You made my life better.

di selfisher
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter one ***
Capitolo 2: *** chapter two ***
Capitolo 3: *** Chapter three ***
Capitolo 4: *** Chapter four ***
Capitolo 5: *** Chapter five ***
Capitolo 6: *** Chapter six ***
Capitolo 7: *** Chapter seven ***
Capitolo 8: *** Chapter eight ***
Capitolo 9: *** Chapter nine ***
Capitolo 10: *** Chapter ten ***
Capitolo 11: *** Chapter eleven ***
Capitolo 12: *** Chapter twelve ***
Capitolo 13: *** Chapter thirteen ***
Capitolo 14: *** Chapter fourteen. ***
Capitolo 15: *** non è un capitolo. ***



Capitolo 1
*** Chapter one ***


Primo capitolo revisionato. La storia cambierà molto da ciò che probabilmente leggerete in seguito.  Specialmente i personaggi. Se già seguite la storia, sappiate che il nome della protagonista è cambiato in Faith. Questa storia inoltre non è scritta per fini lucro, e si è pregati di non plagiare. Love yax

You made my life better.
chapter one.



he was dangerous.

 

Harry guidava il suo enorme bestione nero per una piccola via sperduta di Holmes Chapel in cerca della sua prossima preda.

Casualmente, sfortunatamente o, a seguito del destino  in quello stesso momento, e nello stesso luogo  camminava persa nel suo mondo che era la musica, con lo sguardo rivolto alle sue converse sudice unasedicenne clandestina appena scappata dai suoi problemi: Faith.  
Sporca, vestita male, lavata appena. Poco curata, avrebbero detto. Eppure a lei non importava, avendo altro a cui pensare anziché i suoi capelli terribilmente grassi e pieni di doppia punte.
Esteticamente, senza dar conto alla poca cura, non era di certo la classica sedicenne la cui bellezza attirava a tal punto da voltarsi a guardarla, eppure c’era qualcosa, in questa comunque bellezza che incuriosiva il ragazzo. Non per questo, quando Harry la vide cosi misteriosa e cosi poco innocente decise che lei sarebbe stata la prossima sfortunata con la strabiliante occasione di essere rapito da lui.
Le si avvicinò lentamente e silenziosamente con il suo furgone nero, osservandola meglio. Era la classica ragazza che tutti avrebbero definito una poco di buono, la ragazza strana, e di certo non una compagnia consigliabile per le ragazze comunamente riassumibili in lustrini, pagliette e colori variopinti.
Lo smokey eyes a contornarle gli occhi all’apparenza chiari, i vari buchi alle orecchie lasciate scoperte dalla coda alta. I leggins strappati alle ginocchia con una felpa, all'apparenza tre volte la sua taglia, anche abbastanza leggera per il clima lì ad Holmes Chapel.
Harry fece scendere due dei suoi scagnozzi che a passo felpato arrivarono dietro di lei, ancora troppo applicata alla sua musica per capire cosa stesse succedendo.
Fu, quello, probabilmente, uno dei rapimenti più semplici e veloci che avessero mai fatto. Mentre il più potente dei due si portava dietro di lei con uno scatto a tenerla ferma, il secondo le portava il fazzoletto sul quale era stato  posizionato una piccola dose di cianuro, per stordirla. E ovviamente, senza che lei potesse infierire, cosa che, probabilmente non aveva neanche intenzione di fare, svenne tra le braccia dei due, mentre il suo amato telefono giaceva rotto a terra.
La trascinarono di peso fin nel al furgone, impresa anche abbastanza ardua, prestando cura ai movimenti, e in modo che nessuno li vedesse. La stesero sul piccolo divanetto situato in quello che all'apperenza furgone, veniva chiamato più comunemente camper.. Correndo poi  a comunicare al capo che l’operazione era andata bene.
Al risveglio, la testa di Faith girava vorticosamente, mentre un senso di nausea le attanagliava la gola, impedendole quasi di respirare: qualsiasi essere umano, ritrovatosi in quella situazione avrebbe avuto timore. Eppure, il suo di timore, era differente. Non era paura, ma non era tranquilla.
Un pesante senso di ansia la invase, non riuscendo ad orientarsi, costringendola a stringere gli occhi e a respirare profondamente.
«Buongiorno, raggio di sole.» Le si avvicinò uno dei ragazzi incappucciati e vestiti di nero. La paura provata pochi secondi prima svanì. Come se fosse tornato  tutto normale. Come da copione non rispose limitandosi a fissarlo con disprezzo e osservando il veicolo. Era come una grande casa, con il soggiorno, il bagno, la cucina, più una porta che forse conduceva alla camera da letto.
«Non guardarlo con quel faccino - la beffeggiò l'altro - tra qualche giorno sarà tutto finito.» quest'altro ragazzo, leggermente più basso del primo si fece spazio nella loro ‘conversazione’. Le si formò un un groppo in gola nel sentire quelle parole.Non perché non volesse, ci aveva provato tante volte senza riuscirci, era quasi elettrizzata all’idea che tra pochi giorni la sua orribile vita sarebbe finita. Sperando almeno che questa sua 'orribile vita' finnisse con una morte veloce e indolore. In tal caso: tanto vale tornare indietro.L’unica cosa che la preoccupava erano i cosiddetti 'questi giorni', aveva ricevuto già abbastanza dolore fisico e psicologico, così tanto da scappare, cosi tanto da non riuscire a riceverne ancora.
Eppure, la cosa che più stentava a credere era proprio questa.
Era appena fuggita via da un incubo. Dal terrore di una vita, per poi finire, probabilmente in una cruda realtà che si mostrava nettamente superiore a quella già vissuta. Le avrebbero fatto del male, ne era certa. Magari avrebbero martoriato il suo corpo, l'avrebbero violentata, molto sicuramente, e poi, magari, forse dopo le sue implorazioni, uccisa.
«E cosa succederebbe in questo lasso di tempo?» Chiese alzando lo sguardo senza lacrime o rancore portandolo ai due ragazzi. Le sue esperienza l'avevano portata alla consapevolezza che non avrebbe mai dovuto mostrarsi debole al nemico. La debolezza attirava, e procurava altro dolore. 
I due basiti, rimasero a corto di parole, in quanto, nessuna delle ragazze rapite in precedenza erano rimaste impassibili in quel modo, o almeno non prima di essersi prostrate in ginocchio implorando la libertà. Magari fossero state tutte tranquille come lei.
«Il capo giocherà con te, si stancherà, e poi vedrà lui di te che farne. Di solito la routine è questa. Noi ci limitiamo a rapire.» Annuì semplicemente.

Era curiosa, questi ultimi giorni li avrebbe passati insieme al ‘capo’. Sperò vivamente che almeno fosse giovane, avrebbe facilitato sicuramente le cose. Sin da piccola, aveva il terrore degli uomini eccessivamente grandi che le mostravano interesse. La nauseavano, la terrorizzavano.  Sapeva,poi. che cosa avrebbe voluto fare con lei, e di certo, se fosse stato anziano non le avrebbe reso questi due giorni i più belli della sua vita.
«Horan, Malik, lasciateci soli ora.» A parlare non era stata certo la voce di Faith, tantomeno quella dei due ragazzi che senza dire niente uscirono da quel furgone, lasciando così il capo e lei da soli.
La sua voce era roca, non poteva certo appartenere ad uomo, tatomeno ad un bambino, era calda e suadente. Fece un sospiro di sollievo quando vide entrare nella stanza un ragazzo, riccio con gli occhi verdi.
«Niente dolore fisico.» Irruppe lei alzando di nuovo lo sguardo leggermente preoccupato. Non avrebbe sopportato altro dolore, il suo corpo lo avrebbe rifiutato, ne era strapieno.
«Non mettermi in condizione di fartene, semplice.» Lo gaurdò penosa. Per quanto il suo eccessivo orgoglio lo permettesse, non avrebbe fatto niente per contraddirlo, cosi questi due giorni sarebbero passati velocemente, senza dolore e senza frustrazione, due giorni come tanti, anzi no, totalmente diversi.
«Mi piace conoscere le prescelte prima - si leccò le labbra lasciando la frase a metà- quindi ti chiami...» Detto questo Harry si sedette accanto a lei, aveva uno sguardo bruto, non sorrideva e non aveva mai sorriso da quando aveva varcato quella porta.
«Piacere, mi chiamo Adrubale Arcobaleno, sono un trans, e chiedo l'elemosina per arrivare alla somma necessaria per potermi finalmente permettere la trasfusione completa di ormoni femminili» Si guardò le unghie rovinate ricoperte dallo smalto nero, regalatogli per il compleanno circa due anni prima.
«Fai anche l'ironica?» 
«Chiedo venia. Sono Faith» Si stupì perfino lei della determinazione che aveva usato dicendo quella frase, non era da lei essere cosi sfacciata, o meglio, si, lo era.Harry invece era compiaciuto, se l’era scelta bene stavolta, finalmente qualcuna che non piangeva e che non invocava la madre, lei sapeva che sarebbe morta, e non gli importava forse perché voleva morire.
«Lascia fare a me, Faith - pronunciò il suo nome con una tale lentezza- e il tempo passerà velocemente» Disse questa frase con quanta più malizia possibile, la ragazza se ne accorse, di certo non avrebbe sprecato la sua prima volta, anche se lo avrebbe fatto con colui che l’aveva rapita, doveva essere indimenticabile, o almeno doveva essere accondiscendente.
«Passerebbe velocemente per te, non per me - affermò acida - a meno che, io non ti ceda la mia femminilità.. »
Il ragazzo sorrise, mostrando agli angole delle sue labbra delle adorabili fossette.
«Andiamo allora!»la incitò Harry, ma lei non si mosse, voleva anche lei sapere almeno il nome di colui a cui avrebbe dato la sua prima volta, era pur sempre una ragazza, ci teneva a queste cose.
Harry era confuso da quel suo comportamento,gli aveva appena detto che era consenziente  e che non doveva costringerla, però lei non si decideva a muoversi.
«Non so, se non ti disturba, saresti, sempre se vuoi, pregato di dirmi come ti chiami. E' la mia prima volta, e se sei così bravo come dici, voglio qualcosa -che atteggiamento da  trasmettitrice di malattie veneree- urlare» Lui era scioccato, era la sua prima volta, di certo non era la prima a cui portava via la verginità in quel modo, ma il fatto che lei non avesse obiettato nemmeno al fatto che lui l’avrebbe portato via una parte di lei lo lasciava senza parole.
« Harry Edward. Ma tu devi chiamarmi Edward. Nessun Ed, Eddu, Wardy o nomignoli ridicoli.» Si leccò il labbro inferiore.
Faith ormai non poteva più rimandare, era il momento, tra meno di mezz’ora avrebbe perso la verginità, una parte di lei, e questo non la spaventava.

Si alzò entrando in quella stanza che, come aveva pensato lei, era la camera da letto mentre il riccio la seguiva.
Con una velocità mai vista prima Harry si ritrovo schiacciato al muro.
«Intrapendente» le intimò ad un’ orecchio facendola sorridere, di tutta risposta lei lo baciò. Di certo non era la prima volta che baciava, o faceva eccitare una ragazza. Sapeva che era l'unica cosa per ridurre il ragazzo ad un cagnolino. Aveva un corpo, senza cuore, tanto vale sfruttarlo.
Il loro primo bacio, tanti per lei, troppi per lui, ma era comunque la prima volta per loro, era un semplice bacio approfondito quando il riccio incominciò a percorre il contorno delle labbra di lei facendole capire di volere qualcosa di più che ottenne quando lei dischiuse la bocca lasciandosi trasportare da quel bacio.
Le mani di lui erano salde sui suoi fianchi mentre lei le aveva nei suoi ricci.
Si staccarono da quel bacio solo per riprendere aria, la ragazza sorrise beffarda, incominciò a dare tanti piccoli baci partendo dalla guancia del riccio fino ad arrivare al collo, lo stava torturando, lo aveva sottomesso, e con dei semplici ed innocenti baci sul collo, che non era di certo il suo punto debole. Si stava eccitando, e per cosi poco, non era da lui, ci volva molto per farlo eccitare come si deve, e lei ci era riuscita. Inclinò la testa chiudendo gli occhi dal piacere.
«Oh, Edward»Quel nome detto da lei suonava fin troppo eccitante, tanto che gli uscì un sospiro, la ragazza rise tornando ad assaporare le sue labbra.
Le sue mani le accarezzarono i pettorali da sotto la maglia fino a toglierla, rimase a fissarlo per un po’ con la bava alla bocca: era perfetto.
Lui, nonostante gli piacesse, si era scocciato di essere sottomesso: era lui l’uomo doveva farsi valere.

Invertì le posizioni facendo trovare lei attaccata al muro, la prese per i glutei stringendoli, lei attaccò le gambe al bacino di lui, le loro intimità si sfiorarono ancora coperte da due strati di stoffa.
Adesso toccava a lui farla soffrire, la spinse un altro po’ al muro facendo attaccare ulteriormente i loro corpi.
Lei sorrise, le piaceva l’uomo dominante, l’uomo che la rendeva vulnerabile.
Il riccio percorreva con piccoli baci tutta la scollatura della camicetta di lei incominciando a sbottonarla. Ogni bottone che slacciava scendeva sempre più giù con i baci, e ad ogni bacio lei si irrigidiva sempre di più inarcando la testa dal piacere.
Sbottonato l’ultimo bottone era praticamente arrivato fin sopra all’allacciatura degli shorts della ragazza, risalì su percorrendo sempre con dei baci tutta la pancia e il seno della ragazza mentre le sue mani le stringevano e accarezzavano i glutei.
Le tolse totalmente quel pezzo inutile facendola rimanere il reggiseno. La ragazza lo baciò un ultima volta prima di dirigersi al letto dove si stese sotto lo sguardo del ragazzo.
Harry era rimasto incantato a guardarla: era impossibile che tanta bellezza si celasse tutta dietro una sedicenne,mentre continuava a guardarla si accorse che tutto il suo addome era pieno di lividi e tagli alcuni ancora freschi altri invece abbastanza recenti.
Corrucciò lo sguardo ma poi si diresse verso di lei. Era ancora lui a comandare,  mentre la baciava prese a giocherellare con il gancio del suo reggiseno, era sempre stato negato con quegli affari, lei accortosi della difficoltà del riccio scoppiò a ridere, gli levò le mani da dietro la sua schiena spostandole sulle sue cosce.
Quella volta fu strana per il ragazzo. Aveva fatto sesso così tante volte, specialmente negli ultimi anni, che ormai, una vagina in più o una in meno. Si era così abituato che era quasi difficile che si eccitasse in modo così disarmente. 
Un altro poco che si sarebbe reso ridicolo, supplicando la ragazza di farlo entrare. Cosa mai successa. Fu allora probabilmente che si rese conto che non si sarebbe scocciato facilmente di quella piccola stronza.
Specie quando la ragazza lo spinse via, ridendo, e correndo in bagno.
Oltraggiato.
Era forse questo lo stato d'animo che provava in quel momento. Aveva osato ribellarsi e correre via.
Se ne accorse lì, mentre baciava quelle gambe ricoperte di lividi e di vari graffi. Se ne rese conto mentre bussava contro la porta del bagno per farla uscire,quando, dopo esserci riuscito, con una potenza innata, la sua mano si era scaraventata contro di lei,
L'importante era che però se ne era reso conto.

    
                                                                                                    *

Revisionato il 22.05.2013 alle ore 23.50
love ya
Faith c:

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Capitolo 2
*** chapter two ***


Secondo capitolo revisionato.La storia cambierà molto da ciò che probabilmente leggerete in seguito.  Specialmente i personaggi. Se già seguite la storia, sappiate che il nome della protagonista è cambiato in Faith. Questa storia inoltre non è scritta per fini lucro, e si è pregati di non plagiare. Love yax

You made my life better.
chapter one.

she was just a simple girl.

