Start Again

di lovealways
(/viewuser.php?uid=175778)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Everything starts with some troubles ***
Capitolo 2: *** 2. Tell me about you, mistery girl ***
Capitolo 3: *** 3. Me, you and London! ***
Capitolo 4: *** 4. That’s my plan ***
Capitolo 5: *** 5. People always leave ***
Capitolo 6: *** 6. I don’t even like surprises ***
Capitolo 7: *** 7. I’m here and I’m stayin’ ***
Capitolo 8: *** 8. Seems like a date ***



Capitolo 1
*** 1. Everything starts with some troubles ***


Sapete quando arrivate ad un certo punto della vostra vita e vi rendete improvvisamente conto che avete bisogno di un cambiamento drastico, di nuovi stimoli e magari di nuove persone su cui poter contare? Era esattamente quello che stavo facendo io. Quella mattina mi ero svegliata, avevo aperto l’armadio per decidere che cosa indossare ritrovandomi invece qualche minuto dopo con la valigia aperta sul letto intenta a riempirla con qualche vestito di prima necessità. Per la prima volta dopo parecchio tempo avevo agito senza nemmeno pensare. E la cosa stranamente mi piaceva. Prendere una decisione su due piedi mi aveva sempre messo in difficoltà: ci pensavo e ripensavo mille volte, poi cambiavo idea in un ciclo infinito. Ero paranoica e indecisa. Ma non quella mattina. Era scattato qualcosa di nuovo e inaspettato che per un attimo mi aveva lasciato senza respiro. Quando abbassai gli occhi sul biglietto d’aereo che tenevo tra le mani tremanti quasi facevo fatica a crederci. L’avevo fatto davvero? Avevo realmente comprato un biglietto non rimborsabile per Londra? Sei totalmente fuori di testa. La mia coscienza provò a convincermi a tirarmi indietro, ma non l’ascoltai. Stavo per affrontare la mia paura più grande: il cambiamento.
                  “Desidera dell’altro?”
Sobbalzai e mi voltai verso la voce leggera e educata. Una ragazza bionda e sorridente stava aspettando la mia risposta. Guardai invidiosa come la divisa da hostess le fasciava il corpo slanciato.
                  “No, grazie” risposi con la voce che tremava. Nella mia mente nel frattempo stavo già pianificando che cosa fare appena arrivata nella capitale britannica. Piombare all’improvviso alla porta di casa di una delle mie più care amiche poteva rientrare nelle mie opzioni? Forse era l’unica.
Nicole si era trasferita a Londra appena un anno prima un po’ per sfizio e un po’ grazie al suo lavoro: ora infatti aveva una rubrica tutta sua su una rivista italiana dove condivideva con i suoi lettori la sua nuova vita londinese. L’amicizia che ci legava risaliva ai tempi del liceo e si era rafforzata poi quando avevamo convissuto durante gli anni di università. Entrambe sognavamo in grande: una vita nuova in una delle nostre città preferite.
Quando però lo scorso settembre tornò nel nostro appartamento con un enorme sorriso e con la notizia che il nostro desiderio si sarebbe realizzato nel giro di qualche settimana mi ritrovai a rifiutare. Certo le cose erano parecchio diverse da com’erano ora. Cosa più importante avevo un ragazzo.
La mia valigia fu la prima a comparire sul nastro, la recuperai in fretta e mi feci spazio tra la folla verso l’uscita dell’aeroporto. Qualche minuto dopo mi trovavo su un taxi incantata da ciò che vedevo. Mi scappò un piccolo sorriso, per la prima volta dopo mesi mi sentivo veramente bene.
Avevo imparato a memoria l’indirizzo, avevo sentito Nicole descrivere quel posto come uno dei quartieri più belli e si, credetemi, l’avevo anche cercato su Google per accertarmi che fosse davvero così. Ma ora ritrovarsi effettivamente lì mi faceva uno strano effetto. La palazzina non era davvero niente male, pensai alzando lo sguardo. Mi avvicinai al portone color verde scuro e diedi un’occhiata ai campanelli cercando il nome della mia amica. Non fu necessario perché in quel momento la porta si aprì lasciando uscire un uomo in giacca e cravatta che parlava animatamente al telefono mentre nell’altra mano teneva una ventiquattrore. Entrai in fretta prima che la porta si chiudesse e presi l’ascensore fino al quarto piano.
Bussai più volte alla porta ma di nuovo non ricevetti alcuna risposta. Nessun segno di vita. Aspettai qualche attimo ancora per poi riprovare battendo con più forza. In preda al panico iniziai ad immaginarmi mentre camminavo senza meta per le vie di Londra per tutta la notte, magari restando vittima di un rapimento o peggio un omicidio. Esagerata. Ci pensò la mia coscienza a farmi tornare alla realtà. Forse avevo tentato la sorte più del dovuto mettendomi in viaggio senza pensare minimamente di avvisare l’unica persona che avrebbe potuto ospitarmi.
Mi accorsi che la mano mi tremava quando afferrai il cellulare e lo portai all’orecchio. “Nicole, sono io, di nuovo. Chiamami appena senti il messaggio, è importante” lo gettai nella borsa, arrabbiata più con me stessa che con chiunque altro. Come avevo potuto non pensare a tutti gli inconvenienti che potevano accadere, dov’era la mia razionalità questa mattina?
Passai una mano tra i capelli mori con fare nervoso, poi esasperata picchiai con un pugno la porta per l’ennesima volta. Silenzio.
                  “Nicole non c’è, non tornerà prima di un paio di giorni”
Mi voltai immediatamente verso la voce dal forte accento inglese.
                  “Che cosa?” esclamai ormai sull’orlo di una crisi di nervi. 
Il ragazzo mi guardò imbarazzato fermandosi davanti all’appartamento di fronte. Annuì piano quasi avesse paura di aggiungere altro e vedermi impazzire completamente. Avrei voluto scoppiare a piangere. Forse se non fosse stato per lo sconosciuto non avrei esitato a farlo. “Quando mi ha detto che partiva non mi sembrava che aspettasse visite”
“Infatti non lo sapeva” borbottai e mi morsi nervosamente il labbro. Lo dovevo immaginare: l’unica decisione che prendevo seguendo l’istinto adesso mi si stava ritorcendo contro. “Grazie comunque” dissi infine.
Mi rivolse un sorriso educato. Restò in silenzio ancora per qualche attimo, giocherellando con il mazzo di chiavi che teneva tra le mani. “Vuoi entrare?” mi chiese prendendomi alla sprovvista. “Insisto” aggiunse poi notando la mia incertezza. Il suo sorriso si fece più grande e mi sentii pervasa da una sicurezza tale da farmi accettare il suo invito.
L’appartamento non era molto grande ma era luminoso e accogliente. Quasi sicuramente ci viveva da solo: nessun coinquilino strambo o una fidanzata con cui condividerlo. A parte qualche piatto nel lavello e una maglietta, forse sporca, ai piedi del divano il resto era in ordine,quasi in maniera maniacale. Ad essere sinceri il mio appartamento in confronto era un totale disastro.
                   “È carino” dissi continuando a guardarmi in giro. In un’ occasione diversa probabilmente mi sarei messa a ficcanasare ovunque, dando l’impressione di essere una squilibrata.
                   “Mettiti pure comoda”
Lo imitai e mi tolsi la giacca. La maglia maniche corte bianca che indossava metteva in bella mostra le sue braccia toniche e senza alcun dubbio il ventre piatto. Distolsi subito lo sguardo imbarazzata, sentendomi incredibilmente stupida per soffermarmi su quei dettagli in una situazione del genere.
                   “Vuoi del the?” Mi limitai ad annuire non riuscendo a trattenere un sorriso divertito. Un vero cliché: un inglese che ti offre del the. “Sono Liam, per la cronaca” si presentò mentre preparava il bollitore e due tazze.
                   “Emma” dissi a mia volta. “Quindi conosci Nicole?” domandai provando ad evitare che il tutto diventasse ancora più imbarazzante. Anche Liam sembrò capire le mie intenzioni.
                   “Quella ragazza è perennemente di corsa. A volte non la vedo per giorni e poi riappare bussando alla mia porta e chiedendomi se ho dello zucchero o qualcosa da mangiare in generale lamentandosi che non ha tempo di fare la spesa”
Si quella era decisamente la descrizione della mia migliore amica ed ero contenta che non fosse cambiata di una virgola.
Di nuovo sorrise, ma questa volta agli angoli della bocca si formarono due piccole fossette. Era affascinante, dovetti ammettere dopo qualche secondo. Ritornai alla realtà quando lo vidi porgermi la tazza, che accettai volentieri. Mi fece segno di sedermi sul divano, mentre lui si sistemò sulla poltrona accanto.
                  “Allora Emma che ci fai a Londra?”
Avrei voluto scoppiare a ridere. Nemmeno io sapevo esattamente il perché mi trovavo lì. Presi tempo sorseggiando la bevanda calda. “Avevo bisogno di una svolta” risposi cercando di sviare al suo sguardo. “Questa mattina mi sembrava una buona idea lasciarmi tutto alle spalle e partire”
Nella sua espressione lessi la sorpresa mista alla curiosità. “Ci vuole coraggio,sai”
                  “Molti direbbero che sono solo un incosciente” dissi di rimando “Probabilmente mia madre vorrà uccidermi non appena le telefonerò”
Rise leggermente scuotendo la testa. I capelli accompagnarono quel movimento ondeggiando per poi tornare perfettamente al loro posto. “No, è decisamente un atto di coraggio. Conosco poche persone che si sarebbero comportate come te, qualsiasi sia la ragione che ti ha spinto a farlo”
Abbassai gli occhi sulla tazza ormai vuota mentre le sue parole si ripetevano nella mia mente.
Non era stato solo il coraggio a condurmi qui. La disperazione aveva fatto la sua parte. La mia è una di quelle storie viste e riviste, niente di così originale. Avevo perso il lavoro, non che mi piacesse, ma era la mia unica entrata mensile ed ora avrei dovuto contare sui pochi risparmi che mi restavano. E in più il mio ragazzo storico, così lo definivano tutti, mi aveva lasciata: avevo pianificato la mia vita con lui fino all’ultimo dettaglio per poi scoprire, un bel giorno, che ero l’unica che se ne preoccupava. Così, dopo una sbornia colossale, mi ero ritrovata a fare tutte quelle riflessioni filosofiche sulla direzione che stava prendendo la mia vita arrivando alla conclusione che ero un completo fallimento.
Ora avevo la possibilità di riscattarmi. Potevo essere chi volevo e non Emma la sfigata.
                “Già, ma forse avrei dovuto chiamare Nicole” risi di me stessa. Ancora non potevo credere a quanto fossi stata stupida. “Anzi, a proposito di questo è il caso che cerchi un hotel”
Lasciai la tazza sul piccolo tavolino al centro del salotto e recuperai la mia giacca. Nel silenzio sentivo gli occhi di Liam su di me e quasi sicuramente stavo arrossendo come una ragazzina. La suoneria del mio Blackberry mi salvò. Lo recuperai in fretta e sorrisi quando vidi apparire sullo schermo il nome della mia amica. “Nicole!” risposi immediatamente, lasciando andare un sospiro di sollievo.
                “Cosa ci può mai essere di così importante da chiamarmi otto volte nel giro di un’ora?”
                “Sono a Londra” dissi semplicemente, quasi fosse la cosa più normale del mondo.
                “Buon per te, tesoro!”
Scoppiai a ridere. “No, non hai capito: sono a Londra per restare”
Liam mi guardava confuso, probabilmente perché non conosceva una parola di italiano.
                “Sei caduta e hai battuto la testa? Che cosa ci fai lì? E perché me lo dici solamente adesso?” mi riempì di domande mentre si lasciava andare a una risata genuina. Se l’avessi avuta davanti le sarei saltata al collo per abbracciarla il più forte possibile.
                “Fidati, è stata una decisione dell’ultimo momento” non era il caso di  raccontarle l’intera storia per telefono. “Quando torni?” piagnucolai.
                “Domani, in serata. Ma dove sei ora?” chiese preoccupata.
                “Dal tuo vicino, Liam”
A sentire il suo nome sembrò interessarsi nuovamente alla mia conversazione.
Nicole soffocò una risatina ma non feci in tempo a chiederle altro poiché mi stava già salutando. “Ti scrivo più tardi” la sentii dire prima che cadesse la linea.
                “Tutto risolto?”
Mi voltai verso il ragazzo annuendo decisamente più tranquilla. “Si, torna domani”
Liam restò un attimo in silenzio riflettendo su chissà che cosa e poi si avvicinò piano a me sfilando la giacca che tenevo ancora tra le mani. Aveva un buon profumo, mi ritrovai a pensare. Idiota, mi insultò la mia coscienza.
                “Non ti conviene cercare una camera per una sola notte” parlava lentamente, il suo perfetto accento non mi lasciava concentrare sulle parole. “Puoi restare qui”
Questo però lo capii all’istante. Restai sorpresa del suo invito e per un secondo pensai che scherzasse. “Non posso accettare. Non mi conosci nemmeno” provai ad afferrare il trolley ma lui fu più veloce e con un gesto lo  allontanò da me.
                “Non mi sembri il tipo che uccide la gente nel sonno o cose del genere” scherzò riuscendo a rubarmi un mezzo sorriso. “Quindi rimani!” il suo sorriso mi spiazzò completamente. Aveva il sorriso più dolce e ammaliante che avessi mai visto.
                “Sicuro che non sia un problema?” balbettai costringendomi a distogliere lo sguardo.
Il suo sorriso, se possibile, diventò più grande arrivando a raggiungere i suoi occhi nocciola. Non trovai la forza per ribattere. Insomma, l’idea era stata sua, no!?



