Mine di Vanessa190 (/viewuser.php?uid=169588)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Was a Flight Risk, With a Fear of Falling ***
Capitolo 2: *** You Were in College, Working Part Time, Waiting Tables ***
Capitolo 3: *** Breakfast ***
Capitolo 4: *** Date? ***
Capitolo 5: *** You Put Your Arm Around me for the First Time ***
Capitolo 6: *** Why we Bother With Love if it Never Lasts? ***
Capitolo 7: *** The Day After… ***
Capitolo 8: *** …Tomorrow ***
Capitolo 9: *** Maybe It's Love... ***
Capitolo 10: *** Firework ***
Capitolo 11: *** Goodbye… ***
Capitolo 12: *** I Miss You ***
Capitolo 13: *** Mrs and Mister Shuester ***
Capitolo 14: *** When I met You Again ***
Capitolo 15: *** Breakfast II ***
Capitolo 16: *** Do you remember all the city lights on the water? ***
Capitolo 17: *** Happy New Year (2017) ***
Capitolo 18: *** Flash forward ***
Capitolo 19: *** There’s a Drawer of my Things at Your Place ***
Capitolo 20: *** You learn my secrets and you figure out why I’m guarded ***
Capitolo 1 *** I Was a Flight Risk, With a Fear of Falling ***
Se chiudo gli
occhi e ripenso a come ci siamo
conosciute amore mio, è tutto ancora così chiaro
nella mia mente, come se fosse
successo solo ieri...ricordi amore? Tu andavi al college, lavoravi
part-time
come cameriera durante l'estate, quell'estate che passai da Quinn,
l'estate in
cui ci siamo conosciute...
-Sannie!-
Quinn
spalancò la porta e mi si lanciò
letteralmente addosso
-Ehi Fabray,
vedi di non soffocarmi o
uccidermi, il mondo ha bisogno della mia bellezza-
La mia amica mi
strinse ancora un po' prima di
lasciarmi per poi fissarmi con uno sguardo deluso
-Quinn? Che
c'è?- chiesi preoccupata
Lei rimase in
silenzio continuando a fissarmi
triste
-Per un
attimo...- iniziò con voce tremante
-Per un attimo ho sperato che facendoti venire in questo posto sperduto
il tuo
ego gigantesco non sarebbe riuscito a seguirti...e invece...-
Per poco non la
presi a calci
-Mi hai fatto
quasi venire un infarto Fabray!
Stupida bionda col cervello di un oca- le ringhiai contro
Quinn rise di
gusto intrappolandomi in un
altro abbraccio
-Mi mancavano le
tue paroline dolci San-
Sbuffai
sonoramente -Vedi di non farci
l'abitudine a questi abbracci Q, posso già sentire i miei
denti cariarsi uno a
uno per la vicinanza con la tua inesauribile fonte di dolcezza-
Finalmente la
mia amica mi lasciò andare e io
ne approfittai per mollarle le mie valige tra le braccia
-Allora Bionda-
iniziai entrando in casa
-Qual'é la mia souite?-
-La tua 'souite'
è proprio davanti a te-
rispose cercando di far entrare i miei bagagli dalla porta.
Sentii un 'Ma
quanta roba si è portata?'
sussurrato assieme a qualcosa che assomigliava vagamente a 'Megalomane'
ma non
mi diedi la pena di ascoltarla.
In effetti ero
abbastanza impegnata a fissare
la mia ''souite'' che in altre parole consisteva in un vecchio divano
letto al
centro della stanza
-Scherzi vero
Q?- mi voltai incredula verso la
mia migliore amica -Un divano letto? Nell'ingresso? Mi sono fatta il
sedere
piatto da N.Y. a qui solo per ricevere un divano letto?-
Lei
ghignò divertita -Mi dispiace Sannie,
tutte le altre stanze sono occupate-
-E da chi?-
ringhiai
-Quinn, saresti
così gentile da indicarmi dove
posso trovare un supermercato? Finn ha finito lo shampoo e non posso
assolutamente permettere che usi il mio che fra parentesi
è...oh ciao Santana,
anche tu qui?-
Mi voltai quasi
a rallentatore verso la
proprietaria di quella voce spara-monologhi ,nonostante l'avessi
riconosciuta
all'istante, per poi rigirarmi verso la mia migliore amica
-Sul serio
Bionda?- sputai fra i denti -La MIA
stanza è occupata da Rachel-Ottavo nano-Berry e
Finn-Budino-Hudson?-
Quinn fece le
spallucce -Loro mi pagano
l'affitto San-
-Fammi
capire...non solo devo sorbirmi la
coppia Finnocenza-Nanaberry ma devo anche dormire sul divano del
salotto?
Scordatelo -
Quinn mi
fissò esasperata -San perché non vai
in cucina e ti prepari una bella porzione di umiltà condita
con un po' di
riconoscenza e giusto un pizzico di ''non dare più fastidio
all'amica che ti
ospiterà per tutta l'estate'' ?-
Schivò
agilmente il cuscino che le lanciai per
poi dirigersi verso Rachel e iniziare a darle le indicazioni per il
supermercato.
-Davvero
fantastico- borbottai fra me e me
-Già c'era l' 1% di possibilità di incrociare
l'hobbit a N.Y. e adesso me la
troverò tra i piedi per...- mi interruppi e alzai la testa
verso Quinn -Ehi
Bionda, quanto hai detto che si fermano la Nana e Frankenstein?-
La mia amica
borbottò qualcosa che assomigliò
terribilmente a un ''tornano a N.Y. col tuo stesso treno '' e io sentii
distintamente il suono più terribile e triste che potessi
immaginare: quello
della prospettiva di una fantastica estate che si frantumava contro il
naso
elefantesco della Berry.
Poco
più tardi Rachel e Finn ci annunciarono
che sarebbero andati a fare la spesa
''Vedi Sannie,
loro pagano anche quello che
mangiano; dovresti prendere esempio''
''Chiudi il
becco Bionda''
e io e Quinn ci
eravamo stese in giardino a
prendere il sole.
-Andiamo Quinn,
avanti, ti preeeego-
Quinn strinse i
pugni, probabilmente cercando
di soffocare per l'ennesima volta l'istinto di strangolarmi.
-Scordatelo
Santana, non ti darò la mia
camera-
Sbuffai
sonoramente e mi sistemai meglio sulla
mia sdraio -Sei un'egoista Bionda-
Quinn
spalancò gli occhi da dietro gli
occhiali da sole.
-Scusa puoi
ripetere? No perché mi è sembrato
di capire, sicuramente è stato un mio errore, che tu stessi
dicendo a Me, alla
persona che ti ha invitato a casa sua a passare le vacanze
accogliendoti a
braccia aperte, di essere un egoista-
-Proprio
così Fabray hai capito- battei le
mani con aria compiaciuta -vedo che Yale non è
così inutile in fondo-
Tre secondi dopo
il contenuto del suo
bicchiere (cavolo ma quella ragazza beveva ghiaccio?!) mi si
rovesciò in testa,
per poi scivolarmi sul costume e percorrere tutto il mio addome fino al
bacino.
-Cazzo Quinn!-
balbettai mentre il mio corpo
veniva scosso dai brividi
Lei
ghignò divertita -Prendilo come un ritorno
ai vecchi tempi Lopez, una granita in faccia non fa mai male-
Strinsi i
braccioli della sdraio, "Coraggio
Santana ce la puoi fare, si tratta solo di convergere la forza dei tuoi
pugni
su qualcosa che non sia la sua faccia" , per poi girarmi
verso la mia
migliore amica con un sorrisetto sadico sulle labbra.
-Sai Quinn-
dissi mentre il ghigno sul suo
volto lasciava spazio a uno sguardo spaventato -Hai proprio ragione,
con questo
caldo una granita non fa mai male-
Prima che
potesse fare qualsiasi cosa mi
sdraiai su di lei cospargendola con la sua stessa bevanda, accogliendo
con un
sorriso soddisfatto i gridolini che il ghiaccio a contatto con la sua
pelle le
provocarono
-Lopez hai tre
secondi per levarti di dosso a
me prima che decida di sbatterti fuori da casa mia-
-Oh ma
guardatele, non sono carine
quando si abbracciano?-
Mi girai per
dire a Kurt, che assieme
a Blaine occupava l’altra camera da letto della casa, che la
mia tremenda e
crudele vendetta non poteva in nessun caso essere scambiata per un
abbraccio e
Quinn, approfittando della mia distrazione, mi scrollò di
dosso facendomi
cadere sul manto erboso del giardino.
-Com’è
andata al lago?- chiese poi
rivolgendosi ai due fidanzatini che avevano passato, per
l’appunto, una
romantica giornata al lago che distava appena qualche kilometro dalla
casa di
Quinn.
-E’
stato una favola- cinguettò Kurt
per poi occupare la mia sedia sdraio e iniziare a tartassare la mia
amica con
tutti i dettagli della giornata lasciando che il suo ragazzo in
miniatura
sistemasse tutta l’attrezzatura da spiaggia.
-Vado a farmi
una doccia- borbottai.
“Ehi!
Ma questa sdraio è appiccicosa!”
sentii esclamare Kurt mentre entravo in casa.
“Quinn,
è granita alla fragola quella
che hai tra i capelli?” chiese questa volta Blaine.
Non potei
trattenere un sorriso
soddisfatto.
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Capitolo 2 *** You Were in College, Working Part Time, Waiting Tables ***
-Quinn?-
-Che
c’è San?-
-Lo sai che ti
voglio bene vero?-
Quinn fece un
sospiro e abbassò il
libro che stava leggendo
-Se è
ancora per la storia del letto
la risposta è no-
Sbuffai e mi
riaccasciai sul divano –E
va bene Bionda, ma se domani il tuo divano degli orrori mi
avrà inghiottita e
digerita sarà solo colpa tua-
Non si
degnò nemmeno di rispondermi e
riprese la lettura del libro
-Quinn?- iniziai
dopo un po’
-Che
c’è?- chiese spazientita
-Che facciamo
domani?-
-Non so tu ma io
domattina ho un
impegno…-
Sorrisi
maliziosa –si chiamano così
adesso? ‘’impegni’’?-
-Ma che dici?!-
uuh era arrossita, la
cosa era seria.
-Comunque
possiamo vederci a pranzo,
c’è un ristorante carino in centro dove lavora una
mia amica, possiamo vederci
li-
Mi sforzai di
non correggerle l’uso
della parola ‘’centro’’ per
definire la sola e unica piazza che quel paesino
aveva e annuii.
Quinn mi diede
le indicazioni per
arrivarci, non servì a nulla dirle che era impossibile che
mi perdessi in un
posto che aveva solo due strade, e si ritirò nella sua
stanza lasciandomi il
compito difficile di tirare fuori il letto dal divano, cosa che alla
fine non
riuscii a fare e ,con un sospiro rassegnato, mi preparai a una dolorosa
e
agitata notte su un divano su cui probabilmente era stato
imbalsamato
più di un faraone egizio.
Alle sei in
punto la maledetta sveglia
della Berry mi perforò un timpano dandomi il suo gentile
buon giorno che io
ricambiai con una serie di insulti in spagnolo
-Maldita sea
Berry! Spegni
quell’affare!- le urlai quando scese con Kurt per la colazione
-Santana nel
caso non te ne fossi
accorta la mia sveglia è spenta da mezz’ora-
-Mi riferivo
alla tua bocca nana-
mugugnai affondando il viso nel cuscino
-Per
curiosità spilungone, almeno
quando dorme la chiude quella ciabatta?- domandai poi a Finn che aveva
appena
fatto il suo ingresso in cucina.
-Andiamo
Santana, dovresti comportarti
meglio con i tuoi amici- balbettò lui.
-Lo prendo come
un no- dissi con un
sorriso divertito per poi fissarli uno ad uno.
–Ragazzi
non vorrei essere scortese
ma, dal momento che in questo buco ,che la biondina al piano di sopra
chiama
casa, la cucina e la sala non sono divisi voi, tutti voi, state
invadendo la
privacy della mia stanza-
Nessuna reazione
-Era un modo
carino per dirvi di
portare i vostri fondoschiena fuori di qui all’istante e di
lasciarmi dormire-
spiegai allora riaffondando la testa nel cuscino con il preciso intento
di
dormire fino all’ora di pranzo.
-Giuro che prima
o poi ti uccido
Fabray- mormorai tra me e me guardando lo schermo del mio cellulare.
“Arrivo
tardi, inizia a ordinare. Per me il solito -Quinn”
Come se io
sapessi cosa mangia di
solito.
Come avevo
previsto, alla faccia di
Quinn, avevo trovato subito il ristorante; non che fosse stato
difficile dato
che era l’unico ristorante della città ad
affacciarsi sull’unica piazza della
città.
Iniziavo a
soffrire di claustrofobia,
il mio armadio delle scarpe mi sembrava più grande di quel
paesino.
Con uno sbuffo
di irritazione, e un
paio di insulti, rivolto alla mia amica entrai nel locale costatando
con un
sospiro di sollievo che almeno l’interno non era misura puffo.
Mi sedetti al
primo tavolo libero che
trovai, vicino a uno occupato da una coppia che discuteva animatamente.
-E' sempre colpa
mia per te, non è
vero?!- stava urlando in quel momento la ragazza.
-E' sempre colpa mia per te, non è
vero?- urla mia madre gesticolando furiosamente
-Io sono stufo!-
risponde mio padre
-Stufo, lavoro tutto il giorno e quando torno a casa non posso nemmeno
stare
tranquillo!- sono appoggiata allo stipite della porta, li guardo
litigare.
Poi non ce la
faccio più, mi giro ed
esco, non piangerò davanti a loro. Non di nuovo.
Anche questa
volta mi giro e corro
via, fuori di casa, lontano dalle urla.
Solo quando
arrivo in giardino mi
lascio andare a un pianto liberatorio
-Vuoi ordinare?- una voce gentile mi
riportò alla realtà
-si, io...-
iniziai ma le parole mi si
bloccarono in gola quando il mio sguardo incrociò gli occhi
della ragazza che
mi aveva appena parlato.
Gli occhi
più azzurri che avessi mai
visto.
Gli occhi
più belli che avessi mai
visto.
-Allora?- mi
chiese lei con un sorriso
riscuotendomi finalmente dalla mia trance.
-Potrei avere un
menù?- chiesi,
sperando che la mia voce non risultasse incerta o tremante
-Certo!-
esclamò lei con un sorriso
sporgendosi a prendere uno dei menù dal bancone.
Mi presi un
secondo per osservarla
meglio: sembrava avere la mia età, le gambe magre erano
perfettamente fasciate
da un paio di pantaloni neri nei quali era infilata disordinatamente
una
camicia bianca con
le maniche arrotolate
all'altezza del gomito che
scoprivano la
pelle bianca come il latte.
Quando
finalmente mi porse il menù
riportai l'attenzione sul suo viso, illuminato dal sorriso
più splendido che
avessi mai visto. I capelli biondi erano raccolti in uno chignon tranne
alcune
ciocche che le ricadevano sugli occhi.
Gli
occhi.
Per un momento
temetti di poter
affogare in quel mare azzurro.
-Sei nuova qui?-
chiese -Non mi pare
di averti mai visto-
-Si...si sono
nuova, abito a New York
ma sono venuta qua per le vacanze-
-Wow, non sono
mai stata a New York-
mi disse con espressione estasiata -Comunque piacere , io sono Brittany
Pierce-
mi porse la mano
La fissai per un
secondo indecisa; non
era negli usi di N.Y. , e di conseguenza nemmeno nei miei, fare le
presentazioni con il cameriere che ti doveva servire; se ci avessi
provato a
casa probabilmente il cameriere , da amabile Newyorkese, mi avrebbe
morso la
mano.
-Santana-
risposi tuttavia stringendogliela
-Santana Lopez.-
-Oh
tu…tu sei l’amica di Quinn non è
vero?-
Rimasi un attimo
spiazzata dalla
domanda.
-Ehm…si,
la conosci?-
Lei
annuì con un sorriso, un altro
bellissimo sorriso.
-Andiamo a Yale
insieme, mi ha parlato
tanto di te- disse poi. Aveva la nostra età, non mi ero
sbagliata.
-Lei non
c’è?- domandò poi guardandosi
attorno
-Arriva
più tardi…- riuscii ad
articolare per poi ripiombare nel silenzio.
Mi
fissò in silenzio in attesa e io
non persi l’occasione di mostrare la loquacità e
il fascino di Santana Lopez…
ovvero mi incantai di nuovo a fissare i suoi occhi, sono quasi sicura
che
stessi sbavando.
-Allora…-
iniziò lei vedendo che non
reagivo –Vuoi ordinare?-
-Mmm si?- non posso affermare con
sicurezza di aver
capito cosa mi disse, a mia discolpa posso dire che quel tavolo aveva
una
magnifica vista…della sua scollatura.
-Va
bene…- disse lei leggermente a
disagio –Allora cosa vuoi prendere?-
-Voglio
te…TE’ vorrei del tè freddo
grazie!- mi sarei presa a calci da sola.
“Che
diavolo ti succede Lopez? E’ solo una ragazza come tante
altre, evita di
sbavarle addosso”
Parlavo con me
stessa, fantastico.
-Vorrei del
tè e un’insalata verde-
cercai di darmi un contegno
Lei
appuntò velocemente –E per Quinn?-
Già
per Quinn?
-Lei…bhe…lei
prende il solito-
Supposi che
Brittany sapesse cosa
mangiava di solito Quinn perché appuntò
velocemente qualcosa sul bloc-notes e
sparì in cucina, non prima di avermi rivolto un altro dei
suoi sorrisi.
-Che stai
facendo Lopez?- la voce incredula
di Quinn mi fece sussultare.
-Fabray era ora
che arrivassi!-
esclamai cercando di sembrare normale mentre lei prendeva posto
affianco a me.
-Sul serio
Santana- ahi, se mi
chiamava per nome era una cosa seria –Che stavi facendo?-
-Niente
perché?- spolverai la mia aria
più innocente prendendo un sorso di te dalla cannuccia.
Quinn mi
scrutò per un attimo poi aprì
la sua cola light e prese a bere dalla cannuccia guardando sognante in
direzione del bancone dove Brittany stava ritirando delle ordinazioni.
-Non sto facendo
niente Quinn, proprio
niente- sospirò in una pessima imitazione di quella che
probabilmente dovevo
essere io qualche minuto prima.
-Finiscila
Bionda, stavo solo
pensando-
Lei fece un
sorrisetto divertito e
dovetti ricorrere a tutta la mia forza di volontà per non
affondarle il viso
nel piatto di purea che aveva davanti
-Hai conosciuto
Brittany, vero?-
annuii in risposta
-Da come le
sbavavi addosso prima
posso dedurre che la ragazza ti interessi- afferrò al volo
il pomodorino che le
avevo lanciato prima di sporgersi verso di me con fare complice.
-Per quanto
possa interessarti Lopez
la biondina è libera- mi strizzò
l’occhio –Libera anche per te-
Era come se
fossi tornata a galla dopo
una lunga apnea, come un sorso d’acqua quando hai mangiato
qualcosa di troppo
piccante, come… “Datti un
contegno Lopez”
mi rimproverai tra me e me “Hai
scoperto che gioca per la tua stessa squadra, o che almeno ogni tanto
si fa
qualche partita, non vuol dire niente; magari non le
piaci…nah, è impossibile
che io non piaccia a qualcuno”
Sorrisi
ignorando Quinn che aveva
seguito rassegnata il mio monologo interiore e lanciai
un’occhiata a Brittany.
Era la prima
volta che mi sentivo così
presa da qualcuno che conoscevo così poco, eppure, quando
l’avevo guardata negli
occhi, mi era sembrato di conoscerla da sempre e allo stesso tempo
avevo
provato il bisogno di conoscerla meglio.
Quel bisogno era
così forte che mi
spinse a fare una cosa che mai, mai, avrei pensato di fare.
-Quinn?- iniziai
infatti –Ho bisogno
di una mano con quella ragazza- continuai quando fui certa di avere la
sua
attenzione.
Potei quasi
sentire il tonfo della
mascella della mia amica che urtava la superfice del tavolo.
-Santana Lopez
ha appena chiesto a me
una mano per conquistare una ragazza?- domandò a bocca
aperta –Che c’è al posto
dell’ego hai perso le tue capacità da seduttrice
venendo qui? Mi sembravi un
po’ troppo innocente oggi-
Questa
volta il pomodorino centrò Quinn in
pieno volto.
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Capitolo 3 *** Breakfast ***
-Frodo ti giuro
che se non spegni
quell’affare te lo faccio ingoiare, così faccio
stare zitta anche te!-
-Andiamo
Santana, stai facendo più
rumore tu della mia sveglia che , se permetti, senti solo tu
così forte; Finn
dorme accanto a me e non si è lamentato- la voce di Rachel
si avvicinò man mano
la ragazza scendeva le scale.
-Per forza,
Bradipo va in letargo ogni
qual volta il buco dentato che hai sulla faccia si chiude; lui non
conta- mi
girai scatenando le proteste della mia schiena dolorante; dovevo
decisamente
farmi insegnare da Quinn come diavolo si apriva quel divano letto.
Mi alzai
rassegnata e trascinai i
piedi fino alla cucina dove Rachel stava frullando assieme una
quantità di cibi
non identificati che divennero un liquido dal colore inquietantemente
tendente
al lilla.
-E’
una bevanda energetica di mia
invenzione- spiegò -ne
vuoi un po’?-
-Grazie mille
del pensiero ma la mamma
mi ha insegnato a non accettare bevande dalle persone che si vestono
come il
quinto telettubbies- risposi con una smorfia -Vado da Quinn- annunciai
subito
dopo
-Ma sta ancora
dormendo- provò a
fermarmi la mora.
-E io grazie a
quel trapano elettrico
che spacci per sveglia invece no, e non vedo perché lei
debba dormire se io non
posso- detto questo salii velocemente le scale fino alla stanza della
mia
migliore amica e mi ci intrufolai dentro.
-Quinn?-
Solo dei respiri
profondi in risposta.
Mi arrampicai
sul letto e presi a
scuoterla non esattamente con delicatezza.
-Quinn svegliati-
-Santana, ti
giuro che se non evapori
nei prossimi cinque secondi ti farò a fettine e ti
darò in pasto a Finn
spacciandoti per bacon-
Bhe, almeno era
sveglia.
-Non
è colpa mia se Berry ha invaso la
mia stanza stamattina per farsi un frullato coi pezzi dei tizi che
Finnocenza
investe accidentalmente al fine di occultare i loro cadaveri-
Quinn fece un
verso schifato –Santo
cielo Lopez, certe immagini non vanno bene la mattina alle
sei…aspetta, le sei?
TU MI HAI SVEGLIATO ALLE SEI?!-
- Piantala di
fare la melodrammatica
Bionda, è tutta colpa tua se ti ho dovuto svegliare alle sei-
-Colpa mia?- mi
domandò in un ringhio
–E perché mai, di grazia?-
-Perché
tu mi hai messo a dormire in
sala, che è praticamente come dormire in cucina, e hai
permesso alla Nana di
venire qui trascinandosi dietro il Ciccione, la sveglia e le sue
abitudini da
psicopatica che mi svegliano ogni maledetta mattina alle sei da non so
più
quanto tempo- spiegai con tono ovvio
-Due cosa
Santana- Quinn si tirò su a
sedere e mi fulminò con lo sguardo –Prima cosa,
sei qui solo da due giorni e
vorrei farti notare che ieri hai dormito fino alle undici; seconda
cosa, se non
la smetti con la storia del letto di metto a dormire nella cuccia del
cane-
-Tu non hai un
cane!-
-Allora
prenderò un cane, lo
addestrerò a uccidere e poi lascerò che
voi due lottiate fino alla morte per il possesso della cuccia che
sarà talmente
piccola da contenere solo uno di voi due e, nel caso perdessi e
morissi, darò
il tuo corpo a Rachel che potrà frullarlo la mattina assieme
agli altri
cadaveri- uhm, Quinn di prima mattina non era di certo una compagnia
allegra.
-Facciamo
così Quinnie: tu ora da
brava padrona di casa esci da questa stanza e vai in sala dove proverai
di
persona cosa vuol dire dormire su quel sacco ripieno di sassi che dici
essere
un divano letto e io ti terrò caldo il letto per, vediamo,
le prossime tre ore-
Quinn mi
guardò con un sorrisetto
palesemente finto –Oppure facciamo così Sannie:
tu ora smetti di tormentarmi l’anima e scompari nella mia
stanza entro cinque
secondi o ti prenderò a calci talmente forte che ti
ritroverai a sputare fuori
dalla bocca quelle protesi siliconate che hai nel petto-
-Sei adorabile
la mattina Bionda-
-Cinque,
quattro, tre…-
Un ora dopo
stavo vagando per le
strade, anzi per la strada, senza
una
meta precisa; ormai mi ero arresa al fatto che l’unica
ragione per cui mi
addormentavo la sera sul mio “letto” era
perché ero troppo stanca per fare caso
a quanto fosse scomodo; il pensiero della cuccia per cani non sembrava
più così
malvagio, neanche se per ottenerlo avessi dovuto squartare la pancia di
un
tenero cucciolo di labrador con la lima delle unghie…ok va
bene, forse non
arrivavo a quel livello di sadismo.
Fatto sta che
erano le sette di
mattina e, senza accorgermene, mi ero diretta verso l’unico
locale aperto a
quell’ora ,che altri non era se non il ristorante dove avevo
incontrato Brittany,
che a quanto pareva era anche un bar.
L’interno
era completamente deserto,
fatta eccezione per un tizio che dava tutta l’impressione di
aver dormito li.
Mi accomodai
allo stesso tavolo della
volta precedente e aspettai che arrivasse un cameriere.
-Mattiniera?- mi
domandò una voce
conosciuta che mi fece alzare immediatamente lo sguardo. Ed eccoli li, due perfetti
zaffiri
incastonati in un viso di alabastro.
-Direi piuttosto
“costretta ad alzarsi
contro la propria volontà”- risposi in uno sbuffo
–Tu invece?-
-Faccio il turno
di mattina per avere
il pomeriggio libero, anche se a quest’ora non
c’è molta attività fra i
clienti- Brittany ammiccò con la testa al tizio che avevo
notato poco prima; si
era addormentato sul tavolo.
-Vedo- sorrisi
–Hai già fatto
colazione?- chiesi poi. Lei fece di no con la testa.
-Che ne dici di
prendere un caffè con
me?- proposi ricordandomi i suggerimenti che mi ero fatta dare da Quinn
il
giorno prima.
“Santana
so che ti risulterà difficile dato che la tua gentilezza e
proporzionale alla
bravura di Finn a ballare ma alle ragazze normali, e quindi non a
quelle che
discendono dalla progenie di Satana come nel tuo caso, piacciono le
persone
premurose e gentili quindi la prossima volta che vedi Brittany magari
offrile
la colazione o il pranzo, capito?”
“Scusa
Bionda, mi sono distratta a guardare Bietolone mentre cerca di
formulare una
frase con più di dieci parole”
“Appunto”
-Lo farei
volentieri ma non posso ordinare
niente per me quando sono in servizio- mi rivolse un sorriso come a
volersi
scusare.
Tacqui per
qualche istante poi sorrisi
a mia volta –Posso almeno sapere come fai colazione di
solito?-
Brittany mi
guardò confusa prima di
rispondere –Un caffè latte e una brioche alla
marmellata di pesche-
-In questo caso
vorrei prendere un
caffè nero, un caffè latte e una brioche alla
marmellata di pesche- le feci
l’occhiolino.
Lei ci mise un
attimo a capire e
annotò tutto velocemente per poi sparire in cucina con un
sorriso sulle labbra.
-Non dovevi
disturbarti, davvero-
-Nessun
disturbo- la rassicurai
prendendo un sorso del mio caffè –La tua compagnia
ripaga pienamente-
Le sue guance si
tinsero leggermente
di rosso, la cosa più carina che avessi mai visto.
-Spero davvero
che il mio capo non
arrivi ora, in teoria dovrei essere in piedi e pimpante a servire i
clienti-
disse poi.
-Stai servendo
una cliente!- protestai
–Mi stai offrendo una seduta psichiatrica in cui mi lasci
sfogare sui problemi
dell’avere un’amica senz’anima che mi fa
dormire su una roccia, come fanno i
migliori baristi-
Lei
ridacchiò –Veramente sono una
cameriera…-
-Il tuo capo
è molto severo?- domandai
-Nah…
in realtà non mi lamento di
lavorare qui, almeno questo non è uno strip-club dove sarei
costretta a
lavorare con indosso una di quelle tutine stile Cat-woman in versione
estiva-
“Fantastico,
ora chi se lo toglie più dalla testa” pensai
mentre l’immagine di Brittany
con addosso una versione molto ridotta del costume che aveva appena
descritto
si faceva sempre più nitida nella mia testa…da
fare invidia a Halle Berry, il
che era tutto dire.
-Santana? Ci sei
ancora?-
-Eh? Si scusa
stavo pensando a… alla
povertà nel mondo, insomma ci sono persone che non hanno
addirittura i soldi
per comprarsi i vestiti…- che pessima uscita.
“Ok
Santana, questo si chiama masochismo.”
Brittany mi
guardò confusa –Bhe…
immagino che sia un bel problema non avere niente da indossare, fortuna
che
almeno in Africa fa caldo…-
“Molto
caldo…va bene Santana, controllati”
-Allora, studi a
Yale eh?- portai
l’argomento altrove cercando di ignorare la temperatura della
stanza che si era
improvvisamente alzata di dieci gradi
-Si, a settembre
inizio l’ultimo anno-
disse orgogliosa –Tu invece?-
-Vado al Baruch
College di New York,
anche io ultimo anno a settembre-
-Per cosa studi?-
-Giurisprudenza,
dopo il college farò
la specializzazione da avvocato, tu?-
-Io sto facendo
il corso di teatro e
musica; in realtà è stato mio padre a farmi
andare a Yale, io vorrei aprire una
scuola di danza un giorno- sorrise.
-Balli?-
“che domanda intelligente Santana,
sono sicura che vuole aprire una
scuola di danza perché è una lava specchi
fantastica”
Era preoccupante
il numero di volte in
cui mi trovavo a parlare con me stessa ultimamente.
-Si ballo, ti
piace la danza?-
-Preferisco il
canto in realtà, è il
mio hobby preferito-
-Scommetto che
canti benissimo-
sorrise.
-Scommetto che
balli come un angelo-
solo quando la vidi arrossire e mormorare un “grazie”
realizzai di aver parlato ad alta voce.
-Pierce che ci
fai li seduta?!- tuonò
una voce dietro di noi
-Niente Bob,
io…prendevo le
ordinazioni- balbettò la biondina
-Prendile con le
chiappe alzate dalla
sedia la prossima volta!-
Brittany mi
guardò con una punta di
tristezza –Scusami il lavoro mi chiama-
-Immagino quanto
avrai da fare con
tutta questa affluenza- ironizzai guardando l’unico altro
cliente che aveva
iniziato a sbavare nel sonno.
-Non
preoccuparti, appena hai un
minuto libero sarò qui a farti compagnia, non ho molto da
fare stamattina- la
rassicurai
-Davvero?- il
suo viso si illuminò
–Grazie mille San- trillò per poi iniziare a
muoversi tra i tavoli per dare
l’impressione di lavorare.
Ora che ci avevo
parlato sapevo per
certo che il suo fisico perfetto e il suo viso da angioletto non erano
l’unica
cosa di lei che mi faceva impazzir…ehm, che mi piaceva.
***_________________________________***
Ok, vi prego di perdonare le
mie pessime battute su Cat Woman e tutto il resto, ci ho provato a
scrivere qualcosa di decente ma temo che scrivere alle 3 di mattina
sotto l'influenza di litri di caffeina non sia l'ideale...comunque ecco
qui Santana alle prese con i suggerimenti di Quinn, non se
l'è cavata neanche troppo male secondo me.
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Capitolo 4 *** Date? ***
-Ok, di chi
è stata la fantastica idea
di mangiare in giardino?- chiesi mentre scacciavo l’ennesimo
insetto.
-Devi sempre
lamentarti di qualcosa?-
-Esatto Microbo;
non siamo tutti
fortunati come te, gli insetti vengono imprigionati dal gel che hai in
testa e
non ti ronzano davanti, quindi non rompere se io rompo- trattenni una
risata
quando vidi che Blaine prese lo specchio per controllare se i suoi
capelli
erano a posto.
