maybe I am a little bit magic?

di lovegoodsbrain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO. ***
Capitolo 2: *** CHAPTER 1. ***
Capitolo 3: *** CHAPTER 2. ***



Capitolo 1
*** PROLOGO. ***


PROLOGO.

La mia vita non è mai stata esattamente normale. Voglio dire, entro i limiti del possibile perlomeno. Ho scoperto a cinque anni che ero stata adottata, cosa che mi ha sconvolta non poco, e da allora la mia vita è stata in gran parte in funzione di una spasmodica ricerca delle mie origini. Alla fine non so nemmeno io cosa cercassi, non mi era mai venuto a mancare nulla con Janet e David, i miei genitori adottivi. Forse cercavo una conferma, una risposta a qualche quesito che conservavo nel mio subconscio. O forse, molto più semplicemente, ero spinta dalla sete di sapere, ero una sorta di Ulisse, ed avevo ancora molto da sapere su di me.

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Capitolo 2
*** CHAPTER 1. ***


CHAPTER 1.
una serie di bizzarri eventi.

Mi svegliai in un bagno di sudore, cosa piuttosto normale poiché era luglio, la cosa anormale era il fatto che mi sentissi così disorientata, questo e il forte dolore alla testa, come se mi stesse per scoppiare da un momento all’altro, come se nelle ultime ore il mio cervello avesse assorbito una quantità tale di informazioni da sovraccaricarsi, e la cosa sarebbe anche stata plausibile data la mia propensione a leggere qualsiasi cosa fosse messa per iscritto, ma quell’emicrania era causata da ben altro che da un semplice “eccesso di lettura”. Lo sapevo, per me era ricorrente ormai, ci convivevo da qualche anno con questi “incubi spacca testa”, ne avevo parlato con i miei genitori, e successivamente avevo categoricamente rifiutato di andare da uno psicologo, tutto quello che mi serviva per uscire di testa era proprio andare da uno strizzacervelli, e non era la prima volta che i miei me lo proponevano.  A sei anni vidi uno dei nani da giardino della signora Wicket, la vicina di mia zia Grace, muoversi, fu solo la prima di un’infinita serie di strane visioni che i miei genitori attribuivano alla mia sfrenata fantasia quali moto volanti, cani che leggevano il giornale, piuttosto bizzarro, e questa è solo una parte delle innumerevoli stranezze che mi capitavano.  
Quando aprii gli occhi avevo ancora vivide le immagine viste in sogno, un albero a terra che sbarrava il sentiero, un bosco, una ragazza che correva, scappava forse , poi un bagliore improvviso.
- Sheena Phoebe Morgan, giù da quel letto! – la voce di Janet (da quando ho scoperto dell’adozione preferisco chiamarla così, anche se il mio affetto nei suoi confronti resta immutato) arrivò ai miei orecchi come una secchiata d’acqua che mi risvegliò dal mio torpore mattutino, mi fece sorridere il fatto che cercasse si suonare severa, perché è decisamente l’ultima cosa che qualcuno potrebbe pensare di lei. Mi buttai letteralmente giù dal letto, e frenai la caduta a circa due centimetri dal pavimento per poi posarmici delicatamente, mi accadeva spesso da qualche settimana, e non era normale, cercavo di trovare una spiegazione ma non ne esisteva una logica, non potevo controllare la forza di gravità, e non ne avrei mai parlato con Janet e David o mi avrebbero spedita direttamente al manicomio.
 Non  avevo idea di che cosa mi stesse accadendo, ma ero certa di una cosa, tutto ciò era alquanto strano.

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Capitolo 3
*** CHAPTER 2. ***


CHAPTER 2.
cries and hugs.

-A che fine?- le lacrime cominciavano ad essere ormai troppo pesanti da trattenere, così come la mia rabbia – Come avete potuto? -   guardai Janet con lo sguardo più torvo che possedessi nel mio repertorio e notai un leggero tremolio del labbro inferiore. Non mi piaceva urlare, qualunque fosse il motivo,  figuriamoci con lei che c’era sempre, e sottolineo, sempre stata per me. Subito l’ira si placò nel mio petto, mi accasciai a terra ed iniziai a piangere, scossa dai singhiozzi, un po’ perché mi ero resa conto di essere stata troppo dura e un po’ perché davvero non riuscivo a credere che avessero potuto farmi una cosa del genere, davvero credevano che non sarei venuta a saperlo? O speravano forse che con loro i miei geni sarebbero stati repressi e, di conseguenza, in qualche arcano modo ‘regrediti’ ? Dopo tutti gli anni che avevo passato nel disperato tentativo di venire a sapere qualcosa sui miei genitori, scoprivo che loro sapevano tutto, e l’avevano sempre saputo.        Sentii la mano di una delle persone che in quel momento identificavo mentalmente come ‘traditori’ sprofondare nei miei capelli, quei (troppo) lunghi capelli castani e lisci come spaghetti che odiavo tanto, ma non abbastanza da tagliarli – Shen. – disse, la sua voce era dolce, calda, la voce di una mamma, preferisco parlare di ‘madre’ e non di ‘mamma’ ma in questo caso rende proprio l’idea – Mi spiace – sentii in queste due parole tutto ciò che avrei voluto sentire,  e anche ciò che non avrei voluto sentire, sentii una fiamma calda farsi largo nel mio petto, al livello del cuore, ma mi sentii in trappola, senza più vie di fuga, sopraffatta dalla verità. – Lo sai che tutto ciò che abbiamo fatto io e David lo abbiamo fatto per il tuo bene, e non è stato facile neppure per noi. Ogni santo giorno era come se un piccolo peso si aggiungesse al carico che  portavo nel cuore, avrei voluto dirtelo, non hai idea di quante volte sono stata sul punto di farlo, ma io e tuo padre…ad un certo punto siamo arrivati a sperare che non sarebbe mai successo, che non sarebbe mai arrivata, ma Sheena, non è questione di cattiveria…- e lo sapevo, mi dissi, sollevai il volto rigato dalle lacrime e mi volsi a guardarla negli occhi, quegli occhi verdi e lucidi, mi alzai lentamente, ciò che ne conseguì fu un’azione piuttosto impulsiva, mi gettai tra le sue braccia, sentii prima la sua esitazione, il suo stupore, subito dopo le sue mani sulla mia schiena, in quel momento era tutto ciò che mi serviva, una momentanea illusione di conforto, di sicurezza;  restammo lì, strette in un muto abbraccio.

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