The Timeless Forest - Il luogo senza tempo

di Saphira_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cercare la verità ***
Capitolo 2: *** Una nuova ospite ***
Capitolo 3: *** Sguardi ***
Capitolo 4: *** Bloccata ***
Capitolo 5: *** Rifiuto ***
Capitolo 6: *** Sotto la pioggia ***
Capitolo 7: *** Sango ***
Capitolo 8: *** Un colpo di fulmine ***
Capitolo 9: *** In dietro nel tempo ***
Capitolo 10: *** Gli occhi della foresta ***
Capitolo 11: *** Nessuno potrà amarti ***
Capitolo 12: *** Fratelli ***
Capitolo 13: *** Che il rito abbia inizio! ***
Capitolo 14: *** Soltanto tu ***
Capitolo 15: *** Incubo... o forse no? ***
Capitolo 16: *** Veleno ***
Capitolo 17: *** Supplica ***
Capitolo 18: *** Sapere la verità ***
Capitolo 19: *** Per sempre ***
Capitolo 20: *** La quiete prima della tempesta ***
Capitolo 21: *** Anime dannate ***
Capitolo 22: *** Il sacrificio ***



Capitolo 1
*** Cercare la verità ***


The Timeless Forest
Il luogo senza tempo












DRIIIIN!!! DRIIIIIIIN!!!!
‘Accidenti, ma perché non l’ho spento?? Dovevo lasciarlo a casa questo maledetto telefono!  Spero solo che non sia di nuovo Koga…’
- Pronto? -
- Ehi!! Ma dov’eri finita?? E’ tutto il giorno che provo a chiamarti!! -. ‘Ecco appunto’.
- Scusami Koga, ma da queste parti il cellulare non prendeva molto bene… -
- Va bene dai, non importa… Dopodomani c’è una festa giù in spiaggia! Perché non ci andiamo insieme?? -
Kagome sbuffò. Ormai era abituata alle continue attenzioni del demone lupo, però stava cominciando ad averne abbastanza… Gli aveva detto più volte che fra loro due ci poteva essere solo una buona amicizia, ma Koga sembrava che non avesse ancora afferrato il concetto! Insomma, erano cresciuti praticamente insieme e lei faticava a vederlo come  qualcosa di più di un amico! E poi, c’era Ayame… Come scordarsi di lei? Kagome ha sempre saputo della forte cotta che l’amica aveva per il ragazzo, quindi come poteva uscire con lui, sapendo di dare una pugnalata alle spalle alla sua migliore amica??
- Emm… Koga… non so se c sarò quel giorno… ma perché non chiedi ad Ayame?? Sono sicura che sarà felicissima di venire con te! -
- E dai Kaggy, lo sai che preferirei andarci con te! -
La ragazza sbuffò di nuovo mentre guardava la strada buia davanti a sé.
‘Ci manca solo che vada a sbattere contro un albero!’ stava pensando sconsolata. Di certo il fatto che stesse guidando con una mano sola, per parlare al telefono, non la stava di certo aiutando a concentrarsi per cercare di non perdersi ulteriormente in quel sentiero di bosco.
- Ho capito, ma se non ci sono che ci posso fare? - Sbottò lei.
- Ma perché, che impegni hai?? E soprattutto, mi spieghi dove stai andando di bello a quest’ora di notte? -
‘Ecco. Complimenti Kagome. Beccata in pieno!’
- Emm….. -
- Kagome?? - Adesso il ragazzo si stava cominciando a preoccupare.
- Stai tranquillo Koga, tornerò a casa sana e salva! Ho solo deciso di… si insomma… di prendermi qualche giorno di ferie per… chiarire delle faccende in sospeso -
- Faccende in sospeso?? Kagome ma cosa…. …. NO! Kagome no!! Dimmi che non l’hai fatto!!! Ti prego dimmi che non è quello che penso!! -
Kagome stette qualche secondo a pensare se fosse meglio mentire su cosa stava facendo, ma il richiamo dello Youkai dall’altra parte del cellulare, la convinse che forse era meglio sputare il rospo.
- Koga insomma!! Ho venti anni!! Sarò pur libera di fare quello che voglio!! -
- Ah!! Non ci credo!! Ti prego dimmi che è uno scherzo!! -
- No Koga non lo è… Voglio scoprire la verità! Lo voglio fare almeno per i miei genitori!-
Era seria, mentre lo diceva. Infondo come poteva lui capire?? Non sapeva quanto forte fosse la gratitudine di un bambino orfano verso quegli adulti che lo avevano adottato. Quando successe a lei, si promise che avrebbe reso fieri i suoi nuovi genitori di sé! Anche a costo della sua stessa vita! E avrebbe cercato di fare qualsiasi cosa pur di renderli felici, cercando in qualche maniera di ricambiare quel gesto d’amore che gli era stato dato anni fa a lei.
Sapeva, che se adesso i suoi genitori adottivi fossero stati ancora vivi, di sicuro avrebbero fatto quello che adesso stava provando a fare Kagome.
 
- Lo voglio fare per loro… e per lei.-
Silenzio. Il ragazzo non fiatava. Conosceva la sua storia e sapeva cosa stava provando.
- Sei sicura di quello che stai facendo?? -
- Si -
Intanto era calato di nuovo il silenzio dall’altra parte della cornetta.
- …. Koga? -
Il ragazzo ormai di fronte ai fatti compiuti non poteva più fare niente e si lasciò andare in un lungo sospiro, prima di riprendere a parlare:
- Okkey testarda che non sei altro! Ma se entro sette giorni non sei di nuovo sana e salva a casa, chiamo l’intera squadra di polizia a cercarti, sono stato chiaro??? -
- Grazie Koga! Sei un vero amico! -
- Si, si…. Tu guarda di non cacciarti nei guai piuttosto!!-
- D’accordo! Proverò! Ciao ciao! Salutami Ayame!! -
- Okkey, ma mi raccomando stai attenta! Notte piccola –
 
‘Piccola’ pensò Kagome, mentre rimetteva il cellulare nella borsa.
La chiamava così anche LEI.
Non l’aveva mai detto al demone, perché aveva paura a mostrarsi così fragile davanti agli occhi dei suoi amici… ‘Infondo è soltanto un soprannome, no?’ continuava a ripeterlo per farsi coraggio. Ma dentro di lei, sapeva che non era cosi… Quel senso di impotenza di fronte alla sofferenza straziante di sua madre non potrà mai dimenticarla.
Avrebbe voluto aiutarli, ma non poteva.
Avrebbe potuto consolarli, ma non sapeva cosa dire.
Avrebbe preferito morire lei, al posto di sua sorella.
Infondo era lei quella che non doveva essere lì, in quella famiglia. Sango era la loro vera figlia. Non Kagome. Avrebbe voluto essere lì al suo posto. Ovunque fosse stato.
- Sorellona, ti prometto che prima o poi avrai la tua giustizia - sussurrava sottovoce la ragazza, come se l’anima di sua sorella potesse in qualche modo sentirla.
Ma proprio in quel momento, i suoi pensieri furono interrotti bruscamente, poiché fu costretta a frenare di fronte ad un bivio.
‘Ci mancava solo questa!’
Rimase immobile ad occhi chiusi sul volante a meditare su quale sentiero intraprendere. Fra le due strade vi erano due cartelli che indicavano le due opposte direzioni, senza lettere, ma solo simboli. Dovevano essere anni che nessuno passava di lì, visto che i cartelli erano parecchio scoloriti, ma a Kagome sembrava non interessare. Sapeva che l’ultima volta in cui qualcuno aveva visto Sango era stato proprio in quel bosco. Quindi non si sarebbe tirata indietro.
Scelse di andare a destra, sperando che quello strano simbolo sul cartello, stesse ad indicare un’ agriturismo, perché era veramente stanca ed aveva bisogno di riposare.

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Capitolo 2
*** Una nuova ospite ***


Aveva guidato per un'altra buona mezz’ora, fino a quando era arrivata ad un grazioso cottage dall’aspetto molto antico, ma veramente accogliente.
Scese dalla macchina respirando affondo e guardandosi attorno. La casa era circondata da molti alberi, ma dietro questa vi era uno giardino sconfinato, che sembrava non finire mai. Kagome rimase stupita dal paesaggio notturno che avvolgeva la dimora. Vi erano molti ciliegi in fiore e le lucciole che danzavano leggere nell’aria, sembravano dare un’aria fiabesca al giardino.
‘Coraggio Kagome. Infondo non fai nulla di male a chiedere un pò di ospitalità’ cercava di farsi coraggio, temendo di incontrare persone con poche buone intenzioni all’interno della casetta. Prese il suo borsone e si avviò.
Una volta davanti la porta cominciò a battere il battente sulla porta, visto che era sprovvista di un campanello.
Aspettò qualche secondo e poi sentì una voce, presumibilmente di una signora anziana:
- Chi è a quest’ora della notte?? - Urlò abbastanza infastidita.
- Mi perdoni signora se l’ho disturbata, ma mi sono persa e mi chiedevo.. -
Non fece in tempo a finire la frase che l’anziana signora, le aprì la porta con un sorriso stampato sul volto rugoso.
- Una giovane fanciulla!! Perdonami se prima ho alzato la voce, ma credevo che fosse il solito villano del paese qua vicino! Vieni cara! Entra pure!! -
- Grazie..- Il cambiamento repentino della donna, sconcertò la ragazza, ma non ci fece più di tanto caso… Finalmente adesso aveva un posto in cui dormire.
Appena entrò, ciò che la meravigliò di più fu l’enorme vetrata colorata che spiccava fra l’oscurità della casa.
Infatti in fondo al corridoio, vi erano delle scale che portavano ad un piano superiore, ed al centro di questa piattaforma la vetrata aveva la funzione principale di dividere l’ala est da quella ovest, senza contare che conferiva al cottage un’ aria ancora più gotica.
- Allora come hai detto che ti chiami cara? - Esclamò la vecchietta di punto in bianco.
- Eh?.. Ah, si… Kagome. Scusi ma stavo ammirando la vostra casa. Sembrava più piccola vista da fuori! -
- Già…- Sembrava non essere minimamente interessata a quel complimento. Era solo contenta che lei fosse lì. ‘Forse..’ pensava Kagome ‘.. è da tanto che nessuno viene a fargli visita. Deve essere felice di vedere una nuova faccia!’
- Signora, mi scusi… ma lei vive da sola in questa casa? -. L’anziana donna si fermò. Domanda sbagliata. Kagome era rimasta pietrificata, perché non sapeva cosa sarebbe successo. Gli venne a mente un film d’horror in cui l’agente di polizia veniva ucciso da una vecchia pazza, munita di coltello, solo perché le aveva detto delle parole di troppo…
Un grosso gocciolone si formò sulla testa della giovane, cercando di scacciare quel pensiero drammatico.
Ma dopo un tempo indeterminato, la donna sembrò reagire, tornando a sfoggiare uno dei suoi migliori sorrisi, sbigottendo Kagome:
- Oh, no cara! Vivo con i miei figli. Il padre ci lasciò molto tempo fa… ma noi ce la caviamo egregiamente!! - Sorrise ancora, provocando un brivido a Kagome. ‘Sicuramente è perché sono stanca, però cavoli, quella vecchia alcune volte è inquietante!!’
Successivamente, entrò nella seconda porta a destra del lungo corridoio e fece accomodare la ragazza su una poltroncina rosso scuro, davanti al camino, chiedendogli se voleva qualcosa da bere. La ragazza accettò volentieri un bicchiere d’acqua, cercando di apparire più naturale possibile, per mostrare rispetto verso la donna, ma era veramente dura per lei, dal momento che l’anziana non faceva che staccargli gli occhi di dosso. Sembrava che volesse mangiarla da un momento all’altro!
- Siete sicura che non dia fastidio qui? - Fece Kagome per rompere quel silenzio.
- No cara no!! Sei la benvenuta qui!! Sono felice di esserti d’aiuto! – le rispose la signora, seduta sull’altra poltroncina, posta di fronte a quella dell’ospite.
‘Infondo non è poi cosi male, dai.. ’ si stava autoconvincendo la giovane ‘..poverina mi fa quasi tenerezza…’.
Dopo aver posato il bicchiere sul tavolino di fronte a lei la ringraziò di nuovo per l’ospitalità:
- Grazie ancora… signora… -
- Izayoi! Mi chiamo Izayoi. -




Angolino dell'autrice:

Ciao a tutti!!! Navigando un pò sulla rete, ho trovato una vera chicca per voi! XD
Avevo già cominciato a disegnare il cottage nel bosco, tanto per darvi un'idea di come mi sono immaginata che fosse il misterioso abitacolo della mia storia... ma stasera ho scoperto questa foto (penso che sia di un gioco..) che mi ha davvero sorpresa! Ho pensato: ma è...è... il cottage di Izayoi!! XD
Vabbè, in poche parole quando andrete avanti con i capitoli, immaginatevi che la povera Kagome si trovi lì! ;)
Ho intenzione di fare altri disegni, come ho già fatto in un capitolo più avanti, tanto per rendervi la lettura più gradevole :)
Buon proseguimento! :)


Il vecchio cottage di Izayoi



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Capitolo 3
*** Sguardi ***


Izayoi dopo essersi presentata, si rilassò sulla poltroncina, rivolgendo la sua attenzione al fuoco scoppiettante del camino accanto a lei. Con il passare degli anni, aveva cominciato a perdere le speranze, ma finalmente qualcuno aveva bussato alla sua porta e adesso le cose non sarebbero andate come l’ultima volta.
La vecchia chiuse gli occhi, come per godersi il calore del fuoco, felice per la grande opportunità che gli era stata donata dai Kami.
 
Kagome d’altronde, non poteva sapere su cosa stava meditando la donna, quindi si limitò a sorridere, contenta di aver reso felice l’anziana signora.
Improvvisamente però sentì una strana sensazione, come se qualcuno la stesse osservando. Quindi guardò in direzione della porta e i suoi occhi color cioccolato vennero rapiti dagli occhi scuri di un ragazzo, che stava dritto, come una statua greca, allo stipite della porta.
Nessuno dei due fiatò. Si guardavano intensamente, senza abbassare lo sguardo. Kagome era leggermente arrossita di fronte al ragazzo, non riuscendo a non pensare a quanto fosse affascinante. Fisico asciutto, capelli neri come la notte che ricadevano lungo i sui fianchi, lineamenti del viso marcati e precisi e soprattutto occhi magnetici che sembravano nascondere qualcosa di misterioso e di proibito.
In effetti Kagome non riusciva proprio a capire quello sguardo. Al contrario della vecchia, il suo era un misto di frustrazione, tristezza… pietà?
Per lei era sempre stato facile capire gli stati d’animo degli sconosciuti. Con una semplice occhiata comprendeva se una persona era felice o depressa o simpatica o altro ancora. Ma con quel ragazzo la questione era diversa… più cercava di capire, più si perdeva nel nero dei suoi occhi.
- Ah! Buonasera figlio mio – Esclamò Izayoi alla vista del ragazzo, che non accennava a rispondere, non riuscendo a staccare gli occhi di dosso alla nuova arrivata.
Kagome sempre un po’ sconvolta dalle sensazioni provate, decise di prendere in mano la parola, cominciando a presentarsi.
- Piacere, mi chiamo Kagome! – Sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi.
Il ragazzo arrossì, non sapendo più come comportarsi di fronte alla gentilezza della giovane.
Il sorriso di Izayoi si spense, lasciando spazio ad un occhiata furiosa verso il figlio. Si rese conto che la situazione stava prendendo una brutta piaga e quindi proruppe nella “conversazione” dei giovani:
- Perdonalo cara, non è più abituato a delle visite. Lui è mio figlio Ryo. Ti accompagnerà alla tua camera da letto, dove spero ti troverai bene per la notte! –
- Avete fatto anche troppo per me signora! Vorrei solo sapere come ricambiare il favore… -
Ryo guardò la madre, sapendo cosa avrebbe risposto se fossero stati soli… Ma insieme a loro c’era Kagome e quindi non avrebbe detto quello che voleva.
- Cara, non c’è bisogno di nessun favore!! Il fatto che qualcuno, al di fuori dei miei figli, sia in questa casa, mi riempie di gioia! Mi basta solo questo, cara -, dichiarò la signora, mentre il figlio guardava il pavimento, come per voler sfuggire da quel senso di colpevolezza che lo stava invadendo.
 
Kagome, dal canto suo, sorrise di fronte alla cordialità della donna, pensando di essere veramente fortunata ad essere capitata lì. Ma Ryo invece, era di tutt’altra opinione:
- Caro? – Si rivolse al figlio – Porta la valigia nella stanza degli ospiti. –
- Si certo, madre.. – Disse con una voce calda e sensuale.
Prese il borsone senza emettere una sola parola e una volta sotto la porta del salotto sbottò:
- Beh? Vuoi dormire qui per caso? –
La giovane arrossì di nuovo, per la figuraccia che aveva fatto. ‘Ma che razza di cafone è questo qui? Si vede che dalla madre non ha preso nulla!’ Si ritrovò a pensare, mentre dava la buonanotte alla gentile donna e seguiva Ryo.
Salì le scale e svoltò a sinistra per poi ritrovarsi di nuovo in un corridoio illuminato da qualche candelotto attaccato alle pareti:
- Allora.. – Esclamò lui – Questa è la tua stanza. Cerca di non distruggerla. – Kagome fece finta di non sentire l’ultima frase, e ringraziò comunque il giovane per avergli portato la borsa.
- Fhè! Non ringraziarmi per queste cavolate! Pensa a dormire piuttosto che mi sembri piuttosto stravolta! – E detto ciò se ne andò, lasciando la povera Kagome rossa di rabbia, impossibilitata a inveire contro di lui, dal momento che si trovava sotto il suo tetto. ‘Cafone Cafone Cafone!!!! Ecco cosa sei!’ Urlava fra sé e sé ‘Questo tizio non sa proprio come si tratta una donna!’. Ma dopo aver visto il letto, tutta la sua rabbia svanì, per lasciare spazio alla stanchezza che aveva ben nascosto alla donna durante le presentazioni.
- Finalmente potrò riposarmi un po’! Altrimenti, se non recupero un po’ le forze, domani non andrò molto lontano… -. Si mise il pigiama e si accomodò sull’enorme letto matrimoniale e dopo aver sbadigliato un paio di volte, cascò in un sonno profondo.
 
Ryo, intanto, era inquieto. Perché quella dannata stupida era dovuta venire proprio lì? ‘Giuro che stavolta da me non avrà nemmeno un aiuto! Stupida ragazzina!’ Tuttavia, mentre infieriva contro di lei, non riusciva a dimenticarsi del suo sorriso. Era stato come un fulmine a ciel sereno. Quando l’aveva vista, aveva avuto un colpo al cuore! Era davvero bella… Ma i suoi pensieri furono interrotti da sua madre, immobile davanti a lui.
- Guarda di non deludermi stavolta!- Lui non rispose, ma si limitò a guardarsi le scarpe.
- Stavolta deve andare tutto bene, sono stata chiara? –
-… si… - Sussurrò il ragazzo dopo un breve silenzio.
La madre vedendo il figlio in queste condizioni, sostituì lo sguardo gelido di poco prima a uno più dolce, avvicinandosi al letto su cui era seduto lui.
- Tesoro… lo sai che io lo faccio per te…- Disse con voce malleabile.
- Si…-  sospirò - .. lo so… ma vorrei solo che ci fosse un altro modo.. –
Izayoi ritornò seria e si avviò verso la porta affermando con parole dure:
- No, non c’è! Adesso basta! Fai il tuo lavoro e vedrai che tutto si risolverà al più presto! – Poi ricambiò tono – Buonanotte tesoro –
Il giovane alzò gli occhi, impossibilitato a controbattere la madre.
- notte madre – Sussurrò incerto, prima di vederla scomparire dietro il muro a mattoncini.
‘In fondo, ha ragione… lei lo fa solo per me… dovrei essergliene grato’, si ripeteva, cercando di scacciare i cattivi pensieri.
Mentre sua madre era in cucina, Ryo si coricò nel suo letto, sognando il sorriso della fanciulla che gli aveva rubato il cuore.




Angolino dell'autrice:

Ciao a tutti!!! Sono sempre io :P
Sempre cercando in qua e là su internet, sono riuscita a trovare anche le immagini del dentro del cottage... In verità, molte stanze non sono come immaginavo, però il corridoio è l'unico che forse si avvicina di più alla mia casa ideale! XD! E' l'atmosfera cupa e misteriosa che mi è piaciuta, e quindi l'ho riportata in questo capitolo! ;)
Le stanze che danno sul corridoio sono quattro, però nel cottage di Izayoi, la vetrata colorata in fondo è più bella, non ci sono quei cornicioni attaccati al soffitto e cosa molto importante... nel cottage della storia c'è un altro piano!! Quindi, ai piedi della vetrata, immaginatevi delle scale centrali! ;)
Bene, adesso posso anche andare ;)
Buon proseguimento! :)


Ingresso principale del cottage


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Capitolo 4
*** Bloccata ***


Kagome avrebbe dormito ancora in quel soffice letto, se non fosse stato per i primi raggi del sole che entravano dalla piccola finestrella. Cercò di alzarsi, ma optò per rimanere altri cinque minutini sotto le coperte…
Infondo, adorava starsene sul quel materasso! Era cosi morbido… Poi un pensiero malizioso cominciò ad insinuarsi nella sua mente.. ‘Chissà come sarebbe bello, se qui con me ci fosse un bel ragazzo… non mi dispiacerebbe essere abbracciata dalle sue possenti braccia, sentire il suo respiro caldo sul mio collo…’ e così via..  immaginandosi un perfetto principe azzurro lì disteso al suo fianco. Tuttavia mentre cercava di realizzare un’immagine concreta di questo “principe”, per rendere le sensazioni più vivide, finì per pensare a Ryo. Si alzò di botto rossa in volto, per la gaffe che aveva commesso. ‘Ma figuriamoci se vorrei avere vicino quel maleducato!! E’ stato già abbastanza scambiarci due parole ieri sera per farmi arrabbiare!!’
- Cafone! – Sbottò lei, tirando un pugno sul cuscino. Tuttavia, ciò che l’aveva veramente infastidita era il fatto di aver sognato di voler stare tutta la notte abbracciata al ragazzo, dopo una notte passata a compiere azioni non del tutto caste.
Ancora rossa per prima, si alzò del tutto dal letto, rimettendosi il vestito verde del giorno prima.
Rifece il letto e poi scese nel piano di sotto, sperando di non incontrare Ryo, altrimenti sarebbe di nuovo arrossita di brutto.
Una volta arrivata in salotto, non vide nessuno e cosi chiamò incerta Izayoi, che prontamente le rispose:
- Buon giorno cara! Dormito bene? –
Kagome ricambiò il sorriso ed annuì.
- Dovrai essere affamata! Vieni, ho preparato qualcosa per te! –
‘In effetti ho proprio fame… menomale che questa signora pensa a tutto!’ Penso divertita la ragazza.
Il cucinotto sembrava come quello dei cartoni animati, piccolo piccolo , ma pieno di cianfrusaglie che conferivano alla stanza un’ atmosfera quasi fiabesca. Questo pensiero le strappò un sorriso.
La donna le aveva preparato sul tavolo ogni sorta di leccornia: brioche, cornetti alla crema, pane tostato e ogni genere di marmellata.
‘Se questo è un sogno, vi prego non svegliatemi!’ pensò con la bava alla bocca. Non era abituata a tutto quel cibo… la sua situazione economica non era molto agiata e quindi non spendeva molto per il cibo, preferendo risparmiare soldi per pagare le bollette o per questioni più importanti…
- Signora, io.. non doveva scomodarsi così tanto per me! – Affermò imbarazzata Kagome. Ma Izayoi le disse che era felice così e che non doveva ringraziarla per ogni singola cosa.
Così dopo essersi saziata, Kagome si alzò dalla tavola ringraziandola per l’ospitalità concessa. La vecchia si limitò ad annuire con la testa, ma non l’accompagnò alla porta, né la salutò.
Kagome una volta fuori dalla casa, si girò un’ ultima volta, pensando al giovane che non si era nemmeno preso la briga di venirla a salutare..
‘Lo dico e lo ripeto! E’ proprio un maleducato!’ si disse per poi riprendere a camminare verso l’auto.
 
La donna intanto si stava gustando una calda tazza di thè, dando delle occhiatine fugaci alla finestra e seguendo così i movimenti della ragazza.
 
Una volta che mise il borsone dentro la bauliera, si sedette sul seggiolino e si allacciò la cintura di sicurezza. Mise la chiave e accelerò per partire.
Ma non accadde nulla.
Riprovò altre volte, ma niente. Sembrava rotta.
- E dai, che ti ho fatto di male?? – Supplicava la ragazza, che stava cominciando a sudare freddo.
Riprovò di nuovo, ma il rumore che faceva il motore era insolito e questo preoccupò molto Kagome. Così scese di macchina per vedere se nel cofano c’era qualche problema,  sperando di non trovare niente, poiché la sua abilità in meccanica era uguale a zero.
Ma quando aprì il cofano della macchina, si rese conto che la faccenda era piuttosto grave: tra i fili del motore sembrava esserci nata una pianta, la quale si era annodata terribilmente fuori e all’esterno del motore.
- Oh mio… - Si ritrovò a dire la ragazza non sapendo più cosa fare.
Rimase qualche minuto a fissare il povero motore, vittima della forza della natura, ma adesso questo era troppo!! Come aveva fatto a crescere cosi rapidamente questa dannata pianta in una sola notte??
Provò a strappare qualche filamento, ma tutti i suoi tentativi risultarono vani, dal momento che le foglie della pianta sembravano sbucare da tutte le parti.
‘Okkey Kagome! Calma! Ci deve essere una soluzione! ’ Ma appena il suo sguardo ricadeva sull’ ammasso verde le sue speranze svanivano.
Ritornò in macchina, provando di nuovo ad avviare il motore e sperando che di lì a poco le sarebbe venuta un’idea geniale che gli avrebbe garantito di partire.
Ma purtroppo questa non arrivò mai.
 
Intanto Izayoi stava sorseggiando il suo thè con estrema calma, come se volesse assaporare un momento di vittoria. Osservò per l’ultima volta la ragazza dentro la sua macchina e un sorriso, le sfuggì dalle labbra. Soffiò sul liquido bollente mentre fissava il corridoio davanti a sé.
Mentre aspettava che il thè raffreddasse, mise apposto la tavola e dopo aver fatto ciò, si rimise a sedere, senza degnare di uno sguardo la finestra dietro di sé.
Riprese la tazza e se la portò alle labbra, come per bagnarle. Pochi minuti dopo, sentì bussare alla porta e sorrise malignamente.
Stavolta avrebbe vinto lei.
Stavolta avrebbe ottenuto ciò che voleva.

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Capitolo 5
*** Rifiuto ***


‘Questa proprio non ci voleva! Bloccata in una casa in mezzo ad un bosco! Senza possibilità di contatto con l’esterno! Peggio di così non può andare…’
Ma subito dopo qualche minuto una piccola pioggerella cominciò a picchiettare sul tetto della casa e fu allora che Kagome credette che qualcuno lassù si stava divertendo alle sue spalle delle sue disgrazie.
Sospirò. Era stata segregata in salotto dall’anziana signora che per fortuna non le aveva chiuso la porta in faccia. Altrimenti se non l’avrebbe di nuovo ospitata non sapeva che fine avrebbe fatto. Un brivido le percorse per tutta la schiena.. Come farà Izayoi a vivere serenamente in mezzo al nulla del bosco? Non aveva paura? Se fosse entrato qualcuno, non avrebbe potuto chiedere aiuto a nessuno…
‘Mi sto facendo troppi filmini… Si vede che è una donna che ama il silenzio, tutto qua…’
 
Si stava annoiando da morire su quella poltroncina. Ormai era un’ora che la vecchia stava cucinando per il pranzo… ‘Speriamo che non riprepari un banchetto per un esercito come stamattina!’
Ma la sua attenzione venne rubata dalla grande libreria che ornava il salottino. Era stracolma di libri. ‘Infondo se ne prendo uno in prestito, non faccio nulla di male..’ Pensò, prima di allungare il braccio e prenderne uno a caso.
“I tre Moschettieri” … ‘Bhè.. direi che questo è un classico... ma tanto non ho altro da fare!’ E cosi si mise a leggere qualche pagina del libro, notando così come il tempo passasse più veloce.
 
Erano ormai le 12 passate, e la vecchia chiamò la giovane a tavola.
La ragazza si alzo, mise apposto il libro e si avviò verso la cucina, osservando però che era stato apparecchiato solo per due persone.
- Mi scusi… ma i suoi figli non mangiano assieme a noi?- Domandò incerta
- No cara… Ryo il giorno è sempre al lavoro fuori! In un villaggio qua vicino.. -
-E.. l’altro suo figlio? – Incalzò lei tutta d’un fiato
- Lui è fuori a lavorare nei campi –
Kagome rimase spiazzata da quella risposta. Come poteva lavorare fuori, se adesso c’era il diluvio universale?
- Ma.. si prenderà qualcosa a stare là fuori! –
La donna sembrò non ascoltare minimamente la ragazza davanti a sé e la invitò ad accomodarsi a tavola. Kagome obbedì, ma continuava a pensare a come potesse una madre rimanere tanto insensibile davanti ad un fatto del genere..
- Adesso ascoltami bene cara, l’altro mio figlio è molto più forte di Ryo, quindi due gocce d’acqua non gli faranno niente! – concluse frettolosamente la vecchia.
Ma Kagome continuava a non capire. In che senso più forte? E poi, anche se lo era, che problemi c’erano a mangiare tutti insieme?
- Perdonate la mia impertinenza, ma come fa un uomo a essere cosi insensibile ad un tempo del genere? –
Izayoi la guardò intensamente. Aveva paura che dicendole la verità, sarebbe potuta scappare, ma ripensandoci, anche se avesse avuto paura, non sarebbe potuta andare lontano con quella macchina. Sorrise a quel pensiero. Stavolta aveva la vittoria in pugno!
 
Kagome, che stava aspettando una risposta, la vide sorridere, e non riuscì a capirne il motivo. ‘Chissà a cosa starà pensando…’.
Visto che la donna non rispondeva, Kagome decise di richiamarla, perché era davvero troppo la curiosità di quel momento.
-… Signora??...-
- Eh? .. ah, scusami cara.. stavo pensando.. comunque, mio figlio è più forte perché è… diverso… -
- Diverso? In che senso? –
- Per “diverso” intendo un rifiuto. Un essere che non doveva essere nato, ma che, per disgrazia, è venuto al mondo. Nessuno potrà mai volerlo, ad eccezione di me, perché solo l’amore di una madre va oltre le apparenze. –
Kagome rimase spiazzata di fronte alla descrizione della madre dell’altro figlio. Com’era possibile che definisse suo figlio un rifiuto? Era rimasta veramente colpita da ciò che aveva appena detto, ma soprattutto non capiva cosa avesse di sbagliato questo ragazzo, sbizzarrendosi sul suo aspetto. ‘Chissà che vita dura deve aver passato… mi piacerebbe tanto aiutarlo…’.
- Signora? – Izayoi alzò lo sguardo dal piatto fumante
- Se vuole, o meglio, se anche suo figlio vuole, posso stare un po’ di tempo con lui.. Si, insomma… non mi fraintenda! Intendo che sarei felice di essergli amico… fare con lui due chiacchere… per farlo sentire meno solo… -
Ma la buona volontà della ragazza, non piacque per niente alla vecchia, che adesso la fissava con un misto di rabbia e irritazione:
- No! – Rispose fredda lei – Mio figlio non può avere amici! Lui è un Mezzo demone! E’ come tale deve starsene lontano da tutti e da tutto! Ha sempre vissuto da solo e lo farà fino alla fine! –
Kagome spalancò gli occhi di fronte a questa rivelazione. Mezzo demone?? Aveva capito bene?? Lei sapeva che le creature semi demoniache erano scomparse più di 100 anni fa… o almeno così credeva.
 
Izayoi era ancora furiosa. Come si permetteva quella sciocca ragazzina di mandarle all’aria tutti i suoi piani?? Non poteva permettere che si avvicinasse troppo a lui, altrimenti il rischio sarebbe stato troppo grande… Lui non si doveva avvicinare a quella ragazza! Non si doveva affezionare a lei… non si doveva affezionare a nessuno, perché nessuno l’avrebbe mai accettato per la sua natura ibrida.
Voleva evitare di dire la verità sulla sua natura alla ragazza, ma era stata costretta a farlo, perché cosi almeno Kagome sarebbe stata alla larga da lui. Ma sfortunatamente per lei, la ragazza era di tutt’ altra opinione:
 
- Mezzo demone? Non ne avevo mai visto uno… comunque se può rassicurarla, a me non fa paura.. insomma, ha detto lei che è buono, no? Basta questo, secondo me! La sua natura non mi preoccupa minimante! Voglio solo essergli amica.. –
Izayoi impallidì. Nessuno, di tutte la ragazze che erano passate in quella casa, avevano detto una cosa del genere! Non sapeva più come rispondere…
Anche se, esternamente, appariva calma, dentro, era una tempesta! Avrebbe voluto ucciderla lì, se avesse potuto. Anni e anni in cui aveva protetto il figlio dal mondo esterno, buttati al vento, grazie alle parole della ragazza. Quella conversazione non sarebbe mai dovuta arrivare agli orecchi del mezzo demone.
Doveva cercare di stare cauta con lei.
 
Kagome aspettava una risposta, ma, visto che tardava ad arrivare, parlò lei:
- Come ha detto che si chiama suo figlio? –
Izayoi si riprese dal suo stato di trans e rispose freddamente:
- Il suo nome non ha importanza! Lascialo in pace! Ormai è questa la sua vita! Lui è felice così! – detto questo si alzò, prese il suo piatto e lo mise nel lavastoviglie.
- Adesso scusami cara, ma devo andare a fare una cosa in cantina… quando hai finito di mangiare, lascia pure tutto in tavola. Pulisco io, non ti preoccupare! –
Subito dopo se ne andò, lasciando una Kagome non poco turbata in cucina. ‘Ma che ho fatto di male? Volevo solo essere gentile con suo figlio…’
Ricominciò a mangiare, non smettendo un attimo di pensare a questo povero ragazzo costretto a vivere in completa solitudine, sotto lo sguardo vigile ed attento della madre… ‘Mi sarebbe proprio piaciuto essergli suo amico..’ pensò sconsolata lei..
 
Intanto in cantina, Izayoi dava sfogo alla sua rabbia, tirando calci a tutte le ciotole che intralciavano il suo cammino.
Si avviò verso un enorme tavolo, su cui giaceva una carta geografica. La osservò. Quella sarebbe stata il suo Jolly. ‘Se quella sciocca pensa di fregarlo, non ha fatto bene i conti con me!’ Sorrise malignamente.
Era ancora troppo presto.
Avrebbe dovuto aspettare ancora qualche giorno.
E poi non sarebbe più stato un problema.
Guardò la mappa e, dicendo strano parole, toccò il sentiero da cui era venuta la ragazza.
‘La prudenza non è mai troppa..’
E rise, mentre la pioggia batteva insistentemente sul tetto della casa.

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Capitolo 6
*** Sotto la pioggia ***


Dopo aver finito in completa solitudine il suo pranzo, Kagome andò in salotto per finire di leggere il libro che aveva cominciato qualche ora fa. Si sedette sulla poltroncina e cominciò a sfogliare le pagine. Tuttavia, nonostante fossero passati diversi minuti, non riusciva a non pensare al mezzo demone.
Perché Izayoi temeva cosi tanto che il figlio si affezionasse a qualcuno?
‘Infondo sarebbe rimasta lì solo per qualche giorno’ stava pensando lei ‘quindi una settimanetta fuori dagli ordinari, non avrebbe scombussolato così tanto il ragazzo!
‘…Forse è la madre che è un po’ troppo protettiva…’ arrivò a concludere, però ripensandoci, tutti i torti Izayoi non li aveva. ‘Per un hanyou era difficile essere accettato dopo tutto, però adesso la vecchia la faceva un po’ troppo drastica la situazione!’. Kagome era fermamente convinta che ci sarebbe stato sempre qualcuno, pronto ad aiutarlo là fuori, perché se c’era una cosa che gli avevano insegnato i suoi genitori era quello di avere fiducia in se stessi e poi nei propri amici, perché loro, nel momento del bisogno, ci sarebbero sempre stati.
Quindi mezzo demone o no, avrebbe trovato di sicuro qualcuno di cui fidarsi e perché no, qualcuno che lo avrebbe amato…
Avrebbe voluto dire quello che pensava alla donna, ma dopo quella scenata, aveva paura solo di aggravare le cose. Prima aveva temuto che volesse ucciderla dal modo in cui l’aveva guardata.
‘Menomale che Izayoi è una brava persona… non riuscirei mai a immaginarla a fare una cosa del genere! Ma se non voglio andare a dormire sotto un albero mi conviene non toccare mai più quel tasto dolente… Infondo è suo figlio.. io non ho nessuna voce in capitolo…’.
Mentre stava riflettendo sull’accaduto, guardava fuori dalla finestra sentendosi in colpa di essere lì al calduccio, mentre LUI era là fuori, bagnato fradicio e da solo…
Solo in quel momento si ricordò che ormai era più di un giorno che indossava il solito vestito. Era partita di casa con quello e dopo tutto il viaggio l’aveva sempre addosso…
 ‘Sarebbe anche il caso che mi cambiassi… devo anche mettermi qualcosa di piu peso..’ visto che il suo corpo venne percorso da un brivido.
Il fatto, però, era che il borsone l’aveva lasciato fuori e quindi era costretta a bagnarsi tutta prima di arrivare alla macchina.
Non aveva nemmeno un’altra maglia per coprirsi almeno la testa e di prendere in prestito una coperta del salottino non se ne parlava minimamente!
Non sarebbe stato educato bagnare tutta la coperta, senza chiederlo alla donna. Cercò con lo sguardo un ombrello nella stanza e poi guardò anche nell’ingresso, ma inutilmente.
Non poteva mettersi a curiosare per tutta la casa… non senza il permesso della vecchia. La chiamò un paio di volte, ma non le arrivò nessuna risposta.
 
Quindi dopo essersi maledetta per aver lasciato il borsone nella macchina, decise di andare fuori, cercando di fare il più veloce possibile.
Lasciò socchiuso il portone dell’ingresso e si fiondò verso l’auto. Dopo qualche secondo arrivò alla macchina e aprì la bauliera. Si riparò sotto lo sportello di questa, approfittando del fatto che fungeva come un enorme ombrello.
Si sedette vicino alla borsa e dopo aver dato una rapida occhiata a questa, si guardò il proprio vestito, che ormai era diventato una seconda pelle, perché si era attaccata al corpo della ragazza, lasciando intravedere le sue forme.
‘Ma tu guarda cosa mi tocca fare per prendere un misero pezzo di stoffa!’ pensò ironicamente. Prima di ripartire a correre, però si volle riposare un secondo, giusto il tempo di riprendere il fiato per la nuova corsa. Così chiuse gli occhi, facendo dei bei respiri.
Ma la sua attenzione fu catturata da un timido miagolio.
Spalancò gli occhi e trovò di fronte a sé un piccolo gattino con due code e con due grossi occhietti rossi che la osservavano. Anche se Kagome non aveva mai visto un gatto del genere, non riuscì a non pensare a quanto fosse carino!
- Hai freddo piccolino?? Vieni qui… - Sussurrò la giovane, per paura di spaventarlo.
Il felino, come se avesse capito la ragazza, con un solo salto si fiondò sulle sue gambe, cominciando a fare le fusa. Kagome, nonostante quel gatto fosse completamente bagnato, non lo scostò da sé e lo accarezzo sotto il mento. ‘Tanto, bagnato per bagnato…’
Tuttavia dopo qualche secondo, il tenero micino cominciò a giocare con dei fili colorati attaccati alla cerniera della borsa e la ragazza lo allontanò prontamente da questi.
Infatti assieme a questi fili, vi era un altro nastro, molto importante per lei, perché era quel nastro che sua sorella Sango utilizzava per legarsi i capelli.
A quel pensiero il suo volto si scurì e volse il suo sguardo verso un impreciso punto della foresta. Ma a causa di quella distrazione, non si era accorta che il gatto si era avvicinato di nuovo alla borsa e aveva sfilato il nastro a lei tanto prezioso. Quando se ne accorse era ormai troppo tardi, perché l’animale con un elegante salto scappò dalla sua presa, portandosi con se il nastro rosa.
- Vieni subito qua!! – Urlò lei, scattando in piedi come una molla, ma il micio sembrò non sentirla e cominciò a correre verso il sentiero da cui era arrivata.
- No! Fermo! Vieni qua!! – Esclamò lei prima di lanciarsi all’inseguimento. ‘Perché capitano tutte a me??’ pensò mentre correva a per di fiato, non preoccupandosi della pioggia che cadeva insistentemente su di lei.
 
Non sapeva quanto aveva corso, ma di sicuro sapeva di essere completante bagnata da cima a piedi, e che il giorno dopo, avrebbe di sicuro preso un malanno!
Del gatto ormai non c’era più traccia e abbattuta portò le mani sulle gambe, facendo dei grossi respironi per la fatica fatta ad inseguire quel gatto.
Tuttavia sentì un miagolio e colta da una nuova speranza, ricominciò a correre in direzione del suono.
Dopo qualche metro vide qualcosa che la spiazzò. L’altra sera, dopo aver scelto di girare a quel bivio, era passata sotto una breve galleria, scavata ai piedi di un’alta sporgenza rocciosa. Adesso della galleria non c’era nessuna traccia, solo un mucchio di macerie che bloccavano la via e che intralciava non poco il suo ritorno verso casa.
Cadde sulle ginocchia, non riuscendo a realizzare che l’unica via d’accesso per la sua macchina, era sparita, come neve al sole.
- Oh mio… E adesso come faccio?? Come diavolo faccio ad andarmene da qui?? Questa era l’unica strada percorribile in macchina!! –
Mentre stava ancora cercando di realizzare il tutto, il miagolio del gatto la costrinse ad alzare lo sguardo.
- Tu! – Esclamò guardando il tenero micio sopra le rocce che bloccavano la via.
- Scendi subito! – ma l’animaletto lasciò cadere il nastro alle sue zampe e si infilò fra due rocce, sfuggendo dalla vista di Kagome.
- Grazie mille!! – Sbottò ironica lei, visto che il gatto aveva lasciato il nastro su una roccia troppo alta per i suoi gusti.
‘Questa è la volta buona che mi ammazzo!’ pensò lei, mentre metteva il piede su una roccia.
Certo, di sicuro il vestito, non era dei migliori per scalare delle rocce e di sicuro il terreno bagnato non aiutava un gran che, ma diavolo! Quel nastro era uno dei pochi oggetti che gli rimanevano della sorella e se lo sarebbe ripreso!
Così cominciò a scalare, stando bene attenta a dove metteva i piedi.
 
Dopo qualche minuto Kagome arrivò alla pietra dove giaceva il nastro
- Si!!! Ce l’ho fatta!!!! – Esclamò felice lei. Si appoggiò alla roccia e guardò il piccolo tessuto che aveva fra le mani. ‘Cosa non si farebbe per una sorella!’, pensò sorridendo. Poi però guardò dietro di lei e vide i vari metri di distanza che la separavano dalla terra ferma.
- Oh mio… - Sussurrò subito, ma dopo essersi fatta coraggio cominciò a scendere, cercando di mettere i piedi sulle pietre su cui era passata prima.
‘ Se ce l’ho fatta prima, devo rifarcela anche al ritorno! ‘, ma le cose non andarono così… Una masso su cui era appoggiato il piede di Kagome si ruppe e a causa del terreno scivoloso, la ragazza non poté aggrapparsi da punte parti, precipitando così nel vuoto.
E’ finita, continuava a pensare mentre cadeva e un senso di terrore la stava invadendo.
‘E’ finita veramente…’
Ma prima di toccare terra, due braccia possenti fermarono la sua caduta.
 
 
Se ne stava seduto sul suo albero, ad ascoltare i rumori del bosco intorno a lui. Era rilassante in un certo senso… Ogni pianta su cui la pioggia cadeva, produceva un suono diverso, e solo grazie alle sue orecchie poteva essere partecipe di questo concerto musicale… Perché secondo lui il suono della natura era pura musica.. sarebbe stato ore ad ascoltarlo.
Ma mentre si divertiva a cogliere tutti le note possibili, ce n’era una che non riusciva a comprendere… C’era come qualcosa che rompeva l’armonia di quel concerto… Qualcosa di estraneo da quello…
Una voce, forse? Cercò di focalizzare meglio quel rumore e capì che si trattava veramente di una voce. Si chiese cosa stava combinando sua madre fuori casa con un tempo del genere, ma dopo averci ragionato qualche secondo, si accorse che il timbro della voce non era di sua madre.
Spalancò di botto gli occhi e alzandosi sul ramo, volse lo sguardo verso la casa.
- Non è possibile..- Stette qualche secondo fermo ad osservare il vecchio cottage, sperando di essersi sbagliato, ma dopo qualche minuto risentì quella voce
- Kagome… - e partì di corsa verso la sua casa. Quando arrivò trovò la porta socchiusa e poco più in là la macchina con lo sportello aperto, diverso da come l’aveva visto stamattina. Si spostava da un ramo all’altro, perché temeva di poter essere visto. Sua madre era stata chiara con lui. Doveva mantenere le distanze da quella ragazza.
- Tu… … Scendi subito! … - Il suono era debole, ma lo aveva sentito nitidamente.
‘Cosa diavolo ci fa quella dannata fuori di casa??’ pensò mentre con dei balzi si avvicinava a Kagome.
Quando arrivò, pensò che volesse uccidersi. Non sapeva cosa fare… Voleva dirle di scendere immediatamente, ma se si fosse fatto vedere, sua madre di sicuro non ne sarebbe rimasta molto felice.
- Si!!! Ce l’ho fatta!!!! –
‘A fare cosa?’ poi vide quel pezzetto di stoffa che teneva fra le mani e cominciò a pensare che dovesse avere dei seri problemi per arrampicarsi su delle rocce, sotto la pioggia, per quel misero oggetto.
La osservò mentre provava a scendere per ritornare a terra. ‘Però… per essere una stupida… ha un corpo niente male…’ si ritrovò a pensare mentre i suoi occhi erano finiti, per caso, sul sedere della giovane. Praticamente era come se fosse solo in intimo.. il vestito si era cosi attaccato al suo corpo, che adesso lui poteva vedere benissimo i suoi fianchi e le sue gambe lisce… divenne subito rosso, non appena si rese conto che la sua testa, senza il suo permesso, si era già messa all’opera per creare dei filmini a luci rosse…
Ma i suoi pensieri furono bruscamente interrotti quando vide Kagome cadere. Il suo cuore cominciò a correre all’impazzata e senza pensarci due volte, prima che la ragazza toccasse terra, uscì dal suo nascondiglio, l’afferrò e la strinse al suo petto, sperando che non si fosse fatta niente.
Solo dopo si rese conto di ciò che aveva fatto.
 
 
Kagome non capiva che cosa era successo.
Fino a qualche secondo fa stava precipitando nel vuoto, mentre adesso era ancora viva. Aveva gli occhi chiusi e dopo aver capito di essere al sicuro li aprì. Qualcuno la stava abbracciando, ma non riusciva a vedere bene il suo volto perché indossava il cappuccio e il fatto che non ci fossero punte nuvole di sicuro non aiutavano. Tuttavia dal cappuccio fuoriuscì una ciocca di capelli, da un colore troppo strano per passare inosservato. Argento. Quanti ragazzi aveva visto con capelli di quel colore lì? Poi un fulmine a ciel sereno nella mente della giovane la portò all’unica soluzione possibile.
‘Lui è… il mezzo demone!’
Il ragazzo era pietrificato teneva la testa bassa per cercare di nascondere ciò che ormai sembrava evidente che non lo fosse più. Sfortunatamente in quel modo i suoi occhi caddero sulla scollatura della ragazza, mandandolo in panne.
- Sei… l’altro figlio della vecchia Izayoi? – domandò incerta Kagome.
Lui rimase in silenzio, chiudendo gli occhi per concentrarsi a cercare di capir ciò che sarebbe stato meglio dire in quel momento, ma l’immagine del corpo di lei non accennava a volersene andare dalla sua testa.
Kagome, vedendo che non le rispondeva, allungò la mano verso il cappuccio, approfittando del fatto che lui aveva gli occhi chiusi e glielo tolse del tutto.
L’altro spalancò gli occhi e fissò la ragazza, consapevole che si sarebbe messa ad urlare di fronte  al suo aspetto.
Invece, non andò come aveva previsto il ragazzo… rimasero solo a fissarsi.
Lei era completamente rapita da quelle pozze d’oro che la stavano osservando con spavento. Tutto sommato era un bel ragazzo, pensò lei arrossendo un po’, anzi… è davvero molto bello! Assomigliava al fratello in certi aspetti, ma lui aveva qualcosa… come dire… in più. Gli occhi ambrati, i capelli color della luna e quelle adorabili e simpatiche orecchiette lo rendevano perfetto ai suoi occhi.
 
