Malefica

di Purrrkwood
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Per un ciondolo d' argento ***
Capitolo 3: *** Prigioniera! ***
Capitolo 4: *** Il superiore ***
Capitolo 5: *** Dimmi chi sei e ti dirò perchè ***
Capitolo 6: *** Scoperte ***
Capitolo 7: *** Fermate il mondo! ***
Capitolo 8: *** Chi è il vero nemico? ***
Capitolo 9: *** Scarlatto come il sangue ***
Capitolo 10: *** Persi e ritrovati ***
Capitolo 11: *** Fuori controllo ***
Capitolo 12: *** Un finale sbagliato ***
Capitolo 13: *** Di illusioni e di bugie [1 parte] ***
Capitolo 14: *** Di illusioni e di bugie [2 parte] ***
Capitolo 15: *** La tana del lupo ***
Capitolo 16: *** Un piano? ***
Capitolo 17: *** All' attacco ***
Capitolo 18: *** Malefica e Malefica ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


*MALEFICA*

*Prologo*


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Cos'è che gli resta? Si domanda Ora Alta
Quali pensieri, quali odori? Quali nomi?
O gli restano solo sensazioni
e un' accozzaglia di parole incompatibili tra loro?

Barbara Gowdy, L' osso bianco

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Ricordo che la mia voce continuava ad eccheggiare, tra le mura grigie e ammuffite del vecchio santuario.
Indignata, collerica; furiosa, mentre il mio corpo veniva distrutto, mentre la mia forza si dissolveva come nebbia.
Bruciai nelle mie stesse fiamme, il mio scettro cadde a terra, disonorato,
il mio grido si levò nell' aria, gridando parole d' odio, meditando vendetta nei confronti di chi mi aveva riservato un simile trattamento.
La mia umiliazione si levò fino nel cielo, fece tremare le stelle

Sora.
E' stata tutta colpa tua.
Tua e di tutti gli altri che hanno tentato di ostacolarmi.
Che sono riusciti ad ostacolarmi.
Maledetto, maledetto tu e i tuoi stupidi compagni. Maledetto il giorno in cui venisti al mondo.
Maledetto quel tuo sguardo, così puro.
Nemmeno mentre guardavi il tuo migliore amico tradirti davanti agli occhi, ha perso la sua luce.
Bleah.
Vorrei un corpo per farmi venire il voltastomaco.
Già. Perchè tu l' hai fatto a pezzi il mio corpo, tu con la tua stupida chiave. Non ti ricordi già più?
Io me lo ricordo invece, e bene anche.
Me lo ricordo il dolore che ho provato
mentre la mia oscurità di ritorceva contro di me,
mentre il mio spirito si disperdeva privo di contenimento.
Me lo ricordo l' oblio in cui precipitai,
la rabbia mentre mi rendevo conto che era finita
e che avevo perso.
Me la ricordo la confusione che ho provato al mio risveglio
quando ho capito di essere ancora viva,anche se a metà.
Un volgare spiritello chiuso in un pendaglio per non morire.
Tsk.
Come se questa fosse vita. Senza un corpo che vita posso mai condurre?
Non so nemmeno dove sono.
So solo che sono viva. Viva e desiderosa di vendetta.
Oh si. Vi ammazzerò, tutti.
Vi guarderò morire ai miei piedi e stavolta, stavolta non ci saranno chiavi che tengano.
Si. Vendetta. Vi pentirete di avermi intralciato.
Stupidi vermi.
Sapete che vi dico?
Per adesso mi cerco un corpo.
Poi penserò a voi.


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Qualche nota, per capire meglio il tutto:

Edit 2013: Niente di che, semplicemente questa storia è decisamente vecchia, l' ho scritta qualcosa come sei anni fa e, di conseguenza, contiene tante di quelle imprecisioni e cazzate che manco riesco a contarle xD Non posso e non voglio editare la fanfiction, ma è giusto, diciamolo in modo schietto, per pararmi il culo nel caso arrivi qualcuno a dirmi "Ew, ignorante, non è mica così la vita in Giappone!". Ora lo so, al tempo no xD
E basta :3

Sul capitolo ho poco da dire, dato che è il prologo^^
Sul resto invece penso che debba spendere due parole. Quando l' ispirazione chiama....io rispondo! e la signora ispirazione ultimamente tende a chiamarmi spesso, siamo amiche ormai. Se poi si tratta di KH, negli ultimi tempi scrivo solo su questo fandom.....*-*
Ora, questa fic. Dando un' occhiata ai personaggi e al prologo potrete notare che in questa storia sarà presente un personaggio piuttosto raro da trovare in una fanfiction: Malefica (in fondo che si può scrivere su Malefica?! XD)
Per cui quando ho avuto questa idea ho deciso di non scartarla perchè volevo vedere cos' ero capace di fare scrivendo su di lei (che poi alla fine lo scopo era semplicemente quello di pubblicare roba, come per tutte le fic *lol*)
Tralasciando le varie spiegazioni, con queste note vorrei più che altro fare qualche precisazione, perchè è sempre meglio farle:
What if, e già questo dovrebbe mettervi sull' attenti. Ricordiamoci bene dei nostri eroi, dei loro mondi e dei loro modi. Ma dimentichiamoci completamente del resto
: la fic parte dalla sconfitta di Malefica e per dirla brevemente non tiene conto praticamente di nessun episodio avvenuto dopo, almeno nei miei attuali progetti. La storia ruota attorno ad un nuovo personaggio e ai nostri amati amici nero vestiti, tanto che non è previsto nemmeno Sora, al massimo avremo un' incursione di re Topolino ad un certo punto. Insomma parte da un episodio vero per poi svilupparsi unicamente secondo la mia fantasia^^
Inoltre, ho cercato in ogni modo di evitare di trasformare la mia protagonista in una Mary-Sue e spero con tutto il cuore di esservi riuscita!! *-*

Credo di non avere nient' altro da dire. Per chi mi legge già nelle altre due fic, no credetemi non le ho dimenticate!
il problema è che Gilberto (il mio portatile XD) è rotto e dato che ho tutto salvato li non posso continuare finchè non me lo ridanno. Anche il primo chap di questa fic è li dentro, ho pubblicato perchè il prologo è venuto fuori dopo.
Ora, dato è in riparazione dal 9 dicembre conto di riaverlo a breve e di potermi rimettere al lavoro. Accendete un cero e dite una preghiera perchè questo accada, va bene anche un cerino usato o un' ode inventata sul momento (Kingdom, Kingdom Hearts....ehilà mio Kingdom, Kingdom Hearts....).
*lol*

Bene, con questo ho ufficialmente finito! XD
Buona lettura!

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Capitolo 2
*** Per un ciondolo d' argento ***


*MALEFICA*
Capitolo 1
*
Per un ciondolo d' argento

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Se Jim fosse stato in grado di leggere
avrebbe forse già notato un particolare importante[...].
Ma Jim appunto non sapeva leggere

Michael Ende, La terribile banda dei 'tredici' pirati

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Ogni persona odia qualcosa.
C'è chi odia il rosa, chi i ragni, chi il pesce nel piatto la sera dopo due ore di palestra.
Io odio la fisica. La detesto, con tutto il mio cuore. E il motivo penso lo possano capire tutti, quand'è che una persona detesta una materia scolastica? raramente quando la sua media in quella materia è dell' otto. Più frequentemente quando suddetta media è di quattro voti più bassa.
Dicono che i nati sotto il segno dell' Aquario siano caratterizzati da una spiccata genialità, tanto da lasciare le persone a bocca aperta. Per il momento le uniche persone che avevo lasciato senza parole erano i miei genitori, quando il professore aveva detto loro che la mia media in fisica era come un encefalogramma piatto.
Molto piatto.
Beh le parole non erano state proprio quelle... ma credo che l' unico motivo sia stato che in fondo il signor Kurosaki mi aveva presa in simpatia, perchè abbiamo lo stesso cognome, altrimenti penso che non avrebbe esitato a rendere partecipi i miei della mia "spiccata genialità".
Io ci ho provato, davvero. Ho tentato di applicarmi seriamente più di una volta, ma il risultato era sempre lo stesso: sguardi rassegnati e borbottii confusi a proposito di una probabile bocciatura se non miglioravo.
Migliorare... la fanno semplice! come se uno, che per tutto il tempo è stato un asino in una materia, potesse diventare di colpo un Einstein solo perchè gli è stato ricordato che all' esame di maturità non saranno ammesse insufficienze. Vorrei tanto dar loro questa soddisfazione, ma c'è solo un piccolo problema.
E cioè che io non capisco niente di fisica! Niente! Assolutamente niente! Quando il prof spiega non riesco a seguirlo e rimango imbambolata a fissare con espressione atterrita la lavagna e il libro. Ho preso ripetizioni da mezzo Giappone, ma è inutile! e non parliamo poi della chimica.... sono rimasta agli stati della materia: solido, liquido e gassoso. Già, gassoso, avevo perso il conto delle volte in cui avevo desiderato di potermi dissolvere durante un compito in classe e diventare una bella nuvoletta.
E invece no. Ero una studentessa che rischiava la bocciatura per colpa di una stupidissima materia, mentre nelle altre se la cavava con risultati soddisfacenti. Se questa non è sfiga dico io.....
Sospirai e mi lasciai cadere sul libro aperto ad un paragrafo che non avevo ancora iniziato a leggere...
E che non volevo leggere! Con uno scatto chiusi il libro. Basta studio per oggi, in fondo non sarei riuscita a fare di più. Tanto valeva fare una passeggiata per distrarsi, quel giorno c' erano pure le bancarelle in centro, chissà che non avrei trovato qualche oggettino carino!
Presi la borsa e infilai velocemente la porta, precipitandomi giù per le scale. Controllai l' orologio. Le cinque. Forse sarei riuscita a prendere il treno in tempo. Casa mia non distava molto dalla stazione, correndo avevo buone probabilità. Per fortuna Educazione Fisica era una delle materie in cui eccellevo.
Come previsto riuscii a balzare nella carrozza, proprio in tempo prima che le porte si chiudessero. Mi lasciai cadere su un sedile per riprendere fiato. Mentre le strade scorrevano di fianco a me per un attimo pensai che non sarebbe stato male in quel momento prendere e scappare da qualche parte. Già mi immaginavo la scena: Mitsuki Kurosaki, diciannove anni compiuti a gennaio, cantante famosa. Oppure attrice. La presenza scenica non mi mancava, avevo perfino un nome particolare e i nomi strani aiutavano molto.
Mi ricossi. Bah, quisquilie....e comunque avevo con me a malapena i soldi per fare andata e ritorno dal centro e acquistare qualche oggettino, altro che fuga per la fama!
Il treno si fermò con un cigolio e l' altoparlante mi avvertì che avevo raggiunto la fermata giusta. Scesi e mi diressi verso la via principale, dove mi immersi nel caos allegro e consolante di Osaka. Mentre camminavo mi guardai incontro alla ricerca di qualcosa di bello, ma niente attirava la mia attenzione. Erano banchi tutti molto uguali, con lo stesso tipo di cose banali. Volevo qualcosa di particolare, magari un qualche portafortuna antico. Con lo sguardo cercai anche dall' altra parte della strada, quando all' improvviso...
Bingo!
Accanto ad un lampione una piccola bancarella esponeva in fila una serie di oggetti dalle strane fattezze uno più carino dell' altro. Dietro al banco una vecchietta dall' aria simpatica mi sorrise.
"Ne vuoi uno cara?"
Li fissai uno per uno, sicura di aver trovato cosa prendere, ma indecisa tra quell' immensa scelta.
"Sono tutti bellissimi, non riesco a scegliere..." ammisi, quando il mio sguardo cadde su uno dei pezzi in vendita. Un medaglione in argento con una lunga catenella, finemente lavorato, con al centro una pietra di un verde acceso. Oh io adoravo il verde! era deciso quindi!
"Vorrei quello per favore!" dissi indicando la collana. La vecchietta sorrise di nuovo e lo prese, mettendolo in un sacchetto di carta.
"Sono 500 yen cara" pochissimo! credevo che avrei speso di più! forse quel ciondolo era meno pregiato di quanto pensassi, molto probabilmente nemmeno era argento, ma poco importava, era bellissimo! allungai i soldi alla donna e riposi il sacchetto in borsa, dopodichè decisi di riavviarmi a casa, non avevo i soldi per comprare altre cose e se avessi girato ancora di certo avrei trovato qualcosa e mi sarei disperata per non poterlo acquistare.
Meglio di no. Tornai verso la stazione dove ripresi il treno che mi riportò a casa. Arrivata, la prima cosa che feci fu appoggiare la borsa sul tavolo ed estrarre il sacchetto che conteneva il mio acquisto. Lo rimirai da dentro l' involcuro di carta: nella penombra sembrava risplendere di luce propria, era quasi inquietante.
Per un attimo ebbi un brutto presentimento, come se qualcosa mi gridasse di gettare via quel gioiello.
Nervosismo! Pensai, scuotendo le spalle, e subito infilai la mano nel sacchetto e ne estrassi il medaglione. Sembrava brillasse davvero! Corsi davanti allo spechio e lo infilai al collo. Mi stava alla perfezione, faceva perfino un bell' accostamento con i miei occhi.
Sorrisi, ma di nuovo quella sensazione mi pervase. Cercai di scacciarla esaminando meglio il ciondolo, passando le dita sui filamenti d' argento che lo decoravano. Sentii una folata di vento gelido sulla pelle. Com' era possibile? le finestre erano chiuse, che era successo? Forse l' avevo solo immaginato, eppure stavo davvero rabbrividendo.....
Mi sentii mancare, e ad un tratto fu come se una lama mi trafiggesse.....e la mente si faceva sempre più buia, i rumori si ovattavano.....
Persi i sensi.

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Primo capitolo, ma i Men in Black arrivano nel prossimo! XD
Che sarà più lungo, tranquilli. Avrei voluto allungarlo un po di più questo, ma la riproduzione casuale dell' Ipod continuava a mandarmi nelle orecchie gli Adema e i Nightwish e quei maledetti tizi mi costringono a concentrarmi sulle loro canzoni invece di fare altro. Siccome ero troppo pigra per scorrere la lista e cercare un brano che mi permettesse di lavorare, unito al fatto che mi ascoltavo ogni canzone almeno due volte, è uscita fuori una cosina corta che poi non sapevo come allungare. Perciò teniamolo così tanto è solo di passaggio^^

Ottoperotto: vista l' ora a cui posto (sono circa le 11.20 ergo dovrei essere a letto), potrei augurartela anche io la buonanotte!^^
E no, non è bello rimanere senza corpo, e ha tante manie omicide per questo, la buona Malefica *riceve bastonata dalla strega* ma avrà la sua seconda occasione anche lei (ce la farà? chi lo sa?).
Sono contenta che ti piaccia l' inizio, spero che sia lo stesso per il resto! l' idea non so più nemmeno come mi sia venuta, credo di notte, e ho passato un' intera mattina a farmi i filmini mentali sui vari modi in cui svolgerla invece di ascoltare le lezioni (cosa che comunque faccio sempre, fic da scrivere o meno *lol*)
Vent' anni dici? non so, come si calcola l' otto per mille? O.o se fosse come la percentuale, roba da fare diviso 1000 e poi per 8 sarebbero più o meno cinquantotto giorni e mezzo, ma non credo sia così^^
Grazie, alla prossima!



____Tiki

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Capitolo 3
*** Prigioniera! ***


*MALEFICA*
Capitolo 2
*
Prigioniera!

Quando riemersi dal torpore in cui ero sprofondata erano passati solo pochi minuti. Mi trovavo ancora nel mio salotto, ero caduta sul divano e non avevo sbattuto la testa per terra, per fortuna. Nonostante ciò mi sentivo lo stesso come se qualcosa mi fosse caduto sulla fronte, avevo un mal di testa terribile e non riuscivo a capire cosa fosse successo. Mi sedetti sui cuscini e riordinai le idee. Ricordavo vagamente di aver comprato una collana e di averla indossata, poi più nulla. Buio totale. L' unica immagine che avevo in mente era appunto quella del ciondolo che...
Oh mio Dio!
Un urlo mi morì in gola a quella vista.
Il medaglione, ancora appeso al mio collo per la sottile catenella, si era sollevato e ora... e ora levitava davanti a me. E quella luce verde che - ora ricordavo - avevo creduto di vedere prima, animava la pietra al centro. Mi strofinai gli occhi e li tenni chiusi per qualche secondo. Quando li riaprii tutto era tornato come prima, il gioiello era appoggiato al mio petto come una qualsiasi collana e la pietra era tornata del suo colore verde opaco. Sospirai. Mi ero sentita male, tutto qui. La primavera iniziava a farsi sentire e non erano rari in quella stagione gli sbalzi di temperatura. Un colpo di calore, e al mio risveglio ero semplicemente ancora intontita e mi ero lasciata suggestionare. Forse mi si era abbassata la pressione per la corsa.
No, di certo non era niente di preoccupante. Dovevo solo stendermi un po e mi sarebbe passata in fretta. E adesso avevo anche un motivo per non studiare, di bene in meglio.
Rigirai nuovamente il ciondolo tra le mani. Nulla di sospetto nemmeno stavolta. Mi stavo ancora perdendo nella sua contemplazione quando il telefono squillò assordante facendomi saltare di venti centimetri buoni. Con il cuore ancora martellante corsi a rispondere.
"P-pronto?"
Dall' altra parte udii alcune chiacchiere ed infine la voce di una ragazza: "Mikki? Tutto bene? Hai una voce strana..."
"Io...eh...si si, ciao Ayame" balbettai.
"Si....senti, ti va di andare al boschetto? Non sappiamo che fare, Nobuo sta delirando di cacce agli spiriti maligni e cose simili e..."
Eh?
"Che fa Nobuo?" chiesi confusa.
"Oh Mik non lo so, però in effetti non sarebbe una cattiva idea andare al bosco, ci sono anche gli alberi in fiore.... senti, il succo è: vieni?"
"Non saprei, non mi sento molto ben..." non finii la frase che udii una voce supplicante provenire dall' altro capo dell' apparecchio. Ayame aveva messo il vivavoce a quanto pareva.
"Dai Mitsuuuuu, lo sai che non è la stessa cosa senza di te, vieni anche tu a cacciare i fantasmi con noi!" una voce maschile si era sostituita a quella della mia amica.
"Nobuo....." mormorai.
"Dai,non fare l' antifesta, tranquilla ci rilassiamo e se stai male torniamo indietro ok?" bastardo, faceva il caro con me, mi ingannava con progetti all' apparenza perfetti, non dovevo accettare! Nobuo Arihyoshi era uno dei più vicini e contemporaneamente più improbabili parenti che potessi avere; Nonostante fossimo stretti ed affezionati cugini, era l' ultima persona che si poteva pensare avesse il mio stesso sangue: alti entrambi un metro e un barattolo, io ero la liceale diplomanda media, quella del bicchiere-mezzo-pieno-ma-se-sposti-lo-sguardo-sembra-più-mezzo-vuoto-quindi-non-so-devo-pensarci-su, amante degli oggetti antichi e con un' insana ossessione per ogni cosa di colore verde; Nobuo, nonostante fosse più grande di due anni, non era mai cambiato di tanto da quando frequentavamo le elementari. Ciò significava un circa ventiduenne con il cervello di un bambino, che a sua volta significava qualcosa come l' ultimo posto che la Endo - la mia prof di grammatica nonchè coordinatrice della classe- gli avrebbe riservato nella lista delle persone utili alla società, che ogni anno alla fine del semestre stilava con impegno, tanto per passare il tempo tra una verifica e l' altra (E, sospettavo, per non perdere l' occasione di denigrare qualcuno). Io mi ero sempre mantenuta nella zona media, seppur con grandi sforzi data la mia pigrizia, ma lui era stato fortunato a non avere la Endo come insegnante, perchè un ragazzo che preferisce leggere libri di occultismo, ascoltare metal occidentale e costruire trappole per catturare gli spiriti non avrebbe avuto vita facile con lei. Non ce l' avevo io, che nonostante i picchi di pazzia ero (a volte) capace di essere seria e riflessiva, figurarsi quel povero pazzo.....E Ayame aveva anche avuto la bella idea di fidanzarcisi, la mia piccola innocente compagna di banco che non sapeva quello che faceva, non avrei dovuto presentarglielo.....
Ma il succo era che io non dovevo andare con loro quindi....
"Daccordo!" esclamai "Dove siete?"
"Al lago dietro i ciliegi, ti aspettiamo!" e riattaccarono. La casa si riempì di nuovo di silenzio. Fissai il ricevitore ancora nella mia mano e feci spallucce. E andiamo! Tanto ormai lo studio era finito alle ortiche.
Un attimo dopo ero già in camera a prepararmi. In effetti una passeggiata nel verde non poteva che farmi bene; ah, il verde, il verde! mi tornò in mente il mio ciondolo....dovevo distrarmi, ero ancora persa in strane fantasie. Misi bene in mostra la collana sopra la camicetta e uscii dirigendomi verso il solito treno; il viaggio fu più lungo del precendente, per raggiungere il bosco in cui ci eravamo dati appuntamento dovevo attraversare quasi mezza città. Durante il viaggio non pensai a nulla, mi venivano in mente solo supposizioni assurde riguardo a ciò che mi era capitato. Per un attimo mi chiesi perfino se avevo fatto bene a portarmi dietro la collana invece di gettarla via, ma cancellai immediatamente quel pensiero. Assurdità, come se un ogetto del genere potesse essere pericoloso! Oltre che impossibile sarebbe stato ridicolo se vero, dato che l' avevo comprato come portafortuna! Passai tutto il tempo a fare l' elenco di ciò che mi saltava agli occhi da fuori il finestrino e in effetti mi distrasse da elucubrazioni idiote.
Arrivata alla stazione il bosco distava solo poche decine di metri e il lago era poco più avanti camminando sempre dritto. Mi incamminai a passo svelto. Non appena misi piede nella piccola foresta mi sentii già più lucida, era proprio vero che ogni persona aveva il suo luogo, il mio era il bosco. E quello che avevo davanti era piccolo, ma graziosissimo! A dirla tutta, quel giorno sembrava perfino più fitto del solito, tanto che dovetti passare in mezzo a due grossi cespugli che mi ostruivano il cammino. Ripresi a camminare, quando ad un tratto vidi con la coda dell' occhio un ombra accanto a me. Mi voltai.
E Urlai. Stavolta per davvero.
"Aaaaahhhh!!!!" qualcosa mi era apparso accanto.
"Aaaaaaaaahhhh!!" ululò l' apparizione di rimando. Allora era una persona. Come avevo fatto a non notarla?
Aprii gli occhi ancora serrati, in bocca già una sfilza di imprecazioni da rivolgere allo sconosciuto che aveva appena attentato alla mia salute cardiaca.
"Senti tu razza di..." ma non riuscii a termninare la frase.
Razza di.... di....
....
....
porcospino?
ma che diavolo...ma erano capelli quelli li?
Davanti a me, a guardarmi con aria inespressiva, c' era il ragazzo dall' aria più strana che avessi mai visto. Con gli occhi sgranati lo radiografai dalla testa ai piedi, partendo da una cascata di capelli rosso fuoco dall' aspetto acuminato, proseguendo per due occhi verde chiaro (Sui quali mi soffermai qualche secondo in più), passando per due piccoli segni sulle guance e terminando sul lunghissimo cappotto nero che lo vestiva. Bhe si, affascinante, lo ammettevo, ma da dove veniva? Sembrava uscito dritto filato da una festa mascherata.
Non mi passò neanche per la mente che fissare la gente estranea in modo insistente fosse da maleducati, no. E comunque quando alzai lo sguardo notai che aveva avviato la stessa pratica con me. Solo che i suoi occhi erano fermi su un punto fisso. Seguii la linea del suo sguardo, e le ipotesi che mi si presentarono furono due: la prima, mi stava fissando il seno. La seconda, fissava la mia collana. Per quanto la prima mi avrebbe permesso di prenderlo a calci, era poco credibile, dato che non avevo poi tanto da mettere in mostra. Dunque stava fissando la collana? E perchè?
Mi accorsi che lo sconosciuto aveva rialzato gli occhi e feci altrettanto. Ci fissammo per qualche secondo, ma prima che potessi dire qualunque cosa mi precedette.
"Malefica" disse semplicemente.
Eh? Malefica? Chi?
"D-dici a me?" anche se come domanda era un po sciocca dato che in quel punto eravamo soli.
"Malefica.... bene, eccoti." mormorò colmando la distanza tra noi con una sola falcata. Me lo ritrovai davanti e in quel momento più che affascinante lo trovai inquietante e spaventoso.
"Non sono qui per combattere Malefica, Xemnas mi ha inviato per cercarti e condurti al Castello con intenzioni pacifiche. Per cui rinuncia ad ogni proposito di vendetta e seguimi"
...
Che?!
Questo qua era pazzo!
"Da questa parte."
"Che diavolo vuoi da me?!" gridai, la cosa era poco divertente. Iniziavo ad avere paura, cosa stava succedendo? Oh, cielo, forse quel ragazzo era un violentatore… io ero fissata con queste cose ed ero assolutamente terrorizzata dalla prospettiva di affrontare qualcuno di losco. Certo, ero abbastanza veloce, ma poco prima quello aveva fatto quasi due metri in un passo, mi avrebbe raggiunta subito se fossi scappata. Ed ero pure sola in un bosco, chissà dov' erano quegli sfaticati dei miei amici, se avessi gridato mi avrebbero sentita?
Per la prima volta in vita mia odiai i boschi. Ma non poteva capitarmi in una strada?
"Malefica, non nascondere la tua identità, siamo a conoscenza della tua rinascita. Te lo chiedo cortesemente, ed è raro da parte mia, seguimi." e allungò un braccio verso di me, per stringermi il polso molto probabilmente. Con un gesto secco gli schiaffeggiai la mano e feci un passo indietro.
"Senti, io chiamo la polizia!" gridai afferrando il cellulare "Non osare avvicinarti hai capito? Chi è questa dannata Malefica?!"
Il rosso rimase interdetto, ma non si mosse. Ad un tratto sentii un altro rumore, un fruscio di foglie. Forse Ayame e Nobuo che venivano a salvarmi attratti dalle mie grida?
Ma la persona che uscì dal fogliame non era nessuno dei miei compagni. Anzi, dai vestiti sospettavo conoscesse il porcospino umano. Di bene in meglio, adesso ne avevo due contro. Chissà questo di cosa avrebe iniziato a blaterare, dall' aspetto non sembrava molto sano di mente nemmeno lui, con quella cresta bionda aveva l' aria del teppistello. Non mi chiese niente però, anzi si rivolse all' amico con un sorriso.
"Dai Axel, ti pare il modo di trattare una ragazza?"
Oh, forse lui ragionava diritto!
"E' evidente che Malefica non si è ancora manifestata del tutto in lei!"
Come non detto. Era fuso pure quest' altro. Come diceva quel detto? 'L' aspetto rivela la pazzia interiore'. E l' aspetto dei due non era esattamente ciò che si poteva definire casual. Se non altro l' ultimo arrivato aveva un' espressione pù amichevole del rosso.
Si avvicinò anch' esso, ma si limitò a sorridermi.
"Ciao scusa per i modi, Axel non sa relazionarsi con gli altri!" vidi l' altro sbuffare e mormorare qualcosa di incomprensibile. "Per favore, devi venire con noi, è importante!"
Feci di nuovo un passo indietro e scossi la testa, mi scappò anche una mezza risata: "Voi siete malati, ma si può sapere chi siete? Da che ricovero siete scappati? Sentite, vi prego, non vi conosco, voglio andare dai miei amici che ora mi staranno aspettando. Sparite!"
Il rosso scosse la testa. "Senti Demyx, così non andiamo avanti, a questo punto io uso le maniere forti!"
Ma...maniere forti? Oddio che voleva farmi??
"Scusa dolcezza..." sorrise, e ad un tratto lo vidi sparire in una specie di pozza scura. Un secondo dopo era alle mie spalle. Sentii qualcosa colpirmi sulla nuca. Ma che....
Stavo svenendo. Di nuovo. Ed erano due, neanche mezza giornata di vita.
E io che avevo comprato un portafortuna.....

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"Axel...non credi di aver esagerato un po? Non l' avrai picchiata spero."
"Picchiare una ragazza? Per chi mi hai preso?! Non sono mica selvaggio come te, gatto."
"Ascolta, istrice...."
"Voi due evitereste di beccarvi? Che razza di cretini! Perchè non fate qualcosa di utile e andate a riferire al Superiore che la strega si sveglierà a momenti?"
"E va bene, va bene. Andiamo Saïx, qualcuno qui è di cattivo umore"
"Sparisci."

Avvertivo un chiacchierio indistinto attorno a me, mentre piano piano emergervo dal baratro ovattato che mi circondava. Cercai di fare mente locale, ma avevo la testa completamente vuota, ricordavo solo che prima di perdere i sensi ero in un bosco, un bosco in cui ora non ero più. Mossi le dita e incontrai una superfice liscia e dura, fredda al tocco. Dietro di me c' era una parete e davanti, la luce di una piccola finestra andava a riflettersi sulle sbarre della mia....cella?!
Se prima ero ancora intontita questo mi svegliò immediatamente. Mi alzai barcollante e mi diressi a stringere quei fusti di metallo che da vicino si rivelavano anche grossini. Ma dove diamine ero? In prigione? E per cosa? Per aver offeso la fisica, aver comprato una collana, essere andata in un fottuto bosco per ritrovarmi davanti due pazzi pervertiti vestiti di nero?
Comunque bisognava ammettere che per essere una prigione era davvero strana. Attorno a me era tutto bianco e grigio chiaro, era quasi abbacinante e per un attimo mi fecero male gli occhi.
"Oh finalmente sei in piedi, ormai mi preoccupavo!" alla mia sinistra una voce mi fece sobbalzare. Girai la testa e...
Oh ma basta, ancora? Al di là delle sbarre c' era un' altra figura vestita alla stassa maniera dei due del bosco. Davanti a me stavolta avevo un uomo dai lunghi capelli neri, striati di grigio e raccolti in una coda bassa e un occhio coperto da una benda. L' altro, di un giallo acceso (portava lenti a contatto forse?) mi fissava insistentemente. E mica tanto bene. Ciò non mi impedì di parlare. Stringendo le sbarre mi avvicinai il più possibile e gridai: "Fatemi uscire, ora!"
L' altro non si scompose. Inarcò un sopracciglio e scosse la testa: "Smettila di urlare, non hai una voce molto delicata sai? Forse non sei stata una scelta così dettata dal caso per Malefica" commentò. Si diresse comunque verso di me e mi fece oscillare davanti un mazzo di chiavi.
"Ho l' ordine di portarti dal nostro capo una volta sveglia, ma prima voglio che mi ascolti attentamente."
"No!"
"E allora resti lì"
Strinsi ancora di più la presa sul metallo. Ma che simpatico sarcasmo....dovevo giocare d' astuzia.
"Ma" replicai provocante "Se io resto qui devi restare anche tu per farmi la guardia. Non vorrai rimanere qui per l' eternità? Non mi sembra una prospettiva piacevole...".
Lui alzò le spalle con un ghigno: "Ma quale guardia ed eternità! Io me ne vado e tu stai qui a morire di fame".
Piano fallito. Soffiai. Altro che provocazioni. Ad un tratto....
"Ah mi avete presa in ostaggio!" esclamai afferrando al volo la situazione "Mi tenete prigioniera per ricattare mio padre e chiedergli dei soldi per la mia libertà!" lo incenerii con lo aguardo e scossi la testa: "Che gente..." borbottai, nonostante corressi un grosso rischio a parlare in quel modo.
Il mio carceriere comunque era sempre nella stessa posizione. Cambiava solo l' espressione, forse era una mia impressione, ma sembrava leggermente alterato.
"Senti cretinetta..." disse "Non ho tutto il tempo di questo mondo da perdere con te..."
"E io ne ho ancora di meno, sai, quindi fammi uscire e riportami a casa così siamo tutti contenti."
Il tizio sbuffò: "Sei sorda oltre che stupida? Tu non hai capito, ma la situazione è seria!"
Lo guardai stranita.
"Si può sapere cos' avete tutti? Mi sembrate diversi dai soliti rapitori" già, molto diversi! Avrei preferito dei sequestratori normali, magari burberi e scontrosi, che dei folli che sparlavano di streghe e spiriti. Una volta Nobuo mi aveva raccontato di essere stato "sequestrato" da aluni giornalisti che volevano rubare un' intervista a suo padre, impegnato in politica. Ma secondo la sua spiegazione, era stato portato in un bar e trattato con cortesia. Perchè le disgrazie solo a me?!
"Nessuno ti ha preso in ostaggio, Malefica."
"Sono Mitsuki!"
"Mitsuki" ripetè.
Lo osservai a lungo: "Beh?"
"Cosa?"
"E il tuo nome non me lo dici? Di solito quando ci si presenta entrambe le persone dicono il proprio nome!"
Alzò gli occhi al cielo: "Mi chiamo Xigbar, contenta?"
"No. Non solo mi hai rapita, ma hai anche un nome strano, di male in peggio!". Sbottai. Ero al limite. Con questo probabilmente mi ero giocata la vita, ma a quel punto contava poco.
Ma non morii. Vidi invece il tipo avvicinarsi alla porta e aprirla con una delle chiavi.
"Forza esci. Mi sono reso conto che prima ti porto di sopra e prima mi libero di te."
Nonostante la porta aperta però non volevo uscire. Mi ero resa conto che in fondo, anche se in cella, ora ero al sicuro. Se uscivo chissà che mi facevano. No, no, meglio dentro. Feci un passo indietro. Lo zebrato in nero se ne accorse.
"Che hai? Esci!"
"Ehm... no."
"Esci..."
"No!"
"Esci."
"Obbligami!"
"Daccordo" e a quel punto non capii bene cosa successe. Nella sua mano, prima vuota ora stava quello che sembrava a tutti gli effetti un fucile dalla canna corta. O una pistola dalla canna lunga. Molto potente, in ogni caso. Balzai ancora più indietro. "E quella COSA da dove sbuca?" mio Dio, sembrava essersi materializzata.
"Non voglio usare le maniere forti con te, ma se non ti porto da Xemnas questo si chiederà se ti abbiamo catturata o uccisa. E' ora di finirla. Esci."
E uscii, contraddirlo, a quel punto, era da folli. Avevano detto di dovermi portare da un tal Xemnas, il superiore. Bah, se aveva degli uomini del genere doveva essere svitato come loro, anzi probabilmente era peggio. E anche lui in quanto a nome....Xemnas, ma che genitori avevano 'sti qua? Degli Hippies convinti eh? Roba da pazzi!
E nome a parte, non avevo tutta la voglia di incontrare questo fantomatico "superiore". Chissà che aspetto aveva. Probabilmente era un vecchio sciamano che mi avrebbe cotta in un pentolone, o roba simile. Brrr, tremavo al pensiero.
Mentre ci pensavo sentii Xigbar prendermi un polso.
"Ma che..."
"Stai attaccata a me adesso, ti farò vedere una cosa che da te penso non esista" e prima che potessi replicare, vidi lo spazio intorno a me diventare scuro e dilatarsi. Sentii un' orribile sensazione di capogiro che mi costrinse a chiudere gli occhi. Durò solo un paio di secondi, al che li riaprii..e trattenni un' esclamazione!
La stanza in cui ci torvavamo prima non c' era più. davanti a noi ora si estendeva un lungo corridoio. Ma come aveva fatto a portarmi li? Con il teletrasporto? Esisteva?!
Feci per chiederglielo, ma Xigbar mi anticipò.
"Vieni andiamo" e si avviò, camminando su un lungo tappeto grigio. Inizialmente lo seguii, ma poi la paura mi prese nuovamente.
"Non posso venire" mormorai bloccandomi. Xigbar si voltò verso di me e roteò gli occhi, forse aveva intuito le mie preoccupazioni.
"Per l' amor del cielo, non ti succederà nulla!"
"Ma io non ho fatto niente a nessuno!" mi giustificai piagnucolando. Con una spinta mi rimise in marcia e ricominciammo a percorrere quello che mi sembrava sempre di più il "miglio verde" prima della sedia elettrica. Solo che era grigio e non verde. Rallentai di nuovo, Xigbar mi diede un' altra spinta.
"Dai Malefica, cammina!"
"Mitsuki!!"
Strinse i denti e sospirò.
"Mitsuki, Mitsuki" si ripetè "Adesso sbrigati, e vedi di comportarti civilmente."
Abbassai il capo mortificata. Mi sembrava di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato...ed era così! Io ero Mitsuki, studiavo al liceo, ma quale Malefica?!
Arrivammo davanti alla porta, che notai, era priva di maniglie e a quanto pareva anche di apertura a sensori. Come si apriva quindi? Rivolsi un' occhiata a Xigbar ma non ricambiò, si limitò a fissare la porta, dopodichè lo sentii parlare.
"Xemnas! Ho portato la ragazza" dichiarò. E dall' interno del locale sentii levarsi una voce profonda: "Bene, entrate pure". Il cuore mi batteva all' impazzata, mentre osservavo la porta apriri senza che nessuno di noi due avesse fatto niente perchè accadesse. Che fosse stato l' uomo all' interno?
Con una spinta leggera ma imperiosa Xigbar mi spinse ad entrare e fui costretta ad obbedire. Entrai nella grande sala al suo fianco.
Oh numi. Stavo per incontrare il famoso superiore.


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La piccola Mikki è nel covo! idiozie a go-go che non mancheranno nemmeno nei prossimi capitoli^^  si, Mitsuki ne combinerà e ne dirà di cotte e di crude in più o meno tutta la fic, soprattutto nella prima parte perchè ovviamente non sa dove si trova. E quando uno non sa dove si trova non sa nemmeno come si deve comportare, rischiando spesso di fare bruttissime figure, credo sia umano^^ e ho cercato di rendere la mia protagonista, appunto, il più umana possibile (con qualche accento di idiozia in più XD)
Eeeeee....rispondiamo!

Ottoperotto: Oh, diavoletto e angioletto! XD *Nota le corna di Mally* ehm...coff coff!** passiamo oltre.....allora! Malefica adesso ha il suo corpo e sta per tornare! *si mette un paraorecchi per non essere assordata dalla sua risata malef...satanica* ma la cara ha calcolato il contrattempo dei Nessuno?XD forse tra un capitolo e l' altro infilerò degli spezzoni sui suoi pensieri, per vedere la storia dal suo punto di vista (ovviamente ciò che è buono per Mitsuki per le sarà un ostacolo), ci sto pensando!
Cena? oddio, cosa ho mangiato la sera che ho letto la tua recensione? O.o vabbè..... quanto a Sora.....*patpatta* a me il 7- andrebbe benissimo, ma un 4+ non è un granche, anche se ho preso di peggio^^. Ciao e grazie!!!^^
Renge_no_hana:  eh la fisica è la fisica purtroppo, ci passano tutti! Argh.....! ed evitiamo di parlare della matematica u___u 
Ahah, i Men sono arrivati e Axel non poteva non fare un' entrata ad effetto!XD spero che il capitolo ti sia piaciuto, alla prossima!^^ E grazie per l' accorgimento sulle maiuscole! *si inchina*
 Learia1317: sono contenta che ti prometta bene, grazie per l' incortaggiamento! *w* i nero-vestiti, sono arrivati ad arricchire il tutto XD fammi spaere se ti è piaciuto il capitolo!^^
Purecrystal: ti rispondo qui invece di editare il prologo, è meglio!^^ Guarda, concordo, Malefica è una grande antagonista! Per batterla ho impiegato i giorni, soprattutto nella forma drago perchè finivo di continuo nelle fiamme! Anche se comunque quando Riku dice che era stata usata dall' oscuità fin dall' inizio un po mi fa pena, è stata un burattino.
Grazie per la recensione!^^


























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Capitolo 4
*** Il superiore ***


*MALEFICA*
Capitolo 3
*
Il superiore






Appena entrata rivolsi uno sguardo all' ambiente circostante. A differenza delle altre stanze in cui ero stata, questa aveva un arredamento più comune. Erano sempre bianco e grigio a dominare, ma alcuni oggetti e componenti rendevano il tutto meno irreale e più....umano. Con la coda dell' occhio vidi che la parete alla mia sinistra era quasi interamente occupata da una finestra, davanti alla quale stavano in piedi due persone. Prima che potessi anche solo pensare di voltarmi, una mano stretta intorno al mio braccio mi diede una poderosa spinta che mi fece eseguire una torsione di novanta gradi. Non caddi per intercessione divina, probabilmente. Completamente inconsapevole di cosa stava succedendo, mi ritrovai accanto a Xigbar che invece sembrava perfettamente a suo agio e osservava i due uomini davanti a lui, che ora avevano smesso di parlare e ci fissavano. Poi uno di loro si scostò e si fermò accanto ad un muro di fianco a noi. Riuscii solo a notare dei lunghi capelli paglierini che mi fecero venire in mente, tra tutte le cose esistenti al mondo, solo il mio shampoo. Se Xigbar non mi avesse tenuta stretta, mi sarei girata a guardarlo. Decisi di concentrarmi sull' uomo rimasto alla finestra, se il biondo era retrocesso significava che il capo era lui. Fino a quel momento avevo fantasticato su Xemnas vedendolo come una qualche entità malvagia, uno stregone dalla pelle tinta con uno scettro in mano fatto con le ossa di chissà quale animale. Ma ora che mi ci trovavo veramente davanti non potei fare a meno di...tacere.
Tacere e sgranare gli occhi.
Tacere, sgranare gli occhi e barcollare vistosamente dato che le mie ginocchia avevano per un attimo deciso di siogliersi e non sorreggere il resto del corpo.
Dov' era lo scettro?
Dov' era la pentola?!
Signore, altro che sciamano! Quello era un dio sceso in Terra! non avrei mai immaginato che avesse un aspetto del genere, nemmeno nella più assurda delle ipotesi. I capelli prima di tutto. Ero preparata a qualunque gradazione cromatica tranne l' argento. Cioè, chi mai può avere i capelli argentati?
Lui. Ecco. E vabbè, a questo punto ero pronta anche ai capelli blu.
...
Non c' erano persone con i capelli blu vero? vero?!
"La ragazza è lei" fece ad un tratto Xigbar al mio fianco "Ma come ti sarà stato riferito, per il momento Malefica non si è ancora svegliata"
"Può essere solo un bene".L' uomo indossava lo stesso abito che avevo visto addosso a tutti gli altri, doveva essere una specie di divisa comune. Bello, ero finita nel covo di chissà quale organizzazione criminale.
Si avvicinò a noi a passi lenti. Deglutii un paio di volte, spaventata, chiedendomi cosa fare. Lo vidi per un attimo scoccarmi un' occhiata tagliente che mi gelò, ma tornò subito al suo sguardo normale. Non che quello fosse la fiducia fatta a occhi. Anche il biondo mi onorò di una stilettata fredda che mi fece inquietare ancora di più.
Io non volevo offendere nessuno però....non ne vedevo l' utilità.
"Saluta..." un sibilo alla mia destra arrivò quasi impercettibile alle mie orecchie, ma riuscii a coglierlo.
Presa dall' ansia e dalla fretta di fare qualcosa di giusto- e ancora sotto lo sguardo acido del biondo- mormorai un saluto che avrei potuto evitare. Anzi, che avrei DOVUTO evitare.
"Ehi"
Vidi il biondo fremere, Xigbar mordersi il labbro e il superiore alzare un sopracciglio. Io....Xigbar non mi aveva avvertita! Ero troppo sconvolta al pensiero della fantomatica Malefica per pensare a qualcosa come i convenevoli!
"Scusiscusiscusiscusi." mormorai nascondendo imbarazzata il viso tra le mani. Non avrei salutato con un "Ehi" nemmeno il portiere del mio condominio! E l' avevo usato con un perfetto estraneo, probabilmente importante.
Ebbi l' audacia di alzare lo sguardo aspettandomi di incontrare un' espressione furiosa. Invece niente, Xemnas mi guardava sempre con la stessa espressione, l' unica differenza era stato il sopracciglio che aveva scattato in alto per un momento dopo la mia gaffe.
"Qual' è il tuo nome?"
Aprii la bocca per parlare, ma invece di una risposta seria, mi venne in mente all' improvviso la pubblicità dello shampoo.
Con i capelli biondo paglierino un impacco di avena e rosmarino.
Nooooo, Santo Cielo!!
"Si chiama Mitsuki" Xigbar mi salvò in extremis "E ha decisamente poche conoscenze sul nostro mondo".
Eh?
Mondo? Ma che diceva? Voleva forse farmi credere che eravamo in un altra dimensione? Questa era bella!
"Hai paura Mitsuki?"
"Eeeeehh..." sospirai, gli occhi ancora fissi su Xemnas, sbarrati.
"Non devi averne" mi rassicurò "Troveremo una soluzione anche a questo problema" che problema?! Che stava succendendo?! Erano tutti così seri riguardo all' argomento, sembravano crederci davvero! E io ero sempre più perplessa, sempre più spaventata e confusa. Volevo tornare a casa, avrei buttato la collana, avrei fatto le faccende di casa fino a quando non mi sarei trasferita, avrei fatto un complimento a Yuuki Ishinori, avrei fatto qualunque cosa pur di andarmene da quel luogo.
Come a leggermi nei pensieri Xigbar mi diede un' insolita pacca sulla spalla, forse per rassicurarmi. Oh, un gesto carino nei miei confronti. Il primo. Subito dopo osai voltare appena il viso verso il biondo.
Mi guardò come un oggetto. Io crollai.
Scoppiai a piangere e mi rifugiai sul petto di Xigbar che era l' unico ad avermi trattato abbastanza bene. Avrei abbracciato il dio, pardon, Xemnas, se mi fosse stato concesso, ma sarebbe stato sconveniente. E comunque Xigbar era il più vicino.
"Ragazza, tranquilla!" esclamò il superiore "Comprendo il tuo disagio"
Tirai su col naso e cercai di ricontenermi. Dovevo mantenere quel poco di dignità che mi restava.
"Tutto a posto?" sentii la voce del mio accompagnatore zebrato e annuii silenziosamente, mentre mi staccavo cercando di non arrossire dalla vergogna per aver abbracciato uno sconosciuto con tanto slancio.
"Se continui a trattarla come una bambola di pezza, Xigbar, dubito che si riprenderà tanto in fretta..."
Il biondo aveva praticamente soffiato quella frase, appoggiato allo stesso muro di prima. Il suo sguardo scivolò su di me. "E' ovvio" proseguì "che non ha capito e non sta capendo ciò che le abbiamo detto, in tutto questo tempo non le hai spiegato proprio niente eh?"
Aveva sempre la stessa aria impasibile e fredda, ma almeno aveva aperto bocca e aveva fatto qualcosa che poteva sembrare un discorso in mia difesa, per quanto fosse una constatazione puramente oggettiva. Probabilmente avrebbe detto la stessa cosa chiunque fosse stata la persona al mio posto.
"Ci ho provato Vexen ma.... non si è dimostrata molto propensa ad ascoltarmi" e qui Xigbar mi guardò divertito, mi venne da fargli una linguaccia. Vorrei anche vedere che mi fossi messa tranquilla ad ascoltare chissà quale discorso assurdo, dopo essere stata rapita e ingabbiata da degli sconosciuti in nero!
Mh... quindi il biondo si chiamava Vexen eh? Stessa parentela degli altri con i figli dei fiori immaginavo....ma uno normale no?
"Beh... ora mi sembra pronta per farlo." Xemnas si avvicinò di nuovo e mi guardò negli occhi.
"Voglio chiedeti una cosa Mitsuki..." fece "Sai...cos'è l' oscurità?"
Rimasi intrerdetta al sentirmi rivolgere una simile domanda. Oscurità? Non riuscivo a capire quale nesso avesse con quello che mi stava accadendo. E per di più non avevo idea di cosa rispondere, cos' era l' oscurità?
"I- immagino non intenda il buio..."
Xemnas scosse la testa "No, non intendo il buio, mi riferisco ad un altro tipo di oscurità, meno fisica."
"Qualcosa tipo....la malvagità?" azzardai.
"Potremmo dire così, per semplificare le cose. L' oscurità però non nasce solo dalla cattiveria pura e semplice, invidia e bramosia sono anch' essi sentimenti che possono rendere oscuro un cuore."
Tenni lo sguardo alto e annuii, nonostante queste affermazioni mi avessero messo ancor più confusione. Stavano facendo discorsi un po troppo strani per me: cuori, oscurità, streghe, che stava succendendo?
"Io non..." provai a dire, ma non seppi come continuare la frase e prima che mi venissero in mente le parole giuste Xemnas aveva proseguito.
"Ora" disse "Vieni da un luogo diverso da questo, perciò non ti chiedo di credere ciecamente a ciò che sto per dirti, ma vorrei che tu ascoltassi con attenzione"
Annuii silenziosamente. Se tutto questo era un sogno, dovevo proseguire perchè finisse. Quindi era meglio non creare problemi.
"Non ti ho parlato dell' oscurità senza motivo, ma perchè tu possa capire meglio chi siamo. Come penso saprai anche tu, nel cuore di una persona bene e male coesistono.."
"S-si..." era ovvio, ognuno ha dentro di se un lato buono e uno cattivo, fin li niente di strano. Come poteva uno passare al 'lato oscuro della forza' se questo lato oscuro non esisteva?
"Capita a volte però, che certi individui bramino la luce al tal punto che la loro parte oscura inizia a crescere, finchè non consuma ogni traccia positiva e il cuore sprofonda nelle tenebre. Quando ciò avviene, la parte negativa del cuore prende il sopravvento e la persona si trasforma in un essere chiamato Heartless."
Heartless? Senza cuore? In pratica, da loro se uno diventava troppo cattivo perdeva il cuore? Ma che idiozia era? 
O almeno non volevo credergli....eppure al sentire nominare quelle cose, mi ero sentita strana, avevo come compreso che tutto ciò che mi stava dicendo era vero, era la realtà... e la parola heartless mi risultava stranamente familiare, per quanto fossi certa di averla udita in quel luogo per la prima volta.
"Voi siete quelle creature?" azzardai. Xemnas scosse la testa.
"No, non siamo heartless" fece "Ma ci sei andata vicino. Un' altra cosa che ti risulterà ovvia è che vi sono persone con una volontà forte e meno forte giusto?"
"Si..."
"Se una persona ha una mente debole il cuore cede all' oscurità e genera l' heartless. Nel caso invece di individui con una volontà più resistente, il processo è diverso. La persona perde sì il proprio cuore, ma al tempo stesso genera un' altra creatura dai tratti fisici simili".
Cioè...il cuore creava l' heartless e fin li c' ero anche io. Ma non capivo il resto. Facendo finta che ciò che stavo ascoltando fosse vero, se avevo capito, quando il cuore scompariva, l' individuo perdeva le proprie sembianze. Invece c' erano casi in cui non succedeva, perchè?
"E come..succede?" a questo punto, la cosa cominciava ad incuriosirmi, per quanto fossi nelle mani di pazzi, queste storie strane erano curiose, avrei potuto scriverci un libro al mio ritorno, sempre che ce ne fosse stato uno.
"Non c'è un modo chiaro per spiegarlo, ma se l' anima di una persona resta ancorata al corpo, quando il cuore scompare, lascia dietro di se un guscio vuoto in cui è presente solo l' anima, la volontà di uno. Questa "creatura" è quindi una persona senza cuore, ma con sembianze ancora umane ed è chiamata Nessuno".
Nessuno... ma quindi...mi stava dicendo che loro erano questi Nessuno? In pratica erano senza cuore? Tzè, figurati, impossibile!
Xemnas parve leggere nei miei occhi e capì ciò che stavo pensando. "Esatto. Noi siamo i Nessuno, i senza cuore, banditi sia dal regno della luce che da quello delle tenebre".
La mia mente era ingarbugliata a tal punto che pensai di impazzire. Poi ad un tratto mi venne un dubbio.
"Ma..."
"Si?"
"Non capisco... in che senso non fate parte ne della luce ne dell' oscurità? se avete perso il cuore deve essere perchè eravate, diciamo, "cattivi". Quindi siete malvagi...insomma, oscuri!"
Finita la frase sentii Xigbar accanto a me sospirare e mi voltai verso di lui.
"Per appartenere al regno delle tenebre" continuò il superiore, al che mi rivoltai "E' necessario avere un cuore malvagio, soprattutto è necessario avere un cuore. I nostri heartless, che si sono creati quando siamo stato consumati del tutto dal nostro lato oscuro, fanno parte di questo regno. Noi no."
"Quindi... siete a metà." mormorai.
"Si, possiamo dire così"
A quel punto decisi di fare la cosa che mi sembrava più ovvia.
Scoppiai a ridere.
"Ragazzi, sentite chiedete il riscatto e fatela finita!" esclamai, quasi euforica per il panico. Xigbar alzò gli occhi al cielo sospirando e si volse verso il biondo. "Ora capisci perchè non sono riuscito a raccontarle niente?". Ricevette uno sbuffo che sapeva di divertito. Non lo era per niente in realtà, come non lo era Xemnas che mi guardò, nel suo sguardo iniziava a spandersi un' ombra di impazienza e irritazione.
"Ragazza, mi sembri abbastanza grande da capire certe cose" la sua espressione aveva perso ogni aria cortese, gli occhi color ocra che prima mi erano sembrati così caldi divennero due pozzi di autorevolezza. Era talmente serio che per un attimo pensai dicesse la verità. Un attimo molto corto comunque.
"Ma cosa dovrei capire?!" urlai "State facendo discorsi assurdi che non stanno ne in cielo ne in terra, delirate di streghe reincarnate ed esseri privi di cuore, e per di più volete che io vi creda!" feci un passo indietro. Xigbar mi prese per il polso ma mi divincolai prima che potesse stringere la presa "Io non so chi siate, ne da dove veniate, ma di per certo so che siete totalmente fuori di senno e io non ho la minima intenzione di stare al vostro patetico gioco! Lo sanno anche i bambini ormai che gli spiriti non esistono e con essi non esiste tutta la roba che avete tirato fuori! Smettete di prendermi in giro immediatamente, dite le cose come stanno, perchè mi tenete qui? Per raccontarmi idiozie? Ma io non credo a mezza parola di ciò che dite, sapete? Io non ho niente a che fare ne con i cuori ne con nessuna schifosa strega!" le parole mi uscivano a fiumi dalle labbra, come le lacrime che avevano iniziato a rigarmi le guance poco dopo l' inizio del mio esasperato discorso. Basta, non ne potevo più, volevo andarmene! E se non mi portavano a casa loro me ne andavo da sola!
"Siete da manicomio! Tutti!" urlai, al che mi gettai verso la porta sperando che si aprisse e ciò accadde con mia gioia. Davanti a me si spiegò il lungo corridoio di cui io e Xigbar avevamo percorso una parte poco prima, dopo esservi apparsi. Apparsi poi....avevo avuto un' allucinazione di sicuro, nessuno poteva teletrasportarsi, nei film sul futuro ambientati nel 2500 si, ma qui eravamo a mezzo millenio prima e non esisteva neanche l' ombra di un progetto sul teletrasporto che potesse essere brevettato. Doveva avermi colpito e poi portata in spalla per tutto il tratto che ci separava dalla meta, ciò spiegava anche la sensazione di essere inghottiti dal buio.
Iniziai a correre lungo il corridoio e dopo averlo percorso infilai la prima porta che mi si parò davanti; passai così non so quanti minuti, a correre in quel labirinto bianco che sembrava non avere uscita. Scesi tre o quattro rampe di scale, percorsi decine e decine di corridoi identici e privi di finestre, per sei volte finii in dei vicoli senza uscita. Niente, non riuscivo a trovare una porta che mi conducesse all' esterno e ciò non contribuiva a calmarmi; anzi, singhiozzavo sempre di più e le lacrime mi appannavano gli occhi a tal punto che quando mi preparai a scendere in corsa l' ennesima scala, inciampai in un gradino e rotolai in modo molto scenico fino alla fine. Quando finalmente mi fermai ero tutta indolenzita, mi facevano male la spalla e la caviglia destra, ma mi costrinsi ad alzarmi.
"Voglio uscire..." mi ripetevo di continuo mentre mi guardavo attorno alla vana ricerca dell' uscita. Certa di aver intravisto qualcosa ai miei piedi, ad un tratto mi bloccai per non calpestarlo. Abbassai gli occhi, non mi ero sbagliata, c' era davvero qualcosa, ed era l' ultima cosa che mi sarei aspettata di vedere: un fiore. Un fiore dai larghi e corti petali, di un giallino chiaro e dal gambo sottile, reciso poco soto la corolla, ma abbastanza lungo da permettermi di prenderlo in mano. Che ci faceva un fiore li? come c' era arrivato? era ancora morbido quindi doveva essere stato colto da poco, forse qualcuno era passato e gli era caduto.
Sospirando avvicinai il fiore al viso e respirai il profumo, sapeva di dolce, era quasi inebriante, non avevo mai visto piante del genere da me, forse era una specie tipica di un altro stato. Mi calmò comunque, le piante avevano davvero effetti benefici. Smisi di sighiozzare, mi sentivo tranquilla.
Troppo tranquilla. Anzi, no. Non era tranquillità questa, era diverso! era la stessa sensazione che avevo avuto quando ero svenuta: la mia mente non riusciva più a tenere sotto controllo il mio corpo. Sentii gli arti sempre più pesanti e, incapace di reggermi ancora, caddi a terra e aspettai di perdere i sensi. Ma ciò non successe. Rimasi a terra, la mente libera di pensare lucidamente, ma con il corpo completamente addormentato, non riuscivo a muovermi minimamente, era come essere invalidi, le braccia e le gambe non rispondevano ai comandi del cervello. Iniziai a preoccuparmi e ad agitarmi, il cuore mi martellava nel petto come se fosse impazzito. La lingua non era completamente paralizzata quindi riuscii a mormorare qualche "aiuto". Ma a chi chiedevo aiuto? Non c' era nessuno li intorno!
Subito dopo dovetti ricredermi. Ebbi di nuovo la visione della pozza scura che avevo avuto con Xigbar, ma stavolta non ero io a viverla. Era come quando Axel mi aveva rapita, anche lui mi era sembrato fosse scomparso in un modo simile.
Quando il varco scomparve, davanti a me vedevo solo due piedi calzati in un paio di stivali neri e il bordo di un cappotto nero. Erano arrivati quindi. Volevo girarmi a controllare chi fosse questa volta, ma anche il collo era immobile.
Capii comunque che non si trattava di nessuno che avevo già visto, perchè la voce che si levò mi era sconosciuta.
"Ah vedo che hai annusato il fiore finalmente, cominciavo a spazientirmi" aveva un tono divertito e forse un po strafottente. Finita la frase, sentii due braccia sollevarmi. Mi trovavo ora in una posizione diversa, per cui alzai gli occhi -almeno quelli ancora li potevo usare- e riuscii a vedere il volto dell' uomo che mi aveva catturata. La paralisi mi impose l'immobilità, ma avrei voluto fare una faccia stupita! Se avevo pensato che i capelli di Xemnas fossero strani era perchè non avevo visto questi! Erano....rosa.
Ma no, che bello! Li volevo anche io! Un fugace pensiero allegro mi attraversò la mente, ma fui subito distratta dal tizio che iniziò a parlare.
"Comunque" disse "Sei arrivata più vicina all' uscita di quanto ci aspettassimo, forse se non ti facevi male arrivavi anche più giù"
Cosa? Detta così sembrava che mi avessero lasciata fuggire di proposito!
"La...sciami..." mormorai.
"Negativo, cara. Anche se ti rifiuti di essere seria, noi lo siamo. E poi lasciatelo dire, le tue attuali condizioni non sottolineano una grande autorità."
Tentai uno sbuffo che risultò poco convincente
"Dove mi porti?"
"Di preciso non so, ma poco lontano, di certo" rise "le esalazioni che hai respirato ti terranno in quello stato per parecchio, non avrei voluto arrivare a tanto, ma non sapevo proprio come fermarti. Te lo ripeto comunque, sei stata brava ad arrivare fino a qui, ci speravo in effetti dato che ho scommesso a tuo favore"
"...Eh?"
"Beh non avrai mica creduto che fossimo così stupidi da non riuscire in tredici ad acciuffare una sola persona, per di più in un luogo che - a differenza sua - conosciamo come le nostre tasche!"
Avevo visto giusto allora, mi sembrava in effetti troppo bella l' idea di scappare così facilmente. Un momento...aveva detto tredici?
"Comunque" proseguì l' altro "ho scommesso con Larxene che saresti riuscita a fare almeno quattro piani di scale. Lei non era daccordo" ghignò voltando il viso verso di me "secondo lei neanche due ne facevi"
Emisi uno sbuffo che risultò alquanto più simile ad un righio. Non bastava essere trattata da stupida, anche le scommesse mentre correvo disperata per quel labirinto bianco e grigio erano autorizzate, questa gente non aveva il minimo di rispetto e di tatto! E in maniera abbstanza rude lo feci notare.
"Non avete il minimo di rispetto e di tatto!" sbottai. Il rosato sorrise di nuovo "Con il tempo ci farai l' abitudine". Non capii il senso di quella frase, ma preferii evitare di pensarci, non avevo la forza ne mentale ne fisica per ribattere ancora una volta, volevo dormire. Ero in una gabbia di matti, ma volevo dormire. Dormire e risvegliarmi a casa mia, chiamare Ayame e Nobuo e dirgli che ci saremmo visti un altro giorno e poi dormire di nuovo.
"Se vuoi riposarti fai pure, ti porto in una stanza, tanto abbiamo tempo, non metterti fretta"
Per la prima volta mi sembrava di sentire qualcosa di sensato, anche se c' erano centinaia di punti che ero ansiosa di chiarire, sentirmi dire di dormire liberamente non mi dispiaceva. Decisi di seguire il consiglio e mi addormentai, mentre attorno a me sentivo per l' ennesima volta quella sensazione di capogiro e tutto si faceva nero. E non perchè stavo scivolando nell' incoscienza.


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Puff! ce l' ho fatta a postare finalmente, avevo il capitolo pronto da un paio di giorni, ma sembrava che il mondo intero mi fosse contro per impedirmi di caricarlo! *da leggersi con tono esasperato* e siccome voglio che almeno questa storia esca con continuità, era seccante XD
Le poche volte in cui riuscivo ad infilarmi al pc finivo sempre col fare altre cose e mi dimenticavo totalmente del resto, inoltre sono nel bel mezzo della preparazione del mio costume di carnevale che quest' anno mi tocca fare da sola con i buoni metodi casalinghi. Fortuna vuole che almeno stavolta non devo cucire, anche perchè non so farlo ù.ù

Passando alle cose serie, prima di tutto ringrazio purecrystal per aver messo la fic tra i preferiti *-* e Carty_Sbaut, Inuyasha_Fede e Learia1317 per averla messa tra le seguite! arigatou gozaimasu! *-*

E ora le risposte!^^

Learia1317: Guarda, se mai dovessi laurearmi in fisica (cosa che non succederà ma supponendo che lo facessi) farò la mia tesi sui capelli dei manga/anime/videogiochi che sfidano le leggi della gravità! Anzi, inizio a studiarci ora così magari per luglio ho finito e posso fare il cosplay di Sora senza comprare la parrucca! *lol* e un paragrafo dedicato ad Axel è d' obbligo! XD Quanto a Xemnas non so dirti se in generale io lo ami o lo odi, ma al momento lo vorrei volentieri fare a pezzi perchè mi ha ridotta ad un colabrodo nella battaglia finale del 2! XD
Ottoperotto: il riscaldamento globale al momento non mi preoccpua perchè, non so che tempo faccia a te, ma qui diluvia e nevica a intervalli di una settimana e fa piuttosto freddino XD per il resto dierei tutto a posto! *lol*
Oh, i moguri! Adoro i moguri! quanto a LORO..... temo che ci sia poco da fare, comunque altro che angioletto Sora eh? XD ma i capelli verdi sono originali in fondo (anche se non so se quello che Malefica ha in testa siano capelli O.o)
Spero che non si ammazzino a vicenda, se muore Sora non succede nulla, ma se muore Malefica mi si tronca la storia O.o *tira la strega per un braccio per fermarla* no, non vuol dire che tu vali di più, non è un' invito a farlo fuori, fermati ti dico!! Kupò!

renge_no_hana: Xigbar rientra nella categoria dei personaggi che si fanno amare facilmente XD come non trovarlo simpatico? Comunque, non so di preciso come si evolverà la storia da questo punto di vista, ma anche se Mitsuki dovesse innamorarsi di qualcuno mi sa che farebbe molta fatica a farsi ricambiare O.o e la risposta alle tue domande la troverai meglio nel prossimo capitolo^^ grazie!
Inuyasha_Fede: lieta di sapere che mi leggi, anche se i personaggi non sono i tuoi preferiti, spero di farti amare almeno la storia!^^ Demyx,  la prima volta che l' ho visto gli ho dato appunto del teppista quindi ho voluto mettere quella, però si, ha abbastanza del truzzo! XD povero! E Axel...beh, almeno è avvantaggiato nel caso dovesse mimetizzarsi con la fauna boschiva!^^
purecrystal: cielo, mi onori!^^ eheh per fare Mitsuki mi ispiro a me stessa per idverse cose e anche la pazzia rientra fra queste! Benvenuta nel club! XD Ah, per quanto riguarda Xemnas, potrò risponderti meglio nel quarto capitolo, qui si dice poco *lol* e invece per i personaggi....a dire il vero, li infilo in ordine puramente casuale^^ i primi sono stati quelli del 2, ma non ho uno schema preciso.







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Capitolo 5
*** Dimmi chi sei e ti dirò perchè ***



*MALEFICA*
Capitolo 4
*
Dimmi chi sei e ti dirò perchè


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Pur ammettendo lo sguardo onnniscente di Dio, la domanda è:
Ciò che Lui prevede deve inevitabilmente avverarsi?
Oppure mi è garantita la libera scelta
di fare una qualsiasi cosa o di lasciar perdere?

