L'Onore nell'Oscurità

di ElloinIlBardo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo scudiero e la Tempesta ***
Capitolo 2: *** La maschera dorata e gli occhi di ghiaccio ***
Capitolo 3: *** Magia del passato e Sangue del presente ***
Capitolo 4: *** Il Colpo magico e lo Scudo scintillante ***
Capitolo 5: *** La Fanciulla della Conoscenza e la Guerriera del Nulla ***
Capitolo 6: *** La voce della legge e il sorriso di una ragazza ***



Capitolo 1
*** Lo scudiero e la Tempesta ***


 

Lo Scudiero e la Tempesta

Salve a tutti i lettori, questa è la prima fan fiction che pubblico, quindi sono un po’ emozionato e spero che possa piacere almeno a qualcuno, è ambientata dopo la conclusione della trilogia della Guerra delle Anime, quindi dubito che molte persone capiranno appieno il contesto, per qualsiasi domanda, soprattutto riguardo la terminologia, l’ambientazione e l’Era dei Mortali (soprattutto nel caso abbiate letto i sacri sei, cioè la guerra delle lance e la trilogia dei gemelli), sono quindi a totale disposizione! Buona lettura!

Dumat, questo era il nome che il mezz’elfo aveva scelto di usare nella sua nuova vita, varcò la soglia della Taverna del Calice Levato, questa era il suo primo giorno a Palanthas e si sentiva estremamente spaesato in quell’enorme città dove non conosceva nessuno, sperava di riuscire a trovare in quel luogo un po’ di pace, magari in un bel bicchiere di vino rosso che gli ricordasse la casa che aveva perduto per sempre.
Indossava l’armatura nera dei Cavalieri del Giglio, per cui tutti i cittadini, umani, nani o elfi che fossero, gli stavano lontani, cosa di cui era grato, eccetto i Kender, no, quelli non si facevano intimidire dalla divisa e si avvicinavano per  osservare il contenuto della sua borsa, più di una volta si riprese dalle mani di Kender meravigliati le sue pietre magiche.
Tirò a se uno sgabello e si appoggiò al bancone, richiamando l’attenzione di una cameriera ‘Vorrei un bicchiere di vino Qualinesti, mi hanno detto che qua ne avete una riserva!’ la ragazza rimase meravigliata ‘Certo, è vero, ma è molto costoso, saprà che qualche settimana fa Qualinost è stata distrutta . . .’ Una fitta al cuore fece chiudere gli occhi al giovane cavaliere oscuro, ‘Sì, lo so . . . ero lì quando . . .’ sì interruppe, le immagini dell’immenso drago verde che si schiantava sulla città e delle acque che impetuose sommergevano tutto, troppo vivide nella sua mente, che se le avesse descritte credeva si sarebbero materializzate davanti a lui. ‘Va bene chiederò al locandiere, comunque sono 10 monete di acciaio’.
Dumat controllò il suo portaspiccioli che conteneva appena qualche decina di monete, forse era meglio se avesse venduto quelle pietre, una veste grigia, un cavaliere della spina, qualche giorno prima gli aveva offerto diverse migliaia di monete per ciascuna, ma non aveva la forza di separarsi dall’ultimo ricordo di sua madre. ‘Ah, così tanto, forse allora tornerò più avanti . . .’.
‘Non si preoccupi, offro io!’ disse una voce femminile alle sue spalle, e dieci monete di acciaio, con sopra inciso il simbolo del defunto Lord Ariakan, furono gettate sul bancone, la cameriera le prese e si avviò verso la cantina.
‘Lei chi è?’ chiese il mezz’elfo voltandosi verso la benefattrice, ‘Una che passava!’ rispose una donna giovane, poco più che ventenne, ma con i capelli bianchi che le ricadevano sulle spalle, indossava una sgualcita divisa militare, di una qualche milizia cittadina, e si muoveva con fare mascolino, ma allo stesso tempo aggraziato. Si sedette sullo sgabello accanto a Dumat e lo fissò con i profondi occhi azzurri.
Il cavaliere era un bell’uomo, i  lunghi capelli neri, gli occhi dorati, le spalle larghe e il torace muscoloso attiravano lo sguardo di molte donne, ma nessuna lo aveva mai guardato così, come a volergli sondare l’anima.
 ‘Mi chiamo Squall, lei invece?’
Dumat, Dumat Spellstriker, della casa della magia! Mi tolga una curiosità, milady Squall, ma per quale motivo ha offerto un vino costosissimo ad uno sconosciuto?’
‘Pura curiosità, non si vede spesso in giro un mezz’elfo cavaliere del giglio sopravvissuto alla distruzione di Qualinost.’
‘Io . . .non sono un cavaliere del Giglio, sono uno scudiero del Giglio, quest’armatura apparteneva a mio padre, io voglio diventare un cavaliere della Spina.’
Bleah,’ Squall fece una smorfia di disgusto, ‘che c’è di interessante nel diventare una veste grigia, passare la propria vita a cercare artefatti magici da cui attingere potere rincorrendo le vestigia di una passata gloria.’
‘Io non ho bisogno di oggetti magici o pergamene per lanciare incantesimi’ sbottò offeso il giovane ‘sono uno stregone, so usare la magia naturale!’
‘Ah,’ la ragazza rimase per un istante a bocca aperta ‘non mi aspettavo di trovare un’aspirante veste grigia con il dono della stregoneria naturale, anche se sembra che al giorno d’oggi voi stregoni stiate diventando sempre più numerosi. A proposito, per quale motivo non vi siete recato a Sanction assieme agli altri cavalieri che sono partiti ieri, sembra che la signora oscura Takhisis sia tornata, e una sua chierica di nome Mina stia organizzando un potente esercito per conquistare la città, dopo la morte di Lord Targonne si è autoproclamata Signora della Notte, e sembra che comandi inoltre un vasto contingente di anime non-morte
‘Sono rimasto poiché la mia signora, di cui sono lo scudiero, Lady Nightshield, ha deciso di rimanere qua a Palanthas, sembra che diffidi molto di questa Mina, ha tratto in inganno gli elfi di Silvanesti, facendosi passare per salvatrice, dopodiché li ha pugnalati alle spalle, non è il comportamento degno di un cavaliere!’
‘Lady Nightshield. . . ora capisco, è stata lei a salvarvi dalla distruzione di Qualinost, è l’unico Cavaliere della Spina sano di mente che abbia mai conosciuto, un po’ troppo spietata forse, ma è un suo pregio, e ne ho conosciuti tanti, sai, sono capitano delle milizia della cittadella di Windkeep, la base operativa delle vesti grigie per la conquista della torre di Wyreth, ahahahahah, una grandissima perdita di tempo!’ Squall scoppiò in una risata forzata, che si spense subito, lasciandole sul viso un sorriso amaro.
‘Cavolo, vive davvero a sud, cosa ci fa allora così lontana da casa?’
‘Sono venuta a trovare mio fratello . . . e per andare con lui al funerale di un amico di infanzia . . .’
‘Oh, mi spiace, condoglianze . . .’
‘Non si preoccupi cavaliere, in questo periodo di guerre continue la morte è sempre dietro l’angolo, e quasi sempre siamo noi guerrieri a portarla, quindi non nascondiamoci dietro falsi moralismi, lei ha appena perso tutti i parenti e gli amici, non è così? La morte non è una brutta cosa, sono convinta che i morti stiano molto meglio dei vivi, anche per questo non mi sono mai fatta molti problemi a uccidere, anzi, direi proprio nessuno!’
‘Io non la penso come lei, sono cresciuto in mezzo agli elfi, e per me la vita è una cosa estremamente sacra, e non passa secondo per cui dentro di me non mi disperi per tutti coloro che hanno perso la vita in quella terribile battaglia, ma so che tutti loro sono morti per una causa più grande, e questo mi conforta!’
Nel frattempo un bicchiere di vino Qualinesti era stato appoggiato sul bancone accanto a Dumat, il cavaliere lo osservò, aveva il colore rosso brillante del sangue arterioso, segno che non era stato diluito.
‘Lei è proprio uno strano cavaliere di Neraka, sa? Perché non facciamo una partita a Khas, capisco più di una persona così che con un’intera giornata di conversazione.’
‘Accetto volentieri milady.’
Si sedettero attorno al tavolo da Khas della taverna, le pedine, dipinte di bianco e nero,erano di legno intagliato rozzamente, alcune di ciliegio, altre di mogano, altre ancora di elvewien, segno che alcune pedine dovevano essere state rubate, probabilmente da qualche kender manolesta che le aveva prese a prestito, ed erano state sostituite dal proprietario.
Dumat tenne i bianchi e fece la prima mossa spostando il cavaliere destro davanti ad un pedone, Squall sorrise e mosse di due caselle un fante, liberando l’uscita dalle retrovie della regina e di un chierico.
Il giovane si portò il bicchiere alle labbra mentre pensava alla mossa successiva, assaporando il dolce vino, un ricordo fugace gli giunse alla mente: il padre umano che assaporava il vino da un bicchiere raffinatamente lavorato, seduto davanti  alla tavola da khas assieme al figlio, la madre elfa, entrare portandogli una spremuta di arance, mentre sorrideva dolcemente al padre, una pace che non sarebbe più ritornata. Una lacrima gli corse veloce lungo la guancia.

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Capitolo 2
*** La maschera dorata e gli occhi di ghiaccio ***