Kagome si rese conto della situazione imbarazzante in cui erano caduti i due, visto che erano stati parecchi minuti a osservarsi, quindi come risvegliatosi da uno stato di trans, provò di nuovo a parlare con il giovane.
- Non… non hai risposto alla mia domanda… - provò lei
Lui si meraviglio del fatto che non fosse ancora scappata e soprattutto perché stava cercando di parlare con lui..
- Ecco… io… si… sono suo figlio… -
- Quindi… sei un Hanyou, vero? –
Rimase sorpreso della semplicità con cui l’aveva detto. Nessuno aveva mai avuto il coraggio di avvicinarsi a lui. Appena lo vedevano scappavano, urlando come se fosse un mostro. Mentre questa ragazza.. non aveva paura, anzi, nonostante sapesse che lui fosse un mezzo demone, non sembrava voler accennare ad andarsene dalla sue braccia.. e perfino sembrava voler istaurare un dialogo con lui!
Annui con la testa alla sua domanda, come se fosse colpevole, lasciando però una troppo ghiotta possibilità alla ragazza di toccare quelle tenere orecchie.
Kagome allungò le mani e ne toccò una, la quale si mosse subito dopo il piacevole contatto.
Il mezzo demone la guardò sconvolto per il suo gesto, ma fu ancora più sconvolto quando lei si giustificò
- Scusami… è stato più forte di me! Sono troppo tenere quelle orecchiette! –
Era senza parole. Le sue orecchie erano il marchio indelebile della sua natura ibrida. Lui stesso le odiava, ma a questa giovane non sembrava importare nulla di chi o cosa fosse.
- Come ti chiami? –
Lui la guardò di nuovo senza parlare. ‘Chi diavolo è questa ragazza?? Perché vuole parlare con me?’
- Allora? – incalzò lei
- Inuyasha… - sembrava quasi un sussurro
- Inuyasha… - ripeté lei – E’ un bel nome! – disse , prima di regalargli un bel sorriso.
Arrossì ulteriormente. Non riusciva a non pensare ad altro quando la guardava e quel sorriso fu la goccia che fece traboccare il vaso.
‘Devo andarmene… subito!’
Con uno sforzo sovraumano, lasciò andare la ragazza, la quale non capì il cambiamento repentino del giovane. Dopo essersi assicurato che la fanciulla stava bene, si avviò verso il luogo da cui era venuto
- Ehi! A..Aspetta!! Perché te ne vai? Ho detto qualcosa di troppo?? – urlò lei al ragazzo che era già qualche metro lontana da lei.
Inuyasha si fermò e senza girarsi chiese:
- Perché parli con uno come me? –
- Perché non c’è nessun motivo per cui io non ti debba parlare… -
Sembrava abbastanza irritato dalla risposta della giovane
- Sono un mezzo demone! Ecco qual è il motivo!! – Sbottò lui. Quella dannata si stava prendendo gioco di lui sicuramente, ma quello che disse dopo lo sconvolse, più di quanto non lo fosse prima.
- Non c’è nulla di male a esserlo. Sei una persona come gli altri. Non sei inferiore a nessuno! –
 
‘Non c’è nulla di male a esserlo… Non sei inferiore a nessuno…’ queste parole rimbombavano nella sua testa senza tregua, lasciando in lui un senso di vuoto e di confusione. Per anni era vissuto con quella convinzione, di essere solo un bastardo, un essere per metà, uno scherzo della natura.. e adesso le parole della ragazza l’avevano toccato profondamente.
- Inu…yasha? – lo chiamò lei
- Non dire a mia madre che ci siamo visti! Per nessuna ragione! –
- Come? – esclamò confusa
- Hai capito bene! Fai finta di non avermi mai incontrato! Per nessuna ragione non dire di avermi incontrato Kagome! –
La giovane voleva ribattere, ma Inuyasha fu più veloce e con un balzo se ne andò, lasciandola lì sola.
‘Perché non devo dire nulla?? Cosa c’è di male? ’ pensava sgomenta lei.
 
 
Dopo qualche minuto, decise di ritornare al cottage, considerandolo un posto migliore in cui riflettere sull’accaduto.
Dopo una breve corsa ritornò in casa, sperando che la vecchia non si fosse accorta di nulla, ma non fu così:
- Santo cielo cara ma che hai fatto?? Perché sei uscita di casa?? – Urlò lei, di fronte ad una fradicia Kagome.
- Ecco signora… posso spiegare… - si giustificò lei, alzando il borsone che teneva in mano
- Dovevo prendere il borsone dalla macchina e cosi ho fatto il bagno! –
- E perché ci hai messo così tanto? – domandò lei pungente.
Prima di rispondere aspettò qualche secondo e disse:
- Mi ero messa a sedere sulla bauliera, sperando che la pioggia diminuisse almeno un po’.. per evitare di rifare il bagno di prima! – Sorrise, sperando di apparire credibile, dal momento che non era mai stata una buona attrice. Ma la falsa sembrò andare bene, perché sul volto rugoso di Izayoi comparse un sorriso.
- Va bene cara, ma non farlo mai più per favore! Adesso vai su a cambiarti sennò ti prenderai un malanno! –
 
Senza farselo dire due volte, andò in camera sua per asciugarsi e mettersi qualcosa di asciutto.
Successivamente si sdraiò sull’enorme materasso e il suo pensiero cadde sul mezzo demone di poco fa.
‘Chissà perché non voleva che dicessi nulla alla vecchia…. Infondo c’eravamo incontrati per caso e non avevamo fatto nulla di male! Uff… adesso c’è anche il problema della frana! Mi sa che mi toccherà trovare un’ altra strada per andarmene… Qua sto bene, Izayoi è sempre cordiale con me, sono sicura che non mi farebbe mancare nulla, ma io devo finire la mia ricerca! Non posso stare tutta la vita qui! … anche se… vivere insieme a Inuyasha… non sarebbe affatto una cattiva idea… Chissà cosa starà facendo adesso… Chissà dov’è andato… e soprattutto qualcuno mi deve spiegare: come diavolo faceva a conoscere il mio nome??? ‘

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Capitolo 7
*** Sango ***


Il pomeriggio sembrava non passare mai… Ormai aveva già finito il libro che aveva cominciato quella mattina e adesso non sapeva più cosa fare. L’anziana donna spesso passava dal salotto, per vedere se Kagome aveva bisogno di qualcosa, ma subito dopo si congedava con un sorriso, lasciando la poveretta sola e annoiata dentro quelle quattro mura.
Sospirò. ‘ A quest’ora dovrei aver scoperto qualcosa su mia sorella e invece… sono qui a crogiolarmi sulle avventure dei tre moschettieri! Cosa porta a fare la noia…’
‘ Chissà cosa starà facendo Inuyasha in questo momento…’  si chiese guardando il sole tramontare fuori dalla finestra. Per fortuna aveva spesso di piovere e in cuor suo ne era felice per quel ragazzo.
Dai suoi occhi aveva potuto leggervi tristezza, solitudine e vergogna… vergogna di esistere… Quando le aveva domandato se era un mezzo demone, sembrava che stesse per scomparire da un momento all’altro… Le sue tenere orecchiette si erano pure abbassate, come se fosse stato colpevole di essere così…
In un primo momento, provò un forte impulso di abbracciarlo, ma poi si accorse che non era il caso di peggiorare la situazione, dal momento che Inuyasha sembrava già abbastanza agitato.
 
- A cosa pensi cara? – esclamò Izayoi, che era arrivata silenziosa alle sue spalle
- Oh! Non l’avevo sentita arrivare signora! –
La donna rise leggermente
- Beh, avrò pure i miei anni, ma mi muovo ancora con grazia! – Kagome sorrise, ma non capì se quella era una battutina oppure ne era fermamente convinta. Lasciò perdere.
- Certo, vuole che l’aiuti in qualche faccenda? Tanto non ho niente da fare come vede! –
- No grazie cara. Ho già fatto tutto io! Tutto ciò che devi fare è rilassarti, nient’altro! –
Kagome la ringraziò, ma voleva comunque essergli d’aiuto in qualche modo per ripagare la donna della sua gentilezza. Però Izayoi rispose:
- Non lo dire più Kagome! A me va bene cosi! Piuttosto, che ne dici di parlare un po’ insieme? Perché non mi parli un pò di te?? –
La ragazza di fronte a quella richiesta, valutò se parlare o meno della sua situazione familiare. Osservò la finestra, notando che il sole era già scomparso.
‘E un altro giorno di ricerca è andato!’ pensò amaramente lei.
In fondo, la vecchia era sempre stata gentile con lei, di lei poteva fidarsi e poi, forse, avrebbe potuto saputo qualcosa… Lei stessa disse che era da molti anni che vivevano lì!
- Beh… vivo in un paesino parecchio lontano da qui! Lavoro in una azienda di un  giornale famoso… E’ stato grazie ad un mio amico che…-
 
Ma la sua frase fu interrotta dallo sbattere della porta. ‘Inuyasha?’ sperò lei, ma, sfortunatamente, fu Ryo ad entrare in salotto.
- Buonasera Ryo! Com’è andato oggi a lavoro? –
Il ragazzo ancora con gli occhi bassi rispose
- ‘Sera madre… oggi è andato tutto bene – e a passo sicuro si sedette sul divano che divideva le due poltroncine su cui si trovavano le due donne.
‘Brutto Cafone! Non cambierà mai! Adesso non si saluta nemmeno!’ pensò indignata la ragazza, mentre girava la testa per non guardare Ryo.
- Tesoro, sei arrivato giusto in tempo! Prima Kagome stava per raccontarmi un po’ di sé. –
Il giovane guardò di sottecchi la fanciulla, mostrandosi il più possibile indifferente. Kagome non voleva dire i fatti suoi al giovane… nonostante fosse un ragazzo affascinante, non riusciva proprio a sopportare i suoi modi da cafone. Ma ormai aveva cominciato il discorso, e non poteva tirarsi indietro… altrimenti avrebbe potuto offendere l’anziana:
- Si insomma stavo dicendo che è grazie ad un mio amico che ho avuto quel lavoro! Koga è sempre stato molto gentile con me! Non saprò mai come ringraziarlo! –
 
A Ryo non piacque il modo in cui parlava del giovane. Che fosse il suo ragazzo?? La sola idea gli fece venire il prurito alle mani.
- … Però ho dovuto prendere dei giorni di ferie per saperne di più su … mia sorella… ecco… lei morì quando io avevo solo 7 anni… le ero molto affezionata… - non si accorse nemmeno che il tono della sua voce aveva cominciato leggermente a incrinarsi.
Fece una brevissima pausa per allontanare i ricordi malinconici, che ormai si facevano strada nella sua mente.
 
Izayoi guardava la giovane aspettando che lei continuasse il racconto, mentre Ryo intuì subito la sofferenza della giovane. Sembrava che da un momento all’altro stesse per piangere. E lui odiava vedere le donne piangere. Sperò con tutto il cuore che ciò non succedesse e per fortuna Kagome andò avanti con il suo racconto:
- Nessuno seppe mai come fosse morta! Né trovarono mai il suo corpo! I miei genitori la cercarono per molti anni, ma la polizia di quel tempo, non diede nessun indizio valido per arrivare alla verità… - guardò i due, accorgendosi che adesso perfino Ryo la stava osservando – Ma qualche mese fa, l’agente di polizia che lavorava al caso, aveva scoperto qualcosa riguardo mia sorella… scoprì che l’ultima volta che era stata vista era stata in un questo bosco… mi rendo conto delle dimensioni di questo bosco e soprattutto mi rendo conto che ho poche speranze di trovare mia sorella, però ho voluto provare! Non potevo vivere con questo rimpianto di non averci provato almeno una volta!! Ecco perché sono qui! –
- Sei molto coraggiosa cara – le disse Izayoi, mentre il figlio si limitava solo a osservare la fanciulla.
- Grazie… -
- Ma come hai detto che si chiamava tua sorella? –
- Sango –
Sentendo quel nome Izayoi impallidì e il figlio cominciò a sudare freddo. Non era la prima volta che sentivano quel nome.
- Forse lei, vivendo da queste parti, ne ha mai sentito parlare, o meglio, l’ha mai vista? – Chiese speranzosa.
La vecchia non rispose subito. Aspettò qualche secondo per ritrovare la calma che aveva fino a pochi minuti fa, prima che la ragazza le avesse detto il nome della sorella.
- No cara… io non l’ho mai vista… forse puoi sentire al villaggio qua vicino… Se la tua sorella è passata di lì, di sicuro loro l’avranno vista! – Sorrise, nonostante fosse tesa come una corda di violino. Ryo non riusciva più a guardare negli occhi Kagome da quanto era grande il suo senso di colpa. Abbassò il capo, intrecciando le dita delle mani sulle ginocchia, desiderando di andare in camera sua e dimenticare tutto quello che aveva sentito.
- Davvero?? Oh grazie signora! Non sa come mi ha reso felice! Domattina presto andrò in quel villaggio! Sarà la prima cosa che farò! – Esclamò al massimo della felicità. Tutto sommato, l’esser rimasta qualche giorno in più lì, aveva portato i suoi frutti!
 
Dopo di che Izayoi si alzò e chiese alla ragazza, se gentilmente, poteva andare a prendere un cesto con dei pezzetti di legno, che aveva lasciato nel ripostiglio
- Quando esci è la seconda porta a destra cara, non preoccuparti, non è pesante… -
Kagome colse al volo l’occasione di essere utile alla donna e si precipitò nel ripostiglio, lasciando soli i due:
- Quanto è piccolo il mondo eh? Sua sorella… Sango… come dimenticarsela, vero caro? -
 gli chiese quasi sussurrando per paura di farsi sentire dalla giovane.
Ryo non rispondeva. Il suo sguardo era come spento…
- Pensa… se tutto sarebbe andato come doveva, con Sango, adesso sarebbe tutto risolto… Non ci sarebbe bisogno di nessun’ altra… Ma purtroppo, tu non hai fatto ciò che ti avevo detto e adesso eccoci qua con un’ altra falsa… - si alzò e si avvicinò al figlio pietrificato su quel divano.
- Così invece di avere sulla coscienza solo la vita di quella ragazza, avrai sulla coscienza anche quella di Kagome – e se ne andò, lasciando il figlio affogare nei propri sensi di colpa.

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Capitolo 8
*** Un colpo di fulmine ***


La cena fu consumata nella stanza di fronte al salottino, poiché il tavolino della cucina era troppo piccolo per mangiarci in tre. Non che il nuovo tavolo fosse tanto più grande, ma almeno in quattro lì ci si poteva stare.
Ovviamente, però, il quarto posto era vuoto e Kagome adesso cominciava a pensare che fosse solo per colpa sua se Inuyasha non era lì con loro… Alla madre e al ragazzo, che ora sedeva accanto a lei, sembrava non importare nulla di questa assenza. Come se ci fossero da sempre abituati
- Kagome devi mangiare, sennò si raffredda! – le disse la donna, dopo aver beccato la ragazza a osservare il posto vuoto.
- Lui ha già mangiato prima! Non preoccuparti, sta bene lì dov’è! Non è vero Ryo? – domandò Izayoi.
Ryo, come risvegliatosi dai suoi pensieri, rispose meccanicamente con un si, ma lo sguardo della madre lo esortò a continuare.
- Si ecco, l’ho incontrato poco fa e mi aveva detto di non aver molta fame… ha preso qualcosa in fretta e furia e se n’è andato un po’ in giro per il giardino… -
- Ah… capisco… - rispose lei abbattuta.
La donna dopo aver udito ciò, fissò il figlio, notando come questo stesse osservando con interesse il viso della fanciulla. Fin dal primo momento in cui l’aveva vista, aveva capito che era scattato in lui qualcosa che non doveva scattare.
Quella sera in cui arrivò la ragazza, Izayoi sperò di essersi sbagliata nel vedere il figlio così imbambolato di fronte alla giovane, ma quando le fece quel sorriso… capì dalla sua reazione che a lui piaceva quella ragazza. Più delle altre che erano già passate da quella casa… In fondo quella Kagome era carina: volto grazioso, capelli lunghi e setosi, occhi dolci e color cioccolato, per non parlare del corpo impeccabile… Era stato come un colpo di fulmine per il ragazzo.
Ma la vecchia capì che questo sarebbe stato solo un problema per lui. Ormai doveva andare fino in fondo… e lui doveva levarsi di testa quella ragazza!
 
- Ryo? –
Il ragazzo fece un salto dalla sedia per lo spavento di essere stato beccato sul fatto:
- Si? – pronunciò piano
- Perché non vai a mettere un po’ di legna sul fuoco? Sennò c’è il rischio che si spenga… - affermò lei con voce dolce, mentre invece era tutta una messa in scena per allontanarlo da Kagome.
- Come?... Ah, okkey! … vado. -  e se ne andò in salotto, senza nemmeno aver finito di mangiare la sua carne.
 
Tutta la serata continuò così. Kagome che sorrideva e rideva assieme alla donna, Ryo che osservava la ragazza di nascosto e la madre che gli dava dei lavoretti da fare per allontanarlo.
- Signora è vicino questo villaggio? – domandò lei
- Si certo cara, in quindici minuti ci sei già arrivata! Appena esci di casa, vai a destra e segui la strada che porta alle stalle… tu superale, e troverai davanti a te un sentiero più piccolo fra gli alberi. Seguilo e in una manciata di minuti sei arrivata! –
- Menomale non sembra poi così difficile arrivarci… sa… mi perdo facilmente io, il mio senso di orientamento è pari a zero! – dichiarò Kagome, facendo riferimento alla sera precedente.
Izayoi fece una risatina e annui
- Ma è pericoloso il sentiero? –
- No cara, non c’è nulla di cui preoccuparsi, stai tranquilla… - la rassicurò lei.
 
In quel momento arrivò Ryo, dal suo ultimo lavoretto che gli aveva dato la madre, e si fermò in mezzo alla stanza, quando vide che Kagome si stava alzando.
- Beh, ora io vado a letto… sono stanca e domattina mi aspetta una lunga giornata… -
- Vuoi che ti accompagni di sopra? – domandò timido Ryo
Entrambe le donne rimasero sorprese dal giovane.
Per Kagome, era la prima volta che lui si mostrava carino nei suoi confronti. Si accorse che era imbarazzato di fronte a quello che aveva detto e si intenerì di fronte a quella scena.
‘Lui, cosi spavaldo e arrogante… non avrei mai detto che si imbarazzasse per così poco..’
Izayoi invece era rimasta stupita per la sfacciataggine del figlio. Si stava prendendo troppe libertà il ragazzo… e per giunta di fronte ai suoi occhi!
Ciò che era stato detto al mezzo demone quella mattina, valeva anche per lui.
- Tesoro… Kagome sa già la strada per arrivare in camera! Non ha bisogno di nessuna balia! – proruppe lei, facendoci rimanere male il ragazzo.
- Oh, non si preoccupi signora! Suo figlio non mi da nessuna noia… -
- Cara No! Ryo ha da fare altro adesso! Non è vero tesoro? – affermò con una voce che mal svelava la sua irritazione.
Di fronte allo sguardo di fuoco della madre, Ryo non poté far altro che scusarsi e abbassando il capo, uscì dalla stanza.
- Perdonalo… si scorda le cose ultimamente… - mormorò sorridendo
Kagome ancora confusa dal comportamento del ragazzo, scosse la testa per ritornare con i piedi per terra:
- Non si preoccupi signora! Beh, io ora vado in camera…Ho bisogno anche di fare una doccia… Buonanotte! –
- buona notte cara! – e detto ciò la giovane si avviò verso la sua stanza.
 
Izayoi guardò la finestra ed osservò la luna, notando che mancavano pochissimi giorni alla notte di luna piena.
‘Devo preparare il tutto’ pensò ‘stavolta andrà tutto per il verso giusto!’
Poi il suo pensiero andò al figlio e il suo volto si scurì.
‘ Adesso mi sente quell’ incosciente! ‘. Andò al secondo piano ed entrò in una stanza illuminata dalla sola luce lunare che entrava prorompente da un’immensa vetrata, grossa almeno quanto una parete.
- Non c’è bisogno che tu dica nulla… - aveva sentito sua madre arrivare, nonostante fosse girato di spalle, - me ne starò tutta la notte qua dentro non ti preoccupare…-
- Non è quello che ti ho chiesto! – proruppe lei tutto d’un fiato. Ryo si girò guardandola con un interrogativo.
- Quello che ti ha chiesto, è di non affezionarti a lei! – Lui inarcò un sopracciglio.
- Adesso non posso nemmeno guardarla? –
Izayoi sospirò
- Tesoro mio… tu non ti rendi nemmeno conto di COME la guardi! Sembra che tu non aspetti altro che il momento in cui si gira per poterla ammirare meglio! E poi… guarda caso, non fai che arrossire tutte le volte che le guardi lo scollo della sua maglietta!! –
Colto sul vivo Ryo si alzò e si piazzò davanti alla donna, rosso più che mai:
- COME??? Io non… lei non… oh, al diavolo!! Per me lei non è niente! E’ solo una stupida ragazzina!! –
Alle parole del ragazzo, la donna poté tirare un sospiro di sollievo.
- D’accordo ti credo… Ma cerca di essere più prudente figlio mio… adesso vado in giardino, devo allestire il tutto… non fare danni mi raccomando! –
Ryo annui e guardò la madre andarsene. ‘Spero che tutto questo finisca al più presto! Non ne posso più…’ si disse prima di scivolare sul freddo pavimento. Incrociò le gambe e appoggiando i gomiti su queste, si prese la testa fra le mani, per riflettere su ciò che gli stava accadendo. Sua madre aveva ragione… non aveva mai provato sensazioni simili prima di allora. Ma il suo sguardo… non sapeva nemmeno lui come definirlo… sapeva solo che lo faceva andare nel pallone e questo sua madre non poteva tollerarlo!
Ma lui, in fondo non ne aveva nessuna colpa… Non poteva certo controllare i battiti del suo cuore, quando lei lo guardava! Oppure non poteva fare a meno di arrossire ogni volta che lei gli rivolgeva un sorriso! Era così spontaneo… al contrario di quella di sua madre.
 
Tuttavia un urlo lo fece sobbalzare.
‘Kagome’
Subito si catapultò verso la sua camera e quello che vide lo confuse non poco: Kagome era in fondo al letto, con le braccia intorno al petto e una gamba completamente stesa sul pavimento.
- LEVALO LEVALO LEVALO, TI SCONGIURO LEVALO!!!!! – continuava ad urlare la ragazza. Ma Ryo dovette aspettare qualche secondo prima di arrivarci. Poi lo vide.
Un grosso ragno stava camminando sulla gamba della giovane.
- TI PREGO FAI QUALCOSA ACCIDENTI! – gridò Kagome.
Ryo si riprese e dopo aver preso un vasetto sul comodino, si avvicinò all’odioso insetto, intrappolandolo dentro il contenitore d’argilla, per poi liberarlo fuori dalla finestra.
Si rigirò verso la ragazza a terra e inizialmente con tono prepotente disse:
- Ecco fatto! Mi spieghi… perché… hai… … -
Non riuscì più a formulare nessuna frase, dal momento che il suo cervello ormai se n’era andato alle Bahamas. Infatti Kagome, prima dell’incidente, stava per farsi una doccia, quindi addosso aveva solo delle misere mutandine azzurre, mentre il resto era alla portata della vista del ragazzo.
Diventò più rosso della maglia che stava indossando. ‘Oh Kami… che ho fatto di male???’ si diceva mentre il suo sguardo diventava sempre più famelico, di fronte alle prosperose curve della giovane.
Kagome sembrava non rendersi conto della sua nudità. Era troppo sconvolta dal pensiero di quell’enorme ragno che gli zampettava sulla gamba, da non rendersi nemmeno conto, che adesso il ragazzo di fronte a lui la stava osservando con gli occhi fuori dalle orbite.
Però, dopo qualche secondo si accorse anche lei che qualcosa non andava, e così decise di seguire lo sguardo di Ryo, rendendosi conto di essere nuda.
D’istinto si strinse le braccia al petto, mettendosi ad urlare. Ryo si tappò le orecchie e cominciò ad inveire contro di lei:
- Ma che urli!!! Ci sento benissimo!!! –
- Esci subito! Pervertito!!! –
- Pervertito??? Ma se sei tu che mi hai chiamato stupida! –
Okkey, questo non lo doveva dire.
- Stupida?? – Urlò alzandosi in piedi. – Stupida a chi?? –
- Secondo te chi altro c’è oltre a noi in questa stanza?? E poi sei stata tu che mi hai chiesto di aiutarti!! Io me ne stavo volentieri in camera mia! –
- Però potevi almeno evitare di starmi a guardare il seno tutto il tempo!! Cafone!! E anche pervertito!! –
- Che cosa?? Ma figuriamoci se mi metto a guardare il petto ad una ragazzina come te! Il tuo corpo assomiglia di più a quello di una bambina, se proprio lo vuoi sapere! – concluse Ryo girandosi dall’altra parte e avviandosi verso la porta.
Kagome invece era diventata rossa dalla rabbia ‘Una bambina, eh? Ora te lo faccio vedere io!’
- Ryo? – lo chiamò lei
Il ragazzo sulla porta si girò sorpreso e fu colpito in pieno dai una rigorosa cuscinata che gli fece perdere l’equilibrio, facendolo cadere a terra.
- Cafone! – Sbottò lei chiudendogli la porta in faccia.
Ryo guardò la porta davanti a lui, stordito per quello che era successo. Si rialzò e ritornò in camera sua.
‘Diamine… C’era bisogno di fare tutta quella scenata? Ne ha di carattere questa Kagome! ’. Ma degli insulti che gli aveva rivolto, in quel momento, gli importava ben poco… adesso il problema sarebbe stato dormire dopo tutto quel ben di dio che aveva visto!

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Capitolo 9
*** In dietro nel tempo ***


La notte ormai stava per finire.
Kagome quel giorno sarebbe andata al villaggio vicino e avrebbe chiesto informazioni su sua sorella e su come andarsene da quel maledetto bosco.
Al contrario della ragazza, che aveva dormito serenamente tutta la notte, Ryo non aveva chiuso occhio per colpa dei suoi ormoni, che erano sempre alle stelle per quello che aveva visto la sera precedente.
 
Kagome dopo essersi svegliata, si vestì in fretta e furia per andare a fare colazione. Izayoi le diede il buongiorno e dopo averla vista fare colazione, la salutò con un sorriso, dicendole di non fare troppo tardi.
La ragazza seguì le indicazioni della vecchia e dopo una ventina di minuti, arrivò al villaggio.
Non era come lei si aspettava però. Infatti, le poche case che componevano il paesino, sembravano abbandonate.
‘Siamo sicuri che sia QUESTO il villaggio???’ si domandò lei.
Non c’era un’anima viva.
Kagome percorse per qualche metro una stradina fra le casette, sperando di incontrare qualcuno.
Sembrava che da secoli nessuno passasse di lì. Le piante selvatiche ormai erano cresciute sulle abitazioni e dei ciuffi di erba selvatica spuntavano numerose dal terreno, formato da piccole mattonelle di pietra.
- C’E’ NESSUNO???? – urlò lei, ma nessuno fiatò.
Sentiva solo il rumore del bosco che aveva lasciato dietro a sé. Si sentì vuota, perché credette che adesso, non ci sarebbe stata nessuna possibilità di ritornare a casa. La macchina che non funzionava, la frana… e ora anche quello! Doveva per forza trovare qualcuno! A costo di entrare in ogni singola casetta!!
Tuttavia, l’idea non è che piacesse molto a Kagome. Infatti, ciò che inquietava maggiormente la ragazza era l’aspetto del villaggio: sembrava che lì il tempo si fosse fermato al quinto secolo, poiché tutto aveva un aria cosi… medievale!
Aveva letto molti libri da piccola di questo periodo e le immagini delle cittadelle nei testi erano gli stessi del panorama che aveva adesso di fronte agli occhi!
‘Ma dove diavolo sono capitata!?’ pensò mettendosi una mano fra i capelli.
La sua attenzione tuttavia fu catturata da un suono: una risata. Seguita subito da altre di altri bambini.
- Grazie signore! – sussurrò, guardando il cielo, prima di seguire la risata genuina dei bambini.
Li trovò vicini a un pozzo, che a suo parere non era funzionante.
Erano tre, un bambino e due bambine, tutti vestiti con vecchi indumenti, e giocavano tirandosi un piccolo pallone. Kagome li chiamò, attirando la loro attenzione
- Scusatemi, sapete mica dirmi dove sono gli altri abitanti del villaggio?? – Chiese dolcemente
I bambini si guardarono ed annuirono all’unisono.
- Davvero?? Fantastico!! E… mi ci potreste condurre? –
I tre sorrisero e cominciarono a correre verso una stradina sterrata, continuando a ridere e a lanciarsi il pallone.
Kagome li inseguì, fino a che girato un bivio, non li vide più.
- Ma come… ??? Non è possibile!! Erano proprio qui davanti a me!! –. Rimase spiazzata, non capendo dove potessero essere andati quei tre.
Si guardò attorno, ma inutilmente. Si rese però conto di essere arrivata nella piazza della cittadella.
- Ehi!!! C’E’ NESSUNO?????? – gridò tutto d’un fiato. Cominciava ad essere stanca di tutto questo.
Rimase in silenzio, in attesa di qualche rumore che avesse dimostrato che in quel villaggio ci fossero altre forme di vita oltre che lei. Chiuse gli occhi, ma lo sbattere di una porta la fece trasalire.
‘Okkey, quando è troppo è troppo!!’ pensò prima di dirigersi verso la dimora, la cui porta ancora cigolava pervia del vento.
Aprì del tutto il portone ma notò soltanto un salottino vuoto, pieno di polvere e ragnatele.
 
- Che cosa posso fare per lei? –
La voce alle sue spalle fece spaventare non poco la ragazza.
- Scu.. scusi!! Grazie al cielo c’è qualcuno! Pensavo di essermeli immaginati quei bambini! – esclamò alla donna di fronte a sé.
Indossava anche lei degli abiti feudali, come quei giovani di poco fa e reggeva un grosso cesto vuoto.
- Che cosa cerchi qui? – domandò piano l’altra ragazza
- Veramente… dovrei fare delle domande su mia sorella a qualche persona del villaggio! E poi sto cercando un modo per andarmene da qui… la mia macchina si è rotta e ho bisogno che qualche meccanico la ripari… ma…… ho come la netta sensazione che qui non c’è nessun meccanico… -
‘Dopotutto, a giudicare dal loro modo di vestire e dalle loro case, mi sa tanto che non sappiano nemmeno che cosa sia una macchina…’
- … quindi mi accontento di sapere come fare per uscire da questo bosco. Ci sarà un’altra strada che utilizzerete per mantenere i contatti con il mondo esterno! –
La ragazza dai capelli rossi la guardò, come se fosse in trans e dopo qualche secondo, con estrema calma rispose:
- Purtroppo, come puoi vedere, noi non amiamo “metterci in contatto” con il mondo esterno… siamo riamasti attaccati alla terra madre e ogni forma di progresso è per noi solo un ostacolo per il nostro vivere. Mi dispiace, ma non puoi ritornare a casa via terra –
- Via… terra?? – esclamò forse un po troppo forte Kagome. Ogni parola della donna la facevano sempre più impallidire. Non poteva restare lì per sempre!! Perché non aveva mai un po’ di fortuna??
- Sì! Non via terra! – sussurrò per poi girarsi alla sua sinistra.
- Vedi quell’aratro? – domandò la rossa, indicando l’attrezzo di legno abbandonato in mezzo a un campo d’erba.
- Come?? … ah, si… perché? –
- Se ti avvicini puoi vedere la casa del fabbro. E’ quella vicino alla riva del lago. Ti spiegherà tutto lui. – e si girò, incamminandosi verso il punto da cui era venuta.
‘Non ci sto capendo più niente!’ confermò sconsolata. Corse fino all’aratro e poi dopo essersi data un’ occhiata attorno, vide la casetta del fabbro.
Mentre si avvicinava, sentiva farsi sempre più forte il rumore ritmico del martello sbattuto sul ferro.
- Mi scusi!! Signor fabbro?? –
L’uomo dalla lunga barba continuò a sbattere il ferro e solo dopo altri richiami della giovane, le rivolse l’attenzione dovuta.
- Che cosa cerchi qui? –
- Ecco… mi ha mandato una ragazza qui da lei! Mi ha detto che lei mi avrebbe spiegato come fare per ritornare a casa… - . Kagome sperò con tutto il cuore che il fabbro non le rispondesse che non sapeva cosa dirle.
- Non via terra… di sicuro! – sbottò lui.
- E allora come?? -. ‘Giuro che se si continua cosi ammazzo qualcuno!’
- Via mare… o meglio… via lago! Se attraversi il lago non dovresti avere nessun problema a ritrovare la strada di casa! Questa parte del bosco è piena di insidie… è impossibile girare attorno al lago! Ci sono radure che ti bloccheranno la via e ti costringeranno a tornare indietro! –
- Quindi… se attraverso il lago è fatta!! –
- Si – disse, mentre si rimetteva a colpire il ferro
- Ma qualcuno qui vende una barca? –
- Non c’è nessuna barca –
‘No, aspetta… Ho capito male..’
- Come scusi? – domandò con voce tremante Kagome
- Ho detto: non c’è nessuna barca –
La ragazza rimase pietrificata di fronte alle parole dell’uomo. Com’era possibile che non c’era nessuna barca??
A costo di andarsene da lì, si sarebbe creata una zattera con le sue mani!!
- Ma.. ma.. ci DEVE essere una barca!! Almeno qualcuno che la sappia costruire!! – si disperò lei.
Il fabbro smise di battere il martello e la guardò neutro, provocando un brivido alla giovane.
- Non c’è nessuna barca… da questa sponda, intendevo dire! Se aspetti qualche giorno, arriverà qualcuno con la barca e così tu potrai tornare nel tuo mondo civilizzato. –
Kagome potè tirare un sospiro di sollievo.
- Menomale!! Non ci speravo più!! –
‘ Bene! Adesso questo problema è risolto! Ora devo fare quello per cui sono venuta fino a qui! ‘
- Mi perdoni… le devo fare un’altra domanda… Lei ha mai visto questa ragazza? – gli chiese, mostrandogli una vecchia foto che raffigurava lei da piccola in braccio a Sango.
L’ uomo si voltò verso la foto e successivamente affermò:
- Si, l’ho vista –
Il cuore di Kagome sembrava volere uscire dal suo petto. Finalmente dopo anni e anni di silenzi, stava per scoprire qualcosa. Finalmente sua sorella avrebbe avuto la sua giustizia!
- Veramente??? Oh mio… non sa quanto lei mi stia facendo felice signore!! Stava bene? Sa dove era andata? Ha mai parlato con lei?? – Domandò euforica con le mani incrociate a preghiera strette sul petto.
L’uomo fissò la ragazza e rispose:
- Fu tanti anni fa! Non mi ricordo cosa mi disse. So solo che si era persa e quando arrivò qui, montò sulla barca che la condusse sull’altra sponda del lago. Se aspetti qualche giorno potrai andarci anche tu. –
- Grazie! Grazie mille signore!! La ringrazio di cuore!! –
Kagome salutò il fabbro, ma questo non la degnò nemmeno di uno sguardo perché era di nuovo tornato a colpire il ferro sotto di lui.
 
Mentre stava ritornando verso casa, però fu attirata da un movimento sospetto. Si girò di scatto e vide il tenero micetto del giorno prima, nascosto dietro le radici di un albero.
- Ma tu guarda chi si rivede! Il piccolo ladruncolo di ieri! – esclamò ironica, mettendosi le mani sui fianchi.
Il micio la osservò e poi miagolò due volte, rimanendo però sempre ben nascosto dietro i piedi dell’albero. ‘ Sembra quasi che questo gatto mi stia seguendo! ’
Ma i suoi pensieri furono interrotti dalle risate dei bambini di poco fa che correvano nel campetto vicino a lei.
Kagome sorrise di fronte alla scenetta, ma quando si girò verso il gattino notò come questo avesse tutto il pelo dritto e soffiasse verso i tre bambini. La ragazza pensò che la reazione dell’animale fosse dovuta da un’ esperienza passata, in cui, forse, i tre si sarebbero divertiti a tirargli la coda… In fondo quale bambino non strapazza un po’ il proprio animaletto domestico??
Quando i bambini se ne andarono il micio smise di essere in posizione d’attacco e schizzò via in direzione del bosco.
Tuttavia si fermò più volte, per guardarsi indietro e miagolare in direzione della ragazza. Sembrava che voleva che lo seguisse.
Kagome di fronte allo strano comportamento del gatto, decise di seguirlo, dal momento che tanto, non aveva molto da fare!
 
 
Intanto nel grazioso cottage, Izayoi stava “lavorando” in cantina.
- Bene… e anche questa è fatta – sussurrò soddisfatta, mentre una goccia di sudore le colava sul viso.
- Non mi ricordavo che fosse così stancante!! – disse mentre si stirava la schiena e le dita scheletriche e rugose.
- Penso proprio che mi prenderò una bella tazza di thè! –
Guardò le cinque bambole di legno che aveva davanti a sé – Adesso non mi servite più! – e con un rapido movimento tagliò il filo che le teneva unite. Le cinque sagome si tagliarono a metà, come per magia, mentre, nello stesso momento, cinque persone sparirono nel nulla, come se non fossero mai esistite… lasciando cadere nel silenzio il bosco, che per un breve periodo aveva risentito, dopo tanti anni, il ritmico battere del martello……

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Capitolo 10
*** Gli occhi della foresta ***


- Ma dove mi stai portando?? – chiese Kagome al tenero micetto che non la smetteva più di miagolare e di correre in un punto impreciso del bosco.
La ragazza più volte aveva provato a ritornare indietro, perché aveva paura di perdersi e di non ritrovare più la via di casa, ma il gatto, ogni volta che si fermava, ritornava in dietro e miagolando, dava delle piccole spinte con la sua testolina alle gambe della giovane, esortandola a proseguire.
‘Però! E’ determinato il gattino!’ pensò all’ennesimo miagolio del micio perché si era fermata.
- Mi riposo due minuti! Non è mica facile camminare per me tra tutte queste piante! – si giustificò lei. – Non potevi scegliere un percorso un po’ più… praticabile? –
Il micio rispose con un miagolio, per poi sparire dietro una collinetta di foglie cadute.
‘Uff! Ma chi me l’ha fatto fare? ‘ Si lamentò lei, prima di rimettersi in marcia.
 
Si accorse di essere quasi arrivata al cottage, poiché riusciva a intravedere il fumo del camino.
- Ma tu guarda…! Se mi volevi portare nel giardino dietro casa, perché non abbiamo preso la via principale?? – domandò lei, sapendo però che non le sarebbe arrivata nessuna risposta.
Tuttavia quando alzò lo sguardo rimase meravigliata da quello che vide. Davanti a lei, fra gli alberi del bosco, vi erano dei residui di statue.
Lo scenario ricordava molto quello del tempio di Medusa, dove vi erano numerosi uomini pietrificati a causa dello sguardo della donna dai capelli con dei serpenti.
Un brivido le percorse su tutta la schiena.
Non era il momento di farsi spaventare da queste idiozie… ma la fantasia della giovane era talmente tanta che nella sua testa stava già pensando a scappare da quel posto, prima che questa Medusa immaginaria tramutasse in statua pure lei.
‘Devo smetterla di guardare così tanti film!’ si rimproverò lei ‘ e poi… nel tempio di Medusa, le statue erano intatte! ‘
Kagome aveva ragione. La donna, maledetta da Atena, adorava ammirare i suoi “trofei”, una volta che lei stessa li aveva trasformati in pietra.
Ma qui invece il panorama era diverso: le sculture erano per lo più in brandelli. Vi erano pezzi di braccia, teste e … ali? che giacevano immobili in terra. ‘ Qualcuno si deve aver dato alla pazza gioia per spaccare tutte queste statue’ si diceva mentre scansava i cocci disseminati. Una cosa che però riuscì a capire, era che queste sculture non raffiguravano uomini o donne, bensì esseri fantastici.
Queste “creature” riproducevano esseri alati e di umano non avevano proprio niente! Quelle poche teste delle sculture che giacevano ancora intatte sul terreno, producevano nella giovane un senso di terrore e disgusto, alla sola vista.
In seguito chiamò il micio, perché le era sfuggito dalla sua visuale e dopo aver udito il suo miagolio lo raggiunse alla statua più grande, e ancora intatta, che avesse mai visto.
Grande almeno quattro metri, di fronte a lei, vi era un’ eccellente rappresentazione del Minotauro, la creatura mitologica dal corpo umano e la testa da toro. L’unico piccolo neo era l’assenza di un corno, che sembrava essersi spezzato, ma per il resto sembrava molto realistico, perché era costruito molto bene nei dettagli.
- Uao! – fu quello che riuscì solo a dire.
Il gatto dalle due code era comodamente sdraiato sul piedistallo da cui si erigeva l’imponente statua e le sue zampine penzolavano nel vuoto.
- Era questo che mi volevi fare vedere? – il micio si mise a sedere e si grattò un orecchio con una zampa – E dopo aver visto questo colosso posso ritornare a casa? –
Il micio la fissò e con un salto le fu ai suoi piedi. Gli si strusciò alle gambe per poi ripartire alla ricerca di qualcos’altro.
- Ecco che ci risiamo… - mormorò lei mentre osservava il gattino, a qualche metro di distanza, scavare fra il fogliame nel bel mezzo di una moltitudine di cocci di marmo. Sembrava voler cercare qualcosa…
Infatti, dopo qualche minuto, trovò l’oggetto che voleva, e cominciò a miagolare in direzione di Kagome. Quest’ultima lo raggiunse e vide che ciò che il gattino stava cercando, non era altro che il corno rotto del Minotauro.
- Ma tu guarda! Chissà come c’è arrivato qui… - disse dopo averlo preso in mano. – Beh, però io adesso devo andare a casa… non posso più giocare con te micio –
Posò il corno dove l’aveva trovato e si avviò verso la scia del fumo nero che il camino del cottage liberava in cielo.
Tuttavia il gatto non era della stessa opinione e cominciò per l’ennesima volta a miagolare.
Kagome si volse verso il micio e dopo un sospirone si mise in ginocchio, in modo da dare la possibilità al tenero animale di saltargli in collo.
Il gattino colse al volo l’occasione e si fiondò tra le braccia della ragazza.
- Guarda che io non posso stare tutto il giorno con te! Devo ritornare al cottage, sennò chi la sente la vecchia Izayoi? – mormorò lei mentre accarezzava il musetto dell’animale.
 
Ma all’improvviso il gatto si svegliò di colpo e cominciò ad annusare l’aria, stando con le orecchie ben dritte.
- Che c’è piccolino, hai sentito qualcosa? – ma lui non la stette nemmeno ad ascoltare e dopo essersi accertato che di lì a poco non sarebbero stati più soli, sfuggì dall’abbraccio della giovane e corse nel bosco.
Kagome cercò più volte di richiamarlo e di raggiungerlo, ma l’unico risultato fu solo quello di perdersi ulteriormente. Adesso non vedeva nemmeno la scia di fumo nero.
‘ Perfetto! Complimenti Kagome! Ecco cosa succede a inseguire di nuovo quel gatto! ‘, sospirò e si guardò intorno. Era giunta in una piccola radura, caratterizzata da un ampio stagno, alimentato da un piccolo ruscello.
L’acqua sembrava limpida e Kagome ne volle approfittare per lavarsi le mani, visto che erano sempre imbrattate con la polverina bianca del marmo.
Immerse le mani nell’acqua, stando bene attenta a non toccare il fondo terroso dello stagno. Ma proprio in quel momento, guardando il riflesso dell’acqua, intravide una figura incappucciata, nascosta tra i rami degli alberi.
Kagome cercò di mantenere la lucidità, ma sapere che qualcuno dietro, o meglio, sopra, la stava osservando la stava facendo agitare e non poco.
Se fosse stato un malintenzionato?? Non avrebbe avuto nulla per difendersi!!
Tuttavia poi ebbe un’ illuminazione: ‘ Se lo prendo di sorpresa… potrei avere il tempo di scappare… devo solo trovare un modo per…’ in quel momento le sue dita, ancora immerse nello stagno, toccarono qualcosa e il suo sguardo cadde su una pietra che giaceva sulla riva dell’ampio specchio d’acqua.
‘Okkey! Ora o mai più! ’
Si alzò con estrema lentezza e dopo aver guardato per un tempo infinito il riflesso della figura nella superficie liquida, si girò e lanciò con tutta la sua forza il masso verso l’individuo.
Per sua enorme fortuna il colpo centrò il bersaglio e la figura misteriosa, colpita in pieno viso, cadde rovinosamente a terra.
Kagome si fece coraggio e anche se il suo istinto le diceva di scappare a gambe levate, una parte di sé la invogliava a rimanere lì, a capire chi fosse il suo presunto “aggressore”.
Raccolse un ramo secco e lo impugnò come se fosse stato un bastone da baseball.
- Chi sei?? Che cosa vuoi da me?? – urlò all’individuo a pochi metri di distanza.
- Allora?? -
Ma l’altro non dava cenni di risposta. Era lì, seduto con le gambe incrociate che si premeva la tempia da cui fuoriusciva un po’ di sangue. Borbottava da sé, sussurrando parole, di sicuro poco carine…
Poi fu un lampo a ciel sereno. Kagome si ricordò di aver già visto quel maglione.
- Inu… yasha?- disse con un filo di voce, pregando con tutto il cuore che non fosse lui.
Il ragazzo alzò il viso in sua direzione
- Fhè! E chi pensavi che fossi scusa?? C’era proprio bisogno di tirarmi a dosso quella pietra?? – il suo tono era fra l’irritato e l’arrabbiato e in quel momento Kagome avrebbe voluto sprofondare sotto terra.
- Oh mio… Scusamiscusamiscusami!!! Non volevo!! Io non… cioè non avevo… Oddio scusami tanto! Io non volevo tirarti quella pietra!! E’ solo che pensavo fossi un malintenzionato… non sapevo cos’altro fare!! Mi dispiace!!! –
Era diventata una trottola. In un minuto aveva detto più parole lei che Inuyasha in una settimana. Era rossa da cima a piedi per il fatto di averlo di nuovo incontrato, ma soprattutto per l’enorme gaffe che aveva appena compiuto.
Il mezzo demone la scrutò per qualche istante, non capendo il motivo della sua agitazione.
Forse aveva paura di una sua reazione? In fondo… con gli artigli che si trovava, poteva ferirla in qualsiasi momento, con estrema facilità.
- Calmati, ho capito! Non ti farò niente, sta’ tranquilla! – le disse mentre si toccava la tempia.
La ragazza si calmò un poco, ma il rossore non accennò ad andarsene dalle guance. Si avvicinò al ragazzo e si inginocchiò accanto a lui.
Inuyasha la fissò, come per voler studiare ogni suo più piccolo movimento. Starle vicino lo faceva sentire… strano…
- Beh? Che vuoi adesso? – sbottò facendo il duro, mentre invece il suo cuore batteva all’impazzata.
Kagome, infatti, lo stava osservando senza dire niente e dopo un po’, con gentilezza, gli abbassò il cappuccio, per esporre il viso del ragazzo al suo sguardo. Le orecchiette che tanto adorava, adesso si muovevano frenetiche, alla ricerca di ogni singolo suono. Appena le vide accennò un sorriso, ma poi si concentrò sulla testa del mezzo demone.
Avvicinò la sua mano a quella del ragazzo e in quel momento entrambi vennero percorsi da dei brividi. La prese e l’allontanò dalla ferita che stava malamente tamponando.
Inuyasha sgranò gli occhi. Cosa stava facendo quella dannata???? Perché stava avvicinando cosi tanto il viso al suo??
- La ferita non è profonda… però è meglio disinfettarla un po’… - esclamò lei fissando il taglio, sforzandosi di non perdersi in quelle pozze d’orate.
- C.. Come? La ferita? – ‘ Si sta… preoccupando… per me?? Possibile??‘
La giovane estrasse con l’altra mano un fazzoletto dalla sua tasca e dopo averlo bagnato con un po’ d’acqua, lo portò alla tempia del ragazzo.
Cercò di pulire il volto del giovane, dal sangue che era colato, strusciando delicatamente, per paura di aggravare la ferita, la faccia dell’imbarazzatissimo hanyou.
Infatti i movimenti della ragazza, erano molto simili a delle carezze e Inuyasha non ne aveva mai avute in vita sua, a causa della sua natura. Solo sua madre, da piccolo, gli accarezzava la testa in maniera amorevole.
Le carezze della ragazza, il suo profumo, il suo visino arrossato così vicino al suo… lo stavano mandando nel pallone e se lei non avesse smesso entro due minuti, le sarebbe saltato a dosso e l’avrebbe fatta sua su quel prato.
Cosi gli diceva il suo istinto, che stava prevalendo sulla ragione, la quale lo esortava a mantenere il controllo e a tenere a freno il suo amico lì in basso.
- Ecco ho finito! Se vuoi, puoi tenere il fazzoletto, cosi eviterai che esca dell’altro sangue… - la sua voce lo svegliò da tutti quei desideri che lo stavano opprimendo.
- No! B..Basta così! Sono un mezzo demone dopo tutto! Sono più forte di un misero essere umano! –
Provò ad alzarsi, ma c’era qualcosa che l’ostacolava e cosi il suo sguardo cadde verso il basso e anche Kagome fece lo stesso. Entrambi diventarono paonazzi non appena si resero conto che le loro mani erano ancora unite. Di scatto si allontanarono e scrutavano punti opposti, per evitare di guardarsi negli occhi.
 
Dopo qualche secondo però Inuyasha si alzò e Kagome si affrettò a parlare prima che il giovane, con un salto, se ne andasse via come l’altra volta.
- Inuyasha aspetta! – lui si girò in direzione della ragazza
– Mi sono persa… -
- E’ nova! – disse con strafottenza lui, e lei cambiò subito tono.
- Scusami tanto se oggi non ho portato la cartina geografica! – ironizzò lei
- Mia madre ti ha detto la via da seguire, no? Perché sei andata cosi fuori strada?? –
- Ecco… perché… - fece una pausa -… c’era un adorabile gattino e io… l’ho inseguito! – si vergognava per quello che aveva detto. ‘ Di sicuro penserà che sono una stupida! ’ e la risposta del mezzo demone non tardò ad arrivare.
- Quale gatto?? Ma lo sai che sei proprio una stupida? Se non ci fossi stato io nei dintorni a quest’ora saresti già nello stomaco di qualche orso… -
- … orso?? Ci sono degli orsi?? –
- Se ti allontani troppo dalla casa si! – disse e poi indicò un punto impreciso con il suo dito artigliato - … se procedi però in questa direzione, ti ritroverai sul sentiero che hai usato stamattina! Ci vediamo! –
Ma non fece in tempo a fare un passo, perché Kagome, di punto in bianco, si era attaccata al suo braccio.
- Ma cosa diav…  -
- Ti prego mi puoi accompagnare?? – domandò svelta
- Eh???? –gridò lui, ma la ragazza si fece coraggio e continuò
- Ti prego, sono sicura che mi riperderò di sicuro! E poi… sarei più tranquilla se tu mi fossi vicino! – spiegò lei timida.
Infondo era la verità… maldestra com’era si sarebbe di nuovo persa e sapere di avere qualcuno al suo fianco, l’avrebbe fatta sentire meglio… e se era LUI ad essere al suo fianco ne era ancora più contenta!... Ma questo particolare decise di tenerselo per sé, dal momento che il ragazzo era già a disagio di suo!
 