Geoffrey Chaucer, I racconti di Canterbury

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Alla fine non mi addormentai, non del tutto almeno. Seguendo l' esempio del 99 per cento del mio corpo, anche gli occhi si erano lentamente chiusi e la bocca non emetteva più alcun suono a comando, eppure mi sentivo sveglia. Intontita ma sveglia. Era come un sogno, come se guardassi una scena dall' alto. Sotto di me sentivo la morbida consistenza di un materasso e di un cuscino, eppure nonostante le mie percezioni fossero attive ero ancora come separata dal mio corpo e nonostante facessi un tentativo ogni tanto, ero immobile come una statua. Alla fine mi arresi e iniziai ad aspettare, sperando che quell' orribile stato di incoscienza forzata svanisse in fretta. Che svanisse, prima di tutto, perchè anche se il tizio dai capelli rosa aveva detto che sarei rimasta così solo "a lungo" - il che doveva per forza implicare il fatto che prima o poi mi sarei ripresa - non ero sicura di potermi fidare del tutto.
Non avevo scelta comunque, o aspettavo pazientemente, o aspettavo innervosendomi ogni minuto che passava; e dato che la cosa sembrava dover tirare per le lunghe era più conveniente la prima scelta. Decisi di provare a rilassarmi, mentalmente feci un profondo respiro, dopodichè iniziai a pensare a tutti i modi possibili per passare il tempo e quello in effetti passò, o almeno a me sembrò così: immersa nel buio com' ero mi sembrava quasi di essere in un limbo, in una dimensione a parte in cui galleggiavo nell' oscurità più totale senza peso e soprattutto senza corpo.
Continuai a vagare tra le mie fantasie per un tempo che non seppi definire. Ad un tratto però avevo iniziato a sentire le percezioni fisiche farsi a poco a poco più definite, il materasso sotto di me non era più solo una sensazione e iniziavo a sentire anche le pieghe del lenzuolo tra le dita. Lentamente svaniva la fastidiosa idea di non trovarmi nel mio corpo e fu con gioia che salutai le prime immagini che apparirono alla mia vista, nonostante fossero quelle dello stesso luogo in cui mi trovavo prima e non di casa mia: attorno a me si definivano i contorni di una stanza piccola e spoglia anch' essa dominata dai colori neutri. Quando fui certa di essere sveglia tentai di sedermi, mi tirai su lentamente puntellandomi sui gomiti e gettando qualche occhiata all' ambiente che mi circondava. Non c' era niente, era come la mia cella di prima, solo con un letto e una finestra stavolta senza sbarre e grazie al cielo più grande. L' unico problema era che anche se più grande non era più in basso, tra la mia testa e il vetro c' erano almeno due metri. Sbuffai, volevo vedere l' esterno dannazione, non c' era nessun modo per....?
Si che c' era! Accanto al mio letto, poco distanti c' erano un paio di sedie che non avevo notato prima. Riflettei: sovrapponendole c' era la possibilità di arrivare abbastanza in alto per arrampicarmi. Mi alzai in fretta e corsi a recuperare i due mobili sistemandoli sotto la finestra nel modo più stabile possibile. Dopodichè ci salii sopra e allungai le braccia sperando di trovare qualcosa a cui aggrapparmi. Lo trovai, la finestra era leggermente incassata nel muro, c' era uno spazio anche abbastanza largo dove forse avrei potutto anche mettermi in piedi. Mi feci forza con le braccia, non fu semplice, ma riuscii a portarmi prima in ginocchio poi in piedi sul cornicione e osservai l' esterno da dietro il vetro.
E anche quella visione mi lasciò di stucco. Oh. Mio. Dio. Non era possibile, stavo sognando! Ero ancora nel mondo dei sogni, mi ero addormentata sul serio! Quello che vedevo non poteva essere reale!
Con gli occhi sgranati fissavo l' esterno: davanti a me torri bianche e grigie svettavano da ogni parte su un cielo plumbeo e cupo, coperto da nubi massiccie che oscuravano la visuale. Terrazze, sopraelevate, strutture dalle fattezze mai viste. Ma dov' ero? No, non poteva essere un luogo reale, non esisteva nel mondo un castello del genere, Santo Cielo quella torre levitava! Com' era possibile? Allora era vero, stavo sognando.
Rimasi in contemplazione per diversi minuti, ero talmente rapita da quelle visioni che non mi sarei accorta di nulla che mi fosse accaduto attorno. Infatti mi resi conto che c' era qualcuno nella stanza solo quando sentii una voce chiamarmi da sotto di me. Una voce che mi colse di sopresa.
Troppo di sorpresa.
"Ti diverti?"
Sussultai. Presa dallo spavento improvviso spostai un piede all' indietro, dimentica del fatto che il cornicione su cui poggiavo era sufficiente a malapena per starvi in piedi senza cadere. Il mio cuore perse un battito quando incontrai il vuoto e il mio peso mi spinse all' indietro.
"Oohhh..."
"Ehi attent...!"
"Nooooooooooo!!" con un grido precipitai dalla cornice. Riuscii solo a pensare un 'è finita' mentre mi balenava nella mente l' immagine di me che mi schiantavo sul pavimento, sbattevo la testa e lasciavo questo mondo. Chiusi gli occhi.
Lo schianto arrivò in fretta. Ma non fu sul pavimento, fu su un altra cosa che non identificai, che frenò la mia caduta e attutì il colpo sulla bianca superficie a terra. Mi ritrovai distesa su di essa, e allora capii che si trattava di un corpo umano, probabilmente del responsabile della mia caduta. Aprii gli occhi e vidi anche stavolta un cappotto nero.
Un cappotto nero e dei capelli paglierini.
Ah, Vexen!
....
Oh oh...
Avevo detto che sarebe finita con uno schianto sul pavimento? Con tanto dolore e tanto sangue?
Ritiravo.
Finiva ora.
Ero morta.
Non sapevo di preciso il perchè, ma lo sapevo. Ero morta. Niente schianto, niente pavimento, ma forse non potevo dire la stessa cosa del dolore e del sangue.
Rimasi ferma nella stessa posizione per qualche secondo mentre pensavo al mio epitaffio.
Morì com' era vissuta. In modo stupido.
Rendeva l' idea, in effetti avevo sempre avuto una mezza certezza che la mia morte sarebbe stata dettata un giorno dal fallimento di una delle mia imprese poco intelligenti; poco intelligenti non perchè facessi cose stupide, ma semplicemente per il fatto che queste cose avevano senso, chissà perchè, solo per me. Come questa: arrampicarmi su un davanzale ristretto, spaventarmi e cadere lunga distesa sulla causa del mio spavento.
  Sotto di me il paglierino non si muoveva, ma sentivo il cuore battere, il che significava che era vivo e vegeto. E probabilmente incavolato, già sembrava odiarmi prima, ora mi ero giocata la possibilità di stabilire un rapporto amichevole. Infatti l' espressione che incrociai quando sollevai il volto non esprimeva esattamente gioia. Forse a questo punto potevo perfino permettermi di fargli notare che se non fosse arrivato all' improvviso non gli sarei caduta addosso e che quindi in un certo senso era colpa sua. Tanto, ero sicura che avrei solamente accorciato la mia vita di pochi secondi, un tempo piuttosto scarso per fare tanta differenza.
Oppure potevo spiegargli con la massima calma che era stato solo un incidente e che non sarebbe mai più successo. In ogni caso, parlare sarebbe stata un' alternativa migliore al silenzio.
Dovevo dire qualcosa, e in fretta.
"Hai degli occhi bellissimi"
Bene, fantastico. Speravo in qualcosa di meglio, anche perchè Mr. occhiata gelida non aveva esattamente l' aria di uno che si fa comprare con un semplice complimento. Non che quel complimento non avesse attraversato la mia mente (dopo gli occhi color erba del rosso, quelli azzurri del biondo crestato e del tipo con i capelli rosa, quelli gialli di Xigbar, quelli ocra di Xemnas, i suoi color smeraldo e chissà cos' altro che avrei visto dopo, tornare alla mia quotidiana dimensione fatta di una maggioranza di occhi nocciola, sarebbe stato traumatizzante. Senza parlare dei capelli poi!), ma a dirla tutta, avevo resistito dal dirlo ad alta voce fino a quel momento, perchè doveva uscirmi dalla bocca proprio in un momento simile?
Sigh. Oggi non era giornata.
"Togliti" quell' oridine secco fu formulato con una voce tanto velenosa che mi gelò il sangue nelle vene. Scattai in piedi all' istante con una velocità degna di una ginnasta olimpionica, seguita subito dopo da Vexen che mi guardò di nuovo con disprezzo. Mi feci piccola piccola e assunsi l' espressione più dispiaciuta che potevo nella speranza di commuoverlo.
Non ci riuscii minimamente, ovvio. Però la morte violenta e dolorosa che aspettavo non arrivò, mi spaventai quando lo vidi allungare un braccio verso di me, ma fui sorpresa quando mi accorsi che non l' aveva fatto per uccidermi.
"Vieni" disse "Xemnas vuole provare a riparlarti, magari stavolta ti comporterai in modo più decente e meno ridicolo"
Avvampai a quelle parole. Ma brutto insolente, sono qui terrorizzata e tu mi prendi in giro?!
Dovetti comunque rassegnarmi  prendere la sua mano. Di nuovo la stessa sensazione nauseante di prima e di nuovo il buio attorno a me. Ma anche stavolta un secondo dopo era già finito e davanti a noi c' era la porta bianca che avevo varcato precedentemente con Xigbar. Sgranai gli occhi, stavolta ero assolutamente certa di non essere assopita o nient' altro. Axel mi aveva colpita, con il rosato ero stata sotto l' effetto di chissà quale veleno e con Xigbar era successo tutto così in fretta che non avevo capito nulla, inoltre ero ancora stordita, ma stavolta non mi era successo proprio nulla, ero sveglissima e il fianco destro ancora dolorante me lo confermava. Avevo varcato una specie di...portale o qualcosa di simile, era davvero possibile farlo, non me l' ero immaginata! Con la coda dell'occhio fissai Vexen, chi erano queste persone per fare cose simili? Nessuno al mondo ne era capace.
Non nel MIO mondo almeno. Di colpo l' idea dell' esistenza di altre dimensioni diventò non solo meno stupida, ma quasi necessaria, per credere di non essere impazzita del tutto. Non che avessi escluso l' idea del definitivo decesso del mio cervello, sia ben chiaro, però avevo come una sensazione di familiarità con quel luogo, una sensazione che mi spingeva a credere a tutto ciò che mi stava intorno. Perfino quelle mura asettiche e prive di emozioni mi ricordavano qualcosa, era come se ridestassero dei vecchi ricordi sepolti da tantissimo tempo, come quando si sfoglia un vecchio album di foto e si trovano testimonianze di eventi che si credevano dimenticati. Non capivo però il motivo di quella sensazione, che fosse collegato alla mia presenza in quel luogo?
"Dai entra" la voce di Vexen mi strappò alle mie domande mentre davanti a noi si apriva la porta bianca. Deglutii a vuoto un paio di volte, il pensiero di dover avere di nuovo a che fare con Xemnas dopo gli avvenimenti precedenti mi metteva terribilmente in agitazione e imbarazzo. Probabilmente aveva passato quelle ore a ridermi dietro, così come tanto probabilmente avevano fatto tutti i presenti. Uff... perchè non ne combinavo una giusta? Ora che ci pensavo, scappare urlando non era stata esattamente la mossa migliore che avrei potuto fare. Però sul momento era stata la prima soluzione che mi si era presentata, e comunque ancora non sapevo dov' ero. Non che ora lo sapessi, ma la vista che mi si era presentata dalla finestra mi aveva lasciato intendere che se eravamo davvero nel mio mondo o era uno scenario fatto benissimo o un' allucinazione di quelle forti. Ora, pazza e tocca ok, ma una scena del genere neanche la LSD te la provocava e io ero una ragazza perbene (anche se non sembrava).
In sostanza potevo solo sperare che il Superiore fosse una persona comprensiva, prima lo era stata, forse anche stavolta avrebbe capito. Ripetendomi questa frase per farmi coraggio avanzai dietro Vexen nello studio. Xemnas era sempre li, davanti alla finestra. La finestra.... ora che ci pensavo il paesaggio si vedeva perfettamente anche da li, come mai non ci avevo fatto caso? No, meglio non saperlo.
"Ah bentornata!" come avevo sperato mi accolse senza troppe risate, anche se ebbi la certezza di aver visto l' ombra di un ghigno sul suo volto. Arrossii ulteriormente a quell' accoglienza e abbassai lo sguardo piena di vergogna. Il superiore se ne accorse.
"Tranquilla, non preoccuparti" disse "Non è nostra intenzione giudicarti per il tuo gesto, immagino che la paura sia un sentimento difficile da reprimere".
Lo guardai inclinando la testa, come quando non capivo. Infatti non avevo capito. Perchè diceva "immagino"? sembrava aver citato la paura come una cosa nuova e mai provata. Anche prima aveva fatto discorsi strani che non avevo afferrato.
"Hai avuto un buon risveglio?"
Per metà sovrappensiero, a quella domanda quasi mi soffocai con la saliva. Oddio e ora?!
Certo e già che c' ero ho usato un vostro collega come materasso, spero non vi dispiaccia!
Il solo pensiero mi fece tossire ancora di più. E intanto che tossivo Xemnas mi guardava dubbioso, come era ovvio che facesse. Diodiodiodio......lo sguardo che mi era riservato da Vexen invece sembrava voler esprimere qualcosa di molto simile a "sei senza speranze". E basta, e smettila! Se hai un cuore come tutti, vienmi incontro, ti prego!!
"Glisserei su questo argomento Xemnas..." lo sentii dire con tono desolato, mentre mentalmente sproloquiavo contro di lui. Beh meglio di niente no? Cercai perciò di recuperare un po di autocontrollo e mormorai un secco "concordo", che però mi riuscì molto veloce, troppo per non far capire che ero scivolata per l' ennesima volta nell' imbarazzo totale. L' unica cosa che potevo fare in quel momento era sperare con tutta me stessa che Xemnas seguisse il consiglio e sorvolasse veramente sul chiedere spiegazioni. Fortunatamente fu così, non so se avesse già capito tutto da solo o se semplicemente non glie ne importasse nulla, ma concluse il discorso con un' alzata di spalle; mi sentii sollevata, ma non durò a lungo perchè se l' argomento "risveglio" era stato archiviato, ne era stato aperto un altro, e qualcosa mi diceva che quel nuovo argomento aveva sempre a che fare con me. La mente volò alla conversazione avuta prima del mio tentativo di fuga, forse intendeva concluderla. Ormai l' idea della menzogna era diventata ridicola, cominciavo a credere anche io che quella fosse la nuda e crudea realtà. Perciò mi sforzai di tornare seria, assunsi l' espressione più attenta e concentrata che potevo e ricambiai lo sguardo del superiore, non senza una certa paura ovviamente.
"Se non c'è nessun problema, vorrei riprendere il discorso di prima"
Bene, direi che avevo indovinato. Anche se mi seccò non poco il modo in cui pronunciò quella frase, d' accordo avevo fatto una figuraccia colossale, ma non rigirare il coltello nella piaga, dannazione! avevo una gran voglia di farlo notare, ma convinta che avrei solo complicato le cose, mi limitai ad annuire e ad emettere un "si" rassegnato.
"Bene. Non ritornerò sugli argomenti di cui ti ho già ragguagliata, te ne ho parlato per farti capire meglio la situazione, ma la cosa più importante è un altra e forse ti è già stata accennata."
Alludeva al fatto che tutti finora si erano rivolti a me chiamandomi "Malefica"? Se era quello, si, mi era stato accennato e gradivo anche spiegazioni se era possibile.
"Intende quella storia di Malefica o roba simile?" chiesi.
"Quella" annuì "Sai chi è Malefica?"
Scossi la testa, come potevo saperlo io? "No.... cioè, ho sentito Xigbar menzionare una strega, ma non credo...."
"Esatto, si tratta proprio di lei. E' una strega dai porteri mediocri, in realtà, se paragonata a noi, ma ha comunque portato un certo scompiglio qualche tempo fa, quando ha cercato di impossessarsi di Kingdom Hearts..."
"Kingdom che?!" esclamai con gli occhi spalancati. Xemnas non si scompose e ripetè: "Kingdom Hearts".
"E...e...cos'è?" Mio Dio, parlavano una lingua completamente a me sconosciuta, non riuscivo a capire una sola frase per intero! Non c' era un dizionario da quelle parti? Un enciclopedia? Un interprete? Un traduttore online?! Anche se mi avesse spiegato cos' era Kingdom Hearts, chi poteva dire che non avrei chiesto il significato di tante altre parole nominate successivamente?
"Vediamo, come potrei spiegartelo in maniera semplice?" Il mio interlocutore si fece pensieroso: "Dunque....prova a pensare a Kingdom Hearts come ad una specie di regno"
"Un regno?"
"Si, diciamo così. Ora, in un regno ci sono dei sudditi, delle persone no?" annuii "Bene, immagina che ogni persona sia un cuore e avrai una versione semplificata di Kingdom Hearts".
Un reame composto da cuori? Detta così sembrava semplice, ma il fatto che si stesse parlando di tanti cuori riuniti insieme suonava un po inquietante.
"E questa strega voleva conquistarlo?"
"Esatto. Non so con certezza quali fossero i suoi piani una volta aperta la serratura per raggiungerlo..."
"Serratura?"
"Dei mondi, ogni mondo è sigillato da una serratura. Ma questo è un dettaglio secondario che può aspettare per essere spiegato". Ah beh se lo diceva lui..... voleva dire che se non mi avesse spiegato da solo una cosa, era inutile chiedere informazioni perchè le avrei ottenute solo più tardi. Comunque questa cosa delle serrature mi incuriosiva. "Ok...." dissi. "Ma...ci è riuscita poi?"
"No. Anche se per poco, no. Nessuno fino ad ora è mai riuscito ad entrare in Kingdom Hearts".
Mi sembrò di cogliere una nota di derisione nella sua voce, come se il 'nessuno' significasse che quelle persone erano uomini deboli e per questo non erano riusciti nell' impresa; e quel 'prima d' ora'...... avrei giurato di aver visto i suoi occhi brillare. Purtroppo riprese in fretta a parlare strappandomi dai miei pensieri.
"Malefica in realtà avrebbe potuto riuscire nel suo intento, ormai il suo piano aveva raggiunto la fine, la porta per il regno dei cuori era in procinto di spalancarsi per lei. Ma come ogni piano troppo perfetto, anche il suo ha trovato un ostacolo".
"Cosa?"
"Non cosa, ma chi". disse Xemnas "E' stata sconfitta da un giovane ragazzo, che da tempo era in viaggio per cercarla e porre fine alla sua esistenza".
A quelle parole sentii una strana sensazione farsi strada nel mio animo, un fastidio che presto cedette il posto ad una specie di rabbia furiosa che cresceva sempre più, sempre più. Quell' affermazione giungeva insopportabile alle mie orecchie. C' era qualcuno che gridava li da qualche parte, sentivo la sua voce. Non riuscivo a capire cosa dicesse, ma sentivo di tanto intanto la parola Sora mentre nella mia mente appariva l' immagine di un ragazzetto armato di una strana spada a forma di chiave: non sapevo chi fosse, eppure al contempo lo conoscevo. E lo odiavo. Lo odiavo a morte. Sentivo una voglia sempre maggiore di averlo tra le mani e ucciderlo. Volevo farlo fuori, volevo vederlo soffrire. Quasi senza accorgermene mi ritrovai a stringere i pugni tanto che le nocche iniziarono a farmi male, mi sembrò quasi di sentirmi emettere un lieve e sordo ringhio.
Poi una mano. Sentii una mano stringersi attorno al mio braccio, e una voce familiare: "No, calmati!" e a quel punto tutto si dissolse, le immagini, la rabbia, l' odio svanirono all' istante e ai miei occhi apparve di nuovo la stanza di Xemnas. Stava davanti a me, era lui che mi aveva chiamata risvegliandomi da quella specie di trance. La mano che mi stringeva il braccio era invece di Vexen, sentii la sua presa allentarsi lentamente, come se non fosse sicuro di ciò che faceva. Lo guardai confusa poi guardai il Superiore. Entrambi avevano un' aria grave.
"Io...cosa...?" Xemnas sospirò."Dovevo immaginarlo, per lei è un ricordo umiliante  in fondo..."
"P-per lei chi?" domandai ancora scossa.
"Per Malefica!" esclamò "E' per questo che sei stata portata qui, per quello che è appena successo".
Io però non ero certa di aver capito esattamente cosa fosse successo.
"Ti ha posseduta" disse Vexen al mio fianco "Ha preso per un attimo il controllo del tuo corpo, approfittando del fatto che le tue difese sono deboli" la notizia mi sconvolse tanto che non badai minimamente al fatto che il suo tono era esattamente quello che si usa con i bimbi, quando non capiscono perchè si deve mangiare la verdura.
"Mi ha..... è dentro di me?! Può manovrarmi come un burattino? E' questo che volevate dirmi?" la paura mi prese d' improvviso e con forza. Era tutto vero, tutto. No, no, non poteva esserlo! Non potevo avere una strega nel mio corpo! Le streghe esistevano nel medioevo e non erano nemmeno vere streghe, solo donne esperte di erbologia. Ma quello era il mio mondo... oh cielo, anche questa stori dei tanti mondi, c' era più di un mondo qui attorno!
"Calmati, non ti agitare" mi fece Xemnas e la sua voce profonda ebbe un lieve effetto tranquillizzante su di me "La situazione non è bella, ma ne possiamo uscire tutti quanti illesi, daccordo?"
Annuii ancora impaurita, ma volevo credere alle sue parole. Dopo quell' esplosione di energia che mi aveva invasa non avevo più il minimo dubbio. Anche se avrei preferito averlo.
"Ma io....."
"Si?"
"Non....non capisco, non ha senso, non......perchè proprio io? Perchè sta succendendo?" io non avevo mai avuto nessun contatto di nessun tipo con nessuna strega o simili, perchè mai allora questa avrebbe dovuto scegliermi? Non avevo nulla di così particolare, non ero poi tanto diversa da molta altra gente per far desiderare il MIO corpo ad uno spirito.
"Mitsuki" mi fissò, guardandomi anche lui con lo stesso sguardo che si riserva a chi non riesce a capire l' evidenza "A questa domanda penso tu possa risponderti da sola".
Io però continuavo a non afferrare la situazione,  per quanto mi sforzassi non capivo nulla. Xemnas parlò di nuovo, più seriamente. "Fammi vedere la collana".
Rimasi disorientata a quella richiesta: "C-collana...?"  non riuscivo a capire cosa centrasse una collana con quello di cui stavamo.....aspetta, non era che..... La mia mano si sollevò andando ad accarezzare il medaglione sul mio petto. Fissai prima il ciondolo poi Xemnas, che annuì.
"Si, quella"
Me la sfilai lentamente dal collo e glie la porsi. Lui la guardò attentamente per qualche secondo, tenendola sul palmo aperto. Mentre lo guardavo rigirarsela tra le mani, d' improvviso un' idea si fece strada in me.
"Hai capito?"
"Io....."
"Non c'è molto da dire se non che hai avuto sfortuna" disse facendosi sfuggire un sorriso, come di compatimento. "Malefica non ti ha scelta, semplicemente le sei capitata davanti e ha colto l' occasione. Sei in forze e hai un' intera vita davanti a te, insomma, per lei sei stata perfetta; non appena hai indossato la collana non ha esitato un momento per prendere il controllo del tuo corpo".
Cioè.... mi stava dicendo.... che tutta quella storia era causata semplicemente dalla mia sfiga? Che per un divertente scherzo del destino avevo comprato, su circa quaranta collane, l' unica maledetta? L' unica? Su quaranta?! Mio Dio, neanche fossi stata in un film... E ora che dovevo fare? E che centravano questi uomini?
"Allora?"
"Dopo questo, prometto che non mi lamenterò mai più se non riuscirò a fare tombola....." mormorai cercando di prenderla sul ridere, anche se l' ansia continuava a divorarmi sempre più crescente. Mi rimisi al collo il medaglione, ma ora non lo trovavo più così bello. Quella pietra che prima mi affascinava tanto ora mi trasmetteva solo paura e rifiuto, forse perfino disgusto. Verde o no, era la causa dei miei guai presenti e probabilmente futuri e nonostante la situazione mi fosse evidente una parte di me non poteva accettarla, non voleva accettarla soprattutto; mi sembrava di essere in uno di quei libri fantasy europei passatimi da Nobuo, di quelli che parlavano di spiriti rinchiusi nei medaglioni e cose simili e non riuscivo a capacitarmi che la stessa cosa potesse essere accaduta a me. Non dopo una vita passata a sentirmi dire 'Ok leggere i libri, ma ricordati che quelle cose nella vita reale non esistono', perchè era l' esatto contrario di quell' affermazione.
"Tranquilla, troveremo un modo per liberarci di questo fastidioso impiccio"
A quelle parole il flusso di pensieri nella mia mente si arrestò di colpo. La mia testa scattò come una molla e fissai sconcertata il Superiore, dritto negli occhi. Impiccio? Io rischiavo la vita e lui diceva impiccio? Ma a questa gente importava qualcosa di me o mi avevano portata qui solo per divertimento? Chi era, soprattutto, questa gente? Avevano risposto a diverse mie domande, tranne che a questa, ma ora sentivo davvero il bisogno di saperlo.
"Qualcosa non va?"
"Chi siete voi?" chiesi con un filo di voce e lo sguardo ancora piantato su Xemnas "Mi sembra di aver capito che mi aiuterete, ma... non so, non sembrate persone buone, sembrate dei criminali o chissà cosa, eppure volete liberarmi di questa strega. Perchè?"
Xemnas sospirò "Perchè" disse "Come ti ho detto, Malefica ha portato scompiglio quando ha tentato il suo piano di conquista, perciò se tornasse sarebbe solamente un' ostacolo in più. Hai detto bene, in effetti potremmo dire che siamo come dei criminali, e sai cos'è che un criminale odia?"
Feci spallucce "La polizia?"
"La concorrenza" ghignò Vexen, al che mi voltai di scatto verso di lui: "Concorrenza?" esclamai.
"Quando hai uno scopo e salta fuori che è lo stesso di un' altra persona, cosa fai? le permetti di raggiungerlo senza tentare di fermarla?" le sue parole furono come una doccia gelata. Concorrenza.... loro avevano lo stesso scopo di Malefica.
Volevano il regno dei cuori. Volevano Kingdom Hearts. Erano davvero dei criminali.
"Se può farti star meglio, sappi che non è nostra intenzione ucciderti" proruppe Xemnas al che mi voltai nuovamente "Semplicemente vogliamo essere sicuri che quella strega non ci metta i bastoni fra le ruote, i problemi che abbiamo al momento pensiamo siano abbastanza e non ci serve una pazza con manie di conquista in più."
A quel punto non sapevo se essere sollevata o terrorizzata. Da una parte stava il fatto che, nonostante la cattura traumatica e le frasi confuse, mi avevano assicurato il loro aiuto. Dall' altra stava invece il fatto che aiuto o meno, ero sempre nel covo di un' organizzazione criminale e i criminali quando parlano di buone azioni sottintendono sempre che si tratti di buone per loro. Una parte di me era propensa ad accettare, ma l' altra era reticente e mi urlava di non fidarmi. Urlava con la stessa voce di prima. Era la voce di Malefica che non voleva essere ostacolata. Forse fu quello a togliermi parte dei dubbi sul fatto che fosse una trappola, se Malefica non voleva significava che forse dovevo accettare.
Ma prima c' era una cosa che volevo sapere:
"Ma io cosa devo fare? Come mi libero di questa...cosa?"
Xemnas mi guardò con espressione seria.
"Abbiamo avuto tutti e tre, poco fa, la conferma che il nostro potere è in grado di tenere a bada Malefica, o quantomeno è in grado di bloccarla nel caso cerchi di 'uscire', per cui ora ci sono due modi per liberarti del suo spirito. Il primo potrebbe essere proprio quello di farti vivere a stretto contatto con noi, quindi tenerti qui per un po. In questo modo potremmo ostacolare il possesso del tuo corpo, che verrebbe probabilmente abbandonato permettendoci di risigillare Malefica o ucciderla definitivamente."
"Va bene....." sussurrai impaurita.
"Il secondo, ovvero quel modo...." Xemnas non finì la frase però. Si strinse il mento con la mano, io lo facevo sempre quando dovevo riflettere su qualcosa di importante o rischioso. Ma su cosa mai avrebbe potuto riflettere? Cos' era quel modo?
"Se permetti Xemnas io non credo che sia sicuro prendere una strada del genere...." fece Vexen di fianco a me " Non è un metodo sperimentato, quindi presenta grossi rischi e probabilmente anche delle falle, questa ragazza potrebbe non essere in grado di......." non terminò nemmeno lui di parlare, ma la sua voce aveva una connotazione vagamente luttuosa.
"Si, credo tu abbia ragione..." replicò il Superiore "Direi che per ora l' unica soluzione è tenere qui Mitsuki, con il tempo decideremo sul da farsi".
Cosa? Un attimo. Ospitarmi in quel luogo? Io avevo una famiglia, frequentavo le superiori e non potevo ignorare come se nulla fosse la mia attuale vita… vivere li,e per fare cosa poi? trascorrere le mie giornate tra pazzi vestiti di nero? No, no, volevo andarmene, avevo troppa paura.
"Ma io....." azzardai "Io non posso stare qui, ho...devo stare con i miei genitori, inoltre......ho la scuola!! Io devo diplomarmi quest' anno, non posso permettermi di saltare nemmeno una lezione per non perdere il passo, se mi traferissi qui perderei l' anno e dovrei ripetere tutto daccapo, senza contare che non posso sparire così all' improvviso da casa, penseranno che io sia stata rapita (anche se in fondo è esattamente ciò che è successo)!".
Xemnas mi guardò "I tuoi problemi quindi sono solo la famiglia lo studio giusto?"
"Si più o meno, per farla breve....."
"Quanto tempo ti portano via le lezioni?"
"Tutta la mattina, poi devo studiare a casa e fare i compiti al pomeriggio e...."
"Bene, allora ti faremo restare nel tuo mondo la mattina e la notte, ma la restante parte di giornata la dovrai trascorrere qui, inevitabilmente"
"Ma Xemnas" proruppe Vexen "Che accadrebbe se...."
"No, Vexen. Non accadrà nulla" replicò lui. Vexen alzò un sopracciglio, evidentemente poco convinto "Mah...." mormorò guardandomi, come se stesse valutando le mie capacità di sopravvivenza. Storsi il labbro. Era incredibile come riuscisse a farmi sentire così insignificante quando mi guardava in quel modo. In sua presenza mi sentivo importante quanto un pezzo di legno, se non di meno. Ma non era il momento di fare storie.
"Allora, Mitsuki? sei daccordo?" domandò Xemnas.
"Devo esserlo...." mi strinsi nelle spalle, conscia che altre scelte non c' erano. Avevo la testa piena di domande che non avevano riscevuto una risposta, non sapevo ancora cos' erano le serrature dei mondi, ne in che cosa consistesse il fantomatico secondo modo. Avevo una gran voglia di chiedere a qualcuno perchè i Nessuno avessero un carattere così strano, come se non gli importasse nulla del mondo; Chissà se aveva a che fare col fatto che non avevano un cuore (ammesso che fosse vero, perchè non ero ancora del tutto convinta che fosse possibile).
Mi promisi di annotarmi tutte le domande da fare una volta tornata a casa.
Iniziai mentalmente a fare la lista.
Erano tant
e.

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Vorrei spendere due parole sul fatto che ho pronto il capitolo da circa due settimane ma tra una cosa e l' altra l' ho postato solo oggi XD non molto da dire se non che questi quindici giorni sono stati parecchio incasinati, ho avuto un sacco di verifiche, mi sono ammalata lo scorso giovedì e ho perso tre giorni di scuola, così non ho usato nemmeno il computer. E vabbè, pazienza! diremo, non ci si può fare niente dopotutto^^ così l' aggiornameno è slittato alla settimana dopo, ma una sera per lo studio, una sera per la TV, una sera perchè semplicemente mancava la voglia, alla fine è finita che mercoledì sera ho detto "Bene, domani posto". Risultato? Tra le tre e le sei di giovedì pomeriggio la temperatura di Tikal è salita dal suo beneamato 35 e mezzo a 38 e quattro e il leggero mal di gola che aveva al mattino si è rivelato una bellissima tonsillite. Avanti, Savoia! insomma^^
Ora sono allegramente sfebbrata e dato che la gola non è una scusa per non postare, posto! XD ringraziamo chi ha inventato gli antibiotici in pillole, ho ricordi traumatici della mia infanzia di quelle schifose robe in polvere da sciogliere in acqua *trema per l' orrore*.
Basta, o trascrivo la mia biografia ù.ù

Grazie a Ottoperotto per aver messo la fic tra i preferiti! *spuccia Otto*

E ora rispondiamo!^^

Ottoperotto: fortunatamente adesso la neve non c'è più da un pezzo, anche perchè faceva un po effetto vederla ai lati delle strade e centi metri più giù vedere il mare XD adesso invece ci sono le margherite nel pratoH!*-* Vabbè.....
No, in realtà non è il castello dell' oblio, è il Castello che Non Esiste, però Sora fa tre rampe ed è già in cima e a me serviva un po più tortuoso^^ Quanto a quei due *indica massa rotolante identificabile come Sopra e Malefica intenti a darsele di santa ragione* lasciali fare, devono sfogare la loro rabbia uno per la poca partecipazione che avrà nella fic e l' altra perchè non c'è molta gente intenzionata ad aiutarla *Mitsuki fa linguaccia alla strega*. Si, però...*osserva scene violente* forse una calmata sarebbe opportuna......voi, basta!! *spedisce i litiganti fuori a pedate* mi macchiate di sangue l' account!
Bene, fatto questo continuiamo: Malefica prima o poi si manifesterà, diciamo che devo ancora colmare alcuni spazi vuoti, ma la trama in generale è ben delineata e anche lei avrà ai suoi momenti!^^ alla prossima e grazie! E saluta i due litiganti! XD
Inuyasha_Fede: Guarda, rido anche io in certi momenti mentre scrivo, quindi se lo fanno anche i lettori lo prendo solo come un complimento!^^  Xigbar abbracciato da una ragazza in lacrime mi è venuto in mente a scuola e mi è stato fatale a tal punto che ho detto "E' ufficiale: la metto", dopodichè ho convenuto che a quel punto potevo permettermi di commettere qualche altra pazzia, vedi shampoo (cosa che temo di essermi sognata di notte, visti i miei recenti sogni XD).
Quanto a Roxas....oddio mi prendi in contropiede, non ne ho idea O.o non saprei, anche perchè
Roxas non entra proprio nella lista dei miei favoriti e io tendo ad escludere un pochino i personaggi che non amo..... non so, per ora non ha un ruolo, ma chissà, potrei trovarglielo più avanti^^
purecrystal: ahah, ma meglio aspettare a dire che sono veloce che poi finisco anche qui ad aggiornare annualmente^^ diciamo che per una volta voglio evitare di finire negli aggiornamenti bimensili se va bene, finora ce l' ho fatta, chissà! Allora....no, tranquilla non mi farai addormentare perchè le recensioni lunghe più di sei righe fanno salire l' autostima e a me quelle lunghe piacciono^^ (anche perchè spesso ne scrivo anche io di chilometriche e/o contorte *lol*). Comunque il risultato del calcolo mentale è esatto, complimenti!! *passa come premio un vaso di fiori fatti da Marluxia* e Marluxia è un personaggio che adoro anche io quindi credo che tenterò in tutti i modi di trovargli uno spazio qua e la!^^ Per quanto riguarda Mitsuki, se mi risolvesse davvero i sette misteri matematici mi andrebbe anche bene^^ vista la mia media in matematica potrei anche provare a prendere in prestito per un po il cervello di una qualche Mary-Sue super dotata xD Graziegrazie!^^ *spuccia*
renge_no_hana: Xemnas sciamano ha perseguitato anche me, il giorno dopo averlo scritto sono andata male in latino e ho seriemente pensato che l' avevo fatto arrabbiare con il mio blasfemume XD (poi ho recuperato quindi ho convenuto di no *lol*) E no i Nessuno non hanno molto riguardo, penso, nei confronti degli ospiti^^ non ce l' hanno tra di loro a momenti quindi fiugurarsi con gli altro O.o
E prima o poi qualcosa di rosa nei capelli ce lo infilo veramente XD forse mi limiterò ad un paio di ciocchette però, non sarò così radicale!^^ Grazie, alla prossima!
Learia1317: I capelli di Saïx sono meraviglioserrimi, così bluuuuuu *-* e in generale io tendo sempre a giudicare dalle chiome, cioè, se mi piacciono i capelli finisce sempre che mi piace il personaggio (A parte Demyx che credo amerei con qualunque capigliatura^^). E il biondo cenere fa tanto hippy in effetti.... forse dopo un' overdose di curry scriverò un Au con Vexen hippy, dato l' effetto che mi fa suddetta spezia (e ora mio padre propone di mangiarne un po ogni giorno O.o).
Oddio XD grazie, spero ti sia piaciuto anche questo!^^

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Capitolo 6
*** Scoperte ***


*MALEFICA*
Capitolo 5
*
Scoperte



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"E così gli orsi sono in grado di fabbricarsi
la propria anima..." disse lei-
C' erano un sacco di cose da sapere,
al mondo.

Philip Pullman, La bussola d' oro.

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"Oggi andiamo al mare insieme Mitsuki? Certo che è stato un vero peccato aver incontrato tua madre vicino casa ieri, non ho mai visto una persona più sfigata di te!"
La banale scusa che avevo rifilato ai miei amici per fortuna aveva retto senza problemi. Anche se mi infastidiva dover mentire loro non potevo rivelare la verità sulla mia assenza all' appuntamento del giorno prima o mi avrebbero presa per pazza. Inoltre, anche se come motivazione potreva sembrare sciocca
, preferivo evitare di fornire a Nobuo l' ennesima specie sovrumana su cui fare congetture e fantasie; anche se non esisteva nessun libro in tutto il mondo che parlasse dei Nessuno, era meglio stare sul sicuro e non menzionarli affatto. Non osavo pensare a cosa sarebbe successo se quel ragazzo degenere avesso fatto la loro conoscenza. Per fortuna ero stata convincente, anche se solo per loro: mentre mi giustificavo avevo avuto l' impressione di stare cercando di ingannare non solo loro, ma anche me stessa. Purtroppo se Ayame e Nobuo avevano creduto alle mie parole, a me una frase buttata li con fare vago non era bastata; volente o nolente, quello che doveva essere stato un sogno non lo era affatto.
In quel momento però il problema che stava al primo posto non aveva nulla a che fare con la mia angoscia riguardo al futuro, almeno non direttamente: perché, non appena uscii da scuola, iniziai a sudar freddo e ridere istericamente? Perché tremavo dalla testa ai piedi? Soprattutto, perché sembrava avanzare verso di noi, con passo lento ed elegante, Axel colui che mi aveva rapita in un bosco e membro di una pericolosa organizzazione criminale?
"Allora Mikki, ci andiamo o no in spiaggia? Mia madre mi ha comprato un costume nuovo e non vedo l' ora di sfoggiarlo!" si esaltava intanto Ayame al mio fianco. Per il disagio scoppiai a ridere nuovamente, mentre Axel mi avvistava tra gli studenti e accellerava il passo.
"Ecco, vedi Ayame" mormorai "Oggi credo dovrò studiare fisica. Sai, il compito è andato male"
Eh si, quella purtroppo non era una bugia.
"Come, di già? Ma hai quasi due settimane prima del compito di recupero!"
"Si, ma sai com'è.... il tempo non è mai abbastanza!"
"Ma..."
"Scusa, devo scappare, ci vediamo domani!" esclamai gettandomi a capofitto nella folla. Vidi Ayame provare a seguirmi, ma un folto gruppo di ragazzi del terzo anno le sbarrò la strada nascondendomi alla sua vista. Appena in tempo perchè non vedesse chi mi aveva raggiunta. Sentii una mano posarsi sulla mia spalla e una voce già sentita che mi salutava.
"Salve, pronta per il tuo primo giorno al Castello?"
Sospirai voltandomi lentamente, anche se ormai sapevo già che avrei trovato.
"Ciao..." sbuffai.
Axel mi rivolse un' occhiata interrogativa "Ehi, ehi, cos'è quel muso lungo?" la sua voce al contrario della mia sembrava molto allegra..
"Che espressione dovrei mai avere secondo te? Tanto per cominciare che ci fai qui?" sbottai.
"Che ci faccio? Ti porto al nostro Castello ovvio"
"No intendevo che ci fa TU qui!"
Axel incrociò le braccia e mi squadrò, senza perdere però il suo ghigno. A quanto pare considerava il vedermi arrabbiata come qualcosa di divertente. Questo mi fece innervosire ancora di più.
"Che hai contro di me, piccola?"
Il sentirmi chiamare 'piccola' ebbe su di me lo stesso effetto del sentire Xemnas definire 'impiccio' una situazione in cui rischiavo la morte. Strinsi i pugni e gli rivolsi l' occhiata più arrabbiata che riuscii a fare.
"Io.Non.Sono.Piccola!" sibilai infuriata. Daccordo, ero bassa, ma se c' era qualcuno che non sopportavo era chi me lo faceva notare.
"Ma hai qualcosa contro di me" replicò lui apparentemente estraneo al fatto che se ne avessi avuto la possibilità gli sarei saltata alla gola in quello stesso istante.
"Ho qualcosa contro il fatto che da quando mi hai rapita - e già questo è un motivo - ho un bernoccolo gigantesco in testa, che non è spuntato da solo, razza di pervertito violento!" gridai. Attorno a noi il caos pomeridiano risuonava e rimbombava permettendomi di alzare un po la voce senza essere notata. Di solito non amavo quel rumore assordante, ma in quel momento mi stava risultando parecchio utile.
Si, ce l' avevo per quello, non mi andava giù l' indifferenza con cui aveva comunicato al biondino che voleva usare le maniere forti con me. E le aveva usate senza pensarci due volte, eccome se le aveva usate! Il solo pensiero mi faceva dolere la testa in maniera terrificante.
Axel mi fissò di nuovo. Se era una persona ragionevole mi avrebbe fatto quantomeno le sue scuse, pensavo. Attesi, certa che avrei sentito parole simili da un momento all' altro. Invece mi vidi rivolgere un altro sorrisino.
"Dai per così poco?"
Così....così poco?! E io che avevo già contemplato l' idea di metterci una pietra sopra dopo aver capito che gli dispiaceva per ciò che aveva fatto. Sgranai gli occhi e Axel se ne accorse.
"Ma..." continuò "Se per te è così importante, allora ti chiedo scusa"
Lo disse con un tono molto leggero che non mi convinse affatto. Lo scrutai con sospetto.
"Sai, ho l' impressione che tu non lo stia pensando veramente...."
"Ehi, bella, se non te l' hanno spiegato io non ho il cuore. Posso fingere quanto vuoi, ma la realtà è che più di tanto non mi importa di averti fatto male...."
Dopo quella spiegazione non sapevo se essere ancora arrabbiata con Axel o se trasformare la rabbia in rassegnazione al fatto che più pentimento di così non sarei riuscita a strappargli. Alla fine lasciai la questione in sospeso decidendo semplicemente di non pensarci. Il che però sarebbe stato difficile se fosse venuto lui tutti i giorni a prendermi da scuola per portarmi a... a.....
Ecco, quella era una delle domande che mi ero raccomandata di fare.
"Senti, ma....dov'è che andiamo?" chiesi.
Axel aggiunse il suo nome alla lista delle persone che mi guardavano come una povera stupida.
"Ma senti quando parlo?"
"Certo che sento, ma......" lasciai la frase in sospeso, per far capire che non avevo afferrato.
"Ti porto al nostro Castello, te l' ho detto!" rispose il rosso
"Castello?"
"Il Castello che Non Esiste, lo chiamiamo così dalle nostre parti"
"Allora ammettete che non esiste!" esclamai d' istinto puntandogli contro l' indice. Subito dopo mi accorsi che forse avrei dovuto creare anche la lista delle idiozie che commettevo in presenza dei Nessuno, perchè a giudicare dall' espressione del mio accompagnatore avevo appena fatto l' ennesima. Rimasi ferma nella stessa posizione, con il braccio teso e il dito a pochi centimetri dal viso di Axel mentre pensavo a questo.
"Ho detto una stupidaggine....." mormorai quando mi tornò la parola.
"Grandicella...." replicò. Lentamente abbassai il braccio, continuando a tenere lo sguardo fisso sul suo viso, come a tenere d' occhio le sue reazioni. Sembrava indeciso tra lo scoppiare a ridere e il compatirmi, ma stranamente non fece nessuna delle due cose, anzi restò in silenzio. Con il silenzio però io mi sentivo imbarazzata allo stesso modo, anzi, forse di più.
"Allora fai finta che non abbia detto nulla, ok?" dissi, anche stavolta più per convincere me stessa che la persona a cui mi rivolgevo.
Axel sorrise, poi con una mossa inaspettata mi arruffò i capelli a tradimento. Chiusi gli occhi per la vergogna, ma quando li riaprii non mi trovavo più ne a scuola ne ad Osaka. Un' occhiata all' ambiente circostante mi comunicò che ero di nuovo nel quartier generale dei Nessuno.
"Eccoci arrivati" annunciò Axel.
"In fretta...."
"Varchi di oscurità" mi comunicò con disinteresse, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
La sala in cui ci eravamo teletrasportati era ampia e luminosa e appena mi voltai vidi che una parete era occupata interamente da un' ampia vetrata, dietro il quale le nubi violacee e color piombo si muovevano lente attorno alle numerose torri e a....
"ODDIO COS' E' QUELLO?!" urlai, saltando all' indietro.
"Cosa?" sentii la voce di Axel di fianco a me, ma non mi voltai e rimasi a fissare, a metà tra il sorpreso e il terrorizzato, l' oggetto che aveva attirato il mio sguardo. Suddetto oggetto era qualcosa a metà tra una luna e un gigantesco cuore e risplendeva di luce propria in alto sopra di noi. Attorno ad esso vorticavano incessanti piccole sfere di luce che scomparivano una volta toccata la sua superficie. Era al contempo spaventoso e bellissimo, una parte di me ardeva dalla voglia di uscire e avvicinarsi di più e, totalmente rapita, rimasi delusa quando la mia intenzione di allungare il braccio e toccarlo fu infranta dalla vetrata.
"Ah quello dici?" chiese Axel indicando a sua volta l' enorme cuore. Annuii.
"E' Kingdom Hearts" disse, anche in questo caso con estrema naturalezza. Io invece spalancai la bocca e guardai fuori con un interesse nuovo e amplificato. Quella cosa era il famoso Kingdom Hearts, l' obiettivo dei Nessuno e precedentemente di Malefica? 
Axel dovette essersi accorto del modo in cui osservavo il cuore perchèp lo sentii chiedermi "Ti piace?"
"E'...è bellissimo...." mormorai quasi incapace di distogliere lo sguardo. Era così, in quel momento ero certa di non aver mai visto nulla di più affascinante e non riuscivo a capacitarmi che potesse essere in qualsiasi modo pericoloso.
"Ci credo" rise lui "A parte il fatto che in effetti ha il suo fascino, se a Malefica non piacesse qualcosa non tornerebbe".
A quelle parole mi riscossi un po e distolsi lo sguardo per fissarlo più in basso su una finestra. Era come dire che se Malefica non fosse stata in me, Kingdom Hearts avrebbe avuto un effetto diverso ai miei occhi? Leggermente a disagio posi la domanda ad Axel, ma lui rispose con un' alzata di spalle.
"Non ne ho idea, sinceramente" disse "Ma chissà, è possibile"
Alzai di nuovo lo sguardo sulla luna. In effetti... se quello che aveva detto Xemnas era vero e Malefica desiderava Kigdom Hearts, doveva essere normale che lo desiderassi anche io. La mente volò a quando, a sentirmi dire che era stata sconfitta da un ragazzino, avevo letteralmente perso il lume della ragione e mi era salita in corpo una voglia di uccidere non mia. Doveva essere lo stesso meccanismo, chissà in quali altre situazioni sarebbe capitato...
In quell' istante sentii dei passi provenire dal corridoio e pochi secondi dopo apparve un uomo. Un uomo che no, decisamente non aveva ancora incontrato, altrimenti lo avrei sognato di notte. Al vederlo mi venne in mente ciò che avevo pensato alla vista dei lunghi capelli d' argento del Superiore e cioè che a quel punto ero pronta anche ai capelli blu. Ma scoprii di non esserlo affatto perchè a giudicare dal modo in cui sentii la mandibola cadere verso il basso ero di nuovo sprofondata nella fase In-che-razza-di-posto-sono?
Fortunatamente, se io sembravo essere pietrificata alla sua vista, l' uomo non diede segno di inquietudine. Anzi, a dirla tutta non diede segno nemmeno di averci visto, sembrava più concentrato sul foglio che teneva in mano e che con tutta probabilità stava leggendo. Al mio fianco Axel invece sembrava contento di vederlo.
"Saïx, come va?" lo sentii esclamare, probabilmente con l' intento di avvicinarlo. Indifferentemente lui si diresse all' altro capo della sala e si sedette su un divano, il più lontano da noi. Rimasi perplessa a quel gesto e rivolsi un' occhiata ad Axel, che a differenza mia, più che stupito pareva imbronciato! Che stava succedendo? Che facevano? Un combattimento telepatico tra Nessuno? Si poteva?
"E' mio amico, ma finge di non esserlo" mi spiegò subito Axel.
"Ah.... succede spesso?" domandai, ancora confusa. Magari fosse stato Nobuo a fingere di non conoscermi, a volta sarebbe stato utile!
"Beh... più o meno ogni giorno" replicò "Vieni, andiamo da lui" e mi prese per un polso, trascinandomi letteralmente in direzione dell' amico che intanto continuava a rivolgere la sua attenzione al suo foglio. Sembrava tutt' altro che amichevole e non ero sicura di voler fare veramente la sua conoscenza. Axel però sembrava pensarla diversamente e continuò a trascinarmi finchè non fummo davanti a lui.
"Saïx, ti vedo distratto oggi" commentò Axel con fare allegro, mentre io ero sempre più a disagio. Solo allora il viso del Nessuno si rivolse verso di noi mostrando due occhi fermi e splendenti, di un colore molto simile a quelli di Xemnas, forse più chiari. In mezzo agli occhi però, un enorme cicatrice a forma di X gli deturpava il volto. Sembrava essere stata fatta tempo prima e nell' insieme mi accorsi che sembrava addirittura donargli, ma era lo stesso terribilmente inquietante.
"Tu qui, Axel? Non ti avevo notato" commentò con voce piatta. Ma che senso dell' umorismo.....
"Strano, ero sicuro del contrario" esclamò Axel fingendosi meravigliato "Comunque è preoccupante che il secondo in comando dell' Organizzazione non si accorga della presenza di un suo collega e di un' altra persona."
L' uomo chiamato Saïx si degnò di rivolgermi un' occhiata. Non era ostile come quella di Vexen per cui avevo pianto il giorno prima, ma riuscì comunque a farmi sentire poco bene.
"Ah, la ragazza che gioca con il sigillo di Malefica" commentò senza il minimo interesse. Dovevo apparire davvero insopportabile ai suoi occhi. Io invece lo trovavo interessante e mi sarebbe piaciuto scambiare qualche parola con lui. Peccato che lui non sembrasse ricambiare, mi chiesi se non avessi fatto involontariamente l' ennesima cosa sbagliata e quel pensiero mi fece preoccupare ancora di più. Avevo incontrato, contando lui, sette persone, ma stando a quel che aveva detto quello con i capelli rosa ce n' erano tredici di soggetti in quel luogo quindi me ne mancavano ancora sei. Di quei sei quanti si sarebbero mostrati amichevoli con me?
"Si chiama Mitsuki...è Mitsuki vero?" mi chiese Axel al che mi riscossi e annuii "Beh, la situazione la conosciamo tutti quindi anche tu. Ti secca se resta qui, almeno per ora?"
"Basta che non faccia danni"
Arrossii. Danni.... che danni pensava potessi fare?!
"Sarà buonissima, vero Mikki?" al che avvampai ulteriormente. Mikki?! Cos' era tutta quella confidenza, come si permetteva? Solo mia madre e i miei amici più stretti osavano chiamarmi con un diminutivo! Fu perciò con uno sforzo che io definii sovrumano che mi limitai a sibilare un si.
Saïx non rispose e Axel dovette interpretarlo come un gesto di assenso perchè mi accompagnò di nuovo all' altro capo della sala e mi fece sedere su un altro dei divani presenti.
"Non ho idea di cosa tu debba fare ora, perciò è meglio se rimani qui. Hai qualcosa da fare?"
Annuii. Anche se non volevo credere a quella storia avevo deciso di essere previdente e di procurarmi qualcosa con cui passare il tempo. Tanto per cominciare i compiti mi avrebbero portato via buona parte della giornata.
"Bene, allora io ti lascio" e fece per allontanarsi verso il corridoio.
"Dove vai?" proruppi. Lo odiavo, si, ma non mi piaceva l' idea di stare sola. Con Saïx poi.....
"A darmi da fare affinchè non mi trasformino in un Simile!" rispose facendomi l' occhiolino e alzando un pollice. Con quella risposta fu esauriente quanto lo sarebbe stato se fosse rimasto zitto, dato che non avevo capito nulla. Cos' era un Simile?
Sigh... non riuscivo a star dietro ad un intero discorso!

Martedì: ho scoperto che la collana che ho acquistato conteneva lo spirito di una strega e ora quello spirito è dentro di me. Non che ci creda molto, in realtà.
Ho conosciuto il capo di queste persone e sembra un tipo perbene.
Ho avuto un incidente imbarazzante con un uomo biondo chiamato Vexen e adesso lui mi odia (anche se sospettavo di non stargli molto simpatica nemmeno prima).
Questo posto è strano e anche le persone che lo abitano. Fanno cose strane, si teletrasportano.
Mercoledì: ho fatto i compiti di inglese e matematica mentre nella sala in cui mi trovavo entrava e usciva qualcuno di tanto in tanto. Ho visto alcune facce nuove, ma nessuno si è degnato di presentarsi.
Il tizio con i capelli rosa si chiama Marluxia e la Larxene che aveva citato è l' unica donna del gruppo. Non sembra molto amichevole nemmeno lei.
Axel ha detto che i Nessuno creano varchi fatti di oscurità, ma non ho capito bene come.
Il biondino che stava con Axel nel bosco è uno scansafatiche, Nobuo al confronto è un gran lavoratore. Però sembra simpatico, è l' unico che mi ha rivolto la parola in tutto il pomeriggio. Suona il sitar.
Giovedì:
Il mondo in cui mi trovo è una specie di immensa città fantasma. Demyx mi ha fatto fare un giro (credo per trovare una scusa al non lavorare) e pare che a parte i Nessuno lì non viva un' anima, anche se molte insegne sono perennemente accese. Strano anche questo.
Venerdì: Ayame è convinta che i pomeriggi al castello in realtà li passi costantemente con il mio nuovo fidanzato e mia madre supporta l' ipotesi. Ho cercato di convincerle del contrario, ma nulla; almeno ora, però, ho una scusa abbastanza valida, anche se credo reggerà per poco: Ayame mi pressa per conoscere la mia metà. Ho urgente bisogno di un alibi convincente.
Demyx dice che ogni Nessuno ha un numero, ma non ho capito il perchè.
Sabato: Ho fatto un giretto per il castello e mi sono imbattuta in Axel e un biondino a me sconosciuto. Si stavano allenando (o picchiando?) ma il rosso non sembrava prendere la cosa molto sul serio (non mi sorprende).

Il quaderno su cui avevo scritto le domande da porre ai Nessuno divenne praticamente un vero e proprio blocco per gli appunti. Segnai in sintesi tutti gli incontri e le esperienze fatte e mi appuntai anche le domande da fare man mano che mi sorgevano.
× Kingdom Hearts?
  
      Cos'è l' altro modo?
× I Nessuno non hanno veramente il cuore?
  
      Tornerò mai come prima?
× Perchè Axel incendia le cose?
× Come si spostano i Nessuno?
  
       Simili?
× Ma ci sono donne tra queste persone?
× Chi è Sora?

Ad alcune ebbi risposta facilmente durante quei giorni. Giovedì Demyx mi rispiegò dei varchi e ora avevo le idee abbastanza chiare, e nei giorni seguenti mi parlò del fatto che i Nessuno avevano ciascuno un' abilità diversa e il motivo per cui ero certa di aver visto Axel emettere fiamme era perchè il suo potere era appunto quello del controllo sul fuoco. E martedì avevo visto Marluxia entrare in sala con al fianco Larxene, al che avevo sbarrato anche la domanda sulla presenza di donne.
Sabato pomeriggio barcollavo sui tacchi attraverso i grigi corridoi del Castello, alla ricerca di qualcuno che mi potesse riportare nel luogo da cui ero partita. Dopo aver assistito alla via di mezzo tra un allenamento e uno spettacolo pirotecnico offerto da Axel e Roxas (così si chiamava il biondino, che combatteva con una cosa che lui chiamava Keyblade, che somigliava molto a una chiave enorme), avevo deciso di continuare la mia gita. Avevo assunto una minima conoscenza della planimetria dell' enorme palazzo per cui convinsi i due Nessuno a non riportarmi indietro.
Errore fatale.
Pochi minuti dopo mi ero già persa.
Tra l' altro i tacchi non erano esattamente una comodità, anzi erano una piaga insopportabile. Ma quando li avevo indossati non immaginavo di dover vagare senza meta per un immenso palazzo, altrimenti avrei optato per delle più pratiche - e più comode - scarpe da ginnastica. Anche se sembrare più alta era un aiuto per non sentirmi troppo una nanerottola, alcuni dei Nessuno erano altini, quindi mi sentivo inferiore a loro in tutti i sensi e non solo perchè, secondo quanto avevo capito da Demyx, a differenza mia sembravano in grado di far fuori una persona prima che questa dicesse bau! (Anche se su Demyx sinceramente avevo i miei dubbi....)
Nemmeno mentre vagavo per i corridoi incrociai nessuno, sembrava che si fossero tutti volatilizzati. Di conseguenza ero costretta a continuare a girare come una stupida nella speranza di incrociare qualcuno che mi riportasse indietro.
"C'è nessuno?" gridavo di tanto in tanto. Per un momento presi in considerazione anche l' ipotesi che qualcuno mi avesse sentito e non avesse avuto voglia di aiutarmi, ma sperai con tutto il cuore che non fosse così. Ad un tratto decisi di fermarmi, i piedi doloranti; mi appoggiai ad un muro e sfilai le scarpe, imprecando talvolta sottovoce e talvolta un po meno.
"Maledizione" esclamai massaggiandomi le caviglie "Non c'è nessuno qui? Mi fanno male i piedi!" ma nessuno rispose. Ritornai in posizione eretta e sentii la collana di Malefica - mi era stato imposto di tenerla sempre -  battermi sul petto. La presi in mano e la scrutai.
"E a te chi ti vuole?" ringhiai, innervosita dalla mancanza di aiuto "Se sei veramente nel mio corpo, esci immediatamente, brutta megera!"
Continuai a rivolgere improperi un po' a Malefica e un po' ai Nessuno. A quel punto non ero sicura che chiunque fosse venuto a salvarmi avrebbe ricevuto una calorosa accoglienza.
Brutti arroganti, maledetti, insensibili, se vi incrocio vi ammazzo, giuro! urlai nella mente e a quel punto sentii un rimore dietro di me, un romore che assomigliava molto a quello prodotto dai varchi. Mi voltai.
"Ah, finalmente qualcuno è arrivat...aaaaaaah!!" non riuscii a terminare la frase perchè quello che era apparso non era un Nessuno, anzi, non sapevo proprio cosa fosse! Piccolo e nero, con due occhi gialli delle dimensioni di una palla da baseball, si muoveva in modo confuso davanti a me, ondeggiando continuamente e muovendo la testa enorme e le braccia. Non riuscivo a capire se si fosse accorto o meno della mia presenza e rimasi impietrita a pochi metri da lui incerta sul da farsi. Che roba era, che roba era?! Chissà se era innocuo o no, anche se era piccolo non era detto che lo fosse. Anzi, spesso le creature più pericolose erano piccole.
L' esserino continuò ad ondeggiare per qualche decina di secondi dopodichè parve capire che in quel luogo c' era un' altra presenza oltre a lui. Alzò la testa e il mio sguardo terrorizzato incorociò il suo completamente vuoto. Dopodichè lo vidi corrermi incontro; feci qualche passo indietro, ma inciampai e caddi dolorosamente di sedere e alzai gli occhi giusto in tempo per vederlo compiere un balzo.
"N- nooooo!!!" mi coprii il volto con le mani gridando, incapace di alzarmi e scappare, in attesa di sentire la creatura saltarmi addosso e colpirmi; sperai che almeno fosse una cosa poco dolorosa e rimasi ferma accartocciata su me stessa: Ancora pochi secondi....... poco tempo e sarebbe tutto finito......
Ma i secondi passarono e non accadde nulla, l' unico tocco che sentivo su di me era quello delle mie stesse mani. Niente e nessuno mi aveva sfiorata.
Che fossi già morta senza accorgermene? Che quell' essere avesse poteri particolari grazie ai quali uccideva le prede senza colpirle? Oddio, avevo paura di aprire gli occhi e scoprirlo, anche se per essere morta non mi sentivo poi così male. Che fare? Rimasi ferma per almeno tre minuti, le mani sulla testa e la faccia tra le ginocchia, ma alla fine decisi di scoprire da sola la situazione. Tanto, se ero morta ero morta, no? Per cui lentamente tolsi i palmi delle mani dalla nuca e altrettanto lentamente sollevai il volto, un centimentro alla volta, chiedendomi che aspetto avesse il paradiso (o l' inferno, dipendeva). Quando ebbi la visuale completamente libera scoprii che somigliava terribilmente al Castello Che non Esiste.
No, rettificavo, ERA il Castello Che non Esiste. A pochi metri da me c' erano ancora le mie scarpe, abbandonate accanto al muro e l' inconfondibile colorazione dei muri mi diede la conferma. Tirai il sospiro di sollievo più lungo della mia vita e mi lasciai cadere distesa all' indietro, gli occhi chiusi e le braccia spalancate. Ero salva! Salva! Il mostriciattolo nero non c' era più. In effetti...dov' era? Era sparito da sè, così come era apparso, rimanendo giusto il tempo sufficiente a farmi rischiare l' infarto per la quarta (o quinta?) volta in due giorni?
Ricevetti la mia risposta, purtroppo, poco dopo, quando la pallida luce che filtrava attraverso le mie palpebre fu ad un tratto oscurata da qualcosa sopra di me. Qualcosa di grosso. Aprii gli occhi e quasi urlai di nuovo quando vidi che a disturbare il passagio della luce era un' enorme testa nera, la testa della creatura. Stava sopra di me fissandomi con i suoi enormi occhi gialli. Questa volta non riuscii nemmeno ad urlare, rimasi ammutolita a ricambiare quello sguardo vuoto ed inespressivo con uno che non sapeva se essere terrorizzato o no. Perchè, ora che lo fissavo, non riuscivo davvero a capire se mi facesse davvero paura. Non mi attaccò, rimase fermo piegato su di me a osservarmi, come se si aspettasse qualcosa da me.
Come se mi conoscesse?
Lentamente mi portai a sedere, compiendo ogni minimo spostamento con attenzione, per non allarmarlo, ma lui non fece una piega. L' unico gesto che fece fu alzare gli occhi quando ormai non poteva più stare piegato per incrociare i miei. Continuai a guardarlo in silenzio.
Mi conosci?
Per la seconda volta mi sentii come abbracciata da un' entità estranea, dentro di me si facevano avanti pensieri e sensazioni che non mi appartenevano. Ebbi istintivamente paura perchè era la stessa cosa che mi era successa il giorno prima e non era stata affatto piacevole, non volevo voler uccidere di nuovo.
Ma quello che mi pervase non era affatto odio, era qualcos' altro. Era più una solida fermezza, una calma tipica di chi da un ordine e sa di averne l' autorità.
"Sparisci" sibilai, apparentemente con la mia voce, ma in realtà non ero io a dirlo, o così mi sembrava. Non capii il senso di quel comando, come potevo pensare che sarebbe scomparso così, a parole?
Invece lui sparì davvero. Con lo stesso rumore che aveva prodotto quando era apparso alle mie spalle si dissolse in un pozzo di oscurità sul pavimento e io rimasi sola a fissare il punto in cui se n' era andato.
Che cos' era successo? La calma e l' autorità che avevo sentito prima in me se n' erano andate, lasciando il posto alla stessa sensazione che mi prendeva durante le spiegazioni di fisica: quella di non aver capito nulla. Era davvero bastato un ordine per far sparire quel.... per farlo sparire, qualunque cosa fosse stato? E quell' ordine poi.... lo avevo veramente pronunciato io? Insomma.... non potevo sapere come comportarmi!
"Beh?"
Sobbalzai a sentire una voce estranea e mi voltai di scatto. Trasalii ulteriormente quando mi resi conto di chi era il volto che mi fissava accigliato.
"Illuminami" iniziò Vexen "Stare sdraiati senza motivo sui pavimenti è per caso un' abitudine tipica del tuo mondo?" si sentiva fortemente il sarcasmo nella sua voce, ma mi fece rendere conto che in effetti ero ancora a terra per cui mi affrettai a rialzarmi.
"N- no" mi affrettai a esclamare (o meglio, a balbettare ad alta voce), nonostante la sua fosse stata una domanda chiaramente retorica.
"Allora saprai certamente spiegarmi perchè invece lo stavi facendo" la sua voce invece era calma e piatta come quella di tutti i Nessuno e, come la loro, non tradiva la minimna inquietudine. Anche se non vedevo proprio un motivo per cui dovesse farlo, semmai quella impaurita dovevo essere io....e infatti lo ero, maledizione dovevo calmarmi. Calmacalmacalma!!!
"Non è colpa mia!" precisai. Riuscii a non balbettare, ma la mia voce era più acuta e alta del normale. "E' stato quel mostriciattolo nero che è apparso all' improvviso e mi ha spaventata!"
Vexen mi fissò. "Mostriciattolo nero?" dietro la sua espressione fredda ora sembrava intravedersi una punta di sorpresa.
"S-si! Un cosino nero con gli occhi gialli, è apparso dietro di me all' improvviso e mi è quasi saltato addosso." mi affrettai a rispondere "Comunque l' ho mandato via"
Vexen alzò un sopracciglio e incrociò le braccia, squadrandomi intensamente e con aria alquanto alterata. Deglutii, non sembrava credere alle mie parole.
"Senti un po" fece, continuando a fissarmi dritta negli occhi "Ho capito che stare qui non ti piace, ma sinceramente trovo che inventare storie e prendermi in giro sia un modo abbastanza ridicolo per comunicarlo"
"Cosa?!"
"Gli Heartless non valgono un granchè in quanto a potenza, ma come credi possa pensare che una ragazza come te, del tutto priva di mezzi, ne abbia sconfitto uno?"
"Non l' ho sconfitto" soffiai "Era davanti a me, gli ho detto di andarsene e lui ha obbedito..... non sto mentendo!" aggiunsi in preda al panico. Perchè non mi credeva?
Vexen continuò a guardarmi, ma non più con lo stesso sguardo penetrante di prima, dopodichè sospirò.
"Pare che Malefica si manifesti quando ti trovi in situazioni simili a quelle vissute da lei" disse e non capii se si stesse rivolgendo a me o a se stesso "Non sei stata tu a mandare via l' Heartless comunque, non proprio"
"Sono stata i-"
"Ti hanno detto dei poteri di Malefica?" mi interruppe bruscamente.
Poteri...?
"A quanto pare no...."


"Malefica controlla gli heartless!" avevo ancora una gamba nel varco in cui Vexen mi aveva praticamente spinta per farmi tornare indietro, ma non appena vidi la familiare figura di Demyx intento, ovviamente, a suonare stravaccato sul divano gridai a gran voce quella realtà scoperta poco prima. Il biondo sembrò quasi spaventarsi.
"Che hai?" chiese.
"Che ho?" vociai incollerita "Perchè nessuno mi ha parlato dei poteri di Malefica? Perchè ho dovuto scoprirlo per caso?" Demyx aveva passato i giorni precendenti a elencarmi tutto ciò che sapeva dei nessuno e del Castello che Non Esiste, eppure mi aveva tenuto nascosto quel dettaglio che a me pareva sinceramente, di grande importanza! Perchè?!
"M- mistuki, calmati..." mormorò lui, con una voce che tradiva un po di disagio. Presi un respiro profondo e la cosa semrò tranquillizzarlo. Avrei voluto averla io la capacità di far sbollire la rabbia così in fretta.
"Vorrei tanto sapere" sbottai, la voce abbassata per il nervosismo "Come mai dopo avermi descritto tutto ciò che sai mi hai tenuta all' oscuro del fatto che Malefica aveva il controllo sugli Heartless! Pensavi forse che non fosse importante per me? Nessuno, da quando sono qui e a parte le poche spiegazioni che mi ha dato Xemnas, ha avuto il buon cuore - intendo in senso metaforico - di spiegarmi una situazione in cui IO sono coinvolta! Mi dite cosa fare e io lo faccio, ma non vi siete chiesti se magari avessi voluto anche sapere anche PERCHE' lo faccio?" mi interruppi, respirando affannosamente. Quando ripresi, la mia voce era calata notevolmente di volume.
"Xemnas ha detto" sospirai "Che non avete mai avuto anche fare con Malefica, quindi credevo di aver ricevuto così poche informazioni proprio per questo motivo. Invece salta fuori che c'è dell' altro, però nessuno me ne ha parlato, TU non me ne hai parlato!" lo fissai "Perchè...?" aggiunsi poi, quasi in un sussurro.
Demyx mi guardò a sua volta, il suo viso aveva l' espressione di chi vuole dire qualcosa ma non sa trovare le parole giuste per non fare arrabbiare l' altro.
"Demyx...?"
"Io non ne sapevo niente, in realtà" disse stringendosi nelle spalle "A me hanno detto a malapena che Malefica era una strega che Sora ha sconfitto e che ora stava nel tuo corpo, non ho saputo nient' altro di lei, ne dei suoi poteri ne di altro!"
Una cosa che avevo imparato in quei pochi giorni era che Demyx non era molto capace a dire bugie per cui credetti quasi ciecamente alle sue parole; era impossibile che avesse imparato in un pomeriggio a schermare così bene i suoi reali pensieri. Mi sedetti accanti a lui.
"Non sapevi nulla?" chiesi sbigottita "Ma come.....e Xemnas e Vexen, loro..."
"Loro sanno, ma c'è un motivo" mi interruppe "Ascolta, ti ho parlato del fatto che ognuno di noi è 'Classificato', diciamo così, con un numero. Vedi, questo numero non è dato a caso, si riferisce all' ordine con cui siamo antrati a far parte dell' Organizzazione, mi segui?"
"Si..."
"Bene, allora, anche se abbiamo tutti un obiettivo comune, cioè quello di completare Kingdom hearts,  affinchè possiamo riappropriarci dei nostri cuori, la nostra organizzazione è, diciamo, divisa in due gruppi"
"Gruppi?"
"Più o meno, si. Dal numero uno al numero sei ci sono i Fondatori, quelli che hanno creato l' Organizzazione; dal sette in poi ci siamo noi, i Neofiti, cioè quelli che sono arrivati un po alla volta, più tardi. Ora, la teoria vorrebbe che ci fosse collaborazione, cosa che in effetti c'è dato che, come ti ho detto, vogliamo tutti la stessa cosa; però non è molto stretta, anzi tra le due, diciamo, "fazioni" c'è parecchia ostilità soprattutto da parte dei Fondatori. Se i Fondatori architettano un piano tra di loro difficilmente ne parlano anche con noi, e se lo fanno non ci rivelano mai tutto ciò che sanno"
"E...come mai?" chiesi.
"Boh, non si fidano penso." Demyx fece spallucce "A quanto so loro sei lavoravano insieme già da prima di diventare dei Nessuno, per cui diciamo che c'è più complicità. A noi ci conoscono poco e perciò meno ci dicono e meglio stanno. Quello sopra il sei che ha più rapporti con i numero superiori è 
Saïx, ma questo perchè lui è il braccio destro di Xemnas"
Quella breve spiegazione mi risolse un' infinità di dubbi, ora capivo perchè le risposte che avevo ricevuto erano state non esattamente esaurienti: erano tutte da parte di Axel e Demyx e loro stavano oltre il numero sei. Vexen aveva saputo parlarmi dei poteri di Malefica perchè invece a quanto pareva, faceva parte dei Fondatori. Era ovvio, in effetti, però....
"Tutto ok?" mi chiese Demyx vedendomi pensierosa.
"Si, ma...."
"Ma...?"
"Non ti pare un po' ingiusto?" chiesi "Insomma... se è come hai detto tu e ci deve essere colaborazione tra tutti, anche voi dovreste sapere quello che c'è da sapere....o no? Non ti secca essere considerato inaffidabile?"
Demyx alzò le spalle "Mah, in realtà no. Si, forse il loro non è un modo di fare molto giusto, però sinceramente non è che me ne importi più di tanto, anzi! I Fondatori sono, in genere, quelli che alla fine lavorano più di tutti, per cui io ringrazio e basta di non farne parte! Preferisco di gran lunga riposarmi!"
"Già, tanto il lavoro lo fanno gli altri eh?" rise una voce alle nostre spalle. Demyx sobbalzò ed entrambi ci girammo: Xigbar stava davanti a noi. Il biondo fece una risata simile a quella che avevo fatto io la prima mattina che avevo visto Axel venirmi incontro a scuola.
"Da quanto sei qui?" chiese mostrando la faccia più angelica che potè.
"Abbastanza da non aver scoperto nulla di nuovo su di te" fu la risposta. A quanto pare la fama di Demyx non era quella di uno che si da molto da fare e ciò mi fece ridere.
"Non ridere, Mikki!" esclamò facendo una smorfia offesa "Guarda che non ti spiego più nulla!"
"Ma se hai detto ora che sai poco o niente di quello che mi serve sapere!"
"Touchè...."
"Perchè? Cosa ti serve sapere?" fece Xigbar da sopra di noi.
"Tutto" risposi tornando seria "Nessuno mi ha detto niente finora, mi sono stancata.....ma immagino che nemmeno tu vorrai degnarmi di una spiegazione" aggiunsi imbronciata, aspettando una risposta affermativa.
"Mah, in realtà qualcosa potrei anche dirti, ma se tu non vuoi..." e fece per allontanarsi, nel preciso intento di provocarmi. E ci riuscì.
"Fermo!" gridai.
"Si?"
"Ehm....per favore!" dissi congiungendo le mani in segno di preghiera.
Xigbar mi guardò divertito, ma si sedette comunque davanti a me e nel tempo che rimase prima che andassi via scoprii finalmente la storia di Malefica.
Della sua brama di conquista che aveva messo nel caos tutti i mondi.
Della sua eccessiva sicurezza che l' aveva portata alla morte.
Dei sui poteri, che avevano piegato gli Heartless, terrorizzato le persone, salvato me.

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*Arriva correndo e ansimando per lo sforzo* Uddio... questo capitolo non voleva saperne di venire fuori, è stato praticamente un parto O.o L' ho scritto durante questa settimana e un po anche in quella prima, a pezzettini di non più di trenta righe ciascuno, ho finito con il riscrivere ogni pezzettino almeno due volte e il finale l' ho cambiato tre volte se non quattro perchè ogni volta che chiudevo word lo facevo con l' amaro in bocca perchè non mi piaceva come avevo fatto il pezzo X o chissà cosa. Perchè il vero problema non è che non sappia che piega dare alla storia, il problema è che quelle che ho in testa sono tutte scene singole e non collegate ed è collegarle che è difficile! XD
Ah, come avrete notato ho iniziato a mettere dei testi all' inizio dei capitoli, mi piaceva l' idea^^ Li ho aggiunti anche nei capitoli scorsi.

Inuyasha_Fede: *lol* Quella è una scena di vita reale! Leggermente modificata e per fortuna non sono stata io a viverla (ma una mia amica), ma esiste e in quel momento mi sono schiantata dal ridere pure io XD anche se in effetti è stato piuttosto imbarazzante nell' insieme...
Quanto a Mitsuki... mi credi se ti dico che faccio le prove dal vivo dei capitoli con gli amici per decidere cosa scrivere? XD
purecrystal: Ahah! No, non sono scomparsa, non ancora! Comunque quel servizio tienilo, che può servire in futuro, non si sa mai^^ Allora, intanto grazie perchè ogni volta mi fai i complimenti, ti adoro** Per il resto... eh si, io sono sfigatella e lo è anche Mitsuki, ovvio! XD è un po una me virtuale, fa più o meno le stesse cose che farei io in quelle situazioni^^ il che mi suggerisce che dovrei iniziare a pensare ad un ricovero in una struttura specializzata...
Ottoperotto:
Eheh, lo spuccio è un' arma micidiale! XD ma anche quello scettro e le spazzole di Malefica non scherzano...vabbè, proseguiamo! Si, Malefica purtroppo si diverte perchè ora che sono finiti i capitoli di introduzione si passa alla storia e anche la nostra streghetta incorporea (più o meno) avrà alcuni dei suoi momenti^^ Digli di non delirare troppo, in ogni caso....XD
*Guarda la nuvola di polvere* Oh, Numi, tieni! *Passa le aspirine* ne ho fatta una bella scorta, temo ne avrai bisogno, con quei due che ne architettano una ad ogni recensione^^ (mi diverto un sacco a leggerle! XD).

Bene, alla prossima recensione!^^
Chi non commenta è l' amante del Baubau! U___U






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Capitolo 7
*** Fermate il mondo! ***


*MALEFICA*
Capitolo 6
*
Fermate il mondo!

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Quest' uomo, "Non ci vado"
al re non lo poteva dire:
doveva pur guadagnarsi da mangiare.

Italo Calvino, "Il Re nel paniere"
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Condizione necessaria, ma non sufficiente, per vincere la gara di cucina, è che il tuo fornello si accenda.
Condizione sufficiente, ma non necessaria, per vincere la gara di cucina, è che non si accenda il fornello del tuo avversario.
La settimana che stava per iniziare ci avrebbe visti impegnati in un ripassone generale degli argomenti che avremmo potuto incontrare agli esami di maturità. Quel primo giorno il professore ci aveva intrattenuti con un interessantissima spiegazione della teoria delle condizioni necessarie e sufficienti, roba logica che, si, aveva in effetti il suo fascino, ma che dubitavo sinceramente avrei incontrato alla prova di matematica. Ma anche se l' avessi incontrata non sarebbe stato un problema, come non lo sarebbe stato la matematica in generale, insieme a tutte le altre materie; perfino la chimica in quegli ultimi giorni stava compiendo il miracolo di apparirmi meno malvagia.
Il problema però non era nè la chimica, nè la matematica, nè i fornelli della gara di cucina (anche se non ero sicura che avrei vinto). No, il problema era un altro ed iniziava con la F per poi finire con isica. Perchè quel giorno avevo ricevuto indietro il famoso compito di recupero, rivisto e corretto.
"Kurosaki, che devo fare con te?"
E andato male. Era il quattordici aprile, ore dieci e trentuno, e io avevo ufficialmente perso ogni possibilità di promozione siglando la mia ormai certa bocciatura con un bellissimo quattro e mezzo. Sentivo già le urla di mia madre. Quelle di mio padre no, ma solo perchè la sua voce non era abbastanza alta da sovrastare quella della consorte.
Il carissimo professore dal cognome uguale al mio non aveva urlato, ne alzato minimamente la voce, in essa c' era invece quella grossa traccia di delusione e rassegnazione di chi sa di aver tentato ogni cosa, eppure si rende conto che non è bastato. Che, possibilmente, era peggio delle urla.
"Mi creda non lo so..." mormorai cerando di sdrammatizzare la situazione con un sorrisetto. Lui non ricambiò, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa la campanella della ricreazione suonò salvandomi da chissà quale mortale e fisicosa predica.
"Mitsuki, aspetta solo un attimo" esclamò il professore facendomi cenno di avvicinarmi alla cattedra, mentre riponeva il registro e i libri nella borsa. Dissi ad Ayame di aspettarmi in corridoio e mi avvicinai, aspettandomi guai.
"Mitsuki..." cominciò "Tu sai, vero, che con un compito del genere la tua media non è sufficiente a farti ammettere agli esami?"
Annuii fissando il pavimento con aria afflitta e imbarazzata per il fatto di essere l' unica della classe in cinque anni ad essere arrivata a due mesi dalla fine della scuola con la media in rosso. E quest' anno non avrei potuto fare i corsi di recupero estivi e cavarmela per un soffio alla prova di agosto, in quinta o arrivavi a giugno a posto o ZAC! Ti ritrovavi segato. E io avevo tutte le probabilità di fare questa fine perchè ormai di tempo per recuperare dei voti così infimi non ce n' era molto.
Il professore sospirò.
"Ho preso una decisione in questi giorni, in teoria non sarebbe propriamente giusto, ma basterà non dirlo a nessuno. Voglio darti una seconda possibilità, Mitsuki."
"Come?!"
"Ti farò fare un altro compito tra una settimana e se andrai bene in quello, terrò per buono quel voto e annullerò questo. Come ho detto, non dovrei fare questo genere di cose, ma sei nella mia classe da tre anni e ogni volta mi cadono le braccia a metterti certi voti."
Beh, non me li metta.....
"Siete l' unica classe nell' intero istituto che è arrivata dalla prima alla quinta senza mai perdere un alunno dell' elenco originario, non vorremo infrangere il record proprio ora, no?" disse con un sorriso "Lo so è un po' come barare, ma che ci vuoi fare....allora, accetti?"
"Oh...si, sicuramente!" affermai convinta. Ma era una convinzione piuttosto debole perchè le possibilità di migliorare in dieci giorni non erano molto alte.
Raggiunsi il corridoio e vidi Ayame in lontananza. Condizione necessaria, ma non sufficiente perchè passassi la prova imminente era che studiassi sodo. Condizione sufficiente ma in questo caso pure necessaria era che avvenisse un miracolo.
"Allora, che ti voleva dire il prof?" chiese la mia compagna e io raccontai. Alla fine del discorso lei era raggiante, mentre io avevo ancora il morale sotto i tacchi. In teoria sarebbe stato più sensato il contrario.
"Dai, Mikki, non fare la depressa! Forse stavolta andrai bene!"
"Forse Kingdom Hearts cascherà giù dal cielo..." mormorai, mentre ordinavo un cappuccino iper zuccherato all' affidabile macchinetta. Avevo decisamente bisogno di calorie.
"Che hai detto?"
"Niente, niente!" ci mancava solo che mi lasciassi sfuggire qualcosa.
"Vabbè, senti, oggi Mayu ci ha invitate in spiaggia e noi ci andremo. Il che implica anche la TUA presenza, daccordo?" cambiò discorso Ayame con rapidità, tanto che, ancora immersa nella mia depressione post- insufficienza, non sentii nulla se non l' eco della parola presenza.
"Come?" chiesi riscuotendomi.
"Og-gi-si-va-al-ma-re" sillabò la mia rossa amica "Io, tu, e Mayu, ok? Anzi no, niente 'ok?', tu vieni e basta" decretò.
"E da quando decidi tu per me?" sorrisi. Raggiungemmo il cortile e ci sedemmo su una panchina.
"Da quando ogni pomeriggio ci pianti per uscire con la tua fiamma, se anche oggi gli dai buca non morirà. A proposito, quand'è che ce lo presenti?"
Arrossii "Io non ho nessun fidanzato, hai capito?" sbottai prendendo un lungo sorso della bevanda.
"Si ceeeeeeerto, e allora quel biondo di cui parlava Haruko è una sua invenzione?"
Il lungo sorso finì sul prato e i seguenti trenta secondi li passai a tossire e sputacchiare il poco cappuccino che mi era rimasto in bocca e che mi era andato di traverso e perfino nel naso.
"Il biondo...che biondo? E che centra Haruko?" boccheggiai. Haruko era la mia sorellina e aveva otto anni, ma andava daccordissimo con Ayame, forse per il fatto che avevano lo stesso carattere.
"Beh, l' altra sera, quando ero a cena da te, mentre eri in bagno a lavarti le mani le ho chiesto se per caso sapeva chi era il ragazzo con cui stai uscendo - e non provare a dire il contrario che non ci credo - e lei ha detto che non sapeva il nome, ma che l' aveva visto quando ti aveva riportata a casa due sere prima."
Due sere prima? Ma due sere prima di quella cena ero tornata a casa con....
Oh no......
No eh!
"L' ha visto dalla finestra, un biondo con la cresta vestito di nero."
Oddio, oddio..... non era possibile.....
Il mio famoso fidanzato con cui trascorrevo i pomeriggi era Demyx.
Volevo morire. E adesso? Che dicevo ora?
Quello che dentro di me era una immensa disperazione, ad Ayame dovette sebmbrare solo il silenzio imbarazzato di chi è stato scoperto, forse fu per quello che la vidi sorridere ancora più raggiante di prima.
"Allora, è lui! E com'è? E' simpatico?"
"Cos....noooo fermafermafermaferma!!" gridai agitando le mani per il panico. Presi un respiro per calmare l' isteria. "Ayame, ti prego, almeno tu ascoltami! Io-non-sono-fidanzata!"
Ma lei non si convinceva. Sorrise e mi battè una paca sulla spalla.
"Su, su, non devi mica vergognarti sai? Io ti supporterò sempre e comunque!"
Ma perchè diceva tante cavolate?!
"Ma....."
"Senti, ma...lo conosco?" mi interruppe.
"Ayameeee...." mi stavo infilando sempre di più in un ginepraio, dov' era la campanella quando serviva?
E in quel momento, come ad esaudire la mia preghiera si udì attraverso il cortile il suono gracchiante che annunciava la fine dell' intervallo. Mi accorsi di non averlo mai amato così tanto, anche se mi stava solamente dando tre ore di libertà, dopodichè avrei dovuto subire di nuovo l' interrogatorio di Ayame. E probabilmente perfino di Mayu, che, anche se molto più ragionevole dell' isterica, sarebbe stata felice di sapermi impegnata. Quel giorno non avremmo nemmeno avuto le lezioni pomeridiane come al solito, quindi Ayame aveva ancora più tempo. Ero nei guai.
Fortunatamente la settimana prima io e Ayame eravamo state separate durante il cambio di posti mensile ed ora eravamo agli antipodi nella classe: io in fondo a destra e le davanti a sinistra, perciò durante le lezioni non potè chiedermi nulla. In realtà avevo sperato di passare le tre ore a pensare ad una spiegazione valida e convincente che motivasse la presenza del Notturno Melodico (avevo scoperto anche la faccenda dei titoli che, a parer mio, era una cosa fighissima) davanti a casa mia la sera. Purtroppo non ci riuscii minimamente, fui interrogata in due lezioni su tre e durante la terza mi persi dietro alla spiegazione sulla poesia europea. Per le due avevo lo stesso alibi di prima. Nullo.