La maschera dorata e gli occhi di ghiaccio

-Questa settimana è stata devastante, da quando sono stato investito Cavaliere della Spina, non ho più avuto un attimo di tregua, poiché al momento non c’era nessun signore della notte, la cerimonia e la visione mi sono state date da Lady Nightshield, che per l’occasione si è tolta la solita maschera nera che indossa sempre e ha messo una maschera dorata senza espressione che le copriva tutto il volto, era terrificante! Io avevo passato tutta la notte in preghiera senza sapere che divinità adorare, la tradizione voleva che mi rivolgessi a Takhisis, soprattutto ora che è tornata nel mondo, ma ho vissuto tutta la mia vita senza divinità, per quale motivo dovevo appoggiarmi ora ad una, nel momento più importante della mia vita? Così pregai me stesso, pregai di avere la forza di andare fino in fondo, e di realizzare il mio desiderio, costasse quel che costasse, non mi sarei dovuto fermare davanti a nulla, per quanto sangue macchiasse la mia spada, per quanta fatica dovessi sopportare, ce l’avrei fatta! Dopo una notte di veglia, quindi immaginate quanto fossi esausto, Lady Nightshield mi toccò, inviandomi la visione: mi trovavo in una cripta, e lei era lì su di un altare macchiato di sangue, bella e oscura, il suo corpo nudo e perfetto mi stava davanti, ma indossava ancora quella maschera terrificante, mi disse di inchinarmi a lei, e che se l’avessi fatto lei avrebbe realizzato il mio desiderio più profondo, io lo feci, mi misi in ginocchio e mi inchinai davanti a lei, arrivando a toccarle i piedi con la fronte, dopo qualche attimo lei alzò il piede, costringendomi a guardare verso l’alto . . . si era appena coperta con un mantello di seta nera e  non ci trovavamo più nella cripta, ma eravamo in cima ad una costruzione piramidale, sotto di noi una folla adorante si inchinava alla mia signora, ‘’Uomini, Elfi, Nani, Kender, Gnomi, Ogre, Minotauri, Goblin, tutti i popoli di Ansalon , uniti sotto un’unica bandiera, l’ordine perfetto . . .niente più guerre, niente più dissensi, maghi, stregoni, chierici e mistici, cavalieri di Neraka e di Solamnia, tutti adoreranno la mia signora, portatrice di pace, e io sarò la sua mano . . .’’ pensai, poi mi risvegliai, ero ancora inginocchiato davanti a lei, nella sala del consiglio dei cavalieri, ricordo bene come la luce che entrava dalle ampie vetrate mi abbagliasse, ma allo stesso tempo mi desse un senso di serenità, feci il giuramento della spina, avrei seguito solo la vittoria, ignorando ogni altri sentimento. Lady Nightshield mi consegnò la spada magica di mio padre, che aveva recuperato sulle sponde morte del Nalis Aren, e mi nominò Sir Dumat Spellstriker! Da quel momento non ho quasi più dormito, tanto che faticavo ormai ad utilizzare anche il più semplice incantesimo, ormai a Palanthas rimangono pochissimi cavalieri e così dobbiamo fare i doppi e a volte tripli turni, finalmente oggi è il mio giorno libero, e così sta notte sono riuscito a dormire abbastanza, come piace a me, questa sarà di sicuro una giornata bellissima, magari riuscirò a rivedere Squall.- 
Qualcuno bussò alla porta e il neo-cavaliere si affrettò a mettere il punto e a chiudere il diario, chi cavolo poteva essere a quell’ora del mattino. Aprì la porta, ritrovandosi di fronte ad un cavaliere del giglio che aveva conosciuto in quei giorni di ronde continue. ‘Sir Dumat, Sanction è caduta, i draghi metallici sono ritornati, assieme, a quanto sembra, alle divinità della luce, e ad un immenso esercito di elfi, Silvanesti e Qualinesti, hanno attaccato la città, ci siamo messi in contatto con i pochi cavalieri della spina rimasti, presto lanceranno un incantesimo per ritirarsi, ma dovremo coprire la loro ritirata, almeno finché non saranno al sicuro al di là dei signori del fato, nel territorio di Neraka!’ Così tante nozioni in una volta si accalcarono nella mente di Dumat, che riuscì solo a dire ‘E come cavolo ci arriviamo a Sanction, è lontanissimo, sono molti giorno a cavallo!?!’
‘Con i draghi naturalmente!’ rispose il cavaliere, come se fosse la cosa più banale del mondo.

Il giovane cavaliere non aveva mai cavalcato un drago, certo, era un abile cavallerizzo, come tutti i Cavalieri di Neraka, ma da un cavallo ad un drago c’erano una marea di differenze, prima tra tutte: i draghi volano!
‘Ma davvero avete bisogno di me, voglio dire, sono appena diventato cavaliere, ce ne saranno un sacco di altri più bravi di me, no?’ chiese il mezz’elfo mentre camminava verso il campo d’addestramento, che era stato sgomberato per fungere da pista d’atterraggio per i draghi.
‘Sì’, rispose l’altro, ‘e vengono tutti!’
‘Non mi dirai che hai paura Spellstriker?’ una voce vellutata alle sue spalle lo costrinse a voltarsi, Lady Nightshield, vestita con l’armatura dei Cavalieri di Neraka, riadattata per impedirle il meno possibile i movimenti complessi necessari a lanciare gli incantesimi arcani, si avvicinava a lui muovendosi con grazia, portava ancora la maschera dorata.
‘Certo che no!’ replicò Dumat, riacquisendo il coraggio alla vista della sua signora, ‘Noi siamo Cavalieri della Spina, siamo la paura incarnata, portiamo il terrore nel cuore dei nostri nemici, come potremmo mai averne noi!’
‘Ottima risposta Spellstriker!’ si complimentò ridendo la donna, una risata terribile e allo stesso tempo affascinante, ‘E proprio per il tuo coraggio ti meriti un dono! Oggi cavalcherai il più potente drago che abbiamo a disposizione, dopo il mio Thunderflare naturalmente, viene dalle spiagge di Qualinesti, è una tua conterranea, ed è la sorella dall’onorato Razor, che qualche giorno fa ha sconfitto la malefica Malystrix!’
Dumat non sapeva se esserne felice o meno, un drago potente significava grandi responsabilità in battaglia, probabilmente si sarebbe lanciato per primo nella mischia, e avrebbe azzardato mosse rischiose, incurante della salute del proprio cavaliere.
‘Attenzione però, dicono che sia molto capricciosa, i suoi due ultimi cavalieri sono morti in circostanze misteriose, sembra che l’avessero delusa!’
Ecco, ora il giovane era sicuro che non doveva esserne felice . . . per niente, anzi, se non ci fosse stata la sua signora lì di fianco sarebbe andato via con una scusa qualsiasi, tipo un mal di pancia o un’otite, tutti sanno che non si può volare con l’otite poiché si rischia di perdere l’udito, no, non sarebbe mai stato così codardo . . . forse.
Poi vide il drago, e tutto il suo coraggio residuo scomparve, le sue possenti ali azzurre, la sua lunga e muscolosa coda, gli artigli affilati come rasoi, emanavano un’aura di terrore tangibile, la chiamavano dragofobia. Il leviatano era girato di spalle, e Dumat sapeva che quando avesse visto le zanne acuminate e gli occhi malvagi del drago blu, sarebbe fuggito a gambe levate.
‘E come si chiama?’ chiese, dicendo la prima cosa che gli venne in mente, voleva scacciare a tutti i costi quella paura che lo attanagliava.
‘Si chiama  . . . Squall!’ gli rispose Lady Nightshield.
Dumat elaborò l’informazione, mentre il drago si voltava, mostrando le corna bianche d’avorio e gli occhi azzurri, profondi come il mare.
‘Ma guarda chi si vede!’ disse il drago snudando le zanne in quello che sarebbe stato il sorriso malizioso di una ragazza, se fosse stata in forma umana,  lasciando il cavaliere senza fiato.

Il mezz’elfo era rimasto incantato a guardare quei profondi occhi azzurri, non riusciva ancora a realizzare davvero che la bella ragazza che aveva conosciuto qualche settimana prima, la brava giocatrice di khas con cui aveva passato il pomeriggio, fosse in realtà un drago blu.
‘In realtà speravo in qualcosa di meglio di un Cavaliere della Spina, come compagno nella mia ultima missione . . .’
Dumat si riprese dallo shock, ‘Per quale motivo dovrebbe essere la tua ultima missione?’
Il drago azzurro alzò lo sguardo verso il sole pallido all’orizzonte, il vento lieve del mattino le rinfrescò il muso, ‘Mio fratello è morto l’altro giorno in battaglia. . .è caduto combattendo il drago più forte al mondo ’, si rivolse poi verso il suo interlocutore, ‘oggi affronteremo il più potente esercito del nostro tempo, non credi che sarebbe una morte gloriosa cadere contro decine di draghi metallici?’.
‘Cercheremo di ritornare tutti vivi milady, mi spiace per suo fratello, ma questa è solo una missione di salvataggio, se perdessimo un valoroso drago quanto lei, dovrei considerarlo un fallimento, non crede?’, le rispose il giovane.
Spellstriker ha ragione nobile drago, cerchi di non buttare via la sua vita e si goda la battaglia imminente invece’, Lady Nightshield diede una leggera pacca sul muso del leviatano,
‘Non si preoccupi Milady,non sarò avventata, ma di sicuro non mi farò valere meno di Thunderflare. . . a proposito, oggi guiderà lei la missione?’ chiese Squall per cambiare discorso,
‘Certamente, sono una Signora della Spina e, a parte un Signore del Teschio, che al momento è rimasto senza poteri per la scomparsa di Takhisis, avvenuta poche ore fa, sono la persona di grado più elevato qui a Palanthas, inoltre non si sa che fine abbia fatto la Signora della Notte, quella giovane Mina di cui si è tanto parlato . . . quindi forse presto sarò la persona di rango più elevato di tutta Neraka.’ la donna sorrise malignamente, pregustando la gloria che avrebbe guadagnato se quella missione fosse andata a buon fine, sarebbe divenuta colei che ha evitato la completa disfatta, salvando il futuro del cavalierato, ‘Forza, non c’è un minuto da perdere, ciascuno indossi la propria divisa e salga sul drago a cui è stato assegnato, ci aspetta un lunghissimo volo sino a Sanction!’
Dumat indosso un’armatura di cuoio imbottita con le insegne di Neraka, lo avrebbe difeso molto poco dai colpi avversari, ma non gli avrebbe reso difficile lanciare i suoi incantesimi e lo avrebbe protetto dal freddo che lo aspettava ad alta quota, inoltre, per aumentare la sua copertura, si mise un mantello nero sulle spalle e indossò un leggero elmo foderato. Si mise al fianco un piccolo tascapane contenente qualche pezzo di  carne e gallette da viaggio, e una borraccia, poi prese la spada di suo padre e montò sulla schiena di Squall, non senza difficoltà. ‘Vuole una mano Cavaliere della Spina?’ ridacchiò il drago.
‘Ce la faccio benissimo da solo!’ replicò acido il cavaliere al drago, che evidentemente di divertiva a stuzzicarlo, mentre si sistemava sulla sella a fianco ad una lunga lancia da cavaliere che gli sarebbe servita contro i draghi nemici.
Lady Nightshield gli passò a fianco montando il possente Thunderflare, un drago blu maestoso dalle scaglie scure, del colore del mare in tempesta, era reduce della Guerra delle Lance, che gli aveva lasciato una profonda cicatrice sul fianco, e della guerra del chaos, che gli aveva lasciato una profonda cicatrice nell’animo, la signora della spina invece era giovane, si diceva che fosse poco più che ventenne, e nessuno aveva mai visto il suo volto, ma il suo carisma era tale che numerosi cavalieri più vecchi di lei la seguivano ciecamente.
Alzando al cielo la sua Lancia Abissale, la versione oscura delle famose Dragonlance, si portò alla testa delle truppe ‘E ora, miei prodi Cavalieri di Neraka, seguitemi . . . andiamo a conquistarci un po’ di gloria!’,
il suo drago si voltò e corse rapido attraverso il campo di addestramento, aprendo le ampie ali membranose e spiccando il volo verso il cielo terso, tutti gli altri draghi, una cinquantina in tutto, e i loro cavalieri, lo seguirono con impeto, prima tra tutti Squall, che balzò in aria con un salto improvviso, mentre il suo cavaliere stringeva forte le redini per darsi coraggio.