 
Harry si era svegliato presto quella mattina. Steso ancora nel letto, mentre Faith dormiva, sdraiata sul pavimento, col trucco squagliato, una guancia arrossata, e le mani strette al petto per il freddo.
Si avvicinò al bordo del letto, osservandola.
La guardava: era obbiettivamente, una bella ragazza, misteriosa, forse la ragazza più particolare che avesse  mai visto, perfino più affascinante di Emy.
 Già, la sua Emy, la stessa Emy che l’aveva fatto diventare quello che era ora: un mostro, perché è quello che era. Eppure non voleva esserlo, ma era più forte di lui, voleva far soffrire come aveva sofferto lui a causa di quella semplice ragazza a cui aveva donato per la prima volta il suo amore.
La sua sadicità era disarmante, ma ne andava fiero.
Più ripensava a lei più si sentiva male, ma poi si girava a guardare quella ragazza e quel dolore non faceva altro che aumentare a dismisura.
Era più di un’ora che stava sveglio a guardarla, con gli occhi colmi d'odio.
Era la prima volta che era cosi con una sua vittima, le trattava sempre male, e con freddezza, eppure quella ragazza le intimava paura. La guardava ed il suo passato si riapriva vivido nella sua mente.
Faith in realtà era sveglia da un bel po’, ma fingeva di non esserlo per paura di incontrare lo sguardo del ragazzo, uno sguardo che nessuno le aveva mai dato, e che ora le veniva rivolto da un completo sconosciuto. Non era abituata ad essere scrutata così. Forse era quello il modo in cui si comportava un tizio come Edward. La ragazza forte e disinvolta, messa a tappeto da uno sguardo.
Quando decretò che fosse passato troppo tempo decise di ‘svegliarsi’ definitivamente.
«' Giorno»  Sussurrò con la voce impastata dal sonno stiracchiandosi. Harry non si spostò più di tanto, si limitò a girare la testa di lato, per poi girarsi definitivamente a pancia in su.
Il riccio le sorrise derisorio. «Prova di nuovo a pensare anche solo lontanamente a rifare ciò che hai fatto ieri, e non ta la vedrai bene.» le rispose burbero.
Faith era visibilmente stanca. Le due enormi occhiaie viola le contornavano gli occhi, peggiorati dal trucco nero sciolto e colato sulle guancie pallide, estremamente pallide. Sembrava sciupata, e la testa le vorticava rovinosamente mentre le sue tempie pulsavano sempre di più. Dovette portarsi le mani al viso per evitare di cadere, nonostante si trovasse su un letto.
«Stai bene?»le chiese il ragazzo guardandola, apparentemente come se quella domanda fosse stata fatta più per dovere che per altro.
Anche se, lui sapeva che lo aveva chiesto più che altro perchè voleva saperlo. La stava trattando forse troppo da "amica" per i suoi gusti. Sarebbe dovuto essere anche più cattivo con lei, considerando il modo in cui era stato trattato il giorno prima, ma non ci riusciva. Sembrava messo al guinzaglio.
La ragazza invece apprezzava questo suo modo di comportarsi, non sapeva, di certo, che tutti i rapitori fossero cosi gentili, dato che, da grande clichè, il sequestratore era sempre un tipo burbero e spregevole, tal volta anche brutto, pelato e sessomane.
«Io, sto - si fermò strizzando gli occhi a causa di una fitta forte al cranio- bene» Continuò strascicata voltandosi poi verso il ragazzo che si guardava le unghie perso dei propri pensieri.
Il fatto che fosse stanca era normale, dato le cose avvenute la sera prima. Faith rabbrividì dal dolore. Harry la guardò stranito. Senza nemmeno accertarsene, seppe già la risposta a quei malori, niente di grave. Semplicemente una leggere influenza.
«Hai la febbre.» Decretò lui alzando le spalle.
Aveva,  alquanto pare, preso freddo in quel vicoletto ventilato, con solo una felpa sottile in pieno gennaio. Con la neve a farle compagnia e la condensa ad uscirle dalla bocca. 
Alzò le spalle anche lei, tirandosi la felpa a coprirla di più. Non si stupiva di certo. Non aveva avuto il tempo per prendere niente di più caldo. Anche se, riflettendo, non aveva niente di adatto a quel mese.
Il ragazzo fece per alzarsi volendo strisciare poi lentamente verso la dua doccia calda. Ma la voce della ragazza, ancora insonnolita e manala per giunta lo trattennero.
«Edward...» le aveva soffiato all’orecchio senza continuare. Si morse forte il labbro come se si fosse pentita di averlo chiamato.  Aveva rimasto la frase a metà. Squotendo il capo lo scacciò via con un semplice 'no, niente..'.
«Vado a fare la doccia. » detto questo si rifugiò in bagno.
Stava morendo di freddo, le finestre erano aperte, ma non aveva la minima forza di alzarsi. Rimaneva malata. Si sedette sul letto, rovistando in un comodino. In un cassetto vi erano dei boxer di vari colori, ne notò uno fucsia fosforescente e trattende una risata. Sbattè distrattamente la mano contro il pizzo del comò facendosi male.
«Cazzo fai?» Le gridò Harry da sotto la doccia, come se avesse avuto dei raggi laser. Continuò a cercare tra i cassetti, tralasciando mutande particolari, o durex ancora in bustina. Estraendone poi una, non tanto enorme, maglia dei ramones, indossandola poi sotto la felpa.
 Si sciolse la coda, giocherellando con i capelli leggermente sporchi sedendosi sul letto. Sporco di sangue. Sbuffò. Si guardò la bruciatura da motore che si ritrovava sulla gamba, rendendosi conto che aveva ripreso a sanguinare lentamente. Il sangue non gli aveva mai provocato tanti fastidi. Forse perchè, per abitudine, si ritrovava a fuoriuscire sempre dal suo corpo. O semplicemente perchè quel colore carico ed intenso le donava pace. Il sangue di Faith era diverso dal normale, era più scuro, tendente al nero. Bordeaux, essendo precisi. La testa non aveva smesso di pulsare un secondo, e si rialzò dal letto. 
Prese i vestiti del ragazzo piegandoli e poggiandoli su una poltrona presente nella stanza. In sedici anni di vital aveva piegato più vestiti vestiti lei, che una donna che lo faceva di mestiere. Osservò i suoi, indossari, imprecando. Erano ridotti maluccio,  considerando il fatto che erano anni che li aveva, era normale. Osservando bene i suoi leggins strappati già di suo, notò un altro profondo squarcio sulle parti di dietro.
«Al diavolo.» Mormorò tra se e se. Adesso non aveva nemmeno niente da mettersi. Avrebbe ‘campato’ con le maglie di Harry, che, a quanto pare non erano niente male.
Esattamente in quel momento uscì dal bagno Harry con solo un’ asciugamano invita.
«Che ci fai con la mia - sottolineò- maglia?»  Il leggero bordo nero si intravedeva dalla felpa, e la scritta Ramones in rosso era ben leggibile da sopra.
Lei vacillò per un secondo, sentendo il tono con cui le era stata rivolta quella frase. Una maglia non cambiava certo la sua esistenza.
«Se non avessi fatto l'animale stanotte, non l' avrei presa.»  Si riscattò subito dopo leccandosi, come da copione, le labbra. Abbassò lo sguardo portandosi una mano alla fronte. La febbre icnominciava a giocarle brutti scherzi. Non era mai stata cosi riluttante nel dire qualcosa a qualcuno.
«Sono stato fin troppo buono con te - le si avvicinò pericolosamente, ritrovandosela di faccia - dovresti sottostarmi a cagnolino.»
Lei rise, non riuscendo però a trattenere lo sguardo, mordendosi ripetutamente l'interno guancia per non parlare.
Si accasciò sul letto - dalla parte pulita- La testa girava  accompagnata da un dolorosissimo mal di pancia. Non chiedeva soccorso. Fin da quando era piccola nessuno aveva mai curato i suoi malanni, le sparivano da soli.
Harry si sedette accanto a lei sul letto, non riusciva a trattarla male come faceva le con il resto. Ne aveva picchiate, sterilizzate, e aveva abortito con un calcio così tanti bimbi. Eppure la violenza veniva scacciata vià quando quella stronza era lì. Se voleva tenersela ancora un pò non poteva di certo averla malata.
«Prendo qualcosa per la ferbbe. Tu - la guardò- rimani qui» Detto questo si alzò dirigendosi verso la porta. Prima di uscire però si girò un ultima volta verso di lei sorridendole per poi abbandonare definitivamente la stanza. Lei si stese come aveva detto Harry, senza dar peso alla macchia di sangue che alloggiava sul materasso. La testa gli scoppiava, riusciva a mala pena a pensare, il che non era una cosa negativa, staccare la spina ogni tanto non danneggia di certo la salute.
« Mangia, e prendi e prendi la piccola.» Fece il suo ingresso in stanza il riccio. Aveva in mano un vassoio dove aveva poggiato sopra qualcosa da mangiare più un bicchiere d’acqua e vicino la pillola che avrebbe dovuto ingoiare dopo. Lei sorrise rivolta al riccio che si sedette affianco a lei poggiandole il vassoio carico di cose da mangiare sulle gambe.
«Capisco che ne ho l'aspetto -l'autoironia era il primo passo- ma non sono una balena. Non mangio tutto questo, Harr... Edward» Lo aveva chiamato in quel modo di proposito. Sapeva di farlo arrabbiare, e lei adorava stuzzicare le persone. Adorava il nome Harry per quanto banale, e comune fosse. Ma non gli erano mai piaciuti i nomi troppo elaborati.
Lui invece si intenerì guardando la ragazza. 
«Sfotti pure - le diede il permesso-  Adrubale.» 
Lei sorrise, evidentemente non era tutto perduto, chi lo sa, magari tra lei e Harry sarebbe potuta nascere un’amicizia. Se non fosse stato il suo rapitore, e si se si fossero conosciuti in un altro contesto. Lui e Faith sarebbero stati in perfetta sintonia. Scosse subito la testa a quei pensieri: tra pochi giorni sarebbe morta, non sarebbe esistita più, la sua faccia non sarebbe stata più presente sulla faccia della terra, le possibilità di poter stabilire un legame con Harry erano meno di zero. Rallegrata a causa di questo fatto prese a mangiare in compagnia del riccio.
«Harry è il diminutivo di quale nome?» prese a parlare lei. Sapeva che Harry non era un vero e proprio nome ma bensì un’abbreviazione, ma  non aveva mai saputo di che nome fosse.  Il riccio aveva un po’ di vergogna, non andava pazzo del suo nome, perciò si faceva chiamare con il secondo nome, nemmeno l’abbreviazione, una sola persona poteva chiamarlo in quel modo, adesso però ne erano due.
«Harold. Ma è orrendo - la guardò- Harold Edward Styles poi..» abbassò il capo lui grattandosi la testa imbarazzato. Lei scoppiò a ridere, le sembrava il nome di un damerino. Immaginò Harry vestito da lecchino con i capelli tirati in un codino, questo non vece altro che far aumentare la sua risata. Al riccio non dava fastidio, anzi, meglio ridere di lui che sentirla lamentarsi per giorni.
«Sembra il nome di un leccaculo.» Continuò a ridere lei. Lui annuì semplicemente, lo aveva sempre pensato anche lui, peccato che non fosse affatto un lecca culo: anzi.
«E sentiamo Faith - si focalizzò sul nome guardandola malizioso- quale sarebbe il tuo nome completo?» chiese lui, forse per ripicca, forse per trovare anche lui qualcosa sul cui ridere, o forse semplicemente perché voleva sapere qualcosa di più su di lei.
«Solo Faith. C'è chi mi chiama Faye, chi Fay, chi ancora Effie. Ma il mio nome è solo Faith.» Abbozzò un sorrisetto la sedicenne prima di ingerire la pillola con l’aiuto dell’acqua. Harry rimase un po’ perplesso dalle sue parole, ma poi finì col pensare  che semplicemente non voleva dirglielo, abbassò il capo un po’ triste.
«A dir la verità, non sono sicura nemmeno sul fatto che "Faith" sia il mio vero nome. Mi hanno abbandonato all'ofanotrofio senza niente, il nome me lo sono scelto da sola.» Si affrettò a spiegare lei, non sapeva nemmeno il perché gli stesse raccontando quelle cose, probabilmente nemmeno gliene importava a lui, ma si sentiva in dovere di spiegarglielo o più che altro di sfogarsi. Lui annuì semplicemente. La ragazza sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti, riusciva a malapena a tenere gli occhi aperti. Fece un lungo sbadiglio e si distese accanto ad Harry che scrutava attentamente ogni sua mossa. Non aveva capito molto questo fatto del nome, ma ci sarebbe stato tempo per farselo spiegare. Tempo, sarebbe stata con lei ancora per un po’,  forse non l’avrebbe fatta uccidere, l’avrebbe semplicemente portata indietro.Sapeva che non l’avrebbe mai denunciato, o almeno lo sperava. Lei si era addormenta, si stese anche lui di fianco alla mora lasciandogli un bacio tra i capelli prima di abbandonarsi anche lui al sonno più profondo.


 

*
Capitolo revisionato il 30.05.2013 
ore: 15.16

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Capitolo 3
*** Chapter three ***


Terzo capitolo revisionato. La storia cambierà molto da ciò che probabilmente leggerete in seguito.  Specialmente i personaggi. Se già seguite la storia, sappiate che il nome della protagonista è cambiato in Faith. Questa storia inoltre non è scritta per fini lucro, e si è pregati di non plagiare. Love yax

You made my life better.

Chapter three.
short chapter.

The A team.



«Cosa si fa il pomeriggio quando si è rapiti?»  Chiese Faith alzandosi dal letto sul cui era rimasta insieme al ragazzo a causa della  leggera febbre, ormai quasi del tutto svanita.
«Di certo non ci muoviamo da qua.»  Rispose tranquillo lui ancora steso sul letto. La ragazza era annoiata, non voleva passare tutta la giornata li dentro, soprattutto con un lunatico del genere.
«Oh andiamo! Che facciamo qui dentro?»  Ribattè lei  cercando di convincerlo, ma lui era irremovibile: e se avesse cercato di scappare per poi denunciarlo? Sarebbe finito in galera, considerando il fatto che fosse già maggiorenne e ci sarebbe rimasto per molto, troppo tempo, tenendo conto delle altre innumerevoli vittime.
«Io avrei un'idea.»  Si leccò le labbra lui in modo provocatorio avvicinandosi. La ragazza, incerta, arretrò. Odiava essere toccata, ed il tocco di quel ragazzo la terrorizzava solo di più.
«Non mi toccare.» Sussurò lei a fiato corto. Accostata alla porta, tremante di freddo e di paura la ragazza guardava Harry avvicinarsi sempre di più, posizionando le mani dietro la sua schiena e avvicinandola di più.
Harry  non era  malato di sesso, poteva benissimo viverne senza –almeno per un certo periodo di tempo – ma si era ripromesso di fargliela pagare, non solo a Faith, ma a tutto il genere femminile.
Faith si chiedeva il perché il ragazzo facesse questo, perché facesse soffrire le ragazze che poi uccideva facendo cosi morire anche tutte le persone a lei care. Era curiosa, ma non aveva il coraggio di chiederglielo, non in quel momento.
«Perchè non dovrei? -l'afferrò per i capelli, tirandoli. - Non c'è nessuno a dirmi di non farlo.» Le mani di Harry ormai vagavano ovunque. Il suo sguardo era offuscato dalla sua sadicità. Amava sottometerle, amava vederle impaurite.
Ma lei non era l’unica ad essere curiosa, anche Harry lo era: voleva vedere il suo corpo, esplolarlo fino in fondo.
Fu proprio questo a far si che lui continuasse ad esplorarla. Dagli occhi di Faith cadde una lacrima.
«Ci sono io a dirtelo - balbettò lei - Non ti fai schifo a farmi questo?» 
Proprio mentre stava sollevando la maglia di Faith la porta si aprì di scatto facendo entrare due ragazzi. Lei trarre un sospiro di sollievo, portandosi la mano al cuore, spostando lo sguardo al pavimento.
«Uh, guarda chi c'è!»  Disse uno dei due indicandosi. I capelli erano lisci e sparati all'insù di un castano ramato ed aveva gli occhi azzuri.
«Disturbiamo?» Ci scoccò un’occhiata maliziosa l’altro, leggermente più alto e robusto del primo, anche lui dai capelli lisci e dagli occhi del medesimo colore.
Harry non ebbe il tempo di fornire una risposta che ad entrare furono altri due ragazzi. Malik e Horan,riconobbe la ragazza, che a differenza del loro primo incontro non erano vestiti di nero e tutti incappucciati.
«Siamo proprio al completo..»  mormorò Harry mentre la ragazza sbuffando spostava il capo a destra e a sinistra, torturandosi la maglietta, così tanto da procurarne un buco vicino all'orlo.
«Haz, non ci presenti la signorina.» Faith rivolse uno sguardo di disprezzo al ragazzo che aveva appena parlato, per il modo in cui l'aveva chiamata.
Si fece scappare una risatina,però, sentendo il modo in cui aveva chiamato Harry: Haz. Di conseguenza il ragazzo gli lanciò un’occhiata assassina che lei fece finta di non percepire.
«Faith, chiuditi in bagno, e non uscire finchè non te lo dico io. - le disse - Louis, Zayn, Niall, Liam, che... - notando che la ragazza non aveva ancora lasciato la stanza la spiense con forza. - vai via!»
Harry non sapeva perché i suoi migliori amici fossero li, non erano mai venuti a trovarlo, mai, e quando venivano? Quando cercava di prostrare finalmente quella ragazza.
«Bene - si limitò a dire Harry - che volete?»
Semplice ma efficace, pensò.
I ragazzi si guardarono in faccia sorridendo per poi dire all’unisono : «Dobbiamo parlarti.»
 
 
 
 


 
«Carina la ragazza, eh, Hasz?»  Lo prese in giro Louis.
Louis era il suo migliore amico in assoluto, non che non volesse bene agli altri, ma con lui c’era un legame speciale, riusciva a capirlo con un solo sguardo.
C'era anche da affermare che ad ogni avvenimento della sua vita, Harry era in grado di associare anche Louis.
«Non sviare il discorso Lou. Cosa ci fate qui?» ringhiò passando subito al sodo
«Non potevamo passare per un saluto?» disse Liam.
Liam era il più saggio del gruppo –se cosi si poteva definire – ma nonostante tutto non gliela dava a bere: nascondevano qualcosa.
«Liam, cosa cazzo succede?» Scandì bene le parole.  Era nervoso, odiava quando le persone gli nascondevano qualcosa, soprattutto se quel qualcosa riguardava lui.
Liam e Louis erano i suoi vicini di casa da quando erano bambini, mentre Niall e Zayn li aveva conosciuti a scuola,rispetto agli altri due avevano   un’ animo più cattivo perciò aveva affidato a loro il ruolo di ‘rapitori’.
«Tua madre, Harry. Sta morendo dal dolore...» Gli appoggiò una mano sulla spalla guardandolo con compassione.
Il riccio potè giurare che il tempo si fosse fermato per qualche istante in contemporanea al suo cuore: sua madre chiedeva di lui, dopo tutto quello che gli aveva fatto? Non lo poteva tollerare.
«Mi ha cacciato dalla sua vita, ed ora ha il coraggio di dire che le manco?»  Si alzò di scatto dal divano su cui era seduto incominciando a fare avanti e indietro in giro per il salotto del bus.
«Harry, era furiosa. E sai benissimo, che quando si è arrabbiati  si rischia spesso di non connettere.» Lo riprese Zayn.
Di certo lui non era la persona giusta per parlare considerando che era scappato di casa a sedici anni dopo la morte del padre.
«Mi ci faccio una sega sul tuo ' Era arrabbiata'! Mi ha detto che l’ho delusa e che non voleva un figlio come me, questo solo dopo un semplice errore di cui, ripeto, non ho una cazzo di colpa.»  Alzò la voce lui. Anche i ragazzi pensavano che avesse ragione, ma nonostante tutto la madre rimaneva costantemente a casa, riempiendo il letto di lacrime, e contorcendosi nei sensi di colpa. Harry non ne voleva sapere, aveva fatto di tutto per essere un buon figlio, ma alla fine non si era rivelato tale.
‘Mi hai davvero delusa Harold, mi vergogno di sapere che nelle tue vene scorre anche parte del mio sangue!’
Gli aveva detto la donna prima che lui uscisse definitivamente da quella case senza tornare più.
Lo aveva riferito solo a Louis, che poi lo aveva convinto a riferirlo anche agli altri.
Non appoggiavano di certo il fatto che rapisse delle ragazze innocenti per poi violentarle e ucciderle, ma erano comunque i suoi amici e dovevano rispettare la sua scelta anche se sbagliata.
«Possiamo, almeno rassicurarla dicendole che stai bene?»  gli si avvicinò Niall speranzoso.
Non sopportava più di vedere la donna piangere sulle spalle di sua madre che allo stesso tempo stava anch’ella male.
«Ditegli quello che vi pare, basta solo che si renda conto  che non tornerò mai più in quella casa.» Si affrettò a dire Harry scostandosi con una mossa veloce i ricci dal viso.
«Ragazzi, mi lasciate un pò solo con Haz?» Proferì Louis.
Il riccio sperò vivamente che non volesse prolungare il discorso riguardante sua madre, a soffrire in quel momento non era solo la madre. Lo stesso Harry era tormentato dai ricordi, da icubi che vedevano la madre proferirle in continuazione quelle parole.
I ragazzi annuirono per poi uscire definitivamente dal bus.
«Se la tua intenzione è quella di parlarmi di mia madre, è meglio per te che tu te ne vada.» Lo avvertì Harry, in modo tale da evitare  anche solo un minimo accenno, ma a quanto pare non era questo di cui Louis voleva parlare.
«Cos'ha quella ragazza Harry?»
Louis sapeva che per Harry quella ragazza non era come le altre, da come l’aveva trattata, da come la guardava di sottecchi, sapeva che era diversa, ed anche Harry se ne era accorto il problema era che però non voleva ammetterlo.
Harry non era mai stato più confuso di cosi, non gli era mai successo una cosa del genere dopo Emy.
La ragazza nel frattempo origliava in silenzio la conversazione dei due aspettando impazientemente le parole del riccio che non tardarono ad arrivare.

 

*
capitolo revisionato il 04.01.2014
alle ore 00.40
ps. cazzo, questo capitolo è orrendo.

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Capitolo 4
*** Chapter four ***


 

Quarto capitolo revisionato.La storia cambierà molto da ciò che probabilmente leggerete in seguito.  Specialmente i personaggi. Se già seguite la storia, sappiate che il nome della protagonista è cambiato in Faith. Questa storia inoltre non è scritta per fini lucro, e si è pregati di non plagiare. Love yax

You made my life better.
chapter four.

Don't take me back.

 


«Lou, è come ogni altra.» Affermò poco convinto Harry.
La ragazza non si stupì più di tanto sentendo quelle parole, tanto meno ci rimase male.
«La ucciderai quindi?» Lo stuzzicò Louis.
«Ovvio.» Ribattè il riccio.
«Harry, quando avrai intenzione di smetterla con questa storia? Ti sei segnato a vita, la tua vita è rovinata. Come fai a dormire la notte sapendo di far morire altre persone?  Avresti potuto vivere i tuoi anni in modo sereno. Uscendo con noi il venerdì sera, ubriacandoti, studiando, prendendo il diploma, fidanzandoti per poi sposarti ed avere figli. Ora guardati. Sei un lurido appagato dal dolore. - scosse la testa Louis, con gli occhi colmi di tristezza.- Non volevo che ti reducessi così. Non l'ho mai accettato. Mi stai solo allontandando così Harry. Quasi ... Ho paura di avvicinarmi a te. - si allontanò di qualche passo, poggiandosi alla parete - Ti rifaccio la domanda: la ucciderai, Harry?»
Gli occhi di Harry divennero lucidi. La verità procurava sempre dolore, qualunque essa sia. Harry sapeva che aveva rovinato tutto ciò che avrebbe potuto fare nella vita, e che ogni speranza di ritornare normale ormai era vana.
Era caduto nel girone dell'abitudine, da cui uscire risultava impossibile.
Sapeva anche lui che ciò che Louis aveva detto aveva uno sfondo più che veritiero, ma su l'intero periodo, si soffermò specialmente sulla parte finale.
Faith. Quella ragazza gli ricordava tremendamente Emily.
Harry era rimasto spiazzato da quella domanda: l’avrebbe uccisa? Ormai era passato un giorno e mezzo da quando stava con lui,ma non si era ancora stufato.
«Non lo so Lou.» Rispose semplicemente, a corto di parole. Si passò una mano tra i capelli nervosamente
«Quella ragazza, quando la vedo rivedo in lei Emily. Ho paura che, avendola ancora in torno, potrebbe farmi avere un orrendo deja-vù. Se la uccido potrei avere sensi di colpa. Se non lo faccio, potrei pentirmente. Probabilmente, la riporterò indietro.»
Il liscio sorrise.
Quella ragazza non aveva niente in comune con Emily, che aveva conosciuto di persona. Eccetto una cosa: entrambe avevano catturato l'attenzione di Harry in modo particolare.
La ragazza sentendo quella frase avvampò: l’avrebbe riportata all’orfanotrofio, dove sarebbe stata picchiata a sangue per essere sparita per un paio di giorni, dove avrebbe visto le persone care venire maltrattate e soffrire d’avanti ai suoi occhi: no, non poteva permetterlo.
Con un balzo scattò fuori dalla stanza ritrovandosi gli occhi dei due puntati addosso.
«No! Harry, ti prego, uccidimi, ma non portarmi indietro.»  un groppo le si era appena formato in gola, impedendo alla sua voce di risultare stabile.
I ragazzi erano scioccati: Louis per due semplici motivi, il primo perché lo aveva chiamato Harry, lui non si faceva mai chiamare cosi, se non da noi e da Emy. Secondo perché lei preferiva morire che tornare indietro. Anche Harry era scioccato per il medesimo motivo, ma più che scioccato era combattuto: non voleva ucciderla.
«Portarmi indietro sarebbe come farmi morire, solo che sarebbe una morte più lunga e dolorosa. Ti sto pregando - cacciò con riluttanza l'ultima parola - di non farlo.» Lo supplicò la ragazza dopo aver ritrovato la forza di parlare: perché gli aveva detto quelle cose? Adesso non si farà tanti scrupoli a portarla indietro.
Louis guardava la scena silenzioso, sul viso della ragazza era ben contraddistinto il terrore, in quanto molto traumatizzata da quel posto da dover reagire in questo modo. Portò lo sguardo su Harry che non proferiva parola.
Faith aspettava che il silenzio di Harry si rompesse. Una lacrima senza il suo consenso prese a farsi largo sul suo viso, ma non fece niente: non la tolse. La fece scorrere o almeno fino a metà guancia quando Harry la notò.
«Non portarmi indietro, fammi tutto, ma non portarmi indietro.» Lo supplicava la mora tra le lacrime.
“non lo farò”  pensò Harry.
« Ti avevo detto di rimanere in bagno. - duro Harry le strinse forte un polso, sbattendola a terra - Non mi toglierò l'opportunità di farti del male. - gli sussurrò ad un orecchio - Ti addomesticherò per bene, ma sappi che dopo mi tocchera ucciderti. »  Il cuore della ragazza prese a battere forte sentendo quella affermazione, cosi forte che perfino Harry riuscì a sentire i suoi battiti.
Louis guardava la scena con la bocca aperta:avrebbe davvero avuto il coraggio di ucciderla? Si chiedeva senza riuscire a darsi risposta. Harry era sempre stato un tipo imprevedibile, poteva pensare una cosa ma farne un’altra, ed è questo quello che più gli preoccupava: che poi si fosse pentito di ciò che avesse fatto, cosa già successa in passato.
Quando, proprio in quel momento il riccio stava per alzare una mano sulla ragazza, si intromise Louis.
«Faith, va dentro, per favore.» le chiese Louis.
Da lì non seppe più nulla.
 