"Ah, oggi l' acqua è davvero fantastica, non sai cosa ti sei persa in tutto questo tempo Mitsuki! Mayu, mi passi l' abbronzante? Eh? Come?! E' finito?!"
Uuh, che problema vitale. La vista della disperata Ayame che spremeva il tubetto della crema fu così emozionante che mi scesi il cappello sugli occhi e tornai a scarabocchiare rabbiosamente qualche vocabolo su un cruciverba.
25 verticale, cinque lettere. Strumento a corde dell' India settentrionale.
Eh no, non anche l' enigmistica. Mi rifiutai di proseguire e chiusi il giornale di scatto. Alla fine al mare ci ero andata e in effetti mi accorsi che per tutto quel tempo mi ero persa un clima decisamente paradisiaco. Ero assieme alle mie amiche su una scogliera praticamente deserta, senza Nessuno nè altro nei paraggi. Però, invece di rallegrarmi, la situazione stava diventando insostenibile.
Avevo il timore, infatti, che lo stesso Xemnas si presentasse in spiaggia per rimproverarmi di non essere andata al Castello. Ok, non sapevo come raggiungerlo, ma forse avrei dovuto aspettare Axel o qualche altra persona davanti alla scuola. Ma quel giorno ero stata praticamente rapita!
"Mitsuki, mi hai stancato!" sbuffò Ayame alzando gli occhi al cielo "Non parli, non ridi, che hai?!"
Per tutta risposta osservai la scogliera, che a parte noi vantava solo altre tre persona nello spazio di almeno cento metri. Due erano una coppia che stava praticamente ad una estremità. L' altro invece era un uomo seduto sugli scogli poco lontano da noi, teneva sulle ginocchia una borsa che sembrava ingobrante.
"Chi è quello?" chiesi facendo un cenno verso di lui. Ayame lo notò e storse il labbro.
"Ma guarda chi c'è" borbottò facendo cenno a me e a Mayu di avvicinarci, quindi continuò a bassa voce:"Quello è un giornalista. Mi segue di continuo, manco fossi una celebrità"
"Beh, sarà per tuo padre, no?" disse Mayu. Eh si, Nobuo e Ayame non avevano solo il carattere in comune, entrambi avevano i padri impegnati in politica. Del trio io ero l' unica che poteva andare dappertutto senza dare minimamente nell' occhio. Nobuo me lo ripeteva di continuo.
'Beata te, Mikki, tuo padre non è un politico e puoi fare quel che vuoi!' diceva. In quel momento mi fermai a pensare a cosa sarebbe successo se fosse stata pedinata da un giornalista e quello mi avesse vista sparire in un varco oscuro. Uuuhh, rabbrividii al solo pensiero.
Un’onda più forte delle altre arrivò quasi a lambire i nostri teli, alzandosi oltre lo scoglio. Io e Mayu ci alzammo immediatamente per spostarci più indetro, ma Ayame rimase dov' era.
"Dove scappate?" ridacchiò con tono sardonico "Mitsuki, tu devi dirci ancora alcune cose!"
Ahi...
"Dai, ormai lo so che sei fidanzata! Allora chi è il famoso biondo? E' Misaki? Oppure Akira?"
Entrambi suoi ex. Scossi energicamente la testa con disappunto.
"Tu sei fuori" osservai "Quei due mi fanno pena"
"Allora chi è?"
"Nessuno"
La vidi alzarsi improvvisamente e dopo avermi bloccato i polsi mi sbattè con la schiena sulla sabbia: "Dimmi il nome!"
"Dai lasciala..." mormorò Mayu arrossendo. In effetti eravamo in una posa piuttosto equivoca: Ayame era accucciata su di me quasi volesse baciarmi. La spinsi via contrariata.
Doveva esistere una via d’uscita, un modo efficace per metterla a tacere… una bugia così grossa da risultare affascinante!
Mi spremetti le meningi, poi vedendo le facce delle mie amiche in attesa, decisi, in un impeto di disperazione, di dare per buona la prima idea che mi fosse venuta in mente.
"Mmmmhhh....promettete di non dire niente a nessuno?" chiesi ostentando serietà e preoccupazione. Ayame annuì immediatamente e Mayu la seguì qualche secondo dopo, un pochino stupita.
Xemnas, vi chiedo perdono per ciò che sto per dire. Con tali parole non voglio offendere né la vostra persona, né i valorosi uomini che lavorano per voi e in cui credo ormai ciecamente, ma intendo preservare il vostro segreto con questa menzogna.
"Ecco...sto facendo...volontariato!" buttai lì.
Vi chiedo venia, Superiore, vi chiedo umilmente perdono.
"E' un' associazione...straniera. Non posso dire nulla ai miei perchè lo riterrebbero una perdita di tempo, non amano questo genere di attività."
Perdonatemi, tutti quanti.
"Stiamo raccogliendo dei...soldi, per favorire la ricerca scientifica sulle... malattie cardiache! E, insomma, mi piace stare li perchè ci sono persone di tutte le età, e anche alcuni più o meno della nostra..."
"E il biondo fa parte anche lui di questa associazione?" chiese Ayame e fu con sollievo che notai che nella sua voce non c' era sospetto, ma curiosità.
"Demyx? Si, anche lui, per questo Haruko l' ha visto l' altra sera. Mi ha riportata a casa lui perchè pioveva." conclusi il discorso e osservai i volti delle mie due amiche, in attesa di vedere il dubbio su di essi. Invece la bugia fece effetto.
"Demyx?" chiese Mayu.
"Beh, la cosa strana è che tutti li, tranne me, hanno una X nel nome, forte vero?" dissi. Se ne parlavo in modo abbastanza naturale si sarebbero convinte ancora di più. Ovvio, non potevo dire tutto, dovevo limitarmi allo stretto indispensabile e farlo anche sembrare casuale. Per esempio la faccenda dei nomi, non potevo certo dire il motivo per cui avevano tutti quella lettera in comune (altra spiegazione pomeridiana di Demyx, in quelle due settimane avevo imparato quasi tutto ciò che sapeva lui!).
"Tutti? Dai, fai brutta figura così!"
Sospirai, come per darle ragione.
"E gli altri? Li conosci tutti? Quanti siete?" mi travolse Ayame.
"Gli altri...beh siamo quattordici in tutto e beh, a dire il vero alcuni non li ho mai visti; sono spesso fuori, credo"
"Sono simpatici?"
"Beeh...chi più chi meno........diciamo che alcuni mi trovano un po... strana, goffa direi, e anche un po sciocca a dire il vero, ma forse un po è colpa mia, ho combinato qualche casino all' inizio..." mi morsi la lingua, ma era troppo tardi, Ayame mi guardò aspettandosi il racconto dell' ennesima stupidata. Maledizione, non avrei dovuto fare quella considerazione; adesso dovevo parlare dei 'casini' : "Non guardarmi così Ayame..."
"Che hai fatto?"
"Non è stata colpa mia, sono solo...inciampata e sono finita addosso molto scenicamente a uno. E già mi stimava poco prima, adesso probabilmente mi crede una pazza che non sa stare in pedi da sola..."
Ayame e Mayu mi fissarono. Poi la prima scoppiò a ridere, la seconda si limitò a piegare gli angoli della bocca in un sorriso di comprensione. Mayu era un vero angelo. L' isterica invece mi guardava come se la pensasse allo stesso modo di Vexen.
"Non ti smentisci mai eh?" esclamò "E questo come si chiama?"
"Vexen...è una di quelle persone che sembra abbiano l' azoto liquido nelle vene al posto del sangue..."
"Wow....però che nomi particolari che hanno, si capisce che sono stranieri. Demyx, Vexen...sembrano nomi da artisti!"
"Tsk...l' unica cosa in cui Vexen è un vero artista è il farmi sentire in imbarazzo!" sbottai.
Ayame rise "E di Demyx che dici invece? E' carino?"
Annuii. Si, non so poteva affatto dire che Demyx fosse brutto, anzi, era piuttosto attraente. In generale poi, io ero attratta dai Nessuno come una falena dalla luce, per fortuna si trattava semplicemente di questioni di aspetto o simili.
Cotte adolescenziali.
Scattare foto di nascosto.
Prima o poi sarebbe passata, era Ayame la malata di ragazzi, mica io. Inoltre, innamorarsi di un nessuno sarebbe stato decisamente controproducente, dato che essendo loro privi di emozioni umane sarebbe stato un amore un po' a senso unico.
"E quando te lo porti a letto?"
La fulminai con lo sguardo: "Smetti di dire cazzate!"
"Daccordo, daccordo! Tu però fai tante belle foto a questi tipi che voglio vederli" ordinò legandosi i capelli in una coda "Uffa, perchè solo a te le fortune?"
Evitai di precisare che se stavo li era perchè avevo nel corpo lo spirito di una pericolosa strega che poteva svegliersi e possedermi da un momento all' altro, e che quindi tanta fortuna non avevo. E comunque le foto non erano pubbliche. Quelle che avevo scattato sarebbero rimaste per sempre segrete, nè Ayame nè nessun altro doveva osare sfiorare il mio cellulare.
Mentre mi distendevo accanto a Mayu per chiudere il discorso, Ayame per richiamare la mia attenzione mi diede un manrovescio sulla schiena così forte che mi fece perdere l’equilibrio, facendomi sbattere il volto sulla roccia. Basta, volevo andarmene… perché avevo stretto amicizia con Ayame?! Come poteva starmi simpatica una simile psicolabile?!
"Mikki, Mikki! Wow, Mayu, Mitsuki, guardate quel tizio!" esclamò esagitata. Mi afferrò per le spalle e mi costrinse a tirarmi seduta, girandomi il volto verso una passerella appena sopra la scogliera "Guarda che bello! Ma non ha caldo vestito così?"
Alzai gli occhi e per poco non svenni. L' oggetto delle grida di Ayame non era altri che Demyx, riconoscibilissimo grazie alla bionda capigliatura e al soprabito nero. Cercai disperatamente di mettere a tacere la nevrotica, ma era inutile nascondersi. Raccolsi le scarpe e mi alzai.
"Devo andare." annunciai sudando freddo. "Devo andare via."
"Cosa?!" strillò Ayame tentando di afferrarmi per la maglia mentre la riindossavo "E dove devi andare?! Dove vai, Mikki? Aspetta.... Oddio, ma non sarà mica lui Demyx?"
Mi infilai l' ultimo sandalo reggendomi su una gamba sola e per poco non caddi: "Si, lo è, ma non urlare ok? Ci vediamo domani!"
"Si, buona fortuna Mikki!" trillò la rossa e Mayu rise. Sentii i loro discorsi concitati mentre mi allontanavo verso la passerella. Demyx mi guardò e si avvicinò, informandomi con una sola occhiata divertita di aver sentito tutto. Abbassai lo sguardo.
"Ciao, Mikki. Come mai al mare?"
"Perché è una bella giornata." mormorai facendo spallucce e cercando di sembrare il più naturale possibile. Fortunatamente Demyx sembrò poco interessato agli scottanti pettegolezzi della mia dimensione perchè mi prese per mano e pochi secondi dopo eravamo nel vero luogo in cui avrei dovuto essere.
"E rieccoci qui!" esclamò, dopodichè lo vidi scrutare la sala come alla ricerca di qualcuno, dopodichè sospirò di sollievo: "Fiuuu, l' ho scampata!"
"Cosa?" chiesi, ma la risposta arrivò in fretta con lo sbucare di Marluxia dal corridoio. Il numero XI si rivolse proprio a Demyx:
"Ah eccoti, ti davo per disperso!"
"Speravo fossi già partito..." mormorò il biondo con la delusione che debordava letteralmente dalle sue parole. Marluxia rise: "E invece no, ti ho aspettato con pazienza! Non preoccuparti, il tuo ritardo non ci creerà problemi, finiremo lo stesso la missione in un lampo!"
Oh, missione! Ecco perchè Demyx sembrava un condannato alla sedia elettrica, a quanto pare era stato incastrato in qualcosa di più impegnativo del muovere le dita sul sitar!
"Beh...visto che sei tanto sicuro di far presto immagino proprio che il mio aiuto non serva, sarei solo di intralcio. Non vedo proprio il motivo per cui dovrei venir..." fece per andarsene, ma fu prontamente afferrato per il cappuccio. La scena seguente vedeva il Leggiadro Sicario impegnato a tirarsi dietro un recalcitrante Demyx verso un varco aperto a pochi metri da li.
"E lasciami!! Mitsuki, ti prego, convincilo a farmi restare qui!" mi pregò il numero IX congiungendo le mani. Io intanto ero praticamente piegata dal ridere, Demyx somigliava in modo assurdo a Nobuo quando da bambino doveva fare il vaccino e servivano due persone come minimo per trascinarlo in ambulatorio.
Comunque mi sforzai di simulare serietà: "Mi dispiace" dissi "Ma io sono una pericolosa strega che vuole uccidervi tutti, ergo sono contraria ad ogni vostra decisione. Qualunque cosa mi chiederai, io farò il contrario!" aggiunsi incrociando le braccia sul petto. Demyx capì il gioco.
"Oh, allora devo chiederti di farmi andare?"
"Precisamente"
"Bene, voglio andare in missione!"
"Accordato! Lavora sodo, mi raccomando!" esclamai con convinzione sollevando i pollici. Le braccia di Demyx si afflosciarono lungo i suoi fianchi con tanta forza che per un attimo le vidi staccarsi e vadere a terra. Quanto a Marluxia, che aveva seguito il siparietto con un sorriso sempre crescente, scoppiò definitivamente a ridere.
"Temo ti tocchi, caro mio. Forza, che non sei una piuma!" disse riprendendolo per il cappotto: "O hai qualche altra scusa?"
"In effetti si!" disse Demyx "Vedi quel libro sul tavolo? Sembra strano ma me lo sono fatto prestare da Zexion per controllare una cosa e ora dovrei riconsegnarglielo per cui..." e fece per sottrarsi alla presa, ma non gli fu concesso di fuggire.
"Tranquillo, può darglielo Mitsuki, ha molto più tempo libero di noi. Forza, andiamo!" mi fece un cenno di saluto che ricambiai, e un attimo dopo lui e Demyx, di cui mi sembrava di sentire ancora l' eco delle grida di protesta, erano spariti.
Mi voltai verso i divani e allora mi accorsi che in effetti sul tavolino c' era un libro. Sembrava grossino, mi risultò difficile credere che Demyx lo stesse leggendo, ma volli essere fiduciosa e mi dissi che in fondo anche io ero una scansafatiche eppure amavo la lettura e forse per il biondo valeva lo stesso principio.
Dovevo consegnarlo, aveva detto Marluxia. A Zexion. Ma mi sorse spontanea una domanda.
"Chi è Zexion?" mormorai a bassa voce. Doveva essere uno dei pochi Nessuno che ancora non avevo avuto il 'piacere' di incontrare. Presi la cartella e ne tirai fuori il famoso blocco degli appunti. Scorsi le pagine cercando una lista che avevo fatto due giorni prima. Eccola!

I - Xemnas
II - Xigbar
III - Xaldin
IV - Vexen
V - Lexaeus
VI - Zexion
VII - Saïx
VIII - Axel
IX - Demyx
X - Luxord
XI - Marluxia
XII - Larxene
XIII - Roxas

Zexion era il numero sei...no, decisamente mai visto. E ora dove lo cercavo?
C' era una notizia positiva, in quelle due settimane avevo imparato perfettamente a girare per il castello senza perdermi. Ero sicura di non avrne visitato neanche la metà ma ora non mi incuteva più tanto timore come all' inizio, riuscivo a trovare dei segni di riconoscimento perfino in quelle mura tutte uguali. Trovare Zexion non doveva essere un' impresa disperata, anche se non avendolo mai visto la cosa poteva essere comunque difficile.
Vabbè, tanto valeva andare, magari avrei incontrato qualcuno che avrebbe saputo dirmi dov' era il numero VI. Sempre che non fosse in missione. la parola missione mi riportò alla mente il mezzo rapimento di Demyx da parte di Marluxia e riscoppiai a ridere, mentre iniziavo a scendere le scale.
Ovviamente non trovai nessuno, ne il mio bersaglio ne altri. Fortunatamente stavolta non mi ero persa, anzi! Sapevo esattamente dov' ero, cosa rara in effetti. La porta che avevo poco distante se non sbagliavo dava sulla biblioteca. Mi passai il libro sull' altro braccio, certo che dall' aspetto non sembrava, ma era pesantuccio, magari avrei fatto meglio a lasciarlo li e Zexion o chi altri lo avrebbe recuperato da sè. Mi diressi in fretta verso la porta e sempre in fretta la varcai. Ero stata più volte li dentro, ed era un posto che sinceramente adoravo: non era grande, le biblioteche che c' erano da me vantavano sale che in quanto a grandezza erano almeno tre volte questa, però era comunque stracolma di libri e a me i posti stracolmi di libri piacevano. Il fatto che poi non li sfiorassi perchè per il novanta per cento non capivo cosa dicessero era un altro discorso.
Appena entrata poerò notai una cosa: c' era qualcun' altro. Era girato di spalle, ma a giudicare dal taglio di capelli non l' avevo mai visto, erano corti e di un colore strano che sembrava viola scuro. Stava sistemando dei volumi su uno scaffale e non sembrò accorgersi minimamente della mia presenza. Che facevo? Non sapendo dove fosse lo scaffale giusto avevo pensato di lasciare il libro sul tavolo, ma proprio accanto al tavolo il Nessuno sconosciuto armeggiava con i suoi. Uffa!
Il mio sguardo si perse seguendo la linea degli scaffali, quando sentii una voce chiamarmi.
"Scusa?"
Mi voltai di scatto, ormai abituata a sentirmi chiamare mentre ero sovrappensiero il mio cuore non ebbe strane reazioni. Però la ebbe quando mi ritrovai ad osservare meglio il Nessuno che prima sistemava i libri sugli scaffali, non aveva esattamente l' aspetto che mi sarei aspettata. La prima cosa che mi saltò agli occhi fu l' enorme ciuffo: era molto più lungo del resto dei capelli e gli copriva quasi per intero l' occhio destro. Dietro facevano capolino due occhi, due occhi del blu più profondo che avessi mai visto. Aveva un aria terribilmente cupa, eppure al contempo un nonsochè di.... adorabile?
Era bassino, mi superava di appena una manciata di centimetri, forse era per questo che mi fece piacere vederlo: avevo incrociato solo gente più alta di me, l' unica eccezione era stata Larxene (ma essendo una donna la cosa mi era apparsa normale) e ora vedere un individuo di sesso maschile che potevo guardare senza alzare gli occhi era una bella sensazione. Molto bella, si, tanto che non mi accorsi minimamente che mi ero praticamente incantata a guardarlo.
"Cerchi qualcosa?" anche la sua voce non era molto allegra a dire il vero. Mi staccai dai miei pensieri.
"I-io...ecco..." perchè balbettavo? Calma! : "Cerco Zexion, devo dargli questo libro!" dissi tutto d' un fiato.
Il Nessuno guardò il volume tra le mie mani: "Ah si, sono io, dammi pure" disse.
"Ah...s-si, scusa" ecco, proprio ciò che avevo temuto, avevo incontrato Zexion senza accorgermene! D' altronde, come potevo sapere che aspetto avesse?!
Allungai il libro al numero sei che lo prese con lentezza e lo portò al tavolo dove lo appoggiò insieme agli altri che stava smistando: "Grazie." lo sentii dire.
"Oh..ehm..prego, mh...vabbè io vado" balbettai, dopodichè mi fiondai fuori. Letteralmente. Aspettai addirittura di aver raggiunto le scale prima di sospirare di sollievo. Mamma mia, per fortuna ormai avevo incontrato praticamente tutti, questa storia dell' incantarsi davanti agli altri stava diventando fastidiosa. E di solito mi limitavo a fissare sconcertata i capelli o gli occhi o la qualunque parte di corpo che il mio interlocutore aveva di strano, stavolta a quanto pare avevo deciso di rimirare l' intero pacchetto. Se non altro, Zexion era stato un po' come Saïx, non gli era importato più di tanto di quel che avevo detto o fatto. O almeno speravo. Lo speravo molto fortemente.

°°Ai: passato un bel pomeriggio?
Mikki: mi avvalgo della facoltà di nn rispondere.

Quel giorno non mi ero scavata la fossa solo per quanto riguardava la fisica, ma temevo di essere condannata anche sul piano psicologico. Nemmeno il tempo di accendere il computer che l' Isterica alias Ayame alias la mia condanna, mi aveva letteralmente travolta sulla chat.

°°Ai: su, voglio sapere tutto!
Mikki: non ho fatto nnt di particolare.
°°Ai: dai, dopo k te ne sei andata con il tuo ragazzo avrete pur fatto qualcosa!
Mikki: non è il mio ragazzo.
°°Ai: smetti di negare!
Mikki: ma è vero!
Nobuo13: c'è qualcuno?
Mikki: oh no...
°°Ai: Nobu, tua cugina è fidanzata!
Mikki: nn ascoltarla!
°°Ai: con un biondino carinissimo che è venuto a prenderla in spiaggia oggi pomeriggio.
Mikki: tagliati le dita!
Nobuo13: mi sento confuso... cmq complimenti Mik! XD
Mikki: no, dai....seriamente....
°°Ai: fa la timida, ma è fidanzata sul serio ù.ù
Mikki: vi odio entrambi... -_-
Nobuo13: io nn c' entro!
Mikki: vado a studiare....
°°Ai: cn Demyx? XD
Mikki: no, senza Demyx!

Premetti il pulsante di chiusura con tanta forza che per un attimo temetti di spaccare il mouse. Aiuto! Dovevo trovare una soluziuone o non sarei arrivata viva nemmeno al compito di fisica! Ommioddio, il compito di fisica! Non volevo pensarci....perchè non potevano bocciarmi direttamente e risparmiarmi queste sofferenze?
Mi buttai sul letto. Fermate il mondo, voglio scendere!
Stanca com' ero scivolai in un sonno leggero quasi immediatamente.
Sognai di essere seduta su un divano, in una stanza; ad un certo punto qualcuno bussò alla porta. Mi alzai per andare ad aprire, ma quando posai la mano sulla maniglia e tirai non riuscii a farlo. Tirai più forte, ma la porta rimase chiusa, mentre all' esterno continuavano i colpi.
"Scusi, si è bloccata la porta!" gridai, ma l' altro non parve sentirmi perchè continuò a bussare e io a quel punto riprovai a tirare la maniglia, senza successo. Tirai e tirai ancora, ma nulla, la porta non si spostava di un millimetro.
Poi, il sogno si interruppe e mi svegliai. la stanza sconosciuta scomparve lasciando il posto alla mia, ma dovevo essere ancora addormentata perchè continuavo a sentire qualcuno bussare. Mi alzai e andai ad aprire la porta, ma in corridoio non c' era nessuno.
"Ma che..." richiusi e mi voltai e a quel punto scoprii l' oprigine dei colpi: qualcuno stava bussando alla finestra dal balconcino.
Qualcuno? Ma che....ma cosa....Oddio!
Santo Cielo...
Un topo?
Era ufficiale: stavo ancora dormendo.

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Ed è ufficiale anche che io devo aver bevuto o fumato qualcosa di veramente forte in questi giorni in cui ho scritto u___u
Seriamente, ricoveratemi!
Anzi, no, che dal prossimo capitolo dovrei iniziare a inserire ogni tanto anche qualcosa di serio o quantomeno attinente alla storia; voglio avere la possibilità di redimermi dopo queste sciocchezze XD dalla mia parte ho però la scusa che queste sciocchezze hanno degli agganci in futuro...con altre sciocchezze, ma che ci vogliam fare...
In sostanza, quello che voglio dire è che dal prossimo capitolo oltre alle idiozie di Mitsuki ci saranno anche un paio di complicazioni!^^ quindi non impiccatemi, per ora!
Pucchi, caro Pucchi, ma se mi dici queste cose io mi avvicino sempre di più al nominarti mio Vexen personale, cioè, non fai altro che contraddirmi XD e poi mi poni delle domande che mi costringono a pensare ç_ç è tanto bello lasciare i miei neuroni in stasi quasi comatosa ç_ç però non lo faccio perchè se ti paragonassi a lui mi crollerebbe un mito e tu non vuoi farmi crollare un mito vero? Vexen è il mio Virgilio personale, destinato a guidare tutti quei poveri pirluzzi che si perdono nella selva oscura, sorreggendoli mentre attraversano l’inferno per poi abbandonarli meschinamente nei pressi del Cocito da bravo doppiogiochista infido e bastardo qual'è ù_ù
E poi non sei abbastanza norvegese e ciò è determinante ù.ù  Io sono pignola e Vexen è norvegese, non c'è ma che tenga XD
però lo vedi che mi ispiro a te per i dialoghi con Mitsuki? E poi non dire che non ti voglio bene^^ *spuccia Puc/Vexen*
Oh, Renge, hai la mia piena comprensione, mi stanno riempiendo di studio anche a me in questi giorni e credo di aver scritto solo perchè l' essere riuscita finalmente a battere Sephirot mi ha dato la convinzione di essere onnipotente XD E i capelli di Saïx sono osceni, si ù.ù  ma sono tanto belli *-*  *C*
Sisi, la megera si fa sentire e si farà sentire ancora di più nei prossimi capitoli, per cui resta sintonizzata!**
Fede, sinceramente non saprei proprio dirti se odio Axel o no, diciamo che non lo odio del tutto, ma maltrattarlo un po di tanto in tanto fa bene alla salute XD e si presta bene a fare la parte dell' odiato^^ Quanto a Mitsuki che barcolla...eeeh, io ero esattamente così la prima volta che li ho indossati, stavano così tanto bene col vestito e alla fine ho passato una serata a tirare giù i Santi dal calendario per il male ù.ù e i restanti li ha tirati giù lei XD ah si, l' odio reciproco in effetti c'è ma dalla parte di Mitsuki, lo si vedrà soprattutto più avanti è un po più della serie mi-diverto-a-romperti-le-devozioni (ho qui Vexen che mi guarda con disapprovazione).
E Demyx è un eroe!*-* un esempio di vita, insomma già dall' aspetto ti vien da chiederti "e questo che ruolo ha nel tutto?" poi se ti metti a giocare a 348/2 days puoi vederlo lamentarsi delle missioni con aria affranta ogni volta che vuoi XD *venera Demyx* e Xigbar è Xigbar ù.ù *venera anche Xigbar*

Ho finito lo spazietto Recensioni & coglionaggini, direi che posso smetterla di scrivere boiate a random e pubblicare! *lol*


















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Capitolo 8
*** Chi è il vero nemico? ***


*MALEFICA*
Capitolo 7
*
Chi è il vero nemico?

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Non può certo abitare un tempio simile, il male:
se lo spirito maligno avesse una dimora così bella
ogni creatura piena di bontà
farebbe a gara per stare con lui.

William Shakespeare, "La tempesta"

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Forse era l' influenza di Nobuo che mi aveva condizionata in tutti quegli anni.
Forse erano le tre settimane al Castello Che Non Esiste, passate a veder comparire dal nulla palle di fuoco, colonne d' acqua, fiori, lampi di luce e altri prodigi simili.
Forse ero veramente ancora addormentata, non avrei saputo dire con certezza quale fosse il motivo per cui lo sguardo che stavo rivolgendo ad un topo alto cinquanta centimetri (centimetro più, centimentro meno) fuori dalla mia finestra era più simile al curioso che allo spaventato. Probabilmente una combinazione delle precedenti ipotesi.
Mentre ragionavo continuavo ad osservare il topo: stava fermo, fuori dalla finestra, con l' aria di chi sa esattamente cosa deve fare (per quanto fosse strana come espressione, vista sul muso di qualcosa di non umano...) e ritto sulle zampe posteriori. Un topo bipede.
Bipede e vestito!
Alla faccia del suo essere un comune roditore, cosa che secondo le regole di Madre Natura vigenti fino a quel giorno lo avrebbe voluto di dimensioni decisamente più ristrette, espressione sempre uguale e coccolosa e semino di girasole tra le zampine, indossava una casacchetta e dei pantaloncini rossi, un paio di scarpe ai piedi e guanti alle mani. Da come si guardava intorno (in attesa che aprissi, probabilmente) sembrava che dalle sue parti la cosa fosse assolutamente normale. A me sinceramente faceva paura: non avevo paura dei topi, no, anzi, li trovavo adorabili. Semplicemente le creature più 'aliene' che avevo incrociato fino a quel momento erano i Nessuno, che nonostante tutto avevano un aspetto umano. Passare dai Nessuno ai topi di mezzo metro era ancora un bel salto per me. Inoltre c' erano molte probabilità che parlasse. Un topo parlante, cielo...
Però non potevo indugiare ancora, me lo fece intendere il nuovo arrivato bussando un' altra volta sul vetro e agitando un poco l' altra per farsi notare.
E va bene, tanto che vuoi che sia, l' ennesimo essere strano. Mentre allungavo una mano verso la maniglia della porta-finestra, sperai solamente che mia madre non entrasse: lei si che i ratti li odiava...
Quando le finestre furono aperte il topo alzò lo sguardo verso di me e mi sorrise. Nonostante il suo aspetto e le sue dimensioni, però, c' era qualcosa nel suo sguardo che da dietro i vetri non avevo notato. Era la stessa cosa che avevo visto negli occhi di Xemnas quando l' avevo incontrato per la prima volta: l' autorità. Gli occhi di quel piccolo animaletto avevano come i suoi l' autorevolezza di un capo. Ma al contempo erano totalmente diversi, in essi brillava una luce che in quelli del Superiore non esisteva. Non riuscivo a capire cosa fosse, ma almeno mi diede la sensazione di potermi fidare.
"Sei tu Mitsuki?"
"Si..." si, parlava. Grande. "Lei cosa...cioè, CHI è?" mi corressi forse troppo tardi, ma il topo sorvolò con noncuranza su quella parte.
"Piacere di fare la tua conoscenza, Mitsuki, io sono Re Topolino"
"Re..?" lo fissai e per un attimo temetti seriamente di scoppiare a ridere. Quel coso era re?
"Vorrei parlarti, Mitsuki, se non ti dispiace"
"Oh...si certo, senz' altro..ehm...si accomodi" dissi scostandomi per farlo entrare. Si arrampicò sulla sedia della mia scrivania, mentre io mi accomodai sul letto, esattamente di fronte a lui. Mi stropicciai le mani, incerta su cosa fare: dovevo parlare? O forse aspettare che fosse lui ad iniziare il discorso? In fondo, a quanto aveva detto, era pur sempre un re, dovevo portargli rispetto nonostante fossi almeno il triplo di lui.
Topolino si scharì la voce e mi guardò: "Avrei dovuto venire prima, ma la situazione si è rivelata più complicata del previsto, per cui abbiamo dovuto procedere a piccoli passi. Ti chiedo scusa, comunque. Non avrei dovuto lasciarti in quel posto con...loro per tutto questo tempo."
"Con 'loro' intende... i Nessuno?" chiesi, non potendo fare a meno di notare l' astio che c' era nella voce del Re quando aveva pronunciato quella parola. Infatti lo vidi annuire:
"Ti hanno presa per primi, non siamo riusciti ad arrivare in tempo. Ma grazie all' oscurità la loro velocità di spostamento è superiore a qualunque nostro mezzo, quindi era inevitabile...Tu stai bene, però, vero?"
Annuii energicamente: "Sto benissimo, signore!"
"Ne sono felice" disse il re sorridendo "Ora puoi stare tranquilla, d' ora in avanti non dovrai più tornare lì"
Come?
"C-che significa?" che voleva dire 'Non dovrai più tornare lì'?
"Non riuscivamo a metterci in contatto con te perchè un varco dimensionale per questo mondo, da attraversare con una nave, in realtà non esiste, abbiamo dovuto aprirne uno artificialmente e la cosa ha richiesto del tempo...Ora che ci siamo riusciti e che il varco è stabile, possiamo viaggiare con tranquillità da qui al nostro mondo e portarti con noi!"
"Portarmi con voi? E perchè?"
Il Re mi guardò come se avessi domandato il motivo per cui non si mangia il carbone.
"Mitsuki, tu sai quali sono le tue condizioni, vero?"
"Certo, ma..."
"Sai, quindi, che non possiamo permetterti di vivere come se nulla fosse, dobbiamo tenerti controllata! Non hai idea di quello che potrebbe accadere..."
"Si che ce l' ho!" sbottai, ricordando i due episodi in cui avevo avuto anche fare con Malefica più da vicino. Ce l' avevo eccome, l' idea, la prima volta in particolare era stata piuttosto traumatica...
"Allora, perchè ho l' impressione che tu stia oppondendo resistenza?" chiese Topolino, allargando le braccia.
"Beh, perchè... queste cose le faccio già, intendo la storia del essere tenuta sotto controllo e il resto. Sono a posto, diciamo. Perchè volete propormi la stessa cosa?"
"Perchè" e qui il tono di Topolino si fece serio "Tu vieni da un mondo totalmente scollegato, per cui è normale che non sappia nulla. Ma da noi, il nome dell' Organizzazione XIII è conosciuto, e credimi se ti dico che non lo è in senso buono. Non posso lasciarti con delle simili creature!" esclamò. Lo fissai, a metà tra il confuso e lo sconcertato. A cosa dovevo credere, ora? Tutta questa malvagità... da come Topolino citava i Nessuno, sembrava conoscerli molto meglio di me e probabilmente era vero. Era anche vero, però che una parte di me si era affezionata a loro e ora quella parte stava contraddicendo a gran voce il regale roditore.
"Ne parlate davvero male..."
"Ne parlo come ne devo parlare" rispose "Come si deve parlare di una banda di criminali e assassini, completamente pazzi e privi di moralità! Mi sorprende sentirti difenderli!"
"Non sono poi così male..." mormorai, stringendomi nelle spalle. Non volevo fare arrabbiare il re, ma davvero a me sembrava un' esagerazione. Forse mi sentivo così perchè ne avevo seriamente a che fare solo da poco, e durante quel poco avevano condiviso con me praticamente nulla, per quanto riguardava i loro piani. "Si, certo... in effetti i primi approcci con loro non sono stati del tutto gioiosi e tranquilli, ma a parte quello non hanno fatto niente che potesse nuocermi. Non saranno il massimo della simpatia, anzi, sono un po inquietanti - lo confesso - però tutto sommato non posso lamentarmi... non sono una che pretende troppo, mi lasciano in pace e a me basta..."
Lo sguardo del Re era però ancora pieno di disapprovazione: "Il tempo per farti del male c'è, Mitsuki, tu non sai quello che hanno fatto in passato..."
"Sinceramente..." mi raccolsi ancora di più e abbassai lo sguardo, come per proteggermi dall' eventuale reazione furiosa a quello che volevo dire "...sinceramente non mi interessa. Insomma... a me importa di liberarmi di Malefica, il resto non lo conosco e non lo voglio conoscere. Xemnas mi ha offerto il suo aiuto e fino ad adesso non ha fatto nulla per ingannarmi. Lei dice che c'è ancora tempo per farmi del male, ma credo che ce ne sia stato molto anche prima di oggi e invece non è avvenuto nulla."
Topolino scosse la testa, ma ora nei suoi occhi cominciava a serpeggiare la rassegnazione e la coscienza dell' avere a disposizione poche carte ancora.
"Trovo difficile che uno come Xemnas voglia aiutare qualcuno..." sospirò grave.
"Beh, non è che mi ha fatta portare da lui per offrirmi il suo aiuto. Semplicemente Malefica per lui e per tutti gli altri è solo un casino in più con cui avere a che fare. Come si dice...combattere il male alla radice, meglio prevenire che curare...non so se mi segue, in realtà della mia salute penso che a loro importi poco..."
"Però vuoi rimanere con loro ugualmente"
Feci spallucce: "Detta così mi fa sembrare tonta, ma si, in effetti è esattamente il succo di tutto il mio discorso..."  non riuscivo a trovare un motivo valido nemmeno io, ma in realtà non ero sicura nemmeno di volerne trovare uno. In fondo, dopo tutti quei giorni passatici dentro, perfino le neutre mura del Castello Che Non Esiste mi risultavano quasi familiari. Anche il fatto che li fosse perennemente notte e il cielo coperto di nuvole viola e color piombo non mi turnbava più così tanto.
E poi... c'era Kingdom Hearts, la strega che c' era in me non riusciva nemmeno a pensare di allontanarsi da esso.
Re Topolino continuò a fissarmi e a pensare, dopodichè sospirò. Immaginai qualcosa di simile a 'Mi dispiace, ma sei una folle a voler stare li, devo impedirtelo. Verrai con me volente o nolente' e avevo già la risposta pronta. Invece tirò fuori dalla tasca un oggettino che mi porse.
"Tieni" disse "Ho già capito che tentare di convincerti è inutile, per cui se proprio vuoi trovarti in pericolo, fai pure, non so più che dirti e non voglio portarti via a forza, sarebbe troppo rischioso. Forse hai ragione, l' Organizzazione in effetti non avrebbe il minimo motivo per riportare in vita Malefica, quindi voglio dare una possibilità a entrambi. Però non puoi pretendere che mi fidi di loro solo per le tue rassicurazioni, per me tu sei e resterai in mano a dei pericolosi nemici. Per cui promettimi che se cambierai idea, se avrai anche solo un dubbio, me lo farai sapere attraverso quello. E' una ricetrasmittente, ti permetterà di comunicare con me anche da un altro mondo."
Mi rigirai il piccolo oggetto tra le mani: "Oh, capisco. Certo, stia tranquillo, lo farò senz' altro..." promisi, parlando quasi meccanicamente, come facevo anni prima davanti ai discorsi preoccupati dei miei genitori, quando mi raccomandavano di non dare confidenza agli sconosciuti quando andavo fuori la sera.
Topolino annuì e si diresse di nuovo verso la finestra, che avevo lasciato socchiusa.
"Arrivederci Mitsuki"
Mi alzai in piedi "Arrivederci!" dopodichè lo vidi uscire e saltare il terrazzo. Mi spaventai, abitavo piuttosto in alto, ma quando mi sporsi non c' era niente e nessuno sotto di me, solo l' asfalto del parcheggio. Topolino era sparito.
"Forte..." mormorai con gli occhi ancora fissi sulla strada. E se anche quello fosse stato un sogno? Ma no, la ricetrasmittente grigia era ancora nella mia mano destra, era successo veramente. Lentamente rientrai in casa. Avevo ricevuto l' offerta di vivere una vita decisamente più tranquilla con l' aiuto di persone (o creature) probabilmente più miti dei Nessuno... e l' avevo rifiutata! La cosa mi faceva sentire strana.
"Beh, sinceramente, il mondo di quel re è stomachevole, inoltre al Castello c'è una persona che ti dispiacerebbe lasciare!"
"Lasciare? Chi, Demyx? Non dire scemenze!"
"Non parlo di Demyx..."
"Ah no? E di chi allora? Aspetta, aspetta...." feci voltandomi verso la voce, che sentivo alle mie spalle "Prima di tutto, mi spieghi chi SEEEEEIIII???" L' ultima parole mi uscì in un urlo di terrore. La voce che avevo sentito non proveniva da nessuna persona. Usciva invece dal mio specchio, sul quale si stagliava un' immagine che non era il mio riflesso. Una donna, alta, ammantata di nero, dalla pelle di un colore malaticcio e due corna nere. Stringeva un lungo bastone in mano e al collo, notai con terrore, portava un ciondolo identico al mio.
"Che c'è, Mitsuki, non dirmi che hai paura di me!"  mi sorrise con un' aria docile, la sua voce non tradiva la minima emozione negativa.
"Tu sei...sei...."
"Si, sono io" affermò sempre con calma."Malefica. Mi piacerebbe poter dire 'in carne e ossa' ma ho un piccolo problemino...fisico. Cose da poco conto, in effetti un corpo io ce l' ho, ho il tuo" aggiunse ghignando. Feci un passo indietro, come se la distanza facesse molta differenza. Era solo un riflesso, non dovevo temerla...o si?
"No" replicai secca "Il mio corpo non ce l' hai. E' mio, lo controllo io"
"Allora forse è meglio dire che avrò il tuo" rispose, la voce sempre uguale, al contrario della mia.
"Tu non avrai proprio niente!"
"No? E cosa te lo fa pensare?" esclamò simulando sorprendentemente bene un tono sorpreso "Il fatto che dalla tua parte ci siano quei...come si chiamano? Ah, i Nessuno? Oh si, in effetti loro potrebbero essere un problema. Parlando seriamente da donna a donna, Mitsuki, come ti è saltato in mente di allearti con loro? Hai idea di quel che vogliono fare? Vogliono estirparmi dal tuo corpo, risigillarmi o ancora meglio farmi fuori in maniera definitiva!"
"Si!" risposi continuando a fissarla senza quasi sbattere le palpebre "E la cosa mi sta più che bene! Se sapevo che quella collana era maledetta col cavolo che la compravo! Io non ti voglio dentro di me, nessuno ti vorrebbe!"
La vidi ridere di nuovo mentre mi fissava con quel suo sguardo penetrante, che sembrava sapere qualcosa che a me sfuggiva.
"Hai tutto il tempo per cambiare idea, non ti preoccupare. Ti conviene, sai? Perchè io il tuo corpo me lo prendo in ogni caso, quindi le cose sarebbero più facili per entrambe se tu smettessi di fare la sciocca e iniziassi a vedere le cose come stanno..."
"Perchè? Come stanno? A me, sinceramente, sembra che quella in svantaggio sia tu. Ci hai già provato due volte, e due volte hai fallito. In ogni caso, te lo puoi scordare il mio aiuto, hai capito, brutta megera malata?!"
Lo sguardo di malefica si affilò, i suoi occhi e la sua bocca si assottogliarono e ora lo sguardo che mi riservava non era più caldo come il precendente. Tremai involontariamente e strini i pugni.
"Sai una cosa?" mormorò "Io li detesto i bambini. E tu sei solo una piccola stupida che si crede forte, ma vedi...vedi, piccola mia, questa battaglia non la puoi vincere, nè da sola, nè con l' aiuto dei tuoi nuovi amici senza cuore. Finirà male per te e bene per me, perchè prenderò possesso definitivamente del tuo corpo e cancellerò la tua anima. Malefica risorgerà, Mitsuki, e tu non lo puoi evitare!" vidi l' immagine fare il gesto di allungare il braccio, come per sfiorarmi. Non poteva farlo, era confinata in uno specchio, ma arretrai comunque di diversi passi, fino a sbattere contro la scrivania.
"Vattene!" gridai stringendo forte il legno dietro di me. Malefica sorrise nuovamente. E obbedì. Un attimo dopo ero definitivamente sola; mi trascinai fino al letto e mi sedetti, o meglio, mi lasciai cadere a peso morto. L' avevo incontrata, alla fine, avevo incontrato la ragione dei miei guai e questa mi aveva comunicato con la più compelta tranquillità che tutti gli sforzi che avrei fatto sarebbero stati inutili, per poi sparire e lascriarmi sola a macerare nei dubbi. Che cosa era successo di preciso? Perchè era comparsa? Non era la prima volta in tre settimane che mi ritrovavo sola in casa, perfetto bersaglio per una strega impazzita, non era nemmeno la prima volta che si manifestava. Ma di solito lo aveva fatto facendo crescere in me pensieri sconosciuti, sensazioni che in quel momento non provavo neanche lontanamente. Perchè adesso me la ritrovavo davanti, completa di volto, collana e pensieri razionali?
Dev' esssere stato il topo. Forse porta sfiga! pensai e quella battuta sciolse un poco il nodo d' ansia che mi si era formato in petto. No, non dovevo agitarmi, dovevo fare le cose con calma! Com' era quella cosa che aveva detto Vexen? Pare che Malefica si manifesti quando ti trovi in situazioni simili a quelle vissute da lei. O qualcosa di molto simile. Se perdevo la testa ero finita, questo era chiaro e ormai non ci pioveva più. Per cui dovevo controllarmi.
Anche se, per me che la testa la perdevo abitualmente, era un impresa che necessitava uno sforzo mentale degno di un monaco tibetano.

C' era una cosa che apprezzavo di me stessa: passavo dalla felicità estrema alla disperazione più nera con una facilità impressionante... ma in compenso, con la stessa velocità facevo l' opposto. Tutta la depressione/ansia/disperazione che mi aveva assalita dopo la conversazione con Malefica e che mi era rimasta in corpo, opprimente come un macigno sul petto, per tutta la sera, durante la notte sembrava essersi magicamente dissolta, come il fiato su uno specchio. Al mattino mi sorprese la calma con cui affrontai quel problema, la tranquillità con cui mi dissi che, dato che l' avevo mandata via semplicemente ordinandoglielo, come con l' Heartless, sarei stata certamente in grado di ripetermi in caso di un nuovo tentativo e che perciò non avevo nulla di cui preoccuparmi, per il momento. Non sapevo se fosse un bene o un male: probabilmente me ne sarei pentita in futuro, un giorno mi sarei trovata nei guai e avrei rimpianto quella volta in cui, invece di preoccuparmi, avevo gettato la questione nel dimenticatoio. Ma in quel momento ero certa che ci fossero altri problemi, importanti di sicuro quanto quello, se non addirittura di più. Tipo l' imminente compito di fisica. La scusa con cui mi ero allontanata dalla chat non era stata inventata sul momento: avevo avuto realmente il pensiero di chinarmi un po' sui libri, ma tra il Re e Malefica, lo studio era andato per margherite. Il guaio era che non c' era poi tutto questo tempo per mettersi in pari, una sola serata poteva voler dire tutto! Anche se sinceramente, ormai pensieri come quelli mi suonavano privi di speranze e pieni invece di ipocrisia: io ero destinata alla bocciatura col quattro in fisica, altro che seconda possibilità di recupero!
"Hai l' aria depressa Mitsuki" constatò Ayame mentre uscivamo da scuola.
"E' un' illusione ottica..." affermai con voce da oltretomba, per cui convincente quanto un troll a tre gambe, tanto per citare Nobuo.
La rossa rise: "Non sarà per fisica vero?"
La squadrai con fare sorpreso: "Scherzi?!" esclamai "E' assolutamente l' ultimo dei miei problemi!"
"Non so più che dirti, ormai, hai esaurito ogni carta a tua disposizione!"
"Grazie..."
"Insomma, a tutti capita di incappare nel professore sbagliato, ma tu ne hai cambiati almeno tre e i tuoi voti salivano in gran parte perchè per Kurosaki ti impegnavi molto..."
"Io mi impegno tantissimo, Ayame, è la fisica che ha una propria coscienza e che sta cercando di impedirmi ad ogni costo di raggiungere il traguardo più importante di quest' anno!" sbuffai.
"Si, ok..." fece lei "Ma non è trascinando la fisica in tribunale, che ti si alzeranno i voti! Mayu sta organizzando un viaggio nell' Hokkaido per festeggiare il diploma e se ti bocciano che diploma festeggi?"
"Che viaggio faccio, vorrai dire! Se non passo questo, sarò certa che non potrò nemmeno venire a salutarvi all' areoporto!"
"Ecco! Non voglio fare l' uccello del malaugurio, Mitsuki, però non posso neanche dirti che ce la farai se vai di questo passo."
"Che passo dovrei fare, secondo te?" sbottai "L' hai detto, ormai ho esaurito le carte a mia disposizione! tanto vale dire a Mayu che non ci vengo nell' Hokkaido..."
Ayame mi guardò comprensiva sorridendo: "A questo punto" disse "A te non basta più l' aiuto di un compagno, ti serve uno scienziato! O un miracolo...che dici Mikki, chiamamo il servizio preghiere?"
"Come hai detto?!" urlai.
"Chiamiamo il servizio preghiere?"
"No, prima!"
"Un miracolo?"
"Prima!"
"Uno scienziato?"
"Ayame, sei un genio!!" urlai saltandole al collo. Quando mi staccai mi guardava confusa.
"Io...certo, lo so!....che ho fatto?" chiese. Ma io stavo già pensando ad altro.
"Non sono sicura al 100% di farcela " dissi, mordendomi un' unghia per concentrarmi "Ma se riesco, forse ho una possibilità in più di superare il compito.... che giorno è oggi?"
"Il quindici!"
"Ho sei giorni... forse sono meglio di nulla..."
"Si può sapere che stai macchinando, Mitsuki?"
"Te ne parlo stasera!" dissi, sistemando la cartella sulle spalle e iniziando ad allontanarmi "Ci sentiamo!" e mi infilai nella torma di studenti, in cerca dei soliti capelli rossi.
"Mikki!" i capelli rossi mi chiamarono dall' altro capo della strada e li raggiunsi di corsa, per la prima volta impaziente di raggiungere il Castello Che Non Esiste.
"Ciao Axel!" trillai
"Ciao!... ehm... come mai così felice di vedermi?" domandò.
"Chi? Io? Nah, non è per te!"
Il rosso mi guardò come se mi vedesse per la prima volta "E per cos' è allora?"
"Te ne parlo più tardi. Forse."
"Si" scosse la testa ridendo "Andiamo, che è meglio..." ci incamminammo come al solito verso il parchetto e ci nascondemmo dietro ad un gruppo di alberi, in modo da nascondere il varco oscuro che portava al Castello. Axel entrò subito e prima di seguirlo diedi un' occhiata al cellulare.
Erano le quattro e trentatrè e io mi sentivo la donna più speranzosa e felice del mondo.

"No."
Erano le quattro e quarantuno, tutte le mie speranze si erano infrante e il mondo mi era appena crollato addosso.
"Come sarebbe a dire 'no'?!" chiesi con voce sconvolta.
"Vediamo...vuol dire qualcosa come....'no'!"
Misi il broncio mentre davanti a me Vexen stava seduto fissandomi con estrema naturalezza, completamente incurante del fatto di avermi distrutto le certezze dell' ultimo quarto d' ora, sulle quali però avevo costruito in quel tempo il futuro della mia vita.
"Ma perchè?! Ti prego! Ti sto solo chiedendo di darmi un aiutino in fisica!"
Il Freddo Accademico mi squadrò "Mitsuki, dare una mano è un conto, diventare il tuo insegnante privato è un altro. E io ho cose più importanti, al momento."
"E sarebbe?" sbuffai.
"Sarebbe salvare te, per quanto la cosa non mi attiri particolarmente. Ma Xemnas ha affibbiato la parte noiosa del lavoro a me e Zexion, per cui oltre a svolgere i nostri compiti abituali dobbiamo anche preoccuparci di estirparti uno spirito dal corpo. Cosa che è tutto tranne che semplice, mi scuserai quindi se preferisco evitare di accollarmi anche l' incarico di seguirti nello studio. Ringrazia che sorvolo sul fatto che mi dai del tu."
Non seppi se rispondere o no, se ringraziare o protestare. Maledizione, lo stava facendo apposta, ne ero certa! Faceva leva sul fatto che ero in debito con lui per ricattarmi! Che persona subdola! Meschina! Odiosa!
Mia ultima risorsa...
"Ti prego!" esclamai "Se vengo bocciata mi toccherà frequentare dei corsi estivi e stare spesso a scuola dopo la chiusura! E non potrò venire qui!"
"Allora studia."
"Ma..." balbettai cercando una soluzione "E se vengo bocciata e cado in depressione e Malefica ne approfitta per possedermi?"
"Mitsuki non ricattarmi..." disse, distogliendo lo sguardo da me per posarlo su un libro a perto davanti a lui.
"Tu lo fai!"
"Io non faccio proprio niente. Tu però ti fai tante, tante paranoie se vuoi saperlo"
"Ti odio."
"Il tuo odio non mi tange, mi dispiace"
"Non ti dispiace."
"Hai ragione."
Ero in un vicolo cieco, non riuscivo a uscirne. Davanti a me Vexen non mi prestava la minima attenzione, come se me ne fossi già andata, ma dentro di me sentivo che si stava divertendo da matti. Su che convinzioni mi basassi non lo sapevo, ma si stava divertendo: Doveva divertirsi, altrimenti perchè mai avrebbe dovuto tenere un comportamente così antipatico?
"Li hai i libri?"
Per l' ennesima volta cascai dalle nuvole.
"Eh?" Basta, quella storia doveva finire, insomma!
Vexen sospirò "I libri. Sai, quegli oggetti formati da tanti fogli di carta impilati e rilegati che si leggono? Quelli che non pretendo tu abbia letto da cima a fondo, ma almeno comprato e aperto?" mimò ogni parola, forse per essere certo che capissi. Più probabilmente per prendermi in giro (tanto per cambiare). Di nuovo sentii le guance imporporarsi per l' imbarazzo. Ma ci provava gusto?
"Certo che li ho, i libri!" esclamai piccata. Ma che significava quella domanda? Che accettava di aiutarmi?!
"Li hai qui?"
"Si, di sopra...perchè?"
"Perchè, se ci riesci a salire e scendere senza perderti o cadere in un dirupo, ti chiederei di portarli qui, prima che cambi idea e ti sbatta fuori. Mi sto già pentendo di quello che ho detto trenta secondi fa, non peggiorare la situazione, ti prego."
Rimasi ferma qualche secondo combattuta tra l' imfamarlo per l' avermi nuovamente accusata di essere un' invalida e l' abbracciarlo per l' aver accettato di aiutarmi. Quando mi resi conto che nel primo caso avrei ottenuto soltanto un imbarazzo maggiore, e nel secondo caso probabilmente la morte per assideramento, mi decisi a scattare fuori dal laboratorio in cui avevo raggiunto Vexen per dirigermi nella sala grigia, dove stava la mia borsa con i libri di fisica. Incrociai Demyx e a malapena riuscii a salutarlo, nella mia testa c' era spazio per un solo pensiero.
Ce l' ho fatta, ce l' ho fatta, ce l' ho fatta, ce l' ho fatta!

"Posso chiederti come ti sei convinto?" chiesi, mentre scavavo nella cartella alla ricerca dei libri di fisica.
"Meglio non chiederselo, forse perchè il non avere un cuore è l' unica cosa che mi impedisce di piangere, al pensiero di un qualsiasi libro in mano tua...probabilmente una parte di me si sente in dovere di rimediare a questo scempio."
"Divertente..." sospirai, anche se non potevo certo dire di amare quei tomi che mi stavano davanti e di riservare loro un trattamento molto gentile, le numerose pieghe della copertina ne erano la dimostrazione. A giudicare, però, dall' espressione di evidente repulsione con cui Vexen li stava sfogliando non dovevano piacere troppo nemmeno a lui.
"Ci credo che non impari niente, questi libri sono repellenti!" sibilò mentre scorreva le pagine di Conoscere la materia.
"Repellenti?"
"Fanno schifo."
"So cosa vuol dire repellenti!" sbottai, mentre Vexen passava ad un altro libro, osservandolo con la stessa espressione disgustata. "Ma perchè lo sono, scusa?"
"Hai mai letto un' encicolpedia per il puro desiderio di conoscenza?"
Quella domanda mi lasciò perplessa: "No...."
"Nemmeno io. Nessuno lo farebbe. Per comprendere una cosa devi amarla." disse con espressione improvvisamente molto più seria, che mi fece intendere che con quell' affermazione stava tutt' altro che scherzando. "E questo" aggiunse sventolandomi i tomi davanti al viso "E' l' ultimo modo con cui riuscirai ad amare la fisica."
"Non prendertela con me, la colpa è del sistema scolastico giapponese..." mi difesi. A me però i libri scientifici sembravano tutti uguali, quindi...
"Forse sarebbe meglio spiegarti le cose in maniera più indiretta, che sbatterti davanti una formula matematica, ma non è detto che i libri che ci sono qui siano adatti. Eppure..." riflettè alzandosi "Aspetta qui." e scomparve alla mia vista. Rimasi sola nella stanza e per un attimo mi chiesi se sarebbe ritornato, ma pochi minuti dopo lo vidi ricomparire reggendo tra le braccia dei libri che non erano i miei.
"Ho cercato di prendere dei testi che somigliassero un po ai tuoi, non è la stessa cosa, ma con quella roba io non ci lavoro" affermò con convinzione. Presi in mano uno dei tomi, lo aprii e osservai il contenuto; "Sembra astrofisica" azzardai.
"Perchè lo è." fu la risposta "Credo che per te possa risultare la branca più interessante. Vediamo un po.... sai dirmi innanzitutto cos' è una galassia?"
"Un ammasso di stelle?"
"Stelle, gas, sistemi, polveri, associazioni stellari, tutti legati dalla reciproca forza di gravità. Che fine faranno?" mi chiese.
"Ehm… si allontaneranno per l’espansione dell’universo?" azzardai. "Non sono attratte tra di loro…"
"Esatto. In realtà le interazioni tra le galassie possono capitare, ma si tratta di argomenti complessi che non ha senso spiegarti."
"E che succede se interagiscono?"
"Mi senti quando parlo?"
"Ma è interessante!"
"Almeno quello... se interagiscono... diciamo che dipende dalla velocità con cui si muovono. Se si muovono ad una certa velocità le loro strutture non subiscono variazioni, quindi le stelle rimangono al loro posto, tanto per spiegartelo in maniera semplificata."
"E se vanno più piano?" domandai incuriosita.
"Se vanno più piano" fece Vexen "La velocità non sarà sufficiente a permettere un tranquillo transito l' una nell' altra e si verificherà una fusione. Se una delle due galassie è molto più grande la più piccola verrà distrutta e le sue stelle andranno a far parte della maggiore. Questo fenomeno è chiamato cannibalismo galattico."
"Oh, Signore...." soffiai sgranando gli occhi. Galassie cannibali, che storia!
"Tornando a noi. L' allontanamento delle galassie è previsto in un universo con una gemometria piatta. Che vuol dire?
"Che avete le stesse nostre nozioni!" esclamai. "Stai usando gli stessi termini dei miei professori, assurdo!"
"Meglio no?"
"Ah beh, sicuro..."
"Quindi, questa geometria piatta?"
"Oh, si. Significa che le parallele non si incontrano mai e sono equidistanti" affermai convinta, sicura di dare la risposta esatta una volta tanto.
"Allora non sei totalmente decerebrata! Bene, mi fa piacere!"
"Grazie, eh..."
"Di nulla. Sto cominciando a cinvincermi che una speranza c'è." disse e nonostante il sarcasmo, quell' affermazione mi sollevò non poco.
"Dunque, come abbiamo detto, queste galassie si allontaneranno e le stelle al loro interno..."
Voltò pagina e mi mostrò la conformazione di una stella.
"...Si raffredderanno e i pianeti di conseguenza tenderanno ad allontanarsi da esse."
Lo guardai ammirata. Messe su questo piano le nozioni diventavano più interessanti. Quasi mi piacevano, ma avevo paura a pensarlo seriamente.
"Seguirò la teoria della morte termica dell’universo per ripassare qualche base di fisica. Dopo che i pianeti si saranno allontanati, cadrà ogni tipo di orbita e i buchi neri evaporeranno"
"Che?" esclamai "I buchi neri evaporano?!" ma Vexen mi fece segno di tacere.
"A questo punto, fra circa… un numero con 65-70 zeri di anni, la temperatura dell’universo sarà pari allo zero assoluto, e ancora più tardi l’entropia aumenterà sino a che non saranno più possibili gli scambi di energia."
Rimasi a bocca aperta. Avevo vagamente capito l’argomento: un gran casino in un universo molto freddo.
"Sai spiegare cosa sono lo zero assoluto e l' entropia?" mi domandò, sfogliando ancora il libro.
"Lo zero assoluto è una temperatura a cui tutto congela… l’entropia è il casin… cioè, il disordine di un sistema!"
Vexen socchiuse gli occhi "Non mi piacciono molto queste spiegazioni semplicistiche" disse, dopodichè lo vidi prendere in mano il mio segnalibro di metallo.
"Questo" spiegò "E' lo zero assoluto" strinse tra le dita il segnalibro e prima che potessi pensare qualsiasi cosa vidi la superficie metallica ricoprirsi di un sottile strato di ghiaccio.Strinsi le labbra preoccupata.
Il mio segnalibro era ghiacciato. Un attimo dopo lo vidi andare scenograficamente in pezzi e sobbalzai sulla sedia per lo spavento.
"E l’entropia è questa." precisò, indicandomi il metallo frantumato, i libri disordinatamente disposti sul tavolo e alcune pagine un po’ strappate.
Fare fisica diventava davvero divertente… sorrisi entusiasta, ma non ricevetti altrettanto fervore da Vexen. Non m’importava molto: lo zero assoluto era spaccare oggetti col freddo e l’entropia fare casino, perciò il resto sarebbe stato facile e innovativo!
Quel pomeriggio ripassai i tre principi della termodinamica, l’energia e mi divertii con lo zero assoluto. Non vedevo l’ora di continuare a sfogliare libri e parlare di astronomia collegandomi alla fisica, perché era qualcosa di terribilmente fantastico. Avevo avuto tre, è vero, ben tre insegnanti diversi, ma Vexen li sbaragliava senza possibilità di replica. Era la persona più irritante, perfida, acida e odiosa che avessi mai incontrato, ma in quelle due ore che erano passate aveva risolto i miei dubbi di due anni per cui l' unico sentimento che provavo nei suoi confronti in quel momento, era di pura adorazione.
Ad un certo punto vidi Vexen chiudere il libro e tamburellare con le dita sulla copertina. Per quel giorno il ripasso poteva dirsi concluso.
"Ehm senti...So di esserti antipatica, ma il tuo aiuto mi rende molto felice. Mi chiedevo se potessi venire qui a studiare fisica per chiederti aiuto in caso di dubbi..."
"Dovrò aspettarmi di essere interrotto spesso, quindi."
"Sei la fiducia fatta persona."
"Fa un po come ti pare" comunicò con un' alzata di spalle "Forse se ti seguo un po, in futuro non avrai bisogno di venire da me a rompere le scatole."
"La voglia è reciproca" affermai senza riuscire però a nascondere un sorriso di soddisfazione.

Mikki: buondì!
°°Ai: Oh, guarda ki c'è!
Mikki: ^^
°°Ai: Allora, adesso mi spieghi perchè stamattina sei passata dalla depressione alla felicità + assoluta in meno di 3 secondi?
Mikki: ho trovato una soluzione ai miei problemi di fisica!
°°Ai: hai kiamato il servizio preghiere?
Mikki: mi spieghi cs'è sto servizio preghiere?
°°Ai: niente, niente...
Mikki: ....
°°Ai: beh?
Mikki: hai presente Vexen?
°°Ai: il tizio ke ti stimava poco e sul quale sei poi caduta addosso molto scenicamente e che ora ti odia e ti crede una pazza che nn sa stare in piedi da sola?
Mikki: ....perkè te la ricordi così bene quella parte? T-T
°°Ai: k fa?
Mikki: mi insegna fisica...
°°Ai: nn ci credo.
Mikki: ok.
°°Ai: ma davvero?
Mikki: U_U
°°Ai: e come insegna?
Mikki: sorvolando sul fatto che infila una provocazione sulla mia stupidità in una frase si e una no, anche troppo bene.
°°Ai: l' ultima volta che hai detto che eri speranzosa hai preso quattro.
Mikki: non rigirare il coltello nella piaga. E cmq stavolta ne sono certa.
°°Ai: ke ti bocciano? XD
Mikki: la finisci?
°°Ai: e Demyx?
Mikki: è morto
°°Ai: eh?
Mikki: non assillarmi.
°°Ai: smetti di nascondere il vostro amore!
Mikki: piantalaaaaaaaaaaaaa!!!!! non lo amo, testa di cavolo! E' un amico.
°°Ai: si inizia sempre così...
Mikki: daiii...
°°Ai: ok, io vado, tu torna pure da lui.
Mikki: ma anke no...

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Evvai con l' astrofisicaaaa!!! aaww, quanto mi piace!
Pucchi, dato che me la insegni tu a random la sera su msn, un ringraziamento speciale è d' obbligo XD Non so cosa farei senza di te che mi saluti sparando nozioni a caso invece di dire "ciao!"... ù.ù 
Comunque appena ti degni di passare dal paesello ti prometto che ti dirò tutto quello che vuoi sapere sul Vexen dantesco! E tu invece mi dirai perchè l' altro giorno, mentre giocavo a Chain of memories e combattevo contro di lui, gridavo "Muori Puc muori!"
no, sai... mi piacerebbe sapere quanta influenza negativa hai avuto su di me! 
in realtà i miei neuroni ti amano, ma li costringo a mentire e a dire che ti odiano, perché sai, tu e i miei tre neuroni... insomma, sareste una coppia poco convenzionale... pensa allo scandalo! ù.ù


Malefica non ce l' ha la collaninaH, però glie l' ho messa lo stesso, licenza d' autrice! XD
Il cannibalismo galattico esiste veramente, non me lo sono inventata!! vi rimando a zia wikipedia per ulteriori informazioni! XD cercatelo alla voce Interazioni^^

A  
Lion of darkness un grazie per i complimenti! Addirittura un successo? Poi mi monto la testa XD Guarda, spesso capita pure a me di aspettare prima di recensire, se commentassi tutto ciò che leggo ne avrei scritte un centinaio di più!^^ sono contenta di vederti arrivare tra i recensitori, spero che la storia ti faccia sempre questo effetto!
Ah, la MitsukixDemyx....eheh..mah *fa la vaga* a dire il vero non so nemmeno io, ma non dico nulla! XD
Fede! (ormai ti chiamo così XD) ma il destino di Mitsuki è proprio quello di essere circondata da amici simpatici&dolci&gentili&rompicoglioni che la stresseranno a tal punto che Malefica se ne andrà di sua spontanea volontà pur di farla finita! No, non andrà così, tranquilla, però sarebbe un finale molto significativo, potrei fare un epilogo a parte con questa trama! XD
Ah, chi non vorrebbe fare coppia ufficiale con Demyx? *-* cioè, sarebbe una stupidata dietro l' altra, non ci sarebbe tempo per la serietà... il massimo ù.ù Vabbuò....
Lui ci sarà sempre per protestare alle missioni e raccontare cose stupide a Mitsuki! XD
Eeeee, due nuove recensitrici addirittura! O.o
Giulia__chan, ma benvenuta anche a te! XD
Demyx? Lui è la mia mascotte XD Notturno demente e coccoloso, eh si che l' arrapamento lo provoca, altro che allgra innocenza giovanile! O.o *delira*
E Zexion...Zexion è un altra miniera di fluff assurdo quindi attira pure lui! XD però devo stare zitta *si tappa la bocca con lo scotch* o mi lascerò scappare qualcosa sul futuro amoroso di Mitsuki! *lol*

Un grazie anche a chi legge senza commentare, chi è troppo pigro per commentare, chi non sa scrivere, chi ha le dita rotte, chi ha le dita nel naso mentre legge (bravo eh!), chi ha le dita altrove (…) e chi le usa per cazzeggiare su msn.

Sono di fretta, chi non commenta è un cavolfiore puzzolente, davanti a casa mia abita un vampiro/Gary Stu/spia/chi più ne ha più ne metta.
Ciao Magò!
*si allontana saltellando con la sua maglietta verde di Latte*


                      



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Capitolo 9
*** Scarlatto come il sangue ***


*MALEFICA*
Capitolo 8
*
Scarlatto come il sangue


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Cos' era il giusto? Cos' era il torto?
Cosa distingueva il fare dal non fare?
"Se dovessi rivivere i miei anni" pensava il vecchio sovrano
"Andrei a seppellirmi in un monastero
per paura di un Fare che potesse esser causa di dolore


T.H. White,  "La candela nel vento"
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“Mitsuki…”
"..."
“Senti, so che per te è difficile da accettare…”
"..."
“Ma rifiutare la realtà è inutile, devi fare uno sforzo!”
"..."
“Mikki... dai fai un sorriso...”
"..."
“So che ti sembra strano, ma vedrai che ti ci abituerai...”
"..."
“Ora sei sconvolta, ma devi credermi…”
"….."
" Mitsuki, quel sette in fisica NON è uno scherzo del professore!!!!"
Erano passati almeno cinque minuti dal suono della campanella che aveva decretato l’ inizio della pausa pranzo, ma io ero ancora immobile al mio banco, come incollata alla sedia. Il motivo era semplice e aveva la forma e l’ aspetto del mio compito di recupero, che due giorni prima avevo svolto, e che ora stava davanti a me. E mi mostrava, a caratteri cubitali, un segno che mai in cinque anni aveva mostrato: una linea sottile piegata. Un sette scarlatto.
Scarlatto come il sangue, che sembrava aver deciso di smettere di affluirmi al cervello, e di limitarsi a compiere il suo circolo solo nella parte del corpo al di sotto della testa.
“Dai, Mitsuki, smetti di fare la trasognata e andiamo a mangiare,che muoio di fame!”
Ma io non riuscivo a scollare il mio corpo dal banco. O meglio, i miei occhi dal compito. Perché quello che dominava, rosso, sul bianco del foglio, non poteva essere un sette, la realtà in tutti i sensi doveva essere errata per forza! C’ erano tre voti di troppo in quella valutazione!
“Mitsuki, mi sto stancando, o ti alzi o vado in mensa senza di te!” Ayame da sopra la mia spalla stava iniziando a spazientirsi. La capivo, come darle torto? Doveva essere seccante, il  voler andare a mangiare e non poterlo fare a causa della propria migliore amica, che in quel momento sembra essere caduta in coma irreversibile. Non che mi importasse molto, in quel momento, però.
“Va bene, se non ti alzi ti alzo io!” esclamò la rossa, al che mi sentii afferrare per le ascelle e tirare su con forza. La sedia scivolò all’ indietro  e per poco non vi inciampammo entrambe.
“Ayame, lasciami! Sono in piedi, sono in piedi, visto? Mollami!” gridai, mentre tentavo di riacquistare il mio già carente equilibrio.
“Andiamo!”
“Si, si! Andiamo, calmati!”
“Calmati? Se non ti svegliavo io rimanevi all’ infinito a fissare quel foglio.” Replicò, mentre finalmente uscivamo e iniziavamo a percorrere il corridoio “Stiamo già abbastanza in classe, senza aver bisogno di sacrificare quella misera ora che ci viene concessa. Inoltre hai appena preso un sette, al tuo posto sarei già a pranzo per gridarlo all’ intero istituto!”
“Chi ti dice che è un sette? Potrebbe essere un uno un po’ sghembo, che ne sai?" gemetti. Ayame mi guardò, sembrava stare per perdere la pazienza.
“Mitsuki…Sai meglio di me che Kurosaki non fa il taglietto al sette. Smetti di cercare scuse!”
“Io non cerco scuse!”
“Allora sei masochista, o qualcosa di simile. Dovresti stare urlando a squarciagola, invece sei più pallida di me quando la Endo intterroga!"
"E te ne chiedi anche il motivo?!" esclamai sventolandole isterica la valutazione davanti al viso "Hai idea di cosa sia questo?!"
"Un...sette?"
"Un sette! In fisica! Ho preso sette in fisica! Io non ho MAI preso sette in fisica! E questo può voler dire solo una cosa!"
"Si, che devi darmi una foto di Vexen, così gli faccio una statua! Mitsuki, non c'è nessuno scherzo di nessuna persona, sei andata bene perchè finalmente ti sei impegnata al massimo. Punto. E zitta. Sabato sera si festeggia e non intendo sentire altre discussioni!" e con quelle parole mi liquidò definitivamente, puntandomi l' indice al petto per sottolineare il discorso.
Quel gesto mi riempì improvvisamente il cuore di una gioia immensa, qualcosa che non seppi definire e che mi travolse letteralmente. Quasi senza che me ne acorgessi, mi ritrovai a gettarle le braccia al collo e a stringerla a me, completamente incurante di essere al centro del corridoio principale e di conseguenza un perfetto obiettivo per gli sguardi di tutti. Non mi importava: ero felice, felicissima! Tutte le mie preoccupazioni sembravano essere sparite in quell' istante, in cui nemmeno Malefica era più che un fugace pensiero.
"Mitsuki..." mormorò Ayame, la voce lievemente imbarazzata "Ci guardano..."
"Chissenefrega, chissenefrega!" risposi, stringendo ancora di più la presa. La situazione sembrava essersi capovolta: in genere ero sempre stata io quella pudica che si imbarazzava per ogni minima cosa e Ayame quella che si divertiva a provocarmi; in quel momento, invece, non volevo saperne di staccarmi dalla mia amica.
"Sei posseduta, Mitsuki?"
Mi staccai all' istante "MA SCHERZI?!" esclamai istintivamente. Ayame mi fissò. Io la fissai. Ayame cambiò espressione e si fece confusa. Io cambiai espressione e mi feci imbarazzata. Ops...reazione esagerata, probabilmente. No, senza il probabilmente, ma non era colpa mia.
Mi era venuto spontaneo.
In fondo io, in effetti, posseduta lo ero veramente. Per un momento avevo pensato che Ayame lo avesse scoperto. Terrore.
Un attimo dopo però la vidi scoppiare a ridere e tirai un sospiro di sollievo, mentre la tensione scivolava via nuovamente.
"Scherzavo!" fece, asciugandosi una lascrima con un dito "Quel sette ti ha sconvolta sul serio, eh?"
E io non potei fare altro che sorridere a mia volta e assentire, cercando di mostrare una tranquillità che in quel momento non provavo. Mi sentivo inquieta, in realtà. Qualcosa non andava, non andava per niente e mentre seguivo la mia amica per i corridoi, diretta in mensa, capii il motivo. O almeno ne capii una parte.
Aveva ragione Ayame, un sette non può spaventare tanto una persona; può stupirla, ma non può scatenare in essa le reazioni che aveva scatenato in me. Daccordo, avevo fatto un notevole salto di qualità, ma alla vista di quel numero così alto, io avevo realmente sentito dentro di me un misto tra soddsfazione....e paura. Avevo avuto paura e non si trattava del semplice timore che fosse tutto uno scherzo, come in principio avevo pensato, ma di qualcosa di diverso: in quel voto io avevo visto le parole che Re Topolino mi aveva rivolto sette giorni prima, avevo visto la delusione e la rassegnazione e la rabba repressa dei suoi occhi. Ma non ero riuscita a capire il perchè, col risultato che ero rimasta come pietrficata davanti al banco; fortunatamente l' impressione che avevo dato non era stata troppo brutta, ad Ayame il mio mutismo doveva essere sembrata solo una reazione lievemente esagerata all' avvenimento.
Ora però cominciavo ad avere dei dubbi, iniziavo a sentire il mio cervello elencare le possibili motivazioni, scartare quelle più improbabili e restringere la lista a poche possibilità, passare al setaccio anche quelle e ottenere come risultato una spiegazione che però non volevo accettare, perchè era tanto ovvia quanto poco bella.
"Ai" iniziai, attirando l' attenzione di Ayame "Vado un attimo in bagno. Tu vai avanti e prendi i posti, ti raggiungo dopo, ok?"
"Si, daccordo!" disse sorridente. Sorrisi a mia volta e mi voltai nella direzione opposta a quella in cui ci stavamo muovendo.
Avevo bisogno di riflettere e farlo da sola, la mia mente stava realmente elaborando qualcosa di serio e in un momento avevo bisogno del silenzio e della calma per consentirglelo. Fortunatamente il corridoio era ormai semideserto e non incontrai niente e nessuno che mi fosse d' intralcio, arrivai in fretta alla porta bianca dei bagni ed entrai. Erano vuoti anch' essi, potevo pensare in pace.
Accidenti, addirittura cercare la solitudine per pensare! Mi stupisci Mitsuki!
In effetti non si poteva certo dire che fosse un' attività nella quale mi immergessi spesso. Ma, in fondo, c' era una prima volta per tutto. E stavolta sentivo davvero il bisogno di darmi un chiarimento. Non che ce ne fosse bisogno, in realtà, perchè io non volevo un chiarimento, no, io volevo una soluzione diversa da quella a cui ero giunta. Volevo una verità diversa da quella che sentivo dentro di me.
Volevo non avere nel cuore il dubbio che quel sette fosse stato raggiunto nel modo sbagliato. Si, quella frase descriveva nel modo giusto la mia inquietudine. Da quando Topolino mi aveva parlato dei Nessuno come di creature mostruose, prive di buonsenso, abominevoli tanto da venire privati perfino del diritto a esistere, mi ero ritrovata più volte a cadere in uno stato confusionale pazzesco, in cui le idee, i pensieri e gli istinti si sovrapponevano l' uno sull' altro, uno dopo l' altro, senza un minimo di ordine; in cui non appena un' idea prendeva forma, subito ne arrivava un' altra compeltamente opposta che sostituiva la precendente. E poi un' altra e un' altra ancora, al punto che non sapevo più a cosa credere. Topolino odiava i Nessuno a morte, ma io non riuscivo neanche lontanamente a condividere il suo pensiero. Per quanto mi sforzassi ero letteralmente affascinata da quelle creature, le temevo ma al contempo le amavo. I nostri pensieri quindi erano completamente agli antipodi. Ma se io la pensavo in un modo e lui in un altro....chi aveva ragione? Era questo il problema, chi era nel giusto e chi nel torto? Perchè uno dei due doveva sbagliarsi per forza, i Nessuno non potevano essere affascinanti e crudeli al tempo stesso. Chi, però, pensava male?
Ed era la risposta a quella domanda che non mi piaceva. Topolino era stato eletto Re, il che doveva per forza significare che era un essere buono e soprattutto saggio. Io invece cos' ero? Una ragazzina, una tizia qualunque senza nessun talento prodigioso, oltre a quello di dire e fare stupidaggini. Non ero sapiente, non ero generosa, non ero autoritaria. Che motivo potevo avere, per essere certa che le mie parole fossero vere e quelle del Re false?
E il risultato che ottenevo era solo quello di finire sempre più vicina all' esaurimento nervoso.
Avevo preso sette, e dico, sette in fisica, ma l' avevo preso grazie a Vexen, cioè a un Nessuno, cioè a una creatura malvagia secondo i canoni del Re! Dovevo essere soddisfatta o sentirmi in colpa per aver accettato l' aiuto di un nemico?
Se era davvero un nemico, poi... Dio, mi sentivo terribilmente confusa! Mi presi la testa tra le mani. Che cosa dovevo fare?!
"Beh, dato che a differenza dei nero vestiti tu puoi farlo, io ascolterei il mio cuore, tu no?"
Quella voce... Mi riscossi dai miei pensieri e alzai la testa verso il punto da cui l' avevo sentita provenire.
"Ti sono mancata, Mitsuki?"
"TU!" esclamai, ma mi morsi subito la lingua. Non dovevo urlare, non ero a casa da sola e se mi sentivano ed entravano, mentre parlavo con...non volevo pensarci.
"Io" fu la strafottente risposta. Strinsi i pungi e fissai la specchiera sulla quale, dove prima vi era stato il mio riflesso, ora c' era l' immagine di Malefica.
"Allora" iniziò lei, con fare amichevole "Ci sentiamo un po confuse?"
"Non sono affari tuoi" replicai secca.
"Tu dici? Cara, ma se non lo sai io vivo dentro di te. Di conseguenza sono a conoscenza di tutto ciò che provi e pensi. Oh, non fare quella faccia infuriata, ne farei volentieri a meno, non hai idea di quanto sia straziante subirsi gli sproloqui e i patemi di un' adolescente!" fece una faccia affranta e disgustata al tempo stesso.
"Scusa tanto se i miei patemi non sono di tuo gusto!" sbottai. Ma tu guarda... non pretendevo una privacy esterna totale, ma non potevo tenere per me nemmeno i miei pensieri?!
"Si, beh, non è qello che ci interessa al momento" fece con tono noncurante "O meglio, non completamente. Volevo chiederti una cosa, in realtà: sbaglio, o non hai detto a nessuno che ci siamo parlate, sette giorni or sono?"
Non risposi immediatamente a quella domanda. Aveva ragione, non l' avevo detto a nessuno.
"Non sbaglio, vero?" concluse la frase da sola.
"Beh?" proruppi "E allora? Se non l' ho fatto significa che non ne ho bisogno, o sono io quella che sbaglia? Sono io a errare, o è passato un mese e tu non sei mai riuscita a prendere il controllo su di me? No, non sbaglio, non ci sei riuscita! Declami tanto la tua forza, ma abbiamo già visto tutti quanti che non vali nulla. Per cui... perchè dovrei scomodare Xemnas per una questione talmente poco importante che posso risolverla io da sola?"
Il volto di Malefica era una maschera indecifrabile, non riuscivo a capure se provasse rabbia o no. Ma da come le sue labbra e i suoi occhi si erano assottigliati capii che non doveva essere molto contenta. Sorrisi dentro di me. Punta sul vivo, eh?
"Chissa, non è mica detto che le cose rimarranno così per sempre..." mormorò.
"Aspetta e spera!" risi, poco prima che i suoi contorni si offuscassero e la sua immagine svanisse per lasciare di nuovo posto al mio riflesso.
Di nuovo, avevo parlato di nuovo con Malefica. Ma anche stavolta non mi ero sentita affatto strana. Era un buon segno?
Di certo, però, c' era che quella conversazione mi aveva come liberata dall' ansia di poco prima. Strga o no, Malefica aveva detto una cosa giusta, mi aveva detto di seguire il mio cuore.
E il mio cuore, con tanto dispiacere per il Re, stava dalla parte dei Nessuno.
Il sette era stato ottenuto in un modo giustissimo. Punto e zitta, come aveva detto prima Ayame.
Si, zitta. Altrimenti impazzivo veramente e non ci tenevo, no.

