Mine

di Vanessa190
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Was a Flight Risk, With a Fear of Falling ***
Capitolo 2: *** You Were in College, Working Part Time, Waiting Tables ***
Capitolo 3: *** Breakfast ***
Capitolo 4: *** Date? ***
Capitolo 5: *** You Put Your Arm Around me for the First Time ***
Capitolo 6: *** Why we Bother With Love if it Never Lasts? ***
Capitolo 7: *** The Day After… ***
Capitolo 8: *** …Tomorrow ***
Capitolo 9: *** Maybe It's Love... ***
Capitolo 10: *** Firework ***
Capitolo 11: *** Goodbye… ***
Capitolo 12: *** I Miss You ***
Capitolo 13: *** Mrs and Mister Shuester ***
Capitolo 14: *** When I met You Again ***
Capitolo 15: *** Breakfast II ***
Capitolo 16: *** Do you remember all the city lights on the water? ***
Capitolo 17: *** Happy New Year (2017) ***
Capitolo 18: *** Flash forward ***
Capitolo 19: *** There’s a Drawer of my Things at Your Place ***
Capitolo 20: *** You learn my secrets and you figure out why I’m guarded ***



Capitolo 1
*** I Was a Flight Risk, With a Fear of Falling ***


Se chiudo gli occhi e ripenso a come ci siamo conosciute amore mio, è tutto ancora così chiaro nella mia mente, come se fosse successo solo ieri...ricordi amore? Tu andavi al college, lavoravi part-time come cameriera durante l'estate, quell'estate che passai da Quinn, l'estate in cui ci siamo conosciute...

 

-Sannie!-

Quinn spalancò la porta e mi si lanciò letteralmente addosso

-Ehi Fabray, vedi di non soffocarmi o uccidermi, il mondo ha bisogno della mia bellezza-

La mia amica mi strinse ancora un po' prima di lasciarmi per poi fissarmi con uno sguardo deluso

-Quinn? Che c'è?- chiesi preoccupata

Lei rimase in silenzio continuando a fissarmi triste

-Per un attimo...- iniziò con voce tremante -Per un attimo ho sperato che facendoti venire in questo posto sperduto il tuo ego gigantesco non sarebbe riuscito a seguirti...e invece...-

Per poco non la presi a calci

-Mi hai fatto quasi venire un infarto Fabray! Stupida bionda col cervello di un oca- le ringhiai contro

Quinn rise di gusto intrappolandomi in un altro abbraccio

-Mi mancavano le tue paroline dolci San-

Sbuffai sonoramente -Vedi di non farci l'abitudine a questi abbracci Q, posso già sentire i miei denti cariarsi uno a uno per la vicinanza con la tua inesauribile fonte di dolcezza-

Finalmente la mia amica mi lasciò andare e io ne approfittai per mollarle le mie valige tra le braccia

-Allora Bionda- iniziai entrando in casa -Qual'é la mia souite?-

-La tua 'souite' è proprio davanti a te- rispose cercando di far entrare i miei bagagli dalla porta.

Sentii un 'Ma quanta roba si è portata?' sussurrato assieme a qualcosa che assomigliava vagamente a 'Megalomane' ma non mi diedi la pena di ascoltarla.

In effetti ero abbastanza impegnata a fissare la mia ''souite'' che in altre parole consisteva in un vecchio divano letto al centro della stanza

-Scherzi vero Q?- mi voltai incredula verso la mia migliore amica -Un divano letto? Nell'ingresso? Mi sono fatta il sedere piatto da N.Y. a qui solo per ricevere un divano letto?-

Lei ghignò divertita -Mi dispiace Sannie, tutte le altre stanze sono occupate-

-E da chi?- ringhiai

-Quinn, saresti così gentile da indicarmi dove posso trovare un supermercato? Finn ha finito lo shampoo e non posso assolutamente permettere che usi il mio che fra parentesi è...oh ciao Santana, anche tu qui?-

Mi voltai quasi a rallentatore verso la proprietaria di quella voce spara-monologhi ,nonostante l'avessi riconosciuta all'istante, per poi rigirarmi verso la mia migliore amica

-Sul serio Bionda?- sputai fra i denti -La MIA stanza è occupata da Rachel-Ottavo nano-Berry e Finn-Budino-Hudson?-

Quinn fece le spallucce -Loro mi pagano l'affitto San-

-Fammi capire...non solo devo sorbirmi la coppia Finnocenza-Nanaberry ma devo anche dormire sul divano del salotto? Scordatelo -

Quinn mi fissò esasperata -San perché non vai in cucina e ti prepari una bella porzione di umiltà condita con un po' di riconoscenza e giusto un pizzico di ''non dare più fastidio all'amica che ti ospiterà per tutta l'estate'' ?-

Schivò agilmente il cuscino che le lanciai per poi dirigersi verso Rachel e iniziare a darle le indicazioni per il supermercato.

-Davvero fantastico- borbottai fra me e me -Già c'era l' 1% di possibilità di incrociare l'hobbit a N.Y. e adesso me la troverò tra i piedi per...- mi interruppi e alzai la testa verso Quinn -Ehi Bionda, quanto hai detto che si fermano la Nana e Frankenstein?-

La mia amica borbottò qualcosa che assomigliò terribilmente a un ''tornano a N.Y. col tuo stesso treno '' e io sentii distintamente il suono più terribile e triste che potessi immaginare: quello della prospettiva di una fantastica estate che si frantumava contro il naso elefantesco della Berry.

 

 

Poco più tardi Rachel e Finn ci annunciarono che sarebbero andati a fare la spesa

''Vedi Sannie, loro pagano anche quello che mangiano; dovresti prendere esempio''

''Chiudi il becco Bionda''

e io e Quinn ci eravamo stese in giardino a prendere il sole.

-Andiamo Quinn, avanti, ti preeeego-

Quinn strinse i pugni, probabilmente cercando di soffocare per l'ennesima volta l'istinto di strangolarmi.

-Scordatelo Santana, non ti darò la mia camera-

Sbuffai sonoramente e mi sistemai meglio sulla mia sdraio -Sei un'egoista Bionda-

Quinn spalancò gli occhi da dietro gli occhiali da sole.

-Scusa puoi ripetere? No perché mi è sembrato di capire, sicuramente è stato un mio errore, che tu stessi dicendo a Me, alla persona che ti ha invitato a casa sua a passare le vacanze accogliendoti a braccia aperte, di essere un egoista-

-Proprio così Fabray hai capito- battei le mani con aria compiaciuta -vedo che Yale non è così inutile in fondo-

Tre secondi dopo il contenuto del suo bicchiere (cavolo ma quella ragazza beveva ghiaccio?!) mi si rovesciò in testa, per poi scivolarmi sul costume e percorrere tutto il mio addome fino al bacino.

-Cazzo Quinn!- balbettai mentre il mio corpo veniva scosso dai brividi

Lei ghignò divertita -Prendilo come un ritorno ai vecchi tempi Lopez, una granita in faccia non fa mai male-

Strinsi i braccioli della sdraio, "Coraggio Santana ce la puoi fare, si tratta solo di convergere la forza dei tuoi pugni su qualcosa che non sia la sua faccia" , per poi girarmi verso la mia migliore amica con un sorrisetto sadico sulle labbra.

-Sai Quinn- dissi mentre il ghigno sul suo volto lasciava spazio a uno sguardo spaventato -Hai proprio ragione, con questo caldo una granita non fa mai male-

Prima che potesse fare qualsiasi cosa mi sdraiai su di lei cospargendola con la sua stessa bevanda, accogliendo con un sorriso soddisfatto i gridolini che il ghiaccio a contatto con la sua pelle le provocarono

-Lopez hai tre secondi per levarti di dosso a me prima che decida di sbatterti fuori da casa mia-

-Oh ma guardatele, non sono carine quando si abbracciano?-

Mi girai per dire a Kurt, che assieme a Blaine occupava l’altra camera da letto della casa, che la mia tremenda e crudele vendetta non poteva in nessun caso essere scambiata per un abbraccio e Quinn, approfittando della mia distrazione, mi scrollò di dosso facendomi cadere sul manto erboso del giardino.

-Com’è andata al lago?- chiese poi rivolgendosi ai due fidanzatini che avevano passato, per l’appunto, una romantica giornata al lago che distava appena qualche kilometro dalla casa di Quinn.

-E’ stato una favola- cinguettò Kurt per poi occupare la mia sedia sdraio e iniziare a tartassare la mia amica con tutti i dettagli della giornata lasciando che il suo ragazzo in miniatura sistemasse tutta l’attrezzatura da spiaggia.

-Vado a farmi una doccia- borbottai.

“Ehi! Ma questa sdraio è appiccicosa!” sentii esclamare Kurt mentre entravo in casa.

“Quinn, è granita alla fragola quella che hai tra i capelli?” chiese questa volta Blaine.

Non potei trattenere un sorriso soddisfatto.

 

***______________________________________________***

 

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Capitolo 2
*** You Were in College, Working Part Time, Waiting Tables ***


-Quinn?-

-Che c’è San?-

-Lo sai che ti voglio bene vero?-

Quinn fece un sospiro e abbassò il libro che stava leggendo

-Se è ancora per la storia del letto la risposta è no-

Sbuffai e mi riaccasciai sul divano –E va bene Bionda, ma se domani il tuo divano degli orrori mi avrà inghiottita e digerita sarà solo colpa tua-

Non si degnò nemmeno di rispondermi e riprese la lettura del libro

-Quinn?- iniziai dopo un po’

-Che c’è?- chiese spazientita

-Che facciamo domani?-

-Non so tu ma io domattina ho un impegno…-

Sorrisi maliziosa –si chiamano così adesso? ‘’impegni’’?-

-Ma che dici?!- uuh era arrossita, la cosa era seria.

-Comunque possiamo vederci a pranzo, c’è un ristorante carino in centro dove lavora una mia amica, possiamo vederci li-

Mi sforzai di non correggerle l’uso della parola ‘’centro’’ per definire la sola e unica piazza che quel paesino aveva e annuii.

Quinn mi diede le indicazioni per arrivarci, non servì a nulla dirle che era impossibile che mi perdessi in un posto che aveva solo due strade, e si ritirò nella sua stanza lasciandomi il compito difficile di tirare fuori il letto dal divano, cosa che alla fine non riuscii a fare e ,con un sospiro rassegnato, mi preparai a una dolorosa e agitata notte su un divano su cui probabilmente era stato

imbalsamato più di un faraone egizio.

 

 

Alle sei in punto la maledetta sveglia della Berry mi perforò un timpano dandomi il suo gentile buon giorno che io ricambiai con una serie di insulti in spagnolo

-Maldita sea Berry! Spegni quell’affare!- le urlai quando scese con Kurt per la colazione

-Santana nel caso non te ne fossi accorta la mia sveglia è spenta da mezz’ora-

-Mi riferivo alla tua bocca nana- mugugnai affondando il viso nel cuscino

-Per curiosità spilungone, almeno quando dorme la chiude quella ciabatta?- domandai poi a Finn che aveva appena fatto il suo ingresso in cucina.

-Andiamo Santana, dovresti comportarti meglio con i tuoi amici- balbettò lui.

-Lo prendo come un no- dissi con un sorriso divertito per poi fissarli uno ad uno.

–Ragazzi non vorrei essere scortese ma, dal momento che in questo buco ,che la biondina al piano di sopra chiama casa, la cucina e la sala non sono divisi voi, tutti voi, state invadendo la privacy della mia stanza-

Nessuna reazione

-Era un modo carino per dirvi di portare i vostri fondoschiena fuori di qui all’istante e di lasciarmi dormire- spiegai allora riaffondando la testa nel cuscino con il preciso intento di dormire fino all’ora di pranzo.

 

 

-Giuro che prima o poi ti uccido Fabray- mormorai tra me e me guardando lo schermo del mio cellulare.

“Arrivo tardi, inizia a ordinare. Per me il solito -Quinn”

Come se io sapessi cosa mangia di solito.

Come avevo previsto, alla faccia di Quinn, avevo trovato subito il ristorante; non che fosse stato difficile dato che era l’unico ristorante della città ad affacciarsi sull’unica piazza della città.

Iniziavo a soffrire di claustrofobia, il mio armadio delle scarpe mi sembrava più grande di quel paesino.

Con uno sbuffo di irritazione, e un paio di insulti, rivolto alla mia amica entrai nel locale costatando con un sospiro di sollievo che almeno l’interno non era misura puffo.

Mi sedetti al primo tavolo libero che trovai, vicino a uno occupato da una coppia che discuteva animatamente.

-E' sempre colpa mia per te, non è vero?!- stava urlando in quel momento la ragazza.

 
-E' sempre colpa mia per te, non è vero?- urla mia madre gesticolando furiosamente

-Io sono stufo!- risponde mio padre -Stufo, lavoro tutto il giorno e quando torno a casa non posso nemmeno stare tranquillo!- sono appoggiata allo stipite della porta, li guardo litigare.

Poi non ce la faccio più, mi giro ed esco, non piangerò davanti a loro. Non di nuovo.

Anche questa volta mi giro e corro via, fuori di casa, lontano dalle urla.

Solo quando arrivo in giardino mi lascio andare a un pianto liberatorio

 
-Vuoi ordinare?- una voce gentile mi riportò alla realtà

-si, io...- iniziai ma le parole mi si bloccarono in gola quando il mio sguardo incrociò gli occhi della ragazza che mi aveva appena parlato.

Gli occhi più azzurri che avessi mai visto.

Gli occhi più belli che avessi mai visto.

-Allora?- mi chiese lei con un sorriso riscuotendomi finalmente dalla mia trance.

-Potrei avere un menù?- chiesi, sperando che la mia voce non risultasse incerta o tremante

-Certo!- esclamò lei con un sorriso sporgendosi a prendere uno dei menù dal bancone.

Mi presi un secondo per osservarla meglio: sembrava avere la mia età, le gambe magre erano perfettamente fasciate da un paio di pantaloni neri nei quali era infilata disordinatamente una camicia bianca  con le maniche arrotolate all'altezza del gomito  che scoprivano la pelle bianca come il latte.

Quando finalmente mi porse il menù riportai l'attenzione sul suo viso, illuminato dal sorriso più splendido che avessi mai visto. I capelli biondi erano raccolti in uno chignon tranne alcune ciocche che le ricadevano sugli occhi.

 Gli occhi.

Per un momento temetti di poter affogare in quel mare azzurro.

-Sei nuova qui?- chiese -Non mi pare di averti mai visto-

-Si...si sono nuova, abito a New York ma sono venuta qua per le vacanze- 

-Wow, non sono mai stata a New York- mi disse con espressione estasiata -Comunque piacere , io sono Brittany Pierce- mi porse la mano

La fissai per un secondo indecisa; non era negli usi di N.Y. , e di conseguenza nemmeno nei miei, fare le presentazioni con il cameriere che ti doveva servire; se ci avessi provato a casa probabilmente il cameriere , da amabile Newyorkese, mi avrebbe morso la mano.

-Santana- risposi tuttavia stringendogliela -Santana Lopez.- 

-Oh tu…tu sei l’amica di Quinn non è vero?-

Rimasi un attimo spiazzata dalla domanda.

-Ehm…si, la conosci?-

Lei annuì con un sorriso, un altro bellissimo sorriso.

-Andiamo a Yale insieme, mi ha parlato tanto di te- disse poi. Aveva la nostra età, non mi ero sbagliata.

-Lei non c’è?- domandò poi guardandosi attorno

-Arriva più tardi…- riuscii ad articolare per poi ripiombare nel silenzio.

Mi fissò in silenzio in attesa e io non persi l’occasione di mostrare la loquacità e il fascino di Santana Lopez… ovvero mi incantai di nuovo a fissare i suoi occhi, sono quasi sicura che stessi sbavando.

-Allora…- iniziò lei vedendo che non reagivo –Vuoi ordinare?-

-Mmm si?-  non posso affermare con sicurezza di aver capito cosa mi disse, a mia discolpa posso dire che quel tavolo aveva una magnifica vista…della sua scollatura.

-Va bene…- disse lei leggermente a disagio –Allora cosa vuoi prendere?-

-Voglio te…TE’ vorrei del tè freddo grazie!- mi sarei presa a calci da sola.

“Che diavolo ti succede Lopez? E’ solo una ragazza come tante altre, evita di sbavarle addosso”

Parlavo con me stessa, fantastico.

-Vorrei del tè e un’insalata verde- cercai di darmi un contegno

Lei appuntò velocemente –E per Quinn?-

Già per Quinn?

-Lei…bhe…lei prende il solito-

Supposi che Brittany sapesse cosa mangiava di solito Quinn perché appuntò velocemente qualcosa sul bloc-notes e sparì in cucina, non prima di avermi rivolto un altro dei suoi sorrisi.

 

 

-Che stai facendo Lopez?- la voce incredula di Quinn mi fece sussultare.

-Fabray era ora che arrivassi!- esclamai cercando di sembrare normale mentre lei prendeva posto affianco a me.

-Sul serio Santana- ahi, se mi chiamava per nome era una cosa seria –Che stavi facendo?-

-Niente perché?- spolverai la mia aria più innocente prendendo un sorso di te dalla cannuccia.

Quinn mi scrutò per un attimo poi aprì la sua cola light e prese a bere dalla cannuccia guardando sognante in direzione del bancone dove Brittany stava ritirando delle ordinazioni.

-Non sto facendo niente Quinn, proprio niente- sospirò in una pessima imitazione di quella che probabilmente dovevo essere io qualche minuto prima.

-Finiscila Bionda, stavo solo pensando-

Lei fece un sorrisetto divertito e dovetti ricorrere a tutta la mia forza di volontà per non affondarle il viso nel piatto di purea che aveva davanti

-Hai conosciuto Brittany, vero?- annuii in risposta

-Da come le sbavavi addosso prima posso dedurre che la ragazza ti interessi- afferrò al volo il pomodorino che le avevo lanciato prima di sporgersi verso di me con fare complice.

-Per quanto possa interessarti Lopez la biondina è libera- mi strizzò l’occhio –Libera anche per te-

Era come se fossi tornata a galla dopo una lunga apnea, come un sorso d’acqua quando hai mangiato qualcosa di troppo piccante, come… “Datti un contegno Lopez” mi rimproverai tra me e me “Hai scoperto che gioca per la tua stessa squadra, o che almeno ogni tanto si fa qualche partita, non vuol dire niente; magari non le piaci…nah, è impossibile che io non piaccia a qualcuno”

Sorrisi ignorando Quinn che aveva seguito rassegnata il mio monologo interiore e lanciai un’occhiata a Brittany.

Era la prima volta che mi sentivo così presa da qualcuno che conoscevo così poco, eppure, quando l’avevo guardata negli occhi, mi era sembrato di conoscerla da sempre e allo stesso tempo avevo provato il bisogno di conoscerla meglio.

Quel bisogno era così forte che mi spinse a fare una cosa che mai, mai, avrei pensato di fare.

-Quinn?- iniziai infatti –Ho bisogno di una mano con quella ragazza- continuai quando fui certa di avere la sua attenzione.

Potei quasi sentire il tonfo della mascella della mia amica che urtava la superfice del tavolo.

-Santana Lopez ha appena chiesto a me una mano per conquistare una ragazza?- domandò a bocca aperta –Che c’è al posto dell’ego hai perso le tue capacità da seduttrice venendo qui? Mi sembravi un po’ troppo innocente oggi-

 Questa volta il pomodorino centrò Quinn in pieno volto.

 

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Capitolo 3
*** Breakfast ***


-Frodo ti giuro che se non spegni quell’affare te lo faccio ingoiare, così faccio stare zitta anche te!-

-Andiamo Santana, stai facendo più rumore tu della mia sveglia che , se permetti, senti solo tu così forte; Finn dorme accanto a me e non si è lamentato- la voce di Rachel si avvicinò man mano la ragazza scendeva le scale.

-Per forza, Bradipo va in letargo ogni qual volta il buco dentato che hai sulla faccia si chiude; lui non conta- mi girai scatenando le proteste della mia schiena dolorante; dovevo decisamente farmi insegnare da Quinn come diavolo si apriva quel divano letto.

Mi alzai rassegnata e trascinai i piedi fino alla cucina dove Rachel stava frullando assieme una quantità di cibi non identificati che divennero un liquido dal colore inquietantemente tendente al lilla.

-E’ una bevanda energetica di mia invenzione- spiegò  -ne vuoi un po’?-

-Grazie mille del pensiero ma la mamma mi ha insegnato a non accettare bevande dalle persone che si vestono come il quinto telettubbies- risposi con una smorfia -Vado da Quinn- annunciai subito dopo

-Ma sta ancora dormendo- provò a fermarmi la mora.

-E io grazie a quel trapano elettrico che spacci per sveglia invece no, e non vedo perché lei debba dormire se io non posso- detto questo salii velocemente le scale fino alla stanza della mia migliore amica e mi ci intrufolai dentro.

-Quinn?-

Solo dei respiri profondi in risposta.

Mi arrampicai sul letto e presi a scuoterla non esattamente con delicatezza.

-Quinn svegliati-

-Santana, ti giuro che se non evapori nei prossimi cinque secondi ti farò a fettine e ti darò in pasto a Finn spacciandoti per bacon-

Bhe, almeno era sveglia.

-Non è colpa mia se Berry ha invaso la mia stanza stamattina per farsi un frullato coi pezzi dei tizi che Finnocenza investe accidentalmente al fine di occultare i loro cadaveri-

Quinn fece un verso schifato –Santo cielo Lopez, certe immagini non vanno bene la mattina alle sei…aspetta, le sei? TU MI HAI SVEGLIATO ALLE SEI?!-

- Piantala di fare la melodrammatica Bionda, è tutta colpa tua se ti ho dovuto svegliare alle sei-

-Colpa mia?- mi domandò in un ringhio –E perché mai, di grazia?-

-Perché tu mi hai messo a dormire in sala, che è praticamente come dormire in cucina, e hai permesso alla Nana di venire qui trascinandosi dietro il Ciccione, la sveglia e le sue abitudini da psicopatica che mi svegliano ogni maledetta mattina alle sei da non so più quanto tempo- spiegai con tono ovvio

-Due cosa Santana- Quinn si tirò su a sedere e mi fulminò con lo sguardo –Prima cosa, sei qui solo da due giorni e vorrei farti notare che ieri hai dormito fino alle undici; seconda cosa, se non la smetti con la storia del letto di metto a dormire nella cuccia del cane-

-Tu non hai un cane!-

-Allora prenderò un cane,  lo addestrerò a uccidere e poi lascerò che voi due lottiate fino alla morte per il possesso della cuccia che sarà talmente piccola da contenere solo uno di voi due e, nel caso perdessi e morissi, darò il tuo corpo a Rachel che potrà frullarlo la mattina assieme agli altri cadaveri- uhm, Quinn di prima mattina non era di certo una compagnia allegra.

-Facciamo così Quinnie: tu ora da brava padrona di casa esci da questa stanza e vai in sala dove proverai di persona cosa vuol dire dormire su quel sacco ripieno di sassi che dici essere un divano letto e io ti terrò caldo il letto per, vediamo, le prossime tre ore-

Quinn mi guardò con un sorrisetto palesemente finto –Oppure facciamo così Sannie: tu ora smetti di tormentarmi l’anima e scompari nella mia stanza entro cinque secondi o ti prenderò a calci talmente forte che ti ritroverai a sputare fuori dalla bocca quelle protesi siliconate che hai nel petto-

-Sei adorabile la mattina Bionda-

-Cinque, quattro, tre…-

 

 

Un ora dopo stavo vagando per le strade, anzi per la strada, senza una meta precisa; ormai mi ero arresa al fatto che l’unica ragione per cui mi addormentavo la sera sul mio “letto” era perché ero troppo stanca per fare caso a quanto fosse scomodo; il pensiero della cuccia per cani non sembrava più così malvagio, neanche se per ottenerlo avessi dovuto squartare la pancia di un tenero cucciolo di labrador con la lima delle unghie…ok va bene, forse non arrivavo a quel livello di sadismo.

Fatto sta che erano le sette di mattina e, senza accorgermene, mi ero diretta verso l’unico locale aperto a quell’ora ,che altri non era se non il ristorante dove avevo incontrato Brittany, che a quanto pareva era anche un bar.

L’interno era completamente deserto, fatta eccezione per un tizio che dava tutta l’impressione di aver dormito li.

Mi accomodai allo stesso tavolo della volta precedente e aspettai che arrivasse un cameriere.

-Mattiniera?- mi domandò una voce conosciuta che mi fece alzare immediatamente lo sguardo.  Ed eccoli li, due perfetti zaffiri incastonati in un viso di alabastro.

-Direi piuttosto “costretta ad alzarsi contro la propria volontà”- risposi in uno sbuffo –Tu invece?-

-Faccio il turno di mattina per avere il pomeriggio libero, anche se a quest’ora non c’è molta attività fra i clienti- Brittany ammiccò con la testa al tizio che avevo notato poco prima; si era addormentato sul tavolo.

-Vedo- sorrisi –Hai già fatto colazione?- chiesi poi. Lei fece di no con la testa.

-Che ne dici di prendere un caffè con me?- proposi ricordandomi i suggerimenti che mi ero fatta dare da Quinn il giorno prima.

 

Santana so che ti risulterà difficile dato che la tua gentilezza e proporzionale alla bravura di Finn a ballare ma alle ragazze normali, e quindi non a quelle che discendono dalla progenie di Satana come nel tuo caso, piacciono le persone premurose e gentili quindi la prossima volta che vedi Brittany magari offrile la colazione o il pranzo, capito?”

“Scusa Bionda, mi sono distratta a guardare Bietolone mentre cerca di formulare una frase con più di dieci parole”

“Appunto”

 

-Lo farei volentieri ma non posso ordinare niente per me quando sono in servizio- mi rivolse un sorriso come a volersi scusare.

Tacqui per qualche istante poi sorrisi a mia volta –Posso almeno sapere come fai colazione di solito?-

Brittany mi guardò confusa prima di rispondere –Un caffè latte e una brioche alla marmellata di pesche-

-In questo caso vorrei prendere un caffè nero, un caffè latte e una brioche alla marmellata di pesche- le feci l’occhiolino.

Lei ci mise un attimo a capire e annotò tutto velocemente per poi sparire in cucina con un sorriso sulle labbra.

 

-Non dovevi disturbarti, davvero-

-Nessun disturbo- la rassicurai prendendo un sorso del mio caffè –La tua compagnia ripaga pienamente-

Le sue guance si tinsero leggermente di rosso, la cosa più carina che avessi mai visto.

-Spero davvero che il mio capo non arrivi ora, in teoria dovrei essere in piedi e pimpante a servire i clienti- disse poi.

-Stai servendo una cliente!- protestai –Mi stai offrendo una seduta psichiatrica in cui mi lasci sfogare sui problemi dell’avere un’amica senz’anima che mi fa dormire su una roccia, come fanno i migliori baristi-

Lei ridacchiò –Veramente sono una cameriera…-

-Il tuo capo è molto severo?- domandai

-Nah… in realtà non mi lamento di lavorare qui, almeno questo non è uno strip-club dove sarei costretta a lavorare con indosso una di quelle tutine stile Cat-woman in versione estiva-

Fantastico, ora chi se lo toglie più dalla testa” pensai mentre l’immagine di Brittany con addosso una versione molto ridotta del costume che aveva appena descritto si faceva sempre più nitida nella mia testa…da fare invidia a Halle Berry, il che era tutto dire.

-Santana? Ci sei ancora?-

-Eh? Si scusa stavo pensando a… alla povertà nel mondo, insomma ci sono persone che non hanno addirittura i soldi per comprarsi i vestiti…- che pessima uscita.

“Ok Santana, questo si chiama masochismo.”

Brittany mi guardò confusa –Bhe… immagino che sia un bel problema non avere niente da indossare, fortuna che almeno in Africa fa caldo…-

Molto caldo…va bene Santana, controllati”

-Allora, studi a Yale eh?- portai l’argomento altrove cercando di ignorare la temperatura della stanza che si era improvvisamente alzata di dieci gradi

-Si, a settembre inizio l’ultimo anno- disse orgogliosa –Tu invece?-

-Vado al Baruch College di New York, anche io ultimo anno a settembre-

-Per cosa studi?-

-Giurisprudenza, dopo il college farò la specializzazione da avvocato, tu?-

-Io sto facendo il corso di teatro e musica; in realtà è stato mio padre a farmi andare a Yale, io vorrei aprire una scuola di danza un giorno- sorrise.

-Balli?- “che domanda intelligente Santana, sono sicura che vuole aprire una scuola di danza perché è una lava specchi fantastica”

Era preoccupante il numero di volte in cui mi trovavo a parlare con me stessa ultimamente.

-Si ballo, ti piace la danza?-

-Preferisco il canto in realtà, è il mio hobby preferito-

-Scommetto che canti benissimo- sorrise.

-Scommetto che balli come un angelo- solo quando la vidi arrossire e mormorare un “grazie” realizzai di aver parlato ad alta voce.

-Pierce che ci fai li seduta?!- tuonò una voce dietro di noi

-Niente Bob, io…prendevo le ordinazioni- balbettò la biondina

-Prendile con le chiappe alzate dalla sedia la prossima volta!-

Brittany mi guardò con una punta di tristezza –Scusami il lavoro mi chiama-

-Immagino quanto avrai da fare con tutta questa affluenza- ironizzai guardando l’unico altro cliente che aveva iniziato a sbavare nel sonno.

-Non preoccuparti, appena hai un minuto libero sarò qui a farti compagnia, non ho molto da fare stamattina- la rassicurai

-Davvero?- il suo viso si illuminò –Grazie mille San- trillò per poi iniziare a muoversi tra i tavoli per dare l’impressione di lavorare.

Ora che ci avevo parlato sapevo per certo che il suo fisico perfetto e il suo viso da angioletto non erano l’unica cosa di lei che mi faceva impazzir…ehm, che mi piaceva.

***_________________________________***

Ok, vi prego di perdonare le mie pessime battute su Cat Woman e tutto il resto, ci ho provato a scrivere qualcosa di decente ma temo che scrivere alle 3 di mattina sotto l'influenza di litri di caffeina non sia l'ideale...comunque ecco qui Santana alle prese con i suggerimenti di Quinn, non se l'è cavata  neanche troppo male secondo me.

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Capitolo 4
*** Date? ***


-Ok, di chi è stata la fantastica idea di mangiare in giardino?- chiesi mentre scacciavo l’ennesimo insetto.

-Devi sempre lamentarti di qualcosa?-

-Esatto Microbo; non siamo tutti fortunati come te, gli insetti vengono imprigionati dal gel che hai in testa e non ti ronzano davanti, quindi non rompere se io rompo- trattenni una risata quando vidi che Blaine prese lo specchio per controllare se i suoi capelli erano a posto.