 



 
«Dobbiamo fare si che non l'uccida.» Ripeteva Louis camminando avanti e indietro in cerca di un’idea. Si trovava insieme ai ragazzi in camera sua, li aveva radunati per evitare che accadesse ciò che Harry aveva deciso.
«Perchè dovremmo?»  Chiese suscettibile Zayn. Tra il gruppo, il passato di Zayn era di certo quello evidentemente più burrascoso, e la sua anima menfreghista spesso riemergeva.
«Perchè quella ragazza mi ispira! Potrebbe davvero far qualcosa per Harry. - allo sguardo contrario dei ragazzi, riprese a parlare. - So che ho ripetuto questa frase per molte ragazze, ma non posso più vederlo in questo stato. Anche se non fosse adatta, farò in modo che lo sia. Harry ha suscitato una sorta di interesse verso questa ragazza che, in qualche modo le ricorda Emily. Non riavrà mai la sua vita, ma mi basta che eviti di uccidere altre ragazze! - rivolse uno sguardo a Niall e a Zayn - E voi aiutandolo, non avete migliorato la situazione.»  Sbottò alzando il tono di voce Louis.
I ragazzi non potevano che dargli ragione. Erano tutti preoccupati e stufi di quella situazione, e volevano definitivamente mettere fine a tutto ciò.
«Si, ma come?»  Chiese Niall prendendo la sigaretta da mano al pakistano e aspirandone la nicotina.
L’unico rimasto in silenzio era Liam. Era strano che non parlasse in quanto sempre il primo ad avere idee o ad escogitare piani, eppure quella volta no: ripensava agli occhi azzurri della ragazza, al suo meraviglioso sorriso, ai suoi capelli scuri, ripensava a lei e al fatto che non la potesse avere perché lei sarebbe diciamo, ecco, morta.
Aveva avuto un bell'impatto al ragazzo. L'aveva osservata a lungo, e aveva, con quello sbuffo e con quello sguardo contrariato immediatamente attirato la sua attenzione. Ed ora non riusciva a dimenticare.
«Semplice: con la gelosia.» Balzò Louis, i ragazzi lo incitarono a continuare con un segno del capo, tutti curiosi e attenti. Tutti tranne Liam.
«Dobbiamo farcela amica, uno di noi magari con un interesse più ... esplicito.» I ragazzi lo guardavano accigliati: era un piano stupido, pensavano. Liam non aveva capito niente, aveva alzato la testa di scatto solo al sentire il nome della ragazza.
«In che senso?»  Chiese il biondo continuando a consumare imperterrito la sigaretta del moro.
Louis sbuffò. «Sapendo che, noi, a lei ci teniamo, non la ucciderà. Inoltre, magari, vedendo che uno di noi la avvicina sempre di più, Harry potrebbe diventare geloso, capire che ci tiene, e dichiararsi! - sorrise soddisfatto - Che piano da film romantico!» Battè le mani euforico.
Tutti i ragazzi gli avevano prestato ascolto, perfino Liam. Nessuno di loro aveva ritrovato intelligente l’idea proposta dall’amico. Eppure tutti credevano che, appunto, la stupidità di questo piano, potrebbe farlo risultare giusto.
«E chi dice che non la ucciderà comunque?» Disse apatico Zayn.
Louis alzò gli occhi al cielo stufo del comportamento menefreghista del moro.
«A quello, poi, ci penso io.» Sorrise sghembo Louis.
In effetti la sua idea non era male, forse un po’ contorta e complicata ma poteva andare.
Harry era cosi, quando teneva ad una persona faceva di tutto per non farla soffrire e renderla felice, era un bravo ragazzo in fondo, molto in fondo, sommerso da quel mare di cadaveri.
«Lee! Tu sei un bravo attore, giusto?» Si sedette accanto a lui Louis.
Il palestrato non aveva capito il senso di quella domanda.
Da piccolo aveva frequentato qualche corso di recitazione, ma non era un’ attore, tanto meno bravo.
«Più o meno, perchè? - corrucciò la fronte - Oh, no. No,no,no. Scordatelo!» Specificò capendo l'intento.
«Da adesso, il tuo cuore batte solo per Faith. Mentre noi diventeremo i suoi amichetti preferiti!» Continuò.
«Scusa, perchè non puoi farlo tu? O qualcun altro?» ribattè Liam, contrario alla proposta.
«Zayn e Niall lavorano per lui e sono esclusi. Io devo organizzare, e a te tocca questo.»
Il cuore di Liam prese a battere forte: di certo non serviva che mentisse, era vero, quella ragazza lo aveva affascinato talmente tanto da non riuscire a togliersela dalla testa.
Ma sapeva che anche Harry non era indifferente.
«Ma se non le ho mai parlato?!» Sbottò Liam passandosi una mano tra i capelli.
Louis prese il suo telefono dalla tasca digitando il numero del riccio e mettendo il viva voce.
«Pronto?» La voce del riccio echeggiò nella stanza.
  « Ehi Haz! Volevo chiederti se stasera vi piacerebbe venire da me, ci sono anche gli altri. Una serata tra amici, insomma.» Disse il liscio facendo l’occhiolino ai tre ragazzi che lo guardavano dubbiosi.
«Vi?»  Chiese Harry.
«Si, tu e Faith. Non ammetto no. Ti prego.» Lo supplicò
Si sentì Harry sospirare «A che ora?» Chiese.
Louis sorrise. «Per le otto.» Setto questo attaccò.




 
 
«Stasera usciamo. » Interruppe Harry rientrando in camera dove si trovava anche la ragazza.
«Usciamo?»  Chiese lei interdetta.
Harry non sapeva il perché avesse accettato, mentre la ragazza era felice: almeno prima di morire sarebbe uscita da quel furgone.
«Sei sorda? Andiamo dai ragazzi.» sentenziò Harry.
A lei andava più che bene, l’importante era che avesse assaporato di nuovo l’aria aperta.
«Evita di fae il mestruato.» Rispose acida lei.
Lui aggrottò le sopracciglia, osservandola.
«Devi cambiarti quei pantaloni, sono bucati.»
«Potevi evitare di spingermi a terra, così ora sarebbero interi.»
«Smettila. Passeremo al centro commerciale prima di andare dai ragazzi. Nel frattempo indossi i miei.» Si sedette sul letto lui.
Faith sorrise.
«Perfetto, ho un badget?»


 
*
capitolo revisionato il 04.01.2014
alle ore 01.29
ps. revisione non significa riscriverlo. Purtroppo l'obbrobrio che ho scritto non verrà modificato eccessivamente.

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Capitolo 5
*** Chapter five ***



Qinto capitolo revisionato.La storia cambierà molto da ciò che probabilmente leggerete in seguito.  Specialmente i personaggi. Se già seguite la storia, sappiate che il nome della protagonista è cambiato in Faith. Questa storia inoltre non è scritta per fini lucro, e si è pregati di non plagiare. Love yax

You made my life better.
chapter four.

 

Pictures.

 «Prendi questo.» Harry le porse un pantaloncino a vita alta, per niente casto.
Come accordato in precedenza, si ritrovavano al centro commerciale. Harry aveva fornito a Faith all'incira venti sterline e mezz'ora di tempo per comprare qualcosa.
Faith odiava andare in giro per i negozi, gli eccessivi luccichii dei vestiti, le pagliette, i colori, facevano sì che non trovasse mai qualcosa per cui valeva la pena spendere soldi. Con il poco denaro che raccimulava non poteva permettersi il lusso di comprare vestiti inutili o che non avrebbe mai indossato.
Mentre lei era intenta a girovagare per il reparto maschile del negozio, Harry era sovrappensiero.
Le parole di Louis, il giorno precedente, erano state abbastanza forti da turbarlo.
Non si sentiva male ogni volta che uccideva.
Non si sentiva male quando rapiva.
Tanto meno non si sentiva male quando le violentava.
Le diverse sparizioni lì d Holmes Chapel venivano raramente registrate. In quanto, con astuzia, Harry puntava principalmente prostitute, o piccole randagie, in modo tale da non creare eccessivi problemi.
Era diventato pazzo.
Il dolore lo aveva assalito, e la sua mente, già contorta di suo, si era riprogrammata in modo tale da impazzire.
Prese il vestito con un sorrisone enorme sulle labbra e si diresse nel camerino sotto lo sguardo di Harry.
«Scusi, potrei indossarli già?» La voce di Faith lo distrasse dalle sue riflessioni. Era già troppo tempo che era seduto su quella panchina al centro del negozio aspettando che uscisse.
Si girò verso di lei, guardandola divertito. Quella ragazza era strana.
Dopo che la commessa le aveva rivolto un cenno di consenso, l'aveva vista sparire alla cassa, con una busta enorme, riempita probabilmente dai vestiti prima indossati.
«Scusa il ritardo, non trovavo più i calzini.» Si giustificò lei, mentre, rallegrato, il riccio si alzava.
La osservava. Aveva comprato un semplicissimo leggins nero, sopra un maglione, probabilmente maschile, grigio, la nascondeva perfettamente. Al piede, le solite converse distrutte.
La osservò mentre era intenta a farsi la coda con un elastico nero. Il suo viso era soglio dal trucco, lavato via la stessa mattina.
«Scusate, sapete dirmi dove posso trovare la piazza? - Un ragazzo, sui venti anni circa, si avvicinò a loro sorridendo imbarazzato - Non son capace di fare il turista...» Si scusò.
«Ecco, non farlo.» Ribattè Harry, prendendo a camminare.
«Per la piazza devi proseguire diritto, svoltare a destra, la seconda a sinitra e sei arrivato. Se ti perdi ulteriormente, comincia a pensare di non lasciare la tua città.» Rise la ragazza.
«Dovrei...» Rise il ragazzo, ringraziandola.
Faith si diresse verso un Harry furioso.

 
 
L'auto in cui, in quel momento, si trovavano Harry e Faith era invasa da un  silenzio al quanto imbarazzante.
Dopo la sfuriata del ragazzo sul fatto che non si dovesse mai allontanare da lui, ed un pizzicotto tanto forte da averla fatta urlare, si erano zittiti entrambi.
La mente di Faith fu invasa dal pensiero dei suoi genitori.
Ad Harry aveva detto che non li aveva mai conosciuti, cosa, non vera, in quanto, semplicemente, non ricordava molto di loro. Sapeva per certo che fossero amabili, dolci e premurosi.
Come ricordo loro, aveva semplicemente una foto, ormai rovinata dagli anni, che aveva trovato nella borsetta che indossava il giorno in cui l'avevano abbandonata.
Stando alle descrizione di Colette, un'anziana e dolce vecchietta intenta alle pulizie, l'avevano trovata quando, all'apparenza, aveva all'incirca tre anni, non di più.
Pioveva quella notte, quando, per gettare l'immondizia l'aveva trovata, con la faccia impaurita, svenuta.
‘Prendetevi cura di lei’ recitava il biglietto che i suoi genitori le avevano poggiato sul petto.
Peccato che la loro richiesta non fosse stata accontentata. Al compire del suo quarto compleanno, erano iniziate le torture. Lavorava in quell'edificio come un'addetta. Puliva, cucinava, e se sbagliava, veniva punita.
I ricordi allegri dei genitori furono sostituiti all'interno del sui subconscio, e tutto ciò che le rimaneva era solo dolore.
Nel mentre si erano appena ritrovati a casa di Louis. Era nettamente a disagio. Harry, colui che l'aveva sottratta maltrattandola, al suo fianco, in più una casa colma dei suoi amici,
Socializzare le riusciva in modo discreto, ma di certo non avrebbe voluto approciarsi agli amici di Harry.
Il ragazzo la strattono, prima di far suonare il campanello.
Faith era nascosta dietro Harry,  in modo che nessuno la potesse vedere.
Louis aprì la porta sorridente salutando Harry con una pacca sulla spalla. Solo quando il ragazzo si spostò per entrare in casa notò la mora.
«Faiht!» Le saltò al collo abbracciandola stretta.
La ragazza si liberò dal sua abbraccio immediatamente, ricomponendosi. «Ciao, Louis?» Il ragazzo annuì facendola entrare in casa.
Si posizionò meglio la felpa, il modo da poterci scomparire all'interno.
Gli altri ragazzi, in uno scatto, furono tutti su di lei, stringendola.
La forza della ragazza era nulla contro la loro. Si limitò ad urlargli contro.
«Mi fate male cosi!»
 I ragazzi si staccarono subito continuando a sorridere, credendo che quel gesto le fosse piaciuto.
Harry era interdetto. Il modo in cui si stavano comportando con la ragazza era fin troppo amichevole per i suoi gusti, e non poteva accettare che le diventassero amici.
«Vamos a mangiar! Ho fame!»  Urlò Niall precipitandosi in cucina seguito a ruota da tutti gli altri.
Faith era silenziosa, scrutando tutto e tutti, ascoltava semplicemente i discorsi dei ragazzi. Gli idioti discorsi dei ragazzi, ai quali partecipava anche Harry sorridendo. Non lo aveva mai visto sorridere in quel modo, ciò che aveva potuto costatare era che sul suo viso, spesso si dipingeva un sorriso derisorio, ma mai uno allegro. In quel momento riusciva quasi a confonderlo per un ragazzo normale.
Rimase  a guardarlo. I ricci che si scostava continuamente, gli occhi verdi, e quell'enorme sorriso completato con quelle meravigliose fossette, era indubbiamente un bel ragazzo.
«Capito Fay?»  Le  rivolse Niall.
Sorrise sentendo il modo in cui l’aveva chiamata, nonostante non avesse capito niente di quello che gli avesse detto.
«No, puoi ripetere?»  Chiese scuotendo la testa e addentando un’altra fetta di pizza.
«No, non può.» Ringhiò Harry contro Niall, il cui viso si aprì in un meraviglioso sorriso.
«Ripeto. -decretò duro fissando Harry - Puoi tranquillamente parlare con noi. Non ti faremo del male. » Marcò le ultime parole mentre i ragazzi, eccetto Harry annuivano.
Fu strano per lei udire quelle parole. Quei ragazzi probabilmente, ovviamente non Harry, le sembravano più affidabili di quelli che aveva fin ora conosciuto.
«Oh, okay!» Esclamò rubando la fetta di pizza da mano al biondo.
Erano probabilmente anni che non vedeva una fetta di pizza. In più l'ultima volta che aveva toccato cibo era stato il mattino precedente, quando Harry le aveva portato qualcosa da mangiare per poi prendere la pillola.
«Ehi, vacci piano!» La riprese Zayn scherzoso.
Lei scrollò le spalle. «Non vedo una pizza dalla mia nascita, probabilmente!» Li zittì.
 «Louis, dov'è il bagno?» Gli chiese subito dopo Faith con fare amichevole. Il ragazzo rise indicandogli una porta in fondo al corridoio, li congedò tutti dirigendosi verso la porta indicata da Louis.
Entrò nel bagno ancora con un lieve sorriso sul viso, insomma, stava cominciando a farsi piacere quei ragazzi. Magari avrebbe potuto anche farli diventare amici.
Amici, che parola enorme per lei.
Si aggiustò i lunghi capelli scuri allo specchio prima di ritornare in cucina, dove però non trovò i ragazzi.
«Ehm, Louis? Niall?» Urlò senza però ottenere risposta.
«Corri! Cazzo corri!... Goal!» Sentì urlare dalla stanza di fianco dove si catapultò subito. I ragazzi stavano guardando la partita seduti sul divano.
Entrò sorridendo, non si erano nemmeno accorti che fosse lì, troppo concentrati sullo schermo.
 Scosse la testa dirigendosi al divano, fece per sedersi per terra ma venne presa per i fianchi finendo in braccio a qualcuno, si girò a guardarlo e quando vide Harry guardarla sorridendo perse un battito. La paura la attanagliò, fece per allontanarsi, ma le mani del ragazzo non glielo permisero.
«Ehi, Fay! - la richiamò Zayn - Vieni qui!»
Lo ringraziò con lo sguardo mentre sgusciava via dal riccio.
Louis urlava, Liam si disperava. Chiese a Zayn spiegazioni.
«Cento sterline in palio.» Le sussurrò Zayn ridendo spiegandogli la situazione.
«immagino che Louis stia vincendo.» Rispose suscitando la sua ilarità.
La partita finì con la vittoria schiacciante di Louis.
«i soldi, Payne!» Lo richiamò Louis sorridente.
Liam , seduto a sinistra di Zayn e quindi anche di Shani-,sbuffò aprendo il portafogli. Gli occhi della ragazza si focalizzarono involontariamente  sull’oggetto del moro.
Potè giurare di aver  smesso di respirare quando nel portafoglio del castano vide una foto.
Ma non una foto qualunque, era la stessa foto che aveva lei, quella della sua famiglia.
La testa prese a vorticare, e la gola si seccò.
Deglutì rumorosamente. «Sei tu, quello?» Chiese balbettando riferendosi alla foto.
Il viso di Liam si rattristò all’improvviso al ricordo di quell'immagine.
«Si.»  Rispose semplicemente continuando ad ammirare la foto con un sorriso triste in viso.
«E la bambina chi è?» Si alzò sedendosi accanto a lui.
«E', era mia cugina.»  Rispose il ragazzo leggermente scocciato dall’insistenza della ragazza. Non poteva capire il perché stesse facendo tutte quelle domande, non poteva sapere che lei aveva la stessa identica foto.
«E ora doc'è? E' con i genitori?» Chiese ancora cercando di convincersi che in realtà quella bambina non era lei, che quelli non erano i suoi genitori e che quello fosse tutto uno scherzo.
«Lunga storia.»  Rispose atono Liam chiudendo il portafogli e riponendolo di nuovo nella tasca posteriore dei suoi adorati jeans beige.
«Raccontamela.» Gli ordinò la mora.
I ragazzi fissavano la scena in silenzio incuriositi da tutta quella voglia di sapere della ragazza.
«Preferirei di no.» Scosse il capo Liam, soffriva a ricordare quella storia,aveva finalmente richiuso le ferite, e parlarne non era certo un modo per cercare di non pensarci più.
«Liam, perfavore.»

*
capitolo revisionato il ,04.01.2014.
alle ore 14.03

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Capitolo 6
*** Chapter six ***


   
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Sesto capitolo revisionato.La storia cambierà molto da ciò che probabilmente leggerete in seguito.  Specialmente i personaggi. Se già seguite la storia, sappiate che il nome della protagonista è cambiato in Faith. Questa storia inoltre non è scritta per fini lucro, e si è pregati di non plagiare. Love yax

You made my life better.
chapter six.


Apple.


«Perchè?» Insistette Liam.
Non amava spifferare la storia ai quattro venti, tanto menno a persone sconosciute.
«Liam, perfavore.» Lo supplicò ancora lei guardandolo negli occhi. Furono proprio quegli occhi a farlo cedere. Prese un lungo respiro riaprendo il portafogli mostrandogli la foto ed incominciò a parlare.
«quando ero piccolo ero solito andare in vacanza con i miei zii al quanto ricchi. I miei genitori non potevano permettersi vacanze, così mi affidavano a loro..-incominciò il suo racconto sotto gli occhi attenti della ragazza-Nathan e Abigail Ferguson, i miei zii, erano dolcissimi. Erano una seconda famiglia per me. Ricordo che mi trattavano come un piccolo principe - Sorrise a quell’affermazione riportando gli occhi all’immagine. - Insieme ai miei zii c'era anche mia cugina di due anni più piccola: Apple. Mi divertivo molto in sua compagnia. Era, si può dire, la mia amichetta del cuore.»

 

 

«Lee, vieni a giocare con me?»
La bambina invitava il cuginetto a sedersi accanto a lei per giocare ai castelli di sabbia,cosa che amava fare.
«Vengo Ap!» Urlò di rimando il piccolo sedendosi accanto a lei.
«Facciamo il castello delle principesse?» Chiese ancora la bimba prendendo in mano la bambola che portava sempre con se.
«Ma io sono un maschietto! Facciamo la fortezza del drago invece"» Insistette lui prendendo giocando con il suo amato drago rosso.
«Castello.»
«Fortezza.»
«Castello!»
«Fortezza!»
La bambina sbuffò alzandosi dalla sabbia per poi pulirsi i pantaloncini e dirigersi dai genitori.
«Mamma, Lee non mi fa vincere!» Protestò  facendo ridere la mamma.
Poco dopo le raggiunse anche Liam, aggiungendo altre lamentele. 
«Io voglio la fortezza!» Mise il broncio lui.
«E se fate un castello-fortezza?» Li aiutò a decidere il padre di lei nonché zio di lui.
Loro sorrisero esclamando all'unisono un 'perfetto' per poi correre di nuovo alle prese con la sabbia.
«Ti voglio bene, Lee!» Esclamò all’improvviso la bimba.
«Anche io, Ap.»

