Holding on and letting go.

di Raffa Kiryu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro. ***
Capitolo 2: *** Dirty Flames. ***
Capitolo 3: *** Alla scoperta dei sentimenti. ***
Capitolo 4: *** Tra Vodka e malinconia. ***
Capitolo 5: *** Il magico ritorno a casa. ***
Capitolo 6: *** La scintilla. ***
Capitolo 7: *** Just a dream? ***
Capitolo 8: *** Jealousy. ***
Capitolo 9: *** Inaspettato. ***
Capitolo 10: *** Baciami, Lyam, baciami. ***
Capitolo 11: *** Incubus. ***
Capitolo 12: *** Devotion. ***
Capitolo 13: *** Assenza. ***
Capitolo 14: *** I hate you, but I love you too. ***
Capitolo 15: *** Il pezzo mancante del Puzzle. ***
Capitolo 16: *** Promesse. ***
Capitolo 17: *** Appuntamento al lago. ***
Capitolo 18: *** Down. ***
Capitolo 19: *** A new beginning ***
Capitolo 20: *** Lacrime celesti e pungenti. ***
Capitolo 21: *** La distruzione della gelosia. ***



Capitolo 1
*** L'incontro. ***


Capitolo 1.
L'incontro.
Il suo cellulare squillò. Era Akemi, il suo nome era apparso sul display. Naomi interruppe per un attimo gli studi, posando la penna sul quaderno scarabocchiato e si affrettò a rispondere.
Non si stupiva affatto di ricevere una sua chiamata a quell'ora della sera. In fondo si sentivano ogni giorno, a qualsiasi ora. Erano le 22 passate e la stanza di Naomi era illuminata dalla sola lampada che posava sulla sua scrivania.
–        Pronto, Akemi?
–        Naomi! Cosa stai facendo?
La sua voce le parve eccitata.
–        Sto studiando.
–        Potevo immaginarlo!
–        Beh, allora perché me l'hai chiesto?
       Domandò Naomi perplessa.
–        Sto per farti una proposta molto interessante.
–        Akemi, scusa, ma sto studiando. E' tardi e sono stanca. Se hai voglia di scherzare, ora non è il momento giusto, per favore.
–        Cosa ti fa pensare che io stia scherzando?
–        Uhm vediamo... Forse perché vorresti propormi qualcosa, di stupido indubbiamente, alle 22 e.. - Si voltò alla sua destra, per consultare l'orologio. Spalancò gli occhi, era davvero tardi e non aveva ancora terminato i compiti. - Alle 22 e 38 di un Giovedì sera!
Riprese la penna e continuò a scrivere.
–        Ma devi ascoltarla, almeno!
–        Va bene, ma fa' in fretta.
–        Sachiko mi ha chiamata poco fa. E' al Vampire's nightclub e dice che è in esibizione un gruppo fighissimo, Rock!
Era molto euforica.
–        Okay Akemi. Ho già previsto la tua proposta. Ed ho anche la risposta pronta.
Esclamò Naomi.
–        Perfetto! Allora preparati, indossa qualcosa di carino che tr...
Naomi la interruppe.
–        No, no, no. Akemi, sto studiando, non posso uscire!
–        Per favore! E' solo un giro di dieci minuti.
Akemi la implorava e le parve quasi che piangesse.
–        Dieci minuti eh?
Naomi ed Akemi si conoscevano dai tempi dell'asilo, erano cresciute insieme ed erano tanto legate da sembrare due innamorate. Al collo, portavano una collana con un ciondolo in cui erano incise le loro iniziali, si scambiavano i vestiti e, quelle volte che passavano la serata insieme, dormivano abbracciate nello stesso letto, pur non essendo abbastanza grande da ospitare due persone.
- Sì! Dieci minuti, ti prego!
–        Questa sarà l'ultima volta che ti concedo di farmi una proposta del genere a quest'ora!
Akemi rise.
–        Oh! Grazie Naomi! Passo a prenderti fra cinque minuti esatti, non fare tardi!
Riagganciò di fretta. Sei sempre tu a fare tardi e adesso mi chiedi di non ritardare. Sorrise. Dopo aver acceso la luce della stanza, aprì il suo armadio e ne ricavò un semplice paio di jeans ed un maglioncino bianco. Si precipitò nel bagno per lavarsi i denti e spazzolare i suoi lunghi capelli neri. Non le interessava di essere carina, era solamente un giro di dieci minuti in un locale insignificante dove si stava esibendo una band che nemmeno avrebbe notato la loro presenza tra tanta gente.
Nel giro di pochi minuti, si ritrovò Akemi sotto casa.
–        Mamma, vado a fare un giro... di dieci minuti!
- Conosco i tuoi '' dieci minuti '', Naomi. Non fare troppo tardi che la sveglia suona sempre alla stessa ora.
–        No, non preoccuparti, è per davvero di dieci minuti.
Uscì e, questa volta, restò stupita nel guardare la sua Akemi. Indossava un vestitino rosso, che metteva in mostra le sue forme. Camminava su dei tacchi altissimi, dello stesso colore del vestito. Era truccata pesantemente e raccoglieva i suoi riccioli ribelli in una treccia laterale.
–        E tu cosa ci fai conciata in quel modo?
–        Sono dieci minuti in un locale, Akemi. Non una cena alla Casa Bianca. Piuttosto, dovrei porti io tale domanda.
–        E' una buona occasione per essere adocchiata da un ragazzo. E le occasioni non vanno mai sottovalutate! Ora, salta in macchina.
–        Non ti stanchi mai di soffrire per gli uomini, tu.
Rispose Naomi dirigendosi verso l'auto.
Il locale era a pochi chilometri dalle loro case. Era stato difficile trovare un posto libero per parcheggiare e l'orologio segnava già le 23 e sette minuti. L'aria era gelida e le strade erano bagnate. Naomi, ancora si chiedeva come Akemi, indossando un vestito davvero molto corto, resistesse al freddo. Entrarono nel locale, era abbastanza grande e pieno di gente. Le ragazze urlavano e si strappavano i capelli, le coppiette erano negli angolini più bui del posto a baciarsi, i ragazzi fumavano, bevevano e si scambiavano qualche battuta. Le due ragazze si tenevano per mano, così non si sarebbero perse d'occhio in mezzo a così tanta gente. Akemi camminava felice, apprezzando ogni complimento e sorridendo a qualsiasi ragazzo che le passasse davanti. Naomi, invece, era silenziosa e imbarazzata. Era l'unica ragazza che indossava un jeans ed un maglioncino ed era guardata con disprezzo.
Infilandosi tra le persone e spingendole un po' di qua e di là, riuscirono ad arrivare proprio sotto al palco scenico. Il gruppo continuava ad esibirsi. Era composto da quattro ragazzi: Un cantante, un batterista, un chitarrista ed infine un bassista.
–        Guarda quanto è bello quello lì a destra!
Akemi le segnalò un ragazzo abbastanza alto. La sua pelle era olivastra, i capelli erano castani, con delle sfumature bionde, ed aveva i dread. I suoi occhi scuri erano grandi e luccicanti mentre, le sue labbra, sottili e rosacee. Indossava dei jeans neri con una giacca di pelle aperta, anch'essa nera, che lasciavano intravedere i suoi addominali.
–        Non mi piace, è troppo appariscente.
Commentò Naomi. Spostò lo sguardo verso sinistra, precisamente, sul bassista. Un ragazzo alto, con un bel fisico, di carnagione chiara. I suoi capelli erano neri, come i suoi occhi, ed erano lunghi fino al collo. Portava una camicia bianca, con un cravattino nero al collo, dei pantaloni neri e delle scarpe di pelle. Guardò anche gli altri due membri del gruppo. Lui è il più normale, il più semplice. Il cantante aveva una cresta altissima, i suoi capelli erano biondi ma aveva tinto di blu le punte. Il batterista, invece, aveva il torso tutto tatuato ed era pieno di piercing. Fissò di nuovo il bassista senza dire una parola. Era davvero bello.
Il suo cellulare squillò di nuovo. Questa volta era sua madre.
–        Mamma?
–        Naomi, dove sei? Cos'è tutta questa confusione?
–        Sono al Vampire's nightclub e c'è un gruppo in esibizione.
–        Avevi detto un giro di dieci minuti! Non una nottata fuori!
A stento si capivano le parole.
–        Perché, mamma? Che ore sono?
–        Che ore sono? E' l'una!
–        L'una?!
–        Sì. Ed entro venti minuti ti voglio a casa, o dormirai in mezzo alla strada!
La signora Wazuka riattaccò nervosa. Era passato già così tanto tempo dal loro arrivo? Ad ogni modo, dovevano andare via.
–        Akemi, dobbiamo andare. E' tardissimo.
–        Ma cosa dici! Siamo qui da solo cinque minuti!
–        Ti sbagli, è l'una. Forza andiamo.
Guardò per l'ultima volta quel ragazzo e, all'improvviso, sentì un tuono esplodergli dentro l'anima. I loro occhi si erano appena incrociati. Si voltò di corsa, arrossendo. Prese per mano Akemi ed uscirono dal locale, per poi andare a casa.
–        Dimmi Akemi, tu hai completato i compiti di chimica?
–        C'erano dei compiti di chimica da fare?
Naomi si coprì il viso con le mani.
–        Come ci giustificheremo domani?
Domandò Naomi.
–        Troveremo una scusa all'istante. Ora non mi va di pensarci. Ma come fai a dire che quello è un tipo troppo appariscente? Dio! Era bellissimo!
Scandì quell'ultima parola.
–        Sapevo che saresti tornata a parlare di lui. Beh, non possiamo essere d'accordo in tutto. Ognuno ha i propri gusti, non credi?
–        Sì però...
–        Però basta. Dimenticalo, non lo vedrai mai ed anche se lo vedessi, non sarà mai tuo.
–        Perché dici così, Naomi? Mi hai sempre detto di essere la persona più bella esistente sulla Terra.
–        Questo non lo metto in dubbio. E' solo che, noi persone '' normali '', non possiamo permetterci di essere fiancheggiate da persone di successo. Sennò, come te lo spieghi il fatto che ogni Very Important People stia con un altro Very Important People?
–        Giusto...
Akemi cambiò radicalmente espressione. Ora era triste e delusa.
–        L'hai visto per così poco tempo e già te ne sei innamorata?
–        C'era qualcosa in lui che... mi ha colpita. Se mi domandassi cosa, non saprei risponderti.
–        Dai, non preoccuparti. Ci sono tanti bei ragazzi in giro, prima o poi troverai quello giusto.
 
Una volta arrivata a casa, Naomi si diresse direttamente nella sua stanza. Diede l'ultima occhiata ai suoi compiti: il suo quaderno di chimica era tutto scarabocchiato, non ne aveva capito nulla. Chiuse sia il libro che il quaderno e posò la penna nel suo borsello, si infilò il pigiama e andò a dormire.
Il mattino seguente, Naomi aspettava già ad occhi aperti lo squillar della sveglia. Aveva dormito poco, era preoccupata per gli studi.
Erano le 6.30 e fuori l'aria era gelida. Il più freddo Gennaio degli ultimi 3 anni. Spalancò le finestre, il meteo aveva preannunciato una giornata fredda ma di sole. E invece, fuori c'era la grandine.
Fece una veloce doccia calda ed indossò gli stessi panni della notte precedente.
Il suo cellulare squillò di nuovo, ma questa volta era un messaggio, di Akemi. Naomi si aspettava che non andasse a scuola per non aver studiato, ma si sbagliava.
'' Giornataccia vero? Passo a prenderti prima, facciamo colazione al bar! Buongiorno Nao. ''
La rispose dicendo che l'avrebbe aspettata, e così fu. Preparò la borsa e nell'attesa, ripassò filosofia.
Akemi arrivò poco dopo le 7 e mezza e si diressero verso il Good Bar, situato proprio fuori la loro scuola. Presero un cornetto alla marmellata ed un cappuccino a testa, poi, si accomodarono ad un tavolino per gustarli.
–        Allora, ci sono delle novità?
Domandò Akemi.
–        Novità nel giro di cinque ore e mezza? Tornata a casa, sono andata direttamente a dormire.
–        Capisco.
–        Tu, come stai?
–        Sai, non sono per niente consapevole se stare bene o male perché mai come ora, penso che sia la stessa cosa.
–        E' per quel ragazzo di ieri, Akemi?
Naomi la guardò sorpresa.
–        Lo so che è strano. Ma penso di essermi innamorata.
–        Sapevo che soffrissi abbastanza per gli uomini, ma non che tu lo faccia anche con quelli di cui non conosci né il nome né nulla di lui. Una persona che non hai mai toccato e con cui non hai mai parlato.
–        Ieri sera, era il mio cuore a parlare, ad entrare in contatto con lui.
–        E' una persona che non potrai mai avere Akemi, fattene una ragione. E scusami se ti sto, in un certo senso, aggredendo. Ma non voglio che tu stia male per una persona che nemmeno conosci!
Seguirono degli istanti di silenzio.
–        Ieri ti ho notata. Stavi fissando il bassista e lo hai fatto per tutto il tempo, tanto da non accorgertene che fossero già passate due ore. Vorresti per caso dirmi, che tu non sia stata attratta da lui?
–        Akemi, un conto è l'essere attratta, un conto è l'essere innamorata di una persona che non si conosce!
–        No, Naomi. Tu sei innamorata, te lo dico io che lo sono stata tantissime volte e ormai so cosa si prova e so come si ci comporta quando una persona è innamorata.
–        Non tutte le persone sono uguali, questo lo sai. Magari io potrei manifestare il mio innamoramento in un altro modo.
–        Hai appena detto che non tutte le persone sono uguali. Allora, perché non pensi che anche lui sia diverso dagli altri? Che non gli basti una VIP per essere felice, ma una persona qualunque?
–        Perché le mentalità delle persone famose sono tutte uguali, questa volta.
–        No, non tutte le persone sono uguali.
–        Bene Akemi. Fa' quello che ti pare, ma sappi che io non ci sarò. Non ci sarò quando lui ti rifiuterà, premettendo che ti dia l'occasione di farlo.
 Si alzò dalla sedia, lasciando la ragazza da sola e andò in classe anche se, da lì a poco tempo, l' avrebbe rincontrata. Fu la prima ad arrivare, era ancora presto ma i cancelli erano già aperti. I corridoi erano freddi, le aule ancor di più visto il non funzionamento dei termosifoni.
Ne approfittò di quel tempo e di quel silenzio per continuare i suoi compiti di chimica, ma niente da fare, oltre ad essere difficili, non era in vena di farli. Pensava ad Akemi ed al suo passato. Si è innamorata di così tanti uomini, che ha perso il conto. Ed ha sofferto per così tanti ingrati, che amore e sofferenza hanno quasi lo stesso significato per lei. Era sempre la stessa storia, prima la soggiogavano con le loro parole, degli appuntamenti, poi, dopo averla portata a letto, era tutto finito. Solo alcuni, forse, provavano una sorte di sentimento nei suoi confronti ma finirono per stancarsi. Akemi è testarda, possessiva e a volte banale. Ma non nascondeva affatto il suo lato dolce e romantico.
Al suonar della campanella, l'aula di filosofia si riempì. Akemi si accomodò al lato di Naomi, come suo solito, ma senza rivolgergli una parola per tutta la lezione. Ogni tanto, Naomi le dava qualche sguardo ed era pienamente consapevole del dolore che le aveva provocato dicendo quelle parole, ma era così stanca di vedere la sua Akemi soffrire, che non evitò di dirgliele. Al termine delle lezioni, le avrebbe chiesto scusa.
Dopo l'ora passata nell'aula di filosofia, attraversarono il corridoio per giungere all'aula di chimica. Stringevano i loro libri fra le braccia, mantenendo pur sempre le distanze e stando in silenzio, con lo sguardo fisso sul pavimento. Quando arrivarono, la classe era già piena, e, per loro sfortuna, dovettero sedersi ai primi banchi. Sul loro volto era stampata la preoccupazione e l'agitazione.
- Bene ragazzi, siete tutti presenti.
Disse la professoressa Mirrors. Poi infilò le mani nella sua borsa.
- Avevo appunto preparato un test, dovete svolgerlo ora.
Cominciò a crearsi confusione in classe e Naomi ed Akemi entrarono nel panico.
- Ed ora come facciamo? Cavolo! Io non so nulla!
Disse Akemi stringendo Naomi per il braccio.
- Dovremmo dirle che non siamo preparate?
- No! Assolutamente no!
–        Allora quale sarebbe la tua soluzione, Akemi?
–        Non lo so.. Proveremo a copiare?
–        Copiare al primo banco? Ahahah!
–        C'è gente che ci riesce.
–        Io non ho questo '' talento'', Ake. Risponderemo solo alle domande a cui sappiamo dare una risposta, alle altre, tenteremo con la fortuna.
–        Ma io non ho aperto libro ieri!
–        Cercherò di aiutarti.
–        Grazie...
La professoressa gironzolava tra i banchi, c'era il silenzio assoluto, ma di tanto in tanto si sentiva bisbigliare. Pensando che fossero gli alunni agli ultimi banchi, la Mirrors si dirigeva lì, e Naomi ne approfittava per aiutare l'amica, per quanto ne poteva sapere. Erano perlopiù esercizi di ripetizioni, delle lezioni precedenti, mentre scarseggiavano quelli dell'ultima lezione. Naomi si sentì sollevata, il test non era andato poi così male, era più che sicura che avrebbe raggiunto la sufficienza se non essere andata anche oltre, e questo la rendeva felice in quanto è stata in grado di aiutare Akemi e, quindi, farle ottenere un buon voto.
–        Volevo scusarmi per quello che ho detto prima...
Disse Naomi mentre si dirigevano nell'aula di musica.
–        Non preoccuparti, capisco di essere un peso per te.
–        No, non sei un peso. Ma non voglio vederti star male persino per ragazzi che non conosci. E' frustante per me e lo è anche per te.
–        Scusami, è sempre colpa mia.
Naomi strinse tra le braccia Akemi, scoppiata in lacrime.
–        Dai, va tutto bene. Basta piangere.
La ragazza si asciugò gli occhi con le maniche del suo maglione. Infine, le rivolse un sorriso.
 
Mancavano circa venti minuti all’inizio della lezione di musica, ma le ragazze si affrettavano a raggiungere l’aula mentre i ragazzi avevano stampato sul volto un’espressione annoiata. Camminavano in gruppetti, sgranocchiando qualcosa.
-          Ho sentito dire che Miss Bones ha invitato i  Dirty Flames ad esibirsi nel nostro istituto. Dopo l’esibizione terremo una conferenza.
Disse un ragazzo.
-          Questo spiega il comportamento delle ragazze…
Rispose il compagno.
Naomi ed Akemi si scambiarono uno sguardo perplesso.
-          Siamo le uniche ragazze normali in tutto l’istituto?
Scherzò Naomi aprendo una busta di patatine.
 
-Naomi!
Si sentì una voce in lontananza, ed un ragazzo stava correndo verso di lei. Era Miku, il suo migliore amico.
-          Ehi!
Naomi l’abbracciò.
-          Ciao Akemi!
-          Ciao Miku.
-          Allora, dove state andando?
-          Abbiamo lezione di musica tra…
Naomi sbirciò l’orologio. – Cinque minuti.
Continuò.
-Ah, quindi anche voi incontrerete i Dirty Flames.
-Non ne abbiamo mai sentito parlare. – Mormorò Akemi.
-Che strano. E’ la band più discussa e seguita del momento. – Miku aggrottò la fronte. –Le ragazze impazziscono per loro. – Continuò.
-Beh, magari alla fine della lezione di musica, potresti trovar impazzite anche noi!- Scherzò Naomi.
-Non me lo auguro affatto.- Disse Miku. Poi si rivolse verso Naomi. – Che ne dici di andare a fare un giro domani sera? Ti ricordo che c’è la festa del paese.
-Giusto! Mi sembra un’ottima idea! Akemi, vieni anche tu? Rispose Naomi.
Miku le rivolse uno sguardo deluso.
-Ehm… No, grazie… pensandoci, avrei qualcosa da fare.
-Allora a domani, Naomi?
-Sì, a domani! – Disse, rivolgendogli un gran sorriso. Il ragazzo si allontanò.
-Akemi, cos’hai da fare domani sera? – Chiese la compagna curiosa.
-In effetti… niente.
-Allora mi spieghi per quale motivo del cavolo hai rifiutato di uscire con noi?
-Nao, hai mai notato il modo in cui ti guarda Miku? E ti sei mai accorta quanto sorridi quando c’è lui?
-E’ un amico, Akemi. Non c’è nulla fra di noi. Te l’assicuro!
-Non si direbbe! Poi… E’ così carino! Alto, biondo, occhi azzurri! E’ il sogno proibito di metà istituto.
-Ti ripeto, tra noi non c’è niente.
-Comunque, mi sono sentita in dovere di non venire. Miku ha chiesto a te d’uscire.
-Come vuoi…

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Capitolo 2
*** Dirty Flames. ***


Capitolo 2.
Naomi e Akemi presero posto in aula. Il chiasso era insopportabile, e Mrs Bones batté forte il registro sulla cattedra per far calmare l’atmosfera. Ora regnava il silenzio.
-          Buongiorno a tutti, ragazzi. Come ben sapete, oggi abbiamo l’onore di ascoltare i Dirty Flames. – Non appena la professoressa pronunciò quelle parole, in aula si scatenò l’inferno.
-          Eravamo le uniche cretine a non sapere nulla? – Scherzò Akemi.
Mrs Bones batté nuovamente il registro sulla cattedra. Tornò il silenzio.
-          Bene, da ora, chiunque parli verrà cacciato fuori.
Ora tutte le ragazze erano immobili e taciturne, mentre i ragazzi mostravano le loro espressioni annoiate.
-          Dopo l’esibizione, sarete liberi di fare le vostre domande. Vi prenoterete alzando la mano, poi chiamerò io. Chi interviene senza permesso, sarà cacciato all’istante. – Continuò la Bones.
-          Che scocciatura. – Disse un ragazzo.
Gli strumenti erano già montati. Era stato allestito un piccolo palco scenico per l’occasione.
-          Ora, ecco a voi… i Dirty Flames!
Le ragazze si alzarono, accogliendo il gruppo con applausi ed urla.
-          Salve a tutti. Per me ed il mio gruppo è un onore essere qui e presentarvi alcuni singoli del nostro prossimo disco. Buon divertimento! – Disse il cantante.
Dopo una breve prova degli strumenti, il gruppo cominciò ad esibirsi.
Quei visi erano molto familiari. Certo, era il gruppo che si esibì la scorsa notte al Vampire’s nightclub. Naomi e Akemi si guardarono scioccate.
-          Sì, ieri c’era molta gente in quel locale, ma non credevo che fossero così famosi… - Disse Naomi.
-          Neanche io me l’aspettavo, sinceramente. – Rispose Akemi.
-          Sono bravi, hanno talento. – Commentò Naomi.
-          E sono anche belli. E’ per questo che sono molto seguiti, a quanto pare. Non di certo per la loro musica. Lo ammetto. Se dovessi divenire una loro fan, lo sarei principalmente per la loro bellezza.
Akemi afferrò la mano di Naomi, senza distogliere lo sguardo dal chitarrista del gruppo. La compagna si voltò, sospirando. Poi, rivolse gli occhi sul bassista. Era giovane, attraente ed elegante, pur facendo parte di un gruppo Rock. Il suo stile si differenziava dagli altri, che si avvicinavano più al loro genere di musica. Tutte le ragazze erano alzate e si scatenavano ballando e cantando, mentre i ragazzi si divertivano vederle ballare e di volta in volta cominciavano a ballare anche loro. Invece loro due, Naomi ed Akemi, erano strette ed immobili nel loro silenzio. Quel silenzio, che in realtà, era un gran casino di emozioni.
 