-Chiudendo l’argomento “insetti” credo di parlare a nome di tutti quando dico che Santana ci deve delle spiegazioni- Rachel appoggiò la forchetta nel piatto e iniziò a fissarmi

-Che vi devo io?-

-Rachel ha ragione Santana, è una settimana che esci di casa tutti i giorni alle sei e mezzo in punto e ricompari all’ora di pranzo- disse Kurt

-Hai persino smesso di insultare me e la mia sveglia-

-Se ti mancavano i miei insulti potevi dirmelo subito Nana, comunque perché state addosso a me e non a Quinn che sparisce per metà giornata tutti i giorni?- dissi sperando di riuscire a spostare l’argomento altrove.

La mia amica mi fulminò con lo sguardo stringendo la presa sul suo coltello, dolce come sempre.

-Andiamo, Quinn fa sempre cose di questo genere, siamo abituati- spiegò Rachel saccente –Tu invece sei la persona più pigra del mondo, non ti alzeresti dal letto alle sette nemmeno se la casa stesse andando a fuoco…o meglio, non ti saresti alzata. Allora? Ci degni di dirci  che succede?-

Sbuffai e feci segno di avvicinarsi –La verità è…- iniziai quando tutti si furono sporti verso di me       –...che il divano di Quinn è posseduto da uno spirito maligno che si risveglia al sorgere del sole, così devo scappare per non essere divorata viva-

Quinn sbuffò sonoramente imitata dopo qualche istante da tutti gli altri

-E ora, se volete scusarmi- dissi alzandomi –Vado a fare un paio di sacrifici al demone-divano per non essere uccisa nel sonno nel caso lo spirito si svegli stanotte -

Entrai velocemente in casa e tirai un piccolo sospiro di sollievo, insomma Santana Lopez ha una reputazione da difendere che sarebbe crollata a picco nell’istante in cui i miei amici avrebbero scoperto che mi alzavo ogni mattina per andare al bar dove Brittany faceva il primo turno e che ormai da una settimana le offrivo tutti i giorni la colazione e rimanevo seduta per tutta la mattinata solo per parlare con lei.

“Cavolo Lopez, anche solo a pensarci suona terribilmente sdolcinato…ti stai rammollendo.”  sentenziò l’irritante vocina  nella mia testa che ormai mi accompagnava da giorni.

 

 

-San? Stai dormendo?- Quinn mi scosse delicatamente la spalla

-Si Bionda, sto dormendo profondamente- mugugnai in risposta

-Possiamo parlare?- chiese la mia amica.

-No Q , non posso parlare se sto dormendo-

-Se accetti di parlare con me ti faccio dormire nel mio letto-

Tempo cinque secondi e la stavo già trascinando verso camera sua.

 

-Allora Quinn, cosa ti porta a svegliarmi all’una e mezza di notte e arrivare a ricattarmi con questo morbido materasso? Hai finalmente deciso di insegnarmi ad aprire il divano letto? No perché mi servirebbe davvero saperlo-

-Vuoi chiudere il becco per un attimo San?-

Feci il gesto di chiudermi la bocca a chiave e la fissai in attesa

-Dove vai sempre la mattina?- mi chiese dopo una lunga pausa

-E tu?-

Quinn arrossì lievemente –Mi vedo con un ragazzo…- balbettò

-Ah si, lo conosco?- chiesi divertita

Lei annuì –E’ Sam…-

Spalancai la bocca -Sul serio Q? Sam Evans? L'unica cosa che quello ha più grande delle labbra è la sua propensione per le battute orrende e per i film che non vede nessuno-

Lei arrossì ancora di più –Non è quella la cosa più grande delle labbra che ha, fidati…-

-Non voglio ulteriori dettagli, grazie- borbottai facendo una faccia schifata -E poi che ci fa qui?-

-Sta passando l’estate da suo nonno che abita in un paesino qua vicino-

Incredibile coincidenza.

-Io ti ho risposto, ora tocca a te-

Abbassai lo sguardo all’improvviso –Vado al bar…- risposi incerta.

Quinn mi guardò perplessa per qualche istante prima di scoppiare a ridere.

-Tu ti alzeresti alle sette di mattina per andare al bar? Ok, o la tua dipendenza dall’alcol è peggiorata o hai leggermente omesso  di dirmi qualcosa-

Sbuffai mentre lei continuava a guardarmi insistentemente –Ok Bionda lo confesso, vado al bar dove Brittany fa il turno di mattina per farle compagnia; non era un reato l’ultima volta che ho controllato-

-Tu...- Quinn parve riflettere sulle mie parole –Cos’è, una nuova strategia di conquista? Dov’è finito il buon vecchio “la faccio ubriacare e me ne vado la mattina dopo” ?-

le lanciai un’occhiataccia

-Con lei è diverso Fabray, e comunque mi sono offesa per la bassa opinione che hai di me-

-La bassa opinione te la sei meritata Lopez, e perché mai con lei dovrebbe essere diverso?-

Lo scetticismo nelle sue parole era davvero un amore.

-Prometti di non dirlo alla Berry o alle fatine gay, ok? Non voglio che si facciano strane idee-

Lei annuì un po’ confusa e io continuai:

-Mi piace fare colazione e parlarci; non è l’uso della bocca che di solito mi aspetto dalle ragazze con cui “esco” ma stranamente con lei risulta ugualmente piacevole-

Rimasi in silenzio studiando la sua espressione a metà fra l’incredulo e il divertito

-Sai San, queste erano le ultime parole che mi aspettavo di sentire da te, ma tornando al discorso colazione….-

-Tutte le mattine le offro un caffè latte e una brioche e parliamo fino alla fine del suo turno, tutto qui-

-Wow- sussurrò solo –Santana Lopez è innamorata-

-Mi sa che la Berry ti ha prelevato quel poco di cervello che ti rimaneva per farci il suo frullato mattutino Bionda- borbottai –Santana Lopez non si innamora ne si innamorerà mai-

-Fino a qualche tempo fa avresti giurato che “Santana Lopez non offre la colazione alle ragazze che vuole portarsi a letto ne mai lo farà- un sorrisetto divertito le si dipinse sul volto

-Per quanto mi ricordo Fabray non ho mai avuto bisogno di offrirti la colazione per portarti a le…-

Una sua mano sulla bocca mi impedì di continuare

-Non cambiare discorso- disse rossa in viso –Piuttosto perché non chiedi alla tua biondina di uscire?-

-Non è la mia biondina- borbottai –E se poi mi dicesse di no?-

-Da quando hai paura di un no?-

-Da quando…- non seppi rispondere perché in realtà non sapevo la risposta nemmeno io; da quando avevo paura di un no? –Da quando mi importa davvero la sua risposta- borbottai alla fine.

La mia amica fece un sorrisetto –All’inizio avevo detto anche io di no mi pare, e sappiamo entrambe come è andata a finire-

-Bionda, queste frasi sussurrate mentre siamo nello stesso letto possono suonare come provocatorie, lo sai?-

Un cuscino dritto sulla mia faccia mise fine alla nostra discussione.

 

 

-Possibile che la senta solo io quella maledetta sveglia?-

Quinn si girò verso di me spingendomi giù dal letto col piede  -Sparisci dalla tua biondina e lasciami dormire San-

–Buongiorno anche a te Quinn- sbuffai alzandomi –Inizio a pensare che dormire su quel divano sia più comodo che su questo letto a prendermi i tuoi calci-

Uscii dalla stanza per evitare l’oggetto non identificato che mi aveva lanciato contro, fortuna che almeno la mattina la sua mira faceva schifo.

 

 

Come ogni mattina entrai nel bar alle sette in punto e individuai subito la mia biondina, “accidenti a Quinn che mi ha messo in testa quel soprannome”, seduta sul bancone del bar con le gambe che dondolavano nel vuoto

-Ehi- la salutai notando piacevolmente il grande sorriso che le si dipinse sul volto

-Ciao- salutò allegra mentre mi sedevo al mio solito tavolo

-Cosa ti porto?- chiese come ogni mattina

-Il solito- risposi con un sorriso seguendola poi con lo sguardo mentre spariva in cucina.

Approfittai della sua assenza per guardarmi intorno, come sempre c’era solo il solito tizio mezzo addormentato.

-Ma quello vive qui?- domandai indicandolo con la testa quando Brittany tornò con le ordinazioni

-Dici Sebastian? Probabile, non so chi lo faccia entrare ma quando arrivo è già seduto li…- alzò le spalle porgendomi il mio caffè

-Non so ancora come ringraziarti per tutte le colazioni che mi hai offerto- disse all’improvviso

Perché non chiedi alla tua biondina di uscire?”

La voce di Quinn mi risuonò in testa.

Coraggio Lopez, è la tua occasione”

-Un modo ci sarebbe- iniziai

Lei mi guardò incuriosita

-Esci con me questo sabato- finii tutto di un fiato

-Noi due sole?- chiese un po’ titubante

Ok Santana calmati” mi dissi mentre cercavo di capire se volesse che rispondessi si oppure no

“Nella peggiore delle ipotesi…potrai sempre prendere Quinn a calci per averti incoraggiata a chiederle di uscire”

-Ehm…si, solo noi due-

Lei mi regalò uno dei suoi magnifici sorrisi, buon segno.

-Va bene, sabato non lavoro-

“Lo so biondina, ho passato tutta la notte a ripassare gli appunti mentali di ciò che mi hai detto in questi giorni, turni di lavoro compresi, fra un calcio e l’ altro di Quinn” pensai

-Perfetto!- dissi invece –Potremmo andare al lago, non ci sono ancora stata-

Sorrise di nuovo –Ok; posso passare a prenderti io, stai da Quinn giusto?-

Annuii in risposta

-A che ora posso passare?-

-Quando vuoi tanto qualcosa mi dice, e per qualcosa intendo l’odiosa sveglia della Berry, che alle sette sarò già in piedi-

Lei ridacchiò divertita –Un giorno devi farmela conoscere questa Rachel…-

-Il giorno in cui riuscirà a portare l’anello a Mordor e tornare viva te la farò conoscere, sempre che non decida di restare a vita tra i suoi amici hobbit-

Si portò la tazza di caffè latte alle labbra per nascondere un sorriso divertito.

 

 

-Allora?- chiese Quinn appena entrai in casa

-Te l’ho mai detto che, calci nel sonno a parte, sei la mia seconda biondina preferita?- risposi con un sorriso sulle labbra.

-La seconda?- alzò un sopracciglio

-Già, subito dopo quella con cui ho un appuntamento sabato-

-Ah! Te l’avevo detto che avrebbe accettato! Quinn Fabray ha sempre ragione-

-Grazie Bionda- dissi sarcastica –E’ bello sentire che sei felice per me…come? Hai detto che non avevi dubbi che dicesse di si perché sono una ragazza stupenda con un corpo da favola e una bellissima personalità? Oh andiamo Q , così mi fai arrossire-

Quinn mi tirò uno scappellotto sulla nuca interrompendo il mio monologo

-Non mi chiedi com’è andata con Sam?-

La scrutai per un attimo –Deduco che sia andata bene visto che la tua testa è ancora al suo posto e non è stata risucchiata dalle sue fauci spaventosamente enormi mentre tentava di baciarti…-

Evitai un altro scappellotto e mi accoccolai accanto a lei sul divano.

Stemmo in silenzio per un po’

-Quinn?- dissi all’improvviso

-Uhm?-

-La mia biondina è più bella del tuo biondino-

Riuscii a evitare il terzo scappellotto della mattinata prima che Kurt ci chiamasse per il pranzo.

***________________________________________***

Come avrete notato c'è stato un piccolo saltello temporale.
E si, nonostante questo sia solo il 4° capitolo siamo già al primo appuntamento e mi rendo conto che questo possa risultare come uno sviluppo troppo affrettato della storia quindi mi sento in dovere di informarvi che la trama non tratterà solo dei tre mesi di vacanza che Santana passa da Quinn, che in effetti si consumeranno tutti in questi primi capitoli, ma di un arco di tempo molto più lungo che dovrebbe essere intorno ai 6 anni...spero che la storia continui a piacervi, vi augurerei buona lettura se non fosse la fine della pagina quindi vi auguro buon qualsiasi cosa stiate per fare.

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Capitolo 5
*** You Put Your Arm Around me for the First Time ***


-Alza le chiappe dal letto Fabray, è sabato!-

Quinn mugolò qualcosa nel sonno che ometto educatamente di ripetere

-Dai Bionda- la implorai –Questo è probabilmente il primo appuntamento più importante della mia vita-

La mia amica si tirò a sedere sul letto e mi fulminò con lo sguardo –E il nostro primo appuntamento allora?-

Ignorai consapevolmente la domanda e spalancai il suo armadio

-Che mi dovrei mettere secondo te? Pantaloncini e maglietta? Oppure faremo il bagno? Mi servirà il costume? Forse allora è meglio se mi metto il costume e un vestito da spiaggia, che ne dici Q?-

-Dico che se non chiudi il becco e esci dalla mia camera in dieci secondi ti rispedisco a New York a calci-

-Ma Quinn- piagnucolai –Sono le sette meno venti, sei la mia migliore amica, DEVI aiutarmi-

Tempo dieci secondi e mi aveva spedito fuori dalla sua camera a calci con un vestitino bianco in mano

-Grazie Q!- le urlai da dietro la porta ignorando la sua, non esattamente, gentile risposta.

 

Alle otto il campanello suonò e rischiai di rompermi l’osso del collo cadendo dalle scale per andare ad aprire, può capitare a tutti di inciampare no? Il fatto che aspettassi Brittany da un’ora era solo un caso.

Così come era solo un caso che il mio cuore iniziasse a battere furiosamente quando aprii la porta e me la trovai davanti.

-Ciao- disse sorridendomi dolcemente

-Ciao- risposi sperando con tutta me stessa che nessun’ altro degli inquilini mi vedesse con quel sorriso ebete che probabilmente avevo sulle labbra.

-Stai benissimo vestita così- mi disse dopo qualche secondo.

-Grazie- ringraziai mentalmente Quinn, anche se avevo il sospetto che avesse afferrato il primo vestito del suo armadio per farmi togliere dai piedi -…anche tu-

Non era una bugia, anche con dei jeans arrotolati sopra la caviglia e una maglia rossa riusciva a sembrare un angelo.

-Scusa se non sono venuta prima, mi sono svegliata tardi- si giustificò con un sorrisetto imbarazzato.

-Non preoccuparti, non è molto che aspetto- se escludiamo le due ore da quando mi sono svegliata.

Rimanemmo in silenzio ancora qualche istante, semplicemente guardandoci negli occhi

-Vogliamo andare?- chiese poi lei

-Cosa? Oh si, andiamo- possibile che ogni volta che mi guardava negli occhi facessi la figura dell’idiota?

Afferrai al volo la borsa e uscii di casa.

Poi ci ripensai e rientrai –PERSONE CHE STANNO ANCORA DORMENDO, IO ESCO!- gridai più forte che potei.

Un ghigno soddisfatto mi apparve sul volto quando sentii le lamentele delle persone che avevo, assolutamente senza volerlo, svegliato.

-Che c’è?- chiesi a Brittany quando mi accorsi che mi stava fissando con gli occhi spalancati

-Sei perfida…- mormorò

Per un attimo temetti di aver fatto una pessima impressione ma lei mi rivolse uno dei suoi sorrisi divertiti e ripresi a respirare. Letteralmente.

-Ho portato qualcosa da mangiare nel caso volessimo fermarci li per pranzo- disse mentre mi faceva strada verso la sua jeep

-Oh…io non ho preparato niente- mormorai mortificata.

-Non preoccuparti, sarà il mio modo di ripagarti dei caffè latte- sorrise.

-Pensavo che il tuo modo per ripagarmi fosse di uscire con me- dissi mentre mi accomodavo sul sedile del passeggero.

-Allora consideralo un modo per ringraziarti di avermi chiesto di uscire- rispose con una semplicità disarmante mettendo in moto.

 

-Vuoi mettere un po’ di musica?- domandò la mia biondina, “accidenti a Quinn”, dopo qualche minuto di viaggio e accendendo la radio dopo la mia risposta affermativa.

-Taylor Swift?- domandai un po’ incerta quando sentii le prime strofe della radio

-Non ti piace?-

-Non particolarmente- risposi –Ho detto qualcosa di divertente?- aggiunsi quando vidi un sorrisetto affiorarle sulle labbra.

-Non saprei, hai qualcosa contro le giovani ragazze bionde con gli occhi azzurri che cantano?- domandò con un finto tono d’accusa.

-Non saprei- risposi stando al gioco –Non ne conosco nessuna-

Lei mi lanciò un’occhiata prima di schiarirsi la voce - You made a rebel of a careless man’s careful daughter, You are the best thing that’s ever been mine, Oh-oh-oh – canticchiò seguendo le parole della radio.

-Pensavo che ballassi, non che cantassi e ballassi- la accusai, meravigliata dalla sua bellissima voce.

-Se definisci cantare i versi che emetto allora si, so cantare- disse divertita.

Le lanciai un’occhiataccia –Lasciati dire che sei bravissima e emettere versi intonati e piacevoli per chi ascolta…che da noi a New York significa essere bravi a cantare-

-Allora ti ringrazio persona di New York- disse ridendo.

Almeno ora sapevo di adorare le giovani ragazze bionde con gli occhi azzurri che cantavano…bè, una di sicuro.

 

-Eppure Kurt mi aveva detto che ci volevano solo dieci minuti per arrivare al lago- borbottai costatando che ne erano passati venti.

Brittany mi guardò con espressione colpevole –Potrei aver sbagliato strada una volta o due- balbettò –Ma alla fine siamo arrivati, questo è l’importante- annunciò parcheggiando a debita distanza dalla riva.

Scossi la testa divertita e, una volta scesa dall’auto, mi guardai intorno.

Per una volta il Puffo Salterello aveva avuto ragione, quel posto era bellissimo.

Una distesa di acqua blu notte interminabile, l’altra sponda era appena visibile, circondata da una striscia di sabbia che, man mano che ci allontanava dalle acque, diventava una distesa erbosa alta fino alle mie ginocchia. Per quanto quel posto fosse bellissimo, però, c’eravamo solo noi due, nessun’altro in vista per kilometri e kilometri.

-San, non è che mi daresti una mano?-

Mi girai all’istante verso Brittany che cercava di tenere in equilibrio una quantità esagerata di borse e mi precipitai ad aiutarla.

Sfortunatamente, o fortunatamente a seconda dei punti di vista, all’ultimo istante lei si sbilanciò cadendomi addosso (e sono in momenti come questi che apprezzo un soffice strato di sabbia sotto il mio delicato didietro).

-Oddio, mi dispiace tanto!- disse ancora sopra di me, non che mi dispiacesse averla addosso.

-Non preoccuparti- dissi ridacchiando e coinvolgendola nella mia risata.

Solo dopo qualche istante realizzai quanto fossimo vicine e ammutolii.

Le sue labbra erano solo a qualche centimetro da me.

Mi avvicinai lentamente al suo viso…ormai potevo quasi sentire il suo fiato sulle labbra e…

All’improvviso lei si tirò indietro attratta da un movimento vicino alla riva.

-Guarda San!- trillò allegra balzando in piedi –C’è una papera!-

“Una papera? Sono stata scaricata per una papera?!” ed effettivamente era proprio così.

La mia biondina era corsa alla riva dove una paperella nuotava ignara di aver scatenato la sua attenzione, e sembrava non essersi accorta del nostro quasi bacio di qualche minuto prima.

Tutta la mia indignazione per essere stata messa in secondo piano per una papera sparì quando la vidi avvicinarsi con cautela all’uccello, che la guardava con diffidenza (eh già, so riconoscere gli sguardi delle papere, uno dei miei innumerevoli doni), non curandosi dell’acqua che le aveva inzuppato il bordo dei pantaloni.

Mi rialzai in piedi scuotendomi la sabbia dal vestito per poi togliermi i sandali e sistemarli vicino alle sue scarpe, grazie al cielo se l’era tolte prima di entrare in acqua.

-Ehi Britt!- la richiamai prima che si tuffasse ancora vestita per cercare di afferrare il volatile che si era saggiamente allontanato da riva –Che ne dici di sistemare le nostre cose prima di andare a caccia di papere?-

Lei fece un sorrisetto imbarazzato e uscì di corsa dall’acqua –Scusa- mormorò –Penserai che sono una stupida a rincorrere le papere…-

-Assolutamente no!- esclamai, forse un po’ troppo in fretta –In realtà penso che tu sia adorabile-

“Complimenti Lopez, già che ci sei dichiarale il tuo amore e chiedile di fare una fuga d’amore a Las Vegas” pensai leggermente imbarazzata.

Ma quando lei mi sorrise raggiante decisi che forse valeva la pena mettersi in imbarazzo se il premio era vederla sorridere così.

 

 

-Allora, com’era il pranzo?- chiese Brittany speranzosa.

-Ottimo e abbondante- sottolineai divertita la parola ‘’abbondante’’, sembrava che avesse portato cibo per dieci persone.

-Che ne dici di fare un po’ di movimento per smaltire?- chiese.

Per poco non mi strozzai con l’acqua “Di sicuro non ha in mente il movimento che hai in mente tu Lopez” misi a tacere la mia vocina interiore mentre lei si alzava e mi porgeva la mano.

-Dai San- implorò quasi –Avevi promesso che dopo pranzo avremmo dato la caccia alle papere-

Ah ecco, quel movimento!”

-E va bene- mi arresi afferrando la sua mano per la prima volta.

Era come toccare seta delicata, la più pregiata al mondo.

-Andiamo!- esclamò eccitata trascinandomi per il braccio, apparentemente senza notare che mi ero leggermente imbambolata al suo tocco.

Era incredibilmente divertente vedere come il volto di Brittany si illuminasse ogni volta che vedeva una paperella, incredibilmente adorabile il broncio quando la suddetta paperella si allontanava mentre lei cercava di accarezzarla e incredibilmente appagante il fatto che nel fare tutto ciò non mi aveva ancora lasciato la mano,  io di sicuro non glielo avrei fatto notare, cosa molto utile quando si trattava di trattenerla dall’immergersi in acqua per raggiungere le papere più lontane.

-Uffa- borbottò affranta sedendosi di colpo sulla sabbia.

-Oh coraggio Britt- la rassicurai sedendomi alla sua sinistra –Sono sicura che se stiamo ferme per un po’ saranno loro a venire da noi-

“Devono solo provarci quei maledetti piccioni”

-Lo credi davvero?-

“Certo che no, la prima che prova ad avvicinarsi la cucinerò per cena”

-Certo che si Britt, sono solo un po’ timide-

La mia biondina annuì felice fissando il lago –Grazie- disse all’improvviso.

-Di che?- chiesi confusa

-Di solito non faccio queste cose agli appuntamenti- iniziò

“Ha detto appuntamento!” esultai tra me “Non ha detto ‘di solito non faccio queste cose alle uscite con le amiche! Ok Lopez concentrati”

-Ma con te sono riuscita a essere me stessa senza sentirmi a disagio o giudicata perciò, grazie-

Il mio sorriso si allargò quando sentii il suo braccio avvolgermi titubante le spalle mentre lei mi guardava timidamente cercando di capire la mia reazione.

Il suo viso si aprì nel sorriso che tanto adoravo quando intrecciai la mia mano sinistra alla sua che mi circondava le spalle.

Ci guardammo un secondo in silenzio poi, quasi in sincrono, i nostri volti si avvicinarono fino a  arrivare a pochi millimetri di distanza.

Potevo sentire il suo respiro mischiarsi al mio quando un “Quack” ci fece trasalire entrambe.

-Avevi ragione San, è venuta lei da noi- squittì la mia biondina felice fissando la papera a pochi metri da noi.

“Non è possibile, palomas malditos! Vi siete coalizzati per rovinarmi l’appuntamento?”

 

 

-E’ stata una giornata bellissima San, grazie!- disse Brittany abbracciandomi.

Non ci potevo ancora credere, quelle maledette papere avevano monopolizzato la mia biondina per tutto il pomeriggio!

-E’ stata una giornata bellissima anche per me Britt- ricambiai l’abbraccio senza smettere di lanciare maledizioni mentali a quei maledetti pennuti.

-Allora ci vediamo lunedì-

-Certo- risposi.

Ci fissammo per qualche secondo in silenzio poi mi voltai incamminandomi verso la porta di casa.

“Che stai facendo Lopez? Torna indietro e baciala!”

Ignorai la mia vocina interiore e continuai a camminare

“Avanti, stavolta non ci saranno papere a fermarti!” insistette quella quando ormai ero arrivata al portico.

Prima che potessi pensare qualsiasi altra cosa mi sentii afferrare delicatamente per il polso.

Mi girai di scatto e mi ritrovai a pochi centimetri dal viso della mia biondina.

-Britt…- mormorai prima che lei mi stringesse delicatamente il viso tra le mani e annullasse la distanza tra di noi.

Un brivido mi percorse la schiena quando le nostre labbra si toccarono, non mi era mai successo prima, come se una scossa fosse partita dalle sue labbra percorrendo tutto il mio corpo.

Fu un bacio dolce, non andò oltre lo sfiorarsi delle labbra, non era il tipo di bacio a cui ero abituata, era decisamente il bacio migliore che avessi mai ricevuto.

La mia biondina si staccò lentamente con un sorriso sulle labbra.

-A lunedì- sussurrò prima di sfiorarmi di nuovo le labbra e allontanarsi sulla sua macchina.

Avrei passato mille pomeriggi a rincorrere le papere per avere, anche solo per pochi istanti, le sue labbra sulle mie sentenziai prima di entrare in casa.

 

 

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Capitolo 6
*** Why we Bother With Love if it Never Lasts? ***


Avrei passato mille pomeriggi a rincorrere le papere per avere, anche solo per pochi istanti, le sue labbra sulle mie  sentenziai prima di entrare in casa.

 

-Che ti è successo alla faccia Santana? Hai avuto un ictus?- la voce preoccupata di Kurt mi investì appena oltrepassai la soglia, ancora con un sorriso ebete sulle labbra.

-Non ne sono sicuro amore…- intervenne Blaine al suo fianco –Ma credo che stia…sorridendo-

-Nah, è impossibile- ribatté il primo –Santana Lopez non è capace di sorridere, al massimo fa un ghigno perfido quando distrugge la vita di qualcuno per interesse personale…-

Sbuffai lasciando cadere la borsa sul divano –Cos’è vi siete iscritti al corso per coppie “100 modi per deprimere una persona con una battuta” a cura di Bocca-Da-Trota Evans?-

-Ecco la Santana che conosco- esclamò una voce alle mie spalle.

-Non ci credo- dissi quando, girandomi, mi trovai di fronte proprio Sam –Fai anche corsi a domicilio allora… Qual’ era l’argomento della serata? “Come istigare una persona al suicidio in 10 semplici imitazioni” ?-

Per qualche secondo ci fissammo in silenzio con aria di sfida: io e Sam avevamo un passato burrascoso.

Eravamo entrambi nel Glee, per un periodo eravamo stati assieme poi io l’avevo mollato e lui si era messo con Quinn fino a quando lei non lo lasciò per me.

Insomma ordinaria amministrazione per la nostra piccola famiglia, tutto passava senza nessun rancore.

Infatti Sam mi sorrise e mi venne incontro stringendomi in un abbraccio

-Ma che avete voi biondi? E’ nel vostro DNA dispensare abbracci a chiunque?-

-Mi sei mancata San- ridacchiò

-Anche tu Trota- sussurrai nel suo orecchio.

-Ti fermi a cena Sam? – chiese Finn, impegnato ad aiutare Rachel in cucina.

-Volentieri grazie-

Non riuscii a trattenere un sorriso, adoravo le cene in famiglia.

 

 

-Allora?- mi chiese Quinn dopo cena quando Sam se ne era già andato da un bel pezzo.

-Allora cosa Q?-

-Mi vuoi dire com’è andato il tuo appuntamento o no?-

-Uhm…molto bene direi, sul serio, è caduta ai miei piedi dal primo istante e appena siamo arrivate alla spiaggia mi ha implorato di farla mia-

Quinn alzò un sopracciglio scettica

-E va bene, abbiamo passato praticamente tutto il tempo a rincorrere delle stupide papere!- ammisi –Però è caduta davvero…praticamente è come se mi fosse saltata addosso-

-Avete…rincorso…le papere…- mormorò incredula prima di scoppiare a ridere.

-Fammi un favore Bionda, evapora- sibilai acida.

-Buonanotte paperella- disse; quando arrivò in camera sua stava ancora ridendo.

-Bene…ehi Fabray ASPETTA!- gridai all’improvviso –COME CAVOLO SI APRE QUESTO DIVANO LETTO?-

-MI DISPIACE SAN- urlò dal piano di sopra –MA MI HAI CHIESTO DI EVAPORARE E SONO EVAPORATA-

-LA VOLETE SMETTERE VOI DUE- ci interruppe Kurt –STATE INTERROMPENDO IL MIO SONNO DI BELLEZZA!-

Accidenti alla Fatina, accidenti a quella Bionda e accidenti al suo stupido divano” sbuffai arrendendomi per l’ennesima volta al fatto che non sarei riuscita ad aprirlo.

 

 

Probabilmente era colpa dell’imbottitura vecchia di centocinquant’anni dura come il marmo di cui il mio divano (chiamarlo letto è assolutamente ridicolo) era riempito, o forse era l’emozione per l’appuntamento concluso qualche ora prima (la prima ipotesi, seppur meno romantica era più realistica), ma non riuscivo ad addormentarmi e , come sempre quando il sonno tardava ad arrivare, mi ritrovai a pensare.

Pensare a quella ragazza che conoscevo da così poco e che mi aveva già totalmente sconvolto la vita.

Era quello l’amore di cui tutti parlavano?

Non mi ero mai innamorata, avevo avuto molte ragazze e l’unica con cui avevo avuto qualcosa che si avvicinava a essere una storia serie l’avevo avuta con Quinn al liceo.

Ma no, neanche di lei mi ero innamorata, le volevo bene certo, ma non l’amavo.

Tutto ciò che sapevo sull’amore era che prima o poi finiva, me lo avevano insegnato i miei genitori, me lo avevano dimostrato.

Perché ci impegniamo nell’amore se questo non dura mai?  Mi chiedevo sempre quando mi si presentava l’occasione di viverlo.

Non ero mai riuscita a trovare una risposta.

Eppure in quel momento, ripensando a Brittany e al suo sorriso, alla sua mano nella mia, a come, quando mi aveva circondato le spalle con un braccio, mi ero sentita a casa e al sicuro; in quel momento pensai che forse era per quello, per quella sensazione alla bocca dello stomaco ogni volta che incrociavo il suo sguardo, che valeva la pena impegnarsi.

Nel momento in cui lo decisi mi sentii leggermente diversa: non ero cambiata molto dal liceo, allora avevo 17 anni e non conoscevo l’amore.

Ora avevo 22 anni e continuavo a non conoscere l’amore, con l’unica differenza che ora volevo impararlo.

 

 

-Cavolo Berry! Almeno la domenica potresti risparmiarci la sveglia!-

Rachel sbuffò entrando in cucina –Non capisco come tu faccia a vivere a N.Y. se ti svegli per ogni minimo rumorino-

-Quello non è un rumorino Nana, gli elicotteri sono più silenziosi di quell’affare!-

Fantastico, ora che mi aveva svegliata non mi sarei più riaddormentata.