 
 Gli occhi della ragazza incominciarono ad inumidirsi quando dei ricordi offuscati delle estate passate le riaffiorarono in mente.
«Poi?»Lo spronò a continuare con la voce smozzata. Liam prese un profondo respiro.
«Poi niente.»
Ma a lei non bastava quella semplice spiegazione, voleva sapere tutto, soprattutto se quel tutto riguardava la sua famiglia.
«Ora dov’è? Apple intendo.»  Continuò la mora.
Apple Ferguson, allora era questo il suo vero nome? Se la bambina nella foto era la cugina di Liam, e se la cugina di Liam in realtà era lei, la sua identità sarebbe stata alterata.
Nuovo nome, nuovo cognome, una vita da ricostruire. Sarebbe stato tutto così complicato, ma era l'unica scpiegazione logica che riusciva a fornire.
« Non lo so. I suoi genitori avevano, diciamo dei debiti con gente poco raccomandata ,che minacciava di uccidere loro e Apple. Hanno dovuto abbandonarla anche se non lo avrebbero mai fatto. Due giorni dopo l’abbandono mio padre li ha trovati morti nel loro appartamento, fucilati.» Terminò il racconto Liam.
Alla ragazza scappò una lacrima: i suoi veri genitori l’avevano abbandonata per proteggerla, non perché non la volevano ,ciò che aveva sempre pensato lei. Erano morti,. Di certo non sperava di ritrovarli, ma almeno gli avrebbe fatto piacere sapere che fossero vivi.
Respirava  a fatica, aveva un groppo in gola che non la faceva parlare, le incominciò a girare la testa vorticosamente. Si alzò di scatto dal divano «Edward, andiamocene, per favore.» Detto questo uscì fuori casa senza dire niente aspettando solo che il riccio la seguisse.
 
 
 
«Perchè è scappata? » Domandò Niall prendendo una patatina dal pacco che aveva tra le mani. Harry si alzò aggiustandosi i ricci con sguardo duro. «Non lo so.» disse prima di dirigersi verso l’attaccapanni prendendo il giubbotto  per poi urlare un “ciao!”  prima di uscire definitivamente dalla porta.
«Quella ragazza è strana.» Affermò Zayn buttandosi sul divano accanto a Liam,dove poco prima  era seduta la ragazza.
«Però è simpatica - Decretò Louis-  E' andato tutto bene, eccetto la fine. Liam potevi evitarti tutta questa sceneggiata della cugina!» Lo riprese ancora il moro.Liam scosse la testa alzandosi e dirigendosi in camera sua.
Perché Faith le aveva chiesto la storia di sua cugina? Perché aveva quello sguardo cosi cupo quando aveva raccontato?
A Liam mancava tanto Apple, nonostante avesse solo sei anni l'ultima volta che l'aveva vista ci era molto legato, era la sorellina minore che non aveva, la trattavo un po’ come una bambola.
 

«Zio dove andiamo in vacanza quest’anno? Voglio andare in Italia!» Il bambino si agitava dal sedile posteriore.
«Non penso che partiremo quest'anno, Lee.» Gli  rispose dolcemente il signor Ferguson seduto alla guida.
«Come no?!» Urlò il bimbo facendo svegliare la piccola Apple che dormiva beatamente accanto a lu.
«Che succede?» Chiese con la sua dolce vocetta sfregandosi gli occhi con le mani.
«Quest’anno non andiamo in vacanza.» Mise il broncio lui raccontando l’accaduto alla bimba.
«Perchè?»
«Mi dispiace ma non si farà niente.» Rispose la donna.
Dopo poco arrivarono a destinazione a casa di Liam. La macchina era caduta nel silenzio.
Avevano trascorso la giornata al parco e adesso avevano riaccompagnato il bimbo a casa. Uscirono tutti dall'auto.
«Ciao campione, mi raccomando! Cresci forte.» Lo salutò l’uomo.
Liam non capì il perché di quel saluto in quanto di solito si limitavano ad un ‘ciao’.
«Ciao piccolo, mi mancherai.» Le disse invece la donna con la voce impastata dal pianto che sarebbe arrivato da li a poco.
«Su, Apple, saluta Liam!» Pa spronò il padre salendo in macchina.
«Che strani!» Affermò il bambino sotto il consenso della piccola.
«Bene, ciao Lee, ti voglio bene!» Gli stampò un dolce bacio sulla guancia facendolo sorridere.
«Ciao Ap, anche io!» La salutò con la mano fin quando non partirono sfrecciando a tutta velocità.
Il bambino tornò dentro la sua casetta felice.


 
Quella fu l’ultima volta che vide Apple e i suoi zii, solo molti anni dopo venne a sapere  la verità. All’inizio, a causa dell’età del bambino, gli avevano nascosto tutto dicendogli che si fossero dovuti trasferire per lavoro e che sarebbero tornati presto. Questa fu la sua realtà fino ai quattordici anni, quando i genitori ritennero che fosse abbastanza grande per sapere la verità. La sua reazione non fu tra le migliori. Gli avevano mentito, ma giustamente non si può dire ad un bambino di sei anni: “sai i tuoi zii sono stati uccisi da gente con cui aveva dei debiti e tua cugina, beh, lei l’hanno abbandonata da qualche parte.”  Sarebbe stato un colpo troppo duro per un bambino cosi piccolo.
Si distese sul letto abbandonandosi alle braccia di Morfeo.
 
 


 
«Mi spieghi perché cazzo sei scappata cosi!?» Harry le stava urlando contro mentre guidava per tornare al camper, perchè aveva anche un'altra, di macchina. Lei non rispose,  troppo impegnata a ripensare alle parole di Liam per considerare il ragazzo.
«Faith, cazzo, rispondi!» Continuò ad urlare lui, la ragazza sobbalzò.
Faith.
Se era davvero la cugina di Liam,il suo nome non sarebbe stato più ‘Faith', ma ‘Apple’.
Adesso era al corrente della storia della sua vita. Il problema  sarebbe stato: avrebbe dovuto dire a Liam di essere sua cugina?
Se lo avrebbe detto che sarebbe successo? L’avrebbecacciata via o l’avrebbe stretta tra le sue braccia facendole vivere una vita tranquilla? Non conosceva ancora bene il Liam diciottenne, conosceva,o almeno quel po’ che ricordava,il Liam bambino a cui voleva bene. Harry sbuffò scendendo dalla macchina ed entrando nel camper seguito da Faith.
Aveva lo sguardo perso nel vuoto. Si diresse nella camera da letto sedendosi sul materasso continuando a pensare, e pensare e ancora pensare.
«Ripeto: Perchè sei scappata così?» Il riccio decise di adottre una tecnica più dolce sedendosi accanto alla ragazza.
La ragazza scoppiò in lacrime coprendosi il viso.
«Lui, Io, foto.» Sospirò non trovando le parole per dirlo.
Aveva trovato suo cugino, che era uno dei migliori amici del ragazzo che l’aveva rapita rendendole nonostante questo,la vita migliore. Non riusciva a concepirlo, non che gli dispiacesse, anzi, aveva trovato parte della sua storia prima di quel luogo orribile, ma sapere che l’avrebbe perso tra qualche giorno non la rassicurava per niente.
Certo perché poi lei sarebbe morta, strangolata, fucilata, bruciata,chi  sa che fine avrebbe fatto. Fatto sta che avrebbe perso Liam, per la seconda volta. Il problema rimaneva  dirlo sia a lui che ad Harry, o tenere il segreto?
«Calma. Respira, Ispira. - Decise di seguire i consigli che le erano appena stati dati dal ragazzo. - e parla.»
Dirglielo avrebbe forse significato salvargli la vita, o magari neanche quello. Dirglielo avrebbe significato levarsi un peso dallo stomaco, ma sarebbe morta comunque, voleva morire.
«Harry, Liam è mio cugino.»  Riformulò la frase, ma stavolta in senso compiuto.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi.
Liam suo cugino? No, non poteva essere.
«Impossibile.» Decretò alla ragazza.
Lei si alzò  estraendo dalla tasca della felpa la foto.
Era sicuro. Lei era Apple Ferguson
 

  

*

*
capitolo revisionato il 5.01.2014
alle ore 01.41

 

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Capitolo 7
*** Chapter seven ***


 
 


Settimo capitolo revisionato.La storia cambierà molto da ciò che probabilmente leggerete in seguito.  Specialmente i personaggi. Se già seguite la storia, sappiate che il nome della protagonista è cambiato in Faith. Questa storia inoltre non è scritta per fini lucro, e si è pregati di non plagiare. Love yax

You made my life better.
chapter seven.


Go away.

 

«Guarda. - La ragazza posizionò la foto della sua famiglia, in quale era presente anche Liam, in modo che il ragazzo potesse vederla. L'espressione di Harry rimaneva incredula e corrucciata- E' la stessa che aveva Liam nel suo portafoglio.» Continuò subito dopo.
Al ragazzo mancò il fiato. Riprese a respirare solo quando, a causa dell'ossigeno poco inalato, aveva avvertito la necessità si portare ossigeno ai polmoni.
Liam, cugino. Faith, Apple, preda.
Per un secondo, ad Hrry sembrò di essere una di quelle sale amatoriali per adolescenti. Il cattivo ragazzo che rapisce la povera sfortunata, che poi, si viene a identificare come la cugina sparita del migliore amico.
Se mai si scriverà un libro su questa storia, pensò Harry, venderà parecchio.
«Nn puuò essere.-Si passò una mano sul viso sfregandosi con forza gli occhi. - Non può essere. » Ripetè calcando su tutte le parole.
Era arrabbiato, furioso, senza un apparente motivo. Guardava Faith, e dalla sua espressione al quanto perplessa e impaurita, riusciva a decifrare che non era di certo quella la reazione aspettata. Era sotto shock, e non riusciva a fare altro che invocare qualche santo, e imprecare ad alta voce.
«Cazzo, non potevo lasciarti per quel fottuto vicolo quel giorno e prenderne un’altra? - Stava borbottando tra se e se, inconsapevole che la ragazza stesse ascoltando quelle parole, forse anche un po’ ferita.- Stai creando troppi problemi! - Col viso tirato dall'angoscia, e le mani tra i capelli, Harry era ormai inconsapevole di ciò che in quel momento stava apparentemente dicendo in presenza della ragazza.- Sarebbe stato più semplice. L'avrei scopata, uccisa, e ne avrei preso un'altra!»
 Continuava mentre la ragazza restava scottata ad ogni parola che fuori usciva dalla bocca di Harry. Nonostante Harry si fosse sempre mostrato cattivo nei suoi confronti, i suoi amici l'avevano fatta sentire accolta. Involontariamente, la sua mente, aveva raccolto, in un unico gruppo anche Harry.
Era stata umiliata e derisa spesso, ma non da gente che gli aveva fornito un pò di gentilezza.
« Adesso mi ritrovo con una bambina, che scopro essere la cugina del mio migliore amico, che si mette a fare la drammatica!»
Mancava davvero poco per far si che la ragazza si alzasse, uscisse dal camper e se ne andasse via, per sempre. Avrebbe preso a vagare come una randagia per le vie di Holmes Chapel, evitando quelle eccessivamente popolato o deserte, per evitare di farsi prendere dalla polizia che, sicuramente chiamata dall'orfanotrofio, era intenta a cercarla.
Inoltre Harry era stato chiaro. Non gradiva la sua presenza perchè troppo problematica. Lei, nonostante tutto, non voleva andare via. Aveva ritrovato suo cugino. Niall si era dimostrato un ragazzo molto simpatico, ed Harry le stava offrendo la possibilità di non essere riportata all'orfanotrofio.
Preferiva soffrire al far soffrire.
Eppure sapere che Harry in quel momento era impazzito a causa della verità sbattutagli in faccia da Faith, che Liam stava male ancora per sua cugina scomparsa. Era una consapevolezza eccessivamente grande da mantenere per Faith.
« Non puoi dirglielo. Non devi. Io ti ucciderò, con le mie stesse mani. Se glielo dicessi rovinesti tutto, cazzo.»
 Harry si riprese dai suoi pensieri solo quando sentì la porta della camera e quella del furgone sbattere: Faith se n’era andata.
 



 
 
 
«Secondo voi perché Shani è scappata via cosi?» I ragazzi,ancora seduti in salotto, continuavano a discutere su quanto accaduto la sera.
Liam rimaneva leggermente scosso, con uno strano senso di colpa ad attanagliarlo. La ragazza era scappata via seguita da Harry in seguito al suo racconto riguardante Apple.
L’unica cosa che si chiedeva era: Perché?
Aveva la certezza che in quella faccenda centrasse lui, ma non riusciva ad identificarsi materialmente e ragionevolmente.
Che si fosse commossa a causa del racconto e fosse scappata per non far intravedere le lacrime?
Continuava chiedersi Liam. Eppure sarebbe stato eccessivamente melodrammatico per qualsiasi ragazza
«Non mi sono stupito più di tanto. Quella ragazza è strana.» Il commento acido di Zayn era sempre presente, ormai da copione.
Liam sbuffò mentalmente mentre i ragazzi gli davano ragione.
«Strana, ma simpatica. » Continuò Louis, stavolta con l’approvazione anche di Liam.
‘strana, simpatica e bella’. Avrebbe voluto aggiungere, ma avrebbe innescato una bomba troppo grossa per poter rimediare con il solito ‘uhm che cosa? Io non ho detto niente.’. Si era semplicemente limitato a pensarlo.
Il telefono di Niall prese a squillare freneticamente una suoneria di un orrenda canzone pop.
«Pronto?» Rispose Niall con voce squittante.
«Hai il vivavoce? Mettilo.» Ordinò Harry dall’altro capo del telefono.
Niall fece come detto facendo in modo che capisse che stesse in vivavoce.
«Dove cazzo avete questi cazzo di telefoni tutti? Faith è da voi?» Chiese preoccupato.
I ragazzi si guardarono in faccia interrogativi, non riuscivano a capire perchè quella ragazza avrebbe dovuto trovarsi a casa con loro.
«No.» Risposero in coro.
Harry fu assalito dal panico, cominciando ad imprecare.
«Che cazzo succede?»  Sbottò Liam non riuscendo a trattenere più quella domanda: Faith era scappata, perché?
Aempre quel fottutissimo perché che complicava tutto.
«La ho offesa, e senza che me ne accorgessi, quella puttana è scappata. Non sapevo fosse così permalosa. - Sospirò - Il probleme è che, nel caso raccontasse le cose successe a qualcuno, mi arresterebbero.»
Liam non poteva credere alle sue parole.
Faith, una sedicenne, una bella sedicenne,scappata a quest’ora della notte. Avrebbe potuto accaderle di tutto, ed il solito egoismo di harry faceva si che si preoccupasse solo di cil che sarebbe successo se avesse parlato. Ma Liam, in fondo sapeva, che non avrebbe mai denunciato Harry.
Preso dalla rabbia uscì di casa senza nemmeno prendere il cappotto. Cosa, alquanto stupida, in quanto, in quei mesi invernali, ad Holmes Chapel, il vento soffiava freddo.
Aveva degli istinti protettivi verso quella ragazza. Non ne sapeva il motivo, ma  sentiva l’obbligo di proteggerla come se fosse legata a lei da un qualcosa di più forte di quella piccola e inesistente amicizia che si erano creati con mezz’ora di conversazione. Forse per la leggera attrazione nei suoi confronti.
 
 
 



 
 
 
Le parole di Harry l'avevano distrutta. Aveva affermato che sarebbe stato meglio rapire un'altra ragazza. L'aveva offesa paragonandola ad una dodicenne in piena crisi ormonale. Aveva affermato, serio, che sarebbe stato stesso lui ad ucciderla, e chi sa quanto brutalmente.
L'avrebbe sottrato la vita, la vista, l'olfatto, l'udito, il gusto, i sentimenti, le persone, l'orfanotrofio, tutto.
Avrebbe fatto si che perdesse l'unica parte della sua infanzia ritrovata: Liam
Era distrutta, ferita, triste, delusa. Perchè, nel profondo, aveva davvero sperato che non la uccidesse. Che magari potesse essere l'eccezione. L'illusione di poter far, anche solo leggermente, migliorare, quel ragazzo all'apparenza tanto cattivo. Eppure lei aveva visto il modo in cui si comportava quano i ragazzi erano presenti. Era umano, felice, e aveva un cuore.
In soli tre giorni, era riuscita a vede mille sfaccettatura in quel  ragazzo.
'Il rapitore cattivo', la prima volta che si era incontrati.
'Il diciannovenne infantile' Alla cena con i ragazzi.
'Il premuroso', quando aveva fatto si che le passasse la febbre, prensendosi cura di lei.
Non avevano mai conversato. Le loro conversazioni, al quanto limitate, comprendevano principalmente frasi brute dal ragazzo, e risposte ironiche da lei, per poi concludere con uno schiaffo.
Eppure sapeva che sarebbe potuto diventare suo amico, se il contesto non fosse stato quello.
In fondo si aspettava che da un ragazzo che sequestra ragazze per poi ucciderle, non si poteva ricavare fiducia, ma lei era Faith. Riusciva a creare sempre il peggio, nelle situazioni in cui si cacciava.
Non avrebbe dovuto dirgli di Liam. Avrebbe dovuto tenerlo per se, o ancora meglio, non avrebbe dovuto chiedergli spiegazioni riguardo quella foto, la famiglia e la cugina.
Camminava da circa mezz’ora avanti e indietro per le strade di Holmes Chape. Ormai a conoscenza di tutti i vicoletti, tutte le stradine, soprattutto quelle più buie, a causa della svariate volte in cui era uscita dall'orfanotrofio senza che se ne accorgessero.
Non era sicuro per una sedicenne aggirarsi alle due di notte per delle strade buie. Eppure la paura che potessero violentarla, maltrattarla o ucciderla, non era paragonabile all'insano senso di appagamento che sviluppava ogni qual volta c'era Harry nelle vicinanze.
«Faith!» Si girò di scatto verso la figura ansimante di fronte a lei: Liam
Sorrise un po’ tesa. Non aveva intenzione di raccontargli la verita. Non voleva scatenare l'ira ulteriormente l'ira di Harry, e rovinare Liam dicendole che in realtà sua cugina era lei, e che sarebbe morta di lì a poco.
«Liam.» Si limitò a dire guardando il ragazzo che avanzava a grandi passi verso la sua figura.
Appena di fronte la ragazza, in uno scatto impercettibile Liam la strinse a se accarezzandole i capelli.
Faith era rimasta spiazzata da quel gesto, ma finì per ricambiare l’abbraccio poggiando le sue mani sul petto di Liam che si alzava e abbassava freneticamente, probabilmente a causa della corsa fatta.
«Non farlo mai più.» Le sussurrò Liam stringendo ancora di più la presa sulla ragazza.
Si sentiva bene fra le braccia del ragazzo, si sentiva protetta, al sicuro.Non avrebbe voluto staccarsi da quell’abbraccio così presto.
Stringendola sempre a se Liam la portò al parco. Era terrificante a quell’ora di notte ma non c’era bisogno di avere paura con lui accanto.
Si sedettero su una panchina in silenzio.
«Perchè?» Ruppe l’angoscia il ragazzo.
Faith si voltò di scatto verso di lui senza aver sentito niente: era troppo persa nei suoi pensieri per capire cosa gli avesse chiesto.
«Perchè sei scappata?» ripetè lui.
La ragazza sorrise amaramente. Perché era scappata? Semplice, perché si sentiva indesiderata e non sopportava l’angoscia che ormai la perseguitava ogni qual volta dalle labbra del ragazzo fuoriusciva una qualsiasi parola.
«Harry..» Riuscì solo a pronunciare.
«Ti va di parlarne?»

 

 *

capitolo revisionato il 05.01.2014
alle ore 13.23

 

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Capitolo 8
*** Chapter eight ***


Ottavo capitolo revisionato.La storia cambierà molto da ciò che probabilmente leggerete in seguito.  Specialmente i personaggi. Se già seguite la storia, sappiate che il nome della protagonista è cambiato in Faith. Questa storia inoltre non è scritta per fini lucro, e si è pregati di non plagiare. Love yax

You made my life better.
chapter eight.


Take me home.