#v zone
ok, ce l'ho fatta, è stata un'agonia ma mi sono decisa a pubblicarla.
non è la prima volta che scrivo una fanfiction, ma è la prima volta che la posto qui :)
mi farebbe piacere leggere i vostri pareri, positivi o negativi che siano, ditelo e basta u.u

pace, amore e gioia infinita
v xx

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. Tell me about you, mistery girl ***


Mi coprii avidamente con la coperta rigirandomi poi su un fianco cercando una posizione comoda per dormire. Dopo pochi secondi mi mossi di nuovo tornando alla posizione iniziale. Sentivo delle voci in sottofondo ma non ci feci troppo caso, sentivo solo un ronzio nessuna parola in particolare. Non avevo voglia di svegliarmi, ma il mio corpo sembrava costringermi a fare il contrario. Sbattei un paio di volte le palpebre. Allungai le braccia sopra la testa ancora con gli occhi chiusi e inumidii le labbra con la lingua. Sospirai fissando il soffitto.
“È sveglia” disse una voce al mio fianco spaventandomi.
Un ragazzo biondo era appollaiato sulla poltrona accanto a me e mi osservava con un sorriso tranquillo. Infilò una mano nella scatola di cereali che stringeva al petto per poi mangiarne un gran boccone.
                “Niall se fai così la spaventi”
Per un attimo dovetti sforzarmi di ricordare ciò che avevo fatto nelle 24 ore precedenti: ripensai alla mia decisione improvvisa, all’arrivo a Londra, all’incontro con Liam e a tutto il resto. Provai a sorridere per non sembrare una totale imbecille e lui ricambiò all’istante, quasi non aspettasse altro.
                “Non è vero, scommetto che le sto già simpatico”
Mi fece ridere come entrambi parlassero di me come se non fossi effettivamente presente. Mi sedetti a gambe incrociate e passai le mani tra i capelli provando a renderli quanto meno presentabili.
                “Visto,l’ho fatta ridere!” esclamò il biondo puntandomi un dito contro.
Liam sbuffò sparendo in cucina tornando qualche secondo dopo con una tazza di the che subito mi mise sotto il naso. L’afferrai volentieri borbottando un grazie.
                “Grazie ancora per avermi invitato a restare. Ti devo un favore” rivolsi un’occhiata a Liam che nel frattempo si era seduto acconto a me. Un attimo dopo sul suo voltò si disegnò un sorriso disarmante. “Sono Emma” mi presentai poi allungando la mano verso il ragazzo alla mia sinistra.
                “Niall Horan” rispose prontamente afferrando la mia mano. “Raccontami di te, ragazza del mistero” Aggiunse poi riuscendo a rubarmi una breve risata. Scossi le spalle lievemente in imbarazzo. Odiavo queste situazioni, più che altro trovavo difficile parlare di me e delle mie emozioni. Mi morsi il labbro inferiore sentendomi improvvisamente gli sguardi curiosi di Liam e Niall addosso. “Non c’è molto da dire” me ne uscii così. Una frase alquanto banale, direi. Sono sempre stata così: avete presente a scuola quando un nuovo professore scorreva l’elenco e chiedeva a ciascuno di dire qualcosa su di sé? Ecco io rispondevo dicendo dove abitavo, quanti anni avevo, che avevo un fratello e quando mi sentivo ispirata aggiungevo il fatto di avere un cane. Molto originale, vero?
                “Il tuo accento è divertente, da dove vieni?”
Sentii le guance andarmi in fiamme. Ok, l’inglese non era la mia lingua ma speravo che non fosse così evidente. Al mio fianco Liam sbuffò, probabilmente accorgendosi che il suo amico mi stava mettendo alle strette. “Sono italiana, vengo da Verona” risposi finendo di bere il the. L’espressione confusa sul suo viso mi strappò un sorriso. “Hai presente Romeo e Giulietta, Shakespeare..”
I suoi occhi azzurrissimi si dilatarono. “Ma certo!” alzò le braccia al cielo esultando come se gli avessero appena annunciato che aveva vinto alla lotteria. Era buffo, ma non ridicolo. Lo sguardo gli cadde sull’orologio che teneva al polso. “Oh, devo andare” disse dispiaciuto. Si alzò, passò le mani sulla polo rossa che indossava per togliere alcune briciole e passò una mano tra i capelli scompigliandoli più di quanto già non fossero. Il suo sorriso era estremamente rassicurante, pacifico. Passando accanto a Liam gli diete un leggero colpo sulla spalla e poi si indirizzò dritto verso la porta. “Non sparire ragazza del mistero!” uscì accompagnato dalla sua risata forte e genuina.
Non riuscii a trattenere un sorriso. Liam stava per dire qualcosa ma fu interrotto dalla suoneria del mio Blackberry.
“È la terza volta che squilla” mi informò alzandosi. “Faccio una doccia, tu fai come se fossi a casa tua”
Annuii e aspettai che si chiudesse la porta del bagno alle spalle. Afferrai il telefono e mi sedetti a gambe incrociate. Mia madre mi stava chiamando ed io non ero sicura di voler rispondere. Che cosa le avrei detto? Di sicuro mi sarei subita un interrogatorio da far invidia ai poliziotti più spietati. No, forse avrebbe iniziato ad urlare dicendomi le peggio cose. Abbassai gli occhi mordendomi il labbro. È solo una telefonata, non può ucciderti. Sbuffai e lo portai all’orecchio.
                “Pronto” dissi incerta.
                “Sparisci così e hai il coraggio di rispondermi con un misero ‘pronto’?” silenzio. Potevo immaginare la mia minuta mamma mentre si passava innervosita una mano tra i capelli corti e ambrati. “Ho quasi paura a chiederti dove sei” aggiunse poi.
                “Non sono a casa” mi sentii dire senza nemmeno accorgermene. In quel momento fui grata di non averla davanti: si sarebbe avventata con un balzo sulla mia gola strangolandomi con le sue piccole mani.
Rise. Una risata quasi isterica che mi fece venire i brividi.  “Emma non scherzare” sospirò esasperata. “Ti ho chiamato un sacco di volte e per di più vengo a sapere da Matteo che sei sparita”
Solo sentendo pronunciare quel nome mi provocò un tuffo al cuore. Mi ero completamente dimentica che ieri mi aveva chiesto di raggiungerlo a pranzo: voleva assicurarsi che le cose tra noi fossero a posto. O probabilmente farmi notare quanto stesse bene senza di me. Stronzo. “Sono a Londra” sbottai immediatamente. Le immagini di lui che calmo e tranquillo mi diceva che non mi amava più riaffiorarono nella mia mente. Sul suo volto non c’era un briciolo di dispiacere, anzi sembrava quasi soddisfatto mentre io cercavo di convincerlo a restare letteralmente in lacrime. Patetica.
                “So che non stai bene per la vostra rottura ma non è esagerato andarsene così, senza dire niente?”
Si, era eccessivamente esagerato, e per niente da me. Nessuno mai si sarebbe aspettato una cosa del genere e quella era una cosa che mi aveva spinta ancor di più a prendere quell’aereo. In un certo senso mi sentivo così orgogliosa di me per esserci riuscita.
                “Matteo sembrava davvero preoccupato” disse, ma la sua voce non era più sicura come prima.
                “Oh ti prego! Forse era preoccupato che mi fossi buttata giù da un ponte a causa sua, beh visto che siete così intimi, mamma, la prossima volta che lo vedi digli che lui è l’ultimo dei miei problemi e che sto bene!” sentivo la rabbia ribollirmi nelle vene. Mi alzai con la tentazione di prendere a calci qualsiasi cosa. In quel momento Liam uscì dal bagno, addosso non aveva più la tuta di prima ma un paio di jeans scuri e una semplice maglia mentre con un asciugamano si frizionava i capelli. Mi guardò con un espressione corrucciata mimando un ‘tutto ok?’ con le labbra. Mi limitai ad annuire.
                “Non dire così, tesoro” continuò mia madre costringendomi a distogliere lo sguardo da lui. “Ascoltami, sei da Nicole? È tutto a posto?” il suo lato apprensivo ebbe la meglio.
Mi sentii colta dal panico. “Si, da chi altri dovrei essere!” borbottai evitando di raccontarle la mia sfortunata avventura. Me l’avrebbe rinfacciata in eterno. “Davvero, mamma sto benone” provai a convincerla ancora.
                “D’accordo, mi fido. Mi chiami presto?”
                “Certo, salutami tutti”
Prima di chiudere definitivamente mi raccomandò le solite cose: non metterti nei guai, chiama sei hai bisogno e,  l’immancabile, mangia. Come se potessi evitarlo. Scossi la testa sorridendo.
Raggiunsi Liam in cucina dove lo vidi armeggiare con la lavastoviglie.  Era difficile non guardare le sue braccia muscolose. Era come se una freccia gigante e luminosa non smettesse mai di indicarmele. Dio, dovevo finirla. Quando alzò lo sguardo mi sorrise. “Ho deciso che voglio imparare l’italiano” annunciò convinto.
Incuriosita dalla conversazione che aveva iniziato mi avvicinai, mi sedetti sul bancone di marmo e aspettai che continuasse.
                “Potrei finalmente capire il senso delle tue telefonate!” esclamò facendomi ridere. “Anche se mi attrae di più sapere di che cosa parlavi nel sonno” questa volta fu lui a lasciarsi andare ad una risata.
In un nano secondo sentii le guance in fiamme, segno che ero arrossita. Non era il primo che mi faceva notare che mentre dormivo a volte iniziavo a parlare, ma la verità era che non avevo mai avuto il coraggio di chiedere a nessuno che cosa dicevo. Rimanevo nel dubbio, nella speranza che non raccontassi cose troppo imbarazzanti.
Decisi che era meglio mettere fine a quel discorso. “Non pensi che me ne approfitti se uso la doccia, vero?” mi sentivo un po’ a disagio. La sua ospitalità mi  metteva a disagio.
Scosse la testa. “No, affatto”
Mi avvicinai alla mia valigia, vicino al divano. L’aprii, mi sedetti per terra e frugai all’interno in cerca di un cambio. A pensarci era una situazione surreale. Un totale sconosciuto mi aveva presa in casa sua come se mi conoscesse, come se fosse la cosa più normale del mondo. Ammettiamolo, in quanti l’avrebbero fatto? Nemmeno io ne sarei stata capace: mettere il mio appartamento a disposizione di un estraneo era un’idea assurda alla quale solo pensare.
Mi alzai con tutto ciò che mi serviva e mi avviai verso il bagno. Poi ci ripensai e tornai da lui.
                “Grazie” dissi cogliendolo di sorpresa. “Per tutto”