Presi in considerazione l’idea di andare da Quinn ma, stranamente, la mia coscienza ebbe il sopravvento consigliandomi di lasciarle almeno un giorno di tregua senza risvegli traumatici.

 

 

Alle sette ero al bar, nonostante sapessi che Brittany non ci sarebbe stata, ormai stava diventando un’abitudine e almeno li potevo bere un caffè decente e non quello bruciacchiato che faceva Quinn.

Ovviamente c’era solo quel Sebastian, iniziavo seriamente a preoccuparmi per la sua vita sociale, che a quanto pare era il solo cittadino in grado di alzarsi e venire al bar alle sette, questo se si esclude la possibilità della sua fissa residenza in quel luogo.

-Santana?- mi girai incredula verso la voce che mi aveva appena chiamato.

-Non ci posso credere- sussurrai –Chang che ci fai qui?- chiesi andandogli incontro per salutarlo.

“Ma che cavolo è questo posto? Una calamita per gli ex Gleek?”

-Sono solo di passaggio, devo incontrarmi con un’amica per discutere di una questione di lavoro, tu?-

-Sto da Quinn per le vacanze- feci quasi uno sforzo fisico per frenarmi dal raccontare anche a lui della mia infelice sistemazione nel salotto di casa Fabray.

Invitai Mike a fare colazione con me e lui accettò di buon grado, anche se non lo davo a vedere mi era davvero mancato in questi anni; noi del Glee eravamo stati davvero una famiglia, lo eravamo ancora.

Mike mi raccontò delle sue avventure alla scuola di ballo, della sua relazione con Tina che procedeva a gonfie vele e accennò a un progetto che, se tutto andava bene, sarebbe riuscito ad avviare entro un paio di anni e che era proprio quello di cui doveva discutere oggi con la sua amica.

-Perché non vieni a cena da noi stasera? Farà piacere a tutti rivederti-

Gli dissi dopo qualche minuto che parlavamo, lui accettò con un sorriso e poi si congedò per andare a svolgere il suo famoso impegno.

Chissà se Quinn è già sveglia” pensai tra me e me con un sorrisino sul volto esaminando mentalmente tutti i possibili e divertenti modi che avevo per dare alla mia amica un dolce risveglio.

 

-IO TI UCCIDO LOPEZ!-

Corsi fuori dalla camera di Quinn ridacchiando con un bicchiere vuoto in mano.

Alla fine la mia coscienza era ritornata nel cupo e buio angolino della mia testa dove stava rintanata di solito.

-Ma Quinn- dissi ,cercando di sembrare mortificata, quando la mia migliore amica mi seguì fuori dalla sua stanza col volto e il petto fradici –Io volevo essere gentile e portarti un bicchiere d’acqua, è stato un incidente che io sia inciampata-

-Certo- ringhiò lei lanciandomi un’occhiata assassina –Ed è per questo che prima di inciampare mi hai voltato a pancia in su?-

Cercai una scusa plausibile mentre lei si avvicinava sempre di più

“Pensa Lopez, qualcosa per distrarla, qualcosa per distrarla”

-Ho visto Mike oggi- esclamai di colpo ottenendo l’effetto desiderato.

-Davvero?-

Annuii energicamente esultando tra me e me per l’ottimo modo in cui avevo appena evitato di essere presa a pugni.

-Verrà qua a cena- spiegai mentre Quinn si avviava verso la cucina.

-Bene! Possiamo fare la grigliata, il mio Finn è bravissimo, anche se io non mangio carne lui si preoccupa sempre di cucinare…-

-Lo sappiamo Barry, tiri fuori questo argomento ogni sera a cena- la bloccai –Vado a chiamare la trota per chiedere se si unisce a noi- mi avviai verso il mio divano.

-Santana?- mi fermò Quinn

-Che c’è?- chiesi girandomi.

Me ne pentii nello stesso istante in cui un bicchiere di acqua gelata mi colpì in pieno viso.

 

 

Quei giorni sembrano così lontani oggi, ancora non sapevo cosa mi aspettava…eppure ancora oggi se mi fermo a pensare al passato non riesco a ricordare un primo appuntamento migliore di quella giornata passata con Brittany che faceva un gridolino estasiato ogni volta che vedevamo una papera

***____________________________________________________***

 

Si, lo so, questo capitolo è una schifezzina (Prima di tutto perché non c’è la mia Brittany) ma mi serviva metterlo (il perché lo capirete quando sarete più grandi) e volevo mettere un po’ in evidenza i sentimenti di Santana che nonostante tutto è ancora molto confusa.

Prometto che i prossimi saranno migliori

(Rettifico: Spero che i prossimi saranno migliori)

 

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Capitolo 7
*** The Day After… ***


La mattina seguente non mi presi neanche la briga di insultare Rachel e la sua sveglia, ero troppo distrutta dalla serata scorsa e dalla nostra festicciola “Glee” con Mike e Sam (che in altre parole significava fiumi di alcool).

Senza contare ovviamente il divano-roccia.

Non so dove avevo trovato la forza di strisciare fino al bar, forse il pensiero di rivedere la mia biondina dopo addirittura un giorno di lontananza mi aveva dato l’energia necessaria, comunque alle sette ero li nella stessa pietosa situazione di Sebastian (si, era ancora li) , cominciava a starmi simpatico quel tizio.

-Qualcuno ieri sera ha fatto le ore piccole- sentenziò la voce che aspettavo di sentire da sabato sera.

-Britt- mormorai –Britt sto morendo, non so per quanto potrò resistere ancora se…-

-Ho capito- mi interruppe lei divertita –Ti porto il tuo caffè-

-Brittany!- la richiamai

-Si?-

-Non dimenticarti il cappuccino e la brioche-

Lei sorrise e sparì in cucina.

-Dimmi un po’ Seb…- iniziai guardando il ragazzo che aveva alzato la testa nella mia direzione –Tu non ce l’hai una casa?-

Lui mi fissò cercando di fare uno sguardo di superiorità, cosa molto difficile se avevi appena passato mezz’ora a dormire su un tavolo di legno non esattamente morbido.

-Ti conosco?- bofonchiò girandosi dall’altra parte senza aspettare la mia risposta.

Scossi le spalle e mi concentrai sulla biondina che aveva appena riempito il mio campo visivo.

-Finalmente, non sarei sopravvissuta un attimo di più senza di te- dissi al mio caffè afferrandolo con tutte e due le mani.

Brittany mi lanciò un’occhiataccia –Preferisci il caffè alla cameriera?- domandò divertita accomodandosi davanti a me.

-Dipende, la cameriera conosce un modo per svegliarmi meglio di quanto faccia il caffè?-

-Uhm…- iniziò lei facendosi pensosa –Forse un modo lo conosco- sorrise maliziosa

-In questo caso non vedo l’ora di vederlo…- sussurrai con voce roca.

Brittany si sporse in avanti sul tavolo e immerse le dita nel vaso di fiori che faceva da centro tavola per poi schizzarmi la faccia numerose volte stappandomi un urletto sorpreso.

-Più sveglia ora?- chiese divertita mentre mi asciugavo gli occhi.

“Questo è lo spirito di Quinn che si sta ancora  vendicando per ieri mattina…”

-Non era esattamente quello che mi aspettavo- borbottai cercando di sembrare offesa.

-Dici che questo va meglio?- domandò allora sporgendosi ancora di più sul tavolo fino a stamparmi un bacio delicato sulle labbra.

-Decisamente- sussurrai quando ci staccammo.

-Pierce! Non ti pago per amoreggiare con le clienti!- oh fantastico, era arrivato Bob

–La prossima volta che ti chiedono dello zucchero dagli una bustina!-

Lei si tirò indietro imbarazzata –Scusami Bob- balbettò alzandosi.

“Ma che vuole che faccia quel tizio? Non c’è nessuno, se li deve immaginare i clienti da servire?”

Sbuffai facendola sorridere

–Fra un po’ se ne va, tranquilla- mi rassicurò per poi darmi un altro bacetto.

 

Restai li fino a fine mattina quando Brittany si offrì di darmi un passaggio fino a casa

-Ci vediamo nel pomeriggio?- chiesi quando Brittany parcheggiò davanti a casa di Quinn.

-Certo, passo alle tre-

-Perfetto…e grazie del passaggio- mi sporsi per darle un bacio.

-Quando vuoi- sorrise lei.

 

La guardai allontanarsi finché non sparì dietro l’angolo.

-Ehi ragazza innamorata!- chiamò Quinn –Hai intenzione di stare tutto il giorno sulla soglia o ti decidi a entrare e interrompere quello spiffero estremamente fastidioso?-

Chiusi la porta e mi lasciai cadere stancamente accanto a lei –Non sono innamorata-

-Sicura? Dal tuo sguardo non si direbbe…-

-Quinn…- iniziai incerta –Come si fa a capire di essere innamorati?-

La domanda la colse di sorpresa –Non saprei…ognuno vive l’amore in modo diverso, è questo il bello no? Non si può definire l’amore perché è unico per ognuno di noi-

-Non voglio innamorarmi- borbottai –Quando si è innamorati si soffre-

-Due cose Sannie: non puoi decidere di chi e se innamorarti, seconda cosa tu hai il terrore di rivivere sulla tua pelle quello che è successo ai tuoi ma non devi avere paura-

-Perché non dovrei?-

-Come ti ho già detto prima l’amore è diverso per ognuno di noi, era diverso per i tuoi genitori ed è diverso per te…-

-Sai Quinn…sei così intelligente per essere una bionda!-

Lei mi diede una spinta –Chissà che dirà Brittany quando sentirà queste frasi stereotipate uscire dalla tua bocca-

-Non usciranno mai; lei non è stupida, è l’eccezione bionda che conferma la regola -

-E io allora?-

-Tu ti tingi i capelli -

Questa volta la spinta mi fece cadere dal divano.

 

 

-Forse non verrà- mormorai triste guardando l’orologio

-E’ tanto in ritardo?- chiese Quinn dispiaciuta

-Già…-

-A che ora ti aveva detto che veniva?-

-Alle tre- feci un sospiro triste -Che c’è?- chiesi poi a Quinn che mi guardava a bocca spalancata

-Sono le tre e due minuti scema!- esclamò lei, per un attimo temetti che volesse lanciarmi il libro che stava leggendo –Mi fai sempre preoccupare per nulla-

-Per nulla? Sono passati due minuti, e non dirmi che forse ha trovato traffico perché a meno che non abbiano organizzato la sagra dell’insetto non c’è nessuno in questo posto del cavolo, magari ha cambiato idea e…- il campanello suonò e in meno di tre secondi fui davanti alla porta ad aprire.

-Cia…- non riuscii neanche a finire che mi ritrovai le labbra di Brittany sulle mie.

-…o- finii quando si staccò da me –Per fortuna non è venuta Quinn…ad aprire- sentii lo strano bisogno di aggiungere l’ultima parola.

Lei sorrise divertita –Già per fortuna sei venuta…tu -

Ok lo ammetto, forse la pausa tra ‘venuta’ e ‘tu’ me la ero solo immaginata.

Santo cielo Lopez, sei una pervertita”, stupida vocina mentale.

-Sai Santana, l’educazione vuole che tu inviti la ragazza ad entrare in casa invece farla stare sulla porta e sbavarle addosso…puoi comodamente sbavarle addosso dal divano-

-Ho un’idea Quinn, perché non ti vai a far risucchiare le labbra dal ragazzo-pesce che ti ritrovi così stai un po’ zitta?- mi feci da parte per far entrare Brittany.

-Ho un idea San, perché non vai dal diavolo a farti restituire la tua anima e, già che ci sei, un po’ di senso dell’umorismo?-

Brittany spostò lo sguardo da me a Quinn

-Pensavo avessi detto che era la tua migliore amica- disse poi alla bionda che continuò a sfogliare il libro che aveva in mano

-Infatti- disse tranquillamente.

-Fabray togli i tuoi piedacci da quel divano- mi resi conto solo ora che era sdraiata sul mio “letto”

-E’ il mio divano Lopez, ci metto i piedi quando voglio-

-Ti riuscirà difficile farlo se te li taglio, perché è esattamente quello che farò se fra cinque secondi saranno ancora li-

“E già Britt, migliori amiche”

 

 

-Fra un po’ tornano gli altri San-

-E allora?- chiesi aspettando che Brittany tornasse dal bagno

-Niente, così…- Quinn alzò le spalle –Pensavo che volessi aspettare a presentare Britt agli altri, inizieranno con le solite domande del tipo “è la tua ragazza?”…anzi, ora che ci penso, è la tua ragazza Santana?-

Mi colse alla sprovvista –Non lo so, insomma forse, non gliel’ho chiesto…non avevo neanche pensato di chiederglielo, dici che devo chiederglielo? Non so nemmeno se voglio chiederglielo…. insomma siamo uscite solo una volta e si, ci siamo baciate un paio di volte…e poi a parte te non ho mai avuto una ragazza…forse dovrei aspettare e…-

-Santo Cielo Santana! Chiudi quella bocca, sei peggio di Rachel!-

Mi zittii all’istante –Quinn…- provai dopo qualche secondo

-No, bocca chiusa e ascolta: non importa quante volte ci sei uscita ne cosa hai fatto in passato, segui il tuo cuore, anche se tutt’oggi sono in dubbio se tu ne abbia uno o no-

Feci una smorfia –E poi sono io quella che manca di senso dell’umorismo…- borbottai –Segui il tuo cuore…la più grande idiozia che potevano inventarsi, il cuore è come una bussola Quinn, ti porta sempre dove è meglio non andare-

-Che ne sai Santana, tu non lo hai mai seguito…magari la strada sembra brutta all’inizio ma dopo qualche passo già ti accorgi che è quella giusta-

“Accidenti a Quinn e alle sue frasi a effetto” borbottai quando non riuscii a trovare una risposta.

 

 

-Credo che sia ora che vada…- disse la mia biondina lasciandomi un altro bacio sulle labbra.

-Uhm…- borbottai –Se proprio devi…-

Lei si alzò ridacchiando –Devo, non credo di essere emotivamente pronta ad affrontare i tuoi amici dopo quello che mi hai detto di loro-

-Ti accompagno alla macchina- assentii alzandomi di malavoglia dal mio giaciglio (ormai anche chiamarlo divano era diventato un insulto).

-Ciao Quinn- sorrise lei mentre ci avviavamo verso la porta.

-A presto Britt, torna quando vuoi- la mia amica ricambiò il sorriso, chissà perché con me non era mai così dolce.

 

 

Brittany mi guardò, poi guardò la macchina, incerta se andare o no.

Io in risposta fissai la macchia poi lei, incerta se lasciarla andare o no.

-Ti vedrò domattina?- chiese poi.

-Hai dei dubbi?- risposi divertita.

-Lo prendo come un si- sorrise –Grazie per oggi, mi sono divertita-

-Anche io…se non fosse per Quinn che era sempre tra i piedi-

-TI HO SENTITA LOPEZ!- esclamò una voce da dentro casa

-FATTI GLI AFFARI TUOI BIONDA!- risposi per poi tornare a guardare Brittany.

-Migliori amiche eh?- chiese dubbiosa

-Eh già!-

Ridacchiò divertita –Ci vediamo domani-

-Si, a domani-

 

Come quella mattina fissai la sua macchina allontanarsi mentre ripensavo alle parole di Quinn…avevo paura dei miei sentimenti, una paura tremenda.

Ripensai allo sguardo di Britt e al suo sorriso, forse non così tremenda dopo tutto.

 

***___________________________________________________________________***

 
Lo ammetto, è una schifezzina anche questo…il prossimo sarà migliore, questa volta dico sul serio.

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Capitolo 8
*** …Tomorrow ***


 

Nota: è passata una settimana dall’ultimo episodio.

 

“Lasciarmi andare, devo solo lasciarmi andare…come ho fatto con Quinn…lasciarmi andare, devo sol…”

-Santana?-

-Uh? Si che c’è?- mi riscossi

-Ti ho fatto una domanda-

-E io non l’ho sentita Fabray o ti avrei già risposto-

La mia migliore amica sbuffò sonoramente –Ho chiesto come va con Britt visto che è una settimana che uscite insieme-

-Va…va bene, a meraviglia- dissi incerta

Quinn mi fissò per un attimo –Perché non ti credo?-

-Perché sei una petulante e assillante Bionda che prova gusto nel vedere gli altri in difficoltà?-

-No San, perché tu sei una testarda e codarda Mora che ha paura di provare qualche sentimento perché il suo cuore artificiale potrebbe non sopportarlo e scoppiare-

Feci una smorfia –Lei mi piace davvero Quinn, e non so come gestire questa cosa-

-Allora non gestirla, gli amori più belli sono quelli che ti travolgono senza preavviso e ti trascinano in un turbine di emozioni senza controllo, giusto?-

-Non ho mai parlato di amore- borbottai poco convinta.

-San, non puoi controllare l’amore quante volte te lo devo dire? Del resto , come disse una volta un grande poeta, puoi chiudere gli occhi alle cose che non vuoi vedere ma non puoi chiudere il cuore alle cose che non vuoi provare.-

-Non l'ha detto Johnny Depp?-

-Non è questo il punto- liquidò la mia osservazione con un gesto della mano -Il punto è che devi lasciarti andare ok? Vivi il tuo amore-

Fece per alzarsi ma la bloccai per un braccio –Sai una cosa Quinn? Credo di essere pronta per una relazione-

Lei si sedette di nuovo di fronte a me e mi appoggiò una mano sulla fronte guardandomi preoccupata.

-Che stai facendo Bionda?-

-Controllo che tu stia bene, dopo una dichiarazione del genere o  hai la febbre o io sono una sofista* migliore di quanto pensassi-

-Una che?-

-Lascia perdere…come mai questa decisione tutta di un tratto?-

-A parte te che mi tormenti da mezzo mese dando fiato alla tua boccuccia ogni qualvolta che hai l’impressione di poter infilare in una discussione una metafora Omerica su quanto sia bello l’amore e di come il mondo ti sorrida se lo affronti mano nella mano con la tua anima gemella?-

-Si, a parte questo-

-Te l’ho detto, Brittany mi piace, mi fa sentire bene come nessun’altro…non avrò molta esperienza in fatto amore ma sono abbastanza intelligente per capire che se una cosa ti fa sentire così bene allora è meglio farla durare il più a lungo possibile-

Quinn mi fissava sorpresa –Non so se stupirmi piacevolmente del tuo improvviso cambiamento di opinione sulle relazioni o sentirmi offesa perché non hai mai fatto questi discorsi quando stavi con me…-

-Santo cielo Bionda, sei la ragazza più egocentrica che esista al mondo!-

“E anche quella che da le sberle più forti” aggiunsi qualche secondo dopo tra me e me massaggiandomi la nuca dolorante.

 

 

-Allora noi andiamo-

-Va bene Q, buona serata-

Quinn si fermò incerta sulla soglia –Sicura di non voler venire?-

Sbuffai tirando fuori dalla tasca un foglietto e aggiungendo una ‘x’ alla lunga fila di lettere per poi contarle tutte.

-Wow Bionda ce l’hai fatta!- esclamai appena finito di contare –Sei riuscita a farmi la stessa domanda per 100 volte di seguito…e pensare che tutti ti dicevano che ti saresti fermata a 86 ma tu non ti sei fatta scoraggiare!- feci finta di asciugarmi una lacrima di commozione

-Sono così fiera di te Quinn-

-Dopo questa pessima scenetta spero almeno che non avrai più il coraggio di insultare il mio ragazzo per le sue battute-

-In realtà questa me l’ha suggerita lui…-

In quel momento ringraziai gli strazianti allenamenti della Sylvester per avermi regalato un fisico elastico e una prontezza di reazione che mi salvò dal ricevere una carezza molto forte e brutale dalla mia migliore amica.

-Io e gli altri torniamo domattina ok? Stiamo a dormire da Sam quindi dovrai arrangiarti da sola per la cena e tutto il resto… pensi di potercela fare?-

-Q nel caso ti fosse sfuggito ho 22 anni e vivo da sola a N.Y. , come pensi che me la sia cavata in questi anni?-

-Ordinando take-away- odiavo quando aveva ragione.

-Perché non te ne vai Quinn?- la fulminai con lo sguardo –Fra poco arriva Britt, non vi voglio attorno-

-Ricordati quello che ti ho detto oggi pomeriggio e non fare idiozie come tuo solito- mi diede un veloce bacio sulla guancia.

-Come sarebbe a dire “come tuo solito”?- le urlai dietro e, ovviamente, lei mi ignorò procedendo verso la macchina.

Sbuffai per poi sorridere richiudendomi la porta alle spalle.

Finalmente la casa tutta per me.

 

 

-Ehi, stavo per iniziare a preparare la cena- salutai Brittany subito dopo aver aperto la porta.

“O in altre parole stavo per dare fuoco alla cucina”

-Non preoccuparti, ho portato qualcosa dal ristorante-

“Allora è vero che sei un angelo”

Mi feci da parte con un sorriso sulle labbra per farla entrare, la benedizione del take-away mi aveva seguito fino a li, grazie N.Y.

Solo dopo aver chiuso la porta mi accorsi che Brittany non mi aveva staccato gli occhi di dosso nemmeno per un attimo

-Che c’è?- chiesi leggermente a disagio.

-Buon settimaniversario di appuntamento- trillò lei sorridente come sempre.

-Buon settimacosa?-

-E’ una settimana che usciamo assieme San-

“Ok, è un modo contorto per invitarmi a fare il passo successivo? Tipo psicologia inversa?”

Prima o poi mi sarei accorta della totale inutilità del farmi domande nella mia testa…prima o poi.

-Immagino che ora tu…insomma sai come si dice a questo punto…- balbettai fissando il pavimento

-Si certo- disse lei alzandomi il mento per potermi guardare negli occhi –Auguri di buon anniversario giusto?-

“Non esattamente”

-Si, esattamente-

“Stupida Lopez”

-Veramente intendevo se…se volevi renderlo ufficiale- riuscii a dire alla fine.

Lei mi guardò confusa –Rendere ufficiale che è una settimana che usciamo insieme? Volevi che portassi una torta?-

-Non intendevo…lascia stare- mi arresi alla fine.

 

 

“Sei una codarda Lopez, una piccola stupida codarda…”

Possibile che mi insultassi da sola? Non mi bastava Quinn?

-San?-

-Dimmi Britt?-

Avevamo finito di mangiare da qualche minuto e ci eravamo spostate sul divano, lei era sdraiata con la testa appoggiata alle mie gambe, incredibile quanto mi piacesse passarle le dita tra i capelli, era disgustosamente romantico e tenero.

-Posso farti una domanda?-

-Certo-

-Esattamente cosa c’è fra noi due?-

“Fantastico, chiediglielo adesso…è facile sono solo cinque parole: ‘Vuoi essere la mia ragazza?’ ”

-Dimmelo tu- che razza di codarda Lopez.

-Non è giusto- protestò lei ridacchiando –L’ho chiesto prima io-

-Bè vediamo…tu mi piaci questo è ovvio- borbottai

-Anche tu mi piaci…- sorrise lei tirandosi su a sedere.

-A questo punto in una coppia etero si aspetta che il ragazzo faccia il primo passo ma...insomma hai capito-

-Certo ,certo- disse ridacchiando -In questo caso... Santana, vorresti essere la mia ragazza?- disse con voce profonda nel tentativo di sembrare un maschio.

-Così non vale- cercai di trattenere le risate -Non è carino costringermi a scoppiarti a ridere in faccia dopo una domanda del genere-

-Cerchi di cambiare argomento Lopez?-

-Assolutamente no Brittany...o dovrei chiamarti Brad?- chiesi divertita

-Brad Samuel Pierce per servirti...bambola- mi fece l'occhiolino con la stessa voce profonda di prima -Allora...io sono uno schianto di ragazzo e tu uno schianto di ragazza, dovremmo stare assieme-

Non riuscivo più a trattenere le risate

-E smettila...- le diedi una spinta

-Ma come? Ho appena iniziato con le mie tecniche di conquista- protestò

-Non hai bisogno di tecniche scemotta...scemotto?-

-Uhm...quindi immagino che non serva invitarti a vedere la mia collezione di farfalle- disse maliziosa.

-No Brad, a me piacciono le ragazze quindi per te non c'è aria-

-Mi è andata male- borbottò dispiaciuta ancora con voce profonda. -Ma a Brittany la dai una possibilità?- chiese poi con la sua solita vocetta squillante.

-Uhm...chi mi assicura che tu sia davvero una ragazza?-

-Tesoro se non ti fidi controlla pure di persona...- sussurrò sensuale nel mio orecchio

Mi morsi il labbro -Camera di Quinn è libera...-

-Allora cosa stiamo aspettando?- chiese alzandosi e porgendomi la mano.

-Non ne ho assolutamente idea- sussurrai mettendomi di fronte a lei e afferrando il bordo della sua maglietta.

 

 

“Aggiungiamo ‘guardarla dormire’ alle cose disgustosamente romantiche e tenere che mi piace fare con lei” appuntai mentalmente ammirando estasiata come la pelle della mia biondina sembrasse ancora più candida quando la luce la colpiva

-Qualcuno spenga il sole- borbottò all’improvviso facendomi ridacchiare

-Si sta solo vendicando perché ha scoperto che c'è una certa biondina che è più bella persino di lui-

-Ah si?- chiese divertita -E chi sarebbe?-

-Quinn, mi pare ovvio-

-Aw Sannie, così mi fai arrossire- disse la mia migliore amica aprendo la porta di colpo.

-Fabray! Che ci fai qui?-

-Questa è la mia stanza mi pare...-

-Si bè...siamo nude quindi vattene!-

-Oh andiamo- disse lei con tono annoiato -Non è niente che non abbia già visto-

-Ok Quinn mi hai visto nuda te lo concedo, ma è nuda anche Brittany e a meno che voi due non abbiate...-

Mi interruppi di colpo perché erano entrambe arrossite e tenevano lo sguardo basso.

-Oh no...non mi dite che siete state a letto assieme-

-Santana...- provò Quinn

-Santana un cavolo!-

-E' successo una volta sola... magari non proprio una sola ma ancora non ti conoscevo- si giustificò la mia biondina

-Piuttosto mi spieghi che ci fate nude nel mio letto?- chiese all'improvviso Quinn -Non mi pare che sia il mio compleanno...-

-Divertente Fabray- mormorai

-Mica tanto- mi aveva sentito, bene -Visto che ci avete fatto sesso ...io ci dormo li capisci?-

-Sai Bionda, se mi avessi dato una stanza anziché un divano questo non sarebbe successo!-

-Non potevate andare a casa sua?- ignorò l'ennesima protesta sul divano

-Casa di Britt era troppo lontana va bene?- ammisi leggermente imbarazzata

-No che non va bene Lopez, forse hai bisogno che te lo ripeta lentamente: Avete.Fatto.Sesso.Nel.Mio.Letto!-

 -Ehm ragazze...io sarei ancora nuda...- ci girammo verso Brittany che cercava di coprirsi meglio che poteva col lenzuolo.

-Ah si, a proposito di questo- disse Quinn -C'erano i tuoi pantaloncini nell'ingresso, siete fortunate che sia entrata io per prima...gli altri vestiti sono sparsi in giro per casa, non ho avuto tempo di fare la caccia al tesoro ma fra un po' arrivano anche gli altri quindi vi conviene sbrigarvi se volete evitare le domande-

La mia migliore amica lanciò l'indumento sul letto per poi uscire con un ghigno a metà fra il divertito e il disgustato.

-Ecco...- iniziai dopo qualche minuto di silenzio -Non era proprio il risveglio romantico che mi ero immaginata-

-Vuoi rifarlo?- la guardai sbalordita -Il risveglio intendo- si affrettò ad aggiungere.

Rimasi a fissarla incerta per un attimo poi sorrisi dolcemente -Certo che si-

Lei ricambiò il mio sorriso e si stese sul cuscino nella stessa posizione in cui era prima del simpatico e gradito intervento di Quinn.

Mi sistemai al suo fianco e rimanemmo con gli occhi chiusi per qualche minuto.

Quando aprii gli occhi e scoprii i suoi che mi fissavano non riuscii a trattenere un sorriso.

-Buongiorno- mi stampò un bacio a fior di labbra.

-Questo va decisamente meglio come risveglio...-

-VI RICORDO CHE SONO ANCORA QUI E SE FRA CINQUE MINUTI NON VI VEDO FUORI DALLA MIA STANZA VI PRENDERO' A CALCI NEL SEDERE FINO ALLA PORTA DI CASA!- urlò Quinn dal piano di sotto

-Questo va un po' meno bene...- borbottai iniziando a meditare la mia vendetta.

 

 

-Allora San...- iniziò la mia biondina quando, qualche minuto dopo, ci eravamo sedute sul divano e io le accarezzavo distrattamente la testa che teneva appoggiata alle mie ginocchia come la sera prima.

-Uhm?-

-Hai deciso se sono o no una ragazza?-

Sorrisi maliziosamente -Decisamente si...-

Lei ricambiò il mio sorriso divertita -Devo concedertelo Lopez, hai trovato il modo migliore per evitare una domanda-

"Ah già...la domanda"

-E immagino che tu voglia una risposta...- iniziai.

-Nah- mi bloccai

-Come sarebbe 'nah' ?-

Rise della mia espressione indispettita -Intendo dire che non voglio una risposta ora...quando te la sentirai mi dirai di si...-

-...o di no- precisai

-No, potrai dire solo di si-

-Ok- dissi seria

-Bene- disse lei ancora divertita -...allora dicevo quando te la sentirai...-

-Non hai capito- la interruppi -Non 'ok' ti dirò solo di si, 'ok' voglio essere la tua ragazza-

Si tirò su così velocemente che per poco non mi tirò una testata in fronte.

-Non scherzare- sibilò

-Tu e Quinn potreste fare una gara su chi delle due ha la stima più bassa di me in questioni di cuore- borbottai -Non scherzavo biondina, ho deciso di mettere da parte la paura e farmi trascinare-

-Eh?-

-Lascia stare- "Ri-accidenti a Quinn e alle sue metafore del cavolo"  -Voglio essere la tua ragazza- ribadii

-Come mai questa decisione improvvisa?- chiese con un sorriso stampato sulle labbra

-Ti avrei detto di si anche ieri sera ma la mia bocca era impegnata a fare altro-

-Ok, non una parola di più, ho appena fatto colazione- Quinn fece il suo ingresso in sala.

-Fabray, sei il tempismo fatto a persona... e con tempismo intendo quello pessimo-

La mia amica fece un sorrisetto innocente per poi rivolgersi a Brittany.

-Brava Britt, sei riuscita a scavare sotto lo spesso stato di cattiveria e magia nera che tiene in vita la nostra San da quando ha venduto il suo cuore ai demoni in cambio della vita eterna e hai scoperto che è in grado di provare sentimenti, congratulazioni- le strinse la mano compiaciuta.

-Quinn perché non chiudi la bocca ogni tanto- borbottai lanciandole un occhiataccia.

Non avevo neanche la forza di risponderle a tono.

In quel momento ero troppo occupata a cercare di capire perché ogni volta che pensavo “Brittany è la mia ragazza” ogni cellula del mio corpo sembrava impazzire per la gioia.

