Io controllo la mia vita

di RainySky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una vita di obblighi ***
Capitolo 2: *** Amore Materno ***
Capitolo 3: *** 1, 2, 3. Scontro Frontale! ***
Capitolo 4: *** Dai, vai fuori! ***
Capitolo 5: *** Guardati le spalle ***
Capitolo 6: *** Occhi malva vs. Sguardo assassino ***
Capitolo 7: *** L'imbroglio parte 1 ***
Capitolo 8: *** L'imbroglio parte 2 ***
Capitolo 9: *** Imparare a conoscerti ***
Capitolo 10: *** Dammi un buon motivo ***
Capitolo 11: *** 1° regola: Far scorrere i propri pensieri ***
Capitolo 12: *** Tumulto nel cuore ***
Capitolo 13: *** Quando un consiglio non basta ***
Capitolo 14: *** Tu. Perché non ti ho ascoltato? ***
Capitolo 15: *** Tutto questo forse non fa per me ***
Capitolo 16: *** Correre incontro ai propri sogni. Parte 1 ***
Capitolo 17: *** Correre incontro ai propri sogni. Parte 2 ***
Capitolo 18: *** Due strade che s'incontrano ***



Capitolo 1
*** Una vita di obblighi ***


*SkySpace*
Ad un solo giorno di distanza dalla fine della mia precedente FF (Revolution Time) della quale sono molto contenta del risultato, tento la sorte con questa nuova romanticosa (?_?) ff su personaggi inventati, che con la storia non prendono un accipicchia ma comunque sulla base del bellissimo Private Prince, che ho letto chissà quanto tempo fa e solo ora mi ricordo di averlo effettivamente fatto XD.
Spero che chi mi ha seguito nella mia precedente ehrm "opera" voglia provare a leggere anche questo ed invito i nuovi lettori che molto probabilmente non sanno nemmeno chi io sia, a recensire, perchè erhm mi fa sempre piacere ed è utile :D
Buona lettura e buona serie!
Sky!
_____


“Maki, per favore, ti supplico. Esci dalla stanza”, era il mio maggiordomo Albert. Personaggio alquanto simpatico e bizzarro, non avevo niente contro di lui ma mai e poi mai sarei uscita da quella benedetta stanza per vedere i miei pretendenti, non si può accettare una cosa del genere. Anzi, molte delle giovani ragazze della nobiltà che conosco la accettano senza troppe storie evidentemente a loro basta vivere negli agi di ogni giorno, di una noiosa vita.
Io no. Quando mai si era deciso che mio padre, Spencer Wilkinson della casata omonima, potesse monopolizzare ogni singolo istante della mia vita; grazie al cielo mia madre mi dava supporto, Misako Ichiko, un bel miscuglio di culture. Giappone ed Estonia, la fredda Estonia i cui paesaggi lasciavano senza fiato.
Ogni mattina quando mi alzavo dal letto la prima cosa che mi risultava normale fare era andare allo specchio e ripetere velocemente tutto quello che sono, per non dimenticarmi che anche io ho dei diritti, così come papà aveva scelto di sposare Misako. Scelto.
Quella mattina non faceva eccezione: Mi chiamo Maki Wilkinson. Ho 17 anni. Vivo in Estonia al capezzale dei miei genitori che vogliono trovarmi un fidanzato. Ho dei diritti e dunque mi rifiuto. Lottare. Declinare. Resistere.
Facevo così da ormai 5 anni ed era davvero sfiancante, tuttavia per una questione di principio mi sforzavo di non perdere colpi e così è stato. Maki, la perfetta, l’elegante, la sapiente, la divertente, la sorridente contessa dei Wilkinson: così dovevo apparire alle telecamere, ai paparazzi e a tutti quei giornalisti in cui abitualmente mi imbattevo se per puro caso mettevo piede fuori da palazzo.
Sospirando riempii il lavandino e mi sciacquai per bene il viso, poi il collo e le braccia; mentre ancora il povero Albert bussava disperato alla porta io me la prendevo comoda, cercando un abito da mettere con calma, provandone altri con calma e pettinandomi con calma mortalmente lenta.
Solo allora fui pronta ad aprire la porta per andare a rifiutare l’ennesimo damerino e prendermi l’ennesima strigliata dai miei genitori. Mi chiedo, come possa mio fratello vivere senza che loro gli procurino il minimo fastidio. Ah, se solo Steve fosse qui, sicuramente non mi farebbe nemmeno scendere e ci penserebbe lui a fare quattro chiacchiere con mamma e papà ma era partito per uno dei suoi strani viaggi e chissà quando sarebbe tornato.
Una volta fuori dalla stanza affiancai Albert e mi mossi, con moltissima calma, fino all’atrio dove Spencer riceveva quei damerini bamboccioni senza un minimo di midollo, o di intelligenza.
“Salve padre”, mugugnai e andai educatamente a sedermi sulla poltroncina vicino alla sua. Questo damerino era il peggiore di tutti: tremava e balbettava. Mi ero appena seduta che mi dovetti rialzare impietosita “Oh, ti prego” dissi perdendo le staffe “Questo è davvero troppo”.
Per un attimo mi parve che il damerino stesse andando via, in lacrime.

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Capitolo 2
*** Amore Materno ***


*SkySpace*
Woah! Chi sta guardando la partita? Io sì, io sì XD Comunque ... Eccomi a bomba con un nuovo capitolo, sperando che la storia o più che altro la trama, per ora, l'idea o come la volete chiamare stia piacendo.
Io personalmente mi sto divertendo ad immaginare situazioni future, perchè diciamolo, queste per ora sono i capitoli "intro", che ci catapulteranno a bomba nella storia principale!
Rieccoci dunque con la nostra fortunata e sfortunata Maki Wilkinson e la sua mitica madre! (Like mine **).
Buoooona lettura!
Sky!
PS: so che magari sono un po' corti ma per ora non posso fare di meglio! Bacione!
________


“Maki, non c’era bisogno di fare così”, sospirò mio padre irritato rigirandosi fra le mani un bicchiere di vetro con i bordi argentati, di fianco a lui notai con enorme piacere che la mamma stava ridacchiando per lo meno lei mi sosteneva, o ci provava. “Ormai sei grande, hai..”
Mi sedetti ed emulai tutte le sue mosse, sempre le stesse come d’altra parte era sempre la stessa monotona frase “Ormai sei grande, hai bisogno di qualcuno che un giorno sarà il tuo compagno nel matrimonio; ma a 17 anni io non penso al matrimonio”, questa mia frase lo fece diventare rosso più di una piantagione di pomodori intera e fece anche scoppiare in “lacrime” mia madre. Forse si è già capito che la adoro, sa sempre cosa fare, cosa dire al momento… Sbagliato!
Ovviamente non riuscii a scampare la ramanzina di papà, dopo l’ennesimo rifiuto.
Me ne stavo a poltrire in camera mia, visto che solo quello potevo fare, ok, essere la figlia di un conte era una bella bega ma non si può voler troppo dalla vita no?
Bussarono alla porta “Avanti”, mi misi seduta composta aspettando che, chi doveva entrare, effettivamente entrasse “Ciao mamma” e la mia voce apparve più squillante del solito.
Misako si sedette accanto a me e accarezzò i miei lunghi capelli castano scuro con un sorriso davvero dolce, il sorriso della mia cara mamma “Mi spiace, sai? Più invecchia e più diventa impossibile, Spencer” me lo immaginai spaparanzato sulla sua poltrona in pelle con la sua pipa preferita, tutto vecchio e bisbetico, non era una bella immagine.
“Non importa, prima o poi capirà”, con Misako potevo essere me stessa, una ragazza non adatta alla vita da contessa, mi sistemai sul letto a gambe incrociate e appoggiai le mani sulle ginocchia.
“Cosa ne dici di andare a visitare il paese dove sono nata?”.
Andare a visitare il Giappone, magari se approvavano, rimanerci per un po’, voglio dire, perché no? Potrebbe rivelarsi un’esperienza interessante e soprattutto potrebbe farmi snervare dopo mesi e mesi passati sotto lo stesso tetto con un padre troppo esigente, senza mai una piccola pausa. Sì, colpa dei pretendenti. Mi rialzai e mentre andavo verso la finestra annunciai quella mia decisione a Misako che la accolse con un gran sorriso e andò a chiamare Albert, che ovviamente sarebbe venuto con me, per dirgli di fare le valigie; le mie valigie con le mie cose. Potrei anche farmele da sola ma verrebbe giudicato un compito troppo … “troppo” per una come me.
Davvero, questa vita non fa per me. Chissà se un giorno avrei potuto scegliere la strada da seguire.
 
Toc Toc
 
“Avanti!” dissi un po’ euforica per l’imminente partenza.
“Signorina le valigie sono pronte, si va?”, dalla porta sbucò il testone del mio fidato Albert, con i capelli neri tutti scompigliati e che lasciavano cadere anche delle goccioline di sudore, annuii alla sua precedente richiesta ma davvero non potei trattenermi dal ridere.
“Tutto ok, Albert?”, e lui rispose con una voce stralunata ed un < Certamente certo >, bizzarro no?
Lo seguii fuori dalla stanza, camminando velocemente per raggiungere l’atrio, salutare papà e mamma e partire per questa mia nuova, pazza, istruttiva e liberatoria avventura.
Soprattutto liberatoria. Dopo baci e abbracci finalmente uscì da quella reggia e respirai, per l’ultima volta da qui fino a data indefinita, il fresco dell’Estonia.
“Giappone, arrivo!”

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Capitolo 3
*** 1, 2, 3. Scontro Frontale! ***


*SkySpace*
Rimandato a laggiù sotto il cappy XD.
______


Non so dirvi esattamente quanto fossi emozionata quando atterrammo, io ed il mio fedelissimo stalker-per-fare-del-bene, in Giappone, da qualche parte che sinceramente non so. I nomi sono stranamente contorti, sono strani mettiamola così.
Mi guardai felicemente attorno mentre Albert cercava di intrufolarsi fra la folla per recuperare le valigie, qui la mia famiglia non è affatto conosciuta e questo giocava in mio favore visto che questo mi permetteva non dovevo ricorrere a futili travestimenti.
 
