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di Amy In Wonderland
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricordi ***
Capitolo 2: *** Il Nuovo Arrivato ***
Capitolo 3: *** Ballo in maschera? ***
Capitolo 4: *** 4. Non sono solo. ***
Capitolo 5: *** Il Peggio di Me ***
Capitolo 6: *** Inizio Dei Giochi. ***
Capitolo 7: *** Come Vincere ***
Capitolo 8: *** Frecciatine ***
Capitolo 9: *** Che la guerra abbia inizio. ***
Capitolo 10: *** Rivelazioni ***
Capitolo 11: *** Damon vs Trevor (Parte I) ***
Capitolo 12: *** AVVISO ***
Capitolo 13: *** Damon vs. Trevor (parte II) ***
Capitolo 14: *** Dubbi e Scoperte ***
Capitolo 15: *** Scusa, per tutto. ***
Capitolo 16: *** Rabbia ***
Capitolo 17: *** Isolato ***
Capitolo 18: *** Pretesa di verità ***
Capitolo 19: *** Gli Angeli della Morte ***
Capitolo 20: *** Non si mente a se stessi ***
Capitolo 21: *** Situazioni fuori controllo ***
Capitolo 22: *** Andrà tutto bene, ma la verità è sorprendentemente agghiacciante ***
Capitolo 23: *** Everything is falling apart ***
Capitolo 24: *** Goodbye to a Hero ***
Capitolo 25: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Ricordi ***


1.RICORDI
 
Bonnie McCullough aprì bruscamente la doccia e finalmente si rilassò sotto l’acqua calda.
Era stata una giornata molto dura e lei era esausta. Ovviamente aveva passato tutto il giorno a seguire Elena e il resto del gruppo per cercare di fermare il grave aumento delle “ragazze possedute”: Shinichi e Misao ultimamente si stavano proprio dando da fare.
Come al solito, tutti avevano dei compiti e lei… beh, lei doveva stare attenta a non urlare e stare dietro al gruppo, sempre protetta o da Stefan o da Matt. “Dopotutto, io sono l’inutile ragazzina da proteggere, che ha dei poteri ma non sa usarli”, pensò amaramente la rossa.
Più passavano le giornate, più erano stancanti e, come se non bastasse, l’indomani avrebbe iniziato il suo nuovo “fantastico” lavoro da cameriera, in un bar nel centro di Fell’s Church.
Bonnie sbuffò rumorosamente e si appoggio con il corpo ai vetri della doccia, completamente appannati dal vapore. Non appena la sua pelle entrò a contatto con il freddo vetro, una marea di brividi scossero la strega.
“è gelida… gelida come la sua pelle”. Bonnie sobbalzò: lo stava rifacendo, ci stava ripensando. Si impose di non pensarci ma, quando il suo pensiero sfiorava anche per pochi secondi lui, era impossibile non ricordare.
 
Era circa un anno fa.
Il periodo prima di quel giorno, quando Damon era ancora umano, loro due si erano avvicina molto, la strega aveva addirittura pensato che stesse nascendo qualche cosa tra lui e quel nuovo Damon. Ma poi lui aveva sedotto una vampira e si era fatto ritrasformare per poi uccidere la povera sfortunata.
Si era ripromesso che sarebbe tornato il vero Damon, quello che non prova sentimenti per nessun altra tranne che per Elena, che non considera minimamente gli altri umani e, per sua sfortuna di Bonnie, lei era compresa tra quelli.
Il vampiro aveva messo bene in chiaro come stavano le cose, un istante dopo che Bonnie gli aveva confessato tutto ciò che provava per lui.
Si ricorda ancora il tono gelido e malvagio con cui Damon le aveva parlato in quel giorno – o forse bisognerebbe dire insultato?.
Con un sorriso sadico le aveva detto tranquillamente cosa provava per lei: divertimento e disprezzo.
<< Non posso credere che ti sia illusa così, sciocca ragazzina. Come hai potuto pensare anche solo per un momento che io potessi innamorarmi di te? Sei forse il mio Angelo? >>. Con questa semplice frase Bonnie si era sentita crollare il mondo addosso.
<< Quel che è successo mentre ero umano faceva tutto parte di un piano: dovevo, in qualche modo, piacere ad Elena e così è stato, tu non hai fatto altro che aiutarmi in questo. Mi dispiace se ti ho illusa… anzi no, non mi dispiace affatto >>,ovviamente Damon Salvatore non si era potuto risparmiare, dopo questa frase, una risata che esplodeva di pura cattiveria e di sadico divertimento.
Bonnie era paralizzata, fissava, con occhi pieni di lacrime, il vampiro che continuava a insultarla.
<< Voi umani mi divertite! come avrei potuto innamorarmi di te? Un piccola, fragile ed inutile umana? Anzi, strega… se tale ti si può definire. Non so se tu abbia un qualcosa di decente nel tuo corpo né se il coraggio sia nel tuo vocabolario, e poi… Dio! E dire che non ti ho nemmeno plagiata! Come hai fatto a pensare una cosa simile?!  >>, Damon era scosso da infrenabili risate: rideva di lei.
La rossa non avrebbe potuto dire quanto quella conversazione fosse durata, in ogni caso era l’ultima che aveva avuto con il vampiro.
Seguì un periodo in cui lei preoccupò molto tutti, tranne Damon ovviamente. Bonnie non si riusciva a spiegare come mai Damon le avesse parlato con tanta cattiveria, in modo così gelido e spietato.
Era passato un anno da quel giorno. Era passato un anno da quando Bonnie era stata distrutta, un anno nel quale i due vampiri avevano ripreso, come ovvio, la lotta per la sua bellissima amica. Così Bonnie aveva lasciato curare la ferita dal tempo e stranamente, si era più o meno ripresa.
Ormai da un mese era quasi indifferente al vampiro. I due non sostenevano una conversazione vera da quel giorno. Damon non le prestava la minima attenzione: Bonnie avrebbe giurato che ne prestava di più a Matt! Certo, lo insultava, ma almeno quello lo faceva: Bonnie non era minimamente considerata dal vampiro, impegnato come era a conquistare Elena. Non sprecava tempo nemmeno a ridere di lei.
Ma ormai a Bonnie non importava più: un mese prima aveva accettato la situazione e di colpo era diventato tutto più facile.
Ormai non pensava più al vampiro, tranne in rari momenti in cui le riaffioravano i ricordi, come in questo caso. In quei momenti si ricordava di quanto “la ferita Damon” facesse ancora male.
  
Bonnie toccò distrattamente l’anello di opale che aveva all’anulare, questo le diede una piccola scossa che la fece sobbalzare. Si risvegliò bruscamente dai ricordi e usci dalla doccia con la stessa velocità in cui vi era entrata.
Guardò l’ora: era l’una, ergo era tardissimo poiché per il suo “bellissimo” nuovo lavoro l’indomani si sarebbe dovuta svegliare molto presto.
Si asciugò in fretta i capelli, ma quando si ritrovò a dover aprire la porta del bagno per entrare in camera esitò.
Per un istante pregò con tutta se stessa di trovare il vampiro che la aspettava nella sua stanza, come era successo tante volte. Ma non c’era, Damon non c’era ormai da un anno per lei.
“Che creatura patetica” le disse la sua coscienza: perché la sua coscienza,quando la insultava, aveva sempre la voce di Damon?
Scosse energicamente la testa e si coricò tristemente a letto, ansiosa per la sua prima giornata di lavoro che avrebbe dovuto affrontare.
In quella sera, la piccola streghetta non avrebbe mai immaginato quale nuovo incontro stava per fare.

*Spazio autrice*
Ed ecco qui la mia prima.. schifezza?
okay, abbiate pietà di me: è la mia prima ff e sono ancora inesperta XD
sperò che vi piaccia come trama e so che il prologo non dice granché:
troviamo una Bonnie molto triste e al quanto pensosa. Damon è stato davvero crudele, ma presto rimpiangerà questo errore. ovviamente, come spero avrete capito, è un prologo che mi è servito per spiegarvi un pochino la situazione iniziale. spero vi piaccia (a me per niente XD) e spero che qualcuno si degni di leggerla e di dirmi ciò che ne pensa (sono accettati aiuti e suggerimenti per migliorare, anzi vi supplico di metterli!!)
per l'entrata in scena di Damon dovrete aspettare ancora qualche capitolo, ma al prossimo entrerà un personaggio che spero gradirete XD 
ciao!!

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Capitolo 2
*** Il Nuovo Arrivato ***


2 IL NUOVO ARRIVATO.
 
La mattina seguente Bonnie aveva quasi spaccato la sveglia, tanta era l’irritazione, per poi riaddormentarsi e svegliarsi terribilmente in ritardo.
Si potrebbe definire un record la velocità in cui si preparò decentemente, bevve un caffè e arrivò al bar, ma il ritardo di almeno dieci minuti non poteva mancare al primo giorno di lavoro di Bonnie McCullough!
Il bar era molto carino, stile osteria vecchi tempi, un pub sofisticato in sostanza e molto popolare in Fell’s Church: Bonnie si ricordava di esserci andata spesso con Elena e Meredith ai tempi del liceo. Come le sembravano lontani quei tempi, quando la loro vita non era ancora sconvolta da vampiri, streghe, kitsune e altri eventi paranormali. Quando i fratelli Salvatore non erano entrati nella loro vita.
La rossa entrò velocemente nel bar e andò dritta a scusarsi con il capo.
<< Scusi per il ritardo, giuro che non succederà mai…>>, Bonnie doveva aver sfoderato inconsapevolmente i suoi classici occhi da cucciolo che intenerivano tutti e a cui nessuno solitamente resisteva, poiché il capo la interruppe dicendo: << Ma figuriamoci! Dopotutto sei una giovane e i giovani sono sempre in ritardo, no? >>.
Il suo capo si chiamava Craig ed era un amabile vecchietto sempre sorridente e comprensivo. In poco più di un’ora Bonnie ci si affezionò, tanto era spassoso quel barista.
Craig era stato un barista sin dalla sua adolescenza. Era sposato con una spagnola, Miriam, e non aveva esitato a farle vedere una marea di foto di quella bellissima signora. Aiutò Bonnie inizialmente e fu comprensivo per la sua goffaggine scherzando e rassicurandola ad ogni piatto rotto.
Infatti, mettere Bonnie a fare la cameriera era come mettere un rinoceronte in una cristalleria: un disastro. Bonnie pensò che se il capo non fosse stato Craig sarebbe stata licenziata immediatamente, tanti erano i piatti rotti da lei.
La mattinata passò in fretta, tra tazze rotte e tra brocche di coccio ridotte in mille pezzettini.
Durante l’ora di pranzo il pub si riempì e Bonnie ebbe tempo di fare pratica con il “porta e riporta piatti dai tavoli alla cucina”: a incoraggiarla c’era sempre il caldo sorriso di Craig alla cassa.
Verso le due Bonnie aveva preso dimestichezza con quel mestiere - dopotutto non era la prima volta che faceva la cameriera - e non faceva più cadere per terra niente, o almeno così pensava prima della sua ennesima gaffe.
In effetti, non si può dire che fece cadere per terra qualcosa, semplicemente versò tutto.. da un’altra parte.
Bonnie stava portando bicchieri con vari alcolici ad un tavolo dall’altra parte del grosso pub, quando inciampo su qualcosa e cadde, ma non sentì mai il pavimento.
Infatti cadde direttamente su un cliente, insieme al resto dei bicchieri, ovviamente.
<<  Oddio, m-mi scusi… i-io… >> , le risate di Craig accompagnavano in sottofondo la sua frase (se si poteva definire tale): si divertiva a vedere le gaffe della ragazza, un divertimento innocente che faceva ridere anche Bonnie.
Ma la frase che sentì dopo non la fece ridere per niente.
<<  Sai, ragazzina, il mestiere della cameriera non è facile: perché non lo lasci fare a qualcun altro che non sia… TU? >>. La voce era di un ragazzo della sua età, probabilmente, una voce vellutata e molto bella. Pronunciò quella frase con precisione, senza biascicare e senza nascondere un tono irritato e furioso, che le ricordava in modo impressionante Damon.
“ Okay, Bonnie repira. Brava così: ispira ed espira, ispira ed espira. E ora affronta! “. Bonnie alzò la testa e ciò che trovò la paralizzò completamente.
Davanti a lei c’era un ragazzo, sulla ventina, a cui l’aggettivo divino non donava affatto, poiché lo gratificava troppo poco: era meraviglioso!
Aveva i capelli biondo platino e gli occhi… gli occhi erano… stupendi! Aveva gli occhi dell’azzurro più chiaro che avesse mai visto, molto diverso da quello di Elena, e intorno all’iride vi era un spessa circonferenza di un blu scuro, molto intenso. Quei due occhi erano magnetici e catturarono Bonnie tanto da non farle ammirare il resto:
le labbra sottili erano contorte in una smorfia arrabbiata che pian piano, alla vista della rossa, si rilassarono diventando serie. Il corpo… era perfetto! Addominali, pettorali … eh già, non mancava proprio niente, era tutto scolpito come fosse un Ercole greco.
<< Ehm… i-io… Mi scusi!! Sono davvero spiacente! >> il tono della ragazza era una vera e propria supplica e Bonnie era convinta di essere arrossita poiché si sentì un calore molto famigliare sulle guance… da quanto è che non arrossiva?
<< Non importa. Non fa niente… >> si sporse a leggere il cartellino che Bonnie aveva attaccato, tramite una spilletta, al grembiule << Bonnie? >>. Suonò quasi una domanda, ma riferita a se stesso. La sua voce divenne meravigliata e il ragazzo guardò, con uno strano sguardo interessato, la rossa, soffermandosi su ogni suo particolare: sembrava quasi che la stesse mangiando con gli occhi. Alzò un fino sopracciglio biondo scuro e uno strano luccichio in quei meravigliosi occhi fu seguito da un sorriso compiaciuto: sembrava… contento? Divertito? Quel ragazzo è indecifrabile peggio di… Bonnie sbarrò gli occhi e si affrettò a riprendere i cocci dei bicchieri. Si alzò di scatto senza degnare di uno sguardo lo sconosciuto e si avviò verso Craig che ancora se la rideva. Improvvisamente sentì la voce vellutata alle spalle, in lontananza: << Ragazzina, almeno per riparare al danno che ne dici di servirmi… sono qui da almeno mezz’ora >>. Bonnie arrossì, se possibile, ancora di più.
Alzò gli occhi al cielo e chiese aiuto con lo sguardo a Craig che la incitò ad andare. << Questi tipi di incontri avvengono sempre nel nostro mestiere, Cara >> le gridò, frase che divertì al quanto il giovane sconosciuto che sbottò in una rumorosa e cristallina risata: ma quanto era bella quella risata? Craig si aggiunse allo straniero e si mise a ridere.
<< Basta! Smettetela voi due! >> sbottò Bonnie irritata, facendoli ridere ancora di più.
Iniziava davvero ad infuriarsi. Si voltò di scatto e andò dritta verso il ragazzo ma, rivolgendogli un’occhiataccia e alzando la testa con aria offesa, lo superò e prese l’ordine al tavolo dietro di lui. Questo gestò sembrò indispettire molto il ragazzo – “e brava Bonnie”, la sua coscienza fiera di lei? Wow, doveva incontrarlo più spesso quel tipo se gli faceva questo effetto! – . questo infatti, appena Bonnie gli passò accanto per andare alla cassa, la afferrò bruscamente per il polso, torcendolo in modo che Bonnie si inginocchiasse e si ritrovasse con i gomiti e il libretto delle ordinazioni sul tavolo, quasi come se si fosse inginocchiata per sentire meglio cosa ordinava.
Bonnie sgranò gli occhi da cerbiatto: era molto sorpresa, da chiunque un gesto del genere sarebbe stato violento e aggressivo, ma quel ragazzo fece tutto con la massima gentilezza e delicatezza tanto che Craig pensò che Bonnie si fosse inginocchiata di sua spontanea volontà.
Così la strega si ritrovò a pochi centimetri del viso del ragazzo: il novanta per cento del suo sangue era concentrato sulle guance e scorreva alla velocità della luce e il cuore… a quel ritmo non avrebbe dovuto già essere morta d’infarto?
Doveva avere un’espressione molto buffa poiché il ragazzo sbottò nuovamente a ridere, cosa che irritò ancora di più Bonnie che socchiuse irata gli occhi in un’espressione minacciosa.
<< Cosa. Ordina. Signore? >>, sputò quella domanda con odio, pronunciando lentamente ogni parola come se fosse una minaccia di morte.
Il ragazzo, spavaldo, le lasciò il polso e incrociò entrambe le braccia dietro alla nuca. Poi il suo sorriso sghembo e i suoi occhi strafottenti mutarono in una falsissima espressione confusa e innocente, quasi volesse dire “Ma cosa ti ho fatto per farti arrabbiare così?”. Questo cambiamento di espressione irritò profondamente Bonnie che, non sapendo come sfogare la sua rabbia omicida, strappò il foglio del block note e lo strinse con un’energia che pensava di non possedere nel suo fragile corpo. Ovviamente, la cosa divertì ancora di più lo sconosciuto che non riuscì a trattenere l’espressione innocente e tornò alla sua faccia strafottente.
<< Mmm, vediamo… io prenderò… >> gli scoccò un’occhiata divertita << dell’acqua. >>.
Dell’acqua?! Tutto qui? Bonnie esterrefatta si rialzò dal tavolo e andò verso la cassa quando il ragazzo la richiamò e fu costretta a tornare indietro.
<< Anzi, ho cambiato idea, voglio una birra! >>, la guardava divertito. Bonnie si rigirò verso la cassa ma “il signorino” la fece girare di nuovo verso di lui chiamandola, la cosa iniziava davvero a farla impazzire.
<< Una Birra? Ma che mi salta in mente?! Io sono allergico alla birra! >> “allergico alla birra?!”, << prendo dell’acqua e basta! >>. Ma lo faceva apposta o cosa?
Ripetendosi la scena un’altra decina di volte, la rossa constatò che sì, lo faceva apposta.
Fortunatamente mangiò in silenzio, lasciandola lavorare.
<< Scintille, eh Bonnie? Dicesi colpo di fulmine. C’era della chimica fra di voi! >> disse Craig malizioso, riferendosi a quanto accaduto.
<< Ma quale chimica Craig! Quello lì mi molestava! >> a questa frase oltre a Craig, anche lo sconosciuto sbottò a ridere convulsamente. Possibile avesse sentito? No, l’aveva sussurrato ed erano molto lontani, nessuno potrebbe averlo sentito! “Nessun… umano” precisò una vocina nella sua testa, facendole venire un dubbio. Ma non ci rimase molto a pensare poiché arrivò il diretto interessato alla cassa per pagare.
<< Quindi.., >> disse con aria professionale la strega << Un’acqua e… >>
<< basta >> concluse il ragazzo divertito.
Bonnie lo guardò esterrefatta, l’aveva fatta andare talmente tante volte avanti e indietro che credeva di avergli servito un pranzo pari a quello matrimoniale.
<< Ci hai messo due ore a bere un… bicchiere d’acqua?! >> domandò stupita.
Lui rise con uno dei più luminosi sorrisi che chiunque possa sfoderare e se ne andò… lasciando il portafoglio!
Bonnie prese il portafoglio nero, lucido e di pelle. corse all’uscita ma quando entrò nel parcheggio il ragazzo era scomparso.
“Sbaglio o ha lasciato apposta il portafoglio?”. Bonnie appezzò quel pensiero e rientrò nel pub.
 
La sera finalmente arrivò e per sera si intende mezzanotte passata.
<< Cara… >>, Craig, << Ti dispiace finire di mettere a posto e chiudere il bar? Sono molto stanco, ti lascio la chiave sul bancone. Tanto ne ho una copia! Riportala domani!>>.
“Fantastico…” pensò la rossa, tuttavia Craig era così buono che non poté fare altro che sorridere gentilmente e rispondere con un << Ma certo signor Craig! >>. Il vecchino le donò un altro sorriso amabile e uscì dal pub.
Bonnie passò un’ora a ripulire il pub. Mentre era intenta a riporre una bottiglia di Jack Daniel’s nella credenza della cucina sentì un “Crack”.
“Okay, Bonnie. Sei sola, a notte fonda, nel buio, quindi quel Crack non promette niente di buono.”
 Guardò la bottiglia che aveva ancora in mano e la afferrò per utilizzarla come “arma impropria”. Restò, immobile, in ascolto per cinque minuti, quando decise che non c’era niente di strano e si diede della stupida. Si rigirò per continuare l’azione interrotta, quando una voce alle spalle, familiare e terribilmente vicina, le sussurrò : << Non pensavo che, oltre ad essere un’incapace, fossi anche una pessima ladra! >>.
Inutile dire che Bonnie, come suo solito, ebbe un infarto e lasciò la bottiglia cadere, afferrata con uno scatto fulmineo dal “signorino”.
Bonnie si girò infuriata verso il ragazzo, che guardava assorto la bottiglia appena afferrata. Poi, mentre gliela porse: << Un consiglio per la prossima volta che rubi qualcosa: cerca di non lasciarlo in così bella vista >>. Ovviamente alludeva al suo portafoglio che si trovava sul banco della cassa.
<< Primo non te l’ho rubato >>, afferrò aggressivamente la bottiglia di Jack Daniel’s, << Secondo tu lo hai lasciato alla cassa apposta! >>.
Il ragazzo sgranò gli occhi a questa affermazione e con aria innocente disse:
<< Non so di cosa tu stia parlando! >>, al seguito un’immancabile risata.
“Ma cos’hanno tutti a Fell’s Church? Sono tutti così felici che ridono ogni tre secondi?”, Bonnie era una furia.
Ma essendo una persona dolce, in poco, questa scemò e lasciò posto alla curiosità. La rossa guardò il ragazzo che nel frattempo si era seduto sulla sedia proprio davanti a lei.
<< Chi sei? >> domandò semplicemente.
<< La cosa più meravigliosa che tu potrai mai vedere nel globo terrestre >> rispose lui con un sorriso furbo. Eccolo, ci mancava un altro “signor modestia” nella vita di Bonnie!
La rossa sorrise, ma dietro a quel sorriso stava progettando un omicidio. Quel ragazzo le faceva davvero saltare i nervi. Così prese uno straccio sporco di detersivo, che si trovava vicino a lei, e tentò invano di sbatterglielo in faccia.
Infatti, il signorino, con uno scatto repentino, bloccò l’attacco a sorpresa della ragazza, con un volto abbastanza basito.
“Vampiro”, quella vocina nella sua testa la prese talmente alla sprovvista che domandò a se stessa ad alta voce: << Vampiro?! >>.
Vide il ragazzo guardarla sconcertato e chiederle: << Vampiro? Oh, andiamo, lo so che qui siete tutti così superstiziosi… ma tu sei troppo per credere a simili sciocchezze! >>, Bonnie si sbagliava o aveva messo un accento malizioso su “troppo”?
Lei, che era ovviamente arrossita, gli rispose: << Sono abbastanza sicura che esistano, credimi. >>, non riuscì a trattenere un tono ironico.
Il ragazzo rise, << Oh, beh, ti credo strana ragazzina! >>.
Quanto odiava il termine “ragazzina”! la faceva sentire così… debole ed inutile.
Perciò tentò un altro colpo a sorpresa, impossibile da parare, eppure il ragazzo ci riuscì.
“Vampiro” ridisse la vocina. << No! >> esclamò piatta, ad alta voce, Bonnie: cercava di imporre alla sua testa di smetterla per un secondo con quelle vocine che ultimamente sentiva… a volte la ragazza pensava di stare impazzendo.
<< Fammi indovinare… Vampiro? >>, chiese divertito il ragazzo.
Bonnie, rossa come un peperone, annuì in silenzio.
“Strano che non ti creda matta” pensò, posando finalmente la bottiglia sul davanzale. Quando si girò, ritrovò il volto del ragazzo a pochissimi centimetri dal suo.
I suoi occhi erano incatenati a quei due splendidi brillanti azzurri, il cuore batteva all’impazzita… che cosa succedeva? quell’effetto era in grado di provocarglielo solo Damon!
<< Sai, Penso che… >> sussurrò il giovane sfiorandole la spalla destra e puntando il suo sguardo in un preciso punto sulla fronte di Bonnie; si stava avvicinando alle labbra della ragazza… << … Ti denuncerò per furto. >>, dicendo questo le diede una piccola spinta. La ragazza, che stava in punta di piedi per la tensione, perse l’equilibrio e cadde di sedere a terra, con le gambe stese e aperte e gli occhi sgranati per la sorpresa.
Il ragazzo sbottò in una fragorosa risata, dopodiché si avvicinò e la sollevò senza nessuno sforzo per metterla seduta sul bancone della cassa.
Le prese la mano, sfiorandola con le labbra gelide ( un classico bacia-mano fatto con eleganza ) e mormorò un “con permesso”. Dopo averle lasciato la mano e ripreso il portafoglio dal bancone, uscì dal pub, lasciando Bonnie immobile e sconcertata. Aveva i nervi a fior di pelle e si sentiva umiliata, ma non riusciva a muoversi, ancora scossa dalle emozioni che quel ragazzo le aveva provocato.
Dopo una ventina di minuti, quando stava per chiudere il bar, Bonnie si accorse di non avere più il suo anello di opale.
Lo cercò ovunque senza successo.
“Eppure ce l’avevo fino a…”, in un attimo capì che fine aveva fatto:
il ragazzo, facendole il bacia-mano, le aveva sfilato l’anello senza che lei se ne accorgesse.
“Miserabile!”, Bonnie chiuse rabbiosamente il pub e andò a casa in collera come non lo era mai stata in vita sua.
 
 
*Spazio autrice*
E rieccomi qui a rompere ^^
Okay, non sono per niente convinta del nuovo capitolo, ma spero vi piaccia lo stesso! Come avete visto è entrato in scena il nuovo Bad Boy, un personaggio inventato.
Allora, fatemi spiegare alcune cose:
  1. Avrete di certo notato che Bonnie in questo capitolo prova sentimenti che nell’opera originale è difficile che provi: rabbia e irritazione. Ovviamente ho dovuto cambiare in alcuni particolari il personaggio perché lo voglio un pochino più spavaldo. State tranquille, con Damon e gli altri resterà come nel libro, ma con il nuovo personaggio usciranno lati di lei che solitamente non emergono. Comunque sono un po’ preoccupata di essermi distaccata troppo dal personaggio originale! Ditemi voi, rimedierò in caso ^^ in ogni caso considerate anche che il personaggio di Bonnie durante l’opera originale si è rafforzato molto e soprattutto, dopo un anno come quello che vi ho descritto nel prologo, per diventare indifferente a Damon deve pur essere cambiata almeno un pochino. In ogni caso ditemi se vi piace il cambiamento o se lascio perdere XD
  2. Il nuovo personaggio assomiglia molto a Damon, anche se è più infantile e ride sempre. In questo caso sono stata un po’ obbligata (insomma, Damon è la perfezione e qualcuno per tenergli testa gli deve assomigliare!). Il nuovo ragazzo si evolverà durante la storia e penso di farlo diventare meno irritante (che dite? Oppure lo lascio così? Vi piace come new entry?). ma attenzione, questo cela un segreto che per ovvi motivi non anticipo e il perché ride sempre lo capirete a breve XD
 Fatemi sapere che ne pensate!
Damon penso che lo introdurrò nel prossimo capitolo e sarà ancora così freddo!
Intanto, rispondo alle sei INASPETTATE recensioni (ma così mi fate piangere XD):
 sissa39 [Contatta]: Grazie mille!! Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo XD
 
 
 valin [Contatta]: Ciao!! Grazie e spero che ti piacerà come continuo!
 
 jenny cullen [Contatta]: ahah, ci credi che sono i motivi per cui ho scritto questa ff? insomma, mi ero un po’ stufata che Bonnie andasse dietro a Damon come un cagnolino (e non parliamo di Mutt -.-). Insomma, deve essere una donna indipendente XD
 
gabriellasalvatore[Contatta]: ed ecco qui l’incontro. In quanto a Damon sì, è stato davvero un B*******, con la B magliuscola XD fammi sapere che ne pensi di quella schifezza là sopra XD
 
 
franklyn [Contatta]: Sono contenta che ti piaccia e spero che ti piacerà anche questo capitolo! Come ho detto sopra, purtroppo Bonnie è cambiata un pochino per i motivi che ho detto. In quanto a Damon anche io  noto che molte volte lo fanno troppo sdolcinato. Spero di non cadere nello stesso errore e fammene accorgere in tal caso!
 
 
 BritinLover [Contatta]: ciao! Grazie mille della recensione. Spero di non deluderti con questo capitolo e con il leggero cambiamento della streghetta!! Terrò molto presente i tuoi consigli e dimmi se trovi qualcosa che non va nel continuo della mia storia! In quanto a Damon spero di riuscire a rimanere fedele al vero personaggio, anche se comunque alcuni momenti sarà un po’ dolce con Bonnie ma senza esagerare… e vabbò stiamo a vedere come continuerò XD poi non consideriamo che la stessa Smith si è distaccata dal Damon originale negli ultimi libri (dove Damon = cagnolino di Elena XD).
 

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Capitolo 3
*** Ballo in maschera? ***


  1. BALLO IN MASCHERA?
 
 
 
I giorni seguenti passarono in fretta e del ragazzo non vi era la minima traccia.
L’irritazione accumulata, col passare dei giorni, si dissolse. Bonnie si chiese il motivo per cui si era infuriata così. Insomma, lei era sempre stata una ragazza tranquilla e paurosa, ma di certo aggressiva no!
Comunque, il lavoro migliorò di giorno in giorno, così come l’amicizia con Craig: era una persona davvero eccezionale. Bonnie iniziò a prendere dimestichezza con il mestiere della cameriera e diventò piuttosto brava. Si sorprese a sperare che il giovane tornasse nel pub per fargli vedere che non era affatto un’incapace. Ma, soprattutto, la cosa che le stava più a cuore era riavere il suo anello: ci teneva così tanto a quell’oggetto!
Ma più i giorni passavano, più la rossa perdeva le speranze di rivedere il ragazzo.
Quando finalmente, dopo due estenuanti settimane di lavoro, arrivò il sabato, la sua tanta attesa dormita fu interrotta bruscamente.
Infatti, alle sette del mattino, sentì un suono che dopo poco riconobbe come quello del suo cellulare.
Lo zombie-Bonnie si alzò sbuffando e a malincuore rispose alla chiamata: era Elena.
<< Mmh… >>, Bonnie la mattina non sapeva produrre altro suono perché non si ricordava come si faceva a pronunciare frasi di senso compiuto.
<< Bonnie? Ci sei? Stai bene? >>, perché la voce dell’amica doveva essere così squillante?!
<< Elena… >> - incredibile ma aveva detto una parola! - << Sai che ore sono?! Cosa vuoi? >>.
<< Non c’è bisogno che mi tratti così! Comunque, è successa una cosa importante, muoviti e vieni al pensionato appena puoi >> esclamò, in maniera indignata, l’amica al telefono.
<< Cosa? M-ma… Ora? >>, chiese la rossa guardando con occhi speranzosi il suo soffice letto.
<< Sì, ORA! >> ed Elena attaccò.
Bonnie a malincuore costatò che non c’era alcun modo per dormire un altro pochino e così iniziò a prepararsi.
Inutile dire che arrivò al pensionato non ancora trasformata dalla fase “zombie”.
Aprì distrattamente, con uno sguardo spento, la porta della stanza di Stefan dove erano tutti. Andò a sbattere a Damon che la guardò con un’espressione… beh, non si era ancora ripresa abbastanza dalla sua dormita interrotta, come poteva interpretare le espressioni degli altri?
<< Oh, Dio! Ti ha investita un tir o cosa? >> domandò Damon acido.
Bonnie lo guardò con aria spenta, si passo una mano tra i riccioli disordinati che si levò dalla faccia e cercò di ricordarsi cosa significava “Oh”.
Quando capì che non ci riusciva, lasciò perdere: aveva troppo sonno.
I due si ignorarono a vicenda e Bonnie superò Damon e andò ad appoggiarsi sul termosifone.
<< Eccoti, Bonnie! >> Elena si era accorta di lei solo in quel momento.
Bonnie guardò con aria disorientata la stanza:
era ordinata come al solito, sul divano sedevano Meredith e Matt, mentre sulla poltrona Elena affiancata da Stefan, a sinistra, e da Damon a destra.
<< Mmh Mmh… >> fu tutto ciò che riuscì a pronunciare – o sarebbe meglio dire, a muggire?
<< Okay, dopodomani ci sarà l’annuale ballo in maschera di Fell’s Church, Shinichi non mancherà di certo. Damon ci andrà a parlare, distraendolo e noi, con il mio piano A, lo cattureremo! >> disse entusiasta Elena. Successivamente iniziò a spiegare in modo dettagliato il piano A, quello B, quello C, D, E… e Bonnie si addormentò in piedi.
<< Bonnie! >> gridò Elena offesa. Bonnie sobbalzò.
<< Bonnie, non è che cambi qualcosa se tu sia sveglia o no, perché tanto inutile resti, ma almeno quando parla il mio Angelo, il minimo che puoi fare è ascoltare! >> esclamò tagliente Damon.
Bonnie ignorò quella cattiveria, ormai era abituata: era tutto ciò che le riservava.
<< Dicevo >> continuò Elena lanciando un’occhiataccia al vampiro, << che bisogna bloccare al più presto Shinichi, per questo non possiamo aspettare un altro giorno! Se mai non riuscissimo neanche questa volta a prenderlo, pensate quanta altra gente soffrirebbe! >>. Damon scoppiò in una risata fragorosa facendo puntare tutti gli occhi dei presenti su di lui.
Quando se ne accorse, si giustificò: << Oh, andiamo! Come se fosse quello il motivo per cui noi vogliamo catturare Shinichi! >>.
<< E quale sarebbe? >> domandò acido Matt.
<< Vedi Mutt, so che il tuo mezzo neurone che hai nel cervello non ci arriva, ma questa è un’inutile scusa! >>
<< Un’inutile scusa? >> chiese sconcertata Elena. Damon sgranò gli occhi poiché si era appena accorto del torto che stava facendo alla bionda.
<< Insomma Angelo, tu sicuramente sarai l’unica che vuole uccidere quei due per salvare Fell’s Church… >>, l’amica rabbrividì alla parola “uccidere”, così come Bonnie, << … per quanto mi riguarda voglio tagliare la testa a Misao e torturare fino alla morte Shinichi. Insomma, si sono permessi di comandarmi con l’inganno! >>. “Quale altra motivazione se non la vendetta” pensò aspramente la rossa, in risposta Damon le lanciò un occhiata compiaciuta: aveva afferrato il concetto.
<< è inutile che critichi tanto Bonnie, perché sono l’unico che ammette il vero motivo, ma non sono l’unico che la pensa così. Ad esempio, il mio caro fratellino >>, si voltò verso Stefan che si irrigidì, << Pensi che non sappia il motivo per cui lo fai? Non è vendetta anche la tua? Insomma, ti hanno tenuto lontano da Elena e l’hanno fatta avvicinare a me. E poi, ti hanno rubato la possibilità di diventare umano! >>.
Stefan scattò in avanti e ringhiò: << Quella me l’hai rubata tu! >>
<< Non è questo il punto. >>, rispose asciutto Damon, << Sei spinto dalla vendetta anche te! >>. A questa frase Stefan sbiancò: possibile che Damon avesse letto nei pensieri più profondi del fratello? Elena guardava scioccata la scena. Damon si girò verso gli altri.
<< Miss inquietudine… chissà, forse il segreto di cui ha accennato Shinichi contiene il vero motivo. E Bonnie, beh tu non fai nulla, quindi non sei da prendere in considerazione. >> concluse. Bonnie alzò gli occhi al cielo e sentì Matt sbuffare: si era scordato di lui, ma Damon da circa un anno considerava Matt come un giochino da insultare, niente di più, tantomeno un qualcosa da prendere in considerazione.
<< Aspetta un attimo, hai detto ballo in maschera? >> domandò di colpo Bonnie, ripensando a ciò che aveva detto Elena e interrompendo quel momento di tensione.
<< Sì! >> dissero all’unisono Meredith ed Elena sorridendo compiaciute.
Bonnie si illuminò, uscendo definitivamente dalla fase zombie.
Loro adoravano le feste e, anche se non dovevano andarci per divertirsi, quando significava che ci sarebbero stati musica, bei vestiti e altre cose del genere, le tre amiche diventavano euforiche. Infatti, si lanciarono uno sguardo d’intesa, pensando tutte la stessa cosa: dovevano comprarsi un vestito e una maschera adatta.
Stefan si offrì di accompagnarle mentre Damon sbuffò rumorosamente e si congedò dicendo che “lo aspettava una caccia succulenta”.
<< Una festa in maschera! >> esclamò la strega in preda all’euforia.
 
 
 
 
<< Una festa in maschera?! >> domandò Trevor ai due kitsune, sentendo che la rabbia iniziava a prendere il controllo in lui. Non c’era nessun Trevor sorridente, cosa alquanto rara, ma quei kitsune non avevano capito come funzionava l’intero sistema: LUI NON SI FACEVA COMANDARE DA NESSUNO.
<< Non ci andrò >> concluse.
Shinichi si alzò di colpo:
<< Abbiamo un accordo! Vuoi o non vuoi… >>
<< Certo che la voglio! Me l’hai promessa! >> lo interruppe Travor, << Ma non vedo cosa possa cambiare se io ci vada o no. Odio questi noiosi cittadini di Fell’s Church! >>
<< Se vuoi che il nostro accordo si concluda il più in fretta possibile ti consiglio di andare a quel ballo. >> disse risoluta Misao, intervenendo al discorso dei due. Perché “accordo” era una parola che suonava così sbagliata con i due gemelli?
Trevor si voltò di scatto verso la ragazza-volpe, ringhiando.
<< Mi sembra che io abbia fatto dei grandi passi con la strega. Perché affrettare le cose? Potrebbero scoprirmi. Sappiamo benissimo che i fratelli Salvatore non sono degli idioti! >>, Trevor era infuriato! Era possibile che i kitsune non capissero una cosa tanto fondamentale?
<< Non basta ciò che hai fatto! Te lo abbiamo già detto, non devi avvicinarti solo alla strega, ma all’intero gruppo. >>
<< Certo, la strega è solo il mezzo per arrivare al resto di loro… >> mormorò poco convinto il vampiro. Trevor toccò l’anello rubato alla rossa e il pensiero di quella strana figurina lo fece sorridere. Poi di colpo si risveglio dai suoi pensieri:
<< D’accordo, Lo farò. Però basta con richieste del genere! >> esclamò irritato.
Già ciò che volevano fare a Bonnie, o meglio fargli fare a Bonnie, lo irritava parecchio: odiava i kitsune e la loro prepotenza.
“ Maledette scommesse “ pensò il vampiro.
Fece per andarsene, quando Shinichi gli si parò davanti:
<< Perché sei così titubante ad andare ai balli in maschera, Trevor? Non sarà che pensi ancora a… >> un ringhio fece azzittire il kitsune che si ritrovò contro un albero.
<< Non sono fatti tuoi >> in un attimo Trevor sparì nel fitto bosco dell’Old Wood, per non rischiare di uccidere Shinichi.
Così facendo Trevor non poté vedere i due kitsune che annuivano entusiasti: la loro scelta era ricaduta sul vampiro perfetto, l’unico in grado di svolgere quel compito, sempre se i sentimenti non tornino per rovinare tutto.
 
 
*Spazio autrice*
*Si accorge della parolona che sta usando… autrice? O.O ehm, ehm*
 
Ed eccomi di nuovo qui con vostra immensa gioia!
*ignora i fischi provenienti da ogni dove*
Mentre rileggevo questa nuova aggiunta alla schifezza ho deciso che Bonnie non si metterà né con Damon né con Trevor(ma questo nome da dove mi è uscito? XD), la faccio mettere con Craig XD Andiamo, quel vecchietto è un latin lover nato!! Me ne sono innamorata XD
Okay, torniamo a cose serie XD (ovviamente scherzavo, non mi uccidete per favore ahah però l’idea era buona, pff)
Questo capitolo l’ho scritto molto velocemente e quindi non mi convince (tanto per cambiare) e inoltre l’ho scritto una settimana fa quindi no, il nome Trevor non l’ho ripreso dal telefilm -.- (anzi, ci sono anche rimasta male nell’ultima puntata).
Ovviamente è un capitolo di passaggio, insomma dovevo introdurre in qualche modo gli altri!!
E poi, ahimè, il nostro nuovo bad boy non è poi tutto questo stinco di santo!! Cosa è successo tra lui e i due kitsune? E cosa deve fare? Cosa otterrà se lo fa?
Ditemi cosa ne pensate, per quanto mi riguarda: No Comment!
Ve la eravate immaginata l’alleanza tra Shinichi, Misao e la new entry? Sono stata scontata? Vi dispiace che sia un loro alleato?
In ogni caso, Trevor è un personaggio un po’ più complicato del previsto e spero di riuscire a inserirvelo bene, ovviamente assomiglia molto a Damon per i motivi che vi ho spiegato nel secondo capitolo! Ma non sono poi così uguali, in fondo. La new entry, infatti, non ha un cuore accudito in una spessa mura di roccia indistruttibile, come Damon, lui… okay no così vi anticipo troppo ^^
In quanto a Damon, in questo capitolo mi è uscito al quanto acido, forse anche troppo O.O
Immagino già le critiche XD ma sentitevi libere di criticare: NE HO BISOGNO
Vi prometto che nei prossimi capitoli Bonnie sarà più attiva, ma poverina qui l’oca l’aveva svegliata nel bel mezzo di un sonno ristoratore! Comprendiamola!
Intanto vi anticipo qualche cosina…
Trevor, che svelato il segreto della sua alleanza con i kitsune, potreste considerarlo un personaggio banale, ha molte sorprese, sia per il gruppo che per i due kitsune, poiché è un ragazzo MOLTO imprevedibile. Però per questo dovrete aspettare ancora un po’ ^^
 
Damon non resterà per molto così gelido, fra molto poco avrà pane per i suoi denti: dovrà  battere il nuovo avversario e non solo per quanto riguarda la nostra streghetta, ma anche riguardo alla sua posizione nel gruppo. Infatti Trevor non farà impazzire solo Bonnie…
 
Piccolo chiarimento: il termine “ragazzina” serve al nuovo arrivato solo per irritare Bonnie. Fra molto poco scomparirà, non del tutto ovvio, ma se è presente Damon non è adeguato chiamarla così no?
Elena, basta il nome per prevenirvi una rottura di scatolo -.-‘’ o forse un disastro, non so, cosa le facciamo combinare? XD
 
Nel prossimo capitolo ci sarà il primo faccia a faccia tra la New Entry e il nostro vampiro, ma Bonnie non sarà presente in questo, o almeno non all’inizio!
 
Okay, dato che ho approfittato troppo del mio spazio, vi rispondo e vi lascio in pace XD
Vi giuro che mi stavo per mettere a piangere quando ho letto le vostre recensioni, grazie a tutti, anche a quelli che leggono silenziosamente ^^
 
sissa39[Contatta]: Sono davvero contentissima che ti piaccia la storia!! Qui Bonnie non è molto reattiva, ma poverina concediamole un po’ di pace!! Spero ti piaccia anche questo di mini-capitolo
 
 gabriellasalvatore [Contatta]: Bellissima l’idea delle immagini! Eh sì, penso che ci farò un pensierino^^ per quanto riguarda Bonnie, siamo del tutto certi che è così indifferente a Damon? Dopotutto in questo capitolo era ancora nel mondo dei sogni e quindi non era in sé… invece Damon non trovi che tiri troppe frecciatine? ^^ spero ti piaccia anche questo capitolo!!
 
feniceiside[Contatta]: Sono felice che ti piaccia ^^ tranquilla, Damon avrà molto da fare!
 
 jenny cullen [Contatta]: “sono più strana di una mucca che beve vino” ahah con questa ti stimo!! XD al prossimo capitolo il faccia a faccia come promesso^^ un bacione
 
                 
valin[Contatta]: Che onore ^^ spero che ti piaccia il nuovo capitolo!!
 
 franklyn [Contatta]: eh già, Trevor assomiglia davvero molto a Damon!! Ma dopotutto, chi lo può sconfiggere se non uno molto simile a sé stesso?
Spero ti piaccia il nuovo capitolo J
 
patito[Contatta]: ahah eh sì è molto irritante!! Comunque, un mio difetto è che sono molto sadica, quindi un po’ li devo fare soffrire i nostri piccioncini ^^ però, povero Trevor, non me lo uccidere !! (quella parte spetta a Damon poi )
 
 
irytvb[Contatta]: ciao!! Sono contenta che ti piaccia^^ comunque, non ho mai letto la Setta Dei Vampiri e quindi Trevor è un misto tra Damon e la mia invenzione ^^ spero ti piaccia anche questo capitolo e grazie mille per i complimenti!!
 
BritinLover[Contatta]: ed ecco qui per te un accenno di Damon, anche se per veramente poco! Ma non preoccuparti, il prossimo capitolo sarà all’insegna “Damon Salvatore” (non senza Bonnie, ovvio)
Spero ti piaccia anche questo capitolo!!
 
Okay, ora vi lascio! Spero di trovare il tempo di scrivere e che voi mi seguiate^^ un bacio a tutti!
 
 
 
 
                 
 
 

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Capitolo 4
*** 4. Non sono solo. ***


4. NON SONO SOLO.
 
 
 
 
Damon era nervoso, ma non di quei nervosismi che hanno un motivo ben preciso, questo aveva alla base solo una sensazione.
Un tuono risuonò nel cielo.
“Dannazione!” Ruggì nella mente il vampiro, in risposta un fulmine illuminò l’intera città.
Damon si rendeva conto di stare esagerando, ma non riusciva a liberarsi di un… qualcosa, che lo stava facendo dannare.
Il moro era appena tornato da una caccia notevole: la ragazza era bionda e si chiamava Janette, molto simile al suo Angelo.
Ricordando quella cascata d’oro dei suoi capelli, Damon si sentì bruciare dall’impazienza: perché non sceglieva?
Stavano ritornando alla stessa situazione che avevano avuto con Katherine. “Sì, ma almeno lei qualcosa per te lo prova” pensò amareggiato il vampiro, ricordando la sua vita passata. In ogni caso, Elena era diversa da Katherine, aveva un fuoco che bruciava dentro, che esplodeva: la ragazza più forte che avesse mai incontrato nella sua vita – e di vita, sia ben chiaro, ne aveva vissuta parecchia!
E non era solo questo, lo faceva sentire forte e allo stesso tempo vulnerabile, una sensazione che nessun altro gli aveva mai fatto provare: una perfetta principessa delle Tenebre, insomma!
“Eppure sei il ripiego di Stefan”, Damon ringhiò d’istinto pensando al fratello, lo stesso che in quell’istante era tra le braccia della bionda.
Lo stomaco iniziò a bruciargli e un altro tuono interruppe il silenzio del cimitero. Doveva andare da Lei, ormai era tardi… chissà come, se possibile, sarebbe stata più bella del solito, a causa del ballo in maschera che si sarebbe tenuto quella sera.
Solitamente Damon avrebbe preferito conficcarsi un paletto nel cuore, piuttosto che andare a un noioso convegno di noiosissimi cittadini di Fell’s Church; “Ma questa sera è diverso…”, pensò compiaciuto il ragazzo immaginando ciò che aveva pianificato con tanta cura, per far diventare Elena finalmente sua: l’avrebbe sedotta nei migliori dei modi e al diavolo quelle sensazioni idiote!
Il bruciore nello stomaco di Damon si attenuò in corrispondenza del placarsi del temporale. Damon si trasformò in corvo e volò sicuro verso il pensionato e verso il suo Angelo.
 
Per circa due ore, le “tre donne di casa”, erano completamente scomparse per prepararsi adeguatamente.
“Tre donne di casa… Tre? oh, ma certo! Mi ero dimenticato di aver escluso Mutt!”, pensò Damon iniziando a ridere e a farsi i complimenti per l’ottima battuta; “Sì, dovrei dirla ad alta voce” continuò.
Immerso nei suoi “più che intelligenti pensieri”, il vampiro non si accorse che le tre erano finalmente scese dalla stanza.
Riprendendosi, le osservò gelosamente: Elena, come sempre, era una vera delizia, un angelo in terra. Indossava un vestito dorato che risaltava l’immensa cascata bionda, una maschera bianca rendeva il suo sguardo ancora più meraviglioso.
Meredith era vestita in modo semplice: un abito viola e una maschera dello stesso colore, “Una bellezza, certo” pensò Damon, “Ma sempre inquietante resta.”
L’ultima a scendere fu Bonnie, delicata come suo solito. Ciò che sorprese il vampiro non fu il modo in cui era vestita la rossa, ma ciò che scatenò in lui.
I ricci le ricadevano, stranamente, in modo fluido ed elegante sulle spalle, quasi avessero perso la carica elettrica di cui erano usualmente provvisti. Un vestito rosso scuro, ben elaborato, le risaltava la pelle traslucida: era stretto in vita e senza spalline (infatti si reggeva tramite un corpetto) il tutto arrivava fino alle ginocchia. La maschera, rossa anch’essa con alcuni ricami d’oro, rendeva lo sguardo della ragazza magnetico, gli occhi da cerbiatto avevano un qualcosa di molto attraente quella sera. Una collana nera gli ornava il lungo collo, una delle caratteristiche preferite del vampiro riguardo alla ragazza.
“Sei stato un emerito idio…” No. Damon soffocò immediatamente quell’odiosa vocina che sentiva da quando era stato trasformato di nuovo. Soffocò tutto: la voglia di prendere la Streghetta per fargli chissà cosa, quel senso di orgoglio per una creatura tanto fragile che lei faceva nascere in lui, rafforzò quegli ampi strati di roccia sotto la quale era nascosto il suo cuore.
Aveva rischiato veramente molto con Elena. Si era accorto che stava cambiando, che stava diventando Santo Stefano bis e allora era tornato Damon.
Ma quando si accorse, appena trasformato, di ciò che Bonnie aveva osato fare, un’ira insormontabile verso quell’esile umana era nata in lui. D’altronde la rossa non aveva alcuna colpa di questo, ma lui non si poteva permettere di cambiare.
Quando era stato ritrasformato, aveva trovato quegli strati di roccia, costruiti in secoli, completamente distrutti: il vampiro aveva dato la colpa alla Strega, l’unica con cui aveva passato il suo tempo da umano. Ma lui non provava sentimenti per nessuno da quando Katherine lo aveva trasformato e, in quel momento, trovandocisi a contatto così inaspettatamente - si può ben capire - venne distrutto da sensi di colpa per ciò che aveva commesso nella sua non-vita e da altro. Così come aveva fatto con Elena e con Stefan – del quale, in fondo, sentiva una grande nostalgia, anche se non l’avrebbe mai ammesso – era tornato Damon, o almeno ci aveva provato, ricostruendo, se possibile, in modo più solido la fortificazione intorno al suo cuore morto.
Eppure la purezza della Streghetta non lo faceva riuscire nell’intento. Era stato costretto, dunque, a tornare Damon, ma un Damon spietato verso di lei e crudele. E poi aveva dimenticato tutto, tutti gli attimi passati con Bonnie assieme a tutti i suoi sentimenti. Adesso, rivederla e risentire quelle emozioni duramente represse gridare dal profondo del suo cuore, gli fece… paura?
Damon scosse energicamente la testa e tornò a guardare Elena.
Elena… anche lei era penetrata nel suo cuore, ma in un modo diverso: ugualmente profondo, ma non così letale. Elena era sì, capace di cambiarlo, ma c’era Stefan a ricordargli chi fosse e per cosa volesse la bionda.
 Ma per cos’era?
Amore?
Sì, certamente, ma non solo: era qualcosa di più… vendetta forse, orgoglio, competizione… Damon a volte non si capiva.
Era certo solo di una cosa: lui era Damon Salvatore, ciò che voleva se lo prendeva e lui desiderava Elena ad ogni costo ormai. In quanto a ciò che provava per Bonnie… doveva fingere che non contasse nulla: amava troppo sé stesso per mettersi a rischio solo a causa di un suo stupido capriccio: non si commettono mai gli stessi errori due volte di seguito. E così si era auto convinto che Bonnie non contasse nulla per nessuno – e in effetti, anche Mutt non la considerava più che un’amica – tantomeno per lui; anche se, come in quel momento, ogni tanto quella convinzione barcollava, senza mai infrangersi e, per sua fortuna, ciò accadeva raramente.
 
Erano al ballo ormai da tre ore e dei kitsune nessuna traccia.
La festa era celebrata nel palazzo comunale di Fell’s Church, un luogo molto grosso e antico.
“Beh, bisogna dire che quando questi umani organizzano una festa ci danno dentro di brutto” ammise il vampiro “E poi gli invitati sono deliziosi” aggiunse sorridendo sadico mentre una ragazza, che aveva un odore davvero notevole, gli passò affianco. In quanto alla bella compagnia, erano tutti vicini a guardarsi intorno cercando Shinichi o Misao, tutti tranne Damon ovviamente: lui era troppo intelligente e sapeva che era impossibile trovare i due in mezzo a una folla del genere, con lo sguardo perlomeno. Così aveva amplificato al massimo i suoi poteri e se si fossero avvicinati a un raggio di trenta chilometri dal palazzo, lui li avrebbe sicuramente sentiti.
Nel frattempo portava avanti il suo piano: Conquista.
Si avvicinò senza farsi vedere da nessuno - tantomeno da Stefan - ad Elena e le sussurrò all’orecchio con la sua voce sensuale:
<< Vuole farmi l’onore di questo ballo? >>. La ragazza sussultò e si girò di scatto trovandosi a pochi centimetri da lui, gli occhi fissi nei suoi.
La bionda le sorrise e fece per rispondere quando Santo Stefano rovinò tutto.
<< Eccoli! >>. Elena distolse lo sguardo domandando simultaneamente un “Dove”.
<< Li sento. Damon? >>, Stefan. Damon si sorprese: senza accorgersene aveva abbassato i poteri.
Si mise in ascolto: in effetti sentiva un potere, ma non era convinto.
<< Non sembra quello di Shinichi o almeno non lo ricordo così >> spiegò il moro.
<< Forse ha cambiato la sua aura… >>
<< Lo può fare? >> domandò sorpresa Bonnie, Damon in risposta alzò le spalle << Possibile. >>
<< Allora dividiamoci: Io e Stefan controlliamo ai piani superiori, Meredith e Matt restate qui e Bonnie segui Damon fuori. >>. Damon vide la rossa sgranare impercettibilmente gli occhi e sentì il suo cuore aumentare i battiti per poi calmarsi immediatamente: doveva ammettere che in autocontrollo era migliorata parecchio.
La compagnia si divise e Damon andò verso il giardino seguito da una Bonnie titubante.
 
 
 
 
Fantastico. Da sola, in giardino, con Mister Gentilezza!
<< Grazie per l’appellativo, Bonnie >> rispose Damon al suo pensiero con un tono sarcastico, Bonnie ovviamente diventò tutt’uno con i suoi capelli.
“Okay, ora mi sotterro” pensò la strega, << Se vuoi ti aiuto >>, ovviamente Damon Salvatore non poteva non risparmiarsi una frecciatina odiosa.
<< Smetti di leggermi nel pensiero! >> esclamò stizzita la ragazza. Il vampiro non rispose e continuò a camminare.
Passarono circa venti minuti a girare il territorio intorno al palazzo comunale in silenzio. A Bonnie piaceva molto quel posto, si ricordava quando ci andava a giocare con il padre da piccola. Ma dopo quello che aveva passato, pensava fosse troppo vicino all’Old Wood per i suoi gusti.
Bonnie era immersa nei suoi ricordi quando Damon si bloccò di colpo.
<< Che succede? >> domandò preoccupata, il moro non rispose.
<< Damon! Damon, che succede? >>, questa volta il vampiro ringhiò socchiudendo gli occhi in uno sguardo da predatore e tendendo il naso verso l’Old Wood, come se cercasse di sentire qualcosa.
<< Questo è… Sangue? >> mormorò Damon e poi, senza degnarla di uno sguardo si trasformò, volando verso il bosco. Bonnie rimase paralizzata e sola nel retro del giardino, con il cuore che le batteva a mille. Sentiva una strana sensazione, come se fosse osservata: la cosa non le piaceva per niente e iniziava a farle paura. Senza un motivo si toccò l’anulare dove avrebbe dovuto esserci il suo anello. Poi iniziò a correre cercando Damon, presa dal panico. Correva perché aveva paura di restare sola… eppure, perché non aveva fatto la cosa più logica, ovvero andare verso Meredith e Matt, che erano più vicini d’altronde?
 
 
 
 
Damon aveva sentito quell’odore di sangue. Shinichi non era un vampiro, allora perché c’era un così forte odore di sangue? Stava dissanguando qualcuno per caso? Cos’era un nuovo rito da demone?
Le domande di Damon sarebbero state risolte da lì a poco.
Volò più veloce verso la fonte di quell’odore e ci planò contro, trasformandosi contemporaneamente.
L’entrata fu epica e Damon, sentendosi orgoglioso di sé stesso, non guardò nemmeno la scena che gli si parava davanti, prima di parlare.
<< E finalmente posso incontrare di nuovo “Chi Diavolo sei, il Diavolo Shinichi”! >> la battuta ci stava tutta, anche se non gli era uscita bene.
Sorridendo divertito andò a guardare la faccia del demone, ma non fu quello che trovò.
Lì non c’era nessun demone, quello era decisamente un vampiro… e che vampiro!
Era certamente potente o almeno di sicuro quanto lui, aveva un’aurea di chi si era appena nutrito per bene (una dimostrazione la dava la ragazza sicuramente morta, stesa accanto al vampiro).
Il vampiro lo guardava con un’espressione divertita e un sorriso strafottente che gli ricordava vagamente qualcosa. A un certo punto si mosse velocemente avvicinandosi e con un tono deciso disse ad alta voce:
<< Scusa, amico, se non te ne ho lasciato nemmeno una goccia, ma sai… avevo fame >>. Damon sbagliava o in quel “amico” c’era un qualcosa di minaccioso.
<< E chi ti ha detto che siamo amici? >> domandò, quel termine lo aveva irritato profondamente: quello lì pensava di stare parlando con un conoscente?!
<< In effetti, non lo siamo >> rispose ridendo l’altro.
“Dio!” pensò Damon, “Ma… è identico a me!”. E, in effetti, nei modi di fare gli assomigliava molto. Certo, lui aveva molto più stile e faceva tutto con molta più eleganza e poi…
<< Tu però, non hai gli occhi azzurri! Sai com’è, il nero gli fa un baffo all’azzurro>> controbatté ai suoi pensieri il vampiro.
Aspetta, ai suoi pensieri? Gli aveva letto nel pensiero? No, era impossibile.
<< Oh, non quando ti fai dare un potere del genere da qualcuno che è in grado di dartelo >> ammiccò l’altro.
“Diamine” pensò Damon. Quel vampiro aveva qualcosa che non gli piaceva per niente. D’istinto ringhiò e scattò in avanti ritrovandosi a pochi centimetri dalla faccia del biondo.
<< Chi. Sei? >> sibilò con un tono minaccioso, scandendo parola per parola quasi volesse ucciderlo con queste. Subito il cielo si annuvolò in corrispondenza dell’umore del moro.
Damon era come una bomba nucleare tanto era il potere che sprigionava. Chiunque, vampiro, demone, licantropo, in quel momento avrebbe avuto paura. Ma il biondo non ne mostrò neanche una minima parte e cosa fece?
Si mise a ridere.
Questo mandò Damon in bestia che si fiondo arrabbiato più che mai sull’altro, in un modo che lo avrebbe ucciso solo con l’impatto… se l’altro ci fosse stato, ovviamente.
Ma, come Damon si aspettava, era scomparso.
“ Almeno è scappato” pensò con poca soddisfazione.
<< E perché dovrei dirtelo? >>, l’irritante voce alle spalle lo fece voltare. Il vampiro era appoggiato con fare spavaldo al tronco di un’enorme quercia.
In mano aveva… un paletto?
Damon si impose di stare calmo. Lo avrebbe ucciso in seguito, prima doveva sapere chi diavolo era e cosa voleva, ma per precauzione si preparò a difendersi.
<< Perché questo è il mio territorio. >> rispose Damon.
Vide l’altro fare una faccia sorpresa e iniziare a girare freneticamente la testa da una parte all’altra, a camminare avanti e indietro come se fosse in cerca di qualcosa. Damon si stava davvero innervosendo.
<< Che cavolo stai facendo? >> sputò quella domanda con un ringhio.
<< Non so come ti chiami, ma qui non vedo alcun nome scritto da nessuna parte, quindi non può essere tuo il territorio. >> gli sorrise sfidandolo.
Damon non poteva crederci. Quel biondo ossigenato del cavolo, osava prenderlo anche in giro?
<< Ehi, ma sbaglio o ti ho visto alla festa? Sì, ne sono sicuro… anche se, ho notato prima quella bellezza bionda al tuo fianco…>> questo fu troppo.
Tutti i nervi di Damon cedettero e si fiondò sull’altro vampiro che questa volta non si spostò.
L’impatto fu talmente violento che il rumore derivato sembrò un tuono.
I due presero a combattere. Si muovevano veloci e letali, nessuno dei due riusciva a colpire l’altro e entrambi si tenevano testa con difficoltà: il primo che si fosse stancato sarebbe morto.
Damon pensò di aver vinto quando riuscì a conficcargli in una spalla il paletto rubato al biondo, ma neanche il tempo di esultare che quell’altro se lo sfilò conficcandoglielo nello stomaco.
Erano entrambi mal ridotti e si allontanarono momentaneamente per far guarire le ferite.
<< Sei morto >> disse con il fiatone l’altro, guardando con occhi irati prima la ferita e poi lui.
<< Ne sei sicuro? >> rispose Damon tra i denti, anche lui col fiatone.
I due si lanciarono l’uno contro l’altro nuovamente, ma non arrivarono mai allo scontro: erano esausti e caddero contemporaneamente prima.
Damon si rimise in piedi appoggiando la schiena ad un albero, per riposarsi e l’altro ebbe la stessa idea.
<< Ancora non mi hai detto chi sei. >> disse, con la voce tornata alla normalità, Damon.
<< Ancora non mi hai dato un motivo valido per farlo >> ribatté il biondo tagliente.
Aprì bocca per rispondere quando venne interrotto da una voce stridula e molto arrabbiata che, con l’entrata di una massa di capelli rossi, riconobbe come quella di Bonnie.
<< TU! >> Bonnie andava a grandi passi verso il biondo.
“Cosa sta facendo?” si chiese Damon, parandosi davanti alla rossa e bloccandola per la vita. Non si aspettava la determinatezza di quest’ultima nel raggiungere il vampiro, tanto che continuò, nonostante la sua salda presa, ad avanzare finche Damon non aumentò la forza e bloccò Bonnie che ormai gli dava le spalle: vedere il biondo così vicino gli fece venire l’impulso di riattaccarlo, ma purtroppo c’era Bonnie in mezzo.
<< Ah, Ciao ragazzina! Che ci fai qui? >>, il volto del vampiro si illuminò in un sorriso gentile che stonava con il paletto sporco di sangue che teneva puntato contro Damon.
<< Damon lasciami stare! >> squittì la rossa divincolandosi tra le braccia di questo, un tentativo inutile ovviamente.
Quando Bonnie rinunciò, puntò nuovamente lo sguardo sul biondo, che ancora rideva, e gridò in preda all’ira:
<< Rivoglio il mio anello, ORA! >>.
Damon posò lo sguardo sull’anulare di Bonnie: in effetti le mancava l’anello di opale.
Ad un certo punto Damon realizzò la situazione in cui si trovava. Incredulo lasciò Bonnie e la voltò verso di sé.
<< Tu lo conosci? >> Domandò sconcertato.
Bonnie che, ancora posseduta dall’ira, lo guardava esasperata, rispose con un “purtroppo” mormorato. Damon aspettò qualche secondo e, avvedendosi che la rossa non continuava, domandò di nuovo: << E come? >>
<< Questo non importa! L’importante è che quello lì >> indicò con un dito il vampiro, << Ha rubato il mio anello! >>, Bonnie era fuori di sé dall’ira. Damon avrebbe giurato di non averla mai vista così.
<< In effetti è stata una giornata divertente >> il ragazzo aveva risposto per lei.
<< Una giornata? >> domandò Damon che iniziava a sentire la rabbia  aumentare pian piano.
<< Oh sì, è stato divertente! Poi di notte è ancora più interessante la ragazzina! >>.
<< Di notte? >> questa volta la domanda era rivolta a Bonnie.
Questa emise un grido stridulo e si divincolò inutilmente tra le braccia di Damon. E poi il vampiro scomparve lasciandoli soli, per poi ricomparire facendo spostare Damon e si mise a pochi centimetri dalla rossa, troppo vicino per i gusti del moro caduto per terra come uno stupido.
Vide Bonnie sgranare gli occhi fissi in quelli del biondo e sentì il suo cuore battere a mille: era completamente paralizzata e presa dal vampiro, tutto ciò creava in Damon una sensazione… strana.
<< Vedi Ragazzina, è così che si ruba >>, da una tasca tirò fuori l’anello di opale e presa una mano a Bonnie, glielo mise all’anulare, come quando si fa una proposta di matrimonio. Per qualche motivo il moro pensò che con il termine “rubare” non si stava riferendo solo all’anello, ma a Bonnie stessa.
“Proposta di matrimonio?”, Damon era fuori di sé dalla rabbia.
Il biondo baciò la mano alla rossa e disparve lasciandoli soli nel bosco, questa volta per davvero.
Per cinque minuti regnò il più totale silenzio nell’Old Wood, né il vampiro né la strega osavano emettere alcun suono.
Damon era immerso nei suoi pensieri, ancora seduto per terra, e cercava di calmarsi per tornare a quello stato di indifferenza che riservava da almeno un anno alla rossa. Ma stava chiedendo troppo a sé stesso.
Bonnie, d’altro canto, era ancora immobile con gli occhi sgranati e fissi in un punto indefinito, il cuore a mille. Quando all’improvviso un grido di quest’ultima interruppe il silenzio.
Damon scattò verso la rossa che si stava accasciando a terra e l’afferrò.
<< E’… E’ morta? >> la Streghetta si stava riferendo alla cena del suo nuovo amico. Bonnie era completamente sbiancata e aveva iniziato a tremare, ingrandendo in modo smisurato i grandi occhi da cerbiatto. Quella visione lo fece sorridere e rispose semplicemente << Sì >> con un tono amabile.
La rossa sorrise e diventò seria due o tre volte, per poi mormorare una parola che, senza un udito raffinato, non avrebbe mai compreso, ma lui distinse chiaramente la parola “vampiro”.
Bonnie svenne tra le braccia di Damon lasciandolo da solo a pensare e a ribollire.
Cosa cavolo gli stava succedendo? Perché era così arrabbiato con la Streghetta?
Streghetta?! Da quanto era che non la chiamava così?
Damon appoggiò Bonnie sull’erba e inizio ad attendere: al suo risveglio la rossa avrebbe dovuto spiegargli molte cose.
 
Damon non aveva la più pallida idea di cosa quel nuovo arrivo avesse creato in lui, ma entro una mezz’ora si sarebbe sorpreso di sé stesso… in senso negativo per Bonnie.
 
 
Spazio Autrice
 
Buonasera!!!
Ed ecco qui un nuovo capitolo. Sinceramente questa volta non mi piace per niente, lo trovo un po’ noioso, ma recupererò certamente nel prossimo ^^’’
Okay, prima che mi uccidiate tenevo a precisare che no, non si è trasformata in una Delena, ma nonostante io sia una Donnie convinta, bisogna ammettere che il sentimento di Damon nei confronti di Elena non può essere trascurato e non può scomparire semplicemente mentre di solito noi Donnie tendiamo a farlo.
Ovviamente alla fine prevarrà (forse, almeno che non decido di farla finire male  *me sadica*) il sentimento per Bonnie, ma Elena – purtroppo – non posso ignorarla -.-‘’ la fortuna delle protagoniste XD
Secondo di poi, avrete notato che il Pov è soprattutto di Damon, infatti volevo spiegare un po’ di cose tra cui il motivo per il quale è così acido con Bonnie che spero abbiate capito.
Qui abbiamo la coscienza di Damon che ci parla XD tutte noi sappiano di quanto sia complicato come personaggio e tali sono i suoi sentimenti, quindi non aspettatevi un’apertura del genere nei prossimi capitoli! Inoltre, data l’indole del personaggio, i suoi sentimenti saranno ancora più confusi per una disgrazia che porta il nome di Trevor.
Dunque, cosa ne pensate? Vi è piaciuto? (siate sincere, non mi offendo… anche perché so che fa schifo XD) siete contente che Damon si sia aperto un pochino, anche se solo con sé stesso?
In quanto all’incontro? Ve lo aspettavate diverso o vi è piaciuto?
I personaggi in questo capitolo sono un po’ statici, soprattutto nell’incontro-scontro che ho riscritto tremila volte e che, nonostante tutto, non è uscito come volevo io -.-‘’
Spero di non aver fatto un disastro e che almeno un pochino vi sia piaciuto ^^’’
Vi anticipo che nel prossimo capitolo Damon ci deluderà come non ha mai fatto prima, arrivando addirittura… vi basti l’ultima frase del capitolo XD (sì, mi diverto a essere sadica XD)
Grazie a tutti quelli che hanno aggiunto la storia tra le seguite / preferite etc. e che continuano a seguirmi ^^ spero di non avervi deluso con questo capitolo!!
E ora, recensioni!!
 
 Reden_ [Contatta] : Grazie mille per tutti i complimenti e sì, anche io li amo *_*
Spero di non deluderti con questo capitolo e che continuerai a seguirmi! Un bacione ^^
 
 
valin[Contatta] : Grazie!! Sono contenta che l’idea dell’alleanza ti piaccia e spero di non averti delusa con questo capitolo e che l’incontro ti sia piaciuto (fammi sapere poi!). in quanto a Damon… non è ancora consapevole che il signorino faccia la corte a Bonnie, ma se ne accorgerà moolto presto XD intanto nel prossimo capitolo l’irritazione gli farà fare una cosa orrenda (ti dico solo che mi ha delusa, anche se gliela faccio fare io XD) un bacione!!
 
 
 jenny cullen [Contatta] : cioccolatini ricoperti di miele… mmm, buoni!!
Comunque tornado a cose “serie”, eccoti qui il primo faccia a faccia un po’ più violento del previsto e, in effetti, privo di frecciatine (quelle non mancheranno in seguito, perché ho una sorpresa in serbo per voi ^^ ). Spero ti sia piaciuto e che non mi ucciderai per i momenti Delena (Anche se mi dovrò preoccupare più nel prossimo capitolo * muahahah *). In quanto alla foto, credimi sto cercando qualcuno che lo rispecchi ma ancora non ho trovato nulla! Un bacione!!
P.S scusa se non ti ho ringraziata prima, ma me ne sono appena accorta: grazie per avermi inserita tra gli autori preferiti ^^
 
 
 
irytvb[Contatta] : finalmente qualcuno che comprende Bonnie XDXD allora, scommetto che in questo capitolo Elena vorrai ucciderla lentamente, ma, come ho spiegato, i pensieri Delena non posso eliminarli -.-
comunque, l’incontro non mi è venuto divertente (I’m sorry ^^’’), ma sto progettando alcuni capitoli che penso me la riderò a scriverli. Fammi sapere se ti è piaciuto e se non ti ho delusa e spero che continuerai a seguirmi (Anche se con il prossimo capitolo tutte le Donnie del mondo verranno ad ammazzarmi per ciò che Damon farà XD) un bacione ^^
 
patito[Contatta] : ahah, stavo morendo dal ridere per il tuo sclero XD comunque, mi spiace ma Trevor non so di preciso quando si leverà dalle scatole, probabilmente alla fine della ff (spero che non me ne vorrai!). spero di non averti delusa e che ti piaccia almeno un pochino il nuovo capitolo ^^ un bacione!!
 
 
 
gabriellasalvatore[Contatta] : Ed eccoti qua un nuovo capitolo dove ti si chiarirà l’acidità di Damon ^^ comunque, spero che nonostante tu non abbia letto i libri ci capisca qualcosina!! Ovviamente l’Elena e la Bonnie del libro, come avrai notato, sono totalmente diverse da quelle del telefilm!!
Spero di piaccia il capitolo, un bacione!!
 
 SassyKat [Contatta] : Oh mio Dio che meravigliosa e lunga recensione! Grazie anche per le critiche costruttive e sentiti libera di farne quante ne vuoi (le adoro e sono davvero molto utili!). allora, da dove iniziare?
Spero che abbia capito almeno un pochino il motivo per cui Damon è così cattivo e non preoccuparti: il sex appeal di Damon tornerà a breve, fra qualche capitolo (prima devo fare entrare completamente in gioco Trevor). Per il prossimo capitolo, la cattiveria di Damon (o forse qualcos’altro?) raggiungerà il culmine...
Per il resto, ovviamente ci saranno momenti romantici, ma Damon non sarà mai uno Stefan due perché non riesco a immaginarmelo tale (insomma, anche nell’ultimo libro con Elena mi è sembrata veramente forzata la sua dolcezza!).
I cattivi saranno dei grandi protagonisti e Trevor sarà una scoperta sia per l”allegra compagnia” come la chiama Damon, sia per i due idioti (come chiamo io i kitsune XD).
In quanto al passato di Trevor, dovrai aspettare ancora un bel po’ (sono ancora indecisa se lasciarlo scoprire un po’ alla volta o tutto di un botto… tu come vorresti?)
Comunque, spero che il capitolo ti piaccia e che non ti abbia delusa!!
Un bacione e grazie ancora! Al prossimo capitolo (spero).
 

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Capitolo 5
*** Il Peggio di Me ***


  1. IL PEGGIO DI ME.
 
 
 
Forse è proprio da qui che tutto deve avere inizio: dal caos più totale,dal buio più profondo… eppure, IO NON HO PAURA.
Fu questo che la rossa si ritrovò a pensare mentre si stava svegliando, non sapeva perché ma era una frase che le riecheggiava in mente.
Bonnie si sentiva stordita: non riusciva ad aprire le palpebre e le tempie le pulsavano dolorosamente. Non solo, c’era dell’altro, sentiva qualcosa di umidiccio sotto la sua testa e sotto le sue mani… sangue?
Si era già trovata nella stessa situazione, quando gli uomini-albero di Shinichi avevano provato a dividerla a metà: al limite della sopportazione era svenuta e quando aveva ripreso conoscenza aveva sentito qualcosa di umidiccio, nonché il suo sangue.
Però non era la stessa situazione… cos’era successo?
Bonnie provò a ricordare, ma più pensava più le tempie le pulsavano.
Rimase cinque minuti a contemplare il silenzio intorno a lei. Poi ricordò:
Damon, il “signorino e lei. Inoltre il ragazzo era un vampiro e aveva ucciso qualcuno.
La domanda era: ora dove si trovava lei?
Old Wood, giusto. La “cosa” umidiccia era sicuramente l’erba bagnata dalla rugiada. Bonnie sospirò.
“Old Wood?!”, scossa da un brivido si alzò a sedere di scatto aprendo gli occhi e incontrò due pozzi neri che la scrutavano, illeggibili come sempre.
Damon fece una cosa che la rossa non si sarebbe mai aspettata: sorrise, ma non un sorriso strafottente o crudele, quello era proprio un sorriso sincero, quello da 250 kilowatt che non le riservava ormai da molto, moltissimo tempo.
Inutile dire che Bonnie restò scioccata.
<< Come va, Uccellino? >>
okay, “uccellino” ?! Damon doveva aver preso una brutta botta in testa.
<< Bene, bene… >> rispose insicura la rossa. Non riusciva a spiegarsi il comportamento di Damon che la guardava sorridente, riacquistando quel fascino che, per lei, aveva perso ormai da un anno a quella parte.
Bonnie sentì il suo stomaco sciogliersi completamente e, senza avvedersene, i suoi occhi persero quella neutralità che aveva imparato a mettere contro Damon.
<< Allora è così, eh Bonnie? avevo perso il mio fascino? >>.
 
 
 
Damon aveva appena sfoderato il suo miglior sorriso enigmatico, ci stava bene con quella frase, eppure quell’apparente calma non faceva altro che aumentare la sua ira.
“io non ho paura”, paura di cosa? Non riusciva a capire la frase della rossa e, evidentemente, non era l’unico.
Era stato circa un’ora a ribollire mentre Bonnie era ancora svenuta.
Non l’aveva lasciata nemmeno per un secondo, non per proteggerla dalle entità malvagie dell’Old Wood, ma per non permetterle di scappare: gli doveva delle spiegazioni.
La rabbia aumentò.
Allora aveva cercato di distrarsi, cercava qualche segno del biondo-ossigenato, aveva pensato a un soprannome da dargli, ma non l’aveva trovato. Di solito era un genio nel dare i soprannomi, eppure non ci riusciva, non riusciva a concentrarsi. Aveva provato anche con gli acronimi, ma nessun lampo di genio alla “Mutt” (quello si che era un modo per ricordarsi il nome di quello stupido umano… “misero uomo tu tartagli”, un genio davvero!). E così il “biondo ossigenato” tale era restato.
Lo stesso biondo che aveva preso la Streghetta, almeno quanto lo aveva fatto lui. Damon bloccò un moto di rabbia che gli fece salire il sangue al cervello.
Così provò a pensare ad Elena, ma nemmeno il suo Angelo poteva scemare una rabbia simile: quel vampiro gli aveva fatto un oltraggio molto grave.
Non era geloso, Damon Salvatore non sa cosa sia la gelosia, solo che il suo lato possessivo era tornato nei confronti di Bonnie, dal momento in cui quella sottospecie ossigenata aveva fatto un effetto in Bonnie che, di solito, riservava solo a lui.
Era furioso. E non solo con il vampiro, ma anche con la Strega… come aveva potuto scordarlo?
E poi cosa l’aveva sentita pensare? Che lui, Damon Salvatore, aveva perso il fascino per lei? E per giunta da un anno?
No, non gli andava proprio giù. Aveva istinti omicidi verso quel vampiro che doveva averla soggiogata per forza.
Eppure restava lì, impassibile, con il suo classico sorriso a guardare un uccellino rosso attonito. Beh, almeno un qualche effetto su Bonnie ancora lo faceva.
<< Quindi? >> domandò.
Bonnie non rispose, non aveva capito a cosa lui si riferisse.
<< Come fai a conoscerlo? >>, chiese semplicemente, senza controllare un tono irritato che spaventò la ragazza un poco.
<< Oh, l’ho incontrato al pub in cui lavoro. >>, fantastico adesso non riusciva a dire più di una frase?
<< E… >> la incitò.
<< Nulla, mi ha infastidito tutto il giorno perché lo facevo divertire. >>
<< Ti ha fatto qualcosa? >> domandò di nuovo. Stava iniziando a perdere la pazienza: doveva tirargli fuori delle spiegazioni con le pinze o cosa?!
<< No, e anche se fosse… cosa ti importerebbe? >>.
Il vampiro si fece scuro in volto… cosa gli importa? Diamine, lei era una sua proprietà e gli altri vampiri non dovevano toccarla!
<< E cosa è successo di notte? >> stava ringhiando, adesso.
Bonnie sgranò gli occhi e il suo cuore iniziò ad aumentare di battiti.
<< D-Damon… >>
<< Parla! >> sbottò infuriato. << Capisci che Elena si potrebbe fare male? Non ho bisogno di un'altra concorrenza, Bonnie! Mi basta mio fratello >> aggiunse. Perché aveva l’impressione che quella frase non fosse riferita alla sua situazione con Elena?
Bonnie stava iniziando a piangere, sia per la paura sia per il dolore che lui, nuovamente, le stava infliggendo.
<< Aveva lasciato il suo portafoglio al ristorante. Mentre stavo chiudendo è venuto a riprenderselo e… e mi ha… rubato l’anello >> concluse la rossa esitando alla fine. C’era qualcosa che non gli stava dicendo e Damon era sicuro che fosse qualcosa che per la strega valeva molto, quel qualcosa con cui il biondo l’aveva colpita.
Damon si accorse con dispiacere che lei aveva schermato la mente, impedendogli di leggerle i pensieri.
“Non l’ha soggiogata… se l’avesse soggiogata non mi nasconderebbe nulla” pensò preso dalla collera.
E lì cadde il silenzio. Damon non riusciva a fare altro che guardare Bonnie, non poteva muoversi o parlare perché sarebbe scoppiato di sicuro.
Dall’altra parte la rossa teneva gli occhi abbassati, immersa nei suoi pensieri: ripensava allo “strano comportamento di Damon” facendogli accorgere con rabbia che si era aperto troppo alla strega.
Improvvisamente, dopo circa cinque minuti in cui era restata in silenzio, la rossa alzò gli occhi su Damon ed era… arrabbiata?
<< Si può sapere cos’hai? >>.
Damon rimase basito… che cosa le prendeva?
<< Non capisco di cosa parli… >>
<< Parlo del tuo comportamento! Non puoi aggredirmi così quando ti pare, Damon! >>, gli occhi da cerbiatto si fecero lucidi.
<< Io faccio ciò che voglio QUANDO e COME voglio IO! >> sbottò il vampiro e si accorse solo quando Bonnie si ritirò spaventata, con quale tono aveva pronunciato quella frase, era lo stesso che aveva utilizzato il giorno in cui Klaus stava per uccidere Stefan: il tono più minaccioso che poteva avere, da predatore che stava per uccidere qualcuno.
Bonnie sembrò aver perso tutto il coraggio che aveva avuto per attaccare il vampiro, ma, un istante dopo, la sua rabbia sorpassò la paura e iniziò a urlare:
<< Ma chi diamine ti credi di essere, eh? Se per più di un secolo hai vissuto così, mi dispiace ma le cose cambiano! Se sei preoccupato per Elena non prendertela con me e poi apri gli occhi! Lei non sceglierà mai te, non finché c’è Stefan! >>. Damon sapeva benissimo che la rossa non avrebbe voluto dire quelle parole e non era nemmeno sicura della loro veridicità, ma era ciò che probabilmente pensava e sperava da molto tempo, a confermarlo non fu solo ciò che vide nella sua mente ma anche il modo in cui sgranò gli occhi e si allontanò da Damon: aveva paura della sua reazione. E lui, nonostante sapesse tutto, non riuscì a controllare la rabbia che aumentava sempre più ma, soprattutto, non  riuscì a sentire un bruciore in fondo allo stomaco, perché quello che Bonnie aveva detto era ciò che pensava anche lui, eppure non poteva restare in silenzio, così mimando il suo tono arrabbiato nel miglior modo possibile iniziò a dire:
<< Tu, stupida strega, come osi… >> ma la piccola Bonnie ormai aveva iniziato a sfogarsi e non riuscì a fermarsi nonostante la paura di Damon. Quindi iniziò a dire ciò che, almeno sembrava, si tenesse dentro da molto tempo.
<< è la verità e non puoi dire di no! Tu fai sempre così, non è vero?
Tu devi fare soffrire gli altri per forza, devi essere una presenza costante nella vita altrui perché, se non sei al centro dell’attenzione di tutti, è un oltraggio alla tua persona, vero Damon? >>
Il moro aveva l’impressione che Bonnie non si riferisse più a Elena.
<< E poi… poi se tu puoi fare ciò che vuoi, io posso fare ciò che voglio! >>
<< E questo cosa c’entra? >> Damon non riusciva più a seguirla e iniziava ad essere confuso.
<< C’entra! C’entra tutto! Tu te ne sei andato, mi hai rovinato la vita, perché… perché sei un grandissimo… e poi! Poi se c’è un nuovo vampiro in città hai paura che ti faccia concorrenza con Elena?! Beh, se ti fa piacere saperlo, LUI sembrava molto interessato a ME e, se io voglio, posso tranquillamente assecondarlo! >>
Damon era quasi sconvolto, ma cosa cavolo stava dicendo?
<< Oh, ma guardati Streghetta! Stai facendo una scenata di gelosia a me? Nonostante la cosa mi lusinghi, non penso che Elena sarebbe felice se sapesse cosa le stai dicendo in questo momento! >>. Damon alludeva ai pensieri della rossa che in quel momento erano rivolti ad Elena in un modo tutt’altro che amichevole: Damon sapeva benissimo che non erano rivolti proprio ad Elena, sapeva che Bonnie era un pochino gelosa dell’amica, ma la colpa era tutta di lui.
<< E poi, assecondare chi? Il biondo ossigenato? Perché mai dovrebbe guardare te quando c’è Elena nei paraggi? >> il tono insicuro di Damon che, più di una certezza, sembrava quasi dire una speranza, sfuggì alla rossa che, prendendo seriamente le sue parole, superò il suo limite e rivelo al moro ciò che gli stava nascondendo.
<< Se solo lo avessi visto la scorsa notte non diresti così! Sembrava tutt’altro che indifferente… infatti, il portafogli lo ha lasciato apposta e l’anello, come te lo spieghi l’anello? >>.
Damon guardò l’anello al dito di Bonnie, immaginandola insieme al biondo,e allora lo fece: Damon perse il controllo.
Schiacciò Bonnie contro un albero e le afferrò la gola, iniziando a stringerla saldamente.
La strega sarebbe sicuramente morta se, per fortuna, qualcuno non gli avesse fatto riacquisire il controllo.
Infatti, pochi secondi dopo, senti una mano che lo fece cadere per terra e si ritrovò davanti uno Stefan perplesso, deluso e parecchio incavolato.
Damon non sentì ciò che il fratello iniziò a gridargli contro, rimase lì a guardare Bonnie accasciata a terra, priva di sensi per la seconda volta, e dei lividi sul collo, lividi causati dalle sue mani.
Quello non era da lui. Okay, era arrabbiato con Bonnie, ma addirittura ucciderla? Lui stava per ucciderla, era quella la verità e sapeva che, se Stefan non l’avesse fermato, lo avrebbe fatto. E poi… perché non l’aveva morsa? La stava per uccidere strozzandola?
Quello non era lui, non era Damon Salvatore!
Possibile che la sua possessività per le prerogative su Bonnie lo avesse fatto impazzire?
No, impossibile.
<< Stefan, sta succedendo qualcosa di strano. >>
il fratello smise di gridare, vedendo l’espressione di Damon che si avvicinava molto alla paura.
 
 
 
Trevor guardò fino all’ultimo la scena, fino a fondo.
Si era sorpreso quando aveva provato gusto nel vedere Damon confuso, ma soprattutto si era sorpreso nel provare un misto di rabbia quando Bonnie stava per essere uccisa… una scena che gli faceva tornare spiacevoli ricordi.
Il vampiro scosse energicamente la testa: no, non doveva prestare attenzione a quel tipo di pensieri. Eppure, quei capelli rossi, gliela ricordavano così tanto.
“No, Trevor, dannazione: finiscila!”, il vampiro tornò serio di colpo.
<< Bel lavoro, Trevor >>.
Il biondo sapeva che Shinichi era da molto tempo che si trovava dietro di lui, eppure non aveva parlato fino allora: era rimasto in silenzio a godersi la scena che determinava l’iniziò della fine… della fine dei Salvatore e della loro compagnia.
<< E anche di Bonnie, Trevor >> precisò Misao, con tono divertito.
Il vampiro alzò gli occhi al cielo e rispose con il suo tono strafottente:
<< Ancora pensate che mi interessi qualcosa di Bonnie? Me la ricorda e basta, ma non è lei. >> concluse.
<< Spero che sia così… sai quello che ti aspetta da fare, vero Trevor? >>, il tono della kitsune gli mise i brividi: era un tono acuto e ingenuo, come quello che una sorellina usa per rivolgersi a un fratello… eppure di dolce non aveva niente, era quasi… diabolico.
<< Sì lo so. >> tagliò corto Trevor, riposando gli occhi su Damon, Stefan e Bonnie.
Damon non si era nemmeno accorto della sua presenza, eppure non se ne era mai andato, era stato sempre lì durante tutta la scena… non riusciva a spiegarsi come poteva non averlo sentito: la sua aurea non era nemmeno stata schermata!
Tuttavia non era l’unica cosa che non riusciva a spiegarsi…
Trevor conosceva il modo in cui pensava e agiva il maggiore dei fratelli Salvatore, poiché era molto simile al suo. Eppure, aveva perso completamente il controllo per una stupida frase detta dalla rossa, aveva guardato l’anello di Bonnie e aveva perso…
“L’anello!”, ora iniziava a capire.
<< Quindi… cosa hai fatto di preciso all’anello della strega? >> domandò alla kitsune.
<< L’anello? >> Misao era una pessima bugiarda, davvero.
<< Sì, Misao, l’anello. Mi hai chiesto tu di prenderlo e di dartelo, non ricordi? Lo hai tenuto per due giorni! che ci hai fatto? >>
<< Oh, niente di che. Ho solo dato una piccola spinta agli eventi... se vogliamo che il nostro piano funzioni dobbiamo isolare Damon. Ho solo fatto in modo che aggredisse Bonnie. >>
<< E se l’avesse uccisa? Che ne sarebbe stato del resto del piano? >> domandò nuovamente, arrabbiato questa volta.
<< Per questo ho attirato Stefan qui! E poi non ero nemmeno sicura che avrebbe funzionato… Damon doveva essere particolarmente arrabbiato perché il maleficio facesse effetto. >>, negli occhi della kitsune bruciava una scintilla, come se fosse fuoco… Trevor si chiese se quella non era pazzia, in fondo.
<< Comunque è servito solo per far crescere la tensione nel gruppo >> continuò Misao, << Spero che nella prossima mossa farai un buon lavoro come oggi >>.
Trevor sorrise divertito: << Tu non preoccuparti e per quando riguarda te, Shinichi, proverò a non ucciderti la prossima volta che ci rivediamo >>.
Il kitsune sembrò quasi sbiancare e poi borbottò fra sé e sé qualcosa che Trevor non riuscì a capire. Il biondo sapeva perfettamente che la prossima mossa era particolarmente detestata da Shinichi, poiché lui sarebbe stato quasi un’esca, la sua esca.
“Peccato che non possa ucciderlo” pensò amareggiato Trevor per poi dileguarsi nella notte.
 
 
 
 
Angolo dell’autrice (sadica per giunta muahahah)
Okay, okay… non mi uccidete!!!
* Si inginocchia e prega *
Insomma, vengo in pace e sono una Donnie ^^’’
Lo so, lo so, Damon viene da ucciderlo in questo capitolo, ma primo, ho dovuto fargli aggredire Bonnie per forza perché mi serve per la trama e secondo, non è tutta colpa sua (infatti, se non si è capito, quella testina a banana di Misao ha fatto un maleficio sull’anello di Bonnie… ecco rilevata l’utilità dell’anello che non è ancora finita per i nostri “cattivoni”). E poi.. dai, la litigata Donnie ci stava tutta!!! Spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere!
Spero vivamente che mi sia uscita bene questa parte, che Damon sia sembrato abbastanza… Damon. Beh, non è stato per niente facile scriverla perché ho dovuto aprire ancora un pochino i suoi sentimenti e i suoi dubbi (Ops, penso che lo sto facendo confondere troppo XD). La scena era un po’ complicata da descrivere ed ho dovuto far trovare a Bonnie un coraggio che nei libri non avrà MAI… però scusate ma una scena del genere la vorrei tanto vedere nei libri!! (insomma, una scenata di Bonnie a Damon sarebbe il massimo).
E quel caro signorino si è goduto la scena e gli ho fatto riaffiorare un po’ di scheletri dell’armadio in superfice… scommetto che non avete capito ancora il suo passato e se pensate a qualcosa, sicuramente pensate male, o almeno parzialmente, perché voglio indurvi a pensare cose sbagliate riguardo a Trevor!!! Eh sì, spero vi sorprenderà la sua storia!
Chiedo di nuovo umilmente scusa sia per il ritardo ma soprattutto per l’aggressione di Damon, ma ve l’ho detto: ho dovuto farlo!
Quindi spero che recensirete e non mi ucciderete o lascerete perdere la storia, anche perché nel prossimo capitolo (che spero di postare al più presto) Trevor entrerà, con immenso dispiacere per Damon, nell’allegra compagnia e poi ci sarà quel capitolo (o quei capitoli, dipende da come mi prenderà) che vi ho promesso e che, solo dal nome che rivelerò nel prossimo capitolo, sono sicura apprezzerete (sempre se riesco a scrivere ciò che ho in mente -.-‘’).
Una cosa che ci tenevo a dire è il fatto che non pensate che Damon sia passato dallo stato “roccia” dopo due secondi a quello “amo Bonnie”! per quello stato ci vorrà ancora molto, ma molto lavoro di Trevor!! Infatti spero io abbia chiarito che Damon è convinto che la sua gelosia non sia per Bonnie in sé, ma per le sue prerogative su Bonnie, per una sua proprietà insomma. Cioè, se Matt fosse una “sua proprietà” e il signorino ci provasse con lui, Damon avrebbe la stessa reazione (ma per fortuna così non è… la cosa sarebbe davvero orribile O.O insomma… Damon che è geloso di Mutt?! Che brutta scena XD)… ma è veramente così?! Bah, lui ne sembra totalmente convinto… forse gli serve un concorrente per farsi un paio di domande XD
E ora rispondiamo alle bellissime recensioni che mi avete scritto ^^ e mi raccomando, in quelle di questo capitolo – sempre se recensirete – andateci piano con le proteste e cercate di non uccidermi troppo! Sono una Donnie anche io ^^’’
 
Reden_: ciao ^^ sono felice che ti piaccia la ff e spero di non deluderti con questo capitolo!! Soprattutto spero non mi ucciderai per la scena Donnie poco amichevole XD fammi sapere cosa ne pensi!!
 
 irene862dispiacere o farmi arrabbiare? Ma stai scherzando, sono felicissima che tu sia sincera! Insomma, le critiche costruttive aiutano a crescere no? XD
allora, primo adoro la parola “sfarfallamenti” XD
secondo, grazie mille per i complimenti^^
poi spero di non averti delusa con questo capitolo e sì, penso di aver fatto comportare in modo troppo duro Damon con Bonnie e capisco perfettamente che non apprezzi (non apprezzo neanche io XD)
fammi sapere cosa ne pensi!
 
SassyKat “ Bonnie e Meredith chi?” domandò Lisa J. Smith. XDXD
Grazie mille per la bellissima recensione^^ te ne sono molto grata!
Qui la parte Delena l’ho messa parecchia da parte, ho voluto concentrare il capitolo sulla parte Donnie! Spero che il concetto che ho scritto prima delle risposte alle recensioni sia chiaro (no, Damon non mi sta cambiando idea dopo poco tempo! Per fargli cambiare idea avoglia a te XD).
Spero che il capitolo non ti deluda e che l’aggressione di Damon a Bonnie non ti faccia venire istinti omicida verso la sottoscritta! Ma io, non sprecando tempo a descrivere la folgorante bellezza di “sua grazia Elena” ed essendo un po’ sadica, qualcosa di brutto ai cattivi glielo devo far fare XD
Fammi sapere cosa ne pensi! Un bacio.
 
BritinLover sono contenta che ti piaccia! Fammi sapere cosa pensi del nuovo capitolo! Un bacione!
 
Valin ciao!! Grazie per i complimenti eh sì, come vedi Bonnie non ha avuto un bel risveglio.. anche perché si è “addormentata” quasi subito!!
Spero che il capitolo ti piaccia e che tu non mi uccida per il
momento di pazzia-Damon!! Un bacio!!
 
 patito
spero che non mi entrerai nella storia per uccidere il mio Trevor!! Dai in fondo è simpatico XD sì lo so, ora lo odi al massimo!! Ma nei prossimi capitoli lo odierai ancora di più (muahahah) XD
un bacione!
 
jenny cullen noooooo! Lascia stare quel maialino di peluche XD
lo so, probabilmente adesso lo stai uccidendo con l’ascia vero? XD e non per Elena (strano ma vero, questa volta Elena non ha fatto nulla O.O)
spero che il capitolo ti sia piaciuto e che il maialino sia sano e salvo ^^
un bacio!!
Irytvb
Ti è morto il sorriso sulle labbra vero?
Spero che il capitolo ti sia piaciuto e che tu non voglia uccidermi XD
Un bacio!
 
Gabriellasalvatore
Io gliel’ho detto a Damon che è gelosia ma mica mi ascolta!! È un testardo assurdo XD
(sì, la vocina che ha nella testa sono io XD) allora, tornando serie.
Spero che tu non mi voglia uccidere ^^’’
Fammi sapere cosa ne pensi del capitolo! Un bacio e spero di non averti delusa!
 
BonnieMora
 Ciao! Sono contenta che ti piaccia!
Fammi sapere cosa ne pensi del capitolo
Un bacione
 

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Capitolo 6
*** Inizio Dei Giochi. ***


6. INIZIO DEI GIOCHI.
 
 
 
 
<< Di preciso, come dovrei fare a convincerli? Insomma, non si fideranno mai di uno sconosciuto! >> notò Trevor, seduto comodamente su un ramo. Quello era il grande giorno, la mossa fondamentale per la riuscita del piano. Conquistare la fiducia del gruppo.
<< Pensi che non ci abbiamo pensato? >> domandò acida Misao, << Secondo te perché siamo andati fino in Francia a prendere lui? >>. Trevor guardò per l’ennesima volta l’uomo accasciato per terra che dormiva, portato da Shinichi quella mattina stessa dopo aver passato una settimana intera in Francia.
<< Quando si sveglierà, non ricorderà gli ultimi tre mesi passati in Francia, o meglio… li ricorderà male… >> ridacchiò la kitsune.
<< Potete fare anche questo ai vampiri? >>, Trevor era sconcertato dalla quantità di malefici che da soli – e talvolta, con l’aiuto di qualche strega – erano in grado di fare… e non solo per la quantità, ma per cosa facevano.
<< Beh, il rito che gli è stato fatto consiste nel prendere un pezzo di memoria, non troppo grosso, dalla mente del soggetto e sostituirlo, senza troppi dettagli. Era particolarmente debole, non cacciava da settimane e quindi il maleficio è riuscito perfettamente. Inoltre, il nostro potere è aumentato…>> spiegò. “Giusto, la vicinanza dell’eclissi” ricordò il vampiro.
 “Devo ricordarmi di cacciare ogni giorno finché dovrò sopportare questi due” annotò mentalmente.
<< E quindi, basterà lui? >>
<< Assolutamente, non crederanno a te, ma a lui sì. >>
<< E Damon? >> chiese nuovamente.
<< L’aggressione alla strega è riuscita perfettamente, quindi non devi preoccuparti. Piuttosto, ricordi ciò che ti ho detto su lui? >>.
Il biondo guardò di sbieco la gemella, annuendo impercettibilmente.
Respirò profondamente: era arrivato al punto di non ritorno, ma doveva farlo.
 
