Stagioni

di giughy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0. Prologo. ***
Capitolo 2: *** 1. Primavera. ***



Capitolo 1
*** 0. Prologo. ***


0. Prologo.
 

Qualche volta inciampiamo in qualcosa che chiamiamo amore ma non lo sappiamo riconoscere,

se ne sta lì, nascosto dal suo cappuccio in un angolo.

Un ragazzo diverso, una ragazza con una luce diversa, è bravo a nascondersi, resta lì, qualche volta qualcuno lo incontra e riconosce, la sua vita sembra benedetta da una mano celeste, qualche volta qualcuno non riesce a scorgere in lui la verità, le anime si scontrano ma scivolano via, si parla di una vita sofferta.

 

Qualche volta ci saluta da piccoli, altre volte è lì che ci attende alla fermata dell'autobus quando alle spalle abbiamo magari un matrimonio.

 

Una cosa è certa, quando la nostra vita, per una sorte sorridente o sfortunata, ci fa incontrare con lui, la nostra vita non sarà più la stessa.

 

Come le stagioni si alternano scandendo il corso di un anno così la vita dell'uomo e le fasi dell'amore si alternano, nascono, crescono maturano e alla fine si estinguono.

 

Quando, però, l'amore è profondo, certe storie restano scolpite sulla pietra, come congelate in un inverno senza fine.

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Capitolo 2
*** 1. Primavera. ***


Primavera.

 

La scuola era ricominciata, quinta elementare, ancora un anno e poi sarebbe finito quel capitolo della sua vita, quell'essere piccola. Come al solito, dopo essere riuscita ad evitarlo per tutte le vacanze estive le sarebbe toccato rivederlo di nuovo, ancora, per i seguenti nove mesi a scuola.

Lui era antipatico, le nascondeva i pastelli nuovi che la mamma le regalava ogni settembre, le pasticciava i disegni, rubava la merenda e faceva lo sgambetto.

Lei era una ragazza anche se non lo sembrava.

Le dava fastidio essere trattata da ragazzo da lui, Gilbert che era davvero insopportabile, non come Roderich: non era fastidioso, se ne stava lì,per le sue, era gentile, non era per niente bello, anzi quegli occhiali e quel neo gli davano l'aria un po' da sfigato però a lei dava fastidio quando Gilbert lo offendeva con la sua gang di bulli così prendeva a cuore la questione e si picchiava con quel boss in miniatura per difendere quel pianista con la testa un po' fra le nuvole.

 

Abitavano vicini e ogni giorno facevano la strada assieme, faceva piacere ad entrambi, alla fine, quindi passavano il primo tratto senza parlarsi per non far pensare a nessuno che loro due, alla fine, erano amici.

 

Un giorno, una fredda mattina di dicembre della loro quinta elementare si stavano lanciando delle umide palle di neve addosso quando il tedesco esordì con un ghigno:

 

“Liza, sei davvero carina, vuoi essere la mia fidanzatina?”

 

Imitando la voce del piccolo bambino austriaco e il suo portamento per poi mettersi a ridere lanciando una palla di neve sul viso della bambina ancora ammutolita.

 

Non seppe cos'era, come una parola nel petto, tanto sangue che ribolliva, come quando si arrabbiava con lui, ma ora non era arrabbiata.

Le luccicavano un po' gli occhi e aveva lo sguardo perso, per un attimo aveva pensato che fosse serio, insomma che davvero lui pensasse quello che aveva detto, ma quando si rese conto che era solo l'ennesima delle sue prese in giro il suo cuore smise di ruzzolare impazzito e lei se ne andò con due grandi lacrime sugli occhi, cacciando un urlo.

“Gilbert, sei uno stupido, non ti voglio vedere mai più.”

 

E detto questo se ne andò.

Ovviamente non fu così, continuò a vederlo fino alla fine dell'anno ma non gli rivolse più la parola.

Aveva preso a fare la strada di casa con Roderich, lo trovava noioso ma almeno sapeva che non l'avrebbe ferita come Gilbert il quale sembrava non curarsi minimamente della situazione mentre continuava a godersi i suoi dieci anni con i suoi due discutibili amici.

 

Avrebbe mantenuto quel voto, anche a vita, se fosse stato necessario ma non avrebbe dovuto sforzarsi, una sera di luglio, a cena, la voce della televisione fu spezzata da quella di suo padre che esordiva con un pacato “Elisabeth sai che Gilbert non verrà nella tua scuola media? Ha deciso di voler seguire Antonio e Francis, strano, pensavo foste molto più uniti voi due.”.

Come se le importasse, lei sarebbe andata a scuola con Roderich, le bastava quello, lui si che era una persona seria, una persona che non si prendeva gioco degli altri e dei loro sentimenti.

E poi loro non erano uniti, si stuzzicavano e basta, non era essere uniti.

“Non mi interessa”

Disse con una vocina piccola mentre correva in camera sua.

Non le importava, non le importava per nulla.

Le importava così poco che quella notte non riuscì a smettere di piangere.

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