Alla fine dell’esibizione, i quattro dei Dirty Flames si accomodarono dietro un tavolo rettangolare, affiancati da Mrs Bones. Ad ognuno di loro era stata data una bottiglina d’acqua ed un succo d’arancia. Sul tavolo c’erano quattro microfoni, ogni microfono corrispondeva ad un membro del gruppo.
-          Allora, da dove cominciamo? – Si affrettò a dire Mrs Bones. Si prenotarono molte ragazze, tenendo su la mano. I Dirty Flames scoppiarono in una piccola risata.
-          Rebecka, prego.
La ragazza si alzò. – Siete un gruppo emergente, e su Internet non ci sono molte notizie a riguardo. Da quanto tempo si sono fondati i Dirty Flames? – Domandò.
Prese parola il leader del gruppo, nonché il cantante. – Beh, i Dirty Flames si sono fondati da poco tempo, dieci mesi. Prima dei Dirty Flames, esistevano gli Hottest. Avevamo un altro bassista, che poi è stato sostituito con Lyam. Avendo effettuato dunque dei cambiamenti, ci siamo sentiti in dovere di cambiar nome alla band.
Lyam. Pensò Naomi. Ora sapeva il suo nome.
Altre ragazze alzarono la mano.
-          Carol, porgi la tua domanda.
-          Uhm… beh, volevo semplicemente sapere la data esatta del vostro nuovo Album.
-          In realtà la data non è stata ancora definita, stiamo ancora lavorando su dei pezzi. Credo che l’uscita dell’Album si aggirerà verso il mese di Luglio. Per ora ci esibiamo su dei nostri vecchi pezzi che abbiamo registrato in modo amatoriale, e su delle canzoni del nostro nuovo Album che sono state completate.
A parlare fu Lyam, la sua voce era calda e profonda. Indossava una camicia di lino con sopra una giacca grigia, ed un paio di jeans stretti, abbinati ad un paio di Converse. Di nuovo, le ragazze alzarono le mani.
-          Anastasia.
-          Da quanto tempo siete cimentati nel mondo della musica?
-          Dunque. Io canto da quando avevo dodici anni, quindi son passati undici anni. Shadow…  - Indicò il batterista – suona da sedici anni, lui è il più grande del gruppo. Lyam – indicò il bassista – suona da nove anni, ed infine George, - indicò il chitarrista, - suona da tredici anni.
Akemi sentì una scossa percorrerle lungo la schiena.
-          Nao! So il suo nome! – Sussurrò Akemi. Naomi la rispose con un semplice sorriso.
-          Felicia, è il tuo turno. – Mormorò Mrs Bones. La ragazza si alzò.
-          Fin, sei fidanzato?
L’aula scoppiò in una risata, mentre Mrs Bones fulminò Felicia con uno sguardo.
-          Signorina, non sono concesse domande sulla vita privata. – Intervenne Bones.
-          Ma no, Mrs, lasciate domandare ciò che vogliono. – Rispose Fin, il cantante. La prof annuì in silenzio.
-          Felicia, non sono fidanzato. – Continuò. La ragazza arrossì. Quell’uomo aveva appena pronunciato il suo nome, e le fece un occhiolino. Le ragazze la guardavano, morendo d’invidia.
Lyam si riavviò i capelli, e guardandolo, Naomi si morse un labbro. Akemi alzò la mano per porgere la sua domanda, subito fu chiamata.
-          Hai appena detto che possiamo domandare di tutto, quindi vorrei sapere chi di voi è fidanzato.
Naomi la guardò stupita.
-          Io! – Esclamò George.
–        Il viso di Akemi cambiò radicalmente espressione. Si mise a sedere di nuovo, in silenzio. Anche i visi di altre ragazze sembravano delusi e tristi. Naomi non riuscì a nascondere un pizzico di felicità, Lyam non aveva una relazione al momento. Di colpo però, quel sorriso che si nascondeva sul suo viso, si piegò in un’espressione triste. Capì che l’attrazione per Lyam era molto forte, e capì anche che poteva solamente sognare di averlo, proprio come facevano altre centinaia di ragazze. Allora Akemi aveva ragione. No, Naomi. Tu sei innamorata, te lo dico io che lo sono stata tantissime volte e ormai so cosa si prova e so come si ci comporta quando una persona è innamorata.
Questa frase rimbombava nella sua testa. Esiste davvero, allora, il colpo di fulmine? Ci si può innamorare, quindi, di una persona di cui non si sa niente, la prima volta che la si vede?
Naomi stava scoprendo i sentimenti che in una notte si sono nascosti dentro di lei, sapendo che tutto ciò, l’avrebbe portata ad un’eterna sofferenza.
Non posso amare un uomo che non potrò mai avere. E’ un sentimento a senso unico, e fa male dare amore, senza riceverne. Lui è un sogno, è il sogno proibito di tante ragazze, e mi sentirei totalmente sciocca poter immaginare e pensare anche solamente per un secondo, che un giorno potrebbe essere mio, che un giorno potrò baciarlo ed essere stretta tra le sue braccia.
Pensò.
Ferma, Naomi. Questo potrebbe essere il tuo sbaglio più grande. TU NON SEI INNAMORATA  DI QUEST’ UOMO.
La sua vocina interiore parlava, un po’ come il grillo di Pinocchio.
Io non sono innamorata di quest’uomo.
Ripeté Naomi in sé stessa. Voleva autoconvincersi di qualcosa che in fondo, sapeva non fosse vero.

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Capitolo 3
*** Alla scoperta dei sentimenti. ***


Capitolo 3.
Terminate le lezioni, Akemi si fermò con Sachiko a bere un caffè al solito bar fuori la scuola, mentre Naomi si diresse verso casa. La sua mente era sovraffollata di pensieri.
-          Che ne dici di andare a mangiare qualcosa al Eat&Dream, questa sera?
Quella voce le parve familiare. Era calda e profonda, come quella di Lyam. Si voltò di scattò, era lui, e parlava ad una ragazza.
Bugiardo. Pensò. Era talmente preso da quella ragazza che probabilmente la presenza di un’ulteriore corpo oltre il suo gli parve trasparente. Poi, un tonfo.  Naomi inciampò su di una pietra, sbucciandosi il ginocchio destro. Le bruciava tanto, e si portò la gamba al petto, piangendo, stringendola.
-          Ehi! – Lyam le si avvicinò mentre la ragazza con cui stava parlando prima, restava immobile a fissarli, appoggiata al muretto con le braccia incrociate al petto. Naomi lo guardò per un attimo, poi tornò a toccarsi la ferita, pentendosi di aver guardato così a fondo in quei due occhi grigi così ardenti. Alle luci del locale sembravano neri, ma si sbagliava.
-          Ferma! Non toccare, o peggiorerai le cose. – Di colpo, Naomi portò la mano sul cemento. Lyam si affrettò ad estrarre un fazzoletto dai suoi jeans, poi, dopo aver estratto una bottiglina d’acqua dal suo zainetto, lo bagnò e tamponò la ferita.
-          Ah! – Naomi urlò.
-          Brucia, lo so. Fra poco passa tutto, vedrai. – Lyam la confortò. Era così gentile, e Naomi non si aspettava un atto del genere da una persona che non è considerata ‘’ Normale ‘’ come lei. La ragazza appoggiata al muretto sbuffò. Delicatamente, il ragazzo alzò col pollice il mento di Naomi. Di nuovo, la guardò negli occhi.
-          Oh, ma stai piangendo. Fa tanto male? – La sua voce era così dolce. Naomi fece cenno di sì con il capo. Infilò di nuovo le mani nelle tasche dei suoi jeans, ma questa volta non ne tirò fuori nulla.
-          Cristine, ti dispiacerebbe passarmi un fazzoletto? – Domandò.
-          Non ne ho. – Si affrettò a rispondere. Lyam le rivolse uno sguardo severo, poi pose di nuovo gli occhi sul viso della fanciulla. Coi pollici di entrambe le mani le asciugò gli occhi. Naomi scosse la testa, come se si fosse risvegliata da un dolce sogno.
-          Sto bene. – Mormorò.
-          Sei sicura?
Cristine fece un sospiro di sollievo. Naomi la guardò.
-          Sì, sto bene.
In realtà la ferità continuava a farle male, ma non poteva restare lì. Anche se, in fondo, lo avrebbe desiderato con tutto il cuore. Lyam le pose una mano per aiutarla ad alzarsi ma Naomi la rifiutò.
-          Ce la faccio da sola. – Disse con aria arrogante. Barcollò. – Grazie. – Disse infine. Poi corse verso casa, con le lacrime agli occhi.
Le strade di Lockville erano molto trafficate. Persone di qualsiasi età passeggiavano sui marciapiedi e gironzolavano per i negozi. Gruppetti di anziani erano accomodati ad un tavolino tutt’insieme, a leggere il giornale, a sorseggiare un caffè e a parlare dei cambiamenti del paese. I bambini giocavano a nascondino per le strade, nascondendosi dietro le macchine, dietro i muretti, dietro le pattumiere, rendendo così il gioco più lungo ed eccitante. Arrivò a casa e si asciugò gli occhi ricordando che poco tempo prima, fu lo stesso Lyam in persona a farlo. Arrossì e abbassò lo sguardò, accarezzandosi il viso.
-          Naomi! – La mamma andò ad abbracciarla.
-          Ciao mamma. – Ricambiò l’abbraccio.
-          Com’è andata a scuola? – La solita domanda che le veniva posta ogni giorno dal momento in cui ha cominciato le elementari.
-          Bene, mamma. – Si ostinò a rispondere. La mamma la fissò meglio e notò la ferita al ginocchio.
-          Cos’hai fatto? – Disse chinandosi per guardarla meglio.
-          Nulla, mamma, sono inciampata. Non è nulla di grave. Mi serve solo un po’ di ghiaccio.
La signora Wazuka le procurò un po’ di ghiaccio, e lo avvolse in un pezzo di stoffa. Naomi lo prese e filò dritto nella sua stanza. Si sdraiò sul letto e, dopo aver posato il ghiaccio sulla ferita, allungò il braccio per afferrare il cellulare sul suo comodino. Pensò ad Akemi, e a quanto fosse triste in quel momento. Ma dopotutto l’aveva avvisata. Akemi è una collezionista di delusioni d’amore, e questa volta, pensare di poter avere tutta per sé una persona ‘’ non normale ‘’ , era davvero il massimo, una cosa assurda. E stupida. E stupida si sentiva Naomi, desiderando tutto ciò. Stringendo il cellulare fra le dita, la sua mente rielaborava le immagini di Lyam. Il suo sguardo ardente, la sua pelle chiara, le sue labbra sottili e rosacee. Quei capelli neri, che di tanto in tanto gli cadevano sugli occhi, coprendoli, e lui, passandosi la mano per i capelli, li risistemava. Era così bello, gentile. La sua voce calda e profonda si ripeteva nella mente di Naomi come una dolce melodia. L’idea di non poterlo avere più così vicino la perseguitava, la rendeva nervosa. Iniziava ad agitarsi, poi compose il numero di Akemi. Rispose dopo due squilli.
-          Nao. – Disse con un tono triste.
-          Ehi, piccolina. Come stai?
-          Avevi ragione, Naomi. – Cominciò a piagnucolare. Come faceva, Naomi, a spiegarle che era nella sua stessa situazione? Probabilmente, era l’ora di tenere un segreto tutto per sé.
-          Akemi, non piangere. Non è successo nulla, nulla di importante. Non avete mai cominciato una relazione, non puoi stare così male. – Mentiva, così si sentiva anche lei.
-          Sì ma… Non trovo le parole. Non riesco a spiegartelo. Sembra molto più doloroso di tutte le altre storie.
-          Ti capisco…
-          Come fai a capirmi? Non hai mai provato quello che ho provato io. Non sei mai stata con qualcuno, oltre quel bambino alle elementari. – E invece no, la capiva e come.
-          Giusto. Ma riesco a percepire il tuo dolore, ecco tutto.
Seguirono degli istanti di silenzio.
-          Che ne dici di uscire questa sera? – Domandò Naomi, per sdrammatizzare.
-          Davvero, Naomi, non ho voglia. Scusami. – Mormorò Akemi. Poi, subito, Naomi si ricordò dell’uscita all’Eat&Dream, un locale non molto lontano da casa e molto praticato dai giovani, tra cui le stesse due ragazze. Naomi sospirò.
-          Figurati. Domani mattina invece? Ti andrebbe?
-          Magari per domani starò meglio. Certo!
-          Dove andiamo? – Le due sembravano essere più felici.
-          Al mercato! – Esclamò Akemi. Lo shopping era la sua attività preferita, in grado di farla risollevare.
-          Ok! Concordato! A domani. – Riattaccò.
Prese il suo pc e dopo aver effettuato la connessione ad Internet, andò su Youtube. ‘’ Dirty Flames ‘’ fu la chiave della sua ricerca. Comparvero alcuni video delle loro esibizioni. Selezionò il primo video, risale a circa un mese fa, quando i Dirty Flames si esibirono nella piazza di Selfville. Il video non superava le duemila visualizzazioni. Non ne erano molte, ma abbastanza per un gruppo emergente. Si sentì comunque sollevata. Magari potrebbe essere ancora mio. Si affrettò a cancellare quel pensiero dalla mente. I video erano caricati dagli stessi Dirty Flames, avevano un proprio canale, con molti iscritti. Tra i video vi erano delle prove, delle presentazioni delle loro nuove canzoni, dei video nonsense, dei video in cui salutavano i fan e in cui annunciavano le loro tappe. Sorridevano, scherzavano. Sembravano persone normali. E Naomi sorrideva guardandoli. Eat&Dream. Di nuovo, la mente ricordò quel nome. Una scossa le percorse tutto il corpo. Voleva vederlo di nuovo, e magari, scoprire chi fosse quella ragazza, anche se non c’era tanto da dire. Di sicuro è la sua ragazza. Il viso le si coprì di malinconia. Come si ci può fidare di un tipo del genere? Prima mente alla conferenza, poi, con l’aria dolce, ti presta aiuto. Di colpo si addormentò, sognando occhi grigi, mani, ferite ed una scritta: Eat&Dream. Si svegliò verso le 20, convinta del fatto di volerlo incontrare. Andò in bagno per medicarsi la ferita, poi tornò nella sua camera e si cambiò con dei  vestiti puliti. Indossò una maglia monospalla un po’ larga, un paio di jeans a sigaretta scuri e le solite Converse. Prese la sua borsetta a tracolla e senza dare troppe spiegazioni, uscì di casa. Era Venerdì, e poteva permettersi di tardare visto che il giorno seguente non aveva le lezioni.  

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Capitolo 4
*** Tra Vodka e malinconia. ***