 
<< Meredith adesso calmati! >> intervenne Stefan allo sproloquio generale che si stava tendendo in quel preciso momento, al pensionato.
Se Stefan avesse dovuto descrivere ciò che era successo al suo ritorno e a quello di Damon (e di una Bonnie priva di sensi) nel pensionato, sicuramente non ci sarebbe riuscito. Tuttavia ora si ritrovava a reggere Matt che tentava di prendere a pugni Damon, quest’ultimo cercava di spiegare a Meredith cosa era successo mentre lei lo aggrediva – avrebbe giurato di non aver mai visto Meredith così arrabbiata – e Stefan continuava a guardare Elena che fissava a occhi spalancati il corpo, sdraiato sul divano, di Bonnie.
Stefan percepiva tutti i sentimenti di Elena, nonostante la stanchezza, e gli facevano male. Sapeva perfettamente quanto tenesse all’amica e a Meredith, era sicuro che sarebbe stata disposta a dare la vita per loro due anche perché era ciò che, in fondo, aveva fatto quando era morta nella cripta di Katherine: dare la vita per quelli che amava.
Elena era in silenzio a reggere la mano dell’amica: la bionda era sempre stata una ragazza forte e a volte impulsiva ma, invece di aggredire Damon, la prima cosa che aveva fatto era andare da Bonnie.
 “Non che dopo, Damon la passerà liscia…” pensò Stefan, leggermente arrabbiato anche lui. Scosso da questo pensiero, rivolse lo sguardo su Meredith: la ragazza, essendo molto protettiva nei confronti di Bonnie, era impegnata a dirle di tutti i colori a un Damon che ne traeva divertimento; ma Stefan era sicuro che, molto in fondo, il fratello fosse dispiaciuto.
<< Invece di prendertela con me, Miss Inquietudine, ti consiglierei di concentrarti su altro >> stava rispondendo, nel frattempo, un Damon spavaldo.
<< SU ALTRO?! Ma io non so chi tu ti creda di essere… >>
<< Va bene, va bene Meredith, aspetta un attimo. Matt fermo dove sei. Volete stare calmi?! >>, Stefan era al limite dell’esasperazione.
<< Bravo fratellino, ti conviene calmare la fedele compagnia, sennò questa notte qualcuno perderà la vita >> disse Damon guardando in cagnesco Meredith.
<< Oh, ma qualcuno l’ha quasi persa la vita! Bonnie! te ne sei già scordato schifoso vampiro del cavolo? >> Matt era intervenuto, arrancando a grandi passi verso Damon. Stefan si affrettò a bloccare nuovamente l’amico.
<< E’ già tanto che io non l’abbia uccisa! Dovrebbe ringraziare il cielo, dopo l’affronto che mi aveva fatto: non vedo il motivo per cui avrei dovuto risparmiarla! >>
<< Io ti uccido! >> Matt tentò disperatamente di liberarsi dalla stretta ferrea di Stefan.
<< Ragazzi, per favore, cerchiamo di essere ragionevoli! Questa è una situazione spiacevole, me ne rendo conto, ma non è stata completamente colpa di Damon >>
<< Oh, certo che no, Stefan! Un immaginario vampiro, sbucato dal nulla, che solo Damon ha visto, lo ha convinto a cercare di uccidere Bonnie! Sì, come no… >> iniziò Meredith.
<< Ti ho già detto che non è andata così! Non esattamente! >>.
Stefan avrebbe giurato che, se la conversazione con la mora fosse continuata, Damon avrebbe superato l’inquietudine che Meredith gli incuteva e l’avrebbe sicuramente uccisa; ma per fortuna Elena li bloccò esclamando:
<< Bonnie! >>.
In pochi secondi tutti, tranne Damon, si fiondarono sul divano in cui si trovavano le due per vedere cosa fosse successo.
Bonnie si era appena svegliata, mormorando un “Che succede” e guardandosi spaesata intorno.
<< Perché mi state fissando tutti? >> domandò in un sussurro, per poi sganciare un sorriso luminoso.
<< Grazie al cielo stai bene! >> Elena si lanciò in un abbraccio sull’amica.
<< Non ricorda ciò che è successo? >> domandò Matt in preda all’euforia.
<< Sì, ma ancora non si è resa conto! Si è appena svegliata, Matt! >> rispose Meredith, visibilmente sollevata.
<< Bene, adesso che Mutt ha dimostrato per l’ennesima volta di non avere nulla nel cervello e che la vostra amata compagna si è svegliata, potete tornare ad essere “l’allegra compagnia al completo” ! >> disse una voce sarcastica alle loro spalle, << Per quanto mi riguarda… >>, scoccò un’occhiata a Elena e a Bonnie e uscì dalla finestra del pensionato, sottoforma di corvo.
<< Non ci credo, non prova il minimo senso di colpa? >> domandò Matt, che era tornato arrabbiato.
Stefan alzò le spalle in risposta.
“Ma è davvero così, Damon?” si chiese Stefan.
 
 
 
 
Dal suo risveglio al pensionato, erano passati cinque giorni nei quali Elena, che ultimamente assomigliava a sua madre in modo smisurato, l’aveva obbligata a stare a letto, cosa che Bonnie aveva accolto mal volentieri.
“Oh, ma sei crudele Bonnie! In fin dei conti, ti lascia andare anche sul divano se stai particolarmente in forma per lei!” si disse sarcasticamente.
“Perfetto, parlo anche da sola! Vedi Bonnie è questo l’effetto che fa stare rinchiusi in una stanza per cinque giorni! CINQUE GIORNI!”.
Bonnie iniziava a credere di essere diventata matta, come biasimarla dopotutto, chiunque impazzirebbe a stare cinque giorni in un posto in cui:
primo, non le è concesso alzarsi o stare in un’altra qualsiasi posizione diversa dallo stare seduta o sdraiata;
secondo, deve subirsi le prediche di “mamma-Elena” e “sorella-Meredith”;
terzo, ogni tre secondi le viene chiesto se sta bene.
Tutto ciò, in fondo, la lusingava perché era la dimostrazione di quanto i suoi amici le volessero bene. Tuttavia la faceva sentire come una bambina, cosa che ormai era abituata a provare nel gruppo: lei era sempre quella da proteggere, sempre.
E a rendere l’atmosfera ancora più sgradevole c’era la presenza di lui.
Da quella notte Bonnie non riusciva neanche a pronunciare il suo nome che sentiva gli occhi lucidi: non per la rabbia – o forse un pochino – né per la tristezza che le aveva provocato il gesto di Damon, ma per la delusione.
Perché era proprio ciò che aveva fatto: l’aveva delusa, profondamente.
Da quella notte Bonnie aveva fatto un voto di silenzio: diamine, l’orgoglio lo aveva anche lei!
Il tentato omicidio del vampiro, oltre ad averla delusa, l’aveva anche offesa e così aveva deciso: non avrebbe parlato a Damon finché questo non le avesse chiesto scusa.
Ma, a giudicare dalla situazione, ne sarebbe passato di tempo: infatti, il vampiro non sembrava avere il minimo rimorso, anzi quella situazione lo divertiva e ciò rendeva l’intera atmosfera ancora più sgradevole: Bonnie era costretta a conviverci per ordine di Elena (che non la faceva tornare a casa perché aveva paura che la storia del vampiro nuovo fosse vera e, in effetti, non aveva nessun torto) ed era costantemente irritata perché lui non si scusava, Damon era arrabbiato con lei perché… di preciso non l’aveva capito, probabilmente perché non lo aveva sostenuto con la storia dell’”ossigenato del cavolo”, ma cosa pretendeva? Anche il suo aiuto? Tuttavia lui si consolava divertendosi a litigare con Meredith e Matt con la frequenza di ogni mezzora. Elena, dopo il suo risveglio, si era molto arrabbiata con Damon, ma dopo quel momento era troppo impegnata a prendersi cura di Bonnie per essere arrabbiata con il vampiro. L’unico che sembrava essere normale era Stefan, l’unico che la faceva rilassare.
Così, in questa atmosfera, passarono settimane e finalmente Elena e Meredith decretarono che Bonnie poteva tornare a vivere normalmente, anche perché i lividi al collo erano praticamente spariti.
Nei giorni successivi, provarono a cercare di nuovo tracce di Shinichi e Misao mentre Damon era impegnato a cercare l’altro vampiro, diventato una leggenda ormai per Meredith, Matt - e in parte Elena - che ancora non ci credevano; e più dubitavano di lui, più Damon s’infuriava con Bonnie che non diceva la verità. Tuttavia per giorni entrambe le ricerche furono praticamente inutili, tanto da fargli perdere le speranze.
Le ragazze continuavano a essere possedute e, nonostante tutti i piani che Elena, Stefan, Matt, Meredith e lei inventavano, non riuscivano mai a prendere né Shinichi né Misao. Eppure dovevano trovare un modo per sconfiggerli: l’unica speranza era che Damon parlasse con Shinichi in modo da fargli scappare qualche informazione, come usare le sfere stellate: non potevano permettere che la città venisse distrutta come le altre in cui erano stati i due kitsune.
E i giorni passarono così, nessuna traccia dei kitsune né tantomeno del Signorino: Bonnie aveva sperato di rincontrarlo al pub, ma sembrava essere scomparso.
 
 
 
“Diamine! Sto in ritardo, Elena mi ucciderà!”, imprecò mentalmente Bonnie, aprendo di scatto la porta del pensionato, in tutta fretta.
<< Buongiorno Signora Flowers! >> salutò la rossa correndo su per le scale verso la camera di Stefan ed Elena, senza nemmeno sentire il “Buongiorno, cara” dell’amabile donna. Bonnie, mentre era “ricoverata” al pensionato, aveva passato gran parte del suo tempo con la Signora Flowers e aveva spesso pensato di farle conoscere Craig… inutile dire che, con molto tempo a disposizione, Bonnie si era fatta un lungo film mentale sulla possibile storia d’amore tra i due e aveva deciso che insieme erano perfetti; ma il piano “Craig-Flowers” lo avrebbe progettato una volta sconfitti i kitsune.
Aprì bruscamente la porta della stanza di Stefan ed entrò in fretta e furia, inciampando e cadendo sulla poltrona, addosso a Matt.
<< Ehi Bonnie, vacci piano! >> scherzò Matt, ridendo e aiutandola ad alzarsi.
<< Mutt, ma fammi il favore! >> sentì dire da una voce dura alle sue spalle, Bonnie arrossì pesantemente per la gaffe.
<< Bene >>, cominciò Elena lanciandole un’occhiataccia << adesso che anche Bonnie ci degna della sua presenza, volevamo riunirci per parlare della situazione con Shinichi e Misao >>
<< E il biondo ossigenato del cavolo >> intervenne Damon, che in risposta ebbe ben quattro “Damon!”.
<< Dicevo… come sappiamo le cose non stanno andando bene. Bisogna preparare un piano preciso, o non riusciremo mai a prendere Shinichi e Misao >>.
<< Io ed Elena pensavamo di usare una ragazza come esca… >> iniziò Stefan titubante.
<< Cosa? >> domandarono all’unisono Bonnie, Matt e Meredith.
<< Ragazzi, lo so, è pericoloso. Ma la salveremo prima che Shinichi possa farle entrare un Malach dentro il suo corpo. >> spiegò Elena.
<< No, Elena è troppo pericoloso! >> esclamò Bonnie, << Insomma potr… >>,
Bonnie si interruppe, vedendo Stefan e Damon che erano scattati in piedi concentrati.
<< Damon cos’è? >> domandò Stefan.
<< E’ una scarica di potere e… e sembra di Shinichi! >>, a Damon si illuminarono gli occhi e sparì velocemente dalla vista di tutti, diretto verso Shinichi.
<< Andiamo >>, tutti si avviarono verso la porta, quando Bonnie fu bloccata da Elena.
<< No, Bonnie non voglio rischiare che tu ti faccia male. >>
“Ci risiamo” pensò la rossa alzando gli occhi.
<< Elena non se ne parla, non resto qui! >>, adesso la strega iniziava ad arrabbiarsi.
<< Bonnie, sei ancora troppo debole… >> intervenne Stefan.
<< Sì, ma io… >>
<< Bonnie resta qui e basta, non abbiamo tempo! >> disse Meredith con il suo tono che non ammetteva repliche, dopodiché i quattro uscirono dalla stanza lasciando sola Bonnie.
La ragazza si mise a sedere sulla grossa poltrona di pelle nera, dove poco prima era seduto Damon: era sempre la solita storia, sempre.
“Voi umani mi divertite, come avrei potuto innamorarmi di te? Un piccola, fragile ed inutile umana? Anzi, strega… se tale ti si può definire.”, quelle parole le risuonarono in testa per l’ennesima volta, ardenti come fuoco: era ciò che pensava Damon, ma in fondo era ciò che pensavano tutti, solo che lui era l’unico ad averlo detto apertamente.
Bonnie sentì una lacrima solitaria rigarle il volto, così con il dorso della mano se l’asciugò bruscamente.
“Basta piangere!”, si ordinò in modo rabbioso, “io non sono quella che piange sempre, non sono la più debole. Io sono una donna! Sono diventata una donna forte e indipendente!”. Bonnie sentì che quelle parole erano vere ed erano solo da dimostrare agli altri: le scappò un sorriso.
“E glielo dimostrerò: vedranno, tutti loro, di cosa sono capace!”, rassicurata da quelle parole, andò a riscaldarsi con il tè della signora Flowers.
 
 
Damon planò a tutta velocità sopra l’Old Wood, fino a scorgere, a una novantina di metri sotto di lui, la radura; allora volò in picchiata.
Più si avvicinava, più riusciva a distinguere i dettagli di quell’immenso prato verde: gli alberi che lo circondavano, i fiori… finché non vide ciò che gli interessava: una piccola macchiolina rossa che, dall’odore e dalle scariche di potere che emanava, era chiaro fosse Shinichi. Tuttavia un pensiero bloccò il corvo:
cosa ci faceva Shinichi nella radura da solo ed esposto? Dov’era Misao?
Damon decise di farsi un giro intorno alla radura per essere sicuro che non fosse un qualche tipo di trappola. Constatò che non vi era traccia né di Misao, né di Malach né tantomeno di uomo-albero e notò tre ragazze che il kitsune stava incantando. Così volò in tutta fretta verso Shinichi, facendo un’entrata in scena da oscar, spaventandolo:
volò in picchiata sopra di lui e si trasformò comparendo a una decida di centimetri dal kitsune, tutto ciò schermando i suoi poteri e per questo Shinichi non lo sentì arrivare.
Damon vide il kitsune saltare per lo spavento e sgranare gli occhi, con il suo volto a pochi centimetri.
<< Ma sei matto? >> sbottò il rosso.
<< Il Diavolo Shinichi che perde il contegno?! Che novità è mai questa? Non sarà mica che ti stai indebolendo, eh Shinichi? >> lo beffò il vampiro.
Shinichi si limitò a riacquistare il controllo, socchiudendo minacciosamente gli occhi in uno sguardo omicida.
<< Oh, per quello non c’è pericolo, Damon. >> disse parlando lentamente il kitsune, scandendo parola per parola.
<< Beh, menomale, altrimenti mi annoierei. >> lo imitò nel modo di parlare Damon, riducendo gli occhi a due fessure.
<< Quindi… Cos’è che fai qui? Così esposto? Così… solo…? >> alzò la voce Damon, mentre aveva allungato le distanze tra lui e il kitsune, rivolgendo lo sguardo verso le vette degli alberi e girando intorno a Shinichi, come fa un predatore quando segna il territorio entro cui la sua preda morirà.
Damon Salvatore non era un esperto quando si parlava di sentimenti. Ma di quel tipo sì, adorava le sensazioni che provava prima di una caccia e soprattutto prima di compiere una vendetta: sentiva quasi il cuore battere, il sangue pompare più velocemente nelle vene per l’impazienza che aumentava se la preda provava paura. Sentiva i singoli istanti passare lentamente, tutti ben definiti e scanditi, come un ticchettio che fa l’orologio.
Poteva avere la mente sovrastata da mille emozioni, ma la freddezza e la precisione della sua parte da cacciatore prevaleva su tutto: era una macchina creata per uccidere e, per quanto gli riguardava, a lui andava benissimo.
E adesso tutte quelle sensazioni erano amplificate per un semplice motivo: mai prima d’allora nessuno aveva preso il controllo del suo corpo, lo aveva comandato, mai! Per questo immaginava già le possibili torture da applicare prima a Shinichi e poi a Misao, il modo per ucciderli non importava fosse semplice ed efficace (come voleva l’Allegra Compagnia), bensì doveva infliggere il più possibile dolore. E dopo ciò, sarebbe andato a cercare il vampiro Ossigenato, per dimostrare a Elena che non era colpa sua.
“E per dimostrarlo a Bonnie”, di nuovo la vocina fastidiosa. No, Bonnie non c’entrava niente, non lo aveva neppure difeso né tantomeno aiutato, perché avrebbe dovuto dimostrarle qualcosa?
“E perché lei avrebbe dovuto aiutarti dopo che l’hai quasi uccisa? Non so se lo hai notato, ma praticamente non ti parla più”. Damon alzò gli occhi al cielo: doveva assolutamente risolvere questa storia, insomma Damon Salvatore era uno e per quanto ne sapesse non era schizofrenico, cosa gli rappresentava quella vocina idiota?
<< Oh Mio Dio! Sei messo peggio di come ti avevo lasciato l’ultima volta… >> lo interruppe Shinichi, che evidentemente gli stava leggendo i pensieri.
<< Stai zitto tu! >> sbottò Damon, << Più che altro non hai ancora risposto alla mia domanda! >>.
Shinchi sorrise compiaciuto, poi alzando le spalle disse, con aria innocente:
<< Alleno il mio piccolo esercito. Avevamo fatto un patto no? La Città per Elena… Se poi tu hai deciso di liberare la concorrenza, non è colpa mia, Damon… >>, Damon si ricordò improvvisamente delle quattro ragazze intorno a Shinichi. Il moro iniziava già a non vederci più.
<< E poi mi hai posseduto. Questo non era parte del piano. >> disse ringhiando Damon. In risposta il kitsune si mise a ridere, facendo capire a Damon che era ora di agire, ma prima chiese nuovamente:
<< E Misao? >>
<< Si sta divertendo altrove. >>
<< Beh, mi spiace che non possa dirti addio, perché se ti ritroverà, lo farà quando tu sarai morto >>, nessuna reazione. Improvvisamente Damon si ricordò di un particolare: << E lei sarà la prossima >> disse con un tono malvagio e sorridendo in modo sadico.
Come previsto Shinichi scattò preso dalla rabbia, trasformandosi in volpe e facendo scappare le tre ragazze che, urlando, iniziarono a correrere addentrandosi nel bosco.
“Perché diamine non c’ho pensato prima?” si domandò Damon, mentre schivava un colpo sferrato da una delle sette code del kitsune.
In effetti, negli anni precedenti, tutto il gruppo aveva avuto modo di conoscere lo strano rapporto tra i due fratelli, inviolabile, e avevano capito la gelosia e il senso di protezione che nutrivano l’uno per l’altra.
Damon con un ringhio tentò di azzannare il collo alla volpe che fu più veloce: il vampiro, senza accorgersene, fu spinto una ventina di metri più in là da un colpo di due code e cadde per terra in malo modo.
Tuttavia si rialzò immediatamente, ma quando lo fece non c’era più nessuno con cui combattere.
Damon ringhiò profondamente irritato:
aveva perso di vista Shinichi anche se lo sentiva nei dintorni, ma non riusciva a concentrarsi con il fratello che lo stava chiamando e che, purtroppo, era sempre più vicino.
Il moro tentò di concentrarsi: in effetti, Shinichi era vicino… era davvero molto, ma molto vicino…
<< Damon dietro di te! >> sentì Elena gridare alcuni metri più in là.
Il vampiro non fece in tempo a voltarsi che senti il kitsune che lo aveva afferrato per il collo e tentava di… di morderlo?
“No, un altro malach no!” pensò più irritato che furioso.
Quando stava per credere che ormai non c’erano speranze, sentì lasciare la presa da Shinichi che venne scaraventato pochi metri più in là.
Tutti i presenti, sconcertati, videro il kitsune combattere con qualcosa, in modo troppo veloce da poter essere distinto da un occhio umano.
Ma Damon non era umano e, anche se non riusciva a vedere il vampiro con chiarezza, aveva una brutta sensazione, una bruttissima sensazione.
Il combattimento durò pochi minuti finchè il vampiro non fu spintò su un albero e Shinichi sparì lasciando una scia di sangue, evidentemente ferito.
Elena corse verso il ragazzo che si stava rialzando e che stava… ridendo?!
<< Tu! >> gridò Damon in un ringhio, gli occhi due fessure.
Le sue sensazioni si erano rivelate, ancora una volta, vere.
“E poi è Bonnie quella che prevede il futuro” pensò, quasi divertito, il moro. Ma Bonnie, non fece altro che ricordargli l’increscioso incontro accaduto con l’Ossigenato verso cui, impulsivamente, scattò in avanti.
In pochi secondi il biondo si trovo con le spalle su una quercia, alzato da terra e con un Damon alquanto minaccioso davanti.
<< Ehi, calmati amico. Ti ho appena salvato la vita, è questo il modo di ripagare? >>, sorrise in modo odioso.
“Lo ammazzo” pensò convinto Damon: non solo lo stava provocando di nuovo, ma gli rinfacciava il fatto che adesso aveva un debito, e quel debito era la sua vita!
“Non gliel’ho chiesto io! Damon Salvatore non deve la vita a nessuno” pensò amareggiato e decise di farla finita una volta per tutte.
<< Damon, smettila! >>, si sentì afferrare per la spalla dalla dolce mano di Elena.
Il solo pensare che Elena potesse avere contatti con l’Ossigenato lo obbligò ad afferrarla per la vita, allontanandola dal vampiro che se la rideva.
<< Damon ma ti sei impazzito! >> la bionda si divincolò dal moro e andò con un sorriso verso il ragazzo nuovo, ma uno di quei sorrisi che, con Elena Gilbert, faceva capire la poca fiducia nel nuovo arrivato e anche la curiosità della ragazza.
<< Chi sei? >>, a chiederlo fu Mutt. Damon non poté farsi mancare quell’occasione, così rispose prontamente:
<< L’Ossigenato del cavolo, ovviamente! Adesso, Miss Inquietudine, Mutt, mi credete? >>, il tono compiaciuto del vampiro faceva capire quanto piacere provasse ad avere ragione, perché, finalmente, lui aveva ragione e Miss Inquietudine aveva torto.
<< Non sono ossigenato! >> si introdusse con tono offeso il ragazzo, avvicinandosi alla mora e, con un baciamano, si presentò:
 << E comunque il mio nome è Trevor >>.
“Trevor… che razza di nome è Trevor?”
<< Potrei dire la stessa cosa del tuo nome. Insomma, che razza di nome è Damon? >> disse il vampiro acido, per poi voltarsi di nuovo verso Meredith con un sorriso:
<< E tu sei…? >>
<< Meredith… >> continuò la ragazza. Damon si bloccò paralizzato, come tutti i presenti: la mora sembrava quasi incantata dall’Ossigenato che, a quanto pareva, l’aveva colpita con i suoi modi di fare; tuttavia, pochi istanti dopo sembrò aver capito il suo errore e tornò alla sua perpetua diffidenza in tutto e tutti.
<< Meredith. >> ripeté il vampiro con un sorriso gentile.
<< E voi siete? >> continuò, rivolgendosi verso il resto del gruppo.
<< Io sono Elena, lui è il mio ragazzo, Stefan e lui è Matt, mentre Damon… a quanto pare lo conosci… >>
<< Oh ma sì Elena, continuiamo a presentarci al nemico! È possibile che non vi rendete conto? >> disse Damon esasperato. Si voltò verso Meredith, quella con un po’ più di sale in zucca, e disse: << Lui è quello che mi ha fatto qualcosa… è per colpa sua che ho aggredito Bonnie! >>.
<< Hai aggredito la ragazzina? >> domandò sconcertato il vampiro, << Beh, io non ne sapevo niente! >> continuò.
<< Ah, ma davvero? >>, gli occhi di Damon erano due fessure che lanciavano fulmini, il cielo cominciò ad annuvolarsi velocemente e i primi tuoni si fecero sentire.
Il vampiro alzò la testa e poi guardò il moro. << Sorprendente, davvero sorprendente… >> mormorò fra sé e sé, << Non sembrava, l’altra notte, che tu avessi tanti poteri >> continuò.
Inutile dire che Damon provò piacere per quella frase.
<< E vedessi cos’altro so fare… >> disse minacciosamente Damon.
<< Adesso basta! >> sbottò Elena, << Prima ci dici che lui ti ha convinto ad uccidere la mia migliore amica, e poi ci fai conversazione da salotto? >>.
“Certo che Elena è lunatica in questo periodo!” pensò il moro.
<< Io l’avrei convinto a fare cosa? >> chiese esasperato Trevor, << Io ho lasciato te e la ragazzina sana e salva, e me ne sono andato al ballo… non so cosa sia successo, ma io non centro niente! >>, Elena confusa guardò Damon, in cerca di risposte.
<< No, Elena mente. Cioè, lui se ne era andato ma… ma ha fatto qualcosa che… >> Damon si bloccò per un attimo… come poteva spiegare un qualcosa che non sapeva nemmeno lui cosa fosse di preciso?
Insomma, non aveva capito il motivo per cui aveva aggredito Bonnie era stato solo uno scatto di rabbia, che però non era dipeso da lui ma da qualcosa di… esterno.
<< Fantastico, quindi l’hai aggredita di tua spontanea volontà >> intervenne Meredith arrabbiata.
Stefan, che fino all’ora era stato in silenzio, intervenne per ristabilire la calma:
<< Okay ragazzi, calmatevi. Innanzitutto, torniamo al Pensionato, parleremo di tutto lì: vi ricordo che abbiamo lasciato Bonnie da sola e chissà Shinichi e Misao dove potrebbero essere adesso… meglio tornare… >>
<< Sì, ha ragione Stefan. Andiamo. >> Elena.
Tutti si avviarono, Damon si voltò lanciando un’occhiataccia all’Ossigenato che stava, spavaldamente, appoggiato ad un albero, e poi seguì a malincuore gli altri raggiungendo Elena: gli avevano levato una bella vendetta.
<< E quindi avete problemi con Shinichi. Ah, buona fortuna! >> urlò il vampiro dietro, ridendo. Tutta la comitiva si bloccò.
<< Conosci Shinichi e Misao? >> domandò in un sussurro Elena.
<< No, dolcezza, ho attaccato Shinichi perché volevo salvare la vita a Damon… insomma, posso capire se stava aggredendo te… ma LUI! >> disse divertito, guardandolo, << Ho dei piccoli problemini anche io con quei due.. >> spiegò.
<< E di cosa si tratta? >> domandò Damon.
<< Niente di cui vi possa interessare. Almeno che non vi serva aiuto… >>.
Damon sbottò a ridere: << No, non ne abbiamo bisogno. >>. Ci aveva riflettuto: non era ancora giunta l’ora per quel vampiro, ma presto si sarebbe vendicato.
<< Quindi, immagino che sappiate come uccidere i kitsune, come impedirgli di distruggere la città… Beh, tanto meglio! >> disse con tono sarcastico il vampiro.
<< Sì, lo sappiamo >> rispose nuovamente Damon.
<< Aspetta Damon… Tu sai come ucciderli? >> domandò Elena al biondo.
<< Eccome! Ne ho già uccisi… l’unico problema è che ho bisogno di alcune cose per uccidere Shinichi e Misao… >> restò vago il biondo.
<< Elena no! >> rispose Damon allo sguardo della bionda.
<< Damon, ragiona! Potrebbe esserci d’aiuto! >> disse Stefan.
<< Sì, Stefan ha ragione. Noi sappiamo solo delle sfere, ma non abbiamo trovato ancora un modo preciso per ucciderli! Insomma, stavamo per usare come esca una ragazza! >> intervenne Meredith, con tutti che annuivano dietro.
<< Bene, addio! >> fece il biondo, quasi come una sorta d’incitamento e si girò.
<< Trevor, dove vai? >>, l’intero gruppo s’irrigidì al suono di quella voce che aveva qualcosa di familiare. Improvvisamente, da dietro un Pino, spuntò un uomo, alto più o meno quanto il biondo.
<< Sage? >> domandò Stefan incerto. In poco Damon vide che era proprio la sua vecchia conoscenza.
<< Sage, ma dov’eri finito? >> domandò Damon, avvicinandosi sorridendo e dimenticandosi momentaneamente del biondo. Il vampiro era partito per la Francia circa tre mesi prima, seguendo una traccia che aveva trovato Meredith riguardo un’entità che sapeva come uccidere i kitsune e come usare le sfere stellate: dovevano provare di tutto, questo avevano detto e così si era deciso di mandare Sage. In seguito era scomparso completamente.
<< Hai presente quell’entità di cui ha parlato Meredith? >>, gli chiese solare Sage. Damon annuì.
<< Beh, si è rivelata essere un vampiro, un vampiro davvero insopportabile! >> spiegò.
<< Modestamente… >> rise Trevor.
“Oh, no, no!” Damon si sentì sprofondare, guardò con gli occhi sgranati Sage e sperando che qualcosa gli rivelasse che,ciò che stava accadendo, non era la realtà.
“E’ impossibile! Non può essere vero!”.
<< Cosa?! >> sbottò Damon, in risposta il biondo gli sorrise compiaciuto.
<< Trevor, perché non gliel’hai detto? Ti ho mandato due mesi prima per aiutarli, non per farti il giro turistico della città! Poi vengo qui e scopro che neanche sei andato da loro! >> esclamò Sage. Trevor alzò gli occhi al cielo e rispose:
<< Primo, non ero sicuro fossero loro. Secondo di poi, non ho avuto un’accoglienza molto gentile >> a giudicar dal tono acido,alludeva senza dubbio a Damon, << così ho deciso di divertirmi un po’. E poi, ho ferito Shinichi, se ti può interessare! >>.
<< Tanto le sue ferite si rimarginano, lo hai detto tu no? >> disse Sage, voltandosi verso il moro << Damon… tutto apposto? >>
Il vampiro era ancora immobile, incredulo a fissare i due.
<< Non è possibile! Come facciamo a fidarci? Sage, sei sicuro che vuole aiutarci e non sia un nostro nemico? >>
<< Damon fidati, andiamo tutti al Pensionato e vi spiegherò… >>
<< Come faccio a fidarmi! >> gridò preso dalla collera e, forse, dalla disperazione, << Lui mi ha fatto aggredire Bonnie! >>
<< Basta Damon! >> intervenne Elena che fino a quel momento era stata zitta come gli altri, senza nemmeno salutare Sage,  << A quanto pare non ci hai raccontato la verità e noi abbiamo bisogno di lui! >> disse, riferendosi alle parole dette prima dal biondo. << Trevor… >> sorrise gentilmente la ragazza << Vieni al pensionato con noi, andiamo… >>.
Il ragazzo umilmente rispose con un “con piacere” e l’intero gruppo, dopo aver salutato in modo consueto Sage, si avviò in silenzio, ognuno preso dai propri pensieri. Damon tuttavia, restò fermo ad aspettare l’Ossigenato:
ne era sicuro, non era solo una sensazione perché in tutta quella situazione c’era qualcosa che non quadrava. Forse doveva semplicemente ascoltare ciò che doveva dire Sage, ma aveva percepito qualcosa di strano nel suo amico, stava avendo la stessa sensazione che aveva sentito la notte del ballo in maschera, prima di aggredire Bonnie.
<< Complimenti, reciti da Oscar >> disse acido Damon a bassa voce, all’arrivo del vampiro. Questo si fermò e lasciò che il resto del gruppo fosse abbastanza lontano, poi sorridendo spavaldo rispose:
<< Non so di cosa tu stia parlando. >>
Damon spazientito lo afferrò per una spalla:
<< Senti non so chi sei o per quale motivo tu sia qui, né tantomeno cosa tu abbia in mente… no, non so niente di te e non m’interessa saperlo. Ma giuro che scoprirò cosa hai in mente. Nonostante Sage, non mi fido di te e so per certo che sei stato tu a farmi aggredire la Streghetta, non so in che modo, ma lo hai fatto tu. E fai attenzione, ricorda che non puoi ingannarmi: non sono mio fratello e non sono stupido. E se proverai anche solo a guardare Elena… >>, Damon fu interrotto dal biondo che, ridendo, si era avvicinato a lui e, con il volto a pochi centimetri da quello del moro, disse semplicemente:
<< Tranquillo Damon, non m’interessa Elena >>.
<< Bene >> rispose duro il vampiro e fece per andare, quando Trevor lo bloccò nuovamente e aggiunse:
<< Io, personalmente… preferisco le rosse… >>, sorridendo, il vampiro raggiunse gli altri che, impegnati a parlare con Sage, non si erano accorti di nulla.
Damon rimase fermo, solo e confuso, con un turbine di emozioni che gli giravano nella testa, impossibili da distinguere anche per lui.
Per alcuni secondi non seppe cosa pensare, cosa provare: non riusciva a capire cosa stava succedendo. Tuttavia, lui era Damon e come tale non aveva alcuna paura e in pochi istanti ritornò lucido e freddo.
“Se è una sfida che mi sta mandando, Trevor, la accetto molto volentieri. E sappi che io non perdo, non perdo mai.”, inviò mentalmente al biondo per poi trasformarsi in corvo e volare in modo quasi divino verso il pensionato.
 
Chiunque avesse, in quel momento, visto quel corvo più nero della notte e minaccioso quanto solo la morte può esserlo, avrebbe avuto paura. E quando Shinichi lo vide, capì che qualcosa di veramente pericoloso era stato mosso.
 
 
 
 
*Angolo  dell’autrice *
 
*si guarda intorno spaventata *
Okay, okay, sì lo so! Scusatemi tantissimo, sono in un ritardo imperdonabile, ma ho delle buone ragioni:
per prima cosa, sono stata occupatissima con la scuola, lo sport e il pianoforte ed ergo ho avuto poco tempo per scrivere.
Ma soprattutto, la cosa che mi ha ostacolato di più, è che ho avuto un totale blocco dello scrittore: non riuscivo a scrivere .-.
Infatti, penso che non mi sia venuto molto bene il capitolo, secondo voi è un pochino forzato? In tal caso me ne rendo conto e chiedo perdono, ma cerco davvero di fare del mio meglio, solo che non è un bellissimo periodo! Comunque, sembra che questo problemino se ne stia andando, perché la mia mente malvagia (muahahah) ha progettato una cosa ancora più impicciata di quello che avevo pensato prima (sì, mi sono ricordata di Sage e delle parole di Shinichi nell’ultimo libro).
Tuttavia, non ricordo molto bene l’ombra del male (perché era troppo Delena -.-) e quindi non ricordo se avevano scoperto come si usavano le sfere stellate e soprattutto, non ricordo fisicamente Sage *-* se qualche buon recensore mi potesse dare una mano (anche solo dirmi le pagine dove magari è descritto e rispondere alla domanda) vi farei un monumento, scusate se sono indiscreta!
Ahimè, non ho tempo per rispondere alle recensioni, purtroppo ora non lo posso fare sennò non aggiorno più! Quindi vi informo che dal prossimo capitolo userò la nuova funzione “rispondi” di EFP (sempre se non mi abbandonerete XD).
Probabilmente questo capitolo è venuto un po’ forzato e un po’ confusionale, ma spiegherò bene al prossimo. Forse risulterà noioso, ma è un capitolo di passaggio come sarà quello dopo (eh sì, i capitolo di cui vi avevo parlato li ho dovuti scalare di uno!) in cui Sage ci spieghera un po’ il suo viaggio in Francia e dove capiremo cosa è successo in quell’anno e mezzo che ho saltato all’inizio.
Già, anche se l’avrete capito, vi informo che, dato che non ricordo se è anche così nel libro, il gruppo non sa come funzionano le sfere stellate.
Poi, come forse avrete notato ho dato più risalto agli altri personaggi, come suggerito da uno di voi recensori (sì, sono d’accordo con te, gli altri li avevo un po’ ignorati, ma rimedierò… il problema lo trovo con Mutt che, dato che non lo sopporto, ho difficoltà a scriverne). Poi, decisione recente è quella di trattare non solo il nostro caro amore Donnie, ma anche il rapporto tra Stefan e Damon (che io adoro particolarmente e che desidero che la Smith aggiusti) e ho anche voluto esaltare quello dell’amicizia di Elena con Meredith e Bonnie (unica cosa di Elena che mi piace XD).
Comunque, qui abbiamo Trevor che lancia il guanto di sfida a Damon che accetta; tra uno o due capitoli (o forse più), come ho accennato, vedremo la vera e propria sfida tra i due, e piano piano ci saranno sempre più sorprese (muahah non potete immaginare XD) dove tutti ingannano tutti… okay sto dicendo troppo!
Un grazie mille a tutti quelli che hanno recensito, risponderò al prossimo capitolo alle recensioni di questo e di quello precedente, sono bene accette le critiche, come sempre (però tenete in conto il blocco che ho avuto XD esco da una fase di crisi!), le risposte a ciò che vi ho domandato (se siete così gentili vi rigrazio moltissimo) e fatemi sapere cosa ne pensate!! Grazie anche a chi segue silenziosamente, siete davvero uno stimolo per continuare e scusate per il ritardo e se il capitolo non è molto avvincente, ma appena avrò sistemato bene la situazione generale e potrò inserire il passato di Trevor e di Sage, e alcune risposte alle domande che dice Shinichi alla fine de “l’Ombra del male”, diventerà tutto molto più interessante e molto più Donnie e - ahimè è la ff che me lo fa fare - anche Brevor (non mi è venuta un’unione più carina, anche perché Tronnie, Trennie, Bovor e così via, sono molto peggio, no? XD)
Un bacio e scusate ancora!!

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Capitolo 7
*** Come Vincere ***


7. Come Vincere.
 
 
 
“Va tutto bene, Bonnie. Non tornano da un’ora? Beh, cosa vuoi che sia accaduto? Dopotutto, andavano incontro solo a due kitsune psicopatici che voglio distruggere la città in cui vivi… che cosa potrebbero mai fargli?”.
Bonnie aveva sempre saputo di non avere il massimo nell’autocontrollo (anche se, di recente, aveva fatto grandi passi avanti), ma ciò in cui era assolutamente negata era il consolarsi da sola: più si rassicurava, più le veniva l’ansia.
Bonnie posò distrattamente i grandi occhi marroni sulla lancetta dei minuti.
“Okay, è solo passato un altro minuto e fra poco sarà un’ora e mezzo che non tornano… ma tu Bonnie, non essere preoccupata. C’è Stefan – che è stato rapito senza potersi nemmeno opporre, prima – e poi c’è Damon che è molto potente – talmente tanto da farsi possedere per quasi un anno – e…”
<< Diamine! È inutile! >>. Bonnie si alzò di scatto e afferrò il suo giacchetto sorprendendosi della propria impulsività.
<< Ma sì, al diavolo ciò che dicono gli altri! >>. Sorridendo, sia perché stava disubbidendo a Elena sia per scrollarsi l’ansia d’addosso, scese le scale senza farsi vedere dalla signora Flowers e aprì spavaldamente la porta.
Ovviamente, tutti gli eroi e le eroine sarebbero uscite dalla porta, coraggiose più che mai, e avrebbero iniziato a correre andando incontro a qualunque pericolo, pur di compiere la propria missione; ma trattandosi di Bonnie McCullough, uscì allacciandosi la zip del giacchetto senza guardare dove andava e andò a sbattere a un albero, restandoci spiaccicata con la faccia.
“Da quando è che il pensionato ha un albero davanti all’entrata?” si domandò ingenuamente, prima di capire addosso a cosa era andata a sbattere.
La rossa sgranò gli occhi davanti a quei due pozzi neri che la scrutavano divertiti.
Aprì la bocca per chiedere umilmente perdono ma, ricordandosi del fioretto fatto alcuni giorni prima, la richiuse immediatamente e, raccogliendo tutto il coraggio che aveva, domandò con un tono duro (per quanto riuscisse a farlo):
<< Cos’è successo? >>.
Damon la guardò spiazzato, per poi sorriderle e spiegarle che Shinichi se ne era andato e gli altri stavano arrivando.
Aspetta… Damon stava sorridendo?!
<< Aspettiamoli dentro! >> disse con tono euforico, facendogli segno di entrare prima di lui, come un galantuomo.
Bonnie pensò che avesse sbattuto la testa e l’avesse fatto decisamente forte.
<< Ehm… O-Okay… >> mormorò, entrando poco sicura nel pensionato.
Damon entrò subito dopo e fece tutto il tragitto fino alla stanza di Stefan appiccicato dietro di lei.
“Ma cosa gli prende?”.
Damon sembrò riscosso da qualcosa e lanciandole un’occhiata si staccò, andandosi a sedere sulla poltrona di pelle nera, un contorno che lo rendeva ancora più affascinante… “Ma che diavolo pensi, Bonnie?!”. La rossa vide il vampiro sorridere e poi tornare serio subito dopo.
<< Perché non mi hai aiutato dicendo agli altri dell’Ossigenato? >> domandò Damon, interrompendo il silenzio: non c’era rabbia nella sua voce né alcun tono spiacevole, era tranquilla, una domanda fatta con semplicità e allo stesso tempo terribilmente seria.
Bonnie sentì sciogliersi il cuore per l’ennesima volta, dispiaciuta: in effetti vedere Damon continuamente riproverato e mai creduto le era dispiaciuto, ma l’orgoglio le continuava a ricordare ciò che le aveva fatto… e non parlava solo dell’aggressione.
<< Perché avrei dovuto? Tu mi hai aiutata ferendomi? >> si sorprese del suo tono fermo e neutro che aveva messo uno strano accento sul “ferendomi”: non si riferiva solamente all’aggressione, non lo faceva per l’ennesima volta.
Damon aggrottò le sopracciglia, spostando lo sguardo dalla finestra a Bonnie:
la ragazza vide un luccichio in quegli occhi.
<< Non è stata colpa mia l’aggressione… >> borbottò.
Bonnie rimase scioccata: Damon che borbottava? Damon confuso e insicuro? Che stava succedendo?
<< E’ stata colpa tua, ovviamente! Non dovevi provocarmi! >> alzò la voce questa volta, perdendo del tutto la calma e confondendo ancora di più Bonnie: perché cambiava così spesso umore?
“Ricorda che ti legge nella mente!”. Bonnie si diede della stupida: ovvio che cambiava atteggiamento, Damon odiava essere considerato debole, in qualsiasi maniera, ed era proprio quello che aveva insinuato Bonnie nei suoi pensieri.
<< Io Non Ho Fatto Niente! >> rispose dura, una durezza che non pensava di aver mai avuto e che, per un attimo, sembrò quasi ferire il vampiro.
Damon si mise comodo sulla poltrona, coprendosi gli occhi con una mano e poi, sulla stessa, ci appoggiò la nuca.
<< Pensa ciò che vuoi, piccola Streghetta… >> disse con un ghigno seducente, << sono stanco e non ho voglia di essere disturbato da voi umani e poi, detto tra noi, se devo litigare con qualcuno di voi vado da Mutt… Con le signore preferisco qualcosa di più… piacevole… >>.
Bonnie rimase sconcertata dal cambiamento completo di atteggiamento del vampiro, ma ciò che la sorprese di più fu il tono malizioso con cui pronunciò quella frase, tirando fuori per la priva volta da quando era ritornato vampiro, lo charme che l’aveva catturata in quella trappola di dolore e sofferenze.
Per la prima volta dopo anni, Bonnie arrossì a una frase del moro riferita a lei, per la prima volta dopo anni, la rossa senti il cuore a mille e il sangue che scorreva veloce come non mai, lo sguardo che si abbassava ai suoi piedi e la testa che le girava.
Era bastata una piccola frase… solo una stupida frase per farla risentire come in passato.
 
 
 
“Chi è che ha perso il fascino, eh Bonnie?” pensò compiaciuto Damon, mentre cantava vittoria.
Era riuscito a rifarla arrossire.
Quello era il suo uccellino, non di certo quella ragazza che lo odiava e aveva usato quel tono così duro con lui.
Così Damon ci aveva riprovato, doveva verificare se davvero non avesse più alcun fascino su di lei, cosa di cui dubitava.
E aveva ragione, diamine! Era bastata una piccola frase (che non era nemmeno un granché… insomma, essendo nato bello e affascinante per natura, poteva fare davvero meglio!) e quella piccola umana era tornata a essere sua, per alcuni minuti almeno.
Damon si sentiva al settimo cielo, aveva dubitato per alcuni secondi che l’Uccellino lo avesse sostituito con l’Ossigenato, che la sua proprietà non fosse più sua, insomma. E invece no, aveva ancora dei diritti su di lei perché in tutto quel tempo era stato LUI ad averla salvata, lui e nessun altro.
Damon ripensò a quando era tornato con Stefan a Fell’s Church, ricordava la faccia della rossa quando lo aveva rivisto… niente di più delizioso in quel momento. Ricordava come quel su piccolo cuoricino era andato a mille, fuori dalla casa di quell’umana (di cui gli sfuggiva il nome), quando erano soli fuori in giardino e lei era uscita dalla macchina, ricordava anche quanto fosse sollevata e dispiaciuta allo stesso tempo che quel Mutt li avesse interrotti.
Ricordava quando lo aveva baciato a casa di Caroline, cogliendolo del tutto impreparato e sorprendendolo.
E poi sentiva che era successo qualcos’altro… ma non ricordava bene cosa.
Tuttavia, lei apparteneva a lui che sì, voleva Elena come principessa, ma, tuttavia, teneva molto alle sue proprietà!
E se le aveva allontanate da solo, ora era il momento di proteggerle dagli usurpatori che giravano sottoforma di Ossigenati inutili e fastidiosi.
“E che tu ucciderai presto…”, Damon sentì in lontananza la voce di Stefan, “anzi, prestissimo”.
Il moro squadrò per un’ultima volta, dalla testa ai piedi, Bonnie rimasta immobile, incapace di muoversi.
Le fece un sorriso sghembo annunciando l’arrivo dell’allegra compagnia e si alzò, un cacciatore pronto ad attaccare il nemico.
 
<< Grazie al cielo siete tornati! >> squittì Bonnie, ripresa quasi completamente dallo shock di poco fa.
In pochi secondi Bonnie si ritrovò ad abbracciare Meredith ed Elena, saltellando come una bambina di otto anni impazzita, davanti a un regalo.
<< Ehi Bonnie, calmati! >> esclamò Elena.
<< Scusate, scusate… è che era passato tanto tempo e mi ero preoccupata a morte! >> spiegò la rossa, sporgendo il labbro inferiore in una smorfia buffa e allo stesso tempo dolce, anche se il tono che avrebbe voluto usare era quello pungente per non averla fatta venire con loro.
<< E quindi cosa è successo? Damon non è stato molto chiaro! Avete scoperto qualcosa? Vi ha detto… >>
<< Ora ti raccontiamo tutto, con calma. Prima però, devi vedere i nuovi… i nuovi ospiti… >> mormorò la bionda.
Bonnie, temendo il peggio, indietreggiò spaventata (pensando che “gli ospiti” fossero i kitsune), ma quando vide l’alta figura di Sage che spiccava dietro l’amica, restò totalmente sorpresa mentre si rilassava.
<< Sage! Sei tornato! Che fine avevi fatto? >>.
Il vampiro le sorrise aitante, salutandola.
Bonnie si ricordava la partenza di Sage: le era dispiaciuto moltissimo.
Aveva avuto modo, sia nella Dimensione Oscura sia quei pochi mesi a Fell’s Church, di conoscerlo e ne era rimasta sinceramente colpita.
Era un tipo molto interessante Sage, Bonnie si ricordava di restare per ore incantata a sentirlo parlare. Inutile dire che la rossa ci aveva fatto un pensierino su, poiché sentiva un certo “feeling” col vampiro ed era sicura che lui ricambiasse, ma poi era stata occupata a badare al Damon – umano assegnatogli da Elena, e si era completamente scordata di Sage.
<< Allora, come sta… >> Bonnie s’interruppe quando vide l’unica cosa che in quel momento non si sarebbe mai immaginata di vedere: quello, sbagliava, o era il Signorino?
“Che d’altronde è un vampiro” si ricordò mentalmente. Questo servì solo a farla cadere di più nel panico, sgranando gli occhi in un modo impossibile.
“Biondo ossigenato… sì, è biondo ossigenato. Occhi azzurri, presenti. Fisico da paura… assolutamente sì… Oh no, no, no! È proprio lui!” Bonnie rivolse uno sguardo impaurito a Damon, che la osservava in modo indecifrabile.
<< M-ma tu… tu… >> borbottò.
<< Ciao ragazzina! >> quella voce e quel sorriso… Dio!
Bonnie in poco si riprese, per l’irritazione che le aveva provocato: gli bastava salutarla per farla infuriare! Quella sì che era una cosa strana!
<< Tu! Cosa ci fai qui? Cosa vuoi? >> iniziò.
<< Voi vi conoscete? >> domandò Elena.
<< Ecco, Bonnie mettiti a sedere, ora ti raccontiamo tutto. >> intervenne prontamente Sage per evitare il disastro.
Bonnie si sedette sul divano sconvolta, << Ve lo avevo detto! >> sentì dire con tono trionfale a Damon.
Stefan iniziò a raccontare tutto l’accaduto, e più parlava, più Bonnie rimaneva sorpresa e guardava, quasi con ammirazione, quell’irritante vampiro.
Per correttezza, Bonnie raccontò anche ciò che era successo tra lei e il biondo, facendo attenzione a non parlare dell’accaduto nell’Old Wood: era meglio evitare scontri tra Damon e il vampiro che aveva scoperto chiamarsi Trevor.
<< Hai lasciato davvero il portafoglio apposta? >> domandò Elena.
<< Beh, non sapevo che fare e Bonnie era stata… molto divertente. Quindi, perché non farmi altre quattro risate? >> disse con il tono più naturale del mondo.
<< E che mi dici dell’anello? >> domandò per la prima volta Damon, che finora non aveva parlato.
<< E’ stato un mio errore. Non mi ero accorto di averlo preso e non mi andava di tornare al pub, e poi… era un bell’anello! Ma alla fine gliel’ho restituito no? >> rispose Trevor, beccandosi due occhiatacce da Bonnie e da Damon contemporaneamente: erano i soli a conoscere il modo con cui lo aveva restituito.
<< Perciò ora fa parte del nostro gruppo! >> concluse Elena sorridendo, << Tuttavia, Sage, tu ci devi delle spiegazioni! >>.
Sage, che fino a quel momento era rimasto in disparte, si avvicinò al gruppo, annuendo impercettibilmente e iniziando a raccontare.
<< Beh, sarò sintetico: vi risparmio premesse inutili.
Quando ero partito per la Francia, ero andato inizialmente a Parigi.
Lì avevo delle conoscenze, streghe e vampiri s’intende, ma nessuno era a conoscenza di alcuna entità, né tantomeno sapevano qualcosa di come sconfiggere i kitsune. Così avevo passato un intero mese a girare per la Francia, in cerca di qualche informazione o di qualche piccola traccia, ma niente. Stavo quasi per perdere le speranze, quando mi diressi, come ultima meta, a Nizza. Non so il motivo per cui Shinichi fosse lì, fatto sta che lo incontrai e mi attaccò. Si sarebbe messa male se Trevor non fosse arrivato a difendermi e a far scappare Shinichi >>.
<< Quindi tu ti trovavi lì per caso? Ma guarda un po’ che coincidenza strana! >> interruppe Damon, con tono scettico. Trevor sorrise a quella domanda e rispose con un semplice:
<< Ho dei conti in sospeso con quei due… stavo seguendo Shinichi, all’ora >>
<< E ce li dirai quali sono prima o poi… dopotutto, se siamo una squadra dovremmo sapere tutto l’uno dell’altro… >>, si vedeva lontano un miglio che Damon non si fidava per niente di Trevor… e come biasimarlo!
<< Se sarà necessario ve lo dirò! >>, sorrise sprezzante verso il moro che si era irrigidito e lo stava fissando con uno sguardo omicida.
<< Stavo dicendo… >> continuò Sage, << che fu così che incontrai Trevor. Mi posi le stesse domande che ti stai chiedendo te, Damon. Ma in compenso non avevo la più pallida idea di chi fosse, sapevo solo che era un vampiro.
In breve capii che era lui ciò che stavo cercando >>
<< E cosa te lo fece capire? >> domandò Bonnie, incantata come sempre dal racconto del vampiro.
<< Mi spiegò come si usavano le Sfere stellate >>.
Calo il silenzio per alcuni minuti.
<< E cosa avete fatto per un anno e mezzo? >> domandò di nuovo la strega, con voce più flebile.
<< Questo penso di doverlo spiegare io! >> intervenne spavaldo il biondo.
<< Usare le Sfere stellate non è una cosa difficile, se si vuole sfruttarne il potere per qualsiasi cosa. Infatti, possono aumentare i poteri di un vampiro o di una strega, rendendolo invincibile, possono offrire la giovinezza eterna, anche se per noi vampiri non serve. Insomma, hanno tantissime funzionalità.
Tuttavia, se si vogliono usare per uccidere i relativi proprietari, la cosa diventa complicata.
Non so quanto ne sapete, ma esisto tantissime sfere di questo tipo. Vengono create dai kitsune che ne diventano proprietari, queste gli conferiscono tutto il potere che hanno >>
<< Tutto? >> chiese Meredith.
<< Sì, più o meno. Di base i kitsune non sono forti, per diventarlo sono costretti a creare queste Sfere che gli conferiscono i poteri che avete avuto modo di conoscere. Ma senza quelli, sono vulnerabili e facili da uccidere a “mani nude”, per così dire. >>
<< Quindi, basta privarli dei propri poteri e potremmo sconfiggerli facilmente? >> chiese conferma Meredith.
<< Assolutamente, e per privarli dei propri poteri bisogna disattivare le Sfere; ecco, qui viene la parte difficile. >>
Bonnie s’irrigidì: non voleva nemmeno immaginare come si disattivavano quelle Sfere.
<< Beh, spero che tu non avrai così tanta paura Bonnie, perché sei una parte fondamentale per disattivarle >> rispose al suo pensiero Sage.
Bonnie iniziava seriamente a sentirsi male.
<< C-che cosa vuoi dire? >> balbettò.
<< Vuole dire, ragazzina, che serve una Strega e deve essere molto potente. Per fortuna abbiamo una McCullough tra di noi! Quale sangue di strega può essere più potente di una discendente dai druidi e dalle streghe di Salem? >>, gli sorrise divertito incutendole ancora più paura.
<< No! >> sbottò Elena << Bonnie no! >>
<< Beh, allora trovate una Strega sacrificabile perché, se non è abbastanza potente, potrebbe morire eseguendo il rituale >>, si bloccò per pensare e infine aggiunse << e inoltre probabilmente sarebbe inutile: morirebbe prima di completarlo e quei due se ne andrebbero felici in giro a distruggere la vostra amata città >>, un sorriso soddisfatto lo illuminò.
<< M-morire? >> domadò Bonnie con gli occhi sgranati.
<< Sì, ragazzina! Morire. E lo potresti fare anche te se non sei abbastanza potente… ma con il sangue che ti ritrovi, sei avvantaggiata… sei di gran lunga avvantaggiata! >>. Alla strega parve di sentire Damon irrigidirsi accanto a lei.
Bonnie iniziava davvero a sentirsi male: le girava la testa e le pulsavano le tempie, tremava tutta e stava sudando ovunque, il cuore le batteva talmente veloce e violento che iniziava a dolerle.
“Sarai così, giovane e bella nella tua tomba”, quella voce lontana, come un eco proveniente dal luogo in cui riposava sua nonna, le arrivò flebile ma, nello stesso momento, chiara e distinta.
Rabbrividì, il termine “bella” era carino, ma “giovane” non le piaceva per niente… e dire che lo trovava romantico una volta, ma ora le sembrava terribile.
<< Non se ne parla >>, tutti gli occhi dei presenti si puntarono sorpresi su Damon, che dopo molto tempo aveva parlato, con violenza.
<< Scordatelo >> ripeté, guardando Trevor.
Il biondo sorrise:
<< Beh, a voi la scelta! >>.
Nei minuti successivi ci fu una discussione pesante, piena di “non se ne parla”, “non possiamo rischiare” e così via: in quella stanza sembravano tutti genitori di Bonnie, che tentavano di proteggerla, tutti tranne Trevor e Sage che si godevano la scena impassibili.
“E se fosse questa la mia occasione?” si chiese Bonnie.
“Se fosse questo il modo per dimostrare a tutti chi sono… per dimostrare che non sono una bambina e che valgo qualcosa?”.
Bonnie aveva paura di morire, aveva paura di tutto ciò che sarebbe potuto succederle… ma non era un bel modo di morire?
Morire per salvare ciò che amava… “Non c’è modo migliore…” pensò la strega.
Per la prima volta, in tutta la sua vita, Bonnie prese una decisione:
non le importava di ciò che volevano gli altri, era pronta ad assumersi ogni responsabilità di quella scelta e ogni conseguenza… compresa la morte e il possibile fallimento.
<< In cosa consiste il rituale? >>, la sua voce suonò chiara nella stanza, superando qualsiasi rumore e facendo cadere un silenzio surreale addosso a tutto.
<< Bonnie no! >> iniziò Elena.
<< No Elena! Tu cosa faresti se avessi la possibilità di salvare ciò a cui tieni? Ti tireresti indietro? >>
<< Bonnie ci deve essere un altro modo… >>
<< No, Elena, non c’è! >>.
Elena iniziò a scuotere energicamente la testa, muovendo la sua cascata d’oro.
<< Bonnie non se ne parla >>, Meredith.
<< Meredith, Elena… Sono una donna ormai… >>, la sua voce suonò quasi come una supplica.
In quel preciso istante, ci fu un’intesa tra Bonnie, Meredith ed Elena, un’intesa che non c’era da un po’ di tempo a quella parte: dopo molto tempo, l’alleanza-Velociraptor tornò ad agire.
Elena e Meredith capirono tutto, videro per la prima volta Bonnie sotto una luce diversa: non era più una bambina e se ne rendevano conto, esattamente come capivano di quanto avessero sottovalutato il suo coraggio (che raramente si faceva vedere in Bonnie, ma che c’era ed era grande).
“La bambina è cresciuta”, sentì nitidamente la calda voce di Damon risuonarle in testa, presa di sorpresa, sussultò. Ci mise un po’ a capire le parole del vampiro e se ne compiacque.
“Già, è diventata una donna” pensò.
“E’ quasi diventata una donna” la corresse mentalmente. A Bonnie sembrò di essere tornata ai tempi in cui Damon era umano: un’intesa del genere l’avevano avuta solo allora, quando erano diventati amici… o forse di più…
Bonnie scosse la testa.
<< Ma siete impazziti? Cosa vi passa per il cervello? >> Matt, che fino a quel momento era stato zitto, si alzò arrabbiato mettendosi al centro del cerchio che aveva formato il gruppo.
<< Non possiamo permettere che rischi la vita! >> continuò.
<< Matt… ti prego… >> tentò di dire la rossa, ma venne interrotta bruscamente dal ragazzo con un gesto della mano. Matt iniziò a fare una scenata che Bonnie avrebbe dovuto aspettarsi, protettivo com’era nei suo confronti!
<< Matt, è una decisione di Bonnie >> anche Elena fu interrotta e il ragazzo continuò a fare la sua scenata madre.
<< Matt, basta, ormai Bonnie ha deciso >> provò anche Meredith, inutilmente.
A Bonnie scese una lacrima: era bello vedere che il gruppo aveva accettato la sua scelta, in apparenza sarebbe sembrato che ai suoi amici non interessasse la sua incolumità, ma Bonnie sapeva che non era così, sapeva che le volevano talmente bene da accettare le sue decisioni e potevano per questo mettere da parte la loro proiettività – tutti tranne Matt, ovviamente – e per questo Bonnie si commosse.
<< Mutt, finiscila! Pensi che la “compagnia della protettività” non proteggerà la Streghetta? >>.
<< Stai zitto! A te non interessa tanto, l’hai quasi uccisa con le tue mani… figurati se t’importa che muoia per salvare tutti, compreso te! >>.
Bonnie rimase interdetta, temendo una reazione avventata da parte del vampiro, così si affrettò a intervenire:
<< Matt, mi preparerò e sarò abbastanza potente! Vedrai che andrà tutto bene… >> disse sicura, sorridendo per incoraggiare il ragazzo a mettere da parte il suo istinto da fratello maggiore, ovviamente invano.
A un certo punto, Bonnie vide Damon alzare gli occhi spazientito e avanzare velocemente verso Matt, prenderlo per le spalle e mormorargli qualcosa.
Matt si accasciò a terra, Bonnie lanciò un urlo spaventata ma, guardando meglio il ragazzo, capì che stava dormendo: Damon l’aveva soggiogato.
<< Quindi, Ossigenato, hai intenzione di aiutarci o no? >> si rivolse verso Trevor.
<< Certo Damon, se avete finito la scena di famiglia posso iniziare a spiegare>>.
Stefan si sbrigò a portare Matt su un letto e lanciò un’occhiataccia al fratello:
non condivideva il modo in cui Damon aveva agito, tuttavia ogni presente era lieto che avesse zittito Matt.
<< Dunque, dove mi ero fermato? >>.
<< Che bisogna disattivare le Sfere per sconfiggere Shinichi e Misao >> rispose con voce flebile Bonnie, la parola “disattivare” aveva uno strano sapore di amaro.
<< Ah, giusto. Quindi, per disattivare le Sfere dovrai eseguire un rito e se vuoi farlo dovrai aumentare la forza dei tuoi poteri. Per fare ciò hai bisogno di tempo e ti serve una qualsiasi altra Sfera stellata, quindi mentre noi cerchiamo gli ingredienti per il rituale, tu dovrai concentrarti sui tuoi poteri. >>
<< E dove la troviamo un’altra Sfera stellata? >> domandò Elena.
<< Per questo siamo stati via un anno e mezzo >> intervenne Sage.
<< Beh, sì. Ci siamo fatti un giretto per la Dimensione Oscura, a cercare un kitsune che aveva qualche debito con me >>, Trevor estrasse dalla tasca del giacchetto un sacchetto blu, dal quale tirò fuori una piccola sfera:
era nera e lucida, con delle luci che ogni tanto si accendevano in modo confusionale, era diversa da quella di Shinichi e Misao.
<< Con quella aumenterai i tuoi poteri, Bonnie >> spiegò Sage, in risposta Bonnie annuì.
<< Per il rituale, >> Trevor si appoggiò agilmente alla finestra, sorridendo a tutti i presenti, << Abbiamo bisogno di qualche kilo di Verbena, l’ingrediente più facile da trovare, e di altri due cosuccie… >> restò vago.
<< Potresti evitare le pause di suspance? >> domandò sarcastico e irritato Damon.
<< Okay, okay. Dobbiamo trovare il Grimorio dov’è scritto il rituale… >>
<< Cosa?! >> esclamò Meredith, << Pensavo tu sapessi come farlo! >>.
<< Ehi, è una lingua che non ho mai imparato quella delle streghe! Io so solo gli ingredienti e la teoria, il resto è roba da Strega! >> si giustificò il biondo.
<< E dove dovrebbe essere questo Grimorio? >> domandò Bonnie.
<< Beh, l’unica Strega ad avere scritto il rituale è Honoria Fell... pensò che dovremo disturbare il suo eterno riposo per dirci dove cavolo ha ficcato quel libro! Ovviamente, questa è una cosa che dovrai fare te! >>.
Bonnie annui, sentendo dei brividi scorrergli per la schiena: odiava usare i suoi poteri, ma a quanto pareva non avrebbe potuto evitarlo nei prossimi mesi.
<< Infine serve l’ingrediente più difficile. Per aprire le Sfere stellate bisogna versarci il sangue dei proprietari. E quando dico sangue… non intendo una quantità modesta… >>
<< Cosa?! >> domandò Stefan perplesso.
<< Beh, sì. In effetti basterebbe un litro… >>.
<< Un litro?! E come dovremmo prenderlo da Shinichi e Misao? Beh, m’immagino la scena: “Ehi Shinichi, senti non è che ci daresti un litro del tuo sangue? No, sai com’è ci serve per uccidervi… Ah, e già che ci sei prendilo anche da tua sorella” >>, classico sarcasmo di Damon.
<< Sage mi ha detto che siete dei grandi programmatori di piani! Ci penseremo dopo, anche perché il sangue non deve essere preso prima delle ventiquattro ore dal rituale. >>
<< Ah, pure? >>
<< Ve l’avevo detto che non era facile la questione! >> sbottò Trevor, evidentemente spazientito dai commenti ironici di Damon.
<< Ah, quasi dimenticavo! Il rituale deve essere compiuto durante l’eclissi lunare… Ma guarda quanto siamo fortunati! >> squittì entusiasta, facendo prendere un colpo a Bonnie, << l’eclissi capita proprio quest’anno! Precisamente… fra tre mesi esatti a partire da domani! >>.
<< Quindi abbiamo tre mesi per prendere un kilo di Verbena, trovare un Grimorio che probabilmente è disintegrato o disperso chissà dove e prendere un litro di sangue da due kitsune psicotici? Bene, diamoci da fare! >> sentenziò Damon, con fare ironico.
<< Ce la faremo, ce la dobbiamo fare… >> mormorò Elena.
<< Se volete salvare la vostra amata città, ve lo consiglio caldamente. Sapete com’è, la prossima eclissi lunare è prevista fra novantaquattro anni e, non so voi, ma Fell’s Church non penso sarà intera… >>.
Bonnie si sentiva terribilmente stanca.
<< Quindi, io direi che ci conviene andare subito a cercare la Verbena. Poi, se Bonnie se la sente, dopodomani invocheremo Honoria Fell… >> Elena chiese conferma alla strega, che annuì in risposta:
non sapevano dov’era il Grimorio e, in caso fosse lontano, non c’era tempo da perdere.
<< Dopodiché cercheremo il Grimorio e infine prepareremo un piano per prendere il sangue a Shinichi e a Misao… >>, la classica Elena organizzatrice, piena di piani A, B e C.
<< Forse, Dolcezza, intendevi dire cercherete e preparerete. Sono stato chiaro nel fatto che Bonnie deve concentrarsi sui suoi poteri: se non sarà abbastanza forte falliremo. >> in risposta la bionda si morse un labbro, ricordandosi del destino dell’amica, e annuì pensierosa.
<< Quindi, dopo aver scambiato due paroline con la vecchia e cara Honoria, Bonnie non vi servirà più e dovrete arrangiarvi da soli >>.
<< E tu, ovviamente, ci aiuterai… >> disse Damon sospettoso. Bonnie pensò che, in effetti, Trevor non aveva detto nulla su ciò che avrebbe fatto lui.
<< E come faccio se devo aiutare Bonnie con i suoi poteri? Calcolando le condizioni in cui si trova e pensando a come si dovrà trovare, tre mesi sono davvero pochi, ha bisogno del mio aiuto. E poi non ha nemmeno la più pallida idea di come usare le Sfere, dovremo stare a stretto contatto per farglielo capire! >> Trevor le sorrise in modo malizioso e poi si rivolse a Damon:
<< Tranquillo, ti assicuro che la ragazzina sarà sotto la mia attenta e stretta sorveglianza… >>.
Bonnie sgranò gli occhi e arrossì: non si era accorta né che Trevor era così vicino a lei, né tantomeno che per aiutarla, avrebbe dovuto passare tre mesi da sola con lui.
La rossa non si accorse che il biondo non aveva detto quelle frasi per lei, ma erano provocazioni per Damon che si era irrigidito e stringeva i pugni con rabbia, cercando di controllarsi.
<< E chi si preoccupa? >>, mormorò minaccioso.
In risposta Trevor gli sorrise.
Quell’atmosfera strana fu interrotta da Matt che si risvegliò confuso.
Dopo un’ennesima scenata madre, riuscirono a spiegargli il piano, che non fece altro che farlo diventare ancora più scettico.
Alla fine della serata si diedero appuntamento per il giorno successivo, nel quale avrebbero iniziato la prima parte di quella che, Bonnie ne era certa, sarebbe stata una lunga ed estenuante avventura.

 
 
* Angolo Autrice *
 
Ehm, ehm… okay, mi rendo conto che sono in un ritardo imperdonabile…
Ma ahimé, giuro che questa volta non è colpa mia:
sono stata una settimana a Firenze e il computer di mio nonno non è efficiente (per di più avevo già scritto metà capitolo), secondo di poi, al mio ritorno, il mio Mac ha deciso di non collegarsi a Internet, ergo non potevo pubblicare.
Ma, infine, eccomi qui con un nuovo capitolo!
Sì, mi rendo conto che sia abbastanza noioso come capitolo, ma vi giuro che dal prossimo le cose diventeranno più movimentate e pian piano inizieranno a emergere molti segreti. Inoltre fra un capitolo inizieranno quei capitoli che vi avevo promesso ^^
Dunque, questo come avrete capito è un capitolo di passaggio, necessario per spiegarvi il modo di uccidere i kitsune (che è abbastanza complicato) e senza il quale tutto il resto non avrebbe tanto senso *-*
Conclusione? Abbiamo un Matt ancora più rompiscatole del solito, un’Elena e una Meredith stranamente comprensive, uno Stefan e un Sage muti (non mi andava di farli parlare qui XD), un Trevor ancora più strafottente che promette tre mesi d’inferno ai nostri due Piccioncini e di conseguenza un Damon altamente (perdonatemi il termine) incazzato.
Ma che dite, Damon lascerà che Bonnie stia sola, soletta con Trevor per tre mesi?
Mah, chi lo sa… lo scoprirete solo leggendo!
E per di più, Trevor ha detto il vero modo per uccidere i due kitsune? E Damon gli crede veramente? E in tutto questo, Bonnie che ne pensa? Riusciranno a vincere e a salvare Fell’s Church, nonostante tutti gli ostacoli che si stanno presentando?
E poi, che Damon non si ricordava l’episodio della vasca è una causalità oppure no?
Okay, dopo avervi inculcato per bene dei sani dubbi, posso anche lasciarvi in pace!
Un grazie a chi recensisce e a chi legge silenziosamente, mi incoraggiate moltissimo!
Spero che il capitolo non sia troppo noioso e che vi piaccia, fatemi sapere!
Un Bacio a tutti, e Buona festa della Befana (anche se spero che ci “vediamo” prima!)
P.S. scusate se non ho risposto alle recensioni del quinto capitolo, ma non mi ricordo più a chi avevo risposto e chi no! In effetti mi sto un pochino confondendo con questo metodo, devo organizzarmi! Ergo, pure se non rispondo a quelle del sesto sappiate che non è per cattiveria o pigrizia, ma perché sono un pochino rincoglionita XD
P.S. 2 Come da richiesta, ho ingrandito la scrittura... ditemi, così va bene o la volete più grande? fatemi sapere!

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Capitolo 8
*** Frecciatine ***


8. FRECCIATINE
 
 
 
Il vento soffiava in modo quasi irreale sull’ampio prato che si estendeva dietro il Pensionato della signora Flowers: muoveva l’erba creando un suono che il vampiro aveva sempre apprezzato, diffondeva in modo ancora più pungente l’odore dell’erba matura e il sole rendeva quello spettacolo naturale ancora più coinvolgente. La cosa sorprendente, in realtà, non era lo spettacolo che si offriva agli occhi del vampiro, ma bensì il fatto che splendeva il sole nel cielo cristallino, cosa che il ragazzo apprezzava e lo rilassava:
chiuse gli occhi e si espose meglio ai caldi raggi, godendosi quella splendida mattinata.
“Oggi Damon deve essere di ottimo umore” ragionò, facendo riferimento al tempo. E, a proposito di tempo, che ora era?
Insomma, Trevor era seduto su quella staccionata di legno da almeno mezz’ora: pensava di aver reso chiaro che più tempo guadagnavano e meglio era.
“Buon per me!” pensò divertito, aprendo gli occhi e osservando per l’ennesima volta il panorama.
Trevor distinse chiaramente il suono di un usignolo in lontananza. Sorrise, pensando che quella vocina dolce e flebile assomigliava tanto a quella della rossa.
“Forse è per questo che Damon la chiama Uccellino?”, una delle cose che non riusciva a spiegarsi.
Si mise una mano tra i capelli biondi che parvero quasi restituire, ai raggi del sole, riflessi e giochi di luce. Si concentrò ancora di più su quella dolce melodia, che continuava a suonare indistintamente anche nel vento, superando il fruscio dell’erba e delle foglie degli alberi. Quella melodia era così delicata, quasi come un carillon, che continuava… continuava…
Trevor si mise per istinto una mano sul ciondolo che portava ormai da tempo, sobbalzando: improvvisamente riconobbe quella melodia.
Aprì gli occhi di scatto e la vide: una macchiolina rossa, composta da fini boccoli color fragola, correva velocemente da una parte all’altra, troppo veloce per essere sicuro che non fosse stato un riflesso condizionato dalla luce solare.
Si sporse dalla staccionata, fino a dove poteva non cadere, e aguzzo la vista: niente. Nessuna macchiolina rossa, nessun suono: nemmeno l’usignolo stava più cantando.
Trevor sbuffò rumorosamente, imponendosi di stare calmo e stringendo, quasi violentemente, la piccola chiave dorata che aveva come ciondolo della sua collana e guardò il cielo, quasi come se stesse supplicando a un qualcosa d’indefinito di dargli pace… che non era poi tanto diverso da ciò che realmente stava facendo.
Immerso com’era nei suoi pensieri, il biondo non notò una macchiolina nera che stava incombendo su di lui dal cielo e non poté impedire ciò che accadde subito dopo.
Un corvo planò in tutta fretta, andando a sbattere addosso a lui che, perdendo l’equilibrio, cadde e non poté evitare di farlo di faccia, provocando un suono sordo.
Non servì girarsi per vedere l’autore di quell’incidente: Trevor lo riconobbe immediatamente dalla risata cristallina e sinceramente divertita, che sentì alle spalle.
<< Buon giorno anche a te, Compare >> disse Trevor una volta ricomposto, allargando la bocca in un amichevole sorriso che mascherava i suoi istinti omicidi.
Damon si era messo comodamente al suo posto, con una gamba a penzoloni e un sorriso illuminato, il vento che gli scompigliava i capelli corvini.
<< Buongiorno Ossigenato! Pronto a raccogliere fiorellini? >> eccola. Quella era la voce spontanea e cristallina del maggiore dei Salvatore di cui tanto aveva sentito parlare, ma che non aveva mai udito con le proprie orecchie.
“Sarà un piacere farlo arrabbiare!” pensò che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe sentito la voce di Damon in quel modo.
<< Ovviamente sì! Tuttavia, spero che abbiate pensato a un modo per farla raccogliere a noi vampiri… sai com’è >>
<< Sì, sì, anche il solo contatto ci brucia la pelle e bla, bla, bla. Ho dovuto patire il mio fratellino ieri notte e sono sicuro che lui avrà pensato come risolvere il problema >> lo interruppe per poi iniziare a fissarlo minuziosamente.
<< A cosa stavi pensando prima che cadessi in modo imbarazzante? >> domando lui, inclinando la testa da una parte e fissandolo con quei due pozzi neri, ovviamente senza risparmiarsi il sorrisino divertito per aver sottolineato la sua gaffe.
“Diamine, mi stava osservando!”
<< Mi godevo la giornata! Non so davvero perché odi tanto il sole! Insomma, okay, siamo creature della notte eccetera ma… è così bello… >> la sua voce esprimeva un senso di malinconia sull’ultima frase e Trevor sapeva il motivo: quelle parole non erano sue, stava citando Lei.
Sentì sbuffare il moro come a dire “Se lo dici te…” e lo vide rivolgere lo sguardo verso il pensionato: il resto del gruppo stava per uscire.
<< E pensavo ai mesi che mi attendono. Non so tu cosa pensi di Bonnie, ma IO la trovo veramente… deliziosa, e non vedo l’ora di passare del tempo con lei… >> sorrise in modo malizioso << mi divertirò di certo, IN TUTTI I SENSI >> calcò apposta l’ultima frase e, prima che il vampiro potesse ribattere, andò verso il resto del gruppo per salutarlo.
Trevor sapeva perfettamente cosa aveva combinato all’umore del vampiro, ed era sicuro che a fine giornata il cielo non sarebbe stato così sereno.
 
 
<< Bene, poiché siamo quattro vampiri e si tratta di Verbena, dobbiamo dividerci per trovarla nel modo più veloce possibile >> Spiegò Stefan.
In circa mezz’ora erano arrivati nel luogo in cui cresceva abbastanza Verbena: una zona a Sud di Fell’s Church, immersa nell’Old Wood, un posto molto umido, nonché zona dei kitsune.
<< Trevor ha detto che ci servono minimo due kili di verbena, quindi basta raccoglierne mezzo kilo per gruppo e saremo apposto. Io e Stefan vi abbiamo diviso in coppie: i vampiri cercheranno la Verbena e gli umani la raccoglieranno >> continuò Elena.
<< Quindi, io andrò insieme  a Stefan, Meredith e Matt andranno con Sage e Bonnie andrà con Trevor >>, il biondo sentì nitidamente Bonnie irrigidirsi.
<< C-cosa? Meredith, Matt e Sage sono in tre! E poi Damon? >> domandò la rossa nel panico.
<< Sage non è al massimo della forma, quindi due paia di occhi in più gli faciliteranno il compito >> rispose Elena.
<< Per quanto riguarda Damon, si è rifiutato di stare in coppia con Matt >> concluse Stefan.
<< Precisamente, mi sono rifiutato di stare in coppia con un umano a raccogliere fiorellini! Io vi volerò sopra, proteggendovi da possibili attacchi dei kitsune e di altri possibili pericoli >> rivolse un’occhiataccia a Trevor che ghignò << Sempre se ne avrò voglia >>, classico Damon che deve mostrarsi menefreghista.
“Beh Damon, per quanto riguarda Shinichi e Misao non devi preoccuparti” gli trasmise tramite pensiero, vedendolo socchiudere gli occhi da predatore.
Dopo essersi dati appuntamento per un’ora in là, si divisero e in breve Trevor si ritrovò con una rossa molto nervosa e alquanto tremante.
<< Guarda che non ti mangio >> le sussurrò a un orecchio facendola sobbalzare.
Trevor trovava la strega molto particolare e soprattutto una creatura tanto pura quanto buffa. Aveva una bellezza che riteneva quasi da infarto e per “bellezza” non intendeva quella fisica, non solo quella almeno. Poteva sentirlo dentro di lei: era una scarica pura di adrenalina quella ragazza, piena di energia fino al midollo eppure così goffa e impacciata. Forse era una delle cose più pure che avesse mai visto su quella terra in cinquecento anni: le ricordava così tanto Lei, sia per l’aspetto che per quel particolare.
<< S-sicuro che non lo farai? >> un mormorio che se non fosse stato un vampiro non avrebbe potuto comprendere. Bonnie lo guardo con due grandi occhi da cerbiatto indifeso: tremava quasi convulsamente.
Le fece un sorriso rassicurante, fermandosi qualche secondo a osservarla:
i morbidi boccoli rossi, il lungo collo candido, le labbra carnose, il corpicino tanto fragile quanto energico e quegli occhi color nocciola che gli metteva un caldo surreale in corpo.
Velocemente iniziò a camminare, seguito da Bonnie; in breve si accorse che la ragazza stava correndo per reggere il passo, così rallentò.
<< Quindi, ragazzina, è il tuo colore naturale? >> vedendo il suo sguardo perplesso aggiunse: << di capelli, intendo. >>
<< Ehm, sì >> borbottò ancora spaventata.
<< Sei sempre così diffidente? >> domandò.
<< D-diffidente? >>, Bonnie stava sudando alle mani e il biondo percepiva chiaramente come cercava di imporsi la tranquillità, tuttavia il suo corpo non voleva darle retta a quanto poteva capire, infatti stava ancora tremando.
“Come posso farti calmare?” pensò irritato.
Improvvisamente gli venne un’idea. Iniziò a camminare tornando alla velocità di prima, fino a raggiungere un tronco di un albero caduto, non coperto dalle ombre degli pini e dei castagni.
Ci si poggiò e aspettò la rossa che lo aveva perso. In breve arrivò sconvolta, ansimando per la corsa che le aveva fatto fare.
<< H-hai sentito odore di Verbena? >> gli domandò ingenuamente.
<< No, ho sentito il caldo del sole >> rispose euforico, sorridendole.
Notò con compiacimento che le si era mozzato il fiato mentre lo guardava.
“Oddio… E’ bellissimo!”
<< Grazie ragazzina… ma sono troppo vecchio per te! >> rispose ghignando. Inutile dire che si compiacque ancora di più quando lei arrossì completamente e si rammentò che poteva leggerle il pensiero.
<< A te piace il sole? >> gli domandò nuovamente: il balbettio era scomparso, buon segno. In risposta annuì semplicemente.
<< E’… Ehm… Strano! >> disse, più a sé stessa che a lui.
Trevor si alzò di scatto sorridendo in modo leggermente malizioso:
<< Strano? Come fa ad essere strano che mi piaccia il sole?! È l’unica cosa in natura a cui si può paragonare la mia bellezza! >> modestia, funziona sempre.
“ Eccone un altro modesto come non mai… “ la sentì pensare, appunto.
Approfittando che Bonnie fosse abbastanza sovrappensiero da non accorgersi di niente intorno a lei, le se avvicinò fino a esserle a pochi centimetri. La vide sobbalzare e ricominciare a tremare convulsamente.
“Ora ti calmo io, Strega” pensò, trattenendo un ghigno, poi si mosse a tutta velocità per trovarsi la rossa, sempre più confusa e impaurita, di spalle.
<< T… Trevor? >> lo chiamò ad alta voce, stridula e spezzata: era caduta completamente nel panico e per questo era vulnerabile, niente di più perfetto.
Appena le appoggiò le mani sulle spalle, la sentì sobbalzare e irrigidirsi, iniziando a tremare ancora di più - se possibile.
<< Bonnie… >> le sussurrò suadente a un orecchio, cominciando a massaggiarle le spalle lentamente << Non voglio farti del male… >>.
La sentì deglutire e poi in un sussurro bizzarro: << D-davvero? >>.
Trevor avrebbe potuto osare di più, avrebbe potuto fare sciogliere quella fragile strega tra le sue braccia, sarebbe potuto andare oltre i massaggi… sì, era tentato di farlo, ma avrebbe corso troppo e poi a che sarebbe servito senza Damon nei paraggi?
<< Sì >> rispose semplicemente per poi sentirla, finalmente, sciogliersi:
iniziava a fidarsi di lui.
<< Bonnie >> le soffiò sul collo, mentre la ragazza si era completamente rilassata e, in quel momento, era completamente in estasi per il suo massaggio (sì, perché Trevor era sempre stato un genio nei massaggi), << Così calpesti la Verbena >>.
In un attimo la “bambina” – perché Trevor era giunto alla conclusione di non poterla considerare “ragazza”, né tantomeno “donna” – tornò in sé, allontanandosi da lui e guardando per terra: aveva calpestato e ridotto in malo modo almeno dieci grammi di Verbena. Lo guardò, totalmente rossa e imbarazzata, lui la fissava con un ghigno divertito: avrebbe potuto continuare con lei, ma Trevor era sempre Trevor e iniziava davvero a prenderci gusto a fare lo stronzo con Bonnie, per vederla poi completamente rossa e… e sì, decisamente deliziosa.
“Chissà bambina… Potresti diventare il mio passatempo preferito…” .
Mentre Bonnie - dopo tremila scuse ed essersi data della stupida mentalmente parecchie volte - si era chinata a raccogliere la Verbena rimasta integra, Trevor pensava che la sua vita non era mai stata tanto divertente:
poteva divertirsi a prendere in giro i kitsune  senza rischiare la morte, poteva divertirsi con la sua preda (Damon), avrebbe avuto la cosa che più bramava al mondo e ora, aveva appena scoperto come divertirsi in quelle giornate con la bambina!
<< Sai Bonnie, >> l’aiutò a rialzarsi prendendola per una mano, << la delicatezza è la virtù delle donne >>, la scrutò.
<< Ah, sì? >>
<< Sì! Per questo sei ancora una bambina. >>.
La lasciò sola indietro, arrabbiata nera poiché, a quanto aveva capito, questa era la missione della bambina: dimostrare di essere una donna.
Rise ancora di più a quel pensiero: non riusciva davvero a pensarla tale… insomma, con quegli occhioni, quelle smorfie buffe… era IDENTICA a una bambina!
<< Andiamo ragazzina, per di qua c’è altra Verbena >>, lo raggiunse infuriato, << Mi raccomando: non disintegrarla. Con questa facciamo mezzo kilo! >>.
<< Tu, brutto... >> tentò di dargli un pugno sul torace, che Trevor ovviamente bloccò con una mano e un ghigno stampato in faccia.
Poi, afferrandola per il polso, la strattonò bruscamente, incitandola a seguirlo.
Per un quarto d’ora, Trevor andava da una parte all’altra blaterando su qualsiasi cosa gli passasse per la mente e aspettando pazientemente l’aura di Damon nelle vicinanze, e Bonnie lo seguiva raccogliendo Verbena per poi porla nel cestino di vimini.
Quando riuscirono a raccogliere mezzo kilo si avviarono verso la raduna, dov’era l’appuntamento e, mentre camminavano in silenzio, Trevor alzò gli occhi captando finalmente l’immagine di un corvo nero.
“Che idiota!”, in effetti lo era stato: doveva pensarci che Damon aveva mascherato l’aurea, ovviamente li aveva di sicuro controllati per tutto il tempo.
Vide con l’occhio una fina radice dissotterrata e, contando sulla goffaggine di Bonnie, con un piede l’alzò ancora di più.
Come previsto, la strega inciampò cadendogli addosso. Lui, abilmente, mise una mano dietro la sua schiena per sorreggerla e l’appoggiò delicatamente ad un albero. Si ritrovò così a pochi centimetri da suo viso, lei completamente paralizzata con il cuore a mille e a guardarlo con innocenza nei suoi occhi.
<< Pensavo che mi piacessero solo le donne vere… Ma forse mi sbagliavo… >> le disse fingendosi sorpreso della sua “casuale caduta sopra di lui” e accarezzandole col dorso della mano la guancia completamente rossa e bollente. Trevor si sorprese un poco del fatto che quella frase non l’aveva pensata: gli era uscita di getto, era come se la sentisse veramente.
Tuttavia Trevor rimase lucido e attaccato al proprio piano, infatti se qualcuno li avesse visti in quel momento, li avrebbe trovati così:
lei appoggiata al tronco sbilenco di un albero, con sopra lui che aveva una mano appoggiata all’albero, affianco al viso in fiamme della rossa; l’altra  mano, invece, indugiava sui suoi fianchi e sulla sua schiena; i loro visi a pochi centimetri l’uno da l’altro, lei incapace di muoversi, lui che non ne aveva la minima intenzione e continuava a guardarla intensamente. Era stato un genio, ecco cos’era: un genio!
Insomma, se qualcuno che aveva “pretese” particolari su Bonnie l’avesse visti, probabilmente sarebbe morto dalla gelosia, e per fortuna li stava giusto guardando la persona che Trevor voleva.
<< Che. Diamine. State. Facendo. >>, una voce dura di un vampiro parecchio arrabbiato alle loro spalle.
Trevor dentro di sé non poté non ridere di gusto.

 
 
 
 

* Angolo Autrice *
 
 
Ehm, ehm…. CIAO!
* Rilegge il capitolo sempre più sconcertata… “Ma cos’è questo obbrobrio?” urla *
Come va mie care? Io sono molto esaurita dalla scuola e penso che lo avrete notato dalla schifezza che sto per commentare.
Questo capitolo, anticipo, che è un esperimento:
volevo provare a fare un POV TREVOR che durasse più di qualche riga e spero che abbiate apprezzato.
Quindi, come avrete capito il gruppo – tranne Damon e in parte Bonnie – ha accettato Trevor e si fidano molto ormai e così da qui inizia il vero piano dei nostri “Cattivoni”.
Questo capitolo è Brevor (sì, lo so che è orribile ma abituatevici O.O non mi viene niente di meglio, provate voi stesse! Insomma, non posso scrivere sempre Bonnie/Trevor!) e vi assicuro che non è stato facile scriverlo.
Iniziamo con le cose da farvi notare XD

  1. è corto perché non posso tirarla troppo per le lunghe all’inizio… forse l’ho fatto già abbastanza in questo capitolo O.O ditemi, è noioso? (sinceramente ho paura di questo!)

  2. scrivere la scena dal Pov Trevor si è rivelato molto difficile, soprattutto in questo capitolo: ovviamente non c’è tanta emozione, perché la mente che parla non è Bonnie (insomma, le sue emozione ve le lascio immaginare… ormai la conosciamo tutti bene la nostra Streghetta), ma è quella fredda e calcolatrice di Trevor.

  3. Voglio iniziare a farvi capire un pochino Trevor. Ovviamente avrete notato che è un personaggio abbastanza contorto:

a volte bastardo, a volte dolce, a volte pensieroso. Insomma sì, è lunatico e ha gli scatti di umore, pensiero… un matto insomma! XD Vorrei che notaste molto bene il fatto che, a differenza di Damon, lui è TOTALMENTE convinto di essere superiore a qualsiasi cosa (copresa Bonnie) e la considera con tutto sé stesso una vera e propria bambina. Ricordate questo fatto perché tornerà.
Inoltre, ho accennato a qualcosa del passato di Trevor, ho parlato di una chiave, di un carillon, di una vaga Lei che per il momento sappiamo assomigli a Bonnie per aspetto e per “purezza” (sì, voglio mettervi curiosità).
Insomma, iniziamo a capire un pochino il carattere di questo personaggio che ha moltissime personalità ed è abbastanza esuberante e, secondo me, per certi versi moolto affascinante. Che ne dite? XD (sì, so che molte di voi ovviamente lo odiano). Comunque, vi consiglio di non dare mai la testa e il carattere di Trevor troppo per scontanto, anche perché per il momento per lui Bonnie è tutto un piano… ma in seguito, chissà?
Beh, non mi dilungo troppo, vi anticipo solo una cosa:
essendo Damon molto incavolato alla fine di questa giornata, fra una capitolo (quello dopo infatti sarà preparatorio e andrà avanti con la narrazione e il piano per sconfiggere i kitsune), il titolo sarà il seguente:
<< Damon vs Trevor >> e penso che ce ne saranno due… potete immaginare, insomma!
 Alla prossima! Fatemi sapere che ne pensate (liberissimi tutti di fare ampie critiche costruttive ^^) e soprattutto se vi è piaciuto il Pov Trevor e i momenti Brevor!
Un bacio e grazie a chi recensisce e legge silenziosamente ^^
P.S. mi scuso per la passività di Bonnie, ma poverina era terrorizzata (sì, ricordatevi la Bonnie dei libri… non familiarizza così velocemente con i vampiri, ricordate con Damon?) e anche molto confusa. Ma dal prossimo capitolo ritornerà ad essere attiva (soprattutto grazie a Damon), ma non per questo meno confusa!
 
Un bacio grosso, Amily!

 
 
 

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Capitolo 9
*** Che la guerra abbia inizio. ***


9. Che la guerra abbia inizio.
 
 

<< Tutto bene? No perché ieri pomeriggio mi sei sembrato un tantino alterato. Poi sei scomparso e non ti ho più visto… mi sono quasi preoccupato, amico mio >> sarcasmo pungente di una voce irritante.
Damon smise di sperare: aveva iniziato a farlo appena percepita l’aurea di Trevor, ma l’Ossigenato era venuto a godersi “l’effetto del suo lavoro”.
Il vampiro trattenne un ringhio: totalmente indifferente, ecco cosa sarebbe stato.
<< Sai, quando sto per cacciare, non amo essere disturbato >> un cordiale invito ad andarsene prima che Damon lo ammazzi, nonché un “Buon pomeriggio” alla Damon Salvatore.
<< Perfetto! Allora mi unisco a te! >>.
<< Oh, sì. Una caccia in comune con l’Ossigenato: è sempre stato il mio sogno! >> commentò sarcastico il moro, ricevendo in cambio una finta occhiataccia offesa. Per alcuni secondi calò il silenzio, ma a quanto pareva Trevor non doveva essere ancora soddisfatto.
<< “cosa diamine state facendo?” ma come ti viene in mente? Insomma, Damon caro, cosa vuoi un disegnino la prossima volta?* >>. Il moro lo ignorò, posando con ancora più intensità lo sguardo sulle ragazze, sulle sue prede.
<< Inoltre mi ha fatto un po’ arrabbiare che tu ci abbia interrotto. Insomma, mi stavo divertendo… >>. Damon alzò gli occhi al cielo e finalmente rispose:
<< Beh, con la Streghetta è facile divertirsi ed è facile da conquistare >> ignorò il “non direi, giudicando te” di Trevor e continuò << Prova con Elena, voglio vedere se ti è così facile… >>. Cosa cavolo stava facendo?
Spingere il suo Angelo nelle braccia di Trevor? Adesso si creava concorrenza da solo?!
“Anche se non è quella la concorrenza che ti preoccupa”, Damon soffocò immediatamente quella vocina che era rispuntata da chissà dove.
<< Mm… non so. Elena è bellissima ma Bonnie è tutta un’altra storia. Insomma è così… >> gli lanciò un’occhiata e s’interruppe, per poi continuare << Beh, te l’ho già accennato che io preferisco le rosse… E a quanto pare anche tu >>.
Trevor iniziò a camminare, allontanandosi da lui. Inizialmente Damon non capì le parole del vampiro, ma gli ci volle poco per comprendere che alludeva alle ragazze che stava per cacciare: erano entrambe rosse e, guardandole di sfuggita, assomigliavano in modo impressionante a Bonnie. Una coincidenza di sicuro, tuttavia Damon decise di lasciar stare la caccia e in poco si materializzò accanto all’Ossigenato.
<< Effettivamente io non ho preferenze in questo genere di cose. Tuttavia non sopporto quando altri mettono le mani sulle mie proprietà, sui miei giocattolini >>.
<< E quindi è questo per te Bonnie? Solo il tuo “giocattolino” >>, Damon fece spallucce, leggermente sorpreso per il tono quasi rabbioso di Trevor.
<< E sei anche convinto che lei sia ancora tua? >> una risata amara scosse l’Ossigenato, << Povero illuso… >>.
Damon non poteva non notare l’ostilità di Trevor, la rabbia che aveva provocato in lui definendo Bonnie un “giocattolino”: una reazione… interessante (senza contare che il vampiro non si era mai esposto apertamente in questo modo).
<< Credimi, amico, non sai quanto ti sbagli. >> Damon fece un ghigno << E te lo dimostrerò. >> detto questo sparì, lasciando Trevor quasi spiazzato.
 
 
 
“Incenso, c’è. Rugiada, presente. Qualcosa appartenente a chi si deve evocare, ho il talismano. Sangue di un vampiro… che cosa?!”.
Bonnie sgranò gli occhi, strofinandoseli per tornare a rileggere il Grimorio di sua nonna.
Eh sì, aveva letto bene: sangue di un vampiro.
Bonnie spesso si domandava perché le streghe facevano dei riti con ingredienti così complicati da trovare… insomma, lei conosceva vampiri per fortuna (se si poteva definire tale), ma se non l’avesse fatto? Roba da matti!
<< Stefan? >> chiamò, per poi darsi della stupida: era uscito con Elena per andare chissà dove e sarebbero stati di ritorno per le sei, ora in cui sarebbero andati alla cripta di Honoria Fell dove lei l’avrebbe invocata.
A quel pensiero le vennero i brividi. Il libro di sua nonna diceva che bisognava unire l’acqua di rugiada a tre gocce di sangue appartenenti a un vampiro, e poi, una volta acceso due stecche d’incenso, gettarla su un oggetto appartenuto alla persona da invocare; il tutto era più efficace se fatto in un posto vicino al corpo della persona in questione, altrimenti non era detto funzionasse.
Bonnie ricordava che la prima volta era stato tutto più semplice: aveva fatto tutto Honoria Fell di propria volontà e per questo era stato più facile invocarla.
E ora? Adesso si ritrovava a fare un miscuglio, che doveva riposare almeno un’ora, per il quale le mancava l’elemento più importante.
Bonnie riguardò “tre gocce di sangue di un vampiro” per l’ennesima volta, sconsolata, controllando di aver letto bene.
<< Eh, sì. C’è proprio scritto quello, Streghetta >>.
O all’improvviso la temperatura si era alzata di almeno venti gradi, o quella voce così forte e… sensuale le aveva fatto venire un caldo terribile.
Si girò sorpresa, sapendo già cosa avrebbe incontrato: infatti, i due pozzi neri erano là a fissarla in modo intenso.
Damon era chino su di lei, con la testa vicino al suo collo per leggere le pagine del vecchio Grimorio (e leggerle anche la mente, d’altronde) e aveva un sopracciglio alzato, evidentemente interessato da ciò che stava facendo Bonnie.
<< Honoria Fell >>, tentò di spiegare: tutto ciò che era riuscita a dire.
Dopo quello che era successo nel bosco non aveva più visto Damon, ma guardarlo così arrabbiato con Trevor e lei era stato orribile, le aveva fatto stranamente male. E poi, come Damon Salvatore fa sempre, aveva detto che gli altri li stavano aspettando ed era scomparso per un giorno fino a quella sera.
<< Dunque… incenso, un oggetto bla bla bla. Bene, facciamolo! >>.
Bonnie sobbalzò quando Damon chiuse in modo euforico e di scatto il pesante libro, producendo un rumore assordante.
<< Ehm… veramente dovremmo aspettare gli altri. Avevamo detto con Elena… >>
<< Elena di qua, Elena di là, cosa sei il cagnolino del mio Angelo? >>
“Da quale pulpito!” pensò, ricordando per fortuna di schermare la mente.
<< Mancano ancora due ore alle sei e mi sto veramente annoiando, in più ho fame ma non ho voglia di andare a cacciare… quindi, se mi tocca stare qui ad aspettare Elena e Stefan, non ti assicuro che sarò responsabile delle mie azioni… >> ammiccò malizioso, avvicinandosi per accarezzarle una guancia: era vicino, era terribilmente vicino.
<< Okay, fammi almeno avvertire Elena >> disse Bonnie con voce strozzata mentre si staccava dal moro, maledicendosi immediatamente dopo per aver interrotto quel momento.
Fece per andare verso il telefono, ma una mano la bloccò per il polso: Damon, ovviamente.
<< Oh, Andiamo Streghetta, sul Grimorio non c’è scritto che servono amici umani e poi… hai bisogno del sangue di un vampiro… >>. Cos’era quello?  Una specie di ricatto?
<< Potrei chiedere a Trevor >>
<< E’ a caccia >> rispose bruscamente l’altro, stringendo ancora di più la presa sul suo polso: quel contatto era gentile e assolutamente piacevole.
<< Beh, il miscuglio deve riposare almeno un’ora e quindi devo iniziare a prepararlo ora… >> Bonnie era indecisa se chiedere a Damon di prestarle il suo sangue. Forse fu proprio il vampiro, che era intento a guardarla in modo indecifrabile e si ostinava a tenerla ferma per un polso, che le fece decidere.
<< Damon, tu potresti prestarmi… sono solo tre gocce… >> patetica, davvero patetica e stupida: cos’era quel borbottio insensato?
Il vampiro ovviamente l’aveva sentita e con un gesto la attirò a sé.
<< Cosa mi dai in cambio, Streghetta? >> ghignò maliziosamente.
Bonnie voleva semplicemente andarsene: si sentiva in fiamme, segno che era arrossita completamente, stava sudando e aveva caldo, il cuore le batteva troppo forte, faceva quasi male.
<< D-Damon… >> era quasi un gemito il suo e il sorriso divertito dell’altro la spiazzò: era una situazione troppo intima e per di più totalmente sorprendente; insomma, Damon la odiava, cos’era tutto quell’interesse improvviso nei suoi confronti?
<< Tranquilla Uccellino, per oggi sarò buono >> le sorrise lasciando la presa sul suo polso e allontanandosi: l’improvviso senso di freddo e di vuoto sorpresero la rossa.
Damon si morse le vene del polso facendo cadere tre gocce di sangue nella bacinella piena d’acqua di rugiada che assunse un colore porpora:
Bonnie vide come le due piccole ferite sul polso del vampiro si rimarginarono in fretta.
<< E adesso? >> le domandò calmo, come se pochi istanti prima non fosse successo niente.
<< A… Aspettiamo >> voce strozzata, ancora. Bonnie si confrontò con il moro che si era accomodato sulla poltrona a proprio agio, apparentemente tranquillo e senza nessuna emozione, mentre lei era in piedi, accaldata e rossa, con il fiatone e terribilmente impacciata.
Si maledì per l’ennesima volta e maledì anche Damon per l’effetto che le faceva.
<< Attenzione Uccellino, ti ricordo che sei una strega e le tue maledizioni potrebbero funzionare >>.
Sempre più stupida: si era anche scordata di schermare la sua mente!
Bonnie divenne rossa e abbassò la testa, incapace anche solo di guardare Damon e cercando di reprimere le forti emozioni provate pochi istanti prima.
 