-Chiudendo
l’argomento “insetti” credo
di parlare a nome di tutti quando dico che Santana ci deve delle
spiegazioni-
Rachel appoggiò la forchetta nel piatto e iniziò
a fissarmi
-Che vi devo
io?-
-Rachel ha
ragione Santana, è una
settimana che esci di casa tutti i giorni alle sei e mezzo in punto e
ricompari
all’ora di pranzo- disse Kurt
-Hai persino
smesso di insultare me e
la mia sveglia-
-Se ti mancavano
i miei insulti potevi
dirmelo subito Nana, comunque perché state addosso a me e
non a Quinn che
sparisce per metà giornata tutti i giorni?- dissi sperando
di riuscire a
spostare l’argomento altrove.
La mia amica mi
fulminò con lo sguardo
stringendo la presa sul suo coltello, dolce come sempre.
-Andiamo, Quinn
fa sempre cose di
questo genere, siamo abituati- spiegò Rachel saccente
–Tu invece sei la persona
più pigra del mondo, non ti alzeresti dal letto alle sette
nemmeno se la casa
stesse andando a fuoco…o meglio, non ti saresti alzata.
Allora? Ci degni di
dirci che succede?-
Sbuffai e feci
segno di avvicinarsi
–La verità è…- iniziai
quando tutti si furono sporti verso di me
–...che
il divano di Quinn è posseduto da uno
spirito maligno che si risveglia al sorgere del sole, così
devo scappare per
non essere divorata viva-
Quinn
sbuffò sonoramente imitata dopo
qualche istante da tutti gli altri
-E ora, se
volete scusarmi- dissi
alzandomi –Vado a fare un paio di sacrifici al demone-divano
per non essere
uccisa nel sonno nel caso lo spirito si svegli stanotte -
Entrai
velocemente in casa e tirai un
piccolo sospiro di sollievo, insomma Santana Lopez ha una reputazione
da
difendere che sarebbe crollata a picco nell’istante in cui i
miei amici
avrebbero scoperto che mi alzavo ogni mattina per andare al bar dove
Brittany
faceva il primo turno e che ormai da una settimana le offrivo tutti i
giorni la
colazione e rimanevo seduta per tutta la mattinata solo per parlare con
lei.
“Cavolo
Lopez, anche solo a pensarci suona terribilmente
sdolcinato…ti stai
rammollendo.” sentenziò
l’irritante vocina nella
mia testa che ormai mi accompagnava da
giorni.
-San? Stai
dormendo?- Quinn mi scosse
delicatamente la spalla
-Si Bionda, sto
dormendo
profondamente- mugugnai in risposta
-Possiamo
parlare?- chiese la mia
amica.
-No Q , non
posso parlare se sto
dormendo-
-Se accetti di
parlare con me ti
faccio dormire nel mio letto-
Tempo cinque
secondi e la stavo già
trascinando verso camera sua.
-Allora Quinn,
cosa ti porta a
svegliarmi all’una e mezza di notte e arrivare a ricattarmi
con questo morbido
materasso? Hai finalmente deciso di insegnarmi ad aprire il divano
letto? No
perché mi servirebbe davvero saperlo-
-Vuoi chiudere
il becco per un attimo
San?-
Feci il gesto di
chiudermi la bocca a
chiave e la fissai in attesa
-Dove vai sempre
la mattina?- mi
chiese dopo una lunga pausa
-E tu?-
Quinn
arrossì lievemente –Mi vedo con
un ragazzo…- balbettò
-Ah si, lo
conosco?- chiesi divertita
Lei
annuì –E’ Sam…-
Spalancai la
bocca -Sul serio Q? Sam
Evans? L'unica cosa che quello ha più grande delle labbra
è la sua propensione
per le battute orrende e per i film che non vede nessuno-
Lei
arrossì ancora di più –Non è
quella la cosa più grande delle labbra che ha,
fidati…-
-Non voglio
ulteriori dettagli, grazie-
borbottai facendo una faccia schifata -E poi che ci fa qui?-
-Sta passando
l’estate da suo nonno
che abita in un paesino qua vicino-
Incredibile
coincidenza.
-Io ti ho
risposto, ora tocca a te-
Abbassai lo
sguardo all’improvviso
–Vado al bar…- risposi incerta.
Quinn mi
guardò perplessa per qualche
istante prima di scoppiare a ridere.
-Tu ti alzeresti
alle sette di mattina
per andare al bar? Ok, o la tua dipendenza dall’alcol
è peggiorata o hai
leggermente omesso di
dirmi qualcosa-
Sbuffai mentre
lei continuava a
guardarmi insistentemente –Ok Bionda lo confesso, vado al bar
dove Brittany fa
il turno di mattina per farle compagnia; non era un reato
l’ultima volta che ho
controllato-
-Tu...- Quinn
parve riflettere sulle
mie parole –Cos’è, una nuova strategia
di conquista? Dov’è finito il buon
vecchio “la faccio ubriacare e me ne vado la mattina
dopo” ?-
le lanciai
un’occhiataccia
-Con lei
è diverso Fabray, e comunque
mi sono offesa per la bassa opinione che hai di me-
-La bassa
opinione te la sei meritata
Lopez, e perché mai con lei dovrebbe essere diverso?-
Lo scetticismo
nelle sue parole era
davvero un amore.
-Prometti di non
dirlo alla Berry o
alle fatine gay, ok? Non voglio che si facciano strane idee-
Lei
annuì un po’ confusa e io
continuai:
-Mi piace fare
colazione e parlarci;
non è l’uso della bocca che di solito mi aspetto
dalle ragazze con cui “esco”
ma stranamente con lei risulta ugualmente piacevole-
Rimasi in
silenzio studiando la sua
espressione a metà fra l’incredulo e il divertito
-Sai San, queste
erano le ultime
parole che mi aspettavo di sentire da te, ma tornando al discorso
colazione….-
-Tutte le
mattine le offro un caffè
latte e una brioche e parliamo fino alla fine del suo turno, tutto qui-
-Wow-
sussurrò solo –Santana Lopez è
innamorata-
-Mi sa che la
Berry ti ha prelevato
quel poco di cervello che ti rimaneva per farci il suo frullato
mattutino
Bionda- borbottai –Santana Lopez non si innamora ne si
innamorerà mai-
-Fino a qualche
tempo fa avresti
giurato che “Santana Lopez non offre la colazione alle
ragazze che vuole
portarsi a letto ne mai lo farà- un sorrisetto divertito le
si dipinse sul
volto
-Per quanto mi
ricordo Fabray non ho
mai avuto bisogno di offrirti la colazione per portarti a
le…-
Una sua mano
sulla bocca mi impedì di
continuare
-Non cambiare
discorso- disse rossa in
viso –Piuttosto perché non chiedi alla tua
biondina di uscire?-
-Non
è la mia biondina-
borbottai –E se poi mi dicesse di no?-
-Da quando hai
paura di un no?-
-Da
quando…- non seppi rispondere
perché in realtà non sapevo la risposta nemmeno
io; da quando avevo paura di un
no? –Da quando mi importa davvero la sua risposta- borbottai
alla fine.
La mia amica
fece un sorrisetto
–All’inizio avevo detto anche io di no mi pare, e
sappiamo entrambe come è
andata a finire-
-Bionda, queste
frasi sussurrate
mentre siamo nello stesso letto possono suonare come provocatorie, lo
sai?-
Un cuscino
dritto sulla mia faccia
mise fine alla nostra discussione.
-Possibile che
la senta solo io quella
maledetta sveglia?-
Quinn si
girò verso di me spingendomi
giù dal letto col piede
-Sparisci dalla
tua biondina e lasciami dormire San-
–Buongiorno
anche a te Quinn- sbuffai
alzandomi –Inizio a pensare che dormire su quel divano sia
più comodo che su
questo letto a prendermi i tuoi calci-
Uscii dalla
stanza per evitare
l’oggetto non identificato che mi aveva lanciato contro,
fortuna che almeno la
mattina la sua mira faceva schifo.
Come ogni
mattina entrai nel bar alle
sette in punto e individuai subito la mia biondina, “accidenti a Quinn che mi ha messo in testa quel
soprannome”, seduta
sul bancone del bar con le gambe che dondolavano nel vuoto
-Ehi- la salutai
notando piacevolmente
il grande sorriso che le si dipinse sul volto
-Ciao-
salutò allegra mentre mi sedevo
al mio solito tavolo
-Cosa ti porto?-
chiese come ogni
mattina
-Il solito-
risposi con un sorriso
seguendola poi con lo sguardo mentre spariva in cucina.
Approfittai
della sua assenza per
guardarmi intorno, come sempre c’era solo il solito tizio
mezzo addormentato.
-Ma quello vive
qui?- domandai
indicandolo con la testa quando Brittany tornò con le
ordinazioni
-Dici Sebastian?
Probabile, non so chi
lo faccia entrare ma quando arrivo è già seduto
li…- alzò le spalle porgendomi
il mio caffè
-Non so ancora
come ringraziarti per
tutte le colazioni che mi hai offerto- disse all’improvviso
“Perché
non chiedi alla tua biondina di uscire?”
La voce di Quinn
mi risuonò in testa.
“Coraggio
Lopez, è la tua occasione”
-Un modo ci
sarebbe- iniziai
Lei mi
guardò incuriosita
-Esci con me
questo sabato- finii
tutto di un fiato
-Noi due sole?-
chiese un po’
titubante
“Ok
Santana calmati” mi dissi mentre cercavo di capire
se volesse che
rispondessi si oppure no
“Nella
peggiore delle ipotesi…potrai sempre prendere Quinn a calci
per averti
incoraggiata a chiederle di uscire”
-Ehm…si,
solo noi due-
Lei mi
regalò uno dei suoi magnifici
sorrisi, buon segno.
-Va bene, sabato
non lavoro-
“Lo
so biondina, ho passato tutta la notte a ripassare gli appunti mentali
di ciò
che mi hai detto in questi giorni, turni di lavoro compresi, fra un
calcio e l’
altro di Quinn” pensai
-Perfetto!-
dissi invece –Potremmo
andare al lago, non ci sono ancora stata-
Sorrise di nuovo
–Ok; posso passare a
prenderti io, stai da Quinn giusto?-
Annuii in
risposta
-A che ora posso
passare?-
-Quando vuoi
tanto qualcosa mi dice, e
per qualcosa intendo l’odiosa sveglia della Berry, che alle
sette sarò già in
piedi-
Lei
ridacchiò divertita –Un giorno
devi farmela conoscere questa Rachel…-
-Il giorno in
cui riuscirà a portare
l’anello a Mordor e tornare viva te la farò
conoscere, sempre che non decida di
restare a vita tra i suoi amici hobbit-
Si
portò la tazza di caffè latte alle
labbra per nascondere un sorriso divertito.
-Allora?- chiese
Quinn appena entrai
in casa
-Te
l’ho mai detto che, calci nel
sonno a parte, sei la mia seconda biondina preferita?- risposi con un
sorriso
sulle labbra.
-La seconda?-
alzò un sopracciglio
-Già,
subito dopo quella con cui ho un
appuntamento sabato-
-Ah! Te
l’avevo detto che avrebbe
accettato! Quinn Fabray ha sempre ragione-
-Grazie Bionda-
dissi sarcastica –E’
bello sentire che sei felice per me…come? Hai detto che non
avevi dubbi che
dicesse di si perché sono una ragazza stupenda con un corpo
da favola e una
bellissima personalità? Oh andiamo Q , così mi
fai arrossire-
Quinn mi
tirò uno scappellotto sulla
nuca interrompendo il mio monologo
-Non mi chiedi
com’è andata con Sam?-
La scrutai per
un attimo –Deduco che
sia andata bene visto che la tua testa è ancora al suo posto
e non è stata
risucchiata dalle sue fauci spaventosamente enormi mentre tentava di
baciarti…-
Evitai un altro
scappellotto e mi
accoccolai accanto a lei sul divano.
Stemmo in
silenzio per un po’
-Quinn?- dissi
all’improvviso
-Uhm?-
-La mia biondina
è più bella del tuo
biondino-
Riuscii a evitare il terzo
scappellotto della mattinata prima che Kurt ci chiamasse per il pranzo.
***________________________________________***
Come avrete notato
c'è stato un piccolo saltello temporale.
E si, nonostante
questo sia solo il 4° capitolo siamo già al primo
appuntamento e mi rendo conto che questo possa risultare come uno
sviluppo troppo affrettato della storia quindi mi sento in dovere di
informarvi che la trama non tratterà solo dei tre mesi di
vacanza che Santana passa da Quinn, che in effetti si consumeranno
tutti in questi primi capitoli, ma di un arco di tempo molto
più lungo che dovrebbe essere intorno ai 6 anni...spero che
la storia continui a piacervi, vi augurerei buona lettura se non fosse
la fine della pagina quindi vi auguro buon qualsiasi cosa stiate per
fare.
|
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Capitolo 5 *** You Put Your Arm Around me for the First Time ***
-Alza le chiappe
dal letto Fabray, è
sabato!-
Quinn
mugolò qualcosa nel sonno che
ometto educatamente di ripetere
-Dai Bionda- la
implorai –Questo è
probabilmente il primo appuntamento più importante della mia
vita-
La mia amica si
tirò a sedere sul
letto e mi fulminò con lo sguardo –E il nostro
primo appuntamento allora?-
Ignorai
consapevolmente la domanda e
spalancai il suo armadio
-Che mi dovrei
mettere secondo te?
Pantaloncini e maglietta? Oppure faremo il bagno? Mi servirà
il costume? Forse
allora è meglio se mi metto il costume e un vestito da
spiaggia, che ne dici
Q?-
-Dico che se non
chiudi il becco e
esci dalla mia camera in dieci secondi ti rispedisco a New York a calci-
-Ma Quinn-
piagnucolai –Sono le sette
meno venti, sei la mia migliore amica, DEVI aiutarmi-
Tempo dieci
secondi e mi aveva spedito
fuori dalla sua camera a calci con un vestitino bianco in mano
-Grazie Q!- le
urlai da dietro la
porta ignorando la sua, non esattamente, gentile risposta.
Alle otto il
campanello suonò e
rischiai di rompermi l’osso del collo cadendo dalle scale per
andare ad aprire,
può capitare a tutti di inciampare no? Il fatto che
aspettassi Brittany da
un’ora era solo un caso.
Così
come era solo un caso che il mio
cuore iniziasse a battere furiosamente quando aprii la porta e me la
trovai
davanti.
-Ciao- disse
sorridendomi dolcemente
-Ciao- risposi
sperando con tutta me
stessa che nessun’ altro degli inquilini mi vedesse con quel
sorriso ebete che
probabilmente avevo sulle labbra.
-Stai benissimo
vestita così- mi disse
dopo qualche secondo.
-Grazie-
ringraziai mentalmente Quinn,
anche se avevo il sospetto che avesse afferrato il primo vestito del
suo
armadio per farmi togliere dai piedi -…anche tu-
Non era una
bugia, anche con dei jeans
arrotolati sopra la caviglia e una maglia rossa riusciva a sembrare un
angelo.
-Scusa se non
sono venuta prima, mi
sono svegliata tardi- si giustificò con un sorrisetto
imbarazzato.
-Non
preoccuparti, non è molto che
aspetto- se escludiamo le due ore da quando mi sono svegliata.
Rimanemmo in
silenzio ancora qualche
istante, semplicemente guardandoci negli occhi
-Vogliamo
andare?- chiese poi lei
-Cosa? Oh si,
andiamo- possibile che
ogni volta che mi guardava negli occhi facessi la figura
dell’idiota?
Afferrai al volo
la borsa e uscii di
casa.
Poi ci ripensai
e rientrai –PERSONE CHE
STANNO ANCORA DORMENDO, IO ESCO!- gridai più forte che potei.
Un ghigno
soddisfatto mi apparve sul
volto quando sentii le lamentele delle persone che avevo, assolutamente
senza
volerlo, svegliato.
-Che
c’è?- chiesi a Brittany quando mi
accorsi che mi stava fissando con gli occhi spalancati
-Sei
perfida…- mormorò
Per un attimo
temetti di aver fatto
una pessima impressione ma lei mi rivolse uno dei suoi sorrisi
divertiti e
ripresi a respirare. Letteralmente.
-Ho portato
qualcosa da mangiare nel
caso volessimo fermarci li per pranzo- disse mentre mi faceva strada
verso la
sua jeep
-Oh…io
non ho preparato niente-
mormorai mortificata.
-Non
preoccuparti, sarà il mio modo di
ripagarti dei caffè latte- sorrise.
-Pensavo che il
tuo modo per ripagarmi
fosse di uscire con me- dissi mentre mi accomodavo sul sedile del
passeggero.
-Allora
consideralo un modo per
ringraziarti di avermi chiesto di uscire- rispose con una
semplicità disarmante
mettendo in moto.
-Vuoi mettere un
po’ di musica?- domandò
la mia biondina, “accidenti a
Quinn”, dopo
qualche minuto di viaggio e accendendo la radio dopo la mia risposta
affermativa.
-Taylor Swift?-
domandai un po’
incerta quando sentii le prime strofe della radio
-Non ti piace?-
-Non
particolarmente- risposi –Ho
detto qualcosa di divertente?- aggiunsi quando vidi un sorrisetto
affiorarle
sulle labbra.
-Non saprei, hai
qualcosa contro le
giovani ragazze bionde con gli occhi azzurri che cantano?-
domandò con un finto
tono d’accusa.
-Non saprei-
risposi stando al gioco
–Non ne conosco nessuna-
Lei mi
lanciò un’occhiata prima di
schiarirsi la voce -
You
made a rebel of a careless man’s careful daughter, You are
the best thing
that’s ever been mine, Oh-oh-oh –
canticchiò seguendo le parole della radio.
-Pensavo che
ballassi, non che
cantassi e ballassi- la accusai, meravigliata dalla sua bellissima voce.
-Se definisci
cantare i versi che
emetto allora si, so cantare- disse divertita.
Le lanciai
un’occhiataccia –Lasciati
dire che sei bravissima e emettere versi intonati e piacevoli per chi
ascolta…che da noi a New York significa essere bravi a
cantare-
-Allora ti
ringrazio persona di New
York- disse ridendo.
Almeno ora
sapevo di adorare le
giovani ragazze bionde con gli occhi azzurri che
cantavano…bè, una di sicuro.
-Eppure Kurt mi
aveva detto che ci
volevano solo dieci minuti per arrivare al lago- borbottai costatando
che ne
erano passati venti.
Brittany mi
guardò con espressione
colpevole –Potrei aver sbagliato strada una volta o due-
balbettò –Ma alla fine
siamo arrivati, questo è l’importante-
annunciò parcheggiando a debita distanza
dalla riva.
Scossi la testa
divertita e, una volta
scesa dall’auto, mi guardai intorno.
Per una volta il
Puffo Salterello
aveva avuto ragione, quel posto era bellissimo.
Una distesa di
acqua blu notte interminabile,
l’altra sponda era appena visibile, circondata da una
striscia di sabbia che,
man mano che ci allontanava dalle acque, diventava una distesa erbosa
alta fino
alle mie ginocchia. Per quanto quel posto fosse bellissimo,
però, c’eravamo
solo noi due, nessun’altro in vista per kilometri e kilometri.
-San, non
è che mi daresti una mano?-
Mi girai
all’istante verso Brittany
che cercava di tenere in equilibrio una quantità esagerata
di borse e mi
precipitai ad aiutarla.
Sfortunatamente,
o fortunatamente a
seconda dei punti di vista, all’ultimo istante lei si
sbilanciò cadendomi
addosso (e sono in momenti come questi che apprezzo un soffice strato
di sabbia
sotto il mio delicato didietro).
-Oddio, mi
dispiace tanto!- disse
ancora sopra di me, non che mi dispiacesse averla addosso.
-Non
preoccuparti- dissi ridacchiando
e coinvolgendola nella mia risata.
Solo dopo
qualche istante realizzai
quanto fossimo vicine e ammutolii.
Le sue labbra
erano solo a qualche
centimetro da me.
Mi avvicinai
lentamente al suo
viso…ormai potevo quasi sentire il suo fiato sulle labbra
e…
All’improvviso
lei si tirò indietro
attratta da un movimento vicino alla riva.
-Guarda San!-
trillò allegra balzando
in piedi –C’è una papera!-
“Una
papera? Sono stata scaricata per una papera?!” ed
effettivamente era proprio così.
La mia biondina
era corsa alla riva
dove una paperella nuotava ignara di aver scatenato la sua attenzione,
e
sembrava non essersi accorta del nostro quasi bacio di qualche minuto
prima.
Tutta la mia
indignazione per essere
stata messa in secondo piano per una papera sparì quando la
vidi avvicinarsi
con cautela all’uccello, che la guardava con diffidenza (eh
già, so riconoscere
gli sguardi delle papere, uno dei miei innumerevoli doni), non
curandosi
dell’acqua che le aveva inzuppato il bordo dei pantaloni.
Mi rialzai in
piedi scuotendomi la
sabbia dal vestito per poi togliermi i sandali e sistemarli vicino alle
sue
scarpe, grazie al cielo se l’era tolte prima di entrare in
acqua.
-Ehi Britt!- la
richiamai prima che si
tuffasse ancora vestita per cercare di afferrare il volatile che si era
saggiamente allontanato da riva –Che ne dici di sistemare le
nostre cose prima di
andare a caccia di papere?-
Lei fece un
sorrisetto imbarazzato e
uscì di corsa dall’acqua –Scusa-
mormorò –Penserai che sono una stupida a
rincorrere le papere…-
-Assolutamente
no!- esclamai, forse un
po’ troppo in fretta –In realtà penso
che tu sia adorabile-
“Complimenti
Lopez, già che ci sei dichiarale il tuo amore e chiedile di
fare una fuga
d’amore a Las Vegas” pensai
leggermente imbarazzata.
Ma quando lei mi
sorrise raggiante
decisi che forse valeva la pena mettersi in imbarazzo se il premio era
vederla
sorridere così.
-Allora,
com’era il pranzo?- chiese
Brittany speranzosa.
-Ottimo e
abbondante- sottolineai
divertita la parola
‘’abbondante’’, sembrava che
avesse portato cibo per dieci
persone.
-Che ne dici di
fare un po’ di
movimento per smaltire?- chiese.
Per poco non mi
strozzai con l’acqua “Di
sicuro non ha in mente il movimento che
hai in mente tu Lopez” misi a tacere la mia vocina
interiore mentre lei si
alzava e mi porgeva la mano.
-Dai San-
implorò quasi –Avevi
promesso che dopo pranzo avremmo dato la caccia alle papere-
“Ah
ecco, quel movimento!”
-E va bene- mi
arresi afferrando la
sua mano per la prima volta.
Era come toccare
seta delicata, la più
pregiata al mondo.
-Andiamo!-
esclamò eccitata
trascinandomi per il braccio, apparentemente senza notare che mi ero
leggermente imbambolata al suo tocco.
Era
incredibilmente divertente vedere
come il volto di Brittany si illuminasse ogni volta che vedeva una
paperella,
incredibilmente adorabile il broncio quando la suddetta paperella si
allontanava mentre lei cercava di accarezzarla e incredibilmente
appagante il
fatto che nel fare tutto ciò non mi aveva ancora lasciato la
mano, io di sicuro
non glielo avrei fatto notare,
cosa molto utile quando si trattava di trattenerla
dall’immergersi in acqua per
raggiungere le papere più lontane.
-Uffa-
borbottò affranta sedendosi di
colpo sulla sabbia.
-Oh coraggio
Britt- la rassicurai
sedendomi alla sua sinistra –Sono sicura che se stiamo ferme
per un po’ saranno
loro a venire da noi-
“Devono
solo provarci quei maledetti piccioni”
-Lo credi
davvero?-
“Certo
che no, la prima che prova ad avvicinarsi la cucinerò per
cena”
-Certo che si
Britt, sono solo un po’
timide-
La mia biondina
annuì felice fissando
il lago –Grazie- disse all’improvviso.
-Di che?- chiesi
confusa
-Di solito non
faccio queste cose agli
appuntamenti- iniziò
“Ha
detto appuntamento!” esultai tra me “Non
ha detto
‘di solito non faccio queste cose alle uscite con le amiche!
Ok Lopez
concentrati”
-Ma con te sono riuscita a essere
me
stessa senza sentirmi a disagio o giudicata perciò, grazie-
Il mio sorriso si
allargò quando
sentii il suo braccio avvolgermi titubante le spalle mentre lei mi
guardava
timidamente cercando di capire la mia reazione.
Il suo viso si aprì nel
sorriso che
tanto adoravo quando intrecciai la mia mano sinistra alla sua che mi
circondava
le spalle.
Ci guardammo un secondo in silenzio
poi, quasi in sincrono, i nostri volti si avvicinarono fino a arrivare a pochi
millimetri di distanza.
Potevo sentire il suo respiro
mischiarsi al mio quando un “Quack” ci fece
trasalire entrambe.
-Avevi ragione San, è
venuta lei da
noi- squittì la mia biondina felice fissando la papera a
pochi metri da noi.
“Non
è possibile, palomas malditos! Vi siete coalizzati per
rovinarmi l’appuntamento?”
-E’ stata una giornata
bellissima San,
grazie!- disse Brittany abbracciandomi.
Non ci potevo ancora credere,
quelle
maledette papere avevano monopolizzato la mia biondina per tutto il
pomeriggio!
-E’ stata una giornata
bellissima
anche per me Britt- ricambiai l’abbraccio senza smettere di
lanciare
maledizioni mentali a quei maledetti pennuti.
-Allora ci vediamo
lunedì-
-Certo- risposi.
Ci fissammo per qualche secondo in
silenzio poi mi voltai incamminandomi verso la porta di casa.
“Che
stai facendo Lopez? Torna indietro e baciala!”
Ignorai la mia vocina interiore e
continuai a camminare
“Avanti,
stavolta non ci saranno papere a fermarti!” insistette quella quando ormai ero
arrivata al
portico.
Prima che potessi pensare qualsiasi
altra cosa mi sentii afferrare delicatamente per il polso.
Mi girai di scatto e mi ritrovai a
pochi centimetri dal viso della mia biondina.
-Britt…- mormorai prima
che lei mi
stringesse delicatamente il viso tra le mani e annullasse la distanza
tra di
noi.
Un brivido mi percorse la schiena
quando le nostre labbra si toccarono, non mi era mai successo prima,
come se
una scossa fosse partita dalle sue labbra percorrendo tutto il mio
corpo.
Fu un bacio dolce, non
andò oltre lo
sfiorarsi delle labbra, non era il tipo di bacio a cui ero abituata,
era
decisamente il bacio migliore che avessi mai ricevuto.
La mia biondina si
staccò lentamente
con un sorriso sulle labbra.
-A lunedì-
sussurrò prima di sfiorarmi
di nuovo le labbra e allontanarsi sulla sua macchina.
Avrei passato mille pomeriggi a
rincorrere le papere per avere, anche solo per pochi istanti, le sue
labbra
sulle mie sentenziai prima di entrare in casa.
***_________________________________________________________________***
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Capitolo 6 *** Why we Bother With Love if it Never Lasts? ***
Avrei
passato mille pomeriggi a rincorrere le papere per avere,
anche solo per pochi istanti, le sue labbra sulle mie sentenziai
prima di entrare in casa.
-Che ti è successo alla
faccia
Santana? Hai avuto un ictus?- la voce preoccupata di Kurt mi
investì appena
oltrepassai la soglia, ancora con un sorriso ebete sulle labbra.
-Non ne sono sicuro
amore…- intervenne
Blaine al suo fianco –Ma credo che stia…sorridendo-
-Nah, è impossibile-
ribatté il primo
–Santana Lopez non è capace di sorridere, al
massimo fa un ghigno perfido
quando distrugge la vita di qualcuno per interesse
personale…-
Sbuffai lasciando cadere la borsa
sul
divano –Cos’è vi siete iscritti al corso
per coppie “100 modi per deprimere una
persona con una battuta” a cura di Bocca-Da-Trota Evans?-
-Ecco la Santana che conosco-
esclamò
una voce alle mie spalle.
-Non ci credo- dissi quando,
girandomi, mi trovai di fronte proprio Sam –Fai anche corsi a
domicilio allora…
Qual’ era l’argomento della serata? “Come
istigare una persona al suicidio in
10 semplici imitazioni” ?-
Per qualche secondo ci fissammo in
silenzio con aria di sfida: io e Sam avevamo un passato burrascoso.
Eravamo entrambi nel Glee, per un
periodo eravamo stati assieme poi io l’avevo mollato e lui si
era messo con
Quinn fino a quando lei non lo lasciò per me.
Insomma ordinaria amministrazione
per
la nostra piccola famiglia, tutto passava senza nessun rancore.
Infatti Sam mi sorrise e mi venne
incontro
stringendomi in un abbraccio
-Ma che avete voi biondi?
E’ nel
vostro DNA dispensare abbracci a chiunque?-
-Mi sei mancata San-
ridacchiò
-Anche tu Trota- sussurrai nel suo
orecchio.
-Ti fermi a cena Sam? –
chiese Finn,
impegnato ad aiutare Rachel in cucina.
-Volentieri grazie-
Non riuscii a trattenere un
sorriso,
adoravo le cene in famiglia.
-Allora?- mi chiese Quinn dopo cena
quando Sam se ne era già andato da un bel pezzo.
-Allora cosa Q?-
-Mi vuoi dire
com’è andato il tuo
appuntamento o no?-
-Uhm…molto bene direi,
sul serio, è
caduta ai miei piedi dal primo istante e appena siamo arrivate alla
spiaggia mi
ha implorato di farla mia-
Quinn alzò un
sopracciglio scettica
-E va bene, abbiamo passato
praticamente tutto il tempo a rincorrere delle stupide papere!- ammisi
–Però è
caduta davvero…praticamente è come se mi fosse
saltata addosso-
-Avete…rincorso…le
papere…- mormorò
incredula prima di scoppiare a ridere.
-Fammi un favore Bionda, evapora-
sibilai
acida.
-Buonanotte paperella- disse;
quando
arrivò in camera sua stava ancora ridendo.
-Bene…ehi Fabray
ASPETTA!- gridai
all’improvviso –COME CAVOLO SI APRE QUESTO DIVANO
LETTO?-
-MI DISPIACE SAN- urlò
dal piano di
sopra –MA MI HAI CHIESTO DI EVAPORARE E SONO EVAPORATA-
-LA VOLETE SMETTERE VOI DUE- ci
interruppe Kurt –STATE INTERROMPENDO IL MIO SONNO DI
BELLEZZA!-
“Accidenti
alla Fatina, accidenti a quella Bionda e accidenti al suo stupido
divano” sbuffai
arrendendomi per l’ennesima volta al fatto che non sarei
riuscita ad aprirlo.
Probabilmente era colpa
dell’imbottitura vecchia di centocinquant’anni dura
come il marmo di cui il mio
divano (chiamarlo letto è assolutamente ridicolo) era
riempito, o forse era
l’emozione per l’appuntamento concluso qualche ora
prima (la prima ipotesi,
seppur meno romantica era più realistica), ma non riuscivo
ad addormentarmi e ,
come sempre quando il sonno tardava ad arrivare, mi ritrovai a pensare.
Pensare a quella ragazza che
conoscevo
da così poco e che mi aveva già totalmente
sconvolto la vita.
Era quello l’amore di cui
tutti
parlavano?
Non mi ero mai innamorata, avevo
avuto
molte ragazze e l’unica con cui avevo avuto qualcosa che si
avvicinava a essere
una storia serie l’avevo avuta con Quinn al liceo.
Ma no, neanche di lei mi ero
innamorata, le volevo bene certo, ma non l’amavo.
Tutto ciò che sapevo
sull’amore era
che prima o poi finiva, me lo avevano insegnato i miei genitori, me lo
avevano
dimostrato.
Perché
ci impegniamo nell’amore se questo non dura mai? Mi chiedevo sempre quando mi si
presentava l’occasione di viverlo.
Non ero mai riuscita a trovare una
risposta.
Eppure in quel momento, ripensando
a
Brittany e al suo sorriso, alla sua mano nella mia, a come, quando mi
aveva
circondato le spalle con un braccio, mi ero sentita a casa e al sicuro;
in quel
momento pensai che forse era per quello, per quella sensazione alla
bocca dello
stomaco ogni volta che incrociavo il suo sguardo, che valeva la pena
impegnarsi.
Nel momento in cui lo decisi mi
sentii
leggermente diversa: non ero cambiata molto dal liceo, allora avevo 17
anni e
non conoscevo l’amore.
Ora avevo 22 anni e continuavo a
non
conoscere l’amore, con l’unica differenza che ora
volevo impararlo.