 

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Capitolo 3
*** Magia del passato e Sangue del presente ***


Magia del Passato e Sangue del Presente

Il primi minuti di volo furono spaventosi, il mondo sotto di lui si rimpiccioliva sempre più, e le raffiche di vento generate dai potenti colpi d’ala del drago minacciavano di scaraventarlo giù, verso quel lontanissimo mondo di lillipuziani, ma ben presto la paura lasciò il posto all’euforia, stava dominando il mondo dall’alto, e il vento gelido che passava attraverso le fessure dell’elmo gli dava la carica per il combattimento che avrebbe presto dovuto affrontare. . . la velocità, la potenza, il mezz’elfo non aveva mai provato nulla di così incredibile, iniziò a pensare di  essere nato per cavalcare draghi.
L’esaltazione durò un’oretta, poi arrivarono la noia . . . e il freddo, il gelo, dato dall’immobilità, l’altitudine e la velocità, gli aveva raggiunto le ossa, e Dumat, come tutti gli altri cavalieri, doveva continuamente sfregarsi le braccia perché non gli si intorpidissero, fortunatamente però, il sole estivo raggiunse presto lo zenit, alleviando con il suo tempore un poco delle loro sofferenze.
Volavano ormai da parecchie ore, il sole incominciava già a calare, e alcuni uomini erano sul punto di addormentarsi, quando una voce suadente risuonò nelle loro teste ‘Siamo ormai arrivati, il signore della spina di Sanction mi ha avvertito che hanno già iniziato la ritirata, quindi la battaglia inizierà subito, tenetevi pronti!’.
‘Agli ordini mia signora!’ pensò Dumat, mentre scrutava l’orizzonte con impazienza.
Ad un tratto, con la sua vista di mezz’elfo, migliore di quella degli umani, riuscì a scorgere delle figure in lontananza tra i monti.
‘Li hai visti?’ urlò al drago, che stava guardando nella sua stessa direzione
‘Sì,’ rispose Squall ‘luridi metallici!’, ora che si erano avvicinati Dumat riusciva a scorgere meglio i draghi nemici sorvolare i cavalieri di Sanction, in fuga al centro di una valle, emettendo su di loro i micidiali soffi draconici, fortunatamente però gli umani in rotta parevano essere circondati da magie di protezione, e solo pochi cadevano sotto gli attacchi dei draghi.
‘La battaglia ha inizio!’ il mezz’elfo scosse le redini per spingere il drago a volare più velocemente, ma non ce ne era bisogno, Squall, con un possente grido di battaglia si era già mossa rapidamente, mettendosi sulla scia di Thunderflare, che apriva la carica aerea, mentre gli altri azzurri la seguivano a ruota.
L’immenso drago blu e Lady Nightshield raggiunsero rapidamente un drago d’ottone nemico, questo si era gettato verso il basso, avendo notato l’arrivo di questi nuovi avversari, ma loro furono più veloci, e la signora della Spina, con un movimento fluido del braccio, puntò la pesante lancia abissale verso il basso, che, spinta da un rapido movimento laterale di Thunderflare, si conficcò in profondità sulla schiena del drago d’ottone, tra l’attaccatura delle ali. Questo lanciò in ruggito di sfida mentre cercava di liberarsi, ma un’ondata di energia oscura si liberò dalle mani della donna, correndo lungo la lancia e andando ad esplodere dentro al drago, che precipitò verso il suolo senza un gemito.
Dumat rimase sbalordito dalla potenza e dalla crudeltà della sua signora, che aveva eliminato un drago con un colpo solo, ma non aveva tempo per distrarsi ad osservarla oltre, i draghi nemici erano infatti almeno il doppio di loro, e due draghi, uno di bronzo e uno d’argento, cavalcati da due elfi, si stavano già gettando contro di lui.
Afferrando con forza la lancia da cavaliere si schiacciò contro la schiena di Squall per evitare il soffio gelido del drago d’argento, mentre il rapido azzurro si avvitava su se stesso per mettersi in posizione favorevole a caricare il più piccolo drago di bronzo. Il cavaliere elfo, non era però uno sprovveduto, a quanto pareva, e quando Dumat stava per colpire con la lancia il drago nemico questi deviò il colpo con la sua arma, mentre l’artiglio dell’ala di Squall andò a segno, lasciando un profondo graffio sul fianco del drago bronzeo.
Nel frattempo il drago d’argento, che era passato sopra di loro, si era voltato, e ora li tallonava da vicino, il drago blu, rallentando un poco, colpì il muso del nemico con la coda, distraendolo per un istante, dandole il tempo di sfruttare una corrente ascensionale per voltarsi e scaricargli contro il suo potente soffio di elettricità. L’argento, colpito al ventre, emise un grido di dolore.
Il drago di bronzo si era intanto piazzato sopra di loro, e stava scendendo in picchiata per attaccarli con morso e artigli. Dumat, che si era accorto in anticipo dell’attacco, staccò la lancia dal suo supporto e la puntò sopra di se per proteggersi, mentre Squall era  concentrata sull’argento, che era quasi due volte più grande di lei.
La lancia alzata del mezz’elfo riuscì solo a rallentare il drago in picchiata per qualche istante, che la spezzò con un possente colpo delle mascelle, dando a drago blu il tempo per spostarsi.
Dumat vibrò di rabbia, poiché aveva perso la sua unica arma efficace in uno scontro aereo, poi un’idea malsana gli nacque nella mente, ora entrambi i draghi nemici si trovavano sotto di lui,e lui ne osservò i cavalieri, mentre si slacciava le cinghie che lo tenevano ancorato alla sella. Scelse il drago d’argento, così per un poco non avrebbe dato problemi a Squall che si sarebbe potuta concentrare su quello di bronzo ‘Ora si combatte a modo mio!’ gridò al suo drago, per poi lanciarsi nel vuoto.

Dumat ricordava che quando era piccolo sua madre e suo padre erano spesso occupati a combattere gli elfi ribelli nella milizia di Qualinost, e così lui veniva spesso lasciato con le cugine gemelle, Ary ed Eyrin, affinché lo badassero, anche se in realtà poi gli lasciavano fare quello che voleva, troppo occupate nei loro affari, e così si perdeva nell’ osservarle, Ary, sempre immersa nello studio dei suoi libri di magia, anche se la magia delle lune era sparita da tempo, ed Eyrin, che tentava di sfogare la sua stizza per quella perdita allenandosi nell’uso della spada assieme al suo migliore amico Mihangel, che però non riusciva mai a battere.
Un giorno Eyrin arrivò baldanzosa all’allenamento giornaliero, finalmente avrebbe battuto l’amico, ne era sicura.
‘Cosa ti da tutta questa sicurezza?’, chiese l’elfo.
‘Il regalo che mi ha fatto Ary per il nostro compleanno!’ rispose lei con aria di sfida, ‘ma tra poco vedrai!’
Estrasse il suo stocco dal fodero e si mise in posizione di combattimento e quando Mihangel la caricò, lei si spostò di lato, fuori dalla sua portata, poi estrasse una pergamena dalla tasca ed iniziò a recitarne il contenuto, subito la sua mano destra divenne luminosa, mentre scariche d’elettricità la avvolgevano. ‘Ehi, la magia non vale’, brontolò lui, ‘sai le regole, devi sconfiggermi con la spada!’
‘Infatti!’, sorrise lei, poi afferrò lo stocco con la mano carica di magia, e questa si avvolse attorno alla lama, che iniziò a risplendere anch’essa, percorsa da piccoli fulmini, ‘Spada folgorante!’ gridò.
L’elfo si protesse dal suo assalto, che si faceva sempre più furioso, cercando nel frattempo di colpirla a sua volta, ma alla fine un affondo di lei lo colpì di striscio. Normalmente non vi avrebbe nemmeno fatto caso, e avrebbe continuato a combattere, ma questa volta la magia sulla spada gli causò una scossa lungo tutta la spina dorsale, che lo fece cadere a terra. ‘Oh vinto, oh vinto!’ gridò Eyrin esultante, mentre Dumat e Ary applaudivano. Mihangel invece non ne fu molto felice, anche se si congratulò anche lui con l’amica, dovette infatti rimanere molti giorni a letto dolorante. I grandi poi non furono affatto contenti di questa cosa, soprattutto la madre delle gemelle, che considerava questo un atto sconsiderato, e che preferiva che le due giovani si concentrassero solo sullo studio di magie di divinazione o protezione, non su incantesimi pericolosi come questo, il giovane cugino mezz’elfo ne rimase però estasiato, e più volte tentò di emulare quella tecnica, mentre i suoi poteri naturali si manifestavano, ma senza mai riuscirci.

‘Vediamo se questa volta mi riesce!’ pensò Dumat, mentre su lanciava sul cavaliere del drago d’argento, si concentrò per richiamare la magia nel palmo della mano, fece poi scorrere con la mente la scarica di elettricità dentro il cuore della spada, finché non la sentì satura del potere incantato, atterrando con agilità poi sulla schiena della possente creatura.
Guardando il nemico fu felice di constatare che si trattava di un Silvanesti, gli sarebbe dispiaciuto uccidere un elfo della sua stessa patria, si stava preparando a caricare quando il drago compì una manovra brusca per tentare di disarcionarlo, ruotando di 180° sul proprio asse. Il mezz’elfo, a testa in giù, si afferrò saldamente ad una delle cinghie della sella con la sinistra, mentre con la destra, dove impugnava la spada carica magicamente, colpiva le altre cinghie, lacerandole. Il drago, sentendo che la sella stava per staccarsi, dovette rigirarsi, e il cavaliere delle tenebre poté tirare un sospiro di sollievo, prima di notare che il Silvanesti stava ora avanzando verso di lui, tentando di mantenere l’equilibrio sul dorso del leviatano mentre estraeva uno stocco. Dumat non si fece prendere di sorpresa e azzardò un affondo prima che il nemico potesse attaccarlo, l’elfo, instabile, non riuscì a proteggersi efficacemente, e così la spada del mezz’elfo lo colpì al braccio destro, poi la magia fece il resto.
I nervi del braccio si bloccarono di colpo, e la spada di sfuggì di mano, un riflesso incondizionato lo spinse a tentare di recuperarlo facendogli perdere definitivamente l’equilibrio e cadere verso il vuoto sottostante. Il drago d’argento, vedendo il suo cavaliere precipitare, si gettò verso il basso per cercare di afferrarlo, disarcionando il cavaliere della Spina. Fortunatamente dure scaglie blu scuro bloccarono la sua caduta, ‘Non ti facevo così intrepido Spellstriker!’ la voce di velluto di Lady Nightshield lo fece arrossire, poi vide la sua lancia insanguinata e si ricordò che lei ora era una sanguinaria signora della guerra, non più la sua cotta infantile.
‘Non distrarti Spellstriker, il tuo drago è in pericolo, ed è tuo dovere di cavaliere proteggerla!’
‘Come in pericolo!’, si chiese Dumat, Squall era un possente ed adulto drago blu, come poteva essere sconfitto da quel drago di bronzo che doveva essere poco più che adolescente, poi sentì il suo grido di dolore.
Il cavaliere del drago di bronzo si era alzato in piedi sulle staffe, e aveva affondato la spada sopra la spalla del drago blu, che si stava gettando su di lui. I leviatano precipitò verso il basso, mentre una quantità copiosa di sangue usciva dalla ferita, che doveva aver lacerato la carotide, a fatica riuscì a frenare la caduta, stabilizzandosi aprendo alla massima ampiezza le ali membranose, ma l’elfo stava già preparando un secondo assalto.
Il cavaliere oscuro non poteva permetterglielo, correndo, utilizzò la coda di Thinderflare come un trampolino, e, potenziando il suo salto con la magia, riuscì ad afferrare il drago di bronzo.
L’elfo si voltò per affrontare questo nuovo aggressore, e così Dumat poté vederlo in faccia, non credendo ai proprio occhi: Mihangel.
Non vedeva l’elfo da molto tempo: quando le sue cugine erano fuggite, poiché si era scoperto che in segreto studiavano magie di illusione e trasmutazione per poter affrontare un giorno la prova come maghe rosse, anche il loro amico era sparito, all’inizio si era pensato che le avesse seguite, ma poi, quando Dumat era entrato a far parte della milizia, aveva scoperto  che faceva parte delle forze ribelli della Leonessa.
In passato erano stati amici, uno dei pochi amici che poteva dire di aver avuto, in quella terra dove per tutti era solo un diverso, sia tra gli uomini che tra gli elfi, ma una terra che tanto aveva amato.
Ma ora erano nemici, lui stava attaccando degli inermi soldati in fuga e soprattutto aveva osato ferire Squall, non gli avrebbe risparmiato colpi.
Appeso con una mano alle punte sulla coda del drago di bronzo, il mezz’elfo rinfoderò la sua spada e recitò le parole di uno dei più potenti incantesimi che conosceva, una piccola sfera dorata partì dalle sue mani, andando ad esplodere contro Mihangel in un’enorme palla di fuoco. Per non essere coinvolto nell’esplosione il cavaliere mollò la presa, lasciandosi cadere, certo che il suo drago blu lo avrebbe afferrato, e così fu. ‘Grazie cavaliere!’ lo ringraziò Squall, mentre lo risistemava sulla sella,
 ‘Grazie a te nobile drago!’ Dumat guardò poi su, dove l’elfo e il drago di bronzo si stavano riprendendo dall’incantesimo, bruciacchiati, ma vivi, la spada di Mihangel emetteva una vibrazione quasi insopportabile.
‘E’ una spada ammazza draghi, per questo ha trapassato così facilmente le mie scaglie!’ il drago azzurro fremeva di collera, ‘Dobbiamo sconfiggerli a distanza allora!’ commentò il cavaliere ‘Io ho ancora qualche incantesimo utile, e tu hai il tuo soffio, no?’
‘Il mio soffio non farà nulla al drago!’
‘Allora miriamo al cavaliere, poi penseremo al drago!’ nella foga della battaglia, un attimo di tristezza colse il mezz’elfo, che sapeva di non avere altra scelta.
Squall non se lo fece ripetere, e, volando attorno agli avversari, come un immenso squalo volante, caricò il suo soffio. Mihangel, nel frattempo, li seguiva con gli occhi per essere pronto ad ogni loro mossa, e così, quando il drago blu rilasciò il fulmine dalla sua bocca, lui alzò la sua spada al cielo e questa lo attrasse, assorbendo l’elettricità e annullando l’attacco mortale.
‘Maledizione!’ ruggì il leviatano azzurro, caricando gli avversari.
‘Che fai Squall, non era questo il piano!’
‘Quel cavaliere mi ha sfidato, e ora me la pagherà cara!’
‘Così ci farai ammazzare entrambi . . .’ Dumat non finì di dire la frase, poiché andarono a schiantarsi con forza contro il drago di bronzo.
Mihangel fu colto alla sprovvisa, e dovette afferrare con forza le redini per evitare di essere scaraventato via, ma anche Dumat dovette impegnarsi a mantenere l’equilibrio, e così per un attimo i due draghi lottarono fra loro, lacerandosi con gli artigli. Bloccati nella lotta però non potevano però più volare, e così iniziarono a precipitare verso il suolo, incuranti della loro vita, o di quella dei loro cavalieri, concentrati solamente in quel combattimento mortale.