 
 
E dire che si era quasi preoccupato! ma ora non c’era dubbio: Bonnie era ancora una sua proprietà, da tenere sottocontrollo, ma almeno per quel momento era sua.
Iniziò un monologo interiore, complimentandosi con sé per la sua bravura e la sua intelligenza, nonché la sua smisurata bellezza sempre molto utile in quelle questioni.
Tuttavia, per quanto complimentarsi con se stesso gli facesse piacere, la cosa senza dubbio più deliziosa era vedere l’Uccellino, tutto rosso e impacciato, che a capo chino ragionava probabilmente su ciò che sentiva e cercava di reprimere le emozioni del suo fragile cuoricino (almeno a detta di Damon, poiché la rossa aveva ben pensato di schermare la mente).
Ma Damon sapeva bene cosa Bonnie avesse provato poco prima:
aveva sentito tutto, il caldo, il cuore che batteva in modo doloroso, la testa che girava: per un attimo era come se si fosse unito in una cosa sola con la strega, un’intimità che non c’era da molto tempo.
Forse era stato un po’ brusco e Bonnie era giustamente confusa, ma non aveva abbastanza tempo da rivendicare con calma i suoi diritti di proprietà su Bonnie:
se avesse fatto le cose piano, Trevor avrebbe di sicuro vinto. Per questo doveva arrivare subito al sodo.
Damon in tutto quel tempo si era dimenticato quanto fosse divertente passare il tempo anche solo a guardare Bonnie:
negli anni precedenti lo faceva spesso poiché lo rilassava e lo faceva divertire, dopo però c’era stato il fatto che era tornato umano e la vista di Bonnie lo aveva iniziato ad irritare.
Damon cacciò immediatamente la vocina che minacciava di uscire.
 
 
<< Eccolo! >> urlò all’improvviso Bonnie, facendo ridestare Damon che si era addormentato mentre la strega maneggiava con l’acqua violacea.
<< Cosa? >> Trevor.
Damon scoccò un’occhiata all’orologio: erano passate due ore.
<< Che fine avevi fatto? >> domandò: aveva lasciato Bonnie per una mezz’oretta poiché voleva comunicare all’Ossigenato che si sbagliava sul conto di Bonnie e che era ancora sua. Eppure niente, non era riuscito a trovarlo da nessuna parte.
<< Un po’ qua, un po’ là… Cos’è, ti eri preoccupato Demonuccio? >> disse con voce da bambino che stonava con il suo ghigno stampato in faccia.
“Oh, non sai cosa ti sei perso” gli mandò mentalmente. Trevor rimase indifferente alla notizia, o almeno lo sarebbe stato se Damon non avesse notato i pugni serrati.
In quel momento arrivò l’Allegra Combriccola tutta insieme: che gioia!
Damon sbuffò annoiato ai discorsi di piani e contro piani: diamine, dovevano andare a evocare un fantasma, non dovevano uccidere direttamente Shinichi e Misao!
<< Che ne dite se andiamo semplicemente là e facciamo fare tutto alla Streghetta >>, le fece l’occhiolino vedendola, immediatamente dopo, arrossire confusa: semplicemente deliziosa.
Non che volesse far fare tutto a Bonnie, solo che l’aveva sentita pensare che non la prendevano in considerazione nemmeno nelle “questioni” che la riguardavano, come quelle da strega. Così le aveva fatto un favore (e aveva già in mente come farsi ripagare) e ciò che aveva ottenuto era una Bonnie ancora più confusa per i suoi vecchi sentimenti che tornavano a galla. Per fortuna non era l’unico ad averlo notato perché, quando puntò lo sguardo verso Trevor, lo vide parecchio nervoso e irritato, un modo in cui non l’aveva mai visto. Beh, il ghigno era d’obbligo: si stava muovendo in modo magistrale!
Dopo essersi dati appuntamento alla cripta, Damon si trasformò in corvo e uscì dalla stanza, lanciando un’ultima occhiata eloquente ad un uccellino dal piumaggio rosso.
 
 
<< E perché dovreste stare da soli? >>. Per una volta Mutt si rendeva utile! Damon era davvero colpito: non pensava che quella sottospecie di ebete potesse essere utile in qualsiasi modo!
<< Bonnie si deve concentrare e poi fa parte del rito: non ci possono stare troppe persone e devo rimanere io perché so cosa chiedere alla nostra simpatica defunta! >>.
<< Ma qui non c’è scritto! >> bravissima Streghetta!
<< Beh, se vuoi rischiare e perdere altro tempo… >>.
<< Okay, sia così! >>. Damon dovette trattenere un ringhio:
Non ci credeva nemmeno tre secondi che quell’insulso vampiro volesse solamente aiutare Bonnie nel rito… che senso avrebbe avuto sennò a restare da solo con lei?
<< Beh, allora rimango anch’io! >> gli occhi dei presenti si soffermarono sbalorditi su di lui.
<< Che c’è? >> domandò.
<< Perché dovresti farlo? >> Trevor.
<< Così controllo che Bonnie esca viva e vegeta da questa cripta! >> iniziò, arrabbiato
 << Non vorrei farti finire il lavoro che avevi iniziato nel bosco ieri… >>.
<< Ancora con questa storia! Io non stavo facendo niente! >>
<< Di cosa state parlando? >> domandò Stefan: ovviamente loro non sapevano come Damon aveva sorpreso Trevor a cercare di soggiogare Bonnie.
“Non ho cercato di soggiogarla, e tu lo sai bene!” sentì quella voce odiosa nella sua testa.
<< Oh, niente che tu possa comprendere mio ingenuo fratellino! Comunque, è meglio che io resti qui, non mi fido di Trevor >> disse per l’ennesima volta.
<< Ah bene, quindi da un possibile pericolo per Bonnie ora abbiamo un pericolo certo e uno possibile! >>
<< Sai Mutt, non riesco davvero a capire cosa dici! Beh non importa, tanto non mi interessa >> ghignò alla reazione dello stolto.
<< Adesso basta! Non voglio stare tutta la serata qui. Andate e fate restare anche Damon se ci tiene tanto! >>. Tutti si girarono sconcertati verso la vocina irritata che aveva detto quella frase: Bonnie.
Nel tumulto generale, nessuno si era ricordato che a fare il rito era Bonnie, quella stessa strega che aveva paura dei suoi poteri e che faceva un grande sacrificio a invocare Honoria Fell, quella stessa Bonnie che stava tremando da capo a piedi e guardava con occhi supplichevoli i presenti, chiedendogli di sbrigarsi a farle eseguire il rito: quegli occhi fecero svuotare tra il borbottio generale la cripta, lasciando Bonnie, Damon e Trevor da soli con la tomba della fondatrice di Fell’s Church.
<< Bene, hai preparato tutto l’occorrente? >>
Bonnie annuì.
<< Allora prego >>.
Dopo un momento d’esitazione, la rossa parve prendere coraggio e iniziò a recitare una cantilena, probabilmente in latino.
La questione andò avanti per diversi minuti, finché Bonnie non smise e guardò Trevor e Damon con aria sconsolata.
<< Perché non funziona? >> domandò.
<< Non so, forse stai facendo qualcosa di sbagliato… >> ipotizzò Trevor.
<< No, sta facendo tutto ciò che è scritto qui sopra… potrebbe essere che la tua presenza dia noia anche ai morti, Trevor? >> disse Damon ironico, chiudendo di scatto il Grimorio e guardando con aria di sfida il biondo che grugnì per risposta.
<< Che facciamo? >> chiese sconsolata Bonnie. Trevor sembrò pensarci su…
<< Per ora niente >>, si girò con fare irritato e si diresse verso l’uscita della cripta, nervoso, seguito da una Bonnie sconsolata e triste.
Poco prima che riuscisse a varcare la porta d’uscita, la strega si sentì afferrare da una mano.
<< Non sei inutile Bonnie, né tantomeno un’incapace >>, lo disse cercando di trasmettere, a quella che sembrava una bambina demoralizzata, tutta la sua sincerità, << E poi… se fossi come Elena, io a chi salverei ogni volta la vita? Non saresti più un uccellino >> non era una critica perché a lui piaceva salvarle la vita. Le lasciò il polso e uscì dalla cripta con un sorriso di vittoria:
Aveva detto esattamente ciò che lei voleva sentirsi dire.
Trevor voleva la guerra? Beh, lui aveva appena iniziato a giocare.
 “Sì, perché è solo questo: un gioco” si disse mentalmente… anche se non ne era del tutto convinto.
 
 
 
 
<< Cos’è uno scherzo? >>, era furioso.
<< Trevor adesso calmati. >>
<>
Trevor aveva perso totalmente il controllo: si sentiva deriso da quei due demoni e ora si trovava a stringere per il collo Shinichi, tanto da non permettergli di respirare.
<< Trevor, non sappiamo perché Honoria Fell non ha risposto all’invocazione! Pensavamo che Bonnie fosse almeno in grado di invocarla! >> spiegò Misao, nervosa anche lei. Finalmente Trevor lasciò la gola del kitsune.
<< Deve esserne in grado: è troppo potente per non poterlo fare. Non l’hai sentito il suo potere, sorellina? >> Shinichi tossicchiava e ansimava.
<< Sì, mio caro… un potere del genere potrebbe esserci utile in futuro >>.
Trevor strinse al massimo i pugni: aveva letto i pensieri della kitsune.
Non riusciva a spiegarsi come si potrebbe mai fare cose come quelle che pensava Misao a una creatura così… pura.
<< Pura come El…? >>
<< Non ti azzardare a parlare di lei! >> ringhiò Trevor contro Shinichi, interrompendolo e ottenendo in risposta una risatina.
<< Comunque, penso che Honoria Fell non abbia voluto rispondere. >>
<< I fantasmi possono decidere se rispondere o no? >>
<< No. Ma le streghe defunte e potenti come lei sì. Non ci giocherà scherzetti, come ad esempio avvertire Bonnie del nostro piano, vero, sorellina? >>.
Misao scosse la testa, dubbiosa.
<< Comunque, ci siamo separati dicendo che domani mattina penseremo a cosa fare. Cosa diamine m’inventerò domani mattina? Non posso dire che so dov’è il Grimorio! Salterebbe tutto il piano! >>.
Calò il silenzio: nessuno aveva pensato all’opportunità che Honoria Fell potesse non rispondere all’invocazione di Bonnie, così si era creato un bel problema e loro dovevano in qualche modo cercare di far trovare il Grimorio ai sette.
<< Non preoccuparti Trevor. Ho un’idea. >> disse Misao, per poi scomparire nella notte, seguita dal fratello.
Trevor ringhiò nel vuoto: odiava quando i kitsune facevano così. Non preoccuparsi? Come faceva a non preoccuparsi?
Stava saltando all’aria tutto il piano, tutto! E per di più stava permettendo a Damon di riconquistare Bonnie.
“Quello è il tuo compito Trevor: se non fai restare Damon da solo, il piano non riuscirà”, le aveva detto così Misao, e Trevor sapeva che aveva perfettamente ragione.
<< Allora così sia, Damon. Ti toglierò ANCHE ciò che hai di più importante al mondo… sei così ingenuo, da non accorgertene! Beh, buon per me! >>.
Rise di gusto a pensare a ciò che aspettava al vampiro.
Sì, non si sarebbe limitato ad allontanare Bonnie da Damon, ma avrebbe fatto di più:
Gliel’avrebbe tolta completamente, avrebbe fatto sì che Bonnie diventasse sua. Quello non era solo un piano per avere ciò che i kitsune gli avevano promesso: quella era una vera e propria guerra contro la cosa che più odiava sulla faccia della terra. E per sfortuna del moro, quella cosa era proprio Damon.

 
 
* Angolo Autrice *
 
Hola mie care!!
Ebbene sì, non sono morta! Scusate, scusate, scusate davvero per il ritardo!! Ma la scuola, a quanto pare, ha deciso di tartassarmi le giornate O.O (ahimé).
Ed eccolo qui, un nuovo capitolo bello, bello (ehm ehm… si okay, fa schifo, però mi è piaciuto scriverlo!).
Ebbene sì, LE PRIME SCENE DONNIEE!! Non vedevo l’ora di scriverle :D
Dunque, precisiamo subito due cosucce ( perché io sono una molto precisa se mi va XD):

  • la frase con l’asterisco all’inizio, l’ho ripresa più o meno uguale dalla fantastica recensione di Bumbuni perché il suo commento alla frase di Damon mi ha fatto morire dal ridere! (grazie cara, spero che non ti dispiaccia… ma la dovevo assolutamente inserire: era una frase troppo alla Trevor).
  • Vorrei precisare una cosa: quando Damon dice che a lui piace salvare la vita a Bonnie, sennò non sarebbe un uccellino, mi riferisco a quando lui la salva dagli alberi-demone e alla “scena della vasca”; è lì che la chiama uccellino per la prima volta, proprio perché deve essere curata e protetta sempre e le deve dare da mangiare (in quel caso il suo sangue) proprio come si fa con un uccellino piccolo. Ovviamente, ogni Donnie che si rispetti questa cosa la sapeva, era solo per precisare e per farlo sapere a quelle che magari vedono solo il telefilm.
Quindi:
Abbiamo un Damon che (finalmente) si è svegliato e ha deciso di vincere quello che pensa  sia un gioco… ma è davvero un gioco? No perché, non so a voi, ma a me non sembra tanto convinto! :D
Invece, fate attenzione all’ultima parte, quella di Trevor: vengono fuori alcune cose molto importanti che ci rivelano piccoli particolari sul suo passato. Insomma, perché Trevor ha tutto questo rancore verso Damon? Forse si conoscono già e Damon non lo ricorda? Mmm… chissà! E invece con quell’ “anche”? cos’altro vuole fare a Damon? (sì, lo ammetto, mi piace insinuarvi dubbi!).
Bene, spero che il capitolo vi sia piaciuto e da qui inizieranno a esserci scene Donnie perché finalmente il nostro vampiro si è svegliato!!
Fatemi sapere cosa ne pensate, al solito le critiche costruttive sono bene accette!!
P.S. piccolo spoiler del prossimo capitolo: Il modo in cui Misao risolverà il problema non piacerà per niente a Trevor. Inoltre, strettamente collegato a questo fatto, inizierà ad emergere questa “Lei” tanto misteriosa… e indovinate chi inizierà ad avere contatto con il passato di Trevor? Beh, è scontatissimo ragazze! Non può che essere così! :D
 
Un bacio e alla prossima!
 
Amily.

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Capitolo 10
*** Rivelazioni ***


10. Rivelazioni.
 
 
 
Bonnie stava sognando, ne era sicura.
Non era tanto per le gambe che non rispondevano ai comandi del suo cervello, né tantomeno perché si sentiva stranamente troppo leggera.
Ciò che le dava la conferma che si trovasse in un sogno, era innanzitutto la lunga veste bianca di pizzo che sembrava fosse appena uscita dal romanzo “Orgoglio e Pregiudizio”; secondo di poi, era il luogo in cui si trovava.
Era in un grande salone, tutto in penombra, la luce della luna era ostacolata dalle pesanti tende rosse che ricoprivano quasi interamente le grosse finestre.
La stanza era in sostanza spoglia e malandata: un enorme letto a baldacchino e, in fondo a quella che doveva essere una camera da letto, uno specchio con una cornice d’oro. Una volta doveva essere una stanza di qualche nobile, ma ora aveva un aspetto orribile a causa della carta da parati rovinata, graffiata e macchiata di… sangue?
No, non si trovava certamente nella sua epoca… quello era un tempo remoto, qualcosa che sapeva di vecchio e che sembrava quasi un ricordo lontano.
Ma non apparteneva a Bonnie, almeno su questo aveva una certezza.
Ci impiegò pochi secondi a capire la destinazione verso cui le sue gambe la stavano portando: più si avvicinava alla superficie riflettente dell’enorme specchio, più una figura sfocata iniziava a crearsi sulla sedia posta davanti allo specchio.
Quando raggiunse la destinazione, non si accorse nemmeno che lo specchio non la rifletteva poiché era totalmente concentrata sulla ragazza che si era formata dal nulla, pian piano, e che ora era seduta comodamente sulla sedia.
Era molto bella, più o meno della sua età (sì, doveva avere diciotto anni circa).
Dire che aveva lineamenti nobili era poco: minuta, zigomi alti, bellezza impressionante. Eppure era quasi familiare… sì, doveva averla vista da qualche parte. Aveva un aspetto molto esile, la pelle pallida era messa in risalto dalla leggera veste color nero che la fasciava, lasciando scoperte le spalle e in parte le gambe. Folti boccoli rossi le ricadevano armoniosamente sulle spalle, incredibile quanto somigliassero ai suoi.
Le labbra erano carnose e deformate in una smorfia allegra, gli occhi erano di un azzurro profondo, che risaltavano con una spessa linea color blu mare intorno all’iride. Anche quegli occhi li aveva già visti da qualche parte.
Considerando che vide tutti questi particolari in pochi secondi, una consapevolezza la colse a mano a mano che squadrava meglio quella figura: tranne che alcuni lineamenti e alcuni particolari, era molto simile a lei.
Ma non fu quello che la inquietò: sentiva dentro di sé che quella ragazza somigliava molto a qualcuno che conosceva.
Bonnie fu ridestata dai suoi pensieri da una risata cristallina: la ragazza la guardava dolcemente e con un’espressione divertita, ma non piena di cattiveria anzi, Bonnie avrebbe osato dire che era pura.
<< Dobbiamo sbrigarci, non c’è tempo da perdere! >> disse alzandosi in gran fretta e iniziando a correre leggiadramente verso una porta apparsa da chissà dove. La voce ricordava molto quella di un usignolo, così simile alla sua!
Le sue gambe si attivarono all’istante e iniziò a seguire la ragazza: prima uscì dalla casa, poi in un ampio giardino e infine si ritrovò a correre in un bosco di pini e abeti.
Anche se correva da molto ormai, Bonnie non sentiva la minima stanchezza: sì, quello doveva essere decisamente un sogno.
Arrivò a una costruzione malandata di roccia e seguì la ragazza per delle scale che portavano sotto terra e al buio: stranamente si sentiva al sicuro anche in esso.
Ma non appena entrò nella stanza sotterranea, si accorse che la ragazza era scomparsa.
E poi la sentì: quasi come un eco, un suono molto flebile, una melodia suonava ovunque, molto dolce e che Bonnie riconobbe come quella di un carillon.
Si guardò intorno per capire da dove provenisse quel suono, quando si accorse che in mano aveva proprio un carillon aperto! Doveva essere un oggetto molto prezioso: era stupendo. Era di un nero lucido, misto a delle pietre blu cobalto che luccicavano. Piccoli diamanti, smeraldi e rubini erano incastonati ovunque, decorando in modo lussuoso l’oggettino.
All’interno era d’oro e mentre suonava, un fiore di diamanti ruotava lentamente. No, non era un fiore qualunque, quella era una rosa.
Bonnie notò che inciso nel coperchio dorato vi era una scritta elegante che la strega vedeva sfocata e non poteva distinguere nulla se non una lettera: “T”.
All’improvviso il carillon si chiuse violentemente e la risata serena già conosciuta della ragazza si sentì ovunque, come un eco.
E poi tutto sparì: si trovava nel buio e stringeva qualcosa di rettangolare e solido. Bonnie si sentiva stretta, chiusa da sei pareti. In poco si rese conto che si trovava in una tomba.
 Beh, gridare le era concesso? A quanto sembrava, sì, e anche iniziare a sbattere violentemente contro il coperchio della tomba le era concesso.
“Sarai bella e giovane nella tua tomba”. Ecco, ci mancavano anche i ricordi di frasi passate.
Con uno scossone, finalmente il coperchio della tomba si aprì, ma il buio rimase lo stesso.
In quel profondo nero, Bonnie riuscì a distinguere solo l’oggetto che teneva in mano: un libro antico, rivestito di cuoio, che sentiva fosse molto importante. Lo aprì e capì immediatamente di cosa si trattava.
 
 
 
Così Bonnie. Sì brava, respira. Okay, ora calmati.
“Cuore, tu DEVI calmarti sennò mi viene un infarto!” ordinò al suo cuore, come se lui potesse risponderle.
<< Ma Buongiorno anche a te, Streghetta! >>.
Bonnie sgranò gli occhi e lanciò un urlo acuto, coprendosi con le coperte bianche.
<< Damon! Cosa ci fai qui? >>. Sì, l’aveva colta totalmente di sorpresa.
<< Ordini di Elena! Mi hanno mandato a cercarti >> sorrise sornione.
Bonnie gli lanciò un’occhiataccia.
<< E ti hanno mandato a chiamarmi alle… Alle sei di mattina?! >> esclamò sconcertata.
<< Beh, si sa no? Il lavoro inizia presto quando si deve salvare una città! >>.
Bonnie in preda all’irritazione, sia per il sonno sia per l’agitazione provata poco prima, afferrò un cuscino e lo lanciò al vampiro che se ne stava comodamente seduto sul davanzale della finestra.
Ovviamente Damon lo afferrò, alzando gli occhi al cielo, e aprì di scatto le tende lasciando passare i raggi del sole: Bonnie non aveva mai odiato così il sole in vita sua.
Infatti, accecata, si sdraiò sul letto a pancia in giù, coprendosi gli occhi con le braccia e brontolando qualcosa d’indefinito.
Sì, non era abbastanza lucida per realizzare che si trovava da sola nella sua camera da letto, con la camicia da notte rossa semi-trasparente e con il vampiro che fino a poco tempo fa la odiava, ma che probabilmente aveva preso una botta in testa così forte da iniziare a rivolgerle strane attenzioni.
La lucidità è essenziale nella vita ma, per una Bonnie appena svegliata, poteva anche cadere una bomba sulla sua casa in quel momento e non si sarebbe mossa di un solo passo da dove si trovava: dopotutto non dormiva da settimane, lei!
<< Per quanto io apprezzi questa visione >> iniziò Damon con un tono malizioso, avvicinandosi a lei << dobbiamo davvero decidere cosa fare e per questo dobbiamo andare al pensionato. Sai com’è: abbiamo meno di due mesi e mezzo per uccidere quei due kitsune e ci manca un Grimorio nascosto chissà dove (sempre se esiste, cosa di cui dubito, dato che l’ha detta Trevor!). Quindi sarebbe meglio che ti sbrigassi Uccellino! Ma stai tranquilla, avremo altro tempo per stare insieme! >> la sua voce era tornata maliziosa.
Bonnie sussultò, e non perché Damon aveva iniziato ad accarezzarle delicatamente una coscia (cosa alquanto eccitante), ma perché il moro le aveva fatto ricordare improvvisamente una cosa.
<< Damon! >> si girò di scatto, con gli occhi sgranati per l’eccitazione, guardando il vampiro sorridente.
<< Sì, mio piccolo Uccellino? >> chiese Damon, leggermente sorpreso dall’impulsività della strega.
<< So dove si trova il Grimorio! >>.
 
 
 
 
 
<< Quindi, tu mi stai dicendo che il Grimorio si trova nella tomba di Honoria Fell?! >>.
La sorpresa era stata enorme quando Bonnie era entrata, tornata da quella che doveva essere stata una corsa sfrenata, dicendo che aveva scoperto dove si trovava il Grimorio.
E soprattutto, Trevor sentiva l’irritazione di tutti mentre pensavano di aver avuto il Grimorio sotto il naso per tutto il tempo.
Trevor aveva avuto un’idea quella notte: era andato a prendere il Grimorio, estraendolo dalla terra dell’Old Wood, e lo aveva messo nella tomba della defunta fondatrice. Quella mattina avrebbe proposto di andare a riprovare l’incantesimo e per sbaglio avrebbe fatto cadere il coperchio della tomba. Sì, piano alquanto ridicolo, ma era il massimo che poteva fare.
Ma, a quanto pare, Misao aveva risolto prima di lui il problema. Improvvisamente gli venne una curiosità.
<< Come fai a saperlo? >> domandò, interrompendo la discussione tra Elena e Bonnie, dove la prima non pensava che fosse possibile ciò che diceva Bonnie (Ma era davvero così irritata da stizzirsi in quel modo?!).
Bonnie lo guardò e Trevor poté percepire il lieve tremolio del suo corpicino.
<< Ho… Ho fatto un sogno… >>
<< Una visione, vorrai dire? >> intervenne Meredith, avvicinandosi alla strega e abbracciandola: infatti, questa aveva iniziato a tremare al ricordo della notte passata.
<< Non saprei. Era diverso da qualsiasi cosa io abbia mai visto. Non assomigliava alle altre visioni… era quasi un sogno. >>
Trevor sussultò: aveva una brutta sensazione.
<< Che cosa hai visto? >> sussurrò flebile.
Si sa che quando una persona teme il peggio, questo arriva sempre: e così fu anche in quell’occasione.
Bonnie iniziò a raccontare il suo “sogno”, l’attenzione di tutti era rivolta a lei.
Tuttavia nessuno era preoccupato (in realtà erano tutti eccitati all’idea di aver fatto un passo avanti con la ricerca), nessuno tranne Trevor che sbiancava a ogni parola di Bonnie.
Quando infine Elena domandò alla strega come fosse la ragazza del suo sogno, e Bonnie gliela descrisse, Trevor non ebbe più dubbi: Misao sarebbe morta molto presto.
Trattenne meglio che poté un minaccioso ringhio alla descrizione di lei, quella stessa che Bonnie aveva potuto vedere così chiaramente e a lui non era concesso da troppo tempo ormai. La stessa che le era stata strappata.
Come si era permessa Misao?
Trevor strinse i pugni e, dicendo che doveva andare a mangiare qualcosa, uscì dalla stanza, furioso.
Sapeva che la sua rabbia era sfuggita a tutti tranne che a Damon, intento com’era a scrutarlo e a cercare d’invadergli la mente.
Scomparse nell’ombra e in pochi secondi si trovò a quasi sessanta chilometri lontano dal punto in cui era partito, sull’ultima quercia alla fine dell’Old Wood, luogo pieno di insidie dei kitsune e indiscusso regno dei due.
A confermarlo c’era l’aspetto del posto: potevi camminare per ore da un punto verso un altro e, quando ti saresti fermato, avresti giurato di essere sempre allo stesso punto. Era lì dove i kitsune catturavano le loro vittime, il luogo della confusione e del caos, quello in cui la realtà e la finzione si univano creando un’inquietante gioco di morte.
Erano questo ciò che pesava ogni volta che superava la vecchia quercia, albero che delimitava l’inizio dell’area di quel posto infernale. Forse il pensiero, forse il luogo in sé o forse i brutti ricordi gli facevano venire i brividi ogni volta che entrava in quel posto.
Ma era troppo furioso per badare ai brividi, troppo furioso per badare a tutto.
<< Misao! >> urlò con un ringhio. Lei lo stava aspettando, seduta comodamente su un ramo della quercia, un sorriso sadico stampato in faccia.
<< Ciao Trevor. >>
In un attimo la raggiunse, tentando di afferrarla, e le avrebbe sicuramente tranciato il collo se questa non l’avesse preceduto spostandosi.
<< Come ti sei permessa! Non hai la più pallida idea di ciò che hai fatto! >> poteva quasi sentire il suo cuore battere per lo strazio.
<< Era necessario! >>
<< No che non lo era! Avevo risolto tutto io in un modo meno pericoloso! >>.
Trevor tentò di calmarsi, cercando di tornare lucido e scemando un minimo la rabbia.
<< Ora lei tornerà, sai meglio di me ciò che hai fatto! >>
<< Eppure che fosse, che fastidio darebbe Trevor? >> la leggerezza con cui disse quella frase gli fece emettere un profondo ringhio.
<< Vuoi sapere cosa succederà? Lei sarà sempre vicina a Bonnie, sarà sempre nei suoi sogni e se per caso avrà un capriccio, non la lascerà nemmeno di giorno >>.
<< Cos’è che ti da fastidio? Il fatto che il “privilegio” di vederla sia riservato a Bonnie? >> Shinichi era apparso dietro di lui.
<< E se dovessero scoprire qualcosa di me? Andrebbe all’aria tutto il piano! >> ringhiò.
<< Trevor, non preoccuparti, ho tutto sotto controllo. Non darà alcun fastidio almeno che non lo vorrò io. Apparirà a Bonnie solo se sarà necessario: è troppo debole per ribellarsi al potere di chi la invoca! >>.
Trevor non era per niente convinto dalle parole della kitsune.
<< E poi, che c’è Trevor? Hai per caso paura dei fantasmi? O forse sono i ricordi a ossessionarti? >> Shinichi rise, per poi essere scaraventato per terra da un pugno di Trevor.
<< Adesso basta! >> intervenne Misao, pratica come sempre, << Ora torna da loro Trevor, prendi il Grimorio e fai ciò che abbiamo stabilito. Damon entro due mesi deve essere isolato, non scordartelo >>.
<< Lo so benissimo… ci sto lavorando. >> mormorò per poi confondersi nell’ombra degli alberi.
Ma non era l’unica figura a muoversi tra di essi e Misao lo sapeva perfettamente.
<< Sei sicura che sia prudente lasciarla così in giro? Trevor potrebbe sospettare qualcosa, sorellina… >>.
Misao rise felice e divertita, per alzarsi e andare a dare un bacio al gemello.
<< Non preoccuparti amore mio. Sono tutti nelle nostre mani, tutti. >>.
 
 
 
 
<< E’ quello! >> esclamò Bonnie, alzandosi in piedi e indicando il libro… lo stesso libro stretto tra le mani di uno scheletro!
La strega si ritrasse disgustata, andando a scontrarsi con l’imponente figura di Trevor, che la sorresse con le mani poggiate alle sue spalle.
<< Ehi Ragazzina, non dovresti avere paura dei morti >> socchiuse gli occhi color cobalto e avvicinando il volto le sussurrò, come se dovesse farle una rivelazione molto importante << dopotutto ne sei circondata! >>.
La rimise delicatamente in equilibrio e si avvicinò alla tomba ghignando divertito. Ovviamente si riferiva a loro, ai vampiri che in effetti erano morti… ma quello era uno scheletro, era diverso! Sì, per l’ennesima volta Trevor l’aveva trattata come una bambina di due anni, purtroppo.
Bonnie era talmente spiazzata da non essersi accorta che Damon la stava fissando con freddi occhi calcolatori, tipica posa da predatore.
<< Ecco >>, le porse il Grimorio che Bonnie prese con insicurezza.
<< G-grazie >> gli disse sorridendogli, sorriso che fu ricambiato da un’espressione dura e piena di disapprovazione.
Il vampiro le voltò le spalle uscendo dalla tomba, non senza un’ultima occhiata piena d’insufficienza.
<< Questo è troppo! >> esclamò sconcertata e arrancando a grandi passi verso l’uscita per seguire il vampiro.
Bonnie era delusa, amareggiata e sì, sconcertata!
Insomma, Damon poteva essere cattivo, egoista, narciso e lunatico quanto gli pareva, ma così era esagerato! La mattina era stata stupenda, l’aveva trattata con strane attenzioni e poi puff!
Dopo che l’aveva trovata con Trevor – poiché stava tentando di farsi spiegare il meccanismo delle sfere stellate - Damon era tornato a essere freddo e l’aveva trattata malissimo per tutto il giorno. Aveva passato il resto della giornata a parlare (con sua sorpresa, in modo pacifico e piacevole) con Trevor e aveva sorpreso il moro a guardarli minuziosamente: tuttavia il suo sguardo non era riservato a lei, ma a Trevor.
<< Damon! >> urlò una volta visto il vampiro alcuni metri più in là, lo stesso vampiro che aveva ignorato il suo urlo e continuava a camminare come se nulla fosse!
Insomma, lo stava seguendo! Lo sforzo di girarsi poteva pure farlo.
<< Damon! >> tentò di nuovo, ma ovviamente non ebbe risposta.
Presa com’era dalla rabbia, fece la seconda azione impulsiva e imprudente di quella giornata: prese il Grimorio e lo scagliò addosso al vampiro.
<< Non ti permetto di trattarmi così! >> riuscì a dire, prima di accorgersi di ciò che aveva appena fatto.
Lei… Lei aveva appena aggredito Damon!
“Oh Mio Dio” pensò in preda al panico e mettendosi una mano sulla bocca, come per rimangiare almeno l’ultima frase che aveva urlato.
“Questa è la volta che mi ammazza”.
Impaurita da quel pensiero, iniziò a indietreggiare e poi a correre; o almeno è ciò che avrebbe fatto se non si fosse imbattuta in qualcosa di solido che, purtroppo, sapeva perfettamente cos’era.
Bonnie si staccò tremando dal petto di Damon, non cercò di scappare perché sapeva che sarebbe stato inutile, non tentò nemmeno di supplicare il vampiro di non ucciderla perché non riusciva a parlare, rimase semplicemente lì, tremante come un cucciolo, a guardare impaurita il suo futuro assassino.
Beh, certo che non era poi così brutto essere ucciso da quell’ assassino, infatti i due pozzi neri erano minacciosi e mettevano paura, ma riuscivano ad esaltare l’impressionante bellezza di Damon.
<< Sei incredibile! >> parlò con voce sbalordita il vampiro, Bonnie non seppe se prenderlo come un complimento o no.
<< Come ti sei permessa piccola e stupida Streghetta?! >> sibilò minaccioso, guardandola inferocito.
“Dio ti prego, fai che non faccia male!” pregare era tutto ciò che riusciva a fare.
<< Oh, Uccellino, Uccellino, Uccellino… Dovresti pregare me di non farti male! >> parve indugiare pochi secondi sul suo viso per poi scuotere la testa dubbiosamente.
<< Non lo fare mai più o la prossima volta non sarò così clemente >> le mise il Grimorio in mano bruscamente, la prese per le spalle e la indirizzò verso la cripta, dove era il resto del gruppo.
Tuttavia c’era qualcuno a guardarli, l’unica persona che si era accorta della scena avvenuta pochi istanti prima.
“Lo sapevo che di coraggio ne hai da vendere, ragazzina!”, sentì la calda voce di Trevor in testa e sussultò sorpresa, nonché lusingata.
Sentì Damon stringere più forte le sue spalle per poi rilassarsi.
<< Basta che questo coraggio non diventi un tentativo di suicidio >> le disse il moro, riferendosi evidentemente al pensiero di Trevor che doveva aver percepito anche lui.
Bonnie s’incamminò, sconvolta da tutte quelle emozioni, verso il resto del gruppo a testa china.
Non notò nemmeno il sorriso vincente di Damon verso Trevor e l’occhiataccia che quest’ultimo gli lanciò.
C’era qualcosa di veramente strano nel vento, in quei giorni.
 
 
* Angolo Autrice *
 
Non… non posso crederci: CE L’HO FATTA AD AGGIORNARE!!
Con le settimane che mi si prospettano, pensavo che avrei potuto aggiornare tra un millennio! E invece, l’altra notte (anche se la mattina mi sono svegliata in versione zombie) mi sono messa a scrivere, proprio a getto e ho scritto il capitolo… Oh mio Dio, ma che diamine ho scritto?!
Bene, mi scuso in anticipo di questa schifezza.
Ebbene sì, il “Damon vs Trevor” è stato rimandato perché la mia malsana mente ha deciso di non far rispondere la cara e vecchia Honoria e quindi mi si è allungato tutto di un capitolo.
Che dire?
Innanzitutto spero vi siano piaciute le due mini-scene Donnie, lo so non sono un granché ma mi sono divertita a crearle.
Secondo di poi dobbiamo aprire due graaandi parentesi di spiegazione, quindi se non vi va di leggere fermatevi qui XD

  1. Il sogno e Trevor e i kitsune. Beh, non a caso questo capitolo si chiama “rivelazioni”. Infatti ci sono due piccole rivelazioni: il passato di Trevor viene a contatto con la nostra Streghetta e non la lascerà in pace (ricordate il carillon che è fondamentale e anche il fatto che Bonnie l’ha “già vista da qualche parte”, può aiutarvi o confondervi ancora di più sull’identità di El….). Secondo di poi *musichetta triller * sì, i kitsune non la raccontano giusta nemmeno con Trevor… tuttavia vi dico che lo hanno un po’ troppo sottovalutato e lui stesso gli serberà qualche “sorpresina” :D

  2. Bonnie e Damon. Eh sì, lo so… forse un po’ avventata l’ultima scena? Beh, confido nella vostra intuizione, ma se volete vi spiego la reazione di Damon: “E’ GELOSIAAAAAAAAAAAAAA!” ecco, come al solito mi ignora -.-‘’

Bene, allora diciamola come vuole lui: Ha visto che Trevor si stava dando da fare e ha visto anche che a cercarlo era stata Bonnie. Ciò l’ha infastidito perché (“è geloso” disse la vocina fastidiosa, che poi sarei io XD) Bonnie è una sua proprietà e bla bla bla. Beh, capitemi: Damon, bisogna riconoscerlo, è un personaggio complesso ed è lunatico. Mi sto divertendo e sto sperimentando varie reazioni a molte situazioni. Poiché ancora non può essere “geloso” (ne siamo proprio sicuri?), talvolta reagisce con l’indifferenza e molte volte anche troppo esagerata, tipo qui. Ma, ehi, una novità: Bonnie ha reagito (alleluia!)
 
Ebbene sì, la passività di Bonnie è conclusa. Che ne dite? Dopotutto non è una bambina di due anni e un po’ di sana impulsività gli fa bene (carattere principale in questo capitolo, in lei). Inoltre sono d’accordo con tutte voi, mi spiace anche a me per Bonnie perché per il momento entrambi la stanno solo usando, ma vi dico una cosa: il proverbio dice che “chi gioca con il fuoco rischia di bruciarsi” (o una cosa del genere XD) e se il fuoco in questione è Bonnie, il rischio di bruciarsi è moolto alto.
Infatti, non voglio renderla un personaggio statico (come tende a fare la Smith -.-‘’), ma voglio farla… crescere, a dosi giuste.
Scopriremo lati di Bonnie, impulsivi e maliziosi (XD sìì, voglio provare a scriverli ragazze!), che nemmeno lei sa di avere ma, tuttavia, la sua dolcezza non se ne andrà mai, così come la sua purezza.
Okay, finito di abusare del mio spazio!!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, le critiche sempre ben accette ;)
Grazie a chi legge in silenzio, chi ha messo tra le preferite/seguite/da ricordare (ho apprezzato tantissimo J) e soprattutto un grazie a chi recensisce (Scusate se non rispondo, ma non ho proprio tempo!)
Spero di poter aggiornare presto.
Un bacio e alla prossima
 
Amily.

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Capitolo 11
*** Damon vs Trevor (Parte I) ***


11. DAMON VS TREVOR (Parte I)

 
 
 
 
 
 
 

<< Bonnie sei migliorata! Per il momento non ho dovuto mettere nessun bicchiere nella lista delle cose da ricomprare! >> disse Craig, dandole un buffetto.
Bonnie sorrise amabile al vecchietto: si sentiva terribilmente in colpa.
Tra la settimana in cui era stata bloccata in casa da Elena e tra il Grimorio, Trevor, Sage e compagnia bella, si era assentata molto a lavoro.
La strega era convinta che il suo dolcissimo capo l’aveva licenziata e invece, quando era entrata la mattina per scusarsi, le aveva ridato il grembiule e le aveva ricordato di tenere la schiena dritta e la mente concentrata sul vassoio, consiglio che le dava sempre per non rischiare di buttare per terra tutto ciò che doveva servire.
Così era tornata a lavoro e, per il momento, andava alla grande: nessun disastro cosmico… anche se non era quello il disastro che sarebbe accaduto in quel giorno.
La ragazza di quello era sicura: Trevor l’avrebbe ammazzata se avesse saputo che non si stava concentrando sulle Sfere Stellate.
Bonnie sbuffò sonoramente a quel pensiero e prese il Bourbon che Craig le porgeva per portarlo al tavolo otto.
Posò con nonchalance il bicchiere di cristallo sul tavolo e, senza degnare di uno sguardo il cliente, si riavviò verso il bancone: chi diamine beveva di già alcool alle tre di pomeriggio?
<< Giornata dura, Streghetta? >>.
Bonnie si bloccò sul posto.
Ecco chi poteva bere un bicchiere di Bourbon alle tre del pomeriggio.
Si girò sorpresa, poggiando le braccia sui fianchi e alzando un sopracciglio arcuato.
<< Ah! Che c’è, ora mi parli? >> disse con tono saccente, ormai aveva deciso: non si sarebbe più fatta mettere i piedi in testa da nessuno, vampiro o non, doveva iniziare a tirare fuori un po’ di carattere.
<< Perché hai del carattere, Bonnie? >> ghignò divertito, un ghigno davvero mozzafiato << Beh, non vedo l’ora di assaporarlo in tutto e per tutto... >>.
Bonnie alzò gli occhi al cielo e si avvicinò, mettendosi a sedere alla sedia davanti a Damon.
<< Allora preparati, mio bel vampiro. >> disse in tono seducente, guardando intensamente il moro, << comunque, >> si alzò << non ho tempo da perdere con te ora: sono a lavoro! >> sorrise innocente e tornò verso Craig.
Non riuscì a non sentire Damon che, ancora con un’espressione sorpresa stampata in faccia, controbatté: << E’ un vero peccato che tu non possa perdere tempo con me, mio piccolo uccellino… un vero peccato! >>.
Bonnie sorrise, divertita: sì, era ora di far vedere di cosa era capace la vera Bonnie McCullough, una donna e non una bambina come tutti credevano.
<< Chi è? Il fidanzato? E’ molto bello… >> disse divertito Craig, facendo cenno con la testa verso Damon.
<< Credimi Craig, quello non sarà mai il mio ragazzo >> rispose, non senza una punta di amarezza, << E sì, è bello… >> disse più piano che poté, ottenendo solo di farsi sentire lo stesso dal moro che ghignò compiaciuto.
Bonnie sentì la porta di entrata aprirsi e si preparò ad accogliere i nuovi clienti del pub, già pieno alle tre del pomeriggio: ma la gente non aveva nulla da fare?!
<< Meredith! Meredith! >> urlò come una bambina alla vista dell’amica appena entrata, per poi arrossire imbarazzata per la gaffe. Tuttavia corse, euforica, verso la ragazza dai capelli corvini e la abbracciò, soffocandola.
<< Ciao Alaric! >> salutò anche il suo ex-professore, dopo che aveva finito di stritolare l’amica.
<< Bonnie! Cos’è questa accoglienza così calorosa? >> domandò Meredith, ricomponendosi e afferrando una sedia per mettersi a sedere.
<< Non lo so, è che mi sembra un secolo che non parliamo e non ti vedo… ultimamente mi sembra che non stia parlando con nessuno! >>
<< Le Sfere Stellate e il tuo allenamento? >> intervenne Alaric, stringendo dolcemente la mano a Meredith.
<< Già… >> disse sconsolata la rossa, guardando felice l’amore che la sua migliore amica e Alaric dimostravano l’uno per l’altra.
<< Beh, e come sei riuscita a scappare? >> chiese divertita la ragazza. Meredith, infatti, si divertiva un mondo a sentirla lamentarsi per la sua situazione con il “nuovo vampiro che non le lascia un attimo di fiato”.
<< Dal mio carcerario? L’ho illuso con i miei poteri… >>
<< Davvero? >> domandò sorpresa Meredith.
<< Magari! Ancora non danno segno di esistenza… Comunque, gli ho detto che dovevo andare a parlare con il mio capo e che ci avrei impiegato al massimo un’ora… Sono via da un po’ più di tempo… >> disse, facendo una faccia colpevole.
<< E ancora non è venuto a riprenderti? >> domandò nuovamente divertita Meredith.
<< Stranamente no… >> disse Bonnie, pensando che la cosa era molto strana.
<< Trevor ha trovato una possibile causa per questo tuo malfunzionamento? >> s’intromise Alaric, pratico e serio come suo solito.
Bonnie scosse la testa. In quella settimana aveva provato a ricavare energia con Trevor dalle Sfere Stellate, ma anziché ricavare energia Bonnie riusciva a creare solo disastri ambientali intorno a lei come incendi, esplosioni e così via.
La strega si rendeva conto di cosa significava: se non ricavava energia dalle sfere, non sarebbe stata abbastanza forte per sconfiggere Shinichi e Misao e non poteva permetterlo. Il problema era che i suoi poteri non le ubbidivano: anche gli incantesimi più facili e le trance non le riuscivano.
Così Trevor aveva iniziato a starle addosso e non le dava un attimo di respiro e, anche se Bonnie sapeva che aveva ragione, aveva tentato in tutti i modi di fuggire da lui per avere un po’ di pace: era pur sempre una ragazza, lei!
<< Quindi… Voi che mi raccontate? >> sorrise solare ai due innamorati. Bonnie aveva notato che nell’ultimo periodo Meredith e Alaric si erano riavvicinati: pochi giorni dopo il ritrovamento del Grimorio, Alaric era tornato dal Giappone, dove era andato per “alcuni suoi studi” e subito lo avevano informato delle nuove scoperte e gli avevano fatto conoscere Trevor.
<< Bonnie! >> si sentì chiamare da Craig.
<< Eccomi! >> urlò verso il bancone e con uno sguardo di scuse andò a servire alcuni tavoli e poi quello dei suoi amici.
Mentre camminava su e giù per servire i tavoli, passò vicino a quello di Damon.
<< Mi tiri addosso un Grimorio se te ne chiedo un altro? >> domandò acido, con il bicchiere di cristallo vuoto sollevato.
Bonnie si fermò e lo guardò incerta.
La rossa sapeva perfettamente cosa voleva il vampiro: delle scuse.
La strega era meravigliata dal fatto che non l’avesse uccisa, tuttavia non si aspettava una reazione come quella del vampiro: non le aveva parlato per ben due settimane.
Quella al pub era la prima frase che le rivolgeva dopo settimane!
Tuttavia Bonnie sapeva che, tirandogli addosso un libro, aveva in qualche modo ferito il suo orgoglio e per questo si dispiaceva.
C’era una sua parte che voleva assolutamente chiedergli scusa, ma appena stava per farlo, l’altra parte le ricordava il motivo per cui aveva tirato addosso a Damon il Grimorio e subito si bloccava.
<< Damon, non ti chiederò mai scusa! >> mise subito in chiaro, con voce non del tutto convinta.
<< Ah, ma davvero? Bene! Io ho chiesto un altro drink, non le tue scuse… non potrebbero interessarmi di meno le tue scuse… >> borbottò leggermente adirato.
Bonnie tentò di prendere il bicchiere dalla mano di Damon, ma questo le afferrò il polso e avvicinò il suo volto a quello di lei, guardandola negli occhi: era bellissimo.
Sorrise compiaciuto, per poi tornare serio.
<< Uccellino, prova a sfidarmi un’altra volta e non sarò tanto clemente >> disse minaccioso e allo stesso tempo suadente.
Bonnie voleva controbattere, ma averlo così vicino le impediva di pensare a una frase di senso compiuto e, inoltre, la paura che le incuteva bloccavano il suo proposito.
Quando Damon lasciò il suo polso, Bonnie andò dritta al bancone e ordinò un altro drink a Craig.
Si prospettava una giornata decisamente lunga.
 
 
 
 
 
 
<< Vai pure, Bonnie, il tuo turno è finito ormai da un pezzo! >> disse il vecchio al banco.
“Era ora!” pensò il moro, guardando l’orologio: erano le sette di sera.
<< Ma… Craig, sono mancata molto tempo… sicuro che non vuoi che recuperi il lavoro perso? >> domandò Bonnie.
<< No, tranquilla dolcezza. Lo stipendio te lo do lo stesso >> sorrise gentile e strizzò l’occhio alla ragazza.
“Ma che signore amabile” pensò Damon leggermente seccato.
In effetti, non era arrabbiato con “Craig” per un motivo preciso, ma perché gli aveva fatto aspettare per ore la piccola streghetta rossa.
Ormai erano rimaste poche persone al pub, perfino quella inquietante con il ragazzo se ne erano andati.
Damon in quella giornata si era davvero sorpreso.
Primo, l’Ossigenato non si era fatto ancora vedere.
Nelle ultime settimane non era stato lontano da Bonnie nemmeno un secondo, eppure quel giorno era scomparso: non ne aveva percepito nemmeno l’aurea.
Secondo… Bonnie!
Quella si che era stata una sorpresa assolutamente deliziosa e che l’aveva convinto a restare ad aspettarla fino a quell’ora.
Quella dimostrazione improvvisa di carattere l’aveva sorpreso ed era quasi… sì, avrebbe giurato di essersi eccitato per alcuni secondi: il sangue pulsava più velocemente nelle vene della ragazza quando si concentrava in qualcosa… e quando gli aveva tenuto testa, così come quando gli aveva tirato addosso il Grimorio, il desiderio da predatore verso di lei era aumentato a dismisura, diventando, per una frazione di secondo, incontrollabile.
Quando vide Bonnie mettersi il giacchetto, bevve cioè che era rimasto nel suo bicchiere e lasciò i soldi sul tavolo, seguendo la rossa fuori dal pub.
Si materializzò davanti alla ragazza che camminava spensierata.
La vide sobbalzare e perdere l’equilibrio, così la afferrò prontamente.
<< Devi… smetterla di farmi… prendere questi infarti! >> protestò, rossa dall’imbarazzo e dalla rabbia, divincolandosi dalle sue braccia: adorabile!
<< Oh, andiamo Uccellino! volevo solo essere gentile >> ghignò divertito.
<< Devi per forza esserlo cercando di far prendere un colpo alla gente? >> domandò sconcertata, sgranando gli occhioni castani in modo smisurato.
Damon rise di gusto.
<< Vieni, ti accompagno a casa. >> disse, facendo cenno di seguirlo.
<< Io con… con te? >> domandò incerta.
Damon la guardò inarcando un nero sopracciglio.
<< Ti da fastidio la mia presenza? >> chiese, malizioso.
Sentì il cuore della ragazza agitarsi e il sangue scorrere più veloce lasciando un aroma delizioso tutt’intorno.
<< N-no… solo che… >>
<< Che? >> fece un passo verso Bonnie, trovandosela a pochi centimetri.
<< N-niente… Preferisco farmela a piedi! >> si riprese la ragazza, tornando in sé dai commenti molto piacevoli che stava facendo su di lui mentalmente.
Damon alzò gli occhi al cielo.
<< Potrebbe piovere da un momento all’altro… >> disse vago…
<< Potresti far piovere tu da un momento all’altro >> lo corresse la ragazza.
<< Stai diventando arguta, Uccellino… troppo perspicace per i miei gusti >> ghignò, quello che mozzava sempre il fiato alla ragazza.
<< Comunque… >> iniziò Damon, << Oggi ho fatto splendere il sole tutto il giorno, è abbastanza! Penso proprio che farò piovere… sai… >> aprì lo sportello del passeggero della sua Ferrari nera e lucente, appoggiandosi cordialmente sopra << Non vorrei ti bagnassi! >> la invitò a entrare.
Bonnie sembrò esitare in un primo momento, tuttavia alla fine entrò in macchina, seguita da un Damon con stampato in faccia un sorriso di vittoria.
<< Ti avverto, ho una paura tremenda dell’alta velocità e anche se facciamo un incidente tu, ti salvi, ma io no! Quindi… >>
<< Tranquilla Uccellino, mi prenderò cura di te e farò il buono per stasera! >> disse sorridendo innocentemente e guardandola.
La vide stringere le mani intorno alla cintura di sicurezza.
Damon alzò gli occhi e mise in moto la macchina, uscendo poi dal parcheggio.
<< Insomma, ti ho salvata tante di quelle volte… perché dovrei ucciderti ora? Non avrebbe senso! >> disse, più a se stesso che alla ragazza.
Per alcuni minuti il silenzio calò, ognuno dei due erano immersi nei propri pensieri.
<< Mi hai aspettata per quattro ore, solo per accompagnarmi a casa? >> interruppe improvvisamente il silenzio, girandosi a guardarlo dubbiosa.
“Merda” pensò il vampiro, “E ora che le dico?”.
<< Uccellino, non pensi di sopravvalutarti un po’ troppo? Insomma… IO che aspetto TE? >>.
“Eludere le domande: il metodo più efficace per uscire da brutte situazioni. Devo ricordarmelo sempre…” sorrise soddisfatto il moro.
<< Non mi hai risposto. >>
“Eludere le domande: con Bonnie McCullough non funziona. Immagino che devo ricordarmi anche questo…” il sorriso si congelò all’istante.
<< E anche se fosse? >>.
“Beh, sì. Rispondere a una domanda con un’altra domanda… può andare, sì”.
<< Beh… Perché lo hai fatto? >>.
Damon si girò verso la ragazza, con sguardo irritato, quando un improvviso pensiero lo colse: Quand’è che Bonnie era salita sulla sua auto?
La domanda era lecita. Damon sentiva che doveva ricordare qualcosa, la sua mente gli diceva che la Streghetta non era la prima volta che stava su quell’auto…
Tuttavia ciò era impossibile: per quanto ricordava Damon, gli unici a essere saliti in macchina con lui erano Stefan ed Elena.
“A qualcuno è stata cancellata la memoria… così ha detto Shinichi…”.
Sì, ora ricordava. Bonnie era già stata in macchina con lui, solo che dormiva…
Possibile che Shinichi si riferisse proprio a quella volta?
“Il bacio rubato…”.*
Damon scosse energica la testa, scacciando il pensiero, e notò che Bonnie lo guardavo imbarazzata e che lui non aveva smesso di fissarla negli occhi mentre era perso nei suoi ricordi.
Per interrompere quella pausa imbarazzante, Damon ammiccò.
<< Beh, forse ci ho ripensato. Forse voglio quelle scuse di cui parlavamo… >>.
Eccola la scusa che cercava! (strano che non gli fosse venuta in mente prima).
Bonnie si girò completamente verso il vampiro, sbuffando e poggiando i gomiti su una gamba di Damon e avvicinò il viso, con fare strafottente, vicino a quello del vampiro, un sorriso malizioso e fiero era stampato sul volto della ragazza.
<< Mi sembra che ti ho già detto che non ti farò le mie scuse… mai… >> disse la Streghetta, all’inizio con voce decisa che si perse verso la fine, diventando un sussurro.
Damon, infatti, aveva approfittato della posa della rossa, e con l’indice della mano sinistra, aveva iniziato a seguire il profilo del collo, del mento e poi su fino alle labbra, il tutto dopo aver fermato la macchina, ovviamente.
<< D-Damon… che stai… facendo? >> sussurrò la ragazza, che iniziava a tremare ed era arrossita violentemente.
Il moro sorrise compiaciuto e smise di seguire il profilo della bocca, iniziando a rigirarsi un boccolo color sangue tra le dita.
Damon piego la testa di lato e un guizzo di profondo interesse e curiosità gli oltrepassò lo sguardo.
<< Non riesci proprio a resistermi, vero Uccellino? >> disse ghignando, riferendosi ai poco casti pensieri della ragazza << Se Elena sapesse quello che pensi, credi che sarebbe d’accordo? >>.
Se possibile lei arrossì ancora di più, allontanandosi stizzita da Damon e incrociando le braccia, il tutto accompagnato da un broncio delizioso.
<< Sembra proprio una bambina >> disse Damon, sicuro di averlo solo pensato, mentre scuoteva la testa e rimetteva in moto la macchina.
Il tragitto fino a casa di Bonnie passò nel silenzio più totale, Damon perfettamente a proprio agio e fiero di sé mentre Bonnie ricacciava le lacrime di rabbia che pregavano di uscire.
Una volta arrivati a destinazione, la rossa si affrettò a uscire dalla macchina e salutò con un cenno il vampiro poiché se avesse parlato, non avrebbe più potuto trattenere le lacrime, o almeno questo era ciò che pensava lei.
Damon la salutò con un ghigno che si congelò quando sentì il mormorio proveniente da Bonnie.
<< Non m’importa ciò che pensa Elena… non è la mia padrona, a differenza tua, stupido vampiro! >>.
La streghetta non voleva di certo farsi sentire, di questo il moro ne era sicuro, ma lui era riuscito a percepire distintamente quell’ultima frase e lo aveva colpito come una coltellata.
Damon mise in moto la sua Ferrari e sfrecciò per Fell’s Church trovandosi a breve per l’autostrada.
La rabbia lo pervadeva e nemmeno lui sapeva il motivo per cui, quella frase, lo aveva ferito particolarmente e lo faceva sentire così… così ridicolo.
Il moro quella sera avrebbe cacciato tutta la notte, in modo freddo e crudele. Ma la cosa che lo avrebbe sorpreso di più era che, se pensava a Bonnie, quella rabbia se ne andava ed era sostituita dal senso di colpa…
Doveva smettere di colpire i punti deboli delle sue fanciulle**.
 
 
 
 
 
 
 
Bonnie entrò in camera sua, sbattendo la porta.
“Non ancora Bonnie, tua madre potrebbe sentirti… non ancora, aspetta… pochi… secondi…”.
La rossa entrò in bagno, sbattendo la porta quasi con furia omicida.
Bonnie si lasciò andare a un pianto amaro.
Non voleva davvero piangere, ma gli occhi le bruciavano per le lacrime che pregavano, anzi la imploravano, di uscire.
La ragazza si sentiva così… così sminuita e… stupida!
Probabilmente non c’erano parole per descrivere come si sentiva.
Lo stomaco le faceva male, la gola secca bruciava e le lacrime non smettevano di scorrere.
Ciò che odiava non era essere paragonata all’amica bionda o essere descritta come “una bambina”, a quello era abituata… la cosa che davvero faceva male, era sapere che lui anche con lei così vicina, in quella posa così intima, non riusciva a non pensare a Elena.
Altre lacrime di rabbia iniziarono a scendere.
Bonnie, senza smettere di piangere per la frustrazione, si spogliò e indossò la camicia da notte di pizzo.
“Non potrò mai competere con Elena…” pensò sconsolata.
Quella era la dura verità e, anche se voleva un bene dell’anima alla bionda, odiava essere sempre la seconda scelta rispetto all’amica.
Bonnie uscì dal bagno e si sdraiò sul letto, continuando a piangere e chiudendo gli occhi per cercare di calmarsi.
<< Sai, si dice che quando le lacrime di una persona pura sono versate… la luna porta il lutto e non si mostra al mondo fin quando quella persona non ride sinceramente >>.
Bonnie sussultò a quella voce calda, per una volta priva d’ironia e altezzosità.
Si voltò verso la scrivania, sapendo già chi avrebbe visto.
Trevor era seduto comodamente sulla sedia posta davanti alla scrivania, era in penombra e Bonnie non riusciva a vedere nulla se non il vago profilo e il luccicare di quegli occhi gelidi… ma quella sera non lo erano: avevano un qualcosa di diverso.
<< E dove l’hai sentito dire? >> singhiozzò Bonnie, sorridendo grata una volta pensato il significato delle parole del vampiro.
<< Francoforte, estate del 1969 >> rispose Trevor, posando le braccia sulle proprie gambe e sporgendosi verso il letto, verso di lei.
<< Sei stato a Francoforte?! >> esclamò a voce troppo alta Bonnie, mettendosi subito una mano davanti alla bocca e maledicendosi per l’ennesimo guaio combinato. Ci mancava solo che la madre entrasse e la trovasse con il Signorino.
<< Smetterai mai di chiamarmi Signorino? >> chiese divertito Trevor. Recentemente Bonnie soleva chiamarlo “Signorino” durante tutto il tempo che passava con lui… beh, perché era proprio quello: un signorino altezzoso.
La ragazza rise.
<< Solo se tu smetterai di chiamarmi Ragazzina! >>.
Trevor ricambiò il sorriso e si materializzò sul letto, accanto a Bonnie.
<< Mmm… non credo di poterci riuscire >> disse malizioso.
<< Okay, mio caro Signorino! >>. Bonnie iniziava a prenderci gusto a irritare il biondo.
<< Perché piangevi? >> disse all’improvviso, tornando serio.
<< Perché ti dovrebbe interessare? >>.
Bonnie aveva notato che le loro conversazioni erano spesso di quel tipo: una domanda per risposta a un’altra domanda.
<< Non m’interessa! >> si affrettò a mettere in chiaro Trevor, ritornando al suo tono di voce presuntuoso.
Bonnie scosse la testa rassegnata e si alzò dal letto, andando verso la finestra.
Era davvero strano di come riusciva a sentirsi a proprio agio, nella sua camera, con un vampiro che detestava e indossando… la sua vestaglia per nulla consona a quella situazione?!
Bonnie sgranò gli occhi e si coprì con un giacchetto trovato a caso.
<< Ehm… fa freddo! >> si giustificò, guardando innocentemente un Trevor, che ghignava divertito, e arrossendo.
<< Sì, come no… Per il freddo… >> mormorò il ragazzo, per nulla convinto.
<< Odio vedere le persone piangere… tutto qui. >> disse, riprendendo l’argomento e tornando, per la seconda volta, di botto serio.
<< Beh, sarà meglio che vada! >> aggiunse, alzandosi dal letto e dirigendosi di fretta verso la porta.
<< No, non andartene! >> quasi urlò, affrettandosi a trattenere il biondo per una manica del suo giacchetto.
Bonnie non riuscì a bloccarsi prima e capi ciò che aveva appena chiesto al Signorino, solo dopo aver pronunciato quella frase.
La ragazza diventò immediatamente dello stesso colore dei capelli e lasciò bruscamente la manica del vampiro, cercando di convincersi che non aveva fatto ciò che aveva appena fatto.
Trevor si girò, guardandola sorpresa, e poi ghignò divertito.
<< Ma tu una volta non eri timida e impacciata? >> domandò retoricamente, ridendo di gusto della sua avventatezza.
Bonnie chinò il capo, vergognandosi profondamente e cercando di capire cose le era passato nella mente per fare una gaffe del genere.
Trevor la guardò per qualche istante e sospirò.
<< Andiamo, vestiti. Ti porto in un posto >>.
Bonnie si girò verso di lui, sorpresa più che mai e lo trovò tranquillamente seduto sul davanzale della finestra, con gli occhi chiusi e il corpo rilassato.
“Non farti passare strane idee per la testa Bonnie, TU non ti muoverai dalla tua stanza e non lo farai con… con LUI” si ordinò mentalmente.
<< Ora? Dove? >> domandò suo malgrado.
<< Tu vestiti. Non è divertente stare con te se sei la versione esagerata di un cane bastonato. >>
<< Io non sono la versione esagerata di un cane bastonato! >> protestò stizzita, prima di accorgersi di quanto fossero false le sue parole: Bonnie sentiva ancora gli occhi gonfi per il pianto.
<< Andiamo, Ragazzina. Ti voglio solo tirare su il morale! >> la convinse sorridendo, gli occhi ancora chiusi e le mani dietro la nuca.
Bonnie, dopo essersi ordinata mentalmente almeno sei volte che non doveva assolutamente muoversi di lì, che lui era un vampiro (e che vampiro!) e che non doveva essere così sciocca, iniziò a vestirsi.
Mentre si metteva una dolcevita nera, pensava a come il vampiro, con poche e semplici frasi, era riuscito a far scemare tutta la sua frustrazione.
Sì, Bonnie si sentiva notevolmente meglio rispetto a pochi minuti prima.
Per la prima volta Trevor non la irritava anzi, le infondeva l’effetto contrario: la rossa sentiva che aveva bisogno di lui e che non voleva stare sola quella notte, per non pensare al vampiro dagli occhi neri, per arrabbiarsi con qualcuno e… per divertirsi.
Sì perché, oltre ad essere quasi come un carcere, i suoi vani tentativi di magia supervisionati da Trevor, erano anche divertenti in compagnia del biondo, che si era rivelato non essere poi così… malvagio.
Bonnie aveva pensato due o tre volte che il Signorino sembrava provare un “profondo interesse verso di lei” e ciò non poteva non compiacerla.
La strega si girò verso il ragazzo, che non si era mosso di un millimetro e, dopo essersi messa i pantaloni (guardando bene che il vampiro non sbirciasse nulla), s’infilò il giacchetto e attese una qualche reazione dal vampiro che… che non era più sul davanzale?
<< Andiamo! >> esclamò entusiasta una voce calda vicino al suo orecchio.
Bonnie sobbalzò e si girò verso il vampiro trovandoselo a pochi centimetri.
<< Dovete smetterla, voi vampiri, di cercare di far prendere infarti a noi umani! >> disse con falsa rabbia, ma quando guardò il ragazzo che ghignava divertito, non poté non sorridere perché… perché in quel momento, senza nessun motivo, avere il biondo davanti le faceva venire voglia di sorridere.
<< Sì, faccio spesso questo effetto agli altri! >> disse ammiccando, senza farle capire se si riferiva alla sua frase pronunciata o pensata.
<< Ti aspetto di sotto! >> disse per poi scomparire nell’ombra.
Bonnie sbuffò, nervosa.
“Certo! per loro è tutto così semplice! Basta che si corrono a 10000 kilometri all’ora e “puff!” è tutto risolto… Noi invece, dobbiamo impiccarci per non farci scoprire dai genitori!” pensò irritata la ragazza, ragionando su un modo per eludere il sonno leggero della madre.
<< Ragazzina, vuoi che ti tenga la mano per il tortuoso percorso verso l’uscita? Se vuoi un sostegno morale, basta chiedere! >> disse, deridendola, una voce molto vicina alle sue spalle.
Bonnie non sobbalzò nemmeno: iniziava ad abituarsi.
<< Ma te, non eri andato di sotto? >> chiese irritata.
<< Ad aspettare te? Morirei congelato! >> rispose divertito.
<< Sei già morto! >> disse esasperata la rossa, al limite della pazienza: prima aveva pensato che il vampiro non la irritava più? Beh, in quel momento Bonnie si rimangiò tutto.
<< Ehi, ma tu sei una strega! Conosco un incantesimo per trasportarsi da una parte all’altra… ah no, non sei abbastanza potente! Pensavo che fossi riuscita a ricavare energia dalle sfere, oggi, invece mi sbagliavo… >>. Dolorosa frecciatina.
<< Okay, Okay. Ho capito il punto, Trevor! Mi sembrava strano che ancora non mi rimproverassi per non essere venuta oggi… >> disse irritata dalle parole del vampiro: perché doveva colpire proprio quell’argomento? Insomma, il fatto che i suoi poteri non funzionassero, la faceva sentire così inutile!
<< Oh mio Dio, Ragazzina! >> disse il biondo, alzando le mani in segno di resa.
Poi, velocemente, si mosse in avanti, prendendo Bonnie per la vita e caricandosela in spalla come fosse un sacco di patate.
In pochi istanti si ritrovarono nel giardino di casa McCullough. Trevor lasciò a terra bruscamente la ragazza.
<< Un po’ di delicatezza non guasta mai eh! >> si lamentò la rossa.
In realtà era grata al ragazzo: la madre di sicuro non l’aveva sentita ed era scampata a una sfuriata dei genitori mentre la beccavano che tentava di evadere da casa. Ora la rossa poteva stare fuori fino a un mese dopo, poiché la mattina presto i genitori partivano per un viaggio di lavoro e non sarebbero mai andati a controllare la sua camera. Sarebbero stati via un mese o forse più, in base alle circostanze, e lei restava da sola a casa perché la sorella si era trasferita dal suo futuro marito.
<< Hai finito di ricordare vita, morte e miracolo di te stessa? Possiamo andare? >> interruppe i suoi pensieri, il Signorino.
<< Ma certo, caro il mio Signorino irritato! >> lo prese in giro Bonnie, ridendo divertita, << Piuttosto, dove andiamo? >> chiese, improvvisamente curiosa.
<< Tu seguimi! >> disse Trevor, iniziando a camminare.
In breve arrivarono alla loro destinazione: il cimitero.
<< Tu vorresti tirarmi su il morale portandomi… al cimitero?! Certo che ne hai di fantasia… >> disse dubbiosa la rossa.
<< Ragazzina, vedi che non capisci niente! >> esclamò altezzoso il ragazzo << Non ti ho portato al cimitero, ti ho portato sulla collina più alta di tutta Fell’s Church! Qui si può godere di una splendida vista… non trovi? >>.
In effetti quella era la collina più alta della città e la vista era bellissima, ma non voleva dargliela vinta.
<< Sì ma, il tutto, resta davvero lugubre! >> lo stuzzicò.
<< Una splendida vista, soprattutto del cielo! >> continuò, ignorandola << Non noti nulla? >> domandò, girando leggermente la testa verso di lei con un’espressione che lo rendeva incredibilmente affascinante.
Bonnie si sorprese del pensiero appena avuto e si girò in fretta a guardare il cielo; inizialmente non capì a cosa si riferisse il biondo.
<< La luna! >> esclamò improvvisamente. Infatti, la luna non c’era.
<< Te l’ho detto… la luna porta il lutto quando una persona pura piange >> sussurrò con tono incredibilmente serio.
Bonnie si girò di nuovo verso il vampiro: la luce della luna rischiariva il suo profilo e conferiva un pallore quasi spettrale al suo volto; le labbra erano serrate in modo rigido e gli occhi erano persi nel vuoto, quasi come se stessero guardando un punto indefinito, lontano, come se fossero persi nel ricordo di un qualcosa: in quel momento, in quel giorno, Bonnie si accorse per la prima volta che il vampiro non era solo affascinante e magnetico… era incredibilmente bello, una bellezza che aveva visto solo in Damon.
Bonnie si sorprese per ciò che aveva appena fatto: stava paragonando Trevor a Damon e, per la prima volta, Damon non lo batteva in bellezza o in fascino.
“Allora è vero che quando la luna si avvicina troppo al mondo, fa impazzire tutti…”.
Bonnie si sentiva strana, iniziava a provare nuove sensazioni ogni volta che guardava il biondo accanto a lei.
<< La luna è completamente oscurata, Ragazzina… come fai a sapere che troppo vicina? >> chiese ghignando.
Ma Bonnie non arrossì: per la prima volta non si vergognava dei suoi pensieri perché, in quell’atmosfera così strana, con Trevor accanto, si sentiva a proprio agio come non si era mai sentita con nessun’altro a parte Elena e Meredith.
<< Raccontami di Francoforte… com’è? >> interruppe il silenzio, ripensando a ciò che Trevor aveva detto in camera sua.
<< Quando stai con la persona giusta, tutto ti sembra bello… >> sorrise tristemente << Non so dirti se la città fosse davvero bella o se ero solo io che stavo bene >>.
Bonnie notò immediatamente con quale tono nostalgico aveva pronunciato quelle parole.
<< Ero a Francoforte il 20 Luglio del 1969… sai cos’è successo quel giorno? >> le domandò.
Bonnie scosse la testa: in storia era davvero ignorante… non era colpa sua, ma del suo professore!
Lui l’aveva sempre detestata e aveva sempre trovato il modo per metterla in ridicolo… automaticamente lei aveva iniziato a odiare storia.
<< “Apollo 11” ti dice qualche cosa? >> le domandò nuovamente.
<< Ah! >> esclamò Bonnie che aveva finalmente capito: il 20 Luglio del 1969 vi era stato l’allunaggio dell’Apollo 11, ricordava di averlo studiato.
<< Sai… si diceva che quel passo “avrebbe mosso il mondo verso un altro mondo” ***. Io non ci ho mai creduto, ma conoscevo una persona che ne era fermamente convinta. >> il tono triste continuava a pervadere la voce del vampiro.
<< Chi era questa persona? >> chiese Bonnie, presa improvvisamente da un senso d’inquietudine.
Trevor per risposta si limitò a sorridere malinconicamente.
<< Contava tanto per te? >> Bonnie iniziava a incuriosirsi: sentiva che doveva sapere, conoscere il passato di Trevor.
<< Beh… Io… non ti ho portata qui per questo! >> disse improvvisamente irritato il vampiro… Bonnie sbagliava o il Signorino sembrava essere in difficoltà?
<< Che le è successo? >> continuò, non volendo lasciare l’argomento.
Trevor la guardò minacciosamente per alcuni secondi, poi distolse lo sguardo.
<< Ti posso solo dire che quel passo non ha cambiato il mondo di una virgola >> disse sfogando un profondo rancore… verso cosa?
<< In che senso? >> Bonnie sentiva il bisogno di sapere di più.
<< Nel senso che l’uomo, andando sulla luna, l’ha resa solo meno… irraggiungibile e ha rovinato i sogni che noi riponevamo in lei… >>
<< Rovinato i sogni? Noi chi? Perché? >> Bonnie non riusciva a fermarsi.
<< Perché è diventato solo un altro stupido oggetto umano! >> disse allontanandosi bruscamente dalla ragazza.
Bonnie fu colta di sorpresa dalla rabbia che il vampiro sembrava mostrare e invece di esserne spaventata, ne fu attratta.
<< Di quali sogni parli? >> gli domandò.
La rossa si rendeva conto di quanto doveva essere invadente, ma non riusciva a smettere di fare domande.
<< Niente, non parlo di niente! >>.
Bonnie stava per insistere quando notò una figura alle spalle di Trevor. Fu quasi una visione, di sfuggita, non era nemmeno sicura di averla vista: si ricordava solo una massa di capelli rossi che era passata a velocità fenomenale dietro di Trevor.
La ragazza rabbrividì e in un secondo tutta la sua curiosità se ne andò, rendendosi conto di quanto era stata inopportuna.
<< S-scusa… >> mormorò, rivolgendosi a Trevor.
Il vampiro la stava guardando in modo strano e Bonnie notò che ogni tanto si girava, come se dovesse controllare di non avere nessuno alle spalle.
<< Ragazzina… >> iniziò con tono severo.
Bonnie chinò il capo, attendendo chissà quale reazione da parte del vampiro.
<< Te l’ho mai detto che sei stramba? >> finì, ghignando divertito.
<< Io non sono stramba! >> protestò irritata la ragazza, dando una piccola spinta al vampiro: Bonnie sapeva che con il Signorino azioni di quel genere poteva farle.
Rise divertita e tutta la paura che quella visione le aveva dato, se ne andò lentamente, lasciando il posto a una sicurezza che per la prima volta il vampiro le infondeva.
<< Dunque… vogliamo provarci? >> disse sorridendo il biondo, tirando fuori dalla tasca del giacchetto una sfera lucida.
Bonnie la esaminò diffidente e poi guardò dubbiosa anche il ragazzo.
<< Bonnie, ce la puoi fare. So che pensi di essere inutile, ma non lo sei affatto e demoralizzandoti da sola non fai altro che bloccare ancora di più i tuoi poteri >>.
La ragazza non poteva crederci: Trevor, quel vampiro altezzoso e irritante, la stava rassicurando?! Era davvero sbalordita.
Bonnie lanciò un’occhiata preoccupata alla sfera.
<< Fidati di me… >> disse Trevor, allungando verso di lei la piccola sfera nera, sua acerrima nemica.
Forse tutta quella strana sensazione, forse quella luna invisibile o forse quel bellissimo sorriso di Trevor rivolto a lei, non a Elena, solo e unicamente a lei, le dissero di fidarsi.
La strega prese la sfera e si mise a sedere per terra a gambe incrociate, concentrandosi.
Strinse con le mani la sfera e si concentrò solo su di essa.
Aspettò che il disastro ambientale, che di solito a quel punto avveniva, accadesse. Invece non sentì nessuno scoppio o grido da parte di Trevor.
Sentì solo un leggero calore alle mani, che iniziò a infondersi per il corpo, a scorrergli nelle vene.
Bonnie si sentiva energica, felice. Sentiva che niente o nessuno, in quel momento, poteva nuocerle.
Riusciva a percepire ogni foglia degli alberi intorno che frusciava, ogni stella che brillava luminosa, ogni centimetro della terra quasi come se fosse loro.
Il calore aumentò fino a che non sentì un freddo improvviso alle mani.
Aprì gli occhi di scatto e notò che la sfera non era più tra le sue mani: Trevor l’aveva ripresa.
Il ragazzo iniziò ad applaudirle e a ghignare divertito.
<< Molto bene Ragazzina! Allora i tuoi strabilianti poteri esistono! >> disse con leggerezza.
Bonnie sorriso felice: ce l’aveva fatta! Non poteva crederci, ce l’aveva fatta davvero!
<< Sì, molto brava ma per oggi basta così! >>
<< Cosa?! Perché? >> domandò delusa: avrebbe voluto riprovarci. Per la prima volta, si sentiva orgogliosa di se stessa e dei suoi poteri.
<< Perché se prendi troppa energia dalle sfere, ci potrebbero essere conseguenze… spiacevoli. Credimi, non ti conviene conoscerle… >>.
Bonnie rabbrividì alle allusioni di Trevor e decise che era meglio non approfondire l’argomento e fare ciò che diceva il vampiro.
<< Quindi… ora i miei poteri sono aumentati? >> domandò.
<< Non molto. Erano bloccati dalla tua mente. Nonostante tu abbia accettato la tua condizione di strega davanti a Honoria Fell, sembra che la tua mente non avesse la stessa opinione al riguardo. I poteri di una strega dipendono molto dalla sua mente: se la tua testa non accetta i tuoi poteri, questi si bloccano. Stasera li hai sbloccati e da domani inizieremo a ricavare energia dalle sfere >> spiegò Trevor.
<< Ma io li usavo già prima i miei poteri! >> disse dubbiosa la ragazza.
<< Sì, ma nell’ultimo anno sembra che sia successo qualcosa che te li ha fatti bloccare inconsapevolmente… qualche evento… demoralizzante? >>.
Bonnie sapeva perfettamente cos’era stato, o meglio chi era stato.
Trevor si bloccò, guardandola interessato con una strana luce negli occhi.
<< Sai… a me piace non solo il sole, ma anche la luna! Che ne dici di scoprirla? >> le chiese.
<< Scoprirla? Come? >>.
Trevor sorrise.
<< Sei o non sei una strega? Conosco un incantesimo interessante… >> disse avvicinandosi.
Bonnie rabbrividì: aveva sbloccato i suoi poteri, ma non era ancora pronta per quel passo.
<< Capisco… >> disse Trevor, leggendole la mente.
Bonnie desiderava cambiare argomento e godersi il resto della serata che, per lei, aveva portato tante sorprese e non avrebbe desiderato passarla con nessun altro a parte Trevor.
<< La luna non doveva tornare se ridevo? >> chiese sorridendo << Ho riso ben tre volte, o forse anche più! >>.
Trevor la guardò ghignando e si avvicinò a lei, fino a esserle lontano non più di cinque centimetri.
Bonnie sentiva il cuore a mille e arrossì pesantemente sotto quei due oceani blu cobalto fissi su di lei.
<< E chi ha mai detto che mi riferivo a te? >> disse, carezzandole con una mano la guancia destra, sporgendosi sempre più vicino al suo viso, fino a sfiorarle le labbra…
<< A me risulta che tu sia solo una Ragazzina, non una persona pura! >> disse, spingendola e facendola sedere su una lapide.
Bonnie avrebbe voluto prenderlo a pugni: prima erano così vicini quasi da baciarsi e poi lei era su una lapide sotto il ghigno divertito di lui.
<< Ti diverti tanto a prendermi in giro? >> borbottò mettendo su un broncio.
Trevor rise.
<< Non immagini nemmeno quanto! >> disse, dandole un buffetto.
<< Almeno che tu non ti sia innamorata del signor… Charles >> indicò la lapide su cui era seduta la strega << Che ne dici di andarci a fare una passeggiata romantica per il cimitero? >> le domandò con un tono da maggiordomo elegante e porgendole il braccio.
<< Tu sai che la parola “romantica” non può stare per definizione accanto alla parola “cimitero”? >> chiese ironica.
<< Ehi, sono pur sempre un vampiro! Dovrei essere in una bara io! >> le rispose facendo finta di essere offeso. Bonnie rise.
Il resto della serata passò velocemente tra risate e chiacchiere.
Bonnie non avrebbe mai immaginato di passare una serata così con il Signorino che tanto detestava.
Quando all’alba Trevor la riaccompagnò a casa, sentiva che c’era qualcosa di nuovo tra loro due, un legame molto strano.
Non sarebbe mai riuscita a dire se era di amicizia o di qualcos’altro, anche perché definire Trevor come suo “amico”, era come dire che Caroline era la persona più importante della sua vita.
La rossa non sapeva cosa fosse il biondo per lei, perché ancora non riusciva a capire niente di lui.
Trevor era semplicemente quello: un nemico e un irritante compagno di “esperienze sovrannaturali” che in alcuni momenti cambiava completamente diventando quasi un amico o forse, qualcosa di completamente diverso…
Bonnie non capiva cos’era successo quella notte, tuttavia sapeva che in qualche modo, si era legata a Trevor.
La ragazza l’aveva percepito durante quella sera, ma ne fu totalmente sicura quando la mattina si risvegliò stretta dall’abbracciò amichevole di un vampiro che, fino a poco tempo, prima considerava un pericolo per lei, ma che, in quel momento, sentiva non ci fosse luogo più perfetto per lei che tra le braccia di un Signorino molto altezzoso.
 
Quello che Bonnie non sapeva è che la scena non era per niente gradita agli occhi di un corvo nero, appollaiato su un ramo, davanti alla finestra di camera sua.

 
 
 

* Angolo Autrice *
 
* Prende delle armi per difendersi dai possibili attentati alla sua vita *
Okay, sì lo so. Sono in un ritardo IMPERDONABILE e mi dispiace davvero tantissimo, ma ho una scusa molto precisa: non avevo ispirazione e, invece di scrivere boiate, ho preferito aspettare.
Per ripagarvi dell’attesa, ho postato un capitolo lungo (ben 16 pagine di Word!) e spero che non sia troppo stancante e che vi piaccia.
Beh, ecco la prima parte di “Damon vs Trevor”, ovviamente questo capitolo è Brevor.
Attenzione, molti passi di questo capitolo torneranno in seguito e tutta la storia della luna è molto importante perché è un passo fondamentale del passato di Trevor.
Per quanto riguarda Damon… Beh, prevedo una bella sfuriata con Trevor! Il prossimo capitolo sarà pro-Donnie, ovviamente.
Quindi, abbiamo Bonnie che per la prima volta si lega a Trevor in modo molto particolare e che probabilmente, nel prossimo capitolo, negherà a se stessa quel legame di cui parla alla fine. Inoltre, la nostra misteriosa “El…” inizia a intromettersi involontariamente nella vita di Bonnie, provocando in lei sensazioni e bisogni a volte esagerati (come quello di conoscere il passato di Trevor: era Bonnie che diventa di punto in bianco sfrontata o “El…” sta giocando dei brutti scherzi alla nostra streghetta?).
Ma quel legame è solo amicizia o stanno nascendo in Bonnie i primi sentimenti per Trevor? Ed essendo questo un Pov Bonnie, Trevor che sentimenti ha al riguardo? Fa parte solo del piano dei kitsune o c’è qualcosa di reale pure per lui nel legame con Bonnie?
Per chi si aspettava uno scontro fisico o diretto tra Damon e Trevor, mi spiace avervi deluso ma spiego il motivo per cui ciò non è stato possibile: non avrebbe avuto senso!
Insomma, lo scontro diretto ci sarà, ma inserirlo ora è troppo presto!
La battaglia tra i due si svolge indirettamente ed è una specie di “chi conquista prima Bonnie tra noi due” e questa è la mossa di Trevor che ha ottenuto un importante risultato: mentre Damon è fissato con Elena e ha allontanato Bonnie, Trevor ha fatto un passo da gigante con lei e ha creato questo legame che, con il passare del tempo, probabilmente si rafforzerà.
Il prossimo capitolo, come ho già detto, avrà inizialmente un Damon furioso e irritato e un tete-a-tete tra Damon e Trevor. Tuttavia il nostro moro non è così impulsivo e cercherà immediatamente di riparare il danno fatto.
Quindi sì, vi aspetta un bel Donnie!
Inoltre, vi anticipo, che la nostra Streghetta non è poi così stupida: pensate che non noterà la rivalità tra Damon e Trevor? Che non s’insospettirà di tutte quelle improvvise attenzioni?
Beh, ora vi lascio e recensite perché non sono molto convinta da questo capitolo… spero che non risulti noioso e che vi piaccia! Spero davvero di non avervi deluso! Fatemi sapere!

  • * “Il bacio rubato…” mi riferisco a uno dei segreti accennati da Shinichi alla fine dell’ultimo libro in cui dice che c’è stato un bacio rubato. Per chi non lo avesse capito, inoltre, ci sono dei chiari riferimenti a “After Hours” che è una storia scritta dalla Smith su Damon e Bonnie, si svolge prima di tutto il romanzo e parla del primo incontro tra Damon e Bonnie (che per la cronaca, Damon ha incontrato e baciato prima Bonnie di Elena ù.ù)… per chi non lo conosce, vi consiglio di leggerlo (lo trovate su internet) per due motivi: primo è bellissimo per noi Donnie, secondo di poi servirà per lo svolgimento di questa ff.

  • ** Cito il libro in cui, se non sbaglio, Damon chiama Bonnie ragazzina per poi correggersi con “sua fanciulla”, quindi ogni volta che scriverò “fanciulla” sarà un chiaro riferimento a Bonnie e al libro.

  • *** Questa frase e alcuni concetti li ho ripresi dalla canzone “Apollo 11” dei Negramaro, un gruppo che mi piace molto… lo dico per correttezza e perché mi sembra sia obbligatorio farlo J

il 6 Marzo parto per una settimana per l’Inghilterra, causa uno stage linguistico (che bello!!), quindi dovrete aspettare un po’ prima del prossimo aggiornamento!
Ora vi lascio, spero che il capitolo vi sia piaciuto e fatemi sapere recensendo cosa ne pensate!
Inoltre un grazie a chi recensisce e a chi ha messo la ff tra le seguite/preferite/da ricordare e anche a chi mi segue silenziosamente (siete davvero fantastici, sono delle grandi soddisfazioni per me!)
Un bacio a tutte e alla prossima
P.S. per non creare confusioni, lo dico chiaramente: tra Trevor e Bonnie non è successo niente di “intimo”, hanno SOLO dormito insieme.
 
Amily

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Capitolo 12
*** AVVISO ***


Ciao care!! Okay, probabilmente non interesserà niente a nessuno, però mi sembrava carino farvi sapere che no, non sono morta XD Dunque, volevo solo avvisarvi che, molto ma molto probabilmente, non aggiornerò la storia fino al 2 Giugno per problemi scolastici. Chi fa lo Scientifico può capire di quali settimane siano capaci di creare i professori quando si accorgono che gli mancano i voti a due settimane dalla fine della scuola -.-'' (che poi non gli mancano nemmeno! bah!). Comunque, so che non aggiorno dall'era preistorica, ma giuro che arriverà entro la fine della prima settimana di Giugno, un nuovo capitolo pieno di momenti Donnie e che, probabilmente, inizierò ad aggiornare regolarmente ogni settimana la storia! Scusatemi ancora per l'assenza e cercate di reprimere i sentimenti omicidi nei miei confronti XDXD Beh, era solo per farvi sapere che non ho intenzione di lasciare questa ff e che, in questi due mesi (solo due?) di assenza, la mia mente ha sfornato molte idee (povero Damon XD). Ci si vede a Giugno, almeno che non riesca ad aggiornare prima!! Un bacio a tutti e grazie se non mi avete dimenticata e se continuate a seguirmi!!

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Capitolo 13
*** Damon vs. Trevor (parte II) ***


12. DAMON VS TREVOR (Parte II)
 
 
 
 
Bonnie si stiracchiò in modo rilassante per l’ennesima volta, accoccolandosi a… al niente?
Tastò con la mano la parte restante del letto e, come conferma, la trovò vuota.
<< Sai che parli nel sonno in modo davvero irritante? >>.
Bonnie sorrise, calmandosi da quello strano attimo di panico.
<< Io non parlo nel sonno! >> protestò debolmente, consapevole del fatto che non era una piacevole compagna con cui dormire: tendeva a dare pugni e calci e, suo malgrado, parlava anche nel sonno.
Bonnie guardò verso il luogo da dove proveniva la voce del vampiro.
Trevor era seduto con non-chalance sul davanzale della finestra ed era bellissimo: i capelli spettinati gli conferivano un aspetto selvaggio, la testa leggermente inclinata indietro e gli occhi cobalto coperti dalle palpebre serrate: sembrava prendesse il sole, anche se in effetti di quest’ultimo non vi era traccia nel cielo.
<< Oggi è una giornata così uggiosa… qualcuno deve essere davvero molto nervoso… >> mormorò con un sorrisetto di trionfo stampato in volto.
<< Sei nervoso? >> domandò ingenuamente la rossa, che non aveva capito il soggetto della frase del vampiro.
Trevor aprì gli occhi e la guardò con espressione divertita e quasi maliziosa.
<< Oh, ragazzina, ma non mi riferivo a me stesso! – disse – in ogni caso… adesso devo proprio andare! >>
<< Andare? >> domandò confusa Bonnie, << E le sfere? >>
<< Oh, dimenticavo! Ieri sera… hai fatto grandi progressi e devi riposarti… riprenderemo oggi pomeriggio a incanalare l’energia. E poi, stamattina, devo fare alcune ricerche… >> rispose vago.
Trevor era davvero incomprensibile alcune volte. Insomma, mancava un mese o poco più al rito e loro dovevano riposarsi?
<< Ma… Trevor! >>
<< Fidati di me, Bonnie >> disse semplicemente, ammiccandole in modo molto dolce e… irresistibile.
“Ma cosa diamine pensi? E poi, fai questi pensieri sul Signorino?!”
<< O-okay… Trevor, ma che tipo di ricer… >>
<< Ci si vede, ragazzina! >>.
Trevor sparì dalla camera, lasciando Bonnie come una stupida da sola.
La ragazza sbuffò sonoramente, buttandosi di nuovo sul letto.
Mise le mani sotto il cuscino e tastò qualcosa di duro, sembrava essere di metallo.
Bonnie incuriosita tirò fuori l’oggetto misterioso e lo riconobbe immediatamente: era la collana di Trevor, doveva essersi staccata dal suo collo.
La ragazza aveva notato che il vampiro ci teneva molto e stava attento a nasconderla sempre sotto la maglietta.
La rossa, andando contro qualsiasi idea di discrezione, prese a osservare il ciondolo della catenella attentamente.
Era una sottile lamina d’oro a forma di cerchio, seghettato ai bordi, dove al centro brillava uno strano simbolo con due rubini: sembrava quasi un ingranaggio.
Nella lamina erano incise, a mo’ di dedica in un’elegante scrittura, parole che Bonnie non riusciva a capire. Era una lingua straniera, non inglese di sicuro.
L’occhio le cadde su un dettaglio: alla fine di quella che sembrava una dedica, vi erano due lettere incise come una firma, “E. V.”.
<< E. V… >> mormorò tra sé e sé la ragazza, affascinata come non mai da quell’oggetto.
L’acuta suoneria del suo cellulare la fece sobbalzare e per poco non cadde dal letto.
Bonnie scosse la testa, rimproverandosi per la propria goffaggine, e rispose al cellulare.
<< Bonnie?! Dove sei? È Tardissimo! >>, la voce squillante di Elena le perforò un timpano. Bonnie fece una smorfia, allontanando il cellulare dal suo orecchio: come faceva la sua amica a essere sempre così energica di prima mattina?!
<< Ciao Elena! Tardi? Tardi per cosa? >>
<< Lo sapevo, ti sei dimenticata! >>.
Bonnie corrugò le sopracciglia, cercando di ripescare nella sua memoria un qualche impegno con Elena per quel giorno.
<< Bonnie! Mi avevi promesso che saresti venuta con me e Meredith a casa di Caroline prima di andare a lavoro! Ricordi? >>.
Bonnie si schiaffeggiò, sconsolata, la fronte con una mano: se ne era completamente dimenticata!
<< Dammi venti minuti e sono lì al pensionato! >>.
Attaccò velocemente e posò gli occhi sulla collana di Trevor: gliel’avrebbe restituita appena l’avrebbe rivisto.
“E spero che sarà presto…”.
Bonnie sgranò gli occhi sorpresa… ma cosa diamine pensava!
Scosse la testa energicamente e cacciò immediatamente quei pensieri inappropriati: lo stress la stava facendo impazzire di sicuro.
Guardò la collana e, dopo varie considerazioni, se la allacciò al collo pensando che fosse il modo migliore per non perderla.
 
 
 
<< No, Angelo, non ho la più pallida idea di dove sia Stefan! >> rispose svogliatamente Damon, carezzando una guancia alla bionda.
<< Oh Damon! E Sage? Dov’è Sage? E Trev… >>
<< Non ne ho idea! >> rispose sgarbatamente, trattenendo un ringhio e ritraendo la mano.
Elena rimase sorpresa da quell’improvviso scatto d’ira: non era da Damon trattarla in quel modo.
<< Beh… Okay! >>.
Elena ricompose per l’ennesima volta il numero di cellulare del suo odioso fratellino.
“Perché Stefan è presente anche quando manca?”.
Damon sentiva come la sensazione di non riuscire a scollarsi di dosso il fratello: era da tempo che non stava davvero solo con la sua Principessa.
<< Principessa! Posso sapere per quale motivo sei così nervosa? Stefan starà inseguendo il Bianconiglio nel paese delle Meraviglie per cercare di mangiarselo! >> disse ironicamente.
Elena alzò gli occhi al cielo.
<< Doveva accompagnarmi a casa di Caroline! Dobbiamo andare a vedere come sta, Damon! Ma non possiamo andarci da sole! >>.
<< Vi accompagnerò io! >> si offrì immediatamente, pensando all’occasione che gli si stava presentando per avere Elena tutta per sé.
<< Grazie, Caro! >>.
Damon ammiccò, prendendo una ciocca di capelli dalla cascata d’oro della ragazza. Il solo fatto che lo iniziava a chiamare “caro” era un buon inizio: non era del tutto indifferente a Elena, allora!
Damon sentiva il bisogno di andare oltre ai semplici baci o abbracci che in quei due ultimi mesi lo avevano avvicinato alla bionda, voleva sentire che Elena gli apparteneva e che iniziava a mettere in dubbio quell’insensato (ovviamente a detta di Damon) amore per suo fratello.
Damon aveva bisogno di Elena in quel momento più di quanto ne avesse avuto bisogno prima.
Il motivo in realtà non se lo sapeva spiegare nemmeno il vampiro, che giustificava questi sentimenti con il fatto che fosse perdutamente innamorato di Elena, tuttavia la verità era un’altra.
La notte precedente aveva morso una ventina di ragazze e, per la prima volta*, non ricordava alcun nome tranne quello che gli trasmetteva uno strano freddo: Bonnie, l’ultima ragazza che aveva morso, più simile a Elena che al suo uccellino.
Dopotutto, come avrebbe mai potuto mordere Bonnie? era così… così innocente, come una bambina!
“Quindi puoi mordere Elena, ma non Bonnie? In teoria non dovresti amare Elena?”
“Stai zitta!”, ammutolì la sua testa e quei pensieri istigatori.
Comunque, le parole della rossa l’avevano profondamente ferito ed era stato tutta la notte a pensare a ciò che aveva detto.
“Un cagnolino? IO?!”
Damon sbuffò rumorosamente, scuotendo la testa con una smorfia di ribrezzo. A Elena non sfuggì questo particolare e posò improvvisamente il cellulare sul tavolo prendendo la testa di Damon tra le mani e avvicinando il proprio volto a quello del vampiro.
Elena da quella distanza era bella da mozzare il fiato e quegli occhi lapislazzuli erano davvero incantevoli, le labbra rosee invitanti e così vicine…
Damon dimenticò improvvisamente tutti i suoi affanni e si concentrò sul suo Angelo, l’unico problema che avrebbe davvero dovuto porsi.
<< Damon, dimmi cosa ti succede >> era una richiesta, fatta con affetto.
Il vampiro sorrise di sbieco e afferrò con delicatezza i polsi della ragazza, con una mano, mentre l’altra andò dietro la nuca, tra i capelli dorati.
<< Niente Angelo, non sono mai stato meglio di così >> ed era vero, in quel momento era in paradiso.
Proprio quando le loro labbra si stavano sfiorando, un “Ehm, ehm” riportò Elena alla realtà, facendola scostare dal tenebroso ragazzo.
<< Sì, signora Flowers? >> disse leggermente in imbarazzo la ragazza.
La signora Flowers sorrise come chi la sa lunga, posando lo sguardo prima su Damon e poi sulla bionda.
<< Elena, cara, sai per caso dov’è Stefan? >> domandò.
<< Ah, se solo lo sapessi! Anzi, se lo trova, potrebbe dirgli che lo sto cercando? >>.
La signora Flowers si limitò ad annuire e a scomparire dalla soglia della porta, saggia idea giacché Damon in quel momento aveva una grande voglia di provare il suo sangue.
<< Allora mi accompagni da Caroline? >> chiese conferma Elena, tentando di cancellare (come sempre) i sentimenti affiorati da quei pochi istanti vissuti.
<< Sì >> rispose il vampiro irritato, indossando il giacchetto di pelle che era sulla poltrona.
<< Oh no, Damon! Non andiamo adesso! Dobbiamo aspettare Meredith e Bonnie! >>.
Sentire pronunciare quel nome ad alta voce fu come una coltellata nello stomaco: un conto era pensarlo e un’altro era sentirlo con le proprie orecchie.
<< Perché dovrebbero venire anche Meredith e B… Bonnie? Insomma, non bastiamo tu ed io? >>
<< Ma, Damon! >> disse Elena indignata: cos’è, voleva scombussolarle anche i piani adesso?
Damon non continuò per non destare sospetti sul presunto rancore che provava verso Bonnie: si sentiva tradito… insomma, lei era una sua proprietà ed era stata profanata da quell’insulso vampiro?
Tutta la frustrazione provata la mattina stessa tornò di colpo, nonostante le due ore spese a ricoprirla con la roccia che accerchiava il suo cuore.
<< Probabilmente dopo che siamo andati trovare Caroline, io, Meredith e Bonnie andiamo a fare shopping! Non penso che ti sia gradita l’idea… >> Elena continuava a parlare spensieratamente.
“E poi cosa hanno fatto di preciso? Spero che abbiano dormito e basta… dormito?! Come può osare anche solo dormire con l’uccellino? E se l’avesse morsa… o se Bonnie gli avesse offerto il proprio sangue? Lui non può averlo accettato! Come fai ad accettare il suo sangue, il sangue che appartiene a me! E se fosse Bonnie ad averglielo offerto?”
<< Penso che poi farò un bel discorsetto a Stefan! Sparire così dopo aver fatto una promessa! >>
“Damon, Damon, Damon… sei davvero così ingenuo da pensare che si siano fermati lì? Pensi che Trevor non sia attratto dal suo corpo?” quell’irritante voce superava quella di Elena e lo fece andare letteralmente su tutte le furie l’immagine che gli si creò in mente.
“Vorrai dire il mio corpo! Lei appartiene a me!”.
Damon fu costretto a mordersi un labbro per trattenere un ringhio e non spaventare Elena, che continuava a parlare senza accorgersi di niente.
<< Forse andiamo fuori Fell’s Church per fare shopping… tu potresti accompagnarci, Damon caro? Infatti, i negozi in città sono chiusi… >>
“Ancora tua? Ma non farmi ridere… la stai perdendo Damon”
“Non m’importa!” disse risoluto alla voce: stava diventando matto, parlava anche da solo!
<< E costringerò Bonnie a comprarsi un vestito da sera… Ho notato che ha un bel rapporto con Trevor! Sarebbe ora che si sistemasse con qualcuno, insomma, è single da una vita! >>.
Damon improvvisamente si girò verso di Elena, trattenendo un ringhio ma non riuscendo a trattenere il tono di voce arrabbiato.
<< Beh, se resta single non cade il mondo! >>, sbraitò in faccia alla ragazza.
Elena non ebbe il tempo di rispondere che qualcuno si schiarì la gola alle sue spalle, cercando di attirare l’attenzione dei due.
 