Capitolo 4.
Fuori, il locale era cosparso di gente. Gente che fumava, beveva una birra. Coppiette che si baciavano, scherzavano. Le troiette indossavano i più corti vestitini che possano esistere, con dei tacchi altissimi su cui camminavano come paperelle. I ragazzi, ovviamente, le stavano dietro, fischiettando e palpeggiandole. Loro non reagivano, ansi, sembravano contente. Disgustoso. Pensò. Entrò nel locale, molto convinta di quello che stava facendo. La canzone ‘’ Reno ‘’, dei The Gods of Macho, creava la giusta atmosfera. Naomi era sorridente e sicura di sé, ora come non mai.
-          Ehi, bambolina… - Un ragazzo già ubriaco le si avvicinò.
-          Oh merda. Che schifo. – Disse, spingendolo via. Si accomodò poi al bancone, molto soddisfatta. Il barman la fissò, poi le fece un occhiolino. Lei ricambiò con un sorriso. Sembrava diversa, non era la solita Naomi. Questa era la sua reazione per mettersi in mostra e farsi notare.
-          Una birra. – Ordinò. Le arrivò subito. Mentre sorseggiava la birra, si girava attorno per identificare la sagoma che più si avvicinasse a quella di Lyam. Ma niente, nessuno dei ragazzi era il ‘’ suo ‘’ desiderato Lyam. Il primo bicchiere di birra finì, ne ordinò un altro.
-          Bevi solo birra? – Intervenne una ragazza. Era lì al bancone con lei, e la fissava da molto tempo.
-          No. Ma ora è ciò che gradisco. – Rispose Naomi, continuando a sbirciare fra i tavoli e con aria indifferente. La ragazza si avvicinò di più a Naomi, e si accese una sigaretta.
-          Mh. Capisco. – Disse, sputandole in faccia il fumo della sigaretta. Naomi cominciò a tossire.
-          Senti, questo non è per niente divertente! – Esclamò, voltandosi dall’altro lato.
-          Forse è più divertente questo… - La ragazza infilò una mano fra le cosce di Naomi, e cominciò a baciarle il collo.
-          Dio mio, ma che schifo! Via! – Urlò, scattando via dalla sedia. – Stronza! –
-          Ehi, Samantha, smettila. – Intervenne il barman. La ragazza fece un broncio. – Se vuoi scopare, te ne vai da qualche altra parte. Di certo non  te lo lascerò fare qui. – Continuò.
Naomi si allontanò con aria schifata. Raggiunse la porta per uscire a prendere un po’ d’aria. Ma fu bloccata in quel preciso istante. Quella porta si aprì, era Lyam, seguito da Cristine. Naomi era eccitata, ma allo stesso tempo triste. Quelle due sensazioni si mescolavano creando un cocktail particolare, che sapeva d’amore. Sentì una fitta di gelosia al cuore. Il sangue le scorreva forte nelle vene, il cuore sbatteva forte imprigionato nel petto. Forse voleva scappare da quella prigione, incatenato all’apparato. Le ragazze strillavano e gli impedivano di proseguire oltre, ancora non aveva una guardia del corpo. Naomi era lì, impalata dinanzi la porta, fissandolo, mentre cercava, educatamente, di allontanare le ragazze e poter passare. Poi si voltò, ed il suo sguardo incrociò quello di Naomi. La guardò perplesso, forse l’aveva riconosciuta, o forse stava focalizzando la sua immagine. Le rivolse comunque un sorriso. Il più bel sorriso che avesse mai visto, poi, si riavviò i capelli. Naomi arrossì, e abbassò lo sguardo, guardandosi le dita. Si avvicinò un cameriere. Non aveva mai lavorato lì all’ Eat&Dream, forse era stato assunto giusto per l’occasione.
-          Mr Wood, il reparto Privè è dall’altra parte, seguitemi. – Disse, dopo essersi inchinato. Quel cameriere si trasformò di colpo in una guardia del corpo, spostando tutte le ragazze e lasciando via libera ai due. Cristine indossava un vestitino celeste, con delle decolté argentate. I suoi capelli biondi erano sciolti, lasciati liberi sulla schiena. Erano molto lunghi e scintillavano, come il suo vestito e le sue scarpe. E’ più bella di me. Mi sento una bambina. La guardava allontanarsi, seguendo i passi di Lyam, sculettando in quel vestitino celeste che metteva in risalto le sue forme. I ragazzi la guardavano incantata, facendo dei fischi d’ammirazioni.
-          Ragazzi! Questa scopa da matti! – Esclamò un uomo mezzo ubriaco. Tutti si misero a ridere. Una volta scomparsi, l’atmosfera all’Eat&Dream tornò quella di prima. Sono una sciocca, una cretina. Ci ho creduto così tanto in qualcosa che non esiste e non può esistere per nessun motivo al mondo. Mi sono solo illusa. L’amore corrisposto fa male, quello ad un senso solo ti uccide. Tornò al bancone con aria triste.
-          Un’altra birra? – Scherzò il barman. Ora rimbombava nelle casse ‘’Goodbye Horses ‘’ .
-          Mh. In realtà vorrei qualcos’altro. – Naomi sorrise.
-          Che ne dici di una Vodka?
-          Ottima idea!
-          Ecco! Questa è offerta dalla casa! – Era molto simpatico.
-          Grazie! Però lascia che ti paghi i successivi drink.
Il barman la guardò. Naomi non riusciva a nascondere la tristezza sul suo volto, e anche un bambino avrebbe potuto capire che non era felice.
-          Senti, hai una macchina?
-          Sì, perché? Non vorrai mica scoparmi in macchina? – L’ebbrezza cominciava a farsi sentire. Il barman la guardò insospettito.
-          O bevi, o guidi. – Disse con tono severo. Naomi piegò la testa di lato. Si soffermò a pensare, mentre mescolava il suo drink con la cannuccia.
-          Mi farò venire a prendere da un amico. – La scusa era più che sufficiente. Ma se non voleva mettere a rischio la sua vita, doveva davvero provvedere ad un passaggio. Il barman annuì.
-          Comunque il mio nome è Cody. – Disse, porgendole la mano.
-          Io sono Naomi, tanto piacere. – Rispose, stringendogliela.
-          Quanti anni hai, Naomi?
-          Diciassette.
-          Oh, piccolina la ragazza. – Naomi fece una smorfia. – Sai che non dovrei farti bere alcolici? – Continuò Cody.
-          Sai quanti diciassettenni hai servito, Cody? – Disse Naomi.
-          Un punto per te, miss Naomi.
Risero entrambi.
-          Non ti ho mai vista da queste parti. – Mormorò.
-          Uhm, ti sbagli. Frequento questo posto abbastanza. Questa è la prima volta che ci vengo sola, e la prima volta che mi accomodo al bancone per più di un’ora. E la prima volta che parlo con te. – Rispose, guardandosi attorno. Il locale era tutto di cristallo. Il bianco delle pareti creavano un’atmosfera pacifica. Al centro della sala c’era un gran lampadario, con dei cristalli luccicanti che pendolavano. Era spento, forse era lì solo per bellezza. Al soffitto vi erano comunque tante luci colorate, viola, blu, verdi, gialle. Mettevano allegria. I tavolini e gli sgabelli erano di cristallo, sembrava ghiaccio. Era tutto così elegante, poteva semplicemente essere una sala per cerimonie, e invece questo era un locale frequentato dai giovani per ubriacarsi, divertirsi, ballare e rimorchiare. Il dancefloor si illuminava sia di bianco che di celeste, ed era circondato da una ringhiera di ferro. Su di un piano rialzato, sempre di cristallo, era posata la console per il DJ, che quel Venerdì, però, mancava. Di solito faceva le sue serate il Sabato e la Domenica sera, per il resto dei giorni tutti si accontentavano dei dischetti che registrava Cody.
-          Come mai sei sola questa sera?
-          Ad una mia amica non andava d’uscire, per questo l’ho fatto da sola. – Non le andava di dare molte spiegazioni.
-          O è perché avrai sentito che Lyam Wood, amatissimo bassista dei Dirty Flames, è qui da me e la tua amica era disinteressata?
Naomi arrossì.
-          Non ti nascondo il fatto che sia un’ammiratrice di quel Lyam, ma ho di meglio da fare che seguirlo in un locale.
-          Oh, sei la prima ragazza che dice una cosa del genere. Tutte impazziscono per mio cugino. – Disse, mentre versava della birra ad un cliente.
Naomi alzò di colpo lo sguardo.
-          Sei il cugino di Lyam Wood?! – Esclamò. Era molto eccitata.
-          No. Stavo scherzando. Ma ho capito che sei qui per lui. – L’aveva scoperta.
-          Cavolo, ci sai fare tu.
I due si guardarono.
-          Bella quella tipa, eh? – Domandò Cody. – Bionda, alta, fisico mozzafiato. Un po’ il sogno erotico di mezzo mondo. Si chiama Cristine Evans, ed è una fotomodella.
-          Sì, è davvero bella. La donna perfetta per Lyam… - Divenne triste.
-          Ci sono stato insieme due anni fa, quando ancora non appariva sulle riviste. Sento di provare ancora qualcosa per lei…
Naomi lo guardò stupita e lo esaminò meglio. Era un bel ragazzo. Alto, pompato, capelli mossi, scuri e carnagione olivastra. Era credibile in fatto che sia stata con una neo-fotomodella.
-          Beh, non sai riprendertela? Sei un bel ragazzo, in fondo. – Disse Naomi infastidita.
-          E’ un po’ difficile. Sai, non siamo mai stati insieme. – Rise. Un altro colpo per scoprire Naomi. – Sai, Naomi, gli occhi raccontano molto delle persone. Ed i tuoi stanno parlando troppo. – Continuò. Naomi non rispose. – Comunque, per quello che so, lei non è la sua ragazza. – Disse sincero. Naomi si limitò a guardarlo. Forse non devo credergli. Passarono le ore, tra alcolici e chiacchiere. Erano le due e mezza e il locale si stava svuotando, mentre Naomi era ubriaca e Cody si divertiva sentirla sparar cazzate.
-          Senti, è ora che chiami qualcuno. – Disse Cody, tornando serio.
-          Uhm, vediamo. – Disse Naomi tra le risate. Provò a chiamare Miku, ma il cellulare era spento. Ora era fottuta. – Ha il cellulare spento… - Disse a voce bassa.
-          Non c’è nessun altro che puoi chiamare?
-          Nessuno di cui mi fidi completamente.
-          Merda. Io non posso chiudere prima delle quattro. Non vuoi chiedere un passaggio ai restanti? – Disse Cody, mentre si guardava attorno. Ma subito cambiò idea. Erano tutti fatti e ubriachi. – Anzi, lascia stare. Non sono messi meglio di te. – Terminò. Naomi continuava a mescolare il suo ennesimo drink, mentre pensava ad un’eventuale opzione. Da lontano vide tornare Lyam e Cristine che sorridevano. Magari l’avranno fatto. Lyam si diresse verso il bancone, mentre Cristine proseguiva per l’uscita. Le gambe di Naomi cominciarono a tremare. Era molto agitata, tanto da versare il suo drink sul bancone.
-          Mi dispiace! – Esclamò Naomi piagnucolando. Lyam giunse al bancone.
-          Ehi, Cody, grazie per averci ospitato, era tutto molto squisito, ed il locale è ben allestito. – Lyam si congratulò, senza far caso della presenza di Naomi. Poi, si voltò verso di lei.
-          E tu, cosa ci fai ancora qui a quest’ora? Mi pare di notare che sia l’unica ragazza rimasta. – Naomi si volta di colpo, guardandolo negli occhi. Quello sguardo le penetrava l’anima.
-          Oh, ma tu sei… la ragazza di oggi! – Disse.
-          In persona. – Fu la risposta secca di Naomi. Cody stava pulendo il bancone, ascoltando la conversazione.
-          Dimmi, come ti senti?
-          Mai sentita meglio! – Esclamò. Poi scoppiò a ridere.
Lyam la guardò con sospetto, poi si rivolse verso Cody.
-          E’ ubriaca. – Mormorò Cody. – E non ha un passaggio per tornare a casa. – Continuò.
Lyam tornò a guardarla con tenerezza.
-          Ho abbastanza benzina per poterla accompagnare io.
Naomi saltò dalla sedia.
-          HALT! – Urlò. Attirando l’attenzione dei ragazzi restanti. – Non accetto passaggi dagli sconosciuti. – Naomi barcollava, le girava la testa, e per questo tornò a sedersi.
-          Bene, io sono Lyam. Lyam Wood. Ho ventidue anni, provengo dalla  California e sono il bassista dei Dirty Flames. Ora penso che non sia più uno sconosciuto. – Disse. Le pose la mano per aiutarla ad alzare, e lei l’accettò. Stava sognando? No. Era tutto reale.
-          Ciao, Cody. – Disse a bassa voce. Poi, reggendosi al braccio di Lyam, si avviarono verso la macchina. Il suo profumo era dolce e sensuale. Cristine gironzolava nervosa fuori al locale, e si stupì vedendo Naomi che si reggeva a Lyam. La vedeva come una sorte di umiliazione. Naomi si accomodò ai sedili posteriori, mentre Cristine fiancheggiava Lyam davanti.
-          Allora, mi dici come ti chiami? – Chiese Lyam voltandosi.
-          Naomi Steels.
-          Miss Steels. – Lyam le sorrise. – Dove devo portarla?
Naomi gli diede indicazioni per arrivare a casa sua, poi cadde in un breve sonno.

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Capitolo 5
*** Il magico ritorno a casa. ***


Capitolo 5.
-          Naomi. Naomi! – Lyam la scuoteva per farla svegliare. Cominciò ad aprire gli occhi. 
-          S… Sì? – Chiese perplessa e ancora assonnata. – D… Dove sono?  -
-          Ti ho riportata a casa, siamo arrivati. – Rispose premuroso, guardandola. Naomi si mise a sedere sul sedile, con gli occhi socchiusi. Sentì una fitta alla testa. – Oh, merda. – Si stringeva la testa fra le mani. Lyam sospirò.
-          Dille che si da una mossa. – Mormorò Cristine.
-          Cristine, smettila di essere così antipatica! Ci abbiamo provato e riprovato tantissime volte, e non ha funzionato. Non capisci? IO NON TI AMO. – Scandì quella frase. – Smettila di essere gelosa, smettila di comportarti così! – Lyam la rimproverò. Naomi era ubriaca, ma aveva capito tutta la situazione ed ora la dea interiore ballava, si agitava e rideva.
-          Vaffanculo, bastardo. – Rispose Cristine a denti stretti. Naomi strinse i pugni, non doveva chiamare così Lyam, non aveva il permesso. Ma non era in grado di reagire. Lyam lasciò per un attimo Naomi, e andò ad aprire lo sportello a Cristine.
-          Scendi da questa macchina – Disse calmo. Ma lei lo ignorò. – Scendi da questa macchina, ora! – Urlò. Cristine sbalzò dalla macchina. – Bene, ora procurati un passaggio. – Disse, sbattendo lo sportello dietro di lei. La sua reazione è stata un po’ esagerata, ma forse era ciò che si meritava. Naomi li guardava in silenzio, senza muoversi, col cuore che le sbatteva  forte e con la testa che le scoppiava. I suoi capelli erano spettinati, aveva le guance rosse e bollenti, come le labbra. Muoveva nervosamente le dita. Cristine si avviò a passo svelto, zoppicando sui tacchi, mentre Lyam raggiunse Naomi. La sua mascella era tirata in un’espressione nervosa, ma non poté far altro che sorridere vedendo la ragazza in uno stato buffo, ma dolce allo stesso tempo. La tirò fuori dalla macchina, tenendola fra le braccia, poi, con un piede, chiuse lo sportello. Bussò al campanello più volte, mentre Naomi a fatica riusciva a reggersi in piedi. La signora Wazuka si precipitò alla porta. Era stupita, era rimasta letteralmente a bocca aperta, o perché era la prima volta che vedeva sua figlia con un ragazzo, o perché era la prima volta che vedeva sua figlia ubriaca. Ma entrambe le opzioni la preoccuparono.
-          Ciao… mamma. – Disse Naomi, a bassa voce.
-          Buona sera, signora. Dove pos… - Lyam venne interrotto.
-          La sua camera è di sopra, la prima porta a destra.
 
-          Ah, Naomi, Naomi… Cosa combini. Prima ti ferisci, poi ti ubriachi. – Disse Lyam, dopo averla stesa sul letto. Le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Poi la guardò negli occhi e con l’indice delineò il tracciato del suo volto.
 
-          Buonanotte, Naomi.
 
Lyam uscì dalla stanza, lasciando la ragazza senza parole. Andò a dormire con pensieri più chiari, ed un cuore troppo grande per il suo letto. Era questo, quindi, l’amore. Quel sentimento così temuto, così aspettato da tutto il mondo. Quel sentimento che è in grado di cambiare te, di cambiare la tua vita e la vita di chi ti circonda. Quel sentimento che ti fa sbattere forte il cuore, che ti fa scoppiare la testa, che ti fa piangere, ti fa sputare il sangue, ma che ti fa anche sorridere, ti fa star bene. Quel sentimento in funzione del quale ti getteresti da un grattacielo, senza esitazioni. Tutti viviamo per amore. Tutti viviamo di amore. A volte le occasioni prese al volo, cambiano tutto ciò che c’era prima.
 
 
-          Come mi sta questo vestito? – Chiese Akemi. Si infilò un vestito verde acqua a palloncino. Le stava d’incanto, come tutti i suoi vestiti e come tutto ciò che indossa. Era bella, la più bella ragazza che avesse mai incontrato, e non smetteva mai di ripeterglielo.
-          Sei bellissima, come sempre. – Rispose Naomi. Akemi le fece una smorfia.
-          A proposito, non dovresti compare qualcosa da indossare questa sera?
Naomi si ricordò di colpo dell’appuntamento con Miku.
-          No, ho molti capi a casa. Sceglierò qualcosa da indossare.
-          Come vuoi. Questa sera ci sarà un bacio? – Disse Akemi, con un sorrisone stampato sul viso. Naomi divenne triste, non poteva nascondere ciò che le era successo il giorno precedente.
-          Temo di essermi innamorata. – Mormorò Naomi, guardandosi le unghie.
-          Di Miku? – Akemi scoppiò a ridere. – Cosa ti ho detto ieri, eh? – Continuò, punzecchiandole il braccio.
-          No, Ake. Non di Miku. – Akemi la guardò perplessa. – Di Lyam. Lyam Wood. -  Continuò.
 
 
 
-          E quindi ti ha riportata a casa? – Chiese Akemi, eccitata. Aveva gli occhi che le brillavano. Naomi le raccontò tutto.
-          Sì. – Disse la compagna, mentre mescolava la sua granita alla menta. – E’ per questo motivo che ieri t’ho detto di capirti. Sono innamorata di un uomo che probabilmente non potrei mai avere. Muoio dalla voglia di vederlo, di ascoltare la sua voce. Ma non posso. E questo fa male, fa male da morire, perché mentre il desiderio sale, sale anche la malinconia. Scusami se non te l’ho detto, Akemi. Mi dispiace così tanto. – Naomi cominciò a piangere. Non aveva mai nascosto nulla alla sua migliore amica, e nasconderle questa banalità le è sembrato una cosa orribile. Akemi era sempre stata lì, pronta ad ascoltarla e a rincuorarla. Per quale motivo ha dovuto nasconderle una cosa del genere? Forse perché si vergognava dei suoi sentimenti. Di un amore non ricambiato, di un amore impossibile. Ma in fondo anche Akemi stava passando nella sua stessa situazione, ed ha sofferto già molte volte per amore. Lei era l’unica ragazza con cui poteva confrontarsi e confidarsi.
-          Ehi, non preoccuparti, Nao! – Disse dandole una pacca sulla schiena. Poi la guardò sorridendo. Forse quello è un sorriso forzato, falso. – Ora mi hai raccontato tutto, non ci sono più segreti fra noi. – Continuò confortandola. Poi l’abbracciò. Quell’abbraccio era davvero sincero.

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Capitolo 6
*** La scintilla. ***


Capitolo 6.
Naomi aprì la porta. Miku era sulla veranda, indossava dei jeans a cavallo basso ed una t-shirt che delineava la forma dei suoi pettorali. – Ciao – Disse, baciandole una guancia. Naomi sorrise. – Ciao, Miku. – Gli gettò le braccia al collo per abbracciarlo, e lui la sollevò, facendola gironzolare.
-          Allora, sei pronta? – Chiese.
-          Devo solo prendere la borsa, se vuoi entra.
Miku strofinò i piedi sul tappeto, poi entrò.
-          Buona sera! – Esclamò. La signora Wazuka, che stava cucinando, lasciò tutto per corrergli dietro.
-          Miku! – Disse abbracciandolo, dandogli delle grosse pacche sulla schiena. Lo stava soffocando nel vero senso della parola. Miku tossì, cercando di liberarsi di quell’abbraccio.
-          Come stai? Ti stai preparando per l’esame? – Chiese.
-          Sì, Shara. Devo finire di ripetere alcune cose, poi sono pronto. – Rispose. Intanto Naomi raggiunse la cucina.
-          Andiamo? – Chiese.
-          State attenti! – Esclamò, mentre i due uscirono dalla porta.
Le strade di Lockville erano abbellite ed illuminate, i negozi erano ancora aperti, e c’era tanta gente. Parcheggiarono fuori un ristorante, la sfilza di macchine era interminabile. Naomi prese sotto braccio Miku, e cominciarono a percorrere quel vialone immenso, illuminato e pieno di bancarelle a destra e a sinistra. Un dolce odore si diffondeva nell’aria. Zucchero filato. Naomi tornò bambina, felice e spensierata. Camminavano mentre strappavano dei soffici pezzi di zucchero filato da quel bastoncino di legno, per poi portarselo alla bocca, posarlo sulla lingua e aspettare che si sciogliesse. Si fermarono ad una bancarella di CD. Per un attimo Naomi pensò Lyam. Scosse la testa, per scacciare quel pensiero malinconico. Miku afferrò un CD dei Led Zeppelin.
-          Presence, questo mi mancava. – Guardò Naomi, mostrandole il CD.
-          Oh. Sai che non mi piacciono. – Rispose, facendo una smorfia. Il ragazzo inarcò un sopracciglio. Fece un’espressione buffa. Pagò l’album e proseguirono oltre.
-          Miku Smith! Ti sfido! – Disse Naomi, prendendo una pistola a piombini e cominciando a mirare le lattine vuote di Fanta. Miku fece altrettanto e fu proprio lui a cominciare. Naomi lo guardò. Ora era serio. E bello. I suoi capelli biondi erano spettinati ed alcune ciocche gli cadevano sulla fronte. Gli occhi celesti si erano rimpiccioliti, la mascella ristretta. Sparò venti colpi senza fermarsi per un secondo.
-          Diciannove su venti. E’ il tuo turno, Nao.
Miku sorrise fra sé. Infine, scoppiò in una risata.
-          Nove su venti! – Disse tra una risata e l’altra. Naomi fece un broncio.
-          Ecco qui. Un portachiavi per lei. – Disse il proprietario della bancarella, porgendo un portachiavi a forma di stella a Naomi. – Invece lei può scegliere tra una macchina telecomandata e questo pupazzo. – Indicò un orsetto che stringeva al petto un cuore. – Prendo quello. – Miku decise di prendere il pupazzo. Naomi lo guardò con invidia e insoddisfatta del suo premio.
-          Guarda che schifo di portachiavi. – Disse, facendo pendolare la stella dinanzi gli occhi di Miku. Lui sorrise.
-          Tieni. – Miku le diede il suo pupazzo e la ragazza arrossì.
-          Oh, grazie Mì! – Lo abbracciò e gli baciò una guancia. Miku abbassò il viso, per nascondere il rossore. Camminarono ancora a lungo, e Naomi stringeva fra le braccia il suo pupazzo. Si sentì una voce in lontananza.
-          Miku! – Una ragazza gli si precipitò addosso, facendolo cadere. Un velo di gelosia si posò sul viso di Naomi, ma scomparve all’istante.
-          Oh, Haileen. Ciao.
La ragazza lo stringeva fra le braccia. Naomi ne approfittò per guardarsi attorno. Di nuovo, la sua mente volò da Lyam. Con gli occhi puntò la piazza. Era stato allestito un palco, con un microfono, degli amplificatori, una batteria e delle casse enormi. Il suo cuore cominciò a battere forte. Dirty Flames. Qualcosa le diceva che dovevano esibirsi a momenti. Dopo una lunga chiacchierata, Haileen lasciò la presa, e lasciò i due liberi di proseguire la serata. Si diressero in piazza e Naomi cominciò a scortare la gente per raggiungere i primi posti. Poco dopo, il sindaco di Lockville salì sul palco.
-          Buona sera a tutti voi. – Il pubblico cominciò ad applaudire. Anche Naomi sbatteva felicemente le mani. – Questa sera avremo tre band che si esibiranno, ognuna porterà una sola canzone. Dopo seguirà uno spettacolo preparato dalla Parrocchia di Lockville. Avrete sicuramente sentito parlare di loro, si stanno facendo strada e sono molto in gamba. – Naomi cominciò ad agitarsi. – Molto amati dalle ragazze, sono anche però seguiti dai ragazzi, e da gente adulta, non lo nascondo. Loro sono… i Dirty Flames! – Il sindaco scese dal palco, lasciando posto alla band.
-          Questi coglioni sono ovunque. – Disse Miku infastidito.
-          Fanno buona musica, davvero niente male. – Rispose Naomi, nascondendo il suo segreto.
-          Ringraziamo tutti per essere qui. – Disse Fin, afferrando il microfono. Ecco Lyam. Stava montando il suo basso più bello che mai. Indossava dei jeans neri, le converse, una t-shirt degli AC-DC, con sopra una giacca di pelle. Gli altri suonavano a torso nudo, mentre Fin indossava un paio di bermuda, le Vans ed una maglia a giromanica. Naomi non fece altro che fissare Lyam. Poi, una scossa. I loro occhi si incrociarono. Sentì un fremito. Questa volta lo sguardo di Lyam si prolungò su di lei. Sul suo volto comparve l’ombra di un sorriso, che venne subito cancellato. Dopo l’esibizione delle tre band, Naomi e Miku tornarono al vialone, come fecero tanti altri giorni. Le sedie furono invece occupati dai più anziani e dai genitori dei bambini che dovevano recitare.
-          Che ne dici di andare a bere qualcosa? – Domandò Miku con un sorriso stampato. Naomi rispose con un occhiolino. I locali erano tutti affollati, ne trovarono uno, quasi alla fine della strada. Un locale calmo, con poca gente.
-          Accomodati lì. Vado a prendere qualcosa. – Miku indicò un tavolo vicino la finestra. Naomi si accomodò e si diede un’occhiata in giro per esplorare il locale. Poi, l’ennesima scossa di quando incrocia gli occhi di Lyam. Era lì, appoggiato ad una parete col resto del gruppo, e la stava fissando da chissà quanto tempo. Si voltò verso i compagni. Aveva detto qualcosa, poi, lentamente, si avviò verso di lei. Si passò una mano tra i capelli, e appoggiò i gomiti al tavolo.
-          Ciao, Naomi. – Sorrise.
-          C… Ciao.
-          Carino il tuo ragazzo.
Naomi aggrottò la fronte, cercando di focalizzare le sue parole. Si riferiva a Miku.
-          Miku? Oh, lui non è il mio ragazzo.
Lyam respirò sollevato. Miku li raggiunse con due bicchieri di birra in mano e li guardò stupiti.
-          Tu dovresti essere Miku. Piacere, io sono Lyam. – Disse, porgendogli la mano. I due si scambiarono uno sguardo agghiacciante.
-          Sì, sono io. – Miku gliela strinse.
-          Naomi. Ti andrebbe di uscire, la settimana prossima?
Naomi restò senza parole. Stava succedendo tutto così in fretta, e non capiva più se tutto quello che le stava succedendo era reale o era solo un sogno. Una proposta indecente, in un posto indecente. E con una persona di troppo.
-          Vado a prendere un po’ d’aria. – Mormorò Miku, stringendo fra le mani il bicchiere di birra.
-          I… io. – Naomi balbettò. Non riusciva a parlare. Il suo respiro divenne pesante.
-          E’ solo un’uscita. – Era così dolce. – Se non ti va, non fa niente. – Disse, alzandole in mento per poterla guardare negli occhi. Naomi si sentì disorientata.
-          Sì. – Rispose, infine. L’unica cosa che riuscì a dire. In quel momento, vide Lyam come una persona normale. Si comportava come tutti i giovani della sua età. Non poteva essere vero. Strizzò gli occhi.
Questo è il mio numero di telefono, chiamami. Ci metteremo d’accordo. – Posò un bigliettino sul tavolo e poi si allontanò con gli amici. 

