L'Amore ai tempi dell'Apocalisse

di babydoll
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1.La promessa di Lord Voldemort ***
Capitolo 3: *** 2.Oscure presenze a Godric's Hollow ***
Capitolo 4: *** 3. Per scelta e conseguenza ***
Capitolo 5: *** 4. Nascosto nel buio ***
Capitolo 6: *** 5. Agli esordi dell'Esodo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


                                                                                               

PROLOGO


Una notte fonda, senza luna, incombeva sul lugubre villaggio di Little Hangleton.
La cittadina sembrava addormentata. I vicoli erano deserti. Le uniche luci ancora accese erano quelle dei lampioni lungo il vialone principale che attraversava l'intero villaggio; diramandosi infine ai piedi della collina che sovrastava il piccolo paese.
Il sentiero destro scendeva fino al cimitero; mentre il sinistro, a malapena visibile sotto lo spesso strato di erbacce che lo ricopriva, serpeggiava fino alla sommità della suddetta collina, dove s'innalzava l'imponente figura della vecchia, tetra, apparentemente disabitata Casa Riddle.
Qui dentro, in una remota stanza nascosta alla vista esterna dalle finestre sbarrate, si consumava l'unico fuoco ancora acceso nel raggio di chilometri; le cui fiamme crepitanti scoppiettavano allegre, riflettendo le loro ombre sul viso pallido e seminascosto da una lunga cortina di capelli unticci dell'uomo inginocchiato sul pavimento.
A pochi metri da lui, nella zona più buia della stanza, la luce del focolare lasciava intravedere solo il contorno indistinto di un'ampia poltrona nera.
Il suo occupante era quasi interamente avvolto nell'oscurità; ad eccezione della mano sinistra che sporgeva in avanti quel tanto che bastava per essere investita dal fiotto di luce.
Una mano bianchissima, dalle dita innaturalmente lunghe, che accarezzavano con delicatezza la testa squamosa di un enorme serpente appostato lì vicino.
All'improvviso, proveniente da un punto imprecisato nel buio, la voce della persona seduta ruppe il silenzio:
- Mi auguro, Severus, che tu abbia dei validi motivi per giustificare questa tua inattesa visita.
Era una voce maschile gelida e acuta, somigliante al sibilo di una lama che viene estratta dalla fodera.
L'uomo chiamato Severus lasciò passare qualche istante prima di replicare,come se stesse valutando quali parole fosse più opportuno utilizzare.
- Mio Signore, imploro il vostro perdono per il disturbo recatovi... ma vedete... se mi permettete di esprimere la mia modesta opinione sul vostro piano io...
- Permesso non concesso, - lo interruppe bruscamente l'uomo dalla voce gelida. - E ti avverto, Severus, non tollererò ancora a lungo questa tua irritante mania di intrometterti nelle mie decisioni. Ti ho messo al corrente del piano perchè, da quando hai assassinato Silente... - fece una pausa, come se il silenzio gli permettesse di assaporare meglio quel delizioso ricordo.
Sul volto pallido del suo servo affiorò l'ombra di un ghigno.
- Dal giorno del glorioso evento, ti ho concesso l'onore di essere informato dei piani più significativi... mi sembra opportuno rammentarti, però... - continuò con una punta minacciosa ben percettibile nella voce sibilante - Che tra i molteplici privilegi che ti ho riconosciuto, non rientra il diritto di contestare i miei ordini.
Le sue lunghe dita continuavano inesorabilmente ad accarezzare la testa del serpente.
Dal canto suo, Severus abbassò lo sguardo a osservare il rettile; mormorando poi la sua risposta con voce bassa ma ferma:
- La mia unica domanda, Mio Signore, era se magari potesse esserci una possibilità che voi prendiate in considerazione la mia idea di far pattugliare il ragazzo da alcuni Mangiamorte...
- Sarebbero solo d'impiccio. - ribatté il suo padrone con voce, se possibile, ancor più fredda.
- Tutto procederà esattamente come io, Lord Voldemort, comando. Quali che siano le tue questioni private che ti rendono tanto ansioso di partecipare al piano non mi interessano. D'ora in avanti esigo che tu rimanga al tuo posto, Severus.
- Sia come comandate, Padrone. - si affrettò a rispondere quest'ultimo, chinando il capo.
Lord Voldemort smise di accarezzare Nagini, si alzò dalla poltrona e compì alcuni passi verso il suo servo; permettendo alla luce del fuoco di illuminare i suoi tratti disumani.
I suoi enormi, lividi occhi rossi riflettevano il baluginio delle fiamme, e osservavano il Mangiamorte inginocchiato animati da una luce perfida.
Con un ghigno crudele che gli increspava la bocca priva di labbra, Lord Voldemort sentenziò: - Il nostro incontro è terminato, mio fedele servo.
Sempre mantenendo il capo chino, come se un incantesimo gli impedisse di sollevarlo, Severus Prince Piton si alzò lentamente, e, dopo un ultimo reverente inchino al suo padrone, uscì in tutta fretta dalla stanza.

Continua...

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Capitolo 2
*** 1.La promessa di Lord Voldemort ***


LA PROMESSA DI LORD VOLDEMORT


A distanza di qualche ora, alla luce del sole crepuscolare che illuminava il cortile di Casa Weasley, si offriva alla vista l'immagine del "Supposto" Salvatore del Mondo Magico seduto sotto un albero; intento a leggere La Gazzetta del Profeta in compagnia dei suoi fedeli amici Ron e Hermione.
Il Supposto Salvatore del Mondo Magico si chiamava Harry Potter; e, a prima vista, appariva come un comune diciassettenne dall'aria un po’ sciupata, con capelli nerissimi e un paio di occhiali rotondi appoggiati sul naso.
I suoi scintillanti occhi verdi erano fissi sull'articolo riportato nella prima pagina del giornale che reggeva tra le mani:

ANCORA INFRUTTUOSA LA RICERCA ALL'ASSASSINO DI ALBUS SILENTE

La ricerca del Mangiamorte Severus Prince Piton, responsabile dell'omicidio di Albus Percival Silente (Preside della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts;Membro della Confederazione Internazionale dei Maghi; e Capo Stregone del Wizegamot) non ha ancora prodotto risultati interessanti. Altrettanto irrilevante è la ricerca del suo giovanissimo complice: il diciassettenne Draco Lucius Malfoy. La residenza della famiglia Malfoy, già perquisita l'anno scorso in seguito all'arresto del Mangiamorte Lucius Malfoy (il padre del ricercato) è stata sottoposta ieri ad una nuova ispezione. Nessuna traccia, però, del complice dell'omicidio. E nessuna informazione rilevante emersa dall'interrogatorio della signora Narcissa Black Malfoy (madre del ricercato) che ha semplicemente dichiarato: Non vedo mio figlio da diverse settimane prima dell'omicidio del Preside, e non ero al corrente del piano in cui Severus Piton lo aveva coinvolto. Non ho alcuna idea riguardo a dove entrambi siano nascosti.

- Sciocchezze! - ringhiò Hermione a denti stretti.

Ma le indagini continuano; e il Ministro della Magia, il signor Rufus Scrimgeur, ha scelto proprio "La Gazzetta del Profeta" come canale per emanare un importante messaggio a tutti i cittadini: "Chiunque sia in possesso di inedite informazioni riguardo la fuga dei due ricercati si metta IMMEDIATAMENTE in contatto con un funzionario del Ministero. Eventuali individui restii a riferirci delle informazioni a noi ancora sconosciute, siano consci del fatto che sicuramente i loro nomi salteranno fuori dalle nostre indagini; e verranno incriminati come complici dei fuggiaschi."

Harry scagliò di lato la copia del giornale e incrociò le braccia sul petto, mettendosi a fissare il vuoto.
- Santo cielo, è patetico il modo in cui il Ministero tenta di far sembrare tutto sotto il proprio controllo! - borbottò Hermione, in collera. - MA VI RENDETE CONTO? Dopo quell'assurda dichiarazione non hanno nemmeno messo la madre di Malfoy sotto processo! Con degli atti di incompetenza come questo credono di poter sconfiggere Voldemort? Ero convinta che con l'intero Mondo Magico in uno stato di guerra aperta le prestazioni del Ministero sarebbero un tantino migliorate! -
- A quanto pare, invece, - intervenne Harry, sempre con lo sguardo perso nel vuoto - Al peggio no c'è mai fine... sembra anzi che il Ministero cerchi di nascondere il fatto che il Mondo Magico è in guerra. Ne è la prova il fatto che faccia pubblicare sulla prima pagina di un giornale così importante un articolo sulla caccia a Malfoy e Piton, invece che un resoconto dei nuovi presumibili mezzi di sicurezza adottati per contrastare gli eserciti di Voldemort. - spostò lo sguardo sui suoi amici - Ma cosa si aspettavano comunque? Di trovare Malfoy seduto sul divano del salotto di casa ad aspettarli?
- Quello che mi domando, - intervenne Ron alzandosi e raccogliendo la copia del giornale - è come mai nessuno riesce a trovare la casa di Piton...
- Per l'amor del cielo, Ron! - esclamò un'esasperata Hermione - Credi davvero che un ricercato come lui non abbia provveduto più che efficientemente a nascondere la propria abitazione, sapendo che l'intero Ministero è alla sua ricerca? Sicuramente la sua casa sarà protetta dall'Incanto Fidelius o...
- O magari, - sbottò Harry - Piton vive a casa di Lord Voldemort, e mentre noi ce ne stiamo seduti qui a cianciare, loro staranno organizzando un nuovo attentato!
Cadde il silenzio.
Sbuffando, Harry si alzò e si allontanò a grandi passi dall'albero sotto al quale erano seduti i suoi amici.
Sapeva che non se la sarebbero presa per il suo scatto di rabbia.
Ormai erano abituati alle sue crisi.
Il ragazzo continuò a camminare a passo svelto, aggirando il cortile della Tana.
Aveva bisogno di stare da solo. Aveva bisogno di PENSARE.
Una decina di giorni prima, il giorno del suo diciassettesimo compleanno, un gruppo di membri dell'Ordine della Fenice era venuto a prelevarlo dalla casa dei Dursley.
Appena varcata la soglia della casa dei suoi zii, Harry aveva preso piena coscienza del fatto che, ormai, nessun incantesimo lo proteggeva da Voldemort.
Ora, per sconfiggerlo, avrebbe potuto contare solamente sulle proprie forze.
Senza accorgersene, Harry aveva camminato fino a giungere nel cortile posteriore della Tana.
Si fermò a guardare accigliato il contorno irregolare della casa del suo migliore amico senza realmente vederlo, essendo ancora immerso nei suoi pensieri che ora indugiavano sui ricordi del giorno precedente.
Harry sospirò.
Il giorno prima c'era stato il matrimonio di Bill e Fleur, celebrato in una chiesetta a pochi chilometri dalla Tana, e seguito da un ricevimento svoltosi la sera sotto un enorme gazebo, illuminato da decine di svolazzanti fate luminose.
Tutti ridevano e scherzavano, e Harry, per un unico, incredibile giorno, era riuscito a sentirsi di nuovo in pace.
Una sensazione che, da un anno a quella parte, credeva di aver bandito per sempre dalla sua gamma personale di emozioni.
Il giorno seguente i suoi tormentati pensieri avevano ripreso ad assillarlo, ponendo come protagonista l'angosciosa questione del viaggio a Godric's Hollow, che avrebbe intrapreso l'indomani assieme a Ron e Hermione.
Nonostante Harry fosse commosso dalla decisione dei suoi amici di seguirlo ovunque andasse, non riusciva ad ignorare quella vocina nella sua testa che continuava a ripetergli che la caccia agli Horcrux era un viaggio che aveva intrapreso assieme a Silente, e, ora che questi era morto, che avrebbe dovuto continuare da solo.
A seguito delle riflessioni sul viaggio imminente, nella mente di Harry dilagava una seria preoccupazione riguardo lo strano atteggiamento di Ron: da qualche giorno, infatti, il suo amico ostentava sempre più spesso uno sguardo ansioso, come se si aspettasse che qualcosa di terribile stesse per accadere da un momento all'altro davanti ai suoi occhi.
Harry era più che sicuro che Ron stesse nascondendo qualcosa, e si sentiva quasi offeso dal fatto che il suo amico non si fosse ancora confidato con lui.
In fondo, Harry considerava davvero Ron il suo migliore amico; e si sentiva triste nel pensare che per quest'ultimo il sentimento forse non era ricambiato.
Però, rifletté Harry Ci sono anche da considerare le mie crisi isteriche come quella di dieci minuti fa. Di certo non sono un grande incentivo per una persona indecisa se confidarsi o no con me...
- Harry…?
Come se fosse stato attirato dai suoi pensieri, Ron era giunto alle spalle dell'interpellato, che si voltò lentamente a fronteggiare l'amico.
Quest'ultimo teneva le mani affondate nelle tasche; e la riga verticale che gli si era formata al centro dell'arco sopracciliare stava a testimoniare la sua inquietudine.
Sembrava che fosse indeciso se riferire o no a Harry il motivo per cui era venuto a cercarlo.
Infine, si decise: - Harry... vedi io... ecco... credo che sia arrivato il momento di confidarti una cosa...
Harry lo interruppe con una smorfia - Sto per scoprire come mai, da una settimana a questa parte, a volte ti guardi attorno come se stessi vivendo il terrore allo stato puro?
Ron annuì e riprese: - Vedi... mi capita di pensare a qualcosa... e di sentire come se qualcuno manipolasse la mia mente e mi costringesse a ripensare a dei ricordi... contro la mia volontà. -
- COME SE QUALCUNO MANIPOLASSE LA TUA MENTE?! - esclamò Harry, sconvolto.
- Sì esatto... so che sembra assurdo ma...
- SEMBRA ASSURDO?! - Harry non sapeva se definire più scioccante la chiara notizia che qualcuno aveva applicato la Legilimanzia su Ron più di una volta, o il fatto che quest'ultimo non fosse minimamente conscio della cosa.
- Dannazione Ron, qualcuno ha applicato la Legilimanzia su di te! Che cosa ti ha costretto a mostrargli?
- La Legilimanzia... ah sì, certo, adesso ho capito... beh, ha voluto vedere solo i ricordi di questi ultimi giorni, e solo quelli in cui parlo con te. -
- Cioè, da una settimana un Legilimens ha libero accesso ai tuoi pensieri, sembra particolarmente interessato ai ricordi dove compaio io e tu solo adesso ti presenti qui a dirmi che forse è il caso di informarmi della cosa?
- Volevo dirtelo prima... solo che…
- Cosa Ron? COSA?
- Ci sono dei momenti in cui mi dimentico completamente di questa cosa... forse è un effetto della Legilimanzia...
- No Ron, questa si chiama semplicemente incoscienza! - Una parte del cervello di Harry era concentrata a rimproverare Ron, mentre l'altra lavorava ad alta velocità per giungere alla conclusione più logica: era chiaro che un Mangiamorte, forse Lord Voldemort in persona, stava cercando di estorcere a Ron delle informazioni su di lui, Harry.
Il fatto che lo stesse facendo da molti giorni implicava una notevole percentuale di probabilità che il nemico avesse capito dove Harry, i Weasley e svariati membri dell'Ordine della Fenice fossero nascosti; e quindi, anche forse in quel preciso istante, un gruppo di Mangiamorte poteva essere in viaggio verso la Tana...
- Dobbiamo dirlo subito ai tuoi genitori e a tutti i membri dell'Ordine! - realizzò Harry.
- Non credo che sia una buona idea. - ribatté Ron.
- Ron ascoltami... forse non hai capito la gravità della situazione ma...
- No Harry, SUL SERIO! - Weasley aveva il viso rosso, come sempre quando subiva una forte emozione - Ascoltami amico, se lo diciamo a quelli dell'Ordine si preoccuperanno e vorranno tenerci sotto controllo. Non ci lasceranno partire per Godric's Hollow! Ci inchioderanno dentro casa come hanno fatto con Sirius! -
Fu quest'ultima affermazione, più di ogni altra cosa, a frenare Harry.
Il ragazzo respirò a fondo prima di mormorare: - Hermione lo sa? -
- Beh... veramente no. - ammise Ron, arrossendo ancora di più -Volevo dirlo prima a te perchè... se si fosse rivelata una stupidaggine ... non volevo fare la figura dell'idiota davanti a lei, ecco...
Le labbra di Harry si incurvarono in un minuscolo sorriso. Certo, si disse Una cosa è confidarsi col migliore amico, un'altra è confidarsi con la propria ragazza...
Harry osservò per qualche istante l'espressione implorante di Ron, prima di sospirare: - Va bene, hai vinto, non lo dirò a quelli dell'Ordine. -
Decisamente sollevato, Ron sorrise: - Grazie Harry, sapevo che avresti capito.
- Però stasera lo diremo a Hermione. - aggiunse quest'ultimo con voce ferma.
L'espressione di Ron s'incupì lievemente - Beh, d'accordo... tanto comunque avrei dovuto dirglielo prima o poi... Spero solo che non si arrabbi troppo perchè vi ho tenuto nascosta questa cosa...
Batté sulla spalla dell'amico - Forza, andiamo dentro, credo che sia pronta la cena.
Harry si diresse verso l'entrata della Tana assieme a Ron; con l'aggiunta di un'ulteriore inquietudine ai suoi tormenti.