 

***__________________________________________________________________________***

 

*Per quelli di voi che non lo sanno Sofisti erano chiamate, nell’antica Grecia, quelle persone che utilizzava l’arte oratoria al fine di ottenere qualcosa da qualcuno.

(Sorvoliamo il fatto che i sofisti erano condannati all’esilio nella maggior parte dei casi)

E qui si vede l’utilità del liceo Classico, ti insegna un sacco di parole come Sofisti, Ostracismo, Pederastia con cui puoi fare bella figura…

Mi scuso ancora per come la storia è affrettata ma questa è solo la punta dell’iceberg, devono succedere ancora tante di quelle cose…

Dunque, Santana ha deciso di dare un’occasione all’amore (questo non vuol dire che sia innamorata, purtroppo) e c’è anche una piccola parentesi Quitt, cosa c’è di meglio di quelle due adorabili biondine insieme? (Brittana a parte)

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Capitolo 9
*** Maybe It's Love... ***


 

-Finn sei sicuro che questo pezzo vada li?-

-Non sono stupido Sam, so leggere-

-Amore stai tenendo il libretto delle istruzioni al contrario-

-Oh, grazie Rachel-

 

Le voci dei ragazzi arrivavano dalla finestra aperta, lanciai uno sguardo impietosito al terzetto Sam-Finn-Blaine che cercava con scarsi risultati di montare la piscina nel giardino prima di lanciare un altro gemito acuto.

-Fa tanto male Quinn…- gemetti coprendo parzialmente il suono del campanello che aveva appena suonato.

-Oddio Quinn- mi lamentai ancora -Quinn sto per morire-

La mia amica mi ignorò e andò ad aprire la porta.

-Ciao Britt- la sentii dire

-Briiiiiitt- chiamai con voce sofferente -Britt corri, non mi rimane molto tempo-

-Che succede? Cos'hai?- chiese Brittany preoccupatissima arrivando di corsa.

-Non credo di farcela Britt, il dolore è troppo forte- sussurrai

-Si è rotta un'unghia- disse secca Quinn lanciandomi un'occhiataccia

Vidi il viso della mia biondina riprendere lentamente colore -Mi hai fatto venire un infarto San, e poi ti eri solo rotta un'unghia?-

-Ragazze la piscina è pronta!- ci annunciò fiero Sam dalla finestra, interrompendo per qualche secondo i miei lamenti, indicando con un cenno della testa la piscina miracolosamente montata e piena d’acqua.

Le mie due biondine si scambiarono uno sguardo di intesa che non mi piacque per niente

-Sai San, quando ci si rompe un'unghia bisogna mettere la mano dentro l'acqua- iniziò Brittany

-Hai ragione B, ma se le fa così male è meglio abbondare...forse dovrebbe entrare tutta dentro l'acqua- disse Quinn avvicinandosi ad afferrare le mie braccia mentre Brittany mi afferrava i piedi

-Che volete fare?!- urlai in preda al panico -Non potete infierire su una malata!- protestai mentre mi trascinavano il giardino -Sul serio Bionde, non ci provate!-

-Ma San- disse la mia biondina innocentemente -Noi vogliamo solo farti stare meglio-

Aprii la bocca per protestare ma non feci a tempo a dire niente che mi avevano già buttato dentro la piscina. Vestita.

Quando riemersi dovevo avere lo stesso aspetto della bambina di The Ring

-Cominciate a correre- sibilai tra i denti.

Cercai di uscire dalla piscina con passo minaccioso, e ci stavo anche riuscendo, quando Sam infilò una delle sue gambe tra le mie facendomi inciampare.

Riemersi per la seconda volta dall’acqua mentre i miei amici, la mia ragazza inclusa, si stavano praticamente rotolando a terra dalle risate.

-E va bene!- tuonai –Fate come vi pare, non ho bisogno di voi-

Nonostante le mie buone intenzioni di fare un uscita drammatica inciampai miseramente, di nuovo, mentre uscivo dalla piscina, finendo distesa sull’erba.

Rivolsi un’occhiataccia a tutti quanti prima dirigermi verso casa quando due braccia sottili mi circondarono la vita.

-Non te ne andare San- mormorò Brittany al mio orecchio, provocandomi una cascata di brividi che mi sforzai di ignorare.

-Lasciami andare, torna dai tuoi nuovi amici- sputai cercando di sembrare indignata.

Cosa molto difficile dal momento che Brittany mi stava lasciando dei teneri baci sul collo.

-Sei arrabbiata Sannie?- chiese con la sua adorabile vocina infantile.

- S-si…tanto arrabbiata, e ho i vestiti fradici- riuscii a dire.

-Vuoi una mano a cambiarti?- sussurrò maliziosa al mio orecchio.

-Ehi voi due, niente spettacoli saffici tra le mura di casa mia, ho fatto già il pieno ieri mattina!-

“Ho già detto quanto odio il tempismo di Quinn?”

-Scusami un attimo Britt, strangolo una bionda e sono da te-

 

 

-Ed è per questo che nel 1995 ha ricevuto il Grammy Award per la carriera…-

-Ed è per questo Britt…- intervenni interrompendo Rachel che nell’ultima mezz’ora aveva parlato ininterrottamente riassumendo la biografia di Barbra Streisand, e non aveva ancora finito –…Che dopo cinque minuti che Puffetta parla smettiamo tutti di ascoltare-

Non so cosa mi era saltato in testa quando avevo proposto a Brittany di restare per pranzo, forse speravo che Rachel smettesse di parlare almeno per mangiare, ah illusa.

Mi ero dimenticata che la Nana è capace di parlare mentre fa qualsiasi altra cosa,  mentre mangia, dorme, esegue la respirazione bocca a bocca.

Insomma dopo cinque minuti mi ritrovai a sperare di avere ancora una fidanzata alla fine del pasto.

La mia biondina mi lanciò uno sguardo divertito alla mia ultima affermazione

-Scusami se te lo dico Rachel- disse poi –Ma non ho mai sentito una canzone di questa Barbra-

Incredibile ma questo bastò per zittire Rachel che la fissò con la bocca spalancata per l’altra metà del pasto.

“Dopo questa è palese che sia un’angelo…zittire Rachel Berry è impossibile se non si hanno delle doti soprannaturali”

 

 

Quel pomeriggio ci ritrovammo di nuovo sedute sul divano, nella stessa posizione del giorno prima: lei con la testa appoggiata alle mie gambe e io che le passavo le dita fra i capelli.

-Sono ancora arrabbiata con voi- borbottai rivolgendomi anche a Quinn

-Soprattutto con te Britt, in una coppia ci si dovrebbe sostenere a vicenda non aiutare il malefico folletto biondo a buttare il tuo partner in una piscina di acqua gelida e tra l’altro non serve a niente mettere la mano in acqua quando ti rompi un’unghia, ho controllato su google -

-Hai avuto bisogno di controllare su google?-

-Perché non te ne stai un po’ zitta Q?-

Brittany ridacchiò –Prometto che stasera mi farò perdonare- aggiunse maliziosamente

-Non qui!- esclamò subito Quinn –Sul serio, provateci e vi sbatto fuori di casa-

Le lanciai un’occhiataccia –Sam però qua ci viene-

-Cos’è che non capisci della frase “Questa è casa mia” ?-

-E che fine ha fatto il: “Siamo migliori amiche Santana, la mia casa sarà sempre la tua casa” ?-

-Andiamo San- protestò lei –Quando te l’ho detto ero giovane e ingenua…-

-E’ stato martedì scorso-

-E…- continuò lei ignorandomi –E non avevi una ragazza-

“Una ragazza” mi piaceva da impazzire sentirlo dire “Brittany è la mia ragazza”, da impazzire.

-Non preoccuparti San- disse in quel momento la mia biondina –Puoi venire a casa mia -

-Ottima idea Britt, finalmente ti sei ricordata che hai una casa tutta tua, senza giovani e innocenti amiche che potrebbero traumatizzarsi trovandovi in situazioni intime-

-Oh chiudi il becco Q, tu sei tutto tranne che innocente…e giovane-

-Abbiamo la stessa età!- protestò la mia amica

-Alcune parti di noi Fabray, il tuo naso ha qualche anno meno mi pare- ghignai

-Se è per questo anche i tuoi air-bag, anzi sono pure più giovani del mio naso-

-Stupida Bionda…-

-Siete proprio sicure di essere migliori amiche?- intervenne in quel momento Brittany strappandoci un sorrisetto divertito.

 

 

“Se suono adesso magari si arrabbierà perché sono in anticipo, mi aveva detto di venire alle otto”

Ero ferma sulla veranda della casa di Brittany, a fissare nervosamente il mio orologio che segnava le otto meno due, ero in anticipo.

-Che ci fai li ferma?-

Sussultai, non mi ero accorta che avesse aperto la porta.

Non me la sentivo ancora di confidarle le mie piccole manie sull’orario.

“Cerca una scusa Lopez, una scusa plausibile”

-Niente io…guardavo…il campanello-

“Meno male che avevo detto plausibile”

Mi scoccò uno sguardo confuso –Perché?-

-Perché? B-bè perché…perché si può capire molto di una persona dal suo campanello…-

“Ma come mi vengono?”

Lei mi guardò divertita ,“Non farmi altre domande, non farmi altre domande” implorai tra me e me.

-Se hai finito di ammirarlo entra pure-

Era in momenti come questi che ringraziavo la mia carnagione scura che non lasciava trapelare il rosso che in quel momento tingeva le mie guance.

Brittany richiuse la porta e mi salutò col solito bacio delicato.

-Fra un attimo è pronta la cena- annunciò incamminandosi verso la cucina ma seguendola fui attratta da un movimento alla mia sinistra.

- Santo cielo Britt, hai un castoro in salotto?!-

-E' il mio gatto San-

-Ah-

"OhMioDio E' enorme, come li uccide i ratti? Sedendosici sopra?"

-Che carino…- “…Per essere un mostro dal pianeta Cheeseburger…”

-Grazie- trillò felice posando nella sua ciotola dei gamberetti

-Deve mangiare tanto pesce perché segue la dieta Dukan- spiegò poi notando l’occhiata che rivolsi alla cena del gatto.

 

 

-Non pensavo fossi così brava a cucinare- passai il mio piatto vuoto a Brittany che lo sistemò nel lavandino

-Sai com’è…- rispose lei –Vivendo da soli bisogna imparare a cavarsela, giusto?-

-Ehm…si certo- io se non altro avevo imparato a memoria il menù take-away del ristorante italiano vicino a casa mia.

-Ti do una mano a lavare i piatti- stentai a credere che quella proposta fosse uscita dalle mie labbra, io odiavo lavare i piatti.

-Io li lavo e tu li asciughi- rispose la mia ragazza con un sorriso accendendo lo stereo.

Non riuscii a trattenere un sorriso divertito quando iniziò a lavare i piatti a tempo di musica, schizzando sapone dappertutto.

Iniziai a imitare i suoi movimenti mentre asciugavo i piatti cercando di ripararmi dagli schizzi d’acqua che ogni tanto Brittany mi lanciava.

Rimasi stupita per l’ennesima volta quando mi resi conto che mi stavo divertendo da matti nel fare una cosa che di solito odiavo; con Brittany ogni cosa sembrava fantastica, ogni cosa era fantastica.

Era incredibile come riuscisse a farmi cambiare radicalmente opinione su una cosa, anche una così stupida come lavare i piatti, e a farmi stare così bene.

E per la prima volta in tanti anni mi sentii davvero felice per merito di un’altra persona; forse non era quello l’amore ma di sicuro era la cosa che più gli si avvicinava per me e avevo tutta l’intenzione di farla durare più a lungo possibile.

 

 

-Ti va di vedere un film?-

-Certo- sorrisi accomodandomi sul divano.

Brittany si mise a cercare tra gli scaffali fino a tirare fuori un DVD.

-Possiamo guardare questo? E’ uno dei miei preferiti-

-Red&Toby?- chiesi dubbiosa fissando la copertina del cartone animato per poi alzare lo sguardo fino a incrociare gli occhi imploranti della mia biondina.

-Va bene- mi arresi, sorridendo quando lei fece un piccolo saltello di felicità.

Il mio sorriso si allargò quando, dopo aver messo il DVD, si accoccolò tra le mie braccia.

Se un mese fa qualcuno mi avesse detto che avrei passato una serata a guardare un cartone animato della disney solo per fare felice la mia ragazza probabilmente lo avrei denunciato per uso di stupefacenti.

Invece eccomi li, a passare ancora una volta le mani tra i capelli della mia biondina ,che fissava rapita lo schermo, cercando di farmi coinvolgere un minimo dal film solo per vederla sorridere ancora una volta.

 

 

-M-ma non...non è giusto...L-loro sarebbero dovuti restare...restare amici per sempre- singhiozzai.

Se non altro mi ero fatta coinvolgere.

Brittany mi accarezzò la schiena mentre nascondevo il viso nell'incavo del suo collo

-Se sapevo che ti faceva quest'effetto avrei scelto un altro film- disse con un sorrisetto divertito

-Come fai a sorridere? Non c'è niente di divertente... pensa se al posto di quei due ci fossimo state io e Quinn- ormai parlavo senza controllo -Devo chiamarla e dire che le voglio bene- esclamai cercando il mio telefono

-San è l'una di notte, starà dormendo- cercò di farmi ragionare la mia biondina -Glielo dirai domattina ok?- annuii in risposta

Brittany fece un sorriso e mi asciugò una lascrima ribelle -Sei la ragazza più dolce che io abbia mai icontrato, lo sai?-

"Rachel avrebbe qualcosa da dire in contrario '' pensai

-Tu lo sei di più- borbottai invece stringendomi ancora di più a Brittany che mi sollevò il viso delicatamente posandomi un bacio sulle labbra.

-E se io...- provai qualche secondo dopo

-Non toccare il telefono Santana-

-Va bene...uffa-

 

 

-Quinn?-

-San, che succede- rispose con la bocca impastata dal sonno -sono le 4 di mattina-

-Quinn tu mi vuoi bene vero?-

-Che?-

- D-dimmi che rimarremo amiche per sempre-

-Santana hai bevuto?-

-Ti prego Quinn, dimmi che sono la tua migliore amica e che rimarremo per sempre insieme- dissi mentre iniziavo a tirare su col naso

-Certo che sei la mia migliore amica- iniziò Quinn preoccupata -Ma ora dimmi cosa succede San-

-Ecco, Britt sta sera mi ha fatto vedere Red&Toby e allora...- Quinn mi attaccò il telefono in faccia.

Fissai per qualche secondo il telefono muto, ancora mezza addormentata, prima di appoggiarlo sul comodino e di riaccoccolarmi sotto le coperte.

Mi avvicinai a Brittany mentre le sue braccia si avvolgevano attorno alla mia vita nel sonno.

Cullata dal suo respiro mi addormentai quasi all’istante, pensando che sarebbe stato bello addormentarsi sempre così.

 

 

-Toby, tu sei il mio migliore amico!-
-Anche per me è così, Red!-
-Saremo amici per sempre! Non è vero?-
-Sì, per sempre!-

 

***_________________________________________________________***

 

 

Ed eccoci con il mio piccolo omaggio a Tim Burton: Red&Toby è stato uno dei suoi primi lavori per la disney, non come regista ma vabbè (modalità Rachel Berry on).

Se non sapete chi è Tim Burton non sono sicura di voler parlare con voi…

No dai scherzo (più o meno) comunque grazie a tutti quelli che leggono, seguono, recensiscono ecc… non so quando potrò mettere il prossimo capitolo perché dove sto andando in vacanza non so se c’è internet; spero a presto e grazie ancora

:)

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Capitolo 10
*** Firework ***


-Allora è vero? Cioè vero vero?-

-Si Trota, ma chiudi la bocca prima che un orso la scambi per una caverna e decida di farne la sua tana-

Brittany mi diede uno schiaffetto sul braccio senza però riuscire a trattenere un risolino.

-Sai Quinn devi stare attenta quando baci quelle fauci, rischi di perderci qualcosa dentro…- feci un ghigno divertito in direzione della mia amica –L’ultima volta che io l’ho fatto ci ho perso la mia eterosessualità, deve essere ancora lì da qualche parte-

- Si San, probabilmente è ancora li assieme alla tua integrità morale e alla tua capacità di amare- rispose lei con una smorfia.

Scostai leggermente Brittany dalle mie gambe in modo da potermi alzare e mi diressi verso il frigo li vicino aprendolo e iniziando a guardare attentamente al suo interno

-Accidenti Quinn!- esclamai poco dopo -Hai finito l'ironia!-

Lei in risposta si alzò e mi si avvicinò bussandomi sulla testa

-Accidenti San! Hai finito l'intelligenza!-

Sentimmo Brittany e Sam ridacchiare ancora seduti sulle poltrone del salotto.

-E’ così difficile credere che Santana abbia una relazione da una settimana?- chiese poi la mia biondina al ragazzo, riprendendo il discorso iniziale, che annuì vigorosamente

-E’ praticamente un record…se escludiamo quando è stata con Quinn, ma non vale perché non facevano che litigare-

-Non è vero- protestammo assieme.

-Comunque visto che ora siamo tutti sistemati potremmo fare un’uscita a quattro- propose Sam ignorando me e Quinn.

-Scordatelo Trota, in nessun caso farò avvicinare la mia ragazza alle tue fauci assassine più del necessario, potrebbe venirti fame e finiresti per sbranarla viva-

-Ah si?- chiese divertita la mia ragazza

-Certo- risposi sedendomi di nuovo accanto a lei –Un bocconcino appetitoso come te farebbe venire l’acquolina a chiunque-

-Sei una pervertita Santana, lo sai?- Quinn si sedette sulle ginocchia di Sam

-Meglio pervertita che zoofila, almeno la mia ragazza non è imparentata con il mio panino al tonno-

A quanto pare il fatto che i nostri ragazzi fossero li con noi non impediva a Quinn di tirarmi i suoi odiosi scappellotti.

-Dai San, usciamo tutti insieme stasera!- esclamò al quel punto la mia biondina -C'è l'inaugurazione di un nuovo locale e più siamo più ci divertiamo-

-Aspetta!- intervenne Sam spalancando la bocca -Non mi dire che parli del Golden Nugget-

-Lo conosci?-

-Scherzi?- esclamò lui -E' da quando hanno annunciato che lo avrebbero aperto che aspetto di andarci-

Brittany e Sam si scambiarono uno sguardo entusiasta mentre sospirai scambiandomi un'occhiata rassegnata con Quinn; qualcosa mi diceva che quella serata l'avremmo passata al Golden Comesichiama, e conoscendo Sam avevo paura di chiedere che tipo di locale era.

 

 

-QUINN!- sperai che il mio grido superasse il rumore degli spari -VIENI QUA DIETRO!-

Aspettai che la mia amica mi raggiungesse dietro una catasta di casse, al riparo dai colpi.

-Ti hanno colpita?-

-Solo di striscio- mi mostrò un segno rosso sul fianco

-Dannazione Bionda, sei la mia compagna di squadra se ti fanno fuori non ce la farò da sola- sbraitai -Quello che ti ha colpita?-

-Eliminato- rispose lei semplicemente stringendo la presa sull'arma che aveva in mano

-Quindi ora rimaniamo solo noi e...-

-...Sam e Britt- concluse lei per me -Se facciamo fuori loro abbiamo vinto-

Annuii poco convinta; probabilmente erano nella nostra stessa situazione, o li eliminavamo noi o ci avrebbero eliminato; lo sapevo io, lo sapeva Quinn e lo sapevano pure loro.

-Ripetimi come abbiamo fatto a finire in questa situazione Bionda-

-Abbiamo due ragazzini per fidanzati che amano le battaglie laser- borbottò lei

E già, era da non so più quanto che ci trovavamo in quel locale del cavolo, dagli auto parlanti provenivano rumori di spari, probabilmente per creare l'atmosfera, e avevo passato le ultime ore a rotolare e saltellare tra varie casse e finti cespugli cercando di non farmi colpire da dei ragazzini urlanti, con addosso uno stupido giubbotto che registrava il laser che ti colpiva tingendosi di rosso.

-Dai Q, possiamo farcela- porsi il pugno chiuso a Quinn che lo batté col suo.

Sporsi il collo fuori dal mio nascondiglio, possibile che questo posto avesse una sala giochi che organizzava serate di battaglia laser e non un centro commerciale?

-A sinistra- sussurrò Quinn guardando in direzione di un cespuglio di plastica dal quale spuntava un ciuffo biondo.

-Vado io, è Sam- disse poi iniziando a strisciare verso la fine del nostro nascondiglio

-Quinn!- la  fermai per un braccio facendola voltare verso di me –Sta attenta-

Lei annuì –San…in qualsiasi modo vada voglio che tu sappia che io…-

-No!- la interruppi –Non dire niente che non diresti se non fossimo in questa situazione-

Lei annuì un ultima volta prima di scivolare sul lato delle casse sparendo alla mia vista.

-A noi due Britt- mormorai sottovoce arrischiandomi a sbirciare oltre le casse.

Nessuno.

Avevo perso di vista anche Sam e Quinn, potevano essere sati eliminati per quanto ne sapevo.

-Non muoverti- ordinò all’improvviso una voce dietro di me.

-Mi dispiace per te San, vorrei non doverlo fare ma meglio tu che io- disse poi.

-Non so quanto possa far bene alla nostra relazione che tu minacci di uccidermi- dissi, leggermente divertita, voltandomi verso Brittany che teneva la sua pistola laser puntata contro di me.

-Lo sai come vanno le cose nelle battaglie laser…-

-In verità no-

-Devi perdere la tua umanità se vuoi vincere, le uniche persone che di devono interessare sono te stessa e il tuo compagno di squadra- spiegò lei seria –E tu non sei nessuna delle due-

Sentii in lontananza il grido di esultanza di Sam, Quinn non ce l’aveva fatta, prima che Brittany premesse il grilletto.

 

 

-Non posso credere che abbiamo dovuto pagarvi la cena- sbuffai uscendo dal ristorante

-Erano i patti San-

-Taci Trota, ancora un po’ e di saresti mangiato anche il tavolo-

-Che vuoi farci- protestò Sam –Vincere mette appetito-

Sbuffai di nuovo –E’ tutta colpa tua Quinn, come hai fatto a farti colpire da faccia-da-Cernia?-

-Sai San, mi dispiace molto che l’inventore che ha creato il tuo corpo freddo e metallico con fattezze umane sia morto prima di riuscire a darti un cervello e dei sentimenti*- rispose lei secca.

-Ci credi che per un periodo sono anche state la coppia più bella della scuola?- disse Sam alla mia biondina –Poi il weekend è finito…-

-Fai un favore al mondo Acquaman, riempiti la bocca di plancton e taci-

 

 

-Britt ti fermi a guardare un film con noi?- chiese Sam appena arrivammo davanti a casa di Quinn

-Frena quei canotti Evans, chi ti ha detto che guarderemo un film?- lo interruppi

-Certo Sam, mi farebbe piacere- sorrise invece la mia biondina ignorando la mia ultima frase.

-Ma Britt, io volevo passare la serata con te- protestai

-Non stiamo passando la serata insieme ora?- domandò leggermente confusa.

-Io intendevo…lasciamo stare- borbottai lanciando un’occhiataccia a Quinn che ridacchiava alle mie spalle –E va bene ragazzo Pesce hai vinto, ma niente Star Wars-

-Ma…- provò lui

-Ho detto no! Guardiamo Sweeney Todd- proposi entrando in casa.

-Quel film fa paura…- mormorò Britt lanciando un’occhiata alla copertina del DVD dopo averlo preso dallo scaffale.

-Paura? Andiamo Britt, ci sono un paio di scene dove vengono recise delle carotidi e il sangue schizza un po’ ovunque ma tolto quello…-

-Tolto quello rimane una tizia pazza che fa a fette i cadaveri per imbottirci dei pasticci di carne e un pazzo che va in giro a cantare alla gente di andare nella sua bottega a farsi ammazzare…- intervenne Quinn –Non mi stupisco che sia il tuo film preferito-

-Due cose Quinn: primo Helena Bonham Carter non è una “tizia”, è la creatura più perfetta che abbia mai messo piede sulla terra, seconda cosa tu ne capisci di cinema tanto quanto Finn ne capisce di matematica e cioè un bel niente!-

-Scusami San- intervenne la mia ragazza –Ripetimi un po’ chi è Helena Bonham Carter…-

-E’ la creatura più perfetta che…- “Ah già, ops” –Che abbia mai messo piede sulla terra subito dopo di te?-

-Così va meglio- ridacchiò lei.

-Allora guardiamo Sweeney Todd?- chiesi speranzosa

-No San, guardiamo Neverland….ti prego, ti prego, ti prego-

-Neverland? Ma è depriment…- era impossibile formulare una frase di senso compiuto quando la ragazza con gli occhi più belli del mondo si esibiva in un broncio adorabile -…E va bene, guardiamo Neverland- mi arresi lanciando un’occhiata malinconica al mio film preferito.

 

-P-perché è morta? E’…è così ingiusto, lui…lui l’amava- mi ritrovai a mormorare qualche ora dopo.

Possibile che ogni film che guardassi con Brittany finiva con me che piangevo sulla sua spalla?

A quanto pare si.

 

 

-Credo che sia ora di andare…-

-Sicura?-

-Sicura- ridacchiò la mia ragazza cercando di alzarsi dal divano.

Cosa molto difficile dal momento che le stavo aggrappata addosso e non avevo intenzione di lasciarla andare.

-San…- mi rimproverò divertita.

-Britt!- esclamò in quel momento Sam –Me ne stavo quasi dimenticando, volevo chiederti se hai dei programmi per dopo domani-

Lei scosse la testa –Probabilmente starò a casa e andrò a vedere i fuochi la sera-

-Ma non puoi stare da sola il 4 di luglio- protestai –Vieni da noi, mangiamo assieme e poi ti porto a vedere i fuochi-

-Va bene- sorrise –Ma ora lasciami andare, devo lavorare domani-

-Uffa-

 

 

I due giorni seguenti passarono veloci, la mattina andavo da Brittany al bar, il pomeriggio facevamo qualcosa con Quinn e gli altri e la sera…ehm…guardavamo un film.

E in un attimo era arrivato il 4 di luglio.

-Santana?!-

-Che c’è Barry?-

-Dov’è il cestino con l’insalata?-

-Perché lo chiedi a me? Io non centro con le insalate, quelle le doveva preparare Kurt-

-Io dovevo pensare alle salse, le insalate Quinn mi pare- intervenne lui passando in quel momento.

-Fermi tutti, Quinn non doveva pensare alle bibite?- chiesi cercando di orientarmi nella piccola cucina resa caotica dai preparativi per il pic-nic serale.

-No, sono sicuro che doveva fare l’insalata-

-E allora chi ha preso da bere?-

-Ma soprattutto- intervenne Rachel –Dov’è l’insalata?-

-Direi piuttosto dov’è Quinn…-

-Se cercate Quinn e fuori con Finn e Sam- disse Blaine scendendo le scale con dei cestini da pic-nic.

-Che ci fa li fuori, doveva preparare le bibite-

-Le insalate- mi corresse Kurt

-Stanno caricando la griglia in macchina- spiegò Blaine posando i cestini sul tavolo.

-Vado a chiederle dell’insalata- mi arresi uscendo

-Ehi San, sono pronte le bibite?- mi chiese la mia amica appena mi vide

-Non dovevo pensare io alle bibite, mi avete detto di occuparmi delle posate e delle tovaglie-

-Cosa?- esclamò –Chi te lo ha detto?-

-Uhm…Rachel mi pare…-

-Allora nessuno ha preso da bere?-

-Pensavo lo facessi tu…-

-No io pensavo alle insalate-

-Ah già, a proposito di questo, dove le hai messe?- chiesi ricordandomi perché ero uscita

-Sono in frigo vicino alla carne-

-Ok…non poteva prendere da bere Sam?-

-No, lui si occupato del pesce-

“Sam, questo si chiama cannibalismo”

-Quindi non abbiamo da bere…- mi arresi alzando poi lo sguardo quando vidi la macchina di Brittany fermarsi davanti a casa nostra.

-Ehi- ci salutò la mia ragazza con un sorriso venendoci incontro –Ho portato da bere come mi avevate detto-

Io e Quinn spalancammo gli occhi sorprese.

-Chi ti ha detto di portare da bere?-

-Sei stata tu San- spiegò Brittany –Ieri sera-

-Sul serio?- non me lo ricordavo per niente.

-Meglio così- intervenne Quinn –Adesso sappiamo chi ha portato da bere-

-Santana sei morta? Ci serve l’insalata- mi richiamò Rachel da dentro casa.

 

 

-Chi ha portato la base per la griglia? Senza non possiamo iniziare- chiese Finn

-C’è l’ha Sam-

-E dov’è?-

-Ha sbagliato strada, mi ha detto che arriverà fra cinque minuti- mi chinai a recuperare il tavolino pieghevole dalla macchina di Brittany.

Avevamo deciso di andare al lago e fare il pic-nic sulla spiaggia, stranamente eravamo stati gli unici ad avere quell’idea o forse semplicemente eravamo i soli abitanti di quel posto (teoria che sembrava consolidarsi ogni giorno di più).

Alla fine, dopo molti (molti, molti, molti) problemi eravamo riusciti a fare il nostro pic-nic che, alla fine, si era trasformato in una cena attorno al fuoco che Sam e Finn avevano acceso.

-San…- mi sussurrò Brittany nell’orecchio quando ormai avevamo finito di mangiare –Vieni con me-

Mi porse la mano per aiutarmi ad alzarmi dalla sabbia e si incamminò velocemente verso una collinetta a pochi metri dalla spiaggia.

-Vieni, corri- mi trascinò per il braccio –Non dobbiamo fare tardi-

-Britt…- ansimai seguendola a fatica –Rallenta-

-Dai Sannie, ci siamo quasi-

Alla fine riuscimmo ad arrivare in cima e lei mi fece segno di sedermi vicino a lei sull’erba.

-Ora mi dici perché siamo qui?-

-Aspetta- mi bloccò –Ecco, ci siamo- disse poi emozionata fissando il cielo.

Seguii il suo sguardo e non vidi nulla poi, all’improvviso, si sentì un fischio acuto seguito da un botto quando il primo fuoco d’artificio scoppiò in aria seguito poi da un secondo e un terzo.

Fissai il cielo estasiata, incapace di parlare davanti a quello spettacolo.

-Da quando ho iniziato il college vengo sempre qui a guardare i fuochi- iniziò la mia biondina –Ma tu sei la prima persona che porto con me…-

Mi voltai a fissarla negli occhi –Davvero?-

Lei annuì con un sorriso –E’ un posto speciale per me e volevo essere sicura di condividerlo solo con una persona altrettanto speciale-

Aprii e chiusi la bocca un paio di volte senza riuscire a trovare qualcosa da dire –Grazie- mormorai alla fine –Anche tu sei speciale per me…tanto-

Ormai avevo dimenticato i fuochi, davanti a me avevo uno spettacolo infinitamente più bello.