-Cavolo Berry! Almeno la domenica
potresti risparmiarci la sveglia!-
Rachel sbuffò entrando
in cucina –Non
capisco come tu faccia a vivere a N.Y. se ti svegli per ogni minimo
rumorino-
-Quello non è un
rumorino Nana, gli
elicotteri sono più silenziosi di quell’affare!-
Fantastico, ora che mi aveva
svegliata
non mi sarei più riaddormentata.
Presi in considerazione
l’idea di
andare da Quinn ma, stranamente, la mia coscienza ebbe il sopravvento
consigliandomi di lasciarle almeno un giorno di tregua senza risvegli
traumatici.
Alle sette ero al bar, nonostante
sapessi che Brittany non ci sarebbe stata, ormai stava diventando
un’abitudine
e almeno li potevo bere un caffè decente e non quello
bruciacchiato che faceva
Quinn.
Ovviamente c’era solo
quel Sebastian,
iniziavo seriamente a preoccuparmi per la sua vita sociale, che a
quanto pare
era il solo cittadino in grado di alzarsi e venire al bar alle sette,
questo se
si esclude la possibilità della sua fissa residenza in quel
luogo.
-Santana?- mi girai incredula verso
la
voce che mi aveva appena chiamato.
-Non ci posso credere- sussurrai
–Chang
che ci fai qui?- chiesi andandogli incontro per salutarlo.
“Ma
che cavolo è questo posto? Una calamita per gli ex
Gleek?”
-Sono solo di passaggio, devo
incontrarmi con un’amica per discutere di una questione di
lavoro, tu?-
-Sto da Quinn per le vacanze- feci
quasi uno sforzo fisico per frenarmi dal raccontare anche a lui della
mia
infelice sistemazione nel salotto di casa Fabray.
Invitai Mike a fare colazione con
me e
lui accettò di buon grado, anche se non lo davo a vedere mi
era davvero mancato
in questi anni; noi del Glee eravamo stati davvero una famiglia, lo
eravamo
ancora.
Mike mi raccontò delle
sue avventure
alla scuola di ballo, della sua relazione con Tina che procedeva a
gonfie vele
e accennò a un progetto che, se tutto andava bene, sarebbe
riuscito ad avviare
entro un paio di anni e che era proprio quello di cui doveva discutere
oggi con
la sua amica.
-Perché non vieni a cena
da noi
stasera? Farà piacere a tutti rivederti-
Gli dissi dopo qualche minuto che
parlavamo, lui accettò con un sorriso e poi si
congedò per andare a svolgere il
suo famoso impegno.
“Chissà
se Quinn è già sveglia” pensai
tra me e me con un sorrisino sul volto
esaminando mentalmente tutti i possibili e divertenti modi che avevo
per dare
alla mia amica un dolce risveglio.
-IO TI UCCIDO LOPEZ!-
Corsi fuori dalla camera di Quinn
ridacchiando con un bicchiere vuoto in mano.
Alla fine la mia coscienza era
ritornata nel cupo e buio angolino della mia testa dove stava rintanata
di
solito.
-Ma Quinn- dissi ,cercando di
sembrare
mortificata, quando la mia migliore amica mi seguì fuori
dalla sua stanza col
volto e il petto fradici –Io volevo essere gentile e portarti
un bicchiere
d’acqua, è stato un incidente che io sia
inciampata-
-Certo- ringhiò lei
lanciandomi
un’occhiata assassina –Ed è per questo
che prima di inciampare mi hai voltato a
pancia in su?-
Cercai una scusa plausibile mentre
lei
si avvicinava sempre di più
“Pensa
Lopez, qualcosa per distrarla, qualcosa per distrarla”
-Ho visto Mike oggi- esclamai di
colpo
ottenendo l’effetto desiderato.
-Davvero?-
Annuii energicamente esultando tra
me
e me per l’ottimo modo in cui avevo appena evitato di essere
presa a pugni.
-Verrà qua a cena-
spiegai mentre
Quinn si avviava verso la cucina.
-Bene! Possiamo fare la grigliata,
il
mio Finn è bravissimo, anche se io non mangio carne lui si
preoccupa sempre di
cucinare…-
-Lo sappiamo Barry, tiri fuori
questo
argomento ogni sera a cena- la bloccai –Vado a chiamare la
trota per chiedere
se si unisce a noi- mi avviai verso il mio divano.
-Santana?- mi fermò Quinn
-Che c’è?-
chiesi girandomi.
Me ne pentii nello stesso istante
in
cui un bicchiere di acqua gelata mi colpì in pieno viso.
Quei
giorni sembrano così lontani oggi, ancora non sapevo cosa mi
aspettava…eppure ancora oggi se mi fermo a pensare al
passato non riesco a
ricordare un primo appuntamento migliore di quella giornata passata con
Brittany che faceva un gridolino estasiato ogni volta che vedevamo una
papera
***____________________________________________________***
Si, lo so, questo capitolo
è una
schifezzina (Prima di tutto perché non
c’è la mia Brittany) ma mi
serviva metterlo (il perché lo capirete quando sarete
più grandi) e volevo
mettere un po’ in evidenza i sentimenti di Santana che
nonostante tutto è
ancora molto confusa.
Prometto che i prossimi saranno
migliori
(Rettifico: Spero che i prossimi saranno
migliori)
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Capitolo 7 *** The Day After… ***
La mattina seguente non mi presi
neanche la briga di insultare Rachel e la sua sveglia, ero troppo
distrutta
dalla serata scorsa e dalla nostra festicciola
“Glee” con Mike e Sam (che in
altre parole significava fiumi di alcool).
Senza contare ovviamente il
divano-roccia.
Non so dove avevo trovato la forza
di
strisciare fino al bar, forse il pensiero di rivedere la mia biondina
dopo
addirittura un giorno di
lontananza
mi aveva dato l’energia necessaria, comunque alle sette ero
li nella stessa
pietosa situazione di Sebastian (si, era ancora li) , cominciava a
starmi
simpatico quel tizio.
-Qualcuno ieri sera ha fatto le ore
piccole- sentenziò la voce che aspettavo di sentire da
sabato sera.
-Britt- mormorai –Britt
sto morendo,
non so per quanto potrò resistere ancora se…-
-Ho capito- mi interruppe lei
divertita
–Ti porto il tuo caffè-
-Brittany!- la richiamai
-Si?-
-Non dimenticarti il cappuccino e
la
brioche-
Lei sorrise e sparì in
cucina.
-Dimmi un po’
Seb…- iniziai guardando
il ragazzo che aveva alzato la testa nella mia direzione –Tu
non ce l’hai una
casa?-
Lui mi fissò cercando di
fare uno
sguardo di superiorità, cosa molto difficile se avevi appena
passato mezz’ora a
dormire su un tavolo di legno non esattamente morbido.
-Ti conosco?- bofonchiò
girandosi
dall’altra parte senza aspettare la mia risposta.
Scossi le spalle e mi concentrai
sulla
biondina che aveva appena riempito il mio campo visivo.
-Finalmente, non sarei
sopravvissuta
un attimo di più senza di te- dissi al mio caffè
afferrandolo con tutte e due
le mani.
Brittany mi lanciò
un’occhiataccia –Preferisci
il caffè alla cameriera?- domandò divertita
accomodandosi davanti a me.
-Dipende, la cameriera conosce un
modo
per svegliarmi meglio di quanto faccia il caffè?-
-Uhm…- iniziò
lei facendosi pensosa
–Forse un modo lo conosco- sorrise maliziosa
-In questo caso non vedo
l’ora di
vederlo…- sussurrai con voce roca.
Brittany si sporse in avanti sul
tavolo e immerse le dita nel vaso di fiori che faceva da centro tavola
per poi
schizzarmi la faccia numerose volte stappandomi un urletto sorpreso.
-Più sveglia ora?-
chiese divertita
mentre mi asciugavo gli occhi.
“Questo
è lo spirito di Quinn che si sta ancora vendicando
per ieri mattina…”
-Non era esattamente quello che mi
aspettavo- borbottai cercando di sembrare offesa.
-Dici che questo va meglio?-
domandò
allora sporgendosi ancora di più sul tavolo fino a stamparmi
un bacio delicato
sulle labbra.
-Decisamente- sussurrai quando ci
staccammo.
-Pierce! Non ti pago per
amoreggiare
con le clienti!- oh fantastico, era arrivato Bob
–La prossima volta che ti
chiedono
dello zucchero dagli una bustina!-
Lei si tirò indietro
imbarazzata
–Scusami Bob- balbettò alzandosi.
“Ma
che vuole che faccia quel tizio? Non c’è nessuno,
se li deve
immaginare i clienti da servire?”
Sbuffai facendola sorridere
–Fra un po’ se
ne va, tranquilla- mi
rassicurò per poi darmi un altro bacetto.
Restai li fino a fine mattina
quando
Brittany si offrì di darmi un passaggio fino a casa
-Ci vediamo nel pomeriggio?- chiesi
quando Brittany parcheggiò davanti a casa di Quinn.
-Certo, passo alle tre-
-Perfetto…e grazie del
passaggio- mi
sporsi per darle un bacio.
-Quando vuoi- sorrise lei.
La guardai allontanarsi
finché non
sparì dietro l’angolo.
-Ehi ragazza innamorata!-
chiamò Quinn
–Hai intenzione di stare tutto il giorno sulla soglia o ti
decidi a entrare e
interrompere quello spiffero estremamente fastidioso?-
Chiusi la porta e mi lasciai cadere
stancamente accanto a lei –Non sono innamorata-
-Sicura? Dal tuo sguardo non si
direbbe…-
-Quinn…- iniziai incerta
–Come si fa a
capire di essere innamorati?-
La domanda la colse di sorpresa
–Non
saprei…ognuno vive l’amore in modo diverso,
è questo il bello no? Non si può
definire l’amore perché è unico per
ognuno di noi-
-Non voglio innamorarmi- borbottai
–Quando si è innamorati si soffre-
-Due cose Sannie: non puoi decidere
di
chi e se innamorarti, seconda cosa tu hai il terrore di rivivere sulla
tua
pelle quello che è successo ai tuoi ma non devi avere paura-
-Perché non dovrei?-
-Come ti ho già detto
prima l’amore è
diverso per ognuno di noi, era diverso per i tuoi genitori ed
è diverso per
te…-
-Sai Quinn…sei
così intelligente per
essere una bionda!-
Lei mi diede una spinta
–Chissà che
dirà Brittany quando sentirà queste frasi
stereotipate uscire dalla tua bocca-
-Non usciranno mai; lei non
è stupida,
è l’eccezione bionda che conferma la regola -
-E io allora?-
-Tu ti tingi i capelli -
Questa volta la spinta mi fece
cadere
dal divano.
-Forse non verrà-
mormorai triste
guardando l’orologio
-E’ tanto in ritardo?-
chiese Quinn
dispiaciuta
-Già…-
-A che ora ti aveva detto che
veniva?-
-Alle tre- feci un sospiro triste
-Che
c’è?- chiesi poi a Quinn che mi guardava a bocca
spalancata
-Sono le tre e due minuti scema!-
esclamò lei, per un attimo temetti che volesse lanciarmi il
libro che stava
leggendo –Mi fai sempre preoccupare per nulla-
-Per nulla? Sono passati due
minuti, e
non dirmi che forse ha trovato traffico perché a meno che
non abbiano
organizzato la sagra dell’insetto non
c’è nessuno in questo posto del cavolo,
magari ha cambiato idea e…- il campanello suonò e
in meno di tre secondi fui
davanti alla porta ad aprire.
-Cia…- non riuscii
neanche a finire
che mi ritrovai le labbra di Brittany sulle mie.
-…o- finii quando si
staccò da me –Per
fortuna non è venuta Quinn…ad aprire- sentii lo
strano bisogno di aggiungere
l’ultima parola.
Lei sorrise divertita
–Già per fortuna
sei venuta…tu -
Ok lo ammetto, forse la pausa tra
‘venuta’ e ‘tu’ me la ero solo
immaginata.
“Santo
cielo Lopez, sei una pervertita”, stupida vocina
mentale.
-Sai Santana,
l’educazione vuole che
tu inviti la ragazza ad entrare in casa invece farla stare sulla porta
e
sbavarle addosso…puoi comodamente sbavarle addosso dal
divano-
-Ho un’idea Quinn,
perché non ti vai a
far risucchiare le labbra dal ragazzo-pesce che ti ritrovi
così stai un po’
zitta?- mi feci da parte per far entrare Brittany.
-Ho un idea San, perché
non vai dal
diavolo a farti restituire la tua anima e, già che ci sei,
un po’ di senso
dell’umorismo?-
Brittany spostò lo
sguardo da me a
Quinn
-Pensavo avessi detto che era la
tua
migliore amica- disse poi alla bionda che continuò a
sfogliare il libro che
aveva in mano
-Infatti- disse tranquillamente.
-Fabray togli i tuoi piedacci da
quel
divano- mi resi conto solo ora che era sdraiata sul mio
“letto”
-E’ il mio divano Lopez,
ci metto i
piedi quando voglio-
-Ti riuscirà difficile
farlo se te li
taglio, perché è esattamente quello che
farò se fra cinque secondi saranno
ancora li-
“E
già Britt, migliori amiche”
-Fra un po’ tornano gli
altri San-
-E allora?- chiesi aspettando che
Brittany tornasse dal bagno
-Niente,
così…- Quinn alzò le spalle
–Pensavo che volessi aspettare a presentare Britt agli altri,
inizieranno con
le solite domande del tipo “è
la tua
ragazza?”…anzi, ora che ci penso,
è la tua ragazza Santana?-
Mi colse alla sprovvista
–Non lo so,
insomma forse, non gliel’ho chiesto…non avevo
neanche pensato di chiederglielo,
dici che devo chiederglielo? Non so nemmeno se voglio
chiederglielo…. insomma
siamo uscite solo una volta e si, ci siamo baciate un paio di
volte…e poi a
parte te non ho mai avuto una ragazza…forse dovrei aspettare
e…-
-Santo Cielo Santana! Chiudi quella
bocca, sei peggio di Rachel!-
Mi zittii all’istante
–Quinn…- provai
dopo qualche secondo
-No, bocca chiusa e ascolta: non
importa quante volte ci sei uscita ne cosa hai fatto in passato, segui
il tuo
cuore, anche se tutt’oggi sono in dubbio se tu ne abbia uno o
no-
Feci una smorfia –E poi
sono io quella
che manca di senso dell’umorismo…- borbottai
–Segui il tuo cuore…la più grande
idiozia che potevano inventarsi, il cuore è come una bussola
Quinn, ti porta
sempre dove è meglio non andare-
-Che ne sai Santana, tu non lo hai
mai
seguito…magari la strada sembra brutta all’inizio
ma dopo qualche passo già ti
accorgi che è quella giusta-
“Accidenti
a Quinn e alle sue frasi a effetto” borbottai quando non riuscii a
trovare una
risposta.
-Credo che sia ora che
vada…- disse la
mia biondina lasciandomi un altro bacio sulle labbra.
-Uhm…- borbottai
–Se proprio devi…-
Lei si alzò ridacchiando
–Devo, non
credo di essere emotivamente pronta ad affrontare i tuoi amici dopo
quello che
mi hai detto di loro-
-Ti accompagno alla macchina-
assentii
alzandomi di malavoglia dal mio giaciglio (ormai anche chiamarlo divano
era
diventato un insulto).
-Ciao Quinn- sorrise lei mentre ci
avviavamo verso la porta.
-A presto Britt, torna quando vuoi-
la
mia amica ricambiò il sorriso, chissà
perché con me non era mai così dolce.
Brittany mi guardò, poi
guardò la
macchina, incerta se andare o no.
Io in risposta fissai la macchia
poi
lei, incerta se lasciarla andare o no.
-Ti vedrò domattina?-
chiese poi.
-Hai dei dubbi?- risposi divertita.
-Lo prendo come un si- sorrise
–Grazie
per oggi, mi sono divertita-
-Anche io…se non fosse
per Quinn che
era sempre tra i piedi-
-TI HO SENTITA LOPEZ!-
esclamò una
voce da dentro casa
-FATTI GLI AFFARI TUOI BIONDA!-
risposi per poi tornare a guardare Brittany.
-Migliori amiche eh?- chiese
dubbiosa
-Eh già!-
Ridacchiò divertita
–Ci vediamo
domani-
-Si, a domani-
Come quella mattina fissai la sua
macchina allontanarsi mentre ripensavo alle parole di
Quinn…avevo paura dei
miei sentimenti, una paura tremenda.
Ripensai allo sguardo di Britt e al
suo sorriso, forse non così tremenda dopo tutto.
***___________________________________________________________________***
Lo
ammetto, è una schifezzina anche
questo…il prossimo sarà migliore, questa volta
dico sul serio.
|
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Capitolo 8 *** …Tomorrow ***
Nota: è passata una
settimana
dall’ultimo episodio.
“Lasciarmi
andare, devo solo lasciarmi andare…come ho fatto con
Quinn…lasciarmi andare, devo sol…”
-Santana?-
-Uh? Si che
c’è?- mi riscossi
-Ti ho fatto una domanda-
-E io non l’ho sentita
Fabray o ti
avrei già risposto-
La mia migliore amica
sbuffò
sonoramente –Ho chiesto come va con Britt visto che
è una settimana che uscite
insieme-
-Va…va bene, a
meraviglia- dissi
incerta
Quinn mi fissò per un
attimo –Perché
non ti credo?-
-Perché sei una
petulante e assillante
Bionda che prova gusto nel vedere gli altri in difficoltà?-
-No San, perché tu sei
una testarda e
codarda Mora che ha paura di provare qualche sentimento
perché il suo cuore
artificiale potrebbe non sopportarlo e scoppiare-
Feci una smorfia –Lei mi
piace davvero
Quinn, e non so come gestire questa cosa-
-Allora non gestirla, gli amori
più
belli sono quelli che ti travolgono senza preavviso e ti trascinano in
un
turbine di emozioni senza controllo, giusto?-
-Non ho mai parlato di amore-
borbottai poco convinta.
-San, non puoi controllare
l’amore
quante volte te lo devo dire? Del resto , come disse una volta un
grande poeta,
puoi chiudere gli occhi alle cose che non vuoi vedere ma non puoi
chiudere il
cuore alle cose che non vuoi provare.-
-Non l'ha detto Johnny Depp?-
-Non è questo il punto-
liquidò la mia
osservazione con un gesto della mano -Il punto è che devi
lasciarti andare ok?
Vivi il tuo amore-
Fece per alzarsi ma la bloccai per
un
braccio –Sai una cosa Quinn? Credo di essere pronta per una
relazione-
Lei si sedette di nuovo di fronte a
me
e mi appoggiò una mano sulla fronte guardandomi preoccupata.
-Che stai facendo Bionda?-
-Controllo che tu stia bene, dopo
una
dichiarazione del genere o hai
la febbre
o io sono una sofista* migliore di quanto pensassi-
-Una che?-
-Lascia perdere…come mai
questa
decisione tutta di un tratto?-
-A parte te che mi tormenti da
mezzo
mese dando fiato alla tua boccuccia ogni qualvolta che hai
l’impressione di
poter infilare in una discussione una metafora Omerica su quanto sia
bello
l’amore e di come il mondo ti sorrida se lo affronti mano
nella mano con la tua
anima gemella?-
-Si, a parte questo-
-Te l’ho detto, Brittany
mi piace, mi
fa sentire bene come nessun’altro…non
avrò molta esperienza in fatto amore ma
sono abbastanza intelligente per capire che se una cosa ti fa sentire
così bene
allora è meglio farla durare il più a lungo
possibile-
Quinn mi fissava sorpresa
–Non so se
stupirmi piacevolmente del tuo improvviso cambiamento di opinione sulle
relazioni o sentirmi offesa perché non hai mai fatto questi
discorsi quando
stavi con me…-
-Santo cielo Bionda, sei la ragazza
più egocentrica che esista al mondo!-
“E
anche quella che da le sberle più forti” aggiunsi qualche secondo dopo tra
me e me
massaggiandomi la nuca dolorante.
-Allora noi andiamo-
-Va bene Q, buona serata-
Quinn si fermò incerta
sulla soglia
–Sicura di non voler venire?-
Sbuffai tirando fuori dalla tasca
un
foglietto e aggiungendo una ‘x’ alla lunga fila di
lettere per poi contarle
tutte.
-Wow Bionda ce l’hai
fatta!- esclamai
appena finito di contare –Sei riuscita a farmi la stessa
domanda per 100 volte
di seguito…e pensare che tutti ti dicevano che ti saresti
fermata a 86 ma tu
non ti sei fatta scoraggiare!- feci finta di asciugarmi una lacrima di
commozione
-Sono così fiera di te
Quinn-
-Dopo questa pessima scenetta spero
almeno
che non avrai più il coraggio di insultare il mio ragazzo
per le sue battute-
-In realtà questa me
l’ha suggerita
lui…-
In quel momento ringraziai gli
strazianti allenamenti della Sylvester per avermi regalato un fisico
elastico e
una prontezza di reazione che mi salvò dal ricevere una
carezza molto forte e
brutale dalla mia migliore amica.
-Io e gli altri torniamo domattina
ok?
Stiamo a dormire da Sam quindi dovrai arrangiarti da sola per la cena e
tutto
il resto… pensi di potercela fare?-
-Q nel caso ti fosse sfuggito ho 22
anni e vivo da sola a N.Y. , come pensi che me la sia cavata in questi
anni?-
-Ordinando take-away- odiavo quando
aveva ragione.
-Perché non te ne vai
Quinn?- la
fulminai con lo sguardo –Fra poco arriva Britt, non vi voglio
attorno-
-Ricordati quello
che ti ho detto oggi pomeriggio e non fare idiozie come tuo solito- mi
diede un
veloce bacio sulla guancia.
-Come sarebbe a dire
“come tuo solito”?- le urlai dietro e, ovviamente,
lei mi ignorò procedendo
verso la macchina.
Sbuffai per poi
sorridere richiudendomi la porta alle spalle.
Finalmente la casa
tutta per me.
-Ehi, stavo per
iniziare a preparare la cena- salutai Brittany subito dopo aver aperto
la
porta.
“O
in altre parole stavo per dare fuoco alla cucina”
-Non
preoccuparti, ho portato qualcosa dal ristorante-
“Allora
è vero che sei un angelo”
Mi feci da
parte con un sorriso sulle labbra per farla entrare, la benedizione del
take-away mi aveva seguito fino a li, grazie N.Y.
Solo dopo
aver chiuso la porta mi accorsi che Brittany non mi aveva staccato gli
occhi di
dosso nemmeno per un attimo
-Che c’è?-
chiesi leggermente a disagio.
-Buon
settimaniversario di appuntamento- trillò lei sorridente
come sempre.
-Buon
settimacosa?-
-E’ una
settimana che usciamo assieme San-
“Ok,
è un modo contorto per invitarmi a fare
il passo successivo? Tipo psicologia inversa?”
Prima o
poi mi sarei accorta della totale inutilità del farmi
domande nella mia
testa…prima o poi.
-Immagino
che ora tu…insomma sai come si dice a questo
punto…- balbettai fissando il
pavimento
-Si certo-
disse lei alzandomi il mento per potermi guardare negli occhi
–Auguri di buon
anniversario giusto?-
“Non
esattamente”
-Si,
esattamente-
“Stupida
Lopez”
-Veramente
intendevo se…se volevi renderlo ufficiale- riuscii a dire
alla fine.
Lei mi
guardò confusa –Rendere ufficiale che è
una settimana che usciamo insieme?
Volevi che portassi una torta?-
-Non
intendevo…lascia stare- mi arresi alla fine.
“Sei
una codarda Lopez, una piccola stupida
codarda…”
Possibile
che mi insultassi da sola? Non mi bastava Quinn?
-San?-
-Dimmi
Britt?-
Avevamo
finito di mangiare da qualche minuto e ci eravamo spostate sul divano,
lei era
sdraiata con la testa appoggiata alle mie gambe, incredibile quanto mi
piacesse
passarle le dita tra i capelli, era disgustosamente romantico e tenero.
-Posso
farti una domanda?-
-Certo-
-Esattamente
cosa c’è fra noi due?-
“Fantastico,
chiediglielo adesso…è facile sono
solo cinque parole: ‘Vuoi essere la mia ragazza?’
”
-Dimmelo
tu- che razza di codarda Lopez.
-Non è
giusto- protestò lei ridacchiando –L’ho
chiesto prima io-
-Bè
vediamo…tu mi piaci questo è ovvio- borbottai
-Anche tu
mi piaci…- sorrise lei tirandosi su a sedere.
-A questo
punto in una coppia etero si aspetta che il ragazzo faccia il primo
passo
ma...insomma hai capito-
-Certo ,certo-
disse ridacchiando -In questo caso... Santana, vorresti essere la mia
ragazza?-
disse con voce profonda nel tentativo di sembrare un maschio.
-Così non
vale- cercai di trattenere le risate -Non è carino
costringermi a scoppiarti a
ridere in faccia dopo una domanda del genere-
-Cerchi di
cambiare argomento Lopez?-
-Assolutamente
no Brittany...o dovrei chiamarti Brad?- chiesi divertita
-Brad
Samuel Pierce per servirti...bambola- mi fece l'occhiolino con la
stessa voce
profonda di prima -Allora...io sono uno schianto di ragazzo e tu uno
schianto
di ragazza, dovremmo stare assieme-
Non
riuscivo più a trattenere le risate
-E
smettila...- le diedi una spinta
-Ma come?
Ho appena iniziato con le mie tecniche di conquista- protestò
-Non hai
bisogno di tecniche scemotta...scemotto?-
-Uhm...quindi
immagino che non serva invitarti a vedere la mia collezione di
farfalle- disse
maliziosa.
-No Brad,
a me piacciono le ragazze quindi per te non c'è aria-
-Mi è
andata male- borbottò dispiaciuta ancora con voce profonda.
-Ma a Brittany la
dai una possibilità?- chiese poi con la sua solita vocetta
squillante.
-Uhm...chi
mi assicura che tu sia davvero una ragazza?-
-Tesoro se
non ti fidi controlla pure di persona...- sussurrò sensuale
nel mio orecchio
Mi morsi
il labbro -Camera di Quinn è libera...-
-Allora
cosa stiamo aspettando?- chiese alzandosi e porgendomi la mano.
-Non ne ho
assolutamente idea- sussurrai mettendomi di fronte a lei e afferrando
il bordo
della sua maglietta.
“Aggiungiamo
‘guardarla dormire’ alle cose
disgustosamente romantiche e tenere che mi piace fare con
lei” appuntai
mentalmente ammirando estasiata come
la pelle della mia biondina sembrasse ancora più candida
quando la luce la
colpiva
-Qualcuno
spenga il sole- borbottò all’improvviso facendomi
ridacchiare
-Si sta
solo vendicando perché ha scoperto che c'è una
certa biondina che è più bella
persino di lui-
-Ah si?- chiese
divertita -E chi sarebbe?-
-Quinn, mi
pare ovvio-
-Aw
Sannie, così mi fai arrossire- disse la mia migliore amica
aprendo la porta di
colpo.
-Fabray!
Che ci fai qui?-
-Questa è
la mia stanza mi pare...-
-Si
bè...siamo nude quindi vattene!-
-Oh
andiamo- disse lei con tono annoiato -Non è niente che non
abbia già visto-
-Ok Quinn
mi hai visto nuda te lo concedo, ma è nuda anche Brittany e
a meno che voi due
non abbiate...-
Mi
interruppi di colpo perché erano entrambe arrossite e
tenevano lo sguardo
basso.
-Oh
no...non mi dite che siete state a letto assieme-
-Santana...-
provò Quinn
-Santana
un cavolo!-
-E'
successo una volta sola... magari non proprio una sola ma ancora non ti
conoscevo- si giustificò la mia biondina
-Piuttosto
mi spieghi che ci fate nude nel mio letto?- chiese all'improvviso Quinn
-Non mi
pare che sia il mio compleanno...-
-Divertente
Fabray- mormorai
-Mica
tanto- mi aveva sentito, bene -Visto che ci avete fatto sesso ...io ci
dormo li
capisci?-
-Sai
Bionda, se mi avessi dato una stanza anziché un divano
questo non sarebbe
successo!-
-Non
potevate andare a casa sua?- ignorò l'ennesima protesta sul
divano
-Casa di
Britt era troppo lontana va bene?- ammisi leggermente imbarazzata
-No che
non va bene Lopez, forse hai bisogno che te lo ripeta lentamente:
Avete.Fatto.Sesso.Nel.Mio.Letto!-
-Ehm
ragazze...io sarei ancora nuda...- ci
girammo verso Brittany che cercava di coprirsi meglio che poteva col
lenzuolo.
-Ah si, a
proposito di questo- disse Quinn -C'erano i tuoi pantaloncini
nell'ingresso,
siete fortunate che sia entrata io per prima...gli altri vestiti sono
sparsi in
giro per casa, non ho avuto tempo di fare la caccia al tesoro ma fra un
po'
arrivano anche gli altri quindi vi conviene sbrigarvi se volete evitare
le
domande-
La mia
migliore amica lanciò l'indumento sul letto per poi uscire
con un ghigno a metà
fra il divertito e il disgustato.
-Ecco...-
iniziai dopo qualche minuto di silenzio -Non era proprio il risveglio
romantico
che mi ero immaginata-
-Vuoi
rifarlo?- la guardai sbalordita -Il risveglio intendo- si
affrettò ad
aggiungere.
Rimasi a
fissarla incerta per un attimo poi sorrisi dolcemente -Certo che si-
Lei
ricambiò il mio sorriso e si stese sul cuscino nella stessa
posizione in cui
era prima del simpatico e gradito intervento di Quinn.
Mi
sistemai al suo fianco e rimanemmo con gli occhi chiusi per qualche
minuto.
Quando
aprii gli occhi e scoprii i suoi che mi fissavano non riuscii a
trattenere un
sorriso.
-Buongiorno-
mi stampò un bacio a fior di labbra.
-Questo va
decisamente meglio come risveglio...-
-VI
RICORDO CHE SONO ANCORA QUI E SE FRA CINQUE MINUTI NON VI VEDO FUORI
DALLA MIA
STANZA VI PRENDERO' A CALCI NEL SEDERE FINO ALLA PORTA DI CASA!-
urlò Quinn dal
piano di sotto
-Questo va
un po' meno bene...- borbottai iniziando a meditare la mia vendetta.
-Allora
San...- iniziò la mia biondina quando, qualche minuto dopo,
ci eravamo sedute
sul divano e io le accarezzavo distrattamente la testa che teneva
appoggiata
alle mie ginocchia come la sera prima.
-Uhm?-
-Hai
deciso se sono o no una ragazza?-
Sorrisi
maliziosamente -Decisamente si...-
Lei
ricambiò il mio sorriso divertita -Devo concedertelo Lopez,
hai trovato il modo
migliore per evitare una domanda-
"Ah
già...la domanda"
-E
immagino che tu voglia una risposta...- iniziai.
-Nah- mi
bloccai
-Come
sarebbe 'nah' ?-
Rise della
mia espressione indispettita -Intendo dire che non voglio una risposta
ora...quando te la sentirai mi dirai di si...-
-...o di
no- precisai
-No,
potrai dire solo di si-
-Ok- dissi
seria
-Bene-
disse lei ancora divertita -...allora dicevo quando te la sentirai...-
-Non hai
capito- la interruppi -Non 'ok' ti dirò solo di si, 'ok'
voglio essere la tua
ragazza-
Si tirò su
così velocemente che per poco non mi tirò una
testata in fronte.
-Non
scherzare- sibilò
-Tu e
Quinn potreste fare una gara su chi delle due ha la stima
più bassa di me in
questioni di cuore- borbottai -Non scherzavo biondina, ho deciso di
mettere da
parte la paura e farmi trascinare-
-Eh?-
-Lascia
stare- "Ri-accidenti a Quinn e alle sue metafore del cavolo" -Voglio essere la tua
ragazza- ribadii
-Come mai
questa decisione improvvisa?- chiese con un sorriso stampato sulle
labbra
-Ti avrei
detto di si anche ieri sera ma la mia bocca era impegnata a fare altro-
-Ok, non
una parola di più, ho appena fatto colazione- Quinn fece il
suo ingresso in
sala.
-Fabray,
sei il tempismo fatto a persona... e con tempismo intendo quello
pessimo-
La mia
amica fece un sorrisetto innocente per poi rivolgersi a Brittany.
-Brava
Britt, sei riuscita a scavare sotto lo spesso stato di cattiveria e
magia nera
che tiene in vita la nostra San da quando ha venduto il suo cuore ai
demoni in
cambio della vita eterna e hai scoperto che è in grado di
provare sentimenti,
congratulazioni- le strinse la mano compiaciuta.