Per un attimo avrei giurato di essermi persa Albert sui nastri delle valigie quando infine lo vidi riemergere tutto ansimante, con però (e giustamente) uno sguardo vittorioso come mai se ne erano visti “Sembrava una lotta alla sopravvivenza, più che un semplice recupera-il-tuo-bagaglio e lascia il posto”, quando eravamo solo io e lui Albert era solito concedersi qualche strappo alla regola dato che l’avevo autorizzato a darmi del “tu” e a non esser così formale, gli riusciva bene.
Quando poi notai un piccolo livido sul braccio del mio maggiordomo preferito scoppiai a ridere e probabilmente lui ne rimase offeso! Un 22enne che si offende per un’innocente battutina, da non credere.
Insieme ci incamminammo verso l’uscita dell’aeroporto, affollato più di un mercato di strada, tempo fa vidi un servizio in un mercato, un servizio in televisione, naturalmente.
 
Ero talmente assorta nei miei pensieri e nelle mie riflessioni che quasi non mi accorsi di essere andata a sbattere contro una persona “Mi scusi!” dissi seriamente dispiaciuta e aiutandolo a raccogliere dei souvenir che gli erano cascati dal sacchetto di plastica che teneva < saldamente > in mano.
“Eh, no figurati. Ti pare! Avevo speso sui 40 euro di souvenir dall’estero. Erano arrivati sani e salvi fin qua.. Ma tu guarda”, il tipo era decisamente schizzato ma decisi di lasciar perdere e fermai anche Albert quando provò a ribattere, con quali parole non lo saprò mai.
“Ho detto che mi spiace! Non mi sembra si siano rotti!”. Lui si abbassò a prendere una specie di cavallino di legno, ora mi vergogno immensamente a dirlo ma appena lo prese in mano questo si ruppe. In quel momento cercai in ogni modo di sprofondare nel pavimento, senza successo alcuno purtroppo.
“No… Non si sono rotti!”, esclamò lui rimettendolo dentro il sacchetto, in malo modo, poi si chiede perché si rompono? Il colmo! Suppongo che giunti a quel punto della conversazione Albert non poté proprio fare a meno di sfoderare le sue incredibili doti da Fai Da Te, giusto per prendere immancabilmente le mie difese.
“Se non le dispiace, potrei ripararlo io”, i due si squadrarono a lungo. Chissà che aspetto aveva l’uomo contro cui ero andata a sbattere! Dalla vergogna non avevo nemmeno alzato lo sguardo, anzi me ne stavo a guardare quello splendente pavimento, girando velocemente i pollici; solamente quando sentii un sospiro del nostro interlocutore provai ad alzare il viso, indugiando.
Perché non l’avevo guardato da subito?! Stupida la mia incompetenza nel mantenere relazioni sociali di quel genere! Colui che mi stava davanti su per giù aveva la mia età ed era stupendamente bello, occhi marroni talmente profondi che sembravano volerti guardare dentro, capelli corti a spazzola del medesimo colore, un viso scolpito ed un corpo disgraziatamente perfetto e lo sarebbe, perfetto, nel complesso se non fosse a quanto pare, per il suo carattere irascibile.
“Ci puoi riuscire?”, domandò lui, palesemente più rilassato.
“Certo, non per vantarmi, ma ho diverse doti nel Fai Da Te, signore”. Eccolo! Lo sapevo che l’avrebbe detto prima o poi nella conversazione! Il ragazzo gli mise fra le mani il cavallino rotto, precisamente gli si erano staccate due zampe e il dondolino lì attaccato si era rotto, ovviamente per  causa del primo.
“Tutto è bene quel che finisce bene! No?”, non avessi mai esordito con quella frase! Mi fulminò con lo sguardo e poi sbuffò rumorosamente.
“Prega che non mi si frantumi fra le mani nient’altro”. L’avrete capito suppongo, fra me e lui era ufficialmente guerra aperta.
______

*SkySpace2*
Salve cari amici lettori! Eccoci qui con un nuovo capitolo! Allora, come vi è sembrato? Non so voi (ma mi piacerebbe davvero tanto saperlo T_T), ma io mi sono divertita immensamente ad immaginarmi l'incontro fra Maki e quel ragazzo sconosciuto e il sarcasmo piuttosto percettibile nelle parole di lui.
Insomma, in fondo è per questo che scrivo! Libero sfogo alla fantasia! :D
Detto questo RECENSITE! (XD no scherzo, ovviamente.) Niente obblighi! Ma ecco, come dire, mi sarebbero utili D:
Alla prossima comunque,
Sky!

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Capitolo 4
*** Dai, vai fuori! ***


Eravamo giunti tutti insieme all’albergo dove avrei alloggiato per i prossimi mesi, una camera per me ed una per Albert. Comunque da come si sarà capito con il mio < tutti > intendevo anche Aki Hayato, il ragazzo con cui mi ero scontrata precedentemente.
Osservavo con attenzione inquietante i movimenti di Albert per vedere come riparasse quel dannato affare, lo ammetto in verità era più per non osservare Aki, mi dava sui nervi quello sguardo da quanto-bello-sono?.
Mi strofinai gli occhi con i palmi delle mani e mi resi conto che era giunta sera, mi alzai da terra con fatica, barcollando verso la cucina nella disperata ricerca di qualcosa di ragionevolmente commestibile ma evidentemente i miei intenti erano stati scoperti da Albert “Giù le mani dallo sportello del frigorifero, signorina!” aveva dunque ordinato.
 
Le mie mani non erano nemmeno giunte allo sportello. Stupido di un Albert!
 
Pensai tristemente e mi resi conto che se non stavamo mangiando era solo colpa mia che avevo rotto il cavallino, ma in parte anche sua e del suo Fai Da Te. Mi trascinai allora sulla sedia e ci scivolai sopra con l’intenzione di non rialzarmi mai più talmente ero stanca; ogni tanto sentivo il maggiordomo imprecare armeggiando con il giocattolo.
La prima cosa che pensai quando lo vidi fu: “Molto probabilmente ha un fratellino o una sorellina” e bhe, continuavo a pensarlo.
 
Se solo sapessi cucinare qualcosa di davvero commestibile.
 
La cruda verità era infatti che non sapevo nemmeno come si maneggiasse una pentola, nelle mie mani poteva divenire una pericolosa arma del delitto.
Me ne stavo ancora spalmata sul fresco tavolo quando la mia antenna radio captò delle conversazioni nella stanza vicina.
“Voi siete tipo fidanzati … o qualcosa del genere?” domandò Aki che evidentemente preso dalla noia non aveva niente di meglio nel suo bagagliaio delle < Conversazioni > come me d'altronde.
 
Non sono domande da fare a casa di uno sconosciuto!
 
“Assolutamente no, signore. Sono il maggiordomo. Ho il preciso compito di prendermi cura di lei”.
Qualche ingranaggio si era messo in moto nella mia testolina e mi aveva fatto capire che Albert avrebbe dovuto rimanersene zitto e dire solamente < No! >.
Tuttavia, anche se ero lontana da casa le buone maniere le conoscevo ancora e mi imposi dunque di rimanere s-compostamente  seduta in cucina senza mettere il naso negli affari degli uomini. Che si gestissero loro, le situazioni scomode.
“Maggiordomo?” lo stupore che mise nel pronunciare quella sola parola mi fece ridere, sapeva essere così stupido, Aki.
 
Stupido. Aggressivo. Lunatico. Oh, Maki. La tua compostezza dov’è finita?
 
Sospirando tornai in sala e trovai un Albert esultante con quel capolavoro di cavallino finito. Ora si che aveva un aspetto migliore!
Quando entrambi si alzarono, si scambiarono i ringraziamenti e si strinsero le mani, li accompagnai gentilmente sull’uscio ma quando notai che stavano per fermarsi a parlare non mi trattenni affatto.
Spinsi in corridoio Albert e cercai di fare lo stesso con Aki, che però era il suo doppio, ergo molto difficile da spostare… Come si divertiva a vedermi in difficoltà!
“Hayato! Dai, vai fuori!”.
 
Finalmente sola. Sola con il cibo. Sola con il divano e la televisione. Sola con il letto!

_______

*SkySpace*

Il mio spazio autrice ha ufficialmente cambiato estremità pagina XD Da oggi mi troverete quaggiù *alza la mano per farsi ben vedere*. Ora che tutti ne siete a conoscenza, passiamo a fatti più interessanti (L'Italia ha vinto! XD). Per quanto riguarda la storia, mi piace da morire. A parer mio Aki sta venendo fuori benissimo :D!
Cosa succederà ora? u.u
Probabilmente, forse, magari e non so avete già qualche idea (sbavo dalla tanta voglia di vedere queste idee è.é, ovviamente METAFORICAMENTE parlando!).
Maki non si sta comportando esattamente da giovane contessa, ma evidentemente è così che vuole e più nel profondo è così che realmente è!
Chi non ha, fra di noi, un piccolo esserino nascosto pronto a saltar fuori con lati a noi sconosciuti? :D
(Come sono profonda stasera!)
Alla prossima, 
Skyyy! <3

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Capitolo 5
*** Guardati le spalle ***


Il giorno dopo il mio risveglio fu piuttosto brusco, esattamente. Brusco. Caddi dal letto, sicuramente ci dev’essere stato un motivo. Incubi? O sogni talmente belli da farmi impazzire?
No, non ve lo dico!
Nonostante il risveglio brusco, la giornata cominciò nel modo migliore con la mia riflessione mattutina:

Mi chiamo Maki. Ho 17 anni. Sono in Giappone ora, ma sono nata in Estonia. Ho incontrato uno stupido. Arrogante e irritante ragazzo. Sono più che convinta che non lo rivedrò mai più.
 
Scivolai giù dal letto, non avevo proprio voglia di alzarmi, ma il dovere è dovere. Albert sarebbe arrivato a momenti, dovevo per forza sistemarmi. Non smetterò di dire per tutto il resto del giorno che quell’appartamento era magnificamente semplice!
Feci il mio giro quotidiano di bagno-guardaroba-bagno, niente cucina a quanto pare avremmo mangiato al ristorante: un hotel è  sempre un hotel.
Visto il caldo che faceva mi misi una maglietta a maniche corte, molto semplice, molto classica e dei pantaloni né lunghi né corti, né pesanti né leggeri. La via di mezzo perfetta.
Alzai lo sguardo e mi guardai in giro cercando di mettere a fuoco la vista, più addormentata di me, trovai l’orologio sulla parte della parete sopra la porta di legno e indicava già la 10 meno un quarto, quel grande e mitico maggiordomo era in ritardo!
 