Brittany sorrise avvicinandosi al mio volto per baciarmi.

Questa volta i fuochi d’artificio scoppiarono dentro di me, al solo contatto con quelle labbra.

“Forse” pensai “E’ davvero questo l’amore”

 

***________________________________________________________***

*piccolo riferimento a Edward mani di Forbice [Non so se si è capito che adoro Tim Burton ]

Per intenderci, sono fermamente convinta che Naya e Heather siano due delle ragazze più belle del mondo ma sono altrettanto fermamente convinta che Helena Bonham Carter sia la donna più bella del mondo.

Per quanto riguarda Sweeney Todd e Neverland sono due dei miei film preferiti e sono ugualmente fermamente convinta che adorare Sweeney Todd e imitarlo gridando minacciosamente “At last, my arm is complete again!” ogni qual volta ho in mano un coltello nei pressi di una finestra non un sia segno di pazzia.

Come potete vedere sono riuscita a trovare una connessione, non so per quanto l’avrò disponibile ma pertanto che c’è l’ho ne approfitto :)

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Capitolo 11
*** Goodbye… ***


Dicono che quando ti diverti il tempo sembra passare più in fretta, dicono anche che passi ancora più in fretta in compagnia della persona che ami.

Non ero sicura quale delle due frasi rispecchiasse di più il tempo che passavo con Brittany, ma in entrambi i casi avevano ragione. Quei due ultimi mesi sembravano essere volati e prima che me ne accorgessi era il 27 agosto e di li a pochi giorni sarei dovuta tornare a N.Y.

Senza Brittany.

E questo per me voleva dire una cosa sola…

 

-San?- Quinn si sedette accanto a me, quella mattina ero rimasta a casa –Che ti succede? Non ti vedevo così abbattuta da quando non hanno dato l’oscar a Helena Bonham Carter per il suo ruolo ne “Il Discorso del Re”-

-Devo lasciarla.- dissi lapidaria

-Cosa? Chi?-

-Brittany…- spiegai –Fra tre giorni torno a New York e tra noi due finirà, tanto vale che io la lasci oggi-

Quinn mi guardò sconvolta –Stai scherzando vero?-

-No, perché dovrei?-

-Sai San, stavo iniziando a credere che tu fossi capace di provare qualche sentimento ma a quanto pare ti hanno asportato il cuore per fare spazio al silicone che ti imbottisce il petto; come puoi pensare di lasciarla?-

-Quinn due cose: primo smettila di prendere lezioni da Sam su come fare della pessima ironia, secondo non credo nelle storie normalmente, figuriamoci quelle a distanza-

-Sei una codarda lo sai? Sei solo spaventata-

-Spaventata da che?-

-Dal fatto che ti stai innamorando di Brittany!- esclamò

-Ma che cavolo dici Bionda? Io non mi…-

-E piantala Santana, forse speri di ingannare ancora qualcuno con la storia del “Santana Lopez non si innamorerà mai” ma l’unica che inganni è te stessa-

-Che ne sai tu Quinn? Solo io posso sapere cosa provo ok?- sbottai arrabbiata.

-No Santana, tu ti costringi a non amare per paura che ti venga fatto del male;  non ti rendi conto di come il tuo viso si illumina quando sei con Brittany, non vedi come la guardi-

-Ah si? E come la guardo?-

-Come se fosse l'unica persona al mondo in grado di renderti felice...-

Rimasi in silenzio e mi concentrai sulla mia tazza di caffè…sembrava così strano fare colazione senza Brittany, senza la sua vocetta allegra che mi raccontava estasiata i sogni della notte precedente, spesso popolati da fatine e unicorni, senza le sue facce buffe e le sue proposte entusiaste su cosa avremmo potuto fare durante la giornata.

E in quel momento realizzai che probabilmente quelli erano gli ultimi tre giorni in cui avrei potuto fare colazione con lei.

Fu una sensazione che non avevo mai provato prima, come se all’improvviso qualcuno avesse messo un peso enorme sul mio petto, mi sembrava impossibile persino respirare.

L’unica cosa che mi sentii di fare in quel momento fu scoppiare a piangere, una cosa infantile e stupida.

E non mi piaceva, sentirmi infantile e stupida.

Ma più di tutto non mi piaceva l’idea di dovermi separare dalla mia ragazza, dalla ragazza che amavo, ormai tanto valeva ammetterlo.

Sentii le braccia di Quinn circondarmi ma non ci feci quasi caso; alla fine lo avevo ammesso a me stessa, ero innamorata di Brittany Pierce.

 

 

-Santana, la porta!- ignorai il grido di Quinn e mi rannicchiai ancora di più sul divano.

“Temo di essermi persa un passaggio Lopez” sentenziò la mia vocina mentale “Quand’è che ti sei trasformata in una ragazzina patetica?”

-Santana!- ignorai di nuovo Quinn e il campanello che suonava per la seconda volta, la mia amica mi lanciò un’occhiataccia superandomi per andare ad aprire la porta

-Ciao Britt- la sentii dire –San è di la-

-Ehi San- la figura della mia ragazza invase il mio campo visivo qualche secondo dopo –San? Che succede? Stai male?-

-No Britt stai tranquilla- mi tirai a sedere –Sono solo un po’ stanca…-

Lei annuì un po’ incerta prima di sedersi di fianco a me –Andiamo al lago, ti va?- propose poi.

-Certo-

 

 

Qualche minuto dopo eravamo sedute sulla sabbia a guardare le onde infrangersi a qualche metro da noi.

-San?-

-Dimmi piccola-

Esitò -Quando tu...quando tornerai a N.Y. cosa ne sarà di noi?-

Proprio la domanda che temevo.

Avevo davanti a me due possibilità: la prima, lasciarla, infinitamente più facile e allora perché mi sembrava così sbagliata?

“Perché sei innamorata di lei”

Scossi la testa, dentro di me avevo sempre saputo cosa avrei scelto.

-Non lo so Britt, so solo che sei l'unica ragazza con cui sono riuscita a stare per più di due settimane- ridacchiai –Quello che c’è fra noi due per me significa molto- aggiunsi poi seria

-Tu credi nelle relazioni a distanza?- chiese Brittany titubante

-No- risposi sincera -Ma credo in noi due-

-Quindi?-

-Quindi, se anche tu lo vuoi, riusciremo a resistere per un anno-

Lei sorrise e vedendo il luccichio nei suoi occhi capii di aver fatto la scelta più giusta.

Mi si avvicinò, intrappolandomi in un abbraccio.

-Ti amo- sussurrò al mio orecchio.

 

-Ti amo-

Il mondo sembrò fermarsi per un attimo.

Il mio cuore fece una capriola nel petto, mi sembrava impossibile che lo avesse detto davvero.

"Mi ama" continuavo a ripetermi.

Per un attimo mi sentii la persona più felice della terra, mi amava il resto non aveva più importanza.

 Era il momento migliore per dirle che l'amavo anche io

-Britt- iniziai -...grazie.-  fu invece tutto quello che uscì dalle mie labbra

 ''Uhm, non ne sono del tutto sicura ma credo di aver appena commesso un lieve errore di pronuncia nel dire ''ti amo anche io'... ''

-Grazie?- mormorò confusa sciogliendo l’abbraccio

"Fantastico Santana, le hai appena detto grazie; i calci li vuoi prima o dopo l'applauso?"

-Britt io...-

-Non importa San, se non ti senti pronta a dirlo o non provi lo stesso fa niente...- cercò di sminuire ma vidi che ci era rimasta male

-Mi dispiace io...io non so cosa mi sta succedendo-

Perché mi ero bloccata?

L'immagine di mia madre che esce di casa con le valige mi apparve in mente.

Ecco perché.

"Vale la pena impegnarsi nell'amore se questo non dura mai?"

Ancora quella domanda

"No" rimbombò nella mia testa.

"No" neanche con lei riusciva a essere diverso.

-Brittany io...mi-mi dispiace - ripetei

Senza lasciarle il tempo di rispondere corsi via, scappai...scappai come scappavo sempre

Neanche con lei riusciva a essere diverso.

Ignorai Brittany che chiamava il mio nome e afferrai il cellulare dalla mia borsa e composi un numero.

-Quinn? Vienimi a prendere per favore-

 

 

Mi dondolavo sull’altalena nel retro del giardino di Quinn, ero un’idiota.

E come al solito avevo rovinato tutto.

Sentii dei passi dietro di me, non mi girai a vedere chi era, non ne avevo bisogno, riconobbi all’istante il suo profumo.

-Hei...- si sedette nel seggiolino accanto al mio -Quinn mi ha detto dei tuoi...non lo sapevo, mi dis-

-Non dire mi dispiace- la interruppi -Tu non hai fatto nulla, anzi sono io che ti chiedo scusa, mi dispiace, avrei dovuto parlartene io...-

-Non importa San, posso capire-

Rimase in silenzio, semplicemente seduta accanto a me.

Stranamente non mi dava fastidio che Quinn le avesse parlato dei miei, anzi mi dava sollievo sapere che lei sapeva almeno una parte della storia.

Mi stupii, di solito a questo punto le persone se ne andavano, o io le mandavo via, eppure lei era ancora li, seduta accanto a me.

-Britt, per quello che ti ho detto prima o meglio che non ho detto...-

-Non ci pensare- mi interruppe lei stavolta -Hai ragione tu, la fiducia va guadagnata, anche quella nell'amore e io ti prometto che mi ci metterò di impegno per fartela guadagnare.-

Mi girai stupita verso di lei –Tu…non vuoi lasciarmi?- l’avevo dato per scontato.

-Certo che no! Non ti libererai di me così facilmente- sorrise alzandosi e mettendosi davanti a me.

-Grazie- dissi di nuovo, questa volta con un sorriso sul volto.

Lei si piegò alla mia altezza –Quando vuoi- sorrise ancora prima di baciarmi.

 

 

-Hai preso tutto?-

-Si…sicura di volermi accompagnare? Posso andare con Rachel e Finn, Sam gli accompagnerà alla stazione fra poco-

-No, ti accompagno io- disse la mia ragazza con un tono che non ammetteva repliche –Passami le valige, inizio a caricarle in macchina-

Le lanciai un’occhiata sottocchio mentre le passavo le mie borse, era tutta la mattina che era di cattivo umore.

-Ehi San…-

-Quinn…grazie per l’ospitalità e per il tuo stupidissimo divano letto. Sei sicura che non sia rotto? No perché o non funziona o ha una combinazione tipo cassaforte e tu hai dimenticato di darmela- sbuffai

-Devi proprio ripeterlo ogni volta San… stai per partire di nuovo per New York cavolo! Chissà per quanto tempo non ci rivedremo, un “mi mancherai tanto” sarebbe gradito- borbottò lei

-Certo che mi mancherai Quinn…- mi avvicinai per abbracciarla.

-Anche tu mi mancherai- sussurrò.

Rimanemmo per un attimo strette in quell’abbraccio.

-Sarà meglio che vada ora…- dissi allontanandomi –Ci sentiamo poi quando arrivo-

-San aspetta!- mi bloccò.

-Che c'è Bionda?-

-Prima che tu te ne vada volevo dirti una cosa...- la fissai in attesa

-A proposito del divano letto….-

-Se vuoi dirmi ora come si apre è un po' tardi Q. , avresti potuto farlo le ultime 700 volte che te l'ho chiesto-

-Ecco...- abbassò lo sguardo con aria colpevole -Non è un divano letto, è un divano e basta ecco perché non riuscivi ad aprirlo-

Mi raggelai -Come scusa?-

-Le stanze erano finite e non mi sembrava carino dirti che dopo tutta la strada che avevi fatto dovevi dormire sul divano perciò...-

-Bionda, mi stai dicendo che ho perso ogni sera mezz'ora a cercare di trasformare un comunissimo divano in uno stupidissimo letto per tre mesi quando tu sapevi benissimo che non ci sarei mai riuscita?-

-Esatto-

-Va bene... scegli come preferisci morire-

-San muoviti o perderai il treno- la mia biondina fece irruzione in casa e mi afferrò il braccio trascinandomi verso la macchina.

-TORNERO' FABRAY- gridai mentre Brittany praticamente mi costringeva a salire in macchina

-TORNERO' E LA MIA VENDETTA SARA' TREMENDA!!-

Quinn rise e mi fece ciao-ciao con la manina mentre la macchina si allontanava da casa.

Dio, quanto mi sarebbe mancata.

 

 

-Sembri di cattivo umore-

-Lo sono- borbottò Brittany.

Stavamo passeggiando lungo la banchina mano nella mano aspettando l'arrivo del treno.

-Perché?-

-Secondo te?-

-Britt...- cominciai fermandomi.

-Lo so che devi partire San, solo che non mi fa piacere che tu lo faccia- disse lei abbassando lo sguardo.

-Sai che non posso restare...-

-Si, lo so-

Le sollevai il viso con la mano -Sai anche che vorrei farlo?- chiesi fissandola negli occhi

Lei annuì ma, quando vidi una lacrima nell'angolo destro del suo occhio, fui seriamente tentata di restare

-Non piangere piccola- sussurrai

Brittany mi si lanciò tra le braccia stringendomi forte -Mi mancherai Sannie-

-Anche tu ma ci sentiremo ogni giorno, promesso-

-Non sarà la stessa cosa-

-No, ma ce la faremo.-

-Il 90 % delle storie a distanza non funzionano...-

-Bene, allora noi saremo il 10% ok?-

Mi guardò negli occhi prima di rispondere -Ok-

L’auto parlante annunciò l’imminente partenza del mio treno e, seppure a malincuore, mi dovetti separare dalla mia ragazza e raggiungere Rachel e Finn nel nostro scompartimento.

Fuori dal finestrino Brittany ci salutava con la mano ma solo quando il trenò iniziò a muoversi mi fissò dritto negli occhi.

“Ti amo” mimò con le labbra.

 Sorrisi quando lei portò le mani sopra la testa, unite a formare un cuore, regalandomi un sorrisino.

Continuai a tenere lo sguardo incatenato al suo fino a quando non divenne un puntino in lontananza.

“Ti amo anche io” dissi tra me e me quando ormai il treno si era allontanato dalla stazione, lanciando un ultima occhiata dal finestrino.

 

"Ed eccomi diretta a NY" pensai poi abbandonandomi sul sedile.

Dicono che sia la città dove si avverano i sogni ma io il mio sogno lo stavo lasciando in quella piccola cittadina vicino a Yale, il mio piccolo sogno biondo.

 

***___________________________________________________***

Sono tornata alla civiltà dopo una settimana costretta in un posto dove erano rimasti all’invenzione della ruota.

Scusatemi per la battuta su Helena ma in qualche modo devo pur sfogare la mia frustrazione (Ma come si fa a non darle un oscar? Dovrebbero dargliene uno per ogni ruolo che interpreta!)

E si, lo so, il capitolo non è dei migliori ma purtroppo non ho ancora trovato un modo per rubare il talento di J.K. Rowling quindi il massimo che posso fare è sperare che vi piaccia lo stesso.

Grazie a tutti e a presto.

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Capitolo 12
*** I Miss You ***


-Kurt…non ce la faccio più…-

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo ignorando il mio ennesimo lamento.

-Kurt?- niente –Kurtie?- ancora niente –Kur…-

-Santo cielo Santana, che c’è ancora?!- sbottò staccando finalmente gli occhi dalla rivista –Oh no aspetta, fammi indovinare- disse poi prima che potessi aprire bocca –Brittany ti manca da morire e non sai quanto ancora potrai resistere senza di lei?-

-E’ per questo che passo il tempo con te Kurtie- risposi –Tu mi capisci…-

-No San, passi il tempo con me perché Rachel ha le prove e io non sono riuscito a buttarti giù dal mio divano-

-Kurt…- gemetti di nuovo –Kurt, quanto manca a giugno? Devo rivederla, non posso credere di aver resistito tutto questo tempo-

Lui sospirò rumorosamente –Considerando che è passato un mese dall’ultima volta che vi siete viste direi che a giugno ne mancano ancora nove…-

Soffocai un altro lamento nel cuscino del divano.

-Kurt?-

-Che vuoi?-

-Mi vai a comprare del gelato?-

-Scordatelo-

-Daiiii-

-No, non esiste, non lo farò mai-

 

 

-Grazie mille Kurt- dissi qualche ora dopo.

-Taci e mangia il tuo gelato-

Affondai il cucchiaio nella coppetta di variegato nutella

“Fai sul serio Lopez? Gelato e faccia da funerale? Cos’hai quindici anni?”

Eh già, la mia vocina mentale era ancora li, pronta come sempre a colmare la mancanza degli insulti di Quinn.

Il rumore di chiavi che giravano nella serratura seguito sa un “Sono a casa amore” mi fece alzare lo sguardo solo per un istante.

-Santana che ci fai qui?- chiese Blaine entrando nel soggiorno ottenendo solo un sommesso brontolio da parte mia.

-Lasciala perdere - rispose Kurt lanciandomi un’occhiataccia –Ha un attacco di Brittalgia-

-Capisco… ti ho preso la posta ragazza innamorata-

-Anche tu con quel soprannome? Cos’è Quinn aveva accumulato troppi insulti e non potendo dirmeli di persona ti ha nominato suo portavoce?- borbottai allungandomi a prendere le buste che Blaine mi stava porgendo.

Mi chiedevo spesso quale sacrilegio dovevo aver compiuto per finire a vivere nello stesso palazzo con Kurt, Blaine e ,ormai dalla fine da un mese, anche con Rachel e Finn.

Ancora non ero riuscita a trovare una risposta.

-Bolletta, bolletta, pubblicità per un centro benessere…- iniziai sfogliando le lettere.

-Dalla a me quella!- esclamò Kurt strappandomela di mano

-...Cartolina di mia madre e…invito a un matrimonio?- fissai confusa la busta bianca tra le mie mani.

-Ne abbiamo ricevuto uno anche io e te Kurt- disse Blaine aprendo la sua –E’ del matrimonio del signor Shue!- esclamò subito dopo.

“William ed Emma sono lieti di annunciare il loro matrimonio in data 16-10-2016”

Lesse ad alta voce “Siete invitati a partecipare alla loro gioia in questo giorno così…”

-Bla bla bla- lo interruppi –Abbiamo capito-

-Finalmente si sposano!- esclamò invece Kurt –Era ora, sono anni che progettano questo giorno-

-Lo sappiamo Puffetto, eravamo a scuola con te-

Kurt aprì la bocca per protestare ma la suoneria del mio cellulare ,quella personalizzata per Brittany, lo interruppe.

Quasi rovesciai la mia vaschetta di gelato per rispondere.

-Britt?- risposi andando in cucina.

-Ciao piccola- salutò lei allegra –Come stai?-

-Mi manchi-

La sentii ridacchiare dall’altro capo del telefono, ormai tutte le nostre telefonate iniziavano con questo scambio di battute.

-Mi manchi anche tu…- aggiunse subito dopo.

-Allora, come è andata oggi?-

-Non male, ci hanno dato una settimana di vacanza dal 12 al 19 ottobre perché il nostro preside ha avuto un esaurimento nervoso, ci credi?- rise ancora.

Lanciai un’occhiata al mio invito al matrimonio “16 ottobre” e mi ritrovai a ringraziare Dio, Zeus e chiunque altra divinità di mia conoscenza (anche qualcuna che avevo probabilmente inventato sul momento) per quella felice coincidenza.

-Britt?- chiesi dopo solo un secondo di esitazione

-Dimmi-

-Ti andrebbe di venire con me a un matrimonio?-

 

 

-Quanto cavolo manca ancora al 12?-

-Me lo hai chiesto cinque minuti fa Santana, la risposta è sempre la stessa- era strano sentire Rachel lamentarsi perché una persona parlava troppo, insomma di solito era il contrario.

“Probabilmente questo è un universo parallelo, questo spiega la mia improvvisa trasformazione in una dodicenne alle prese col suo primo amore” pensai tra me e me.

“Tecnicamente…” ribatté una vocina nella mia testa “Questo è il tuo primo amore”

Possibile che dovessi discutere persino con me stessa? Eh già.

Era esattamente da una settimana, dall’invito al matrimonio, che aspettavo che arrivasse mercoledì 12 quando Quinn e Britt sarebbero arrivate insieme a Sam.

-Al diavolo!- esclamai alzandomi –Io vado a dormire…-

-Alle due del pomeriggio?-

Odiavo quando la nana aveva ragione.

“Coraggio Lopez, ancora due giorni, solo due giorni”

 

 

-E se la chiudessimo in cantina fino a domani?-

-Guarda che ti ho sentito Kurt!- borbottai –Potete andarvene se non volete sentirmi, non vi ho chiesto io di venire a casa mia-

-Veramente è proprio quello che hai fatto- ribatté Rachel

Ancora un giorno e sarebbe stato il 12, ancora poche ore e avrei rivisto la mia ragazza.

L’unica ragazza capace di trasformare Santana Lopez in una ragazzina piagnucolosa.

L’unica ragazza capace di farmi sorridere sempre.

L’unica ragazza di cui mi ero mai innamorata.

-Non vai ad aprire?- chiese Kurt

-Eh?-

-Hanno suonato alla porta, non hai sentito?-

Il campanello suonò di nuovo e stavolta lo sentii anche io.

-Vai tu- dissi senza alzarmi dal divano.

-Non ci penso nemmeno, alza le chiappe Lopez!-

Mi alzai di malavoglia, borbottando in spagnolo contro Kurt, ma appena aprii la porta le parole mi morirono in gola.

-Brittany?- probabilmente stavo sognando.

Era impossibile che fosse davvero li davanti a me.

Impossibile che fosse ancora più bella di come la ricordavo.

-Ciao piccola- sorrise lei.

-Ciao anche a te Santana, è un piacere vedere che ti sono mancata tanto-

-Ciao Quinn- mormorai distrattamente senza togliere lo sguardo da Brittany.

-Oh santo cielo!- esclamò Quinn vedendo che nessuna delle due si muoveva

–Prenditela!- aggiunse poi spingendola verso di me –E tienimela lontana! Se parla con me ancora una volta la strangolo!-

Brittany fece una risatina –Può darsi che io sia stata un tantino impaziente in questi giorni e abbia parlato leggermente tanto di te…- disse poi in risposta al mio sguardo confuso.

-Un tantino impaziente?- ringhiò Quinn –Rachel sembrava una muta in confronto- disse per poi sorpassami ed entrare in casa seguita da Sam che mi salutò con un cenno quando mi passò accanto.

-Non dovevate arrivare domani?- chiesi, incredula, a Brittany, ancora di fronte a me.

-Siamo partiti subito dopo pranzo per arrivare oggi pomeriggio, sotto mia leggera insistenza-

-LEGGERA?!- urlò una voce da dentro casa

-FATTI GLI AFFARI TUOI BIONDA!- gridai in risposta per poi tornare a rivolgermi alla mia biondina.

-Mi aspettavo un’accoglienza più calorosa- disse lei sorridendo.

-Ho paura di toccarti e scoprire che questo è solo un sogno- mormorai facendo un sorrisetto a mia volta.

-Scema- sorrise divertita –Allora hai intenzione di stare tutto il giorno ferma li sulla so…-

Non la feci finire; in un solo passo colmai la distanza che ancora c’era fra di noi prendendole il viso tra le mani e poggiando le mie labbra sulle sue.

La sua sorpresa durò solo un secondo perché le sue braccia corsero subito a circondarmi la vita per stringermi a se.

Quanto mi era mancato poterla avere tra le braccia, baciarla, sentire il suo profumo.

-Così va decisamente meglio- soffiò sulle mie labbra facendomi sorridere.

La strinsi ancora di più a me

-Mi sei mancata- sussurrai

-Anche tu-

-DOVETE STARE AD AMOREGGIARE SULLA PORTA O VOLETE ENTRARE?-

-Quinn doveva venire per forza?-

-E’ la tua migliore amica no?- disse divertita prima di staccarsi da me per entrare in casa.

 

 

-Mi è mancato fare questo- dissi passando ancora una volta le dita tra i capelli di Brittany che come sempre teneva la testa appoggiata alle mie gambe.

-E a me mancavano i nostri pomeriggi insieme- rispose lei con un sorriso dolce.

-E a me invece mancava potervi dire quanto siete disgustosamente sdolcinate-

-Quinn, non hai sentito un colpo prima quando eri in macchina? Mi sa che venendo in qua hai investito il romanticismo-

Lei fece una risatina finta –E tu non hai sentito uno sparo quando hai detto quella battuta? Mi sa che l’umorismo si è appena suicidato-

Stavo per ribattere quando Brittany si tirò su di colpo per stamparmi un bacio a tradimento.

-Qualcuno doveva fermarvi- disse poi a mo’ di spiegazione –Altrimenti chissà per quanto sareste andate avanti-

-Britt la prossima volta che parlo troppo non farti problemi a zittirmi- Quinn vece un sorrisetto malizioso.

-Bionda prova solo a avvicinarti alla mia ragazza e ti riduco talmente male che potrai starnutire solo dall’ombelico- ringhiai fulminandola con lo sguardo.

-Ecco uno spettacolo che mai e poi mai avrei pensato di vedere in vita mia, subito dopo Finn con un taglio di capelli decente- disse lei –Santana Lopez gelosa-

-Sono sempre più convinta che l’acqua ossigenata che hai usato per schiarirti i capelli sia penetrata sotto la pelle e ti abbia fritto il cervello Qui…- un altro bacio mi impedì di finire la frase.

Brittany mi era mancata.

Dio, se mi era mancata.

 

 

-Dai Santana, avanti…-

-Scordatelo Trota-

Sam mi guardò con uno sguardo supplichevole che ignorai senza sforzo.

Mai, mai e poi mai l’avrei accompagnato alla proiezione interattiva di Avatar, figuriamoci quando avevo la mia ragazza tutta per me dopo un mese di lontananza.

-E va bene…- si arrese lui per poi spostare lo sguardo verso Brittany illuminandosi come se avesse appena avuto un’idea fantastica.

-Non provarci Evans- lo aggredii intuendo il suo piano –Non lascerò che i pochi e preziosi minuti che posso condividere con la mia splendida ragazza vengano inghiottiti dalle tue enormi fauci-

-Non ho mai visto Avatar- intervenne Brittany in quel momento.

 

 

-Bionda ti giuro che prima o poi ucciderò il tuo ragazzo e lo appenderò alla parete assieme agli altri trofei di pesca-

Non potevo credere che Brittany, la mia Brittany, avesse preferito andare a vedere uno stupidissimo film con Sam piuttosto che restare con me.

-San dopo un po’ di tempo le tue battute su Sam perdono il loro lato divertente lo sai?-

-Mai fatto battute Quinn- replicai

Lei sospirò esasperata per poi sedersi vicino a me.

-Brittany mi ha raccontato quello che è successo quel giorno al lago- disse dopo un po’, improvvisamente seria.

-Uhm?-

-Quando mi hai chiamato per venirti a prendere-

-Ah-

Non avevo dato nessuna spiegazione a Quinn del mio comportamento di quel giorno, e lei non mi aveva fatto nessuna domanda.

-Sto aspettando- dissi spezzando il silenzio.

-Aspettando cosa?- chiese confusa

-Aspetto che tu inizi la tua filippica su quanto sia stata codarda, stupida, abbia dato poca fiducia all’amore eccetra…-

-Non ne avevo intenzione ma se proprio ci tieni…-

-Non ci tengo!- la interruppi secca.

Lei fece una risatina –Volevo solo dirti che se hai bisogno di parlare io sono qui-

Erano in momenti come quelli che capivo quanto fosse veramente profondo il legame fra me e Quinn, sapeva sempre cosa mi passava per la testa ma era lo stesso disposta a stare ad ascoltarmi per ore e ore se era necessario.

-Grazie…- mormorai appoggiando la testa alla sua spalla

Lei mi accarezzò i capelli aspettando pazientemente che mi decidessi a parlare.

-Credo di amarla Q- dissi infatti dopo qualche minuto di silenzio

-Dov’è il problema allora?-

-Credo di amarla, è questo il problema; non so se la amo davvero e io…io non me la sento di sbagliare-

Non aggiunsi altro e lei nemmeno.

-Sam mi ha detto che mi ama l’altro giorno- disse all’improvviso

-E tu?-

-Gli ho detto che lo amo anche io-

Me lo aspettavo.

-E ne sei sicura Quinn? Al cento per cento?-

-Forse-

-Forse è come dire no- borbottai

-Quando sono con lui mi sento davvero felice San, mi fa stare cosi bene- sospirò –E quando mi ha detto di amarmi…mi ha reso ancora più felice. –

Sapevo cosa provava, era quello che avevo provato anche io con Brittany, che provavo in ogni momento che passavamo assieme.

-Forse non lo amo al cento per cento- continuò Quinn -Ma mi accontento anche di un ottanta o novanta percento per vederlo felice come lui ha reso felice me-

Calò ancora una volta il silenzio.     

-Accidenti Quinn- borbottai dopo aver riflettuto sulle sue parole –Ti nutri di romanzi rosa o hai seguito il corso “Frasi profonde e innamorate a ogni ora del giorno”? Hai un brillante futuro come scrittrice di frasi per i cioccolatini-

“O in alternativa” pensai qualche secondo dopo “Come tira-schiaffi professionista”. 

Mi accoccolai meglio nel mio letto matrimoniale.

“Sam mi fa stare cosi bene…” la voce di Quinn mi rimbombò in testa.

Brittany mi faceva stare cosi bene

“…Per vederlo felice come lui ha reso felice me”

Per vederla felice come lei ha reso felice me forse…forse valeva la pena di rischiare di sbagliare.

Brittany si mosse piano tra le mie braccia.

-Britt?- sussurrai incerta se svegliarla o no.

-Uhm?-

“Vale la pena di impegnarsi nell’amore se questo non dura mai?” chiese all’improvviso una vocina nella mia testa.

“Britt, io ti amo”

-Britt io…niente, torna a dormire-

“No” risuonò ancora una volta dentro di me “No, non vale la pena”

E per quanto lo desiderassi, per quanto una parte di me, quella che scoppiava di gioia semplicemente nell’avere Brittany addormentata accanto a me, dicesse il contrario quella risposta sembrava non cambiare mai.

Sembrava.

 

***______________________________________________________________***

 

Altro salto temporale, se scrivessi mese per mese tutti e dieci gli anni della storia probabilmente non finirei più, ed ecco le nostre ragazze di nuovo insieme; megio così giusto?

Giusto?

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Capitolo 13
*** Mrs and Mister Shuester ***


-San?-

-Uhm?-

Brittany salì sul letto e gattonò fino a me -Mi annoio-

Sorrisi maliziosa abbassando il libro che stavo leggendo –Credo di poter trovare un modo per passare il tempo- mormorai avvicinandomi a lei fino ad afferrarla per i fianchi tirandola su di me, cercando le sue labbra con le mie.

-San…- mormorò lei allontanandosi leggermente.

Mormorai contrariata e la baciai di nuovo impedendole di parlare.

-Santana!- esclamò divertita tirandosi di nuovo indietro.

