Like an Extra di __MariMalfoy (/viewuser.php?uid=99024)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 3: *** Capitolo due ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei. ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette. ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove ***
Capitolo 11: *** Capitolo decimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo undicesimo. ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodicesimo. ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredicesimo. ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordici ***
Capitolo 16: *** capitolo quindici. ***
Capitolo 17: *** Capitolo sedici. ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciassette. ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciotto. ***
Capitolo 20: *** Capitolo diciannove. ***
Capitolo 21: *** Capitolo venti. ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventuno. ***
Capitolo 23: *** capitolo ventidue. ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventitré. ***
Capitolo 25: *** Capitolo ventiquattro. ***
Capitolo 26: *** Capitolo venticinque. ***
Capitolo 27: *** Epilogo. ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
prologo like an extra
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Prologo.
La
mia vita è come un film romantico di seconda categoria. Ma non sono né la
protagonista bellissima né la sfigata fortunata di turno, anzi, sono una
comparsa. Una comparsa che ha il compito di invidiare, una di quelle che
gridano di estasi quando il ragazzo irraggiungibile passa per i corridoi della
scuola.
Non
ho un ruolo nella vicenda, sono un personaggio fisso in una dinamicità
sconosciuta. Sono una stupida comparsa in uno stupido teatro gestito da uno
stupido direttore troppo esigente chiamato destino.
Un
direttore che ci comanda e ci muove con i suoi fili, come dei burattini, e
mentre le situazioni cambiano, i personaggi si evolvono così come la loro
psicologia, io sto qui, ferma ad osservare.
Sono
una comparsa, e non ho parola in capitolo.
Ma
adesso è l’ora di entrare in scena.
Carrot's Corner
Here
I am, con la nuova long. Lo ammetto, questo prologo è
troppo corto, ma volevo stuzzicare un po' la vostra curiosità e
vedere se ci riuscivo. Sarà totalmente una storia diversa dalle
altre che ho scritto e quindi meno sclerotica, meno incazzosa, meno
volgare - ahimé - e volevo, diciamo, provare un modo diverso di
approcciarmi a temi diversi. Questa storia ha molto - forse, troppo -
di me, ed ero molto scettica sul postarla ma alcune persone mi hanno
convinta e ho accettato la sfida con me stessa.
In
ogni capitolo c'è una parte di me, soprattutto in questo
prologo. E' incredibile quanto possa essere una comparsa che non
avrà mai un ruolo, ma c'est la vie. Inoltre
in ogni capitolo - o parte di me, chiamatelo come volete - c'è
un chiaro riferimento a delle persone importanti che ho conosciuto qui
su EFP e sta a loro scoprire qual è ;)
Il
protagonista della storia è Liam perché mi sono resa
conto che non avevo mai scritto niente riguardo a lui, su Zayn, Harry e
Niall ho sfogato tutta la mia tristezza e ho scritto delle one shot, ma
anche quelle sono scettica sul postarle perché sono troppo
personali e forse era meglio se non le avessi scritte. Ci
penserò, ormai sono lì da secoli e non mi piace che
stiano a muffare LOL.
Grazie a egg__s cioè Agata, per il meraviglioso banner :)
Recensite, che voglio sapere le vostre opinioni :3
Al prossimo primo capitolo!
Mari :3
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Capitolo 2 *** Capitolo uno. ***
capitolo uno like an extra
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Capitolo uno.
{See I’m trying to find my place,
But it might not be here where I feel safe.
We all learn to make mistakes.
Misguided Ghosts – Paramore}
Erano
ormai passati tre mesi da quando seguivo ufficialmente il triangolo amoroso
Chloe – Liam – Genevieve e il risultato era che sembrava di essere in una
telenovela prodotta male. E la cosa mi divertiva assai, anche se ogni giorno
ero sottoposta alla visione di Genevieve che subiva maltrattamenti da parte di
Chloe e il suo gruppetto, così come vedevo ogni giorno la faccia più confusa di
Liam. Avevo sempre detto che le vicende della scuola erano delle vere e proprie
soap opere, in più c’erano mandrie di pettegole che scorrazzavano libere per i
corridoi, mancava poco che muggissero e facessero il latte.