******


Quella sera tardi, nella stanza di Ron, Harry esponeva la causa della sua nuova inquietudine ad una sconvolta Hermione; che, com'era prevedibile, si arrabbiò e diede fondo ai peggiori timori del suo ragazzo facendogli esplicitamente capire che lo considerava un'idiota per il suo comportamento:
- Ci hai messo un'intera settimana a renderti conto che forse era il caso di informarci della cosa? - lo attaccò, appena superato l'iniziale shock della notizia.
Ron lanciò uno sguardo cupo ad Harry, che ricambiò con un'espressione solidale prima di tentare di calmare le acque: - Dài Hermione, in fondo è la prima volta che qualcuno applica la Legilimanzia su di lui... Ron non poteva essere certo che si trattasse proprio di quello. - Sotto sotto, Harry riteneva che Hermione avesse tutto il diritto di arrabbiarsi; ma la coscienza gli diceva che non poteva abbandonare Ron in quel momento.
- Proprio perchè non sapeva cosa gli stesse succedendo avrebbe dovuto informarci immediatamente! - ribatté lei, lanciando al suo ragazzo una gelida occhiata prodigiosamente simile a quelle della Mcgranitt.
- Si suppone, Ron, che tu abbia capito fin dal primo momento che c'era qualcosa di strano... perchè si suppone che tu normalmente abbia il pieno controllo dei tuoi pensieri...
- Senti, mi dispiace okay? - si difese quest'ultimo, offeso - Avete ragione voi d'accordo? Sono un'idiota! Non faccio mai niente di buono, e, da come mi trattate, sembra che io per voi sia solo un peso! Ma perchè non ci andate da soli a Godric's Hollow allora? Non mi offendo se mi dite in faccia che non mi volete dietro perchè sarei solo un impiccio succube dell'intelligenza della sua ragazza e della celebrità del suo migliore amico...
- Oddio, adesso non metterti a fare la vittima! - lo interruppe Hermione - Silente è morto, Voldemort sta diventando sempre più forte, domani ci aspetta un viaggio del quale non sappiamo neanche se vedremo la fine... capisco che questo possa essere un periodo di ipertensione per tutti, ma non possiamo permetterci di perdere tempo in queste discussioni infantili! - La ragazza terminò così la sua predica, dando modo a Harry di cominciare con la sua: - Cosa intendi dire, - chiese con voce minacciosa - Quando dici che sei succube della celebrità del tuo migliore amico? Per chi mi hai preso? Per una Rockstar? Ti ricordo che il motivo per cui sono famoso è perchè grazie al sacrificio di mia madre sono sopravvissuto all'Avada Kedavra. Di recente ho anche scoperto che il compito di eliminare Voldemort spetta solo a me, ma purtroppo lui al momento non è mortale! - La rabbia che Harry aveva dentro dal giorno della morte di Silente, non aspettava che un'occasione come quella per divampare: - IO HO UNA MISSIONE DA PORTARE A TERMINE! Se sei ancora convinto di volermi aiutare, sappi che devo uccidere Voldemort ad ogni costo, e davvero non ho tempo per queste discussioni infantili!
Le sue parole furono seguite da qualche attimo di silenzio.
Infine, Ron mormorò: - Beh... allora suppongo...
Ma Harry non scoprì mai cosa supponesse Ron; perchè questi improvvisamente sbarrò gli occhi e chinò il capo di botto, come se fosse svenuto improvvisamente.
- RON! - gridarono all'unisono Harry e Hermione, scattando verso di lui.
In quel momento, Ron risollevò la testa, fissando i suoi amici con un paio di occhi rossi non suoi, ma che ad Harry risultarono fin troppo familiari.
Lui ed Hermione rimasero impietriti, mentre la voce di Lord Voldemort usciva dalle labbra del loro amico e riempiva la stanza, fredda e sarcastica:

"Vuoi uccidermi ad ogni costo Potter? Sei disposto a sacrificare anche i tuoi amichetti pur di eliminarmi? Rammenta ragazzo: è vicino il giorno della battagli finale, il giorno in cui io e te combatteremo e io finalmente ti ucciderò. Ma ricorda che ogni persona che ti accompagnerà nel tuo viaggio alla mia ricerca farà la tua stessa, brutta fine. Questa è una promessa..."

Gli occhi di Ron ridivennero marroni, e questi si afflosciò inerte sul pavimento.


Harry e Hermione rimasero a osservare il corpo privo di sensi del loro amico paralizzati dal terrore.

Continua...

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Capitolo 3
*** 2.Oscure presenze a Godric's Hollow ***


OSCURE PRESENZE A GODRIC'S HOLLOW

Godric's Hollow, era un minuscolo villaggio abitato da soli maghi, e totalmente circondato dai boschi.


A nord, il fiume Arion segnava il confine tra il boschetto al limitare del villaggio e l'inizio della foresta di Queerditch; mentre a sud, le ultime casette della vallata erano antecedenti alle fitte foreste di Stelehim.
Godric's Hollow, era un paesino famoso per due motivi: primo, perchè nessun visitatore vi giungeva mai. Secondo, perchè mai nessun strano avvenimento intaccava la quiete vigente.
Infatti, dopo il tragico omicidio dei signori Potter, avvenuto sedici anni prima (un argomento sul quale la gente ancora discuteva, quando era proprio a corto di pettegolezzi), nessun nuovo sconvolgimento aveva turbato la ritmica, monotona quotidianità locale.
Sembrava che neanche la terribile guerra che devastava l'intero mondo magico potesse violare quella tranquillità.
Quel giorno mezza estate, con i raggi del crepuscolo che iniziavano a rischiarare il paesaggio, questa affermazione venne smentita per mano di Harry Potter; che si era appena Materializzato in prossimità dell'inizio delle foreste di Stelehim, e, dopo una breve occhiata attorno a sé, aveva imboccato il sentierino che attraversava un boschetto e conduceva nel centro del villaggio.
Dire che lo stato interiore di Harry era tragico, non dava assolutamente un quadro sufficientemente realistico della sua situazione psicologica.
Nella sua mente, continuava ad andare in onda il film che aveva come trama gli avvenimenti della sera precedente; e ogni revisione dei fatti faceva nascere nel ragazzo una nuova serie di dubbi e inquietudini, che, accavallandosi, gli davano la concreta sensazione che la sua testa stesse per scoppiare.
La sera prima, Hermione era stata la prima a riprendersi dallo shock, ed era corsa giù per le scale chiamando a gran voce la signora Weasley.
Ron era stato sollevato di peso e trasportato sul letto attorno al quale Harry, Hermione, Ginny e i Weasley avevano vegliato l'intera notte.
Verso le quattro del mattino, Ron aveva aperto gli occhi, e si era guardato attorno con aria smarrita.
Nel vederlo svegliarsi, Molly Weasley era scoppiata a piangere, e tutti erano parsi sollevati nel vedere che, nonostante fosse debolissimo, Ron stava bene.
Tutti eccetto Harry.
Lui, invece, continuava ad essere attanagliato allo stomaco da un terribile senso di ansia.
Voldemort aveva posseduto il corpo di Ron; si era servito del suo amico per comunicargli quell'orrendo messaggio.
Nella memoria di Harry, era vivissimo il ricordo di quella voce gelida e di quegli orrendi occhi rossi che brillavano al posto di quelli di Ron.
Si sentiva responsabile per l'accaduto.
Per questo, quando i signori Weasley avevano spedito lui, Hermione e Ginny a letto, e avevano iniziato a contattare tutti i membri dell'Ordine per riferire l'accaduto, Harry ne aveva approfittato per scrivere un breve messaggio e infilare la porta:

A tutti i membri dell'Ordine:


Sono partito da solo alla ricerca degli Horcrux.
Dopo ciò che è successo, non riuscirei a portare nessuno con me, sapendo di condurlo a morte certa.
Vi prego di non cercarmi e di ricordare che questo viaggio lo avevo intrapreso assieme a Silente.
Ora, è il momento per me di continuarlo da solo.

Prima di andare a dormire nella stanza di Ginny, Hermione aveva lanciato a Harry uno sguardo molto significativo, che gli aveva fatto intuire che la sua amica avesse compreso le sue intenzioni.
Lei sapeva che, al risveglio, non avrebbe più trovato Harry.
Il fatto che non avesse tentato di fermarlo, faceva credere a Harry che la ragazza condividesse la sua opinione... cosa della quale non poteva certo biasimarla.
Il terribile evento della sera prima era stato una concreta, innegabile prova che chiunque gli stesse vicino, ormai, correva un terribile pericolo.
Harry era giunto al limitare del boschetto, e si era fermato a contemplare affascinato l'insieme di graziose casette che si stendevano lungo la valle ai suoi piedi.
I tetti di tegole rosse luccicavano alla luce dei raggi del sole di prima mattina; grossi cespugli bordavano i muri intonacati, e file di fiori multicolori spiccavano in tutti i giardini.
I sentierini che intercorrevano tra le molteplici abitazioni scintillavano di granelli d'argento, e uno di questi s'inerpicava lungo il modesto rilievo di una collinetta, dove facevano capolino numerose lapidi di pietra, antecedenti ad un'ulteriore concentrazione di alberi.
Harry sentì una morsa serrargli le viscere.
Lassù, vi era il cimitero di Godric's Hollow, e tra quelle lapidi si nascondevano quelle dei suoi genitori.
Col cuore in gola, Harry s'incamminò lungo il ripido sentiero.
Giunto alla sommità della collinetta, attraversò il piccolo cancello di legno col fiato corto per l'emozione, e iniziò immediatamente ad aggirarsi tra le molte file di lapidi.
Leggeva i nomi incisi con impazienza, procedendo rapidamente e senza soffermarsi su nessun dettaglio.
Quando finalmente trovò quello che stava cercando, l'emozione fu tale che si stupì di riuscire a mantenersi in piedi, visto l'esagerato tremolio delle sue ginocchia.
Incisi su due semplici lapidi di pietra, seguiti da una data di nascita che differenziava di un anno, e da una di morte risalente a sedici anni prima, campeggiavano i nomi di Lily e James Potter.
Tutto ciò che rimaneva al mondo dei suoi genitori, delle due persone che più di qualsiasi altre avrebbe voluto vicino, erano lì davanti a lui.
Due pietre mute, fredde, insignificanti; esistenti solo per ricordare al mondo che quelle due persone hanno vissuto, ma che ora non ci sono e non ci saranno mai più.
Senza che questi potesse fare assolutamente nulla per impedirlo, le lacrime cominciarono a scorrere sul volto di Harry, che si inginocchiò e sfiorò con le dita la lapide di sua madre,fremendo al contatto con la fredda pietra liscia.
Ripensò ai racconti di Sirius su James, di quando entrambi erano ragazzi spensierati che giocavano a fare gli arroganti.
Ripensò al disprezzo di zia Petunia nei confronti della sorella, e di come invece Lupin aveva definito sua madre una persona splendida, di come Lumacorno l'aveva ritenuta addirittura una delle sue migliori studentesse...
La tristezza divampava nel ragazzo, che rimase inginocchiato piangendo in silenzio, sconvolto da quel rapido susseguirsi di intense emozioni.
Dopo aver pianto per almeno mezz'ora, Harry si asciugò gli occhi e riuscì a trovare un minimo di autocontrollo.
Non serviva a niente divulgare nei ricordi.
Lui, Harry, avrebbe fatto molto di più.
Avrebbe ritrovato e distrutto gli Horcrux rimanenti, e poi avrebbe fatto fare a quel bastardo che aveva distrutto la sua famiglia la stessa fine che avevano fatto i suoi genitori; se non peggio.
Animato da una nuova ondata di coraggio, Harry distolse lo sguardo dalle lapidi di sua madre e suo padre.
Fu allora che la vide.
Una figura mingherlina, avvolta in un lungo mantello nero, si aggirava nell'angolo opposto del cimitero.
A giudicare dai movimenti del capo, si stava guardando attentamente attorno come per accertarsi di essere sola.
Nascosto dietro alla lapide di suo padre, Harry rimase a osservare con apprensione la sagoma scura.
Non sapeva perchè, ma quella figuretta gli provocava uno strano senso di inquietudine.
Dopo un ultimo sguardo attorno a sé, la sagoma si voltò, facendo frusciare sull'erba il lungo mantello nero, e si mise a correre con agilità alla volta del bosco, scomparendo ben presto alla vista.
Harry si rialzò, ancora immerso nelle sue riflessioni.
Il sole era ormai alto nel cielo, e un vuoto allo stomaco unito ad un'improvvisa sensazione di freddo, ebbero la meglio sulla curiosità di Harry di scoprire chi fosse lo strano individuo.
Dopo un ultimo sguardo alle lapidi della sua famiglia, Harry si voltò, e scese il sentiero diretto verso il centro del villaggio.

*****

"L'impennato", unica locanda di Godric's Hollow, era per questo frequentata da tutti i membri del villaggio.


Questo fattore, le competeva il diritto di potersi vantare di possedere un repertorio di clientela molto ampio rispetto a quello di molte altre taverne inglesi.
Vi si potevano trovare, infatti, tavoli occupati da gruppi di maghi benvestiti, che dialogavano con garbo tra loro, e, a poca distanza, altri tavoli occupati invece da straccioni della peggior specie.
Flick Speculator, proprietario della locanda da oltre venti anni, era un uomo basso e robusto, che quel giorno se ne stava appostato dietro il bancone.
Non sapeva ancora che il ricordo di quella mattina di metà agosto, quando un giovane, sconosciuto ragazzo occhialuto era entrato nella sua locanda, aveva ordinato una Burrobirra, e gli aveva fatto una domanda che mai nessuno nella sua ampia varietà di clientela gli aveva mai posto, avrebbe popolato i suoi pensieri per molti mesi a venire.
- Dov'è la vecchia casa dei Potter? - ripeté Flick, fissando il giovane negli occhi.
Occhi di un verde smeraldino, che davano all'uomo una fastidiosa sensazione di familiarità con quello sguardo.
Harry dal canto suo, annuì.
- Sa dirmi dove si trova? -
- E perchè mai saresti interessato alla vecchia casa dei Potter? - chiese sospettoso il locandiere - Sai, si dice che da quando... sì insomma DA QUEL GIORNO l'abitazione sia maledetta... -
Harry sospirò spazientito - Senta, ho le mie buone ragioni per voler sapere dove si trova quel posto; se lei ne è al corrente sarebbe così gentile da riferirmelo senza tante cerimonie? -
E fa anche l'arrogante! si scandalizzò Filck.
Harry rimase in attesa.
- Va bene, - borbottò infine il locandiere - La casa dei Potter si trova appena un po' fuori il villaggio, in prossimità dell'inizio della foresta di Queerditch. Segui il sentiero che porta a nord, la troverai lungo la riva del fiume Arion. -
In fondo, si consolò Flick, lui il ragazzo lo aveva avvertito... se poi questi voleva correre lo stesso il rischio di visitare una casa maledetta erano affari suoi.
- Grazie, - disse Harry, soddisfatto.
Bevve una lunga sorsata di Burrobirra, e lanciò uno sguardo fuori dalla finestra.
E la vide di nuovo.
La figura mingherlina ammantata di nero correva lungo la strada deserta, e fu a portata della vista di Harry solo per qualche istante.
Poi sparì oltre il rettangolo di visuale che la finestra forniva.
Senza pensarci, Harry balzò in piedi e corse verso l'uscita della locanda.
- Torna indietro brutto... - lo richiamò Flick.
Harry, arrivato in mezzo alla via, si guardò attentamente attorno.
Ma dello strano tipo col mantello nero non c'èra più traccia.
- Héi tu... -
Harry rivolse uno sguardo assente al locandiere che gli era corso dietro in gran fretta, e ora ansimava nel tentativo di riprendere fiato.
- Credi... huff... di potertela svignare... huff... huff ... senza pagare?! -
Harry realizzò che, nella fretta di uscire in strada, se ne era completamente dimenticato.
- Ecco qui, - mormorò in tono di scusa, infilando una manciata di zellini nella manona del locandiere.
Ma quest'ultimo per poco non lasciò cadere a terra la monete.
Fissava la fronte di Harry con gli occhi sgranati dallo stupore, finché il ragazzo non si accorse che un improvviso alito di vento aveva spostato i capelli dalla sua fronte, mettendo in bella vista la cicatrice a forma di saetta.
L'oste puntò l'indice tozzo contro Harry - Tu sei… -
Cercando di riappiattirsi la frangia, Harry non gli diede il tempo di finire la frase.
Girò sui tacchi, e si allontanò in tutta fretta lungo il sentiero che conduceva a nord.

*****

Il luogo dove Harry Potter aveva trascorso il suo primo, immemore anno di vita, era una piccola casetta seminascosta dagli alberi che davano inizio alla foresta di Queerditch.


La prima impressione che ebbe il ragazzo dell'abitazione, era che essere disabitata non le donava per niente.
Al tetto mancavano alcune tegole, crepe profonde solcavano le facciate laterali, che recavano solo un accenno di quello che una volta doveva essere stato un muro intonacato.
Tutt'attorno, nel giardino non più curato, le erbacce crescevano incolte, e strati di edera ricoprivano la corteccia di un albero secco, a lato della casetta.
La porta d'ingresso cigolò sonoramente quando Harry ne abbassò la maniglia arrugginita.
Il ragazzo era pronto a farsi strada districando fitte ragnatele, convinto che l'aspetto interno dell'abitazione fosse coerente con quello esterno.
Certamente non era preparato a ciò che vide dopo aver richiuso la porta dietro di sé e aver lanciato un primo sguardo al salottino.
Illuminata dalla fioca luce solare che filtrava dai vetri impolverati delle finestre, vi era una confortevolissima stanza occupata da un ampio tavolo di legno, circondato da pesanti seggiole di noce, un comodo divano marrone e due poltrone nere.
Un'enorme libreria stracolma di libri rilegati in pelle, occupava un'intera parete.
La certezza era una sola: quel posto era sicuramente abitato da qualcuno.
E il misterioso inquilino deve essere un fanatico del pulito, meditò Harry, osservando la superficie del tavolo, tanto lucida da fare concorrenza a quello dei Dursley.
Eppure pensò Harry il locandiere mi aveva detto che questo posto è considerato maledetto dagli abitanti del villaggio da quando sono stati ritrovati i corpi dei miei genitori... ma allora... chi c'è venuto ad abitare? E come mai da fuori la casa sembra disabitata? Forse chi ci abita si sta nascondendo?
La risposta arrivò pochi attimi dopo, preannunciata dal sonoro cigolio della porta d'ingresso.
Harry si tuffò dietro al divano, e lasciò sporgere il capo quel tanto che bastava per osservare di nascosto l'ormai familiare figura mingherlina ammantata di nero che aveva richiuso la porta dietro di sé, si era voltata, e aveva gettato indietro il cappuccio.