-Che c’è?-

-Non prenderla male…- iniziò –Ma sono qui da due giorni, domani partiamo per Lima e l’unica cosa che ho visto di New York è la tua stanza -

-Non è vero- protestai –Hai visto anche il resto della casa -

Brittany alzò un sopracciglio –Fai sul serio?-

-Fino a qualche ora fa non mi sembrava ti dispiacesse stare in camera mia- la accusai cercando di nuovo di baciarla.

-Esatto San, fino a qualche ora fa-

-Con questo cosa vorresti insinuare?-

-Che sei una ninfomane- fece una risatina.

-Ah è cosi?- dissi con tono offeso

-Si è così-

-Bene!- esclamai alzandomi –Vedremo se stasera sarai dello stesso parere quando ti avrò lasciato tutto il giorno senza neanche un po’ di coccole- afferrai al volo le chiavi della macchina.

-Che aspetti?- le chiesi poi vedendo che non si era mossa dal letto –Volevi vedere New York no?-

 

 

-Non ci posso credere!- esclamai all’improvviso –Tu…tu mi hai manipolato!-

Brittany rise divertita –Addirittura manipolato? Ti ho solo chiesto di portarmi a fare un giro-

-No…tu mi hai manipolato- ripetei –Mi hai fatto credere che portarti a fare un giro fosse una mia idea geniale per punirti-

-E non è cosi?- sussurrò a un soffio dalle mie labbra.

Servì tutta la mia forza di volontà per allontanarmi dal suo viso.

“Che idea geniale che hai avuto Santana; davvero, non ne potevi trovare una  migliore”

Era tutto il pomeriggio che la mia ragazza mi provocava, tutto il pomeriggio che maledicevo il mio stupido orgoglio e la mia mania di farla pagare alle persone.

Brittany si avvicinò di nuovo a me accarezzandomi la coscia, lasciata scoperta dagli short, e appoggiando la testa sulla mia spalla in modo che sentissi il suo respiro sul collo.

“Possibile che proprio oggi Central Park debba essere vuoto?”

-Voglio farti vedere un posto- esclamai saltando su come una molla e afferrando la mano della mia biondina per aiutarla ad alzarsi, che in cambio mi rivolse un sorrisino vittorioso: “Lo so che stai cedendo e che ti sei resa conto che la tua è stata l’idea più stupida del secolo”

“Che fai Lopez? Ora ti metti a discutere anche con le voci mentali degli altri?”

Ignorai entrambe le vocine e trascinai Brittany per un lungo tratto di strada.

-E’ uno dei miei posti preferiti- le annunciai.

Attraversammo un’aiuola di arbusti

“San sei sicura che si possa passare di qua?”

“Certo! Solo…se vedi un poliziotto scappa ok?”

fino a sbucare in una piccola radura, quasi tutta occupata da un laghetto artificiale.

Mi accomodai sull’erba della riva facendo segno a Brittany, in un momento di puro masochismo, di sedersi accanto a me.

-E’ bellissimo qui…- la sentii mormorare.

-Tu mi hai fatto vedere il tuo posto speciale- dissi, sorridendo al ricordo della notte dei fuochi d’artificio, -Ora io ti ho fatto vedere il mio: un posto speciale per una persona speciale, giusto?-

Quando si girò verso di me, con gli occhioni azzurri spalancati nei miei, leggermente commossa, dimenticai tutti i miei propositi punitivi e mi avvicinai al suo volto per baciarla.

Amavo il fatto che ogni bacio con lei fosse speciale, come se fosse il primo.

Quando si staccò da me aveva il suo bellissimo sorriso sul volto –Ti amo San-

 

Il mondo sembrò fermarsi per un attimo.

Di nuovo.

Non riuscivo a pensare a niente di concreto.

Di nuovo.

-Britt io…-

Non riuscivo a dirle “Ti amo anche io”.

Di nuovo.

-Brittany…-

-No San- mi interruppe con ancora il sorriso dolce sul volto –Non dire nulla, lo so-

-Lo sai?- chiesi confusa.

-So quanto è difficile per te; ma voglio che tu capisca che ti ho detto “Ti amo” non per sentirmi rispondere “Anche io” ma perché quello che sento nei tuoi confronti è talmente forte che a volte mi sembra di scoppiare se non te lo dico subito e quando lo faccio mi sembra che non ci possano essere parole più giuste da dirti… ti amo Santana, ti amo più di quanto io abbia mai amato nessuno-

Restai senza parole.

Di nuovo.

 

“…Per vederlo felice come lui ha reso felice me” disse di nuovo la voce di Quinn nella mia testa.

Volevo farlo davvero, renderla felice come lei aveva appena fatto con me.

“Vale la pena di impegnarsi nell’amore se questo non dura mai?”

“No”

Ma da quel momento, decisi, ce l’avrei messa tutta per trasformare quel “No” in un “Si”

 

-Brittany…- mormorai infatti –Per me è…per me è lo stesso-

Spalancò gli occhi –Davvero?- sussurrò incredula.

-Davvero- sorrisi –Solo…per me è difficile dire che ti…insomma è difficile dirlo, ma dammi solo un altro po’ di tempo ti prego- quasi la supplicai –Solo un altro po’ di tempo e riuscirò a dirtelo come si deve, promesso-

Per la seconda volta nel corso del pomeriggio i miei propositi di astinenza da coccole andarono a farsi fo… friggere, ma stavolta non per colpa mia.

Sentii l’erba sulla schiena, il corpo caldo di Brittany sopra di me, le sue labbra morbide sulle mie.

Ma più di tutto vidi il suo sorriso e la felicità nei suoi occhi.

La stessa mia felicità.

Era valsa la pena rischiare di sbagliare.

 

 

-SANTANA MARIE LOPEZ! HAI ESATTAMENTE CINQUE SECONDI PER VENIRE AD APRIRE QUESTA CAVOLO DI PORTA PRIMA CHE IO LA SFONDI!!-

La voce dolce e gentile di Quinn era sempre un’ottima sveglia

-NON TI PERMETTERO´ DI FARMI FARE TARDI A UN MATRIMONIO, ALZA LE TUE CHIAPPE LATINE IN QUESTO ISTANTE!-

-No Bionda- soffocai uno sbadiglio nel cuscino –La mattina alle dieci no…-

“Frena Lopez, non possono essere le dieci. Il matrimonio è alle undici saresti in un ritardo colossale e…”

-SANTANA!- gridò ancora Quinn

Questa volta mi svegliai, o per dire più correttamente caddi dal letto.

-Oh Mio Dio!- mi guardai attorno nervosamente –Britt! Brittany svegliati!-

-San…cosa?-

Non finii di ascoltarla e schizzai ad aprire la porta, probabilmente Sauron avrebbe fatto meno fiamme della mia migliore amica. E sarebbe stato meno letale.

-Idiota Santana! Sei un’emerita idiota!- gridò infatti Quinn appena mi ebbe davanti alternando le parole a degli schiaffi sulla nuca.

-Come?! Dimmi come si fa a non sentire due sveglie, Due!-

-Quinn, ahi, Quinn fermati!-

-Dodici volte! Ti ho chiamata dodici volte!-

-Va bene Bionda, scusa io…ahi!-

-Sono le dieci ti rendi conto? Hai un’ora, un’ora esatta o prendo la tua macchina e ti lascio qui, in chiesa ci vieni a piedi!-

Sparii dentro il bagno prima che Quinn potesse battere il record mondiale del maggior numero di scappellotti dati in tre minuti.

Eravamo arrivate a Lima la sera prima e io e Brittany eravamo andate a stare nella mia vecchia casa.

Mio padre ovviamente non c’era, probabilmente era in Europa per lavoro, almeno avevo evitato l’imbarazzante incontro fidanzata-genitore.

-HAI DIECI MINUTI SANTANA!- gridò Quinn da fuori la porta ricordandomi che ero in ritardo.

 

 

Tre quarti d’ora, e diverse infrazioni stradali, dopo eravamo davanti alla chiesa in perfetto orario e, cosa più incredibile dato che aveva guidato Quinn, incolumi.

Quinn ci lasciò davanti alla chiesa e schizzò via a cercare un parcheggio, non prima di avermi lanciato un’occhiataccia in stile “Se non fosse un reato punibile con l’ergastolo ti investirei volentieri dieci o quindici volte”.

Presi la mano di Brittany cercando di orientarmi nella piccola folla radunata fuori dalla chiesa; c’erano quasi tutti quelli del Glee tranne Mike che sapevo già sarebbe passato solo per la cerimonia.

-Santana Lopez!- esclamò una voce alle mie spalle –Il tempo passa ma tu rimani uno schianto-

-Vorrei anche vedere Puckerman- sorrisi girandomi verso di lui –Ho ventidue anni non cinquanta-

Lui rispose al mio sorriso e mi intrappolò in un abbracciò –E’ bello rivederti-

Quando si staccò si accorse finalmente di Brittany, e soprattutto delle nostre mani intrecciate.

-Wow- esclamò fissandola –Non sei l’unico schianto qui a quanto pare…lei chi è?-

-Lei è Brittany, la mia ragazza- sottolineai “mia” e “ragazza”  –Brittany questo è il più grande idiota del mondo, nonché mio migliore amico, Noah-

-Puoi chiamarmi Puck piccola- ammiccò lui stringendole la mano -E così hai una ragazza eh? Da quanto?-

-Cinque mesi-

“Lo so Puck, non sembra vero neanche a me” risposi mentalmente al suo sguardo sbalordito.

-Cinque mesi e non mi hai detto nulla? Sono offeso! Forse mi sarei dovuto scegliere una testimone di nozze più sincera-

-Ma piantala, nessun’altra persona sarebbe stata capace di organizzarti un addio al celibato così straordinario-

Mi sembrava ancora incredibile che Puck, lo stesso tizio che era “uscito” contemporaneamente con una donna e con la figlia, fosse stato il primo di noi a sposarsi.

-A proposito di questo, dov’è quella schizzata di tua moglie?-

-Oh lei è…-

-Santana!- lo interruppe una ragazza, quasi travolgendolo per venire ad abbracciarmi –Sei sempre bellissima, forse un po’ ingrassata però… oh scusa, sai l’Asperger-

-…è proprio qui- concluse Puck ridacchiando e circondando le spalle della moglie con un braccio.

-Anche per me è un piacere rivederti Sugar- sorrisi divertita anche io.

 

 

Alle undici in punto ci fecero prendere posto in chiesa per l’inizio della funzione.

Il signor Shuester era in piedi in fondo alla navata, fortunatamente almeno per quel giorno aveva abbandonato i suoi gilet, non so come facesse a non sembrare nervoso; probabilmente al suo posto avrei già avuto un infarto e avrei provato a scappare almeno quattro volte.

Mi alzai quasi meccanicamente quando la solita marcia nuziale risuonò nella cappella seguita, dopo qualche secondo, dalla signorina Pillsbury in abito bianco e occhioni spalancati (come al solito).

Brittany mi tenne la mano per tutta la cerimonia stringendomela forte quando fu il momento dello scambio dei voti.

Mi voltai a fissare il suo volto sorridente, perdendomi ancora una volta nei suo occhi commossi.

-Ti amo- sussurrò piano

“Ti amo anche io”

Non lo dissi ad alta voce, mi limitai a sorridere e a baciarla dolcemente cercando di trasmetterle tutti i miei sentimenti in quel solo bacio.

“Ti amo davvero tanto”

 

 

-Santana! Che bello rivederti-

-Signor Shue!- abbracciai il mio ex professore –Lei è la mia ragazza- indicai Brittany con un cenno della testa.

Dopo cinque mesi mi piaceva ancora da impazzire poter dire “la mia ragazza”, non per altro lo stavo ripetendo a chiunque dall’inizio del ricevimento, compreso un tizio che non conoscevo che mi aveva fissato come se fossi una pazza.

-E’ un piacere signor Shuester- disse lei sorridendo –Congratulazioni per il suo matrimonio-

-Piacere mio Brittany e grazie- disse l’uomo cordiale prima di tornare a rivolgersi a me –Allora, ci farai l’onore di una canzone prima della fine della giornata?- ammiccò verso il grande palco in fondo al salone dove Finn e Puck si stavano esibendo in una performance rock decisamente inappropriata per un matrimonio.

-Ah non saprei professore, credo che per stasera passerò-

-E tu Brittany? Canti?-

-Non sono molto brava…-

-E’ bravissima invece- la interruppi.

La fissai sorridendo –Sei bravissima invece- ripetei.

Brittany sorrise in risposta –Se proprio volete…-

-Vogliamo!- esclamò Shuester accompagnandola verso il palco e invitando gentilmente Finn e Puck a lasciarle il posto.

-Ehm…salve a tutti- disse timidamente la mia biondina nel microfono –Ovviamente questa canzone è per gli sposi ma vorrei dedicarla anche alla mia ragazza…-

Sorrise incrociando il mio sguardo.

Riconobbi la canzone dopo qualche strofa, la prima canzone che avevamo ascoltato insieme.

-You made a rebel of a careless man’s careful daughter-

Quel giorno, andando al lago.  

-You are the best thing that’s ever been mine-

Non staccava gli occhi dai miei.

- You are the best thing that’s ever been mine-

Ripeté di nuovo come se lo stesse dicendo solo a me.

-Yes, yes, I can see it now-

Finito di cantare scese velocemente dal palco, accompagnata dagli applausi, e mi venne velocemente incontro.

-Sei bravissima- le dissi commossa.

-Questo l’hai già detto- ridacchiò.

-Non smetterò mai di dirlo- ribattei sicura stringendole delicatamente la vita per avvicinarla a me mentre sul palco qualcuno, probabilmente Rachel, iniziava a cantare.

-Balli con me?- le chiesi

-Volentieri- rispose con un sorriso.

Iniziammo a muoverci lentamente, più che ballare mi stavo facendo cullare dalle sue braccia.

Appoggiai la testa sulla sua spalla, lei mi strinse più forte e mi sentii a casa; non volevo essere con nessun’altro da nessun’altra parte.

 

“Tu sei la cosa migliore che sia mai stata mia”

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Capitolo 14
*** When I met You Again ***



-Ora so come ti sentivi- borbottai

-Brutta sensazione eh?-

-Orribile-

Camminammo in silenzio per qualche secondo, percorrendo su e giù la banchina della stazione, mi sembrava di essere tornata al 30 di agosto, quando ero tornata a New York; non era cambiato molto.

Ora era Brittany a dover partire, certo, ma la situazione era sempre la stessa: dovevamo separarci di nuovo. E lo odiavo.

-Ci rivediamo per le vacanze di Natale no?-

-Certo- affermai sicura –Vieni da me-

I parenti di Brittany abitavano ad Amsterdam, dove lei era nata, ed era raro che lei tornasse in Olanda per le vacanze.

-Va bene- sorrise dolcemente –Hai già salutato Quinn?-

-Si… l’ho anche abbracciata-

-Wow, dovremmo mancarti davvero allora- disse divertita.

-Uhm…- borbottai in risposta fermandomi per abbracciarla.

-Mi mancherai-

“Che frase originale Lopez, ci hai pensato tutta la notte o ti è venuta così?”

-Anche tu, lo sai- mi sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio per poi accarezzarmi dolcemente il viso -Ma sono solo tre mesi San, ci rivedremo presto-

-Britt!- Quinn ci venne incontro –Dobbiamo salire, fra poco si parte-

Per un attimo stemmo tutte e tre in silenzio.

-Vi lascio sole- mormorò poi Quinn dandomi un veloce abbraccio prima di salire sul treno.

-E’ ora di andare…- iniziò Brittany ammiccando con la testa alla carrozza dentro cui era appena sparita la mia migliore amica.

Annuii in silenzio, non c’era molto da dire a quel punto, solo i miei occhi persi nei suoi.

-Ci vedremo presto- disse di nuovo.

-Ci vedremo presto- ripetei io per poi baciarla un’ultima volta.

La seguii con lo sguardo finché non prese posto sul treno, vicino al finestrino.

Salutai lei e Quinn con la mano ma solo quando il trenò iniziò a muoversi la fissai dritta negli occhi.

“Ti amo” mimò con le labbra portando le mani sopra la testa, unite a formare un cuore, regalandomi un sorrisino.

Fissai il treno finché non si allontanò dalla stazione diventando solo un puntino in lontananza.

“Ti amo anche io”

 

 

Da quel giorno erano passati due mesi e mezzo.

Due mesi e mezzo senza la ragazza che amavo.

C’erano dei giorni in cui mi chiedevo perché continuassi con questa relazione se ci soffrivo tanto; poi lei mi chiamava, a volte anche solo per dirmi “Ciao, mi manchi e penso sempre a te” e tutti i miei dubbi cadevano all’istante.

Non era  lo stesso facile, per niente, ma andavamo avanti e lo facevamo insieme.

E Brittany trovava sempre il modo di farmi sorridere.

Come quando l’avevo chiamata  terribilmente dispiaciuta per dirle che non sarei potuta andare da lei per il nostro anniversario dei sei mesi a causa di un esame importante e lei mi aveva tranquillizzato con voce dolce che, anche se dispiaceva anche a lei di non poter passare l’anniversario insieme, non dovevo preoccuparmi perché avremmo avuto tante altre ricorrenze da festeggiare insieme.

O quando il 18 novembre, il giorno dell’anniversario, stavo per uscire e andare a sostenere l’esame ed era arrivato un fattorino a consegnarmi una rosa rossa e un bigliettino con su scritto semplicemente “Buon anniversario e buona fortuna per l’esame”.

Quel giorno fui seriamente tentata di mandare al diavolo uno degli esami più importanti della mia carriera scolastica solo per passare pochi minuti con la mia ragazza.

Quinn probabilmente, e inquietantemente, lo aveva previsto perché mi chiamò pochi minuti dopo per dirmi che se non mi fossi presentata in sede d’esame entro dieci secondi mi avrebbe preso a schiaffi così forte da gonfiarmi peggio di quanto fece Harry con sua zia all’inizio del Prigioniero di Azkaban (le metafore Potteriane avevano sempre effetto su di me).

E quindi erano ormai due mesi e mezzo che non vedevo la mia ragazza. 

“…E quindi sono due mesi e mezzo che non ci vediamo”

“San è la terza volta che lo ripeti da quando mi hai chiamata, stai cercando di dirmi qualcosa?”

“Cosa? Oh no Britt, certo che no…ma Quinn mi ha detto che voi avete vacanza dal 19, potreste venire qui il 20 anziché il 22, sai sono…”

“Due mesi e mezzo che non ci vediamo?” mi interruppe divertita.

“Si, appunto”

“Quinn infatti viene il 20”

“Non è di Quinn che mi importa maggiormente” brontolai

“Te l’ho già detto piccola, prima di venire da te devo sistemare alcuni affari urgenti”

“Anche se…”

“Anche se sono due mesi e mezzo che non ci vediamo, si”

“Ma mi manchi” piagnucolai

“Mi manchi anche tu”

Avevo perso il conto di quante volte lo avevamo detto in questi giorni, ma pur ripentendolo spesso non mi sembrava mai una frase banale o meno vera.

Perché Brittany mi mancava davvero.

 

 

“Oggi è il 18 giusto?” ricontrollai per l’ennesima volta la data sul calendario.

Fissai intensamente il mio cellulare, ignorando completamente Kurt che parlava da mezz’ora, come se mi aspettassi di vederlo squillare da un momento all’altro.

In effetti mi aspettavo di vederlo squillare, perché non squillava?

Brittany era fissata con gli anniversari almeno tanto quanto io ero fissata con l’orario o Blaine con quegli assurdi pantaloni a pinocchietto, possibile che si fosse dimenticata che giorno era?

“Perché oggi è il 18 giusto?”

Giusto.

Erano sette mesi che stavamo insieme e non si era nemmeno degnata di chiamarmi, o di rispondere alle mie chiamate.

-Santana!- mi riportò alla realtà Kurt.

-Che c’è?- mugugnai distratta.

-Esci con noi o no stasera?- chiese lui per la decima volta.

-Mmmon mi va-

-Come?-

-Non mi va- scandii sollevando la testa dal divano –E comunque si chiamano “chiavi di emergenza” perché si devono usare quando c’è un’emergenza, smettetela di entrare in casa mia quando vi pare-

-Questa è un’emergenza, voglio evitare che tu ti trasformi in un’appendice del tuo divano cosa che succederà molto presto se non ti alzi da li-

Feci un sospiro triste –A Brittany piaceva tanto stare sul divano-

-Oh mio Dio Santana! Torna in te!-

Altro sospiro triste –A Brittany piaceva tanto chiamarmi Santana-

Vidi uno sguardo omicida farsi strada negli occhi di Kurt ma prima che potesse fare qualsiasi cosa la porta dell’ingresso si spalancò facendo entrare una Rachel palesemente agitata.

-Santana!- esclamò sollevata vedendomi sul divano.

-Hobbit! Che succede?!-

-C-che succede? Niente…- cercò di ostentare un tono indifferente –Kurt che ci fai qui?- chiese poi cambiando argomento.

-Stavo cercando di convincere la regina del male ad uscire dalla sua tana buia e oscura-

-Uscire?- chiese Rachel stridula –Con questo tempo? Non credo sia il caso-

Kurt la guardò confuso –E’ una bellissima serata-

Lei aprì e chiuse la bocca un paio di volte – A-appunto!- esclamò poi –Ci sarà un sacco di gente in giro, meglio stare in casa-

Due paia di occhi, miei e di Kurt, la fissarono interdetti.

-Non credo ci sia più gente del solit…-

-Kurt posso parlarti di la un attimo?- lo  interruppe Rachel lanciandoli uno sguardo eloquente.

Senza aspettare una risposta lo afferrò per il braccio trascinandolo in cucina.

Li seguii con lo sguardo lasciandomi ricadere sul divano.

Non riuscivo ancora a capire come la semplice assenza di una persona riuscisse a ridurmi in questo stato.

Poi mi ricordavo che Brittany non era una persona qualsiasi, era la ragazza che amavo.

Ma forse Kurt aveva ragione, avevo già appurato che stare chiusa in casa non aiutava ma magari uscire e distrarmi mi avrebbe fatto bene.

-Ehi Kurt- dissi infatti appena lo vidi uscire dalla cucina –Ho cambiato idea, esco con voi stasera-

-Cambio di programma San, ho da fare mi dispiace- raccolse frettolosamente la sua giacca.

-Ma prima hai detto…-

-Mi ero dimenticato che stasera devo…aiutare Blaine a…ehm…fare l’inventario dei suoi papillon-

-Oook- mormorai poco convinta –E tu Nana? Ti va di uscire?-

-Non posso nemmeno io ho.. le prove a teatro- si affrettò a dire.

-Ti accompagno- proposi allora alzandomi –Tanto voglio uscire comunque-

-NO!- esclamarono in coro.

-Voglio dire…uscire da sola è deprimente- iniziò Kurt titubante.

-Già e poi magari ti ubriacherai e finirai a letto con una tizia, verrai lasciata dalla tua ragazza perché l’avrai tradita e ti troverai a condurre un’esistenza triste e solitaria vivendo per sempre col rimorso di aver ferito l’unica persona al mondo capace di amarti- Rachel chiuse finalmente la bocca guadagnandosi un’occhiata omicida da Kurt e una confusa da me.

-Quello che Rachel cercava di dire è che siamo tuoi amici e ci preoccupiamo di cosa potrebbe succedere se uscissi da sola quindi ora tu- mi si avvicinò velocemente spingendomi per le spalle in modo da mettermi nuovamente seduta sul divano –Ti siedi qui e guardi il signore degli anelli come so che avevi programmato di fare quando sono arrivato qui-

E infatti appena premette play l’immagine di Gandalf il Grigio occupò lo schermo della mia TV

-Bene, noi andiamo- disse poi afferrando Rachel per un braccio e trascinandola con se fuori da casa

-E mi raccomando, Non.Uscire!- ebbe tempo di gridarmi Rachel prima che il ragazzo chiudesse la porta alle sue spalle.

 

 

 

“Se con la mia vita o la mia morte potrò proteggerti, io lo farò! Hai la mia spada!”

“E hai il mio arco!”

“E la mia ascia”

“E il mio cellulare che squilla ogni cinque minuti e due amici che mi credono talmente idiota da non capire che vogliono che resti chiusa in casa tutta la serata”

Sbuffai rifiutando l’ennesima chiamata di Kurt che voleva assicurarsi che stessi chiusa in casa.

Era da quando lui e Rachel erano usciti che mi chiedevo cosa stavano macchinando tutti alle mie spalle, perché era ovvio che stavano macchinando qualcosa.

Avevo meditato, con un ghigno sul volto, di uscire di casa solo per il gusto di vederli impazzire ma ero curiosa di vedere cosa avevano in serbo per me, ma soprattutto una volta iniziato Il Signore degli Anelli non si poteva mai, mai, MAI, interrompere il film prima della fine per nessuna ragione che non fosse la propria incolumità o quella di un familiare.

Ma quando il campanello suonò per la terza volta, perforandomi dolcemente un timpano, fui obbligata a mettere in pausa.

“Lo faccio solo per preservare la mia incolumità mentale” mi giustificai tra me e me.

-Kurt o Rachel o tutti e due, mi avete chiamato dodici volte ciascuno nel corso della serata- iniziai aprendo la porta, sicura di chi ci avrei trovato dietro –Non c’è bisogno che veniate persino a controllarmi di person…-

Mi bloccai a metà frase.

“Ok, o Kurt è diventato etero o la Puffetta ha scoperto di avere una cotta per la sottoscritta” mi ritrovai a pensare quando mi trovai faccia a faccia con un enorme mazzo di rose.

 

***_______________________________________________________________***

 

Ohhh, chi ci sarà mai dietro quel mazzo di rose?

Non è difficile dai, provate almeno a indovinare.

Non vi viene proprio eh? Si lo so, è difficile da capire, potrebbe essere chiunque.

(Autoconvinzione mode on)

A parte il mio patetico e alquanto inutile, nonché non premeditato, tentativo di creare suspance il capitolo mi pare abbastanza decente; fatemi sapere che ne pensate se vi va :)

Spero a presto col prossimo (problemi logistici potrebbero tenermi lontana dal pc per qualche tempo) e grazie a tutti quelli che leggono, seguono, recensiscono ecc…

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Capitolo 15
*** Breakfast II ***


 

“Ok, o Kurt è diventato etero o la Puffetta ha scoperto di avere una cotta per la sottoscritta” mi ritrovai a pensare quando mi trovai faccia a faccia con un enorme mazzo di rose.

 

Forse sarebbe stato più corretto dire faccia a petalo.

Stavo quasi per chiedere a Kurt e Rachel, uno dei due doveva essere per forza li dietro ma era impossibile dirlo dato che il mazzo era talmente grande da coprire il viso di chi lo teneva, che cavolo ci facevano davanti alla porta quando una voce conosciuta mi precedette.

-Mi scusi, abita qui la ragazza più bella del mondo? Ho una consegna speciale per lei-

Potei percepire il mio cuore perdere un battito sentendo quella voce.

La sua voce.

- N-no mi dispiace- balbettai –La ragazza più bella del mondo abita sulla costa opposta a New York, frequenta Yale…-

-Ne è proprio sicura?- chiese la voce divertita.

-Sicurissima, non ci si può sbagliare. È la biondina più bella degli Stati Uniti-

Sentii una risata dall’altra parte del mazzo di fiori che finalmente di abbassò permettendomi di vedere il volto che mi era terribilmente mancato in questi ultimi tre mesi.

-Stai parlando di nuovo di Quinn?- chiese con un sorrisetto divertito.

Stavolta non persi nemmeno il tempo di chiederle cosa ci faceva davanti a casa mia con cinque giorni d’anticipo.

-Secondo te?- sussurrai ironica prima di afferrare Brittany per il colletto della giacca e trascinarla in casa con me.

 

-Grazie per le rose- mi ritrovai a mormorare qualche ora più tardi.

Brittany strofinò il nasino sulla mia guancia –E’ stato un piacere- rispose sorridendo.

Mi accoccolai tra le sue braccia inspirando forte il suo profumo.

-Buon anniversario- sussurrò al mio orecchio sistemando le coperte in modo da coprirci entrambe.

-Anche a te piccola- risposi lasciandole un bacio sulle labbra.

-Sannie?- chiese dopo qualche minuto di silenzio riscuotendomi dal dormiveglia.

-Uhm?-

-Parlavi di Quinn prima?-

Sbuffai divertita –Certo che no sciocchina, parlavo di te.-

 

 

Un raggio di sole mi arrivò dritto in faccia, ustionandomi leggermente e svegliandomi.

Strinsi gli occhi girandomi dall’altra parte, allungando un braccio verso la mia ragazza.

O meglio verso il vuoto che avrebbe dovuto essere occupato dalla mia ragazza.

Aprii un occhio. Poi anche l’altro.

Niente.

Ero sola.

Per un terribile, irrazionale momento temetti di essermi immaginata tutto.

Poi constatai diverse cose nello stesso momento.

Uno: ero nuda.

Due: il pavimento della mia stanza era ricoperto da vestiti che di sicuro non erano miei, a meno che in un momento di pura pazzia avessi comprato una maglia con su una papera che dice “ti voglio…qua*”.

Tre: dalla mia cucina proveniva un odore diverso dalla solita puzza di bruciato che di solito c’era tutte le volte che provavo a cucinare.

Una testolina bionda fece capolino dalla porta.

-È pronta la colazione- trillò Brittany allegra prima di sparire di nuovo in cucina.

Mi alzai ancora un po’ stordita infilandomi la prima cosa che mi capitò sotto mano.

Quattro: lo schermo della televisione era ancora occupato da un primo piano di Frodo, dove lo avevo interrotto la sera prima, sacrilegio giustificabile.

Mi appoggiai allo stipite della cucina ammirando lo spettacolo che avevo davanti.

Brittany aveva solo una camicia che la copriva fino a metà coscia, i capelli legati in uno chignon disordinato, e stava mettendo su un piatto una quantità industriale di pancake.

-Vuoi prepararne una scorta biennale?- chiesi divertita.

-Spero che tu abbia fame- rispose invece lei afferrando una bottiglietta di sciroppo d’acero dallo scaffale. 

Scossi la testa e andai ad aprire un armadietto.

-Tieni- dissi poi porgendole un pacchetto –E’ alla marmellata di pesche… è confezionata ma meglio di niente no?-

Brittany fissò prima me poi la brioche che le avevo passato –Grazie…- mormorò.

-C’è qualche problema?- chiesi confusa

-No…è che te lo sei ricordata- sorrise stupita.

Sorrisi a mia volta prendendo il latte dal frigo – Ti ho visto fare colazione con caffè latte e brioche alla marmellata di pesche per tre mesi biondina, non dimentico certe cose-

Mi accomodai al tavolo e Brittany mi piazzò davanti un piatto di frittelle fumanti prima di sedersi a sua volta di fronte a me.

-Allora…- iniziò scartando la sua brioche –Immagino che tu voglia sapere che ci faccio qui-

-Con cinque giorni di anticipo- precisai –Sai, ho come il sospetto che il tuo arrivo inaspettato centri qualcosa con il comportamento di Kurt e Rachel ieri sera-

-Potrei aver chiamato Rachel e averle detto che avevo intenzione di farti una sorpresa- sorrise lei.