#v zone
ed ecco qui il secondo capitolo, prendetelo un po' come un regalo di pasqua ahah
dovrete sicuramente aspettare per il seguito perchè purtroppo la scuola mi prende tempo,
quindi per adesso acconentatevi di questo :)
express yourself u.u

v xx

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. Me, you and London! ***


 


                “Fatti abbracciare Em!”
Sorrisi per poi trovarmi un secondo dopo stretta tra le braccia di Nicole per quella che sembrava la centesima volta.
Mi aveva mandato un messaggio nello stesso momento in cui bussò alla porta di Liam. Entrò praticamente correndo e urlando come una totale pazza saltandomi poi addosso. Eravamo scoppiate a ridere senza un vero motivo, ci eravamo abbracciate, poi avevamo urlato ancora. Tutto questo sotto lo sguardo sorpreso di Liam, rimasto in silenzio accanto alla porta prima di sparire in cucina e –sorpresa, sorpresa- preparare del the.
Nicole stava gesticolando animatamente con il solito sorriso sulle labbra e gli occhi verdi e vivaci. Nicole era tutto ciò che io non ero. Allegra, solare, intraprendente, sicura di sé, affascinante. Qualsiasi cosa facesse il risultato era un capolavoro. Quando entrava in una stanza attirava l’attenzione dei presenti senza il minimo sforzo. Eppure questo non l’aveva resa una persona superficiale e snob, al contrario era sempre pronta ad aiutare chiunque.
La osservai: i capelli accuratamente posati sulle spalle, le labbra sottili colorate di rosso, le gambe snelle fasciate dai jeans. Era bella da far schifo.
Il suo inglese era migliorato parecchio, mi accorsi ascoltandola parlare. Mi resi conto di aver perso il filo del suo discorso così provai a rimediare annuendo e mostrando un piccolo sorriso.
                “Non mi stai ascoltando, vero?” mi chiese. Incrociò le braccia al petto e si finse offesa.
                “No” esclamai scoppiando in una risata che contagiò anche Liam.
Nicole si allungò verso di lui arrivando a colpirlo su un braccio. “Smettila di ridere Payne!” lo minacciò mentre gli puntava un dito davanti al viso. Si alzò con un balzò e si ravvivò i capelli. “Andiamo Em, ho bisogno di una doccia ma soprattutto ho bisogno di sapere che cosa ti ha fatto prendere la folle decisione di venire qui”
Liam ci accompagnò subito alla porta aprendola per noi, da vero gentiluomo.
                “Ti devo un favore enorme, qualsiasi cosa!” dissi fermandomi di fronte a lui. Annuì con quel suo sorriso perfetto e rassicurante  che mi lasciava senza parole ogni volta. Mi fece un cenno con la mano prima di sparire dietro la porta.
Sospirai seguendo Nicole. Finalmente misi piede nel suo appartamento. Inspirai a fondo il profumo di cannella, di cui la mia amica era ossessionata, e mi lasciai cadere tra i morbidi cuscini del divano. Speravo si fiondasse subito in doccia, non obbligandomi così a raccontarle tutta la faccenda di Matteo, ma ovviamente lei fece il contrario. Si sfilò con poca delicatezza le scarpe e s sistemò sul lato opposto del divano.
                “Perché non mi hai mai parlato di Liam?” chiesi senza nemmeno pensarci. La sua espressione divenne prima confusa, poi divertita. La conoscevo abbastanza da capire che stava iniziando il suo flusso di pensieri indecenti. “So che cosa pensi, smettila!”
Scoppiò a ridere gettando la testa all’indietro come faceva sempre. “Ha la ragazza” non capirò mai cosa ci trovò di così divertente, davvero. “Non ci credo che non te l’ha detto!” aggiunse poi notando la mia espressione spaesata. “Di solito si presenta con un ‘ehi sono Liam Payne e amo la mia ragazza alla follia’. Giuro sarebbe quasi inquietante se non fosse che è, beh, è Liam”
Capii all’istante quello che intendeva: c’era qualcosa in lui che ti attraeva costantemente.
                “Non mi interessa in quel senso, anzi in nessun senso particolare!” ma solo nel momento in cui pronunciai quelle parole mi resi conto che non era del tutto vero.
                “Certo, come vuoi” roteò gli occhi e fece un gesto della mano come a volermi dire di lasciar perdere. Mi osservò in silenzio per qualche minuto, provai a sostenere il suo sguardo ma alla fine mi arresi. “Mi vuoi dire perché sei qui?”
                “Guarda che se ti do fastidio me ne vado” ironizzai deviando il discorso. Parlare di Matteo ad alta voce con Nicole significava mettere tutto nero su bianco. Sarebbe diventato tutto dannatamente reale. Evitare di affrontare il discorso per telefono era molto più semplice: lei mi raccontava dei mille impegni, delle insistenze che riceveva dal cameriere di Starbucks che vedeva ogni mattina, delle scadenze del lavoro. Eppure anche a chilometri di distanza aveva intuito che c’era qualcosa che non andava. In tutti i modi aveva provato a tirarmi fuori le parole di bocca ma io me ne uscivo con la solita scusa che ero stanca. Probabilmente essere consolata per telefono mi avrebbe depresso ancora di più. Io e Nicole avevamo un rito in quelle situazioni: guardavamo uno di quei film strappalacrime che ti  buttano il morale sotto terra ingozzandoci di cibo spazzatura, poi passavamo alla vodka e con in sottofondo le canzoni più tristi della storia ci lasciavamo andare ad un pianto isterico. Non importava che il giorno dopo avremmo rimpianto ogni gesto.
Non c’era alcun bisogno che parlasse, in quel momento i suoi occhi dicevano tutto. Nicole sapeva. Semplicemente perché mi conosceva troppo bene, sapeva che stavo male.
                “Matteo mi ha lasciata” quando lo dissi la prima impressione fu che il mio cuore andasse in mille pezzi per la seconda volta. Si spostò al mio fianco senza proferire parola. Quando mi strinse delicatamente la mano sentii un nodo formarsi in gola. Chiusi con forza gli occhi per impedire alle lacrime di uscire allo scoperto. “Mi sento talmente stupida. Era li davanti a me che mi diceva che non provava più nulla per me, mi parlava come se fossi stata un’estranea e non la persona con cui ha passato tre anni della sua vita” mi sbagliavo alla grande quando pensavo di poter affrontare tutto questo da sola. Anche solo la presenza silenziosa di Nicole mi stava aiutando. “Non mi sono mai sentita così umiliata come in quel momento. E poi improvvisamente dopo settimane mi scrive chiedendomi di pranzare insieme” la voce mi tremava e sentivo che ormai stavo per crollare. “Sai qual è il peggio, Nicole? Che avevo accettato”
Si, se non fosse stata per la folle idea di mollare tutto e partire mi sarei presenta all’appuntamento e mi sarei resa ridicola pregandolo di tornare insieme.
Mi asciugai velocemente le lacrime che mi bagnavano le guance. Mi ero ripromessa di non piangere, ma evidentemente non ero abbastanza forte.
                “Mi fa piacere che tu abbia pensato subito a Londra e a me. Sai, vero, che se solo me ne avessi parlato prima avrei preso il primo aereo  per venire da te?” Non riuscii a trattenere un piccolo sorriso.
La vidi alzarsi e aprire una credenza della cucina. Quando si sedette di nuovo accanto a me scoppiai a ridere notando cosa teneva tra le mani. “Facciamo uno strappo alla regola e passiamo direttamente alla vodka! Purtroppo non ho schifezze da mangiare in casa”
Le rubai la bottiglia con un gesto veloce. Guardai la mia amica che mi sorrideva complice. “Mi sei mancata” sussurrai quasi avessi paura che qualcun altro potesse sentirlo, nonostante fossimo sole.
                “Io, te e Londra, piccola Em” annuì convinta “È quello che sognavamo da una vita”
Senza di lei ero niente. Nicole era la mia roccia, quella che mi aiutava a rialzami, quella che sapeva dire la cosa giusta al momento giusto. La consapevolezza che avrei avuto lei al mio fianco per il resto dei miei giorni per un secondo mise in secondo piano tutto il dolore provocato da Matteo. Che cosa farei senza di lei?
                “Ce l’abbiamo fatta. Alla faccia di tutti quelli che non ci credevano” scoppiò a ridere e mi sentii meglio. Alzai la bottiglia con un gesto solenne “Brindo a noi!” esclamai travolta da una nuova sicurezza. Bevvi un lungo sorso. La gola mi bruciava ma non ci pensai più di tanto. La guardai bere e poi sorridere. Sorrisi anch’io.
 
Mi svegliai con tremendo mal di testa. Uno di quelli che non ti lascia per tutta la giornata.
La stanza era buia ed ero sola. Mi misi seduta e istintivamente mi portai una mano sulla fronte con il tentativo di alleviare il dolore. Del tutto inutile. Solo in quel momento mi resi conto di essere nella camera da letto di Nicole e  più cercavo di ricordare come c’ero arrivata più la testa mi girava. Con estrema fatica mi trascinai fuori dalla stanza. Mi fermai di colpo quando vidi la mia amica seduta in cucina con una tazza fumante di caffè, il portatile di fronte e il suo immancabile iPhone nella mano destra. Mi sedetti al tavolo e la guardai in silenzio per qualche istante. Non sembrava trovarsi nello stato pietoso in cui ero io. Al contrario era fresca come una rosa.
                “Come fai ad essere così?” brontolai incrociando le braccia al petto.
Nicole fece un mezzo sorriso, finì di scrivere qualcosa sul portatile e sorseggiò un altro po’ della sua bevanda. “In effetti hai un aspetto orribile” commentò.
Le feci una smorfia. “Non sei divertente” le rubai la tazza assaporando il caffè. “Che programmi hai per oggi?” le chiesi mentre mi alzavo e cercavo qualcosa da mangiare. Aprii il frigorifero e a parte uno yogurt, probabilmente scaduto, una bottiglia d’acqua e dei resti del take-away cinese non trovai altro. Rovistai anche nelle credenze e afferrai soddisfatta una scatola di biscotti. Liam aveva ragione: Nicole non aveva nemmeno il tempo di uscire e comprare qualcosa da mangiare. Sorrisi a quel pensiero.
                “Lavoro” rispose distrattamente finendo di scrivere un e-mail a chissà chi. “Ma stasera usciamo!” esclamò sorridendo e battendo le mani come una bambina. “E tra parentesi, non credo che quei biscotti siano ancora buoni, me li ha spediti mia madre per il mio compleanno”
Rabbrividii all’istante. Il suo compleanno è stato mesi fa. Istintivamente mi avvicinai al lavandino e sputai ciò che stavo masticando. Mi ero sempre chiesta come Nicole potesse mantenere la sua figura esile e adesso tutto sembrava più chiaro. Metà delle cose che aveva in cucina non potevano nemmeno essere mangiate. Probabilmente andava avanti a caffè e cappuccino.
                “Tu che cosa farai oggi?” domandò non facendo caso alla mia espressione schifata.
                “Credo che andrò a fare un po’ di spesa, sai giusto per sopravvivere” le risposi ironica. Non sembrò nemmeno accorgersene impegnata com’era a battere freneticamente sulla tastiera del pc.
                “Se hai così tanta fame da non resistere va’ da Payne e fatti preparare un omelette, le sue sono le migliori”
Scoppiai a ridere. “Nicole non puoi presentarti a casa sua ad ogni pasto” le spiegai lentamente scandendo parola per parola.
                “Ma so che tu vorresti” i suoi occhi chiari mi fissarono intensamente e avrei voluto toglierle il sorriso divertito che aveva stampato in faccia. “Non mi hai ancora raccontato come sei finita a passare la notte da lui”
Roteai gli occhi sbuffando. Sapevo che avrebbe fatto allusioni a quella storia all’infinito. “È stato semplicemente ospitale” il suo sguardo malizioso insisteva ancora.  
                “Sono sicura che anche la sua ragazza dica lo stesso”
                “Sei impossibile!” sbottai provocandole una fragorosa risata.