-Quinn
perché non chiudi la bocca ogni tanto- borbottai lanciandole
un occhiataccia.
Non avevo
neanche la forza di risponderle a tono.
In quel
momento ero troppo occupata a cercare di capire perché ogni
volta che pensavo “Brittany
è la mia ragazza” ogni cellula
del mio corpo sembrava impazzire per la gioia.
***__________________________________________________________________________***
*Per quelli
di voi che non lo sanno Sofisti erano chiamate, nell’antica
Grecia, quelle
persone che utilizzava l’arte oratoria al fine di ottenere
qualcosa da
qualcuno.
(Sorvoliamo
il fatto che i sofisti erano condannati all’esilio nella
maggior parte dei
casi)
E qui si
vede l’utilità del liceo Classico, ti insegna un
sacco di parole come Sofisti,
Ostracismo, Pederastia con cui puoi fare bella
figura…
Mi scuso
ancora per come la storia è affrettata ma questa
è solo la punta dell’iceberg,
devono succedere ancora tante di quelle cose…
Dunque,
Santana ha deciso di dare un’occasione all’amore
(questo non vuol dire che sia
innamorata, purtroppo) e c’è anche una piccola
parentesi Quitt, cosa c’è di
meglio di quelle due adorabili biondine insieme? (Brittana a parte)
|
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Capitolo 9 *** Maybe It's Love... ***
-Finn sei
sicuro che questo pezzo vada li?-
-Non sono
stupido Sam, so leggere-
-Amore
stai tenendo il libretto delle istruzioni al contrario-
-Oh,
grazie Rachel-
Le voci
dei ragazzi arrivavano dalla finestra aperta, lanciai uno sguardo
impietosito
al terzetto Sam-Finn-Blaine che cercava con scarsi risultati di montare
la
piscina nel giardino prima di lanciare un altro gemito acuto.
-Fa tanto
male Quinn…- gemetti coprendo parzialmente il suono del
campanello che aveva
appena suonato.
-Oddio
Quinn- mi lamentai ancora -Quinn sto per morire-
La mia
amica mi ignorò e andò ad aprire la porta.
-Ciao
Britt- la sentii dire
-Briiiiiitt-
chiamai con voce sofferente -Britt corri, non mi rimane molto tempo-
-Che
succede? Cos'hai?- chiese Brittany preoccupatissima arrivando di corsa.
-Non credo
di farcela Britt, il dolore è troppo forte- sussurrai
-Si è
rotta un'unghia- disse secca Quinn lanciandomi un'occhiataccia
Vidi il
viso della mia biondina riprendere lentamente colore -Mi hai fatto
venire un infarto
San, e poi ti eri solo rotta un'unghia?-
-Ragazze
la piscina è pronta!- ci annunciò fiero Sam dalla
finestra, interrompendo per
qualche secondo i miei lamenti, indicando con un cenno della testa la
piscina
miracolosamente montata e piena d’acqua.
Le mie due
biondine si scambiarono uno sguardo di intesa che non mi piacque per
niente
-Sai San,
quando ci si rompe un'unghia bisogna mettere la mano dentro l'acqua-
iniziò
Brittany
-Hai
ragione B, ma se le fa così male è meglio
abbondare...forse dovrebbe entrare
tutta dentro l'acqua- disse Quinn avvicinandosi ad afferrare le mie
braccia
mentre Brittany mi afferrava i piedi
-Che
volete fare?!- urlai in preda al panico -Non potete infierire su una
malata!-
protestai mentre mi trascinavano il giardino -Sul serio Bionde, non ci
provate!-
-Ma San-
disse la mia biondina innocentemente -Noi vogliamo solo farti stare
meglio-
Aprii la
bocca per protestare ma non feci a tempo a dire niente che mi avevano
già
buttato dentro la piscina. Vestita.
Quando
riemersi dovevo avere lo stesso aspetto della bambina di The Ring
-Cominciate
a correre- sibilai tra i denti.
Cercai di
uscire dalla piscina con passo minaccioso, e ci stavo anche riuscendo,
quando Sam
infilò una delle sue gambe tra le mie facendomi inciampare.
Riemersi
per la seconda volta dall’acqua mentre i miei amici, la mia
ragazza inclusa, si
stavano praticamente rotolando a terra dalle risate.
-E va
bene!- tuonai –Fate come vi pare, non ho bisogno di voi-
Nonostante
le mie buone intenzioni di fare un uscita drammatica inciampai
miseramente, di
nuovo, mentre uscivo dalla piscina, finendo distesa sull’erba.
Rivolsi
un’occhiataccia a tutti quanti prima dirigermi verso casa
quando due braccia
sottili mi circondarono la vita.
-Non te ne
andare San- mormorò Brittany al mio orecchio, provocandomi
una cascata di
brividi che mi sforzai di ignorare.
-Lasciami
andare, torna dai tuoi nuovi amici- sputai cercando di sembrare
indignata.
Cosa molto
difficile dal momento che Brittany mi stava lasciando dei teneri baci
sul
collo.
-Sei
arrabbiata Sannie?- chiese con la sua adorabile vocina infantile.
-
S-si…tanto arrabbiata, e ho i vestiti fradici- riuscii a
dire.
-Vuoi una
mano a cambiarti?- sussurrò maliziosa al mio orecchio.
-Ehi voi
due, niente spettacoli saffici tra le mura di casa mia, ho fatto
già il pieno ieri
mattina!-
“Ho
già detto quanto odio il tempismo di
Quinn?”
-Scusami
un attimo Britt, strangolo una bionda e sono da te-
-Ed è per
questo che nel 1995 ha ricevuto il Grammy Award per la
carriera…-
-Ed è per
questo Britt…- intervenni interrompendo Rachel che
nell’ultima mezz’ora aveva
parlato ininterrottamente riassumendo la biografia di Barbra Streisand,
e non
aveva ancora finito –…Che dopo cinque minuti che
Puffetta parla smettiamo tutti
di ascoltare-
Non so
cosa mi era saltato in testa quando avevo proposto a Brittany di
restare per
pranzo, forse speravo che Rachel smettesse di parlare almeno per
mangiare, ah
illusa.
Mi ero
dimenticata che la Nana è capace di parlare mentre fa
qualsiasi altra cosa, mentre
mangia, dorme, esegue la respirazione
bocca a bocca.
Insomma
dopo cinque minuti mi ritrovai a sperare di avere ancora una fidanzata
alla
fine del pasto.
La mia
biondina mi lanciò uno sguardo divertito alla mia ultima
affermazione
-Scusami
se te lo dico Rachel- disse poi –Ma non ho mai sentito una
canzone di questa
Barbra-
Incredibile
ma questo bastò per zittire Rachel che la fissò
con la bocca spalancata per
l’altra metà del pasto.
“Dopo
questa è palese che sia
un’angelo…zittire Rachel Berry è
impossibile se non si hanno delle doti
soprannaturali”
Quel
pomeriggio ci ritrovammo di nuovo sedute sul divano, nella stessa
posizione del
giorno prima: lei con la testa appoggiata alle mie gambe e io che le
passavo le
dita fra i capelli.
-Sono
ancora arrabbiata con voi- borbottai rivolgendomi anche a Quinn
-Soprattutto
con te Britt, in una coppia ci si dovrebbe sostenere a vicenda non
aiutare il
malefico folletto biondo a buttare il tuo partner in una piscina di
acqua
gelida e tra l’altro non serve a niente mettere la mano in
acqua quando ti
rompi un’unghia, ho controllato su google -
-Hai avuto
bisogno di controllare su google?-
-Perché
non te ne stai un po’ zitta Q?-
Brittany
ridacchiò –Prometto che stasera mi farò
perdonare- aggiunse maliziosamente
-Non qui!-
esclamò subito Quinn –Sul serio, provateci e vi
sbatto fuori di casa-
Le lanciai
un’occhiataccia –Sam però qua ci viene-
-Cos’è che
non capisci della frase “Questa è casa
mia” ?-
-E che
fine ha fatto il: “Siamo migliori amiche Santana, la mia casa
sarà sempre la
tua casa” ?-
-Andiamo
San- protestò lei –Quando te l’ho detto
ero giovane e ingenua…-
-E’ stato
martedì scorso-
-E…-
continuò lei ignorandomi –E non avevi una ragazza-
“Una
ragazza” mi piaceva da impazzire sentirlo
dire “Brittany è la mia
ragazza”, da
impazzire.
-Non
preoccuparti San- disse in quel momento la mia biondina –Puoi
venire a casa mia
-
-Ottima
idea Britt, finalmente ti sei ricordata che hai una casa tutta tua,
senza
giovani e innocenti amiche che potrebbero traumatizzarsi trovandovi in
situazioni intime-
-Oh chiudi
il becco Q, tu sei tutto tranne che innocente…e giovane-
-Abbiamo
la stessa età!- protestò la mia amica
-Alcune
parti di noi Fabray, il tuo naso ha qualche anno meno mi pare- ghignai
-Se è per
questo anche i tuoi air-bag, anzi sono pure più giovani del
mio naso-
-Stupida
Bionda…-
-Siete
proprio sicure di essere migliori amiche?- intervenne in quel momento
Brittany
strappandoci un sorrisetto divertito.
“Se
suono adesso magari si arrabbierà perché
sono in anticipo, mi aveva detto di venire alle otto”
Ero ferma
sulla veranda della casa di Brittany, a fissare nervosamente il mio
orologio
che segnava le otto meno due, ero in anticipo.
-Che ci
fai li ferma?-
Sussultai,
non mi ero accorta che avesse aperto la porta.
Non me la
sentivo ancora di confidarle le mie piccole manie sull’orario.
“Cerca
una scusa Lopez, una scusa plausibile”
-Niente
io…guardavo…il campanello-
“Meno
male che avevo detto plausibile”
Mi scoccò
uno sguardo confuso –Perché?-
-Perché?
B-bè perché…perché si
può capire molto di una persona dal suo
campanello…-
“Ma
come mi vengono?”
Lei mi
guardò divertita ,“Non
farmi altre
domande, non farmi altre domande” implorai tra me
e me.
-Se hai
finito di ammirarlo entra pure-
Era in
momenti come questi che ringraziavo la mia carnagione scura che non
lasciava
trapelare il rosso che in quel momento tingeva le mie guance.
Brittany
richiuse la porta e mi salutò col solito bacio delicato.
-Fra un
attimo è pronta la cena- annunciò incamminandosi
verso la cucina ma seguendola
fui attratta da un movimento alla mia sinistra.
- Santo
cielo Britt, hai un castoro in salotto?!-
-E' il mio
gatto San-
-Ah-
"OhMioDio
E' enorme, come li uccide i ratti? Sedendosici sopra?"
-Che
carino…- “…Per
essere un mostro dal
pianeta Cheeseburger…”
-Grazie-
trillò felice posando nella sua ciotola dei gamberetti
-Deve
mangiare tanto pesce perché segue la dieta Dukan-
spiegò poi notando l’occhiata
che rivolsi alla cena del gatto.
-Non
pensavo fossi così brava a cucinare- passai il mio piatto
vuoto a Brittany che
lo sistemò nel lavandino
-Sai
com’è…- rispose lei –Vivendo
da soli bisogna imparare a cavarsela, giusto?-
-Ehm…si
certo- io se non altro avevo imparato a memoria il menù
take-away del ristorante
italiano vicino a casa mia.
-Ti do una
mano a lavare i piatti- stentai a credere che quella proposta fosse
uscita
dalle mie labbra, io odiavo lavare i piatti.
-Io li
lavo e tu li asciughi- rispose la mia ragazza con un sorriso accendendo
lo
stereo.
Non
riuscii a trattenere un sorriso divertito quando iniziò a
lavare i piatti a
tempo di musica, schizzando sapone dappertutto.
Iniziai a
imitare i suoi movimenti mentre asciugavo i piatti cercando di
ripararmi dagli
schizzi d’acqua che ogni tanto Brittany mi lanciava.
Rimasi
stupita per l’ennesima volta quando mi resi conto che mi
stavo divertendo da
matti nel fare una cosa che di solito odiavo; con Brittany ogni cosa
sembrava
fantastica, ogni cosa era fantastica.
Era
incredibile come riuscisse a farmi cambiare radicalmente opinione su
una cosa,
anche una così stupida come lavare i piatti, e a farmi stare
così bene.
E per la
prima volta in tanti anni mi sentii davvero felice per merito di
un’altra
persona; forse non era quello l’amore ma di sicuro era la
cosa che più gli si
avvicinava per me e avevo tutta l’intenzione di farla durare
più a lungo
possibile.
-Ti va di
vedere un film?-
-Certo-
sorrisi accomodandomi sul divano.
Brittany
si mise a cercare tra gli scaffali fino a tirare fuori un DVD.
-Possiamo
guardare questo? E’ uno dei miei preferiti-
-Red&Toby?-
chiesi dubbiosa fissando la copertina del cartone animato per poi
alzare lo
sguardo fino a incrociare gli occhi imploranti della mia biondina.
-Va bene-
mi arresi, sorridendo quando lei fece un piccolo saltello di
felicità.
Il mio
sorriso si allargò quando, dopo aver messo il DVD, si
accoccolò tra le mie
braccia.
Se un mese
fa qualcuno mi avesse detto che avrei passato una serata a guardare un
cartone
animato della disney solo per fare felice la mia ragazza probabilmente
lo avrei
denunciato per uso di stupefacenti.
Invece
eccomi li, a passare ancora una volta le mani tra i capelli della mia
biondina ,che
fissava rapita lo schermo, cercando di farmi coinvolgere un minimo dal
film
solo per vederla sorridere ancora una volta.
-M-ma
non...non è giusto...L-loro sarebbero dovuti
restare...restare amici per
sempre- singhiozzai.
Se non
altro mi ero fatta coinvolgere.
Brittany
mi accarezzò la schiena mentre nascondevo il viso
nell'incavo del suo collo
-Se sapevo
che ti faceva quest'effetto avrei scelto un altro film- disse con un
sorrisetto
divertito
-Come fai
a sorridere? Non c'è niente di divertente... pensa se al
posto di quei due ci
fossimo state io e Quinn- ormai parlavo senza controllo -Devo chiamarla
e dire
che le voglio bene- esclamai cercando il mio telefono
-San è
l'una di notte, starà dormendo- cercò di farmi
ragionare la mia biondina
-Glielo dirai domattina ok?- annuii in risposta
Brittany
fece un sorriso e mi asciugò una lascrima ribelle -Sei la
ragazza più dolce che
io abbia mai icontrato, lo sai?-
"Rachel
avrebbe qualcosa da dire in contrario '' pensai
-Tu lo sei
di più- borbottai invece stringendomi ancora di
più a Brittany che mi sollevò
il viso delicatamente posandomi un bacio sulle labbra.
-E se
io...- provai qualche secondo dopo
-Non
toccare il telefono Santana-
-Va
bene...uffa-
-Quinn?-
-San, che
succede- rispose con la bocca impastata dal sonno -sono le 4 di mattina-
-Quinn tu
mi vuoi bene vero?-
-Che?-
- D-dimmi
che rimarremo amiche per sempre-
-Santana
hai bevuto?-
-Ti prego
Quinn, dimmi che sono la tua migliore amica e che rimarremo per sempre
insieme-
dissi mentre iniziavo a tirare su col naso
-Certo che
sei la mia migliore amica- iniziò Quinn preoccupata -Ma ora
dimmi cosa succede
San-
-Ecco,
Britt sta sera mi ha fatto vedere Red&Toby e allora...- Quinn
mi attaccò il
telefono in faccia.
Fissai per
qualche secondo il telefono muto, ancora mezza addormentata, prima di
appoggiarlo sul comodino e di riaccoccolarmi sotto le coperte.
Mi avvicinai
a Brittany mentre le sue braccia si avvolgevano attorno alla mia vita
nel
sonno.
Cullata
dal suo respiro mi addormentai quasi all’istante, pensando
che sarebbe stato
bello addormentarsi sempre così.
-Toby,
tu sei il mio migliore amico!-
-Anche per me è così, Red!-
-Saremo amici per sempre! Non è vero?-
-Sì, per sempre!-
***_________________________________________________________***
Ed eccoci
con il mio piccolo omaggio a Tim Burton: Red&Toby è
stato uno dei suoi
primi lavori per la disney, non come regista ma vabbè
(modalità Rachel Berry
on).
Se non
sapete chi è Tim Burton non sono sicura di voler parlare con
voi…
No dai
scherzo (più o meno) comunque grazie a tutti quelli che
leggono, seguono,
recensiscono ecc… non so quando potrò mettere il
prossimo capitolo perché dove
sto andando in vacanza non so se c’è internet;
spero a presto e grazie ancora
:) |
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Capitolo 10 *** Firework ***
-Allora è vero?
Cioè vero vero?-
-Si Trota, ma chiudi la bocca prima
che un orso la scambi per una
caverna e decida di farne la sua tana-
Brittany mi diede uno schiaffetto
sul braccio senza però riuscire
a trattenere un risolino.
-Sai Quinn devi stare attenta
quando baci quelle fauci, rischi di
perderci qualcosa dentro…- feci un ghigno divertito in
direzione della mia
amica –L’ultima volta che io l’ho fatto
ci ho perso la mia eterosessualità,
deve essere ancora lì da qualche parte-
- Si San, probabilmente
è ancora li assieme alla tua integrità morale e
alla tua capacità di amare-
rispose lei con una smorfia.
Scostai leggermente Brittany dalle
mie gambe in modo da potermi
alzare e mi diressi verso il frigo li vicino aprendolo e iniziando a
guardare
attentamente al suo interno
-Accidenti Quinn!- esclamai poco
dopo -Hai finito l'ironia!-
Lei in risposta si alzò
e mi si avvicinò bussandomi sulla testa
-Accidenti San! Hai finito
l'intelligenza!-
Sentimmo Brittany e Sam ridacchiare
ancora seduti sulle poltrone
del salotto.
-E’ così
difficile credere che Santana abbia una relazione da una
settimana?- chiese poi la mia biondina al ragazzo, riprendendo il
discorso
iniziale, che annuì vigorosamente
-E’ praticamente un
record…se escludiamo quando è stata con Quinn,
ma non vale perché non facevano che litigare-
-Non è vero- protestammo
assieme.
-Comunque visto che ora siamo tutti
sistemati potremmo fare
un’uscita a quattro- propose Sam ignorando me e Quinn.
-Scordatelo Trota, in nessun caso
farò avvicinare la mia ragazza
alle tue fauci assassine più del necessario, potrebbe
venirti fame e finiresti
per sbranarla viva-
-Ah si?- chiese divertita la mia
ragazza
-Certo- risposi sedendomi di nuovo
accanto a lei –Un bocconcino
appetitoso come te farebbe venire l’acquolina a chiunque-
-Sei una pervertita Santana, lo
sai?- Quinn si sedette sulle
ginocchia di Sam
-Meglio pervertita che zoofila,
almeno la mia ragazza non è
imparentata con il mio panino al tonno-
A quanto pare il fatto che i nostri
ragazzi fossero li con noi non
impediva a Quinn di tirarmi i suoi odiosi scappellotti.
-Dai San, usciamo tutti insieme
stasera!- esclamò al quel punto la
mia biondina -C'è l'inaugurazione di un nuovo locale e
più siamo più ci
divertiamo-
-Aspetta!- intervenne Sam
spalancando la bocca -Non mi dire che
parli del Golden Nugget-
-Lo conosci?-
-Scherzi?- esclamò lui
-E' da quando hanno annunciato che lo
avrebbero aperto che aspetto di andarci-
Brittany e Sam si scambiarono uno
sguardo entusiasta mentre sospirai
scambiandomi un'occhiata rassegnata con Quinn; qualcosa mi diceva che
quella
serata l'avremmo passata al Golden Comesichiama, e conoscendo Sam avevo
paura
di chiedere che tipo di locale era.
-QUINN!- sperai che il mio grido
superasse il rumore degli spari
-VIENI QUA DIETRO!-
Aspettai che la mia amica mi
raggiungesse dietro una catasta di
casse, al riparo dai colpi.
-Ti hanno colpita?-
-Solo di striscio- mi
mostrò un segno rosso sul fianco
-Dannazione Bionda, sei la mia
compagna di squadra se ti fanno
fuori non ce la farò da sola- sbraitai -Quello che ti ha
colpita?-
-Eliminato- rispose lei
semplicemente stringendo la presa
sull'arma che aveva in mano
-Quindi ora rimaniamo solo noi e...-
-...Sam e Britt- concluse lei per
me -Se facciamo fuori loro
abbiamo vinto-
Annuii poco convinta; probabilmente
erano nella nostra stessa
situazione, o li eliminavamo noi o ci avrebbero eliminato; lo sapevo
io, lo
sapeva Quinn e lo sapevano pure loro.
-Ripetimi come abbiamo fatto a
finire in questa situazione Bionda-
-Abbiamo due ragazzini per
fidanzati che amano le battaglie laser-
borbottò lei
E già, era da non so
più quanto che ci trovavamo in quel locale
del cavolo, dagli auto parlanti provenivano rumori di spari,
probabilmente per
creare l'atmosfera, e avevo passato le ultime ore a rotolare e
saltellare tra
varie casse e finti cespugli cercando di non farmi colpire da dei
ragazzini
urlanti, con addosso uno stupido giubbotto che registrava il laser che
ti
colpiva tingendosi di rosso.
-Dai Q, possiamo farcela- porsi il
pugno chiuso a Quinn che lo batté
col suo.
Sporsi il collo fuori dal mio
nascondiglio, possibile che questo
posto avesse una sala giochi che organizzava serate di battaglia laser
e non un
centro commerciale?
-A sinistra- sussurrò
Quinn guardando in direzione di un cespuglio
di plastica dal quale spuntava un ciuffo biondo.
-Vado io, è Sam- disse
poi iniziando a strisciare verso la fine
del nostro nascondiglio
-Quinn!- la
fermai per un
braccio facendola voltare verso di me –Sta attenta-
Lei annuì
–San…in qualsiasi modo vada voglio che tu sappia
che
io…-
-No!- la interruppi –Non
dire niente che non diresti se non
fossimo in questa situazione-
Lei annuì un ultima
volta prima di scivolare sul lato delle casse
sparendo alla mia vista.
-A noi due Britt- mormorai
sottovoce arrischiandomi a sbirciare
oltre le casse.
Nessuno.
Avevo perso di vista anche Sam e
Quinn, potevano essere sati
eliminati per quanto ne sapevo.
-Non muoverti- ordinò
all’improvviso una voce dietro di me.
-Mi dispiace per te San, vorrei non
doverlo fare ma meglio tu che
io- disse poi.
-Non so quanto possa far bene alla
nostra relazione che tu minacci
di uccidermi- dissi, leggermente divertita, voltandomi verso Brittany
che
teneva la sua pistola laser puntata contro di me.
-Lo sai come vanno le cose nelle
battaglie laser…-
-In verità no-
-Devi perdere la tua
umanità se vuoi vincere, le uniche persone
che di devono interessare sono te stessa e il tuo compagno di squadra-
spiegò
lei seria –E tu non sei nessuna delle due-
Sentii in lontananza il grido di
esultanza di Sam, Quinn non ce
l’aveva fatta, prima che Brittany premesse il grilletto.
-Non posso credere che abbiamo
dovuto pagarvi la cena- sbuffai
uscendo dal ristorante
-Erano i patti San-
-Taci Trota, ancora un
po’ e di saresti mangiato anche il tavolo-
-Che vuoi farci-
protestò Sam –Vincere mette appetito-
Sbuffai di nuovo
–E’ tutta colpa tua Quinn, come hai fatto a farti
colpire da faccia-da-Cernia?-
-Sai San, mi dispiace molto che
l’inventore che ha creato il tuo
corpo freddo e metallico con fattezze umane sia morto prima di riuscire
a darti
un cervello e dei sentimenti*- rispose lei secca.
-Ci credi che per un periodo sono
anche state la coppia più bella
della scuola?- disse Sam alla mia biondina –Poi il weekend
è finito…-
-Fai un favore al mondo Acquaman,
riempiti la bocca di plancton e
taci-
-Britt ti fermi a guardare un film
con noi?- chiese Sam appena
arrivammo davanti a casa di Quinn
-Frena quei canotti Evans, chi ti
ha detto che guarderemo un
film?- lo interruppi
-Certo Sam, mi farebbe piacere-
sorrise invece la mia biondina
ignorando la mia ultima frase.
-Ma Britt, io volevo passare la
serata con te- protestai
-Non stiamo passando la serata
insieme ora?- domandò leggermente
confusa.
-Io intendevo…lasciamo
stare- borbottai lanciando un’occhiataccia
a Quinn che ridacchiava alle mie spalle –E va bene ragazzo
Pesce hai vinto, ma
niente Star Wars-
-Ma…- provò
lui
-Ho detto no! Guardiamo Sweeney
Todd- proposi entrando in casa.
-Quel film fa paura…-
mormorò Britt lanciando un’occhiata alla
copertina del DVD dopo averlo preso dallo scaffale.
-Paura? Andiamo Britt, ci sono un
paio di scene dove vengono
recise delle carotidi e il sangue schizza un po’ ovunque ma
tolto quello…-
-Tolto quello rimane una tizia
pazza che fa a fette i cadaveri per
imbottirci dei pasticci di carne e un pazzo che va in giro a cantare
alla gente
di andare nella sua bottega a farsi ammazzare…- intervenne
Quinn –Non mi
stupisco che sia il tuo film preferito-
-Due cose Quinn: primo Helena
Bonham Carter non è una “tizia”,
è
la creatura più perfetta che abbia mai messo piede sulla
terra, seconda cosa tu
ne capisci di cinema tanto quanto Finn ne capisce di matematica e
cioè un bel
niente!-
-Scusami San- intervenne la mia
ragazza –Ripetimi un po’ chi è
Helena Bonham Carter…-
-E’ la creatura
più perfetta che…- “Ah
già, ops” –Che abbia mai messo
piede sulla terra subito dopo di
te?-
-Così va meglio-
ridacchiò lei.
-Allora guardiamo Sweeney Todd?-
chiesi speranzosa
-No San, guardiamo
Neverland….ti prego, ti prego, ti prego-
-Neverland? Ma è
depriment…- era impossibile formulare una frase
di senso compiuto quando la ragazza con gli occhi più belli
del mondo si
esibiva in un broncio adorabile -…E va bene, guardiamo
Neverland- mi arresi
lanciando un’occhiata malinconica al mio film preferito.
-P-perché è
morta? E’…è così ingiusto,
lui…lui l’amava- mi
ritrovai a mormorare qualche ora dopo.
Possibile che ogni film che
guardassi con Brittany finiva con me
che piangevo sulla sua spalla?
A quanto pare si.
-Credo che sia ora di
andare…-
-Sicura?-
-Sicura- ridacchiò la
mia ragazza cercando di alzarsi dal divano.
Cosa molto difficile dal momento
che le stavo aggrappata addosso e
non avevo intenzione di lasciarla andare.
-San…- mi
rimproverò divertita.
-Britt!- esclamò in quel
momento Sam –Me ne stavo quasi
dimenticando, volevo chiederti se hai dei programmi per dopo domani-
Lei scosse la testa
–Probabilmente starò a casa e andrò a
vedere i
fuochi la sera-
-Ma non puoi stare da sola il 4 di
luglio- protestai –Vieni da
noi, mangiamo assieme e poi ti porto a vedere i fuochi-
-Va bene- sorrise –Ma ora
lasciami andare, devo lavorare domani-
-Uffa-
I due giorni seguenti passarono
veloci, la mattina andavo da
Brittany al bar, il pomeriggio facevamo qualcosa con Quinn e gli altri
e la
sera…ehm…guardavamo un film.
E in un attimo era arrivato il 4 di
luglio.
-Santana?!-
-Che c’è
Barry?-
-Dov’è il
cestino con l’insalata?-
-Perché lo chiedi a me?
Io non centro con le insalate, quelle le
doveva preparare Kurt-
-Io dovevo pensare alle salse, le
insalate Quinn mi pare-
intervenne lui passando in quel momento.
-Fermi tutti, Quinn non doveva
pensare alle bibite?- chiesi
cercando di orientarmi nella piccola cucina resa caotica dai
preparativi per il
pic-nic serale.
-No, sono sicuro che doveva fare
l’insalata-
-E allora chi ha preso da bere?-
-Ma soprattutto- intervenne Rachel
–Dov’è l’insalata?-
-Direi piuttosto
dov’è Quinn…-
-Se cercate Quinn e fuori con Finn
e Sam- disse Blaine scendendo
le scale con dei cestini da pic-nic.
-Che ci fa li fuori, doveva
preparare le bibite-
-Le insalate- mi corresse Kurt
-Stanno caricando la griglia in
macchina- spiegò Blaine posando i
cestini sul tavolo.
-Vado a chiederle
dell’insalata- mi arresi uscendo
-Ehi San, sono pronte le bibite?-
mi chiese la mia amica appena mi
vide
-Non dovevo pensare io alle bibite,
mi avete detto di occuparmi
delle posate e delle tovaglie-
-Cosa?- esclamò
–Chi te lo ha detto?-
-Uhm…Rachel mi
pare…-
-Allora nessuno ha preso da bere?-
-Pensavo lo facessi tu…-
-No io pensavo alle insalate-
-Ah già, a proposito di
questo, dove le hai messe?- chiesi
ricordandomi perché ero uscita
-Sono in frigo vicino alla carne-
-Ok…non poteva prendere
da bere Sam?-
-No, lui si occupato del pesce-
“Sam,
questo si chiama cannibalismo”
-Quindi non abbiamo da
bere…- mi arresi alzando poi lo sguardo
quando vidi la macchina di Brittany fermarsi davanti a casa nostra.
-Ehi- ci salutò la mia
ragazza con un sorriso venendoci incontro
–Ho portato da bere come mi avevate detto-
Io e Quinn spalancammo gli occhi
sorprese.
-Chi ti ha detto di portare da
bere?-
-Sei stata tu San-
spiegò Brittany –Ieri sera-
-Sul serio?- non me lo ricordavo
per niente.
-Meglio così- intervenne
Quinn –Adesso sappiamo chi ha portato da
bere-
-Santana sei morta? Ci serve
l’insalata- mi richiamò Rachel da
dentro casa.
-Chi ha portato la base per la
griglia? Senza non possiamo
iniziare- chiese Finn
-C’è
l’ha Sam-
-E dov’è?-
-Ha sbagliato strada, mi ha detto
che arriverà fra cinque minuti-
mi chinai a recuperare il tavolino pieghevole dalla macchina di
Brittany.
Avevamo deciso di andare al lago e
fare il pic-nic sulla spiaggia,
stranamente eravamo stati gli unici ad avere quell’idea o
forse semplicemente
eravamo i soli abitanti di quel posto (teoria che sembrava consolidarsi
ogni
giorno di più).
Alla fine, dopo molti (molti,
molti, molti) problemi eravamo
riusciti a fare il nostro pic-nic che, alla fine, si era trasformato in
una
cena attorno al fuoco che Sam e Finn avevano acceso.
-San…- mi
sussurrò Brittany nell’orecchio quando ormai
avevamo
finito di mangiare –Vieni con me-
Mi porse la mano per aiutarmi ad
alzarmi dalla sabbia e si
incamminò velocemente verso una collinetta a pochi metri
dalla spiaggia.
-Vieni, corri- mi
trascinò per il braccio –Non dobbiamo fare
tardi-
-Britt…- ansimai
seguendola a fatica –Rallenta-
-Dai Sannie, ci siamo quasi-
Alla fine riuscimmo ad arrivare in
cima e lei mi fece segno di
sedermi vicino a lei sull’erba.
-Ora mi dici perché
siamo qui?-
-Aspetta- mi bloccò
–Ecco, ci siamo- disse poi emozionata fissando
il cielo.
Seguii il suo sguardo e non vidi
nulla poi, all’improvviso, si
sentì un fischio acuto seguito da un botto quando il primo
fuoco d’artificio
scoppiò in aria seguito poi da un secondo e un terzo.
Fissai il cielo estasiata, incapace
di parlare davanti a quello
spettacolo.
-Da quando ho iniziato il college
vengo sempre qui a guardare i
fuochi- iniziò la mia biondina –Ma tu sei la prima
persona che porto con me…-
Mi voltai a fissarla negli occhi
–Davvero?-
Lei annuì con un sorriso
–E’ un posto speciale per me e volevo
essere sicura di condividerlo solo con una persona altrettanto
speciale-
Aprii e chiusi la bocca un paio di
volte senza riuscire a trovare
qualcosa da dire –Grazie- mormorai alla fine –Anche
tu sei speciale per
me…tanto-
Ormai avevo dimenticato i fuochi,
davanti a me avevo uno
spettacolo infinitamente più bello.
