Under the Black Rose di petitecherie (/viewuser.php?uid=102948)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Beauty of the Beast ***
Capitolo 2: *** Long lost love ***
Capitolo 3: *** One more night to live ***
Capitolo 4: *** Christabel ***
Capitolo 1 *** Beauty of the Beast ***
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Alas! they had been friends in youth;
But whispering tongues can poison truth,
And constancy lives in realms above;
And life is thorny; and youth is vain;
And to be wroth with one we love
Doth work like madness in the brain.
(Part II, l. 408. Christabel, S. T. Coleridge, 1816)
Highgate Hill, Gillman Home, nord di Londra, 25 settembre 2001
Cosa c'è di più odioso di un temporale quando non hai l'ombrello? Ve lo dico io, assolutamente niente.
Soprattutto, se il temporale decide di scoppiare mentre tu sei seduto
nel bel mezzo della brughiera inglese a scrivere un testo. Insomma, ok,
magari il parco della Gillman non è propriamente una brughiera,
ma resta il fatto che è pur sempre una rottura di palle.
Mi alzo, infilo la moleskine nella tasca della mia consunta giacca di
pelle nera e corro verso l'ingresso dove l'affabile portiere mi fa
cenno di entrare.
<< It's the english weather. >> sorride lui.
Lo guardo arcuando un sopracciglio e dopo un sonoro 'Merda', tiro fuori
l'agenda dalla tasca temendo che la combo acqua-inchiostro abbia creato
un casino sui versi che ho scritto. Tiro un sospiro di sollievo appena
arrivato alla pagina. Tutto ok.
Il portiere, invece, mi guarda stranito.
<< Ecco, io sa, ho scritto delle cose e poi, si è messo a piovere e allora... >>
L'uomo inizia a ridere e con tranquillità british domanda: << A cup of tea? >>
Pochi minuti dopo, mi ritrovo nell'aria della casa che il
portiere/custode e la sua famiglia possono utilizzare. Per l'esattezza,
mi trovo nel luogo in cui Samuel Taylor Coleridge ha vissuto gli ultimi
anni della sua vita, dal 1817 al 1835, quando dopo la pubblicazione
dell'incompiuta Christabel, la dipendenza da oppio e brandy divenne
talmente forte che il dottor Gillman fu costretto a rinchiuderlo qui,
in costante osservazione. La casa del dottore divenne meta di un
continuo pellegrinaggio letterario e tuttora lo è, anche se, in
giornate come quella di oggi, la maggior parte della gente preferisce
stare al pub.
<< Anche lei è un amante di Coleridge? >>
<< No. Non proprio, almeno. Il mio poeta preferito è Walt Whitman. >>
<< Un americano. >>
Sorrido. Lo sapevo, adesso parte la manfrina epica su Great Britain vs United States of America.
<< De gustibus. >>
<< Sure. I like him too. ' O Captain! My Captain.' >> inizia a citare.
Questa volta sono io a rimanere sorpreso.
<< Cosa credeva, eh? Sarò anche un portiere ma amo la
poesia. Certo, il mio caro Samuel è la guida assoluta, ma non
vuol dire che gli altri non abbiamo avuto qualcosa di serio da dire.
>> spiega mettendo su l'acqua per l'Earl Grey. << E' uno
scrittore? >>
<< No, no. Sono un compositore. >>
<< Un musicista, quindi. >>
<< Si, ho una band e mi occupo di scrivere i testi e le musiche. >>
<< Davvero? Come vi chiamate? >>
<< Nightwish, facciamo una specie di symphonic metal. La nostra cantante è una mezzosoprano*. >>
<< Sembra interessante, giovanotto. Nightwish, hai detto? Dovrò cercare qualcosa. Latte nel the? >>
<< Si, grazie. >>
<< Non mi hai ancora detto come ti chiami. >> scoppia a
ridere mentre inizia a versare l'acqua calda nella teiera in cui ha
già messo in infusione le bustine di the. << Il mio nome
Bleeket Teenant, e sono il custode di questa casa da quasi venticinque
anni. >> sorride.
<< Tuomas. Tuomas Holopainen, finlandese. Si occupa da solo di tutto questo? >>
<< Oh, no. >> posa il vassoio con teiera, tazze, zucchero e
latte sul tavolo << Mia moglie al momento è alle terme di
Bath, reumatismi. >>
<< Capisco. >>
Il portiere versa il the con affabilità e attenzione. Immagino
che stare tutto il giorno da solo in questo posto non sia il massimo.
Soprattutto, se vivi in una casa così antiquata, in quanto parte
della struttura e del mobilio risale ancora al primo periodo
vittoriano. Per dirla tutta, la casa ha un aspetto a metà tra il
vintage e l'antiquariato. Anche qui, tra i mobili moderni, come la
cucina, la tv e la radio, spiccano componenti antiche: l'orologio sopra
il caminetto, alcuni piccoli ritratti alla parete. Immagino che se uno
dovesse trafugare quella piccola tela paesaggistica appesa vicino alla
radio anni '40, incasserebbe almeno 100 euro.
<< Cosa ha scritto? >>
La voce del portiere mi distrae dalle mie fantasie riportandomi alla realtà.
<< Niente di che. Una piccola parte di un brano, ma non ne sono
molto convinto. >> mi guardo attorno, nella speranza di cambiare
argomento il prima possibile e mi viene un'idea fenomenale. <<
Conosce qualche aneddoto su Coleridge? >>
<< Mmmh? >> il portiere smette di girare il suo the e mi
scruta. << Qualcosa. E' interessato a storie particolari? >>
<< Qualcosa che nessuno sa? >> domando leggermente ironico.
Il custode si fa assorto, come se stesse pensando a qualcosa di
lontanissimo e pure ancora, presente. Una sorta di mistero. Lo avverto,
conosco quel tipo di lavorio della mente. Sospira.