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Capitolo 7
*** Just a dream? ***


Capitolo 7.
Il ritorno a casa fu molto silenzioso. Miku aveva lo sguardo fisso sulla strada, mentre Naomi era immersa nei suoi pensieri. Sentiva il bisogno di dover dare qualche spiegazione al compagno.
-          Senti, Miku… - Cominciò, era molto indecisa su ciò che doveva dire. – Io e Lyam siamo solo amici. – Continuò. Ripensò quelle ultime parole. – E nemmeno. Non so come possiamo definirci. Il fatto è che… - Naomi venne interrotta.
-          Naomi, non hai bisogno di darmi spiegazioni. Non hai bisogno di scusarti. Va tutto bene. – Disse Miku, tenendo gli occhi fissi sulla strada. Naomi si passò una mano fra i capelli, era esasperata. Nel giro di pochi minuti, arrivarono a casa.
-          Bene, allora ciao. Grazie per la serata. – Mormorò Naomi, aprendo lo sportello dell’auto. Poi si voltò per baciare sulla guancia Miku, ma lui scansò il bacio, spostandosi un po’ più a sinistra. La ragazza annuì. – Tieni. – Disse, dandogli il portachiavi a forma di stella, poi scese dalla macchina. Naomi raggiunse la porta di casa, ma prima di infilare le chiavi nella fessura, si voltò ancora una volta verso Miku. Stava aspettando che Naomi entrasse, mentre teneva fra le dita una sigaretta.
-          Ho bisogno di un abbraccio. – Disse Naomi.
-          Magari ora un angelo ti starà abbracciando, ma non lo saprai mai. Buona notte, Naomi. – Rispose, fingendo un sorriso.
La ragazza lo guardò incredula.
 
 
Naomi si coricò sul letto, stringendo fra le mani il bigliettino col numero di Lyam, fino a stropicciarlo. Puzzava di tabacco. Ma quell’odore le parve dolce. Si voltò, guardando l’orsetto che aveva appena sistemato sul comodino. Pensò a Miku. Perché si è comportato così? Dov’è che Naomi ha sbagliato? Chiuse gli occhi, ed ora Akemi parlava alla sua mente. Nao, hai mai notato il modo in cui ti guarda Miku? Ancora una volta, aveva fatto centro. L’amore era una cosa così prevedibile per lei. L’immagine di Miku scomparve velocemente dalla sua testa, per lasciar posto alla malinconia più grande. Credere che fra lei e Lyam possa nascere qualcosa, in futuro, era come sperare di poter accendere una candela sotto la pioggia. I loro mondi erano così lontani e diversi. Lui, da lì a poco tempo, sarebbe diventato un musicista professionista, mentre Naomi non vedeva altro che lo studio nel suo futuro. Un foglio di carta con sopra inciso un numero, non era qualcosa in cui credere davvero. Si addormentò, stringendo quel foglietto stropicciato in una mano che, nel corso della notte, cadde a terra.
 
 
Il mattino seguente, Naomi cercò disperatamente il foglietto stropicciato nella sua stanza, ma niente. Si accovacciò sul letto, era solo un sogno,  pensò. Le squillò il cellulare, la scritta ‘’ Akemi ‘’ apparve sul display.
-          Pronto?
-          Naomi!  Come stai?
-          Bene, o almeno credo.
-          Che cosa intendi?
-          Non lo so, Ake.
-          Che ne dici di fare colazione insieme?
Naomi consultò l’orologio, erano le nove passate.
-          Va bene, mi sono appena svegliata.
-          L’avevo notato – Rise. – Passo a prenderti fra poco. – Attaccò.
 
 
Naomi sorrise tra sé. Era così incredibile come Akemi fosse in grado di farla star bene col solo parlarle al cellulare.
 
 
-          Buongiorno signorine, desiderate?
Un cameriere si avvicinò al tavolo, col blocchetto delle ordinazioni in mano ed una penna appesa al taschino della giacca. Il sole caldo brillava nel cielo azzurro.
-          Io prendo un cappuccino ed un cornetto alla crema, tu Naomi, cosa prendi? – Disse Akemi, rivolgendole un caloroso sorriso.
-          Uhm. Io penso di prendere un succo di arancia e una bomba ripiena al cioccolato.
-          Arriva subito!
Il cameriere si allontanò.
-          Allora, cosa mi racconti dell’appuntamento di ieri con Miku? – Chiese Akemi incuriosita.
-          E’ andato bene. Abbiamo mangiato zucchero filato, fatto una pesca, assistito a tre esibizioni e bevuto qualcos…
Naomi si bloccò. Cercava di capire se quel che è successo la sera precedente, fosse un sogno o realtà. Ormai confondeva tutto.
-          Naomi? – Akemi aggrottò la fronte.
-          E poi non ricordo più nulla. – Le labbra di Naomi si piegarono in un’espressione triste.
-          Come non ricordi più nulla? – Akemi cercava di capire.
-          E’ così, Akemi. Non ricordo ciò che è successo dopo. Ricordo che siamo entrati in un locale e poi… - Naomi arrossì, ricordando Lyam. – E poi mi si è avvicinato Lyam.
-          Lyam? Lyam Wood? – Le si illuminarono gli occhi. Era molto eccitata.
-          Sì, mi ha chiesto d’uscire, e mi ha lasciato il suo numero di telefono. Al ritorno a casa Miku non si è degnato di parlarmi.
-          Immagino. Ma ora avrai un appuntamento con Lyam Wood! Lyam dei Dirty Flames! Ritieniti fortunata, Nao! – Disse, sbattendo le mani. Riusciva a parlare di Lyam come se non fosse accaduto mai nulla. Forse le era già passata la cotta per George.
-          Il fatto è che questa mattina non ho più trovato il biglietto. Ho disfatto la stanza, per trovarlo. Forse non l’ho mai avuto.
-          Era un… Era un sogno, Naomi. Ieri eri ubriaca.  – Concluse Akemi, delusa.
Naomi annuì.

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Capitolo 8
*** Jealousy. ***


Capitolo 8.
 
L’ultima settimana scolastica passò velocemente e Naomi decise di dimenticare Lyam, l’uomo dei suoi sogni, e rimettere la testa sulle spalle. Miku ancora non le parlava, cercava di starle lontano e ogni volta che si incrociavano nei corridoi dell’istituto, non si spingeva oltre che il semplice ‘’Ciao.’’. Naomi continuava a non capire la sua reazione. A riempire quei giorni di felicità era Akemi, la migliore amica che si possa desiderare. La ragazza dai riccioli biondi e ribelli, dagli occhi di cristallo e dal sorriso splendente, in grado di incantare il mondo intero. La ragazza schiava e servitrice dell’amore. Si conoscevano dai tempi dell’asilo, e mai nessuno al mondo avrebbe potuto dividerle, loro erano invincibili, erano circondate e protette da un’aura magica. Akemi era incredibilmente romantica e desiderava un amore sincero, perfetto. Ma nessun uomo, più del padre, è stato in grado di amarla davvero, nessuno mai è stato capace di donarle l’amore che desiderava. Hanno saputo solo approfittarsi del suo magnifico corpo. Naomi ha sempre invidiato e desiderato una famiglia come quella dell’amica. La madre era insegnante d’asilo, una donna sempre col sorriso sulle labbra. Il padre era un avvocato, un uomo sincero e leale, e poi c’era Tom, fratello maggiore di Akemi, giornalista. Era una famiglia felice, unita. Ciò che Naomi non ha mai avuto. Infatti Jason, suo padre, partì per New York con Mary, la sua attuale moglie, quando Naomi aveva solo cinque anni. Da allora non ha rivisto più suo padre. E’ figlia unica, e la madre lavora in una fabbrica di vestiti.
 
-          Pizza e birra per festeggiare l’ultimo giorno di scuola! – Disse Akemi. Si affrettò ad entrare in casa con le due scatole di pizza, mentre Naomi prese il sacchetto contenente le birre che Akemi aveva posato sugli scalini di casa. Un Venerdì sera trascorso a casa, con la migliore amica, la pizza e la birra. Un miscuglio perfetto.
-          Allora, chi porterai al ballo di fine anno? – Chiese Akemi.
-          Avevo intenzione di chiederlo a Miku, ma le circostanze non mi sembrano molto favorevoli…
-          Dovresti parlargli, Naomi. Tanto la cosa è finita lì. Anzi, non è mai cominciata. E magari potresti dargli un’opportunità.
-          Akemi, non provo niente per lui. Gli voglio un bene dell’anima, questo è vero, ma davvero non riesco a vedere un futuro insieme a Miku. E’ una cosa impensabile!
Akemi sospirò, poi bevve un sorso di birra.
-          Tu chi porterai al ballo? – Domandò Naomi, con un boccone di pizza in bocca.
-          Cloud. – Rispose, sbattendo velocemente le palpebre. Arrossì.
-          Ma dai? Quello del quinto anno?
-          In persona! – Fece una pausa. – Naomi, ma perché Miku si sta comportando così? Se era solo un sogno, perché Miku dovrebbe tenerti il muso anche nella realtà?
Le due si guardarono stupite.
 
 
Il mattino seguente, Naomi chiamò Miku, e lo implorò di raggiungerla a casa, per potergli parlare.
-          Miku, scusami tanto. Ma ti ripeto, fra me e Lyam non c’è niente, niente c’è stato, niente c’è e niente ci sarà! – Quelle parole uscirono dalla bocca di Naomi automaticamente, non sapendo più se quel che è successo era vero, oppure era solo un sogno. Ma gli occhi di Miku parlavano chiaro.
-          Per questo ti ha chiesto di uscire? Per questo ti ha lasciato il suo numero di telefono?
-          Cosa? – Allora era vero, era tutto vero. L’uscita, il suo numero. Era successo davvero. – Davvero non capisco. –
-          Ora fai anche la finta tonta.
-          Miku, non ho nessun numero di telefono. – Disse, convinta.
-          Naomi, l’avrai perso, che devo dirti? Non sono pazzo. Ricordo tutto perfettamente. Tu e… quel coglione di Lyam che ti parla e ti lascia il suo numero.
-          Ma allora… non è un sogno. – Pensò ad alta voce. Miku aggrottò la fronte. Era nervoso.
-          A quanto pare no, Naomi. Posso andare, ora? – Disse, sbuffando. Miku aveva un valido motivo per essere nervoso. Non era più un mistero.
-          No! – Urlò Naomi. Poi si schiarì la voce, e continuò. – Non mi spiego la tua reazione. Siamo amici, no? Allora perché fai così? Perché non riesci a lasciar perdere questa vecchia storia e continuiamo ad essere i migliori amici di sempre? Naomi sapeva dei sentimenti di Miku, ma cercava di ignorarli, vedendolo solamente e comunque come un amico. Miku abbassò lo sguardo.
-          Ecco, vedi… Sono un po’ geloso. – Disse, grattandosi la testa. Il suo tono di voce divenne dolce.
-          Non dovresti essere geloso della tua migliore amica.
 
Ad interrompere il discorso, fu il campanello di casa. Forse era arrivata la signora Wazuka.
-          E’ mia madre. – Disse Naomi. – Vado io. – Continuò, raggiungendo a passo svelto la porta.
 
 
-          Ciao, mam… - Naomi restò bloccata sulla soglia della porta, stringendo ancora la maniglia. Il cuore le sbatteva forte, sentiva il sangue scorrerle nelle vene, le farfalle nello stomaco arrivarono in gola, e cercavano di strozzarla. – L… Lyam. –
-          Ciao, Naomi. – Disse, chinandosi a baciarle la mano. 

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Capitolo 9
*** Inaspettato. ***


Capitolo 9.
 
Naomi lo guardò in attesa di una spiegazione, che arrivò ben presto.
-         Sai, mi domandavo che fine avessi fatto… - Mormorò Lyam. – Dovevi chiamarmi per l’uscita, ma se hai cambiato idea, non preoccuparti. Me ne andrò da qui subito. – Continuò. La sua voce le parve tremante, si era intimidito, emozionato. Naomi intravide un leggero rossore sulle sue guancia.
-         Scusami. Il fatto è che non trovavo più quel bigliettino.
-         Oh, se vuoi potrei segnartelo da qualche altra parte. Direttamente sul tuo telefonino, magari.
Naomi restò in silenzio, incantata da quelle labbra, dall’uomo che aveva davanti agli occhi. Si svegliò di scatto.
-         Sì, certo. – Disse, toccandosi le tasche per vedere dove fosse finito il suo cellulare.
-         Naomi? Chi c’è? – Miku avanzò verso di lei, mentre controllava distrattamente l’orologio. Alzò lo sguardo e restò senza parole, stupito, deluso. Arrabbiato.
-         Ciao, Miku. – Disse Lyam, alzando una mano. Miku ricambiò il saluto col cenno del capo. I due si scambiarono uno sguardo intenso. Uno sguardo del tutto simile, uno sguardo ostile. Entrambi volevano la stessa cosa, entrambi lottavano per la stessa cosa. Naomi si sentì mortificata.
-         A quanto pare sei occupata, se mi concedi qualche sec… - Quella frase venne spezzata.
-         No, non preoccuparti. Stavo giusto andando via. – Disse Miku avvicinandosi alla porta. Lyam si spostò per farlo passare. Naomi avanzò, tenendo gli occhi fissi sul compagno, la salutò alzando la mano, con le labbra tirate, poi salì in auto, e imboccò una traversa. Avrebbe giurato che avesse le lacrime agli occhi. Intanto, il suo corpo era vicinissimo a quello di Lyam, e ne poteva percepire il calore. Erano soli, completamente soli, e questo rendeva nervosi entrambi.
-         Vuoi entrare? – Chiese Naomi timidamente, mentre si tormentava le mani.
-         Mi spiace rifiutare, ma ho le prove a momenti. Ero passato solo per riproporti d’uscire, in questo caso. Scusami se sono molto insistente, ma sai, è una cosa a cui ci tengo molto. – Continuò. I suoi occhi grigi brillavano, sembravano argento esposto al sole. – Ti andrebbe di uscire, domani sera? – Domani sera. Quel giorno era molto vicino. Naomi fece cenno di sì col capo, la felicità le aveva mangiato la lingua.
-         Ti piace Shakespeare? – Chiese Lyam.
-         Lo adoro!
-         Ottimo, allora domani ti porterò al teatro, la Compagnia de’ ‘’ Le luci della notte ‘’ si esibirà in Amleto.
-         Grande! Adoro il teatro. – I due si guardarono, sorrisero. Il teatro, Shakespeare, Lyam. Era tutto così impossibile, e invece stava succedendo. Stava succedendo davvero. – Ah, tieni. – Continuò Naomi, cacciando il cellulare dalle tasche. D’un tratto, Lyam non le parve più così diverso da lei. Lo desiderava così tanto che la passione si trasformò in dolore. Sapeva di non essere semplicemente una fan innamorata del suo idolo, sapeva che quella storia poteva spingersi ben oltre, e sapeva che tutto ciò era reale. Lyam si allontanò, lentamente Naomi chiuse la porta dietro di sé, poi andò in cucina a riscaldare un bicchiere di tè, per poi correre in camera sua, a chiamare Akemi.
 
 
Domenica sera. Akemi giunse a casa di Naomi con una gran sacchetto di cartone. Dentro c’era tutto quel che occorreva per rendere Naomi la ragazza più bella del teatro. Naomi era emozionata, Akemi, seppure non la riguardava principalmente, lo era ancora di più.
Naomi indossò un vestito turchese lungo, con uno scollo sulla schiena, era di Akemi, proprio come le decolté argentate e gli orecchini di perla. Anche del trucco se ne occupò Akemi. Tamponò il viso con del fondotinta, truccò gli occhi con dell’ombretto turchese, creando delle sfumature argentate, un po’ di matita ed il mascara, colorò le guance di rosa, e spalmò sulle labbra un gloss trasparente. Infine raccolse i capelli in uno chignon morbido. Si voltò allo specchio, quella non era di certo la Naomi di sempre.
-         Guardati, sei stupenda. – Commentò Akemi.

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Capitolo 10
*** Baciami, Lyam, baciami. ***


Capitolo 10.
A interrompere quel momento fu il magico suono del campanello. Akemi e Naomi si precipitarono all’ingresso, quasi inciampando sulle scale.
-          Aspetta, aspetta! – La signora Wazuka, piccola e tonda, arrivò all’entrata quasi correndo. Esaminò Naomi dalla testa ai piedi, facendola voltare più e più volte. – Ho una figlia davvero bella. – Disse. I suoi occhi erano raggianti. Accarezzò il viso di Naomi e poi, alzandosi sulle punte, le diede un bacio sulla guancia. Il campanello suonò di nuovo, e questa volta Akemi aprì la porta.
-          Ciao! Io sono Akemi! – Disse euforica, offrendo la mano.
-          Oh, ciao, io sono Lyam. – Rispose il ragazzo, mostrandole il suo sorriso bianco e brillante. Le strinse la mano. Naomi fece un passo avanti per mostrarsi. Lyam indossava un pantalone beige, con sopra una camicia bianca ed una giacca blu scuro. Al collo aveva una cravatta. Era stupendo con quei meravigliosi capelli scuri che gli ondeggiavano sul collo, con la sua pelle chiara e lucente come la luna e con quegli occhi ardenti che ti bruciavano l’anima. Ed eccoli lì, uno di fronte all’altro, Naomi era un angelo, era talmente meravigliosa da far uscire gli occhi dalle orbite. Lyam deglutì, quella visione lo stava soffocando. Fissò attentamente il vestito che stava indossando. Un vestito color turchese, con un corpetto aderente che era ricamato con delle perline chiare. Lyam le sorrise, mostrandole quella dentatura bianca e perfetta, quel sorriso che fa togliere il fiato. Qualcosa, nella gola di Naomi, si inceppò. Non riuscì a tirarne fuori una sola parola, non mentre lui le era così vicino. Tanto vicino da poter sentire il suo adorabile profumo.
-          Naomi. – Disse Lyam, facendo un passo avanti per giungere alla ragazza. Prese la sua mano, sottile e morbida, e se la portò alla bocca. La baciò delicatamente. Naomi arrossì, così anche Akemi, e la signora Wazuka. Quel ragazzo era capace di far sognare donne di qualsiasi età.
 