 
 

 

«Liam, ho detto di no.» Faith si stava ribellando in tutti i modi per far si che il ragazzo non la portasse a casa sua.
Aveva detto di no quando gli aveva chiesto se voleva parlarne, e adesso con la scusa ‘non accetto ulteriori no di risposta’ la stava trascinando verso casa sua.
Non ci era mai stata, non sapeva dov’era, com’era, a mala pena ne conosceva il proprietario. Si sarebbe sentita, inoltre, a debito per tutta la vita.
«Scegli: O vieni da me, o ti riporto da Harry.» Fu così che Liam riuscì a zittire la ragazza.
Non voleva tornare dal riccio, che significasse dormire a casa di sconosciuti, o perfino sotto un ponte, non sarebbe mai tornata.
L’indomani sarebbe scappata molto presto da casa di Liam per trovare un altro modo per morire. Avrebbe potuto buttarsi da un ponte, farsi investire da un ponto, ingerire un'eccessiva dosa di droghe, ricorrere alla famosa coltellata. I modi non le mancava.
E proprio mentre pensava a quei modi si ritrovò di fronte casa del ragazzo. A differenza di ciò che ricordava in quanto alla scarsità economica di Liam, la sua casa era facilmente paragonabile ad una reggia.
Non era mai entrata in una cosa del genere. Per fino la casa di Louis, l'enorme casa di Louis, a confronto sembrava una catapecchia.
«Che bella.» Le fuoriuscì, incantata dalle dimensioni di quella dimora.
Liam rise, erano quasi sempre cosi le reazioni di chi portava in casa sua.
Era uno degli edifici più grandi e più lussuosi di tutta Holmes Chapel, e ci viveva da solo.
I suoi genitori avevano migliorato la loro situazione economica solo dopo la morte degli zii, che a quanto pare gli avevano lasciato un bel patrimonio da parte.
Avrebbe preferito vivere sotto i ponti per avere ancora con se i suoi zii e la sua piccola Apple.
«E' un cazzo di albergo a cinque stelle!» Commentò poco fine lei ancora a bocca aperta.
Lui annuì scrollando le spalle. Si diresse, seguito dalla ragazza in giro per la casa. Soffermandosi sul bagno che avrebbe utilizzato, e sulla camera in cui avrebbe dormito.
«Ti lascio fare una doccia. Dopo scendi giù, okay?» Le lasciò un bacio sulla guancia Liam. Gesto avventato, forse troppo, ma che agli occhi della ragazza sembrò dolce. Era da molto che qualcuno non gli regalava un affettuoso bacio sulla guancia.
 
 
 


 
 
Harry si era precipitato a casa di Louis e adesso continuava a torturasi le mani aspettando che la ragazza tornasse o semplicemente che Liam si facesse sentire dicendo di averla trovata.
«Quella mi denuncia. Finirò in galera a vita?» Continuava a lamentarsi. Era da oltre mezz’ora che, ininterrottamente si lamentava sui problemi che avrebbe subito una volta marcito in prigione. I ragazzi continuavano ad ascoltarlo anche un po’ scocciati, ma senza permettersi di interromperlo.
Preso dalla frustrazione cacciò fuori dalla tasca il telefono digitando velocemente il numero dell’amico che, come tutti gli altri sapeva a memoria.
Dopo nemmeno due squilli rispose.
«Pronto?»
«Faith è con te?»
Harry sospirò cercando di calmarsi. Si alzò dal divano senza farsi notare dai ragazzi, troppo impegnati all'avvincente partita alla playstation tra Zayn e Louis. Corse in giardino in modo che gli altri non sentissero: sarebbe stata una conversazione solo tra lui e  Liam.
«E' sotto la doccia.»
La vista di Harry si offuscò dalla rabbia: perché cazzo non gliel’aveva detto? Perché non l’aveva ancora avvisato?.
«Porca puttana, Liam! Potevi avvisarmi?! Sono morto d'infarto io, qui!» Continuò a camminare avanti e indietro leggermente più tranquillo, sapendo che la ragazza fosse con Liam e non dalla polizia, ma comunque arrabbiato con l’amico.
«Paura che una sedicenne si aggirasse da sola per le vie di Holmes Chapel alle due di notte, o che ti potesse denunciare?- Harry scosse la testa senza rispondere. -Come sospettavo.» Continuò Liam.
Detto questo la chiamata si interruppe. Liam aveva staccato. Harry sarebbe andato a riprenderla la mattina dopo, con o senza gentilezza. Le avrebbe fatto pentire di essere scappata.
 


 
 
 
Era da venti minuti se non di più che Shani era sotto la doccia, ma amava rimanerci. La rilassava. Ed era anch da giorni che non sene faceva una decentemente. Essendo stata sequestrata, aggredita, picchiata e quasi violentata, aveva fatto si che le passasse di mente di chiedere ad Harry se potesse farsi una doccia.
Quando il getto d’acqua gelata le scorreva liscio sul corpo  non riusciva a fare a meno di pensare. I pensieri si attivavano automaticamente, ed era, nettamente, una cosa negativa.
La maggior parte delle volte erano ricordi, belli o anche brutti.


«Che ci fai qui, ragazzina?»
Faith aveva solo sei anni, si ritrovava ad affrontare quell’inferno da già tre anni, se non di più. Eppure non le pesava, aveva paura certo, paura di quello che facevano agli altri ragazzi più grandi rinchiusi li con lei.
«Gioco con la bambola, non vedi?» Le sorrise sghemba lei.
Non avevano mai alzato le mani su di lei fino a quel momento, si erano limitati a sfruttarla come un mulo da soma, ma mai le avevano toccato un capello.
La direttrice le strappò la bambola da mano buttandola fuori dalla finestra. La bambina fece per andare a prenderla ma venne trattenuta dalla direttrice che, prendendola con i capelli, aveva fatto in modo di tenerla ferma.
«I bagni sono sporchi. Corri!» La spintonò con cosi tanta forza che per poco non cadde, si girò ancora con gli occhi lucidi e le sorrise.
Se c’era una cosa che gli avevano insegnato i genitori era quella di affrontare sempre tutto con il sorriso e cosi faceva: sorrideva.
Mentre era piegata a litigare con lo stura lavandini, la gentile vecchietta che lavorava in quell’obbrobrio come donna delle pulizie le raccolse i capelli in una coda alta.
La bambina si girò di scatto, sorridendo ancora.
«E' tua questa vero?» La vecchietta le diede la sua bambola, quella che poco prima gli era stata buttata fuori dalla finestra.
«Che bello! Grazie!» Urlò per poi tuffarsi nelle braccia della vecchietta.
« Signora Mittlemberg, potrebbe venire un’attimo?» La direttrice fece di nuovo la sua apparsa nei bagni richiamando all’ordine la dolce signora.
Prima di uscire la spietata donna le rivolse un sorriso maligno.
Quella fu l’ultima volta che rivide la vecchietta.


 

Ricordava, ricordi che data la giovane età avrebbero dovuto essere spariti, eppure le erano sempre  impressi nella mente.
Una  lacrima confusa con l’acqua scese dalla sua guancia lasciandola scorrere.
Stanca dei troppi ricordi prese il primo accappatoio  li accanto alla vasca ed uscì.
Si fermò a fissarsi al grande specchio che prendeva la maggior parte di quell’enorme bagno.
Fece scendere lentamente l’accappatoio fino a ritrovarsi la sua sagoma completamente nuda davanti allo specchio.
La sua sagoma piena di lividi, cicatrici sia fisiche che morali, cicatrici che non sarebbero mai andate via.
Ogni singolo livido aveva la sua storia ed il suo motivo, e lei li ricordava tutti, ad uno ad uno.
La sera, presa dall’insonnia, passava ore a ricordare la storia anche di un minimo graffietto, eppure avrebbe voluto, o meglio dovuto, dimenticare.
Ma ormai si sa, le cose brutte ti rimangono fisse per sempre, a differenza di quelle belle, che dopo un determinato periodo di tempo svaniscono nel nulla come cancellati.
Lei continuava a pensare che nel libro dei ricordi che ognuno di noi ha nel proprio cervello, le brutte memorie siano scritte con la penna nera, calcata cosi profondamente da farla scoppiare ad ogni parola e doverla cambiare, a differenza dei bei ricordi, che venivano scritti a matita, una matita leggera, che con un semplice passaggio di gomma veniva spazzata via.
Frustrata tamponò un po’ i capelli con l’asciugamano, si rimise per bene l’accappatoio ed usci dal bagno, alla ricerca di Liam e di qualcosa da indossare.
Lo trovò in salotto, aveva un’aria arrabbiata, ma sorvolò.
«Ehm, Liam, scusa, non è che hai qualcosa da farmi indossare per la notte?»
Accortosi della ragazza il viso del biondo si rilassò d’un tratto diventando di nuovo allegro e spensierato: quella ragazza gli faceva un effetto davvero strano, pensò.
Liam la prese per mano conducendola in camera sua,che per quella notte sarebbe stata anche di lei,gli prese una maglia abbastanza lunga e dei pantaloncini di una tuta.
Lei sussurrando un grazie tornò in bagno.
All’uscita si distese nel letto accanto al ragazzo che dormiva già beatamente, senza riuscire, come sempre, a prendere sonno.
Liam, non sapeva il perché l’avesse aiutata cosi tanto, insomma, non solo l’aveva cercata, cosa che non aveva invece fatto quell’idiota di Harry, Edward da ora in poi, ma le aveva anche offerto un posto in casa sua come se fosse un’amica di vecchia data.
Beh, era sua cugina, ma questo lui non lo sapeva.
Non sarebbe rimasta in casa sua ancora per molto, anzi, la stessa mattina  sarebbe sgattaiolata via molto presto  e se ne sarebbe andata, dalla vita sua, dei ragazzi e di Harry soprattutto.
Avrebbe vissuto da barbona, chissà, lo avrebbe deciso in seguito.
E con quei pensieri si addormentò di botto tra le braccia possenti e calde del cugino.




 
Il mattino seguente si svegliò, come previsto, ancora mentre Liam dormiva, sgattaiolò via dalla sua presa, si rivestì velocemente con gli stessi abiti del giorno prima, ripiegando e posando sul letto quelli prestatogli da Liam.
Gli diede un bacio sulla guancia sussurrandogli un ‘a presto, spero’, ma prima di uscire definitivamente dalla stanza, e dalla camera notò sulla scrivania dei fogli di carta delle penne e dello scotch: perfetto.
‘ grazie di tutto Lee, non lo dimenticherò, a presto!’ scrisse velocemente per poi attaccarlo alla porta in modo che vedesse.
Rivolse un ultima occhiata al cugino prima di uscire.



 

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capitolo revisionato il 06.01.2014
alle ore 00.47

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Capitolo 9
*** Chapter nine ***


Nono capitolo revisionato.La storia cambierà molto da ciò che probabilmente leggerete in seguito.  Specialmente i personaggi. Se già seguite la storia, sappiate che il nome della protagonista è cambiato in Faith. Questa storia inoltre non è scritta per fini lucro, e si è pregati di non plagiare. Love yax

You made my life better.
chapter nine.


Thinking about you.


 
Harry camminava lungo il laghetto da venti minuti all'incirca. La casa di Liam si trovava da tutt’altra parte rispetto a dove si trovava in quel momento, ma lui non era li per andare a casa dell’amico, no, semplicemente era li per pensare.
Nessun comune mortale si alzerebbe alle cinque e mezza del mattino per pensare, eppure lui lo faceva quasi sempre quando aveva un problema. A differenza delle altre volte però, il ‘problema’ non aveva il nome di un oggetto o di un malanno. Aveva un nome di una persona, precisamente una ragazza dai lunghi capelli scuri e gli occhi azzurri: Faith.
Quella bambina aveva scombussolato tutto, tutto.
Era arrivata come una tempesta nella sua vita, una tempesta che però non accennava a terminare, forse perché neanche lui voleva che finisse.
Aveva provocato lui quell’uragano quando quel giorno aveva deciso di rapirla. Avrebbe potuto far finire questa catastrofe semplicemente premendo il grilletto di una pistola, ma lui, da bravo masochista, decideva sempre di ‘rimandare’ quel procedimento che alla fine non sarebbe mai arrivato.
Esatto, non aveva intenzione di sparare Faith.e di conseguenza ucciderla. Aveva detto quelle parole, quel giorno sul camper con Louis, perchè colto il fragrante. Si era sentito sottomesso, e terribilmente vulnerabile.
Aveva continuato a trattar male la ragazza. I suoi atteggiamenti terribilmente ironici, i suoi occhi spenti, il suo tenue sorriso, lo irritavamo, ma lo affascinavano al quantempo.
E' stato però la scoperta che Liam fosse suo cugino ad averlo depistato ulteriormente.
Credeva che fosse uno scherzo inventato da Faith per prendrsi gioco di lui e vendicarsi di ciò che le aveva fatto passare. Gli aveva mostrato la foto, e si era dovuto ricredere. Liam aveva sempre portato con se quella foto, da quando lo conoscesse. La tremenda consapevolezza aveva fatto sì che la sua mente si annebbiasse, dimenticandosi della presenza di Faith al suo fianco.
Aveva incominciato a dare voce ai suoi pensieri. Pensieri che erano anche sbagliati a dirla tutta, ma non riusciva a connettere ciò che riteneva giusto alle sue labbra che pronunciavano parole totalmente, o almeno in parte, opposte.
L'orrenda verità che lo colse quando, con la fuga della ragazza, aveva portato le mani ai suoi capelli, stracciandone intere ciocche, capendo che probabilmente non avrebbe avuto più occasione di rivederla.
La paura di poter essere denunciato lo attanagliava, eppure una piccola parte di lui era preoccupato per cosa le sarebbe potuto accadere.
Quando Liam gli aveva detto che la ragazza era al sicuro in casa sua, una senso di tranquillità lo prevalse. Eppure sapere che lei si trovava lì, in casa di Liam continuva ad irritarlo.
Irritato da chi? Dal cugino? Che idiota, era geloso di suo cugino.
Anche se tutti i torti non aveva. Liam non sapeva che lei fosse la sua ‘piccola Apple’ e quindi poteva comunque dimostrare un certo affetto nei suoi confronti, cosa che secondo Harry avesse già.
Liam era tutto tranne che il suddetto menefreghista, ma non era così tanto caritatevole da ospitare in casa sconosciute, specie se sotto sequestro del migliore amico.
Avevo notato il suo sguardo, e non era di certo lo stesso che rivolgeva agli amici comuni.
Il suo dilemma adesso stava nell' andare o non andare a casa di Liam a riprenderla.
Andare avrebbe significato riprenderla con se, non andare invece perderla.
Andare sarebbe stato da egoisti, insomma, l’avrebbe riportata con lui, con la forza, sottraendola ad una vita che sarebbe stata fantastica per lei.
Dopotutto, da Liam c’era tutto, la casa era enorme, e ricca di confort.
Poi lui era dolce, simpatico, pieno di amici, gentile ,ed oltre a quello si aggiungeva anche il fatto che fosse tremendamente bello e questo non gioiva certo a favore suo.
Harry invece era semplicemente diverso.
Non viveva in una villa. Era antipatico, asociale, burbero, crudele, stronzo, sprucido, irascibile, lunatico, un mostro,viveva in un furgone con la paura di dover scappare da un momento all’altro, e non era nemmeno tutta quella bellezza come lo era Liam.
Chi ragazza sana di mente avrebbe preferito rimanere con lui invece di vivere una vita fatta di lusso e con un principe azzurro solo con capelli castani e occhi nocciola?
Senza accorgersene si era ritrovato appoggiato alla ringhiera del fiume, aveva camminato davvero tanto senza accorgersene.
Sempre senza accorgersene i suoi occhi si inumidirono, nel rivivere le esperienze che erano successe anni prima, prima che diventasse quello che era.
Era un comune sedicenne, sempre sorridente, con la pancetta, pieno di amici, e con una ragazza: Emy.
Chi sa cosa starà facendo adesso, si sarà fidanzata? L’amore della sua avita avrà trovato la sua perfetta metà?
E proprio al ricordo di quella ragazza che aveva dato inizio a tutto una lacrima rigò silenziosa il suo viso.
 
 
 
 
Faith correva da mezz'ora inoltrata, senza una meta prefissata. Percorreva stradine, vicoli appena illuminati dalla luce del sole o per le campagne che si estendevano per tutta Holmes Chapel.
Non sapeva dove si stava dirigendo, ma era come una calamita, sapeva che prima o poi avrebbe trovato l’altro polo.
Affannata e sudata si ritrovò al fiume, sul ponte.
Il suo sesto aveva deciso che era finalmente giunta a meta.
Gli essere umani sono sempre alla ricerca di felicità, di un oggetto, o una persoa che porti serenità nella loro vita.
Faith  sentiva che su quel ponte si trovava la sua, tanto aspettata serenità.
Si bloccò di colpo, sentendo il cuore esplodere nel petto, non a causa della corsa, ma perchè dinanzi ai suoi occhi, un ragazzo cone i gomiti poggiati alla ringhiera del ponte si ritrovava proprio avvanto a lei.
Quel ragazzo era Harry.
Voleva tornare indietro,scappare da lì. Tornare da Liam, anzi no, avrebbe preferito tornare in orfanotrofio, facendo in modo che quello fosse solo un brutto ricordo. Eppure non accennava a muoversi, era rimasta ferma, immobile, guardando la schiena del ragazzo che non si era ancora accorto di lei.
O almeno fino a quel momento, sentendo un respiro affannato si era voltato guardando la ragazza immobile dinnanzi a lui.
«Faith!» aveva esclamato sbalordito.
Non si aspettava di ritrovarsela dietro, su quel ponte, lontano chilometri sia dal furgone sia da casa di Liam, eppure lei era lì, davanti a lui, in tutta la sua semplice bellezza.
Lei rimase immobile ad osservare gli occhi arrossati di lui, quel leggero luccichio rendeva i suoi occhi ancora più brillanti alla luce, ciò non toglieva il fatto che Faith si sentisse strana nel vederlo lacrimare senza conoscere il motivo.
«Ciao, Harry.» Sbiascicò la ragazza.
 

 
 
 
 
Liam si ritrovava preoccupato a casa dell’amico Niall.
Non voleva svegliarlo alle sette e mezza di mattina, ma quando al suo risveglio non aveva trovato Faith accanto a se era andato in iperventilazione.
Si era svegliato alle sei del mattino a causa di un tonfo. Si era alzato e non aveva trovato più la ragazza, cosi, ancora in pigiama era corso, senza preavviso a casa dell’amico.
Quello che lo aveva maggiormente spiazzato era stato il bigliettino che aveva trovato sulla porta della sua camera.
Il modo in cui lo aveva chiamato. Non lo chiamavano cosi da anni, anzi, nessuno lo aveva mai chiamato cosi, certo, a parte Apple, ma non aveva sue notizie da tantissimo tempo.
Era confuso, avrebbe potuto chiamarlo cosi semplicemente come gesto d’affetto per fargli capire che era grata per ciò che aveva fatto per lei, ma Faith non gli pareva una ragazza cosi confidenziale.
La questione del nome adesso passava in secondo luogo, doveva prima capire dove fosse finita.
«Niall, non mi aiuti cosi!» Rimproverò l’amico ,che in quella stanza faceva solo presenza.
Aveva gli occhi lucidi a causa del sonno, i capelli scompigliati, il pantalone del pigiama sceso quasi praticamente fino alle ginocchia e il petto,scoperto, ricoperto di segni rossastri dovuti alle pieghe del divano su cui si era addormentato sbadatamente la sera precedente.
«Sai, ho dormito si e no due ore non penso di poterti aiutare.» Ribattè pronto il biondo.
Non gli voleva far pesare il fatto che si fosse presentato ancora in pigiama a casa sua a quell’ora del mattino solamente perché la ragazza rapita dal suo migliore amico, scappata la sera prima da Harry, che aveva ospitato per la notte era scappata nuovamente, ma da Liam sta volta.
Era un ragionamento troppo contorto da capire appena svegli, perciò si limitava ad ascoltare le sue lamentele mentre mangiava le sue uova.
« Cerca di farlo, perfavore.» Quasi urlò Liam continuando a torturarsi le mani.
A Niall questa cosa puzzava, ma tanto anche, in meno di un paio di giorni aveva instaurato con Faith un legame che nessuno degli altri tre –Niall, Zayn e Louis- erano riusciti a creare. Quello che aveva costruito con Harry , nonostante tutto, superava di gran lunga quello di Liam, ma questa era un’altra storia.
«Che provi per Faith, Lium?» Diretto e distaccato gli formulò quella domante Niall, mentre continuava a rimpinzarsi ci cibo.
Infatti Liam si era bloccato alla domanda impertinente del migliore amico.
La cosa più divertente era che non sapeva nemmeno lui cosa provava per la piccola Faith. ma era come se la conoscesse da sempre, le ricordava terribilmente sua cugina.
«Apple. Mi ricorda tantissimo lei. Anche se eravamo piccolissimi all’epoca, me la ricorda. Quel sorriso luminoso, quegli occhi color ghiaccio in perfetto contrasto con i suoi meravigliosi boccoli scuri, tutto. Ho un senso di protezione innato verso di lei, come se fossi il suo super eroe- prese fiato per poi riprendere a parlare - Un supereroe gelosissimo di Harry.»



 
*
capitolo revisionato il 06.01.2014
alle ore 15.15

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Capitolo 10
*** Chapter ten ***


Decimo capitolo revisionato.La storia cambierà molto da ciò che probabilmente leggerete in seguito.  Specialmente i personaggi. Se già seguite la storia, sappiate che il nome della protagonista è cambiato in Faith. Questa storia inoltre non è scritta per fini lucro, e si è pregati di non plagiare. Love yax
You made my life better.
chapter ten.


Let's do this.
 
