L'Amore ai tempi dell'Apocalisse di babydoll (/viewuser.php?uid=16459)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1.La promessa di Lord Voldemort ***
Capitolo 3: *** 2.Oscure presenze a Godric's Hollow ***
Capitolo 4: *** 3. Per scelta e conseguenza ***
Capitolo 5: *** 4. Nascosto nel buio ***
Capitolo 6: *** 5. Agli esordi dell'Esodo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
PROLOGO
Una notte fonda, senza luna, incombeva sul lugubre villaggio
di Little
Hangleton.
La cittadina sembrava addormentata. I vicoli erano deserti. Le uniche
luci ancora accese erano quelle dei lampioni lungo il vialone
principale che attraversava l'intero villaggio; diramandosi infine ai
piedi della collina che sovrastava il piccolo paese.
Il sentiero destro scendeva fino al cimitero; mentre il sinistro, a
malapena visibile sotto lo spesso strato di erbacce che lo ricopriva,
serpeggiava fino alla sommità della suddetta collina, dove
s'innalzava
l'imponente figura della vecchia, tetra, apparentemente disabitata Casa
Riddle.
Qui dentro, in una remota stanza nascosta alla vista esterna dalle
finestre sbarrate, si consumava l'unico fuoco ancora acceso nel raggio
di chilometri; le cui fiamme crepitanti scoppiettavano allegre,
riflettendo le loro ombre sul viso pallido e seminascosto da una lunga
cortina di capelli unticci dell'uomo inginocchiato sul pavimento.
A pochi metri da lui, nella zona più buia della stanza, la
luce del
focolare lasciava intravedere solo il contorno indistinto di un'ampia
poltrona nera.
Il suo occupante era quasi interamente avvolto
nell'oscurità; ad
eccezione della mano sinistra che sporgeva in avanti quel tanto che
bastava per essere investita dal fiotto di luce.
Una mano bianchissima, dalle dita innaturalmente lunghe, che
accarezzavano con delicatezza la testa squamosa di un enorme serpente
appostato lì vicino.
All'improvviso, proveniente da un punto imprecisato nel buio, la voce
della persona seduta ruppe il silenzio:
- Mi auguro, Severus, che tu abbia dei validi motivi per giustificare
questa tua inattesa visita.
Era una voce maschile gelida e acuta, somigliante al sibilo di una lama
che viene estratta dalla fodera.
L'uomo chiamato Severus lasciò passare qualche istante prima
di
replicare,come se stesse valutando quali parole fosse più
opportuno
utilizzare.
- Mio Signore, imploro il vostro perdono per il disturbo recatovi... ma
vedete... se mi permettete di esprimere la mia modesta opinione sul
vostro piano io...
- Permesso non concesso, - lo interruppe bruscamente l'uomo dalla voce
gelida. - E ti avverto, Severus, non tollererò ancora a
lungo questa
tua irritante mania di intrometterti nelle mie decisioni. Ti ho messo
al corrente del piano perchè, da quando hai assassinato
Silente... -
fece una pausa, come se il silenzio gli permettesse di assaporare
meglio quel delizioso ricordo.
Sul volto pallido del suo servo affiorò l'ombra di un
ghigno.
- Dal giorno del glorioso evento, ti ho concesso
l'onore di
essere informato dei piani più significativi... mi sembra
opportuno
rammentarti, però... - continuò con una punta
minacciosa ben
percettibile nella voce sibilante - Che tra i molteplici privilegi che
ti ho riconosciuto, non rientra il diritto di contestare i miei ordini.
Le sue lunghe dita continuavano inesorabilmente ad accarezzare la testa
del serpente.
Dal canto suo, Severus abbassò lo sguardo a osservare il
rettile;
mormorando poi la sua risposta con voce bassa ma ferma:
- La mia unica domanda, Mio Signore, era se magari potesse esserci una
possibilità che voi prendiate in considerazione la mia idea
di far
pattugliare il ragazzo da alcuni Mangiamorte...
- Sarebbero solo d'impiccio. - ribatté il suo padrone con
voce, se
possibile, ancor più fredda.
- Tutto procederà esattamente come io, Lord Voldemort,
comando. Quali
che siano le tue questioni private che ti rendono tanto ansioso di
partecipare al piano non mi interessano. D'ora in avanti esigo che tu
rimanga al tuo posto, Severus.
- Sia come comandate, Padrone. - si affrettò a rispondere
quest'ultimo,
chinando il capo.
Lord Voldemort smise di accarezzare Nagini, si alzò dalla
poltrona e
compì alcuni passi verso il suo servo; permettendo alla luce
del fuoco
di illuminare i suoi tratti disumani.
I suoi enormi, lividi occhi rossi riflettevano il baluginio delle
fiamme, e osservavano il Mangiamorte inginocchiato animati da una luce
perfida.
Con un ghigno crudele che gli increspava la bocca priva di labbra, Lord
Voldemort sentenziò: - Il nostro incontro è
terminato, mio fedele
servo.
Sempre mantenendo il capo chino, come se un incantesimo gli impedisse
di sollevarlo, Severus Prince Piton si alzò lentamente, e,
dopo un
ultimo reverente inchino al suo padrone, uscì in tutta
fretta dalla
stanza.
Continua...
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Capitolo 2 *** 1.La promessa di Lord Voldemort ***
LA PROMESSA DI LORD VOLDEMORT
A distanza di qualche ora, alla luce del sole crepuscolare
che
illuminava il cortile di Casa Weasley, si offriva alla vista l'immagine
del "Supposto" Salvatore del Mondo Magico seduto sotto un albero;
intento a leggere La Gazzetta del Profeta in
compagnia dei suoi
fedeli amici Ron e Hermione.
Il Supposto Salvatore del Mondo Magico si chiamava
Harry
Potter; e, a prima vista, appariva come un comune diciassettenne
dall'aria un po’ sciupata, con capelli nerissimi e un paio di
occhiali
rotondi appoggiati sul naso.
I suoi scintillanti occhi verdi erano fissi sull'articolo riportato
nella prima pagina del giornale che reggeva tra le mani:
ANCORA INFRUTTUOSA LA RICERCA
ALL'ASSASSINO DI ALBUS SILENTE
La ricerca del Mangiamorte Severus Prince Piton,
responsabile
dell'omicidio di Albus Percival Silente (Preside della scuola di Magia
e Stregoneria di Hogwarts;Membro della Confederazione Internazionale
dei Maghi; e Capo Stregone del Wizegamot) non ha ancora prodotto
risultati interessanti. Altrettanto irrilevante è la ricerca
del suo
giovanissimo complice: il diciassettenne Draco Lucius Malfoy. La
residenza della famiglia Malfoy, già perquisita l'anno
scorso in
seguito all'arresto del Mangiamorte Lucius Malfoy (il padre del
ricercato) è stata sottoposta ieri ad una nuova ispezione.
Nessuna
traccia, però, del complice dell'omicidio. E nessuna
informazione
rilevante emersa dall'interrogatorio della signora Narcissa Black
Malfoy (madre del ricercato) che ha semplicemente dichiarato: Non vedo
mio figlio da diverse settimane prima dell'omicidio del Preside, e non
ero al corrente del piano in cui Severus Piton lo aveva coinvolto. Non
ho alcuna idea riguardo a dove entrambi siano nascosti.
- Sciocchezze! - ringhiò
Hermione a denti stretti.
Ma le indagini continuano; e il Ministro
della Magia, il
signor Rufus Scrimgeur, ha scelto proprio "La Gazzetta del Profeta"
come canale per emanare un importante messaggio a tutti i cittadini:
"Chiunque sia in possesso di inedite informazioni riguardo la fuga dei
due ricercati si metta IMMEDIATAMENTE in contatto
con un
funzionario del Ministero. Eventuali individui restii a riferirci delle
informazioni a noi ancora sconosciute, siano consci del fatto che
sicuramente i loro nomi salteranno fuori dalle nostre indagini; e
verranno incriminati come complici dei fuggiaschi."
Harry scagliò di lato la copia del giornale e
incrociò le braccia
sul petto, mettendosi a fissare il vuoto.
- Santo cielo, è patetico il modo in cui il Ministero tenta
di far
sembrare tutto sotto il proprio controllo! - borbottò
Hermione, in
collera. - MA VI RENDETE CONTO? Dopo quell'assurda
dichiarazione non hanno nemmeno messo la madre di Malfoy sotto
processo! Con degli atti di incompetenza come questo credono di poter
sconfiggere Voldemort? Ero convinta che con l'intero Mondo Magico in
uno stato di guerra aperta le prestazioni del Ministero sarebbero un
tantino migliorate! -
- A quanto pare, invece, - intervenne Harry, sempre con lo sguardo
perso nel vuoto - Al peggio no c'è mai fine... sembra anzi
che il
Ministero cerchi di nascondere il fatto che il
Mondo Magico è
in guerra. Ne è la prova il fatto che faccia pubblicare
sulla prima
pagina di un giornale così importante un articolo sulla
caccia a Malfoy
e Piton, invece che un resoconto dei nuovi presumibili
mezzi di
sicurezza adottati per contrastare gli eserciti di Voldemort. -
spostò
lo sguardo sui suoi amici - Ma cosa si aspettavano comunque? Di trovare
Malfoy seduto sul divano del salotto di casa ad aspettarli?
- Quello che mi domando, - intervenne Ron alzandosi e raccogliendo la
copia del giornale - è come mai nessuno riesce a trovare la
casa di
Piton...
- Per l'amor del cielo, Ron! - esclamò
un'esasperata Hermione -
Credi davvero che un ricercato come lui non abbia provveduto
più che
efficientemente a nascondere la propria abitazione, sapendo che
l'intero Ministero è alla sua ricerca? Sicuramente la sua
casa sarà
protetta dall'Incanto Fidelius o...
- O magari, - sbottò Harry - Piton vive a casa di Lord
Voldemort, e
mentre noi ce ne stiamo seduti qui a cianciare, loro staranno
organizzando un nuovo attentato!
Cadde il silenzio.
Sbuffando, Harry si alzò e si allontanò a grandi
passi dall'albero
sotto al quale erano seduti i suoi amici.
Sapeva che non se la sarebbero presa per il suo scatto di rabbia.
Ormai erano abituati alle sue crisi.
Il ragazzo continuò a camminare a passo svelto, aggirando il
cortile
della Tana.
Aveva bisogno di stare da solo. Aveva bisogno di PENSARE.
Una decina di giorni prima, il giorno del suo diciassettesimo
compleanno, un gruppo di membri dell'Ordine della Fenice era venuto a
prelevarlo dalla casa dei Dursley.
Appena varcata la soglia della casa dei suoi zii, Harry aveva preso
piena coscienza del fatto che, ormai, nessun incantesimo lo proteggeva
da Voldemort.
Ora, per sconfiggerlo, avrebbe potuto contare solamente sulle proprie
forze.
Senza accorgersene, Harry aveva camminato fino a giungere nel cortile
posteriore della Tana.
Si fermò a guardare accigliato il contorno irregolare della
casa del
suo migliore amico senza realmente vederlo, essendo ancora immerso nei
suoi pensieri che ora indugiavano sui ricordi del giorno precedente.
Harry sospirò.
Il giorno prima c'era stato il matrimonio di Bill e Fleur, celebrato in
una chiesetta a pochi chilometri dalla Tana, e seguito da un
ricevimento svoltosi la sera sotto un enorme gazebo, illuminato da
decine di svolazzanti fate luminose.
Tutti ridevano e scherzavano, e Harry, per un unico, incredibile
giorno, era riuscito a sentirsi di nuovo in pace.
Una sensazione che, da un anno a quella parte, credeva di aver bandito
per sempre dalla sua gamma personale di emozioni.
Il giorno seguente i suoi tormentati pensieri avevano ripreso ad
assillarlo, ponendo come protagonista l'angosciosa questione del
viaggio a Godric's Hollow, che avrebbe intrapreso l'indomani assieme a
Ron e Hermione.
Nonostante Harry fosse commosso dalla decisione dei suoi amici di
seguirlo ovunque andasse, non riusciva ad ignorare quella vocina nella
sua testa che continuava a ripetergli che la caccia agli Horcrux era un
viaggio che aveva intrapreso assieme a Silente, e, ora che questi era
morto, che avrebbe dovuto continuare da solo.
A seguito delle riflessioni sul viaggio imminente, nella mente di Harry
dilagava una seria preoccupazione riguardo lo strano atteggiamento di
Ron: da qualche giorno, infatti, il suo amico ostentava sempre
più
spesso uno sguardo ansioso, come se si aspettasse che qualcosa di
terribile stesse per accadere da un momento all'altro davanti ai suoi
occhi.
Harry era più che sicuro che Ron stesse nascondendo
qualcosa, e si
sentiva quasi offeso dal fatto che il suo amico non si fosse ancora
confidato con lui.
In fondo, Harry considerava davvero Ron il suo migliore amico; e si
sentiva triste nel pensare che per quest'ultimo il sentimento forse non
era ricambiato.
Però, rifletté Harry Ci
sono anche da considerare le mie
crisi isteriche come quella di dieci minuti fa. Di certo non sono un
grande incentivo per una persona indecisa se confidarsi o no con me...
- Harry…?
Come se fosse stato attirato dai suoi pensieri, Ron era giunto alle
spalle dell'interpellato, che si voltò lentamente a
fronteggiare
l'amico.
Quest'ultimo teneva le mani affondate nelle tasche; e la riga verticale
che gli si era formata al centro dell'arco sopracciliare stava a
testimoniare la sua inquietudine.
Sembrava che fosse indeciso se riferire o no a Harry il motivo per cui
era venuto a cercarlo.
Infine, si decise: - Harry... vedi io... ecco... credo che sia arrivato
il momento di confidarti una cosa...
Harry lo interruppe con una smorfia - Sto per scoprire come mai, da una
settimana a questa parte, a volte ti guardi attorno come se stessi
vivendo il terrore allo stato puro?
Ron annuì e riprese: - Vedi... mi capita di pensare a
qualcosa... e di
sentire come se qualcuno manipolasse la mia mente e mi costringesse a
ripensare a dei ricordi... contro la mia volontà. -
- COME SE QUALCUNO MANIPOLASSE LA TUA MENTE?! -
esclamò Harry,
sconvolto.
- Sì esatto... so che sembra assurdo ma...
- SEMBRA ASSURDO?! - Harry non sapeva se definire
più scioccante
la chiara notizia che qualcuno aveva applicato la Legilimanzia su Ron
più di una volta, o il fatto che quest'ultimo non fosse
minimamente
conscio della cosa.
- Dannazione Ron, qualcuno ha applicato la Legilimanzia su di te! Che
cosa ti ha costretto a mostrargli?
- La Legilimanzia... ah sì, certo, adesso ho capito... beh,
ha voluto
vedere solo i ricordi di questi ultimi giorni, e solo quelli in cui
parlo con te. -
- Cioè, da una settimana un Legilimens ha libero accesso ai
tuoi
pensieri, sembra particolarmente interessato ai ricordi dove compaio io
e tu solo adesso ti presenti qui a dirmi che forse
è il caso di
informarmi della cosa?
- Volevo dirtelo prima... solo che…
- Cosa Ron? COSA?
- Ci sono dei momenti in cui mi dimentico completamente di questa
cosa... forse è un effetto della Legilimanzia...
- No Ron, questa si chiama semplicemente incoscienza!
- Una
parte del cervello di Harry era concentrata a rimproverare Ron, mentre
l'altra lavorava ad alta velocità per giungere alla
conclusione più
logica: era chiaro che un Mangiamorte, forse Lord Voldemort in persona,
stava cercando di estorcere a Ron delle informazioni su di lui, Harry.
Il fatto che lo stesse facendo da molti giorni implicava una notevole
percentuale di probabilità che il nemico avesse capito dove
Harry, i
Weasley e svariati membri dell'Ordine della Fenice fossero nascosti; e
quindi, anche forse in quel preciso istante, un gruppo di Mangiamorte
poteva essere in viaggio verso la Tana...
- Dobbiamo dirlo subito ai tuoi genitori e a tutti i membri
dell'Ordine! - realizzò Harry.
- Non credo che sia una buona idea. - ribatté Ron.
- Ron ascoltami... forse non hai capito la gravità della
situazione
ma...
- No Harry, SUL SERIO! - Weasley aveva il viso
rosso, come
sempre quando subiva una forte emozione - Ascoltami amico, se lo
diciamo a quelli dell'Ordine si preoccuperanno e vorranno tenerci sotto
controllo. Non ci lasceranno partire per Godric's Hollow! Ci
inchioderanno dentro casa come hanno fatto con Sirius! -
Fu quest'ultima affermazione, più di ogni altra cosa, a
frenare Harry.
Il ragazzo respirò a fondo prima di mormorare: - Hermione lo
sa? -
- Beh... veramente no. - ammise Ron, arrossendo ancora di
più -Volevo
dirlo prima a te perchè... se si fosse rivelata una
stupidaggine ...
non volevo fare la figura dell'idiota davanti a lei, ecco...
Le labbra di Harry si incurvarono in un minuscolo sorriso. Certo,
si disse Una cosa è confidarsi col migliore amico,
un'altra è
confidarsi con la propria ragazza...
Harry osservò per qualche istante l'espressione implorante
di Ron,
prima di sospirare: - Va bene, hai vinto, non lo dirò a
quelli
dell'Ordine. -
Decisamente sollevato, Ron sorrise: - Grazie Harry, sapevo che avresti
capito.
- Però stasera lo diremo a Hermione. - aggiunse quest'ultimo
con voce
ferma.
L'espressione di Ron s'incupì lievemente - Beh, d'accordo...
tanto
comunque avrei dovuto dirglielo prima o poi... Spero solo che non si
arrabbi troppo perchè vi ho tenuto nascosta questa cosa...
Batté sulla spalla dell'amico - Forza, andiamo dentro, credo
che sia
pronta la cena.
Harry si diresse verso l'entrata della Tana assieme a Ron; con
l'aggiunta di un'ulteriore inquietudine ai suoi tormenti.
******
Quella sera tardi, nella stanza di Ron, Harry esponeva la causa della
sua nuova inquietudine ad una sconvolta Hermione; che, com'era
prevedibile, si arrabbiò e diede fondo ai peggiori timori
del suo
ragazzo facendogli esplicitamente capire che lo considerava un'idiota
per il suo comportamento:
- Ci hai messo un'intera settimana a renderti conto che forse
era il caso di informarci della cosa? - lo attaccò, appena
superato
l'iniziale shock della notizia.
Ron lanciò uno sguardo cupo ad Harry, che
ricambiò con un'espressione
solidale prima di tentare di calmare le acque: - Dài
Hermione, in fondo
è la prima volta che qualcuno applica la Legilimanzia su di
lui... Ron
non poteva essere certo che si trattasse proprio di quello. - Sotto
sotto, Harry riteneva che Hermione avesse tutto il diritto di
arrabbiarsi; ma la coscienza gli diceva che non poteva abbandonare Ron
in quel momento.