-In quanto al trovarmi qui invece sono partita ieri mattina saltando le lezioni pomeridiane, tanto il college chiude oggi per le vacanze-

-E gli affari urgenti di cui dovevi occuparti?-

-Ho omesso di dirti questi affari erano a New York- disse con un sorriso innocente.

-Omesso?- la accusai puntandole contro la forchetta.

-Se no che sorpresa sarebbe stata?- si difese prima di addentare la sua brioche –Comunque, stanotte ho fatto un sogno davvero strano sai?-

Sorrisi dolcemente mentre lei mi raccontava il suo sogno, ricco di papere sputafuoco e pinguini che facevano i camerieri.

Era così, ammisi a me stessa, che volevo iniziare la mia giornata ogni giorno.

 

 

-Sei sicura che non vuoi che ti accompagni?- domandai per l’ennesima volta mentre finivo di lavare i piatti del pranzo.

-Sicura, non preoccuparti. Devo solo incontrare un mio amico-

-Tu e lui da soli?-

-Io e lui da soli perché?-

Rimasi un attimo in silenzio –Ti accompagno- decisi poi.

-Non dirmi che sei gelosa- rise Brittany abbracciandomi da dietro

-Dammi un motivo per cui non dovei esserlo, tu sei bellissima e chiunque sia sano di mente ti vorrebbe- borbottai.

-Vediamo…magari perché ti amo e voglio solo te?-

Sussultai leggermente –Dillo ancora- mi uscì dalle labbra prima che potessi rendermene conto.

-Dire cosa?- chiese confusa.

-Quello che hai detto prima-

-Ti amo?-

-Quello-

Mi voltai in tempo per vederla sorridere.

-Dillo ancora- la pregai di nuovo.

-Ti amo- sussurrò avvicinando il suo viso al mio per baciarmi.

-Ancora- mormorai sulle sue labbra.

-Ti amo- mi accontentò di nuovo.

-Ancora-

-San, se non esco ora arriverò in ritardo- disse divertita.

-Dillo- la intrappolai tra le mie braccia per non farla allontanare.

-Ti amo- disse un ultima volta prima di divincolarsi divertita dalla mia stretta –Ora posso andare o devi trovarmi prima una guardia del corpo?-

-Sappi solo che se non torni fra due ore chiamo il 911 e ti vengo a cercare-

Rise divertita prima di lasciarmi un altro bacio sulle labbra e uscire di casa.

“Ti amo” sussurrò ancora la sua voce nella mia testa.

Avrei voluto sentirlo ripetuto all’infinito, non c’erano parole più perfette da sentire.

 

 

L’aria natalizia ormai aveva contagiato New York, e anche la mia biondina.

Tutte le volte che avevamo un momento libero Brittany mi trascinava in giro per la città, fissando con sguardo adorante ogni vetrina mentre io la seguivo sbuffando divertita.

Quinn era arrivata pochi due giorni prima e, strano a dirsi, l’avevo accolta con un dosaggio sospetto, almeno sospetto per me, di amore e affetto.

 

-Quinn, non pensavo che l’avrei mai detto ma sono davvero davvero davvero felice che tu sia qui- esclamai abbracciando la mia migliore amica.

-Che ti sei fumata?- domandò lei preoccupata.

-È sempre bello sentire come apprezzi le mie dichiarazioni di affetto Fabray, la prossima volta col cavolo che ti vengo a prendere alla stazione. Ora muovi le chiappe- sbottai col mio solito tono acido –Voglio arrivare a casa entro Natale-

-Ecco la Lopez che conosco e amo- ridacchiò lei circondandomi le spalle con un braccio –Quello schianto della tua ragazza dove l’hai lasciata?-

-Di un po’ Bionda non è che per caso lo spirito di Puckerman di è impossessato del tuo corpo?-

-Andiamo San, anche la persona più casta e pura del mondo direbbe che Brittany è uno schianto- si giustificò

-Schianto è quello che avverrà fra la tua faccia e il mio pugno se non la smetti di parlare così della MIA ragazza-borbottai –E comunque aveva di meglio da fare, “affari urgenti” ha detto- dissi poi ripetendo a Quinn la scusa che Brittany mi rifilava ogni mattina per poi sparire per delle ore.

 

Poi, come da copione, era venuto fuori il vero motivo per cui ero felice di vedere Quinn che ovviamente non centrava minimamente col fatto che lei fosse la mia migliore amica e che mi fosse mancata.

-Tu conosci Brittany da più tempo di me- le avevo detto infatti dopo averle dato il tempo di sistemare le sue valige nella camera degli ospiti –Devi aiutarmi a sceglierle un regalo-

 

***_____________________________________________________***

 

 

 *Quella maglia esiste davvero, non è di mia proprietà ma l’ho vista con i miei occhi.

E mi vergogno ammettere che ci ho messo ben 5 minuti a capire la battuta.

Comunque… lo so che questo capitolo è un po’ una schifezzina ma è un capitolo di passaggio quindi mi sento giustificata.

Dal prossimo dovremmo entrare nel vivo della storia (sarebbe anche ora no?)

 

 

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Capitolo 16
*** Do you remember all the city lights on the water? ***


Quinn in fondo non era così male se sapevi come prenderla, o meglio se sapevi come non farti prendere da lei.

Sul serio, sbalzi d’umore e schiaffi a parte era una buona amica di quelle che sanno sferrare frasi a effetto degne di essere ricordate nei post di facebook o da tirare fuori quando si vuole fare bella figura con una ragazza.

Non so precisamente come siamo finite a essere migliori amiche, a stento ci sopportavamo al liceo; persino quando stavamo assieme dovevo reprimere a volte l’istinto di soffocarla, ma finire a essere la sua migliore amica è stata senza dubbio una delle cose migliori che mi sia capitata nella mia vita, dopo aver incontrato Brittany.

Ad ogni modo, da migliore amica quale era, aveva gentilmente glissato sul fatto che la prima cosa che le avessi chiesto, o meglio che le avessi permesso, di fare appena arrivata a New York fosse stato aiutarmi a scegliere un regalo alla mia ragazza.

Io in cambio avevo glissato sul fatto che erano tre ore che mi trascinava in giro per la città accompagnandoci con una serie di irritanti battutine sul fatto che mi ero rammollita e che mi ero ridotta a pregarla in ginocchio, cosa che per altro non avevo fatto, di aiutarmi solo per fare bella figura con quella biondina col corpo da urlo (mi trattenni dal ricordarle gentilmente che lei aveva già un ragazzo e che se avesse continuato a fare apprezzamenti sulla mia ragazza le avrei staccato il suo bel nasino di plastica per usarlo come pedina del monopoli).

-Allora, cosa pensavi di regalarle? Biancheria intima sexy? Un paio di manette con frustino annesso?-

-Qual è il tuo problema Fabray? Il tuo ragazzo tritone non ti soddisfa abbastanza o non sai che esiste la mastur…-

-Va bene Santana- mi interruppe -Tralasciamo la tua totale assenza di romanticismo e senso dell’umorismo e concentriamoci sul fatto che non abbiamo ancora trovato un regalo per Brittany-

-Vorrai dire, tralasciamo la tua frustrazione sessuale e la totale assenza di intimità nella tua vita e

concentriamoci sul fatto che non abbiamo ancora trovato un regalo per Brittany- la corressi sogghignando.

Quinn in fondo non era per niente male, se riuscivi a evitare i suoi schiaffi.

 

-Bionda sei totalmente inutile lo sai? È un pomeriggio intero che giriamo a vuoto e non hai ancora fatto una proposta decente per il regalo- borbottai qualche ora dopo.

-Oh scusami miss Conosco-così-bene-la-mia-ragazza-da-non-saperle-nemmeno-fare-un-regalo –

Stavo per risponderle quando tutta la mia attenzione fu attratta dalla vetrina di un negozio.

-Lascia perdere Fabray, credo di aver trovato il regalo perfetto-

“O almeno spero” aggiunsi tra me e me mentre trascinavo Quinn nel negozio.

 

-Ti ho già detto che penso che sia il regalo peggiore della storia?-

-Si Quinn- risposi tra i denti –Dieci volte-

-Cercavo di aiutarti- borbottò lei in risposta.

Scossi la testa rassegnata mentre riponevo il piccolo pacchettino nella mia borsa e uscivo dal negozio.

-È comunque meglio di quello che hai proposto tu- dissi poi

-Ma io non ho proposto nient…ah-

-Già-

-Santana?-

-Cosa?-

-Credo che a Brittany il tuo regalo piacerà un sacco-

-Grazie Bionda, lo spero-

Quinn in fondo non era per niente male.

 

 

-Sei davvero sicura di volerlo fare Quinn? C’è il sessanta percento di possibilità che la nana ti risucchi accidentalmente nelle sue fauci mastodontiche mentre prende fiato tra una strofa e l’altra-

Quinn sbuffò infilandosi il cappotto –Non preoccuparti Santana, tornerò tutta intera. Piuttosto sei sicura che non volete venire anche voi? Sarà divertente-

-Grazie mille Q, ma piuttosto che sorbirmi un’altra serata karaoke con BiancoFinn e i tre nani preferisco ingoiare della candeggina-

Quinn sbuffò di nuovo, questa volta senza riuscire a nascondere un sorrisetto –Allora ci vediamo più tardi, salutami Britt- disse poi prima di uscire di casa.

La salutai con un cenno della testa prima di tornare a concentrarmi sul mio libro in attesa che Brittany finisse la telefonata con i suoi.

-Eccoti finalmente- sorrisi sentendola rientrare nella stanza –Cosa dicono i tuoi?-

-Niente di particolare- disse a bassa voce –Ti fanno gli auguri-

-Potresti anche dirlo con un po’ più di allegria sai?- solo quando alzai lo sguardo verso il suo viso mi accorsi che c’era qualcosa che non andava –Che succede piccola?- chiesi preoccupata vedendola con gli occhi lucidi.

-Niente…- rispose sedendosi accanto a me –È solo che mi manca la mia famiglia- mormorò.

-Britt…- iniziai senza sapere davvero cosa dire. Perché dirle che la capivo, che sapevo come si sentiva, sarebbe stata una bugia: mio padre non c’era quasi mai per Natale e mia madre… nemmeno me lo ricordavo il mio ultimo Natale con lei.

Però non potevo certo stare li senza fare nulla, non mentre la mia ragazza aveva bisogno di me.

All’improvviso ebbi un’idea.

-Brittany- ripetei, questa volta prendendole la mano –Cosa ti piaceva di più del Natale quando eri in Olanda?-

Lei mi guardò un po’ incerta -Fare i biscotti in famiglia...- disse poi.

-Fare i biscotti?-

-Fin da quando ero piccola nel periodo natalizio mia madre tirava fuori le ricette dei biscotti di natale e ne facevamo un sacco di tutti i tipi- spiegò -Erano biscotti che si facevano solo a Natale e non potevamo mangiarli fino alla mattina del 25, forse è per questo che per me sono sempre stati così speciali-

Sorrisi dolcemente -Allora che ne dici se ti aiuto a fare i biscotti?-

-Sul serio?-

-Certo, l'hai detto tu che sono biscotti che si fanno in famiglia- la fissai titubante prima di continuare -Tu, Britt, sei la mia famiglia ora-

Quando lei mi guardò sorpresa temetti, per un attimo, di aver detto la cosa sbagliata.

-Grazie- disse lei invece, sorridendomi –Anche tu lo sei-

Mi avvicinai a baciarla dolcemente, col cuore che batteva forte per la felicità, prima di alzarmi e tenderle la mano.

-Andiamo a fare i biscotti Pierce!- esclamai poi trascinandola in cucina che ancora ridacchiava.

 

Per la fine della serata ero completamente ricoperta di farina e la mia cucina aveva decisamente visto giorni migliori, ma avevo tre scatole piene di biscotti ancora caldi e soprattutto potevo di nuovo ammirare il sorriso sul volto della mia biondina.

 

 

-Che cavolo è successo qua dentro?!-

Mi voltai verso Quinn, bloccata sulla soglia della cucina

-Buon mattino anche a te Bionda, io e Britt ci siamo cimentate nell’arte della biscotteria ieri sera- spiegai versando il caffè in una tazza per poi passarlo a Quinn.

-Tu hai fatto dei biscotti?- chiese a metà tra lo scettico e l’incredulo –Commestibili?-

-In verità Brittany mi ha permesso solo di ritagliare le formine- ammisi sedendomi al tavolo –Come è andata ieri sera?- domandai poi.

-Bene- Quinn prese un sorso dalla tazza –Abbiamo incontrato Mike e Tina, erano in città. Ho pensato che potremmo invitarli stasera-

Annuii distrattamente fissando la porta della mia stanza, dove Brittany dormiva ancora –Certo, tanto due in più o in meno non fa differenza-

Quell’anno la cena della vigilia l’avremmo fatta a casa mia.

-Meglio così- Quinn prese un altro sorso di caffè –Perché gli ho già invitati-

Borbottai un “Ti pareva” prima di prendere l’ultimo sorso di caffè.

-Visto che sei così intraprendente ti lascio l’onore di pulire la cucina- dissi poi –E già che ci sei anche il resto della casa, ti va?-

-Assolutamente n…-

-Non serve che rispondi Q, era un “Ti va” retorico-

Evitai un’ uovo mezzo spiaccicato sul pavimento, ricordo di quando avevo pregato Brittany di farmi provare a romperne uno e avevo mancato la scodella, e uscii dalla cucina prima che Quinn potesse protestare (Cosa che fece comunque ma almeno non fui costretta ad ascoltarla).

 

 

-Dai, solo uno ti prego- provò di nuovo Brittany –Ti prego, ti prego, ti prego-

-No Britt, te l’ho già detto- sbuffai divertita –Per i regali devi aspettare domattina-

Zittii con un bacio il suo ultimo tentativo di protesta prima di andare ad aprire la porta.

-Eccovi!- esclamai vedendo Mike e Tina sulla soglia –Aspettavamo solo voi- ammiccai con la testa a Kurt e Rachel che discutevano animatamente e a Blaine e Finn intenti in una partita all’ultimo sangue con Mario Car

-Grazie dell’invito Santana- sorrise Mike entrando assieme alla sua ragazza –È stato davvero carino da parte tu…-

-Mike?- lo interruppe incredula una voce

-Brittany?- chiese lui con lo stesso tono incredulo per poi sorridere di nuovo –Che ci fai qui l’altro giorno mi ha…- Brittany scosse lievemente la testa –Mi stavo proprio chiedendo che fine avessi fatto- si corresse.

Fissai prima lui poi Brittany –Vi conoscete?-

Mike esitò e lanciò un’altra occhiata alle mie spalle dove Brittany fece di nuovo “no” con la testa cercando di non farsi vedere.

-No- rispose Mike alla fine.

Inarcai un sopracciglio.

-Si- ammise lui ammettendo l’evidenza –Ci siamo conosciuti tempo fa, a un saggio di danza-

-Già- intervenne la mia ragazza –Non lo vedevo da un sacco di tempo, vero Mike?-

-Ehm…certo! Da un sacco!-

Guardai di nuovo lui, poi Brittany, poi Tina che ricambiò il mio sguardo confuso.

“Cos’è, ho scritto IDIOTA in fronte o in questi giorni sono tutti convinti che abbia le capacità intuitive di Finn?”

Dissi fra me e me tornando con la mente alla sera in cui era arrivata Brittany.

Però in effetti quella sera reggere il gioco si era rivelata la mossa migliore.    

-Bene allora- finsi un sorriso stupito mentre decidevo di comportarmi come se credessi alle loro parole –Che ne dite di metterci a tavola?-

Finsi di non vedere il sospiro di sollievo di Brittany e la presi per mano accomodandomi a tavola.

 

 

-È stata una bella serata…- mormorai qualche ora dopo stringendo Brittany a me.

Lei si accoccolò sul mio petto come faceva sempre per addormentarsi.

“È colpa tua che sei comoda” mi diceva quando mi lamentavo.

-Si…mi ha fatto piacere rivedere Mike…dopo tanto tempo- la sua voce si fece leggermente più acuta nel pronunciare le ultime parole, decisamente non era abituata a mentire.

-Domattina sarà Natale- disse poi, stavolta la voce era resa acuta dall’emozione –Magari Babbo Natale sta distribuendo dei regali proprio in questo momento-

Non riuscii a non sorridere.

Brittany racchiudeva dentro di se tutte le cose pure e belle dell’infanzia che si perdono diventando adulti.

Era come una boccata d’aria fresca dopo una lunga giornata di apnea in un mondo ormai freddo e troppo adulto.

-E Babbo Natale passerà anche qui da noi? – chiesi divertita

-Certo che no Sannie; lo sanno tutti che porta i regali solo ai bambini, noi siamo grandi ormai-

Le accarezzai i capelli, con ancora il sorriso sul volto.

“Noi siamo grandi ormai” certo, era vero.

Ma Brittany sarebbe sempre stata la mia piccola, la mia bambina troppo cresciuta che amavo da morire.

 

 

-San! Svegliati!-

Sentii qualcuno scuotermi le spalle.

-San!-

Mi girai dall’altra parte.

-Quinn, dammi una mano-

Un rumore di passi sul parchet e un altro paio di mani che mi scuotono le spalle.

-Avanti Santana, è Natale!-

Praticamente mi trascinarono fuori dal letto in braccio.

-Datemi del caffè- implorai rischiando di addormentarmi sul tavolo.

-Prima i regali!- trillò invece Brittany, trascinandomi in sala.

-Prima il mio- ghignò Quinn passandomi un pacchetto.

-Molto divertente Bionda- mugugnai ironica quando mi ritrovai tra le mani una copia di “Corso rapido di cucina per idioti”

-Almeno non rischierò più di morire avvelenata- sorrise ancora lei.

-Tocca a me! Tocca a me!- esclamò Brittany eccitata.

Sorrisi dolcemente allungandomi a prendere il regalo che avevo le comprato qualche giorno prima.

-È per te- dissi passandoglielo –Spero che ti piaccia-

-San…- mormorò quando finì di togliere la carta.

--Ecco...volevo farti un regalo speciale, diverso- mi affrettai a spiegare temendo che fosse rimasta delusa –Qualcosa che ti avrebbe sempre fatto pensare a me-

Prima che potessi finire di parlare due braccia mi circondarono il collo, stringendomi in un abbraccio soffocante.

-Britt…non…respiro-

La sentii ridere prima che mi lasciasse andare.

-Allora ti piace?- chiesi speranzosa

-È stupendo- sorrise stringendo tra le mani il CD dell’ultimo singolo di Taylor Swift, quello che avevamo sentito in macchina andando al lago.

 La nostra canzone.

 

 

Il tempo in quegli ultimi giorni era volato e capodanno mi aveva raggiunto quasi senza che me ne accorgessi.

-Sbrigatevi! Mancano solo dieci minuti- gridò Rachel trascinando Finn nel mare di folla.

Come avevo previsto Time Square era piena di gente ansiosa di vedere la tradizionale caduta della sfera.

Sbuffai infastidita quando ricevetti l’ennesima gomitata nello stomaco; odiavo la folla.

-Britt- chiamai stringendo la mano della mia ragazza –Brittany!- ripetei cercando di superare il rumore.

-Cosa?-

-Andiamo via?-

-Ma la sfera…-

-Ti ci porto l’anno prossimo a vedere la sfera, promesso-

Questo sembrò convincerla perché si lasciò trascinare via dalla piazza.

-Dove stiamo andando?- chiese dopo qualche minuto che camminavamo

-In un posto speciale- sorrisi, superando l’entrata di Central Park.

 

La portai allo stesso laghetto dell’ultima volta che era stata a New York.

-Vieni- la invitai avvicinandomi a una barchetta ormeggiata a riva.

-Sei sicura che possiamo prenderla?-

-Certo…più o meno- le offrii la mano per aiutarla a salire.

-Se ci mettiamo nei guai sarà colpa tua- disse prima di seguirmi a bordo.

Sorrisi divertita prima di passarle i remi.

-Io non sono capace di remare- mi giustificai.

-Come si fa a non saper remare?- borbottò tra se e se.

In poche remate fummo al centro del laghetto.

Lanciai un’occhiata all’orologio, un minuto a mezzanotte.

Brittany aveva smesso di remare e si stava guardando in torno estasiata.

Le luci della città si rispecchiavano nell’acqua, colorandola di mille riflessi diversi e creando uno spettacolo meraviglioso.

Sembrava tutto perfetto

Guardai di nuovo Brittany, la luce della luna che le accarezzava dolcemente il volto.

Era tutto perfetto, mi corressi.

Perché eravamo li, eravamo insieme.

E in quel momento mi resi conto che ogni singolo momento passato assieme a Brittany era speciale, perfetto.

-E' bellissimo qui- sussurrò all’improvviso lei girandosi finalmente verso di me con un sorriso estasiato sulle labbra.

-Bellissimo- mormorai persa nei suoi occhi -Bellissimo, si-

Sentivo il mio cuore pesante, come se fosse pieno di troppa felicità e potesse scoppiare da un momento all’altro.

Brittany era l’unica persona capace di farmi sentire cosi felice in ogni momento; se non era quello l’amore allora non valeva la pena di amare.

Le nostre mani si intrecciarono, i nostri occhi si incontrarono e ancora una volta mi accorsi di quanto amavo la mia ragazza.

Con lei sentivo di non poter mai sbagliare.

"Vale la pena impegnarsi nell'amore se questo non dura mai?" risuonò all’improvviso nella mia testa.

Ancora quella domanda, sempre quella domanda, ma stavolta a cambiare sarebbe stata la mia risposta.

"Forse"

E a me bastava un forse. Non era un si, mi bastava che non fosse un no.   

-Brittany…- sussurrai.

-Si?-

-Ti amo- dissi.

E in quel momento mi sembrò che non ci fossero parole più giuste da dirle.

 

***_____________________________________________________________***

 

Eeee ci siamo, da questo capitolo la storia “inizia” per davvero.

E poi cosa c’è di meglio di Natale a metà agosto?

Tutta colpa di mia mamma che mi costringe a rivedere tutte le stagioni di Glee assieme a lei, ieri sera è capitata la puntata di Natale quindi… no, dai, avevo già in progetto di scriverlo così il capitolo, mea culpa.

Bha, non ho idea di come sia venuto, bene o male, voi che ne pensate?

p.s: in realtà adoro mia mamma, uno perché il suo secondo personaggio preferito è Brittany, due perché mi ha permesso (anche se inconsapevolmente) di usare una delle tradizioni di Natale della mia famiglia (ovvero fare i biscotti) per questo capitolo.

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Capitolo 17
*** Happy New Year (2017) ***


-Dove eravate finite ieri sera? Mi avete fatto preoccupare-

Ignorai completamente la domanda di Quinn, persa nei ricordi della sera precedente.

 

-Come hai detto?-

5 secondi a mezzanotte.

-Ho detto che ti amo-

3 secondi a mezzanotte

-Davvero?-

2 secondi a mezzanotte

-Davvero-

Un secondo a mezzanotte.

Poi ci furono solo le sue labbra sulle mie.

Buon anno.

 

Quando Brittany si allontanò aveva un bellissimo sorriso sul volto.

E capire che ero stata io, con le mie parole, a farla sorridere così, a farla essere così felice, rese anche me incredibilmente felice.

-Ti amo- ripetei.

-Ti amo anche io-

Ci baciammo di nuovo, un bacio dolce pieno di tutto l’amore che provavamo l’una per l’altra.

-Sai cosa si dice di chi bacia il primo dell’anno?- chiesi poi con un sorriso.

Brittany non rispose, si limitò a baciarmi ancora.

E ancora.

E ancora.

 

-Allora?- chiese di nuovo Quinn.

-Eravamo in un posto speciale-

Sorrisi: anche a New York eravamo riuscite a ritagliarci il nostro piccolo angolino magico.

 

 

 

Camminavamo mano nella mano, godendoci l’aria fredda di Gennaio sul viso.

Solo io e lei assieme: il modo migliore di passare il primo dell’anno.

-Ti va una cioccolata calda?- chiese lei all’improvviso.

Cinque minuti dopo la osservavo affondare il viso in una tazza fumante di cioccolata e panna.

E ancora una volta mi resi conto di quanto la volessi sempre accanto a me.

-Quanto resti ancora?- non riuscii a trattenermi dal chiederle.

-Uhm…che ne dici di “per sempre”?-

Ridacchiai, poi mi accorsi che era seria.

-Davvero?- smisi all’istante di ridere.

Brittany sorrise –La mia domanda di trasferimento nella succursale di Yale a New Haven è stata accettata, è solo a un’ora e quaranta da qui-

-Davvero?- ripetei incredula.

-Davvero- confermò per poi fissarmi incerta per un secondo –Ma tranquilla, non lo faccio per te- disse alla fine.

Il sorriso che mi stava per nascere sulle labbra si congelò all’istante.

-Oh- dissi solo –Perché ti trasferisci allora?-

Brittany sembrò in difficoltà –Ecco…è un po’ complicato da spiegare-

La fissai in attesa.

-Devo confessarti una cosa- ammise alla fine –Quello che ti ho detto alla cena di capodanno non era vero…-

-Cioè non ti piace il cotechino?- chiesi confusa.

-Come? No, no! Intendevo quando ti ho detto che non vedevo Mike da un sacco di tempo…era una bugia-

-Ma no!- esclamai sarcastica.

Sarcasmo che sfuggì alla mia ragazza che annuì gravemente.

-In realtà era lui che andavo a incontrare ogni mattina quando sono arrivata-

-Lui era il tuo “impegno urgente”?- cercai di non far notare il mio tono infastidito.

-Si ecco… vorremmo aprire una scuola di danza assieme, qui a New York…è per questo che mi trasferisco, sai per iniziare i lavori e cose così- mi fissò ansiosa.

-Britt è…è…-

-È?-

-È stupendo!- esclamai alla fine stringendole forte le mani –Finalmente saremo vicine, e per l’appartamento…-

-Ne ho trovato già uno a metà strada tra qui e New Haven, mi trasferisco li fra qualche giorno- mi interruppe.

“E per l’appartamento sono sicura che nel mio ci staremo perfettamente in due” stavo per dire.

Perché avevo dato per scontato che lei volesse venire a vivere con me.

“Cerca di non illuderti troppo Lopez” intervenne la mia vocina mentale, puntuale come sempre “Dopotutto non si è mica trasferita per stare con te”.

-È fantastico- ripetei invece, fissando dolcemente la mia ragazza, recludendo tutte le mie preoccupazioni in un angolino della mia testa.    

 

 

-Ma quanto ci vuole a prendere delle pizze?- borbottai tra me e me.

Brittany e Quinn erano uscite da almeno mezz’ora e io iniziavo ad avere fame.

-Finalmente!-esultai sentendo il campanello suonare –Quanto ci avete mess…Mike!- esclamai trovandomelo di fronte.

-Ciao Santana-sorrise –Sono passato a salutarvi prima di partire-

-Come? Te ne vai?- chiesi stupita.

Mi fissò confuso –Tra due giorni inizia il nuovo semestre e ci vuole almeno un giorno da qui a Chicago-

-Pensavo restassi qui… Britt mi ha detto dei vostri progetti per la scuola di danza- mi scostai per farlo entrare.

-Inizieremo a lavorarci a settembre, dopo aver finito il college. Per il momento abbiamo solo fatto dei progetti, nulla di concreto… Brittany non te lo ha detto?-

-No…- mormorai –Non me lo ha detto, anzi; ha detto che doveva trasferirsi qui perché così potevate iniziare i lavori-

-Strano- replicò Mike con un sorrisetto –A me ha detto che si trasferiva perché non riesce più a stare lontana dalla ragazza che ama-

Lo fissai confusa e felice allo stesso tempo –Perché non me lo ha detto allora?-

-Non lo so… forse la intimidisci-

Il campanello suonò di nuovo.

Quando aprii Brittany e Quinn entrarono in casa mettendo fine alla nostra discussione.

 

 

-Quinn?- chiesi dopo cena, Brittany era andata ad accompagnare Mike alla porta

-Si?-

-Intimidisco le persone?-

-No, certo che no... le terrorizzi direttamente-

“È sempre bello avere degli amici sinceri”

-Di un po’ Bionda, frequenti un corso di psicologia a Yale?-

-No- rispose confusa.

-Ah ecco, mi pareva- soffiai acida prima di entrare in camera mia.

 

Brittany mi raggiunse dopo pochi istanti, tenendo lo sguardo basso, e si sedette in silenzio di fianco a me.

-Sant…- provò a dire.

-È un peccato che Mike debba tornare a Chicago vero?- la interruppi subito.

- San, io…-

-Un vero problema, come farete ora per la scuola?-

-Pensavo solo che…-

-Ah già- la interruppi per l’ennesima volta –Hai nove mesi per pensarci giusto? Settembre è ancora lontano-

Stavolta Brittany non provò neppure a parlare.

-Perché mi hai mentito? – chiesi dopo qualche secondo di silenzio.

-Avevo paura- mormorò con voce piccola.

-Paura di cosa?-

-Che lo avresti reputato solo un gesto sciocco di una ragazzina alla sua prima cotta- mormorò.

-Britt…-

Stavolta fu lei a interrompermi -Avevo paura di spaventarti, paura di come avresti reagito sapendo che l’unico motivo per cui mi sono trasferita è che non sopporto di averti lontano…-

Tutta l’irritazione che avevo provato quando avevo scoperto la sua piccola bugia svanì all’istante.

E per un momento fui davvero spaventata, spaventata dal fatto che esistesse una persona in grado di avere un’influenza così grande su di me da farmi cambiare idea in un attimo.

Dal fatto che con Brittany a volte non mi riconoscevo più, perché lei tirava fuori un lato di me che avevo sempre tenuto nascosto: quello più fragile e più facile da colpire.

Ma che era anche quello più dolce, quello che mi aveva permesso di dirle “ti amo”.

E in quel momento mi sembrò di comprendere un po’ meglio cosa fosse l’amore.

L’amore era uno scambio tra due persone, due persone che espongono reciprocamente la parte più fragili di loro stessi al proprio compagno, che si rendono vulnerabili davanti agli occhi di chi li ama ma non hanno paura di mostrarsi così deboli perché confidano nel fatto che l’altro, che colui a cui si mostrano vulnerabili, accolga quella debolezza e la protegga.

Forse non ero del tutto pronta a mostrarmi così, a far vedere a Brittany ogni parte di me, ma lo sarei stata.

E lo volevo essere, essere pronta, per lei e per nessun’altro.

Le presi la mano –Non avere paura…-  le sussurrai –Non avere mai paura con me, perché io con te non ne ho mai-

Alzò lo sguardo verso di me e le sorrisi.

-Grazie- sussurrò solo prima di abbracciarmi.

Mi strinse forte a se e ancora una volta mi sentii a casa.

-Grazie a te- mormorai nel suo orecchio.

 

 

-San?- un sussurrò mi strappò al sonno che stava per cogliermi.

-Dimmi-

-Quello che mi hai detto ieri sera...-

-Si?- chiesi, sapendo già a cosa la mia ragazza si stesse riferendo.