Brittany sorrise avvicinandosi al
mio volto per baciarmi.
Questa volta i fuochi
d’artificio scoppiarono dentro di me, al
solo contatto con quelle labbra.
“Forse”
pensai
“E’
davvero questo l’amore”
***________________________________________________________***
*piccolo riferimento a Edward mani
di Forbice [Non so se si è
capito che adoro Tim Burton ]
Per intenderci, sono fermamente
convinta che Naya e Heather siano
due delle ragazze più belle del mondo ma sono altrettanto
fermamente convinta
che Helena Bonham Carter sia la donna più
bella del mondo.
Per quanto riguarda Sweeney Todd e
Neverland sono due dei miei
film preferiti e sono ugualmente fermamente convinta che adorare
Sweeney Todd e
imitarlo gridando minacciosamente “At last, my arm is
complete again!” ogni
qual volta ho in mano un coltello nei pressi di una finestra non un sia
segno
di pazzia.
Come potete vedere sono
riuscita a trovare una connessione, non so
per quanto l’avrò disponibile ma pertanto che
c’è l’ho ne approfitto :)
|
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Capitolo 11 *** Goodbye… ***
Dicono che quando ti diverti il
tempo sembra passare più in
fretta, dicono anche che passi ancora più in fretta in
compagnia della persona
che ami.
Non ero sicura quale delle due
frasi rispecchiasse di più il tempo
che passavo con Brittany, ma in entrambi i casi avevano ragione. Quei
due
ultimi mesi sembravano essere volati e prima che me ne accorgessi era
il 27
agosto e di li a pochi giorni sarei dovuta tornare a N.Y.
Senza Brittany.
E questo per me voleva dire una
cosa sola…
-San?- Quinn si sedette accanto a
me, quella mattina ero rimasta a
casa –Che ti succede? Non ti vedevo così abbattuta
da quando non hanno dato
l’oscar a Helena Bonham Carter per il suo ruolo ne
“Il Discorso del Re”-
-Devo lasciarla.- dissi lapidaria
-Cosa? Chi?-
-Brittany…- spiegai
–Fra tre giorni torno a New York e tra noi due
finirà, tanto vale che io la lasci oggi-
Quinn mi guardò
sconvolta –Stai scherzando vero?-
-No, perché dovrei?-
-Sai San, stavo iniziando a credere
che tu fossi capace di provare
qualche sentimento ma a quanto pare ti hanno asportato il cuore per
fare spazio
al silicone che ti imbottisce il petto; come puoi pensare di lasciarla?-
-Quinn due cose: primo smettila di
prendere lezioni da Sam su come
fare della pessima ironia, secondo non credo nelle storie normalmente,
figuriamoci quelle a distanza-
-Sei una codarda lo sai? Sei solo
spaventata-
-Spaventata da che?-
-Dal fatto che ti stai innamorando
di Brittany!- esclamò
-Ma che cavolo dici Bionda? Io non
mi…-
-E piantala Santana, forse speri di
ingannare ancora qualcuno con
la storia del “Santana Lopez non si innamorerà
mai” ma l’unica che inganni è te
stessa-
-Che ne sai tu Quinn? Solo io posso
sapere cosa provo ok?- sbottai
arrabbiata.
-No Santana, tu ti costringi a non
amare per paura che ti venga
fatto del male; non
ti rendi conto di
come il tuo viso si illumina quando sei con Brittany, non vedi come la
guardi-
-Ah si? E come la guardo?-
-Come se fosse l'unica persona al
mondo in grado di renderti
felice...-
Rimasi in silenzio e mi concentrai
sulla mia tazza di
caffè…sembrava così strano fare
colazione senza Brittany, senza la sua vocetta
allegra che mi raccontava estasiata i sogni della notte precedente,
spesso
popolati da fatine e unicorni, senza le sue facce buffe e le sue
proposte
entusiaste su cosa avremmo potuto fare durante la giornata.
E in quel momento realizzai che
probabilmente quelli erano gli
ultimi tre giorni in cui avrei potuto fare colazione con lei.
Fu una sensazione che non avevo mai
provato prima, come se
all’improvviso qualcuno avesse messo un peso enorme sul mio
petto, mi sembrava
impossibile persino respirare.
L’unica cosa che mi
sentii di fare in quel momento fu scoppiare a
piangere, una cosa infantile e stupida.
E non mi piaceva, sentirmi
infantile e stupida.
Ma più di tutto non mi
piaceva l’idea di dovermi separare dalla
mia ragazza, dalla ragazza che amavo, ormai
tanto valeva ammetterlo.
Sentii le braccia di Quinn
circondarmi ma non ci feci quasi caso;
alla fine lo avevo ammesso a me stessa, ero innamorata di Brittany
Pierce.
-Santana, la porta!- ignorai il
grido di Quinn e mi rannicchiai
ancora di più sul divano.
“Temo
di essermi persa un passaggio
Lopez” sentenziò la mia
vocina mentale “Quand’è
che ti sei
trasformata in una ragazzina patetica?”
-Santana!- ignorai di nuovo Quinn e
il campanello che suonava per
la seconda volta, la mia amica mi lanciò
un’occhiataccia superandomi per andare
ad aprire la porta
-Ciao Britt- la sentii dire
–San è di la-
-Ehi San- la figura della mia
ragazza invase il mio campo visivo
qualche secondo dopo –San? Che succede? Stai male?-
-No Britt stai tranquilla- mi tirai
a sedere –Sono solo un po’
stanca…-
Lei annuì un
po’ incerta prima di sedersi di fianco a me
–Andiamo
al lago, ti va?- propose poi.
-Certo-
Qualche minuto dopo eravamo sedute
sulla sabbia a guardare le onde
infrangersi a qualche metro da noi.
-San?-
-Dimmi piccola-
Esitò -Quando
tu...quando tornerai a N.Y. cosa ne sarà di noi?-
Proprio la domanda che temevo.
Avevo davanti a me due
possibilità: la prima, lasciarla,
infinitamente più facile e allora perché mi
sembrava così sbagliata?
“Perché
sei innamorata di lei”
Scossi la testa, dentro di me avevo
sempre saputo cosa avrei
scelto.
-Non lo so Britt, so solo che sei
l'unica ragazza con cui sono
riuscita a stare per più di due settimane- ridacchiai
–Quello che c’è fra noi
due per me significa molto- aggiunsi poi seria
-Tu credi nelle relazioni a
distanza?- chiese Brittany titubante
-No- risposi sincera -Ma credo in
noi due-
-Quindi?-
-Quindi, se anche tu lo vuoi,
riusciremo a resistere per un anno-
Lei sorrise e vedendo il luccichio
nei suoi occhi capii di aver
fatto la scelta più giusta.
Mi si avvicinò,
intrappolandomi in un abbraccio.
-Ti amo- sussurrò al mio
orecchio.
-Ti amo-
Il mondo sembrò fermarsi
per un attimo.
Il mio cuore fece una capriola nel
petto, mi sembrava impossibile
che lo avesse detto davvero.
"Mi ama" continuavo a ripetermi.
Per un attimo mi sentii la persona
più felice della terra, mi
amava il resto non aveva più importanza.
Era
il momento migliore per
dirle che l'amavo anche io
-Britt- iniziai -...grazie.- fu invece tutto quello che
uscì dalle mie
labbra
''Uhm,
non ne sono del
tutto sicura ma credo di aver appena commesso un lieve errore di
pronuncia nel
dire ''ti amo anche io'... ''
-Grazie?- mormorò
confusa sciogliendo l’abbraccio
"Fantastico Santana, le hai appena
detto grazie; i calci li
vuoi prima o dopo l'applauso?"
-Britt io...-
-Non importa San, se non ti senti
pronta a dirlo o non provi lo
stesso fa niente...- cercò di sminuire ma vidi che ci era
rimasta male
-Mi dispiace io...io non so cosa mi
sta succedendo-
Perché mi ero bloccata?
L'immagine di mia madre che esce di
casa con le valige mi apparve
in mente.
Ecco perché.
"Vale la pena impegnarsi nell'amore
se questo non dura
mai?"
Ancora quella domanda
"No" rimbombò nella mia testa.
"No" neanche
con lei riusciva a essere diverso.
-Brittany io...mi-mi dispiace -
ripetei
Senza lasciarle il tempo di
rispondere corsi via,
scappai...scappai come scappavo sempre
Neanche con lei riusciva a essere
diverso.
Ignorai Brittany che chiamava il
mio nome e afferrai il cellulare
dalla mia borsa e composi un numero.
-Quinn? Vienimi a prendere per
favore-
Mi dondolavo
sull’altalena nel retro del giardino di Quinn, ero
un’idiota.
E come al solito avevo rovinato
tutto.
Sentii dei passi dietro di me, non
mi girai a vedere chi era, non
ne avevo bisogno, riconobbi all’istante il suo profumo.
-Hei...- si sedette nel seggiolino
accanto al mio -Quinn mi ha
detto dei tuoi...non lo sapevo, mi dis-
-Non dire mi dispiace- la
interruppi -Tu non hai fatto nulla, anzi
sono io che ti chiedo scusa, mi dispiace, avrei dovuto parlartene io...-
-Non importa San, posso capire-
Rimase in silenzio, semplicemente
seduta accanto a me.
Stranamente non mi dava fastidio
che Quinn le avesse parlato dei
miei, anzi mi dava sollievo sapere che lei sapeva almeno una parte
della
storia.
Mi stupii, di solito a questo punto
le persone se ne andavano, o
io le mandavo via, eppure lei era ancora li, seduta accanto a me.
-Britt, per quello che ti ho detto
prima o meglio che non ho
detto...-
-Non ci pensare- mi interruppe lei
stavolta -Hai ragione tu, la
fiducia va guadagnata, anche quella nell'amore e io ti prometto che mi
ci
metterò di impegno per fartela guadagnare.-
Mi girai stupita verso di lei
–Tu…non vuoi lasciarmi?- l’avevo
dato per scontato.
-Certo che no! Non ti libererai di
me così facilmente- sorrise
alzandosi e mettendosi davanti a me.
-Grazie- dissi di nuovo, questa
volta con un sorriso sul volto.
Lei si piegò alla mia
altezza –Quando vuoi- sorrise ancora prima
di baciarmi.
-Hai preso tutto?-
-Si…sicura di volermi
accompagnare? Posso andare con Rachel e
Finn, Sam gli accompagnerà alla stazione fra poco-
-No, ti accompagno io- disse la mia
ragazza con un tono che non
ammetteva repliche –Passami le valige, inizio a caricarle in
macchina-
Le lanciai un’occhiata
sottocchio mentre le passavo le mie borse,
era tutta la mattina che era di cattivo umore.
-Ehi San…-
-Quinn…grazie per
l’ospitalità e per il tuo stupidissimo divano
letto. Sei sicura che non sia rotto? No perché o non
funziona o ha una
combinazione tipo cassaforte e tu hai dimenticato di darmela- sbuffai
-Devi proprio ripeterlo ogni volta
San… stai per partire di nuovo
per New York cavolo! Chissà per quanto tempo non ci
rivedremo, un “mi mancherai
tanto” sarebbe gradito- borbottò lei
-Certo che mi mancherai
Quinn…- mi avvicinai per abbracciarla.
-Anche tu mi mancherai-
sussurrò.
Rimanemmo per un attimo strette in
quell’abbraccio.
-Sarà meglio che vada
ora…- dissi allontanandomi –Ci sentiamo poi
quando arrivo-
-San aspetta!- mi
bloccò.
-Che c'è Bionda?-
-Prima che tu te ne vada volevo
dirti una cosa...- la fissai in
attesa
-A proposito del divano
letto….-
-Se vuoi dirmi ora come si apre
è un po' tardi Q. , avresti potuto
farlo le ultime 700 volte che te l'ho chiesto-
-Ecco...- abbassò lo
sguardo con aria colpevole -Non è un divano
letto, è un divano e basta ecco perché non
riuscivi ad aprirlo-
Mi raggelai -Come scusa?-
-Le stanze erano finite e non mi
sembrava carino dirti che dopo
tutta la strada che avevi fatto dovevi dormire sul divano
perciò...-
-Bionda, mi stai dicendo che ho
perso ogni sera mezz'ora a cercare
di trasformare un comunissimo divano in uno stupidissimo letto per tre
mesi
quando tu sapevi benissimo che non ci sarei mai riuscita?-
-Esatto-
-Va bene... scegli come preferisci
morire-
-San muoviti o perderai il treno-
la mia biondina fece irruzione
in casa e mi afferrò il braccio trascinandomi verso la
macchina.
-TORNERO' FABRAY- gridai mentre
Brittany praticamente mi
costringeva a salire in macchina
-TORNERO' E LA MIA VENDETTA SARA'
TREMENDA!!-
Quinn rise e mi fece ciao-ciao con
la manina mentre la macchina si
allontanava da casa.
Dio, quanto mi sarebbe mancata.
-Sembri di cattivo umore-
-Lo sono- borbottò
Brittany.
Stavamo passeggiando lungo la
banchina mano nella mano aspettando
l'arrivo del treno.
-Perché?-
-Secondo te?-
-Britt...- cominciai fermandomi.
-Lo so che devi partire San, solo
che non mi fa piacere che tu lo
faccia- disse lei abbassando lo sguardo.
-Sai che non posso restare...-
-Si, lo so-
Le sollevai il viso con la mano
-Sai anche che vorrei farlo?-
chiesi fissandola negli occhi
Lei annuì ma, quando
vidi una lacrima nell'angolo destro del suo
occhio, fui seriamente tentata di restare
-Non piangere piccola- sussurrai
Brittany mi si lanciò
tra le braccia stringendomi forte -Mi
mancherai Sannie-
-Anche tu ma ci sentiremo ogni
giorno, promesso-
-Non sarà la stessa cosa-
-No, ma ce la faremo.-
-Il 90 % delle storie a distanza
non funzionano...-
-Bene, allora noi saremo il 10% ok?-
Mi guardò negli occhi
prima di rispondere -Ok-
L’auto parlante
annunciò l’imminente partenza del mio treno e,
seppure a malincuore, mi dovetti separare dalla mia ragazza e
raggiungere
Rachel e Finn nel nostro scompartimento.
Fuori dal finestrino Brittany ci
salutava con la mano ma solo
quando il trenò iniziò a muoversi mi
fissò dritto negli occhi.
“Ti
amo” mimò
con le labbra.
Sorrisi quando lei portò
le mani sopra la testa, unite a formare
un cuore, regalandomi un sorrisino.
Continuai a tenere lo sguardo
incatenato al suo fino a quando non
divenne un puntino in lontananza.
“Ti
amo anche io” dissi tra me e me quando ormai il
treno si era
allontanato dalla stazione, lanciando un ultima occhiata dal finestrino.
"Ed eccomi diretta a NY" pensai
poi
abbandonandomi sul sedile.
Dicono che sia la città
dove si avverano i sogni ma io il mio
sogno lo stavo lasciando in quella piccola cittadina vicino a Yale, il
mio
piccolo sogno biondo.
***___________________________________________________***
Sono tornata alla
civiltà dopo una settimana costretta in un posto
dove erano rimasti all’invenzione della ruota.
Scusatemi per la battuta su Helena
ma in qualche modo devo pur
sfogare la mia frustrazione (Ma come si fa a non darle un oscar?
Dovrebbero
dargliene uno per ogni ruolo che interpreta!)
E si, lo so, il capitolo non
è dei migliori ma purtroppo non ho
ancora trovato un modo per rubare il talento di J.K. Rowling quindi il
massimo
che posso fare è sperare che vi piaccia lo stesso.
Grazie a tutti e a presto.
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Capitolo 12 *** I Miss You ***
-Kurt…non ce la faccio
più…-
Il ragazzo alzò gli
occhi al cielo ignorando il mio ennesimo
lamento.
-Kurt?- niente –Kurtie?-
ancora niente –Kur…-
-Santo cielo Santana, che
c’è ancora?!- sbottò staccando
finalmente gli occhi dalla rivista –Oh no aspetta, fammi
indovinare- disse poi
prima che potessi aprire bocca –Brittany ti manca da morire e
non sai quanto
ancora potrai resistere senza di lei?-
-E’ per questo che passo
il tempo con te Kurtie- risposi –Tu mi
capisci…-
-No San, passi il tempo con me
perché Rachel ha le prove e io non
sono riuscito a buttarti giù dal mio divano-
-Kurt…- gemetti di nuovo
–Kurt, quanto manca a giugno? Devo
rivederla, non posso credere di aver resistito tutto questo tempo-
Lui sospirò
rumorosamente –Considerando che è passato un mese
dall’ultima volta che vi siete viste direi che a giugno ne
mancano ancora nove…-
Soffocai un altro lamento nel
cuscino del divano.
-Kurt?-
-Che vuoi?-
-Mi vai a comprare del gelato?-
-Scordatelo-
-Daiiii-
-No, non esiste, non lo
farò mai-
-Grazie mille Kurt- dissi qualche
ora dopo.
-Taci e mangia il tuo gelato-
Affondai il cucchiaio nella
coppetta di variegato nutella
“Fai
sul serio Lopez? Gelato e faccia
da funerale? Cos’hai quindici anni?”
Eh già, la mia vocina
mentale era ancora li, pronta come sempre a
colmare la mancanza degli insulti di Quinn.
Il rumore di chiavi che giravano
nella serratura seguito sa un
“Sono a casa amore” mi fece alzare lo sguardo solo
per un istante.
-Santana che ci fai qui?- chiese
Blaine entrando nel soggiorno
ottenendo solo un sommesso brontolio da parte mia.
-Lasciala perdere - rispose Kurt
lanciandomi un’occhiataccia –Ha
un attacco di Brittalgia-
-Capisco… ti ho preso la
posta ragazza innamorata-
-Anche tu con quel soprannome?
Cos’è Quinn aveva accumulato troppi
insulti e non potendo dirmeli di persona ti ha nominato suo portavoce?-
borbottai
allungandomi a prendere le buste che Blaine mi stava porgendo.
Mi chiedevo spesso quale sacrilegio
dovevo aver compiuto per
finire a vivere nello stesso palazzo con Kurt, Blaine e ,ormai dalla
fine da un
mese, anche con Rachel e Finn.
Ancora non ero riuscita a trovare
una risposta.
-Bolletta, bolletta,
pubblicità per un centro benessere…- iniziai
sfogliando le lettere.
-Dalla a me quella!-
esclamò Kurt strappandomela di mano
-...Cartolina di mia madre
e…invito a un matrimonio?- fissai
confusa la busta bianca tra le mie mani.
-Ne abbiamo ricevuto uno anche io e
te Kurt- disse Blaine aprendo
la sua –E’ del matrimonio del signor Shue!-
esclamò subito dopo.
“William
ed Emma sono lieti di
annunciare il loro matrimonio in data 16-10-2016”
Lesse ad alta voce “Siete
invitati a partecipare alla loro gioia in questo giorno
così…”
-Bla bla bla- lo interruppi
–Abbiamo capito-
-Finalmente si sposano!-
esclamò invece Kurt –Era ora, sono anni
che progettano questo giorno-
-Lo sappiamo Puffetto, eravamo a
scuola con te-
Kurt aprì la bocca per
protestare ma la suoneria del mio cellulare
,quella personalizzata per Brittany, lo interruppe.
Quasi rovesciai la mia vaschetta di
gelato per rispondere.
-Britt?- risposi andando in cucina.
-Ciao
piccola- salutò
lei allegra –Come stai?-
-Mi manchi-
La sentii ridacchiare
dall’altro capo del telefono, ormai tutte le
nostre telefonate iniziavano con questo scambio di battute.
-Mi manchi
anche tu…-
aggiunse subito dopo.
-Allora, come è andata
oggi?-
-Non male,
ci hanno dato una
settimana di vacanza dal 12 al 19 ottobre perché il nostro
preside ha avuto un
esaurimento nervoso, ci credi?- rise ancora.
Lanciai un’occhiata al
mio invito al matrimonio “16 ottobre” e mi
ritrovai a ringraziare Dio, Zeus e chiunque altra divinità
di mia conoscenza
(anche qualcuna che avevo probabilmente inventato sul momento) per
quella
felice coincidenza.
-Britt?- chiesi dopo solo un
secondo di esitazione
-Dimmi-
-Ti andrebbe di venire con me a un
matrimonio?-
-Quanto cavolo manca ancora al 12?-
-Me lo hai chiesto cinque minuti fa
Santana, la risposta è sempre
la stessa- era strano sentire Rachel lamentarsi perché una
persona parlava
troppo, insomma di solito era il contrario.
“Probabilmente
questo è un universo
parallelo, questo spiega la mia improvvisa trasformazione in una
dodicenne alle
prese col suo primo amore” pensai tra
me e me.
“Tecnicamente…”
ribatté
una vocina nella mia testa “Questo è
il tuo primo amore”
Possibile che
dovessi discutere persino con me stessa? Eh già.
Era esattamente
da una settimana, dall’invito al matrimonio, che aspettavo
che arrivasse
mercoledì 12 quando Quinn e Britt sarebbero arrivate insieme
a Sam.
-Al diavolo!-
esclamai alzandomi –Io vado a dormire…-
-Alle due del
pomeriggio?-
Odiavo quando la
nana aveva ragione.
“Coraggio
Lopez, ancora due giorni, solo due
giorni”
-E se la
chiudessimo in cantina fino a domani?-
-Guarda che ti ho
sentito Kurt!- borbottai –Potete andarvene se non volete
sentirmi, non vi ho
chiesto io di venire a casa mia-
-Veramente è
proprio quello che hai fatto- ribatté Rachel
Ancora un giorno
e sarebbe stato il 12, ancora poche ore e avrei rivisto la mia ragazza.
L’unica ragazza
capace di trasformare Santana Lopez in una ragazzina piagnucolosa.
L’unica ragazza
capace di farmi sorridere sempre.
L’unica ragazza
di cui mi ero mai innamorata.
-Non vai ad
aprire?- chiese Kurt
-Eh?-
-Hanno suonato
alla porta, non hai sentito?-
Il campanello
suonò di nuovo e stavolta lo sentii anche io.
-Vai tu- dissi
senza alzarmi dal divano.
-Non ci penso
nemmeno, alza le chiappe Lopez!-
Mi alzai di
malavoglia, borbottando in spagnolo contro Kurt, ma appena aprii la
porta le
parole mi morirono in gola.
-Brittany?-
probabilmente stavo sognando.
Era impossibile
che fosse davvero li davanti a me.
Impossibile che
fosse ancora più bella di come la ricordavo.
-Ciao piccola-
sorrise lei.
-Ciao anche a te
Santana, è un piacere vedere che ti sono mancata tanto-
-Ciao Quinn-
mormorai distrattamente senza togliere lo sguardo da Brittany.
-Oh santo cielo!-
esclamò Quinn vedendo che nessuna delle due si muoveva
–Prenditela!-
aggiunse poi spingendola verso di me –E tienimela lontana! Se
parla con me
ancora una volta la strangolo!-
Brittany fece una
risatina –Può darsi che io sia stata un tantino
impaziente in questi giorni e
abbia parlato leggermente tanto di te…- disse poi in
risposta al mio sguardo
confuso.
-Un tantino
impaziente?- ringhiò Quinn –Rachel sembrava una
muta in confronto- disse per
poi sorpassami ed entrare in casa seguita da Sam che mi
salutò con un cenno
quando mi passò accanto.
-Non dovevate
arrivare domani?- chiesi, incredula, a Brittany, ancora di fronte a me.
-Siamo partiti
subito dopo pranzo per arrivare oggi pomeriggio, sotto mia leggera
insistenza-
-LEGGERA?!- urlò
una voce da dentro casa
-FATTI GLI AFFARI
TUOI BIONDA!- gridai in risposta per poi tornare a rivolgermi alla mia
biondina.
-Mi aspettavo
un’accoglienza più calorosa- disse lei sorridendo.
-Ho paura di
toccarti e scoprire che questo è solo un sogno- mormorai
facendo un sorrisetto
a mia volta.
-Scema- sorrise
divertita –Allora hai intenzione di stare tutto il giorno
ferma li sulla so…-
Non la feci
finire; in un solo passo colmai la distanza che ancora c’era
fra di noi
prendendole il viso tra le mani e poggiando le mie labbra sulle sue.
La sua sorpresa
durò solo un secondo perché le sue braccia
corsero subito a circondarmi la vita
per stringermi a se.
Quanto mi era
mancato poterla avere tra le braccia, baciarla, sentire il suo profumo.
-Così va
decisamente meglio- soffiò sulle mie labbra facendomi
sorridere.
La strinsi ancora
di più a me
-Mi sei mancata-
sussurrai
-Anche tu-
-DOVETE STARE AD
AMOREGGIARE SULLA PORTA O VOLETE ENTRARE?-
-Quinn doveva
venire per forza?-
-E’ la tua
migliore amica no?- disse divertita prima di staccarsi da me per
entrare in
casa.
-Mi è mancato
fare questo- dissi passando ancora una volta le dita tra i capelli di
Brittany
che come sempre teneva la testa appoggiata alle mie gambe.
-E a me mancavano
i nostri pomeriggi insieme- rispose lei con un sorriso dolce.
-E a me invece
mancava potervi dire quanto siete disgustosamente sdolcinate-
-Quinn, non hai
sentito un colpo prima quando eri in macchina? Mi sa che venendo in qua
hai
investito il romanticismo-
Lei fece una
risatina finta –E tu non hai sentito uno sparo quando hai
detto quella battuta?
Mi sa che l’umorismo si è appena suicidato-
Stavo per
ribattere quando Brittany si tirò su di colpo per stamparmi
un bacio a
tradimento.
-Qualcuno doveva
fermarvi- disse poi a mo’ di spiegazione
–Altrimenti chissà per quanto sareste
andate avanti-
-Britt la
prossima volta che parlo troppo non farti problemi a zittirmi- Quinn
vece un
sorrisetto malizioso.
-Bionda prova
solo a avvicinarti alla mia ragazza e ti riduco talmente male che
potrai
starnutire solo dall’ombelico- ringhiai fulminandola con lo
sguardo.
-Ecco uno
spettacolo che mai e poi mai avrei pensato di vedere in vita mia,
subito dopo Finn
con un taglio di capelli decente- disse lei –Santana Lopez
gelosa-
-Sono sempre più
convinta che l’acqua ossigenata che hai usato per schiarirti
i capelli sia
penetrata sotto la pelle e ti abbia fritto il cervello Qui…-
un altro bacio mi
impedì di finire la frase.
Brittany mi era mancata.
Dio, se mi era
mancata.
-Dai Santana,
avanti…-
-Scordatelo
Trota-
Sam mi guardò con
uno sguardo supplichevole che ignorai senza sforzo.
Mai, mai e poi
mai l’avrei accompagnato alla proiezione interattiva di
Avatar, figuriamoci
quando avevo la mia ragazza tutta per me dopo un mese di lontananza.
-E va bene…- si
arrese lui per poi spostare lo sguardo verso Brittany illuminandosi
come se
avesse appena avuto un’idea fantastica.
-Non provarci
Evans- lo aggredii intuendo il suo piano –Non
lascerò che i pochi e preziosi
minuti che posso condividere con la mia splendida ragazza vengano
inghiottiti
dalle tue enormi fauci-
-Non ho mai visto
Avatar- intervenne Brittany in quel momento.
-Bionda ti giuro
che prima o poi ucciderò il tuo ragazzo e lo
appenderò alla parete assieme agli
altri trofei di pesca-
Non potevo
credere che Brittany, la mia Brittany,
avesse preferito andare a vedere uno stupidissimo film con Sam
piuttosto che
restare con me.
-San dopo un po’
di tempo le tue battute su Sam perdono il loro lato divertente lo sai?-
-Mai fatto
battute Quinn- replicai
Lei sospirò
esasperata per poi sedersi vicino a me.
-Brittany mi ha
raccontato quello che è successo quel giorno al lago- disse
dopo un po’,
improvvisamente seria.
-Uhm?-
-Quando mi hai
chiamato per venirti a prendere-
-Ah-
Non avevo dato
nessuna spiegazione a Quinn del mio comportamento di quel giorno, e lei
non mi
aveva fatto nessuna domanda.
-Sto aspettando-
dissi spezzando il silenzio.
-Aspettando
cosa?- chiese confusa
-Aspetto che tu
inizi la tua filippica su quanto sia stata codarda, stupida, abbia dato
poca
fiducia all’amore eccetra…-
-Non ne avevo
intenzione ma se proprio ci tieni…-
-Non ci tengo!-
la interruppi secca.
Lei fece una
risatina –Volevo solo dirti che se hai bisogno di parlare io
sono qui-
Erano in momenti
come quelli che capivo quanto fosse veramente profondo il legame fra me
e
Quinn, sapeva sempre cosa mi passava per la testa ma era lo stesso
disposta a
stare ad ascoltarmi per ore e ore se era necessario.
-Grazie…-
mormorai appoggiando la testa alla sua spalla
Lei mi accarezzò
i capelli aspettando pazientemente che mi decidessi a parlare.
-Credo di amarla
Q- dissi infatti dopo qualche minuto di silenzio
-Dov’è il
problema allora?-
-Credo di
amarla, è questo il problema;
non so se la amo davvero e io…io non me la sento di
sbagliare-
Non aggiunsi
altro e lei nemmeno.
-Sam mi ha detto
che mi ama l’altro giorno- disse all’improvviso
-E tu?-
-Gli ho detto che
lo amo anche io-
Me lo aspettavo.
-E ne sei sicura
Quinn? Al cento per cento?-
-Forse-
-Forse è come
dire no- borbottai
-Quando sono con
lui mi sento davvero felice San, mi fa stare cosi
bene- sospirò –E quando mi ha detto di
amarmi…mi ha reso
ancora più felice. –
Sapevo cosa
provava, era quello che avevo provato anche io con Brittany, che
provavo in
ogni momento che passavamo assieme.
-Forse non lo amo
al cento per cento- continuò Quinn -Ma mi accontento anche
di un ottanta o
novanta percento per vederlo felice come lui ha reso felice me-
Calò ancora una
volta il silenzio.
-Accidenti Quinn-
borbottai dopo aver riflettuto sulle sue parole –Ti nutri di
romanzi rosa o hai
seguito il corso “Frasi profonde e
innamorate a ogni ora del giorno”? Hai un brillante
futuro come scrittrice
di frasi per i cioccolatini-
“O
in alternativa” pensai qualche
secondo dopo “Come tira-schiaffi
professionista”.
Mi accoccolai
meglio nel mio letto matrimoniale.
“Sam
mi fa stare cosi bene…” la voce di Quinn mi
rimbombò in testa.
Brittany mi
faceva stare cosi bene
“…Per
vederlo felice come lui ha reso felice
me”
Per vederla
felice come lei ha reso felice me forse…forse valeva la pena
di rischiare di
sbagliare.
Brittany si mosse
piano tra le mie braccia.
-Britt?-
sussurrai incerta se svegliarla o no.
-Uhm?-
“Vale
la pena di impegnarsi nell’amore se
questo non dura mai?” chiese
all’improvviso una vocina nella mia testa.
“Britt,
io ti amo”
-Britt io…niente,
torna a dormire-
“No” risuonò ancora una
volta dentro di me “No, non vale la
pena”
E per quanto lo
desiderassi, per quanto una parte di me, quella che scoppiava di gioia
semplicemente nell’avere Brittany addormentata accanto a me,
dicesse il
contrario quella risposta sembrava non cambiare mai.
Sembrava.
***______________________________________________________________***
Altro salto
temporale, se scrivessi mese per mese tutti e dieci gli anni della
storia
probabilmente non finirei più, ed ecco le nostre ragazze di
nuovo insieme;
megio così giusto?
Giusto?
|
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Capitolo 13 *** Mrs and Mister Shuester ***
-San?-
-Uhm?-
Brittany salì sul
letto e gattonò fino a me -Mi annoio-
Sorrisi maliziosa
abbassando il libro che stavo leggendo –Credo di poter
trovare un modo per
passare il tempo- mormorai avvicinandomi a lei fino ad afferrarla per i
fianchi
tirandola su di me, cercando le sue labbra con le mie.
-San…-
mormorò
lei allontanandosi leggermente.
Mormorai
contrariata e la baciai di nuovo impedendole di parlare.
-Santana!-
esclamò divertita tirandosi di nuovo indietro.