Harry era combattuto. In cerca di un modo per far si che la ragazza rimanesse con lui. Un modo efficace. Il suo istinto in quel momento non faceva altro che istigare violenza contro quella ragazzina. Voleva, in parte, punire la sua disobbedienza facendo si che non si azzardasse ulteriormente, ma sarebbe scappata di nuovo, se lo avesse fatto, o, magari, sarebbe tornata da Liam. Non poteva accettare che tornasse dal suo migliore amico, anche se questo costasse diventare 'carino' nei suoi confronti.
Non sarebbe successo un'altra volta. Non avrebbe fatto si che quella ragazza, seppure inutile per la vita di Harry, scegliesse qualcun altro al posto suo.
«Non volevo dire quelle cose.» Combattuto Harry era riuscito a pronunciare quelle parole. Con sforzo disumano, e tanto autocontrollo, cercava di ruscire nel suo intento.
In quel momento si ritrovavano su una delle tante collinette della città. Estraniata da tutti. Pochi ne erano a conoscenza, o, se nel caso l'avevano scorta involontariamente, non ci si erano soffermati.
Ovunque di girassi, un immenso prato verde si si estendeva sotto gli occhi. Tanti fiori bianchi e nessun albero. Eccetto l'enorme quercia centenaria che si innalzava per metri all'angolo del prato e una piccola foresta formata da una dozzina d'alberi dietro di essa.
Il riccio aveva lo sguardo basso e strappava piccoli filamenti d'erba per evitare di torturarsi le mani dall’agitazione. Chiedere scusa, se pure, in parte, per finta, non era mai stato il suo forte. Aveva porso le proprie scuse così poche volte nella sua vita, e gli era risultato, tralantro, difficile ed inutile che non lo fece più. Nonostante avesse torto non pronunciava mai quella parola, ed era ancora meravigliato dal fatto che lo stesse per dire alla ragazza davanti a lei.
«La mia reazione è stata infantile.Mi dispiace.» Per Faith era altrettanto complicato chiedere perdono. Nonostante all'orfanotrofio la obbligassero a farlo aggiungendo, oltre al danno, la beffa. Era una ragazza orgogliosa, ma capace di riconoscere i suoi sbagli.
Harry sentendo l’ultima parola alzò la testa di scatto. Se ci era riuscita lei ci riuscirà anche lui. Prese un respiro profondo pentendosi già per quello che stava per fare o meglio per dire.
«Beh, diciamo che anche io... - si passò una mano tra i capelli agitato lui -Cioè, mi... - Si morse un labbro infastidito - Insomma, hai capito.»
Non glielo aveva detto esplicitamente, ma cercava di farsi intendere.
Faith sapeva Harry in quel modo stravagante si stava scusando con lei, ma voleva sentiselo dire.
«No, in realtà non ho capito.» Sorrise lei vittoriosa.
‘Che stronza’ pensò Harry. Era perfettamente a conoscenza di cosa intendesse Harry con quelle parole sconnesse.Era semplicemente compiaciuta.
Prese un bel respiro e riprese a balbettare cose senza senso.
«Allora. - prese un profondo respiro - Quando la gente fa qualcosa di sbagliato, sente quella specie di rimorso allo stom-» La frase del ragazzo fu bloccato però da un gesto forse fin troppo avventato di Faith che, dopo essersi portata in avanti, lo aveva baciato.
Le loro labbra erano perfettamente congiunte in un bacio approfondito fin dll'inizio.
Harry si lasciò andare in un forse sospiro appagato, nel bel mezzo del bacio. LA mente ormai disconnessa aveva fatto si che dimenticasse le scuse, vere o meno, la ragazza scappata, Liam e il rimanente. Riusciva solo a vedere lei, il suo corpo e le sue labbra.
Ancora interdetto non riusciva a capire il perchè quella ragazza, tanto pudica quanto stronza che, a stento tollerava il suo tocco, in quel momento aveva preso a baciarlo con passione.
Con uno scatto veloce la ragazza si ritrovò seduta sopra Harry con le gambe incrociate al suo bacino mentre il bacio andava a farsi sempre meno casto.
Un po’ titubante Harry portò le mani sui fianchi della ragazza per poi farne scendere una sempre più giù fino ad arrivare al sedere.
Aspettandosi forse uno schiaffo per la sfacciataggine Harry rimase basito quando la ragazza, invece di levargli le mani portò le sue dietro il collo di lui incastrandole perfettamente.
Il riccio sorrise sulle labbra di lei portando anche l’altra mano e stringendo la presa sul suo fondoschiena.
Riusciva a capire, nel modo in cui la ragazza lo stava baciando, ed il modo in cui tremava, che quell'eccessivo contatto fisico incominciava a procurarle fastidio e terrore.
Decise così di fermare quel bacio, levando le mani dal suo fondoschiena, dandole un pò di spazio. La ragazza sembrò ringraziarlo con lo sguardo.
«Mi dispiace.» Secise finalmente di parlare Harry, facendo sorridere la mora.
Non gli era parso così difficile da pronunciare quesa volta, forse ancora con la mente nel bacio avvenuto poco prima.
«Era tanto difficile?» Lo schernì prima che lui la riprendesse a baciare.
Le si era avvicinato lentamente, prestando cura ai movimenti, facendo sì che non si spaventasse e che non lo respingesse ulteriormente. Non era a conoscenza del perchè fosse così tanto restia ai contatti fisici, nè tanto sapeva il perchè continuava ad essere dolce con lei, e a prestare attenzione, seriamente preoccupato che potesse sentirsi male.
D'un tratto perse l'equilibrio, cadendo sull'erba, portandosi anche Faith su di lui. La guardò negli occhi cercando di capire se si fosse spaventate, o se avesse paura, ma le parve normale.
Faith si era appena staccato da lui, e guardava menre gli osservava i capelli.
Scoppiò a ridere notanto che Harry indossava un’insolita berretta verde di lana. Essendo un mese molto freddo, era più che comune, vedere gente col cappello, ma lui, che in quel momento indossava una semplice felpa primaverile, suscitava ilarità alla ragazza.
«Perchè hai il cappello, e non il cappotto?» Continuava a ridere. Cosi tanto che si accasciò al fianco di Harry tenendosi la pancia con una mano ed asciugandosi le lacrime con l’altra.
Harry la guardava sorridente: quando rideva era ancora più bella.
Con uno scatto si porto sopra di lei che rideva ancora.
«Non avevo tempo per fare lo shampoo.»
A questa risposta, la pancia della ragazza prese a farle male, a causa delle risate che aumentarono.
Fu bloccata dal ragazzo che però riprese a baciarla. Lei ricambiò, lanciando via la berretta del ragazzo, scompigliandogli i capelli leggermente oleosi.
A prendere l’iniziativa fu lei, visto che Harry non accennava a fare niente, posizionò le mani sotto la maglietta del ragazzo accarezzandogli il petto ben scolpito per poi infilare le mani sotto la felpa.
Il ragazzo si risvegliò di botto dallo stato di trance in cui era caduto e  decise cosi di agire.
Tastò delicatamente il corpo della ragazza alla disperata ricerca della cerniera che comprendeva il modello del maglione che indossava, tanstandole lentamente la schiena.
La ragazza ridendo, ancora, prese la mano del ricco portandola  dove era situata la cerniera.
«Ecco dov'era!» Si illuminò il riccio ridendo insieme alla ragazza.
Il ragazzo riprese a ridere leggermente imbarazzato.
«Che succede?» Chiese la ragazza.
Il riccio continuò a ridere imperterrito.
«Non riesco a slacciarlo.»
Un’altra armoniosa risata si sentì dai due ragazzi.
«Styles, lasciatelo dire, sei proprio un impedito!» Continuò a ridacchiare lei slacciandosi la cerniera del maglione per poi far si che il ragazzo glielo sfilasse.
Harry le sorrise ancora imbarazzato per poi prenderle a baciargli il collo avidamente soffermandosi su un punto ben preciso. La ragazza in preda al piacere, era impaurita, ma in modo buono, a causa della sensazione che le labbra sul suo collo le provocavano.
«Harry, non mi stai facendo un cazzo di succhiotto, vero?» Troppo tardi.
Il ragazzo sorrise angelicamente, ma ,prima di subirsi i mille insulti della ragazza riprese a baciarla ancora e ancora.
 Harry proseguiva con i suoi baci scendendo sempre più giù fino ad arrivare alle coppe del reggiseno: ostacolo.
Come la prima volta che si erano incontrati, Harry non riusciva a slacciarlo. Quegli aggeggini  non erano mai stati dalla sua parte. Neanche quella volta. Maledisse mentalmente le sue mani incapaci.
Faith se ne accorse, e rise leggermente imbarazzata. Si sentiva a disagio a doversi spogliare dinanzi ad Harry, ma non riusciva a fermarlo, non voleva fermarlo, e aveva altrettanto paura di farlo.
«Ci riuscirò.» Rispose cocciuto, continuando a provarci.
«Mai pensato di andare a lezione?» Lo stuzzicò  divertita lei, cercando di non badare eccessivamente alla situazione.
Nonostante non avesse detto quella frase con malizia, alle orecchie del riccio quella frase era suonata tremendamente eccitante.
Harry troppo accecato non aveva notato che quei lividi persistevano il corpo della ragazza ancora,lei parve accorgersene, abbassò lo sguardo vergognosa.
Era una visione orribile, vedere quel corpo cosi sciupato ricoperto di lividi, si stupiva del fatto che Harry continuasse anche solo a provare di sfiorarla.
«Ehi! - la richiamò il ragazzo - Sei bella.»
Fu quella frase a far aumentare –per quanto possibile- i battiti del cuore della mora. Le sue guance –già rosse- si colorarono ulteriormente, facendola assumere un’aria al quanto buffa che fece ridere il ragazzo.
Lei sorrise scuotendo la testa riprendendo ancora una volta a baciarlo con foga.






Dopo essersi rivestiti, ancora stanti e ansimanti, Harry e Faith erano ancora stesi sull'erba.
Faith rise di nuovo quando vide il ragazzo sporgersi per riprendere la berretta di lana.

 
*
capitolo modificato il 06.01.2014
alle ore 23.06

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Capitolo 11
*** Chapter eleven ***


Undicesimo capitolo revisionato.La storia cambierà molto da ciò che probabilmente leggerete in seguito.  Specialmente i personaggi. Se già seguite la storia, sappiate che il nome della protagonista è cambiato in Faith. Questa storia inoltre non è scritta per fini lucro, e si è pregati di non plagiare. Love yax
You made my life better.
Chapter eleven.

About me.
' The decision of our past,
are the architecs
of our present.'
      -Dan Brown


 
Non era mai successo, in diciott’anni di vita, che Harry si sentisse quieto dopo aver fatto sesso.
Aveva l’anima in pace, e tutti quei pensieri, quei ricordi, non gli attanagliavano la testa come ogni giorno al suo risveglio.
Stava lì. fermo a guardare Faith dormire sorridente, e non riusciva a  pensare ad altro che fosse estremamente e fastidiosamente tenera nonostante che il suo solito atteggiamento affermasse in contrario.
Il sole era calato da un pò. Avevano trascorso l'intera giornata su quella collina a parlare, a ridere, e a prendere in giro la voce di Louis e la strana posizione 'da diva', come lo definiva lei, che asuumevano le labbra di Zayn dopo aver parlato.
Era pericoloso trovarsi lì a quell'orario. Capitava sempre qualche cinghialotto affamato da quelle parti, ma forse per destino o per fortuna quella notte non ci fu nessun cinghiale, e nessun disturbo. Quella notte in quella collinetta sperduta di Holmes  Chapel erano presenti solo Harry e Faith.






«Quanto verrebbe a costare?» Lo sguardo della ragazza emanava l cattiveria che provava in quel momento.
«Beh, un lavoro del genere ciosta.» L’omaccione continuava a guardare la ragazza. Il suo abbigliamento succinto non era poi d’aiuto alla situazione. Ciunque l’avesse vista avrebbe capito subito il suo mestiere, cercava solamente di approfittarne.
«Non si preoccupi, verrà ripagato - sorrise maliziosa lei - Ovviamente solo se accettasse il lavoro.»
Un lavoro del genere per un professionista come lui era uno scherzo. In neanche due giorni l’avrebbe portato a termine. Avrebbe fatto anche  prima pur di ricevere in cambio del sano sesso con una bella e prosperosa ventenne, invece che con la sua moglie cinquantenne e grassa.
«non credo ci siano problemi. Riuscirò a trovarlo in meno di una settimana, ovviamente solo se non si è spostato da qui… -prese un altro tiro dal sigaro per poi cacciare aria e riprendere a parlare “in tal caso ci vorrà un po’ più di tempo.» Spense finalmente il sigaro guardando negl’occhi la ragazza che lO ascoltava attentamente.
Lei sorrise spostandosi con una mano una ciocca di capelli dal viso.
«Mi servono i suoi dati personali e quelli del ragazzo.»
Sul viso di lei aumentò di più il sorriso.
«Sono Emily Scrunch e sto cercando Harry Styles.»
 






«In orfanotrofio erano tutti cattivi con me. I ragazzi mi odiavano, o, al massimo volevano da me solo una cosa. L' unica persona brava era la custode. Lo era almeno fin qualche anno fa. All'improvviso  non ho saputo più niente di lei. - Faith aveva lo sguardo fisso al cielo, continuando a raccontare - Dei miei genitori ho solo quella foto. Non ricordo quasi praticamente niente. I pochi flashback che ho riguardano Lee.»
I ragazzi erano svegli da un pò, accostati all'albero.
Faith non si era mai aperta con qualcuno riguardo la sua situazione. Inoltre, non aveva molto da pardere, a raccontare la sua storia ad Harry in quel momento. Ovviamente avrebbe intromesso dettagli o scene eccessivamente dure da ricordare. Ma, a volte, anche lei aveva la necessità di parlare con qualcuno e di sfogarsi.
Harry, nel contempo, ascoltava le parole di Faith interessato e curioso di sapere la sua storia.
«Hanno mai alzato le mani su di te?» Chiese lui.
Il solo pensiero che qualcuno avesse anche solo sfiorato, e non in modo dolce Faith gli creava fastidio. Era l'unico che potesse farle del male. Personalmente, era anche disgustato dalle persone violente su donne e bambini. Ragionamento al quanto contorto per lui che tutto faceva a quelle povere vittime.
Faith continuò  rivolgere lo sguardo alle nuvole grigie che popolavano il cielo quella mattina.
«La direttrice spesso. Gli insegnati usavano delle bacchette di legno. Non sono mai stata un'amante delle regole.»
Harry sorrise.
«Che cattiva ragazza.» La beffeggiò subendosi poi un leggero schiaffo sulla nuca.
«La 'cattiva ragazza' - marcò il modo in cui si era definita - terrorrizzava tutti. Non ho mai avuto un amico perchè avevano paura di avvicinarsi.» Si alzò a sedere, alzando i capelli in una coda di cavallo facendo in modo che non si incastrassero negli orecchini.
«Paura? Di te?» Chiese tra le lacrime Harry. Le risate lo avevano colto alla precedente frase della ragazza.
«Sono una brava attrice.» Mostrò un sorriso raggiante Faith.
«Ma quanti buchi hai alle orecchie?» Chiese Harry con una faccia leggermente interdetta.
Le orecchie della ragazza erano scoperte dai capelli raccolti, e, lasciavano intravedere numerosi piercing su entrambe le orecchie.
«Sono tutti miei regali, per ogni compleanno. All'orecchio destro ho quattro buchi, più un industrial. - indicò il foro situato alla parte superiore dell'orecchio. Si girò poi in modo da mostrare l'altra parte. - Al sinistro ho tre buchi, un 'industrial ed un elix. - indicò questa volta il foro situato al centro della parte esterna dell'orecchio sorridendo. - Ti piacciono?»
Faith li adorava, e , inoltre, le erano costati tanto.
Harry non accennava a rispondere, ancora intento ad osservare le orecchie della ragazza, cercando di contarli.
Lei si ristese, togliendo la vista al ragazzo che rimase alzato. In questo modo aveva esposto ai suoi occhi il corpo della ragazza.
«Sei pregato di non prendermi in giro. Almeno io non porto il berretto perchè non ho fatto lo shampoo!» Rise lei portando gli avanbracci incrociati sugli occhi.
Harry gli scompigliò i lunghi capelli, sorridendo e aggiunstandosi la cuffia tirandola leggermente più in basso, e aggiustando un riccio fuoriuscito.
«Sei finita in quel posto  perchè i tuoi genitori avevano debiti con pezzi di merda, e , per salvarti ti hanno spedita lì.»  Si fece serio Harry riassumendo il tutto.
Faith annuì con ancora gli occhi coperti.
«Almeno questo è ciò che afferma Lee.» Sospirò.
Harry odiava quando usava il diminutivo per chiamare Liam. Di certo non voleva, anche lui, uno di quei stupidi nomignioli, simili a quelli che gli affibiava Louis, da quella ragazza. Eppure il modo in cui, platonicamente, si era 'affezionata' a Liam lo infastidiva.
«In generale, questa è la mia vita.- si voltò verso Harry che osservava interessato una ciocca dei suoi capelli.- La tua invece, cattivo ragazzo?» Lo beffeggiò. 
Harry si irrigidì. Avrebbe davvero raccontato la sua storia a Shani quel pomeriggio? Gli avrebbe davvero raccontato tutto? Si sarebbe indebolito sotto gli occhi di una mocciosa che non era nient'altro che una stupida ed inutile ragazza in più nella sua infinita lista.
Proprio mentre si poneva queste domande i flashback del prima presero spazio nei suoi pensieri.
                                                                                                                       
Trentuno gennaio millenovecentonovantotto. Harry aveva tre anni e mezzo. Quattro appena il giorno dopo. Si era alzato presto quel sabato mattina, nonostante non ci fosse la scuola, a causa di un forte rumore, molto simile ad un rombo di una macchina, venuto da fuori.
Era corso velocemente, ed incurante del freddo che incombeva sulla città quel periodo dell'anno, al balcone presente in camera dei suoi genitori. Aveva notato un gran macello.
Centinaia di scatoloni erano riposti appena sopra il marciapiede, ed una signora, aiutata da un uomo, probabilmente suo marito, li stavano Sistemando all’interno dell’abitazione.
Un'altra cosa attirò la sua attenzione: una bambina. Bionda, bassina e minuta se ne stava ferma lì, seduta su una scatola giocando con due bambole.
L’istinto di Harry lo portò a scendere le scale di corsa, facendo attenzione a non farsi sentire dalla madre.
Uscito di casa si avvicinò subito alla bambina.
«Ehi!» Richiamò la sua attenzione.
«Ciao! Sono Emily, ma chiamami Emy, è più carino. Ho sette anni e mi  sono appena trasferita qui, vuoi essere mio amico?»
Tutte quelle informazioni spiazzarono Harry facendolo sorridere subito dopo. il modo in cui aveva parlato così frettolosamente di così tanti argomenti diversi lo avevano stupito.
«Io sono Harold, ma chiamami Harry. Domani compio quattro anni. Vuoi venire alla mia festa?» Chiese.
Fin da bambino, il suo eccessivo 'essere estroverso' aveva fatto si che si circondasse costantemente di bambini.
«Certo!»
 
 
Harry ed Emy erano diventati amici per la pelle nonostante i tre anni di differenza. Harry aveva scoperto, solo a quattordici anni, che quell'innato senso di attrazione che provava nei confronti dell'amica non era un semplice volersi di bene, ma andava oltre.
Quando gli aveva, imbarazzato e insicuro, dichiarato quel sentimento, la reazione di Emy lo aveva stupito. Si era fiondata su di lui baciandolo. Harry era consapevole che la ragazza non ricambiasse appieno il suo sentimento, ma, dopo aver deciso di provare a stare insieme, si convise del contrario.
Erano perfetti insieme. Continuavano ad essere migliori amici, tralasciando le parti intime, tra i quali i baci e le notti infuocati, tra le quali Emy portò via la verginità del ragazzo.
Il diciotto giugno duemilasette rovinò tutto.
I diciotto anni di Emily.
Stavano insieme da cinque mesi, sei quasi, ma ai sei mesi non ci arrivarono mai.
Aveva deciso di andare a prenderla lui per portarla alla grande festa che aveva aiutato ad organizzare. Come ogni ragazza aveva aspettato quel giorno ansiosamente, e, per sorprenderla, voleva che entrasse con lui alla festa quella sera.
Purtroppo arrivato a destinazione ci fu una spiacevole sorpresa ad attenderlo.
Emily non era sola come si aspettava.
«Non posso dirglielo stasera!»  Sveva sentito la sua voce proprio mentre, sorridendo, stava per aprire la porta, ma fu un'altra, di voce, a fermarlo, una voce più possente e decisamente mascolina.
«Stasera o domani non farà differenza. Di certo non sarà felice di saperlo…»
Harry andò nel panico, cercando di sporgersi leggermente cercando di capire chi altro si trovasse nella stanza della sua fidanzata quel giorno.
«Non è facile dirglieloStiamo insieme da quasi sei mesi …” Dopo quella affermazione fu certo che si riferisse a lui, ma cosa non era facile da dire? Cosa doveva dirgli?
«Sai pure da quanto state insieme? E da quanto lo cornifichi? »
Quella frase fu scagliata nel cuore di Harry provocando una piccola crepa.
«Certo. Sono quattro mesi e dodici giorni» Sentì dire da Emily con voce maliziosa e dolce. Probabilmente si era avvicinata a lui.
Quella frase fu scagliata nel cuore di Harry ingrandendo la crepa.
«Non sarà molto felice di saperlo…» Sospirò il tipo calandosi a baciare avidamente il collo della sua Emy, che proprio sua non era.
Riusciva a vedere tutto da quella posizione.
«Problema sua. Non mi interessa.»
Quella frase fu scagliata nel cuore di Harry facendolo scricchiolare.
Si affacciò completamente alla porta con il viso contratto in un espressione di disgusto, dolore, frustrazione.
Quando Emily si accorse di lui sobbalzò.
«Harry, aspetta!» La sentì dire.
Ma ormai lui era già troppo lontano per sentire altre scuse. Si stava recando nell’unico posto in cui poteva andare. Il suo posto. Il loro posto.
Emily ovviamente sapeva dove si fosse rifugiato Harry e prendendo con la forza Eric –il famoso ragazzo- lo portò in macchina dirigendosi subito verso il burrone.