Albert! Cosa stai combinando? Io muoio di fame da ieri sera!
 
Aspettai ancora per un 10 minuti ma alla fine decisi di andargli a bussare di persona. Uscii dalla  mia stanza, chiudendo accuratamente a chiave ed infine andai a sbattere non contro uno, ma contro ben due corpi.
“Diamine ragazza, sta diventando un’ abitudine!”. No, no, no! Voce irritante, ego sopra le stelle e… corpo terribilmente affascinante, ma non è questo il punto! Avevo di fronte Albert e Aki, perché c’era Aki?
Prima ancora che potessi aprire bocca lui mi precedette alzando un sacchetto di plastica molto familiare “Tranquillo. Non sono rotti” disse emulando la mia scena del giorno prima e sbuffai nervosa.
Mi devo proprio correggere, un inizio così fa pena.
“Lo erano?” chiesi facendo la finta tonta e tolsi la chiave dalla serratura.
“Se lo erano, ora non più” s’intromise Albert spingendoci giù, destinazione ristorante “Oggi le offriremo noi la colazione, signore” e Aki fece un sorriso particolarmente abbagliante. Un altro dei  momenti che più detesto, un altro momento in cui dovetti ammettere che Hayato era effettivamente molto bello.
Mi diedi della stupida mille e mille volte. Facendo finta di sistemarmi i capelli presi un bel po’ di distanza da quei due, che ormai mi sembravano esser diventati grandi amiconi.
Cercai una scusa per rientrare anche in camera ma appena mi girai qualcuno mi prese per le spalle cercando di tirarmi a terra, iniziai a dimenarmi stupidamente temendo fosse uno stalker e l’unica risposta che ottenni fu uno scoppio di risate. Ebbene chi mai sarà stato?
Hayato. Hayato!!
 
Se ti prendo.. Se ti prendo! Io, io! Quante te ne darei!
 
Prima che potessi ricompormi le risate di lui cessarono e lasciarono spazio ad una voce molto, troppo sensuale ma che dopotutto nascondeva una grande verità… E la mia debolezza.
“Impara a guardarti le spalle, Maki Wilkinson, non si sa mai chi ti sta intorno. Ovviamente, io non c’entro”, mi fece un occhiolino e scomparve.
Rivolsi lo sguardo ad Albert che a sua volta pareva divertito. Cos’era? La giornata < Tutti contro Maki? >.
“Lasci stare, signorina. Temo che il ragazzo sia così di natura”.
Avrei voluto dirgli che non era un semplice < Temo >, Aki Hayato era praticamente fuori di testa.

Vuoi guerra? Guerra avrai. Con tutti i mezzi che ho.. Eh, tutti.
 
_______

*SkySpace*
Buona Sera! Come va gente? Eccomi di nuovo qua con il nuovo capitolo e ripeto, mi sto divertendo troppo XD Anche stavolta Aki ha voluto fare lo scemo! Ma inizio ad affezionarmi ad un personaggio così... così :D
Ci si vede domani con un nuovo cappy magari!
P.S: è mia abitudine postare abbastanza velocemente, ma in caso contrario mi scuso ^^
Sky!

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Capitolo 6
*** Occhi malva vs. Sguardo assassino ***


Era infine giunto il giorno della mia entrata al liceo, non è che non fossi contenta ma più che altro spaventata dal fatto di ritrovare quella sanguisuga molesta di Hayato. Negli ultimi giorni era talmente diventata un’abitudine scontrarsi che sinceramente iniziavo a temere fosse uno stalker o simile.
Già ero fuori dalla porta della camera da alcuni minuti a pensare ai fatti miei e quando guardai l’ora sobbalzai, bussai ad Albert e senza aspettare che mi aprisse gli urlai semplicemente “Vado a scuola”.
Uscii dall’albergo senza esitare, certo, non volevo far tardi al mio primo giorno di scuola e purtroppo ero già sulla buona strada! Tutta colpa di quella sanguisuga molesta!
Corsi sul marciapiede con tutta la forza ed il fiato che avevo in corpo - ovvero molto poco – è incredibile quanto velocemente sia cambiata la mia vita grazie a mia madre, questo cambio proprio ci voleva a sfondare la monotonia della quotidianità nobiliare.
La gente mi fissava in modo strano probabilmente per come correvo ma per pro mi facevano venire il buon umore, alcuni erano a coppie e anche se altri erano da soli certo non si facevano mancare il sorriso.
Le strade però erano un po’ troppo affollate, più e più volte dovetti rallentare per non sbattere contro qualcuno anche se altre volte non feci proprio in tempo …
Dopo credo 10/15 minuti di corsa mi ritrovai sul viale che portava all’entrata del liceo, sorrisi e sentii la felicità pervadermi, mai, mai mi avevan fatto frequentare una scuola pubblica in tutta la mia vita. Chiusi gli occhi e continuai a percorrere il rettilineo che pensavo fosse sgombro di studenti e passanti.
Inciampai in un sasso e mi trovai lunga e distesa contro l’asfalto.
Qualcuno si mise a ridere mentre da qualcun altro sentivo dei passi avvicinarmisi.
“Ehi! Ti sei fatta male?”, presi la mano che mi era stata offerta e mi rialzai piano per constatare se mi ero distrutta qualcosa. Fortunatamente no.
“No, per fortuna! Grazie mi…” ero bloccata a guardare quel bellissimo ragazzo dai lineamenti scolpiti, dai capelli biondo chiarissimi e degli occhi malva da far sciogliere, in poche parole non sapevo più cosa dire.
“Sicura di star bene?” richiese preoccupato dalla mia interruzione e dallo sguardo perso.
 
Svegliati Maki, questo è palesemente un ragazzo da schianto!
                                                                                                                                
Intanto lui si era abbassato a raccogliermi dei libri scivolati fuori dalla borsa a tracolla, si fermò alcuni istanti sulla copertina e poi sorrise “Mi sa che saremo compagni di classe Maki Wilkinson”.
Sentirmi chiamare per nome da quel ragazzo la cui voce era terribilmente attraente, anzi no più di terribilmente attraente, non so proprio come definirla, comunque mi fece battere il cuore a mille. Chissà se al posto del silenzio avesse sentito il mio cuore, arrossii.
“Piuttosto” riprese lui “Sei nuova, vero? Ti mostro volentieri la scuola”.
Cosa feci io? Scossi la testa a mimare un sì, come un’ebete.
 
Perché non posso sprofondare qui, ora, sedutastante?
… No, forse mi salverebbe.
 
Presa com’ero dai miei pensieri non mi accorsi che aveva cominciato a camminare, praticamente seminandomi, ma qualcos’altro attirò la mia attenzione mentre raggiungevo quel ragazzo di cui ancora non sapevo il nome … Mi sentivo fulminata da uno sguardo pieno di rabbia, girandomi lo notai: Aki Hayato era a bordo della strada, vicino ai cancelli, scomposto come al suo solito. Anzi peggio del solito, più ribelle e più strafottente. Camicia sbottonata, cravatta messa in qualche modo e capelli immancabilmente spettinati … Non è questo il punto comunque ma perché mi guardava con quello sguardo assassino?

_____

*SkySpace*
Come avevo già detto l'altra sera... Mi scuso per il ritardo di qualche giorno, comunque poco, no? >.<
In ogni caso, è entrato in scena l'estremo opposto di Aki, di cui faremo meglio conoscenza nel prossimo cappy (questo minuscolo spoiler me lo concedo XD).
Cosa ne pensate? Ci sarà effettivamente uno scontro u.u? Non lo so ci devo pensare xD Il povero Albert però recluso in albergo, gli dovrò trovare qualcosa da fare o.o"
Un bacione cari lettori, 
Sky!!

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Capitolo 7
*** L'imbroglio parte 1 ***


 
“Allora, visto che ci hanno confermato che starai con noi non ti spiacerà se ci sistemiamo già in classe? Come ti è sembrato il tour!” mi chiese con voce squillante.
Mi sedetti ad un banco vicino alla finestra, sistemando la borsa e schiarendomi le idee guardando fuori solo dalla finestra, perché solo con un valido espediente potevo distrarmi da quel magnifico ragazzo! “Sei stato molto bravo..”.
Lui si portò la mano in viso e fece un sorriso da schianto come per farsi perdonare “Non ti ho ancora detto come mi chiamo, vero? Scusa! Sono Hajime Mashairo, piacere di conoscerti”.
Gli sorrisi, mentre in testa mi suonava un allarme che non volli proprio ascoltare: Mashairo mi dava un po’ l’aria del playboy ma dopotutto è talmente bello che non potrebbe essere altrimenti.
Soltanto quando poi smettemmo di parlare mi accorsi che quella scuola era stranamente lussuosa per essere una scuola statale, voglio dire era molto diversa da come le avevo viste ogni tanto sui giornali, tuttavia non rimasi a pensarci per molto e mi liberai di quel problema con una scrollata di spalle.
Accolsi con sollievo il suono della campanella che distolse gli occhi di lui dal fissarmi costantemente; lentamente cominciarono ad entrare in classe tutti gli studenti: Hayato attraversò l’aula a grandi passi e lanciò lo zaino sul banco davanti al mio, un paio di ragazze accerchiarono sia l’uno che l’altro ed infine una bellissima e disinvolta ragazza mi venne incontro sorridendomi.
“Tu devi essere Maki Wilkinson” disse lei col tono di chi sapeva di aver ragione.
“Si, certo”, il suo sorriso divenne ancora più grande e mi allungò un foglio con su una mia foto e ne rimasi decisamente spiazzata.
 
Ma come..?
 
“Se non ti spiace, mi piacerebbe moltissimo avere un tuo autografo” probabilmente notò il mio sguardo perso e si affannò a continuare la frase “E’ vero che non sei famosa come in Estonia, qui in Giappone ma è anche vero che le persone che si tengono informate non possono far altro che apprezzare la tua personalità!” disse con tono altrettanto squillante, mi aveva appena riempita di lodi in una frase detta ad una velocità assurda.
Senza farlo apposta e senza nemmeno accorgermene mi misi a ridere firmandole la foto e lei si mise a ridere con me “Sono Aya Miyamoto, per te solo Aya!”.
“In questo caso non ci sono problemi se mi chiami liberamente Maki” lei si girò prendendo posto nel banco alla mia destra. Quella fu la mia prima amica, l’unica per la verità, in tutti i miei 17 anni.
 