- Proprio perchè non sapeva cosa gli stesse succedendo
avrebbe dovuto
informarci immediatamente! - ribatté lei, lanciando al suo
ragazzo una
gelida occhiata prodigiosamente simile a quelle della Mcgranitt.
- Si suppone, Ron, che tu abbia capito fin dal
primo momento
che c'era qualcosa di strano... perchè si suppone
che tu
normalmente abbia il pieno controllo dei tuoi pensieri...
- Senti, mi dispiace okay? - si difese quest'ultimo, offeso - Avete
ragione voi d'accordo? Sono un'idiota! Non faccio mai niente di buono,
e, da come mi trattate, sembra che io per voi sia solo un peso! Ma
perchè non ci andate da soli a Godric's Hollow allora? Non
mi offendo
se mi dite in faccia che non mi volete dietro perchè sarei
solo un
impiccio succube dell'intelligenza della sua ragazza e della
celebrità
del suo migliore amico...
- Oddio, adesso non metterti a fare la vittima! - lo interruppe
Hermione - Silente è morto, Voldemort sta diventando sempre
più forte,
domani ci aspetta un viaggio del quale non sappiamo neanche se vedremo
la fine... capisco che questo possa essere un periodo di ipertensione
per tutti, ma non possiamo permetterci di perdere tempo in queste
discussioni infantili! - La ragazza terminò così
la sua predica, dando
modo a Harry di cominciare con la sua: - Cosa intendi dire, - chiese
con voce minacciosa - Quando dici che sei succube della
celebrità
del tuo migliore amico? Per chi mi hai preso? Per una
Rockstar? Ti
ricordo che il motivo per cui sono famoso è
perchè grazie al sacrificio
di mia madre sono sopravvissuto all'Avada Kedavra. Di recente ho anche
scoperto che il compito di eliminare Voldemort spetta solo a me, ma
purtroppo lui al momento non è mortale! - La rabbia che
Harry aveva
dentro dal giorno della morte di Silente, non aspettava che
un'occasione come quella per divampare: - IO HO UNA MISSIONE
DA
PORTARE A TERMINE! Se sei ancora convinto di volermi aiutare,
sappi
che devo uccidere Voldemort ad ogni costo, e davvero
non ho
tempo per queste discussioni infantili!
Le sue parole furono seguite da qualche attimo di silenzio.
Infine, Ron mormorò: - Beh... allora suppongo...
Ma Harry non scoprì mai cosa supponesse Ron;
perchè questi
improvvisamente sbarrò gli occhi e chinò il capo
di botto, come se
fosse svenuto improvvisamente.
- RON! - gridarono all'unisono Harry e Hermione,
scattando
verso di lui.
In quel momento, Ron risollevò la testa, fissando i suoi
amici con un
paio di occhi rossi non suoi, ma che ad Harry risultarono fin troppo
familiari.
Lui ed Hermione rimasero impietriti, mentre la voce di Lord Voldemort
usciva dalle labbra del loro amico e riempiva la stanza, fredda e
sarcastica:
"Vuoi uccidermi ad ogni costo Potter? Sei
disposto a
sacrificare anche i tuoi amichetti pur di eliminarmi? Rammenta ragazzo:
è vicino il giorno della battagli finale, il giorno in cui
io e te
combatteremo e io finalmente ti ucciderò. Ma ricorda che
ogni persona
che ti accompagnerà nel tuo viaggio alla mia ricerca
farà la tua
stessa, brutta fine. Questa è una promessa..."
Gli occhi di Ron ridivennero marroni, e questi si
afflosciò inerte
sul pavimento.
Harry e Hermione rimasero a osservare il corpo privo di sensi del loro
amico paralizzati dal terrore.
Continua...
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Capitolo 3 *** 2.Oscure presenze a Godric's Hollow ***
OSCURE
PRESENZE A GODRIC'S HOLLOW
Godric's
Hollow, era un minuscolo villaggio abitato da soli maghi, e totalmente
circondato dai boschi.
A nord, il fiume Arion segnava il confine tra il boschetto al limitare
del villaggio
e l'inizio della foresta di Queerditch; mentre a sud, le ultime casette
della
vallata erano antecedenti alle fitte foreste di Stelehim.
Godric's Hollow, era un paesino famoso per due motivi: primo,
perchè nessun
visitatore vi giungeva mai. Secondo, perchè mai nessun
strano avvenimento
intaccava la quiete vigente.
Infatti, dopo il tragico omicidio dei signori Potter, avvenuto sedici
anni
prima (un argomento sul quale la gente ancora discuteva, quando era
proprio a
corto di pettegolezzi), nessun nuovo sconvolgimento aveva turbato la
ritmica,
monotona quotidianità locale.
Sembrava che neanche la terribile guerra che devastava l'intero mondo
magico
potesse violare quella tranquillità.
Quel giorno mezza estate, con i raggi del crepuscolo che iniziavano a
rischiarare il paesaggio, questa affermazione venne smentita per mano
di Harry
Potter; che si era appena Materializzato in prossimità
dell'inizio delle
foreste di Stelehim, e, dopo una breve occhiata attorno a
sé, aveva imboccato
il sentierino che attraversava un boschetto e conduceva nel centro del
villaggio.
Dire che lo stato interiore di Harry era tragico, non dava
assolutamente un
quadro sufficientemente realistico della sua situazione psicologica.
Nella sua mente, continuava ad andare in onda il film che aveva come
trama gli
avvenimenti della sera precedente; e ogni revisione dei fatti faceva
nascere
nel ragazzo una nuova serie di dubbi e inquietudini, che,
accavallandosi, gli
davano la concreta sensazione che la sua testa stesse per scoppiare.
La sera prima, Hermione era stata la prima a riprendersi dallo shock,
ed era
corsa giù per le scale chiamando a gran voce la signora
Weasley.
Ron era stato sollevato di peso e trasportato sul letto attorno al
quale Harry,
Hermione, Ginny e i Weasley avevano vegliato l'intera notte.
Verso le quattro del mattino, Ron aveva aperto gli occhi, e si era
guardato
attorno con aria smarrita.
Nel vederlo svegliarsi, Molly Weasley era scoppiata a piangere, e tutti
erano
parsi sollevati nel vedere che, nonostante fosse debolissimo, Ron stava
bene.
Tutti eccetto Harry.
Lui, invece, continuava ad essere attanagliato allo stomaco da un
terribile
senso di ansia.
Voldemort aveva posseduto il corpo di Ron; si era servito del suo amico
per
comunicargli quell'orrendo messaggio.
Nella memoria di Harry, era vivissimo il ricordo di quella voce gelida
e di
quegli orrendi occhi rossi che brillavano al posto di quelli di Ron.
Si sentiva responsabile per l'accaduto.
Per questo, quando i signori Weasley avevano spedito lui, Hermione e
Ginny a
letto, e avevano iniziato a contattare tutti i membri dell'Ordine per
riferire
l'accaduto, Harry ne aveva approfittato per scrivere un breve messaggio
e
infilare la porta:
A
tutti i
membri dell'Ordine:
Sono partito da solo alla ricerca degli Horcrux.
Dopo ciò che è successo, non riuscirei a portare
nessuno con me, sapendo di
condurlo a morte certa.
Vi prego di non cercarmi e di ricordare che questo viaggio lo avevo
intrapreso
assieme a Silente.
Ora, è il momento per me di continuarlo da solo.
Prima
di
andare a dormire nella stanza di Ginny, Hermione aveva lanciato a Harry
uno
sguardo molto significativo, che gli aveva fatto intuire che la sua
amica
avesse compreso le sue intenzioni.
Lei sapeva che, al risveglio, non avrebbe più trovato Harry.
Il fatto che non avesse tentato di fermarlo, faceva credere a Harry che
la
ragazza condividesse la sua opinione... cosa della quale non poteva
certo
biasimarla.
Il terribile evento della sera prima era stato una concreta, innegabile
prova
che chiunque gli stesse vicino, ormai, correva un terribile pericolo.
Harry era giunto al limitare del boschetto, e si era fermato a
contemplare
affascinato l'insieme di graziose casette che si stendevano lungo la
valle ai
suoi piedi.
I tetti di tegole rosse luccicavano alla luce dei raggi del sole di
prima
mattina; grossi cespugli bordavano i muri intonacati, e file di fiori
multicolori spiccavano in tutti i giardini.
I sentierini che intercorrevano tra le molteplici abitazioni
scintillavano di
granelli d'argento, e uno di questi s'inerpicava lungo il modesto
rilievo di
una collinetta, dove facevano capolino numerose lapidi di pietra,
antecedenti
ad un'ulteriore concentrazione di alberi.
Harry sentì una morsa serrargli le viscere.
Lassù, vi era il cimitero di Godric's Hollow, e tra quelle
lapidi si
nascondevano quelle dei suoi genitori.
Col cuore in gola, Harry s'incamminò lungo il ripido
sentiero.
Giunto alla sommità della collinetta, attraversò
il piccolo cancello di legno
col fiato corto per l'emozione, e iniziò immediatamente ad
aggirarsi tra le
molte file di lapidi.
Leggeva i nomi incisi con impazienza, procedendo rapidamente e senza
soffermarsi su nessun dettaglio.
Quando finalmente trovò quello che stava cercando,
l'emozione fu tale che si
stupì di riuscire a mantenersi in piedi, visto l'esagerato
tremolio delle sue
ginocchia.
Incisi su due semplici lapidi di pietra, seguiti da una data di nascita
che
differenziava di un anno, e da una di morte risalente a sedici anni
prima,
campeggiavano i nomi di Lily e James Potter.
Tutto ciò che rimaneva al mondo dei suoi genitori, delle due
persone che più di
qualsiasi altre avrebbe voluto vicino, erano lì davanti a
lui.
Due pietre mute, fredde, insignificanti; esistenti solo per ricordare
al mondo
che quelle due persone hanno vissuto, ma che ora non ci sono e non ci
saranno
mai più.
Senza che questi potesse fare assolutamente nulla per impedirlo, le
lacrime
cominciarono a scorrere sul volto di Harry, che si
inginocchiò e sfiorò con le
dita la lapide di sua madre,fremendo al contatto con la fredda pietra
liscia.
Ripensò ai racconti di Sirius su James, di quando entrambi
erano ragazzi
spensierati che giocavano a fare gli arroganti.
Ripensò al disprezzo di zia Petunia nei confronti della
sorella, e di come
invece Lupin aveva definito sua madre una persona splendida, di come
Lumacorno
l'aveva ritenuta addirittura una delle sue migliori studentesse...
La tristezza divampava nel ragazzo, che rimase inginocchiato piangendo
in silenzio,
sconvolto da quel rapido susseguirsi di intense emozioni.
Dopo aver pianto per almeno mezz'ora, Harry si asciugò gli
occhi e riuscì a
trovare un minimo di autocontrollo.
Non serviva a niente divulgare nei ricordi.
Lui, Harry, avrebbe fatto molto di più.
Avrebbe ritrovato e distrutto gli Horcrux rimanenti, e poi avrebbe
fatto fare a
quel bastardo che aveva distrutto la sua famiglia la stessa fine che
avevano
fatto i suoi genitori; se non peggio.
Animato da una nuova ondata di coraggio, Harry distolse lo sguardo
dalle lapidi
di sua madre e suo padre.
Fu allora che la vide.
Una figura mingherlina, avvolta in un lungo mantello nero, si aggirava
nell'angolo opposto del cimitero.
A giudicare dai movimenti del capo, si stava guardando attentamente
attorno
come per accertarsi di essere sola.
Nascosto dietro alla lapide di suo padre, Harry rimase a osservare con
apprensione la sagoma scura.
Non sapeva perchè, ma quella figuretta gli provocava uno
strano senso di
inquietudine.
Dopo un ultimo sguardo attorno a sé, la sagoma si
voltò, facendo frusciare
sull'erba il lungo mantello nero, e si mise a correre con
agilità alla volta
del bosco, scomparendo ben presto alla vista.
Harry si rialzò, ancora immerso nelle sue riflessioni.
Il sole era ormai alto nel cielo, e un vuoto allo stomaco unito ad
un'improvvisa sensazione di freddo, ebbero la meglio sulla
curiosità di Harry
di scoprire chi fosse lo strano individuo.
Dopo un ultimo sguardo alle lapidi della sua famiglia, Harry si
voltò, e scese
il sentiero diretto verso il centro del villaggio.
*****
"L'impennato",
unica
locanda di Godric's Hollow, era per questo frequentata da tutti i
membri del
villaggio.
Questo fattore, le competeva il diritto di potersi vantare di possedere
un
repertorio di clientela molto ampio rispetto a quello di molte altre
taverne
inglesi.
Vi si potevano trovare, infatti, tavoli occupati da gruppi di maghi
benvestiti,
che dialogavano con garbo tra loro, e, a poca distanza, altri tavoli
occupati
invece da straccioni della peggior specie.
Flick Speculator, proprietario della locanda da oltre venti anni, era
un uomo
basso e robusto, che quel giorno se ne stava appostato dietro il
bancone.
Non sapeva ancora che il ricordo di quella mattina di metà
agosto, quando un
giovane, sconosciuto ragazzo occhialuto era entrato nella sua locanda,
aveva
ordinato una Burrobirra, e gli aveva fatto una domanda che mai nessuno
nella
sua ampia varietà di clientela gli aveva mai posto, avrebbe
popolato i suoi
pensieri per molti mesi a venire.
- Dov'è la vecchia casa dei Potter? - ripeté
Flick, fissando il giovane negli
occhi.
Occhi di un verde smeraldino, che davano all'uomo una fastidiosa
sensazione di
familiarità con quello sguardo.
Harry dal canto suo, annuì.
- Sa dirmi dove si trova? -
- E perchè mai saresti interessato alla vecchia casa dei
Potter? - chiese
sospettoso il locandiere - Sai, si dice che da quando... sì
insomma DA
QUEL GIORNO l'abitazione sia maledetta... -
Harry sospirò spazientito - Senta, ho le mie buone ragioni
per voler sapere dove
si trova quel posto; se lei ne è al corrente sarebbe
così gentile da
riferirmelo senza tante cerimonie? -
E fa anche l'arrogante! si scandalizzò
Filck.
Harry rimase in attesa.
- Va bene, - borbottò infine il locandiere - La casa dei
Potter si trova appena
un po' fuori il villaggio, in prossimità dell'inizio della
foresta di
Queerditch. Segui il sentiero che porta a nord, la troverai lungo la
riva del
fiume Arion. -
In fondo, si consolò Flick, lui il ragazzo lo aveva
avvertito... se poi questi
voleva correre lo stesso il rischio di visitare una casa maledetta
erano affari
suoi.
- Grazie, - disse Harry, soddisfatto.
Bevve una lunga sorsata di Burrobirra, e lanciò uno sguardo
fuori dalla
finestra.
E la vide di nuovo.
La figura mingherlina ammantata di nero correva lungo la strada
deserta, e fu a
portata della vista di Harry solo per qualche istante.
Poi sparì oltre il rettangolo di visuale che la finestra
forniva.
Senza pensarci, Harry balzò in piedi e corse verso l'uscita
della locanda.
- Torna indietro brutto... - lo richiamò Flick.
Harry, arrivato in mezzo alla via, si guardò attentamente
attorno.
Ma dello strano tipo col mantello nero non c'èra
più traccia.
- Héi tu... -
Harry rivolse uno sguardo assente al locandiere che gli era corso
dietro in
gran fretta, e ora ansimava nel tentativo di riprendere fiato.
- Credi... huff... di potertela svignare... huff... huff ... senza
pagare?! -
Harry realizzò che, nella fretta di uscire in strada, se ne
era completamente
dimenticato.
- Ecco qui, - mormorò in tono di scusa, infilando una
manciata di zellini nella
manona del locandiere.
Ma quest'ultimo per poco non lasciò cadere a terra la
monete.
Fissava la fronte di Harry con gli occhi sgranati dallo stupore,
finché il
ragazzo non si accorse che un improvviso alito di vento aveva spostato
i
capelli dalla sua fronte, mettendo in bella vista la cicatrice a forma
di
saetta.
L'oste puntò l'indice tozzo contro Harry - Tu
sei… -
Cercando di riappiattirsi la frangia, Harry non gli diede il tempo di
finire la
frase.
Girò sui tacchi, e si allontanò in tutta fretta
lungo il sentiero che conduceva
a nord.
*****
Il
luogo dove
Harry Potter aveva trascorso il suo primo, immemore anno di vita, era
una
piccola casetta seminascosta dagli alberi che davano inizio alla
foresta di
Queerditch.
La prima impressione che ebbe il ragazzo dell'abitazione, era che
essere
disabitata non le donava per niente.
Al tetto mancavano alcune tegole, crepe profonde solcavano le facciate
laterali, che recavano solo un accenno di quello che una volta doveva
essere
stato un muro intonacato.
Tutt'attorno, nel giardino non più curato, le erbacce
crescevano incolte, e
strati di edera ricoprivano la corteccia di un albero secco, a lato
della
casetta.
La porta d'ingresso cigolò sonoramente quando Harry ne
abbassò la maniglia
arrugginita.
Il ragazzo era pronto a farsi strada districando fitte ragnatele,
convinto che
l'aspetto interno dell'abitazione fosse coerente con quello esterno.
Certamente non era preparato a ciò che vide dopo aver
richiuso la porta dietro
di sé e aver lanciato un primo sguardo al salottino.
Illuminata dalla fioca luce solare che filtrava dai vetri impolverati
delle
finestre, vi era una confortevolissima stanza occupata da un ampio
tavolo di
legno, circondato da pesanti seggiole di noce, un comodo divano marrone
e due
poltrone nere.
Un'enorme libreria stracolma di libri rilegati in pelle, occupava
un'intera
parete.
La certezza era una sola: quel posto era sicuramente
abitato da
qualcuno.
E il misterioso inquilino deve essere un fanatico del pulito,
meditò
Harry, osservando la superficie del tavolo, tanto lucida da fare
concorrenza a
quello dei Dursley.
Eppure pensò Harry il
locandiere mi aveva detto che questo posto è
considerato maledetto dagli abitanti del villaggio da quando sono stati
ritrovati i corpi dei miei genitori... ma allora... chi c'è
venuto ad abitare?
E come mai da fuori la casa sembra disabitata? Forse chi ci abita si
sta
nascondendo?
La risposta arrivò pochi attimi dopo,
preannunciata dal sonoro cigolio
della porta d'ingresso.
Harry si tuffò dietro al divano, e lasciò
sporgere il capo quel tanto che
bastava per osservare di nascosto l'ormai familiare figura mingherlina
ammantata di nero che aveva richiuso la porta dietro di sé,
si era voltata, e
aveva gettato indietro il cappuccio.
Un
estraneo
che lo vedesse per la prima volta, e che fosse al corrente del fatto
che aveva
diciassette anni, avrebbe sicuramente detto che Draco Malfoy non
dimostrava la
sua età.
A giudicare infatti dal visetto appuntito ancora imberbe, dalla statura
minuta
e dall'esile costituzione, gli si poteva attribuire un massimo di
quattordici
anni.