#v zone
e siamo arrivati al terzo capitolo woohoo
ringrazio chi ha commentato,chi l'ha inserite tra le preferite o seguite e anche chi l'ha letta
si perchè ho guardato le visualizzazioni u.u
continuate a dirmi cosa ne pensate :)

lots of love,
v





 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4. That’s my plan ***





La musica era alta. Quasi in modo esagerato. E questo non aiutava il mal di testa che mi accompagnava da quella mattina. Guardai Nicole flirtare spudoratamente con un ragazzo  di cui non ricordavo il nome. Ero abituata a quello. Ci si abitua ad un nuovo taglio di capelli, ai vicini di casa e ci si abitua anche al vizio della tua migliore amica di sedurre i ragazzi. Non che lo facesse di proposito, semplicemente le piaceva ricevere attenzioni dal sesso opposto.
Mi alzai e feci segno a Nicole che sarei uscita. Annuì sorridendomi.
Avevo bisogno di silenzio, di aria. Uscii dal pub ritrovandomi sul marciapiede. Tirai fuori dalla borsa il pacchetto di sigarette e l’accendino concedendomi un attimo di totale tranquillità. Non fumavo praticamente mai, esclusi alcuni momenti particolari. Proprio come quello. Aspirai profondamente. Stavo già meglio.
                “Ehi ragazza del mistero”
Mi girai di colpo presa alla sprovvista. Niall Horan era davanti a me con un sorriso smagliante e le braccia aperte in cerca di un abbraccio. Pochi secondi e mi ritrovai tra le sue braccia. Il miglior abbraccio di tutta la mia vita, senza un particolare motivo.
                “Che ci fai qui?” mi domandò poi studiandomi con i suoi occhi azzurri.
                “Sono con la mia amica” risposi dando un ennesimo tiro alla sigaretta. “Tu, piuttosto?”
Si girò indicando un gruppo di ragazzi alle sue spalle. Non potei fare a meno di cercare il viso di Liam, ma senza alcun risultato. Sei una stupida, si fece risentire la vocina nella mia testa. E non riuscii a non darle ragione.  Niall continuava a sorridere. Nonostante fosse solo la seconda volta che lo incontravo, avevo l’impressione che era una di quelle persone che solo grazie alla loro presenza ti mettono di buon umore.
Gettai a terra ciò che rimaneva della sigaretta e passai le mani sulle braccia infastidita dall’aria fredda che mi colpiva.
                “Credo che tornerò dentro” gli dissi sperando di non sembrare troppo brusca.
Annuì mostrandomi ancora quella schiera di denti bianchi da far invidia ad una pubblicità di un dentifricio. “Divertiti” mi raccomandò poi riuscendo a rubarmi una risata.
Quando tornai al tavolo dove avevo lasciato Nicole, lei era ancora lì ma questa volta era sola. Mi sorrise vedendomi.
                “Dove sei stata?” fece una smorfia e non mi lasciò rispondere “Hai fumato, Em?” mi chiese sapendo già la risposta. Sbuffò finendo di bere il drink.
                “L’hai fatto scappare?” ribattei riferendomi al ragazzo di prima. Mormorò uno ‘stronza’ ma non disse altro. Per una volta avevo avuto l’ultima parola. Scoppiò a ridere senza un vero perché. Improvvisamente si alzò, si ravvivò i capelli e passò delicatamente le mani sull’abito che indossava.
                “Andiamo a ballare”
Mi lasciai trascinare da lei. Rischiai di inciampare più volte sui tacchi vertiginosi che avevo ai piedi maledicendomi per essermi lasciata convincere da Nicole di indossarli. Si fermò solo quando fu in mezzo alla gente che si muoveva a tempo. Mi sentivo un pezzo di legno ma mi bastarono pochi minuti per sciogliermi. Socchiusi gli occhi facendomi guidare dalla musica. Era una bella sensazione quella. Estraniarsi dal mondo per qualche attimo era quello che mi serviva. Nessuna preoccupazione, nessun problema, nessun ex ragazzo a cui pensare. Solo io e le mie mosse imbarazzanti. Soffocai una risata e mi sentii stupida per un momento. Chiunque vedendomi avrebbe pensato che fossi pazza, ma non mi importava più di tanto. Riaprii lentamente gli occhi. Nicole davanti a me muoveva la testa a tempo di musica facendo ondeggiare i capelli perfettamente lisci. Mi prese per mano facendomi fare un giro su me stessa. Sembravamo due ragazzine.
                “Irlanda!”
Esclamò poi improvvisamente la mia amica lasciandomi totalmente confusa. Il suo sguardo era fisso su qualcosa alle mie spalle e spinta dalla curiosità mi voltai. Non riuscii a capire, però, che cosa aveva attirato la sua attenzione. C’era troppa confusione per capire a che cosa effettivamente si riferisse. Sorrise su di giri mentre mi prendeva per mano e mi guidava dall’altra parte della stanza buia. Si stava avvicinando ad un tavolo e non rimasi sorpresa nel vedere che erano tutti ragazzi. Erano quattro e solo dopo mi resi conto che uno di loro era Niall. Si alzò subito e abbracciò prima Nicole e poi me, di nuovo. Ero certa che mi sarei abituata a quel contatto.
Spostai gli sguardi sugli altri. Da quando ero arrivata a Londra non avevo fatto altro che trovarmi davanti a ragazzi che sembravano essere appena usciti da un catalogo di Abercrombie. Com’era possibile?
I tre mi guardavano incuriositi, forse aspettando che mi presentassi. E invece me ne stavo lì impalata come un’idiota per niente a mio agio. La risata di Niall si unì perfettamente a quella di Nicole, rendendo quasi impossibile distinguere  l’una dall’altra. Mi soffermai a guardarli: Nicole aveva appoggiato la sua mano destra sulla spalla di Niall, mentre il ragazzo le cingeva i fianchi con un braccio. Erano carini insieme e stranamente intimi.
                “Emma?!”
Mi sentii chiamare alle spalle. Non appena mi girai mi trovai davanti il sorriso disarmante di Liam. Non potei fare a meno di sorridere a mia volta. Era una reazione talmente naturale. Al suo fianco improvvisamente si materializzò una ragazza che subito gli afferrò la mano. Era bella, niente in contrario, con i suoi occhi grandi e scuri, i capelli che le scendevano delicatamente sul seno e le gambe infinitamente lunghe. Anche lei mostrò un sorriso educato sebbene sembrasse confusa sul perché il suo ragazzo conoscesse il mio nome.
Il tutto mi sembrò diventare più imbarazzante.
                “Sono Amber” si presentò poi lei allungando la mano verso di me.
La strinsi lievemente. “Emma” dissi tra la confusione del locale. Di nuovo ci fu silenzio.
Niall mi cinse le spalle e mi fece voltare di nuovo verso il tavolo. “Ragazzi lei è Emma” alzai una mano in segno di saluto “Loro sono Harry, Louis e Zayn” sorrisero immediatamente e uno di loro si spostò un po’ per farmi spazio sul divanetto su cui era seduto. Mi sistemai al suo fianco guardando stranita Nicole che si sedeva sulle gambe di Niall dal lato opposto del tavolo. Lei si accorse della mia espressione e fece spallucce. Di sicuro non avrei lasciato la questione cadere. Anche Liam e Amber nel frattempo si erano uniti alla tavolata. Non potei fare a meno di notare quando lui le cinse le spalle con un braccio sfiorandole la fronte con un bacio.
                “Perché ci hai tenuto nascosta la tu amica, Nicky?”
Sentii dire prima che la risata di Nicole scoppiasse fragorosa.
                “Sempre molto discreto Harry”
Il riccio alzò le spalle per niente preoccupato o imbarazzato. I suoi occhi verdi erano difficili da non notare e facevano un accoppiata vincente con il sorriso smagliante e la faccia d’angelo. Anche se avevo l’impressione che fosse tutto tranne che un ragazzo ingenuo e innocuo.
                “Sono qui da pochi giorni” spiegai provando a sfoggiare un sorriso tranquillo con la speranza che il risultato non fosse una smorfia.
                “Sei in vacanza?” mi domandò poi un altro. I suoi capelli erano sistemati in una buffa pettinatura dando l’idea di non essersi minimamente pettinato. Il sorriso che mi rivolse era grande e sincero.
Giocherellai con il ciondolo del braccialetto che avevo al polso mentre tutti sembravano attendere la mia risposta. “Non esattamente” dissi
Nicole mi interruppe subito. “Ha perso il lavoro e il suo ragazzo l’ha lasciata, vuole cambiare vita”
L’avrei voluta prendere a sberle molto volentieri.
                “Non preoccuparti Emmy, ti divertirai molto con noi” Harry mi cinse le spalle con un braccio e si avvicinò pericolosamente al mio viso fino a lasciarmi un piccolo bacio sulla guancia.
                “Emmy?!” domandai incerta.
Annuì convinto poi mostrò di nuovo il suo sorriso luminoso. “Ti chiamerò così d’ora in poi”
                “Questo implica che dovremmo rivederci, ma hai considerato che magari io non voglio”
Harry mi guardò attento forse cercando di capire se stavo parlando sul serio. Strinse gli occhi, che diventarono presto due fessure. “Stai bluffando” mormorò poi non distogliendo però lo sguardo dal mio. Le mie labbra si aprirono in un sorriso divertito e Harry si rilassò all’istante. “Hai cercato di prendermi in giro!” esclamò provocando una risata generale.
                “No, ci sono riuscita, è diverso” puntualizzai lanciandogli uno sguardo di sfida.
                “Non partire. Rimani a Londra per sempre” disse, quasi mi pregò, con quegli occhi irresistibili.
                “È il mio piano” sussurrai talmente piano che nessuno sentì mentre mi ritrovavo stretta nell’abbraccio di Harry.