‘Missione riuscita! Allontanatevi subito dal campo di battaglia!’ la voce imperiosa di Lady Nightshield rimbombò nelle loro teste . . . per un lungo attimo che sembrò un’eternità Squall si rifiutò di obbedire, ma poi, vedendo che il suolo si avvicinava sempre più rapidamente, mollò la presa sul bronzo, e si avvitò su se stessa per riprendere quota.
Dietro di loro anche Mihangel e il suo drago, piuttosto malconcio e sul punto di svenire per le ferite,  avevano riacquistato stabilità, e ora stavano tentando di capire quale nuovo assalto avrebbe tentato il nemico, ma l’esercito delle tenebre si stava già allontanando, poiché i soldati di Sanction erano riusciti ad entrare in un complesso di caverne in terra di Neraka, dove sarebbero stati al sicuro.
‘Complimenti a tutti!’ sentenziò la signora della Spina, ‘Abbiamo avuto quattro perdite, un valoroso drago e tre nobili cavalieri che saranno ricordati per sempre, ma la nostra è stata una vittoria su tutta la linea, abbiamo inflitto numerose perdite al nemico e abbiamo salvato la vita ai nostri compagni di Sanction, dovete essere orgogliosi di voi!’
‘E’ stata una battaglia fantastica!’ ruggì esultante Squall, ‘E tu non sei mica male cavaliere della Spina!’
‘Ti ringrazio lady Squall, anche lei è stata abilissima!’
‘Sciocchezze, hai fatto tutto tu!’
‘Ricevere i complimenti di un drago, che onore!’
‘Ma non farci l’abitudine, capito?’ Squall rise, una risata simile al brontolio di una tempesta all’orizzonte, e anche Dumat rise, mentre la tensione della battaglia scemava.
‘Cosa ne pensa Milady di diventare il mio drago?’ chiese, mentre il leviatano ancora rideva,
‘Il suo drago, che pretese? E poi non la conosco ancora abbastanza bene, mi dica ad esempio, quale è il suo sogno?’
Mum, il mio sogno? E’ piuttosto un’utopia, ma farò tutto quanto è in mio potere per realizzarlo ...’
‘Sentiamo . . .’ il drago smise di ridere, il soffio del vento, di una bufera in avvicinamento, era l’unico rumore attorno a loro, gli altri draghi li avevano distanziati di un poco, e il rumore sordo delle loro ampie ali non era più udibile.
‘Io vorrei portare la pace del mondo, vorrei che tutte le morti insensate e tutto il caos portato dalle guerre, finissero.’
Squall non rispose e continuò a volare dritto, dentro la tempesta, senza seguire il resto dei draghi, che, seppure loro malgrado, dovendo difendere l’incolumità dei loro cavalieri, l’avevano aggirata.
La pioggia cadeva, sferzante attorno a loro, i lampi illuminavano l’oscurità, accompagnati da possenti tuoni, ma a parte questo Duma non riusciva più a sentire né vedere nulla.
Ad un tratto un fulmine centrò in pieno il drago blu, che vibrò di piacere, la sella di Dumat, però, che nel corso della lotta tra i due draghi aveva subito numerosi danni, ricevette il colpo finale e si staccò.
Il mezz’elfo tentò in ogni modo di aggrapparsi alle scaglie del drago, ma inutilmente poiché erano scivolose per la pioggia, così ben presto perse la presa, Squall non fece nulla per evitare la sua caduta, e continuò  a volare godendosi la tempesta, come fosse una doccia calda.
Dumat precipitò, già due volte era caduto verso il suolo quel giorno,  c’erano sempre stati dei draghi a frenare la sua caduta, ma questa volta non ce n’erano nei paraggi, la sua magia però, sapeva non l’avrebbe mai abbandonato.
Era difficile concentrarsi mentre sapeva di andare verso una fine orribile, ma immaginò di essere una piuma, che fluttua dolcemente verso il suolo, scivolando sull’aria, e la magia ben presto lo avvolse, rallentandone la caduta, fino quasi a fermalo a mezz’aria.
Giunse dolcemente al suolo, ringraziando i suoi poteri di essere ancora vivo, ma poi le sue gambe cedettero, non riuscendo più a sviluppare alcuna forza.
Il cavaliere si controllò il fianco, che iniziava a dolergli, scoprendo uno squarcio da cui il sangue scorreva a fiumi, macchiandogli di rosso vivo tutta la gamba destra, non si era accorto di essersi ferito durante il combattimento, forse era successo mentre saltava da un drago all’altro, o forse nella furiosa mischia finale tra il drago blu e quello bronzeo, non lo sapeva . . . fece qualche passo, cercando di raggiungere una casupola che vedeva a qualche centinaio di metri di distanza, ma non ce la fece.
‘Merda . . .’ fu il suo ultimo pensiero, prima di cadere a terra e scivolare n
elle tenebre.

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Capitolo 4
*** Il Colpo magico e lo Scudo scintillante ***


Il Colpo magico e lo Scudo scintillante

La luce della sera illuminava debolmente una piccola stanza da letto, creando lunghe ombre sul pavimento,
Dumat era steso su di un comodo letto di legno, dallo stile semplice. Tentò di sollevarsi per guardarsi attorno, ma un intenso dolore al fianco lo obbligò a distendersi nuovamente tra i cuscini, si costrinse allora a ragionare lucidamente. Da quella posizione riusciva solamente a vedere un guardaroba a fianco al letto e una sedia rustica poco distante, qualunque movimento del busto gli causava una grande sofferenza, ma riusciva a muovere senza problema le braccia, così le tirò fuori dalle pesanti coperte che lo coprivano per bussare sul legno e attirare l’attenzione di chiunque vi fosse in quella casa sconosciuta.
Così facendo notò con orrore che le sue braccia erano nude, e, dopo un rapido controllo sotto le coperte, appurò che lo era interamente.
Una donna dall’aria seria entrò nella stanza osservando con freddezza il mezz’elfo, Dumat valutò che era una bellezza particolare, con i capelli mossi biondo scuro, lunghi fino alle spalle, e gli occhi nocciola, indossava un lungo camice bianco macchiato di sangue in più punti, sangue che immaginò essere soprattutto il suo. Il cavaliere aveva visto un camice simile solo indosso ad uno gnomo della gilda agricola, che aveva interrogato a Palanthas qualche settimana prima, e si chiedeva per quale motivo lo stesse indossando una ragazza umana.
‘Chi è lei?’ chiese incuriosito il giovane, la ragazza lo guardò sprezzante dall’alto,
‘Sono un medico, e lei ora è un mio paziente! Ma non si prenda troppe libertà con me, cavaliere di Neraka!
Dovrà restare fermo a letto almeno per altri quattro giorni, e dopo dovrà evitare qualunque sforzo per due mesi, intanto però beva questa!’, si chinò su di lui, sollevandogli un poco la testa col braccio, per accostargli un bicchiere alle labbra.
Lo sguardo del cavaliere cadde sulla scollatura, che lasciava molto poco alla fantasia sul piccolo seno della ragazza, e arrossì, realizzando che, se era stata lei a medicarlo, lo aveva visto completamente nudo.
Dumat fu avvolto dall’odore speziato che proveniva dalla donna e dall’infuso che le stava facendo bere, sentì i suoi sensi sopirsi. . . il dolore al fianco sembrò subito diminuire, lei si rialzò subito e si avviò verso la porta.
‘Capisco che non prova simpatia per i cavalieri di oscuri, ma almeno mi dia l’onore di conoscere il suo nome, io sono Dumat Spellstriker!’
‘Mi chiamo Elloise Brightshield cavaliere, onore mio . . .’, con queste parole chiuse la porta, lasciando il giovane libero di immergersi nei suoi pensieri: Squall che lo lasciava cadere, la ferita, e ora quella casa e quella donna misteriosi, la sua mente resistette però poco, e dopo qualche minuto l’infuso ebbe la meglio su di lui e si riaddormentò tra i morbidi cuscini.