Inuyasha non poteva credere alle sue orecchie. Qualcuno che si sentiva al sicuro con lui… no… non era possibile! Di sicuro aveva capito male, ma le parole di Kagome rimbombavano forti e chiare nella sua testa. Perché a lei sembrava non importare affatto della sua natura? Infondo lui era cresciuto in questo mondo, in cui donne e uomini, di ogni età, lo allontanavano e lo deridevano. Lo chiamavano mostro e lo cacciavano malamente, tirandogli sassi, oggetti e qualsiasi cosa capitasse loro a tiro.
Era poco più che un bambino… e a sentirsi dire certe cose da un intero villaggio… alla fine finisci col crederci. Nessuno, nemmeno sua madre l’aveva trattato come un ragazzo qualsiasi. Ma Kagome era l’eccezione.
Continuava a guardarla, cercando di dare un senso al suo strano comportamento, ma dovette arrendersi allo sguardo da gattino bastonato della giovane.
- Uffa!! E va bene!! Ma facciamo veloce perché io ho da fare! –
Kagome gli fece un gran sorriso per ringraziarlo ma quello che suscitò in lui fu solo imbarazzo e dopo essersi divincolato dalla presa della giovane, si avviò in un punto impreciso nel bosco. Kagome rimase un momento spiazzata:
- Inuyasha? –
- Che c’è adesso? –
- Ma non avevi detto che il sentiero principale era di là?? –
Inuyasha si pietrificò. Come poteva ora spiegare il perché non voleva usare quel sentiero? Mille piccole goccioline cominciarono a bagnare la sua faccia.
- Ecco… oh insomma! Vieni di qua e basta! Non fare domande! –
La ragazza obbedì agli ordini e riluttante stette quasi tutto il viaggio senza fiatare, nonostante volesse chiedere una miriade di cose al ragazzo di fronte a lui…
 
Inuyasha era irrequieto… le sue orecchiette si agitavano ogni minuto e si guardava intorno nervoso.
- Inuyasha tutto bene? Hai sentito qualcosa? – gli chiese timorosa.
- Come? Ah, no niente… - ma la sua faccia tradiva il suo stato d’animo.
- Sicuro? –
Inuyasha annuì poco convinto.
Avrebbero dovuto passare l’ultima statuetta a forma di calice e poi sarebbe stato più tranquillo.
La piccola scultura poteva essere vista come un porta lanterna, ma il mezzo demone sapeva che non era cosi…
Ce n’erano molti sparsi nel bosco e Inuyasha stava cercando di evitarli tutti, ma alcuni erano proprio impossibili da evitare.
La statuetta era a forma di calice, e sopra di esso, come appoggiata, vi era la testa di un buffo folletto dalle orecchie a punta. Il mezzo demone l’osservò meglio: il viso del folletto era adagiato sulla coppa, immobile, labbra che abbozzavano un sorriso, occhi chiusi come se stesse dormendo e un nasino all’insù tipico dei bambini appena nati.
Sospirò di sollievo, ma doveva comunque sbrigarsi. ‘ Ma tu guarda cosa mi tocca fare…’
- Vieni – ordinò in maniera autoritaria.
Kagome lo seguì e vide la statuetta, identica a quelle che avevano già visto prima.
- Guarda! C’è n’è un’altra! Hanno qualche valore simbolico per caso?? Anche sul sentiero principale ce n’erano molte di queste statuette! – domandò ingenuamente la giovane.
Inuyasha senza guardarla negli occhi, sostenne che erano solo dei semplici pezzi di marmo.
Mentì.
Poi però fu costretto a fermarsi, perché Kagome era caduta, inciampando in un grosso macigno, nascosto dalla vegetazione.
Inuyasha le fu subito accanto e iniziò a tastarle la caviglia che sembrava avesse preso una storta. La ragazza teneva le mani chiuse a pugno per non sentire il dolore, ma qualche volta, emetteva dei gemiti silenziosi, che però arrivarono forte e chiaro alle orecchie del mezzo demone.
- Ti fa male qui? – chiese, mentre stava massaggiando la caviglia di Kagome. Lei annui con la testa. Il ragazzo non sopportava vederla cosi e quindi cercò di sdrammatizzare, ma inutilmente.
- Sei una frana, te l’ha mai detto nessuno? – disse dolcemente lui, sperando che la ragazza gli concedesse un sorriso, ma al contrario, Kagome annuì di nuovo e una lacrima le rigò il volto.
 
Il dolore era troppo e non era riuscita a trattenere una lacrima. Inuyasha credette di aver fatto piangere la fanciulla e cosi cercò subito un modo per rimediare:
- S.. Scusa! Non volevo dire… non pensavo che… - ma fu fermato dalla giovane che gli sorrise, calmando cosi un poco il suo animo.
- Tranquillo… non è per quello che mi hai detto! Lo so di essere un danno vivente! E’ solo colpa della fitta al piede se ho pianto… -
Inuyasha fece un sospiro di sollievo e ricominciò a massaggiare la sua caviglia.
- Deve essersi accavallato qualche muscolo… dopo un buon massaggio non dovresti più sentire nessun dolore… -
E così fu. All’inizio provava solo dolore, ma dopo qualche minuto la sofferenza scemò e Kagome poté concentrarsi sulle fitte di piacere che il mezzo demone le stava donando con le sue abili mani inconsapevolmente.
Le sue mani parevano roventi e tracciavano sulla sua caviglia delle scie di fuoco. Kagome pensò come sarebbe stato bello se quelle grandi mani avessero toccato anche il resto del suo corpo. Rabbrividì di puro piacere.
La ragazza si alzò in piedi e facendo una piroetta costatò che la caviglia era come nuova. Lei si girò nella sua direzione e gli sorrise dolcemente, facendo arrossire il mezzo demone.
- Grazie mille Inuyasha! Non so davvero come avrei fatto senza di te! –
Il giovane, non abituato ai complimenti, rispose con uno sbrigativo “Fhè”, per poi girarsi dall’altra parte.
Kagome scrutò di fronte a sé e vide la stalla che aveva superato quella mattina. Adesso sapeva dove andare.
- Quella è la stalla giusto? Finalmente ora so orientarmi! Se proseguo a dritto, sono arrivata vero? –
Inuyasha le accennò un si, quando improvvisamente la ragazza gli si avvicinò:
- Grazie ancora! Adesso io vado, ma ci rivediamo vero? – il mezzo demone non seppe come ribattere… anche perché Kagome non gli diede tempo. Si alzò sulle punte e dopo essersi appoggiata alle sue muscolose spalle gli schioccò un bacio sulla guancia. Gli sorrise e poi corse verso casa.
 
Gli ci vollero parecchi minuti per capire cos’era successo.
Si portò una mano sulla guancia e continuò a fissare il luogo in cui si trovava prima la ragazza. Il suo cuore correva impetuoso nel petto, come se, da un momento all’altro, volesse uscire da lì. Non era mai stato cosi felice in vita sua. Per la prima volta, aveva incontrato qualcuno che non provava ribrezzo nel stargli vicino o perfino nel toccarlo.
‘ Lei mi ha addirittura… oddio non posso crederci… questo è un sogno… lo deve essere per forza! ‘, ma l’immagine che le passava davanti gli occhi come un film, gli diceva che non era stata un’ illusione!  Che era tutto vero!
Sorrise…
 
… ma la sua felicità fu improvvisamente infranta.
 
Un brivido gelido lo percorse su tutto il corpo, facendolo sudare freddo. Chiuse gli occhi sperando e pregando di essersi sbagliato, che il suo era solo un brutto presentimento, ma quando lo guardò, capì che non si era sbagliato.
Il piccolo folletto, che tanto piaceva a Kagome, adesso aveva gli occhi aperti e questo significava una sola cosa: sua madre lo stava guardando e di sicuro non sarebbe stata felice di quello che era successo.

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Capitolo 11
*** Nessuno potrà amarti ***


Dopo pochi minuti, Kagome arrivò al grazioso cottage. Avrebbe voluto vedere la reazione di Inuyasha a quel piccolo bacio, ma di sicuro, sapeva che di fronte allo sguardo confuso e stupito del ragazzo, tutta la sua determinazione a compiere quel gesto sarebbe scomparsa. Come neve al sole. Era incredibile quanto, con un solo sguardo, quel mezzo demone poteva scombussolarla cosi tanto!
Fece un sospirone e aprì il portone della casa:
- Signora Izayoi sono tornata!! – gridò, come per chiamarla, ma nessuno le rispose.
- Signora?? – silenzio. ‘Forse è uscita?’
Tuttavia un rumore in cucina cancellò i suoi dubbi. Raggiunse la vecchia e vide che stava lavando alcuni piatti.
- Buongiorno! – esclamò felice la ragazza – E’ andato tutto bene stamattina al villaggio! Ho incontrato il fabbro e mi ha detto che fra qualche giorno potrò salire su una barca per attraversare il lago… cosi potrò ritornare a casa… e poi mi ha anche detto che aveva gia incontrato Sango! Non è fantastico? – aspettò che la signora esultasse assieme a lei, ma ciò non avvenne. Sembrava di cattivo umore… continuava a sciacquare i piatti, silenziosa, dando le spalle a Kagome.
La ragazza era un po’ confusa per il suo comportamento… non capiva perché non le aveva ancora rivolto la parola… ‘Eppure è sempre stata cosi gentile con me… sarà forse successo qualcosa mentre non c’ero?’.
 
 
Non poteva sapere che la donna era furiosa perché l’aveva vista!
Non solo era vicino a suo figlio, ma addirittura l’aveva baciato!! Era solo una piccola impertinente! Aveva disobbedito ai suoi ordini e chissà quali altre fesserie gli aveva detto al povero ragazzo! Sfortunatamente per lei, le piccole statuette avevano il solo compito di vedere alcune zone del bosco, attraverso gli occhi dei buffi folletti, ma non di sentire i discorsi della gente. Così, comodamente da casa, aveva potuto spiare tutti i movimenti della giovane, nel caso avesse voluto scappare.
Tuttavia, quando aveva finito di bere la sua tisana di thè, era tornata in cantina e dopo aver preparato una tinozza d’acqua e recitato qualche strana parola antica, vide sul riflesso della superficie, il sentiero più vicino al villaggio, come se, al posto degli occhi del folletto, ci fossero stati i suoi.
Non vide la ragazza e cosi pensò che forse se n’era già andata dal villaggio e quindi ripetette lo stesso rituale con un’altra statuetta, ripercorrendo tutto il sentiero principale, per vedere dove era andata a finire. Ma quando anche il folletto vicino casa aprì gli occhi e non vide nulla, Izayoi impallidì, andando su tutte le furie!
Che avesse scoperto tutto? Che stesse provando a scappare??
No! Impossibile! Come poteva aver scoperto un piano cosi ben elaborato? Di sicuro si era persa nel bosco! Questa è l’unica soluzione…
Cosi, cominciò a cercarla, una ad una, con le statuette un po’ sparse nel bosco, mentre la sua rabbia aumentava ogni minuto che passava.
Nel bosco, c’era un continuo aprirsi e chiudersi di occhi del folletto, ma della ragazza nessuna traccia.
Poi si rese conto che la giovane, per evitare così accuratamente le statuette, doveva aver bisogno di un complice. Qualcuno che conoscesse bene il posto… Scacciò il pensiero che fosse stato Inuyasha a farla scappare, ma quando aprì gli occhi di un folletto e lo vide accanto a lei, digrignò i denti per la sorpresa. Vide che la giovane faceva un piroetta e gli sorrideva felice. Se avesse potuto l’avrebbe uccisa! Come osava quella sgualdrina fare gli occhi dolci a suo figlio? Di sicuro era una poco di buono e si sarebbe solo divertita a giocare con il cuore già a pezzi del suo dolce figlio! E lui, sembrava cascarci benissimo! Vedeva bene il rossore sulle sue guance e questo voleva dire che stava cedendo alle moine dellafanciulla! ‘Ma tu guarda che figlio incapace che mi ritrovo!’ continuava a pensare, ma quello che vide dopo fu peggio di una coltellata alle spalle: lei che si avvicina pericolosamente al ragazzo, si appoggia su di lui e… lo bacia sulla guancia.


- Quella! Quella!! SGUALDRINA!!!! Come osa!!! – urlò contro la bacinella d’acqua, desiderando che i suoi insulti arrivassero forte e chiari alle orecchie della ragazza.
E se ciò non bastasse, vide anche suo figlio sorridere, mentre si toccava la guancia! Roba da matti!! Si stava proprio rincitrullendo quel ragazzo!! Aveva bisogno di una bella dritta, ma prima sarebbe partita da Kagome…
 
 
- Certo. E’ fantastico. Com’ è andato il ritorno? – domandò di punto in bianco la vecchia, con voce apatica per nascondere il suo vero stato d’animo.
La ragazza si morse il labbro, non sapendo cosa rispondere. Di sicuro il fatto che avesse tardato tanto, complicava le cose. Ma non era ancora del tutto convinta di ammettere di aver incontrato Inuyasha.
- Ecco… io… come al solito mi sono persa! Ma alla fine ho ritrovato la via di casa. Mi spiace di essere arrivata tardi! – rispose gentilmente lei
- Nel bosco ci si perde facilmente! Mi chiedo come tu abbia fatto a ritrovare la via di casa… tutta da sola… - lasciò il discorso in sospeso, con lo scopo che la ragazza ammettesse cosa era realmente successo.
- Emm… si… ha ragione… è davvero facile perdersi… - lanciò una rapida occhiata alle spalle della donna che continuavano a rigovernare.
‘ Infondo non ho fatto nulla di male… Potrei anche dirglielo… Sperando che non si infuri però! ‘
Incrociò le dita e parlò
- … per fortuna che suo figlio mi ha indicato la via da seguire! Sennò a quest’ora ero sempre nel bosco! –
Izayoi smise di fare ciò che stava facendo e le diede tutta la sua attenzione, cercando però di trattenersi.
- Ahhh!! Ora mi torna!! – esclamò con voce acuta – Ma quale dei miei figli? Perché, se non erro, Ryo è a lavorare… -
- Eh, si… mi… ha aiutato… l’altro suo figlio… - bisbigliò lei, mentre nascondeva la testa fra le spalle, come un essere colpevole.
- Ah, uhm! … Alla fine vi siete incontrati, eh? – non aveva niente di cordiale il suo tono. Kagome deglutì.
- Emm… si. Di sicuro devo avergli fatto pena e così mi ha aiutato! –
- Capisco… e poi che è successo? –
- In che senso? – La vecchia sbuffò irritata
- Nel senso, che vi siete detti? –
- Beh… a dire la verità… poco! Lui mi ha detto di seguirlo senza fargli troppe domande e io così ho fatto! –
La donna però sapeva che non era andata cosi… o per lo meno, sapeva che alla fine lei gli aveva schioccato un bacio sulla guancia. E questo non era da poco!
- Okkey cara, se vai nella sala da pranzo, c’è qualcosa da mangiare… io ora devo andare fuori! Mi sono dimenticata una cosa! – le fece un sorriso striminzito e uscì dalla stanza.
‘ Dai non è andata tanto male… ‘ pensò sollevata Kagome ‘ … spero solo che non ci vada di mezzo Inuyasha… ‘
 
 
Dire che Izayoi era arrabbiata non era niente!
Calpestava violentemente i piedi sulla terra mentre camminava, come per cercare di affievolire la collera che le montava in petto ogni passo che faceva. Sperò per suo figlio che avesse una scusa plausibile per quello che aveva fatto!
- Inuyasha! – urlò al vento, una volta che fu abbastanza lontana dal cottage – Inuyasha vieni subito qua! –
La vecchia dopo aver aspettato qualche secondo, cominciò a sentire dei fruscii di foglie e poi vide suo figlio comparirle di fronte agli occhi.
Aveva le orecchiette abbassate, come anche la testa. Sapeva che adesso si sarebbe preso una ramanzina numero uno.
Izayoi lanciava occhiate di fuoco a Inuyasha, il quale non l’aveva ancora guardata negli occhi.
- Allora?? – sbraitò lei – Cosa mi devi dire? –
Lui aprì la bocca come per rispondere, ma nessuna sillaba uscì dalle sue labbra. Chiuse le mani a pugno e le distese lungo i suoi fianchi e solo al terzo tentativo parlò:
- Non è mica colpa mia se si era persa! L’ho solo aiutat… - ma fu interrotto bruscamente.
- Non mi interessa! Quello lo so già! Voglio che tu mi dica cosa vi siete detti! Non può averti baciato cosi! Tanto per fare! – ironizzò lei, mettendosi le mani sui fianchi e alzando la voce.
Inuyasha arrossì
- Io non le ho fatto nulla! Lei… lei… mi ha solo ringraziato! Tutto qua… -
- Tutto qua? Hai anche il coraggio di dirmi TUTTO QUA? Lei ti ha baciato! E quello che mi preoccupa e che tu ne eri felice!! –
- Non è vero! –
- Certo che lo è invece!! Ti ho visto che stavi sorridendo! –
Il mezzo demone non sapeva più come controbattere. Si certo che era felice! Per una volta in vita sua, una ragazza l’aveva baciato senza provare disgusto. Le aveva sorriso come se fosse stato un qualsiasi ragazzo, facendogli dimenticare per un attimo della sua triste condizione di mezzo demone. E poi, era un uomo, dopotutto! Era attratto dalla ragazza… anche dal punto fisico… non poteva farci niente…
Abbassò di nuovo il capo, sconfitto dalle parole veritiere della madre.
Izayoi, vedendo il figlio così abbattuto, capì che forse doveva cambiare tono. Si avvicino al figlio e accarezzandogli le braccia in maniera amorevole gli disse:
- Inuyasha… lo sai che io lo faccio per il tuo bene! Il fatto che ti piaccia quella giovane è normale… sei metà uomo dopotutto… ma se tu ti innamorassi di questa ragazza… l’unico a soffrirne… saresti tu! –
Il ragazzo la guardò con occhi malinconici, sapendo dove voleva arrivare.
- Lo sai che lei non ti può amare… come nessuna donna umana dopotutto… sei un mezzo demone! E a causa di questa tua diversità non potrai mai integrarti nel mondo, lo capisci vero? – le parole che uscivano dalla sua bocca sembravano fatte di miele da tanto che erano dolci, ma in realtà per Inuyasha erano solo degli stiletti piantati nel suo cuore. Lo sapeva benissimo che nessuno lo voleva, però… con Kagome… aveva sperato per un attimo che fosse diverso.
- Ma madre… Lei è diversa dalle altre! – sussurrò timidamente – lei… non aveva paura di me… anzi… cercava di volermi parlare! E poi… l’hai visto tu stessa cosa ha fatto! –
La vecchia fece una smorfia. Quella sgualdrina le stava complicando davvero tutto! Poteva ingannare suo figlio, ma lei… lei no!
- E dimmi, pensi che un misero bacetto sulla guancia possa significare amore? Eh? – ribadì in maniera acida
- Dimmi Inuyasha… pensi davvero che una come lei, possa amarti? Ma hai visto come si veste? Con tutti quei pantaloncini e gonnelle a metà coscia… E’ proprio una sgualdrina! –
- Madre! Lei non è… magari nel suo villaggio usa vestirsi cosi… non si può… -
- Certo figlio mio! Io lo vedo che quella è una poco di buono! Di sicuro fa così con tutti! Un sorriso di lì, un altro di là.. e poi dopo essersi divertita un po’ col cuore di poveri ingenui, se ne va, lasciando una scia di poveri ragazzi col cuore spezzato! –
Inuyasha inarcò un sopracciglio. Adesso la stava facendo un po’ troppo melodrammatica.
- Non pensi di stare esagerando? – Izayoi lo fissò negli occhi, e si allontanò da lui, dandogli le spalle.
- Sono tua madre Inuyasha! E come tale è mio compito proteggerti! So che questa ragazza ti farà soffrire, perché anche se lei ti dicesse di amarti, mi spieghi allora, perché sta cercando in tutti i modi di andarsene via? – il ragazzo rimase impalato dov’era, non sapendo più cosa pensare. Stava provando a trovare una soluzione plausibile al suo comportamento, ma la madre fu più svelta, riuscendo a vincere ancora una volta.
- Esatto tesoro… Per adesso tu sei solo un giocattolo per lei… Se davvero si interessava a te, sarebbe rimasta più volentieri e invece proprio stamani è andata al vecchio villaggio per chiedere indicazioni per come potersene andare più alla svelta possibile da questa gabbia! – si girò lentamente e vide il volto del figlio piegato in una smorfia delusa e addolorata.
- Ma io… io ci sarò sempre per te! Come ho fatto in tutti questi anni! Di me non dovrai mai dubitare… vorresti forse salvare lei, in cambio di me? Che ti ho sempre protetto e amato? –
Inuyasha, ancora ferito per quello che gli aveva detto prima si limitò a sussurrare fra i denti un misero “no”, perché sapeva che se non avesse fatto ciò che sua madre voleva, lei non ci sarebbe stata più per lui, e lui sarebbe rimasto solo, allontanato ed esiliato da tutto e da tutti. Voleva andarsene da quel posto maledetto, ma nessuno l’avrebbe accolto a braccia aperte. Nessuno l’aveva mai fatto, e nessuno l’avrebbe mai fatto…
- Tesoro… - lo richiamò lei - …ora devo andare, ma ti prego non guardarmi con quegli occhi! Sennò mi fai sentire in colpa! –
Infatti, dai suoi occhi si poteva leggere tutta la frustrazione che stava provando in quel momento. Cercò di pensare ad altro, ma ormai era troppo stanco per illudersi di nuovo che tutto andava bene. Che il bosco che lo circondava, fosse l’unico mondo che esisteva, e che fuori di esso non vi era niente, solo dolore e sofferenza. Non aveva più energie per lottare, e così chiuse gli occhi ed annuì, sperando che Izayoi se ne andasse alla svelta, in modo che sarebbe potuto rimanere solo.
La donna gli sorrise amorevolmente e dopo avergli accarezzato il volto si avviò verso il cottage. Ma prima, lo salutò un’ ultima volta.
- Non angosciarti troppo per questa ragazza, tesoro, vedrai che con il tempo tutto passerà. Riuscirai perfino a dimenticartela! Te l’ho già detto figlio mio, io faccio tutto questo per te, perché… credimi… è meglio che tu non ti affezioni alle persone già morte! –
 
Inuyasha la guardò andare via, ripensando all’ultima cosa che aveva detto.
Kagome doveva morire.
Solo così sarebbe tutto finito, ma…… era giusto? No… non lo era… ma che cosa poteva fare lui? Era solo uno stupido e insignificante mezzo demone… Si accasciò sul terreno terroso e vi rimase per molto tempo, cercando di scacciare dalla sua testa ogni possibile sentimento che nutriva per la giovane.
 
 
Poco più in là un piccolo animaletto aveva osservato tutta la scena.
Il mezzo demone non sarebbe stato un problema, anzi… il fatto che si fosse invaghito della ragazza poteva giocare a favore suo. Se avesse aiutato i due, a fargli ammettere il loro amore, tutto sarebbe stato più semplice. Kagome avrebbe avuto una possibilità di sfuggire da quel bosco maledetto.
Scodinzolò le due code e con un elegante salto, ritornò al luogo da cui era venuto.

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Capitolo 12
*** Fratelli ***


Kagome passò il resto del pomeriggio a leggere nuovi libri della libreria in salotto, mentre la vecchia signora si mise a lavorare all’ uncinetto sulla poltrona accanto alla sua. Non avevano più accennato all’incontro della giovane con Inuyasha, perché sicuramente sarebbe di nuovo calata quell’atmosfera di tensione che prima, aveva spiazzato non poco la povera Kagome.

Quando il vecchio orologio a cucù suonò lo scoccare delle 7, Izayoi posò il lavoro a maglia che aveva quasi concluso e si rivolse a Kagome cortesemente:
- Andiamo cara, è ora di mangiare! Il pranzo di oggi è stato un po’ misero, devi rimetterti in forma, no? – le disse sorridendogli. La ragazza, in effetti, aveva molta fame e non si tirò indietro alla richiesta della vecchia, a patto, però, che lei l’avesse aiutata a fare qualcosa per ripagare tutta l’ospitalità che le era stata concessa.
Izayoi annui e le propose di apparecchiare la tavola, dicendogli però che quella sera avrebbero cenato da sole, perché Ryo sarebbe ritornato tardi da lavoro.
Di Inuyasha, invece, non accennò nemmeno il motivo per cui non sarebbe venuto quella sera.
Kagome ne fu in parte amareggiata… avrebbe rivisto volentieri il bel mezzo demone… e anche suo fratello in verità. D’altra parte… anche l’occhio vuole la sua parte!

Mangiarono per lo più in silenzio, ognuna assorta nei propri pensieri. Quando finirono, si risalassarono un po’ nel salotto e successivamente, andarono a dormire nelle rispettive camere.

Tuttavia quella sera era veramente caldo, talmente caldo da costringere Kagome a dormire in sola biancheria intima. Aveva cercato di trovare la posizione giusta per addormentarsi, ma non faceva altro che sbuffare e fissare il soffitto della cameretta. Inoltre, sentiva la gola secca… non le sarebbe per niente dispiaciuto bere un bel bicchiere d’acqua… magari anche fresca! Si leccò le labbra secche e dopo una manciata di minuti si decise una buona volta di scendere giù in cucina.
Indossò velocemente dei pantaloncini rosa e una canottiera fine, con un ampio scollo sul davanti, che metteva di rado, perché oltre che essere molto scollata, era anche in parte trasparente se vista contro luce… e lei odiava mettersi cosi tanto in mostra… era molto timida per questi aspetti… ma quella canottiera era l’unica che aveva e di mettersi una maglia più pesante non se ne parlava nemmeno. ‘ Ma sì! Tanto non c’è nessuno a quest’ora! Faccio una corsa e rivengo subito su! ‘.
Aprì la sua porta, cercando di fare il più piano possibile e camminò perfino sulle punte dei piedi per sgattaiolare fino alla cucina. Tuttavia prima di arrivare nella stanza, passò di fronte al salotto e vide che sul tavolino accanto alla poltroncina, vi era una bottiglia d’acqua con vicino due bicchieri. Diede una rapida occhiata alla stanza e si assicurò che non vi fosse nessuno. Il divano era girato verso il caminetto, ma se qualcuno vi fosse stato seduto, l’avrebbe visto, mentre adesso, non c’era un’anima viva.
‘ Meglio di così!!! Non sarò nemmeno costretta a rovistare negli sportelli della cucina! ‘ pensò felice, prima di avviarsi, sempre in punta di piedi, al tavolino.

Stava per prendere la bottiglia, quando si girò in direzione del divano.
Ryo era seduto per terra, appoggiato al divano, con gli occhi chiusi. Era una visione: la camicetta azzurra era completamente aperta, mostrando alla ragazza il fisico tonico e muscoloso del giovane, imperlato di piccolissime goccioline di sudore, a causa del caldo. I muscoli del volto, adagiato al materasso del divano, erano completamente rilassati e i suoi capelli gli s’erano attaccati alla fronte, facendole ricordare alcune foto di modelli in costume da bagno, con i capelli sempre scompigliati e bagnati… proprio come lui ora. Senza contare che la posa era a dir poco sexy: faccia all’indietro, collo scoperto che chiedeva solo di essere baciato, petto nudo che si alzava e si abbassava ritmicamente e una gamba distesa mentre l’altra piegata per potervi appoggiare un gomito.


‘ …… OH. MIO. DIO. ‘ scandì nel suo cervello ormai andato in corto circuito ‘ Perché mamma Izayoi deve aver fatto cosi bene i suoi figli???’
Kagome aveva quasi la bava alla bocca da tanto fosse bello Ryo. ‘ Bello… e dannato… non c’è niente da dire… ‘. Per quanto fosse affascinante il fratello del mezzo demone, aveva un carattere estremamente insopportabile. Era l’opposto del fratello… Inuyasha era dolce, gentile… e anche se l’aveva incontrato solo due volte, si era sempre mostrato protettivo nei suoi confronti… e questa sua caratteristica l’aveva fatta sciogliere… letteralmente! Sfortunatamente però, aveva sempre indossato dei maglioni e delle tute e quindi non aveva mai potuto vedere il fisico di Inuyasha… cosa che invece stava facendo ora, di nascosto, con Ryo
Kagome era a due passi da lui, con il viso paonazzo. Se si fosse svegliato e l’avesse vista in quelle condizioni, di sicuro l’avrebbe presa in giro per tutta la vita. Doveva andarsene da lì, prima che fosse troppo tardi, ma le gambe non ne volevano sapere di muoversi.
‘ Oh santissimi Kami quant’è bello… ’ continuava a pensare. ‘ Basta! Ora devo andare via… prima che… lui… … oh mamma quanto è bello… ’
Stava continuando a fissarlo, quando un movimento del giovane la costrinse a svegliarsi dal suo stato di trans, costringendola a guardarlo negli occhi, per assicurarsi che stava ancora dormendo.. ma purtroppo aveva gli occhi bene aperti e la stava guardando sorpreso e sbigottito.

Si guardarono per un bel po’, senza conferire parola… Lei rapita dagli occhi scuri di lui e lui dagli occhi color cioccolato di lei… poi fu un attimo, e si resero conto della situazione e arrossirono di colpo entrambi.
Ryo si accorse di essere alla mercé della ragazza e quindi si ricompose, cercando di apparire il più tranquillo possibile, mentre invece era completamente imbarazzato per essere stato visto da Kagome in quella condizione così scompigliata e provocatoria.
- Beh? Non hai mai visto un ragazzo mezzo nudo prima ad ora? Ti è piaciuto lo spettacolo? uhm? – le bisbigliò con aria di superiorità.
Kagome, ancora scioccata per la tremenda figuraccia, cercò di rimediare, giustificandosi.
- Io non… non ti stavo spiando!! Volevo solo prendere la bottiglia d’acqua! Se ti avessi visto, non sarei nemmeno entrata! –
- Ah! Adesso è perfino colpa mia! Mi spieghi perché tutte le volte che ci vediamo, per qualsiasi cosa, è colpa mia?? – dalla foga si alzò in piedi, ma cercò comunque di mantenere la voce bassa per non svegliare Izayoi.
- Perché, non so come, tu fraintendi sempre tutto! – sbottò lei a testa alta – E poi… non l’ho mica fatto apposta! –
Ryo fu convinto dalle sue parole, ma poi si accorse di un minuscolo particolare… lui, mezzo nudo non ci scherzava, ma nemmeno lei ci andava piano! Anche a debita distanza, le vedeva le curve del seno, che avrebbe voluto tanto accarezzare o assaggiare… per non parlare di quella maglietta così misera!
Kagome, fortunatamente, non si accorse degli sguardi lascivi del giovane, e andò avanti.
- Quindi, se non ti dispiace, bevo un bicchiere d’acqua e me ne torno in camera mia! – si girò, senza nemmeno dare il tempo al ragazzo di rispondere, si versò l’acqua nel bicchiere e se lo scolò in due secondi. Voleva andarsene immediatamente da lì. Sapere di avere sulle proprie spalle lo sguardo penetrante del giovane la turbava non poco! Se ripensava anche al suo corpo perfetto, stava ancora peggio…
Quando finì, poggiò il bicchiere vuoto sul tavolino e si avviò a passo svelto alla porta, ma Ryo la bloccò, afferrandogli il braccio, costringendola a guardarlo negli occhi.
- Aspetta! –
Kagome alzò un sopracciglio
- Che cosa dovrei aspettare? –
Ryo rimase spiazzato dalla domanda, ma inghiottì pesante e cercò di mettere da parte il suo maledetto orgoglio, per poter avere un po’ di tempo con la giovane
- N...Niente… solo mi chiedevo… che visto non avevi sonno… e neppure io… potevamo fare due chiacchere… - biascicò sottovoce il ragazzo, evitando di proposito il suo sguardo.
Kagome non rispose subito, perché era rimasta meravigliata dalla sua proposta, e cosi lui interpretò questo silenzio come un rifiuto, sbrigandosi quindi a ritornare sulle difensive.
- Okkey! fai come ti pare! Buonanot… -
- Va bene! – lo interruppe lei
- C..Cosa va bene? –
- Fare due chiacchere con te... Tanto… non abbiamo sonno, giusto? – spiegò lei, superandolo per andare a sedersi sul divano. Le labbra del giovane si incresparono in un timido sorriso e si sedette accanto a lei.
Non parlarono subito, perché entrambi non sapevano da dove partire, ma poi fu Kagome a prendere l’iniziativa:
- Allora……- proferì incrociando le gambe – da quanto tempo tu e tua madre vivete qui? –
- Tanto… - dilagò lui – fin da quando ne ho memoria… è per colpa di mio fratello… -
- Si, capisco… me l’ha detto tua madre… deve essere stato duro per te tutto questo… -
- Già… - replicò lui con una nota di rammarico nella voce – tu… l’hai già visto, il mezzo demone? –
Kagome arrossì, ripensando ai suoi incontri con Inuyasha
- Ecco… si! L’ho incontrato proprio questa mattina! Mi ero persa e lui mi ha aiutata! E’ stato molto gentile tuo fratello – spiegò lei sorridendogli
- Non hai avuto paura? – domandò insicuro, ma allo stesso tempo curioso di conoscere la risposta della giovane, che adesso, si era messa a fissare qualche punto impreciso del pavimento.
- N..No! Non mi ha fatto paura! Anzi… - si mise una ciocca dietro l’orecchio, proprio come faceva nei momenti di imbarazzo - … mi è sembrato un ragazzo a modo! Mi sarebbe piaciuto scambiare più parole con lui… -
Gli occhi del ragazzo spalancarono di colpo per la sorpresa di ciò che aveva detto. Era veramente una strana ragazza quella Kagome!
- Ma… è un mezzo demone!! Come puoi non aver paura di stare accanto ad uno come lui? Non dovrebbe nemmeno esistere! –

Fu la goccia che fece traboccare il vaso quella. Perché tutti dovevano odiare il povero Inuyasha? Ma che razza di famiglia era quella? Forse non poteva litigare con Izayoi, ma con Ryo… con lui si sarebbe sfogata!
- Mi spieghi perché ce l’avete cosi tanto con lui?? Che cosa vi ha fatto di male?? Se non lo difendete voi che siete la sua famiglia, chi altro lo dovrebbe fare??? Quelli come te, che non fanno altro che criticare le persone che non si possono difendere, proprio non li sopporto!! Sono degli esseri vili e codardi!! Voglio proprio vedere che adesso, Inuyasha, pensa di essere un essere abnorme! Mi immagino che fin da piccolo gli avete imbacuccato tutte queste fesserie sulla sua natura, giusto? – Si era alzata in piedi e lanciava occhiate di fuoco al ragazzo di fronte a lui, che stava diventando sempre più piccolo, all’ingigantirsi dell’ombra di Kagome. - Ti do un consiglio Ryo! Ormai siamo nel ventunesimo secolo e la discriminazione raziale è scomparsa parecchi anni fa. Fattene una ragione! –
Senza degnarlo di uno sguardo, se ne andò dal salotto ad ampie falcate, perché se fosse rimasta dell’altro lì, ne avrebbe dette di tutti i colori, ma essendo in casa sua si doveva regolare, e cosi se ne andò in camera sua.

Il ragazzo era rimasto impalato lì. Letteralmente spiazzato per la ramanzina che si era beccato poco prima.
Nessuno aveva mai difeso cosi fortemente un mezzo demone. Nessuno! Nemmeno sua madre.
Che questa Kagome fosse per davvero diversa dalle altre ragazze? Più passavano i giorni, e più si rendeva conto di quanto quella giovane fosse speciale. Doveva perfino ammettere che, anche se metteva paura quando si infuriava, era sempre bellissima. Da tutte le angolazioni possibili lei era sempre stupenda ai suoi occhi.

- Caro? –
La voce della madre lo fece trasalire, interrompendo cosi tutti quei pensieri a ruota libera.
- Si? – chiese incerto
- Cosa vi siete detti tu e Kagome? –
- Emm… niente… l’ho fatta arrabbiare per una cosa poco carina che gli ho detto… - mentì lui
- Cosa gli hai… no, lascia stare.. non mi importa. – Ryo lanciò un sospiro di sollievo – Domani potremo cominciare i veri preparativi… Ma lo sai di che cosa ho bisogno. –
Il ragazzo annuì impercettibilmente.
- Quindi, quando si sarà addormentata, va in camera sua e prendi ciò di cui ho bisogno! – gli ordinò seria, mentre gli posava delle forbici da cucina sulla mano destra.
Gli rivolse un sorriso e se ne ritornò in camera, perché aveva bisogno di recuperare tutte le energie che aveva sprecato quel pomeriggio.

Rimasto solo in salotto, Ryo osservò l’arnese metallico che teneva fra la mano, provando un senso di fastidio per quello che stava per fare.
Aspettò qualche ora e poi decise di sgattaiolare dentro la camera dell’ospite. Tuttavia non poteva sapere che la ragazza, indossava come pigiama solo quei pantaloncini rosa di prima e un reggiseno di pizzo che lasciava poco spazio per l’immaginazione.
Guardò il soffitto esasperato, chiedendosi cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto quello. Sembrava che qualcuno lassù si stesse divertendo a complicargli la vita, più di quanto non fosse già complicata!
Fece un bel sospirone e si avvicinò alla fanciulla dormiente.
Si inginocchiò vicino al letto, in modo da esserle più vicino.

‘ Devo solo tagliare una ciocca di capelli e andarmene subito! Non so quanto possa resistere qui… ‘ pensò mentre ingoiava pesantemente. ‘ Doveva proprio dormire così questa dannata?? ’
Sospirò di nuovo e poi prese una piccola ciocca di capelli e, con uno scatto veloce, li tagliò. Questi caddero sul guanciale inermi e il ragazzo li prese, li legò con un filo rosso e se li mise in tasca.
Stava per andarsene, ma il suo sguardò fu catturato dal visino angelico della ragazza.
‘ Perfino quando dorme è bellissima… ’ ammise mentre la stava consumando con gli occhi. Incerto, allungò una mano verso la sua guancia e la sfiorò delicatamente. Con i polpastrelli delineò anche il mento, poi il collo e poi scese lungo tutto il petto, stando bene attento a non toccarle i seni. Sapeva che non era giusto approfittarsi di lei, mentre stava dormendo, ma soprattutto aveva paura che una volta compiuto quel gesto, sarebbe stato difficile fermarsi… già adesso si stava contenendo a mala pena! Sentiva i suoi pantaloni farsi sempre più stretti, mano mano che con le dita tracciava il sentiero di fuoco sul corpo della giovane.
Arrivato sotto l’ombelico si fermò e ripercorse il percorso che aveva intrapreso, sostituendo però le dita con la bocca.
Fu estremamente dolce, tanto che lui stesso si stava stupendo delle sue azioni. Anche se le sue labbra stavano solo accarezzando delicatamente la pelle nuda di Kagome, il ragazzo poté percepire quanto questa fosse morbida e vellutata e il forte desiderio di fare l’amore con lei lo travolse. Cominciava a non accontentarsi più di starla solo a baciare… voleva di più, voleva lei.
Arrivò fino al mento e sentì il caldo e dolce respiro di lei solleticargli il volto.
Kami se voleva baciarla! In quel momento pensava che se non l’avesse fatto, sarebbe potuto morire! Pochi millimetri lo separavano dalla sua meta tanto agognata. Il suo cuore batteva a mille. Ogni sua fibra era tesa come una corda di violino.

Si avvicinò ulteriormente per eliminare ogni distanza, ma un gemito da parte della giovane lo fece balzare dalla parte opposta della camera, andando a sbattere contro un comodino, dal quale cadde uno strano oggetto, che a causa del buio non aveva potuto identificare. Il rumore provocato, fece perdere qualche anno di vita al giovane dalla paura e disturbò il sonno della ragazza, che adesso si stava risvegliando.
Col viso paonazzo recuperò le forbici e con la velocità della luce scappò dalla stanza, prima che potesse essere visto.

Kagome, dopo essersi svegliata e aver dato un’ occhiata intorno a sé, si rimise a dormire, inconsapevole di cosa le era successo prima.

Il povero Ryo era scappato fino in camera sua, con il cuore in gola, il quale sembrava volesse uscire da un momento all’altro. Si sedette sul freddo pavimento per calmare i bollenti spiriti che gli avevano giocato un brutto scherzo poco fa.
Ancora con i fiatone per la corsa prese la ciocca di capelli che aveva, per fortuna, messo in tasca, pensando che forse, sarebbe stato meglio portare i capelli alla madre, una volta che lui, e il suo amico là in basso, si fossero ripresi dal traumatizzante episodio.




Angolino dell'autrice:

Salve a tutti! :)
Innanzi tutto vorrei ringraziare tutte le persone che hanno letto la mia storia... E poi vorrei ringraziare calorosamente, tutti quelli che hanno recensito la mia storia e che l'hanno messa nelle storie preferite, seguite o ricordate, perchè mi hanno dato una ragione in più per continuare questa fic! :)
Purtroppo l'università mi sta prendendo più tempo del previsto, quindi aggiornerò con tempi un pò più lenti... però non vi lascerò a bocca asciutta! ;)
The show must go on, o sbaglio? XD
Bene, dopo questa piccola parentesi, ho pensato che sarebbe potuto piacere un piccolo schizzo di qualche scena... e cosi, mentre ero sul treno mentre ritornavo a casa, ho disegnato una scena molto significativa di questo capitolo...
Lascio a voi giudicare, e vi prego siate clementi, perchè è la prima volta che disegno un anime, dopo tanti anni! ;)
Grazie a tutti e buon proseguimento di lettura...
....
(E in questo caso anche di visione! ;))

Ryo in salotto...

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Capitolo 13
*** Che il rito abbia inizio! ***


Inuyasha, già alle prime luci dell’alba, era sdraiato sul tetto della casa, a ripensare a tutto quello che gli era successo il giorno prima: le parole di Kagome, la brontolata di sua madre… Stavano accadendo troppe cose in quei giorni. Sapeva che amare quella ragazza era sbagliato, ma il suo cuore, sebbene ancora acerbo, dal momento che non aveva ancora conosciuto il vero amore, inspiegabilmente, cominciava a battere più forte, ogni volta che la vedeva e si sentiva completo solo quando le era accanto.
‘ Che fosse questo l’amore? ’. Ne aveva sempre sentito parlare, ma per lui… per lui era un tabù! Ogni volta che cercava delle risposte, la madre gli spiegava che lui non aveva bisogno di saperlo, perché lei sarebbe sempre rimasta al suo fianco e il suo amore materno avrebbe ricompensato quel vuoto che avrebbe voluto tanto ricolmare.
 
Rimase ad osservare il sole sorgere in lontananza, godendosi un altro po’ i raggi tiepidi mattutini, prima di ritornare nel bosco, a nascondersi, come sua madre avrebbe voluto.
 
 
Kagome quella mattina si svegliò stranamente di buon’umore. Aveva fatto un sogno bellissimo quella notte: Lei ed Inuyasha… in una spiaggia bellissima… senza nessuno ad infastidirli… lui che la copre di baci e carezze… … e proprio quando stava per arrivare il momento clou, si sveglia di soprassalto. Forse era stato il rumore del vento a destarla da quel sogno, chissà… l’unica cosa che sapeva è che aveva cercato in tutti i modi di riiniziare da dove erarimasta, ma senza successo.
Quella mattina però non era irritata per la brusca interruzione del sogno, perché il solo pensare alle dolci attenzioni che le aveva donato il mezzo demone, la metteva di buonumore.
Si accorse che era ancora l’alba e che forse le conveniva dormire un altro po’, ma con qualcosa indosso, perché adesso la temperatura era calata e quindi aveva freddo a stare con solo reggiseno e pantaloncini!
Si alzò dal letto per prendere un maglietta dal borsone che aveva posto sotto la finestra, la quale dava sul retro della casa.
Svogliatamente si mise alla ricerca della t-shirt e quando la trovò se la mise e fece per tornare sul letto che la stava chiamando, ma qualcosa fuori dalla finestra la stava chiamando, per cosi dire…
 
Strinse gli occhi, per assicurarsi che non stesse ancora dormendo, ma poi si accorse che non era un miraggio: il grazioso gattino era ritornato da lei.
‘ Ma cosa…! ‘ pensò sbalordita dallo strano comportamento del micio. Infatti, quando si assicurò che la ragazza lo stava guardando, cominciò a saltellare e a correre a cerchio, per attirare l’attenzione della giovane, la quale adesso si stava veramente cominciando a preoccupare, perché nessun gatto che aveva mai conosciuto, aveva fatto un lavoro del genere. Poi guardò le due code… ‘ Beh… a regola non dovrebbe nemmeno avere nemmeno due code…’ osservò, con un grosso gocciolone sulla testa.
- Via… tanto ormai mi sono svegliata! – sostenne rassegnata, mentre si stava vestendo decentemente per uscire fuori.
Scese silenziosamente e dopo aver attraversato il portone di casa, si diresse verso il retro della casa. Quando vi arrivò, però, il gattino era già scomparso. ‘ Forse è dietro qualche albero e non lo vedo..’ pensò di getto lei, ma neppure quando si precipitò nel luogo in cui si trovava prima l’animaletto, lo vide. Era alquanto confusa… ‘ Prima mi chiama in tutti i modi possibili e poi scappa via non appena arrivo! Certo che è proprio uno strano gatto quello! ’
Provò a ricercarlo con lo sguardo, ma tutto ciò che vedeva erano alberi, molti dei quali erano ciliegi in fiore e poi degli attrezzi agricoli, appoggiati sul muro della casa.
‘ Fregata un’altra volta! ‘ sospirò lei, mentre volgeva lo sguardo verso l’alto e fu in quel momento che lo vide.
‘ Inuyasha… ‘
 
Inuyasha era ancora assorto nei suoi pensieri, quando capì che era l’ora di andare… Sapeva che era ancora presto, e che Kagome si sarebbe svegliata molto più tardi, ma la prudenza non era mai troppa, e quindi era meglio non rischiare.
Si alzò in piedi e piegò le gambe, pronto per un balzo, ma la voce di Kagome lo colse di sorpresa.
- INUYASHA!!! BUONGIORNO!! – le aveva gridato lei a parecchi metri di distanza.
Il povero ragazzo, preso alla sprovvista, inciampò fra i suoi stessi piedi e cadde rovinosamente sugli attrezzi agricoli che erano stati tanto accuratamente adagiati sul muro, provocando un bel baccano.
Kagome impallidì. Perché ogni cosa che faceva, combinava guai??
Corse verso il giovane sommerso dagli arnesi metallici, che stava cercando di rimettersi in piedi.
- Mi dispiace!! Io non pensavo di spaventarti!! Scusami… Guarda che casino ho combinato! – esclamò lei veramente dispiaciuta. Inuyasha impacciatamente si tirò su, grazie anche all’aiuto della giovane e poi le parlò:
- Fhè! Non devi tutte le volte scusarti! Stavolta non è stata colpa tua! Sono solo scivolato come hai visto! – esclamò con fare duro.
La fanciulla annuì impercettibilmente, ma si sentiva lo stesso colpevole.
- Stai bene? – chiese. Lui che si stava sempre scuotendo la maglia dalla polvere rispose con un si, ma quando sporcò i pantaloni con il proprio sangue, Kagome si accorse che non era vero.
Infatti sulla sua mano sinistra, c’era un grosso taglio, che necessitava urgentemente di essere curato!
- Inuyasha!! Ma tu sanguini!! Vieni, ti devi curare la mano! –
- No tranquilla… è solo uno sgraffiettino… -
- Sgraffiettino un corno! – sbottò lei, facendo fare un salto al mezzo demone – Ora vieni subito con me! –
Gli afferrò il braccio e lo trascinò in cucina, senza fare caso alle continue lamentele del giovane. Andò al rubinetto dell’acquaio e aprì l’acqua.
- Andiamo… metti la mano sotto il getto d’acqua! – le suggerì gentilmente lei, ma lui non si mosse di un centimetro. Se sua madre l’avesse scoperto di nuovo… si sarebbe beccato un’altra ramanzina e francamente non ne aveva molta voglia!
La ragazza, quando vide che il mezzo demone era deciso a non fare nulla, tirò la mano ferita fino sotto il getto d’acqua, costringendo il giovane ad avvicinarsi a lei. Inuyasha, per non cadere addosso alla giovane, o meglio, per cercare di non toccare col suo corpo il suo, fu costretto ad aggrapparsi con la mano sana al lavello, intrappolando così il corpo esile di Kagome fra l’acquaio e il suo fisico possente.
Lei sembrava non preoccuparsi di stare fra le sue braccia, mentre lui, con il viso rosso, si sentiva profondamente a disagio, dal momento che non era abituato a stare così vicino ad una donna.
Kagome era completamente concentrata sulla ferita, perché dei granelli di terra si erano appiccicati alla sua pelle, dopo che era caduto dal tetto. Doveva assicurarsi che la ferita fosse pulita, e poi l’avrebbe fasciata. Non era una buona infermiera, ma queste conoscenze di base le sapeva! Inizialmente, quando la ragazza lo aveva strattonato per portarlo sotto il getto d’acqua, gli reggeva il polso con una sola mano, ma poi con l’altra, gli prese il dorso della sua mano e con l’altra, che reggeva il polso, cominciò a sfiorare la pelle intorno alla ferita. Si vergognò di quanto quel semplice gesto, la facesse stare cosi bene, perché le sembrava di stare accarezzando la sua mano, proprio come usava fare fra due fidanzatini…
Inuyasha era completamente rosso. Nonostante tutta la ramanzina del giorno prima, in cuor suo sapeva che lei non era come tutte le altre… lei non aveva paura di lui… e il fatto che se ne stava serenamente fra le sue braccia possenti, ne era la prova.
Sapeva che sua madre, se li avesse visti così, sarebbe andata su tutte le furie, ma si volle lasciare andare. Mentre quelle dita cosi piccole e delicate gli stavano sfiorando la pelle, inconsapevoli di procurare una miriade di brividi al proprietario, chiuse gli occhi per assaporare meglio tutte quelle sensazioni che lo stavano travolgendo, senza lasciargli il tempo di pensare ad altro. Inclinò leggermente la testa e ispirò forte il profumo di vaniglia che proveniva dai capelli della giovane. Era peggio di una droga. Più annusava quel profumo che gli entrava nelle vene, più avrebbe voluto rimanere così per sempre: lei fra le sue braccia, la sua schiena distante dalla sua di pochissimi millimetri, il suo volto che si avvicinava sempre di più alla pelle morbida del collo della giovane e le sue mani che l’accarezzavano senza timore… solo con un dolcezza che avrebbe fatto sciogliere chiunque.
 