"Mitsuki, spiegami per favore chi è questo tizio" ordinò mia madre continuando a sventolarmi davanti al viso una rivista di gossip "E cosa diamine ci faceva Ayame sopra di te!"
"Su, Kimiko, non farne una tragedia" disse in maniera molto più diplomatica mio padre "E' normale che nostra figlia si trovi un ragazzo. Mangiamo spaghetti stasera?" concluse poi, sfogliando un elenco telefonico.
"Ma hai visto com' è conciato?! E non mi piace la cucina italiana, Masami!" mentre mia madre si rivoltava e inveiva contro mio padre, presi il giornale che teneva tra le mani. Il fresco che regnava nel salotto grazie all' aria condizionata non mi impedì di divenire una cascata di sudore nel momento stesso in cui osservai le foto sul giornale scandalistico. Quel maledetto fotografo, nel pomeriggio che avevo trascorso a mare, aveva scattato una foto mentre Ayame mi teneva bloccata per terra e un’altra mentre mi allontanavo dalla scogliera con Demyx. Altro che il tranquillo anonimato che Nobuo invidiava tanto, ero riuscita a finire pure io su quelle pagine! Probabilmente il motivo era la mia amicizia con lui e Ayame, non era stata certo la prima volta che i giornalisti li incrociavano con me al seguito. Ma quell' ipotesi non era nemmeno passata per l' anticamera del cervello nè a me nè alla ragazza che mi faceva compagnia nelle foto. Lessi la didascalia.  
"La giovane figlia di un importante politico Giapponese, Ayame Shimohira (18) si è goduta un bel pomeriggio di sole in spiaggia, in compagnia della quasi parente Mitsuki Kurosaki e di una terza amica. Con questa sola ha continuato a intrattenersi più tardi, mentre Kurosaki si è allontanata con un giovane biondo, probabilmente il fidanzato."
"Non è il mio fidanzato!" esclamai, non sapevo per quale ennesima volta.
"Nome, cognome, età, professione, indirizzo di quello lì." replicò mia madre "Masami, stasera cucino io."
"Ho spedito l' ordine per il tuo cosplay, Mitsuki, arriverà entro una settimana. Ah, stamattina ha chiamato il padre di Nobuo, siamo invitati alla festa in onore dell' elezione sua e di Hideki Shimohira, è il padredi Ayame vero? La tua amica che sta con Nobuo" si ricordò mio padre, mentre prendeva in mano il telefono e componeva un numero "Pronto, ristorante 'Giappone sul Vesuvio'? Vorrei prenotare per quattro persone...si per le otto e mezzo andrà bene!"
Questo clima era quello che normalmente regnava in casa mia. Non c' era poi così tanto da stupirsi se ero venuta su cretina, quindi, pensai. In quel momento però mio padre riuscì a prendere possesso del giornale, che giaceva spalancato sul tavolino.
"Ma... chi è, uno di quei darkettoni amici di tuo cugino?!" strepitò contariato "Il tuo ragazzo non ha proprio i sentimenti, come faceva a  girare vestito di nero con un caldo simile? Dovevano esserci almeno ventotto gradi!"
"Non è il mio ragazzo." precisai, e mi preparai ad inventare una nuova bugia. "È un… uno studente del conservatorio, l’ho conosciuto tramite amici. Abbiamo solo fatto un giro."
"Destra o sinistra? È iscritto al mio partito?" borbottò, scrutando meglio la foto.
"È apolitico."
Mia madre alzò un sopracciglio. "Come si chiama?"
"Si chiama Demyx e aiuta gli anziani in una casa di riposo, è molto buono." conclusi sospirando e pregando di non dover andare oltre con le spiegazioni. Chiedendo mentalmente perdono al Notturno per avergli affibbiato un ruolo simile, mi voltai verso le scale, sperando di poter trovare rifugio in camera mia. Ma un ostacolo mi si parò davanti, con le sembianze della mia sorellina.
"Mitsukiiii, ho bisogno di una mano!" urlò con la sua vocina correndo verso di me, reggendo un quaderno tra le mani.
Sospirai, quaderno significava aiutare Haruko a fare i compiti. "Dimmi!"
"La maestra vuole che facciamo un testo, ma non mi viene in mente nulla!"
"Un testo? Che testo?" chiesi, facendole cenno di sedersi sul divano.
"Fantasia!"
Tirai un sospiro di sollievo. Poteva andare peggio.
"Vediamo un po...."
"Ehi, Ayame l' altro giorno diceva che hai un fidanzato che si chiama Demyx, è vero?"
"Eh?" caddi dalle nuvole.
"Dice che è simpatico, voglio conoscerlo anche io!"
"Tu? Tu hai otto anni e stai fuori da questa faccenda, capito? E comunque devi smettere di ascoltare Ayame, dice solo scemenze!" esclamai, scompigliandole i capelli. D' un tratto ebbi un' idea. E se... ma si, in fondo si trattava solo di un innocuo tema delle elementari.
"E comunque" dissi "Io vorrei farti conoscere Demyx, ma non posso!"
"E perchè?" chiese Haruko.
"Perchè...perchè lui in realtà non è un umano, è un alieno!"
"Davvero?"
"Certo!" risposi "Viene da un altro mondo, anzi che dico, da un altro universo! Sai, in questo universo c'è un ragazzo che si chiama Sora...che gira per i mondi assieme ai suoi amici per sconfiggere i nemici. Ha una spada a forma di chiave che si chiama Keyblade"
"E anche Demyx combatte i cattivi?"
"Ah, no! Demyx è proprio uno dei cattivi!"
"Non è possibile!" ormai Haruko stava al gioco, aveva capito che quella scusa era completamente inventata e che la stavo solo aiutando con il tema. Per fortuna.
"E invece si, è cattivo! Fa parte di un gruppo di esseri malvagi chiamati Nessuno, che vogliono conquistare i mondi e possiedono poteri straordinari"
"E lui quale ha?"
"Lui controlla l' acqua in un modo molto strano. Lo fa, senti senti, suonando uno strumento strano che somiglia a una grande chitarra e si chiama sitar!"
"Ma... è davvero cattivo?"
"Oh si. Sembra simpatico, ma in realtà fa finta. E' malvagio!"
"Anche Vexen è malvagio?"
Mi rabbuiai "Lui è malvagissimo." risposi con voce grave e, già che c' ero, rivolgendo mentalmente un altro augurio di morte ad Ayame. La mia carissima amica, dopo le mie raccomandazioni, si era infatti lasciata sfuggire che prendevo ripetizioni da lui e, anche se ero riuscita a risolvere la questione, dicendo ai miei che Vexen era semplicemente un conoscente del professore che mi dava una mano dopo la scuola, in quel momento mi ero trovata seriamente in difficoltà. Era vero, nè lui ne Demyx teoricamente esistevano, dato che non venivano da questo mondo...ma appunto per questo dovevo tenere loro e gli altri il più lontano possibile dalle bocche della gente, per evitare catastrofi.
"Uno che ti fa prendere sette in fisica non è malvagio. E' un santo" replicò mia madre facendo capolino dalla cucina.
"Prova gusto nell' insultarmi, ti rendi conto? Infila una frecciatina provocante nelle sue frasi ogni tre per due! " esclamai "Tu non puoi capire, non lo conosci!"  
"Conosco i tuoi voto però, Mitsuki, e se gli insulti ti fanno andare bene, riferisci a quest' uomo che può anche aumentare la dose."
"Mi odii?" gridai disperata.
"Tengo a te!" fu il responso.
Gemetti. Tutti contro di me, erano.

Una volta, quando avevo otto anni, Nobuo mi disse una frase: "Non sono io che mi perdo, è la strada che sparisce da sola!". Da allora non avevo mancato un' occasione per rinfacciarglielo e prenderlo in giro.
Ora, invece, cominciavo a pensare che avesse ragione.
"INSOMMA, E' PASSATO UN MESE! NON POSSO ESSERMI PERSA DI NUOVO!!"
Maledizione, doppia maledizione a chiunque avesse progettato il Castello che non Esiste. Non mi sarei stupita se qualcuno in quel momento mi avesse rivelato che di tanto in tanto spuntava un nuovo corridoio o una nuova stanza.
E ovviamente non c' era nessuno. Tanto per cambiare, riuscivo sempre a perdermi quando nei paraggi non c' era anima viva.
Qualcosa dentro di me si mise a ridere.
"Eclissati, Malefica. " sibilai arrabbiata "Non ho bisogno del tuo sarcasmo, ora"
Arriva!
"Che dici?"
Sciocca...
"Silenzio, ho detto!" urlai, ma appena mi zittii sentii un rumore sommesso di passi che si avvicinavano. Oh, prima del previsto! Che bello!
Mi incamminai verso la fonte del rumore, ma non appena svoltai l' angolo mi fermai di scatto per non andare a sbattere contro l' arrivato.
"Tutto a posto?"
Lo guardai negli occhi. Sussultai. Oh, no...no...no.... ma perchè no, poi?
Oh, eccolo! Sei contenta?
Contenta? Sembravo contenta? Stavo praticamente tremando! E perchè tremavo? Era solo Zexion!
Eh...
"Mitsuki..." la sua voce era pacata e profonda. Azzurro come pochi ne avevo visti, l' unico suo occhio che frontalmente era visibile mi guardava con uno sguardo che per lui doveva essere tranquillo. Più che tranquillo, a me sembrava mi scrutasse dentro....Oh, paura.
No, che paura...non avevo paura, era qualcos' altro...perchè era qualcos' altro?! Non andava bene, non andava bene per niente!
"E' tutto a posto!" quasi urlai quella frase, in preda al panico. Maledizione, no!
"Mh..." udii appena quell' assenso e con la coda dell' occhio lo vidi passarmi accanto e continuare il suo percorso.
Quando il rumore dei suoi piedi sul pavimento cesso del tutto, sentii le mie gambe cedere e caddi in ginocchio.
Oh, no. Cazzo, no. Nonononononono! Così non si può! Ditemi che non è vero!
Io dico che è vero, invece.
"Ma no!" urlai.
Su, non vedo proprio quale sia il problema...
Il problema? Voleva sapere il problema?! Quello che era successo in quel momento era il problema! Cheguaiocheguaiocheguaio!
Dai, è un bel giovane, no?
"Non è questo il punto!!" trattenni a stento il grido.
Cosa c'è, allora?
Scossi la testa, neanche quella domanda andava bene. Il problema non era quello che c' era. Era quello che NON c' era.
Daccordo, riformulo. Cosa NON c'è?
"Non c'è..." ma non terminai la risposta. Dietro di me sentii un altro rumore, qualcosa di strano che avevo già sentito. Un rumore come liquido.
Mi voltai, temendo di sapere cosa avrei visto. E avevo ragione.
Il corpo piccolo e amorfo, le corte braccia e le mani armate di sole tre dita,le nere e lunghe antenne, la testa orribilmente sproporzionata, illuminata da due enormi occhi. Occhi gialli e vuoti.
Rumore di Heartless. Uno solo anche stavolta, anche stavolta fermo a fissarmi. Lentamente mi alzai in piedi.
"Ancora tu?" esclamai "Non ho tempo, adesso! Fila via!" e aspettai che se ne andasse, ma ciò non accadde. Rimase fermo, li dov' era. Poi dietro di me sentii di nuovo quel suono; un altro mostriciattolo era vicino alle mie gambe.
"Oddio..." gemetti.
Poi di nuovo, e di nuovo, e di nuovo. Uno dopo l' altro, uno alla volta, comparvero ai miei piedi. Una decina almeno. Sentivo i loro occhi puntati su di me, era una sensazione orrenda, come orrendo era il loro movimento, confuso e tremolante.
"No, no, sparite, sparite subito, brutti mostriciattoli!" gridai nascondendo il volto tra le mani.
"Malefica, come siete cattiva!"
Una voce, alle mie spalle. Una voce maschile, una voce che non era affatto familiare. Con un tono sarcastico che non mi piaceva. Mi voltai e davanti a me prese forma la fugura di un uomo alto, vestito sfarzosamente di nero e rosso come un sultano, dalla pelle scura e con occhi neri dalle palpebre pesanti. In mano teneva un lungo bastone dorato che aveva le fattezze di un serpente. Trasalii dalla paura, ma una parte di me rimase calma. Malefica?
L' uomo davanti a me sorrise, dopodichè lo vidi profondersi in un inchino.
"Siamo qui per voi..." annunciò "...Mia signora."
Signora?!
"Chi è lei?" chiesi tremante.
"Malefica, il corpo che hai scelto per reincarnarti è quello di una ragazzina" rise divertito "Così mi rendi le cose facili!"
Che stava dicendo? Non era un alleato di Malefica? Eppure mi guardava con derisione, o almeno a me sembrava derisione quella nel suo sguardo. E aveva anche detto che Malefica gli rendeva le cose facili... avevo un bruttissimo presentimento.
"Dopo che siete sparita" continuò l' uomo con una preoccupazione decisamente finta "Abbiamo temuto seriamente che foste morta. Poi poco tempo fa abbiamo iniziato ad avvertire la vostra presenza, a intervalli regolari. Vi abbiamo cercata a lungo, ma non avremmo mai immaginato di trovarvi qui.."
"Jafar..." sussurrai, e sgranai gli occhi quando l' uomo sorrise. Era il suo nome? E io come lo conoscevo? A causa di Malefica, probabilmente.
"Oh, vi ricordate del vostro umile alleato?" rise lui "Avete un' aria un po' spaesata, però. Che c'è, il vostro corpo fa i capricci?"
"I capricci li farà lei!" urlai indicandomi il petto.
"Oh Malefica, così pochi progressi avete fatto? Ma così è troppo, troppo facile..."
"Fa...facile?"
"Mia signora, mi perdonerà, ma trovo che lei non abbia più il potere adatto per guidare il nostro esercito. Non le dispiacerà se la faccio fuori quindi, vero?"
Il mio cuore perse un battito. Poi un altro. Fa-farmi fuori?! Aiuto, aveva un' espressione molto convinta, sembrava pensare veramente ciò che aveva detto! No, non volevo morire! Ma ero in un corridoio deserto, totalmente privo di nascondigli che non fossero gli angoli del muro dietro di me, dietro al quale potevo assere ripescata facilmente. Ero spacciata, la mia vita finiva li!
"Tremi, Malefica?"
"IO NON SONO MALEFICA!" urlai, ormai in preda al terrore, ma ancora decisa a puntualizzare quell' aspetto. Jafar mi guardò divertito.
"No? E chi sei allora?" chiese.
Feci per rispondere, ma fui preceduta da un' altra voce, che stavolta però giuravo di conoscere.
"Mitsuki!" il grido arrivò da dietro la figura del mio assalitore. Un attimo dopo vidi camminare verso di me una figura che riconobbi subito. I capelli non mentivano.
Marluxia mi raggiunse "Che fai, ti cacci nei guai?" mi punzecchiò, ma da parte mia non ci furono reazioni nervose, solo una gioia immensa che mi riempì alla sua vista, nonostante l' ultima volta che avevo avuto un contatto ravvicinato con lui mi avesse avvelenata e costretta alla paralisi. Sentii gli occhi bruciarmi per le lacrime di sollievo.
"Beh?" Jafar sembrò molto seccato per l' intrusione "Chi abbiamo ora?Oh, uno dei vostri carcerieri, Malefica?" fece "Speravo di finire in fretta con questa storia..." concluse con tono annoiato e disturbato.
Marluxia inarcò le sopracciglia rosa "Hai l' aria strana, per essere un seguace dell' oscurità. Credevo che foste alleati della strega, ma, a quanto vedo, lei non è molto felice di vederti..."
Jafar rise e io mi strinsi istintivamente contro Marluxia, in preda ad una paura enorme, che mi attraversava il corpo facendolo tremare. Ma mi accorsi che anche lo spirito che portavo in petto non era affatto tranquillo: Malefica era agitata, lo avvertivo distintamente perchè gli effetti del suo terrore si manifestavano attraverso di me, facendomi tremare ancora di più, alla stregua di un ramoscello in balia del vento di tempesta. Nemmeno quando sentii la mano di Marluxia posarsi distrattamente sulla mia spalla mi sentii rassicurata.
Jafar smise di ridere: "Si, hai ragione, Malefica è stata il nostro capo. Ma quello era quando ancora possedeva il suo corpo e i suoi poteri e di conseguenza aveva le doti per guidarci. Ma ora..." mi rivolse uno sguardo di superiorità "Guardala anche tu, ti sembra capace di far male a qualcosa di più grande di un gattino? Sì è addirittura ridotta a vivere da parassita in un corpo che la rifiuta categoricamente, circondata da esseri che non guadagnerebbero nulla dalla sua rinascita e che, quindi, non  hanno motivo per aiutarla. Di una così non sappiamo che farcene, abbiamo pensato quindi che sia molto meglio sbarazzarsene prima che si monti la testa".
"Oh, ma per quello ci siamo già noi" replicò tranquillo Marluxia, il volto per niente solcato dalla benchè minima preoccupazione "Come hai detto tu, non trarremmo alcun vantaggio dal farla rinascere, perciò non permetteremo che questo accada".
"Non fare storie, Nessuno, l' unica cosa che voglio è sbarazzarmi di quella strega e, a differenza di voi, non mi pongo il problema di uccidere una ragazzina, se ciò può servire al mio scopo. Non ostacolarci, quindi, poichè non siete voi i nostri nemici."
Ero ormai abbracciata a Marluxia, totalmente abbandonata alle sue azioni. Sarei stata costretta a seguirlo in qualsiasi mossa che avesse fatto. Continuavo a tremare, ma fiduciosa in lui mi ordinai di non avere paura, o almeno tentai di darmi una blanda convinzione.
"Se ti consegnassi Malefica" iniziò Marluxia con tono lento "Lasceresti questo posto?"
"Senza più farvi ritorno!" rispose Jafar "Conosciamo la forza dei Nessuno, abbiamo visto le vostre milizie in campo e, anche se non ho mai potuto constatare di persona la forza di voi dell' Organizzazione, ho potuto farmene un' idea. E dall' idea che mi sono fatto ho dedotto che combattervi sarebbe quantomeno un suicidio. Nessuno del mio gruppo ha quindi il monimo motivo per farvi guerra. Dammi Malefica, ragazzo, e se mai avremo dei contatti sarà per proporvi un' alleanza" concluse il discorso con un ghigno e una risatina appena accennata, che aveva però ben poco di divertente e che a me suonava, anzi, macabra.
Marluxia strinse la presa sulla mia spalla.
"Mi sembra un accordo ragionevole. Malefica è tua."
Cos...la paura di prima si trasformò in un inquieto terrore. No... non era possibile! Guardai Marluxia con gli occhi sgranati, ma non ricevetti nè rassicurazioni nè altro. Iniziai ad ansimare.... avevo sentito male, doveva essere così, non poteva darmi a quel pazzo assassino, non poteva!
"No! No, ti prego!" gridai stringendo tra i pugni il tessuto del suo cappotto nero, con tanta forza che avrei potuto strapparlo, ma già camminava verso Jafar. Tentai disperatamente di divincolarmi, ma la sua mano cingeva la mia spalla in una morsa ferrea che vanificò ogni mio tentativo di bloccarlo o di fuggire. Urlai ancora, le lacrime iniziarono a rigarmi il volto una dopo l' altra, ormai libere da ogni ostacolo di calma. No, non poteva finire così, stava andando tutto così bene, ero finalmente felice, non poteva rovinare tutto! Perchè lo faceva? Cosa gli avevo fatto di male per farmi odiare a tal punto?!
"No, no, Marluxia, perchè?! NO!" ma ormai tra me e Jafar c' era poco più di un metro. Un passo, poi un altro. Ero ormai nelle sue grinfie, sentii quasi la sua mano tendersi verso di me.
Un altro passo, finiva così. Piansi le mie ultime lacrime e chiusi gli occhi, non volendo assistere alla mia fine.
Poi...caldo. Un fiotto di calore mi inondò, giungendomi sulla faccia, sulle spalle, su tutto il corpo. Sentii la consistenza di qualcosa di liquido e appiccicoso su di me e in quel momento arrivò alle mie narici un odore fortissimo e metallico. Una goccia del liquido colò fino all' angolo della mia bocca e con la lingua mi azzardai a toccarlo. Sussultai quando mi resi conto che era sangue. Che era successo? Ero stata ferita? Avevo subito un colpo mortale?
Eppure non sentivo dolore. Solo un forte senso di nausea dovuto all' odore intenso.
Un grido raccapricciante mi fece rinsavire e osai aprire gli occhi. Ero pressata tra Marluxia e Jafar, ma ero illesa e solo sporca di sangue. Un braccio di Marluxia era ancora stretto saldamente alle mie spalle. L' altro vidi che impugnava una falce, la mano stringeva il lungo manico appena sotto la lama che....che....attraversava il petto insanguinato dell' uomo e...
Trattenni un conato di vomito e chiusi gli occhi, pigiando il volto sul suo petto. Pochi secondi dopo udii il rumore del corpo che cadeva a terra, ma non osai girarmi, il solo pensiero mi fece stare peggio.
"Tsk... alleanza..." Marluxia ghignò anch' egli, dopodichè sentii il lieve rumore della falce che scompariva. Rimasi pietrificata contro di lui, gli occhi sgranati. Sentivo che se avessi mosso un solo muscolo avrei dato di stomaco sul momento, perciò rimasi immobile a piangere il mio disgusto sul petto del rosato.
"Mitsuki, tutto bene?" sentii la sua voce ma non risposi "Ehi, così mi farai il cappotto a brandelli, buona buona!" picchietto leggermente sulle mie spalle. Quel contatto mi rammentò la scena precendente e mi fece singhiozzare ancora più forte. Marluxia sospirò e poco dopo l' ambiente attorno a noi si oscurò e quando riemergemmo dal varco oscuro vidi con la coda dell' occhio le vetrate della sala grigia e alle mie orecchie arrivò della musica.
"Demyx" e la musica cessò, sostituita da passi nella nostra direzione. Avvertii il numero IX domandare un "Che succede?".
"Poi ti spiego. Devo andare da Xemnas adesso, tu porta a casa Mitsuki" disse e con più concentrazione di prima sciolse la presa delle mia mani sul suo soprabito. Lo lasciai fare, completamente sotto shock. Subito dopo la sua mano sulla mai spalla fu sostituita da quella di Demyx.
"Andiamo?"
Annuii meccanicamente e scomparimmo di nuovo, ma invece di apparire a casa mia vidi che il Notturno Melodico mi aveva portata all' uscita del Castello Che Non Esiste. Non appena recuperai l' equilibrio, mi staccai da lui, corsi sul ciglio del burrone e vomitai l' anima. Tentai di pulirmi la bocca con un lembo della maglia, tanto ormai era irrimediabilmente sporca, ma non appena premetti la stoffa sul volto fui investita da una zaffata di odore di sangue. Vomitai ancora, mentre Demyx si avvicinava e mi poggiava una mano sulla testa.
Marluxia mi aveva salvata, non mi odiava.
Non vi erano stati pericoli di cadute o perdite di equilibrio, ma mi aveva sottratta con l’inganno alle mire di Jafar. Si era avvicinato fingendo di consegnarmi, e poi…
Fui investita da un altro conato, ricordando la lama rosa della falce che attraversava l' uomo e si tingeva di rosso sangue.
"Mitsuki" Demyx parlò di fianco a me "Non puoi tornare a casa vestita così, sei sporca di sangue dalla testa ai piedi! Aspetta un secondo qui, torno subito!" e prima che potessi replicare mi lasciò sola. Cercai di calmarmi facendo respiri profondi e riuscii ad ottenere un minimo risultato.
Demyx tornò poco dopo, stringendo in una mano qualcosa di nero e lungo che mi porse. "Tieni" disse "Copriti con questo. O se preferisci fare un bagno qui..."
"No!" esclamai "No, voglio...andare via. I miei genitori e mia sorella non sono a casa stasera, ho tutto il tempo per lavare me e i vestiti..."
"Daccordo" mi coprì lo stesso con il cappotto, però. Era leggermente lungo, ma non protestai e rimasi zitta fino a quando non ci trovammo davanti alla porta di casa.
"Sicura di star bene? Sei così bianca che ti si vede attraverso!"
"Voglio solo...andare a letto" replicai stancamente. Accennai appena ad un saluto e rientrai in casa a passo trascinato. Mi sentivo uno straccio.

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Boia, che stanchezza O.o sono appena tornata dalla gita a Roma, abbiamo scarpinato in lungo e in largo per tre giorni e sono letteralmente distrutta! *si addormenta sulla tastiera*
No, allora XD Questo capitolo è strano, cioè, passo dalla prima parte che, a parte il siparietto con Malefica e lo stato confusionale post-discorso con Topolino, è una cavolata immane alla seconda in cui c'è un allegrissimo spargimento di sangue.  
Tutto rosso, evvai! Grell mi ha contagiata con 'sta storia del rosso sangue XD *abbraccia Grell*

E fortuna che è What if?, Jafar in teoria a questo punto del gioco dovrebbe essere nella lampadina a rodersi XD

Vexen in versione professore rompicoglioni ha avuto successo! XD Proporrei di formare una classe e prendere lui al posto dei nostri *lol* così poi magari mi impegno, anche se non è la fisica il mio vero problema, è più la matematica O.o Io, Fede e Lion, quindi, ci faremo dare ripetizioni anche di matematica e geometria, che ne dite?^^ Fede, le nozioni di fisica le ho spiluccate qua e là quindi non saprei dirti con precisione da dove vengono^^

Invece con
Solitaire andiamo a metterci in fila per dare un abbraccio a  Mansex Xemnas XD (ma anche agli altri...)
A parte quello, ci sono un sacco di cose che vorrei dirti, ma partiamo dall' inizio: dopo aver letto la tua recensione ho dato un' occhiata ad Exuviae, che ancora non avevo letto. A aprte il fatto che ti faccio i miei complimenti, ho letto nei commenti finali come vedi tu i Nessuno e il verdetto è: ti stimo alla follia. La pensiamo allo stesso modo nella maggior parte dei casi! O.o (forse l' unica è che a differenza mia a te Roxas piace^^ io non lo odio ma... non so, non riesco a farmelo piacere completamente). Parlo soprattutto della faccenda del non avere cuore e tutte le seghe mentali che ne conseguono, perchè è proprio questo che mi fa amare i cari piccoli Nobody, sono teneri pupazzetti vuoti che, anche se in teoria non possiedono emozioni, sono quelli che quasi soffrono di più. Non è che io non mi diverta ogni tanto  a scrivere qualche scemenza in cui finisco con lo stravolgerli del tutto, ma diciamo che per me tra la parodia e la fanfiction vera e propria c'è un abisso di chilometri, quando lavoro a qualcosa che vuole essere un po' serio per me non esiste neanche lontanamente l' idea di caratterizzare i personaggi come nelle parodie^^
Potrei stare a parlare per pagine intere, ma mi limito a dire che sei una gran donna! ( Hai più del doppio dei miei anni, mi sento piccola! XD) Mi fa piacere che la fic ti sia piaciuta!!^^ *stringe calorosamente la mano*

Ma un grazie a tutti!! *____* io vi adoro, ragazze, tutte quante! Mi mettete una voglia di scrivere che non avete idea! *___* Grazie a chi ha aggiunto la fic tra i preferiti, quindi
vul95 e chi l' ha messa invece tra i seguiti, quindi: di nuovo vul95, Solitaire e Lion of Darkness!  *Spuccia*

Recensitrici nuove a tutto spiano! Vul, ti ho fatta fiondare a leggere?! Arrossisco! E fare coppia con Demyx e Zexion...eheh, è solo da vedere chi è il più adatto tra rumoroso e allegro e silenzioso topo di biblioteca XD (tutti e due! dirai XD)
Ma il sorcio causa reazioni di panico assurdo, cioè, Topolino ha sempre la stessa espressione O.o mi inquieta!
*lol* grazie per i complimenti^^ e anche a
Lady, anche lei nuova! ma si, andiamo tutti alle bancarelle vaiii!!! XD sono tanto carine, ci trovi di tutto *-*
Eeeeeh, beh, va male in fisica, è li circondata dal nulla che non sa che fare...e che fa? ma studia fisica con Vexen ovvio! XD Io lo farei ù.ù
Ti rispecchi? Mi fa piacerissimo!^^ grazie anche a te!!

Davvero, mi fa piacere sapere che Mitsuki risulta una ragazza normale ai vostri occhi, perchè vuol dire che sono riuscita a raggiungere il mio scopo e questo mi rallegra tantissimo!
No, Pucchi, non puoi emigrare in Norvegia. Ma se aspetti un paio d' anni ti porto in Finlandia che è tanto bella anche quella! *-* E intanto evita le tresche con i miei neuroni, te l' ho detto: non puoi! So che li ami, ma.... *patpatta* Dai che a Roma ti ho comprato una matita! Lo so, troppa bontà....XD
Dante dici? Non so, se Vexen fa Virgilio chi fa Dante? Mi hai posto una bella domanda, devo pensarci ancora un po'!^^

Per finire lo spazietto, un paio di C.S.I.  ovvero Comunicazioni Senza Importanza (ma comuqnue interessanti).
La prima, cioè la più stupida, è: ascoltate Norwegian Wood dei beatles e godetevi l' assolo di sitar! XD
La seconda invece è: non c'è nulla di programmato, ma la voglia è tanta perciò quando avrò finito con Malefica, potete aspettarvi una nuova sorpresina made in Tikal! Sto già tessendo la trama, ma preferisco aspettare, perchè poi finisce che mi intaso di impegni e aggiorno troppo in ritardo! XD

Quindi... gudbai pipol!!!!  *si sbraccia per salutare*













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Capitolo 10
*** Persi e ritrovati ***


Chap 9

*MALEFICA*
Capitolo 9
*
Persi e ritrovati



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Perchè è questo il fatto,
io non sono mai riuscito a convincermi
che i morti son morti definitivamente.

Saul Bellow,  "Il re della pioggia"
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Nonostante la terribile stanchezza che mi aveva assalita una volta tornata a casa, andata a letto non chiusi occhio.
 Avevo controllato più volte ed ero riuscita ad eliminare ogni traccia di sangue, sia dalla mia pelle che dai miei vestiti, ma se per le macchie, ancora fresche, erano bastati un po' di smacchiatore e tanta acqua, la nausea aveva continuato a tormentarmi per tutta la sera e la notte. Il tempo che, in teoria, avrei dovuto impiegare per dormire lo passai a ripensare continuamente a quell' orribile episodio di non molte ore prima. Per tutta la notte quelle immagini disgustose continuarono a venirmi in mente senza sosta; per quanto mi sforzassi in qualunque modo di pensare ad altro, il mio cervello sembrava sintonizzato solo su quattro ricordi.
Marluxia che mi consegnava a Jafar.
Marluxia che UCCIDEVA Jafar.
Il petto di Jafar squarciato dalla falce.
Sangue, sangue, sangue.
Oh, Kami, era così tanto.... In tutta la mia vita non ne avevo vista nemmeno la metà! Ed era ovvio, perchè mai una persona normale con una vita normale dovrebbe trovarsi di fronte a un lago di sangue?!
Ma la mia vita non era normale, no. E per qualche strana ragione me ne rendevo conto solo in quel momento. Fino a quel giorno non mi ero mai trovata in una situazione di reale pericolo: ero stata rapita, si, ma mi era stato assicurato che non mi sarebbe stato fatto alcun male, e così era andata; non ero stata minacciata di morte o nulla di simile, la peggiore violenza che avevo subito era stato il colpo in testa di Axel (fisicamente parlando). Per tutto quel tempo mi ero semplicemente limitata a fare quel che mi veniva detto di fare e a non fare ciò che mi veniva proibito, vivendo la mia vita nella più completa tranquillità, dando per scontato che sarebbero stati i Nessuno a provvedere a Malefica e a fare il lavoro sporco, mentre io non avrei dovuto fare altro che rimanere buona al mio posto e aspettare che qualcuno venisse da me dicendo 'Ci siamo' e risolvesse la cosa in fretta. Nemmeno nei miei sogni più vivaci mi aveva mai sfiorato anche solo l' idea che un giorno avrei potuto trovarmi seriamente in pericolo, e ora mi davo della completa idiota per non averlo fatto, per non aver preso coscienza adeguatamente della mia condizione. Perchè, anche se avevo fatto presto ad abituarmi alle armi che apparivano dal nulla, ai castelli che levitavano tranquilli sopra baratri oscuri e ai segnalibri che si ghiacciavano ed esplodevano, essi nella mia testa erano sempre stati classificati come avvenimenti soprannaturali e di conseguenza irreali. Vivere al Castello che Non Esiste era come vivere in un sogno e probabilmente era per questo motivo che non mi ero mai spaventata così tanto: a furia di circondarmi di sogni avevo finito con l' attribuire a Malefica la stessa importanza di un incubo.
Mentre invece era la dura e dolorosa realtà e avevo avuto bisogno di assistere ad un assassinio per capirlo. Per capire che nell' incubo io non ero una semplice comparsa, come avevo creduto fin ora, ma la protagonista. Qualcuno stava dirigendo un film in cui una strega malvagia possedeva una ragazzina per i suoi oscuri propositi di vendetta. Io avevo ottenuto la parte della ragazzina, ma non avevo studiato il copione per la parte degli oscuri propositi ed ero arrivata impreparata sul set. Ormai era tardi per cambiare attrice, ma lo sbaglio era stato fatto comunque e, anche se gli altri attori mi avevano semplicemente detto di ripassare la parte, io mi sentivo lo stesso una stupida.
"Mitsuki no baka!" mormorai a denti stretti. Buffo, una parte di me nemmeno sapeva per cosa mi stavo rimproverando. In effetti di per se non avevo fatto nessuno sbaglio, niente che compromettesse il buon esito dei piani di Xemnas. Era più una cosa mentale: ero stata superficiale, avevo giudicato facilmente risolvibile un problema in realtà enorme, avevo vissuto per tutto quel tempo come se stessi recitando in un gioco di ruolo, senza rendermi conto che il gioco era finito nell' esatto momento in cui era iniziato, quando Demyx e Axel mi avevano sorpresa a vagare ignara in un boschetto. E ora ne pagavo le conseguenze perchè, non aspettandomi neanche lontanamente di essere attaccata da qualcosa di diverso da un heartless di meno di un metro di altezza, quando ciò era avvenuto la situazione mi era caduta addosso senza che io avessi la minima idea di come gestirla. Certo, anche se avessi riflettuto per tempo probabilmente il sangue mi avrebbe fatto lo stesso effetto...Ma forse (e dicevo forse) dentro di me avrei saputo che, in fondo, dovevo aspettarmi prima o poi di vederne versato più di qualche goccia.
Baka e ri-baka! pensai Domani ne parlo con qualcuno!

Nota positiva del mio soliloquio notturno: ora avevo le idee più chiare riguardo alla mia missione e ai rischi che essa comportava.
Nota negativa: la mattina dopo le occhiaie mi arrivavano ai talloni e per giunta avevo ancora i residui della nausea. In poche parole... Stavo da cani, mia madre vedendomi in simili condizioni si lasciò convincere facilmente a lasciarmi a casa. Dormii tutta la mattina e per l' ora di pranzo stavo abbastanza bene da riuscire a comunicare, con frasi logiche, che non avevo fame. Avevo vomitato abbastanza il giorno prima, farlo anche oggi non era un' idea che mi esaltava particolarmente.
"Ma allora stai male sul serio!" esclamò mia sorella.
"No, facevo finta..." biascicai, mentre mi trascinavo di nuovo su per le scale verso la mia camera, con l' intenzione di riprendere la dormita. Ma non arrivai al letto, appena aperta la porta mi ritrovai davanti l' ultima persona che pensavo sarebbe venuta da me.
"Saïx?!"  esclamai  stupita, fissando la figura ammantata di nero in piedi al centro esatto della mia camera.
Cosa poteva mai portare  nella mia stanza Saïx Il Mago Che Danza Sulla Luna, numero VII dell' Organizzazione XIII, braccio destro di Xemnas Il Superiore e concorrente di Vexen Il Freddo Accademico per il titolo di occhiata più ostile? Di certo qualcosa di importante, a giudicare dal suo sguardo. Anche se non ricordavo di averlo visto molte volte con uno diverso.
"Devo parlarti Mitsuki." disse con tono serio. Oh Dio, vuoi vedere che non ero stata l' unica a riflettere durante la notte? Vuoi vedere che anche Xemnas aveva ritenuto il mio comportameto superficiale e aveva mandato il suo secondo a farmi la paternale? Non era l' idea della predica a spaventarmi, quanto più che Saïx si limitasse a quella! Ma perchè poi avrei dovuto ricevere una predica?
"Ah. Si, ok...di cosa?"
"Riguardo a ciò che è successo ieri con Marluxia..."
Ommamma, avevo ragione!
"...Sono qui per comunicarti che per un po' non verremo più a prenderti per portarti al Castello."
La mia ipotesi cadde con un sonoro tonfo. Dovevo aver sentito male.
"Come?"
"Ricordi l' uomo che Marluxia ha ucciso ieri?"
Se lo ricordavo?! Mi stava chiedendo....
"E' una domanda retorica?" domandai confusa, ma Saïx proseguì senza rispondermi.
"Ne è arrivato un altro stanotte"
"Stanotte?"
Annuì: "Sappiamo che Malefica aveva numerosi alleati tra le sue fila, ma purtroppo non conosciamo il loro numero esatto. Potrebbero essere dieci o venti o anche cento. Dato che potevano avvertire la tua presenza solo nei momenti in cui ti trovavi nel Mondo che Non Esiste, ora pensano che tu risieda lì, perciò se attaccheranno nuovamente è a noi che mireranno..."
Si, cominciavo a capire il discorso.
"...Potrebbero attaccare in qualunque modo: uno alla volta, in tanti, raramente, spesso, non si sa. Ma se dovesse capitarci di dover affrontare un attacco di massa con te in bella vista sul campo di battaglia, la cosa potrebbe farsi rischiosa. Se continuassi a venire da noi, dovremmo affidarti a qualcuno affinchè ti protegga e ciò è una cosa che Xemnas preferirebbe evitare, e sono daccordo. Dato che in questi ultimi tempi non hai comunicato nulla di importante riguardo a Malefica, il Superiore vuole fidarsi a lasciarti sola, finchè gli ex scagnozzi della nemica non smetteranno di autoinvitarsi nella nostra base."
"Oh" feci, non sapendo cos' altro dire. Ma poi la domanda arrivò da sola: "Ma... Per quanto tempo non verrete?"
Saïx alzò le spalle: "Te l' ho detto, non lo so. Potremmo essere di nuovo qui tra qualche giorno, ma potrebbe volerci anche molto di più, cosa che sinceramente ritengo più probabile. Appena la situazione sarà sicura verrà qualcuno a prenderti, fino a quel momento dovrai rimanere qui e aspettare."
Rimanere lì. Significava niente più Nessuno per chissà quanto tempo. Niente più magie e cose simili. E ora che dovevo fare? Essere contenta di ciò, oppure no? Saïx mi stava praticamente comunicando che sarei tornata fino a tempo indeterminato ad essere non più Malefica, ma Mitsuki. Ma così all' improvviso... Non ero nemmeno sicura di ricordarmi come mi comportavo prima di...Prima che accadesse il fattaccio. Adesso che avevo anche fatto un po' di chiarezza sul mio futuro, tornare come prima mi stava facendo lo stesso effetto che mi aveva fatto il sentirmi dire da Xemnas che da quel giorno in poi avrei vissuto nel covo dell' organizzazione XIII.
E poi...E poi.
"Saïx!" esclamai, impulsivamente e senza accorgermene "Ma non c'è pericolo che mi trovino anche qui?!"
Scosse la testa: "No, o comunque è molto ridotto. Come ti ho spiegato, non sanno che il luogo da cui provieni in realtà è questo, pensano che ti trovi nel Mondo che Non Esiste, o in alternativa in uno dei mondi collegati ad esso. Questo, invece, è privo di varchi attraversabili con un mezzo di trasporto, l' unico esistente è stato creato artificialmente da Topolino. Confidiamo e speriamo che abbia avuto l' intelligenza di crearlo in un luogo sorvegliato, e che quindi non ci sia motivo di temere che venga usato da altre persone, oltre a lui e ai suoi uomini. Gli unici a potersi spostare liberamente, quindi, siamo noi Nessuno e gli uomini di Malefica non lo sono. E, a meno che non sia Malefica stessa a chiamarli, gli Heartless non possono arrivare qui. Finchè la strega rimarrà sopita, tu non corri alcun pericolo."
Ero... ero sorpresa. Dopo tanta premura nei miei confronti, venivo rimandata ad Osaka? Certo, volevano garantirmi di rimanere illesa dato che il Castello sarebbe divenuto un campo di battaglia, ma...
Ma cosa? Ero forse un Nessuno, una guerriera capace di comandare a bacchetta gli elementi naturali? Aveva ragione Saïx, rimanendo in mezzo sarei stata solo di intralcio. Purtroppo ero solo Mitsuki, finita per sbaglio nel Mondo che Non Esiste per aver comprato una collana maledetta. Niente armi che apparivano, per me, niente elementi che si piegavano al mio volere ad un solo mio gesto o comando. Potevo usare al massimo un accendino, niente a che vedere con le fiammate di Axel, o darmi alla botanica nel tentativo di emulare Marluxia. Tutta roba decisamente infima se paragonata con le prodezze a cui avevo avuto il privilegio di assistere fino quel giorno.
"Capisco" mormorai. Non potevo chiedere che trovassero un' altra soluzione, perchè di certo non l' avrebbero fatto. Potevo solo fare buon viso a cattivo gioco.
Il varco oscuro si aprì davanti a Saïx e questo fece per entravi, ma all' ultimo mi sorse un dubbio enorme.
"Aspetta!" gridai, riuscendo a bloccarlo appena in tempo. Cercai le parole giuste per esperimere quello che provavo "Ecco... stavo pensando a una cosa, stanotte. Ieri quell' uomo, Jafar, ha detto che lui non si faceva problemi a farmi fuori, se la mia morte poteva tornargli utile... Quel che mi chiedo è... Voi non mi sembrate molto più scrupolosi di lui, insomma, siete sicuramente più forti e più organizzati, ma anche voi avete l' aria di quelli che non ci pensano due volte prima di liberarsi degli ostacoli che incontrano, anche se si tratta di persone. Correggimi se sbaglio, eh! No, davvero, quel che mi domando è: se l' immagine che date di voi è vera, perchè, a differenza di Jafar, non volete uccidermi? Se Malefica morisse per voi sarebbe una vittoria. Perchè, invece, vi fate tanti problemi perchè non mi accada nulla?
Saïx mi guardo, come se si aspettasse una domanda simile: "Semplice" disse "Perchè, a differenza di quello che pensava quel tizio e anche quello che è arrivato dopo di lui, ucciderti non ci libererebbe affatto da Malefica, anzi saremmo di nuovo daccapo. In questo preciso istante Malefica non ha abbastanza forza da prendere il controllo del tuo corpo e usarlo a suo piacimento, tuttavia, rimanendo dentro di te per tutto questo tempo, ha avuto modo di riposarsi e recuperare un po' delle energie perse. Se ora il suo corpo venisse danneggiato irreparabilmente, è probabile che riuscirebbe a fuggire e a rifugiarsi in un altro ospite. In pratica, uccidendoti ora ne ricaveremmo soltanto un cadavere in più. Avremmo potuto farti fuori appena catturata, quando Malefica era ancora troppo debole per riuscire a salvarsi da sola" disse con un tono che mi sembrò piuttosto tranquillo, per essere quello di uno che sta parlando di assassinare una persona "Ma abbiamo voluto lasciar perdere e adesso ci tocca usare la via più lunga. E' per questo che vogliamo evitare che tu corra pericoli, si tratterrebbe soltanto di rischiare di mandare all' aria tutto il lavoro svolto finora."
Beh, ora la cosa era decisamente più chiara. Vedendo che non avevo più nulla da chiedere, Saïx entrò nel varco, scomparendo definitivamente e lasciandomi sola. Sola fino a data da determinare.
E adesso che facevo?

La mattina dopo ero guarita del tutto e andai a scuola, ma all' uscita passai mezz' ora davanti all' edificio a chiedermi come mai Axel fosse così in ritardo. Salvo poi ricordarmi che non sarebbe venuto. Sentivo già la mancanza sua e degli altri, nonostante avessi parlato con Saïx poco più di di ventiquattr' ore prima.
Con una lentezza esasperante i giorni iniziarono a scorrere. Finì aprile ed entrammo nel tiepido maggio.
Primo del mese...
Presi la mia seconda sufficienza in fisica, il professore si congratulò con me, ma io più che felicità sentii in quel momento solo una terribile malinconia.
Due...tre...
Comunicai ai miei amici e ai miei genitori che tutti i vari falsi programmi che avevo inventato erano sospesi a tempo indeterminato. Ciò purtroppo non mi salvò dalle domande di Ayame riguardo a Demyx, sperai solamente che la lontananza le facesse finalmente capire che non eravamo mai stati fidanzati.
Quattro, cinque, sei, sette maggio...
Malefica non si era fatta più sentire dall' episodio al Castello con Jafar. Era una buona cosa, no? In principio mi ero preoccupata, perchè avevo programmato di riferire a Xemnas delle chiacchierate con lei avvenute nelle scorse settimane. Malefica aveva detto che le cose sarebbero potute anche cambiare, ma era stata una frase dettata solo dalla rabbia o aveva avuto dei buoni motivi per dirlo?
Io però non sentivo nulla di diverso dentro di me, anzi, mi sembrava che fosse più tranquilla del solito.
Meglio così. Finchè non venivano i Nessuno a prendermi non potevo raggiungere il Castello in alcun modo. E di chiamare Topolino non volevo neanche saperne. Per cosa poi? Sire, mi sento sola? Anche no.
Sedici maggio...
Dovevo ammettere che, in fondo, riprendere la mia vecchia vita non era affatto male. Mi ero persa un sacco di eventi e pettegolezzi importanti, in quei giorni Ayame e Mayu si premurarono di farmi recuperare tutto il tempo perso. A parte la conscienza che ciò non era affatto vero, mi sentivo come se fosse tornato tutto esattamente come prima.
Diciassette...diciotto...diciannove...venti...ventuno...
Un pomeriggio che non avevo niente da fare chiesi a mia madre di insegnarmi a usare la macchina da cucire. Con il suo aiuto e tanta, tanta pazienza il cappotto donatomi da Demyx fu sistemato e adattato a me. Nonostante lo adorassi, però, non lo indossai nemmeno una volta; il solo pensero di rovinare l' unico ricordo che, al momento, mi rimaneva dell' Organizzazione, mi terrorizzava. Ad un ulteriore verifica di fisica presi un bel voto e Kurosaki mi assicurò l' ammissione agli esami. Grazie, Vexen.
Ventotto maggio.
Perchè, per qualche motivo, il ventotto era sempre stato un giorno importante nella mia famiglia.

28 febbraio 1986. Nozze dei miei genitori.
28 giugno 1990. Mia madre scopre di essere incinta.
28 luglio 1990. Mio padre apre un negozio di strumenti musicali.
28 gennaio 1991. Mia madre scopre, tramite l’ecografia, che la sottoscritta è tranquillamente posizionata di piedi invece che di testa e per farmi nascere occorre un cesareo.
28 gennaio 1995. Nobuo cade dalla sedia mentre mi canta "tanti auguri a te" e finisce su di me. Tanta paura e un bernoccolo sulla fronte per entrambi.
28 agosto 1999. Io e mio padre rimaniamo imbottigliati nel traffico e lui mi autorizza a mangiare la torta di compelanno di mia madre che si è sciolta. Indigestione e febbre a 40°.
28 marzo 2002. Nascita di Haruko.
28 marzo 2010. Mentre vago per il mercato, rimango irrimediabilmente attratta da una collana e la compro. Due ore dopo vengo rapita con l' accusa di essere la reincarnazione di una strega e scopro che suddetta collana ne è la causa.
28 maggio 2010. I padri di Nobuo e Ayame hanno organizzato una festa in uno degli alberghi più prestigiosi di Osaka per celebrare la loro elezione, i quarantasei anni della signora Shimohira e i ventotto anni di matrimonio degli Ariyoshi.

"Mitsuki! Ciao, cara, come stai? Ma sei bellissima!" esclamò la madre di Nobuo, abbracciandomi. Sorrissi caldamente a la abbracciai anche io. In realtà non potevo dire di aver fatto molto per curare la mia immagine, anzi, avevo fatto tutto all' ultimo momento. Persa tra le nuvole com' ero abitualmente, mi ero completamente dimenticata della festa fino a quando Ayame non me l' aveva citata emozionata a scuola. Però, per aver fatto tutto in meno di una settimana, il risultato era anche troppo buono: facevo la mia figura, ammantata con il mio lungo cappotto nero... si, il cappotto dei Nessuno, non avevo nient' altro da mettermi! E poi, mica era uno straccetto qualunque, ero probabilmente l' unica persona sulla Terra a poter vantare un capo firmato 'World that Never Was'!
"Ma...dove cavolo l' hai comprato?!" esclamò Nobuo radiografandomi dalla testa ai piedi "Non ne ho mai visti di fatti così, che figo!"
Sorrisi e rifilai a lui la stessa scusa che avevo dato ai miei: "Regalo di Demyx".
"Sul serio?!" esplose Ayame "Ma allora hai confessato tutto!"
"Ma che tutto! No, ho detto loro che frequenta il conservatorio e che siamo usciti qualche volta" le bugie che andavo creando diventavano una sorta di realtà parallela. "Cerca di non farti scappare niente."
"Ovvio!"
"E poi non ho niente da confessare!"
"No, no..."
Ci inoltrammo per un corridoio pieno di specchi, ce n' era uno circa ogni metro! Avevano delle cornici moderne e squadrate, ma tutto in quell' albergo riprendeva una forma geometrica: i divani, i cuscini, perfino certi tappeti.
"Hai invitato qualcuno della scuola?" chiesi ad Ayame.
"No, solo te. Chiyo è dalla nonna a Tokyo e Kaori è andata a vedere una partita del Cerezo Osaka, quella preferisce il calcio." rispose, e non seppi dire esattamente se stare in albergo fosse molto meglio che andare allo stadio. "Non ho chiamato gli altri perché mi stufavo. Forse ci stanno i figli degli ospiti dei miei genitori, ma non li conosco."
"Meglio così, no?" replicò Nobuo, passandole un braccio attorno alla spalla "Noi tre riuniti insieme da soli è una cosa che non capitava da un po'!"
"Già!" esclamai. Eh si, non capitava da un bel po' di tempo. Da quando avevo iniziato a dover passare ogni minuto libero al Castello che Non Esiste, il tempo che potevo dedicare agli amici era drasticamente diminuito e il nostro prima unitissimo trio aveva perso gran parte della sua unità. Purtroppo era colpa mia, anche se non avevo potuto farci niente.
Ma ora avevo avuto la possibilità di recuperare almeno una parte del tempo perduto! Anche se la mia seconda vita al castello era di vitale importanza non potevo certo trascurare quella vera, sulla Terra!
In quel momento si avvicinò il padre di Nobuo: "Ragazzi, perchè non andate in camera? Vi chiamiamo quando inizia la cena!"
Non ce lo facemmo ripetere due volte. Ayame ci guidò attraverso l' albergo, fino alla suite sua e di Nobuo. La mia, invece, si trovava tre stanze più avanti, Ayame aveva ottenuto il permesso di far dormire anche me in quel mostro di architettra moderna.
"Non è fantastica?!" esclamò soddisfatta gettandosi sul letto: "Ci traferiamo qui, Nobu?"
"Altrochè!" fu la risposta di mio cugino, anch' egli impegnato a guardarsi intorno con aria trasognata. In effetti era davvero una bella stanza: era enorme, lussuosa e....verde. Era tutto verde, lì dentro: lenzuola verdi, pareti verdi, pigiami verdi, era tutto così verde! Oh, ero in paradiso, adesso avevo anche io un motivo per trasferirmi in quell' albergo!
"Dai, parlami ancora dei tuoi amici" piagnucolò Ayame lanciandomi un cuscino - verde: "Tutti, uno per uno!"
Sospirai esasperata e Nobuo sospirò assieme a me. Mi lanciò un' occhiata di compatimento e accese la TV sul soffitto - verde - sintonizzandola su un canale di musica, sul quale trasmettevano un  video dei Versailles. Con quel gesto finì il sostegno da parte di Nobuo Ariyoshi.
"Non mi aiuti, caro?" chiesi indispettita.
"No... " rispose "Sono perso in contemplazioni di buona musica..."
Ma si, tanto qella che doveva subire le domande ero io...
"Scommetto che se a insidiarmi fosse stato un halfling invece della tua fidanzata, saresti accorso immediatamente."
"Ovvio, ma ho le mie buone ragioni per essere convinto che Ayame non sia un halfling..." intanto continuava a tenere lo sguardo fisso sullo schermo.
"Che è un halfling?" chiese Ayame.
"Oh, lascia perdere!"
"Piuttosto...riprendiamo il discorso?"
"No."
"Su, su...a noi puoi dire tutto!"
"Non credo che a Nobuo interessino particolarmente i tuoi discorsi da invasata su gente che neanche conosc-"
"Dai, allora, riguardo a Demyx..." mi interruppe, senza dar segno di aver sentito le mie parole. "...l’avete già fatto? Su, io ti ho detto tutto di Akira..."
"Non credo fosse smaniosa di saperlo!" rise Nobuo e io risposi con un deciso cenno di assenso "No, infatti. Grazie al cielo con Misaki non hai fatto nulla."
"Sei pazza? Come puoi pensarlo, Quello non significava nulla per me!"
"Tanto meglio.... e comunque io con Demyx non ho fatto nulla, perchè non lo amo."
"Con quel Demyx io avrei fatto tante cose... te l’ho detto che siamo finite sul giornale?"
"Sì, l’hai detto tu a mia madre."
"Ah, già!" si batté una mano sulla fronte.
Nobuo prese un telecomando - verde - e spinse un pulsante. Un attimo dopo le luci si spensero di colpo.
"Ma che..." iniziai.
"Oh, cavolo, credevo fosse l' aria condizionata!" disse la voce maschile alla mia destra "Come accidenti si riaccendono 'ste luci?" lo sentii armeggiare e tentai di dargli una mano. Dopo svariati pulsanti premuti a caso con relativi effetti, le luci si riaccesero e la stanza ritornò normale. Tranne che per un aspetto: Ayame teneva in mano il mio cellulare... e lo fissava a bocca aperta.
"Ma chi è questo...oh, Cielo, che bello! Ma i capelli sono tinti vero?!" esclamò indicando lo schermo. No, Kingdom Hearts, no! Io avevo messo...
"Anche io voglio uno così come sfondo del cellulare!"
Glie lo strappai letteralmente dalla mano e lo spensi, sottraendo agli occhi della mia amica troppo curiosa il fantastico primo piano di Zexion, che avevo ottenuto a sua insaputa (o almeno speravo fortemente!) grazie al fantastico zoom del mio telefono. Le lanciai un' occhiataccia torva, mentre cercavo in tutti i modi di non arrossire.
"Chi è?" trillò.
"Zexion..."
Gli occhi di Ayame si spalancarono all’inverosimile. "Credo di essermi innamorata di Zexion."
"No!" urlai alzandomi di scatto dal letto. "Di Zexion no!"
Nei pochi secondi che seguirono ebbi modo di pentirmi di tale gesto. Nobuo aveva distolto l' attenzione da Silent Jealousy degli X-Japan e ora mi fissava con lo sguardo di chi si è perso un pezzo del discorso. Ayame si era fatta dapprima confusa, poi un accenno di sorriso era nato sulle sue labbra. Ora attraversava la sua bocca da guancia a guancia.
"Comecomecome?" chiese maliziosa: "Qualcuno qui nasconde qualcosa?"
Tentai di rimediare, inutilmente: "No, m-ma scherzi?"
"Allora non è Demyx, è lui!"
"Che non è Demyx te lo sto ripetendo da due mesi..." feci notare, tentando di far tornare la mia faccia di un colore normale "E lo stesso discorso vale per lui!" aggiunsi agitanto il cellulare.
"Ma se sei più rossa dei miei capelli! Con Demyx non eri affatto così!" esclamò l' esagitata. E in quel momento capii improvvisamente il senso delle parole che Malefica mi aveva rivolto l' ultima volta che avevamo parlato.
Trovavo simpatico Demyx, ammiravo Vexen perchè mi aveva salvata dalla fisica, ero grata a Marluxia perchè aveva impedito che venissi uccisa da Jafar ed ero più che certa che se Xemnas avesse avuto la mia età, e non fosse stato un mio teorico nemico, mi sarei presa una grandissima cotta per lui.
Ma ero assurdamente e perdutamente innamorata di Zexion, il Burattinaio Mascherato.
"Non sono innamorata di lui..." pigolai con voce flebile, una frase rivolta più a me stessa che alla mia amica. Ayame mi guardò comprensiva:
"Ehi, cos'è quella faccetta avvilita?" chiese "Che c'è, non ti fila?"
Scossi la testa. Eh no, non mi filava affatto. Ma era più che ovvio: a parte l' enorme baratro che ci saparava in quanto a carattere, Zexion era un Nessuno; per lui niente tristezza, niente felicità e purtroppo anche niente amore. Nè Ayame nè Nobuo naturalmente potevano saperlo e io non dovevo assolutamente parlargliene. Potevo solo limitarmi a scuotere la testa e a lamentarmi con tono depresso del fatto che agli occhi di Zexion non esistevo minimamente, anche se sapevo perfettamente che tale indifferenza era dovuta a chissà quale azione malvagia che aveva compiuto in passato, e che l' aveva reso un attraente guscio vuoto con l' intelligenza inversamente proporzionale alla capacità di provare emozioni umane.
"Ah, quanto ti capisco" fu il commento "Nemmeno tuo cugino mi guardava minimamente all' inizio" aggiunse con tono accusatorio rivolta a Nobuo, che si strinse nelle spalle. Sorrisi. Si, Ayame aveva impiegato molto tempo a conquistarlo. Ma ce l' aveva fatta perchè Nobuo, nonostante fosse infantile fino al ridicolo, un cuore ce l' aveva e alla fine aveva potuto ricambiare il suo amore. Il massimo interesse che io avrei potuto strappare a Zexion, invece, sarebbe stato quello dello scienziato nei confronti della sua cavia, dato che probabilmente agli occhi suoi, e in generale di tutti i Nessuno, non rivestivo un ruolo molto più prestigioso.
Era per questo che all' inizio mi ero rifiutata di accettare la realtà e ci provavo tuttora. Perchè, anche se sudavo freddo ogni volta che anche solo sentivo il nome del Burattinaio Mascherato, c' era ancora una piccola parte di me, quella parte razionale che non usavo spesso, ma che avevo anche io,  che cercava disperatamente una soluzione per evitare di condannarsi ad un amore eternamente non corrisposto. Per evitare di soffrire, dato che non ci voleva l' abaco per capire che innamorarsi di un Nessuno era come gettare il proprio cuore in un cespuglio di ortiche. Per evitare, quindi, che anche il mio facesse tale fine. Tanto ormai Ayame lo aveva capito, perciò era inutile che continuassi a mentire anche a me stessa: anche se sul momento non l' avevo capito, il colpo di fulmine che avevo avuto per Zexion quel giorno in biblioteca era stato talmente grande che al suo confronto Larxene era una duracell scarica.
Era così, anche se io non volevo, anche se continuavo a chiedermi perchè, con tutto il tempo che avevo avuto e con tutti i ragazzi che c' erano a disposizione nel mio mondo, avevo dovuto innamorarmi proprio di quello senza cuore in senso letterale. La mia sfiga epocale aveva colpito nuovamente, prima Malefica e ora questo. La prossima? Kurosaki avrebbe deciso che in realtà i miei voti in fisica non erano sufficienti e mi avrebbe bocciata?
Mah... forse, rimanendo ancora un po' lontana da lui, sarei riuscita a dimenticare Zexion. O forse no, questo era più probabile. Non so, forse a questo punto era meglio se ambivo a qualcosa di più facile di una relazione con il numero VI. Qualcosa della serie 'Anche se non avrò mai il tuo amore permettimi di starti vicino', una soluzione stile telenovela. In una versione molto meno romantica, soprattutto senza dichiarazione. Qualcosa di muto, un 'Ti sostengo anche
se non lo sai, ma se quando recuperi il cuore ti ricordi di me va bene lo stesso'.
...
Mi sa che facevo prima a diventare IO un Nessuno.
"Dai, Mitsuki, non fare così. Chissà, forse un giorno cambia idea!"
"Si, il giorno in cui Demyx molla il sitar per il flauto traverso..." sbottai, alzandomi dal letto per dirgermi alla finestra, bisognosa di un po' di aria fresca.
Feci vagare lo sguardo da un punto all' altro dell' enorme giardino, del quale da quella finestra si godeva una splendida visuale.  Era tutto palme, viali acciottolati laghetti artificiali, un paradiso in terra, praticamente. A sinistra, sporgendomi leggermente, vedevo un pezzo della piscina, che si allungava dall' altro lato e a destra il viale d' ingresso, con le varie macchine che sfilavano davanti e facevano scendere i loro passeggeri. Erano quasi tutte auto di lusso, quella festa era riservata davvero alla crème de la crème dei politici di Osaka. Vidi una lucidissima porsche da una parte, da un altra c' era una rolls-royce e da un' altra ancora perfino una ferrari.
Ma il giardino era decisamente più interessante per me. Era più verde, motivazione decisamente ovvia. Inoltre, avevo come l' impressione di intravedere qualcosa tra i cespugli, o forse qualcuno, dato che mi sembrava vederlo camminare. Non riuscivo a capuire bene, era seminascosto nell' ombra di un albero e aveva pure dei vestiti scuri. Vedevo solo una cascata di capelli ros...rossi?!
Ommioddio!
"Devo scendere un attimo!" gridai, precipitandomi verso la porta. Sentii Nobuo dire qualcosa, ma non mi fermai a chiedergli di ripetere. La mia testa era capace solo di sperare che quello che avevo visto non fosse un miraggio dovuto al caldo.
Mi feci strada tra la folla di invitati cercando di non travolgere nessuno e di non pestare qualche eventuale vestito lungo. Dopo un paio di 'Mi scusi' e qualche 'buonasera' detto praticamente senza guardare l' interessato di turno, arrivai alla porta principale. Una signora che non conoscevo, forse una conoscente dei miei, tentò di fermarmi per parlarmi, ma proseguii dritta verso il giardino, verso il punto in cui mi era sembrato di aver visto... Dio, fa che ci sia veramente!
Svoltai l' angolo temendo una delusione e...
"Axeeeeeeeeeel!!!" doveva averlo sentito l' intero albergo, l' urlo che uscì dalla mia bocca mentre mi gettavo tra le braccia del numero VIII, avevo visto giusto!, cogliendolo di sorpresa e facendolo barcollare vistosamente per l' impatto.
"Mitsuki?!" esclamò con tono sorpreso, mentre riacquistava una posizione stabile e io scoppiavo a piangere, stringendomi a lui.
"Siete tornati, siete tornati! Oh, lo sapevo che prima o poi sarebbe successo, che bello!" singhiozzai, in preda alla gioia più pura, incapace di dire qualcosa che non centrasse col fatto che ero strafelice.
"Ma non ti stavo antipatico, io?" rise Axel.Lo guardai. Antipatico? Si, forse in una situazione normale si, ma in quel momento avrei abbracciato perfino Xemnas, se mi fosse apparso davanti (e al diavolo la deferenza!), per cui potevo fare qualunque cosa che avrebbe comportato un imbarazzo minore più tardi.
"Ti cola il trucco, Mitsuki..."
E io, per tutta risposta, mi ristrinsi a lui, abbracciandolo talmente forte da stritolarlo.
"Ahia...Mi fa male, buona! Dai staccati, ascolta devo parlarti urgentemente, è important-"
"Mitsuki!!" una voce dietro di me mi fece trasalire. Mi voltai: Ayame e Nobuo correvano nella nostra direzione. Udii Axel imprecare sottovoce.
"Complimenti, mi hai tirato addosso i tuoi simili" disse poi.
"Sono i miei amici!" risposi "Sii naturale, penseranno che tu sia un mio conoscente."
Sciolsi l' abbraccio strettissimo nel quale avevo avvolto Axel, giusto in tempo per l' arrivo dei miei due cugini. Quando vide Axel Ayame inarcò le sopracciglia e io assunsi l' aria più naturale che potei. Non doveva essere difficile, dato che le avevo appena confessato chi occupava il mio cuore in realtà. Però, ora che i pensavo, Ayame non aveva mai visto nè Axel nè Zexion.
"Ragazzi, questo è Axel!" dissi al volo per impedire che la rossa capisse male.
"Oh... ciao!" rispose lei, ma dal suo tono sorpreso capii che gli aveva già dato un nome diverso, che iniziava per Z. Anche Nobuo salutò e Axel si limitò a fare a entrambi un cenno di saluto e un sorriso un po' tirato. Aveva fretta di andarsene, si vedeva. Chissà, forse aveva capito da solo che stare vicino ad Ayame voleva dire solo stress?
"Ehm...allora...sei un amico di Mitsuki?" si parlava del diavolo...
"Si..diciamo di si, ci conosciamo abbastanza bene" rispose il rosso con molta meno enfasi.
"Quanto bene?" fu la replica, al che la incenerii con lo sguardo. Anche in pubblico?! E basta e per favore non anche con Axel! Tentai di mandarle un messaggio col pensiero, sperando che almeno ne leggesse il conenuto dai miei occhi. Axel strinse le labbra e fece per rispondere, ma non seppi mai cosa avrebbe detto perchè in quell' istante un fruscio poco distante interruppe ogni discorso, sia verbale che mentale. Un cespuglio si mosse e da esso uscì qualcuno.
"Axel!" era Luxord. Non lo conoscevo un granchè, dato che ci avevo scambiato poche parole e tutte non troppo importanti. Si avvicinò a noi.
"Ehi, ma hanno il cappotto uguale al tuo, Mikki!" fece Nobuo "Che strana coincidenza!"
Mi morsi un labbro. Avevo un brutto presentimento, orribile anzi. E la presenza dei mei amici non mi confortava, anzi, mi rendeva ancor più agitata, temenvo che succedesse qualcosa in loro presenza. Sperai con tutto il cuore che così non fosse.
"Axel" ripetè Luxord "E' inutile, stanno venendo su come i funghi, più ne uccidiamo e più ne arrivano! Dobbiamo andare via, prima che qualcuno si accorga di noi." parlò in fretta e piano, con tono serio, senza dar segno di avermi visto. Vidi Axel annuire e Ayame aggrottò le sopracciglia. Aveva sentito.
"Uccidere chi? Mikki, ne sai niente?" chiese confusa.
"Io non..." iniziai. Non capivo nemmeno io di cosa stessero parlando.
"Axel..." chiamai e lui si voltò verso di me "Che succede?"
Mi guardò con fare grave e sospirò, ed ebbi l' impressione che sperasse in un altra domanda. Infatti trovai subito conferma.
"Non ti sei accorta di niente?" mi sussurrò.
"Di cosa dovrei accorgermi?" risposi, la voce un po' più alta della sua  e ilcuore che iniziava a battere più forte a causa dell' agitazione crescente "Axel, cosa c'è?! Cos'è che viene su come i funghi?!"
"Mitsuki..." Nobuo mi mise una mano sulla spalla, probabilmente per sapere di cosa stavamo parlando. Esitai, che dicevo ora?! Oddio, perchè mi avevano seguita?!
Ma non feci neanche in tempo a pensare a una risposta. Ci fu un altro fruscio, anzi, più di uno, da ogni direzione. Poi quello che vi era dietro spuntò fuori con un agile scatto. Nel buio che ci circondava vidi solo tante paia di luci gialle.
"Loro." borbottò Luxord. Sentii la disperazione calarmi addosso come un macigno.
Gli Shadow corsero verso di noi.
Poi Ayame urlò.

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Wah! Perdonate il ritardo, sta finendo la scuola, per cui mi sono dedicata (alla scuola? No XD) ad un racconto che sto scrivendo a quattro mani con il mio compagno di  banco e al primo capitolo della fantomatica fanfic che dovrei in teoria pubblicare dopo questa^^ E sto anche impazzendo per il cosplay di Sora.
Insomma ho fatto tutto tranne che pensare a voi XD Susu, non preoccupatevi, non vi abbandonerò mai, giuro sul mio disegno chibi di Marluxia che questa fic finirà XD E se non mantengo la parola vi autorizzo a darmi una morte stile Vexen *lol*
Momentomomentomomento, non ho detto adesso!! ù.ù

Prima di tutto ringraziamo Mikhi per aver messo la fic tra i seguiti! *spuccia* e Lady_in KH per averla messa tra i preferiti!! Thank you! *spuccia di nuovo* Oh, ma Malefica per me è e resterà una gran donna! E' terribilmente credibile come antagonista nel gioco ** Beh... è lievemente esaltata, ma che ci si può fare! XD
Ah, si, le contorte menti adolescenziali...(cosa parlo io che nell' adolescenza ci sono in mezzo? XD *agita manina anche lei*) e Mitsuki è la regina dei pensieri assurdi e complicati ù.ù Infatti quel parto di pensiero è una cosa che spaventa pure me *lol*
La parte di Jafar mi è piaciuto scriverla XD mi è uscita praticamente da sola, mi sono praticamente svegliata la mattina e ho detto "facciamo morire qualcuno" ^^ il resto è venuto da sè. E la domanda di Demyx è piuttosto retorica, in effetti XD coff coff...susu, come dice la mia prof di scienze "Eleganza e contegno!" XD
Vul! Ma tu DEVI scrivermi un papiro XD davvero, non preoccuparti per la lunghezza perchè anche io mi dilungo spesso^^ e poi è bello ricevere le recensioni lunghe piene di commenti ** Poi tu mi fai arrossire, a dirmi che ti estranei addirittura quando leggi questa fanfiction *____* grazie!
Dubbi esistenziali dici? oh ne ha tantissimi! E quello su Zexion se l' è appena risolto, come hai letto XD Non so, sarà la mia vena sadica che mi impone di far passare le pene dell' inferno a quella benedetta ragazza...*lol*
Ma certo, Marluxia si alza, prende un mazzo di carte con le facce delle persone, ne sceglie una e va a ucciderla, poi sta a posto per il resto della giornata ù.ù No, spero proprio di no, ma in ogni caso è un personaggio che a me piace....
Jovanotti: tantotantotantotantotanto.
*Calcia via* si, beh, così. Ah, la famiglia di Mitsuki.....Demyx in politica.... occielo! XD

In effetti quel povero cristo di Demyx lo sto torturando terribilmente *lol*
Solitaire, il rifugio per Heartless orfani lo apro io! XD cioè, è fantastico** Seriamente parlando, adoro le tue recensioni! Analizzi i capitoli senza colpo ferire e da brava critica e non sai quanto mi fa piacere sentire i tuoi apprezzamenti. Soprattutto non sai quanto mi solleva sentirti dire che ho dato ai personaggi una buona caratterizzazione, dato che finire OOC è uno dei miei incubi ricorrenti! Contando poi che è la mia prima long fic su Kingdom hearts-  fino ad adesso ho scritto solo qualche one shot (delle quali me ne piace la metà XD)- è un complimento che vale non poco per me!**
Sono daccordo sugli stereotipi, purtroppo sono tanti! E una volta anche io ero così, poi ho smesso, quasi di colpo XD Avrò avuto chissà quale illuminazione, non so, ma adesso ci penso due volte prima di entrare nelle demenziali (paura! XD).
La richiesta della recensione costruttiva in effetti è un classico, tutti dicono di accettare anche gli insulti, ma poi quando apri il link delle recensioni e ti trovi davanti una decina di righe su quanto poco credibile sia quello che hai scritto... non piace molto, no. Ma in effetti lasciarla sempre scoccia, direi che succede a tutti^^

Ma guarda, Fede, il giorno in cui otto lo prenderò io finirò esattamente come Mitsuki ù.ù tale e quale, mi chiederò forse se il 2012 è arrivato in anticipo XD o forse lo prenderò proprio il 21, così poi potrò dire di aver avuto tutto nella vita e scapperò con gli alieni *lol*
Sisi, Marluxia bluffa ù.ù  deve essere un po' bastardo e insensibile o non sta bene! *-*
Sono contentissima che ti piaccia la fanfic a dispetto dei personaggi, spero di continuare a fartela pensare in questo modo!^^ Thank you!
E last but not the least grazie a Lion! Oh, si, il sangue era un bel po, è rimasta traumatizzata parecchio^^
Grazie per la recensione!