 
 
 
Meredith notò con sollievo che i due avevano smesso di… cos’è che stavano facendo di preciso?
<< Ciao! >> disse disinvolta, facendo finta di non aver assistito alla scena di Damon che urlava con un tono a dir poco arrabbiato contro Elena.
<< Ciao Meredith… >> ricambiò il saluto dell’amica, leggermente irritata, mentre lanciava un’occhiataccia al vampiro che aveva tutta l’idea di dire “Ne riparliamo dopo”.
<< Beh, mie care fanciulle, non mangio da troppo tempo e ne approfitto mentre Bonnie si decide ad arrivare! >> e così disparve dalla finestra, lasciando con sollievo le due amiche da sole.
Meredith si guardò un po’ attorno, facendo la sostenuta e aspettando che la bionda parlasse, tuttavia Elena non ne aveva la minima intenzione.
<< Quindi… ne sei sicura? >> sbottò improvvisamente, intenta a cominciare una dolorosa conversazione.
Elena la guardò con due occhi pieni di confusione: i due lapislazzuli erano stati raramente così addolorati.
In pochi secondi sbottò a piangere.
<< Oh, Meredith! Io… io non… non lo so! Sono così confusa! >>
Meredith si avvicinò pazientemente, abbracciando l’amica e carezzandole i capelli color del grano.
<< Elena, devi ascoltare quello che ti dice il cuore… >> mormorò: la situazione si stava facendo così complicata!
<< E’ questo il problema! Il mio cuore appartiene a Stefan ma Damon… Oh, Meredith, non lo so! >>
La bionda la scansò con le mani, e andò vicino alla finestra coprendosi il viso tra le braccia.
Meredith era molto preoccupata: se ciò che le aveva detto Elena per telefono, se ciò che sospettava, era vero, cosa sarebbe accaduto? Quante persone avrebbero sofferto?
Meredith deglutì e si avvicinò all’amica, mettendole una mano sulla spalla per confortarla.
Aveva quasi paura a fare quella domanda, a sentire la risposta di Elena, eppure doveva farla e sarebbe stata obbligata a dare un consiglio in base alla risposta, probabilmente avrebbe dovuto mentire a tutti se la bionda le avesse dato la risposta che sospettava.
La mora si fece coraggio e finalmente domandò:
<< Elena… che succede? >>.
La ragazza scoprì il viso che, fino a quel momento, era stato coperto e così mostrando gli occhi arrossati dal pianto e angosciati per il futuro disastroso che la aspettava.
Meredith ora non aveva bisogno di una risposta, le era bastato guardare negli occhi dell’amica per capirla, ed Elena lo sapeva. Ciononostante rispose con fermezza, arresa ormai all’evidenza.
<< Credo di essermi innamorata anche di Damon >>.
 
 
Damon era in piedi sotto la grande quercia dell’Old Wood, a guardare un punto indefinito davanti a sé e a pensare.
In realtà, si stava sottraendo a una promessa fatta la mattina di quello stesso giorno, quella di non pensare, di non pensarci.
<< Trevor! Come diamine fanno a fidarsi di quell’Ossigenato?! >> sbottò improvvisamente, dando un pugno all’albero più vicino, facendolo inclinare.
Damon la sentiva, percepiva come una burrasca quella voglia che la sua natura di vampiro gli innesca nei momenti meno opportuni: voleva uccidere qualcuno e, nella sua mente, aveva tracciato in modo perfetto il viso della vittima prescelta.
“mmm… che pensieri soavi nei miei confronti!”.
Ultimamente il vampiro parlava con una strana vocina nella sua testa, ma quella che aveva appena sentito non era stata prodotta dalla sua mente.
Si girò, puntando gli occhi su un ramo dove stava seduto cavalcioni Trevor.
<< Parli del diavolo… >> gli rispose.
<< Potrei sapere il motivo per cui vuoi uccidermi, Demonuccio? >> domandò in modo innocente l’altro.
Damon sorrise maligno, immaginandosi di uccidere lì, in quel preciso istante, il suo rivale. Sarebbe stato fantastico!
<< Mah, ogni tanto bisogna pure eliminare qualcuno dalla faccia della terra. Non hai sentito mai parlare gli umani del problema del sovraffollamento nelle città? Ecco, Fell’s Church è una di queste e io, personalmente, risolverei il problema iniziando a uccidere le persone inutili >>.
<< Inutili… o scomode, Damon? >> domandò il biondo, assottigliando lo sguardo e alzandosi in piedi sul ramo.
Per risposta Damon gli voltò le spalle, facendo per andarsene.
<< Ieri ho passato una serata a dir poco fenomenale… vuoi sapere cosa ho fatto? >> buttò lì l’Ossigenato.
Damon si bloccò di colpo, indurendo la mascella e girandosi in modo spavaldo.
<< Perché dovrebbe interessarmi? >> chiese, assumendo inconsapevolmente una posa da predatore.
<< Oh, credimi, t’interessa eccome! >> ghignò divertito Trevor, saltando giù dal ramo e avvicinandosi al moro.
<< Ho aspettato Bonnie in camera e quando è arrivata, era talmente scossa che non si è nemmeno accorta della mia presenza! >>.
Iniziò a girare intorno al vampiro.
<< Poi, ho cercato di capire cosa avesse fatto, ma non c’era verso di calmarla: era proprio sconsolata, poverina… quindi… >> gli si parò davanti e, scrutandolo in volto, concluse << ho pensato bene di consolarla >> ghignò divertito, attendendo una reazione avventata di Damon che non arrivò mai.
Infatti, questo, era rimasto impassibile per tutto il tempo e si era limitato a guardarlo in modo distaccato e illeggibile. Sembrava non essere turbato per nulla dal racconto di Trevor.
“ Possibile che mi sia sbagliato riguardo ai sentimenti di Damon?” si domandò il biondo, “No… è impossibile, sono certo che stia nascondendo qualcosa…” concluse.
Infatti, il biondo era convinto che quella frase sarebbe bastata a fare infuriare Damon, invece il vampiro sembrava avere più autocontrollo di quello che aveva mostrato in precedenza.
<< Beh, sono molto felice per te, Ossigenato. Ora, se non ti dispiace, devo proprio andare… sai com’è, la caccia mi chiama! >> ammiccò e fece di nuovo per andarsene, ma Trevor non si era arreso e aveva deciso di osare di più.
Il vampiro aveva, infatti, sentito dire a Shinichi che Damon era molto bravo a dissimulare i propri sentimenti, ma che, se lo si provocava troppo, non riusciva a nasconderli e agiva in modo impulsivo.
<< Sai, non pensavo che la strega fosse così audace… Avresti dovuto vederla! Mi sorprendo davvero che, in tutti questi anni che la conosci, tu non te ne sia approfittato nemmeno soggiogandola! >> Damon rallentò la camminata, ascoltando il biondo con più attenzione.
<< Non che ce ne sia stato bisogno… Lei si è offerta di sua spontanea volontà! Penso che qualcuno debba davvero averla ferita per offrirsi con tanta facilità… insomma, pensavo che quella purezza fosse più difficile da catturare >> continuò il vampiro, malizioso, avvicinandosi ulteriormente a Damon.
Il moro notò una cosa che all’inizio gli era sfuggita: addosso a Trevor, l’odore di fragole e frutti di bosco di Bonnie era inconfondibile.
“Quindi, sono andati a letto insieme…” pensò, con assoluta calma nonostante sentisse la rabbia crescere in modo incontrollato nel corpo.
<< Puoi dirlo eccome! >> rispose ai suoi pensieri Trevor, << eppure, la parte della serata che ho preferito è stato quando Bonnie mi ha offerto il suo sangue… sai, mi è quasi dispiaciuto berlo con così tanta facilità, ma penso… che sia stato il pasto più buono che io abbia mai assaggiato in tutta la mia non-vita! >> concluse soddisfatto, ormai convinto di aver toccato un tasto dolente in Damon.
Tuttavia, Trevor non avrebbe mai immaginato di aver fatto infuriare in tal modo il moro.
Questo, infatti, nella frazione di un secondo afferrò un pezzo di legno da terra e lo conficcò nello stomaco di Trevor con la freddezza e l’abilità che solo un cacciatore, in preda alla rabbia, avrebbe avuto.
Trevor si ritrovò impalato a un pino, un dolore acuto che gli attanagliava le viscere e un Damon freddo e con gli occhi più neri che mai davanti.
Il biondo abbassò lo sguardo verso il bastone che lo teneva bloccato addosso all’albero: era di legno di quercia bianca, l’unico tipo di legno in grado di ferire un originario, figurarsi un vampiro normale!
Trevor, stupito, alzò lo sguardo per cercare quello di Damon, che lo osservava con occhi da predatore e un ghigno cattivo stampato in volto.
Questo mosse un passo in avanti e si avvicinò al biondo che non riusciva a parlare per il dolore provocato dal legno fatale.
<< Ora ascoltami bene: la mia fama di uno dei più potenti vampiri sulla faccia della terra non è gratuita e tu non hai la più pallida idea di quello che sono in grado di fare. Questo >> spinse più profondamente nella carne di Trevor il bastone, facendolo gemere dal dolore << è solo un assaggio di ciò che ti farò se toccherai ancora ciò che mi appartiene. Non so perché tu sia qui e, a differenza degli altri, non mi fido di te perché sento che stai nascondendo qualcosa. Non provocarmi Trevor, o te ne pentirai. >>.
Detto questo, gli lanciò un’ultima occhiata e si trasformò in corvo, scomparendo.
Allora era vero ciò che aveva sentito in giro su Damon Salvatore… sarebbe dovuto stare più attento, in futuro.
<< Ti serve una mano? >> sentì domandarsi in modo divertito, da una voce proveniente da un ramo alla sua destra.
<< Te l’avevo detto di non provocarlo troppo… E’ molto potente, forse più di te >>.
Trevor chiuse gli occhi e tentò di ignorare il dolore che persisteva, mentre Shinichi lo liberava dal paletto di legno.
 
 
 
 
Bonnie finì stremata di asciugarsi i capelli.
La giornata era passata abbastanza velocemente e lei si sentiva inquieta, per un motivo inspiegabile.
Quando, in tutta fretta, era andata alla pensione dei Salvatore aveva trovato Elena in lacrime che parlava con Meredith e, appena si erano accorte della sua presenza, si erano affrettate a giustificare le lacrime di Elena con una banale scusa secondo la quale Elena si era fatta male e per questo stava piangendo.
Nemmeno le due credevano che Bonnie se la fosse bevuta: Elena era troppo forte per mettersi a piangere a causa di certe stupidaggini!
Tuttavia, Bonnie non aveva insistito e aveva fatto finta di credere alle due. Elena le aveva comunicato che dovevano aspettare Damon per andare da Caroline, ma, fortunatamente, era tornato prima Stefan dalla caccia e, così, si erano avviati verso casa Forbes.
Bonnie era stata davvero sollevata nel costatare che Damon non sarebbe andato con loro: dopo la sera precedente, non aveva nessuna voglia di vederlo e di dovere subire le solite scene di lui che tentava di conquistare le attenzioni di Elena.
Caroline, invece, stava peggiorando. Avrebbe di sicuro partorito entro poco tempo e, a quel punto, Bonnie si chiedeva cosa avrebbero fatto con un bambino piccolo, probabilmente lupo mannaro, e con la madre che era totalmente impazzita. La ragazza con gli occhi verdi, infatti, continuava a sottrarsi ai ripetuti tentativi di Elena di aiutarla e aveva provato a mordere Bonnie, tuttavia Stefan era intervenuto in tempo.
La rossa non era mai stata in sintonia con Caroline e, soprattutto negli ultimi tempi, non godeva di alcun sentimento di amicizia con questa… tuttavia, vederla in uno stato così penoso l’aveva davvero turbata.
Nel pomeriggio, dopo aver lavorato per tre ore, si era diretta nel giardino prima dell’inizio dell’Old Wood, dove solevano svolgersi gli allenamenti con Trevor ed era stata tutto il pomeriggio ad aspettarlo in modo impaziente, però il biondo non si era presentato.
La strega aveva sentito una sensazione molto strana mentre lo aspettava nel giardino, sentiva quasi che Trevor fosse in pericolo e, per alcuni secondi, avrebbe giurato di sentirsi osservata. Era stata una sensazione davvero inquietante e, ad aumentarla, ci si era messa la collana di Trevor che si era messa al collo la mattina: infatti, Bonnie poteva giurare di averla sentita palpitare ripetute volte… però gli oggetti metallici non dovrebbero palpitare… giusto?
Alle sei di sera aveva dovuto ammettere, con delusione, che Trevor non si sarebbe presentato quel giorno. Le era dispiaciuto molto perché, dopo la serata passata con il biondo, avrebbe voluto passare altro tempo con lui, senza considerare che volesse fare progressi con le Sfere Stellate.
Così si era avviata a casa, dicendosi ripetutamente che Trevor si fosse vendicato per il giorno precedente, dove era stata lei a non presentarsi agli allenamenti… eppure non riusciva a togliersi di dosso quella sensazione che il vampiro fosse in pericolo.
Bonnie posò distrattamente il Phon per terra e fece per aprire la porta ma, improvvisamente, si arrestò.
Si ricordò di quante volte, nell’anno e mezzo precedente, avesse esitato a spingere in basso la maniglia della porta del bagno e avesse pregato di trovare il bel vampiro dagli occhi neri in camera che la aspettava, invano ovviamente.
La rossa scosse la testa, dandosi della stupida e chiedendosi il motivo per cui tirava fuori questi ricordi inutili.
Entro in camera in fretta e, come risposta alla sua domanda, trovò una bella sorpresa.
Ovviamente era stato il suo sesto senso a tentare di avvertirla con i ricordi, perché seduto comodamente sul letto c’era proprio Damon Salvatore, intento a guardare una foto di lei e Meredith… che si trovava nel suo diario!
La ragazza rimase ferma per alcuni secondi, totalmente spiazzata, senza sapere cosa dire o cosa fare. Damon, d’altro canto, sembrava non averla nemmeno sentita arrivare, poiché continuava tranquillamente a posare la foto in mezzo al diario di Bonnie e, probabilmente, a continuare la propria lettura.
<< No, ma tranquillo, tanto sei a casa tua, no? >> disse, con un sarcasmo uscito da chissà dove, la rossa.
Damon le lanciò un’occhiata e sorrise sornione.
<< Streghetta, sei un’ottima scrittrice sai! Descrivi davvero bene Elena e Meredith… anche se con Mutt non sei il massimo, tutti questi pregi che scrivi qui dove li hai trovati? >> domandò, aggrottando le sopracciglia.
Bonnie fece per rispondere, ma Damon continuò serenamente, girando pagina.
<< Mi sorprende che tu trovi il mio fratellino… com’era? Ah, sì! “Bello da mozzare il fiato”… ancora non parli di me, però! Se mio fratello è descritto così… mi domando cosa tu abbia scritto su di me… >> disse malizioso, iniziando a leggere la nuova pagina di diario.
Bonnie si sentì sollevata: ancora non era arrivata alla parte del diario in cui parlava in modo eccessivamente adulatorio del moro e scriveva di quanto le facesse male averlo vicino.
Così si affrettò a tentare di levargli il diario.
<< Damon, hai mai sentito parlare di privacy? >> domandò stizzita, allungando una mano per strappargli il quaderno rosso.
Damon tuttavia lo chiuse, lasciando come segnalibro un dito in mezzo, e, sorridendo divertito, allungò un braccio in modo che Bonnie non riuscisse a prendere l’oggetto della contesa.
La conseguenza fu che Bonnie si allungò ancora di più e perse l’equilibrio, cadendo e appoggiandosi al petto di Damon per evitare di cascare sul vampiro.
Bonnie si ritrovò inaspettatamente a faccia a faccia con Damon, troppo vicina per i gusti del suo autocontrollo e si bloccò completamente, incapace sia di allungarsi ancora per strappare il diario dalla mano del vampiro, sia per alzarsi nuovamente in piedi da quella posa imbarazzante.
<< Ti dà noia che io legga il tuo diario o c’è qualcosa in particola che vuoi nascondermi? >> insinuò maliziosamente il moro.
<< M-mi dà noia… che tu legga tutto il diario… >> balbettò la ragazza, senza riuscire a staccare gli occhi da cerbiatto da quelli magnetici del vampiro.
In un secondo, con uno scatto fulmineo, Bonnie si sentì tirare verso Damon e percepì, sotto la sua schiena, il materasso del suo letto matrimoniale.
Il peso di Damon sopra al proprio corpo era molto piacevole, tuttavia Bonnie era tutt’altro che tranquilla per vari motivi.
Primo, Damon aveva in mano il suo diario e se l’avesse letto tutto, l’avrebbe derisa per anni.
Secondo, si trovava in una posizione completamente sconveniente con uno dei vampiri più seducenti e ingannatori che esistessero.
Terzo, era in accappatoio e questo non faceva che aumentare la pericolosità di quella posizione.
Quarto, il vampiro la stava guardando in modo talmente intenso che Bonnie non era più padrona delle proprie azioni.
Quinto e ultimo, la battaglia che si stava svolgendo dentro il suo cuore tra un odio provocato dal rancore e un antico amore che l’aveva scottata più di un anno e mezzo fa, stava completamente distruggendo il suo autocontrollo e la barriera mentale che Bonnie aveva innalzato sin da quando era entrata nella stanza: se Damon avesse conosciuto i sentimenti della rossa… sarebbe stato un totale disastro! Lui non doveva sapere assolutamente niente: non gli avrebbe permesso di ripetere le parole dette un anno e mezzo prima.
<< Allora… ecco a te! >> disse Damon con fare suadente, porgendole il diario.
Bonnie, completamente rossa, prese insicura il quaderno tra le mani e attese la prossima mossa del vampiro.
Tuttavia, questo non andò oltre e si alzò dal letto, porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi, una mano che Bonnie non accettò.
La rossa si allontanò il più in fretta possibile dal vampiro, tentando di calmare il suo cuore e rimise il proprio diario a posto.
Quando si girò, trovò Damon intento a scrutarla attentamente, quasi stesse cercando qualcosa. I suoi occhi si soffermarono sulla collana di Trevor.
<< Bella collana… è nuova? >> sorrise magnetico.
Bonnie, quasi automaticamente, toccò lo strano ciondolo e lo sentì, per l’ennesima volta, palpitare sotto le sue dita.
<< Deve essere di tua nonna… >> buttò lì il moro, distogliendo lo sguardo dai gli occhi nocciola della strega e puntandolo verso la finestra.
<< Perché? >> riuscì finalmente a domandare Bonnie, con un pizzico di curiosità, mentre si avvicinava al letto su cui ancora era seduto il vampiro.
<< Emana ondate di potere notevoli! >> spiegò.
Bonnie aggrottò le sopracciglia: lei non aveva notato nulla e, nemmeno concentrandosi, riusciva a percepirle.
<< In realtà… è di Trevor… >> disse, più a se stessa che al moro.
Damon la guardò nuovamente, con una scintilla d’improvviso interesse negli occhi.
<< Te l’ha regalata? >> si alzò in piedi, avvicinandosi alla strega.
Bonnie rimase sorpresa da questo improvviso cambio di atteggiamento da parte del vampiro: Damon si era innervosito.
<< Sì >> mentì: voleva vedere la reazione di Damon.
<< Ah… e… potrei vederla meglio? >> fece un passo verso la strega, avvicinando il proprio volto a pochi centimetri da quello della rossa e abbassandolo verso il collo di questa.
Bonnie avvampò e riuscì solo ad annuire.
Damon era totalmente preso dal ciondolo che non notò nemmeno l’effetto che provocavano in Bonnie le sue mani mentre sfioravano, involontariamente, il petto, osservando attentamente il ciondolo.
<< Io questo l’ho già visto… >> lo sentì mormorare, mentre sfoderava la sua classica espressione confusa.
 All’improvviso lasciò il ciondolo bruscamente e si allontanò di un passo, guardando finalmente Bonnie e, per sfortuna, notando lo stato in cui si trovava.
Era completamente rossa e aveva iniziato a sudare, le mani le tremavano e lo sguardo era abbassato, evitando i tutti i modi possibili di guardarlo.
Damon alzò un sopracciglio e decise di sfruttare la buona occasione, avvicinandosi nuovamente alla ragazza e girandole intorno, fino a che questa non gli dava le spalle.
A quel punto, le cinse con la mano destra la vita, carezzandole i fianchi dolcemente, e le scostò i capelli rossi da una parte, scoprendo il collo candido.
Iniziò con il naso a percorrere il profilo del collo, respirando profondamente l’aroma che caratterizzava la pelle di Bonnie: grazie alla doccia, non c’era odore di Trevor. In compenso, a causa dell’agitazione della ragazza, nella giugulare il sangue scorreva più velocemente, facendo venire sete al vampiro.
Tuttavia, c’era un particolare che faceva piacere al moro: non vi erano segni di canini.
Il vampiro diede un bacio sul collo della ragazza, facendo salire la mano destra dai fianchi alla pancia, vicino al seno, e carezzando le clavicole con la mano sinistra.
Osservò Bonnie che, nel frattempo, era rimasta totalmente paralizzata, con un’espressione spaurita in volto e il fiato corto, mentre le mani, lasciate cadere lungo i fianchi, tremavano impercettibilmente. Questa lo guardava tramite il riflesso di uno specchio, posto proprio davanti a loro.
Damon la imitò: lo sguardo della rossa era talmente innocente da assomigliare davvero a un uccellino indifeso.
Guardò negli occhi il riflesso della ragazza, sorridendo, mentre l’abbracciava da dietro.
“Beh… siamo davvero bellissimi, insieme…” pensò, guardando il loro riflesso.
All’improvviso lo sentì: uno strano calore lo pervase, un bruciore gli attanagliò lo stomaco, la gola era improvvisamente secca e il sangue di Bonnie, no, non il sangue… Bonnie stessa… era tutto ciò che, in quel momento, desiderava con molto ardore.
Tuttavia, la rossa non sembrava essere dello stesso parere.
Si divincolò dall’abbraccio, allontanandosi dal vampiro e girandosi verso questo, guardandolo negli occhi in modo molto confuso.
<< Che cosa vuoi da me, Damon? >> domandò con gli occhi lucidi e il cuoricino che le batteva a mille.
Damon la guardò confusa.
<< Non ne ho la più pallida idea… >> ammise infine.
Avrebbe potuto mentire e dire una frase più alla Damon Salvatore ma, in quel momento, non aveva potuto dire nient’altro che la verità.
Vide Bonnie deglutire e chiudere gli occhi, mentre faceva un profondo respiro… era bellissima.
<< Sarebbe meglio che te ne andassi… >> disse, con tutta la forza che aveva in corpo, vincendo quella voglia che aveva di stare con lui.
Damon si sorprese di quella richiesta e si sentì offeso.
Assottigliò lo sguardo e mosse un passo verso la rossa.
<< E’ davvero ciò che vuoi Uccellino? >> domandò con una punta di malizia, sperando con tutto se stesso in una risposta negativa.
Bonnie rimase in silenzio per alcuni secondi, finché non aprì gli occhi:
<< Sì. >>.
Damon indurì la mascella, sentendo il suo orgoglio profondamente ferito.
Prese un boccolo rosso tra le dita e accarezzò la guancia fredda della ragazza con il dorso della mano, mentre osservava con attenzione le labbra rosse come una rosa matura da cogliere e che lui avrebbe colto volentieri.
Avvicinò ulteriormente il volto, per baciarla, mentre questa aveva chiuso gli occhi spaventata dai movimenti che il vampiro stava facendo e dai sentimenti che stavano nascendo in lei.
Indugiò sulle sue labbra, sfiorandole, finché decise che non avrebbe colto quella rosa così, senza il consenso della padrona.
Lo avrebbe fatto, quello era certo, ma in un’altra situazione.
<< Farò ciò che vuoi… ma ti assicuro, Streghetta, che cambierai presto idea >>.
Infine disparve, lasciando Bonnie da sola, in preda alle sue emozioni da reprimere.
 
 
 
 
 
Trevor imprecò per l’ennesima volta, toccandosi la ferita che doleva. Erano passate più di sette ore e ancora sanguinava.
“Certo che questa quercia bianca è micidiale!”, pensò irritato.
Era sera e si trovava nell’Old Wood, nella parte appartenente ai kitsune.
Si era aspettato una reazione avventata da parte di Damon, ma non così pericolosa per lui.
Inoltre era infuriato di non essere nemmeno riuscito a difendersi… possibile che Shinichi avesse ragione e Damon fosse davvero più potente di lui?
Eppure, visti i precedenti incontri, non l’avrebbe mai detto.
Insomma, era sembrato così goffo e troppo avventato… probabilmente quello che aveva visto, la mattina, era il vero Damon Salvatore, conosciuto in tutta la Dimensione Oscura per i suoi poteri.
Trevor si sentiva stremato poiché il legno di quercia bianca indeboliva in modo davvero notevole i vampiri. Inoltre era irritato, oltre che per essere stato quasi ucciso dal suo acerrimo nemico, anche per non aver incontrato Bonnie in quel giorno.
Non l’avrebbe mai detto ma, per la prima volta dopo secoli, si era sentito felice, vivo! Ed era tutto merito di Bonnie.
Trevor sorrise al pensiero di quella buffa ragazza… forse si stava affezionando?
No! Non poteva farlo, non doveva farlo!
Se si fosse affezionato tutto il piano sarebbe andato a monte!
Non avrebbe più potuto fare ciò che doveva fare e i kitsune l’avrebbero senz’altro ucciso.
Eppure, si era sentito… completo, quando aveva stretto tra le braccia la rossa dormiente.
Un rumore lo fece sobbalzare, qualcuno aveva calpestato un bastoncino, rompendolo.
<< Ti diverti così tanto ad analizzarmi… Eh, Shinichi? >>.
Attese una risposta che non arrivò mai.
“strano…”
<< Che ti prende, demone? >> domandò, alzandosi a sedere sul ramo in cui si trovava e guardando in basso.
Una figura femminile, incappucciata, stava fissando qualcosa davanti a sé e Trevor non riusciva a vederle il viso.
<< Misao…? >> domandò ancora, scendendo dal ramo e ritrovandosi la figura di spalle.
Gli si avvicinò e, finalmente, notò una ciocca di capelli rossi uscire dalla veste nera.
Trevor si sentì morire, un dolore antico lo pervase e, il suo cuore morto, sembrò quasi tornare a battere per l’angoscia.
<< S-sei … davvero… tu? >> balbettò incerto, allungando una mano tremante per l’emozione, facendo per toccare una spalla alla figura femminile.
Tuttavia questa, prima che lui riuscisse anche solo a sfiorarla, fuggì, correndo nella notte.
Trevor scattò immediatamente, inseguendola tra gli alberi fino a giungere a uno specchio che si trova in mezzo a una specie di radura, probabilmente una delle trappole che Shinichi e Misao utilizzavano per attirare gli umani nel loro mondo infernale.
Trevor si avvicinò allo specchio, davanti al quale la ragazza era rimasta impalata, e osservò il riflesso di questa: il volto non era ancora visibile, coperto dall’ombra del cappuccio, mentre una miriade di boccoli rossi usciva da questo.
Trevor, tremante, prese per le spalle la figura girandola verso di sé e trovò la forza di abbassarle il cappuccio.
Ciò che vide fu come una secchiata di acqua gelida e di dolore.
Rivedere quegli occhi azzurri, riavere lei lì davanti, lo fecero sentire indifeso e piccolo: non avrebbe mai pensato di poterla rivedere.
Sentì le ginocchia cedergli e cadde su queste senza levare lo sguardo dagli occhi che non vedeva da secoli. Erano così innocenti, così… vuoti.
<< Elise…? >> domandò incerto, mentre una lacrima gli rigava la guancia.
Questa si mise un boccolo rosso dietro l’orecchio, come soleva sempre fare, e sorrise dolcemente con quel sorriso che riservava solo a lui.
Allungò una mano delicata e debole, sfiorandogli con dolcezza il naso.
Ma lui non sentì la sua carne, sentì solo quella sensazione di freddo intenso che gli gelò la pelle.
Chiuse gli occhi, tentando di dominare il dolore che lo stava distruggendo internamente.
Mise una mano sul proprio petto, cercando la chiave, ma non la trovò.
Aprì gli occhi e davanti a sé c’era solo lo specchio.
Lei era scomparsa, era andata via, lontano da lui, era stata con lui solo il tempo necessario per sconvolgerlo completamente.
Rimase per tutta la notte, ferito e in ginocchio, a fissare il vuoto.
 
 
 
<< Dovresti impedire a Elise di sconvolgerlo così tanto, sorellina… ci serve lucido >>, protestò Shinichi, mentre guardava dallo specchio la figura di Trevor completamente sconvolta.
<< Oh, ti prego amore mio! Fammi divertire un po’! E poi… lei aveva così tanta voglia di vederlo… mi dispiaceva non accontentarla! >> sorrise la gemella, guardandolo serena.
<< Bonnie le assomiglia molto… >> notò il kitsune.
<< Oh, sì… è vero! >> gli diede ragione l’altra.
<< Pensi che Trevor sarà contento quando scoprirà il prezzo da pagare per avere ciò che vuole? >>
<< Ma Trevor non lo saprà! O almeno… quando lo scoprirà sarà troppo tardi. E poi… pensi che sceglierà la vita di Bonnie e non quella di Elise? >> Misao sorrise malignamente, guardando di sottecchi il fratello.
<< Penso che proverà a ucciderci, quando scoprirà che prezzo deve pagare per svolgere il rito! >>.
<< Shinichi, stai tranquillo! Come farà a ucciderci? L’unico modo per ucciderci è andato distrutto molti millenni fa… me ne sono occupata personalmente! Non ricordi, fratello mio? >>.
Shinichi sorrise: era vero, i kitsune non potevano essere uccisi in nessun modo perché Misao aveva distrutto qualsiasi libro in cui vi era stato scritto.
Una figura attirò l’attenzione dei due gemelli: Sage passò distrattamente per lì e si bloccò a osservarli, impassibile.
<< Ciao, Sage >> salutò il kitsune.
Questo ricambiò il saluto con un cenno della testa e continuò la sua solita passeggiata notturna.

 
 
 
 
*angolo dell’autrice*
 
*Mi riferisco al fatto che nel libro Damon non dimentica mai il nome delle ragazze che caccia perché, una sua caratteristica che Lisa mette in evidenza, è quella di ricordare le sue prede con estrema precisione.
 
 
Ehm… Bene, immagino di dovere iniziare con delle scuse.
Anche se le ho ripetutamente fatte nell’”avviso”, ve le rifaccio qui e spero che mi perdoniate ma, oltre alla suola, anche l’ispirazione si è messa a rompere!
Tuttavia, dopo molta fatica, ecco qui un nuovo capitolo e devo dire che sono abbastanza soddisfatta perché questo è un capitolo fondamentale.
Infatti, se non l’avete notato, succedono molte svolte alla trama.
In primis, Elena capisce di amare Damon (evito di dire commenti spiacevoli sul personaggio per non diventare volgare XD) e questo, ovviamente, avrà delle conseguenze.
Poi passiamo a un vero e proprio Damon vs Trevor, anche se sarebbe più corretto dire un “Trevor le prende di brutto da Damon”… beh ci voleva!
Finalmente il Signorino capisce di che pasta è fatto il nostro vampiro u.u
Inoltre, caro Damonuccio (come ti chiama Trevor), sbaglio o quella che provi è gelosia?!
Il punto saliente del capitolo è la scena Donnie che, spero vivamente, vi sia piaciuta! Ditemi cosa ne pensate.
Beh, non vi servo io a spiegarvela ma la riassumo in due parole: in Bonnie riaffiorano sentimenti che sperava fossero finiti da tempo e ciò la traumatizza abbastanza e, in più, l’atteggiamento di Damon la sconvolge ulteriormente. Inoltre, come si era già capito dal capitolo precedente, Bonnie inizia a provare qualcosa anche nei confronti di Trevor e tiene per lui un ciondolo che, come avrete capito, è importante per la storia del biondo. Inoltre, il ciondolo è già stato visto da Damon… Quando? Di recente o nel passato? Bah, chissà XD
Damon, d’altro canto, sente finalmente qualche sentimento vero per Bonnie e si rende conto dell’attrazione che ha per questa, cercando di baciarla per poi rinunciare. Inoltre, il vampiro esce di scena con l’orgoglio molto ferito e la consapevolezza di provare qualcosa di più per Bonnie che una semplice voglia di rivendicare i proprio diritti sulla sua proprietà (e bravo, ce l’hai fatta ad arrivarci, eh? )
Inoltre, c’è finalmente la vera e propria entrata in scena di uno scheletro nell’armadio di Trevor: la nostra amata (sì, poi la amerete ve lo assicuro) Elise! Allora, iniziate a ipotizzare chi diamine sia questa ragazza per cui Trevor prova tanto amore? E poi, chissà perché vederla sconvolge tanto il nostro Signorino... inoltre, che cosa c’entra il ciondolo in tutto ciò?
Infine, i nostri “adorati” cattivoni ci rivelano qualche cosina riguardo ai loro piani per Trevor, nei quali sembra essere molto coinvolta Bonnie.
A quanto pare i kitsune hanno in serbo una sorpresa anche per Trevor (anche se non sanno, come già vi ho detto, che questo vampiro è pieno di sorprese inaspettate).
Inoltre, a quanto pare, sono invincibili poiché l’unico modo per ucciderli è stato distrutto da Misao! Allora la domanda è… il rito che Trevor vuole far fare a Bonnie, a cosa serve? È completamente inutile, o ha uno scopo per il piano dei nostri antagonisti?
E invece, il nostro povero Sage continua ad essere soggiogato dai kitsune? Riuscirà a liberarsi e a rendersi conto di ciò che succede?
Bene, insinuati i giusti dubbi, me ne vado e prometto di aggiornare il più presto possibile (senza fare passare eoni tra un capitolo e l’altro XD).
Un bacio e grazie se non mi avete abbandonata!
Spero che leggerete e recensirete in tanti e spero che vi sia piaciuto il capitolo! Fatemi sapere!!
 
Amily


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Capitolo 14
*** Dubbi e Scoperte ***


 

14. DUBBI E SCOPERTE.
 

 

 
Per la prima volta in quell’anno si accorse che era giunta la Primavera.
In effetti, il tempo non aveva avuto occasione di mostrare la piacevole stagione in quel periodo giacché era sempre stato nuvoloso.
Ma non quel giorno: Damon non aveva né il tempo né la voglia di badare al meteo e, quella mattina, il sole splendente in cielo era l’ultimo dei suoi problemi.
In realtà era quasi piacevole, poiché gli offriva un panorama davvero spettacolare.
Il vampiro aveva passato tutta la notte sull’albero di fronte alla camera della Streghetta, sfidando se stesso a non guardarla e a non indugiare oltre sul ciondolo che era legato al suo collo.
Durante la notte era riuscito nel suo intento e aveva speso tempo a rimuginare su quello che era accaduto il giorno precedente, senza chiudere occhio.
Poi era sorto quel dannato sole e aveva illuminato una Bonnie profondamente addormentata, impedendogli di resistere a quella che si stava rivelando un’ossessione: mangiare la rossa con gli occhi.
Dopotutto non era colpa sua, ma del sole!
Erano i raggi solari che carezzavano la pelle traslucida della rossa, creando giochi di luce ammirevoli e donandole una bellezza quasi eterea.
Ed era sempre il sole a definire i boccoli rossi che riflettevano la luce e ricadevano come una cascata sulla spalla di Bonnie, lasciando che l’occhio del moro indugiasse sul collo, e poi sul petto e infine sul seno che si muoveva ritmicamente su e giù.
E di certo non era colpa sua se la luce sembrava avvolgere e fasciare in modo delicato, come un’onda sinuosa, il profilo dei fianchi della rossa, coperti solo da una leggera vestaglia primaverile.
E poi, era quel dannato sole che sembrava baciasse le labbra di Bonnie, le ciglia folte, quel volto sereno, lontano dalla realtà, lontano da lui.
No, non era colpa sua ed era impossibile non domandarsi, davanti a un’immagine così pura, come avesse fatto quella ragazza a offrirsi a un vampiro come Trevor e, in passato, a innamorarsi di un vampiro come lui.
Damon indugiò nuovamente con lo sguardo sul lungo collo.
“Eppure non ci sono segni di canini… Trevor ha mentito” constatò dubbioso e per l’ennesima volta il moro, non senza un certo sollievo.
“Forse ha mentito pure sul resto…” pensò, preso da una speranza improvvisa.
Si trasformò in corvo, per tornare umano una volta entrato nella stanza di Bonnie.
Si avvicinò al letto dell’Uccellino e la osservò da capo a piedi nuovamente.
Che cosa stava succedendo in lui?
Gli era bastata una notte a capire che qualcosa non quadrava.
Primo, non poteva sopportare l’idea di Bonnie insieme a Trevor.
Secondo, sentiva caldo e i vampiri solitamente non avvertono alcuna sensazione di quel tipo.
Infine, non riusciva a staccare gli occhi dal quel corpicino esile e incosciente.
Carezzò una guancia fresca della ragazza e si ritrovò a sorridere: quella figurina gli metteva tenerezza.
Si staccò all’improvviso.
Tenerezza?!
Damon non provava tenerezza per nessuno! Non poteva! Non doveva… insomma, non era nella sua natura!
Guardò confuso Bonnie che continuava a dormire e la domanda che lo aveva assillato quella notte si ripresentò alla sua mente.
Doveva togliersi quel fardello.
Appena ce ne sarebbe stata occasione, avrebbe domandato a Bonnie se ciò che aveva detto Trevor fosse vero.
 
 
<< Bene, se continui così sarai più che abbastanza potente per svolgere il rituale! >>.
Bonnie si rabbuiò improvvisamente.
<< Mancano solo tre settimane… >> mormorò la rossa, << Ed Elena e gli altri non hanno ancora un piano per prendere il sangue dei kitsune >> aggiunse.
Trevor si morse un labbro, dubbioso.
Bonnie faceva notevoli progressi ed era quasi al massimo delle sue forze. Il potere della giovane strega era davvero invidiabile, ora Trevor iniziava a capire di quanto la rossa fosse una strega dotata.
Non aveva mai sentito scariche di potere tanto forti in tutta la sua vita, era davvero impressionante.
Altrettanto impressionante era il modo in cui Bonnie riuscisse a controllare il suo nuovo potere: molte streghe avrebbero perso il controllo e sarebbero probabilmente morte.
Chissà… forse era per il sangue dei suoi antenati.
In ogni caso, era davvero curioso di come i kitsune si sarebbero lasciati prendere, senza destare sospetti, un litro di sangue dal gruppo.
<< Troveranno di sicuro una soluzione >> disse alla rossa, mettendole un braccio intorno alle spalle.
Lei gli sorrise e poggiò la propria testa sulla sua spalla.
Aveva deviato il discorso quando la rossa gli aveva domandato il motivo dell’assenza del giorno precedente e, per fortuna, lei non aveva insistito.
Trevor era riuscito a nascondere il proprio turbamento, ma non la propria stanchezza.
La notte non era riuscito ad alzarsi per molto tempo dalla posizione ridicola in cui era caduto e, quando l’aveva fatto, era restato a cercare di percepire Elise.
Niente. Scomparsa, come se fosse stato un semplice frutto dell’immaginazione.
Eppure Trevor ne era sicuro, l’aveva vista davvero questa volta.
Era lì ed era reale, come non mai: reale e dolorosamente bella.
Quel pomeriggio Trevor faceva fatica a guardare Bonnie, tanta era la somiglianza tra le due, e aveva paura che lei potesse accorgersene.
Per fortuna, Bonnie sembrava presa da altri pensieri e Trevor poteva sentire cosa provava la strega in quel momento.
C’era dell’orgoglio, poiché si sentiva fiera dei suoi progressi con le sfere stellate.
Ma vi era anche tanta confusione e tristezza, dolore e rancore per un motivo che sfuggiva al biondo.
Inoltre sentiva la paura che cresceva sempre di più, letale quanto un veleno, dentro l’anima della ragazza.
<< Bonnie, andrà tutto bene… lo sai vero? >> disse, riferendosi al rituale.
Bonnie lo guardò, sorridendo rassicurata.
<< Speriamo… >> mormorò.
Poi sembrò illuminarsi.
<< Ah, Trevor. Ieri mattina ti sei dimenticato la tua collana in camera mia… Cavolo! L’ho lasciata a casa! >> iniziò a cercare il ciondolo con le dita sul collo, invano.
Trevor s’irrigidì.
Com’era possibile che si fosse dimenticato la chiave in camera di Bonnie? Come aveva potuto rischiare così?
Si trovò costretto a sorridere.
<< Non ti preoccupare, me la dai domani! >> la calmò.
In effetti non c’era alcun pericolo. L’oggetto che il ciondolo apriva era andato perduto molto tempo fa, quando si era venduto l’anima.
Non c’era alcun pericolo per Bonnie.
Bonnie si alzò e fece per andarsene, quando si bloccò di colpo.
<< Trevor… grazie >> disse.
Il biondo alzò un sopraciglio.
<< Di cosa? >> domandò.
<< Dell’altra sera >> disse la rossa, girandosi e incamminandosi verso l’uscita del giardino.
Trevor ghignò compiaciuto.
<< E’ stato un piacere, bambina… credimi >>.
E, in effetti, lo era stato.
 
 
Stefan lasciò cadere la sua preda non appena la sentì: una scarica di potere si era udita indistintamente verso la zona est dell’Old Wood.
“Probabilmente sarà Damon” pensò il vampiro.
In effetti, il fratello era scomparso per alcuni giorni e ciò preoccupava molto Stefan.
Quando Damon spariva, anche per pochi giorni, significava nella maggior parte dei casi che stava combinando qualche guaio. E ci mancavano solo altri guai in quel periodo.
Stefan era a dir poco preoccupato.
Innanzitutto, mancavano solo tre settimane al rituale e, mentre Bonnie stava riuscendo in modo notevole ad aumentare i suoi poteri assieme a Trevor, cosa che faceva diventare orgoglioso Stefan, loro stavano fallendo nel trovare un piano.
Prendere il sangue a quei kitsune sembrava impossibile, ogni piano che facevano sembrava destinato al fallimento.
Come avrebbero fatto?
Eppure doveva esserci un modo.
In secondo luogo, Elena in quel periodo sembrava turbata e schiva, come se stesse nascondendo qualcosa. Stefan si sentiva in ansia per il comportamento della ragazza e iniziava a dubitare dei sentimenti di questa.
Una seconda ondata di potere, questa volta più vicina, catturò la sua attenzione.
No, quello non era certo il potere di Damon, né di Trevor o di Sage.
Il vampiro si fermò a riflettere qualche secondo e, con una terza ondata di potere emanata da quella sconosciuta sorgente, costatò che il potere era molto simile a quello di Misao.
“Damon, vieni immediatamente: forse possiamo prendere Misao” tentò di mandare un messaggio mentale al fratello, ma questo non sembrava essere nei paraggi.
Quando senti un’altra ondata di potere e percepì un botto assordante, capì che stava succedendo qualcosa e non aveva tempo di aspettare il fratello.
Corse a tutta velocità verso la sorgente di potere e arrivò giusto in tempo per vedere Misao scomparire tra la vegetazione.
Stefan rimase atterrito quando vide Sage, sanguinante, che tentava di alzarsi.
<< Sage! >> esclamò, correndo in aiuto dell’amico.
Questo si lasciò aiutare ad alzarsi.
<< Che cosa è successo? >> domandò in apprensione Stefan.
<< Stavo cacciando quando Misao mi ha attaccato, tuttavia non è riuscita a uccidermi >> tossicchiò, << sono riuscito a strapparle questo. Non so cosa sia, ma non se n’è accorta che gliel’ho rubato >>.
Stefan osservò l’oggetto che aveva tra le mani Sage e prese per guardarlo meglio.
Sembrava essere un recipiente e doveva essere, oltre che antico, molto prezioso.
Infatti era d’oro ed era ornato da pietre preziose.
Il vampiro provò ad aprirlo invano: era sigillato.
Lo osservò meglio.
Il recipiente poteva essere appoggiato su una superficie in modo stabile, poiché era sorretto da tre piccole gambe, come uno sgabello.
Il coperchio era ornato da smeraldi. Subito sotto di esso vi era una piccola fessura, finissima, posta in verticale.
Probabilmente l’oggetto doveva avere un meccanismo che lo apriva solo grazie a una chiave.
Il tossicchio di Sage lo riportò alla realtà. Si mise l’oggetto nella tasca dei pantaloni e, porgendo un braccio per aiutarlo, disse al compagno:
<< Vieni, andiamo al pensionato >>.
 
 
 
Bonnie indossò il foulard blu mare e prese la strada che portava al pensionato.
Mentre camminava tranquilla, chiuse gli occhi e si godette il sole che le riscaldava in modo piacevole la pelle del viso.
Si ritrovò a ridere di felicità come una scema: Dio, quanto amava il sole!
Certo, un’amante come lei del sole non sarebbe mai dovuta vivere in una cittadina uggiosa come Fell’s Church.
Eppure non era stato sempre così.
Quando a sette anni si era trasferita a Fell’s Church, ai suoi occhi le era sembrata la città più allegra che ci fosse.
A parte i quartieri colorati e popolati da gente carina, era difficile che piovesse.
“E poi è arrivato Damon e il suo astio per il sole… ” pensò giustamente.
Un sorriso le volò sulla bocca. Si era appena ricordata uno dei discorsi fatti quando Damon era umano e soleva passare molto tempo con lei.
<< Come fai a odiarlo? >> gli aveva chiesto.
Damon aveva scrollato le spalle e aveva alzato il mento, con l’aria di superiorità che non aveva perso diventando umano.
<< Vedi Streghetta, ci sono molte cose che madre natura non avrebbe mai dovuto fare, una di queste è il sole! >>
<< Però non hai risposto alla mia domanda… >> Bonnie aveva messo il suo classico broncio, quelle di quando si spazientiva o era scontenta.
Damon l’aveva guardato di sottecchi e poi, sbuffando, le aveva dato un buffetto.
<< Un giorno lo capirai, Uccellino… vedrai… >>.
La vista del pensionato la riportò alla realtà con suo enorme disappunto.
Quando stava male spesso quei giorni passati con Damon-umano gli ritornavano alla mente ed erano la cosa più piacevole che potesse ricordare della sua vita.
Ma ora non era più così. Damon non era più così.
“Eppure l’altra sera…?”
Quel pensiero fu come una bomba nella sua mente: i ricordi della sera prima scorrevano come una pellicola cinematografica dentro la sua mente.
Beh, c’era da dire che la sera prima era stata alquanto… strana!
Bonnie si sentiva molto confusa e più tentava di capire il vampiro, meno ci riusciva e sempre più si sentiva confusa.
Bussò alla porta del pensionato ancora immersa nei suoi pensieri.
Ad accoglierla fu Matt che aveva sul viso un’espressione assorta.
<< Ehi! >> lo salutò Bonnie raggiante.
Matt si limitò a salutarla con un cenno della testa che fece morire il sorriso sulle labbra della rossa.
<< Matt… va tutto bene? >> domandò incerta, entrando dentro il pensionato e avvicinandosi al ragazzo.
Questo chiuse la porta e le sorrise rassicurante.
<< Certo, scusa Bonnie. Stavo solo… riflettendo… >>.
Bonnie annuì.
<< Su cosa? >> domandò innocentemente.
<< Non hai saputo? Stefan e Sage hanno rubato un oggetto a Misao >>
<< Rubato?! >>
<< Sì. Misao ha attaccato Sage nell’Old Wood e lui le ha strappato di tasca, senza farlo apposta, una specie di… non so cosa sia in realtà >>.
Bonnie velocizzò il passo verso camera di Stefan ed Elena.
Entrò come una furia e in preda all’ansia, cercando subito con lo sguardo Sage.
<< Oddio! Sage, tutto bene? Sei ferito? >> corse verso l’amico, che rideva sotto i baffi.
<< Bonnie, ti ricordo che sono un vampiro! Sono solo dei graffi… >> le rispose, indicando le ferite che, in effetti, si stavano rimarginando.
Bonnie si sentì sollevata e sorrise al vampiro.
Anche se negli ultimi tempi non aveva avuto occasione di stare con Sage, prima che questo partisse alla ricerca di Trevor, aveva avuto tempo per stabilire un forte rapporto di amicizia con lui e, quindi, era normale che fosse in ansia per il vampiro.
Sage era amico suo almeno quanto lo erano Matt, Meredith, Stefan o Elena.
Bonnie alzò lo sguardo sul resto del gruppo, accorgendosi solo in quel momento del silenzio che regnava nella stanza.
A primo impatto, vedendo una scena del genere, Bonnie pensò che tutti avessero litigato con tutti.
Ma dalle espressioni che ognuno aveva dipinto in volto, sembravano assorti nei propri pensieri.
<< Ehm… che succede? >> domandò leggermente in imbarazzo la rossa, interrompendo il silenzio glaciale.
Stefan sembrò ridestarsi dai suoi pensieri e gli raccontò come avevano preso l’oggetto appartenente a Misao.
Bonnie allora si avvicinò al tavolo e osservò l’oggetto.
Sembrava un contenitore ed era sigillato, come pure bellissimo.
<< Cos’è? >> domandò al resto del gruppo.
<< Non ne abbiamo idea! >> ammise Meredith, << In realtà ci stavamo pensando… >>
<< Sì, l’ho notato >> disse leggermente sarcastica la strega.
<< Beh, se appartiene a Misao deve essere qualcosa di pericoloso >> disse una voce rauca proveniente alla destra della ragazza.
Bonnie si girò e notò per la prima volta Trevor.
Il ragazzo sembrava non stare bene: era molto pallido e sembrava nervoso.
<< Potrebbe essere qualcosa riguardante i kitsune! >> esclamò Elena improvvisamente.
<< Sì, potrebbe… >> disse Meredith.
Non appena Stefan, Matt, Elena, Sage e Meredith iniziarono una discussione riguardo l’oggetto kitsune, Bonnie ne approfittò per avvicinarsi al biondo.
<< Tutto bene? >> gli domandò sotto voce.
Trevor la guardò nervoso, annuendo impercettibilmente.
<< Il ciondolo? >> le chiese, sorridendo teso.
Bonnie si diede uno schiaffo sulla fronte, sentendosi in colpa per la seconda volta quel giorno.
<< Cavolo! L’ho dimenticato di nuovo… Scusami… >>.
Trevor si limitò a guardare davanti a sé, mordendosi un labbro quasi fosse preoccupato per qualcosa.
<< Forse è qualcosa con cui si nutrono i kitsune! >> sentì dire a Matt.
<< Mutt, perché ogni volta che apri bocca dici qualche cavolata? >>.
Quella voce arrivò a Bonnie come un pugno.
Si girò, notando per la prima volta il moro che, fino a quel momento, era stato in disparte seduto sul davanzale di una grossa finestra.
<< Io dico che non è un oggetto kitsune >> disse, avvicinandosi al gruppo.
Bonnie sentì alle sue spalle Trevor che si alzava dalla sedia.
<< E perché no? >> domandò agitato, attirando l’attenzione di Damon che lo guardò in un modo indecifrabile.
<< Perché se era qualcosa a cui Misao teneva particolarmente, era già venuta a riprenderselo >> rispose il moro.
Trevor si morse di nuovo un labbro, allontanandosi da Bonnie e dal resto del gruppo, con lo sguardo di Damon fisso su di lui.
Bonnie si girò a guardare il biondo.
Sembrava davvero turbato da qualcosa ed era strano: di solito Trevor non esternava i suoi sentimenti.
Bonnie alzò le spalle e si girò nuovamente verso il gruppo, incontrando gli occhi di Damon.
Immediatamente la rossa avvampò, maledicendosi per la sua goffaggine e distogliendo immediatamente lo sguardo.
Si avvicinò a Elena, che teneva in mano l’oggetto, sentendo ancora lo sguardo del vampiro addosso a sé.
<< Potrei vedere se sui Grimori di mia nonna c’è scritto qualcosa… E Meredith può venire con me, magari tra le sue ricerche sui kitsune c’è scritto qualcosa sull’oggetto… >> buttò lì la strega.
<< Direi che è un’ottima idea >> acconsentì Elena.
<< No! >>
Tutto il gruppo si girò verso Trevor, che si era alzato quasi urlando.
<< Cioè… potrebbe essere pericoloso! Se poi Misao attacca Bonnie? Il rito poi chi lo fa? >> tentò di spiegare Trevor, non molto convincente.
<< No, Trevor… Credo che Damon abbia ragione: se Misao avesse voluto riprendersi questo oggetto, si sarebbe già fatta viva >>.
<< M-magari non si è accorta di averlo perso… >> si oppose nuovamente il biondo.
<< Non è da Misao! >> intervenne Stefan.
<< Ma potrebbe decidere di prenderlo stanotte da Bonnie! Non è prudente lasciarlo a lei... >>
<< Non preoccuparti Trevor, sorveglierò la Streghetta stanotte. Se Misao tenterà di farle del male, vi chiamerò immediatamente e glielo impediremo >> si offrì Damon, facendo puntare su di sé tutti gli occhi del gruppo e facendo avvampare nuovamente Bonnie.
<< Ma… >>
<< Faremo così >> chiuse il discorso Elena.
Damon rivolse uno sguardo neutro alla rossa, distogliendolo immediatamente.
Bonnie notò che Trevor era sbiancato ancora di più.
<< Sicuro che vada tutto bene? >> domandò.
Trevor non rispose.
 
 
Il profumo della sera era inebriante almeno quanto il clima era afoso.
“Dovevo stare più attento al sole oggi” pensò irritato Damon.
Si trovava nell’Old Wood.
Dopo aver sorvegliato la casa della rossa per tutta la sera, guardando Bonnie, Elena, Miss Inquietudine e Mutt sfogliare tomi e fogli alla ricerca di qualcosa, si era concesso una pausa di venti minuti e aveva optato per una veloce caccia seguita da una rilassante camminata nell’Old Wood.
Damon alzò lo sguardo al cielo: la luna brillava ambigua tra la folta vegetazione.
Sorrise affascinato e riprese a camminare.
“Eppure, quell’oggetto l’ho già visto da qualche parte” pensò.
Ed era vero.
Il vampiro non riusciva a togliersi di dosso quella sensazione.
Più guardava il piccolo contenitore rivestito da pietre preziose, più se ne convinceva: quell’oggetto non gli era affatto estraneo.
Senza considerare di quanto fosse stata bizzarra la reazione dell’Ossigenato.
Probabilmente era stato l’unico a non vederci preoccupazione per la salute di Bonnie nel comportamento del biondo.
Non era preoccupazione per la Streghetta, c’era di più.
Trevor sembrava tenerci particolarmente a quell’oggetto.
“Chissà se non è suo…” pensò dubbioso, “E se è suo… perché ce l’aveva Misao?”.
Damon in quel momento, provava la strana sensazione di essere vicino a una grande verità, ma di non riuscire ad arrivarci.
E poi quella sensazione di familiarità nei confronti di quel contenitore lo confondeva ulteriormente.
Dov’è che l’aveva visto? E poi, quando?
<< Immerso nei tuoi pensieri, eh Damon? >>.
Il vampiro alzò gli occhi al cielo.
<< Mai che uno possa riflettere in pace per l’Old Wood che una stupida volpe mutante gli rompe le scatole! >> disse spazientito, voltandosi verso Shinichi.
Il kitsune gli sorrideva ambiguo, aveva un’espressione che ricorda quella di qualcuno che si sta godendo un gran bello spettacolo.
<< Che vuoi farci, è la mia natura! >> commentò il kitsune.
Damon si girò verso il demone, irrigidendosi non appena vide che Shinichi era accompagnato dalla sorella.
<< Oh, ci sei anche te Misao. Cos’è che avete in mente di preciso? Una passeggiata fraterna nell’Old Wood? >> domandò sarcastico e al contempo preoccupato il moro.
<< Oh, rilassati Damon! Non vogliamo farti del male… per ora… >>. Il sorriso che Misao gli riservò sarebbe stato in grado di mettere i brividi anche al più spaventoso dei predatori.
<< Ma non mi dire… Ehi, Misao, penso che nell’attaccare Sage tu ti sia persa qualcosa per strada >> ghignò il vampiro, alludendo all’oggetto che in questo momento aveva Bonnie. Questo pensiero gli ricordò che era meglio cambiare discorso.
<< E cosa dovrei avere perso per strada? >> domandò ingenuamente la kitsune.
<< Ah, chissà! Comunque, non ho molto tempo da perdere con voi. Quindi, se dovete dirmi qualcosa, ditela e basta! >> tagliò corto.
<< In realtà eravamo solo venuti a vedere se stavi bene. Dopotutto, a forza di essere tuoi alleati abbiamo finito col tenerci a te… >> ridacchiò Shinichi, alludendo all’alleanza di due anni precedenti per la quale Stefan era finito in una prigione nella Dimensione Oscura.
Il ricordo fece ringhiare il moro.
<< Strane parole dette da te, Shinichi: l’ultima volta che ci siamo visti mi hai quasi ucciso >> disse alterato Damon, ricordandosi il loro ultimo incontro.
<< Sì, peccato che il vostro nuovo amico mi abbia fermato… Strano no, Damon? Sembra che la provvidenza ci tenga a voi… >> buttò lì Shinichi, guardandolo con uno sguardo furbo.
<< In che senso? >> domandò Damon, bloccato da quella frase proprio quando stava pianificando di staccare la testa al kitsune.
<< Non lo so… Insomma, arriva questo… Trevor, giusto? Decide di aiutarvi a sconfiggerci… >>
<< E poi, ti sta dando da fare con la rossa… >> aggiunse Misao ridacchiando, cosa che fece irritare alquanto Damon.
<< Comunque non sono sorpreso che Bonnie sia tanto presa dal biondo… Sai com’è… Ha charme! Lo vedo spesso passeggiare per l’Old Wood >>
<< Quando parla, t’incanta proprio… >> i due kitsune sembravano divertirsi un mondo.
Prima che Damon potesse fare o dire qualcosa, erano scomparsi dalla vista del vampiro.
Damon restò in silenzio per qualche minuto, aspettandosi un attacco a sorpresa che non arrivò mai.
“Questa sì che è strana… Ma che diamine stanno pianificando quei due?”.
Il vampiro si sentiva un attimo confuso dall’atteggiamento dei demoni.
Insomma, non era normale che i due kitsune facessero delle visite di cortesia senza alcun tipo di scopo!!
“Passeggia per l’Old Wood…?” quella frase gli tornò alla mente quasi subito.
In effetti, Trevor soleva scomparire per delle ore ogni giorno, Damon a volte si era domandato dove andasse.
<< Ho dei piccoli problemi anche io con lui >>.
Le parole dette dal biondo qualche mese prima tornarono nella mente di Damon iniziando a formulare un pensiero e aumentando quella sensazione che provava già da prima dell’apparizione di Shinichi.
“Ero convinto nascondesse qualcosa… E se in quelle ore che scompare, andasse dai kitsune?” rifletté, aggrottando le sopraciglia.
“Quando parla, t’incanta proprio”, la voce di Misao lo confuse ulteriormente.
“Ma non avrebbe senso! Perché Shinichi avrebbe mai dovuto fargli saltare la copertura?”
Damon sentì un senso di angoscia aumentare sempre di più, mentre quel pensiero usciva prepotente dai meandri della sua mente, un pensiero che aveva formulato da molto, che sapeva fosse la verità da mesi.
“E se l’oggetto non fosse di Misao?Se fosse di Trevor?”.
Damon decise che avrebbe controllato la sua teoria, pedinando appena possibile il biondo.
Tuttavia, in quel momento, il pensiero era rivolto a un’unica persona per la quale si sentiva preoccupato.
“E questa?IO, preoccupato?” pensò sconcertato.
Tuttavia s’incamminò verso casa della Streghetta con passo veloce.
 
 
 
Stefan si trovava sul tetto del pensionato ed era immerso nei suoi pensieri.
Tutta quella situazione era strana.
Insomma, Sage veniva attaccato da Misao e riusciva a uscirne vivo portandosi dietro anche uno strano oggetto, completamente sconosciuto.
Poi, quando ne parlano al pensionato, Damon sembra essere completamente assente e Trevor aveva avuto quello strano comportamento!
Stefan non riusciva a spiegarselo.
Non riusciva a capire né il comportamento di Trevor, che sembrava nascondere qualcosa, né il comportamento di Damon che sembrava turbato e chiuso, inoltre spariva per grande parte del giorno andando chissà dove.
Tutto ciò non gli piaceva.
L’ultima volta che il fratello si era comportato così, lui si era ritrovato in un mese dentro una cella nella Dimensione Oscura e non ci teneva a fare il bis.
Sbuffò rumorosamente, alzandosi in piedi, deciso a raggiungere Elena e a parlarle dei suoi dubbi, quando girandosi, incontrò gli occhi blu mare di Trevor.
<< Trevor! >> lo salutò un po’ sorpreso da quell’improvvisa apparizione.
<< Ciao Stefan, hai un momento? >> rispose quello.
Stefan si limitò ad annuire dubbioso.
Ecco un’altra cosa strana: era difficile che Trevor fosse presente al pensionato. In gran parte per colpa di Damon, che si guardava bene dal stargli vicino. Tuttavia il vampiro non era molto sociale con il gruppo, sembrava essere immerso nei suoi problemi.
Quindi era sicuro: qualunque cosa avesse da dirgli il biondo, era qualcosa d’importante.
Stefan si girò nuovamente verso il paesaggio dell’Old Wood, un panorama bellissimo dal tetto del pensionato.
Non appena sentì la figura di Trevor al suo fianco, si voltò a guardarlo.
Era ancora pallido come poche ore prima e nei suoi occhi, fissi sulla foresta, vi era preoccupazione.
<< Tutto bene, Trevor? Oggi mi sembri turbato >> ruppe il silenzio, mettendo una mano sulla spalla del compagno.
Questo sembrò tornare alla realtà, voltandosi verso Stefan e sorridendogli.
<< Ti Sembro turbato perché, in effetti, sono turbato! >> rispose.
<< Si tratta di Bonnie? >> domandò ingenuamente il vampiro.
Quella domanda gli era sorta spontanea per due motivi. In primis, avevano notato tutti, lui compreso, il grande rapporto sviluppatosi con la rossa. In secondo luogo, aveva notato di come Trevor si fosse opposto nel far tenere a Bonnie l’oggetto di Misao.
<< No, con Bonnie va tutto bene, anche se in parte sì, riguarda anche lei >>.
Stefan sorrise, incoraggiandolo a continuare.
<< Vedi Stefan, non vorrei che tu prendessi male ciò che sto per dire… sono solo dei dubbi che mi sono venuti, ma… Vedi… Ho più di un motivo per sospettare che Damon sia ancora alleato con Shinichi e Misao >> concluse il biondo.
Stefan lo guardò sorpreso: si sarebbe aspettato di tutto tranne quello!
<< E perché? >>
<< Oh, andiamo Stefan! Non ci credo che non l’abbia pensato per un momento anche tu! Scompare per ore, oggi sembrava fare di tutto per dare un oggetto potenzialmente pericoloso a Bonnie e poi… alcuni atteggiamenti… >> rispose Trevor, iniziando la frase con un tono di voce alto ed esitando sempre di più verso la fine.
<< Stefan, tu cosa ne pensi? Io temo che sia proprio così! >> gli domandò dopo alcuni secondi, assottigliando lo sguardo.
Il vampiro ci pensò un po’ su.
Stefan doveva ammettere di averlo sospettato alcune volte.
In effetti, Damon spariva per ore ed era irreperibile e Stefan si era spesso ritrovato a chiedersi cosa facesse.
Inoltre era vero, alcuni atteggiamenti del fratello erano molto ambigui.
<< Non escludo che potrebbe essere così… >> mormorò come risposta.
<< Senza contare che ha aggredito Bonnie senza un motivo preciso! >> aggiunse il biondo.
<< Lui incolpa te! >> gli rammentò Stefan.
<< Sì, ma me n’ero già andato da un pezzo! >> gli ricordò a sua volta.
Calò ancora una volta il silenzio tra i due.
<< Non so Trevor >> concluse Stefan, interrompendo il silenzio tombale << Non so davvero cosa pensare! Insomma… potrebbe essere una cosa vera, come potrebbe non esserlo! >>.
Trevor annuì.
<< Lo so, non ne sono sicuro nemmeno io, infatti! Tuttavia, potrebbe essere una possibilità ed è prudente tenere Damon d’occhio e stare attenti a ciò che fa a Bonnie! Ti ricordo che se le succede qualcosa, non possiamo più sconfiggere Shinichi e Misao >>.
<< Sì, è vero… >> gli rispose Stefan, ancora una volta immerso nei suoi pensieri.
<< Ad esempio, adesso dov’è? >> gli chiese nuovamente Trevor, aggrottando le sopraciglia.
I due vampiri si guardarono negli occhi, pensando entrambi esattamente la stessa cosa.
Un quarto d’ora dopo Stefan si ritrovò tra gli alberi dell’Old Wood a tenere il passo del biondo.
Certo che era arrugginito! Avrebbe dovuto fare più movimento se voleva sopravvivere a Shinichi e Misao.
Avevano trovato facilmente Damon che era risultato essere in un bar.
Erano rimasti nascosti tutti il tempo della caccia anche se Stefan aveva insistito per andare a controllare che la sventurata ragazza che era capitata tra le braccia del fratello stesse bene, non senza andare contro l’opposizione di Trevor.
Dopodiché avevano seguito Damon che si era diretto all’Old Wood. Tuttavia, a causa della lentezza di Stefan nel muoversi, l’avevano perso di vista.
All’improvviso Stefan percepì una leggera ondata di potere, tipica di quando Damon s’irritava.
<< Trevor, è di là! >> disse al compagno, che si affrettò a seguirlo.
Nascondendosi dietro le frondose foglie di una quercia, Stefan vide il fratello intento a parlare con Shinichi e Misao molti metri più avanti.
Stefan si bloccò a guardare i tre, restando in stato di shock per qualche secondo. A vedere la faccia del minore dei Salvatore si sarebbe detto sorpreso, tuttavia Stefan era molto più che stupito.
Mentre il dubbio che le supposizioni di Trevor non fossero errate si insinuava dentro la sua mente, nel suo cuore sentiva che una sensazione che aveva avuto fin da quando era uscito dallo Shi No Shi riceveva una conferma: aveva fatto bene a non fidarsi completamente del fratello.
“Aspetta” pensò, tentando di calmare la delusione che stava affiorando e di non giungere a conclusioni affrettate.
In effetti tutto ciò che il vampiro vedeva era il fratello che parlava con i kitsune, ma di fatto non riusciva a sentire niente.
Se si fossero avvicinati di più sia Damon sia i kitsune li avrebbero senz’altro sentiti e, purtroppo, la dieta che faceva Stefan lo indeboliva anche per quanto riguardava l’udito.
<< Potremmo provare ad avvicinarci ancora un po’… Da qui non si sente niente >> gli disse il suo compagno.
Stefan scosse la testa sovrappensiero.
<< No, ci sentirebbero. E’ meglio andarsene ora >> pronuncio quelle frasi quasi come fossero un ordine che Trevor, silenziosamente, svolse.
Quando furono davanti al pensionato, Stefan bloccò Trevor per un braccio.
<< E’ meglio che nessuno del gruppo sappia niente. Dobbiamo mantenere la calma. Tuttavia, dobbiamo saperne di più su questa storia >> gli disse, più a se stesso che al compagno.
<< E come? >>
<< Lo terremo sotto controllo e ci assicureremo che non faccia male a nessuno di noi… >>.
Trevor lo guardò per qualche secondo, poi dopo avergli fatto un cenno d’intesa lasciò Stefan immerso nei suoi pensieri.
 
 
 
Bonnie salutò con un bacio Matt e chiuse la porta di casa, dando tre mandate di chiave.
Inutile dire che le ricerche con Elena, Matt e Meredith erano state a dir poco inutili.
Avevano controllato e ricontrollato tutti i Grimori, i fogli e le informazioni riguardanti i Kitsune, eppure qualsiasi informazione su quell’oggetto sembrava essere scomparsa!
Avevano concluso col dire che, probabilmente, l’oggetto non apparteneva ai kitsune e per ciò non vi era nessuna informazione riguardante questo.
Bonnie mangiò in fretta un uovo al tegamino e, dopodiché, salì in camera sua.
Sbuffando per la stanchezza si sdraiò sul letto, mettendo le braccia sotto i cuscini.
Lo sguardo le cadde sull’oggettino kitsune, che era rimasto a casa sua per quella notte.
Lo afferrò e prese a osservare di nuovo quella strana fessura verticale presente sulla superficie dell’oggetto, quando lo sguardo le cadde sulla collana di Trevor che si trovava sul comodino.
Aggrottando le sopraciglia, si allungò per prendere il ciondolo prezioso e lo osservò nuovamente, ponendolo vicino all’oggetto rubato a Misao.
<< Ma guarda un po’… >> mormorò << chissà se… >>.
Presa dalla curiosità, infilò il ciondolo dentro la fessura dell’oggetto kitsune: c’entrava perfettamente!
<< Wow! >> esclamò eccitata la rossa, dandosi della stupida per il modo in cui aveva iniziato a sorridere.
“Sì, ma ora?”.
Rimase a fissare il ciondolo, che sporgeva per metà dalla fessura dell’oggetto, aspettando che succedesse qualcosa.
Poi sentì la stessa sensazione che le aveva detto di infilare il ciondolo nella fessura, suggerirle di girarlo.
Con il pollice tremante, tastò il bordo seghettato del ciondolo e prese a girarlo in senso orario.
Sentì dentro l’oggettino il rumore di un meccanismo, come se si stesse caricando. Dopo vari strani rumori, il coperchio dell’oggetto scattò, facendo sobbalzare Bonnie sorpresa, che lo lanciò per la paura dall’altra parte del letto.
Subito una melodia dolce e nel contempo triste si espanse per la camera, rompendo il silenzio che regnava nella casa da quando Elena e gli altri se n’erano andati.
La musica era molto bella e, mentre suonava, da quello che doveva essere un carillon era emersa una piccola rosa in miniatura, ricoperta da piccoli diamanti neri.
Bonnie, ancora tremante, riprese in mano il carillon, osservandone l’interno più da vicino.
La rosa era appoggiata su una base dorata, ornata con delle incisioni dalle linee soavi, che sembrava quasi essere uno specchio.
Mentre la musica suonava, la rosa girava.
Bonnie osservò l’interno del coperchio: era color rosso rubino e, al centro, erano incise in oro due lettere ampiamente decorate:
E.V.
<< E. V…? >> Bonnie sentiva di aver già vissuto quella situazione o meglio, di aver già sentito queste due lettere.
Presa com’era nell’osservare il carillon, sobbalzò quando la luce si spense.
Bonnie sentì il cuore a mille.
“Oh, smetti di fare la fifona!E’ solo saltata la luce… ora i vicini la rimettono!” si rimproverò mentalmente, cosa che ultimamente faceva spesso.
Lasciando che il carillon continuasse a suonare, una volta appoggiato sul suo comodino, decise di aprire la finestra per fare entrare un po’ di luce lunare a illuminare la stanza mentre aspettava che la luce tornasse.
<< Devo smetterla di essere così! >> si rimproverò mentre apriva la finestra.
Quando si girò, trattenne un grido di paura.
“Okay, Bonnie, adesso basta!E’ tutto un frutto della tua immaginazione” tentò di calmarsi, con scarsi risultati.
Per un momento, infatti, le era sembrato di aver visto una ragazza vestita di bianco che la fissava, seduta sul suo letto.
Bonnie andò verso il comodino, per chiudere il carillon e iniziò a tremare violentemente.
“D-dov’è?”.
Bonnie chiuse gli occhi terrorizzata.
Se la ragazza era un frutto della sua immaginazione, allora il carillon che fine aveva fatto?
Bonnie sentì la dolce melodia che suonava… sempre più vicina… alle sue spalle.
Afferrò la lampada che era sul suo comodino e con tutto il coraggio che aveva si girò, brandendola come arma.
Quando davanti si trovò una ragazza, sentì le ginocchia cederle.
Dire che era bella sarebbe stato un eufemismo.
Dai lineamenti dolci, un viso ovale dalla carnagione pallida che faceva contrasto con i capelli rosso fragola, lunghi e ricci, che le ricadevano sulle spalle con una cascata di boccoli.
Gli occhi erano, da ciò che poteva vedere al buio, di un colore molto chiaro, quasi elettrico.
Il vestito bianco era appena visibile con la fioca luce lunare, tuttavia sembrava essere sporco di terra e i bordi erano stati strappati violentemente.
La ragazza guardava il carillon, come ipnotizzata e immersa nei suoi pensieri.
Quando un tonfo riecheggiò per la stanza, Bonnie capì di essere caduta per terra e di essersi rifugiata a un angolo della stanza, lontana dalla spettrale figura.
Lo stesso botto secco sembrò ridestare la ragazza che posò gli occhi su Bonnie, sorridendole dolcemente.
Alla strega sembrò di vedere una stella passare negli occhi della ragazza.
All’improvviso senti il corpo irrigidirsi e si sentì scossa da delle convulsioni, il respiro le mancava e la vista iniziava a oscurarsi.
Bonnie chiuse gli occhi terrorizzata e quando sentì che il corpo aveva smesso di essere fuori dal suo controllo e che il respiro era tornato, ebbe il coraggio di aprirli.
Una brezza leggera le soffiò sul volto.
Bonnie si guardò intorno meravigliata: non si trovava nella sua camera e non era più seduta.
Probabilmente era su un ponte dato che, affacciandosi da muretto che aveva davanti, si poteva vedere un fiume scorrere.
Lungo il ponte vi erano dei negozi… no, non erano semplici negozi ma delle gioiellerie, tantissime gioiellerie.
Guardò meglio il paesaggio e riuscì a scorgere in lontananza, tra i miliardi di tetti variopinti, una grossa cupola, probabilmente appartenente a qualche basilica, emergere imponente.
Doveva di sicuro essersi addormentata o essere svenuta, perché quel posto era meraviglioso.
Una risata cristallina alle sue spalle la fece sobbalzare e girarsi spaventata.
<< Ti ricordo che sei una strega e ora stai diventando potente >>.
Bonnie costatò con terrore che la ragazza seduta in modo elegante su di una panchina era la stessa che aveva visto nella propria camera… e teneva ancora in mano il carillon che aveva smesso di suonare.
Bonnie indietreggiò terrorizzata, inciampando e tenendo gli occhi fissi sul carillon.
La ragazza, che prima aveva un’espressione serena, sorrise tristemente, lasciando trasparire il tormento che provava all’interno.
<< Bonnie… Non devi avere paura di me >> le disse con un tono di voce così dolce e allo stesso tempo triste che Bonnie si sentì sciogliere il cuore.
Quella creatura così bella era sola, completamente sola e infelice. Bonnie poteva sentirlo.
<< Chi sei? >> domandò decisa, sentendo tutta la paura scomparire pian piano.
<< Non è importante chi io sia, l’importante è ciò che sei tu, Bonnie. Lo sai vero, che hai un potere molto grande? Sei una McCullough! >>.
Bonnie aggrottò le sopracciglia e si guardò intorno.
<< Non è meraviglioso? Io ho passato molto tempo in questo luogo… Eppure è così cambiato che stento a riconoscerlo! >> disse lei, la voce era nostalgica.
<< S-sto sognando? >>.
La ragazza la guardò sorpresa e con una buffa smorfia d’indignazione stampata sul volto, che metteva nella strega una sensazione di benessere.
<< Ovviamente no! Tu sei in trans, Bonnie! >> rispose questa, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
<< M-ma io non ho voluto andare in trans! >>
<< Oh, nemmeno io! Ci sarà di sicuro qualcun altro che voleva che tu andassi in trans >> ribatté tranquillamente la ragazza.
<< Cosa ci facevi in camera mia? Chi sei? Cosa vuoi? >> Domandò in preda a un attacco di panico, nonostante in quel luogo si sentisse stranamente al sicuro.
La ragazza sorrise, scuotendo la testa e pettinandosi con le dita i boccoli rossi fragola.
Questa ignorò palesemente le domande della strega e iniziò a cantare con voce armoniosa la stessa melodia del carillon.
<< E’ Firenze. Io vivevo qui… Non è bellissima? >> smise di cantare, guardandola interrogativa: sembrava davvero curiosa di sapere l’opinione di Bonnie.
Poi, improvvisamente, tutto cambio.
Il cielo iniziò a tingersi di rosso e, in contemporanea, tutto ciò che era intorno a Bonnie iniziò a scurirsi.
La ragazza si alzò e si avvicino a Bonnie che aveva ripreso a tremare.
<< Che sciocca che sono! Dimentico sempre di non essere libera… Non abbiamo molto tempo! Bonnie, ascoltami bene: Non fidarti! Non fidarti di quello che diranno o di quello che accadrà. Niente è come sembra! >>.
Bonnie rimase sbalordita dalla disperazione con cui la rossa continuava a dire “Non fidarti” e piangeva. Tutta la serenità e l’allegria che avevano caratterizzato quella figura sembravano essere scomparsi.
Quando il cielo si tinse completamente di rosso, la ragazza si accasciò per terra, piangendo ancora più sconvolta.
<< Bonnie, aiutami! Aiutaci tutti! >>
La strega era sconvolta, ciononostante riuscì a domandare:
<< Diranno chi? >>
<< I-io non posso dirlo! >> sembrava stesse soffrendo fisicamente.
La ragazza si alzò in piedi, era terrorizzata e tremava da capo a piedi.
Iniziò a correre, seguita da Bonnie che non riusciva, non voleva lasciare quella ragazza lì da sola.
Più correva più il paesaggio iniziò a cambiare, finché non si ritrovò tra la riconoscibile vegetazione dell’Old Wood.
Bonnie si fermò: aveva perso la ragazza e sentiva le forze venirle meno.
Cadde a terra e poco prima di addormentarsi da quel sonno indetto dalla fine della trans, sentì un sussurro risponderle all’orecchio:
<< Tutti, Bonnie. Diffida di tutti. >>
 
 
Bonnie si alzò di scatto e quasi gridò per la paura.
Se la trans era iniziata nella sua camera, perché si trovava in mezzo all’Old Wood?
La strega si guardò intorno con sguardo perso.
“Dove diamine sono?” domandò a se stessa, in preda al panico.
Si alzò e, dopo essersi tolta un po’ di terriccio dal semplice e comodo vestitino nero che indossava, si guardò nuovamente intorno.
Dire che era scossa era un attenuazione.
Non solo non aveva capito il senso di quella trans, non voluta né da lei né dalla ragazza, ma non riusciva a non pensare alle parole che questa le aveva detto.
Sembrava davvero disperata. E poi, cos’era successo? Perché quel sogno si era trasformato in un incubo? E soprattutto, chi era quella ragazza? Un fantasma?
Bonnie si sentiva esausta.
“Ci penserò domani” si disse, pensando immediatamente al suo letto comodo.
Poi si guardò nuovamente intorno, tentando di capire dove fosse una possibile uscita da quel posto e si accorse di avere in mano il carillon con il ciondolo ancora infilato.
Anche se la tentazione di lasciare quegli oggetti nella foresta era forte, se li mise al sicuro in tasta.
Improvvisamente, un rumore dietro di lei la fece sobbalzare e iniziò a tremare di paura, facendole realizzare finalmente in quale posto si trovasse.
“Sei in una foresta” pensò, indietreggiando nella direzione opposta a quella del rumore, “sarà un qualche animale. Dopotutto, nell’Old Wood ci sono scoiattoli, lepri, conigli, malach, kitsune…”. Tentativo di calmarsi? Miseramente fallito.
Un secondo rumore la mandò totalmente nel panico e Bonnie iniziò a correre spaventata, senza sapere dove stesse andando e senza voltarsi indietro.
Sentì i rovi e i vari rami degli arbusti graffiarle le braccia e le gambe scoperte, poi senti il bruciore di una piccola ferita, provocata da un rovo.
Continuò a correre per chissà quando, mentre piangeva terrorizzata.
Proprio mentre le forze le mancavano andò a sbattere contro qualcosa di duro, che le impedì di cadere.
 
 
 
Damon stava andando verso casa McCullogh con passo deciso, quando sentì dei movimenti sospetti provenire alla sua destra, parecchi metri più in là.
Pensando che fossero i kitsune, con molta lentezza andò verso quel punto.
Riusciva distintamente a sentire dei passi veloci e un respiro ansimante, come se qualcuno stesse correndo e, chiunque fosse, lo stava facendo verso di lui.
“Ma che diamine fanno?Ora i demoni giocano ad acchiapparella?” si chiese sconcertato, immaginandosi l’esilarante scena di Misao che rincorreva Shinichi che, a sua volta, tentava di fare tana.
Poiché il rumore si stava avvicinando, rimase fermo ad aspettare, pronto a difendersi. Tuttavia ciò che lo investì (letteralmente) non si avvicinava nemmeno un po’ a quello che aveva immaginato.
Sentì, infatti, qualcuno che gli sbatteva contro, rimbalzando: sarebbe caduto se Damon non avesse afferrato la misteriosa figura per le braccia.
Quando indugiò curioso sul volto della creaturina che si trovava tra le braccia, rimase sconcertato.
Bonnie lo guardò con gli occhioni da cerbiatto completamente persi, terrorizzati e solo dopo alcuni secondi sembrò riconoscerlo.
Allora tutta tremante gli mise le mani al collo, abbracciandolo e lasciandolo spiazzato.
Gli venne spontaneo irrigidirsi: insomma, nessuno lo abbracciava se non era lui a volerlo!
Stava pensando di scansare la rossa, ma le sue braccia non ubbidirono al comando e si strinsero attorno a quel fragile corpicino con decisione.
Damon sentiva addosso a sé tutto il corpo della ragazza.
Poteva chiudere gli occhi e immaginare ogni centimetro di pelle color avorio, ogni dettaglio, ogni neo, ogni curva…
Riusciva a sentire le lacrime che cadevano sulle gote della ragazza bagnargli la camicia nera. Riusciva a percepire, senza nemmeno leggere la mente di Bonnie, tutte le sue emozioni di paura, angoscia e sollievo per aver trovato… protezione?
Lui che proteggeva qualcuno…?
Improvvisamente un odore attirò la sua attenzione: sangue.
Sentì i canini pulsargli e allungarsi a causa dell’odore di quel dolce nettare.
Era strano, il sangue di Bonnie era incredibilmente dolce e l’aroma attorno a lei era forte a causa dell’adrenalina che aveva in corpo.
Chissà se il suo sangue sapeva davvero di fragola…
“No!” si ordinò mentalmente, allontanando ogni proposito di fare della Streghetta il suo spuntino di mezzanotte.
Delicatamente, la scostò in modo da poterla vedere in volto.
Gli occhi erano lucidi e arrossati per il pianto, così come le sue guance.
Notò immediatamente che aveva lo zigomo destro ferito, o meglio graffiato, da dove usciva poco sangue.
I capelli erano arruffati e Damon riusciva a vedere pezzetti di foglie o ramoscelli incastrati tra i boccoli color rubino.
L’espressione che la ragazza aveva stampata in volto lo fece sorridere: sembrava una bambina, aveva un’espressione così ingenua…
<< Buonasera anche a te, Uccellino >> la salutò con affettuoso sarcasmo.
Bonnie deglutì, guardandosi indietro.
<< Qualcosa mi stava inseguendo >> mormorò a mo’ di giustificazione.
<< E cosa ti stava inseguendo? >> sorrise sghembo, sempre più divertito.
Bonnie ci pensò un po’ su.
<< Non lo so… >> ammise, “un rumore” pensò.
<< E quindi tu scappavi terrorizzata da un… rumore? >>, trattenne una risata, << E dimmi un po’, cosa ci facevi a quest’ora tarda nel cuore dell’Old Wood? Non lo sapevi che è un posto pericoloso per una fanciulla come te? >>.
Bonnie fece per rispondere, ma poi si bloccò.
Fece una smorfietta indignata, probabilmente perché lui la stava prendendo in giro: quella smorfia l’aveva vista parecchie volte, soprattutto quando spendeva il suo tempo da umano con lei, e doveva dire che la trovava adorabile.
<< Puoi… >> Il suo disagio era palese.
<< Sì? >> la incitò: quella situazione lo divertiva da morire.
<< Potresti… ehm… >>
<< Basta chiedere >> la prese in giro.
<< Ecco… Puoi riportarmi a casa? >> lo guardò l’espressione più dolce che avesse mai visto sul volto di un essere umano.
Damon sorrise, soddisfatto, e si avvicinò fino a distarle una decina di centimetri.
Immediatamente sentì il suo cuore iniziare a battere frenetico, mentre lui era totalmente concentrato sulla sua mano, che le stava carezzando il braccio con delicatezza.
<< Sì potrei farlo… Ma, >> la guardò. << cosa mi dai in cambio? >>.
La vide sbattere le palpebre, sorpresa e allo stesso tempo confusa.
<< S-stai scherzando spero… >> balbettò.
Damon alzò gli occhi al cielo e si stacco da lei, per andarsi ad appoggiare a una quercia vicina, incrociando le braccia e guardando la ragazza di sottecchi.
<< Mmm… vediamo, sei qui, in notte profonda, nel posto più pericoloso in cui tu possa stare e mi stai chiedendo di saltare la mia passeggiata notturna per accompagnarti a casa perché ti sei persa e non hai la più pallida idea di come tornarci, senza considerare che mi hai letteralmente investito… Mi dispiace, Streghetta, ma questa è un’occasione che non posso sprecare: no, non sto per niente scherzando >>.
Bonnie rimase spiazzata.
<< Oh accetti di restituirmi il favore o ti lascio qui, a goderti la notte nell’Old Wood >>
<< N-non lo faresti mai… Elena ti ucciderebbe! >>. Risposta sbagliata.
Damon alzò un sopracciglio e dopo averle augurato una buona nottata fece per andarsene, sapendo perfettamente che…
<< Aspetta! >>. Appunto.
Damon si voltò verso la rossa.
<< Cosa vuoi in cambio? >>.
Damon ci pensò su.
<< Beh, si vedrà… >>
Bonnie chiuse gli occhi, sospirando.
<< Portami a casa >>.
Damon sorrise: quella si prospettava essere una bella serata.
 
Ci misero quasi mezz’ora per arrivare a casa McCullough, colpa di Bonnie ovviamente.
Quella ragazzina, infatti, inciampava ogni secondo e Damon era costretto ad afferrarla in tempo se non voleva che si ferisse ulteriormente: se l’odore del suo sangue si fosse fatto appena più forte, non avrebbe più potuto resistere.
Ogni volta che la salvava da una dolorosa caduta, Bonnie arrossiva abbassando lo sguardo e borbottando dei ringraziamenti o delle scuse: era semplicemente deliziosa.
Inoltre, durante il tragitto, Damon aveva avuto modo di osservare bene quel corpicino, fasciato unicamente da un vestitino nero di cotone.
Il nero le donava davvero molto: metteva in risalto quella carnagione pallida.
Ogni volta che un raggio lunare la illuminava, Damon guardava avidamente ogni parte del suo corpo, scoprendo sempre di più, ogni particolare, ogni dettaglio.
Ad esempio aveva notato un piccolo neo dietro la spalla e una piccola cicatrice sul ginocchio sinistro, cose cui di solito non faceva caso…
Non aveva mai guardato in quel modo un corpo, nemmeno quello di Elena e ciò lo sorprendeva molto.
Quando arrivarono al portone, Bonnie tirò fuori, da sotto il tappeto, una chiave che usò per aprire la porta di casa.
Si girò, ringraziandolo e se la filò dentro l’abitazione.
Damon sorrise e in pochi secondi si trovò appoggiato alla parete della camera della Streghetta, giusto in tempo per vederla chiudere la porta e sospirare sollevata.
<< Bel tentativo, Uccellino. >>
Bonnie sobbalzò, nonostante non fosse per niente stupida.
Deglutì e riuscì a fatica a domandare:
<< C-cosa vuoi in cambio? >>.
Damon ignorò la sua domanda e le guardò le gambe.
<< Che ne dici di disinfettarti quei graffi? L’odore del sangue mi sta dando alla testa >>.
Bonnie sgranò gli occhi, ricordandosi che, in effetti, era ricoperta dalla testa ai piedi di graffi.
Annuì, dirigendosi in bagno, seguita da Damon che la afferro per il polso voltandola verso di sé e prendendole con una mano il volto.
Con una piccola spinta la fece sedere sul bordo della vasca.
<< Lascia stare il disinfettante, conosco un modo migliore per far richiudere delle ferite >> osservò attentamente il graffio che aveva sul volto, cercando di decidere sul da farsi.
Il sangue che usciva da tutti i graffi era davvero poco, probabilmente non ne avrebbe sentito nemmeno il sapore, lo stava facendo per guarirla…
E poi gli doveva un favore, no?
Quando avvicinò il suo volto a una spalla scoperta, dove vi era un piccolo graffio, la sentì sussultare spaventata.
<< Uccellino, mi sto solo prendendo cura di te… E poi mi devi un favore >> le ricordò.
Bonnie non rispose, tuttavia rimase rigida.
Damon continuò, avvicinando le proprie labbra al graffietto.
La pelle di Bonnie era fredda e in pochi secondi un odore intenso di fragole e frutti di bosco lo investì, inebriandogli i sensi: com’era possibile che il profumo di quella ragazzina gli facesse sempre quell’effetto?
Bonnie ora tratteneva il respiro, si aspettava che Damon perdesse il controllo e la azzannasse… davvero credeva che lui le avrebbe potuto fare del male?
“Ma gliel’hai fatto…” gli rammentò una vocina.
No, quella non era stata colpa sua, ne era sicuro. Lui aveva guardato l’anello, si era fatto un immagine e poi per qualche inspiegabile motivo aveva perso il controllo… Aspetta, l’anello?
Ma certo, lui aveva guardato l’anello e aveva sentito un irrefrenabile istinto di far del male alla Streghetta.
“E l’anello l’aveva preso…”
Damon non fece in tempo a concludere il suo pensiero, che un sapore dolciastro gli invase la bocca: gli era arrivato il sangue della ragazza sulla lingua e questo bastò a far scomparire tutto il resto.
Era la prima volta che lo assaggiava, non aveva mai avuto il coraggio di prendere del sangue dalla rossa perché gli era sempre sembrato come se fosse una… una profanazione di quel corpo così puro, così innocente.
Quel dolce nettare era talmente poco che nemmeno gli bagnava le labbra.
Non avrebbe dovuto sentirne il sapore, eppure questo era inconfondibile: quella era la cosa più buona che avesse mai assaggiato.
Si ritrovò a sorridere quando si accorse che sapeva di fragole… chi l’avrebbe mai detto? Eppure lui l’aveva sempre saputo: l’odore intrinseco del corpo di Bonnie era troppo forte, talmente intenso che anche gli umani erano in grado di percepirlo.
 E poi notò che non era mai stato profanato… se qualcun altro l’avesse assaggiato Damon sarebbe stato in grado di sentirlo.
Allora Trevor aveva mentito: Bonnie non aveva donato il proprio sangue a nessuno.
Damon sentì una sensazione di sollievo pervadergli il petto: almeno un dubbio che lo angosciava dalla conversazione con l’Ossigenato era stato risolto e smentito. Forse non aveva mentito solo su quello.
Poi si accorse di un’altra cosa: perché se non aveva mai assaggiato il sangue della ragazza, in esso c’era qualcosa di molto familiare?
Quel sangue aveva un non so che di suo.
Damon si ricordò che quando un vampiro dà il proprio sangue a un umano, questo lo manterrà sempre nel proprio corpo e l’umano in questione sarà sempre legato al vampiro. Questo era il motivo per cui i vampiri non donavano mai il proprio sangue, se non per scopi secondari o per…
Fu come un flash, un’immagine momentanea che si creò nella mente del moro.
C’era lui, inginocchiato vicino a una vasca dove dentro c’era Bonnie in pessime condizioni di vita. Lui gli stava dando il proprio sangue.*
Damon aggrottò le sopracciglia: ma una cosa del genere non era mai successa! Damon non aveva dato il proprio sangue a nessuno e lo avrebbe dato solo al suo Angelo… o forse no?
“A qualcuno è stata cancellata la memoria… Shinichi ha detto così…” si ricordò.
E se fosse lui? No, non era possibile.
E poi a quale scopo gli avrebbe mai cancellato ricordi come quello?
Quando sentì il graffietto chiudersi sotto le sue labbra si staccò, salendo su per il collo della ragazza, respirando il suo profumo, sentendo il sangue scorrere sotto la sua pelle.
Chissà come sarebbe stato azzannarle la giugulare, bere tutto quel nettare.
Eppure non era questo ciò che Damon voleva: stranamente non gli interessava solo il sangue.
Era la pelle di Bonnie, quel suo profumo, quei capelli color fuoco, quegli occhi di un nocciola così liquido: questo voleva e non riusciva ad ammetterlo.
Voleva completamente quella ragazzina, no!, quella donna.
Salì, fino a guardarla in volto per sorridere compiaciuto: probabilmente Bonnie non era mai arrossita così violentemente.
Guardava con timore ogni movimento del vampiro e questa volta non per paura di essere azzannata.
Damon si rese conto del disagio che provava la rossa e se ne compiacque ancora di più quando curò il graffio che aveva su uno zigomo e notò che la pelle non era fresca, bensì molto calda.
Rise.
<< Uccellino, non smetterò mai di farti questo effetto, eh? >> le sorrise sghembo.
Lei per risposta arrossì (se possibile) ulteriormente, mettendo su un broncio di ribellione sicuramente delizioso.
Damon sapeva che se non gli fosse stata debitrice a quest’ora la ragazza sarebbe scappata a gambe levate, protestando per i gesti del vampiro e lottando contro i suoi sentimenti. Tuttavia, essendo probabilmente l’umana più onesta presente sulla faccia della terra, doveva mantenere la sua parola e di questo Damon se ne stava approfittando.
<< Damon Salvatore, sei davvero uno >> gli rispose, l’unica cosa che poteva fare.
Damon la zittì, mettendole due dita sulle labbra e avvicinandosi a queste.
<< Attenta a come parli Streghetta: quando mi arrabbio non rispondo delle mie azioni… >> le disse con tono volutamente malizioso.
La vide sgranare gli occhi e sentirla pensare che lui fosse troppo vicino.
<< Forse è meglio che usi il disinfettante, sai? Non vorrei procurarti ulteriore imbarazzo… >> le disse allontanandosi e dirigendosi verso la porta.
Poi si girò a guardarla.
<< Il bacio della buonanotte non me lo dai? >> la derise, con tono beffardo.
<< Va all’inferno Damon! >>
<< Ci andremo insieme, Uccellino… Ci andremo insieme… >>.
E uscì da casa McCullough, sorridendo veramente soddisfatto: quello era Damon Salvatore.
 