Ancora immerso in quei pensieri, la voce di lei lo destò, facendolo scattare all’indietro per l’imbarazzo.
- Finito! Adesso la tua mano è completamente pulita! –
Si girò, non lasciando mai la sua mano, e si ritrovò ad un palmo dal naso dal viso del mezzo demone, rosso quanto lei per l loro eccessiva vicinanza. Lui non disse niente, la osservava e basta, come se non avesse nemmeno sentito quello che gli aveva detto. Lei suppose che non stesse parlando per il semplice fatto che era in forte disagio e così si allontanò da lui, sgusciando via dal suo “abbraccio”… e questo era l’ultima cosa che avrebbe voluto lui…
- Tua madre tiene dei tendaggi per caso qua in cucina? – domandò timidamente lei.
Inuyasha, non molto convinto, le rispose.
- S…Sì! Penso di sì… Dovrebbero essere dentro quel cassetto… - balbettò indicandolo. La benda era dove il mezzo demone le aveva detto e dopo averne tagliato un pezzetto, si voltò verso il giovane che era rimasto fermo dove l’aveva lasciato. Gli si avvicinò e dopo avergli ripreso la mano, cominciò a fasciargliela.
- Ti faccio male? –
- No… non mi stai facendo male… -
Silenzio.
- Kagome? – la chiamò lui incerto, mentre lei era concentrata nel suo lavoro.
- Sì Inuyasha? – lui arrossì di nuovo ed evitò di proposito il suo sguardo.
- Ecco… vedi… fin da piccolo sono stato allontanato da tutti, per colpa della mia vera natura… Nessuno si avvicinava a me, perché ero considerato un mostro, e forse è quello che sono… ma… perché tu invece, non hai la minima paura di starmi accanto? – Per chiedere una cosa del genere, il giovane aveva dovuto ingoiare una buona dose del suo orgoglio e aveva dovuto mettere da parte la sua timidezza, ma ormai era troppo tempo che questo dubbio gli logorava l’anima! Doveva sapere! Sarebbe impazzito altrimenti!
Kagome lo guardò e incrociò i suoi occhi che parevano essere dell’oro colato. Non poteva capire  quanto dolore avesse patito, ma i suoi occhi lo esprimevano benissimo. Era lì, con le orecchie abbassate e con uno sguardo supplichevole, e in quel momento avrebbe voluto abbracciarlo, ma si trattenne.
- Inuyasha… io non sono quel tipo di persona… Non penso sia giusto criticare le persone dall’aspetto… e poi, mi dici che cos’hai di così tanto diverso da me? –
Il giovane, alla domanda, sembrò un po’ irritarsi. Ce n’erano di differenze! Eccome se ce n’erano!
- Mi prendi in giro per caso?  Ma mi hai visto per bene?? – sbottò lui, ma lei rimase calma e continuò.
- Oh si se ti ho visto bene! Beh… vediamo un po’… hai due gambe… due braccia… una bocca... due occhi e un naso… proprio come me! –
Non si aspettava una risposta del genere, ma poi si ricordò di un piccolissimo particolare e si indicò le orecchie sulla testa, con fare arrabbiato.
- E queste? –
Lei rise leggermente-
- A me piacciono! –
- Fhè! Sei la prima che me lo dice, ma questo non fa la differenza. Io sono diverso da tutti. Non posso integrarmi da nessuna parte! –
Kagome lo guardò, adesso colpita dalle parole del giovane, che anche se erano state dette con tono distaccato, celavano in fondo una profonda nota di tristezza.
- E’ così brutto essere diversi? –
- Certo che lo è! –
Rimase un attimo in silenzio e poi continuò.
- Dimmi Inuyasha, se tutti fossimo uguali, non pensi che sarebbe tutto così terribilmente noioso? –
Lui la fissò confuso, non capendo dove volesse arrivare.
- Beh… credo di si… -
- E infatti, non esiste nessuna persona uguale ad un’altra, lo capisci? Il mondo è fatto di una miriade di persone, le quali hanno diverse personalità, diversi hobby, diversi gusti e diversi aspetti! – Si fermò, guardando il giovane, che adesso la guardava rapito per le cose che stava dicendo, e gli regalò un dolce sorriso – E’ normale che tu sia diverso, perché in realtà lo siamo tutti, Inuyasha. Tu non devi sentirti inferiore a nessuno! E per quanto riguarda le orecchiette… a me piacciono… e dovrebbero piacere anche a te… perché sono quelle ti rendono così speciale!! –
 
Inuyasha era rimasto sbalordito dalle sue parole. Non poteva crederci… e il sorriso che le aveva donato era la prova che stava dicendo quello che veramente pensava!
La guardò con occhi pieni d’amore e le sorrise, come per volerla ringraziare con tutto il cuore di quello che aveva detto.
 
Ma un suo urlò improvviso, lo svegliò da quello stato di felicità in cui era caduto e in un attimo ritornò con i piedi per terra, ricordandosi di dove si trovava e cosa lui e sua madre, stavano per farle.
Izayoi era caduta addosso a Kagome e le aveva fatto un piccolo taglio sul braccio a causa del paio di forbici che teneva in mano.
- Scusami cara!!! Oddio, ti sei fatta male??? Le mie gambe ormai non tengono più, devi capirmi! – Si sbrigò a giustificarsi lei.
Kagome, presa alla sprovvista, si ricompose e dopo essersi controllata il graffietto, parlò.
- Non si preoccupi signora Izayoi! Posso capirla, non deve sentirsi in colpa per me! –
- Oh grazie cara! Sei molto comprensiva! – e senza aspettare di più, prese un tovagliolo e catturò delle gocce di sangue, facendo sembrare il suo, solo un gesto per tamponare la ferita. La ragazza sorrise di fronte alla apparente preoccupazione della vecchia, mentre Inuyasha era una statua di marmo accanto a lei. Adesso che aveva trovato un persona da amare, sua madre di lì a poco gliel’avrebbe portata via, perché adesso quella ragazza aveva il destino segnato, visto che gli aveva appena donato l’ultimo ingrediente che mancava a sua madre.
- Bene… ora se volete scusarmi, devo andare giù in cantina… - e dopo aver lanciato uno sguardo di fuoco al ragazzo, si dileguò.
 
Mentre scendeva le scale del seminterrato, ripensava a quanto fosse felice quella mattina, prima di incontrare i piccioncini in cucina. Non aveva seguito tutto il discorso, ma la parte in cui gli diceva che era speciale l’aveva sentita forte e chiara.
- Sgualdrina! – sibillò fra i denti mentre si avvicinava all’enorme tavolo su cui, la sera precedente, aveva allestito il tutto. Vi erano cinque candele, che Izayoi, si affrettò ad accendere, e che formavano un pentagono perfetto e al loro interno vi era una ciotola di terracotta al cui interno vi era la ciocca di capelli della giovane. Mancava solo l’ingrediente finale e poi avrebbe potuto cominciare la sua opera.
Lanciò, quasi con rabbia, il tovagliolo macchiato col sangue di Kagome, ripensando che quello sciocco di un mezzo demone non l’aveva nemmeno sentita entrare in cucina e prendere le forbici, da tanto che era preso dalla ragazza.
‘ Chi fa da sé fa per tre! ’ Pensò lei irritata, sapendo però che alla fine, non avrebbe mai potuto uccidere la ragazza se qualcun altro, oltre che alla ragazza, non fosse stato lì con lei. Non poteva permettersi che suo figlio s’invaghisse di quella sgualdrina e che poi se ne andasse con lei, altrimenti da sola avrebbe potuto solo compiere quegli insulsi preliminari che stava compiendo ora in quel momento, ma al momento di sacrificare la ragazza, sarebbe stata impossibilitata a proseguire, senza un aiutante!
Prese un fiammifero e lo accese, dopo averlo avvicinato ad una delle cinque candele e poi, bruciò un lembo del tovagliolo, facendo in modo che sia i capelli, che il sangue della fanciulla, prendessero fuoco.
Sorrise malignamente e ammirando la cenere nera dentro la ciotola di terracotta, esclamò soddisfatta:
- Che il rito abbia inizio! -

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Capitolo 14
*** Soltanto tu ***


Si era precipitata nel bosco per cercarlo e correva senza una meta precisa, perché non sapeva dove fosse andato.
Dopo che la madre se n’era andata, era scappato via, senza dire nemmeno una parola e l’aveva lasciata lì da sola in cucina con mille domande che gli frullavano in testa.
- INUYASHAAAA!!!! – continuava a chiamarlo Kagome. Perché quel brusco cambiamento d’umore?? Prima a pochi attimi fa, la guardava con una tale dolcezza… e invece poi era diventato una statua di marmo! Freddo e distaccato… e senza dire niente se n’era andato nel cuore della foresta.
‘ Chi lo capisce è bravo! ’ penso amareggiata lei, mentre scansava le radici degli alberi.
 
Stava guardando davanti a sé, quando ad un tratto, sentì qualcosa di morbido toccargli la gamba. Dallo spavento scattò all’indietro e finì con il sedere per terra.
Ancora con il cuore a mille, si soffermò a guardare chi o che cosa l’avesse cosi tanto spaventata.
Non era altro che il tenero micino.
- Oh. Mio. Dio. … tu mi volevi far prendere un colpo vero?? – rimproverò il micio davanti a sé che si era messo seduto e la stava guardando, scodinzolando felice. Ovviamente, come aveva previsto, dopo aver emesso un miagolio, si avviò verso un punto impreciso del bosco, aspettando che anche la ragazza lo seguisse. Kagome si alzò, e fiduciosa, lo seguì, sperando che l’avrebbe portata dal mezzo demone e alla fine fu cosi.
Lo trovò seduto a gambe incrociate, con la schiena appoggiata contro l’albero e la testa bassa. Superò il gattino, che si era fermato ai piedi di una roccia e si avvicinò al ragazzo, chiamandolo.
 
La prima cosa che vide, furono le tenere orecchiette bianche che si mossero al suono della sua voce, e poi due gemme d’oro che la fissavano, sconvolti.
 
Inuyasha pensò di essersi sbagliato, ma quando si girò nella direzione della voce, la vide lì in piedi, seriamente preoccupata per lui. Si alzò di scattò, urlandogli contro:
- Che cosa ci fai tu qua?? Non dovevi seguirmi stupida! –
Kagome indietreggiò sconcertata. Non si meritava quel trattamento! Perché le stava facendo questo?
- I..Inuyasha… perché?... – sussurrò con gli occhi lucidi.
Credeva che lui ce l’avesse con lei, e dal modo in cui gli aveva risposto, doveva essere anche molto arrabbiato.
 
Mentre invece, l’unica persona con cui era arrabbiato era se stesso! Si sentiva dilaniato in due e aveva bisogno di stare da solo e il fatto che la ragazza lo avesse seguito fino a lì, visibilmente preoccupata per lui, lo rendeva felice, ma in questo modo, i suoi sensi di colpa aumentarono a dismisura, portandolo a gridare cose poco carine alla giovane. La rabbia che serbava nel suo cuore, era esplosa quando lei l’aveva chiamato, ma la sua ultima intenzione era quella di ferire Kagome… cosa che invece aveva fatto reagendo in quel modo.
 
Una lacrima rigò il volto della ragazza e il mezzo demone si sentì morire.
- Io… scusami… - disse tristemente lei con il volto abbassato e dopo qualche minuto di silenzio, intuì che forse Inuyasha non aveva molta voglia di parlare. – E’… meglio che io vada… - , ma prima di fare un passo, si ritrovò stretta fra le braccia del giovane che, con uno scatto repentino, senza pensarci, l’aveva abbracciata.
Kagome aveva sgranato gli occhi per la sorpresa.
- Kagome… Io… Scusami… - le sussurrò all’orecchio, mentre la stringeva fra le sue forti braccia – Scusami… -
Lei, dopo un attimo di incertezza, rispose al suo abbraccio, accarezzandole la schiena, con fare premuroso, per cercare di tranquillizzare un poco il suo animo.
- Shh… va tutto bene… è tutto apposto Inu… -
Lui sorrise imbarazzato dal modo in cui l’aveva chiamato e la strinse più forte a sé. Il solo sentire il suo profumo lo faceva stare bene e l’aiutava a dimenticarsi di tutto il resto.
Rimase lì per molto tempo, a farsi cullare dalle carezze della giovane e dal suo dolce odore di vaniglia.
 
Kagome ormai aveva capito che c’era qualcosa nel ragazzo che lo turbava profondamente, e l’unica cosa che voleva, era rimanergli accanto per alleviare un po’ tutto quel dolore che aveva serbato in tutti questi anni. Si mostrava forte e duro all’apparenza, ma sotto sotto era un ragazzo dolce e bisognoso d’amore, di qualcuno da proteggere e da amare… avrebbe voluto essere con tutta sé stessa quel qualcuno, ma non sapeva se i suoi sentimenti erano ricambiati, e così si limitava a fargli da conforto… finché lui ne avesse avuto  bisogno.
Ma… stargli cosi vicino… sentire con le mani i lineamenti della schiena tonica e muscolosa… il suo respiro caldo dietro l’orecchio… Cavoli se era dura contenersi! Non davanti ad un ragazzo del genere!
Si scostò leggermente da lui per guardarlo negli occhi e assicurarsi che gli fosse passato quel momento di debolezza:
- Tutto bene ora? – domandò ancora stretta fra le sue braccia.
Lui la guardò, confuso, di essere stato svegliato da quello stato di pace in cui era caduto, ma poi le rispose gentilmente.
- Si… Diciamo di si… - ammise, visto che il suo senso di colpa non se n’era andato via del tutto. – Mi dispiace per prima... –
- Non preoccuparti! Sono io che sono una stupida! Mi sono messa a piangere subito come una bambina… - spiegò, vergognarsi al solo pensiero.
Inuyasha, di fronte al visino arrossato della giovane, rimase attratto dalla sua bellezza e fissò quelle labbra così sottili e rosate, che chiedevano solo di essere baciate.
Ma anche Kagome non era da meno… quando non aveva più sentito la voce del mezzo demone, aveva alzato lo sguardo ed era rimasta catturata da quelle pozze dorate, che adesso sembravano risplendere di una luce nuova, che lei non sapeva identificare. Non l’aveva mai visto così…
Gli posò una mano sul volto e gli chiese se stava bene, ma lui non rispose e dopo un tempo interminabile, si avvicinò impercettibilmente al suo volto, mandandola in tilt.
‘ Oh mio..! Lui vuole…! Noi stiamo per…! Oddio non può essere vero! ’
Istintivamente anche la ragazza avvicinò il viso al suo, ma quando mancavano solo pochi millimetri, Inuyasha si fermò, come se avesse dei ripensamenti.
 
Kagome sentiva il suo respiro irregolare solleticargli il viso, ma non riusciva a capire cosa volesse fare Inuyasha.
‘ Infondo è stato lui a fare il primo passo, no? Perché adesso non vuole più?’
Cercò il suo sguardo per trovare delle conferme, ma gli occhi nascosti dalla frangetta argentea, complicavano il tutto.
Con il volto paonazzo, fece ciò che il suo istinto le stava dicendo di fare e così fu lei che annullò ogni distanza che c’era fra loro.
Gli diede un leggero bacio al margine della bocca, cosi nel caso lui l’avesse rifiutata, e sperava in cuor suo di no, non avrebbe fatto una mega figuraccia, più di quella che stava facendo adesso. Aveva gli occhi serrati e il cuore che gli correva nel petto, ma tutto questo valeva per Inuyasha… per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di renderlo felice.
Kagome, senza aprire gli occhi, notò di come il ragazzo non si fosse mosso di una virgola. Non aveva risposto a quel singolo bacio che gli aveva dato lei a fior di pelle, ma quando socchiuse gli occhi capì che non era affatto dispiaciuto dal suo gesto azzardato. Lentamente, il viso del giovane si inclinò verso le labbra della ragazza, invogliandola a continuare quel dolce percorso. Kagome, diventò più rossa di quanto lo fosse prima, perché aveva intuito che probabilmente, visto che era ancora tra le sue forti braccia e lui non accennava a farla andare via , voleva di più.
Forse influenzava anche il particolare che lui non era mai stato con altre donne, dal momento che era sempre vissuto in solitudine… e di sicuro la sua timidezza non l’aiutava gran che in quel momento. Aveva visto benissimo le sue guance prendere fuoco, mentre lui, incerto si era avvicinato alle sue labbra!
Così, con una lentezza esasperante, cominciò a dargli dei teneri baci sui margini delle sue labbra, sperando che anche lui facesse lo stesso.
 
Dentro di lui c’era una vera tempesta. Per la prima volta nella sua misera vita, qualcuno lo stava baciando! Oddio… quello era un sogno! Chi l’avrebbe mai detto, che il mezzo demone, l’associale, il mostro, avrebbe baciato una meravigliosa ragazza? Lo aveva capito dalla prima volta che l’aveva vista. Era stato amore a prima vista, ma all’inizio, sapeva che non sarebbe stato ricambiato, mentre ora… ora… lo stava baciando, con una dolcezza da fare sciogliere chiunque.
Dopo aver superato l’incertezza iniziale, rispose a quei piccoli baci che lei le stava dando, cominciando anche lui a premere le sue labbra contro le sua, facendo sì che i loro respiri diventassero un tutt’uno.
Si scambiarono più baci a fior di pelle, entrambi felici e appagati, delle attenzioni che stavano ricevendo dal corrispettivo partener.
 
Era tutto cosi giusto…
Solo lei e lui. Nessun altro ad interferire la loro bolla di piacere che si stava ingigantendo ogni secondo che passava. Ma qualche pensiero ostile parve insinuarsi dentro questa bolla e rompere così quell’armonia che si era creata fra loro.
 
“io faccio tutto questo per te … è meglio che tu non ti affezioni alle persone già morte!”
 
Spalancò gli occhi, al pensiero di ciò che aveva detto la madre, e si allontanò bruscamente dalla fanciulla che adesso lo guardava completamente confusa, mentre lui si metteva una mano fra i capelli e aveva il volto contratto in una smorfia di rabbia e frustrazione.
- Inu… Inuyasha… - provò lei, muovendo qualche suo passo in sua direzione.
- N…No! – sbottò lui, prima di sparire, con un salto, dalla sua visuale, lasciandola lì inerme, fra gli alberi del bosco.
 
Per un momento le era sembrato di aver toccato con un dito il paradiso, ma quando Inuyasha aveva interrotto bruscamente quella dolce tortura, si era sentita umiliata e delusa, non tanto dal comportamento del giovane, ma dal suo… lui voleva stare da solo e lei in tutti i modi l’aveva seguito e perfino, se cosi si può dire, provocato… si era illusa che anche lui provasse qualcosa per lei, ma a quanto pare… si era sbagliata!
Lasciò cadere la testa in avanti, fissando il terreno secco davanti a sé, cercando di trovare altre soluzioni per il comportamento del ragazzo, per eliminare l’ipotesi di quello che stava pensando… ma dopo qualche minuto di riflessione si dovette arrendere, affermando cosi le sue supposizioni.
Un miagolio la costrinse a guardarsi alle spalle e incrociò gli occhi rossi del gatto, che sembrava aver capito il suo stato d’animo.
- Sono stata una stupida… una stupida egoista! – esclamò Kagome, prima di avviarsi verso il cottage, lasciando lì il povero animale.
 
Sia per il pranzo, che per tutto il pomeriggio, Kagome non aprì bocca. Aveva lo sguardo vuoto ed era pure sbadata in ogni cosa che faceva. Perfino Izayoi se n’era accorta. Aveva provato a parlare con lei, ma la giovane le rispondeva in monosillabe e spesso sembrava nemmeno non ascoltarla.
 
Erano le sette di sera, quando arrivò Ryo.
Trovò le due donne in salotto, come sempre, e le salutò. Si avvicinò al divano, lanciando a Kagome delle occhiate furtive, ma lei non lo stava minimamente considerando, perché stava fissando un punto molto interessante della stanza.
 
- Tesoro sei arrivato! Finalmente si può andare a mangiare… non è vero cara? – chiese rivolgendosi alla ragazza.
Come ripresasi dallo stato di trans in cui era caduta, la guardò e stirò le labbra in un sorriso.
- Oh! Certo signora! L’aiuto ad apparecchiare! –
Izayoi annuì e si avviò verso la cucina, facendo segno alla giovane di seguirla. Kagome si alzò dalla poltroncina, e andò nell’altra stanza, superando Ryo, che era in piedi al centro del salotto, con degli occhi fissi su di lei.
 
Non riusciva a guardare in faccia il fratello. Voleva dimenticare al più presto quella mattina. E per farlo doveva reprimere tutti quei sentimenti che provava per Inuyasha. Era una soluzione dura e dolorosa, ma doveva farcela. Non era la prima a vivere un amore non corrisposto, no? Ce l’avrebbe sicuramente fatta.
 
Apparecchiò la tavola nella sala da pranzo, sotto lo sguardo del ragazzo, che sembrava non volerla perdere un attimo di vista. Ma appena lei, alzava gli occhi su di lui, Ryo arrossiva e abbassava gli occhi. A Kagome, giù di morale com’era, lo sguardo penetrante del giovane stavolta, proprio non andava e cosi dopo aver cenato, decise di voler parlare con lui. La doveva smettere tutte le volte di fargli la lastra!
Izayoi era andata di nuovo in cantina e aveva lasciato soli i due in salotto. Regnava l’assoluto silenzio in quella stanza. Kagome stava provando a leggere il libro, che aveva iniziato quel pomeriggio, mentre Ryo se ne stava seduto in silenzio a studiare la ragazza.
Un grosso nervo pulsante cominciava ad apparirle sulla sua testa. Non poteva continuare tutta la sera così!
Chiuse di botto il libro, facendo sobbalzare il giovane sulla poltrona e senza degnarlo di uno sguardo disse:
- Me ne vado a letto! Buonanotte! – il suo tono non aveva nulla di gentile in quel momento. Il ragazzo sudò freddo. Kagome si alzò, mise apposto il libro e salì le scale. Tuttavia, prima di aprire la porta di camera si sentì chiamare.
- Ho sonno Ryo! Lasciami in pace! – esclamò, liquidando così il giovane sulle scale. Abbassò la maniglia della porta ed entrò in camera, chiudendo con una spinta, la porta dietro a sé.
Stranamente non udì lo sbattere di questa.
Si girò meravigliata e vide Ryo che reggeva la maniglia della porta.
Entrò nella stanza senza troppi complimenti e chiuse la porta una volta per tutte.
- Devo parlarti –
Lei diventò rossa dalla rabbia.
- Ah sì?? Ma tu guarda!! Volevo parlarti anche io! –
Ryo rimase spiazzato di fronte alla rabbia della giovane.
- A..Ah sì?  E… che cosa volevi… -
- Voglio dirti che la devi smettere di farmi la lastra tutte le sante volte!! Stasera hai proprio superato il limite! –
Lui arrossì da capo a piedi, perché quello che gli aveva detto era la pura verità. Kagome si avvicinò al ragazzo e aprì la porta dietro di lui.
- Bene! E ora che te l’ho detto puoi anche andare! Ho sonno e… - ma non riuscì a finire la frase, perché Ryo, in un moto d’ira, aveva sbattuto la porta e con uno strattone al braccio, l’aveva intrappolata fra lui e la porta.
Kagome deglutì impaurita.
- Pensi che sia facile? Eh? – sbottò lui, colpendo la porta con un pugno. Kagome era rimasta pietrificata.
- Pensi sia semplice averti così vicino e non poterti nemmeno sfiorare con un dito? Tu non puoi neanche lontanamente capire che sforzo stia facendo adesso per trattenermi! Il tuo profumo è peggio di una droga e il solo vederti mi fa male, mi fa dimenticare tutto! Lo riesci a capire?? – Kagome aveva gli occhi sgranati di fronte alla dichiarazione del giovane. Non sapeva cosa dire… e nessun suono sembrava voler uscire dalla sua bocca. Il tono di Ryo era duro e arrabbiato, come se fosse infuriato di essere finito in quello stato per colpa della giovane.
- Perché mi fai questo?? Ti diverti forse?? Lo fai apposta?? –
‘ Ma… sta scherzando?? ’ si ritrovò a pensare lei. Adesso la stava pure accusando?? Quando però passarono alcuni secondi e i suoi occhi non cambiarono espressione, capì che faceva sul serio. Era veramente arrabbiato con lei perché le piaceva!
Fu il turno di Kagome di infuriarsi.
- E che ci posso fare io allora?? Non posso mica girare per casa con un sacchetto in testa!! Se non riesci a fermare i tuoi spiriti bollenti io non posso farci nulla…mmh – Ryo, improvvisamente, l’aveva baciata prepotentemente, spingendola contro la porta. Le sue labbra cercavano quasi con arroganza le sua e teneva gli occhi serrati come se il solo contatto con lei, lo facesse stare male. Perché lui, dalla voglia di averla, stava veramente soffrendo.
Mentre con la lingua stava cercando di insinuarsi nella sua bocca, appiccicò il suo corpo a quello della giovane, mentre emetteva dalla gola dei piccoli gemiti.
 
Kagome fissava sconvolta il giovane che la stava baciando con impeto, non riuscendo a muovere un solo muscolo del corpo. Solo qualche ora fa stava baciando Inuyasha e ora… ‘ No! Basta pensare a lui! ’ si costrinse a dover pensare mentre si sentiva schiacciare dal corpo perfetto del giovane. ‘ Lui non mi vuole! Devo smetterla di pensarci… ’. Sentì la lingua ruvida e calda del giovane inumidirgli le labbra e allora l’idea di rispondere al suo bacio non divenne così orribile… Infondo, doveva dimenticare… e Ryo… l’avrebbe di sicuro aiutata.
Socchiuse le labbra, ormai rosse, per le precedenti attenzioni del ragazzo, invogliandolo a continuare. Il giovane colse al volo l’occasione di approfondire il bacio, tastando con la lingua, quella di lei, assaporando anche quel gusto zuccherino che aveva. Con la mano destra, intanto, si era messo ad accarezzargli il fianco, muovendola sempre in su e in giù, con fare voglioso, mentre con l’altra mano si sorreggeva alla porta. Kagome, superato lo shock iniziale, cominciò a lasciarsi andare e provare piacere a quello che Ryo le stava facendo. Allacciò entrambe le braccia alla testa del giovane, spingendolo, se più possibile, verso la sua. Ryo sorrise e dopo un tempo indeterminato, ruppe il bacio, per necessità di ossigeno e partendo dal mento, le baciò tutto il collo, stuzzicandola a volte con dei leggeri morsi, che la facevano gemere di piacere. Ryo sembrava non essere mai sazio e continuava impetuoso a baciargli e a mordergli ogni parte scoperta del collo. Lei gettò la testa all’indietro estasiata, per dare più spazio al compagno, e pochi secondi dopo, non riuscì più a trattenersi. Le stava perfino accarezzando la coscia! Era davvero troppo per lei e così cominciò ad emettere dei gemiti soffocati, altrimenti se sua madre l’avesse sentita… ‘ Non voglio nemmeno pensarci! ’ pensò lei, prima che il ragazzo, catturasse di nuovo la sua completa attenzione. Nella foga, le aveva alzato una gamba della giovane, avvicinando così la sua prorompente eccitazione contro la sua.
- R…Ryo! N…Non … - ma lui la zittì con un altro bacio, ricominciando così quella sensuale corsa di lingue che sembrava non avere mai fine. Adorava quando faceva cosi… ogni fibra del suo corpo vibrava solamente per lui. Avvinghiò la sua gamba al suo bacino senza nemmeno rendersene conto, provocando un brivido indescrivibile al ragazzo, che era rimasto tremendamente estasiato dalla scossa di piacere che aveva provato nel momento in cui la sua eccitazione, malcelata dai pantaloni, era stata premuta contro quella di Kagome.
Non poteva più aspettare. Prese anche l’altra gamba e di peso andò verso il letto, ad occhi chiusi, perché Kagome non ne voleva sapere di staccarsi da quel bacio così profondo e intimo, che si erano scambiati qualche attimo fa.
Ryo si ritrovò seduto, con lei sopra, che ancora lo stava baciando. Le cinse la vita e l’accarezzò la schiena, prima con fare gentile, poi in maniera quasi febbrile, insinuandole una mano sotto la maglia. Kagome ruppe il bacio, sorpresa di sentire le dita calde del giovane a contatto con la sua pelle, ma Ryo non le diede il tempo di dirle nulla perché cominciò a bagnarle il collo con la lingua, facendola tremare.  Lui l’attirò a sé, in modo che il seno di lei, premesse sul suo petto muscoloso, facilitandogli quel provocante lavoro che stava compiendo sul suo collo.
Entrambi avevano il respiro mozzato ed erano terribilmente eccitati dalla situazione in cui si trovavano.
Ryo non pensava che sarebbe stato così appagante amoreggiare con Kagome… sentire i suoi gemiti, le sue mani che gli accarezzavano la schiena, lo stavano facendo impazzire e non riusciva più a sopportare il dolore, che ogni minuto che passava, cresceva fra le sue gambe.
Quando Ryo però, con la bocca catturò il lobo del suo orecchio, lei collassò. Lo stava succhiando avidamente e l’aveva fatta gridare di piacere. Per agevolare la posizione in cui si trovava, avvicinò anche il suo bacino a quello del giovane, il quale, gettò la testa all’indietro gemendo ad occhi chiusi, per la scossa che aveva ricevuto, una volta che la sua femminilità aveva sfiorato il grosso rigonfiamento dei suoi pantaloni.
Kagome lo guardò, e solo in quel momento, parve capire in che situazione si stava trovando. Avvampò, quando realizzò quello che stavano facendo e quello che stavano per fare. Ryo, ancora immobile sotto di lei, respirava a fatica e non accennava ad aprire gli occhi.
Col cuore a mille, scese dalle sue gambe e si mise a sedere sul letto, a debita distanza da lui.
 
Il giovane non capiva cosa fosse successo… Fino a pochi istanti fa era lì a gemere per le sue carezze e adesso era seduta dall’altra parte del letto, con il capo chino e lo sguardo offuscato dalla sua frangetta. Che cosa aveva fatto di sbagliato?
- Perché ti sei tirata indietro? – sbottò lui, dopo qualche secondo di silenzio.
Lei lo guardò imbarazzata. Si erano baciati, toccati… e questo le era piaciuto da morire prima di ripensare agli occhi ambrati del mezzo demone.
- Io… -
- Io cosa?? – disse, mentre la rabbia stava prendendo il sopravvento.
- Io… - le doleva dire quelle parole. Perché significavano che quello che aveva fortemente sospettato fosse vero, e dopo quello che era successo quel giorno… sapeva che avrebbe solo continuato a soffrire. Però ormai il danno era fatto. Il non essere riuscita a concedersi completamente a Ryo ne era la prova lampante.
– Io… sono innamorato di un altro… -
 
L’aveva detto quasi in un sussurro, ma Ryo aveva sentito bene quelle parole.
Si era alzato e, senza guardarla, fece per andarsene.
- Ryo… mi dispiace… -
- E di cosa?? Di avermi solo preso in giro? – la calma apparente del giovane, scomparve in un istante e dalle sue parole, nonostante fosse di schiena, capì quant’era frustato e deluso. – Infondo tu non hai fatto nulla… sono io lo stupido che c’è cascato! –
Kagome scattò in piedi e afferrò un braccio del ragazzo, con l’intenzione di guardarlo negli occhi, ma lui si divincolò dalla sua presa e continuò a camminare.
- Ti prego Ryo ascoltami!! –
- No! – e fu allora che incrociò i suoi occhi scuri. Erano amareggiati e delusi e Kagome sapeva che era solo colpa sua se era in quello stato.
- Non mi interessa quello che vuoi dirmi! Le cose non cambiano!! Tu mi hai ingannato, facendomi credere che provavi qualcosa, mentre invece hai già il ragazzo che ti aspetta a casa! – sua madre l’aveva avvertito di lei… l’avrebbe solo fatta soffrire… e cosi era stato.
- Ti sbagli! – lo contrariò la ragazza, diventando rossa. – non mi sta aspettando nessuno a casa… -
Il ragazzo rimase interdetto a quello che gli aveva detto la fanciulla. Che cosa voleva dirgli?
- In… in che senso? – La stava osservando confuso e la sua rabbia sembrava per lo più scomparsa. Aspettò che Kagome rispondesse alla sua domanda, ma la giovane si limitava a mordersi il labbro inferiore ed a tenere il capo basso. Quando vide che lei non voleva parlare, uscì dalla camera, ma mentre stava camminando nel corridoio, la voce di Kagome lo fermò.
- Tuo fratello! – urlò dietro di lui.
Ryo sgranò gli occhi e la guardò. Credeva di aver capito male.
- C…Come? –
- Tuo fratello… è di lui che mi innamorata… - biascicò lei, con il volto paonazzo per quello che aveva detto. Ryo avrebbe di sicuro pensato che fosse una ragazzina, per innamorarsi così, su due piedi. Ma quello che sentiva per Inuyasha era un sentimento forte e anche se Ryo non le avesse mai creduto, era la verità.
Timorosa della sua reazione, incrociò i suoi occhi e quello che solo riuscì a leggervici fu sorpresa e incredulità. Nonostante furono passati vari secondi da quando aveva detto ciò, lui non aveva ancora aperto bocca e la fissava soltanto stralunato.
 
Fu la voce della madre a svegliarlo. Lo stava chiamando dalla cantina e non sentendo alcuna risposta era salita al piano superiore.
- Eccoti Ryo! Ti stavo cercando! –
Squadrò la ragazza, cercando di capire cosa potesse essere successo fra i due nella sua assenza. Poi notò che si trovavano a debita distanza e che quindi non aveva nulla da sospettare e si tranquillizzò.
- Tesoro, ho bisogno di te giù… e poi, e meglio che lasci riposare la nostra Kagome! Oggi non è particolarmente in forma… - finse di preoccuparsi lei. – Forse è un sintomo di febbre cara? Hai anche le guance rosse… –
Kagome negò, non era febbre quella… ma era meglio non dire niente alla signora.
- No signora, sto bene! Non si preoccupi! –
- D’accordo cara, però ora va a dormire! – lei annuì e poi scomparì nella sua stanza, dopo aver guardato per un’ultima volta Ryo.
 
Izayoi si accorse dello stato in cui si trovava il figlio.
- Che cos’hai? –
Lui scosse violentemente il capo, come per scacciare i suoi pensieri e la illuse di essere solo un po’ stanco. Lei parve cascarci in pieno. Forse perché era troppo emozionata per quello che stava per fare.
- Va bene. Allora vieni fuori con me. – gli fece cenno di seguirla e così lui fece. Arrivati in giardino, Izayoi si fermò di botto e si girò verso il figlio.
- Stanotte non dovrai farti vedere da Kagome! Puoi anche dormire dentro, ma è bene che tu non ti faccia vedere da lei… Lo sai che questo rituale richiede tanta energia… e devo prendere un po’ dell’energia che impiego per il tuo incantesimo! –
Il ragazzo annuì. Sapeva che quel rito era molto impegnativo. Avrebbe sciolto la cenere, che aveva ottenuto dai capelli e dal sangue della fanciulla, in una strana pozione e poi, dopo averne bevuta un po’, ci avrebbe messo del veleno, in modo che anche parte dell’anima di Kagome, diventasse sua. Non aveva mai capito bene i procedimenti di tutti quei rituali, ma l’unica cosa che sapeva è che il giorno dopo era talmente stanca che doveva perfino aiutarla ad alzarsi.
- Va bene. Fai pure. Io però preferisco dormire fuori… -
La madre dopo avergli sorriso, gli augurò la buonanotte e rientrò in casa, lasciandolo solo in mezzo al prato.
 
Il ragazzo si mise a sedere, con le gambe incrociate, a ripensare a quello che poco fa gli aveva detto Kagome. Aveva giurato di aver capito male, ma poi si era reso conto che lei non scherzava… e lui quasi non ci credeva.
Sua madre gli aveva sempre detto che i mezzo demoni sono delle creature infelici, destinate a stare da soli… ma allora perché? Perché lei era l’eccezione? Che fosse tutto un scherzo?
No… non lo era… era sincera quando l’aveva detto… l’aveva capito dal suo sguardo.
Si mise le mani fra i capelli, sentendosi tremendamente stupido per quello che aveva fatto quella sera!
Inizialmente, voleva solo parlare con lei, ma poi, in lui era scattata una molla e il suo istinto, tipico di ogni uomo umano, aveva preso il sopravvento. E la sua passione aveva fatto il resto.
Se lei non si fosse fermata… avrebbe fatto un gran casino… ma forse l’aveva già fatto. Si era affezionato a quella fanciulla… anzi… molto più che affezionato.
Sua madre gli aveva perfino fatto quell’incantesimo, per poter stare a contatto con gli altri, anche se per breve tempo, fino a che il sole non fosse sorto. Lei l’aveva fatto per lui e lui l’aveva delusa perché non aveva rispettato le sue regole. Se avrebbe scoperto che si era innamorato di quella ragazza, di sicuro sua madre non avrebbe più impiegato quell’incantesimo che lui desiderava tanto…
Poi ripensò a Kagome e le labbra si incresparono in un sorriso. Adesso… quel desiderio si era affievolito… sembrava che bastasse che lui fosse se stesso, per essere felice.
 
Poi un colpo lo scosse, facendolo sobbalzare.
Sua madre stava rompendo l’incantesimo.
Un altro colpo ancora e il suo corpo si illuminò di un’aurea bianca. In pochi secondi, la luce intensa scomparve e lui ritornò com’era.
Come realmente era.
Si alzò in piedi e guardò il bosco davanti a sé. Odiava dover dormire lì, ma forse era un ottimo luogo dove riflettere in santa pace.
Prima di andarsene però, si voltò per guardare la casa in cui stava dormendo Kagome.
Sorrise, stavolta mostrando i canini appuntiti e dopo aver mosso le bianche e soffici orecchiette sulla testa, con un balzo si diresse verso il luogo in cui quella mattina, la dolce Kagome l’aveva baciato, nella sua vera natura di mezzo demone.

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Capitolo 15
*** Incubo... o forse no? ***


Silenzio.
Chiuse gli occhi e inspirò forte l’aria fredda della notte.
I rumori del bosco sembravano essere scomparsi. Gli animali si erano dileguati, come se sapessero cosa sarebbe successo di lì a poco.
Un brivido lo percorse improvvisamente, dimostrandogli che non avrebbe trovato quello che cercava quella notte. Ma non si arrese, e ancora con gli occhi serrati, ritentò a scovare una briciola di calore che quella mattina gli aveva dato quel posto…
Inutile.
Strinse forte i pugni e imprecò. Quel fuoco che gli aveva fatto infiammare le vene non l’avrebbe mai più ritrovata se non assieme a lei. Ebbe un forte impulso di correre nella sua cameretta e portarla via da quel bosco maledetto, ma la ragione glielo impedì.
Un altro brivido.
Quando lei l’aveva baciato, aveva provato sentimenti talmente forti che pensava sarebbe potuto collassare. La foresta non gli era mai sembrata cosi bella. Pareva volesse essere complice di quell’atto proibito che tanto aveva fatto battere il suo cuore.
Ma vi era stata anche paura. Tanta paura.
Paura di sbagliare
Paura di ferirla con i suoi affilati canini
Paura che lei si tirasse indietro, dopo essersi resa conto di cosa stava facendo
Paura di non essere capace di amare
Paura che quel bacio fosse solo un’allucinazione, creata dalla sua mente.
Ma non era un’ allucinazione! Era tutto vero.
 
E fu proprio lui a staccarsi da quel dolce bacio e scappare, lasciandola li da sola.
Ringhiò sommessamente alla scena. Era stato un idiota! Un emerito idiota. E anche un egoista. Si sarebbe potuta fare male, cosi lontana da casa.
Per non parlare della sua reazione esagerata nella sua forma umana.
- Maledizione! – sussurrò a denti stretti, mentre dava un forte pugno ad un albero. L’aveva così tanto desiderata in quei giorni, che un misto di rabbia e frustrazione l’avevano fatto esplodere, lasciandogli fare quello che aveva fatto.
In tutti quei secoli, aveva sempre desiderato con fervore il calare delle tenebre, per potersi sentire “normale”, ma vicino a Kagome… rimpiangeva la sua parte demoniaca, che frenava i bollenti spiriti del suo lato umano.
Si era sempre mostrato presuntuoso e arrogante agli occhi della fanciulla in forma umana, perché pensava che quella maschera avrebbe tenuto all’oscuro sua madre e Kagome dai sentimenti che lui nutriva per quella ragazza.
Ma dopo tutto quello che era successo, era inutile mostrarsi così ostile… Sua madre ormai aveva già capito… ma Kagome? Occorreva mentire anche a lei? In fondo, lei aveva già conosciuto il suo ‘vero io’, nei giorni che si erano incontrati nel bosco, ma non aveva ancora capito che lui e Ryo erano la stessa persona.
Di sicuro però, le baci e le carezze che si erano scambiati poco fa avevano sbriciolato anche quella fragile maschera che sembrava essere già infranta al primo sguardo che si erano scambiati quella notte, nel salotto di casa sua.
Nessuna ragazza l’aveva attratta cosi tanto… forse perché le altre erano come sua madre le aveva descritte… nella forma umana erano sempre carine e disponibili con lui, ma quando incontravano il fratello “cattivo” di giorno, scappavano spaventate, come accadeva con le persone del villaggio. Cosi imparò a prendersi tutto quello che voleva nella sua forma umana, come se gli aspettasse di diritto e a nascondersi nel bosco alle prime luci dell’alba.
Solo Sango forse era diversa… sebbene si fosse spaventata all’inizio, poi aveva compreso che il mezzo demone non le avrebbe fatto del male.
Ma questa è un’altra storia… quello che provava per Kagome era completamente diverso dal sottile legame di amicizia che aveva instaurato con la sua sorella.
Scosse la testa violentemente come per scacciare tutta quella serie di pensieri che gli avevano ingombrato la mente. Si girò in direzione del cottage e un velo di tristezza calò sui suoi occhi.
Era un codardo.
Da lì a poco la sua amata avrebbe patito le pene dell’inferno e lui non sarebbe stato lì con lei. Si sarebbe di nuovo nascosto nel bosco come aveva sempre fatto, cercando di ignorare le urla di dolore delle povere ragazze che avevano osato avventurarsi nella sua casa.
 
 
Nonostante avesse faticato molto a dormire, a causa delle vivide immagini di lei e Ryo in camera, dopo un tempo interminabile, le sue palpebre divennero pesanti e così potette riposarsi.
 
Un pianto lontano però la svegliò.
‘ Ma è un neonato? ‘ si chiese Kagome in dormiveglia. Il vagito lontano, però, non accennava a diminuire e la ragazza fu costretta ad aprire gli occhi e c’ho che vide la confuse non poco…
Quella non era la sua camera!!
‘ Che diavolo sta succedendo?? ‘ Era agitata e dopo aver osservato allungo la stanza cercò di distinguere i vari oggetti della camera, nonostante l’oscurità gliel’ho impedisse. Tuttavia avrebbe giurato che l’armadio che stava vicino alla porta, era molto simile a quello del suo appartamento… anzi… diciamo anche uguale.
Cercò di focalizzare anche gli altri mobili, ma il buio l’ostacolava. Cosi tentò ad alzarsi, ma incredibilmente, il suo corpo non rispose al suo comando. Un ondata di angoscia la travolse. Con terrore provò a muovere la mano che aveva di fronte a sé, adagiata sul cuscino, e dopo vari e difficili tentativi, riuscì a muovere solo qualche dita.
‘ Aiuto! ‘ Ma nessuna sillaba uscì dalle sue labbra.
Riprovò e allora, come per magia, poté chiedere aiuto, seppur sommessamente e il suo corpo ricominciò a rispondergli. Era sudata per l’enorme sforzo che aveva compiuto e respirava profondamente.
Il pianto del bebè si fece più forte e adesso che poteva muoversi volle andare a vedere da dove provenisse quel suono e soprattutto accendere la luce per capire dove diavolo si trovasse!
Solo allora si accorse di un piccolissimo particolare.
Non era sola.
Qualcuno stava dormendo con lei… e la stava perfino abbracciando!
Non l’aveva notato fino a quando non si era mosso. Probabilmente lei l’aveva svegliato e lui l’aveva stretta a sé e l’aveva sormontata, in modo che i loro visi, adesso, fossero estremamente vicini.
Kagome era tesa come una corda di violino. Se fosse stata pienamente padrona dei suoi muscoli, gli avrebbe tirato una ginocchiata fra le gambe, giusto il tempo di scappare dal suo abbraccio e correre in direzione della porta…
Ma una volta giunti là, dove doveva andare??
Dove diavolo si trovava??
Chi era quel tizio??
Che ci faceva nel suo letto?? Aveva forse abusato di lei mentre dormiva???? Il solo pensiero la fece impallidire.
Provò a scalciare o a muovere le braccia, fin tanto il suo corpo obbedisse, ma la voce calda dell’uomo la bloccò.
- Kagome! Kagome calma! E’ stato solo un brutto sogno! E’ tutto finito amore… sei a casa ora… -


A casa??? … AMORE???
L’individuo allungò la mano fino a raggiungere la lampada sul comodino e quando la luce illuminò la stanza, Kagome pensò di essere in paradiso.
Inuyasha, l’aveva chiamata amore e adesso, facendo sforzo sui suoi gomiti, la stava guardando dall’alto, aspettando una qualche risposta da lei. Cosa che invece non arrivò, in quanto lei era rimasta troppo imbambolata di fronte al pettorale nudo del giovane… senza contare che non ci capiva più niente… che cavolo ci faceva con lui nella stanza del SUO appartamento?? Come diavolo erano arrivati lì??
- Amore?? Va tutto bene? – le chiese lui, mentre amorevolmente le scostava una ciocca di capelli dal viso. – Hai fatto un incubo? –
Kagome, senza volerlo, annuì e arrossì quando lui le baciò la fronte.
Successivamente, poggiò la sua fronte a contatto con la sua, in modo che i loro nasi si toccassero. Lui la guardava con tanto amore negli occhi… non pensava che un uomo potesse amare cosi tanto qualcuno…
- Tesoro… il piccolo ha fame… te lo porto io qui?? –
- Piccolo? – rispose lei istintivamente. Si girò e vide una culla di legno con delle coperte azzurrine, cosa che prima non aveva nemmeno notato.
Spalancò gli occhi di fronte alla rivelazione.
Era un sogno.
Stava sognando!
Ecco perché il suo corpo non le rispondeva quasi mai e perché loro si trovassero nel suo appartamento. Senza contare che se fosse stata incinta se lo sarebbe ricordato!!
‘ Kami che sogno però! ’ si ritrovò ad ammettere lei. ‘ Peccato solo che non abbia sognato anche cosa era successo stanotte… ‘ si disse lei maliziosamente, osservando il suo “compagno” con indosso solo dei pantaloni neri.
Inuyasha dopo averla baciato con passione, con estrema felicità di lei, si avviò verso la culla e prese in braccio il loro bambino… se cosi si poteva dire.
Anche se sapeva che era solo un sogno si emozionò di fronte alla scena: il piccolino era a suo agio tra le braccia forti del papà, il quale lo teneva stretto stretto a sé, vicino al suo viso, in modo da sentire il meglio possibile i piccoli vagiti del bebè.
Kagome sorrise e quando Inuyasha la guardò ricambiò il sorriso e bacio con amore la testolina del loro bambino.
Si avvicinò al letto e Kagome si mise seduta. Quando lui le diede il bambino quasi si mise a piangere. Aveva gli stessi occhi del padre, ma il colore dei capelli erano uguali ai suoi. Inoltre le tenere orecchiette nere sulla testa, ancora abbassate, gli conferivano un aria ancora più tenera.
Lo allattò senza problemi, appoggiandosi alla spalla del suo mezzo demone, contento di avere vicino a sé la sua famiglia.
In seguito, lo rimisero nella culla, dopo avergli fatto fare il ruttino.
‘ Vi prego non svegliatemi più.. ‘ continuava a ripetersi la fanciulla. Adorava quel sogno.
Improvvisamente lui l’abbracciò da dietro e con voce seducente le chiese nell’orecchio
- Bene… e adesso che siamo svegli, che cosa facciamo?? –
Le gambe di Kagome diventarono molli.
‘ Oh santi  Kami… ‘ pregava mentre lui le soffiava dietro l’orecchio e con una mano le accarezzava il basso ventre.
Sapeva bene quello che avrebbe voluto fare, ma non riuscì a dire nulla. Il mezzo demone però, sembrò voler realizzare in parte i suoi desideri.
- Che ne dici di un bel bagno? – mormorò con voce roca – mmh? – Kagome aveva iniziato ad ansimare. – dopo una giornata faticosa come oggi abbiamo proprio bisogno di un bel bagno rilassante… e piacevole… - l’ultimo parola l’aveva quasi sussurrata e per enfatizzare le sue intenzioni, le aveva leccato il collo e dopo l’aveva baciato.
Un forte calore la pervase. Pensava di poter soffocare da tanto era il bisogno di un po’ d’aria fresca.
Lui però, la prese in braccio e dopo averla spogliata, la immerse nell’acqua calda, già preparata esclusivamente per loro, con tanto di candele e petali per terra.
Inuyasha si tolse i pantaloni e i boxer ed entrò nella vasca, appostandosi dietro Kagome, in modo che lei si potesse appoggiare al suo petto nudo.
Lei, nonostante lo desiderasse con tutta se stessa, era molto nervosa… e cosi cominciò a insaponarsi le braccia, sotto lo sguardo vigile del compagno. Non vedeva la sua espressione, visto che era dietro di lei, ma avrebbe giurato che aveva stampato in faccia il suo solito ghigno divertito.
Infatti rise piano e dopo aver tolto di mano la spugna alla fanciulla, cominciò a lavarla.
- Ti ho detto che è un bagno rilassante, no? Quindi lascia fare a me… - le sussurrò baciandogli l’orecchio.
- E… per quanto riguarda la questione del piacevole?? – si pentì subito di quello che aveva detto. Infatti dopo averle leccato il collo, si mise in bocca il lobo del suo orecchio sinistro, iniziando a succhiarglielo sempre più forte, mano a mano che la spugna, dal ginocchio, scendeva sempre più pericolosamente verso il suo Segreto.
Il cambiamento drastico della mano del mezzo demone aveva fatto gemere la ragazza, la quale s’infastidì al momento in cui la mano si fermò.
- C’è tempo, tesoro, c’è tempo… abbiamo tutta la notte a nostra disposizione – le diceva con un sorriso divertito, mentre con la mano libera le stava accarezzando l’interno coscia dell’altra gamba e la stava baciando e mordendo avidamente dalla spalla all’orecchio, ormai rosso per le precedenti attenzioni.
Senza rendersene conto aveva cominciato a gemere più forte, nonostante Inuyasha non avesse ancora sfiorato il suo Segreto… si divertiva a muovere in maniera ritmica e lenta le mani sulle sue cosce. Esasperata, gettò indietro la testa, adagiandola così, sulla spalla del ragazzo.
- Inu-Inuyasha! –
- Mmh? –
Kagome imprecò mentalmente. Quello stupido lo faceva apposta! La stava facendo diventare matta!
- Ti… prego… - lo supplicò e allora lui abbandonò la pugnetta, le prese il mento con la mano e l’attirò a sé. La baciò con passione, tanto che lei fu costretta a reggersi alla sua spalla, mentre con l’altra mano libera l’attirò ulteriormente a sé, come per chiedere di più. Lui non si fece sfuggire quella silenziosa richiesta e iniziò a toccarle un seno, prima con fare dolce e poi in maniera quasi possessiva.
Si staccarono per necessità d’aria e Kagome non poté far altro che struggere di fronte a quegli occhi d’oro colato, che adesso la stavano guardando con una tale intensità da fare quasi paura.
Riavvicinò le sue labbra a quelle di lui, ma la bloccò, facendola imbronciare.
- Mi sono dimenticata una cosa… - lei sbuffò
- E cosa di grazia?? –
Rise di fronte alla reazione della giovane e si affrettò a darle un bacio leggero sulla labbra.
- E’ ora d’ incignare quella bottiglia di champagne che ho preso per noi due, non trovi?? –
‘ Champagne???? Oddio questo è davvero un sogno con la S maiuscola! ‘ si ritrovò a pensare lei dopo la sorpresa iniziale. L’idea non le dispiaceva affatto.
Inuyasha uscì dall’acqua e si mise un accappatoio.
- Faccio presto amore – le mormorò, prima di essere inghiottito dal buio del corridoio.
La ragazza si portò le mani al viso, sorridendo come un ebete. Diamine, se quella era la vita che avrebbe fatto con Inuyasha, avrebbe fatto i salti mortali, pur di rimanere al suo fianco. Si accomodò meglio nella vasca, canticchiando delle canzoni, nell’attesa che il suo amato arrivasse.
Chiuse gli occhi e si godette il calore dell’acqua.
 