<< E' una storia un pò strana, in realtà. Diciamo
che mi sembri il tipo che non prenderebbe per matto il caro Samuel.
>>
Scuoto la testa, adesso curioso.
<< La leggenda narra che avvenne nel 1798, quando venne composta
la prima parte di Christabel. Ha presente? >> faccio un cenno
affermativo, anche se conosco il poema giusto di nome << Samuel
si trovava nel suo Coleridge Cottage, nel Somerset, e un pomeriggio,
verso il tramonto, durante una passeggiata, incontrò una
fanciulla. La descrisse poi con toni soavi: occhi scuri e dolci, pelle
nivea, una sorta di Biancaneve. Ne rimase incantato. Gli incontri si
susseguirono e Samuel si innamorò di lei. La leggenda vuole che
lei sia Christabel, e che la storia rimase incompiuta perché
quando la fanciulla scoprì che il poeta era sposato,
fuggì da lui. Al povero Samuel non rimase che il ricordo di un
attimo. Pare che i suoi problemi con l'alcool siano derivati da questo
abbandono**. >>
<< E' molto triste. >> mentre pronuncio queste parole, il
telefono squilla e noi sobbalziamo. Bleeker si alza e va a rispondere,
io resto a sorseggiare il mio the e a guardare il panorama bagnato
dalla finestra ripensando alle parole del custode. Non ho mai provato
quello che Coleridge ha sentito - vero o falso che sia- per
quella fanciulla, ma posso immaginare la sensazione di perdita. Alla
fine, tutti abbiamo perso un amore, in un modo o nell'altro.
D'abitudine, apro la moleskine e inzio a scrivere.
Trees have dropped their leaves,
Clouds their waters
All this burden is killing me
Distance is covering your way,
Tears your memory
All this beauty is killing me
***
Note autrice.
Credevate di esservi liberati di me, eh? Vi sbagliate. Ma prendetevela con Tuomas :D
Allora, qui il nostro Mr Korg deve compiere ancora 24 anni. E' un
pinguinotto ingenuo**. Tralasciando questo, la storia sarà
trattata dal suo punto di vista e al presente, e lo stile sarà
sbarazzino, come si addice ad un ragazzo di quell'età. Che poi,
io sono convinta che Tuomas ragiona come un giovincello alla prima
cotta tutt'oggi. E' pur sempre Peter Pan, no?
Questa storia non sarà molto lunga, presumo massimo 4 capitoli e
sarà tutta basata su Beauty of the Beast. E su Coleridge: le
date, i luoghi, e gli avvenimenti che lo riguardano sono reali, a parte
quello in nota in asterisco, specificato qui sotto^^.
* Tarja fino a Century Child utilizzava il registro da mezzosoprano.
Con lo studio e gli anni, la sua voce è cambiata, permettendole
di passare al livello soprano lirico.
**quello su Coleridge è un fanmade. Indi per cui, non lo
troverete scritto su nessun libro di inglese. Mi riferisco ovviamente
alla liason tra il Poeta e la fantomatica Christabel.
E niente, spero vi piaccia, e fatemi sapere che ne pensate^^
Disclaimer: Tuomas e Coleridge non mi appartengono. Bleeker sì.
Non scrivo a scopo di lucro. La canzone citata è Beauty of the
Beast dei Nightwish.
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Capitolo 2 *** Long lost love ***
botb 2
Ho letto Coleridge.
Molte cose bellissime.
Ma ha la malattia inglese.
È evidente che egli è capace di pensare in modo chiaro, libero e forte;
ma non appena tocca i valori correnti in Inghilterra,
subito si trasforma senz'accorgersene in un sofista.
Lev Tolstoj
Stazione di Nether Stowey, Somerset, Coleridge's Cottage, 27 settembre 2001
Scendo dal treno che sono quasi le sette di sera. L'aria del Somerset
è frizzante e mi avvolgo la sciarpa color oceano, dono di un
fan, attorno al collo per proteggermi dall'impetuoso vento del nord.
Inutile, anche se sono qui in Inghilterra da quasi cinque giorni, e ci
sono venuto altre volte per i concerti, non mi sono mai riuscito ad
abituare a questo clima infame.
Dunque, innanzitutto, perché sono qui? E' tutto merito di
Bleeker, il custode della Gillman Home di Highgate. Dopo la sua storia
su Coleridge, gli ho fatto leggere i versi che avevo scritto - in
realtà, con una mossa ben poco inglese, il perfido portiere mi
ha sottratto la moleskine e ha avidamente letto - e dopo essersi
asciugato una lacrimuccia solitaria, mi ha minacciato
consigliato di andare immediatamente al Coleridge's Cottage perché io
e il Sommo Poeta abbiamo una sorta di affinità elettiva, come se
fossimo nel romanzo di Flaubert.
Ha perfino chiamato un suo amico qui per affittarmi una stanza. Il
posto si chiama The Amaranth's Inn ed è vicina alla stazione.
Non che questo posto sia enorme, eh, è un piccolo paese,
più piccolo di Kitee, per intenderci.
Così, nel giro di cinque minuti, riesco a trovare la locanda e
dopo poco sono a tavola per la cena. Un tipico dinner inglese: roast
beef con patate arrosto, verdure e salsa al rafano e pudding. Il tutto
condito con un'ottima birra scura. Il locandiere sembra un tipo
simpatico e lo vedo saltare di qua e di là tra un tavolo e
l'altro. Mi ha spiegato che in questi giorni c'è un incontro per
giovani disegnatori/illustratori sulle tecniche della pittura ad olio
di Constable, un pittore inglese romantico, e che il gruppo di
quindici persone circa alloggia nella sua pensione. I ragazzi in
questione sembrano miei coetanei ma sono piuttosto tranquilli, non
fanno casino come noi sul tourbus. O semplicemente non hanno un Tero a
disposizione. Lancio qualche occhiata in giro, ma davvero, questo
è un posto che si rianimerebbe solo se comparisse la Fletcher
con il suo inseparabile impermeabile giallo. La soluzione del caso?