 
*Angolo Autrice*
 
*Mi riferisco alla scena della vasca, la preferita di tutte noi Donnie, dove Damon salva Bonnie dagli alberi di Shinichi e Misao e per salvarla le dona il proprio sangue, sentendo affiorare dei sentimenti per la ragazza.
 
 
Hola bella gente.
Non posso credere di essere riuscita ad aggiornare!
Sì, lo ammetto, sono davvero in ritardo, però mi capirete: Vacanze!
Allora, comunico che fino a ora andavo avanti a ispirazione. Mi spiego. Sapevo l’inizio della storia, come sviluppare i personaggi e la fine, ma non avevo la più pallida idea di come arrivarci! Questa era una delle cause dei miei ritardi.
Tuttavia, a inizio estate ho fatto una scaletta e quindi so già cosa scrivere in ogni capitolo. Beh, era solo per informarvi ;)
Dunque, parliamo del capitolo.
Penso di aver tirato fuori un obbrobrio perché l’ho scritto a tratti a causa delle vacanze e, a volte, passavano settimane da un tratto a un altro. Fatemi sapere cosa ne pensate e spero di non avervi deluso.
Anche in questo capitolo succedono molte cose, come avrete notato e dovete abituarvi perché da ora in poi sarà così: i capitoli tranquilli sono ufficialmente conclusi e le cose iniziano ad animarsi e a farsi serie.
Vi sono vari punti chiave.
 

  1. DAMON E BONNIE. Essendo una storia Donnie, parliamo prima di loro. Dunque, finalmente i sentimenti di Damon iniziano ad affiorare e lo lasciano alquanto spiazzato. Possiamo dire che questo è il capitolo chiave che dà il via allo sviluppo dei suoi sentimenti. Infatti ha capito molte cose: in primis, Trevor non ha preso il sangue di Bonnie (però ancora non sa che non ci è andato a letto), inoltre ha scoperto che non vuole il sangue della ragazza, bensì il suo corpo. Una situazione strana per un vampiro no? E la spiegazione noi Donnie la sappiamo bene, mentre Damon pian piano ci sta arrivando, nonostante ammettere i propri sentimenti gli costi molto.

  2. RICORDI CANCELLATI. Spero che siate arrivati tutti a capire a chi abbiano cancellato la memoria i kitsune: proprio Damon! La domanda è, perché gli hanno cancellato tutti i momenti con Bonnie in cui scopriva di provare qualcosa per questa? E poi, Damon ricorderà mai? Per il momento, inizia ad avere il dubbio che le abbia dato il proprio sangue e che ci sia qualcosa con Bonnie che non ricorda.

  3. CARILLON, ELISE E TRANS: E qui arriviamo nel vivo del problema. I kitsune hanno nuovamente ipnotizzato Sage dandogli un carillon che, evidentemente, è molto importante nella storia di Elise: Trevor sarà davvero infuriato e il fatto che Bonnie abbia il ciondolo, che non è altro che la chiave per aprire questo carillon, è un bel pericolo per la sua copertura: Bonnie non è mica tanto stupida, riesce a fare dei collegamenti!  Elise inoltre tenta di dare un messaggio a Bonnie, di aiutarla. Ma chi ha voluto la trans? Chissà XD in ogni caso, la trans non finisce affatto bene. Inoltre, quel carillon cos’è? Cosa significa? E poi… Firenze? Bah (Sì, tento di infilarvi dei dubbi in testa)

  4. DUBBI E FALSI DUBBI: A quanto pare i nostri cattivoni si stanno muovendo per isolare Damon. Trevor è stato molto abile a far venire il dubbio a Stefan… chissà se questo gli crederà veramente, alla fine. Mentre Shinichi e Misao a che gioco stanno giocando? Per quale motivo stanno facendo sospettare Damon di una loro alleanza con Trevor? Rientra nei loro piani? E Damon, scoprirà la verità?

 
Beh, penso di avervi detto tutto.
Grazie mille per le fantastiche recensioni e per chi mi segue anche solo silenziosamente. Sono contenta che vi piaccia la mia ff e grazie per farmi continuare con passione questa storia!
Un Bacio a tutti, ci vediamo presto (Spero almeno… ora ho la scaletta!!)
 
Amily

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Capitolo 15
*** Scusa, per tutto. ***


15. SCUSA, PER TUTTO.
 
 
 
Elena chiuse esterrefatta il tomo - e dire tomo era poco - che aveva davanti, producendo un rumore assordante e facendo sobbalzare tutti i presenti.
<< Amore mio… va tutto bene? >> domandò Stefan, sorridendogli con dolcezza come soleva fare ogni volta che Elena aveva un problema.
Elena si soffermò sul bel volto del vampiro.
Quel sorriso… quanto aveva amato quel sorriso pieno di consolazione e dolcezza?
“Come posso fargli questo?!”.
Sorrise a Stefan, nascondendo l’amarezza.
“Non posso… Devo dimenticare Damon!”.
Eppure, amava quegli occhi verdi esattamente come amava quel cielo notturno in cui solo lei riusciva a leggere.
Damon era tutto ed era niente.
C’era qualcosa che la scuoteva, la faceva piombare nel caos più assoluto, ogni qual volta che lui la guardava, le parlava, la sfiorava…
“Ma non posso fare questo a Stefan!” pensò, disgustata da se stessa.
<< Elena… >> Meredith attirò la sua attenzione: non si era accorta di essersi immersa completamente nei suoi pensieri.
<< Scusate >> mormorò.
Avrebbe dovuto pensarci quando era sola e, soprattutto, lontana da Stefan… Se avesse sentito…
<< Che succede? >> le chiese preoccupato il minore dei Salvatore.
<< Niente, è che mancano poche settimane al rito e noi ancora non abbiamo trovato un modo per prendere quel sangue! >> disse, scocciata.
<< In realtà, pensavo a qualcosa… >>.
Tutti si girarono verso Matt.
<< Oh, mio Dio! Allora sai anche pensare, Mutt? >>.
Elena sussultò quando sentì la voce ironica alle sue spalle.
Nessuno si era accorto, immersi com’erano nelle proprie ricerche, che Damon li osservava da molto, scuotendo la testa.
Matt fece una smorfia alla quale Damon rivolse un ghigno derisorio.
Elena rimase affascinata dalla perfezione di quel sorriso.
“No, Elena, non ci devi pensare”.
<< Quale idea avevi? >> domandò, rivolgendosi all’amico che, dopo aver lanciato un’occhiataccia al vampiro, continuò:
<< Bonnie sta diventando molto potente… >>.
<< Oh sì, le scariche di potere della Streghetta si sentono fino a qui, nonostante sia miglia lontano con… l’Ossigenato… ad allenarsi >> disse fieramente Damon, pronunciando il soprannome attribuito a Trevor con disprezzo.
Si sedette vicino a Elena e le rivolse un’occhiata che fece arrossire, involontariamente, la ragazza.
La cosa non sfuggì a Damon che aggrottò le sopracciglia e la osservò con interesse.
<< E quindi? >> incitò Matt, sperando di poter distrarre il moro.
<< Non c’è qualche incantesimo che possa fare per bloccare i kitsune? >>.
Elena ci pensò su. Ma certo! Come potevano aver escluso i poteri di Bonnie?
<< Sì! Avevo letto di un incantesimo del genere! >> affermò entusiasta Meredith, afferrando uno dei volumi scartati e cercando l’incantesimo in questione.
La risata sinceramente divertita di Damon bloccò la sua ricerca.
<< E voi credete che Trevor vi lascerà sfruttare i poteri di Bonnie? Andiamo! Non la lascia un attimo libera durante il giorno! >> disse con amarezza il vampiro.
Elena aveva notato fin dall’inizio che a Damon non andassero a genio gli allenamenti di Bonnie da sola con Trevor.
<< Trevor non la vuole far partecipare alle ricerche perché deve essere concentrata sui suoi poteri, non perché non debba usarli! >> gli fece notare Meredith.
Damon socchiuse gli occhi, guardando la mora leggermente irritato.
<< Bene. E allora, Genio, cosa pensi di fare una volta bloccati i kitsune? Pensi che Bonnie sarà abbastanza forte da tenerli bloccati finché tu, con la tua velocità da bradipo, non preleverai un litro dai loro corpi? >> domandò a Matt, sarcastico.
<< Lo è già in questo momento >>.
Trevor fece la sua entrata in scena, con il suo classico charme.
Elena doveva ammettere che capire chi dei tre vampiri fosse il più bello era un’impresa impossibile.
<< Abbiamo appena terminato gli allenamenti ed è in grande forma >> continuò, << Penso che sia un ottimo piano e anche un esercizio per Bonnie. Tuttavia, penso che il sangue lo debba prelevare qualcuno di un po’ più veloce >>.
Trevor lanciò un’occhiata d’intesa a Stefan che annuì impercettibilmente.
<< Lo farò io >> aggiunse.
<< Perché TU? >> intervenne Damon.
Trevor si limitò a ghignare in direzione del moro.
<< Lo faremo la sera prima del rito >> concluse, lasciando la stanza per andare chissà dove.
 
 
L’aria notturna era frizzantina e Stefan, nascosto dietro a un cespuglio del giardino della signora Flowers, attendeva che Damon uscisse per la sua classica passeggiata notturna.
Un rumore sopra di lui attirò la sua attenzione, costringendolo ad alzare lo sguardo, incontrando quello del suo compagno che era intento a osservare la luna.
<< No, ma dico, ce l’hai fatta ad arrivare, eh? >> gli disse sarcastico: era in ritardo di quaranta minuti.
Trevor si limitò a sorridere continuando a guardare il satellite.
<< La notte è così bella stasera… volevo godermela un po’! >>
<< E se Damon fosse uscito prima che tu arrivassi? >>.
Trevor scese dal ramo dell’albero su cui era seduto, cadendo in piedi senza il minimo rumore.
<< Rilassati, Stefan! Noi predatori non andiamo mai a caccia prima di mezzanotte! Le prede che ti offrono spontaneamente il proprio sangue, sono delle ragazze notturne e non hanno il coprifuoco come gli scoiattoli >> gli strizzò l’occhio, ridacchiando.
Fantastico. Eccone un altro che lo prendeva in giro per la sua alimentazione… L’unica differenza era che Trevor lo faceva in maniera amichevole.
<< Eccolo lì! >> sussurrò il compagno, nascondendosi anche lui dietro il frondoso arbusto.
Damon si trovava nel giardino e si dirigeva a grandi passi verso l’Old Wood.
Stefan e Trevor aspettarono che fosse abbastanza lontano e poi si mossero silenziosamente.
<< Menomale che ha smesso di farsi il percorso sottoforma di corvo >> disse sarcastico il biondo, riferendosi alle volte precedenti in cui avevano pedinato suo fratello e in cui lo avevano perso poiché Stefan non era in grado di tenere il passo a causa della sua alimentazione.
Era una settimana che, durante la notte, seguivano Damon nell’Old Wood e non erano ancora riusciti a beccarlo con i fratelli kitsune. Stefan aveva sempre paura che questo potesse accorgersene, ma sembrava totalmente immerso nei propri pensieri.
Elena iniziava a domandargli il motivo per il quale non c’era mai di sera e Stefan era costretto a inventarsi banali scuse, non che alla sua ragazza dispiacesse l’assenza del vampiro.
Era da alcune settimane che il loro rapporto era diventato… freddo. E ciò non faceva che preoccupare Stefan.
Damon si dirigeva nel cuore dell’Old Wood: questa volta non aveva intenzione di andare in città per cacciare, sennò avrebbe preso la strada che portava al Grill.
Dopo una ventina di minuti in cui erano costretti a camminare sugli alberi sopra a Damon per non perderlo (tanto era fitta la vegetazione in quel punto dell’Old Wood), ancora non c’era traccia dei due demoni.
Che si fossero sbagliati riguardo al fratello?
Stefan sentì la speranza crescere in lui.
“Ti prego, fratello, non farlo… Non deludermi un’altra volta”.
Si ritrovò a pensare a questo.
Avrebbe così tanto voluto ritrovare i buoni rapporti che molti secoli prima aveva col fratello… ma entrambi si riserbavano troppo rancore e Stefan sapeva che non avrebbe mai più avuto un rapporto di qualunque tipo con Damon.
Sentì Trevor, al suo fianco, bloccarsi di colpo.
Stefan si girò allarmato e vide Trevor completamente assorto nell’osservare qualcosa alla sua destra.
<< Tutto bene? >> gli sussurrò al biondo, senza ricevere alcun segno di risposta.
All’improvviso Trevor si mosse, scomparendo in pochi secondi e muovendo il ramo su cui si trovava Stefan.
Il vampiro, agitato, si guardò intorno alla ricerca del compagno che sembrava essere sparito, anzi, era completamente sparito!
Si girò nel punto in cui si trovava il fratello pochi secondi prima e vide che anche questo era scomparso.
<< Diamine, l’abbiamo perso >> imprecò in un sussurro.
<< Oh no, fratellino, sono proprio qui! >>.
La voce alle sue spalle gli fece prendere un colpo, sobbalzando e cadendo dal ramo in cui si trovava.
Cadde a terra con un tonfo, sorpreso dal fatto che il fratello si trovava sul ramo a pochi centimetri da lui.
“Cavolo!” pensò: li aveva scoperti.
Si corresse: lo aveva scoperto dato che di Trevor non vi era nemmeno l’ombra.
Il fratello scese dal ramo, raggiungendo Stefan, e cadendo in piedi elegantemente: una figuraccia per Stefan, che era ancora per terra.
Damon lo guardò sinceramente divertito.
<< Oh, ma guardati fratellino, ancora non sai arrampicarti sugli alberi? Eppure, quando eravamo piccoli, ho provato così tanto a insegnartelo >>.
Era vero, Stefan era sempre stato negato da umano ad arrampicarsi sui fichi e gli ulivi del giardino di casa Salvatore e, puntualmente, un Damon di otto anni lo aiutava dandogli una spinta e controllando che non si facesse male e non cadesse.
<< Una volta mi aiutavi… >> disse con amarezza e nostalgia.
<< Sono cambiate molte cose >> si giustificò Damon, un profondo odio negli occhi e, per un secondo, sembrò che dopo secoli i fratelli Salvatore avessero le menti unite da un solo pensiero.
Fu solo un attimo, poi Damon con una smorfia si riscosse da suoi pensieri sulla propria infanzia e quella di suo fratello, scostandosi leggermente e guardando Stefan che si alzava in piedi.
<< Come mai anche tu qui, Stefan? Non ti sarai addentrato troppo? I conigli qui non vengono >> disse sarcastico, sorridendo alla propria battuta con il doppio senso.
Stefan ignorò l’allusione al suo poco coraggio (almeno per Damon), pensando a una scusa adatta e cercando con lo sguardo Trevor: niente, era scomparso.
“Ma dove diamine è andato?” si domandò.
<< Allora? >> lo incitò Damon, facendo andare il fratello nel panico.
<< Ehm… ecco, io ero venuto a fare una passeggiata >>.
Pessima, pessima scusa!
<< Lo sai, Santo Stefano, che chi mente va all’inferno? Non vorrei doverti sopportare anche lì >>. Damon si avvicinò, guardandolo negli occhi con fare minaccioso.
<< Per quale motivo mi stavi pedinando? >> gli domandò, guardandosi intorno.
<< Dovevo chiederti una cosa >>.
<< Chi c’era con te? >> domandò nuovamente.
<< Nessuno! >> scattò Stefan.
<< Eppure hai detto “l’abbiamo”… >>.
Gli era permesso di cadere nel panico, in una situazione del genere?
<< M-mi sono sbagliato… >> si giustificò, balbettando.
Damon alzò un sopraciglio, socchiudendo gli occhi diffidente.
<< Ah, ma davvero? >> disse sarcastico.
Stefan si limitò ad annuire.
<< E che cosa volevi domandarmi? >>.
Ecco, bella domanda. Fantastico! Ora cosa si sarebbe inventato?
<< Volevo sapere… se sai cosa succede a Elena! E’ un po’ di giorni che è strana… >>.
“Stefan, sei un genio!” pensò soddisfatto della scusa.
Damon sembrò rabbuiarsi per alcuni secondi per poi riprendere la sua facciata di arroganza.
<< No, non ne ho la più pallida idea! Le cose non vanno più tanto bene tra di voi, fratellino? >>.
Stefan sentì prudersi le mani. No, non andavano affatto bene.
<< Damon… ti prego… sta succedendo qualcosa tra di voi? >> finalmente la pose, quella domanda che gli premeva da molto tempo.
Damon lo guardò, sembrò per alcuni secondi mortificato ma, probabilmente, era stato solo un riflesso lunare che Stefan aveva confuso con una scintilla di tristezza negli occhi del moro.
<< E tu pensi davvero che se fosse successo qualcosa tra me e l’Angelo, non sarei venuto a sbattertelo in faccia immediatamente? Perché perdermi il divertimento di annunciare la tua sconfitta?! >> domandò.
Beh, in effetti era vero… Almeno che Elena non gli avesse espressamente chiesto di non farlo.
Stefan sentì la gelosia attanagliargli le viscere.
<< Oh, Stefan ti prego! Se reagisci così ora che non c’è niente, come reagirai quando Elena ti lascerà per stare con me? >> domandò, deridendo la sua gelosia.
<< Perché tu sai, vero Stefan, che succederà sicuramente qualcosa tra me e l’Uccel… l’Angelo. Tra me e l’Angelo >>.
Stefan guardò in volto il fratello che si era nuovamente rabbuiato, abbandonando la sua maschera di arroganza.
Sbagliava o stava per dire “l’Uccellino”?
In effetti doveva essere successo qualcosa tra Bonnie e Damon: Stefan non era mai riuscito a spiegarsi quel rancore verso Trevor e Bonnie…
E se quello non fosse stato rancore?
Se fosse stata gelosia?
Dopotutto Damon, negli ultimi tempi, era stato molto indifferente verso Elena e si era limitato ad alcuni sguardi ogni tanto, mentre prima la sua presenza era costante accanto alla bionda.
Ora Damon spariva e c’era solo quando erano presenti o Bonnie o Trevor…
Ma certo! Come aveva fatto a essere così cieco?
Stefan riusciva a vedere quella scintilla di rancore negli occhi di Damon.
“Lui prova qualcosa per Bonnie… Non per Elena!”.
Seppur senza prove, ne era sicuro: quella frase era la verità.
<< Perché Elena, Damon? Ci sono molte altre ragazze che potrebbero interessarti! >> tentò di iniziare il discorso.
<< Perché Elena >> Damon si bloccò per alcuni secondi per pensare: sembra non riuscire a trovare una risposta mentre si rabbuiava ulteriormente.
<< perché lei è la mia regina delle Tenebre… fattene una ragione, fratellino! >> disse non molto convinto, non riuscendo a trasmettere la spavalderia che probabilmente avrebbe voluto mettere nella frase.
Stefan aveva ragione, allora… Sentiva, di avere ragione!
<< Elena non verrà da te, Damon >> disse Stefan neutro: non era una provocazione, ma una semplice affermazione.
<< Le coppie sono queste, Okay? >> domandò, fingendosi arrabbiato: doveva verificare se la sua teoria fosse esatta.
<< Meredith sta con Alaric e io sto con Elena… >> disse con lo stesso tono arrabbiato: certo che non era poi così male a recitare.
Damon per risposta iniziò a ridacchiare in modo canzonatorio, evidentemente divertito dalla convinzione di Stefan.
“Ridi, ridi… vediamo come reagisci a questo”.
<< Non ridere! E’ la verità! Queste sono le coppie… Inoltre Matt presto troverà una ragazza con cui mettere su famiglia e… e Bonnie è molto interessata a Trevor >>.
Damon smise di colpo di ridere, guardandolo infuriato.
<< E questo chi te l’ha detto? >> domandò, quasi ringhiando.
“Lo sapevo” disse, sorridendo tra sé e sé.
Se davvero Damon era innamorato di Elena, per quale motivo se la prendeva tanto per Bonnie?
<< E’ evidente! >>
<< Non credo proprio. L’Uccellino non è interessato a nessuno, posso assicurartelo >> disse sicuro di sé, Damon.
<< Beh, in ogni caso Trevor mi ha detto di essere molto interessato a Bonnie e che lei non rifiuta le sua avances… >>.
Vide Damon irrigidirsi, stringere i pugni e indurire la mascella.
Aprì la bocca come per dire qualcosa, ma poi si bloccò, guardandolo dritto negli occhi.
Parve esitare alcuni istanti e poi, rivolgendogli un sorriso sprezzante, si trasformò in corvo confondendosi con il cielo notturno.
Stefan restò solo nel cuore dell’Old Wood.
Era sorprendente come era riuscito a non far scoprire il vero motivo per il quale stava pedinando Damon.
Inoltre, era rimasto sorpreso da quanto Damon tenesse a Bonnie.
Certo, sapeva che il fratello avesse una sorta di rapporto che non aveva mai avuto con nessun altro con l’amica rossa, ma… quella non era semplice amicizia, quella era qualcosa di completamente diverso.
Possibile che Damon non fosse più interessato alla sua Elena? Possibile che invece provasse qualcosa per Bonnie?
Ma se davvero era così, per quale motivo stava aiutando i kitsune a ucciderli tutti? Avrebbe lasciato Bonnie morire solo per avere chissà cosa?
Stefan rimase interdetto e dubbioso.
C’era qualcosa che non gli quadrava in tutta quella storia.
Qual era la verità?
Che Damon non fosse alleato con i kitsune? Che fosse innamorato di Bonnie?
Stefan sentì esplodere la speranza dentro di sé. Lo sapeva, ne era sicuro: c’era ancora, forse molto nascosto, ma c’era ancora quel Damon che lo aiutava ad arrampicarsi sugli alberi.
Suo fratello c’era ancora.
 
 
 
 
 
 
Bonnie fece la linguaccia a sua sorella per poi guardarla male.
<< E chi te lo dice che l’uva fragola non può crescere di primavera? >> disse, non volendosi arrendere.
La sorella la guardò, ghignando.
<< Bonnie, sei una cosa assurda! L’uva fragola, essendo UVA, non è raccolta a primavera, ma a Settembre! >> sbottò.
Calò il silenzio per alcuni secondi ed entrambe scoppiarono a ridere.
Bonnie guardò Mary.
Era stata una piacevole sorpresa trovare, alle sei di pomeriggio, sua sorella maggiore intenta a leggere il giornale sul sofà.
Bonnie era rimasta sconcertata sull’entrata di casa McCullough, guardando la sorella come se fosse un miracolo vivente: era molto tempo che non stavano un pochino insieme.
Infatti, da quando Mary si era fidanzata ed era andata ad abitare con Paul, Bonnie non ci passava più di una ventina di minuti insieme.
Quel pomeriggio Mary era venuta a farle compagnia e avevano passato la serata come solevano fare spesso, quando Mary non era ancora fidanzata e Bonnie era una sedicenne spensierata che non conosceva streghe, vampiri e… e, beh, fratelli Salvatore!
Sua sorella aveva venticinque anni, sei in più di lei, e aveva i capelli rossi e lunghi, gli occhi smeraldini e il viso a cuore come quello di Bonnie: si assomigliavano molto nei lineamenti.
Verso le nove Mary le aveva comunicato che a Settembre avevano deciso di sposarsi con Paul e le aveva domandato di farle da damigella d’onore.
Bonnie era scoppiata a piangere e aveva abbracciato la sorella per la felicità.
Era una notizia stupenda.
Così, tra una cosa e un’altra, si era fatta mezzanotte e Bonnie si ritrovava, dopo una lunga conversazione riguardante l’uva fragola (il suo frutto preferito), a chiudere la porta dietro Mary che, con il suo pick-up bianco, tornava a casa propria.
Bonnie sospirò: le mancava molto sua sorella, così come i genitori che da un mese riusciva a vedere, a causa del loro lavoro, molto poco.
“Se c’è una cosa che rimpiangerei se dovessi morire, sarebbero loro…” pensò, sentendo i brividi percorrerle la schiena al solo pensiero della morte, mentre saliva le scale.
Entrò in camera sua e rimase interdetta a guardare cosa, o meglio CHI, le riservava un’ulteriore sorpresa quella sera.
Damon era seduto sulla sedia della scrivania, intento a guardare una sua foto di quando era bambina.
<< Eri un Uccellino anche da piccola >> le disse, senza nemmeno guardarla.
Bonnie si limitò a fissarlo, senza poter muovere un solo muscolo.
 
 
Era incredibilmente bella quando era piccola, non che ora fosse da meno.
La bambina della foto aveva un piccolo visino a cuore, contornato da una marea di boccoli rossi che, morbidi, le ricadevano sopra le spalle.
Portava un vestitino bianco e delle scarpette nere, tra i capelli vi erano dei nastrini dello stesso colore.
La pelle perlacea faceva contrasto con le labbra che erano incredibilmente rosse.
Il verde del prato attorno la rendeva una figura quasi eterea: incredibile come l’innocenza che avesse da bambina fosse rimasta inalterata.
<< E-era l’anniversario di matrimonio dei miei n-nonni… >> Spiegò la ragazza.
Damon diede un ultimo sguardo alla foto, sorridendo, e la posò sulla scrivania, voltandosi a godersi quella spettacolare visione.
Bonnie aveva i capelli arruffati e le guance leggermente arrossate. Il fisico snello e tonico era perfettamente visibile dalla corta camicia da notte nera che indossava.
Bonnie lo guardava con quei due bellissimi occhi da cerbiatto, così caldi, così… così dolci…
Com’era possibile che ricambiasse l’interesse di quell’idiota ossigenato?!
In ogni caso l’aveva detto Stefan, quindi il valore di quelle parole era molto relativo…
Già, Stefan. Per un momento era tornato indietro nel tempo, a quando, premurosamente, aiutava Stefan a non farsi male per rubare le mele dagli alberi del giardino dei Salvatore.
Non lo avrebbe mai ammesso ma gli mancava il rapporto che aveva col fratello. Ma poi quel ragazzino era cresciuto e gli aveva rovinato la vita… lo aveva ucciso e lui gli aveva ricambiato il favore.
“Sono successe troppe cose, Stefan”.
Damon scosse la testa per non lasciar naufragare la mente nei ricordi.
E se quell’energumene di suo fratello avesse avuto ragione?
Se l’Uccellino avesse ricambiato l’interesse dell’Ossigenato?
Se… Se fosse davvero accaduto?
Damon sentì immediatamente la rabbia ribollirgli nel petto, come ogni volta che pensava che quel lurido vampiro avesse messo le mani addosso al corpo di Bonnie.
“E che lei si sia concessa…” pensò, sentendo una strana sensazione nel petto, una fitta dolorosa che durò un secondo.
Quanto avrebbe voluto sapere! Eppure non poteva, come glielo avrebbe spiegato il perché gli interessasse sapere se lei era andata a letto con Trevor? Come poteva spiegarlo, se non lo capiva nemmeno lui?!
Trevor… Era una settimana che lo pedinava eppure, ogni volta che arrivava alla parte di Old Wood appartenente ai kitsune, lo perdeva di vista e non lo trovava più.
E poi quella sera erano successe cose molto strane!
Aveva giurato di aver percepito il potere di Trevor e poi, quando si era girato, aveva visto il suo fratellino, da solo, intento a pedinarlo.
Ovviamente non si era bevuto nemmeno per un secondo la banale scusa che il pivellino aveva tirato fuori.
C’era qualcosa che stava andando male…
Per quale motivo Stefan lo stava pedinando?
Damon era sicuro che ci fosse Trevor dietro e che qualunque cosa stesse accadendo non gli piaceva per niente.
<< Perché sei qui? >> Bonnie attirò la sua attenzione, distogliendolo dai propri pensieri.
<< Che c’è? Non posso nemmeno venire a trovare il mio Uccellino senza un motivo, adesso? >> le domandò, sorridendo sghembo e alzandosi dalla sedia.
Damon vide Bonnie deglutire.
<< Tu hai sempre un secondo fine… >> mormorò, non molto decisa.
Damon sorrise e la squadrò.
<< Mi conosci bene, eh, Uccellino? Tuttavia, questa volta non sono qui per nessun motivo… Stavo semplicemente… Passando, ecco. Ho pensato di venire a farti un salutino! >>.
Bugia. Grande, grande, grandissima bugia.
Damon, dopo la strana discussione con Stefan, era andato dritto a casa della Streghetta deciso a domandarle una volta per tutte se ciò che Trevor aveva detto fosse la verità. Tuttavia, appena se l’era ritrovata davanti, i suoi propositi erano andati in fumo.
Bonnie alzò gli occhi.
<< Bene >> gli sorrise… Dio! Che sorriso! << Grazie per il saluto >> gli disse con voce acuta, iniziando a spingerlo verso la finestra.
<< Ehi, Uccellino, cos’è tutta questa fretta di cacciarmi? >> domandò Damon, facendo il finto offeso.
<< Senti, Damon, domani dovrò lavorare e quindi devo svegliarmi presto. Si è fatta una certa ora e vorrei andare a letto! >>.
Bene, la sorella della Streghetta doveva venire più spesso a trovarla se la faceva diventare così audace: insomma, aveva detto più di quattro parole in sua presenza! La cosa gli piaceva.
<< Okay! Allora andiamo a letto! >> le rispose maliziosamente, facendo un cenno verso il letto di Bonnie.
Vide l’Uccellino arrossire violentemente, ghignò compiaciuto.
<< Damon! >> disse quasi a rimproverarlo.
Damon sorrise e si accorse di quanto fosse vicino il viso della ragazza al proprio.
Osservò ogni particolare di quel bellissimo volto molto attentamente e quando si soffermò sulle gote, allungo una mano e iniziò, col dorso, a carezzarne una dolcemente.
Bonnie lo guardò con innocenza e si ritrasse al suo tocco.
Un pensiero gli arrivò inconfondibile.
“Voi umani mi divertite, come avrei potuto innamorarmi di te? Un piccola, fragile ed inutile umana? Anzi, strega… se tale ti si può definire.”
Quello era il pensiero che aveva fatto ritrarre la ragazza e Damon sentì una strana sensazione addosso.
Sapeva perfettamente chi aveva pronunciato quelle parole e, per la prima volta, capì il male che aveva patito la rossa.
Lui l’aveva fatta soffrire.
La cosa gli sembrava impossibile se solo non avesse sentito cosa stava provando in quel momento la Streghetta: paura di dargli fiducia… di nuovo.
Damon si sentiva… addolorato?
“Che diamine mi sta succedendo?”.
Il vampiro aggrottò le sopracciglia confuso, cercando disperatamente negli occhi della ragazza una risposta… sì, come se ci potesse essere!
“Damon, se non lo sai tu come può saperlo lei?!”.
<< Buonanotte, Uccellino >> le disse, facendo per andarsene.
La ragazza indietreggiò senza dire una parola.
Sì, doveva andarsene immediatamente da quella camera: non sopportava l’effetto che Bonnie gli stava facendo e, soprattutto, non sopportava che la sua presenza recasse dolore alla strega.
Stava per andarsene quando si bloccò, voltandosi nuovamente verso la rossa.
Non esitò, lo disse e basta, lo disse con il cuore cercando di trasmetterle la sua sincerità.
<< Bonnie scusa. Per tutto. >>
Senza aspettare una risposta si trasformò in corvo e volò verso la luna.
Quella era la prima e l’ultima volta che chiedeva scusa a qualcuno.
Non era da lui scusarsi ma… vederla così, sentirla soffrire, lo aveva obbligato a farlo per sentirsi più pulito, meno colpevole.
Cosa stava succedendo a Damon Salvatore?
Avrebbe eretto un monumento in onore di chiunque avesse saputo dargli una risposta.
 
 
 
Bonnie uscì dalla doccia, erano le due di notte ed era a dir poco stanca.
Cos’era successo poco tempo prima?
La ragazza ancora non riusciva a realizzare, ancora non poteva crederci.
Damon, il vampiro cattivo, bastardo, menefreghista che l’anno prima le aveva spezzato il cuore, le aveva chiesto scusa.
Damon, il vampiro che era privo di sentimenti e che mai avrebbe ammesso di essere colpevole di qualcosa, aveva chiesto scusa a lei, Bonnie McCullough.
Cos’era successo a quel Damon Salvatore che la disprezzava, che la ignorava, che faceva le battutine sarcastiche per offenderla e che, ogni tanto e per sconosciuti motivi, le salvava la vita sorprendendo tutti ogni volta?
Bonnie era confusa.
Non riusciva a capire ciò che stava accadendo a Damon.
La ragazza spense la luce, andando verso il letto e sdraiandocisi sopra mentre aspettava che Morfeo la venisse a trovare.
Passarono all’incirca quaranta minuti e Bonnie non aveva chiuso ancora occhio.
Forse era colpa di tutti quei pensieri che la tenevano desta o forse stava sviluppando un’insonnia acuta a causa dei suoi poteri magici che aumentavano, tuttavia la rossa capì che quella notte non avrebbe dormito.
Si mise a sedere sospirando e, non sapendo cosa fare, aprì il cassetto del suo comodino estraendo la collana di Trevor.
La ragazza osservò per l’ennesima volta l’elaborato ciondolo che si era rivelato essere una chiave.
C’era qualcosa che Trevor stava nascondendo e quella ragazza… Faceva forse parte del passato di Trevor?
Bonnie sussultò: un’acuta fitta di dolore le assalì le tempie.
Bonnie si premette le mani su di esse e il dolore continuò ad aumentare.
Quando smise di farlo sentì una risata riempirle le orecchie.
Conosceva quella voce: era quella della ragazza.
Spaventata si schiacciò addosso alla parete guardandosi intorno: della rossa non vi era traccia.
Bonnie deglutì e dopo molti minuti per farsi coraggio, si staccò dalla parete alzandosi dal letto.
Continuò a perlustrare la camera semibuia con lo sguardo mentre il dolore alle tempie non voleva andarsene: cosa diamine stava succedendo?
La ragazza, con passi molto lenti, si avvicinò all’interruttore della luce, senza perdere di vista la panoramica della sua camera da letto.
L’interruttore per accendere la luce si trovava affianco di una grossa specchiera che era stata compagna delle sfuriate della rossa su cosa mettersi per gli appuntamenti che aveva avuto con svariati ragazzi.
Nonostante il pensiero di guardare lo specchio le facesse aumentare quello strano dolore alle tempie, senza volerlo guardò nella specchiera.
Fu un attimo.
La ragazza che stava tormentando i suoi sogni da alcune settimane era nello specchio, ma questa volta era diversa.
Non c’era nessuno sguardo gentile, la risata che aveva sentito poco prima aveva un non so che di malvagio.
Gli occhi blu mare erano animati da una scintilla maligna, il sorriso era un ghigno perfido.
Bonnie, involontariamente, urlò per la sorpresa, sobbalzando indietro e cadendo per terra.
Durante la caduta, spinse con la mano l’interruttore e la luce si accese.
Quando la rossa osò guardare nuovamente nello specchio la ragazza era sparita e con essa il mal di testa.
Bonnie era abbastanza sicura che il mal di testa fossero i suoi poteri psichici che volessero avvertirla di un qualche pericolo.
Quella situazione si stava facendo non solo strana ma anche terrorizzante.
Stava facendo male a tenere quel fatto per sé?
Avrebbe fatto meglio a dirlo a Elena e agli altri?
Bonnie si fece queste domande, iniziando a calmarsi e, pian piano, a queste se ne sostituì prepotentemente un’altra: che fine aveva fatto quella ragazza così pura?
 
 
 
 
 
Misao sorrise, allontanandosi dal centro di quell’odiosa città.
Possibile che dovessero fare così tanto per distruggerla?
Eppure ne avevano rase al suolo molto… Per quale motivo Fell’s Church era così difficile da annientare?
La ragazza sorrise al suo gemello che era nascosto dietro un albero e la osservava.
<< Povera bambina… Deve essere spaventata… >> mormorò ghignando il kitsune.
Misao sorrise divertita.
<< E’ spaventata a morte, ma non chiederà niente agli altri umani né, tantomeno, a Damon e Stefan >>.
<< Collegherà? Forse stiamo sopravvalutando la sua intelligenza, sorellina… >> insinuò dubbioso il rosso.
Misao fece una smorfia.
<< Fidati, andrà tutto come previsto! La ragazza è più sveglia di quanto credano gli altri… >>.
Shinichi si limitò ad annuire.
<< Più che altro, riesci a tenere ancora a bada Elise, mio caro? Non vorrei ci giocasse un altro scherzetto come quello dell’altra volta! Stava per rivelare tutto alla strega… Rovinerebbe i nostri piani >>.
<< E’ stato un errore che non si ripeterà più >> mormorò irritato: Misao l’aveva rimproverato molte volte.
<< Bene, sarà meglio così. Non possiamo permetterci che Bonnie capisca che l’Elise che la sta tormentando sia io… >>.
<< Non lo farà. Per quanto sia difficile da contenere, riesco a farlo >>.
<< Eppure, stasera non mi è sembrato affatto… >>
<< Non è colpa mia, Misao! Quando c’è di mezzo Trevor non riesco a controllarla! >>.
<< Beh, vedi di farlo! Oggi per inseguirla nella foresta ha fatto scoprire Stefan da Damon. Se Damon dovesse anche solo intuire vagamente il nostro piano di isolarlo… >>
<< Calmati, Misao! Andrebbe a nostro vantaggio! Damon sospetterebbe ulteriormente di Trevor e il nostro piano per isolarlo non verrebbe comunque interrotto! >>
<< Verrebbe interrotto se Damon se ne accorgesse troppo presto e avvertisse Stefan >> gli fece notare la kitsune.
Shinichi non rispose.
<< E Damon e Stefan come procedono? >> domandò ulteriormente
 al fratello.
<< Va tutto alla perfezione. Damon inizia a sospettare di Trevor, mentre Stefan presto incolperà il fratello di un’alleanza con noi. Inoltre, ciliegina sulla torta, Trevor non si è accorto di niente. Non è poi così scaltro come pensavamo… >>
Misao rise spensieratamente: stava andando tutto esattamente secondo i loro piani.
 
 
 

 
Angolo Autrice
 
Ma ciaoo!!
Sono fiera di me, questa volta ho aggiornato dopo poco, vedete? J
Dunque, ho una spiacevole notizia per voi: questo e, probabilmente, il prossimo sono dei capitoli un pochino noiosetti perché sono quelli di passaggio che ci portano verso la fine della storia.
Infatti non mancano più di una decina di capitoli che saranno anche abbastanza corti.
Infatti, questo capitolo è abbastanza corto per il mio standard.
Comunque, spero di riuscire a renderveli meno noiosi, tuttavia non posso saltarli perché sono molto importanti: oltre a sviluppare i vari rapporti, fanno sviluppare anche i dubbi dei vari protagonisti e ci danno una panoramica un pochino più chiara sui piani dei nostri cattivoni per eccellenza (che nessuno, compresa la sottoscritta, sopporta).
Dunque, analizziamo un po’ il capitolo!
Il piano per isolare Damon sta andando avanti: Stefan, convinto da Trevor, lo sta continuando a pedinare, anche se succede un piccolo incidente.
Trevor poiché ha visto Elise/Misao la segue nell’Old Wood facendo scoprire Stefan: non potevo non approfittarne per un momento tra fratelli (rapporto che io amo particolarmente ma che non penso di sapere rendere bene). Damon inizia a intuire le intenzioni di Trevor (ovvero quelle di far credere a Stefan che lui sia alleato con i kitsune), ma lo scoprirà in tempo?
Stefan, invece, lascia da parte i suoi dubbi capendo ciò che il fratello ancora non capisce, ovvero che ama Bonnir. Beh, noi lo sappiamo bene, il piccolo dei Salvatore conosce bene il fratello ed è più sentimentalista di questo quindi è normale che ci sia arrivato prima di Damon. Inoltre a causa dei sentimenti che Elena prova per Damon (che noi sappiamo ma Stefan no) i suoi rapporti col minore dei Salvatore non stanno andando molto bene…
Parlando invece della parte Donnie del capitolo, Damon è ossessionato da una domanda che vorrebbe chiedere alla ragazza ma che non ha il coraggio di porre: Bonnie è davvero andata a letto con Trevor?
D’altro canto i suoi sentimenti si stanno rivelando non solamente al vampiro ma anche a Bonnie che inizia ad avere dubbi sulla presunta indifferenza del moro nei suoi confronti.
(Ragazze, gli rispondiamo noi e ci facciamo erigere un monumento da Damon Salvatore? ;) ).
Nel frattempo Bonnie vive una vitaccia, inconsapevole che la colpa sia di Misao: Elise la sta perseguitando e lei vuole tenerselo per sé.
La parte più significativa del capitolo è l’ultima, quella sui nostri cattivoni.
Di cosa diamine stanno blaterando?
Quali sono le loro intenzioni?
Voglio rendere chiaro il fatto che Elise a volte è davvero lei (come nella trans o nell’Old Wood) e talvolta è Misao (come nello specchio). Quindi Elise è assoggettata al potere dei kitsune ma talvolta riesce a liberarsi.
Invece, Misao e Shinichi stanno attuando dei piani contro tutti quanti, compreso Trevor.
Per il momento sappiamo che vogliono isolare Damon. Ma per il resto?
Cos’è che deve collegare Bonnie? Quale piano hanno al quale Trevor è all’oscuro?
Bah XD
Alla prossima e grazie a tutti quelli che mi seguono, mentre un grazie “speciale” va a quelli che recensiscono facendomi sapere se sto proseguendo per la strada giusta.
Spero che il capitolo vi piaccia e che non vi abbia annoiato troppo J
Fatemi sapere.
Un Bacio!
 
Amily

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Capitolo 16
*** Rabbia ***


16. RABBIA.
 
 
 
 
Bonnie sospirò, leggendo per l’ennesima volta il titolo a grosse lettere di carattere greco e brontolando qualcosa in protesta.
Deglutì nuovamente.
<< E se non fossi pronta? >> guardò Stefan che le aveva appena comunicato la notizia.
<< Ragazzina, saresti capace di fare quell’incantesimo in questo preciso momento a occhi chiusi per quanto sei potente. E poi lo devi fare ventiquattro ore prima del rito: se non sei pronta per un incantesimo del genere, possiamo anche dire addio ai nostri propositi di fare fuori quei due >>.
Trevor voleva rassicurarla? Beh, non c’era riuscito affatto e le aveva appena ricordato che mancava una settimana e mezzo a quella notte che, Bonnie ne era sicura, sarebbe stata un incubo.
“Sarai bella e giovane nella tua tomba”.
Deglutì, scacciando di mente quelle terrificanti parole.
“Come paralizzare il corpo di demoni originari della Dimensione Oscura”.
Il titolo dell’incantesimo continuava ad attirare la sua attenzione.
<< Siamo sicuri che siano originari della Dimensione Os... >>.
<< Sì, Streghetta. I kitsune sono della Dimensione Oscura >>.
Bonnie quasi trasalì.
Damon le aveva risposto ancora prima che finisse di porre la domanda.
La rossa sapeva che Damon era lì, l’aveva visto appena entrata, prima che Elena, Stefan e Meredith si avventassero su di lei per comunicarle il loro piano.
Tuttavia, ogni volta che sentiva quella voce, provava una sensazione strana.
Erano passati alcuni giorni da quando Damon le aveva chiesto scusa e ancora non si erano rivolti la parola.
Bonnie sentiva il suo sguardo su di sé ogni qualvolta in cui si trovavano nella stessa stanza ma, da codarda qual era, non aveva osato nemmeno guardarlo, tentando di dimenticarsi della sua presenza parlando con Trevor. I risultati, ovviamente, erano scarsi: come si faceva a ignorare Damon Salvatore?
Bonnie era una vigliacca, se ne rendeva conto, ma era tutto così difficile.
Voleva con tutto il cuore accettare quelle scuse, ma poi cosa sarebbe successo?
Damon l’avrebbe illusa nuovamente e poi, dopo un po’ di tempo, l’avrebbe derisa per la sua ingenuità?
Bonnie era stata male, aveva pensato di morire per il dolore che quel vampiro le aveva causato e ne era sicura: non avrebbe potuto sopportare che succedesse ancora.
Ci aveva messo così tanto tempo per tornare a vivere che, nonostante volesse credere alle scuse del moro, non riusciva proprio a farlo.
Eppure, quelle scuse erano così sincere!
Bonnie aveva visto il rammarico in quel cielo notturno, ne era sicura.
Ma non poteva crederci, non voleva crederci. Era meglio evitarlo, fare finta che non esistesse, lasciare tutto com’era che ammettere che qualcosa fosse effettivamente cambiato tra Damon e lei.
Ma se poi non era vero? Se non era cambiato niente?
Non poteva rischiare, non ne aveva coraggio.
Così aveva deciso di comportarsi da codarda e non affrontare la situazione.
Dopotutto anche Damon non le aveva più rivolto la parola e questo voleva pur significare qualcosa.
Forse, se quelle scuse erano sincere, si stava pentendo di averle fatte a lei?
Beh, probabile. Bonnie non se ne sarebbe sorpresa.
La ragazza guardò davanti a sé Trevor.
Già, Trevor.
Cos’era per lei Trevor?
Era qualcosa di diverso. Non era un amico come Matt, non era un rapporto doloroso e allo stesso tempo bellissimo come Damon, lui era… semplicemente qualcosa di diverso.
Alcune volte lo odiava e sentiva quell’odio ricambiato. Eppure, un istante dopo, si ritrovava ad ammirare i suoi bei lineamenti, quegli occhi stupendi, quel sorriso fiero e, in pochi secondi, sentiva un’attrazione quasi fatale che la spingeva a volerlo toccare, a volerlo conoscere, a volerlo vicino a sé.
E poi la faceva stare bene. Con lui, improvvisamente, tutti problemi, tutto ciò che la confondeva scomparivano. Perfino Damon veniva eclissato nella sua mente quando si trovava da sola con Trevor.
<< E va bene, lo farò >>.
 
 
<< Ragazzina, dovresti essere più rilassata! >> la apostrofò, accomodandosi sul davanzale di camera sua.
<< Oh sì, tanto potrei solo morire, no? >> disse sarcastica, buttando in malo modo il suo giacchetto primaverile su una sedia.
Trevor ghignò.
<< Beh, che c’è? Io sono morto, eppure me la passo bene! >> mise le mani congiunte dietro la nuca, continuando a ghignare.
<< Stupido! >> gli lanciò addosso un cuscino preso dal letto.
Trevor subì il colpo, sbottando a ridere e trascinandosi dietro anche Bonnie.
<< Ah! Quasi dimenticavo: la collana >> afferrò la collana che si trovava su il comodino e la porse al biondo.
Trevor alzò un sopraciglio.
<< Quasi dimenticavi? >> domandò sarcastico.
Bonnie sentì arrivare i sensi di colpa e sfoderò uno dei suoi sguardi da cane bastonato.
<< La prego di perdonarmi, Signorino mio >>.
Trevor che era diventato serio poiché aveva pensato per un secondo di averla offesa, iniziò nuovamente a sghignazzare e fece finta di pensare a qualcosa.
<< Mmm… Non so proprio se posso perdonarti ragazzina! >> disse vago.
Bonnie assottigliò gli occhi.
<< E come posso farmi perdonare, luce dei miei occhi? >> disse, fingendosi tremendamente dispiaciuta e ridendo sotto i baffi.
Trevor trattenne una risata e tornò a recitare la sua parte.
<< Credimi, Ragazzina, un’idea l’avrei ma non penso che sarebbe di tuo gradimento >> disse malizioso.
Bonnie rimase sconvolta.
<< S-stai scherzando vero? >> domandò balbettando e arrossendo.
Trevor ridacchiò, sinceramente compiaciuto da quella reazione.
<< Buonanotte, Ragazzina! >> e, rivolgendogli un’occhiata eloquente, uscì dalla finestra.
Bonnie dopo cinque minuti era ancora rossa.
“Quel brutto… Come osa pensare… E per quale cavolo di motivo arrossisco? Bonnie sei un’idiota!” inveì contro il Signorino e contro se stessa.
Dopo aver cenato realizzò di essere esausta e sprofondò nel sonno.
 
 
Bonnie tremò non appena udì quella melodia, così bella e così terrificante.
Sapeva da dove proveniva, sapeva da chi proveniva.
La domanda era: quale delle due ragazze le sarebbe apparsa quella notte?
Quella gentile e pura da sciogliere il cuore, o quella malvagia e terrificante?
Le due si alternavano di notte in notte, anche se la prima sembrava sempre avere fretta e continuava a dirle di stare attenta.
Si girò, ritrovandosela davanti.
Non aveva il carillon in mano, ma giocherellava con una catenella.
Sembrava non averla notata e Bonnie non osava guardarla.
Era tutto buio intorno, l’unico rumore udibile oltre all’insistente melodia era lo scandire dei secondi di un orologio che, come il carillon, era invisibile.
Tic, toc, tic, toc.
Bonnie non riusciva a togliere gli occhi dalla ragazza che, finalmente si accorse della sua presenza. Si limitò a guardarla e a ghignare.
Era lei, quella creatura che la spaventava, quella malvagia.
Tic,toc,tic,toc.
La catenella che lasciava oscillare, si muoveva seguendo il ticchettare dell’orologio.
Bonnie rimase senza fiato. Quel ciondolo le era familiare, lo aveva già visto.
Sentì la ragazza ridacchiare divertita, della sua voce melodiosa non ce n’era traccia.
Bonnie sentì i brividi percorrerle la schiena e, all’improvviso, ebbe paura.
Tentò di scappare ma non appena si girò trovò quel viso, tanto bello e dolce che stonava con il ghigno maligno della bocca, a pochi centimetri dal suo.
Quella scintilla negli occhi della ragazza le suggeriva una sola cosa: svegliati immediatamente.
 
 
Bonnie quasi urlò, alzandosi a sedere sul letto, completamente sudata.
Era esausta, non ce la faceva più a sognare quella ragazza.
Aveva provato a trovare informazioni su di lei ma, ovviamente, era stato inutile.
Si mise una mano tra i capelli arruffati e sospirò.
“Non posso andare avanti così” pensava, osservando la specchiera della camera attraverso la penombra, “devo parlarne con gli altri, devo sapere chi è”.
Si sdraiò, girandosi di fianco, e ritrovandosi faccia a faccia con il cuscino azzurro che aveva lanciato poche ore prima a Trevor.
Bonnie sussultò.
“Aspetta un attimo!” si alzò nuovamente a sedere.
Era stato un flash, un ricordo che le faceva collegare tutto.
Il ciondolo di Trevor… quel ciondolo aveva aperto il carillon!
E se era stato un caso, per quale motivo le lettere incise sopra il ciondolo erano le stesse incise dentro il coperchio del carillon?
La ragazza era strettamente legata a quel carillon, ciò l’aveva capito da molto tempo ma, in quel momento, gli sembrò che tutto avesse un nesso.
Il suo cuore aumentò i battiti.
Cosa c’entrava Trevor con quella ragazza?
Doveva chiederglielo… No!
Non gliel’avrebbe mai detto, sennò l’avrebbe avvertita prima, sennò avrebbe parlato quando avevano recuperato il carillon!
Doveva farlo confessare, doveva capire chi fosse quella ragazza senza che Trevor sapesse che lei sospettava qualcosa.
Ma come?
Bonnie confidava nella sua improvvisazione (anche se era davvero molto scarsa) e sentiva dentro di sé la smania di sapere cosa stava succedendo e chi diamine fosse quella ragazza dai capelli rossi.
Lo sguardo si posò involontariamente su uno dei Grimori appoggiati sulla scrivania.
Bonnie lo aprì, trovando immediatamente un incantesimo di localizzazione.
Il carillon… se apparteneva a Trevor era un oggetto per localizzarlo!
Doveva assolutamente andare da lui ed era potente, sentiva l’energia magica scorrerle nelle vene: poteva farcela anche senza Trevor che le insegnava a controllarla e a utilizzarla.
Afferrò il carillon con la mano sinistra, stringendolo fino a farsi male.
Chiuse gli occhi, ispirando ed espirando, facendo tutto ciò che Trevor le aveva insegnato a fare. Poi pronunciò le parole latine che aveva letto poco prima.
Quando aprì gli occhi si trovava nel cimitero vecchio di Fells Church.
“Bene… molto rassicurante” disse tra sé e sé, sarcastica.
Trevor era lì e non si era ancora accorto della sua presenza: sembrava totalmente assorto a guardare la luna.
Si trovava sdraiato sull’entrata di marmo bianco di quella che doveva essere una cripta.
<< Quindi è questo ciò che fanno i vampiri di notte? Dormono sulle tombe? >> gli domandò canzonandolo e tentando di essere il più naturale possibile.
Trevor sobbalzò sorpreso e si girò verso di lei.
<< Ragazzina… ma che ci fai qui? >> disse, tradendo un tono stupito.
<< Provavo un incantesimo di localizzazione e ho usato un… tuo capello! Beh, ha funzionato! >> non poteva dirgli che aveva utilizzato il carillon, ovviamente.
Trevor sorrise orgoglioso.
<< Ovvio che ha funzionato! >> esclamò, mettendosi a sedere.
Bonnie lo raggiunse sedendogli accanto.
<< Che fai? >> gli domandò, cercando di non far trasparire le sue intenzioni.
<< Mi godo la bellezza delle tombe! >> disse sarcastico Trevor, girandosi a osservarla.
Il suo volto era così vicino…
<< Sai, Sage l’altro giorno mi ha raccontato com’è stato trasformato >> bugia, << mi chiedevo… te come sei diventato un vampiro? >>.
Trevor sembrò essere sorpreso per quella domanda e restò spiazzato per alcuni secondi.
<< Beh, ehm… non è una storia interessante >> tagliò corto.
<< Voglio saperla… >> gli sussurrò dolcemente, avvicinandosi al suo orecchio.
Ora sì che erano vicini.
Bonnie sperava che avesse almeno un po’ di fascino femminile che le venisse in soccorso!
Trevor deglutì.
Bonnie si allontanò, distanziandosi da quel bellissimo volto.
<< E’… E’ successo molto tempo fa. Era il 1635 e… >> vide il suo sguardo indurirsi, << sono stato costretto a trasformarmi contro la mia volontà >>.
Il tono che aveva usato era inespressivo ma, allo stesso tempo, lasciava trasparire quanto rancore serbasse dentro di sé.
<< I vampiri a quei tempi si divertivano con gli umani molto più di quanto facciano oggi >>, sorrise con amarezza, << Ero uno stregone >>.
Distolse il proprio sguardo dagli occhi stupiti di Bonnie.
In effetti, Trevor sapeva davvero molto di magia per essere solo un vampiro.
<< Quando sono stato trasformato ho perso i miei poteri. Quel vampiro… >> Trevor chiuse gli occhi e indurì la mascella.
Bonnie sentì le lacrime pizzicarle gli occhi: non aveva mai visto Trevor in quello stato.
Non provava solo disagio a parlare della sua trasformazione, sembrava provasse… dolore.
Quando aprì gli occhi e incrociò lo sguardo della rossa, Bonnie si sentì morire.
“Lo sto facendo soffrire…” pensò sentendosi in colpa.
Istintivamente, allungò la mano e afferrò quella di Trevor.
Aveva le mani calde ed era un piacevole contatto.
Trevor sembrò confuso per alcuni secondi e osservò le loro mani incrociate, poi alzò lo sguardo incatenandolo con quello della strega.
Forse furono quegli occhi tristi, forse fu il dolore del biondo palpabile nell’aria, forse fu perché voleva essergli vicina oppure fu semplicemente perché era lei a volerlo.
Senza esitare, si avvicinò a lui e annullò le distanze.
Fu il bacio più casto che avesse mai dato in vita sua e che Trevor avesse mai ricevuto.
Il contatto di quelle labbra le fece aumentare il battito del cuore, che sembrava volesse esplodere.
Trevor sembrò rimanere impassibile per alcuni secondi finché non si staccò di pochi centimetri.
Bonnie lo vide corrugare le sopraciglia e osservare le sue labbra. Involontariamente arrossì: aveva sbagliato a fare quel gesto avventato.
Ma, nemmeno il tempo di pensarlo che Trevor si avvicinò nuovamente, mettendole una mano su di un fianco e attendendo una risposta da parte di Bonnie a quel bacio.
Bonnie avvicinò ulteriormente il proprio corpo a quello del ragazzo e si sentì girare mentre i due approfondivano il bacio, imparando a conoscersi.
Era una sensazione stranissima, sembravano essere collegati.
In quel momento, Bonnie sentiva di conoscere tutto del vampiro, tranne alcune cose che sembravano rimanere celate dall’ombra.
“Cosa stai nascondendo, Trevor?” pensò, mettendo le proprie braccia al collo del biondo e sentendo la propria schiena toccare il piano freddo del marmo.
Bonnie sentiva l’attrazione che aveva per il ragazzo, esplodere.
Voleva sapere di più e ogni volta che le dita affusolate del biondo le carezzavano la schiena sotto la maglietta, Bonnie sentiva dei piacevoli brividi.
Trevor era come il ghiaccio: freddo e impossibile da decifrare.
Eppure le sembrava di poter sapere tutto di lui.
Quando il biondo si scansò, interrompendo quel bacio che non avrebbe mai dovuto dare, Bonnie sentì un senso di vuoto pervaderla.
Il ragazzo la osservò con espressione indecifrabile e poi sorrise sghembo.
<< Andiamo, Ragazzina, ti accompagno a casa >>.
Bonnie lo seguì, imbarazzata da quel silenzio che era calato tra i due.
In pochi minuti arrivarono a casa McCullough.
Trevor la porto in camera sua, poiché la rossa non aveva le chiavi di casa con sé.
Trevor la osservò ancora per qualche istante.
<< Bonnie… Grazie >> le disse prima di andare via.
Bonnie sorrise, sentendo l’imbarazzo dileguarsi.
 
 
 
 
“Che situazione del cavolo!Sono un vampiro millenario e devo ritrovarmi in situazioni del genere!” pensò irritato, mentre pedinava silenziosamente Trevor in una passeggiata tra le strade deserte di Fell’s Church.
Le cose con la Streghetta si erano incasinate: aveva disagio perfino a guardarlo e lui non avrebbe mai saputo la verità se non avesse avuto il coraggio di affrontarla… di affrontarla di nuovo.
“Io, Damon Salvatore, uno dei più temuti vampiri presenti sulla terra, non ho il coraggio di parlare a una semplice umana!Ridicolo!” si rimproverò mentalmente.
Continuando a camminare, Damon seguì Trevor che si dirigeva verso il cimitero.
Dopo alcune ore, il biondo sembrava non volersi muovere da un monumento di marmo bianco. Si limitava a stare lì, a fissare la luna immerso nei suoi pensieri.
Damon era profondamente annoiato: insomma, nonostante fosse un vampiro non apprezzava passare il suo tempo dentro i cimiteri.
“Amico mio, un po’ di vita!” pensò, rivolto a Trevor.
Forse si era sbagliato su tutto: non era riuscito ancora a vedere l’Ossigenato parlare con i kitsune.
<< Quindi è questo ciò che fanno i vampiri di notte? Dormono sulle tombe? >>.
Una voce d’usignolo attirò l’attenzione di Damon che vide il suo Uccellino in piedi davanti a Trevor, mentre sorrideva amabilmente.
Damon indugiò su quella figura, totalmente ammaliato da quell’aspetto un po’ selvaggio che gli conferivano i capelli rossi arruffati.
Sembrava essersi svegliata da poco.
Da dove era sbucata?
La vide mettersi a sedere vicino l’Ossigenato e iniziare a parlargli.
“Bonnie, che diamine ci fai qui?” pensò tra sé e sé, aguzzando la vista e tentando di capire quale fosse il motivo per cui la rossa si trovava in quel posto che solitamente evitava come la peste.
<< Mi chiedevo… Te come sei diventato vampiro? >>.
Damon sgranò gli occhi.
“Uccellino, ma ti sei impazzita?! Sei venuta in un cimitero in piena notte per sapere come quell’insulso verme è stato trasformato?!”. Damon non riusciva davvero a capire ed era sbalordito dal comportamento della Streghetta.
<< Sono stato costretto a trasformarmi contro la mia volontà >>.
“Oh povera gioia!” lo prese in giro mentalmente, alzando gli occhi al cielo.
Si concentrò nuovamente sulla scena giusto in tempo per vedere la rossa allungare una mano, commossa, afferrando quella del biondo come a dargli conforto.
Damon fece una smorfia, sentendo lo stomaco attorcigliarsi.
Ci mise alcuni minuti per realizzare cosa stava succedendo.
Quella rosa, quella rosa matura era stata colta… ma non da lui!
Damon vide il suo Uccellino baciare, di propria volontà, il ragazzo.
Mise una mano sul proprio petto mentre una smorfia di dolore gli appariva sul volto.
Il proprio cuore, quel cuore spento da molti secoli, era come se glielo stessero pugnalando.
Delle fitte dolorose gli attanagliavano il petto, sentiva lo stomaco bruciargli insieme alla gola.
Quando realizzò che Bonnie, la sua Bonnie, il suo Uccellino era sdraiato sulla tomba con sopra quel… quell’Ossigenato, Damon non ci vide più.
Distolse lo sguardo: non ce la faceva a guardare.
Voleva una risposta? Voleva la verità?
Beh, era quella: Trevor non aveva mentito e Bonnie… Bonnie non era sua, non più e non lo sarebbe mai più stata.
Non sapeva cosa pensare, non sapeva nemmeno il motivo per cui provava quel dolore fisico, ma c’era solo un istinto che prevaleva in lui: uccidere Trevor, nonostante sarebbe stato odiato da tutti, perfino da Bonnie.
E poi, cosa gliene interessava di quella stupida ragazzina?
Avrebbe ucciso lui e fatto soffrire lei perché… perché era così e basta.
Lui era cattivo, era sempre stato dalla parte del male.
Non esisteva nessun Damon buono, non c’era mai stato.
Si trasformò in corvo, volando più veloce che poteva lontano da quel cimitero e sentendo la delusione, il dolore, trasformarsi in rabbia.
Quella notte si nutrì in modo disperato, ma la rabbia non scomparve.
 
 

*Angolo autrice*
 
*Prende uno scudo e protegge se stessa e Trevor da possibili tentati omicidi *
Okay, ehm… lasciatemi spiegare!
Ve l’avevo detto che Trevor avrebbe combinato qualche altro casino!
Ma questa volta è stata colpa di Bonnie, non del nostro povero cattivone!
Beh… Il capitolo è un po’ corto ma non penso che abbia bisogno di spiegazioni, no?
Dei dolci momenti Brevor (-.-‘’ lasciamo perdere il nome incrociato che fa pena ahah) che, inconsapevolmente, lasciano un Damon a fine capitolo parecchio (perdonatemi il francesismo) incazzato.
C’è da dire che questo bacio cambia completamente le carte in tavola!
Ma si sa, no? Damon e Bonnie fanno un passo in avanti e quattro indietro XD
Spero che non mi odierete troppo e vorrei sapere se ve l’aspettavate questo “Colpo di scena” XD
Non linciatemi nelle recensioni!!
Vi anticipo che il prossimo capitolo sarà molto lungo (infatti pensavo di dividerlo in due) e che le cose si movimenteranno davvero molto su tutti i piani! Dalla coppia Donnie a quella Stefan/Damon XD
Inoltre, finalmente, capiremo qualcosa di fondamentale su Trevor (mi sembra ora di svelare qualcosa di concreto su lui ed Elise!).
Un bacio e alla prossima,
 
Amily.

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Capitolo 17
*** Isolato ***


17. ISOLATO.
 
 
 
Si girò un’ultima volta per incontrare quegli occhi color cioccolato.
<< Bonnie… Grazie >>.
Glielo doveva senza dubbio.
Atterrò agilmente a terra e uscì dal recinto del giardino trovandosi immediatamente sulla via principale di Fell’s Church.
Si sarebbe aspettato di tutto quella notte, tranne ciò.
Quel bacio era stato consolatorio, era entrato a contatto con un’anima pura che non vedeva da molto tempo sulla faccia della terra.
Bonnie era così innocente.
Trevor poteva sentirlo: quel bacio non era stato dato con malizia, ma con il fine di consolarlo.
Bonnie l’aveva fatto per lui, solo per lui e lui… la stava ripagando in quel modo: usandola, mentendole…
Non poteva, semplicemente non poteva farlo.
Ringhiò.
Doveva farlo!
Per Lei, era per Lei!
Dopotutto, Misao e Shinichi gli avevano assicurato che doveva solo aiutarli a distruggere quella città e, per farlo, dovevano rendere Damon debole, levarlo di mezzo.
Poi avrebbe avuto ciò che voleva.
“Bonnie non si farà male” si rassicurò.
Ora come ora, non l’avrebbe mai permesso, nemmeno per Elise.
Bonnie era… un’amica, l’unica amica che avesse mai avuto e sentiva che lei provava le stesse identiche cose.
Lui sapeva, l’aveva capito da molto tempo, che era innamorata di Damon.
Non poteva permetterlo!
Un conto era Matt, un conto era Stefan… Ma non Damon!
Lui non la meritava. Bonnie doveva avere di meglio!
Ma adesso lei si stava illudendo di provare qualcosa per Trevor che non fosse profondo affetto d’amicizia e questo, il biondo ne era sicuro, era tutta colpa di quell’insensato amore per il moro.
Trevor era abbastanza convinto che per ignorare i suoi sentimenti verso Damon li aveva riversati su di lui.
Si diresse verso l’Old Wood: doveva incontrare il duo infernale con suo sommo disappunto.
Non ce la faceva più a sopportarli.
“Ma devo farlo… Non tornerei mai indietro, nemmeno per la libertà” pensò.
Il loro piano per allontanare Damon stava funzionando e ciò che, ultimamente, premeva a Trevor era di allontanarlo dalla rossa, impedirgli di farle ancora del male.
Perché aveva capito tutto, aveva letto tutto nella sua mente.
Sapeva cosa era successo, come l’aveva trattata, quanto male fosse stata.
Ma doveva anche far capire a Bonnie che doveva stare lontana da lui!
Quel bacio non gli era andato molto a genio.
L’aveva accettato per la troppa solitudine che aveva provato nei secoli, senza accorgersi di cosa stava realmente facendo: la stava illudendo.
E poi era stato così stupido!
Per un momento, solo per un istante, quella frase sussurrata, quegli occhi così innocenti… per un solo istante aveva pensato che Bonnie fosse lei.
Non poteva non cedere, accondiscendere la sua richiesta, raccontargli la sua trasformazione. Aveva fatto un errore madornale.
Sarebbe andato tutto in frantumi se la rossa avesse saputo la verità.
Quel bacio, poi, gli aveva scaldato il cuore, per un istante aveva capito di non essere solo nel mondo: c’era Bonnie accanto a lui, gli voleva bene e lo aveva sentito chiaramente!
Bonnie… la sua piccola amica, così simile all’unica persona che il biondo avesse mai amato.
Damon non meritava Bonnie e lui ancora di meno.
Osservò la luna piena.
<< E come faranno? Come faranno ad arrivare sulla luna? >>.
Trevor sorrise all’ingenuità della ragazza.
<< Possiedono una macchina… spaziale >>.
Lei ghignò, in effetti era ridicolo detta così.
<< Non saprei spiegarti… sai, la scienza ha fatto progressi dal 1635… >> le spiegò con dolcezza, allungando una mano per carezzarle il volto.
La ragazza si ritrasse.
<< Non puoi! >> gli ricordò.
Trevor sentì il dolore pervaderlo.
Stava parlando da solo, in realtà, quella era solo una magia, gli avevano permesso di vederla per un’ora… una sola, maledettissima, ora.
<< E la gente di… quest’epoca… cosa dice al riguardo? Cosa dice sull’Apollo 11? >> domandò curiosa, ricordandogli di sfruttare in bene quell’ora.
<< Dicono che sarà il passo che muoverà il mondo verso un altro mondo >>.
<< E sarà così >> affermò, convinta.
<< No, non sarà affatto così >> Trevor si rabbuiò.
In quei secoli aveva visto cose terribili, aveva compreso che non erano affatto i vampiri o i demoni gli esseri più crudeli del mondo.
<< Vedrai, sarà così… ne sono convinta, Jinx! >> gli sorrise, con quel sorriso che gli inebriava i sensi.
Jinx… lo chiamava così perché diceva che lui fosse un uccellaccio del malaugurio, per prenderlo in giro.
Prima non lo sopportava ma, in quel momento, voleva sentirglielo dire milioni e milioni di volte!
Iniziava già a sparire.
<< Non è ancora passata un’ora! >> protestò, sentendo la disperazione che aveva in cuore aumentare.
I vampiri possono piangere?
<< Il tempo vola… >> sussurrò flebile lei.
<< Non mi hai voluto dire come hai fatto a vedermi, a farmi tornare qui… >> aggiunse.
Se avesse saputo cosa aveva acconsentito a fare solo per vederla per un’ora…
<< Tornerai qui, prima o poi… >> mormorò, a mo di promessa.
 << Ma prometti – lo interruppe - che vivrai la tua vita! Promettilo! >> vide le lacrime sgorgare dai suoi bellissimi occhi.
No, non voleva che piangesse.
Questa era tutta colpa di quel dannato vampiro.
<< Prometto >> disse.
Ma non l’avrebbe mai fatto, lo sapeva perfettamente: che vita avrebbe mai potuto vivere senza di lei?
Lei sparì e con lei se ne andarono tutti i suoi propositi di non vendicarsi.
Trevor si riscosse dai suoi pensieri, ritrovandosela come accadeva ultimamente, davanti.
Era seria, gli occhi erano neutri, non gli parlava dall’allunaggio dell’Apollo 11, quando era riuscita a farla tornare sulla terra per un’ora.
Quell’incontro aveva fatto solo aumentare il suo dolore e la sua determinazione a portarla in vita.
<< Non l’ho mantenuta la mia promessa… Spero che saprai perdonarmi >>, disse a quel fantasma che lo osservava con severità.
<< Manca poco, Elise… Manca davvero poco, dopo secoli che ti ho aspettata! >>
La sorpassò andando nell’Old Wood a sentire cosa volevano quei due “geni”.
 
 
 
 
<< Perfetto. Sono sicura che ce la faremo! >> concluse entusiasta Elena.
Erano le sei di pomeriggio e stavano tutti al Pensionato per definire gli ultimi dettagli del piano per prendere il sangue ai kitsune.
Certo che si sapeva davvero poco di quei demoni!
A un certo punto, presa dall’ansia, a Bonnie era sorto il dubbio circa la consistenza della pelle dei due demoni e se sarebbe stato effettivamente possibile inciderla con un semplice coltello.
La risposta era stata “improvviseremo, come sempre” e il fatto che l’avesse data Elena, la minuziosa pianificatrice, non rassicurava per niente la strega.
Tra una settimana e alcuni giorni ci sarebbe stato il rito, Bonnie sentiva l’ansia aumentare di secondo in secondo: aveva la sensazione che ci sarebbero stati molti problemi e che qualcosa sarebbe andato storto.
Sì, lo sentiva nel più profondo dell’animo ma preferì non pensarci per il momento.
Bonnie si guardò intorno.
Trevor non c’era.
“Peccato…” pensò, seriamente dispiaciuta.
La sera prima l’aveva baciato.
Lei, Bonnie McCullough aveva baciato un ragazzo, anzi no, un vampiro di sua spontanea volontà!
Non riusciva davvero a capire da dove fosse uscita tutta quell’audacia, ma, in ogni caso, aveva capito quanto ci tenesse a Trevor e nello stesso tempo quanto i suoi sentimenti fossero confusi in quel momento.
Bonnie sapeva perché l’aveva baciato: aveva visto in quegli occhi una immensa tristezza e una profonda solitudine, tanto profonda da essere tangibile, percepibile. Bonnie l’aveva sentita dentro di sé.
Aveva improvvisamente sentito il bisogno di aiutarlo, di fargli sentire che gli era vicino, che non era solo, che qualcuno teneva a lui e sapeva che l’unico modo, l’unico modo vero per trasmettergli i suoi sentimenti di affetto più sinceri fosse attraverso un bacio.
Che cosa provava per Trevor?
Amicizia.
O forse qualcos’altro?
Bonnie si era ritrovata a pensare al proprio futuro e si era domandata: “sarà sempre così?”.
Sarebbe stata sempre impacciata, influenzabile? Damon… Damon avrebbe continuato ad avere quel forte ascendente su di lei?
No, le cose dovevano cambiare.
Si era presa una bella cotta e continuava a provare ancora qualcosa per il tenebroso Salvatore ma… doveva andare avanti.
Era quella la verità!
Damon, per quanto potesse confonderla con i suoi atteggiamenti, per quanto potesse illuderla a volte, effettivamente sarebbe rimasto sempre e solo un amore irraggiungibile.
Quella era la verità.
Dopo aver baciato Trevor, Bonnie era arrivata a quella conclusione.
Nel suo futuro non c’era Damon Salvatore, non c’era più nessuno che potesse manipolarla, illuderla, eccitarla come quel vampiro che l’aveva fatta soffrire così tanto e che, se avesse continuato a illudersi e a nutrire speranze, l’avrebbe fatta soffrire nuovamente.
Doveva andare avanti.
Dopo il rito, avrebbe dedicato tempo a costruirsi il proprio futuro.
Chissà, Forse il suo futuro era con Trevor…
Forse Trevor era l’amore in grado di spazzare via l’amore precedente, in grado di cancellare le cicatrici e rimarginare le ferite.
Bonnie non lo sapeva, non era sicura di niente, tranne che di una cosa: doveva capire cosa provava per Trevor, parlargli, mentre Damon era un capitolo chiuso.
“Sì… per sempre” si disse, con tono non molto convinto.
Una scarica di potere attirò la sua attenzione e quella di Stefan.
Era molto potente e proveniva da… Damon?
Bonnie sussultò quando incontrò lo sguardo del moro che si trovava in disparte a un angolo della stanza, appoggiato alla parete e con le braccia conserte.
La stava guardando con uno sguardo duro, quasi… quasi arrabbiato.
Aveva un’espressione indifferente in volto e l’aria altezzosa che vestiva ogni qualvolta che qualcuno lo sfidava.
Ma ciò che colpì Bonnie fu l’aurea del vampiro: era gonfia di potere, di un colore nero pece, scuro come la notte. Sembrava una bomba pronta a esplodere.
Bonnie aveva visto un’aurea del genere solo in due occasioni: quando Klaus aveva ferito Stefan e quando Elena era morta.
Quella era l’aurea di un Damon infuriato.
<< Damon… va tutto bene? >> sentì domandare da Stefan che, come lei, aveva notato l’aurea minacciosa.
Damon fece un sorrisetto beffardo.
<< Tutto apposto fratellino, stavo semplicemente ascoltando le vostre conversazioni >> disse pungente.
<< La tua aurea…? >>
<< La mia aurea? >> domandò innocentemente, dipingendosi sul volto una faccia confusa che era evidentemente falsa.
<< Beh… Insomma >> balbettò Stefan, non sapendo cosa dire di preciso.
Come si poteva descrivere la sua aurea?
<< Oh, Santo Stefano, non ho mica tutta la serata! Ho delle cose da fare. Se vuoi parlarmi, chiamami quando riuscirai a formulare una frase di senso compiuto! >> lo derise, senza perdere il proprio sorriso beffeggiatore.
Era molto strano: Damon sembrava apparentemente tranquillo, era sarcastico e pungente come suo solito, eppure la sua aurea sembrava dire tutto il contrario.
Beh, Damon era sempre stato abile a nascondere i suoi sentimenti, ma questa volta l’aurea lo smascherava agli occhi di Stefan e Bonnie: era evidentemente infuriato e pericoloso.
Damon salutò tutti, in particolar modo Elena ammiccandole, e si diresse verso la porta.
Bonnie scambiò con Stefan uno sguardo nervoso: quella situazione non le piaceva per niente e un Damon del genere che vagava libero per Fell’s Church non portava nulla di buono.
Tuttavia, cosa avrebbero mai potuto fare?
La rossa si morse un labbro, guardando il maggiore dei Salvatore che usciva dal Pensionato.
 
 
 
<< Ci vediamo domani mattina! >> salutò con un bacio sulla guancia Meredith e si avviò verso casa sua.
Per arrivare a casa McCullough da casa Sulez bisognava attraversare i giardinetti di Fell’s Church, una specie di parco, che alle sette e mezzo di sera non erano propriamente un luogo in cui camminare da soli.
“Perché diamine ho insistito ad accompagnare a piedi Meredith?”.
Bella domanda!
Insomma, che senso aveva aver accompagnato Meredith a casa dal Pensionato?
Eppure, sentirla parlare della sua relazione con Alaric le piaceva troppo e, pur di non separarsene, era disposta ad attraversare quei giardinetti.
Una folata di vento gelido la fece rabbrividire.
Il sole che tramontava sembrava non illuminare niente, creando giochi di ombre alquanto inquietanti.
Bonnie si fermò davanti al cancelletto di entrata dei giardinetti: una stradina illuminata attorno con tanto, troppo buio.
Si girò per guardare la via principale.
Forse avrebbe allungato ma… almeno quella via non era così isolata e inoltre c’erano delle case ai lati.
Sì, avrebbe fatto quella.
Iniziò a incamminarsi, tentando di passare il tempo canticchiando qualche canzoncina mentalmente, mentre il buio diventava più fitto e la sera lasciava posto alla notte.
Sentiva l’inquietudine aumentare dentro di sé percettibilmente: aveva una bruttissima sensazione.
“Chissà dov’è Trevor…”.
Bonnie sperava fosse molto vicino e non per una questione di romanticismo: adesso aveva seriamente paura e il suo sesto senso le gridava di darsela a gambe.
La rossa iniziò a correre in preda al panico, girandosi a guardare indietro a ogni passo.
Un passo. Dietro non c’è nulla. Avanti nemmeno.
Un passo. Dietro non c’è nulla. Avanti nemmeno.
Un passo. Dietro non c’è nulla. Avanti…
Bonnie quasi urlò.
Si coprì gli occhi con le mani e indietreggiò tremando mentre sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi, il cuore batteva furiosamente per riprendersi dal quasi infarto.
Nell’indietreggiare andò a sbattere a qualcuno.
Bonnie continuava a tremare, senza volere vedere in chi si fosse imbattuta.
Se fosse stato Shinichi? O Misao?
<< Ti assicuro che non sono né l’uno né l’altro. Sono una visione molto più paradisiaca, Streghetta >>.
Bonnie si sentì sollevata e, dopo qualche secondo, scostò le mani dagli occhi incontrando quelli di Damon che sembravano essere leggermente divertiti.
<< Oh, Damon, sei tu! >> disse sollevata.
Bonnie sgranò gli occhi << S-sei… tu! >>.
Indietreggiò nervosamente e, come previsto, non sentì nessun corpo entrare a contatto con il proprio.
La ragazza dai capelli rossi, che le aveva fatto prendere un colpo, era sparita all’improvviso esattamente com’era apparsa.
Ma tra quel fantasma che la ossessionava e Damon che la osservava curioso, con quello sguardo da predatore e quell’aurea minacciosa… Bonnie non sapeva di chi avere più paura.
Quegli occhi neri… La guardavano come fosse una preda.
Istintivamente si coprì il collo con una mano, distogliendo lo sguardo da quello del vampiro e continuando a indietreggiare.
Damon si limitava a stare immobile, ora concentrato sulla sua mano poggiata sul candido collo sempre con quella luce negli occhi piena di desiderio… Desiderio di cosa, poi?
Del suo sangue?
“No!” pensò atterrita.
<< Ehm… Beh, io devo andare! Ci… ci vediamo domani! >> fece un sorrisetto tirato e indietreggiò ancora frettolosamente, forse anche troppo per nascondere la propria paura.
Quando si voltò per darsela a gambe si ritrovò davanti Damon.
Bonnie sgranò gli occhi, voltandosi a guardare il punto dove si trovava prima il vampiro che adesso era vuoto.
<< E te ne vai tutta sola? Potrebbe essere pericoloso… >> disse, con voce tutt’altro che protettiva.
<< Oh, beh… che potrebbe mai succedere? >> disse, poco convinta e non riuscendo nell’intento di sembrare tranquilla.
Damon sorrise, un sorriso che a Bonnie non piacque per niente.
Se possibile, l’aurea del vampiro era ancora più nera.
<< Non lo so… >> disse, muovendo un passo verso di lei << Potresti incontrare tipi pericolosi, o magari kitsune o, ancora peggio, vampiri assetati di sangue… >> ridacchiò divertito.
Bonnie era confusa: cosa stava succedendo al maggiore dei Salvatore?
Solo poche sere prima le aveva addirittura chiesto scusa e ora sembrava di avere davanti il Damon di anni prima, quello che amava prendersi gioco di lei.
Bonnie aveva sinceramente creduto che dopo le scuse del moro le cose sarebbero cambiate, ma non in peggio!
<< Damon… sei sicuro che vada tutto bene? >> domandò, accantonando per alcuni secondi le proprie paure e guardandolo seria.
Vide lo sguardo del vampiro indurirsi per alcuni secondi, tornando subito dopo alla sua solita indifferenza.
<< Mai stato meglio >> rispose freddamente, distogliendo lo sguardo.
<< A me non sembra! >>.
Stava giocando col fuoco e lo sapeva benissimo, ma non riusciva a fare diversamente!
Per quanto Damon fosse un capitolo chiuso, Bonnie sentiva il bisogno di sapere che il moro stesse bene.
<< E anche se fosse, t’importerebbe Uccellino? >> sputò quella frase con amarezza, mettendo una vena sarcastica sul suo nomignolo.
Bonnie sgranò gli occhi, sorpresa da quella reazione inaspettata.
Il moro la guardò in modo sprezzante per qualche secondo e poi fece per andarsene.
Cosa stava succedendo? Per quale motivo ora la trattava così?
<< Sai bene che m’importa >> sussurrò, conscia che lui l’avrebbe sentita.
Infatti, Damon si bloccò all’istante e si voltò nuovamente verso la ragazza.
<< Ah, ma davvero? E per quale motivo? >>.
Quel tono beffeggiatore era senz’altro il più odiato dalla rossa, quello che usava per le sue “vittime” o le persone che voleva ferire. Tuttavia negli occhi del moro, Bonnie non leggeva la volontà di prenderla in giro ma quella di avere una risposta sincera.
“Per quale motivo?”.
Bella domanda!
<< Damon, cosa succede? >> insistette, tentando di deviare il discorso.
<< Non mi hai risposto >> le fece notare duramente.
Bonnie s’innervosì.
<< Non mi trattare in questo modo! Io non ti capisco Damon! Prima mi chiedi scusa e poi torni a trattarmi come se fossi meno di niente! >> quasi urlò, al limite della sopportazione, sentendo le lacrime pizzicarle gli occhi.
Per quale motivo, con Damon, non riusciva mai a essere distaccata?!
Damon sussultò alla risposta della rossa, ma si ricompose subito.
<< Che fai, Bonnie? Ti metti a piangere? Non puoi proprio farne a meno, eh? >> la stava deridendo, di nuovo.
“Come avrei potuto innamorarmi di te? Una piccola, fragile ed inutile umana?”
Era lo stesso tono che aveva usato quasi due anni prima.
Bonnie sentì la rabbia salirle in corpo.
<< No, tranquillo Damon, ho altro cui pensare. E lo sai che c’è? Non ti corro più dietro da tempo, ormai. E lo vuoi sapere perché? Non mi meriti, non mi hai mai meritato! E mentre te continui ad andare dietro Elena come un cagnolino, io sono andata avanti e ora… ora c’è qualcun altro immensamente migliore di te in tutto! >> gli urlò in faccia, imponendosi di non piangere.
Vide Damon ritrarsi e guardarla come se non la riconoscesse più.
Bonnie lo guardò per alcuni secondi e poi, senza degnarlo più di uno sguardo, lo oltrepassò con passo veloce, diretta verso casa.
Stavo correndo mentre tentava invano di contenere la sua rabbia.
Perché doveva fare così?
Perché prima la illudeva facendole credere che Damon provasse un minimo di affetto nel suo cuore per lei, anche se molto poco, e subito dopo la feriva profondamente, facendola sentire una stupida?
Ma adesso basta, doveva guardare avanti.
Le conclusioni a cui era giunta al Pensionato erano quelle che doveva seguire.
Damon era un capitolo chiuso per sempre, l’avrebbe dimenticato e non si sarebbe più fatta illudere.
Eppure le era sembrato, per qualche secondo, di scorgere in quegli occhi color della pece uno sguardo profondamente ferito.
Rallentò, voltandosi verso Damon.
Era scomparso.
No… si doveva essere sbagliata. Si stava illudendo di nuovo.
Una lacrima le rigò il volto.
“Questa è l’ultima volta che piango per te, Damon…”.
 
 
 
Damon diede un pugno a un abete quasi sradicandolo, ringhiando in modo inumano.
Sentiva il sangue al cervello, tutti i suoi propositi di ferire la Streghetta erano andati a farsi benedire, prendendo una svolta imprevedibile.
Era come se l’avesse allontanata senza ferirla e, che alla fine, l’unico ad essere ferito fosse lui.
“Sì, ma perché?!” urlò nella mente, trattenendo un altro ringhio.
Non riusciva a venirne a capo, non era per niente lucido, sentiva che se gli fosse capitato qualcuno tra le mani l’avrebbe ucciso nei peggiori dei modi.
Non era solo furioso, ma, per qualche motivo che non riusciva a capire, si sentiva offeso profondamente.
Possibile che Bonnie avesse addirittura quest’effetto su di lui?!
Non si era infuriato così tanto nemmeno quando aveva visto Elena e suo fratello amoreggiare per il bosco, poco prima che incontrasse Shinichi.
Ma poi perché?
Perché le parole della rossa avevano sortito quell’effetto?
E perché si sentiva lo stomaco bruciare, la gola in fiamme?
Voleva solo vendicarsi, per semplice ripicca.
Forse voleva solo dimostrare a se stesso di avere ancora qualche ascendente su Bonnie.
In ogni caso non era andata affatto bene.
“Io sono andata avanti e ora… ora c’è qualcun altro immensamente migliore di te in tutto!”.
Quelle parole risuonarono nella sua testa, provocandogli un dolore incomprensibile al livello del petto.
Colpì un altro albero, sfogandovi tutta la sua ira.
“Sto impazzendo… sì deve essere così!”.
Non c’era altra spiegazione, dopotutto, per prendersela così tanto per uno stupido… capriccio.
“Perché Bonnie è solo questo… Un capriccio” pensò, non molto convinto.
E se fosse stato più di un capriccio?
No! Lui teneva solo a Elena. Elena.
Doveva smetterla di occuparsi così tanto delle sue proprietà secondarie e doveva muoversi a conquistare la sua Principessa delle Tenebre.
Sì.
“Dopotutto, sarebbe inutile continuare con la Streghetta… Lei ha Trevor”.
Quella vocina insidiosa gli fece partire un altro ringhio.
Trevor.
<< Siamo nervosi stasera! >>.
Damon scattò, afferrando il kitsune alla sua sinistra per il collo.
<< Shinichi! >> disse ghignando, tentando di nascondere la sua lotta interna, ma non preoccupandosi di mostrare al nemico la sua rabbia.
Il kitsune fece un sorrisetto tirato e ridacchiò.
<< Chi ti ha fatto arrabbiare così tanto? >>.
Damon perse immediatamente tutta la sua spavalderia e lasciò andare il kitsune: tanto non era con le mani che si uccideva quel dannato demone.
<< Nessuno >> rispose freddamente, allontanandosi un po’ da questo e appoggiandosi comodamente su un albero che era rimasto in piedi.
<< Sarà di sicuro quel… quel Trevor >>.
Damon ringhiò istintivamente al nome dell’Ossigenato.
Shinichi rise.
<< Oh sì è lui! >>.
<< Non ho tempo per te ora >> disse, facendo per andarsene.
<< Dì un po’… lo vorresti morto? >>.
Damon si bloccò.
<< Potremmo fare un’altra alleanza… io e te… Potresti avere quello che vuoi, potresti uccidere quel Trevor senza dover rispondere a nessuno. Devi solo allearti con noi e lasciarci Fell’s Church >>.
Damon si voltò e squadrò Shinichi, pensando a quali sarebbero i vantaggi di quell’alleanza.
Passarono alcuni minuti in totale silenzio.
“Ma che sto facendo?!” si rimproverò per la sola presa in considerazione di una nuova alleanza con i due diavoli.
“E poi, non conquisterei di certo così… Elena. Sì, Elena. Io voglio… Elena…”.
Sì, era quella la verità.
<< Caro Diavolo proveniente dall’inferno degli sfigati, un’alleanza con te, al momento, sarebbe l’ultima cosa che farei. Dovrai aspettare che io muoia per distruggere la città e… e posso uccidere Trevor per conto mio se lo voglio fare: io non devo rispondere a niente e a nessuno! >> mise in chiaro le cose.
“Anche se poi l’Uccellino…”.
No! Non gli interessava quanto sarebbe stata male Bonnie… non gli interessava… era solo un’umana.
Shinichi s’irrigidì sorpreso e non riuscì a dire nemmeno una parola quando un fruscio di ali gli fecero comprendere di essere solo.
 
 
 
<< Lo vedi? >> gli domandò Trevor.
Stefan guardò il fratello, che mandava scariche di potere eccezionali, e Shinichi che l’osservava alla sua sinistra.
Sembrava che Damon non si fosse accorto della sua presenza.
<< Avviciniamoci >> lo incitò il biondo.
<< Questa volta, magari, non scomparire >> disse ironico.
Si avvicinarono a Damon, così da riuscire a capire cosa i due si stessero dicendo.
Il fratello sembrava essersi reso conto da qualche minuto della presenza di Shinichi.
<< Potremmo fare un’altra alleanza…io e te… >>.
Stefan per poco non cadde dal ramo.
Un’altraalleanza?
A cosa si riferiva? All’alleanza che lo aveva portato allo Shi no Shi, o a un’alleanza che era già in corso?
<< Potresti uccidere quel Trevor >>
<< Che gran… >> l’imprecazione del suo compagno lo distrasse.
Video il fratello voltarsi verso il demone, squadrandolo come a valutare i vantaggi di ciò che aveva proposto Shinichi.
Stefan non aveva bisogno di sentire altro.
Se lo aspettava, l’aurea malvagia che Damon aveva la mattina gli aveva già anticipato tutto: il moro li stava tradendo… di nuovo.
Stefan sentì un vuoto al livello del petto e un dolore causato dalla delusione lo pervase tutto.
Eppure… pensava che questa volta in Damon fosse cambiato qualcosa.
Ma non era così e ciò era dimostrato dal fatto che il moro stesse ancora fermo a squadrare il kitsune.
<< Trevor, andiamocene, non voglio sentire altro >> disse freddo.
Trevor si limitò ad annuire.
Mentre tornava verso il Pensionato, accanto alla delusione, Stefan sentì iniziare a crescere un sentimento non del tutto nuovo: la rabbia.
Rabbia per essersi illuso, ancora.
Rabbia per aver pensato che nel fratello maggiore stesse cambiando qualcosa.
Rabbia per essersi fatto prendere in giro di nuovo.
Rabbia per aver sperato che, un giorno, avrebbe ristabilito un rapporto fraterno con Damon.
Ma ciò non sarebbe mai stato possibile, perché quella volta, se volevano proteggere Fell’s Church, avrebbero dovuto eliminare completamente coloro che la minacciavano.
E suo fratello… era tra questi.
“Damon… Perché?”.
Eppure, l’altra sera, era sicuro che Damon fosse interessato a Bonnie… a qualcuno che non fosse lui stesso.
Ma, evidentemente, si sbagliava.
Si sbagliava su tutto.
Si era sempre sbagliato su tutto.
 
 
Percorse velocemente la strada che portava al pensionato quando fu bloccato da Trevor.
<< Stefan… capisco come tu ti senta in questo momento, dopo… dopo una scoperta del genere… >>.
Stefan annuì pensieroso.
<< Dovevo aspettarmelo… >> disse con tono deluso.
<< Ora che sappiamo che Damon è un nostro nemico… Sarebbe bene prendere le giuste precauzioni. Vogliono uccidere me, ma io non vi servo più a molto ormai: Bonnie è praticamente pronta. Sono sicuro che Damon con i kitsune tenteranno di attaccare proprio lei… forse sarebbe meglio che >>
<< Damon deve stare lontano da Bonnie, è troppo pericoloso! Se riuscisse a farle qualcosa… No, non deve succedere! >> concordò, risoluto anche se non riusciva ancora a immaginare Damon fare del male alla giovane.
Bonnie era l’unica umana, che non fosse Elena, per cui Damon avesse provato un qualche interesse che, Stefan, aveva fatto l’errore di reputare più profondo di un semplice capriccio.
Ma probabilmente il fratello ne sarebbe stato capace.
L’immagine di Bonnie torturata dagli alberi di Shinichi, mentre Damon si godeva la scena divertito*, gli tornò in mente.
Sì, avrebbe potuto farlo e loro dovevano impedirlo.
Da quel momento suo fratello era un loro nemico.
 

 
*angolo autrice*
 
*Mi riferisco alla scena presente nel libro originale dove Bonnie viene torturata dagli alberi-malach e Damon, inizialmente, la guarda divertito poi torna in sé e la salva (che caro!).
 
Guardate un po’ chi resuscita dal mondo dei morti? Ebbene sì, io!
Come state? Io non c’è male. Scusate se sono sparita, ma ultimamente i miei professori hanno deciso che noi studenti non dobbiamo avere una vita sociale! Il capitolo l’ho scritto dopo quattro belle ore di studio di letteratura latina, spero di non essere troppo fusa e di non essermene uscita con Plauto o con cose che non c’entrano assolutamente nulla XD
A parte questo, qualcuno di voi ha letto Midnight? Io non ho fatto nemmeno in tempo a prenderlo -.-‘’ Ditemi, senza spoilerarmi troppo, se c’è qualcosa di buono per noi Donnie (anche perché non ce la farei davvero a patire delle scene Delena).
Tornando alla storia, il titolo dice tutto: Isolato. Ci si riferisce a Damon ovviamente.
Il nostro povero vampirone è infatti stato in parte colpevole del suo isolamento, in parte vittima, ma in ogni caso il risultato è lo stesso: nessuno si fida più di lui, anche se per il momento l’unico a essere stato ingannato dal piano dei kitsune è Stefan.
Povero fratellino Salvatore! Comunque, andiamo con ordine.
In questo capitolo succede niente e tutto, è un capitolo molto importante per vari punti della storia.
In primis abbiamo le conseguenze del bacio tra Bonnie e Trevor: la streghetta lo ha dato solo per bontà verso quello che considera un semplice amico (ma che, per reprimere il dolore recatole da Damon, si sta illudendo essere qualcosa di più). Trevor l’ha mooolto apprezzato, e vediamo anche un moto di gelosia verso Bonnie: non sopporta l’idea che lei stia con uno come Damon, in quanto non è degno di un’anima pura come quella della rossa, ma non vuole nemmeno che lei si avvicini a un bugiardo come lui. Come vediamo, dietro tutto quell’atteggiamento altezzoso, Trevor non ha per niente una bella opinione di sé, arriva perfino a mentire a Elise. Chi è Elise?
Beh… lo saprete tra poco!
La reazione di Damon non è stata poi così esagerata, voleva sembrare impassibile e beh… non ci è affato riuscito. Anzi, ha finito, per l’orgoglio ferito, con l’allontanare definitivamente la Streghetta e, per quanto s’illuda, piano piano la verità verrà a galla: mio caro Damon, ti toccherà ammettere i tuoi sentimenti!
Inoltre la nostra piccola Bonnie finalmente si fa valere!
I due hanno un brutto litigio, ma credetemi, sarà fondamentale per lo sviluppo dei sentimenti di Damon. E Bonnie seguirà davvero la sua decisione? In ogni caso, se l’è voluta il vampiro!
Non uccidetemi, questo litigio è servito a smuovere un po’ la situazione tra i due.
Infine il nostro Stefan casca nel tranello dei kitsune.
Beh, noi non possiamo biasimarlo di non aver sentito per intero la conversazione, no? Dopotutto, Damon prima l’ha perseguitato per una vita, poi l’ha rinchiuso in una specie d’inferno, gli sta rubando la ragazza, gli ha fregato l’umanità. Per quanto possa volere bene al fratello, è normale che Stefan abbia creduto subito all’evidenza, senza scavare più a fondo.
Insieme al legame Damon/Bonnie, qua si spezza un altro legame: quello Stefan/Damon.
Il minore dei Salvatore ha deciso di non dire niente a nessuno per il momento, per non creare panico, quindi aspettatevi la presenza di Damon nella comitiva ancora per un po’ (anche se da un lato, sarebbe meglio che non ci stesse… ).
Beh, spero che vi sia piaciuto e spero di aggiornare presto!
Fatemi sapere e, in ogni caso, buon halloween!
 
Amily

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Capitolo 18
*** Pretesa di verità ***


18. PRETESA DI VERITà.
 
 
 
Elena sorrise al suo ex ragazzo, mentre questo era intento ad aiutare la signora Flowers col the.
Matt si era legato davvero molto a quell’anziana signora, la trattava come fosse sua nonna e la signora Flowers ricambiava largamente i sentimenti del giovane: erano stupendi.
La ragazza uscì dalla cucina e vagò senza una meta per il pensionato, in cerca di Stefan.
Ma perché, se stava cercando il suo amore, era andata a finire davanti alla camera di Damon?
La porta era chiusa.
Facendosi coraggio la bionda bussò due volte. Nessuno rispose.
Aprì lentamente la porta ed entrò con passo incerto: Damon doveva essere fuori.
Ultimamente passava spesso le sue serate fuori di casa e ciò preoccupava molto Elena, soprattutto per il discorso dell’aurea del moro.
Aveva chiaramente sentito parlare Stefan con Damon sull’aurea di quest’ultimo, aveva visto un’espressione preoccupata sul viso della sua amica strega, ma quando aveva chiesto spiegazioni Stefan le aveva detto che non stava succedendo niente d’importante e che era semplicemente uno dei periodi di Damon.
Inoltre era da un po’ di tempo che Damon era… scostante.
Con suo grande rammarico, non le faceva più la corte come soleva fare e sembrava essere di cattivo umore.
E se fosse stata lei la causa del malumore del vampiro?
No, non poteva essere lei. Dopotutto, cosa gli aveva fatto? Niente!
E se Damon stesse soffrendo a causa sua?
Forse avrebbe fatto bene a mettere in chiaro che lei amava Stefan, a mentirgli riguardo ai propri sentimenti verso di lui… ma come avrebbe potuto? E, nel contempo, come avrebbe potuto dire a Damon “ti amo” se amava così tanto anche il suo Stefan?
Elena si sentiva una persona orribile.
Inciampò sbadatamente su qualcosa e, solo a quel punto, si accorse della grande confusione che c’era nella stanza.
Sembrava che fosse passato un uragano e quell’uragano, Elena ne era sicura, aveva il nome di “ira di Damon Salvatore”.
“Dovrei parlargli…” pensò preoccupata.
Sì, gli avrebbe parlato e forse avrebbe alleviato il tormento interiore che, probabilmente, Damon stava provando a causa sua.
 