#v zone
non sono totalmente convinta di questo capitolo e non so nemmeno perchè,
non succede niente di eclatante lo so, ma serve per presentare gli altri personaggi, diciamo così.
va bè la smetto e vi lascio in pace u.u
come al solito spero in qualche recensione :)

v xx
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5. People always leave ***









Uscii dalla doccia il più velocemente possibile sentendo bussare alla porta.
                “Sai, Nicole, prima o poi ti dimenticherai la testa!” urlai correndo all’entrata, rischiando anche di inciampare nei  miei stessi passi. Ma quando aprii la porta non mi trovai davanti la mia amica, uscita poco prima.
                “Liam” esclamai stringendo con più forza l’asciugamano che mi copriva.
                “Emma, disturbo?” sorrise e mi incantai ad osservare i suoi occhi nocciola.
Mi osservai per un secondo. Nota personale: mai aprire indossando solo un dannato asciugamano. “No, vieni entra” mi feci da parte e lo lasciai passare. “Vado a mettermi qualcosa addosso” borbottai velocemente sparendo in camera da letto. Aprii l’armadio e afferrai al volo un paio di jeans e una maglietta per poi raccogliere i capelli ancora bagnati in una coda alta. Quando tornai in salotto trovai Liam a gironzolare per la stanza.
                “Allora, sei pronta?” domandò non appena mi vide, lasciandomi totalmente spaesata. Sorrise della mia espressione confusa e si fece più vicino. L’ho già detto che ha un buon profumo? “Ti porto a visitare Londra come si deve” mi spiegò brevemente. “Non accetto un no come risposta” aggiunse velocemente, ormai spingendomi verso la porta.
Non che avessi davvero intenzione di rifiutare il suo invito, insomma come si fa a dire di no ad uno come lui?
                “Fammi almeno mettere le scarpe” dissi ridendo.
Infilai ai piedi un paio di converse alte blu, afferrai la giacca di pelle marrone e la borsa.
Era elettrizzato all’idea di farmi da guida, lo vedevo dai i suoi occhi. Ma il perché non riuscivo davvero a spiegarmelo.
                “Non te ne pentirai, fidati” mi disse mentre mi chiudevo la porta alle spalle.
 
Hyde Park era gremito di gente nonostante i nuvoloni in cielo non augurassero nulla di buono.
Due bambini ci superarono di corsa sparendo poi in lontananza.
Infilai le mani nelle tasche cercando riparo dall’aria fredda che tirava. Al mio fianco Liam era in silenzio pensando a chissà che cosa.
                “È vero” disse poi, cogliendomi del tutto alla sprovvista “quello che ha detto Nicole ieri, sul perché sei qui?”
Sospirai evitando in tutti i modi il sguardo. Ero ormai consapevole che quella storia non mi avrebbe mai abbandonata. Avrei dovuto imparare a conviverci sperando che i miei sentimenti a riguardo cambiassero.
                “Si” risposi “Cose che succedono, presumo”
Si fermò di colpo costringendomi a fare lo stesso. Non riuscivo a capire che cosa gli passasse per la testa mentre mi osservava.
Si bagnò le labbra per poi sfoderare un mezzo sorriso. Dovetti trattenermi: così non faceva altro che mettere a dura prova il mio autocontrollo. Era indubbiamente un bel ragazzo, di una gentilezza quasi fastidiosa. Era così assurdo, dunque, che mi sentissi attratta da lui?
                “Cose che succedono?” esclamò. Aprì le braccia e le lasciò ricadere lungo i fianchi. “Queste non sono semplicemente cose che accadono, ok? Emma sei stata licenziata e lasciata!”
Grazie mille capitan ovvio,pensai.
                “Forse è perché non ti importa di nulla e ti fai scivolare le cose addosso oppure non vuoi affrontare la cosa, altrimenti non mi spiego la tua reazione”
Le sue parole mi colpirono come pugni nello stomaco. Mi stava giudicando senza nemmeno conoscere l’intera situazione, senza nemmeno conoscere me.
                “Le persone se ne vanno sempre, Liam” sbottai sentendo la rabbia pian piano salire sempre di più. “Succede in continuazione; non è nemmeno importante quanto tu ti impegni, quanto tu ci tieni o quanto ti sacrifichi. Niente di tutto questo importa” gesticolavo ormai troppo agitata per prendere un respiro e rimanere zitta. “Ho visto talmente tanta gente, che credevo miei amici, voltarmi le spalle che andare avanti da sola è diventata ormai un’ abitudine”
Al solo pensiero mi si formò un nodo in gola. Ero stata rimpiazzata più e più volte e questo non aveva fatto altro che aumentare le mie già numerose insicurezze.
Abbassai lo sguardo quando sentii gli occhi inumidirsi. L’ultima cosa che volevo era scoppiare a piangere davanti a Liam, apparire fragile e vulnerabile ai suoi occhi.
                “Non succederà più” mormorò alzandomi delicatamente il mento con due dita.
                “Non puoi saperlo”
“Beh ma so che hai Nicole, hai la tua famiglia e i ragazzi già ti adorano” disse con un sorriso. “E per quanto può valere hai me”
Con uno slancio gli circondai il collo con le braccia stringendolo in un  abbraccio che fu ricambiato all’istante. Rimasi sorpresa da come i nostri corpi aderissero perfettamente, come se fossero fatti per quello. “Grazie” sussurrai appoggiando la guancia alla sua spalla.
                “Credo che Harry abbia una cotta per te” disse dopo una breve pausa di silenzio.
Lo spinsi mentre non riuscivo a trattenere una fragorosa risata, mettendo fine a malincuore a quel piacevole abbraccio. Ripensai alla sera precedente, a come io ed Harry ci eravamo subito trovati in sintonia parlando come due vecchi amici che si incontrano dopo anni.
                “Non è esattamente il mio tipo” non che fosse un brutto ragazzo o altro, ma era il classico playboy, quello che piace e a cui piace piacere.
Riprendemmo a camminare.
                “Quindi hai un tipo” Liam sorrise divertito e improvvisamente incuriosito dalla piega che stava prendendo la conversazione.
                “Oh si, quelli sbagliati” dissi ricevendo come risposta una sua risata. Quando rideva faceva quell’adorabile smorfia e strizzava gli occhi quasi a farli diventare due fessure. Forse era il caso di smetterla di notare tutti quei dettagli. “E Amber, rispecchia il tuo tipo?” mi pentii all’istante della  domanda, mi sembrava troppo personale e poi volevo davvero parlare della sua ragazza?
Liam infilò le mani nelle tasche dei jeans e prese tempo prima di rispondere. Si, decisamente troppo personale.
                “Forse si, forse no..non lo so ancora” disse infine evitando accuratamente che i nostri sguardi si incrociassero, anche solo per sbaglio. Una parola per descriverlo? A disagio. “Non fraintendermi, Amber è fantastica, conosco poche persone come lei. Ma a volte è come se non condividessimo nulla di concreto.”
Rimasi in silenzio spiazzata da ciò che stava dicendo.
Sorrise lievemente. “Tutti dicono che stiamo bene insieme”
E potevo capire il perché: la sera precedente avevo avuto l’impressione che fossero affiatati e molto legati, si muoveva uno e si muoveva anche l’altra, come due calamite. Erano restati lontani si e no per qualche minuto eppure non avevano fatto altro che cercarsi con lo sguardo.
Il silenzio che si creò era troppo pesante da sopportare mentre continuavamo la nostra passeggiata.
                “Non sono mai stata sul London Eye”
Liam sembrò sollevato dalla mia decisione di cambiare argomento.
Esagerò fino all’assurdo la sua espressione sorpresa e portò la mano sul petto, all’altezza del cuore, con fare teatrale. Riuscì a rubarmi una risata.
                “Dobbiamo rimediare immediatamente”
Un quarto d’ora più tardi eravamo già in fila, aspettando impazientemente di salire. Davanti a noi le persone invece di diminuire sembravano moltiplicarsi. Liam, dal canto suo, sembrava divertirsi a prendere in giro il gruppetto di turisti giapponesi che ci precedeva e che si guardavano attorno meravigliati da ciò che li circondava.
                “Ti squilla il telefono” gli feci notare quando vidi che pur avendolo chiaramente sentito aveva fatto finta di niente.
Brontolò qualcosa che non riuscii a capire e poi si decise a rispondere. Il ‘ciao Amber’ con cui esordì sembrava tutto fuorché entusiasta. Mi guardai attorno provando con tutte le forze a cercare qualcosa che potesse distrarmi, tipo quel buffo uomo con la barba e gli occhiali spessi come i fondi di bottiglia o la donna che cercava in modo disperato di calmare il figlio che piangeva e si dimenava come un pazzo. In sottofondo, però, non riuscivo a fare a meno, di sentire la voce di Liam che parlava annoiato. Mi sentii improvvisamente in colpa: magari avevano un appuntamento che lui aveva dimenticato, o chiedendogli di accompagnarmi qui lo avevo costretto inconsciamente a darle buca.
Liam sospirò lasciando scivolare il cellulare nella tasca.
                “Non sei obbligato a rimanere” gli dissi poco dopo, mentre avanzavamo permettendomi finalmente di scorgere la biglietteria.
Le sue labbra si aprirono in un sorriso abbagliante.  “Così mi offendi, è come se volessi liberarti di me” scherzò.
                “Mi hai scoperto Payne!”
                “Tocca a noi!” esclamò spingendomi dentro e quasi facendomi sbattere contro i giapponesi.
Lo guardai divertita. Era più emozionato di me ne ero certa. Osservai estasiata il panorama che diventava più spettacolare via, via che salivamo.
                “Ti piace?” mormorò Liam affiancandomi.
Sorrisi annuendo. Sembrò come se solo in quel momento mi resi conto di essere veramente a Londra, come se prima di allora potesse essere stata solo una mia illusione. “È magnifico” affermai poi sicura.
                “Sono contento che tu sia qui”
Distolsi lo sguardo dall’imponente torre del Big Ben al di là del Tamigi trovando gli occhi scuri e profondi, come non li avevo mai visti, di Liam puntati su di me.
Dovetti ricordarmi di respirare. “Anch’io” lo dissi talmente piano che ebbi paura che non mi avesse sentito. Il suo mezzo sorriso però mi confermò il contrario. Allontanai lo sguardo imbarazzata e di nuovo la vista di Londra mi lasciò senza fiato. 