Pittore disperato si suicida bevendo una fialetta di colorante.
Lo so, lo so, sono proprio il fratello furbo di Sherlock Holmes.*
Alle 22.00 precise sono già a letto. Ho deciso di lasciare le
persiane aperte per vedere meglio il paesaggio notturno: gli alberi si
stagliano contro la mia finestra creando un gioco complesso di rami e
foglie e la luna fa capolino all'orizzonte, illuminando un cielo di una
profonda densità di blu. Sul comodino al posto della Bibbia,
c'è Cime Tempestose, libro molto bello che non ho intenzione di
rileggere, perché, sono convinto, in questa atmosfera
così evanescente, finirei per autosuggestionarmi. E
sinceramente, ci tengo a dormire bene. Per questo, essendo pratico,
piazzo l'ultimo numero di Paperino davanti ai miei occhi e sogni d'oro
a tutti.
Non ho capito come ci sono arrivato qui. Sono nel mezzo del bosco che
si vede dalla mia stanza alla Amaranth's Inn e non mi sono portato
dietro nemmeno il cellulare per avere almeno un pò di luce.
Vorrei sottolineare una cosa: sarò anche un'aspirante
poeta-compositore, ma io tendo al fantasy non al romantico, quindi,
questo scenario da Byron non fa per me. Ragazzi, sono finlandese,
preferisco le betulle, io.
Comunque, fino ad un momento fa, stavo leggendo il mio fumetto seduto
sul davanzale, quando mi è sembrato di avvertire degli occhi
puntati su di me. Ho aguzzato lo sguardo nel buio verso il basso e mi
è parso di vedere una figura biancovestita.
Non so perché, ma mi sono reinfilato le scarpe e indossato la
giacca e sono corso fuori, in tuta. Si, dormo in tuta, problemi? E sono
fuori al buio ad inseguire un fantasma. Non ho dubbi, quello che vedo
è un fantasma. Oppure, è un fuoco fatuo.
Non capisco perché l'ho inseguito, piuttosto. Sono diventato cretino a causa di tutti i casini con i Nightwish, forse.
<< Fermati! >> urlo in inglese al fantasma, ma figurati se
mi sta a sentire, anzi. Corre, ride, sparisce. Si ferma, mi aspetta, e
poi, riprende a correre. Mi ha distanziato di parecchi metri quando
finalmento riesco a rivederlo. E' una figura femminile, ma i tratti
sono in ombra. E' ferma vicina ad un albero, una quercia. Mi avvicino
con cautela, ma prima che possa vedere meglio, sparisce. Poggio una
mano sull'albero, stanco. E avverto sotto le mie dita le cicatrici
lasciate nel vecchio tronco. Un raggio di luna brilla più
intenso e mi permette di leggere:
" [Christabel]"
Sobbalzo nel mio letto e scopro di aver sognato tutto. Il mio
cuore batte ferocemente ed evito di alzare gli occhi alla finestra, nel
timore di vedervi impresso il viso del mio spettro notturno. E meno
male che non volevo leggere Cime Tempestose! ridacchio, cercando di
spezzare la tensione.
Accendo la luce, ancora un pò scosso. Poi, mi allungo sul
comodino e prendo la moleskine. Ancora forte sulle mie dita è la
sensazione di quelle parole incise sul tronco. Talmente forte che la
mia mano non smette di tremare.
Oh, do you care,
I still feel for you
So aware,
What should be lost is there
***
28 settembre
Sono lievemente intontito a causa dell'incubo, ma questo non mi
impedisce di spazzolare fino all'ultima briciola la mia colazione e
fare pure il bis di uova e pancetta. Quando morirò, il mio
fegato sarà ottimo per il fois gras, visto quanto è stato
nutrito di junk food e birra!
Decido di andare a visitare il Coleridge's Cottage e con mio grande
sorpresa, scopro che è più frequentato di quello che
pensassi. Compro un libro sul Poeta, in cui ci sono tutti i suoi poemi
e dopo aver girato in lungo e in largo il cottage, decido di uscire.
Nello stesso momento in cui qualcuno sta entrando. Badabum!
<< Are you ok? >> chiedo alla ragazzina di fronte a me.
<< Yes, I'm fine. You? >>
<< Me too. >> le porgo una mano per aiutarla a rialzarsi e
rimango incantato dai suoi occhioni scuri, che spiccano sulla pelle
lattea proprio come mi aveva detto Bleeker parlando di Christabel.
<< Christabel? >>
<< What? >> la ragazza mi guarda perplessa.
<< Sorry, nothing. >>
<< Ok, bye. >> dice, allontanandosi mentre rimango a
fissarla un pò preoccupato. Ora che ci penso, sono convinto di
averla già vista alla locanda. Mi guardo attorno e si, ci sono
altri pittori. Quindi, è una pittrice anche lei?
Tuomas, piantala, sei qui per scrivere una canzone, non per amoreggiare!
Mi allontano con passo deciso e inizio a bighellonare per la cittadina,
fino a che non rimango colpito da un bellissimo roseto. Le rose in
questione, alcune ancora in boccio, sono di uno splendido rosa tendente
al malva, e creano un contrasto meraviglioso rispetto all'erba verde.
<< Le piacciono? >>
Ok, oggi è la giornata dei sobbalzi. Se scopro di essere finito
nel Castello d'Otranto**, in pieno Gothic vittoriano, giuro che non ne
sarò sorpreso. Mi giro verso la voce e vedo una donnina dai
capelli color crema racchiusi in un ordinato chignon. Si, so
cos'è uno chignon. Sono cresciuto con mia madre e mia sorella e
poi, sono passato a Tarja e ragazzi metallari dalle lunghe e fluenti
chiome. Ogni tanto li leghiamo anche noi i capelli. Metallar: perché voi valete!
