?”

“No no, certo che no…”

“E allora perché tutte queste domande?”

“Bè volevo apere come stavi!”

“Ci siamo viste oggi a lezione!” ginny pensò che era strana, ma sorrise ugualmente. Eva, dal canto uo, sorpresa da quel sorriso, si ritrovò a rispondere.

“Vieni, usciamo di qui!Ti offro un thè!” Disse Ginny, prendendola per la mano.

 

 

 

Poco dopo stavano in sala grande, a sorseggiare con assoluta calma un thè.

“Allora, come mai ti sei trasferita qui agli united States?” domandò Ginny.

Eva sorrise appena da sopra la sua tazza di thè. “Mmmh…problemi di famiglia” borbottò a bassa voce.

“Sarà stato difficile lasciare tutti i tuoi amici”

“Bè…si. Ma è stato più difficile lasciare Chris.” Eva si fermò. Perché lo aveva menzionato? Chris. Chris. Gli occhi li si riempirono di lacrime. Voleva andare via.

“scusami, Ginny”

Si alzò, correndo fuori.

 

 

 

 

 

 

 

Chiedo scusa se l’ultima parte è scritta di striscio ma non avevo molto tempo e volevo assolutamente finire il capitolo!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** II-My Immortal ***


 

 

 

 

 

Capitolo 2

My immortal

 

 

 

 

I'm so tired of being here
Suppressed by all my childish fears
And if you have to leave
I wish that you would just leave
'Cause your presence still lingers here
And it won't leave me alone

 

-Ciao Eva!-

Si era voltata sorridendo. Un sorriso bagnato, che sapeva di lacrime. Un sorriso finto, l’ennesima subdola maschera che aveva indossato per compiacere un’altra persona.. E poi aveva visto che era Lui. Aveva sperato di non incontrarlo. Di non vederlo. Aveva sperato di poter rimanere sola, sola con le sue paure. Aveva sperato di potersene andare senza incrociare ancora una volta quei maledetti occhi grigi. La separavano pochi passi dal cancello. Pochi passi, e poi se ne sarebbe stata fuori. E invece si trovava davanti Chris. La osservava, distrattamente, con quella sua razionalità che metteva paura. Eppure Eva aveva imparato a distinguere la sua rabbia. Perché era anche la sua maggior paura. La mascella contratta, le rughe che si disegnavano sulle tempia sinistra, le labbra striate, dure, forti.

Si, Chris in quel momento era arrabbiato. In quel momento la odiava.

 

These wounds won't seem to heal
This pain is just too real
There's just too much that time cannot erase

-Perché, Eva? Perché hai deciso così?-

Eva non rispose.

Continuava a guardar il lago con aria lievemente assente. Chris se ne stava dietro di lei, osservandola, a braccia conserte sul petto. Non riusciva proprio a capirla.

-Chris…è tutto sbagliato…io…io non devo stare qui…-

-Perché non devi? Spiegamelo! Ho detto SPIEGAMELO!-

La afferrò con violenza per i polsi guardandola,diretto, negli occhi. Lei scartò di lato con il viso, mentre lui la mandava a cozzare con la schiena contro il tronco di un albero. Premeva il suo corpo contro il suo. Eva poteva sentirne il calore, il profumo buono e delicato.

-Io…io devo cercare mio fratello, Chris. Oglio trovarlo. E capire con lui i tasselli mancanti ella nostra storia-

Mentre parlava, continuava a non guardarlo negli occhi. Chris fece ancora più pressione sul suo corpo, stringendole con ancora più violenza i polsi.

-Ma perché? Non ti va più bene la vita che hai?-

-Non è questo Chris…è che non posso dimenticare il mio passato, capisci?-

-No, non capisco! Perché non cancelli tutto e ricominci da capo?-

-Perché questo dolore non si può cancellare, Chris. C’è troppo che il tempo non può cancellare-

 

When you cried I'd wipe away all of your tears
When you'd scream I'd fight away all of your fears
I held your hand through all of these years
But you still have
All of me

 

E , con sua grande sorpresa, Chris le lasciò I polsi, per stringerla forte a se.

-Ma perché, perché io non ti basto più?-

Eva lo strinse forte a sua volta, rimanendo sorpresa da quelle parole.

-Non è vero, e lo sai…-

-è vero, Eva! Una volta bastavo io a consolarti, a abbracciarti, a cacciare tutte le tue paure. Ora , tutto d’un tratto, non ne sono più capace. Perché non riesco a raccogliere più le tue lacrime?-

Eva si staccò piano piano da lui.

-Perché questa cosa va affrontata in un'altra maniera.-

-Affrontiamola insieme, allora!-

-No, Chris. Stavolta non possiamo proprio.-

 

 

You used to captivate me
By your resonating life
Now I'm bound by the life you left behind
Your face it haunts
My once pleasant dreams
Your voice it chased away
All the sanity in me

 

-Continuerò a vederti, in ogni sogno, in ogni incubo…-

-Basta Chris, basta! Stò diventando pazza!-

-Continuerò a proteggerti, anche se so che me lo impedirai!-

-Smettila Chris!Per favore, smettila!-

-Dovessi morire per te-

-Ho detto SMETTILA!-

-…-

 

 

 

 

-Smettila…-

 

These wounds won't seem to heal
This pain is just too real
There's just too much that time cannot erase

I've tried so hard to tell myself that you're gone
But though you're still with me
I've been alone all along

 

Eva guardò fuori al finestrino el treno. Chris la osservava. Alzò la mano verso di lei. Vi aveva fatto dei tagli molto profondi, vari cicatrice, per ricordarsi in ogni momento la sua promessa. Eva chiuse gli occhi.

Il treno partì, lasciando Chris fermo sul binario, fino a quando non divenne solo un puntino nero.

 

 

 

Notine:

La canzone è “My immortal” degli Evanescence. Ringrazio Mrsmoore per il commento! XD (Spero di non sbagliare nome , poiché stò scrivendo alle 11 di sera…)Al prossimo chap!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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