-E' stato il più bel regalo di Natale che io abbia mai ricevuto-

Sorrisi -Sei sicura di quello che dici?-

-Sicurissima-

-Britt?- sussurrai dopo un secondo di silenzio.

-Dimmi-

-Quando tu mi dici ti amo...-

-Si?-

-Mi fai ogni volta un regalo stupendo-

Ci fu un altro momento di silenzio.

-Ti amo San-

-Ti amo anche io Britt-

 

***

 

Perdonate l’attesa cari lettori, ho passato due settimane dispersa su una barca nei mari del sud ma eccomi di nuovo qui.

*verso di grilli*

Ehm… c’è qualcuno? No?

Vabbè, restate pure nascosti se siete timidi.

Questo capitolo non è molto lungo, non è nemmeno un gran che ma è tutto ciò che posso darvi…

Al prossimo e buon 2017 a tutti

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Capitolo 18
*** Flash forward ***


Gennaio

 

-Sei arrivata sana e salva?-

-Si mamma- rispose Quinn divertita dall’altro capo del telefono –Come va il trasloco?-

-Ti dico solo questo: sono tre ore che sistemo DVD della Disney nello scaffale-

Sentii ridere nella cornetta –Fortuna che me ne sono andata prima di essere incastrata anche io nei lavori-

Quinn era tornata a Yale il giorno prima e io avevo accettato di aiutare Brittany a sistemare le cose nella sua casa nuova.

Era una casa carina, non troppo grande, in periferia di New Haven a soli 30 minuti da New York.

Ancora non mi sembrava vero: avevo la mia ragazza a (relativamente) pochi minuti di macchina da me, e ce l’avevo perché lei non voleva starmi lontano, perché mi amava così tanto da cambiare città per me.

Fu solo per un attimo che mi sentii sopraffatta dalla grandezza di quell’amore che, lo sapevo, andava oltre un semplice trasferimento.

Poi mi sentii felice, come se tutto ciò che mi servisse per andare avanti fosse l’amore che Brittany mi donava ogni giorno.

-Ok, gli scatoloni sono finiti- annunciò la mia biondina facendo il suo ingresso nella sala.

Non le diedi il tempo di dire nient’altro.

Con un solo passo colmai la distanza tra di noi, afferrandole i fianchi.

-Ti amo- sussurrai prima di baciarla.

-Wow- sorrise quando ci staccammo –Dovrò traslocare più spesso se ti fa questo effetto-

-Tu mi fai questo effetto- la corressi, strappandole un altro sorriso.

-Stavo pensando…- iniziò allora lei –Non abbiamo ancora controllato se il letto è montato bene- sorrise maliziosamente.

-In questo caso- le lasciai un bacio dietro l’orecchio –Sarà meglio controllare subito-

 

 

-Resta a dormire qui stanotte.- mi pregò Brittany

Avrei dovuto dirle che se fossi restata avrei rischiato di fare tardi a lezione il giorno dopo.

Avrei dovuto dirle che non mi andava di farmi mezz’ora e più di macchina la mattina presto.

Avrei dovuto dirle di no.

L’avrei fatto se fosse stata una qualsiasi altra persona.

Invece mi limitai a stringerla a me –Buonanotte Britt-

-Notte-

 

 

 

Febbraio

Finalmente sembrava tutto perfetto.

Con Brittany ogni giorno era speciale, il tempo volava e in quello che mi sembrava un attimo era già passato gennaio e con lui il mio compleanno.

Ero riuscita a convincere Brittany a scegliere fra farmi un regalo di compleanno o uno di San Valentino e, sebbene avesse optato per il secondo, mi aveva riempito di attenzioni tutto il giorno.

E così, muovendo i miei primi passi da ventitreenne nella grande e fredda New York si era avvicinato Febbraio e con esso il compleanno della mia biondina che, fato vuole, cadeva esattamente il primo del mese, ad appena venti giorni di distanza dal mio, e io da brava fidanzata avevo già trovato il regalo perfetto, poco romantico forse ma perfetto.

La mattina del primo febbraio mi svegliai decisamente eccitata, forse anche più della festeggiata.

Sgattaiolai in cucina, stando attenta a non svegliare Brittany, e iniziai a cercare gli ingredienti per la colazione; ultimamente passavo più tempo a casa di Brittany che a casa mia, non che ci dispiacesse.

Almeno, a me no di certo.

-Ehi- sentii all’improvviso alle mie spalle.

Brittany era sulla soglia della cucina, avvolta in una felpa decisamente troppo grande per lei.

-Ehi festeggiata- sorrisi –Volevo portarti la colazione a letto ma hai rovinato i miei piani-

Brittany fece un sorrisetto malizioso attirandomi a se per il bordo dei pantaloni –Se proprio ci tieni…- sussurrò al mio orecchio –A letto puoi sempre portarci me.

-Tieni a freno gli ormoni Pierce- ridacchiai infilandole un pancake in bocca –Hai ventitré anni, impara a essere più seria-

-Non credo che fu mi foglia più feria- replicò a bocca piena

-Certo che no- confermai dandole un bacio sul naso –Sei perfetta così come sei-

-Quanto miele hai mangiato stamattina?- chiese divertita

-È colpa tua se sono così dolce zuccherino- le lasciai un altro bacio, sulle labbra questa volta.

-Uhm…- mormorò sulle mie labbra –Se fai così potrei  arrivare a insistere affinché tu riconsideri l’opzione “letto”-

-È nella lista di  “cose da fare stamattina”-

-La prima cosa qual è?-

-Darti il tuo regalo- le risposi prima di sparire in camera a recuperare il pacco dalla mia borsa.

-E tanti, tanti auguri- le sorrisi porgendole il regalo.

Il sorriso che aveva stampato sul volto si allargò sempre di più man mano che la carta veniva tolta.

-Oh…- sussurrò solo quando si trovò davanti il gigantesco libro che le avevo comprato.

-Oh mio dio San- sussurrò poi prima di guardarmi stringendo al petto la sua ''Guida alle creature fatate: dove vivono e come trovarle''

-Ti piace?-

-Stai scherzando?- rispose subito –E’ fantastico. E sai perché mi piace così tanto?-

-Perché elenca i 10 modi più efficaci per catturare un folletto dei boschi?-

-No- ridacchiò -Perché significa che hai imparato a conoscermi, a conoscere anche il mio lato più infantile e lo hai accettato subito senza giudicarmi mai: ora so che con te potrò sempre essere me stessa, ed è questo il regalo più bello che potessi farmi-

Rimasi un attimo in silenzio, colpita dalle sue parole.

–Non è che a Yale c’è un corso di “Frasi a effetto per ogni occasione”?- dissi alla fine –No perché tra te e Quinn iniziano a venirmi dei sospetti-

Brittany sbuffò divertita dandomi un colpetto in testa col libro.

-Frequentate anche un corso “Picchia Santana Lopez”?- borbottai massaggiandomi la parte offesa.

-Scema- rise appoggiando il libro  sul tavolo e abbracciandomi i fianchi –Sai una cosa?-

-Cosa?-

-Sono felice di essermi innamorata di te-

Affondai il viso nei suoi capelli –Sono felice anche io che tu l’abbia fatto-

 

 

 

13 Febbraio

 

-Ma avete sempre vacanza voi di Yale?-

Quinn alzò lo sguardo dal suo libro –C’è la pausa di inizio primavera- si giustificò

-A febbraio?-

-Potresti semplicemente dire che sei felice che ti sia venuta a trovare-

-Lo sai che sono felice che tu sia qui Bionda, non sono felice di vederti costantemente sul mio divano a consumare il mio cibo-

Ovviamente Quinn ignorò l’ultima parte della mia frase –Posso chiederti un favore?-

-Non ti presterò dei soldi- l’avvisai

-Quanto sei scema! Volevo solo chiederti se Sam può stare qui domani notte, vuole passare San Valentino con me-

-Sarei davvero felice di contribuire a questo programmino disgustosamente romantico dicendoti di si, ma ci sarebbe solo un piccolo problema…-

-Sarebbe?-

-Dove lo trovo un acquario abbastanza grande?-

A volte mi prendevo un momento con me stessa per chiedermi se fossi così stupida da dimenticare quanto può essere pericolosa una Bionda se provocata, o semplicemente così masochista da fare in modo che le sue sberle non mi mancassero mai.

 

 

14 Febbraio

 

San Valentino.

È sorprendente come le persone impazziscano così tanto per una festa così stupida.

-Come fa a non piacerti San Valentino?- stava dicendo Brittany incredula.

-Come fa a piacere a te piuttosto- protestai –Voglio dire, se ami una persona glielo dimostri tutto l’anno; perché devo aspettare una stupida festicciola per portare a cena fuori la mia ragazza e regalarle dei fiori?-

-Ma non è questo il vero spirito di San Valentino!- esclamò quasi offesa.

-Illuminami allora…-

-È la festa degli innamorati…- iniziò

-Ma dai?-

-…In cui tutte le coppie si riuniscono per celebrare la cosa più pura e meravigliosa che esista al mondo: l’amore- continuò senza badare alla mia interruzione.

-Quindi stasera si celebra l’amore?-

Lei annuì convinta –E’ come la festa del ringraziamento, ma più rosa e più dolce-

Sorrisi divertita, accarezzandole la guancia –Che vuoi fare stasera?- mi arresi.

-Niente di speciale, possiamo cenare qui a casa-

-Ma non dovevamo celebrare l’amore?-

-E infatti abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno per celebrarlo: abbiamo il nostro amore…- sorrise –…E delle candele aromatizzate-

-Sono sicura che le candele siano la cosa davvero indispensabile- scherzai prima di baciare la mia ragazza.

 

 

 

-Sto migliorando?- chiesi speranzosa mentre Brittany assaggiava i secondi che avevo preparato (dopo averla implorata di lasciarmi fare almeno quelli).

-Uhm…certo- il suo sorriso somigliava sospettosamente a una smorfia disgustata –Che ne dici di passare direttamente al dolce?- chiese frettolosamente.

-Potevi almeno fingere che ti piacessero- borbottai imbronciata mentre lei recuperava il gelato dal frigo.

-Prometto che dopo stasera il prossimo regalo che ti farò sarà un corso di cucina-

-Non vedo l’ora- mi imbronciai ancora di più.

-Nemmeno io piccola- scherzò lei, sedendosi di fronte a me –E anche la mia cucina è d’accordo-

-Questo è il tuo concetto di celebrare l’amore: demoralizzarmi perché cucino da schifo?-

-Certo che no- rispose ovvia –Questo è il mio concetto d’amore- appoggiò sul tavolo una scatolina rossa, che aveva tirato fuori da chissà dove, e la fece scivolare sul tavolo verso di me.

-Non è una proposta di matrimonio Pierce, vero?-

-Oh dio, San- rise –Chi lo sa, apri e lo scoprirai-

-Non è divertente- sussurrai aprendola.

E no, non c’era nessun’ anello dentro; c’era una semplice chiave.

-Che ci dovrei fare con questa?-

-È la chiave di casa mia- spiegò Brittany

-Ah-

-Santana- allungò la mano sul tavolo a stringere la mia –Vorrei che tu venissi a vivere con me-

 

 

Fissavo una macchiolina su mio parquet con eccessivo interesse (c’era sempre stata o era nuova?) pienamente consapevole della presenza al mio fianco.

Sapevo benissimo che se avessi alzato lo sguardo avrei incontrato quello accusatorio di Quinn, ma proprio non riuscivo a staccare gli occhi dalla macchiolina (Secondo me è a forma di elefante, o forse di clown oppure a forma di…bho… di macchia), del resto sapevo anche che se aveva parlato con Brittany  nelle ultima ora avrebbe presto iniziato una delle sue estremamente lunghe prediche.

-Santana?- iniziò infatti –Perché Brittany mi ha mandato un messaggio con su scritto “Ho chiesto a San di venire a vivere con me e lei è scappata?”-

-Perché ha finalmente imparato a mandare i messaggi?- provai non del tutto convinta

-Io direi piuttosto “perché Santana Lopez è un’idiota codarda”-

 

 

Un’ora prima

 -Santana- allungò la mano sul tavolo a stringere la mia –Vorrei che tu venissi a vivere con me-

Era tutto ciò che aspettavo da quando mi aveva detto che si sarebbe trasferita a New York.

-Britt…- iniziai, per dirle quanto ero felice che me lo avesse chiesto e che non vedevo l’ora di andare a vivere con lei –Io…devo andare in bagno!- esclamai invece.

-Va…va bene- mormorò lei confusa, probabilmente aspettandosi una risposta diversa; del resto me l’aspettavo anche io.

Mi alzai di scatto, cosa mi stava succedendo?, dirigendomi verso la porta.

-San, quella è la porta di ingresso!- cercò di fermarmi.

Mormorai qualcosa che avrebbe dovuto somigliare a uno “Scusami, ti chiamo più tardi” mentre salivo in macchina.

Non sapevo nemmeno io perché me ne stavo andando, o forse si.

Dopotutto era quello che mi avevano insegnato i miei genitori: a scappare.

 

 

-Se posso dire una cosa a mia discolpa…-

-No. Non puoi. Non hai scuse.-

-Quinn…-

-Pensavo che volessi andare a vivere con lei!- mi interruppe

-Ed è così infatti-

-E allora perché lo stai dicendo a me e non a lei?-

-Io…non lo so, cavolo! Quando me lo ha chiesto ho avuto tipo, quanti? 5 secondi di totale felicità, poi l’immagine di mia madre che usciva di casa e mio padre che piangeva mi è tornata in mente!-

Vidi lo sguardo di Quinn addolcirsi immediatamente –Sannie, Britt ti ama! Lo sai che non ti abbandonerebbe mai-

-Non è di questo che ho paura Q, ho paura che sarò io a farle del male.-

Quinn sospirò –Allora cosa pensi di fare?-

 

 

Et Voilà, sono tornata con un nuovo capitolo, qualcuno lo stava aspettando impaziente?

Spero di si :)

 

Comunque (piccolo avvertimento, da ora questo mini testo conterrà degli SPOILER)

 

Non so se sentirmi una veggente per aver scelto Mine come loro canzone prima che Naya cantasse Mine (e speriamo che poi diventi davvero la loro canzone) o se essere arrabbiata con RIB per avermi rubato l’idea (non che mi lamenti)

Insomma: ho anticipato Mine, qualcuno dice che forse Sam e Quinn ritorneranno assieme e ho anticipato anche questo, e Sam nella mia storia è destinato a diventare migliore amico di Brittany (lo giuro) da quando ho iniziato a scrivere a giugno…bene! Sceneggiatori di Glee potete anche assumermi se siamo così in sintonia.

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Capitolo 19
*** There’s a Drawer of my Things at Your Place ***


Quinn sospirò –Allora cosa pensi di fare?-

 

 

-Te l’ho già detto, non lo so!- affondai la testa nei cuscini del divano.

-Vuoi parlarne?-

-Uhmp- mugugnai, senza alzare la testa.

-Di cosa hai paura?- insisté Quinn.

-E va bene…- mi rimisi seduta –Allora…tu sai che ho qualche difetto-

-Qualche?-

-D’accordo! Ho molti difetti- concessi –Ne ho così tanti che non saprei nemmeno da dove iniziare per elencarli tutti-

-Oh, ti do una mano io!- trafficò nella sua borsa fino a tirarne fuori un plico di fogli –Gli ho elencati tutti in ordine alfabetico- spiegò

-Cos…ma quante pagine sono?-

-Quattro, fronte e retro, scritte in piccolo-

Le lanciai un’occhiata sconvolta.

-Quando ho preso la mononucleosi non avevo niente da fare- si giustificò alzando le spalle –Me la portavo dietro dal terzo anno di liceo, aspettando questo momento-

-Tu…non sei normale- mormorai.

Quinn liquidò la mia frase con un gesto della mano.

-In ogni caso- continuai –Questi difetti potrebbero rendere…difficile vivere con me- ammisi

-E qual’ è il problema?-

–E’ questo! Che sono una persona con cui è difficile convivere...-

-Non è vero, sei una persona con cui è impossibile convivere-

-Gentile come sempre Quinn- sbuffai

-Qual’ è il problema?- ripeté Quinn ignorando l'ultima frase

-Il problema è che dopo una settimana che viviamo assieme si renderà conto di quanto è difficile...anzi impossibile vivere con me e mi lascerà!-

-Oh Santana, andiamo!- Quinn sbuffò vistosamente -Sei insopportabile sempre, che uno viva o non viva con te-

-Mi sfugge il motivo per cui cerchi di rassicurarmi con queste parole dolci e sincere-

-Quello che voglio dire è che Brittany ti ama per come sei, stranamente, e quello che sei non cambierà perché vivrete assieme-

-Non lo so Q...-

-Senti, parliamo seriamente ora, ok? Tu vuoi una vita assieme a Brittany un giorno, nel lontano futuro?-

-Si...credo di si- balbettai presa alla sprovvista

-Con tanti bambini, una casa grande e un barbecue dove organizzare le grigliate con gli amici la domenica?-

-Tanti bambini non proprio però...si, è quello che vorrei...in un futuro lontano-

-Sicura che sia quello che vuoi?-

-Ti ho già detto si!-

-Allora non credi di dover cominciare da qualche parte?-

-In che sens...-

-Il futuro non appare magicamente da solo, spargendo in giro polverina della felicità, dobbiamo costruircelo noi pezzo per pezzo e se tu vuoi un futuro assieme a qualcuno, insieme a Brittany, allora dovete costruirvelo insieme; e andare a vivere da lei è solo il primo passo-

-Quindi...dovrei dirle di si?-

Quinn si alzò -Non chiederlo a me, chiedilo a te stessa- si avviò verso la porta di camera sua ma si girò di nuovo appena prima di uscire -San, sai come si fa a scalare una montagna?-

-Come?-

Sorrise -Un passo dopo l'altro-

 

Dopo che se ne fu andata rimasi immobile, con lo sguardo perso nel vuoto.

Sapevo che Quinn aveva ragione, in fondo pensavo anche io tutte quelle cose che aveva detto.

Recuperai dalla borsa la scatola con dentro la chiave di casa di Brittany, che mi ero portata dietro quasi senza accorgermene.

Alternai lo sguardo fra quella scatola e una cornice al muro, con una foto di me e mio padre.

Solo io e mio padre; con mia madre non avevo foto…

-Andate al diavolo- sussurrai tra i denti alzandomi, prendendo con me la scatola e la giacca                  –Questa è la mia vita-

Feci qualche passo verso la porta di ingresso, poi tornai indietro.

-Quinn?- la chiamai affacciandomi alla porta della camera degli ospiti, trovandola accoccolata sul letto con Sam a guardare un film –Io esco-

-Dove vai?-

Sorrisi, giocherellando con la chiave che mi aveva dato Brittany.

-Vado a casa-

 

 

Bussai per l’ennesima volta –Britt!- non voleva aprirmi, comprensibile –Brittany aprimi!-

Niente.

-Non vuoi vedermi, lo capisco, ma ho bisogno di parlarti!-

Ancora niente.

-E va bene Pierce- mormorai tra me e me tirando fuori la chiave. Avrei preferito che mi aprisse di sua volontà ma non mi lasciava scelta.

La porta si spalancò prima che riuscissi a infilare la chiave nella serratura, lasciandomi con la mano sospesa a mezz’aria.

-Che vuoi Santana?- chiese Brittany acidamente.

-Possiamo parlare?-

-Non lo so; scapperai ancora se non dico quello che vuoi sentirti dire?-

-Senti, mi dispiace per prima; mi hai colta di sorpresa-

-Cavolo, ti ho colto di sorpresa! Ora capisco perché te ne sei andata all’improvviso senza dare nessuna spiegazione!- esclamò sarcastica.

-Ti prego, fammi entrare- la implorai –Devo dirti una cosa davvero importante-

Il suo sguardo duro tentennò per un attimo, poi si fece da parte per lasciarmi entrare.

Mi torturavo le mani cercando le parole giuste per iniziare il discorso che mi ero preparata in macchina.

-Allora?- Brittany si sedette sulla poltrona, in attesa.

Presi un lungo respiro –Pensavo di sapere tutto sull’amore…prima di incontrarti- iniziai –Pensavo che fosse solo un’illusione, qualcosa che le persone si convincevano di provare per avere qualcuno accanto e non rimanere soli, pensavo fosse una cosa per i deboli e per i codardi…invece è tutto il contrario sai? Ci vuole un sacco di coraggio per amare qualcuno e io Britt, io sono una grande codarda- feci una risatina falsa –E’ come avere paura del buio, io ho paura di amare; ma quando sono accanto a te io…non ho più paura- la vidi sorridere impercettibilmente –Era a questo che dovevo pensare quando mi hai chiesto di venire a vivere con te, invece mi sono lasciata soffocare dalle paure e dai dubbi… temo che non sarà l’ultima volta che succederà- la guardai negli occhi        -Ma questa volta non lascerò che siano loro a decidere per me perciò…va bene-

-Va bene cosa?-

-Va bene vengo a vivere con te... se mi vuoi ancora-

-Sul serio?- chiese circospetta

-Si, sul serio- le sorrisi speranzosa e finalmente vidi un sorriso farsi strada anche sul suo volto.

-Ti amo!- esclamò attirandomi a se per baciarmi.

-Questo vuol dire che sono perdonata?-

-Vedremo…- rispose, prima di baciarmi ancora.

 

 

-San?-

-Si?-

-Ti vorrò sempre. Sempre-

 

 

 

Gli ultimi giorni di febbraio li passai immersa nel caos del trasloco, il secondo di quell’anno e nella stessa casa per giunta!

Finalmente il primo di marzo il trasloco poteva dirsi completo, tutte le mie cose erano al loro posto nella nuova casa, la casa mia e di Brittany.

Mai avrei pensato di poter provare una soddisfazione così grande nel dire "casa nostra"

-Pronta per la prima serata in casa nostra?- chiesi con un sorriso sulle labbra.

-Lo stiamo per fare davvero?- disse Brittany a bruciapelo

-Andare a vivere insieme?- chiesi confusa

-Iniziare una nuova vita insieme- mi corresse.

-Lo stiamo per fare davvero- risposi con un altro sorriso che si incrinò leggermente quando vidi la sua faccia spaventata.

-Cosa c'è piccola?-

-San...e se rovinerò tutto? Se fosse troppo presto? Se non fossimo in grado di vivere da sole? Insieme?-

Per la prima volta mi resi conto che anche Brittany aveva le stesse paure che avevo io, che nemmeno lei era sicura di noi al cento per cento come sembrava mostrare.

Stranamente scoprire questo mi fece sentire più vicina a lei.

-Vieni- le dissi dolcemente -Prendi la mia mano-

Le porsi la mano che lei non esitò a stringere.

-E ora?- chiese

-Ora non smettere mai di stringerla e tutto andrà bene-

 

 

______________________________________

 

Questo capitolo mi convince? No

Credo sia meglio di quella…quella cosa che chiamano “Quarta puntata della quarta stagione”? Credo che anche la pubblicità di una nuova fossa biologica sia più coerente con la trama di Glee quindi si, peccherò di vanità ma si.

Bah.

Spero vi piaccia in ogni caso.

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Capitolo 20
*** You learn my secrets and you figure out why I’m guarded ***


 

Non pensavo di avere ancora quella fotografia, anzi ero piuttosto sicura di averla buttata via, dopo averla scagliata contro il muro con tanta forza da far crepare il vetro.

Ma dovetti ricredermi quando Brittany, che mi stava aiutando a sistemare gli ultimi scatoloni, l’aveva tirata fuori da una scatola e l’aveva fissata a lungo prima di riportare lo sguardo su di me.

-Quella…- balbettai –Quella si può buttare-

-Sicura?- chiese –E’ una bella foto-

-Si può buttare- ribadii seccata.

Brittany riportò lo sguardo sull’oggetto che aveva in mano, accarezzò delicatamente la cornice e si soffermò sui soggetti della foto.

Ricordavo benissimo quando era stata scattata, avevo si e no sette anni.

Mio zio Ernesto era passato a trovarci e aveva insistito per scattare una foto all’intero clan dei Lopez.

La faceva sembrare una gran cosa: il clan dei Lopez; esagerato per definire me e i miei genitori, ma all’epoca mi piacque da matti.

Era prima che mia madre se ne andasse, e in qualche modo quelle parole, “Clan dei Lopez”, mi davano un senso di unione che adoravo attribuire alla mia famiglia, anche se unita non lo era mai stata.

Sotto l’insistenza di Ernesto, e anche mia lo confesso, ci eravamo riuniti in giardino: io seduta sorridente sul primo gradino del portico e i miei un gradino più in alto stretti in un abbraccio rigido.

 

-San- la voce di Brittany mi riscosse dai ricordi –Va tutto bene?-

Brittany. Per un attimo mi chiesi se sarebbe successo anche a noi un giorno, di stringerci in un abbraccio rigido solo per far credere agli altri che tutto vada bene quando non è così.

Perché quello che era successo tra i miei mi aveva fatto capire che non tutte le coppie hanno un destino felice.

E se fra Brittany e me andava tutto bene in quel momento, non era detto che fra qualche mese o anno sarebbe stato lo stesso.

Perché c’era la possibilità che tutto andasse male.

Eppure, mentre scrutavo quegli occhi limpidi che mi fissavano con apprensione, mi dissi che c’erano altrettante possibilità che tutto andasse bene.

Dovevano esserci.

E io avrei fatto di tutto per farle avverare.

-Si piccola, va tutto bene- risposi alla fine, ma a lei non sfuggì l’occhiata malinconica che lanciai alla foto che aveva tra le mani.

-Sono i tuoi genitori?- chiese.

-Si, prima che… quando ancora stavano assieme-

Spostò il peso da un piede all’altro, cercando le parole giuste da dirmi.

-Non mi hai mai detto cosa è successo tra di loro…- iniziò alla fine –Ti va di parlarmene?-

Esitai un attimo prima di rispondere.

-Mi piacerebbe- confessai.

Brittany mi condusse con lei sul divano e io, con le mani strette alle sue, raccontai tutta la storia della famiglia Lopez.

 

Era la classica storia di un padre troppo impegnato con il lavoro, di una madre troppo debole per combattere, di un tradimento accompagnato da immancabile divorzio.

Da quando lei se n’era andata, più o meno dieci anni prima, non l’avevo più rivista.

E mio padre non era cambiato, era rimasto l’uomo assente che era prima.

 

Mia madre non mi aveva nemmeno guardato in faccia quella sera, aveva semplicemente preso le sue valige e mi aveva voltato le spalle.

Ci aveva voltato le spalle.

Mio padre non mi aveva abbracciato e consolato quando mi ero messa a piangere, mi aveva solo detto “La mamma se n’è andata Santana, siamo solo io e te ora”.

 

E in un qualche modo, ancora non so come, eravamo andati avanti solo io e lui.

Cercava di far sembrare tutto come era prima, come se niente fosse successo; ma io lo vedevo.

Lo vedevo devastato e distrutto, proprio da quell’amore che un tempo aveva creduto così puro.

 

Quello che era successo tra i miei mi aveva insegnato che l’amore fa male, che può distruggere un uomo in un solo istante.

Che non importa crederci con tutte le proprie forze, l’amore può sembrare forte e ingannarti facilmente; ma basta una piccola crepa (o nel caso di mia madre un giardiniere argentino, giovane e con la fastidiosa tendenza di lavorare a torso nudo) per farlo crollare.

Mi aveva insegnato che quando le cose diventano difficili bisogna scappare prima che possano ferirti.

 

Dissi quello a Brittany, stretta accanto a lei sul nostro, divano.

E lo dissi con una facilità che mi sorprese: perché ci avevo messo anni a parlarne con Quinn, che pure conoscevo da quando ero piccola? Mi chiedevo. Perché invece con Brittany sembrava tutto così dannatamente semplice?

Perché accanto a lei tutto quello che sapevo sull’amore sembrava così sbagliato?

 

-San?- mi sussurrò, distogliendomi dai miei pensieri.

Mi strinsi di più a lei.

-San- continuò allora –Ti prometto che a noi non succederà. Non faremo mai gli errori dei tuoi genitori-

 

Quella promessa, seppur fragile come purtroppo tutte le promesse sono, mi fece stare meglio subito.

Cancellò le lacrime che non mi ero ancora resa conto di star versando.

 

-Lo so- dissi allora, sentendomi libera per la prima volta da quel peso che mi portavo dietro da cieca dieci anni.

Perché con Brittany l’amore sembrava una cosa meravigliosa.

 

 

 

Era passata una settimana da quando io e Brittany eravamo andate a vivere assieme.

Una settimana perfetta.

Assolutamente perfetta.

Almeno fino a che non arrivò domenica mattina.

 

-Non posso credere che mi vuoi davvero fare questo- la accusai -Fra noi andava tutto bene!-

-San, lo sai che lo faccio per il mio...per il nostro bene- replicò lei ferma -Non possiamo più andare avanti così-

-Vuoi davvero farlo?- la sfidai -Perché se continui con questa pazzia non potremmo più tornare indietro-

-San...- provò

-No, Brittany, se continui giuro che te ne pentirai...io giuro-

-Santana!- mi interruppe in uno sbuffo -Non fare la melodrammatica, voglio solo insegnarti a cucinare-

-Questa è una cosa drammatica Britt- esclamai, cercando di farle cambiare idea -Io e le pentole siamo come Quinn e i pantaloni: incompatibili!-

-Ora stai esagerando-

-Io? Tu invece? Perché devo imparare a cucinare per forza?-

-Perché viviamo assieme ora, e quando si vive assieme ci si dividono i compiti-

Feci per ribattere ma mi interruppe di nuovo -No, ordinare al ristorante all'angolo non vale, nemmeno se paghi tu. Quindi: pronta per imparare a cucinare?- chiese entusiasta

-Ecco...- una scusa per scamparla, una scusa per scamparla -Io non ho il grembiule!-

-Non c'è problema Sannie, ti dò una mia maglia vecchia-

Accidenti!

Brittany scomparve in camera e fece ritorno dopo qualche secondo, sollevando trionfante una larga maglietta grigia con la scritta "Louisiana" sul petto.

-Avanti- mi invitò lanciandomela –Iniziamo dai pancake, sono facilissimi da fare!-

 

Non erano facilissimi da fare.

O meglio, forse lo erano per qualsiasi essere umano minimamente portato all’arte della cucina, che non era il mio caso.

Per la seconda volta, da quando stavo con Brittany, mi ritrovai coperta di farina, uovo e Dio solo sa cos’altro.

E per la seconda volta non avevamo smesso di ridere un attimo.

In quel momento non potei fare a meno di pensare che avevamo decisamente più di qualche possibilità di essere felici assieme.

In quel momento non potei fare a meno di pensare che niente, niente, avrebbe potuto mai rovinare la nostra felicità.

E in quel momento mi sentii immensamente felice per la svolta che aveva preso la mia vita.

 

____________________________________

 

Si, ecco…lo so. So che non è il massimo.

Direi che è un capitolo di passaggio ma mi sono appena resa conto che questa storia non può avere capitoli di passaggio quindi…

Spero vi piaccia in ogni caso.

Grazie.

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