Classe 2-F… Ho l’impressione che mi troverò bene, se non fosse per…
 
Interruppi i miei pensieri per guardare dritto davanti a me e ritrovai lo stesso sguardo assassino di Hayato ma stavolta non fissava me, mi girai lievemente per trovare Mashairo che aveva un’espressione terribilmente vittoriosa e strafottente nei confronti di Aki.
Mi voltai di nuovo, abbassando il viso verso il banco e scuotendo la testa, provai a cercare aiuto da Aya nel caso avesse qualche idea ma evidentemente si divertiva più di me a vedere come si fucilavano con occhiatacce di ogni genere… Quasi come fosse abituata.
 
Ti prego, dammi la forza!
 
Fortunatamente entrò il professore ad interrompere le mie intense riflessioni. Notai che anche lui era estremamente elegante.

_____

*SkySpace*
Ecco postato il nuovo capitolo! Cosa ne pensate? Ci ho messo un po' per avere l'ispirazione giusta se devo essere sincera ma alla fine ne sono rimasta soddisfatta, ho introdotto il primo personaggio femminile amico della nostra protagonista e svelato il nome del playboy mascolino!
Avrete già intuito cosa succederà fra i due, immagino!
E se non fosse così allora spero continuerete a leggere, ed ogni cosa sarà a voi svelata gentilissimi amici! :D
Un abbraccio!
Sky

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Capitolo 8
*** L'imbroglio parte 2 ***


Dopo quella stupenda giornata dormire mi fu difficile ma non impossibile, ci misi solo qualche oretta. Alzandomi l’indomani mi sentivo talmente riposata, non avevo la minima impressione che qualcosa potesse andare storto, come al mio solito mi trascinai svogliatamente nel mio soggiorno privato e vi trovai Albert tutto intento a sistemarmi la colazione con però un qualcosa che lo rendeva agitato, infatti ogni tanto guardava nervosamente la fessura della porta da dove gli inservienti mandavano nelle camere i giornali e abbonamenti vari.
“Ciao Albeeeert!”, dissi squillante e come da copione saltò in aria, ribatté subito con un sorriso e lasciò sul tavolino la mia colazione… Aaaah! Brioches! Per tutti i gusti e dimensioni.
Espressione del momento, davvero molto infantile: “Yeeeeeh!”
Poi tutt’un tratto eccolo.
Toc Toc. “La posta” disse svogliato il solito assonnato ragazzo, sbadato e anche tonto ma l’importante era riuscire a imbucare i giornali, corsi verso la porta prendendo il giornale in mano e sistemandolo.
Rimasi bloccata a guardare la pagina con la più inespressiva delle facce:
 
“Maki Wilkinson è arrivata dall’Estonia qualche giorno fa, frequenta ora la prestigiosa scuola liceale di Arima Wierm”
 
Mi conoscevano e la mia non era una normale scuola. Di per sé, non era il fatto che mi conoscessero a darmi fastidio, quanto il fatto che mamma e papà mi avevano entrambi mentito e la mia era per l’appunto una scuola di giovani rampolli, evidentemente. Anche se devo ammetterlo, quelli che fin a quel momento avevo visto non avevano nulla a che fare con quelli dell’Estonia.
Presa da un impeto di rabbia lasciai cadere il giornale a terra e corsi fuori dalla stanza, dall’albergo, senza curarmi del pigiama inguardabile che avevo addosso, in quel momento il pensiero razionale era l’unica delle cose importanti che mi serviva a mancare.
Nemmeno la pioggia battente riuscì a fermarmi, nemmeno i semafori per la verità e forse rischiai qualche volta di esser tirata sotto.
Non so quanto tempo passai a correre ma decisi di fermarmi solo quando fui bagnata fradicia e senza più fiato per andare avanti, mi lasciai cadere a terra scivolando contro il muro bagnato; non c’erano tanti passanti o quasi non ce n’erano proprio. Il cielo era completamente oscurato e questo faceva sembrare le 8 del mattino le 8 di sera, stavo saltando le lezioni ma non m’importava. Mi fidavo di mia madre e anche se può sembrare una piccolezza questa non lo è, non per me.
Sobbalzai quando la porta scorrevole alla mia destra si aprì facendo uscire una donna vestita piuttosto semplicemente, con una gonna lunga di un colore rosso scuro, tacchi e una camicia sempre del medesimo colore della gonna.
Quando si accorse della mia presenza lì mi fissò con uno sguardo al contempo spaventato e tenero, alzai lo sguardo per veder meglio e notai quanto dolci ed aggraziati fossero i lineamenti del viso di quella signora.
“Cielo! Cosa ci fai qui piccola? Non sembri per niente in te” si abbassò verso di me ed incurante di sporcarsi l’abito si mise in ginocchio. Non so cosa mi convinse a fidarmi di lei da subito ma quando mi porse la mano la presi e la seguì nella sua macchina.
“Portaci a casa, Wein” ordinò e l’automobilista annuì, poi si rivolse di nuovo a me con un sorriso di chi aveva appena visto la luce “Sei Maki Wilkinson vedo. Oh, non ti preoccupare! Non ne parlerò a nessuno, ora pensiamo solo a riscaldarti prima che ti venga un bell’accidenti. Andiamo a casa mia e bhè, ci penso io”; con quelle ultime parole a confortarmi mi addormentai sul sedile nero in pelle, palesemente distrutta.

____

*SkySpace*
Mi spiace per il ritardo di qualche giorno, ma abbiamo dovuto preparare il ballo di fine Grest :D Che disastro, orrore, disgusto T_T Non è venuto un granchè e ci manca il finale ma non dispero.
XD Cmq, ecco il nuovo capitolo, cosa ne pensate di questa signora misteriosssa? Nah, già dal prossimo cappy non sarà più tanto oscurata :D.
Buona lettura e scusate eventuali errori!!
Un abbraccione

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Capitolo 9
*** Imparare a conoscerti ***


“Svegliati, su. Siamo arrivati”.
Aprii gli occhi lentamente e mi ritrovai ancora nel buio abitacolo della macchina con la signora che mi guardava distratta e ogni tanto imprecava contro la pioggia. Mugolai per far capire che ero sveglia ma sentivo tutto il mio corpo bruciare, bruciare di un fuoco insopportabile, insopprimibile.
La signora chiese all’autista di prendermi in braccio per portarmi dentro, evidentemente non avevo l’aspetto di una che poteva cavarsela da sola e dire che non capivo un bel niente era anche troppo, sentii nuovamente la pioggia cadermi violentemente addosso in una traiettoria diagonale e l’uomo che mi aveva sollevata stava tranquillamente correndo sull’asfalto.
“Presto Wein, sembra avere la febbre alta”. Oh ti prego! Non la febbre! Mi era venuta solo una volta in tutta la mia vita ma non l’avevo sopportata.
Lo scricchiolio di una porta mi distrasse dal dolore e altri passi rimbombare nel vuoto, da qualche parte qualcuno discuteva a voce dannatamente alta o a me pareva così ma il richiudersi dell’uscio distrasse pure loro dall’acceso litigio, chissà se in qualche modo la mia interruzione era stata propizia. Degli altri passi si aggiunsero alla sinfonia generale seguiti solo da un’imponente voce “Ti rendi conto che sono le 10 e tu sei ancora a casa?!”, quello fu l’urlo di sottofondo che mi fece fare una smorfia di dolore. Il mal di testa mi amplificava tutto di almeno 20 volte.
Quando tutto cessò mi sembrò come minimo di avere su di me migliaia di sguardi. Quanto avrei dato per aprire gli occhi, se solo ogni singola parte del mio corpo non mi dolesse così tanto!
D’un tratto mi sentii appoggiata contro qualcosa di morbido e in un momenti di drammaticità pensai di essere morta e riposare in bilico su una nuvola.
“Ehi, bella addormentata” un sussurro nelle mie orecchie mi fece venire la pelle d’oca, mugolai ancora più forte della prima volta e sventola un braccio come per scacciare una mosca fastidiosa “Non stiamo giocando allo schiaffo a segno, Maki!” disse di nuovo, a quel punto dovetti proprio sforzarmi di aprire gli occhi.
La luce mi colpì forte ma non tanto da non farmi vedere intorno: stavo in una stanzetta piuttosto lussuosa, ben decorata e con delle sfumature d’oro quasi ovunque ed io ero sdraiata su un letto a baldacchino.
 
Perché tutto quello in cui mi imbatto è così dannatamente perfetto e costoso?
 
Mettendo più a fuoco notai finalmente la figura maschile che stava alla sinistra del letto, seduto su una sediolina con un sorriso strafottente ma allo stesso tempo preoccupato che avrei riconosciuto più o meno ovunque.
Aki Hayato.
Quel ragazzo che forse faceva parte di un complotto disgraziatamente ben architettato, come d’altra parte Mashairo e Aya.
Mi tirai sopra la testa le lenzuola e iniziai a piangere, di nuovo. Il silenzio nella stanza mi stava spaventando e proprio quando pensai di parlare Hayato mi spogliò delle lenzuola strappandole via, scoprendo il mio viso, un viso pallido, rigato dalle lacrime e con gli occhi rossi. Che schifo!
Voltai il viso dalla parte opposta e lui dopo il primo assalto tornò a posto, sospirando “Come stai?”, sembrava seriamente preoccupato.
Tastai il letto per ritrovare il mio magico lenzuolo sotto cui coprirmi ed invece trovai la sua camicia, per fortuna ero già rossa di mio altrimenti sarei diventata un pomodoro ben fatto “Hai impregnato di lacrime il lenzuolo, l’ho tolto solo per quello”.
 
L’imbarazzo, credetemi, era a livelli che nemmeno sapreste immaginarvi.

_____

*SkySpace*

Salve gente! Per scusarmi ecco subito(quasi) il seguito della storia. Avevo in mente di intitolare il cappy "Nella tana del lupo", ma poi ho pensato. Perchè? Mi è frullato in mente di far sembrare le cose in un modo e poi.. Puff!!!.
Bhe, leggete e scoprite da voi :)
Un abbraccio!