Ad accentuare la sua aria infantile, c'era quell'espressione impaurita
e allo
stesso tempo preoccupata che i suoi occhi azzurri riflettevano
perennemente da
qualche mese a quella parte.
Un'espressione che faceva intendere a colpo d'occhio che Draco non era
maturo
neanche sul piano psicologico.
A chiudere in bellezza, c'erano i lisci capelli di un biondo quasi
bianco e la
carnagione mortalmente pallida che conferivano al suo aspetto quel
tocco
spettrale che, a saputa di chi lo conosceva, molto si addiceva alla sua
personalità.
Il ragazzo emanava anche una misteriosa aura di terrore, che
però chiunque
fosse a conoscenza della sua situazione, non avrebbe esitato a
giustificare...
I tormenti di
Draco, avevano avuto inizio
l'anno precedente; di preciso quando aveva ricevuto il Marchio Nero.
In quel momento,
Draco aveva avuto
l'impressione che il mondo dorato dove aveva vissuto l'intera vita si
fosse
infranto come un sogno, facendolo destare in una realtà
sconosciuta quanto
terribile.
Una realtà dove non esisteva altro se non dolore, violenza e
morte.
Dieci lunghi mesi scanditi giorno per giorno da angosce, minacce da
parte del
Signore Oscuro, e da una disperazione crescente.
Aver assistito all'omicidio di Silente era stato, per Draco, il colpo
di grazia
al suo equilibrio psicologico.
Oltre ad aver preso piena coscienza del fatto che mai
sarebbe stato in
grado di arrivare a commettere una simile crudeltà, infatti,
sapeva che col
vecchio Preside era morta la sua ultima speranza di sottrarsi al volere
di Lord
Voldemort.
Disperato... è questo l'aggettivo giusto
per descrivere lo stato in cui
Draco si presentò in seguito al cospetto del suo padrone.
Era infatti convinto che il suo fallimento, oltre a condurlo a morte
certa,
sarebbe stato la causa anche di quella dei suoi genitori.
Di ciò che accadde, aveva memoria solo di qualche flash,
unito al ricordo di un
dolore inimmaginabile.
Era la prima volta che provava sulla sua pelle i terribili effetti
della
Maledizione Cruciatus, e ciò che lo stupì, fu che
dopo ciò che Voldemort gli
aveva fatto, lui era ancora vivo.
Inerte e ansimante, disteso sulla schiena sul freddo pavimento di
marmo, Draco
si era sentito troppo debole per riuscire a sfogare in gemiti il dolore
che
ancora sentiva sconquassargli ogni nervo del corpo.
Ricordava l'orribile ghigno del Signore Oscuro, che pareva invece
alquanto
divertito da quella scena.
E Draco voleva solo che finisse, voleva essere ucciso subito
perchè il dolore e
l'umiliazione erano diventati insostenibili.
E invece no.
Sempre con il perfido ghigno stampato sul volto serpentino, Lord
Voldemort si
era avvicinato, e, fissandolo dall'alto della sua postazione, aveva
sibilato: -
Forse puoi essermi ancora utile, Draco. Sei giovane... ti concedo
un'ultima
possibilità. Se mi deluderai, nessun Malfoy
rimarrà a popolare questo mondo.
Non sei il primo a cui affido questo incarico... ma spero per te che tu
sia
l'ultimo. -
Ancora troppo scosso e dolorante, Draco non aveva capito il senso di
quelle
parole, e neanche il perchè Lord Voldemort si fosse
premurato di fargli trovare
a Godric's Hollow quella casetta pronta ad accoglierlo.
Troppe attenzioni per uno che lo aveva deluso, quasi tradito, e che
sarebbe
stato ucciso se non avesse portato a termine quella missione.
Quella strana missione.
Era suo compito ritrovare un antico oggetto appartenuto a Godric
Grifondoro
nascosto da qualche parte a Godric's Hollow.
Da giorni, Draco girovagava privo di ispirazione per le foreste e per i
luoghi
più appartati del paesino ben attento a non farsi
sorprendere, conscio del
fatto che un'intera squadra di Auror era stata mobilitata per trovarlo
e
spedirlo ad Azkaban.
Come suo padre.
Il ragazzo non sapeva se gli incutesse più timore l'idea di
trascorrere il
resto della sua vita in una prigione o la consapevolezza che, se non
avesse
ritrovato presto quel dannato oggetto, sarebbe stato veramente ucciso.
A coronare il tutto, lui non aveva neanche la più pallida
idea di dove
cercarlo, questo oggetto.
Ma comunque era questa la vita che lo aspettava?
Vivere nell'eterno timore di sbagliare qualcosa, in un infinito stato
di
angoscia e con il pericolo di morte sempre appostato dietro l'angolo?
Draco avrebbe dato qualsiasi cosa per avere una possibilità
di sottrarsi a quel
destino... ma ora che Silente era morto, sapeva di non avere speranze.
Quella mattina era tornato nella sua casetta dopo un'altra infruttuosa
esplorazione convinto che al peggio non ci fosse mai fine e che la
sventura lo
avesse preso di mira.
Queste sue convinzioni non poterono che rafforzarsi quando, voltandosi,
si
ritrovò faccia a faccia con la sua alta occhialuta,
apparentemente
incazzatissima nemesi.
Continua...
NOTE:
Eccomi qui alle prese
con un nuovo capitolo. Intanto vorrei chiarire con tutti voi che io non
ho la
minima idea di quanti anni abbiano di differenza James e Lily Potter...
perciò
molto semplicemente ho sparato a caso.
Sì, lo so che Qeerditch è una palude e non una
foresta, ma scoprirete nei
prossimi capitoli che il nome di quella foresta e la foresta in
sé, saranno le
chiavi che apriranno molte porte...
I nomi delle altre foreste e del fiume li ho presi dai libri di
Shannara, dei
quali sono una vera fissata.
Altra cosetta che avrete sicuramente notato: dalla mia descrizione
risulta un
Draco un po' diverso da quello della Rowling... e questo primo
perchè io me lo
sono sempre immaginato così, secondo perchè nella
mia storia volevo che
l'aspetto di Draco fosse coincidente con l'immagine che la Rowling
ci ha dato nel suo carattere nel Principe Mezzosangue.
Ci ha fatto
capire che lui è molto meno maturo e preparato alla guerra
di quanto lo sia
Harry... e questo è il mio modo di inserire nella mia storia
ciò che lei voleva
farci capire. Quindi niente superuomo, ma un Draco un po' infantile ma,
vedrete, questo fattore lo renderà molto inquietante...
A prestissimo, lo prometto.
babydoll
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Capitolo 4 *** 3. Per scelta e conseguenza ***
PER
SCELTA E CONSEGUENZA
Certe
persone, sostengono con sicurezza che l'essere umano, dopo aver
affrontato una serie di violenti sconvolgimenti in un periodo di tempo
ravvicinato, riesca ad affrontare degli eventuali seguenti
scombussolamenti in
modo distaccato e passivo; troppo esperto in materia per potersi
stupire ancora
di qualcosa.
Secondo altre teorie, invece, i colpi di scena, i tranelli e gli
insospettati
avvenimenti che la vita preserva sono innumerevoli; e variano di
importanza e
intensità in ogni occasione, rendendo impossibile abituarsi
a chi ne è
protagonista.
Quel giorno, Harry Potter formulò la sua innovativa,
personale
filosofia
sull'argomento; affrontando sia con passività sia con
coinvolgimento il
fatto
che Draco Malfoy fosse vivo, a Godric's Hollow, di preciso nascosto
nella
vecchia casa dei suoi genitori.
Rimase in piedi, immobile, puntando la bacchetta contro il suo nemico
dall'aria
più che mai spettrale; tanto pallido da apparire quasi
fantasmagorico.
La comparsa del familiarissimo ghigno sul suo volto esangue,
dissipò in
Harry
ogni dubbio sul fatto che quello che aveva davanti non fosse uno
spettro ma una
persona in cane e ossa.
Pelle e ossa si autocorresse Harry, occhieggiando all'esilissima
corporatura di
Draco.
All'iniziale stupore di Harry, si sostituì immediatamente la
collera:
Draco
Malfoy era, fino a prova contraria, ancora un Mangiamorte.
Aveva collaborato, seppure con poca convinzione, all'omicidio di
Silente; e
aveva dato ampia prova nei mesi precedenti di essere infatuato e
particolarmente versato nelle Arti Oscure.
E ora, si nascondeva nella vecchia casa di Lily e James Potter, luogo
considerato da Harry praticamente sacro, forse per nascondersi dagli
Auror o
per architettare con tranquillità un nuovo omicidio su
ordine di
Voldemort?
Inconcepibile.
Grazie alla rabbia di quei pensieri, unita all'irritazione per
quell'insopportabile ghigno che dilagava sul volto di Draco, Harry
riuscì,
nonostante avesse gli occhi verdi, a lanciare uno sguardo nero alla sua
nemesi,
sibilando tra i denti: - Cosa diavolo ci fai tu qui? -
- Potrei fare la stessa domanda a te, Potter, - rispose Draco, senza
smettere
di sorridere - Davvero intrigante il tuo innato talento di mostrare la
tua
faccia nel posto sbagliato al momento sbagliato con sorprendente
costanza. -
- Fai l'arrogante Malfoy? Non ti sei accorto che ho una bacchetta e
posso
ucciderti seduto stante? -
- Sei tu che fai l'arrogante Potter, se ti attribuisci tale
facoltà. -
lo
canzonò Draco.
- Pensi che non lo farei? - chiese Harry con voce minacciosa.
- Penso che avrai anche una bacchetta, - gli occhi di Malfoy
scintillarono
maligni - Ma non hai le palle. -
Scintille
rosse e oro
cominciarono a sprizzare dalla bacchetta di Harry, che fece solo in
tempo ad
arrossire furiosamente, prima di trovarsi la bacchetta di Draco puntata
alla
gola.
- E sei troppo emotivo Potter, lasci che le emozioni abbassino le tue
difese, -
Harry lo fissò truce.
- Vuoi impartirmi la lezioncina sul contegno delle emozioni e sul
coraggio
Malfoy? Dopo la tua performance la notte della morte di Silente manchi
totalmente di credibilità. -
Questa affermazione fece sbiancare, se possibile, ancora di
più Draco;
e questa
volta fu lui ad abbassare le difese, permettendo a Harry di risollevare
la
propria bacchetta.
- Cosa dicevi a proposito di non lasciare che le emozioni abbassino le
difese?
- domandò sarcasticamente Harry.
Draco non rispose.
Rimasero immobili per qualche istante, entrambi con la bacchetta
puntata contro
l'altro, finché Malfoy sibilò: - Cosa diavolo sai
tu di cosa successe
quella
notte, eh Potter? Chissà dov'eri tu... cosa credi di sapere?
-
- Oh, so molto di più di quanto tu creda, Malfoy, -
ghignò Harry,
capendo di
aver toccato un nervo scoperto - Si dà il caso che io fossi
proprio
sulla Torre
di Astronomia quella notte e che abbia seguito l'intera scena sotto il
mantello
dell'invisibilità... -
- Stronzate. - sibilò l'ex Serpeverde,
gli occhi ridotti a due
fessure.
- Ricordo perfettamente, - continuò Harry, alzando la voce -
tutti i
dettagli
su come Silente ti ha offerto la sua protezione, e ti do atto di aver
abbassato
la bacchetta, prima che arrivassero i Mangiamorte... anche se dopo tu
non hai avuto la palle di opporti a loro e te la sei filata a gambe
levate. -
Harry osservò per un istante e con una certa soddisfazione
il liscio
volto
dall'espressione omicida di Draco.
- Se te lo stai chiedendo, Malfoy, non ti ritengo responsabile per la
sua
morte, anzi, più che altro mi fai pena... immagino che
Voldemort ti
stia
rendendo la vita difficile... -
Nel sentire pronunciare quel nome, Draco ebbe un sussulto, ma si
riprese
immediatamente, e tornò a puntare fermamente la bacchetta
contro Harry.
No, Potter non stava mentendo. Aveva raccontato particolari che solo
chi aveva
assistito alla scena poteva conoscere; e la consapevolezza di essersi
dimostrato debole, codardo e pauroso davanti a Potter gli bruciava
tantissimo.
Con uno sguardo agghiacciante a Harry, Malfoy sibilò: - Esci
da qui,
Potter -
- Non esco da casa mia, - lo sfidò Harry.
Malfoy scoppiò in una risata tetra: - Di tutte le idiozie
che potevi
dire hai
scelto la più patetica! Da quando questa è casa
tua, Potter? Hai
bisogno di una
bussola per riconoscere il tuo letamaio Babbano? -
- Smettila di girare intorno alle cose, Malfoy, dimmi che diamine ci
fai nella
vecchia casa dei miei genitori! -
- Nella casa... - Draco non era sicuro di aver capito bene, ma la sua
temporanea distrazione diede modo a Harry di agitare la bacchetta
pensando Expeliarmus!
cosicchè la bacchetta volò via dalle mani del
biondo, che si ritrovò
quella di
Harry puntata alla gola.
Trionfante, Harry sussurrò: - Come la mettiamo adesso,
Malfoy? -
- La mettiamo che tu hai un sacco di cose da spiegarmi, -
sussurrò
Draco in
risposta, intimamente convinto che fosse il caso di intrattenere Potter
con una
lunga conversazione, finché non avesse escogitato un piano
per
riacciuffare la
propria bacchetta.
- Non intendo fornirti informazioni su di me che poi tu andrai di corsa
a
riferire al tuo padrone, Malfoy. -
- Ma come, Potter, non dovevi uccidermi? Da quanto dicevi prima
sembrava che io
avessi i minuti contati! -
- Se non chiudi quella boccaccia ti ammazzo sul serio!
-ringhiò Harry,
sempre
più spazientito.
- Ma se chiudo la mia boccaccia no potrò rispondere alla
domanda che mi
hai
fatto prima, e tu non saprai mai cosa faccio nella casa dei tuoi
genitori...
sei tutto una contraddizione, Potter. - lo schernì il biondo.
- Non intendo nemmeno passare tutta la giornata a filosofare con te,
Malfoy. -
replicò Harry.
- Bene, allora dato che sembra che nessuno dei due abbia intenzione di
andarsene, vediamo di contrattare, e senza bacchetta. Vedi, Potter, mi
metti
ansia. Non mi è mai piaciuto essere messo sotto minaccia
durante un
dibattito.
- Draco fissò intensamente Harry negli occhi, e questi si
perse un
istante
nella contemplazione della profondità di quell'azzurro.
In uno stato simile al sogno, Harry abbassò lentamente la
bacchetta e
prese
posto sul divano.
Soddisfatto, Draco spostò una seggiola di noce e si
issò con agilità a
sedere
sul tavolo.
- Allora, Potter, quali prove hai per dimostrare che questa casa ti
appartiene?
-
Harry, ripresosi dalla momentanea ipnosi, rispose freddamente: - Questa
casa,
Malfoy, è il luogo dove sono nato e dove il tuo amicone,
Lord
Voldemort, è
venuto a sterminare me e i miei genitori. -
Di cronaca, Draco ebbe un altro sussulto nel sentir pronunciare quel
nome; ma
un dubbio si stava facendo largo nella sua mente: il Signore Oscuro gli
aveva
dato ordini precisi di nascondersi in quella casa, durante il suo
soggiorno a
Godric's Hollow... c'era forse un collegamento col fatto che la vecchia
abitazione era proprio il luogo dove il suo padrone aveva subito la sua
più
grande sconfitta?
- E tu come mai sei qui? Ti stai nascondendo dagli Auror? Dal Signore
Oscuro? O
da tutti e due? - il sarcasmo nella voce di Harry tolse Draco dalle sue
riflessioni.
- Troppe domande, Potter. Se rispondessi a tutto il mio fascino
misterioso ne
risentirebbe grandemente. Ti basti sapere che davvero non sapevo che
questa era
la casa dei tuoi genitori... ma sappi che comunque non ho nessuna
voglia di
sloggiare, -
Non è cambiato per niente si disse Harry tra sé e
sé.
La situazione era difficile: gli conveniva buttarlo con la forza fuori
di lì?
Quanto sapeva realmente di Malfoy? E se fosse stato ancora al servizio
di
Voldemort? In quel caso, sarebbe subito corso a riferirgli che Harry
Potter si
trovava nascosto a Godric's Hollow, e lui si sarebbe trovato addosso un
battaglione di Mangiamorte tempo trenta secondi.
No, non era una decisione saggia.
Rimanere lì con lui, allora, e tentare di estorcergli
informazioni sui
piani di
Voldemort... o su Piton...
Gli occhi di Harry ebbero un guizzo.
Forse il caro biondino poteva condurlo dritto dritto dallo Stronzo
Mezzosangue,
così avrebbe potuto vendicare Silente...
"No" sopraggiunse la coscienza "Non posso
rischiare di
essere catturato da Voldemort. Non prima di aver distrutto gli Horcrux."
E se
Malfoy
fosse stato
mandato proprio per spiarlo? Che lo stesse segretamente pedinando
quando lo
aveva visto al cimitero quella mattina?
E se invece non lavorasse più per Voldemort, e, anzi, si
stesse
nascondendo sul
serio?
Troppe domande.
Troppe domande a cui Malfoy non avrebbe risposto... ah, certo, per non
intaccare il suo fascino misterioso.
Lanciò uno sguardo apprensivo a Draco, che intanto era
rimasto
tranquillamente
seduto sul tavolo e lo osservava a capo inclinato.
Nessuna traccia, nei suoi occhi azzurri, di quell'angoscia che vi
trapelava
quando era entrato dalla porta.
Harry respirò a fondo prima di esalare: - Va bene, rimani.
Però se non
vuoi che
ti butti a calci e senza bacchetta fuori di qui, vedi di collaborare e
smettila
di guardarmi così e di dire cose enigmatiche... mi dai sui
nervi! -
- Va bene, Potter, la smetto di dire cose enigmatiche; ti dico chiaro e
tondo
che quando ti metti a strillare perchè qualcuno ti
dà sui nervi sembri
una
donna incinta - Draco ghignò questa cattiveria con grande,
immensa
soddisfazione.
Più di quando leggeva articoli stupidi sui giornali,
più di quando Ron
lo aveva
fatto arrabbiare il giorno prima, e più che in qualsiasi
contesto
recente,
Harry si era trovato tanto vicino dall'avere una crisi di nervi.
La cosa parve divertire parecchio il diabolico biondino, che rimase a
osservare
ghignante le varie tonalità di rosso e poi di verde che la
faccia di
Harry
assunse, e fu quasi deluso, quando si accorse che il moro cominciava a
riacquistare il controllo.
In fondo, sotto quella maschera di disperazione e oscura tragedia, si
nascondeva ancora il viziato, dispettoso, arrogante ragazzino che per
nulla al
mondo si sarebbe perso l'occasione di tormentare Harry Potter.