- MALEDETTA!! –
 
L’urlo di una donna echeggiò nella stanza, facendo trasalire la povera Kagome. In fondo alla stanza, adesso lunghissima, vi era la vecchia Izayoi, che la stava guardando con gli occhi iniettati di sangue.
- MALEDETTA!!! – continuava a ripetere lei, mentre le rughe del volto la rendevano più simile ad uno spirito posseduto. Gli occhi bianchi e spalancati della vecchia, in netto contrasto con il buio del corridoio, le fecero accapponare la pelle. Era davvero inquietante.
Izayoi estrasse un lungo coltello dalla vestaglia nera e si diresse con passo lento e stanco verso di lei, non lasciando, però, la sua orribile espressione. La giovane provò a uscire dalla vasca e a chiamare Inuyasha, ma tutto era inutile. Sembrava che non ci fosse verso di uscire dall’acqua.
Con suo orrore, la donna arrivò accanto a lei.
- Maledetta sgualdrina!! Me l’hai portato via!! ME L’HAI PORTATO VIA!! – e dopo di che la prese per la gola e la spinse sott’acqua.
Kagome si dimenava, ma la mano rugosa era incredibilmente più forte di lei. Trovò un attimo di debolezza della vecchia e ritornò a respirare.
- Lui stava bene con me!! DOVEVA STARE CON ME!! MALEDETTA!!! –
La spinse di nuovo sott’acqua e anche se la ragazza avesse voluto chiudere gli occhi per evitare di vedere il volto posseduto di Izayoi, fu costretta, anche da sotto l’acqua a guardarla, mentre alzava il pugnale sopra la testa.
Il colpo fu violento.
Poté giurare di aver sentito la lama bruciarle la pelle, mentre lei, con forza, gliela conficcava nel petto.
Poi non udì più nulla.
Vide solo il celeste dell’acqua tingersi di rosso, sempre più denso, fino a dissolvere la figura della vecchia, della quale però, rimasero ancora vividi nella sua mente, quegli occhi cosi bianchi e cosi pieni d’odio nei suoi confronti.
 
Si svegliò di soprassalto.
Si guardò intorno e con felicità si accorse di essere ritornata nella sua cameretta del cottage.
Era completamente sudata e faceva fatica a respirare. Doveva farsi una doccia assolutamente.
Si mise a sedere sul letto, ma una forte fitta al petto la fece piegare in due.
- Ma cosa diavolo… - d’istinto pensò che quello di prima non era stato un sogno.. che fosse stata veramente accoltellata da Izayoi, ma successivamente si rese conto che questo non era possibile.
Con uno sforzo sovraumano si alzò dal letto, ma dopo tre passi, cadde rovinosamente a terra, lanciando un urlo.
Bruciava.
Bruciava come nel sogno, ma nessuno l’aveva accoltellata quella notte! Perché a lei invece sembrava di si?? Strisciò fino al bagno, dove finalmente poté vedere che cosa le era successo.
Un enorme chiazza violastra si esibiva al centro del suo petto, come se tutti i vasi sanguigni di quel punto si fossero rotti drasticamente.
Kagome inorridì di fronte a quello spettacolo e lanciò un urlo a causa di un’altra potente fitta di dolore, che la trascinò di nuovo per terra.
- Signora Izayoi!!!! – gridò – Signora IZAYOI!!!!! – ma nessuno rispose.
- VI PREGO AIUTATEMI!!!! – urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
L’ultima cosa che vide fu l’anziana donna che entrava nella sua camera e che si precipitava da lei, apparentemente preoccupata, e poi perse i sensi, mentre la stanza, progressivamente, si tingeva di nero.

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Capitolo 16
*** Veleno ***


Quella fu, in assoluto, la notte peggiore della sua vita.
Il dolore al petto non le diede un attimo di pace. Quando si risvegliò, si ritrovò nel proprio letto da sola, coperta malamente.
Di sicuro per il sonno agitato che aveva. Quella macchia violacea le doleva a tal punto che, nonostante stringesse i denti per evitare di urlare e svegliare così qualcuno, aveva emesso cosi tanti di quei gridi strozzati, che dopo qualche minuto le andò via la voce.
Ogni respiro era pura agonia, e pianse più volte dalla frustrazione a causa di quelle fitte che la rodeva come un tarlo, insistentemente e inesorabilmente.
Era in un bagno di sudore e continuava a contorcersi nel letto senza tregua. Tuttavia, in quelle rare volte che Izayoi le faceva visita, si dava un notevole contegno, cercando di evitare di mostrare quanta sofferenza stesse patendo. La donna le disse che, quasi sicuramente, senza essersene accorta, era stata punta da qualche insetto velenoso quel pomeriggio, ma che sicuramente, entro il pomeriggio le sarebbe passato tutto. Kagome, di fronte all’aspettativa di sopportare quelle pene per cosi tante ore si sentì male, ma la vecchia con i soliti suoi sorrisi, la calmava sempre, se cosi si può dire, e poi se ne andava, per poi ritornare dopo qualche oretta.
 
Venne l’alba e Kagome era al limite delle forze. Izayoi sbiancò quando, dopo che ritornò nella sua cameretta, poggiando la mano sulla sua fronte si rese conto che aveva la febbre.
Il maleficio che aveva gettato su di lei era troppo forte… si era lasciata un po’ andare quella notte. L’odio che provava nei suoi confronti l’aveva privata della sua lucidità e quindi aveva commesso un gravissimo errore: certo, lo scopo era quello di farla patire il più possibile, ma farla morire per questo… NO! Sarebbe stata una stupida e un incosciente! Non poteva permettersi che lei morisse!
Cosi corse in cucina, dove le preparò una tisana riparatrice, in modo da diminuire la febbre. Passarono pochi minuti e Izayoi le portò la medicina e quando la febbre cominciò a scendere, tirò un sospiro di sollievo e le sorrise:
- Via, mia cara, ormai il peggio è passato! Forse sentirai un altro po’ di dolore e la febbre potrebbe risalire, ma mai come stanotte. Fidati, prima del tramonto sarai come nuova! –
Kagome, inerme nel letto, le sorrise appena e rispose con un sussurro:
- Grazie signora… vorrei ricambiare tutto questo in qualche modo… -
- No cara! Va bene così! Non devi fare niente per me! – le disse, continuando la farsa, e girandosi verso la porta.
‘ A parte darmi quello che voglio! ’
Guardò il comodino vicino al letto su cui aveva messo una bacinella colma d’acqua fresca, in cui avrebbe dovuto attingere una piccola stoffa, per bagnare la fronte accaldata della giovane.
Anche se era vicina al letto, Kagome non avrebbe mai potuto prenderla… aveva bisogno di qualcuno che, costantemente, le cambiava quel misero pezzo di stoffa.
Insomma, anche se era fuori pericolo, aveva bisogno di queste piccole attenzioni e qualcuno che la medicasse.
Izayoi osservò scettica la bacinella.
‘ Adesso che è fuori pericolo, non è più un mio problema… ‘
E senza dire niente, uscì dalla stanza, lasciando di nuovo da sola la povera Kagome, sostenendo che quella fosse la giusta punizione per aver infatuato il suo unico figlio.
Cosi, presa da un senso di vendetta e dispetto, si avviò verso il salotto, dove si rilassò tutta la mattina e gran parte del pomeriggio, sul divano, poiché anche lei era molto stanca dopo aver lanciato alla sua ospite il maleficio.
 
Il rumore di una porta sbattuta però la svegliò di soprassalto.
Che fosse già riuscita ad alzarsi?? ‘ Impossibile… non può essersi già ripresa… ’ riflesse lei, mentre si metteva a sedere e guardava perplessa e stupita l’ingresso, aspettando il suo arrivo. Ma con sua grande e spiacevole sorpresa, fu Inuyasha ad entrare in salotto. Con un balzo si alzò in piedi, con gli occhi sgranati, come se quello davanti a lui fosse un fantasma. Allo sbigottimento si sostituì però ben presto rabbia e sdegno, in quanto lui aveva tradito un’altra volta le sue regole, il momento in cui aveva messo piede dentro casa nella sua forma semidemoniaca.
Inuyasha, tuttavia non era da meno. Non sembrava importargli delle occhiate di fuoco che sua madre gli stava lanciando. Era infuriato come lei, e quando le distanze si abbreviarono al faccia al faccia, diventò una gara a chi esplodeva per prima.
Fu Izayoi a vincere.
- TU! Cosa diamine ci fai tu qui!! Lo sai che non puoi mettere piede in casa quando… - ma le parole di lei furono subito messe a tacere da quelle rabbiose di lui.
- Lo so bene! Ma non posso stare più con le mani in mano! Ho aspettato e sopportato anche troppo!! –
Un sospetto le insinuò la mente, infastidendola.
- Smettila di parlare a vanvera e parlami chiaro! Lo sai che non sopporto quando fai cosi! –
Le sue orecchiette si muovevano senza sosta, trapelando il suo stato d’animo, al limite del buon senso. Izayoi non l’aveva mai visto cosi. Se non sapesse di essere sua madre e che non le avrebbe fatto del male, avrebbe avuto paura.
Ma il suo orgoglio non le fece abbassare la cresta. Continuò a tenere la testa alta e l’indice puntato verso di lui, nonostante lui le stesse mostrando i denti.
- Non fare finta di niente! Sono stato tutto il giorno a guardarla dall’albero vicino casa! Non ho interferito con te, non ti ho detto niente, ma non posso starmene lì con le mai in mano, a guardarla mentre lei si contorce dal dolore e tu te ne stai serenamente sdraiata sul divano. Perché la tratti in questo modo?? Che cosa ti ha fatto per odiarla cosi tanto??–
Izayoi allargò ancora di più gli occhi, non credendo a quello che aveva sentito. Gonfiò il petto e prese l’aria necessaria per inveire contro di lui.
- Possibile che tu sia così cieco?? Quella ti sta solo usando! E’ una falsa ipocrita! Non voglio che mio figlio s’innamori di una tale femmina! –
- Quella “femmina”, ha un nome madre! E sono grande abbastanza da saper riconoscere le persone vere da quelle false! Non ho bisogno che tu mi stia col fiato sul collo! –
La vecchia strinse le mani rugose per cercare di non urlare ulteriormente. Quella ragazza gliel’avrebbe pagata cara! Eccome se gliel’avrebbe pagata cara!
- Adesso basta! Non voglio più litigare con te! La questione finisce qui. Ora tu te ne ritorni nel bosco e non ritorni più fino alla notte di luna piena, per aiutarmi a sacrificarla… come abbiamo sempre fatto! –
- Come TU hai sempre voluto che io facessi… - si sbrigò a dire lui. Quei sacrifici l’aveva sempre odiati.
L’anziana lo guardò truce.
- Quante volte te lo dovrò dire?? Questi sacrifici sono soltanto per il tuo bene?? Se non li facessimo tu rimarresti solo! Ricordatelo! –
- Kagome mi rimarrebbe vicina… -
- Ahahah! Davvero pensi che LEI ti starebbe al tuo fianco?? Lo sai come sono fatti gli umani! Possono cambiare partener ogni giorno, se gli va! Cosa ti fa credere che lei sarà la tua compagna a VITA?? Te l’ha forse detto?? –
Inuyasha arretrò di un passo. Sapeva che lei provava qualcosa per lui, ma in effetti, non gli aveva mai fatto una dichiarazione vera e propria… purtroppo…
‘ se solo non fossi scappato in quel modo ieri.. forse…‘ stava riflettendo il ragazzo, mentre la madre sorrideva malignamente di fronte al silenzio del figlio.
Aveva di nuovo vinto lei.
‘ E’ stato fin troppo semplice…’ si disse, autolodandosi per le sue doti carismatiche.
Adesso che aveva la situazione sotto controllo avrebbe rigirato la situazione a suo vantaggio e lui avrebbe fatto di nuovo ciò che voleva… quindi, non avendo più nulla da temere, indossò la maschera della mamma preoccupata e gli parlò in maniera gentile.
- Okkey, non voglio più discutere con te… infondo non è colpa tua se sei un mezzo demone… ma l’importante è che ci sia sempre io con te! Non sarai mai solo! Te lo garantisco… - e con un sorriso chiuse quel dibattito.
Il ragazzo la guardò in silenzio.
Se non fosse stato un hanyou non ci sarebbero stati tutti questi problemi, pensava lui amaramente. Poi dopo un attimo di riflessione, guardò le gocce di sudore che stavano scendendo dal volto grinzoso della donna.
- Siete stanca madre? – le domandò in maniera quasi apatica.
Quando sentì quella domanda, rise dentro di sé. Finalmente si era levato dalla testa quella stupida e si stava preoccupando per lei.
- Si tesoro! Sono sfinita!! Letteralmente! Se avessimo discusso un altro minuto in più sarei crollata in terra! – esclamò, facendo la parte della vittima.
Inuyasha inarcò un sopracciglio, ma con un sospirò l’aiutò a risistemarsi sul divano. Poi osservò i panni bianchi che si trovavano su una delle due poltrone.
- Quelli ti servono? – Domandò, senza guardare sua madre. Lei, non capendo dove volesse arrivare, le rispose di no, e quando lui le domandò se poteva andare, annuì, dicendogli che era tutto apposto.
- Bene… – mormorò lui, come se il suo compito in quella stanza fosse finito. Prese i panni bianchi e si incamminò verso l’uscita del salotto.
Non capendo cosa volesse fare, Izayoi lo guardò torva e poi lo fermò chiamandolo.
- Caro cosa vuoi farci con quei panni? Se li porti fuori, bianchi come sono, diventeranno neri! –
Il mezzo demone girò leggermente la testa, continuando a dare le spalle alla donna.
- Ma io non vado fuori – affermò tranquillo, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Izayoi parve non capire. Coma non andava fuori?? E dove voleva andare allora? Si mise seduta in modo da vedere la schiena del figlio.
- … vado a fare quello che avresti dovuto fare te durante tutta la giornata. – e senza aggiungere altro si avviò nell’ingresso.
La vecchia non comprese subito quello che stava accadendo, né quello che aveva intenzione di fare il figlio, ma quando arrivato nel corridoio, lui girò a destra, andando verso le camere da notte, un moto di rabbia e irritazione la travolse.
Era andato da lei!
Avrebbe voluto urlare. Gridare il suo nome per dirgli che stava facendo la cosa sbagliata, che lo aveva veramente delusa, ma ormai era troppo tardi. Sapeva che, se l’avesse fatto, avrebbe spaventato Kagome, perché infuriata com’era, non sarebbe riuscita a gridare in maniera… sobria!
Così soffocò l’urlo contro il cuscino del divano, maledicendo quella ragazza e il giorno che aveva messo piede nella sua casa.
 
 
 
Sapeva bene che sua madre era furiosa con lui, ma se lei avesse trattato meglio Kagome, adesso lui non sarebbe in quella situazione!
‘ Non è colpa mia se adesso sono qui… se lei si fosse presa cura di Kagome, adesso non sarebbe andato contro il suo volere… anche se… ultimamente… ho tradito più volte la sua fiducia! … Ma questa è un’altra cosa! Adesso l’importante è medicare Kagome! ‘
Arrivato alla sua porta, tirò un sospiro e bussò, non ricevendo nessuna risposta. Timoroso, entrò in quella piccola stanza buia e quando la vide, un senso di profonda angoscia lo avvolse.
Già vederla dalla finestra, era per lui motivo di nervosismo e tormento, ma guardarla dal vivo… lo fece sentire ancora peggio. Avrebbe voluto essere stato lì tutto il tempo, a tenergli la mano e a consolarla nei momenti di maggior dolore… invece di starla a guardare dall’albero tutto il tempo! L’aver vegliato sulla ragazza tutto il giorno, non lo giustificava per non essere stato li con lei al momento del bisogno. E quindi adesso doveva rimediare… con o senza l’assenso di sua madre!
- Ciao… - mormorò lui, per farsi notare.
Kagome sussultò per la sorpresa, un po’ per il fatto di non averlo sentito entrare e un po’ per il fatto che lui fosse lì con lei, dopo essere scappato in quel modo quel giorno…
- C…Ciao… - rispose con una nota di imbarazzo
- Che cosa…che cosa ci fai qui? –
Inuyasha, prima di parlare, prese una piccola sedia, accanto al borsone della ragazza e l’avvicinò al letto, in modo da sedersi il più vicino possibile a lei.
- Come che ci faccio qui?? – esclamò sfacciato, facendo di conseguenza riflettere a Kagome, quanto lui e Ryo fossero uguali, in questa loro apparente strafottenza… - Mi sembra ovvio! Sono venuto qui per medicarti! –
Il cuore della fanciulla perse un battito.
‘ E’ venuto per me?? ‘
Continuava a fissarlo, anche quando bagnava il più piccolo pezzo di stoffa nella bacinella, non capendo il perché lui lo stesse facendo. Infondo… quando lei il giorno prima l’aveva baciato, lui era scappato a gambe levate… quindi perché continuava a perdere tempo con lei??
- Inu…yasha?? –
Lui rispose con un “Mmh??”, arrossendo, senza guardarla in faccia, come se sapesse a cosa stesse pensando.
- Perché lo fai? –
Lui strizzò il panno per togliere più acqua possibile, stando attento a non guardarla mai.
- Perché stai male. – affermò, mentre glielo adagiava sulla fronte accaldata. Tuttavia, nel fare ciò, incrociò i suoi occhi caldi, che lo guardavano curiosi, e la sua calma apparente fu facilmente smascherata, poiché non fece altro che arrossire ulteriormente e girarsi dalla parte opposta.
Kagome inarcò un sopracciglio. Quella in imbarazzo doveva essere lei, maledizione! Quella che era stata scaricata era lei! Allora perché lui era così a disagio? Forse perché si sentiva… in colpa??
- Senti… - lo chiamò - … se è per ieri, non ti devi preoccupare… farò finta che non sia accaduto nulla! –
A quelle parole, l’hanyou scattò in sua direzione, urlandole un prepotente “ No!” , che spaventò notevolmente la ragazza. Resisi conto della sua troppa enfasi con cui l’aveva detto, si sbrigò a trovare una scusa per la sua reazione esagerata.
- Io… ecco… volevo dire… volevo dire che non è colpa tua per ieri… anzi! Sono stato io ad averti mancato di rispetto, scappando in quel modo! Io… Credimi, sarei rimasto per ore a baciarti… -
Si fermò di colpo, ripensando a quello che aveva detto, vergognandosi in maniera assurda, per come aveva così, spudoratamente, confessato di amare i suoi baci, e vedere il viso della giovane arrossire, lo mise ancora più in imbarazzo.
- No! Cioè! Eh… Io… non volevo dire in quel senso, cioè... cioè mi piace baciare, ma quello che ho detto prima non è vero… cioè, non che tu baci male, anzi… molto bene… si, insomma… non pensavo che tu baciassi cosi bene ecco! …Però, nel senso… si insomma! Era solo un complimento! Non prenderla sul personale! –
E detto questo, con uno scatto fulminio, girò la testa, in direzione della finestra, con il viso paonazzo e contrariato per aver fatto nuovamente la figura dell’idiota.
Kagome, d’altro canto, non si aspettava una reazione del genere. Vederlo così imbarazzato, l’aveva spiazzata. Per non parlare del broncio che aveva messo dopo aver fatto un discorso incasinato del genere!
La situazione la stava mettendo a dura prova… tanta era la voglia di ridere. Vederlo cosi…era davvero uno spettacolo. Così cercò malamente di soffocare in gola le risate, ma l’hanyou se ne accorse subito e arrabbiato, le urlò di smetterla.
Con non poche difficoltà, smise di ridacchiare e si scusò con lui, anche perché era l’unica cosa che poteva fare, davanti alla faccia corrucciata di lui.
- Tks! -
- Scusami! Ma… è stato troppo divertente vederti in quelle condizioni… -
- Continui ancora?? – sbottò irritato, con un grande nervo pulsante sulla testa.
- No no! Scusa… non ti interrompo più! – le promise lei sorridendogli.
Lui la osservò di sottecchi.
‘ Ma perché devo sempre incasinare tutto? ’ pensò il ragazzo, e sconsolato tirò un sospiro per rimediare di salvare l’insalvabile:
- Senti… quello che tentavo di dirti prima… è che ieri ero confuso, ed ho agito in maniera sbagliata… quindi ti chiedo scusa… - e mentre lo disse abbassò lo sguardo, assieme alle sue orecchie.
Kagome rise leggermente
- Come faccio a non perdonarti quando fai cosi? –
- Cosi cosa? – domandò confuso
Lei si indicò un punto impreciso in cima alla sua testa.
- Quando muovi le tue soffici orecchie! –
Inuyasha arrossì per il complimento e si sbrigò a togliere lo sguardo dal suo.
 
‘ Certo però che è proprio un timidone! ’ riflesse contenta che lui lo fosse…
 
Ma una fitta improvvisa, seppur molto più debole delle altre, la fece sobbalzare, preoccupando il mezzo demone che era scattato assieme a lei.
La ragazza si toccò il petto.
Quella tortura non le aveva dato un attimo di pace quel giorno! Quella che aveva sentito in quel momento era veramente lieve, ma lei era talmente esausta, che la minima scossa, la faceva tremare come una foglia.
Inuyasha la fissò.
Sopportare quel dolore tutto il giorno era stata davvero dura per lei. Anche se aveva cercato di non farci caso, quando era entrato, aveva sentito chiaramente l’odore di sudore che emanava. Non era poi cosi sgradevole, però lo faceva riflettere su quanto il suo corpo avesse lottato contro il veleno del maleficio, e visto che tra poche ore, il dolore se  ne sarebbe del tutto andato, pensò che per lei, levarsi di dosso tutto quel sudore, sarebbe stato un buono inizio!
Il pigiama e perfino le lenzuola del letto erano da lavare… ma a quello avrebbe pensato dopo… adesso doveva pensare a lei!
- Hai bisogno di farti un bagno –
Lei, da prima sorridente, si rabbuiò. Un po’ per la consapevolezza di ciò, e un po’ perché si sentì offesa. Di certo nemmeno a lei piaceva stare sporca, ma un motivo ci sarà perché non ha potuto fare il bagno, no??
- Grazie! – esclamò in maniera sarcastica – non me n’ero accorta! –
Il mezzo demone non capì.
Perché faceva cosi? Che aveva detto di male?
- Guarda che non era un offesa! – sbottò, guardando la giovane nascosta fra le lenzuola.
- Lo so! Ma tu pensi che io starei ancora qui se avessi avuto la forza di farmi un bagno?? –
- Ed è per questo che io sono qui… -
Kagome sgranò gli occhi.
 
‘ In che senso?? ‘
 
- In… In che senso?? – domandò intimorita di conoscere già la risposta.
- Nel senso che sono qui per aiutarti. Quindi non fare le bizze e lascia che ti aiuti! –
 
‘ Ma… ma… mi vuole aiutare a fare il BAGNO??? ‘
 
- Aiutare in che cosa?? – esclamò lei irritata. Pensava che lei fosse una scema?? Erano grandi e vaccinati e sapevano entrambi che fare il bagno ad una ragazza, a meno che non avesse meno di quattro anni, non era cosa comune.
- Mi sembra evidente, no? Visto che non puoi stare in piedi nella doccia, ti laverò da qui io! Cosi tu non farai nessuno sforzo a muoverti… -
- … e tu potrai guardarmi bene bene! Non se ne parla nemmeno! – finì lei, facendo la linguaccia.
Il giovane inarcò un sopracciglio, innervosito dalla situazione. Se sua madre si fosse presa cura di lei, adesso non sarebbe lì a fare quelle mega figuracce.
- Ascolta! Io sono venuto qui, solo per darti una mano, mica certo per abusare di te! – sottolineò l’ultima frase, per farle capire che la sua ultima intenzione era farle del male – Hai bisogno di un bagno, perché adesso che il bruciore che hai al petto sta per finire, hai bisogno di riposare… e non lo vorrai mica fare con addosso quel vestito sporco e puzzolente spero! –
La fanciulla fece una smorfia. In effetti anche lei odiava essere in quello stato. Avrebbe preferito dormire nuda, piuttosto che stare un’altra ora con quel pigiama.
- Quindi… facciamo cosi… tu dovrai solo stare seduta e al resto ci penso io… basta che ti copri con le braccia e in due minuti avremo finito… e io non avrò visto niente… che ne dici? – anche se sembrava sicuro di sé, Inuyasha era davvero in difficoltà. Una parte di sé, voleva che la ragazza si rifiutasse di fare ciò, in modo che lui dopo non fosse costretto a fare quello che le aveva appena spiegato, mentre l’altra parte di sé fremeva dalla voglia di rivedere quel corpo così perfetto e tentatore.
E fu il suo lato depravato a vincere.
Lei aveva accettato di farsi lavare da lui.
Non sapeva nemmeno il perché.
Sapeva soltanto che lui non aveva cattive intenzioni… e a lei questo bastava.
Il mezzo demone annuì, e si avviò verso il bagno per prendere una spugnetta e un po’ di schiuma.
Ritornò da lei, ma stavolta invece di sedersi sulla sedia, si sedette sul letto, per poterla sorreggere meglio, mentre era seduta.
Bagnò la spugnetta e vi ci mise un po’ di sapone liquido.
Poi guardò in direzione di Kagome, mentre le guance gli si tingevano di rosso.
- Ora dovresti… ecco… toglierti la maglia… -
La ragazza non rispose subito e, pensando che lei non ce la facesse nemmeno a spogliarsi, di sua iniziativa, le prese l’orlo della maglia.
Stava per tirarla su, quando Kagome lo fermò.
- Emm… Inuyasha? –
- Si? –
- Io… non ho niente sotto… -
Adesso ero rosso quanto lei.
La prospettiva di rivedere le sue prosperose curve lo stava eccitando non poco.
Ma doveva sapersi contenere.
- Inuyasha?... – lo richiamò, dopo aver aspettato una risposta che non arrivò mai.
- Va bene. Okkey. Ho capito…– Tirò un grande respiro e continuò – Ti toglierò la maglia, mentre starò dietro di te, in modo che tu ti possa coprire…. Intanto… ti lavo la schiena, okkey? –
- O.. Okkey… -
La giovane annuì poco convinta.
Il mezzo demone, si sistemò dietro di lei, mettendo una gamba sul letto e l’altra che penzolava fuori, in modo che Kagome stesse fra le sue gambe.
Con una lentezza, quasi esasperata, le sfilò il pigiama.
Allargò gli occhi quando si trovò, a pochi centimetri dal naso, la schiena sinuosa ed esile della fanciulla.
Con uno scatto, lei si portò le braccia al seno, per coprirlo, ma quelle mani candide erano troppo piccole per nascondere tutte quelle forme…
Bastavano a coprire il minimo indispensabile.
Con mano tremante, avvicinò la spugnetta alla sua pelle ed entrambi rabbrividirono al momento del contatto.
 
Poteva sentire sotto le sue grandi mani, il suo corpo minuto e allo stesso tempo provocatorio.
Desiderò sentire con le sue mani, ciò che la spugnetta toccava, ma anche se realmente non era così, a lui pareva che lo fosse.
Era dannatamente eccitante strofinarle la schiena, le spalle, per poi scendere giù fino alle mani… arrivare fino ai fianchi, e sentire quanto sia dolce quella curva che ogni donna ha all’altezza della vita…
Chiuse gli occhi, per cercare di allontanare tutti quei pensieri sconci a cui stava pensando, ma perfino ad occhi chiusi, l’immagine di lei seminuda era vivida e indelebile.
L’oggetto dei suoi desideri era a nemmeno un passo di distanza e lui non poteva averlo… si doveva accontentare di toccare e vedere… perché poi avrebbe lavato anche la sua parte davanti!
Inzuppò la spugna nell’acqua e dopo eliminò il sapone che le era rimasto addosso.
 
Per tutto il tempo lei non aveva emesso una parola…
Solo dei sospiri un po’ troppo lunghi… che non avevano fatto altro che aumentare la voglia di lui.
- Bene… - provò a dire lui – Adesso… -
Lei annuì.
Sapeva che non avevano finito.
Ora c’era la parte più imbarazzante… o almeno cosi credeva…
 
L’hanyou annuì, più che per stesso che per lei e si alzò per mettersi di fronte alla giovane.
Appena la vide perse un battito.
 
Quando sentì che lui si stava alzando da dietro di lei, istintivamente strinse le braccia attorno al petto, arrossendo visibilmente, e cosa più importante, aumentando la scollatura che divideva i due seni.
 
Una goccia di sudore gli colò dalla fronte.
Doveva finire quello che aveva iniziato, ma a quella vista… DIAMINE!
Era un uomo dopo tutto!
Ringraziò il fatto di non essere al cento per cento umano, altrimenti in una situazione come questa le sarebbe saltato addosso sicuramente.
 
Partì dalle spalle, accarezzando lentamente l’incavo del collo, non senza lasciar andare delle occhiate veloci più in basso.
Il suo corpo lo stava chiamando come una calamita.
Poi passò nel punto nero, al centro del petto, cercando di fare il più piano possibile, visto che le doleva ancora un po’..
Le spalle, il petto, la pancia… durante tutto questo tempo, nessuno dei due fiatò. Anzì, spesso trattenevano persino il respiro, quando lui si avvicinava ai suoi punti più sensibili e il corpo di lei rabbrividiva di piacere.
Erano talmente imbarazzati che non si guardavano nemmeno negli occhi.
 
- Tutto bene? – Chiese lui incerto, una volta finito di asciugarla.
- S.. si… -
Il ragazzo osservò la maglietta del pigiama che giaceva inerme a terra e poi la giovane sul letto.
Di sicuro quella non se la poteva rimettere.
Aveva bisogno di indossare qualcosa, altrimenti si sarebbe presa un malanno.
 
Kagome era rannicchiata nel letto, immobile, aspettando che lui facesse qualcosa, ma di preciso non sapeva nemmeno lei cosa. Ma quando lo vide togliersi la maglietta rimase senza fiato.
‘ … Oh mio… Ma è… è… un Dio!‘ pensò guardando il petto del giovane. Le ricordava tanto una statua greca, da tanto era perfetto.
Quella visione le fece dimenticare tutto per un paio di minuti, ma poi la lucidità riprese il controllo, facendo preoccupare la ragazza.
‘ Perché diavolo si è levato la maglia??? Che ha intenzione di fare?? ’
 
Inuyasha, senza guardarla, le pose la sua maglietta nera
- Tieni! –
Lei, ancora scioccata per prima, non parve capire.
- C.. Come? –
- Mettiti la maglia, sennò prenderai un malanno… - le sussurrò dolcemente, facendo sciogliere Kagome.
 
‘ Che dolce… mi ha dato la sua maglia perché ha paura che mi possa ammalare… ‘
Sorridendo, lo ringraziò e lui, senza che lei le chiedesse niente, la aiutò ad indossare quella maglia, che, diciamolo, non era proprio della sua taglia…
 
- Adesso ci manca solo da finire… la parte sotto… … - mormorò lui con voce grave, mentre le sue guance si tingevano di rosso.

‘ E io che pensavo che la parte imbarazzante fosse finita! ’ rimuginò lei abbattuta.

L’hanyou le mise un braccio attorno alla vita e l’altro sotto la gamba, in modo da alzarla, il minimo necessario per toglierle anche quell’ultimo indumento.
A mezz’aria, però, il ragazzo le sussurrò all’orecchio, con voce roca, di tirarsi la maglia, più in giù possibile e lei non ne capì il motivo.
Il modo in cui gliel’aveva detto… le fece venire i brividi…
Sembrava che lui le stesse dicendo quelle cose per proteggerla da se stesso…
Quando però, il mezzo demone, le sfilò i pantaloni, capì il senso di quella frase.
Insieme ai pantaloni, le stava sfilando anche le mutandine!!
Si irrigidì per la sorpresa, ma poi lo lasciò fare.
Non riusciva a vedere la sua espressione, perché la sua frangetta argentea oscurava il tutto, ma sapeva che era agitato.
Sentiva il suo cuore battere furiosamente nella gabbia toracica, sulla quale era appoggiata.
E il battito non fece altro che aumentare quando le passò la spugnetta fra le gambe. Stette sempre molto attento a non superare mai la metà coscia, ma forse, per lui, anche il solo accarezzarle le gambe in quel modo lo faceva agitare…
E anche molto…
Il suo respiro si faceva sempre più pesante e ed era diventato veramente dura controllarsi.
 
Ogni volta che la sua mano saliva verso la sua femminilità, la sentiva irrigidirsi e sospirare in maniera irregolare.
Doveva sbrigarsi, prima che perdesse il controllo…
Così, frettolosamente, l’asciugò e, una volta che mise la spugnetta nella bacinella, si appoggiò alla testa del letto, rilassandosi come fa un uomo dopo una giornata di lungo lavoro.
Kagome, voltò leggermente la testa per guardare cosa stesse facendo, ma al momento che incontrò quelle gemme d’orate, si rigirò con uno scatto fulminio, mentre lui si ritrovò a fissare la porta, come se ci fosse qualcosa di veramente interessante.
 
La ragazza si toccava nervosa una ciocca di capelli, mentre sapeva di avere su di sé lo sguardo attento dell’hanyou.
Essere consapevole di indossare solo una maglia, tra l’altro intrisa del suo odore, averlo dietro di sé… col petto nudo…  ‘ Ma perché mi deve fare questo effetto?? ’ si domandò mordendosi il labbro inferiore.
Inaspettatamente, però, lui si alzò dal letto, prendendo la sedia che aveva preso e mettendola al suo posto.
 
‘ … … Nemmeno un muscolo fuori posto… tutto al posto giusto… ‘ riflesse maliziosamente mentre lo guardava di sottecchi, ma poi fu costretta a spalancarli del tutto.
Inuyasha, senza dirle nulla, l’aveva presa in braccio e la stava portando fuori dalla stanza.
- Inu..Inuyasha! Ma che stai facendo?? Mettimi… -
- Smettila di lamentarti! Ti sto solo portando in camera mia! Almeno il mio letto è pulito… dormirai meglio, credimi – esclamò lui, lasciando interdetta la ragazza.
‘ Nella sua camera??  Nel suo letto?? ‘ Si divertiva forse a metterla in imbarazzo??
Una volta arrivati nella sua stanza, Kagome venne quasi travolta da quella fragranza maschile che ogni singolo oggetto sembrava emanare.
Delicatamente, come se fosse stata di cristallo, l’adagiò sul suo letto e la ricoprì con una spessa coperta nera, per evitare che lei sentisse freddo.
Si assicurò che lei stesse comoda e poi si incamminò verso la porta.
- Aspetta! – gridò lei, mentre si metteva seduta
Il ragazzo si fermò, ma non fece altro.
- Vieni qui – disse dolcemente e lui obbedì, come un bravo cagnolino.
Si sedette sul letto e aspettò che lei parlasse.
- Perché? Perché hai fatto tutto questo? –
- Penso che tu sappia la risposta… - disse abbassando gli occhi
- No Inuyasha… non lo so… e voglio capire… perché per me è importante saperlo! – confessò lei, mentre stringeva un lembo della coperta fra le mani.
Lui la guardò intensamente facendola sciogliere.
 
‘ Dio… Inuyasha non guardarmi cosi ti prego! ’
 
Poi, dopo un tempo indeterminato, lui prese il coraggio di avvicinarsi al suo viso, anche se, con un’ angosciante lentezza.
Anche se era a due centimetri dalla sua faccia e i loro nasi si potevano toccare, Inuyasha mantenne gli occhi aperti, per vedere la reazione della giovane, che arrossiva e ansimava di più ogni minuto che passava.
 
Era bellissima.
Non credeva che potesse esserci una creatura più bella della ragazza che aveva di fronte.
E quando lei chiuse gli occhi, capì che quello era il momento che aveva a lungo atteso.
Il loro bacio.
Il loro vero bacio.
Senza interruzioni, senza altri problemi, solo loro e il loro amore.
E così, senza pensarci un attimo di più, chiuse gli occhi e annullò ogni distanza che c’era fra le loro labbra.
Fu un bacio lungo e passionale, pieno d’amore.
Le mani di lui, come quelle di Kagome, vagavano senza sosta sulla schiena e sul viso del corrispettivo partener. Kagome, mentre sentiva la sua calda lingua ruvida, farsi spazio nella sua bocca, accarezzò le sue tenere orecchie, facendo gemere di conseguenza, il mezzo demone, anche all’interno del bacio.
Tuttavia Kagome non era da meno, poiché anche lei era costretta a soffocare dei gemiti in gola, mentre si dilettava a toccare quel corpo scolpito e cosi caldo al tatto e mentre il suo amato, la stringeva al suo petto in maniera quasi letale.
Quando il bacio finì, entrambi avevano il fiatone, ma nessuno dei due, aveva intenzione di allontanarsi da quel caldo abbraccio che li aveva resi così intimi in quel momento.
Si guardarono negli occhi e lui le sorrise.
Kagome le accarezzò una guancia.
- Dovresti ridere di più… sei bello quando ridi… - ammise senza alcuna nota d’imbarazzo.
Inuyasha le baciò la fronte e poi l’adagiò sul cuscino.
- Adesso dormi… Devi riposarti… qui sei al sicuro, non lascerò che nessuno ti faccia del male. – disse mentre il pensiero della madre e del sacrificio divenne vivido nella sua mente.
- Buonanotte Kagome – le augurò lui mentre le accarezzava il volto con il dorso della mano
- Buonanotte Inu… - gli rispose, dopo avergli baciato la mano e chiuso gli occhi. Stanca com’era, si sarebbe addormentata in due minuti.
 
Il ragazzo sorrise a quella scena, arrossendo un po’, e poi si avviò verso la cantina.
Dopo quello che era successo, non poteva più starsene con le mani in mano.
Avrebbe convinto sua madre a lasciare andare Kagome, anche se… sarebbe stata dura, visto che fra un giorno, ci sarebbe stata la luna piena!

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Capitolo 17
*** Supplica ***


Scese in cantina, credendo di trovarla lì, a fabbricare chissà quale incantesimo, ma trovò il seminterrato vuoto.
Provò in cucina e in salotto, ma niente…
‘ Dove diavolo si è cacciata? ’ pensò scocciato il mezzo demone, che voleva parlare al più presto con lei, prima che tutto il suo coraggio venisse a meno.
Debole com’era, non si sarebbe aspettato che riuscisse perfino a uscire di casa!
‘ Deve essere davvero furiosa… ’ rimuginò lui, con un gocciolone sulla testa.
Andò in giardino e, grazie al suo sensibile naso, seguì la scia del suo odore, la quale lo portò nel luogo in cui sarebbe stata sacrificata Kagome.
Non senza una buona dose di sforzo, Izayoi stava allestendo il tutto, ignorando il dolore fisico, come se fare ciò, ne valesse della sua vita… e in realtà, era cosi.
 
Quando lo vide, digrignò fra i denti frasi che non avevano nulla di cordiale..
- Oh! Eccolo lì! Il figlioletto buono della strega cattiva! E dimmi… come sta la nostra carissima ospite?? Le hai rimboccato le coperte?? –
- Madre.. –
- Ah no, fammi pensare… magari sei venuto qui per dirmi a quanto è brava e bella la nostra Kago… -
- Madre! Non sono venuto qui per questo! Quello che avrò da dirti non ti piacerà, ma tu devi ascoltarmi comunque!! –
Izayoi smise di pulire la lastra di pietra e si girò in sua direzione, con il volto contratto.
- Lo sai che non mi è mai piaciuto fare questi sacrifici… e… lo so che lo fai per me, per non farmi stare solo… ma io ho bisogno di un’altra vita, madre! E desidero passarla con Kagome… nel suo mondo… nel VERO mondo! – mentre lui parlava, vedeva gli occhi della vecchia caricarsi sempre più d’odio, ma non riusciva a capire se era solo per Kagome, o era anche per lui.. – Questa foresta maledetta, non mi potrà mai fare vivere pienamente! Conosco ogni angolo del bosco… ogni singola pianta, ogni singola foglia… non ce la faccio più! E se la mia aspettativa di vita, deve essere quella di aspettare ogni secolo l’arrivo di una fanciulla, per farti continuare a vivere, io preferisco morire! –
Ci fu un attimo di silenzio e poi, con tono più calmo concluse.
- Se davvero mi vuoi bene madre, lasciami andare… fammi vivere una vita vera… insieme a Kagome –
La vecchia fremeva di rabbia.
Aveva sempre temuto questo giorno, ma ostinatamente, pensava che sarebbe sempre riuscita  tenere sotto scacco suo figlio… sfortunatamente non era stato cosi.
Picchiettava le dita ossute sulle lastra, mentre cercava di trattenersi e trovare una soluzione.
Avrebbe avuto la vita di quella ragazza, con o senza il suo consenso, di questa ne era certa. Il problema era che aveva bisogno di una terza persona per il rito… e se lui si rifiutava di collaborare… Un brivido la percorse, scuotendola.
Non poteva perdere.
Curvò un angolo della bocca, come per sorridere e poi lo trucidò con lo sguardo.
- Lo sai cosa mi stai chiedendo, vero?? –
Inuyasha perse un battito, ma ormai era tardi per tirarsi indietro.
- Si –
- E lo sai… che se non sacrifico quella ragazza io morirò… -
- Anche Kagome morirà, se concluderai il rito… e non è giusto rubare la vita ad altre persone per i propri scopi! –
- Figlio disgraziato! Se ho le mani sporche è solo per colpa tua! La mia vita è molto più breve della tua! Se non avessi preso la giovinezza delle ragazze, a quest’ora saresti solo come un cane! E invece io sono sempre qui, con te! Ho ucciso per te… e tu mi ricambi cosi?? Scappando con quella sgualdrina e lasciandomi qui da sola a morire?? – lo incolpò lei, alzando la voce sulle ultime parole.
Il ragazzo abbassò il capo. Sapeva che quello era il prezzo da pagare, ma ormai aveva giurato a se stesso che avrebbe salvato Kagome a qualunque costo!
- Mi dispiace madre… non voglio più rubare le vite di altre persone… o meglio, non voglio più aiutare te a farlo! –
- Ah… figlio mio… non mi dire che stai ricadendo nella trappola dell’amore… Anche con quella sacerdotessa mi sembra avevi detto la stessa cosa… come si chiamava? Koto… no, Kyoto… -
- Kikyo… - ammise lui con la gola secca.
- Giusto! Kikyo… bella ragazza non c’era che dire… peccato che ti abbia fregato bene bene! E dimmi… perché questa Kagome non dovrebbe fare lo stesso?? –
Il giovane scattò in avanti. Kikyo e Kagome erano completamente diverse.
Come lo era il sentimento che provava e aveva provato per ciascuna delle due.
- No! Kagome è completamente diversa da lei! E’ dolce, gentile e… e… mi sono innamorata di lei! E anche lei lo è di me! – affermò alzando la testa, smontando così tutte le ingiustizie che per tutta la vita, sua madre gli aveva detto
– L’amore che provo per lei, non è l’infatuazione che provavo per quella sacerdotessa! –
La donna inarcò un sopracciglio.
- … Semplice… infatuazione?? Hai idea di cosa ho perso, per questa “semplice infatuazione”?? Chi mi dice che tra qualche giorno tu non ti accorga che anche per Kagome tu provas… -
- Madre!! Mi dispiace per quello che successe quel giorno! Ma ti assicuro che io amo Kagome! So quello che faccio! –
Izayoi si appoggiò alla lastra, più nervosa che mai. Lei lo sapeva infondo… fin dalla prima volta che si erano scambiati gli sguardi.
Non poteva essere una semplice infatuazione… sapeva che si stava arrampicando sugli specchi.
- Lo sapevi anche su Kikyo immagino! Per colpa tua e della tua stupida infatuazione ho perso tutte le mie creature! Quindi mi sembra il minimo che tu mi procuri una giovane fanciulla adesso! –
Era stato imbrogliato, è vero, ma non avrebbe mai previsto che la sacerdotessa lo avrebbe usato per arrivare a sua madre… in cuor suo, sapeva che anche lei provava qualcosa per lui, ma il desiderio di uccidere sua madre e salvare il villaggio, lo metteva al secondo posto…
La vecchia si avvicinò ad Inuyasha e le girò attorno, con aria furiosa, perché il solo ricordo la faceva tremare.
- Tesoro, ti ricordi, no? Eravamo tranquilli, secoli fa, in questa casa… quando diventavo troppo vecchia, facevo rapire una giovane del villaggio qua vicino e nessuno scopriva mai nulla… Poi arrivò quella Kikyo… - disse con aria sprezzante - … che ti fece cadere ai suoi piedi… -
- Non è vero! –
- Ah no? Allora perché ogni volta che lei andava a raccogliere erbe nel bosco, tu l’andavi sempre a vedere di nascosto?? –
Non rispose alla domanda. Infondo era molto giovane… era la prima volta che prendeva una cotta per qualcuno…
- Bene… te lo dico io, perché a te piaceva quella fanciulla, e quando decisi di rubare la giovinezza di quella ragazza tu mi pregasti di non farlo e io, buona e avendo fiducia in te, feci catturare dalle mie fedeli creature un'altra ragazza …  Io ero di nuovo giovane e tu eri felice, che cosa mai una madre potrebbe chiedere?? –
Si fermò davanti al mezzo demone, scrutandolo attentamente.
- Te lo dico subito, che il figlio non facesse le scelte sbagliate! – affermò, ritornando verso la lastra.
- Ma io non sapevo che era… -
- Una sacerdotessa?? Ovviamente! E non sapevi nemmeno che mi stava dando la caccia?? Perché a pagarne il prezzo sono state le mie bestioline! – sbottò ritornando a puntare il dito contro di lui. – No, di sicuro eri talmente invaghito di quella giovane, che le hai parlato di me e quando è venuta a sapere del luogo in cui dormivano le mie creature, non ci ha pensato due volte a convincere tutto il villaggio a realizzare una rivolta e distruggerle tutte! Se non me ne fossi accorta in tempo, saremmo entrambi morti! Per fortuna ce l’ho fatta a svegliare in tempo il Minotauro! Altrimenti anche lui sarebbe diventato un mucchietto di polvere e marmo rotto come tutte le altre creature! Quei volgari paesani hanno pagato con la vita, il loro gesto! Compresa la tua cara sacerdotessa! –
Inuyasha contrasse il volto.
Gli dispiaceva che tutte quelle persone fossero morte, ma di certo non era un buon motivo che sua madre, ogni volta glielo doveva ricordare!
- Quindi mi spetterebbe almeno un grazie, per aver eretto una barriera che impedisce agli stranieri di entrare nel nostro bosco … ad eccezione delle giovani… -
- Ma questa barriera è una gabbia! Non possiamo nemmeno uscire noi! Anche provando ad attraversare il lago, ci ritroveremo al punto di partenza! –
La barriera oltre che impedire di fare entrare e uscire le persone, aveva anche un effetto illusorio… nessuno poteva allontanarsi, se la strega non eliminava il sortilegio… lo sventurato che ci provava, poteva camminar per giorni e poi, magicamente, ritrovarsi davanti al cottage, o dovunque la vecchia voleva che si ritrovasse.
Inuyasha aveva imparato a tenersi lontano dalla barriera, anche perché, non essendo visibile ai suoi occhi, percepiva di esservi entrato e di vedere un ambiente illusorio, poiché i suoi sensi di orientamento venivano a meno e la testa gli doleva terribilmente.
Non valeva la pena sentirci uno straccio, per poi rispuntare davanti casa sua.
L’unica via di fuga era un portale che sua madre poteva aprire, proprio sopra il livello d’acqua del lago.
- Purtroppo ci sono dei pro e dei contro… e il fatto che nessuno possa uscire è uno di quelli… Ma il fatto non è questo! Stavamo parlando del fatto che tu preferisci che io muoia, piuttosto che quella ragazza! –
- Tu hai vissuto abbastanza! Non ti bastano tutti i secoli che hai vissuto, madre? Nessun umano può vivere per l’eternità! Nemmeno un mezzo demone! Quindi adesso basta! Ognuno deve vivere la propria vita e non quella degli altri! –
- Ed è per questo che ti sei lasciata sfuggire Sango?? –
Lui si irrigidì.
Già Sango… prima o poi la verità sarebbe venuta a galla… e Kagome… sicuramente non l’avrebbe presa bene…
- Se il sacrificio fosse stata lei.. – esclamò Izayoi – a quest’ora la tua amata ragazza non rischierebbe la vita, caro! Se fossi stato più attento, tutto questo non sarebbe successo! –
Inuyasha osservò la lastra dove qualche anno fa c’era distesa la povera Sango.
 