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Capitolo 10
*** Dammi un buon motivo ***


Rimasi sdraiata sul letto, coperta dalla sua camicia mentre lui rimaneva beatamente a petto nudo. Iniziò a farmi una serie di domande stressanti ed io per comodità risposi “sì” pressoché a tutto.
“Staresti lontana da Mashairo?” mi chiese ad un certo punto ma la risposta che mi ero prefissata non uscì automatica, Hayato si alterò “Va bene allora testa sulla tua pelle, ma non dire, non osare a dire che non te ne avessi mai parlato” e cessò la frase così, lasciandola sospesa a metà senza alcun nesso logico.
 
Ma dico, quale problema hai stalker…
 
Sospirai e cercai di guardarmi in giro, eppure non c’era nulla di utile a farmi distrare da quella spinosa conversazione; dopo poco Hayato si alzò quasi ribaltando la sedia, ovviamente era frustrato. Ma dico avrei dovuto essere io quella frustrata. Non lui! Se magari non finisse le frasi così a capocchia..
Ancora sdraiata nel letto stavo pensando a tutte le cose successe fino a quel momento; nonostante Hayato fosse parte di quell’imbroglio non sapevo odiarlo, o non più di quanto non fossi già capace.
Il giorno prima ero entrata a scuola guidata dall’affascinante Mashairo, la mattina del giorno dopo trovo quell’articolo di giornale ed infine presa da febbre acuta mi trovavo nella reggia della famiglia Hayato.
Mi alzai cautamente dal letto, notando con piacere che il bruciore provato in precedenza era via via scomparso, lasciando spazio solamente ad acuti crampi allo stomaco ed un forte giramento di testa ma da che mondo e mondo sarei mai riuscita a starmene ferma in un posto del genere, quando nemmeno a casa mia riuscivo.
Appena in piedi notai qualcosa di diverso, mi sentivo più leggera cosa che prima nel letto non avevo assolutamente notato; rivolsi immediatamente il mio sguardo verso il mastodontico specchio posizionato dall’altra parte della stanza: qualcuno, spero una delle inservienti femminili, aveva avuto la premura di togliermi quei vestiti fradici, lasciandomi su solamente una canottiera da cui si vedeva tutto -e se dico tutto purtroppo è veramente così- e qualcosa di vagamente simile ad una biancheria intima.
 
Stai a vedere che quel disgraziato mi ha visto mezza nuda?
 
Focalizzando la mia mente su altro vidi infine il mega-armadio vicino al letto e anche se tentata non mi sembrò il caso di prendere dei vestiti, da chi tanto gentilmente mi ospitava… solo per andare a distruggere fisicamente l’esistenza di Hayato!
Respirai profondamente per calmare i nervi, presi da sopra il calorifero i miei vecchi ed ormai, fortunatamente, asciutti abiti… Ero anche quasi pronta per scendere alla carica quando mi ricordai che ciò che indossavo altro non era che il pigiama.
 
Non me ne va una giusta?
 
Mi risedetti sul letto, costretta lì da cause di forza maggiori.
“Scusa, posso?” senza nemmeno aspettare la risposta entrò, era la signora che mi aveva.. Salvato, suppongo.
“Salve signora e grazie ancora per stamane” dissi il più convincente possibile ed un sorriso comparve sulle sue labbra, mi porse un set completo di fantastici abiti, non pigiami, bellissimi jeans che odoravano seriamente di pulito, di nuovo, ed una maglietta intrigante che portava i colori del Giappone.
“Non devi nemmeno ringraziare, dopotutto l’avrebbe fatto chiunque! Comunque Maki, io sono la signora Hayato è un piacere fare la tua conoscenza”.
“Oh, sì. Conosco suo figlio, Aki, ci siamo imbattuti l’uno nell’altra qualche tempo fa, la prima volta… E poi siamo finiti nella stessa classe a scuola” in qualche modo, per qualche motivo il suo sorriso si ampliò ancora di più assumendo una forma che mi avrebbe potuto spaventare se fossi stata un po’ meno lucida di mente.
La signora Hayato si liquidò con un “Cambiati pure e scendi quando vuoi”, non me lo feci ripetere due volte né aspettai più di tanto e appena si chiuse la porta dietro mi sfilai il tutto -lasciando l’imbarazzante biancheria intima-  ed uscii a mia volta da quella lussuosa camera che per poche ore era stata la mia piccola prigione.
Sopprimendomi fra Aki e Mashairo.

_______

*SkySpace*

Salve gente! Ecco il nuovo capitolo, mi sono messa all'opera appena tornata a casa (anche se ho avuto da ridire dai "boss" °-°). A parte questo.. Avevo pensato di dedicare questo capitolo ad Aki e Maki, poi c'ho ripensato ed ho deciso di sviluppare in un altro modo D: . Si lo so, in questi giorni dico una cosa e poi la cambio sempre, sarà l'estate >.<" .
Ad ogni modo, mi chiedo chi sia il migliore fra i due, nel nostro triangolo, Mashairo o Aki? Questo lo devo ancora decidere per la verità ma entro il prossimo capitolo sarà già tutto deciso xD!!
Un bacione!!
PS: Scusate eventuali errori, ripetizioni, ma ho mal di testa >.<"
Sky

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Capitolo 11
*** 1° regola: Far scorrere i propri pensieri ***


 
Me ne stavo nascosta dietro la porta, ascoltando le note di quella splendida canzone e la splendida voce che la cantava, ogni tanto approfittavo di qualche mio momento di coraggio e guardavo Aki solo davanti all’impianto musicale completamente concentrato e oserei dire anche un po’ sudato; per sbaglio mossi un piede di troppo e fece scricchiolare l’uscio. Si fermò e guardò verso di me con un’espressione durissima “Rimarrai lì ad origliare ancora per tanto, Maki?” quella frase, detta a quel modo mi costrinse ad uscire allo scoperto e gli andai incontro facendo l’indifferente.
 
Ti prego, fa che non sia arrabbiato.
 
Riprese da dove aveva stoppato la canzone poco prima, intimandomi di fare silenzio.
Dove realtà e finzione s’incontrano, non posso fare a meno di pensare al sorriso che ogni tanto compare sul tuo viso. Dove cuore e mente diventano tutt’uno non riuscirò mai a non immaginarmi con te, che era amore l’ho capito al primo sguardo.. Sto aspettando solo te”.

Ero completamente, totalmente, ipnotizzata da quelle parole e per qualche motivo per colpa dell’intensità con cui aveva cantato mi ero imbarazzata da morire. Lo osservai mentre si sedeva e sorseggiava la Cola, sempre con lo stesso sguardo duro di prima e quando i nostri occhi si incrociarono decisi che era meglio per me girare i tacchi e lo stavo anche per fare ma la sua presa mi bloccò.
Il silenzio era calato fra di noi e non sentivo il suo respiro, fino a quando poi mi abbracciò da dietro, stringendomi fra le sue braccia ed il suo petto, caldo, terribilmente caldo.
Credo che il respiro che mancava fosse, in verità, il mio e non il suo. Aki era fin troppo tranquillo.
“H… Hayato?” balbettai e lui allentò un po’ la presa, senza lasciarmi andare… Non posso negare che il calore di quell’abbraccio mi stava piacendo.
Appoggiò il mento sul mio capo per qualche istante e poi portò la bocca a livello del mio orecchio “Ti prego, Maki. Stagli lontano, non ci perdi niente” sussurrò facendomi rabbrividire. Piantò un bacio sul collo e mi spinse via con dolcezza inaudita.
“Ma..” cercai di dire sostenendo il suo sguardo ed invece mi morsi il labbro inferiore vedendo, o meglio notando sul viso di lui un velo di pazzia che impedì ad ogni mio altro pensiero di scorrere razionalmente.
 
Cosa diamine sta succedendo?!

____

*SkySpace*

Mi scuso se il capitolo è un po' corto, ma vi lascio così a mezz'aria intanto che penso al continuo. Questo capitolo mi piace tantissimo, perchè svela qualcosa di Aki, sta a voi capire cosa comunque :D!
Perchè continua a dirle di stare lontano da Mashairo? E' pericoloso? O solamente c'è una nota di gelosia?
Chissà :D
Sky!

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Capitolo 12
*** Tumulto nel cuore ***


Quello sguardo era così difficile da sostenere. La situazione era difficile da sostenere. Non riuscivo nemmeno a controllare il mio corpo, esatto, non rispondeva più a quello che avrei voluto, dovuto fare; ovvero andarmene e chiudermi la porta alle spalle. Invece rimasi lì, lasciando un invisibile invito ad Hayato che giustamente trovò destinatario: si avvicinò di nuovo a grandi passi verso di me, mi rimase davanti in tutta la sua altezza, accarezzandomi il viso, facendomi rabbrividire e potevo sentire le farfalle nello stomaco lanciare segnali di allarme sempre più rumorosi ma ormai ero talmente presa da lui, talmente presa da quel momento… Aki si abbassò e mi baciò. Fu un bacio che mi trasmise dolcezza, una dolcezza infinita, amore ma allo stesso tempo potevo avvertire l’amaro gusto della tristezza pervadermi. Quanto rimanemmo così legati? Non lo so, forse minuti, forse ore o secoli ma quando ci separammo finalmente ritrovai anche la lucidità e capii che non sarei mai più riuscita a guardarlo negli occhi senza morire d’imbarazzo. Corsi via, uscendo dalla stanza e chiudendomi rumorosamente l’uscio alle spalle; feci ancora qualche passo ed infine mi appoggiai alla parete sfiorandomi con le dita le labbra ancora calde per quel bacio.
Anche se continuava a dirmi di stare lontana da Mashairo, non credo che lui avrebbe mai fatto una cosa del genere senza il mio consenso e questo giocava invece a sfavore di Hayato… Eppure avevo ancora il fiatone, le farfalle nello stomaco e la mente completamente andata, partita, e continuava a mostrarmi quel momento.
Come l’avrei guardato domani a scuola?
 
La sera stessa arrivò Albert a prendermi per riportarmi in albergo e siccome rimasi pervasa da quei pensieri da mattino fino a sera ormai non ci stavo proprio più. Appena lo vidi mi buttai fra le sue braccia piangendo, Albert era il mio migliore amico e consigliere, gli avrei detto tutto una volta tornati in albergo e avrei ascoltato con attenzione ad ogni singolo aiuto che mi avrebbe dato, se ne fosse stato in grado.
 
Entrai in camera e Albert mi seguì per assicurarsi che non scappassi di nuovo, magari stavolta dalla finestra.
Presi fra le mani il cellulare e vi trovai 8 messaggi e 2 chiamate perse: gli 8 messaggi erano tutti di Aya, le 2 chiamate erano di Mashairo.
 