Vi ho già parlato di Tero e della sua influenza, vero?
<< Si, sono molto belle. >>
<< Vuole vedere le altre? Qui coltiviamo solo rose, di tutti i tipi. >>
Annuisco, curioso. Ho già utilizzato l'immagine della rosa nei
miei testi, ma saperne qualcosa di più non è male.
Entriamo in questo bellissimo vivaio che spazia nell'arcobaleno dei
colori e rimango stupito della quantità e varietà di rose
che esistono sul pianeta. Alla fine di questo tour, la signora mi
invita a prendere il thè, visto che sono quasi le cinque. Ho
capito che agli inglesi faccio l'impressione di un ragazzo palliduccio
e deperito. Fortuna che non hanno visto il Valo!
Mrs Ashley versa il the nella mia tazza di ceramica mentre io le
racconto come sono finito a Nether Stowey. Siamo nel suo ufficio, tutto
avvolto nel tweed e nel calore di un tipico salottino inglese. Alle
pareti vi sono dei piccoli ritratti e qualche fotografia.
<< Oh, Coleridge. >> fa un cenno con la mano << qui
è sempre pieno di suoi fan, è così che dite voi
oggi, vero? >> aggiunge una zolletta di zucchero al the <<
La mia famiglia vive qui da almeno tre secoli, i miei avi a Coleridge
l'hanno visto carne e sangue. E manie depressive. >> ghigna.
Quasi, quasi glielo chiedo.
<< Lei ha mai sentito parlare di Christabel? >>
<< Il poema incompiuto? >> mi guarda maliziosa << O della cenere e polvere di tanto tempo fa? >>
***
Rimase di sasso alla vista della
fanciulla dai lunghi capelli scuri e l'abito di chiffon rosa, di quel
rosa delicato come l'alba. Il cuore gli si strinse in una morsa che non
aveva mai conosciuto. Altre volte era stato vittima di un simile
sentimento, ma mai, come ora, aveva sentito un tale spasmo nei muscoli.
Chiudere gli occhi, anche solo un istante, voleva dire perdere la
magnifica visione di lei, che tranquilla posava i fiori su una tomba,
ignara degli effetti che creava nel suo organismo.
Irrimediabilmente attratto e per
sempre perduto fu, quando lei lo fissò con i suoi occhi della
notte, così scuri sulla pelle lunare.
<< Cosa fate, signore? >> lieve reverenza nel suo tono. Sapeva chi era.
<< Sto aspettando una persona. >>
La ragazza tornò a sistemare
le rose, e il Poeta vide macchie d'inchiostro sul palmo e sulle dita.
Avrebbe voluto afferrare quella mano ma ebbe timore di toccarla.
<< Scrivete? >>
domandò. Se così fosse, le avrebbe giurato devozione
eterna e le sarebbe stato da guida per sempre, primo ascoltatore e
fiero seguace.
<< No, no. >>
accennò un sorriso e un lieve rossore si dipinse sulle guance
<< Disegno. Soprattutto le rose che coltiva mio padre e gli
insetti. >>
<< Vi interessate di botanica? >>
<< Adoro la botanica. >>
Cominciò così, in un
pomeriggio estivo e pigro. Incontri fugaci di pochi minuti nel cimitero
del paese. Incontri che li lasciavano sazi e vogliosi per la prossima
visita, per il futuro sfiorarsi di dita e incrociarsi di sguardi. Nulla
di più. Lui era sposato e lei candida come colomba per poterla
macchiare di un simile peccato. L'amava troppo per sporcarla per
sempre. Lei era la sua rosa in boccio.
Ma lei non aveva paura. Se doveva essere una rosa, perché non avrebbe dovuto essere una rosa nera?
***
Mentre percorro la strada verso la locanda, il racconto di Mrs Ashley
continua a vorticarmi nella testa. Se così fosse, Coleridge e
tale Christabel si erano innamorati talmente tanto da rischiare di
mandare all'aria il matrimonio di lui e la reputazione di lei, che a
quei tempi (1798) era fondamentale per una ragazza. Mrs Ashley,
però, a parte il racconto sull'incontro dei due non mi ha saputo
dire nient'altro. Molto poco è trapelato o è giunto, ma
non si sa se per nascondere la vicenda o perché della ragazza,
effettivamente, non vi è alcuna traccia. Sono rimasto
leggermente basito quando la signora me l'ha detto. Chiunque abbia
fatto ricerche in base a quell'aneddoto non ha mai trovato nulla che
parole al vento.
Eppure, io sono convinto che sia tutto vero, anche se è
impossibile da dimostrare. Non posso certo basare le mie fantasie sui
sogni che faccio. Sto per aprire la porta della locanda, quando
qualcuno mi precede e mi finisce direttamente tra le braccia.
<< Sorry! >> esclama la stessa voce del mattino.
<< It's still you! >> le faccio eco.
<< Sorry, again, bye. >> saluta il folletto dagli occhi
scuri prima di allontanarsi ridendo dall'altra parte della strada.
Rimango un attimo basito e poi, mi stringo le braccia sul petto. Provo
come una sensazione di vuoto. Come si può amare qualcuno che non
sai se riuscirai mai ad incontrare?
I fear I will never find anyone
I know my greatest pain is yet to come
Will we find each other in the dark
My long lost love?
***
* Il fratello furbo di Sherlock Holmes è un film comico degli anni '80, credo
**Il Castello d'Otranto è un romanzo inglese gotico vittoriano
di Horace Walpole del 1764, è il primo romanzo gotico.