Si ricordò di quando la vecchia, dopo aver avvelenato la giovane con il maleficio, la lasciò da sola in casa, mentre si accingeva a preparare il luogo del culto.
Ordinò al figlio di sorvegliarla, dagli alberi vicini casa e cosi lui fece.
Tuttavia Sango, non seppe come, probabilmente immaginò che si fosse alzata dal letto e fosse scesa in cantina, scoprì che Izayoi era una specie di strega.
L’unica cosa che vide Inuyasha, fu Sango, correre nel bosco, in una direzione imprecisa.
Quando però cadde rovinosamente in terra, scese dagli alberi e l’aiutò a rialzarsi, dopo l’iniziale stupore della giovane.
Era sconvolta e non voleva che lui la toccasse, nemmeno per aiutarla.
Tuttavia, dopo vari minuti, il mezzo demone la convinse che non le avrebbe fatto del male e che l’avrebbe aiutata a fuggire.
In realtà non seppe nemmeno il motivo per cui lo fece… con lei aveva scambiato si e no due parole, ma il buon senso gli diceva di disubbidire a sua madre e per una buona volta di fare di testa sua.
Le disse di correre al villaggio lì vicino, perché avrebbe aperto un portale sul lago, nonostante nemmeno lui sapesse come fare.
Sango si fidò di lui e dopo averlo ringraziato, corse in direzione del villaggio, ormai disabitato da anni.
Anche Inuyasha si precipitò al cottage, sperando di non incrociare sua madre, perché se avesse scoperto ciò che stava per fare, l’avrebbe ucciso.
Arrivato in cantina, non senza molte difficoltà, prese una delle due fiale azzurre che sua madre nascondeva sotto una mattonella e , seguendo le istruzioni del libro, che Izayoi utilizzava sempre per i suoi incantesimi, aprì il portale.
O meglio, pensò di aprirlo.
Perché Sango non vi arrivò mai e lui non scoprì il perché.
Si ricordò solo che alla fine di tutto questo, sua madre aveva scoperto Sango girovagare nel bosco e l’aveva catturata e lui era stato incenerito con lo sguardo dalla vecchia.
Senza contare che aveva sprecato una delle due fiale magiche che gli avrebbero consentito di fuggire…
Sempre che fosse riuscito a farlo funzionare quel maledetto portale…
Forse aveva pronunciato male qualche formula, oppure aveva mischiato male gli ingredienti… non lo seppe mai…
Ciò che però, non si seppe mai spiegare era perché al momento in cui sua madre trafisse il petto della giovane con il suo coltello d’argento, il suo aspetto non cambiò.
Rimase vecchia.
La gioventù di Sango, nonostante fosse morta, non scorse mai nelle vene di Izayoi.
Il sacrificio fu nullo e Inuyasha, al quale la vecchia addossò tutte le colpe, si sentì il vero colpevole di tutto ciò. Non confessò mai di aver cercato di farla sfuggire… nemmeno di aver rubato una delle fiale… mentì e basta, dicendo che era andato nel bosco a fare i cavoli sua, perché si annoiava a fissare il piccolo cottage.
Aveva fatto morire un innocente per nulla.
Ma sarebbe stata l’ultima volta… Kagome non avrebbe fatto la stessa fine…
 
- Lo so, se fossi stato di guardia tutto questo non sarebbe successo, ma ora non sono venuto per questo! Io non voglio che Kagome muoia! Sono serio… preferisco morire, piuttosto che vederla morire! – affermò lui, con lo sguardo serio, di chi non ammette discussioni.
 
Lei lo guardò di sottecchi, arrivando alla sola e possibile conclusione.
L’intenzione della vecchia era quella di convincere Kagome ad attraversare il lago assieme al figlio, per poi, una volta arrivati a riva, farli giungere nel luogo dove doveva avvenire il rito. Non le sarebbe costato il minimo sforzo: mentre la giovane si avviava verso quella che lei credeva l’altra sponda del lago, sarebbe andata ad attenderla nel luogo del rito in gloria…
Ma tutto il suo piano era svanito con la decisione del mezzo demone.
Lui non l’avrebbe aiutata…
Avrebbe dovuto fare tutto da sola.
‘ E cosi sia ’
 
Con passo stanco si sedette su un blocco di pietra e si passò una mano fra i capelli grigi.
Tirò un sospiro e guardò il figlio:
- Tu la ami veramente? –
- Si, farei di tutto per lei.. –
- Allora… non ho altro da fare… il rito non posso mica compierlo da sola… - sul volto del giovane comparve un sorriso. Finalmente sua madre aveva capito.
– Lo sai che se io aprirò un varco, tu non potrai più tornare indietro… -
- Ne sono consapevole… -
Izayoi guardò il pavimento di pietra, abbattuta.
- D’accordo… allora domani a mezzo giorno porta quella ragazza nel mio giardino botanico, vicino alle stalle… cosi potrò levarle il maleficio definitivamente… -
- Grazie madre! – le disse abbracciandola – speravo che avresti capito… -
La donna non ricambiò l’abbraccio, ma infondo Inuyasha poteva capirla… stava per andarsene, e lei ovviamente non ne era felice… ma Kagome si sarebbe salvata…
Si avviò verso il cottage, regalando un ultimo sorriso alla madre e pensando a cosa dire alla ragazza l’indomani, quando si sarebbe svegliata.
 
Izayoi fissò il punto in cui era scomparso il figlio.
‘ Mi dispiace… ‘
Sapeva, in cuor suo, che per colpa sua Inuyasha aveva sofferto parecchio.
‘ Mi dispiace tesoro… ‘
Continuava a pensare, mentre rifletteva alla supplica che le aveva appena riferito.
‘ … ma io ottengo sempre quello che voglio… ‘
Sorrise.
‘ … Sempre! ‘

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Capitolo 18
*** Sapere la verità ***


Le luci che entravano dalla finestra, la svegliarono troppo presto per i suoi gusti…
Come mai non aveva chiuso le tende la sera precedente??
Nascose il viso fra le coperte, per ricercare il sonno perduto, quando improvvisamente, si ricordò dove si trovava.
Scattò dal letto, sorpresa, guardandosi intorno per capire se quello che le era successo l’altra sera era stato un sogno oppure no…
‘ No… questa non è la mia camera… non è stato un sogno… ‘
Arrossì visibilmente mentre ripensava a Inuyasha che le passava quella minuscola spugnetta su tutto il corpo, facendo crescere in lei un senso di frustrazione e di eccitazione.
Per non parlare dei pettorali che aveva avuto la fortuna di vedere…
Un brivido la scosse.
- Buongiorno! – quella voce la fece sobbalzare.
- Oddio!! Inuyasha mi vuoi fare prendere un colpo!! – esclamò lei, fra la spaventata e la divertita.
Il mezzo demone la osservò sorridendo.
- Oh, scusa! Non ti credevo così fifona! – ma appena finì la frase fu preso in pieno da una cuscinata che gli aveva lanciato la ragazza.
- Ah-ah! Mai dare della fifona alla sottoscritta! –
Lui scansò il cuscino e si accomodò accanto a lei.
- E sentiamo, com’è che dovrei svegliarti allora? – le sussurrò piano, ammiccando un mezzo sorriso che gli dava un aria così tremendamente sexy.
Kagome, senza nemmeno pensarci, avvicinò le labbra a quelle di lui. Dopo aver fatto ciò, le sue guance si tinsero di rosso. Da quanto era così audace?
Il ragazzo, sorpreso dal quel semplice gesto, non rispose subito a quel bacio, ma quando la sentì mordergli delicatamente il labbro inferiore, non resistette più e affondò la lingua nella sua bocca dischiusa, che non attendeva altro che bearsi di lui. Mentre erano occupati a giocare con le proprie labbra, lui l’abbracciò, e lei si aggrappò alle sue muscolose spalle.
Tuttavia, mentre accarezzava la schiena della giovane, senza accorgersene, la mano era scesa un po’ più in giù, verso i fianchi. Aveva continuato quella dolce discesa, con il consenso silenzioso di lei, fino a quando non aveva toccato la pelle nuda e bollente della coscia.
Lei non indossava nulla sotto!
Questo flash sorprese entrambi, i quali si staccarono dal bacio paonazzi.
Inuyasha cominciò a grattarsi nervosamente la testa, mentre lei guardava dalla parte opposta.
- E’.. E’ meglio che mi vada a mettere qualcosa… -
- Uh? Ah, si, certo! – Si alzò in piedi – Vuoi che ti accompagni? –
Kagome provò ad alzarsi, e, con suo stupore, si accorse che non le doleva niente.
- No… non importa… ce la faccio da sola… -
Lo superò e si diresse alla porta.
- … Kagome? – la chiamò lui, girandosi in sua direzione.
- Si? –
- Io… ecco… ti aspetto giù in salotto! Ho una cosa importante da dirti… -
Lei annuì e chiuse la porta, lasciandolo solo a rimuginare sulle gambe lisce e lunghe della ragazza. Come avrebbe voluto accarezzarle fino allo sfinimento…
Scosse la testa per allontanare quei pensieri erotici dalla testa.
Andò in salotto e si preparò mentalmente sul discorso che avrebbe dovuto farle.
 
Come poteva dirle che sua madre era una strega? Di sicuro l’avrebbe preso per pazzo… No… partire da sua madre non era una buona idea! … Forse se le dicesse che è nato nel secolo del medioevo, ci crederebbe… però poi come spiegare che la madre è sempre viva?? Dovrebbe parlargli del sacrificio che ogni secolo compie sulle fanciulle e … No! Quello di sicuro non poteva essere l’inizio del discorso… E se le confessasse che si era innamorato di lei a prima vista?? … Bene! Quest’approccio potrebbe andare… ma dopo? Cosa le avrebbe detto? Era comunque al punto di partenza…
Si portò una mano alla faccia, come per riordinare le idee, ma quando se la tolse vide di fronte a sé la giovane, vestita con un vestitino celeste, con dei ricami bianchi proprio sotto il seno e all’estremità delle maniche, corto a metà coscia che lo fece andare in iperventilazione.
 
Ecco. Adesso il bel discorso era andato a farsi benedire.
 
- Sono pronta, ho fatto presto! Cos’è che dovevi dirmi?? – gli chiese, muovendo le ciglia lunghe e facendo gli occhioni da cerbiatta.
Il mezzo demone non riusciva a formulare una frase sensata, perché il suo sguardo non faceva che cadere sull’ampio scollo a V del vestito.
Deglutì silenziosamente, tuttavia, fortunatamente, l’attenzione della giovane venne catturata da qualcosa.
- Inuyasha! Guarda! Oggi è davvero una bella giornata non trovi?? – gli domandò sorridente lei – Perché non facciamo una passeggiata fuori, ti va? –
Lui, scosso dalle parole e dal suo viso angelico, annuì e si fece trasportare come un docile cagnolino all’uscita del cottage.
Era così spensierata. Vederla così felice gli placava l’animo. E sentire la piccola mano tenere la sua… lo faceva sentire in paradiso. Non riusciva ancora a capire come una singola persona potesse scatenare così tanti sentimenti in lui. Ma anche se non lo capiva, non importava… era contento lo stesso.
Aveva lei e ciò gli bastava.
 
Camminarono per diversi minuti, senza dire niente, solo beandosi della vicinanza reciproca che si scambiavano. Tuttavia, arrivati in una piccola radura, circondata da alberi fitti e alti, molto simili ad abeti, si fermarono.
Si sedettero ed ammirarono lo spettacolo naturale che avevano dinnanzi agli occhi: una distesa di prato, con mille fiori bianchi che si muovevano in maniera sincronizzata col vento.
Lì avrebbero potuto parlare indisturbati.
Non vi erano le statuette di folletti che avrebbero potuto spiarli e sua madre, forse, non conosceva nemmeno quel posto… Inuyasha ci andava sempre quando si sentiva solo… salvo questo giorno.
- Inuyasha, cosa volevi dirmi? –
Lui fece un sospirone e iniziò, stringendo la mano che ancora non aveva lasciato.
- Kagome… ho parlato con mia madre ieri sera… - disse quasi sotto voce.
Una volta che le avrebbe detto del sacrificio, ammesso che ci avrebbe creduto, vi avrebbe collegato quasi sicuramente la morte della sorella.
Come dirle che aveva posto il corpo senza vita di Sango in una tomba, con le sue mani?
Kagome era rimasta a fissarlo, aspettando che lui continuasse, ma poi, dopo aver aggrottato le sopracciglia, il suo viso diventò più cupo e ciò non le piacque neanche un po’.
- Inuyasha, Tutto bene? Mi devo preoccupare?? – gli disse, appoggiando la mano libera alla sua spalla.
Il giovane la guardò con intensità e, con uno scatto repentino, la tirò a sé, abbracciandola.
Lei sgranò gli occhi. Che cosa gli prendeva? Perché si comportava cosi?
- Kagome… io… … Stasera ci sarà quella famosa barca che ti farà tornare a casa… -
- Ma… è… è… fantastico! – esclamò lei senza pensarci, ma non udendo nessun suono da lui si allontanò dal suo petto e lo guardò dritto negli occhi.
- Inu… -
- No Kagome, va bene cosi… Hai la tua vita, devi andare… - gli erano costate care quelle parole. Anche se alla madre aveva chiarito che lui se ne sarebbe andato con lei, adesso non ne era più cosi sicuro… Si erano dichiarati, è vero, ma non poteva intromettersi nella sua vita, senza che lei glielo chiedesse.
Per non parlare dei sensi di colpa che lo corrodevano… rimanere in quel bosco maledetto, pensò con tristezza, forse era la giusta punizione che doveva sopportare per avere fatto quello che ha fatto… gli importava solo che almeno Kagome se ne andasse da quell’inferno.
- Inuyasha… posso rimanere ancora un altro po’, se vuoi… Devo sempre cercare degli indizi sulla morte di mia sorella… -
L’hanyou non ce la fece più a sostenere lo sguardo e abbassò gli occhi, abbattuto.
Kagome gli accarezzò la guancia.
- Ehi… guarda che tornerò a trovarti! Te lo prometto –
- Sarà difficile trovarmi di nuovo… -
- Perché? –
- Perché… perché si Kagome! Sarebbe come cercare un ago nel pagliaio! Non puoi trovare la stessa cosa due volte… - non voleva che ritornasse lì. Non doveva più mettere piede lì.
La fanciulla spostò il suo sguardo sul ampio prato fiorito che avevano di fronte a loro. Era rasserenante quel posto, in un certo aspetto. L’unico rumore che si sentiva era il frusciare di un ruscello in lontananza. Gli alberi fitti sembravano voler nascondere quel piccolo angolo paradisiaco all’intero mondo…
Si sentiva al sicuro.
Ma non era il paesaggio a renderla tale… era lui.
Solo fra le sue braccia si sentiva protetta e sapere di dover andare via le lacerava l’anima. Come se dovesse lasciare in quel bosco un pezzo di sé.
Sorrise dolcemente al mezzo demone che la guardava curioso e allo stesso tempo in tensione per sapere il motivo di quel gesto.
L’amava, non aveva più dubbi, e quindi sapeva cosa avrebbe dovuto fare.
Aveva fatto la sua scelta.
 
- Inuyasha vieni via con me –
Lui sgranò gli occhi. Aveva capito male?
- Voglio che tu venga con me… -
- Kagome io… -
- Vuoi rimanere qui? – domandò lei e lui scosse energicamente la testa in segno di negazione.
- No! Io ho sempre odiato questa foresta… -
- Allora è per tua madre che resti? –
Fece un sospiro. Se non fosse per quella stupida barriera se ne sarebbe già andato.
- In parte si, ma non è lei che mi preoccupa poi così tanto… lei sa badare a se stessa, più di quanto tu creda! Il problema è un altro… -
La ragazza inarcò un sopracciglio curiosa
- Quale? –
- Non verrò mai accettato nel tuo mondo… ho paura di non farcela Kagome… - ammise lui con una nota di amarezza.
- Ce la farai sicuramente! E poi… non sarai solo… ci sarò io con te… -
Inuyasha chiuse gli occhi, avvicinando la sua fronte a quella di lei.
- Stare al fianco di un mezzo demone non ti farà fare una vita semplice… -
- Non mi importa… Stare con te è dove voglio stare –
In quel momento aprì gli occhi e il color cioccolato dei suoi occhi parve confondersi con l’oro colato dei suoi.
Finalmente gli era stata donata una vera vita. Una vita al fianco di Kagome.
La baciò con una dolcezza infinita, come per volerla ringraziare di tutto quello che aveva fatto per lui e per quello che avrebbe fatto.
Kagome si sentiva in paradiso. La scelta che aveva fatto era quella giusta, ne era certa! Di sicuro Koga non l’avrebbe presa molto bene, visto che era stato sempre un po’ geloso di tutti i suoi amici, ma prima o poi anche lui avrebbe capito quanto amava quel mezzo demone. E poi lui aveva Ayame, non sarebbe rimasto solo!
La lingua ruvida di lui la riportò alla realtà. Quanto adorava quando faceva così. Si sentiva piena di lui. Incrociò le dita della mano dietro il suo collo e con il pollice gli accarezzava la guancia.
Inuyasha, dopo vari minuti, per mancanza di ossigeno, spezzò il bacio, pur rimanendo vicino alle sue labbra. Respirava affannosamente, e Kagome ne approfittò per baciarlo un’altra volta, inserendo quasi subito la lingua nella bocca di lui. Era tremendamente eccitante poter toccare con la sua lingua, le zanne appuntite di lui. Anche lui, però non era da meno. Dopo l’iniziale sorpresa, cominciò a giocare e a succhiare avidamente la lingua di lei, facendo così crescere l’eccitazione fra le sue gambe.
Quando capì di essere arrivato al limite, ruppe quel bacio, che si stava facendo sempre più passionale, e la guardò negli occhi.
Dio quanto la desiderava.
La voleva fare sua in quel preciso momento.
- Kagome… - sussurrò con voce roca dalla situazione. Lei intuendo le sue intenzioni, gli fece una promessa.
- Starò per sempre al tuo fianco Inuyasha… Per sempre! –
- Per sempre? – ripeté lui al massimo della gioia
- Per sempre… - concluse lei con un sussurro, prima di riaffondare nella labbra calde di lui.
Il bacio era pura passione.
 

Adesso che aveva detto che sarebbe stata per sempre sua, non aveva più nessune inibizioni a fermarlo.
La sdraiò delicatamente sul prato e lei lo lasciò fare. La baciò di nuovo e poi, lasciando una scia di baci, arrivò all’orecchio, dove le sussurrò un “Per sempre”, facendo sciogliere la fanciulla. Con le mani le accarezzava le braccia, il viso, e la pancia.
Ogni volta che la guardava, lei lo rassicurava, sorridendogli, invogliandolo ad andare avanti.
Che voleva di più.
La ribaciò più volte su tutto il viso: bocca, naso, occhi, guance… per coi ricadere in quell’incavo così dolce che sembrava essere fatto così solo per essere baciato.
Delicatamente, senza perdere un briciolo di passione che ardeva nei suoi confronti, la spogliò, non senza una nota di imbarazzo.
Ma con Kagome, tutto sembrava giusto, perfetto.
Dopo essersi scambiati vari efusioni, entrò dentro di lei, e iniziò quell'antica danza antica come il tempo.
Lei sorrideva felice e lui non perdeva occasione di rispondere a quel sorriso così dolce e la sommergeva di baci, mentre i loro gemiti diventavano più forti.
I loro bacini ormai si muovevano velocissimi e sincronizzati, ed entrambi non riuscivano più a controllare le urla di piacere. Dopo un tempo indefinito, vennero entrambi. Prima lei, che urlò il suo nome, abbracciandolo in maniera quasi convulsiva e poi lui, che all’ultima spinta, marchiò la spalla della sua compagna con i denti, per poi venire dentro di lei.
Adesso era sua.
Sua soltanto.
E nessuno gliel’avrebbe portata via.


Stettero molti altri minuti a coccolarsi a vicenda, baciandosi e accarezzandosi su quel prato fiorito che li aveva resi più uniti che mai, ma all’avvicinarsi del mezzogiorno, furono costretti a fermarsi e a rimandare quelle tenere fusioni.
- Perché tua madre vuole vederci al suo giardino botanico? – chiese lei mentre si rimetteva il vestito.
- Perché… Capirai quando la vedrai… è difficile spiegartelo a parole, non so se tu ci crederai o no… L’unica cosa che devi sapere è che l’ho convinta a farci andare via… dopo che l’avremo incontrata, potremo andarcene da qui e stare per sempre insieme! –
Lei si avvicinò e gli sorrise quasi divertita
- Per sempre? – ricordando la promessa di prima
- Per sempre… - ripeté lui, al massimo della felicità, prima di baciarla dolcemente sulle labbra.
Sicuramente, dopo aver visto sua madre usare la magia per toglierle il maleficio, sarebbe stato più facile credere. Non l’avrebbe preso per matto o chissà che… e poi… riguardo a Sango… per quello c’era tempo… avrebbe agito con cautela, le avrebbe detto tutta la verità, su tutto, ma avrebbe progredito per gradi. Sarebbe stato meno doloroso per lei.
Le baciò la fronte e lei, non sapendo dei malinconici pensieri che lo affliggevano, sorrise inconsapevole.
Le prese la mano e la condusse al giardino.
Però, stranamente, sua madre non era ancora arrivata. Che fossero in anticipo?
Poi sentì il suo odore.
- Madre? –
- Eccomi caro… - disse la vecchia, spuntando da dietro un cespuglio di rose.
- Buongiorno signora Izayoi, voleva vedermi? Che cosa voleva dirmi? – le chiese Kagome cordialmente.
Izayoi non la degnò nemmeno di uno sguardo e rivolse le sue attenzioni al figlio.
- Ottimo lavoro figlio mio, sapevo che non mi avresti delusa… -
Inuyasha non capì a cosa si riferisse e la guardò confuso. Perché aveva un brutto presentimento?
La madre guardò le mani dei due, ancora intrecciate e fece una smorfia di disappunto.
- Eppure mi sembrava di essere stato chiaro Inuyasha… era meglio che tu non ti fossi affezionato alle persone già morte… in questo caso… mi rendi tutto più difficile… -
Il mezzo demone sudò freddo.
Era tutto una trappola.
Sua madre non aveva mai accettato che loro se ne andassero.
- I…Inu-chan… di cosa sta parlando? – chiese preoccupata. Persone morte? Che cosa stava dicendo?? Era lei “una persona morta”??
Si allontanò dal giovane e gli lasciò la mano, fissando madre e figlio terrorizzata.
- Che cos’è questa storia? –
- Oh cara, è semplice… ho bisogno di te per ritornare ad essere quella di una volta… bella, aggraziata, senza rughe, senza dolori fisici… -
- … Giovane… - concluse Kagome in un sussurro. Pronunciò quella parole senza nemmeno pensare al significato di quella parola, e a cosa la collegasse a lei. Poi, come un fulmine a ciel sereno, intuì le intenzioni della vecchia e in un primo momento, non volle crederci.
- No… no! Signora… lei ha bisogno di qualcuno che l’aiuti… stare tutti questi anni nel bosco possono fare diventare matti chiunque! –
La strega rise malignamente, appoggiandosi ad un vaso d’argilla lì vicino.
- Ah ah… No cara! Qui ti sbagli… non sono affatto pazza!! E poi… per quanto riguarda all’aiuto… ce l’ho già! … Non è vero, figlio mio? –
La giovane guardò il mezzo demone, sperando che da un momento all’altro Inuyasha avrebbe riso di fronte alle menzogne della madre o che comunque l’avrebbe cercata di fare ragionare… ma, al contrario, rimase in silenzio, guardando prima lei e poi il pavimento.
Indietreggiò maggiormente.
A quel punto lui le si avvicinò
- Aspetta Kagome… posso spiegarti… -  ma appena le toccò il braccio, lei si scansò dalla sua presa, infuriata.
Era arrabbiata, si, ma soprattutto con sé stessa. Come aveva potuto donarsi, così completamente ad uno sconosciuto??
Sentì gli occhi inumidirsi e cacciò indietro le lacrime.
Izayoi sorrise a quella scena.
- No lascia stare tesoro… spiego tutto io a Kagome… -
- Avevi promesso che ci avresti lasciato andare! – sbottò furioso lui, mostrando i denti e stringendo i pugni. Per colpa sua stava perdendo la persona più cara che avesse mai avuto.
- Ma tesoro! Come potevo lasciarvi andare?? Tu mi servi per finire il sacrificio, e la ragazza è il sacrificio stesso! Mi spieghi come posso lasciarvi andare?? Dai caro… non mi va di litigare ancora… -
Il mezzo demone ringhiò, frustato per la situazione, e Kagome ne approfittò per cercare di scappare. Non sapeva se la questione del sacrificio era vero o no, ma non voleva stare un minuto di più lì con loro.
Quando la vecchia la vide, rise di gusto.
- Eh no cara! Tu non vai da nessuna parte! – e alzando la mano destra, la povera ragazza fu avvolta da una moltitudine di filamenti verdi, che si muovevano da soli, imprigionandola in una sorta di gabbia floreale.
Inuyasha tentò di avvicinarsi a lei, per liberarla, ma anche lui venne bloccato. Solo allora Kagome si rese conto che quei filamenti, erano delle semplici piante. Le stesse che avevano invaso il motore della sua macchina.
- Eri stata tu… - mormorò sottovoce la giovane
- Parla più forte non ti sento! Odio le persone che biascicano le parole! – ordinò lei seria.
- Eri stata tu!! Se la mia macchina non partiva… era colpa tua!! –
- Certo cara… e chi sennò? Tuttavia, anche se non avessi rotto la tua macchina e fatto crollare quella galleria dalla quale sei arrivata, tu non saresti mai riuscita a scappare! C’è una barriera ai confini di questa foresta e se avessi cercato di attraversarla, saresti rifinita di nuovo tra le mie braccia! Ovviamente avrebbe destato troppi dubbi nella tua piccola testolina… cosi ho preferito farti credere che non potevi andartene via per motivi… come dire… più realistici no? –
La donna si avvicinò alla gabbia nella quale era stata imprigionata.
- Ho provato di persona, che effettuare questo rituale su una fanciulla contraria al sacrificio è controproducente! Ringiovanisco solo di pochi anni, invece che ritornare un’affascinante giovincella… -
- Beh, allora neanche stavolta lo ritornerete! Io non sono affatto favorevole a farmi ammazzare! –
- E invece ritornerò giovane e bella, perché l’importante era che tu non lo fossi, quando ti ho gettato quel maleficio ieri l’altro notte! Adesso che però il segno nero dal petto è scomparso, puoi essere contenta o disperata, non mi importa! Io ritornerò giovane, e tu mi aiuterai a farlo! –
- Basta!! – ringhiò Inuyasha da dietro di lei, ancora bloccato dalle piante – Lasciala andare! Non ti permetterò di farle del male!! – Non l’avrebbe aiutata mai più in quei crudeli sacrifici! Sarebbe morto piuttosto!
- Ma davvero? Guarda che tutto questo non sarebbe mai successo se tu avessi fatto quello che ti avevo detto di fare con Sango! –
A quel nome perse un battito.
Sango? Che ci incastrava ora sua sorella??
Inuyasha osservò Kagome cambiare espressione e si sentì morire. Non avrebbe dovuto saperlo così. Non se lo meritava.
- Kagome… -
La vecchia guardò in sua direzione e vedendola sorpresa, fece un breve risolino.
- Ahhh!! Ma tu non sai ancora niente!! – Si rigirò verso il figlio – Inuyasha, ma quando avevi intenzione di dirglielo?? Pensavo che eravate abbastanza affiatati… -
- Che cosa c’entra mia sorella??? – urlò lei con gli occhi lucidi. Era stata fregata. In tutti i modi possibili.
- Allora… ti do una notizia buona e una cattiva… quella buona, è che avevi ragione sulla sua morte e quella cattiva è che sono stata io ad ucciderla… o meglio… - disse con un sorriso maligno - … noi! –
Kagome guardò truce l’uomo che pensava di amare. Ora provava solo disgusto nei suoi confronti.
- No Kagome! Non è come credi!! Io ho cercato… - ma la madre non lo fece parlare
- Diciamo che avevo bisogno di ringiovanire e tua sorella calzava a pennello. Purtroppo, però, la sua morte non mi ha affatto ridato una nuova vita! Le rughe sono rimaste, come i capelli bianchi… Quindi, tua sorella non mi è servita a nulla in poche parole… -
Un moto di rabbia la invase. Non aveva odiato mai nessuno prima ad ora, ma in quel preciso istante l’avrebbe volentieri strangolata. Come osava parlare così di Sango??
- Dov’è!!! DIMMI DOV’E’!! –
La donna puntò l’indice verso suo figlio.
- Chiedi a lui… -
Inuyasha si sentì in trappola e i sensi di colpa non erano niente in confronto alle occhiate di puro odio che le stava lanciando la sua amata.
Pensò a come dirle che aveva sotterrato sua sorella con le sue mani, in maniera meno dolorosa possibile, ma la voce di sua madre lo bloccò ancora, e un senso di irritazione lo travolse.
Non gli importava di quanto lo stava deridendo e umiliando sua madre, quello che non sopportava era far soffrire la sua Kagome.
E sua madre l’aveva fatto andare lì, unicamente per questo.
- Okkey, ormai ti dico tutto io… io l’ho uccisa, grazie a lui… - si sbrigò a sottolineare – e poi lui l’ha messa nella tomba… Come fa di solito con tutti i corpi dei sacrifici… devi arrenderti cara… -
Si avvicinò alla gabbia, con un mezzo sorriso sulle labbra.
- Hai perso… ma guarda il lato positivo… ti potrai congiungere con tua sorella dopotutto! –
Poi guardò il figlio ancora legato.
- Adesso che ti sei divertito con il mio sacrificio, potresti anche mettere la testa a posto e fare il tuo dovere, razza di ingrato! Non importa più che reciti la parte del buono… -
‘ Divertito?? Recitare?? ‘ I sentimenti che provava per lei erano veri, e lei lo sapeva bene! Perché gli stava facendo tutto questo??
Osservò Kagome che si era imposta di non guardarlo più. Si sentiva umiliata e tradita. Per tutto il tempo aveva vissuto in una farsa… compreso Inuyasha.
- Ah, e visto che siamo in vena di confessioni… io ho solo un figlio. Ryo e Inuyasha sono la stessa persona. –
Lei non alzò nemmeno il capo. Non aveva nemmeno più la forza di ribattere. Aveva perso, aveva ragione. Aveva perso tutto… e l’amore non era l’eccezione.
La strega soddisfatta, capì che ormai non valeva più la pena di infierire e si rivolse al mezzo demone.
- Tutto sommato… ben lavoro, figlio mio – e schioccando le dita lo liberò dalle piante, ma lui non si mosse. Rimase a terra. E lei sorrise, perché alla fine, aveva rotto perfino il legame che teneva uniti quei due. Adesso che l’aveva fatto passare da bugiardo, difficilmente Kagome si sarebbe fidata di lui.
Se ne andò, lasciando i due da soli, compiaciuta del suo operato.
 
Nessuno dei due aveva aperto bocca.
Lui perché non sapeva da dove cominciare e lei perché non aveva la minima intenzione di parlare.
Inuyasha guardava afflitto la gabbia in cui si trovava la sua donna, sperando, con tutto se stesso che prima o poi l’avrebbe perdonato, che avrebbe capito che dietro a tutto questo c’era solo sua madre e lui era solo una marionetta, usata solo per i suoi scopi, ma più passava il tempo, più le speranze svanivano.
Aveva paura che l’avesse persa per sempre, ma si rifiutava di crederci.
Si alzò e aprì un varcò fra le grate, tagliando qualche filamento, ma quando si avvicinò, lei gli urlò di non avvicinarsi.
L’hanyou si bloccò e le piante si intrecciarono di nuovo per creare le grate spezzate dal mezzo demone.
- Kagome devi credermi io… -
- NO! –
- Kagome… -
- NO! – e quando alzò il viso, vide le sue lacrime e si sentì uno schifo. Come potevano essere arrivati a quel punto??
- Ti prego devi… -
- BASTA!! Vattene da qui!! – gli gridò, mentre copiose lacrime le rigavano il viso. – LASCIAMI IN PACE! –
Lui si aggrappò alle grate, come per sorreggersi. La stava perdendo. Lei non voleva più averlo vicino e lui ne stava morendo.
- NO! Kagome bisogna fugg… -
- BASTA!! BASTA!! Non voglio sentire più una parola da te!!! Mi hai preso in giro tutto questo tempo!! Io mi sono fidata di te!! – le gridava in preda ai singhiozzi – e tu mi hai solo usato!! –
- No Kagome!! Io non ti ho mai usat… -
- Non mi importa più di niente ora!! Voglio solo che tu te ne vada! Non voglio più vederti!! Ti odio!! Ti odio, hai capito??? TI ODIO! VATTENE!! –
Nascose di nuovo il volto dietro le ginocchia e continuò a piangere, mentre Inuyasha era rimasto scioccato a sentire quelle parole.
Il silenzio di poco fa era un avvertimento, ma lui ostinatamente, credeva che se lo avesse ascoltato, gli avrebbe creduto, e invece aveva sentito l’ultima cosa che si voleva sentire dire.
Lei l‘odiava.
Quella notte sarebbe morta e lui con lei. Non poteva vivere senza Kagome.
Chiuse gli occhi e se ne andò, senza una meta da seguire, mentre, per la prima volta in vita sua, piangeva.

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Capitolo 19
*** Per sempre ***


Camminava da diversi minuti senza rendersi conto di dove si trovava.
Non poteva finire tutto cosi.
Non adesso che aveva trovato una ragazza bella e buona come Kagome che lo aveva accettato per come era, un mezzo demone, e lo aveva amato.
 
Si fermò di botto.
Strinse i pugni e ringhiò deciso.
Doveva tentare il tutto per tutto.
Non poteva perderla.
Parlare con sua madre non sarebbe servito a nulla.
Avrebbe giocato l’ultima carta.
Sperando che almeno stavolta, avrebbe funzionato.
 
 
 
Le lacrime non accennavano a fermarsi.
Tremava, ma non per il freddo, per la sua rabbia e per la delusione che gli aveva inferto il suo hanyou. L’aveva amato, l’aveva consolato quando nessuno l’aveva mai fatto, gli aveva donato anima e corpo e lui… l’aveva sempre ingannata.
Usata.
Questa era la parola adatta.
Perché non si sarebbe dovuto un po’ divertire con il “giocattolino” della mamma prima che questo venisse buttato via?
Strinse le gambe al petto, singhiozzando più forte. Era stata davvero cosi cieca??
E sua sorella? Era capitato lo stesso destino??
- MALEDIZIONE!! – urlò, sbattendo un pugno a terra
- Maledizione, MALEDIZIONE!! – continuando a picchiare le nocche ormai sporche di terra sul terreno.
 
- Miao –
Kagome spalancò gli occhi e alzò la testa, ritrovandosi davanti il piccolo micio a due code, seduto dietro le sbarre, che la guardava incuriosito.
Curvò un angolo della bocca simulando un sorriso:
- Sei tu… se adesso ti trasformassi in un mostro o che so altro, non mi stupirei nemmeno un po’… oggi sembra che tutto vada per il verso sbagliato… è tutto sbagliato! – concluse prima di rinascondere il volto dietro le gambe.
Il gattino, dopo aver ascoltato il bizzarro ragionamento della ragazza, oltrepassò le grate e si accoccolò vicino a lei, facendole le fusa e facendole capire che almeno lui, era dalla sua parte.
Lei posò gli occhi rossi sull’animale e po’ rincuorata, cominciò ad accarezzarlo sulla testa.
‘Almeno se morirò, non sarò da sola…’ riflesse amaramente lei, pensando che quella era la sola consolazione che poteva avere in quel momento.
Successivamente, il piccoletto si alzò e si avvicinò alle grate e le superò, facendo segno di seguirlo.
- Non posso venire con te stavolta.. mi dispiace.. –
Il micio iniziò a mordere le grate verdi con determinazione, ma era troppo lento e non riusciva a finire di rompere una grata che quell’altra si era già riformata.
Kagome sorrise di fronte alla fermezza del gatto, ma la speranza di andarsene da lì non era ancora emersa in lei. Ormai si sentiva vuota, senza scopi da realizzare, perché il suo grande amore, in un attimo, glieli aveva fatti scomparire tutti.
 
Fu allora che sentì la sua voce.
- Kagome!!! –
Lei scattò in piedi, livida di rabbia, stringendo i pugni mentre vedeva arrivare il giovane da lontano.
Il micio invece si era messo in posizione di difesa, soffiando verso di lui.
Appena si trovò a due passi dalla prigione parlò:
- Non c’è tempo da perdere! Adesso… -
- Tu cosa?? Mi vuoi portare più velocemente possibile da tua madre?? Questa prigione è troppo bella per i suoi gusti?? –
- No stupida! Io… -
- STUPIDA?? Hai anche il coraggio di chiamarmi “stupida”?? Lasciami in pace!! Non voglio avere niente a che fare con un verme come te!! –
- E invece mi ascolterai! Potrai anche non perdonarmi per averti tenuto nascosto tutto, ma tu adesso devi uscire di qui! Perché se non te ne vai da questo luogo maledetto finirai per… -
- …fare la stessa fine di mia sorella??? – calde lacrime erano ricominciate a scendere.
Inuyasha aveva fatto un passo indietro, abbassando le orecchie.
- Come! Come hai potuto farmi una cosa del genere!! Io le volevo bene! E tu… tu… L’HAI AMMAZZATA!! –
- IO NON… io non l’ho uccisa Kagome!! E’ quello che cercavo di dirti! Ho provato a fare fuggire pure lei… ma … qualcosa non ha funzionato… quando sono arrivato era troppo tardi! Ormai Sango era sotto le grinfie di mia madre! Non potevo fare più nulla… -
- Potevi ribellarti invece!! Non sei abbastanza uomo da dire di no alla mammina?? –
Questa frase colpì l’orgoglio del ragazzo, ma ingoiò pesante e andò avanti. Non era nelle condizioni di fare il permaloso adesso.
- Pensi che sia cosi semplice?? Pensi che sia cosi semplice fare morire tua madre, solo perché non avevi più voglia di fare quello che lei voleva!? Lo sai Kagome? Io c’ho provato! E anche più volte! Ma ogni volta che lo facevo, lei mi accusava che io la volevo vedere morta, perché se me ne andavo era questa la sua fine! E continuava a raccontarmi tutte quelle cattiverie sui mezzi demoni facendomi credere che se fossi andato via da questo bosco non ci sarebbe stato nulla per me… solo odio e disgusto nei miei confronti… Solo con te ho scoperto che erano tutte menzogne quelle che mia madre mi diceva! Ecco perché sono qui!! Metterò la parola fine su questa faccenda, ma per fare ciò, ho bisogno che tu scappi da qui! Se non te ne vai, morirai Kagome… e io non potrei sopportarlo! Preferirei mille volte morire al tuo posto, piuttosto che vederti morire! –
Nei suoi occhi c’era determinazione e anche lei se ne accorse. Aveva paura a fidarsi di nuovo di lui, d soffrire di nuovo. Ma di fronte a quelle gemme d’oro colato, l’odio che provava in fondo al cuore cominciò lentamente a svanire.
Il gattino drizzò le orecchie e scodinzolò felice, per poi ritornare a mordere quelle odiose grate.
Inuyasha se ne accorse e per aiutare l’animaletto, tese gli artigli e tagliò i filamenti, permettendo alla giovane di uscire.
Quando incrociò il suo sguardo, le sorrise, felice che gli aveva creduto, ma lei guardò da tutt’altra parte in maniera arrabbiata, facendogli capire che non l’aveva ancora del tutto perdonato.
Abbassò le orecchie, come un cane bastonato, ma sotto sotto, la poteva capire…
Sospirò per allontanare quel pensiero e la sua attenzione cadde sull’esserino che gironzolava fra i suoi piedi.
Strano… non ricordava di aver mai visto quel gatto…
Il micetto si fiondò tra le gambe di Kagome, emettendo dei mugolii e battendo qualche volta il suo musetto contro le gambe di lei.
- Vuoi che ti segua anche stavolta? – chiese non molto sorpresa lei.
Come se avesse capito, annuì impercettibilmente e corse verso il bosco. La fanciulla fece qualche passo in sua direzione, ma l’hanyou la prese per un braccio bloccandola.
- Aspetta Kagome! Che stai facendo??? Ho aperto un portale sul lago! E’ l’ultima possibilità che hai di fuggire! Non fare sciocchezze!! –
La ragazza guardò prima lui, e poi la sua mano che la teneva ferma.
Adesso le dava anche ordini?
Strattonò il braccio, per liberarsi dalla sua presa e gli diede le spalle.
- Di sicuro, dopo quello che è successo, mi fido più di quel gatto che di te! Per lo meno non mi ha ancora tradito LUI! –
Inuyasha rimase a bocca aperta, mentre la vedeva correre dietro quella creatura a quattro zampe. Preferiva quella palla di peli a lui???
- EIIII!!! KAGOME!!!!! – ma la giovane non si girò nemmeno.
‘ Tsè! Quella stupida non mi considera neanche!! ‘
Guardò in direzione del villaggio e poi verso il punto in cui era scomparsa la ragazza. E pensare che aveva utilizzato di nascosto l’ultima fiala indispensabile per aprire il portale sul lago! Non sapeva se poi si fosse veramente aperto, ma valeva comunque tentare! … ‘ E quella sciocca preferisce inseguire il micio!! ’ pensò scocciato lui, mentre stava correndo verso la sua donna.
 
Quando la raggiunse, provò a convincerla a tornare in dietro, che non c’era tempo per quelle cavolate, ma ogni volta lei lo inceneriva con lo sguardo, facendolo sudare freddo, finché non si arrese e si limito a seguire silenzioso anche lui, il gatto a due code.
Impegnato cosi com’era a convincere Kagome ad andare al vecchio villaggio, non si accorse nemmeno di dove quell’animaletto li stesse conducendo.
Quel luogo gli faceva male.
Evitava sempre quel luogo, salvo alcune eccezioni che stabiliva sua madre.
Era una macchia indelebile di tutti i suoi sbagli, di tutte le sue paure.
Era il luogo in cui riposavano i corpi senza vita delle giovani vittime del rito.
La prossima tomba che avrebbe dovuto scavare per la donna che lui amava.
Si fermò, osservando le lastre ormai non più bianche e corrose dal tempo. Poi spostò lo sguardo su Kagome, aspettando che anche lei capisse di che posto si trattasse e il suo intuito non tardò ad arrivare. La vide sgranare gli occhi e tremare, mentre sul volto si dipingeva una maschera di dolore e di paura.
- Kagome… - ma lei sembrò non averlo nemmeno ascoltato.
Inuyasha si piazzò davanti a lei, mettendo le sue mani sulle sue spalle, spronandola.
- Kagome… Lo so che è difficile… ma dobbiamo… -
- Dov’è??? – esclamò lei, come risvegliatasi dallo stato di trance in cui era caduta. - Dov’è??? –
- E’ passato tanti anni!! Il suo corpo non è più quello di una volta!! Non farti ancora più male! –
- Ti ho chiesto dove hai messo il corpo di mia sorella!! – gridò forte lei, come se la frustazione di prima fosse riemersa tutta d’un botto.
Lui abbassò lo sguardo e prima che potesse dire qualcosa, il gattino miagolò, attirando l’attenzione di tutti e due.
Kagome corse verso la lapide sulle quale si trovava l’animale, mentre l’hanyou rimase in un primo momento sconcertato, seguendola a ruota camminando.
La fanciulla provò a cercare qualche scritta sulla tomba, in modo da identificarla, ma quella lastra non aveva nessuna particolarità rispetto a quelle altre.
Si assomigliavano tutte.
I corpi delle vittime erano tutti uguali, non avevano nessun valore per Izayoi.
Un moto di rabbia la pervase:
- E’ questa la tomba di mia sorella?? –
Lui non rispose
- E’ qui dentro Sango si o no??? –
- Ecco… si… - balbettò lui. Sembrava che il gatto sapesse dove si trovava Sango. Possibile?
Kagome iniziò a spingere con tutte le sue forze il coperchio della bara, ma nonostante ci stesse mettendo l’anima, non ci riuscì. Era troppo pesante.
Si inginocchiò ai piedi della lapide, con gli occhi lucidi per non essere riuscita a spostarlo nemmeno di un centimetro.
Non era buona a nulla. Era un disastro in tutto.
Ma mentre la sua autostima stava calando verticalmente, sentì un rumore basso e profondo. Come se qualcosa di pesante si stesse spostando.
E così era.
Inuyasha, sentendo grazie al suo olfatto sopraffino l’odore delle sue lacrime, si era messo al suo fianco e l’aveva aiutata. Forse un umana non poteva spostare una lastra del genere, ma un mezzo demone si!
Si alzò stupita, e in cuor suo contenta, mentre vedeva l’hanyou spingere anche se con fatica l’enorme coperchio della tomba. Anche se sua madre aveva detto tutte quelle cattiverie, forse, non tutte erano vere… che l’Inuyasha che amava fosse il VERO Inuyasha? E non l’uomo senza scrupoli che le aveva dipinto la vecchia poco fa?
Ma i suoi pensieri furono bruscamente interrotti dal rumore della lastra caduta sul terreno.
Adesso la tomba era completamente aperta, ma solo Inuyasha che era più vicino, poteva vedere il fondo di questa.
Stava trattenendo il respiro, dalla tensione di ritrovare i resti della sorella. Si stava preparando psicologicamente a vedere il corpo putrefatto di Sango, quando l’espressione del mezzo demone la spiazzò.
Aveva gli occhi spalancati, come qualcuno che aveva appena visto qualcosa che non doveva vedere. Ma non vi era nessuna nota di disgusto in quello che guardava, e questo non era normale… che cosa c’era che non andava??
Deglutì sonoramente e si avvicinò a lui. Quando però vide ciò che stava fissando il ragazzo, soffocò un urlo con la mano.
 
No. Non era possibile! Quella… quella… non può essere Sango!, si ripetevano entrambi.
Ma eppure era così, perché nonostante non scorresse nessuna nota di vitalità in lei, dentro la tomba vi era il corpo perfetto e giovane di Sango.
 
Nemmeno Inuyasha parve capirci qualcosa. Il viso della giovane era bianco, cadaverico… e il suo cuore non batteva più… ma allora perché il suo corpo era ancora intatto?? Perfino i demoni dopo qualche mese si decomponevano… perché lei no??
Poi ripensò al rituale, in cui sua madre non era riuscita a diventare giovane. Forse aveva a che fare con tutto questo??
Kagome toccò tremante un braccio della sorella, ritirandolo subito non appena costatò che fosse ghiaccio come il marmo.
- Inu… cosa… cosa… -
- Non lo so… - ammise lui, continuando a studiare incredulo la ragazza.
Intanto il micio a due code con un balzo atterrò ad un lato del sarcofago, chiamando i due con un miagolio. Li osservò incuriosito e poi scodinzolò la coda, prima di tuffarsi dentro la tomba.
Inuyasha e Kagome non avevano emesso ancora una sillaba durante tutto quel tempo, ma appena una luce bianca intensissima circondò il corpo di Sango, si allontanarono da lì, cadendo rovinosamente a terra.
Il ragazzo strinse forte a sé la giovane fra le sue braccia, in modo da proteggerla in caso di qualsiasi pericolo, non sapendo cosa sarebbe uscito da quella bara dopo.
Non appena la luce affievolì, saltò fuori il tenero micino che scodinzolava felice, però non più concreto, reale, come lo era prima, ma sotto forma di spirito, che mano a mano che si allontanava, sbiadiva, fino a scomparire, come per diventare un tutt’uno con la foresta. Poi fu il turno di qualcun altro di uscire, ma quando ciò avvenne, entrambi non potevano credere ai propri occhi.
Davanti a loro, più viva che mai, c’era Sango.
 