#v zone
sono viva, giuro!
maggio è il peggior mese dell'anno e solo per colpa di quattro professori imbecilli
che si svegliano all'ultimo minuto e fissano trentordici verifiche in una settimana.
a parte questo.. adesso sono qui, il capitolo scritto e pronta per leggere che cosa ne pensate :)

v xx


 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6. I don’t even like surprises ***


 

Mi sentivo osservata. In realtà avevo quella sensazione da ormai una mezz’ora buona.
Alzai lo sguardo dallo schermo del computer e trovai Nicole intenta a studiarmi con i suoi piccoli occhietti chiari e l’espressione corrucciata.
                “Cosa c’è?” domandai spazientita.
                “Stavi sorridendo”
La sua risposta mi lasciò confusa. Cosa c’era di male nel fatto che stessi sorridendo?
Rise chiudendo definitivamente la rivista che  teneva tra le mani e mi fece segno di avvicinarmi. Sbuffai sedendomi sul divano e aspettai che si decidesse a spiegarmi perché quel giorno era particolarmente strana.
                “Hai fatto quel sorriso. Quello di quando pensi a qualcuno.”
Non sopportavo la facilità con cui riusciva a leggermi. Non potevo nasconderle nulla, nemmeno la più piccola e insignificante cosa.
                “Non dovrei” sospirai non riuscendo a trattenere una smorfia. Nascosi il viso dietro un cuscino liberando un urlo di frustrazione. “Spiegami perché riesco sempre a rendere tutto più complicato!” piagnucolai come una bambina a cui viene negato un nuovo giocattolo.
Nicole rise. “È nel tuo DNA. Ti viene naturale, Em” mi prese in giro per poi scoppiare di nuovo a ridere. Le lanciai il cuscino ma solo la suoneria del mio Blackberry riuscì a zittirla. Con tutta la calma possibile mi avvicinai al tavolo dove l’avevo lasciato.
                “Pensa se fosse uno in fin di vita e tu perdi tempo così prima di rispondere” la sentii dire.
                “Quale imbecille in fin di vita chiama me invece di un’ambulanza?!” ribattei scettica. Il livello di intelligenza delle nostre conversazioni a volte rasentava l’inverosimile. “Pronto” mi decisi finalmente a rispondere nonostante il numero sconosciuto che lampeggiava sul display.
                “Emmy!”
Sorrisi per il tono fin troppo entusiasta e allegro di Harry.
               “Chi parla?” lo presi in giro mentre tornavo a sedermi accanto a Nicole. Mi guardò incuriosita e si avvicinò per sentire con chi stavo parlando.
               “Harry. Harry Styles” rispose immediatamente e sembrò un po’ deluso dal fatto che non l’avessi riconosciuto. Rimasi in silenzio  provando ad immaginarmi la sua faccia. Al mio fianco Nicole si lascò scappare una risatina che cercò di camuffare con un colpo di tosse. “Ti diverti a prendermi per il culo?!” esclamò poi.
                “Scusa è che rendi le cose troppo facili” risi insieme a lui. “Dimmi tutto” aggiunsi poi.
                “Avevo chiamato per invitarvi a cena ma forse ho cambiato idea” borbottò.
Nicole mi lanciò uno sguardo malizioso. La spinsi per farla allontanare e lei tornò alle pagine della sua rivista patinata anche se non le era ancora sparito dal volto il sorriso divertito.
                “Ma se non ci sarete questa sera Niall rimarrà parecchio deluso, quindi..”
Scoppiai a ridere. Dovevo ancora scoprire cosa ci fosse tra Niall e Nicole ma ero sicura al cento per cento che quei due in realtà combinassero qualcosa.
                “Nicole sarà felicissima, non vede l’ora di vedere Niall!” improvvisamente l’attenzione della mia amica tornò sulla telefonata. Cercò di togliermi il cellulare dalle mani, ma non ci riuscì. Mi scansai quando cercò di colpirmi con un cuscino. Risi più forte e con me anche Harry all’altro capo della cornetta.  “Ci vediamo più tardi” lo salutai in fretta prima di iniziare così una vera e propria battaglia coi cuscini.

                “Siete in ritardo”
Harry incrociò le braccia al petto infastidito e sbuffò. La sua farsa del “sono-offeso-non-vi-rivolgerò-parola” non durò molto. Non appena Niall mi liberò dal suo abbraccio, senza accorgermene un altro paio di braccia mi stavano stringendo, quelle di Harry. Sorrisi quando mi schioccò un bacio sulla guancia.
                “Harold sei una palla!” ribatté Nicole spazientita mentre si aggiustava la gonna spiegazzata.
                “Non chiamarmi così” si lamentò lui facendo una smorfia.
Scossi la testa avvicinandomi a Louis e Zayn per salutarli.
                “E poi manca ancora Liam” sentii esclamare la mia amica.
Zayn gettò a terra ciò che rimaneva della sigaretta che teneva tra le dita e liberò una nuvola di fumo. “Sarà qui tra poco, Amber non era pronta”
Nicole mi lanciò uno sguardo strano, che subito non riuscii a capire.
I due arrivarono poco più tardi, quando eravamo già seduti al nostro tavolo e la conversazione già avviata. Entrambi sorridevano tenendosi per mano. Mi tornò in mente la conversazione di qualche giorno prima che avevo avuto con Liam. Tutti dicono che stiamo bene insieme. Beh e come dargli torto? Sembravano una di quelle coppie che trovi sulle riviste, con i loro sorrisi smaglianti e apparentemente perfetti.
                “Scusate, colpa mia” squittì lei accompagnando quelle poche parole con un grande sorriso capace di addolcire il diavolo in persona.
                “Perché lei non si becca la ramanzina?” brontolò Nicole nell’orecchio ad Harry.
                “Amber è molto più simpatica di te”
Sorrisi divertita. Spostai tutta la mia attenzione sul menù, evitando così ogni possibilità di vedere Liam e Amber scambiarsi i soliti sguardi languidi e sognanti. Era necessario che si toccassero in ogni momento?
                “Allora Emma” iniziò lei. Alzai immediatamente lo sguardo su Amber che intanto continuava a sorridere e a sistemarsi i capelli perfettamente in piega. “Ti stai ambientando? Come ti sembra Londra?”
Provai a sorridere chiudendo lentamente il menù che presto mi fu rubato da Louis seduto al mio fianco. “Oh Londra è davvero magnifica.. non sarà difficile per me abituarsi a tutto questo”
                “Fantastico!” esclamò con entusiasmo. Dio, sembrava davvero interessata. Non come quelle persone che ti chiedono come stai solo per portare avanti la conversazione o per educazione. No, lei voleva sapere. “E hai già visitato la città? Devi assolutamente salire sul London Eye, so che è scontato ma..”
Smisi di ascoltarla. I miei occhi si spostarono subito su Liam senza che nemmeno me ne rendessi conto e lui fece lo stesso. Non le aveva raccontato nulla del nostro pomeriggio in giro per Londra, di come era stato facile parlare o del fatto che lui stesso, il suo ragazzo, mi avesse accompagnato sulla famosa ruota panoramica.
Abbassai lo sguardo. “Lo farò sicuramente” mormorai costringendomi a sorridere.
Fui grata che in quel momento il cameriere arrivò a prendere le nostre ordinazioni.
Amber sembrava ostinata a portare avanti quella conversazione. Perché diamine doveva essere così gentile?
 
Zayn si alzò non appena finì di bere la sua birra.
                “Vado a fumare” disse mentre controllava di avere il pacchetto e l’accendino nelle tasche della giacca di pelle nera.
                “Vengo con te” avevo bisogno di allontanarmi il più possibile da Amber e dalla sua aurea di infinita gentilezza. Gli occhi di tutti si spostarono su di me. Nicole mi fulminò con il suo solito sguardo di rimprovero. “Giuro che è l’ultima” mentii sfoggiando un sorriso per tranquillizzarla.
L’aria fredda mi scompigliò i capelli non appena misi piede fuori. Ci sedemmo su un muretto entrambi con la sigaretta in bocca nel silenzio più totale.
Di nuovo non potei fare a meno di pensare a Liam. Che cosa si era inventato per giustificare il tempo che aveva passato con me? Ma soprattutto perché l’aveva nascosto?
Aspirai profondamente per poi lasciare il fumo uscire dalle mie labbra.
“È sempre così carina con tutti?” domandai all’improvviso, senza pensarci due volte.
Zayn rise al mio fianco. Restai quasi stupita dal sentirlo ridere perché Zayn aveva quell’aria misteriosa e affascinante che ti metteva in soggezione dal primo momento, e non che fosse un asociale o cosa, ma era una di quelle persone che tenevano particolarmente alla loro riservatezza.
                “Non preoccuparti, anch’io ho avuto la stessa impressione la prima volta che l’ho conosciuta” mi rassicurò dopo un altro tiro. “Ha tutta l’aria di un cucciolo che ti fa le feste, e sinceramente come fai ad odiare un cucciolo?”
                “Esattamente!” esplosi, sollevata nel sapere che non ero l’unica ad aver pensato una cosa simile. “Mi sono sentita in colpa solo per il fatto di pensare brutte cose su di lei”
                “Si ha questa capacità” confermò con un altro sorriso disarmante. “Ma d’altra parte con chi poteva stare Amber se non con uno come Liam che accoglie in casa una completa sconosciuta o che si offre come guida turistica?”
Gettai a terra il filtro della sigaretta. Già, con chi altri, pensai.
                “Non ricordarmelo, gli devo un favore enorme” sorrisi di rimando. “Amber..”
                “No, non sa nulla” finì la frase per me. Annuii guardandolo alzarsi. “Rientriamo?”
 
Non ero certa di come ero finita a camminare per le strade di Londra, verso casa, in compagnia di Liam.
So solo che ero lì, stordita per quel drink di troppo che Louis mi aveva convinto a bere garantendomi così un risveglio orribile per il mattino successivo, con lui.
Inciampai nei miei stessi piedi rischiando di cadere ma subito le braccia di Liam mi circondarono. Risi senza motivo. Dio, ma in che condizioni sono?
                “Sto bene, giuro” gli dissi sorridendo.
                “Lo vedo” scherzò lui. le sue mani erano ancora sui miei fianchi e ebbi l’idea che non aveva nessuna intenzione di spostarle.
“Non sfottere ,Payne!”
Rise, ed io con lui. Fissai le sue labbra, così vicine che avrei potuto sfiorarle, assaporarle. Un gesto totalmente folle, giusto?
                “Emma”
Mi girai di scatto, verso la voce che mi aveva chiamata. Sgranai gli occhi e sentii il cuore accelerare notevolmente. In un secondo l’effetto dell’alcool sparì completamente.
                “Matteo” mormorai nel panico.
Improvvisamente persi la concezione del mio corpo e di tutto ciò che mi circondava. Facevo fatica a respirare, le gambe divennero molli e la gola secca. Rabbrividii, ma non per l’aria fredda di quella sera. Mi strinsi nella giacca cercando un po’ di conforto e affondando le mani nelle tasche.
                “Che cosa ci fai qui?”
Quella non sembrava nemmeno la mia voce. Tremava, era flebile e annunciava un pianto.
                “Sono venuto per te”







#v zone
TAADAAN! Boom colpo di scena!
questa mattina è stata una gioia svegliarsi..  le vacanze sono così belle :)
cooomunque spero che il capitolo sia di vostro gradimento
come al solito i vostri pensieri o critiche riguardo la storia sono ben accetti :)

bye, v ♥





 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7. I’m here and I’m stayin’ ***


Sono venuto per te.
Quattro semplici parole. Quattro vocaboli estremamente innocui che riuscirono comunque a sconvolgermi. Quindici fottute lettere che mi giravano in testa senza sosta accompagnate dalla sua voce calda e profonda.
Sono venuto per te.
Me ne stavo lì, in piedi immobile e infreddolita su un qualsiasi marciapiede di Londra, in cerca di qualcosa di sensato da dire. Poteva andare bene tutto: un patetico grazie, un perché, un come, anche un vaffanculo ci stava.
Boccheggiai un paio di volte senza riuscire realmente a emettere suono. Nel frattempo, ricordi e frammenti collezionati in 3 anni si riproponevano  come flash, uno dopo l’altro, nella mia mente.
               