La vicenda si intrica. Che succederà? Tuomas risolverà il mistero della pietra azzurra troverà la camera dei segreti capirà che quella è Alice riuscirà a fare qualcosa? Lo scopriremo nella prossima puntata xD
Grazie a voi tutti :*
Disclaimer: Tuomas non mi appartiene, gli altri sì, tranne
Coleridge. La canzone è sempre Beauty of the Beast dei Nightwish.
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Capitolo 3 *** One more night to live ***
botb 3 one more night to live
Therefore all seasons shall be sweet to thee,
Whether the summer clothe the general earth
With greenness, or the redbreast sit and sing
Betwixt the tufts of snow on the bare branch
Of mossy apple-tree, while the nigh thatch
Smokes in the sun-thaw; whether the eave-drops fall
Samuel Taylor Coleridge, Frost at Midnight
The Amaranth's Inn, Nether Stowey, 29 settembre 2001
Sto cercando informazioni su questa Christabel. Ormai sono curioso. E
no, per chi se lo stesse chiedendo: nessun incubo stanotte. Nessun
fantasma. Però, non sono riuscito a dormire molto bene tanto che alle
6.00 ero già nella sala comune dove ho incontrato il folletto pittore.
Era lì, tranquilla, che sorseggiava il suo the vicino alla finestra. Io
ho preso una tazza di caffè e ho tirato fuori la Moleskine e gli
appunti su Coleridge. Ogni tanto la guardavo e sembrava persa in un
sogno. Devo ammettere che l'atmosfera era talmente rarefatta e magica
che avevo quasi timore a respirare.
Credo che il folletto - no,
meglio fatina - mi piaccia. Però, ho deciso che rimanderò le tattiche
di conquista a quando avrò risolto il mistero di Christabel.
In
quel silenzio e nella luce soffusa, ho riletto quello che avevo scritto
sul Poeta e mi sono soffermato soprattutto sulla sua giovinezza. Samuel
mostrò da subito un'attinenza alla poesia e alla scrittura, divorando
quantità di libri superiori al suo peso. E soprattutto, la sua natura
sensibile non faceva che renderlo ancora più attento a determinate
tematiche come la spiritualità, la sfera emotiva e gli incubi.
Molto
mi ha colpito un suo verso "With unclosed lids, already had I dreamt/Of
my sweet birthplace"*. Probabilmente Bleeker aveva ragione: io e il
Poeta abbiamo più cose in comune di quanto pensassi. Però, lo
sottolineo, il mio preferito resta Whitman.
Riesco quasi a
immaginarmelo, Coleridge, a vederlo correre in giro per le brughiere del Devon
insieme ai suoi fratelli, lui, il più piccolo, e forse anche il più
coccolato. Correre contro il tempo e nel tempo, senza curarsi di nulla
visto che l'infanzia è un percorso senza misura, in cui si è
addirittura più saggi degli adulti.
Immagino anche i suo genitori
sulla porta che lo guardavano dolci e attenti, pensando al suo futuro,
all'uomo che sarebbe diventato. D'impulso, un appuntamento fisso negli
ultimi giorni, prendo la mia biro mangiucchiata in cima e scrivo:
"Safely away from the world
In a dream, timeless domain
A child, dreamy eyed,
Mother's mirror, father's pride"
Il
rumore di una tazza posata sul tavolo di fronte al mio mi distrae dalla
scrittura e mi fa alzare gli occhi, socchiusi in uno sguardo
inviperito, sul responsabile di simile distrazione emotiva. Peccato che
abbia fulminato proprio la fatina. Divento bordeaux.
<< Ehi, wolf's eyes, take it easy. It's just sound effects! >>
La fatina mi lancia queste parole ridendo e nonostante la sorpresa iniziale, mi aggiungo anch'io alla risata.
***
Chiesa di Saint Mary e annesso cimitero
Io mi aspettavo che qualcuno mi chiedesse un permesso o qualcosa,
invece, quando ho chiesto al Reverendo Potts di guardare nel vecchio
archivio (informazione ricevuta dai proprietari del Coleridge's
Cottege) mi è stato subito dato l'ok. Si vede che nessuno se li
fila questi documenti pieni di polvere che quando un'anima pia li
rivendica, sono più che felici di darli in lettura, così
ovviano anche alle spese di pulizia dei volumi. Questo perché ho
dovuto utilizzare almeno un pacchetto di kleenex e mezzo rotolo di
carta igienica per riuscire anche solo ad aprirli senza rischiare un
attacco allergico o l'attacco degli acari.
Prendo i documenti catastali delle nascite e mi metto subito alla
ricerca della famiglia Ashley. A quanto pare, anche l'ipotetica
Christabel aveva quel cognome, quindi, un problema in meno. Sfoglio le
carte avanti e indietro, passo ad altri documenti, ma niente, dopo
quasi cinque ore di lavoro, non ho trovato la minima traccia che possa
condurmi alla soluzione del mistero.
Decido di fare pausa, visto che sono quasi le due del pomeriggio e vado
a comprarmi un panino e una bibita dal supermercato più vicino.
Prima di tornare al lavoro, decido di fare un giro nel cimitero. Qui
sono sepolti i resti terreni degli abitanti di Nether Stowey sin dal
1700. Per questo dribblo la zona moderna e mi dirigo con passo deciso
nella parte più antica. Cammino tranquillo, senza alcuna fretta,
in questo luogo silenzioso e di pace. Ci sono tante lapidi una vicina
all'altra, ma nessun angelo guardiano, come ad indicare che nella morte
siamo tutti uguali e che la guida verso l'altro Regno è comune.