Ah una cosa: qualche anima pia mi sa dire i teorici veri nomi di Luxord e Larxene? No, perchè mi sto arrovellando e, non so perchè, non li trovo XD

Penso di aver finito quindi vi lascio!^^ A chi commenta una statua di Xemnas in lava solidificata by Axel! XD















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Capitolo 11
*** Fuori controllo ***



*MALEFICA*
Capitolo 10
*
Fuori controllo

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Mi sembra solo ieri che credevo
che sotto la pelle non ci fosse altro che luce.
Se mi tagliavi non potevo che splendere.
Ma ora cado sui marciapiedi della vita,
mi pelo le ginocchia. Sanguino


Billy Collins,  "Compiendo dieci anni"
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L' urlo di Ayame era acuto e prolungato, eppure le mie orecchie captarono solo un flebile grido. La mia mente si era come spenta nell' esatto momento in cui le piccole figure nere erano emerse dai cespugli attorno a noi, e, anche ora che le vedevo compiere un balzo verso una meta che non era difficile da indovinare, non riuscivo in alcun modo a farla ripartire. Con gli occhi sbarrati e riempiti del terrore più puro che avessi mai provato, mi limitai a stare ferma mentre gli Heartless alzavano i loro occhi vuoti e gialli verso i miei e allungavano le loro corte braccia. In qualunque altro momento mi sarei spaventata a morte e avrei gridato con tutto il fiato che avevo in corpo. Stavolta invece, mentre tale compito veniva svolto dalla mia rossa amica, mi sembrava di sentire dentro di me una vocina che diceva "Oh, è finita. Adesso muoio e la finiamo qui" e invece di spaventarmi, mi sentii stranamente sollevata a quel pensiero: sarei morta e non avrei duvuto più preoccuparmi di spiegare ad Ayame e Nobuo ciò che stava accandendo, detta così non era affatto male.
Ma, se io ero daccordo con il fatto che potessi finire all' altro mondo, qualcun' altro non condivideva la mia opinione perchè, prima che potessi pensare a cosa mi avrebbe fatto quello Shadow che sembrava in procinto di attaccarmi, lo vidi sparire colpito da qualcosa che riconobbi poco dopo come... una carta?
E quello riuscì finalmente a svegliarmi. Fu come uscire da uno stato di trance, nel momento in cui vidi la strana arma qualcosa scattò nel mio cervello e immediatamente mi ritrovai captapultata nella realtà: le figure smisero di muoversi a rallentatore e i volumi tornarno normali. Ora riuscivo a sentire la voce squillante e ipaurita di Ayame e quella più bassa, ma ugualmente spaventata, di Nobuo alla mia destra. Poco più di un metro a sinistra, invece, udivo rumori di fendenti menati a destra e a manca e osservavo gli Heartless cadere uno dopo l' altro sotto i colpi precisi di Axel e Luxord. Quando anche l' ultimo svanì senza lasciare traccia, si avvicinarono a noi e Axel mi prese per un braccio.
"Forza" disse "Andiamo, prima che tornino"
Lo fissai e riuscii a balbettare solo un "Perchè?" e non ricevetti un' occhiata benevola a quella domanda.
"Sono attratti da te" fu la spiegazione "Li stai chiamando"
"Sto facendo cosa?!" gridai, e in quel momento la scena di poco prima si ripetè: un altro gruppo di Heartless emerse dal terreno. Ne contai undici, prima di essere distratta dalla voce di Luxord che mormorava divertito "La fortuna ci è un po' contro, stasera". Axel, invece, non rideva affatto, strinse la presa su di me e disse: "Noi intanto andiamo!"
Luxord annuì e un istante dopo sentii l' oscurità avvolgerci. Nello stesso istante in cui mi parve di sentire un' altra mano su di me oltre a quella del rosso. Ma il tempo impiegato per spostarsi con un varco oscuro era decisamente limitato, per cui, prima che potessi rendermi conto di qualunque cosa, il giardino dell' hotel era già stato sostituito con delle mura bianche e grigie che riconobbi come quelle del Castello, anche se con un' inquietudine crescente: avevo passato più di un mese a pregare che qualcuno venisse e mi riportasse in quel luogo, ma non era certo in quel modo che volevo rimetterci piede! Mio Dio, che stava succedendo?! Perchè tutto ad un tratto erano apparsi gli Heartless nel mio mondo? Saïx non aveva detto che l' unico modo per farli arrivare era...?
"Sono attratti da te. Li stai chiamando."
No, assurdo. Aveva mentito, io... Non mi ero accorta di nulla, era impossibile che avessi richiamato uno stuolo di Shadow senza neanche rendermene conto. Non sapevo nemmeno come si facesse! Doveva esserci un altro motivo: probabilmente Axel non lo conosceva e aveva optato per la soluzione più ovvia, ovvero che fosse tutta opera mia. Cosa che io ritenevo assolutamente improponibile, ma tra me e i Nessuno chi poteva definirsi più affidabile?
Il rosso lasciò la presa sul mio braccio e mi guardò fisso negli occhi. Non era uno sguardo amichevole. Axel aveva passato i precedenti mesi ad approfittare del fatto che, per chissà quale ragione, mal sopportavo la sua presenza: ora sembrava il contrario, era lui a dare l' impressione di qualcuno che avrebbe preferito qualsiasi compagnia, basta che non fosse la mia. E continuavo a non saperne il motivo, quello mi faceva inquietare ancora di più!
Qualcuno esercitò una lieve pressione sul mio braccio destro.
"Axel...?" iniziai incerta. Cosa dovevo chiedere? Il numero VIII non sembrava molto propenso a tranquillizzarmi. Allungai la mano e strinsi a mia volta il suo polso, ma fui respinta con decisamente poca grazia.
"Mitsuki" mormorò "Non so cosa tu debba fare ora, quindi rimani qui. E non muoverti." aggiunse. Deglutii, mi faceva paura quella severità sul suo volto.
"Ma..."
"Ferma." decretò.
La pressione di prima si fece nuovamente sentire e mi resi conto che non eravamo mai stati soli in que due minuti precedenti. Ma non mi voltai, come se evitare di guardare in faccia il problema potesse in qualche modo farlo sparire.
"M-mitsuki..."
A Nobuo piaceva il francese. Merde. Non suonava male dopotutto. Sentii gli occhi bruciarmi e lo scoforto mi assalì di nuovo: e ora che dicevo? Che dicevo? Avevo pensato tante volte a come comportarmi se mai qualcuno avesse scoperto il mio...segreto (anche se detta così faceva tanto supereroe...). Ma ora che era veramente successo l' unica cosa che riuscivo a fare era rivolgere imprecazioni a qualcunque creatura, reale e non, che mi venisse in mente.
Che facevo, mi voltavo? Ma quando osai incrociare lo sguardo con quello di Ayame e vi lessi una paura che non aveva mai provato in diciotto anni, desiderai solamente di poter essere anche io un essere oscuro, per scomparire a mio piacimento e riapparire in qualche mondo sperduto dall' altra parte dell' universo.
"Mikki..." bisbigliò nuovamente la mia tremante amica. La strinsi per le spalle e tirai con lei anche Nobuo, gemendo un classico "Calmi, posso spiegarvi tutto..."
"No, no... quelli erano..." Ayame balbettava "I...i cosi neri...Il tizio con le carte...Mitsuki io..!"
Nobuo invece scosse la testa, gli occhi fuori dalle orbite: "N-no, aspetta, non sono sicuro di voler sapere nulla. Non mi interessa sapere dove ci troviamo, né tantomeno chi siano queste persone. Io...voglio tornare indietro." dalla sua voce sembrava non sapere se scoppiare a piangere o a ridere.
"NO!" gridò Ayame, ormai preda dell' isteria "Axel in giardino...! Mitsuki che succede?!"
Afferrò la stoffa del mio cappotto.
"COSA CAZZO STA SUCCEDENDO, MALEDIZIONE?!"
"Calmati, per favore...!!" esclamai, tentando di calmarla, ma quella continuava a strattonarmi in preda allo shock. Nobuo, invece, stava in piedi dietro di lei e la fissava come se fosse indeciso sul da farsi. In quel momento fui grata alla sua sfrenata passione per l' occulto e gli alieni, senza dubbio era grazie a quella se ora non stava dando di matto come la sua ragazza. Non che sembrasse poi così contento di trovarsi in quel luogo, sospettavo si sentisse più o meno come me la prima volta che avevo messo piede nel Castello che Non Esiste, in parte curioso, ma al contempo terribilmente spaventato. Almeno però sembrava dimostrare un po di autocontrollo, a differenza di Ayame che sembrava decisa a trasformarmi in un cocktail shakerato gusto "strega malvagia", mentre continuava ad urlare verso di me.
"MITSUKI CHI SONO QUESTI TIZI?!" le sue grida erano totalmente prive di controllo e io non avevo idea di come placarla. Tentare di parlare con calma si era dimostrato inutile, ma dovevo farla smettere in qualche modo: Axel sembrava già irritato di suo, se Ayame avesse superato il limite non vedevo alcun motivo per cui non avrebbe potuto darle fuoco. E il limite era molto vicino all' essere superato! Oh, ti prego, smettila, smettila, smett...
SCIAFF!
Con un tempismo perfetto Axel afferrò la svenuta Ayame dopo lo schiaffo che le aveva rifilato di sorpresa - e con eccessiva forza - il pacifico Nobuo. Rimasi a fissare la scena con gli occhi sgranati dalla sorpresa: Nobuo era la tipica persona che, se poteva, non faceva del male nemmeno ai moscerini della frutta. E aveva appena rifilato un manrovescio degno di questo nome nientemeno che alla sua fidanzata! Era una scena che avrei ricordato in eterno, la tensione e la paura dovevano aver raggiunto anche per lui la soglia di pericolo. Certo, le aveva sfogate in un modo decisamente inaspettato. Aveva reso la guancia dell' isterica rossa quanto i capelli suoi e di Axel messi insieme.
"Voglio tornare indietro, per favore" disse poi, con una compostezza e una serietà che poco si addicevano a uno come lui, perfino in quella situazione "Non ho capito che è successo, ma... Non è affar nostro, quindi...riportateci a Osaka."
Axel sembrò daccordo e annuì.
"Direi che hai ragione, voi due non avete motivo di stare qui." asserì.
Nobuo aggrottò le sopracciglia "Ma noi..siamo in tre."
"Ma LEI non torna indietro con voi." spiegò Axel additandomi "Non ora, almeno."
Nobuo mi guardò interrogativo e io ricambiai il suo sguardo solo per pochi attimi, dopodichè preferii dedicarmi alle nuvole violacee fuori dalla finestra, scuotendo la testa per evitare di dover dare una spiegazione. Quando fui sicura che non avrei subito domande riportai lo sguardo fisso su mio cugino. Questo si morse frenteticamente un labbro, dopodichè sospirò pesantemente:
"M-mi inventerò qualcosa.." mormorò, distogliendo a sua volta lo sguardo dal mio "Dirò che..sei in camera e farò in modo che non entri nessuno" aggiunse, continuando a evitare i miei occhi. Non riuscivo a vedere benissimo i suoi, ma potevo facilmente immaginare che probabilmente vi avrei letto delusione per le mie bugie, anche se utili.
"Grazie.." feci, a metà tra un bisbiglio e un singhiozzo. Vidi Nobuo annuire impercettibilmente, dopodichè Axel gli si avvicinò, gli consegnò l' inerte Ayame e sparì con loro. Riapparve da solo qualche secondo dopo; io intanto ero finalmente scoppiata a piangere e il mio volto era solcato da rigagnoli neri di trucco e lacrime.
"Loro sono l' ultimo dei tuoi problemi" borbottò il rosso "Possiamo modificare i loro ricordi e quelli degli altri spettatori facilmente e..."
"NO!" esclamai. Axel mi guardò interrogativo.
"Come?"
"Io... No, per favore, non fatelo... Non ne posso più di mentirgli. Se qualcun altro ha visto fate pure, ma, se potete, loro lasciateli stare..." tirai su col naso "Chiarirò io la faccenda" conclusi, piuttosto incerta a dire la verità. Non avevo la minima idea di come avrei potuto sistemare una situazione del genere. Ma in compenso ero sicura che non sarei più riuscita a mentire con naturalezza sull' argomento, quindi temevo che, anche cancellando dalle loro menti gli avvenimenti che si stavano susseguendo in quel momento, avrei ottenuto solamente l' effetto di posticipare le spiegazioni, se mai ne avessero chieste.
Axel alzò le spalle: "Come ti pare" disse con scarso interesse. Fece una pausa e mi diede le spalle.
"Comunque Mitsuki" continuò poi, rivolgendosi di nuovo verso di me "Anzi, Malefica..."
Eh....Malefi....Malefica....?
"No, Axel sono io!" gridai, appena mi resi conto del significato di quel nome.
Axel non diede segno di avermi sentito: "Dimenticavo che Xemnas ha detto di mandarti da lui, una volta arrivata."
Quella frase ebbe lo strano potere di bloccarmi all' istante: Rimasi immobile come una statua, il braccio destro proteso verso il rosso e in bocca ancora la frase disperata di prima. Se non fosse stato per il fatto che, tra la paura e la tensione, stavo letteralmente sudando, avrei giurato che Vexen fosse passato di lì e mi avesse ibernata. E in un momento del genere non mi sembrava più un' idea così malvagia, come avevo pensato fino al giorno prima. Abbastanza semplice e veloce, e per me che amavo gli ambienti freschi doveva essere il massimo.
Gli occhi di Axel, però, mi comunicarono che, in quel momento, una mia eventuale sigillazione in una bara di ghiaccio non era contemplata. Che dovevo fare?
Ah si...
"Xemnas..."
"Xemnas..." annuì lentamente lui, come faceva tempo prima, quando scherzava sul fatto che gran parte delle volte non capivo ciò che mi veniva detto. Un po' la cosa mi sollevò, era un gesto dell' Axel Alleato-quasi-amico-occasionale-non-sapevo-bene-cosa, non dell' Axel nemico con il quale avevo avuto a che fare fino a pochi secondi prima.
"Ed è importante?" chiesi, un po' speranzosa in una risposta negativa, a dire il vero. Se c' era un Nessuno alla cui presenza non ero mai riuscita ad abituarmi in quei mesi era proprio Xemnas, era l' unico dell' Organizzazione al quale proprio non riuscivo a dare del tu. E non perchè fosse il capo e quindi rivestisse un ruolo di un certo prestigio: non ci sarei riuscita nemmeno se fosse stato un membro semplice, nemmeno se fosse stato uno dei neofiti; per quanto mi sforzassi, Xemnas era come un gigante nei miei pensieri, una sorta di dio sceso tra i mortali, al quale si doveva obbedienza assoluta e che si doveva temere sempre e comunque. E infatti lo temevo, avevo paura di lui, o meglio, avevo sempre un esagerato timore reverenziale nei suoi confronti, nonostante fosse anche più gentile di certi altri soggetti.
Di conseguenza, le rare convocazioni da lui che avevo dovuto affrontare erano state una vera e propria lotta interiore, per me. La parte più terribile era senz' altro quella dell' entrare nei suoi studi, dopodichè, più o meno, era come essere dal preside. Anche se ero certa di avere molta più paura di Xemnas che del mio preside. Da quest' ultimo potevo aspettarmi al massimo una sospensione, la bocciatura, in ogni caso nulla di fisico. Lui invece era liberissimo anche di farmi a pezzi, il senso di colpa che gli sarebbe venuto in futuro sarebbe stato, più o meno, lo stesso che sarebbe venuto a me schiacciando una formica.
Però Saïx aveva detto che non sarei stata uccisa. Dovevo calmarmi, il Superiore voleva solo parlarmi. A cosa mi avrebbe detto, però, non volevo pensare.
Axel inarcò le sopracciglia "Beh, se ti ha chiamata..." rispose poi, con tono ovvio, come se la mia fosse stata una domanda retorica. E in effetti lo era, era stata una domanda abbastanza priva di senso. Perchè mai avrei dovuto essere chiamata da Xemnas senza motivo? Non sembrava il tipo da amare gli sprechi, figurarsi quelli di tempo.
"Ti muovi?" mi incitò il rosso, riassumendo nuovamente un tono  vagamente irritato "Dai, non posso aspettarti all' infinito!"
"Ma io non voglio venire!" esclamai. Ma non ricevetti comprensione, perchè un attimo dopo venni afferrata per la spalla e trascinata in un Varco Oscuro. Un altro attimo più tardi eravamo davanti alla porta bianca di Xemnas.
Deglutii. Ma perchè non venivo mai teletrasportata direttamente all' interno di una stanza? 'per educazione' dicevano. E in effetti avevano ragione, entrare in qualunque luogo privato senza bussare era una mancanza di rispetto anche nel mio mondo. Ma mi serei risparmiata tante di quelle sudate...
"Bene, io me ne vado" comunicò Axel, voltandosi.
"Non entri con me?" domandai allarmata.
"E' te che vuole" fu la risposta, accompagnata da un saluto con la mano "Buona fortuna"
e scomparve da solo così come eravamo apparsi insieme. E io dovevo bussare - da sola - ed entrare - da sola - in quella stanza? Oh, no. Nonononono. Questo era davvero un brutto tiro da giocare a una come me!
Inoltre in quel momento mi accorsi di un particolare che fino a quell' istante mi era sfuggito: indossavo ancora il nero soprabito dell' Organizzazione, il regalo di Demyx che tanto amavo, ma che in quel momento trovai decisamente fuori luogo! Santo Cielo, chissà cosa aveva pensato Axel! E Luxord?
E Xemnas?! Mio Dio, cosa avrebbe detto vedendo entrare ME, comune essere umano di un mondo sconosciuto ai più della sua dimensione, con addosso la SUA divisa? Certo, che ero totalmente pazza doveva averlo capito già tre mesi prima, ma... insomma, non è che fossi così masochista da volerlo sottolineare a tutti i costi. Il problema era che ultimamente mi veniva quasi automatico, il trovarmi in situazioni poco simpatiche. E ancora più problematico era il fatto che me ne accorgevo sempre troppo tardi. Come ora.
Forse, se fossi tornata indietro, avrei incrociato qualcuno sul mio cammino. Magari qualcuno un po' più bendisposto, come Demyx, che mi avrebbe dato uno strappo a casa per cambiarmi.
Voltai le spalle alla porta. Si, forse quella era l' idea miglior-
"Mitsuki!"
"Ah!"
Cosa..chi aveva aperto la porta?! E quando l' aveva aperta?
Risposte piuttosto semplici: di certo mentre ero voltata e....beh, anche chiedersi chi fosse stato a ordinare alla porta bianca di aprisi non aveva molto senso, visto che la risposta era piuttosto lampante. E non perchè stava in piedi a cinque metri da me.
Kingdom hearts....ed era il caso di dirlo!
"Dove stai andando?" esteriormente non sembrava che il Superiore fosse alterato. Sperai fortemente che ciò coincidesse con il suo stato d' animo.
"Da....voi?"
"Si, esatto. Entra." comunicò, facendomi un cenno con la mano. Deglutii a vuoto e feci timidamente un passo, poi un altro e un altro ancora. Un altro passo ed ero finalmente sulla soglia. Xemnas si avvicinò a me e mi rivolse un' occhiata veloce, anche se non abbastanza affinchè non notassi il suo sopracciglio alzato quando i suoi occhi si posarono - supponevo - sul mio vestiario. Storsi le labbra in una smorfia e sospirai, imbarazzata. Non volevo che lo interpretasse come un gesto di superbia o cose simili, ma non mi vennero fuori le parole per dirglielo. Per cui mi limitai a tenere lo sguardo basso e a sfogare la tensione tormentandomi le mani. Anche perchè avevo un brutto presentimento, di nuovo, e non si trattava della solita paura.
"Mitsuki, parleremmo meglio se tu fossi all' interno della stanza, invece che sulla porta."
Oh. Giusto. Allora a questo punto avevo due possibilità, se non andavo errando e, purtroppo, entrambe avevano a che fare con il mettere piede nello studio e non con lo scappare a gambe levate: uno, potevo entrare a passo sicuro, tranquilla e senza paura; due, potevo entrare incerta, a sguardo basso e nel panico. La prima era la scelta più ovvia e sensata, la seconda quella più naturale. Una volta tanto decisi di prendere la via sensata, o almeno di dare questa impressione.
"Bene." fu il commento del Superiore, quando la porta bianca si chiuse finalmente alle mie spalle "Vorrei parlare con te di alcune cose, se non ti dispiace."
Presi il "Se non ti dispiace" come una pura frase di ciscostanza, dato che non mi sentivo nella condizione di dettare legge. E comunque, ormai ero lì, dovevo togliermi il pensiero, no? Di tornare una seconda volta avrei fatto volentieri a meno.
Mi venne fatto un cenno in direzione di una sedia, sulla quale mi accomodai. Davanti a me avevo una scrivania, dall' altra parte della scrivania la poltrona su cui sedette Xemnas. Una volta sistematosi, il Superiore puntò gli occhi color ocra fissi sui miei.
Come diceva il trailer di quel film? 'La paura ha un nuovo volto'. Si: capelli d' argento, occhi gialli e carnagione ambrata e rispondeva al nome di Xemnas.
La 'paura' distolse temporaneamente lo sguardo per puntarlo sulla finestra: "Vediamo..." iniziò, tornando a guardarmi "Tu sei qui da...tre mesi circa, giusto?"
"S-si..." balbettai guardinga.
"So che non sembra, ma ti ho tenuta d' occhio in questo tempo. Ora, alla luce dei fatti che sono avvenuti poco fa, posso dirti che mi sento veramente..."
mi sporsi leggermente in avanti, quasi senza accorgermene. Veramente...cosa? Era qualcosa di bello? Era un complimento, quello che stava per uscire dalle sue labbra? Era...
"...deluso"
Zac!
Quell' unica parola fu come una pugnalata. Sentii gli occhi aprirsi fino all' inverosimile e quasi d' istinto portai la mano al petto per controllare se il mio cuore stava ancora battendo, perchè in quell' attimo mi era davvero sembrato che si fosse fermato di colpo. Eccolo, io lo sentivo quel brutto presentimento! Ma... perchè deluso? Cosa avevo fatto - o cosa non avevo fatto - per portarlo a pensare una cosa simile?
All' improvviso, trovai che contare i dentini della chiusura lampo dei miei stivali fosse un' attività terribilmente interessante.
Non lo stavo guardando più, ma sentivo quegli occhi puntati sulla mia testa chinata. Era quasi insopportabile! Ma non avevo il coraggio di alzare lo sguardo, timorosa che, se l' avessi fatto, avrebbe proseguito con altro, aggiungendo legna al fuoco.
"Voglio farti una domanda, Mitsuki." proseguì comunque "Da quanto tempo Malefica si manifesta a te?"
Zac!
Altra pugnalata! Il cuore perse un altro battito - o forse anche due. Ma stavolta il mio volto, invece di abbassarsi a guardarmi le ginocchia, scattò verso quello del mio interlocutore, così forte che quasi mi fece male. Che cosa? Ah, no, dovevo aver sentito male. Come poteva...? Come faceva...?
E il problema più grosso era che aveva ragione. Oh mio Dio, in quel momento mi maledii per aver taciuto la faccenda.
Perchè?
"Mitsuki..."
"Io non..." tentai.
"Rispondi." Non stava alzando la voce, ma non sapevo se fosse meglio o peggio. Mi morsi il labbro, indecisa sul da farsi. Ma sapevo che, prima o poi, avrei dovuto dare una risposta.
"Da..cica due mesi.." mormorai. Poi mi affrettai ad aggiungere: "Ma da tempo non si fa più sentire!"
"Mi sembra che l' abbia fatto meno di un' ora fa" fu il commento severo. Meno di un' ora fa...ma che era successo meno di un' ora prima?!
"Axel ha detto che io ho chiamato gli Heartless!" esclamai "Ma non è vero, io non ho fatto niente!"
Ma negli occhi di Xemnas non lessi comprensione di alcun tipo. Continuò a fissarmi, poi proseguì a parlare:
"Tu forse no, ma Malefica si. Per questo ti ho chiesto da quanto parli con lei. Un gesto del genere non avrebbe potuto compierlo da un momento all' altro, doveva per forza essersi rafforzata."
Scossi la testa "Rafforzata? Ma non capisco, io... Non può essere così forte! Ogni volta che si palesava mi bastava ordinarglielo affinchè sparisse!"
"Davvero?" fece una pausa "E hai mai pensato che ti stesse semplicemente mostrando ciò che volevi vedere?"
Sentire quella constatazione fu come ricevere una secchiata d' acqua gelida in pieno volto. Mi coprii la bocca con una mano. No... Oddio, era ovvio, più che ovvio! Perchè non ci avevo mai pensato?!
E, per la seconda volta in mezz' ora, pensai con desiderio a me morta in una bella bara. Che fosse di legno o di ghiaccio era cosa di poco conto: in quel momento,con la verità che mi precipitava sulle spalle come una frana, desiderai ardentemente che tutte quelle rivelazioni improvvise fossero veramente dei massi, pronti a seppellirmi e a uccidermi rompendomi le ossa. Perlomeno, non avrei dovuto più dare spiegazioni. Non avrei dovuto affrontare la realtà. Si, daccordo, avevo diciannove anni, il che implicava che avevo, almeno in teoria, l' età per diventare adulta.
Per essere capace di affrontare di petto i problemi della vita.
Si, ma della vita giusta, maledizione!! Quelli, al confronto erano una bazzeccola! Si, ecco un lato positivo della faccenda: una volta finita la storia di Malefica e tutto il resto (Perchè DOVEVA finire, me lo meritavo!), di certo vivere sarebbe stato più facile!
Intanto Xemnas continuava a fissarmi con sguardo accusatorio. Si aspettava che mi spiegassi, ma io non avevo la minima giustificazione per salvarmi.
"Allora?" chiese.
"Io.... Io credevo..." ma non terminai la frase, esitai e in quel breve lasso di tempo, Xemnas prese la parola:
"Credevi?" proruppe "Credevi cosa, Mitsuki?" la sua voce era più alta adesso, mentre lentamente si alzava e poggiava i palmi al legno della scrivania, sporgendosi un poco verso di me: "Dimmi, ti rendi conto della tua situazione? Ciò che stai vivendo non è un gioco, è una mezza guerra! In questo momento tu non puoi permetterti di credere o di supporre, tu devi sapere, essere sicura!" si fermò per qualche secondo e io finalmente potei guardare da un' altra parte. Basta, troppe verità, troppe comunicazioni riguardanti la mia idiozia, volevo uscire!
Ma non potevo.
Xemnas sospirò e riprese, con tono più calmo e basso (ma ugualmente serio e severo): "Mitsuki" chiamò, e io rialzai lo sguardo "Noi siamo Nessuno, non dei veggenti. Nessuno di noi, nemmeno Zexion, può prevedere il futuro o infilarsi a piacimento nelle menti altrui per leggerne il contenuto senza farsi scoprire. Perciò, oltre a quello che veniamo a sapere dalle nostre fonti, sappiamo solo ciò che TU comunichi. Se tu non fai sapere cose di un' importanza simile, mi spieghi come facciamo noi a risolvere questo problema sia a noi che a te?"
Rimasi zitta. Mi sentivo esattamente come quando venivo rimproverata dai miei genitori. Non era una situazione differente, dopotutto, e non lo era nemmeno il motivo del rimprovero: sorvolando sull' argomento in sè, stavo subendo una pesante paternale su quanto fossi inaffidabile e giù di lì. Ed era terribilmente umiliante, anche perchè stavolta non riuscivo a giustificarmi, nemmeno tra me e me, come facevo di solito. Non che non volessi evitare quella situazione; Che fosse quello, ciò che gli adulti chiamavano "Assumersi le proprie responsabilità"? Il rendersi conto, per una buona volta, che se la persona che hai davanti è incavolata nera con te non è perchè è pazza o ha la luna storta, ma perchè hai davvero commesso un errore?
Certo che, se lo era, non era per niente piacevole. Non mi sentivo affatto "fiera di non aver accampato scuse inutili", come diceva mio padre.
Al cesso i diciannove anni. Volevo tornare ai sei.
Xemnas sospirò.
Io sospirai.
Xemnas era seriamente arrabbiato.
Io ero sul punto di piangere. Anzi, sentivo già gli occhi bruciare. Ci fu una pausa di qualche secondo.
"Ascoltami attentamente, Mitsuki" disse infine, e sentii che stava per arrivare una frase che mi sarebbe piaciuta poco: "Saïx ti ha spiegato perchè non vogliamo ucciderti. Ma voglio che tu sappia una cosa e che ascolti attentamente quello che sto per dirti: il fatto che preferiremmo non ammazzarti non da per scontato che non lo faremo. E' vero, se tu morissi, Malefica fuggirebbe e saremmo di nuovo da capo, magari anche in una situazione peggiore di quella attuale.
Ma, vedi, il nostro non avere un cuore ci porta inesorabilmente a essere inseriti nella lista dei 'cattivi'; e, come tutti i cattivi, a volte tendiamo a difettare di morale e buonsenso. Per cui, se ci tieni a rimanere viva, ti consiglio caldamente di stare attenta. Sono una persona paziente, ma non tollero che mi si prenda in giro, soprattutto se a prendermi in giro è qualcuno che non può neanche permetterselo. Fai un altro passo falso del genere, Mitsuki, e ti faccio passare a miglior vita prima che tu abbia il tempo di dire 'Radiant Garden'. Chiaro?"
"SI!" urlai, scoppiando finalmente in lacrime e riversandovi dentro tutto lo stress e la paura accumulati in quei minuti. E l' umiliazione: oltre a quella di essere stata rimproverata, adesso si era unita anche quella di essermi messa a piangere davanti a Xemnas. E si, che ero una persona contradditoria, ma piangere a comando ancora non era un privilegio riservato ai comuni mortali. Per fortuna riuscivo a sfogare il mio dolore e la mia rabbia in silenzio, fare rumore sarebbe stato decisamente più imbarazzante del pianto in sè.
"Puoi andare, ora." sentii davanti a me. Annuii lentamente e, altrettanto lentamente mi diressi verso l' uscita. Oh, com' era bello quel corridoio percorso al contrario! Se non fosse stato per le lacrime che mi offuscavano la vista mi sarei messa a correre, per mettere più metri possibili tra me e quella porta, che ormai era definitivamente diventata l' ingresso per l' inferno. Solo a ripensare al discorso che avevo subito mi assaliva un terrore assurdo, perchè la mia tranquillità e la mia fiducia nel rimanere nel Mondo che Non Esiste si erano basate, finora, fondamentalmente sulla convinzione che non mi sarebbe stato fatto alcun male, poichè la mia vita era piuttosto utile. Invece ora mi era stato fatto capire a chiare lettere che si, la mia vita era importante, però non era indispensabile. E avevo paura che non essere indispensabile ai Nessuno non fosse poi così diverso dall' essere inutile.
Qual' era la definizione che Xemnas aveva per "Passo falso"? Quanto oltre potevo spingermi, prima di dovermi fermare per non rischiare la vita? Perchè non ero affatto sicura che io e il Superiore usassimo lo stesso metro per misurare gli errori degli altri; io tendevo a essere sempre un po' indulgente, specie con me stessa! Xemnas, invece, non aveva molto l' aria di chi da sconti, e se li dava erano piccoli.
Ero nei guai. Terribilmente, inesorabilmente nei guai più grossi e bui. Avrebero potuto uccidermi da un momento all' altro: chissà, magari, appena voltato l' angolo, vi avrei trovato dietro un simpaticissimo Simile pronto a saltarmi addosso e mettere fine alla mia esistenza.
"Mitsuki!"
"AAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHH!!" il mio grido, probabilmente, era stato udito perfino in un altro mondo. Ma tra lo stress, la paura e il fugace pensiero che mi aveva attraversato la mente, appena udita quella voce mi ero seriamente convita che a parlare fosse stato seriamente un Simile......anche se i Simili non parlavano. E ora stavo rannicchiata a terra, con le mani sulla nuca in un fulmineo istinto di protezione. Ma i secondi iniziarono a scorrere e nessun Simile si degnava di colpirmi. Cominciai ad avere dei dubbi. Perchè i Simili non parlavano.
"Mitsuki, cosa combini?"
Questo invece si. E aveva anche la voce simile ad Axel.
Perchè era Axel.
"Ciao Axel" dissi, ancora nella mia posizione di difesa.
"Ciao...Ti alzi?"
"Non hai cattive intenzioni vero?"
"Devo averne?"
"Assolutamente no!" e a quel punto mi decisi ad alzarmi, anche perchè le caviglie stavano cominciando a protestare.
Axel mi scrutò dalla testa ai piedi: "Hai l' aria di chi è stato appena investito"
"Da un tir targato 'I'" gemetti.
"Vuoi tornare a casa?"
"Ho una casa.....ah, no, in albergo...." mormorai quasi sovrappensiero. Ma poi mi illuminai.
"Ma tu non eri arrabbiato con me?!" esclamai.
Axel sembrò pensarci su per qualche secondo. Dopodichè lo vidi sospirare e alzare le spalle.
"Si, ma lasciamo perdere, tanto è andata. Non è più importante ormai!" comunicò.
"Cosa?" chiesi e il rosso, si rifece pensieroso. Aggrottò le sopracciglia un attimo. Poi le ridistese.
"Niente, niente. Adesso non è il momento, ok?"
"Ah...si." mormorai semplicemente, anche se non ero sicura di aver capito del tutto la spiegazione. Mah, anche i Nessuno avevano il diritto di svegliarsi male la mattina, no? Beh, a parte il fatto che in quel mondo, tecnicamente, la mattina non esisteva.
"Quindi...destinazione?" fu la domanda.
"L' inferno, se possibile...." replicai, dato che all' improvviso mi ero resa conto con orrore di ciò, anzi di chi mi stava aspettando nel lussuossissimo albergo verde.
Iniziavo a detestare quel colore. Era una mia impressione o, da un po' di tempo a questa parte, non faceva che portarmi sfortuna?


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*Ninja POOF!*
Yeap! Eccomi di nuovo qui! Dopo....un mese! Credevo peggio XD Ma sono stata soggetta a qualcosa che ritengo sia una variante del blocco dello scrittore....nel senso che non ero propriamente senza idee:  le idee c' erano, eccome se c' erano! Ma non sapevo come scriverle XD Poi una sera mi sono praticamente costretta a proseguire e alla fine finalmente sono riuscita ad andare avanti**
Grazie soprattutto a Pucchi, che alle mie domande in stile "Mi dai una mano?" rispondeva "Pensavo di prendere un gatto, quale mi consigli?"
Grazie, Pucchi. Non so che farei senza di te -.-'''''

Lion of darkness: *si sente indicata* Ho aggiornato! Presto.... più o meno! XD E stavolta stai in cima alla lista!
Grazie** Continua che....arrivano i casini! Per cui resta sintinizzata! *Indossa cuffiette e microfono a mo' di conduttrice radio*

vul95: Mi dispiace, ma quelle di Saix sono finite! In alternativa, va bene quello vero?^^
Passando ad altro....anche io sono ripetitiva. Nel dirti che arrossisco. Si, arrossisco, sul serio! Non ti dirò mai grazie abbastanza per tutti i tuoi complimenti**
IC? Hai detto IC? Ma lo sai che mi rendi la donna più felice del mondo, dicendo questo?** L' OOC è il mio incubo peggiore, ho sempre paura di fare degli svarioni epocali e non sai quanto mi conforta sentirmi dire che invece - sia lodato il cielo per questo! - non ne ho fatti. E Nobuo regna** vorrei averlo un amico del genere xD
Ahaha, Zexion è l' uomo che cercavamo, si! XD *Zexion sbuca da un pacco di Affari Tuoi* tadaaaaan!
Luxord no, purtroppo. E' impegnato con Larxene. (o con Xaldin, scegli tu *lolla*)

Lady_in KH: Ah! Erroraccio di svista! Mea Culpa! *china il capo cosparsi di cenere* No, non sei assolutamente rompicoglioni, anzi, devi riferirmi ogni volta che faccio bestialità del genere XD
Ti  è piaciutasul serio la metafora? lol, non so nemmeno da dove l' ho tirata fuori O.o dalla tasca di Doraemon è la mia ipotesi principale ù.ù
Eheh, si che Zexion è una bella scelta...bella eccome** Quanto ad Axel, se vuoi puoi prenderlo liberamente, Mitsuki gli salta addosso solo perchè sente la nostalgia, in quel momento sarebbe saltata addosso anche a Lexaeus XD
Oh, si, Xemnas lo gradisco eccome!** Direi che si fa gradire ù.ù *Tossisce*
Io di un hotel che potrebbe assomigliarci ho visto solamente la sala da pranzo ad una cena. Non sono mai stata in una suite T-T Vorrei scroccarci una notte pure io**
Grazie!^^

Inuyasha_Fede: Sssssst!!! zitta, zitta! Ayame è una pericolossissima Mary-Sue, se ti sente è la fine! Non oso pensare nemmeno io a cosa farebbe vivendo buona parte di ogni giorno accanto a tipi come Demyx, Axel, Zexion o Marluxia (Perchè marluxia rulla ù.ù). Però dai, un po' si riscatta in questo capitolo XD

Solitaire:
Mikki è la regina delle scelte difficili, le fa anche senza saperlo! XD E devo ammettere che per un certo verso i vantaggi del ragazzo-nobody ci sono. Di certo non avrebbe urlato come un pazzo per la squalifica ai mondiali.
Oh, sono con te per un po' di sano accanimento contro 358/2 days! Io ero tutta contenta quando ho saputo che sarebbe uscito un gioco sull' organizzazione, e invece...beh, più che arrabbiata ho scosso la testa. Già ce l' ho per il fatto che Re:CoM non è uscito in Italia e devo accontentarmi di una roba assurda per il PC con la grafica in pixel, che nemmeno nel Game Boy Color c' era.....XD E poi, riguardo a Xion..... si, storia fagocitata, ahimè. E nemmeno muore in modo normale, niente nuvolette di oscurità.... deve dissolversi in frammenti di vetro/ghiaccio/luce/qualunquematerialesia. Sob. Ma il destino di ogni anti-protagonista è quello di rimanere sempre insoddisfatto.
Allora...Mitsuki è menefreghista. Si, è vero! Le piacciono i Nessuno ed è triste se non sta con loro, ma ha comunque paura dell' ignoto e meno sa di mondi strani e meglio sta. Sono contenta che ti piaccia, davvero! Diciamo che l' ho fatta così proprio perchè non possiede un keyblade. Nel senso... se mai dovessi scrivere di un personaggio armato di una bella affetta-heartless, probabilmente sarei costretta a farlo più sprezzante e giù di lì. Poi alla fine i Nuovi Personaggi tendono ad essere degli alter ego, gli autori li rendono di solito simili a loro. Infatti Mitsuki è simile a me XD Io SONO menefreghista e lei lo è di conseguenza.
*-* Dovrei starci le ore per risponderti degnamente! Grazie mille**


Un grazie a CHIHIRO che ha messo la storia tra le ricordate! *Spuccia*
Al prossimo capitolo! (chissà quando! XD)

*Ninja POOF!*





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Capitolo 12
*** Un finale sbagliato ***



*MALEFICA*
Capitolo 11
*
Un finale sbagliato

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E quando si brucia un uomo
si brucia la sua sostanza individua
e si riduce a puro nulla
quello che era un concreto atto di esistere.


Umberto Eco,  "Il nome della rosa"
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Quando apparvi nella mia verdissima suite, mi resi conto di non essere stata via più di un' ora: dalla finestra semi aperta giungevano le chiacchiere concitate degli ospiti, riuniti in giardino e, quando mi decisi a dare un' occhiata più da vicino, vidi addirittura qualche invitato ritardatario fare la sua entrata in scena nel vialetto di sassolini bianchi. Quando guardai l' orologio - verde - sul comodino, lessi che infatti erano passate da poco le dieci. Eravamo nel vivo della serata, la cena doveva essere appena finita e ora tutti si riversavano lentamente nel cortile.
Tutti tranne me. Per quanto la piacevole aria della sera fosse un richiamo quasi irresistibile, avevo i piedi incollati al pavimento. L' unico viaggio che sembravano intenzionati a compiere era dalla finestra al letto; e il mio cervello non era da meno, il terrore con cui guardavo la porta della stanza era molto simile a quello con cui avevo guardato quella di Xemnas. Feci istintivamente un passo indietro e mi accorsi che le gambe mi tremavano, così come quasi tutto il resto del corpo, nonostante l' aria che arrivava dall' esterno fosse calda per l' orario attuale. Perfino il mio respiro era rotto e, ora che vi facevo caso, la testa sembrava volermi scoppiare. Tutte conseguenze del pianto dirotto di poco prima, anche se era durato solo qualche minuto mi aveva letteralmente devastata, anche peggio di certe crisi avute in passato e durate ore. Ma davvero non avrei augurato un' esperienza simile nemmeno al mio peggior nemico.
O forse a Malefica l' avrei augurato, di certo c' era che, se non fosse stato per lei, io ora non mi sarei ritrovata in quelllo stato miserevole. Ma mi resi conto che non avevo nemmeno la forza per inveire anche solo mentalmente contro quella strega. Trascinai i piedi verso il letto e quando lo raggiunsi mi ci lasciai letteralmente cadere sopra, senza svestirmi, senza infilarmi sotto le coperte; volevo evitare di fare qualsiasi cosa che richiedesse l' uso del cervello, perchè al momento nel mio cervello c' era spazio solo per gli avvenimenti di prima.
Fin da piccola avevo sempre impiegato molto tempo per addormentarmi, ma stavolta feci appena in tempo ad appoggiare la testa sul cuscino che sprofondai di colpo nel sonno più profondo che ricordassi.
E dormii tutta la notte, senza svegliarmi, senza sognare nulla.


Una settimana, forse neanche, forse solo cinque giorni, eppure a me sembrava un mese il periodo che era trascorso dalla famosa notte a quel giorno. Certo, gli eventi non erano stati particolarmente felici per far si che il tempo passasse più velocemente, anzi, probabilmente furono i giorni peggiori di tutta la mia vita. Non perchè Ayame e Nobuo fossero arrabbiati con me per ciò che era successo. Era l' esatto contrario: non volevano sapere nulla dell' accaduto. Forse, se il giorno dopo mi avessero accolta con grida rabbiose, mi sarei sentita meglio; la rabbia, in fondo, era un sentimento facile da gestire, perchè portava inevitabilmente a sfogarsi e dopo uno sfogo era più facile ascoltare una spiegazione.
Ma la paura, il sospetto, quelli non riuscivo a combatterli. Il vedere la mia amica desiderosa di parlarmi per sapere, ma frenata dal terrore dell' ignoto, era per me qualcosa di quasi insopportabile. Di conseguenza finii per essere io stessa a evitare il dialogo, mi estraniai quasi completamente dalla mia stessa vita. Ai miei non dissi nulla, poichè da un paio di giorni avevo ripreso a fare la spola tra la Terra e il Castello dei Nessuno non si accorgevano che i miei rapporti con le persone a me più care si stavano sgretolando sotto i loro occhi. Quasi ringraziai per questo, se non ero in grado di parlare con Ayame e Nobuo figurarsi se sarei stata capace di farlo con mia madre o mio padre. Certo, che ero tesa lo avevano notato, ma rifilai come scusa l' approssimarsi degli esami, ai quali dovevo dare il massimo di me, soprattutto per quanto riguardava la fisica.
Questo clima opprimente perdurò fino all' ultimo giorno di scuola. Quel giorno le lezioni erano in programma solo ufficialmente, in realtà passammo l' intera mattinata a ridere e a festeggiare... qualcosa. Io a dire la verità non festeggiai proprio nulla, bensì accolsi le vacanze estive semplicemente come una lunga, lunghissima permanenza nel Mondo che Non Esiste. Evitai di pensare a come avrei spiegato alla famiglia che avrei passato tutte le mie giornate fuori casa, soprattutto una volta saltato fuori che avevo "litigato" con Ayame. Certo, c' erano sempre Mayu, Chiyo, Kaori, ma non erano amiche che frequentavo particolarmente spesso, tanto tempo passato con loro avrebbe incuriosito mia madre che avrebbe sollevato la questione.
Passai quindi sei ore nell' apparente più totale apatia. A coloro che si preoccupavano per questo davo una banale scusa e glissavo sull' argomento il più rapidamete possibile. Quando la campanella annunciò la definitiva fine delle lezioni fino agli esami per noi, e fino a settembre per quelli delle classi inferiori, non seppi se essere contenta o no. Mi sforzai di simulare un atteggiamento festoso per camuffarmi nella folla di studenti eccitati e cercai di guadagnare lentamente l' uscita. Ma fui trattenuta da qualcosa, anzi, qualcuno: quando ero ormai in prossimità dell' atrio, sentii una mano strattonarmi e trascinarmi di peso nella porta aperta del bagno. Sul momento mi spaventai, anche se in realtà c' era solo una persona che avrebbe potuto fare una cosa simile. Infatti quando mi voltai e vidi il suo volto capii di aver visto giusto.
Ayame aveva il terrore stampato in volto, nonostante fossero passati circa dieci giorni, durante i quali non avevo assolutamente tentato di portare a galla i suoi ricordi di quella notte. Se non fosse stata solo una sensazione avrei definito la mia amica come la sua personificazione vivente.
Nobuo per Phobos non sarebbe mai potuto passare, nemmeno nei suoi momenti peggiori. Ma Ayame era incontrollabile quando andava nel panico.
Mi stattonò nel primo WC aperto che trovammo. Sul momento non osai alzare lo sguardo, ma quando mi decisi vidi che la stessa idea era venuta a lei. Si mordeva il labbro, non sapeva cosa dirmi, ma daltronde nemmeno io avevo la minima idea di come iniziare un discorso in quel momento.
"Voglio..." alla fine riuscì a far uscire la voce dalla gola "Voglio solo sapere se tu stai bene, di tutto il resto me ne infischio". Aveva una vocina piccola piccola, mi aveva guardata solo per quei pochi secondi necessari per parlare e poi aveva di nuovo calato gli occhi sulle piastrelle del pavimento. Ora toccava a me rispondere, ma capivo perchè Ayame avesse avuto difficoltà a iniziare: mi sembrava di avere un teppo in gola che mi impediva di articolare suoni.
"Sto bene." soffiai. I nostri occhi si incrociarono di nuovo; era esattamente come avevo temuto: in essi non vi era la minima traccia di rabbia, e se c' era veniva coperta da un' inquietudine folle che rendeva lo sguardo di Ayame tanto simile a quello di un cerbiatto spaurito.
Ayame aveva paura.
Anche se i suoi occhi cercavano di farmi capire che avrebbe voluto non pensarla così, la cosa non cambiava.
Aveva paura.
Aveva paura di me. Il pensiero mi faceva più male di qualsiasi altra cosa. Non potevo sostenere il suo sguardo, non potevo!
"Mikki?"
Quella parola, quel vezzeggiativo, l' avevo sempre accettato solo per la sua comodità, ma in quel momento era la parola più bella che avrei potuto sentire. Se Ayame mi chiamava così significava che in fondo mi voleva ancora bene, no? Alzai gli occhi e vidi che infatti ora mi osservava con più dolcezza, mista però ad una freddezza che sembrava tipica di una delusione. Alzò un sopracciglio.
"Mikki, io... non voglio che mi consideri una che sta con le persone quando è tutto rose e fiori e le abbandona nelle difficoltà, ma..." si passò la mano sugli occhi "Voglio veramente sapere il meno possibile su..."
Si interruppe stringendo i denti, come se pronunciare quelle parole fosse vergognoso.
"I cosi neri...Axel...Demyx, anche..."
Annuii.
"Gli alieni e i mostri non esistono."
Ahio, errore madornale.
"Sono solo favole, non ho capito cosa sia successo, ma di certo quelle creature scure le ho sognate, e anche il teletrasporto e tutto il resto..."
Scossi la testa.
"Non contestare Mitsuki, non farlo. Ti prego, non voglio sapere niente. NIENTE, hai capito? Se tu mi dici che stai bene io mi considero a posto e penso di poter parlare anche per Nobuo". Tentò di fare un sorriso che le riuscì poco convincente, ma il solo sforzo mi bastò: "Daccordo?"
Non riuscii a replicare sul momento e, dato che le parole non uscivano, passai ai fatti e l' abbracciai di slancio, stringendola a me fin quasi a soffocarmi da sola. Avevo una voglia terrificante di scoppiare a piangere sulla sua spalla, ma sapevo che, se avessi iniziato, non sarei riuscita a smettere per chissà quanto tempo. Per il tempo che rimanemmo abbracciate combattei il groppo in gola stringendomi alla mia amica e tenendo gli occhi serrati, nel timore che le lacrime potessero scendere una volta aperti.
Ayame si stava proteggendo da possibili cambiamenti nella sua vita. E, nonostante ciò implicasse inevitabilmente il deterioramento dei nostri rapporti, della nostra amicizia vecchia di ormai nove anni, non riuscivo a darle torto. Stava reagendo come avrebbe reagito chiunque si fosse trovato di fronte ad un possibile pericolo: ne stava allontanando il più possibile la causa. Io, in questo caso.
Tempo prima avevo immaginato una situazione immaginaria nella quale Ayame e Nobuo venivano a sapere delle vicende nelle quali ero coinvolta, ma che, al contrario di ciò che stava avvenendo, si schieravano dalla mia parte nella battaglia. Una soluzione tanto bella quanto frutto di una mente ingenua e spudoratamente ottimista, plasmata dalla lettura di troppi manga e libri fantasy. L' esito ovvio era invece quello a cui ero appena arrivata.
Forse Nobuo si sarebbe mostrato più aperto? Supplicandolo di non abbandonarmi magari avrei potuto far leva sul nostro legame di sangue, convincendolo che per lui di pericoli non ne esistevano. Anche se, per esserne certa, avrei dovuto affrontare l' argomento anche con lui e farlo per prima, impedendogli di trovare le parole adatte per distaccarsi anche lui. Ma quando gli avrei parlato? Non avevo e mai avrei avuto il coraggio di chiamarlo e di chiedergli di incontrarci! Avrei dovuto sperare in un incontro fortuito, ma la cosa si prospettava dura.

In realtà speravo di poter parlare con Nobuo già all' uscita della scuola, dato che molto probabilmente sarebbe venuto a prendere Ayame. Avrei potuto prenderlo in disparte un attimo, anche solo per dirgli che necessitavo un colloquio a tu per tu con lui il prima possibile. Sembrava cosa fatta, appena usciti intravidi subito la sua sagoma sul marciapiede. Ayame si fiondò tra le sue braccia, stringendolo un po'  come avevo fatto io con lei e in quel momento provai invidia come mai prima era successo: anche io volevo una persona da cui farmi coccolare nei momenti di difficoltà, ne avevo un bisogno disperato proprio in quell' istante. Peccato che la vera persona dalla quale avrei desiderato farmi coccolare fosse psicologicamente impedita anche solo a pensare di farlo.
Non era giusto.
Fottuto colpo di fulmine.
Mentre stava ancora abbracciando la sua ragazza Nobuo vide anche me. Non seppi dire esattamente se quello che comparve sul suo volto fosse un sorriso, o una cosa più simile alla smorfia tirata di Ayame. Agitò debolmente la mano in segno di saluto e io ricambiai, pregandolo mentalmente di fare lui la prima mossa. E fortunatamente fui esaudita:
"Ciao Mikki." disse con un tono più dolce di quello che avevo temuto. Sorrisi lievemente rispondendo a mia volta con un imbarazzato 'ciao'. Dentro di me sentivo l' ottimismo crescere, se il primo approccio era così il resto speravo sarebbe stato molto più facile. Avevo visto giusto, Nobuo mi avrebbe ascoltata!
Ma, come si dice, è quando sei felice - o pensi di esserlo - che la vita approfitta per colpirti. E io fui colpita: prima che riuscissi anche solo a finire di pensare a quanto ero stata fortunata a trovare mio cugino apparentremente disposto al dialogo, quest' ultimo mutò espressione con una velocità spaventosa, lasciando che al posto del timido sorriso si facesse strada sul suo volto una paura arrabbiata. E, prima che potessi rendermene conto del tutto e potessi chiedere una spiegazione, mi liquidò con un' unica frase:
"Scusa, dobbiamo andare."
Neanche riuscii a contestare, incantata com' ero dal repentino cambio di umore. Ma la spiegazione mi si presentò subito dopo: Nobuo non si era arrabbiato per qualcosa detto o fatto da me, nel momento in cui sentii un tocco familiare sulla spalla mi resi conto che aveva semplicemente visto arrivare Axel, che io non avevo potuto notare essendo di spalle. Sospirai, incapace perfino di arrabbiarmi con il rosso per aver distrutto il mio piano apparentemente destinato a buon fine.
"E' tutto a posto?" sembrava perplesso, probabilmente stava paragonando il mio umore completamente nero a quello degli altri seicento studenti attorno a noi.
"Si, è tutto a posto" buttai lì. "Come da tre mesi a questa parte" avrei voluto aggiungere, ma avrei ottenuto solo di mettermi a discutere con qualcuno (e non ne avevo voglia e forze).
"A me non sembra, comunque fai un po' te" scrollò le spalle "Hai tutto quello che ti serve?"
Ovvero un cuore per far tornare Zexion umano? No, non ce l' avevo. Ma se parlava dei libri per studiare la cosa prendeva un' altra piega. Annuii e poco dopo rieccoci nella tanto amata sala con le vetrate. All' esterno le nuvole sembravano più spesse del solito, ma la luce abbagliante di Kingdom Hearts continuava a splendere imperterrita, forse anche più forte di prima. Era forse un segno che si stava completando? Oh, quanto era bello!
"Lo fissi spesso, ultimamente"
"Sai com'è..." era una delle poche cose belle che ero certa non si sarebbero mosse.


Perfino Demyx in quei giorni si era volatilizzato. Ora, una parte di me era quasi contenta perchè significava che qualcuno era riuscito a trascinarselo in missione; e dato che mancava già al mio arrivo doveva essere una missione particolarmente difficile, poverino. L' altra parte di me, però, aveva perso il suo unico compagno di battute in quel luogo dimenticato da Dio e si annoiava terribilmente - anche se, in questo modo, avevo meno distrazioni nello studiare. Eh, già, non ero affatto priva di programmi, almeno per quanto avrebbe riguardato i giorni successivi: il tempo che mancava agli esami sembrava tanto, ma sapevo già che sarebbe diventato poco molto in fretta se non fossi stata attenta. E sapevo anche che il pensare a questo mi avrebbe fatta cadere nel panico, per cui era consigliabile cancellarlo dalla mia mente come pensiero razionale. Inutile dire che non ci riuscivo minimamente.
Il risultato? Non sapevo esattamente che cosa mi trattenesse dallo scivolare "accidentalmente" giù da uno dei balconi del castello. No, forse non sarei stata così drastica, ma avevo un disperato bisogno di una soluzione facilmente raggiungibile, perchè sentivo di stare iniziando a dare veramente di matto.
"Per quel che mi riguarda, io starei meglio anche solo se tu pensassi in silenzio."
E a parlare da sola. Avevo sperato che il freddo costante del laboratorio fosse un buono stimolo per lo studio. Non mi ero sbagliata in effetti, ma purtroppo nemmeno quello mi impediva di concentrarmi del tutto.
"N-non me ne ero accorta..." balbettai, mentre urtavo con il gomito la pila dei miei libri facendoli cadere a terra con una serie di tonfi ripetuti. Vexen, poco lontano, sistemava delle provette, ma riuscii comunque avederlo alzare un sopracciglio:
"La pianti di agitarti? Nessuno ha dato ordini o chiesto provvedimenti per quanto riguarda te".
Raccolsi in fretta e furia i libri caduti e li risposizionai sul tavolo sistemandoli il più possibile, nonostante le mani che tremavano: il Fredo Accademico aveva tocato un tasto dolente.
"Xemnas mi farà uccidere?"
Vexen fissò male una provetta. Per un attimo mi identificai in essa e mi vergognai come una ladra.
"Xemnas è una persona difficile da capire e a volte si fa prendere da manie di grandezza che non approvo, ma non è uno stupido, almeno finora non ha dato segno di esserlo in modo particolare. Non credo che abbia molta voglia di sporcarsi le mani per uccidere qualcuno che in fondo non è nemmeno suo nemico."
Non ne aveva voglia? Non è che inserendo le parole "voglia" e "uccidere" nella stessa frase mi sollevasse granchè il morale. Inoltre l' espressione che il Superiore mi aveva rivolto nel suo studio a me aveva dato l' idea opposta. Si, mi ero ripetuta ormai non sapevo quante volte che dovevo evitare di fare moralismi sulle idee dei Nessuno, ma ogni volta era come la prima.
"Ma io sono un nemico, lo dite tutti."
"Il nemico è Malefica, quante volte bisogna spiegarti che se tu muori non muore lei? Non so cosa ti abbia detto Xemnas, ma per quanto mi riguarda, di ripartire daccapo con una nuova incarnazione di quella donna non voglio proprio saperne. Voglio considerare la faccenda chiusa una volta messa a posto te."
Sembrava convinto. Trassi un respiro, ma l' ansia era ancora viva.
"Allora mi ucciderà Saïx?"
Ricevetti un' altra occhiataccia e capii finalmente che era meglio cambiare discorso. Ormai mancava poco più di un' ora e avrei potuto richiedere il mio quotidiano passaggio a casa. Mi abbandonai sbuffando sul libro aperto.
"Mi annoio..." mormorai con il volto pigiato sulla piega della rilegatura.
Vexen non mi degnò di risposta.
"Demyx quando torna? Uff, ho bisogno di chiacchierare con lui!" continuai, mentre mi chiedevo se quella posizione non fosse buona per farmi entrare in testa più velocemente le nozioni di matematica scritte sulla carta. Alzai la testa e notai che Vexen aveva smesso di fare quel che stava facendo e mi fissava. In modo strano, a dire il vero. Sembrava perplesso dalle mie parole e subito feci mente locale delle ultime frasi da me dette, non trovandovi però nulla di particolare che avesse potuto sctenargli quella reazione. E allora che cos'era successo? Mi stavo preoccupando.
"Beh..." esordì "Credo che, qualunque sia il luogo in cui si trovi ora, Demyx farà un po' fatica a tornare" aveva un tono che non mi convinceva per niente. Sembrava che dovessi già sapere ciò che diceva, ma non avevo la minima idea del senso che avessero le sue parole, se ne avevano uno.
Mi stirai in uno sbadiglio: "Perchè?" mormorai assonnata "E' tanto impegnativa questa missione?"
"Non è in missione."
"Ah no? E dov'è allora?" Chiesi, mentre reprimevo di nuovo un' imepto di stanchezza. I suoni si ovattarono per qualche istante e in quegli istanti Vexen rispose. Riuscii a captare solo qualche lettera dell' ultima parola, che alle mie orecchie suonò simile a 'corto'.
"Cos'è corto?"
"Non ho detto 'corto'" fu la risposta data con voce mococorde "Ho detto 'morto'".
Se mai avevo pensato che il laboratorio di Vexen fosse il luogo più freddo che avessi mai frequentato, ora sapevo di essermi sbagliata, perchè in quel momento fui certa di aver avvertito un brusco calo della temperatura di almeno una decina di gradi. Gelo. Ero improvvisamente congelata.
"Prego...?" sussurrai, la voce ridotta ad un filo, il collo incapace di spostarsi anche solo di un grado.
"Ho detto" proseguì Vexen con il tono di chi sa cosa dice "Che Demyx è morto"

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Oddio.
No, seriamente.
Oddio. Credo che sia tutto ciò che mi viene in mente per descrivere sia il ritardo mostruoso, sia il capitolo XD Chedo scusa a tutti, ma è stato un periodo... non esattamente "brutto", ma di certo intasato, avevo deciso di prendermi una pausa estiva ad agosto e quando è iniziato settembre è stata dura ricominciare a scrivere, anche se ne avevo voglia XD Diciamo quindi che quasi mi sono imposta di mettermi qui a finire codesto undicesimo capitolo. Lol.
Credo di non aver congelato solo Mitsuki con un finale del genere *Si tinge i capelli e fa il cosplay di Vexen* ma..... ecco, io l' avevo detto che arrivavano i casini ù.ù Comunque la cosa verrà ben spiegata nel prossimo capitolo (e qui vi autorizzo a mandarmi lettere minatorie per costringermi a proseguire in fretta, dato che credo di aver prodotto molte facce stile O.o e molti pensieri stile "Ma questa dove l' ha tirata fuori? Ora spieghi, e in fretta!"
XD Vi voglio bene, gente.
Seriamente, diciamo che in questo tempo mi sono resa conto del fatto che quando avevo iniziato la fanfiction questi avvenimenti non li avevo contemplati nemmeno nei sogni più assurdi. Ero quasi completamente senza idee e temevo che non sarei mai riuscita a fare qualcosa di decente XD Perciò se siamo qui è grazie a voi che mi avete sostenuta e sono orgogliosa di dirlo^^ *Sora mode on*
Lol.
Questo capitolo è corto. Ciò è male. Amen.

Mikhi: diciamo che la cosa è difficile da dire, vista la situazione Mitsuki a dire la verità nemmeno c'è riuscita, ma perlomeno non ha rifilato bugie. Non ha detto niente in effetti XD Ma adesso avrà poco tempo per parlare con loro, sia perchè non vogliono sia perchè....eh...per quello che è appena successo XD
Credo che Mitsuki ormai sia sicura di aver sopportato tutto, poverina, io per quanto alta sia la voglia di avere Xemnas davanti a me non so se ce lo vorrei in quello stato! Quanto ad Axel io ho rinunciato a capirlo tempo fa, forse è per questo che mi piace parlare di lui, nonostante non sia il mio preferito: posso lasciare le frasi a metà e creare dubbi senza andare troppo OOC (OOC....chebrutta cosa T-T).
Grazie mille!!!^^

Inuyasha_fede:
sono puccini i simili, stanno li, ondeggiano...e non parlano XD Non so, credo che frasi del genere mi saltino fuori dalla tazza dei cereali la mattina, penso sia la spiegazione migliore! Quanto a Mitsuki...oh, dici guai, eccome se son guai!

vul95:
Mitsuki è un personaggio che adoro trattare, infatti so già che mi dispiacerà un sacco concludere la fic XD Proprio il suo essere un personaggio originale mi permette di rigirarmela come meglio credo senza temere di andare fuori tema per cui posso renderla allegra in un momento e dieci secondi dopo depressa a mio piacimento, posso farle fare i pensieri contorti che tanto adoro (amo i personaggi contorti!) XD E la stessa cosa vale per Nobuo, credo di adorare quel ragazzo *^* Si, uno dirà: "è ovvio che le piaccia, l' ha inventato lei" però ad esempio Ayame non mi fa lo stesso effetto, perchè di me in Ayame ho messo poco o nulla. In Mitsuki e Nobuo ho messo tutto invece XD Ma continuando con la recensione: Axel ti insospettisce e nel prossimo capitolo saprai il perchè. Comunque è uno che insospettisce sempre, quello XD
Xemnas...aww, quanto sono stata contenta di scrivere quella parte, non ne hai idea. Avevo tanta voglia di dargli il suo piccolo minuto da cattivo** Questo a spese di Mitsuki, ma a nessuno importa. Non importa a Xemnas, comunque XD
Grazie, grazie tantissime!!*O*

Solitaire:
da dove comincio? XD No, allora: che siano recensioni o trattati i tuoi commenti sono una cosa incredibile! Quasi mi spavento quando li vedo XD
Mitsuki...Mitsuki mi è letteralmente caduta davanti, credo che una volta conclusa la fanfiction non sarò più in grado di creare qualuno di simile. Ha paura, ma in un certo senso non vuole smettere di averne, perchè smettere di avere paura significherebbe dire addio ad un mondo del quale si è innamorata in tutti i sensi. Spera ancora che la realtà sia quella dei libri in cui tutto finisce bene, e ci rimane male quando scopre che non è affatto così; vorrebbe essere anche lei un' eroina fighissima e potentissima con dei poteri incredibili, ma non lo è e si sente impotente. Mitsuki....Mitsuki sono io XD credo che se avessi scritto questo racconto in terza persona lei avrebbe avuto una personalità diversa, usando la prima ho avuto modo di condizionare le sue scelte decidendo io stessa cosa avrei fatto in quel caso. Csa che, comunque, finisco col fare un po' anche con altri protagonisti, a meno che le circostanze non me lo impediscano^^
Xemnas, si, penso di adorarlo anche io XD Per i primi sei è amore in generale! Xemnas poi ha qualcosa in più, credo complice il fatto che vari giochi in europa non sono usciti, alcuni dei quali davano informazioni in più. Credo che sia proprio questa, diciamo, aura di mistero che ha attorno che me lo fa apprezzare, perchè basta vderlo per capire che quel che sappiamo di lui non è neanche un quarto di quel che si potrebbe dire conoscendo veramente la sua storia. Birth by Sleep ha riempito diversi buchi in effetti, ma.... credo che non sarò mai soddisfatta del tutto XD
Questione Lexaeus: è vero, non c'è. Purtroppo ci sono alcuni personaggi che sono stati trattati poco e altri, come lui, che non sono stai presi nemmeno in considerazione. Mi è dispiaciuto per questo, quando la trama era ancora confusa speravo di ritagliare uno spazio a tutti, ma poi le cose hanno iniziato a prendere una piega più definita e ho dovuto fare dei "tagli" escludendo un po' o del tutto coloro che non avevano un ruolo deciso. Avrei tanto voluto inserire Xaldin e dare più spessore a Marluxia, entrambi sono personaggi che adoro, ma il modo in cui è scritta la fic fa si che le cose ruotino inevitabilmente solo attorno a Mitsuki per cui non riuscivo a inserire gente che non avesse a che fare direttamente con lei. Ho voluto evitare di dare a tipi come Xaldin e Lexaeus un banale ruolo di contorno. Vorrà dire che da loro mi farò perdonare in futuro XD
Ti adoro^^ grazie mille!!

Lion of Darkness:  hai voglia se arriva l' azione! E' già arrivata, sta arrivando, arriverà! XD E certo che puoi recensire anche con un paio di giorni di ritardo, mica mi offendo^^ *spuccia* alla prossima^^

Lady_in KH: Mmmmh a dire la verità io Topolino lo detesto, per cui Mitsuki ci penserà due volte prima di andare da lui. Poi ovviamente non dico nulla sul seguito, ci andrà...non ci andrà XD Ehm...aggiorna presto...mi vergogno, con il ritardo che ho fatto! XD


Grazie a tutti quanti!
Ai preferiti!
Ai seguiti!
Ai ricordati!
A chi legge senza commentare!
Vi amo! T-T








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Capitolo 13
*** Di illusioni e di bugie [1 parte] ***




*MALEFICA*
Capitolo 12
*
Di illusioni e di bugie - 1 parte


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Ma io rimasi a guardar lo stuolo,
e vidi cosa ch' io avrei paura,
sanza più prova, di contrarla solo;
se non che coscienza m' assicura,
la buona compagnia che l' uom francheggia
sotto l' asbergo del sentirsi pura.