Kagome, rimase a bocca aperta per un po’, facendo ridere la sorella.
- Oh andiamo Kagome! In questi giorni ne dovresti aver viste di peggiori o sbaglio?? –
La giovane, inizialmente sbigottita, si lanciò fra le braccia della sorella, che nel frattempo che lei si riprendesse dallo shock, era uscita completamente dalla tomba di marmo.
L’hanyou osservò le due sorelle abbracciarsi e il suo animo si placò un poco. Finalmente, dopo tante lacrime, aveva rivisto il sorriso della sua Kagome.
Sorrise, e Sango sembrò accorgersene.
Ruppe l’abbraccio e si avviò verso Inuyasha, che aveva fatto un passo indietro istintivamente, credendo che adesso si sarebbe dovuto sorbire pure le accuse di Sango per quello che aveva fatto a Kagome.
Ma con sua sorpresa, abbracciò anche lui, sotto lo sguardo stupito di Kagome, che osservava divertita le guance dell’hanyou tingersi di rosso per quel contatto improvviso.
- Grazie per tutto quello che hai fatto… so che hai provato ad aiutarmi, e che non ci sei riuscito, ma l’importante è che tu ci abbia provato… -
Kagome increspò le sopracciglia. Allora era vero quello che le aveva detto!
Lui non rispose all’abbraccio ma si limitò ad annuire nervosamente. Stare cosi vicino ad una ragazza sotto gli occhi di Kagome, anche se era suo sorella, lo metteva fortemente in disagio… lei parve accorgersene e si allontanò:
- Grazie anche di esserti presa cura di lei… - finì, guardando l’altra giovane dietro di lui.
Quest’ultima, chiamata in questione, arrossì e distolse lo sguardo da quello dell’hanyou, che la stava fissando ansioso di una sua risposta, temendo che ancora lei non si fidasse del tutto di lui.
- Beh… avrebbe potuto farlo meglio in verità… - lo accusò lei, incrociando le braccia e gonfiando il petto. Certo, adesso si fidava del ragazzo, ma il suo orgoglio certe volte faceva davvero dei brutti scherzi, facendola sembrare sempre un po’ arrabbiata con lui, il quale scattò in avanti ponendosi proprio di fronte a lei.
- Kagome io morirei per te!! – urlò lui, spaventandola a causa della espressione seria che aveva in volto – ti ho amato dal primo momento che ti ho visto! Nessuna donna mi aveva fatto quest’effetto. Nessuna mi fa provare cosi tante emozioni come te… Quando… quando sono al tuo fianco io mi sento… completo! Per secoli ho vissuto in solitudine, sognando di trovare qualcuno come te, che mi accettasse per quello che sono… Adesso che ti ho trovata non posso perderti. Ho bisogno di te, del tuo sorriso e di saperti al sicuro! Io ti proteggerò a costo della mia vita, fosse l’ultima cosa che faccio! Ti amo Kagome! Lo farò per sempre! –
La ragazza dopo aver ascoltato la sua dichiarazione, aveva quasi le lacrime agli occhi. Non poteva essere più felice di così. Aveva creduto di essere stata tradita dall’uomo che amava e per questo si era sentita distrutta. Ma ora… un moto di desiderio e tenerezza si era fatto strada in lei e sembrava volesse esplodergli nel petto.
- Per sempre?... – gli sorrise, mentre una lacrima le scendeva sulla guancia. Lui si avvicinò ulteriormente e dopo aver riempito la sua mano con il volto di lei, le asciugò la lacrima con il pollice.
- Per sempre… - le mormorò dolcemente, prima di baciarla sulle labbra, senza malizia alcuna.
Dopo alcuni secondi, un colpo di tosse però li riportò sul pianeta terra.
Sango era ancora lì e quando se ne ricordarono, si allontanarono con una tale velocità, rossi in volto, da farla ridere di gusto.
- Smettila Sango! – la minacciò sua sorella
- Ahaha… scusa! E’ che… eravate così carini mentre vi sbaciucchiavate! Tutti assorti nel vostro mondo! – li schernì lei, mentre le guance dell’hanyou stavano prendendo fuoco.
- Adesso basta però! – sbottò lui, provando a cambiare discorso per uscire da quella situazione imbarazzante. – Ci devi sempre spiegare come tu possa essere ancora viva dopo essere stata uccisa da mia madre! –
- Si avete ragione… - disse mentre osservava sua sorella farsi più attenta -… ma è meglio che vi racconti tutto dall’inizio… -
 
 
Flashback
Una sera, mi sentii improvvisamente male. Non seppi spiegarmi cosa mi fosse successo, sapevo solo di sentire un forte bruciore al petto, al centro del quale faceva mostra una macchia violacea che fino a poche ore fa non avevo… Passai la notte insonne e il pomeriggio dopo, magicamente, tutto il dolore di prima svanì. Cercai Izayoi per avvisarla che stavo meglio, che non occorreva che si occupasse più di me, dal momento che avevo deciso di ritornare a casa, ma non la trovai. Provai a scendere in cantina… e lì capii che quella donna non era quello che voleva fare sembrare.
Una strega, ecco cosa era veramente. E dopo la macchia nera sul mio petto della notte prima, capii subito che lei c’entrava qualcosa, e di sicuro non era una cosa positiva per me!
Corsi fuori di casa, approfittando che lei non ci fosse e corsi nella foresta… E’ lì che incontrai Inuyasha, che mi raccomandò di andare verso il villaggio, perché lì ci sarebbe stata la mia unica via di fuga.
Non so perché, ma mi fidai. Sembrava sincero e io feci come mi disse. Corsi per vari minuti, fino a che mi persi dentro il bosco, per colpa delle statuette situate sul sentiero. Osservavo intimorita quei calici a forma di folletto aprire e chiudere gli occhi. Ovunque io andavo, li trovavo sempre pronti ad aprire quei malefici occhietti… sempre puntati su di me.
Erano creature magiche? Non lo sapevo, ma in quel momento realizzai di non avere possibilità di fuga, perché ero seguita costantemente.
Provai a intraprendere vie secondarie, ma l’unico effetto fu quello di perdermi ulteriormente. Sentivo che l’aria stava diventando sempre più tesa e i rumori del bosco stavano per lo più scomparendo, facendo sprofondare il bosco in un silenzio quasi irreale.
Avevo perso.
Mi lasciai cadere in ginocchio, sconfitta, aspettando che quella megera mi catturasse.
Tuttavia, una luce intensa catturò la mia attenzione. Davanti a me, si era materializzata una giovane donna. Alta, capelli lunghi e neri, con uno sguardo fiero e nobile che mi lasciò un momento spaesata. Non sapevo se era dalla parte della vecchia, ma quando parlò, tutti i miei dubbi svanirono.
- Tu devi essere un’altra vittima sacrificale di quella strega, non è vero? Io sono Kikyo, sacerdotessa del villaggio ormai in rovine qua vicino. – fece una pausa - Venni uccisa per mano di quella strega per aver sterminato tutti i suoi mostri, o meglio quasi completamente… - contorse un po’ gli angoli della bocca, in segno di dissenso e quella fu l’unica espressione più umana che vidi in lei. – il mio spirito vaga ancora per questa foresta di tanto in tanto, in attesa di utilizzare le mie ultime energie di sacerdotessa per sconfiggere definitivamente quella pazza –
Un barlume di speranza riemerse, ma mi chiesi come mai quella donna avesse aspettato cosi tanto ad apparirle.
- Perché non avete agito prima? –
- Perché mano a mano che mi avvicino alla casa, il mio spirto diventa sempre più debole… e la mia presenza, seppur lieve è sempre stata chiara a lei… ecco perché non lascia mai andare via da sole le sue prede… tu sei la prima che è riuscita a sfuggire in tempo… ma ormai non ce la farai mai a raggiungere il portale prima che arrivi lei… la sua magia è molto forte, credimi! –
- Ma allora che cosa posso fare?? – esclamai confusa.
- Non farti uccidere – rispose la sacerdotessa come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
- Non farmi… … e come dovrei fare?? Avete appena detto che non posso sfuggire di qui e che lei sta per arrivare!! –
- Lo so quello che ho detto! Ma il portale non è l’unica via di salvezza per te… io ti posso aiutare… - il mio core si alleggerì, ma quello che sentii dopo mi fece capire che non era tutto rose e fiori come sembrava
- Grazie alle mie ultime energie rimaste, invocherò uno spirito della foresta, che ti permetterà di restare in vita, impedendo cosi alla vecchia di ringiovanire. Trasferirò la tua anima dentro il corpo dello spirito, cosi che tu abbia la possibilità di non essere presa. Izayoi non sospetterebbe di questo scambio d’anime… e quando sarà il momento del sacrificio, proverà ad acquisire l’anima dello spirito… cosa impossibile anche per lei e in questo modo, se non avrà più una ragazza da sacrificare, morirà, come tutte le persone umane. –
- E… in che cosa mi dovrei trasformare?? Una volta che io sarò fuori pericolo potrò mai ritornare nel mio corpo?? – Chiesi, beccandomi un occhiata gelida.
- Non è cosi semplice… ogni volta che Izayoi uccide una persona fa seppellire dal figlio il corpo in una tomba di marmo, sotto i suoi occhi vigili… finché il tuo nuovo corpo, non toccherà il tuo vero corpo, non ci potrà essere nessuno scambio di anime! Dubito che nelle tue condizioni riusciresti mai ad aprire il coperchio della tomba… -
- Volete dirmi che rimarrò per sempre nel corpo dello spirito della foresta?? –
- No… quando morirà però potrai uscire da questo bosco maledetto perché la barriera sarà distrutta… dovrai attendere qualcuno che ti aiuti ad aprire la tomba… anche se questo potrebbe dire aspettare molti anni… -
- Molti anni??? Dovrei vivere in un corpo non mio per cosi tanto?? Nell’attesa che dopo che sia scomparsa la barriera, arrivi qualcuno?? –
- Si, più o meno è cosi! – rispose lei non scomponendosi, mentre la guardavo sbigottita.
- O muori adesso, o vivi per anni in un corpo non tuo… hai la possibilità di scegliere… -
Di fronte a quella scelta, sospirai e presi la mia decisione.
- D’accordo… farò come mi hai detto… accetto il tuo aiuto… -
- Però devi sapere una cosa… ci può essere una piccola possibilità che Izayoi non muoia, se arrivasse una nuova vittima… Vedi, le notti del rito, non le sceglie lei, ma il cielo! Gli astri nell’ universo si riuniscono solo dopo un determinato numero di anni, e solo in quei momenti, Izayoi può compiere il rito! Se io salvo te, poi in futuro potrebbe arrivare un’altra ragazza, e tutto sarebbe vano! –
- Potresti aiutare anche lei, no? –
- Purtroppo no… ho energia a sufficienza per aiutare te e poi il mio spirito riposerà in pace. Dovremo essere davvero sfortunate se durante quel periodo arrivasse una nuova vittima, ma l’unica cosa da fare è tentare… e sperare che questo non succeda… E’ molto furba Izayoi… di solito compie i sacrifici ad un età più giovane, in modo che se io sprecassi le mie ultime forze per una persona, lei avrebbe comunque tanti anni a disposizione e molte occasioni per rimediare! –
Ascoltai senza fiatare.
- Adesso invece è diverso! Ormai è vecchia, ha solo questa e un’altra possibilità di tornare giovane… e se non funzionasse, sarebbe la fine dei suoi giorni! – fece una pausa e continuò - Ecco perché sono qui… questa è una buona probabilità di sconfiggerla… ma… prima devi essere sicura tu di essere salvata… -
Inarcai un sopracciglio, pensando che mi stesse prendendo in giro
- Certo che accetto! E poi se è l’unica possibilità di batterla lo farò volentieri! Se dovesse arrivare una nuova ragazza, cercherò di fare del mio meglio per aiutarla! Le tue energie non saranno state vane! –
Kikyo annuì e unendo le mani e chiudendo gli occhi, aumentò l’intensità della luce che la circondava.
Mentre la stavo ancora fissando, vidi sbucare da dietro gli alberi un'altra fonte di luce, bianca stavolta, che mano a mano che si avvicinava a me, diventava sempre più nitida.
Con mia sorpresa, questo spirito, aveva l’aspetto di un tenero micino.
- Questa è Kirara. Il suo spirito dormirà per sempre nel tuo corpo fino a che tu non lo toccherai con il suo. –
Io guardai la gattina avvicinarsi decisa, fino a fermarsi di fronte a me, in attesa di un mio segnale.
- Grazie Kikyo… riposa in pace… adesso ci penserò io a finire la tua guerra. – osservai Kirara e annuii con il viso.
- Sono pronta – e con un balzo, lo spirito entrò dentro il mio corpo, facendomi perdere i sensi.
Quando mi risvegliai, mi ritrovai ai piedi di un albero, nascosta fra le radici, dentro il mio nuovo corpo. Cercai con lo sguardo la mia vera me, ma quello che vidi furono solo delle enormi piante che mi avvolgevano come una spira e che mi trascinavano via, mentre la strega guardava vittoriosa il mio corpo umano, come un predatore si gusta l’attimo prima di mangiare la sua preda.
 
 
- Ecco com’è andata… quando sono andata alla tomba, ho realizzato che non ce l’avrei mai fatta ad aprirla da sola e avevo comunque timore se fidarmi o meno di Inuyasha, perché alla fine di tutto, non so se aveva aperto o meno quel portale… non volevo sprecare il sacrificio di Kikyo, e quindi decisi di aspettare che la vecchia morisse… ma purtroppo… -
- Sono arrivata io… - concluse Kagome che aveva seguito interessata tutto il racconto. Si sentiva colpevole. – Scusami Sango… io… -
- No Kagome! Non è colpa tua! Tu non potevi mica sapere… e poi… grazie a te sono ridiventata normale e lo spirito di Kirara è potuto di nuovo tornare nel bosco… -
Inuyasha prese la mano della compagna e la strinse, in segno di conforto, e lei gli sorrise, per poi baciargli dolcemente la guancia.
- Adesso bisogna andare via però – disse Sango, facendo riferimento al portale che aveva aperto il mezzo demone.
- Si… sperando che ci sia riuscito… -
- Sono sicuro che ce l’hai fatta Inu – lo rincuorò Kagome, facendo sorridere il ragazzo.
Così, a corsa, si precipitarono al villaggio, e quando arrivarono al lago, i loro cuori avevano cominciato a correre veloci nel loro petto, perché sopra il livello dell’acqua, a pochi metri dal lago, c’era il portale!!
Sango istintivamente aveva esultato assieme alla sorella, che in quel momento stava abbracciando felice il giovane.
- Bisogna sbrigarci però! Il portale sta per chiudersi! – confessò lui, costatando come la luce turchina di quel portale stesse svanendo.
Appena salirono sul molo di legno, una barca fuoriuscì dal portale, pronta a traghettare nuove persone al di là di quel varco magico.
Sopra quella piccola imbarcazione, c’era uno strano spirito, totalmente incappucciato, che remava verso il piccolo pontile su cui si trovavano loro.
- Inu… -
- Tranquilla, è il traghettatore. Lui non sta da nessuna parte… né con noi, né contro di noi… fa solo il suo dovere. – la calmò, accarezzandole i capelli e guardandola in maniera malinconica.
La barca si accostò al molo e Inuyasha aiutò le due giovani a salire.
Ma senza preavviso, il traghettatore iniziò a remare, mentre ancora il mezzo demone era sul pontile. Istintivamente Kagome si aggrappò ad un bastone di legno e gridò allo spirito di fermarsi e cosi lui fece.
- Inuyasha! Dai muoviti!! – gli disse, approfittando che erano fermi.
Ma lui non si mosse.
La guardava in maniera strana, ma non presagiva niente di buono.
- Inuyasha? – adesso stava tremando. Perché aveva quella strana sensazione?
- Mi sa che da ora in avanti dovrai fare senza di me… Io non posso salire… -
- Perché?? – domandò quasi urlando e con le lacrime agli occhi.
- La barca può portare al massimo due persone… e a me va bene cosi… mi basta che tu sia salva… - ammise lui, guardandola dolcemente iniziare a piangere.
- Ma… ma… non è giusto!! –
- Lo so, ma… non posso farci niente… dovrai cavartela senza di me… Kagome sei una persona eccezionale… non avrai nessun problema a cavartela da sola… io rimarrò qui… infondo è quello che mi merito per aver sempre aiutato mia madre…-
- NO!! Non è colpa tua se tua madre ha ucciso molte persone! Ti prego Inuyasha! Vieni con noi! A nuoto, sopra un pezzo di legno, con cosa vuoi tu!! Ma vieni via con noi! Con me… -
L’anima del ragazzo era straziata dal dolore, ma non poteva permettersi di fare vedere alla compagna quanto stesse soffrendo.
Doveva mostrarsi forte per lei. Altrimenti non se ne sarebbe andata da quel bosco maledetto.
Kagome ormai stava piangendo, perché stava incominciando a realizzare che lui da lì non se ne sarebbe mai andato e anche Sango versò una lacrima. Non si meritava tutto questo dopo quello che aveva fatto per loro…
- Kagome, il portale funziona come la barca… solo due persone… mi dispiace… il mio posto sembra essere solo questo… -
- Ma tua madre sarà furiosa con te!! Ti ucciderà! –
L’hanyou sorrise con amarezza. Forse l’avrebbe veramente ucciso… chissà… ma a lui in quel momento non importava. Guardò la giovane aggrappata al molo sotto di lui, che con gli occhi lo implorava di non lasciarla, di andare con lei.
Si inginocchiò e le prese la mano con la quale reggeva il legno sotto i suoi piedi.
- Devi andare adesso… buona fortuna Kagome… ti amerò per sempre – e dopo averle dato un bacio sulla fronte, l’allontanò dal molo, permettendo cosi al traghettatore di continuare la sua corsa.
I due non si staccarono mai gli occhi di dosso. Kagome guardava con il cuore a pezzi il suo grande amore diventare sempre più piccolo, mentre lei si avvicinava sempre di più al portale. Calde lacrime le rigavano il volto.
Quello di prima era un addio.
Non l’avrebbe mai più rivisto.
Lo spirito remava lentamente, senza proferire parola. Si sentiva solo il muoversi dell’acqua e i rumori della foresta.
Il portale era maledettamente vicino.
- Kagome… - la chiamò la sorella dietro di lei. Ma la ragazza non si girò. Non voleva distogliere il suo sguardo da quello del suo amato hanyou.
- Kagome… guardami! –
Riluttante lei si girò.
- Lo ami davvero? – le chiese prendendole le mani.
- Si Sango… lo amo più della mia stessa vita! – confessò lei, iniziando a singhiozzare – Io… non posso stare senza di lui! … Io… non… non posso!! –
Voltò la testa verso di lui e lo vide sempre in cima al molo, che la guardava con gli stessi occhi della prima volta che si erano incontrati.
Sango sorrise tristemente.
- Beh… allora non c’è più tanto da fare… -
Kagome la guardò, confusa. Ma dopo qualche secondo capì il significato delle sue parole. Sango aveva già capito cosa le avrebbe detto di fare il suo cuore.
- Sango… io… mi dispiace… -
La sorella l’abbracciò
- Non devi preoccuparti per me! Se questo è ciò che vuoi, devi farlo! Avrai sempre il mio consenso… Sii felice Kagome! –
Guardò Sango, grata che avesse capito. Abbracciò più forte la sorella e le sorrise, in pace con se stessa.
Adesso non avrebbe avuto più rimorsi.
Adesso aveva preso la decisione giusta.
Avrebbe mantenuto la sua promessa: Rimanere al fianco del suo hanyou.
E con un salto si tuffò dalla barca, un attimo prima che sua sorella scomparisse dentro il portale, lasciando esterrefatto il mezzo demone.
 
Inuyasha rimase pietrificato quando vide Kagome tuffarsi. Spalancò gli occhi terrorizzato a quella vista. Il suo cuore si era come fermato bruscamente in quel momento, ma quando la sentì chiamare il suo nome, ricominciò a battere furiosamente nel suo petto.
- KAGOME!! – gridò lui, mentre guardava il portale chiudersi alle sue spalle.
Perché?? Perché l’aveva fatto??
- INUYASHA!!! – urlava lei, nuotando in sua direzione.
Lui con un balzo si tuffò in acqua e la raggiunse, stringendola forte fra le sua braccia.
L’acqua gli arrivava al petto e nonostante fosse gelata, sentiva solo il calore del corpo di lei.
- STUPIDA!! Perché?? Perché l’hai fatto?? – le chiedeva, mentre le accarezzava in maniera quasi frenetica tutto il viso, come per accertarsi che lei fosse veramente lì.
- Per sempre, ricordi? – disse lei, mentre gli accarezzò la guancia.
Lui sorrise, al culmine della gioia.
- Si... – ammise mentre una lacrima di felicità gli rigava il viso. Lei commossa quanto lui, lo baciò con passione, mentre l’hanyou la spostava fino a riva. La sdraiò lì, con le gambe ancora nell’acqua, perché il desiderio che aveva di lei era talmente tanto, che fare altri due passi in più era un totale supplizio.
Kagome lo baciava in maniera febbrile, sussurrando un “ti amo” ogni volta che si staccavano per riprendere fiato e l’abbracciava stretto a sé, come se avesse paura che se ne andasse da un momento all’altro. Lui ovviamente non voleva stare da nessun altra parte se non lì, con lei. Quasi tremando dalla fretta di farla sua, le levò le mutandine e si abbassò i pantaloni, non preoccupandosi affatto di spogliarsi, sprofondando in lei con un'unica spinta.
Fecero l’amore così, l’uno stretto nell’altra, desiderosi di stare solo da soli, nella loro bolla di piacere, che ad ogni spinta diventava sempre più travolgente e il loro gemiti si alteravano tra sorrisi, dolci parole, baci infuocati, fino a che non vennero insieme.
I loro cuori battevano ancora impetuosi nel loro petto e il loro respiro era ancora irregolare. Il vento cominciava ad essere più freddo al calarsi della sera e a raffreddarsi maggiormente sui vestiti bagnati dei due innamorati.
Ma loro sembravano non accorgersi di nulla.
Erano solo loro
Due anime in un solo corpo.

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Capitolo 20
*** La quiete prima della tempesta ***


Un ulteriore tremolio della compagna lo risvegliò da quel dolce dormiveglia in cui era caduto. Si issò sui gomiti e la guardò dall’alto, procurandosi un’ occhiata contrariata dalla ragazza, che voleva stare ancora un altro po’ abbracciata al suo hanyou.
- Non possiamo mica stare tutta la sera qui dolcezza! Altrimenti ti prenderai un raffreddore! – le sussurrò ironicamente Inuyasha, tralasciando trasparire una punta di preoccupazione per lei.
- Ma che dici? Guarda che io sto beni… etciù! – Starnutì improvvisamente lei, facendo pensare al ragazzo quanto fosse stato avventato fare l’amore con lei sulla riva del lago. Doveva preoccuparsi di riscaldarla piuttosto che soddisfare i suoi istinti umani…
- Scusa.. – le disse, prima di baciargli la punta del naso.
- Per che cosa? – chiese confusa lei
- Niente… non importa… è meglio che ti trova subito un cambio asciutto, altrimenti ti verrà la febbre! –
Uscì lentamente da lei, non senza un leggero rossore sulle guance, mentre lei gemette sottovoce per sottolineare il suo disaccordo su ciò. Inuyasha fece finta di non averla sentita, perché se fosse stato per lui, l’avrebbe ripresa nel giro di due secondi. Ma adesso doveva pensare alla sua salute… ormai era sera, e il vento iniziava a essere più gelido.
Si alzò, dando poi le spalle a Kagome, che era ancora lì, mezza nuda e troppo provocante per i suoi gusti con tutto il vestito appiccicato al suo corpo e una volta che si sistemò i vestiti, prese gli slip che poco fa, aveva lanciato lontano.
Guardando altrove e mostrandosi indifferente, allungò il braccio in direzione della ragazza, in modo che lei prendesse quel minuscolo indumento. Kagome sorrise di fronte all’imbarazzo del giovane.
- Beh? Che c’è? Cos’è che ti fa arrossire tanto? – domandò sorridendo divertita.
- N-Niente!! Volevo solo darti un po’ di privacy per vestirti, tutto qua!! – Balbettò con troppa enfasi lui.
- Mmmm… ne sei sicuro??? Allora perché ti vergogni? Infondo…mi sembra che tu, il mio corpo, l’abbia studiato abbastanza oggi, no? –
Senza volerlo, nella mente del giovane, si focalizzarono i ricordi di loro due sul prato, e il suo viso divenne color porpora.
- IO NON... guarda che…. Ohh insomma!! Rimettiti almeno quel dannato indumento, che con il vestito bagnato è come se tu fossi nuda!! – Sbottò lui guardandola negli occhi.
- … e la cosa ti dà tanto fastidio? – gli domandò, avvicinandosi di più al suo compagno, che adesso lo stava vedendo proprio in difficoltà. Si stava divertendo un sacco a farlo imbarazzare…
‘ E’ proprio un timidone… ‘ pensò lei felice.
Lui sgranò gli occhi, credendo che lo stesse facendo apposta.
Una goccia di sudore scese dalla sua fronte.
‘ Kami… vuole proprio che la violenti! ‘
Kagome decise di smetterla di provocarlo… le stava facendo tenerezza. Lui, forte e orgoglioso, era diventato viola in faccia solo perché lei si stava ponendo troppo in mostra…
‘ Forse è meglio che faccia come dice lui ‘ e cosi facendo si infilò gli slip e si sistemò la scollatura del vestito, che prima, nell’impeto del momento, il compagno le aveva spostata, per permettergli di toccare e baciare i suoi seni.
Inuyasha, che nel frattempo le aveva dato le spalle, era nell’agitazione più totale… stava combattendo con se stesso per non strappargli quel dannato vestitino celeste e lei gli stava complicando tutte le cose.
Fortunatamente, senza un motivo apparente, lei aveva smesso di stuzzicarlo e si era vestita come le aveva detto lui.
Tirò un sospiro di sollievo, nonostante il desiderio di lei, non l’aveva del tutto lasciato.
- Andiamo… - disse l’hanyou, dopo averle preso la mano.
- Dove andiamo Inu? – Lui arrossì appena, come tutte le altre volte che lei lo chiamava in quel modo, e le spiegò che l’avrebbe portata in una casa di legno, che in passato gli abitanti del villaggio usavano per andare a pregare.
- In poche parole… è una sorta di tempio, no? –
- Si, esatto… Quando piove e fa freddo, vado lì… inoltre… possiamo accendere un fuoco senza che si levi in cielo la scia di fumo.. come accadrebbe invece se accendessimo un fuoco nel bel mezzo del bosco! –
- Ah.. – rispose semplicemente lei.
- E poi… -
- Uh? –
- …E poi… dovresti far asciugare i tuoi vestiti Kagome… se li mettiamo ad asciugare accanto al fuoco… asciugheranno prima… - concluse lui sorridendole nervosamente, sperando che nel vecchio tempio ci fosse un vestito di riserva da farle indossare nel mentre aspettavano gli altri asciugare.
 
Nel giro di tre minuti, arrivarono all’entrata del tempio.
Kagome rimase ferma all’ingresso, ad osservare l’enorme porta di quel tempio… pensava che l’avrebbe portata in una casetta vecchia e polverosa, ma quando vide anche l’interno del tempio dovette ricredersi. Non che fosse un palazzo, però, ad eccezione dell’enorme portone, le stanze erano ben proporzionate, pulite e al contrario delle altre case del villaggio, non corrose dal tempo.
- Sembra quasi nuova! – esclamò lei guardandosi attorno.
- Già… me ne sono sempre curato io… quando volevo stare un po’ da solo, venivo qua… Accomodati laggiù – le disse indicando il centro della stanza – io vado a cercare una cosa… - Ovvero, le legna per accendere il fuoco, e cosa più importante dei vestiti per Kagome!!
Il tempio era diviso in tre grandi stanze: la sala d’ingresso, dove adesso si trovava Kagome, una stanza dove un tempo i monaci ci mangiavano, quindi una sorta di mensa e poi una stalla. Di animali ovviamente non ce n’erano da anni, ma fortunatamente, riuscì a trovare una grande coperta, con la quale si sarebbe potuta coprire la sua compagna.
Sorrise inconsapevolmente. ‘ la mia compagna…’ non si sarebbe mai aspettato che un giorno anche lui ne avrebbe trovato una… e invece lei adesso era di là, ad aspettarlo!
Si precipitò subito da lei e appena la vide in mezzo alla stanza che gli sorrideva, non resistette all’impulso di baciarla.
Quando il bacio finì, lei rise contenta.
- E questo per cos’era? –
- Per il semplice fatto che avevo una voglia matta di baciarti! – confessò, mentre le dava un altro bacio sulla fronte.
- Ti ho portato un coperta, cosi potrai coprirti mentre i tuoi vestiti saranno ad asciugare accanto al fuoco… che accendo subito! –
Come un lampo, prese dei ceppi di legno e li posizionò nell’incavatura centrale del pavimento… in questo modo, anche se il fuoco sarebbe stato leggero, non ci sarebbe stata una grande diffusione di fumo.
Quando ebbe finito però, Inuyasha si diresse verso le stalle.
- Dove vai? – Chiese lei, mentre si stava sfilando il vestito.
- Vado nelle stalle.. non ho bisogno del fuoco per riscaldarmi… starò bene lo stesso… e poi non avrò nessun tipo di tentazione sotto gli occhi di là… - ammise il giovane prima di sparire dalla visuale della giovane, che era rimasta imbambolata alla rivelazione dell’hanyou.
Nonostante ciò, mise tutti i suoi vestiti accanto al fuoco e si coprì con quella coperta che le aveva dato Inuyasha, riflettendo sul da farsi.
 
Inuyasha, al solo pensiero di passare del tempo accanto a Kagome, coperta solo da un semplice tessuto gli faceva venire i brividi di piacere! Adesso doveva solo pensare a trovare una situazione a tutto questo casino!
Come avrebbero fatto a fuggire senza il consenso di Izayoi? Adesso che non potevano nemmeno aprire un portale… come diamine avrebbero fatto??
Si portò una mano fra i capelli, spremendo le meningi su trovare altre soluzioni…
Aveva caldo, nonostante indossasse solo i suoi boxer. Aveva appoggiato i suoi vestiti poco più in là, giusto il tempo di farli asciugare un attimo.
Aveva caldo, perché le soluzioni per sfuggire erano pressoché inesistenti.
Forse eliminare la barriera che avvolgeva la foresta sarebbe servito a qualcosa… ma subito dopo, si ricordò che sua madre gli disse che la barriera sarebbe rimasta fino al giorno della sua morte!
‘ Dannazione! ‘ imprecò mentalmente.
Voleva a tutti i costi salvare la sua donna, ma questo non voleva dire che sarebbe passato sul cadavere di sua madre! E anche Kagome non era una tipa da uccidere le persone…
 
Improvvisamente un profumo di vaniglia gli solleticò il naso, prendendolo alla sprovvista. Alzò gli occhi e vide di fronte a lui l’oggetto dei suoi desideri sorridergli dolcemente.
Si alzò di botto:
- Ka..Kagome! Che ci fai… - Lei l’aveva zittito premendo un dito sulle sue labbra.
- Mi sentivo sola di là… -
- Tzè! Stupida! Io ero comunque nella stanza accanto! Se ci fosse stato ogni sorta di pericolo, mi chiamavi e arrivavo subito! Adesso qui, senza fuoco mi dici come fai a riscaldarti? – sbottò lui corrucciando le sopracciglia.
Lei sorrise maliziosamente, cosa che non sfuggì al ragazzo, che si pentì subito di quello che aveva detto.
- Beh… potresti riscaldarmi tu Inu-kun… - sussurrò, facendo gli occhi a cerbiatta e facendo sobbalzare il povero ragazzo che stava cercando in tutti i modi a calmare il suo sangue umano che si stava riscaldando troppo velocemente… e le fitte che provenivano dai suoi lombi ne erano una prova certa.
Istintivamente lui scosse la testa e si allontanò di due passi da lei, arrossendo vistosamente. Indossava solo i suoi boxer e se lei non se ne fosse andata via al più presto possibile, se ne sarebbe di sicuro accorta della sua eccitazione.
- Kagome cosa dici?? Io… io… anche se ti riscaldassi, avresti comunque freddo! L’aria è gelida qui! – Mentì, non era poi così freddo, ma non aveva nessun’ altra idea se non cercarla a desistere ad avvicinarsi ulteriormente e a guardare ogni altra cosa che non fosse lei. Il marchio in bella vista sul corpo di lei, lo stava chiamando in una maniera quasi dolorosa…
La fanciulla, decisa di quello che stava facendo fece alcuni passi in sua direzione, riazzerando le loro distanze.
- Eppure… poco fa… sulla riva del lago, non sentivo affatto freddo… - mormorò, riferendosi a quando facevano l’amore.
Lui divenne color porpora e il suo membro stava cominciando ad indurirsi.
- Non mi vuoi già più Inuyasha? – Domandò con occhi visibilmente rattristiti e stringendosi maggiormente la coperta che la stava avvolgendo.
Il mezzo demone si affrettò a prendergli il viso fra le mani:
- No Kagome! Io ti voglio! Sei la cosa che desidero di più in questo momento!! Ma adesso.. è meglio che stia vigile e attento! Io ti amo Kagome! Non pensare mai più una cosa del genere! –
La giovane felice di quello che gli aveva detto pose una mano su quella di Inuyasha
- Era proprio questo che volevo sentirmi dire… - e detto ciò lo baciò, spiazzando il ragazzo.
Tuttavia fu costretto a sgranare gli occhi dalla sorpresa, quando lei, durante il bacio lasciò cadere la coperta ai suoi piedi, facendo aderire il seno al petto muscoloso di lui.
Facendo un altro passo fece aderire anche il suo bacino a quello di lui, sentendo la sua prorompente eccitazione.
Quando si staccarono, entrambi senza fiato e rossi in volto, si guardarono negli occhi, pieni di passione.
- Kami… vuoi proprio che ti violenti eh? –
- Sarebbe una violenza forse? Se anche io ti voglio, non capisco perché tu ti debba frenare cosi tanto… -
- Te l’ho detto… devo… stare attento… - ma un altro bacio di lei lo zittì e lui si perse dentro quello. Aveva un sapore cosi dolce… Il suo odore di vaniglia, il suo corpo nudo premuto sul suo… e l’odore della sua eccitazione gli fecero perdere il controllo delle sue azioni.
Molto dolcemente l’appoggiò sul giaciglio di paglia ai suoi piedi.
- Sei bellissima… - le sussurrò in un orecchio - … bellissima e tentatrice… -
Lei rise contenta, e gli accarezzò la schiena.
- Ti amo Inuyasha! – gli confessò dopo che lui aveva finito di baciargli tutto il petto.
- Prendimi.. voglio essere tua.. – Inuyasha ascoltando quelle parole dolci come il miele non poté fare altro che accontentarla e cosi, mentre il fuoco scoppiettava nella stanza accanto, si stavano amando nella maniera più dolce possibile, come se dentro quelle quattro mura sarebbero stati al sicuro e appagati… anche se, in una piccola parte di loro, erano consapevoli del fatto che quel momento che stavano passando insieme, non era altro che la quiete prima della tempesta.
 
Angolino dell’autrice:
 
Ciaooo!! Scusate il mega ritardo!! Ma in questi giorni sono davvero messa male con la lezione! Ne ho davvero troppa! E mai un minutino per dedicarmi alla storia! Qualche giorno fa avevo messo qualche disegno nei capitoli precedenti tanto per dire: “Sono sempre viva” XD! Perché fare un disegno è molto più veloce di un capitolo, però finalmente ho trovato un giorno per aggiornare VERAMENTE! Mi dispiace solo che questo capitolo sia un po’ cortino, ma in verità, il capitolo l’ho diviso in due parti… perché non ce l’avrei mai fatta a farlo tutto in un giorno…
Beh… che dire… spero che vi piaccia questo capitolo!
Ciao ciao
Un bacione enorme a tutti quelli che leggono e recensiscano la mia storia :-*
 
Saphira_chan

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Capitolo 21
*** Anime dannate ***


Izayoi passeggiava tranquillamente nel sentiero del bosco canticchiando contenta.
Finalmente sarebbe ritornata quella di una volta. Bella, aggraziata e snella. Era stanca di camminare e sentire dolore alla schiena come tutti i normali vecchiettini.
Lei non era una comune vecchiettina! Era una strega dopotutto, che aveva donato la propria anima ad un demone malvagio, in cambio dell’immortalità.
Sorrise al pensiero di quando incontrò quel demone.
 
Naraku, se la memoria non la ingannava… Lo aveva incontrato proprio nel luogo in cui si trovava ora.
Izayoi osservò la lapide di pietra dove aveva sacrificato numerose fanciulle.
All’inizio, quando era ancora una semplice umana, non era molto d’accordo su quello che le stava chiedendo di fare quel Naraku.
Uccidere altre persone per la propria vita non era molto giusto… ma poi, quando quel demone capì che la vecchia donna davanti a lui stava vacillando, creò dal suo sangue nero uno specchio.
Enorme e pieno di intagli di pietre preziose, che richiamò subito la sua attenzione.
Izayoi si avvicinò allo specchio e rimase affascinata dall’immagine riflessa al suo interno. Si toccò le rughe del volto, notando meravigliata come l’altra sé, nello specchio, stesse invece toccando il volto vellutato del suo riflesso.
Ammirò per vari minuti l’immagine di sé, ringiovanita, nello specchio, mentre il demone dietro di lei, sorrideva malignamente, sapendo di averla in pugno.
 
La vecchia donna rise al ricordo di quello strano incontro che le segnò la vita.
Si era sempre chiesta, cosa ci avesse guadagnato quel Naraku a fare quello scambio, ma poi arrivò alla conclusione che lui l’aveva fatto solo per il gusto di vederla uccidere innocenti vittime.
Era un uomo spregevole.
Chissà quante altre persone aveva ingannato in quel modo, facendo fare a loro quello che avrebbe voluto fare lui.
Odiava quell’essere, anche perché, con il passare degli anni, la sua aurea maligna diventava sempre più forte, forse a causa delle ‘anime’ che prendeva con quei seducevoli accordi, e lei non sopportava più sentirsi inferiore a lui.
Se doveva esistere qualcuno di potente, capace di controllare le arti oscure, era lei!
Non doveva essere il numero due!
Cosi, una notte, con la scusa di fare un altro accordo, lo incontrò e lo uccise… non senza qualche difficoltà.
 
Dopo quell’episodio, il suo carattere mutò drasticamente, tanto che, anche Inuyasha, a quel tempo poco più che un bambino, si rese conto che qualcosa aveva scattare nella sua mamma la molla della follia.
Naraku non c’era più, e nessuno ormai, le avrebbe tolto l’immortalità.
Se ne stava a pomeriggi interi davanti a quello specchio e si vantava della sua bellezza, trascurando cosi il povero mezzo demone, che col passare degli anni, e dei secoli, aveva imparato ad essere indipendente e a non interrompere mai la propria madre, nei momenti in cui ammirava la sua giovane immagine riflessa nello specchio.
 
Guardò in direzione del giardino botanico in cui aveva lasciato Kagome.
‘ E’ ora! ‘ pensò tutta felice lei.
Di sicuro nei paraggi avrebbe trovato anche suo figlio. Sapeva che era arrabbiato con lei, ma in quel momento non le importava… aveva la ragazza, si sarebbe fatta aiutare dal mezzo demone con qualche altra scusa… oppure avrebbe utilizzato anche la magia per convincerlo, non le importava… avrebbe compiuto il sacrificio e sarebbe ringiovanita!
 
Si avviò da Kagome, ma quando arrivò nel giardino rimase pietrificata.
La gabbia, che aveva appositamente creato per la sua vittima, era vuota!
Si sentì mancare l’aria.
Si aggrappò forte ad un albero lì vicino, portandosi la mano alla bocca.
Voleva gridare ma non aveva la forza di farlo.
Che diavolo era successo???
Dov’era la fanciulla???
Dopo un attimo di smarrimento, si catapultò verso la gabbia vuota, non curandosi del dolore che sentiva alla schiena, per lo scatto che aveva fatto. In maniera quasi febbrile, corse da un vaso all’altro, con il respiro irregolare, gli occhi spalancati e la paura e l’ira, che cresceva a dismisura ogni secondo che passava.
- Dov’è?? DOV’E’??? – cominciò ad urlare, in cerca di una qualche risposta. Ma dopo aver girato tutto il giardino, si dovette arrendere all’evidenzia che lì, Kagome, non c’era.
Il pensiero che suo figlio l’avesse aiutata a scappare la fece finalmente urlare.
Urlò fino a che non ebbe più aria in corpo.
Se ci fosse stato qualcuno davanti a sé, l’avrebbe di sicuro ucciso!
 
Poi ebbe un terribile presentimento.
Sbiancò a quel pensiero e si precipitò in casa sua, sperando di trovare quella a cui aveva pensato.
Quasi correndo, si precipitò a casa sua, cadendo più volte a terra e rialzandosi più pazza che mai.
Era sporca di terra, ma non le importava! Se quello che temeva era vero… non, non voleva nemmeno pensarci!!
Si fiondò in cantina e cominciò a gettare tutto quello che aveva davanti agli occhi per cercare quelle fottutissime fiale.
Avrebbe dovuto buttarle via, dannazione! Perché diavolo le teneva se tanto poi non le avrebbe mai usate?? Si rimproverò lei, mentre faceva schiantare sul suolo varie boccette di vetro e libri pieni di polvere.
Tuttavia, nonostante le avesse nascoste più che bene in passato, adesso quelle fiale che potevano aprire il portale erano sparite.
 
Inuyasha.
Inuyasha era l’unico responsabile.
Si lasciò cadere a terra, piangendo in maniera convulsiva e maledicendo di volta in volta i due ragazzi che erano fuggiti da lì, lasciandola sola a morire.
 
Dopo svariati minuti però, la sua rabbia sostituì il suo stato di disperazione e fu allora che prese una decisione.
Suo figlio poteva anche rubargli le sue preziose fiale, ma non era detto che poi sarebbe stato capace di usarle!
Utilizzando quel piccolo barlume di speranza, si alzò in piedi, non emettendo un singolo lamento, stringendo i tenti per non sentire il dolore delle osse stanche e vecchie e andò fuori di casa.
- Maledetti…. Maledetti tutti e due… Lei e quello stupido di mio figlio! Quel… quel bastardo… ha provato a fuggire con quella sgualdrina… MALEDETTI! – si ripeteva lei mentre le foglie secche sotto i suoi piedi scricchiolavano.
Picchiò più volte i piedi nei pezzi di pietra che erano nascosti dalle foglie sul terreno, ma la rabbia che stava provando in quel momento, non le faceva nemmeno percepire il dolore.
Guardava dritto a sé, mentre superava tutti quei frammenti di cocci, ormai inutilizzabili. Tuttavia aveva sempre un asso nella manica. E quel giorno, dopo tanti anni, l’avrebbe riusato!
Si fermò davanti alla statua, ammirando tutta la sua magnificenza.
- Adesso basta dormire! – proruppe lei, fissando la scultura davanti a se.
- E’ ora di fare ciò che voglio io! – esclamò lei, aspettandosi una qualche risposta dalla statua senza vita.
– Cerca nel bosco mio figlio Inuyasha e la ragazza che si porta addietro! -
Un pezzo di intonaco bianco, all’altezza del busto della bestia, cadde ai piedi di Izayoi, svelando un frammento di manto nero, fuoriuscire dal marmo che copriva tutto il resto del corpo.
- Non li devi uccidere! Per nessun motivo! –
Un altro pezzo di marmo cadde in terra, scoprendo una gamba muscolosa della creatura.
- Feriscili se vuoi, questo non mi importa… -
Le crepe che ricoprivano la statua si allargarono, velocizzando la caduta degli altri pezzi di intonaco bianco.
- … ma li voglio vivi! Nel luogo in cui compirò il mio sacrificio! –
Izayoi vide con piacere lo zoccolo della creatura davanti a sé, calciare sul piedistallo su cui si trovava, chiaro segno che si stava poco a poco svegliando.
- Combatti! Calpesta tutto quello che trovi, ma fai come ti ho detto!! –
La bestia di fronte a lei, una volta liberata da tutti i frammenti di marmo, sbuffò dalle narici un fumo nero e scalciò di nuovo per terra, come per prepararsi ad una lunga corsa.
Izayoi osservò soddisfatta il Minotauro davanti a sé.
- Cercali, e non ritornare finche non li avrai ritrovati! –
E dopo detto ciò, la creatura mitologica ruggì e si fiondò nella foresta, venendo subito inghiottita dalle tenebre.
 
 
 
Kagome stava osservando rapita lo scoppiettare del piccolo fuoco che il proprio compagno aveva acceso unicamente per lei.
Nonostante non sapeva cosa gli avrebbe riservato il futuro, era in pace con se stessa ed era tranquilla, come se non avesse nulla di cui preoccuparsi.
- Inu? –
- Mmh? – rispose lui, smettendo di leccare il marchio impresso sul corpo della fanciulla fra l’incavatura del collo e la spalla.
- Secondo te ce la possiamo fare a sfuggire? – gli domandò, mentre aumentò la presa sulla coperta che copriva i loro corpi nudi.
Il mezzo demone in verità non sapeva come fare per andarsene da quel posto, ma non volle preoccupare la ragazza fra le sue braccia.
La strinse più forte a sé, facendo aderire la sua schiena al petto scolpito di lui. Kagome emise un leggero gemito, non appena si rese conto che i loro corpi erano ancora “uniti”.
Lui le baciò l’orecchio, nascosto da una ciocca di capelli
- Finché starai al mio fianco, ti proteggerò a costo della mia stessa vita Kagome! – le sussurrò con fare serio.
Lei giro il volto verso di lui e si lasciò baciare da quelle labbra carnose che tanto amava, ma fu costretta a rompere il bacio, una volta che il suo compagno, durante quelle dolci carezze, aveva iniziato a muovere il bacino, procurando indescrivibili fitte di piacere alla fanciulla.
- Ah… Inu… se continui cosi… Ah! –
Lui sorrise compiaciuto dell’espressione appagata della giovane e ricominciò a leccare il suo marchio, mentre con una mano massaggiava un suo seno.
- Mmm… guarda che sei stata tu a iniziare… io me ne stavo anche buono nella stalla, se tu non fossi venuta a provocarmi… - mormorò lui con voce roca, a causa del desiderio, mentre con l’altra mano libera, giocava con il suo clitoride, procurandole maggiore piacere.
Adorava sentirla gemere solo per lui. Lo faceva sentire appagato e felice, senza contare che provava anch’egli un piacere indescrivibile!
Dopo qualche minuto, entrambi vennero.
L’hanyou abbracciò da dietro la sua amata, aspettando che il suo respiro ritornasse regolare.
- Kagome… forse è ora di vestirci… i nostri vestiti dovrebbero essere asciutti… - le disse con fare dolce accarezzandole il dorso della mano.
Lei sorrise di fronte a tutte quelle dolci attenzioni che gli stava regalando. Annuì al proprio compagno e allungò un braccio per constatare se effettivamente i suoi vestiti erano bagnati o meno.
- Si si.. I miei sono asciutti! – esclamò lei.
- Bene – rispose lui – vado a prendere i miei allora! –
Kagome però lo fermò.
- I tuoi potrebbero essere ancora bagnati Inuyasha! Li hai lasciati di là nella stanza! Senza nessun fuoco a riscaldarli! –
Il giovane sorrise, vedendola preoccupata per se stesso. Era vero che aveva lasciato tutto nell’altra stanza, ma francamente non rimpiangeva nemmeno di averlo fatto.
Si era preoccupato maggiormente di portare Kagome davanti al fuoco, piuttosto che i suoi panni!
- Non importa Kagome! Se sono un po’ più ghiacci non importa! L’importante è che tu sia stata al caldo… e poi… dopo tutto questo tempo… dovrebbero essere asciutti perfino i miei vestiti! – ammise diventando un po’ rosso.
In effetti si erano divertiti per vari minuti… forse anche troppi, pensò lui, ma era felice lo stesso che fosse successo.
Andò nella stalla e si vestì, accertando che anche i suoi panni erano asciutti, e poi ritornò da Kagome, già vestita.
- Allora? Dove andiamo adesso? – chiese lei.
- Non lo so Kagome… l’unica cosa che possiamo fare è nasconderci fino a domani mattina! Mia madre deve avere dei tempi precisi per compiere il rito… se non ci facciamo trovare fino all’alba, manderemo all’aria il suo rito! –
Kagome sorrise felice. Bastava davvero sfuggire fino all’alba per rimanere in vita?
Ma l’hanyou parve leggere il suoi pensieri.
- Lo so a cosa stai pensando… no, non è tutto cosi rosa e fiori. Pensi che dopo avergli rovinato il rituale ci lasci andare cosi facilmente? –
La giovane deglutì. La vecchia non sarebbe ringiovanita, ma gliel’avrebbe fatta pagare cara a lei. Avrebbe usato chissà quale incantesimo per vendicarsi di ciò che le aveva fatto.
Scacciò quel pensiero scuotendo energicamente la testa, venendo subito abbracciata dall’hanyou.
- Tranquilla Kagome… ti proteggerò io… nessuno ti farà male! – le disse lui, prima di darle un dolce bacio a fior di labbra.
Rassicurata dal suo fare protettivo, uscirono dall’edificio in cui si trovavano, avventurandosi nella foresta.
 
Si tenevano stretti per mano, stando vigili allo stesso tempo, in attesa di un qualche rumore sospetto.
Alcune volte però, per allentare la tensione, parlavano del più e del meno e proprio in uno di questi momenti, Kagome scoprì un tratto caratteristico del giovane: la sua gelosia.
- … chissà che cosa sarà successo a casa in questi giorni… - disse lei con fare vago.
- Mah… di sicuro si saranno annoiati più di te, te l’assicuro! – scherzò lui.
- Eh già, su questo non avevo dubbi! – rise lei - … Spero solo che Koga non chiami veramente la polizia per cercarmi! Quel ragazzo si preoccupa sempre troppo per i miei gusti! Insomma, sono grande abbastanza per cavarm…- ma non finì la frase che era andata a sbattere contro le schiena dell’hanyou, che si era fermato senza un motivo apparente.
Si tastò il naso e corrucciando le sopracciglia lo chiamò.
- Ehi! Ti sembra il modo di fermarti così all’improvviso?? Che ti è… -
- Chi è questo Koga? Perché lo rammenti sempre? – le domandò irritato mentre la guardava aprire gli occhi per la sorpresa.
‘ Ma… si è arrabbiato perché gli ho parlato di Koga? …‘
- Come? – era confusa. Non capiva il cambiamento repentino del mezzo demone.
- Non fare la stupida! Hai capito benissimo! Chi è questo Koga? Che legami hai con lui?? – sbottò Inuyasha più spazientito che mai.
Kagome spalancò la bocca, per la sorpresa.
‘ Lui è…. Geloso?? ‘
- Aspetta! Tu… sei… Geloso??? – gli domandò assottigliando gli occhi e facendo arrossire il ragazzo.
‘ Bingo! ‘
- No! No… ma che vai a pensare!! – ringhiò lui, girando la testa dall’altra parte, facendo ridere Kagome.
- Beh?? Che hai da ridere?? –
- Ahaha… No è che…. Aahhah!
- Kagome adesso smettila! – le ordinò lui.
- ahaha scusami Inuyasha, ma vederti con quel broncio! – e ricominciò a ridere.
- Ehi! Io non ho messo il broncio! – esclamò, incrociando le braccia – E comunque… Non ha ancora risposto alla mia domanda! –
Kagome guardò il giovane e gli rispose con un mezzo sorriso sulle labbra.
- Gelosone! –
- Io non… ! Oh al diavolo!! E anche se lo fossi cosa ti cambierebbe?? Dopotutto sono il tuo compagno! Voglio saperle certe cose! –
- Quindi ammetti di essere geloso! – esclamò lei, puntandogli un dito contro. Lui di fronte all’evidenzia si arrese, ma continuò ad insistere su questo Koga.
- E’ normale scema! Sei la mia compagna, è ovvio che lo sono! – ammise lui, senza però guardarla negli occhi.
- Okkey okkey, te lo dico. Koga è un mio carissimo amico… ci conosciamo fin da quando eravamo bambini… ed ha una mega cotta per me. – Alzò gli occhi sull’hanyou che adesso la stava fulminando con lo sguardo.
- E tu? A te ti piace? – domandò a denti stretti, cercando di non mostrare la sua irritazione. Se quel Koga si fosse avvicinato alla SUA Kagome, l’avrebbe riempito di botte.
- Chi Koga? – e si fermò, mettendo l’indice sul proprio mento, come per voler pensare, facendo innervosire l’hanyou.
‘ Ma ci pensa anche??? ’ pensò esasperato lui.
- A pensarci… Koga non è poi cosi male! – non lo stava guardando, ma sapeva che gli stava lanciando degli sguardi di fuoco. – Occhi azzurri… Capelli lunghi e neri… e poi… -
- E poi???? – ringhiò lui che si stava picchiettando le dita sul braccia per scaricare in qualche modo la gelosia che lo stava corrodendo.
- .. e poi… ha davvero un fisico niente male! – concluse lei, guardando il volto paonazzo del ragazzo, con un sorriso angelico, come se quello che aveva detto non l’avesse fatto apposta per vedere la sua reazione.
Lui era immobile, ad eccezione delle dita artigliate, e delle orecchiette sulla testa che si muovevano ogni due secondi.
- … un fisico niente male… eh? – ripeté lui fissando furioso la ragazza, che invece gli sorrideva felice.
- Eh già… e non sai quanto è protettivo! Pensa che quando usciamo insieme, appena mi si avvicina uno sconosciuto, lo allontana urlandogli che sono la sua donna! –
In realtà, era la verità. Non era mai riuscita ad uscire con un ragazzo, perché c’era sempre di mezzo lui, che allontanava tutti…
Guardò Inuyasha che non si era mosso di una virgola, se non per il fatto di aver chiuso gli occhi!
Era ufficiale, quando avrebbe incontrato quel Koga l’avrebbe ammazzato!
- Inu-kun? – provò lei, con un mezzo sorriso stampato sulla faccia, beccandosi un’occhiata inceneritrice da parte dell’interessato.
Lui non rispose.
- Perché non mi dici più niente? –
Ma l’unica risposta furono le sue orecchiette che si mossero sulla sua testa.
- Sei forse arrabbiato perché sei troppo… geloso? –
Il ragazzo colto sul vivo le rispose sgarbatamente.
- GELOSO? MA IO L’AMMAZZO QUELLO LI’! –
Kagome per lo spavento, fece un balzo indietro.
Forse aveva un tantino esagerato!
- Se si azzarda a sfiorarti con un solo dito lo ammazzo! –
- Inu… -
- E COME MAI SAI CHE HA UN FISICO PERFETTO??? EH?? –
- Inuyasha stai urlando… -
- NON ME NE FREGA NIENTE!  Dimmi subito come facevi a sapere del suo fisico avanti! –
- Inuyasha… -
- E voglio la verità! Sei la mia donna maledizione! MIA! Se quel bastardo oserà dire che sei sua di fronte a me, farà una brutta fine! –
- Inuyasha? –
- Che c’è?? – sbottò lui rosso in volto.
- Se non ricordi male… ho perso la verginità con te… ricordi? –
Lui preso alla sprovvista sgranò gli occhi, ammettendo che aveva ragione.
Fu come se qualcuno gli avesse tolto un peso dalle spalle.
Ma tutto sommato, non si spiegava ancora come mai faceva a sapere che aveva un fisico scolpito.
- E allora come fai a sapere che è un bell’imbusto?? - brontolò lui mentre lei gli si avvicinava pericolosamente.
- L’ho detto solo per vedere la tua reazione Inuyasha… - gli scoccò un bacio sulla guancia - … e devo dire, che vederti cosi geloso mi fa piu che piacere! Significa che tieni molto a me… -
L’hanyou, resosi conto che era stato preso in giro arrossì e guardò male la compagna.
- C-certo che tengo a te! Ma non farmi più degli scherzi del genere! Non mi divertono! –
- Ma mi diverto io! – rise lei mentre lui le rispondeva con un ‘Fhè’.
Dopo qualche secondo in cui stavano abbracciati Inuyasha le chiese incerto:
- Quindi… a te non piace quel Koga, vero? –
Kagome fissò il giovane, visibilmente spaventato per quello che poi avrebbe detto lei.
Si intenerì da quella scena e lo baciò sulle labbra.
- Lo sai che ho occhi solo per te! Koga è un buon amico e basta, e prima o poi capirà che lo vedo solo come un amico! –
- Fhè! E se non lo capisce da sé ci penserò io a farglielo capire! – esclamò chiudendo la mano a pugno, facendo intuire che avrebbe risolto il tutto con una bella scazzottata.
- Inuyasha… riuscirai mai ad essere meno geloso? –
- Di te? Mai! – disse serio – Tu sei solo mia. –
- Non l’avevo capito… - scherzò lei, prima di baciarlo.
 