-Che c’è?-
-Non prenderla
male…- iniziò –Ma sono qui da due
giorni, domani partiamo per Lima e l’unica cosa
che ho visto di New York è la tua stanza -
-Non è vero-
protestai –Hai visto anche il resto della casa -
Brittany alzò un
sopracciglio –Fai sul serio?-
-Fino a qualche
ora fa non mi sembrava ti dispiacesse stare in camera mia- la accusai
cercando
di nuovo di baciarla.
-Esatto San, fino
a qualche ora fa-
-Con questo cosa
vorresti insinuare?-
-Che sei una
ninfomane- fece una risatina.
-Ah è cosi?-
dissi con tono offeso
-Si è così-
-Bene!- esclamai
alzandomi –Vedremo se stasera sarai dello stesso parere
quando ti avrò lasciato
tutto il giorno senza neanche un po’ di coccole- afferrai al
volo le chiavi
della macchina.
-Che aspetti?- le
chiesi poi vedendo che non si era mossa dal letto –Volevi
vedere New York no?-
-Non ci posso
credere!- esclamai all’improvviso –Tu…tu
mi hai manipolato!-
Brittany rise divertita
–Addirittura manipolato? Ti ho solo chiesto di portarmi a
fare un giro-
-No…tu mi hai
manipolato- ripetei –Mi hai fatto credere che portarti a fare
un giro fosse una
mia idea geniale per punirti-
-E non è cosi?-
sussurrò a un soffio dalle mie labbra.
Servì tutta la
mia forza di volontà per allontanarmi dal suo viso.
“Che
idea geniale che hai avuto Santana;
davvero, non ne potevi trovare una migliore”
Era tutto il
pomeriggio che la mia ragazza mi provocava, tutto il pomeriggio che
maledicevo
il mio stupido orgoglio e la mia mania di farla pagare alle persone.
Brittany si
avvicinò di nuovo a me accarezzandomi la coscia, lasciata
scoperta dagli short,
e appoggiando la testa sulla mia spalla in modo che sentissi il suo
respiro sul
collo.
“Possibile
che proprio oggi Central Park debba
essere vuoto?”
-Voglio farti
vedere un posto- esclamai saltando su come una molla e afferrando la
mano della
mia biondina per aiutarla ad alzarsi, che in cambio mi rivolse un
sorrisino
vittorioso: “Lo so che stai cedendo
e che
ti sei resa conto che la tua è stata l’idea
più stupida del secolo”
“Che
fai Lopez? Ora ti metti a discutere anche
con le voci mentali degli altri?”
Ignorai entrambe
le vocine e trascinai Brittany per un lungo tratto di strada.
-E’ uno dei miei
posti preferiti- le annunciai.
Attraversammo
un’aiuola di arbusti
“San
sei sicura che si possa passare di qua?”
“Certo!
Solo…se vedi un poliziotto scappa ok?”
fino a sbucare in
una piccola radura, quasi tutta occupata da un laghetto artificiale.
Mi accomodai
sull’erba della riva facendo segno a Brittany, in un momento
di puro
masochismo, di sedersi accanto a me.
-E’ bellissimo
qui…- la sentii mormorare.
-Tu mi hai fatto
vedere il tuo posto speciale- dissi, sorridendo al ricordo della notte
dei
fuochi d’artificio, -Ora io ti ho fatto vedere il mio: un
posto speciale per
una persona speciale, giusto?-
Quando si girò
verso di me, con gli occhioni azzurri spalancati nei miei, leggermente
commossa, dimenticai tutti i miei propositi punitivi e mi avvicinai al
suo
volto per baciarla.
Amavo il fatto
che ogni bacio con lei fosse speciale, come se fosse il primo.
Quando si staccò
da me aveva il suo bellissimo sorriso sul volto –Ti amo San-
Il mondo sembrò
fermarsi per un attimo.
Di
nuovo.
Non riuscivo a
pensare a niente di concreto.
Di
nuovo.
-Britt io…-
Non riuscivo a
dirle “Ti amo anche io”.
Di
nuovo.
-Brittany…-
-No San- mi
interruppe con ancora il sorriso dolce sul volto –Non dire
nulla, lo so-
-Lo sai?- chiesi
confusa.
-So quanto è
difficile per te; ma voglio che tu capisca che ti ho detto
“Ti amo” non per
sentirmi rispondere “Anche io” ma perché
quello che sento nei tuoi confronti è
talmente forte che a volte mi sembra di scoppiare se non te lo dico
subito e
quando lo faccio mi sembra che non ci possano essere parole
più giuste da
dirti… ti amo Santana, ti amo più di quanto io
abbia mai amato nessuno-
Restai senza
parole.
Di
nuovo.
“…Per
vederlo felice come lui ha reso felice
me” disse
di nuovo la voce di Quinn nella mia
testa.
Volevo farlo
davvero, renderla felice come lei aveva appena fatto con me.
“Vale
la pena di impegnarsi nell’amore se
questo non dura mai?”
“No”
Ma da quel
momento, decisi, ce l’avrei messa tutta per trasformare quel
“No” in un “Si”
-Brittany…- mormorai
infatti –Per me è…per me è
lo stesso-
Spalancò gli
occhi –Davvero?- sussurrò incredula.
-Davvero- sorrisi
–Solo…per me è difficile dire che
ti…insomma è difficile dirlo, ma dammi solo
un altro po’ di tempo ti prego- quasi la supplicai
–Solo un altro po’ di tempo
e riuscirò a dirtelo come si deve, promesso-
Per la seconda
volta nel corso del pomeriggio i miei propositi di astinenza da coccole
andarono a farsi fo… friggere, ma stavolta non per colpa mia.
Sentii l’erba
sulla schiena, il corpo caldo di Brittany sopra di me, le sue labbra
morbide
sulle mie.
Ma più di tutto
vidi il suo sorriso e la felicità nei suoi occhi.
La stessa mia
felicità.
Era valsa la pena
rischiare di sbagliare.
-SANTANA MARIE
LOPEZ! HAI ESATTAMENTE CINQUE SECONDI PER VENIRE AD APRIRE QUESTA
CAVOLO DI
PORTA PRIMA CHE IO LA SFONDI!!-
La voce dolce e
gentile di Quinn era sempre un’ottima sveglia
-NON TI
PERMETTERO´ DI FARMI FARE TARDI A UN MATRIMONIO, ALZA LE TUE
CHIAPPE LATINE IN
QUESTO ISTANTE!-
-No Bionda-
soffocai uno sbadiglio nel cuscino –La mattina alle dieci
no…-
“Frena
Lopez, non possono essere le dieci. Il
matrimonio è alle undici saresti in un ritardo colossale
e…”
-SANTANA!- gridò
ancora Quinn
Questa volta mi
svegliai, o per dire più correttamente caddi dal letto.
-Oh Mio Dio!- mi
guardai attorno nervosamente –Britt! Brittany svegliati!-
-San…cosa?-
Non finii di
ascoltarla e schizzai ad aprire la porta, probabilmente Sauron avrebbe
fatto
meno fiamme della mia migliore amica. E sarebbe stato meno letale.
-Idiota Santana!
Sei un’emerita idiota!- gridò infatti Quinn appena
mi ebbe davanti alternando
le parole a degli schiaffi sulla nuca.
-Come?! Dimmi
come si fa a non sentire due sveglie, Due!-
-Quinn, ahi,
Quinn fermati!-
-Dodici volte! Ti
ho chiamata dodici volte!-
-Va bene Bionda,
scusa io…ahi!-
-Sono le dieci ti
rendi conto? Hai un’ora, un’ora esatta o prendo la
tua macchina e ti lascio
qui, in chiesa ci vieni a piedi!-
Sparii dentro il
bagno prima che Quinn potesse battere il record mondiale del maggior
numero di
scappellotti dati in tre minuti.
Eravamo arrivate
a Lima la sera prima e io e Brittany eravamo andate a stare nella mia
vecchia
casa.
Mio padre
ovviamente non c’era, probabilmente era in Europa per lavoro,
almeno avevo
evitato l’imbarazzante incontro fidanzata-genitore.
-HAI DIECI MINUTI
SANTANA!- gridò Quinn da fuori la porta ricordandomi che ero
in ritardo.
Tre quarti d’ora,
e diverse infrazioni stradali, dopo eravamo davanti alla chiesa in
perfetto
orario e, cosa più incredibile dato che aveva guidato Quinn,
incolumi.
Quinn ci lasciò
davanti alla chiesa e schizzò via a cercare un parcheggio,
non prima di avermi
lanciato un’occhiataccia in stile “Se
non
fosse un reato punibile con l’ergastolo ti investirei
volentieri dieci o
quindici volte”.
Presi la mano di
Brittany cercando di orientarmi nella piccola folla radunata fuori
dalla
chiesa; c’erano quasi tutti quelli del Glee tranne Mike che
sapevo già sarebbe
passato solo per la cerimonia.
-Santana Lopez!-
esclamò una voce alle mie spalle –Il tempo passa
ma tu rimani uno schianto-
-Vorrei anche
vedere Puckerman- sorrisi girandomi verso di lui –Ho ventidue
anni non
cinquanta-
Lui rispose al
mio sorriso e mi intrappolò in un abbracciò
–E’ bello rivederti-
Quando si staccò
si accorse finalmente di Brittany, e soprattutto delle nostre mani
intrecciate.
-Wow- esclamò
fissandola –Non sei l’unico schianto qui a quanto
pare…lei chi è?-
-Lei è Brittany, la mia
ragazza- sottolineai “mia” e
“ragazza” –Brittany
questo è il più grande idiota del
mondo, nonché mio migliore amico, Noah-
-Puoi chiamarmi
Puck piccola- ammiccò lui stringendole la mano -E
così hai una ragazza eh? Da
quanto?-
-Cinque mesi-
“Lo
so Puck, non sembra vero neanche a me” risposi mentalmente al suo sguardo
sbalordito.
-Cinque mesi e
non mi hai detto nulla? Sono offeso! Forse mi sarei dovuto scegliere
una
testimone di nozze più sincera-
-Ma piantala,
nessun’altra persona sarebbe stata capace di organizzarti un
addio al celibato
così straordinario-
Mi sembrava
ancora incredibile che Puck, lo stesso tizio che era
“uscito”
contemporaneamente con una donna e con la figlia, fosse stato il primo
di noi a
sposarsi.
-A proposito di
questo, dov’è quella schizzata di tua moglie?-
-Oh lei è…-
-Santana!- lo
interruppe una ragazza, quasi travolgendolo per venire ad abbracciarmi
–Sei
sempre bellissima, forse un po’ ingrassata
però… oh scusa, sai l’Asperger-
-…è proprio
qui-
concluse Puck ridacchiando e circondando le spalle della moglie con un
braccio.
-Anche per me è
un piacere rivederti Sugar- sorrisi divertita anche io.
Alle undici in
punto ci fecero prendere posto in chiesa per l’inizio della
funzione.
Il signor
Shuester era in piedi in fondo alla navata, fortunatamente almeno per
quel
giorno aveva abbandonato i suoi gilet, non so come facesse a non
sembrare
nervoso; probabilmente al suo posto avrei già avuto un
infarto e avrei provato
a scappare almeno quattro volte.
Mi alzai quasi
meccanicamente quando la solita marcia nuziale risuonò nella
cappella seguita,
dopo qualche secondo, dalla signorina Pillsbury in abito bianco e
occhioni
spalancati (come al solito).
Brittany mi tenne
la mano per tutta la cerimonia stringendomela forte quando fu il
momento dello
scambio dei voti.
Mi voltai a
fissare il suo volto sorridente, perdendomi ancora una volta nei suo
occhi
commossi.
-Ti amo- sussurrò
piano
“Ti
amo anche io”
Non lo dissi ad
alta voce, mi limitai a sorridere e a baciarla dolcemente cercando di
trasmetterle tutti i miei sentimenti in quel solo bacio.
“Ti
amo davvero tanto”
-Santana! Che
bello rivederti-
-Signor Shue!-
abbracciai il mio ex professore –Lei è la mia
ragazza- indicai Brittany con un
cenno della testa.
Dopo cinque mesi
mi piaceva ancora da impazzire poter dire “la mia
ragazza”, non per altro lo
stavo ripetendo a chiunque dall’inizio del ricevimento,
compreso un tizio che
non conoscevo che mi aveva fissato come se fossi una pazza.
-E’ un piacere
signor Shuester- disse lei sorridendo –Congratulazioni per il
suo matrimonio-
-Piacere mio
Brittany e grazie- disse l’uomo cordiale prima di tornare a
rivolgersi a me
–Allora, ci farai l’onore di una canzone prima
della fine della giornata?-
ammiccò verso il grande palco in fondo al salone dove Finn e
Puck si stavano
esibendo in una performance rock decisamente inappropriata per un
matrimonio.
-Ah non saprei
professore, credo che per stasera passerò-
-E tu Brittany?
Canti?-
-Non sono molto
brava…-
-E’ bravissima
invece- la interruppi.
La fissai
sorridendo –Sei bravissima invece- ripetei.
Brittany sorrise
in risposta –Se proprio volete…-
-Vogliamo!-
esclamò Shuester accompagnandola verso il palco e invitando
gentilmente Finn e
Puck a lasciarle il posto.
-Ehm…salve a
tutti- disse timidamente la mia biondina nel microfono
–Ovviamente questa
canzone è per gli sposi ma vorrei dedicarla anche alla mia
ragazza…-
Sorrise
incrociando il mio sguardo.
Riconobbi la
canzone dopo qualche strofa, la prima canzone che avevamo ascoltato
insieme.
-You
made a rebel of a careless
man’s careful daughter-
Quel giorno,
andando al lago.
-You are the best
thing that’s ever been mine-
Non staccava gli
occhi dai miei.
-
You are the best thing that’s
ever been mine-
Ripeté di nuovo
come se lo stesse dicendo solo a me.
-Yes, yes, I can see
it now-
Finito di cantare
scese velocemente dal palco, accompagnata dagli applausi, e mi venne
velocemente incontro.
-Sei bravissima- le
dissi commossa.
-Questo l’hai
già
detto- ridacchiò.
-Non smetterò mai
di dirlo- ribattei sicura stringendole delicatamente la vita per
avvicinarla a
me mentre sul palco qualcuno, probabilmente Rachel, iniziava a cantare.
-Balli con me?-
le chiesi
-Volentieri-
rispose con un sorriso.
Iniziammo a
muoverci lentamente, più che ballare mi stavo facendo
cullare dalle sue
braccia.
Appoggiai la
testa sulla sua spalla, lei mi strinse più forte e mi sentii
a casa; non volevo
essere con nessun’altro da nessun’altra parte.
“Tu sei la cosa migliore
che sia mai stata
mia”
|
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Capitolo 14 *** When I met You Again ***
-Ora so come ti
sentivi- borbottai
-Brutta
sensazione eh?-
-Orribile-
Camminammo in silenzio
per qualche secondo, percorrendo su e giù la banchina della
stazione, mi
sembrava di essere tornata al 30 di agosto, quando ero tornata a New
York; non
era cambiato molto.
Ora era Brittany
a dover partire, certo, ma la situazione era sempre la stessa: dovevamo
separarci di nuovo. E lo odiavo.
-Ci rivediamo per
le vacanze di Natale no?-
-Certo- affermai
sicura –Vieni da me-
I parenti di
Brittany abitavano ad Amsterdam, dove lei era nata, ed era raro che lei
tornasse in Olanda per le vacanze.
-Va bene- sorrise
dolcemente –Hai già salutato Quinn?-
-Si… l’ho
anche
abbracciata-
-Wow, dovremmo
mancarti davvero allora- disse divertita.
-Uhm…- borbottai
in risposta fermandomi per abbracciarla.
-Mi mancherai-
“Che
frase originale Lopez, ci hai pensato
tutta la notte o ti è venuta così?”
-Anche tu, lo
sai- mi sistemò una ciocca di capelli dietro
l’orecchio per poi accarezzarmi
dolcemente il viso -Ma sono solo tre mesi San, ci rivedremo presto-
-Britt!- Quinn ci
venne incontro –Dobbiamo salire, fra poco si parte-
Per un attimo
stemmo tutte e tre in silenzio.
-Vi lascio sole-
mormorò poi Quinn dandomi un veloce abbraccio prima di
salire sul treno.
-E’ ora di
andare…- iniziò Brittany ammiccando con la testa
alla carrozza dentro cui era
appena sparita la mia migliore amica.
Annuii in
silenzio, non c’era molto da dire a quel punto, solo i miei
occhi persi nei
suoi.
-Ci vedremo
presto- disse di nuovo.
-Ci vedremo
presto- ripetei io per poi baciarla un’ultima volta.
La seguii con lo
sguardo finché non prese posto sul treno, vicino al
finestrino.
Salutai lei e
Quinn con la mano ma solo quando il trenò iniziò
a muoversi la fissai dritta
negli occhi.
“Ti
amo” mimò
con le labbra portando le mani sopra la testa, unite a
formare un cuore, regalandomi un sorrisino.
Fissai il treno
finché non si allontanò dalla stazione diventando
solo un puntino in
lontananza.
“Ti
amo anche io”
Da quel giorno
erano passati due mesi e mezzo.
Due mesi e mezzo
senza la ragazza che amavo.
C’erano dei
giorni in cui mi chiedevo perché continuassi con questa
relazione se ci
soffrivo tanto; poi lei mi chiamava, a volte anche solo per dirmi “Ciao, mi manchi e penso sempre a
te” e
tutti i miei dubbi cadevano all’istante.
Non era
lo stesso facile, per niente, ma andavamo
avanti e lo facevamo insieme.
E Brittany
trovava sempre il modo di farmi sorridere.
Come quando
l’avevo chiamata terribilmente
dispiaciuta
per dirle che non sarei potuta andare da lei per il nostro anniversario
dei sei
mesi a causa di un esame importante e lei mi aveva tranquillizzato con
voce
dolce che, anche se dispiaceva anche a lei di non poter passare
l’anniversario
insieme, non dovevo preoccuparmi perché avremmo avuto tante
altre ricorrenze da
festeggiare insieme.
O quando il 18
novembre, il giorno dell’anniversario, stavo per uscire e
andare a sostenere
l’esame ed era arrivato un fattorino a consegnarmi una rosa
rossa e un
bigliettino con su scritto semplicemente “Buon anniversario e
buona fortuna per
l’esame”.
Quel giorno fui
seriamente tentata di mandare al diavolo uno degli esami più
importanti della
mia carriera scolastica solo per passare pochi minuti con la mia
ragazza.
Quinn
probabilmente, e inquietantemente, lo aveva previsto perché
mi chiamò pochi
minuti dopo per dirmi che se non mi fossi presentata in sede
d’esame entro dieci
secondi mi avrebbe preso a schiaffi così forte da gonfiarmi
peggio di quanto
fece Harry con sua zia all’inizio del Prigioniero di Azkaban
(le metafore
Potteriane avevano sempre effetto su di me).
E quindi erano
ormai due mesi e mezzo che non vedevo la mia ragazza.
“…E quindi
sono
due mesi e mezzo che non ci vediamo”
“San
è la terza volta che lo ripeti da quando
mi hai chiamata, stai cercando di dirmi qualcosa?”
“Cosa? Oh no
Britt, certo che no…ma Quinn mi ha detto che voi avete
vacanza dal 19, potreste
venire qui il 20 anziché il 22, sai
sono…”
“Due
mesi e mezzo che non ci vediamo?” mi interruppe divertita.
“Si, appunto”
“Quinn
infatti viene il 20”
“Non è di
Quinn
che mi importa maggiormente” brontolai
“Te
l’ho già detto piccola, prima di venire da
te devo sistemare alcuni affari urgenti”
“Anche
se…”
“Anche
se sono due mesi e mezzo che non ci
vediamo, si”
“Ma mi manchi”
piagnucolai
“Mi
manchi anche tu”
Avevo perso il
conto di quante volte lo avevamo detto in questi giorni, ma pur
ripentendolo
spesso non mi sembrava mai una frase banale o meno vera.
Perché Brittany
mi mancava davvero.
“Oggi
è il 18 giusto?” ricontrollai per
l’ennesima volta la data sul
calendario.
Fissai
intensamente il mio cellulare, ignorando completamente Kurt che parlava
da
mezz’ora, come se mi aspettassi di vederlo squillare da un
momento all’altro.
In effetti mi
aspettavo di vederlo squillare, perché non squillava?
Brittany era
fissata con gli anniversari almeno tanto quanto io ero fissata con
l’orario o
Blaine con quegli assurdi pantaloni a pinocchietto, possibile che si
fosse
dimenticata che giorno era?
“Perché
oggi è il 18 giusto?”
Giusto.
Erano sette mesi
che stavamo insieme e non si era nemmeno degnata di chiamarmi, o di
rispondere
alle mie chiamate.
-Santana!- mi
riportò alla realtà Kurt.
-Che c’è?-
mugugnai distratta.
-Esci con noi o
no stasera?- chiese lui per la decima volta.
-Mmmon mi va-
-Come?-
-Non mi va-
scandii sollevando la testa dal divano –E comunque si
chiamano “chiavi di
emergenza” perché si devono usare quando
c’è un’emergenza,
smettetela di entrare in casa mia quando vi pare-
-Questa è
un’emergenza, voglio evitare che tu ti
trasformi in un’appendice del tuo divano cosa che
succederà molto presto se non
ti alzi da li-
Feci un sospiro
triste –A Brittany piaceva tanto stare sul divano-
-Oh mio Dio
Santana! Torna in te!-
Altro sospiro
triste –A Brittany piaceva tanto chiamarmi Santana-
Vidi uno sguardo
omicida farsi strada negli occhi di Kurt ma prima che potesse fare
qualsiasi
cosa la porta dell’ingresso si spalancò facendo
entrare una Rachel palesemente
agitata.
-Santana!-
esclamò sollevata vedendomi sul divano.
-Hobbit! Che
succede?!-
-C-che succede?
Niente…- cercò di ostentare un tono indifferente
–Kurt che ci fai qui?- chiese
poi cambiando argomento.
-Stavo cercando
di convincere la regina del male ad uscire dalla sua tana buia e oscura-
-Uscire?- chiese
Rachel stridula –Con questo tempo? Non credo sia il caso-
Kurt la guardò
confuso –E’ una bellissima serata-
Lei aprì e chiuse
la bocca un paio di volte – A-appunto!- esclamò
poi –Ci sarà un sacco di gente
in giro, meglio stare in casa-
Due paia di
occhi, miei e di Kurt, la fissarono interdetti.
-Non credo ci sia
più gente del solit…-
-Kurt posso
parlarti di la un attimo?- lo interruppe
Rachel lanciandoli uno sguardo eloquente.
Senza aspettare
una risposta lo afferrò per il braccio trascinandolo in
cucina.
Li seguii con lo
sguardo lasciandomi ricadere sul divano.
Non riuscivo
ancora a capire come la semplice assenza di una persona riuscisse a
ridurmi in
questo stato.
Poi mi ricordavo
che Brittany non era una persona qualsiasi, era la ragazza che amavo.
Ma forse Kurt
aveva ragione, avevo già appurato che stare chiusa in casa
non aiutava ma
magari uscire e distrarmi mi avrebbe fatto bene.
-Ehi Kurt- dissi
infatti appena lo vidi uscire dalla cucina –Ho cambiato idea,
esco con voi
stasera-
-Cambio di
programma San, ho da fare mi dispiace- raccolse frettolosamente la sua
giacca.
-Ma prima hai
detto…-
-Mi ero
dimenticato che stasera devo…aiutare Blaine
a…ehm…fare l’inventario dei suoi
papillon-
-Oook- mormorai
poco convinta –E tu Nana? Ti va di uscire?-
-Non posso
nemmeno io ho.. le prove a teatro- si affrettò a dire.
-Ti accompagno-
proposi allora alzandomi –Tanto voglio uscire comunque-
-NO!- esclamarono
in coro.
-Voglio
dire…uscire da sola è deprimente-
iniziò Kurt titubante.
-Già e poi magari
ti ubriacherai e finirai a letto con una tizia, verrai lasciata dalla
tua
ragazza perché l’avrai tradita e ti troverai a
condurre un’esistenza triste e
solitaria vivendo per sempre col rimorso di aver ferito
l’unica persona al
mondo capace di amarti- Rachel chiuse finalmente la bocca guadagnandosi
un’occhiata omicida da Kurt e una confusa da me.
-Quello che
Rachel cercava di dire è che siamo tuoi amici e ci
preoccupiamo di cosa potrebbe
succedere se uscissi da sola quindi ora tu- mi si avvicinò
velocemente
spingendomi per le spalle in modo da mettermi nuovamente seduta sul
divano –Ti
siedi qui e guardi il signore degli anelli come so che avevi
programmato di
fare quando sono arrivato qui-
E infatti appena
premette play l’immagine di Gandalf il Grigio
occupò lo schermo della mia TV
-Bene, noi
andiamo- disse poi afferrando Rachel per un braccio e trascinandola con
se
fuori da casa
-E mi raccomando,
Non.Uscire!- ebbe tempo di gridarmi Rachel prima che il ragazzo
chiudesse la
porta alle sue spalle.
“Se con la mia
vita o la mia morte potrò proteggerti, io lo
farò! Hai la mia spada!”
“E hai il mio
arco!”
“E la mia ascia”
“E
il mio cellulare che squilla ogni cinque
minuti e due amici che mi credono talmente idiota da non capire che
vogliono
che resti chiusa in casa tutta la serata”
Sbuffai
rifiutando l’ennesima chiamata di Kurt che voleva assicurarsi
che stessi chiusa
in casa.
Era da quando lui
e Rachel erano usciti che mi chiedevo cosa stavano macchinando tutti
alle mie
spalle, perché era ovvio che stavano macchinando qualcosa.
Avevo meditato,
con un ghigno sul volto, di uscire di casa solo per il gusto di vederli
impazzire ma ero curiosa di vedere cosa avevano in serbo per me, ma
soprattutto
una volta iniziato Il Signore degli Anelli non si poteva mai, mai, MAI,
interrompere il film prima della fine per nessuna ragione che non fosse
la
propria incolumità o quella di un familiare.
Ma quando il
campanello suonò per la terza volta, perforandomi dolcemente
un timpano, fui
obbligata a mettere in pausa.
“Lo
faccio solo per preservare la mia
incolumità mentale” mi
giustificai tra me e me.
-Kurt o Rachel o
tutti e due, mi avete chiamato dodici volte ciascuno nel corso della
serata-
iniziai aprendo la porta, sicura di chi ci avrei trovato dietro
–Non c’è
bisogno che veniate persino a controllarmi di person…-
Mi bloccai a metà
frase.
“Ok,
o Kurt è diventato etero o la Puffetta ha
scoperto di avere una cotta per la sottoscritta” mi ritrovai a pensare quando mi
trovai faccia
a faccia con un enorme mazzo di rose.
***_______________________________________________________________***
Ohhh, chi ci sarà
mai dietro quel mazzo di rose?
Non è difficile
dai, provate almeno a indovinare.
Non vi viene
proprio eh? Si lo so, è difficile da capire, potrebbe essere
chiunque.
(Autoconvinzione
mode on)
A parte il mio
patetico e alquanto inutile, nonché non premeditato,
tentativo di creare
suspance il capitolo mi pare abbastanza decente; fatemi sapere che ne
pensate
se vi va :)
Spero a presto
col prossimo (problemi logistici potrebbero tenermi lontana dal pc per
qualche
tempo) e grazie a tutti quelli che leggono, seguono, recensiscono
ecc…
|
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Capitolo 15 *** Breakfast II ***
“Ok,
o Kurt è diventato etero o la Puffetta ha
scoperto di avere una cotta per la sottoscritta” mi ritrovai
a pensare quando
mi trovai faccia a faccia con un enorme mazzo di rose.
Forse sarebbe
stato più corretto dire faccia a petalo.
Stavo quasi per
chiedere a Kurt e Rachel, uno dei due doveva essere per forza li dietro
ma era
impossibile dirlo dato che il mazzo era talmente grande da coprire il
viso di
chi lo teneva, che cavolo ci facevano davanti alla porta quando una
voce
conosciuta mi precedette.
-Mi scusi, abita
qui la ragazza più bella del mondo? Ho una consegna speciale
per lei-
Potei percepire
il mio cuore perdere un battito sentendo quella voce.
La sua voce.
- N-no mi
dispiace- balbettai –La ragazza più bella del
mondo abita sulla costa opposta a
New York, frequenta Yale…-
-Ne è proprio
sicura?- chiese la voce divertita.
-Sicurissima, non
ci si può sbagliare. È la biondina più
bella degli Stati Uniti-
Sentii una risata
dall’altra parte del mazzo di fiori che finalmente di
abbassò permettendomi di
vedere il volto che mi era terribilmente mancato in questi ultimi tre
mesi.
-Stai parlando di
nuovo di Quinn?- chiese con un sorrisetto divertito.
Stavolta non
persi nemmeno il tempo di chiederle cosa ci faceva davanti a casa mia
con
cinque giorni d’anticipo.
-Secondo te?-
sussurrai ironica prima di afferrare Brittany per il colletto della
giacca e
trascinarla in casa con me.
-Grazie per le
rose- mi ritrovai a mormorare qualche ora più tardi.
Brittany strofinò
il nasino sulla mia guancia –E’ stato un piacere-
rispose sorridendo.
Mi accoccolai tra
le sue braccia inspirando forte il suo profumo.
-Buon
anniversario- sussurrò al mio orecchio sistemando le coperte
in modo da
coprirci entrambe.
-Anche a te
piccola- risposi lasciandole un bacio sulle labbra.
-Sannie?- chiese
dopo qualche minuto di silenzio riscuotendomi dal dormiveglia.
-Uhm?-
-Parlavi di Quinn
prima?-
Sbuffai divertita
–Certo che no sciocchina, parlavo di te.-
Un raggio di sole
mi arrivò dritto in faccia, ustionandomi leggermente e
svegliandomi.
Strinsi gli occhi
girandomi dall’altra parte, allungando un braccio verso la
mia ragazza.
O meglio verso il
vuoto che avrebbe dovuto essere occupato dalla mia ragazza.
Aprii un occhio.
Poi anche l’altro.
Niente.
Ero sola.
Per un terribile,
irrazionale momento temetti di essermi immaginata tutto.
Poi constatai diverse
cose nello stesso momento.
Uno: ero nuda.
Due: il pavimento
della mia stanza era ricoperto da vestiti che di sicuro non erano miei,
a meno
che in un momento di pura pazzia avessi comprato una maglia con su una
papera
che dice “ti voglio…qua*”.
Tre: dalla mia
cucina proveniva un odore diverso dalla solita puzza di bruciato che di
solito
c’era tutte le volte che provavo a cucinare.
Una testolina
bionda fece capolino dalla porta.
-È pronta la
colazione- trillò Brittany allegra prima di sparire di nuovo
in cucina.
Mi alzai ancora
un po’ stordita infilandomi la prima cosa che mi
capitò sotto mano.
Quattro: lo
schermo della televisione era ancora occupato da un primo piano di
Frodo, dove
lo avevo interrotto la sera prima, sacrilegio giustificabile.
Mi appoggiai allo
stipite della cucina ammirando lo spettacolo che avevo davanti.
Brittany aveva
solo una camicia che la copriva fino a metà coscia, i
capelli legati in uno chignon
disordinato, e stava mettendo su un piatto una quantità
industriale di pancake.
-Vuoi prepararne
una scorta biennale?- chiesi divertita.
-Spero che tu
abbia fame- rispose invece lei afferrando una bottiglietta di sciroppo
d’acero
dallo scaffale.
Scossi la testa e
andai ad aprire un armadietto.
-Tieni- dissi poi
porgendole un pacchetto –E’ alla marmellata di
pesche… è confezionata ma meglio
di niente no?-
Brittany fissò
prima me poi la brioche che le avevo passato
–Grazie…- mormorò.
-C’è qualche
problema?- chiesi confusa
-No…è che te
lo
sei ricordata- sorrise stupita.
Sorrisi a mia
volta prendendo il latte dal frigo – Ti ho visto fare
colazione con caffè latte
e brioche alla marmellata di pesche per tre mesi biondina, non
dimentico certe
cose-
Mi accomodai al
tavolo e Brittany mi piazzò davanti un piatto di frittelle
fumanti prima di
sedersi a sua volta di fronte a me.
-Allora…-
iniziò
scartando la sua brioche –Immagino che tu voglia sapere che
ci faccio qui-
-Con cinque
giorni di anticipo- precisai –Sai, ho come il sospetto che il
tuo arrivo
inaspettato centri qualcosa con il comportamento di Kurt e Rachel ieri
sera-
-Potrei aver
chiamato Rachel e averle detto che avevo intenzione di farti una
sorpresa-
sorrise lei.