                “Ti piacerà, vedrai”
                “Sarà, ma odio questi incontri combinati” mi lamento per l’ennesima volta seguendo Beatrice all’interno del pub.
                “Fidati” dice. Le sue labbra si aprono in un enorme sorriso di incoraggiamento.
                Sospiro arresa. Un secondo dopo mi perdo nell’azzurro intenso degli occhi del mio appuntamento al buio.
                “Matteo” si presenta.
                “Emma”
 
A ripensarci era bastato un niente per cambiare le cose. Nessuno dei due si aspettava tanto.
Deglutii a vuoto e abbassai gli occhi sulle ballerine nere. Sentii alcuni passi alle mie spalle e poi una mano appoggiarsi delicatamente sulla schiena.
                “Dimmi una parola, una sola e ti porto via da qui” mi sussurrò Liam in un orecchio.
Socchiusi gli occhi, frenando la tentazione di stringermi al suo petto aspettando che tutto il resto si risolvesse da sé.
Scossi il capo girandomi quel poco che bastava per vedere i suoi occhi. era incerto, attento, preoccupato.
                “D’accordo” acconsentì anche se era chiaro a tutti che avrebbe voluto rimanere. “Non esitare a chiamarmi” aggiunse poi. Prima di sparire dietro al portone del palazzo lanciò un’occhiata torva a Matteo.
Il sorriso di trionfo quando si rese conto che eravamo soli, mi ferì. Per lui tutto era una gara e, a parer suo, in quel momento aveva appena eliminato l’avversario. Fece pochi passi nella mia direzione, annullando la distanza che ci separava.
                “Non ti avvicinare” lo intimai, arretrando all’istante.
Matteo trattenne una risata. Che cosa lo divertita?
                “Perché sei qui?” domandai di nuovo.
                “Mi manchi, piccola” si avvicinò a grandi passi, ignorando del tutto le mie parole di poco prima. Mi prese il viso tra le mani costringendomi a guardarlo in faccia.
 
                “Mi sono innamorata dei tuoi occhi” mi lascio scappare all’improvviso.
                Le sue mani mi cingono i fianchi. Mi attira a sé eliminando completamente quel poco spazio che c’è tra noi.
                “Quindi non di me, ma dei miei occhi” scherza lui.
                Rido. “Esatto” mi dà un bacio veloce. “E sai perché?”
                “No, dimmelo”
                “C’è qualcosa nei tuoi occhi, quando mi guardi”
                Sorride sulle mie labbra e annuisce. “È perché sei l’unica”
 
Ma ora guardando quelle incredibili iridi azzurre non trovai nulla se non la presunzione e la freddezza. Non c’era più traccia di amore o desiderio.
Mi sentii morire a quel pensiero.
                “Non mi credi?” mi chiese poi con quell’aria da finta vittima.
                “No” dissi seria, dura, senza alcuna incertezza. “Perché dovrei? Mi hai lasciata, ricordi?”
Tutta la situazione era un’assurdità. Lui, quello che diceva, io che ancora lo ascoltavo: tutto era assurdo.
                “Ho commesso uno sbaglio. Era un brutto periodo e ho permesso che questo danneggiasse il nostro rapporto, noi. Ma devi credermi quando ti dico che sei importante” fece una pausa. “Ho preso un dannato aereo per venire da te”
                “Hai detto che non mi amavi più” mormorai mentre sentivo pian piano le lacrime scorrere sulle guance. Odiavo come riuscisse in ogni occasione e con fin troppa facilità a rendermi vulnerabile. Quando si trattava di lui mi annullavo completamente.
                “Devi fidarti”
Lo spinsi leggermente per far in modo che mi lasciasse andare. Eliminai ogni traccia di quelle lacrime con il dorso della mano.
                “Ti sbagli. Non devo e non posso fidarmi” dissi salendo i tre scalini e fermandomi davanti al portone. “Non dopo che mi hai guardata negli occhi e mi hai detto che non provavi più nulla” lo vidi avanzare e lo fermai prima che fosse troppo vicino, prima che i suoi occhi blu mi togliessero le ultime forze. “Torna a casa Matteo, qui non c’è niente che puoi fare”
Non mi voltai a guardarlo.
Salii in ascensore fino al terzo piano. C’era troppo silenzio per la mia testa piena di dubbi. Troppo silenzio incapace di sovrastare la sua voce incancellabile. Mi bloccai quando le porte si aprirono.
                “Ehi”
Liam non appena mi vide si alzò da terra, dove si era seduto. Mi aveva aspettata. E per di più su uno squallido zerbino.
Provai a trattenere le lacrime cercando disperata di evitare tutte quelle domande che sapevo sarebbero arrivate. Infilai le chiavi nella toppa con qualche difficoltà, ma prima che potessi far altro Liam mi fermò afferrandomi il polso.
                “Emma..”
Iniziò a parlare, ma non potevo sopportare altro.
                “No, Liam, non voglio parlare, non voglio parlarne mai più. Sono stanca, ho mal di testa, voglio solo stendermi e dimenticare quello che è appena successo..non ce la faccio..”
Passò un secondo, un battito di ciglia e mi ritrovai tra le sue braccia. Il suo profumo mi travolse all’istante e non riuscii a fare altro se non stringermi a lui, troppo debole per ribellarmi al suo abbraccio.
                “Non ti lascio” disse piano, accarezzandomi i capelli. “Io non me ne andrò come hanno fatto gli altri”
 
Mi svegliai di soprassalto.
La stanza era buia e silenziosa. La porta chiusa mi divideva dal resto del mondo facendomi da scudo protettivo. Mi alzai lentamente dal letto lanciando uno sguardo alla sveglia sul comodino. Le 11:47. Avevo davvero dormito così tanto?
Mi resi conto solo in quell’istante che indossavo ancora i vestiti di ieri. Mi sfilai i jeans e la maglia abbandonandoli sul pavimento indossando poi solo una maglia abbastanza lunga da coprirmi il sedere.
L’ultima cosa che ricordavo della sera precedente erano le braccia forti di Liam attorno al mio corpo e le lacrime che bagnavano la sua maglietta.
Lasciare Verona, così all’improvviso, non mi aveva portato a nulla. I problemi ti rincorrono ovunque ti trovi. Anche se sei in un altro stato, come nel mio caso.
Sul tavolo in cucina trovai un biglietto. Riconobbi immediatamente la calligrafia di Nicole.

Ehi cucciola! Scusa se ti mollo così ma ho un pranzo di lavoro. Ho riempito un po’ il frigo, così non ti trovo morta quando torno J
p.s. Payne è passato tre volte nel giro di poche ore. Mi nascondi forse qualcosa?!

Mi scappò un sorriso quando aprii il frigorifero ed effettivamente ci trovai del cibo. Un evento più unico che raro.
Peccato però che l’appetito era completamente svanito non appena i miei maledetti pensieri mi avevano ricordato con che faccia tosta Matteo si era presentato alla mia porta. Ma che cosa si aspettava, che prendessi il primo aereo per tornare con lui?
Nemmeno io però sapevo spiegarmi da dove fosse venuta tutta quella forza e quel coraggio per dirgli di no. Forse la me di qualche settimana prima non avrebbe aspettato nient’altro se quell’occasione di tornare con lui.
Avvicinai la tazza al viso lasciando che il profumo intenso di caffè mi entrasse con forza nelle narici e si perdesse in ogni parte del mio corpo. Mi affacciai alla finestra incantandomi ad osservare la pioggia fine che si abbatteva sul vetro.
Il lieve bussare alla porta mi risvegliò da quella specie di stato di trans in cui ero caduta. Appoggiai la tazza sul tavolo e mi avviai alla porta. Fermai la mano a mezz’aria con il dubbio improvviso che potesse essere di nuovo Matteo che volesse farmi una delle sue visite a sorpresa.
Presi un respiro profondo e mi decisi ad aprire.
                “Scusa, ti ho svegliata?”
Scossi la testa appoggiandomi allo stipite della porta. Liam sembrava avere l’incredibile abilità di capire quel era il momento adatto per apparire. Passai una mano tra i capelli scompigliati e stupidamente pensai a quanto dovessi avere un aspetto orribile.
                “Volevo controllare che stessi bene” aggiunse con la sua voce calda e profonda.
                “Non ne sono certa” mormorai sforzando un sorriso. “Ho fatto la cosa giusta?” domandai dopo un attimo di silenzio.
Liam si avvicinò impercettibilmente. “Penso di si, e sono sicuro che starai benone” il suo sorriso grande e luminoso mi confortò.
Almeno uno dei due aveva questa sicurezza.
Entrambi ci girammo verso l’ascensore, non appena sentimmo le porte aprirsi.
Il sorriso raggiante di Amber si smorzò un po’ non appena ci vide insieme. Si avvicinò a noi a passo spedito, mentre i tacchi delle sue Manolo producevano un suono incredibilmente fastidioso. Mi lanciò un’occhiataccia non appena fu davanti a me. Di certo la mia mise non era elegante come la sua.
                “Che ci fai qui? Non dovevo passarti a prendere?” domandò Liam confuso, lasciandosi baciare da lei.
                “Se fossi stato puntuale non sarei qui” gli rispose sottolineando il tutto con il tono d’ovvietà. “Come stai, Em?” tutti mi chiamavano così, ero abituata, eppure detto da lei suonava strano.
                “Alla grande, se escludiamo la pessima serata di ieri” dissi ironica e solo dopo, notando la sua espressione mi resi conto di quanto poteva essere equivoca la mia affermazione. “Intendevo il dopo cena, davvero. Farei a meno di alcuni visitatori, come ad esempio i miei ex che piombano a caso sotto casa mia”
                “Il tuo ragazzo ha preso un aereo solo per venire da te? Che romantico!” esclamò con un sorriso stampato in volto e gli occhi sognanti.
                “Ex ragazzo” la corresse Liam.
Romantico?
                “Allora spera che qualcuno lo faccia per te” risposi acida senza pensarci troppo. Avevo i nervi a fior di pelle, sarei potuta scoppiare a piangere da un momento all’altro se solo qualcuno avesse nominato il nome Matteo e l’ultima cosa che desideravo era che una sconosciuta qualunque mi venisse a dire quanto sarei dovuta essere contenta e lusingata.
Amber non si accorse minimamente del mio disagio o, peggio, della mia risposta poco carina. Sorrise prima a me e poi a Liam. Perché era sempre così fastidiosamente felice?
                “Oh, Liam non è tipo da gesti eclatanti, vero amore?” allungò il collo verso di lui sfiorandogli la guancia con le sue labbra colorate di rosso.
Sai quanto me ne importa, brutta cretina!Contai fino a dieci mentalmente. Per sicurezza arrivai a venti.
                “Forse è meglio che andiate, non vorrei rubarvi troppo tempo” provai a sorridere sperando che il risultato non fosse una smorfia.
Amber mi abbracciò inaspettatamente travolgendomi con il suo profumo dolciastro.
                “Sei sicura di star bene?” mi sussurrò in un orecchio Liam mentre mi stringeva a sé.
Annuii con un sorriso. Mi chiusi alle spalle la porta, dopo averli salutati un’ ultima volta. Mi appoggiai ad essa e liberai un sospiro.
 Il difetto peggiore di Liam Payne era la sua capacità di farsi voler bene da tutti, me compresa. 