Lessi velocemente i messaggi di Aya e constatai che dicevano tutti la stessa cosa, punto più punto meno:
 
From: Aya@smile.com
To: Maki@smile.com
Oggetto: Dove sei finita?!
 
Il tuo maggiordomo, Albert, ti sta cercando come un dannato! Dove sei finita? Farai preoccupare tutti, anche Mashairo prima ha provato a chiamarti. Mi raccomando fatti sentire!
 
Aya
 
 
Con un sorriso stampato in volto, per la preoccupazione non necessaria le risposi velocemente.
 
From: Maki@smile.com
To: Aya@smile.com
 
Oggetto: Risposta.
 
Ciao Aya, tranquilla. Sto bene, ero a schiarirmi le idee altrove. Anche Mashairo? Digli tu che sto bene, non ho voglia di stare a chiamarlo, sono un po’ stravolta!
Ci vediamo domani a scuola *kiss kiss*
 
Maki
 
 
Chiusi il telefono e cercai di riordinare le idee, per riuscire a fare un discorso non monosillabo con Albert.
Stava sul divano del soggiorno a guardare la tv, presi un grande respiro e andai a sedermi sulla poltroncina “Albert, ho bisogno di un aiuto..”, mi guardò con aria seria e poi sorrise.
“Certo, parliamo”.

______

*SkySpace*

Ennesimo capitolo della giornata, mi sto portando avanti visto che il 19 parto per le vacanze e sono un po' incasinata, anche se porterò il computer non potrò far più che seguire le Fic e rispondere a messaggi ed eventuali recensioni.
Dunque ecco questo signor capitolo, che vede come avevo detto Aki e Maki come protagonisti principali. Certo che ne ha quel ragazzo di coraggio eh?! Non se ne importa proprio di cosa quella povera ragazza prova?! O forse sì, ma al cuor purtroppo non sempre si riesce a mettere un freno! :D
Cosa succederà ora? Entrerà in scena Mashairo? Chissà!

Sky!

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Capitolo 13
*** Quando un consiglio non basta ***


Avevo passato il resto della sera a parlare con Albert e purtroppo non era stato molto d’aiuto, tuttavia aveva sfoderato un sorriso smagliante quando gli avevo parlato delle emozioni provate stando da sola con Aki, aggiungendo poi una sola parola << Amore? >>.
 
Stando in camera sdraiata sul letto pensavo e ripensavo a quel bacio, a quelle soffici labbra che mi avevano fatto impazzire, non riuscivo davvero a pensare ad altro.
“Stupido Aki…” sussurrai sfiorandomi le labbra. Spensi il telefono e decisi, infine, che era ora di dormire.
 
La mattina successiva era un altro giorno, un giorno diverso ma pur sempre di scuola. Mi rigirai nel letto tastando il comodino per prendere il telefono, lo trovai, buttandolo per terra.
“Oh ma cavolo!” sbraitai già di prima mattina, lo raccolsi rischiando di cadere io stessa per terra; lo accesi mentre io mi alzavo e andavo a mettermi la divisa scolastica, andai poi a fare colazione ed infine mi lavai i denti. Quando tornai in camera lo schermo stava lampeggiando, lo presi in mano e sbloccai la tastiera: “Aki Hayato”
Ma stiamo scherzando?!
 
Pensai aprendo velocemente il messaggio e leggendolo, diceva “Affacciati alla finestra”, lo feci: aprii velocemente la finestra ed uscii fuori, mi guardai in giro senza capire poi qualcuno tossì ed io abbassai lo sguardo.
“Buon giorno signorina” disse lo stupido stalker, andai su tutte le furie vedendolo lì sotto ma cercai velocemente di ricompormi, ormai lo sapevo che Aki era fatto così e devo ammettere che iniziava a piacermi sotto alcuni aspetti. Mi misi a posto la maglietta che lasciava alludere alle mie curve e lui fece una smorfia di dissenso.
“Pervertito”, sussurrai, mi invitò a scendere ed accompagnarlo a scuola. Acconsentì, entrai chiudendo tutto ed una volta nel corridoio guardai l’orologio e notai come quel suo intervento inopportuno mi avesse fatto perdere 10 minuti di prezioso tragitto: morale della favola, saremmo arrivati in ritardo!
Corsi di sotto, uscendo di gran carriera dall’hotel e salutando l’uomo della reception che mi stava alquanto simpatico, scesi velocemente i gradini ed inciampai nei lacci delle mie scarpe; due braccia possenti mi afferrarono al volo.
“Attenta, Maki” disse Hayato gentilmente rimettendomi in piedi ed il mio cuore prese a battere all’impazzata, ci fissammo per alcuni istanti poi girai i tacchi imbarazzata ed iniziai a camminare, lui mi seguì ridendo.
Durante il resto del tragitto parlammo del più e del meno, nessuno dei due tornò sull’argomento bacio anche se più di una volta mi era capitato di scorgere sul suo viso un velo di tristezza, avrei tanto voluto chiedergli perché ma l’imbarazzo bloccava anche me. Non avevo la più pallida idea di come gestire la nostra conversazione, poi si fermò di colpo e prima che me ne accorsi andai avanti qualche passo.
“Hayato?”, chiesi, lui calciò un sassolino.
“Senti… Mi spiace, per ieri s’intende”, il tono della sua voce era spezzato, triste… Era veramente dispiaciuto, mi fece più male vederlo così che non ripensare al nostro piccolo.. incidente.
Mi avvicinai a lui e lo presi per mano trascinandolo con me “Forza, stupido”, dissi imbarazzata e totalmente rossa.

Adesso che ci penso però, lui non fa mai cose a caso.. Magari ci sono cascata in pieno, magari era proprio questo che voleva. Più lo osservo però, più mi convinco del contrario.
 
Eravamo quasi all’entrata della scuola quando la mano di lui si strinse attorno alla mia facendomi quasi male, feci per voltarmi verso di lui quando più in là notai Mashairo ed Aya che parlavano animatamente o più che altro mi parve fosse Aya a fare una specie di ramanzina al ragazzo.
Appena mi videro mi sganciai dalla presa ferrea di Aki che rimase un po’ sulle sue per diversi istanti poi riprese a camminare e se ne andò senza degnarmi di altri sguardi; percorsi correndo la piccola distanza che si frapponeva fra me ed i miei amici, quando fui a “tiro d’abbraccio” la mia amica mi saltò addosso minacciando di stritolarmi se non l’avessi staccata in tempo.
“Come stai?” chiese Mashairo che si era fermato poco più lontano, sorrise.
“Bene grazie” ribattei ancora avvinghiata ad Aya, quella ragazza era davvero difficile da gestire ma questo non voleva certo dire che non fosse divertente.
Mashairo fece qualche passo verso di me scostando Miyamoto “Magari dopo facciamo quattro chiacchiere ti va?” mi sussurrò all’orecchio, gli feci cenno di sì con la testa e tutti insieme ci dirigemmo all’interno della struttura. Ero in perfetto orario, nonostante l’interruzione mattutina dello stalker… Che a proposito si era fermato ad osservare la scena, aveva uno strano sguardo cagnesco…
Avevo rinunciato a capirlo, era la persona più complicata dell’universo… Ma anche la più intrigante.

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*SkySpace*
Mi spiace pubblicare questa storia così in ritardo, ma abbiamo preso un cucciolo di gatto e devo gestirmelo io. Quindi, sì, insomma, mi occupa gran parte della giornata. Spero vogliate perdonarmi sia il ritardo che eventuali errori. (abbiate pietà ma ho scritto ora, che sono mezza fuori e mezza persa).
Grazie ancora a chi sta seguendo la mia storia, vi voglio bene eh °-°!!
Un abbraccio 
Sky.

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Capitolo 14
*** Tu. Perché non ti ho ascoltato? ***


Da quanti giorni ormai non parlavo con Hayato? Avevo perso il conto, avevo perso la voglia di vederlo, la voglia di sentirlo.
La sua presenza mi stava irritando, i suoi modi di fare mi stavano irritando. Cosa diavolo gli prendeva? Ogni tanto sbucava dal nulla e se ero con Mashairo mi trascinava via in malo modo e ci rimaneva male se per qualche motivo gli sbraitavo contro, cosa che comunque capitava di rado.
Aya sosteneva ci fosse qualcosa che non andava al di fuori di noi tutti, forse in famiglia? Con qualche altra persona sempre fuori dal nostro piccolo mondo scolastico?
Improvvisamente mi fermai a pensare, stavo camminando per i corridoi per l’esattezza, mi ritrovai a pensare alla mia di famiglia: mamma e papà per la verità mi mancavano e anche tanto, non l’avrei mai detto visto che mi trattavano come una bambina.
 
Allungai il passo sentendo le lacrime pungermi i bordi degli occhi.
 
No, no per carità.
 
Dissi frustrata ed impaurita da quella nostalgia improvvisa, andai a nascondermi in bagno, sciacquandomi il viso e lasciando cadere una lacrima silenziosamente.
Maki, ancora così debole, ancora così fragile e sentimentale, ecco come sono in realtà: mi sforzo di essere forte e solo alla fine mi accorgo di tutti gli sbagli che avrei potuto evitare. Si esatto, ad esempio quello con Hayato, uno sbaglio, una svista, una ragazzata o qualcosa di tremendamente stupido.
Mashairo. Potevo fidarmi di lui?
Avevo bisogno di un sostegno.
 
Grazie Aya.
 
Mi dissi raggiungendo la classe: era presto, quasi vuota e mi ci fiondai sedendomi con un tonfo sordo sulla sedia. Dire che ero stravolta era dir poco.
Non mi accorsi nemmeno che nella sala con me c’era una persona, alzai il viso e lo squadrai a lungo, mi ci volle tutta la fantasia di questo mondo per riconoscere il volto del gentile ragazzo che era Mashairo. Su quel viso non c’era niente di gentile e c’era puzza di fumo; un brivido mi percorse la schiena ed un senso di panico.
“Va tutto bene…?” gli domandai preparando ad alzarmi, chiamiamole misure di sicurezza.
Lui fece una smorfia “C’è quell’idiota di Hayato in giro?” scossi la testa ancora ignara di quelle che potevano essere le sue intenzioni, rise.
“Finalmente. Sembrava un dannato cagnolino” lo disse come un imprecazione, come una bestemmia. Era tutto troppo strano “Eppure un cagnolino intelligente, c’erano tante cose di cui ti saresti dovuta guardare. Wilkinson” si avvicinò di diversi passi “Quanto posso divertirmi con te? Mh?” rise prendendomi per entrambe le braccia e bloccandomi al muro.
 