Inferno, canto XXVIII
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Se le parole avessero qualche potere particolare io non ne avevo mai avuto la minima idea. Insomma, ne sapevo quanto ne sapevano tutti: quanto fosse facile offendere con una battuta, mettersi nei guai con una frase, tradirsi con un complimento. Avevo cinque anni o giù di lì, quando sentii per la prima volta il detto "Ne uccide più la lingua della spada" e ricordo che la mia fervida immaginazione di bambina mi aveva presentato l' immagine di un samurai che, privato della spada, come ultima risorsa lanciava decine di lingue shuriken. E funzionavano, eccome se funzionavano! Più che per l' effettiva potenza offensiva di tali armi probabilmente per il disgusto che provocavano, ma quelli all' epoca erano solo minimi dettagli.
In effetti mi accorgevo ora di come fossi terribilmente poco esperta nel campo delle brutte notizie: che ricordassi non ne avevo mai ricevute di particolarmente rilevanti, e se mai l' avevo pensato ora tutto appariva sotto un' altra luce. Avevo sempre avuto una cerchia di amici decisamente ristretta, ai miei compleanni raramente gli invitati avevano mai superato le dieci unità, ma quei pochi li avevo tenuti stretti dall' asilo al liceo; per quanto i litigi potessero capitare questa consapevolezza era radicata in tutti: eravamo come dei fratelli.
Avevo perso alcuni familiari, ma erano fatti accaduti quando ero molto piccola e che non ricordavo. Io non sapevo niente. Niente.
Non avevo conosciuto l' abbandono.
Non avevo conosciuto la morte.
Ma possibile che fosse questo il modo per porvi rimedio?
"Ho detto che Demyx è morto"
Di solito le brutte esperienza si evitano come la peste, ma... Forse sarei arrivata più preparata, ammesso che fosse possibile prepararsi a cose del genere.
Morto.
Morto.
Morto.
...
"No."
Fu un no molto simile ad un singhiozzo, ma fui certa di averlo pronunciato abbastanza forte da farmi sentire. Ero ancora seduta, la testa china sulle ginocchia, le dite strette attorno al bordo della sedia, talmente forte che mi sembrava quasi di assere vicina al piegarne il metallo. Vexen era poco lontano. Dopo aver pronunciato la fatale sentenza aveva ripreso la sua attività senza preoccupazioni, ma dopo che pronunciai quel debole monosillabo si girò a guardarmi inarcando le sopracciglia.
"Hai detto qualcosa?" la sua voce era quella di sempre. Nessuna preoccupazione, dopo aver fatto quella comunicazione di certo non aveva più motivo di pensare a niente che non lo riguardasse.
Strinsi i denti ancora di più, quasi fino a sentire dolore.
"No." ripetei, stavolta con più  decisione.
"No cosa?"
Perchè fingeva ancora? Ne aveva così bisogno? Io stavo impazzendo e lui fingeva?
"Cos'è questa storia?" ringhiai "Perchè dici che Demyx è morto?"
Vexen mi guardava perplesso. Sembrava non capisse di cosa stessi parlando. O forse ero io a non capire cosa diceva lui.
"Perchè mai dovrei dire che una persona è morta, secondo te?" chiese "Di certo non perchè si è sbucciata un ginocchio cadendo dalle scale"
"Non è divertente!"
"Certo che non lo è. Ti sembro divertito? Fermo restando che il divertimento non è esattamente una cosa a noi concessa, non sono così stupido da ridere della morte altrui."
Scossi di nuovo la testa, mentre le lacrime mi scivolavano sulle guance. Ma quale morte?!
"Ma che diavolo stai dicendo?!" esclamai a voce più alta. Perchè diceva delle cose del genere? Perchè si ostinava a volermi ferire ogni volta che mi parlava? E in questo modo, poi! Voleva addirittura convincermi della morte di qualcuno, e di chi se non del Nessuno con cui più avevo legato? Questo era troppo!
Ma Vexen non sembrava minimamente pentito delle proprie parole, anche se ora sul suo volto serpeggiava la perplessità.
"Si può sapere che diavolo ti è preso all' improvviso? Tu..."
"Mi credi stupida?!" urlai prima che finisse.
"A dire la verità no, almeno non nel poco che pretendo da te. Devo cambiare opinione per caso?" rispose. Sembrava aver raccolto la discussione, ma stavolta intendevo spuntarla io. Quell' ultima frase mi fece irritare, se possibile, ancora di più. Era tanto facile per lui cambiare giudizio su di me? Indicava di quanta poca considerazione godessi!
"Smetti di prendermi in giro." ringhiai.
"Mai avuta l' intenzione. Non oggi almeno. Qui l' unica ad avere qualcosa che non va sei tu. Parlando seriamente, stai bene?"
"Sto bene? Mi tratti senza il minimo rispetto e mi chiedi se sto bene?! Credi che abbia così poco cervello?! Punto primo: sto benissimo, se davvero ti interessa saperlo! Non sono affatto impazzita come credi, sei tu quello con le rotelle fuori posto! Ti comporti come al solito per tre giorni e poi tene esci convinto che Demyx sia morto, e credi anche che io ci caschi?! Se davvero fosse morto qualcuno me lo avrebbe detto appena fossi arrivata, invece non è successo niente! E' vero che non ho parlato praticamente con nessuno in questo tempo, perchè ero impegnata a studiare, ma non sono rimasta isolata, ho incontrato alcuni di passaggio, perciò se ciò che dici è vero qualcuno si sarebbe fermato a parlarmi!"
Se mai Vexen era stato divertito dalle mie reazioni ora di certo non lo era più. Mi fissava con quello che, se avesse avuto un cuore, avrei classificato come un misto tra irritazione e sconcerto.
"Hai finito?" sibilò. Dall' espressione non sembrava particolarmente arrabbiato, ma in ogni caso mi sentivo come se qualcuno mi avesse collegata ad un registratore, che andava avanti imperterrito a riprodurre suoni e che non si poteva fermare con semplici parole, per quanto arrabbiate. Ero completamente priva di controllo, in una specie di enorme gigantesca crisi isterica. Le lacrime mi scivolavano sul viso una dopo l' altra senza che ci facessi neanche caso e mi annebbiavano la vista, constringendomi a sbattere continuamente gli occhi. E più li sbattevo più sentivo il mio visto bagnarsi, e più sentivo il viso bagnarsi più gli occhi mi bruciavano. Non mi ero mai, mai sentita così. La rabbia che sentivo dentro di me sembrava inesauribile e cresceva ad ogni minimo stimolo, anche il più sciocco: il mal di testa per il troppo piangere, la gola in fiamme per averla sforzata con le urla precedenti, i brividi causati dalla temperatura dell' ambiente bassa. Perfino respirare sembrava difficile con tutti i singhiozzi che mi scuotevano, la cosa mi faceva quasi paura. E la paura mi faceva arrabbiare ancora di più, tanto che per la prima volta guardavo il mio interlocutore dritto negli occhi, invece che abbassarli inesorabilmente per l' imbarazzo o la tristezza.
Vexen sosteneva di rimando il mio sguardo, senza parlare. Feci d' istinto un passo verso di lui e lo vidi alzare un sopracciglio.
"T-tu...." singhiozzai quando ero ormai a poche decine di centimetri da lui "Tu sei completamente pazzo sai? Se fuori di testa! E speri di rendere tale anche me?!" urlai di nuovo con la voce strozzata e la gola che bruciava come se andasse a fuoco. Vexen mi rivolse un' occhiata velenosa, ma invece di rispondere si voltò di profilo e iniziò a mettere in ordine il banco, come se non mi avesse nè vista nè sentita. Un modo per dirmi, senza parlare, che non intendeva continuare ad ascoltarmi. Strinsi ulteriormente i pungi a quel gesto, tanto che sentii la pelle tirarsi fino a farmi male. Credevo di aver riversato tutto il fiume di rabbia nella sfuriata di prima, ma ora mi accorgevo che la diga non era stata abbattuta completamente, ne restava ancora un pezzetto.
Se c' era qualcosa che mi faceva infuriare, se c' era qualcosa che non sopportavo era chi dimostrava superiorità nei conflitti verbali e rifiutava il dialogo, ritenendo l' altro poco importante per averci una discussione. E Vexen si stava comportando esattamente così.
"Che stai facendo...?" sussurrai quasi senza crederci. Fu quando non ricevetti risposta che non ci vidi più.
"CHE FAI?! RISPONDIMI!" lo tirai per una manica del cappotto "RISPONDIM..."
Non finii la frase. Prima che avessi il tempo di gridare l' ultima lettera i miei occhi, fissi sul bersaglio, videro di sfuggita un movimento. Un secondo dopo avevo la testa voltata di lato e l' unica cosa che sentivo non era più la rabbia accecante, ma solo un improvviso dolore alla guancia. Un ciuffo di capelli mi era caduto davanti agli occhi, ma quando mi attraversò il pensiero di spostarlo mi accorsi che il mio corpo si era totalmente pietrificato. Non ci credevo. Non era successo. Ma se non fosse stato impossibile avrei giurato che la faccia mi stesse andando a fuoco.
In tutta la mia vita gli schiaffi che avevo ricevuto si potevano contare sulle dita di una mano. I miei non erano genitori maneschi, erano dell' idea che una violenta ramanzina, magari condita con qualche minaccia relativa alla scomparsa della TV e simili, in caso di mancata osservanza delle regole, fosse un metodo di gran lunga migliore degli schiaffi per farsi rispettare. E lo era sì, le sgridate di mio padre facevano paura, ma quelle di mia madre erano da telefono azzurro. Fortuna voleva che entrasse in azione solo se il marito non riusciva a sistemare le cose da solo. Gli schiaffi erano sempre stati una cosa da limite estremo, da usare solo nel caso di azioni particolari. L'ultimo lo avevo ricevuto a dodici anni, quando avevo attraversato la strada senza guardare, e per poco non ero stata presa sotto da un fuoristrada. Mio padre era fuori di sè, e se non avessi appena rischiato la vita avrei trovato la cosa quasi divertente!
Ma stavolta era diverso. Non c' era mio padre davanti a me, non c' era mia madre, non c' era nessuno convinto di stare agendo per il mio bene. Portai lentamente una mano tremante alla guancia offesa, il respiro spezzato. No. Era uno scherzo. Quello che era appena successo non era successo. Non era successo!
Se prima ero stata sul punto di scoppiare dalla rabbia, ora tutta la furia sembrava essersi di colpo dissolta. Al suo posto,però, stava lentamente e inesorabilmente crescendo un' angoscia opprimente. Ogni nervo sembrava essere stato attraversato da una scossa elettrica, ogni respiro era un' impresa, l' aria sembrava voler andare dappertutto tranne che nei miei polmoni. E il mio corpo, mi rendevo conto, era ancora bloccato in quella posizione, nella quale lo schiaffo improvviso mi aveva costretta. Senza che potessi fare nulla per impedirlo, ripresi a piangere. Senza singhiozzi, senza gemiti, con gli occhi sbarrati e fissi su quel punto imprecisato del laboratorio che fissavo da quello che era poco più di un minuto, ma che sembrava un' ora.
Quando mi voltai verso Vexen sperai per un attimo che avesse cambiato stato d' animo anche lui. ma quello che vidi fu la stessa espressione che mi stava riservando pochi secondi prima di colpirmi. E la mano ancora in parte alzata sottolineava che aveva realmente compiuto quel gesto, e che non se ne pentiva minimamente. Abbassò la mano e mormorò un ordine secco:
"Fuori."
Gli occhi, la voce, erano gli stessi con cui mi si era rivolto il giorno del mio arrivo, nello studio di Xemnas. Quella volta mi ero vista osservare come un oggetto. Ora era anche peggio.
"Ho detto: fuori. Esci." ripetè e ricevere quell' intimazione fu come ricevere un secondo schiaffo. Ma che gli prendeva, che succedeva?
Cercai di dire qualcosa, ma riuscii solo a balbettare parole senza senso, mentre continuavo a versare lacrime.
"N-no, io...Io non...No...Non..."
"Ti ho terribilmente sopravvalutata. Mi sembravi intelligente, sotto quel tuo carattere infantile, ho sempre cercato di reputare le tue debolezze come conseguenza della tua giovane età, ma a quanto pare mi sono sbagliato. Non sei speciale, sei solo un' enorme delusione. Se questo è il tuo vero modo di rivolgerti agli altri allora non intendo avere più niente a che fare con te, perciò sparisci immediatamente dalla mia vista. Dovrebbe riuscirti facilmente, visto che a quanto pare godo di una stima veramente scarsa nei tuoi confronti. Se la mia compagnia di disgusta tanto allora esci di qui e non tornare più. Non sono io quello che ha bisogno di te." e, senza perdere tempo, mi indicò l' uscita. I miei piedi, però, erano bloccati nel punto in cui mi trovavo. Non riuscivo a muovermi, riuscivo solo a stare ferma e tremare, e a stringere i denti nel tentativo vano di smettere di piangere. Non potevo crederci, non volevo crederci.
"Se vuoi lasciare qui le tue cose" riprese Vexen "Fa pure, le porterò io di sopra più tardi."
Aprii la bocca, ma inutilmente.
"Ora, se non ti dispiace, voglio che tu esca di qui e che non ti faccia più vedere. Altrimenti rivaluterò quanto ti ho detto prima a proposito del non volerti morta. Vattene."
Cercai di balbettare qualcosa, di lanciare messaggi con lo sguardo a Vexen nella speranza che li cogliesse, ma non sembrava volermi ascoltare.
"Ho detto VATTENE!" esclamò, e non so se fu per la paura o per la disperazione che aveva toccato il limite, riuscii a sbloccarmi e mi precipitai verso l' uscita. Dopodichè feci la sola cosa che mi sembrava ovvia: correre per mettere più metri possibili tra me e quel luogo. Correre, correre, correre. Dove trovassi il fiato era un mistero. Correvo come se fossi inseguita dalle mie paure più grandi. Fui costretta a fermarmi dopo un tempo indefinito, quando sentii una mano chiudersi sul mio braccio e strattonarmi all' indietro. Barcollai vistosamente su un piede mentre colui che mi aveva fermata chiamava il mio nome. Riconobbi quella voce. Xigbar.
"Ma dove stai andando con tanta fretta?" lo sentii chiedere, mentre ero ancora intenta a recuperare l' equilibrio. Feci per parlare, ma le parole mi si fermarono in gola e al loro posto risuonò un sighiozzo mal trattenuto.
"Mitsuki?"
"Dov'è...?" riuscii a mormorare.
"Chi?"
"Demyx!" singhiozzai "Dov'è Demyx?"
Xigbar mi guardò perplesso "Ma che stai farfugliando? Demyx è..."
"Non ti ci mettere anche tu!!" urlai "Prima Vexen ora te, cos'è questa storia della morte di Demyx, e perchè diavolo lo vengo a sapere ora?!".
L' espressione del cecchino non cambiò di una virgola, anzi, si fece ancora più perplessa. E adesso? Cosa succedeva adesso? Perchè nessuno mi diceva la verità, perchè sembravano essersi messi tutti d'accordo per farmi questo? E a che scopo, mi chiedevo.
"Ma che razza di domande sono?" iniziò Xigbar "Tu lo sai che è morto. Insomma..." gli sfuggì una lieve risatina "Se non lo sapessi tu sarebbe grave!".
Quella risposta mi piacque meno di zero. D' improvviso avevo una paura terribile di chiedere ulteriori spiegazioni.
"C-che vuoi dire...?" balbettai.
"Ma sei smemorata oggi, eh? Mitsuki, ma non ti ricordi?"
Ricordarmi?
"Demyx l' hai ucciso tu!"
Ciò che provai in quel momento non lo seppi descrivere. Mi scomparve il pavimento sotto i piedi, o forse fui io a cadere, o forse fu solo una sensazione, perchè alla fine mi resi conto di essere ancora dritta sulle mie gambe. Ma avevo smesso di respirare, su questo non ci pioveva, e se il mio cuore battesse Dio solo lo sapeva. Quella paura che sentivo era di nuovo sparita, al suo posto non più l' angoscia, ma semplicemente il nulla, come se il mio cervello si fosse scollegato all' improvviso. Non so quanto tempo passò prima che riuscissi a costruire una prima frase di senso compiuto.
"Ma che dici?" chiesi con voce atona. Non volevo nemmeno pormi il problema anche ciò che avevo sentito fosse vero. Non lo era, punto.
"Ho detto che sei stata tu ad ammazzare il biondino." confermò Xigbar, tentando di mettere più serietà nella voce, forse per farmi capire che non mentiva. Io semplicemente scossi la testa, mentre dalle mie labbra fuoriuscivano in sequenza dei 'no' affannati. Le mie gambe fecero un passo indietro, ma inutilmente perchè la distanza percorsa fu colmata dopo pochi secondi.
"Tu menti..." mormorai tentando di dare alla mia voce un tono convinto. Ma non riuscii a celare il terrore che finalmente mi riempiva.
"Ah si? Quindi sia io che Vexen siamo dei bugiardi. E dimmi, perchè dovremmo mentirti? Forza, spiegamene lo scopo, sto aspettando." ribattè.
"MA LO SAPRETE VOI LO SCOPO!" urlai.
"Mitsuki, sei matta o cosa? Come devo farti capire che è vero? E calmati, maledizione!"
"Io non ho ucciso nessuno!"
"Lo hai fatto eccome, invece! Ma dai, non pensavo che te ne dimenticassi. Quando è successo... Suppongo un paio di settimane fa, neanche molto tempo. E queste sono cose che non si dimenticano facilmente, soprattutto sei si ha un cuore come te."
Due settimane...? Ma diavolo diceva?!
"Che significa? Io...io... IO NEMMENO ERO QUI DUE SETTIMANE FA!". No, era un incubo, non era vero! Basta, li avevo scoperti, era ora di smettere, gli scherzi non hanno più senso una volta smascherati, no?
"Ah beh, allora Demyx è morto da solo? Spiegamelo tu com'è andata!" fece una pausa e continuò a tenere le iridi gialle fisse nelle mie. Io continuavo a sostenere quello sguardo solo per inerzia.
"Se è delle conseguenze che hai paura non devi preoccuparti" continuò poi il Nessuno "Tu hai ucciso Demyx sotto il controllo di Malefica, non eri cosciente delle tue azioni, quindi prendersela con te non ha troppo senso. Nessuno ti farà niente, al massimo riceverai qualche occhiata storta, ma neanche tanto, in fondo non possiamo nemmeno dire che Demyx sia una perdita tanto grave. Per le missioni che svolgeva possiamo fare tranquillamente a meno di lui. Poteva andare sicuramente peggio, perlomeno ora sappiamo che il tempo stringe."
Non riuscii a ribattere. Non ci credevo. Il fatto che la considerazione di cui godeva Demyx nell' Organizzazione fosse poca era una cosa che sapevo anche io, non ci voleva l' abaco per capirlo. E anche che un Nessuno considerasse un omicidio al pari di un graffio era ormai chiaro per me. Eppure non riuscivo a capacitarmi davvero della noncuranza con cui Xigbar affermava il poco danno che la morte di Demyx aveva portato. Una morte causata... da me?
"Non sono stata io..." pigolai, ormai nemmeno più rivolta a Xigbar, ma quasi come una preghiera, qualcosa che interrompesse quel brutto sogno. Non avevo nemmeno la forza di piangere. Continuavo a scuotere la testa, debolmente, con gli occhi che si perdevano nel bianco del pavimento e mi davano l' impressione di vagare nel nulla. Perchè in fondo mentalmente era proprio ciò che stavo facendo.
"Non sono stata io..."
"Mitsuki..."
"E' una bugia..."
"Senti..."
"Una bugia..."
Xigbar mi afferrò di nuovo per la spalla. Quel tocco mi ricosse di colpo. Il nulla si dissolse, il vuoto fu riempito, i miei occhi scattarono verso colui che mi toccava. E la rabbia sembrò tornare all' improvviso, la sentii invadermi, scorrermi nelle vene, insieme a quella disperazione terrificante fece suo ogni centimetro del mio corpo. Fu un attimo e poi c' ero solo io, assieme ad un uomo che voleva farmi credere cose non vere.
"LASCIAMI!" quel grido che mi uscì dalle labbra non sapeva di umano, ma piuttosto del ringhio di un animale. Un animale che diventava aggressivo quando aveva paura. Un animale quale ero io. Che cosa potessi fare sola contro un Nessuno era chiaro, non era minacciando Xigbar che avrei risolto la cosa. Ma ero umana, l' aveva detto anche lui. E ora la mia parte umana si stava rivoltando, completamente impazzita. Di nuovo mi mossi istintivamente all' indietro, stavolta con più velocità, nella mia mente un unico obiettivo: allontanarmi da colui che voleva farmi del male, anche solo psicologicamente. Se non potevo attaccare non sarei rimasta un solo altro attimo ferma lì.
"Mitsuki!"
"NON TI AVVICINARE!!" strillai retrocedendo "NON TOCCARMI, BUGIARDO!".
E prima che la replica di Xigbar arrivasse alle mie orecchie mi ero voltata permettendo alle mie gambe di muoversi in avanti. Neanche avevo bisogno di pensare di fuggire, era come se il mio cervello avesse già deciso di sua iniziativa. Fuggire in qualunque luogo abbastanza lontano da chiunque potesse rifilarmi di nuovo qualche cattiveria. Fuggire, fuggire all' esterno. Io la strada per la porta principale neanche la sapevo, non ero mai arrivata fino a quel punto nemmeno nelle periodiche esplorazioni, che facevo quando ancora la battaglia contro Malefica non mi sembrava nulla più di un gioco. Non so se fosse l' istinto di sopravvivenza o qualunque cosa avessi dentro di me, ma dopo un tempo indefinito che passai a correre, e a sperare di non incrociare nessuno sul mio cammino, raggiunsi un luogo che non avevo mai visitato. Un grande atrio, con un' unica strada al centro, sospesa nel vuoto, circondata da pareti mosse da chissà quale forza. E in fondo la vidi. Una porta. Non l' avevo mai attraversata, le poche volte che avevo visto l' esterno ero stata trasportata. Il groppo in gola si fece più grande quando mi ricordai che la metropoli del Mondo che Non Esiste l' avevo visitata assieme a Demyx, la prima settimana dopo il mio arrivo. Ne ero rimasta affascinata. Quella città era enorme, per quanto avessi provato non ero riuscita a scorgerne la fine, nemmeno quando eravamo saliti su un alto grattacielo. Un unico tappeto di case immerso nel buio più totale, eccezion fatta per le insegne luminose dei palazzi, perennemente accese nonostante l' assenza di popolazione. Chissà se era sempre stata così vuota, o se in un periodo remoto aveva avuto i suoi abitanti, magari in un epoca nella quale quella cappa di oscurità che la avvolgeva non esisteva ancora. Anche se, ad osservarla, mi era sembrato impossibile che un luogo tanto desolato potesse aver avuto una sua epoca d' oro.
Percorsi in fretta quelle poche decine di metri. Mano a mano che la porta si avvicinava iniziai a sentire finalmente la stanchezza, ma le mie gambe sembrarono non curarsene e proseguirono fino all' esterno.
Nel momento in cui misi il primo piede sul ponte sospeso che univa il castello alla terraferma mi sentì colpire da un gelido vento e con sconforto mi accorsi che pioveva. Pioveva a dirotto. I piedi mi portarono fino ad una piazzola non troppo larga, circondata da bassi caseggiati e con al centro quella che ai miei occhi sembrava una fontana.
E lì, finalmente, mi fermai. Sentii i muscoli rilassarsi e il fiatone che non avevo avuto prima arrivò in corsa. Rimasi ad ansimare sotto il temporale impetuoso. In tutta la mia vita avevo visto poche volte una pioggia tanto violenta come quella che si abbatteva ora su di me e sulla città che mi circondava. Sembrava quasi che volesse spaccare le sottili vetrate dei palazzi, le gocce che si infrangevano sulla pelle nuda delle braccia facevano quasi male e mi pentii di non essermi coperta. Chiunque sarebbe già corso in cerca di un riparo, un qualsiasi buco pur di ripararsi da quella cascata d' acqua, ma io avevo scelto di fermarmi in quel punto e non riuscivo a spostarmi. Mi mancava perfino la determinazione di fare un solo passo verso un luogo asciutto. Non si trattava più della rabbia incontenibile o della mortale disperazione di prima: le parole di Vexen e Xigbar mi avevano causato in principio quelle violente reazioni, ma adesso ne pagavo le conseguenze. Le prediche ricevute ora mi facevano sentire fiaccata e stanca e le lacrime che premevano per uscire non erano più di odio verso chi mi parlava, ma un rimprovero verso me stessa, perchè mi rendevo conto che la corsa fino alla città, che mi era sembrata tanto una salvezza, era stato il gesto più impulsivo e inutile che avessi potuto compiere. E ad esso si univa la rabbia per non essermene resa conto prima, o per non essere capace di continuare a provare quell' odio. Sarebbe stato più facile mettermi a gridare furiosa, mi sarei sentita sicuramente più in pace con me stessa. Invece, come al solito, mi era bastato un attimo per far crollare tutto. Solo che non avevo affatto cambiato idea, avevo solo capito che quella precedente era stupida. Al suo posto non ve ne erano altre pronte a rimpiazzarla. L' unico risultato che ottenni fu di rimanere in piedi in mezzo alla strada a fissare il vuoto. Incapace di decidere cosa fare. Di tornare indietro non volevo saperne, sentivo che qualunque parola udita ora sarebbe risultata inaccettabile. Tornare indietro significava accettare passivamente l' accaduto. E io non potevo accettarlo, perchè non era vero, maledizione, era falso, schifosamente falso! Ogni fibra del mio corpo stava urlando il suo disappunto, perfino ora che tentavo disperatamente di non pensarci.
Allungai una mano verso il muro più vicino, per appoggiarmi ad esso, ma la pioggia aveva reso le pareti sdrucciolevoli e non feci in tempo a rendermene conto che ero già a terra, in ginocchio, mentre la pioggia non accennava a calare.
Era troppo, non ce la facevo più. Avevo perso la mia migliore amica, avevo perso Demyx, avevo perso la fiducia in coloro che mi avevano offerto aiuto. A cosa potevo aggrapparmi di buono? Rimaneva qualcosa? Un ulteriore tentativo di rialzarmi fu bocciato sul nascere dai muscoli delle gambe, apparentemente scomparsi.
E io rimanevo lì. Basta, se era rimasta una punta di speranza sarebbero venuti a prendermi, altrimenti sarei morta congelata in quel luogo dimenticato dai Dio. Ma forse era sempre meglio che combattere una battaglia come quella. In fondo... chi me lo faceva fare, di acettare una situazione del genere? C' era un motivo per cui nei libri gli eroi avevano poteri o doti particolari, perchè senza sarebbero stati solo esseri indifesi. E io ero esattamente così. E non mi sembrava giusto di dover combattere senza armi.
Piuttosto che rimanere viva e farmi annullare come personalità autonoma, preferivo morire e farla finita lì. Un tempo avrei respinto con orrore un pensiero del genere, ma in fondo era vero che la guerra cambiava le persone, e la mia lo era, Xemnas stesso lo aveva affermato.
La temperatura era incredibilmente bassa, mi sarebbe bastato rimanere ferma per un po' e le condizioni atmosferiche avrebbero fatto il resto. Mi rannicchiai il più possibile al muro, cingendomi le gambe con le braccia. E semplicemente iniziai ad aspettare.
Per quanto non seppi dirlo, perchè ben presto sentii un lieve torpore farsi strada in me e persi la cognizione del tempo. Ma a riscuotermi ci pensò la mano di chissà chi, che si appoggiò sulla mia spalla e iniziò a scuotermi, prima piano, poi con più forza e insistenza.
"Mitsuki? Oi, Mikki, sveglia! Che ci fai qui sotto il diluvio, vuoi rimanerci secca?" mi gridò poi una voce che ero sicura di conoscere. Era una voce giovane. Forse Axel, o Marluxia, o.....
No, aspetta, a me sembrava tanto la voce di... ma allora non era....
Il terrore di rimanere delusa era forte, ma alzai piano piano la testa. Quando finalmente incrociai il suo sguardo capii di non essermi sbagliata.
I capelli Biondi.
Gli occhi azzurri.
Quell' espressione da persona poco seria. Per la terza o quarta volta in quel giorno scoppiai a piangere come una bambina, stavolta però, finalmente, versavo lacrime di gioia e sollievo. Avevo ragione. Avevo ragione! Quelle di Vexen e Xigbar erano state solo assurde bugie, Demyx era vivo, era davanti a me, sentivo la sua voce, sentivo il tocco della sua mano!
"S-sei proprio tu?" balbettai per il freddo e l' emozione.
"E chi altri dovrei essere, scusa?" fu la risposta, accompagnata con un sorriso "Tu, piuttosto, mi spieghi perchè sei qui fuori? Lo so che i temporali sono belli, piacciono molto anche a me, ma io posso permettermi di restarci sotto quanto voglio, tu no!"
In un primo momento fui tentata di raccontare tutto, probabilmente solo per farmi consolare, ma la contentezza e lo stupore mi impedivano perfino di parlare:
"Lascia perdere, è una storia lunga e noiosa" dissi solo, scrollando le spalle, e alla voglia di farmi compatire da Demyx subentrò il forte istinto di abbracciarlo. Istinto che assecondai prontamente, nemmeno un secondo e alla pioggia che scorreva sulla pelle del cappotto del Notturno Melodico si mischiarono le mie lacrime. Sentii Demyx irrigidirsi per la sorpresa, ma non mi costrinse a staccarmi.
"Dai" rise "Poi sembra che sia colpa mia!"
Quando fui certa di potermi controllare mi spostai e lo osservai attentamente, per avere una conferma. Non c' erano dubbi, era lui. E sulle mie labbra si aprì uno dei sorrisi più grandi che avessi fatto in tutta la mia vita, tutte le angosce finalmente scomparivano definitivamente, lasciando dietro di sè solo pace e leggerezza.
"Dov' eri finito?"
"Oh, non farmici ripensare! Sono stato incastrato nella missione più faticosa che avessi mai affrontato. E' stato terribile!" gemette "Poi torno, aspettandomi di trovarti pronta ad ascoltare le mie lamentele, e mi dicono che sei scappata fuori, che roba!"
Non gli avevano detto anche il perchè della mia fuga? Codardi. Bah, avevo voglia di fare tutto fuorchè raccontarglielo.
"Torniamo indietro?" Mi propose ad un certo punto "Anche a piedi, se ti va, alla pioggia penso io!"
Annuii e mi rialzai lentamente, mentre mi accorgevo che aveva smesso di piovere durante la nostra chiacchierata. Ma ad un' occhiata più attenta risultò opera del Nessuno. Quanto a me non ero esattamente nel pieno dellle forze, ma potevo sopportare, complice l' ottima compagnia. In fondo Demyx non era altro che ciò che avrei voluto vedere in Zexion. Nonostante il cuore mancasse anche a lui, aveva dentro di sè quella inestinguibile vena di allegria che andava oltre il semplice concetto di emozione: era qualcosa di radicato nel suo profondo, di onnipresente. Era impossibile da mandare via; un po' come la paura degli insetti, mi veniva da pensare. Mi rendevo conto che non era la stessa cosa, ma per quanto avessi cercato una soluzione, Zexion per me sarebbe stato sempre troppo distante. Non era pessimismo, era un dato di fatto, se non fosse stato necessario il numero sei non avrebbe visto il motivo per rivolgermi attenzioni particolari. Ma su questo fronte mi ero già arresa, inutile rivangare.
Demyx, invece, non aveva mai niente da fare e non voleva averne, un po' come me - che in realtà da fare avevo, vista la mole di studio. Nel dettaglio risultava un po' scorretto, ma speravo che la sua compagnia cancellasse definitivamente Zexion dalla mia mente.
"Mikki? Sei tra noi?" la voce di Demyx mi riscosse improvvisamente.
"Eh? Ah! Si, si, tutto a posto!" farfugliai. Il biondo sorrise.
"Tanto meglio" rispose. Poi però fece una pausa, una pausa che non capii. Quando riprese a parlare aveva un tono diverso e strano.
"Senti... Prima sembravi sul punto di ucciderti, ma ora... Ora sei felice?"
Quella domanda mi lasciò di stucco. Non era da Demyx chiedere certe cose, e se le chiedeva lo faceva con fare scherzoso. Ora invece sembrava terribilmente serio e mi faceva lo stesso effetto che mi aveva dato Nobuo parlando con Axel.
"Certo... Si, lo sono!" dissi, non sapendo veramente come rispondere.
"Sicura?"
"Sicurissima! Credimi, prima ero preoccupata, ma ora è tutto risolto. Mi sento la persona più felice di tutti i mondi esistenti!"
Anche se a dire la verità iniziavo ad avere un brutto presentimento.
Demyx parve rilassarsi "Accidenti, vorrei provarla io un' emozione del genere. Sono invisioso, sai?" disse, ed io d' istinto mi misi a ridere. No, mi ero sbagliata, non sembrava esserci nulla di cui preoccuparsi.
"Vedo che hai davvero tanta allegria" continuò "La cosa mi fa piacere..."
Ma che aveva...?
"Mi fa molto, molto piacere...." pronunciò quella frase con un sussurro, ma la sua voce non mi piacque per niente. Aveva qualcosa di sinistro che mi spaventava.
Ma non ebbi il tempo di capire cosa fosse. Fu un attimo. Prima che potessi rendermene conto qualcosa mi colpì al petto, talmente velocemente che nemmeno vidi il gesto. Sentii solo il forte impatto con la vetrata alle mie spalle, vetrata che non resse sotto il mio peso. Non potei evitare di finire lunga distesa all' interno del palazzo, in una pioggia di schegge di vetro che mi graffiarono. Tremai puntellandomi sui gomiti, e tossii più volte, mentre la schiena mi lanciava fitte lancinanti di dolore. Il mio sguardo corse immediatamente al punto in cui mi trovavo prima. Demyx era ancora in piedi e aveva uno strano sorriso. No, che dicevo, quello non poteva essere Demyx. Impossibile, impossibile!
Lo vidi avvicinarsi a passo lento. Tentai di alzarmi e, seppur con fatica e numerosi gemiti, ci riuscii.
"Ma che diavolo..." ansimai "Che diavolo ti è preso?!"
Il suo sorriso si allargò: "Ah, Mitsuki" disse con voce melliflua "Piccola, innocente....sciocca Mitsuki!" e, di nuovo, non mi accorsi delle sue mosse. Aveva una velocità che non gli avevo mai visto usare. Ma di certo mi accorsi di ciò che aveva fatto, quando sentii la sua mano chiudersi sul mio collo e spingermi contro il muro. Gridai di sorpresa e dolore, mentre le sue dita si stringevano quel che bastava perchè provassi la mancanza dell' aria, ma non ne risentissi. Il mio cuore prese a pompare a ritmo vertiginoso, mentre Demyx, o chiunque fosse, ghignava nuovamente.
"Che patetica!" esclamò "Sei caduta nella mia trappola senza nemmeno accorgertene!".
Scoppiò a ridere. Portai le mani a stringergli il polso, nel tentativo di allontanarlo, ma era inevitabilmente più robusto a forte di me. Il tentativo non sembrò piacergli, perchè lo sentii stringere ulteriormente di un poco.
"C-chi sei...?" sussurrai. Lui sorrise.
"Ah, allora un po' di perspicacia ce l' hai, complimenti! Quindi sei anche capace di riconoscermi? Suvvia, è facile!"
Lo scrutai tentando disperatamente di mantenere il sangue freddo, ma non capivo nulla. Sentivo solo una strana sensazione, una sensazione simile a quella che avevo provato tempo prima. Ma allora...
"No, tu... tu non puoi essere..." balbettai.
"Oh-ho, ci sei arrivata, ma che brava!" La sue voce sembrò cambiare "I miei più vivi..." No, impossibile, quella voce la conoscevo, era la voce "...Complimenti"...era la SUA voce! E subito ne ebbi conferma: la presa sul mio collo sembrò cambiare, le dita che mi stringevano si fecero più lunghe e più fredde. Chiusi gli occhi per il terrore, ma quella risata mi costrinse ad aprirli.
La vidi, finalmente, la vidi davanti a me, il braccio teso e chiuso sul mio collo sottile. La pelle di un pallore quasi mortale, quasi verde. La veste ampia che la copriva completamente ome un mantello e ricadeva sul pavimento polveroso.
E la collana, elegantemente adagiata sul suo petto. La pietra al centro brullava di una luce che non aveva mai avuto.
"Quanto tempo, Mitsuki."
Sussultai. Perchè Malefica, Malefica in carne ed ossa, era per la prima volta davanti a me.

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Mmmmmh. No, non sono morta :/  Ho solo avuto il blocco dello scrittore, in genere mi viene al posto dell' influenza XD
Voi mi raccomando non dovete preoccuparvi, eh! Io questa storia non la abbandono, potrò aggiornare in ritardo, ma abbandonare no! Non ho mai abbandonato una storia e non intendo iniziare adesso!^^
Anzi, ancora un mese e questa fanfiction compirà un anno! Cercherò di fare in modo che il tredicesimo capitolo sia pronto per quella data, una parte è già pronta! La montagna è stata molto fruttuosa, ho i lividi sulle caviglie per gli scarponi da sci nuovi, ma in compenso ho riempito nove facciate del mio quadernino, scritte fitte fitte. Ho scritto a mano. A parte i temi scolastici io non scrivo praticamente mai a mano XD

Orpo, che capitolo....che capitolo e basta! XD La divisione in due parti probabilmente lo penalizza un po', ma uno unico era decisamente troppo lungo!
Ho voluto esagerare un po' la reazione di Mitsuki, per un motivo che spiegherò meglio nella seconda parte del capitolo^^ Tanto per dire, non è tutta farina del suo sacco e forse avete capito anche perchè!^^
Vogliatele bene!

E siamo anche in dirittura d' arrivo! penso che tempo qualche capitolo e qui si conclude. Non so di preciso quanto ci vorrà, ma ho già definito tutto, quindi la trama nella mia mente è finita :O
prima di rispondere alle recensioni voglio dire una cosa: adesso c'è questa nuova opzione del rispondere ai commenti direttamente dalla casella, ma a dire la verità la cosa non mi convince un granchè. Ho visto che molti continuano a rispondere alla vecchia maniera e penso farò così anche io. Sinceramente con l' altro modo la cosa mi sembra molto triste :/
Bon.

Merui: Oddio, quando ho visto il nick diverso mi sono spaventata XD Ok, sei tu! Beh, immaginavo uno sconvolgimento generale per la morte di Demli, che poi è un casino bestiale, che si risolverà nel prossimo capitolo^^ Nel frattempo ci godiamo Mitsuki accusata di Nessunicidio dall' amorevole Xigbar. Quanto a Vexen, se glie ne fosse fregato qualcosa della morte di uno come Demyx ci sarebbe stato da preoccuparsi. Ma io gli voglio bene comunque XD
Grazie mille!^^

Lyssa:  Ahah, si, Demyx si può amare poco, ma è terribilmente fangirlabile (sillogismi a caso ù.ù). E muore...ops. Guarda, ha fatto effetto pure a me, sai? XD Ma mi serviva un bell' evento catastrofico per dare il via all' ultima parte, ovvero la parte decisiva. Ormai ci siamo. Sigh.
 
Luchia Jewell: Che faccio? Ringrazio o scappo? XD No scherzi a parte,sono contenta che ti piaccia come scrivo *si inchina* e per quanto riguarda il fronte Demiz...Demyx, non posso dire nulla, solo quello che ho già scritto XD Il fatto è che adoro Demyx e molto spesso se adoro un personaggio gli faccio capitare delle disgrazie più o meno gravi^^
Mi unisco a te per quanto riguarda l' insultare Sora quando ha ammzzato il biondino. Ma anche tutti gli altri T-T E se Zexion non vuole Mitsuki me lo prendo io XD

Inuyasha_Fede:  la magia del What if! Demyx morto e Vexen vivo! Eh, stravolgere le trame è la mia passione!^^

Lion of Darkness: Stavolta l' ho fatto più lungo! Anzi, ho addirittura dovuto tagliare una parte per motivi vari, altrimenti veniva ancora più lungo!^^ Mi sono ripresa. Passando al capitolo....si, era stile "O.o" Ma sono contenta che ti sia piaciuto! =D Grazie mille!

_Roxys_: Grazie! =D Spero che anche il resto ti sia piaciuto. Fammi sapere, se ti va! Un bacio!

vul95: Ayame se non fosse stata una semplice umana all' oscuro di tutto sarebbe stata la partner ideale di Axel, insomma, lei promettente Mary Sue e lui Gary Stu figo sempre al centro dell' attenzione XD Ok, sto sparando cavolate ù.ù
Eh si, lo so che mi odi *china il capo cosparso di cenere*. Ma c'è una ragione superiore! Povero Demistocle, ma spiegherò tutto. Prometto!
Awww, grazie mille *-* Mi fa piacere ricevere i tuoi commenti^^
Alla prossima!

Solitaire: Io e il What if andiamo a nozze! Io tendo di natura a cambiare le cose, sarà perchè certi aspetti del canon non mi piacciono, o perchè tendo ad approfondire soprattutto parti con personaggi già morti .-. insomma, per fare storie attinenti all' originale devo sforzarmi XD
Quanto a personaggi e caratterizzazioni penso e spero di poterti rassicurare^^ Insomma io penso che come li faccio ora sia quantomeno il minimo che meritano. Diciamo che una volta che ho preso a cuore un qualsiasi personaggio sono definitivamente incapace di ridicolizzarlo. Non tanto quanto il metterlo in situazioni paradossali, ma caratterialmente. E se gente come Axel, che apprezzo un giorno sì e uno no, riesco a strapazzarla, se si parla di casi come Xemnas o Vexen la cosa si fa dura. Si, probabilmente i fan di Vexen si contano sulle dita di una mano, ma io sono certa di esserci. Stessa cosa per il buon Superiore, che però gode di una cerchia un po' più allargata di ammiratori/trici.
Quanto a Zexion non credo di riuscire a dargli un ruolo, almeno in questa fanfiction. Il problema è che la trama sta volgendo al termine per cui ho già stabilito ruoli e azioni, almeno in generale. Vorrà dire che a lui e agli altri poco usati penserò in futuro. Ho già dei piani per un lavoro dopo questo!
Per quanto riguarda Nobuo e Ayame sono stata contenta di essere riuscita finalmente a dargli un minimo di partecipazione e di averli tolto dal loro ruolo di comuni personaggi di contorno. Non mi dispiacciono, anche se il poco che fanno non li rende particolarmente importanti, sono pur sempre i miei due amorevoli e spaventati complici di Mitsuki^^ Ed è bello vedere che anche loro ricevono approvazione dal pubblico, sono sicura che senza di essi la storia sarebbe stata diversa!
Oh, tratta pure! Non riesco a trovare un punto con cui sono in disaccordo XD Ma ci credi se ti dico che, la notte dopo aver letto la tua recensione, ho sognato la mia prof di scienze che ci faceva un disocrso sull' importanza della coerenza interna nelle storie? Giuro! E rileggendo ho visto che aveva usato le tue stesse parole, più o meno XD Ho amato quella parte della recensione!
Sono in ritardo mostruoso, ma tranquilla. "Malefica" sarà conclusa, cascasse il mondo!^^
Grazie mille!!! *____*

Bene, bene. Al prossimo capitolo!^^














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Capitolo 14
*** Di illusioni e di bugie [2 parte] ***




*MALEFICA*
Capitolo 13
*
Di illusioni e di bugie - 2 parte


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Quanto è bella giovinezza
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.


Trionfo di Bacco e Arianna
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"Quanto tempo, Mitsuki."
L' unico motivo per cui non urlai fu, probabilmente, perchè ritenevo impossibile che quella visione fosse vera. Anche se il dolore causato dal colpo sulla parete era presente, a ricordarmi che non sognavo,  c' era qualcosa di sbagliato, terribilmente fuori posto, in quello che vedevo. Come poteva essere veramente lei? Non era forse puro spirito all' interno del mio corpo? In tal caso l' unico modo perchè potesse muoversi sarebbe stato prendere il controllo della mia mente. Ma io la vedevo. La sentivo, sentivo il tocco della sua veste, sentivo le sue dita attorno al mio collo. Era vera, consistente. L' unica cosa che riuscivo a pensare era di essere finita dentro un incubo, di quelli veri, mentre il mio cervello mandava ripetutamente il messaggio "impossibile-impossibile-impossibile".
"Cos'è quella faccina sconvolta? Ci siamo già conosciute, tu ed io, giusto? Oh!" la sua presa si allentò ed io caddi di peso a terra "Scusami, che maleducata che sono! Ma non sono riuscita a resistere alla tentazione di vedere la tua espressione davanti ad un gesto del genere da parte di quel biondino!" aggiunse, facendosi sfuggire una risatina.
"Dov'è Demyx?" ansimai, massaggiandomi la gola "Dov'è?!"
Malefica mi guardò con compatimento.
"Ma come, non hai sentito ciò che ti è stato detto? il tuo amico è morto sotto il tuo attacco. O forse dovrei dire il MIO attacco."
Scossi la testa con forza: "No, non è vero. Stai mentendo."
In risposta ricevetti solo una risata di scherno.
"Perchè fai così? Non è stata colpa tua, no? Sono stata io. E poi, se te ne sei dimenticata, egli era un Nessuno, una volgare creatura senza cuore, un essere di oscurità. Tecnicamente, per una come te era un nemico, quindi la sua sparizione dovrebbe suscitarti gioia o, al massimo, non toccarti per niente. Invece ti vedo in lacrime, e mi chiedo perchè."
"Perchè era mio amico!" ringhiai. Malefica rise di nuovo, più forte.
"Amico!" esclamò "Tu, comune essere umano, amico di un Nessuno? Mi dispiace, ma i conti non tornano. Loro non sanno cosa sia l' amicizia, hanno perso ogni valore della loro vita passata, ogni cosa, per quelle creature, non è altro che un riflesso sbiadito di ciò che facevano e provavano quando erano completi. L' amicizia con un Nessuno non esiste, mia cara, e se esiste è inesorabilmente a senso unico. Qualunque cosa tu provassi per quel ragazzo non eri ricambiata. Mettiti il cuore in pace, tu che puoi farlo."
"NO!" gridai, prendendomi la testa tra le mani e serrando gli occhi, come se quel gesto potesse tenere lontane quelle parole disgustose. Sentii un fruscio e due dita mi sollevarono il mento. Quando riaprii le palpebre il viso di Malefica era poco lontano dal mio, i suoi occhi gialli piantati su di me e la bocca piegata in un sorriso lieve.
"No? E credi che dire no cambi le cose? Guarda in facia la realtà per una buona volta, ragazza mia. Sono davanti a te, scappare è impossibile. Se non puoi salvarti, forse è meglio per te decidere qual' è il male minore. Cos'è peggio, perdere ogni cosa, che è ciò che ti attende se continui ad essere tanto testarda, o unirti finalmente a me e seguire il tuo destino? La prima scelta è una via di dolore: hai già visto i tuoi amici più cari lasciarti senza remore di fronte al pericolo, e così sarà per tutti i tuoi conoscenti, uno dopo l' altro. Ma se vieni con me non ci sarà nulla di simile ad attenderti, niente incubi, solo il dolce e confortante oblio, il riposo che ti spetta di diritto."
La sua voce aveva assunto un tono che sapeva di materno. La sentii sfiorarmi le guance e asciugare le lacrime che avevano iniziato a rigarmi il volto mentre parlava.
L' oblio. Il nulla. La liberazione definitiva da ogni paura e ogni angoscia. Equivaleva ad arrendersi e a gettare al vento quei mesi di resistenza. Eppure la tentazone era forte, accettando avrei praticamente smesso di vivere, ma anche di soffrire.
Forse, alla fine, Malefica aveva ragione, era il mio destino.
Fu allora che lo sentii. Era un grido, una specie di esclamazione esultante. Ma ciò che non quadrava era la voce, la stessa di colei che era inginocchiata davanti a me. Lo sentivo nella testa, nell' anima, proprio come tutte le volte in cui Malefica mi aveva parlato. Quindi era davvero ancora in me. E dunque... dunque come poteva essere al contempo in carne ed ossa in quella stanza? Come poteva guardarmi negli occhi ed essere incorporea nello stesso istante?
"No..." balbettai "No, tu... Io...ti sento. Non puoi essere tu."
Malefica non si scompose, ma mantenne intatto quel sorriso: "Qualcosa non va?" chiese.
"Tu non... non...non sei vera! Non puoi esserlo! Ti ho sentita, sei dentro di me, non puoi toccarmi!" urlai, scacciando la sua mano con un orrore improvviso. Malefica non rispose. Si alzò, continuando ad osservarmi con espressione neutra. Senza parlare, ma semplicemente fissandomi per quelli che furono pochi secondi, ma che sul momento mi parvero ore. E adesso?
Poi sorrise. Un sorriso inizialmente sottile come quello che aveva fatto prima, ma che poco dopo iniziò ad allargarsi sempre di più, fino a che da quella bocca non uscì la risata più agghiacciante che avessi mai sentito, di come se ne vedevano solo nei film horror. La dichiarazione che pensavo l' avrebbe irritata sembrava essere musica per le sue orecchie. Ma perchè?
"Non sono vera, eh?" sghignazzò "Ma dai, allora ci sei arrivata, finalmente! Cominciavo a pensare che non ce l' avresti fatta, ma, come si dice, meglio tardi che mai, giusto?"
Fui io a rimanere perplessa al suo posto: "Che dici?"
"Che, come ti ho detto prima, sei caduta nella mia trappola. E, anche se te ne sei resa conto, sappi che oramai è tardi per riuscire ad uscirne."
Continuai a fissarla con gli occhi sbarrati, senza riuscire a capire quelle parole. Parlava di una trappola, ma quando me l' aveva tesa? E di che assurdo inganno si trattava?
"Voi umani" iniziò Malefica in tono compiaciuto "Avete una mente così debole! Oh, si, ci sono le eccezioni, come i tuoi amici senza cuore. Ma tu, invece, se terribilmente ordinaria, quasi non mi sono capacitata della poca fatica che ho fatto, una volta raggiunta la situazione più favorevole!"
"Favorevole? A fare cosa?"
"Ma ad entrare nei tuoi pensieri, ovvio!"
Sbiancai.
"N-nei miei..."
"Vedi, prima di prendere possesso di un corpo è buona norma sbarazzarsi di chi già lo abita. Insomma, converrai con me che convivere in due nella stessa persona è poco piacevole, dato che lo hai perfino sperimentato. Eliminare l' anima residente in un corpo è un processo difficile, ma se si trovano le giuste occasioni e le si sa sfruttare, la fatica può ridursi notevolmente! E questa occasione io l' ho trovata: non so se te l' hanno mai detto, Mitsuki, ma quando sei triste le tue difese mentali crollano quasi del tutto. Ricordi il giorno in cui sei stata scoperta dai tuoi compagni? In quei momenti eri talmente indifesa che sembrava quasi che tu mi stessi invitando ad entrarti in testa. Mi ci sono voluti pochi secondi, pochi miseri secondi per trascinare la tua mente nel buio, e creare al suo posto una realtà diversa, decisa e controllata proprio da me. Una realtà nella quale ogni avventimento era mirato unicamente a darti il colpo di grazia e a impossessarmi di te definitivamente. E adesso è quasi ora. Se te ne fossi accorta prima forse saresti riuscita a liberarti, ma, a quanto pare, ho fatto davvero un ottimo lavoro! Mi ci è voluto molto per accumulare l' energia necessaria a creare un incantesimo abbastanza potente, ma alla fine la pazienza da i suoi frutti. Ora sei mia, Mitsuki Kurosaki!" e all' ultima frase seguì una risata come quella che aveva eccheggiato nel locale vuoto poco prima. Io invece ero completamente senza parole. Era tutto... assurdo, assolutamente incredibile! Ero stata trascinata in una specie di...realtà parallela, e senza nemmeno accorgermene? Tutti quei giorni, dalla serata in albergo a quel momento, davvero erano solo i frutti di un incantesimo?
"Ogni cosa" continuò Malefica, quasi mi avesse letto nella mente "Tutto ciò che hai provato era stato deciso da me per affatticare la tua anima, e renderla così abbastanza debole per essere controlata. Se ti interessa saperlo, nella realtà sono passate si e no tre ore, che hai passato a dormire come un angioletto."
Tre... TRE ORE?! Tutti quei giorni si riassumevano in centoottanta maledetti minuti? Il mio corpo non si trovava veramente lì, ma addormentato chissà dove? Ogni cosa, tutto era stato un' illusione? Tutto, le parole di Ayame a scuola, i giorni di studio, la morte di Demyx, tutto quanto... lo avevo solo sognato? Non riuscivo a crederci, non riuscivo prorpio a concepire l' idea che una cosa del genere potesse essere possibile! Avevo sempre pensato che Malefica non mi attaccasse per debolezza. Ora venivo a sapere di essere stata allegramente presa in giro per chissà quanto tempo. Mi faceva sentire ad un tratto terribilmente infima, perchè davvero io avevo creduto di poter contrastare Malefica con facilità. Un sotterfugio del genere mai lo avrei imamginato.
"E' finita, Mitsuki." disse Malefca ad un tratto "Ci hai provato, e te ne rendo merito. Sei stata coraggiosa, considerando ciò che eri in principio, ma adesso sei arrivata al capolinea. Non prenderla male, è naturale che sia andata così. Adesso non preoccuparti più, tra poco sarà tutto finito."
Non riuscivo a capire che cosa volesse dire quella frase, ma in realtà essa sfiorò solamente per un attimo la mia mente, già affollata dal caos dei mille pensieri e sensazioni di quegli ultimi giorni, apparentemente tanto vividi eppure inesistenti. Una parte di me, addirittura, si sentiva quasi irritata da ciò. Non che sapere che Demyx non era morto non fosse per me motivo di gioia, ma la paura, l' angoscia, la speranza disperata a cui mi ero aggrappata... tutte quelle cose sentivo di averle provate realmente. E una rivelazione del genere e quivaleva a dire che alla fine avevo sofferto gratuitamente.
E adesso mancavano pochi secondi prima che perdessi definitivamente tutto. E non sapevo più cosa fare. Tempo e modi per scappare non ce n' erano, ma mentre Malefica parlava avevo sentito dentro di me qualcosa, qualcosa che non sapevo definire, ma che mi aveva messo dentro il dubbio sui veri vantaggi della resa. Avevo pensato di accettare credendo di non avere più nulla al mondo, ma ora che Demyx era vivo, ora che non ero più un' assassina... Io preferivo vivere. Volevo svegliarmi e vivere, volevo leggere accanto alla vetrata da cui vedevo Kingdom Hearts, volevo prepararmi per l' esame di maturità, volevo prendere in giro Demyx per la sua svogliatezza e volevo crogiolarmi un' ultima volta nell' illusione che il bacio più bello della mia vita lo avrei dato a Zexion. Volevo fare ogni cosa, anche la più insignificante. Volevo di nuovo attraversare i varchi oscuri assieme ad Axel e guardare le torri levitanti stupendomi ogni volta di quel prodigio.
Ma quei pensieri si scontravano con la realtà dell' incantesimo in cui ero imprigionata. Se davvero era impossibile uscirne ero ormai spacciata, perchè di una strega ero solo l' involucro esterno. Non avevo poteri di nessun genere e nessuno mi aveva insegnato a svilupparli. Da quell' illusione non sarei uscita con delle belle parole e l' irritazione si trasformò in rabbia, alimentata dalla consapevolezza che non avevo altra scelta se non di mettermi comoda e aspettare il mio decesso. Qualcuno nel mio mondo mi avrebbe pianto, o i Nessuno avrebbero cancellato la mia immagine dalla memoria di tutti?
Malefica intanto sembrava al culmine della felicità. Il suo sguardo era acceso da bagliori di trionfo, mentre allungava la mano verso di me e sfiorava la collana sul mio petto. Vidi la pietra accendersi all' improvviso e mandare oscuri sfolgorii di un verde intenso e inquitante. E in quell' istante fu come se qualcosa mi aferrasse e mi tirasse con forza lontano dal gioiello, non il mio corpo, ma la mia mente era come trascinata fuori da esso. Non faceva male, non sentivo nulla a parte quella sensazione, ma era proprio questo a preoccuparmi. Lentamente, secondo dopo secondo era come se le mie percezioni sbiadissero: i suoni si ovattarono, il pavimento sotto di me perse cosistenza fino a darmi la sensazione di essere sospesa nel vuoto. Nemmeno un minuto e con orrore mi accorsi di aver perso gran parte della sensibilità del mio corpo. Vedevo le mie gambe, ma non potevo muoverle, sentivo il muro dietro la testa, ma dietro la schiena avevo il vuoto. Mossi convulsamente le mani, ma feci fatica a spostare le dita, segno che a breve avrei perso anche quelle. In quella progressiva paralisi solo gli occhi sembravano funzionare alla perfezione. Il collo bloccato mi imponeva la visione di Malefica e della sua espressione di gioia, le dita strette attorno ai fregi della collana. Strinsi i denti sperando che non fosse l' ultima volta che lo facevo, la vista mi si appannò, ma stavolta non era un effetto del sortilegio. Pur non avvertendole scorrermi sul volto, sentii le lacrime cadere una ad una e, anche se non riuscivo a singhiozzare il mio cervello funzionava ancora quel che bastava affinchè il terrore della morte mi invadesse. Non volevo morire, non volevo!
E in quel momento successe qualcosa che non avrei mai potuto spiegare in alcun modo. Non sapevo come fosse possibile, ma la vista non poteva mentirmi e quello che si stava alzando da terra e lentamente si allungava verso la mia nemica era il mio braccio. Spinto da una forza inesistente lo vidi sporgere le dita verso la collana, mentre il sorriso diabolico che animava il viso di Malefica si spegneva bruscamente lasciando dietro di se un' espressione di cupa sorpresa, che peggiorò quando inaspettatamente mi ritrovai in piedi, davanti a lei. Io non riuscivo a capire cosa succedesse, ma non avevo modo di fare nulla: il mio corpo era completamente in balia di sè stesso, per quanto tentassi i muscoli non mi rispondevano, la sensibilità non tornava. Era come se stessi guardando un film seduta sul divano, la protagonista era in pericolo, ma non potevo muoverla. Non potei fare altro che lasciare campo libero al mio istinto, o qualunque forza mi stesse manovrando. Malefica mi guardò allarmata e dalle sue labbra uscì un flebile "Impossibile...", mentre la mia mano si fermava sopra alla collana, i cui bagliori sembravano disturbati da qualcosa. Rimase ferma qualche secondo, in cui mi chiesi cosa sarebbe successo.
La voce arrivò poco dopo. La mia voce, attraverso le mie labbra, ma non comandata dal mio cervello. Faceva quasi impressione, anche perchè il tono che aveva non era affatto quello con cui avrei potuto parlare in quel momento: era un tono beffardo, sicuro di sè, di qualcuno che non ha paura di colui che ha davanti.
"Prima..." iniziai lentamente "Hai detto che gli esseri umani sono deboli. Sai, hai perfettamente ragione. Sono le creature più fragili che possano esistere al mondo. Prendono decisioni e se ne pentono prima di averle portate a compimento. E qual' è un loro difetto particolare? Sono inesorabilmente, incondizionatamente egoisti. Non vogliono condividere nulla con nessuno. Sai che significa?"
Sentii dentro di me la sensazione che ciò che sarebbe accaduto di lì a poco avrebbe decretato la fine o meno della mia vita. Ma ormai ero ad un punto di non ritorno, non avrei potuto rinunciare nemmeno se avessi voluto.
Forse era arrivato finalmente anche il mio turno di essere coraggiosa. Quando la voce uscì di nuovo dalla mia gola sentii di pensare davvero ciò che diceva.
"Significa" esclamai "Che il mio corpo col cavolo che te lo cedo, hai capito?!"
La mia mano scattò e si chiuse attorno alla catena del ciondolo. Tirò con forza, cercando di strapparla a Malefica, incontrando la sua resistenza. La pietra smise di lampeggiare, per fare esplodere la luce in tutta la sua potenza. Un lampo verde accecante. Dovetti chiudere gli occhi. E mentre li tenevo chiusi lo sentii nuovamente: il mio corpo. Il pavimento sotto i piedi tornò, il vento riprese a soffiare, sulle mie guance sentii l' umido delle lacrime che avevo versato prima. E, stretta nella mia mano, la catenella metallica della collana. Il mio braccio teso smise di tirare, ormai di nuovo alle mie dipendenze, ma qualcosa mi urlò di non mollare e ripresi a forzare quel ciondolo. La luce continuava a brillare, sempre di più, fino a che non diventò quasi bianca da quanto era forte. E insieme alla luce arrivò il dolore, improvviso e acuto, come una scarica elettrica. Attraverso la collana Malefica cercava di distruggere la mia anima, e le percezioni che avevo riconquistato facevano sì che sentissi chiaramente come cercava di strapparmela via. Non credevo fosse possibile, ma sentivo qualcosa, da qualche parte nel mio corpo che nemmeno io riuscivo a identificare, perchè mi sembrava di sentirlo su ogni centimetro di pelle. Non avevo mai pensato ad un' effettiva esistenza di un' anima all' interno del corpo e non ne ero tuttora sicura: sapevo solo che faceva male, terribilmente male. Ma non riuscivo a mollare la presa, non riuscivo a sopportare più l' idea di essere sopraffatta e se anche fossi morta in quel tentativo di ribellione, peggio non poteva andare.
"Fermati! Fermati stupida! Se continui così finirai col farci ammazzare entrambe, è questo che vuoi?!"
E io che ne sapevo? Di certo non volevo morire, di certo se ci fosse stata un' altra strada più facile l' avrei presa. Non mi sentivo un' eroina che si scacrificava per il bene dei mondi e nemmeno volevo essere tale. Volevo vincere quella battaglia per poter credere che una speranza di tornare alla mia vita normale ci fosse anche per me. Avevo bisogno di vivere sapendo di essere felice. non c' era felicità nell' illusione di Malefica, e io non ci avrei passato un minuto un più.
"CREPA, BASTARDA!". Un urlo. Avevo scelto. Tirai con tutte le mie forze, il dolore mi invase e gridai fino a farmi bruciare la gola. Poi fu bianco. La luce ingoiò definitivamente ogni cosa: le pareti, i contorni, tutto si perse in un bianco accecante. La mia mano lasciò la presa e anche Malefica scomparve, ogni cosa fu annullata. Bianco, bianco ovunque, sopra, sotto, di lato.
Fuori e dentro di me.
E prima che potessi chiedermi cosa sarebbe successo da lì in poi, anche i miei sensi si dissolsero in quel candore.


"Allora? E' sveglia?"
"Macchè. Continua ad agitarsi come se avesse gli incubi, ma non vuole saperne di aprire gli occhi".
"Beh, spero faccia in fretta! Quei tizi sono una vera scocciatura, e non ti parlo degli Heartless. La cosa positiva è che si dirigono tutti qui, quindi stanarli è facilissimo".
Non sapevo quanto fosse passato, ma ad un tratto il bianco si popolò di due voci, che sentivo di conoscere. In principio era solo un' eco indistinta, ma quando i suoni si definirono riuscii a capire chi fossero i presenti. Riconobbi Marluxia all' istante, mentre l' altra voce era femminile, Larxene sicuramente. Colei che invece non voleva svegliersi dovevo essere io. Tentai di muovermi e sentii qualcosa di morbido sotto di me. Quando parlai emisi solo un mugolio incerto.
"Oh, si parla del diavolo!" esclamò Marluxia. Riuscii ad apreire gli occhi e davanti ad essi si profilò un soffitto grigio. Mi guardai attorno: ero in una stanza semplice e spoglia, solo un letto e una sedia costituivano l' arredamento. La sedia era occupata da Marluxia, con le braccia appoggite sullo schienale e una mano a sostenere il mento. Larxene era sulla porta, un ghigno sulle labbra sottili. Tra le dita stringeva alcuni kunai e solo la stanchezza a non farmi sussultare quando li vidi sporchi di rosso.
"Guarda chi si è degnato di tornare tra noi!" disse con voce squillante "Hai finito di tirarci addossi i tuoi noiosi aguzzini?"
"Eh...?" mormorai, tentando di tirarmi su. mi ci volle qualche secondo perchè le immagini smettessero di oscillare.
"Un paio d' ore fa" continuò Marluxia "L' aura di malefica è, come dire, esplosa. L' abbiamo sentita praticamente tutti. Un' esperienza notevole, non c'è che dire, ma purtroppo ha avuto anche un lato negativo, ovvero ha richiamato anche i suoi alleati, o qualunque ruolo abbiano quelle mezze calzette. Stanno assaltando il castello da almeno un' ora, ma se credono di oltrepassare la prima porta sono degli idioti." concluse con un' espressione di superiorità. Io non riuscii a rispondere, ero terribilmente confusa.
Mi ero salvata? Ero davvero riuscita a liberarmi dall' illusione? Ma ora che succedeva? C' era un attacco?
E in più ero tornata indietro di dieci giorni? Sembrava assurdo, eppure quando mi cadde l' occhio sui vestiti mi accorsi di portare ancora il soprabito nero, che dalla festa non avevo più toccato. Un indizio più che chiaro. Quasi mi venne da ridere, avevo l' impressione di aver viaggiato nel tempo!
Non risi, però, quando sentii Malefica agitarsi. Sbuffai: era viva, era sopravvissuta assieme a me: per un attimo avevo creduto che fosse tutto finito per sempre, invece la avvertivo di nuovo, anzi, sembrava più irrequieta e presente che mai. Io stessa mi sentivo strana e improvvisamente ansiosa, ma non sapevo per cosa.
"Vado a vedere se c'è ancora qualche vita da accorciare" sentenziò Larxene "Tu rimani pre qui a fare buona guardia!".
Aprì un varco oscuro e, per qualch emotivo, quel gesto fece scattare qualcosa in me. Schizzai in piedi giù dal letto quasi senza accorgermene, mentre la bionda entrava nella pozza nera. Con la coda dell' occhio vidi Marluxia alzarsi a sua volta, ma una voce interiore mi disse di sbrigarmi, poichè in pochi secondi il passaggio si sarebbe chiuso. Con una forza che non sapevo di avere mi lanciai verso di esso e quando la mano del rosato mi afferrò era troppo tardi: ero dall' altra parte.
Riconobbi il corridoio all' ingresso del castello, che avevo percorso solo in sogno. Esisteva davvero, e c' era odore di battaglia. Di battaglia e di sangue. Dei corpi giacevano poco lontani e davanti ad essi c' era Larxene, i pugnali più rossi di prima.
Quei morti erano gli uomini di Malefica. I miei uomini .Ma non riconobbi nessuno di essi e non ricevetti suggerimenti da lei. Dovevano essere soggetti di scarso valore. Sentii l' ansia crescere. Vidi anche Xaldin aggirarsi vicino all' uscita, due lance nella mano destra e una mano sinistra.
"Che ci fate qui voi?!"
La voce arrivò da dietro. Mi voltai assieme a Marluxia e vidi Vexen avvicinarsi a passo veloce, e con l' aria di chi non aveva voglia di tergiversare più di tanto. Ma non si rivolgeva a me, si rivolgeva a Marluxia.
"Ti era stato detto espressamente di tenerla lontana da qui! Che hai in testa?!"
marluxia non sembrò gradire il rimprovero: "Ehi, ehi, calma! E' scappata da sola, non ce l' ho mica portata io,l' hai vista anche tu!"
"Dirti che sei la stupidità fatta persona è elogiarti" dichiarò l' altro scuotendo la testa.
"ma senti, parli come se dovesse succedere chissà che cosa! E' venuta qui, e allora? Temi forse che se la portino via?"
Non seppi se vexen replicò, vidi un movimento con la coda dell' occhio e quando mi voltai vidi un uomo, armato di spada, correre a gran velocità verso di noi. Si lanciò verso di me, l' arma alzata sopra il capo. Sentii qualcuno chiamarmi, ma la sua voce arrivò alle mie orecchie stranamente ovattata. Fu un attimo, la bocca dell' uomo si aprì in un disgustoso ghigno e la spada calò sulla mia testa. Vidi chiaramente la mia fine. Ma nel momento in cui mi credetti morta il mio corpo mi sbalordì nuovamente, scartando di lato con un' agilità che ero certa di non avere mai posseduto. Con gli occhi sgranati dallo stupore osservai il mio aggressore barcollare vistosamente, ma mi accorsi di non stare affatto bene nemmeno io. Quell' ansia che mi divorava sembrava non smettere mai di crescere. Sentii il respiro farsi pesante e affannato, la vista si annebbiò e un dolore sordo e improvviso mi attraversò la testa. Strinsi le mani sulle tempie, gridando.
"No, temevo questo! sei soddisfatto ora?!"
Quell' esclamazione fu l' ultima cosa che sentii. Ebbi la sensazione di stare per svenire, ma non caddi mai a terra. Era un' altra cosa, una cosa che avevo purtropo già sperimentato. Non era mai stata così forte, ma la riconoscevo, riconobbi quell' energia che invadeva il mio corpo, infiammava il mio sangue e annebbiava la mia coscienza.
"Come hai osato, verme?"

Colui che aveva osato cercare di uccidermi oscillò in avanti per il colpo andato a vuoto. Colsi l' occasione. Le membra di Mitsuki erano giovani e forti, mi bastò pensare di colpire quella feccia perchè la mia gamba si solevasse e si abbattesse su di lui. Sentii il rimore delle costole rotte, sentii i miei muscoli contrarsi per lo sforzo sotto la pelle. Quanta energia, che divina sensazione!
Lo vidi piegarsi in due con un urlo strozzato e contorcersi ansimante. Non avevo idea di chi fosse, ma non mi interessavo alle reclute che i miei alleati assumevano - più come vittime sacrificali che per altro.
Voltai la testa: la sua spada era caduta ai miei piedi. La raccolsi, la soppesai tra le mani, mentre l' uomo alzava il volto verso il mio, allargando gli occhi per il terrore. Risi a quella vista, risi della paura che gli incutevo e mi sentii infinitamente potente. Si, si! Troppo tempo avevo trascorso in prigionia, ma ora era finalmente giunta l' ora del mio ritorno! Quello sguardo sfigurato dalla paura era solo il primo, presto i mondi avrebbero conosciuto la mia furia!
Mi avvicinai, fino ad avere il volto sopra il suo. Quegli occhi, che avevano già perso tutta la loro spavalderia, si allargarono ancor di più.
"Tu...t-tu, voi... voi siete...!" balbettò.
"Sono io, lurida creatura." ringhiai "Come hai osato, tu, cercare di ammazzare me!"
"Vi prego, perdonatemi!" biascicò con le lacrime agli occhi "I vostri vestiti mi hanno ingannato, ho creduto foste una di loro. Vi scongiuro, abbiate pietà!"
La sua voce era disgustosa. Allungò una mano verso di me, tossendo convulsamente. Mi ritrassi con ribrezzo e sentii montare la rabbia. Calai la spada, decapitandolo e il sangue sgorgò, tingendo il pavimento con una fontana di rosso. Osservai le gocce rubine scivolare lungo la lama e inrangersi al suolo, ma dovetti voltarmi, perchè sentivo dietro di me la presenza di tre dei Nobody presenti. Erano loro, i due presenti prima e una ragazza bionda che mi fissava divertita. Sembravano impassibili, ma sapevo che avrebbero attaccato al primo gesto avventato. Non potevo rischiare, maledizione, non avrei potuto vincere da sola contro tre, non con un corpo appena posseduto.
Dovevo ritirarmi. Ma sarei tornata presto.

"Svegliati, Mitsuki, sveglia!"
Una mano sulla spalla mi scosse con forza. Aprii gli occhi terrorizzata, focalizzando l' ambiente dell' entrata. A scuotermi era stata la mano di Marluxia, attorno c' era il resto dei presenti, alcuni con le armi ancora in mano, che mi fissavano con uno sguardo che non capivo.
"Credo di essere svenuta." mormorai alzandomi, ma un feroce mal di testa mi costrinse nuovamente a distendermi. "Cosa è successo?"
Ricordavo di essere arrivata nel corridoio per un motivo sconosciuto, poi un uomo aveva cercato di uccidermi. Ma ora non c' era più.
"Non ti ricordi niente?" domandò il rosato stupito. Sentii una risatina, probabilmente di Larxene.
"Cosa dovrei ricordare...?" mormorai.
"Non sta mentendo" asserì Vexen chinandosì e afferrandomi il polso destro. In quel momendo mi accorsi che le mie mani stringevano qualcosa. Quando il freddo Accademico me la sollevò vidi di che oggetto si trattava.
Una spada. Una spada sporca di....di...
Urlai gettando via l' arma, che tintinnò al suolo.
Sangue denso e viscoso copriva la lama, e non solo. Con altrettanto terrore vidi lo stesso sangue macchiare la mia mano e i miei vestiti.
"Hai decapitato il tuo nemico, ecco cosa hai fatto" rispose lo stesso Vexen, senza lasciare la presa.
Decapitato...io....
"Non c'è più tempo, temo." sentenziò la voce di Xaldin, da dietro di me.
"No, non c'è." fu la conferma. Un secondo dopo Vexen era in piedi e mi esortava a fare altrettanto.
"Che succede?" chiesi allarmata, cercando di recuperare l' equilibrio. Ma nonostante non conoscessi la risposta sentii ad un tratto una paura terribile.
Vexen mi squadrò: "Non ho tempo di spiegarti, devo portarti da Xemnas al più presto."
"AH!" urlai appena sentii quel nome "No! No, ti prego, no!" singhiozzai, cercando debolmente di liberarmi il polso. Perchè reagivo così? Perchè tremavo così tanto? E soprattutto, ero io a tremare o Malefica? Aveva paura Mitsuki o Malefica?
Vexen non cercò di tranquillizzarmi. Mi strattonò con più forza e io barcollai direttamente nel varco da lui aperto. Quando ne uscimmo mi aspettai di vedere davanti a me la solita porta, invece notai che ero stata condotta direttamente all' interno della stanza.
Xemnas era esattamente davanti a noi, come se si aspettasse la mia venuta. Stava in piedi, appena appoggiato alla scrivania, le labbra serrate e un' espressione grave e allo stesso tempo neutra sul volto. Trasalii e sentii il sudore freddo colarmi sulle tempie.
Mi rendevo conto da sola che tale atteggiamento era quasi esagerato, ma non potevo fare nulla per contrastarlo. Forse Malefica, di solito spavalda e assassina, aveva timore del Superiore perché più spavaldo di lei – non dubitavo affatto dell’astuzia di Xemnas. Era astuto, astuto e enigmatico.
Già… era Malefica ad aver paura, non io. A me Xemnas risultava semplicemente perfido, nonostante in principio si fosse dimostrato cortese con me. Avere la strega malvagia in corpo mi consentiva di scoprire i suoi punti deboli, come il timore verso i Nessuno. Fantastico...
"Avvicinati." mi ordinò calmo. Sebbene non volessi muovermi, mi sforzai per avanzare almeno di un po’.
"Mi era stato rivelato che i Nessuno erano creature davvero particolari. Devo ammettere che, chiunque sia stato a dirlo, non si è sbagliato."
No. Non avevo parlato io.
O si? Mio Dio, non di nuovo!
Mi morsi le labbra, ma era troppo tardi.
L' espressione impassibile di Xemnas si incrinò lasciando che la sorpresa lo animasse. Un sorrisino comparve sulle sue labbra.
"Siamo in vena di complimenti" ghignò e sembrò che i suoi occhi lampeggiassero. "Non è così, Malefica?"
Le mie labbra si dischiusero da sole, animate da vita propria.
"Ho sentito parlare tanto poco di voi, purtroppo." dissi, sconcertata. Ma che diavolo... "Ma pare che siate capaci di grandi cose."
Xemnas annuì. Sul suo viso, quel sorriso malizioso continuava a spiccare incontrastato; era ancora appoggiato alla scrivania e non aveva alcuna intenzione di alzarsi in presenza di una strega come Malefica.
"Brava." mi sbeffeggiò. "Ti sei anche resa conto del perchè il corpo di Mitsuki non è ancora tuo?"
"Cosa vi hai apposto per rendermi possibile solo l’uso della sua voce?" dalle parole della mia ospite – perché mie di certo non erano – capii ciò che stava accadendo. "Un sigillo cartaceo, forse?"
Xemnas si alzò ridendo, ma sentii anche Vexen emettere una lieve risata. Non erano per nulla spaventati. Se Malefica fosse stata sveglia quanto il giorno passato, non avrebbero tenuto quel piglio così tranquillo… forse. Era davvero temerario, il Superiore; chissà quanti altri nemici aveva ingannato o soggiogato nella sua vita.
"Oh, non ricorriamo a questi sistemi inaffidabili..." scosse la testa, avvicinandosi a me. Mi camminò intorno una, due volte, in silenzio, poi riprese: "Hai paura di me, Malefica. Non negarlo."
Rimasi in silenzio per alcuni secondi, poi la strega mi costrinse a dire: "È una tua impressione, Nessuno. Io non ho paura di esseri come te."
"Bene, mi congratulo per il tuo coraggio. Ma nemmeno noi abbiamo paura di te. Oltre alla nostra superiorità numerica possediamo mezzi molto più potenti dei tuoi per ottenere i nostri scopi."
"Qualunque modo per liberarsi di me implica inevitabilmente la morte di Mitsuki, lo sai, vero?"
La mia morte...? Xemnas voleva uccidere Malefica, e all' improvviso ricordai quando mi erano stati presentati due modi per contrastare Malefica. Vexen però aveva detto che uno era troppo rischioso.
Oddio, che volessero...
"Ne sono cosciente, si. Avevamo intenzione di salvare la ragazza, poichè non centrava nulla con i fatti, ma la situazione è degenerata."
"Che cattivo!" Malefica scoppiò a ridere, ma io tremavo. Io, Mitsuki, tremavo e il mio viso non ghignava affatto; solo dalle mie corde vocali fuoriuscivano versi divertiti che contrastavano con la mia maschera di terrore.
"Perchè vuoi privare una ragazza così giovane del dono della vita? Guardala, l' hai conosciuta un po' vero? E' piena di sogni e speranze. E non ti ho detto... che è innamorata." e mentre pronunciavo quelle parole, sentivo il viso avvampare. Brutta bastarda, come poteva prendersi gioco di me così?!
Xemnas non battè ciglio: "Cose come l' amore non sono, purtroppo, affari adatti a noi." dichiarò, come se nulla fosse. Sperai che non fosse perchè lo sapesse già. "E Mitsuki è diventata più cosciente dei rischi che ha corso e che correrà, sebbene non lo dimostri. L' amore ha permesso al custode del Keyblade di distruggerti, forse permetterà a lei di sopravvivere."
Malefica mi costrinse a ringhiare di rabbia verso il Superiore, che aveva osato rivangare quell' evento infausto.
"Sopravvivere? Lei non sopravviverà e nemmeno voi, presto, avrete più un futuro. Ho capito che cosa vuoi farmi, lurido bastardo, ma sappi che non ci riuscirai! Pochissimi uomini in tutti i mondi possiedono i poteri adatti e tu non sei tra questi! Rassegnati, Nessuno!"
Indietreggiai – io indietreggiai. malefica voleva avanzare verso Xemnas, che adesso sembrava animato da una luce trionfale, come se sapesse cose che la sua nemica ignorava.
"Non ho mai detto che sarei stato io a mettere in pratica il procedimento." sentenziò, e lo sentii quasi godere dell' improvvisa inquietudine che animava Malefica - e che si esprimeva attraverso il mio sguardo sospettoso. Lo vidi voltare gli occhi verso un lato della sala, che fino a quel momento avevo completamente ignorato, ma il cui muro sorregeva la schiena di una persona.
L' interessato alzò gli occhi e Malefica dentro di me sussultò. Io persi un battito o due.
"Il sigillo che ho apposto a Mitsuki sta per annullarsi" asseri Zexion, l' enorme Lexicon stretto tra le mani. Incrociò lo sguardo di Xemnas; si osservarono a lungo, come se volessero un’ultima reciproca conferma e annuirono, quindi Zexion strinse le labbra e mi squadrò. Deglutii, in preda al panico: aveva sempre avuto uno sguardo misterioso e un po' cupo, come se la realtà che appariva ai suoi occhi non fosse la stessa che si presentava agli altri, come se guardasse perennemente oltre lo spazio e il tempo. Era ciò che mi spaventava e mi attraeva di lui al tempo stesso.
Ora, però... quegli occhi, quelle iridi azzurre che mi scrutavano attraverso lo spesso ciuffo di capelli, sembravano rivolgersi direttamente alla mia anima, allo spirito che la infettava. Se gli sguardi avessero potuto perforare ero cosciente che, se mai avessi lasciato quella sala, lo avrei fatto in un cesto. Avevo sempre avuto il dubbio di non sapere nemmeno un centesimo del dovuto sul numero sei. Questo, dunque, era il vero Burattinaio Mascherato? E all' improvviso il metodo di cui parlava Xemnas divenne chiaro anche a me: i Nessuno volevano creare un' altra dimensione in cui mandare non il mio corpo, bensì l’anima di malefica, agendo tramite i poteri di Zexion.
Ma compresi anche un' altra cosa, ovvero che la mia anima correva il rischio di precipitare con quella della strega nell’abisso dello spazio. Ecco qual' era la morte che mi attendeva se le cose non fossero andate alla perfezione, eccolo il rischio che correvo.
"Mitsuki, so che mi senti: il potere di un illusionista è forte, ma per questo instabile" disse Zexion distogliendo gli occhi dai mei e ponendoli sul libro, mentre lentamente lo apriva "Non è mia intenzione ucciderti, ma se ciò dovesse accadere sappi che hai lottato con dignità."
"FOLLI!" cercai di allontanarmi, di correre via, ma malefica me lo impediva. Morire, io... non potevo morire così! No, non volevo, no! Supplicai Zexion con un’occhiata: non mi rispose. Raggiunse la pagina che gli serviva e improvvisamente il Lexicon sembrò avvolto da un' aura oscura, diretta verso di me. Il Nessuno teneva il volume tra le mani aperte, piantò gli occhi nei miei e il terrore cieco di Malefica crebbe, fino a diventare anche mio. Cercai di scappare, ma quell' energia sembrava incatenarmi al suolo. Urlai, mentre qualcosa mi artigliava l' anima e cercava di strapparla, non con la violenza usata da Malefica, ma comunque con una decisione che non ammetteva repliche.
"NOOOOOO!!" il mio urlo lacerò il silenzio dell' ambiente. E come poco prima tutto si era fatto bianco, ora fu l' oscurità ad avvolgermi, la vera oscurità che non si limitava a spaventare, ma era capace anche di ferire e uccidere.
Prima bianco e ora nero. Il nero di un precipizio in cui cadevo e dal quale, in un ultimo istante di coscienza, pregai con tutta me stessa di poter uscire.

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Ma salve! Avete visto quanto ho fatto in fretta stavolta? XD
Ehi, ma oggi è un giorno speciale! *rullo di tamburi* oggi è il compleanno di questa fanfiction! :D E' un anno esatto che scrivo questa cosina, e non ho ancora finito, fuck iea ù.ù
E ho celebrato il compleanno con il capitolo che segna ufficialmente l' inizio della fine di questa storia! D' ora in poi le cose si complicheranno, e non solo per Mitsuki, ma pure per me^^ perchè questa parte mi è ancora poco chiara in certi punti, e devo vedere le varie opzioni. Spero di rientrare nei tempi, comunque! :D
Non so quanti capitoli restino di preciso, quindi non so dire con esattezza quando dovete aspettarvi l' ultimo^^ Meh, cercherò di avvisarvi per tempo! XD
Paso, caro Paso, ho postato, contento?^^ Ora inizierai a chiedermi quando pubblicherò il prossimo? XD

S a r s a: e adesso non so nemmeno come rispondere, ho ribaltato completamente l' idea che traspariva dagli scorsi capitoli. Vi vedo già tutti pronti con i bastoni per uccidermi, per avervi fatto prendere un colpo e aver fatto saltare fuori che non era successo niente di niente! XD Ma la mia vena di sadismo aspettava un po' questo momento XD
Grazie mille, cara!^^

Inuyasha_Fede: farai i salti di gioia per la mancata morte di Demizio o inizio a correre? XD No, non potevo ucciderlo così, povero! O forse potevo? °O°
Malefica arriva e si porta dietro tutti i guai, adesso arriva la cosiddetta "battaglia finale" XD

Arthur: ma no, non pentirti e non dolerti, io sono la prima che ha sempre poca voglia di recensire e tende a non farlo quindi sono l' ultima che ti può sgridare se arrivi adesso! Mi sento onorata al pensiero che tu ti sia iscritto per commentarmi, davvero! Puoi gettare il cilicio^^
Non sbagli sulla reazione di Mitsuki: ho voluto esagerarla un po' in modo che la morte di Demyx fosse solo la goccia -e alla faccia della goccia!- che fa traboccare il vaso. Mitsuki, che è già instabile di suo per tutti i casini precedenti, alla notizia... perde la testa, non si può dire altro XD ma in fondo le voglio bene!
Sora, mi dispiace, non lo vedrai qui^^ In un lavoro che sto mettendo a punto e che dovrei iniziare dopo questa storia ci sarà, ma qui...nisba! E' impegnato nel suo viaggio per i mondi, o a copulare con Kairi, fai te! XD
I problemi di matematica.... no, non ce la faccio^^ e non voglio pensarci, prorio no! Quanto al racconto con il compagno di banco, che ora non è più un compagno di banco, puoi stare tranquillo, parla di tutt' altro!