Quest'ultimo, dopo l'ennesimo respiro profondo, risfoderò la
bacchetta
e la
puntò contro Draco, ed esordì con tutta la calma
che riuscì a
racimolare:-
Stammi bene a sentire, Malfoy, io non ho nessuna intenzione di sorbirmi
tutte
le tue stupide battutine e... -
- Te ne sei già pentito vero? - lo apostrofò il
biondo - Scommetto che
già
rimpiangi di aver deciso di farmi restare qui. Insomma Potter, mi
conosci;
credevi davvero che me ne sarei stato buono e zitto tutto il tempo? Hai
scelto
di tenermi qui e adesso devi pagare... - Draco lanciò un
occhiata
penetrante
alla sua nemesi - Per il principio della scelta e della
conseguenza.
-
Le sue parole furono seguite da un breve silenzio durante il quale
Harry, un
po' confuso, cercò una risposta adeguata a quell'ambigua
affermazione,
ma Draco
lo anticipò: - Di certo è nel tuo carattere fare
scelte idiote... ti
basti
pensare alla tua decisione di venire qui... -
- Cosa intendi dire? - s'infervorò Harry, che adesso
cominciava sul
serio ad
averne abbastanza.
- Andiamo Potter, lo sappiamo tutti e due che quello che ti ha spinto a
tornare
qui è il tuo lato sentimentale. - Draco aveva appena deciso
che quella
conversazione, oltre a concedergli tempo per escogitare un modo per
rimpossessarsi della sua bacchetta, poteva diventare un magnifico
canale di
sfogo.
Tormentare gli altri aveva su di lui lo stesso effetto che una Pozione
della
Pace di Madama Chips avrebbe avuto su qualsiasi altra persona normale.
- Non impicciarti nei fatti miei, Malfoy, queste sono cose che non puoi
capire!
- ringhiò Harry.
- UUUh, ma come ci scaldiamo! A quanto pare ho toccato un nervo
scoperto… -
Draco, ormai, gongolava a più non posso.
- Avanti, Potter, dillo che sei venuto a Godric's Hollow soltanto per
piangere
la morte di mamma e papà. Volevi vedere il luogo dove
è successa la
tragedia?
Per favore, mi puoi avvertire prima di cominciare a piangere come una
fontana
così mi procuro un ombrello? -
Per Harry fu troppo.
Non permetteva a nessuno, meno che mai a Draco Malfoy, di fare battute
sulla
morte dei suoi genitori.
Levò la bacchetta urlando: Stupeficium!,
ma Malfoy fu più
veloce: balzò
di lato con incredibile agilità, cosicché il
fiotto di luce andò a
cozzare
contro la parete coperta dalla libreria, che cigolò
pericolosamente.
Draco, trionfante, riacciuffò la sua bacchetta che
l'incantesimo di
Disarmo di
Harry aveva spedito in fondo alla stanza.
Fuori di sé dalla rabbia, Harry si scagliò verso
Malfoy, levando di
nuovo la
bacchetta, ma inciampò sulla seggiola di legno che Draco
aveva spostato
prima,
finendo lungo disteso per terra.
Nella caduta, il medaglione, il falso Horcrux che Harry portava sempre
con sé come
se fosse un talismano, scivolò fuori dalla sua tasca,
atterrando
proprio vicino
alla gamba di Draco.
Harry sbarrò gli occhi, mentre Malfoy raccoglieva il
medaglione tra le
mani
ossute, con un misto di stupore e curiosità dipinto sul
volto.
Si affrettò a puntare di nuovo la bacchetta contro il biondo
urlando di
nuovo: Stupeficium, ma Draco, che
se l'era
aspettato, aveva sollevato la sua bacchetta sibilando:Protego!
La barriera invisibile scaturita dalla punta della bacchetta di Malfoy
bloccò
la fattura di Harry, deviandola nuovamente verso la libreria, che
questa volta
cedette.
Il mobile ricolmo di libri rovinò con un violentissimo
schianto contro
il
tavolo, distruggendolo.
Fulmineamente, Draco si allontanò dalla zona a rischio, ma
Harry non fu
altrettanto veloce.
Sentì solo qualcosa di molto pesante che lo colpì
alla testa.
Poi il buio.
Dallo spiraglio di una finestra, bene attento a rimanere nascosto,
Flick
Speculatis aveva seguito l'intera scena.
Distolse lo sguardo e si diresse a grandi passi verso il centro del
villaggio.
Era stato più forte di lui: dopo che quello che aveva
scoperto essere
il famoso
Harry Potter si era allontanato, aveva indugiato solo pochi minuti; poi
aveva
chiuso la locanda e lo aveva seguito a distanza.
Fin dall'inizio aveva avuto l'impressione di conoscere quell'intenso
sguardo
verde; adesso sapeva che aveva preservato il ricordo dello sguardo
smeraldino
di Lily Potter.
Neanche lui sapeva dire cosa lo avesse spinto a seguire il ragazzo.
Forse era curioso di saperne di più sul Prescelto, come
tutti... o,
chissà,
forse aveva avuto un presentimento.
Ora, mentre si dirigeva il più in fretta possibile verso la
sua
locanda, sapeva
che i suoi presentimenti erano fondati.
All'inizio aveva spiato Potter attraverso gli alberi del boschetto;
ciò
che lo
aveva indotto ad avvicinarsi fino a sbirciare all'interno
dell'abitazione era
stato l'arrivo di quello che era, a scanso di equivoci, il soggetto dei
manifesti che tappezzavano l'intero villaggio: il ricercato Draco
Malfoy.
Flick cercò di riflettere lucidamente, nonostante la corsa
necessitasse
l'impiego della maggior parte delle sue energie.
Forse Harry Potter aveva provato a catturare il criminale, questo
spiegava lo
scontro... forse lo aveva addirittura intrattenuto in quel dialogo del
quale,
purtoppo, Flick non era riuscito a cogliere una parola, per distrarlo...
Ora, però, essendo svenuto, di certo non poteva fare
granché, anzi, era
in
pericolo... tutto il villaggio era in pericolo!
Stando a quello che diceva il Ministero, Draco Malfoy, nonostante
apparisse
piccolo e gracile, era stato complice di un omicidio ed era un
sospettato
Mangiamorte.
Flick era convinto che non si sarebbe fatto alcuno scrupolo a uccidere
qualcuno.
L'uomo era giunto al limitare del boschetto.
Si fermò un momento a riprendere fiato, osservando la valle
che si
stendeva ai
suoi piedi con occhi sgranati.
Il suo vecchio gufo avrebbe impiegato due, al massimo tre ore a
raggiungere il
Ministero.
Era parecchio tempo, ma non c'era scelta.
Era compito suo ora, di Flick Speculatis, dare l'allarme...
*****
Nel frattempo, un'accesa discussione stava avendo luogo nella piccola
camera di
Ron Weasley, alla Tana.
I protagonisti del diverbio erano i due più grandi amici del
ragazzo
che
giaceva privo di sensi nella casa abbandonata al limitare di Godric's
Hollow;
ed era proprio lui l'oggetto del dibattito.
- Perchè diavolo non l'hai fermato? - esclamò
Ron, rivolto ad un'
angosciata
Hermione.
- Te l'ho già detto, Ron, non avevo scelta! -
ribatté la ragazza - Cosa
potevo
dirgli? Lo conosci, non mi avrebbe ascoltato... si sente responsabile
per
quello che ti è successo... -
- Ma non lo è! - s'infervorò Ron -La colpa
è solo del Signore Oscuro!
Noi
sapevamo che la scelta di seguirlo ovunque andasse avrebbe comportato
dei
pericoli! E ci siamo tirati indietro al primo ostacolo! -
Ron era in pigiama, seduto sul suo letto.
Era molto pallido, e aveva ombre scure sotto gli occhi; ma, per quello
che
aveva passato, si era ripreso fin troppo rapidamente.
- Ron, noi non ci stiamo tirando indietro! - Hermione invece era seduta
ai
piedi del letto del suo ragazzo, con l'aria affranta.
- Ascoltami, io ero in ansia per te, ed ero certa che comunque Harry
non mi
avrebbe ascoltato... mi dispiace, forse avrei dovuto tentare
comunque... ma in
fondo serve anche a noi del tempo per riflettere... -
- Ma riflettere su cosa? - chiese nervosamente Ron, che cominciava ad
arrabbiarsi - Cosa di preciso? Harry potrebbe avere bisogno di noi! -
- Con tutta probabilità, Harry è andato a
Godric's Hollow a visitare le
tombe
dei suoi genitori; e forse era una cosa che aveva bisogno di fare da
solo. Ron,
anch'io sono convinta che potrebbe avere bisogno di noi, ma dobbiamo
prima
cercare di capire con esattezza cosa è successo ieri
notte... -
- Hermione, te l'ho ripetuto un milione di volte - esclamò
Ron,
esasperato -
Improvvisamente ho sentito un dolore fortissimo e la voce di Voldemort
ha
cominciato a uscire al posto della mia senza che io potessi impedirlo.
Ma è già
successo a Harry poco più di un anno fa al Ministero della
Magia no?
Non è la
prima volta che Voldemort usa questo trucchetto... adesso possiamo dire
che con
tutta probabilità è stato lui a usare la Legilimanzia
su di
me... -
- Ron, intanto questo trucchetto ti
ha quasi ucciso; e poi sto cominciando a pormi molte domande sul
perchè
il
Signore Oscuro abbia usato la Legilimanzia
su di te in quello strano
modo… -
- Cosa intendi dire? - chiese Ron
- Ho controllato su molti libri: non risulta da nessuna parte che la Legilimanzia
abbia
l'amnesia come effetto collaterale. Tu non hai detto che dopo che
l'aveva
applicata non ne avevi memoria se non dopo molte ore? -
- Be’ sì, infatti... ma questo cosa c'entra? -
domandò Ron, un po'
confuso.
- Ma non lo trovi strano? Non ti insospettiscono tutti questi ultimi
avvenimenti? La ricerca della Profezia l'anno scorso, la morte di
Silente, il
ritrovamento del falso Horcrux, R.A.B., e ora quello che è
successo a
te... Ron
queste non sono tutte coincidenze! Il Signore Oscuro sta delineando un
percorso
ben preciso, me lo sento! -
- Se è così non possiamo lasciare Harry da solo!
- eslamò Ron -
Voldemort
potrebbe mandare qualcuno a ucciderlo! Alla fine chi ci assicura che
darà
veramente ascolto alla profezia e ucciderà personalmente
Harry? Se
manda
un'intera squadra di Mangiamorte a farlo fuori e lui è
lì da solo non
dovrà
neanche scomodarsi! Hai sentito cosa hanno detto quelli dell'Ordine:
adesso
faranno delle ricerche riguardo a quello che mi è successo.
Ci
penseranno loro
a scoprire cosa ha in mente quel pazzo... Hermione, adesso Harry ha
bisogno di
noi! -
La ragazza rimase in silenzio per qualche istante.
Poi, lentamente, annuì: - D'accordo Ron, partiremo questa
notte.
Dobbiamo fare
attenzione a non farci sorprendere da quelli dell'Ordine... che in
teoria ci
avrebbero vietato di lasciare la casa. Pochi giorni fa Lupin mi ha
detto che la
casa dei Potter si trova appena fuori dal villaggio, in
prossimità
dell'inizio
della foresta di Queerditch. Ci scommetto quello che vuoi che Harry si
trova
lì... ci teneva così tanto a visitarla.
Arriveremo dalla foresta, per
non
essere notati, spero solo che non sia troppo tardi per rintracciarlo...
-
Ron si immobilizzò, lo sguardo vitreo.
- Ron? -
Nessuna risposta.
-Ron?-
Il rosso alzò gli occhi.
- Tutto bene? - domandò Hermione, nervosa.
- Io... credo di sì. -
- Bene, allora... allora vado un momento di sotto. - mormorò
la
ragazza,
guardandolo con aria sospettosa.
Ron rimase solo nella stanza.
- Tutto bene… - mormorò a se stesso.
*****
La luce del sole che aveva illuminato la stanza di Ron, durante il suo
colloquio
con Hermione, non era la benvenuta nelle stanze remote di Casa Riddle.
Qui, infatti, le finestre sbarrate non lasciavano indizi
sull'alternarsi della
notte e del dì, e, anzi, consentivano
all'oscurità di perdurare
nell'abitazione
in ogni ora del giorno e della notte.
Lo stesso focolare che due giorni prima aveva illuminato il volto di
Severus
Prince Piton, ora gettava una luce fioca sul volto scuro, dalla
mascella
pronunciata, della donna inginocchiata a terra.
L'ampia poltrona nera davanti a lei era occupata dalla stessa persona
che vi
sedeva la notte del colloquio con Severus, e che, quando
parlò, lo fece
con la
stessa voce fredda e sibilante della volta precedente: - La segretezza
è
essenziale Bellatrix; ti impartisco ulteriori raccomandazioni sul non
trasgredire i miei ordini a riguardo. Tu e gli altri Mangiamorte non
dovete
nemmeno avvicinarvi alla zona vietata, -
Bellatrix Lestrange chinò il capo - Non vi
deluderò, Mio Signore, -
- Lo spero, Bellatrix, e per essere sicuro di avere dei risultati
efficienti
voglio che tu avverta Severus, prima di partire per Godric's Hollow.
Desidero
che partecipi all'operazione, -
La mascella della donna si contrasse.
- Voglio che tu gli riferisca tutto ciò che ti ho detto.
Certamente
questo
cambio dei piani lo istigherà a porsi molte domande... conto
su di te
per
impedirgli di ficcare il naso dove non deve. -
Bellatrix rimase in silenzio.
- Naturalmente, - continuò Lord Voldemort - niente di tutto
ciò era nei
miei
piani... avevo detto a Severus che nessun Mangiamorte avrebbe messo
piede nel
villaggio. Tuttavia, queste indesiderate circostanze mi costringono ad
alterare
i piani. Lo ribadisco: è fondamentale che l'azione
abbia successo.
-
Il Signore Oscuro lasciò la presa sulla poltrona e la
aggirò, fino a
trovarsi
davanti alla Mangiamorte inginocchiata che lo osservava con venerazione
mista a
rispetto riflessa negli occhi neri, resi brillanti dalla luce delle
fiamme.
- Li voglio morti, Bellatrix. Tutti e due... -
*****
Nel salotto dell'ultima casa di una via chiamata Spinner's End, seduto
su una
comoda poltrona e con un calice stretto nella mano destra, Severus
Piton teneva
lo sguardo perso nel vuoto, la fronte corrugata dalla preoccupazione.
I motivi di tale inquietudine erano molti; in primo luogo gli strani
comportamenti
del suo padrone.
Questi strani comportamenti, avevano avuto inizio
proprio la
notte della
morte di Silente.
Subito dopo l'attentato, Severus aveva condotto Draco nella sua casa e
lo aveva
interrogato.
Prima del colloquio tra il ragazzo e il Signore Oscuro, Severus doveva
sapere
esattamente come si erano svolti i fatti, perchè, se non
fosse riuscito
a dire
nulla a discolpa di Draco, questi sarebbe sicuramente stato ucciso.
L'uomo gettò un'occhiata al divano liso davanti a
sè, ricordando come
se fosse
il giorno precedente quella notte di quasi due mesi prima quando quello
stesso
divano era stato occupato da un Draco in lacrime, che singhiozzava in
modo
incontrollabile.
Nonostante Severus fosse stato, suo malgrado, un tantino impietosito da
quella
scena, sapeva che per il bene del ragazzo non era il momento dei
sentimentalismi.
Lo aveva costretto a raccontare tutto, fin dall'inizio. Fin da quando
era
andato da Magie Sinister l'estate precedente; scuotendolo per le spalle
quando
si interrompeva, e senza concedergli tregua neanche quando veniva
scosso da
singhiozzi tanto violenti che gli impedivano di parlare.
E, alla fine, la verità era venuta fuori; e di certo Severus
non poteva
dire di
avere molte tesi da presentare a discolpa di Draco.
Da quanto aveva appreso, infatti,se i Mangiamorte non fossero
sopraggiunti,
quasi sicuramente Draco avrebbe accettato l'aiuto di Silente e avrebbe
abbandonato il lato oscuro senza pensarci due volte.
Ed era stato questo, che aveva turbato maggiormente Severus.
Il Signore Oscuro non tollerava i tradimenti.
L'uomo aveva aspettato per quelle che gli erano parse ore fuori dalla
porta
della stanza dove si era svolta l'udienza di Draco col Signore Oscuro;
e
all'iniziale sollievo che lo aveva pervaso quando Draco ne era uscito
vivo,
anche se ancora dolorante per gli effetti della Maledizione Cruciatus,
si era
sostituito il sospetto.
Era infatti stato informato, in seguito, dallo stesso Signore Oscuro,
che Draco
era stato risparmiato per portare a termine una nuova missione che
questa volta
avrebbe dovuto svolgere nel villaggio di Godric's Hollow.
E il Signore Oscuro si era addirittura premurato di fargli trovare sul
luogo
una casetta pronta ad accoglierlo!
Inutile dire che Severus aveva scoperto con parecchio stupore questi
particolari organizzativi; ed era rimasto ancora più
sconcertato nello
scoprire
che la missione consisteva nel ritrovamento di un antico oggetto
appartenuto a
Godric Grifondoro.
Perchè tante premure per Draco, che gli aveva appena dato
una chiara
dimostrazione di infedeltà? Cosa se ne faceva il Signore
Oscuro di un
oggetto
appartenuto a Godric Grifondoro? Perchè era stato
così irremovibile
quando lui,
Severus, era andato a chiedergli di far pattugliare Draco da alcuni
Mangiamorte? Si poteva mandare un inesperto diciassettenne a compiere
una
missione senza dargli alcun tipo di indicazione? Perchè il
Signore
Oscuro aveva
definito il semplice ritrovamento di un oggetto uno dei piani
più
significativi? Perchè aveva concesso solo a lui, Narcissa e
Bellatrix
di
conoscere i piani? Qual'era il motivo di tanta segretezza?
Severus era inquieto.
Era inquieto perchè temeva per la sorte di Draco, lo
spaventavano gli
atteggiamenti del Signore Oscuro, e cominciava a sospettare che la
morte di
Silente avesse un secondo fine, oltre a quello di sgombrare la strada
del suo
padrone verso il potere assoluto.
In quel momento, qualcuno bussò alla porta.
Lentamente, l'uomo si alzò dalla poltrona, raggiungendo la
porta con
pochi
passi e aprendola piano; permettendo alla luce interna della casa di
illuminare
parzialmente il volto scuro di Bellatrix Lestrange.
La donna rimase immobile sulla soglia per qualche istante, i freddi
occhi neri
fissi su Severus, prima di mormorare:
- Abbiamo un problema, Piton -
Continua...
NOTE: Il nome Flick Speculatis viene dal latino: speculator, che
significa
spia. Ho scelto questo titolo per il capitolo ispirandomi a Matrix.
Come avrete
capito, in questo capitolo ogni personaggio fa o ha fatto delle scelte
che
comportano conseguenze: Harry ha scelto di rimanere in casa con Draco?