Lacrime, lacrime calde e salate presero a scendere sulle mie guance lasciando il loro segno ma questo sembrava solamente divertirlo.
 
Ti prego fa che sia solo un incubo, un pessimo incubo.
 
Non so cosa faceva più male: quell’immagine di Mashairo, la sua presa ferrea o tutte le avvertenze di Hayato mandate a quel paese come se niente fosse. “Sei stata una stupida Maki” disse lui premendo con forza le sue labbra contro le mie e non potei far nulla per slacciarmi da quella scomoda situazione, da quel corpo che mi stava opprimendo.

_____
*SkySpace*
Mi spiace tantissimo per il ritardo, ma ho avuto un miliardo di complicazioni!
Cercherò di essere puntuale d'ora in poi, perdonatemi. 
Se in questo capitolo troverete incorrettezze vi prego di perdonare anche quelle! Chiedo venia *si inginocchia*

Passando al capitolo, cosa ve ne pare? Ve l'aspettavate questo risvolto su Mashairo? Cosa succederà mh?
Eh boh mica ve lo dico, mi spiace :P 
Scusate ancora e alla prossima!

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Capitolo 15
*** Tutto questo forse non fa per me ***


Quando mi svegliai ero in albergo, la finestra era spalancata. Chi era entrato? Mi alzai stiracchiandomi, un’ondata di freddo mi assalì facendomi rabbrividire: ero mezza nuda, l’unica cosa che rimaneva era l’intimo.
Non realizzavo cosa fosse successo, o forse non lo volevo nemmeno sapere. Un forte mal di testa mi colse costringendomi a stendermi di nuovo, un flash mi attraversò la mente tranciando in due tutti gli altri pensieri. L’ultima cosa che ricordo, almeno credo sia l’ultima è Mashairo versione teppista.. Le sue labbra contro le mie, il petto di lui premuto su di me.
 
Iniziai a piangere senza nemmeno accorgermene, fu più forte di me: mi avvolsi dentro le lenzuola ed i singhiozzi si fecero sempre più forti.
In un momento di pausa sentì dei passi accorrere verso la mia stanza, era Albert? Se sì, come aveva fatto a sentirmi? Ah.. La finestra aperta. Il mio maggiordomo preferito spalancò la porta e si avvicinò al letto inginocchiandosi affianco “Maki? Cosa succede?” chiese cercando di sembrare calmo, con poco successo.
Nei minuti che seguirono tentai di spiegare ad Albert l’intero accaduto.. I risultati non furono esattamente piacevoli “Sarà denunciato immediatamente!” disse alzandosi, stava per chiamare a scuola. Lo bloccai e si girò guardandomi interdetto, poi forse capì anche lui.
“Torniamo a casa”, la mia voce era flebile, spezzata. Completamente spenta, non solo la mia voce ma anche la mia stessa personalità, la sentivo cambiata o anche peggio del tutto inesistente.
Lo sguardo di Albert era fisso sul mio, figurati se il mio maggiordomo se ne approfitta della situazione invece si limitò ad annuire e ad uscire dalla camera chiudendo lentamente la porta.
L’avevo veramente detto? Saremmo tornati a casa?
Più ci pensavo e più ne ero convinta, mi mancavano i freddi paesaggi della mia bella Estonia. Mi rigirai nel letto senza alcuna voglia di alzarmi ed il cellulare prese a squillare, allungai la mano e lo presi, controvoglia.
Aya mi stava chiamando.. Scossi la testa e le rifiutai la chiamata trattenendomi dal lanciarlo via; mi sfilai dalle coperte a mò di bruco e raggiunsi dei vestiti che Albert mi aveva tirato fuori.
Jeans lunghi e maglietta, mi sentivo già pronta a tornare a casa, non so perché, senza motivo.
 
La hall dell’albergo mi sembra così vuota, così priva di significato. Albert sta parlando alla reception di tutto quello che ha detto ho sentito solamente “Stiamo partendo per l’Estonia” e il mio cuore si era stretto in una morsa mortale.
Salimmo sul taxi che ci portò prontamente in aeroporto, il telefono squillò di nuovo. Non potevo ignorarlo in eterno.
“Pronto?” dissi tappandomi l’altro orecchio per sentire meglio.
“Ciao Maki, sono Aya… Mi fai preoccupare come non mai. Dove sei finita stavolta ?” ci furono diversi minuti di silenzio, nemmeno io sapevo bene come gestire la cosa. Aya era stata la mia prima ed unica amica femmina.
“Sto tornando in Estonia. Sono quasi in aeroporto. Io..” mi fermai,  non ero brava con i discorsi d’addio “Grazie di tutto Aya, anche se per poco” le chiusi la chiamata in faccia, non volevo farle sentire la mia voce rotta dalle lacrime.
Non solo per lei, ma per tutte le persone che avevo conosciuto. Il tempo passato con i miei compagni durante le lezioni. I litigi divertenti avuti con Hayato e tutti gli altri momenti con Mashairo prima che succedesse tutto il resto. Forse il tempo passato come una ragazza nobile mi aveva resa incapace di affrontare le situazioni di tutti i giorni, ma a ben pensarci anche tutti loro erano ragazzi ricchi.. Capricciosi..
Erano miei amici. “Siamo arrivati, Maki” disse Albert, scesi dal taxi e guardai l’immenso edificio che si ergeva dinanzi a me.

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*SkySpace*
Buon shaaaalve!
Eccomi con il nuovo capitolo, cercando di farmi perdonare dei precedenti ritardi. Non so bene ancora come finirà questa storia, ci sto pensando ma credo sarà una fine da classica storia shoujo con tutti i travagli che potranno esserci o meno. *prende l'ombrello e si ripara dai pomodori*
Non siate crudeli, penserò a qualcosa di bello in ogni caso XD
Un abbraccione, sky!

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Capitolo 16
*** Correre incontro ai propri sogni. Parte 1 ***


*SkySpace*
Ahahah stavolta sono quassù e non laggiù XD Perché? Mi andava di cambiare luogo XD
Passando alla storia, forse un'idea su come farla finire alla fine mi è arrivata. Checccarino Hayato disperato comunque :3 Lo voglio anche io un ragazzo che faccia così con me!
La seconda parte arriverà domani o stasera, dipende da quando mi libero dei compiti e di tutte le altre cose, sono incredibilmente occupata! Scusate!
Buona lettura!
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“E allora Aya? Che ha detto?” chiese Hayato comodamente seduto sul suo banco, lo sguardo di Aya lo faceva preoccupare. I suoi occhi ricadevano su quelli malva di Mashairo, che era rimasto silenzioso ed in disparte per tutto il tempo con uno strano sorriso in viso.
“Sta andando via, torna in Estonia” disse lei tristemente, mettendo il telefono nella borsa, si lasciò cadere sulla sedia e senza nemmeno accorgersene una lacrima le scivolò sulla guancia per l’amica persa e non c’era stato nemmeno un addio.
Hayato che non aveva distolto lo sguardo da Mashairo notò il sorriso sadico che aveva sostituito il precedente, si alzò di scatto facendo cadere sia la sedia sia la borsa e spostando il banco, gli si avvicinò a grandi passi “Che cazzo le hai fatto, verme?”.
Palese che il ragazzo non riuscì più a trattenersi: ha amato ed ama la piccola ed ingenua Wilkinson e se c’era una cosa che non poteva sopportare era che qualcuno le facesse del male… Voleva proteggerla, eppure non ci era riuscito; Mashairo scoppiò a ridere.
“Mi sono solamente divertito” rispose con il tono più calmo del mondo, come se fosse una cosa normale perseguitare ogni ragazza che gli capiti sotto mano. La mano di Aki fremette e non riuscì a trattenersi da rovinare con un pugno quel bel faccino da idiota, forse ora anche Aya aveva capito come stavano le cose.
Dopo tutto questo Hayato schizzò fuori. Doveva riuscire a raggiungere quella stupida ed ingenua ragazza nobile e dirgliene di tutti i colori per poi forse abbracciarla, si. Avrebbe fatto così; ma ora l’importante era raggiungere l’aeroporto.
Corse sfrecciando per le vie della città, rischiando più e più volte di essere investito da macchine e Tir. Urtando i passanti e facendo salti improvvisi per saltare dei bambini che passavano continuamente davanti a lui prendendolo alla sprovvista.
Un cane che si mise a rincorrerlo durante il tragitto lo costrinse ad andare a tutto fiato, senza lasciargli nulla nei polmoni senza considerare il fatto che gli aveva anche morso la caviglia.
 
Diamine Maki, non scherzare, non puoi andartene così!
 
Arrivò all’aeroporto ormai completamente spompato ma nonostante tutto vi corse all’interno, diede uno sguardo veloce al tabellone delle partenze. Il volo per l’Estonia era al gate 8, stavano imbarcando. Prese le scale mobili e quando si trovò al secondo piano la vide.
Maki aveva già superato il check-in dell’imbarco e si stava dirigendo verso l’interno dell’aereo: le addette cercarono di fermarlo, ma ostinatamente lui si sporse lo stesso.
“Maki!”, urlò cercando di attirare la sua attenzione, la ragazza si girò e sembrò dire qualcosa .. Albert la trascinò via.
 
Tutto quello che gli rimaneva da vedere era il decollo dell’aereo.
Tutto quello che gli rimaneva da fare era sperare in un miracolo, doveva trovare un modo per raggiungerla e per prenderla a pedate.
Ormai non sapeva bene se poteva meritarsi un abbraccio.
“Dannazione”, sussurrò sedendosi su una delle panchine, mentre Maki si allontanava sempre di più da lui.

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Capitolo 17
*** Correre incontro ai propri sogni. Parte 2 ***


  *pensieri occulti di Aki.. Buona lettura!*
Alcuni spunti sono presi dalla canzone Stay-Hurts (Direi che nel contesto generale ci sta  bene..)
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“A volte le cose non vanno come vogliamo e non possono essere cambiate, mentre altre volte non sappiamo come gestire le novità. In pratica, qualsiasi cosa succeda in un buon 50% degli eventi non abbiamo la più pallida idea di come rigirarci, di come venire a capo di eterni rompicapi."