Un estraneo che lo vedesse per la prima volta, e che fosse al corrente del fatto che aveva diciassette anni, avrebbe sicuramente detto che Draco Malfoy non dimostrava la sua età.


A giudicare infatti dal visetto appuntito ancora imberbe, dalla statura minuta e dall'esile costituzione, gli si poteva attribuire un massimo di quattordici anni.
Ad accentuare la sua aria infantile, c'era quell'espressione impaurita e allo stesso tempo preoccupata che i suoi occhi azzurri riflettevano perennemente da qualche mese a quella parte.
Un'espressione che faceva intendere a colpo d'occhio che Draco non era maturo neanche sul piano psicologico.
A chiudere in bellezza, c'erano i lisci capelli di un biondo quasi bianco e la carnagione mortalmente pallida che conferivano al suo aspetto quel tocco spettrale che, a saputa di chi lo conosceva, molto si addiceva alla sua personalità.
Il ragazzo emanava anche una misteriosa aura di terrore, che però chiunque fosse a conoscenza della sua situazione, non avrebbe esitato a giustificare...

 

I tormenti di Draco, avevano avuto inizio l'anno precedente; di preciso quando aveva ricevuto il Marchio Nero.

In quel momento, Draco aveva avuto l'impressione che il mondo dorato dove aveva vissuto l'intera vita si fosse infranto come un sogno, facendolo destare in una realtà sconosciuta quanto terribile.
Una realtà dove non esisteva altro se non dolore, violenza e morte.
Dieci lunghi mesi scanditi giorno per giorno da angosce, minacce da parte del Signore Oscuro, e da una disperazione crescente.
Aver assistito all'omicidio di Silente era stato, per Draco, il colpo di grazia al suo equilibrio psicologico.
Oltre ad aver preso piena coscienza del fatto che mai sarebbe stato in grado di arrivare a commettere una simile crudeltà, infatti, sapeva che col vecchio Preside era morta la sua ultima speranza di sottrarsi al volere di Lord Voldemort.
Disperato... è questo l'aggettivo giusto per descrivere lo stato in cui Draco si presentò in seguito al cospetto del suo padrone.
Era infatti convinto che il suo fallimento, oltre a condurlo a morte certa, sarebbe stato la causa anche di quella dei suoi genitori.
Di ciò che accadde, aveva memoria solo di qualche flash, unito al ricordo di un dolore inimmaginabile.
Era la prima volta che provava sulla sua pelle i terribili effetti della Maledizione Cruciatus, e ciò che lo stupì, fu che dopo ciò che Voldemort gli aveva fatto, lui era ancora vivo.
Inerte e ansimante, disteso sulla schiena sul freddo pavimento di marmo, Draco si era sentito troppo debole per riuscire a sfogare in gemiti il dolore che ancora sentiva sconquassargli ogni nervo del corpo.
Ricordava l'orribile ghigno del Signore Oscuro, che pareva invece alquanto divertito da quella scena.
E Draco voleva solo che finisse, voleva essere ucciso subito perchè il dolore e l'umiliazione erano diventati insostenibili.
E invece no.
Sempre con il perfido ghigno stampato sul volto serpentino, Lord Voldemort si era avvicinato, e, fissandolo dall'alto della sua postazione, aveva sibilato: - Forse puoi essermi ancora utile, Draco. Sei giovane... ti concedo un'ultima possibilità. Se mi deluderai, nessun Malfoy rimarrà a popolare questo mondo. Non sei il primo a cui affido questo incarico... ma spero per te che tu sia l'ultimo. -
Ancora troppo scosso e dolorante, Draco non aveva capito il senso di quelle parole, e neanche il perchè Lord Voldemort si fosse premurato di fargli trovare a Godric's Hollow quella casetta pronta ad accoglierlo.
Troppe attenzioni per uno che lo aveva deluso, quasi tradito, e che sarebbe stato ucciso se non avesse portato a termine quella missione.
Quella strana missione.
Era suo compito ritrovare un antico oggetto appartenuto a Godric Grifondoro nascosto da qualche parte a Godric's Hollow.
Da giorni, Draco girovagava privo di ispirazione per le foreste e per i luoghi più appartati del paesino ben attento a non farsi sorprendere, conscio del fatto che un'intera squadra di Auror era stata mobilitata per trovarlo e spedirlo ad Azkaban.
Come suo padre.
Il ragazzo non sapeva se gli incutesse più timore l'idea di trascorrere il resto della sua vita in una prigione o la consapevolezza che, se non avesse ritrovato presto quel dannato oggetto, sarebbe stato veramente ucciso.
A coronare il tutto, lui non aveva neanche la più pallida idea di dove cercarlo, questo oggetto.
Ma comunque era questa la vita che lo aspettava?
Vivere nell'eterno timore di sbagliare qualcosa, in un infinito stato di angoscia e con il pericolo di morte sempre appostato dietro l'angolo?
Draco avrebbe dato qualsiasi cosa per avere una possibilità di sottrarsi a quel destino... ma ora che Silente era morto, sapeva di non avere speranze.
Quella mattina era tornato nella sua casetta dopo un'altra infruttuosa esplorazione convinto che al peggio non ci fosse mai fine e che la sventura lo avesse preso di mira.
Queste sue convinzioni non poterono che rafforzarsi quando, voltandosi, si ritrovò faccia a faccia con la sua alta occhialuta, apparentemente incazzatissima nemesi.

Continua...

 

NOTE: Eccomi qui alle prese con un nuovo capitolo. Intanto vorrei chiarire con tutti voi che io non ho la minima idea di quanti anni abbiano di differenza James e Lily Potter... perciò molto semplicemente ho sparato a caso.
Sì, lo so che Qeerditch è una palude e non una foresta, ma scoprirete nei prossimi capitoli che il nome di quella foresta e la foresta in sé, saranno le chiavi che apriranno molte porte...
I nomi delle altre foreste e del fiume li ho presi dai libri di Shannara, dei quali sono una vera fissata.
Altra cosetta che avrete sicuramente notato: dalla mia descrizione risulta un Draco un po' diverso da quello della Rowling... e questo primo perchè io me lo sono sempre immaginato così, secondo perchè nella mia storia volevo che l'aspetto di Draco fosse coincidente con l'immagine che la Rowling ci ha dato nel suo carattere nel Principe Mezzosangue. Ci ha fatto capire che lui è molto meno maturo e preparato alla guerra di quanto lo sia Harry... e questo è il mio modo di inserire nella mia storia ciò che lei voleva farci capire. Quindi niente superuomo, ma un Draco un po' infantile ma, vedrete, questo fattore lo renderà molto inquietante...
A prestissimo, lo prometto.

babydoll

 

 

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Capitolo 4
*** 3. Per scelta e conseguenza ***


PER SCELTA E CONSEGUENZA




Certe persone, sostengono con sicurezza che l'essere umano, dopo aver affrontato una serie di violenti sconvolgimenti in un periodo di tempo ravvicinato, riesca ad affrontare degli eventuali seguenti scombussolamenti in modo distaccato e passivo; troppo esperto in materia per potersi stupire ancora di qualcosa.
Secondo altre teorie, invece, i colpi di scena, i tranelli e gli insospettati avvenimenti che la vita preserva sono innumerevoli; e variano di importanza e intensità in ogni occasione, rendendo impossibile abituarsi a chi ne è protagonista.
Quel giorno, Harry Potter formulò la sua innovativa, personale filosofia sull'argomento; affrontando sia con passività sia con coinvolgimento il fatto che Draco Malfoy fosse vivo, a Godric's Hollow, di preciso nascosto nella vecchia casa dei suoi genitori.
Rimase in piedi, immobile, puntando la bacchetta contro il suo nemico dall'aria più che mai spettrale; tanto pallido da apparire quasi fantasmagorico.
La comparsa del familiarissimo ghigno sul suo volto esangue, dissipò in Harry ogni dubbio sul fatto che quello che aveva davanti non fosse uno spettro ma una persona in cane e ossa.
Pelle e ossa si autocorresse Harry, occhieggiando all'esilissima corporatura di Draco.
All'iniziale stupore di Harry, si sostituì immediatamente la collera: Draco Malfoy era, fino a prova contraria, ancora un Mangiamorte.
Aveva collaborato, seppure con poca convinzione, all'omicidio di Silente; e aveva dato ampia prova nei mesi precedenti di essere infatuato e particolarmente versato nelle Arti Oscure.
E ora, si nascondeva nella vecchia casa di Lily e James Potter, luogo considerato da Harry praticamente sacro, forse per nascondersi dagli Auror o per architettare con tranquillità un nuovo omicidio su ordine di Voldemort?
Inconcepibile.
Grazie alla rabbia di quei pensieri, unita all'irritazione per quell'insopportabile ghigno che dilagava sul volto di Draco, Harry riuscì, nonostante avesse gli occhi verdi, a lanciare uno sguardo nero alla sua nemesi, sibilando tra i denti: - Cosa diavolo ci fai tu qui? -
- Potrei fare la stessa domanda a te, Potter, - rispose Draco, senza smettere di sorridere - Davvero intrigante il tuo innato talento di mostrare la tua faccia nel posto sbagliato al momento sbagliato con sorprendente costanza. -
- Fai l'arrogante Malfoy? Non ti sei accorto che ho una bacchetta e posso ucciderti seduto stante? -
- Sei tu che fai l'arrogante Potter, se ti attribuisci tale facoltà. - lo canzonò Draco.
- Pensi che non lo farei? - chiese Harry con voce minacciosa.
- Penso che avrai anche una bacchetta, - gli occhi di Malfoy scintillarono maligni - Ma non hai le palle. -

Scintille rosse e oro cominciarono a sprizzare dalla bacchetta di Harry, che fece solo in tempo ad arrossire furiosamente, prima di trovarsi la bacchetta di Draco puntata alla gola.
- E sei troppo emotivo Potter, lasci che le emozioni abbassino le tue difese, -
Harry lo fissò truce.
- Vuoi impartirmi la lezioncina sul contegno delle emozioni e sul coraggio Malfoy? Dopo la tua performance la notte della morte di Silente manchi totalmente di credibilità. -
Questa affermazione fece sbiancare, se possibile, ancora di più Draco; e questa volta fu lui ad abbassare le difese, permettendo a Harry di risollevare la propria bacchetta.
- Cosa dicevi a proposito di non lasciare che le emozioni abbassino le difese? - domandò sarcasticamente Harry.
Draco non rispose.
Rimasero immobili per qualche istante, entrambi con la bacchetta puntata contro l'altro, finché Malfoy sibilò: - Cosa diavolo sai tu di cosa successe quella notte, eh Potter? Chissà dov'eri tu... cosa credi di sapere? -
- Oh, so molto di più di quanto tu creda, Malfoy, - ghignò Harry, capendo di aver toccato un nervo scoperto - Si dà il caso che io fossi proprio sulla Torre di Astronomia quella notte e che abbia seguito l'intera scena sotto il mantello dell'invisibilità... -
- Stronzate. - sibilò l'ex Serpeverde, gli occhi ridotti a due fessure.
- Ricordo perfettamente, - continuò Harry, alzando la voce - tutti i dettagli su come Silente ti ha offerto la sua protezione, e ti do atto di aver abbassato la bacchetta, prima che arrivassero i Mangiamorte... anche se dopo tu non hai avuto la palle di opporti a loro e te la sei filata a gambe levate. -
Harry osservò per un istante e con una certa soddisfazione il liscio volto dall'espressione omicida di Draco.
- Se te lo stai chiedendo, Malfoy, non ti ritengo responsabile per la sua morte, anzi, più che altro mi fai pena... immagino che Voldemort ti stia rendendo la vita difficile... -
Nel sentire pronunciare quel nome, Draco ebbe un sussulto, ma si riprese immediatamente, e tornò a puntare fermamente la bacchetta contro Harry.
No, Potter non stava mentendo. Aveva raccontato particolari che solo chi aveva assistito alla scena poteva conoscere; e la consapevolezza di essersi dimostrato debole, codardo e pauroso davanti a Potter gli bruciava tantissimo.
Con uno sguardo agghiacciante a Harry, Malfoy sibilò: - Esci da qui, Potter -
- Non esco da casa mia, - lo sfidò Harry.
Malfoy scoppiò in una risata tetra: - Di tutte le idiozie che potevi dire hai scelto la più patetica! Da quando questa è casa tua, Potter? Hai bisogno di una bussola per riconoscere il tuo letamaio Babbano? -
- Smettila di girare intorno alle cose, Malfoy, dimmi che diamine ci fai nella vecchia casa dei miei genitori! -
- Nella casa... - Draco non era sicuro di aver capito bene, ma la sua temporanea distrazione diede modo a Harry di agitare la bacchetta pensando Expeliarmus! cosicchè la bacchetta volò via dalle mani del biondo, che si ritrovò quella di Harry puntata alla gola.
Trionfante, Harry sussurrò: - Come la mettiamo adesso, Malfoy? -
- La mettiamo che tu hai un sacco di cose da spiegarmi, - sussurrò Draco in risposta, intimamente convinto che fosse il caso di intrattenere Potter con una lunga conversazione, finché non avesse escogitato un piano per riacciuffare la propria bacchetta.
- Non intendo fornirti informazioni su di me che poi tu andrai di corsa a riferire al tuo padrone, Malfoy. -
- Ma come, Potter, non dovevi uccidermi? Da quanto dicevi prima sembrava che io avessi i minuti contati! -
- Se non chiudi quella boccaccia ti ammazzo sul serio! -ringhiò Harry, sempre più spazientito.
- Ma se chiudo la mia boccaccia no potrò rispondere alla domanda che mi hai fatto prima, e tu non saprai mai cosa faccio nella casa dei tuoi genitori... sei tutto una contraddizione, Potter. - lo schernì il biondo.
- Non intendo nemmeno passare tutta la giornata a filosofare con te, Malfoy. - replicò Harry.
- Bene, allora dato che sembra che nessuno dei due abbia intenzione di andarsene, vediamo di contrattare, e senza bacchetta. Vedi, Potter, mi metti ansia. Non mi è mai piaciuto essere messo sotto minaccia durante un dibattito. - Draco fissò intensamente Harry negli occhi, e questi si perse un istante nella contemplazione della profondità di quell'azzurro.
In uno stato simile al sogno, Harry abbassò lentamente la bacchetta e prese posto sul divano.
Soddisfatto, Draco spostò una seggiola di noce e si issò con agilità a sedere sul tavolo.
- Allora, Potter, quali prove hai per dimostrare che questa casa ti appartiene? -
Harry, ripresosi dalla momentanea ipnosi, rispose freddamente: - Questa casa, Malfoy, è il luogo dove sono nato e dove il tuo amicone, Lord Voldemort, è venuto a sterminare me e i miei genitori. -
Di cronaca, Draco ebbe un altro sussulto nel sentir pronunciare quel nome; ma un dubbio si stava facendo largo nella sua mente: il Signore Oscuro gli aveva dato ordini precisi di nascondersi in quella casa, durante il suo soggiorno a Godric's Hollow... c'era forse un collegamento col fatto che la vecchia abitazione era proprio il luogo dove il suo padrone aveva subito la sua più grande sconfitta?
- E tu come mai sei qui? Ti stai nascondendo dagli Auror? Dal Signore Oscuro? O da tutti e due? - il sarcasmo nella voce di Harry tolse Draco dalle sue riflessioni.
- Troppe domande, Potter. Se rispondessi a tutto il mio fascino misterioso ne risentirebbe grandemente. Ti basti sapere che davvero non sapevo che questa era la casa dei tuoi genitori... ma sappi che comunque non ho nessuna voglia di sloggiare, -
Non è cambiato per niente si disse Harry tra sé e sé.
La situazione era difficile: gli conveniva buttarlo con la forza fuori di lì? Quanto sapeva realmente di Malfoy? E se fosse stato ancora al servizio di Voldemort? In quel caso, sarebbe subito corso a riferirgli che Harry Potter si trovava nascosto a Godric's Hollow, e lui si sarebbe trovato addosso un battaglione di Mangiamorte tempo trenta secondi.
No, non era una decisione saggia.
Rimanere lì con lui, allora, e tentare di estorcergli informazioni sui piani di Voldemort... o su Piton...
Gli occhi di Harry ebbero un guizzo.
Forse il caro biondino poteva condurlo dritto dritto dallo Stronzo Mezzosangue, così avrebbe potuto vendicare Silente...
"No" sopraggiunse la coscienza "Non posso rischiare di essere catturato da Voldemort. Non prima di aver distrutto gli Horcrux."