Si risvegliò la mattina dopo con una fame da drago, rimase qualche secondo in ascolto per sentire se la guaritrice fosse in casa, ma non riuscì a sentire nient’altro, se non il cinguettare allegro degli uccelli e il battito del suo cuore, provò poi a chiamarla, ma sapeva già che non gli avrebbe risposto, così scese dal letto e si avvolse una coperta addosso per coprire le sue nudità. Arrivò sino alla porta, prima di accorgersi che la ferita al fianco non gli aveva impedito di muoversi, anzi, ormai nemmeno gli faceva più male. Entrò nella stanza a fianco, un piccolo salotto dove si trovava solamente un tavolino rotondo con due sedie a fianco ed una piccola libreria, con un numero sovrabbondante di libri,  per cui la maggior parte erano impilati orizzontalmente sopra le file ordinate, e alcuni perfino erano appoggiati per terra, sulla parete a fianco vi era un quadro a cui non prestò particolarmente attenzione. Dumat però era alla disperata ricerca della cucina, e  così aprì subito un’altra porta, ritrovandosi in una stanza da letto ancor più piccola di quella che gli era stata assegnata, un’armatura scintillante risplendeva, illuminata dai raggi del sole mattutino, in fondo alla stanza, i simboli sopra di essa erano quelli dei cavalieri della Spada di Solamnia, possibile che quella ragazza fosse un cavaliere? A Dumat non sembrava possibile una cosa simile, visti il fisico asciutto e la giovane età, ma non poteva negare l’evidenza che quell’armatura fosse modellata per una donna della sua altezza.
Si avvicinò per controllarla meglio, e notò subito le riprese e i punti di discontinuità su alcuni punti dell’armatura, segno che doveva essere stata riadattata ad una persona meno robusta rispetto a quella per cui era stata costruita in origine. A fianco a questa vi era poi un magnifico scudo di forma romboide, alto quasi un metro, e raffinatamente lavorato, incastonato con pietre scintillanti, Dumat sentiva provenirvi una potente energia magica.
La pancia del cavaliere brontolò offesa, come si permetteva di ignorare le sue sofferenze per osservare un’armatura.
Si voltò per uscire dalla stanza, ma un’esile figura bloccava la porta, Elloise lo guardava con evidente astio,
‘Cosa ci fai fuori dal tuo letto?’ ringhiò,
‘Scusa, ma sta mattina mi sentivo bene e avevo una fame terribile . . . stavo cercando la dispensa . . .’ Dumat esibì la sua espressione colpevole,
‘Non è possibile  che tu stia già bene, nessuna persona normale potrebbe guarire così velocemente!’ Elloise ignorò volontariamente il tentativo del cavaliere di razziarle le scorte di cibo,
‘Beh, in effetti mi sento un po’ debole, ma il dolore al fianco è quasi completamente sparito’, ammise lui,
‘Dai, presto, torna nella tua stanza, voglio controllare la ferita, e non azzardarti più a gironzolare così liberamente per casa mia!’, la ragazza si scostò per farlo passare,
‘Agli ordini!’, il mezz’elfo le passò a fianco sorridendole.

Dumat fu costretto a rimanere a letto tutto il giorno, anche se la guaritrice aveva ammesso che in effetti la ferita si stava rimarginando ad una velocità sorprendente, per cui si annoiò steso a letto tutto il giorno, mentre la ragazza si trovava nella stanza a fianco seduta a leggere, senza fare nulla per spezzare la noia del suo paziente.
Dopo qualche ora il cavaliere aveva già sviluppato un rapporto conflittuale con il pensiero di Elloise, la odiava per quella specie di reclusione a cui lo stava sottoponendo e per il tono rabbioso con cui rispondeva ad ogni sua domanda, quando gli rispondeva, ma le era grato per averlo salvato, e attendeva con ansia i momenti in cui veniva a controllare il suo stato, soprattutto poiché erano gli unici momenti in cui Dumat facesse qualcosa che non fosse guardare il soffitto.
Verso sera, quando venne per controllarlo l’ultima volta, lo scoprì fino all’inguine per controllare lo stato della sutura che aveva praticato,
‘Se vai avanti a guarire così velocemente entro tre giorni ti potrò già rimuovere i punti.’, commentò in tono asciutto,
‘Devo rimanere qui ancora tre giorni? Ma morirò di noia, non potrebbe per caso prestarmi uno dei suoi libri? Almeno avrei qualcosa da fare!’
‘Certamente!’ rispose Elloise con un tono all’improvviso inquietantemente più dolce, ‘Cosa le interessa?’,
Mum, di solito non leggo molto . . . non saprei, forse leggerei volentieri qualche racconto epico, magari con delle grandi battaglie’ in effetti non si poteva proprio definire un grande lettore, quei pochi libri in elfico che aveva letto da piccolo gli erano sempre sembrati troppo smielati e irreali per la sua mente pragmatica,
‘Che ne dici del canto di Huma?’ chiese la guaritrice, mentre si recava nell’altra stanza per cercare nella sua libreria,
‘Va benissimo, ho sempre apprezzato Huma nei canti, ma non ho mai avuto modo di leggere il poema intero’
Elloise tornò da lui con un tomo di oltre duecento pagine e Dumat dubitò che sarebbe riuscito a finirlo in due giorni, ma magari, tornato a Palanthas avrebbe fatto un salto alla biblioteca per leggerne la conclusione, che, almeno nelle leggende che cantavano i bardi, era la parte che preferiva.
Il cavaliere la ringraziò sorridendo  dopodiché lei uscì dalla stanza borbottando qualcosa come, ‘E questo dovrebbe essere un cavaliere delle tenebre?’

Nel dormiveglia a Dumat pareva di aver udito un ‘Io esco, vado a fare un salto in paese’, per questo una parte del suo cervello non collegò subito l’urlo che udì qualche ora dopo ad Elloise, ma d’altra parte, il suo lato guerriero, pochi secondi dopo, era già completamente sveglio e stava correndo verso il cortile da cui era provenuto il grido.
Quattro orrende creature bipedi rettili formi avevano bloccato Elloise terra e le avevano strappato la camicetta,
‘Maledetti draconici!’ gridò, attirando la loro attenzione, dopodiché iniziò a pronunciare le parole di un incantesimo.
 Due delle orrende creature, aberrazioni dei nobili draghi d’ottone,  lo caricarono senza pensarci due volte, sguainando le loro scimitarre, ma il giovane stregone li schivò con facilità, scaricando contro di loro un potente fulmine magico che li carbonizzò sul posto.
Il terzo era però rapidamente giunto alle sue spalle e Dumat si spostò all’ultimo per evitare di essere tagliato in due dalla sua lama, era però troppo vicino a lui per poter avere il tempo di concentrarsi su di un incantesimo, così lo colpì sul muso, imprimendo nel pugno tutta la forza che aveva in corpo.
Il mostro vacillò un istante e il cavaliere ne approfittò per afferrare con forza la sua spada e disarmarlo, dopodiché, con un rapido movimento, affondò l’arma nei suoi visceri, e subito tentò di riestrarla, ma fu troppo lento, e così rimase bloccata nella creatura, trasformatasi in un istante in pietra.
Stava già recitando un altro incantesimo, per affrontare l’ultimo draconico rimasto, quando si accorse che non ve ne era alcun bisogno, una statua di pietra stava ora bloccando Elloise a terra.
Il mezz’elfo si precipitò a levargliela di dosso, prima che la soffocasse, e notò che il manico di un piccolo coltellino spuntava da sotto lo sterno della statua draconica, doveva avergli tagliato in due il cuore in un colpo.
‘Era il mio bisturi migliore, uff!’ si lamentò la ragazza, mentre si rialzava, stringendosi al petto le vesti strappate, ‘Grazie mille Nerak . . .ehm, cavaliere . . . ti devo la vita!’
‘Te la saresti cavata anche da sola secondo me! Ho visto come hai ridotto quello lì, un colpo precisissimo,complimenti!’
‘Ehm . . . grazie . . . mio padre mi insegnò le basi del combattimento quando ero piccola, ma morì troppo presto . . .’
‘Ah, ora capisco, tuo padre era un cavaliere di Solamnia, quell’armatura era sua, e tu te la sei fatta riadattare!’, Dumat iniziava a capire il perché di tutto quell’astio nei suoi confronti.
‘Esatto . . . comunque rientriamo, quei draconici fanno parte di una grande banda che sta terrorizzando la regione, potrebbero essercene degli altri nelle vicinanze, e io non me la sento di affrontarli così, e immagino anche tu!’, Elloise gli fece notare che stava indossando solo un paio di braghe, oltretutto da donna, che le aveva prestato.
Il ragazzo arrossì vistosamente e si affrettò a rientrare nella piccola casa seguito dalla giovane donna, dopo essersi fermata a recuperare il suo coltellino tra i resti ormai divenuti polvere del draconico.
‘Ti va un tè?’ chiese lei, mentre andava in camera a cambiare i vestiti laceri,
‘Certamente!’ Dumat si sedette su una delle sedie della saletta, attendendo che finisse di cambiarsi, e sforzandosi di non guardare nella direzione della sua stanza, dalla cui porta aperta poteva vedere il bianco profilo della sua schiena nuda.
Decise allora di focalizzarsi su qualcos’altro e il suo sguardo finì sull’unico dipinto della casa, raffigurava un mago dalle cupe vesti nere, ma circondato da una fievole aura luminosa, che stringeva in mano un bastone sormontato dall’artiglio di un drago d’ottone, da sotto il cappuccio, che ne nascondeva il volto erano visibili solamente due luminose pupille, la cui forma ricordava quella di una clessidra.
Il mezz’elfo non impiegò molto tempo per riconoscere il soggetto raffigurato, ma per quale motivo la figlia di un cavaliere di Solamnia aveva in casa un dipinto di Raistlin Majere.






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Capitolo 5
*** La Fanciulla della Conoscenza e la Guerriera del Nulla ***


Chiedo perdono per questa lunga assenza ingiustificata, ma sono stato bloccato da innumerevoli ed insormontabili avversità, che si possono brevemente sintetizzare con: esami universitari (tanti e difficili) e con la morte prematura del mio portatile, con cui se ne sono andati anche i capitoli che avevo già scritto. Ora spero di riuscire, salvo imprevisti, che tanto ci sono sempre, di riuscire a tornare a pubblicare con cadenza settimanale. La storia sta per entrare nel vivo, continuate a seguire ‘L’Onore nell’Oscurità’!