Harry era seduto lì, con i piedi a penzoloni, con la pioggia a bagnarlo tutto. Probabilmente se fosse caduto sarebbe morto, ma alla fine era proprio quello che voleva. Un, ancora ingenuo, ragazzino era pericoloso, specie se alla sua prima delusione d'amore.
Sapeva che Emily e l’altro ragazzo erano lì. Aveva avvertito i passi sul terreno ghiaioso, e nessun altro si sarebbe recato lì con quel tempo.
«Har. Fammi spiegare.» Tentò di conversare civilmente la ragazza.
«Non c’è niente da spiegare. Non chiamarmi Har.» Si ribellò lui col volto serio. Non avrebbe mai pianto dando così soddisfazione agli altri due presenti.
«Harry, perfa-»  Prese a parlare ma fu interrotto dalla voce sprezzante e piena di disgusto di Eric.
«Non c’è bisogno di spiegare Ems. Perché non c’è niente da capire…» Si avvicinò pericolosamente ad Harry che nel frattempo si era alzato e allontanato dal burrone.
«Sono quattro mesi che scopa con me. Ti sei chiesto perché,moccioso? - si avvicinò, trovandosi di faccia il riccio -Sei piccolo. Non riesci a dargli veramente quello che vuole. Sai che vuole? Vuole provale piacere, godare, avere tanti orgasmi consecutivi, per poi essere lasciata lì, sul quel lett,o ansante mentre vai a scopare con un'altra. Non vuole coccole o stupide smancerie romantiche da ragazzini. Vuole il tuo fottutissimo pene, e nient'altro.»
Quella frase fu scagliata nel cuore di Harry proprio come una lama.
«Come una puttana.»  Finì il discorso Eric.
Harry perse la ragione.
Nessuno poteva chiamare Emily puttana, per quanto in quel momento si sentisse tradito e umiliato.
Si scagliò furiosamente contro Eric scaraventandolo a terra per poi buttarcisi sopra. La vista appannata faceva si che non vedesse nient'altro che il desiderio di vedere quel ragazzo sparire dalla faccia della terra per causa sua.
«Tu, figlio di troia. Non chiamare Emily puttana.» Citò questa frase accompagnata consecutivamente da un colpo allo zigomo, allo stomaco e all'occhio proprio dove Harry sputò.
Si alzò girandosi verso Emily che aveva gli occhi pieni di lacrime.
«Credi che abbia risolto qualcosa? -Si girò di scatto guardando Eric mentre si puliva la bocca dal sangue perso- Sono comunque io quello che se l’è scopata ieri, proprio qui .» Indicò il punto dove si trovava Harry.
Egli prese ad avanzare con lo sguardo più incazzato che mai.
Eric indietreggiava. Si girò indietro per controllare che non fosse troppo vicino al dirupo, cosa che in realtà era.
Harry si fermò di scatto, proprio per evitare quello che ormai era accaduto.
Eric era scivolato. Senza che lui facesse nulla, precipitando verso la sua fine.
Il mondo si fermò per un attimo. Non aveva sfiorato Eric in modo che potesse cadere. Il panico lo prese.
Riusciva solo a distinguere le grida del ragazzo che si facevano sempre più lontane e quelle della ragazza che invece si avvicinavano.
«Harry! Oddio! - la voce della ragazza era rotta dal pianto - Lo hai ucciso! Lui è morto! - Continuava a piangere - Hai appena ucciso il ragazzo di cui sono innamorata! Sei uno schifoso, lurido, figlio di puttana! - Gli assediava forti pugni al petto, mentre il ragazzo non accennava a riagire - Me la pagherai Harry. Mi fai schiflo, mi hai sempre fatto schifo, e sempre me ne farai.»
Quella frase fu scagliata nel cuore di Harry frantumandolo.
 
Ovviamente la ragazza non si era fatta scrupoli a parlare. Holmes Chaperl ,paesino piccolo che era, diffondeva le voci velocemente.
Quando la mamma di Harry lo aveva scoperto non si era trattenuta a mostrargli quanto gli facesse ribrezzo.
«Mi hai davvero delusa Harold. Mi vergogno di sapere che nelle tue vene scorre anche parte del mio sangue! - aveva detto, per poi continuare subito dopo. - Continuerai a vivere in questa casa, ma non voglio considerarti più come mio figlio.»
Quella frase fu scagliata nel cuore di Harry distruggendolo definitivamente.
 Harry diventò in poco tempo il mostro di Holmes Chapel.
Fu allora che decise di scappare, per diventare alla fine quello che era in quel momento.

 
Era pronto a condividere con quella ragazza sconosciuta tutto il suo dolore? No non lo era e non lo avrebbe mai fatto.


 
*
capitolo revisionato il 08.06.2014
alle ore 22.07

 

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Capitolo 12
*** Chapter twelve ***


Dodicesimo capitolo revisionato.La storia cambierà molto da ciò che probabilmente leggerete in seguito.  Specialmente i personaggi. Se già seguite la storia, sappiate che il nome della protagonista è cambiato in Faith. Questa storia inoltre non è scritta per fini lucro, e si è pregati di non plagiare. Love yax
You made my life better.
Chapter twelve.

Understandig.

                          -non ho la minima idea di che cossa stessi pensando
quando ho deciso di postare questo capitolo.
Chiedo venia.

 

Faith aveva capito.
Era riuscita ad interpretare il lungo silenzio di Harry ,che  continuav invano a a rimanere con lo sguardo fisso nel vuoto, immerso in chissà quali pensieri, che, a quanto pare, non le avrebbe mai rivelato.
Non voleva parlarne, o, almeno non con lei.
Sicuramente non riteva opportuno rivelare quei momenti belli o brutti che siano a lei. Infondo, gli dava ragione. Anche lei, se non si fosse sentita così oppressa e, ai margini della sopportazione, non avrebbe detto la sua vita ad Harry.
Si strinse leggermente nelle spalle a causa del lieve venticello andava man mano aumentando.
Era ormai mattina inoltrata. Il cielo era colorato di un celeste grigiasto, ricoperto di tante e cupe nuvole nere, segno che di li a poco sarebbe venuto a piovere.
Nonostante il tempo, a Faithpiaceva ciò che la circondava.
Era un enorme distesa verde, non curata, considerando che per i lunghi metri l'erba si estendeva prosperosa ed alta.
Non c'erano case. A rendere tutto un più reale era un piccolo ruscello accostato ad un piccolo ed inerme bosco fitto situato dietro la quercia su cui stavano stesi.
La quercia era il punto principale, al centro di tutto, alta, enorme, con i rami sospesi verso l'altro e scesi leggermente alle punte facendo ricadere una dolce cascata di foglioline.
«Questo posto mi piace.» Decise di terminare il momento silenziosamente imbarazzante che si era creato tra di loro. Cancellando la tensione cambiando discorso.
Sospirò girandosi verso Harry che sembrava essersi ripreso dai suoi 'ricordi off-limits' già da un bel pò,e continuava a fissarla incessantemente.
Scostò lo sguardo dal suo puntandolo ulteriormente sul cielo.
«Da piccolo adoravo venire qui, da solo. Adoravo pensare che un gioro avrei costruito la mia casa qui su.» Quelle parole risuonarono nelle orecchie di Faith interenendola.
Immaginava un piccolo bambino disegnare seduto proprio dove si trovava in quel momento, mormorando ogni tanto un 'questa sarà mia', rivolto al foglio di carta imbrattato di colori e che raffigurava una casa.
«Perchè non la costruisci?» Si girò verso di lui Faith, accennando un sorriso divertito, intenerendosi ulteriormente all'espressione del riccio.
La risata del ragazzo gli risuonò dolcemente nelle orecchie.
La sua risata risultava strana a Faith. Era troppo roca e lenta per essere considerata tale. Troppo triste per essere presa come segno di divertimento. Eppure il viso del ragazzo assumeva le classiche rughe d'espressioni accanto agli occhi, le fossette sulle sue guance si approfondivano, gli occhi si rimpicciolivano e gli zigomi si alzavano, classici segni della risata.
«Si, certo. -disse ironico - Mi piacerebbe, ma è impossibile.»
Sbuffò nell'udire quelle parole costantando ulteriormente che la voglia di vivere di quel ragazzo era pari alla sua di tornare all'orfanotrofio.
Rabbrividì al ricordo di quel luogo orrendo.
«Immagina. Una bella villa a due piani! - si fermò pensierosa - Anzi, esageriamo. Tre piani!» Sorrise eccitata all'idea, mentre vedeva in ricciolino mettersi comodo poggiando i gomiti sull'erba e guardarla con un sorrisino divertito mentre annuiva con il capo.
«Tre piani solo per me? Ci andrei largo.» Chiese stando al gioco.
«Tre piani per te sono uno spreco - lo prese in giro Faith - Ed è per questo che vivrebbero anche Niall, Zan, Louis e Lee.» annuì questa volta con molto vigore guardando il sorriso sul volto del riccio allargarsi ancora di più.
«Si chiama Zayn, non Zan.» Sorrise lui correggendola.
«Si, come vuoi. - lo liquidò - Al primo piano: salone, cucina e bagno. » Continuò la descrizione della casa.
«Il bagno con la vasca idromassaggio!» Si unì a questa idiozia Harry, immaginando già il tutto posizionato appena di fianco all'enorme quercia.
«Ovviamente. - lo guardò negli occhi - Al secondo piano le camera da letto tua, e dei ragazzi. Ed un altro bagno in ogni camera.»
Prima che potesse riprendere a parlare, una frase, uscita dalla bocca del ragazzo affianco a lei, fece in modo che il suo cuore si fermasse, per pochi secondi, per poi riprendere la sua corsa sfiancante.
«E la tua di camera?»
 Aveva detto quella frase senza riflettere e così a bassa voce che sperava che non l'avesse sentito. Cosa che non accadde.
Non credeva, o così si autoconvinceva, di pensare realmente quella frase. Aggiungere una camera anche per lei significava farla rimanere nella sua vita. Lui, però, voleva che sparisse il più pesto possibile.
«Voglio anche un piano sottoterra, con una sala di incisione.» Sviò il discorso, facendo in modo che non si incentrasse su ciò che aveva detto poco prima.
«E a cosa ti serve una sala di incisione?»
«Per incidere canzoni.»
 La vide sorridere stranita. Forse non si aspettava che Harry avesse anche solo lontanamente a che fare con la musica.
«Canti?» Chiese ancora stupito.
«Canto e suono.» Si vantò lui scostandosi i capelli e riposizionandosi la cuffia verde che Faith continuava a guardare divertita.
«Si, il flauto della scuola.» Lo prese in giro.
«Preferisco che il flauto lo suoni qualcun altro.» La malizià che uscì con quella frase fece ridere Faith.





«Liam. Sei pregato di dirci cosa cazzo è successo.» La finezza di Zayn era presente ininterrotamente da ventiquattro ore ormai. La mattina precedente erano stati svegliati ad un orario improponibile, e costretti a passare le rimanenti ventisei ore alla ricerca disperata di Harry.
Liam, tralasciando Niall, si era limitato al minimo indispensabile, raccontando ai ragazzi una versione distorta degli eventi. In quel momento si trovavavano tutti a casa del biondo, cercando di tirare su di morale Liam.
Dopo una notte insonne, però,  la pazienza viene meno. Tutti i ragazzi in quel momento volevano sapere cosa fosse successo di tanto grave per costringerli a lasciare tutto per un 'emergenza'.
Liam sospirò, non sapendo come spiegare il tutto senza sembrare un pazzo psicopatico innamorato di una sedicenne. Pazzo psicopatico, forse, ma innamorato della ragazza non lo era di certo, neanche lontanamente.
«Zayn, evita.» Lo riprese Niall per la poca educazione.
Niall era sempre stato molto legato a Liam. Si conoscevano da piccoli. Sempre stati amici inseparabili. Era raro formulare una frase senza utilizzare 'Liam e Niall' insieme.
Avevano sofferto molto entrambi quando Niall, imboccando la strada sbagliata, aveva deciso di dare una mano ad Harry.
La vita di Niall era sempre stata più burrascosa di quella di Liam. Ed erano cresciuti entrambi con mentalità diverse. Niall però aveva deciso di aiutare Harry non per cattivara, ma, perchè, in un certo senso, avrebbe potuto tenerlo d'occhio, e far si che non sparisse dalla circolazione.
Non passava notte in cui, distrutto per ciò che Harry faceva, e che lui aiutava a fare, non piangesse, o in cui non fosse disturbato da pesanti incubi.
Si era allontanato molto di Liam a causa di quello accaduto. Solo dopo anni, avevano, in un modo o nell'altro, capito che srebbe stato il caso di ritornare amici, e di non aggiungere altri guai al gruppo.
Liam era sempre stato contro la violenza, ma il suo cuore magnanimo aveva fatto si che perdonasse tutto l'accaduto.
«Niall, Zayn ha ragione - Intervenne Louis con gli occhi contornati da profonde scavature viola, i capelli arruffati, e la voce impastata. - Sarebbe l'ora di capire cos'è successo.»
Niall annuì chinando il capo non potendo aggiungere altro, ritrovatosi ormai dalla parte del torto.
Lanciarono tutti un occhiata a Liam che sospirò grattandosi la nuca in cerca di formulare una frase di senso compiuto. Non ci riuscendosi, si sedette sul divano sbuffando.
«Lium. Non ti giudicheremo. Conosci Niall da quando avevi due anni. Louis e Harry da quando ne avevi quattordici. Ricordi invece come ci siamo conosciuti noi? A dieci anni?» Zayn addolcì la voce, chiamandolo con quel tenero soprannome tanto usato da bambini.
La mente di Liam fu invasa dal ricordo del primo incontro con Zayn.
Essendo da sempre un bambino molto dolce, non aveva mai alzato le mani contro nessuno, ed era, forse per questo, che dei bambini più grandi di lui ne approfittavano.
Niall non ne era a conoscenza, e lui era talmente bravo a nasconderlo da far si che nessun altro lo capisse. Quei ragazzi lo perseguitavano da circa un anno e mezzo.  Ovunque girasse il viso, ritrovava i loro. Usavano spesso la violenza su di lui, e spesso lo costringevano a prestazioni sessuali con loro stessi.
Tra di loro, si aggiunse anche Zayn. Il fratello maggiore faceva parte di quel gruppetto.
Fu Zayn che, spostando il divertimento su un altro bambino, fece si che lasciassero in pace Liam.
Diventarono amici subito dopo, facendolo conoscere anche a Niall.
« Mi avete sempre giudicato. - Rispose Liam assottigliando lo sguardo- E non chiamarmi Lium. Non siamo più bambini Zy.» Cercò di cambiare discorso, usando anche lui la tattica del nomignolo innocente.
Louis sbuffò impaziente.
«Bambini o meno. Giudizi o non. Voglio sapere, in questo momento, perchè cazzo ho interrotto una scopata!» Urlò ormai stufo della situazione. 
Liam non potè più tirarsi indietro, dovendo dire l'accaduto facendo si che sembrasse una cosa comune per lui.
«Sapete che sono molto protettivo. Verso tutti. Ed è per questo che...» Le sue frasi sconnesse e balbettate furono interrotte dall’arrivo di un messaggio sul suo telefono.
Infilò una mano nella tasca del jeans, prestatogli dal biondino, prendendo il telefono.
Gli si gelò il sangue nelle vene.
“Io e Faith siamo bloccati sotto l’acqua, sulla collinetta di fianco al ponte. Porta due ombrelli. Hazz.”
Harry e Faith erano insieme, per quanto potesse dargli fastidio, ingoiò il nodo formatogli in gola: Faithi stava bene, era questo l’importante.
Prese il giubbino dall’attaccapanni, prese due ombrelli e urlando un “vi spiego dopo!” uscì dalla casa dirigendosi alla collinetta di corsa, distante chilometri da quella casa.
 
 


 
 
«Fay, vieni qui!»Uurlò Harry stringendosi di più sotto la quercia cercando di non bagnarsi.
Nonostante Harry si sforzasse di chiamarla, la ragaza non accennava a muoversi dalla posizione in qui si trovava, ormai fradicia, a causa della pioggia incombente che cadeva sulla collina, bagnando tutto.
Il riccio si alzò, stufo, diretto verso la ragazza, ormai bagnto anche lui.
«Mi Fay, sai?» Sorrise lei alzandosi dal prato e scostandosi i capelli attaccati al viso a causa dell’acqua.
«Fay? - Chiese Harry - Quindi mi sentivi! - La ragazza sorrise come scusa - Comincia a correre.» E fu sussurrando un ‘oh cazzo’ che Faith prese a correre ininterrottamente per tutta l’ampiezza della collinetta seguita dal riccio.
Era sempre stata veloce a correre, amava farlo.
L’acqua le cadeva imperterrita sul viso dandogli una sensazione di leggerezza.
Ad Harry invece, che si portava appena dietro di lei, quell’acqua dava fastidio.
Continuavano a ridere entrambi, la ragazza sempre davanti, lui sempre dietro, almeno fino a quando, con uno scatto improvviso  la raggiunse.
«Presa!» Rise afferrandola per la vita e facendola girare.
«Riccio! Mettimi giù! Ora!» Scandì le parole la mora continuando a ridere, facendo si che quella frase non risultasse poi così tanto minacciosa.
«Mi dispiace, non credo sia…  -il ragazzo si affievolì all’improvviso - Possibile.» Poggiò a terra la ragazza, assottigliando lo sguardo. guardando diritto di fronte a se.
La ragazza corrucciò l’espressione.
«Faith!» asciò perdere tutto quando si senti chiamare, si girò di scatto guardando Liam.
«Liam? Che ci fai qui?» Sbottò incredula la ragazza avvicinandosi a lui.
«Harry mi ha inviato un messaggio.» Sentendosi nominare girò di nuovo lo sguardo portandolo sui ragazzi che stavano dialogando apertamente accanto a lui.
Nel suo stomaco si formò un grande buco nero, che man mano andava allargandosi e corrodeva tutto.
«Credo che, ormai, i due ombrelli non servino più.» Scherzò Liam guardando i due ragazzi fradici.
Strinse Faith con una mano, senza che lei si spostasse, felice e sollvato di vederla di nuovo senza che le fosse accaduto qualcosa.
 




 
«Signorina Scrunch?» Si portò il telefono all’orecchio l’omaccione portando  con l’altra mano il binocolo sugli occhi.
«Si?» Rispose lei.
«Credo che mi abbia visto.» Parlò nascondendosi di più nell’erba del fitto bosco.
«Chi?»
«Stylk.» Strinse le meningi per cercare di ricordare bene il nome del ricercato.

« Styles! - Esclamò la ragazza dall’altro lato del telefono - Quindi l’ha trovato.»




capitolo revisionato il 12,01,2014
alle ore 15.30

 

 



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Capitolo 13
*** Chapter thirteen ***


 *Give me love like never before
Cos lately I've been craving more
And It's been a while but I still feel the same
Maybe I should let you go *

 

Wall street- Liam's house

“Corri dentro, veloce, prima che ti prenda una broncopolmonite!” l’eccessiva protettività da parte di Liam incominciava a dar fastidio ad Harry.
Cosa importava a lui se Shani prendesse una broncopolmonite?
Vide la ragazza sbuffare prima di correre dentro casa.
Perso ad osservarla, si risvegliò solo al suono della voce dell’amico.
“sei stato un incosciente, potevi almeno avvisarmi.” La faccia di Liam era dura, seria.
Il viso del riccio si trasformò in pietra, sentendo la rabbia fremere dentro di lui: non era mai stato bravo a gestirla.
“non vedo perché avrei dovuto.” Ringhiò a bassa voce, pur certo che lo avesse sentito.
“avresti. Almeno dopo che l’hai abbandonata.”
“io non l’ho abbandonata” continuò ringhiando Harry.
“non ti credo.”
L’aria cominciava a farsi pesante, e Liam sapeva che, per quanto potesse essere forte, Harry lo era più di lui.
“sei il mio migliore amico, devi crederci” puntò sul rimorso.
“sono il tuo migliore amico, ma so anche che razza di persona schifosa sei”
Fu un secondo.
Sbattè Liam contro il muro della casa, avvicinandosi velocemente pronto a tirargli un pugno.
“vai colpisci, confermi solo le mie ipotesi”.
Lasciò ricadere l’amico sul suolo con aria sprezzante.
 Non era mai arrivato nemmeno a provare a mettere le mani su uno dei suoi amici, eppure lo aveva fatto, per una ragazza.
Prima che dicesse qualcosa scappò via, ancora mezzo fradicio.
 