E se Malfoy fosse stato mandato proprio per spiarlo? Che lo stesse segretamente pedinando quando lo aveva visto al cimitero quella mattina?
E se invece non lavorasse più per Voldemort, e, anzi, si stesse nascondendo sul serio?
Troppe domande.
Troppe domande a cui Malfoy non avrebbe risposto... ah, certo, per non intaccare il suo fascino misterioso.
Lanciò uno sguardo apprensivo a Draco, che intanto era rimasto tranquillamente seduto sul tavolo e lo osservava a capo inclinato.
Nessuna traccia, nei suoi occhi azzurri, di quell'angoscia che vi trapelava quando era entrato dalla porta.
Harry respirò a fondo prima di esalare: - Va bene, rimani. Però se non vuoi che ti butti a calci e senza bacchetta fuori di qui, vedi di collaborare e smettila di guardarmi così e di dire cose enigmatiche... mi dai sui nervi! -
- Va bene, Potter, la smetto di dire cose enigmatiche; ti dico chiaro e tondo che quando ti metti a strillare perchè qualcuno ti dà sui nervi sembri una donna incinta - Draco ghignò questa cattiveria con grande, immensa soddisfazione.
Più di quando leggeva articoli stupidi sui giornali, più di quando Ron lo aveva fatto arrabbiare il giorno prima, e più che in qualsiasi contesto recente, Harry si era trovato tanto vicino dall'avere una crisi di nervi.
La cosa parve divertire parecchio il diabolico biondino, che rimase a osservare ghignante le varie tonalità di rosso e poi di verde che la faccia di Harry assunse, e fu quasi deluso, quando si accorse che il moro cominciava a riacquistare il controllo.
In fondo, sotto quella maschera di disperazione e oscura tragedia, si nascondeva ancora il viziato, dispettoso, arrogante ragazzino che per nulla al mondo si sarebbe perso l'occasione di tormentare Harry Potter.
Quest'ultimo, dopo l'ennesimo respiro profondo, risfoderò la bacchetta e la puntò contro Draco, ed esordì con tutta la calma che riuscì a racimolare:- Stammi bene a sentire, Malfoy, io non ho nessuna intenzione di sorbirmi tutte le tue stupide battutine e... -
- Te ne sei già pentito vero? - lo apostrofò il biondo - Scommetto che già rimpiangi di aver deciso di farmi restare qui. Insomma Potter, mi conosci; credevi davvero che me ne sarei stato buono e zitto tutto il tempo? Hai scelto di tenermi qui e adesso devi pagare... - Draco lanciò un occhiata penetrante alla sua nemesi - Per il principio della scelta e della conseguenza. -
Le sue parole furono seguite da un breve silenzio durante il quale Harry, un po' confuso, cercò una risposta adeguata a quell'ambigua affermazione, ma Draco lo anticipò: - Di certo è nel tuo carattere fare scelte idiote... ti basti pensare alla tua decisione di venire qui... -
- Cosa intendi dire? - s'infervorò Harry, che adesso cominciava sul serio ad averne abbastanza.
- Andiamo Potter, lo sappiamo tutti e due che quello che ti ha spinto a tornare qui è il tuo lato sentimentale. - Draco aveva appena deciso che quella conversazione, oltre a concedergli tempo per escogitare un modo per rimpossessarsi della sua bacchetta, poteva diventare un magnifico canale di sfogo.
Tormentare gli altri aveva su di lui lo stesso effetto che una Pozione della Pace di Madama Chips avrebbe avuto su qualsiasi altra persona normale.
- Non impicciarti nei fatti miei, Malfoy, queste sono cose che non puoi capire! - ringhiò Harry.
- UUUh, ma come ci scaldiamo! A quanto pare ho toccato un nervo scoperto… - Draco, ormai, gongolava a più non posso.
- Avanti, Potter, dillo che sei venuto a Godric's Hollow soltanto per piangere la morte di mamma e papà. Volevi vedere il luogo dove è successa la tragedia? Per favore, mi puoi avvertire prima di cominciare a piangere come una fontana così mi procuro un ombrello? -
Per Harry fu troppo.
Non permetteva a nessuno, meno che mai a Draco Malfoy, di fare battute sulla morte dei suoi genitori.
Levò la bacchetta urlando: Stupeficium!, ma Malfoy fu più veloce: balzò di lato con incredibile agilità, cosicché il fiotto di luce andò a cozzare contro la parete coperta dalla libreria, che cigolò pericolosamente.
Draco, trionfante, riacciuffò la sua bacchetta che l'incantesimo di Disarmo di Harry aveva spedito in fondo alla stanza.
Fuori di sé dalla rabbia, Harry si scagliò verso Malfoy, levando di nuovo la bacchetta, ma inciampò sulla seggiola di legno che Draco aveva spostato prima, finendo lungo disteso per terra.
Nella caduta, il medaglione, il falso Horcrux che Harry portava sempre con sé come se fosse un talismano, scivolò fuori dalla sua tasca, atterrando proprio vicino alla gamba di Draco.
Harry sbarrò gli occhi, mentre Malfoy raccoglieva il medaglione tra le mani ossute, con un misto di stupore e curiosità dipinto sul volto.
Si affrettò a puntare di nuovo la bacchetta contro il biondo urlando di nuovo: Stupeficium, ma Draco, che se l'era aspettato, aveva sollevato la sua bacchetta sibilando:Protego!
La barriera invisibile scaturita dalla punta della bacchetta di Malfoy bloccò la fattura di Harry, deviandola nuovamente verso la libreria, che questa volta cedette.
Il mobile ricolmo di libri rovinò con un violentissimo schianto contro il tavolo, distruggendolo.
Fulmineamente, Draco si allontanò dalla zona a rischio, ma Harry non fu altrettanto veloce.
Sentì solo qualcosa di molto pesante che lo colpì alla testa.
Poi il buio.


Dallo spiraglio di una finestra, bene attento a rimanere nascosto, Flick Speculatis aveva seguito l'intera scena.
Distolse lo sguardo e si diresse a grandi passi verso il centro del villaggio.
Era stato più forte di lui: dopo che quello che aveva scoperto essere il famoso Harry Potter si era allontanato, aveva indugiato solo pochi minuti; poi aveva chiuso la locanda e lo aveva seguito a distanza.
Fin dall'inizio aveva avuto l'impressione di conoscere quell'intenso sguardo verde; adesso sapeva che aveva preservato il ricordo dello sguardo smeraldino di Lily Potter.
Neanche lui sapeva dire cosa lo avesse spinto a seguire il ragazzo.
Forse era curioso di saperne di più sul Prescelto, come tutti... o, chissà, forse aveva avuto un presentimento.
Ora, mentre si dirigeva il più in fretta possibile verso la sua locanda, sapeva che i suoi presentimenti erano fondati.
All'inizio aveva spiato Potter attraverso gli alberi del boschetto; ciò che lo aveva indotto ad avvicinarsi fino a sbirciare all'interno dell'abitazione era stato l'arrivo di quello che era, a scanso di equivoci, il soggetto dei manifesti che tappezzavano l'intero villaggio: il ricercato Draco Malfoy.
Flick cercò di riflettere lucidamente, nonostante la corsa necessitasse l'impiego della maggior parte delle sue energie.
Forse Harry Potter aveva provato a catturare il criminale, questo spiegava lo scontro... forse lo aveva addirittura intrattenuto in quel dialogo del quale, purtoppo, Flick non era riuscito a cogliere una parola, per distrarlo...
Ora, però, essendo svenuto, di certo non poteva fare granché, anzi, era in pericolo... tutto il villaggio era in pericolo!
Stando a quello che diceva il Ministero, Draco Malfoy, nonostante apparisse piccolo e gracile, era stato complice di un omicidio ed era un sospettato Mangiamorte.
Flick era convinto che non si sarebbe fatto alcuno scrupolo a uccidere qualcuno.
L'uomo era giunto al limitare del boschetto.
Si fermò un momento a riprendere fiato, osservando la valle che si stendeva ai suoi piedi con occhi sgranati.
Il suo vecchio gufo avrebbe impiegato due, al massimo tre ore a raggiungere il Ministero.
Era parecchio tempo, ma non c'era scelta.
Era compito suo ora, di Flick Speculatis, dare l'allarme...

*****



Nel frattempo, un'accesa discussione stava avendo luogo nella piccola camera di Ron Weasley, alla Tana.
I protagonisti del diverbio erano i due più grandi amici del ragazzo che giaceva privo di sensi nella casa abbandonata al limitare di Godric's Hollow; ed era proprio lui l'oggetto del dibattito.
- Perchè diavolo non l'hai fermato? - esclamò Ron, rivolto ad un' angosciata Hermione.
- Te l'ho già detto, Ron, non avevo scelta! - ribatté la ragazza - Cosa potevo dirgli? Lo conosci, non mi avrebbe ascoltato... si sente responsabile per quello che ti è successo... -
- Ma non lo è! - s'infervorò Ron -La colpa è solo del Signore Oscuro! Noi sapevamo che la scelta di seguirlo ovunque andasse avrebbe comportato dei pericoli! E ci siamo tirati indietro al primo ostacolo! -
Ron era in pigiama, seduto sul suo letto.
Era molto pallido, e aveva ombre scure sotto gli occhi; ma, per quello che aveva passato, si era ripreso fin troppo rapidamente.
- Ron, noi non ci stiamo tirando indietro! - Hermione invece era seduta ai piedi del letto del suo ragazzo, con l'aria affranta.
- Ascoltami, io ero in ansia per te, ed ero certa che comunque Harry non mi avrebbe ascoltato... mi dispiace, forse avrei dovuto tentare comunque... ma in fondo serve anche a noi del tempo per riflettere... -
- Ma riflettere su cosa? - chiese nervosamente Ron, che cominciava ad arrabbiarsi - Cosa di preciso? Harry potrebbe avere bisogno di noi! -
- Con tutta probabilità, Harry è andato a Godric's Hollow a visitare le tombe dei suoi genitori; e forse era una cosa che aveva bisogno di fare da solo. Ron, anch'io sono convinta che potrebbe avere bisogno di noi, ma dobbiamo prima cercare di capire con esattezza cosa è successo ieri notte... -
- Hermione, te l'ho ripetuto un milione di volte - esclamò Ron, esasperato - Improvvisamente ho sentito un dolore fortissimo e la voce di Voldemort ha cominciato a uscire al posto della mia senza che io potessi impedirlo. Ma è già successo a Harry poco più di un anno fa al Ministero della Magia no? Non è la prima volta che Voldemort usa questo trucchetto... adesso possiamo dire che con tutta probabilità è stato lui a usare la Legilimanzia su di me... -
- Ron, intanto questo trucchetto ti ha quasi ucciso; e poi sto cominciando a pormi molte domande sul perchè il Signore Oscuro abbia usato la Legilimanzia su di te in quello strano modo… -
- Cosa intendi dire? - chiese Ron
- Ho controllato su molti libri: non risulta da nessuna parte che la Legilimanzia abbia l'amnesia come effetto collaterale. Tu non hai detto che dopo che l'aveva applicata non ne avevi memoria se non dopo molte ore? -
- Be’ sì, infatti... ma questo cosa c'entra? - domandò Ron, un po' confuso.
- Ma non lo trovi strano? Non ti insospettiscono tutti questi ultimi avvenimenti? La ricerca della Profezia l'anno scorso, la morte di Silente, il ritrovamento del falso Horcrux, R.A.B., e ora quello che è successo a te... Ron queste non sono tutte coincidenze! Il Signore Oscuro sta delineando un percorso ben preciso, me lo sento! -
- Se è così non possiamo lasciare Harry da solo! - eslamò Ron - Voldemort potrebbe mandare qualcuno a ucciderlo! Alla fine chi ci assicura che darà veramente ascolto alla profezia e ucciderà personalmente Harry? Se manda un'intera squadra di Mangiamorte a farlo fuori e lui è lì da solo non dovrà neanche scomodarsi! Hai sentito cosa hanno detto quelli dell'Ordine: adesso faranno delle ricerche riguardo a quello che mi è successo. Ci penseranno loro a scoprire cosa ha in mente quel pazzo... Hermione, adesso Harry ha bisogno di noi! -
La ragazza rimase in silenzio per qualche istante.
Poi, lentamente, annuì: - D'accordo Ron, partiremo questa notte. Dobbiamo fare attenzione a non farci sorprendere da quelli dell'Ordine... che in teoria ci avrebbero vietato di lasciare la casa. Pochi giorni fa Lupin mi ha detto che la casa dei Potter si trova appena fuori dal villaggio, in prossimità dell'inizio della foresta di Queerditch. Ci scommetto quello che vuoi che Harry si trova lì... ci teneva così tanto a visitarla. Arriveremo dalla foresta, per non essere notati, spero solo che non sia troppo tardi per rintracciarlo... -
Ron si immobilizzò, lo sguardo vitreo.
- Ron? -
Nessuna risposta.
-Ron?-
Il rosso alzò gli occhi.
- Tutto bene? - domandò Hermione, nervosa.
- Io... credo di sì. -
- Bene, allora... allora vado un momento di sotto. - mormorò la ragazza, guardandolo con aria sospettosa.
Ron rimase solo nella stanza.
- Tutto bene… - mormorò a se stesso.

*****



La luce del sole che aveva illuminato la stanza di Ron, durante il suo colloquio con Hermione, non era la benvenuta nelle stanze remote di Casa Riddle.
Qui, infatti, le finestre sbarrate non lasciavano indizi sull'alternarsi della notte e del dì, e, anzi, consentivano all'oscurità di perdurare nell'abitazione in ogni ora del giorno e della notte.
Lo stesso focolare che due giorni prima aveva illuminato il volto di Severus Prince Piton, ora gettava una luce fioca sul volto scuro, dalla mascella pronunciata, della donna inginocchiata a terra.
L'ampia poltrona nera davanti a lei era occupata dalla stessa persona che vi sedeva la notte del colloquio con Severus, e che, quando parlò, lo fece con la stessa voce fredda e sibilante della volta precedente: - La segretezza è essenziale Bellatrix; ti impartisco ulteriori raccomandazioni sul non trasgredire i miei ordini a riguardo. Tu e gli altri Mangiamorte non dovete nemmeno avvicinarvi alla zona vietata, -
Bellatrix Lestrange chinò il capo - Non vi deluderò, Mio Signore, -
- Lo spero, Bellatrix, e per essere sicuro di avere dei risultati efficienti voglio che tu avverta Severus, prima di partire per Godric's Hollow. Desidero che partecipi all'operazione, -
La mascella della donna si contrasse.
- Voglio che tu gli riferisca tutto ciò che ti ho detto. Certamente questo cambio dei piani lo istigherà a porsi molte domande... conto su di te per impedirgli di ficcare il naso dove non deve. -
Bellatrix rimase in silenzio.
- Naturalmente, - continuò Lord Voldemort - niente di tutto ciò era nei miei piani... avevo detto a Severus che nessun Mangiamorte avrebbe messo piede nel villaggio. Tuttavia, queste indesiderate circostanze mi costringono ad alterare i piani. Lo ribadisco: è fondamentale che l'azione abbia successo. -
Il Signore Oscuro lasciò la presa sulla poltrona e la aggirò, fino a trovarsi davanti alla Mangiamorte inginocchiata che lo osservava con venerazione mista a rispetto riflessa negli occhi neri, resi brillanti dalla luce delle fiamme.
- Li voglio morti, Bellatrix. Tutti e due... -

*****



Nel salotto dell'ultima casa di una via chiamata Spinner's End, seduto su una comoda poltrona e con un calice stretto nella mano destra, Severus Piton teneva lo sguardo perso nel vuoto, la fronte corrugata dalla preoccupazione.
I motivi di tale inquietudine erano molti; in primo luogo gli strani comportamenti del suo padrone.
Questi strani comportamenti, avevano avuto inizio proprio la notte della morte di Silente.
Subito dopo l'attentato, Severus aveva condotto Draco nella sua casa e lo aveva interrogato.
Prima del colloquio tra il ragazzo e il Signore Oscuro, Severus doveva sapere esattamente come si erano svolti i fatti, perchè, se non fosse riuscito a dire nulla a discolpa di Draco, questi sarebbe sicuramente stato ucciso.
L'uomo gettò un'occhiata al divano liso davanti a sè, ricordando come se fosse il giorno precedente quella notte di quasi due mesi prima quando quello stesso divano era stato occupato da un Draco in lacrime, che singhiozzava in modo incontrollabile.
Nonostante Severus fosse stato, suo malgrado, un tantino impietosito da quella scena, sapeva che per il bene del ragazzo non era il momento dei sentimentalismi.
Lo aveva costretto a raccontare tutto, fin dall'inizio. Fin da quando era andato da Magie Sinister l'estate precedente; scuotendolo per le spalle quando si interrompeva, e senza concedergli tregua neanche quando veniva scosso da singhiozzi tanto violenti che gli impedivano di parlare.
E, alla fine, la verità era venuta fuori; e di certo Severus non poteva dire di avere molte tesi da presentare a discolpa di Draco.
Da quanto aveva appreso, infatti,se i Mangiamorte non fossero sopraggiunti, quasi sicuramente Draco avrebbe accettato l'aiuto di Silente e avrebbe abbandonato il lato oscuro senza pensarci due volte.
Ed era stato questo, che aveva turbato maggiormente Severus.
Il Signore Oscuro non tollerava i tradimenti.
L'uomo aveva aspettato per quelle che gli erano parse ore fuori dalla porta della stanza dove si era svolta l'udienza di Draco col Signore Oscuro; e all'iniziale sollievo che lo aveva pervaso quando Draco ne era uscito vivo, anche se ancora dolorante per gli effetti della Maledizione Cruciatus, si era sostituito il sospetto.
Era infatti stato informato, in seguito, dallo stesso Signore Oscuro, che Draco era stato risparmiato per portare a termine una nuova missione che questa volta avrebbe dovuto svolgere nel villaggio di Godric's Hollow.
E il Signore Oscuro si era addirittura premurato di fargli trovare sul luogo una casetta pronta ad accoglierlo!
Inutile dire che Severus aveva scoperto con parecchio stupore questi particolari organizzativi; ed era rimasto ancora più sconcertato nello scoprire che la missione consisteva nel ritrovamento di un antico oggetto appartenuto a Godric Grifondoro.
Perchè tante premure per Draco, che gli aveva appena dato una chiara dimostrazione di infedeltà? Cosa se ne faceva il Signore Oscuro di un oggetto appartenuto a Godric Grifondoro? Perchè era stato così irremovibile quando lui, Severus, era andato a chiedergli di far pattugliare Draco da alcuni Mangiamorte? Si poteva mandare un inesperto diciassettenne a compiere una missione senza dargli alcun tipo di indicazione? Perchè il Signore Oscuro aveva definito il semplice ritrovamento di un oggetto uno dei piani più significativi? Perchè aveva concesso solo a lui, Narcissa e Bellatrix di conoscere i piani? Qual'era il motivo di tanta segretezza?
Severus era inquieto.
Era inquieto perchè temeva per la sorte di Draco, lo spaventavano gli atteggiamenti del Signore Oscuro, e cominciava a sospettare che la morte di Silente avesse un secondo fine, oltre a quello di sgombrare la strada del suo padrone verso il potere assoluto.
In quel momento, qualcuno bussò alla porta.
Lentamente, l'uomo si alzò dalla poltrona, raggiungendo la porta con pochi passi e aprendola piano; permettendo alla luce interna della casa di illuminare parzialmente il volto scuro di Bellatrix Lestrange.
La donna rimase immobile sulla soglia per qualche istante, i freddi occhi neri fissi su Severus, prima di mormorare:
- Abbiamo un problema, Piton -

Continua...