Un
gruppo mi passò accanto come se non esistessi e concentrò le sue risatine verso
Genevieve che, con i capelli scuri raccolti in una lunghissima coda e gli
occhiali storti sul naso, aveva fatto cadere tutti i suoi libri quando Liam
l’aveva salutata con il suo solito sorriso.
In
quella scuola erano tutti ipocriti. Ipocrita Liam, che non sapeva chi
scegliere; ipocrita Chloe, che andava a studiare in biblioteca e nessuno lo
sapeva; ipocrita Genevieve, che tratteneva i suoi pensieri per sé; ipocrite
quelle mandrie di ragazze che si mettevano a giudicare solo a guardare una
persona; ipocriti gli amici di Liam, che lo appoggiavano in tutto e non
dicevano la verità; ipocrita io, che osservavo e non intervenivo nelle ingiustizie.
Osservando
meglio Chloe che attraversava il corridoio con un sorriso smagliante, intuivo
benissimo che a lei tutto ciò che era fatto a Genevieve non andava bene. Non la
sentiva come una nemica, né come una rivale in amore da distruggere a forza di
bullismo: per lei era una persona normale con i suoi pregi e i suoi difetti,
che se non si fosse nascosta così bene avrebbe potuto essere anche sua amica.
Liam
stava mettendo i suoi libri nell’armadietto, quando Chloe lo salutò con una
mano: lui si soffermò a guardarla, poi spostò la sua attenzione verso
Genevieve. La prima era bellissima, la seconda era intelligente; la prima aveva
un sorriso meraviglioso, la seconda degli occhi stupendi; la prima era dotata
di spirito dell’umorismo, la seconda di quella timidezza adorabile.
Era
più che ovvio che fosse indeciso.
Si
voltò per abbracciare Zayn, l’eterno compagno di avventure, che si appoggiò con
nonchalance all’armadietto, con la conseguenza che un paio di primine quasi
svennero alla scena. Era bello, anche lui, quanto Liam e quanto gli altri tre
del gruppetto.
Solo
quando il capo riccio di Harry e quello biondo di Niall comparvero, sorrisi,
perché - per quanto me ne riguardava - quell’allegria non c’era del tutto se
mancava un componente. Ovviamente non considerando Louis, che si era già
diplomato da un po’.
Il
mio armadietto si chiuse di scatto e sussultai: la mia eccessiva concentrazione
su di loro mi fece dimenticare cosa dovevo studiare per l’ultima ora e dove
dovevo andare. Ricordai soltanto quando Romeo e Giulietta cadde dalla pila di
libri che portavo, e quasi non me ne accorsi, se non fosse stato per Niall che
con un sorriso me lo aveva raccolto e porto.
L’unico
che conoscevo meglio di tutti era, appunto, Niall, ma solo perché avevamo
condiviso la disperazione durante matematica e avevamo dormito durante le
lezioni o mangiato una barretta di cioccolata di nascosto dai professori. Per
il resto, non sapevo niente sulla sua famiglia, né sui suoi amici.
“Ci
vediamo dopo per matematica” aveva detto, e poi era scappato dietro a Liam.
A
volte il mio cervello veniva assalito dal dubbio che quei quattro formassero
delle coppie e che Liam – l’indeciso Liam – non fosse così etero come
sembrasse. Temevo che da un momento all’altro trovassi dietro un angolo lui e
Niall che pomiciavano senza vergogna. Non che mi scandalizzassi, ecco, ma
questa ipotesi era stata subito esclusa dal fatto che il biondo era corredato
di ragazza e quell’altro sbavava insicuro dietro ad altre due differenti tra di
loro sia caratterialmente che fisicamente.