 
<< Va tutto bene? >>.
La mora si avvicinò al vampiro, decisa.
Era visibile da un chilometro di distanza che Stefan fosse fortemente preoccupato da qualcosa.
Stefan le fece un sorriso tirato.
<< Sì, tutto bene Mer, grazie >>.
Meredith sorrise.
<< Per quanto mi costi dirlo, Damon ha ragione su una cosa: non sai per niente mentire, Stefan Salvatore >>.
Stefan le lanciò un’occhiata nervosa.
<< Beh, in ogni caso, se ti serve qualcosa di cui parlare… Anche se, probabilmente, lo dirai a Matt >>.
In effetti, Matt era il migliore amico di Stefan, quello con cui era solito confidarsi. Tuttavia, Meredith si era talmente affezionata al vampiro che se avesse avuto bisogno di qualcun altro con cui parlare, lei sarebbe stata lì.
Fece per andarsene ma la voce di Stefan la bloccò.
<< Meredith… Se io ti dicessi una cosa… Una cosa che riguarda qualcuno d’importante… se lo dicessi a te che sapresti non lasciarti trasportare dalle emozioni… S-se io ti chiedessi di mantenere un segreto, tu lo faresti? >>.
Meredith corrugò le sopracciglia. Non si aspettava una domanda del genere.
<< Qualcosa ti angoscia, non è vero? >> disse comprensiva, sedendosi accanto al vampiro e capendo che per quel giorno il pranzo con Alaric era rimandato.
Stefan la guardò per qualche secondo, indeciso se parlare levandosi un grosso peso e consolandosi con la saggezza di Meredith o se tacere per prudenza.
Sospirò.
<< Ieri Trevor ed io abbiamo scoperto una cosa terribile >> mormorò flebile.
Meredith annuì, incitandolo ad andare avanti.
Che cosa poteva mai essere successo per aver scosso così profondamente Stefan?
<< Damon è alleato con Shinichi e Misao >> disse tutto d’un fiato, come se si stesse liberando di un grosso peso.
Meredith ci rimase di sasso.        
<< Cosa? >> disse, sperando di non aver capito bene.
<< L’abbiamo sentito che discuteva nell’Old Wood con Shinichi… Parlavano di uccidere Trevor >>.
Meredith socchiuse gli occhi, aumentando ancora di più quel sentimento che provava per Damon dopo che aveva ridotto Bonnie, due anni prima, a uno straccio: il disdegno.
<< Dobbiamo dirlo agli altri! >> disse risoluta, alzandosi.
<< No, Meredith! >> Stefan l’afferrò per un braccio e la ragazza si bloccò seduta stante.
<< Sarebbe un caos e mancano solo quattro giorni al rito! Se Elena o Bonnie lo sapessero, ne sarebbero distrutte e non possiamo permettercelo! Matt reagirebbe in modo negativo come al solito e… Meredith, dobbiamo essere al massimo il giorno del rito o Fell’s Church verrà distrutta! >>.
Aveva ragione.
Meredith conosceva i sentimenti di Bonnie per Damon e ne sarebbe stata distrutta veramente, forse non avrebbe avuto nemmeno la forza di fare il rito.
Elena, che si fidava completamente del vampiro, non sarebbe stata al massimo delle sue forze psichiche e questo significava essere meno forti.
Matt… Beh, Matt sarebbe sicuramente andato verso una missione suicida attaccando Damon.
<< Hai ragione… Ma cosa intendete fare? >>.
Stefan sospirò nuovamente.
<< Trevor sostiene che i kitsune e Damon tenteranno sicuramente di uccidere Bonnie. Noi ci limiteremo a proteggerla tenendola lontana da lui. Per il resto dobbiamo fare finta di non sapere niente, dobbiamo aspettare il giorno del rituale per sconfiggerli. Anche se… forse dovremmo tentare di capire il loro piano: potrebbe andare a nostro vantaggio >>.
Meredith annuì lentamente.
<< A me non sembra che Bonnie e Damon stiano molto insieme ultimamente… anzi, è Trevor che sta sempre con Bonnie >> ragionò a voce alta la mora.
<< Sì, è Trevor che si occupa di proteggere Bonnie >>.
<< Stefan… non diremo niente a nessuno fino al rito, ma a quel punto? Tutti capiranno da che parte sta Damon, no? >>.
Vide lo sguardo del ragazzo farsi duro, carico di dolore.
Chiuse gli occhi e indurì la mascella.
<< Lo uccideremo, se sarà necessario a proteggere Fell’s Church >>.
Meredith si limitò ad annuire.
Voleva davvero fare qualcosa per Stefan, capiva quanto fosse difficile anche solo immaginare di uccidere il proprio fratello, nonostante tutte le divergenze che aveva con quest’ultimo.
<< Meredith, il the! >> sentì Elena chiamarla dalla cucina.
<< Cercherò di capire qualcosa sul piano di Damon e dei kitsune >> disse al vampiro e poi si diresse in cucina.
 
 
 
Bonnie si nascose dietro un albero, ridacchiando silenziosamente.
Era bello liberarsi un po’ la testa e passare un po’ di tempo piacevole, siccome quella settimana era stata un inferno.
Sentì un rumore alle sue spalle e si girò di scatto, lanciando un’ondata di potere che colpì il vuoto.
Bonnie sbuffò.
<< Uffa! Potresti farti prendere qualche volta >>.
Una risatina le rispose.
“Sì, ridacchia, ridacchia…”.
Bonnie ridusse gli occhi a due fessure, concentrandosi come mai aveva fatto prima in vita sua.
Si mosse piano e facendo attenzione a non farsi sentire.
“Ma dove diamine sta?”.
Un respiro leggero sul suo collo le diede la risposta. Senza pensarci due secondi, sgusciò via dall’abbraccio che le avrebbe fatto perdere il gioco e si allontanò di poco.
Velocissima, lanciò l’ennesima scarica di potere che questa volta centrò il suo bersaglio.
Trevor fu scaraventato atterrito addosso a un albero.
<< Sorprendente… >> mormorò, con gli occhi sgranati dalla sorpresa.
Bonnie lo guardò e rimase per qualche secondo senza fiato.
<< Sì! >> urlò, in preda all’euforia.
Sembrava una bambina di fronte a un regalo di Natale.
<< Ah! Non posso crederci! Finalmente! Io… Sì, ti ho battuto! >> era talmente felice che non riusciva a pronunciare una frase di senso compiuto.
Trevor ridacchiò davanti a quella visione, alzandosi in piedi e levandosi di dosso la terra che lo aveva sporcato.
<< Ragazzina, non farci l’abitudine… >> mormorò, ridendo sotto i baffi.
Bonnie si bloccò di colpo, sgranando gli occhi, come se si fosse appena accorta di ciò che era successo.
<< Oh mio dio, ti ho fatto male? >> disse, assumendo l’espressione di un cucciolo bastonato e correndogli contro.
<< Ehm… no! >> la tranquillizzò perplesso lui.
Per quale motivo Bonnie riusciva sempre a essere così… così innocente?
<< E poi cosa farai il giorno del rito? Fermerai il rituale per paura di fare male a Shinichi o a Misao? Ti ricordo che dobbiamo ucciderli… >>.
Le guance della ragazza diventarono porpora.
<< Beh, con loro è… diverso… >>.
<< E che c’è di diverso? >>.
La ragazza iniziò a torturarsi una ciocca di capelli, imbarazzata.
<< Loro sono demoni, tu sei… diverso >>.
Trevor sorrise dolcemente.
“No!Devi allontanarla” si rimproverò.
Giusto, non doveva mai dimenticarsene.
<< Beh… io direi che sei pronta >> concluse.
Era vero! Avevano finito ormai da una settimana con le sfere stellate: tutta l’energia che vi era dentro ora stava nel corpo di Bonnie.
I suoi poteri avevano raggiunto l’apice e, dopo una settimana di estenuante allenamento, la ragazza era in grado di usarli e controllarli.
Incredibile come fosse stata veloce.
E ora, era pronta al rito perché era stata in grado di sentirlo e batterlo in uno dei loro… allenamenti.
La ragazza sorrise raggiante e gli fece l’occhiolino.
<< Allora, signorino… Sono ancora una ragazzina? >> alzò la testa e assunse una posa orgogliosa che fece scappare un sorriso a Trevor.
Trevor ridacchiò. No, no che non lo era.
<< Beh >> velocemente andò dietro di lei e le cinse la vita, avvicinandosela, << Direi proprio di sì >> le sussurrò all’orecchio facendola arrossire.
Si sentì liberare dalla stretta e si voltò.
Trevor era sparito.
<< Trevor! >> urlò a segno di protesta, consapevole che il vampiro fosse ancora nei paraggi e potesse sentirla.
Ridacchiò, scuotendo la testa rassegnata ai comportamenti del vampiro che tendeva a sparire improvvisamente.
Afferrò da terra il suo giacchetto e s’incammino per la stradina all’interno dell’Old Wood, diretta a casa sua.
Era pronta e lo sentiva. Sentiva che i suoi poteri erano al massimo della forza e li sentiva scorrere, defluire come il suo sangue. Era una sensazione magnifica.
“Ora sono davvero una strega” pensò.
Se era orgogliosa da un lato, dall’altro qualcosa, in quell’affermazione, la turbava profondamente. Nonostante fosse consapevole della sua forza, quella brutta sensazione che le diceva che tra quattro giorni sarebbe successo qualcosa di terribile continuava a persistere.
Era vero, ora era un potente strega ma… ma niente era cambiato.
Lei non si sentiva ancora completamente matura, era come se un pezzo di se stessa le mancasse.
“Chissà cos’è” si domandò, pensierosa.
Inoltre aveva deciso che, dopo il rituale, avrebbe abbandonato per sempre i suoi poteri e, forse, se ne sarebbe andata da Fell’s Church.
Dopotutto, niente la intratteneva lì.
Meredith le aveva detto che si sarebbe sposata con Alaric e, probabilmente, se ne sarebbe andata da Fell’s Church.
Matt sarebbe partito per il college, sicuramente.
Elena prima o poi si sarebbe fatta trasformare.
Damon… Damon non faceva più parte della sua vita ormai.
Sì, si sarebbe trasferita e avrebbe pensato al suo futuro e, era sempre più convinta, che i suoi sentimenti di affetto per Trevor stessero crescendo molto, diventando qualcosa di più…
Un rumore alle sue spalle la fece fermare.
Alzò gli occhi al cielo e si girò.
<< Trevor, se fai così tanto rumore è normale che io ti s… >> la voce le morì in gola.
Davanti a lei, di nuovo, c’era la ragazza con i capelli rossi che la fissava con quegli occhi di ghiaccio.
Bonnie deglutì, consapevole che sarebbe scomparsa come sempre. Si voltò dall’altra parte e camminò svelta, sentendo le lacrime che iniziavano a scorrerle sulle guance.
Non ce la faceva più.
In quella settimana, quella ragazza la stava ossessionando. Era sempre lì.
Nei suoi sogni, nella sua camera, per la strada, quando era sola… Si faceva sempre vedere e Bonnie iniziava davvero ad avere paura.
Non voleva parlarne con nessuno ma non poteva nemmeno continuare così.
Corse verso casa più in fretta che poté, sapendo perfettamente cosa doveva fare.
Ricacciò le lacrime indietro e si fece coraggio: era o non era una strega, ora?
Avrebbe scoperto cosa voleva quella ragazza da lei.
Entrò, dopo una decina di minuti, in camera: in casa non c’era nessuno.
Afferrò il Grimorio di sua nonna e lo sfogliò finché non trovò ciò che faceva al caso suo, come stava programmando da una settimana.
“Trance per contattare dei fantasmi”.
Le lettere scarlatte spiccavano sulle pagine giallognole.
Bonnie era giunta alla conclusione che quella ragazza doveva essere un fantasma.
Le parlava solo nei sogni e se, quando era sveglia, Bonnie le chiedeva qualcosa questa non rispondeva.
Non poteva toccarla. Appariva e scompariva come e quando voleva.
Sì, doveva essere un fantasma.
Rilesse per la seconda volta l’incantesimo che aveva fatto per richiamare il fantasma di Honoria Fell.
Questa volta era potente e avrebbe funzionato, nonostante non fosse vicino al corpo della persona con cui doveva parlare.
Prese da un cassetto dell’incenso e scese in giardino a raccogliere un po’ di rugiada dall’erba: fortunatamente era ancora abbastanza umido.
“Tre gocce di sangue di vampiro, per rendere più efficace l’incantesimo”.
Bonnie si morse un labbro. Fantastico… e ora?
Beh, non erano necessarie no? Erano per rendere più efficace l’incantesimo, così c’era scritto.
Bonnie sperò con tutta se stessa che fosse davvero così e che, senza quel sangue, l’incantesimo funzionasse veramente.
“Un oggetto appartenuto alla persona da evocare”.
<< Cavolo! >>.
E ora? Cosa avrebbe mai potuto prendere che appartenesse a quel fant…
<< Aspetta un attimo… ma certo! Il Carillon! >>.
La ragazza aveva sempre quel carillon in mano e Bonnie si era convinto che appartenesse a lei.
Corse verso il suo comodino e prese il prezioso carillon dal cassetto.
Sorrise, sollevata.
Preparò il tutto e strinse in modo saldo l’oggetto appartenente al fantasma.
“Speriamo funzioni”.
Si concentro, sentendo il potere defluire in tutto il corpo. Respirò profondamente e iniziò a pronunciare la formula.
In pochi secondi cadde in trance.
 
 
 
Meredith entrò nel profondo silenzio del salotto della Pensione, dopo aver salutato Elena, Stefan e Matt (che stava vivendo al pensionato).
Non era troppo sorpresa dalla rivelazione di Stefan, ciò che le premeva di più, a dir la verità, era la salute di Bonnie.
Doveva assicurarsi che Damon non le facesse nulla ed era proprio per questo che, in qualche modo, avrebbe dovuto scoprire il piano del vampiro e dei kitsune.
L’idea che volessero uccidere Bonnie era davvero molto probabile, ma allora cosa stavano aspettando? Perché non l’avevano già fatto? Perché aspettare così tanto tempo? No, doveva esserci qualcos’altro sotto: c’era qualcosa che non quadrava in tutta quella faccenda.
Si bloccò improvvisamente, accorgendosi solo in quel momento di una presenza nel salotto.
<< Oh, Miss Inquietudine! >> la salutò sarcasticamente il diretto interessato dei suoi pensieri.
Meredith gli fece un cenno, rimanendo nella sua solita impassibilità.
Damon era intendo a versarsi un liquido rosso, parecchio scuro, in un bicchiere di cristallo senza fare troppa attenzione alla ragazza.
Suo malgrado, Meredith storse il naso quando si accorse che era sangue umano.
Quella sì che era un’occasione giusta per attaccare bottone con Damon e avere qualche informazione… ma da dove cominciare?
<< Damon, hai visto Bonnie? E’ tutto il giorno che non la sento >>.
<< Devo chiamare la polizia? >> domandò pungente.
“Strano…” pensò Meredith. Damon sembrava scorbutico e la cosa strana era che lo mostrava esternamente.
<< Probabilmente sarà ad allenarsi con Trevor >> disse, scuotendo la testa e facendo per andarsene.
Secondo i suoi calcoli, se Damon era minimamente interessato a Bonnie, se avesse voluto ucciderla, avrebbe bloccato Meredith e chiesto indirettamente delle informazioni sulla rossa.
<< Passa parecchio tempo con l’Ossigenato… La Streghetta… >> disse indifferente Damon, ma Meredith sapeva che sotto quella frase c’era puro interesse.
Eppure, non aveva senso il fatto che Damon fosse lì in quel salotto a bere sangue! Non sarebbe dovuto essere a controllare Bonnie, in modo da sfruttare la prima occasione che gli si presentava?
Mancavano solo quattro giorni al rito… cosa stavano aspettando a ucciderla?
“Qui qualcosa non quadra…”.
<< Beh, hanno un certo feeling >> notò, sottintendendo che quello tra i due era molto più che semplice feeling.
<< Non mi dire >>.
Quella era o non era amarezza?
Meredith sgranò gli occhi perplessa. Quella sì che era nuova: Damon amareggiato per il rapporto tra Trevor e Bonnie. Quello non sembrava il comportamento di un omicida, ma di un amico geloso.
Forse avrebbe potuto provare…
<< Pensi che dovremmo fidarci di Trevor? >>.
Damon si girò, finalmente, a guardarla negli occhi, completamente sorpreso.
<< Beh, voi dell’allegra compagnia avete deciso di farlo, no? >>.
<< Sì… Ma, se ci fosse una talpa dentro il nostro gruppo sarebbe un disastro… Insomma, saremmo tutti a rischio… >> insinuò.
Damon socchiuse gli occhi sospettoso. Forse Meredith stava osando troppo, così si faceva scoprire.
<< Ti riferisci a qualcuno in particolare? >> domandò, posando lentamente il bicchiere di sangue.
Meredith scosse la testa e lasciò cadere il discorso.
<< Era solo una cosa che stavamo pensando io e Matt… >>.
Damon continuava a guardarla con fare indagatore.
<< Beh, vado a cercare Bonnie. Inizio seriamente a preoccuparmi >>.
Uscì tranquilla dalla sala, lasciandosi Damon alle spalle.
“Sono stata troppo avventata… e in più non ho scoperto niente, se non che qualcosa continua a non quadrare” pensò. Sperava che Damon non tenesse troppo in considerazione quelle domande.
 
 
Damon volò alto, sentendo il vento che gli lisciava le lucide penne nere.
Aveva molte domande nella sua testa e iniziava anche a nascere un dubbio che lo irritava da morire: cosa pensava Miss Inquietudine?
Quelle domande lo portavano a un’unica conclusione. Aveva parlato di una talpa e Damon sentiva come la sensazione che si stesse riferendo a lui.
“Pensano che io li tradisca… ma perché?”.
Chissà, forse si sbagliava. Lasciò perdere quel pensiero e si concentrò su qualcosa che gli sembrava assai più premente.
In primis, perché si era lasciato sfuggire davanti a quella ragazza angosciante quel tono amaro?
Perché aveva mostrato il fatto che si fosse offeso?
Poi, ovviamente, con le sue grandiose qualità da attore era riuscito a camuffare il suo tono, ma anche il solo fatto che non fosse riuscito a tenere del tutto la sua maschera lo preoccupava.
Era passata circa una settimana da quando non vedeva l’Uccellino e, a forza di cacciare belle donne e testare il suo sex appeal sull’altro sesso, il suo sentimento di orgoglio era cresciuto a dismisura e aveva dovuto ammettere di essersi sentito offeso dalle parole di Bonnie. Ma non era semplicemente offeso.
Si sentiva… perso. Era come se, quando Bonnie gli aveva detto che ormai lui non faceva più parte della sua vita, qualcosa si fosse rotto, come se mancasse una parte nella sua anima. Ma questo era assurdo.
Perché gli sarebbe mai dovuto interessare i pensieri di un piccola sventurata umana? No, questo non era possibile.
“Menti sapendo di mentire”.
Damon avrebbe voluto soffocare quella vocina fastidiosa che sembrava essere la sua coscienza.
“Io non ho una coscienza” pensò austero. Era vero, lo dimostrava il modo in cui aveva usato e si era approfittato di tutte quelle donne in una sola settimana, lo dimostravano anche tutti i delitti che aveva commesso nella sua esistenza.
Damon Salvatore non poteva provare qualcosa per una creatura così innocente.
“Prima ammetti di tenere a lei, prima le cose saranno più semplici”.
“No!”.
Ecco, perfetto, stava impazzendo. Ora parlava anche da solo, di nuovo.
“Io non tengo a nessuno tranne che a Elena” pensò risoluto, per l’ennesima volta in quella settimana. Si sentiva un’idiota e questa sensazione non gli piaceva.
Solo dopo alcuni minuti si accorse che stava sorvolando l’Old Wood in cerca di qualcosa in particolare: una massa di capelli rossi che aveva l’odore di fragole.
Non fu difficile trovarla, l’odore era inconfondibile, ma per un secondo preferì non averlo fatto.
La trovò che veniva abbracciata alle spalle da Trevor.
“I vampiri possono vomitare?”. Chissà… forse non era del tutto strano che avesse la nausea.
Ma ciò che sentiva, in realtà, era un profondo sentimento di… gelosia?
“No, questo non è possibile! Devo essere impazzito!”.
Ma proprio mentre stava per intervenire senza pensare per staccare i due, Trevor sciolse velocemente l’abbraccio e sparì dirigendosi verso il cuore dell’Old Wood.
Damon lo seguì ma, pochi secondi dopo, si ricordò di un piccolo particolare che aveva trascurato: Bonnie.
Invertì immediatamente senso di marcia e la trovò che percorreva in tutta furia la strada che portava dall’Old Wood a Fell’s Church. Sembrava sconvolta.
Quando raggiunse la casa della strega si appollaiò sull’albero davanti alla finestra della rossa.
In quella settimana non aveva visto Bonnie neanche pochi istanti, aveva deciso di evitarla, di non pensare a lei, di sotterrare quei sentimenti che sembravano scuotere l’anima oscura di Damon come una burrasca.
Eppure, più le stava lontana, più la situazione peggiorava.
Sentiva crescere la rabbia, l’orgoglio ferito, il… il dolore…
Sentiva che voleva vederla, ma non avrebbe sopportato di vedere ancora gli occhi del suo Uccellino, quello che salvava sempre e che era stata l’unica a non giudicarlo mai, pieni di odio come quella sera.
Era incredibile di come nemmeno i momenti senz’altro piacevoli che aveva condiviso in quella settimana con Elena non gli avessero dato un po’ di pace dal pensiero di Bonnie.
Damon osservò la ragazza che stava sfogliando un libro in modo interessato.
La vide scendere in giardino e raccogliere un po’ di rugiada dai fili d’erba.
Che diamine doveva farci con la rugiada?
La vide prendere dell’incenso e consultare più volte il libro.
Solo quando la vide chiudere gli occhi e rimanere rigidamente seduta, capì che cosa stesse facendo.
Entrò in camera della rossa, consapevole che, essendo in trance, non se ne sarebbe accorta.
Ne approfittò per avvicinarsi a lei. Si trasformò in umano e la osservò da vicino.
Sentiva come un richiamo verso di lei.
Era seduta sul bordo del letto, le mani abbandonate sulle gambe.
S’inginocchiò per guardarla meglio in volto. Si soffermò sulle labbra piene e accattivanti…
“No!”.
No, non se ne sarebbe approfittato.
Sospirò involontariamente. Il suo sguardo cadde sulle mani pallide.
Ne toccò delicatamente una, avrebbe giurato di stare tremando leggermente.
La sua pelle era gelata.
Sembrava quasi morta, una morta seduta.
Damon fece una smorfia. Pensare a Bonnie, sempre così piena di vita, morta era un paradosso, un pensiero impossibile.
Chiuse tra le sue mani quella piccola di Bonnie, rabbrividendo di piacere per quel contatto.
Sentiva il sangue, quel nettare vitale, scorrere in tutte le vene della ragazza e capì che… non gli importava nulla del suo sangue!
Era quella pelle, quei capelli color del fuoco, quelle labbra, quegli occhi come il cioccolato fuso…
<< Ora, ora. Là, là >>. Due occhi da cerbiatto, ricolmi di paura, lo guardavano spaesato.
Damon aggrottò le sopracciglia. C’era qualcosa, qualcosa che doveva ricordare.
<< Ooh, magnifico… >>
<< Prego? >>
<< Volevo dire: Ooh, mi hai salvata! >>
<< Beh, ti ho aiutato >>.
Quella era Bonnie, ma era ancora una piccola bambina… un piccolissimo Uccellino indifeso.
Il bacio più dolce che avesse mai ricevuto – il più sexy. *
Damon si ritrasse, sobbalzando.
Ma certo, la biblioteca, i lupi mannari…
Come aveva potuto dimenticarsene?
Il primo incontro con Bonnie, la prima volta che aveva visto in vita sua l’Uccellino. Lei non se ne ricordava perché lui le aveva cancellato la memoria, ma lui avrebbe dovuto ricordarselo.
“L’ho salvata anche in quell’occasione” ricordò, lasciandosi sfuggire un sorriso. “E lei mi ha baciato…”.
Damon si alzò in piedi. Toccò delicatamente con una mano la guancia della ragazza, indugiando nell’accarezzarle il mento.
“Ma ora, non avrai mai più un suo bacio… Ora che non ne vuole più sapere niente di te”.
Damon voleva ringhiare, afferrare Bonnie, abbracciarla, sentirla e nello stesso tempo voleva che lei, semplicemente, sparisse portandosi tutti quegli strani sentimenti che c’erano in lui via con sé.
Quegli occhi lo avevano colpito fin dal loro primo incontro, prima che tutto iniziasse, prima ancora che conoscesse di persona Elena.
Quegli occhi lo confondevano, creavano dei cambiamenti che Damon non desiderava avere, ma che ormai non poteva più ignorare.
“Io non ci tengo a lei!Non me ne importa niente!” pensò staccandosi dalla ragazza.
“E lei non tiene a te…” aggiunse quell’odiosa vocina, “lei è di Trevor ormai.Non le avrà dato il suo sangue, ma si è concessa…”.
Damon serrò la mascella.
Poi si trasformò in corvo e uscì nella notte.
“Hai rimosso completamente quell’incontro… Perché?”
Forse la risposta si trovava in ciò che si stava scatenando in lui.
 
 
 
Si trovava nella camera, dove aveva incontrato per la prima volta il fantasma.
Questa volta era Bonnie a essere seduta davanti allo specchio.
Bonnie guardò il carillon che aveva tra le mani e si girò, cercando la ragazza.
Era lì, in piedi, con il vestito bianco sporco di… di sangue?
La osservava, in modo innocente e spaventato.
<< Bonnie? >> la sentì domandare flebile, come se fosse sorpresa nel trovarla lì.
La strega si alzò in pochi secondi e mosse un passo verso la ragazza.
<< E’ tuo? >> domandò porgendole il carillon, sorprendendosi per la decisione della sua voce, priva di paura.
La ragazza si limitò ad annuire.
<< Chi sei? >> domandò di nuovo.
Lei la guardò preoccupata, vide le sue labbra tremare leggermente ma non rispose.
<< Cosa vuoi da me? >>.
La guardò con aria malinconica.
<< Voglio proteggerti… Devi stare lontana, Bonnie! >>
Bonnie sussultò. Non poteva credere che le avesse risposto.
<< Lontana da cosa? Da chi? >>.
<< Da… >> la vide voltarsi dietro e scrutare il buio, iniziando a tremare.
<< Te ne devi andare! Non farlo! Non fare quel rito! >>.
Bonnie deglutì. Ma di che diamine stava parlando?
<< Cosa stai dicendo? Perché no? >>.
Elise iniziò a piangere, scuotendo la testa e allontanandosi.
<< Aspetta! Ti prego! >> disse Bonnie disperata, avanzando verso di lei.
Improvvisamente fu costretta a fermarsi.
Dietro alla ragazza era apparsa un’ombra che l’aveva afferrata dalle spalle.
Il fantasma si dimenò, urlando e continuando a piangere.
La strega non ne era del tutto sicura, ma quell’ombra aveva l’aurea di Misao.
Bonnie era paralizzata. Voleva aiutarla ma non riusciva a muoversi.
La ragazza tutto a un tratto si fermò e la guardò negli occhi.
Fu stranissimo.
Era come se Bonnie avesse perso completamente il controllo della sua mente. Sentiva la testa esploderle dal dolore.
Una serie d’immagini iniziò a scorrerle nella mente.
Erano ricordi, ma non suoi: la ragazza le stava mandando dei ricordi telepaticamente.
Fu come se fosse stata abbagliata dai fari di una macchina, per qualche secondo non vide niente.
Poi, pian piano, un’immagine si fece nitida nella sua mente.
Era in un prato con l’erba molto alta. Sentiva una brezza estiva carezzarle il volto.
Davanti a sé c’era una bambina. Dire che fosse bella era un eufemismo.
Era la bambina più bella che avesse mai visto in vita sua. La faccia era paffuta, gli enormi occhi azzurri erano intenti ad analizzare una piccola margherita che cresceva nel prato. I capelli boccolosi, rossi e non troppo lunghi erano mossi dal venticello ed erano accompagnati dal suono di una campanellina. Era vestita come fosse in un’altra epoca e al collo portava un ciondolino che a Bonnie era familiare.
<< Elise… >> sentì chiamare in lontananza da una voce dolce, troppo bassa per distinguere se fosse maschile o femminile.
La bimba si voltò, con la faccia meravigliata come se si fosse appena accorta di qualcosa e, solo per un attimo, i suoi occhi innocenti e puri incontrarono quelli di Bonnie.
Per la seconda volta Bonnie vide solo bianco, mentre piano piano un’altra immagine si formava nella sua mente.
Una ragazzina di nove anni piangeva, mentre era accovacciata dietro una roccia. Bonnie intuì che doveva essere la bambina di prima, solo cresciuta.
Stringeva tra le mani un carillon, lo stesso carillon che aveva il fantasma, e tentava di trarne conforto canticchiando tra i singhiozzi una melodia dolce, la stessa melodia che Bonnie aveva sentito dal carillon.
Un rumore fece tremare la bambina, che si coprì la bocca con le mani per evitare di urlare. Bonnie riusciva a sentire dentro sé il terrore che assediava la piccola.
Di nuovo l’immagine cambiò, accecando la mente di Bonnie.
Questa volta davanti a sé c’era un’adolescente, intenta a sfogliare con interesse un voluminoso tomo dall’aria molto antica.
Si rigirava tra le dita il ciondolino e, accanto al pagliericcio su cui era sdraiata, si trovava il carillon.
La ragazza chiuse gli occhi e si concentrò. All’improvviso un bastoncino, che si trovava davanti al pagliericcio, prese fuoco. La rossa sorrise entusiasta e Bonnie sentì la felicità e l’orgoglio per se sessa crescere in lei. Ormai ne era sicura: provava l’emozioni che aveva provato la ragazza dai capelli rossi.
L’immagine cambiò nuovamente.
Questa volta l’adolescente era cresciuta per diventare la ragazza che stava ossessionando Bonnie, il fantasma.
Si trovava distesa sul prato e, accanto a lei, c’era un ragazzo che Bonnie non riusciva a vedere bene. Lei le diede un bacio sulla guancia e gli porse il ciondolino che, nelle immagini precedenti, aveva avuto al collo.
La scena cambiò ancora una volta.
Questa volta la ragazza era davvero bellissima, vestita con un lungo abito da sera e aveva una maschera in mano. Il ciondolo non era al suo collo.
Guardava con un sorriso magnifico un uomo, con il volto coperto da una maschera, che con i canini appuntiti esposti prendeva dolcemente per la vita la ragazza che arrossì violentemente.
Senza che Bonnie venisse abbagliata nuovamente dalla forte luce, un frammento, un’immagine istantanea le passò nella mente, molto velocemente ma non abbastanza da non far gelare il sangue della strega nelle vene.
<< Elise! >>
Si risvegliò dalla trance e si ritrovò nella sua camera, mentre ansimava disperata.
Aveva capito che quelle immagini dovevano essere i ricordi che il fantasma le aveva telepaticamente inviato.
Non ci aveva capito niente, ma quell’immagine era ancora nitida nella sua mente.
Era stata istantanea e non duratura come le altre, ma Bonnie poteva ricordare con esattezza ogni particolare.
La ragazza era distesa sul pavimento di cotto, con gli occhi spenti rivolti al soffitto e i capelli rossi che erano intrisi di sangue.
Bonnie avrebbe giurato che ogni singolo centimetro del corpo della ragazza, tranne il viso e il resto del corpo sotto la vita, fosse ricoperto di sangue.
Bonnie non aveva sentito niente e, per un attimo, era stato come se non potesse respirare, non potesse pensare e non potesse provare nulla.
Era come se fosse morta.
Ciò che la colpì di più era che la ragazza non fosse sola.
C’era qualcuno, un ragazzo, che continuava a scuotere il corpo in modo violento, piangendo e urlando un solo nome: “Elise”.
Ma non era un semplice ragazzo. Ormai ne era certa: quello era Trevor.
Aveva visto il dolore, il panico e l’odio in quegli occhi ricolmi di lacrime.
Aveva sentito lo strazio nella sua voce.
Bonnie guardò il ciondolo e il carillon.
E. V.
“E… E per Elise?”.
Bonnie si alzò sconvolta e, dopo essersi assicurata che non sarebbe svenuta per lo shock corse come una furia verso l’Old Wood.
Non sapeva dire per quanto cercò Trevor, ma alla fine lo trovò che stava tranquillamente seduto sopra un acero.
<< Ragazzina >> la salutò sorridendo, ma immediatamente il sorriso scomparve vedendo la faccia della ragazza.
<< Bonnie… va tutto bene? Sei pallida come… >> iniziò, venendole incontro.
<< Chi è lei? >>.
Vide Trevor irrigidirsi e rilassarsi immediatamente. Gli occhi, due fari blu, erano impassibili.
<< Pardon? >> domandò, lasciando da parte il suo tono gentile, e corrugando la fronte.
<< C-chi è Elise? >>.
Si tradì. Sgranò gli occhi per qualche secondo e divenne tremendamente pallido.
<< Non so di che cosa tu stia parlando >> rispose freddo e distaccato.
<< Trevor, non mentirmi! >>.
Sentì calde lacrime radunarsi sulle sue ciglia. Era troppo sconvolta per non riuscire a piangere.
Non avrebbe mai saputo dire cosa provasse esattamente.
Si sentiva tremendamente confusa, aveva paura, sentiva un senso di angoscia crescerle all’altezza del petto. Ma c’era dell’altro: si sentiva minacciata. Quella ragazza… Elise… Le aveva chiaramente detto di non fare il rito e la voleva avvertire di stare attenta a qualcosa, ma non aveva specificato cosa.
Senza considerare che qualcosa in quei ricordi l’aveva profondamente turbata. Sentiva che doveva aiutare quella ragazza, riusciva a percepire la sua solitudine e il suo dolore.
<< Non sono stupida! Io… Io ti ho visto, nei suoi ricordi! Trevor, mi sta perseguitando e io… io pretendo di sapere chi è! >> sbottò, ma più che un ordine le frasi le uscirono come una richiesta disperata.
Iniziò a singhiozzare.
Vide Trevor che si ritraeva sconcertato dalla visione di Bonnie in quello stato, vide per alcuni secondi il suoi occhi confusi e pieni di… preoccupazione? Cos’era quell’ombra oscura dentro il suo sguardo?
Sospirò.
Sembrava che Bonnie l’avesse posto davanti a una scelta cruciale: dirle la verità oppure non farlo.
Tuttavia, all’ennesima lacrima che scese dagli occhi nocciola della strega, Trevor sembrò essere abbattuto e le asciugò dolcemente la piccola lacrima che le segnava il volto.
<< Si chiamava Elise Vladimir >> disse in un sussurro che si confondeva con l’oscurità di quella notte e con l’oscurità della sua anima.
 

 
 

*angolo autrice *
 
*Le parti in corsivo sono riprese direttamente da After Hours. Se non l’avete letto, per capire di cosa parlo, dovreste farlo anche perché è una Donnie da non perdere ed è scritta direttamente dalla nostra Lisa! Comunque, in breve si svolge prima di tutta la storia (anche quella del primo libro) e ci mostra che Damon ha incontrato e conosciuto prima Bonnie di Elena e il resto del gruppo (escluso Stefan, ovviamente). Parla di Bonnie che viene attaccata da dei lupi mannari e di Damon che non conosce la nostra streghetta ma la salva ugualmente e decide di non approfittare di lei. In cambio l’aiuta a scrivere una relazione e riceve addirittura un bacio. Infine le cancella la memoria.
 
 
 
Buongiorno!
Eccomi qui che aggiorno! Dai, ultimamente non scompaio per interi mesi!
Ebbene sì, siamo giunti al culmine della storia.
Finalmente si scoprirà, nel prossimo capitolo (che è interamente incentrato sulla storia di Trevor ed Elise) chi è questa misteriosa ragazza. Sono curiosa di sapere voi cosa ne pensate. Chi è Elise?
E, come già sapevamo, Misao tenta di controllarla ma, ahimé, questa volta non ci è riuscita.
Parlando di Meredith, in questo capitolo è stata imprudente, anche se sarà un’imprudenza che servirà molto a Damon.
Damon. Beh, Bonnie ha lanciato una bella bomba e nemmeno se n’è accorta. Diciamo che il vampiro è stato a ribollire per una settimana e, nonostante tutto, continua a negare la palese verità. Ma ormai è troppo tardi, vi assicuro che non reggerà molto e che fra due capitoli avremmo una bella scena Donnie che, spero, stavate aspettando da tanto e finalmente Damon capirà qualcosa in più su Trevor.
Tuttavia, ci sono ancora molte domande a cui rispondere e Trevor dirà davvero tutta la verità?
Penso che il prossimo capitolo sarà abbastanza corto perché è solo la storia di Elise, ma se ci aggiungo altre cose poi ci sono troppe informazioni in mezzo.
Stiamo giungendo (finalmente) alla fine di questa ff. Grazie mille a tutti che continuate a seguirvi.
Fatemi sapere che ne pensate (anche se non è che in questo capitolo succeda granché, tranne per ciò che riguarda Elise).
Un bacio e alla prossima!
 
 
Amily

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Capitolo 19
*** Gli Angeli della Morte ***


19. GLI ANGELI DELLA MORTE.
 
 
 
 
<< Si chiamava Elise Vladimir. Era nata in una casetta da poco, a Salem nel 1600, il 30 Ottobre. Era la persona più dolce che il mondo abbia mai conosciuto… Non si poteva pensare di farle del male nemmeno lontanamente, o almeno così pensavo io…
Era bellissima. Aveva dei capelli rosso fragola, odorava di frutti di bosco e… in effetti me la ricordi davvero molto >> le disse, guardandola con affetto ma con uno sguardo perso nel tempo.
<< Suo padre se n’era andato e sua madre era morta poco dopo la sua nascita, le aveva regalato un oggetto stupendo, fatto appositamente per lei  >>.
“Il carillon…” mormorò nella mente Bonnie.
<< Esatto. Ogni volta che aveva paura o che si sentiva persa, doveva ascoltare quella musica per riacquistare fiducia in se stessa.
Discendeva dalla stirpe delle streghe di Salem e sarebbe potuta diventare una strega molto potente… Ma non ne ha mai avuto l’occasione >>.
<< Era una strega… come lo eri te? >>.
Trevor fece un sorriso amaro.
Il vampiro era troppo vago, Bonnie non riusciva a capire chi fosse davvero Elise.
<< L’ho cresciuta con tutto me stesso perché… perché l’amavo! Era tutto per me. Le ho insegnato la magia, le ho mostrato la bellezza della vita, le ho sempre dato tutto l’amore di cui fossi capace… >>
<< Ma? >> riuscì a domandare con voce spezzata.
<< Ma non potevo sapere quello che stava succedendo. Un giorno, aveva appena nove anni, comparvero dal nulla due vampiri provenienti dalla Dimensione Oscura. Tentarono di ucciderla e con lei cercarono di uccidere me. Ma riuscii a fermarli in tempo, ero uno stregone abbastanza potente >> disse, ritornando a usare il suo tono altero.
<< Perché volevano ucciderla? >> domandò, aggrottando le sopracciglia.
Trevor ridacchiò amaramente e per qualche secondo rimase in silenzio.
<< Girava una profezia per i piani alti della Dimensione Oscura, la profezia dei “due Angeli della Morte”. Diceva che il 30 Ottobre di un anno che terminava con due zeri sarebbe nato un essere talmente potente da rivoluzionare per sempre l’intera Dimensione Oscura, da riuscire a far cadere la tirannia dei nobili e a liberare gli schiavi. Quest’essere sarebbe stata aiutata da un umano col suo stesso sangue e niente avrebbe potuto fermarli. Pensarono che gli Angeli della Morte fossimo Elise ed io. >>.
<< Lei era… >>
<< La mia piccola sorellina, l’unica cosa che avessi al mondo, l’unica cosa di cui m’importasse. Iniziarono ad attaccarci, a cercare di ucciderci, ma ci mandavano creature notturne sempre troppo deboli. >>.
L’immagine della bambina che si nascondeva dietro una roccia le tornò nitida in mente.
<< Capii che avrei dovuto proteggerla, ci trasferimmo a Firenze… Non avrei potuto scegliere un luogo peggiore.
Vivemmo alcuni mesi in pace, ero riuscito a nasconderci bene.
Elise aveva diciassette anni ed ero riuscito ad aumentarle talmente i poteri che era abbastanza forte da poter uccidere qualunque vampiro che non fosse un Originario. L’unica cosa che non avevo considerato era che Elise fosse pur sempre un’umana, un’adolescente, e che io, ossessionato dall’idea di perderla, non l’avevo mai lasciata libera.
Lo sai qual è la cosa divertente? E’ che le profezie non sempre sono vere, ma in ogni caso i nobili, se si sentono minacciati, preferiscono prevenire ogni problema… Ma quella profezia non era esatta. Né io né Elise, la creatura più pura sulla faccia della terra, avremmo mai potuto rivoluzionare la Dimensione Oscura. Ho sempre saputo che quella profezia fosse falsa e ora ne sono sicuro.
Forse, se non le avessi insegnato come feci la magia, non sarebbe mai successo ciò che accadde. Ma lì per lì non ci pensai… >>
Bonnie si sentì confusa.
<< In che senso? >>.
Trevor sospirò.
<< L’ho uccisa io >> disse, con voce strozzata.
<< L’ho uccisa con la mia ingenuità! L’avevo trasformata in una delle streghe più potenti in tutto il mondo, per far sì che potesse proteggersi… Ma trovarsi di fronte a una creatura così potente non poteva che indurre a pensare che la profezia fosse esatta. Non avrei mai dovuto farla diventare potente… >> disse rammaricato.
Bonnie capì dal tono, che Trevor usava nel parlare, la sua difficoltà a raccontare la storia.
Per rassicurarlo e incitarlo ad andare avanti, gli mise una mano sopra la spalla.
Il biondo chiuse gli occhi per qualche secondo, come a prendere coraggio, e poi li riaprì.
<< S’invaghì di un nobile fiorentino. Era bello e corteggiato, il classico tipo che piaceva a tutte… >> scoccò un’occhiata a Bonnie << che piace a tutte >> aggiunse.
<< Era un vampiro. Iniziarono a frequentarsi, ogni volta che io non potevo vederli. Ero così stupido da non vedere che quell’uomo così superbo e apparentemente indifferente a noi appartenenti alla massa popolare, avesse iniziato a corteggiare la mia piccola Elise… >> la voce gli uscì strozzata.
<< Quando lo scoprii, gli ordinai di non vederlo mai più perché poteva essere pericoloso. Elise mi chiese di fidarmi di lei, di lasciarla andare a un ballo con quel vampiro. Mi diede il suo ciondolo, quello che apriva il carillon, e mi disse che io e lei saremmo sempre stati una cosa sola, uniti e che nessun vampiro avrebbe mai potuto separarci. Mi fece capire quanto mi volesse bene e mi fece promettere di tenere quel ciondolo sempre con me, almeno saremmo sempre stati insieme. Ma mi domandò anche di fidarmi, di lasciarla libera.
Fui talmente ingenuo da cedere sia a lei, che era accecata dall’amore, sia a quel vampiro, che riuscì a ingannarmi col suo charme convincendomi di essere innamorato di lei e che mi avrebbe aiutato a proteggerla.
Ma erano tutte bugie, sono stato uno stupido >> trattenne un ringhio.
Bonnie si sentiva angosciata e iniziò a piangere.
Era una storia terribile… Lei l’aveva vista: com’era possibile che qualcuno potesse fare del male a una ragazza così… così innocente?
Chi avrebbe mai potuto ucciderla?
<< Beh, lui lo fece. La dissanguò completamente e quando tentai di attaccarlo capii a chi mi trovassi di fronte: era un nobile della Dimensione Oscura. Non mi uccise, si limito solo a sbattermi contro un muro e farmi perdere conoscenza. Quando mi risvegliai si era dissolto nel nulla ed Elise era… morta, senza che io potessi fare niente, senza che potessi impedirlo in qualche modo.
Decisi di farmi trasformare in vampiro e diventai potente, molto potente.
Ho cercato di vendicarmi per più di 500 anni… >> disse cupo.
Bonnie deglutì.
<< E-e ci sei riuscito? >> domandò, tristemente.
La vendetta era il sentimento peggiore che si potesse provare.
<< Quasi… >> mormorò lui.
Bonnie lo guardò, cercando di scavare profondamente in quell’oceano che aveva per occhi, ma non riuscì a leggervi nient’altro che rabbia.
<< E perché ci stai aiutando… Hai detto di avere dei conti in sospeso con i kitsune… quali? >> mantenne i propri occhi inchiodati a quelli di lui.
<< Beh, sono questioni di potere. Ho trattato con Shinichi per aumentare il mio potere, ma lui ha tentato subito dopo di fregarmi, di uccidermi. Preferire levarmelo dai piedi e prendermi ciò che mi deve: la sfera stellata con cui doveva aumentare il mio potere. E poi, te l’ho detto… Stanno cercando di uccidere te e non posso permetterlo >>.
Non era una frase detta con malizia, era una semplice costatazione.
Bonnie rabbrividì, faceva freddo.
Vide Trevor sorridere.
<< Vieni Ragazzina, ti accompagno a casa >> disse, riacquistando il suo tono da superiore.
Bonnie annuì, ancora turbata dalla storia di Trevor.
Non poteva immaginare cosa significasse perdere la propria sorella e passare una vita con i sensi di colpa. Bonnie scosse la testa, trattenendo le lacrime al solo pensiero.
<< Bonnie… >> la chiamò Trevor, coprendola con il suo giacchetto per non farle prendere freddo << preferirei che gli altri non sapessero la mia… la mia storia… >>.
Bonnie annuì.
<< Stai tranquillo >>.
 
 
 
Trevor era ormai vicino al luogo della foresta dove vivevano i due kitsune.
Aveva lasciato Bonnie a casa assicurandosi che stesse bene e poi aveva deciso di schiarirsi le idee camminando.
Come aveva potuto raccontare proprio a Bonnie la storia di Elise?
E poi, come aveva potuto mentirle?
“In realtà non le ho proprio mentito… ho solo omesso alcuni particolari… alcuni pezzi” tentò di autogiustificarsi.
In effetti sì, non le aveva detto come si era trasformato in vampiro e le aveva mentito sul perché li stesse aiutando, o meglio, non le aveva detto che in realtà era un traditore.
Ma ormai era così vicino al suo obbiettivo che non poteva rovinare tutto… non ora.
“Tu avrai la tua vendetta e tua sorella, Bonnie non si farà del male” ripeté a se stesso.
<< Beh, di sicuro non le farai un favore. >> la voce di Shinichi lo fece sobbalzare.
Vide il kitsune sorridere divertito.
<< Ti ricordo cosa devi farle. Serve lei per levarci di torno Damon, ormai siamo sicuri. E lei lo deve abbattere… Lo sai vero? Sennò come pensi di poterlo anche lontanamente ucc >>
<< Lo so >> tagliò corto Trevor.
Si faceva schifo… come avrebbe potuto… a Bonnie, poi!
<< Ma non si farà del male, vero? >>.
Shinichi scosse la testa in modo ambiguo.
<< Per curiosità, come intendete distruggere Fell’s Church? E poi perché dovete farlo? >>.
Questa volta fu Misao a ridacchiare.
<< Questo non t’interessa. Te lo diremo quando sarà… >>.
La solita risposta del cavolo.
<< Misao >> ringhiò Trevor, << sai spiegarmi perché Bonnie mi ha chiesto di Elise? >>.
La kitsune sussultò, sorpresa.
<< Non so di cosa tu stia parlando! >> disse, con una voce più falsa del solito.
<< E’ proprio ciò che ho detto io a Bonnie >> mentì.
Misao parve turbata.
<< A volte è difficile da controllare, la tua sorellina… >> si giustificò.
<< Io ti avevo avvertita, Misao. Ti avevo detto di non usarla solo per far sapere a Bonnie dove fosse il grimorio! Ti avevo detto che sarebbe potuta diventare un problema! >> ringhiò, arrabbiato.
<< Adesso calmati, vampiro! Riesco a gestirla, okay? Solo ogni tanto mi scappa, ma la riprendo sempre in tempo >>.
Calò il silenzio.
Misao e Trevor si osservavano come due assassini pronti a scagliarsi l’uno sull’altro.
<< Vedi di non rovinare tutto >> le disse.
<< Lo stesso vale per te, Trevor >> rispose Misao, riferendosi ai suoi sentimenti per Bonnie.
“Non si può mentire ai kitsune… Sanno scavare nel profondo della tua anima” pensò.
Senza nemmeno un cenno di saluto, si avviò verso Fell’s Church.
Non si accorse che i due kitsune lo osservavano compiaciuti.
<< Sta andando tutto perfettamente, amore mio… >>.
 



*Angolo autrice *
 
 
Signore e Signori, ecco a voi * rullo di tamburi*... Elise!!!
Ebbene sì, ecco rivelata l’identità della nostra Elise: non è altro che la sorella di Trevor.
Ve lo aspettavate?
Faccio i miei complimenti a una delle mie lettrici, che ci era arrivata da un bel pezzo: sei arguta!
Il capitolo è di passaggio, ma di sicuro è importante perché ormai siamo quasi alla fine (mancano sei capitoli compreso l’epilogo!). Ora sappiamo un pezzo della storia di Trevor (anche se a tratti un po’ ambigua) e qual cosina-ina-ina dei piani dei cattivoni (non contate di saperli prima della fine!). Inoltre, cosa deve fare Trevor a Bonnie?
Da ora in poi ci sarà burrasca e le cose andranno in scatafascio.
I kitsune stanno vincendo di brutto, al momento, e stanno fregando proprio tutti, Trevor compreso.
Ma attenzione, il nobile della storia chi sarà mai…? Che parte ha omesso Trevor? E davvero cosa lo lega ai kitsune?
Bah, io non lo so! Vi dico solo che ci sarà un bel colpo di scena alla fine e che Trevor non ha rivelato tutto a Bonnie.
Ma vi ricordo che la nostra streghetta non è stupida, anzi!
Poi vi spoilero che il capitolo dopo sarà pieno zeppo di avvenimenti (al contrario di questo) e che finalmente abbiamo la tanto agognata scena Donnie! Per non parlare di un piccolo passo falso da parte dei cattivoni :D
In sostanza, ci saranno due avvenimenti alquanto significativi!
Vabbò, vado!
Spero che il capitolo vi piaccia e che non vi abbia annoiato. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di Elise e della sua storia e, soprattutto, se avevate immaginato che fosse la sorellina di Trevor.
Ah, inoltre scusate se ci sono incongruenze con i vari anni del libro, ma non ricordo quando sono vissuti Damon e Stefan, e quindi ho buttato a caso l’anno XD
 
Amily

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Capitolo 20
*** Non si mente a se stessi ***



20. NON SI MENTE A SE STESSI.





Bonnie stava ancora seduta sul letto guardando un punto fisso innanzi a sé, con il carillon e il ciondolo in mano.
<< Non importa Ragazzina… Tienili te, per me sono oggetti vuoti ormai… >>.
Le aveva lasciato tutto ciò che gli restava di Elise.
“Beh, grazie tante!” pensò angosciata Bonnie.
La strega si sentiva ancora scossa per ciò che aveva ascoltato.
Era una storia terribile e Bonnie si sentiva in dovere di aiutare Elise. Ma come?
Era forse per quello che la ragazza non la lasciava in pace? Voleva essere aiutata?
Bonnie ricordava ancora quell’ombra fredda che bloccava la rossa durante la trance.
Ma… Elise la stava contattando per avvertirla. Era come se non volesse essere aiutata, ma tentasse solo di aiutare Bonnie.
O almeno questo era ciò che aveva capito la ragazza dalle poche frasi di Elise.
Bonnie si era ben guardata dal dire a Trevor delle sue visioni, aveva come sentito il bisogno di tacere su quello che Elise le aveva detto e, ovviamente, sul fatto che ossessionasse Bonnie.
La rossa si strofinò gli occhi. Era stanca morta.
“Beh, dormire non mi farà male… Sempre che i fantasmi mi lascino in pace” pensò.
Si mise il suo pigiama di seta blu mare e, infilatasi nel letto, cadde tra le braccia di Morfeo.



Si ricordava quella scena… era impressa nella sua memoria da quando era avvenuta.
Si guardò un po’ intorno. Sì, era tutto come si ricordava.
La stanzetta piena di mobili d’antiquariato, la carta da parati arancione sbiadito, il tavolino con due tazze di porcellana ricolme di the allo zenzero e cannella…
Quello era decisamente il salotto della casa di sua nonna.
<< E tu sei questa >> disse sua nonna, indicando un punto dove due linee disegnate su un foglio convergevano.
“L’albero genealogico dei McCullough…”.
<< Hai sia il sangue druido sia quello delle streghe di Salem che ti scorre nelle vene! Sei molto potente, Bonnie… >> le disse sorridendo.
Bonnie si ritrovò a sorridere anche lei.
Ricordava che quando era successo Bonnie aveva pensato che sua nonna fosse matta o, per lo meno, strana, ma ora sapeva di cosa stesse parlando…
<< E puoi prevedere il futuro? >> domandò scherzosamente.
Sì, sua nonna le avrebbe risposto di sì.
<< Sì! >>. Appunto.
Bonnie la guardò come un cane bastonato, facendo tacitamente la sua domanda.
<< Vuoi che preveda il tuo futuro…? >>.
Bonnie annuì energicamente, facendo sorridere sua nonna.
La nonna le prese la mano e la guardò negli occhi.
Il suo sguardo, dopo poco, divenne vitreo e lontano.
<< Sarai giovane e bella nella tua tomba… >>.




Bonnie sobbalzò nel letto, svegliandosi di soprassalto ansimante.
Si mise una mano sul petto, ascoltando il suo battito cardiaco accelerato.
Aveva sognato una cosa davvero accaduta, in passato.
Il sogno aveva riportato filo per segno il momento in cui sua nonna le aveva fatto quella profezia: sarai giovane e bella nella tua tomba…
“Non è per niente… rassicurante…” pensò rabbrividendo.
Si calmò leggermente. Non poteva essere una premonizione no?
Insomma, che razza di premonizione sarebbe stata?! Avrebbe dovuto vedere il futuro, non il passato!
Bonnie si mise una mano tra i boccoli cremisi e si alzò a sedere, coprendosi il viso con le mani e strofinandosi gli occhi.
Sentì il cuore che pian piano tornava a battere a un ritmo normale. Respirò profondamente e si carezzò un braccio per riscaldarselo, sentendo la propria pelle gelata al tatto.
“Fa freddo…” pensò.
Strano, di solito casa sua era sempre abbastanza calda.
Un venticello la investì in pieno, facendole capire che la finestra era aperta.
“Ma… io NON ho lasciato la finestra aperta!”.
Il suo sguardo guizzò verso la finestra accompagnato da un brutto presentimento… che si dimostrò fondato.
Damon era comodamente adagiato sul davanzale della finestra e sembrava non essersi minimamente accorto che lei si fosse svegliata.
Il viso era concentrato a guardare un punto fisso fuori dalla finestra, i capelli corvini erano mossi da una leggera brezza e la luce lunare lo rendeva ancora più bello.
Bonnie arrossì e scosse la testa, scacciando tutti quei pensieri che le affollavano la mente a una vista così paradisiaca.
Damon sembrava immerso nei suoi pensieri e pareva… affranto, amareggiato.
I suoi occhi erano privi di espressione e apparivano vuoti: non l’aveva mai visto in quello stato.
Bonnie si morse un labbro nervosamente e deglutì, facendosi coraggio e ricordandosi dell’ultima conversazione avuta col vampiro.
<< Damon… Che ci fai qui? >> sussurrò debolmente, consapevole che lui l’avrebbe comunque sentita.
Damon sembrò destarsi dai suoi pensieri e, dopo alcuni secondi, la guardò negli occhi.
Bonnie avrebbe giurato di vedere il viso di Damon intenerirsi e delle stelle brillare nei suoi occhi, ma immediatamente il ragazzo indurì lo sguardo.
<< Non sono nemmeno all’altezza di stare al tuo cospetto, Bonnie? >> domandò duro, riferendosi alla loro ultima discussione e alle parole che Bonnie gli aveva urlato in faccia.
“Bonnie… Non mi chiama mai per nome…”.
<< Non ho detto questo >> rispose, altrettanto duramente.
La tensione e la rabbia che erano in entrambi sembravano percepibili nell’aria notturna della stanza.
<< Lo so, saresti una sciocca solo a pensarlo >> disse acidamente.
Scese dal davanzale e si rivolse con il corpo completamente verso di lei.
“Per fronteggiarmi meglio…” pensò la rossa.
<< Damon… Sono stanca! Per favore, ho bisogno di dormire, quindi dimmi cosa vuoi e vattene! >> alzò la voce.
Beh, se non altro quella sicurezza in se stessa che aveva acquisito era d’aiuto ma Bonnie non sapeva quanto sarebbe durata.
<< Che c’è, ora non posso neanche venire a trovare il mio Uccellino? >>.
Dalla sua voce traspariva sarcasmo puro.
Bonnie sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
<< Almeno puoi evitare di farmi morire di broncopolmonite? >>.
Damon sorrise impercettibilmente per un istante e, immediatamente, entrò nella stanza chiudendosi la finestra alle spalle.
Bonnie per qualche secondo aveva davvero sperato che se ne sarebbe andato, ma si era solo illusa…
La strega si premurò di coprirsi con le leggere lenzuola primaverili, in modo che l’intera situazione non diventasse troppo intima.
Damon era immobile e la guardava con occhi vuoti e un’espressione severa, tanto bella quanto inquietante.
Bonnie sentì il bisogno di distogliere lo sguardo, iniziando a torturare con le mani il lenzuolo.
<< Non glielo hai detto a Trevor, vero? >> le domandò serio.
Quanto erano stati in silenzio? Secondi? Ore? Anni?
Non importava, il tempo si era fermato e Bonnie avrebbe voluto solo che Damon se ne andasse: non poteva rischiare di mettere in discussione l’importante decisione sull’iniziare una nuova vita.
“Sii forte, Bonnie” pensò.
<< Dirgli cosa? >>, alzò fieramente la testa.
<< Che prima di prendere le cose che non gli appartengono, dovrebbe chiedere il permesso >> spiegò con un tono tagliente lui.
Quel tono di voce lo usava solo quando parlava ai propri nemici e questo la ragazza lo sapeva bene. Deglutì silenziosamente.
<< Non riesco a capire di cosa tu stia parlando >>.
Beh, almeno riusciva a essere fredda…
Damon ridacchiò acidamente, scuotendo leggermente la testa e tornando a guardare fuori dalla finestra, dandole quasi le spalle.
Bonnie iniziava seriamente a innervosirsi: non solo la disturbava nel mezzo della notte ed entrava in casa sua senza chiederle il permesso, ma si permetteva perfino di prenderla in giro! Damon era così… così… insopportabile a volte!
<< Beh, di qualsiasi cosa tu stia parlando, perché non te ne vai e glielo dici te, eh? >> disse profondamente irritata.
Sentì un profondo ringhio provenire dal vampiro che, in meno di un secondo si avvicinò al letto con occhi furiosi.
<< Perché è a ME che ha sottratto ciò che mi appartiene e, se lo avessi davanti, lo ammazzerei istantaneamente con le mie mani, subendomi dopo la ramanzina di voi piccoli idioti… soprattutto di te! >>.
Bonnie sgranò gli occhi sconcertata: Damon sembrava completamente fuori di testa.
La strega poteva vedere chiaramente che aveva perso il controllo, ma c’era qualcosa che la sorprendeva di più: Damon sembrava essere… ferito.
<< E cosa ti avrebbe sottratto, sentiamo! >> disse, non riuscendo ad afferrare il succo del discorso.
Insomma, perché era venuta da lei a sfogare la sua rabbia per Trevor? Non aveva il suo bellissimo Angelo con cui parlare? Che diamine voleva?
<< Mi sembra ovvio, Uccellino… Te! >> disse sconcertato, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Bonnie non sapeva cosa dire o cosa pensare.
<< Scusa? >> riuscì a domandare, pensando di non aver sentito bene.
<< Oh, andiamo! Reagisci come se non sapessi che sei di mia proprietà! >> esclamò il vampiro esterrefatto, alzando gli occhi al cielo e dandole le spalle.
Bonnie ci rimase di sasso.
Una sua proprietà? In che senso? Parlava come se lei fosse un oggetto!
“Lui pensa che io sia un oggetto… Una piccola, fragile e inutile umana…”.
Bonnie sentì qualcosa esploderle in petto, qualcosa che non aveva mai provato prima di allora: il rancore.
Sentiva il corpo tremarle, ma non di paura, la gola era secca e gli occhi le pizzicavano, era come se stesse per esplodere: tutto il suo corpo, ogni singolo poro della sua pelle, ogni centimetro di lei sprigionava rabbia pura verso quel… verso quell’idiota!
<< IO NON SONO UN OGGETTO! >> urlò, fuori di sé, mentre si alzava in piedi e lasciava che le coperte di cotone cadessero per terra.
Vide Damon sobbalzare e capì di avergli involontariamente lanciato una scarica di potere che avrebbe sicuramente fatto svenire un umano.
Damon si girò, con sguardo a metà tra il sorpreso e l’infuriato.
<< Ah, ma davvero, Streghetta? >> disse ironico, fulminandola con lo sguardo.
<< Allora perché ti fai trattare come tale? >> sputò quelle parole ringhiando, con tanta amarezza che Bonnie sussultò per la sorpresa.
Damon… la odiava?
A quel pensiero, la ragazza si sentì invadere dalla tristezza e sapeva che quel sentimento non rispecchiava la sua decisione dell’”iniziare una nuova vita”.
<< Ma di cosa stai parlando? >> domandò confusa.
<< Sei incredibile! >> sbottò lui, esasperato. << Tanta fatica per proteggere la tua vita, la tua innocenza e poi scopro che era tutta una farsa! Dimmi, con quanti altri, eh? Da quanti ti sei lasciata profanare, mentre io continuavo come un cretino a credere che la tua innocenza fosse solo mia? >>.
Damon le si era avvicinato pericolosamente ed era completamente fuori di sé.
Dal suo canto, Bonnie non capiva ancora a cosa il vampiro stesse alludendo.
<< Pensavo almeno che ti saresti concessa a qualcuno che conoscevi da più tempo! Invece no, sei andata con quel vampiro! >> ringhiò infuriato.
Concessa… Quel vampiro…
“Trevor?” si domandò mentalmente.
Damon sembrò essere ferito dalla domanda che la ragazza si fece.
<< Allora è vero… Ci sei andata a letto! >> ora sembrava disperato.
<< Che cosa?! >>. Era sconcertata! Ma che cavolo diceva?!
<< E chissà con quanti altri senza che io me ne sia mai accorto! Magari perfino con Mutt! >> fece per poi rabbrividire.
Bene, stava delirando, e lei continuava ancora a non capire di cosa stesse parlando e, soprattutto, del motivo per cui fosse così arrabbiato.
<< Tu sei fuori di testa! >> esclamò, confusissima.
Credeva davvero che lei fosse andata… con Trevor, poi?
<< Bene… >> ringhiò, << Allora, avanti! Come si fa con te? Basta chiedere per avere…? >> l’afferrò con violenza per un braccio.
Bonnie soffocò un gemito di dolore e lo guardò ferita.
“Basta chiedere per avere…”.
Lui le stava dando della…?
La rabbia provata poco prima si amplificò e il rumore di un violento schiaffo invase l’aria.
Una lacrima di rabbia, di odio e soprattutto di sdegno le solcò la guancia, mentre il silenzio si fece assordante.
Bonnie era profondamente ferita e profondamente confusa.
Si sentiva impotente di fronte a lui e quelle velate allusioni le avevano fatto perdere la ragione.
Lei, Bonnie McCullough, aveva dato uno schiaffo a Damon Salvatore.
“Ora mi ammazza”. Sì, ne era sicura.
Gli sarebbe bastato il tempo di riprendersi dallo shock e, immediatamente, l’avrebbe azzannata, oppure le avrebbe spezzato il collo o forse l’avrebbe torturata lentamente.
Ma non le importava. Era felice di averlo fatto, se lo meritava!
La tensione tra i due era palpabile e Bonnie si sentiva confusa, ma la rabbia che l’aveva spinta a dare uno schiaffo a Damon non era diminuita affatto e la spinse a dire l’unica frase che le venne in mente.
<< Io ti odio >>.
Scandì bene, parola per parola, in modo che Damon non potesse in alcun modo fraintendere.
Impose alla sua voce di non tremare, fu il più tagliente possibile.
Perché era la verità, lo odiava profondamente, con tutta se stessa, per quello che le aveva fatto e poteva sentire che lui provava lo stesso identico sentimento per lei.
Ma quando Damon incatenò il proprio sguardo a quello della ragazza, Bonnie rimase sorpresa.
Non c’era la furia che si era aspettata di trovare in quegli occhi, non c’era niente che aveva pensato di scorgere in quello sguardo oscuro.
C’era… un sentimento che lei non riusciva a capire, che non voleva capire!
C’era disperazione e desiderio e confusione e… e Damon la guardava in un modo così intenso che pensava di poter svenire da un momento all’altro.
Forse si sbagliava, ma sembrava essere teso.
Avrebbe voluto andarsene lontano da lui, ma due mani, gentili e violente nel contempo, le afferrarono i polsi e il corpo della ragazza aderì perfettamente a quello del vampiro.
La voracità di un bacio le tolse il respiro, insieme alla ragione.
Sentì il mondo intorno a lei girare, si sentiva fragile, esposta, preda.
L’odio che provava verso Damon, la persona che aveva amato da sempre e che proprio in quel momento la stava baciando, le ordinava di allontanarsi immediatamente.
Ci provò, ma il vampiro l’abbracciò per la vita attirandola ancora di più a sé.
Tentò di divincolarsi, ma sapeva perfettamente che lui non glielo avrebbe permesso, non in quel momento: lui aveva bisogno di lei, di lei e di nessun altro.
E, oltretutto, Bonnie non voleva andarsene perché sentiva che il suo posto era quello lì, che Damon era il suo posto nel mondo, il suo destino.
A che serve combattere contro il proprio destino?
E Bonnie lo odiava ancora di più ma… lo amava anche.
Era inutile mentire a se stessa: lei lo amava da impazzire e niente avrebbe potuto sostituire quel sentimento nel suo cuore, nessuno avrebbe potuto rimpiazzare il maggiore dei Salvatore.
Le loro labbra si stavano solo toccando in un bacio casto e disperato nel contempo.
Una serie di emozioni le intorpidirono i sensi fino a farla smettere di combattere.
Si lasciò andare a quell’amore travolgente che si era rivelato in modo così doloroso dentro di lei.
E aveva paura, tanta paura di soffrire ancora, di fidarsi ancora.
Aveva paura di amarlo troppo.
Aveva paura che il suo odio non fosse abbastanza per scappare da lui.
Ma non si oppose, anzi, abbracciò disperata Damon, come se temesse che scappasse, e stritolò con una mano i capelli corvini del ragazzo.
Lo baciò, tentando di trasmettere tutto ciò che non sarebbe mai riuscita a dirgli ad alta voce.
La passione che provava, il bisogno che sentiva, era lo stesso che in quel momento sembrava provare Damon.
Il vampiro la stringeva sempre più forte a sé, gustandosi il suo sapore, il suo profumo, il suo essere.
E Trevor aveva mentito, lo poteva chiaramente leggere in Bonnie, che si era lasciata senza difese di fronte a lui.
Lo sentiva, nel cuore, nell’anima, nelle ossa. La sentiva sua, sua e di nessun altro e questa era la cosa più preziosa che avesse mai avuto.
Il vampiro aveva paura che quell’uccellino rosso, che ora stringeva fra le braccia, fosse troppo fragile per lui. Aveva paura di distruggerla.
Ma, d’altro canto, c’era una questione fisica e metafisica che lo aveva sottomesso: sentiva la passione e la disperazione che non gli permettevano di staccarsi dal corpo della ragazza, dalle sue labbra; la stessa che gli chiedeva di prenderla con sé per quella sera… di prenderla con sé per il resto della sua eternità.
E poi c’era come un filo rosso, dello stesso colore dei capelli della piccola strega, un filo che, in quel momento, pensava di aver avuto attaccato al polso dall’inizio dei tempi e che lo collegava a qualcosa nel mondo, qualcosa che era necessario per farlo vivere.
Da un capo del filo c’era lui, Damon Salvatore. Nella sua vita aveva tirato quel filo, seguendolo e cercandone inconsapevolmente l’altro capo.
E dopo diversi secoli, l’aveva trovato e aveva scoperto che era legato a una ragazza, che sarebbe dovuta essere insignificante per lui, una fanciulla pura, indifesa come un uccellino.
E lui doveva prendersene cura, perché se quel filo si fosse sciolto, sentiva che non avrebbe più avuto motivo di esistere.
Con immensa fatica, si staccò da Bonnie quanto bastava per parlare, interrompendo quella burrasca che li aveva catturati, lasciandola respirare di nuovo e prendere il controllo di sé.
Non avrebbe voluto interrompere quell’agognato bacio, ma doveva dirglielo.
<< Ci tengo a te, Bonnie >> disse seriamente, scrutandola negli occhi e assicurandosi che lei lo capisse davvero.
Bonnie sgranò gli occhi e si concesse un sorriso che la illuminò tutta e che riscaldò il vampiro.
L’uccellino gli saltò letteralmente addosso, spingendolo sul suo letto.
Damon la lasciò fare per alcuni minuti ma, subito dopo, riprese il controllo della situazione.
Era l’istinto a farlo muovere, o forse era quel filo rosso.
Fatto sta che quella notte fu certo che Trevor avesse mentito.
Fu certo anche del fatto che Bonnie non fosse una sua proprietà, ma fosse sua, anima e, dopo quella favolosa notte, corpo e sangue.





Il sole mattutino gli disturbò il sonno.
Per qualche istante ebbe paura di aprire gli occhi e di trovarsi della propria stanza, con qualche ragazzina dissanguata accanto e con il solito bicchiere di cristallo vuoto, sul comodino.
Ma quando realizzò di stare stringendo a sé qualcosa di morbido, caldo e vivo, quando sentì che era coperto solo da un lenzuolo leggero, quando un penetrante e dolcissimo odore di fragole lo investì, aprì immediatamente gli occhi.
Non gli ci volle molto a realizzare chi stesse stringendo a sé.
I ricordi della notte di fuoco passata gli ritornarono in mente e, subito, si ritrovò a sorridere.
Si stiracchiò leggermente, attento a non svegliare l’uccellino che gli dormiva tra le braccia, poi si alzò lento e silenzioso, mettendosi a sedere.
Rivolse uno sguardo verso Bonnie e, istintivamente, le carezzò la schiena nuda.
Ricordava con piacere tutto, ogni sensazione, ogni carezza, ogni bacio, ogni dettaglio infinitesimo.
Dopo quella notte, poteva affermare orgogliosamente di conoscere ogni millimetro del corpo di Bonnie.
Era, inoltre, sicuro che tutto ciò che ricordava in quel momento non lo avrebbe mai dimenticato.
C’erano anche due pensieri che gli affollavano la mente.
Il primo era il ricordo di quando le aveva detto di tenerci a lei. Sentiva di aver mentito, sentiva che c’era qualcosa che ancora gli sfuggiva.
Il secondo riguardava un’osservazione: c’era qualcosa di diverso in lui, quella mattina.
Sentiva dentro di sé una sensazione di… caldo. Lo invadeva tutto, soprattutto il centro del petto.
Era una sensazione che ricordava vagamente di aver già sentito, una volta, ma che poi per molto tempo aveva semplicemente perso.
Quel caldo… era come se gli facesse notare per la prima volta di aver vissuto per secoli con il vuoto più totale nel petto.
E poi, non riusciva a smettere di sorridere! Sembrava quasi un cretino!
“Se mi vedesse Stefan, inizierebbe uno dei suoi monologhi sul fatto che non ho perso la mia umanità” pensò con una smorfia disgustata.
Scosse leggermente la testa, come a scacciare quel pensiero, poi si voltò verso la Streghetta.
<< Dio… >> mormorò guardandola.
Beh… era bella? Assolutamente no.
Era molto, ma molto di più. Indescrivibile!
Era la prima volta che la vedeva così, come se fosse circondata di luce… ed era sua. Ma non solo, c’era qualcosa di più!
“Appartenere a qualcuno?” si domandò. Come doveva essere?
Cosa si provava? Se era ciò che provava lui in quel momento, pensò di essere stato un totale idiota a non averlo fatto prima.
La coprì con il lenzuolo e l’occhio gli cadde su le due feritine sul collo della ragazza.
Dopotutto ciò che avevano condiviso quella notte, prima di addormentarsi, lei non glielo aveva neanche dovuto chiedere: non aveva esitato un secondo a morderla.
L’aveva fatto con dolcezza, con delicatezza, timoroso di farle male.
Ed era stato… era stato fantastico.
L’aveva sentita davvero, dentro di sé, aveva sentito quell’innocenza, quella purezza scorrergli nelle vene e riscaldarlo.
Ora lei era sua per davvero, perché lei era dentro di lui, nel suo sangue.
La sua gola bruciante lo riportò alla realtà.
Decise di andare a nutrirsi velocemente, prima che la ragazza si svegliasse e poi… poi sarebbe tornato da lei.
Per evitare di distruggere l’autostima della ragazza, nel caso si fosse svegliata le lasciò un biglietto sul cuscino.
Poi si vestì e si trasformò in corvo, volando sull’Old Wood.
Decise di andare a cacciare nel paesino più vicino a Fell’s Church.
Gli alberi scorrevano veloci sotto il corvo che volava.
Damon non ci avrebbe fatto attenzione, se un’aura particolarmente familiare non avesse attirato la sua attenzione.
Cosa ci faceva Trevor nel bel mezzo dell’Old Wood? Nella parte infestata dai malach, oltretutto.
Damon si diresse curioso verso quel punto e nascose la propria aura.
Si appollaiò su un ramo, esattamente sopra a Trevor.
<< Quindi, li lascerete fare? >> lo sentì domandare.
“Parla anche da solo…” pensò ghignando.
<< Sì, ma pensavamo di facilitargli le cose! >>.
Damon per poco non cadde dall’albero.
Misao era davanti a Trevor, in tutto il suo non-splendore, e il biondo sembrava alquanto indifferente alla cosa.
<< Senza farci notare, ovviamente >>. Shinichi.
Damon sentì immediatamente una sensazione terribile invaderlo.
Ne era sicuro, lo aveva sempre saputo!
“Giuro su Dio che sarò io a mettere fine ai tuoi giorni, Ossigenato…” pensò compiaciuto.
Quindi era così?
Era tutto programmato?
Si erano lasciati fregare sotto il naso!
Quando i due kitsune se ne andarono, Trevor s’incamminò a est, verso il Pensionato.
Damon fu quasi tentato di ucciderlo in quel preciso istante, ma un pensiero lo scosse: Miss Inquietudine aveva fatto una sottospecie d’interrogatorio a lui, non a Trevor!
Aveva buoni motivi per pensare che il suo fratellino e l’allegra brigata sospettassero di lui, non dell’Ossigenato.
Che avrebbero pensato se lo avesse ucciso?
Volò più veloce che poté. Doveva parlare assolutamente con Stefan.






Bonnie aprì gli occhi di scatto quando sentì accanto il vuoto.
Automaticamente i suoi occhi cercarono Damon, invano.
“Un sogno… è stato un sogno…” pensò sconfortata, sentendo già le lacrime sgorgare.
Eppure era stato tutto così reale e così bello…
Stava per rimettersi a dormire, quando notò un bigliettino sopra il cuscino alla sua destra.
“Buongiorno, Uccellino.Sono andato a caccia, ma sarò lì prima che tu ti svegli.     D.”
“E invece no” pensò, sbottando a ridere.
Sì, rideva di felicità! Non poteva credere a ciò che era accaduto!
Lei e Damon… Si era sentita così felice! Così completa!
In quel momento si sentì una stupida.
Come aveva potuto pensare di provare qualcosa di forte per Trevor? Come aveva potuto definirlo un possibile amore?
Quello che provava per Damon, in quel momento… Quello sì che era amore! Ne era sicura.
Per Trevor provava solo… affetto.
Non poteva iniziare una “nuova vita”, non poteva dimenticarlo.
Era stata una stupida a illudersi: Damon avrebbe sempre fatto parte della sua vita.
E lui le aveva detto di tenerci! Lo aveva detto ad alta voce!
E… e loro avevano… avevano fatto l’amore! Lui era stato dolcissimo, delicato.
Istintivamente, Bonnie sfiorò i due forellini che aveva sul collo e sorrise ripensando al morso.
Mentre Damon la mordeva, era stato come fondersi con lui: erano diventati un tutt’uno.
Era come se fosse riuscita a toccargli l’anima, a capirlo fino in fondo.
Durante il morso, aveva conosciuto prima la parte nera, vuota e assassina (e per un momento aveva anche avuto paura), ma dopo Damon si era aperto completamente e lei l’aveva vista; Aveva visto quelle stelle che risplendevano qualche volta nei suoi occhi; aveva visto la luce che gli illuminava i suoi sorrisi abbaglianti; aveva visto la sua umanità.
E, per un secondo, aveva avuto la sensazione che l’umanità di Damon le appartenesse completamente, che Damon Salvatore fosse suo e di nessun’altra.
Bonnie sorrise raggiante a quel pensiero.
Prese il cellulare e controllò l’ora: erano le sette di mattina!
“Ecco perché ho sonno…” pensò, sovrappensiero.
Posando il cellulare, lo sguardo le cadde sul Grimorio di Honoria Fells e un dubbio la assalì.
Tra due giorni avrebbe dovuto eseguire il rituale e non aveva nemmeno la più pallida idea di cosa dovesse fare! Era stata una stupida a non andarlo a leggere ancora!
Titubante di sapere cosa le sarebbe aspettato, prese tra le mani il vecchio tomo e iniziò a sfogliarlo.
“Incantesimo di disattivazione”.
Le lettere scarlatte spiccavano sulla pagina color ocra.
“In quanto a nomi, Honoria non era poi un gran che… Ma che diamine sto pensando!!” si rimproverò immediatamente.
La stanchezza giocava brutti scherzi, poco ma sicuro.
Controllò che il rituale fosse quello che cercava.
“Esistono creature oscure che legano la propria vita e i propri poteri a delle sfere stellate.Alcuni di loro sono demoni, kitsune…”
<< Okay, Honoria, questo lo so… >> pensò tra sé e sé, saltando la parte “teorica”.
“Lessi un Grimorio di una delle streghe di Salem originarie, parlava di come uccidere tali creature: bisogna disattivare la sfera stellata alla quale sono legati i poteri del demone o del kitsune in questione e poi impalettarli.”
Bonnie deglutì, leggendo “strega di Salem”. La cosa non le piaceva per niente.
“Bisogna immergere la sfera stellata nella verbena liquida, mischiata a mezzo litro di sangue del suo proprietario. La strega che svolgerà il rituale dovrà bere mezzo litro di sangue del kitsune o del demone che desidera uccidere”.
Bonnie fece una smorfia disgustata e immediatamente il senso di nausea l’assalì.
<< B-bere? Io… dovrò b-bere del… >>.
Con una smorfia disgustata chiuse il Grimorio.
“beh, immagino di doverlo fare per forza…” pensò.
Ma che gliene importava? lei era grande, era stata torturata da alberi/malach, aveva ucciso Klaus e Katherine insieme ai suoi amici, cos’era in confronto bere un po’ di sangue? E poi, in quel momento era così felice!
Honoria aveva scritto le parole (in latino, ovviamente) che avrebbe dovuto pronunciare con l’eclissi lunare per disattivare le sfere.
Secondo quanto diceva la strega di Salem, il potere presente nelle sfere, una volta finito il rituale, sarebbe tornato alla luna.
La ragazza scosse leggermente la testa, chiudendo il Grimorio.
“Io odio la magia” pensò sconfortata.
Decise di aspettare il ritorno di Damon, anche se doveva ammettere di essere un pochino in ansia.
Mentre aspettava il moro, si addormentò nuovamente.





<< Mon ami, ti vedo turbato >> fece Sage, accogliendolo con un grosso sorriso.
<< Sage, dov’è Stefan? >> domandò bruscamente, ignorandolo.
Il sorriso del vampiro si affievolì.
<< Ha deciso di passare una giornata con Elena, per farle una sorpresa… Non sarà in città prima di oggi pomeriggio! >> gli spiegò.
Damon alzò gli occhi al cielo.
Quell’idiota del suo fratellino aveva un tempismo perfetto per scegliere i giorni in cui fare giterelle da fidanzatini!
<< Va tutto bene, mon ami? >> domandò Sage, leggermente preoccupato.
“Beh, tanto vale dirlo a lui…”.
<< Stamattina ho visto i kitsune… Nell’Old Wood… >>.
<< E cosa ti hanno detto? >>.
Damon si girò, indurendo lo sguardo.
<< Non hanno parlato con me. Sai, erano impegnati a fare due chiacchere con Trevor >>.
Sage lo guardò esterrefatto, sembrava davvero sorpreso.
<< Con Trevor? >> chiese conferma.
Damon annuì.
<< Li ho visti parlare… li ho sentiti. Lui sta dalla loro parte! Si può sapere dove lo hai incontrato? >> sbottò, sentendo la rabbia aumentare e ricordando chi lo aveva portato da loro.
Sage alzò le mani in segno di resa.
<< Ve l’ho già detto! L’ho incontr >>
<< Lo so! Lo so! Non serve ripeterlo >> lo interruppe irritato, << Devo dirlo assolutamente a Stefan! Lui è convinto della sua innocenza! >> pensò ad alta voce, in agitazione.
Stava per trasformarsi in corvo per andare a cercare Santo Stefano, quando Sage lo bloccò afferrandolo per un braccio.
<< Damon, aspetta. Ragiona! Ho sentito parlare Stefan e Meredith e loro pensano che tu sia nuovamente alleato con quei due… >>
<< Lo sapevo! >> mormorò a denti stretti il moro.
<< Ecco, cosa credi che penserebbe Stefan se gli andassi a dire che è Trevor ad essere alleato con loro? Non credi che penserebbe che tu stia mentendo solo per metterli contro Trevor? >>.
Damon ci pensò un attimo.
<< Beh, ha senso! >>.
Sage annuì pensieroso.
<< Io ti credo, mon amì! Ti conosco abbastanza bene da sapere quando menti e quando dici la verità. Forse sarebbe meglio che trovassimo un piano per incastrarlo… >>.
Damon osservò per qualche secondo l’amico: era uno dei pochi che avesse mai avuto e Sage era conosciuto per la sua saggezza… oltre che per la potenza, ovviamente.
<< Forse hai ragione… >> ammise.





*Angolo dell’autrice*

Tantissimi auguri in ritardoo!! :D
Allora, come vi sono andate le vacanze?
Le mie benissimo, solo che mi sono appena presa una brutta febbre -.-‘’
Comunque lo so, sono in ritardo! Ma ho fatto di peggio, no?
Dunque, questo è un capitolo pieno zeppo di avvenimenti e, sinceramente, sono abbastanza preoccupata di deludervi perché non mi convince!
Alloora, andiamo in ordine.
Finalmente la tanto agognata scena Donnie! Non ho scritto esplicitamente della loro ehm… “situazione intima” sia per il raiting sia perché non ne sarei capace!
Però del bacio ho scritto eccome!! Vi è piaciuto?
Inoltre, quella testina vuota di Damon ha confessato a Bonnie e a se stesso di tenerci a lei, ma non ha ancora detto di amarla! Ci arriverà? Vabbè dai, lui è un po’ lento poverino, ma io confido in lui!
Comunque, io devo complicarmi la vita e far finire tutto rosa e fiori ora non avrebbe senso, quindi aspettatevi che qualcosa vada storto!
Bonnie scopre cosa deve fare nel rituale: mi sembrava giusto accennarlo! XD
Invece c’è un piccolo imprevisto per il piano dei cattivoni: Damon ha scoperto tutto e ora, assieme a Sage, cercano un modo per far capire agli altri geniacci (Stefan e Meredith) chi è il vero colpevole!
Beh, ci vediamo presto.
Spero di non avervi deluse e fatemi sapere cosa ne pensate!
Buona befana in anticipo :D
Un bacione!

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Capitolo 21
*** Situazioni fuori controllo ***


21. SITUAZIONI FUORI CONTROLLO.
 
 
La ragazza respirò l’aria fresca della mattina.
Potevano stare fuori solo poche ore perché dovevano preparare bene tutte le cose necessarie affinché il piano riuscisse, ma le bastavano in una situazione come quella.
Era da sempre che sognava di passare un po’ di tempo da sola con il suo amato Stefan.
Elena aveva sentimenti contrastanti dentro di lei.
Da una parte c’era la paura, quella che la notte non la faceva prendere sonno.
Paura perché sentiva che, quella volta, non sarebbe andato tutto bene.
Paura perché molte cose sarebbero cambiate dopo la notte del rito.
Inoltre era preoccupata per Bonnie. Non riusciva ancora a capacitarsi di come, in pochi mesi, la sua migliore amica, quella che aveva sempre dovuto proteggere per la sua fragilità, avesse aumentato i suoi poteri in modo strabiliante e avesse trovato il coraggio di fare quel rito.
Elena era davvero in pensiero per lei e voleva passare un po’ di tempo con la rossa.
Poi c’era l’ansia. Infatti, non vedeva l’ora che il giorno del rito arrivasse, così i kitsune sarebbero stati sconfitti.
E infine c’era la speranza.
Quella di poter vivere finalmente in pace, con Stefan, per il resto della sua vita senza dover pensare a mostri che minacciavano di distruggerle la città.
Quella di poter stare vicino a Damon per sempre non per discutere sui piani da mettere in atto per sconfiggere qualche demone o vampiro, né tantomeno per chiedere informazione su qualche creatura millenaria da tenere a bada, ma per specchiarsi nei suoi occhi neri e sentirsi amata in santa pace.
E, forse, una volta finito il rito si sarebbe davvero concentrata sulla decisione più importante della sua vita: Stefan o Damon?
“Eh, bella domanda…” pensò.
<< Amore… va tutto bene? >> le domandò il vampiro, guardandola preoccupato.
Presa dai suoi pensieri, Elena era diventata improvvisamente seria e taciturna.
La ragazza lo rassicurò con un sorriso e, sospirando, appoggiò la testa sulla spalla di Stefan.
<< Sì. Sono così felice di essere qui… con te… >> disse.
Lo sentì sorridere felice e, quasi immediatamente, la sua mano le alzò il mento e le sue labbra gelide toccarono dolcemente quelle della bionda.
“Oh Stefan…” pensò, senza fiato “Ti amo!”.
Lo sentì sorridere sulle sue labbra e interrompere il bacio per guardarla negli occhi.
Elena lo sentiva, tutto l’amore che Stefan provava per lui, tutta la passione e il desiderio che gli riempivano l’anima, tutto il sacrificio che era pronto a fare pur di proteggerla e di stare insieme a lei.
“Come faccio a non amarti?” si domandò retoricamente, sorridendo e abbracciandolo felice.
“Sì, ma come fai a non amare anche Damon?” si ritrovò a pensare.
Già. I due fratelli per quanto fossero diversi avevano catturato la sua attenzione e si erano conquistati il suo amore in modo equo.
Perché se Stefan era dolcissimo e rispettoso di lei, Damon era passionale e le faceva provare delle emozioni fortissime.
Se Damon la baciava con desiderio e passione, Stefan la accarezzava e la baciava delicatamente, facendola sentire amata e venerata.
Erano due opposti.
“Due opposti perfetti…” pensò, mordendosi un labbro.
Come poteva scegliere?
Come avrebbe mai potuto rinunciare a uno dei due?
Come avrebbe potuto perdere le emozioni che ciascuno le faceva provare?
Elena non lo sapeva e, più abbracciava Stefan, più si sentiva male perché lei gli diceva sempre tutto… ma quello che pensava in quel momento non glielo poteva di certo dire!
Semplicemente non poteva confidarsi, perché lo avrebbe fatto soffrire e quella era l’ultima cosa che voleva perché… perché lei lo amava!
Lo amava alla follia!
<< Tesoro… >> Stefan sciolse l’abbraccio, scrutandola in viso senza percepire il suo turbamento: era riuscita a mascherare i suoi pensieri in tempo.
Elena non capì ciò che accadde dopo.
Stefan prese le mani della bionda tra le sue e s’inginocchiò, baciandole con passione.
Poi, guardandola negli occhi, rimase per qualche secondo a rimirarla, sorridendo impercettibilmente.
<< Io… c’è una cosa che ti devo dire >> iniziò.
Elena sentiva il cuore a mille e la curiosità, ma allo stesso tempo la paura, di scoprire ciò che Stefan voleva dirle.
“Non può essere…” pensò eccitata, con le lacrime agli occhi.
<< Ho fatto molte cose terribili nella vita, cose che vorrei dimenticare con tutto il cuore. >>
<< Oh, Stefan, ma >>
<< Shh, no tesoro, fammi finire. Quando ti ho incontrata, ho subito sentito che mi avevi letteralmente rapito il cuore, ho capito che la mia anima… il mio corpo… io ti ero sempre appartenuto >>.
Elena sentì mancarle l’aria.
<< E… se penso che potrei perderti… Se penso che potrei rischiare di passare anche solo un istante senza di te, amore mio… Io… io non posso! Non ce la farei mai! >>.
Una lacrima cristallina solcò la gota di Elena, rendendola ancora più bella di ciò che appariva in quel momento.
<< Potrei impazzire senza di te, tesoro mio. Non potrei mai accettare di vederti andare via. Tutto ciò che voglio è vederti felice ed è l’unica cosa che m’interessa… accetterò qualsiasi scelta tu faccia, purché tu sia felice! >>
“Qualsiasi scelta io faccia…” pensò, stringendo di più le mani a Stefan, come a comunicargli che avrebbe sempre scelto lui.
In quel momento per lei esisteva un solo Salvatore.
<< Ma sappi che non potrò mai passare una vita senza averti vicina. A costo di spiarti, di vegliare su di te anche se tu non mi vorrai! >>.
<< Amore, non succederà mai! >> gridò Elena, straziata dall’idea di poter stare anche un solo istante senza Stefan.
Stefan sorrise. Si alzò in piedi e asciugò la lacrima che scorreva sul volto della ragazza.
<< Non potrei mai sopportare di vederti morire… >> sussurrò.
Elena scosse la testa: come avrebbe mai potuto morire e abbandonarlo?
<< Se tu vorrai stare con me… Se tu solo vorrai passare il resto della tua vita con me, io non ti lascerò mai morire. Tu… accetteresti…? >>.
Lo vide estrarre dalla tasca una collana a forma di rosa, costituita da pietre Lapislazzuli.
S’inginocchiò, porgendole la collana.
<< Elena Gilbert, vuoi sposarmi? >>.
Elena cedette alle lacrime.
Lo baciò con foga e passione, tentando di trasmettergli tutto l’amore che provava.
Non lo avrebbe mai abbandonato.
Si sarebbe lasciata trasformare in vampiro e avrebbe passato l’eternità con l’amore della sua vita.
“Un’eternità con Stefan…” pensò, sorridendo felice a quel pensiero.
Lui non gliel’aveva mai chiesto di passare l’eternità con lei, ma finalmente lo aveva fatto!
Sarebbe stata una scena da perfetto “happy ending”, un momento così idilliaco, se un pensiero istantaneo, velocissimo, non avesse invaso la mente di Elena: Damon.        
 
 
 
 
Nemmeno il tempo di chiudere gli occhi per tornare tra le braccia di Morfeo che Bonnie sentì il campanello di casa suonare.
Dopo che il “din don” si ripeté più di tre volte, si ricordò di essere da sola a casa e, con fatica, andò ad aprire la porta, coprendosi con una leggera vestaglia.
<< Ciao! >> la salutò Matt, con un sorriso smagliante.
Bonnie osservò l’amico e Meredith con sguardo interrogativo.
<< Hai presente? Domani? Rituale? Sangue dei kitsune? >> disse Meredith, vedendola confusa.
Bonnie continuava a non capire.
<< Bonnie! Devi fare l’incantesimo per il sangue dei kitsune! >>.
Come un lampo di genio, Bonnie si ricordò tutto!
Quel giorno era la vigilia del rituale e avrebbero dovuto prendere un litro di sangue da Shinichi e da Misao per l’incantesimo.
<< Ahh! No, me lo ricordavo! >> mentì, in modo assai poco convincente.
Matt scosse la testa ridacchiando ed entrò in casa seguito da Meredith.
<< Beh, allora vestiti e andiamo al pensionato! >>.
Bonnie annuì e andò in camera sua, seguita da Meredith.
Mentre la rossa sceglieva cosa mettersi, Meredith osservava il letto disfatto… troppo disfatto. Sembrava che Bonnie si fosse agitata tutta la notte.
<< Come stai? >> le domandò, scrutandola.
Bonnie indossò una camicia azzurrina e la guardò ancora una volta interrogativa.
<< Per il rituale… sei spaventata? >>.
<< No! Figurati! >> rispose la rossa.
Meredith assottigliò gli occhi, guardandola intensamente.
“Capisce sempre quando mento…”
<< Ho paura >> ammise infine.
Meredith si limitò ad annuire.
Gli occhi della strega caddero sul letto disfatto e, improvvisamente, tutto ciò che era avvenuto la sera prima le tornò in mente. Arrossì di conseguenza.
Si attorcigliò un boccolo intorno a un dito nervosamente.
“Beh, non le ho mai nascosto nulla…”
<< Mer… Io… devo dirti un cos- >>.
<< LO SAPETE CHE SIAMO IN RITARDO DI MEZZ’ORA? ELENA MI STA TARTASSANDO DI TELEFONATE! >> urlò Matt dal salotto.
<< Eccoci! >> ribatté Meredith, << cosa stavi dicendo? >> le domandò poi.
Bonnie scosse la testa sorridendo.
<< Nulla, ne parliamo un’altra volta! Meglio andare, sennò Elena ci uccide >>.
 