Decido di tornare indietro per continuare il mio lavoro da pseudo
archivista, quando, improvvisamente, un particolare colpisce la mia
attenzione. Una parte delle mura del cimitero è coperta da fitti
rampicanti di edera da cui fanno capolino delle rose. A colpirmi, nel
pallido sole pomeridiano, è il colore delle rose: rosso cupo
tendente al nero. Anche da questa distanza, le rose sembrano di
velluto, morbide e sensuali, e sembrano invogliare alla carezza. Le
vedo scendere verso la terra e capisco che, in un rituale macabro e
affascinante insieme, il concime della loro vita è stato dato
dal corpo che giace ai loro piedi, i cui unici resti alla conoscenza
umana e al ricordo, sono dati dalla piccola lapide in pietra
parzialmente ricoperta dalla vegetazione.
Mi avvicino cauto, attento a non disturbare l'eterno riposo di queste
anime, e mi chino ad osservare i fiori. E a toccarli. Sembrano davvero
petali di stoffa vellutata e il loro profumo è incantevole, un
misto di limone e ciliegia, oserei dire. Rimango un attimo deliziato
dal loro spettacolo e mi pento vivamente di non avere una macchina
fotografica e di non essere bravo nel disegno, o di certo, avrei fatto
un magnifico schizzo sulla mia moleskine. Questi fiori sono stati
piantati apposta qui, e hanno continuato a crescere nei secoli
indisturbati. Probabilmente, sto commettendo un atto sacrilego, ma con
mano ferma, scosto le foglie che coprono la visuale sulla lapide in
pietra, scoprendo così il nome della creatura che ha dato vita
ad un simile miracolo. La rivelazione è talmente forte che cado
seduto sull'erba morbida:
Sara Rose Derwent
18 May 1780 - 10 September 1798
Beloved daughter and friend.
"There is not wind enough to twirl
The one red leaf, the last of its clan,
That dances as often as dance it can,
Hanging so light, and hanging so high,
On the topmost twig that looks up at the sky."
(STC)
Rimango un attimo basito ed estraggo dallo zaino il libro che ho
comprato su Coleridge, girando svelto le pagine mentre un nodo di ansia
ed eccitazione mi stringe lo stomaco. Prima cosa, Coleridge nel 1798
era qui a Nether Stowey e a fine settembre venne portato via dall'amico
Wordsworth, poichè la sua depressione era aumentata a livelli
che lasciavano temere per la sua vita. Poi, due dei figli di Coleridge
si chiamavano Sara e Derwent. E l'epitaffio sulla lapide è
tratto dal poema incompiuto.
L'ho trovata.
Ho trovato Christabel.
***
Ritorno nell'archivio con ansia crescente, ma soprattutto con la
consapevolezza che c'è qualcosa di serio in tutta questa storia.
Insomma, ditemi quel che vi pare, ma nessuno chiama i propri figli con
il nome di un'altra donna, o soprattutto, permette che i propri versi
vengano utilizzati come epitaffio. E altro che Ashley! Ci credo che
brancolassi nel vuoto. Sara Rose Derwent doveva essere imparentata con
loro o non si spiegherebbe l'abbondanza di rose sulla sua tomba, ma non
portava il loro stesso cognome, il che fa pensare che i Derwent si
siano uniti in matrimonio agli Ashley in seguito.
Riapro tutti i documenti ed effettivamente, le mie ipotesi sono
più che giuste: la sorella di Sara, Mary Margareth ha sposato
tale William Ashley (fioraio) nel 1801. Benediciamo l'usanza di
testimoniare le nozze e soprattutto, il fatto che questi documenti
siano arrivati intatti a due secoli dopo. Il problema però
resta: come dimostro che Sara è Christabel e che conosceva
Coleridge? A conti fatti, le mie restano speculazioni.
Mi alzo in piedi nervoso, in cerca di altri documenti, quando un refolo
di vento gelido attraversa il mio corpo, lasciandomi tremante. I peli
mi si rizzano sulle braccia e alla base della nuca perché
ho la certezza di essere osservato. E non può essere il
Reverendo, visto che ogni volta che è venuto qui, ha sempre
bussato alla porta per far avvertire la sua presenza. Vedo la fiammella
di una candela accesa sotto un quadro votivo tremare leggermente e i
miei denti iniziano a battere.
Nell'aria si sparge un odore misto di incenso, rosa e limone, una
fraganza appassita. Sono sicuro di aver sentito ridere alle mie spalle.
Ho paura al pensiero di voltarmi ma so che devo farlo. E proprio nel
momento in cui mi sto per girare, la finestra decorata di fronte a me
si apre di scatto, lasciando entrare il vento fresco di fine settembre,
spegnendo la candela e lanciando in aria i fogli su cui stavo
lavorando. Mi volto di scatto, senza quasi pensarci e mi accorgo di
essere solo, in questo ambiente polveroso.
Mi passo una mano sulla fronte, mi sarò sicuramente suggestionato con questi ambienti à la Emily Brontë!
Cos'è quello?
Rimango immobile per dieci minuti buoni, prima di trovare la forza di
chinarmi e prendere tra le mani quello che si rivela essere un
foglietto arrotolato chiuso da un laccio scolorito. Il motivo per cui
non ho reagito subito è questo: il foglietto era circodato da
una decina di petali neri.
***
My dear (...)
How coud you leave me in this garden of pain? Why (...) your absence? When could I embrace you again, my beloved Christabel?
(...)
- cancellato- did you ever - macchiato e incomprensibile -
Thou give to me death in life. I should rejoin death to return to life - cancellato -, Christabel (...) you have left me. - macchiato - and I've lost myself.
- incomprensibile - punish you and reveal you as you are. Incomplete.
Like me, like ourselves. (...)
Never finding an end.
(...) - incomprensibile - the Beast will always be waiting for the Beauty.
Samuel Taylor Coleridge, NS 1798
***
Saluto il Reverendo come se avessi il diavolo alle calcagna. Gli
ho praticamente lanciato contro i documenti, non prima di averli
nuovamente sistemati. E sono corso fuori, in direzione del cimitero per
fare la cosa che mi sembra più giusta. Sono le cinque e un
quarto e la chiesa chiuderà verso le sei, costringendomi a
tornare domani mattina. Ma questo impegno non può aspettare un
minuto di più.