A
volte pensavo seriamente che tra quei cinque – anzi sei, contando la ragazza di
Niall – ci fossero più segreti e più scheletri nascosti che in qualunque altro
posto si andasse a guardare. Ognuno aveva le sue debolezze, e odiavano
mostrarle.
Ad
esempio l’unico a sapere che la forte, dura ragazza Rikki amava stare in
biblioteca a leggere le poesie di Pablo Neruda era Niall stesso; non avrebbero
mai avuto il coraggio di svelare che sotto quella corazza anche lei era
sensibile e debole. Forse quella più messa in soggezione.
Dalla
mia postazione di comparsa vedevo tutto: cambiamenti, sorrisi, tristezze,
gelosie, dolori, segreti che si potevano intuire a pelle, litigi appena
accaduti. E tutto questo perché ero una comparsa e non avevo voce in capitolo,
non avevo parola nella vicenda e non potevo intervenire, perché se lo avessi
fatto quell’equilibrio da loro costruito sarebbe crollato. E in fondo non
sarebbe stata una disgrazia.
La
porta della scuola si aprì di nuovo, mostrando la nuova alunna di cui tutti
sapevano già da un pezzo. Arleen Wilson era la più insicura, timida,
adolescente che avessi visto in quella scuola; aveva passato il primo
intervallo della sua vita nella sua nuova città in giardino, con il libro tra
le mani e i capelli ricci che la nascondevano da tutti.
La
campanella suonò fastidiosa, interrompendo il chiacchiericcio degli studenti:
chi doveva uscire, uscì tra gli schiamazzi, chi doveva restare – come me,
d’altronde – sospirò e si diresse verso la sua aula.
Di
nuovo Romeo e Giulietta fece capolino dalla pila di libri, ma con un gesto
secco lo rinfilai al suo posto, con aria turbata. Per ora non volevo sentire né
il nome dei Montecchi né dei Capuleti, perché avrei giurato che avrebbero
rovinato la mia vita.
Entrai
in classe, ancora mezza vuota. L’unica che era al suo banco, che spostava i
suoi appunti di qua e di là con aria nervosa, era Cathy: quella F ad algebra
l’aveva proprio buttata giù, o comunque la sua media si era molto abbassata.
Sedetti
all’ultimo banco, vicino alla finestra, in disparte. Da un momento all’altro
aspettavo che Niall arrivasse, si sedesse accanto a me e mi porgesse una
barretta al triplo cioccolato bianco, come sempre. Era strano che quel giorno
fosse in ritardo: poco prima scorrazzava per il corridoio e ora sembrava
sparito, tanto che il professore aveva già chiuso la porta e tracciato un brutto
segno rosso sul registro.
Dopo
un po’ che ebbe iniziato a parlare di funzioni inverse, di piani cartesiani e
di x e di y che popolavano la lavagna come uno sciame di api su dei fiori
profumati, la porta si spalancò e il biondissimo Horan apparve, si scusò e
velocemente, sotto l’occhiata torva dell’insegnante, si abbandonò sulla sedia
accanto alla mia.
“Ciao,
July”
Ricambiai
il saluto con un debole cenno della testa, mentre lui tirava fuori dallo zaino
un quaderno – poteva anche evitare di comprarlo visto che lo teneva sempre
chiuso – e una matita mangiucchiata. Poco dopo sentii della carta che veniva
strappata, e lo vidi mentre addentava con gusto un pezzo di Mars, per poi
porgermi l’altra metà.
“Ho
avuto un po’ di problemi con la macchinetta - bisbigliò con un sorrisetto. - Quella
stronza mi aveva fregato i soldi”
Girai
la pagina del quaderno, tanto per coprire la mia voce. “Quanti danni hai fatto
a quella povera macchinetta?”