NOTE: Il nome Flick Speculatis viene dal latino: speculator, che significa spia. Ho scelto questo titolo per il capitolo ispirandomi a Matrix. Come avrete capito, in questo capitolo ogni personaggio fa o ha fatto delle scelte che comportano conseguenze: Harry ha scelto di rimanere in casa con Draco? Adesso si trova privo di sensi nella sua stessa casa. Hermione non ha provato a fermare Harry? Adesso deve sorbirsi le proteste di Ron. Piton ha stretto il Voto Infrangibile? Adesso di conseguenze, ve l'assicuro, ne avrà a bizzeffe. Voldemort... bé... anche lui ha parecchi scheletri nell'armadio, ma per il momento non vi dico altro. Di domande potete farvene parecchie adesso. Vi dico che ho scelto questo titolo per la mia storia perchè Apocalisse non vuole dire solo fine del mondo: significa anche rivelazione, scoperta. Per questo qualche segreto oscuro ci vuole...
Il carattere che Draco presenterà durante tutta la storia, è ovviamente fedele al personaggio originale, anche se mi sono ispirata anche al film Licantropia Apocalypse, che non mi è piaciuto molto, ma trovo interessante il personaggio di Ghost, al quale la mia distorta fantasia ha curiosamente associato Draco Malfoy (Dracuccio non offenderti! Non ti sto dando della femminuccia... dico caratterialmente.)
Alla prossima,
Babydoll










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Capitolo 5
*** 4. Nascosto nel buio ***


NASCOSTO NEL BUIO




Il crepuscolo calò sulle ondulate colline inglesi; un lento velarsi della luce, un graduale allungarsi delle ombre.
L'afa della giornata di tarda estate cominciò ad attenuarsi, mentre la rossa sfera di fuoco del sole calava a occidente e l'aria stagnante e riarsa si raffreddava.
Il silenzio che accompagna la fine del giorno avvolse la terra, mentre foglie ed erbe rabbrividivano nell'attesa della notte.
Quello stesso silenzio, nell'ufficio Auror del Ministero della Magia, era intriso di una tensione quasi palpabile.
I tavoli nei vari studi erano occupati da alte sagome incappucciate, chine su lunghi rotoli di pergamena; i corridoi venivano attraversati da figure pressoché identiche che camminavano con passo lento e deciso, senza mai interrompere l'atmosfera di quiete e senza mai voltarsi indietro.
Una di queste attraversò rapidamente il corridoio principale dell'ufficio, svoltò l'angolo e continuò il suo tragitto lungo un altro corridoio deserto e interminabile.
Il suono dei suoi passi riecheggiava nel silenzio; un suono ritmico quanto sinistro.
Infine, l'uomo si fermò davanti ad una lucida porta nera e gettò indietro il cappuccio, rivelando un viso pallido, scavato, dalle ossa pesanti.
Occhi, barba e capelli erano neri come il carbone, e la fronte solcata da profonde rughe gli conferiva un'espressione perennemente corrugata e un cipiglio severo.
Bussò piano alla porta e attese che dall'interno una voce bassa e profonda proferisse: Avanti! prima di abbassare lentamente la maniglia.
L'uomo era giunto in una stanza ampia e pulita, le quali pareti erano coperte da ampie librerie ricolme di registri, e la quale luminosità era dovuta ad un allegro focolare che scoppiettava in un angolo.
Lo studio era occupato solamente da due sedie nere dall'aria scomoda e da una scrivania dietro la quale, con un calice stretto nella mano destra e un rotolo di pergamena nella mano sinistra, sedeva Rufus Scrimgeour.
Lentamente, il Ministro della Magia volse lo sguardo verso l'uomo appena sopraggiunto, che esordì: - Ministro, siamo pronti. Attendiamo suoi ordini per dare inizio all'operazione, -
- Pazientate ancora per qualche ora, Gawain. Desidero che procediate solamente a notte inoltrata. L'ultimo scopo dell'operazione è quello di creare scalpore sotto gli occhi degli abitanti del villaggio. La cattura deve essere rapida e silenziosa, -
- Ministro, se il ragazzo attaccasse... -
- Ne dubito, Gawain, - replicò tranquillamente Scrimgeour.
- Vedi, io sono segretamente convinto che Draco Malfoy sia semplicemente un ragazzino cresciuto sotto la cattiva influenza di diversi maghi oscuri che si è lasciato coinvolgere in cose troppo grandi per lui, -
Nonostante non avesse ricevuto un esplicito invito, Gawain Robards avanzò al centro della stanza e prese posto su una seda di fronte alla scrivania.
- Posso domandarle, Ministro, quale ragione l'ha indotta a mobilitare un'intera squadra di Auror contro il ragazzo se non lo ritiene nocivo per la quiete pubblica? -
- Gawain, amico mio, ho troppo rispetto per la tua intelligenza per ritenere che tu non conosca realmente la risposta alla domanda che mi hai appena posto, -
Rufus rivolse un mesto sorrisetto al capo degli Auror - Credi davvero che io faccia mettere sulla prima pagina della Gazzetta del Profeta articoli su assassini che per la comunità magica sono senza volto e senza nome perchè li ritengo le notizie più fondamentali? Credi davvero che le celle di Azkaban riempite in questi ultimi tempi ospitino solo criminali e Mangiamorte realmente colpevoli? Sai, non è per niente facile essere Ministro... decisioni cruciali e tempestive da prendere... migliaia di dipendenti da controllare... e, soprattutto, centinaia di persone da rassicurare... per quanto invano… -
Rufus si passò stancamente una mano sulla fronte.
Gawain rimase a squadrare in silenzio il suo collega per qualche istante, prima di sospirare: - Io credo, e sappi che è solo una supposizione, che una maledizione gravi sul posto di Ministro della Magia... ho come l'impressione che questa carica indebolisca i caratteri... -
- Robards, per quanto tu sia un mio caro amico, ricorda che come Ministro esigo un moderamento del linguaggio! - la voce di Rufus s'indurì.
Di quei tempi, quando sembrava che la buona sorte lo avesse definitivamente abbandonato, l'ulima cosa che il Ministro era incline a tollerare erano le critiche.
- Rufus, lo sai che ho ragione: ti conosco da molto tempo e non sono l'unico ad aver notato dei cambiamenti. Tu hai sempre avuto un carattere deciso, combattivo, sfrontato; e da quando invece sei diventato Ministro dai l'impressione di considerare ogni singolo ostacolo insuperabile... e per giunta lo fai durante una guerra che invece avrebbe bisogno di essere combattuta con una persona forte e determinata a capo del Ministero! I tuoi giorni di Capo degli Auror non ti hanno mai visto così pessimista e rassegnato. -
- Forse perchè i miei giorni di Capo degli Auror non mi hanno mai visto responsabile dell'intera comunità magica. - Scrimgeour esalò questa affermazione con voce flebile.
Da settimane, ormai, la sua voce aveva perso l'abituale forza.
- E non ho memoria dei miei giorni come Capo degli Auror nei quali la situazione sia deragliata a tal punto... -
- Parli dell'attentato a Hogwarts? - chiese Gawain.
- Non solo, parlo dell'andamento generale e tremendamente tragico di questa guerra... la gente viene uccisa sotto il nostro naso... Mangiamorte pericolosi si nascondono tra noi e le nostre forze non riescono a scovarli... e tutta una serie di situazioni che mi avviliscono ogni giorno di più. - il Ministro sospirò, incurvando le spalle.
All'improvviso appariva molto più vecchio e fragile.
- Sai, ho sempre desiderato diventare Ministro... fin da quando sono entrato nella scuola per Auror. Agoniavo il potere, il completo controllo... inveivo contro la superficialità di Caramell e rimuginavo su come invece la potenza del Ministero potesse aumentare di molto; se a capo vi fosse stato qualcuno con un po' di sale in zucca. - Scrimgeour aveva gli occhi persi nel vuoto e sembrava totalmente immerso nei ricordi - Solo ora, soltanto ora che ho la concreta possibilità di realizzare tutti i miei ambiziosi progetti, questa terribile guerra dilaga con una forza inarrestabile. -
Gawain Robards continuava a tacere.
- Gawain, tu non sai quanto possa essere terribile per un Ministro vedere le forze del Ministero di cui è a capo sgretolarsi sempre di più, giorno dopo giorno. Sono verità che cerco di negare anche con me stesso... ma non posso, noi non possiamo illuderci ancora di combattere una guerra che non ci vede nemmeno lontanamente alla pari col nostro avversario! -

- Tu sottovaluti il Ministero, Rufus. - intervenne Robards - Posso anche darti parzialmente ragione su alcuni punti: l'inizio di questa guerra ci ha visto in discreto svantaggio, ma solo qualche anno fa, la persona seduta di fronte a me mi ha detto che non è certo l'esordio di una battaglia a determinarne la conclusione. Rufus, in una guerra è normale che degli incidenti capitino. Nessuno sta sottovalutando le potenzialità del nemico, però non vedo concreti motivi per trarre tali pessimistiche quanto avventate conclusioni. Per l'attentato ad Howarts, le protezioni e la scelta del corpo docenti è sola opera di Silente, e non vedo quale colpa possa avere il Ministero... per giunta non puoi dire che la morte del vecchio preside, per quanto tragica sia stata, non abbia... detto fra noi... dei riscontri positivi. Insomma, quanti conflitti ci sono stati tra il Ministero e Silente in tutti questi anni? Quante volte Caramell non è stato messo al corrente di pericolose iniziative intraprese da quel vecchio pazzo? Quante volte tu stesso ti sei trovato in difficoltà a causa sua? E poi, riguardo ai prigionieri di Azkaban, meglio avere celle occupate da criminali poco pericolosi finché non catturiamo i più nocivi che averle vuote e lasciarli tutti in circolazione! -
Per la prima volta dacché il capo degli Auror era entrato, sul volto di Rufus comparve l'ombra di un vero sorriso.
- Nulla ti abbatte di spirito vero, Gawain? Forse in questi tempi tormentati saresti un Ministro molto più efficiente di me. -
- Mi rincresce, Ministro, ma la tua carica non mi ha mai particolarmente affascinato... anzi, sono segretamente felice per la tua promozione che ha comportato la mia nomina come Capo degli Auror... sinceramente trovo sia molto più gratificante. - replicò quest'ultimo.
Ora Rufus Scrimgeour sorrideva apertamente.
- Pertanto, - continuò Robards - l'unica cosa che mi preme al momento è portare a termine la missione che mi è stata assegnata; indipendentemente dal suo reale scopo. -
- Così sia, Gawain. - rispose il Ministro - Cattura quel piccolo bastardo e sbattilo in gattabuia. Non c'è nulla come un luogo chiuso e tanto tempo per riflettere per domare gli adolescenti troppo esuberanti! -
I due uomini risero, godendo di quei pochi istanti durante i quali potevano concedersi di dimenticare le rispettive preoccupazioni.
- E comunque anche dimostrare alla gente che il Ministero riesce a tenere a bada i criminali, che è il reale scopo della cattura non è di poco conto. - mormorò Scrimgeour, tornando a farsi serio - Se l'azione riesce, almeno dimostreremo di avere sotto controllo i Mangiamorte meno pericolosi... perciò vai, Gawain, raduna gli Auror e parti immediatamente per Godric's Hollow. -
Di fatto, Robards si stava già avviando verso la porta.
Aveva già la mano stretta attorno alla maniglia quando proferì con voce penetrante venata da un sarcasmo appena percettibile: - Ah, Ministro? -
- Sì, Gawain? - rispose Scrimgeour, intento a stappare una bottiglia di idromele.
Lentamente, il capo degli Auror si voltò a scrutare il Ministro della Magia, con un barlume di ironia dipinto negli occhi neri.
- Ministro, quali ordini riguardo... Harry Potter? -
L'atmosfera nella stanza sembrò raggelarsi.
La mano di Rufus si indurì di colpo attorno al tappo della bottiglia.
- Tutto molto semplice, Gawain: se quel dannato arrogante non intende mettermi a parte dei perversi piani che ha escogitato assieme a Silente, vorrà dire che li scoprirò per vie traverse. Se non ricordo male, la lettera giunta da Godric's Hollow lo descriveva: svenuto e momentaneamente prigioniero nella casa abbandonata dove ho avvistato il ricercato; con il quale ha intrattenuto un lungo dialogo prima dello scontro. Sai, Gawain, ho rivalutato il giovane Malfoy: Sono certo che in quel lungo dialogo quei due non si sono scambiati frasi di cortesia. -
- Stai dicendo, Rufus... stai dicendo che pensi che Potter e Malfoy stiano architettando qualcosa assieme? - domandò Robards, sorpreso.
- Potrebbe essere una teoria plausibile, amico mio, ma negherebbe tutte le supposizioni sulla fedeltà del giovane Malfoy verso il Signore Oscuro... e ne farebbe nascere altre propense a credere che la sua fuga da Hogwarts sia stata voluta da Silente stesso... non possiamo trarre conclusioni, Gawain, ma stai certo che Harry Potter non avrà pace finché non avrò tratto quelle esatte. Il mio ordine è semplicemente quello di ignorarlo, semmai lo incontraste durante l'operazione. Draco Malfoy, con il supporto di qualche goccia di Veritaserum, sarà il latore di tutto ciò che Potter ha realmente intenzione di fare. -
- Agli ordini, Ministro. - sogghignò Robards, uscendo dallo studio.

*****



L'oscurità incombeva sul villaggio di Godric's Hollow.
Il silenzio era infranto solo dal mormorio del fiume Arion e dal trillare dei grilli; e solo la sottile lama di luce che filtrava dalle finestre della casa abbandonata ai margini della foresta fendeva l'apparente infinità delle tenebre; e illuminava un salotto devastato da un tavolo infranto sepolto sotto una libreria nel suo stesso stato e da decine di libri disparsi sul pavimento.
Su quello stesso pavimento, tra schegge di legno e pagine strappate, il corpo di Harry Potter giaceva inerte; e, a poca distanza, sedeva Draco Malfoy.
Il ragazzo fece scattare per quella che doveva essere come minimo la centesima volta l'apertura del medaglione che reggeva tra le mani, contemplando per qualche istante a occhi sgranati il biglietto al suo interno; per poi richiuderlo di scatto e distogliere lo sguardo come se avesse appena letto chissà quale atrocità.
la ripetizione di queste tre azioni lo aveva impegnato per ore intere, ma la mente di Draco era troppo occupata a riflettere su quanto aveva scoperto per poter serbare memoria del tempo e dello spazio.
Era convinto che quel medaglione aprisse una breccia tra l'oscurità dei mille segreti che davano vita all'intreccio, divenuto quasi leggenda, della storia di Harry Potter e del Signore Oscuro.
R.A.B... che fosse un nome in codice? Poteva trattarsi dello stesso Potter?

Al Signore Oscuro

So che avrò trovato la morte molto prima che tu legga queste parole ma voglio che tu sappia che sono stato io ad aver scoperto il tuo segreto. Ho rubato il vero Horcrux e intendo distruggerlo appena possibile. Affronto la morte nella speranza che, quando incontrerai il tuo degno rivale, sarai di nuovo mortale.

R.A.B.


"So che avrò trovato la morte molto prima che tu legga queste parole... "

D'accordo, si disse Draco, se questo messaggio lo ha scritto Potter, questa è solo una delle sue menate da eroe tragico.
"Ho scoperto il tuo segreto..."

La curiosità di Malfoy si destò ancora una volta.
"Ho rubato il vero Horcrux..."

Alla curiosità di Draco si sostituì la frustrazione: cosa diavolo era un Horcrux?
"Affronto la morte nella speranza che, quando incontrerai il tuo degno rivale, sarai di nuovo mortale..."

La fine del messaggio scombussolava di nuovo tutte le idee del biondo, ne faceva nascere di nuove, e lo induceva a rileggere ancora una volta il biglietto, nonostante lo conoscesse a memoria.
Ma il degno rivale del Signore Oscuro non era Potter? Allora... allora non poteva essere lui l'autore di quel messaggio! Era forse stato scritto da... Silente?
Lo stomaco di Draco si annodò; come sempre quando i suoi pensieri divulgavano sul ricordo del vecchio preside.
E in quel caso, erano quindi vere tutte quelle dicerie sul "Prescelto"?
Malfoy, suo malgrado, non era riuscito a impedire a un barlume di speranza di accendersi dentro di lui: se Potter aveva davvero il potere di sconfiggere il Signore Oscuro... voleva dire che, se ci fose riuscito... lui, Draco, avrebbe avuto una possibilità di sottrarsi al suo destino di Mangiamorte!
Era un'ipotesi alquanto improbabile e inverosimile, e, in un tempo molto lontano, Malfoy si sarebbe vergognato di aver pensato anche solo per un momento che Potter potesse in qualche modo aiutarlo.
Ma di quei tempi, ormai, addirittura il suo orgoglio era stato sopraffatto dall'istinto di sopravvivenza.
Incapace di rimanere seduto, Draco scattò i piedi e iniziò a passeggiare nervosamente per il salotto, evitando con elegante noncuranza gli oggetti disparsi sul pavimento, senza fare un solo rumore.
Continuò a camminare; il lungo mantello che frusciava alle sue spalle ad ogni passo, la mano destra chiusa a pugno sul medaglione e la fronte corrugata a testimoniare la sua concentrazione.
Era di vitale importanza escogitare un modo, ingannando, mentendo, fingendo... non aveva importanza... ma doveva riuscire a ottenere l'aiuto dell'Ordine della Fenice.
Doveva ottenere l'aiuto che Silente gli aveva offerto prima di morire.
Si bloccò di scatto davanti alla finestra, gli occhi sbarrati.
Ma ora che Silente era morto... insomma, la protezione poteva essere efficace solo se creata da un mago così potente no?
E Malfoy sapeva che, se avesse tradito una seconda volta il Signore Oscuro senza avere la garanzia di una protezione infallibile, avrebbe segnato da solo la fine dei suoi giorni.
Ne aveva apprese tante di storie: Regulus Black, Igor Karkaroff, e innumerevoli altri casi nei quali i Mangiamorte pagarono le loro dimissioni con la vita.
Draco lanciò a Harry uno sguardo profondo e indagatore che avrebbe messo molta inquietudine al Grifondoro; se avesse potuto vederlo. Poi un improvviso rumore proveniente dall'esterno costrinse Malfoy a voltarsi di nuovo verso la finestra.
Rimase immobile a osservare le fronde scure degli alberi, attento a captare un qualsiasi rumore; ma nulla di insolito si manifestò alla sua vista.
Nel frattempo, alle sue spalle, due occhi verdi si aprivano a fatica, e il corpo di Harry cominciava a dare qualche segno di vita.
Draco si volse a guardare il risveglio del suo nemico-forse unica speranza di salvezza, e il ciclo di riflessioni che aveva momentaneamente interrotto per osservare fuori dalla finestra tornò a riproporsi nella sua mente.
Bene, si disse, finché non decido da che parte stare e a chi giurare fedeltà tanto vale che Potter me lo tengo buono.
Lanciò un ultima occhiata alla scura immobilità degli alberi fuori dalla finestra; poi si volse ad accogliere con il più cordiale quanto falso sorriso nel suo repertorio il nuovo svegliato.
Non appena si voltò, un'alta figura incappucciata emerse da dietro un albero e sgusciò verso i cespugli più vicini, rimanendo accucciata, in attesa...