Adesso
si trova privo di sensi nella sua stessa casa. Hermione non ha provato
a
fermare Harry? Adesso deve sorbirsi le proteste di Ron. Piton ha
stretto il
Voto Infrangibile? Adesso di conseguenze, ve l'assicuro, ne
avrà a
bizzeffe.
Voldemort... bé... anche lui ha parecchi scheletri
nell'armadio, ma per
il
momento non vi dico altro. Di domande potete farvene parecchie adesso.
Vi dico
che ho scelto questo titolo per la mia storia perchè
Apocalisse non
vuole dire
solo fine del mondo: significa anche rivelazione, scoperta. Per questo
qualche
segreto oscuro ci vuole...
Il carattere che Draco presenterà durante tutta la storia,
è ovviamente
fedele
al personaggio originale, anche se mi sono ispirata anche al film
Licantropia
Apocalypse, che non mi è piaciuto molto, ma trovo
interessante il
personaggio
di Ghost, al quale la mia distorta fantasia ha curiosamente associato
Draco
Malfoy (Dracuccio non offenderti! Non ti sto dando della femminuccia...
dico caratterialmente.)
Alla prossima,
Babydoll
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Capitolo 5 *** 4. Nascosto nel buio ***
NASCOSTO NEL BUIO
Il crepuscolo
calò sulle ondulate colline inglesi; un lento velarsi
della luce,
un graduale allungarsi delle ombre.
L'afa della giornata di tarda estate cominciò ad attenuarsi,
mentre la
rossa
sfera di fuoco del sole calava a occidente e l'aria stagnante e riarsa
si
raffreddava.
Il silenzio che accompagna la fine del giorno avvolse la terra, mentre
foglie
ed erbe rabbrividivano nell'attesa della notte.
Quello stesso silenzio, nell'ufficio Auror del Ministero della Magia,
era
intriso di una tensione quasi palpabile.
I tavoli nei vari studi erano occupati da alte sagome incappucciate,
chine su
lunghi rotoli di pergamena; i corridoi venivano attraversati da figure
pressoché identiche che camminavano con passo lento e
deciso, senza mai
interrompere l'atmosfera di quiete e senza mai voltarsi indietro.
Una di queste attraversò rapidamente il corridoio principale
dell'ufficio,
svoltò l'angolo e continuò il suo tragitto lungo
un altro corridoio
deserto e
interminabile.
Il suono dei suoi passi riecheggiava nel silenzio; un suono ritmico
quanto
sinistro.
Infine, l'uomo si fermò davanti ad una lucida porta nera e
gettò
indietro il
cappuccio, rivelando un viso pallido, scavato, dalle ossa pesanti.
Occhi, barba e capelli erano neri come il carbone, e la fronte solcata
da
profonde rughe gli conferiva un'espressione perennemente corrugata e un
cipiglio severo.
Bussò piano alla porta e attese che dall'interno una voce
bassa e
profonda
proferisse: Avanti! prima di abbassare lentamente
la maniglia.
L'uomo era giunto in una stanza ampia e pulita, le quali pareti erano
coperte
da ampie librerie ricolme di registri, e la quale luminosità
era dovuta
ad un
allegro focolare che scoppiettava in un angolo.
Lo studio era occupato solamente da due sedie nere dall'aria scomoda e
da una
scrivania dietro la quale, con un calice stretto nella mano destra e un
rotolo
di pergamena nella mano sinistra, sedeva Rufus Scrimgeour.
Lentamente, il Ministro della Magia volse lo sguardo verso l'uomo
appena
sopraggiunto, che esordì: - Ministro, siamo pronti.
Attendiamo suoi
ordini per
dare inizio all'operazione, -
- Pazientate ancora per qualche ora, Gawain. Desidero che procediate
solamente
a notte inoltrata. L'ultimo scopo dell'operazione è quello
di creare
scalpore
sotto gli occhi degli abitanti del villaggio. La cattura deve essere
rapida e
silenziosa, -
- Ministro, se il ragazzo attaccasse... -
- Ne dubito, Gawain, - replicò tranquillamente Scrimgeour.
- Vedi, io sono segretamente convinto che Draco Malfoy sia
semplicemente un
ragazzino cresciuto sotto la cattiva influenza di diversi maghi oscuri
che si è
lasciato coinvolgere in cose troppo grandi per lui, -
Nonostante non avesse ricevuto un esplicito invito, Gawain Robards
avanzò al centro
della stanza e prese posto su una seda di fronte alla scrivania.
- Posso domandarle, Ministro, quale ragione l'ha indotta a mobilitare
un'intera
squadra di Auror contro il ragazzo se non lo ritiene nocivo per la
quiete
pubblica? -
- Gawain, amico mio, ho troppo rispetto per la tua intelligenza per
ritenere
che tu non conosca realmente la risposta alla domanda che mi hai appena
posto,
-
Rufus rivolse un mesto sorrisetto al capo degli Auror - Credi davvero
che io
faccia mettere sulla prima pagina della Gazzetta del Profeta articoli
su
assassini che per la comunità magica sono senza volto e
senza nome
perchè li
ritengo le notizie più fondamentali? Credi davvero che le
celle di
Azkaban
riempite in questi ultimi tempi ospitino solo criminali e Mangiamorte
realmente
colpevoli? Sai, non è per niente facile essere Ministro...
decisioni
cruciali e
tempestive da prendere... migliaia di dipendenti da controllare... e,
soprattutto, centinaia di persone da rassicurare... per quanto
invano… -
Rufus si passò stancamente una mano sulla fronte.
Gawain rimase a squadrare in silenzio il suo collega per qualche
istante, prima
di sospirare: - Io credo, e sappi che è solo una
supposizione, che una
maledizione gravi sul posto di Ministro della Magia... ho come
l'impressione
che questa carica indebolisca i caratteri... -
- Robards, per quanto tu sia un mio caro amico, ricorda che come
Ministro esigo
un moderamento del linguaggio! - la voce di Rufus s'indurì.
Di quei tempi, quando sembrava che la buona sorte lo avesse
definitivamente
abbandonato, l'ulima cosa che il Ministro era incline a tollerare erano
le
critiche.
- Rufus, lo sai che ho ragione: ti conosco da molto tempo e non sono
l'unico ad
aver notato dei cambiamenti. Tu hai sempre avuto un carattere deciso,
combattivo, sfrontato; e da quando invece sei diventato Ministro dai
l'impressione di considerare ogni singolo ostacolo insuperabile... e
per giunta
lo fai durante una guerra che invece avrebbe bisogno di essere
combattuta con
una persona forte e determinata a capo del Ministero! I tuoi giorni di
Capo
degli Auror non ti hanno mai visto così pessimista e
rassegnato. -
- Forse perchè i miei giorni di Capo degli Auror non mi
hanno mai visto
responsabile dell'intera comunità magica. - Scrimgeour
esalò questa
affermazione
con voce flebile.
Da settimane, ormai, la sua voce aveva perso l'abituale forza.
- E non ho memoria dei miei giorni come Capo degli Auror nei quali la
situazione sia deragliata a tal punto... -
- Parli dell'attentato a Hogwarts? - chiese Gawain.
- Non solo, parlo dell'andamento generale e tremendamente tragico di
questa
guerra... la gente viene uccisa sotto il nostro naso... Mangiamorte
pericolosi
si nascondono tra noi e le nostre forze non riescono a scovarli... e
tutta una
serie di situazioni che mi avviliscono ogni giorno di più. -
il
Ministro
sospirò, incurvando le spalle.
All'improvviso appariva molto più vecchio e fragile.
- Sai, ho sempre desiderato diventare Ministro... fin da quando sono
entrato
nella scuola per Auror. Agoniavo il potere, il completo controllo...
inveivo
contro la superficialità di Caramell e rimuginavo su come
invece la
potenza del
Ministero potesse aumentare di molto; se a capo vi fosse stato qualcuno
con un
po' di sale in zucca. - Scrimgeour aveva gli occhi persi nel vuoto e
sembrava totalmente
immerso nei ricordi - Solo ora, soltanto ora che ho la concreta
possibilità di
realizzare tutti i miei ambiziosi progetti, questa terribile guerra
dilaga con
una forza inarrestabile. -
Gawain Robards continuava a tacere.
- Gawain, tu non sai quanto possa essere terribile per un Ministro
vedere le
forze del Ministero di cui è a capo sgretolarsi sempre di
più, giorno
dopo
giorno. Sono verità che cerco di negare anche con me
stesso... ma non
posso, noi
non possiamo illuderci ancora di combattere una guerra che non ci vede
nemmeno
lontanamente alla pari col nostro avversario! -
-
Tu
sottovaluti il
Ministero, Rufus. - intervenne Robards - Posso anche darti parzialmente
ragione
su alcuni punti: l'inizio di questa guerra ci ha visto in discreto
svantaggio, ma
solo qualche anno fa, la persona seduta di fronte a me mi ha detto che
non è
certo l'esordio di una battaglia a determinarne la conclusione. Rufus,
in una
guerra è normale che degli incidenti capitino. Nessuno sta
sottovalutando le
potenzialità del nemico, però non vedo concreti
motivi per trarre tali
pessimistiche quanto avventate conclusioni. Per l'attentato ad Howarts,
le
protezioni e la scelta del corpo docenti è sola opera di
Silente, e non
vedo
quale colpa possa avere il Ministero... per giunta non puoi dire che la
morte
del vecchio preside, per quanto tragica sia stata, non abbia... detto
fra
noi... dei riscontri positivi. Insomma, quanti conflitti ci sono stati
tra il
Ministero e Silente in tutti questi anni? Quante volte Caramell non
è
stato messo
al corrente di pericolose iniziative intraprese da quel vecchio pazzo?
Quante
volte tu stesso ti sei trovato in difficoltà a causa sua? E
poi,
riguardo ai
prigionieri di Azkaban, meglio avere celle occupate da criminali poco
pericolosi finché non catturiamo i più nocivi che
averle vuote e
lasciarli
tutti in circolazione! -
Per la prima volta dacché il capo degli Auror era entrato,
sul volto di
Rufus
comparve l'ombra di un vero sorriso.
- Nulla ti abbatte di spirito vero, Gawain? Forse in questi tempi
tormentati
saresti un Ministro molto più efficiente di me. -
- Mi rincresce, Ministro, ma la tua carica non mi ha mai
particolarmente
affascinato... anzi, sono segretamente felice per la tua promozione che
ha
comportato la mia nomina come Capo degli Auror... sinceramente trovo
sia molto
più gratificante. - replicò quest'ultimo.
Ora Rufus Scrimgeour sorrideva apertamente.
- Pertanto, - continuò Robards - l'unica cosa che mi preme
al momento è
portare
a termine la missione che mi è stata assegnata;
indipendentemente dal
suo reale
scopo. -
- Così sia, Gawain. - rispose il Ministro - Cattura quel
piccolo
bastardo e
sbattilo in gattabuia. Non c'è nulla come un luogo chiuso e
tanto tempo
per
riflettere per domare gli adolescenti troppo esuberanti! -
I due uomini risero, godendo di quei pochi istanti durante i quali
potevano
concedersi di dimenticare le rispettive preoccupazioni.
- E comunque anche dimostrare alla gente che il Ministero riesce a
tenere a
bada i criminali, che è il reale scopo della cattura non
è di poco
conto. -
mormorò Scrimgeour, tornando a farsi serio - Se l'azione
riesce, almeno
dimostreremo di avere sotto controllo i Mangiamorte meno pericolosi...
perciò
vai, Gawain, raduna gli Auror e parti immediatamente per Godric's
Hollow. -
Di fatto, Robards si stava già avviando verso la porta.
Aveva già la mano stretta attorno alla maniglia quando
proferì con voce
penetrante venata da un sarcasmo appena percettibile: - Ah, Ministro? -
- Sì, Gawain? - rispose Scrimgeour, intento a stappare una
bottiglia di
idromele.
Lentamente, il capo degli Auror si voltò a scrutare il
Ministro della
Magia,
con un barlume di ironia dipinto negli occhi neri.
- Ministro, quali ordini riguardo... Harry Potter? -
L'atmosfera nella stanza sembrò raggelarsi.
La mano di Rufus si indurì di colpo attorno al tappo della
bottiglia.
- Tutto molto semplice, Gawain: se quel dannato arrogante non intende
mettermi
a parte dei perversi piani che ha escogitato assieme a Silente,
vorrà
dire che
li scoprirò per vie traverse. Se non ricordo male, la
lettera giunta da
Godric's Hollow lo descriveva: svenuto e momentaneamente prigioniero
nella casa
abbandonata dove ho avvistato il ricercato; con il quale ha
intrattenuto un
lungo dialogo prima dello scontro. Sai, Gawain, ho rivalutato il
giovane Malfoy:
Sono certo che in quel lungo dialogo quei due non si sono scambiati
frasi di
cortesia. -
- Stai dicendo, Rufus... stai dicendo che pensi che Potter e Malfoy
stiano
architettando qualcosa assieme? - domandò Robards, sorpreso.
- Potrebbe essere una teoria plausibile, amico mio, ma negherebbe tutte
le
supposizioni sulla fedeltà del giovane Malfoy verso il
Signore
Oscuro... e ne
farebbe nascere altre propense a credere che la sua fuga da Hogwarts
sia stata
voluta da Silente stesso... non possiamo trarre conclusioni, Gawain, ma
stai
certo che Harry Potter non avrà pace finché non
avrò tratto quelle
esatte. Il
mio ordine è semplicemente quello di ignorarlo, semmai lo
incontraste
durante
l'operazione. Draco Malfoy, con il supporto di qualche goccia di
Veritaserum, sarà
il latore di tutto ciò che Potter ha realmente intenzione di
fare. -
- Agli ordini, Ministro. - sogghignò Robards, uscendo dallo
studio.
*****
L'oscurità incombeva sul villaggio di Godric's Hollow.
Il silenzio era infranto solo dal mormorio del fiume Arion e dal
trillare dei
grilli; e solo la sottile lama di luce che filtrava dalle finestre
della casa
abbandonata ai margini della foresta fendeva l'apparente
infinità delle
tenebre; e illuminava un salotto devastato da un tavolo infranto
sepolto sotto
una libreria nel suo stesso stato e da decine di libri disparsi sul
pavimento.
Su quello stesso pavimento, tra schegge di legno e pagine strappate, il
corpo
di Harry Potter giaceva inerte; e, a poca distanza, sedeva Draco Malfoy.
Il ragazzo fece scattare per quella che doveva essere come minimo la
centesima
volta l'apertura del medaglione che reggeva tra le mani, contemplando
per
qualche istante a occhi sgranati il biglietto al suo interno; per poi
richiuderlo
di scatto e distogliere lo sguardo come se avesse appena letto
chissà
quale
atrocità.
la ripetizione di queste tre azioni lo aveva impegnato per ore intere,
ma la
mente di Draco era troppo occupata a riflettere su quanto aveva
scoperto per
poter serbare memoria del tempo e dello spazio.
Era convinto che quel medaglione aprisse una breccia tra
l'oscurità dei
mille
segreti che davano vita all'intreccio, divenuto quasi leggenda, della
storia di
Harry Potter e del Signore Oscuro.
R.A.B... che fosse un nome in codice? Poteva trattarsi dello stesso
Potter?
Al Signore Oscuro
So che avrò trovato la morte molto prima che tu legga queste
parole ma
voglio
che tu sappia che sono stato io ad aver scoperto il tuo segreto. Ho
rubato il
vero Horcrux e intendo distruggerlo appena possibile. Affronto la morte
nella
speranza che, quando incontrerai il tuo degno rivale, sarai di nuovo
mortale.
R.A.B.
"So che avrò trovato la morte molto prima che tu
legga queste
parole...
"
D'accordo, si disse Draco,
se
questo messaggio
lo ha scritto Potter, questa è solo una delle sue menate da
eroe
tragico.
"Ho scoperto il tuo segreto..."
La curiosità di Malfoy si destò ancora una volta.
"Ho rubato il vero Horcrux..."
Alla
curiosità
di Draco si
sostituì la frustrazione: cosa diavolo era un Horcrux?
"Affronto la morte nella speranza che, quando incontrerai il
tuo
degno
rivale, sarai di nuovo mortale..."
La
fine del
messaggio
scombussolava di nuovo tutte le idee del biondo, ne faceva nascere di
nuove, e
lo induceva a rileggere ancora una volta il biglietto, nonostante lo
conoscesse
a memoria.
Ma il degno rivale del Signore Oscuro non era Potter? Allora... allora
non
poteva essere lui l'autore di quel messaggio! Era forse stato scritto
da...
Silente?
Lo stomaco di Draco si annodò; come sempre quando i suoi
pensieri
divulgavano
sul ricordo del vecchio preside.
E in quel caso, erano quindi vere tutte quelle dicerie sul
"Prescelto"?
Malfoy, suo malgrado, non era riuscito a impedire a un barlume di
speranza di
accendersi dentro di lui: se Potter aveva davvero il potere di
sconfiggere il
Signore Oscuro... voleva dire che, se ci fose riuscito... lui, Draco,
avrebbe
avuto una possibilità di sottrarsi al suo destino di
Mangiamorte!
Era un'ipotesi alquanto improbabile e inverosimile, e, in un tempo
molto
lontano, Malfoy si sarebbe vergognato di aver pensato anche solo per un
momento
che Potter potesse in qualche modo aiutarlo.
Ma di quei tempi, ormai, addirittura il suo orgoglio era stato
sopraffatto
dall'istinto di sopravvivenza.
Incapace di rimanere seduto, Draco scattò i piedi e
iniziò a
passeggiare
nervosamente per il salotto, evitando con elegante noncuranza gli
oggetti
disparsi sul pavimento, senza fare un solo rumore.
Continuò a camminare; il lungo mantello che frusciava alle
sue spalle
ad ogni
passo, la mano destra chiusa a pugno sul medaglione e la fronte
corrugata a
testimoniare la sua concentrazione.
Era di vitale importanza escogitare un modo, ingannando, mentendo,
fingendo...
non aveva importanza... ma doveva riuscire a ottenere l'aiuto
dell'Ordine della
Fenice.
Doveva ottenere l'aiuto che Silente gli aveva offerto prima di morire.
Si bloccò di scatto davanti alla finestra, gli occhi
sbarrati.
Ma ora che Silente era morto... insomma, la protezione poteva essere
efficace
solo se creata da un mago così potente no?
E Malfoy sapeva che, se avesse tradito una seconda volta il Signore
Oscuro
senza avere la garanzia di una protezione infallibile, avrebbe segnato
da solo
la fine dei suoi giorni.
Ne aveva apprese tante di storie: Regulus Black, Igor Karkaroff, e
innumerevoli
altri casi nei quali i Mangiamorte pagarono le loro dimissioni con la
vita.
Draco lanciò a Harry uno sguardo profondo e indagatore che
avrebbe
messo molta
inquietudine al Grifondoro; se avesse potuto vederlo. Poi un improvviso
rumore
proveniente dall'esterno costrinse Malfoy a voltarsi di nuovo verso la
finestra.