#v zone
eccomi qui di nuovo,bella gente :D
sono stata brava, dai dovete ammetterlo.. non vi ho lasciato sulle spine per troppo tempo o
a pensare a che cosa voleva Matteo o ad immaginare cosa avrebbe fatto Emma!
devo dire che questo è uno di quei capitoli che mi piace, ed è stato anche facile da scrivere
perciò sono molto soddisfatta di me stessa u.u
ovviamente vorrei sapere anche cosa ne pensate quindi recensite AHAHAH

adios bitches, v

 





Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8. Seems like a date ***






                “Emmy”
Per poco non mi strozzai con il caffè che stavo bevendo. Tra il chiacchiericcio di Starbucks quella voce arrivò nitida. Mi girai per niente sorpresa di trovarmi davanti il sorriso smagliante di Harry Styles. Dietro di lui vidi spuntare anche Zayn. Li salutai con un sorriso ed entrambi mi abbracciarono non appena si avvicinarono. Non dovetti nemmeno chiedergli di sedersi con me, entrambi presero posto al piccolo tavolo senza troppi problemi.
                “Sei sparita!” mi rimproverò Harry addentando il biscotto con le gocce di cioccolato.
                “Ho avuto da fare” mentii sperando che nessuno dei due indagasse sul vero motivo per cui non mi ero fatta vedere né sentire dalla famosa cena con sorpresa.
                “Ma se non hai nemmeno un lavoro!”
Zayn colpì l’amico per farlo zittire. Mi lasciai sfuggire un sorriso divertito. “Perché non mangi in silenzio, così eviti di dire cazzate!?” si voltò verso di me osservandomi con l’espressione di uno che ha già capito tutto. “Come stai? Liam ci ha detto del..”
                “Ve l’ha detto?” lo interruppi rischiando di strozzarmi con il caffè per la seconda volta nel giro di pochi minuti.
Zayn sorrise. “In realtà gli abbiamo praticamente tirato fuori le parole di bocca, era molto ostinato a mantenere il segreto”
                “Solamente Zayn riesce ad ottenere ciò che vuole da Liam” disse Harry continuando a gustarsi il suo biscotto. “Tra loro c’è questo rapporto mistico incomprensibile”
Annuì in silenzio incerta su ciò che aveva appena detto.
                “Stai zitto Harold” lo zittì di nuovo. “Davvero Emma, puoi fidarti di lui è che noi eravamo preoccupati per te”
                “Liam è fedele come un cagnolino”
Sorrisi appoggiando la tazza ormai vuota sul tavolo. “Non serve che vi preoccupiate per me” mormorai guardandomi distrattamente in giro. Guardai incuriosita Harry mentre si alzava all’improvviso, lo sguardo fisso sulla gente che camminava sul marciapiede.
                “Devo andare!”
                “Sei uno stalker, dovresti smetterla di seguire quella poveretta!” urlò Zayn provando a fermarlo, ma ormai l’amico era già sulla porta. Il moro sorrise sconsolato. “Fidati non vuoi sapere” mi disse accorgendosi della mia espressione confusa.
Non gli chiesi nulla.  Restammo per un attimo in silenzio, ma stranamente non mi sentivo per niente a disagio.
                “Ci siamo affezionati tutti a te, Em. Non ti sorprendere se vogliamo che tu sia felice” il suo sorriso mi scaldò il cuore. L’ultima cosa che mi immaginavo, venendo qui a Londra, era incontrare persone fantastiche come questi cinque ragazzi. Avevo l’impressione di essermi legata più a loro in questo poco tempo che a molte persone che avevo lasciato a Verona e conoscevo da tutta una vita. Forse perché semplicemente alcune cose devono essere così.
                “Magari è questo il posto che cercavo, quello a cui appartengo”
Zayn di fronte a me annuì del tutto convinto delle mie parole. “Non puoi più lasciarci, spezzerai il cuore di Liam” abbassai lo sguardo imbarazzata. Lui invece sembrava del tutto a suo agio con il suo sorriso stampato in volto e la malizia negli occhi. “Lo conosco da tanto, sai e anche se lui cerca di nasconderlo mi sono accorto di come parla di te”
                “Ti sbagli, Zayn” provai a controbattere, ma io stessa non ero convinta di ciò che dicevo. Liam Payne mi aveva mandato in confusione fin dai primi momenti. Mi aveva aiutata molto, mi aveva visto nei momenti peggiori, mi aveva fatto ridere. Semplicemente aveva contribuito a farmi sentire bene di nuovo, a volte solo con la sua presenza. Stavo combattendo contro me stessa per reprimere in un angolo del mio cervello il pensiero che magari, ipoteticamente parlando, Liam poteva potenzialmente piacermi.
Una chioma di capelli biondi catturò la mia attenzione. Quando la ragazza si voltò le mie intuizioni si rivelarono giuste, sfortunatamente. “Amber” e solo dopo mi resi conto di averlo detto a voce alta.
                “Oh, non pensarci! Si lasceranno , me lo sento” disse Zayn.
                “Cosa?! No, Amber è qui” dissi, tralasciando il fatto che aveva appena previsto un imminente rottura tra il suo migliore amico e la bionda che in quel momento si stava avvicinando a noi.
Attraversò il locale a falcate, le sue gambe snelle spuntavano fuori da un paio di shorts di jeans attirando lo sguardo di parecchi presenti. Le sue labbra si aprirono in un sorriso raggiante.
                “Salve ragazzi” ci salutò con entusiasmo. “Ho interrotto un appuntamento per caso?” chiese un secondo dopo facendomi l’occhiolino.
Io e Zayn ci guardammo trattenendo a stento una risata.
                “Ad essere sinceri.. si” rispose lui con espressione seria.
Abbassai lo sguardo, provando a nascondere un sorriso divertito. Amber guardò prima lui e poi me non sapendo bene cosa dire.
                “Allora buon proseguimento” e così dicendo sorrise e se ne andò.
Scoppiai a ridere, incapace di fermarmi. “Sei tremendo Malik, ingannare così una povera ragazza ingenua” lo rimproverai ironicamente.
                “L’ho fatto per te Em, un difetto di Amber è che è una gran pettegola”
                “Che cosa hai in mente Zayn Malik?” domandai improvvisamente preoccupata.
 
Guardai distrattamente l’orologio.
Sbuffai rallentando il passo mentre uscivo dalla metropolitana. Non potevo tornare all’appartamento senza interrompere il segretissimo appuntamento di Nicole, che non aveva voluto confidarmi con chi fosse.
Era stata tutto il pomeriggio a gironzolare per casa in preda all’ansia tentando di cucinare qualcosa di decente e fallendo miseramente quando bruciò tutto. Era perfino scoppiata a piangere, cosa che mi aveva lasciato letteralmente senza parole. “Deve essere tutto perfetto” mi aveva detto singhiozzando. Così le avevo detto di calmarsi, le avevo consigliato di farsi un bagno caldo e mentre lei si cambiava avevo preparato la cena mettendo alla prova le mie qualità di cuoca provetta. Non ero un fenomeno, ma di sicuro lei e il suo misterioso ragazzo non si sarebbero lamentati.
Ed ora mi stavo maledicendo in tutte le lingue che conoscevo per non aver pensato di portare con me il portatile, giusto per far passare il tempo.
Mi fermai davanti al portone del palazzo incerta se salire o lasciar perdere e cercare qualcos’altro da fare. Alzai gli occhi e feci una smorfia notando la luce accesa dell’appartamento.
                “Cosa stai facendo?”
Mi voltai sorridendo dopo aver riconosciuto all’istante la voce profonda di Liam. Mi stava guardando stranito. Chissà che aspetto avevo mentre sembravo una psicopatica su un qualunque marciapiede di Londra.
Si mise al mio fianco e a sua volta alzò lo sguardo, provando a capire che cosa stavo osservando.
Non riuscii a non ridere.
                “Quanto può durare un appuntamento?” domandai, sentendomi subito un idiota.
                “Sai credo di aver cambiato idea, non voglio più sapere cosa stai combinando” affermò convinto.
Mi voltai verso di lui, che ancora aveva gli occhi fissi verso l’alto. La luce dei lampioni gli illuminava il viso in modo a dir poco perfetto. Un brivido mi percorse la schiena e mi obbligai a guardare altrove.
                “Amber mi ha detto di averti vista” disse giocherellando con il mazzo di chiavi che aveva tirato fuori dalla tasca dei jeans incredibilmente stretti. “Con Zayn” borbottò subito dopo.
Pettegola. Cercai di non ridere. “Già, abbiamo preso un caffè insieme”
Non sembrava convinto. Gli scappò un piccolo sorriso. Cristo, perché doveva essere così dannatamente adorabile quando sorrideva? O semplicemente respirava? Ero ridicola.
                “Perché te ne stai qui a fissare il tuo appartamento?” domandò cambiando discorso.
                “Avevi detto di non voler sapere”
                “Ci ho ripensato”
                “Cambi idea troppe volte, Payne” la sua risata riempì il silenzio di quella sera. “Nicole ha un appuntamento, e la casa è off limits” spiegai brevemente.
                “Sei di nuovo senza casa, piccola Em, è un vizio allora!”
Gli diedi una gomitata fingendomi offesa nonostante non riuscissi a smettere di sorridere come un’ebete. Solo Nicole mi chiamava in quel modo.
                “Vieni, puoi farmi compagnia” disse incamminandosi sul marciapiede.
Lo seguii senza nemmeno chiedermi dove stavamo andando.
 
Davanti a me si materializzò una birra. La terza ad essere sinceri.
Guardai Liam.
                “Davvero credi sia una buona idea?” chiesi. “Stai cercando di ubriacarmi, Liam Payne?”
Scoppiò a ridere, ed io con lui.
Il locale era pieno di gente e tutti sembravano divertirsi.
Bevvi un lungo sorso di birra e mi rilassai sulla sedia appoggiandomi allo schienale. Sorrisi senza saper bene il motivo e continuando ad osservarlo. Mi piaci da impazzire, pensai. E tutte quelle sensazioni e pensieri che avevo provato a nascondere e a reprimere improvvisamente furono liberi di agire indisturbati.
Mi alzai e mi misi di fronte a lui, la mano tesa in avanti. Mi guardò incuriosito. “Dai, andiamo a ballare” dissi e vedendo che non si muoveva gli presi entrambe le mani e lo trascinai in mezzo alla gente che si muoveva a tempo.
                “Non sono un gran ballerino” disse tra la musica alta e le persone che ci spingevano da una parte all’altra.
Feci spallucce e sorrisi. “Non mi interessa! Devi solo ondeggiare da un piede all’altro”
E così fece nonostante sembrasse un pezzo di legno. Mi prese la mano e mi fece fare un giro su me stessa. Sorrisi e rabbrividii sentendo le sue mani poggiarsi delicatamente sui miei fianchi. Intrecciai le mani dietro il suo collo giocherellando con i suoi capelli.
Sulle sue labbra spuntò un sorriso disarmante che mi tolse il fiato. Liam scosse la testa.
                “Cosa c’è?” domandai incuriosita.
                “Sembra un appuntamento” mi sussurrò in un orecchio. “Un gran peccato che non lo sia” continuò poi fissandomi negli occhi.
Persi un battito non volendo mettere fine per nessun motivo al contatto con i suoi occhi. il suo viso si avvicinò pericolosamente al mio. I nostri nasi si sfiorarono. I nostri respiri si mescolarono.
                “Già, un gran peccato” mormorai prima che Liam racchiudesse le mie labbra in un bacio.
Liam Payne possedeva le labbra più morbide e vellutate che avessi mai baciato. Sentii la sua mano tra i miei capelli.  Mi strinsi di più a lui approfondendo ulteriormente quel bacio.
In un attimo avevo dimenticato come mi chiamavo, dov’ero, che giorno era e cosa stavo facendo.
Mi sentii mancare quando si allontanò. Morsi il labbro inferiore sentendo i suoi occhi su di me.
Se questo fosse un appuntamento, sarebbe certamente il migliore di tutta la mia vita. 






#v zone
eccola qui la svolta! 
altra notiziona bomba.. ho preso la teoria della PATENTE woohoo
quindi quale modo migliore di festeggiare se non postare il nuovo capitolo (?)
mi sento molto ispirata in questi giorni, saranno le vacanze o il fatto che ascoltare in sottofondo
l'ultimo album dei Maroon5 rende tutto più piacevole :)
beh fatemi sapere come al solito cosa ne pensate

adios bitches ♥









 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=996826