*****



Il primo sintomo che diede segnale a Harry di aver ripreso conoscenza fu un gran mal di testa.
L'emicrania fu seguita a ruota da una leggera nausea, una sensazione di stordimento generale e smarrimento.

Massaggiandosi la nuca, il ragazzo si alzò a sedere a fatica, cercando di ricordare dove potesse mai trovarsi; ma bastò una familiare voce cantilenante alle sue spalle a ricordargli perfettamente le sue circostanze:
- Bentornato nel mondo dei vivi, Potter. Mi dispiace che ti sia ripreso così in fretta... cioè, sapevo che non avevi preso un colpo mortale... ma la speranza è sempre l'ultima a morire... -
Draco si more le labbra.
Meraviglioso! pensò, Al mio primo tentativo di approccio civile con Potter gli ho esplicitamente detto quanto mi dispiace di vederlo ancora vivo... un'affermazione che davvero mi rende degno della più cieca fiducia...

Mano a mano i ricordi degli ultimi avvenimenti cominciarono a farsi spazio nella mente di Harry: il suo arrivo nella casa dei suoi genitori, Malfoy che sopraggiunge, lo scontro e... il falso Horcrux volato dritto nelle mani del nemico!
- Uno dei libri ti ha colpito in testa, - stava dicendo Malfoy - Certo che potevi spostarti, però... non ci ho messo molto a capire che manchi totalmente di prontezza di riflessi, Potter, -
Draco si ri-morse le labbra.
Ma non riusciva proprio a dire qualcosa che non contenesse insulti?
Tanto vale che sto zitto, allora. si disse, Altrimenti addio aiuto dell'Ordine della Fenice.
Tuttavia, Harry non lo stava ascoltando.
Notò con grande sorpresa che la sua bacchetta, sfuggitagli di mano quando aveva perso conoscenza, era ancora accanto a lui.
Come mai Malfoy non aveva approfittato del momento per privarlo di difesa?
Senza perdere tempo con ulteriori riflessioni, Harry impugnò la bacchetta e la puntò con fare minaccioso contro Draco, sibilando: - Dammi il medaglione, Malfoy. Lo so che lo hai preso; ti avverto: se non me lo restituisci immediatamente io... -
Harry rimase a bocca aperta, e non poté finire la frase.
Draco aveva allungato verso di lui la mano con la quale reggeva il medaglione, impassibile.
Cioè... glielo restituiva così, senza dire niente?
A quanto pareva, Malfoy aveva intuito perfettamente cosa stava pensando Harry, perchè disse: - Frequentare i Weasley ti fa male, Potter; hai acquisito la mentalità del pezzente: sei convinto che ogni persona di questo mondo sia pronta ad accapigliarsi per un qualunque oggetto con un minimo di valore. Sappi che oltre a non essere il mio caso il tuo medaglione non vale niente. -
Harry lo osservò sospettoso, mentre allungava la mano verso di lui, il palmo rivolto verso l'alto.
Draco lasciò che la catenina gli scivolasse via dalle dita, e si sedette a gambe incrociate accanto a uno stupito e per niente tranquillo Harry.
Quest’ultimo fece scattare l'apertura del medaglione e guardò all'interno: il biglietto era lì, al suo posto.
Malfoy non aveva preso il biglietto, gli aveva ridato il medaglione e non lo aveva disarmato: se tutto questo avrebbe dovuto rassicurarlo, lo fece invece agitare ancora di più.
Non era certo un comportamento da Malfoy... doveva esserci un trucco...
Lanciò uno sguardo fuori dalla finestra.
- Cazzo! Ma è notte! -
- Grazie dell'informazione, Potter, anche se devo deluderti dicendoti che sapevo già che la parola notte si riferisce a quando diventa tutto buio. -
Questa volta Draco non si morse le labbra.
Fanculo. si disse, Insultare Potter fa parte della mia natura.
Harry lo fissò torvo.
Se prima la teoria che anche Malfoy avesse preso una botta in testa e fosse diventato improvvisamente buono gli era parsa abbordabile, quest'ultima affermazione lo fece immediatamente ricredere.
Tornò a guardare fuori dalla finestra: per quante ore era rimasto svenuto? E, soprattutto, cosa aveva fatto Malfoy tutto quel tempo con il suo medaglione in mano?
Harry sapeva che di Draco non c'era da fidarsi, ed era deciso ad evitare qualunque tipo di trappola.
Fissò il biondino negli occhi come a volergli leggere nel pensiero, anche se non aveva mai imparato: cosa hai fatto durante queste ore? Come hai reagito al messaggio che hai letto?

Ma Malfoy sembrò non accorgersi di nulla.
Insospettito e irritato, Harry si alzò in piedi e, dopo aver collaudato con quanta stabilità riusciva a mantenersi sulle gambe, scrutò il salotto devastato.
- Complimenti, - disse a Draco, ancora seduto, - guarda che casino che hai combinato. -
- Ti ricordo che è stato il tuo Schiantesimo a distruggere tutto; io l'ho parato solo per difesa personale. - Draco sogghignò - Come vedi, Potter, sei riuscito a distruggere anche la... tua... casa. -
Per niente propenso a fare polemica, Harry afferrò da terra un pesante libro rilegato in pelle e cominciò a sfogliarlo distrattamente.
Si soffermò a osservare un' immagine raffigurante due streghe, la prima bionda e pallida, la seconda bruna e scura.
La prima reggeva una bacchetta dalla quale fuoriusciva una lingua di fuoco azzurro, che andava ad avvolgere, simile a un lungo serpente turchese, la pietra dell'anello che la seconda strega portava al dito medio della mano destra. Sotto l'immagine, campeggiava la scritta: Nexus Ligamen.

- Serve per creare un vincolo tra due persone per mezzo di un oggetto. -
Harry sussultò quando, alzando gli occhi dalla pagina del libro, si ritrovò a fissare le iridi azzurre di Malfoy che, a quanto pareva, era riuscito a alzarsi, raggiungere Harry, porsi di fronte a lui e sbirciare la pagina del libro senza fare un solo rumore.
- Eh? - chiese Harry.
- Si tratta di una sorta di legame a distanza, - Draco sospirò quest'ultima affermazione con un tono lievemente esasperato; come se stesse rispiegando con infinita pazienza un concetto elementare a una persona un po' tarda, che si ostina a non capirlo. - Con l'uso di questo incantesimo si può fare in modo che due persone, non importa a quanti chilometri di distanza siano l'una dall'altra, possano entrare in contatto. Cioè, se una ha con sé l'oggetto e desidera ardentemente che l'altra la trovi, si crea questa sorta di canale. -
A Harry ricordò molto uno dei tipici discorsi di Hermione.
- E posso sapere, - chiese sarcasticamente - Come mai sei così informato sull'argomento? Cos'è, la tua mammina non ti fa uscire di casa senza essere sicura di poter sapere sempre dove sei? -
- Potter, mettiamo le cose in chiaro: non ti permettere di insultare mia madre! - per la prima volta, le guance di Draco si tinsero di un vago colorito roseo che lo fece sembrare quasi vivo - E poi ti ho detto che solo se la persona che porta l'oggetto decide di attivare il legame l'altra può... -
- Sì, sì, ho capito! Non funziona come un Walkie Tolkie! -
- Un... che? - chiese Malfoy, sorpreso.
- Lascia perdere. - rispose Harry, ridacchiando sotto i baffi: spiegare a Draco cosa sono i Walkie Tolkie sarebbe stato come spiegare a zio Vernon cosa sono gli Horcrux.
- Comunque, - continuò - come mai allora sei così informato? -
- Ma cosa credi, che questa sia la prima volta che apro uno di questi libri? Sono giorni che li leggo. - replicò distrattamente Malfoy.
- Da... quanti giorni esattamente? - domandò lentamente Harry, che stava cercando ogni via traversa per scoprirne di più sulla venuta del biondo a Godric's Hollow.
Draco si voltò a guardarlo, le labbra sottili stirate in un sorrisetto malizioso - Che debole tentativo di estorcermi il motivo del mio arrivo a Godric's Hollow, Potter. Sai, sono stufo di sorbirmi sempre la stessa domanda girata ogni volta in modo diverso, -
Si chinò in avanti fino a portare il suo viso a pochi centimetri da quello di Harry, tanto che quest'ultimo riusciva a contare le ciglia bionde e si trovò così vicino agli enormi occhi azzurri dell'altro che ebbe l'impressione di cadervi dentro.
- Smettila di chiedermi sempre le stesse cose. - sibilò Draco, dilatando le pupille.
Questa volta, invece, a Harry ricordò molto Luna Lovegood.
Dopo un istante, Malfoy si ritrasse, e ricompose la sua espressione in un sorriso smagliante.
- Allora, Potter, non vuoi vedere il resto della casa? - gli chiese come se nulla fosse.
Questo è pazzo; si disse Harry, è un piccolo, perverso, spettrale psicopatico.
Osservando il biondino con apprensione, Harry si diresse lentamente verso la scala che supponeva conducesse al piano superiore e salì lentamente i gradini, che scricchiolarono sotto il suo peso, finché non vide una porta di legno chiusa davanti a sé.
Ne abbassò lentamente la maniglia e spinse piano: ciò che vide gli fece mancare il respiro.
Si trovava in una camera da letto illuminata solo dalla tenue luce lunare che filtrava dalle finestre.
Nell'oscurità riusciva a scorgere la sagoma di un grande letto matrimoniale, un comodino, e, proprio sotto il cono di luce della finestra, una culla di legno.
Nonostante si fosse promesso di non versare più lacrime per la causa, Harry non poté impedire ai suoi occhi di diventare lucidi.
Gli faceva un effetto che neanche lui stesso riusciva a spiegare trovarsi sul posto sedici anni dopo, a percorrere i corridoi che sua madre aveva percorso, a vedere la scena da quell'altro punto di vista.
Basta. si disse, Voldemort morirà per quello che ha fatto e lo ucciderò io. Ma devo smettere di pensarci.
- Smettila di rimuginarci su, non serve a niente. -
Harry sussultò: chi aveva parlato?
Scrutò la stanza buia, ma tutto era immobile.
- Loro sono morti, tu sei sopravvissuto. Fattene una ragione e agisci di conseguenza. -
Era la voce di Malfoy, ma Harry non riusciva a capire da dove provenisse.
Poi il suo sguardo cadde sotto la finestra, dove Draco era appollaiato, illuminato da una falce di luce della luna che gli dava un aspetto ancora più pallido e spettrale, e faceva sembrare i suoi enormi occhi azzurri troppo grandi per il visetto aguzzo; simili a due pietre turchesi scintillanti nell'oscurità.
La reazione di Harry a quell'alquanto inquietante visione fu spettacolare.
Fece un gran balzo all'indietro andando a sbattere contro il bordo del letto, perdendo l'equilibrio e finendo disteso di schiena sul materasso.
- Immagino ti faccia uno strano effetto stare qui. - disse Draco, col tono di uno che sta parlando del tempo.
Si alzò, facendo svolazzare il mantello, e mosse qualche passo in avanti, sfiorando con le lunghe dita affusolate di una mano il bordo di legno della culla.
Si fermò davanti al letto dove Harry era sdraiato supino, ancora un po' scosso.
Alla luce della luna la pelle tirata sulle ossa sottili del volto del biondo appariva quasi translucida.
- Sai, a me non piace dormire in questa stanza... - occhieggiò alla parete alle spalle di Harry - Continuo a fare... – rispostò lo sguardo sul ragazzo - Incubi. -
Harry rabbrividì.
Malfoy si avvicinò di più al letto, lo sguardo trasognato, i lisci capelli biondi che scintillavano sotto il bagliore lunare.
- Chissà se delle vestigia di oscuri incantesimi impregnano ancora queste mura... -
Sospirando e rivolgendo un ultimo sorriso perverso a Harry, Draco si voltò e uscì dalla stanza.
Harry lo guardò veleggiare fuori dalla porta meditando sul fatto che adesso, finalmente, riusciva a capire il motivo per il quale alcuni Babbani temevano così tanto i fantasmi.
Si alzò dopo più di un minuto e scese i gradini diretto al piano di sotto; la mano destra ben stretta attorno alla bacchetta sotto la veste.
Trovò la sua nemesi seduta su una poltroncina miracolosamente sopravvissuta al disastro, che canticchiava tra sé, e che accolse Harry sfoderando un ghigno ancora più ampio del solito.
Senza una parola, Harry afferrò il primo libro che gli capitò a tiro e vi ci seppellì dietro.
Si fermò a osservare la figura di un castello sotto una scritta in neretto: Goodrich Castle.
A lato c'era un trafiletto che Harry, senza nemmeno rendersene conto, come se la sua bocca agisse di volontà propria, iniziò a leggere ad alta voce: - Goodrich Castle, - recitò - Il castello situato nel cuore della foresta di Queerditch; in prossimità del villaggio di Godric's Hollow. Secondo la leggenda era di proprietà dello stesso Godric Grifondoro... -

Draco alzò di scatto la testa, improvvisamente attentissimo.
- Il castello è in seguito appartenuto a Bowman Wright; che ne ha ristrutturato una parte e ha fatto scolpire due Boccini d'oro ai lati del portone di ingresso. La leggenda narra anche che Wright abbia nascosto il primo Boccino da lui mai realizzato all'interno del castello, chiuso in un forziere protetto da molti potenti incantesimi. In seguito a numerosi incidenti avvenuti al suo interno, il castello è abbandonato dal 1934... Hei!! -
Malfoy aveva strappato con un movimento felino il libro dalle mani di Harry, e contemplava la pagina a occhi sgranati, il petto che si alzava e si abbassava rapido.
- Malfoy, ma che ti prende?! Ma che razza di modi sono... -
- Hai detto che questo castello è appartenuto a Godric Grifondoro? - lo interruppe bruscamente Draco.
- Bé, c'è scritto così... ma perchè ti interessa? E poi tu non ti eri già letto tutti questi libri? Credevo che mi avresti citato a memoria tutto il paragrafo! -
Malfoy alzò gli occhi dalla pagina - No, - disse con voce flebile - questo non l'ho letto. -
Ma ora che aveva scoperto... ora che sapeva... c'era vicino, c'era molto vicino, ne era certo.
Stava per scoprire dove si trovava l'oggetto appartenuto a Godric Grifondoro che il Signore Oscuro gli aveva chiesto di ritrovare.
Ora so come portare a termine la missione. si disse Non ho più bisogno di Potter, me ne devo solo liberare il prima possibile
- Cosa mi stai nascondendo, Malfoy? - chiese Harry, che aveva notato la strana reazione del biondo. - Cos'hai realmente in mente? -
Ma Draco non rispose.
Gli voltò le spalle e si diresse verso la scala che conduceva al piano superiore.
Era già a metà della rampa di quando si voltò a fissare Harry con sguardo gelido, sfoderando un ghigno perfido: - Ciò che ha una persona ha in mente non conta, Potter; saranno le sue azioni a contrassegnare il suo destino. -
E, su questa nota enigmatica, Draco si voltò e salì in fretta gli ultimi gradini, scomparendo alla vista di Harry e lasciandolo confuso e irritato.

*****



La foresta di Queerditch era un cupo groviglio di ombre e di oscurità; un meandro di alberi e cespugli contorti e aggrovigliati che sembrava estendersi all'infinito e la separava dal resto del mondo.
Tronchi coperti da strati di edera e funghi crescevano nodosi e curvi, coi rami a spirale simili a zampe di ragno, soffocati dai rampicanti e dalla boscaglia, con foglie lucenti che scintillavano argentee alla luce della luna che a malapena filtrava tra le fitte coltri degli arbusti.
Quella notte, sullo sfondo del leggero sospirare del vento accompagnato dal canto lontano di un uccello, due figure incappucciate si Materializzarono con un sonoro pop.
Dopo un momento di indugio, una delle due sagome s'infilò tra gli alberi, immediatamente seguita dalla seconda.
- Sei sicura che sia la strada giusta? - sussurrò l'inconfondibile voce di Ron Weasley, da sotto il cappuccio.
- Certo che sono sicura, Ron, ma fa silenzio! - rispose l'altrettanto inequivocabile voce di Hermione, da sotto l'altro cappuccio.
- Non sappiamo quali creature vivono in questa foresta, non dobbiamo farci sentire! -
- Vuoi... vuoi dire che potrebbero esserci vampiri, lupi mannari o cose del genere? - sussurrò Ron, con una punta di panico nella voce.
- Non lo so, ma è meglio non correre rischi. Comunque ci siamo quasi, ci vorrà un minuto... -
Avanzarono in silenzio nella cupa oscurità di quell'intrico di vegetazione.
- Cosa credi che faranno i membri dell'Ordine quando noteranno la nostra assenza? - domandò Ron a bassa voce.
- Be’... nel biglietto abbiamo scritto che andavamo a Godric's Hollow a cercare Harry, ma dubito che verranno a cercarci... in fondo neanche a loro andava molto a genio l'idea che Harry intraprendesse questo viaggio da solo... Shh! - Hermione si portò un dito alle labbra, bloccandosi di scatto assieme a Ron.
L'avevano sentito entrambi: un rumore tra gli alberi, molto vicino.
- C'è... c'è qualcosa qui con noi. - sussurrò Ron, paralizzato - Qualcosa ci sta spiando... -
- ATTENTO! -
Hermione diede un forte spintone a Ron, facendo in modo che un improvviso getto di luce rossa lo mancasse.
- Ma cosa... -
La voce morì nella gola di Ron mentre una sottile sagoma ammantata di nero emergeva da dietro un albero e abbassava lentamente il cappuccio del mantello.
Sotto la falce di luce lunare che filtrava tra i rovi, risplendeva il volto pallido e incorniciato da una cortina di capelli unticci di Severus Piton.