 
Arrivarono al teatro, il viaggio fu silenzioso, quel silenzio mostrava tutto l’imbarazzo. Lyam si affrettò ad aprire lo sportello a Naomi, e l’aiutò ad uscire dall’auto. Una volta entrati,  furono accompagnati da un uomo in Smoking ai propri posti e dopo qualche istante cominciò la rappresentazione. Naomi guardò l’opera emozionata, con gli occhi che le brillavano, e Lyam sorrideva, orgoglioso del ‘’ regalo ‘’ che le aveva fatto. Alla fine dell’ultimo atto, Lyam chiese a Naomi di andare a mangiare qualcosa. Uscirono dal teatro che erano le dieci passate. Giunsero ad un ristorante non molto lontano dalla struttura,  non era grande, ma molto illuminato e molto accogliente. Era pieno di gente, i camerieri andavano avanti e indietro e alcune ragazze si gettarono su di Lyam. Sempre con molta gentilezza, Lyam riuscì ad oltrepassare e si accomodarono al tavolo che gli era stato assegnato. Ovviamente, le ragazze non riuscivano a staccargli gli occhi di dosso, e Naomi sentì una fitta di gelosia bloccarsi nel cuore. Ma era arrivata ora di animare la serata e di conoscersi meglio, così Naomi cominciò a fare qualche domanda.
-          Dimmi, Lyam, cosa ti piace?
-          In linea generale?
-          Sì.
Lo sguardo di Lyam era allegro, sveglio e perspicace. – Mi piacciono molto gli animali, i gatti, soprattutto. Adoro leggere e disegnare, anche se non me la cavo molto bene. Sono un ragazzo abbastanza creativo, diciamo così. Invece cosa mi dici di te, Naomi?
-          Mi piace scrivere. – Rispose la ragazza.
-          Solo? – Lyam alzò un sopracciglio.
-          Sì.
-          Qual è il tuo sogno?
-          Scrittrice. – Disse, sorridendo. – Hai fratelli? – Continuò.
-          Una sorella, ma non la vedo da molto tempo. Si è trasferita in Francia. Scommetto che tu sia figlia unica. – Disse Lyam, versando del vino in entrambi i bicchieri.
-          Esatto. Da quand’è che fai il mago? – I due risero. Naomi sembrava essersi sciolta, aveva affrontato tutto l’imbarazzo iniziale ed ora riusciva a sostenere una conversazione decentemente.
-          I tuoi occhi parlano, Naomi. E riescono a raccontare tutto di te.
Naomi arrossì. La conversazione venne troncata dalla prima portata. La serata proseguì nei migliori dei modi, fra risate, chiacchiere e sguardi intensi. Era mezzanotte, il tempo era passato così velocemente.
-          Ti riporto a casa. – Disse Lyam. Ora la sua voce era triste, triste, come gli occhi di Naomi. Era evidente che non volevano separarsi.
 
 
La macchina si fermò davanti la casa della ragazza.
-          Grazie per la serata, Lyam. – Disse Naomi, aprendo lo sportello della macchina. Lyam la fermò, afferrandole il braccio, e l’avvicinò a sé. I loro visi erano molto vicini. Lyam deglutì lentamente, guardandola negli occhi e tenendole il viso fra le mani. Naomi socchiuse gli occhi e aprì leggermente le labbra. Aspettava e desiderava fortemente il suo bacio, quel bacio che avrebbe cambiato ogni cosa, che avrebbe spezzato il sottile filo che divide l’amicizia dall’amore. Baciami, Lyam, baciami! Naomi lo supplicava fra sé. Lyam le accarezzò la guancia.
-          Buona notte, Naomi. – Disse dolcemente, con un filo di voce.
Naomi aprì gli occhi, strinse le labbra. Nessun bacio, non c’è stato nessun bacio. La bella addormentata nel bosco poteva ritornare a sognare, aspettando in eterno il bacio del suo principe, che l’avrebbe fatta risvegliare. Scese dall’auto delusa, fingendo un sorriso.

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Capitolo 11
*** Incubus. ***


Capitolo 11.
-          Miku, potresti passarmi quello scatolo? – Chiese Naomi, indicando uno scatolone vicino l’entrata della palestra del Saint Nicholas College. Miku la guardò per un istante, mentre ricopriva le pareti di fili colorati con l’aiuto di Akemi e di molti altri studenti. Poi fece ciò che gli era stato appena ordinato.
-          Ecco. – Quello scatolone era abbastanza leggero, probabilmente era pieno di fili come lo scatolo precedente. Si guardò attorno, ognuno era impegnato in qualcosa. Chi montava le luci, chi le casse, chi si occupava dell’allestimento delle pareti, chi preparava i tavoli e quant’altro, poi, posò di nuovo lo sguardo su Naomi. – Com’è andata ieri, Naomi? – Chiese.
Naomi si voltò di scatto, fulminandolo con lo sguardo, e rischiando di precipitare dallo scalino.
-          Bene. – Si limitò a rispondere.
-          Bene?
-          Sì, bene.
-          Che cavolo significa ‘’ bene ‘’, Naomi?
-          Miku, cosa vuoi che ti dica? Non c’è stato nessun bacio, niente di niente. Siamo stati al teatro e siamo andati a mangiare qualcosa lì vicino! – Disse nervosa. Miku restò in silenzio, poi si allontanò accendendosi una sigaretta.
-          Ehi! E’ vietato fumare qui, ragazzino! – Un uomo anziano lo richiamò.
-          Sto andando fuori, coglione! – Miku urlò, ricevendo l’attenzione di tutti gli studenti che si stavano occupando dei preparativi per il ballo studentesco. Naomi lo fissò stupita, scosse la testa e ritornò ai suoi allestimenti.
-          Sai, Naomi, non dovresti parlargli così. – Disse Akemi, mentre le passava i fili colorati. Per un attimo Naomi calò il capo, fissando il pavimento in silenzio.
-          Hai ragione. Vado a scusarmi.
 
Miku era seduto su di un muretto, quegli occhi azzurri erano persi in qualcosa, mentre un venticello gli scompigliava i capelli biondi. Naomi gli si avvicinò. Spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-          Miku, volevo chiederti sc…
-          Chiedere scusa è da vigliacchi. – Disse, con la sigaretta fra i denti. Naomi incrociò le braccia al petto con aria nervosa. Lo guardò negli occhi a lungo.
-          Si può sapere per quale motivo devo essere trattata così, Miku? Cos’ ho fatto per meritarmi tutto questo? – Disse tutto d’un fiato. Ignorò l’idea che Miku sia innamorato di lei, ormai si era autoconvinta che tutto ciò non fosse vero.
-          Non essere stupida, Naomi. Non lo sei mai stata.
La ragazza inarcò un sopracciglio, non capiva.
-          Naomi. Io… t… t… ti… -
-          Naomi! – Una voce in lontananza suonava familiare. Certo, era Lyam. Stava correndo verso di lei.
-          Amo. – Concluse Miku fissando l’asfalto, con un filo di voce, quasi detto fra sé e sé, non riuscendo ad ottenere l’attenzione di Naomi, sorpresa nel vedere Lyam.
-          Naomi, cosa ci fai qui? – Chiese Lyam, mostrandole un sorriso.
-          Sto aiutando per i preparativi del ballo studentesco. – Rispose arrossendo, abbassò lo sguardo.
-          Oh, wow. Ci sarai anche tu?
Cosa? Non dirmi che verrai al ballo studentesco, Lyam Wood! Pensò Naomi, sommersa di gelosia. Chissà chi è la ‘’ fortunata ‘’.
-          Sì. Chi accompagnerai? – Domandò.
-          Mia cugina. Chi sarà il tuo cavaliere?
-          Hai una cugina che frequenta il Saint Nicholas College? – Naomi rispose con un’altra domanda, non sapeva chi l’accompagnasse al ballo, e quel breve periodo di tempo che Lyam avrebbe impiegato per rispondere, sarebbe servito a Naomi per sparare un nome a caso.
-          Naomi, chi sarà il tuo cavaliere? – Domandò di nuovo, a denti stretti. Miku era ancora sul muretto, stava ascoltando tutto, pur non guardandoli.
-          Miku! – Esclamò Naomi, voltandosi.
Miku si alzò di scatto dal muretto.
-          Oh. Ehm. Sì, certo. L’accompagnerò io al ballo. – Disse Miku intimidito, grattandosi la testa. Era stato preso alla sprovvista.
-          Ottimo. A stasera allora. – Lyam si allontanò.
 
 
 
-          Che la danza abbia inizio! – Principesse e cavalieri presero le loro postazioni, mentre un’orchestra cominciò a suonare. Naomi appoggiò il mento sulla spalla di Miku e gli buttò le braccia al collo, mentre Miku teneva le mani lungo la schiena della ragazza. Di fianco a loro c’erano Akemi e Cloud, si scambiavano qualche battutina fra un bacio e l’altro, mentre i loro corpi si muovevano a suon di musica. Lyam e sua cugina erano un po’ più distanti.
-          In realtà non volevi portare me al ballo, Naomi. Lo sento. – Sussurrò Miku all’orecchio di Naomi.
-          Miku, te lo sto chiedendo da tempo. Eri tu a rifiutare. Non capisco per quale motivo, poi…
-          Scusami, non capisco cosa mi stia succedendo.
-          C’è qualcosa che non va, Miks? A me puoi raccontarlo. Sono la tua migliore amica. Sono pronta ad ascoltarti.
Miku accarezzava la schiena nuda di Naomi. Erano rinchiusi in una bolla di cristallo, erano solo loro due, e nessun altro. O almeno questo era ciò che pensava Miku in quel momento. Intanto, Lyam, come un falco, li fissava da lontano.
-          Naomi, devo parlarti. – Il suo cuore cominciò a battere forte, e Naomi riusciva a percepirlo. Seguirono degli istanti di silenzio, Miku stava elaborando tutto ciò che doveva dirle.
-          Naomi, io non so cosa mi hai fatto ma… - Venne interrotto, per l’ennesima volta.
-          Naomi. – Lyam fece un inchino, porgendole la mano per un ballo insieme. La ragazza si staccò dal corpo del suo cavaliere.
-          No. No. NO! – Miku urlò, nervoso, furioso, colpendo il viso di Lyam con un pugno. Lyam finì per terra, col naso che gli sanguinava, l’orchestra cessò di suonare, mentre gli studenti si erano ammucchiati attorno ai due. Miku continuava a tirargli pugni, mentre lo teneva stretto per il colletto della camicia.
-          Bastardo! Bastardo, bastardo, bastardo! – Urlava. Naomi, in lacrime, lo supplicava invano di smetterla. Così si inginocchiò, cercando di proteggere Lyam coprendogli in viso con le mani.
Anche Naomi finì a terra, per sbaglio, Miku, aveva colpito il suo piccolo viso.
-          Cos’ho fatto? COS’HO FATTO?! – Miku era in lacrime, guardava i due corpi che giacevano in silenzio sul pavimento. Aveva le mani sporche di sangue, come il viso di Lyam, come il viso di Naomi. Si passò quelle mani sporche sul viso e per i capelli, segno di esasperazione. Si guardò attorno, come una pecorella smarrita, e poi fuggì via.

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Capitolo 12
*** Devotion. ***


Capitolo 12.
Il sole era nascosto al di sotto dell’orizzonte. La luna illuminava il paesaggio addormentato, e cambiava colore ad ogni cosa. Le foglie degli alberi ora si tingevano di un colore simile al nero, ed un venticello le faceva scontrare delicatamente tra loro, emanando un sottile fruscio. Miku si rifugiò in un bosco poco distante dall’ istituto. Correva, calpestando il prato umido sotto i suoi piedi, le piccole violette e le margherite venivano così sporcate e divorate dal terreno. Il suo respiro divenne corto ed affannoso, le lacrime gli percorrevano lungo il viso velocemente, era terrorizzato, preoccupato, intimorito, agitato. Non riusciva a riconoscersi per ciò che aveva appena fatto. Colpire Naomi, come aveva potuto? Si fermò dinanzi una quercia. Si piegò, portando le braccia alle ginocchia e cominciò a fissare il terreno bagnato. Spostò lo sguardo su di una foglia che faceva da recipiente ad un goccio d’acqua, vide il suo viso attraversato dalle lacrime riflesso in quella goccia. Aveva gli occhi rossi e gonfi, la mascella serrata, i capelli arruffati. Ma soprattutto vide il viso di un violento, di una persona di cui doveva aver paura. Volle cancellare quell’ immagine, quel terrore. Allungò le mani nel terreno, agitandosi e urlando, facendo svolazzare delle civette dalla quercia. Cominciò a macchiarsi il viso col terreno, come se fosse una crema. Dopo, si rispecchiò nella goccia d’acqua. Ora andava meglio. Si intravedevano solo due occhi sofferenti, finse un sorriso, e il bianco della sua dentatura contrastava il nero del suo viso. Si sedette su un soffice materasso di foglie, anch’esse umide, con la schiena contro il tronco della grande quercia. Scavò nelle sue tasche, per trovare l’accendino ed il pacchetto di sigarette. Se ne portò una alla bocca, era una compagnia gradita, un’amica a cui poteva raccontare tutto e pur non rispondendoti, t’avrebbe ascoltato. In lontananza udì un’ambulanza.
 
Naomi si era da poco ripresa, Akemi le teneva la testa per aiutarla ad ingerire un po’ di acqua mescolata con dello zucchero. Invece, Lyam, venne portato in ospedale, continuava a perdere molto sangue, e probabilmente gli avrebbero dato dei punti. Dopo aver realizzato cosa fosse successo, un’espressione triste e preoccupata si disegnò sul volto della ragazza. Si alzò, convinta di voler andare in ospedale a trovare Lyam, per accettarsi se davvero fosse tutto ‘’ a posto ‘’ come l’aveva rassicurata l’amica.
-          Akemi, devo andare lì! – Esclamò nervosamente, barcollando.
-          Andremo domani mattina, ora devi riposare, Naomi. Te lo prometto. – Rispose sincera, col tono più dolce possibile. La mise a sedere e tamponò con della stoffa bagnata un piccolo taglio sulla guancia. Istintivamente, Naomi si tirò indietro, ma poi ritornò a farsi tamponare la ferita, tenendo gli occhi fissi sul viso di Akemi. Il suo viso piccolo, contornato da riccioli rossi, era amareggiato. Salirono in macchina, e strada facendo, Naomi diede un’occhiata confusa alle querce che si innalzavano a destra della strada. Intravide una nuvola di fumo alzarsi nel cielo scuro. L’odore di bruciato dava la nausea. Akemi frenò immediatamente, qualcuno doveva essere lì, in pericolo.
-          Resta qui. – Le ordinò Akemi con aria autoritaria. Non l’aveva mai vista così sicura di sé, come se fosse l’eroina della situazione. Si precipitò verso la nuvola di fumo, facendosi luce col display del cellulare. Poco dopo la seguì Naomi, non voleva lasciare la sua amica affrontare tutto da solo. Inciampò fra le radici degli alberi, sbucciandosi le gambe, strappandosi il vestito.
-          Miku! – Le strilla di Akemi non erano molto lontane. Naomi si rialzò di fretta, più terrorizzata che mai, e raggiunse l’amica.
-          Miku! -  Urlò Naomi. Il ragazzo si voltò di scatto, udendo la sua voce. Naomi era lì, era sveglia, era salva. Era terrorizzata, pallida, sì, ma era lì ed era salva. Ora, chi doveva essere salvato, doveva essere lui. Fissò la Passione, l’Amore in viso, e cercava coraggio da lei. Doveva salvarlo, la stava implorando.
-          Miku! Salta fuori! Forza! – Urlò Naomi, con tutta la sua voce. Miku restò in silenzio dinanzi a quella Bellezza, dinanzi all’Amore. Nervosamente, si sfilò la giacca di dosso, quella giacca che stava perfettamente alle sue misure, la gettò su una parte delle fiamme, per spegnerle. In seguito si sfilò anche la camicia bianca, gettando anch’essa sulle fiamme. Uscì fuori, col viso ancora coperto di fango. Si precipitò da Naomi, in lacrime, mentre lei teneva per la mano Akemi.
-          Naomi… - La luce opaca della luna riuscì a mostrare il taglio sul viso della ragazza. Miku l’accarezzò dolcemente, quasi avendo paura di poterla spezzare, poi, le passò il dito sulla ferita. Con l’altra mano, attrasse il bacino della ragazza a sé. Miku era molto più alto di Naomi, e lei poté sentire i suoi muscoli contrarsi contro il suo petto. Naomi bloccò entrambe le mani di Miku, respingendole con amarezza, ricordando quanto accaduto precedentemente.
-          E’ ora di andare. – Disse Akemi, notando l’aria infastidita sul volto di Naomi.  

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Capitolo 13
*** Assenza. ***


Capitolo 13.
Lyam aveva già lasciato l’ospedale.
Per tutta la mattina, Naomi gli ha inviato sms ed ha provato a chiamarlo per chiedergli scusa di quanto è successo, ma il suo cellulare risultava spento.
E’ stata tutta colpa mia. Pensò.
Ormai le erano chiari i sentimenti che Miku provava per lei. E non poteva più autoconvincersi che la sua era una semplice amicizia, anche se sapeva che tutto ciò era sbagliato, che tutto ciò non doveva cambiare. Non voleva ferirlo, ma spiegargli che lei non provava amore nei suoi confronti, l’avrebbe ferito comunque. Miku era cambiato. Quel ragazzo, che veniva definito ‘’ il principe azzurro ‘’ , si era trasformato in un vandalo, in una persona cattiva, e tutto questo  per colpa di Naomi.
Passarono i giorni e Lyam continuava ad avere il telefono spento. Quando non servi più alle persone, queste ti gettano via come un rifiuto, e ti sostituiscono, rimpiazzano la tua assenza con la presenza di un altro corpo, inutile anche quello. Quasi come se fossimo tutti uguali, quasi come se tutti non avessimo importanza, né valore.
Sentì comunque il bisogno di dover sentire Miku. Doveva parlargli, e specialmente bloccare le sue illusioni. Così non avrebbe più sofferto, all’inizio un po’ sì, ma poi sarebbe passato tutto, avrebbero ricominciato ad essere amici come prima, anzi , non più come prima, era improbabile, ma avrebbe continuato la sua vita e magari si sarebbe innamorato di un’altra ragazza.
Ma lui evitava le sue chiamate, i suoi sms. Li cancellava, quasi come se volesse cancellare anche lei. Ormai il suo numero non era neanche in rubrica, ma riusciva a riconoscerlo dalle cifre finali.
Andò a trovare Akemi, doveva confidarsi con qualcuno.
-          Naomi, l’amore non corrisposto fa schifo. Ti prende e… ti divora. E ti distrugge. Dai tutte le tue energie a quella persona, faresti di tutto per quella persona, senza ricevere mai nulla in cambio. E tu sai che l’unica cosa che vuoi più al mondo è che quella persona senta ciò che senti tu. Dare e ricevere, Naomi. Dare e ricevere. L’amore. Oh, l’amore. L’amore è una cosa stupenda. Ma metà della sua bellezza sta nel fatto che qualcuno provi le stesse tue emozioni. – Disse Akemi.
-          Sì, ma… -
-          Nessun ma, Naomi. Non ho mai visto una persona saltellare per le strade per un amore non ricambiato.
Era seria, e lei ne sapeva più di qualunque altra persona.
Una settimana era volata via. Fuori il sole splendeva nel cielo e faceva molto caldo. Ma per Naomi quelle erano tutte giornate d’inverno, fredde e piovose. Di Lyam nemmeno l’ombra. Forse si era già dimenticato di lei, o forse, ancora più semplicemente, Naomi non ha mai significato nulla per lui e la sua era stata solo un’ illusione.
 
 
Miku bussò al campanello di casa di Naomi. Senza dargli nemmeno il tempo di aprire la porta, fece già per andarsene. Ma la porta si aprì in un’ istante. Era Naomi, stupita di ciò che aveva appena visto. Indossava ancora la sua camicia da notte, aveva i capelli arruffati e le occhiaie. Notti insonne.
-          Ciao. – Disse Naomi, con un filo di voce.
-          Sai, ero passato per chiederti scusa… - Le diede un’occhiata veloce, poi abbassò lo sguardo. Deglutì. Sotto quella camicia bianca, quasi trasparente, si intravedevano le sottili forme di Naomi, si intravedeva la sua pelle chiara. – E’ solo che… che… - Le parole non gli uscivano da bocca, erano bloccate in gola. No, no, ti prego, Miku, non dirlo. Pensò Naomi. Era così insicura. Prima voleva parlargli chiaro, per bloccare la sua sofferenza, e poi aveva paura di sentirsi dire ciò che lei già sapeva dalla bocca di Miku. Non sapeva come avrebbe dovuto reagire una volta terminata la frase. Quella frase che avrebbe cambiato tutto. Tutto.
-          Amici come prima? – Si affrettò a dire Naomi, quasi urlando, lasciando che Miku non continuasse quella frase.
-          Amici come prima. – Disse Miku. La sua espressione era cambiata radicalmente. Era insoddisfatto. Non era riuscito a dirglielo. Vigliacco. Si disse tra sé. Seguirono degli istanti di silenzio, la ragazza fissava qualcosa nel vuoto. Non voleva incrociare lo sguardo di Miku.
-          Bè, allora adesso che è tutto risolto, penso che possa andare via. – Mormorò.
-          Già. – Miku non si aspettava una risposta diversa. Restò qualche istante fermo dinanzi alla porta, con la Naomi davanti, non sapendo che fare. Nervosamente, si voltò prima a destra, poi a sinistra. Infine, diede un bacio delicato sulla guancia di Naomi. Le sue labbra si erano sentite appena sulla pelle. Se ne andò, a passo veloce. Naomi chiuse la porta dietro di sé, e si appoggiò ad essa, quasi come se non avesse le forze di restare in piedi. Non abbiamo risolto un corno, Miku. Pensò.
 