Stettero un po’ a scambiarsi quelle dolci fusioni, fino a quando Inuyasha non sentì uno strano odore solleticargli il naso.
Alzò di scatto la testa e fiutò l’aria teso.
- Inuyasha che c’è? Hai sentito qualcosa? –
Lui rimase silenzioso, con il volto rivolto verso l’alto, fino a che non identificò l’odore che avevo scoperto.
Strinse la vita alla compagna, suscitando in lei un moto di preoccupazione.
- Dannazione… - sussurrò lui
- Che cosa c’è?? –
- Sarà più difficile del previsto scappare Kagome… - ammise amaramente lui mentre fissava un punto impreciso nella foresta.
La ragazza provò a seguire con lo sguardo, quello del giovane, ma tutto risultò inutile perché tutto quello che vedeva in lontananza era il buio.
Successivamente sentì dei rumori provenire da lontano, e capì che qualcosa si stava avvicinando a loro due.
Qualcosa di grosso.
- Kagome stai dietro di me. – disse autoritario lui – e quando ti dico di correre, corri, intesi? –
- Correre?? Ma sei pazzo? Io non ti lascio solo qui! –
- Kagome non discutere! –
Il rumore di un albero abbattuto fece trasalire entrambi.
- Si sta avvicinando quel bastardo! – mormorò a se stesso, schioccando gli artigli, per prepararsi allo scontro.
La giovane si nascose dietro le muscolose spalle del suo hanyou, spaventata da cosa sarebbe potuto uscire da quel bosco.
Inuyasha era teso. Muoveva le sue orecchie in cerca di qualche rumore che gli facesse capire da che parte il mostro inviato da sua madre avrebbe colpito, ma proprio quando il rumore degli zoccoli erano vicini, la foresta cadde in un silenzio surreale, facendo innervosire il mezzo demone.
- Avanti! Vieni fuori! So che sei lì! E’ difficile scordarsi un odore nauseabondo come il tuo! – ringhiò l’hanyou piegandosi sulle ginocchia, per attaccare al momento che il nemico, si fosse mostrato.
Kagome non capì ancora la situazione. Con chi stava parlando Inuyasha?
Tuttavia ogni suo dubbio venne cancellato due secondi dopo, visto che dalle tenebre della foresta era fuoriuscito un enorme bestione che aveva puntato dritto ad Inuyasha ed aveva caricato.
Il mezzo demone non ebbe modo di colpirlo con i suoi artigli, poiché il suo rivale l’aveva scaraventato lontano, utilizzando la propria testa, grande si e no un metro o due.
- Non è possibile… - sussurrò a mezza voce Kagome, ormai davanti al Minotauro che la stava fissando con gli occhi rossi, sbuffando fumo nero dalle narici. – E’ un incubo… -
L’uomo toro schioccò la coda e mosse uno zoccolo in sua direzione.
La ragazza indietreggiò tremando.
- Kagome!! – urlò Inuyasha che si stava rialzando con fatica, dopo essere stato lanciato molti metri più in là. – Non ti azzardare a toccarla mostro! –
Ma il Minotauro, con un movimento fulmineo catturò la giovane, sollevandola da terra utilizzando una sola mano, la sola caratteristica umana, oltre che al petto.
Ruggì di soddisfazione mentre la povera Kagome scalciava e dava dei pugni sulla mano ruvida della bestia, inconsapevole con non gli stava facendo neanche il solletico.
Inuyasha, vedendo la sua amata nelle mani di quel mostro si scaraventò contro di lui, venendo però di nuovo colpito da una sua grossa mano. Inuyasha finì scaraventato contro una grossa parete di roccia, rompendo ogni busto d’albero che il suo corpo incontrò.
- Inuyasha!! –
Il Minotauro grugnì soddisfatto e caricò verso il giovane a terra.
Inuyasha sapeva che in forza fisica non aveva possibilità, e cosi decise di giocare in abilità.
Proprio quando era a pochi centimetri da lui, lo schivò e con un’artigliata, tagliò di netto un braccio della bestia, liberando Kagome.
Il Minotauro ululò per il dolore e indietreggiò di qualche passo osservando inferocito il proprio braccio mozzato.
Inuyasha intanto aveva liberato la ragazza e con balzo si era allontanato di qualche metro.
- Stai bene?? – le chiese preoccupato
- Si… si sto bene… ma tu Inuyasha! Sanguini dalla gamba! - Si accorse lei, tastando con le sue dita delicate la ferita.
Poi un latrato più forte li costrinse a guardare in direzione del Minotauro.
Sotto lo strato di pelle mutilata si stava muovendo qualcosa. Sul volto di Kagome si dipinse un’espressione disgustata, mentre Inuyasha ringhiava sommessamente.
Dal braccio mozzato, stava ricrescendo una nuova mano e il mezzo demone capì che non vi era verso di ferirlo o meglio ancora, ucciderlo.
- Non ti preoccupare per me – disse improvvisamente il ragazzo, mentre teneva sempre gli occhi puntati sul mostro davanti a loro – Fuggi in direzione del villaggio e cerca di nasconderti meglio che puoi! –
- Inuyasha io non… -
- Io lo terrò impegnato fino a che potrò! – finalmente incrociò i suoi occhi e cosi oro e cioccolato si fusero insieme.
- Smettila!! Io non me ne vad..Mmmh! – L’hanyou l’aveva improvvisamente baciata, come se quel bacio stesse rappresentando un addio. La sua lingua cercava quasi in maniera febbrile la sua, e le sue braccia, stringevano più che potevano il corpo fragile della giovane.
- Ti amo – le sussurrò dopo aver rotto il bacio e correndo si diresse verso l’uomo toro, pronto per un altro scontro.
Kagome, che non si era ancora ripresa dalle parole di addio del ragazzo, si lasciò cadere per terra, poggiando le mani sul terreno umido.
Non poteva finire cosi!
Ci doveva essere una soluzione!
‘ Maledizione! ‘
Continuava a fissare la terra sotto di se, mentre sentiva il suo amato combattere all’ultimo sangue per salvarla.
- KAGOME CHE STAI FACENDO??? – gridò il mezzo demone non appena si rese conto che la fanciulla non si era spostata di nemmeno un centimetro da dove l’aveva lasciata. – VAI VIA DI QUI!! – Ma lei non si mosse. – KAGOME!! –
Tutto concentrato a richiamare la giovane non si rese conto che il Minotauro si era di nuovo avvicinato, e con il suo corno l’aveva ferito al petto.
L’urlo di dolore del ragazzo scosse profondamente la ragazza che gridò il suo nome, sentendosi in colpa per essere stata la causa della sua distrazione.
Si portò le mani alla tempia e chiuse gli occhi, fino a che una lacrima le solcò il volto. Non voleva che Inuyasha si facesse del male per proteggerla.
Poi un ricordo le balenò nella mente.
 
 
“ …Grande almeno quattro metri, di fronte a lei, vi era un’ eccellente rappresentazione del Minotauro, la creatura mitologica dal corpo umano e la testa da toro. L’unico piccolo neo era l’assenza di un corno, che sembrava essersi spezzato, ma per il resto sembrava molto realistico, perché era costruito molto bene nei dettagli.
- Uao! – fu quello che riuscì solo a dire.
Il gatto dalle due code era comodamente sdraiato sul piedistallo da cui si erigeva l’imponente statua e le sue zampine penzolavano nel vuoto.
- Era questo che mi volevi fare vedere? – il micio si mise a sedere e si grattò un orecchio con una zampa – E dopo aver visto questo colosso posso ritornare a casa? –
Il micio la fissò e con un salto le fu ai suoi piedi. Gli si strusciò alle gambe per poi ripartire alla ricerca di qualcos’altro.
- Ecco che ci risiamo… - mormorò lei mentre osservava il gattino, a qualche metro di distanza, scavare fra il fogliame nel bel mezzo di una moltitudine di cocci di marmo. Sembrava voler cercare qualcosa…
Infatti, dopo qualche minuto, trovò l’oggetto che voleva, e cominciò a miagolare in direzione di Kagome. Quest’ultima lo raggiunse e vide che ciò che il gattino stava cercando, non era altro che il corno rotto del Minotauro.
- Ma tu guarda! Chissà come c’è arrivato qui… - …
 
 
Spalancò gli occhi per la rivelazione e girò di scatto la testa per osservare il corno spezzato del Minotauro.
‘ Adesso ho capito! ‘ pensò lei, prima di alzarsi e di chiamare il mezzo demone.
- Inuyasha!! So come sconfiggerlo!! – Entrambi si voltarono in direzione della ragazza aspettando che finisse di parlare – Devi portarmi in un luogo! Subito!! –
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e corse in sua direzione. Il Minotauro tuttavia, cercò di bloccargli la strada, ma il giovane con molta agilità, riuscì a scansare il bestione, che finì per incastrare l’unico corno buono all’interno di un grossa corteccia.
- Perché non vuoi mai darmi retta? – le disse, una volta che, con un balzo, le si era portato accanto.
- Perché non ho intenzione di lasciarti da solo! – Rispose semplicemente, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, facendo sorridere il ragazzo.
- Dove andiamo? – le domandò mentre se la caricava sulla schiena
- Nel luogo in cui si trovano tutte le altre statue –
- Ma sei pazza?! Lì vicino c’è il luogo del rito!! –
- Inuyasha è l’unica possibilità! –
Il mezzo demone lanciò un’ ultima occhiata al Minotauro che stava cercando di staccarsi dall’albero.
Non avevano poi cosi tanta scelta!
- D’accordo! – esclamò lui, prima di correre nella direzione che le aveva detto la ragazza.
 
Sapeva che il Minotauro non avrebbe tardato ad arrivare, ma sperava con tutto il cuore che l’avrebbe fatto il più tardi possibile perché la ferita alla gamba lo stava indebolendo più di quanto pensava.
- Ti fa male la gamba? – Domandò lei, dopo essersi accorta che non stavano correndo più come prima.
- No… sono solo stanco… - mentì lui, ma la ragazza non ci cascò.
- Dai che manca poco! Non arrenderti adesso! –
- Fhè! E chi ne aveva intenzione? – disse in maniera arrogante, facendo pensare Kagome, a come aveva potuto non accorgersi che Ryo e Inuyasha erano la stessa persona!
Dopo qualche minuto, arrivarono alla radura.
- Sei sicura che funzionerà? – domandò scettico il giovane, che durante il tragitto si era fatto spiegare il suo piano.
- Non lo so… ma ho fiducia in Sango… di sicuro mi ha fatto vedere quel corno per una giusta ragione! – gli rispose lei, cercando con lo sguardo il corno spezzato.
- Proviamo a dividerci, lo troverem..ATTENTO!! – gridò la ragazza che vide apparire dietro il compagno la figura mastodontica del Minotauro.
Inuyasha riuscì a schivare il colpo, ma il fatto che non era nemmeno riuscito a sentirlo avvicinare, era un chiaro segno che era al limite delle forze.
Kagome, mentre i due combattevano, si diede alla disperata ricerca del corno.
Il manto di foglie morte ricopriva tutto il terreno, rendendo quasi impossibile riuscire intravedere il corno e come se non bastasse, era buio, tremendamente buio, tanto sta che fu costretta a tastare ogni singolo pezzetto di marmo, per verificare se si trattasse effettivamente del corno, o fosse solo un pezzo qualsiasi di un’altra statua.
Inuyasha intanto stava lottando con tutte le sue forze, ma ogni colpo che lui infliggeva al mostro non aveva alcun vantaggio per lui.
Le ferite riguarivano da sole, mentre le sue sgorgavano sangue e lo indebolivano di volta in volta.
Sembrava essere la fine, quando la voce di Kagome lo rincuorò.
- Trovato!!! – gridò la fanciulla, alzando in segno di vittoria il braccio in cui teneva il corno spezzato.
La bestia, come se avesse capito le sue reali intenzioni, sbuffò dalle narici e puntò gli occhi rossi sulla mano alzata della giovane, digrignando i denti con fare contrariato.
Kagome, capendo dell’errore madornale che aveva commesso, ritirò immediatamente la mano e si alzò in piedi, indietreggiando spaventata.
Il toro ruggì e si fiondò su di lei, ma la sua corsa venne fermata dal mezzo demone che gli era saltato al collo, nel tentativo di strangolarlo.
Il Minotauro provò a prendere il ragazzo con le mani, ma questo fu inutile visto che non ci arrivava molto bene e quindi iniziò a muoversi in maniera convulsiva, a tal punto che il povero mezzo demone dovette fare una fatica enorme per reggersi alla pelliccia dell’animale.
- Kagome!! Il corno! – urlò lui.
La ragazza non se lo fece ripetere due volte e gli lanciò quel pezzetto di marmo.
Fortunatamente il giovane lo prese al volo, ma per fare ciò si era sbilanciato troppo e la bestia ne aveva approfittato per farlo cadere.
Adesso, il mezzo demone si trovava a terra, con il corno in mano, e una bestia di dieci tonnellate che lo stava fissando con gli occhi assetati di sangue.
Il Minotauro provò a pestare con i propri zoccoli il corpo del giovane, e poi tentò anche di sferrare dei micidiali pugni, nel tentativo di impedirgli di alzarsi, ma ogni tentativo risultò vano perché l’hanyou riuscì a schiavare ogni suo attacco.
Cosi, quando Inuyasha poté alzarsi, la bestia inferocita sferrò un ultima carica, sperando di incornarlo con il suo corno appuntito.
Ma Inuyasha, evitò per un pelo l’affondo e conficcò il corno di marmo nella testa dell’animale, determinando la sua fine.
 
Il Minotauro divenne all’istante rigido e col passare dei secondi assunse una colorazione biancastra, in netto contrasto con il manto scuro di poco fa.
Il mezzo demone si allontanò per vedere meglio cosa stava succedendo.
La creatura, si stava di nuovo trasformando in una statua. Tuttavia, nel momento della sua completa trasformazione, dal corno conficcato nella testa, si diramarono delle crepe che si espansero su tutto il corpo.
Come un vaso rotto, tutti i vari cocci caddero per terra, procurando un gran baccano e causando, soprattutto, la fine di quella mostruosa bestia.
 
Stette qualche secondo ad osservare il cumulo di macerie ai suoi piedi e poi alzò lo sguardo, per incontrare quello della propria compagna. Senza aspettare un solo minuto in più, a grandi falcate, si avvicinò alla ragazza e l’abbracciò stretta a sé.
- Ce l’hai fatta Inuyasha! Ce l’hai fatta!! – esclamò felice lei
- Ce l’abbiamo fatta, vorrai dire!! – la corresse lui prima di baciarla con impeto.
Kagome, adesso rilassata fra le forti braccia del suo hanyou, si lasciò perdere dentro quel bacio, chiudendo gli occhi e beandosi della lingua calda di lui che le stava esplorando la bocca.
 
Ma durante quel momento di passione, sentì qualcosa avvinghiarsi alla sua caviglia e spaventata si ritrasse dal bacio, guardando in basso.
Lui, non capendo la reazione della giovane, seguì lo sguardo della compagna e con orrore si rese conto che un tentacolo di una pianta aveva intrappolato la gamba di Kagome.
Non ebbe nemmeno il tempo di tagliare quei filamenti odiosi che un fiore, aggrovigliato ad un albero lì vicino, spruzzò un potente sonnifero nel viso dei due innamorati.
Il mezzo demone sbarbò con rabbia quel fiore cresciuto troppo velocemente su quell’albero a suo parere e dopo aver tagliato i fili che tenevano intrappolata la sua Kagome, cercò di scappare.
Ma fu tutto inutile.
Dopo dieci passi, le sue gambe già non rispondevano più ai suoi comandi e crollò a terra, seguito dalla sua amata.
Un sonno improvviso lo colse di sorpresa e dovette lottare contro se stesso, per resistere.
- Kagome… - sussurrò lui mentre cercava di tenerla sveglia – Resisti… Kagome… -
Ma il sonnifero di quel fiore era troppo potente e la ragazza non riuscì a mantenere gli occhi aperti.
Strinse le mano del suo compagno prima di sprofondare nel sonno più profondo e Inuyasha, ormai resosi conto di non avere più speranze di resistere a quel sonno, avvicinò il corpo della fanciulla al suo, con la tenue speranza, di ritrovare di nuovo al risveglio, la ragazza fra le sue braccia.
 
 
Angolino dell’autrice:
 
Salve a tutti!! JScusate per averci messo cosi tanto, ma alla fine ce l’ho fatta!
Ho aggiornato la mia ff! :D
Ho scritto il capitolo un po’ più lungo per compensare il capitolo precedente, visto che era corto corto! XD
Beh, che dire…
Spero che vi piaccia questo mio capitolo! :D
Questo è il mio piccolo regalo per tutti quelli seguono con interesse la mia storia e colgo l’occasione per ringraziarli, visto che senza di loro, e senza le loro recensioni che mi invogliano a finire la fan fiction, non sarei mai arrivata a questo capitolo, il penultimo, per dire la verità! ;)
 
E visto che siamo in periodo natalizio, non mi resta che fare i miei migliori auguri a tutti!
BUON NATALE dalla vostra Saphira_chan





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Capitolo 22
*** Il sacrificio ***




– Inuyasha… -
 
- … -
 
- Inuyasha…! –
 
Continuavano a chiamarlo, ma i rumori erano talmente ovattati, lontani, da non riuscire a identificare la persona che stava cercando di attirare la sua attenzione.
 
- Inuyasha!!!  -
 
Era una voce femminile, non c’era dubbio.
Sicuramente sua madre lo stava cercando e se non voleva beccarsi una bella strigliata di mattinata, doveva svegliarsi!
Cercò inutilmente di aprire gli occhi, ma il sonno che l’avvolgeva era sempre troppo forte per farlo svegliare.
Nel dormiveglia in cui si trovava, provò a riordinare le idee nella sua mente, per capire che cosa avesse fatto di così tanto stressante, da averlo reso così pigrone.
Di solito era sempre stato un ragazzo molto mattutino… perché tutta questa stanchezza addosso?
 
- Inuyasha ti prego! … Svegliati! –
 
Aggrottò le sopracciglia confuso.
Quella… quella non era la voce di sua madre…
La sua era più bassa, più seria, invece… quella che lo stava chiamando… era giovanile… più… bella.
Ma chi oltre a sua madre si trovava in quel bosco maledetto?
 
Ma all’improvviso, tutti i suoi dubbi vennero cancellati, una volta che, nella sua mente, si era materializzata l’immagine della sua Kagome.
Il sacrificio, le menzogne, l’amore per lei, il loro bacio, la loro prima volta, le promesse, il Minotauro e il fiore.
Adesso si ricordava tutto!
Kagome lo stava chiamando e lui doveva assolutamente riprendersi dall’effetto del fiore soporifero.
Con una notevole difficoltà, riuscì ad aprire gli occhi e con suo sommo dispiacere, si accorse di essere nel luogo sacrificale.
 
- Inuyasha! – lo richiamò la ragazza, sollevata nel vederlo sveglio.
Il mezzo demone scattò la testa in sua direzione e la sua ansia si ammutolì un poco.
Era ancora viva, per lo meno!
Rincuorato da questo, tentò a muovere i muscoli, par alzarsi ed andare da lei, ma ogni suo sforzò risultò vano, visto che il suo corpo era ancora paralizzato dal sonnifero e , come se non bastasse, le piante della madre l’avevano legato ad un albero massiccio.
Se fosse stato nel pieno delle sua forze, non ci avrebbe impiegato più di un secondo a strappare via tutti quei filamenti e a correre dalla sua amata.
 
Riosservò la fanciulla, rassicurandola con lo sguardo, notando come anche quest’ultima fosse legata su una grossa lastra di pietra ai polsi e alle caviglie, impedendogli di scendere da lì e svolgere qualsiasi movimento.
 
Il ragazzo vide la madre, pochi metri più in là, pregare davanti allo specchio che gli regalò quel Naraku secoli fa.
 
‘ Maledizione! Vuole davvero andare fino in fondo? Non gli interessa minimamente di noi? ‘
 
- Smettila subito!! Liberala immediatamente!! – ordinò furioso il figlio alla madre, che al suono della sua voce, aveva finito di pregare e si era girata verso di lui, con una faccia meravigliata, quasi incredula.
- Ma davvero?? – rispose dopo qualche secondo di silenzio – Stai veramente dicendo sul serio?? –
La voglia di tirarle un pugno in faccia fu tanta in quel momento, ma il fatto di non riuscire a muovere il suo corpo e poi che era anche sua madre, glielo impedì.
- LASCIALA HO DETTO! – urlò con il viso rosso per la frustrazione e delle macchie violacee all’altezza degli zigomi cominciarono a tingergli le guance.
Kagome si spaventò a vederlo in quello stato.
Non l’aveva mai visto così arrabbiato!
- Oh-oh!! Addirittura ti stai trasformando per lei! – rise ironica Izayoi, congiungendo le due mani, come se si fosse commossa a quella scena. – Beh, Inuyasha, adesso è troppo tardi per tirarsi indietro! Il tempo fugge! E francamente, non mi va di risparmiarla… - aggiunse con tono freddo.
Si avvicinò alla ragazza distesa sulla lastra rettangolare e le lanciò uno sguardo di puro disprezzo.
Con una mossa fulminea, infilò due dita nello scollo dalla giovane, abbassandogli il vestito fin quanto bastava per mostrare al figlio, il marchio che le aveva impresso.
- A quanto pare… sembra che vi siate divertiti più del dovuto! – esclamò acida, fissando la sua spalla e tirandogli uno schiaffo ben assestato sulla guancia.
Inuyasha sussultò dalla rabbia e i suoi occhi divennero completante rossi.
- NON LA TOCCARE! – Ma nonostante stesse in tutti i modi di strappare quei dannati filamenti, non si muoveva nemmeno di un centimetro.
La vecchia sgranò gli occhi in sua direzione.
Non aveva di certo finito!
- Oh no caro! Non ti preoccupare non mi sono dimenticato di te… - disse con voce un po’ più dolce, mentre si avvicinava al giovane seduto ai piedi dell’albero. - … come potrei? -
Gli passò una mano sulla guancia, accarezzandolo, cosa che lui in quel momento non gradì affatto.
-Il mio unico e dolce figlio… - uno schiaffo sonoro lo costrinse a voltare il viso dall’altra parte.  - … che mi ha tradito, ingannato per scappare con questa puttana da quattro soldi! Hai addirittura ucciso il mio Minotauro… - sputava parole di odio, mentre lo guardava.
Ma lui, con atteggiamento fiero e orgoglioso, non abbassava gli occhi.
Non si sarebbe di certo abbattuto per quel misero schiaffetto!
Non gli aveva nemmeno fatto il solletico!
- Ho detto: LASCIALA ANDARE! – affermò convinto lui, mentre la madre lo stava incenerendo con lo sguardo.
Izayoi si alzò sbuffando.
Odiava quando qualcuno voleva dargli filo da torcere.
- Mi dispiace tesoro… ma ormai ho deciso. Ritornerò giovane e tu dovrai fartene una ragione! –
Gli diede le spalle, avviandosi verso la fanciulla che la stava guardando in cagnesco.
- Non ti avvicinare strega! – la ammonì.
- Ahaha e senno? Che mi fai? – la derise la vecchia, prima di prendere un coltello affilato che aveva appoggiato vicino a lei.
- E’ quasi ora! – esclamò euforica mentre osservava la luna alta in cielo.
 
 
Kagome osservò quel pugnale terrorizzata.
Non riusciva a credere che stava per succedere!
Tremò per la paura e il suo compagno sembrò accorgersene.
- Kagome! Kagome guardami! –
Lei girò il volto pallido in sua direzione, perdendosi in quelle pozze d’orate preoccupate fino all’invero simile per lei.
- Andrà tutto bene! Te lo prometto ce ne andremo via insieme! – promise lui, sicuro di sé, strappandole una lacrima che le bagnò la guancia.
Annuì timorosa, e gli donò un sorriso.
Aveva fiducia in lui.
- Ahaha! Non fare promesse che poi non potrai mantenere Inuyasha!! Non puoi fare più niente! NIENTE! – gridò in maniera isterica la strega, fissandolo con ostilità, mentre ancora teneva il pugnale in mano.
Con ampie falcate raggiunse il figlio.
- La sua vita adesso mi appartiene! –
- No… - la corresse lui - … lei è solo mia. –
Un lampo di rabbia le attraversò gli occhi, facendole stringere il manico del pugnale, fino a farle sbiancare le nocche delle mani.
- Idiota! Solo perché sei andata a letto con lei, non significa che è tua! –
Izayoi, senza rendersene conto, stava urlando.
Non sopportava l’idea che quei due erano così tanto uniti.
Prima di allora, c’era stata solo lei per suo figlio… e doveva continuare ad essere così!
 
Inuyasha non la guardò nemmeno. La sua frangetta argentea impediva alla madre di vedere gli occhi del mezzo demone.
- E’ MIA, madre. Kagome appartiene a me e io, appartengo a lei! –
Un altro schiaffo impedì al ragazzo di continuare a parlare.
Kagome sobbalzò a quel suono secco.
- VIGLIACCA! – gridò la vittima ancora legata.
- Cosa… cosa hai detto? – balbettò la vecchia scioccata, girandosi lentamente.
- Che sei una vigliacca!! E’ facile prendersela con chi non può muoversi! Credevo che lei fosse una persona civile, ma adesso, credo che lei neanche conosca la parola “ essere civile ”! –
Sia madre che figlio guardarono stupiti la fanciulla.
Inuyasha sorrise, rapito dal coraggio della sua donna, aumentando, se fosse possibile, l’ammirazione che provava nei suoi confronti.
La vecchia, al contrario, s’irrigidì per l’offesa e, livida in faccia, le rispose sgarbatamente.
- Tu! Come… come osi??? Piccola sgualdrina che non sei altro! – sbottò con voce acuta.
Izayoi aveva sul volto un’espressione di puro odio, ma questo non fermò la tenacia della ragazza.
Continuò a sostenere lo sguardo combattivo di sempre.
- Bah! Adesso ti farò chiudere io per sempre quella dannata boccaccia! – mormorò la donna, fissando soddisfatta il figlio dietro di lei.
Aveva lui, e questo le permetteva di compiere il rito.
L’importante era quello!
 
Come se avesse letto i pensieri della madre, il mezzo demone, si contorse come un’anguilla, nel vano tentativo di liberarsi.
L’effetto soporifero stava scomparendo, ma quelle dannate piante erano più robuste di quanto pensava.
Non l’avrebbe mai aiutata ad uccidere il suo unico e vero amore.
 
L’anziana si inginocchiò di fronte a lui, sorridendo, quasi compiaciuta per la frustrazione del figlio.
- Ho bisogno di qualche goccia del tuo sangue caro… - gli sussurrò dolcemente, come se la discussione di poco fa, non fosse mai avvenuta, facendo credere Kagome che quella donna soffrisse di una qualche malattia nevrotica…
- Scordatelo! – ringhiò lui infervorito, ma lei non lo ascoltò nemmeno e con un gesto veloce e deciso, lo ferì al braccio, bagnando col suo sangue, la lama del coltello.
Fissò rapita una goccia cremisi scivolare fino all’impugnatura del manico.
- NO!! – latrò il giovane
- Si… - sussurrò lei, come per voler contraddire il terrore che aveva letto nei suoi occhi - … finalmente! –
Scattò la testa verso la ragazza immobile su quel pilastro che fino ad allora, aveva osservato la scena nauseata.
Come si fa a ferire il proprio figlio per i propri scopi??
Nonostante era lei, quella che stava per morire, non riusciva a smettere di pensare alle ingiustizie che quella donna stava infierendo al ragazzo.
 
Izayoi, con un sorriso a trentadue denti, che inquietò non poco la povera vittima, camminò fino alla lapide di pietra, facendo scorrere lo sguardo dal pugnale fino alla giovane, inclinando la testa appagata e ignorando volutamente i continui richiami del ragazzo alle sue spalle.
 
Kagome in quel momento avrebbe voluto urlare, implorarla di ripensarci, ma non lo fece…
Rimase in silenzio a studiare ogni minima mossa di quella strega.
La guardava ridere felice, con gli occhi quasi fuori dalle orbite dall’emozione, ma più i secondi passavano, più le voci e i rumori attorno a lei sembravano acquetarsi, fino a scomparire.
Tutte quelle emozioni l’avevano talmente stordita, da farle perdere momentaneamente il senso dell’udito.
 
 
Izayoi alzò il pugnale sopra la testa…
 
 
La ragazza capì che ormai non c’era altro da fare, che la pazzia avrebbe prevalso su l’uso della ragione.
Nessuno le avrebbe impedito di odiare quella vecchia squilibrata, però… non lo fece.
La volle perdonare per quello che avrebbe fatto entro pochi secondi.
Non era da lei portare rancore verso qualcuno… anche se quel qualcuno era il suo aguzzino.
 
 
La vecchia sorrise malignamente, stringendo ancora di più il coltello, preparandosi per l’affondo.
 
 
Il suo pensiero andò subito al suo compagno, che, anche se non sentiva più la sua voce, sapeva benissimo che non aveva smesso un attimo di implorare la madre fermarsi e di lottare per liberarsi da quelle corde improvvisate.
Girò il viso in sua direzione e quello che vide le strappò un triste sorriso: il suo amato hanyou, l’uomo che si era scoperta amare più di qualsiasi altra persona, stava piangendo.
Una calda lacrima gli aveva bagnato la guancia, chiaro segno che anche lui aveva compreso la situazione. Che non ce l’avrebbe fatta. Che non avrebbe mantenuto la sua promessa.
Osservò ancora il volto del suo mezzo demone contorcersi nello sforzo, per tentare di aiutarla, ma ogni cosa lui facesse, rimaneva sempre attaccato a quell’albero.
Kagome lo guardò intensamente e gli sorrise dolcemente, come per rassicurarlo.
Inuyasha  sussultò alla reazione della ragazza e tremò non appena vide una lacrima rigarle la guancia.
- Ti amo.. – sussurrò a fior di labbra lei.
 
 
La lama sbrilluccicò per un nanosecondo e poi, caricata dalla foga della vecchia, scese veloce verso la fanciulla, macchiando il vestito azzurro, in un rosso cremisi.
 
 
 
Inuyasha sgranò gli occhi, dimenticandosi di respirare.
Guardò stravolto la scena, sforzandosi di credere che si fosse sbagliato. Che quello che era appena successo era solo un incubo.
Un terribile incubo!
Avrebbe voluto richiamare la ragazza, ma la mascella gli si era talmente irrigidita da impedirgli di parlare.
I fili, che fino ad allora, lo avevano bloccato, finirono a terra, senza vita.
Ma lui non mosse un muscolo da quanto era scioccato.
Sua madre… quella donna… aveva… aveva…
No, non voleva nemmeno pensarci!
Trovò la forza di chiamarla, anche se la sua voce era solo un sussurro.
- Kagome…-
La fanciulla non si mosse.
- Kagome! –
Nemmeno questa volta.
Un'altra lacrima gli bagnò il viso, non appena l’odore forte del suo sangue gli arrivò alle narici e dovette arrendersi all’evidenza.
Aveva già visto la chiazza rossa sul petto di Kagome, ma, ostinatamente, si era illuso che quel colore cosi evidente, in netto contrasto con il suo vestito, non era altro che una sua allucinazione, dovuta dalla troppa tensione…
Si morse il labro fino a farlo sanguinare, nel vano tentativo di trattenere altre lacrime.
Il mondo per lui adesso aveva cessato di esistere.
Non aveva più senso.
Era davvero finita?
 
 
 
 
Izayoi osservava entusiasta le sue mani cambiare.
Lasciò la presa sul pugnale e alzò la mano destra alta in cielo, meravigliandosi di come la sua pelle, stesse piano piano eliminando i residui di rughe, ritornando soda e liscia come un tempo.
Tirò un sospiro di puro sollievo, quando si tastò la faccia, notando come anche le sue guance stessero ringiovanendo.
Corse verso la piccola fontanella lì vicina, lasciando il corpo senza vita della fanciulla abbandonato a se stesso, e contemplò il suo riflesso nell’acqua.
I suoi capelli, stavano riprendendo il loro colore naturale, di un nero intenso e ogni volta che vi ci faceva scorrere le dita, divenivano sempre più setosi.
La luna, testimone di quella magia cosi contro natura, sembrava esaltare con i suoi raggi la figura giovanile della donna.
Izayoi iniziò a ridere felice e la sua risata cristallina, segnò la fine di quella trasformazione così tanto attesa.
 
 
Inuyasha, che era rimasto seduto immobile a quell’albero per qualche minuto, trovò la forza di alzarsi e, barcollando, arrivò alla lapide di pietra, dove giaceva il corpo freddo della ragazza.
Sempre tremando, con fare dolce, le asciugò quella lacrima che le era caduta, un attimo prima di dargli un ultimo addio.
Accarezzò il suo viso, evitando di proposito di guardare il pugnale ancora trafitto nel suo petto e tentò di svegliarla, scuotendola delicatamente.
- Kagome… dai… svegliati… - mormorò con la voce incrinata dal pianto - … ti prego… svegliati! –
Ma la ragazza non aprì gli occhi.
Inuyasha portò la mente su quella della fanciulla e poi, con una lentezza disperata, pose le labbra sulle sue, non più calde come prima.
La baciò più volte, sperando che prima o poi, avrebbe di nuovo potuto perdersi in quelle gemme color cioccolato di cui si era subito innamorato.
 
 
Sentiva in lontananza le risatine di sollievo della madre.
Il proprio sangue ribollì dalla rabbia.
Come? Come poteva gioire in quel momento, quando lui si disperava perché la cosa più importante della sua vita gli era stata appena portata via?
Come??
 
Guardò furioso la schiena snella della madre, che, troppo impegnata ad ammirare il suo riflesso nell’acqua, non si era nemmeno resa conto, che il figlio, per la frustrazione, si era trasformato in un demone completo.
Strinse i pugni fino a conficcarsi i lunghi artigli nella carne.
Senza nemmeno pensarci, fissò lo specchio che anni fa dannò per sempre la sua anima e per un momento, un’idea gli balenò in testa, facendolo tremare per l’impazienza.
Aveva guardato impotente per tutto il tempo… adesso voleva agire… agire al più presto… voleva mettere la parola fine a tutto quell’inferno!
 
Con ampie falcate, raggiunse quel dannatissimo specchio, considerandolo l’unico artefice di tutto.
Se Naraku, non avesse mai dato a sua madre questo gingillo… nessuna ragazza sarebbe dovuta morire. Nessuna!
 
Le parole “ti amo” che aveva sussurrato Kagome, gli rimbombavano ancora forti nella testa e furono proprio quelle a dargli la forza di compiere un ultimo estremo gesto.
Poi, dopo quello, avrebbe potuto raggiungere l’anima della sua amata.
 
 
Izayoi, sentendo i passi del giovane, voltò la testa in sua direzione, sorridendo, per dimostrargli che adesso che era di nuovo giovane, non avrebbe più dovuto sentirsi solo.
Non aveva più ragione di preoccuparsi per quella ragazzina.
Ma quando lo vide di fronte al suo specchio, impallidì, e la sua paura crebbe non appena notò che nello specchio, c’era il riflesso di un demone…
Suo figlio… si era completamente trasformato!
- I-Inuyasha…! Co-cosa vuoi fare? – balbettò lei.
Era troppo, troppo vicino a quello specchio.
- Caro? Tesoro?? Vieni via di lì! –
Ma il demone che le stava dando le spalle, nemmeno la guardava.
Fissava solo quello che aveva di fronte a lui.
- INUYASHA! – gridò la donna non appena vide il giovane portare il gomito all’indietro, con pugno chiuso.
- NO! FERMO! NON LO FARE!! –
Corse verso di lui, più veloce che poté, ma con suo sommo orrore, il ragazzo, con un pugno violento in cui era nascosta tutta la sua rabbia e disperazione, spaccò la superficie liscia dello specchio, causando un suono sordo e un susseguirsi di crepe a partire dal punto in cui l’aveva colpito.
 
Izayoi osservò sconvolta quello che aveva appena fatto il figlio e urlò di paura, quando si accorse che le crepe sullo specchio, si stavano velocemente divulgando.
Terrorizzata sentì qualcosa dentro di lei rompersi e allargando gli occhi, costatò amaramente, che lo specchio non era l’unico che stava andando in frantumi…
Lei stessa, stava andando in frantumi!
- No! No! No, NOO!! – gridò come una pazza lei – COME HAI POTUTO??? – ma Inuyasha non la guardò nemmeno.
Era ancora rinchiuso nel suo dolore.
Gli urli della madre durarono qualche secondo e poi, dopo il grosso boato dovuto dall’esplosione dello specchio, più nulla.
Il corpo di Izayoi, proprio come lo specchio, si era frantumato in minuscoli pezzettini, che adesso giacevano immobili, sparsi sul terreno.
 
 
 
Inuyasha, che fino ad allora aveva tenuto la testa bassa per non guardare, osservò incuriosito, le molteplici sfere luminose che uscirono dallo specchio ormai vuoto.
Quelle dovevano essere di sicuro le anime delle fanciulle sacrificate…
Adesso che erano di nuovo libere, potevano ritornare nei loro corpi…
Per riposare in pace…
Si stavano tutte disperdendo nella foresta, tranne una, che attirò talmente la sua attenzione, da farlo ridiventare un mezzo demone.
Fluttuando lentamente, raggiunse il corpo senza vita di Kagome.
 
Quella era la sua anima.
L’anima di cui si era innamorato.
Si avvicinò anche lui alla ragazza e notò, come quella sfera luminosa, fosse entrata dentro di lei.
Un sorriso amaro gli increspò le labbra.
- Per lo meno, adesso potrai riposare in pace Kagome… - mormorò mentre le scostava una ciocca scura dal viso, trattenendo a stento una lacrima.
 
Ma non riuscì ad aggiungere altro, che una luce abbagliante venne sprigionata dal suo cadavere, fino a ricoprirlo da un’intensa aura bianca.
Il mezzo demone dovette coprirsi gli occhi con la mano per non rimanere accecato.
Successivamente, quella luce abbagliante diminuì di intensità, rimostrando agli occhi meravigliati del mezzo demone, le forme aggraziate della fanciulla.
Con sua sorpresa e sollievo, il pugnale, che fino a poco fa, era conficcato nel petto, era sparito, assieme a quella luce bianca.
 
Sorrise.
Sua madre, non togliendo il coltello dal petto di Kagome, non aveva del tutto finito il rito… e quando le anime delle fanciulle morte erano ritornate nei loro corrispettivi corpi, Kagome aveva ripreso a respirare.
Ringraziò i Kami per l’errore che sua madre aveva commesso, non terminando il rito, e permettendo cosi, alla ninfa vitale dell’anima, di restituirle la vita, tramite quel pugnale che poco fa, le aveva tolto.
 
Avvicinò tremante la mano al suo volto e pronunciò il suo nome.
Questa volta, però, lei aprì gli occhi, e, dopo un attimo di smarrimento, gli regalò un dolce sorriso.
Il suo cuore semi demoniaco, quasi non resse per la felicità che provò in quel momento!
La prese in braccio e le fece fare una giravolta, ritornando subito a brandire quelle labbra rosa che aveva temuto di non poter più avere.
- Inuyasha! – lo allontanò affettuosamente lei, imbarazzata per tutte quelle attenzioni – Calmati, sono viva adesso! –
- Lo so Kagome! E non puoi nemmeno immaginare quanto io sia felice! – le disse lui, prima di ribaciarla con foga.
Dopo vari minuti, entrambi senza fiato, si guardarono negli occhi, cercandosi.
Inuyasha, che stava struggendo dalla gioia di averla lì con lui, le spiegò che adesso che sua madre non c’era più, la barriera che gli impediva di andarsene, era andata distrutta.
Quindi potevano andarsene.
Farsi una nuova vita.
 
Kagome, di fronte all’aspettativa di avere un futuro con lui, non resistette e lo baciò con passione, piangendo assieme per la felicità.
- Partiamo domattina se a te va bene… - mormorò fra una carezza e un’ altra.
- O-Okkey… ma perché non adesso? – domandò confusa lei, e la risposta non si fece attendere tanto.
Una mano di lui, si intrufolò sotto il sottile vestito di seta della giovane, strappandole un sospiro eccitato.
- Voglio fare l’amore con te. – affermò, senza imbarazzarsi e guardandola negli occhi.
Kagome arrossì lievemente, ma annuì.
Lo baciò un'altra volta, prima che lui, senza il minimo sforzo, la prendesse in braccio e la portasse nella sua stanza.
Quella notte non ci sarebbe stato nessuno a disturbarli.
Si sarebbero amati liberamente per tutta la notte.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Inuyasha era appena uscito al bagno.
Dopo una giornata di lungo lavoro, ci voleva proprio una bella doccia… Peccato che Kagome l’avesse già fatta prima del suo arrivo…
Sarebbe stato più piacevole farla in due…
Raggiunse la sua camera e vide l’oggetto dei suoi desideri, sdraiata sul materasso, e abbracciata al SUO cuscino.
Sbuffò contrariato e tossicchiò davanti al letto, in attesa che la sua dolce metà si accorgesse che lui era lì.
Kagome aprì un occhio e lo richiuse subito quando vide il broncio del ragazzo.
- Ce ne hai messo di tempo per fare la doccia! –
Inuyasha soffiò di nuovo dalle narici e si sedette sul materasso sempre irritato.
- Tsè! Non cambiare discorso! –
- Uffaaa – si lamentò lei, nascondendo il viso dietro il cuscino.
- Non riesco proprio a capire, come mai, tutte le volte che arrivo, sei sempre abbracciata al mio cuscino! Mi domando se devo forse essere geloso… -
- Tu prima non c’eri! Eri sotto la doccia! – si giustificò lei, sempre ad occhi chiusi.
- Beh! Adesso sono qui, eppure continui sempre ad abbracciare quel coso, invece che tuo marito! –
Finalmente la ragazza, guardò il giovane di fronte a lei.
Non c’era verso… era sempre il solito gelosone di due anni fa.
Lasciò il cuscino cadere ai piedi del letto e si avvicinò al neo marito.
- Inuyasha… lo sai che io preferisco abbracciare te! –
- Ci mancherebbe altro! – sbottò stizzito lui, facendo sorridere la fanciulla.
- E solo che… a differenza tua… il cuscino è molto meno antipatico! –
- CHE COSA?? – gridò lui, girando la testa in sua direzione, come se fosse stato punto in quel momento.
L’espressione sconvolta e sorpresa di lui, la fece ridere di gusto, guadagnandosi solo un’occhiata inceneritrice da parte dell’hanyou.
- Ahh è così?? Ti diverti a prendermi in giro?? Adesso te la faccio pagare io… -
e senza aggiungere altro, le saltò addosso, facendole il solletico e mordendole lievemente la parte del corpo esposta ai suoi occhi.
- Basta basta! Mi arrendo! – sbottò la giovane, completamente sudata.
Lui sorrise soddisfatto del suo lavoro.
- Beh… adesso mi sembra che tu debba fare un altro bagno… - le sussurrò all’orecchio maliziosamente, alitandogli al suo interno.
Kagome stava per replicare, ma non appena sentì la lingua calda del proprio compagno sul suo orecchio, perse ogni briciolo di lucidità e si lasciò portare nel bagno, dove stettero per più di mezz’ora.
 
Ormai erano completamente asciutti e si stavano coccolando nel loro letto matrimoniale.
- Inu? – lo chiamò lei piano, timorosa che si fosse già addormentato.
- Mmm? – rispose lui nel buio
- Ti sei pentito per quello che hai fatto? –
- Cosa? –
- Intendevo… se ti sei pentito di avermi salvato… hai dovuto uccidere tua madre per me… -
Il mezzo demone non rispose subito, ma dopo qualche secondo, abbracciò teneramente la moglie a sé e le diede l’ennesima prova del suo amore.
- No Kagome… io non stancherò mai di amarti e di darti la mia vita! Quello che ho fatto nel bosco… era giusto che lo facessi… anche se all’inizio credevo di uccidere mia madre agendo in quel modo, poi mi sono reso conto che le stavo solo facendo un favore… le ho ridato la libertà… la sua anima era da troppo tempo imprigionata dentro quello specchio… - fece una pausa, ripensando a quando era bambino.
- Lei… lei non era così prima che quel demone le regalasse quello specchio… era buona… E’ colpa di Naraku se la sua anima si è corrotta negli anni… quindi non ho rimorsi… ho fatto la cosa giusta. –
Kagome sentiva una nota di tristezza nella sua voce e così si sbrigò a ricambiare l’abbraccio.
- Ti amerò per sempre per questo… grazie di tutto… -
L’hanyou voltò il viso verso il suo, fino a sentire il respiro della compagna sulle proprie labbra.
Si avventò su queste, senza pensarci un attimo, ma stavolta, il bacio non era passionale…
No…
Era tremendamente dolce.
Senza malizia alcuna.
Le accarezzò i capelli e il viso, sorridendo quando sentì la mano di lei infilarsi sotto il suo pigiama.
- Eh no Kagome… per oggi abbiamo fatto abbastanza esercizio! Devi riposare adesso! –
Lei sbuffò contrariata di essere stata rifiutata.
Il giovane rise piano, per quella strana situazione.
Certo, desiderava fare l’amore con lei, ma quel dottore era stato chiaro: non doveva farla stancare troppo! E già l’essere stati per più di mezz’ora in bagno a fare l’amore, andava fuori dai limiti che gli aveva imposto quell’uomo in camicia bianca.
- Guastafeste! – mormorò lei, sbadigliando appena.
- Shh… dormi scricciolo… - le sussurrò all’orecchio.
Le baciò la fronte dolcemente e successivamente, come faceva ogni notte, baciò il ventre caldo della fanciulla, leggermente rigonfiato.
Adesso aveva una famiglia da proteggere.
Una famiglia con cui stare.
Si sistemò nel letto, posando sul suo petto la ragazza, che durante quel piccolo lasso di tempo, si era già addormentata.
Le diede un ultimo bacio a fior di labbra, prima di cadere anche lui fra le braccia di Orfeo.
Chiuse gli occhi sereno.
Accanto a sé, aveva la sua famiglia.
E lui, per loro, ci sarebbe sempre stato.
 
Per sempre.
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolino autrice
 
Ciao!!! Finalmente ce l’ho fatta!!! Ho finito questa storia!! XD
Spero che la trama sia stata di vostro gradimento! E che vi siate divertiti a leggerla, come io a scriverla! ;)
Fatemi sapere se vi è piaciuto come finale oppure se vi ha interessato la trama in generale!
Ho versato sangue e sudore per scriverla tutta! XD
Pensavo di fare prima, quando iniziai a scriverla, e invece l’ho finita dopo mesi e mesi di lavoro! XD
Vabbè, non vi sto più a rompere con queste cavolate, e direi di passare ai ringraziamenti! ;)
Vorrei ringraziare di cuore tutte queste persone:
 
 
 
 
1 - 1D are my drug  
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29 - zac  
 
per aver messo la mia storia fra le seguite.
 
 
 
1 - kaggy95  
2 - Nicole221095  
3 - Schully  
 
Per aver messo la storia fra le ricordate.
 
 
 
 
1 - Alys93  
2 - Aredhel92  
3 - Arinne96
4 - Ballerina90  
5 - carlotta101  
6 - Carmelinrt
7 - Evangelyne  
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25 - Shalini  
26 - Spy777  
27 - Vanilla_91  
28 - warui okami  
 
Per aver messo la storia fra le preferite!
 
 
ps: non so perchè alcuni nomi della lista sono di colore diverso, però il mio scopo è lo stesso: ringraziarvi tutti :D

E ovviamente un grazie grande quanto una casa per le persone che hanno recensito i capitoli!
Sono stati la mia carica per andare avanti!
Grazie a tutti voi!!
 
 
Saphira_chan

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