Continua...

NOTE: La scena che ho scritto più volentieri è quella nella camera da letto dei genitori di Harry; l'ispirazione per quell'entrata in scena di Draco mi è venuta dopo aver rivisto The Ring. Per quanto riguarda il Nexus Ligamen significa letteralmente: vincolo del legame. Vincolo in senso fisico; legame in senso astratto. Per quanto riguarda i riferimenti a Bowman Wright le informazioni sono quelle scritte nel libro: Il Quidditch Attraverso i secoli. Ha inventato il Boccino e abitava veramente a Godric's Hollow; anche se è di mia creazione l'idea che abitasse in un castello dove ha nascosto il primo Boccino da lui mai creato in un forziere... a proposito del castello: Goodrich Castle esiste davvero, e la Rowling ha detto in un' intervista che proprio dal suo nome ha preso l'ispirazione per creare il villaggio di Godric's Hollow. Poi ho anche deciso di riportare il messaggio di R.A.B. che è scritto alla fine del sesto libro in modo che, leggendo, uno non dovesse andarselo a riprendere in mano. Non ho resistito alla tentazione di dare una parte a Rufus Scrimgeour nella mia storia! Volevo che ci fosse una scena in cui lui confidasse ad una persona fidata tutte le sue paure che secondo me traspariscono anche nel sesto libro... seppure molto abilmente nascoste. Per quanto riguarda Gawain Robards, nel dialogo tra Harry e il Ministro nel sesto libro viene citato, ma il suo aspetto fisico è solo opera della mia fantasia. Come avrete visto nel dialogo, le teorie che fa Rufus sulla fuga di Draco da Hogwarts sono sbagliate; ma in fondo lui non può sapere la verità... anche se per scoprirla farà di tutto fino a comportare anche qualche grave problema per i nostri protagonisti...
Basta, troppi spoiler! Spero di non avervi fatto addormentare e alla prossima,
Babydoll

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Capitolo 6
*** 5. Agli esordi dell'Esodo ***


AGLI ESORDI DELL'ESODO





Sagome scure e silenziose affiorarono da ogni lato, circondando i due ragazzi.
Ron si lasciò sfuggire un gemito di orrore.
Piton sogghignò: - Bene, bene, ci incontriamo ancora. Credevo che con la fine della mia carriera di insegnante non mi sarei più dovuto occupare dei marmocchi. -
Li trafisse con lo sguardo nero e penetrante, - A quanto pare, sono stato solo un illuso, -
Risate gelide e acute si levarono dai Mangiamorte, risuonando nelle orecchie dei due ragazzi simili agli stridi di un avvoltoio, facendoli rabbrividire.
- Ad ogni modo, - continuò Piton - vedo che il vizio di ficcare il naso negli affari del Signore Oscuro non vi ha abbandonato. Siete, come sempre, puntualmente intervenuti a sconvolgere i piani, -
Hermione, che stava disperatamente cercando un anello debole tra le figure incappucciate che potesse consentire la fuga a lei e a Ron, spostò di scatto lo sguardo su Piton: di quali piani stava parlando?
- Fallo, - intervenne una voce fredda e acuta tra i Mangiamorte alle spalle di Piton.
Questi si voltò, mentre una sagoma alta e sottile si faceva avanti, abbassando il cappuccio del mantello e rivelando il viso scuro e scavato di Bellatrix Lestrange.
Sul volto di Piton apparve un lieve sogghigno - Tranquilla, Bellatrix, anche se li graziassimo concedendo loro qualche minuto in più di vita, questa volta non la scamperanno… -
- Uccidiamoli subito! - ringhiò Bellatrix - L'Oscuro Signore é stato chiaro: dobbiamo fare in fretta! -
- Cosa volete da noi? - domandò disperata Hermione, cercando di guadagnare tempo.
Bellatrix scoppiò in una risata rauca.
- Che sciocca ragazzina, non mi sorprende che tu sia amica di Harry Potter. Credi che queste tue stupide domande ti aiuteranno a salvare la pelle? -
- Noi non c'entriamo niente, di qualsiasi cosa stiate parlando! - intervenne Ron, che sembrava talmente soprafatto dal panico da aver perso il senso della logica.
Altre risate si levarono tra i Mangiamorte.
- Ma li sentite? - domandò sarcastica Bellatrix - Per colpa di questi stupidi mocciosi fifoni abbiamo perso la Profezia del Signore Oscuro, adesso hanno osato insinuarsi nuovamente in cose che non li riguardano e hanno anche il coraggio di negare tutto! Cosa direbbe quell'idiota di Silente se fosse vivo e vedesse due membri del suo esercito di marmocchi implorare pietà? -
I due ragazzi si sentirono montare la collera.
- E naturalmente, - intervenne Piton con dolcezza - é un mistero noto solo a voi il modo in cui siete venuti a sapere del piano. -
Hermione era combattuta tra il panico crescente, la concentrazione per pensare a una possibile via di fuga, e l'ansia che le stavano provocando queste continue allusioni dei Mangiamorte a un piano che, non sapeva bene perché, era sicura coinvolgesse Harry.
Con voce tremante mormorò: - Dov'é Harry? -
Seguì un momento di silenzio.
Poi Piton chiese accigliato: - Cosa c'entra adesso quell'idiota? -
- Lui é qui! Cosa gli avete fatto? Di quale piano state parlando? -
Ron pestò un piede della ragazza, agghiacciato dal terrore.
Piton parve sorpreso: - Potter... qui? -
- Lascia stare, Severus, - intervenne Bellatrix, avanzando e sfoderando la bacchetta.
Ron e Hermione fecero un passo indietro.
- Stanno cercando solo di distrarci, ma adesso ci penserò io a tappare la boccaccia di questi due sudici Mezzosangue una volta per tutte! -
- Aspetta! - ringhiò Piton - Anche Potter può essere un problema! -
- Non abbiamo ricevuto ordini riguardo a lui, dobbiamo uccidere solo loro! - ribattè infervorata Bellatrix.
- Potter é qui, Granger? - domandò brusco Piton.
- Non abbiamo tempo, Severus, levati di mezzo! - strillò Bellatrix.
- Dobbiamo sapere... potrebbe essere importante! - latrò Piton, voltandosi verso di lei.
Fu un attimo.
Un attimo durante il quale Ron e Hermione approfittando della distrazione dei Mangiamorte, scattarono insieme estraendo le bacchette e urlando: Stupeficium! Scagliando due fiotti di luce contro Bellatrix e Piton.
Senza verificare se li avessero colpiti o no, i due si fiondarono nel varco lasciato momentaneamente aperto dai due Mangiamorte, iniziando a correre a perdifiato tra gli alberi.
Sentivano le urla dei Mangiamorte e il rumore di passi affrettati nella loro direzione.
- ABBASSATI! - gridò Ron, mentre un fiotto di luce verde sfrecciava un centimetro sopra le loro teste.
Hermione svoltò a destra, immediatamente seguita da Ron, mentre un secondo lampo verde colpiva in pieno un albero lì vicino.
Continuarono a correre, inoltrandosi tra la fittissima vegetazione e accompagnati solo dal suono delle urla sempre più in lontananza e dai loro ansimi.
- Siamo quasi arrivati. - boccheggiò all'improvviso Hermione.
- Dove? - ansimò Ron.
- Al villaggio... dovrebbe essere da questa parte... lì chiameremo aiuto... continua a correre! -
Ron era troppo stremato dalla fatica della corsa per poter dedicare molti pensieri al fatto che Hermione era riuscita, con una schiera di Mangiamorte alle spalle e Avada Kedavra che le sfrecciavano sopra la testa, a mantenere il senso dell'orientamento.
Per circa un minuto continuarono a inoltrari in silenzio tra i rovi, tanto fitti che i loro mantelli continuavano ad impigliarsi, avvertendo sempre più in lontananza le voci concitate dei Mangiamorte, e credettero di aver ormai seminato il nemico prima che la strada venisse sbarrata loro dalla figura sottile di Bellatrix; che si era Materializzata con un sonoro pop davanti a loro.
- La corsa é finita, marmocchi. - sentenziò, gli occhi scuri scintillanti d'ira.
Sentirono dei rumori di passi affrettati, poi Piton, seguito da tutti gli altri Mangiamorte, emerse dalla boscaglia.
- Credete di potervela cavare anche questa volta? - continuò Bellatrix - Spiacente, ma la vostra insolenza non farà che comportarvi una morte ancora più dolorosa di quanto era previsto, -
Fulmineamente, levò la bacchetta contro Hermione sibilando: Crucio!

Il grido di Hermione si levò, forte e sinistro, dagli alberi della foresta; attraversando lo spazio circostante come il canto di un uccello trasportato da un sospiro di vento, e giungendo fino alla casa abbandonata ai margini del bosco; all'interno della quale un paio di occhi verdi e un paio di occhi azzurri si sbarrarono all'unisono.


*****



- Cosa é stato? - gemette Draco con voce acuta, scendendo di corsa le scale.
Harry non rispose.
Un altro urlo, più forte del primo, giunse alle loro orecchie.
- Sta succedendo qualcosa nel bosco. - sussurrò Harry, colto da un terribile presentimento - Sta succedendo qualcosa di grave. -
Malfoy scrutò dalla finestra la foresta cupa e silenziosa, che, a prima vista, pareva addormentata.
- Cosa dici, andiamo a vedere? - mormorò piano Harry, raggiungendolo.
Nessuna risposta.
- Malfoy? - lo chiamò il moro.
Ma Draco era immobile, gli occhi sbarrati, ed era scosso dai tremiti.
Aveva anche lui un brutto, bruttissimo presentimento.
In fondo Godric's Hollow era un villaggio nel quale non succedeva mai niente no? Almeno fino a quando era arrivato lui.
Draco aveva la segreta impressione di sapere perfettamente da cosa erano provocate quelle urla...
- Vai... vai tu a vedere, se vuoi, - mormorò a voce bassa e tremante - Io non... io non ci tengo a scoprirlo… -
Le mani gli tremavano, il cuore gli batteva così forte che per un momento ebbe l'impressione che stesse scoppiando e la sua mente lavorava frenetica per cercare una spiegazione alternativa alle sue orribili supposizioni.
Sentiva lo sguardo di Harry fisso addosso, ma decise di non incrociarlo, voltandosi dall'altra parte.
- Malfoy? -
Harry pronunciò il nome del Serpeverde con una fermezza che costrinse il biondo a girarsi e a incrociare uno sguardo duro e indagatore.
- Tu non c'entri niente, vero? -


*****



Intanto, ben nascosti tra gli intricati rovi che circondavano casa Potter, immobili, le orecchie tese a captare qualsiasi altro rumore, erano appostati sette Auror guidati da Gawain Robards.
- Cosa sta succedendo? - domandò l'Auror appostato alla sinistra di Gawain.
Questi non rispose, mentre un altro urlo, ancora più acuto e penetrante riempiva il silenzio.
- C'é qualcuno nella foresta, - sussurrò Robards - E questo qualcuno sembra in pericolo...
Prima che l'Auror avesse il tempo di ribattere, il suo capo sentenziò: - Rimani qui; io e atri due uomini andiamo a vedere cosa succede, non attaccate finché non siamo di ritorno, a meno che Malfoy esca dalla casa. -
E, senza un'altra parola, Gawain fece un cenno a due sagome scure nascoste dietro agli arbusti a poca distanza, e il terzetto immediatamente scomparve, inghiottito dal buio della foresta.


*****



Bellatrix agitò la bacchetta, e le urla della ragazza si placarono, lasciandola accasciata a terra, inerte e ansimante.
- Lasciala stare! - urlò Ron, che era stato disarmato e ora era trattenuto da due grossi Mangiamorte - Non prendertela... piuttosto prendi me! -
La Mangiamorte lo guardò con sufficienza: - Coraggioso da parte tua, ragazzino, ma il vostro stupido coraggio da Grifondoro non é mai servito a molto contro gli immensi poteri delle Arti Oscure. -
Con un movimento quasi pigro, Bellatrix agitò la bacchetta contro Ron sibilando nuovamente: Crucio!

Proprio come quelle di Hermione, le urla di Ron squarciarono il silenzio della notte e giunsero all'orecchio di Gawain Robards, che con un solo, imperioso gesto del braccio bloccò immediatamente i suoi compagni.
- Ascoltate... - sussurrò.
Le urla strazianti di Ron riecheggiavano forti e chiare fra gli alberi.
- Da questa parte. - disse bruscamente Robards, infilandosi tra i rovi alla sua sinistra.
I due Auror lo seguirono, e tutti e tre cominciarono a correre in direzione di quelle grida raccapriccianti che si facevano più forti e vicine a ogni passo.
- Shhh! - sibilò bruscamente Gawain, facendo cenno a gli altri due di chinarsi tra i cespugli.
Vicina, così vicina che sembrava provenire proprio da dietro i cespugli dove erano nascosti gli Auror, risuonò una risata gelida e acuta.
- Questo é ciò che capita a chi osa sfidare il Signore Oscuro! - esclamò la stessa voce, una voce di donna.
Gawain sbarrò gli occhi.
- E questa é la fine che farà qualunque impostore e Mezzosangue che non si sottometterà al suo volere! - continuò la voce.
- Al mio tre attaccate. - sussurrò Gawain ai due sconvolti Auror.
- Siete degli sciocchi, poveri illusi... -
- UNO... -
- Il Ministero, L'Ordine della Fenice, Potter... -
- DUE.. -
- Voi due siete solo gli ennesimi che pagheranno la loro insolenza con la morte, e nessuno stavolta vi salverà... -
- TRE! -
I tre Auror si fiondarono fuori dai loro nascondigli, urlando in coro: Stupeficium!

I loro incantesimi colpirono alle spalle i due grossi Mangiamorte che ancora trattenevano Ron, che caddero a terra dando modo al ragazzo di liberarsi e riacciuffare la propria bacchetta.
Piton e Bellatrix si voltarono di scatto.
- Quel Mangiamorte... é LUI! - urlò Gawain - Severus Piton é qui! -
Bellatrix si era già fatta avanti ed era impegnata in un duello con un Auror bruno e tarchiato, contro il quale scagliò un incantesimo, una sorta di lungo serpente nero che uscì dalla sua bacchetta e avvolse l'uomo facendolo immediatamente cadere a terra.
Mentre Ron, Hermione e l'altro Auror affrontavano cinque Mangiamorte insieme, Gawain avanzò verso Piton, la bacchetta minacciosamente sollevata.
Piton si limitò a ghignare: - Voi Auror arrivate sempre troppo tardi, per questo vi perdete sempre tutto e... - Ma si interruppe, perché Hermione era riuscita a lanciargli contro un incantesimo che lo aveva respinto all'indietro mandandolo a cozzare contro un albero.
Uno dei Mangiamorte ancora incappucciati le fu subito addosso, la bacchetta levata, ma Gawain lo schiantò.
- SCAPPATE! - urlò ai due ragazzi, che non se lo fecero ripetere due volte.
Si fiondarono tra gli alberi lasciandosi inghiottire dall'oscurità della foresta e scomparendo alla vista.
Rialzatosi immediatamente, Piton si lanciò all'inseguimento di Ron e Hermione, lo sguardo nero incendiato e la veste da Mangiamorte svolazzante.
Gawain fece per fermarlo, ma Bellatrix lo bloccò immediatamente strillando: Impedimenta! cosicché l'Auror venne respinto all'indietro e atterrò tra i cespugli, lasciandosi sfuggire la bacchetta di mano.
Trionfante, Bellatrix avanzò verso di lui e gli puntò la bacchetta la petto, sfoderando un sorriso sgradevole.
- Era da tanto che aspettavo questo momento. - sussurrò deliziata - Non sai da quanto tempo bramo vendetta contro voi stupidi Auror che mi avete imprigionata ad Azkaban per tutti quegli anni! -
Levò la bacchetta urlando: Avada Kedavra!

Il getto di luce verde colpì in pieno petto Gawain, che rimase disteso, gli occhi sbarrati, inequivocabilmente morto.
- NO! - urlò l'ultimo Auror rimasto, interrompendo il duello con i Mangiamorte.
Bellatrix sfoderò un ghigno ancora più ampio, gli occhi scuri dilatati dall'eccitazione.
I Mangiamorte urlarono trionfanti, e nessuno di loro fece caso all'Auror che aveva approfittato della loro distrazione per infilarsi fra gli alberi e scomparire all'istante.
Bellatrix puntò la bacchetta contro il cielo urlando: Morsmordre!

Il Marchio Nero esplose nel cielo; un lampo verde smeraldo che saettò in aria fino a ingrandirsi prendendo la forma di un enorme teschio, che rimase sospeso nel cielo illuminando il buio della notte come un'enorme, verde costellazione.


*****



Draco e Harry corsero simultaneamente verso la finestra e rimasero immobili a contemplare l'enorme serpente che usciva dalla bocca del teschio verde smeraldo.
Malfoy per poco non svenne.
Sono qui. pensò Il Signore Oscuro deve essere venuto a sapere che ho pensato di unirmi all'Ordine della Fenice... o forse solo per il fatto che sono qui con Potter... deve avere applicato la Legilimanzia o...