Rimase immobile a osservare le fronde scure degli alberi, attento a
captare un
qualsiasi rumore; ma nulla di insolito si manifestò alla sua
vista.
Nel frattempo, alle sue spalle, due occhi verdi si aprivano a fatica, e
il
corpo di Harry cominciava a dare qualche segno di vita.
Draco si volse a guardare il risveglio del suo nemico-forse unica
speranza di
salvezza, e il ciclo di riflessioni che aveva momentaneamente
interrotto per
osservare fuori dalla finestra tornò a riproporsi nella sua
mente.
Bene, si disse, finché non decido da che parte stare e a chi
giurare
fedeltà
tanto vale che Potter me lo tengo buono.
Lanciò un ultima occhiata alla scura immobilità
degli alberi fuori
dalla
finestra; poi si volse ad accogliere con il più cordiale
quanto falso
sorriso
nel suo repertorio il nuovo svegliato.
Non appena si voltò, un'alta figura incappucciata emerse da
dietro un
albero e
sgusciò verso i cespugli più vicini, rimanendo
accucciata, in attesa...
*****
Il primo sintomo che diede segnale a Harry di aver ripreso conoscenza
fu un
gran mal di testa.
L'emicrania fu seguita a ruota da una leggera nausea, una sensazione di
stordimento generale e smarrimento.
Massaggiandosi
la nuca, il
ragazzo si alzò a sedere a fatica, cercando di ricordare
dove potesse
mai
trovarsi; ma bastò una familiare voce cantilenante alle sue
spalle a
ricordargli perfettamente le sue circostanze:
-
Bentornato
nel mondo dei
vivi, Potter. Mi dispiace che ti sia ripreso così in
fretta... cioè,
sapevo che
non avevi preso un colpo mortale... ma la speranza è sempre
l'ultima a
morire... -
Draco si more le labbra.
Meraviglioso! pensò, Al mio
primo tentativo di approccio
civile con Potter
gli ho esplicitamente detto quanto mi dispiace di vederlo ancora
vivo...
un'affermazione che davvero mi rende degno della più cieca
fiducia...
Mano
a mano i
ricordi
degli ultimi avvenimenti cominciarono a farsi spazio nella mente di
Harry: il
suo arrivo nella casa dei suoi genitori, Malfoy che sopraggiunge, lo
scontro
e... il falso Horcrux volato dritto nelle mani del nemico!
- Uno dei libri ti ha colpito in testa, - stava dicendo Malfoy - Certo
che
potevi spostarti, però... non ci ho messo molto a capire che
manchi
totalmente
di prontezza di riflessi, Potter, -
Draco si ri-morse le labbra.
Ma non riusciva proprio a dire qualcosa che non contenesse insulti?
Tanto vale che sto zitto, allora. si
disse, Altrimenti addio aiuto dell'Ordine
della Fenice.
Tuttavia, Harry non lo stava ascoltando.
Notò con grande sorpresa che la sua bacchetta, sfuggitagli
di mano
quando aveva
perso conoscenza, era ancora accanto a lui.
Come mai
Malfoy
non aveva approfittato del momento per privarlo di difesa?
Senza perdere tempo con ulteriori riflessioni, Harry impugnò
la
bacchetta e la
puntò con fare minaccioso contro Draco, sibilando: - Dammi
il
medaglione,
Malfoy. Lo so che lo hai preso; ti avverto: se non me lo restituisci
immediatamente io... -
Harry rimase a bocca aperta, e non poté finire la frase.
Draco aveva allungato verso di lui la mano con la quale reggeva il
medaglione,
impassibile.
Cioè... glielo restituiva così, senza dire niente?
A quanto pareva, Malfoy aveva intuito perfettamente cosa stava pensando
Harry,
perchè disse: - Frequentare i Weasley ti fa male, Potter;
hai acquisito
la
mentalità del pezzente: sei convinto che ogni persona di
questo mondo
sia
pronta ad accapigliarsi per un qualunque oggetto con un minimo di
valore. Sappi
che oltre a non essere il mio caso il tuo medaglione non vale niente. -
Harry lo osservò sospettoso, mentre allungava la mano verso
di lui, il
palmo
rivolto verso l'alto.
Draco lasciò che la catenina gli scivolasse via dalle dita,
e si
sedette a
gambe incrociate accanto a uno stupito e per niente tranquillo Harry.
Quest’ultimo fece scattare l'apertura del medaglione e
guardò
all'interno: il
biglietto era lì, al suo posto.
Malfoy non aveva preso il biglietto, gli aveva ridato il medaglione e
non lo
aveva disarmato: se tutto questo avrebbe dovuto rassicurarlo, lo fece
invece
agitare ancora di più.
Non era certo un comportamento da Malfoy... doveva esserci un trucco...
Lanciò uno sguardo fuori dalla finestra.
- Cazzo! Ma è notte! -
- Grazie dell'informazione, Potter, anche se devo deluderti dicendoti
che
sapevo già che la parola notte si
riferisce a quando diventa
tutto buio.
-
Questa volta Draco non si morse le labbra.
Fanculo. si disse, Insultare
Potter fa
parte della mia natura.
Harry lo fissò torvo.
Se prima la teoria che anche Malfoy avesse preso una botta in testa e
fosse
diventato improvvisamente buono gli era parsa abbordabile, quest'ultima
affermazione lo fece immediatamente ricredere.
Tornò a guardare fuori dalla finestra: per quante ore era
rimasto
svenuto? E,
soprattutto, cosa aveva fatto Malfoy tutto quel tempo con il suo
medaglione in
mano?
Harry sapeva che di Draco non c'era da fidarsi, ed era deciso ad
evitare
qualunque tipo di trappola.
Fissò il biondino negli occhi come a volergli leggere nel
pensiero,
anche se
non aveva mai imparato: cosa hai fatto durante queste ore? Come hai
reagito al
messaggio che hai letto?
Ma Malfoy
sembrò non
accorgersi di nulla.
Insospettito e irritato, Harry si alzò in piedi e, dopo aver
collaudato
con
quanta stabilità riusciva a mantenersi sulle gambe,
scrutò il salotto
devastato.
- Complimenti, - disse a Draco, ancora seduto, - guarda che casino che
hai
combinato. -
- Ti ricordo che è stato il tuo Schiantesimo a distruggere
tutto; io
l'ho
parato solo per difesa personale. - Draco sogghignò - Come
vedi,
Potter, sei
riuscito a distruggere anche la... tua...
casa. -
Per niente propenso a fare polemica, Harry afferrò da terra
un pesante
libro
rilegato in pelle e cominciò a sfogliarlo distrattamente.
Si soffermò a osservare un' immagine raffigurante due
streghe, la prima
bionda
e pallida, la seconda bruna e scura.
La prima reggeva una bacchetta dalla quale fuoriusciva una lingua di
fuoco
azzurro, che andava ad avvolgere, simile a un lungo serpente turchese,
la
pietra dell'anello che la seconda strega portava al dito medio della
mano
destra. Sotto l'immagine, campeggiava la scritta: Nexus
Ligamen.
-
Serve per
creare un
vincolo tra due persone per mezzo di un oggetto. -
Harry sussultò quando, alzando gli occhi dalla pagina del
libro, si
ritrovò a
fissare le iridi azzurre di Malfoy che, a quanto pareva, era riuscito a
alzarsi, raggiungere Harry, porsi di fronte a lui e sbirciare la pagina
del
libro senza fare un solo rumore.
- Eh? - chiese Harry.
- Si tratta di una sorta di legame a distanza, - Draco
sospirò
quest'ultima
affermazione con un tono lievemente esasperato; come se stesse
rispiegando con
infinita pazienza un concetto elementare a una persona un po' tarda,
che si
ostina a non capirlo. - Con l'uso di questo incantesimo si
può fare in
modo che
due persone, non importa a quanti chilometri di distanza siano l'una
dall'altra, possano entrare in contatto. Cioè, se una ha con
sé
l'oggetto e
desidera ardentemente che l'altra la trovi, si crea questa sorta di
canale. -
A Harry ricordò molto uno dei tipici discorsi di Hermione.
- E posso sapere, - chiese sarcasticamente - Come mai sei
così
informato
sull'argomento? Cos'è, la tua mammina non ti fa uscire di
casa senza
essere
sicura di poter sapere sempre dove sei? -
- Potter, mettiamo le cose in chiaro: non ti permettere di insultare
mia madre!
- per la prima volta, le guance di Draco si tinsero di un vago colorito
roseo
che lo fece sembrare quasi vivo - E poi ti ho detto che solo se la
persona che
porta l'oggetto decide di attivare il legame l'altra può... -
- Sì, sì, ho capito! Non funziona come un Walkie
Tolkie! -
- Un... che? - chiese Malfoy, sorpreso.
- Lascia perdere. - rispose Harry, ridacchiando sotto i baffi: spiegare
a Draco
cosa sono i Walkie Tolkie sarebbe stato come spiegare a zio Vernon cosa
sono
gli Horcrux.
- Comunque, - continuò - come mai allora sei così
informato? -
- Ma cosa credi, che questa sia la prima volta che apro uno di questi
libri?
Sono giorni che li leggo. - replicò distrattamente Malfoy.
- Da... quanti giorni esattamente? - domandò lentamente
Harry, che
stava
cercando ogni via traversa per scoprirne di più sulla venuta
del biondo
a
Godric's Hollow.
Draco si voltò a guardarlo, le labbra sottili stirate in un
sorrisetto
malizioso - Che debole tentativo di estorcermi il motivo del mio arrivo
a Godric's
Hollow, Potter. Sai, sono stufo di sorbirmi sempre la stessa domanda
girata
ogni volta in modo diverso, -
Si chinò in avanti fino a portare il suo viso a pochi
centimetri da
quello di
Harry, tanto che quest'ultimo riusciva a contare le ciglia bionde e si
trovò
così vicino agli enormi occhi azzurri dell'altro che ebbe
l'impressione
di
cadervi dentro.
- Smettila di chiedermi sempre le stesse cose. - sibilò
Draco,
dilatando le
pupille.
Questa volta, invece, a Harry ricordò molto Luna Lovegood.
Dopo un istante, Malfoy si ritrasse, e ricompose la sua espressione in
un
sorriso smagliante.
- Allora, Potter, non vuoi vedere il resto della casa? - gli chiese
come se
nulla fosse.
Questo è pazzo; si disse
Harry, è un
piccolo, perverso, spettrale psicopatico.
Osservando il biondino con apprensione, Harry si diresse lentamente
verso la
scala che supponeva conducesse al piano superiore e salì
lentamente i
gradini,
che scricchiolarono sotto il suo peso, finché non vide una
porta di
legno
chiusa davanti a sé.
Ne abbassò lentamente la maniglia e spinse piano:
ciò che vide gli fece
mancare
il respiro.
Si trovava in una camera da letto illuminata solo dalla tenue luce
lunare che
filtrava dalle finestre.
Nell'oscurità riusciva a scorgere la sagoma di un grande
letto
matrimoniale, un
comodino, e, proprio sotto il cono di luce della finestra, una culla di
legno.
Nonostante si fosse promesso di non versare più lacrime per
la causa,
Harry non
poté impedire ai suoi occhi di diventare lucidi.
Gli faceva un effetto che neanche lui stesso riusciva a spiegare
trovarsi sul
posto sedici anni dopo, a percorrere i corridoi che sua madre aveva
percorso, a
vedere la scena da quell'altro punto di vista.
Basta. si disse, Voldemort morirà per quello che ha fatto e
lo ucciderò
io. Ma
devo smettere di pensarci.
- Smettila di rimuginarci su, non serve a niente. -
Harry sussultò: chi aveva parlato?
Scrutò la stanza buia, ma tutto era immobile.
- Loro sono morti, tu sei sopravvissuto. Fattene una ragione e agisci
di
conseguenza. -
Era la voce di Malfoy, ma Harry non riusciva a capire da dove
provenisse.
Poi il suo sguardo cadde sotto la finestra, dove Draco era appollaiato,
illuminato da una falce di luce della luna che gli dava un aspetto
ancora più
pallido e spettrale, e faceva sembrare i suoi enormi occhi azzurri
troppo
grandi per il visetto aguzzo; simili a due pietre turchesi scintillanti
nell'oscurità.
La reazione di Harry a quell'alquanto inquietante visione fu
spettacolare.
Fece un gran balzo all'indietro andando a sbattere contro il bordo del
letto,
perdendo l'equilibrio e finendo disteso di schiena sul materasso.
- Immagino ti faccia uno strano effetto stare qui. - disse Draco, col
tono di
uno che sta parlando del tempo.
Si alzò, facendo svolazzare il mantello, e mosse qualche
passo in
avanti,
sfiorando con le lunghe dita affusolate di una mano il bordo di legno
della
culla.
Si fermò davanti al letto dove Harry era sdraiato supino,
ancora un po'
scosso.
Alla luce della luna la pelle tirata sulle ossa sottili del volto del
biondo
appariva quasi translucida.
- Sai, a me non piace dormire in questa stanza... -
occhieggiò alla
parete alle
spalle di Harry - Continuo a fare... – rispostò lo
sguardo sul ragazzo
- Incubi.
-
Harry rabbrividì.
Malfoy si avvicinò di più al letto, lo sguardo
trasognato, i lisci
capelli
biondi che scintillavano sotto il bagliore lunare.
- Chissà se delle vestigia di oscuri incantesimi impregnano
ancora
queste
mura... -
Sospirando e rivolgendo un ultimo sorriso perverso a Harry, Draco si
voltò e
uscì dalla stanza.
Harry lo guardò veleggiare fuori dalla porta meditando sul
fatto che
adesso,
finalmente, riusciva a capire il motivo per il quale alcuni Babbani
temevano
così tanto i fantasmi.
Si alzò dopo più di un minuto e scese i gradini
diretto al piano di
sotto; la
mano destra ben stretta attorno alla bacchetta sotto la veste.
Trovò la sua nemesi seduta su una poltroncina
miracolosamente
sopravvissuta al
disastro, che canticchiava tra sé, e che accolse Harry
sfoderando un
ghigno
ancora più ampio del solito.
Senza una parola, Harry afferrò il primo libro che gli
capitò a tiro e
vi ci
seppellì dietro.
Si fermò a osservare la figura di un castello sotto una
scritta in
neretto: Goodrich Castle.
A lato c'era un trafiletto che Harry, senza nemmeno rendersene conto,
come se
la sua bocca agisse di volontà propria, iniziò a
leggere ad alta voce:
- Goodrich
Castle, - recitò - Il castello situato
nel cuore della foresta
di
Queerditch; in prossimità del villaggio di Godric's Hollow.
Secondo la
leggenda
era di proprietà dello stesso Godric Grifondoro... -
Draco
alzò di
scatto la
testa, improvvisamente attentissimo.
- Il castello è in seguito appartenuto a Bowman
Wright; che ne ha
ristrutturato una parte e ha fatto scolpire due Boccini d'oro ai lati
del
portone di ingresso. La leggenda narra anche che Wright abbia nascosto
il primo
Boccino da lui mai realizzato all'interno del castello, chiuso in un
forziere
protetto da molti potenti incantesimi. In seguito a numerosi incidenti
avvenuti
al suo interno, il castello è abbandonato dal 1934...
Hei!! -
Malfoy aveva strappato con un movimento felino il libro dalle mani di
Harry, e
contemplava la pagina a occhi sgranati, il petto che si alzava e si
abbassava
rapido.
- Malfoy, ma che ti prende?! Ma che razza di modi sono... -
- Hai detto che questo castello è appartenuto a Godric
Grifondoro? - lo
interruppe bruscamente Draco.
- Bé, c'è scritto così... ma
perchè ti interessa? E poi tu non ti eri
già letto
tutti questi libri? Credevo che mi avresti citato a memoria tutto il
paragrafo!
-
Malfoy alzò gli occhi dalla pagina - No, - disse con voce
flebile -
questo non
l'ho letto. -
Ma ora che aveva scoperto... ora che sapeva... c'era vicino, c'era
molto
vicino, ne era certo.
Stava per scoprire dove si trovava l'oggetto appartenuto a Godric
Grifondoro
che il Signore Oscuro gli aveva chiesto di ritrovare.
Ora so come portare a termine la missione. si disse Non ho
più bisogno
di
Potter, me ne devo solo liberare il prima possibile
- Cosa mi stai nascondendo, Malfoy? - chiese Harry, che aveva notato la
strana
reazione del biondo. - Cos'hai realmente in mente? -
Ma Draco non rispose.
Gli voltò le spalle e si diresse verso la scala che
conduceva al piano
superiore.
Era già a metà della rampa di quando si
voltò a fissare Harry con
sguardo
gelido, sfoderando un ghigno perfido: - Ciò che ha una
persona ha in
mente non
conta, Potter; saranno le sue azioni a contrassegnare il suo destino. -
E, su questa nota enigmatica, Draco si voltò e
salì in fretta gli
ultimi
gradini, scomparendo alla vista di Harry e lasciandolo confuso e
irritato.
*****
La foresta di Queerditch era un cupo groviglio di ombre e di
oscurità;
un
meandro di alberi e cespugli contorti e aggrovigliati che sembrava
estendersi
all'infinito e la separava dal resto del mondo.
Tronchi coperti da strati di edera e funghi crescevano nodosi e curvi,
coi rami
a spirale simili a zampe di ragno, soffocati dai rampicanti e dalla
boscaglia,
con foglie lucenti che scintillavano argentee alla luce della luna che
a
malapena filtrava tra le fitte coltri degli arbusti.
Quella notte, sullo sfondo del leggero sospirare del vento accompagnato
dal
canto lontano di un uccello, due figure incappucciate si
Materializzarono con
un sonoro pop.
Dopo un momento di indugio, una delle due sagome s'infilò
tra gli
alberi,
immediatamente seguita dalla seconda.
- Sei sicura che sia la strada giusta? - sussurrò
l'inconfondibile voce
di Ron
Weasley, da sotto il cappuccio.
- Certo che sono sicura, Ron, ma fa silenzio! - rispose l'altrettanto
inequivocabile voce di Hermione, da sotto l'altro cappuccio.
- Non sappiamo quali creature vivono in questa foresta, non dobbiamo
farci
sentire! -
- Vuoi... vuoi dire che potrebbero esserci vampiri, lupi mannari o cose
del
genere? - sussurrò Ron, con una punta di panico nella voce.
- Non lo so, ma è meglio non correre rischi. Comunque ci
siamo quasi,
ci vorrà
un minuto... -
Avanzarono in silenzio nella cupa oscurità di quell'intrico
di
vegetazione.
- Cosa credi che faranno i membri dell'Ordine quando noteranno la
nostra
assenza? - domandò Ron a bassa voce.
- Be’... nel biglietto abbiamo scritto che andavamo a
Godric's Hollow a
cercare
Harry, ma dubito che verranno a cercarci... in fondo neanche a loro
andava
molto a genio l'idea che Harry intraprendesse questo viaggio da solo...