Dopo aver letto la lettera, sono rimasto fermo a fissare il vuoto. Mi
sentivo come svuotato e allo stesso tempo, riempito di una miriade di
sensazioni e immagini che avrebbero fatto impallidire Spielberg. Avrei
dovuto sentirmi come un ladro per aver letto quelle parole, ma non ci
riesco. Ho il cuore che mi scoppia per la tristezza, per un amore che
il fato ha troncato nel peggiore dei modi.
Mai, mai potremo conoscere la verità sulla loro storia, visto
che Christabel è stata spazzata via dal vento, come cenere. E
Coleridge non ha mai rivelato a nessuno il suo tormento, lasciando che
invece, fossero l'alcool e il laudano a parlare per lui, utilizzandoli
forse come strumenti per riavvicinarsi all'amore che gli era stato
portato via.
Non ricordo di aver visto la lettera tra i documenti che controllavo,
ma se è riapparsa per mano di Sara o di Samuel, non importa. Di
certo, quella lettera non è mai stata letta a Sara e forse lei
è morta senza sapere quanto era stata amata e venerata dal Poeta.
Credo che sia ora che queste due anime si ricongiungano per l'eternità.
Giungo davanti alla tomba di Christabel e con devozione scavo un
pò nella terra scura cercando di ricavare un posto in cui
inserire la lettera. Non sono parole per il mondo queste, e io altro
non sono che il mezzo per concludere una vicenda iniziata più di
duecento anni fa.
Leggo ancora una volta le parole d'amore del Poeta, a voce alta, e poi,
le seppellisco per sempre in mezzo ai petali neri della sua Christabel.
Mi siedo e guardo ancora una volta questo insieme decadente di rampicanti, rose e tombe per imprimermelo nella memoria.
E non resisto. Il mondo forse non conoscerà mai la
verità, ma io sì. E devo renderle giustizia. Devo darle speranza.
Alla mia
maniera.
Alla maniera di Tuomas Holopainen, compositore dei Nightwish.
"I wish I could come back to you
Once again feel the rain
Falling inside me
Cleaning all that I've become
My home is far but the rest it lies so close
With my long lost love under the black rose
You told I had the eyes of a wolf
Search them and find the beauty of the beast
All of my songs can only be composed of the greatest of pains
Every single verse can only be born of the greatest of wishes
I wish I had one more night to live."
E non so perchè, ma le parole della fatina si sono mischiate prepotentemente alle mie lyrics.
Note dell'autrice:
* verso tratto da Frost at Midnight di Samuel Taylor Coleridge
Repetita iuvant: la liason tra tale Sara Rose Derwent aka Christabel e Coleridge è frutto della mia immaginazione :)
Le rose nere sono state introdotte dal 1856 in poi. La rosa nera non
esiste in natura :) Quella presentata qui ha l'aspetto della Black
Baccara Rose e il profumo della Lois XIV (ebbene sì, mi sono
informata :P )
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono. La canzone citata è Beauty of the Beast dei Nightwish.
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Capitolo 4 *** Christabel ***
botb 4 Christabel
If a man is not rising upwards to be an angel, depend upon it,
he is sinking downwards to be a devil. He cannot stop at the beast.
The most savage of men are not beasts; they are worse, a great deal worse.
Samuel Taylor Coleridge, lettera
30 settembre 2001
Ieri sera sono tornato alla locanda distrutto dopo tutto quello che
avevo scoperto. Ero talmente stanco che ho rinunciato persino alla
cena. Sono salito in camera, ho risistemato gli appunti, scritto un
paio di idee sulla musica per quella che sarà la Beauty of the
Beast del nuovo album dei Nightwish, fatto una doccia e sono crollato
in uno stato quasi comatoso.
Ricordo di aver sognato qualcosa, qualcosa che la mia mente, per quanto
si sforzi, non riesce a definire. Però, ricordo di aver sentito
per tutta la durata del sogno odore di rosa e limone e la sensazione
fuggevole al tatto di petali di rosa.
Stamattina, quando mi sono svegliato, mi è caduto l'occhio sul
libro di Coleridge e ho notato che era aperto, nonostante ricordassi
perfettamente di averlo lasciato chiuso sulla scrivania della stanza.
Mi sono avvicinato un pò titubante e vi giuro, non sono stato
affatto sorpreso quando ho visto come segnalibro un petalo nero. Ma la
cosa che più mi ha colpito è la poesia scritta sulla
pagina:
"Could I revive within me
Her symphony and song,
To such a deep delight 'twould win me,
That with music loud and long,
I would build that dome in air,
That sunny dome! those caves of ice!
And all who heard should see them there,
And all should cry, Beware! Beware!
His flashing eyes, his floating hair!
Weave a circle round him thrice,
And close your eyes with holy dread,
For he on honey-dew hath fed,
And drunk the milk of Paradise. "
Kubla Khan, written 1798, published 1816
Scritta nel 1798 e pubblicata nel 1816, proprio come Christabel. Quanto
Coleridge deve aver sofferto a riprendere in mano questi versi,
sicuramente ispirati da Sara e dalla sua morte? Quanto quell'uomo ha
portato con sè il peso della propria vita per lasciarsi
distruggere con lentezza dal laudano e dalla malinconia?
Quanto forte può essere la disperazione per ridurre un uomo in
quello stato? Fin dove può arrivare l'amore, se è vero?
Sfoglio le pagine e finisco a Christabel e l'occhio mi cade su un altro verso sibillino:
"Saints will aid if men will call:
For the blue sky bends over all! "
Sorrido quasi divertito dall'assurdità della realtà.