Elloise tornò con due tazzine ed una teiera ricolma, le appoggiò sul tavolo e si sedette davanti al cavaliere oscuro, che indossava ancora le braghe da donna.
‘Mi spiace che lei mi giudichi male per l’ordine a cui appartengo . . .’ iniziò lui,
‘Io non la giudico male!’ lo interruppe lei, ‘ sono solo prevenuta, come è giusto al giorno d’oggi. E poi, è colpa del suo ordine se mio padre è morto.’
‘Mi spiace . . . ma non ci sono state guerre contro Solamnia negli ultimi decenni.’, replicò Dumat,
‘Infatti, non siete stati voi a ucciderlo, ma Kellendros, il  drago dominatore blu, ciò che avete fatto voi è stato assecondare il suo regno, avreste dovuto combatterlo, e invece raccoglievate tributi per lui!’
‘Se non lo avessimo fatto avrebbe distrutto Palanthas, abbiamo solamente protetto la popolazione, non avevamo la forza per combatterlo.’, replicò il cavaliere, non voleva che si mettesse in discussione l’onore del suo ordine.
‘Non è vero, ho studiato la storia, avevate le dragonlance e le lance abissali, avreste potuto combatterlo ad armi pari, non l’avete sfidato poiché vi crogiolavate nel potere che vi faceva gestire a nome suo.’
‘Noi abbiamo sempre agito solo per la pace!’ ringhiò Dumat,
‘L’importante è esserne convinti . . .’ sospirò Elloise, non sembrava aver molta voglia di continuare discutere, come se avesse già sostenuto una conversazione simile.
‘Avrei due domande per lei, se non le spiace’, il mezz’elfo puntò a cambiare discorso, una Solamnica non avrebbe mai capito le motivazioni dei cavalieri oscuri,
‘Chieda pure, basta che non si tratti di domande troppo . . .ehm, private’, sorrise lei,
‘Mi chiedevo per quale motivo non vi concentriate sulla ricerca mistica anziché guarire i vostri pazienti solo con unguenti, erbe e punti di sutura, i poteri mistici di guarigione vi tornerebbero molto utili nella vostra professione, oppure potreste pregare la dea Mishakal, ho sentito che recentemente gli dei sembrano essere ritornati su Krynn . . . poi mi chiedevo per quale motivo un medico tenga un quadro di Raistlin Majere nel proprio salotto?’
‘Ah, penso di poterle dare una sola risposta per entrambe le domande,’ la ragazza sembrava sollevata, come se si fosse aspettata un’altra domanda, ‘deve sapere che io, prima che un medico, mi considero una studiosa, non mi concentrerei mai su esperienze totalizzanti come quella mistica o religiosa, ridurrebbero troppo il mio campo di conoscenze, e l’unica divinità che penso sarei capace di adorare, il Dio Supremo, non dona poteri ai suoi seguaci, per rispondere invece alla domanda sul quadro, diciamo che vedo Raistlin come un maestro, lui abbandonò tutto, amici, famiglia, il suo stesso ordine per ricercare la conoscenza (e il potere) supremi, mi piacerebbe davvero tanto conoscerlo di persona.’
‘Ma Raistlin è morto da decine e decine di anni!’ il cavaliere non credeva possibile che una studiosa non sapesse una cosa così banale,
‘Questo pensa la maggior parte della gente, so che è stato visto diverse volte dopo la sua presunta morte nell’abisso, e iniziò a dubitare che esista davvero qualcosa capace di ucciderlo!’
Dumat decise di lasciare la ragazza della sua illusione, il famoso mago era stato comunque umano e se non fosse stato un nemico ad ucciderlo, di sicuro la morte naturale doveva averlo già raggiunto da un pezzo, sorseggiò il suo tè senza risponderle.
Fece una smorfia, accorgendosi che il tè non era per niente zuccherato, Elloise se ne accorse e arrossì un poco, imbarazzata, ‘Mi spiace, ma ho finito lo zucchero! Non sono solita avere ospiti, e non sono abituata a zuccherare il tè.’,
‘Non fa niente’ rispose il ragazzo, ma in cuor suo pensò che non sarebbe potuto rimanere un giorno di più in una casa in cui non c’era lo zucchero per il tè, ‘Ora comunque penso di averle dimostrato di essermi rimesso del tutto, spero sia così gentile da restituirmi i miei vestiti e il mio equipaggiamento.’
Elloise fece una smorfia, era restia ad ammette quella guarigione che sembrava miracolosa, ma ormai il cavaliere sembrava davvero in ottima forma, ‘Va bene, ti lascerò andare’ si arrese.
‘Oh, la ringrazio, allora ripartirò oggi stesso per Palanthas
La ragazza spalancò gli occhi, ‘Ah, quindi sei di Palanthas tu?’ la sua voce si alterò tutto d’un tratto, perdendo la contenuta calma che aveva mantenuto fino a quel momento, le parole fluirono come un fiume in piena ‘Come è la città? E la grande biblioteca? Ho sempre sognato di andarci!’ sembrava un bambino a cui avessero detto che l’uomo che aveva davanti veniva dal paese dei balocchi.
‘Beh, in realtà dentro la biblioteca non ci sono mai entrato, ma la città è bellissima, se vuoi venire un giorno potrei anche ospitarti a casa mia.’, Dumat era un poco spaventato dalla repentina eccitazione della ragazza,
‘Davvero? Te ne sarei eternamente grata!’ i suoi occhi brillavano di una strana luce, non sembrava affatto spaventata di andare a dormire a casa di un cavaliere delle tenebre.
‘Non preoccuparti, consideralo come pagamento per le cure.’, in effetti il mezz’elfo, senza un soldo, si stava chiedendo da diverso tempo, come avrebbe potuto ripagarla,
‘Va bene’, sorridendo felice la guaritrice gli diede un bacio sulla guancia.

Finirono di bere il tè, anche se Dumat si limitò a sorseggiarlo per finta, dopodiché Elloise riconsegnò al mezz’elfo i suoi vestiti, che aveva accuratamente lavato, il giustacuore dei cavalieri di Neraka, il tascapane e la sua spada dall’impugnatura d’ossidiana, gli donò poi alcune monete con cui comprare una cavalcatura economica a Solanthus, e qualche razione di cibo per il viaggio.
Il cavaliere la ringraziò ancora per le cure mediche e le disse di chiedere di ‘Dumat Spellstriker’ al quartier generale dei cavalieri oscuri, nel caso l’avesse raggiunto a Palanthas, dopodiché si accomiatò, augurandole di rivedersi presto.
Ma in cuor suo sapeva, mentre si allontanava camminando dalla piccola casa, che era probabile che non si sarebbero più rivisti, poiché lui aveva un piccolo conto in sospeso con un drago blu.

Impiegò molti giorni per attraversare quella che era stato un tempo il grande stato di Solamnia, Elloise le aveva detto che si trovavano a Kyre, a sud di Solanthus, la ex-capitale del regno, quindi Dumat inizialmente puntò a nord per comprarvi una cavalcatura, accontentandosi di un piccolo cavallo a malapena addestrato, dopodiché si preparò al lungo viaggio verso nord-ovest, che l’avrebbe portato alla splendida città di Palanthas, un tempo gioiello di Solamnia, ma ora sotto il controllo dei cavalieri delle tenebre.
Il viaggio fu irto di pericoli, poiché il dominio dei grandi draghi e la guerra delle anime avevano portato scompiglio ovunque e numerosi mostri e banditi avevano invaso le rigogliose pianure, a volte riuscì a cavarsela con la diplomazia, spiegando che non possedeva nulla che valesse la pensa essere rubato, ma altre volte dovette combattere, ma infine, esausto e affamato, riuscì a giungere alla sua destinazione.

La sentinella che lo avvistò non appena fu all’orizzonte, da una delle torri costruite dopo la presa della città, non poteva credere ai suoi occhi, poiché tutti avevano dato per morto il mezz’elfo dopo l’accidentale caduta dal dorso del drago, corse subito da Lady Nightshield per darle la notizia, che ne risultò piacevolmente sorpresa e diede l’ordine di scortarlo da lei.
Non ce ne fu però bisogno, poiché Dumat, senza fermarsi a riposare o a darsi una ripulita puntò dritto verso il quartier generale per parlare con la sua signora.
Ne attraversò gli ampi saloni con passo svelto, e, quando arrivò nella stanza del giudizio si inchinò con un movimento fluido davanti alla donna mascherata, ‘Sono tornato per servirla.’, esordì,
‘Sono davvero felice che tu sia riuscito a tornare tanto presto, avevo divinato che ti trovavi in un punto sperduto tra Kyre e Solanthus qualche giorno fa, Squall ha affermato che eri caduto accidentalmente per la rottura della sella . . .’ sulla faccia della ragazza si dipinse un malefico sorriso di vittoria, ‘comunque sono felice di annunciarti che sono stata eletta Signora della Notte, dopo la triste scomparsa della giovane Mina e la fuga del generale Dhoga da Silvanesti, che sembra sia stata conquistata dai Minotauri, ti sei perso una magnifica cerimonia di investitura.’
‘Che piacevole notizia’ Dumat alzò lo sguardo, adorante, verso la signora di Neraka, ‘Ora la strada verso la realizzazione del suo sogno è spianata!’
‘Certo, mio fedele Spellstriker, ma è ancora molto lunga, e da sola non potrei mai percorrerla, senza una forte braccio a sostenermi,e quel braccio sarai tu’, a udire quelle parole Dumat sgranò gli occhi, non si aspettava di poter ricevere un simile onore, e di certo non se ne reputava degno,
‘Io . . . io non sarei forte abbastanza . . .’
‘Osi forse rifiutare la mia generosa offerta?’, lo interruppe la donna, senza alcuna traccia di sentimento nella voce, anche se le parole parevano proprio quelle di una minaccia,
‘No, io . . . mai, sa quanto io le sia fedele, e mai mi è stato fatto onore più grande . . . ma prima, avrei una questione personale da sistemare, per riacquistare la mia dignità di cavaliere’
‘Immagino che desideri sfidare il drago che si fa chiamare Squall, non si preoccupi, non glielo impedirò, capisco simili questioni di onore’, il mezz’elfo annuì, ‘ma devo avvisarla, anche se l’avrà già capito benissimo da solo, che non è affatto un avversario facile, persino per uno stregone capace come lei, e che ha elevate possibilità di morire’,
‘Ne sono assolutamente consapevole, ma non mi farò sconfiggere, glielo giuro sul’ordine della Spina’ Dumat si batté il pugno sul petto,
‘Allora va, e dimostrami che so scegliere bene i miei collaboratori!’

Dumat si recò in primo luogo al tempio del Teschio, dove un mistico oscuro utilizzò volentieri i suoi poteri per curare il cavaliere dalle ferite e dalla stanchezza del viaggio, la notizia della sfida imminente era  infatti dilagata rapidamente, e Fratello Morte, come era chiamato dai suoi compagni per la sua crudeltà in battaglia e la sua insofferenza verso il più classico compito del suo ordine, cioè la cura dei feriti, aveva già puntato diverse monete d’acciaio sulla sua vittoria.
Quando il mezz’elfo giunse, quindi, nei pressi degli alloggi dei draghi blu che ci affacciavano sul campo di addestramento, una piccola folla si era già radunata, e Squall, più maestosa che mai, con le scagli lucenti con tante piccole fiamme azzurre alla luce del meriggio, torreggiava su di loro attendendo il suo sfidante.
‘Eccoti finalmente, mi dicono le voci che cadendo hai sbattuto molto forte la testa, e che ora ti sia venuta il malsano desiderio di morire sotto i miei artigli’, il drago blu mostrò le zanne scintillanti e affilate, in quello che poteva essere considerato un sorriso,
‘Tu sai quale è il mio sogno, ma da solo non potrei mai realizzarlo, per cui sto cercando un alleato con la forza e lo spirito adatti, e tu mi sei sembrata davvero perfetta a questo compito, nobile drago’, l’azzurra scoppiò in una risata fragorosa, ‘Io, aiutare te? Il tuo è un sogno da stupidi, la guerra non potrà mai portare la pace, ma solo altra guerra, io seguo voi cavalieri perché siete tutti tanto stupidi da non capire questo semplice concetto, e la guerra e la distruzione sono il mio pane quotidiano’,
‘Io ti dimostrerò il contrario!’, la voce di Dumat si fece risoluta, mai si era sentito così sicuro di sé prima di allora, seppure in cuor suo sapesse che si stava gettando tra le braccia della morte, ‘Io ti sfido Squall, spirito della tempesta, se vincerò, mi farai l’onore di divenire il mio drago e di accompagnarmi nella realizzazione del mio compito?’
‘Io mi chiedo se tu sia sordo o davvero solo scemo, ma va bene accetto, non hai alcuna possibilità contro di me, e quando vedrò il tuo sangue bagnare questo campo, sarò sollevata, perché vorrà dire che ci sarà un pazzo in meno al mondo ’.