“Ad
un certo punto ho avuto paura che si fosse seriamente rotta: ha cominciato a
lampeggiare come una dannata - sussurrò Niall, la voce impastata dal Mars. - Ma
la vecchia Betsy non poteva morire in quel modo. Dopotutto sono quasi cinque
anni che la prendo a calci!”
La
mia risata si era ridotta ad un sussurro e suonava quasi come un sibilo, ma mi
tappai la bocca con il Mars mentre quelle dannate funzioni ci vagavano davanti,
indecifrabili.
“Betsy
è lì da quasi vent’anni. Forse sarebbe meglio se venisse tolta: non so quanti
soldi mi ha rubato, e ora quei soldi sono stati impiegati per rifare la
palestra” biascicai contrariata, la matita che scriveva distrattamente sul
quaderno, disegnando cerchi e girigogoli per tutto il foglio.
Per
un attimo ebbi la sensazione che gli occhi tremendamente azzurri di Niall mi
fissassero, ma non osai voltarmi. Chiunque sapeva che Horan stregava con
quelli, la sua arma nascosta e inconsapevole, uccideva a distanza anche le
comparse che non avevano un ruolo. E soltanto una volta fui contenta del fatto
che fosse stato lui a essere sottomesso da una ragazza e che quella ragazza fosse
stata Rikki.
“Dovremmo
chiedere un risarcimento”
Mugugnai
qualcosa di affermativo, mentre osservavo la perenne mano alzata di Cathy, che
fendeva l’aria neanche fossimo a un quiz televisivo. Evidentemente quella F
doveva averla scossa molto.
Il
silenzio successivo fu solo scandito dalle soporifere parole del professore,
dalle continue risposte di Cathy, dal quasi inudibile rumore dei tasti del
cellulare di un’altra compagna che mandava SMS a persone che erano nella stessa
stanza. A volte il vibrare dei cellulari mi facevano sussultare, da quanto ero
addormentata.
“Ehm,
July - Niall interruppe il flusso dei miei pensieri, scuotendo appena il mio
braccio. Annuii, per fargli capire che ero del tutto sveglia o che comunque il
mio cervello non era completamente andato a farsi fottere. - Se vedi Rikki in biblioteca, potresti dirle
che dovremmo vederci più tardi? Oggi Zayn vuole andare a vedere la partita”
“Certo,
Niall, non ci sono problemi”
Tra
quei due mi sembrava di essere una sottospecie di messaggera, a volte. Nella
mia mente ero sempre convinta che per Niall fossi amica soltanto quando gli
spiegavo quel poco di matematica che avevo capito e quando trasmettevo messaggi
a Rikki, come una specie di automa.
“Ah,
grazie. Ho il cellulare scarico, non mi manda più messaggi”
Sbuffai.
“Niall, puoi tranquillamente dirmi che non vuoi sprecare i soldi e che ti
faccio comodo”
“Non
sarebbe la verità - ribatté lui, osservandomi mentre sbadigliavo assonnata. - E
non provare a dire che ti corrompo con la cioccolata perché quella la condivido
volentieri con te”
Mi
sarebbe venuta voglia di abbracciarlo, se non ci fosse stato il professore che
scorreva i suoi occhi maligni su tutta la classe con tutta l’intenzione di
spellare qualcuno. Un altro motivo per cui trattenevo il mio affetto, era
perché non conoscevo bene Niall, non era completamente mio amico, non sapevo
niente di lui ed era ipocrita, come tutti gli altri. Ciò era confermato dal
fatto che non mi chiamasse mai perché non aveva mai chiesto il mio numero, che
dopo che avevo esaudito i suoi desideri per lui ero niente e sparivo, diventavo
invisibile.
Proprio
come una comparsa.
Carrot's Corner
Eccomi qui, belle!
Non so come ringraziarvi, quelle nove recensioni solo a quel brevissimo prologo? Ma penso di amarvi! Grazie così tante.