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Ah... THE GAME :D

Ciao ciao!!^^














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Capitolo 15
*** La tana del lupo ***




*MALEFICA*
Capitolo 14
*
La tana del lupo


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-E oltre il Bosco Selvaggio?- chiese Talpa
-C'è il Vasto Mondo- disse Topo. -Ma quello non ci riguarda-


Kenneth Grahame, Il vento nei salici.
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Non c' era nulla attorno a me, ma al tempo stesso vi era un universo intero. Il bianco e il nero mi avvolgevano e danzavano in quel vuoto assieme alle stelle, mentre io contemporaneamente precicipitavo ed ero immobile, sospesa a uno e mille metri da terra.
Non avevo corpo. Atomi, ero composta da atomi. Mi sarei dispersa?
Tentai di aprire quella che avrei potuto definire la mia bocca e di emettere un flebile: "C'è nessuno...?" ma la mia gola impalpabile non produsse suono e tutto ciò che potei osservare furono onde che si dispersero nell' infinito, andando a sfiorare gli astri e perdendosi nei gas delle atmosfere. Rimasi immobile, ma non seppi per quanto. Il tempo sembrava dilatarsi in quell' ambiente, scorrere lentamente. Quando mi riscossi forse erano già passati degli anni, o magari nemmeno un secondo. Un pianeta che non avevo mai visto compì la sua orbita attorno ad una stella. Quanto ci aveva messo per farlo?
Una cometa passò accanto a me, vicinissima. Distinsi uno ad uno i frammenti ghiacciati che ne componevano la coda azzurra; allungai una mano cercando di afferrarne uno, ma le mie dita urtarono una galassia, stravolgendone il percorso e facendola cozzare contro un' altra. Le due masse si scontrarono e si fusero insieme. Oh, il cannibalismo galattico! Ma un processo del genere quanto tempo aveva richiesto? Era possibile che sul mio mondo fossero passati milioni di anni? Tutti erano già morti nell' istante in cui ero apparsa in quel luogo? Una lacrima scivolò sulla mia guancia e divenne ghiaccio a causa del freddo.
Che dovevo fare? Non c' era nulla lì che significasse qualcosa per me, o che mi desse un minimo indizio. Da Xemnas non ne avevo ricevuti, dagli altri nemmeno. Lo stesso Zexion che mi aveva spedita in quel nero non aveva avuto parole riguardanti la mia missione. Piansi di nuovo, altri frammenti cristallini caddero ed entrarono nel campo gravitazionale di un pianeta.
"No, Mitsuki, non piangere."
Mi voltai di scatto, senza fare caso all' universo che distrussi per metà con quel gesto. Ma non vidi nulla, nessuna forma tangibile poteva esistere in quell' ambiente. Ma sentii una presenza, non molto distante, una presenza che mio malgrado conoscevo. Perchè era ancora presente? L' attacco era fallito?
Malefica si aggrappava alla mia anima e rideva con la sua voce sinistra e maestosa. Cercai di allontanarmi da lei, nonostante ogni mio movimento causasse un violento sisma tra le dimensioni.
"No, non perderò!" esclamarono gli atomi che la componevano "Non mi farò distruggere da questi trucchetti di magia!".
Si agitava e in qualche modo la cosa mi diede fiducia. Malefica stava lottando per non separarsi dal mio corpo, lottava contro qualcosa di indefinito, forse lo stesso potere che ci aveva spinte in quella dimensione astratta.
"Mitsuki..." continuò la strega "Non c'è più niente che tu possa fare, nessuno ti aspetta più a casa. Lo sai quanto tempo è trascorso? Le vedi le stelle come muoiono velocemente? Le loro vite durano lo spazio di un respiro e il genere umano è di certo ormai estinto. Vuoi vagare per l' eternità qui, in questo vuoto?"
Deglutii. Un' altra cometa passò.
"Non hai speranze da sola, e non lo dico per avvilirti, è un dato di fatto. La senti questa energia che permea lo spazio intorno a noi? Cerca di impedirmi di raggiungerti del tutto, ma se tu mi darai il tuo consenso sarò capace di farlo. Non puoi tornare in un mondo in cui saresti sola, Mitsuki. Donati a me, e io farò del tuo corpo un uso migliore di quello che potresti fare tu, abbandonata a te stessa."
Tentatrice, subdola. Ma non poteva essere l' unica via, era impossibile che uno come Zexion fosse così sprovveduto da lasciarmi completamente in balìa del nemico, senza un aiuto, senza uno scopo, seppur difficili da intendere e trovare.
"Forse poche ore prima che finissimo qui avrei accettato..." sussurrai con la mente. Stavo per farlo veramente, ricordai, nel palazzo polveroso della metropoli.
"E sono ancora tentata, perchè anche se so cosa voglio sono pur sempre umana e instabile. L' hai detto, no, che gli umani sono deboli? Ma io ti ribadisco il concetto: il mio corpo te lo darò quando gelerà l' inferno."
"Ma questo somiglia molto all' inferno, non credi? Forse non fa male, ma per te l' eternità da sola e senza corpo non sarà insopportabile? Fa freddo qui, Mitsuki, molto freddo." Malefica mi sfiorò la guancia, o comunque ciò che identificai come essa. Scossi nuovamente la testa cercando di allontanarla.
"Vattene!" gridai "Non so come riuscirò a liberarmi da questa situazione, ma non ti aiuterò! Se davvero non ho più persone da raggiungere a casa allora posso anche permettermi di fare l' eroina, non ho niente da perdere! Resterò qui per l' eternità se servirà a tenerti lontana dai mondi!"
"Stupida!" il grido collerico della donna mi investì con la sua potenza. Frantumò ciò che restava dell' universo accanto a noi per rabbia. "Tu non pensi ciò che dici, no! Non vuoi restare qui!"
"E chi vorrebbe?!" ribattei "Ma qui è meglio che con te!"
Malefica sembrò attaccare di nuovo, ma invece con mio stupore rise di nuovo. Era una risata diversa da quella di prima, si sentiva ora tutta la sua rabbia in quei suoni.
"Peggio per te." asserì, quando le onde della sua risata cessarono di propagarsi. Altri minuti e mille anni insieme. "Io ti avrò, Mitsuki, stanne certa. Perchè se tu non hai niente da perdere, per me vale lo stesso. Io non ho mai avuto nulla da tenere a conto, a parte me stessa e il mio corpo mi è già stato precluso. Non ho timore di un tuo rifiuto, perchè ho il potere di farti cambiare idea!"
L' ombra di Malefica si avvicinò, diventando più grande e minacciosa. Non aveva paura di morire, al contrario di me, e sembrava più che mai decisa a tentare il tutto per tutto. Non potei biasimarla, di certo ogni tentativo per riacquistare un corpo per lei doveva essere buono. Se non avere consistenza era simile alla sensazione che avevo anche io in quel momento, non faticavo a credere alle sue motivazioni.
"Sono una strega potente, mia cara, e potrei uscire di qui se solo avessi un corpo!" gridò il vuoto per lei "Siamo bloccate solo per un tuo capriccio, ne sei cosciente?"
"Come se ci cascassi!" ribattei "Se ti accolgo in me non mi permetterai mai di uscire da qui! Siamo due anime separate e se tu cancellassi la mia usciresti da sola lasciandomi qui!"
"Perspicace." il ghigno della mia nemica mi strisciò addosso facendomi rabbrividire "Allora hai davvero imparato qualcosa in tutto questo tempo, piccola umana"
"Se devo rimanere qui, preferisco avere un po' di compagnia" borbottai.
"Non fare la spiritosa" ringhiò "Basta, mi hai stancata, Mitsuki. Se non collabori allora ti prenderò con la forza!"
Si allungò ancora di più verso di me e riuscì finalmente a fare breccia nell' energia che la ostacolava. Di nuovo sentii il suo tocco, ma stavolta potè fare di più che sfiorarmi semplicemente. La sua mano si chiuse sul mio braccio e per un attimo credetti di provare dolore.
"Se ti ammazzo qui potrò avere il tuo corpo più facilmente che nel mondo esterno!" gridò, e la sua energia si espanse attorno a noi, amplificata dal contatto delle nostre essenze.
"F-fermati!" cercai di liberarmi, ma mi teneva ancorata a sè inesorabilmente.
"Tu morirai qui, ragazzina, non intendo aspettare ancora di più!"
Non avevamo corpo, non avevamo consistenza, e allora perchè per un attimo, seppur breve la vidi chiaramente alzare il braccio e dirigerlo su di me? Non riuscii nemmeno a muovermi per evitarla, non capivo come potessi schivare un attacco senza nemmeno sapere dove iniziasse e finisse il mio "corpo". Quell' immagine nitida si dissolse in un mare di particelle vorticanti che si avvicinavano a velocità folle e che si scontrarono con un altro gruppo. Il mio. Me. Il mio corpo. L' essenza di Malefica si sovrappose alla mia, si fuse con essa in modo disordinato e violento e a quel punto ogni tentativo di allontanarla divenne vano, perchè non riuscivo più a distinguere lei da me.
"No!" cercai di muovere le braccia, ma i movimenti risultarono lenti e imprecisi, perchè i miei muscoli erano ora in parte suoi. Continuò ad avanzare, mentre io ero completamente alla sua mercè.
"Non hai di certo imparato a difenderti, Mitsuki, ahahah!" gridò con voce piena di derisione, mentre saliva, si mescolava agli atomi che mi componevano. Faceva male, maledizione, stava stravolgendo ogni cosa! E si dirigeva verso l' unica zona ancora intatta: la mia testa. La mia mente. O quello che c' era al loro posto.
"Addio, piccola mia, farò fuori te e quei bastardi che mi hanno relegata qui. Ci rivediamo all' inferno!"
Fu l' ultima cosa che vidi. Il seguito fu un mescolarsi di grida e risate. Mie le grida, sue le risate. Mio il dolore, suo il trionfo.
L' universo continuava a girare incurante, inesorabilmente.

Feci un sogno che giurai di aver già fatto in passato. Pietre inverdite dal muschio, gradini in pietra, una ragazzina dai capelli rossi sospesa a mezz' aria, gli occhi chiusi, abbandonata ad un sonno che aveva l' aspetto della morte ma che non lo era. Poi una sala, un piano sopraelevato e altre sei fanciulle davanti a me, rinchiuse in prigioni luminescenti; esse erano la chiave per la riuscita del mio progetto. Il progetto di Malefica, che era me.
Nel sogno c' era un ragazzo dai capelli d' argento al mio fianco. Fissavamo entrambi un punto preciso della parete davanti a noi, un' enorme apertura dalla forma simile ad un cuore che si apriva su un  nulla dai colori sgargianti. Lampi di luce saettavano dentro di essa ed io sapevo che oltre quella porta c' era ciò che avevo cercato per tanto tempo.
"Vedo che la via si è aperta" disse il ragazzo, Riku, con una voce innaturale, una voce composta da due timbri diversi: il primo doveva essere il suo, il secondo era profondo e misterioso.
"Si" confermai con un sorriso "La serratura verso l' oscurità!" Non capivo per quale motivo, ma tutto ciò mi sembrava ovvio.
"Aprila e gli Heartless invaderanno questo mondo."
"Che mi importa? L' oscurità non ha potere su di me." dichiarai con superiorità "Piuttosto, userò il suo potere per dominare tutti i mondi!" si, era questo che avrei fatto, nessuno avrebbe potuto fermarmi, nessuno. Nè il possessore del keyblade, nè quel moccioso posseduto da una forza estranea.
"Quanta fiducia..." sogghignò lui strafottente.
Poi... qualcosa di confuso. Un keyblade nella mano del ragazzo. La settima principessa ai miei piedi.
"Senza il suo cuore non sarà in grado di rilasciare il suo potere..." Riku fissava la ragazza come se fosse un comune oggetto e la cosa in parte mi sorprese, perchè sapevo che era per lei che si era gettato nell' oscurità. Risi dentro di me, vedendo come la sua stupidità lo aveva condannato ad essere burattino delle tenebre.
La scena cambiò e mi ritrovai di nuovo nel santuario di pietra. Il ragazzo con il keyblade mi corse incontro assieme ai suoi patetici
amici, con un obiettivo ben preciso. Ma non erano giunti in tempo.
"Temo che siate in ritardo" comunicai mostrando il mio compatimento per quegli sciocchi, comandati a bacchetta dal re "In ogni momento, ora, la serratura può essere sbloccata. Questo mondo sarà immerso nell' oscurità! E' inarrestabile!"
"Noi lo fermeremo" asserì il keyblade master, sfoderando la sua arma, mentre gli altri due si mettevano in posizione di attacco "Dopo essere arrivati fin qui non permetteremo che tutto ciò accada!"
Le sue parole mi irritarono come poco era in grado di fare: "Poveri, semplici siocchi. Credete di potermi sconfiggere? Me, la padrona di tutti i mali?!"
Sora strinse il keyblade con più forza e raccolse la sfida. Strinsi la presa sul mio scettro, decisa a porre fine a quella farsa.
Poi fu come se da protagonista diventassi semplice spettatrice di quel terribile teatro. La mia visuale cambiò e vidi la scena dall' alto.
La battaglia infuriò nell' ampia sala, ma l' eroe ne uscì vincitore e Malefica, ferita, si ritirò in un varco gemendo di dolore. Ma non era finita, no. Non poteva essere andata così, la terribile strega che era stata Malefica avrebbe lottato fino a quando il buio non l' avesse consumata.
E fu così che andò.
Il keyblade di Riku affondò nel suo petto, risvegliando l' oscurità più profonda sopita nel suo cuore.
"A differenza del tuo, questo keyblade ha il potere di aprire i cuori delle persone." spiegò Riku a Sora, per poi sparire nel nulla.
"E' questo..." mormorò Malefica, avvolta da un bagliore verdastro, il bagliore che avevo sempre riconosciuto nella pietra della mia collana "L' oscurità, la VERA oscurità!" gridò, mentre le fiamme iniziavano a consumarla senza bruciare la sua carne.
La resa dei conti era giunta. Di nuovo tornai a vedere la scena con gli occhi e la mente della mia nemica. La mia forma finale avrebbe distrutto quel custode bambino prima che avesse avuto il tempo di chiedere l' aiuto dei suoi amici. Spalancai le fauci irte di zanne e con violenza pestai al suolo le mie zampe di drago. Ero io la vincitrice, io e solo io!!
Ma il resto mi fu precluso. Le immagini svanirono e un grido di rabbia mista a dolore invase le mie orecchie. L' ultima cosa che sentii fu la voce del ragazzo dai capelli d argento.
"Una morte adatta ad una simile sciocca."
Poi precipitai nel buio. Dritta verso il basso, ad una velocità folle che mi fece gridare dal terrore.
"AAAAAAAAAhhhhhhhhh!!" e quella voce la sentii mia. Non era la voce di Malefica, nè di nessun altro. Gridai e il io urlo coprì quello della strega.
Poi ci fu solo silenzio.


Probabilmente è volato oltre le Regioni Oscure,
dove le persone non possono andare e il bestiame non può pascolare;
dove il cielo è di rame e la terra di ferro;
e dove le forze del male vivono sotto i funghi pietrificati
e nelle gallerie abbandonate dalle talpe.


Anche quando mi resi conto che i miei occhi non erano più ciechi, e che le mie percezioni si erano ripristinate, impiegai del tempo per riuscire veramente a trovare il coraggio di sollevare le palpebre. Tentai di riconoscere il luogo in cui mi trovavo attraverso il tatto, muovendo le dita per identificare il suolo, ma non lo riconobbi. Avevo sperato di avvertire sotto i polpastrelli la ruvida strada del Mondo che Non Esiste, ma ciò che invece trovai fu una superficie liscia e fredda, che non apparteneva nemmeno all' interno del castello, ma che sembrava piuttosto roccia. E non poteva essere la città dei Nessuno, poichè attraverso le mie palpebre mi accorsi che filtrava la luce del sole, una luce lieve che entrava senza ferirmi gli occhi, come i raggi del primo mattino o di un astro oscurato dalle nuvole. Ma c' era qualcosa di strano in quell' ambiente. Un forte brivido scosse il mio corpo, faceva freddo. Non il freddo dell' inverno o di un vento del nord, nemmeno il freddo che mi procurava la pietra sotto di me: ogni cosa, tutt' intorno, sembrava impregnata di un gelo innaturale, di quelli che non si avertono tanto sulla pelle, quanto più nell' anima.
Non potevo più aspettare, ormai. Lentamente aprii gli occhi a quel mondo: un cielo reso grigio da un sottile strato di nubi si presentò sopra di me, un cielo che ero sicura di non avere mai visto. La pallida luce solare faticava a perforare quelle nuvole, seppur piccole e sottili e nel complesso avevo l' impressione di essere circondata da una nebbia impalpabile. Di una cosa ero certa, quel mondo mi era estraneo. Non solo per il cielo triste e scarno, ma anche e soprattutto per ciò che vidi quando mi misi a sedere.
Blu, blu tuto intorno a me. Sotto quel cielo si estendeva una landa enorme e desolata di rocce di un vivo colre azzurro. Con la mano percorsi le venature che le attraversavano. Cristallo? Cristallo blu?
Sgranai gli occhi davanti a quella visione maestosa, mai in tutta la mia vita avevo nemmeno lontanamente immaginato che fosse possibile una cosa del genere!
Accanto a me la parete si alzava per decine di metri. Poco più in la una grossa crepa si apriva a formare quella che sembrava una strada che si inoltrava verso l' alto attraverso la roccia. Davanti, invece, solo quella distesa di terra e cristallo, apparentemente senza fine. E ora da che parte dovevo andare? E che luogo era quello? Era senza dubbio uno dei tanti mondi di cui mi era stata spiegata l' esistenza, ma la mia sapienza si fermava lì, nient' altro mi era stato detto mai. Cercai di fare mente locale, ma pur sforzandomi, pur scavando nei ricordi non riuscivo a trovare nessuno motivo che giustificasse la mia presenza prioprio in quel preciso mondo, quasi come se Zexion l' avesse scelto a caso.
Se aveva scelto, poi. Avrei voluto odiarlo per avermi spedita sola e senza indizi in un mondo sconosciuto con chissà quale missione importante sulle spalle, missione i cui dettagli avrei dovuto naturalmente scoprire da sola. Perchè sarebbe stato troppo facile partire con un piano, già. C' era del sadismo nascosto dietro a quella situazione? Dietro al ciuffo viola il numero sei amava guardare le persone che soffrivano e finivano nei guai? In quel momento la mia risposta era orientata verso un si.
Avevo tutti i diritti di odiarlo. Ma anche odiare Zexion, o Xemnas, sarebbe stato troppo facile e, a quanto pareva, le cose semplici non erano previste in quel contesto. E mi sentivo perfino tradita, manco mi fosse stato promesso qualcosa. Ma cosa avevo fatto di male, cosa?!
Mi alzai lentamente con un sospiro e la schiena indolenzita protestò debolmente. Rimanere ferma mi avrebbe solo fatta deprimere di più, e di certo la soluzione ai miei problemi non sarebbe piovuta dal cielo. Dovevo muovermi, prendere una direzione e, soprattutto, trovare in quel mondo qualcosa che non fosse pietra turchese.
La pianura sembrava estendersi per chilometri e chilometri e all' orizonte non vedevo nulla che potesse sembrare un villaggio, o una città, o un qualsiasi centro abitato. Avevo una sola scelta: salire. Salendo in alto avrei avuto di certo una visuale migliore e se c' era qualcosa da qualche parte lo avrei visto. Beh, lo speravo fortemente, senza dubbio.
Iniziai lentamente a procedere lungo il sentiero che si inerpicava su per la montagna, nascondendomi e rimanendo in attesa ogni volta che dovevo svoltare. Avevo imparato qualcosa veramente, in tutta quella storia: di fronte a qualunque essere di qualunque di quei mondi io valevo poco o nulla. Non per una mia mancanza, semplicemente perchè era così: nessuno mi aveva addestrata alla magia, insegnato a manovrare armi o a viaggiare tra mondi, mentre cose del genere da quelle parti erano all' ordine del giorno; l' avevo imparato a mie spese.
L' unico modo per cui io potessi uscire vincitrice da uno scontro era avere qualcuno che combattesse al posto mio, ma ora ero sola. Per questo non potevo permettermi in alcun modo di incrociare potenziali nemici in cerca della testa di Malefica. A meno di non finire posseduta come l' ultima volta, il che, senza nessuno a farmi rinsavire, avrebbe comunque segnato la mia fine. Sperai che Malefica avvertisse il pericolo prima di me. Malefica... da quando mi ero svegliata in quel mondo era chiusa in uno strano mutismo. E, sempre a mie spese, avevo imparato a non interpretare ciò come un buon segno.
Rimasi all' erta mentre continuavo a camminare, ma ad un tratto vidi la parete rocciosa alla mia destra terminare improvvisamente, lasciando spazio al paesaggio. Con una punta di sollievo capii di aver fatto la scelta giusta: la pianura non aveva fine. Se avessi preso quella strada mi sarei accorta dello sbaglio troppo tardi. Non che fossi tanto sicura di essere a posto salendo in alto.
In alto. Chissà quanto in alto sarei dovuta ancora andare. Gettavo un' occhiata di tanto in tanto sopra di me, sperando di veder spuntare qualcosa, ma niente. Se mai c' era qualcosa era occultato dal cristallo. Eppure...
Eppure qualcosa c' era, doveva esserci. In qualche modo lo sentivo, avevo una sensazione di familiarità con quel posto, che cresceva ad ogni passo che muovevo. Non era una sensazione mia, ne ero certa, ma mi risultò più gradita di qualsiasi altra cosa.
E fu dopo che fui salita ancora che quella sensazione si rivelò qualcosa di più. Quando oltrepassai l' ennesima curva, dal cristallo sopra la mia testa spuntò l' ultima cosa che mi sarei aspettata da un deserto di pietra blu: una guglia. Anzi, no, due, tre. Quelle erano torri, e delle torri significavano un castello. E un castello doveva significare a sua volta una città! Ce l' avevo fatta?
L' idea di aver finalmente trovato qualcosa mi riempì di un' eccitazione tale che ogni proposito di prudenza scomparve, ed io mi ritrovai a correre per raggiungere al più presto quell' enorme costruzione. La strada sembrò voler impedire il mio arrivo, ma infine giunsi ansimante in una piccola piazzetta, con un pavimento che una volta doveva essere stato riccamente decorato e che ora era solo una massa di ciottoli di vari colori. Più avanti ancora vi erano i resti di un imponente muro di pietra, ridotto a pochi blocchi ancora in piedi e ad un numero imprecisato di macerie. Tutta la mia felicità svanì di copo: quel luogo sembrava aver subito un attacco, e forse anche un saccheggio.
Dietro al muro una scalinata portava in alto sulle mura. Sulla sinistra una grata in ferro aperta portava verso una meta imprecisata. Di nuovo un bivio. Ma stavolta, per qualche ragione, non volevo prendere nessuna delle due direzioni, quel luogo mi incuteva uno strano timore. C' era un silenzio inquietante che aleggiava nell' aria e nessun segno di presenze umane. Che la città fosse disabitata? Impossibile, era l' unica nel raggio di centinaia di chilometri, non poteva essere senza abitanti. Oltre al danno la beffa?
Tornai indietro a dov' ero prima di entrare nella piazza, per controllare l' eventuale presenza di altre strade, ma l' unica direzione era quella che avevo prso io. E sotto la montagna ancora maledetto cristallo fino all' orizzonte. Iniziai ad odiarlo.
L' unica scelta era entrare, ero certa che qualcuno avrei trovato. Più che altro pregavo che succedesse.
Non riuscii nemmeno a pensare di voltarmi e tornare indietro. Alle mie orecchie arrivò lieve un rumore di terra spostata, un rumore che solo dei piedi umani potevano aver prodotto, ma prima che potessi voltarmi una mano mi afferrò per i vestiti e mi tirò indietro, mentre una lama si appoggiava sulla mia gola. Ebbi l' impulso di urlare, ma al primo suono che emisi colui che mi aveva agredita premette ancor più il coltello sulla pelle. Bastò quello a farmi morire ogni parola in gola.
"Ferma." sibilò qualcuno dietro di me "Ferma, o ti uccido."
Non aveva bisogno di ordinarmelo, ero già paralizzata dal terrore. Ero stata presa in trappola come una scema, menre mi godevo il panorama. Tra un lampo di paura e l' altro mi insultai mentalmente, ripensando a come mi ero imposta di fare attenzione.
Mi mossi appena, e il coltello si mosse con me. Iniziai a tremare, mentre la presa dell' individuo sui miei vestiti si scioglieva, lasciando la lama a ordinarmi l' immobilità. Lo sentii frugare da qualche parte, e tirare fuori qualcosa. Sentii un fruscio di stoffa e anche la mano sul mio collo scomparve. La lama però cambiò solo posizione, la sentii pungermi la schiena.
"E ora stai buona, altrimenti invece di bendarti ti cavo gli occhi, d'accordo?" la sua voce era quella di un giovane e, sebbene fosse carica di minacce, avevo l' impressione di sentire una nota di paura nel suo timbro, come se desiderasse di essere ovunque tranne che lì a catturare me.
"S-si..."
Senza troppi giri di parole prese il lungo pezzo di tela che aveva estratto dalla borsa e mi ci coprì gli occhi, legandolo strettamente dietro la testa. Ne prese un altro e fece la stessa cosa con i miei polsi.
"Andiamo, ora. Cammina." con uno strattone mi fece voltare, e iniziammo a camminare, con tutta probabilità verso la città deserta. Quando inciampai mi resi conto che avevamo preso la scalinata che portava in alto.
Non seppi dire per quanto ci muovemmo. Tentai di memorizzare  il percorso contando le svolte a sinsitra e quelle a destra, ma ben presto dovetti arrendermi. Probabilmente il ragazzo aveva previsto questa eventualità, perchè ogni tre passi mi faceva curvare. Percorremmo un gran numero di vicoli stretti, uscimmo, salimmo e scendemmo. Persi l' orientamento dopo pochi minuti. Avrei voluto dirgli che non aveva bisogno di legarmi e tenermi gli occhi coperti, perchè tanto non avevo la minima idea di dove fossi, e di certo fuggire sarebbe stata l' ultima cosa che avrei fatto. Ma non volevo farlo arrabbiare e decisi di tacere. Tacqui come fece lui, per tutto il tragitto. E mi accorsi di una cosa che prima non avevo notato, concentrata com' ero su come scappare: nemmeno lì in città c' erano rumori. Oltre ai nostri passi sembrava non esserci il minimo movimento. La cosa mi riempì di inquietudine, ma il pensiero del coltello sulla schiena mi fece rimanere ferma al mio posto.
Immersa nei miei pensieri, sussultai quando venni bruscamente fermata con uno strattone.
"Qui" disse il ragazzo. Si mosse in avanti e bussò ad una porta, prima due volte, poi tre. Dall' interno si udì la stessa risposta. Un codice? Mio Dio, ci capivo sempre meno!
La porta si aprì con un leggero cigolio.
"Oh, finalmente sei tornato" la voce di una ragazza arrivò in un sussurro "Cominciavo a temere il peggio e..." si interruppe di colpo e, anche se ero bendata, sentii che era me che guardava.
"Ora vi spiego." disse il mio rapitore. Con una spinta mi fece entrare nella casa e poco dopo la porta si chiuse alle nostre spalle. La serratura scattò e io fui definitivamente prigioniera.
Rimasi ferma al mio posto, la mano del ragazzo stretta sul mio braccio. Attorno a me sentii dei passi, c' erano più persone lì dentro. Nemici? Deglutii a vuoto, cercando di mantenere la calma.
"Ma che storia è questa?" esclamò all' improvviso un uomo, esattamente di fronte a me "Lèon, sei uscito completamente di senno?! Che diavolo..."
"Non è lei!" rispose prontamente il giovane "E' diversa."
"Diversa? L' hai vista?! Guarda la sua faccia!"
"Ti dico che non è lei!"
"Perchè ha quell' abito?" la ragazzina che aveva aperto la porta si intromise nella conversazione. Abito...? Oh mio Dio, i miei vestiti! Avevo addosso i vestiti della festa, avevo addosso il cappotto nero! No, calma, calma, andava tutto bene, quel tizio non avrebbe usato un pezzo di stoffa per immobilizzarmi se mi avesse creduta un Nessuno. Forse.
"Questo sarà lei a dircelo"
"Che fai, la liberi?" contestò l' uomo.
"Vuoi forse ucciderla, Cid? Se fosse davvero lei saremmo già tutti morti. E di certo non parlerà finchè non le toglierò questa benda."
"Se non è Malefica allora chi è?"
Malefica. Come potevano conoscermi come lei? Non avevo visto altri mondi oltre al mio e a quello dei Nessuno, e anche se qualcuno avesse sparso la voce che Malefica era diventata una ragazzina come avevano fatto a riconoscermi tanto in fretta? E non solo mi avevano riconosciuta, sembravano conoscermi bene! Nemmeno mi accorsi di aver iniziato a tremare. Erano nemici, quindi? Volevano strapparmi informazioni e uccidermi? Per il panico sentii le lacrime salirmi agli occhi, ma prima che potessero uscire, la voce di una seconda ragazza mi distrasse.
"Smettetela, la state terrorizzando" esclamò "Guardala, Cid, è impossibile che sia Malefica. Sta quasi piangendo, è ovvio che non ha intenzioni malvagie!"
Anche se le bende vennero tolte, in un primo momento non riuscii ad aprire gli occhi. Sentii i loro sguardi puntati su di me. Aprii le palpebre incerta.
La stanza in cui mi trovavo era piccola e confortevole, arredata con semplicità, come una casa qualunque. le finestre però erano completamente sbarrate e l' unica fonte di luce era una lampada su un tavolo. Era l' ultimo posto in cui avrei pensato di trovare persone ostili. E quella ragazza....
Contai le persone presenti, ma non ne vidi più di quelle che avevano parlato: due uomini e due donne, i primi che mi fissavano con sospetto, le seconde più con curiosità. Nessuno prese la parola ed io non osai dire nulla. Abbassai lo sguardo e attesi.
"Bene" proruppe l' uomo chiamato Cid "E io che ero sicuro di averle viste tutte!"

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No, cioè, sono viva. Si, sul serio, anche se non ci credete XD
Non è colpa mia , è la scuola che mi distrugge!! T_T
Ho avuto seriamente poca voglia di aggiornare, un po' perchè mi sembrava sempre di fare le cose di fretta, un po' perchè ho scritto praticamente l' intero capitolo sul mio diario di scuola (Ci sono più pezzi di fanfiction che compiti lì dentro), e non so se vale anche per voi, ma copiare roba già scritta mi scazza, ecco XD In pratica tre quarti del tempo scrittura/copiatura sono stati dedicati alla copiatura, perchè Tikal è pigra!
Volemosebbene!

Arthur: Se Sora è sempre dietro a viaggiare per i mondi, qualche domanda sul perchè non fa mai *censured* con la sua teorica donna, bisogna farsela :/ Cooomunque, uomo di poca fede, ho postato! E devo soprattutto dire grazie a te che mi hai rotto i cosiddetti per giorni mi hai spronata a lavorare^^ *si inchina*
Tsk, Mitsuki mi ama! Cioè, mi ama perchè glie lo dico io. In realtà mi odia, come dici tu, infatti quando scrivo finisco sempre col dire cose che non pensavo, e la colpa è sua che scrive la storia da sola senza interpellarmi D: ma tranquillo, di sorprese del genere non ve ne farò più, Demyx può stare tranquillo! E se mi uccidi non proseguo, quindi di al sicario di attendere, che... AAAAHHH, NOOOO!!
*Trazim!*
Aiuto!
*Trazum!* 
*Flambè!*
*muore*

Inuyasha_Fede: Saltiamo tutti insieme! Io ho saltato poco perchè Demyx si è incavolato per tutti i guai che gli ho fatto passare, e hai idea di che significhi Demyx incavolato? D:
LOL, a me piacciono i casini XD Si vede eh?

Arthemisian: Macciaooooo! Tutti di un botto eh? Così si fa, brava! Ma attenta che fanno male alla salute questi capitoli, i miei deliri causano danni al sistema nervoso! Ma tu sei abituata, vero? XD
Malefica regna!! U_U Io la adoro, davvero, e anche rimaneggiata da Nomura è fighissima. Non so, ci sta a pennello in quel ruolo!
Yatta!!

berserker eagle: La mia speranza era proprio di far rimanere di sasso i lettori! Quindi ci sono riuscita, me felice! XD Sono contenta che ti sia piaciuto il casino in cui ho trasformato questa fanfiction!^^ grazie mille!!!

S a r s a: Colpi di scena a volontà! Ormai non c'è più tempo per farne di così spettacolari, ma.... mi do da fare XD Spero che gli avvenimenti di questo capitolo e dei prossimi siano davveri interessanti! Nel frattempo ascolto le imprecazioni di Mitsuki, che ormai di me non ne può più^^
Grazie, alla prossima! :D












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Capitolo 16
*** Un piano? ***




*MALEFICA*
Capitolo 15
*
Un piano?


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-Prendi un po' di vino- disse la lepre marzolina.
Alice si guardò intorno, ma non vide altro che tè.


Lewis Carrol, Alice nel paese delle meraviglie
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Per quel che sapevo avrebbero potuto uccidermi in qualsiasi momento, seavessi destato in loro il minimo sospetto. Per quel che sapevo avrebbero potuto aiutarmi. La verità era che ciò che io sapevo si riduceva ad un ammasso confuso di ipotesi, congetture e speranze e avevo una paura terribile di scoprire quali di esse erano esatte e quali errate.
Di certo c' era che non dovevo far loro molta paura: Malefica o non Malefica, stavo sudando freddo per la tensione e avevo una voglia irrefrenabile di voltarmi e scappare; e con tutta probabilità stavo involontariamente esternando le mie emozioni. Il silenzio era la cosa peggiore. Paradossalmente, se mi avessero minacciata di morte sarebbe stato meglio. Non avrei avuto la possibilità di pensare. Un classico, come nei libri - d' altra parte da tre mesi a questa parte la mia vita era un fantasy con accenni al macabro.
"Dunque?" iniziò Cid "Aspettiamo la tua versione dei fatti".
"La mia...?"
"La tua. Non so se l' hai capito, ma qui abbiamo un piccolo problema di...ecco, come dire? Somiglianza. Sei la copia di Malefica, non c'è niente da fare riguardo a questo. Però a quanto pare non sei lei. Quindi chi sei?"
Mi morsi il labbro e balbettai un esitante "Mitsuki...". Cid sollevò un sopracciglio.
"Non sembri molto convinta, eh" disse con un tono che non sapevo se fosse scherzoso o meno.
"Sono io!" esclamai "Mitsuki" esitai un attimo "Dove sono?"
"Hollow Bastion" trillò la ragazzina "O almeno quello che resta. Non si è risparmiato nessuno qui. Ah e io sono Yuffie; lei invece è Aerith!" disse indicando l' altra ragazza, che mi rivolse un dolce sorriso. "Loro invece sono Cid e Lèon, ma li abbiamo già presentati!"
Hollow Bastion? Lo sconforto mi assalì di nuovo: sconosciuto, completamente sconosciuto. Oppure no? Maledetta quella sensazione di familiarità, perchè avevo la costante impressione di essere già stata in quel mondo? Non avevo visitato mai nemmeno Crepuscopoli, la città del tramonto tanto decantata da Roxas e Axel, nè nient' altro oltre alla mia città che avesse un sole nel proprio cielo.
Sono nei guai riuscii a pensare Malefica, Malefica è stata qui.
Non sapendo che fare emisi un "Ah..." poco convinto.
"Stiamo divagando" affermò Cid "Quello che importa è se ci sia o meno una spiegazione al fatto che è il clone di quella strega". Poi la sua attenzione si spostò su di me: "C'è?".
Avevo scelta forse? Se non avessi parlato magari non mi avrebbero fatto niente, ma se volevo alleati era poco probabile che li avrei ottenuti stando zitta.
"C'è..." sospirai "E' lungo da spiegare."
"Finchè siamo nascosti il tempo lo abbiamo" rispose Lèon "Però cerca di fare in fretta, per favore".
Non mi sfuggì la parola 'nascosti'. Nascosti da chi? Certo, la trasferta con tanto di benda sugli occhi, il codice di battiti alla porta, qualcosa c' era sotto. Non ero l' unica ad avere una storia da raccontare.
Nè Cid nè Lèon avevano usato minacce per indurmi a parlare, ma avevo imparato a riconoscere i toni di voce che ammettevano poche repliche alle richeste. Non c' era poi tanto da pensare, dovetti solo prendere un grosso respiro e iniziare a parlare, dopodichè tutto venne fuori di conseguenza. Tutto: la collana, la cattura, il castello, i Nessuno, gli Heartless, Malefica, la festa, l' illusione, Demyx, Jafar, lo sconosciuto che avevo - Mio Dio! - assassinato di persona. E poi il piano confuso di Xemnas, Zexion che mi faceva sprofondare nell' oblio, io che mi risvegliavo in una landa desolata di rocce azzurre e venivo catturata da uno sconosciuto.
Il resto lo avevo davanti ai miei occhi. Chissà quanto tempo impiegai a parlare; le frasi si erano composte nella mia bocca tanto velocemente che mi sembrò di avere impiegato contemporaneamente pochi secondi e più di due ore. Nessuno mi aveva mai interrotto e io avevo continuato senza fermarmi neppure un istante, fino alla fine. Quando fui sicura di aver detto tutto quanto alla meno peggio mi zittii, e rimasi in attesa di una risposta. Ma nessuno parlò, nè subito nè dopo un minuto, nè dopo due.
"Decisamente" affermò Cid spezzando quel silenzio "Non le avevamo affatto viste tutte".
"Com' è possibile tutto questo?" esclamò Lèon "Ha detto tre mesi, ma tre mesi fa nulla di ciò che ha detto può essere accaduto!"
Cos..? "Io non ho mentito!" gridai d' istinto.
"Allora è un casino" rise Yuffie.
"Perchè quello che ho detto non va bene?" balbettai, senza una traccia del furore di poco prima. Avevo una paura terribile di ricevere una risposta poco piacevole. Non stava andando bene, per niente!
"Perchè la tua storia non coincide con la nostra" fu la risposta "I nemici che dici di aver incontrato sono morti prima del tempo di cui parli. E Malefica... Malefica è qui fuori, che ci cerca per abbatterci."
"Ma è identica" lo interruppe l' altra ragazza, Aerith "Non può essere un caso. E poi... Non credo che abbia inventato una storia del genere."
"Si, ma...Vuol dire che ci sono due Malefiche, forse?" esclamò Yuffie.
"No, grazie, direi che ce ne basta una!" rispose Cid, e mi guardò come se si aspettasse che risolvessi la questione. Ma io mi vergognavo non poco all' idea di non sapere nulla. Avevano ragione a chiedermi risposte, io stessa le avrei pretese se mi fossi trovata in una situazione simile; e quando un estraneo compare a casa tua si suppone che sappia dirti da dove viene e cosa lo porta in quel luogo.
"Il problema è che..." mormorai "Io non so nulla. Sul serio, non so cosa ci faccio qui, non so che posto sia questo, non so cosa devo fare adesso!" strinsi i pugni, e mi accorsi che gli occhi avevano iniziato a bruciarmi. Cacciai indietro le lacrime prima che sgorgassero e tirai su col naso.
"So solo" proseguii "Che ciò che ho detto è vero. Non so perchè non riuscite a credermi, ma ve lo giuro: non sto mentendo!!"
Rimasi in silenzio, con il fiato grosso, ad aspettare un aiuto. Doveva esserci un' idea, doveva venire un' intuizione a qualcuno! A me, magari. Capire la situazione senza ricorrere ad aiuti esterni i sarebbe piaciuto tantissimo.
"Se sei arrivata qui attraversando lo spazio - perchè che vieni da un altro mondo è chiaro - è possibile che tu abbia viaggiato anche nel tempo, o no?" propose ad un tratto Yuffie "Forse, il motivo per cui hai vissuto avvenimenti che qui ora sono impossibili è che vieni...dal passato."
Aggrottai la fronte, ma la cosa sembrava tremendamente plausibile. E sentivo un' ondata di sollievo montarmi dentro al pensiero, perchè dava un senso a quelle incongruenze nelle due versioni dei fatti. Ma mi accorsi che qualcosa non tornava lo stesso. Fu però Lèon a precedermi.
"Ma con Malefica come la mettiamo?" domandò, dando voce al mio dubbio "Se davvero venisse dal nostro passato dovrebbe comunque raccontare i fatti in un altro modo: la ragazza che Malefica scelse come corpo morì prima che passassero tre mesi, molto prima, perchè non ricevette mai l' aiuto dell' Organizzazione. Ma a quanto abbiamo sentito, nel suo caso l' influenza dei Nessuno le ha permesso di resistere più a lungo."
Yuffie sbuffò e io sospirai, abbassando lo sguardo. Per un attimo avevo davvero pensato che...
Che...
Avevo ancora gli occhi fissi sul pavimento quando quell' idea mi attraversò. Era ovvio, si, come avevo fatto a non ricordarmene?
"Non ho viaggiato..." mormorai, e l' attenzione dei presenti si concentrò su di me "Non veramente. Questa..." feci una pausa, ma poi fui certa delle mie parole "E' un' illusione. E' una specie di.. dimensione parallela, o che so io."
"Spiegati" disse Cid.
"Il Nessuno che mi ha inviata qui era un' illusionista - no, lo è ancora. Mi disse che non sapeva con certezza che cosa mi sarebbe successo, perchè il potere di creare illusioni è instabile e basta poco per stravolgere un piano. Infatti credo che qualcosa sia andato storto, probabilmente a causa di Malefica, perchè qui oltre a lei ci sono anche io, a meno che ciò non fosse previsto. In realtà io di questo argomento non capisco assolutamente nulla, non ne ho la minima idea, ma forse è anche per questo che non so cosa fare, forse non ho idizi perchè non è stato possibile prevedere il mio futuro!"
Mi interruppi, accorgendomi che avevo iniziato semplicemente a pensare ad alta voce. Non avevo più nemmeno il minimo dubbio su ciò che avevo detto, qualcosa mi diceva che, per quanto contorta, quell' idea era giusta. E il pensiero di aver risolto un problema che prima sembrava quasi schiacciarmi, mi strappò un sorriso eccitato, poco importava che ancora non sapessi come abbattere Malefica e andarmene da quel mondo.
Anche Yuffie emise una risata, ma non esattamente per il mio stesso motivo:
"Cioè, vuoi dire che siamo il frutto di un' illusione? Che roba!"
"No, tutto questo è reale, credo... Nel senso..." esitai, no riuscendo a trovare le parole per enunciare quell' idea vaga che continuava ad apparire e scomparire dalla mia mente.
"E' possibile" chiesi "Che io stia vivendo uno dei vari svolgimenti della mia storia? Quello in cui sono..." storsi le labbra a quel pensiero "...morta?"
Gli altri non sembravano saperne molto più di me, a giudicare dai loro sguardi perplessi. Un casino come quello in cui ero finita io doveva essere troppo per chiunque.
"Può essere possibile tutto, suppongo" disse Cid "Ma se davvero ciò che dici è reale, temo che noi da soli potremo fare poco per aiutarti".
"Merlino di certo ne sa di più" propose Aerith "Sono certa che saprà cosa fare". Sorrise nuovamente e io non potei fare a meno di farmi contagiare da quel sorriso carico di ottimismo. Pensai che il Merlino da lei nominato dovesse essere davvero un saggio.
"Dici sul serio?"
Aerith annuì "Merlino è un mago potente, ha viaggiato per i mondi ed è stato nel futuro e nel passato. Saprà darti le risposte che cerchi, in ogni caso sarà più utile di noi!"
Ormai ero abituata a tutto, ma l' idea di incontrare un vero mago mi riempì di stupore. L' uomo che avrei incontrato di certo non era uno che tirava fuori conigli da un cappello. Sarebbe stato simile ai maghi che popolavano i racconti mitologici del mio mondo?
"Se siamo d' accordo" iniziò Lèon "Sarà meglio organizzarci. Ci sono i soldati di Malefica in giro, per cui spostarsi ora in molti è rischioso. Aspettiamo che cali di più il buio, quegli idioti sono facili da evitare, con la giusta attenzione".
Tutti si ritrovarono d' accordo, e io non potei afre altro che annuire a mia volta e riporre tutto nelle loro abilità. Li ascoltai, mentre decidevano come portarmi dal fantomatico mago, e per un attimo mi domandai se stessero correndo un rischio simile davvero per aiutare me, o se unicamente perchè gli offrivo la possibilità di combattere Malefica. L' Organizzazione mi aveva ospitata e protetta con il solo scopo di impedire il suo risveglio, e proteggere Kingdom hearts dalle sue brame. Io ero il corpo di Malefica, per questo avevo avuto tanto valore. Questa gente per cosa mi aiutava? Anche loro, guardandomi, vedevano in me solo lo spirito di una strega o avevano a cuore anche la mia sorte? Di certo il loro comportamento mi lasciava questa volta una speranza maggiore: qui non c' erano Nessuno, solo esseri umani il cui cuore desiderava solo la pace per sè e per gli altri. E in ogni caso era questa la strada che dovevo seguire, sperando portasse alla vittoria in qualche modo.
Decisi che avrei sfruttato il tempo di attesa per fare domande, ma quando la discussione finì non ebbi nemmeno il bisogni di alzarmi dalla sedia su cui mi ero accomodata. Mentre Yuffie si allontanava e Cid e Lèon continuavano a parlare, Aerith si avvincinò e si sedette accanto a me; e quasi potesse leggermi nei pensieri diede inizio a quel discorso che non sapevo come iniziare. Mi chiese semplicemente se stavo bene, ma a me serviva solo una domanda alla quale collegare la mia.
"Perchè fate questo?"
La ragazza sembrò sorpresa: "Perchè ti aiutiamo, dici?"
"Perchè?" incalzai "Non mi conoscete, ma vi fidate delle mie parole. E cosa vedete guardandomi? Vedete una ragazza o una strega? Perchè io adesso sono questo, anche se non del tutto. Non è che mi dispiaccia vedere qualcuno che si accorge del mio lato umano, ma... E' così facile per voi?"
"Non dovrebbe?" Aerith sorrise, ma quel sorriso dolce era velato di tristezza. O era compassione?
"Chiunque, finora, in me ha visto solo Malefica"
"Ma tu non sei Malefica, l' hai detto tu stessa. A volte le persone non hanno bisogno di certezze per aiutare gli altri. Si fa perchè... beh, perchè è giusto, non saprei proprio come descriverlo in un altro modo. Tu hai bisogno di aiuto e forse non possiamo dartelo; e anche tu in qualche modo sei di aiuto a noi."
Mi sfuggì una risatina "Si, so cosa intendi. Questo discorso l' ho già affrontato".
La ragazza inarcò le sopracciglia, ma la vidi rabbuiarsi: "Con l' Organizzazione?" aggrottò la fronte "Sai, non so proprio cosa ti abbia spinta a fidarti".
"L' hai detto tu prima il motivo: avevo bisogno di aiuto e c' era qualcuno che poteva darmelo, qualcuno al quale io stessa ero utile."
"Al punto da consegnarti come prigioniera?"
"Malefica mi teneva prigioniera." replicai "I Nessuno sono stati le chiavi della mia cella.  Chiavi un po' difficili da infilare e abbastanza numerose da non capire quale fosse quella giusta, si, ma mi hanno aperto la porta. All' inizio mi facevano paura, è vero, ma avevamo un accordo che poteva giovare a entrambe le parti e che non aveva senso rompere. Fiducia è una parola grossa, forse, perchè mi è sempre stato tenuto presente il mio ruolo fragilissimo e non ero molto diversa da un ostaggio. Probabilmente nessuno si fida di loro, ma finchè avrò Malefica in me io lo farò, nei miei limiti."
Aerith fece per replicare, ma una voce maschile la precedette dalla mia destra:
"E' forse per loro che combatti?" Cid era appoggiato alla parete, le braccia conserte, e rigirava svogliatamente uno stuzzicadenti tra le labbra. Feci spallucce:
"Io combatto per me stessa, se ciò che faccio  io si può definire combattere" risposi "Nel mondo da cui provengo non c'è niente di tutto questo, e se mai c'è stato la gente è regredita, ha perso le proprie capacità. Non ci sono vie naturali che lo possano raggiungere da un luogo come questo. La nostra vita è ordinaria e noiosa, in tutto ciò io non ho mai saputo veramente cosa significhi combattere per qualcuno, anche perchè nessuno dei miei simili pensa anche solo lontanamente che io sia qui e quando tornerò - se tornerò!- non penseranno di dovermi fare i complimenti, ringraziandomi di aver salvato il mondo. Ai Nessuno devo la vita e li ringrazierò, se alla fine ne avrò la possibilità. Però voglio tornare a casa. Non so se vi sembri un ragionamento egoistico, ma tutto questo io non lo sento mio".
Abbassai lo sguardo, ormai a corto di parole. Sopra di me aleggiava un silenzio pieno dei dubbi e delle domande che già mi sentivo rivolgere. Ma non successe.
"Se parli sapendo ciò che dici non sei egoista, non più di quanto lo siamo noi. Chiunque, anche la persona più buona, in guerra spera di salvare la propria pelle oltre a quella degli altri. Noi e altre persone ci battiamo per il nostro mondo e per gli altri fuori da questo, tu lo fai per te e per le persone che ami di più. Ma adesso il motivo è secondario, ciò che conta è che vogliamo tutti la stessa cosa: liberarci di Malefica. Poi ognuno andrà per la sua strada, se è la cosa che desideri di più".
Annuii con decisione: "Grazie. Però adesso vorrei fare la domanda che avrei voluto porre da subito: vi ho raccontato la mia storia, a qual' è la vostra? A quanto ho capito Malefica è tornata più forte di prima, ma come è potuto accadere?"
Cid sembrò pensarci su, poi rispose:
"La tua storia e la nostra sono completamente diverse, coincidono solo per una cosa: una ragazza venne a contatto con l' anima di Malefica, rinchiusa in una collana apparentemente innocua, e venne posseduta dal suo spirito. Ma tu hai ricevuto un aiuto che ti ha impedito di essere sopraffatta, cosa che nel nostro caso, per un motivo che ignoro, non è avvenuta. Il risultato è stato semplice: Malefica è risorta e quel che è peggio l' aver assorbito l' anima della ragazza l' ha fortificata e l' ha resa più potente di prima".
Esitai "Sora non..."
"Sora, quando Malefica è rinata, era concentrato sulla guerra contro i Nessuno, per impedire loro di completare la luna di Kingdom Hearts. Tutti noi eravamo concentrati su di essa. La strega è rimasta nascosta e ha atteso che lo scontro si risolvesse a favore di una delle due parti, dopodichè si è occupata dei vincitori rimasti. Ovvero noi, che siamo usciti dal combattimento contro l' Organizzazione e ci siamo ritrovati davanti una nuova nemica, ancor prima di poter pensare di aver vinto. Se solo l' avessimo scoperto prima...La cosa peggiore è che i Nessuno avrebbero potuto batterla unendo le proprie forze, insieme, ma li avevamo appena sterminati. Ironia della sorte." concluse cercando di sdrammatizzare. Non raccolsi la battuta: "E in questo caso Sora non ha vinto?"
"Lo vedi tu stessa che non ha vinto, e lo vedrai meglio quando ti porteremo fuori di qui per condurti da Merlino. Sora ha combattuto, oh si, e anche valorosamente, ma le cose non sono andate bene come la prima volta".
"E' morto?" chiesi stupita. Nonostante non avessi mai visto nè incontrato il famoso Sora, eroe dei mondi e prescelto del Keyblade, avevo sempre creduto che fosse come uno degli eroi dei film: impossibile da sconfiggere perchè buono. E era morto? L' eroe era stato sconfitto?
"Morto" confermò Cid "Ma mica solo lui, anche i suoi due amici si sono schierati al suo fianco, e così hanno fatto alcuni dei nostri. Tutti caduti uno dopo l' altro".
Morti? Tutti? No, no, no!
"E allora che diavolo posso fare io?" boccheggiai "Io non valgo un centesimo di questa gente che hai descritto! Quelli impugnavano dei Keyblade, delle armi che nemmeno so cosa siano, ma il solo nome mi basta per convincermi della loro potenza! E io cos' ho? La capacità di richiamare Heartless quando sono nel panico?!"
"Questo è infatti quello che vogliamo scoprire" fu la risposta "Se sei finita qui un motivo ci sarà, o dobbiamo pensare che i tuoi fidati Nessuno ti abbiano abbandonata a te stessa?"
Mi imposi di calmarmi. Una cosa ora era chiara: ciò che avrei dovuto fare sarebbe stato combattere me stessa, la me posseduta da Malefica. Questo doveva essere stato il piano di Xemnas, per questo motivo ero finita in quella dimensione. Ma come potevo farcela da sola, se nemmeno gli eroi dei mondi ce l' avevano fatta? Cosa avevo io di tanto importante?
"Agitarti ora non ti servirà a nulla" disse Cid dopo una breve pausa di silenzio "Ora stai calma".
"Calma?" cercai di seguire il consiglio, ma il tono della mia voce rislutò lo stesso quasi scandalizzato da esso "Dovrei non pensare al fatto che sono senza armi, senza magia e che non ho nemmeno un cuore chissà quanto puro, contro una strega che è riuscita ad ammazzare il vostro miglior elemento?"
L' uomo alzò le spalle: "Si, più o meno" rispose. Ma dopo quella risposta assurda tutta la mia rabbia si dissolse come neve al sole.
"Ah..." mormorai semplicemente "Si, certo. Suppongo che il vostro Merlino troverà una soluzione brillante al caso. Ne ho seriamente bisogno".
Tanto ormai credevo a tutto.


Avevo provato ad immaginare l' aspetto di Hollow Bastion, mentre Lèon mi conduceva bendata attraverso i suoi vicoli, e l' assenza di rumori mi aveva inquietata. Ora capivo che anche l' aspetto della città non era affatto allegro. La desolazione tra le case era palpabile, le lunghe ombre che gli ultimi raggi di sole proiettavano sulle strade sembravano volermi afferrare, con dita scarne e livide. Ci nascondemmo in esse quanto potemmo per attraversare il borgo, cercando di non dare nell' occhio, per nasconderci dalle guardie di Malefica che perlustravano svogliatamente le vie, nella sicura ricerca di ribelli avventati. Quali siamo noi, pensai con un brivido.
Più volte dovemmo fermarci e nasconderci per non farci vedere da quelle creature dall' aspetto improbabile e disgustoso. Animali deformi, in grado di camminare e parlare razionalmente. Quando ne vidi uno per la prima volta, fu solo la mano di Lèon sulla mia bocca a non farmi urlare.
La casa di Merlino non era molto distante, ma mi sembrò che la traversata non finisse mai. Quando Yuffie mi indicò una porta nell' angolo di una piazzetta, il mio cuore rallentò considerevolmente.
"Ci siamo" sussurrò la moretta. Mi prese per mano e coirremmo in fretta verso la casa, ma quando arrivammo nessuno dei presenti bussò. Tuttavia, prima che avessi il tempo di articolare una domanda, con mia grande sorpresa l' uscio si aprì da solo cigolando leggermente.
"Merlino sa che siamo qui, non gli sfugge nulla"
"Ah..." oh beh, era un mago, no?
Tuttavia, quando entrammo mi resi conto che avrei passato tutto il tempo lì dentro con gli occhi spalancati. la casa era anch' essa formata da una sola stanza, ma non aveva nulla dell' ambiente caldo e casalingo della base di Cid e gli altri: c' erano un letto e un armadio in un angolo, ma il resto era un disordine confuso di libri, pergamene e strani strumenti dall' ignoto fine. Se mia madre avesse visto quella scena non si sarebbe mai più lamentata della mia stanza, poco ma sicuro.
"Ah, siete qui, finalmente!" esclamò una voce allegra all' improvviso. Ah, il mago! pensai fugacemente mentre mi voltavo, ma quando ebbi la sua figura davanti agli occhi le mie sopracciglia si inarcarono fino all' inverosimile! Tombola!
Il potente e decantato Merlino non somigliava ai maghi dei libri, era la loro copia: anziano, con una lunga barba bianca, una tunica blu e uno sporpositato cappello a punta. Mi guardava come se mi conoscesse già.
"Ah, tu devi essere Mitsuki, si si, ti aspettavo!" affermò con un sorriso gioviale.
"Mi...aspettava?"
"Ma è naturale! Ti aspetto da un po', sai? A dirla tutta avevo previsto che tu arrivassi ieri, ma anche i migliori sbagliano, no?"
Non riuscii a ribattere, rimasi ferma con un' epsressione stupida sul volto.
"Scommetto che sei stata strapazzata non poco, eh? Che ne dici di un tè mentre parliamo?"
Tè? Mi stava offrendo un tè preoccupandosi di come stavo? L' idea mi sconvolse quasi quanto quella della battaglia senz' armi imminente.
"Si!" esclamai.
"Bene, anche perchè l' ho già preparato!" Merlino si girò a prendere un bollitore appeso sul fuoco "Siediti, siediti, fai come se fossi a casa tua! Ma dove diavolo...? Ah! Zuccheriera, vieni qui!" chiamò mentre versava il tè in due tazze.
Zuccheriera?!
"Dille pure basta quando sei a posto" disse il mago, mentre un barattolo di zucchero saltellava verso di me come se fosse la cosa più normale del mondo. Uno dei due manici si staccò e, altrettanto tranuillamente, impugnò un cucchiaino e iniziò a versare zucchero nella mia tazza.
"B-basta?" tentai. La zuccheriera si fermò. Dopodichè si voltò e si diresse verso la parte opposta del tavolo, dove iniziò a riempire la tazza di Merlino. Di Merlino, che era voltato e rovistava in una credenza.
"Ehm..."
"Arrivo, arrivo! Dove diavolo sono i biscotti?"
La zuccheriera riempì mezza tazza. "Scusi, ma..."
"Non li ho mangiati tutti, ne sono certo!"
Lo zuchero colmò la tazza. La zuccheriera continuò, lo zucchero iniziò ad accumularsi. Si formò una montagnetta e una parte cadde all' esterno.
"Ma..."
"Eppure...!"
"Signore, lo zucchero!"
"Lo zucchero?" Merlino si voltò "Che centra lo zucc...MALEDETTA ZUCCHERIERA, FERMA! FERMA!"
Il piccolo barattolo sembrò sentire l' ordine e si ritirò con calma, mentre merlino, adirato, gettava via il contenuto della tazza.
"Maledetto il giorno in cui l' ho animata" sbottò "Comunque,  passiamo alle cose importanti".
Non ci voleva un genio per capire che quelle cose importanti riguardavano me: "Immagino che sappia già cosa sto per dirle" dissi con poco entusiasmo. Merlino annuì.
"Si, e capisco come ti senti, ma credimi, la situazione è meno tragica di quanto tu creda. Tu non sei senza armi!"
"A me pare di sì."
"Dici? Guarda dentro di te, e fidati di ciò che ti dico".
Scossi la testa: "Dentro di me c'è solo Malefica".
"E ti pare poco?" chiese il mago "Tu hai un vantaggio he nessuno di noi possiede, ha in corpo il tuo stesso nemico. Non credi anche tu che la mossa più astuta sarebbe sfruttare questo dettaglio?"
Aggrottai la fronte davanti a quella prospettiva che non avevo mai considerato. Valeva a dire che dovevo sfruttare Malefica per combattere... Malefica?!
"E come?" chiesi.
"Malefica è una strega" spiegò Merlino "Possiede grandi poteri magici, poteri che ha in parte conservato dopo la distruzione del suo corpo e che ha alimentato nel tempo che è rimasta nascosta al tuo interno. Mi segui? Bene, tu forse credi che lei ti tengo in pugno; certo, questo è in parte vero, ma al momento quella che ha il controllo dei movimenti e della mente di Mitsuki sei tu, non lei. Perciò, indipendentemente dalla forza magica, la più forte ora sei tu. E se sei la più forte, domina la tua parte debole, no?"
Rimasi in silenzio, del tutto incapace di parlare, incapace di articolare una frase. Non sapevo cosa dire, come si rispondeva a una proposta del genere? La mia mente lavorava frenetica, elaborava concetti e li smontava, faceva ipotesi e le dimenticava subito dopo. Ero forte, no non lo ero, però Merlino... e inoltre... Malefica poteva essere sconfitta? No. O si? Cosa significavano le parole del mago? Cosa voleva dire dominare la mia parte debole? Malefica? Usare i suoi poteri. Ma non ne ero capace. Potevo imparare? No, non c' era tempo.
"Mitsuki?"
"Si...?" mormorai, con lo sguardo ancora perso nel vuoto e il cervello che girava a vuoto.
"Hai capito quello che intendo?"
"Spero proprio di no..." alzai però finalmente gli occhi sul mio interlocutore "Cioè, dovrei imparare a sfruttare la forza di Malefica?"
"Pressapoco, si" annuì Merlino con calma. Poi la sua voce assunse un tono leggermente più serio: "Ascolta, Mitsuki, non è mia intenzioe spaventarti, ma in un momento come questo devo metterti di fronte alla realtà, anche se essa non ti piace. Tu sei il corpo di Malefica, SEI Malefica. Non nell' anima, no, ma nel fisico. Questo non puoi negarlo. Non ora." fece una pausa, ma prima che potessi replicare continuò: "So che non è una richiesta semplice, ma ora come ora abbiamo bisogno del tuo aiuto".
Mi ero fermamente imposta di non piangere più, ma quando sentii il mago addolcire le sue parole i miei occhi finirono con il bruciare di nuovo. Mi presi la testa tra le mani, respirando profondamente e cercando di calmarmi.
"Cosa devo fare?" riuscii in pèarte nel mio intento, ma il mio respiro era spezzato dai singhiozzi. Poi improvvisamente sentii una mano sulla mia spalla, un tocco leggero che non era dell' uomo davanti a me. Quando mi voltai, i miei occhi si illuminarono incrociando quelli di Yuffie, che fino a quel momento doveva essere rimasta in silenzio alle mie spalle, assieme a Lèon. Mi ero quasi dimenticata della loro presenza. La giovane sorrideva, come per confortarmi. Era più piccola di me, ma il pericolo non sembrava turbarla. Io invece di paura ne avevo tanta. Troppa.
"Lo vedi?" riprese Merlino "Tutti qui vogliamo la stessa cosa. E se tu hai la possibilità di ottenere quella cosa, noi siamo tutti pronti ad aiutarti. Non so come tu abbia affrontato la realtà finora, ma adesso puoi stare certa: siamo dalla tua parte. La vera battaglia sarai tu a combatterla, questo si, ma quando ti troverai di fronte alla tua nemica guarda nel tuo cuore e potremo aiutarti anche noi. Siamo tuoi amici. Non sei sola, Mitsuki".
Dalla mia bocca uscii solo un balbettio confuso. Al terzo tentativo di prendere parola mi arresi e trovai un senso alle lacrime che mi rigavano il volto. Non più di paura, ma di gioia. Di sollievo. Di speranza. E di follia, probabilmente, la stessa follia che mi aveva fatto tirare avanti in quei mesi. La follia che respiravo nel Mondo che Non Esiste, di cui avevo imparato a nutrirmi per sopravvivere. Perchè era follia ciò che mi stava spingendo. Avrei fronteggiato una strega intenzionata a far sprofondare i mondi nell' oscurità completa e chi, se non un pazzo, poteva accettare?
D' altronde era stato Nobuo a tirarmi su. Chissà se alla fine lui e Ayame avevano davvero scoperto la mia natura.
Chissà se sarei sopravvissuta per accertarmene. Che casino.
Non sapendo cosa fare, mi limitai a scuotere la testa: "Non sono mai stata sola".


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No, cioè.
Uccidetemi. Vogliatemi male.  Impiego un' era quaternaria a postare e tutto ciò che mi esce è un simil capitolo di passaggio. LOL. Ci voleva anche questo.
In realtà se ho postato adesso lo devo soprattutto ad _Arthur_, che ha provveduto a rompermi le devozioni per farmi scrivere!
Grazie mon amour. Per ricambiare tale pressante cortesia faccio un po' di spam alla sua fic "I Riflessi", un crossover tra Kingdom Hearts e Ghost Whisperer. In realtà potete leggerla tranquilli anche senza conoscere la seconda. Come faccio io. E beh ù.ù
Quindi se volete andate -------> qui
Si, la parte della zuccheriera è spudoratamente tratta da "La spada nella roccia" XD

E adesso per grazia divina provvedi a rispondere alle recensioni :D Ormai non mi ricordo più cosa avete detto, mi vergogno XD

Poldovico: lol, tutti di fila? Coraggioso! Contando che andando avanti la storia ha assunto una piega da LSD, mi complimento per aver resistito! *stringe la mano* e non preoccuparti, condivido il tuo masochismo nell' andare a letto a orari poco ovvi per uno studente. Quanto all' idea, ormai non so più nemmeno come mi sia venuta, ma diciamo che ho voluto portarla avanti proprio perchè su Maelfica non era stato scritto niente di particolarmente serio. Spero di aver superato la prova XD Grazie per le aggiunte!**

S a r s a: figurati, sono confusa io per quello che ho scritto, sei in pieno diritto di esserlo tu! XD Spero che questo capitolo abbia in parte risposto alle tue domande, anche se è arrivato a rilento!^^

Ladyaoi93: Direi che psichedelia è la parola adatta! Ma giuro che non prendo nulla prima di scrivere, sono già fumata di mio ù.ù In effetti si, riguardando la storia dai suoi primi albori mi sono accorta di aver fatto un sacco di cambiamenti. I capitoli all' inizio erano decisamente più leggeri XD la mia piccola creatura è cresciuta assieme a me *coccola la sua storia*. Siamo quasi alla fine, si, anche se non so dire di preciso quando finirà perchè ogni volta che mi metto al computer finisce che cambio/modifico/allungo un sacco di parti XD Sarò in greado di avvisare almeno un capitolo prima spero!^^
Grazie mille!

_Arthur_: Buon uomo, ho una strana concezione di capitolo piccolo io! :) Ma su, dai, questa storia non è così contorta (No, pochissimo!).
Il tuo sicario è un bastardo, digli che se torna gli farò tanta paura io, così si che vedrai il mio sadismo, altro che complicanze nella storia XD Comunque mi rendo conto di aver fatto passare un sacco di tempo, soprattutto quando rileggendo la tua recensione ho visto il "Socrate attende". Cioè, eravamo a Socrate quando ho postato! Santoccielo! Ma tanto vedrai che non cambierà affatto in futuro XD

Inuyasha_Fede: Grazie! Ti dirò, loro non erano previsti fino a che non ho iniziato a scrivere questo capitolo, prova del fatto che vado molto a periodi per quanto riguarda la trama XD Grazie, spero ti sia piaciuto questo capitolo!^^






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Capitolo 17
*** All' attacco ***



*MALEFICA*
Capitolo 16
*
All' attacco


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Pelo oro o pelo rosso, un leone artigli ancora ha.
E i miei sono lunghi, mio lord, lunghi e affilati quanto i tuoi.
George R.R. Martin, Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco.

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Il cuore martellava nel mio petto come se fosse impazzito, ma mi imposi di ignorarlo. Respirai a fondo una, due, tre volte, finchè non fui abbastanza calma o finchè non credetti di esserlo. Merlino mi osservava con tranquillità; non voleva mettermi fretta, questo lo sapevo, ma fretta c' era, ce n' era tanta. Miglioravo troppo lentamente. Anzi, non miglioravo affatto.
"Sei pronta?" il vecchio mago mi lasciava poco tempo per riprendermi, tra un tentativo e l' altro. Questa era la prova effettiva della sua impazienza.
"Si..." mormorai. Mi misi comoda, incrociando le gambe. Accostai le mani e le mie dita si toccarono. Merlino non disse più nulla dopo la sua domanda, ormai conoscevo le istruzioni a memoria. Era sembrato facile quando mi aveva spiegato per la prima volta cosa fare. Anzi, non lo sembrava, lo era davvero. Era facile. Lo era fino all' ultimo passo, dove fallivo puntualmente.
No, quei pensieri non mi avrebbero aiutata, dovevo cancellarli. Dovevo cancellare tutto, una cosa alla volta.
Primo. Via la vista.
Lentamente chiusi gli occhi e mi lasciai avvolgere dal buio. Il giorno stava calando, all' esterno della casa, e ogni volta che tentavo c' era sempre meno luce dietro alle mie palpebre.
I segnali che aspettavo arrivarono poco dopo. Sentii l' odore dei libri antichi diventare più intenso, udii il fruscio della veste di Merlino, il sapore della saliva dentro la mia bocca. Sotto di me il pavimento diventò di colpo più freddo e mi accorsi con precisione dei solchi che i miei polpastrelli lasciavano l' uno sull' altro.
Eliminando la vista avevo acuito gli altri sensi e potevo continuare.
Secondo. Via l' olfatto.
Non avevo la minima idea di come funzionasse e non potevo dire che Merlino fosse stato particolarmente chiaro sull' argomento. Aveva detto solo 'Non c'è un modo preciso. Concentrati - ma non troppo - e ti verrà naturale'. Inutile dire che il primo tentativo era andato a rotoli. Poi ad un tratto ero diventata di colpo capace di annullarmi le varie percezioni. Così, come se fosse la cosa più normale al mondo.
L' odore dei libri svanì e con esso quello fine dei fiori sul tavolo e tutti gli altri.
Terzo. Via il gusto.
Era incredibile che bstasse pensarlo. Di colpo fu come non avere più una bocca. All' inizio erano state più spaventose quelle sensazioni che il motivo per cui mi allenavo. Non che ora lo trovassi molto piacevole, e il peggio doveva ancora venire.
Quarto. Via l' udito.
E via ogni suono di quell' ambiente. Il vento smise di soffiare tra le assi delle imposte, quell' uccellino solitario smise piano piano di cantare e il topo che correva dietro al muro si fermò. Fu come abbassare il colume della musica fino ad azzerarlo.
Quinto. Via il tatto.
Avevo già sperimentato questa sensazione. E la trovavo orribile. Perdere il controllo dei miei arti era la seconda parte peggiore di tutto l' esercizio. La prima arrivava ora.
Calma. Stavo pensando troppo. Ecco, si, calma. Calma. Chissà se stavo respirando.
In quello stato attorno a me vedevo solo buio e nient' altro. Nient' altro a parte...eccola. La sfera luminosa in un punto imprecisato davanti ai miei occhi. Dovevo solo prenderla e il gioco era fatto. Immaginai di allungare una mano e mi avvicinai, mi avvicinai, mi avvicinai e...
E successe. Prima il freddo improvviso, poi quella mano ossuta che mi afferrava. Infine l' urlo e l' improvviso ritorno alla realtà, che mi lasciò ad ansimare piegata su me stessa, sul freddo pavimento di pietra. Riacquistai i cinque sensi in pochi secondi. Quanto al respiro, non sarebbe tornato del tutto normale prima di qualche minuto.
Accovacciata sulla pietra fredda, ancora con il fiato grosso, mi presi la testa tra le mani, nascondendo il volto tra i palmi e lasciandomi sfuggire un' imprecazione a bassa voce. Imprecavo per evitare di piangere, questo era più che ovvio. Con la famosa battaglia finale alle porte, l' atmosfera tra i ribelli era rimasta tesa anche dopo la mia comparsa fortuita. E i miei continui fallimenti non contruibuivano a sollevare il morale a nessuno. Oh, Yuffie e Aerith si comportavano gentilmente con me e mi imponevano di essere ottimista, ma era più che ovvio che tentavano di mascherare il nervosismo. Cid ottimista non lo era per niente, ma non parlava troppo e cercava di distrarsi con il lavoro manuale; di tanto in tanto lo vedevo comparire sudato e sporco di fuliggine. Non era lui il problema, il peggio era Lèon. Lèon a differenza di Cid non riusciva a scaricare la tensione smontando e rimontando un motore. Rimaneva in un angolo ad osservare i miei patetici progressi, anche lui senza dimostrare un minimo di loquacità. Gli unici rimuori che sentivo provenire da lui li udivo quando, armato di pietra e drappo oleato, affilava la gunblade, l' ennesima arma assurda che mi vedevo comparire davanti, un bizzarro incrocio tra una spada e una pistola che sembrava essere l' oggetto più caro in suo possesso.
Nessuno era ostile, avevamo semplicemente tutti paura. Di morire, oppure anche solo di non arrivare in tempo per riuscire a combattere; perchè se avessi continuato in quel modo, Malefica ci avrebbe scoperti ancor prima che fossi  stata in grado di mettere il naso fuori di quella casa.
"Mitsuki?" Merlino,che fino a quel momento era rimasto silenzioso, in attesa che mi riprendessi, ruppe il mio silenzio "Tutto bene?"
Scossi la testa, rimanendo nella stessa posizione "Non va bene per niente..." gemetti "Mi blocco sempre lì, sempre in quel punto, sempre!"
Il mago sospirò "Tu puoi farcela, il problema è..."
"Che sono una buona a nulla, lo so" lo interruppi scattando a sedere. Avevo di certo gli occhi lucidi, ma li piantai comunque nei suoi.
"Non ci riesco!" proruppi "Ogni volta che mi avvicino c'è qualcosa che mi blocca! Se mi avvicino troppo finisco posseduta di nuovo, lo sento!"
"Perchè hai troppa paura di lei. Sente il tuo terrore e vi si aggrappa"
Scossi la testa "Certo che ho paura, è ovvio. Non dovrei averne forse?"
Merlino sorrise. Si inginocchiò accanto a e e mi pose una mano sulla spalla "Certo che devi averne" rispose con voce pacata "Tutti ne abbiamo e saremmo degli stupidi se non fosse così. Ma, Mitsuki, c'è una grossa differenza tra la paura e il terrore. Le gente dice che sono sinonimi, ma non è così. Quando combatti, la paura è ciò che ti trattiene da azioni avventate, che ti fa capire quando qualcosa è pericoloso e quando non lo è, ed è indispensabile nelle situazioni più critiche. Ma troppo di una cosa fa male, l' avranno di certo insegnato anche a te e la paura non fa eccezione. Troppa prudenza diventa codardia e troppa paura diventa terrore. L' hai sperimentato il terrore, no? Non riuscire a muoversi, temere l' avversario al punto da perdere ogni speranza. Quello non fa bene, Mitsuki. Tu hai tanta paura di Malefica e ti capisco, ma se permetti alla tua paura di crescere troppo sarà la fine per te. Mi capisci?"
"Si, io..." le parole facevano fatica a uscire dalle mie labbra. Chiusi gli occhi e li riaprii "Ma anche pensando in positivo lei non se ne andrà da sola. Devo mandarla via io. Voi avete parlato di usare contro di lei la sua stessa magia e la cosa ha senso. Ma come faccio a diventare una strega di questo passo?"
Non fu una mia impressione, Merlino rise sommessamente: "Mitsuki, io non voglio trasformarti in una strega".
In un primo momento fui certa di non aver capito:
"Eh?"
"Non ce n'è assolutamente il tempo!" spiegò il mago "Per diventare una vera strega occorrono anni di studio, di allenamento, di concentrazione e tu ti stai esercitando da due giorni!"
"Ma allora qual'è lo scopo di tutto ciò? Insomma..." aprii la mano con il palmo rivolto verso l' alto e mi concentrai, aspettando di sentire fluire in me quell' energia ormai famigliare. Con la mente le diedi una forma e questo bastò perchè una piccola fiammella si accendesse dal nulla. Era qualcosa che una come me non avrebbe dovuto conoscere.
"...Tutto quello che so fare è questo" dissi, fissando il piccolo fuoco magico che bruciava senza scottarmi "Potrà essere un buon risultato per un allenamento tanto breve, ma a Malefica certo basterà un cenno per scagliare su di me qualcosa di almeno dieci volte più potente..." sospirai e chiusi le dita a pugno. La fiamma si spense subito.
"A cosa mi serve acchiappare una lucetta immaginaria? Mi renderà così potente?"
"Forse sì, forse no" Merlino ondeggiò la testa con fare enigmatico "Dipende da te. In effetti non ti ho spiegato molto bene il senso di quell' esercizio: Mitsuki, tu devi ottenere lo stesso potere di malefica per riuscire a batterla, questo lo sai. E quella che tu chiami lucetta immaginaria non rappresenta altro che quel potere! Quando ti concentri a tal punto da perdere tutti e cinque i sensi non fai altro che scrutare nel profondo della tua anima alla ricerca dell' energia di ui hai bisogno. E il motivo per cui non ce la fai..."
"E' che malefica cerca di fermarmi e ci riesce." conclusi con amarezza "Si, c'è sempre di mezzo lei."
"Il motivo per cui ti faccio tentare così ripetutamente è che più fallisci più lei rafforza le difese attorno all' obiettivo. Cerca di renderti insicura di te stessa."
"Vuol dire che ha scoperto il nostro piano?" domandai spaventata.
"No, non credo. Credo che sia ciò che di lei è ancora vivo in te a reagire. La vera Malefica, quella su cui tu devi concentrarti si trova all' interno del suo castello e non sa nulla dei nostri piani."
"Si, ma non sarà ignara ancora per molto"
Mi voltai indietro. Lèon era in piedi sulla porta, appoggiato con la schiena allo stipite e guardava me e Merlino con uno sguardo indecifrabile. Non era la prima volta che parlava così. Mi morsi il labbro e aggrottai le sopracciglia. Lui se ne accorse.
"Che hai?"
"Senti..." mi alzai lentamente in piedi, cercando di barcollare il meno posssibile per la mancanza di energie. Quando il pavimento smise di ondeggiare decisi di poter parlare "Sono due giorni che faccio cose che se mi vedessero quelli delle mie parti mi chiuderebbero in una cella e getterebbero via la chiave. Sto facendo del mio meglio per compiere una missione di cui farei volentieri a meno e molto probabilmente sto per morire. Non pretendo di ricevere attenzioni per questo, ma non mi offenderò se qualcuno indeciso tra il mettere ansia e lo stare in silenzio sceglierà la seconda opzione, ecco. Il mio equilibrio psicofisico è già abbastanza fragile, se potessi te lo ordinerei, ma visto che non posso te lo chiedo per favore: facciamo i bravi alleati e supportiamoci. Tradotto come: lasciami in pace."
Lèon rimase per qualche secondo in silenzio a fissarmi senza mutare espressione e per un attimo mi pentii di ciò che avevo detto. Avevo esagerato? Lo avevo fatto infuriare? Mi avrebbe sparato addosso o tagliato a fette con la gunblade? O forse avrebbe fatto entrambe le cose di fila? Ma mi stupii quando la maschera di irritata indifferenza che il ragazzo aveva sempre portato in mia presenza si tramutò in un sorrisetto divertito. Il primo sorriso che vedevo sulle sue labbra in tre giorni da che l' avevo visto.
"Allora un po' di coraggio lo sai tirare fuori anche tu!" esclamò rimanendo a braccia conserte accanto alla porta.
"Beh... a volte la vita ti sorprende..." mormorai.
"D' accordo facciamo così" disse staccando la schiena dal muro e guardandomi dritto negli occhi "Ti chiedo scusa e faccio anche un'altra cosa: ti propongo una scommessa."
La cosa mi lasciò senza parole: "Una scommessa? Che scommessa?"
"Tu vuoi che ti lasci in pace, giusto? perfetto, lo farò fino a domani a quest' ora, ti lascio per un giorno libera di allenarti senza sopportare le mie - a quanto pare terribili - frecciate. Ma se domani a quest' ora non sarai riuscita a fare ciò che ti è stato chiesto triplicherò la dose."
Non riuscivo a capire se mi stesse prendendo in giro o meno, ma dal momento in cui avevo iniziato a parlare con una sicurezza soprendente, mi sentivo capace di tutto.
"Ci stai?"
"Si" risposi "Ma se vinco io mi fai provare quell' affare!" aggiunsi indicando la lucente gunblade appesa al suo cinturone.
"Ti ammazzerai ancor prima di aver sparato"
"Morire domani o dopodomani, sai che differenza fa per me? La fa per te, devo sconfiggere Malefica, fai in modo che non mi uccida con quella se non vuoi."
Lèon non sembrò entusiasta dell' offerta, ma non rifiutò. Mi tese una mano, invece. La strinsi cercando di apparire decisa e cosciente delle mie azioni.