 
-Dannazione! – Urlò Miku, rovesciando una pattumiera con un calcio. 

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Capitolo 14
*** I hate you, but I love you too. ***


Capitolo 14.
Miku era seduto dinanzi la scrivania del direttor Warm, aveva le gambe accavallate, le braccia incrociate e fissava l’uomo che andava avanti e indietro per il suo ufficio. D’un tratto pose le mani sulla scrivania di legno scuro, i suoi occhi fiammeggianti guardavano oltre la finestra, poi calò lo sguardo sul ragazzo.
-          Sono profondamente deluso. Non mi aspettavo un atto tale da una persona del genere. Uno studente modello. Un ragazzo ammirato da tutto l’istituto e sostenuto da tutti i professori. – Disse.
-          Le persone cambiano, signor Warm. – Replicò Miku.
-          Silenzio! – La voce del direttor Warm era molto simile al suono di un trombone. Urlò, sbattendo i pugni sulla scrivania, facendo cadere le circolari, le penne e il suo posacenere. Una segretaria di passaggio entrò per verificare se tutto andasse bene.
-          Sai cos’hai fatto, Miku? Hai la minima idea di quello che hai combinato? Hai macchiato il tuo essere di sangue.
-          Mi dispiace tanto, signor Warm. – Disse Miku, quasi piagnucolando.
-          Fai bene ad essere dispiaciuto. Devi essere punito, e non sai cos’ho in serbo per te. – Quel volto paffuto del direttore si era ricoperto di un espressione rammaricata e guardava il ragazzo con occhi crudeli.
-          Non sei ammesso all’esame, ripeterai l’anno. – Disse infine.
-          Fanculo! – Gridò Miku. – Fanculo, fanculo, fanculo! – Rivoltò la scrivania di legno, con violenza mandò in aria tutti i libri degli scaffali, distrusse l’ufficio del signor Warm, e lui se ne stava lì, fermo, senza far nulla, lo guardava solamente, mentre stringeva fra le labbra una sigaretta. Miku si fermò.
-          Hai finito? – Disse l’uomo, con un tono calmo. Quella voce lo infastidì, non poteva essere così calmo dopo che gli si è stato distrutto l’ufficio, non doveva essere così calmo. Miku era pronto a tirargli un pugno in faccia, ma si bloccò. Qualcosa dentro di lui lo bloccò. Improvvisamente appoggiò la guancia sul petto del direttore, e gli bagnò la camicia di lacrime.
-          Mi dispiace tanto. Mi dispiace così tanto. – Disse singhiozzando.
 
 
La delusione dei genitori di Miku fu così grande che lo cacciarono di casa. La casa di Akemi era proprio difronte alla sua, e, dalla finestra della sua stanza, poté assistere alla scenata. Miku raccolse nervosamente da terra il suo borsone blu che aveva preparato velocemente mettendo tutto il necessario per sopravvivere. Il suo cellulare squillò, sperava con tutta l’anima che fosse Naomi. Ma non era lei. Era Akemi, gli aveva inviato un sms. ‘’ Andrà tutto bene. ‘’ Alzò lo sguardo, e vide dei riccioli rossi spuntare dalle tende bianche. Gettò il cellulare per terra, lo ha mentito. Tutti gli hanno mentito. I suoi genitori, gli amici, i parenti. Nella vita non potrà mai andare tutto bene. C’è sempre qualcosa che una persona non può risolvere ed è costretto a lasciare tutto così com’è. Cominciò a vagare per la città senza una meta, o meglio, cercava un posto dove passare la notte, ma si ricordò di Naomi. Doveva dirgli tutto, e questa volta doveva farlo davvero.
Bussò al campanello di casa sua, di nuovo, Naomi, lo aprì in un batter d’occhio. Senza ombra di dubbio, sperava fosse Lyam. E’ più di una settimana che desiderava che fosse Lyam a presentarsi a casa sua.
-          Sono venuto per dirti questo. – Afferrò il viso di Naomi fra le mani e l’attrasse a sé. Posò le sue labbra su quelle di Naomi. Erano morbide e rosse come due petali di rosa. Un bacio tenero, delicato, non osava rovinare quei petali rossi. Quel bacio tanto aspettato… tanto desiderato, tanto temuto. Il sottile filo che divideva l’amicizia dall’amore si era spezzato. Con quel bacio, Miku disse tutto ciò che doveva dire. L’amava, e avrebbe fatto di tutto per renderla felice. Ma la felicità di quel bacio durò un attimo.
-          Miku, io… io… non… - Naomi non riuscì a concludere la frase, ma a Miku era tutto chiaro. E in fondo se lo aspettava.
-          Lo so, lo so. – Disse a bassa voce, guardandosi i piedi. Poi fissò negli occhi la ragazza. – E’ solo che devi saperlo. Dovevi sapere che mi stai distruggendo, l’amore che provo per te mi sta distruggendo. Questo dannato sentimento, Naomi, lo odio e lo amo. Io ti odio, e ti amo. Ti odio quando sei con quel coglione, e ti odio perché vorrei che tu fossi mia, ma non è così. Ma io anche ti amo. Ti amo perché sei bellissima, perché sei una persona fantastica. Perché col tuo sorriso riesci a far fermare il tempo. – Ora le accarezzava il viso, e coi pollici asciugava le sue lacrime.
-          Miku, io… ti voglio bene! – Disse con voce roca.
-          Io ti amo, Naomi. E’ diverso. – Riprese il suo borsone, e si voltò per andarsene.
-          Perché hai un borsone, Miku? Dove te ne stai andando? – Chiese Naomi. Aveva quasi paura di parlare. Gli aveva spezzato il cuore, lo sapeva.
-          Me ne sto andando. – Si limitò a rispondere Miku.
Naomi era confusa, non aveva la minima idea di ciò che stava succedendo. Non poteva incolparsi anche di questo. Cercò di pensare positivo. Dopo tutto quel che le era accaduto negli ultimi giorni non poteva più permettersi di farsi ancora dell’altro male da sola. Una vacanza gli farà più che bene. Pensò, chiudendo la porta dietro di lei. Anche se era triste per Miku, per avergli detto, o meglio, fatto capire, la verità, si sentì sollevata.  

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Capitolo 15
*** Il pezzo mancante del Puzzle. ***


Capitolo 15.
Nel giro di pochi minuti, il campanello suonò di nuovo; convinta che fosse di nuovo Miku, aprì la porta sbuffando.
-          Devi sapere una cosa, Naomi. Ho cercato di starti lontano, ma non ci sono riuscito. Ho provato a non pensarti per un solo istante, ma tu eri sempre lì, al centro della mia mente, ogni secondo. Di notte ho sognato questo momento, di giorno ho immaginato questo momento. – Disse tutto d’un fiato, senza spostare lo sguardo dagli occhi di Naomi. Erano così sinceri, così profondi; quegli occhi di ghiaccio brillavano più del sole. Lyam strinse il viso di Naomi fra le mani, e le diede un bacio tenero.
 Appoggiò la sua fronte a quella piccola e candida della ragazza: lei teneva ancora gli occhi chiusi. All’improvviso li spalancò, fissò Lyam per dei secondi, incapace di capire se tutto quello che le stava succedendo fosse reale o fosse solo frutto della sua immaginazione. Poi di nuovo, tornò a baciarla. Le loro lingue si accarezzavano dolcemente. Pian piano, cominciarono a muoverle sempre più velocemente, fino a trasformare quel tenero bacio, in un bacio appassionato. Naomi cacciava felicità da tutti i pori, sentiva dell’elettricità attraversargli le vene, nello stomaco gironzolavano centomila farfalle e sentiva il cuore che le rimbombava nelle orecchie.
-          Non ti sei fatto sentire per nove giorni, Lyam. Nove. E mi sei mancato così tanto. – Disse Naomi, con le lacrime agli occhi, quasi per rimproverarlo.
-          Piccola, lo so. Lo so. – Sussurrò Lyam. Il viso piccolo e triste di Naomi gli fece tenerezza, e lo fece sentire profondamente in colpa per esserle stato lontano per così tanto tempo. La strinse fra le braccia. – Ma ora sono qui, sono con te, siamo solo io e te, e nient’altro. – Concluse, accarezzandole delicatamente la chioma nera.
-          Oh, Lyam. Quanto ti amo. Non osi immaginare. – La sua voce era dolce, fine. E Lyam amava quella voce più del suono del suo basso. Naomi le rivolse un sorriso. Il ragazzo ne rimase incantato.
-          Questo sorriso… quanto mi è mancato. E’ il sorriso più bello che abbia mai visto.
-          Io ne ho visto uno migliore. Uno che ti toglie il fiato. – Replicò Naomi.
-          Ah, sì? E di chi, sentiamo? – Lyam alzò il mento e rivolse lo sguardo verso l’alto.
-          Il tuo. –
Lyam la sollevò la de terra e la fece volteggiare nell’aria.
-          Eppure, non credevo a tutto questo. – Disse Naomi, dopo aver rimesso i piedi a terra.
-          Non credevi a cosa, Naomi? – Chiese Lyam.
-          A noi. Pensavo che mai saresti riuscito ad innamorarti di me. Una ragazza qualunque. Tu sei… diverso. – Odiava quella parola.
-          Diverso? Mi pare di avere due occhi, un naso, una bocca. Delle braccia e delle gambe. Siamo due persone, Naomi. Non sono mica un Ufo.
-          Anche un Ufo ha due occhi, un naso, una bocca, delle braccia e delle gambe. – Mormorò Naomi, facendo una smorfia. Risero entrambi. Poi Naomi tornò seria. – Diventerai un uomo famoso, e in parte lo sei già. Potevi avere di meglio, potevi innamorarti di una ragazza ‘’ come te. ‘’ Di una Vip, così per dire.
-          Naomi, non siamo noi a scegliere. E’ l’amore che ci sceglie. E l’amore ha scelto noi. Io ti amo più di qualsiasi cosa al mondo. – Disse Lyam. Naomi lo guardò stupita, non si aspettava tutto questo, e Lyam seppe leggere nei suoi occhi. – Sì, Naomi. Io ti amo più di qualsiasi cosa al mondo. Ed ho potuto realizzare ciò in questo periodo di assenza. Ho capito che potevo rinunciare al basso, ai miei amici, alla pizza, alla birra. Ma a te proprio no. – Naomi cercò di dire qualcosa, ma Lyam le pose il pollice sulle labbra. – Shhh. Ora basta. Basta pensare al su ‘’ ciò che poteva essere ‘’ . Ora stiamo insieme, e nulla è più importante di questo.
Lyam le tolse ogni dubbio. L’amava, l’amava veramente. Si trattava di un amore incondizionato, un amore a cui non si poteva dar confini. Ora aveva tutto quello che voleva, tutto quello di cui aveva bisogno. Il suo piccolo sogno si era avverato. Era felice, dopo tanti giorni finalmente tornò a sentirsi felice. Aveva completato il suo Puzzle. Quel pezzo che mancava era un pezzo importante che non poteva essere sostituito da nessun altro pezzo al mondo. Lui era il pezzo raro.

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Capitolo 16
*** Promesse. ***


Capitolo 16.
Il mattino seguente Naomi doveva incontrarsi con Akemi.
Aprì le tende e spalancò le finestre per far entrare i raggi del sole che si posavano candidamente sulla sua pelle bianca. Aprì un cassetto della sua scrivania, e ne ricavò un CD musicale; in punta di piedi accese lo stereo che posava su una mensola di vetro, con fatica riuscì a girare la manovella per regolare il volume e lo alzò del tutto.
Song 1. Mr. Dero & Klumzy Tung – Headscrews.
Si precipitò in bagno eseguendo passi a ritmo di musica e si infilò sotto la doccia canticchiando. E’ così semplice essere felici? Come fa, una sola persona, a darti qualcosa così grande? Qualcosa di cui le persone sono sempre alla ricerca, di cui le persone non possono fare a meno.
Velocemente, asciugò i capelli e si vestì indossando i primi capi che le capitavano. Raggiunse il salotto dove sua madre sorseggiava un Thè con delle sue amiche, la salutò, prima stampandole un bacio sulla guancia, poi rivolgendole un gran sorriso dalla veranda.
-          L’amore è nell’aria! – Esclamò Betty, una donna sui quaranta ma dal portamento giovanile. Era una mamma-single ‘’ moderna ‘’. Vestiva come le ragazzine di sedici, diciassette anni che frequentavano il corso ed ora indossava un paio di jeans chiari aderenti che mettevano in risalto le sue curve abbastanza larghe, con una canotta beige sopra, sul quale vi erano dei disegnini colorati, e dei sandali anch’essi beige con un tacco abbastanza alto. Aveva pittato le unghie di nero e truccato il viso molto pesantemente. Non è stata mai una donna sposata, ma ha tre figli, due gemelli di diciotto anni ed una ragazza di quindici, avuti da uomini diversi. E’ una donna che si innamora poco e spesso.
Naomi arrivò al bar col fiatone, era in ritardo e doveva sbrigarsi. Notò Akemi accomodata già ad un tavolino; Naomi la salutò da lontano, scuotendo velocemente la mano e sorridendole, ricambiò il saluto e sorrise anch’essa. Ma quel sorriso non era dei migliori. Naomi la raggiunse. Subito arrivò il cameriere per le ordinazioni: un succo d’arancia e dei biscotti per Naomi ed un cappuccino accompagnato da un cornetto per Akemi.
-          Ho delle cose da dirti. – Mormorò Akemi. – Una bella, - disse, con aria sognante – ed una brutta. – Concluse seria.
-          Anche io ho una cosa da dirti. Una bella notizia, Akemi. – Disse, chiudendo gli occhi.
-          Bene, allora, cominciamo dalle buone notizie! – Esclamò. Sorrise, aspettando che Naomi parlasse. Ma non trovava le parole. L’emozione era ancora così grande che le faceva morire le parole in gola solo ripensando a cosa le è accaduto il giorno precedente.
-          Io e Lyam stiamo insieme! – Concluse semplicemente, sbattendo le mani per la felicità. Pronunciò quelle parole con una voce stridula, quasi urlando. Akemi restò a bocca aperta. Si aspettava una bella notizia, certo, ma non una del genere. Una notizia arrivata così, dal nulla. Il giorno prima non si hanno notizie di Lyam, e il giorno dopo si scopre che lui e Naomi stanno insieme. Era felice. Era felice per loro, soprattutto per Naomi, ma aveva anche un po’ paura. Paura che Naomi non l’avrebbe più considerata, non le avrebbe più dato attenzioni come quando era una ragazza single. Ma scacciò subito quel pensiero dalla testa. Era un pensiero banale, e sapeva che Naomi non l’avrebbe mai allontanata.
-          Sono felicissima per te, Nao! – Disse, guardandola intensamente. Era orgogliosa di lei, lo era sempre stata. – Ma adesso voglio sapere i dettagli, è successo tutto così rapidamente!
-          In effetti neanche io me l’aspettavo. Ieri, quando avevo quasi già smesso di sperare in un suo ritorno, in una sua chiamata, si è presentato a casa mia. – Aveva gli occhi lucidi. – Mi ha detto che ha cercato di starmi lontana, ma non ci è riuscito. E proprio in questi giorni che è stato lontano ha realizzato quanto mi amasse e quanto io fossi importante per lui. Mi ha baciata… oh, il suo bacio. Le sue labbra erano così morbide! – Nessuno mai aveva detto queste parole ad Akemi, e in primo momento provò un pizzico di invidia che scomparve in un batter d’occhio. – Ma ora, qual è la tua buona notizia? – Chiese ancora Naomi, curiosa.
-          Cloud mi ha chiesto d’uscire! – Cloud, il ragazzo del ballo di fine anno. Naomi non sapeva se essere felice o triste della notizia che le era stata appena data. Da una parte, pensava che Akemi avrebbe finito col soffrire, ma dall’altra, sperava in un lieto fine, un lieto fine di cui Akemi ne aveva bisogno, perché lei non ha mai smesso di credere nell’amore vero.
La ragazza le raccontò anche di Miku, del fatto che è stato cacciato di casa, e allora, Naomi si è sentita in dovere di dirle che il mattino precedente è stato anche a casa sua, e le ha detto tutto ciò che le doveva dire con un bacio. Una nuvola coprì la felicità di Naomi, era in sovrappensiero per Miku, la vita da strada non era per lui, e sapeva che prima o poi avrebbe messo in pericolo la sua vita, ubriacandosi, drogandosi, come fanno tutti i barboni. Ma Miku non era un barbone, era un ragazzo semplice, un ragazzo dolce. Dolce… Lo era.
Cominciarono a girovagare per Lockville, trovarlo non sarebbe stato poi così tanto difficile, conoscevano Lockville meglio delle loro tasche. Certo, trovarlo avrebbe anche impiegato più tempo del solito, visto che il cellulare di Miku si era frantumato, ma sapevano che ce l’avrebbero fatta.
 
Il sole si faceva sempre più caldo, e girare il paese a piedi era piuttosto un’idea assurda. Le due ragazze si promisero di incontrarsi il mattino seguente, più presto del solito, e avrebbero continuato a cercare Miku.
Una volta a casa, Naomi si precipitò nella sua stanza e si fiondò sul letto, era stanchissima, aveva il viso rosso per la faticata e le gambe a pezzi. Si voltò verso il comodino e fissò il peluche che Miku aveva vinto alla festa del paese. Quel peluche aveva un immenso significato per lei, è stato l’inizio di tutto. In quella sera Lyam le lasciò il suo numero. Lyam. Quel mattino aveva avuto molto da fare, eppure lui era sempre lì nella sua mente. Qualunque cosa facesse, lui era lì. Prese il suo cellulare e lo chiamò.
-          Lyam? – Chiese Naomi, la voce di Lyam era disturbata dal suono della batteria, dalla chitarra elettrica e dalla voce del cantante che ripeteva sempre le stesse battute. Erano in sala prove.
-          Naomi, piccola. – Rispose Lyam. La sua voce era dolce. Tutto cessò di suonare, e s’innalzò un coro. ‘’ I piccioncini! ‘’ , dissero. Poi scoppiarono in una risata.
-          Scusami, Lyam. Ti ho chiamato in un momento inopportuno. – Disse timidamente.
-          Non preoccuparti, una pausa ci voleva. Dimmi, come stai?
-          Bene, sto bene. Come stanno andando le prove? – Sdrammatizzò.
-          Sei sicura che vada tutto bene? Dal tuo tono di voce non si direbbe. Cos’è successo, piccola? – Piccola. Le venivano i brividi quando pronunciava quella parola. In poco tempo, Lyam è riuscito a studiare la personalità di Naomi, tanto da capirne, col solo tono di voce, quando stesse bene oppure quando c’era qualcosa che non andava.
-          Sono solo un po’ stanca. E’ tutto il giorno che ti penso. – Lyam deglutì dell’acqua.
-          Anche io ti penso sempre. – Ci fu un attimo di pausa. – Domani mattina sono libero, abbiamo le prove il pomeriggio. Che ne dici di uscire?
-          Per me è un’ottima idea. Non immagini quanta voglia ho di vederti. – Dimenticò della promessa fatta con Akemi.
-          Allora a domani, Naomi. Ti chiamo questa sera, per la buona notte.
-          A più tardi allora.
-          Sì, ti amo.
Riagganciò.