-In quanto al
trovarmi qui invece sono partita ieri mattina saltando le lezioni
pomeridiane,
tanto il college chiude oggi per le vacanze-
-E gli affari
urgenti di cui dovevi occuparti?-
-Ho omesso di
dirti questi affari erano a New York- disse con un sorriso innocente.
-Omesso?- la
accusai puntandole contro la forchetta.
-Se no che
sorpresa sarebbe stata?- si difese prima di addentare la sua brioche
–Comunque,
stanotte ho fatto un sogno davvero strano sai?-
Sorrisi
dolcemente mentre lei mi raccontava il suo sogno, ricco di papere
sputafuoco e
pinguini che facevano i camerieri.
Era così, ammisi
a me stessa, che volevo iniziare la mia giornata ogni giorno.
-Sei sicura che
non vuoi che ti accompagni?- domandai per l’ennesima volta
mentre finivo di
lavare i piatti del pranzo.
-Sicura, non
preoccuparti. Devo solo incontrare un mio amico-
-Tu e lui da
soli?-
-Io e lui da soli
perché?-
Rimasi un attimo
in silenzio –Ti accompagno- decisi poi.
-Non dirmi che
sei gelosa- rise Brittany abbracciandomi da dietro
-Dammi un motivo
per cui non dovei esserlo, tu sei bellissima e chiunque sia sano di
mente ti
vorrebbe- borbottai.
-Vediamo…magari
perché
ti amo e voglio solo te?-
Sussultai
leggermente –Dillo ancora- mi uscì dalle labbra
prima che potessi rendermene
conto.
-Dire cosa?-
chiese confusa.
-Quello che hai
detto prima-
-Ti amo?-
-Quello-
Mi voltai in
tempo per vederla sorridere.
-Dillo ancora- la
pregai di nuovo.
-Ti amo- sussurrò
avvicinando il suo viso al mio per baciarmi.
-Ancora- mormorai
sulle sue labbra.
-Ti amo- mi
accontentò di nuovo.
-Ancora-
-San, se non esco
ora arriverò in ritardo- disse divertita.
-Dillo- la
intrappolai tra le mie braccia per non farla allontanare.
-Ti amo- disse un
ultima volta prima di divincolarsi divertita dalla mia stretta
–Ora posso
andare o devi trovarmi prima una guardia del corpo?-
-Sappi solo che
se non torni fra due ore chiamo il 911 e ti vengo a cercare-
Rise divertita
prima di lasciarmi un altro bacio sulle labbra e uscire di casa.
“Ti
amo” sussurrò
ancora la sua voce nella mia testa.
Avrei voluto
sentirlo ripetuto all’infinito, non c’erano parole
più perfette da sentire.
L’aria natalizia
ormai aveva contagiato New York, e anche la mia biondina.
Tutte le volte
che avevamo un momento libero Brittany mi trascinava in giro per la
città,
fissando con sguardo adorante ogni vetrina mentre io la seguivo
sbuffando
divertita.
Quinn era
arrivata pochi due giorni prima e, strano a dirsi, l’avevo
accolta con un
dosaggio sospetto, almeno sospetto per me, di amore e affetto.
-Quinn,
non pensavo che l’avrei mai detto ma
sono davvero davvero davvero felice che tu sia qui- esclamai
abbracciando la
mia migliore amica.
-Che ti
sei fumata?- domandò lei preoccupata.
-È
sempre bello sentire come apprezzi le mie
dichiarazioni di affetto Fabray, la prossima volta col cavolo che ti
vengo a
prendere alla stazione. Ora muovi le chiappe- sbottai col mio solito
tono acido
–Voglio arrivare a casa entro Natale-
-Ecco
la Lopez che conosco e amo- ridacchiò
lei circondandomi le spalle con un braccio –Quello schianto
della tua ragazza
dove l’hai lasciata?-
-Di un
po’ Bionda non è che per caso lo
spirito di Puckerman di è impossessato del tuo corpo?-
-Andiamo
San, anche la persona più casta e
pura del mondo direbbe che Brittany è uno schianto- si
giustificò
-Schianto
è quello che avverrà fra la tua
faccia e il mio pugno se non la smetti di parlare così della
MIA
ragazza-borbottai –E comunque aveva di meglio da fare,
“affari urgenti” ha
detto- dissi poi ripetendo a Quinn la scusa che Brittany mi rifilava
ogni
mattina per poi sparire per delle ore.
Poi, come da
copione, era venuto fuori il vero motivo per cui ero felice di vedere
Quinn che
ovviamente non centrava minimamente col fatto che lei fosse la mia
migliore
amica e che mi fosse mancata.
-Tu conosci
Brittany da più tempo di me- le avevo detto infatti dopo
averle dato il tempo
di sistemare le sue valige nella camera degli ospiti –Devi
aiutarmi a
sceglierle un regalo-
***_____________________________________________________***
*Quella
maglia esiste davvero, non è di mia
proprietà ma l’ho vista con i miei occhi.
E mi vergogno
ammettere che ci ho messo ben 5 minuti a capire la battuta.
Comunque… lo so
che questo capitolo è un po’ una schifezzina ma
è un capitolo di passaggio
quindi mi sento giustificata.
Dal prossimo
dovremmo entrare nel vivo della storia (sarebbe anche ora no?)
|
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Capitolo 16 *** Do you remember all the city lights on the water? ***
Quinn in fondo
non era così male se sapevi come prenderla, o meglio se
sapevi come non farti
prendere da lei.
Sul serio, sbalzi
d’umore e schiaffi a parte era una buona amica di quelle che
sanno sferrare
frasi a effetto degne di essere ricordate nei post di facebook o da
tirare
fuori quando si vuole fare bella figura con una ragazza.
Non so
precisamente come siamo finite a essere migliori amiche, a stento ci
sopportavamo al liceo; persino quando stavamo assieme dovevo reprimere
a volte
l’istinto di soffocarla, ma finire a essere la sua migliore
amica è stata senza
dubbio una delle cose migliori che mi sia capitata nella mia vita, dopo
aver
incontrato Brittany.
Ad ogni modo, da
migliore amica quale era, aveva gentilmente glissato sul fatto che la
prima
cosa che le avessi chiesto, o meglio che le avessi permesso, di fare
appena
arrivata a New York fosse stato aiutarmi a scegliere un regalo alla mia
ragazza.
Io in cambio
avevo glissato sul fatto che erano tre ore che mi trascinava in giro
per la
città accompagnandoci con una serie di irritanti battutine
sul fatto che mi ero
rammollita e che mi ero ridotta a pregarla in ginocchio, cosa che per
altro non
avevo fatto, di aiutarmi solo per fare bella figura con quella biondina
col
corpo da urlo (mi trattenni dal ricordarle gentilmente che lei aveva
già un
ragazzo e che se avesse continuato a fare apprezzamenti sulla mia
ragazza le
avrei staccato il suo bel nasino di plastica per usarlo come pedina del
monopoli).
-Allora, cosa
pensavi di regalarle? Biancheria intima sexy? Un paio di manette con
frustino
annesso?-
-Qual è il tuo
problema Fabray? Il tuo ragazzo tritone non ti soddisfa abbastanza o
non sai
che esiste la mastur…-
-Va bene Santana-
mi interruppe -Tralasciamo la tua totale assenza di romanticismo e
senso
dell’umorismo e concentriamoci sul fatto che non abbiamo
ancora trovato un
regalo per Brittany-
-Vorrai dire,
tralasciamo la tua frustrazione sessuale e la totale assenza di
intimità nella
tua vita e
concentriamoci
sul fatto che non abbiamo ancora trovato un regalo per Brittany- la
corressi
sogghignando.
Quinn in fondo
non era per niente male, se riuscivi a evitare i suoi schiaffi.
-Bionda sei
totalmente inutile lo sai? È un pomeriggio intero che
giriamo a vuoto e non hai
ancora fatto una proposta decente per il regalo- borbottai qualche ora
dopo.
-Oh scusami miss
Conosco-così-bene-la-mia-ragazza-da-non-saperle-nemmeno-fare-un-regalo
–
Stavo per
risponderle quando tutta la mia attenzione fu attratta dalla vetrina di
un
negozio.
-Lascia perdere
Fabray, credo di aver trovato il regalo perfetto-
“O
almeno spero” aggiunsi tra me e me mentre
trascinavo Quinn
nel negozio.
-Ti ho già detto
che penso che sia il regalo peggiore della storia?-
-Si Quinn-
risposi tra i denti –Dieci volte-
-Cercavo di
aiutarti- borbottò lei in risposta.
Scossi la testa
rassegnata mentre riponevo il piccolo pacchettino nella mia borsa e
uscivo dal
negozio.
-È comunque
meglio di quello che hai proposto tu- dissi poi
-Ma io non ho
proposto nient…ah-
-Già-
-Santana?-
-Cosa?-
-Credo che a
Brittany il tuo regalo piacerà un sacco-
-Grazie Bionda,
lo spero-
Quinn in fondo
non era per niente male.
-Sei davvero
sicura di volerlo fare Quinn? C’è il sessanta
percento di possibilità che la
nana ti risucchi accidentalmente nelle sue fauci mastodontiche mentre
prende
fiato tra una strofa e l’altra-
Quinn sbuffò
infilandosi il cappotto –Non preoccuparti Santana,
tornerò tutta intera.
Piuttosto sei sicura che non volete venire anche voi? Sarà
divertente-
-Grazie mille Q,
ma piuttosto che sorbirmi un’altra serata karaoke con
BiancoFinn e i tre nani
preferisco ingoiare della candeggina-
Quinn sbuffò di
nuovo, questa volta senza riuscire a nascondere un sorrisetto
–Allora ci
vediamo più tardi, salutami Britt- disse poi prima di uscire
di casa.
La salutai con un
cenno della testa prima di tornare a concentrarmi sul mio libro in
attesa che
Brittany finisse la telefonata con i suoi.
-Eccoti
finalmente- sorrisi sentendola rientrare nella stanza –Cosa
dicono i tuoi?-
-Niente di
particolare- disse a bassa voce –Ti fanno gli auguri-
-Potresti anche
dirlo con un po’ più di allegria sai?- solo quando
alzai lo sguardo verso il
suo viso mi accorsi che c’era qualcosa che non andava
–Che succede piccola?-
chiesi preoccupata vedendola con gli occhi lucidi.
-Niente…- rispose
sedendosi accanto a me –È solo che mi manca la mia
famiglia- mormorò.
-Britt…- iniziai
senza sapere davvero cosa dire. Perché dirle che la capivo,
che sapevo come si
sentiva, sarebbe stata una bugia: mio padre non c’era quasi
mai per Natale e
mia madre… nemmeno me lo ricordavo il mio ultimo Natale con
lei.
Però non potevo
certo stare li senza fare nulla, non mentre la mia ragazza aveva
bisogno di me.
All’improvviso
ebbi un’idea.
-Brittany-
ripetei, questa volta prendendole la mano –Cosa ti piaceva di
più del Natale
quando eri in Olanda?-
Lei mi guardò un
po’ incerta -Fare i biscotti in famiglia...- disse poi.
-Fare i
biscotti?-
-Fin da quando
ero piccola nel periodo natalizio mia madre tirava fuori le ricette dei
biscotti di natale e ne facevamo un sacco di tutti i tipi-
spiegò -Erano
biscotti che si facevano solo a Natale e non potevamo mangiarli fino
alla
mattina del 25, forse è per questo che per me sono sempre
stati così speciali-
Sorrisi
dolcemente -Allora che ne dici se ti aiuto a fare i biscotti?-
-Sul serio?-
-Certo, l'hai
detto tu che sono biscotti che si fanno in famiglia- la fissai
titubante prima
di continuare -Tu, Britt, sei la mia famiglia ora-
Quando lei mi
guardò sorpresa temetti, per un attimo, di aver detto la
cosa sbagliata.
-Grazie- disse
lei invece, sorridendomi –Anche tu lo sei-
Mi avvicinai a
baciarla dolcemente, col cuore che batteva forte per la
felicità, prima di
alzarmi e tenderle la mano.
-Andiamo a fare i
biscotti Pierce!- esclamai poi trascinandola in cucina che ancora
ridacchiava.
Per la fine della
serata ero completamente ricoperta di farina e la mia cucina aveva
decisamente
visto giorni migliori, ma avevo tre scatole piene di biscotti ancora
caldi e
soprattutto potevo di nuovo ammirare il sorriso sul volto della mia
biondina.
-Che cavolo è
successo qua dentro?!-
Mi voltai verso
Quinn, bloccata sulla soglia della cucina
-Buon mattino
anche a te Bionda, io e Britt ci siamo cimentate nell’arte
della biscotteria
ieri sera- spiegai versando il caffè in una tazza per poi
passarlo a Quinn.
-Tu hai fatto dei
biscotti?- chiese a metà tra lo scettico e
l’incredulo –Commestibili?-
-In verità
Brittany mi ha permesso solo di ritagliare le formine- ammisi sedendomi
al
tavolo –Come è andata ieri sera?- domandai poi.
-Bene- Quinn
prese un sorso dalla tazza –Abbiamo incontrato Mike e Tina,
erano in città. Ho
pensato che potremmo invitarli stasera-
Annuii
distrattamente fissando la porta della mia stanza, dove Brittany
dormiva ancora
–Certo, tanto due in più o in meno non fa
differenza-
Quell’anno la
cena della vigilia l’avremmo fatta a casa mia.
-Meglio così-
Quinn prese un altro sorso di caffè
–Perché gli ho già invitati-
Borbottai un “Ti
pareva” prima di prendere l’ultimo sorso di
caffè.
-Visto che sei
così intraprendente ti lascio l’onore di pulire la
cucina- dissi poi –E già che
ci sei anche il resto della casa, ti va?-
-Assolutamente
n…-
-Non serve che
rispondi Q, era un “Ti va” retorico-
Evitai un’ uovo
mezzo spiaccicato sul pavimento, ricordo di quando avevo pregato
Brittany di
farmi provare a romperne uno e avevo mancato la scodella, e uscii dalla
cucina
prima che Quinn potesse protestare (Cosa che fece comunque ma almeno
non fui
costretta ad ascoltarla).
-Dai, solo uno ti
prego- provò di nuovo Brittany –Ti prego, ti
prego, ti prego-
-No Britt, te
l’ho già detto- sbuffai divertita –Per i
regali devi aspettare domattina-
Zittii con un
bacio il suo ultimo tentativo di protesta prima di andare ad aprire la
porta.
-Eccovi!-
esclamai vedendo Mike e Tina sulla soglia –Aspettavamo solo
voi- ammiccai con
la testa a Kurt e Rachel che discutevano animatamente e a Blaine e Finn
intenti
in una partita all’ultimo sangue con Mario Car
-Grazie
dell’invito Santana- sorrise Mike entrando assieme alla sua
ragazza –È stato
davvero carino da parte tu…-
-Mike?- lo
interruppe incredula una voce
-Brittany?-
chiese lui con lo stesso tono incredulo per poi sorridere di nuovo
–Che ci fai
qui l’altro giorno mi ha…- Brittany scosse
lievemente la testa –Mi stavo
proprio chiedendo che fine avessi fatto- si corresse.
Fissai prima lui
poi Brittany –Vi conoscete?-
Mike esitò e
lanciò un’altra occhiata alle mie spalle dove
Brittany fece di nuovo “no” con
la testa cercando di non farsi vedere.
-No- rispose Mike
alla fine.
Inarcai un
sopracciglio.
-Si- ammise lui
ammettendo l’evidenza –Ci siamo conosciuti tempo
fa, a un saggio di danza-
-Già- intervenne
la mia ragazza –Non lo vedevo da un sacco di tempo, vero
Mike?-
-Ehm…certo! Da un
sacco!-
Guardai di nuovo
lui, poi Brittany, poi Tina che ricambiò il mio sguardo
confuso.
“Cos’è,
ho scritto IDIOTA in fronte o in
questi giorni sono tutti convinti che abbia le capacità
intuitive di Finn?”
Dissi fra me e me
tornando con la mente alla sera in cui era arrivata Brittany.
Però in effetti
quella sera reggere il gioco si era rivelata la mossa migliore.
-Bene allora-
finsi un sorriso stupito mentre decidevo di comportarmi come se
credessi alle
loro parole –Che ne dite di metterci a tavola?-
Finsi di non vedere
il sospiro di sollievo di Brittany e la presi per mano accomodandomi a
tavola.
-È stata una
bella serata…- mormorai qualche ora dopo stringendo Brittany
a me.
Lei si accoccolò
sul mio petto come faceva sempre per addormentarsi.
“È
colpa tua che sei comoda” mi diceva quando mi lamentavo.
-Si…mi ha fatto
piacere rivedere Mike…dopo tanto tempo- la sua voce si fece
leggermente più
acuta nel pronunciare le ultime parole, decisamente non era abituata a
mentire.
-Domattina sarà
Natale- disse poi, stavolta la voce era resa acuta
dall’emozione –Magari Babbo
Natale sta distribuendo dei regali proprio in questo momento-
Non riuscii a non
sorridere.
Brittany
racchiudeva dentro di se tutte le cose pure e belle
dell’infanzia che si
perdono diventando adulti.
Era come una
boccata d’aria fresca dopo una lunga giornata di apnea in un
mondo ormai freddo
e troppo adulto.
-E Babbo Natale
passerà anche qui da noi? – chiesi divertita
-Certo che no
Sannie; lo sanno tutti che porta i regali solo ai bambini, noi siamo
grandi ormai-
Le accarezzai i
capelli, con ancora il sorriso sul volto.
“Noi
siamo grandi ormai” certo, era vero.
Ma Brittany
sarebbe sempre stata la mia piccola, la mia bambina troppo cresciuta
che amavo
da morire.
-San! Svegliati!-
Sentii qualcuno
scuotermi le spalle.
-San!-
Mi girai
dall’altra parte.
-Quinn, dammi una
mano-
Un rumore di
passi sul parchet e un altro paio di mani che mi scuotono le spalle.
-Avanti Santana,
è Natale!-
Praticamente mi
trascinarono fuori dal letto in braccio.
-Datemi del
caffè- implorai rischiando di addormentarmi sul tavolo.
-Prima i regali!-
trillò invece Brittany, trascinandomi in sala.
-Prima il mio-
ghignò Quinn passandomi un pacchetto.
-Molto divertente
Bionda- mugugnai ironica quando mi ritrovai tra le mani una copia di
“Corso
rapido di cucina per idioti”
-Almeno non
rischierò più di morire avvelenata- sorrise
ancora lei.
-Tocca a me!
Tocca a me!- esclamò Brittany eccitata.
Sorrisi
dolcemente allungandomi a prendere il regalo che avevo le comprato
qualche
giorno prima.
-È per te- dissi
passandoglielo –Spero che ti piaccia-
-San…-
mormorò
quando finì di togliere la carta.
--Ecco...volevo
farti un regalo speciale, diverso- mi affrettai a spiegare temendo che
fosse
rimasta delusa –Qualcosa che ti avrebbe sempre fatto pensare
a me-
Prima che potessi
finire di parlare due braccia mi circondarono il collo, stringendomi in
un
abbraccio soffocante.
-Britt…non…respiro-
La sentii ridere
prima che mi lasciasse andare.
-Allora ti
piace?- chiesi speranzosa
-È stupendo-
sorrise stringendo tra le mani il CD dell’ultimo singolo di
Taylor Swift,
quello che avevamo sentito in macchina andando al lago.
La
nostra canzone.
Il tempo in
quegli ultimi giorni era volato e capodanno mi aveva raggiunto quasi
senza che
me ne accorgessi.
-Sbrigatevi!
Mancano solo dieci minuti- gridò Rachel trascinando Finn nel
mare di folla.
Come avevo
previsto Time Square era piena di gente ansiosa di vedere la
tradizionale
caduta della sfera.
Sbuffai
infastidita quando ricevetti l’ennesima gomitata nello
stomaco; odiavo la
folla.
-Britt- chiamai
stringendo la mano della mia ragazza –Brittany!- ripetei
cercando di superare
il rumore.
-Cosa?-
-Andiamo via?-
-Ma la sfera…-
-Ti ci porto
l’anno prossimo a vedere la sfera, promesso-
Questo sembrò
convincerla perché si lasciò trascinare via dalla
piazza.
-Dove stiamo
andando?- chiese dopo qualche minuto che camminavamo
-In un posto
speciale- sorrisi, superando l’entrata di Central Park.
La portai allo
stesso laghetto dell’ultima volta che era stata a New York.
-Vieni- la
invitai avvicinandomi a una barchetta ormeggiata a riva.
-Sei sicura che
possiamo prenderla?-
-Certo…più o
meno- le offrii la mano per aiutarla a salire.
-Se ci mettiamo
nei guai sarà colpa tua- disse prima di seguirmi a bordo.
Sorrisi divertita
prima di passarle i remi.
-Io non sono
capace di remare- mi giustificai.
-Come si fa a non
saper remare?- borbottò tra se e se.
In poche remate
fummo al centro del laghetto.
Lanciai
un’occhiata all’orologio, un minuto a mezzanotte.
Brittany aveva
smesso di remare e si stava guardando in torno estasiata.
Le luci della
città si rispecchiavano nell’acqua, colorandola di
mille riflessi diversi e
creando uno spettacolo meraviglioso.
Sembrava tutto
perfetto
Guardai di nuovo
Brittany, la luce della luna che le accarezzava dolcemente il volto.
Era tutto
perfetto, mi corressi.
Perché eravamo
li, eravamo insieme.
E in quel momento
mi resi conto che ogni singolo momento passato assieme a Brittany era
speciale,
perfetto.
-E' bellissimo
qui- sussurrò all’improvviso lei girandosi
finalmente verso di me con un
sorriso estasiato sulle labbra.
-Bellissimo-
mormorai persa nei suoi occhi -Bellissimo, si-
Sentivo il mio
cuore pesante, come se fosse pieno di troppa felicità e
potesse scoppiare da un
momento all’altro.
Brittany era
l’unica persona capace di farmi sentire cosi
felice in ogni momento; se non era quello l’amore
allora non valeva la pena
di amare.
Le nostre mani si
intrecciarono, i nostri occhi si incontrarono e ancora una volta mi
accorsi di
quanto amavo la mia ragazza.
Con lei sentivo
di non poter mai sbagliare.
"Vale la
pena impegnarsi nell'amore se questo non dura mai?" risuonò
all’improvviso nella mia testa.
Ancora quella
domanda, sempre quella domanda, ma stavolta a cambiare sarebbe stata la
mia
risposta.
"Forse"
E a me bastava un
forse. Non era un si, mi bastava che non fosse un no.
-Brittany…- sussurrai.
-Si?-
-Ti amo- dissi.
E in quel momento
mi sembrò che non ci fossero parole più giuste da
dirle.
***_____________________________________________________________***
Eeee ci siamo, da
questo capitolo la storia “inizia” per davvero.
E poi cosa c’è
di
meglio di Natale a metà agosto?
Tutta colpa di
mia mamma che mi costringe a rivedere tutte le stagioni di Glee assieme
a lei,
ieri sera è capitata la puntata di Natale quindi…
no, dai, avevo già in
progetto di scriverlo così il capitolo, mea culpa.
Bha, non ho idea
di come sia venuto, bene o male, voi che ne pensate?
p.s: in realtà
adoro mia mamma, uno perché il suo secondo personaggio
preferito è Brittany,
due perché mi ha permesso (anche se inconsapevolmente) di
usare una delle
tradizioni di Natale della mia famiglia (ovvero fare i biscotti) per
questo
capitolo.
|
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Capitolo 17 *** Happy New Year (2017) ***
-Dove eravate
finite ieri sera? Mi avete fatto preoccupare-
Ignorai
completamente la domanda di Quinn, persa nei ricordi della sera
precedente.
-Come
hai detto?-
5
secondi a mezzanotte.
-Ho
detto che ti amo-
3
secondi a mezzanotte
-Davvero?-
2
secondi a mezzanotte
-Davvero-
Un
secondo a mezzanotte.
Poi ci
furono solo le sue labbra sulle mie.
Buon
anno.
Quando
Brittany si allontanò aveva un
bellissimo sorriso sul volto.
E
capire che ero stata io, con le mie parole,
a farla sorridere così, a farla essere così
felice, rese anche me
incredibilmente felice.
-Ti
amo- ripetei.
-Ti amo
anche io-
Ci
baciammo di nuovo, un bacio dolce pieno di
tutto l’amore che provavamo l’una per
l’altra.
-Sai
cosa si dice di chi bacia il primo
dell’anno?- chiesi poi con un sorriso.
Brittany
non rispose, si limitò a baciarmi
ancora.
E
ancora.
E
ancora.
-Allora?- chiese
di nuovo Quinn.
-Eravamo in un
posto speciale-
Sorrisi: anche a
New York eravamo riuscite a ritagliarci il nostro piccolo angolino
magico.
Camminavamo mano
nella mano, godendoci l’aria fredda di Gennaio sul viso.
Solo io e lei
assieme: il modo migliore di passare il primo dell’anno.
-Ti va una
cioccolata calda?- chiese lei all’improvviso.
Cinque minuti
dopo la osservavo affondare il viso in una tazza fumante di cioccolata
e panna.
E ancora una
volta mi resi conto di quanto la volessi sempre accanto a me.
-Quanto resti
ancora?- non riuscii a trattenermi dal chiederle.
-Uhm…che ne dici
di “per sempre”?-
Ridacchiai, poi
mi accorsi che era seria.
-Davvero?- smisi
all’istante di ridere.
Brittany sorrise
–La mia domanda di trasferimento nella succursale di Yale a
New Haven è stata
accettata, è solo a un’ora e quaranta da qui-
-Davvero?-
ripetei incredula.
-Davvero-
confermò per poi fissarmi incerta per un secondo
–Ma tranquilla, non lo faccio
per te- disse alla fine.
Il sorriso che mi
stava per nascere sulle labbra si congelò
all’istante.
-Oh- dissi solo
–Perché ti trasferisci allora?-
Brittany sembrò
in difficoltà –Ecco…è un
po’ complicato da spiegare-
La fissai in
attesa.
-Devo confessarti
una cosa- ammise alla fine –Quello che ti ho detto alla cena
di capodanno non
era vero…-
-Cioè non ti
piace il cotechino?- chiesi confusa.
-Come? No, no!
Intendevo quando ti ho detto che non vedevo Mike da un sacco di
tempo…era una
bugia-
-Ma no!- esclamai
sarcastica.
Sarcasmo che
sfuggì alla mia ragazza che annuì gravemente.
-In realtà era
lui che andavo a incontrare ogni mattina quando sono arrivata-
-Lui era il tuo
“impegno urgente”?- cercai di non far notare il mio
tono infastidito.
-Si ecco…
vorremmo aprire una scuola di danza assieme, qui a New
York…è per questo che mi
trasferisco, sai per iniziare i lavori e cose così- mi
fissò ansiosa.
-Britt
è…è…-
-È?-
-È stupendo!-
esclamai alla fine stringendole forte le mani –Finalmente
saremo vicine, e per
l’appartamento…-
-Ne ho trovato
già uno a metà strada tra qui e New Haven, mi
trasferisco li fra qualche
giorno- mi interruppe.
“E
per l’appartamento sono sicura che nel mio
ci staremo perfettamente in due” stavo per dire.
Perché avevo dato
per scontato che lei volesse venire a vivere con me.
“Cerca
di non illuderti troppo Lopez” intervenne la mia vocina mentale,
puntuale
come sempre “Dopotutto non si
è mica
trasferita per stare con te”.
-È fantastico-
ripetei invece, fissando dolcemente la mia ragazza, recludendo tutte le
mie
preoccupazioni in un angolino della mia testa.
-Ma quanto ci
vuole a prendere delle pizze?- borbottai tra me e me.
Brittany e Quinn
erano uscite da almeno mezz’ora e io iniziavo ad avere fame.
-Finalmente!-esultai
sentendo il campanello suonare –Quanto ci avete
mess…Mike!- esclamai
trovandomelo di fronte.
-Ciao
Santana-sorrise –Sono passato a salutarvi prima di partire-
-Come? Te ne
vai?- chiesi stupita.
Mi fissò confuso
–Tra due giorni inizia il nuovo semestre e ci vuole almeno un
giorno da qui a
Chicago-
-Pensavo restassi
qui… Britt mi ha detto dei vostri progetti per la scuola di
danza- mi scostai
per farlo entrare.
-Inizieremo a
lavorarci a settembre, dopo aver finito il college. Per il momento
abbiamo solo
fatto dei progetti, nulla di concreto… Brittany non te lo ha
detto?-
-No…- mormorai
–Non me lo ha detto, anzi; ha detto che doveva trasferirsi
qui perché così
potevate iniziare i lavori-
-Strano- replicò
Mike con un sorrisetto –A me ha detto che si trasferiva
perché non riesce più a
stare lontana dalla ragazza che ama-
Lo fissai confusa
e felice allo stesso tempo –Perché non me lo ha
detto allora?-
-Non lo so… forse
la intimidisci-
Il campanello
suonò di nuovo.
Quando aprii
Brittany e Quinn entrarono in casa mettendo fine alla nostra
discussione.
-Quinn?- chiesi
dopo cena, Brittany era andata ad accompagnare Mike alla porta
-Si?-
-Intimidisco le
persone?-
-No, certo che
no... le terrorizzi direttamente-
“È
sempre bello avere degli amici sinceri”
-Di un po’
Bionda, frequenti un corso di psicologia a Yale?-
-No- rispose
confusa.
-Ah ecco, mi
pareva- soffiai acida prima di entrare in camera mia.
Brittany mi
raggiunse dopo pochi istanti, tenendo lo sguardo basso, e si sedette in
silenzio di fianco a me.
-Sant…- provò
a
dire.
-È un peccato che
Mike debba tornare a Chicago vero?- la interruppi subito.
- San, io…-
-Un vero
problema, come farete ora per la scuola?-
-Pensavo solo che…-
-Ah già- la
interruppi per l’ennesima volta –Hai nove mesi per
pensarci giusto? Settembre è
ancora lontano-
Stavolta Brittany
non provò neppure a parlare.
-Perché mi hai
mentito? – chiesi dopo qualche secondo di silenzio.
-Avevo paura-
mormorò con voce piccola.
-Paura di cosa?-
-Che lo avresti
reputato solo un gesto sciocco di una ragazzina alla sua prima cotta-
mormorò.
-Britt…-
Stavolta fu lei a
interrompermi -Avevo paura di spaventarti, paura di come avresti
reagito
sapendo che l’unico motivo per cui mi sono trasferita
è che non sopporto di
averti lontano…-
Tutta l’irritazione
che avevo provato quando avevo scoperto la sua piccola bugia
svanì all’istante.
E per un momento
fui davvero spaventata, spaventata dal fatto che esistesse una persona
in grado
di avere un’influenza così grande su di me da
farmi cambiare idea in un attimo.
Dal fatto che con
Brittany a volte non mi riconoscevo più, perché
lei tirava fuori un lato di me
che avevo sempre tenuto nascosto: quello più fragile e
più facile da colpire.
Ma che era anche
quello più dolce, quello che mi aveva permesso di dirle
“ti amo”.
E in quel momento
mi sembrò di comprendere un po’ meglio cosa fosse
l’amore.
L’amore era uno
scambio tra due persone, due persone che espongono reciprocamente la
parte più fragili
di loro stessi al proprio compagno, che si rendono vulnerabili davanti
agli
occhi di chi li ama ma non hanno paura di mostrarsi così
deboli perché confidano
nel fatto che l’altro, che colui a cui si mostrano
vulnerabili, accolga quella
debolezza e la protegga.
Forse non ero del
tutto pronta a mostrarmi così, a far vedere a Brittany ogni
parte di me, ma lo
sarei stata.
E lo volevo
essere, essere pronta, per lei e per nessun’altro.
Le presi la mano –Non
avere paura…- le
sussurrai –Non avere
mai paura con me, perché io con te non ne ho mai-
Alzò lo sguardo
verso di me e le sorrisi.
-Grazie- sussurrò
solo prima di abbracciarmi.
Mi strinse forte
a se e ancora una volta mi sentii a casa.
-Grazie a te-
mormorai nel suo orecchio.
-San?- un
sussurrò mi strappò al sonno che stava per
cogliermi.
-Dimmi-
-Quello che mi
hai detto ieri sera...-
-Si?- chiesi,
sapendo già a cosa la mia ragazza si stesse riferendo.