No! si disse Non puo' aver applicato la Legilimanzia su di me senza che me ne accorgessi... deve esserci un'altra spiegazione...
Eppure, qualsiasi fosse la spiegazione, adesso i Mangiamorte erano lì a Godric's Hollow, e Draco aveva il presentimento che il motivo, almeno per quanto lo riguardava, non doveva essere niente di buono.
Ma i suoi pensieri vennero bruscamente interrotti quando Harry gli diede uno spintone così forte da farlo cadere a terra.
Dopo un momento di disappunto, il biondo sollevò il capo pronto a ricoprire Harry di insulti, ma ammutolì all'istante quando incrociò uno sguardo verde che lo fissava con un'ostilità che mai nessuno aveva osato rivolgergli.
- Lo sapevo, - mormorò Harry con voce bassa e innaturalmente calma, come se stesse per esplodere da un momento all'altro in una collera vulcanica.
- Lo sapevo che non potevo fidarmi di te... cosa hai fatto? Hai chiamato i tuoi amichetti Mangiamorte mentre ero svenuto perché venissero a uccidermi? -
- Guarda... guarda che io non c'entro niente. - sussurrò Draco, spaventatissimo sia a causa dei Mangiamorte sia a causa della collera di Harry che dava tutta l'impressione di potersi sfogare da un momento all'altro in una reazione violenta.
- Non li ho chiamati io, - aggiunse con più forza, ancora accasciato a terra - Non so nemmeno perché sono venuti qui. -
- Certo, e perché mai io dovrei crederti? - sibilò furiosamente Harry -Ti aggiri per il cimitero, ti nascondi nella casa dei miei genitori, non mi disarmi mentre sono svenuto, leggi il biglietto all'interno del mio medaglione e me lo ridai senza dire una parola, parli per enigmi e poi anche quella reazione strana che hai avuto prima... dimmi, sulla base di quale criterio io dovrei crederti sulla parola? Sei ancora un Mangiamorte? Non lo sei più? Sei semplicemente fuori di testa? Si puo' sapere con chiarezza chi cazzo sei veramente?! - tuonò Harry, chinandosi e scuotendolo forte per le spalle.

Draco rimase immobile, gli occhi sbarrati e il volto di un pallore evanescente alla luce smeraldina del Marchio.
- Davvero pensi che io sia ancora un Mangiamorte? - disse con voce sommessa - Credi che l'Oscuro Signore mi avrebbe permesso di riunirmi ai suoi nonostante non abbia ucciso Silente e lo abbia quasi tradito? Dannazione, Potter, usa il cervello! Io mi sto nascondendo, non l'hai capito? Credi che se fossi un Mangiamorte non ti avrei disarmato e legato mentre eri svenuto? - Si alzò in piedi.
Nonostante fosse parecchio più basso di Harry, quest'ultimo si sentì piccolissimo al cospetto di quello sguardo azzurro incendiato dall'ira.
- Credi che me ne starei qui con te se fossi un loro alleato? Non pensi che forse sarei nel bosco a sterminare persone insieme a loro? Ascoltami, loro mi stanno cercando... sono qui per me... ne sono certo! A te della mia sorte potrà anche non importare, ma ricorda che se i Mangiamorte sono qui non é solo la mia, ma anche la tua vita a essere in pericolo. -
Il biondo rimase immobile, fissando Harry negli occhi.
Quest'ultimo meditava sulle parole del biondo: e se i Mangiamorte lo avessero catturato e lo avessero portato al cospetto del Signore Oscuro... se fosse stato ucciso prima di distruggere tutti gli Horcrux, se la Profezia avesse ragione e lui, Harry, fosse davvero l'unico con il potere di uccidere il Signore Oscuro, cosa ne sarebbe stato... dell'intero Mondo Magico?
Malfoy aveva ragione: anche per lui i Mangiamorte costituivano un pericolo.
Bastarono quei pensieri a fargli prendere un'immediata decisione: si voltò di scatto, andando a recuperare il suo mantello, e Draco si rilassò per un secondo.
Era sempre stato un ottimo attore, e sembrava che Potter ci fosse cascato in pieno.
Aveva mentito: tecnicamente era ancora un Mangiamorte; ma era convinto che i suoi colleghi quella notte fossero giunti a Godric's Hollow proprio per mettere fine alla sua carriera nel lato oscuro... e alla sua vita.
A quanto pareva, se veramente il Signore Oscuro aveva mandato i Mangiamorte a ucciderlo, voleva dire che non si aspettava più che Draco portasse a termine la missione; e quindi lui era libero di fuggire con Potter.
Sì: Draco era fermamente convinto che con Potter sarebbe stato al sicuro, almeno per il momento.
Aveva sentito gli ordini che il suo padrone aveva dato agli altri Mangiamorte: nessuno doveva toccare Potter, era del Signore Oscuro e di nessun altro.
Certamente, se Draco fosse riuscito a fuggire quella notte, non sarebbe stato attaccato almeno per un po' di tempo; un tempo durante il quale avrebbe riflettuto sul da farsi.
Stava semplicemente recitando la parte del fuggitivo pentito per avere lo "scudo Potter".
Non era certo un gesto nobile e coraggioso, ma in fondo la filosofia dei Serpeverde non era sempre stata quella di salvare prima se stessi e poi gli altri?
Se Salazar Serpeverde fosse vivo sarebbe fiero di te, Draco. si disse.
Con suo enorme disappunto, per la prima volta quella consapevolezza non lo fece sentire minimamente meglio.


*****



Nel frattempo, tra gli alberi ai margini della foresta di Queerditch, gli Auror fissavano sconvolti il Marchio Nero che risplendeva nel cielo, completamente dimentichi del motivo per il quale erano giunti a Godric's Hollow.
- GAWAIN! HANNO UCCISO GAWAIN! -
Si voltarono tutti a guardare il loro compagno che emergeva ansante dagli alberi scuri.
- Ci sono i Mangiamorte! C'é anche Severus Piton... hanno ucciso Gawain! Lasciate perdere Malfoy, dobbiamo fermarli! Ingrim, - disse rivolto a un Auror alto e pallido - Manda un messaggio al Ministero, abbiamo bisogno di rinforzi! Nel bosco c'erano anche due ragazzi... sono in pericolo! -
- Ander, calmati... - intervenne un Auror.
- Non c'é tempo! - ribatté quest'ultimo - Dobbiamo fermarli, non so cosa abbiano in mente, ma dobbiamo impedire che raggiungano il villaggio! -
Tanto bastò.
Gli Auror lasciarono che il loro compagno facesse loro strada nella foresta verso il punto dove vi erano i Mangiamorte...


*****



- NON FERMARTI! - Ansimò Hermione.
Lei e Ron sfrecciavano tra gli alberi, senza sapere dove stessero andando; consci soltanto del fatto che era necessario allontanarsi il più possibile dai Mangiamorte. I rami degli alberi graffiavano loro il viso come dei pugnali, ma i due lasciavano che le ferite sanguinassero senza neanche accorgersene, troppo spaventati e troppo presi dalla corsa per potersene rendere conto.
Avada Kedavra! un fiotto di luce verde passò loro talmente vicino che fu solo grazie al fatto che stavano correndo in gran velocità che riuscirono a evitarlo.
Hermione urlò; Ron puntò la bacchetta verso un punto imprecisato fra gli alberi, ma una voce mormorò: Expelliarmus! e la sua bacchetta volò via.
- Fine dei giochi. -
Ron e Hermione si voltarono contemporaneamente, trovandosi faccia a faccia con Severus Piton.
- Fine dei giochi. - ripeté - Voi due piccoli insolenti ci avete infastidito troppo e troppo a lungo... -
- UCCIDILI! -
Bellatrix stava avanzando verso di loro, seguita dagli altri Mangiamorte.
Sia lei che Piton puntarono le bacchette contro i ragazzi più che mai terrorizzati: erano in trappola.
Ma poi una voce forte e chiara urlò: Stupeficium! e Piton fu respinto all'indietro.
Si rialzò barcollando, mentre Bellatrix si voltava a guardare Lupin, Tonks, Kingsley e il signor Weasley che emergevano dall'oscurità degli alberi, iniziando a scagliare un incantesimo dietro l'altro contro i furiosi Mangiamorte.
- Andate via! - urlò Lupin a Ron e Hermione - Dovete Smaterializzarvi! -
- Professore, non sappiamo dove sia Harry! - gridò Hermione, disperata - Siamo venuti a cercarlo... potrebbe essere in pericolo! -
Bellatrix si distrasse per un istante dal duello con Tonks per ascoltare le parole di Hermione, e dando modo alla sua avversaria di scagliarle contro un incantesimo che la mancò di un soffio.
- Hermione, qui é troppo pericoloso, non abbiamo tempo di discutere... dovete andarvene immediatamente! -
- NO! - strillò Bellatrix.
Un secondo dopo, Ron aveva afferrò Hermione per un braccio, e entrambi si Smaterializzarono.
- AAAARGH! -
Irata, Bellatrix levò la bacchetta contro Lupin, che però riuscì a bloccare la fattura e si preparò a scagliarne un'altra.
Mentre la battaglia imperversava, cinque Mangiamorte emersero dagli alberi, seguiti a ruota dall'intera squadra di Auror.
Piton e Bellatrix conducevano la battaglia, scagliando una Maledizione dietro l'altra contro ogni Auror o membro dell'Ordine che capitasse a tiro.
- Stanno arrivando dei rinforzi! - Igrim, rivolto ai suoi compagni - Voi restate qui, io e Ander andiamo a catturare Malfoy. -
Piton si bloccò di colpo, e così anche Bellatrix, e Kingsley ne approfittò per agitare la bacchetta dalla quale uscì, con un sonoro boato, un fiotto di luce blu dritto verso Severus; che però si riprese immediatamente deviando il getto contro il gruppo di Auror, riuscendo a scaraventarne due a terra in un colpo.
Bellatrix, respingendo indietro la fattura di Arthur Weasley, si fiondò tra gli alberi.
I suoi occhi neri poterono indugiare solo un istante sui due Auror diretti verso la casa abbandonata, prima che l'oscurità li sottraesse al suo sguardo folle e rabbioso.


*****



La porta della suddetta casa abbandonata ai margini della foresta, si spalancò cigolando, e due figure incappucciate emersero dall'interno dell'abitazione, entrambe assolutamente ignare della terribile battaglia che imperversava nella foresta.
La più alta delle due sagome chiuse di scatto la porta provocando un sonoro schianto.
- Shh... Potter? Ce la fai a fare un po' meno casino? - sussurrò nervosamente la voce da sotto al cappuccio della sagoma più minuta.
- Non sei proprio nella posizione di farmi la predica, Malfoy, non dopo tutto il casino che hai e stai generando. - rispose Harry.
Draco si limitò a sbuffare.
Si voltarono entrambi a guardare la foresta che si stendeva davanti a loro: un baratro oscuro dentro al quale si distinguevano vagamente solo le figure degli alberi, e sopra alla quale ancora risplendeva il Marchio Nero.
- Dove andiamo adesso? - sussurrò Malfoy, con una punta di panico nella voce.
- Cosa ti fa pensare che io lo sappia, Malfoy? Credevo che tu avessi qualche idea... -
- SPOSTATI! -
Draco diede a Harry uno spintone che lo fece cadere a terra, prima che un getto di luce rossa sfrecciasse esattamente nel punto dove un istante prima c'era la sua testa.
Malfoy si abbassò per evitare un secondo fiotto di luce che gli passò talmente vicino da far ondeggiare il suo mantello.
Un terzo incantesimo colpì un cespuglio a un metro di distanza da loro, e i due si rimisero immediatamente in piedi, sfoderando le bacchette.
- Corri! - urlò Harry a Draco, lanciandosi verso la foresta.
Malfoy lo seguì immediatamente, e insieme cominciarono a correre a perdifiato in mezzo agli alberi che si facevano più fitti a ogni passo.
Sentivano delle voci concitate alle loro spalle, ma non si voltarono a vedere a chi appartenessero, continuando anzi ad avanzare alla cieca fra gli alberi, evitando le radici che costituivano un continuo pericolo di inciampo.
I raggi della luna ormai non riuscivano più ad aprirsi un varco tra la vegetazione sempre più fitta, l'oscurità era tale che era impossibile stabilire cosa ci fosse davanti a loro, e nessuno dei due osava far luce con la bacchetta per paura di essere visti... non sapevano neanche bene da chi.
- Ah... -
Draco emise un gemito sommesso, inciampando in una radice e rischiando di finire a terra; ma Harry lo afferrò, sollevandolo praticamente di peso, e la corsa riprese.
- Laggiù!-
Questa volta i due ragazzi si voltarono a guardare, scostandosi appena in tempo, balzando nelle due direzioni opposte, dalla traiettoria di un altro incantesimo.
- Non ti fermare! - boccheggiò Harry, rimettendosi in piedi.
Si fiondarono entrambi in un nuovo intrico di rovi, scomparendo alla vista dei loro inseguitori.
Draco intuì, più che sentire, i movimenti dell'aggressore che, lo sapeva, si stava avvicinando pericolosamente; e lui stesso non seppe cosa lo indusse a frenare improvvisamente la corsa, voltandosi di scatto con la bacchetta sollevata.
Harry, che non si era accorto di nulla, continuò ad addentrarsi fra gli alberi, scomparendo alla vista di Malfoy nel giro di un secondo, inghiottito dall'oscurità.
Il biondino avanzò tra gli alberi, avvertendo per intuito la distanza tra sé e il suo aggressore che diminuiva: gli stava andando incontro.
Poi, un'altissima figura nera emerse dalla vegetazione di fronte a lui, ma Draco era troppo basso in confronto per essere notato e la foresta ormai troppo buia perché l'aggressore riuscisse a distinguere qualcosa: tutti dettagli che giocarono a solo favore di Malfoy, al quale bastò agitare la bacchetta pensando: Stupeficium! per vedere il suo nemico afflosciarsi inerte per terra.
Draco si avvicinò mormorando: Lumos!

Alla fioca luce scaturita dalla punta della sua bacchetta, il ragazzo osservò il corpo privo di sensi di un uomo privo di maschera da Mangiamorte e che era, sapeva riconoscerlo, sicuramente un Auror.
Merda! pensò Auror e Mangiamorte... o me ne vado subito da qui o sono veramente nei casini.
In quel momento Harry emerse ansante dagli alberi, lo sguardo che saettava da Draco all'uomo svenuto.
- Cosa... - iniziò, ma Malfoy lo interruppe:
- Un Mangiamorte. - mentì spudoratamente - E non é solo... andiamocene prima che gli altri ci siano addosso. -
Infatti, entrambi udirono il suono di passi affrettati che si avvicinava.
- Corri... - sibilò Draco, e Harry non se lo fece ripetere.
Ripresero ad inoltrarsi nella vegetazione, perdendo la cognizione del tempo e dello spazio, finché ebbero l'impressione di essersi allontanati da tutto il mondo: niente rumori, luci o voci; solo i loro respiri ansimanti riempivano il silenzio.
Immersi in un baratro oscuro che si stendeva infinito davanti a loro, i due continuarono a correre nonostante fossero esausti, rallentando ma non fermandosi: non osavano farlo.
Entrambi strizzarono gli occhi quando, finalmente, si aprì un varco tra l'intrico di rovi, e si ritrovarono in una chiazza di radura illuminata dai raggi spettrali della luna che scendevano sul prato come un cono di luce su un palcoscenico.
Arrestarono di colpo la loro corsa, esausti, cercando disperatamente di riprendere fiato.
- Credo che li abbiamo seminati. - sussurrò Harry.
- Shh... ascolta. - sibilò il biondo.
Harry tese le orecchie, ma non captò neanche il più piccolo suono.
- Non sento niente. - mormorò.
- Infatti, - rispose Draco. Il suo respiro era tornato regolare, ma gli occhi sgranati dalla preoccupazione apparivano innaturalmente grandi.
- Niente grilli, niente uccelli... é tutto troppo tranquillo. - Lanciò a Harry uno sguardo vacuo.
Quest'ultimo rimase interdetto per un attimo, scrutando gli alberi attorno a sé.
Era vero: tutto era così silenzioso e immobile da apparire innaturale, come se l'intera foresta fosse finta.
Poi un rumore, il suono secco di una radice spezzata fece voltare i due ragazzi di scatto, le bacchette sollevate.
Ma il bosco era ritornato ad essere muto, buio e immobile.
- Accellera il passo! - sussurrò nervosamente Harry, riprendendo a camminare spedito.
Draco rimase immobile per un istante, scrutando attentamente gli alberi come se si aspettasse di vedere qualcosa balzare fuori da un momento all'altro dal posto più inaspettato.
- Malfoy!- lo richiamò agitato Harry, che desiderava solo allontanarsi il prima possibile da quel sinistro silenzio.
Lentamente, Draco si voltò, raggiungendo a passo leggero il moro, e riaddentrandosi insieme a lui nella foresta.
Dagli alberi nella direzione opposta a quella dove si erano diretti i due ragazzi, emerse, altera e scura, la figura di Bellatrix; la quale aveva seguito l'intera scena.
I suoi occhi scuri erano dilatati dalla rabbia, il petto si alzava e si abbassava rapido.
Rimase immobile, silenziosa e rigida, mentre la natura attorno a lei sembrò congelarsi al cospetto della sua ira.


Continua...

NOTE: Ho tagliato una parte di questo capitolo: la scena dove i membri dell'Ordine combattono contro i Mangiamorte era molto più lunga, ma dato che non mi piaceva ho optato per una sintesi. Il riferimento che fa Draco agli ordini dati dal Signore Oscuro ai Mangiamorte ci sono anche nel Principe Mezzosangue; Piton stesso richiama un Mangiamorte che prova a uccidere Harry dicendogli che Voldemort ha proibito a chiunque di toccarlo. Per quanto riguarda il titolo del capitolo, Esodo é un termine che é nato per indicare il viaggio lungo e pericoloso di molte persone; ma oggi troverete che puo' essere usato anche per indicare il viaggio di poche persone... di due persone? Certamente Draco non avrà la vita facile adesso... Harry che io ricordi non l'ha mai avuta... ecco finalmente qualcosa che li accomuna. Ancora una volta i Mangiamorte non hanno portato a termine la missione; come reagirà Voldemort? Vedremo...
Alla prossima,


Babydoll

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