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Capitolo 17
*** Appuntamento al lago. ***


Capitolo 17.
-         Prendimi! – Esclamò Naomi correndo sui prati fioriti di Overhill Creek. Il sole brillava nel cielo, in quel mattino d’estate, e i suoi raggi riscaldavano le acque di un piccolo fiume che si apriva dinanzi a loro. Era felice di essere lì con Lyam, e cercava di non pensare alla promessa non mantenuta. Forse questo era già il segno che Naomi, da lì a poco tempo, sarebbe cambiata. Ma era convinta che, in un modo o nell’altro, Akemi l’avrebbe capito e di conseguenza avrebbe accettato il suo comportamento.
Correva velocemente, ridendo, e Lyam le stava dietro, rideva anche lui. Afferrò Naomi per il braccio e l’attrasse a lui, si guardarono senza dire una parola, ascoltando il loro respiro affannoso e il cinguettio degli uccelli che svolazzavano da un albero all’altro. Naomi appoggiò la testa sul petto di Lyam e restò lì ad ascoltare il battito del suo cuore, poi, dolcemente, prese la mano del ragazzo e se la portò al petto, posizionandola proprio sul cuore.
-         Lo senti? Puoi pensare che sia per aver corso, ma non è così. E’ per te. – Disse Naomi, riferendosi al battito del suo cuore. Era veloce e forte.
-         Oh, Naomi. Sei così dolce.
Si sdraiarono sul prato e innalzarono lo sguardo al cielo.
-         E’ bellissimo qui. – Disse Naomi.
Lyam si voltò verso di lei.
-         Tu sei bellissima. Lo sai questo?
Naomi arrossì, poi si mise a sedere, guardando il lago. Pensò a Miku, ai suoi occhi azzurri, al suo sorriso che ormai sapeva di non poter rivedere più. Dove sei Miku? Dannazione. Lyam la fissò per qualche secondo.
-         Cosa stai pensando? – Chiese.
-         Che ne dici di fare un bagno? – Sdrammatizzò. Si pentì della domanda subito dopo averla fatta. Lyam non era in grado di immaginare quanto fosse imbarazzata in quel momento. Lui si tolse la maglia in un batter d’occhio, e Naomi lo guardò immobile, deglutendo. Il suo fisico sembrava essere disegnato da una donna che di fisici, di certo se ne intendeva. Aveva gli addominali scolpiti e dei pettorali grossi. Poteva essere il sogno di ogni scultore. Naomi arrossì di nuovo, e non riusciva ad immaginare che tutto quel ben di Dio fosse suo. Solamente suo. Poi, cominciò a slacciarsi la cintura, e posò le dita sui bottoni dei suoi jeans.
-         No, no, no, no. Questo proprio no! – Esclamò Naomi, piena d’imbarazzo. Si coprì gli occhi con una mano e si voltò nell’altro lato per non guardare. Non era ancora pronta a guardare Lyam in biancheria intima, quell’idea le era ancora molto lontana. Lyam sorrise, quel gesto le fece tenerezza. Si allacciò di nuovo la cintura.
-         Ecco fatto. Ora puoi voltarti. – Mormorò.
Naomi si voltò lentamente, tenendo ancora la mano davanti agli occhi. Sbirciò fra le dita, infine lasciò gli occhi liberi di guardare tanta bellezza.
-         Ora tocca a te. – Continuò Lyam, con un pizzico di malizia. Doveva farlo, ora doveva farlo. Si sarebbe tolta la maglia in mezzo secondo, e non ci avrebbe pensato più. E così fu. In mezzo secondo riuscì a togliersi la maglia, ma continuava ad essere imbarazzata. Aveva un reggiseno nero merlettato con un fiocchettino rosso al centro. Notò che Lyam la stava letteralmente mangiando con gli occhi, e si voltò nuovamente di scatto, un po’ innervosita.
-         Voltati. – Disse Lyam. Naomi non rispose, ma pensò che prima o poi sarebbe successo.
-         Naomi, voltati. – Disse con tono autoritario. Naomi si voltò, tenendo lo sguardo basso. Lyam l’abbracciò.
-         Non devi vergognarti, Naomi. Sei bellissima, sei… perfetta. Non hai nulla di cui doverti vergognare. – Quelle parole la riassicurarono, e l’imbarazzo iniziale sembrava quasi essere svanito del tutto. Posarono i loro cellulari sui loro vestiti, poi si presero per mano e corsero verso il laghetto. Infine si tuffarono. Le acque del lago erano fredde, ma ben presto i loro corpi si adattarono a quella temperatura. Lyam prese il viso di Naomi fra le mani.
-         Cazzo, se ti amo. – Disse, guardandola negli occhi. Poi la baciò.
Posò il mento sulla spalla di Naomi e respirò il profumo della sua pelle candida. La ragazza rabbrividì sentendo quel dolce respiro sulla sua pelle nuda.
 
-         Aspettami qui. – Disse Lyam, poi si diresse verso la sua auto per prendere la cesta da picnic. Naomi fece come le era stato detto e nel tempo d’attesa, controllò il suo cellulare. C’erano delle chiamate di Akemi. Restò a fissare il suo nome sul display. Come aveva potuto farle questo? Come aveva potuto dirle che non sarebbe più uscita con lei con un semplice sms, senza nemmeno darle spiegazioni? Lyam stava tornando con una grande cesta e Naomi si affrettò a cancellare il registro delle chiamate dal suo cellulare. Il ragazzo sistemò sul prato una tovaglia a quadrettoni bianchi e rossi e al centro sistemò la cesta da picnic. Si sedettero uno di fronte all’altro. Lyam ricavò dalla cesta dei Toast francesi, una piccola torta a forma si cuore ricoperta di cioccolato, una bottiglia d’acqua ed una di vino.
-         Vino? – Chiese.
-         Sì, grazie. – Lyam le versò del vino rosso nel bicchiere di plastica. Lei lo sorseggiò. – Qui perde tutto il suo sapore. – Mormorò.
-         Wow, te ne intendi. – Disse Lyam sorridendo.
-         Mi avevi sottovalutata? – Naomi fece una smorfia.
Dopo aver consumato tutto ciò che c’era da mangiare, si recarono a casa.
 
Da lontanò Naomi riconobbe una sagoma molto simile a quella di Miku. Serviva ai tavoli di un bar, che faceva anche da pasticceria. Indossava uno smoking nero, con sotto una camicia bianca e un cravattino. Si era sistemato facendo il cameriere.
-         Ferma l’auto! – Esclamò Naomi.
-         Cos’è successo? – Chiese perplesso.
-         Avevo promesso a mia madre di prenderle dei dolci al ritorno. Sai, lei ama i dolci, ne prepara tantissimi e questa è la pasticceria che fa i dolci più buoni di tutto il paese, per i miei gusti! – Mentiva, stava mentendo al suo ragazzo, e sapeva che era sbagliato. Di certo non era un buon inizio, questo. Lyam parcheggiò l’auto a pochi metri dal bar; Naomi scese dalla macchina e si diresse verso il bar velocemente. Entrò lì con aria indifferente, fingendo di non aver visto Miku, ma con la coda dell’occhio, aveva notato che la stava fissando, sorpreso.
-         Miku. – Disse Lyam. Gli pose la mano. Naomi si voltò di scatto. I suoi occhi scuri si incrociarono con quelli chiari e cupi di Miku, voleva piangere, ma non poteva.
-         Hei. – Miku rispose col solo cenno del capo.
-         Cosa ci fai qui? – Chiese Naomi.
-         Cosa ti sembra che stia facendo? – Rispose, offrendo un caffè ad un cliente.
-         Vedo che ti sei sistemato. Avevamo intensione di venirti a cercare. – Si era dimenticata della presenza di Lyam. Il ragazzo li guardava, quasi innervosito. Sapeva che Naomi le stava nascondendo qualcosa, lo aveva capito dal suo tono di voce.
-         Non ce n’era bisogno, fidati. – Disse, rivolgendo un’occhiata veloce a Lyam. Aveva la mascella serrata, gli occhi pieni di rabbia. – Scusami ma… sono occupato. – Continuò. Naomi l’afferrò per il braccio.
-         Eravamo preoccupate per te, stupido!
-         Naomi, cosa sta succedendo? – Chiese Lyam. Lyam. Ora Naomi doveva raccontargli la verità.
 
-         Il preside l’ha voluto punire, così l’ha espulso dalla scuola e la famiglia… l’ha cacciato di casa. – Mormorò Naomi. Provò una fitta di dolore pensando che tutto ciò era successo a causa sua. Lyam reagì alla notizia con aria indifferente.
 
-         Non dovresti preoccuparti per lui. E’ un pazzo. – Disse.
 
-         Non è un pazzo. E’ il mio migliore amico. – Replicò Naomi.
 
Lyam non rispose. La riaccompagnò a casa.
 

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Capitolo 18
*** Down. ***


Capitolo 18.
-          Miku, tesoro, svegliati. Devi andare a lavoro. – Una ragazza lo stava scuotendo: la ragazza con cui è andato a letto quella notte. Non aveva una casa in cui stare e quindi decise di cominciare a prostituirsi, così avrebbe trascorso la notte nella casa di una perfetta sconosciuta, ma almeno questa perfetta sconosciuta gli avrebbe garantito un letto su cui dormire e una doccia per lavarsi. Il suo borsone posava accanto al letto.
-          Forza, ragazzaccio. – La ragazza insisteva, poi aprì le tende per far entrare la luce del sole. Miku aprì gli occhi istintivamente, e con una mano si riparò da quella luce accecante. La stanza era completamente bianca: pareti bianche, mobili di legno bianchi, lenzuola bianche. La ragazza, nuda, si posizionò davanti la finestra. Aveva i capelli biondi, lunghi e mossi, la pelle olivastra e delle forme che sembravano essere disegnate con un goniometro. Si spazzolò i capelli, poi, lentamente, cominciò a mettere la biancheria intima. Miku arrossì per l’imbarazzo e si mise a sedere a capo al letto.
-          Cosa stai facendo? – Chiese intimidito, guardando il pavimento bianco.
-          Gli uomini sono eterni insoddisfatti, Miku. Cercano sempre qualcosa di nuovo per distruggere la noia. – Poi si voltò verso di lui. – Vieni qui, guarda. – Continuò. Miku si alzò e la raggiunse alla finestra. – Lo vedi quell’uomo lì? E’ quasi un anno che facciamo questo. Eppure ha una moglie, ha dei figli. Ma non è soddisfatto. – L’uomo che aveva indicato la ragazza era in camera sua ed era seduto davanti la finestra per ammirare lo ‘’ spettacolo ‘’ imminente.
-          Non penso che siano tutti così. – Mormorò Miku prendendo della biancheria pulita e la divisa da lavoro dal suo borsone.
-          Allora perché sei finito nel mio letto, ragazzaccio? – Domandò. Chiuse le tende. Spettacolo terminato.
-          Prostituzione non è sinonimo di insoddisfazione. – Commentò Miku. – Lo faccio per soldi. Fare il cameriere non mi basterà a comprare una casa e tutto il resto. Non mi piace fare sesso con delle sconosciute, ma devo farlo. – Continuò. La ragazza non parlò, forse quelle parole l’hanno colpita. Ad ogni modo, andò in cucina a preparare la colazione, intanto, Miku, si precipitò in bagno per lavarsi. Anche il bagno era tutto bianco, tutto ciò fece pensare a Miku che l’essere insoddisfatto era proprio lei, la ragazza con cui è stato a letto. La sua era una vita da colorare, magari quel quadro sarebbe piaciuto ad un bambino.
Ora aveva un altro odore, la sua pelle sapeva di cocco. Era una dolce fragranza. Dopo essersi vestito, prese il suo borsone e si recò verso il piano di sotto per uscire e andare a lavoro.
-          Vieni qui. – Disse la ragazza, notando il nodo della cravatta fatto male. Glielo fece da capo, ora era perfetto. Gli sorrise dolcemente, poi prese una busta che era sul tavolo. – Tieni, - disse, facendola tintinnare dinanzi i suoi occhi, - so che ne hai bisogno, fanne buon uso. – Concluse, infine gli diede un bacio sulla guancia, alzandosi sulle punte. Miku ringraziò e infilò la busta nel borsone, senza contare quanti soldi ci fossero all’interno.
 
Lavorare sotto al sole, in quella giornata così calda, era una sofferenza totale. Il bar, all’esterno, era pieno di clienti e delle gocce di sudore rigavano il viso di Miku. Da lontano intravide due figure esili, dei ricci rossi ed una testa mora; evidentemente, Akemi e Naomi avevano chiarito.
 
-          Allora è qui che ti sei sistemato! – Esclamò Akemi, dando una pacca sulla spalla di Miku.
-          Non dovreste essere qui, ora. – Borbottò Miku.
-          Sai, il fatto è che il tuo cellulare è andato in frantumi e questo è l’unico posto dove possiamo trovarti, ormai. – Replicò Naomi.
-          Il fatto è che io sto lavorando, Naomi. – Disse con tono severo. Le due ragazze si scambiarono un’occhiata, poi Akemi si strinse nelle spalle.
-          Siamo qui per aiutarti, non trattarci con sufficienza! – Akemi sbottò.
-          Miku! A lavoro, forza! – Miku venne richiamato.
-          Mi scusi, signor Turner. – Miku si chinò in segno di scuse, poi il signor Turner, dopo aver apprezzato il suo gesto, si allontanò. – Non ho bisogno del vostro aiuto. – Bisbigliò poi Miku.
-          Oh, sì che ne hai bisogno invece. Guarda come ti ritrovi! – Naomi lo rimproverò.
-          E’ colpa tua se ora mi ritrovo così. – Miku si allontanò e tornò a lavorare.
-          Vedi? E’ tutta colpa mia, Akemi. E’ tutta colpa mia! – Disse Naomi, piagnucolando.
-          Non preoccuparti, Nao. Le cose si sistemeranno, vedrai. – Akemi l’abbracciò, poi, con una mano cominciò ad accarezzarle i capelli. Notò che nelle circostanze regnava il silenzio, allora aprì gli occhi e vide che tutti le stavano osservando.
-          Che cavolo avete da guardare tutti, eh? Stronzi! – Urlò. Poi prese Naomi per la mano, e tornarono a casa.
 
 
Entrarono in casa di Naomi senza dire una parola. Si sentiva ansimare.
-          Mamma? – Chiamò Naomi, ma senza ricevere risposta.
-          Signora Wazuka? – Le ragazze cominciarono a girovagare per la casa. Naomi si precipitò al piano di sopra, le urla si facevano sempre più vicino.
-          Oh mio Dio, Josh!
Naomi aprì la porta della camera di sua madre e vi scovò lei, a letto con un uomo. La donna, subito, si coprì con le lenzuola, lasciando Josh scoperto. Akemi la raggiunse ben presto.
-          Oh, cavolo. – Fu l’unica cosa che riuscì a dire in un momento così imbarazzante, mentre a Naomi le parole le morivano in gola.
-          Ti sembra questo il modo di entrare in camera dei tuoi genitori? – Mormorò la signora Wazuka.
-          Non mi sembra di avere un padre e, oh, ho bussato, ma a quanto pare eri troppo occupata a darci dentro con questo tizio. – Disse, quasi schifata.
-          Si chiama Josh.
-          Non me ne frega un cazzo di come si chiami, mamma! Tutto questo mi fa schifo! Lui mi fa schifo, tu mi fai schifo!
-          Non hai il diritto di parlare così a tua madre. – Intervenne Josh con tono severo.
-          Oh, piccolo Josh del cavolo. Tu non hai il diritto di andare a letto con mia madre!
-          Sono tanto grande da riuscire a prendere le mie scelte da sola, Naomi. Di certo non ho bisogno del tuo consenso, ora! – La discussione stava prendendo una brutta piega.
-          Bene, mi sembra ora di andare. – Disse Akemi, quasi sussurrando. Lasciò la casa.

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Capitolo 19
*** A new beginning ***


Capitolo 19.
Quella sera Josh restò lì a cena.
-          Allora, Naomi, che ne dici di conoscerci meglio e cominciare questa nostra relazione nei migliori dei modi? – Disse Josh, mentre si versava del vino rosso nel bicchiere di cristallo.
-          La nostra relazione è già cominciata nei peggiori dei modi, Josh. – Mormorò Naomi fissando il suo piatto ancora pieno. Shara le diede un pizzico sulla gamba.
-          Beh, c’è sempre un rimedio a tutto, non credi? – Commentò Josh. Era un uomo sulla cinquantina, era pelato, dalla carnagione chiara, leggermente ambrata, con degli occhi piccoli, celesti, freddi. Era un uomo grosso, molto grosso. Naomi si soffermò a riflettere su ciò che le era stato appena detto. C’è sempre un rimedio a tutto.  Non era così, non per lei, non per quello che le stava succedendo.
-          No, non credo. – Disse con tono freddo.
-          Bisogna volerlo, Naomi. Tu… lo vuoi? – Chiese.
-          Sì. – Borbottò. Ma era indubitabile il fatto che quel ‘’ sì ‘’ fosse riferito alla situazione con Miku. Shara sorrise.
-          Tua madre mi ha sempre parlato bene di te. Sei una ragazza d’oro, con ottimi voti a scuola, un’ottima vita sociale. Molto gentile e… -
-          Da quand’è che… che… - Naomi lo bloccò, ma non riuscì a completare la sua frase, non le venivano le parole. – Porti avanti questa relazione con mia madre? – Concluse.
-          Due mesi. – Disse seccamente.
-          Quando avevi intenzione di dirmelo? – Naomi si rivolse alla signora Wazuka con uno sguardo feroce, ma allo stesso tempo deluso.
-          Te l’avrei detto al più presto, credimi, Naomi. – Il suo tono di voce era basso, quasi pentito.
-          Avresti fatto passare altri due mesi? O cinque, otto. Quanti? – Disse nervosa. Shara abbassò lo sguardo nel piatto.
-          Naomi, è stata una nostra scelta. Non ritenevamo opportuno dirtelo adesso. Sai… noi adulti siam fatti così. – Intervenne Josh.
-          Oh, Cristo! Il mondo degli adulti è sempre così… inconcepibile! – Batté le mani sul tavolo, rovesciando il suo bicchiere pieno d’acqua. Poi fece per andarsene; voleva Lyam. Voleva parlare con lui, voleva sentirsi protetta tra le sue braccia.
-          Siediti, subito! – Esclamò Shara, alzandosi. Come un riflesso, si alzò anche Josh.
-          Shh, lasciala andare. E’ adolescente. Questo è il suo modo di affrontare le notizie che non le fanno comodo. Ma prima o poi s’abituerà. – Disse Josh, rassicurandola. Poi l’abbracciò.
Naomi corse nella sua stanza e subito, prese il suo cellulare per chiamare Lyam. Aveva bisogno di lui, del suo sostegno più di qualsiasi altra cosa al mondo. Il cellulare squillava, ma dall’altra parte non c’era risposta. Poi si ricordò che quella sera aveva le prove col gruppo, e anche l’indomani mattina, così continuando per altri due o tre giorni. Aveva scelto di stare con lui, e di conseguenza Naomi aveva anche accettato quel loro modo di vivere una relazione. Lui era un musicista, un ragazzo di successo, quindi parlare e vedersi per tutto il tempo che volevano, non era possibile. Era consapevole del fatto che avrebbe dovuto affrontare i problemi da sola, perché lui era impegnato in qualcos’altro, il più delle volte. Ma l’amava. L’amava così tanto da poter sopportare tutto questo, e sapeva che, in fondo, lui era sempre lì di fianco a lei, a sostenerla, anche se non c’era.
Ora aveva solo bisogno di andare a dormire e non pensare a niente, più a niente. Se era vero ciò che aveva detto Josh, allora avrebbe lasciato al tempo il compito di rimediare la sua situazione con Miku, con Shara, con tutti. E avrebbe fatto pace con sé stessa. Ma sperava che il tempo impiegasse il meno possibile per risolvere tutto ciò, perché la situazione stava diventando davvero insostenibile. Si coricò sul letto e si addormentò dopo qualche istante.
Verso la mezzanotte, non appena Lyam finì le prove, la chiamò, ma Naomi dormiva come un sasso e non rispose alla chiamata. Infine Lyam le lasciò un sms: Ciao piccola, scusa se non ho risposto alla tua chiamata, ma ero troppo occupato col gruppo. Probabilmente starai dormendo, quindi ti chiamerò verso le nove, spero di trovarti sveglia. Buona notte.
 
 
-          Volevo solo parlare con te. – Disse, dando una vaga spiegazione alla chiamata della sera precedente.
-          Sei sicura che vada tutto bene, Naomi? Ricorda, puoi dirmi tutto. – Mormorò Lyam. Era calmo e dolce, disposto ad ascoltarla e ad aiutarla. Naomi restò in silenzio per dei secondi.
-          No, Lyam, non va per niente tutto bene. Mia madre ha trovato un uomo, e non riesco a sopportare l’idea di un altro uomo al suo fianco, di un uomo sconosciuto a casa nostra. Mi sento vincolata, mi sento limitata nelle mie abitudini, nei miei spazi. Mi sembra un buon uomo, ma mi sembra, Lyam. Non lo so, non so che pensare. Non mi fido di lui, non riesco a farlo, sarà perché l’ho visto solo un giorno, ma ieri l’ho trovato a letto con mia madre. A letto! E dopo ciò, è restato qui a cena, e anche a dormire! Voglio bene a mia madre, ma non riesco a sostenere una situazione tale. E’ successo tutto così in fretta. – Disse tutto d’un fiato.
-          Naomi, posso sembrarti egoista, ma penso che tu debba accettare questa situazione. Tua madre, prima di essere tale, è anche una donna, ed ora sta cercando di rifarsi una vita e tu non puoi ostacolarla. Sta solo cercando di essere felice, tutti abbiamo bisogno di una persona d’amare, di una persona che ci stia sempre vicino.
-          Ma…
-          No, Naomi. Non esistono ‘’ ma ‘’ in situazioni del genere. Cerca di capirmi, capisco che per te sia un estraneo, non ti sto dando contro, ma imparerai a conoscerlo e ad accettarlo e ti sentirai anche meglio perché tua madre non sarà più sola.
-          Mia madre non è mai sola. Ci sono io qui con lei!
-          E se un giorno dovessi partire per lavoro o per qualsiasi altro motivo? Chi c’è a farle compagnia? Delle tue fotografie sul caminetto? Ascoltami, Naomi. E’ una situazione un po’ imbarazzante, ma prima o poi ti ci abituerai. Ti abituerai alla sua presenza in casa, alla sua presenza a tavola, nel letto di tua madre, in camera tua, in salotto. Magari se con tuo padre non è andata bene, ora sarà la volta giusta. E pensa anche a te. Avrai l’opportunità di chiedere consiglio, di confrontarti con persone più adulte e di un altro sesso, non solo con tua madre. Chi ti dice che non saprà darti consigli migliori? – Naomi restò stupita dalle sue parole, era tutto vero quello che stava dicendo, avrebbe dovuto accettare la situazione in casa sua senza opporsi. E doveva farlo soprattutto per il bene di Shara.
-          Grazie, Lyam.
-          Non preoccuparti, piccola mia. Andrà tutto bene, vedrai.
Riattaccò, aveva le prove col gruppo.