Dubito che i santi abbiano risposto alla chiamata di Coleridge. Dubito
che l'abbiano proprio ascoltato. Eppure, a me tutta questa storia
qualcosa l'ha insegnata: cogli l'attimo, Tuomas, o la fatina volerà via.
A saint blessed me, drank me deeply
Spitting out the misery in me
Still a sinner rapes a 1000 saints
Sharing the same hell with me
Sanest choice in this insane world...
Beware the beast but enjoy the feast he offers
***
Stesso giorno, treno per Londra
Sono triste, sono davvero molto triste. Quando sono sceso giù
nella sala comune, ho visto nuove facce e un paio dei pittori riuniti a
Nether Stowey. Ho provato a chiedere loro della fatina, ma non mi hanno
saputo rispondere, perché nel gruppo c'erano altre ragazze
simili a quella descrizione, senza contare chi non si trovava al The
Amaranth's Inn ma raggiungeva il luogo dell'incontro in macchina da
fuori.
Ho provato a parlarne anche con il locandiere ma neanche lui ha saputo
dirmi granchè. A furia di fare il locandiere ormai, ha una
pessima memoria per quelli che frequentano la sua locanda, ma se era
alloggiata lì, sicuramente faceva parte del gruppo di Londra.
Fantastico, cosa ci vuole a trovare un'aspirante Biancaneve-pittrice a Londra?
Mi sento davvero preso in giro. E poi, ho un dubbio ancora più
strano che mi gira nella mente: e se la fatina non fosse mai esistita
ma fosse, in realtà, una proiezione ventunesimo secolo di
Christabel? Una proiezione che mi desse la spinta giusta per trovare la
lettera?
Okay, lo so, sembra un pessimo romanzo di Stephen King, ne sono consapevole.
Davvero, mi dispiace. Perché, non lo so, quella ragazza aveva un
qualcosa di indefinito, che mi riportava alla memoria i ricordi sopiti
dell'infanzia. Ora, se il Fato lo vorrà, sicuramente ci
reincontreremo. Ma fino a quel momento, se mai sarà, il suo
ricordo sarà scivolato nell'oblio, confusa e dolce immagine di
un'avventura fuori dal tempo. Per adesso, porterò con me questa
sensazione di nostalgia e di incompiuto, proprio come Christabel.
Guardo il paesaggio fuori dal finestrino, perdendomi nell'infinità della brughiera.
Questo viaggio deve finire come è incominciato. D'abitudine, apro la moleskine e inzio a scrivere.
"Oh, sweet Christabel. Share with me your poem.
For I know now, I'm a puppet on this silent stage show.
I'm but a poet who failed his best play.
A Dead Boy, who failed to write an ending
To each of his poems."
***
15 febbraio 2010, trasloco di Tuomas Holopainen in Casa Bell-Parro
Nove anni dopo la nascita della song Beauty of the Beast e dei fatti narrati, Tuomas era riuscito, finalmente, a trovare l'amore della sua vita. Proprio come aveva predetto, il ricordo della sua "Christabel" era sfumato dalla sua memoria, sostituito da altri occhi e altri amori, fino al più importante. E, infatti, ora, in quel preciso istante, aveva appena finito di trasportare le scatole contenenti i suoi libri e gli spartiti, nella mansarda della casa in cui lui, poeta e compositore, e lei, pittrice e caffeinomane, avrebbero vissuto assieme.
Alice stava sistemando i libri che Tuomas si era portato dietro ed era arrivata quasi a metà quando le capitò tra le
mani un compendio delle opere di Samuel Taylor Coleridge, uno dei suoi
poeti preferiti. Aprì il libro e rimase stupita nel notare nello
scontrino rimasto nel libro la data riportata, il 28 settembre 2001. Se non
ricordava male, anche lei si trovava a Nether Stowey in quei giorni,
per un convegno sul pittore Constable.
<< Tuom! >> lo chiamò << hai un libro su Coleridge! >>
<< Si, perché? >> Tuomas alzò lo sguardo su
di lei. Si era quasi dimenticato dell'esistenza di quel libro fino a
che non aveva iniziato il trasloco.
<< No, niente. E' buffo, però. Lo sai che ero a Nether
Stowey lo stesso giorno in cui hai comprato il libro? >>
<< Davvero? >> Tuomas provò a far mente locale.
<< Ora che mi ci fai pensare, c'erano dei pittori dove alloggiavo
io. >>
<< Dove alloggiavi? >>
<< Al The Amaranth's Inn. >>
<< Me too. >>
Si guardarono un secondo perplessi e poi, come se un velo fosse caduto dai loro occhi, all'unisono esclamarono:
<< Wolf's eyes! >>
<< Christabel! >>
E mentre loro ridevano felici, la prima Black Baccara Rose sbocciava nel giardino di Casa Bell-Parro. E anche sulla tomba di Sara Rose Derwent!, pensò Tuomas sicuro mentre abbracciava la sua fatina.
And in Life's noisiest hour,
There whispers still the ceaseless Love of Thee,
The heart's Self-solace and soliloquy.
You mould my Hopes, you fashion me within.
(...)
And looking to the Heaven, that bends above you,
How oft! I bless the Lot, that made me love you.
The presence of Love, S. T. Coleridge
Note dell'autrice:
Anche qui, eccoci alla fine. Spero di avervi fatto buona compagnia in
questi giorni con la mia breve storia. Mi auguro che vi abbia fatto
sorridere^^
Ebbene sì, prima o poi, Alice doveva spuntare fuori.
Ovviamente, non occorre leggere Imaginaerum:come tutto ebbe inizio, per
trovare una connessione. Anche se inserito come angolino bonus, credo
che si regga bene sulle sue gambe, anche senza conoscere gli eventi
futuri.
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, tranne Alice. La canzone citata è sempre Beauty of the Beast.
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