Vista, gusto, udito, olfatto e tatto, ormai era diventata un' abitudine. Ma stavolta sarebbe stato diverso. Doveva essere diverso, se avessi fallito un' altra volta non ce l' avrei più fatta. Quando chiusi gli occhi, la paura aveva già cominciato a strisciarmi dentro, come un serpente invisibile in attesa di mordere la preda. Non mi avrebbe morso stavolta, non mi avrebbe instillato il suo veleno fatto di terrore e angoscia. Io ero una strega ora e una strega non perdeva così facilmente.
Non so perchè fui attraversata da quel pensiero, mentre abbandonavo le mie percezioni umane e mi lasciavo avvolgere da quel silenzio inquietante, mentre perdevo l' ultimo contatto con la realtà. Perchè ad un tratto ragionavo in quel modo? Ed era poi vero? No, non lo era, Merlino l' aveva detto che non sarei diventata una strega. Cosa avrei ottenuto stringendo tra le mani il potere della mia nemica, quella luce abbagliante che brillava davanti a me? Una potenza inimmaginabile? Sembrava troppo facile. Ma era così bella quella scintilla sospesa nel vuoto, era bella e sarebbe stata mia. Sarebbe stata mia perchè ciò che avevo detto a Lèon era stato solo una stupida bugia: si che mi importava di vivere un giorno in più! Non volevo contemplare l' idea della morte, non volevo sacrificare la mia vita, volevo vincere e salvarmi per tornare alla mia monotona vita sulla Terra, dove svegliandomi al mattino mi sarei convinta di aver sognato ogni cosa, dove avrei litigato con mia sorella per l' ultimo biscotto rimasto, dove prima o poi mi sarei innamorata di qualcuno con i capelli neri o castani o biondi e non viola di natura.
Io voglio vivere, stupida lucetta! pensai E figurati se me lo puoi impedire tu, che le mani manco le hai!
Mi allungai verso quella luce, perchè era l' unica cosa che potevo fare. Chiusi le mie dita attorno ad essa, perchè era l' unico modo.
L' aria diventò gelida, se mai c' era aria in quel luogo assurdo: sentii il freddo sulla pelle, come se fossi improvvisamente caduta in un lago ghiacciato senza un vestito addosso. Ma quella mano bruciava la mia pelle come ferro rovente, stringeva il mio polso con una forza sovrumana. "E' troppo difficile per te" disse "Rinunciando non dovrai combattere una battaglia inutile"
Non mi tirerò indietro ora.
"Perderai"
No.
"Soffrirai"
Cos' ho fatto finora? Vai a quel paese e restaci!
Strinsi la presa, se mai ne avevo una. Tirai verso di me quell' energia, la strinsi al petto come un tesoro. La sua luce aumentò a dismisura, mi avvolse fino a che l'oscurità totale che mi aveva circondato non si tinse di un bianco abbacinante.
E finalmente lo sentii. Sentii il suo potere, sentii la magia che scorreva nel mio corpo, la forza che fino a quel momento Malefica aveva difeso strenuamente. Il mio sangue diventò puro fuoco e scorrendo arse ogni fibra, ogni cellula che mi componeva. Ero Non ero più Mitsuki la debole umana, ero diventata qualcos' altro, qualcosa di sovrannaturale. Ero Malefica, ma al tempo stesso ero ancora me. Invincibile, ero invicnibile!
Ero...
Ero.....
"Mitsuki! Mitsuki! Sveglia!"
C' erano rumori attorno a me. Rumori non più ovattati, ma reali. Passi, fruscii, libri spostati, voci umane. C' era odore di antico e di polvere, ma anche di fiori e perfino di biscotti. Soffiava il vento da una direzione imprecisata. Il pavimento era di pietra.
"Mitsuki!"
non mi ero resa conto di avere ancora gli occhi chiusi. Doverli aprire fu come imparare qualcosa di nuovo. La luce era quella calda e soffusa del tardo pomeriggio.
"Tutto bene?" comunicò una voce nasale e un uomo anziano comparve nel mio campo visivo seguito dal resto dei presenti: Lèon, Yuffie, Aerith, Cid, tutti.
"Perchè mi guardate così... ho qualcosa che non va?" domandai ancora intontita, rendendomi conto di essere stesa sulla schiena. Quando mi alzai a sedere l' intera stanza ondeggiò lievemente.
Merlino si pose davanti a me. Fu una mia impressione o nei suoi occhi scorsi una scintilla di soddisfazione?
"Tutto bene?" chiese.
"Io..." non ero certa della risposta. Che diavolo era successo?
"E' stato incredibile" dissi con un filo di voce, quando le immagini apparvero nella mia mente  "Ce l' ho fatta... l' ho presa! Ho sentito il suo potere, ho sentito la sua forza dentro di me, è stato come se fossi invincibile, è stato bellissimo! Non immaginavo neanche lontanamente una cosa simile, io... adesso sì che ce la posso fare, con un potere del genere posso vincere, posso...!"
"Calma, calma" il mago appoggiò una mano sulla mia spalla "Non è così semplice, Mitsuki, hai distrutto le barriere che ti separavano da Malefica e ora hai finalmente accesso alla sua forza, ma questo può seignificare tutto e niente. Ascoltami attentamente ora: avere il potere in sè non significa essere imbattibili. Devi saperlo usare, devi conoscerlo, altrimenti sarà esso a sottometterti."
"Capisco..." mormorai tenendo gli occhi sbarrati e fissi su Merlino "E come imparo a conoscerlo?"
"Non puoi, purtroppo non abbiamo tempo per questo. Te ne sarai di certo accorta anche tu, la magia di malefica è entrata in te in modo violento e improvviso e una cosa del genere si fa sentire anche all' esterno. Noi l' abbiamo avvertita, la tua aura combattiva è letteralmente esplosa, ma se l' abbiamo notato noi di certo l' ha notato anche qualcun altro fuori da questa casa. Se ci hanno scoperti è necessario agire in fretta: ti lasciamo qualche ora per iprendere le forze, ma entro sera il piano deve avere inizio."
La notizia mi piacque meno di zero. Avevo pensato che avrei ricevuto la notizia con un certo preavviso, invece era già ora? Così, all' improvviso?
Degluttii a vuoto "E qual è il piano?"
"Il tuo." fu la risposta "Noi non possiamo accompagnarti se non fino ad un certo punto. Dovrai entrare da sola nel castello e trovare la tua gemella. Ciò che accadrà dopo io non te lo so dire nemmeno io."
"Non è una prospettiva attraente..." gemetti "E questa cosa del conoscere il potere?"
"Temo che dovrai conoscerlo sul campo di battaglia. Mi dispiace Mitsuki, davvero, ma credevo che questa sorta di risveglio che hai avuto, se tale lo possiamo definire, sarebbe avvenuta in modo meno eclatante. Se potessi non ti mandere in battaglia subito."
"Lo... lo so..." la mia voce uscì appena udibile dalla mia bocca "Io non ho assolutamente... non ho assolutamente un piano. Io..." le parole si spezarono tra le mie labbra e gli occhi si appannarono "Come fate tutti a riporre questa fiducia in me?" singhiozzai "Che ne so io? Perchè dovrei essere tanto utile? Qualunque cosa ci sia là fuori mi ammazzerà ancor prima che io abbia fatto il primo passo, come faccio a... fare tutto?"
Cercai di respirare a fondo per calmarmi. Mi asciugai le lacrime con il dorso della mano cercando di non farne scendere altre.
"Come fate a sapere che non sarò io quella che perderà?" chiesi con la voce più ferma che riuscii a tirare fuori "O che non cercher di scappare o che non mi unierò al nemico sperando di salvarmi?"
Nessuno rispose, ed io mi chiesi se non avessi sbagliato a domandare una cosa simile. Poi le parole giunsero dalla mia destra:
"Non lo sappiamo infatti" Yuffie si sedette accanto a me indossando uno dei suoi soliti sorrisi sprezzanti "Nella vita non tutto è certo e figurarsi se possiamo avere certezze in un momento simile. Ci che ci muove sono semplicemente la speranza e la fiducia nei nostri compagni. Se non avessimo avuto la speranza dentro i nostri cuori, ci saremmo arresi molto tempo fa e ora qui non ci sarebbe più nulla da salvare. Ci siamo fidati l' uno dell' altro e adesso ci fidiamo di te. E' ovvio che non possiamo essere sicuri della tua vittoria, ma... insomma" rise "Partire subito pensando male non è il miglior modo per vincere, no? E tu non ci abbandonerai, no, di questo noi siamo assolutamente certi. Non so darti un motivo be preciso, se ne vuoi uno, è semplicemente questione di intuito. Sei troppo trasparente, non riusciresti mai a tradire qualcuno che crede in te senza farti scoprire!"
Senza quasi accorgermene mi ritrovai ad arrossire alle parole della giovane ninja. Era un complimento? Beh, io certo non volevo tradire proprio nessuno, cioò che avevo detto poco prima era stato dettato soltanto da un impulso momentaneo; ripensandoci ora, capivo che non sarei arrivata lontano, ero la Malefica di troppo e come tale andavo eliminata senza indugi. Sarei morta comunque, soltanto con un peso in più sulla coscienza e se dovevo finire uccisa, allora era meglio morire con quel poco di dignità che mi restava. Nemmeno disperarsi troppo aveva senso: Merlino confidava nel fatto che qualcosa sarebbe avvenuto, in qualche modo ed io potevo solo sperare che avesse ragione. La necessità non era forse la madre delle invenzioni? Avrei inventato, pregando di ottenere un risultato decente.
"Se nessuno ha niente da aggiungere" iniziò Lèon "Forse sarà meglio organizzarsi per..." il suo sguard cadde su di me.
"Sì. Comunque io e te avevamo un accordo" precisai con voce atona.
"Non credo che..."
"Lascia perdere, mi è passata la voglia di giocare. Devo andare da sola o mi accompagnate per un pezzo di strada?"
"Possiamo venire con te fino alla piazza principale" disse il ragazzo "Meglio evitare i giardini, è probabile che ci sia una maggiore concentrazione di soldati, tutti quelli che non sono in servizio al momento saranno di certo lì. Dalla piazza salirai le scale che ti porteranno direttamente all' entrata del castello."
"Non mi vedranno?"
"Si, ma non c'è altro modo. Non sappiamo se i sotterranei sono aperti o no, rischiamo di finire in trappola. In ogni caso, forse possiamo contare sul fato che sei identica alla Malefica per cui lavorano; quegli affari non sono particolarmente intelligenti, se sarai abbastanza convincente potrai fargli credere di essere la loro vera signora ed entrare senza problemi." si alzò e si diressi verso un piccolo armadio. Lo vidi trafficare con alcuni fogli e quando tornò stringeva in mano quella che semrbrava una mappa. La srotolò davanti a me: doveva essere la pianta del castello, a giudicare dalla vastità dell' edificio.
"Se Malefica non ha apportato modifiche alla planimetria del palazzo" spiegò con tono preciso "I vari piani sono collegati da una serie di rampe di scale che ti troverai esattamente di fronte una volta superato il corridoio d' ingresso e la sala principale. Ma c'è anche un sistema di funivie che unisce alcuni dei livelli più importanti e di certo gli appartamenti di Malefica si trovano in uno di quelli. E' possibile che si sia sistemata dove un tempo si trovavano gli alloggi di Ansem, ovvero al sesto piano, proprio qui" e indicò una serie di stanze apparentemente ampie e lussuose.
"Sperando che sia lì dentro" aggiunsi io "Bene, trovo Malefica in un modo o nell' altro, dopodichè lasciamo tutto nelle mani del fato. E' questo il piano, giusto?"
Lèon alzò le spalle "E' tutto quello che possiamo permetterci"
"Prendiamo su, allora"
"Sbaglio o sei diventata di colpo sicura di te?"
"Scherzerai, io non sono MAI sicura di me stessa. E' solo che non convincerò nessuno lì dentro continuando a piangere, non credi? Il limite ormai l' ho superato, non riesco nemmeno ad arrabbiarmi pensando a tutto questo; tutto ciò che provo ora è un' irrefrenabile voglia di farla finita in fretta, che vada bene o che vada male. Non guardatemi in modo strano, non cerco di suicidarmi, è solo che se continuerò a pensarci finirò con il farmi sorgere nuovi dubbi e ho già fatto abbastanza fatica ad accantonare i vecchi. Basta, per favore, se devo fare la guerriera salvatrice dei mondi fatemela fare in fretta. Sono sicura che qualcosa accadrà... cioè, lo spero."
"Accadrà di sicuro" disse Merlino poggianomi una mano sulla spalla "Sei di certo piena di risorse che noi non conosciamo."
Anche il resto dei presenti sembrò essere d' accordo. I sorrisi che ricevetti dai miei nuovi alleati riempirono il mio cuore contemporaneamente di ansia e conforto e non riuscii nemmeno a pensarlo che già le mie labbra si erano aperte per ricambiare quel gesto.
"Tieni" Yuffie si allungò verso di me e mi prese la mano. Dalla piccola sacca che teneva appesa al fianco la vidi estrarre un piccolo coltello che pose sul mio palmo.
"E' un portafortuna, sai? Questo mi ha aiutata in tante situazioni pericolose. Non farti ingannare dalle dimensioni, le armi più piccole se usate bene possono rivelare lati nascosti molto utili. Cioè... non so assolutamente quanto potrà servire contro una come Malefica, ma... voglio che tu lo prenda lo stesso. Prendilo, così quando in battaglia lo terrai in mano ti ricorderai ancora meglio di noi e sarai più forte. E pensa anche a tutte le persone che ti hanno voluto bene e che ti hanno aiutata: se hai un cuore grande puoi fare grandi cose, però devi crederci. Ci credi?"
Fissai la piccola lama che la ragazza mi aveva donato. Non era nulla più di un temperino, eppure mi sembrava di aver ricevuto l' arma più potente dell' universo.
"Si, ci credo eccome, anche se non so il motivo preciso" sorrisi "Grazie, mi servirà. Mi servirà ogni aiuto possibile!"
Accanto a me Lèon raccolse da terra la lucente gunblade e se la pose in spalla "Si va?"
Annuii.


Che Malefica non amasse lo sfarzo era evidente. L' avevo imparato con il tempo assieme ad altre cose, assimilando senza accorgermene informazione si di lei, esattamente come lei ne aveva assimilate su di me. Allo stesso modo era evidente quanto fosse sicura di sè e della propria forza: c' erano soltanto due soldati a guardia dell' immenso portone d' ingresso, solo due di quegli assurdi animali semi-antropomorfi. Li osservai, mentre ancora ero protetta da alcuni cespugli scarni. Come aveva detto Lèon non avevano l' aria di essere particoalrmente svegli, ma non dovevo dare il minimo dubbio sulla mia identità o avrebbero dato l' allarme e non ero certa che a quel punto me la sarei cavata. Dovevo arrivare dalla seconda Malefica a qualunque costo.
Come per assicurarmi di essere a posto diedi un ' ultima occhiata ai miei vestiti: la lunga cappa nera in cui ero avvolta scendeva elegantemente fino alle caviglie dandomi davvero l' aria di una stregaAvevo fissato entrambi lembi sulla spalla destra in modo che nascondesse gli abiti sottostanti, abiti che mi ero rifiutata categoricamente di togliere. Non era stato facile convincere Cid, ma alla fine aveva capitolato davanti all' evidenza che non mi sarei tolta il lungo cappotto nero. L' idea del mantello in effetti era nata proprio da questo problema. Vestita così sembravo abbastanza credibile, dovevo solo sperare che le guardie fossero abbastanza stupide da non acocrgersi dell' abbigliamento differente della loro padrona e di quella falsa, ovvero me.
Non aveva senso aspettare oltre: presi un lungo respiro ed uscii dai cespugli che mi avevano tenuta nascosta, iniziando a salire i pochi gradini che rimanevano. Alla fine di quelli finalmente i due animali mi videro. Cercai di rimanere impassibile, di assumere un' espressione superba che li convincesse, mentre speravo fortemente che non si accorgessero che il mio cuore aveva iniziato a battere a ritmo selvaggio, quasi volesse schizzarmi via dal petto. Calma, calma, ero Malefica ora, non più Mitsuki. Ero la strega conquistatrice, non la ragazza spaventata. Aggrottai le sopracciglia e accelerai il passo.
Le due creature scattarono sull' attenti al mio passaggio: "Mia signora!"
"Aprite questa porta" dissi, cercando di dare al mio tono una nota di disprezzo "Subito."
"Certo, certo!" i due si affrettarono ad esegure e con mia enorme sorpresa non aprirono la gigantesca porta che ci sovrastava, ma una più piccola della grandezza di una persona normale. Una porta in ua porta, era davvero curioso!
"Ma voi..." esordì una cosa a metà con un cinghiale "Non... non eravate dentro, signora? Quando siete uscita?"
Il mio cuore perse un battito a quella domanda inattesa. Nona vevo pensato a una cosa simile. Cercai di riprendermi in fretta.
"Idiota" sbottai voltandomi verso di lui "Questo non è affar tuo!" conclusi urlando e una parte di me, non seppi dire quale, mi spinse a dargli per buona misura una violenta pedata. L' animale mi fece quasi pena mentre cadeva a terra dolorante, ma a giudicare dalla sua espressione e dalle sue parole di scuse, quella non doveva essere stata una reazione particolarmente fuori luogo. Oltrepassai entrambi senza dire una parola e finalmente fui dentro.
La sala che si aprì davanti a me era un ampio atrio in fondo al quale si aprivano tre rampe di scale, una al centro e due ai lati. Lèon aveva detto di salire, ma non aveva specificato come riuscirci. Qualcosa mi portò a scartare la rampa centrale e presa dal panico all' idea di farmi vedere insicura da qualcuno corsi a quella di destra. Da lì in poi a guidarmi fu soltanto l' istinto: salii di almeno due piani, ma poi mi ritrovai a scendere di uno, percorsi un sacco di corridoi svoltando ora a destra ora a sinistra, il tutto - naturalmente - senza mai trovare la stramaledetta funivia di cui mi avevano parlato. Mi confortava il fatto che l' enorme castello sembrava deserto e i pochi soldati che incrociavano abbassavano al mio passaggio. La cosa da un certo punto di vista era quasi divertente, in ogni caso mi concedeva tutto i tempo necessario a raggiungere la meta.
La funivia alla fine la trovai, dopo un percorso intricato attraverso balconate, stanze immense e corridoi apparentemente senza fine. Sarebbe sembrata, ad una prima occhiata, una costruzione semplice e invero decisamente fatta male se paragonata ai mezzi funicolari del mio mondo. Ma di certo nel mio mondo non era la magia a muovere suddetti mezzi. Non dovetti fare altro che toccare il globo luminoso che splendeva accanto a me per sentire la piattaforma sotto i miei piedi iniziare a salire. A salire lungo un cavo che non era composto altro che da un fascio luminoso. Fu questione di nemmeno un minuto e lo passai tutto a pregare di non cascare di sotto. Eppure, quando finalmente la funivia si fermò, esitai a scendere. Davanti a me si apriva solo un lungo corridoio, molto più lungo di quelli che avevo eprcorso fino ad un momento prima. Tutti i luoghi del castello che avevo visitato durante la ricerca avevano un' aria tetra, ma dalle finestre avevo sempre potuto veder entrare la luce del sole. Perfino in quelli senza sbocchi sull' esterno la luce, per quanto fioca, c' era sempre stata. Ora davanti a me si apriva un corridoio privo non solo del più piccolo lucernario, ma della luce stessa. Alle pareti c' erano torce e lampade, ma erano tutte spente e il risultato era che non vedevo nulla oltre pochi metri dal mio naso. Se Malefica davvero era a conoscenza del mio arrivo aveva scelto un ottimo modo per darmi il benvenuto.
Quando anche la luce del raggio della funivia scomparve dietro di me iniziai a sperare fortemente che non vi fossero svincoli: la visibilità di pochi metri iniziale era diventata di pochi centimetri e inoltre il buio mi faceva perdere la cognizione del tempo e dello spazio. Non avevo la minima idea di quanta strada avessi fatto o quanto avessi impiegato per percorrerla, camminavo a piccoli passi e con le mani tese in avanti. quasi sussultai quando finalmente esse urtarono quella che doveva essere una porta. Chiusi le dita sula maniglia, era arrivata l' ora? Cosa avrei trovato oltre quella soglia? Avrei trovato me stessa o qualcuno di diverso?
La serratura scattò quasi da sola. Da una sottile fessura uscì una uce fredda. Spinsi delicatamente sul legno, mentre il cuore martellava nel petto. Ma ebbi quasi l' impresisone di sentirlo fermarsi quando finalmente davanti a me si palesò la stanza che cercavo e, soprattutto, la persona che cercavo. Avevo cercato di immaginare la scena tantissime volte, chiedendomi come mi sarei sentita ed elaborando soluzioni per tutti i casi possibili. Credevo che non sarebbe stato molto diverso dal guardarsi allo specchio, ma mi sbagliavo terribilmente. I suoi lineamenti erano identici ai miei, ma c' era qualcosa che la rendeva spaventosa: la sua pelle, che un tempo doveva essere stata leggermente ambrata era diventata pallida come quella di un morto, gli occhi erano neri come la pece e stessa cosa valeva per i capelli, sciolti lungo le spalle e lunghissimi. Era terrificante ed era bellissima, di una bellezza che inquietava. Una bellezza malvagia, che la rendeva simile ad uno spettro. No, non ero io, non sarei mai potuta essere così.
"Non ti fa uno strano effetto questo incontro?" sentirmi interpellare con la mia stessa voce dava una strana sensazione. La me stessa numero due sfoggiava un timido sorriso: "A me abbastanza".
"Già..." mormorai "E' piuttosto strano..."
"Anche la tua presenza qui è strana. Sai nella stessa dimensione non dovrebbe comparire due volte la stessa persona. E' sbagliato, stravolge e leggi di tutti i mondi esistenti. D' altra parte i Nessuno ne hanno stravolte abbastanza durante la loro esistenza, per cui immagino che una più o una meno non faccia tanta differenza." il sorriso si accentuò quando vide la mia espressione perplessa "Si, è ovvio che siano stati loro, quelli del tuo tempo, a mandarti qui. Anche un bambino capirebbe che il viaggio che ti ha portato qui non è uno dei soliti. Ma suppongo che la cosa importante non sia nè chi ti ha mandata qui, nè come, giusto? Giusto, ciò che importa è perchè sei qui. Ti va di rispondere a questa domanda, Mitsuki? O forse devo dire tu che sarai Mitsuki ancora per poco?"
"Un bambino capirebbe anche il motivo" risposi "Non credi?"
L' altra non si scompose "A dire il vero speravo in un motivo meno stupido. Non vorrai farmi credere di volermi uccidere? Con quali mezzi, scusa? E con quale coraggio?" vedendomi in silezio proseguì "Seriamente, mia cara, è quello che vuoi? Vuoi che ora iniziamo a lottare finchè una delle due non sarà cancellata per sempre dall' universo?"
"Non ci sarebbe bisogno di lottare se tu ti cancellassi da sola" sbottai, cercando di tirare fuori ogni briciolo di audacia "Sappi che comunque non hai capito niente, nè di me nè di te stessa. Non sai niente nemmeno del luogo in cui ti trovi" allungai la mano verso a spalla alla quale avevo fissato la cappa nera e slacciai i fermagli che la tenevano su. La spostai con un piede in un angolo.
"Le cose sono più complicate di quanto tu pensi" conclusi.
A dire la verità a vevo sperato che le mie parole la mettessero anche solo leggermente a disagio, ma se ciò avvenne nulla trasparve dal suo viso. L' unica eccezione fu il sorriso che lasciò il posto ad un' espressione indecifrabile, qualcosa che sembrava contemporaneamente un rebbioso ringhio e un ghigno diabolico.
"Ma è terribile" sibilò mentrre lentamente si avvicinava a me "Come farò adesso a vincere contro i tuoi devastanti poteri?" Si fermò, quando ormai i nostri volti erano a pochi centimetri di distanza. Piantò i suoi occhi gelidi nei miei e fu come se il respiro mi si mozzasse in gola e il sangue si congelasse all' istante. Qualcosa nella mia testa mi avvertì che in qualche modo stavo perdendo i sensi.
"Perchè non facciamo una prova per vedere chi ha ragione?" la strega scoprì una fila di denti bianchissimi. Poi anche quel bianco si spense.

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Power!
Scusate per il lungo tempo di attesa, ma all' inizio dell' estate credevo avrei prodotto qualcosa e solo a luglio mi sono resa conto che anche io, come tanti, avevo preso la pausa estiva xD Spero non mi vogliate a male per questo^^ Anche perchè con questa storia che stiamo arrivando alla fine sono sempre più confusa mentalmente, non so come finire questa cosa. A dire a verità lo so, ma è come dire che in un fantasy ci sono i draghi, ho uno schema della trama talmente vago che vuol dire tutto e niente.
Icsdì.
E' probabile però che tutto si concluda entro due capitoli^^ la mia prima vera long fic si sta per concludere ç____ç Dato che continuo ad avere il trionfo di Bacco e Arianna in testa è il caso di dire "Facciam festa tuttavia!", maledetta letteratura XD I lol'd.


Inuyaha_Fede: Nah, ormai sopporta tutto ciò che le faccio fare xD Non c'è tempo per la paura, bisogna lavare il mondoooooohhhhh!!! *posa convinta* E a me piacciono gli scenari apocalittici, soprattutto mi piace l' idea che anche Sora possa fare una brutta fine xD Poverino, mi piace tanto in realtà, ma se c' era anche lui era troppo facile *parte musichetta del gratta e vinci* Seguici fino alla fine per vedere la ribalta di Mitsuki, se e quando e come e perchè ci sarà :3 *no spoilers*

S a r s a: Le cassette della disney aaaah, anche io ogni tanto ho bisogno di tirarle fuori xD E quella scena rimarrà per sempre dentro di me, cara zuccheriera
Io chiarificatrice? Miracolo! :D E se dici qureste cose io arrossisco >////< Sono contentissima che ti sia piaciuto, spero di farti amare anche il prossimo e il finale! Un bacio!

LarcheeX: Macciao! *abbraccia* adoro le facce nuove** anche se mi sento sempre in colpa perchè sono una persona malvagia che recensisce poco *si autofustiga poi continua* ordunque! Io di scene romantiche ne faccio in generale poche, sia perchè anche io non le amo troppo, sia perchè non sono brava a farle XD E odio le mary-sue indi per cui creo personaggi assurdi e fuori di testa! E Mitsuki si salva anche, se dopo questa pubblico davvero una fic a cui sto lavorando andiam di male in peggio in questo senso XD
Zexion è figo °A° ed è bene che ogni tanto quel libro lo usi davvero per fare magie, non solo per tiratelo addosso, insomma.... X°°° Son contenta che tu abbia apprezzato quella parte, è stato difficile scriverla^^
E voglio fare anche io lezione così è_é

_Arthur_: *passa colla per la mascella* vè che sono stata una buona maestra per i capitoli da crisi esistenziale, eh? :3 Ma credo che alcuni dei precedenti siano stati peggio *patta*. Comunque puoi sfogarti quanto vuoi caro, tranquillo! Sono sempre qui per te! E quanto alla publicità devo ringraziare anche te per la tua^^ Grazie per i complimenti e....ci vediamo a scuola! XD

Poldovico: Mi fa piacere darti una buona impressione, questa fanfiction è la prima a cui abbia veramente lavorato con serietà, è un po' una figlioletta! E andare avanti è sempre più difficile xD Si, ho strapazzato Mitsuki anche troppo, anche lei ha diritto ad avere qualche capacità, povera^^ E sono io che la tratto male *lol* oddio, Mara Maionchi, quella frase l' ho infilata in una scenetta su Axel e Roxas che ho fatto con un' amica! E' ovunqueh! °^°
Semolaaaaaaaaa!!! Si, si è capito che prima di scrivere ho rivisto "La spada nella roccia" eh? XD


Qualcuno di voi lettori silenziosi e non viene al Lucca Comix? Nello specifico: qualcuno c'è il 30? Perchè è l' unica giornata in cui ci sarò io quindi se per strada incrociate Hilda di Polaris di Saint Seiya è molto probabile che sia io, soprattutto se giro assieme a Vincent Valentine, a C.C, a Demyx e a non so chi altro. Quindi se mi vedete non so...tiratemi in sasso, ignoratemi, decidete voi! XD

Alla prossima, buffoni contapalle!
(Also, spero abbiate colto la citazione, altrimenti ho fatto una figura del cavolo :3)


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Capitolo 18
*** Malefica e Malefica ***


Potete picchiarmi. Ho un discorso di scuse da fare alla fine XD
*MALEFICA*
Capitolo 17
*
Malefica e Malefica

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E deciderò di morire, così come uno chiude il telefono,
quando dall' altra parte c'è un seccatore o un cretino...
Ma voglio dire questo: che ci può essere in un uomo
una esperienza, una pena, un pensiero, uno stato d' animo
per cui la morte, infine, è solo una formalità.
Leonardo Sciascia, A ciascuno il suo.

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Se ciò che stavo vivendo in quel momento fosse stato la scena di un film, sarebbe stato uno di quei film sui replicanti o sugli alieni, uno di quelli in cui il protagonista si ritrova a combattere con il suo clone cattivo venuto per rimpiazzarlo. D' altra parte, colei che aveva trasformato il nostro incontro nel gioco del gatto e del topo, differiva da me unicamente nei vestiti.
"Pensi di scappare ancora a lungo?" la sua voce risuonò da chissà quale punto della distesa di macerie che mi circondava "Guarda che ottieni solo di prolungarti l' umiliazione, posso benissimo prenderti per stanchezza".
Deglutii. Aveva ragione, ero più stanca ad ogni fuga.
"Perchè non affronti il tuo destino con coraggio, una volta tanto?"
Strinsi le labbra e presi un respiro profondo. Con gli occhi chiusi feci un balzo fuori dal mio nascondiglio:
"Una volta tanto? Questa volta dura da fin troppo tempo"
La mia copia mi sorrise, appollaiata su ciò che restava di un muro in mattoni:
"In effetti per una della tua specie sei stata fin troppo brava a sopravvivere" spiccò un balzo, atterrando a due passi da me "E devo ammettere che, per quanto a volte piagnucolassi come una bambina, sei stata una persona piuttosto interessante da ascoltare. Non poteva essere altrimenti, come avrei potuto convivere con una qualche eroina armata di keyblade, dal cuore puro e limpido? No, devo dirlo, nella tua innocenza quell' oscurità che hai dentro ti ha reso un soggetto interessante."
Soffocai l' impulso di indietreggiare "Guarda, non so cosa tu stia dicendo. Tanto piacere se non sono una persona noiosa, ma questa cosa dell' oscurità e della luce nel cuore degli esseri umani me l' hanno già spiegata e non l'ho capita."
"Se la vuoi più semplice te la metto in questo modo" rispose Malefica "Le anime non si fondono con quelle di cani e porci, Mitsuki, c'è bisogno di certe condizioni che se non vengono soddisfatte non permettono la riuscita dell' obiettivo. Potrebbero essere tantissime a fare i pignoli, ma si possono riassumere solo in due fondamentali: innanzitutto, il corpo ospite deve essere adatto, deve essere sano e con una buona aspettativa di vita. Data la tua età la cosa è risultata ovvia. La seconda condizione, nonché la più importante, prevede che l' anima del malcapitato scelto sia almeno in parte affine a quella dell' usurpatore. Se un' anima malvagia come la mia cercasse di prendere possesso della persona più pura dell' universo, non riuscirebbe nemmeno ad uscire dal talismano rinchiudente. Ma se quella persona fosse pura solo in apparenza ed avesse dentro di sé una certa inclinazione a qualsiasi cosa di poco buono, a quel punto potrei far leva sui suoi punti deboli, cercare di farla cedere e diventare sempre più un tutt' uno con lei. Immagino che tu abbia già sentito questa storia, è ciò che ho fatto con te."
"Vuoi spaventarmi?"
"Sottolineo l' evidenza. Se tu fossi stata una vera pacifista saresti scappata da quel re Topolino appena avuta l' occasione, ti saresti fatta proteggere dalla luce abbagliante di Sora e dei suoi compagni. E forse io avrei avuto molte più difficoltà ad arrivare dove siamo ora" fece un sorriso inquietante, che si allargò nel momento in cui sentii le mie labbra curvarsi perplesse verso il basso. Scegliendo come scudo l' Organizzazione XIII avevo contribuito alla mia stessa distruzione? Malefica colse la mia domanda inespressa e proseguì:
"Tu invece no, tu hai scelto lo schieramento opposto. Sai dirmi perchè?"
Esitai. C'era sul serio un perchè? In effetti non mi ero mai posta la domanda per il semplice fatto che... non c' erano motivazioni, nonostante le avessi cercate. Non ce n' era nemmeno una, se non che...
"Ho seguito.... il mio istinto" mormorai, intuendo dove la strega stava andando a parare.
"Proprio così. E cos'è l' istinto, se non il riflesso di ciò che siamo veramente? Chi si schiera con l' oscurità diventa a sua volta parte di essa."
Scossi con forza la testa: "Ti ripeto" ringhiai "Che non ho la minima idea di cosa tu stia dicendo e soprattutto non mi interessa niente!"
"Non ti è piaciuta la sensazione che hai provato quando quel sorcio si è piegato alle tue richieste? Tu sapevi di fare la scelta sbagliata, non nasconderlo, eri cosciente che ciò che stavi facendo andava contro le regole del buonsenso, eppure ti sei lasciata incantare dai tuoi rapitori, hai voluto vedere soltanto il loro lato umano e hai tralasciato ciò che erano realmente: delle ombre. Creature delle tenebre che, mentre ti facevano credere di essere anche solo vagamente dalla tua parte, ti trascinavano lontana dalla luce, sempre di più, sempre di più. Il buio cancella la luce, non certo sé stesso."
Non risposi subito, mi ritrovai a fissare il pavimento coperto di detriti: attorno a noi era stato tutto distrutto dal nostro combattimento. Meglio, dai colpi che Malefica aveva lanciato cercando di colpirmi mentre scappavo da una colonna all' altra. Infine le feci la domanda che mi era sorta poco prima:
"E loro lo sapevano...questo?" sussurrai temendo la risposta.
"Si, è probabile. Sono dei seccatori, ma non sono affatto stupidi. Quelli sanno di certo tutto ciò che serve sapere riguardo a queste cose. Che c'è? Non guardarmi così, è assolutamente normale, lo hanno detto anche a te che le loro premure nei tuoi confronti erano mirate solo ed esclusivamente a tenere me sotto tiro. E' deludente lo stesso?"
Oh, tecnicamente lo era, ma non avrei avuto modo di arrabbiarmi stavolta. Probabilmente non avrei mai più messo piede nel loro castello e l'idea rese tutti i Nessuno improvvisamente molto più distanti. Come ci si arrabbiava con chi ormai non esisteva più? Comunque, non era di sicuro la peggiore che mi capitava da quando era iniziato tutto, io stessa mi ero più volte resa conto, in quel periodo, di essermi affezionata eccessivamente ad individui che vedevano in me solo un fragile contenitore. Mi avevano mandata a combattere da sola perchè in questo modo, nel peggiore dei casi, sarei morta solo io e non uno di loro. Si, lo sapevo perfettamente, anche senza parlarne mai lo avevo saputo dentro di me. Mi chiesi per un attimo perchè a quel punto fosse tanto necessario combattere, ma subito dopo mi pentii di quel pensiero fugace: avevo fatto una promessa. Non sapevo esattamente a chi l' avessi fatta, ma una voce nella mia testa mi diceva che sarebbe stato un tradimento. Nessuno mi aveva mai tradita, in fondo, volevo forse farlo io, che avevo passato quei mesi precedenti a pretendere quel poco rispetto che sapevo di meritare come essere umano?
Se dovevo davvero morire, se anche era stato tutto previsto, forse era il caso di morire conservando un minimo di dignità. Anche se nessuno mi avrebbe mai ringraziata o ricordata, avevo superato quel problema ormai da tempo. Beh, più o meno. Dicendo la verità, in quel momento nessuna lamentazione mi avrebbe in nessun modo allungato la vita.
Avevo solo un vago ricordo di come fossi finita su quel campo di battaglia. Quell' orribile quanto ormai familiare sensazione di cadere nel vuoto era durata solo pochi secondi, eppure in quei pochi secondi qualcosa era cambiato, anche se non riuscivo a ricordare cosa. Nella mia mente era tutto un' accozzaglia di immagini e sensazioni confuse: una scrivania, un castello, me stessa o forse Malefica, paura, rabbia, esaltazione e ancora paura, rumori di cose rotte e infine io in fuga che saltavo e scappavo con una velocità che non avevo mai avuto.
Umiliazione e desiderio di vendetta. Di nuovo la rabbia iniziò a crescere dentro di me e la sentii: quell' energia che avevo sentito scorrermi nelle vene durante l' addestramento di Merlino pervadeva ogni centimetro del mio corpo e lo riempiva di nuovo vigore. Nella mia testa rimbombavano delle voci che mi incitavano ripetendo ossessivamente le stesse frasi e sapevo che quelle voci appartenevano a Lèon, ad Aerith, a tutti, perfino a Nobuo e Ayame. Parlavano a volte insieme, a volte sovrapponendosi l' un l' altro. Li risentivo anche ora, mentre le stesse parole in tonalità diverse si mescolavano quasi come in un coro. Sembrava tutto così surreale che avevo il sospetto di stare immaginando tutto.
Ma non era la mia mente, in fondo, quella in cui ci stavamo muovendo? Mi sentivo strana, era come se conoscessi già il luogo che mi circondava, nonostante non vi avessi chiaramente mai messo piede; come se io stessa fossi l' architetto di quelle costruzioni diroccate, di quelle macerie polverose che rimanevano al posto di muri rasi al suolo; come se io stessa mi stessi ponendo quelle domande che sentivo provenire da Malefica.
Malefica.
Malefica che era me.
"Dio..." mi presi la testa tra le mani. Perchè quei pensieri tutti insieme? Che volevano dire? Avevano uno scopo oltre a quello di portarmi lentamente all'esaurimento? Gli occhi mi bruciavano, la testa mi scoppiava sotto la pressione di quelle voci continue.
"Basta" gemetti "Basta, per favore, basta, basta!" non riuscivo a capire nulla, tutto era panico, tutto...
Tutto era terrore, terrore puro.
L' hai sperimentato il terrore, no? Non riuscire a muoversi, temere l' avversario al punto da perdere ogni speranza.
"Mitsuki"
La mia nemica si era inginocchiata davanti a me. Sentii la sua mano sollevarmi delicatamente il mento e ad un tratto ebbi i suoi occhi puntati dritti nei miei. I nostri sguardi, identici e opposti si fusero. Oh, lei era così potente e io non riuscivo nemmeno a usare quella scintilla di forza che avevo trovato in me grazie all' aiuto di Merlino. Cosa poteva portarmi alla vittoria, cosa?
"Piccola mia, sei stanca. Sei terribilmente stanca, non è vero? Te lo leggo negli occhi che non ne puoi più" mi sorrise comprensiva "Queste cose non fanno per te, non sei d' accordo? Tu sei solo una semplice ragazza, non sei tagliata per vivere in questo mondo, né in nessun altro che non sia il tuo. Perchè nessuno lo capisce, eh? Perchè ti costringono a fare ciò che non vuoi, perchè ti chiedono l' impossibile e ti trascinano in battaglie che non senti tue? Questo è crudele, tesoro, è egoista, tu lo sai, tu la pensi allo stesso modo, sì. Vieni, vieni da me, hai solo bisogno di qualcuno che ti consoli" le sue mani accarezzarono dolcemente le mie spalle e con dolcezza la sentii cingermi in un abbraccio. Un abbraccio che ricambiai, nonostante ci fosse in lontananza qualcosa di sbagliato in quel gesto. C' era talmente tanto calore in quelle braccia che sembrava impossibile e ingiusto rifiutarle.
"Perchè non ti arrendi? Ascolta, io lo faccio anche per te, sai? Guardami, guarda come siamo uguali noi due. Siamo la stessa persona perciò io so cosa provi, perchè queste sensazioni le ho provate io stessa e le provo tutt' ora a contatto con te. Guardami, ti dico. Cosa vedi?" prese il mio volto tra le mani e con fermezza mi portò a sollevare gli occhi verso di lei:
"Non lo so..." risposi, alzando le spalle "Non so più chi sono, potrei essere io la cattiva e tu la buona, perchè in fondo non sono tenuta a ricevere spiegazioni su come vanno le cose. E' tutto terribilmente..."
"Frustrante"
"Si..." una lacrima colò sulla mia guancia, una sola seguita da nessun' altra "Ora che sono qui, qual' è il mio obiettivo? Perchè tutti sono sempre insieme a qualcuno quando combattono e io no? Non è giusto, cosa pretendono da me, che sappia cosa fare? Io.... io so a malapena come si chiama questo posto e dovrei sconfiggere te in un modo che non conosco e che ovviamente nessuno si è preoccupato di dirmi..."
"Tu non mi puoi sconfiggere, piccola." fu la risposta "Non è colpa tua, ma non puoi, non lo hai già capito da sola?"
"Credo di sì. Mi viene da ridere, li sto tradendo tutti" sospirai. Malefica sbuffò in risposta:
"Stai semplicemente capendo la verità. Cosa è peggio, opporsi ad un sistema ingiusto o trattare una persona come una marionetta come hanno fatto i Nessuno e perfino quei ribelli che ti hanno accolta?"
Lasciai scorrere un' altra lacrima, mi lasciai pervadere dallo sconforto, dalla sensazione che ormai per me era giunta la fine. Ogni fibra del mio corpo reclamava la pace, anche quella della morte. Perchè era vero, io non ero tenuta a combattere una battaglia che non era mai, mai stata mia. Non volevo. E allora addio.
"Farà male? Intendo morire"
"Per niente, se non ti opporrai" la sua mano mi sfiorò la guancia e a quel punto fui io stessa a prender l' iniziativa, gettandomi tra le sue braccia con impazienza. Sentii la sua lieve risata rimbombarle in petto e le sue braccia che mi stringevano.
"Pronta?"
"Solo una cosa. Posso dirla? Solo due parole. La prima è grazie. Per avermi fatto capire la verità"
"La seconda?"
"La seconda è crepa."
Avvenne in un attimo, perchè sapevo che non avrei avuto altro tempo. Nella tasca del mio cappotto, per tutto quel tempo, c' era stato un oggetto: il piccolo coltello dalla lama corta ma affilata, il regalo che avevo ricevuto da Yuffie poco prima di avventurarmi da sola. In un attimo strinsi la presa sull' impugnatura e semplicemente, senza pensarci due volte, calai l' arma verso il basso affondandola in un punto imprecisato della schiena della mia sosia. Affondai e affondai la lama con orrore crescente e allo stesso tempo con una foga sempre più forte. Malefica urlò e il suo urlo per un secondo risuonò nella mia testa. In quel secondo rallentai e qualcosa mi colpì al petto, un calcio che mi mandò lunga distesa sulla pietra. Annaspai alla ricerca di aria, continuando a stringere la lama e mi costrinsi ad aprire gli occhi in fretta, perchè la mia mossa aveva funzionato solo in parte e lei era ancora lì. Mi rialzai in tempo per schivare un rabbioso lampo elettrico. Ansimando, osservai quanti danni ero riuscita a provocare e ciò che vidi mi riempi contemporaneamente di felicità e ansia. Il volto della mia gemella non mi somigliava più nemmeno un po', ormai sfigurato da una rabbia disumana che veniva accentuata ancor di più dalla posizione curva in cui era costretta: dal suo braccio, nonostante i vestiti neri, si vedeva chiaramente colare il sangue e il dorso della mano era solcato da strisce scarlatte. Si reggeva in piedi a fatica. Io avevo fatto quello? Io avevo accoltellato qualcuno di mia spontanea volontà, io che fino a quel momento non avevo fatto altro che autocommiserarmi?
"Maledetta bastarda, come hai osato?!" anche la voce che uscì dalla sua bocca era stravolta dalla furia. Quella visione mi riempì di una strana sicurezza: lei non era invincibile, l' avevo colpita, l' avevo presa alla sprovvista!
"Me l' hai detto tu cosa fare." dissi "O meglio, me l' hai fatto capire: io e te siamo la stessa cosa, nonostante veniamo da due dimensioni temporali diverse resta il fatto che condividiamo lo stesso corpo. E assieme al corpo era ovvio che condividessimo le emozioni. Per questo mi ero esaltata prima, perchè lo eri anche tu e credevo di essere imbattibile quanto te. E allora mi sono chiesta: se tu sei in grado di condizionare il mio pensiero, perchè io no? Ho finto tutto, ma dovevo essere convincente: per ingannarti e renderti vulnerabile dovevo diventare a mia volta vulnerabile; mi sono riempita la testa di pensieri tragici a tal punto che ho quasi iniziato a crederci e a vacillare. Ti sei creduta vittoriosa, in realtà stavi perdendo, esattamente come accadeva a me nei miei pensieri. Dì la verità, questo non te l' aspettavi, eh?"
Misi fin troppa enfasi nell' ultima affermazione, perchè in fondo non potevo sapere quanti danni le avessi effettivamente procurato, ma ero certa di averle fatto male, molto male. Almeno nell' orgoglio.
"Piccola impertinente" sibilò la strega con espressione dolorante "Se credi che basti questo sei fuori strada. Ti farò a pezzi prima che tu sia riuscita di nuovo ad avvicinarti a me!"
Ebbi l' impulso di indietreggiare, ma al primo passo mi fermai. "No, non questa volta. Tu mi hai portata qui per distruggermi dall' interno: questo luogo...è ciò che io e te condividiamo, giusto? Non la mia anima e nemmeno la tua, ma la nostra, quella parte di entrambe che è un tutt'uno con l' altra. Lo sai qual' era il motivo per cui, secondo il mio professore, non ero capace di capire la fisica e la matematica? Diceva che erano troppo esatte per me, che mi perdevo nelle mie fantasie e perdevo il contatto con la realtà. E aveva ragione, me ne sono resa conto quando l' unico modo perchè io capissi le leggi dell' energia è stato parlare di stelle e galassie. Ho un' immaginazione molto fervida, sai? E qui, dove sono i pensieri a comandare, io posso essere quello che voglio: anche qualcuno in grado di sconfiggerti!"
Terminai la frase e calò il silenzio. Malefica mi guardava fisso negli occhi, la fronte aggrottata e i denti stretti:
"Bene" disse infine raddrizzandosi "I miei complimenti per l' intuizione, devo dire che me l' hai fatta. Starò al tuo gioco, Mitsuki, vediamo un po' chi ha l' idea più geniale per vincere. Ma ti avverto: non sperarci troppo."
"Mi hai tolto le parole di bocca" replicai.
In realtà non ero così sicura delle mie parole. Tutto ciò che facevo si stava basando su una pura ipotesi che avevo formulato poco prima. Aveva un senso, ma avevo imparato a fidarmi poco della logica quando non mi trovavo a casa mia. Perciò mi fidai del mio istinto e delle mie preghiere.
E quasi scoppiai a ridere quando mi accorsi di avere ragione, quando vidi comparire sul suo volto un' espressione dapprima perplessa, poi via via sempre più stravolta. Perchè ci aveva provato e non ci era riuscita: le ferite che le avevo inferto non guarivano. Per un attimo mi sentii terribilmente geniale, anche se subito dopo mi schiaffeggiai mentalmente, perchè non potevo permettermi di perdere la lucidità. E poteva ancora non significare nulla.
"Perchè..." ansimò guardandomi con rabbia, stringendo con una mano la spalla martoriata "Che diavolo..."
"Quindi è vero..." mormorai a mia volta. inspirai a fondo, ricambiando il suo sguardo "Poco fa hai detto che se io mi fossi schierata con Topolino e Sora, tu non saresti riuscita ad arrivare dove siamo ora. E tempo fa sostenesti che lo schieramento dei cosiddetti buoni era composto da gente terribilmente noiosa. E per quel poco che vi ho avuto a che fare, ammetto che hai ragione: non ho mai conosciuto Sora e credo di non tenerci troppo, perchè otterrei solo di sentirmi ripetere discorsi che più o meno ho già sentito, insomma, roba su quanto la luce, l' amicizia e l' amore siano importanti. Tutte cose che in effetti hanno senso, non lo nego, ma che non fanno per me; sarebbe da scemi cercare di paragonare me a uno di quei santi del keyblade che cancellano l' oscurità con un movimento del polso, io l' oscurità non la mando via, la attiro! Sono una calamita per guai, sfighe e azioni veramente stupide - che tu conosci bene - e negare questo non solo non sarebbe utile, ma sarebbe, anzi, dannoso. Nascondermi in questo modo ha dato potere solo a te e non riuscirai più a mettermi in soggezione facendomi notare quanto io sia malvagia dentro: non lo sono. Sono umana. Ho la mia parte buona e la mia parte cattiva come tutti quanti e non ho scelto nessuno schieramento, sono semplicemente rimasta con chi mi ha trovata per prima. Si, è vero, quando ho potuto andarmene ed ero cosciente della scarsa bontà dei miei carcerieri, ho rifiutato. E adesso, pensandoci, l' idea che qualunque cosa succeda io potrei non rivederli mai più mi riempie di malinconia. Ma non significa nulla, perchè sarò anche debole e stupida, ma ho un cervello che ho sempre usato per ricordarmi chi ero e un cuore che ho ascoltato sempre: per quanto fossi superficiale, è arrivato un momento in cui a questa cosa dell' amore che vince il buio ho dovuto crederci, perchè era l' unica cosa a cui potevo aggrapparmi. Lo vedi questo?" e strinsi la presa sul manico del coltello di Yuffie "Questo è un regalo ricevuto da parte di una di quelle persone noiose che dicevi. La persona che me l' ha dato ha creduto in me nel momento in cui me ne ha fatto dono, lo so... lo sento stringendolo tra le mani: in qualche modo questo coltello conserva una traccia della fiducia e della speranza di quella ragazza; anzi no, di tutti coloro che pur non sapendo chi io sia sperano in qualcuno che ti distrugga per sempre, che inconsciamente mi trasmettono la loro forza. E questa forza, Malefica, a te fa male, è questo ciò che veramente può sconfiggerti. Non la magia più potente o l' arma più distruttiva, ma l' amore, il fottutissimo e maledettissimo amore contro il quale la tua potenza non può nulla. Ecco perchè io posso sconfiggere te, ma non può accadere il contrario. Avrei voluto capirlo prima, per risparmiarmi diversi momenti di angoscia, ma non ha più importanza; ho cambiato faccia e ruolo innumerevoli volte negli ultimi tempi e adesso è arrivato il momento che giochi l' ultima carta, quella della guerriera che combatte per un ideale: sei morta, perché ora so che i miei attacchi li puoi subire."
Malefica aveva ascoltato le mie parole senza mutare di un solo cenno la sua espressione. Sentivo il suo respiro pensante, reso più simile ad un ringhio dalla rabbia e forse dalla fatica di stare in piedi. Ora che ero arrivata a quel punto cosa avrebbe fatto?
"Morta, eh?" sputò per terra guardandomi con disprezzo "Se devo morire io allora mi seguirai anche tu: ti annullerò da morta, a meno che non riesca a farlo da viva!"
Alzò il braccio teso con decisione e nel suo palmo vidi comparire quell’arma che era familiare anche a me: lo scettro dorato, il cui globo brillava in cima di un’ inquietante luce verde, quella stessa luce che aveva dato inizio a tutto, che aveva brillato davanti ai miei occhi nell’ ultimo istante in cui avevo potuto definirmi ancora umana. All’ interno della sfera ora mandava lampi rabbiosi, quasi come se fosse in risonanza con le emozioni della sua padrona.
“Ti disintegro, piccola impertinente” esclamò quest’ultima “Vedremo se avrai ancora una bocca con cui darti delle arie! Niente più discorsi, niente ripensamenti: un solo colpo e tra pochi secondi rimarrò solo io, o nessuna di noi due!”
Lo scettro sembrò caricarsi di fulmini minacciosi. Il cielo divenne scuro e dense nubi violacee si addensarono sopra di noi, muovendosi in circolo con velocità, mentre il vento iniziava ad ululare attraverso le macerie. I lampi improvvisi illuminavano a giorno quello scenario apocalittico; le saette piovevano dall’ alto e si concentravano sullo scettro, che agiva come un parafulmine e inglobava energia. Malefica era in piedi, dritta come se le sue ferite non esistessero più. Era spaventosa, bellissima con quel viso quasi trasfigurato dal potere che stava scorrendo nelle sue vene. Dentro di me, qualcosa mi avvertì che quella sarebbe di certo stata la fine, perché ma una comune umana avrebbe potuto contrapporsi ad una strega.
Io però… io non ero una comune umana. E di colpo fu come se, dopo aver rovistato a lungo, avessi finalmente trovato la tessera finale da fare combaciare con il mio puzzle, come se qualcuno avesse appena acceso la luce in quella stanza buia che era la mia testa. Ogni cosa si collegò definitivamente a quella giusta e alla buon’ ora capii quell’ ultima parte che mi mancava. Capii perché ero finita in quel luogo, perché vi ero finita in quel momento e in quel giorno. Se non trovai la bontà nel piano di Xemnas ne trovai quantomeno il senso logico.
La mia gemella, di fronte a me, con le braccia spalancate e tese verso l’ alto stava immagazzinando sempre più energia con l’ intenzione di scagliarmela addosso e distruggermi definitivamente. Non aveva capito. Esaltata dalla superiorità aveva tralasciato quel dettaglio. E io di colpo mi sentii più potente di quanto mi fossi mai sentita, poco importava che in realtà non sapessi bene come agire, ma mi stessi affidando all’ istinto.
‘Al diavolo’ mi dissi ‘Questa è la resa dei conti, chi vince ora vince tutto’
Il braccio con il quale Malefica stava reggendo lo scettro fu caricato all’ indietro. E infine, in un turbinio di saette e in uno scrosciare assordante di tuoni si scagliò verso di me. Solo che stavolta ero preparata: stavolta qualcosa, dentro di me, mi diceva cosa sarebbe successo; mi diceva che quell’ attacco poteva essere potente quanto voleva, ma non lo sarebbe stato mai abbastanza, lo avrei parato. Perché non stavo facendo altro che attaccare me stessa.
 Qualunque cosa volesse dire, portai le braccia tese davanti a me, le mani spalancate per parare quel colpo. Sentii l’ impatto con l’ esplosione di energia scuotermi come un terremoto e spingermi all’ indietro, sentii i muscoli tendersi all’ improvviso, strappandomi più di un urlo di dolore. Eppure strinsi i denti e lentamente mi raddrizzai, avvertendo finalmente in tutta la sua forza quel potere che avevo conquistato con fatica e sul cui scopo mi ero tanto interrogata. Nonostante tutto, non potei non pensare a quanto quella situazione risultasse, in un certo senso, comica: Malefica che, volente o nolente, mi dava la possibilità di distruggere sé stessa. Fossi sopravvissuta lo avrei proposto all’ insegnante del laboratorio teatrale.
“Pensi di poter resistere ancora a lungo?” la sua voce mi riscosse dai miei pensieri, giungendo da un punto imprecisato che veniva ascosto dalla luce abbagliante che stavamo producendo “Non ce la farai, non hai la minima speranza contro di me!”. Quel grido era impregnato di rabbia, ma era una rabbia stentata: nonostante non lo desse a vedere sentivo che anche lei si stava stancando a causa delle ferite ricevute, che nel frattempo non erano guarite.
Stava cedendo.
“Ancora?!” ribattei “Ripeti questa frase ormai da mesi, ma non l’ hai mai mutata in realtà. Tu farai una brutta fine, molto presto anche!”
Ed esattamente come avevo fatto tutto il resto – ovvero in un modo che assolutamente non conoscevo e non volevo conoscere – mi ritrovai ad attingere ancora di più a quella fonte di energia e aumentai la mia potenza, opponendo all’ attacco della strega un altro mio. Aumentai ancora e ancora, nonostante intuissi che non era esattamente una buona idea.
‘Scema!’  Quella voce nella mia testa continuava a ripeterlo ‘Cosa credi, che parlasse a caso, quando ti ha detto che voi due siete diventate una cosa sola? Se la uccidi, quali garanzie hai di sopravvivere anche tu?”
Strinsi i denti, ma la risposta era una sola. E la gridai con tutto il fiato che avevo in corpo.
“Nessuna! Ma saranno di certo molte di più di quante io ne abbia ora!”
E poi… e poi, semplicemente, fu la fine. Fu un lampo di luce talmente accecante da unire dentro di sé perfino le sfumature plumbee del cielo e i lampi smeraldini che agitavano l’ aria. Fu un respiro mozzato nel petto prima di rendersi conto che, in qualche modo, di respirare non ce n’ era più bisogno.
Fu la netta sensazione di qualcosa che da qualche parte si sgretolava e, lentamente, svaniva in una nube di polvere. Qualcosa che era stato parte di me.
Qualunque cosa fosse, lasciava dietro di sé una scia amara che sapeva di addio.

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HEM! Le cose da dire sarebbero tante.
Innanzitutto il prossimo capitolo sarà l' ultimo. La mia idea era di fare un mega capitolo e di finire con questo, considerando che il prossimo non verrà lungo - credo. Ma alla fine mi dispiaceva non avervi avertiti e soprattutto di mollarvi lì la conclusione dopo mesi che non mi facevo più sentire.
Appunto, scusate per questo, tesori <3 Ho avuto taaanti casini, la voglia di scrivere per un bel pezzo mi è letteralmente morta e se mi fossi imposta di fare qualcosa avrebbe fatto di certo schifo; e io sono già una che ragiona un po della serie "E' molto probabile che io abbia scritto una cagata pazzesca", perfino quando sono nel mio stato migliore, quindi niente XD Tuttora rileggendo vecchie fanfiction o i primi capitoli di questa sono molto "Cos'è 'sta roba?!" (in senso buono eh XD). Mi piacerebbe essere una di quelle scrittrici che promettono aggiornamenti settimanali e puntualmente aggiornano davvero, non come me che al massimo duro un mese, ma ho abbandonato le speranze di diventare puntuale! Spero che mi vogliate bene lo stesso, anche se molto probabilmente qualcuno di voi è andato a spulciare gli ultimi due capitoli per ricordarsi dov' eravamo rimasti. Ehi xD
Comunque, come dicevo, nel prossimo capitolo everithing will end! E il discorso strafigo su quanto vi voglia bene per avermi supportato lo farò lì. In ogni caso non mi sembra vero, tanto che sospetto che, in parte, la mia scarsa voglia di scrivere fosse dovuta al non voler vedere finita quella che, alla fine, è la mia prima fanfiction scritta con un minimo di serietà. Di certo è la mia prima long-fic e considerato questo sono felicissima per aver ottenuto un bel risultato.
Rimandiamo le lacrime al prossimo aggiornamento <3
Che poi... sono nei casini, perchè ho due idee per il finale, una a totale lieto fine e una meno e mi piacciono entrambe. Solo che sono completamente diverse!! D: Ok, prenderò una decisione!
Ciao a tutti!**

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Capitolo 19
*** Epilogo ***


*MALEFICA*
*Epilogo*

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"Perchè indossi quello stupido costume da coniglio?"
"Perchè indossi quello stupido costume da uomo?"
Donnie Darko.

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“I fiori! I fiori non vanno bene! E quella lampada è storta!”
Quella mattina mio zio aveva chiamato da Tokyo per congratularsi con me. Alla fine del discorso, con tono solenne, aveva aggiunto una frase molto semplice: L’ ultimo anno di liceo viene solo una volta nella vita.
E meno male! Pensai di sfuggita, mentre osservavo mia madre, immersa nei preparativi per la festa con i parenti, dare di matto per dettagli completamente impossibili da notare. Non dissi nulla, non sarebbe servito a smuoverla dalle sue convinzioni.
“E qualcuno si decida a spolverare quei soprammobili, che si fa se qualcuno è allergico alla polvere?!”
Ecco, alcune di quelle convinzioni forse potevano risultare lievemente malate a volte. Forse però avrei potuto fare un’ eccezione per quel giorno, per la tanto attesa festa del diploma; la svolta della mia vita, insomma, un’ occasione che valeva la fatica di trasportare dalla cantina gli scatoloni con le decorazioni più belle. L’ intera mia famiglia, quel giorno, sembrava percorsa da una scarica di eccitazione inestinguibile: correvano a destra, a sinistra, spostavano vasi e foto, appendevano lanterne, le toglievano, le sostituivano con altre. Sembravamo una famiglia di americani nel Columbus Day. E in tutto quello…
In tutto quello c’ ero io. Io, sul divano, che tracciavo con lo sguardo i percorsi dei miei parenti tra un punto e l’altro del salotto, senza dire una parola. Avrei dato non so che cosa per alzarmi e unirmi all’ isteria generale, ma dentro di me avevo una strana sensazione, come una voce che ripeteva costantemente quanto tutto quello fosse… sbagliato. Qualcosa non andava in quella situazione, qualcosa era fuori posto e io non riuscivo a capire che cosa fosse. Un oggetto in una posizione errata? No, non avrebbe potuto fregarmene di meno. Avevo dimenticato ricorrenze importanti? Ma non c’ erano compleanni in quei giorni, l’ anniversario di Ayame e Nobuo era stato a febbraio e l’ appuntamento con Chiyo per fare shopping  era tra due giorni. Il mio calendario era a posto. Non c’ era un solo dettaglio della mia vita, in quel momento, che fosse fuori dagli schemi. E allora perché mi sentivo così male? A cosa si riferiva quella voce distante?
“Mitsuki? Ci aiuti di tua spontanea volontà o devo venire io a prenderti?” mia madre fece una pausa momentanea dalle sue faccende per squadrarmi corrucciata.
“Lascia perdere, ma’!” esclamò Haruko districando un filo di lucine “Tanto non viene!”
Tanto non viene…
Lascia perdere…
Lascia…

“Lascia perdere” la sua voce giunse nuovamente alle mie spalle “Te lo dico per l’ ultima volta: non verranno.”
La luna nel cielo continuava a brillare, come se non fosse passato un solo minuto da quando l’ avevo contemplata la prima volta. Io stessa non avrei saputo dire quanto tempo fosse trascorso, i minuti e le ore sembravano avere un modo tutto loro di esistere. Il vento soffiava dolcemente, le onde del mare si infrangevano timide sulla spiaggia, bagnandomi  i piedi nudi, ma era come essere tornati nel Mondo che Non Esiste: una notte buia e continua, ma con le sole nude rocce come contorno.
“Non ho chiesto un parere” dissi semplicemente, continuando a tenere lo sguardo fisso sul mare.
“Non verranno a prenderti e lo sai anche tu. E’ tardi ormai.”
“Zitto.”
“Sono morti tutti.”
“HO DETTO ZITTO!”


“Vedi, che ti dicevo? Nemmeno ascolta. Scema!”
“Ho avuto un flashback, credo.” mormorai, corrugando la fronte, accorgendomi a mala pena del fatto che mia sorella mi aveva appena insultata senza troppi giri di parole.
“Tipo Willy Wonka?”
“Tipo…”
Dovevo sembrare decisamente messa male, perché mia madre interruppe il suo lavoro e mi squadrò con un’ aria molto più preoccupata di prima:
“Tesoro” si sedette accanto a me “Va tutto bene?” mi posò una mano sulla spalla e quel gesto riuscì a riscuotermi quel che bastava per riuscire a guardarla. Cosa avrei dovuto rispondere?
“Si” annuii con decisione “Credo di essere solo stanca, non ho dormito praticamente per niente durante gli esami”. Reggeva, come scusa; mia madre alzò un sopracciglio, probabilmente intuendo che c’ era qualcos’ altro sotto, ma non disse nulla e si limitò a sorridermi.
“Vado a riposarmi un po’” affermai, alzandomi dal divano e dirigendomi al piano di sopra. In realtà non avevo mentito sul fatto che negli ultimi tempi il mio sonno era diventato irregolare, ma non perché non dormissi. Certo, la sessione degli esami finali aveva dato il suo degno contributo alla quantità di stress accumulata, ma la ragione vera era un’ altra: erano i sogni, sogni ricorrenti e confusi, immagini e suoni che sembravano avere un significato profondissimo per una parte di me, ma che per l’ altra erano soltanto ammassi di roba completamente priva di senso logico. Mi svegliavo la mattina con quell’ orribile sensazione di dimenticanza, e per l’ intera giornata rimanevo preda di un’ incredibile nostalgia. Era quello a farmi impazzire: rimpiangevo qualcosa e non sapevo cosa.
Avrei venduto mia sorella su ebay per capirlo.

“Che cosa fai quando non hai la minima idea di cosa tu abbia fatto negli ultimi tre mesi della tua vita?” La mia espressione vuota non era cambiata di molto; era cambiato soltanto l’ ambiente, che da casa mia si era trasformato nella gelateria preferita da me e Ayame, ed era cambiata la compagnia che ora consisteva nella mia amica, intenta ad impedire al proprio gelato di finirle sui pantaloncini bianchi nuovi di zecca. Mescolai distrattamente il mio milkshake, mentre Ayame passava a fissarmi con uno sguardo simile a quello di mia madre.
“Cosa?” chiese con una punta di perplessità nella voce.
“Quello che ho detto. Insomma, cioè, non è che non mi ricordo, direi piuttosto… mi sembra di avere vissuto un sogno. E’ successo qualcosa di importante?”
“Ultimamente? Proprio no. Abbiamo studiato, siamo andate al mare, abbiamo studiato, fatto shopping e… ah si: abbiamo studiato. Una noia mortale con un’ ansia terribile alla fine. Basta, se è successo qualcosa di bello oltre al mio compleanno me lo sono persa”.
“Credo ci sia anche il tuo compleanno in mezzo a tutta la lista di eventi che mi confondono.” La rossa inarcò un sopracciglio “Io… sento che mi manca qualcosa. Ti è mai capitato di sentirti vuota, come se all’ improvviso non ci fosse più niente di interessante nella tua vita?”
Ayame annuì: “Si, dopo il concerto dei Nightmare dell’ anno scorso, quello in cui ho quasi cavato un occhio a quella tipa per farmi notare da Sakito, ti ricordi? In quel momento mi sono sentita talmente eccitata, che quando siamo tornate a casa niente aveva più senso. Oddio, Sakito, cosa non era con quei pantaloni bianchi!” il suo tono di voce passò dall’ incerto al sognante con la rapidità di un fulmine e, seppur involontariamente, riuscì a farmi sorridere.
“Ho come l’ impressione di aver fatto qualcosa di terribilmente figo e importante” continuai poco dopo “Ma non so cosa”
La mia amica mi guardò, poi semplicemente si strinse nelle spalle:
“Se lo hai fatto non me lo hai detto” disse sorridendomi un po’ tristemente.
“Doveva essere decisamente personale, suppongo…”

Respirai a fondo, perché arrabbiarmi non mi sarebbe servito, in quella situazione.
“Quindi non mi dirai niente?”
“Cosa dovrei dirti?” si rivolgeva di nuovo a me con quel tono saccente e distaccato che mi faceva impazzire. Eppure sapevo che, in quella desolazione nera, tutto era meglio dell’ essere soli. Perfino la compagnia di Diz, se era quello il suo nome.
“Capito” comunicai alzando le braccia al cielo, in posizione di resa “Non mi dici chi sei, non mi mostri il tuo volto, ma sai tutto di me e io devo pensare che sia la cosa più naturale del mondo. Voglio solo fare conversazione, da dove vieni tu non si usa? Non puoi permetterti di sparare qualche frase a caso per spaventarmi e poi non spiegarti.”
“Non c’è nulla di ciò che ho detto che necessiti di una spiegazione.”
“Balle. Come sai che sono morti, li hai visti? Sono stati qui? CHI li ha uccisi?”
Diz rimase in silenzio e per un attimo pensai che non mi avrebbe degnato di una risposta, come al solito.
“La loro pazzia gli si è rivoltata contro, potremmo dire.”
“Sibillino, tanto valeva stessi zitto.” Raccolsi una pietra e la lanciai sulla superficie del mare, increspando per qualche secondo quello specchio perfetto. Ne lancia un’ altra e un altra ancora.
“Sora.”
La mia mano, che stava per lanciare un altro sasso, si fermò di colpo.
“Cosa?”
“Ha fatto ciò che doveva. Ora tutto è più in ordine, ora loro non sono più un pericolo.”

“Mi sento… sdoppiata.”
Il mio milkshake era diventato caldo. Rigirai il bicchiere tra le mani, prima di gettarlo nel bidone vicino con un lancio perfetto.
“Suppongo che verrà fuori tutto quanto da sé” ipotizzai poco convinta “Non che sia poi così importante, alla fine”.
Un’ altra balla.

L’ intero mio corpo fu scosso da un brivido. O era un singhiozzo?
“Non lo sono mai stati” affermai, cercando di mantenere la mia voce il più naturale possibile, un’ impresa non da poco.
“La tua mente piegata dagli eventi ti impedisce di capire le cose nel modo giusto. Non te ne faccio una colpa, se avessi potuto agire liberamente-”
“Sarei rimasta lì. Non me ne frega niente di ciò che pensi tu, per il resto la mia mente piegata dagli eventi si è stancata di questo posto, perciò fammi uscire”.
“Uscire è impossibile”.

Fu solo nel tardo pomeriggio che tutto quanto ebbe fine. Fu quando i miei piedi, mossi da una forza sconosciuta mi condussero in quel posto. Quel luogo che sembrava avere un significato importantissimo,per un motivo sconosciuto. Non capivo, non riuscivo a incastrare i pezzi di quel complicato puzzle, ma la sensazione di completezza che mi pervadeva mentre con le dita sfioravo le foglie verdi dei cespugli era qualcosa di unico. Sulle mie labbra si fece strada un sorriso. Era lì, la chiave di tutto era lì.

“No” sbottai “Questo non te lo permetterò, te lo puoi scordare!”
Eccole lì, le lacrime. Alla fine avevano abbandonato i miei occhi per rigarmi le guance. Ma Diz sembrò non essere toccato dalla mia reazione:
“Volevi uscire? Puoi, il prezzo da pagare è quello”.
“PERCHE’?” il mio urlo squarciò il silenzio tombale che ci circondava. Nascosi il volto tra le mani, cercando di asciugare via quelle lacrime. Non ricevetti risposta, ma dopo forse un minuto o due, sentii un rumore, un fruscio; e quando alzai il volto, l’ uomo era in piedi davanti a me. Con un sospiro portò le mani al cappuccio e, infine, vidi davanti il volto di un uomo segnato dalla fatica e dal dolore. Vidi due occhi azzurri e penetranti che raccontavano molto più di ciò che avrebbero potuto fare le sue parole.
Vidi il volto di Ansem il saggio, un volto indecifrabile che non appariva né buono né malvagio.
“Perché è così che deve andare” la sua voce era sempre bassa e lenta, ma senza il cappuccio sembrava acquistare automaticamente una punta di umanità in più. Poggiò le mani sulle mie spalle, stringendo leggermente la presa: “Perché sei giovane e nonostante tutto sei riuscita a non farti corrompere dall’ oscurità che ti circondava. Tu hai visto il buono in creature che per ciò che hanno fatto avevano ormai perso ogni possibilità di redenzione. Sei forte, più di quanto credessi all’ inizio, quando il tuo nome mi è giunto da lontano, e ciò che meriti non è la guerra, ma a possibilità di ricominciare da capo, come se tutto non fosse successo. Dimentica tutto, Mitsuki, dimentica ciò che hai fatto, con chi sei stata in questo tempo e ricomincia a vivere nel modo che più ti si addice.
Tirai su con il naso: “Io non… non voglio… loro…”
“Lo so” Ansem mi offrì un lieve sorriso “Ma credimi, ci sono eventi che è meglio dimenticare. Non sempre il tempo migliora le cose, io ne sono la prova vivente. Io non merito la dolcezza dell’ oblio, è giusto che sconti le mie colpe; ma tu sei estranea a tutto questo e desidero che rimanga tale. Non ti dirò che un giorno mi ringrazierai, perché scomparirò dalla tua memoria assieme al resto di ciò che è stato parte di te. Ma saprò di essere stato utile almeno ad una persona. Lascia qui i tuoi ricordi, ragazza mia, lascia che queste onde li inghiottano e torna alla vita.”
A quel punto avevo smesso di piangere. Il mio volto era una maschera impassibile.
“Va bene”.
Forse era davvero giusto così.

Sorrisi di nuovo. Ma stavolta ne conoscevo il motivo.
“Ti ho aspettata, sai?” dissi al nulla “Avevo l’ impressione che fossi da qualche parte dentro di me, ma non sapevo che fossi davvero tu.”
Anche lei sorrise, ovunque si trovasse in quel momento “Ci sono stati alcuni problemi. Ma sono felice di essere riuscita nel mio intento; spero solo che non sia stato un errore.”
“No, non lo è stato.” Affermai “Grazie” aggiunsi poi, in un sussurro.
“Io non ho avuto nessuno a proteggermi” spiegò “Il destino ha voluto che diventassi uno strumento del nemico, ma con te è stato diverso. Non so dire esattamente perché, avresti dovuto fare la mia stessa fine, ma qualcosa è andato storto e tu ti sei salvata. Sono contenta che almeno a qualcuno sia andata bene, per questo mi sembrava quasi crudele che tu dimenticassi. Mi sono unita a te in quell’ istante in cui l’ anima di Malefica è scomparsa del tutto, prima che tu cadessi nel mondo dell’ oscurità. Il patto che hai fatto non mi ha inclusa, perciò ho potuto fare in modo che rimanesse comunque un ricordo di tutto quanto dentro di te.”
Il silenzio calò sul boschetto. Mi guardai intorno, riuscendo finalmente a collegare quel luogo a ciò che mi aveva tanto tormentata in quei giorni. I miei occhi si posarono sui cespugli di fronte a me, aspettandosi quasi di veder spuntare tra il fogliame una chioma rosso fuoco e una bionda. Anche con il senno di poi, forse avrei ripetuto quell’ esperienza, in linea con il mio masochismo.
L’ altra me sorrise: “E’ come un deja-vù, non ti pare?” ma il suo tono tradì una certa malinconia. E a quel punto la domanda che prima era stata solo un puntino nella mia mente sorse spontanea:
“E tu? Tu che farai ora?”
Sospirò, ma non sembrava davvero triste: “Io sono già morta da tempo Mikki, questa ormai è solo una flebile traccia della mia ombra. Non ho paura, non temo ciò che è passato; anzi, aiutarti mi ha dato la possibilità di fare qualcosa di buono e di non sentirmi inutile. Va bene così, ad un certo punto bisogna anche accettare la realtà.”
Annuii. Sapevo che era così, aveva ragione. Forse anche io avrei dovuto accettare le cose come andavano, senza cercare sempre una scappatoia, forse così avrei avuto meno problemi; o forse ne avrei avuti di più, chi poteva saperlo? Ogni minimo dettaglio, se cambiato di posto, avrebbe potuto avere effetti devastanti.
“Mi mancherai” dissi semplicemente, perché non c’ era bisogno di altro a quel punto. Tutto ciò che c’ era da dire era stato detto, tutto ciò che si doveva fare era stato compiuto. Ogni cosa, anche il più lungo e tortuoso dei viaggi, prima o poi giungeva alla fine.
“Come potrei? Senti mai la mancanza di te stessa?” rise limpidamente e il secondo dopo già non c’ era più.
E’ fatta.
Le mie dita sfiorarono i bottoni della mia camicetta, si infilarono leggermente all’ interno per tastare quell’ oggetto che era contemporaneamente bellissimo e terribile. Lo sfilai dal collo, lasciando che i raggi del sole si infrangessero sulla pietra verde al centro.
Avevo finito, ero libera. Mi staccai dall’ albero a cui mi ero appoggiata e lentamente percorsi il sentiero a ritroso.  Mi chiamavo Mitsuki Kurosaki, diciannove anni e mezzo, appena iscritta all’ università e in procinto di trasferirsi a Tokyo.
Da alcuni conosciuta come la reincarnazione di Malefica la strega.
Ma questo era solo un dettaglio.

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E siamo alla fine. Mamma mia, come è brutto dirlo! Due anni ci sono voluti per questa fanfiction, due anni, non esattamente pochi. Malefica è stata la prima fanfiction che io abbia scritto con la voglia di scrivere davvero qualcosa, di far conoscere al mondo le mie idee. Ed essendo andata avanti per così tanto tempo è passata attraverso un sacco di cose: periodo belli, orribili, così così; mi ha vista assalita dal blocco dello scrittore per un numero infinito di volte, ha visto il mio stile evolversi e lo avete sicuramente visto anche voi che dal primo capitolo mi aveve seguita fino a questo epilogo. Lo stesso personaggio di Mitsuki è cambiato nel corso del tempo, mi piace pensare che sia maturata assieme a me.

Ecco, vi voglio ringraziare, tutti voi. Voi che avete letto questa storia, che l' avete recensita, che mi avete rassicurata dicendo che vi piaceva nonostante io non ne fossi convinta, che avete riso dei momenti idioti che a me sembravano fuori luogo. Grazie a chi l' ha messa tra le preferite, seguite e ricordate, grazie perchè 79 recensioni manco me le sognavo quando ho iniziato a scrivere!
Voglio ringraziare _Arthur_ e Arthemisian che scleravano con me anche dal vivo e chi si è fatto sentire su facebook.
Insomma, ringrazio tutti, potrei rimanere fino a domani a ringraziare.

Questo epilogo non è nessuno dei due finali che vi avevo accennato, come è giusto che sia. E' qualcosa a metà.
E' indefinito. Vabbuò xD

E siccome ho sempre voglia di scrivere ma no so mai su cosa, vi lascio la mia pagina autore fresca fresca di creazione così potete bersagliarmi di prompt. E anche insultarmi quando è un mese che non aggiorno. Fatelo. Che magari così mi do una mossa. Altrimenti Sunset la finisco a cinquant' anni e non va bene ù___ù
http://www.facebook.com/TikalSorenance

O anche solo per sapere il vostro nome XD

Per cui ciao gente!

Tikal <3
Ps: qualcuno c'è al Rimini Comix?





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