 
<< Una. Pessima. Idea. >> berciò Damon.
Elena fece finta di non averlo sentito e proseguì nella vegetazione fitta e nel semibuio.
<< Allora cosa proponi di fare, genio? >> lo stuzzicò Trevor che iniziava a spazientirsi per le ripetute lamentele del vampiro.
“Io lascerei perdere il rituale, traditore” pensò amaramente, riservando all’Ossigenato un occhiata di pura ostilità che lo fece rabbrividire.
<< Sentite niente? Dovrebbero essere qui nei dintorni! Siamo nel bel mezzo dell’Old Wood! >> domandò Meredith.
La situazione era strana, il tutto era troppo silenzioso.
Si trovavano nella parte del bosco completamente infestata dai Malach e sotto il dominio dei due kitsune, com’era possibile che non fosse successo ancora nulla?
Eppure né lui, né Stefan, né tantomeno Sage avevano sentito alcun segno della presenza dei demoni.
Continuarono ad avanzare finché non raggiunsero una parte del bosco dove la vegetazione era meno fitta e gli alberi erano più distaccati: un luogo perfetto per un picnick, malach e creature oscure a parte.
<< Okay, non funziona! >> concluse Elena, arrestandosi.
Tutto il gruppo si fermò, indecisi sul da farsi.
<< Io direi di lasciare stare >> tentò ancora una volta Damon.
Come fare a dissuadere i suoi umani dal fare il rito senza dire la verità riguardo a Trevor?
Ma era necessario non dire del tradimento dell’Ossigenato.
Lui e Sage erano rimasti tutta la mattinata a decidere come comportarsi e avevano elaborato un piano perfetto per incastrare Trevor e dimostrare l’innocenza di Damon.
Tuttavia, il moro era irrequieto per il rito.
Se Trevor li aveva presi in giro fin dall’inizio, a cosa serviva in realtà il rito?
“E soprattutto, cosa accadrà all’Uccellino?” domandò, sentendosi preoccupato.
Questa anche era bella: Damon Salvatore preoccupato per qualcuno… un’umana per di più!
Il loro piano prevedeva che avrebbero agito solo durante il rito, non prima. Tuttavia Damon avrebbe preferito non arrivare fino a quel punto, perché se per caso avessero sbagliato non avevano la più pallida idea di cosa li attendeva.
<< Pronta? >> sentì dire da Trevor alle sue spalle.
Damon si girò e vide che l’Ossigenato si rivolgeva a Bonnie mentre le carezzava un braccio con fare rassicurante.
Immediatamente una profonda rabbia gli attanagliò le viscere e dovette reprimere a forza la voglia di ucciderlo seduta stante.
<< Può essere pronta quanto le pare, Ossigenato, ma se non ci sono i kitsune non si fa niente, non credi? >> commentò acido, attirando l’attenzione dei due.
Trevor alzò gli occhi al cielo e si allontanò.
Quando i suoi occhi incontrarono quelli di Bonnie, la vide avvampare e abbassare i propri.
Un sorriso compiaciuto comparve sulle labbra del moro non appena ripensò alla notte di fuoco passata con la ragazza.
Dio, quanto era stato bene! Quella, probabilmente, era stata la notte più bella di tutta la sua vita… e di vita ne aveva trascorsa, sia chiaro.
Com’era possibile?
Come aveva fatto quella ragazzina senza nemmeno un briciolo di esperienza ad averlo fatto impazzire in quel modo?
Perché “impazzire”, era il verbo adatto.
Aveva perduto il controllo diverse volte quella notte.
Lo aveva perduto ogni volta che aveva sentito la pelle morbida e calda stretta al suo corpo.
Ogni volta che era stato investito da quel profumo così intenso di fragole.
Ogni volta che aveva baciato quel bocciolo di rose delicato com’era la bocca della ragazza.
Ogni volta che aveva accarezzato i morbidi ricci rossi.
Ogni volta che aveva esplorato con la bocca ogni singolo centimetro del suo corpo.
Ogni volta che l’aveva vista sorridere…
Eppure, per quante volte avesse perso completamente il controllo e l’uso della ragione, non le aveva fatto niente di male.
Si erano semplicemente uniti, in modo perfetto e così dannatamente giusto.
Era stato giusto anche prendere il suo sangue, sentirla dentro mentre le scorreva nelle vene e le entrava dritta nel cuore. Non c’era stato niente di sbagliato nel donarle il proprio sangue, nel sentirla sua e sentirsi suo contemporaneamente.
<< Damon? >>.
La voce di Stefan lo riportò alla realtà.
<< Che c’è? >> domandò.
<< C’è qualcosa che non va >>.
Subito il vampiro si accorse del troppo silenzio che aveva avvolto la foresta e sentì immediatamente un potere oscuro e fin troppo familiare infestare l’aria circostante.
Damon si guardò intorno, ma i suoi occhi si fermarono ancora una volta a Bonnie che, per non avere le spalle scoperte, si era appoggiata a un albero.
Non appena sentì uno scricchiolio, si fiondò su Bonnie allontanandola dal malach sul quale si era ingenuamente posata.
L’albero si mosse e prese tutti alla sprovvista, afferrando con le radici Stefan e Trevor.
A causa della violenta spinta, Bonnie cadde a terra ritrovandosi Damon sopra di lei.
Non appena i loro occhi s’incrociarono, l’imbarazzo fu palpabile nell’aria.
<< Ciao Uccellino… >> la disse dolcemente, rendendosi conto di non averla nemmeno salutata quella mattina.
Bonnie avvampò ulteriormente.
<< Ehm… Damon… mi stai soffocando >> balbettò.
Il ragazzo si ritrovò a ridacchiare, mentre il calore che gli attanagliava il petto dalla mattina divenne più insistente.
Si alzò, afferrando delicatamente i polsi della ragazza e tirandola su come se fosse una bambina.
Non appena stava per rivolgerle ancora la parola, una risata alle sue spalle attirò l’attenzione di tutti.
<< Ma guarda, guarda chi si aggira nel nostro bosco! Qual buon vento vi porta qui, miei cari amici? >>.
Shinichi e Misao li guardavano appoggiati comodamente ai loro malach, con un ghigno stampato sulla faccia.
Damon notò che non si trovavano esattamente in una posizione favorevole: erano circondati da malach, Stefan e Trevor erano bloccati dalle radici dell’albero e lui era l’unico in grado di tenere testa ai due demoni.
<< Passeggiate mattutine >> disse ironicamente Damon, ammiccando con eleganza verso i due e ponendosi come scudo davanti ai suoi umani.
<< Certo che ne avete fatta di strada.. >> commentò Misao, << Che ne dite se vi risparmiamo la fatica di tornare a casa? >>.
Entrambi risero.
Damon alzò gli occhi al cielo.
<< E noi che eravamo venuti per fare conversazione! >> disse indignato, facendo il finto offeso, << Ma se è a questo punto che volete arrivare… Va bene! Mi piacciono i combattimenti di prima mattina! >>.
Si avventò sui due kitsune, sentendo Elena che tirava indietro Bonnie e Trevor che gli diceva di iniziare l’incantesimo.
La ragazza sembrava pietrificata dalla paura.
Damon si ritrovò a schivare un attacco da parte di Shinichi, venendo colpito alle spalle da Misao.
Si rialzò subito e afferrò la kitsune per la gola, non riuscendo a impedire che Shinichi gli conficcasse un ramo dietro la schiena.
Damon grugnì per il dolore.
<< Sai, Uccellino… Non voglio metterti fretta, eh. Ma un tuo intervento sarebbe molto gradito… >> si piegò per un calcio di Misao, << tipo ora >>, aggiunse con voce soffocata.
Bonnie, vedendo Damon colpito, fu attraversata da una scarica elettrica.
Si riprese e chiuse gli occhi, iniziando a sussurrare delle parole in lingua celtica.
Quando Damon diede un pugno a Shinichi, lo vide accovacciarsi a terra come se fosse stato pietrificato.
Si girò per controllare Misao: la stessa identica cosa.
<< Che ne dite di muovervi? >> fece spazientito Trevor che, come Stefan, cercava di liberarsi dal malach.
Elena e Matt presero due coltellini e un barattolo da un litro e, dopo essersi avvicinati ai due kitsune completamente pietrificati, incisero la loro pelle e versarono il sangue dentro i recipienti.
Quando ebbero la giusta quantità di sangue, Elena avvertì Bonnie di aver fatto.
Non appena Bonnie smise di pietrificare i due demoni, questi persero i sensi.
<< Non sarebbe più facile ucciderli ora? >> domandò il vampiro.
<< Puoi anche disintegrarli… non morirebbero >> spiegò Trevor che ancora tentava di uscire dalla morsa ferrea delle radici dell’albero.
Damon alzò un sopracciglio, scettico.
<< E cosa li ucciderebbe? Il rito? >> lo beffò con sarcasmo pungente.
Vide Trevor sbiancare e guardarlo con aria preoccupata.
<< Damon! Ti dispiacerebbe aiutarci? >> s’intromise Stefan.
Il moro continuò per qualche istante a sfidare con lo sguardo l’Ossigenato, ma, dopo aver sbuffato platealmente, si avvicinò a Stefan e lo liberò dalle radici facendo attenzione a non tagliarsi con il legno.
Quando fu il momento di liberare Trevor, il vampiro esitò.
<< Damon? >> lo richiamò Stefan.
Damon ghignò malvagiamente.
<< Oh, andiamo fratellino! Guardalo! Gli piacciono gli alberi, perché non lo lasciamo qui? >> disse divertito dalla situazione.
Solo quando ricevette gli sguardi esterrefatti di tutti i presenti, alzò gli occhi al cielo e liberò l’Ossigenato.
<< Se fosse stato per me, saresti rimasto qui a marcire >> borbottò, << anche se dopo i tuoi amichetti kitsune ti avrebbero salvato >> gli disse a bassa voce.
Vide il vampiro irrigidirsi e guardarlo allarmato.
Damon, dal suo canto, non gli prestò attenzione e si diresse verso i due demoni.
<< Forse è meglio andare, prima che si sveglino… >> propose Meredith, trovando tutti d’accordo.
Iniziarono a incamminarsi tutti verso il Pensionato, tranne l’Uccellino che era rimasta per tutto il tempo nella stessa posizione.
Damon sorrise e le si avvicinò.
<< Tutto bene, Streghetta? >> domandò, riservandole un sorriso smagliante.
Bonnie annuì e, dopo qualche secondo, posò i suoi grandi occhi nocciola su di lui.
<< Io… ce l’ho fatta! Ci sono riuscita! >> disse incredula, facendo un cenno verso i due demoni stesi per terra.
Damon si trattenne dal ridere: l’aveva detto con un’innocenza tale da sembrare ancora una volta una bambina.
<< Sì, Uccellino. Li hai proprio stesi! >> rispose orgoglioso.
<< Non sarebbe più intelligente portarli con noi? >> domandò, girandosi nuovamente a guardare i kitsune.
Damon scosse la testa.
<< Non puoi rinchiuderli o legarli in alcun modo. E poi, è più intelligente che il rito sia eseguito senza averli tra i piedi a impedirti di fare… quello che devi fare… >>.
Sentì qualcosa di molto simile all’ansia pervaderlo mentre pensava  a quanto fosse vicino il momento del rituale: sarebbe stato la notte successiva.
Bonnie annuì con poca convinzione.
<< Andiamo, Uccellino. Lo so che ora sei una strega bella e fatta, ma ti sconsiglierei di essere presente al loro risveglio >> le suggerì, sfiorandole un braccio.
La vide rabbrividire di piacere sotto il suo tocco e un sorriso involontario gli comparve sulla bocca.
Bonnie lo guardò e avvampò nuovamente.
A testa china, evitando di guardarlo, iniziò a camminare verso il Pensionato.
Damon avrebbe voluto dirle qualcosa della sera precedente, avrebbe voluto confrontarsi così come sentiva che lo voleva lei.
Ma cosa avrebbero potuto dirsi?
Non era stato tutto semplicemente giusto?
E poi, lui non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma era leggermente nervoso al pensiero di parlare con la rossa.
Insomma… lui non parlava! Lui agiva, sbagliava, salvava la situazione. Non erano cose per lui quelle smancerie romantiche!
“Romantiche?”.
Damon scosse la testa. Che c’entrava il romanticismo adesso?
Insomma sì, ci teneva a lei, era più di una semplice umana… e la notte precedente era stato bellissimo, ma cosa c’entrava il romanticismo?
“Niente” disse deciso.
No, lui era Damon Salvatore e quello dell’altra sera era stato solo sesso, solo rivendicazione di proprietà.
“Nient’altro!” mentì.
“Sì, ma cosa diamine è questo calore?” si domandò, mentre un’altra vampa gli attanagliava il petto in segno di protesta.
 
 

Elena guardò il cielo ceruleo mentre accarezzava il ciondolo a forma di rosa.
Quello poteva essere il suo ultimo giorno da passare con Stefan e sentiva di dover fare una cosa.
Forse era sbagliato dichiararsi.
Forse avrebbe reso le cose ancora più incasinate di quanto non lo fossero già… Ma quella poteva essere la sua ultima occasione per farlo.
Si sentiva colpevole, non voleva fare a Stefan ciò soprattutto dopo quello che le aveva detto la mattina… ma doveva liberarsi di quel peso.
Decise che lo avrebbe fatto quella stessa sera: doveva chiarire con Damon e fare una scelta.
 
 

Bonnie sospirò per l’ennesima volta.
Avrebbe voluto fare qualcosa per levarsi tutta quell’ansia di dosso.
“Forse un incantesimo?”.
Beh, non era una cattiva idea!
<< Infatti è una pessima idea! Non puoi ricorrere alla magia per qualsiasi cosa, Ragazzina. E’ sbagliato. >>.
Bonnie sobbalzò accorgendosi della presenza del ragazzo.
La mattina erano riusciti a prelevare il sangue kitsune e quindi avevano tutto il necessario per il rituale.
Una volta tornati al Pensionato, Bonnie aveva deciso di svignarsela per rilassarsi in camera… Beh, una parola!
Non appena aveva chiuso la porta di casa sua, tutto ciò che il giorno successivo avrebbe dovuto fare e la consapevolezza che quello poteva essere l’ultimo giorno della sua vita l’avevano fatta cadere nel panico.
Per quanto ci provasse, non riusciva proprio a calmarsi!
Bonnie puntò i suoi occhi dritti verso quelli cobalto di Trevor.
Dallo sguardo il vampiro capì immediatamente lo stato d’animo della rossa.
<< Oh, andiamo. Andrà tutto bene! >> tentò di rassicurarla, invano.
La vide sbuffare e iniziare a torturarsi le mani, mentre camminava avanti e indietro per la stanza.
<< No, non andrà tutto bene! >> sbottò, fermandosi di colpo e guardandolo esterrefatta.
“No, niente andrà bene…” pensò il vampiro: Bonnie non aveva la più pallida idea di cosa la attendeva.
<< Insomma… Ho una brutta sensazione, Trevor! Sento come se… come se ci fosse qualcosa a cui non stiamo pensando. E poi continuo a fare questi sogni… Qualcosa andrà storto, ne sono sicura >>, si strofinò gli occhi con le mani, cadendo pesantemente sul letto.
Trevor si avvicinò, inginocchiandosi e incrociando le braccia sopra le sue gambe.
<< Che cosa sogni? >> domandò, guardandola curioso.
<< Continuo a vedere ciò che ha detto mia nonna… >> borbottò, continuando a coprirsi gli occhi con le mani.
<< Ovvero? >> fece pazientemente il biondo.
<< “Sarai giovane e bella nella tua tomba” >> sbottò sarcasticamente, alzandosi di nuovo in piedi e facendo cadere a sedere Trevor.
<< Scusa! >> si avvicinò immediatamente al biondo, offrendogli una mano per farlo rialzare.
In cambio Trevor alzò un sopracciglio e la guardo con un’espressione alla “Stai scherzando, vero?”.
Bonnie arrossì per la gaffe: lui era un vampiro, non gli serviva aiuto a rialzarsi.
<< E cosa vorrebbe essere? Una profezia? >> domandò, scettico, mentre si rimetteva in piedi.
<< Lo era, nonna me la fece qualche anno fa * >>, spiegò. 
Trevor sembrò pensarci un po’, preoccupato, ma poi scosse la testa.
<< E’ solo un sogno come un altro, rilassati. Andrà tutto bene >> sorrise confortante.
Calò il silenzio nella stanza, ognuno immerso nei propri pensieri.
<< Ti manca Elise, vero? >> domandò atona Bonnie.
Trevor chiuse gli occhi, reprimendo tutti i sensi di colpa.
<< Da morire… farei qualsiasi cosa per riaverla qui con me >> rispose sincero.
Bonnie si sentì strana quando vide lo sguardo rivoltogli da Trevor: uno sguardo di supplica, di scuse.
Decise di non pensarci: doveva sicuramente essere una sua impressione e basta.
<< Invece… tu e Damon? >> osò domandare il biondo, sapendo che Stefan era nei dintorni a controllare che tutto andasse bene.
Lui, Meredith e Stefan avevano, infatti, deciso in comune accordo di stare attenti che Bonnie fosse al sicuro da Damon quella notte. Per questo lui era là: per sorvegliarla.
“Hanno mandato l’agnello dritto tra le fauci del lupo” pensò amaramente.
Bonnie trasalì per la domanda e avvampò di colpo.
<< D-di… di che cosa… parli? >> balbettò, iniziando ad agitarsi.
Trevor s’insospettì per quel suo comportamento.
<< Oh, andiamo! Credevi che fossi stupido? So che hai una cotta allucinante per lui… >> spiegò, sperando di spingerla a parlare di quell’argomento.
<< Io… Io non ho… alcuna cotta per lui! >> protestò un po’ più decisa la ragazza.
“Io lo amo”.
Bonnie sgranò gli occhi sopresa per la convinzione con la quale aveva pensato quella frase.
Lo amava?
Si ritrovò a sorridere.
Certo che lo amava! Su quello non aveva nessun dubbio e adesso, dopo ciò che era successo la notte precedente, non aveva più paura a dirlo.
Tutte le emozioni, la passione e il desiderio provate la notte precedente la investirono completamente e la fecero arrossire, mentre le immagini scorrevano nitide nella sua mente.
Lei lo amava e, ne era certa, lui quella sera era stato completamente sincero con lei.
Lui ci teneva a lei, lo aveva detto e non aveva mentito. Forse non la amava, ma a Bonnie non importava: quando si ama una persona, lo si fa senza aspettarsi di essere ricambiati.
Era pronta a soffrire, a sentirsi a pezzi nuovamente… Ma la verità era che lei gli apparteneva e lo avrebbe fatto per l’eternità.
D’improvviso sparì tutto.
Scomparvero l’ansia e l’agitazione. Scomparve Trevor. Scomparve il rituale e quella sensazione negativa che provava.
Non le importava di morire, le interessava solo che lui vivesse.
Presa da questi pensieri non si accorse né di non aver schermato la mente, né che Trevor si fosse irrigidito sul proprio posto mentre tratteneva un ringhio.
Trevor sentì dentro di sé la voglia irreprensibile di allontanare immediatamente, del tutto e per sempre, Bonnie da Damon.
Poteva sentire ciò che lei provava, poteva percepire cosa aveva provato la notte precedente e quanto amore stava riversando verso quel… verso quel mostro.
E Trevor non poteva permetterlo!
Non poteva assolutamente permettere che una creatura pura, gentile e buona come Bonnie amasse un assassino come Damon!
Lui non la meritava, nessuna creatura che aveva versato del sangue poteva meritarsi anche solo uno sguardo di Bonnie.
Trevor stesso sentiva di star compiendo un sacrilegio lasciando che Bonnie parlasse con lui.
Ma che lei addirittura amasse Damon… no, quello era troppo!
Non poteva lasciare che lui la ferisse! Non poteva lasciare che Damon la distruggesse!
Capì immediatamente che, per una volta, il piano dei kitsune tornava a suo favore: allontanare la rossa da quell’idiota di Damon.
<< Bonnie… >> la richiamò con tono serio.
Lei lo guardò e, quando vide il suo sguardo severo, arrossì capendo di aver lasciato troppo liberi i propri pensieri.
Aprì la bocca per parlare, ma Trevor la interruppe prima che iniziasse.
<< C’è qualcosa che devi sapere su Damon >> disse, chiudendo gli occhi e fingendosi dispiaciuto. In parte lo era: sapeva di starle recando sofferenza, ma a mali estremi, estremi rimedi.
Lei lo guardò confusa e, capendo che quel “qualcosa” non era niente di buono, si mise a sedere e attese che il vampiro continuasse.
<< Stefan ed io… Noi abbiamo seguito Damon nell’Old Wood e lo abbiamo visto parlare con Shinichi e Misao >> disse.
Bonnie continuava a fissarlo innocentemente, confusa.
<< Capisci cosa significa? >> domandò.
Lei scosse la testa, trattenendo le lacrime e pregando di stare pensando male.
<< Abbiamo sentito di cosa parlavano Bonnie. Lui sta dalla loro parte e vuole ucciderti. >>.
Lei continuò a scuotere la testa mentre una lacrima le solcava la guancia sinistra.
<< No, non è possibile >> affermò sicura di sé.
<< E’ la verità. Bonnie, ascoltami! >> si avvicinò con un passo alla ragazza e le afferrò i polsi.
<< Pensaci! Perché oggi proponeva in continuazione di non fare il rito? Perché è stato contro di me fin dall’inizio e mi ha accusato di averlo spinto ad attaccarti? Bonnie, io me n’ero andato quel giorno dall’Old Wood**! >>.
Lei tentava di allontanarlo, piangendo più intensamente.
<< No… Lui era sincero ieri notte! >> disse.
<< Bonnie, guardami! Ti sembra che io stia mentendo? >>.
La vide guardarlo negli occhi e, in un secondo, scorse tutte le certezze della ragazza svanire e lasciare posto alla paura.
<< Non è possibile! >> con un gesto secco si alzò e si allontanò da Trevor, << noi ieri notte abbiamo fatto l’amore! >> gli urlò contro disperata.
Trevor dovette utilizzare una buona dose di autocontrollo per continuare la sua sceneggiata, mentre il dolore di farla stare male lo assaliva.
<< Ti ha usata! Pensaci, Bonnie! Ho visto nella tua mente come ti ha trattata più di un anno fa! Perché adesso dovrebbe tenerci a te? >>.
Lei ammutolì.
Non poteva essere, lui non poteva averla usata!
L’aveva sentito che era sincero quella notte… possibile che fosse così abile a mentire?
<< No… lui non mente mai… >> mormorò tra sé e sé, vide Trevor che corrugava le sopracciglia.
Era la verità. Se c’era una cosa che Damon Salvatore non faceva, quella era mentire.
Lui distorceva i fatti, deviava le risposte… ma non diceva menzogne, mai.
Doveva essere Trevor a mentire, per forza.
Bonnie non poteva accettare nessun’altra spiegazione, non poteva credere che Damon volesse farle del male.
“No!” pensò, convinta.
Ne era sicura, perché quando si erano scambiati il sangue aveva visto tutta l’anima del vampiro, l’aveva sentita… E quell’anima non le avrebbe mai fatto del male volontariamente, non più almeno.
Poi, all’improvviso, un dettaglio le riapparve alla mente.
<< Perché Misao aveva il carillon di Elise? *** >> domandò in un sussurro flebile.
Vide Trevor sbiancare.
<< C-Cosa hai detto? >> fece il biondo.
<< Perché Misao aveva il carillon di Elise? >> disse ad alta voce, assottigliando lo sguardo.
Tutti i pezzi iniziarono a combaciare.
Trevor era comparso così all’improvviso, aveva detto di avere dei conti in sospeso con i kitsune.
Poi era comparsa Elise… Il carillon. Quell’oggetto lo aveva portato Misao!
Per quale motivo la kitsune avrebbe dovuto avere il carillon?
Cosa c’entrava Trevor con i kitsune?
Trevor la guardava preso dal panico, incapace di formulare una scusa decente.
<< Siamo stati così stupidi! Abbiamo dato per scontato che tu dicessi la verità e che fossi dalla nostra parte! >>.
<< N-no, Bonnie, aspetta >> balbettò il vampiro.
<< TU! >> gridò la rossa, capendo finalmente tutto, << tu stai dalla loro parte! Sei uscito così dal nulla, sapevi tutte quelle cose e non ci hai mai detto come facevi a conoscerle! Hai affermato di avere delle questioni in sospeso con i kitsune, ma non hai mai detto quali! >>.
A Trevor si bloccò il respiro e capì di essere fregato.
<< Elise ha cercato di avvertirmi! Mi ha detto di non fare quel rito, ha tentato di… >> Bonnie rimase a bocca aperta per ciò che iniziava a comprendere, << di allontanarmi da te! >>.
Bonnie sentì la rabbia ribollirle.
<< Hai cercato di allontanarmi da Damon, di allontanare noi tutti da Damon! Certo, perché lui sarebbe un bel peso per Shinichi e Misao, vero? Lui aveva capito tutto dall’inizio! Come… come ho fatto ad essere così stupida! Avrei dovuto capirlo… Lo avremmo dovuto fare tutti fin dall’inizio! >>.
Bonnie sentì la verità venirle addosso come un macigno e la consapevolezza investirla in pieno.
<< Magari sei stato proprio tu a uccidere Elise! >> sbottò, infuriata come non lo era mai stata fino ad allora.
<< No! >> disse con un ringhio il vampiro, avvicinandosi verso Bonnie e riprendendosi dalla crisi di panico in cui era caduto.
“ A mali estremi… estremi rimedi” pensò.
Fece un gesto disperato e, afferrando Bonnie per i polsi, la obbligò a guardarla negli occhi.
Quella era la sua unica possibilità di non mandare tutto all’aria, l’unica speranza che gli restava per riportare in vita sua sorella.
Non poteva permettere che Bonnie non facesse il rito.
<< E’ Damon a essere alleato con i kitsune. Ti senti tradita, ferita e lo odi da morire. Tutto il tuo odio ha cancellato l’amore per lui. Non vuoi più rivederlo e non lo ami, né lo amerai mai. Anzi, ti fa paura. >>.
Trevor prese un bel respiro, cercando di convincersi che quella era la cosa giusta da fare.
<< Io sono tuo amico e voglio proteggerti. Odio i kitsune esattamente quanto li odiate voi e tu domani farai quel rito per ucciderli. >> le ordinò.
La vide sbattere le palpebre con aria innocente e guardarlo confusa.
Si sentiva in colpa ma… ma era per Elise.
Solo per lei.
“Per fortuna che non prendi la Verbena, Bonnie…” pensò.
 
 
 
 
Damon aveva una brutta sensazione.
C’era qualcosa che non andava quella sera.
Il vampiro aveva una specie di sesto senso su quelle cose.
Oltre ad essere bello, sexy, affascinante, intelligente e perfetto, riusciva a capire quando qualcosa non quadrava. Erano quaranta minuti che cercava Sage per il pensionato, invano.
Dopo l’ennesimo giro per le stanze, pensò che probabilmente fosse andato per l’Old Wood con il suo cane.
Uscì nel giardino del pensionato: avrebbe parlato con Sage della sua sensazione e, subito dopo, sarebbe andato a parlare con la Streghetta e l’avrebbe spinta a non fare il rituale.
Quel giorno non aveva avuto occasiono di parlarle. Infatti, quell’idiota del suo fratellino e Miss Inquietudine gli erano stati appiccicati per tutto il giorno a controllarlo.
Damon si sentiva offeso.
Insomma, preferivano credere all’Ossigenato piuttosto che a lui?!
Okay, aveva i suoi precedenti… ma che cavolo! Un minimo di cervello potevano pure usarlo!
Da parte di Santo Stefan se lo aspettava, il suo fratellino era un tale idiota, ma almeno da Miss Inquietudine! Era lei di solito quella sveglia!
Comunque potevano dubitare di lui quanto gli pareva. D’altronde, se fosse andato lì a dirgli che era Trevor il traditore non avrebbe fatto altro che alimentare i loro sospetti.
Ma con Bonnie era diverso.
Lei aveva sempre avuto piena fiducia in lui e lo avrebbe ascoltato.
Senza considerare che Damon non le avrebbe lasciato fare quel rito, volente o nolente.
Stava giusto per trasformarsi in corvo quando una voce femminile lo chiamò.
Damon si girò verso il pensionato e, a pochi metri di distanza, vide Elena.
Alla fioca luce della luna era, se possibile, ancora più bella.
I lunghi capelli dorati le ricadevano lisci sulle spalle, la pelle era nivea.
Indossava un vestitino corto che non arrivava nemmeno al ginocchio, di un azzurro delicato che faceva risplendere ancora di più gli occhi lapislazzuli della donna.
Damon rimase per qualche secondo incantato, ma ricordandosi cosa doveva fare si affrettò a riprendersi.
<< Angelo… >> la salutò con un cenno della testa.
Elena sorrise tesa e lo guardò intensamente.
Damon sentì subito dei brividi risalirgli su per la colonna vertebrale.
<< Devo… parlarti >> titubò la bionda.
Damon alzò un sopracciglio e la guardò invitandola a continuare.
Elena rimase in silenzio per alcuni secondi, poi sospirando parlò tutto d’un fiato.
<< Stefan mi ha chiesto di sposarlo >> disse fredda.
Damon apparentemente non batté ciglio, ma dentro di sé sentì una strana ansia pervaderlo.
<< Il mio adorato fratellino è fissato con queste cose… romantiche… >> commentò scettico, per smorzare la tensione palpabile.
Elena lo ignorò: doveva arrivare al punto.
<< Non gli ho ancora risposto… E ho un problema >> disse, guardandolo come se sperasse di non dover continuare a parlare, come se attendesse che fosse Damon a capire tutto dai suoi occhi.
Ma Damon rimaneva impassibile a guardarla.
Si sentiva oppresso da un’inspiegabile ansia. Sperava. Non sapeva cosa di preciso, ma sperava che Elena gli dicesse qualcosa.
<< Io… non posso rispondergli se prima non capisco cosa provo per te >>.
Elena non era mai stata brava a dichiararsi e se doveva farlo con uno come Damon Salvatore… beh, la cosa si faceva alquanto complessa.
Elena era sempre stata l’oggetto delle ambizioni e dell’ammirazione di tutti.
Erano gli altri che si dichiaravano a lei, mai il contrario.
Tuttavia, come faceva a dirgli di non amare anche lui?
E come faceva a continuare a ignorare i suoi sentimenti per Damon?
Non poteva, non più. Doveva capire e fare una scelta.
Damon fece un’espressione confusa e di piena sorpresa alle parole della ragazza: se il cuore di Damon fosse stato ancora vivo in quel momento avrebbe perso un battito… forse due.
<< E cosa provi per me? >> le domandò con tono privo di malizia.
Elena sussultò.
<< Io… >>.
Damon assottigliò lo sguardo: aveva bisogno di sentirglielo dire.
<< Elena… Dillo. >> le ordinò, avvicinandosi e carezzandole una guancia.
La ragazza tentò invano di sottrarsi al suo tocco, ma già iniziava a perdersi in quegli occhi d’onice scura ai quali non poteva morire.
<< Io ti amo >> sussurrò flebilmente la bionda, chiudendo gli occhi per non vedere le conseguenze di ciò che aveva appena detto.
Damon si bloccò sorpreso.
L’ansia scemò di colpo.
Aveva immaginato mille volte cosa avrebbe provato nel momento in cui Elena avrebbe ceduto alle sue attenzioni.
Vittoria, orgoglio, senso profondo di soddisfazione…
Ma. C’era un “ma” in tutta quella situazione.
Mancava qualcosa.
Damon si sentiva soddisfatto di aver vinto per una volta il fratello. Tuttavia, nello stesso tempo, era consapevole di stare nel cuore di Elena in un posto accanto a Stefan… com’era successo con Katherine.
Damon capiva che non avrebbe mai avuto Elena tutta per sé… com’era successo con Katherine.
Damon sapeva che sarebbe stato capace di uccidere Stefan pur di avere la bionda tutta per sé… com’era successo con Katherine.
Damon sentiva di amarla, con tutto l’amore malsano e ossessivo che poteva provare nei confronti della ragazza… com’era successo con Katherine.
Damon avrebbe potuto prendere Elena e portarla via con sé, scappare per l’eternità e appartenere alle tenebre con la sua Principessa… come avrebbe fatto con Katherine.
Ma, soprattutto, Damon si accorgeva solo in quel momento di una cosa: non voleva!
Non voleva uccidere né allontanarsi da Stefan.
Non voleva vincere quella guerra per avere la bionda.
Non voleva riversare quel genere di amore su una ragazza.
Non voleva essere soddisfatto.
Non voleva contendersi per l’eternità l’amore della bionda.
Non voleva più appartenere alle tenebre.
Non voleva Elena.
Una consapevolezza scioccante lo colpì nel profondo: lui stava sperando che Elena avesse scelto Stefan. Perché la voleva vedere felice. Perché lo voleva vedere felice.
Perché tutto quella guerra, tutta quell’avversione nei confronti di suo fratello, tutto quel casino… era stato uno sbaglio.
Era stato tutto un gigantesco e dannatissimo sbaglio.
“Che. Idiota.” Si maledì da solo.
Senza neanche dare una spiegazione a Elena, si trasformò in corvo e si diresse il più velocemente possibile verso casa di Bonnie.
Quella sera doveva capire una cosa e, probabilmente, avrebbe fatto la scelta più importante della sua eternità sprecata.
 
 
 
Bonnie uscì dal bagno mentre si massaggiava le tempie.
Si sentiva strana e capiva che c’era qualcosa che non andava.
Si tirò su i capelli in una coda di cavallo e, esausta, si mise a sedere sul letto.
Il suo sesto senso le stava praticamente gridando di ricordare qualcosa.
 “Sì, ma cosa?” domandò.
Uno spiffero d’aria gelata le soffiò sul collo, spingendola a girarsi verso la finestra.
S’irrigidì immediatamente, mentre si trovava davanti un Damon alquanto scioccato.
Bonnie si alzò di scatto e, per istinto, iniziò a indietreggiare.
La ragazza si sentiva ancora sconvolta da ciò che Trevor le aveva rivelato e, in più, si sentiva tradita, ferita…
Eppure c’era qualcosa d’inspiegabile in lei quella sera.
Nonostante la ragione le dicesse di aver paura di lui, il suo sesto senso la spingeva a fidarsi.
Mentre si sentiva oltraggiata e usata dal bel vampiro, qualcosa le diceva che stava sbagliando a cacciarlo.
Decise di seguire la ragione e di fare esattamente ciò che le aveva detto Trevor.
Lanciò uno sguardo al telefono che si trovava sulla scrivania a fianco a Damon e, con un coraggio venuto fuori da chissà dove, iniziò a temporeggiare.
<< Che ci fai qui? Sei venuto a finire l’opera? >> domandò acida, con tutta l’ostilità e la fermezza che riuscì a mettere nel proprio tono di voce.
Damon rimase spiazzato.
“Ma certo… lui crede che io non sappia” pensò amareggiata.
<< Se vuoi uccidermi fallo… Non sarà di certo la cosa peggiore che mi avrai fatto >> la sua voce si spezzò alla fine della frase, lasciando trapassare il dolore che Bonnie sentiva in quel momento.
Una fitta alla testa la fece sussultare, sembrava quasi un avvertimento.
Damon, dal suo canto, la guardò evidentemente confuso.
<< Streghetta… ma di cosa stai parlando? >> domandò.
Bonnie gli diede le spalle di scatto.
“Devo contenermi, avere un minimo di dignità! Lui non mi merita” tentò di convincersi.
<< Smettila di trattarmi come fossi un’idiota!! >> urlò esasperata e ferita.
Lo vide ritrarsi sorpreso e guardarla angosciato.
<< Pensi che non lo sappia? >>.
<< Cosa? >> domandò lui, facendo aumentare la rabbia in Bonnie.
Calde lacrime iniziarono a solcarle le guance mentre la ragazza si copriva il volto.
<< Come hai potuto farmi questo? Come hai potuto spezzarmi il cuore… di nuovo? >> sussurrò in preda agli spasmi.
Damon era pietrificato e continuava a non capire.
Ma di che diamine stava parlando il suo Uccellino?
Uno strano presentimento lo spinse ad avvicinarsi alla ragazza voltata di spalle e, dopo un attimo di esitazione, a cingerle i fianchi.
Lei si ritrasse come disgustata.
Facendo ciò un’altra fitta di dolore alla testa la stordì, tentando di avvertirla che stava sbagliando.
Ma Bonnie non la ascoltò.
<< Tu mi hai usata! >> urlò, mentre sentiva il cuore che reclamava pietà da tutto quel dolore.
Damon, nel vederla in quello stato, pur non sapendo di cosa stesse parlando si sentì morire.
<< Bonnie… cosa stai dicendo? >> tentò di avvicinarsi a lei di nuovo.
<< NON TOCCARMI! >> lo scansò, << Tu eri un loro alleato! Tu volevi ucciderci! Ci hai traditi tutti… lo hai fatto di nuovo! >>.
“Un loro alleato?”.
In pochi secondi il brutto presentimento che Damon aveva avuto da quando era entrato in casa McCullough divenne realtà.
Una rabbia ceca lo investì, iniziando a fargli vedere rosso.
Decise che dopo avrebbe pensato a Trevor… ma prima Bonnie doveva crederle: non poteva sopportare di vederla in quello stato!
<< Bonnie aspetta >> iniziò.
<< No, vattene via! Basta! Smetti di recitare, Damon! Posso capire che tu ti sia alleato con loro per Elena… ma perché fare questo a me? Io non me lo merito! >>.
Bonnie aveva indietreggiato fino a toccare con le spalle la parete.
Non appena entrò a contatto con il muro, si accasciò esausta e tormentata dal mal di testa.
Damon le fu vicino in un lampo, sorreggendola per i polsi delicatamente.
<< Io ti amavo… davvero >> gli sussurrò flebile la rossa, vinta dal dolore e tremante di paura.
Damon si bloccò.
Ecco. Era quello ciò che doveva capire.
In un istante gli fu tutto chiaro: cosa provava per Elena e cosa sentiva per Bonnie.
Incapace di dire qualsiasi cosa, si avventò sulle labbra di Bonnie, nonostante la ragazza si divincolasse tra le sue braccia: se non lo voleva ascoltare, allora l’avrebbe sentito in un altro modo.
Tuttavia, nello stesso istante, qualcosa lo afferrò per le spalle e lo tirò indietro.
Damon sentì un cazzotto colpirlo in faccia e, dopo pochi secondi, passò dal sorreggere Bonnie all’essere steso per terra.
Si alzò spaesato, ritrovandosi di fronte Stefan che lo guardava con occhi accusatori, mentre Meredith sorreggeva Bonnie.
Tra lui, il vampiro e le due ragazze stava Trevor, che lo guardava con un sorriso di vittoria.
Damon dovette reprimere a fatica l’impulso di saltargli al collo.
Capì in pochi secondi di essere rimasto solo: Trevor aveva convinto tutti della sua colpevolezza.
<< Stefan… Lui mente >> disse, rimanendo il più calmo possibile.
Stefan indurì lo sguardo.
<< Non cambierai mai >> disse, severo.
Quella frase colpì nel profondo Damon.
In poco ripensò a tutta la sua vita passata con Stefan…
Come si erano ridotti così?
Che fine avevano fatto i fratelli Salvatore?
Perché si erano odiati così tanto?
Damon capì che non aveva solo paura di perdere Bonnie… ma anche quella di non avere più la possibilità per ritrovare suo fratello.
Se Trevor e i kitsune avessero vinto, Stefan sarebbe morto… per sempre.
“No” protestò.
Non lo avrebbe mai permesso.
Avanzò deciso verso Stefan, superando Trevor.
<< Stefan, ascoltami. Non lo capisci che vi ha tutti in pugno? Che vi sta mentendo? >>.
Stefan si limitava a guardarlo, deluso.
<< Stefan, guardami! Sai che non mento mai e adesso te lo dico: io non vi ho mai traditi. >>.
<< Stefan… mente >> lo richiamò Trevor, non appena vide che il minore dei Salvatore addolciva lo sguardo.
<< Stefan… >> sembrava quasi una supplica quella di Damon.
<< Mi ha usata. E’ venuto a letto con me e poi ha tentato di aggredirmi >>.
La voce di Bonnie attirò l’attenzione di tutti.
Damon la osservò sconsolato ma, guardandola negli occhi nocciola, capì una cosa che prima non aveva notato.
“Che gran figlio di…”.
Si girò verso Trevor e lo afferrò per la gola.
<< Come hai potuto? Come ti sei permesso di… oltraggiarla in quel modo?! >> ringhiò, pronto a ridurlo in cenere se solo Stefan non lo avesse afferrato per il collo e bloccato.
<< Stefan… guardala! >> si liberò e indicò Bonnie.
<< L’ha soggiogata! Guardala negli occhi! >>.
Stefan parve esitare, ma poi si voltò verso la rossa mentre Meredith assottigliava lo sguardo e osservava attentamente Damon.
<< Questa è una follia! >> protestò Trevor avvicinandosi a Stefan.
<< Stefan, l’ultima volta che ti sei fidato di lui, ti ha fatto rinchiudere nello Shi no Shi e ha sedotto Elena! >>.
Stefan guardò combattuto Trevor e poi Damon.
I minuti di silenzio parvero interminabili.
<< Vattene via da qui >> ordinò al fratello.
Damon si sentì sprofondare.
Senza dire una parola, capendo che era inutile insistere, si trasformò in corvo e si allontanò il più in fretta possibile da tutte le persone che aveva appena perduto… forse per sempre.
 
 
Misao e Shinichi osservavano compiaciuti la scena.
<< Chi l’avrebbe mai detto che Trevor ce l’avrebbe fatta! >> commentò Shinichi.
Misao rise leggera.
<< Hai così poca fiducia, amore mio. Ciononostante, adesso Damon è solo… e non è più un problema >>.
Quel senso di vittoria era la sensazione che di sicuro appagava di più i due kitsune.

 


*non ricordo di preciso quando gliel’ha fatta.
**Mi riferisco a ciò che accade nel capitolo in cui Damon, spinto dall’anello sul quale Misao aveva fatto un maleficio, aggredisce Bonnie.
***Il carillon l’ha avuto il gruppo perché era caduto nell’Old Wood a Misao, nel caso non ricordaste XD
*Il mio angolo*
 Salve a tutte!
Sì sono viva e immensamente dispiaciuta!
Saranno più di tre mesi che non aggiorno e scommetto che i tre quarti di voi si sono già dimenticate la storia!
Chiedo umilmente scusa: ho un ritardo improponibile.
E, la cosa bella, è che torno con questo schifo di capitolo che non mi convince per niente!Beh, sta a voi giudicare!
Quindi… succedono un po’ di cose!
Innanzitutto siamo vicini al rito e gli ingredienti ci sono tutti!
Il capitolo è concentrato per metà sulla scelta di Elena. Beh, devo ammettere che è stata un po’ una mia ripicca farla dichiarare e non ricevere nemmeno una risposta. *ride maleficamente*.
Invece, per quanto riguarda Damon, appena capisce cosa prova (alleluia!) perde tutto.
Sì, forse sono stata un po’ cattiva con lui ma… beh, se lo merita tutto ù.ù
Comunque non preoccupatevi: io adoro il lieto fine!
Forse l’ho tirata un po’ per le lunghe per fargli capire che in realtà prova qualcosa di più che affetto per Bonnie,ma credo che la lentezza in queste cose sia tipica del personaggio.
Spero di essere rimasta coerente con Damon e so che ancora non ha ammesso di amarla ma siamo veramente vicine!
Per quanto riguarda la scena Delena, ho sempre voluto che a fare la scelta finale fosse Damon e non Elena!
Ho analizzato cosa Elena provi per i due fratelli e, successivamente, anche lei farà una scelta.
Ho anche analizzato cosa provasse Damon per Elena e ho scritto ciò che penso da sempre: che l’amore per Elena sia più che altro una specie di proiezione dell’amore che Damon prova per Stefan, un modo perverso per stargli vicino. Fatemi sapere cosa ne pensate voi, invece J
Beh, alla prossima, spero di non avervi deluse!

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Capitolo 22
*** Andrà tutto bene, ma la verità è sorprendentemente agghiacciante ***


22. ANDRA' TUTTO BENE... MA LA VERITA' E' SORPRENDENTEMENTE AGGHIACCIANTE.

 

 




Quando vide il sole calare si accorse di quanto tempo fosse passato.

Era incredibile il modo in cui le ore passano quando vorresti fermarle, quando vorresti frenare tutto e tornare indietro.

Ma ormai era troppo tardi.

Damon si era letteralmente spremuto il cervello, aveva pensato ad ogni possibile modo per agire, ma niente. Non era riuscito a mettere su un piano decente.

Sage era scomparso nel nulla, non riusciva a trovarlo.

Era volato sotto forma di corvo al Pensionato e di lui non c’era neanche una traccia, aveva visto solo Elena, Mutt, Meredith e il suo fratellino, o almeno quello che un tempo lo era stato.

Riguardo Trevor... non aveva la più pallida idea di dove fosse e, a dire la verità, non voleva nemmeno saperlo. 

Già se lo immaginava avvinghiato alla piccola Bonnie. Ora che aveva sotto il suo controllo quella mente così innocente, chissà cosa avrebbe potuto farle...

Damon rabbrividì e scaccio quel pensiero, massaggiandosi le tempie che pulsavano per il forte mal di testa. I vampiri potevano avere il mal di testa?

Si sentiva perso.

Tutto ciò che avrebbe voluto fare era chiudere gli occhi e dormire, tornare in sé, al vecchio Damon, e spegnere tutti quelle... sensazioni. Ma non ce la faceva, non poteva smettere di pensare e di sentire.

Pensava ai secondi che passavano senza che lui potesse fare niente.

Pensava che di lì a poco tutto quello che in un certo senso era stato per lui una famiglia, sarebbe andato inconsapevolmente incontro alla sua fine: il rito sarebbe avvenuto quella stessa notte.

Aveva passato un intero giorno a cercare di spiegarsi come avesse fatto lui, Damon Salvatore, ad essere sconfitto. 

In tutta la sua eternità non aveva nemmeno vagamente pensato alla possibilità di perdere. 

Aveva perso un’unica volta: contro Stefan per il cuore di Katherine. 

Se la ricordava, ricordava benissimo ciò che avesse provato prima che il coltello di Stefan trafiggesse il suo inutile cuore umano.

Era stato una tale sollievo annullare la propria umanità, non doversi più preoccupare di quegli inutili sentimenti che gli umani provano... E lui cosa aveva fatto dopo?

Si era lasciato accendere il cuore nuovamente, aveva lasciato che qualcosa crepasse il pesante macigno che stringeva in una morsa d’acciaio il suo cuore, privo di vita, ma inspiegabilmente ancora capace di provare sentimenti.

Ancora non riusciva a capire come fosse successo, cosa lo avesse fatto, senza lasciargli nemmeno la possibilità di impedirlo.

Comunque sia, era successo. Punto. E qual era stato il risultato?

Semplice, si era ridotto in quello stato ridicolo, tormentato da cose che sentiva dentro di sé e aveva passato un intero giorno a pensare e pensare, senza fare niente.

Senza riuscire a muovere un dito.

Avrebbe lasciato che i suoi umani cadessero nel tranello dei kitsune e di Trevor?

Doveva farlo, doveva dimostrare a se stesso di essere ancora quel vampiro sanguinario e menefreghista.

Eppure si sentiva pesante e forse... in colpa. C’era qualcosa dentro di sé che gli urlava di alzarsi in piedi e impedire a i suoi umani di morire.

Stava combattendo letteralmente una battaglia interiore e lui voleva che vincesse la sua parte da vampiro menefreghista perché doveva semplicemente smettere di pensare, perché sarebbe stato più semplice.

Sbuffò rumorosamente, lasciando cadere la testa all’indietro e chiudendo gli occhi.

Nella foresta regnava il silenzio, eppure lui continuava a sentire un gran casino.

<< La vuoi smettere di pensare?! >> ringhiò contro se stesso.

La sua testa reclamava pietà.

Quando aprì gli occhi vide la luna piena che brillava enigmatica su di lui.

“La luna piena... il rito durante l’eclissi...”.

Si alzò di scatto in piedi, l’istinto lo stava spingendo ad andare nella raduna dove il rito si sarebbe svolto.

Mosse incerto un passo, ancora indeciso su cosa fare.

Quel giorno aveva pensato molto al proprio futuro e la cosa più terrificante era stata constatare di non riuscire a immaginarsi alcun futuro, alcuna eternità.

Gli mancava qualcosa nel suo futuro, questo lo sapeva, ma aveva deciso di ignorare quel pensiero e di andarsene.

Sarebbe dovuto andare via da Fell’s Church quella stessa mattina, eppure il pensiero del rito lo aveva trattenuto lì, inchiodato sul ramo di quell’albero.

Non poteva abbandonare la città, scappare, perché qualcosa dentro di lui glielo impediva.

Nel contempo non poteva andare alla raduna, perché si sentiva offeso.

Non appena muoveva un passo verso di essa, infatti, il pensiero di Stefan lo bloccava immediatamente.

Era stato un colpo basso. 

Neanche l’essersi uccisi a vicenda, neanche secoli di aspri conflitti avevano logorato il suo rapporto fraterno con Stefan come la notte precedente.

Lui non gli aveva creduto, alla sua protezione aveva preferito fidarsi del nemico, di un vampiro che conosceva appena.

Damon odiava Stefan, lo aveva dimostrato diverse volte. 

Cosa gliene importava se stesse andando contro a morte certa?

Eppure, perché si sentiva tradito da Stefan se davvero gli era così tanto indifferente?

Non capiva nemmeno perché, se pensava al proprio futuro, era certo solo di una cosa: la sua eternità avrebbe avuto come punto fermo il suo adorato fratellino da tormentare, prendere in giro e da crescere.

 

 

 

Meredith indugiò per l’ennesima volta, troppo indecisa per valutare la situazione razionalmente.

Aveva poco tempo e le sue azione potevano portare a due possibili e opposte conseguenze: salvare la vita di tutti o condannarla.

La sua testa le stava consigliando di unirsi nuovamente al gruppo che stava preparando il necessario, fare coraggio a Bonnie e prepararsi per il rito che si sarebbe tenuto da lì a poche ore.

Il suo cuore, invece, le diceva che aveva fatto un errore madornale ad assecondare Stefan e Trevor.

Riprese a camminare senza meta, cercando tra gli alberi l’immagine di un vampiro o per lo meno di un corvo.

“Sì... facile al buio” commentò sarcastica.

Il dubbio le era venuto a sentire parlare Damon, le era sembrato estremamente sincero e tutta la situazione non le quadrava.

Insomma, era vero che il moro li aveva già traditi una volta, ma era sotto il controllo di un malach! Possibile che Stefan, Elena o Bonnie non avessero notato nulla nella sua aurea se fosse stato posseduto nuovamente?

Dopotutto, se era alleato con i kitsune doveva essere per forza a causa di un malach, sennò non avrebbe avuto senso!

Damon amava Elena ed era anche ricambiato, di questo Meredith ne era sicura.

Sapeva anche che Elena glielo avesse apertamente confessato.

Non l’avrebbe mai fatta soffrire permettendo ai due demoni di distruggere la città e ucciderle gli amici.

Era logico e non faceva una piega.

A quel punto era più naturale che fosse Trevor a mentire.

<< Damon! >> urlò per la decima volta. 

Sbuffò quando ricevette in risposta solo il proprio eco.

D’accordo, lei lo voleva aiutare ma se continuava così non lo avrebbe mai trovato!!

<< Damon! Esci fuori immediatamente! Ti assicuro che non ho paletti e non sto cercando di ucciderti... voglio solo parlare! >> urlò nuovamente.

Uno scricchiolio alle sue spalle la fece voltare e si ritrovò il moro a poca distanza.

Meredith rimase spiazzata da quella visione.

Damon Salvatore, anche sotto l’intensa luce lunare, era visibilmente sconvolto, i capelli erano spettinati e il viso era segnato dall’evidente stanchezza: doveva aver passato una notte d’inferno, notò.

<< Oh, tu non immagini nemmeno quanto, Miss Inquietudine >> rispose al suo commento, atono.

Meredith deglutì, prendendo finalmente una decisione: avrebbe lasciato perdere tutto l’astio che aveva nei confronti di quello lì e si sarebbe fidata, rischiando il tutto per tutto.

<< Che vuoi? >> fece brusco lui.

I suoi occhi erano impassibili, ma perfino Meredith che non lo conosceva troppo bene vedeva che c’era qualcosa di strano in lui. Stava soffrendo, probabilmente.

<< Aiutarti >> rispose semplicemente, facendosi sfuggire un sorriso divertito: ironica la situazione... lei che aiutava Damon Salvatore! Beh, ma dopotutto aiutandolo avrebbe dato una mano anche a se stessa, quindi...

Damon, dal suo canto, alzò un sopracciglio.

<< E perché? >> domandò diffidente, assottigliando lo sguardo e prendendo ad osservarla. << Credevo di essere un traditore ai vostri occhi! >> commentò acido.

Meredith rispose ferma a quello sguardo inquisitorio.

Forse capiva perché lei lo inquietasse: aveva una capacità di controllo unica nel suo genere.

<< Non mentivi quando parlavi ieri notte... vero? >> domandò.

Damon rimase impassibile per qualche secondo, poi annui lentamente.

La ragazza strinse le labbra e sospirò.

Meredith ebbe la sua prova del sette: Damon era completamente sincero anche in quel momento.

<< Beh, si può sapere che stai facendo? >> gli chiese, alzando scettica un sopracciglio, << Come fai a startene qui con le mani in mano? >> aggiunse, quando lui le rivolse uno sguardo confuso.

<< Che altro dovrei fare? >> fece tradendo un tono rassegnato << Ormai è tardi! >> aggiunse.

<< Damon! Dobbiamo andare! E’ quasi mezzanotte e dobbiamo impedire a Bonnie di fare quel rito! >> esclamò Meredith, irritata.

Mancavano poco più di mezz’ora al rito e lei, per arrivare lì, ci aveva impiegato un’ora: ci mancava solo che Damon non volesse venire.

<< A che servirebbe? >> ribatté lui, andando a sedersi ai piedi di un albero << Bonnie è soggiogata e mio fratello non mi ascolterebbe. Trevor vi ha convinti tutti in poco tempo: se venissi lì mi farei solo ammazzare e sai com’è... ci tengo alla mia vita! >>.

La ragazza rimpianse di non aver portato con sé un paletto: aveva una gran voglia di conficcarglielo in un fianco. 

<< Tuo fratello ti ascolterebbe invece, questa volta >> tentò.

<< Lascia perdere, Miss Inquietudine. Anche se intervenissi saremmo spacciati: siamo troppo lontani dalla raduna. Non abbiamo un piano. Rassegnati. >> le disse atono, mettendo le mani dietro la nuca e chiudendo gli occhi per riposarsi.

Meredith rimase a bocca aperta. Rassegnarsi? E lui, si era rassegnato?! Rassegnato!

<< Adesso ascoltami bene, esimia testa di cazzo >> non era nella sua natura essere volgare, ma quando ci voleva, ci voleva! << Io ho lasciato Bonnie e tutti i miei amici nelle grinfie di Trevor, a preparare un rito che servirà a Dio sa solo cosa, per venire a cercarti ed essere sicura di potermi fidarti di te. E tu non solo mi fai spendere un’ora del mio tempo per trovarti, ma dici di rassegnarmi?! Se non mi servissi per aiutare gli altri, ti ucciderei seduta stante! >> sbottò infuriata.

Damon aprì gli occhi e la guardò palesemente stupito.

Miss Inquietudine che perde il controllo, quella sì che era una cosa rara da vedere.

Tuttavia le suo parole non smossero nemmeno un po’ il vampiro.

Non poteva intervenire e salvarli tutti per un semplice motivo: farlo avrebbe dimostrato troppe cose.

Avrebbe dimostrato di essersi affezionato a quegli umani.

Avrebbe dimostrato di tenere talmente a Stefan, da combattere il proprio orgoglio.

Avrebbe dimostrato che lui fosse cambiato.

E Damon non poteva permetterlo per il semplice fatto che... gli faceva paura. Affrontare la propria umanità, capire che tutta la sua vita era stata un mastodontico errore lo terrorizzava da morire, anche se questo non lo avrebbe mai ammesso.

E poi, cosa avrebbe provato se Stefan non gli avesse creduto di nuovo?

Ricordava bene quel senso di spossatezza e profonda delusione che aveva sentito quando il fratello gli aveva ordinato di andarsene dalla camera del suo Uccellino.

Già... Il suo Uccellino. Cosa avrebbe sentito nel vederla succube del potere di Trevor, come un burattino nelle mani del burattinaio? 

E se avesse fallito? Cosa avrebbe provato e che conseguenze avrebbe avuto su di lui?

No, non poteva rischiare. 

Andare in quella raduna, diventare il buono della situazione, avrebbe portato a un cambiamento eccessivo per un abitudinario come lui. Non era in grado di sopportarlo, era tutto troppo grande per i suoi gusti.

Lui si era adagiato sugli allori della sua malvagità per un’eternità intera... quel cambiamento lo avrebbe sconvolto troppo.

La sua vita era bella! Si divertiva, se ne fregava di tutto e tutti e non provava sentimenti.

Era molto più semplice... lasciare tutto uguale. Anche se questo avrebbe avuto spiacevoli conseguenze.

Così, lanciò un’occhiata indifferente a Meredith e chiuse nuovamente gli occhi, ignorandola.

Meredith strinse i pugni e si morse un labbro, profondamente delusa.

<< Non vuoi aiutarmi? Bene. Allora farò tutta da sola. Ma sappi che nel caso in cui io fallissi, la morte di Elena, di tuo fratello e la morte di Bonnie peserebbero solo sulla tua coscienza >> fece un ultimo tentativo.

Vedendo che Damon continuava a non prestargli attenzione, fece rassegnata dietro-front e s’incamminò nuovamente verso la raduna.

Improvvisamente ebbe un’idea.

Si arrestò e si girò verso il vampiro.

<< Sei un codardo, Damon Salvatore >> scandì bene le parole.

Tornò sui suoi passi sperando di aver fatto centro quella volta.

Anche se il vampiro fosse riuscito a spegnere i propri sentimenti, non avrebbe mai tenuto a bada il proprio orgoglio.

 

 

 

 

Bonnie dispose la verbena tritata intorno a sé, formando con la polvere violacea un pentagono e ponendosi al centro esatto di esso.

Dispose otto candele intorno a lei e chiudendo gli occhi prese un bel respiro tentando di reprimere l’ansia.

Lanciò uno sguardo alla luna: mancavano pochi minuti e sarebbe stata completamente eclissata, a quel punto il rituale sarebbe iniziato.

Prese tra le mani le due Sfere Stellate dei kitsune e le guardò con astio.

Si sentiva inquieta, terribilmente inquieta.

Da una parte, continuava ad avere quella bruttissima sensazione che tutto sarebbe andato male; di certo, l’ennesimo sogno della profezia della nonna la notte precedente non l’aveva aiutata.

Poi sentiva un profondo senso di mancanza, come se fosse stata privata di qualcosa, come se stesse dimenticando qualcosa.

Avrebbe voluto parlare con le suo migliori amiche, rimandare quel dannato rito. 

Ma non poteva, non c’era più tempo ormai: era il suo momento quello. 

Volse lo sguardo intorno a sé e incontrò gli occhi rassicuranti di Trevor, quelli preoccupati di Elena e Matt, il bellissimo sorriso di Stefan e...

Si guardò sbalordita intorno, accorgendosi per la prima volta della mancanza di una persona.

<< Dov’è Meredith? >> domandò.

Gli altri si guardarono intorno, accorgendosi anche loro della sua mancanza.

Erano stati così indaffarati dai preparativi per il rito, dal controllare che non ci fossero i kitsune o i malach in giro da non accorgersi della scomparsa di uno di loro.

<< Aveva detto di essersi dimenticata una cosa e perciò è tornata al pensionato >> rispose Matt, interrompendo quel momento di panico.

Bonnie si sentì sollevata: nessun rapimento, per lo meno!

Lanciò ancora una volta uno sguardo verso la luna.

<< Mancano meno di cinque minuti >> la informò Trevor, mentre si guardava intorno in modo vago.

Bonnie annuì, sospirando profondamente e tentando invano di reprimere l’angoscia.

“Andrà tutto bene, andrà tutto bene, andrà tutto bene...”.

Continuò a guardarsi attorno, in cerca di qualcosa che nemmeno lei conosceva. Scrutava con particolare attenzione i rami degli alberi che circondavano la raduna.

Dopo qualche secondo capì cosa sperava di vedere: un grosso corvo dal piumaggio lucente.

“Stupida... lui non ci sarà questa volta. Se qualcosa dovesse andare male lui non ti salverà!” si rimproverò, trattenendo le improvvise lacrime che spingevano per uscire.

Tutto il dolore che aveva provato la sera prima nel scoprire il suo tradimento minacciò di ucciderla di nuovo.

Come aveva fatto ad essere così stupida? A cascarci di nuovo? Gli aveva donato la propria anima e il proprio corpo credendo che qualcosa tra loro fosse cambiato... Che razza di idiota!

Doveva ammettere che lui aveva recitato da Dio: era stato così dolce e passionale quella notte...

E comunque, non le era bastato scoprire quella verità? Ancora sperava di vederlo?

Se mai fosse venuto non l’avrebbe di certo salvata, anzi, sarebbe venuto solo per ucciderla.

Bonnie...” un pensiero troppo flebile per essere reale le arrivò alla mente.

Bonnie si guardò confusa intorno, cercando di capire da dove venisse.

Stava giusto per pensare di esserselo immaginato quando la vide, lontana, vicino a un albero.

Il cuore iniziò a batterle forte quando vide che Elise scuoteva la testa debolmente e piangeva in silenzio.

<< E’ il momento, Bonnie >> la richiamò Trevor.

La luna si era eclissata completamente.

Bonnie chiuse gli occhi, respirò profondamente facendosi coraggio e annuì.

<< Samhain* >> pronunciò ad alta voce.

Improvvisamente le otto candele si accesero con un guizzo.

 

 

 

Damon percorse a tutta velocità la stretta via di campagna, diretto in qualsiasi luogo il più lontano possibile da Fell’s Church.

“Non sono codardo!” pensò piccato, sentendo la rabbia sopraffarlo dall’interno.

“Non me ne vado per codardia, ma per egoismo. Perché io sono Damon Salvatore, egoista... meschino... un assassino senza scrupoli...”.

Sì, era così.

La codardia non c’entrava niente! Come si permetteva Miss Inquietudine di dargli del codardo?

Non era certo la paura che non lo faceva andare nella raduna: avrebbe ucciso i kitsune e Trevor in men che non si dica.

Era una questione di principio!

“Insomma... perché sprecare il tempo della mia preziosa eternità per salvare quel branco di umani? Cosa me ne importa?”, Damon tentò di ignorare il fatto che stesse contraddicendo ciò che prima aveva pensato.

<< No, non me ne importa niente! Rischierei solo la mia preziosa vita! >>.

Suo fratello non si era fidato? Beh, tanto peggio per lui!

Almeno qualcuno glielo avrebbe levato dalle scatole per l’eternità!

“E poi che ne sarà di te, Damon? Cosa farai per il resto della tua eternità?” si domandò automaticamente.

Quello non era importante! Ci avrebbe pensato poi!

Inoltre, Meredith avrebbe imparato a dargli del codardo e Mutt sarebbe finalmente stato cancellato dalla faccia della terra, che voleva di più? Avrebbe preso due piccioni con una fava... anzi tre!

“E la tua Elena?”.

Già... Elena?

Avrebbe lasciato che morisse?

Cosa le sarebbe capitato dopo che Bonnie avesse fatto quel rituale?

Aveva passato tutta quella giornata a ragionare su la possibile morte di Stefan, Mutt e miss Inquietudine, senza mai soffermarsi su quella di Elena.

Era ovvio, pensando alla sua morte avrebbe corso il rischio di non andarsene, di non avere il coraggio per farlo.

Pensò al suo futuro senza Elena e si accorse di non poterlo permettere, ma ciononostante non sentiva la felicità che avrebbe dovuto provare nel pensare di salvarla e passare il resto della sua eternità con lei.

Perché lei lo amava, si era dichiarata la sera prima... e comunque lui aveva deciso di non salvarla ora che ce l’aveva in pugno? Ora che aveva una concreta possibilità che lei lo scegliesse?

Tentennò per qualche secondo, guardando dritto davanti a sé.

Non le aveva neanche risposto preso com’era dagli avvenimenti di quei giorni... Non l’avrebbe rivista mai più, il suo grande amore.

“Ma che diamine sto facendo?”.

L’idiota. E il codardo. Ecco cosa stava facendo.

Non poteva lasciare che il suo Angelo, la donna della sua vita, morisse solo perché lui aveva paura di ammettere di essere cambiato! No... lui non era cambiato però!

“Ma certo! E’ solo per questo che voglio salvarli tutti... per Elena!” provò a giustificare la sua voglia di intervenire durante il rito. Doveva essere per quello!

Non c’entrava niente la sua umanità, lui non era cambiato affatto!

“Sì, gli altri se la potrebbero bere... ma poi tu ci crederesti? continuerai a mentire così spudoratamente a te stesso?”. 

Dannata coscienza.

Improvvisamente una figura dai capelli rossi attraversò velocemente la strada, distogliendolo dai suoi pensieri e facendolo inchiodare.

Damon imprecò ad alta voce e si guardò intorno, alla ricerca della ragazza che non aveva nemmeno fatto in tempo a vedere.

Uscì dalla macchina: niente. Era sparita.

Aggrottò le sopracciglia quando sentì una strana sensazione pervaderlo.

Si trovava sulla strada che partiva dal Pensionato e che costeggiava l’Old Wood.

Damon non riusciva a capire, quella strada gli ricordava qualcosa, un episodio che era accaduto e che lui aveva dimenticato.

Scosse la testa e rimosse quel pensiero: lui che si dimenticava qualcosa?

Impossibile, aveva una memoria di ferro!

Lanciò uno sguardo intorno.

C’era la strada sterrata, a sinistra prati, a destra l’Old Wood.

Alzò un sopracciglio guardando con disappunto i grossi abeti che si affacciavano sulla strada.

“Certo che una ringhiera potrebbero anche metterla! Se qualcuno sbandasse si sfracellerebbe tra gli alberi...” pensò con disappunto.

Un flash improvviso lo scombussolò.

Un’auto che sbanda. La stessa auto tra gli alberi che... si muovono. Una scena vista dall’alto.

Damon si sforzò ulteriormente, c’era qualcosa che ancora gli sfuggiva.

Possibile che non ricordasse cosa? Lui aveva una memoria infallibile, ricordava sempre tutto.

<< Damon, ti prego. Aiutaci >>.

 

 

Trevor continuava a guardarsi intorno con nervosismo.

Sentiva l’aura dei kitsune intorno a loro, minacciosa e malvagia. Lo sentiva... erano pronti ad attaccare.

Guardò con preoccupazione Bonnie mentre iniziava il rituale.

Volse poi lo sguardo nel punto dove sentiva la flebile presenza di Elise. Rimase accigliato quando la vide in lacrime.

Deglutì ancora con nervosismo.

“Andrà tutto bene. Andrà tutto bene. Andrà tutto bene...”.

Elise scosse la testa debolmente e abbassò gli occhi.

 

Damon rimase paralizzato.

Quella voce da usignolo... Era così familiare... 

Damon si guardò intorno tentando di capire da dove provenisse quella richiesta d’aiuto.

Dopo qualche secondo comprese che non provenisse da alcuna parte perché in realtà quella voce non era reale... era un ricordo. Un vago ricordo.

Il vampiro scosse leggermente la testa. Possibile che, se davvero fosse stato un ricordo, lui non riusciva a richiamarlo alla memoria?

Lui aveva una memoria di acciaio! Come poteva non ricordare qualcosa?

Eppure... Sentiva di aver rimosso qualcosa di terribilmente importante per lui.

Si avvicinò titubante agli alberi, guardando tra i tronchi nodosi degli aceri e degli abeti.

Poi all’improvviso una raffica di immagini e di rapidi flash gli invasero la mente.

Una richiesta d’aiuto. Sangue, tanto sangue. Una vasca. Un “crack” quasi palpabile nell’aria. **

Damon indietreggiò vacillando, sconvolto.

Terribilmente confuso corse verso la macchina, cercando di capire cosa stesse accadendo.

Non lo avesse mai fatto!

Non appena entrò, infatti, buttò accidentalmente un occhio sul sedile del passeggero stimolando un’altra raffica di flash nella sua mente.

Questa volta c’era una stanza molto grande, no una biblioteca. Poi ancora una volta percepiva una sensazione di pericolo. Dei ragazzi. Un compito di storia. Una deliziosa fanciulla che dormiva placidamente sul suo sedile.***

E poi ricordò: il bacio più dolce che avesse mai ricevuto.

Rimase immobile mentre i ricordi riaffioravano in maniera sconvolgente nella sua mente, piccoli dettagli ed episodi che aveva completamente dimenticato.

Ma come era possibile?! Come diamine aveva potuto scordare quei momenti, quel bacio, ciò che aveva provato...

Come aveva potuto dimenticare che provare delle emozioni non era sempre così terribile, anzi poteva essere un’esperienza estremamente affascinante e... e dolce?

“A qualcuno sono stati tolti dei ricordi”***

Damon serrò le mani attorno al volante tanto da far diventare le nocche bianche.

Era quasi caduto nella sua trappola! Certo, levarsi di mezzo avrebbe decisamente giovato ai loro piani!

<< Shinichi... >> ringhiò, assottigliando lo sguardo da predatore.

 

 

 

Bonnie sentiva fluire l’energia delle sfere stellate dentro il suo corpo.

Piccoli brividi e scariche elettriche gli correvano lungo le vene, viaggiavano assieme al sangue.

Poteva sentire il suo cuore battere all’impazzata per la scarica d’adrenalina che stava subendo, per tutta la magia che stava riempendo il suo corpo.

L’unica cosa che non aveva notato era il fatto che il cuore le battesse un po’ troppo forte.

Aprì gli occhi e cercò la bacinella piena del sangue kitsune.

Un po’ esitante la guardò, chiedendosi con quale coraggio avrebbe bevuto quello schifo.

Lanciò un’occhiata ai suoi amici. Lo doveva fare per loro, per la sua famiglia... per la sua città.

Sospirò profondamente e, con uno scatto deciso, mentre continuava a ripetere la formula in celtico presente sul Grimorio, afferrò la bacinella di vetro e bevve quasi tutto d’un fiato il sangue dei kitsune.

In quel preciso istante accaddero una serie di cose che Bonnie non fece in tempo a vedere.

Elise con uno scatto si era avvicinata a lei, scuotendo convulsamente la testa, piegandosi poi con un gemito di dolore nel momento esatto in cui Bonnie aveva manda giù l’ultima goccia di sangue.

Nello stesso tempo sulla sua pelle iniziarono ad apparire delle linee violacee in corrispondenza ai suoi vasi sanguigni.

Non riuscì neanche a sentire un forte “no” di protesta riecheggiare per la raduna, urlato da una Meredith ansimante appena entrata in essa, né a vedere Stefan, Elena e Matt che si erano girati verso due nuovi ospiti decisamente sgraditi e che non avevano notato che le Sfere Stellate dei kitsune, invece di svuotarsi del loro potere, avevano cominciato a risucchiare quello di Bonnie e a privare il suo corpo dell’anima.

Il corpo della rossa, indebolendosi, si accasciò a terra.

 

 

I kitsune non avevano dato al gruppo nemmeno il tempo di pensa che, insieme ai loro malach, gli si erano avventati contro.

Trevor corse in un istante davanti al corpo della strega, assicurandosi che i kitsune non le facessero alcun male: nonostante fossero suoi alleati, non aveva la minima fiducia in loro.

Anzi, tutt’altro.

Si avvicinò con aria preoccupata a Bonnie che era seduta per terra.

<< Tutto bene? >> le chiese, prendendole il viso tra le mani e sentendo la sua pelle leggermente fredda al tatto.

Lei lo guardò leggermente confusa e annuì.

<< C-credo di sì! >> rispose non troppo convinta.

Trevor le sorrise.

<< Stai utilizzando i tuoi poteri e l’incantesimo ti sta infiacchendo. E’ normale, continualo! >> le sorrise velocemente e, lasciandole il viso, le diede le spalle.

Sì, doveva essere così. Era solo debolezza, solo innocua e normalissima debolezza...

Congedò la questione all’istante, mentre si guardava intorno.

Stefan stava combattendo ardentemente, circondato da alberi-malach e che tentava in tutti i modi di proteggere un Matt e una Meredith che, attaccati a sorpresa, erano stati colpiti e avevano perso i sensi.

Elena era invece occupata in una lotta all’ultimo sangue contro Misao.

Guardò attentamente tutta la raduna.

“Sì, ma dov’è Shinichi?” si chiese, avvicinandosi di più a Bonnie e iniziando a guardarsi rapidamente intorno.

<< Proprio qui! >> una voce alla sua destra attirò l’attenzione del vampiro.

Shinichi era in piedi, troppo poco distante dal corpo della strega, mentre lo guardava con un ghigno che non prometteva niente di buono.

Il biondo aveva un sensazione veramente brutta.

Istintivamente sentì i canini allungarsi e piegò leggermente le ginocchia, tendendo i muscoli in modo da essere pronto in qualsiasi momento ad attaccare.

<< Finalmente ci siamo! Hai fatto proprio tutto ciò che ti avevamo chiesto di fare >> notò il kitsune, << Hai allontanato Damon dal gruppo senza destare problemi, hai convinto tutti a fare l’incantesimo, hai mentito a Bonnie... ci hai davvero lasciato libero accesso per distruggere questa città >> aggiunse, a volume abbastanza basso affinché non arrivasse alla strega.

<< Mi aspetto di avere in cambio ciò che mi avete promesso... senza nessun tipo di problema >> lo interruppe freddo, lanciando un’occhiata a Bonnie che sembrava essere più bianca di prima.

In risposta il kitsune contorse ancora di più il viso in un ghigno divertito.

<< Certo... nessun tipo di problema >>.

Sbagliava, o quello era sarcasmo?

Un grido attirò la sua attenzione: un malach aveva affondato uno dei propri rami nella gamba di Stefan.

Il vampiro mosse un passo verso di questo, ma immediatamente si arrestò: era necessario che si salvassero solo Elise e Bonnie, era ciò che i kitsune gli avevano promesso. Solo loro due e nessun altro.

<< A dire la verità un piccolo problema c’è, Trevor >> esordì il kitsune, scambiandosi un’istantanea occhiata divertita con Misao che, mentre combatteva, stava ascoltando la conversazione.

Trevor tornò a guardare il diavolo, assottigliando lo sguardo e tendendo ancora di più i muscoli.

<< E quale sarebbe? >> sibilò minaccioso.

<< Adesso che hai fatto quello che ti avevamo chiesto di fare, ora che ci hai aiutato a... distruggere una volta per tutte Fell’s Church. Vedi Trevor... >> sorrise divertito, << Ora... >> mosse un passo verso di lui << A dire la verità non ci servi più a niente, anzi, sei di ostacolo. Se prima volevamo solo le line energetiche che s’intrecciano a Fell’s Church, ora possiamo avere qualcosa di molto, molto meglio... >>, i suoi occhi assunsero un colore giallognolo, segno che si stava trasformando, << E tu sei davvero di troppo, adesso >>.

Trevor gli si avventò contro prima che il kitsune assumesse la sua forma da volpe.

Aveva capito le sue intenzioni prima che le esplicitasse ad alta voce.

Se c’era una cosa che aveva imparato in secoli di esistenza era quella di prevenire il proprio nemico e attaccare sempre per primo.

Sferrò un pugno verso Shinichi talmente forte da fargli perdere i sensi per qualche secondo.

Beh, non aveva mai sopportato quei demoni e, ora che ne aveva l’occasione, si sarebbe divertito immediatamente!

Prima di ripartire all’attacco, si girò verso Bonnie per controllare che stesse bene.

Nemmeno il tempo di vedere che era diventata straordinariamente bianca in volto, che un pugno inaspettato lo colpì a pieno viso facendolo cadere a sua volta per terra.

 

 

Damon provò una soddisfazione immensa a fare ciò che aveva aspettato di fare da mesi.

Vide quell’insulso vampiro guardarlo sbalordito.

<< Tu... >> sussurrò incredulo, sgranando gli occhi.

<< Sorpresa Ossigenato! Ho una notizia buona e una cattiva. Quella buona è che sei in perfetto orario per assistere alla tua morte. Quella cattiva è che sarà molto lenta e dolorosa >> scherzò, con un ghigno sadico ed estremamente compiaciuto.

Immediatamente gli diede un calciò in faccia, facendolo ricadere nuovamente sulla schiena.

Sentì i canini allungarsi per l’eccitazione della vendetta.

<< Sapere che ce l’hai fatta per tutto questo tempo e che mi hai battuto, mi fa veramente irritare >>. 

Lo prese per la gola alzandolo sgarbatamente e impedendogli di replicare.

<< Capire che mi hai messo contro non solo mio fratello e quel branco di umani, ma anche il mio Uccellino, è qualcosa di molto ma molto più che irritante! >>.

Una ginocchiata nello stomaco fece uscire un gemito di dolore strozzato a Trevor.

<< Vedere il modo in cui non solo l’hai toccata ed hai osato baciarla, ma anche come hai profanato la sua mente, mi ha fatto veramente infuriare >> la sua voce era già un profondo ringhio.

Dopo avergli dato un altro pugno in faccia, gli afferrò il viso e puntò i suoi occhi iniettati ormai di sangue in quelli di Trevor.

<< Ma se c’è una cosa che mi ha fatto veramente, ma veramente tanto incazzare... >> sibilò, << E’ capire il modo in cui tu e quei due bastardi avete sfacciatamente osato privarmi dei miei ricordi >>. 

Con un ringhio conficcò i propri canini nel collo del vampiro, facendogli lanciare un grido di dolore.

Preso com’era dal torturare il biondo, non si accorse nemmeno di Shinichi che, rinvenuto, lo aveva attaccato alle spalle. Per fortuna Stefan, essendosi liberato di tutti i malach, si era buttato istintivamente per proteggere il fratello.

Senza sapere nemmeno lui perché stesse proteggendo quello che aveva appurato essere un traditore, iniziò a combattere contro Shinichi e a tenerlo il più lontano possibile da Damon.

Trevor, nel frattempo, steso per terra tossiva fiotti di sangue mentre si toccava la ferita sul collo.

Quando Damon fece per dargli un altro calcio sul fianco, il biondo si alzò all’improvviso e gli mollò un gancio destro in viso.

Damon, colto di sorpresa, non riuscì ad evitarlo e fu sbalzato all’indietro.

<< Mi dipingi come un mostro >> gli ringhiò contro, fuori di sé dalla rabbia e con i canini allungati al massimo, << mentre qui l’unico che non avrebbe nemmeno il diritto di esistere sei proprio tu, Damon Salvatore >>.

Gli si avventò contro, ma Damon fu più veloce di lui e lo evitò, facendolo sbattere contro un albero. Immediatamente lo afferrò per la gola, ma proprio mentre stava per colpirlo la sua risata lo bloccò.

<< Dimmi, Damon. Ti sei divertito a fare vittime innocenti durante la tua esistenza, non è vero? >> sputò con amarezza.

Damon lo guardò socchiudendo gli occhi.

<< Da morire >> rispose secco, mollandogli un pugno che Trevor riuscì a evitare liberandosi dalla sua presa.

<< E dimmi, quante ne hai uccise? Quante ne hai usate? >> ringhiò a pochi centimetri dal suo viso.

Damon gli rivolse uno sguardo esasperato: dove voleva andare a parare?

<< Vuoi farmi un esame di coscienza? >> domandò ironico.

Trevor ridacchiò.

<< Ma guardati! Perché lo stai facendo, eh? Cosa te ne importa di tutti questi umani? >> gli domandò, chiudendo le mani a pugno.

<< Questo non ti riguarda! >> gli rispose il moro, non capendo a cosa servisse quella strana conversazione: insomma, nessuno dei due era un santo... sì, e allora?

Confuso com’era, non contrastò nemmeno Trevor che, avventandoglisi contro, lo inchiodò violentemente a un albero.

<< Non dirmi che adesso hai un’umanità, perché non ci credo Damon! Non ci credo che tu sai voler bene a qualcuno... tu menti! Non te ne frega niente, non è vero? Di tuo fratello, di Elena... di Bonnie! Sei qui per un altro motivo, per un fine che non conosco! >> Trevor sembrava essere impazzito mentre blaterava ringhiando: sembrava voler convincere se stesso di ciò che diceva.

<< Ma di che diamine stai parlando? >>.

Ora sì che Damon non ci capiva più un accidente!

<< Se davvero hai una coscienza, dov’era quando l’hai dissanguata senza alcun riguardo? Quando me l’hai portata via? >>.

Damon corrugò la fronte.

<< Che? >>, dire che fosse stupito era poco.

Trevor sgranò ancora di più gli occhi: non ci poteva credere.

<< Tu... Tu nemmeno te lo ricordi? >> sussurrò con tono addolorato, << Sei un bastardo! >>. Prendendolo per la maglietta lo sbatté con violenza a terra.

<< Lascia che ti rinfreschi la memoria >> gli sputò con rancore mentre velocemente il moro si alzava.

<< Ti ricorda qualcuno il nome Elise Vladimir? Capelli rossi e ricci, occhi azzurri, bella da mozzare il fiato? >> gli domandò retorico.

Damon corrugò le sopracciglia: il nome non gli era nuovo in effetti.

<< No, no che non lo è! L’hai sedotta, mi avevi giurato di amarla e poi l’hai uccisa! Hai ucciso mia sorella privandola del sangue fino alla sua ultima goccia per una stupida profezia che nemmeno la riguardava! >> lo accusò.

Damon tentò di ricordare: niente.

Possibile che non la ricordasse?

Era vero, il nome non gli era affatto estraneo, ma lui ricordava ogni singolo nome e ciascun volto di ogni sua vittima durante tutta l’esistenza. Le portava assieme a sé, le custodiva nella memoria come dei piccoli tesori.

Le ricordava dalla prima all’ultima. Possibile che gli avessero tolto anche quel ricordo?

No, qualcosa gli diceva di no. Trevor si stava sbagliando.

<< Non so di cosa tu stia parlando >> gli rispose serio.

Trevor rimase spiazzato lì per lì, ma subito riprese parola.

<< Ho provato a salvarla quella notte, ma ero solo un umano e tu mi hai messo al tappeto immediatamente, privando Elise di qualsiasi protezione >> disse, << Vuoi sapere che è successo poi? >> il suo viso si contrasse in un ghigno cattivo.

Damon non rispose, continuando a guardarlo serio mentre cercava di capire.

<< Mentre avevo perso i sensi, dopo che mi avevi fatto svenire, Shinichi e Misao mi sono apparsi in sogno. Mi proposero un patto: la mia anima e la mia trasformazione in vampiro. In cambio mi offrirono una speranza per Elise: avrebbero intrappolato la sua anima per sempre in una delle loro Sfere Stellate, mantenendola per tempo indeterminato tra vita e morte come un fantasma finché non fosse nata una strega abbastanza potente da ricondurla alla vita. Mi dispiace veramente... Ma quella sera non sei riuscito a ucciderla del tutto! >> si lasciò sfuggire una risata tesa.

<< La fortuna di essere stato trasformato da dei demoni fu che raggiunsi un gran potere in pochissimo tempo grazie ai loro malefici: per questo riesco a leggere nel tuo pensiero e sono forte tanto quanto te nonostante io sia più giovane. Ero abbastanza potente da affrontarti, comunque, e dato che i kitsune erano spariti nel nulla ti cercai invano per secoli. >>.

<< Questa fu la mia deprimente vita: io ti cercavo e tu sparivi. Ma un giorno quei due si sono rifatti vivi: mi permisero di vedere Elise per un’ora**** e io in cambio avrei dovuto aiutarli a distruggere una delle tante città. La rademmo al suolo >>, Damon vide chiaramente i suoi muscoli contrarsi per prepararsi ad attaccarlo di nuovo, mentre gli occhi tradivano angoscia profonda.

<< Sparirono per un po’ di nuovo e, quando riapparvero, m’informarono che la strega che stavo disperatamente aspettando per riportare in vita mia sorella era nata e, guarda caso, non solo si trovava nella cittadina che loro volevano distruggere ma era anche in contatto con te! Il patto era chiaro da subito: io li avrei aiutati a distruggere le città liberandola dei suoi protettori e loro avrebbero riportato in vita Elise e mi avrebbero lasciato il piacere di ucciderti con le mie mani >> concluse, avventandosi subito sul vampiro.

<< Ah, e per la cronaca, non ti abbiamo tolto nessun ricordo! >> disse, tra un colpo e un altro.

Damon, dopo qualche istante, si liberò dall’attacco del vampiro.

<< Io non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando! >> disse, sinceramente, << Non conosco nessuna Elise, Trevor! >>.

Questa frase ebbe il potere di bloccare il biondo che indugiò qualche secondo a guardarlo, colpito dalla sincerità con cui aveva detto quella frase.

<< Il nome mi dice qualcosa... Ma io ricordo perfettamente ogni donna che ho ucciso e ti assicuro che non ho la più pallida idea di chi sia tua sorella >> continuò, confessando.

Trevor corrugò la fronte e lo guardò confuso.

Non era possibile... Stava mentendo per forza!

Eppure qualcosa gli diceva che non era così, che Damon era assolutamente sincero.

“Ma io lo ricordo... io ricordo il suo volto perfettamente! Ricordo che mi ha parlato e che l’ha uccisa!” pensò.

Già, eppure Damon era terribilmente sincero... di una sincerità quasi disarmante. Possibile che non stesse mentendo?

“Beh, il rito che gli è stato fatto consiste nel prendere un pezzo di memoria, non troppo grosso, dalla mente del soggetto e sostituirlo, senza troppi dettagli.”*****

Quel ricordo colpì come una secchiata di acqua gelida Trevor.

Già... i kitsune avevano fatto una cosa del genere con Sage, ma avrebbero potuto farla con chiunque... con lui, per esempio...

Se avessero voluto, avrebbero potuto prendere un’esperienza passata della sua vita, come la morte di Elise, e cambiare nella sua memoria il volto dell’assassino, ad esempio cambiare l’identità di Damon con quella di qualcun altro.

Avrebbero potuto farlo tranquillamente se avessero voluto...

Guardò negli occhi Damon e la sua sincerità lo colpì nuovamente, facendogli capire una nuova ed agghiacciante verità.

Scosse la testa sconvolto, iniziando a indietreggiare lentamente sotto gli occhi confusi di Damon.

“Lo hanno fatto! Hanno modificato la mia memoria!”

Boccheggiò per qualche secondo sentendosi tremendamente male.

Tutti quei mesi a tramare vendette nei confronti di Damon Salvatore erano solo frutto di un inganno!

La verità era un’altra, una verità che lui aveva saputo un tempo ma che i kitsune gli avevano crudelmente sottratto.

Non era stato secoli a odiare Damon Salvatore, a rincorrerlo per vendicare la morte di sua sorella: lo aveva fatto certo, ma in realtà lo aveva fatto nei confronti di qualcun altro perché non era stato Damon Salvatore a ucciderla.

I kitsune avevano plagiato i suoi ricordi, li avevano modificati... Allora chi era il vero aguzzino di Elise?

Si girò, nel panico, per incontrare gli occhi blu mare del fantasma di sua sorella.

Questa sorrise debolmente ed annuì.

Pochi secondi dopo, dietro di lei una figura apparve ghignando e risvegliando in lui i veri ricordi sulla sua vita e modificando ciò che aveva pensato fino a qualche minuto prima.

Shinichi nello stesso momento ferì Stefan, inchiodandolo a un albero con un ramo e si avventò su Damon che, qualche istante priva aveva poggiato gli occhi sul corpo inerme di Bonnie, sempre più debole... sempre più freddo... sempre più privo di vita.

 

 

*In celtico dovrebbe significare “fuoco”

**Mi vergogno a scriverlo, comunque mi riferisco alla tanto osannata scena Donnie della vasca che Damon ha completamente dimenticato (-.-’’)

***Uno dei segreti che Shinichi rivela al gruppo in non mi ricordo quale libro (scusate!). Parla appunto di qualcuno a cui sono stati tolti dei ricordi. Damon pensa di essere lui

****Questa scena è stata descritta come un ricordo di Trevor nel capitolo 17, proprio all’inizio

*****Frase pronunciata da Misao all’inizio del capitolo 6. Infatti, questa spiega di come abbiano modificato la memoria di Sage grazie a un rituale facendogli ricordare qualcosa che non era mai avvenuta in Francia, cioè l’incontro con Trevor. Il biondo capisce che un incantesimo del genere potrebbero averlo fatto anche a lui.

 

  • Angolo Autrice *

 

Okay, sono in un ritardo imperdonabile! Ma dovete scusarmi, ho avuto un bruttissimo momento e in più il blocco dello scrittore non ha aiutato in un capitolo complicato come questo.

Dire che succede qualcosa è dire poco: questo capitolo è una vera e propria svolta.

E’ essenziale che, per capire la storia, capiate ciò che realmente succede in questo capitolo e nel prossimo.

Allora, andiamo cronologicamente:

  1. La nostra adorata Meredith, non essendo idiota, va alla ricerca di Damon per dargli una mano. Ma lui, un po’ per orgoglio un po’ per paura, ha rinunciato a intervenire (spero davvero di non essere caduta nell’OOC in questo punto! Voi che dite? In caso scusate, ma è stato un inizio un po’ critico da scrivere ahah). Meredith ci rinuncia e se ne va
  2. Damon segue il suo istinto che, per confermarsi come il cattivo della situazione, gli urla di andarsene. In questo punto ho avuto un po’ di difficoltà: essendo Damon un personaggio particolarmente complicato, a tratti contradditorio, non riuscivo a immaginare come avrebbe reagito. Allora ho fatto prevalere il suo istinto di auto-conservazione che lo spinge ad andarsene. Tuttavia, come sappiamo, il vampiro è anche dotato di un grande cuore, quindi quasi subito capisce di dover intervenire per forza. A quel punto, grazie anche ad Elise (che è la figura dai capelli rossi che attraversa la strada XD), ricorda dei momenti essenziali della sua storia con Bonnie che aveva dimenticato, giungendo alla conclusione che Shinichi e Misao gli abbiano tolto i ricordi. Tuttavia, dopo, Trevor renderà chiaro il fatto che non sia lui quello a cui hanno tolto i ricordi. Allora perché aveva rimosso quelle scene? lo scoprirete alla prossima puntata XD No, seriamente, nel prossimo capitolo ve lo spiego ;)
  3. Colpo di scena e i kitsune non sono poi così fedeli neanche a Trevor (colpo di scena un par di ciuffoli! si era capito da un po’ che tramavano qualcosa alle sue spalle). Shinichi tenta di ucciderlo, ma ahimé in questo capitolo è interrotto e nel prossimo avrà una piccola sorpresina!
  4. Abbiamo il nostro ultimo Trevor-vs.-Damon. E questo è il cardine del capitolo! Perché Trevor odia tanto Damon? Beh, il nobile fiorentino che uccise Elise è proprio Damon, come molte di voi avevano ipotizzato. Ha quindi fatto un patto con i kitsune ed è stato trasformato per avere vendetta e riportare in vita Elise (è proprio questo il vero fine del rituale che, ovviamente, non uccide i kitsune ma riporta in vita la sorellina dell’Ossigenato). Ma, in realtà, non è andata proprio così! Come i kitsune hanno modificato la memoria di Sage in precedenza, la stessa cosa l’hanno fatta con Trevor. Lo spiego ora per chiarire un po’ di dubbi: prima che Trevor si inserisse nel gruppo, i kitsune gli hanno modificato i ricordi convincendolo che l’assassino di Elise fosse Damon, cosa che assolutamente non è vera. Quindi, Trevor è stato plagiato e Damon NON è l’assassino! Quindi, chi è il vero aguzzino di Elise? e, nonostante tutto, perché il nome di Elise non è del tutto estraneo al Damon? Scoprirete anche questo nella prossima puntata.
  5. Nel frattempo, la piccola Bonnie non se la passa tanto bene. Non notate che sia un po’ troppo debole, stanca, bianca e fredda per andare tutto bene? I kitsune hanno mentito sull’identità dell’assassino di Elise, potrebbero aver mentito quando hanno giurato a Trevor che nel rituale Bonnie non si sarebbe fatta male?

 

Beh, spero di essere stata abbastanza chiara. Ahimé, la storia è diventata più complicata di come l’avevo progettata XD Credo di non essere all’altezza per scrivere cose così contorte!

Se avete dubbi, chiedete pure!

Spero di non avervi deluse e vi prometto che il prossimo capitolo arriverà presto e che, probabilmente, entro fine Giugno la storia sarà bella che conclusa: mancano due capitoli più l’epilogo!

Un bacio a tutte e spero che vi piaccia davvero e che, sopratutto, ci abbiate capito qualcosa in questo caos di avvenimenti ahah

P.S. Lo so, lo so: pochissima Bonnie e sopratutto zero Donnie in questo capitolo! Ma era necessario ai fini della trama e poi la nostra Streghetta non sta proprio bene!

Comunque, nel prossimo capitolo avremo una scena Donnie o più di una che compenserà la mancanza, lo prometto :)

 

Amily

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Capitolo 23
*** Everything is falling apart ***


23. EVERYTHING IS FALLING APART

 

 

Neanche il tempo di guardarle il viso che Damon sentì la punta di quello che doveva essere un grosso ramo, conficcarglisi nella spalla destra.

Con un gemito di dolore si girò e staccò il pezzo di legno sotto lo sguardo compiaciuto di Shinichi.

Schivò il successivo colpo del demone, avventandoglisi sopra a sua volta.

Dopo qualche istante riuscì a prenderlo per la gola e a inchiodarlo per terra.

<< Perché mi hai preso quei ricordi? >> gli ringhiò in faccia.

Damon ricordava, era chiaro e ben delineato nella sua mente ogni istante che Shinichi gli aveva portato via.

Ma non c’era nulla che potesse andare a svantaggio del demone!

Il moro non riusciva proprio a capire: i kitsune gli avevano portato via i ricordi che riguardavano dei bei momenti tra lui e Bonnie, che senso aveva?

Davanti alla sua palese ingenuità, il kitsune non si trattenne dal ridere di gusto emettendo un verso strozzato per la pressione che le mani di Damon esercitavano sulla sua gola.

<< Io non ti ho preso un bel niente >> gli rispose, ridacchiando.

Damon si sentì spingere indietro da una forza invisibile e venne sbattuto a terra.

Non appena si rialzò vide Shinichi di fronte a lui con un ghigno divertito sulla faccia.

<< Damon, Damon, Damon... Perché incolpi me di quello che fai tu? >>.

Il vampiro s’irrigidì.

<< Che cavolo dici? >> sbottò: si era sinceramente rotto di tutto quel parlare per enigmi!

Non potevano essere un pochino più espliciti e diretti?

Lui per natura non era solo eccezionale e mozzafiato, ma anche incredibilmente intelligente. Madre Natura non lo aveva privato di nulla, tranne della fortuna forse...

Comunque, fatto stava che aveva la capacità di capire le cose molto prima degli altri e in poco tempo.

Ciononostante non aveva compreso nulla di ciò che era successo con l’Ossigenato! Un secondo prima stavano combattendo, poi lui aveva iniziato a delirare e ad accusarlo di cose assurde e, infine, l’aveva mollato lì come un idiota!

Se n’era semplicemente andato e Damon non aveva avuto occasione di vedere dove perché Shinichi gli era saltato addosso immediatamente.

<< La verità, Damon. Dico solo la verità. Noi non abbiamo rimosso alcun ricordo dalla tua mente: hai fatto tutto da solo! >>.

Damon alzò un sopracciglio, indeciso se mettersi a ridere o spaccargli la faccia.

<< Oh, ma certo! E perché mai avrei dovuto levarmi da solo dei ricordi? Ma sopratutto, come avrei fatto? >> disse sarcasticamente, con l’intento evidente di canzonare per bene il kitsune.

Se Trevor e quei due demoni credevano di poterlo prendere in giro ancora, avevano fatto male i conti!

<< Seppellendoli nella tua memoria e impedendoti di ripensarci! Nessun maleficio, niente di niente: hai semplicemente voluto dimenticarli... E il motivo... credo che tu lo sappia, no? >> ghignò.

Damon era indeciso?! Assolutamente no! Gli avrebbe decisamente spaccato la faccia.

Senza dargli nemmeno il tempo di difendersi, afferrò lo stesso ramo con cui era stato colpito e glielo conficcò dritto nello stomaco.

Shinichi rantolò attirando l’attenzione di Misao per un istante.

Gli si avventò contro, ma il suo pugno colpì solo l’aria.

<< Sai io l’ho capito fin dall’inizio, fin dalla prima volta in cui ti ho visto e mi hai chiesto di risparmiare anche la piccola rossa... *>> la voce di Shinichi alle sue spalle lo costrinse a girarsi.

<< E poi l’hai salvata, molte volte. Incredibile come sia riuscita a entrare dentro te nonostante tu non volessi... Ma non ci sei riuscito, Damon. Potevi dimenticare quei momenti che erano troppo per te, ma i sentimenti continuano a riaffiorare... Non è vero? >>.

Damon lo guardò stralunato.

Dove voleva andare a parare quel demone?

<< Come si fa a negare dei sentimenti tanto profondi nei confronti di una ragazza? >> continuò il kitsune con un ghigno stampato sul volto, << puoi eluderli, ma prima o poi ci dovrai fare i conti... Questa è una regola che vale perfino per uno come te, Damon. >>

L’espressione confusa del vampiro sembrò animare l’ilarità del demone.

<< Ancora non capisci, vero? Tu non hai protetto quella strega per tutto questo tempo solo per “un capriccio”, come l’hai definito tu! >>.

Damon corrugò le sopracciglia.

<< Io ci tengo a lei, e allora?! Perché avrei dovuto dimenticare quei momenti? >> disse, sconcertato.

Sì, era vero. Aveva appurato l’altra sera che Bonnie non era un capriccio, che lui ci teneva seriamente a lei. E quindi? Che voleva Shinichi?

Questo si limitò a ridacchiare.

<< E allora spiegami: non era forse gelosia quella che provavi per Trevor? Non ti sentivi come se ti stessero sottraendo qualcosa ogni qualvolta che lei ti scansava? Sei proprio sicuro che le vuoi solo bene? >>.

Damon rimase fermo, senza muovere un muscolo, mentre Shinichi gli si avvicinava lentamente.

<< Tu la ami, Damon. In un modo in cui non hai mai amato. Non è un’ossessione, né tantomeno un sentimento che ha a che fare con la vendetta o la rivincita. Provi per lei un sentimento puro, innocente e semplice. Qualcosa che il vampiro spietato che hai sempre detto di essere fatica ad ammettere di provare >>.

La voce di Shinichi era quasi ipnotica: gli stava letteralmente sbattendo la realtà in faccia.

<< L’hai dimenticato perché avevi paura di cambiare Damon: che ne sarebbe stato di te se ciò che provi per la strega ti rende così debole, così esposto. Non potevi permetterlo, vero? E figurarsi! Lei era così buona e innocente... E se ti avesse rifiutato anche lei? Il dolore ti avrebbe senz’altro distrutto! Era molto più facile amare una ragazza come Elena, era meglio essere sconfitti di nuovo da Stefan che essere abbattuti dall’amore che provi per Bonnie. E poi, ti dava fastidio, non è vero? L’effetto che lei aveva su di te era estremamente irritante! Riusciva a farti provare emozioni che non volevi provare, ti apriva l’anima e ti metteva davanti a te stesso, un confronto che hai voluto evitare per secoli! Ma nel contempo, provavi una soddisfazione immensa a proteggerla, a crescerla... a sentirla tua... Tu la ami, Damon. Hai iniziato ad amarla pian piano, sempre un po’ di più, da quando l’hai conosciuta per la prima volta. Ed è per questo motivo che hai deciso di dimenticare tutti quei momenti che potevano metterti difronte a questa verità: tu avevi paura >>.

Damon si sentiva come paralizzato.

Tutto ciò che Shinichi aveva detto era maledettamente vero.

Quello era l’effetto che Bonnie aveva su di lui e non gli era mai piaciuto. Lo rendeva troppo... umano. Tutto di sua spontanea volontà! Bonnie non aveva mai cercato di cambiarlo, non l’aveva mai voluto e questo Damon lo sapeva perfettamente.

Sarebbe stato più facile credere che i kitsune avessero cancellato i suoi ricordi per qualche motivo ignoto, ma Damon sapeva che questa volta Shinichi non stava mentendo.

Aveva fatto tutto da solo.

Lui innamorato di Bonnie?

Sentì quel senso di calore nel petto divampare nuovamente.

Com’era successo? Com’era possibile?

Si era illuso di amare Elena mentre in realtà era innamorato della piccola Streghetta? Era successo davvero?

No, lui aveva amato seriamente Elena. Ma anche Katherine e Stefan. E sua madre...

Ma ora non c’era più traccia dell’amore che provava per Katherine, né tantomeno quello che provava per Elena. Lo aveva capito la sera prima quando si era dichiarata.

Provava solo un profondo affetto e attrazione verso la sua bellezza... ma tutto lì. 

Era stata Bonnie. Quella piccola rossa gli era entrata delicatamente dentro e, pian piano, aveva eclissato l’amore che provava per Elena.

Con Bonnie era diverso, Shinichi aveva ragione. 

Era qualcosa di puro, semplice... Troppo semplice perfino per definirlo amore.

Era un senso di appartenenza reciproca e protezione, due elementi nati per completarsi e sostenersi.

Se quello era amore, beh allora sì, lui am...

<< E’ un vero peccato! >> commentò Shinichi, distogliendolo dal filo dei suoi pensieri e preparandosi ad attaccare.

<< Ora che ammetti tutto ciò che provi è troppo tardi: state per morire tutti >>.

Damon non aspettò un istante di più.

Lo afferrò per le spalle e lo morse violentemente: sentì la pelle del demone lacerarsi sotto i suoi canini e si rese conte che, se fosse stato un umano, gli avrebbe senz’altro rotto l’osso del collo con la violenza del morso.

Si staccò lacerandogli ulteriormente la pelle e, velocemente, lo spinse verso un albero impalandolo ad esso con un ramo.

<< Dato che ti piacciono tanto gli alberi, sono sicuro che ti farà piacere morirci sopra >> commentò ghignando.