Shh! -
Hermione si portò un dito alle labbra, bloccandosi di scatto
assieme a
Ron.
L'avevano sentito entrambi: un rumore tra gli alberi, molto vicino.
- C'è... c'è qualcosa qui con noi. -
sussurrò Ron, paralizzato -
Qualcosa ci
sta spiando... -
- ATTENTO! -
Hermione diede un forte spintone a Ron, facendo in modo che un
improvviso getto
di luce rossa lo mancasse.
- Ma cosa... -
La voce morì nella gola di Ron mentre una sottile sagoma
ammantata di
nero
emergeva da dietro un albero e abbassava lentamente il cappuccio del
mantello.
Sotto la falce di luce lunare che filtrava tra i rovi, risplendeva il
volto
pallido e incorniciato da una cortina di capelli unticci di Severus
Piton.
Continua...
NOTE: La scena che ho scritto più volentieri è
quella nella camera da
letto dei
genitori di Harry; l'ispirazione per quell'entrata in scena di Draco mi
è
venuta dopo aver rivisto The Ring. Per quanto riguarda il Nexus
Ligamen significa
letteralmente: vincolo del legame. Vincolo in senso
fisico;
legame in
senso astratto. Per quanto riguarda i riferimenti a Bowman Wright le
informazioni sono quelle scritte nel libro: Il Quidditch
Attraverso
i
secoli. Ha inventato il Boccino e abitava veramente a
Godric's
Hollow;
anche se è di mia creazione l'idea che abitasse in un
castello dove ha
nascosto
il primo Boccino da lui mai creato in un forziere... a proposito del
castello:
Goodrich Castle esiste davvero, e la Rowling
ha detto
in un' intervista che proprio dal suo nome
ha preso l'ispirazione per creare il villaggio di Godric's Hollow. Poi
ho anche
deciso di riportare il messaggio di R.A.B. che è scritto
alla fine del
sesto
libro in modo che, leggendo, uno non dovesse andarselo a riprendere in
mano.
Non ho resistito alla tentazione di dare una parte a Rufus Scrimgeour
nella mia
storia! Volevo che ci fosse una scena in cui lui confidasse ad una
persona
fidata tutte le sue paure che secondo me traspariscono anche nel sesto
libro...
seppure molto abilmente nascoste. Per quanto riguarda Gawain Robards,
nel
dialogo tra Harry e il Ministro nel sesto libro viene citato, ma il suo
aspetto
fisico è solo opera della mia fantasia. Come avrete visto
nel dialogo,
le
teorie che fa Rufus sulla fuga di Draco da Hogwarts sono sbagliate; ma
in fondo
lui non può sapere la verità... anche se per
scoprirla farà di tutto
fino a
comportare anche qualche grave problema per i nostri protagonisti...
Basta, troppi spoiler! Spero di non avervi fatto addormentare e alla
prossima,
Babydoll
|
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Capitolo 6 *** 5. Agli esordi dell'Esodo ***
AGLI ESORDI DELL'ESODO
Sagome
scure e silenziose affiorarono da ogni lato, circondando i due
ragazzi.
Ron si lasciò sfuggire un gemito di orrore.
Piton sogghignò: - Bene, bene, ci incontriamo ancora.
Credevo che con
la fine
della mia carriera di insegnante non mi sarei più dovuto
occupare dei
marmocchi. -
Li trafisse con lo sguardo nero e penetrante, - A quanto pare, sono
stato solo
un illuso, -
Risate gelide e acute si levarono dai Mangiamorte, risuonando nelle
orecchie
dei due ragazzi simili agli stridi di un avvoltoio, facendoli
rabbrividire.
- Ad ogni modo, - continuò Piton - vedo che il vizio di
ficcare il naso
negli
affari del Signore Oscuro non vi ha abbandonato. Siete, come sempre,
puntualmente intervenuti a sconvolgere i piani, -
Hermione, che stava disperatamente cercando un anello debole tra le
figure
incappucciate che potesse consentire la fuga a lei e a Ron,
spostò di
scatto lo
sguardo su Piton: di quali piani stava parlando?
- Fallo, - intervenne una voce fredda e acuta tra i Mangiamorte alle
spalle di
Piton.
Questi si voltò, mentre una sagoma alta e sottile si faceva
avanti,
abbassando
il cappuccio del mantello e rivelando il viso scuro e scavato di
Bellatrix
Lestrange.
Sul volto di Piton apparve un lieve sogghigno - Tranquilla, Bellatrix,
anche se
li graziassimo concedendo loro qualche minuto in più di
vita, questa
volta non
la scamperanno… -
- Uccidiamoli subito! - ringhiò Bellatrix - L'Oscuro Signore
é stato
chiaro:
dobbiamo fare in fretta! -
- Cosa volete da noi? - domandò disperata Hermione, cercando
di
guadagnare
tempo.
Bellatrix scoppiò in una risata rauca.
- Che sciocca ragazzina, non mi sorprende che tu sia amica di Harry
Potter. Credi
che queste tue stupide domande ti aiuteranno a salvare la pelle? -
- Noi non c'entriamo niente, di qualsiasi cosa stiate parlando! -
intervenne
Ron, che sembrava talmente soprafatto dal panico da aver perso il senso
della
logica.
Altre risate si levarono tra i Mangiamorte.
- Ma li sentite? - domandò sarcastica Bellatrix - Per colpa
di questi
stupidi
mocciosi fifoni abbiamo perso la Profezia
del Signore Oscuro, adesso
hanno osato insinuarsi
nuovamente in cose che non li riguardano e hanno anche il coraggio di
negare
tutto! Cosa direbbe quell'idiota di Silente se fosse vivo e vedesse due
membri
del suo esercito di marmocchi implorare pietà? -
I due ragazzi si sentirono montare la collera.
- E naturalmente, - intervenne Piton con dolcezza - é un
mistero noto
solo a
voi il modo in cui siete venuti a sapere del piano. -
Hermione era combattuta tra il panico crescente, la concentrazione per
pensare
a una possibile via di fuga, e l'ansia che le stavano provocando queste
continue allusioni dei Mangiamorte a un piano che, non sapeva bene
perché, era
sicura coinvolgesse Harry.
Con voce tremante mormorò: - Dov'é Harry? -
Seguì un momento di silenzio.
Poi Piton chiese accigliato: - Cosa c'entra adesso quell'idiota? -
- Lui é qui! Cosa gli avete fatto? Di quale piano state
parlando? -
Ron pestò un piede della ragazza, agghiacciato dal terrore.
Piton parve sorpreso: - Potter... qui? -
- Lascia stare, Severus, - intervenne Bellatrix, avanzando e sfoderando
la
bacchetta.
Ron e Hermione fecero un passo indietro.
- Stanno cercando solo di distrarci, ma adesso ci penserò io
a tappare
la
boccaccia di questi due sudici Mezzosangue una volta per tutte! -
- Aspetta! - ringhiò Piton - Anche Potter può
essere un problema! -
- Non abbiamo ricevuto ordini riguardo a lui, dobbiamo uccidere solo
loro! -
ribattè infervorata Bellatrix.
- Potter é qui, Granger? - domandò brusco Piton.
- Non abbiamo tempo, Severus, levati di mezzo! - strillò
Bellatrix.
- Dobbiamo sapere... potrebbe essere importante! - latrò
Piton,
voltandosi
verso di lei.
Fu un attimo.
Un attimo durante il quale Ron e Hermione approfittando della
distrazione dei
Mangiamorte, scattarono insieme estraendo le bacchette e urlando: Stupeficium! Scagliando due fiotti di
luce contro Bellatrix e Piton.
Senza verificare se li avessero colpiti o no, i due si fiondarono nel
varco
lasciato momentaneamente aperto dai due Mangiamorte, iniziando a
correre a
perdifiato tra gli alberi.
Sentivano le urla dei Mangiamorte e il rumore di passi affrettati nella
loro
direzione.
- ABBASSATI! - gridò Ron, mentre un fiotto di luce verde
sfrecciava un
centimetro sopra le loro teste.
Hermione svoltò a destra, immediatamente seguita da Ron,
mentre un
secondo
lampo verde colpiva in pieno un albero lì vicino.
Continuarono a correre, inoltrandosi tra la fittissima vegetazione e
accompagnati solo dal suono delle urla sempre più in
lontananza e dai
loro
ansimi.
- Siamo quasi arrivati. - boccheggiò all'improvviso Hermione.
- Dove? - ansimò Ron.
- Al villaggio... dovrebbe essere da questa parte... lì
chiameremo
aiuto...
continua a correre! -
Ron era troppo stremato dalla fatica della corsa per poter dedicare
molti
pensieri al fatto che Hermione era riuscita, con una schiera di
Mangiamorte
alle spalle e Avada Kedavra che le sfrecciavano sopra la testa, a
mantenere il
senso dell'orientamento.
Per circa un minuto continuarono a inoltrari in silenzio tra i rovi,
tanto
fitti che i loro mantelli continuavano ad impigliarsi, avvertendo
sempre più in
lontananza le voci concitate dei Mangiamorte, e credettero di aver
ormai
seminato il nemico prima che la strada venisse sbarrata loro dalla
figura
sottile di Bellatrix; che si era Materializzata con un sonoro pop
davanti a
loro.
- La corsa é finita, marmocchi. - sentenziò, gli
occhi scuri
scintillanti
d'ira.
Sentirono dei rumori di passi affrettati, poi Piton, seguito da tutti
gli altri
Mangiamorte, emerse dalla boscaglia.
- Credete di potervela cavare anche questa volta? - continuò
Bellatrix
-
Spiacente, ma la vostra insolenza non farà che comportarvi
una morte
ancora più
dolorosa di quanto era previsto, -
Fulmineamente, levò la bacchetta contro Hermione sibilando: Crucio!
Il
grido di
Hermione si
levò, forte e sinistro, dagli alberi della foresta;
attraversando lo
spazio
circostante come il canto di un uccello trasportato da un sospiro di
vento, e
giungendo fino alla casa abbandonata ai margini del bosco; all'interno
della
quale un paio di occhi verdi e un paio di occhi azzurri si sbarrarono
all'unisono.
*****
- Cosa é stato? - gemette Draco con voce acuta, scendendo di
corsa le
scale.
Harry non rispose.
Un altro urlo, più forte del primo, giunse alle loro
orecchie.
- Sta succedendo qualcosa nel bosco. - sussurrò Harry, colto
da un
terribile
presentimento - Sta succedendo qualcosa di grave. -
Malfoy scrutò dalla finestra la foresta cupa e silenziosa,
che, a
prima
vista, pareva addormentata.
- Cosa dici, andiamo a vedere? - mormorò piano Harry,
raggiungendolo.
Nessuna risposta.
- Malfoy? - lo chiamò il moro.
Ma Draco era immobile, gli occhi sbarrati, ed era scosso dai tremiti.
Aveva anche lui un brutto, bruttissimo presentimento.
In fondo Godric's Hollow era un villaggio nel quale non succedeva mai
niente
no? Almeno fino a quando era arrivato lui.
Draco aveva la segreta impressione di sapere perfettamente da cosa
erano
provocate quelle urla...
- Vai... vai tu a vedere, se vuoi, - mormorò a voce bassa e
tremante -
Io
non... io non ci tengo a scoprirlo… -
Le mani gli tremavano, il cuore gli batteva così forte che
per un
momento ebbe
l'impressione che stesse scoppiando e la sua mente lavorava frenetica
per
cercare una spiegazione alternativa alle sue orribili supposizioni.
Sentiva lo sguardo di Harry fisso addosso, ma decise di non
incrociarlo,
voltandosi dall'altra parte.
- Malfoy? -
Harry pronunciò il nome del Serpeverde con una fermezza che
costrinse
il biondo
a girarsi e a incrociare uno sguardo duro e indagatore.
- Tu non c'entri niente, vero? -
*****
Intanto, ben nascosti tra gli intricati rovi che circondavano casa
Potter,
immobili, le orecchie tese a captare qualsiasi altro rumore, erano
appostati
sette Auror guidati da Gawain Robards.
- Cosa sta succedendo? - domandò l'Auror appostato alla
sinistra di
Gawain.
Questi non rispose, mentre un altro urlo, ancora più acuto e
penetrante
riempiva il silenzio.
- C'é qualcuno nella foresta, - sussurrò Robards
- E questo qualcuno
sembra in
pericolo...
Prima che l'Auror avesse il tempo di ribattere, il suo capo
sentenziò:
- Rimani
qui; io e atri due uomini andiamo a vedere cosa succede, non attaccate
finché
non siamo di ritorno, a meno che Malfoy esca dalla casa. -
E, senza un'altra parola, Gawain fece un cenno a due sagome scure
nascoste
dietro agli arbusti a poca distanza, e il terzetto immediatamente
scomparve,
inghiottito dal buio della foresta.
*****
Bellatrix agitò la bacchetta, e le urla della ragazza si
placarono,
lasciandola
accasciata a terra, inerte e ansimante.
- Lasciala stare! - urlò Ron, che era stato disarmato e ora
era
trattenuto da
due grossi Mangiamorte - Non prendertela... piuttosto prendi me! -
La
Mangiamorte
lo guardò con sufficienza: - Coraggioso da parte tua,
ragazzino, ma il
vostro
stupido coraggio da Grifondoro non é mai servito a molto
contro gli
immensi
poteri delle Arti Oscure. -
Con un movimento quasi pigro, Bellatrix agitò la bacchetta
contro Ron
sibilando
nuovamente: Crucio!
Proprio
come
quelle di
Hermione, le urla di Ron squarciarono il silenzio della notte e
giunsero
all'orecchio di Gawain Robards, che con un solo, imperioso gesto del
braccio
bloccò immediatamente i suoi compagni.
- Ascoltate... - sussurrò.
Le urla strazianti di Ron riecheggiavano forti e chiare fra gli alberi.
- Da questa parte. - disse bruscamente Robards, infilandosi tra i rovi
alla sua
sinistra.
I due Auror lo seguirono, e tutti e tre cominciarono a correre in
direzione di
quelle grida raccapriccianti che si facevano più forti e
vicine a ogni
passo.
- Shhh! - sibilò bruscamente Gawain, facendo cenno a gli
altri due di
chinarsi
tra i cespugli.
Vicina, così vicina che sembrava provenire proprio da dietro
i cespugli
dove
erano nascosti gli Auror, risuonò una risata gelida e acuta.
- Questo é ciò che capita a chi osa sfidare il
Signore Oscuro! -
esclamò la
stessa voce, una voce di donna.
Gawain sbarrò gli occhi.
- E questa é la fine che farà qualunque impostore
e Mezzosangue che non
si
sottometterà al suo volere! - continuò la voce.
- Al mio tre attaccate. - sussurrò Gawain ai due sconvolti
Auror.
- Siete degli sciocchi, poveri illusi... -
- UNO... -
- Il Ministero, L'Ordine della Fenice, Potter... -
- DUE.. -
- Voi due siete solo gli ennesimi che pagheranno la loro insolenza con
la
morte, e nessuno stavolta vi salverà... -
- TRE! -
I tre Auror si fiondarono fuori dai loro nascondigli, urlando in coro: Stupeficium!
I
loro
incantesimi
colpirono alle spalle i due grossi Mangiamorte che ancora trattenevano
Ron, che
caddero a terra dando modo al ragazzo di liberarsi e riacciuffare la
propria
bacchetta.
Piton e Bellatrix si voltarono di scatto.
- Quel Mangiamorte... é LUI! - urlò Gawain -
Severus Piton é qui! -
Bellatrix si era già fatta avanti ed era impegnata in un
duello con un
Auror
bruno e tarchiato, contro il quale scagliò un incantesimo,
una sorta di
lungo
serpente nero che uscì dalla sua bacchetta e avvolse l'uomo
facendolo
immediatamente cadere a terra.
Mentre Ron, Hermione e l'altro Auror affrontavano cinque Mangiamorte
insieme,
Gawain avanzò verso Piton, la bacchetta minacciosamente
sollevata.
Piton si limitò a ghignare: - Voi Auror arrivate sempre
troppo tardi,
per
questo vi perdete sempre tutto e... - Ma si interruppe,
perché Hermione
era
riuscita a lanciargli contro un incantesimo che lo aveva respinto
all'indietro
mandandolo a cozzare contro un albero.
Uno dei Mangiamorte ancora incappucciati le fu subito addosso, la
bacchetta
levata, ma Gawain lo schiantò.
- SCAPPATE! - urlò ai due ragazzi, che non se lo fecero
ripetere due
volte.
Si fiondarono tra gli alberi lasciandosi inghiottire
dall'oscurità
della
foresta e scomparendo alla vista.
Rialzatosi immediatamente, Piton si lanciò all'inseguimento
di Ron e
Hermione,
lo sguardo nero incendiato e la veste da Mangiamorte svolazzante.
Gawain fece per fermarlo, ma Bellatrix lo bloccò
immediatamente
strillando:
Impedimenta! cosicché l'Auror venne respinto
all'indietro e atterrò
tra i
cespugli, lasciandosi sfuggire la bacchetta di mano.
Trionfante, Bellatrix avanzò verso di lui e gli
puntò la bacchetta la
petto,
sfoderando un sorriso sgradevole.
- Era da tanto che aspettavo questo momento. - sussurrò
deliziata - Non
sai da
quanto tempo bramo vendetta contro voi stupidi Auror che mi avete
imprigionata
ad Azkaban per tutti quegli anni! -
Levò la bacchetta urlando: Avada Kedavra!
Il
getto di
luce verde
colpì in pieno petto Gawain, che rimase disteso, gli occhi
sbarrati,
inequivocabilmente morto.
- NO! - urlò l'ultimo Auror rimasto, interrompendo il duello
con i
Mangiamorte.
Bellatrix sfoderò un ghigno ancora più ampio, gli
occhi scuri dilatati
dall'eccitazione.
I Mangiamorte urlarono trionfanti, e nessuno di loro fece caso
all'Auror che
aveva approfittato della loro distrazione per infilarsi fra gli alberi
e
scomparire all'istante.
Bellatrix puntò la bacchetta contro il cielo urlando: Morsmordre!
Il
Marchio
Nero esplose
nel cielo; un lampo verde smeraldo che saettò in aria fino a
ingrandirsi
prendendo la forma di un enorme teschio, che rimase sospeso nel cielo
illuminando il buio della notte come un'enorme, verde costellazione.
*****
Draco e Harry corsero simultaneamente verso la finestra e rimasero
immobili a
contemplare l'enorme serpente che usciva dalla bocca del teschio verde
smeraldo.
Malfoy per poco non svenne.
Sono qui. pensò Il Signore
Oscuro deve essere venuto a
sapere che ho pensato di unirmi all'Ordine della Fenice... o forse solo
per il
fatto che sono qui con Potter... deve avere applicato la Legilimanzia
o...
No! si disse Non
puo'
aver
applicato la
Legilimanzia
su di me senza che me ne accorgessi... deve esserci un'altra
spiegazione...
Eppure, qualsiasi fosse la spiegazione, adesso i Mangiamorte erano
lì a
Godric's Hollow, e Draco aveva il presentimento che il motivo, almeno
per
quanto lo riguardava, non doveva essere niente di buono.