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Capitolo 20
*** Lacrime celesti e pungenti. ***


Capitolo 20.
-          Mi scusi, - disse Naomi rivolgendosi alla donna che stava dietro al bancone dei dolciumi, - sto cercando Miku. – Era passata più di una settimana dall’ ultima volta che si erano visti. La sua assenza era riuscita a coprire la presenza delle persone a lei più care. Vomitava le più brutte emozioni quasi ogni notte, dentro di lei c’era qualcosa che la divorava e la svuotava del tutto. A volte scappare dai problemi non bastava. Non bastava per sentirsi meglio, per dimenticare. Anche perché i ricordi erano sempre lì, pronti ad attaccare, ad uccidere, e non potevano essere cancellati dalla sua mente. Erano dei tatuaggi invisibili, qualcosa che macchiava il suo corpo e lo avrebbe macchiato per sempre. Quel giorno Miku non c’era e Naomi si sentì sopraffatta da sensazioni negative.
-          Mi spiace, signorina. Ma non ho la minima idea di dove possa essere in questo momento. – Rispose la donna.
-          Saprebbe almeno dir… -
-          E’ stato licenziato, signorina, - disse sommessamente, - ora, se non le dispiace. – Fece un cenno col capo, per farle notare che c’erano dei clienti dietro di lei, in fila per il proprio turno.
Uscì fuori a testa bassa, cercando di pensare a cosa avrebbe potuto fare per finire col licenziamento. Si alzò in punta di piedi per scovare qualche capo simile a quello di Miku, poi cominciò a girovagare per i dintorni.
-          Miku! – Disse, afferrando per il braccio un ragazzo biondo.
-          Mi scusi? – Chiese il ragazzo, voltandosi. Non era lui. Era completamente diverso da lui.
Confuse altri sette volti per quelli di Miku. La giornata era tremendamente calda ed afosa e cominciò a girarle la testa. Vide un ragazzo seduto su di una panchina, teneva la testa bassa ed i gomiti poggiati sulle ginocchia. Volle sperare in un ultimo tentativo, e Naomi, cautamente, si avvicinò a lui.
-          Miku. – Mormorò, con aria di sconfitta, picchiettandogli la spalla. Sapeva che si era sbagliata per l’ennesima volta. Il ragazzo si voltò e Naomi spalancò gli occhi, sorpresa ed agitata. Era lui, finalmente lo aveva ritrovato. Cercò di nascondere l’entusiasmo e la felicità e fissò le lancette del suo orologio da polso.
-          Ti sto cercando da mezz’ora. – Disse per rimproverarlo, poi si sedette vicino a lui. – Come stai? – Mormorò.
-          Me la cavo. – Rispose Miku, tenendo lo sguardo perso nel vuoto.
-          Te la cavi? E’ per questo che sei stato licenziato?
-          E’ stato un incidente di percorso.
-          Fammi sentire. Cos’hai combinato questa volta?
-          Nulla, Naomi. Ritardi continui.
-          Oh. – La ragazza si sentì quasi sollevata, non aveva combinato nulla di male. Non aveva spaccato la faccia a nessuno o distrutto un ufficio. – Sono venuta a portarti questo. – Disse, rovistando nella sua borsa. Miku si voltò a guardarla. – Ecco, prendi. – Concluse, porgendogli uno scatolino contenente un cellulare.
Miku piegò le labbra in un sorriso.
-          Il tuo vecchio cellulare. – Mormorò.
-          Sì. Ti ho anche portato la mia vecchia scheda telefonica, è ancora attiva. – Commentò.
Il ragazzo la ringraziò.
-          Scusami, Naomi, per ciò che ti ho detto la scorsa volta. Non volevo ferirti e… non è per niente vero. E’ solo colpa mia. – Disse poi. Naomi non rispose a quanto le è stato appena detto, cercò solamente di cambiare discorso.
-          Dove te ne stai di notte? – Chiese freddamente.
-          Beh, dipende. Cambio casa ogni giorno.
-          Cosa? – Naomi aggrottò la fronte. Voleva capire.
-          Ogni notte me ne sto a casa di una donna diversa, Naomi.
Naomi aprì la bocca come per dire qualcosa, ma non ci riuscì. Miku lo fece prima di lei, e disse tutto ciò che doveva dire.
-          Ho cominciato a prostituirmi. Devo farlo per sopravvivere. Devo farlo per avere un tetto sotto cui dormire. La paga che ricevevo prima non mi bastava per comprare una casa, neanche per pagarmi un affitto. Ed ora che non ho manco più il lavoro…
Non c’erano parole per descrivere lo stato d’animo di Naomi in quel momento. Aveva un nodo alla gola, le lacrime bloccate nello sbocco della ghiandola lacrimale, il respiro sospeso. Il suo petto si stava facendo fin troppo piccolo per un cuore che sarebbe esploso da un momento all’altro. Miku era un coglione, un ingenuo che agiva sperando di fare la cosa giusta, quando già sapeva che quella, invece, era solamente la cosa sbagliata. Ma a volte le cose sbagliate possono salvarti, e in quel momento la prostituzione stava salvando la sua vita.
-          Puoi venire a stare da me! – Esclamò Naomi, in preda alla disperazione. La sua era stata un’idea assurda, e Miku l’aveva capito.
-          Naomi, Lyam sa che sei qui? – Disse con amarezza.
-          Sì. – Rispose la ragazza. Miku le sollevò il mento per guardarla bene nei suoi occhi scuri e profondi. Un pozzo senza fondo. Ma Naomi distolse lo sguardo, gli stava mentendo. Non solo a lui, a tutti. Perfino a se stessa. – Cioè, no. – Disse infine.
-          Non puoi mentire a lui. E’ una cosa sbagliata. Sbagliatissima. – Il suo tono si fece severo e freddo. I capelli biondi che ricadevano sul suo viso gli delineavano il viso, talvolta gli coprivano gli occhi, come per nascondere quello sguardo deluso, triste e perso. Naomi non rispose, aveva così tante cose da dire che non riuscì a dirne nemmeno una. Sapeva che quel che stava facendo era qualcosa di sbagliato. Sapeva che un rapporto era basato principalmente sulla fiducia, e lei non stava facendo nulla per rendere Lyam fiducioso. Anzi. Gli stava mentendo, gli mentiva ogni giorno, in un modo o nell’altro, ma gli mentiva.
-          Naomi… vorrei non rivederti per del tempo. – Disse Miku, accendendosi una sigaretta. Se la portò alla bocca. – Vorrei non rivederti più. – Concluse poi, il fumo fuoriusciva dalla sua bocca creando delle piccole nuvolette. Quello fu il colpo di grazia, la pugnalata al petto di Naomi, dritta al cuore. Stava morendo. Si stava svuotando di ogni minima emozione. Dentro di lei v’era il vuoto e frammenti di cuore che si posavano come polvere sulle vene. Naomi cercò di elaborare il tutto, quella fu una scelta presa all’istante, una scelta di cui se ne sarebbe pentito il giorno seguente. Ma Naomi, sconfitta, accettò. Non vedersi più era la scelta migliore, ed era anche la migliore ad uccidere le persone.
-          Va… va bene. – Sussurrò Naomi.
-          Naomi… - Miku pronunciò il suo nome, immobilizzandola. La ragazza si voltò e notò l’alone di un sorriso cancellarsi dal viso del ragazzo, dando posto ad un’espressione triste. Ti amo, avrebbe voluto dire. – Sta’ attenta. –
La ragazza annuì in silenzio, poi proseguì il suo tragitto. Lacrime. Lacrime amare bagnavano il suo viso. Lacrime celesti e pungenti.
Dentro sé, però, sapeva che quello non era un addio.

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Capitolo 21
*** La distruzione della gelosia. ***


Capitolo 21.
Trascorsero velocemente altri quindici giorni. Non era successo nulla di nuovo oltre il fatto che Akemi stesse uscendo con Cloud e che i Dirty Flames si fossero esibiti nella piazza principale di Wikery, la capitale. Nulla di nuovo, oltre il fatto che Miku le mancasse da morire. Ma doveva resistere, doveva tenere duro ed aspettare quel fatidico ma meraviglioso giorno in cui Miku sarebbe tornato da lei, perché sapeva che quel giorno sarebbe arrivato. Gli voleva bene, un bene immenso, per poterlo lasciare scappare via così facilmente da lei. Troppi erano i ricordi che aveva di lui, troppe le emozioni condivise con lui, troppe le lacrime, troppi i sorrisi. E tutto questo non si poteva dimenticare con un semplice ‘’addio’’. Non ci sarebbe bastata una vita a cancellare la loro polvere, perché un ricordo è il ricordo, ed il ricordo è qualcosa di indelebile, qualcosa che marchia la tua vita, un graffito nel tuo cuore. E questa volta sia il tempo che la distanza avrebbero fatto tornare Miku da lei, ora collaboravano, pronti a rimettere insieme i pezzi di un’amicizia distrutta, pronti a ricostruire un cuore, un nuovo cuore che non era solamente pieno di rancore, odio e criminalità. Ma amore, dolcezza e felicità.
Ed ora Naomi non sentiva solo il peso della lontananza di Miku, ma anche di Akemi, l’inguaribile romantica. Non riusciva a fidarsi di Cloud, era stato con tante, tantissime ragazze prima di uscire con Akemi, ed aveva paura che le spezzasse il cuore, proprio come lei ha fatto con Miku. Era così incredibile come Akemi fosse ‘’sfortunata’’ in amore, eppure lei aveva tutto: era bellissima, una ragazza ammirata da tutti e molte persone pendevano dalle sue labbra, e non lo diceva solamente perché lei fosse la sua migliore amica. Lo diceva perché era così, era così e basta. E nonostante i suoi numerosi fallimenti, è stata sempre capace di raccogliere i pezzi del suo cuore e rimetterli insieme, pronta ad amare più di prima. Ma davvero non si poteva vivere senza amore? Davvero non si poteva vivere senza innamorarsi? Davvero non si poteva vivere essendo felici e basta? Ma essere felici significava avere qualcuno al proprio fianco, qualcuno da amare, qualcuno con cui condividere tutto e per sempre. E questo era compito dell’amore. Tutti dipendiamo dall’amore, tutti agiamo per amore.
Quel mattino Naomi si alzò presto per andare alla sala prove, era stata invitata da Lyam per passare un po’ di tempo insieme in modo diverso e per farle conoscere meglio, allo stesso tempo, i membri del gruppo.
Non a caso, la sala prove si trovava a casa di George, il chitarrista del gruppo. Quella sala era in gestione del padre, un ex chitarrista, e riceveva molti musicisti, e non solo, ogni giorno. Era una gigantesca sala beige, con montato un palcoscenico altrettanto grande, davanti ad esso c’erano file di poltroncine da cinema in tessuto rosso e dei distributori automatici vicino l’entrata principale. C’era anche un piccolo baretto in un angolo della sala, con una ragazza in divisa dietro un piccolo bancone, dei tavolini e degli sgabelli da bar. La ragazza le si avvicinò velocemente, quasi rincorrendola.
-          Ciao! Tu dovresti essere Naomi! – Disse, porgendole la mano e mostrandole un sorriso.
-          Esattamente.
-          Io sono Marie, una carissima amica di Lyam!
-          Oh. Ottimo. – Mormorò Naomi, provando una fitta di gelosia. Cercò di proseguire verso il palco, ma la ragazza l’afferrò per il braccio.
-          Sai, sei davvero fortunata ad avere un ragazzo come Lyam al tuo fianco. E spero per te che non lo faccia soffrire, o te lo vedrai con me! – Disse Marie, puntandole l’indice sul naso. Quella messinscena le dava davvero fastidio: Naomi non sarebbe stata capace di far soffrire Lyam, l’uomo dei suoi sogni, e quella ragazza le dava su i nervi.
-          Non mi permetterei mai. Adesso, se permetti… -
-          Quanta fretta, Naomi! Lyam ancora non è arrivato ed il posto in prima fila non te lo ruba nessuno! – Esclamò, mentre si calava per prendere una lattina di coca cola nel contenitore delle bevande. – Coca? – Continuò, versandosi della coca cola in un bicchiere di plastica.
-          No, grazie. – Si guardò attorno e, effettivamente, i Dirty Flames non erano ancora arrivati. Nel mentre, si accomodò ad un tavolino insieme Marie, che aveva un po’ di tempo libero visto che la sala era completamente deserta.
-          Da quanto conosci Lyam? – Chiese Naomi, appoggiando i gomiti sul tavolino.
-          Uhm. Dieci mesi! Esattamente il giorno in cui è entrato a far parte del gruppo. E’ un ragazzo, onesto, sincero, gentile… Sempre pronto ad aiutarti. – Disse quasi con aria sognante. Naomi arricciò il naso. Quella ragazza non poteva continuare a parlare così di Lyam, il suo ragazzo. Sentiva la rabbia esploderle dentro, si sentiva agitata e sarebbe stata in grado di uccidere qualunque ragazza abbia avuto un minimo di contatto con lui. Si sentirono delle strilla in lontananza, fuori da quella sala c’erano una cinquantina di ragazze pronte a fare a pugni per ottenere un autografo o scattare una foto con qualche membro del gruppo.
-          Sono arrivati! – Esclamò Marie, entusiasta e con gli occhi che le brillavano.
-          Come fai a saperlo? – Domandò Naomi, alzando un sopracciglio.
-          Ma come? Non le senti tutte quelle urla? Le ragazze impazziscono per loro, sono qui fuori a qualsiasi ora del giorno, pur di vederli, scattare qualche fotografia e via. Loro sono il segnale che i Dirty Flames siano arrivati. – Commentò sorpresa. Poi si alzò di scatto, pronta ad accogliere i ragazzi nel migliore dei modi. – Avranno successo, me lo sento! – Esclamò infine, saltellando come una bambina e sbattendo le mani contemporaneamente. Successo. Quella parola la spaventò, quella parola l’avrebbe allontanata da Lyam.
Marie si precipitò sulla soglia della porta e accolse i ragazzi con un inchino, accompagnato da un sorriso. Lyam l’abbracciò forte, passandole le dita fra i capelli. Naomi sentì una vampata di calore vedendo quell’immagine. Quelle mani non avrebbero dovuto toccare altra donna al di fuori di lei, e questa sua gelosia la stava ammazzando lentamente.
Lyam alzò lo sguardo e notò Naomi, così si staccò immediatamente dal corpo di Marie.
-          Naomi! – Disse, abbracciandola esattamente nello stesso modo in cui ha abbracciato Marie. Naomi indietreggiò, scossa ancora da ciò che aveva visto. Quelle mani un attimo prima stavano toccando la pelle di un’altra ragazza, ora avevano il suo odore e questo la infastidiva molto. Lyam la guardò con aria sorpresa, non riuscendo a capire cosa le fosse successo, o meglio, cosa le avesse fatto.
-          Naomi, ti senti bene? – Disse, esaminandola e scuotendola. Ma lei se ne stava immobile, coi pugni serrati, il viso impallidito e con lo sguardo fisso su Marie, che stava ancora sulla soglia della porte. Quella scena si ripeteva centinaia di volte dinanzi i suoi occhi, e questi non riuscivano a vedere altro, la mente non riusciva a simulare altro.
Poi respirò. Il respiro dopo essere tornata a galla dopo un’ora di apnea. Ora vedeva Lyam che la scuoteva preoccupato, il resto del gruppo che se ne stava paralizzato non sapendo cosa fare, Marie che sorrideva maliziosamente. Il mondo aveva ripreso a ruotare intorno a lei, il suo cuore riprese a battere e il sangue riprese a circolare nelle vene.
Aveva capito tutto, aveva capito tutto alla perfezione. Era tutto molto più limpido dell’acqua. Ed ora doveva svuotarsi.
Doveva svuotarsi di tutte le parole che tratteneva nella gola e di tutte le lacrime che a fatica riusciva a trattenere.
-          Troia! – Urlò, mentre partì, pronta a tirarle un pugno e a spaccarle la faccia. – Sei una maledetta stronza! Pensi che non abbia capito quali siano le tue intenzioni? Pensi che non abbia capito cosa provi per lui? Se è così ti sbagli! Ti sbagli di grosso! E cancella tutto ciò che hai pensato di fare con lui, cancella tutte le parole che avresti voluto dirgli e cancella il suo fottuto nome dalla tua mente! – Quelle parole le uscivano dalla mente come se fossero state già scritte da qualche parte. – Lui è mio, piccola bastarda. – Disse, mantenendola per il colletto della sua giacchetta di velluto bordeaux. – E’ mio, capisci? E tu non puoi portarmelo via! Né tu, né nessun’altra al mondo. E non devi toccarlo, mai più. Non devi neanche guardarlo. Non devi nominarlo. Dimenticatelo e basta. – Esitò per un secondo. – Io lo amo. Lo amo da impazzire. – Disse fra le lacrime, mollando la presa. Marie cadde in ginocchio dinanzi a lei. – Quindi, sparisci dalla sua vita. Ora! – La ragazza si alzò faticosamente, e cominciò a scappare via singhiozzando. Naomi si voltò con gli occhi pieni di lacrime, tutti la stavano fissando in silenzio.
-          Cosa cazzo avete da guardare voi? – Esclamò. Poi cominciò a correre per scappare via da quel posto, ma Lyam l’afferrò per il braccio e l’attrasse a sé. Il viso di Naomi si scontrò col petto forte di Lyam, che avvolse le sue braccia attorno le spalle della ragazza. Si sentiva a casa, in un posto caldo e sicuro, dove nessuno le avrebbe potuto fare del male. Affondò il viso nella sua t-shirt: non portava l’odore di un’altra ragazza, questa era una fragranza forte e fredda, che ti entrava nelle narici e ti riempiva la mente.
-          Va tutto bene. – Sussurrò Lyam accarezzandole i capelli, riconoscendo il comportamento della ragazza. – Va tutto bene, piccola mia. – La riassicurò.
-          No, non va tutto bene, Lyam! La odio!
-          E’ tutto passato ora.
-          Perché l’hai… abbracciata?
-          E’ una mia amica, non pensavo fossi così gelosa.
-          E’ una tua amica? Ma come non hai potuto renderti conto che lei ti amava?! E come hai potuto pensare che io non fossi gelosa? Io impazzisco col solo vedere una ragazza avvicinarsi a te!
-          Scusami, Naomi. Scusami tanto.
Lyam la guardò amareggiato. La sua reazione a quell’abbraccio era stata davvero esagerata, ma riusciva a capirla perfettamente. Anche lui sarebbe stato capace di uccidere chiunque si avvicinasse a lei, ma lui sapeva autocontrollarsi e riusciva a sistemare la questione con uno sguardo. Solo uno sguardo. Né parole, né mani.
-          Ti riporto a casa. – Disse infine Lyam, continuando ad accarezzarle i capelli. Lei annuì semplicemente, si sentiva incredibilmente debole e stanca, come se avesse appena combattuto contro il demonio.
 
Fuori l’edificio c’era un ammasso di gente. Lyam rivolse un sorriso a tutti, e li salutò scuotendo la mano, scatenando l’ira delle ragazze. Poi, si diressero verso la sua auto con l’aiuto di due body card, due uomini enormi e di colore, che s’occupavano di liberare la strada da tutte quelle fans scatenate, senza permettere di sfiorare ed intromettersi sul cammino dei due. Naomi camminava a testa bassa, aggrappandosi alla t-shirt di Lyam; si sentiva osservata. Aveva addosso più di cinquanta occhi e tante bocche stavano mormorando qualcosa su di lei.
-          Ma guardala, Cristine era decisamente meglio! – Commentò una ragazza. Naomi si limitò a rivolgerle uno sguardo assassino.
 
-          Scusami. – Mormorò Naomi, durante il tragitto a casa. La sua vita si era trasformata in un continuo chiedere scusa. – Scusami! Io davvero non so cosa mi sia successo. – Prese un momento di pausa e poi continuò. – Ho aggredito una ragazza. – Disse, mentre si guardava le mani per trovare una qualsiasi macchia di sangue. – E non mi è mai successo prima. Ho un esasperato bisogno di sentirmi amata da te, ammirata, e ho un esasperato bisogno di sentirmi essere l’unica ragazza a cui dedichi le tue attenzioni. E quando ti vedo con qualcuno che non sia io, oh Cristo, se non esplodo dentro! E non so dirti esattamente come mi senta in quel momento! So solo che mi sento sola, delusa e tradita. Io non mi sento alla tua altezza, Lyam. E lì fuori ci sono delle ragazze fantastiche che hanno sete di te, del tuo amore, del tuo corpo. – Concluse, tenendo ora gli occhi fissi sulla strada.
 
-          Naomi, perché sei così insicura di te stessa? Cosa non hai tu che le altre ragazze hanno? Tu sei una ragazza fantastica. Una ragazza con un cuore enorme e con la testa sulle spalle. Ed io sono innamorato di te, Naomi. Non vedo il motivo per cui debba desiderare altre ragazze quando ho te, quando tu sei tutto quello che possa desiderare. – Poi frenò di scatto nel bel mezzo della strada. Dietro di loro, i clacson delle automobili, suonavano bruscamente. – Io ti amo. Questo non puoi metterlo in dubbio. Mai. E potrei anche avere un casino di ragazze migliori di te dietro, ma io sceglierò sempre e solo te, perché tu sei la migliore. – Sussurrò, attraendo le labbra di Naomi alle sue. Un bacio caldo e rassicurante.
 
Naomi ritrovò la pace interna, dopo che frammenti di cuore facevano guerra per risistemarsi.  

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