Il drago spalancò le ali e la zanne, mostrandosi in tutta la sua maestosità e rilasciando attorno a se la sua aura di terrore, il cavaliere però non si fece intimidire, per quanto  nella sua mente sapeva che l’unica cosa intelligente da fare sarebbe stata fuggire con le ali ai piedi, sfoderò la sua fidata spada e si lanciò alla carica.
L’azzurra, vedendo che la drago fobia non aveva travolto il mezz’elfo, passò alle maniere forti, tentando di lacerarlo con i suoi artigli, se fosse fuggito l’avrebbe risparmiato, forse, ma ora, in un duello leale, non avrebbe dimostrato nessuna pietà.
Dumat schivò il colpo con una capriola che lo portò sotto al ventre del drago, avrebbe concluso l’incontro con un solo fendente pensò, Squall non era però certo una sprovveduta, per cui si spostò rapidamente di lato e lo colpì con una spazzata di coda. Il cavaliere, colpito al fianco, crollò in ginocchio per il dolore, e riuscì solo con un enorme sforzo di volontà a sollevare la spada per bloccare il colpo successivo dell’avversaria.
L’arma magica penetrò a fondo nella carne della coda spinosa del drago, che ruggì per il dolore, ma l’impatto impedì al mezz’elfo di mantenere la presa su di questa, che gli sfuggì di mano. Il drago blu sbatté più volte l’estremità al suolo, cercando di liberarvi la spada dall’impugnatura d’ossidiana, fino a quando non si staccò con uno schiocco, il sangue fluì copioso dalla ferita profonda.
Lo stregone sfruttò quegli attimi di tregua per riprendere il fiato e rimettersi in piedi, la spada ormai era troppo lontana perché lui riuscisse a raggiungerla senza finire tra le grinfie della sua avversaria, ma questo di certo non avrebbe fermato uno stregone, facendo fluire l’energia magica attraverso il suo braccio fece materializzare nella sua mano una spada di pura energia.
La dragonessa guardò negli occhi il mezz’elfo, l’aveva sottovalutato, era un avversario  degno di lei, anche se i suoi ideali erano poco più che sogni infantili, la sua stupida motivazione lo rendeva davvero pericoloso, sarebbe stato davvero un combattimento divertente . . .finalmente, dopo tanto tempo.
Inspirando profondamente, riempì i suoi polmoni di aria, caricandola così con l’energia del fulmine che pervadeva il suo corpo, rilasciandola poi sotto forma di un turbine di elettricità diretta contro il nemico.
Dumat si gettò di lato, ben sapendo che se il colpo l’avesse raggiunto sarebbe morto carbonizzato, ma Squall aveva previsto lo spostamento, e così fu colpito di striscio, mentre l’elettricità gli pervadeva il corpo, intorpidendogli i muscoli e causandogli una momentanea aritmia cardiaca che lo lasciò senza fiato. Ma l’adrenalina del combattimento ebbe la meglio e così rapidamente corse verso il drago, caricando la spada per un colpo dal basso verso l’alto, mentre schivava con agilità un’artigliata, lacerandole, con un colpo poderoso, la carne tra la spalla e il collo, mancando la carotide per un soffio.
Nessuno dei due contendenti si sarebbe arreso facilmente e il combattimento proseguì tra colpi laceranti e schivate, fulmini dalle fauci e palle di fuoco, fino a quando, esausti, il drago e il cavaliere non si allontanarono l’uno dall’altro di qualche passo, sapevano, dalle ferite da cui il sangue fuoriusciva a fiumi,  dal fiato ormai cortissimo e dai muscoli doloranti, che il prossimo sarebbe stato l’ultimo colpo, per entrambi, il colpo che avrebbe decretato il vincitore, ma Squall sapeva anche che quel colpo non lo avrebbe sferrato lei. Il mezz’elfo, nel suo snello e piccolo corpo, era molto più agile dell’enorme drago, e avrebbe potuto colpirla con facilità, non appena lei avesse abbassato la guardia per attaccare, e così, mentre si muovevano in cerchio, scrutandosi per trovare una debolezza nell’altrui difesa, Squall si fermò, ‘Hai vinto ’,  ammise, prima di cadere al suolo, incapace di reggersi sulle quattro zampe, Dumat la fissò, con lo sguardo stravolto dalla fatica e dall’adrenalina del combattimento appena terminato,
‘Forza, finiscimi ’ implorò la femmina di drago ‘Dopo la sconfitta, vi è solo il nulla’, Dumat alzò la spada,
‘Dopo la sconfitta, vi può essere ancora la gloria, amica mia’ le sorrise, mentre le appoggiava la spada sul capo, in segno di vittoria, ‘una gloria da condividere assieme, se mi farai l’onore di divenire la mia compagna di battaglie’.
A queste parole dalla gola del drago fuoriuscì un suono rauco e gorgogliato, a causa del sangue che le invadeva i polmoni, che crebbe d’intensità, fino a quando non si riuscì a distinguerne una fragorosa risata, di quelle che provengono dal cuore. Squall sentiva qualcosa dentro, un calore, immagini di battaglie, di gloria, a fianco di un valoroso cavaliere, le scorrevano davanti agli occhi,
Sargonas il Vendicativo, mi fulmini’,  gorgogliò lei, tentando di alzare gli occhi per fissare Dumat, ‘accetto la tua richiesta, d’ora in avanti saremo alleati’ prese un attimo una pausa, osservando l’espressione di trionfo negli occhi del mezz’elfo, ‘In fin dei conti, un idiota come te, e con il tuo potenziale, ha bisogno di una persona con un po’ di sale in zucca che lo badi’. Squall chiuse gli occhi, e per la prima volta dopo tanto tempo, quello che percepì, non fu il niente a cui si era ormai abituata, e che aveva tentato inutilmente di colmare con la distruzione, ma una piccola goccia, non sapeva di cosa, aveva iniziato a riempirlo. Sarebbe vissuta, per aspettare e capire, la sua nuova vita iniziava quel giorno.


 

 

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Capitolo 6
*** La voce della legge e il sorriso di una ragazza ***



Il cavaliere del Giglio di guardia alla sala delle udienze annunciò, ‘Lo stregone della Spina, Dumat Spellstiker, e la dragonessa azzurra, Squall, a rapporto’, dopodiché uscì dalla stanza, facendo entrare il mezz’elfo dai lunghi capelli neri, con indosso la divisa di velluto nero del suo ordine, e la ragazza dai capelli bianchi scompigliati, con in dosso una semplice camicia e la cotta di maglia.
‘Lady Nightshield’, si inchinò il giovane, ‘Abbiamo sedato con successo la rivolta nel villaggio di Kita, la pace è tornata in tutta la regione a sud di Palanthas’,
‘Non avrei mai dubitato di voi, sapevo che avresti svolto la missione senza problemi’ da dietro la maschera dorata, la voce vellutata, ma allo stesso tempo ferma ed imperiosa della signora della notte, riempì tutta la sala, ‘siete la miglior squadra del cavalierato, a parte ovviamente i signori del Giglio, Teschio e Spina, ma sembra che loro si ritengano troppo preziosi per lavorare sul campo. Come è andata la battaglia? Quanti morti?’
Dumat sapeva che la signora poneva questa domanda per una pura conoscenza dei numeri, ma ogni caduto, amico o nemico, pesava sulla sua coscienza come un macigno, ‘Dieci cavalieri del giglio sono periti combattendo valorosamente e due cavalieri del teschio mentre cercavano di portare soccorso ai feriti, sono rimasti inoltre coinvolti due civili nell’esplosione di una palla di fuoco ingrandita di un cavaliere della spina, infine, tra i ribelli, trentasette sono stati i morti e ventiquattro sono stati catturati, tra cui il loro leader, sembra che una manciata siano riusciti a fuggire, ma divisi e senza una guida, dubito che possano essere un problema’. La risposta di Lady Nightshield fu rapida e concisa ‘Ottimo, per quanto riguarda il cavaliere della spina, verrà giudicato dai capi del suo ordine nel pomeriggio, probabilmente verrà spedito al confine contro gli ogre, i ribelli invece li giudicherò io stessa, sai benissimo che la pena per la ribellione è la morte, ma è giusto che abbiano la possibilità di difendersi e di dire la loro in un tribunale, prima della forca.’  Dumat annui rispettosamente, e così fece anche Squall accanto a lui.