Ma i suoi pensieri vennero bruscamente interrotti quando Harry gli
diede uno
spintone così forte da farlo cadere a terra.
Dopo un momento di disappunto, il biondo sollevò il capo
pronto a
ricoprire
Harry di insulti, ma ammutolì all'istante quando
incrociò uno sguardo
verde che
lo fissava con un'ostilità che mai nessuno aveva osato
rivolgergli.
- Lo sapevo, - mormorò Harry con voce bassa e innaturalmente
calma,
come se
stesse per esplodere da un momento all'altro in una collera vulcanica.
- Lo sapevo che non potevo fidarmi di te... cosa hai fatto? Hai
chiamato i tuoi
amichetti Mangiamorte mentre ero svenuto perché venissero a
uccidermi? -
- Guarda... guarda che io non c'entro niente. - sussurrò
Draco,
spaventatissimo
sia a causa dei Mangiamorte sia a causa della collera di Harry che dava
tutta
l'impressione di potersi sfogare da un momento all'altro in una
reazione violenta.
- Non li ho chiamati io, - aggiunse con più forza, ancora
accasciato a
terra -
Non so nemmeno perché sono venuti qui. -
- Certo, e perché mai io dovrei crederti? -
sibilò furiosamente Harry
-Ti
aggiri per il cimitero, ti nascondi nella casa dei miei genitori, non
mi
disarmi mentre sono svenuto, leggi il biglietto all'interno del mio
medaglione
e me lo ridai senza dire una parola, parli per enigmi e poi anche
quella
reazione strana che hai avuto prima... dimmi, sulla base di quale
criterio io
dovrei crederti sulla parola? Sei ancora un Mangiamorte? Non lo sei
più? Sei
semplicemente fuori di testa? Si puo' sapere con chiarezza
chi
cazzo
sei veramente?! - tuonò Harry, chinandosi e
scuotendolo forte per
le
spalle.
Draco
rimase
immobile, gli
occhi sbarrati e il volto di un pallore evanescente alla luce
smeraldina del
Marchio.
- Davvero pensi che io sia ancora un Mangiamorte? - disse con voce
sommessa -
Credi che l'Oscuro Signore mi avrebbe permesso di riunirmi ai suoi
nonostante
non abbia ucciso Silente e lo abbia quasi tradito? Dannazione, Potter,
usa il
cervello! Io mi sto nascondendo, non l'hai capito? Credi che se fossi
un
Mangiamorte non ti avrei disarmato e legato mentre eri svenuto? - Si
alzò in
piedi.
Nonostante fosse parecchio più basso di Harry, quest'ultimo
si sentì
piccolissimo al cospetto di quello sguardo azzurro incendiato dall'ira.
- Credi che me ne starei qui con te se fossi un loro alleato? Non pensi
che
forse sarei nel bosco a sterminare persone insieme a loro? Ascoltami,
loro mi
stanno cercando... sono qui per me... ne sono certo! A te della mia
sorte potrà
anche non importare, ma ricorda che se i Mangiamorte sono qui non
é
solo la mia,
ma anche la tua vita a essere in pericolo. -
Il biondo rimase immobile, fissando Harry negli occhi.
Quest'ultimo meditava sulle parole del biondo: e se i Mangiamorte lo
avessero
catturato e lo avessero portato al cospetto del Signore Oscuro... se
fosse
stato ucciso prima di distruggere tutti gli Horcrux, se la Profezia
avesse
ragione e
lui, Harry, fosse davvero l'unico con il potere di uccidere il Signore
Oscuro,
cosa ne sarebbe stato... dell'intero Mondo Magico?
Malfoy aveva ragione: anche per lui i Mangiamorte costituivano un
pericolo.
Bastarono quei pensieri a fargli prendere un'immediata decisione: si
voltò di
scatto, andando a recuperare il suo mantello, e Draco si
rilassò per un
secondo.
Era sempre stato un ottimo attore, e sembrava che Potter ci fosse
cascato in
pieno.
Aveva mentito: tecnicamente era ancora un
Mangiamorte; ma era
convinto che i suoi colleghi quella notte fossero giunti a Godric's
Hollow
proprio per mettere fine alla sua carriera nel lato oscuro... e alla
sua vita.
A quanto pareva, se veramente il Signore Oscuro aveva mandato i
Mangiamorte a
ucciderlo, voleva dire che non si aspettava più che Draco
portasse a
termine la
missione; e quindi lui era libero di fuggire con Potter.
Sì: Draco era fermamente convinto che con Potter sarebbe
stato al
sicuro,
almeno per il momento.
Aveva sentito gli ordini che il suo padrone aveva dato agli altri
Mangiamorte:
nessuno doveva toccare Potter, era del Signore Oscuro e di nessun altro.
Certamente, se Draco fosse riuscito a fuggire quella notte, non sarebbe
stato
attaccato almeno per un po' di tempo; un tempo durante il quale avrebbe
riflettuto sul da farsi.
Stava semplicemente recitando la parte del fuggitivo pentito per avere
lo
"scudo Potter".
Non era certo un gesto nobile e coraggioso, ma in fondo la filosofia
dei
Serpeverde non era sempre stata quella di salvare prima se stessi e poi
gli
altri?
Se Salazar Serpeverde fosse vivo sarebbe fiero di te, Draco.
si
disse.
Con suo enorme disappunto, per la prima volta quella consapevolezza non
lo fece
sentire minimamente meglio.
*****
Nel frattempo, tra gli alberi ai margini della foresta di Queerditch,
gli Auror
fissavano sconvolti il Marchio Nero che risplendeva nel cielo,
completamente
dimentichi del motivo per il quale erano giunti a Godric's Hollow.
- GAWAIN! HANNO UCCISO GAWAIN! -
Si voltarono tutti a guardare il loro compagno che emergeva ansante
dagli
alberi scuri.
- Ci sono i Mangiamorte! C'é anche Severus Piton... hanno
ucciso
Gawain!
Lasciate perdere Malfoy, dobbiamo fermarli! Ingrim, - disse rivolto a
un Auror
alto e pallido - Manda un messaggio al Ministero, abbiamo bisogno di
rinforzi!
Nel bosco c'erano anche due ragazzi... sono in pericolo! -
- Ander, calmati... - intervenne un Auror.
- Non c'é tempo! - ribatté quest'ultimo -
Dobbiamo fermarli, non so
cosa
abbiano in mente, ma dobbiamo impedire che raggiungano il villaggio! -
Tanto bastò.
Gli Auror lasciarono che il loro compagno facesse loro strada nella
foresta
verso il punto dove vi erano i Mangiamorte...
*****
- NON FERMARTI! - Ansimò Hermione.
Lei e Ron sfrecciavano tra gli alberi, senza sapere dove stessero
andando;
consci soltanto del fatto che era necessario allontanarsi il
più
possibile dai
Mangiamorte. I rami degli alberi graffiavano loro il viso come dei
pugnali, ma
i due lasciavano che le ferite sanguinassero senza neanche
accorgersene, troppo
spaventati e troppo presi dalla corsa per potersene rendere conto.
Avada Kedavra! un fiotto di luce verde
passò loro talmente
vicino
che fu solo grazie al fatto che stavano correndo in gran
velocità che
riuscirono a evitarlo.
Hermione urlò; Ron puntò la bacchetta verso un
punto imprecisato fra
gli
alberi, ma una voce mormorò: Expelliarmus!
e la sua bacchetta
volò
via.
- Fine dei giochi. -
Ron e Hermione si voltarono contemporaneamente, trovandosi faccia a
faccia con
Severus Piton.
- Fine dei giochi. - ripeté - Voi due piccoli insolenti ci
avete
infastidito
troppo e troppo a lungo... -
- UCCIDILI! -
Bellatrix stava avanzando verso di loro, seguita dagli altri
Mangiamorte.
Sia lei che Piton puntarono le bacchette contro i ragazzi
più che mai
terrorizzati: erano in trappola.
Ma poi una voce forte e chiara urlò: Stupeficium! e Piton fu
respinto
all'indietro.
Si rialzò barcollando, mentre Bellatrix si voltava a
guardare Lupin,
Tonks,
Kingsley e il signor Weasley che emergevano dall'oscurità
degli alberi,
iniziando a scagliare un incantesimo dietro l'altro contro i furiosi
Mangiamorte.
- Andate via! - urlò Lupin a Ron e Hermione - Dovete
Smaterializzarvi! -
- Professore, non sappiamo dove sia Harry! - gridò Hermione,
disperata
- Siamo
venuti a cercarlo... potrebbe essere in pericolo! -
Bellatrix si distrasse per un istante dal duello con Tonks per
ascoltare le
parole di Hermione, e dando modo alla sua avversaria di scagliarle
contro un
incantesimo che la mancò di un soffio.
- Hermione, qui é troppo pericoloso, non abbiamo tempo di
discutere...
dovete
andarvene immediatamente! -
- NO! - strillò Bellatrix.
Un secondo dopo, Ron aveva afferrò Hermione per un braccio,
e entrambi
si
Smaterializzarono.
- AAAARGH! -
Irata, Bellatrix levò la bacchetta contro Lupin, che
però riuscì a
bloccare la
fattura e si preparò a scagliarne un'altra.
Mentre la battaglia imperversava, cinque Mangiamorte emersero dagli
alberi,
seguiti a ruota dall'intera squadra di Auror.
Piton e Bellatrix conducevano la battaglia, scagliando una Maledizione
dietro
l'altra contro ogni Auror o membro dell'Ordine che capitasse a tiro.
- Stanno arrivando dei rinforzi! - Igrim, rivolto ai suoi compagni -
Voi
restate qui, io e Ander andiamo a catturare Malfoy. -
Piton si bloccò di colpo, e così anche Bellatrix,
e Kingsley ne
approfittò per
agitare la bacchetta dalla quale uscì, con un sonoro boato,
un fiotto
di luce
blu dritto verso Severus; che però si riprese immediatamente
deviando
il getto
contro il gruppo di Auror, riuscendo a scaraventarne due a terra in un
colpo.
Bellatrix, respingendo indietro la fattura di Arthur Weasley, si
fiondò
tra gli
alberi.
I suoi occhi neri poterono indugiare solo un istante sui due Auror
diretti
verso la casa abbandonata, prima che l'oscurità li
sottraesse al suo
sguardo
folle e rabbioso.
*****
La porta della suddetta casa abbandonata ai margini della foresta, si
spalancò
cigolando, e due figure incappucciate emersero dall'interno
dell'abitazione,
entrambe assolutamente ignare della terribile battaglia che
imperversava nella
foresta.
La più alta delle due sagome chiuse di scatto la porta
provocando un
sonoro
schianto.
- Shh... Potter? Ce la fai a fare un po' meno casino? -
sussurrò
nervosamente
la voce da sotto al cappuccio della sagoma più minuta.
- Non sei proprio nella posizione di farmi la predica, Malfoy, non dopo
tutto
il casino che hai e stai generando. - rispose Harry.
Draco si limitò a sbuffare.
Si voltarono entrambi a guardare la foresta che si stendeva davanti a
loro: un
baratro oscuro dentro al quale si distinguevano vagamente solo le
figure degli
alberi, e sopra alla quale ancora risplendeva il Marchio Nero.
- Dove andiamo adesso? - sussurrò Malfoy, con una punta di
panico nella
voce.
- Cosa ti fa pensare che io lo sappia, Malfoy? Credevo che tu avessi
qualche
idea... -
- SPOSTATI! -
Draco diede a Harry uno spintone che lo fece cadere a terra, prima che
un getto
di luce rossa sfrecciasse esattamente nel punto dove un istante prima
c'era la
sua testa.
Malfoy si abbassò per evitare un secondo fiotto di luce che
gli passò
talmente
vicino da far ondeggiare il suo mantello.
Un terzo incantesimo colpì un cespuglio a un metro di
distanza da loro,
e i due
si rimisero immediatamente in piedi, sfoderando le bacchette.
- Corri! - urlò Harry a Draco,
lanciandosi verso la foresta.
Malfoy lo seguì immediatamente, e insieme cominciarono a
correre a
perdifiato
in mezzo agli alberi che si facevano più fitti a ogni passo.
Sentivano delle voci concitate alle loro spalle, ma non si voltarono a
vedere a
chi appartenessero, continuando anzi ad avanzare alla cieca fra gli
alberi,
evitando le radici che costituivano un continuo pericolo di inciampo.
I raggi della luna ormai non riuscivano più ad aprirsi un
varco tra la
vegetazione sempre più fitta, l'oscurità era tale
che era impossibile
stabilire
cosa ci fosse davanti a loro, e nessuno dei due osava far luce con la
bacchetta
per paura di essere visti... non sapevano neanche bene da chi.
- Ah... -
Draco emise un gemito sommesso, inciampando in una radice e rischiando
di
finire a terra; ma Harry lo afferrò, sollevandolo
praticamente di peso,
e la
corsa riprese.
- Laggiù!-
Questa volta i due ragazzi si voltarono a guardare, scostandosi appena
in
tempo, balzando nelle due direzioni opposte, dalla traiettoria di un
altro
incantesimo.
- Non ti fermare! - boccheggiò Harry, rimettendosi in piedi.
Si fiondarono entrambi in un nuovo intrico di rovi, scomparendo alla
vista dei
loro inseguitori.
Draco intuì, più che sentire, i movimenti
dell'aggressore che, lo
sapeva, si
stava avvicinando pericolosamente; e lui stesso non seppe cosa lo
indusse a
frenare improvvisamente la corsa, voltandosi di scatto con la bacchetta
sollevata.
Harry, che non si era accorto di nulla, continuò ad
addentrarsi fra gli
alberi,
scomparendo alla vista di Malfoy nel giro di un secondo, inghiottito
dall'oscurità.
Il biondino avanzò tra gli alberi, avvertendo per intuito la
distanza
tra sé e
il suo aggressore che diminuiva: gli stava andando incontro.
Poi, un'altissima figura nera emerse dalla vegetazione di fronte a lui,
ma
Draco era troppo basso in confronto per essere notato e la foresta
ormai troppo
buia perché l'aggressore riuscisse a distinguere qualcosa:
tutti
dettagli che
giocarono a solo favore di Malfoy, al quale bastò agitare la
bacchetta
pensando: Stupeficium! per vedere il suo nemico
afflosciarsi
inerte
per terra.
Draco si avvicinò mormorando: Lumos!
Alla
fioca
luce scaturita
dalla punta della sua bacchetta, il ragazzo osservò il corpo
privo di
sensi di
un uomo privo di maschera da Mangiamorte e che era, sapeva
riconoscerlo,
sicuramente un Auror.
Merda! pensò Auror e Mangiamorte... o me ne vado subito da
qui o sono
veramente
nei casini.
In quel momento Harry emerse ansante dagli alberi, lo sguardo che
saettava da
Draco all'uomo svenuto.
- Cosa... - iniziò, ma Malfoy lo interruppe:
- Un Mangiamorte. - mentì spudoratamente - E non
é solo... andiamocene
prima
che gli altri ci siano addosso. -
Infatti, entrambi udirono il suono di passi affrettati che si
avvicinava.
- Corri... - sibilò Draco, e Harry non se lo fece ripetere.
Ripresero ad inoltrarsi nella vegetazione, perdendo la cognizione del
tempo e
dello spazio, finché ebbero l'impressione di essersi
allontanati da
tutto il
mondo: niente rumori, luci o voci; solo i loro respiri ansimanti
riempivano il
silenzio.
Immersi in un baratro oscuro che si stendeva infinito davanti a loro, i
due continuarono
a correre nonostante fossero esausti, rallentando ma non fermandosi:
non
osavano farlo.
Entrambi strizzarono gli occhi quando, finalmente, si aprì
un varco tra
l'intrico di rovi, e si ritrovarono in una chiazza di radura illuminata
dai
raggi spettrali della luna che scendevano sul prato come un cono di
luce su un
palcoscenico.
Arrestarono di colpo la loro corsa, esausti, cercando disperatamente di
riprendere fiato.
- Credo che li abbiamo seminati. - sussurrò Harry.
- Shh... ascolta. - sibilò il biondo.
Harry tese le orecchie, ma non captò neanche il
più piccolo suono.
- Non sento niente. - mormorò.
- Infatti, - rispose Draco. Il suo respiro era tornato regolare, ma gli
occhi
sgranati dalla preoccupazione apparivano innaturalmente grandi.
- Niente grilli, niente uccelli... é tutto troppo
tranquillo. - Lanciò
a Harry
uno sguardo vacuo.
Quest'ultimo rimase interdetto per un attimo, scrutando gli alberi
attorno a
sé.
Era vero: tutto era così silenzioso e immobile da apparire
innaturale,
come se
l'intera foresta fosse finta.
Poi un rumore, il suono secco di una radice spezzata fece voltare i due
ragazzi
di scatto, le bacchette sollevate.
Ma il bosco era ritornato ad essere muto, buio e immobile.
- Accellera il passo! - sussurrò nervosamente Harry,
riprendendo a
camminare
spedito.
Draco rimase immobile per un istante, scrutando attentamente gli alberi
come se
si aspettasse di vedere qualcosa balzare fuori da un momento all'altro
dal
posto più inaspettato.
- Malfoy!- lo richiamò agitato Harry,
che desiderava solo
allontanarsi
il prima possibile da quel sinistro silenzio.
Lentamente, Draco si voltò, raggiungendo a passo leggero il
moro, e
riaddentrandosi insieme a lui nella foresta.
Dagli alberi nella direzione opposta a quella dove si erano diretti i
due
ragazzi, emerse, altera e scura, la figura di Bellatrix; la quale aveva
seguito
l'intera scena.
I suoi occhi scuri erano dilatati dalla rabbia, il petto si alzava e si
abbassava rapido.
Rimase immobile, silenziosa e rigida, mentre la natura attorno a lei
sembrò
congelarsi al cospetto della sua ira.
Continua...
NOTE: Ho tagliato una parte di questo capitolo: la scena dove i membri
dell'Ordine combattono contro i Mangiamorte era molto più
lunga, ma
dato che
non mi piaceva ho optato per una sintesi. Il riferimento che fa Draco
agli
ordini dati dal Signore Oscuro ai Mangiamorte ci sono anche nel Principe
Mezzosangue; Piton stesso richiama un Mangiamorte che prova a
uccidere
Harry dicendogli che Voldemort ha proibito a chiunque di toccarlo. Per
quanto
riguarda il titolo del capitolo, Esodo é
un termine che é nato
per
indicare il viaggio lungo e pericoloso di molte persone; ma oggi
troverete che
puo' essere usato anche per indicare il viaggio di poche persone... di
due
persone? Certamente Draco non avrà la vita facile adesso...
Harry che
io
ricordi non l'ha mai avuta... ecco finalmente qualcosa che li accomuna.
Ancora
una volta i Mangiamorte non hanno portato a termine la missione; come
reagirà
Voldemort? Vedremo...
Alla prossima,
Babydoll
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