 
 


“Shani, hai finto li dentro?” Louis aveva un urgente bisogno del bagno, occupato purtroppo da Shani, intenta a farsi la doccia propostagli da Liam.
Si sedette contorcendosi ripensando all'aria strana che alloggiava intorno all'amico. 
Da che ricordasse, Liam era da sempre stato una persona giocosa, allegra e matura, non lo aveva mai visto in quello stato: i muscoli erano ben tesi, i pugni stretti, e il viso aveva assunto un leggero colorito color mogano.
"due minuti ed esco!" sentì la dolce voce della ragazza provenire dall'interno del bagno, e sperò vivamente che i due minuti che intendeva Shani, fossere davvero due minuti e non mezz'ora.
Sentì l'acqua della doccia chiudersi e due secondi dopo vide uscire la ragazza.
"Oh mio dio grazie" fece per correre, ma fu interroto dal parlare di Shani. "Lou, tu sei il migliore amico di Harry vero?" capì subito di cosa la ragazza volesse parlare.
"prendi qualcosa dal mio armadio e aspettami in camera, parliamo li" e con un ultima corsa ed un urlo degno di film horror chiuse la porta del bagno.




Ovingedom street- Emily's house.
"E' scappato di corsa dopo aver avuto una lite con un tizio... Liam da quel che ho capito" Emily seduta dietro la scrivani spalancò gli occhi: da quando in qua Harry litigava con uno dei suoi migliori amici? da quando Liam, lo stesso Liam che si ricordava lei, si immischiava in una rissa?
"Bene, portamelo al più presto." Era già stanca di quegli stupidi giochetti.
Se aveva assunto un investigatore privato solo per trovargli il riccio, fu perchè voleva trovarlo al più presto.
"Entro stasera, sarà da lei."
Staccò prima che l'uomo potesse aggiungere altro. Era pronta per mettere in atto la sua vendetta,  ma per farlo c'era prima bisogno di sembrare 'l' Emily che conosceva Harry".
Si alzò di corsa dalla scrivania portandosi di fronte l'armadio estraendone un paio di jeans ed una semplice felpa: l'orrore.
Ovviamente, per lei abituata a vestirsi con tacchi e minigonne quell'abbigliamento era un'eresia, ma per la sua vendetta questo ed altro.
Si recò in bagno struccandosi velocemente e raccogliendosi i capelli biondi in una coda di cavallo, applicò solo un pò di fondotinta per nascondere quell'aria da mancanza di sonno, e contornò i piccoli occhi scuri con una matita azzurra in tinta con la felpa.
"Bene Harold, aspettami."



Louis' room.
"Non vedi come ti guarda? o l'espressione che assume quando noi ragazzi rientramo in un giro di un metro da te? Harry è molto, molto possessivo, soprattutto da quando è successo che .... si lasciasse con Emi.... la sua ex ragazza, ehm.." L'evidente disagio di Louis non sfuggì di certo a Shani, che continuava a tormentarsi, e a cercare di capire il perchè questa Emy cosi tanto nominata avesse segnato cosi tanto la vita del riccio.
Ripensò alle parole di Louis.
"vuole solo l'esclusiva sulle sue vittime" alzò le spalle la ragazza non credendo nemmeno per un secondo che le parole di Louis fossero vere.
"ne ha avute tante di 'vittime' e non lo ha mai fatto, anzi, ce le cedeva pure"
Lasciò cadere il discorso "Lou, non chiederò perchè, tanto già so che non me lo dirai ma... chi è stata la prima?"
"io non.." non finì di parlare che un Harry Styles tutto bagnato piombò nella stanza.
"che ci fate qui?" era arrabbiato, furioso, lo si vedeva dal viso. Louis era curioso di sapere il perchè, ma glielo avrebbe chiesto dopo, doveva verificare le sue ipotesi. "niente, anzi, Shani voleva parlare con te".
Il volto di Shani si incupì quando vide Louis lasciare la stanza. "Dimmi." Ringhiò Harry sotto i denti girovagando per la stanza, bloccandosi quando vide la maglia a righe indosso a Shani.
"che ci fai con la maglia di Louis" sibilò tra i denti, prima che lei potesse rispondere ripetè la frase con più enfasi. "Che ci fai con la maglia di Louis?!, ci hai fatto sesso vero?" si scagliò contro la ragazza sbattendola contro la parete.
I suoi occhi furono trafitti da un'ondata di paura, non aveva mai avuto a che fare con un Harry in quello stato.
"Hai scoperto la bellezza dello scopare, e hai deciso di farlo con tutti i miei amici?" la presa sui suoi polsi si fece ancora più stretta.
La ragazza tremava, le scene dell'orfanotrofio le passarono dinanzi una ad una...

"hai scoperto come scopare il pavimento, e hai deciso di farlo con tutti?

"Mi dispiace però, nessuno di loro ti farà provare tutto il piacere che ti ho fatto provare io." Il respiro di Shani si era fatto pesante, respirava a fatica da quando il corpo del ragazzo premeva con tutta la forza su di lei, e la sua mano destra si era spostata al suo collo stringendolo.
Riusciva a sentire il suo respiro tanto che fosse vicino, puzzava di alcol, tanto alcol.

"brutta bambina del cazzo! "  disse prima di sfrantumargli la bottiglia di vetro sul capo.

 

"cosa volevi dirmi prima eh?" adesso la mano era sul suo viso e le stringeva le guance.
Perchè nessuno interveniva? come facevano a non sentire le urla?
Avrebbe potuto difendersi da sola, calcio nelle palle e sputo nell'occhio, ma era come immobilizzata, paralizzata d'avanti a lui, forse per la prima volta aveva paura, davvero molta paura.
"Dimmi!" urlò il riccio prima di tirargli uno schiaffo.
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime, la paralisi di prima sembrò finire, mettendo in atto l'ipotesi del calcio allontanò il ragazzo, cadendo al suolo.
La furia di Harry sembrò calmarsi, il suo respiro era affannato anche più del suo.
"volevo chiederti chi è stata la prima a essere rapita..." 
"volevo aiutarti a tornare ciò che eri."
Una lacrima scese. Sul volto di lei.




*

Non ho la benchè minima intenzione di controllare quanto tempo fa ho postato l'ultimo capitolo.
Volete sapere la cosa divertente? ad ogni capitolo dico sempre "non vi preoccupatevi non passerà tanto tempo", e poi passano anni.
Spero solo che questo capitolo vi sia piaciuto.
so anche che vi state chiedendo "perchè questa vendetta?" lo scoprirete nei prossimi capitoli, no problem c:
Ci sono anche altri chiarimenti per quanto riguarda Harold, ed ho aggiunto anche i luoghi in cui si svolgono i fatti per paura che sembrasse tutto poco chiaro.
Magari  potreste lasciarmi qualche recensione? sono l'unica cosa che mi fa sorridere ultimamente, per qualsiasi cosa vi lascio il mio tutto (?) lol, per spoiler, o cazzi vari.
Volevo anche avvisarvi che sto scrivendo una nuova storia, di cui troverete il link nella bio c:
ps: vi piace il banner? mlml
pps. so che è molto corto come capitolo, ma serve c:

bio - ff:365 giorni per farti innamorare - ff: again - os: the better day of my life - ask.fm - twittah - faisbuk - tumblr

_
faithx


 

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Capitolo 14
*** Chapter fourteen. ***



 

*okay, il 'myspace', lo scrivo ora, ma anche alla fine.
Oggi mi girano i coglioni, sapete perchè? ecco, ve lo spiego. 
I
n una calda mattinata di metà marzo, l'allegra Federica si incamminava verso scuola, pantalone nero, camicia di jeans, bleazer rosse e sciarpa abbinata, ed ovviamente non potevano mancare le sue cuffione a riprodurre il suo amato Pino Giordano. D'un tratto accadde il tutto.
Una grandissima stronza del cazzo le se avvicinò dicendole: "non sei capace a scrivere, vai a fare pompini e abbandona efp!", l'irascibile Federica non ci vide più dalla rabbia, ma cercò di contenersi. "beh, se non fossi stata brava, non avrei avuto qualcuno che seguisse le mie storie", calma e pacata, eppure nella sua voce si riusciva ad udire la rabbia.
"lo fanno per pena. Ieri ho letto la tua nuova storia.  E non mi stupisco che abbia cosi poche recensioni, io al primo capitolo della mia storia ne avevo già 30" disse con fare altezzoso.
"si, ma tutte elemosinate" la riprese la graziosa e tenera federica.
"fatto sta che vedrei meglio le tue mani sul pene di qualche morto di figa." disse andandose sculettando.

(ovviamente, ne ho fatta una versione leggermente più soft)
No. Tutto puoi fare tranne che dire una cosa del genere a ME.
Devo fargliela pagare capite?, vi chiedo solo un minuscolissimo favore. Recensite la mia storia psycho. Non sto chiedendo elemosina, ma la voglia di vedere la faccia di quella troia sarebbe una cosa altamente appagante.
Vi lascio il Link. Vi prego. Facciamola rosicare.

PSYCHO. CLICCA QUI. NOW.




* ill'be drowning, i'll be drowning
i'll be drowning in my memories.
When i get ther i'll be drowning, drowning
I'll be drowning in my memories.
-affogherò nei miei ricordi-*

 

CAPITOLO FORTE IN ALCUNI PUNTI.



 

Oheneo's Bridge- Holmes Chapel
Stava rovinando tutto con Shani.
O ancora meglio, era lei che stava rovinando la vita di lui. Sbucata da un vicolo cieco, e decisa ad entrar a far parte della sua vita.
Voleva sapere chi fosse stata la prima? Come se avesse avuto la confidenza necessaria per chiedergli un argomento tanto delicato.
Harry era stanco. Stanco di tutto, e di tutti. Ed era solo colpa di quella stupida ragazzina del gran cazzo.
Come poteva un diciannovenne come lui farsi annebbiare da una come lei?, o, per dirla tutta: Come poteva una mocciosa di sedici anni aver fatto centro nel cervello di Harry?
Non riusciva a capacitarsene, non riusciva a trovare un senso logico a ciò che gli stava succedendo.
Era successo tutto improvvisamente.
Ora era li, seduto sul bordo del ponte a pensare, alle cinque di mattina. Ripensò all’ultima volta che era stato li, ed era arrivata Shani gremita di sudore, con l’affanno e i capelli scompigliati sul viso.
Una visione paradisiaca per il suo lato perverso.
Come avrebbe voluto che arrivasse anche in quel momento. Come avrebbe voluto abbracciarla e chiederle scusa per ciò che le aveva fatto.
Era scosso dal litigio con Liam, cosa mai avvenuta, e pur di non accettare la motivazione datagli dal suo subconscio, si era dato ai fiumi di alcol, fumo, e droga.
Era strafatto, e tornare a casa, e vedere Louis steso sul letto con solo dei pantaloncini e Shani seduta di fianco a lui con solo la sua maglia, non lo aveva di certo aiutato.
Si era imbestialito.
Convinto che Louis avesse toccato la sua Shani. La sua preda. Sua. Sua e di nessun altro.
Ricordava solo poche scene, tra le quali il viso della ragazza quando erano rimasti soli, la paura che gli lesse negli occhi quando si scagliò su di lei, il disprezzo, che quegli occhi tanto belli gli avevano riservato.
Era lo stesso sguardo che Emy gli riservò sul burrone quel giorno.
Harry si sentiva cosi in colpa li, su quel ponte, con l’acqua a bagnargli il viso.
E si chiedeva perché? Aveva trattato in modo nettamente peggiore tutte le altre povere vittime, e non era mai stato male.




“a-ahi-ahia m-m-i f-f-ai m-m-m-ale E-d-dward” si lamentava la ragazza cercando di levare inutilmente, le mani del riccio dai suoi capelli. “t-ti prego” sussurrò piangendo quando la stretta di lui si vece più salda.
Harry sbuffò, stufo di dover sentire ulteriormente le lamentele della ragazza.
Vent’anni, bassina, magra, niente di che, e di certo, un’altra, anche più bella di lei, brava altrettanto con certi lavoretti, l’avrebbe potuta trovava in ogni dove.
Si era stancato di lei: era arrivato il momento.
“smettila di piangere, piccola” le sussurrò tirando ancora all’indietro il suo volto. “tra poco sarà tutto finito”.
Riuscì a sentire il respiro della ragazza bloccarsi, e rise. Rise della sua paura. Stava soffrendo, e non poteva esserci rumore più appagante della sofferenza di una ragazza.
“n-no..!” la sentì dire con la voce strozzata. Respirava a fatica e aveva l’affanno. Perfetto.
“si invece, sapevi fin dall’inizio la fine che avresti fatto” la riprese. “e sapevi che dall’inizio ad ora, non sarebbe passato tanto tempo.”
“m-ma e-era s-s-s-olo d-due giorni f-fa!”
“fin troppi.” La zittì Harry portandole una mano alla bocca. “scegli veloce e indolore, o lenta e sofferta?” senza aspettare che proferisse parola continuò. “scelgo io, lenta e sofferta.” Rise all’espressione della ragazza.
Ogni volta metteva in atto una morte diversa dalla precedente, ma tutte ai livelli massimi del dolore.
Era il momento dello “spoglia e squarta”, l’aveva messa in atto solo una volta da allora, ed era stata la sua preferita.
Si avventò sulle labbra della ragazza che presa di sprovvista sobbalzò.
La spinse per i capelli ancora più vicino a lui, facendo in modo che ricambiasse quel bacio.
La spogliò velocemente. Completamente nuda davanti a lui, a pochi passi dalla morte. Niente di più eccitante per un sadomaso come Harry.
Si spogliò, anche lui con una velocità impressionante. La sua mente era annebbiata, ma non a causa della ragazza nuda che si ritrovava dinanzi. Bensì dal dolore che stava per provocarle.
Rise, avventandosi sul suo collo e scaraventandosi insieme a lei sul letto. C’era quasi. Ma perché non approfittarne un ultima volta? La fece scendere, in modo che la sua faccia si ritrovasse all’altezza della sua erezione.
Le spinse il capo senza la minima grazia. Ecco, ora si iniziava a ragionare.
Rise ancora una volta sopraffatto dal piacere. Con ancora le mani tra i suoi capelli, fece in modo che lo prendesse più a fondo. Il piacere lo abbandonò solo allo staccarsi della ragazza, che ancora respirava a fatica. Stava per morire affogata con il suo pene. Bella tattica, l'avrebbe provata. Lasciò stare l'ira che crebbe in lui a causa del fermarsi di lei avventandosi ulteriormente sul suo collo. Le sue mani vagavano ovunque, fino ad infilare senza alcun preavviso tre dita in lei.
Ulrò dal dolore, mentre i cerchi delle dita di Harry si facevano ancora più veloci e irregolari. Il dolore sembrò scomparire dal viso di lei, trasformandosi in puro piacere. Mancava pochissimo.
La penetrò, facendole ritornare la smorfia addolorata.
Lei chiuse gli occhi. Ecco era il momento. 
Afferò velocemente la pistola posizionata sulla mensola al di sopra del letto. E lentamente, senza mai a frenare i movimenti del suo bacino: la squartò con vari colpi. Apertà in due.
La forza di Harry con gli anni era divenuta davvero insostenibile. E a quanto pare bastava un semplice scippo a far morire una ragazza.
Il corpo di lei era inerme. Unito solo dalla testa e dai pochi lembi della schiena. 
Il viso era rimasto con una smorfia impaurita, ed il buco al centro della fronte e in bocca lambiva sangue. Per il corpo, beh, non era ancora finita. Il posto della pistola lo aveva preso un coltello. Si sfogò, come mai fin ora.
La testa e i lembi di pelle lacerata. Il seno, e la parte cruciale massacrati.
Si, Harry Styles si era davvero divertito.


 
 




"Shani... Oddio Shani che cazzo è successo?!" con circa quindici minuti di ritardo, Louis, si era affrettato ad intervenire. Anche se, ormai, non ce n'era più bisogno.
"niente Louis, mi sa che il tuo amichetto" calcò volutamente l'ultima parola "si è divertito a bere stasera, non lo facevo un tipo tanto bruto" sorrise falsamente alzandosi finalmente dal pavimento su cui si era accovacciata una volta scappata dalla camera in cui aveva lasciato Harry.
Non aveva pianto. Tranne che per quella lacrima. Ma poteva giurare di aver sentito qualcosa rompersi all'interno di lei. Era rimasta delusa, ferita, da ciò che le aveva fatto Harry. Senza neanche un motivo abile. Era sempre stata abituata al dolore, ad essere fatta del male, e sapeva anche che un tizio complessato psicopatico, drogato tra l'altro, che si divertiva a rapire, sverginare, e massacrare giovani ragazze, non poteva trattarla come una regina.
Ma era quello che aveva fatto fin a quel giorno.
Una settimana. Era passata solo una settimana.
Aveva un'idea di Harry totalmente diversa da ciò che in realtà fosse. Ma, che idea poteva farsi di un tizio che la portava a fare shopping, la presentava agli amici, e le prometteva di non riportarla in inferno?
"che cazzo ha fatto Shan. Dimmelo." la mascella di Louis era contratta, ed i pugni serrati.
"niente, lascialo perdere, dovevo immaginare che tipo fosse" e senza stare ad ascoltare le urla di Louis corse fuori casa.
Giurò di stare per rompersi il labbro a sangue, tanto dalla forza con cui lo morse. Il viso le pulsava a causa dello schiaffo, ed i gomiti erano gonfi per la stretta eccessivamente forte di Harry.
Si imbattè in una delle ultime persone che non volesse incontrare: Liam.
"ehi Shan che ci fai qu... che hai fatto?" la voce leggermente incrinata dalla sorpresa, ed il viso chinato di lato per guardarle meglio il viso.
"oh, niente, non preoccuparti" gli sorrise sforzatamente.
"vieni, andiamo a casa mia" la prese per la mano, trascinandola sotto l'ombrello.





Ovingedom's street- Emily's house
"ora c'è una ragazza con Liam, signorina" . Ancora al telefono con l'omaccione Emily si informava sugli ultimi dettagli prima di sferrare la prima
mossa.
"perfetto, nessuno che ci rompe i coglioni" ispirò dalla sua sigaretta.
La vendetta su Harry doveva essere tra le migliori. Forse la più bella della storia.
Perchè per colpa di quello stupido riccio se ora non poteva mettere più piede ad  Holmes Chapel, ed era costretta a rimanere nell'ombra.
La storia di Harry che buttava giù dal dirupo Eric, a causa della povera ragazza senza colpe, aveva subito fatto il giro di tutta la  Gran Bretagna, se non addirittura di tutta l'Europa.
A lei non dispiaceva certo fingere di essere una povera disperata, pur di ricevere un pò di fama, e molti regali da parte di tutto il mondo. Ma quando vennero a sapere che Emily, di colpe, ne aveva e come, tutto ciò che aveva fin quel momento sembrò svanire nel nulla.
Le amiche, i regali, i soldi, la famiglia, lo stesso Eric l'aveva abbandonata.
"sei solo una troia, sai che figura ci faccio con te?" ecco cosa gli aveva detto. E di certo non gliel'aveva fatta passare liscia.
Lo aveva risedotto, scopato, e amputatogli il pene.
Adesso Eric è uno psicopatico chiuso in un manicomio, senza pisello, e con una fobia innata per le donne.
Per Harry aveva in mente qualcosa di peggio. Aveva architettato tutto in questi due anni. Tutto. Peccato non sapesse che anche Harry, aveva sviluppato un alto tasso di cattiveria nei confronti delle donne.
Anche se non sarebbe cambiato niente. Emily era ancora il suo punto debole, le bastava un occhiata per mandarlo in estasi.




Varie decisioni furono prese quel giorno.
Emily era pronta a mettere in atto il piano tanto agognato.
Shani aveva deciso di dire a Liam che in realtà non era che la sua piccola Apple.
Ed Harry aveva trovato il modo per togliersi quella stupida bimba dalla testa: l’avrebbe fatta soffrire, come mai fin ora, e non con una delle sue tattiche stile “spoglie e squarta”, bensì con ciò che sapeva fosse il punto debole della dolce ed innocente Shani.
L’avrebbe riportata all’orfanotrofio, accertandosi che le facessero del male, inventando furti, e qualsiasi altra cosa pur di scatenare l’odio della direttrice nei confronti della ragazza.
Anche in lui qualcosa si era scatenato.
E questo qualcosa non era altro che il volere compulsivo che il… bene che provava per Shani, diventasse altrettanto piacere nel vederla soffrire.

 

*

facciamo soffrire - non quanto lo 'spogliaesquarta' di Harry- quella brutta grandissima troia che mi ha dato della puttana -per chi non lo avesse letto, c'è tutto prima del capitolo.
passate e recensite
PSYCHO.

vi farò sapere come finisce care MUAHAHAHAHHAHAH



 

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Capitolo 15
*** non è un capitolo. ***


Amatemi. 
Sul serio.
Ho deciso di revisionare la storia, non riscrivendola ma rendendola decente almeno.
Tutto questo in almeno un altro mese - esami del cazzo permettendo- e riprenderà regolarmente.
Probabilmente modificherò il titolo ed i nomi dei personaggi.
LA PROTAGONISTA NON SI CHIAMERA' PIU' SHANI BENSì FAITH. 

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