Il mezz’elfo aveva sempre apprezzato la giustizia con cui operava la sua signora, seppure si potesse pensare che nessun altro sentimento umano muovesse i suoi giudizi; ricordava perfettamente il giorno in cui l’aveva conosciuta, in quella che ormai gli sembrava un’altra vita, dove la luce del mattino tra le foglie dei salici elvewien di Qualinesti, teneva viva la sua parte elfica, una parte che gli sembrava ormai morire sempre più, ad ogni morte che causava.
Fu proprio all’ombra degli elvewien che vide per la prima volta i suoi profondi occhi del colore dell’ebano, dalle profondità di una maschera nera come la notte, quel giorno le lezioni di magia di sua madre erano finite prima del solito, così si era deciso a passeggiare per i giardini alla periferia di Qualinost, dove sapeva che spesso si recavano i giovani elfi per riposare, sperando magari di rompere l’alone di solitudine in cui si era rinchiuso dopo la fuga delle cugine e la scomparsa di Mihangel.
Ad un tratto una voce dura ma vellutata l’aveva fatto attirato verso una scena che non avrebbe mai dimenticato,
‘Abbiamo della feccia qui!’ il disprezzo nella voce della donna era palpabile e terribile, guardava da pochi metri di distanza due cavalieri di Neraka, uno dall’aria viscida teneva per le braccia una giovane elfa che si divincolava spaventata, mentre l’altro, particolarmente muscoloso, aveva iniziato a slacciarsi i pantaloni, al sentire quella voce si voltarono, proprio mentre il giovane Dumat, poco lontano, si affacciava ad osservare inorridito.
‘Ehi, ma non è la nuova scudiera del Giglio che piace tanto al comandante Medan?’, chiese quello viscido, ‘Ma certo’, rispose il suo amico muscoloso, ‘la mascherata, dicono che sia una furia in battaglia, l’altro giorno ha ucciso da sola dieci elfi ribelli, sembra che abbia dei poteri magici!’
Ora che la vedeva meglio, la donna dalla voce vellutata era in verità poco più che una ragazzina, probabilmente nemmeno maggiorenne per i canoni umani, una bambina per i canoni elfici, ma i morbidi ricci neri, le ricadevano su spalle dritte e fiere, come quelle di una consumata combattente, o di una regina.
‘Ehi strega mascherata, vuoi unirti a noi? Noi siamo in due, e questa elfa dalla pelle d’avorio probabilmente si rovinerà prima che abbiamo finito di divertirci, potremmo darci il cambio con te nel frattempo se lo desideri, sembri proprio una donna focosa, non come queste verginelle’
Dumat non riusciva a vedere il suo sguardo da dove si trovava, ma vedendo il passo indietro che fece quello con i pantaloni slacciati, doveva essere carico d’odio, ‘Lasciate stare quell’elfa, subito’ disse con voce imperiosa, ‘immagino che la civiltà non sappiate nemmeno cosa sia, ma siete cavalieri, e le regole sono la vostra vita, e sapete benissimo quali sono le regole del comandante riguardo alla convivenza con gli elfi, ora mi seguirete da lui, se fosse per me vi ucciderei qui sul posto, ma non posso negare la legge del comandante, quindi verrete giudicati da lui ’,
‘Ehi, scusa ragazzina, non volevamo costringerti, se non ti va di divertirti con noi possiamo benissimo continuare da soli’ le rispose quello muscoloso, ‘ . . . oppure andarcene . . .’ aggiunse quello viscido, che non sembrava troppo convinto di voler contrariare la Mascherata.
La ragazza, senza replicare un’ulteriore volta, estrasse la spada, ‘Conto fino a tre . . .’ scandì con un tono asciutto ‘Uno . . .’, l’uomo muscoloso caricò sguainando un pugnale da sotto la manica.
Con agilità la mascherata parò il colpo, spostandosi poi di lato, mentre l’aggressore si voltava, lanciandosi in avanti con tutto il corpo, per sfruttare al meglio la sua massa muscolare decisamente superiore, i pantaloni slacciati lo fecero però scivolare, dando l’apertura giusta alla ragazza per piantargli, con un movimento fluido, la spada nella schiena, in profondità, all’altezza del cuore. L’uomo muscoloso cadde a terra senza un gemito. Nel frattempo però, il suo compagno, sconvolto dalla paura, aveva già spinto via la ragazza elfica, ed, estratto a sua volta un pugnale, si era mosso furtivamente dietro la strega mascherata per pugnalarla.
Dumat non voleva che quella ragazza morisse, e così, dopo aver messo le mani a foggi di una balestra, attinse al suo ancora debole potere magico, per lanciare un dardo di forza contro l’uomo viscido. Il colpo centrò l’uomo al petto, senza ovviamente metterlo KO, ma il suo gemito di dolore allertò la ragazza, che piroettò su se stessa, atterrando l’uomo con una ginocchiata all’addome.
La fanciulla elfica guardò terrorizzata la ragazza che l’aveva appena salvata, più spaventata dall’omicidio a cui aveva appena assistito piuttosto che dal tentato stupro, si alzò quindi in piedi a fatica, poggiandosi al tronco di un salice, e fuggì via veloce, nel cuore del bosco.
‘Penso che l’eliminazione di simili esseri sia necessario affinché l’ordine venga mantenuto, non credi?’ chiese la mascherata, rivolta verso il giovane mezz’elfo, ‘E la stessa cosa vale per quegli elfi ribelli . . . tu devi essere  Dunthalas della Casa della Magia se non sbaglio, figlio di Dumat, conosco tuo padre, una gran brava persona’, si voltò verso di lui e l’osservò con i profondi occhi d’ebano.
Dunthalas, questo il suo nome elfico, rimase a bocca aperta ad osservarli, pensando che mai aveva osservato nulla di tanto profondo e misterioso, belli e terribili, come una tempesta all’orizzonte, ebbe la sensazione che avrebbe esaudito qualunque desiderio che avessero espresso.
‘Ottimo colpo quello di prima, e grazie per l’aiuto, avevo sentito che eri uno stregone come me’allungò la mano per stringere quella del giovane ‘Piacere, il mio nome è Nightshield’,
il mezz’elfo si riprese dall’incanto e strinse la mano della ragazza ‘Nightshield e basta?’ chiese goffamente, ‘Mi sembra più un cognome che un nome’, la ragazza sorrise, un sorriso enigmatico, né di tristezza, né di divertimento ‘Nightshield e basta . . . avevo un nome una volta, e anche un volto, ma li ho abbandonati entrambi, ma se vuoi tu puoi chiamarmi Lady, Lady Nightshield’,
Dunthalas allora si inchinò, non seppe mai perché, il cuore gli bruciava nel petto, ‘Certo Lady Nightshield, la chiamerò così, e se avrà bisogno per qualunque cosa io sarò pronto ad aiutarla’,
la stregona non lo fece rialzare, ma lo guardò dal basso verso l’alto, ‘Allora io ti chiamerò Spellstriker, sono certa che i tuoi poteri aumenteranno, e un giorno entreremo assieme nell’ordine dei cavalieri della Spina’, detto ciò si avvicinò all’uomo svenuto e se lo issò in spalla, senza alcun apparente sforzo, ignorando totalmente il cadavere, il cui sangue arterioso aveva ormai intriso una vasta area di sottobosco.
‘Un giorno io e te cambieremo il mondo.’ sussurrò mentre si voltava, dirigendosi verso il quartier generale del cavalierato, quelle parole, a malapena udite dal giovane, gli penetrarono dentro come se fossero state gridate. Rimase a guardarla finché non fu troppo lontana anche per la sua vista elfica, e solo in quel momento realizzò che nessun sentimento aveva attraversato quegli occhi per l’omicidio appena commesso.

Erano passati tanti anni da quel giorno, Dumat era diventato un abile e rispettato cavaliere della Spina, il più fedele servo della Signora della Notte, Lady Nightshield, ma ancora non aveva visto nemmeno una volta alcun segno di umanità negli occhi di lei, sia che eliminasse un nemico con la fidata lancia, con un potente fulmine scagliato dalle sue delicate mani, o con un ordine di impiccagione.
‘Prima che ve ne andiate, avrei una richiesta da farvi’ continuò, dal tono piatto che aveva assunto si aspettava un qualche compito segreto, come eliminare una banda di malfattori in città o portare un messaggio segreto a qualche signore locale.
‘Questa sera il Lord di Palanthas mi ha invitato ad un gran ballo che si terrà della sua villa, ha detto che avrei potuto portare qualche . . .ehm . . .amico, penso abbia usato proprio questo termine, ovviamente si tratta solo di manovre politiche, ma mi farebbe piacere se mi faceste l’onore di accompagnarmi, non consideratelo un ordine della Signora della Notte’
Dumat non si aspettava certo una richiesta simile, per cui Squall fu più veloce di lui a rispondere, ‘Certamente mia signora, saremo lieti di accompagnarla, metterò il mio vestito migliore’,
il mezz’elfo la immaginò arrivare al ballo in armatura completa e a stento represse una risata, ‘E’ un onore per me’ rispose a sua volta.
‘Bene, ora siete congedati, avete il pomeriggio libero, siate puntuali, alla decima veglia’.
Drago e cavaliere uscirono dalla stanza e beh presto si separarono per recarsi verso i rispettivi appartamenti.

Quando Dumat, che aspettava sui gradini dell’ingresso della sontuosa villa, vide scendere assieme Lady Nightshield e Squall dalla carrozza, si ricordò di essere un uomo, e si dovette sforzare per tenere a freno gli ormoni che gli diedero una scossa lungo tutta dorsale. La prima indossava infatti un lungo abito nero di seta che le metteva in risalto le forme femminili, e lasciava trasparire dalla stoffa quasi trasparente le braccia candide e delicate, per una guerriera del suo calibro, che contrastavano con il nero che aveva indosso e con quello della maschera, che aveva rispolverato, in vece della maschera dorata che le copriva tutto il volto, per mostrare le labbra sensuali, su cui aveva applicato un rossetto di un bordeaux scuro, mentre i capelli erano acconciati verso l’alto, ricadendo con sensualità sul collo grazioso.
La seconda portava invece, con una femminilità che fino a quel momento aveva tenuto nascosta, un vestito di un blu brillante, scintillante come le sue scaglie di drago, con una profonda scollatura che lasciava poco all’immaginazione sul suo seno che normalmente doveva tenere ben stretto sotto l’armatura, mentre i capelli bianchi, ordinati, per la prima volta da quando la conosceva, dovevano aver subito certamente un qualche trattamento magico.
Quando furono scese entrambe dalla carrozza, ora che poteva vederle vicine,notò con stupore, che Squall era più alta della Signora della Notte, che normalmente invece, guardando tutti con superiorità, risultava schiacciare chiunque con la sua presenza, dando l’impressione di essere più alta di tutti coloro che la circondavano.
Dumat si inchinò rispettosamente ‘Salve mie signore . . . la vostra bellezza mi toglie il fiato.’
‘Un vero cavaliere’ commentò il drago azzurro, mentre squadrava il mezz’elfo, che indossava l’alta uniforme del suo ordine, nera, con ricami blu notte, e uno stretto mantello che gli scendeva dietro le spalle.
‘Seguitemi’ comandò Lady Nightshield, avanzando davanti a loro, mentre Dumat prendeva sotto braccio Squall. Furono annunciati, dopodiché poterono entrare nell’immenso salone da ballo, mentre un mormorio di sottofondo accompagnava il loro passaggio. Dall’altro capo della sala il Lord, reggente nominale di Palanthas, si era alzato in piedi dal suo seggio per accogliere colei che era di fatto la sovrana della città.
‘Milady, che onore ci fa a presentarsi al nostro umile gran ballo, spero che si diverta, abbiamo fatto venire anche la miglior coppia di arpisti della regione, come ci aveva richiesto’ con un gesto indicò due giovani, un ragazzo e una ragazza, che su di un piccolo palco, attendevano che la festa proseguisse per riprendere a suonare, ‘ma prima mi piacerebbe presentarle alcuni miei amici, sa, persone influenti della città’, Lady Nightshield annuì, probabilmente, pensò Dumat, trovandosi più a suo agio in un ambiente dove poteva esercitare il suo potere, piuttosto che in una sala da ballo.
Il Lord si rivolse poi ai due accompagnatori della Signora della Notte, ‘Non preoccupativi, vi portiamo via la vostra signora solo un momento, nel frattempo voi potete godervi la festa’, dopodiché si voltò, seguito da Lady Nightshield, in quell’istante la musica riprese, soave, annunciando un ballo lento, per cui una gran parte dei nobili si spostò al centro della sala, mentre i rimanenti si sedettero sulle sedie ai lati, attendendo il passaggio dei camerieri e godendosi la melodia delle arpe.
‘Tu sai ballare Squall?’ chiese Dumat, leggermente imbarazzato, ‘io quando ero a Qualinesti ho preso diverse lezioni’, ‘Beh,’ rispose la ragazza sorridendo, ‘Io danzo nel vento e tra le tempeste di fulmini, ma non so se sia la stessa cosa, proverò, basta che guida tu’.
I due si mossero verso il centro della sala, afferrandosi sulle spalle e sui fianchi, mentre, la ragazza arpista iniziava a intonare una triste melodia in Solamnico che parlava della guerra, dell’onore nella morte e della fanciulla che perdeva il suo amato. Il cavaliere, mosso dalla dolce musica che pervadeva la sala, iniziò a ballare, mentre la dragonessa lo seguiva con leggiadria. Molte coppie si voltarono a guardare quei ballerini sconosciuti che si muovevano con perfetta sincronia, come se fossero una cosa sola, seppure il loro stile di ballo non fosse perfetto. Come in battaglia, ciascuno stava iniziando a prevedere i pensieri e i movimenti del compagno, così nel ballo, ad ogni passo di lui seguiva un armonioso spostamento di lei.
Dumat e Squall si persero in quella dolce risonanza, mentre la musica sembrava continuare all’infinito solo per loro. In fondo alla sala, Lady Nightshield, Dumat la vide con la coda dell’occhio, sedeva al fianco del Lord, ma sembrava non seguire il suo blaterare, concentrata come era sulla musica, muovendo il capo come una bambina sognante davanti alla melodia di un bardo, sul viso stampato un rosso sorriso felice, solo appena accennato, ma il primo che le avesse mai visto.

 

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