Si ripulì il viso dal sangue amarognolo del kitsune con una smorfia disgustata.

Certo che come cibo facevano veramente pena!

Lo osservò mentre ansimava dal dolore.

Se non poteva ucciderlo, l’avrebbe almeno fatto soffrire fino alla morte.

Sì, il suicidio per il dolore era un’ottima strada per liberarsi definitivamente di quei due demoni.

<< Levami una curiosità prima: quale era il vostro piano? Farmi uccidere da Trevor? Isolarmi e poi attaccarmi quando ero da solo? No perché, per la cronaca... Non ha funzionato! >> disse spavaldo.

La reazione del demone lo atterrì per qualche secondo: rideva profondamente divertito.

<< Staccandoti da loro, il tuo gruppo di umani avrebbe avuto per protezione solo tuo fratello: sarebbe stato una passeggiata farli fuori. Mentre Trevor... Beh, sì, lui doveva ucciderti nel momento in cui saresti stato solo e debole >>.

Continuava a ridacchiare.

Che cavolo rideva? Stava per morire!

<< Beh, sto in ottima forma! Piano fallito! >> gli fece presente.

Shinichi lo guardò negli occhi e scosse la testa divertito.

<< Trevor ti avrebbe reso debole portandoti via Bonnie, sentimentalmente e fisicamente... >>.

<< DAMON! >> Il grido di Meredith attirò la sua attenzione.

Il moro si girò in ansia verso il luogo dove proveniva la voce e vide la ragazza da sola accanto al corpo di Bonnie.

<< Credi ancora di essere in ottima forma? >> lo canzonò Shinichi da dietro, << Te l’ho detto Damon, è troppo tardi >>.

Qualcosa dentro lui si ruppe.

 

 

 

Trevor socchiuse gli occhi e, istintivamente, fece cenno a Elise di allontanarsi. 

Lui non l’avrebbe potuta toccare questa volta, era un fantasma, ciononostante Trevor non voleva che sua sorella fosse vicino a quel... a quel bastardo.

<< TU >> ringhiò Trevor.

Non era possibile! Per tutto quel tempo ce l’aveva avuto sotto gli occhi... l’assassino di sua sorella...

Sage sorrise divertito.

<< Sei sempre stato facile da raggirare >> commentò.

Era vero.

Trevor si sentiva un’idiota.

L’aveva fregato quando aveva ucciso sua sorella e ora lo aveva fregato ancora una volta.

Sage, il ribelle. Nobile disprezzato nella Dimensione Oscura, ma anche vampiro di inestimabile potenza.

Trevor aveva faticato a trovare delle informazioni su di lui, ma in più di un secolo si era certamente fatto un riquadro completo.

Era conosciuto come un ribelle appunto, un rivoluzionario: voleva sottomettere la Dimensione Oscura sotto il potere di un'élite di vampiri, potenti e spietati quanto lui.

Quando aveva sentito della profezia degli Angeli della Morte**, immediatamente si era messo alla ricerca dei due fratelli per eliminare il problema alla radice, così aveva ucciso Elise.

L’aveva cercato per secoli, poi i kitsune gli avevano modificato i ricordi poco prima di giungere a Fell’s Church e lui aveva addirittura collaborato con quell’assassino.

La rabbia ruggì nel suo petto.

<< Sai, quando ho scoperto che la profezia era falsa e che avevo perso l’occasione di accrescere immensamente il mio potere mi sono veramente irritato! Per fortuna, ho trovato gli alleati giusti >> disse con nonchalance, guardandolo con superiorità.

“I kitsune...”.

<< Credevo avessi l’accento francese >> commentò con sarcasmo, mentre cercava il momento giusto per staccargli la testa.

<< So fingere molto bene gli accenti! E so parlare qualsiasi lingua >> spiegò lui con orgoglio, << perfino il dialetto fiorentino dell’epoca >>.

Trevor strinse i pugni e, senza pensare più, afferrò un ramo appuntito e fece per piantarglielo nel cuore.

Sage lo bloccò in poco tempo.

<< Ah, giusto! Tu credi che i kitsune ti abbiano aumentato abbastanza i poteri da potermi sconfiggere! >> Sage rise crudelmente, << Non eri altro che una pedina, Trevor! Lascia che ti racconti com’è veramente andata! >> lui afferrò il paletto improvvisato dalle mani del biondo e, con questo, lo impalò per terra.

Trevor rantolò per il dolore.

<< Vedi, quella dei kitsune è una natura curiosa. Distruggono città per accrescere i loro poteri, perché si divertono e perché è semplicemente ciò che gli piace fare. Non c’è un secondo fine: vogliono il potere perché gli piace, ma poi non lo utilizzano più di tanto se non per conquistare e distruggere altre città e accrescere ulteriormente i loro poteri >> si mise in piedi e lo guardò mentre tentava inutilmente di togliere il bastone che aveva conficcato tra le costole.

<< Shinichi e Misao ti hanno utilizzato come una pedina! Prima di essere tuoi alleati, sono miei. Da lungo tempo erano affascinati dal potere di tua sorella e sapevano perfettamente che la profezia fosse falsa. Quando la uccisi, come ben sai, imprigionarono la sua essenza vitale in un luogo tra la morte e la vita e attesero pazientemente la nascita della strega adatta per farla risorgere. Erano interessati solo al potere di Elise: una volta che fosse tornata in vita, l’avrebbero uccisa nuovamente dopo essersi appropriati del suo potere. Ma nel momento in cui nacque Bonnie, scoprirono il potere su cui sorgeva Fell’s Church e l’unico loro problema era Damon Salvatore - mio vecchio amico - suo fratello e il suo gruppo di umani, tra cui Bonnie stessa. Non erano più interessati al potere di Elise e tu e il patto con te, quindi, diventavate di fatto solo un problema, Vennero da me e mi raccontarono tutto: mi proposero una divisione. Io avrei preso il potere di Elise e ti avrei ucciso dopo che tu avessi ucciso Damon, mentre loro si sarebbero impadroniti delle linee di Energia. Inutile dire che accettai: da tempo ero disprezzato nella Dimensione Oscura e per questo avevo bisogno di un potere inimmaginabile, forte... quello di tua sorella >>.

Sage ridacchiò. 

<< Non m’importa se Damon Salvatore sopravvive e i kitsune non prendono Fell’s Church! Ormai il rito è completo ed Elise sta per tornare in vita, io ho ciò che voglio. Quindi scusami Trevor... >> riprese il bastone conficcato tra le sue costole provocandogli un male inimmaginabile, << Ma devo fare una cosa che avrei dovuto fare molto tempo prima >>.

Alzò il bastone pronto a mettere fine alla sua inutile vita.

Era stato un idiota e meritava di morire.

Chiuse gli occhi pronto a sentire la propria vita andare via.

Improvvisamente, il corpo di Sage s’irrigidì e la sua pelle assunse un aspetto grigiastro.

Trevor sentì il corpo del vampiro cadere a terra in un mucchio di polvere.

Aprì gli occhi.

<< Elise... >> sussurrò.

 

 

 

Elena schivò il colpo di Misao e, con il potere delle Ali, la scaraventò a terra.

Si girò verso Stefan: per fortuna si era rialzato in piedi e stava controllando che Matt e Meredith, ancora privi di sensi, stessero bene. 

Elena guardò Misao, anch’essa svenuta per l’impatto.

Alzò scetticamente un arcuato sopracciglio biondo.

“Sì, come no. Svenuta”.

Se voleva dargliela a bere stava fallendo miseramente! Ciononostante si concesse un attimo per recuperare le forze e guardarsi intorno.

Vide Damon mentre combatteva con Shinichi e per un istante il mondo si fermò.

Damon...

Era rimasta profondamente delusa. Si era dichiarata, aveva espresso ad alta voce i sentimenti più profondi che aveva nell’animo per il moro e questo... non l’aveva neanche degnata di uno sguardo!

Era sparito, se n’era andato chissà dove!

Poi, la sera stessa, Stefan le aveva rivelato cosa fosse successo in camera di Bonnie e il fatto che Damon li avesse traditi un’altra volta.

Come aveva potuto?

Era questo ciò che si era domandata, eppure mentre lo vedeva combattere contro Shinichi capiva di quanto si fossero sbagliati.

Si girò verso Trevor e per poco non sbiancò.

Sage lo sovrastava e stava per impalarlo con un ramo. Avevano quindi fatto male a fidarsi di Trevor?

Era lui il traditore? 

Elena non ci capiva più nulla, avrebbe voluto che qualcuno le spiegasse cosa succedeva ma, forse, non ce n’era uno che capisse cosa realmente stesse accadendo in quella radura.

Sembrava essere scoppiato l’inferno e lei aveva dubbi perfino su chi fidarsi e chi no.

Capendo di essersi concessa troppo, riportò la propria attenzione su Misao.

Era sparita.

Neanche il tempo di sentire Stefan gridare, che con un colpo la coda da volpe di Misao le lacerò la coscia sinistra.

 

<< Elise! >> esclamò, questa volta più forte.

La ragazza teneva un paletto tra le mani... una paletto concreto.

Avvicinò la propria mano tremante al viso in lacrime della ragazza e, dopo un attimo di esitazione, la toccò.

Sentì la sua pelle sotto i polpastrelli, il bagnato delle lacrime e il suo profumo invadere l’aria. Tutto ciò significava solo una cosa: era tornata.

Trevor non riuscì a trattenere le lacrime di gioia e, prendendogli il viso con tutte e due le mani iniziò a baciarla sul viso dalla felicità e a stringerla a sé.

<< Oddio... Elise! Elise, ce l’abbiamo fatta! Elise...? >>.

Il corpo di lei continuava ad essere rigido e scosso da singhiozzi tra le sue braccia.

Trevor rimase sbalordito e l’allontanò per guardarla in viso.

Le lacrime di lei non erano di gioia, i suoi occhi esprimevano solo angoscia e dolore.

<< Trevor... >> sussurrò con voce spezzata, << Fratellino, che cosa hai fatto?! >>.

Trevor non capiva. Che cosa aveva fatto?!

L’aveva riportata in vita, ora potevano di nuovo stare insieme! Non era contenta?!

<< Perché tutto questo dolore, Trevor? Che ti ha fatto lei? >> singhiozzò.

Trevor aggrottò la fronte.

“Lei?”.

Una strana angoscia lo pervase.

<< Non ti ricordi quando studiavamo magia? Se si vuole ottenere qualcosa che modifichi la natura bisogna dare un elemento naturale; Se si vuole ottenere qualcosa che modifichi il funzionamento vitale di un ente bisogna dare sangue; Se si vuole ottenere qualcosa che modifichi lo stato di un ente dalla morte alla vita, bisogna... >>

<< Bisogna dare la vita di un’altro ente >> concluse per lei Trevor.

L’angoscia e i sensi di colpa lo colpirono in pieno.

Si girò verso Bonnie e il più velocemente possibile le fu accanto.

La ragazza aveva gli occhi semichiusi e respirava affannata. Trevor la toccò: era gelida.

<< Bonnie... Oh, Ragazzina... Non volevo questo! Mi dispiace così tanto! >> sussurrò.

Sentì la presenza di un’altra persona che si accasciava affianco a Bonnie.

Trevor riconobbe Meredith, appena rinvenuta, che guardava angosciata e con dolore l’amica.

Stava per dirle qualcosa quando un urlo attirò la sua attenzione.

Si girò e vide Elena aggredita da Misao.

<< Meredith, chiama Damon! >> ordinò alla mora, per poi gettarsi sulla kitsune.

 

 

 

 

Stefan si allungò in pochi secondi sino a Elena.

La guardò terrorizzato.

Non si preoccupò un attimo dei kitsune: esistevano solo lui ed Elena in quel momento.

<< Stefan... >> sussurrò rauca.

<< Shh >> la intimò lui, << Amore, ti prometto che andrà tutto bene, okay? >> lo diceva a lei o a se stesso?

Stefan guardò la gravità della ferita e si accorse con sollievo che sarebbe bastato giusto qualche punto e un po’ di riposo... oppure giusto qualche goccia di sangue vampiro.

Si morse il polso e fece per appoggiarlo alla bocca di lei, ma la bionda lo bloccò e gli prese le mani.

<< Aspetta... C’è qualcosa che voglio dirti! >>.

Stefan, inspiegabilmente, sentì una strana ansia pervaderlo.

<< Shh... Elena, ne parliamo dopo, ora devi assolutamente guarir... >>

<< Stefan, ascoltami! >> lo supplicò autoritariamente lei.

Stefan le carezzò i capelli.

<< L’altra sera ho detto a Damon di amarlo, dopo che mi avevi chiesto di passare l’eternità con te >> confessò lei, non potendo fare a meno di abbassare lo sguardo.

Ah.

Stefan contrasse la mascella, sentendo una fitta di delusione e gelosia attanagliargli l’anima.

<< Sono una tale egoista, Stefan... Eppure ti amo così tanto! Ma credo di essermi innamorata anche di lui... >> Stefan chiuse gli occhi.

<< Ne parliamo dopo Elena... >> la pregò, non era quello il momento per parlare di certi argomenti!

<< Stefan, Ascoltami! Mi dispiace! Mi dispiace da morire! >>.

Stefan aggrottò le sopracciglia.

<< Non è colpa tua, Elena! E’ Damon... lui ha fatto tutto questo casino. E sono io che... >>.

Elena si alzò con il busto, nonostante il dolore, e lo interruppe.

<< Non è colpa di Damon!  E’ colpa mia, solo mia! Io mi sento in colpa, Stefan! Perché l’ho baciato più volte mentre tu marcivi in prigione, perché mi sono innamorata di lui e vi ho separati ulteriormente! Non è giusto ciò che vi ho fatto, me ne rendo conto. Voglio solo che tu e lui sappiate che... Mi dispiace! Sono un’egoista e probabilmente non merito nessuno di voi due >> una lacrima scese sul suo viso.

Elena rivolse uno sguardo intenerito a Stefan che, silenziosamente, apprendeva quelle verità forse già conosciute ma mai ammesse.

Gli carezzò una guancia.

<< Damon ti vuole bene. E non ci ha traditi! Hai visto, prima combatteva contro Shinichi! >>.

Stefan sorrise debolmente. L’ultima parte era vera, l’aveva visto e... 

Si girò verso il fratello e l’osservò avvicinarsi a Bonnie e prenderle il viso tra le mani. Guardò la sua espressione e ci lesse un sentimento che mai aveva visto sul viso del fratello: devozione.

Stefan capì all’istante di aver fatto un errore madornale a non seguire il proprio istinto: Damon non mentiva, stava dalla loro parte e lo era sempre stato.

I suoi occhi caddero su Trevor. Ma anche lui li stava proteggendo dai kitsune...

Stefan non capiva, era tutto così confuso.

“Ma che importa!” pensò, guardando nuovamente il fratello e capendo di dover chiarire con lui e chiedergli scusa.

La nota di tristezza che passò negli occhi smeraldini di Stefan obbligarono Elena a richiamarlo.

<< Ti perdonerà, lo fa sempre. Voi due avete bisogno l’uno dell’altro >> lo rassicurò lei.

Era vero, Stefan sentiva dentro un bisogno profondo di suo fratello maggiore, ma dubitava del contrario.

<< Stefan... Io non credo che l’offerta che mi hai fatto l’altra sera valga ancora, che tu possa perdonarmi, ma voglio solo che tu capisca quanto mi dispiaccia >>.

Elena non si accorse nemmeno di come Damon fosse sparito dai suoi pensieri.

Era la verità, Elena capiva che le cose si stessero mettendo male nella radura e non poteva fare a meno di pensare a quanti sbagli avesse fatto.

Era stato un’egoista e, forse, il suo errore più grande era stato quello di separare ulteriormente i due fratelli Salvatore.

Ma solo in quel momento si rendeva conto di non aver mai rischiato di perdere Stefan come ora. Anche quando immaginava come sarebbe stato il proprio futuro con Damon, accanto a lei vedeva sempre l’ombra di Stefan.

Quando pensava al proprio futuro con Stefan, Damon... spariva.

E in quel preciso istante, guardando gli occhi di Stefan persi nei proprio pensieri e estremamente duri, sentì il terrore pervaderla al pensiero di una vita senza lui.

Quello cosa significava?

Era stata tanto idiota da perderlo?

“Beh, almeno sei stata sincera. Lui non si meritava altre bugie”.

Sì, era vero. Ma quanto costava la verità?

Fu così che l’irremovibile Elena Gilbert iniziò a singhiozzare disperatamente e a piangere come una bambina, come mai prima di allora aveva fatto.

Stefan rimase spiazzato da quella visione e, nonostante i sentimenti contrastanti che provava in quel momento e i pensieri che affollavano la sua mente, asciugò le lacrime di Elena e l’abbracciò con fare rassicurante.

<< Andrà tutto bene >> ripeté per rassicurarla, questa volta certo di ciò che diceva.

Forse sarebbe stata un po’ dura all’inizio, ma era sicuro che se fossero sopravvissuti tutto sarebbe andato al suo posto.

Stefan non era pronto a rinunciare né a Elena né tantomeno a Damon.

 

 

Trevor si avventò su Misao, impedendole di attaccare ancora Elena.

Gli ringhiò contro tutta la sua frustrazione e, troppo velocemente perché questa avesse il tempo di evitarlo, la tramortì.

Afferrandola in malo modo per la gola la vide trasformarsi nuovamente in forma umana davanti ai propri occhi.

Misao, per la prima volta, appariva sconvolta. Probabilmente non si aspettava tutto quel potere da parte sua.

<< Non fare quella faccia, stronza. Sai, la rabbia eccita molto! Aumenta l’adrenalina! >> ringhiò, stringendo ulteriormente la gola della kitsune che emise un verso strozzato.

<< Shinichi! >> urlò Trevor, invitando il demone a farsi avanti, << Vieni a prendere tua sorella! >> la buttò in malo modo per terra.

In pochi secondi Shinichi fu da lei e l’aiutò a rialzarsi.

<< Cos’hai intenzione di fare? >> gli domandò il demone, per una volta senza quel maledetto sorriso strafottente, << Non puoi più fare nulla! >>.

Trevor ridacchiò.

<< Mentre tu eri impegnato a tentare di uccidere Damon e tu, Misao, eri occupata con Elena, Sage è morto >> gli fece presente.

<< E allora? >> Shinichi rise con tono amaro, non riuscendo a mascherare tuttavia una faccia sorpresa dalla notizia, << Non abbiamo bisogno di lui. Ciò significa più potere per noi! Bonnie sta morendo, Damon s’indebolirà. Non ci vorrà niente a togliere di mezzo Fell’s Church... e te >> sputò Misao, quasi istericamente.

<< E poi... Non puoi ucciderci >> aggiunse il fratello, mostrando ancora quel suo ghigno strafottente.

Trevor provò quasi pena per quei due idioti.

<< Sono stato uno stupido. Mi avete raggirato per bene e usato per i vostri scopi come volevate, mi avete perfino cercato di uccidere >> disse, trattenendo a stento una risata difronte alle facce compiaciute dei due.

<< Ma davvero credevate che io mi fidassi completamente di voi due? >> gli domandò, << Non sono cretino fino a questo punto. Sapevo perfettamente che potevate distruggere città anche senza il mio aiuto, quindi vi servivo per forza per qualche altro scopo. Ma io volevo solo mia sorella e voi eravate l’unica mia possibilità >>.

Trevor si mosse con nonchalance, rivolgendo un’ultima occhiata a Elise.

Questa la guardava tristemente e annuiva con debolezza.

Gli mimò con le labbra un “ti voglio bene”.

“Te ne voglio anche io, sorellina. Ci si vede dall’altra parte” pensò, stranamente sereno.

<< Mentre rintracciavo Sage, ho cercato in lungo e in largo anche un modo per sbarazzarvi di voi due una volta che avessi riavuto mia sorella. Avete presente l’incendio che avevate appiccato per liberarvi di questa? >> tirò fuori dalla tasca il coltello ambrato che custodiva gelosamente da secoli, << A quanto pare non è servito a molto >>.

Ghignò difronte alla faccia terrorizzata dei due.

Vide Misao indietreggiare decisamente nel panico, mentre Shinichi rimaneva immobile e sconvolto.

<< Non è possibile... >> sussurrava il demone flebilmente.

<< Oh sì, lo è eccome! Ammetto di aver fatto una faticaccia per trovarla. Avevo quasi perso le speranze! E poi eccola qui! >>.

<< Non puoi! Se ci uccidi con quella... Muori anche te! La sua energia risucchierà anche la tua! >>.

Era vero. Chiunque avesse ucciso un kitsune con quel coltello sarebbe morto a sua volta. Per ucciderlo basta procurargli un graffio con quella lama e la sua energia vitale sarebbe stata risucchiata nell’oblio.

Bel marchingegno avevano creato le streghe!

Trevor fece spallucce.

<< Beh, trovo che sia un ottimo modo per morire. Ma vediamo, riuscirò a graffiarvi entrambi? >> commentò, rigirandosi divertito la lama tra le mani.

Shinichi si slanciò verso di lui in un gesto disperato.

 

 

 

Damon affiancò in pochi istanti Meredith.

La intimò con un gesto secco della mano a farsi da parte e a fargli spazio per controllare le condizioni di Bonnie; lei indietreggio di qualche passo accondiscende.

Damon osservò per qualche secondo la ragazza.

I suoi occhi furono immediatamente catturati dalle labbra, non rosse e vive, ma bluastre e di un tono poco rassicurante.

Solo quando con una mano le accarezzò delicatamente una gota si accorse delle vene nere che si intravedevano attraverso la pelle madreperlacea.

Ritrasse la mano quando sentì la pelle ghiacciata al tatto.

Non c’era neanche bisogno di valutare la situazione!

Damon si morse in un attimo il polso lasciando fuoriuscire il sangue scuro e lo poggiò sulle labbra schiuse della strega. Ignorò l’angoscia che minacciava di pervaderlo e renderlo poco lucido.

Solo dopo qualche minuto Bonnie inizio debolmente a deglutire. Damon si lasciò sfuggire un sospiro sollevato: per un secondo aveva quasi creduto che fosse morta.

Ma immediatamente una nuova preoccupazione eclissò il sollievo.

Più andava avanti, più Damon si accorgeva che Bonnie iniziava a deglutire sempre meno e sempre più debolmente, quasi non riuscisse a farlo.

“Avanti Uccellino...”.

<< E’ inutile >> una voce femminile alle sue spalle, vagamente familiare, lo prese alla sprovvista.

Damon si girò per vedere chi avesse parlato, senza staccare il proprio polso dalle labbra di Bonnie. Quando incontrò due occhi blu cobalto rimase quasi spiazzato.

Quella ragazza, oltre ad essere stupenda, era estremamente familiare...

Diverse sue caratteristiche, come i boccoli rossi e la delicatezza del viso, ricordavano molto la Streghetta.

<< Chi sei? >> domandò debolmente, più per assicurarsi che non fosse una nuova minaccia piuttosto che per curiosità.

<< Elise >> disse lei semplicemente, facendo due passi e inginocchiandosi affianco a lui.

Elise... La sorella di Trevor? Sì, era quello il nome che il biondo gli aveva detto e che lui era sicuro di ricordare.

Più guardava il viso della ragazza più gli sembrava familiare.

<< Ci conosciamo? >> domandò, più a se stesso che a lei.

La ragazza si limitò ad annuire silenziosamente.

Damon aggrottò la fronte e si domandò dove si fossero conosciuti, quando guardando un piccolo neo sulla guancia della ragazza improvvisamente ricordò tutto.

Quel neo l’aveva notato anche allora, aveva pensato che fosse estremamente elegante per una fanciulla del genere.

<< Ma certo, la piccola strega che mi ha aiutato a localizzare Stefan... >> affermò, ricevendo per risposta un sorriso.

Era andato a Firenze quando aveva deciso di cercare il suo adorato fratellino per disturbarlo un po’ e tenerlo d’occhio, ma con suo enorme disappunto aveva appurato che Stefan non fosse restato nella loro madre patria.

Sentendo parlare di una strega che abitava nei pressi della città era andata a cercarla, sorprendendosi di come una ragazza così giovane fosse già immensamente potente.

Le aveva chiesto di localizzargli Stefan, in cambio lui le avrebbe risparmia la vita... a malincuore, ovviamente: era una preda ottima e doveva avere un sangue a dir poco dolce. Effettivamente, non ci avrebbe messo niente a sbarazzarsi della sua guardia del corpo personale - che adesso riconosceva essere Trevor - e poi godersi il suo pranzo dopo che lei le avesse detto ciò che gli serviva, ma la dolcezza di quella ragazza lo aveva spiazzato completamente e aveva deciso di essere fedele alla propria promessa.

Ecco perché Trevor non gli era così estraneo! Certo, quando lo aveva incontrato era molto più giovane, forse aveva una quindicina di anni, ma gli occhi di quei due fratelli se li ricordava benissimo!

<< Lascia perdere, non puoi fare niente >> la voce di Elise lo distolse dai suoi pensieri immediatamente.

<< Cosa? >>, non capiva.

<< Non può essere guarita, non ha nessun tipo di ferite e anche se morisse non si trasformerebbe in vampiro... La sua energia vitale è stata completamente spesa nell’incantesimo. Una vita per una vita, questa è la regola. Bonnie non ha più energia vitale... neanche per vivere una vita da non-morta, quindi è inutile! >>.

Crack.

Se quello non era un terremoto che stava spaccando la crosta terrestre, doveva per forza essere qualcosa che aveva colpito il suo strato di roccia intorno al cuore... no, che aveva colpito il suo cuore ancora di più rispetto alla sera precedente.

Non vide Elise chinare la testa né la sentì mormorare un “mi dispiace”, il mondo intorno a lui sembrava essere sparito.

Guardò Bonnie, apparentemente impassibile, mentre con dolore sentiva quel calore nel petto che gli veniva strappato via dagli artigli del gelo.

Scosse la testa, dapprima piano e poi sempre più forte, cercando invano di non rendersi conto della realtà.

Non poteva essere! Perché ogni volta che teneva a qualcuno questo gli veniva strappato via? Perché quella sua patetica esistenza doveva riservargli sempre e solo insoddisfazione e dolore? Perché sempre a lui?

“No... questa volta no” penso determinato, nascondendo a se stesso la sua disperazione.

Levò il polso appoggiato alle labbra della ragazza e mentre una mano era artigliata alla sua spalla destra, con l’altra le accarezzava dolcemente il viso e la chiamava mentalmente, sperando che almeno con la connessione telepatica Bonnie riuscisse a sentirlo.

“Streghetta? Bonnie?”

Silenzio.

“Uccellino...?”

Non gli era data nemmeno l’occasione di parlarle un’ultima volta?!

Damon serrò per qualche secondo gli occhi, reprimendo ulteriormente quel macigno di dolore che minacciava sempre di più di ucciderlo.

Li riaprì giusto in tempo per vedere le labbra di Bonnie muoversi impercettibilmente e emettere un verso ovattato. Damon capì all’istante che la ragazza non aveva la forza né per parlare né per rispondergli telepaticamente.

Ma almeno poteva sentirlo?

Damon la strinse forte a sé con il braccio sinistro, facendole poggiare la testa sul suo petto e sorreggendole il busto. Con la mano destra iniziò a carezzarle il braccio, poi un fianco e infine le gambe, più volte godendo della morbidezza del suo corpo.

La immaginò arrossire e abbassare lo sguardo imbarazzata dalle sue carezze, mentre dentro di sé tentava di non cedere alle sue lusinghe per non soffrire.

Damon sorrise sereno, tentando di sentire un minimo di calore nel corpo di Bonnie e si concentrò sul debole battito del suo cuore che rallentava sempre di più.

Tentò di richiamare ogni singolo gesto che le apparteneva e che aveva avuto modo di osservare: quando si rigirava un boccolo tra le dita per la noia, quando si metteva un ciuffo di capelli dietro all’orecchio prima di iniziare a parlare, quando corrugava leggermente le sopracciglia perché doveva concentrarsi, quando sgranava sorpresa i suoi occhioni da cerbiatto, quando lo guardava con rimprovero oppure con adorazione, quando sorrideva...

Erano tutti lì, i piccoli gesti che ricordava della ragazza, tutto ciò che gli rimaneva di Bonnie.

Cosa avrebbe fatto senza vederli mai più? Quelle singolari e piccole caratteristiche della sua Streghetta che... che lui aveva imparato pian piano ad apprezzare, ad ammirare e forse... forse... sicuramente...

“Bonnie, resta qui con me...” la pregò mentalmente, andando ad accarezzarle il palmo della mano.

In risposta lei la strinse leggermente, con quelle ultime forze che le rimanevano e quell’ultimo barlume di lucidità che aveva, per fargli capire che lo poteva sentire.

“Abbiamo ancora così tanto da vivere, io e te, Uccellino... Così tanto da fare insieme...” .

E lo avrebbero fatto?

Damon deglutì. Era così difficile per lui dire quelle due parole che gli risuonavano in testa, che gli invadevano l’anima. Lo era sempre stato.

Ma in quel preciso istante sembravano così inutili e così inadeguate a descrivere ciò che sentiva per Bonnie che non riuscì a dirgliele.

Non erano abbastanza, lui voleva che lei capisse completamente e le parole erano in quella circostanza insufficienti.

Con la mano destra le accarezzò nuovamente la guancia, scendendo poi con l’indice fin sotto il mento e girandole il viso verso il proprio.

Avrebbe voluto che quei suoi bellissimi occhi nocciola fossero aperti in quel momento, ma comunque gli bastava che lei sentisse.

Si chinò sulle sue labbra e le lasciò il bacio più dolce e sentito che avesse mai dato.

Non era come le altre volte in cui si erano baciati, non sentiva la presenza della ragazza chiara e luminosa accanto alla propria, mentre si fondevano e diventavano l’uno parte dell’altro. Non era come quando avevano fatto l’amore, quell’esperienza così travolgente che lo aveva segnato in maniera inequivocabile.

La presenza di Bonnie quella volta sembrava non esserci, ma in realtà Damon sentiva quel brandello di energia vitale che rimaneva alla ragazza e si sorprese constatando che fosse tutto per lui, che fosse in lui. Era come se Bonnie avesse dedicato l’ultimo brandello della propria vita e Damon poteva fare altro che sentirsi tristemente amato e voluto per l’ultima volta in quella maniera così totale con cui la rossa lo aveva sempre amato.

Fu in quell’istante che Damon si decise.

Le iniziò a trasmettere tutti i preziosi ricordi che conservava di loro due insieme, anche quelli che Bonnie non conosceva come le notti passate appollaiato di fronte alla sua finestra o quei momenti che le aveva fatto dimenticare.

Infine fece in tempo a trasmetterle un’ultima immagine: era come lui la vedeva. 

Bellissima, dolce, luminosa, intoccabile e fantasticamente sua, per sempre.

Bonnie se avesse avuto le forze si sarebbe commossa, non si era mai vista in quel modo e sapere che Damon la vedeva in quella maniera così meravigliosa, quasi come un piccolo mondo suo che avrebbe conservato e protetto per sempre mentre rideva e gli donava il suo amore, le faceva senz’altro venire voglia di amarlo ancora di più.

Damon lasciò che una lacrima gli rigasse la guancia sinistra, coperta dalla vista di chiunque altro se non quella di Bonnie, esattamente come secoli prima alla morte di sua madre aveva lasciato che la stessa unica lacrima, l’ultima versata, lo segnasse.

Poco distante Trevor riuscì a graffiare i due kitsune contemporaneamente e, mentre si trasformava in polvere, vide i corpi dei due demoni decomporsi davanti a suoi occhi, trasformandosi in carne informe, poi in scheletro e infine in terra.

Nello stesso istante il cuore di Bonnie batté per l’ultima volta.

 

 

 

 

*Nel primo libro dove appaiono i kitsune, infatti, Damon gli chiede prima di uccidere tutti tranne Elena, mentre poi aggiunge di risparmiare per un suo capriccio anche Bonnie. Non ricordo il nome del libro, pardon ^^

** Ne parla Trevor al capitolo 19: una profezia diceva che due fratelli, scambiati erroneamente per Trevor ed Elise, avrebbero rivoluzionato la Dimensione Oscura eliminando tutti i nobili. In realtà la profezia era falsa.

 

  • angolo autrice *

 

Okay... non ammazzatemi, vi prego!! 

Il capitolo spero che si commenti da solo! 

Spero di aver spiegato chiaramente cosa sia successo in realtà!

In sostanza, il vero assassino di Elise è Sage. I kitsune volevano semplicemente avere il potere di Elise e per questo volevano riportarla in vita, ma quando sono attratti dalle linee di energia di Fell’s Church si dimenticano del potere della ragazza e chiedono l’aiuto di Sage, un loro vecchio alleato.

Trevor non è del tutto idiota e nel frattempo trova il modo di ucciderli.

Se avete domande basta chiedere nella recensione o per mp ^^

Per quanto riguarda Damon e Bonnie, so che mi vorreste ammazzare, ma aspettate okay?

Manca ancora un capitolo e l’epilogo che, con ogni probabilità, posterò la settimana prossima! 

Spero che la scena Donnie e il capitolo in generale vi sia piaciuto! Scusate se vado di fretta ma ho da fare veramente tanto! 

Spero seriamente di non avervi deluse e comunque un applauso a Damon che dopo 23 capitoli ha capito di amare Bonnie (e inoltre gli ci è voluto Shinichi, il che è tutto dire!) è di dovere XD

Un bacio a tutte e grazie per le recensioni e per le attenzioni che date alla mia ff, scusate se non rispondo! Questa volta lo farò, prometto!

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Capitolo 24
*** Goodbye to a Hero ***


24. GOODBYE TO A HERO.

 

 

 

 

Il silenzio sembrava essere assordante.

Nella radura, con l’uccisione dei kitsune, ogni malach e ciascun attacco era cessato per sempre.

Tutto ciò che si poteva sentire era il silenzio. Sembrava quasi che tutta la terra fosse congelata e che il tempo avesse bloccato quell’attimo in cui un cuore aveva smesso di battere.

<< Cos’è successo?! Oh mio Dio... Bonnie? Bonnie! >> Elena, avvicinatasi solo in quel momento, corse verso il corpo dell’amica senza riuscire a trattenere le lacrime. 

Aveva interrotto quel magico momento di quiete.

Si accasciò accanto ad essa iniziando a singhiozzare, sentendo a malapena Meredith - anche lei in lacrime - abbracciarla forte per consolarla e attenuare anche il proprio dolore.

Meredith strizzava così tanto gli occhi e cercava disperatamente di non far uscire le lacrime. Ma il tutto era vano. 

Dall’esterno era una scena estremamente commuovente, quasi dolce. Le due erano così unite nel loro dolore mentre la loro sorellanza era venuta a mancare, mentre piangevano e pregavano che fosse tutto un brutto sogno e che la loro piccola amica - che piccola si era rivelata non essere - fosse ancora viva.

Ma Bonnie era troppo pallida e troppo fredda per essere viva.

Il suo cuore non batteva.

Non respirava.

Non accennava nemmeno un sorriso.

Stefan guardò malinconico l’amica morta davanti a lui e senti una profonda tristezza, accompagnata dalla rabbia, pervaderlo.

Bonnie era morta.

Un’altra vita sacrificata, l’ennesima.

Bonnie era sempre stata qualcosa di magnifico. Aveva un sorriso sempre pronto per tutti, faceva sorridere la gente e amava in maniera spropositata chiunque conoscesse.

L’assenza del brio che aveva sempre caratterizzato Bonnie impregnava l’aria e tutto sembrava essere futile.

Perfino la tanto agognata vittoria su i kitsune sembrava essere stata inutile se quel cuore non batteva più.

Stefan si sentiva così impotente difronte alla morte che avrebbe voluto gridare. 

Peccato che gridando le cose non sarebbero affatto cambiate.

Dopo quella che parve un’infinità di tempo in cui i suoi occhi vagavano sul viso di Bonnie alla ricerca di un qualche segno di vita, finalmente il suo sguardo si spostò sulla figura che ancora teneva il corpicino della ragazza stretto a sé.

Stefan sentì subito seccarsi la gola, mentre un dolore lacerante gli attanagliava il petto: non aveva mai visto il fratello in quelle condizioni.

Damon aveva uno sguardo perso nel vuoto, assente, mentre con dolcezza continuava a cullare quel corpo freddo.

Il suo viso era privo di espressione e sarebbe apparso anche indifferente a quella situazione se gli occhi di lui non fossero stati così maledettamente vuoti.

Sembrava quasi che la presenza di Damon si fosse dissolta, fosse volata via insieme a Bonnie.

Neanche l’aurea mostrava qualche emozione.

Stefan conosceva il proprio fratello, nonostante tutto lo faceva molto bene. 

Damon Salvatore non si sarebbe mai disperato, non avrebbe mai pianto né tantomeno gridato dallo strazio. Non avrebbe dato fuori di testa e non sarebbe stato colto dalla rabbia. No, non era da lui.

Damon a malapena aveva volontariamente preso coscienza di ciò che era accaduto a Bonnie. Damon si era svuotato e cercava invano di non sentire il dolore o, forse, di provare a sentire ancora qualcosa.

Il moro non percepiva più quel calore, aveva anzi un maledetto gelido che lo pervadeva. Stefan sapeva perfettamente cosa cercava di fare in quel preciso momento: ricostruire il suo strato di roccia, dimenticare tutto e tenersi tutto dentro... La stessa cosa che aveva fatto ogni volta che era stato colpito dal dolore.

Non si sarebbe sorpreso se il fratello si fosse improvvisamente alzato, andandosene con qualche battuta fuori luogo, nascondendo ciò che provava in quel momento.

Invece Damon continuava a starsene lì, privo di vitalità, a cullare inutilmente Bonnie e a farle compagnia. Sembrava quasi che avesse intenzione di rimanere in quella posizione per sempre.

Quel pensiero fece rabbrividire Stefan. Che fossero quelle le sue intenzioni?

Guardò più attentamente gli occhi color pece del fratello. 

No, Damon non aveva nessuna intenzione. Damon non riusciva più neanche a pensare. 

Era come... morto. Morto dentro.

Qualcosa s’incrinò dentro Stefan a quel pensiero. Vedere il fratello in quello stato lo confondeva e... non poteva permetterlo. Non ce la faceva a vederlo così perché faceva male. Faceva un male cane. 

Il minore dei Salvatore si avvicino al proprio fratello e, non sapendo cos’altro fare, gli poggiò una mano sulla spalla facendo sì che Damon capisse che lui era lì. 

Se avesse avuto bisogno, lui sarebbe sempre stato lì.

Damon lo sentì benissimo e, per qualche secondo, qualcosa sembrò cambiare dentro di lui e fargli coraggio. Ma durò solo un istante perché poi ricordò chi teneva tra le braccia.

Matt nel frattempo si era avvicinato, piangendo silenziosamente, ed era andato ad abbracciare le due amiche.

Stefan avrebbe voluto restare in silenzio, ma non potevano rimanere lì per sempre. 

Lui aveva bisogno di fare qualcosa!

<< Damon... >> gli disse dolcemente << dobbiamo andarcene di qui! >>.

Forse era fuori luogo, ma non faceva bene a nessuno di loro stare in quella maledetta radura, dove avevano perso così tanto!

Damon non diede segni di vita.

<< Damon... >> tentò di nuovo << devi essere forte >>.

Il fratello lo guardò finalmente negli occhi, con espressione vuota. Probabilmente non lo aveva nemmeno sentito. Immediatamente il moro distolse lo sguardo per posarlo sul volto di Bonnie e iniziare ad accarezzarlo con una mano.

<< Mi dispiace che sia andata così... >> una voce femminile, rotta dal pianto, lo prese alla sprovvista.

Si girò immediatamente, ritrovandosi davanti una ragazza dai capelli rossi. Elise era stata tutto il tempo in disparte senza farsi notare, per lasciare che il gruppo avesse un momento di privacy.

Sentì dietro Elena, Meredith e Matt alzare su di lei lo sguardo.

La ragazza piangeva in silenzio e sembrava profondamente addolorata.

<< Tu chi...? >>

<< Sono Elise, la sorella di Trevor >> sorrise flebilmente, << immagino di dovervi un po’ di spiegazioni... >>.

Sorella di Trevor?

Stefan non capiva, da dove usciva quella ragazza?

Tuttavia non parlò e lasciò che la rossa spiegasse cosa fosse successo nella radura a tutti i presenti.

Raccontò la sua storia e quella di Trevor, ciò che era successo con i kitsune e con Sage. Raccontò perfino di quando Trevor aveva soggiogato Bonnie.

Più andava avanti più sembrava che ogni pezzo del puzzle andasse al suo posto e che tutto si facesse più chiaro.

La confusione che fino a qualche minuto prima attanagliava la mente di Stefan e degli altri scemò pian piano. Solo Damon non stava ascoltando nemmeno una parola.

Raccontò del piano di Misao, di come avessero voluto far insospettire Damon sulla lealtà di Trevor nel momento in cui aveva lasciato cadere il carillon. 

Di come i Kitsune non fossero riusciti a controllarla e di come avesse provato ad avvertire Bonnie inutilmente. Di quando era un fantasma sotto il controllo di Misao e di tutto il lavoro che aveva fatto Trevor per allontanare tutto il gruppo, perfino Bonnie, da l’unico in grado di ostacolare i kitsune, Damon.

Infine, raccontò di come Trevor si fosse sacrificato per salvarli tutti, dopo aver capito gli sbagli che aveva commesso.

Stefan mentre prendeva consapevolezza, capì cosa fosse successo in quei mesi.

E il risultato quale era stato?

Fell’s Church finalmente al sicuro, Bonnie morta.

Non commentò nemmeno. 

Non poteva lasciarsi prendere dai proprio pensieri e dalla propria rabbia. In quel momento doveva essere forte e aiutare Damon.

Si girò verso il fratello e fece per alzarlo quando la voce di Elise lo bloccò nuovamente.

<< Io posso aiutarvi >>.

A Stefan, se avesse avuto un cuore vivo, sicuramente sarebbe mancato un battito.

<< C’è ancora una speranza per Bonnie >> disse lei, sorridendo debolmente.

Vide la testa di Damon scattare in direzione di Elise.

Stefan deglutì, credendo di aver sentito male.

<< Puoi fare qualcosa? >> gli domandò il fratello, con voce rauca, << Certo che puoi fare qualcosa... con i tuoi poteri! >> aggiunse con voce speranzosa.

Stefan quasi pianse sentendo quella voce così poco vellutata. Sembrava quasi non sua.

Elise annuì.

Stefan rimase sbigottito! Aveva dato tutto per perso! Credeva che non ci fosse più speranza!

<< Forse. Come ho già spiegato i kitsune hanno utilizzato un incantesimo dove per portare  in vita una persona, bisogna dare in cambio un’altra vita. In realtà è un vero e proprio scambio di energia vitale tra il fantasma e l’essere vivente >> spiegò.

Stefan annuì invitandola a continuare, mentre poteva quasi sentire il proprio cuore battere.

<< Potresti rifare l’incantesimo per riportare Bonnie in vita? >> sentì domandare da Elena, speranzosa.

<< Più o meno >> rispose Elise, << In realtà è un altro tipo di incantesimo, perché quello che ha fatto Bonnie si fa ad ogni eclissi e sarebbe troppo tardi. Inoltre, Bonnie è morta, non è un fantasma, ma il concetto di una vita per una vita rimane lo stesso >>.

Che importava quale incantesimo utilizzasse, l’importante era che Bonnie potesse tornare in vita!

Damon assottigliò gli occhi.

<< E tu saresti disposta a dare la tua vita per una sconosciuta? >> le domandò, atono.

Elise gli sorrise dolcemente.

<< Raggiungerei mio fratello. Tutto ciò che volevamo era stare insieme. Ero morta e non dovevo tornare in vita! Non volevo che nessuno si sacrificasse per farmi tornare... Quindi sì, mi sacrificherei più che volentieri per Bonnie >> affermò lei, decisa.

<< Ma c’è un problema >> aggiunse, guardandoli tutti un po’ timorosa e con aria triste.

<< Bonnie è morta e l’energia vitale che ho a mia disposizione è insufficiente per farla tornare viva... Ha in circolo del sangue vampiro, la mia energia da strega forse basterebbe solo per farla trasformare e vivere una vita da non-morta. Bonnie diventerebbe un vampiro, non un’umana.  >>. 

Il silenzio sembrò cadere nuovamente sulla radura.

Stefan chiuse gli occhi leggermente frastornato.

“Povera Bonnie...”.

Non era giusto. Tutto quello che stava succedendo era tremendamente ingiusto e Bonnie non se lo meritava affatto!

Ovviamente non c’era un modo per far resuscitare i morti... Se non in particolari circostanze. E quella era una particolare circostanza.

<< Ma... tornerebbe? >> sentì Damon domandare con un tono talmente flebile e dolce che il cuore gli si intenerì. 

Il vampiro aveva ripreso a guardare Bonnie con devozione, sorridendo debolmente.

<< Sì, con ogni probabilità tornerebbe vampira. Potrebbe non funzionare, ma io credo che funzionerà >> gli rispose Elise.

Damon annuì.

<< Fallo >> la esortò, più fermo che mai. Finalmente qualcosa brillò negli occhi di Damon, rendendolo più... più Damon. 

“Non si è arreso” pensò Stefan, sollevato.

Quel burattino che aveva avuto davanti fino a qualche secondo prima pian piano stava svanendo, tornando ad essere il proprio fratello che combatteva per ciò che voleva.

E Damon Salvatore raggiungeva sempre i suoi obbiettivi... più o meno...

Elise lanciò un’occhiata a Meredith, Matt ed Elena. Avevano delle espressioni tristi, ma erano d’accordo con la decisione presa da Damon.

Poi guardò Stefan.

Questo era ancora preso dai suoi pensieri ma, improvvisamente, guardando di nuovo il viso di Bonnie e poi Damon, decise.

Che importava se non tornava umana? L’importante era che avesse ancora una possibilità di vivere! Poi sarebbe stata una sua decisione se completare la transizione o meno.

Ma di certo lui non l’avrebbe impedito: se lo meritava... e se lo meritava anche Damon.

Acconsentì fermamente con un cenno del capo.

Elise annuì per poi inginocchiarsi accanto a Damon e prendere tra le sue mani quelle di Bonnie.

Guardò un’ultima volta verso il cielo, assaporò per l’ultima volta cosa significasse essere vivi.

Aveva paura di morire. Ma qualcosa le diceva che Trevor fosse lì e la stesse aspettando.

E dopotutto... era già morta no? Okay, forse non proprio, ma praticamente sì.

Senza perdere più tempo, iniziò a sussurrare delle parole incomprensibili, sembrava quasi che stesse parlando a Bonnie stessa.

Damon le lanciò un’occhiata, stringendo con un gesto di speranza ancora di più a sé Bonnie.

Doveva tornare in vita. Doveva funzionare. Doveva per forza sennò... sennò Damon cosa avrebbe fatto?

Quell’incantesimo doveva lasciargli un’altra possibilità di averla, doveva andare a buon fine! La sorte non sarebbe stata così infame da negargli ancora una volta la felicità, no?

Damon strinse più forte Bonnie, cercando di percepire qualche segno di vita in lei.

Nel frattempo, pian piano, il corpo di Elise si dissolse confondendosi con il vento. Di lei rimase solo il ricordo e un carillon con un ciondolo.

Il vento la portò via dalla vita, in un percorso che - ne era sicura - sarebbe terminato con Trevor.

 

 

 

 

 

 

Ahia.

Era tutto ciò che riusciva a pensare.

Le faceva male tutto ma, la cosa peggiore, era la gola.

Le bruciava da morire! Sembrava quasi che gliela stessero accoltellando da dentro.

Dov’era?

Tentò di sollevare le palpebre ma erano troppo pesanti e lei era troppo stanca.

Il sonno che aveva sentito poco prima era svanito lasciando il posto a un mal di testa latente. Sembrava quasi quel mal di testa di quando dormi troppo... 

Quanto tempo era passato da quando si era addormentata? Ore? Anni? Secondi?

Tentò nuovamente di sollevare le palpebre. Niente.

Con sua sorpresa riuscì a sbuffare irritata.

Aggrottò le sopracciglia, sorprendendosi nuovamente da sola.

Eccole, ora sentiva di nuovo le mani... Poi le gambe... i piedi...

Sì, sembrava essere tutto lì! 

Riusciva perfino a muovere le dita dei piedi!

Tentò di nuovo e, questa volta, i suoi occhi si aprirono pigramente.

Aveva pensato di essere accecata dalla luce solare come ogni mattina in cui si svegliava in camera sua: il letto era proprio davanti alla finestra, dove batteva il sole.

Ma invece, con sua sorpresa, vide solo il buio. 

Aveva chiuso le serrande? Strano, di solito non chiudeva mai le serrande! Amava addormentarsi guardando il cielo notturno e privarsi di quello spettacolo la faceva sentire soffocata!

Inoltre, con le serrande chiuse, per il caldo era obbligata ad aprire la finestra e per esperienza sapeva che non fosse una buona idea.

Allora perché aveva chiuso le serrande?

Si passo a fatica una mano per strofinarsi gli occhi stanchi. Non appena mosse il braccio sentì come scossa da una scarica elettrica che l’attraversava completamente.

A giudicare da come stava messa, pensava che sollevando il braccio lo avrebbe sentito tutto indolenzito. Invece era proprio il contrario, più muoveva un dito, un braccio, più sbatteva le palpebre, più si sentiva agile.

Quella era un’agilità strana, che non le era mai appartenuta.

Con disappunto mosse la testa di lato alla sua sinistra e si sorprese quando non vide la proprio finestra.

Il suo sguardo vagò confuso sopra al letto e, improvvisamente, vide delle coperte nere di lino.

A lei il nero non era mai piaciuto, la inquietava e le sapeva di morte e oscurità.

No, non le avrebbe mai messe delle lenzuola nere! Erano troppo inquietanti!

E nemmeno sua madre lo avrebbe fatto, né le avrebbe mai comprate!

Insomma, chi diamine vendeva lenzuola nere? E soprattutto, chi era il depresso che le comprava?!

Okay, ora stava decisamente delirando.

S’impose di non vagare con la mente e si concentrò sul fulcro della questione.

Finestre che non sono dove dovrebbero stare, lenzuola nere e uno strano buio.

Mh-mh. No. Quella non era decisamente la sua stanza.

Questo pensiero la fece alzare di scatto, tirando su il busto.

Per qualche secondo trattenne l’impulso di vomitare per lo scatto troppo improvviso, ma la gola le bruciava troppo e probabilmente non mangiava da molto tempo.

Si guardò in giro, vedendo una stanza che non aveva niente di familiare.

Era enorme. Una televisione al plasma, delle tende nere con ricami argentati... Che classe! Era tutto così raffinato! E poi che altro? Ah, un tappeto e una libreria piena zeppa di voluminosi tomi in fondo alla stanza.

Bonnie alzò scetticamente un sopracciglio.

Quella era la conferma che non fosse la sua stanza: lei odiava leggere! Certo... i romanzi d’amore non erano niente male, ma dipendeva! Quelli erano sicuramente manuali.

Lesse Il titolo di una volume nella libreria infondo alla stanza, doveva riguardare la filosofia senza dubbio. No, proprio per niente interessante come libro!

Ci mise qualche secondo a rendersi conto di ciò che aveva appena fatto.

Per poco non si prese un colpo! 

Lei aveva letto il titolo di un libro lontano da lei di almeno dieci metri, scritto in piccolo e per di più al buio pesto?!

Com’era possibile?

Quasi urlò per lo spavento quando sentì nitidamente qualcosa muoversi alla sua destra.

Si girò di scatto, brandendo un cuscino come scudo e chiudendo gli occhi con la testa voltata di lato.

L’avevano rapita? Le volevano fare del male? Per quale cavolo di motivo non ricordava niente di cosa fosse accaduto la sera prima?! Non ricordava nemmeno di essersi addormentata!

Una risata cristallina la riscosse dai propri pensieri.

Fantastico, adesso l’assassino la prendeva anche in giro?

Scattò indignata e, aprendo un occhio per volta, sbirciò da dietro il suo “scudo”.

Quando i propri occhi incontrarono quelli di Damon rimase affascinata per qualche secondo. Erano bellissimi, più del solito. 

Bonnie notò perfino che quelle che aveva sempre scambiato per stelle erano delle piccole pagliuzze argentate mai notate prima.

Ma come faceva a notare così tante cose quella mattina? Al buio per di più!

<< Damon >> sussurrò meravigliata da quella visione.

Lui le sorrise mozzandole il fiato: era il sorriso più bello che avesse mai visto. Nessun ghigno strafottente o malizioso, quello era un vero e proprio sorriso sereno.

Damon sembrava quasi... sollevato.

Pian piano calò il proprio scudo, fino ad appoggiare il cuscino sulle gambe.

Damon la guardava intensamente, facendola continuamente sentire accarezzata dal suo sguardo.

Sembrava quasi che tentasse di memorizzare ogni singolo particolare del corpo di Bonnie per l’attenzione con cui lo faceva... oppure, sembrava controllare che tutto andasse bene.

Bonnie fu contagiata da quel sorriso e lo ricambiò.

<< Come ti senti? >> le domandò.

Bonnie sobbalzò per lo spavento.

Aveva parlato a bassa voce con un tono dolce, ma lei la sentì chiaramente, quasi forte. Notò ogni singolo particolare di quella voce così vellutata.

Era dolce, ma anche leggermente apprensiva. Era talmente poco apprensiva che non avrebbe dovuto notarlo, eppure...

<< Strana >> rispose, mettendo su un’espressione buffa.

Damon si fece serio di colpo ed annuì, assottigliando lo sguardo e osservandola con più attenzione.

Lei ancora non aveva capito nulla, ma Damon sentiva l’assenza del cuore di Bonnie che batteva. Era una vampira.

“Un bellissima, magnifica ed eterna vampira” pensò a metà tra l’estasi e l’amarezza.

Non sapeva nemmeno lui che cosa pensare.

Da una parte avrebbe voluto fare di tutto perché Bonnie potesse ridiventare umana, perché potesse sentire ancora quel cuore battere, perché restasse così perfettamente umana com’era.

Dall’altra, non poteva fare a meno di pensare che lei era una vampira ed era lì, con lui. Viva. Beh... più o meno. Comunque non sarebbe invecchiata, non sarebbe morta...

<< Damon...? >> la richiamò lei.

Il vampiro concentrò nuovamente la propria attenzione sulla ragazza. Aveva quasi paura di toccarla...

<< Questa è... ehm... la tua... la tua stanza? >> balbettò goffamente.

Damon si meravigliò. Era impacciata! Come faceva un vampiro ad essere impacciato?! Sembrava quasi essere ancora umana!

Si limitò ad annuire, osservandola attentamente mentre si arricciava un boccolo intorno al dito.

<< E... s-sono nel tuo... letto? >>.

E perché le lenzuola nere?!” domandò mentalmente con disappunto. Ma che diamine pensava? Doveva sicuramente aver preso una bella botta in testa per iniziare a pensare quelle idiozie!

Damon questa volta ghignò malizioso.

<< Ti ci ho portato io! >> rispose divertito da quella situazione. 

Era veramente sorpreso di vederla ancora molto goffa. Credeva che non esistessero vampiri impacciati o goffi!

Era bellissimo il modo in cui fosse passato dallo stato malinconico a quello divertito.

<< E p-perché? >> Bonnie abbassò lo sguardo, sentendosi perforata da quello di lui.

Damon la guardò intensamente e si alzò dalla sedia su cui si trovava per andarsi a sedere al bordo del letto.

Con una mano, ancora un po’ timoroso, le toccò il viso.

Con sua enorme sorpresa la vide arrossire e sentì la pelle tiepida.

Bonnie era... ancora Bonnie!

Poteva chiaramente sentire che non respirava, che il suo cuore non batteva e che era una vampira... eppure, in lei non sembrava essere cambiato nulla. Se non fosse stato per il cuore e per i sensi sovrasviluppati, Damon avrebbe detto che fosse ancora umana.

Bonnie alzò gli occhi e li puntò in quelli di lui.

Quei due grandi occhi pieni d’innocenza... Erano così magnifici, così da donna... Sì, il suo Uccellino era cresciuto e ormai era una donna.

Damon non si fece alcuno scrupolo e si avventò sulle sue labbra senza esitazione, cogliendola di sorpresa, mentre sentiva quel senso di mancanza che scivolava via e si colmava.

Eccolo lì di nuovo, il calore. Questa volta Damon sapeva perfettamente cosa fosse.

Bonnie rimase congelata al suo posto, inizialmente, ma subito rispose con passione al bacio approfondendolo con impazienza.

Bonnie sentiva che fosse tutto ciò di cui aveva bisogno, che Damon fosse il suo posto nel mondo...

Eppure, qualcosa la bloccò e la spinse a scostare Damon. Meravigliata, si accorse di essere riuscita a spostarlo senza il minimo sforzo.

<< Cos’è successo? >> aveva dei ricordi sfocati in quel momento, un po’ annebbiati dal sonno un po’ da Damon.

Ricordava vagamente cosa fosse successo il giorno prima.

Damon abbassò lo sguardo e capì di doverle lasciare un po’ di tempo per ricordare.

Prese con delicatezza una mano della ragazza tra le sue, iniziando ad accarezzarle il palmo.

<< Non ricordi niente? >> le domandò, facendo incrociare le loro dita.

Bonnie sembrava confusa dai suoi gesti e guardava le loro mani intrecciate.

Poi, pian piano, i ricordi riaffiorarono uno ad uno nella sua mente.

La radura, il rito, Trevor... Trevor!

<< Trevor! Lui è alleato con i kitsune! >> scattò! Doveva informarli!

Damon le lanciò uno sguardo indecifrabile.

Poi ricordò anche il resto.

L’aveva soggiogata, l’aveva spinta a fare delle cose orribili a Damon... poi Elise, i kitsune e tutto che diventava buio.

Finivano lì i suoi ricordi, al buio?

Istintivamente mise una mano sulla guancia del ragazzo e lo incitò a guardarla negli occhi.

Da vicino erano ancora più belli!

Poi l’ultimo ricordo le arrivò chiaro e tondo.

Sgranò leggermente gli occhi, prendendo la consapevolezza vera e propria per la prima volta di ciò che Damon le aveva mostrato. Il modo in cui la vedeva... Si vedeva così solo la persona che si amava profondamente!

Quasi non pianse per l’emozione, poi immediatamente si rabbuiò.

Ricordava di vedere e sentire tutto in maniera confusa, mentre il buio pian piano arrancava nella sua mente.

Lei stava morendo, ne era stata sicura! Poi cos’era successo?!

Bonnie sbatté le palpebre tre volte prima di trovare il coraggio di fare quella domanda.

<< Sono morta? >>.

Damon sorrise sghembo, aumentando la presa sulla sua mano.

<< Non proprio >>.

Bonnie ispirò ed espirò.

<< Sto sognando? >>.

<< No >>.

Bonnie aggrottò ancora le sopracciglia.

<< E allora cos’è successo? >> chiese con ingenuità.

Beh, doveva pur sempre dirglielo prima o poi no?

<< Sei... sei stata... Sei in transizione per diventare vampiro >>.

Bonnie dapprima fu sorpreso dell’insicurezza con cui Damon Salvatore, mister-sfacciataggine, aveva parlato. 

Ma immediatamente un macigno pesante gravò su di lei sentendo l’ultima parte.

Indietreggiò sconvolta, ritraendo la mano dal tocco del moro.

Ma certo! Ecco perché riusciva a vedere e sentire tutto meglio!

Scosse leggermente la testa. Era scioccata! 

<< I-in tr-transizione?! >> domandò.

Damon si limitò ad annuire, sperando che non la prendesse troppo male.

<< Puoi decidere se completare la trasformazione >> la informò, rabbuiandosi all’idea che non accettasse.

Bonnie si limitò a dire un << Ah >>, troppo sconvolta perfino per ragionare.

Avrebbe voluto fare un miliardo di domande su Trevor e i kitsune e il resto, ma avrebbe avuto tempo e in quel momento aveva problemi più grossi da affrontare.

Una vampira? Lei?

No, non era proprio adatta! Insomma, lei era solo Bonnie...

Era diventata una vampira...?

<< Io non... Come faccio? >> domandò scioccata. Era tutto troppo nuovo e spaventoso per lei.

Nutrirsi di sangue, avere tutti quei poteri, vivere in eterno...

Già, in eterno. Avrebbe visto tutti i suoi amici morire, anche la sua famiglia, le persone a lei più care.

E poi sarebbe rimasta sola. No! Come faceva?! Solo il pensiero la terrorizzava a morte! Quello doveva essere uno scherzo!

Guardò a sottecchi Damon. 

Sarebbe rimasta sola per l’eternità?

Damon la guardava attentamente, aspettando un qualsiasi tipo di reazione.

Come se sapesse cosa pensasse, iniziò immediatamente a rassicurarla.

<< Ti staremo vicini io e Stefan, non sarai sola. L’inizio è la parte più brutta, ma ti assicuro che dopo migliora se sai come muoverti. Anche Elena e Meredith sar... >>.

<< Tu resterai con me? >> domandò flebilmente, guardandolo in maniera così innocente che non poté non sorridere. Lei aveva bisogno di lui, lo poteva sentire nelle ossa.

<< Solo per un’eternità, Uccellino... >> le disse con nonchalance, come se stesse parlando di un breve arco di tempo.

Quelle parole scaldarono il cuore di Bonnie, che subito si sentì rassicurata e iniziò a vedere anche i pro di quella situazione.

Era vero, stava morendo di paura. Ma con Damon al suo fianco, tutto sembrava essere così facile.

Damon notò quasi subito che gli occhi della Streghetta si erano posati sulle labbra di lui e avevano preso ad osservarle intensamente.

Non perse un secondo. Sapeva già cosa fare: se lei non avesse accettato di completare la transizione, lui l’avrebbe convinta.

Si avvicinò lentamente, avanzando nel letto e sfiorando le sue labbra con le proprie.

La sentì sospirare per la tensione.

Stava quasi per baciarla ma lei si allontanò di nuovo.

<< Damon... >> disse, guardandolo negli occhi impaurita, << Andrà tutto bene? >>.

Una domanda vaga, ma Damon sapeva perfettamente che lei si riferiva solo a loro due.

Ghignò maliziosamente e si avvicinò al collo della ragazza iniziando a sfiorarlo con la bocca.

Più avanzava, più Bonnie tentava di allontanarsi e così facendo si sdraiava completamente sul letto.

Il gioco continuò finché la ragazza non si ritrovò sotto il corpo di Damon mentre questo le lasciava una scia di baci su per il collo, soffermandosi sulla mandibola, poi la guancia.

Se prima i suoi baci erano stupendi, ora erano... elettrizzanti.

Era in grado di percepire ogni minimo suono del corpo di Damon, ogni minimo movimento. Sentiva chiaramente ogni singolo dettaglio della bocca del moro sulla propria pelle e questo era eccitante. Molto eccitante.

<< Non immagini nemmeno quanto... >> disse con voce rauca per la passione, << E vuoi sapere perché? >> sussurrò sulla sua guancia per poi lasciarle un’altra scia di baci fino alla sua bocca.

Si soffermò su di essa, sfiorandola e facendola schiudere.

La tensione era palpabile intorno a loro.

<< Perché? >> domandò lei, facendo un grosso errore.

Infatti, non appena aveva parlato le loro labbra erano venute leggermente più a contatto aumentando ancora di più quell’aria strana che aleggiava.

Bonnie aveva bisogno di sentirglielo dire, ma aveva anche bisogni di avere quelle labbra sulle sue. 

Era vero, sapeva tutto... Ma voleva esserne certa in maniera sicura.

Damon ghignò divertito, e per qualche secondo un silenzio di attesa calò sulla stanza.

<< Perché senza di me saresti perduta e perché tu mi ami >> le disse, deludendola volontariamente.

Ma non le lasciò il tempo di commentare, perché finalmente il contatto con le sue labbra avvenne.

Dopo qualche minuto, a malincuore, fu costretto a staccarsi. 

Bonnie lo guardò interrogativo.

<< Ah, quasi dimenticavo. Ti amo anche io! >> le disse con una naturalezza che non credeva gli appartenesse.

Bonnie rimase letteralmente a bocca aperta.

Se fosse stata umana gli sarebbe preso un infarto senza dubbio.

Era tipico di Damon... Sorprenderla in quella maniera. Aveva detto quelle due parole quando meno se l’aspettava, quando drogata dal bacio si era perfino dimenticata la delusione. Damon non le aveva dette nel momento in cui sarebbero state perfette da dire. L’aveva dette in maniera così naturale e nel contempo intensa, che sembravano così vere da farla quasi piangere.

Era una dichiarazione strana, ma la vera dichiarazione era stata quella della sera prima quando le aveva inviato mentalmente quelle immagini... indescrivibili. 

In quel momento non aveva bisogno di quei discorsi pomposi che si leggono nei romanzi d’amore, aveva bisogno solo di Damon.

Quelle due parole dette con la naturalezza con cui il vampiro le aveva pronunciate, sembravano quasi sminuire ciò che c’era tra loro.

Ma rendersi conto che Damon Salvatore, lo stesso che due anni prima l’aveva cacciata, ora le diceva senza alcuna vergogna che l’amava...

Non poté trattenere un sorriso di gioia, che contagiò anche il vampiro mentre continuava a guardarla con un’espressione divertita. Era bellissima.

Ed era finalmente sua, senza più nessun ostacolo... nemmeno se stesso.

Alzò gli occhi al cielo colto improvvisamente da un pensiero.

<< Ti starai sicuramente domandando cosa sia successo ai kitsune e all’Ossigenato >> fece supponente.

Bonnie, spavalda - un lato di sé che proprio non conosceva -, lo attirò a sé e si sedette a cavalcioni su di lui, iniziando ad accarezzargli i capelli corvini.

<< A dire la verità, al momento non me lo sto domandando nemmeno un po’ >> rispose lei.

Damon sarebbe scoppiato a ridere se lei non lo avesse nuovamente sorpreso bloccandolo con un bacio appassionato.

“Ti amo, Damon” sentì nella sua mente risuonare la voce di Bonnie.

Sorrise sulle sue labbra.

Quello lo sapeva... Lo sapeva bene!

L’afferrò quasi famelico stringendola ulteriormente a sé.

“Questo non dovevi dirlo Uccellino...” la informò, malizioso.

Quella fu la mattina più bella che i due avessero mai passato.

 

 

 

 

  • Angolo autrice *

 

Okay, cos’è ‘sto schifo? 

Comunque non mi viene fuori niente di meglio e, se non aggiorno ora, ci rivediamo a settembre, quindi non mi sembra il caso!

Perdonatemi veramente se fa schifo!

Vedete? io amo l’happy ending! E, come molte di voi avevano supposto, è proprio Elise a risolvere la situazione facendo un incantesimo molto simile ma riuscendo solo a rendere Bonnie una vampira.

Perché questa decisione?

Beh, per il semplice fatto che, comunque, se Damon e Bonnie vogliono stare insieme prima o poi lei sarebbe stata trasformata. E poi io una bella Bonnie vampira me la immagino troppo **

Beh, per quanto riguarda la “dichiarazione”, temo che questa sia la parte che fa più schifo del capitolo e che, onestamente, non mi convince per niente.

Vedete, volevo che Damon si dichiarasse ad alta voce ma, presa dall’impulso di scrivere, ho praticamente anticipato la vera dichiarazione al capitolo precedente.

Io credo che le parole in questo caso fossero un puro sfizio di Bonnie per essere certa che Damon non avesse più alcun dubbio o orgoglio che gli impedisse di stare insieme.

In realtà, ciò che Damon prova per Bonnie gliel’ha fatto capire nel capitolo precedente.

Qui è stato quindi solo uno sfizio, proprio perché in determinate situazioni (come in questa) secondo me scrivere una dichiarazione con dentro il “ti amo” banalizza un po’ il tutto.

Proprio per questo, pensando anche un po’ al carattere di Damon, ho deciso di farglielo dire in questo modo quasi derisorio nei confronti di Bonnie. Lui è strafelice di riavere Bonnie e, ora che è sua per sempre, ho voluto renderlo fin da subito di nuovo Damon senza troppi rimpianti o altro. Credo che la fase “Oh mio dio, Bonnie non è più umana e devo fare di tutto per convivere con i sensi di colpa per non averla salvata” sia molto più alla Stefan che alla Damon proprio perché, come ho già detto, Damon l’avrebbe comunque trasformata perché è fondamentalmente egoista.

E’ stato difficile anche individuare la reazione di Damon alla morte di Bonnie. Ho valutato diverse possibilità, ma in ognuna avevo paura di cadere nell’OOC o di essere melodrammatica in maniera esagerata. 

Quindi questa mi era sembrata la reazione più ragionevole, lo stare immobile a guardare nel vuoto tentando di non pensare.

Ho paura di essere caduta nell’OOC per quanto riguarda Damon, ma è un personaggio difficile da analizzare e capire come sia meglio farlo comportare quindi se l’ho fatto perdonatemi ^^

La scelta di vedere le reazioni di ciascuno da parte di Stefan è stato un modo per mettere in risalto il rapporto fraterno logorato tra questo e Damon. Alla fine questi due sono molto legati, anche la Smith l’ha dimostrato quando Stefan era stato attaccato da Klaus.

Credete che fosse, inoltre, fuori luogo la scena tra Bonnie e Damon? E’ vero, forse Damon non aveva ancora detto “ti amo”, ma si era comunque completamente esposto la sera prima a Bonnie e quindi farli baciare e scambiarsi gesti teneri prima che lui si dichiarasse non mi sembrava poi così insensato!

Cosa ne pensate?

Sono veramente insicura di questo capitolo, ma non voglio farvi aspettare fino a settembre!

Fatemi sapere nelle recensioni e spero davvero di non avervi deluse ^^’’

Ah, la settimana prossima posto l’ultimissimo capitolo, l’epigolo, che è una specie di extra alla fine per vedere come vanno a lungo tempo le cose.

Dovrebbe esserci una scena Donnie carina e poi... beh, The End!

Quasi non ci credo, ce l’ho fatta a finire questa ff!

Grazie mille per chiunque leggerà!

Un bacio e alla prossima settimana!

 

Amily

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Capitolo 25
*** Epilogo ***


25. EPILOGO 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I matrimoni in Settembre erano una pessima idea. Era umido, afoso e c’erano svariate possibilità che fosse brutto tempo - eventualità che in quel matrimonio, grazie anche al suo aiuto, non si era realizzata.

In generale, i matrimoni erano una pessima idea!

Insomma, tutte quelle promesse, quelle formalità! Non c’era mica bisogno di un pezzo di carta per essere felici con la persona che si ama, giusto?

Damon sbuffò rumorosamente, alzando gli occhi al cielo. 

Ma chi glielo aveva fatto fare di andare lì?!

Mentre la sua mente rispondeva alla propria domanda con un “Bonnie” derisorio, Damon prese dal tavolo l’ennesimo bicchiere di Champagne.

Ecco, un altro motivo per cui i matrimoni facevano schifo era che non esistevano né il bourbon né tantomeno il whisky, ma solo quello schifoso Champagne che gli umani trovavano perfetto in eventi come quello.

“Fosse buono! E’ anche scadente!”.

<< Caspita, fratello. Devo proprio dire che sei l’anima della festa! >> scherzò Stefan, andandogli incontro.

Damon non gli risparmiò una delle sue occhiatacce minacciose.

Insomma, ora ci si metteva anche Santo Stefano che tentava disperatamente di fare il simpatico?! 

<< Cavolo! Si vede che sei arrabbiato con Bonnie! Se fossi stato bello tranquillo mi avresti già dato un pugno in faccia o, almeno, avresti iniziato a insultarmi... >> constatò Stefan perplesso, cercando di fare della misera ironia e attaccare bottone.

<< Se tu non stessi iniziando a perdonare Elena per poi coronare il vostro sogno di amore eterno, direi quasi che ci stai provando con me, fratellino. Ma fai attenzione: si chiama incesto, e non è moralmente corretto! >> lo prese in giro Damon.

Almeno ancora un po’ di umorismo quel giorno gli era rimasto!

Stefan sorrise divertito.

Non appena ne aveva avuto occasione, Stefan tre mesi prima era andato a scusarsi con Damon. Per fortuna aveva trovato il vampiro estremamente stanco, quindi era riuscito a parlare e a dire tutto ciò che gli premeva senza essere interrotto da qualche battuta sarcastica.

Le scuse, ovviamente, erano state di obbligo, ma Stefan aveva osato di più facendogli presente il desiderio che aveva di ricostruire un buon rapporto con lui.

Il fratello certamente era stanco, ma non abbastanza da non cogliere la palla al balzo e deriderlo come suo solito. Stefan, tuttavia, era sicuro di averlo visto toccato da tutto quel suo discorso. 

Come si era dimostrato, infatti, i rapporti tra i due stavano nettamente migliorando di giorno in giorno. Certo, non erano pace e amore incondizionato come quelli di un rapporto fraterno qualsiasi, ma comunque c’era dell’affetto evidente tra i due nonostante Damon tentasse in tutti i modi di nasconderlo.

Stefan era diventato la valvola di sfogo di tutti i problemi di Damon. Ogni volta che lui era arrabbiato o frustato, andava a sfogarsi con Stefan, prendendolo ripetutamente in giro. A lui comunque andava bene, perché nonostante tutto Damon lo coinvolgeva nella propria vita.

D’altronde, Damon era fatto così! Non poteva di certo risparmiarsi uno dei divertimenti più grandi della propria vita, cioè punzecchiare Stefan con le sue battute, ma comunque i loro rapporti erano tornati ad essere... civili, ecco. E sia Stefan sia Damon ne erano entusiasti.

<< Bonnie è veramente bella oggi >> tentò Stefan. 

Damon rivolse un’occhiata verso la Streghetta che si trovava in fondo al giardino del Pensionato in tutta la sua bellezza, intenta a parlare allegramente con Elena .

Era vero: era stupenda, come sempre d’altronde. 

Damon rimase per qualche secondo incantato ad osservare i morbidi boccoli che le incorniciavano quel delizioso visino a forma di cuore. Indugiò per qualche secondo anche su le morbide forme del suo corpo, fasciate da un vestitino bianco estivo che le stava tremendamente bene.

Non appena Bonnie alzò lo sguardo e incrociò i suoi occhi, Damon distolse i propri maledicendosi per essersi fatto beccare dalla ragazza a guardarla.

Lui era arrabbiata con lei, e che diamine! Doveva ricordarselo e Bonnie doveva capirlo!

<< Mah, c’è di meglio >> mentì il vampiro.

Stefan lo guardò esterrefatto, trattenendo a stento una risata.

Chi se lo sarebbe mai immaginato che la piccola e dolce Bonnie, una volta diventata vampira, avendo acquistato sicurezza sarebbe riuscita a tenere testa a Damon così audacemente su ogni fronte?

Era ormai evidente a tutti il fatto che quei due si amavano da impazzire.

Certo, all’inizio era stato un pochino strano vederli l’una nelle braccia dell’altro perché nessuno avrebbe mai immaginato che Damon provasse certi sentimenti nei confronti di Bonnie, ma già dopo pochi mesi era diventata un’abitudine vederli insieme. 

Stefan si era divertito molto a guardare la loro storia che si evolveva. Più Bonnie sviluppava le sue attitudini da vampiro, più acquistava un caratterino decisamente estraneo a quando era umana.

In realtà in Bonnie quella decisione e quella sfrontatezza c’erano sempre stati, solo che diventando vampiro si erano amplificati questi lati del suo carattere.

E beh... la cosa stava facendo letteralmente impazzire Damon che la trovava a tratti estremamente eccitante, a tratti frustante perché sentiva di non avere più sotto controllo il suo Uccellino. Odiava, infatti, il modo in cui a volte lo provocava e riusciva a scamparla!

Come ciò che era successo un giorno prima.

<< Insomma... ancora non vi parlate?! E’ quasi un giorno, state battendo il record! >> Stefan rideva sotto i baffi: vedere Damon in quelle situazioni di difficoltà lo divertiva da morire.

Damon gli rivolse un’occhiata tralice.

<< Se non mi chiederà scusa le cose tra noi si metteranno davvero male! >> borbottò Damon, storcendo il naso. Bonnie l’aveva offeso tremendamente.

Stefan ridacchiò.

<< Sì, come no... >>.

<< Ehi! Questa volta è tutta sua la colpa! >> disse in segno di protesta.

Stefan scosse la testa estremamente divertito. Certo che Bonnie aveva trovato una maniera perfetta per ottenere ciò che voleva da Damon!

Quello era uno dei soliti battibecchi tra Damon e Bonnie. 

Era scoppiato due giorni prima quando Bonnie si era spazientita e aveva fatto presente a Damon di quanto le desse fastidio che il moro andasse ancora a caccia e si nutrisse di ragazze. 

Certo, Bonnie sapeva perfettamente quale doveva essere la loro alimentazione - tanto che perfino lei dopo un primo momento di titubanza, beveva il sangue dalle sacche che Damon le procurava -, ma approfittare delle persone non era affatto carino. Per non parlare poi della gelosia! Damon cacciava solo donne che Bonnie considerava infinitamente più belle di lei.

Ovviamente Damon aveva afferrato solo la parte che riguardava la gelosia senza curarsi minimamente della parte più morale che Bonnie aveva tentato invano di spiegargli.

<< Io non direi! Te lo aveva detto che ti avrebbe dimostrato di avere ragione! >> gli fece notare Stefan.

Damon lo guardo con un’espressione alla “Ma sei impazzito?!”.

<< Tu sei mio fratello! >> protestò il moro, << dovresti stare dalla mia parte! E poi non è colpa mia se lei è così gelosa... >>. 

<< A me sembri più geloso tu >> gli fece presente Stefan.

Damon digrignò i denti.

<< Ma stai zitto! >> lo rimproverò, stizzito.

Lui non era geloso... e pure se lo fosse stato, Bonnie non aveva affatto ragione!

Insomma, un conto era lei, un altro era lui! 

Bonnie sapeva perfettamente che Damon aveva occhi solo per lei! Le altre non erano altro che cibo!

Eppure, quale era stata la trovata geniale di quell’Uccellino maledetto?!

Andare a caccia anche lei e farsi beccare mentre, con le stesse tecniche di seduzione che utilizzava Damon, stava per mordere uno stupido umano.

Inutile dire che il vampiro si fosse affrettato a strapparla dalle braccia di quell’insulso e a portarla via. Quella doveva essere la dimostrazione che ciò che lei diceva fosse vero?!

Avrebbe dovuto provare sulla sua pelle ciò che aveva provato Bonnie?! Credeva seriamente di riuscire a farlo?

Diamine, ci era riuscita alla grande! Damon era corroso dal fastidio che aveva provato ritrovandosi il suo Uccellino intento a cacciare quel tizio!

<< Ragazzi, avete visto mia sorella? >>.

Damon sentì un tocco delicato sul suo braccio e si girò a guardare la sposa.

Il moro non poteva fare a meno di pensare a quanto Mary somigliasse a Bonnie, tranne per il fatto che lei fosse un’umana e la sua Streghetta un vampiro.

<< Ho fatto gli auguri alla sposa? >> sentì Stefan domandarle, per poi andare ad abbracciare Mary che sorrideva felice.

<< Figurati! Piuttosto, non vi ho nemmeno ringraziato per averci prestato il giardino del Pensionato per il rinfresco! >>.

Sì, l’aveva fatto almeno un milione di volte in realtà. Però andava bene lo stesso: la gentilezza era una grande virtù per una fanciulla!

Damon continuava a dire di odiare gli umani, ma doveva ammettere che la famiglia di Bonnie non era niente male. 

Quando lei lo aveva presentato ai genitori prima che andasse a vivere con lui, Damon si era sentito per la prima volta stranamente nervoso. Eppure era andato tutto alla perfezione e lui aveva fatto felice Bonnie conoscendo la sua famiglia.

Famiglia.

Era stato strano quando si era accorto che lui e Bonnie non erano solo una coppia, ma una vera e propria famiglia. Non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma considerava parte di quella famiglia anche il resto dell’allegra brigata... perfino Mutt, in maniera molto limitata ovviamente! Era da umani idioti il concetto di famiglia, eppure... lo faceva sentire felice. 

<< Comunque, Bonnie era lì con Elena prima, ora non so dove sia andata >> sentì Stefan rispondere alla domanda posta dalla sposa.

Damon guardò nella direzione dove giusto qualche minuto prima aveva visto la rossa, ma ora non ce n’era più traccia.

Mary se ne andò ringraziandoli, mentre Damon continuava a guardarsi intorno per vedere se riuscisse a scorgere una chioma del colore delle fragole.

“Sarà andata a mordere qualche altro ragazzo volenteroso” pensò, con una punta di gelosia, ma subito la vide.

Era appoggiata a un albero dell’Old Wood, confinante con il giardino del Pensionato, mentre lo guardava con un sorrisino che aveva un non so che di malizioso.

Damon rimase incantato per qualche istante, ma questa volta non riuscì a distogliere lo sguardo.

La vide fare un cenno con la testa verso l’Old Wood e sparire velocemente tra gli alberi.

“No, Uccellino. Questa volta non te la caverai così!” pensò, cercando di reprimere la voglia di seguirla.

Lui aveva un orgoglio, e che diamine! Quella volta Bonnie aveva superato il limite e lo aveva provocato troppo senza una buona ragione - a detta sua.

No, non l’avrebbe seguita.

“Tu sei arrabbiato con lei. A-rra-bbia-to! Arrabbiato!!”.

Ciononostante, dopo qualche minuto di resistenza, si ritrovò a correrle dietro tra gli alberi inseguendo il suo odore di fragole e frutti di bosco maturi.

Si fermò quando non sentì più nessuna traccia del suo odore, guardandosi intorno con un sopracciglio alzato e un sorriso divertito.

Ebbene, voleva giocare? Perfetto! Avrebbe perso.

Si guardò intorno, aguzzando la vista e ascoltando attentamente ogni singolo rumore che potesse dirgli dove si fosse nascosta.

Nemmeno qualche istante, che sentì un respiro leggero sul collo seguito da un bacio delicato.

Involontariamente, rabbrividì.

<< Ancora non mi parli? >> la senti domandare, innocentemente.

Damon fece l’errore di girarsi e si ritrovò così davanti a due bellissimi occhi da cerbiatto color nocciola.

La ragazza sorrideva divertita, quasi intenerita.

<< Ancora non ti scusi! >> ribatté lui.

La vide mettere su un cipiglio imbronciato assolutamente delizioso.

“No, non questa volta. Devi resistere!” si ricordò mentalmente non appena ebbe l’impulso di saltarle addosso.

Resistere. Una parola! Se solo si fosse levata di dosso quello sguardo così malizioso.

<< Oh, andiamo! Sai che ho ragione io! Devi smettere di cacciare, o altrimenti inizierò a cacciare anche io! >>.

Cacciare anche lei?! Ma era completamente impazzita?!

Damon ghignò divertito.

<< Dolcezza, non riusciresti a cacciare neanche volendo. Primo, non hai esperienza. Secondo, sei troppo buona per rischiare di fare del male alle persone >>.

Era la verità e Bonnie lo sapeva bene. Già era tanto che non si nutrisse di sangue animale e che bevesse quello umano dalle sacche!

<< Beh, potrei cacciare dei vampiri! >> ribatté lei.

Damon ridacchiò.

<< Non si cacciano i vampiri! Il loro sangue non sfama! >>.

Bonnie sgranò gli occhi leggermente. In effetti, non ci aveva pensato.

Ma non si sarebbe mai arresa! Damon doveva capire di stare sbagliando!

Un guizzo furbo gli passo negli occhi.

Pian piano prese a girare intorno a Damon, palesemente confuso.

Dove cavolo aveva imparato a muoversi con quell’andatura da predatore?! 

Quando Bonnie gli fu alle spalle la senti avvicinarsi e alzarsi in punta di piedi per abbracciarlo da dietro.

Lui non era poi così alto, quindi riuscì facilmente ad arrivare al collo per lasciargli una scia di baci infuocati dalla spalla all’incavo del collo.

“Tu sei arrabbiato con lei... Sei arr-... al diavolo! E’ così dannatamente eccitante!”.

Ed era vero, non si era mai trovato ad essere lui la vittima di un corteggiamento del genere! Di solito le posizioni erano invertite.

Damon fremette quando sentì la punta dei canini di Bonnie sfiorargli la pelle e poi, con delicatezza, lacerargliela fino a fare uscire il sangue di lui.

Il moro alzò il mento e tese il collo, trattenendo un gemito nel momento in cui la ragazza iniziò con quella dolcezza che la contraddistingueva a nutrirsi di lui, leccandogli in maniera eccitante la pelle.

Con grande disappunto da parte di entrambi, Bonnie si staccò solo per continuare a torturargli la pelle, risalendo con dei baci fino alla mandibola, poi la guancia e infine l’orecchio.

<< Peccato, il tuo è così delizioso >> sussurrò con fare suadente.

Quella Streghetta era una continua sorpresa! Ogni tanto, del tutto inaspettatamente, al suo solito carattere dolce e quasi da bambina si alternava quello estremamente seducente. Aveva seriamente una dote da cacciatrice!

Damon mandò al diavolo ogni buon proposito di mettere il broncio e non accontentarla. 

Si girò di scatto e la inchiodò con violenza ad un tronco di un albero, mettendogli una mano sulla schiena per evitare che l’impatto le facesse male o la ferisse.

Lei lo guardò per un’istante seria, ma subito il suo viso s’illumino di uno dei più bei sorrisi che Damon le avesse mai visto fare.

Un sorriso di vittoria. L’ennesimo.

<< Damon Salvatore, ti ho appena cacciato >> esclamò con un’espressione buffa, alzando trionfalmente la testa e guardandolo con aria di sfida.

Lui si ritrovò a ghignare divertito.

<< Mi hai preso in contropiede! >> si giustificò, facendola scoppiare a ridere.

Non appena l’attacco di ridarella le passò, trovò Damon intenta a fissarla intensamente, con quella passione che le dimostrava di avere giorno dopo giorno e che, invece di affievolirsi, continuava a crescere smisuratamente.

Bonnie arrossì sotto il suo sguardo.

Incredibile come ancora non riuscisse a farci l’abitudine! Certo, aveva acquistato un po’ più di sicurezza ed autostima grazie all’amore del vampiro, ma non c’era niente da fare: Damon Salvatore, vampira o no, le faceva sempre lo stesso effetto.

Ogni volta che la guardava in quel modo, che la stuzzicava o la baciava lei arrossiva necessariamente e iniziava a balbettare.

L’unica cosa che mancava all’appello era il cuore che batteva a mille e il sudore... Beh, almeno quelli!

Damon sorrise soddisfatto e, prendendola per i fianchi, la cinse a sé iniziando a rigirarsi un boccolo rosso tra le dita.

Bonnie lo guardava incantata mentre studiava quel ricciolo che aveva in mano e non la degnava di uno sguardo.

Tutta la sua attenzione era concentrata su quel boccolo rosso.

Bonnie mise su un’espressione frustrata: non aveva ancora ottenuto quello che voleva.

Da quando aveva scoperto che poteva benissimo battere Damon in quelle piccole sfide quotidiane, Bonnie ne approfittava. A volte vinceva, a volte perdeva ma l’importante era che ogni volta si divertivano entrambi da morire.

Le sfide erano iniziate il giorno in cui Damon stava prendendo in giro Stefan quando lei aveva scommesso quello che il vampiro voleva che non sarebbe mai riuscito a nutrirsi di un animale. Dopotutto, gli scoiattoli e gli uccelli erano terribilmente difficili da prendere!

Con sua sorpresa, invece di ritenerla una pazza Damon aveva accettato la scommessa.

Inutile dire che l’avesse vinta! Beh, tanto meglio: la penitenza che aveva dovuto pagare Bonnie era stata veramente piacevole per entrambi. Bastava dire che per due giorni non erano usciti dalla camera da letto nemmeno per mangiare.

Da lì era iniziato tutto e, pian piano, Bonnie era venuta a conoscenza non solo delle proprie capacità ma anche dell’effetto che aveva su Damon. Specialmente i suoi occhi: quelli erano l’arma finale che utilizzava per stordirlo.

Inoltre aveva scoperto un lato del suo carattere seducente, che non credeva proprio di avere! Eppure era tutto così estremamente facile da fare... e divertente.

Ovviamente, riusciva a tirarlo fuori solo con Damon.

Comunque, quella più che una sfida era stato un vero e proprio litigio. Bonnie non voleva cambiare Damon perché lo amava esattamente così com’era, ma non poteva accettare che continuasse a cacciare esseri umani senza neanche un po’ di riguardo! Specialmente poi se erano donne.

Okay, forse un po’ di gelosia c’era, ma era anche un principio morale! Quindi, se quella era considerata una sfida, doveva per forza vincerla.

Bonnie prese la mano di Damon e, accarezzandogliela con affetto, gli tolse il ricciolo con cui stava giocando.

Il vampiro la guardò interrogativo.

Lei, prendendolo di sorpresa, riuscì a invertire le posizioni e a inchiodarlo all’albero. Osservò con piacere lo sguardo a metà tra il meravigliato e il divertito di Damon.

<< Sai non è stato così male cacciare, comunque! >> disse, con aria di finta innocenza.

Vede immediatamente gli occhi di Damon scurirsi.

<< Hai ragione tu, capisco perché ti piaccia tanto e perché non bevi dalle sacche... Dimentichiamo questo piccolo litigio, okay? Puoi tranquillamente cacciare... >> continuò.

A lui scappò un sorriso di vittoria prematuro che, tuttavia, fu costretto a indossare poco.

<< Dato che è proprio ciò che farò io d’ora in poi >> aggiunse lei.

Damon la guardò tremendamente serio, trattenendo a stento la rabbia che lo stava sormontando.

<< Ma se nemmeno l’hai morso! Come fai a dire che ti piace?! >> sbottò.

<< Beh, la parte prima è stata divertente! >>.

Non era affatto vero, si era sentita tremendamente in colpa! L’aveva fatta solo per una buona causa, ma aveva pensato tutto il tempo a Damon e a quel povero ragazzo vittima del loro battibecco.

Se possibile, gli occhi di lui si fecero ancora più neri.

Lei sgranò innocentemente i propri, tirando fuori quello sguardo da bambina che aveva imparato a fare nei momenti opportuni.

<< Che c’è Damon?! Non sarai mica geloso? Dopotutto, è come hai detto tu no? E’ solo uno stupido morso! >> disse, rigirando a sfavore del moro la frase che aveva pronunciato giorni prima durante il loro litigio.

Gli carezzò leggermente i capelli, mentre sentiva che tratteneva un ringhio irritato.

<< Tanto lo sai che io amo solo te! >> continuò, citando nuovamente il suo vampiro.

<< Ma tu... tu non puoi cacciare! >>.

<< Come no?! E’ la mia natura! >> era estremamente divertente utilizzare le frasi di Damon ritorcendogliele contro. Beh, divertente per lei, lui lo trovava estremamente irritante, << Se lo fai tu, perché non posso farlo io? >>.

<< Perché tu sei mia! >> disse lui, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Lei assottigliò lo sguardo e lo scrutò con attenzione, sembrava quasi seria.

<< Staresti insinuando che tu non sei mio?! >> sibillò, facendo finta di essersi offesa, << Bene! se è così... >>.

Fece per andarsene, ma immediatamente Damon la prese per la vita e, attirandola a sé, l’abbracciò da dietro.

<< Sai bene che ti appartengo esattamente come tu appartieni a me! Comunque bel tentativo, Uccellino... C’ero quasi cascato! >> le sussurrò all’orecchio facendola rabbrividire.

“Diamine! Ha capito il mio gioco!”.

Bonnie si mosse leggera e uscì da quell’abbraccio, girandosi per essere vista in viso mentre con fare pensieroso si guardava intorno.

<< Potrei tornare da quel ragazzo... Com’è che si chiamava? Ah sì, Chris. Oppure, la mia prima “vittima” potrebbe essere Matt! Con lui sicuramente non correrei il rischio di ferirlo, gli voglio troppo bene! >>.

<< Tu non scambierai il sangue né con Mutt né con nessun altro >> tuonò Damon, tradendosi.

Bonnie lo guardò sorridendo furbescamente.

<< Allora tu smetterai di cacciare! Almeno per un anno, così vedrai che non è poi così male! >> ribatté.

Lo vide stringere i pugni con fare irritato.

Si massaggio la fronte, mentre tentava di non iniziare a ringhiare contro alla ragazza. Aveva una dannata voglia di saltare addosso a Bonnie! Gliel’avrebbe pagata prima o poi.

<< Okay, va bene. Hai vinto tu! Smetterò di cacciare per quest’anno, va bene? Ma te stai lontana da Mutt, per carità! Avesse mai a trasmetterti la sua idiozia... >>. Aveva voglia di prendersi a schiaffi da solo per aver ceduto.

Bonnie sorrise raggiante. A quanto stavano? dieci a cinque per lui? Sì, in tre mesi lui aveva vinto dieci di quelle sfide, lei sei contando quella. Beh, stava rimontando alla grande.

Presa com’era dai suoi pensieri non aveva notato lo sguardo malizioso che Damon le stava lanciando.

<< Ovviamente, tu dovrai fare qualcosa per alleviare questa mia immensa pena! >> insinuò, iniziando ad avvicinarsi.

Bonnie lo guardò.

<< Mah, veramente ho un po’ da fare! Sai... mia sorella si è appena sposata, dovrei proprio tornare al matrimonio! >> disse, talmente seria che Damon neanche si era accorto che stesse scherzando. La guardò esterrefatto.

<< E poi... >> continuò sporgendosi con il busto verso di lui fino a far scontrare i loro respiri, << Scommetto che se anche provassi, non riusciresti comunque a trattenermi! >>.

Senza nemmeno dargli il tempo di ragionare, iniziò a correre verso il giardino del Pensionato.

Neanche qualche secondo che Damon la riacciuffò, prendendola per la vita, cadendo poi di schiena con lei sopra mentre entrambi ridevano.

<< Ti ho fatto vincere! >> si giustificò lei, ridacchiando divertita.

Damon per qualche secondo si godé quel meraviglioso suono, poi la guardò con un sopracciglio alzato facendole intendere che non se l’era bevuta affatto.

Iniziarono di nuovo a guardarsi intensamente, mentre lui aveva preso a massaggiarle i fianchi con una mano, mentre con l’altra percorreva il profilo del suo viso.

<< Incredibile... >> mormorò lei, << ti serve sempre un concorrente per farti capire le cose! >>.

Damon la guardò divertito.

<< Un concorrente? >>.

<< Sì! voglio dire, un avversario, qualcuno che faccia scattare in te la competizione! Insomma, hai accettato di non cacciare più solo per il pensiero di Matt come concorrente. Poi, se non fosse stato per Trevor, tu ed io... >>.

Damon suo malgrado sorrise.

Quando aveva scoperto ciò che aveva fatto per loro Trevor, forse era riuscito a perdonarlo. E poi, Bonnie aveva ragione: se quel biondo Ossigenato non fosse intervenuto, lui sarebbe stato ancora dietro a Elena! 

<< Tu credi che lui ed Elise stiano bene? >> le domandò lei, assumendo un’espressione triste.

Quella storia l’aveva proprio toccata! D’altra parte aveva toccato tutti, perfino lui! Era proprio per la tristezza che gli aveva messo addosso che aveva deciso di provare a migliorare i propri rapporti con il fratellino.

<< Sicuramente sono insieme. Quindi sì, trovandosi insieme ovunque siano stanno bene! >> rispose, sicuro di ciò che diceva.

<< Non ti mancherà per caso l’Ossigenato?! >> domandò Damon, assottigliando gli occhi e prendendo a osservarla con attenzione.

Bonnie sorrise dolcemente.

Sentì il suo profumo invaderlo quando lei gli diede un bacio dolcissimo sulle labbra.

<< Mmm... E perché mai? Ora ci sei tu! >> rispose sulle sue labbra.

Damon sorrise compiaciuto.

Sì, aveva ragione Stefan: il loro litigio non era durato molto come lui aveva programmato.

E no, non gli dispiaceva.

Mentre stringeva Bonnie a sé, calando giù la zip del suo vestito e invertendo le posizioni, sentì il proprio petto ribollire di quel calore che non lo abbandonava mai.

Era felice, dopo secoli e secoli, si sentiva finalmente felice, innamorato e con un posto nel mondo. E quel posto era Bonnie.

Sì... Sarà proprio una bella eternità, la mia”.

 

 

 

 

 

FINE.

 

 

 

 

 

 

 

 

*Angolo autrice *

 

Okay, posso mettermi a piangere? ç_ç

Non posso credere che sia finita! Okay, ci ho messo quasi due anni ma insomma... l’ho portata a termine!

Sì, ebbene ora inizierò con la grande parentesi dei ringraziamenti.

Volevo ringraziare di cuore chiunque abbia anche solo letto la mia fanfiction e chi ha avuto il coraggio di arrivare fino alla fine! 

Era la prima storia in assoluto che scrivevo e che ho avuto il coraggio di pubblicare e beh... devo dire che sia stata veramente un successo e per ciò il merito è solo vostro!

Grazie davvero, soprattutto a chi non ha disdegnato di lasciarmi un suo parere aiutandomi a migliorare!

Ammetto che sia stata una bella impresa scrivere questa ff, anche perché per una alle prime armi come me aveva una trama abbastanza complicata e, inoltre, c’era l’ostacolo Damon da superare!

Quindi eccoci arrivati! La mia Bonnie vampira l’ho sempre immaginata così: sempre la nostra dolce Streghetta ma che, con le capacità da vampira e l’autostima che Damon lentamente le sta facendo costruire, sviluppa un caratterino niente male che infondo ha dimostrato più volte di possedere durante la sua vita da umana nei casi di pericolo.

Damon... Beh, come potevo negargli l’happy ending? Adoro troppo questo personaggio e odio il fatto che gli autori gli lascino un destino sempre così triste.

Quindi non potevo assolutamente permettere che non trovasse la sua felicità!

Che altro dire? Boh.

Spero che non vi abbia deluse e che la ff vi sia piaciuta, lo spero veramente di cuore e ci terrei a saperlo! Mi fareste verameeente felice ^^

P.S. purtroppo non vi libererete facilmente di me!

Non so quando, ma probabilmente inizierò un’altra long dopo l’estate. Ho già diverse trame in mente che tuttavia devo sviluppare ancora e sopratutto scegliere quale fare! Comunque, tutte tranne una sono mooolto più leggere di questa long e a tratti perfino comiche! Quindi, tremate! Ci rivedremo (rileggeremo?! O.o) presto! Sì, è una minaccia XD 

Un grazie infinito ancora!

 

 

Amily

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