-E' stato il più
bel regalo di Natale che io abbia mai ricevuto-
Sorrisi -Sei
sicura di quello che dici?-
-Sicurissima-
-Britt?-
sussurrai dopo un secondo di silenzio.
-Dimmi-
-Quando tu mi
dici ti amo...-
-Si?-
-Mi fai ogni
volta un regalo stupendo-
Ci fu un altro
momento di silenzio.
-Ti amo San-
-Ti amo anche io
Britt-
***
Perdonate l’attesa
cari lettori, ho passato due settimane dispersa su una barca nei mari
del sud
ma eccomi di nuovo qui.
*verso di grilli*
Ehm…
c’è
qualcuno? No?
Vabbè, restate
pure nascosti se siete timidi.
Questo capitolo
non è molto lungo, non è nemmeno un gran che ma
è tutto ciò che posso darvi…
Al prossimo e
buon 2017 a tutti
|
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Capitolo 18 *** Flash forward ***
Gennaio
-Sei arrivata
sana e salva?-
-Si mamma-
rispose Quinn divertita
dall’altro capo del telefono –Come
va il
trasloco?-
-Ti dico solo questo:
sono tre ore che sistemo DVD della Disney nello scaffale-
Sentii ridere
nella cornetta –Fortuna che me ne
sono
andata prima di essere incastrata anche io nei lavori-
Quinn era tornata
a Yale il giorno prima e io avevo accettato di aiutare Brittany a
sistemare le
cose nella sua casa nuova.
Era una casa
carina, non troppo grande, in periferia di New Haven a soli 30 minuti
da New
York.
Ancora non mi
sembrava vero: avevo la mia ragazza a (relativamente) pochi minuti di
macchina
da me, e ce l’avevo perché lei non voleva starmi
lontano, perché mi amava così
tanto da cambiare città per me.
Fu solo per un
attimo che mi sentii sopraffatta dalla grandezza di
quell’amore che, lo sapevo,
andava oltre un semplice trasferimento.
Poi mi sentii
felice, come se tutto ciò che mi servisse per andare avanti
fosse l’amore che
Brittany mi donava ogni giorno.
-Ok, gli
scatoloni sono finiti- annunciò la mia biondina facendo il
suo ingresso nella
sala.
Non le diedi il
tempo di dire nient’altro.
Con un solo passo
colmai la distanza tra di noi, afferrandole i fianchi.
-Ti amo-
sussurrai prima di baciarla.
-Wow- sorrise
quando ci staccammo –Dovrò traslocare
più spesso se ti fa questo effetto-
-Tu mi fai questo effetto- la
corressi, strappandole un
altro sorriso.
-Stavo
pensando…- iniziò allora lei –Non
abbiamo ancora controllato se il letto è
montato bene- sorrise maliziosamente.
-In
questo caso- le lasciai un bacio dietro l’orecchio
–Sarà meglio controllare
subito-
-Resta
a dormire qui stanotte.- mi pregò Brittany
Avrei
dovuto dirle che se fossi restata avrei rischiato di fare tardi a
lezione il
giorno dopo.
Avrei
dovuto dirle che non mi andava di farmi mezz’ora e
più di macchina la mattina
presto.
Avrei
dovuto dirle di no.
L’avrei
fatto se fosse stata una qualsiasi altra persona.
Invece
mi limitai a stringerla a me –Buonanotte Britt-
-Notte-
Febbraio
Finalmente
sembrava tutto perfetto.
Con
Brittany ogni giorno era speciale, il tempo volava e in quello che mi
sembrava
un attimo era già passato gennaio e con lui il mio
compleanno.
Ero
riuscita a convincere Brittany a scegliere fra farmi un regalo di
compleanno o
uno di San Valentino e, sebbene avesse optato per il secondo, mi aveva
riempito
di attenzioni tutto il giorno.
E
così, muovendo i miei primi passi da ventitreenne nella
grande e fredda New
York si era avvicinato Febbraio e con esso il compleanno della mia
biondina
che, fato vuole, cadeva esattamente il primo del mese, ad appena venti
giorni
di distanza dal mio, e io da brava fidanzata avevo già
trovato il regalo
perfetto, poco romantico forse ma perfetto.
La
mattina del primo febbraio mi svegliai decisamente eccitata, forse
anche più
della festeggiata.
Sgattaiolai
in cucina, stando attenta a non svegliare Brittany, e iniziai a cercare
gli
ingredienti per la colazione; ultimamente passavo più tempo
a casa di Brittany
che a casa mia, non che ci dispiacesse.
Almeno,
a me no di certo.
-Ehi-
sentii all’improvviso alle mie spalle.
Brittany
era sulla soglia della cucina, avvolta in una felpa decisamente troppo
grande
per lei.
-Ehi
festeggiata- sorrisi –Volevo portarti la colazione a letto ma
hai rovinato i
miei piani-
Brittany
fece un sorrisetto malizioso attirandomi a se per il bordo dei
pantaloni –Se
proprio ci tieni…- sussurrò al mio orecchio
–A letto puoi sempre portarci me.
-Tieni
a freno gli ormoni Pierce- ridacchiai infilandole un pancake in bocca
–Hai
ventitré anni, impara a essere più seria-
-Non
credo che fu mi foglia più feria- replicò a bocca
piena
-Certo
che no- confermai dandole un bacio sul naso –Sei perfetta
così come sei-
-Quanto
miele hai mangiato stamattina?- chiese divertita
-È
colpa tua se sono così dolce zuccherino-
le lasciai un altro bacio, sulle labbra questa volta.
-Uhm…-
mormorò sulle mie labbra –Se fai così
potrei arrivare a
insistere affinché tu riconsideri
l’opzione “letto”-
-È
nella lista di “cose
da fare
stamattina”-
-La
prima cosa qual è?-
-Darti
il tuo regalo- le risposi prima di sparire in camera a recuperare il
pacco
dalla mia borsa.
-E
tanti, tanti auguri- le sorrisi porgendole il regalo.
Il
sorriso che aveva stampato sul volto si allargò sempre di
più man mano che la
carta veniva tolta.
-Oh…-
sussurrò solo quando si trovò davanti il
gigantesco libro che le avevo
comprato.
-Oh
mio dio San- sussurrò poi prima di guardarmi stringendo al
petto la sua ''Guida
alle creature fatate: dove vivono e come trovarle''
-Ti
piace?-
-Stai
scherzando?- rispose subito –E’ fantastico. E sai
perché mi piace così tanto?-
-Perché
elenca i 10 modi più efficaci per catturare un folletto dei
boschi?-
-No-
ridacchiò -Perché significa che hai imparato a
conoscermi, a conoscere anche il
mio lato più infantile e lo hai accettato subito senza
giudicarmi mai: ora so
che con te potrò sempre essere me stessa, ed è
questo il regalo più bello che
potessi farmi-
Rimasi
un attimo in silenzio, colpita dalle sue parole.
–Non
è che a Yale c’è un corso di
“Frasi a effetto per ogni occasione”?- dissi alla
fine –No perché tra te e Quinn iniziano a venirmi
dei sospetti-
Brittany
sbuffò divertita dandomi un colpetto in testa col libro.
-Frequentate
anche un corso “Picchia Santana Lopez”?- borbottai
massaggiandomi la parte
offesa.
-Scema-
rise appoggiando il libro sul
tavolo e
abbracciandomi i fianchi –Sai una cosa?-
-Cosa?-
-Sono
felice di essermi innamorata di te-
Affondai
il viso nei suoi capelli –Sono felice anche io che tu
l’abbia fatto-
13
Febbraio
-Ma
avete sempre vacanza voi di Yale?-
Quinn
alzò lo sguardo dal suo libro
–C’è la pausa di inizio primavera- si
giustificò
-A
febbraio?-
-Potresti
semplicemente dire che sei felice che ti sia venuta a trovare-
-Lo
sai che sono felice che tu sia qui Bionda, non sono felice di vederti
costantemente
sul mio divano a consumare il mio cibo-
Ovviamente
Quinn ignorò l’ultima parte della mia frase
–Posso chiederti un favore?-
-Non
ti presterò dei soldi- l’avvisai
-Quanto
sei scema! Volevo solo chiederti se Sam può stare qui domani
notte, vuole
passare San Valentino con me-
-Sarei
davvero felice di contribuire a questo programmino disgustosamente
romantico
dicendoti di si, ma ci sarebbe solo un piccolo problema…-
-Sarebbe?-
-Dove
lo trovo un acquario abbastanza grande?-
A
volte mi prendevo un momento con me stessa per chiedermi se fossi
così stupida
da dimenticare quanto può essere pericolosa una Bionda se
provocata, o
semplicemente così masochista da fare in modo che le sue
sberle non mi
mancassero mai.
14
Febbraio
San
Valentino.
È
sorprendente come le persone impazziscano così tanto per una
festa così
stupida.
-Come
fa a non piacerti San Valentino?- stava dicendo Brittany incredula.
-Come
fa a piacere a te piuttosto- protestai –Voglio dire, se ami
una persona glielo
dimostri tutto l’anno; perché devo aspettare una
stupida festicciola per
portare a cena fuori la mia ragazza e regalarle dei fiori?-
-Ma
non è questo il vero spirito di San Valentino!-
esclamò quasi offesa.
-Illuminami
allora…-
-È
la festa degli innamorati…- iniziò
-Ma
dai?-
-…In
cui tutte le coppie si riuniscono per celebrare la cosa più
pura e meravigliosa
che esista al mondo: l’amore- continuò senza
badare alla mia interruzione.
-Quindi
stasera si celebra l’amore?-
Lei
annuì convinta –E’ come la festa del
ringraziamento, ma più rosa e più dolce-
Sorrisi
divertita, accarezzandole la guancia –Che vuoi fare stasera?-
mi arresi.
-Niente
di speciale, possiamo cenare qui a casa-
-Ma
non dovevamo celebrare l’amore?-
-E
infatti abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno per
celebrarlo: abbiamo il
nostro amore…- sorrise –…E delle
candele aromatizzate-
-Sono
sicura che le candele siano la cosa davvero indispensabile- scherzai
prima di
baciare la mia ragazza.
-Sto
migliorando?- chiesi speranzosa mentre Brittany assaggiava i secondi
che avevo
preparato (dopo averla implorata di lasciarmi fare almeno quelli).
-Uhm…certo-
il suo sorriso somigliava sospettosamente a una smorfia disgustata
–Che ne dici
di passare direttamente al dolce?- chiese frettolosamente.
-Potevi
almeno fingere che ti piacessero- borbottai imbronciata mentre lei
recuperava
il gelato dal frigo.
-Prometto
che dopo stasera il prossimo regalo che ti farò
sarà un corso di cucina-
-Non
vedo l’ora- mi imbronciai ancora di più.
-Nemmeno
io piccola- scherzò lei, sedendosi di fronte a me
–E anche la mia cucina è
d’accordo-
-Questo
è il tuo concetto di celebrare l’amore:
demoralizzarmi perché cucino da
schifo?-
-Certo
che no- rispose ovvia –Questo
è il
mio concetto d’amore- appoggiò sul tavolo una
scatolina rossa, che aveva tirato
fuori da chissà dove, e la fece scivolare sul tavolo verso
di me.
-Non
è una proposta di matrimonio Pierce, vero?-
-Oh
dio, San- rise –Chi lo sa, apri e lo scoprirai-
-Non
è divertente- sussurrai aprendola.
E
no, non c’era nessun’ anello dentro;
c’era una semplice chiave.
-Che
ci dovrei fare con questa?-
-È
la chiave di casa mia- spiegò Brittany
-Ah-
-Santana-
allungò la mano sul tavolo a stringere la mia
–Vorrei che tu venissi a vivere
con me-
Fissavo
una macchiolina su mio parquet con eccessivo interesse (c’era
sempre stata o
era nuova?) pienamente consapevole della presenza al mio fianco.
Sapevo
benissimo che se avessi alzato lo sguardo avrei incontrato quello
accusatorio
di Quinn, ma proprio non riuscivo a staccare gli occhi dalla
macchiolina
(Secondo me è a forma di elefante, o forse di clown oppure a
forma di…bho… di
macchia), del resto sapevo anche che se aveva parlato con Brittany nelle ultima ora avrebbe
presto iniziato una
delle sue estremamente lunghe prediche.
-Santana?-
iniziò infatti –Perché Brittany mi ha
mandato un messaggio con su scritto “Ho
chiesto a San di venire a vivere con me e lei è
scappata?”-
-Perché
ha finalmente imparato a mandare i messaggi?- provai non del tutto
convinta
-Io
direi piuttosto “perché Santana Lopez è
un’idiota codarda”-
Un’ora
prima
-Santana- allungò
la mano sul tavolo a
stringere la mia –Vorrei che tu venissi a vivere con me-
Era
tutto ciò che aspettavo
da quando mi aveva detto che si sarebbe trasferita a New York.
-Britt…-
iniziai, per dirle
quanto ero felice che me lo avesse chiesto e che non vedevo
l’ora di andare a
vivere con lei –Io…devo andare in bagno!- esclamai
invece.
-Va…va
bene- mormorò lei
confusa, probabilmente aspettandosi una risposta diversa; del resto me
l’aspettavo
anche io.
Mi
alzai di scatto, cosa mi
stava succedendo?, dirigendomi verso la porta.
-San,
quella è la porta di
ingresso!- cercò di fermarmi.
Mormorai
qualcosa che
avrebbe dovuto somigliare a uno “Scusami, ti chiamo
più tardi” mentre salivo in
macchina.
Non
sapevo nemmeno io perché
me ne stavo andando, o forse si.
Dopotutto
era quello che mi
avevano insegnato i miei genitori: a scappare.
-Se
posso dire una cosa a mia discolpa…-
-No.
Non puoi. Non hai scuse.-
-Quinn…-
-Pensavo
che volessi andare a vivere con lei!- mi interruppe
-Ed
è così infatti-
-E
allora perché lo stai dicendo a me e non a lei?-
-Io…non
lo so, cavolo! Quando me lo ha chiesto ho avuto tipo, quanti? 5 secondi
di
totale felicità, poi l’immagine di mia madre che
usciva di casa e mio padre che
piangeva mi è tornata in mente!-
Vidi
lo sguardo di Quinn addolcirsi immediatamente –Sannie, Britt
ti ama! Lo sai che
non ti abbandonerebbe mai-
-Non
è di questo che ho paura Q, ho paura che sarò io
a farle del male.-
Quinn
sospirò –Allora cosa pensi di fare?-
Et
Voilà, sono tornata con un nuovo capitolo, qualcuno lo stava
aspettando
impaziente?
Spero
di si :)
Comunque
(piccolo avvertimento, da ora questo mini testo conterrà
degli SPOILER)
Non
so se sentirmi una veggente per aver scelto Mine come loro canzone
prima che
Naya cantasse Mine (e speriamo che poi diventi davvero la loro canzone)
o se
essere arrabbiata con RIB per avermi rubato l’idea (non che
mi lamenti)
Insomma:
ho anticipato Mine, qualcuno dice che forse Sam e Quinn ritorneranno
assieme e
ho anticipato anche questo, e Sam nella mia storia è
destinato a diventare
migliore amico di Brittany (lo giuro) da quando ho iniziato a scrivere
a giugno…bene!
Sceneggiatori di Glee potete anche assumermi se siamo così
in sintonia.
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Capitolo 19 *** There’s a Drawer of my Things at Your Place ***
Quinn
sospirò –Allora cosa
pensi di fare?-
-Te
l’ho già detto, non lo so!- affondai la testa nei
cuscini del divano.
-Vuoi
parlarne?-
-Uhmp-
mugugnai, senza alzare la testa.
-Di
cosa hai paura?- insisté Quinn.
-E
va bene…- mi rimisi seduta –Allora…tu
sai che ho qualche difetto-
-Qualche?-
-D’accordo!
Ho molti difetti- concessi –Ne ho così tanti che
non saprei nemmeno da dove
iniziare per elencarli tutti-
-Oh,
ti do una mano io!- trafficò nella sua borsa fino a tirarne
fuori un plico di
fogli –Gli ho elencati tutti in ordine alfabetico-
spiegò
-Cos…ma
quante pagine sono?-
-Quattro,
fronte e retro, scritte in piccolo-
Le
lanciai un’occhiata sconvolta.
-Quando
ho preso la mononucleosi non avevo niente da fare- si
giustificò alzando le
spalle –Me la portavo dietro dal terzo anno di liceo,
aspettando questo
momento-
-Tu…non
sei normale- mormorai.
Quinn
liquidò la mia frase con un gesto della mano.
-In
ogni caso- continuai –Questi difetti potrebbero
rendere…difficile vivere con
me- ammisi
-E qual’
è il problema?-
–E’
questo! Che sono una persona con cui è difficile
convivere...-
-Non
è vero, sei una persona con cui è impossibile
convivere-
-Gentile
come sempre Quinn- sbuffai
-Qual’
è il problema?- ripeté Quinn ignorando l'ultima
frase
-Il
problema è che dopo una settimana che viviamo assieme si
renderà conto di
quanto è difficile...anzi impossibile
vivere con me e mi lascerà!-
-Oh
Santana, andiamo!- Quinn sbuffò vistosamente -Sei
insopportabile sempre, che
uno viva o non viva con te-
-Mi
sfugge il motivo per cui cerchi di rassicurarmi con queste parole dolci
e
sincere-
-Quello
che voglio dire è che Brittany ti ama per come sei,
stranamente, e quello che
sei non cambierà perché vivrete assieme-
-Non
lo so Q...-
-Senti,
parliamo seriamente ora, ok? Tu vuoi una vita assieme a Brittany un
giorno, nel
lontano futuro?-
-Si...credo
di si- balbettai presa alla sprovvista
-Con
tanti bambini, una casa grande e un barbecue dove organizzare le
grigliate con
gli amici la domenica?-
-Tanti
bambini non proprio però...si, è quello che
vorrei...in un futuro lontano-
-Sicura
che sia quello che vuoi?-
-Ti
ho già detto si!-
-Allora
non credi di dover cominciare da qualche parte?-
-In
che sens...-
-Il
futuro non appare magicamente da solo, spargendo in giro polverina
della
felicità, dobbiamo costruircelo noi pezzo per pezzo e se tu
vuoi un futuro
assieme a qualcuno, insieme a Brittany, allora dovete costruirvelo
insieme; e
andare a vivere da lei è solo il primo passo-
-Quindi...dovrei
dirle di si?-
Quinn
si alzò -Non chiederlo a me, chiedilo a te stessa- si
avviò verso la porta di camera
sua ma si girò di nuovo appena prima di uscire -San, sai
come si fa a scalare
una montagna?-
-Come?-
Sorrise
-Un passo dopo l'altro-
Dopo
che se ne fu andata rimasi immobile, con lo sguardo perso nel vuoto.
Sapevo
che Quinn aveva ragione, in fondo pensavo anche io tutte quelle cose
che aveva
detto.
Recuperai
dalla borsa la scatola con dentro la chiave di casa di Brittany, che mi
ero
portata dietro quasi senza accorgermene.
Alternai
lo sguardo fra quella scatola e una cornice al muro, con una foto di me
e mio
padre.
Solo
io e mio padre; con mia madre non avevo foto…
-Andate
al diavolo- sussurrai tra i denti alzandomi, prendendo con me la
scatola e la
giacca
–Questa
è la mia vita-
Feci
qualche passo verso la porta di ingresso, poi tornai indietro.
-Quinn?-
la chiamai affacciandomi alla porta della camera degli ospiti,
trovandola
accoccolata sul letto con Sam a guardare un film –Io esco-
-Dove
vai?-
Sorrisi,
giocherellando con la chiave che mi aveva dato Brittany.
-Vado
a casa-
Bussai
per l’ennesima volta –Britt!- non voleva aprirmi,
comprensibile –Brittany
aprimi!-
Niente.
-Non
vuoi vedermi, lo capisco, ma ho bisogno di parlarti!-
Ancora
niente.
-E
va bene Pierce- mormorai tra me e me tirando fuori la chiave. Avrei
preferito
che mi aprisse di sua volontà ma non mi lasciava scelta.
La
porta si spalancò prima che riuscissi a infilare la chiave
nella serratura,
lasciandomi con la mano sospesa a mezz’aria.
-Che
vuoi Santana?- chiese Brittany acidamente.
-Possiamo
parlare?-
-Non
lo so; scapperai ancora se non dico quello che vuoi sentirti dire?-
-Senti,
mi dispiace per prima; mi hai colta di sorpresa-
-Cavolo,
ti ho colto di sorpresa! Ora capisco perché te ne sei andata
all’improvviso
senza dare nessuna spiegazione!- esclamò sarcastica.
-Ti
prego, fammi entrare- la implorai –Devo dirti una cosa
davvero importante-
Il
suo sguardo duro tentennò per un attimo, poi si fece da
parte per lasciarmi
entrare.
Mi
torturavo le mani cercando le parole giuste per iniziare il discorso
che mi ero
preparata in macchina.
-Allora?-
Brittany si sedette sulla poltrona, in attesa.
Presi
un lungo respiro –Pensavo di sapere tutto
sull’amore…prima di incontrarti-
iniziai –Pensavo che fosse solo un’illusione,
qualcosa che le persone si
convincevano di provare per avere qualcuno accanto e non rimanere soli,
pensavo
fosse una cosa per i deboli e per i codardi…invece
è tutto il contrario sai? Ci
vuole un sacco di coraggio per amare qualcuno e io Britt, io sono una
grande
codarda- feci una risatina falsa –E’ come avere
paura del buio, io ho paura di
amare; ma quando sono accanto a te io…non ho più
paura- la vidi sorridere
impercettibilmente –Era a questo che dovevo pensare quando mi
hai chiesto di
venire a vivere con te, invece mi sono lasciata soffocare dalle paure e
dai dubbi…
temo che non sarà l’ultima volta che
succederà- la guardai negli occhi -Ma
questa volta non lascerò che siano
loro a decidere per me perciò…va bene-
-Va
bene cosa?-
-Va
bene vengo a vivere con te... se mi vuoi ancora-
-Sul
serio?- chiese circospetta
-Si,
sul serio- le sorrisi speranzosa e finalmente vidi un sorriso farsi
strada
anche sul suo volto.
-Ti
amo!- esclamò attirandomi a se per baciarmi.
-Questo
vuol dire che sono perdonata?-
-Vedremo…-
rispose, prima di baciarmi ancora.
-San?-
-Si?-
-Ti
vorrò sempre. Sempre-
Gli
ultimi giorni di febbraio li passai immersa nel caos del trasloco, il
secondo di
quell’anno e nella stessa casa per giunta!
Finalmente
il primo di marzo il trasloco poteva dirsi completo, tutte le mie cose
erano al
loro posto nella nuova casa, la casa mia e di Brittany.
Mai
avrei pensato di poter provare una soddisfazione così grande
nel dire
"casa nostra"
-Pronta
per la prima serata in casa nostra?- chiesi con un sorriso sulle labbra.
-Lo
stiamo per fare davvero?- disse Brittany a bruciapelo
-Andare
a vivere insieme?- chiesi confusa
-Iniziare
una nuova vita insieme- mi corresse.
-Lo
stiamo per fare davvero- risposi con un altro sorriso che si
incrinò
leggermente quando vidi la sua faccia spaventata.
-Cosa
c'è piccola?-
-San...e
se rovinerò tutto? Se fosse troppo presto? Se non fossimo in
grado di vivere da
sole? Insieme?-
Per
la prima volta mi resi conto che anche Brittany aveva le stesse paure
che avevo
io, che nemmeno lei era sicura di noi al cento per cento come sembrava
mostrare.
Stranamente
scoprire questo mi fece sentire più vicina a lei.
-Vieni-
le dissi dolcemente -Prendi la mia mano-
Le
porsi la mano che lei non esitò a stringere.
-E
ora?- chiese
-Ora
non smettere mai di stringerla e tutto andrà bene-
______________________________________
Questo
capitolo mi convince? No
Credo
sia meglio di quella…quella cosa che chiamano
“Quarta puntata della quarta
stagione”? Credo che anche la pubblicità di una
nuova fossa biologica sia più
coerente con la trama di Glee quindi si, peccherò di
vanità ma si.
Bah.
Spero
vi piaccia in ogni caso.
|
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Capitolo 20 *** You learn my secrets and you figure out why I’m guarded ***
Non
pensavo di avere ancora quella fotografia, anzi ero piuttosto sicura di
averla
buttata via, dopo averla scagliata contro il muro con tanta forza da
far
crepare il vetro.
Ma
dovetti ricredermi quando Brittany, che mi stava aiutando a sistemare
gli
ultimi scatoloni, l’aveva tirata fuori da una scatola e
l’aveva fissata a lungo
prima di riportare lo sguardo su di me.
-Quella…-
balbettai –Quella si può buttare-
-Sicura?-
chiese –E’ una bella foto-
-Si
può buttare- ribadii seccata.
Brittany
riportò lo sguardo sull’oggetto che aveva in mano,
accarezzò delicatamente la
cornice e si soffermò sui soggetti della foto.
Ricordavo
benissimo quando era stata scattata, avevo si e no sette anni.
Mio
zio Ernesto era passato a trovarci e aveva insistito per scattare una
foto
all’intero clan dei Lopez.
La faceva
sembrare una gran cosa: il clan dei Lopez; esagerato per definire me e
i miei
genitori, ma all’epoca mi piacque da matti.
Era
prima che mia madre se ne andasse, e in qualche modo quelle parole,
“Clan dei
Lopez”, mi davano un senso di unione che adoravo attribuire
alla mia famiglia,
anche se unita non lo era mai stata.
Sotto
l’insistenza di Ernesto, e anche mia lo confesso, ci eravamo
riuniti in giardino:
io seduta sorridente sul primo gradino del portico e i miei un gradino
più in
alto stretti in un abbraccio rigido.
-San-
la voce di Brittany mi riscosse dai ricordi –Va tutto bene?-
Brittany.
Per un attimo mi chiesi se sarebbe successo anche a noi un giorno, di
stringerci in un abbraccio rigido solo per far credere agli altri che
tutto
vada bene quando non è così.
Perché
quello che era successo tra i miei mi aveva fatto capire che non tutte
le
coppie hanno un destino felice.
E
se fra Brittany e me andava tutto bene in quel momento, non era detto
che fra
qualche mese o anno sarebbe stato lo stesso.
Perché
c’era la possibilità
che tutto
andasse male.
Eppure,
mentre scrutavo quegli occhi limpidi che mi fissavano con apprensione,
mi dissi
che c’erano altrettante possibilità
che tutto andasse bene.
Dovevano
esserci.
E
io avrei fatto di tutto per farle avverare.
-Si
piccola, va tutto bene- risposi alla fine, ma a lei non
sfuggì l’occhiata
malinconica che lanciai alla foto che aveva tra le mani.
-Sono
i tuoi genitori?- chiese.
-Si,
prima che… quando ancora stavano assieme-
Spostò
il peso da un piede all’altro, cercando le parole giuste da
dirmi.
-Non
mi hai mai detto cosa è successo tra di loro…-
iniziò alla fine –Ti va di
parlarmene?-
Esitai
un attimo prima di rispondere.
-Mi
piacerebbe- confessai.
Brittany
mi condusse con lei sul divano e io, con le mani strette alle sue,
raccontai
tutta la storia della famiglia Lopez.
Era
la classica storia di un padre troppo impegnato con il lavoro, di una
madre
troppo debole per combattere, di un tradimento accompagnato da
immancabile
divorzio.
Da
quando lei se n’era andata, più o meno dieci anni
prima, non l’avevo più
rivista.
E
mio padre non era cambiato, era rimasto l’uomo assente che
era prima.
Mia
madre non mi aveva nemmeno guardato in faccia quella sera, aveva
semplicemente
preso le sue valige e mi aveva voltato le spalle.
Ci
aveva voltato le spalle.
Mio
padre non mi aveva abbracciato e consolato quando mi ero messa a
piangere, mi
aveva solo detto “La mamma se n’è andata
Santana, siamo solo io e te ora”.
E
in un qualche modo, ancora non so come, eravamo andati avanti solo io e
lui.
Cercava
di far sembrare tutto come era prima, come se niente fosse successo; ma
io lo
vedevo.
Lo
vedevo devastato e distrutto, proprio da quell’amore che un
tempo aveva creduto
così puro.
Quello
che era successo tra i miei mi aveva insegnato che l’amore fa
male, che può
distruggere un uomo in un solo istante.
Che
non importa crederci con tutte le proprie forze, l’amore
può sembrare forte e
ingannarti facilmente; ma basta una piccola crepa (o nel caso di mia
madre un
giardiniere argentino, giovane e con la fastidiosa tendenza di lavorare
a torso
nudo) per farlo crollare.
Mi
aveva insegnato che quando le cose diventano difficili bisogna scappare
prima
che possano ferirti.
Dissi
quello a Brittany, stretta accanto a lei sul nostro,
divano.
E
lo dissi con una facilità che mi sorprese: perché
ci avevo messo anni a
parlarne con Quinn, che pure conoscevo da quando ero piccola? Mi
chiedevo.
Perché invece con Brittany sembrava tutto così
dannatamente semplice?
Perché
accanto a lei tutto quello che sapevo sull’amore sembrava
così sbagliato?
-San?-
mi sussurrò, distogliendomi dai miei pensieri.
Mi
strinsi di più a lei.
-San-
continuò allora –Ti prometto che a noi non
succederà. Non faremo mai gli errori
dei tuoi genitori-
Quella
promessa, seppur fragile come purtroppo tutte le promesse sono, mi fece
stare
meglio subito.
Cancellò
le lacrime che non mi ero ancora resa conto di star versando.
-Lo
so- dissi allora, sentendomi libera per la prima volta da quel peso che
mi
portavo dietro da cieca dieci anni.
Perché
con Brittany l’amore sembrava una cosa meravigliosa.
Era
passata una settimana da quando io e Brittany eravamo andate a vivere
assieme.
Una settimana
perfetta.
Assolutamente
perfetta.
Almeno
fino a che non arrivò domenica mattina.
-Non
posso credere che mi vuoi davvero fare questo- la accusai -Fra noi
andava tutto
bene!-
-San,
lo sai che lo faccio per il mio...per il nostro bene-
replicò lei ferma -Non
possiamo più andare avanti così-
-Vuoi
davvero farlo?- la sfidai -Perché se continui con questa
pazzia non potremmo
più tornare indietro-
-San...-
provò
-No,
Brittany, se continui giuro che te ne pentirai...io giuro-
-Santana!-
mi interruppe in uno sbuffo -Non fare la melodrammatica, voglio solo
insegnarti
a cucinare-
-Questa
è una cosa drammatica Britt- esclamai, cercando di farle
cambiare idea -Io e le
pentole siamo come Quinn e i pantaloni: incompatibili!-
-Ora
stai esagerando-
-Io?
Tu invece? Perché devo imparare a cucinare per forza?-
-Perché
viviamo assieme ora, e quando si vive assieme ci si dividono i compiti-
Feci
per ribattere ma mi interruppe di nuovo -No, ordinare al ristorante
all'angolo
non vale, nemmeno se paghi tu. Quindi: pronta per imparare a cucinare?-
chiese
entusiasta
-Ecco...-
una scusa per scamparla, una scusa per scamparla -Io non ho il
grembiule!-
-Non
c'è problema Sannie, ti dò una mia maglia
vecchia-
Accidenti!
Brittany
scomparve in camera e fece ritorno dopo qualche secondo, sollevando
trionfante
una larga maglietta grigia con la scritta "Louisiana" sul petto.
-Avanti-
mi invitò lanciandomela –Iniziamo dai pancake,
sono facilissimi da fare!-
Non
erano facilissimi da fare.
O
meglio, forse lo erano per qualsiasi essere umano minimamente portato
all’arte
della cucina, che non era il mio caso.
Per
la seconda volta, da quando stavo con Brittany, mi ritrovai coperta di
farina,
uovo e Dio solo sa cos’altro.
E
per la seconda volta non avevamo smesso di ridere un attimo.
In
quel momento non potei fare a meno di pensare che avevamo decisamente
più di
qualche possibilità di essere felici assieme.
In
quel momento non potei fare a meno di pensare che niente, niente,
avrebbe
potuto mai rovinare la nostra felicità.
E
in quel momento mi sentii immensamente felice per la svolta che aveva
preso la
mia vita.
____________________________________
Si,
ecco…lo so. So che non è il massimo.
Direi
che è un capitolo di passaggio ma mi sono appena resa conto
che questa storia
non può avere capitoli di passaggio quindi…
Spero
vi piaccia in ogni caso.
Grazie.
|
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