 Tutto questo, non succede solo per ciò che di giorno in giorno succede ma ci riguarda anche in modo ben più profondo; l’amore. Quante volte abbiamo coscienza d’amare qualcuno? Nella maggior parte delle volte, è un “mai” secco; abbiamo bisogno di ingranare la marcia e poi chissà dopo quanto tempo sapremo dire “Ti amo”.
Brucia terribilmente sapere d’essere fra quelle persone che non hanno saputo afferrare l’occasione giusta, al momento giusto, rientrare in quel gruppo che ha cercato di far capire alla persona che ama che ha bisogno di lei, che non vuole rimanere senza  lei.
Come facevo ad essere cosciente di questi sentimenti se non ho mai provato cosa voleva dire “amare” qualcuno? Per quanto mi riguarda avrebbe anche potuto dirmi addio, probabilmente non sa nemmeno cosa provo ora che l’ho lasciata andare e stupido me che non ho saputo dirle quello che sentivo.
 
RIMANI.
RIMANI CON ME.
 
Ho aspettato tutta una vita per trovare qualcuno come lei, lei che in pochi mesi è riuscita a farmi impazzire mentre molte altre invece m’han solo fatto annoiare. Come  potrei stancarmi di Maki?
Anche se adesso guardo fuori dalle immense finestre dell’aeroporto non riesco a collegare che sei effettivamente partita ma il mio cuore mi chiede un ulteriore sforzo. Dovevo sentire “addio” dalle sue labbra e l’unica cosa che ha fatto è stata andare via ed io cadevo a pezzi.
Quanti mesi avevo atteso per lasciare che facesse luce nel suo cuore? Troppi per poi vedere tutto quel lavoro distrutto da un bastardo.
 
RIMANI.
RIMANI CON ME.
 
Perché ho aspettato tutto questo tempo… Sapevo sarebbe finita così.
Mi alzo a stento da questa panchina di ferro. Ormai so cosa devo fare. Il bisogno di sentirmi dire addio non è passato, voglio sapere perché d’un tratto ha deciso di andarsene, so che quello che è successo è difficile da sostenere per una ragazza ma.. Non riesco comunque a capacitarmene.
Non posso andare avanti se il mio cuore intanto continuerà ad urlare che sono un idiota. E’ inutile tenersi il viso fra le mani se non si sa nemmeno piangere. E’ inutile se nulla è ancora perduto e non passerò la vita a rimpiangere questo giorno.
 
 
Raggiunsi la reception dell’aeroporto cercando quasi senza alcun risultato di calmare il tremolio del mio corpo, chiedendomi poi se fosse più causa della rabbia, della tristezza o di tutti e due insieme.
Appoggiai le braccia al bancone sollevato di aver finalmente trovato un supporto: l’uomo addetto ai voli mi guardò interrogativo “Quando parte il prossimo volo per l’Estonia?” gli chiesi mettendo mano al portafogli che fortunatamente avevo sempre con me.
Il tipo volse lo sguardo al computer sulla scrivania scorrendo velocemente ogni nome della lista “C’è un easy jet fra meno di 2 ore”, pagai il biglietto e mi diressi all’area d’imbarco.
“Questo è il momento di non avere ripensamenti, Aki” mi dissi guardando con aria persa il Gate d’imbarco.


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*SkySpace*
Mi scuso per l'ennesimo ritardo, ecco il nuovo capitolo e spero di riuscire a postare il prossimo davvero a breve.. (Ho detto così anche la scorsa volta vero?)
Di sicuro lo farò prima del 1 Settembre che partirò per l'Irlanda.. E se non lo faccio, è un bel problema XD.
Credo che per lunghezza il capitolo sia nella mia solita norma, e avviso che è il penultimo.
L'ultimo sarà ufficialmente luuungo, deve esserlo, è un obbligo che mi impongo da sola.
Comunque, c'è il gatto che ha fame, quindi al prossimo ed ultimo capitolo.
Un bacione ^^

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Capitolo 18
*** Due strade che s'incontrano ***


Quando vuoi qualcosa puoi scommetterci l'osso del collo che più la vorrai e più questa non arriverà mai, non è che sei sfortunato è solo che la dannatissima vita funziona così. E.... tutti perdiamo qualcosa, solo che quando ce ne accorgiamo è troppo tardi, lo stesso contorto meccanismo vale per le persone che ti scivolano via dalle mani e non te ne accorgi nemmeno.
Quindi rimane solo da andarla a prendere quella persona.
 
Mi era sembrato così facile all’inizio ed ora ero ancora qui, dopo 1 mese a girare perso per l’Estonia. Mi ero informato sui voli, ma sul resto? Per non parlare della fatica che faccio a “comunicare” con sta gente, completamente asociale cristian dior!
I pochi tassisti che avevo incontrato si erano rifiutati di portarmi alla reggia dei Wilkinson dicendomi credo, che i Wilkinson avevano i tassisti privati; il fatto che fossi carismatico ricco e potente qui non contava proprio una cippa e questo mi faceva sentire ancora più impotente.
Povero idiota quale sono, nemmeno il peggiore dei turisti andrebbe in un paese del tutto sconosciuto senza sapere la meta, dunque sono il peggio del peggio.
Inoltre! Come se ahimè non bastasse mi ero completamente scordato che in Estonia fa un freddo caino e piove pressoché sempre.
 
Stavo camminando per strada sconsolato e già sentivo i primi tuoni farsi strada nel cielo oscurato, stavo per bagnarmi di sicuro e non poco per giunta. I passanti non si godevano certo una bella passeggiata, correvano anzi come impazziti; si rifugiavano nei ristoranti, nei bar, negli hotel o anche sotto le tettoie degli edifici e per lo meno avevano gli ombrelli: l’unico idiota che camminava ora sotto la pioggia ero io, con già i capelli bagnati, forse dovrei fermarmi finché non migliora.
Mi imbucai in un pub, il “Dard’s Yelling”, non so se voglia dire qualcosa, ma comunque.
Il locale era relativamente affollato; certo genio l’hai appena detto, mi sedetti ad un tavolino con la solita aria triste di prima, e se non riuscissi più ad incontrarla? Una volta per sbaglio avevo visto la versione inglese di “Letters to Juliet” e la cosa mi fa rabbrividire.
“Scusi, la signora là infondo le offre da bere”, alzai lo sguardo e guardai la signora, sicuramente aveva più anni di me, presi quella che mi sembrò birra ed aspettai che mi raggiungesse.
Si sedette accanto a me e mi scrutò “Non mi sembri molto allegro ragazzo” mi disse con tono affettuoso quasi… Da madre.
“Esatto” risposi secco ci fu del silenzio e poi presi coraggio “Scusi, sa dove posso trovare il palazzo dei Wilkinson?”, lei alzò il sopracciglio.
“Un altro pretendente?” non capivo, poi le i mi passò un foglio di giornale e rimasi di sasso…. Solo che… lei non sapeva come arrivarci
 
Passai tanto di quel tempo con la famiglia di Janette, ad aiutare lei ed il marito che non mi accorsi che erano volati due mesi e quando ne fui consapevole mi crollò il mondo addosso.
Rob, il marito mi diede la moto a patto che gli promettessi di portarla indietro sana e salva, lo feci, dopotutto era il minimo. Sfrecciai per le strade della città più disparate e, credo, non sarebbe male se per regalo di compleanno trovassi Maki dietro l’angolo eppure….
Impossibile.
L’improvvisa luce del sole apparve come a volermi dare speranza, la accolsi col sorriso. Come sei cambiato Aki, non avresti mai creduto all’amore e ora combatti per trovarlo.
Mi capitò di scorgere uno dei taxi targati “W” e lo seguii fino.. bhe fino a casa di Maki, accostai mentre il cancello si apriva e poi accelerai di botto passando di fianco all’auto, mollai la moto davanti la reggia e scesi mentre la sicurezza già mi raggiungeva che trambusto avevo creato, spero solo che ci sia o sarà stato tutto vano.
“Maaaki!”, urlai mentre due omoni della sicurezza mi afferravano, allora urlai ancora più forte e improvvisamente mi trovai davanti tutta la famiglia, compresa lei… Deglutii agitato e poi presi coraggio “Maki, Dimmelo ora addio. Voglio sentirlo dalle tue labbra, perché io non ci credo. Voglio sentire quanto ormai odi tutti, anche Aya la pensa così ovviamente”, lei si portò una mano a coprirsi la bocca tristemente e per quanto le parole mi morivano in gola continuai, chiudendo gli occhi “Non voglio crederci, perché ti amo. Ho fatto tutta questa strada per te! Ti cerco da me…”, delle labbra soffici e calorose ma al contempo bagnate di lacrime mi fermarono, conoscevo bene quelle labbra, labbra che ho bramato per non so quanto tempo, ed ora il mondo si era fermato e desiderai che fosse così per sempre ma mio malgrado ci separammo “Maki… credimi”; gli omoni mi avevano lasciato, un po’ spiazzati per la piega improvvisa che la situazione aveva preso, così Maki fu libera di abbracciarmi.
“Mi avevi già convinta” sussurrò, “Ti amo Aki… E perdonami se non sono stata in grado di dirtelo prima”.
Era mia la dolce Maki, speravo sinceramente di passare il resto della mia vita con lei; ma questa forse è un'altra storia.
Basti sapere che non l’avrei mai lasciata, perché solo lei può fare la mia felicità.

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*SkySpace*
Proooova qui è sky che vi parla! ^^
Sempre che vi devo chiedere scusa eh <.< In ogni caso mi spiace veramente tanto, ma la mia partenza è imminente e ho parecchi impegni/casini da gestire.
Siamo finalmente alla fine, e posso concludere con il sorriso questo mio secondo Shoujo.
La mia terza opera sempre Shoujo based sarà il proseguimento della precedente storia Revolution Time. Credo sarà umh, Revolution: The Next Generation XD.
Ma non voglio spoilerarvi nulla, dovrete venire a leggere u.u Non so quando uscirà, magari anche ora, magari fra giorni. Mi do il beneficio del dubbio XD.
Ringrazio di cuore chi ha seguito questa mia storiella e spero di rivedervi nella mia prossima FF. Grazie vi voglio bene! <3

PS: Non mordetemi se ci sono errori di battitura, siate comprensivi, siate buoni XD

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