Sono qui per spiegarvi delle cose,
tipo l'ambientazione, come funziona la scuola, come ho
organizzato la storia. I one direction hanno l'età attuale,
siamo diciamo tra Ottobre e Novembre di quest'anno e Niall, Zayn e Liam
sono allo stesso anno, l'ultimo, mentre Harry è più
piccolo di un anno e quindi al penultimo; July, Rikki e Arleen sono
come gli altri tre. Louis ha finito la scuola.
Avendo studiato due settimane in una
scuola internazionale in Inghilterra, so più o meno come
funziona: la scuola inglese si può finire a 16 anni, ma chi
resta - come nel caso di July, Niall, Zayn, Liam, Rikki, Arleen -
può restare fino a 18 e alla fine sostenere un esame in
più materie, un po' come la maturità che però si
potrebbe più identificare con gli esami che fanno a 16 anni (7
esami su 7 materie diverse, i cosiddetti GCSE). Le lezioni si svolgono
in classe diverse, dove ogni insegnante fa ogni volta l'appello: le
lezioni sono solitamente cinque ore di 59 minuti ognuna e iniziano
ufficialmente alle 9.05, mentre l'appello viene fatto a partire dalle
8.40 e c'è un intervallo di 20 minuti e una pausa pranzo di 50
minuti. Ovviamente la scuola che ho descritto non è privata ma
statale e non è neanche un liceo, al quale possono accedere
soltanto chi è un genio e chi ottiene una borsa di studio.
Per quanto riguarda le divise: si possono indossare fino ai 16
anni, poi se ne può fare a meno e non esistono, nelle scuole
inglesi, interrogazioni ORALI ma soltanto test scritti; in più
possono seguire i corsi che vogliono. I voti sono proprio come in
America: in lettere, dalla F peggiore alla A, il migliore. Ogni
tanto vengono organizzate feste come i balli americani.
Mi dimentico qualcosa? Chloe
è la ragazza bionda nel banner, Genevieve è la mora. July
è Emma Stone e il suo nome si legge Giulai, proprio come il mese
;) Rikki e Arleen
sono persone che esistono veramente, in realtà voglio sapere
cosa dicono quando lo scoprono :) Ecco, me le immagino se cliccate
sopra i loro nomi: Lucy Hale e Katie Melua sono state perfette per
queste due.
Non so che altro dirvi, grazie moltissimo. Non sapete quanta me c'è in questa storia.
Spero di non avervi deluso! :3
Mari xxx
ps: chi volesse seguirmi su twitter, eccomi qui @__ohluna
|
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Capitolo 3 *** Capitolo due ***
capitolo due like an extra
Like an Extra
Capitolo due.
{I’m tired of trying
Your teasing aint enough
Fed up of biding your time
When I don’t get nothing back.
Tired - Adele}
Appena
era suonata la campanella, appena il professore aveva dato i compiti, Niall si
era messo lo zaino in spalla – già preparato tre quarti d’ora prima - , mi
aveva salutato con la mano e con un sorriso ringraziando la mia buona pazienza
per ciò che avrei fatto dopo, e si era dileguato, come un fulmine. Giallo
quanto i suoi capelli biondi.
Evidentemente
non vedeva l’ora di incontrare Rikki o gli altri ragazzi che solitamente
aspettavano tutti di fronte all’armadietto di Liam, per poi uscire e trovare
Louis che era venuto a prenderli tutti e quattro con la macchina. Era questo il
suo compito: visto che aveva smesso di andare a scuola e non faceva niente
dalla mattina alla sera, doveva pagare la benzina per portarli tutti a casa, ma
la cosa non sembrava dispiacergli. Si ficcavano insieme, tutti pigiati e quasi
senza ossigeno, in quella minuscola auto che aveva e poi partivano, con i
finestrini aperti e cantando canzoni ridicole.
L’invidia
mi colpì di nuovo, ma facilmente la repressi, perché ormai nella mia totale
condizione di comparsa era più semplice dominare quel sentimento di vera e propria
gelosia che quasi culminava nell’odio. Non avrei mai detto che odiavo Zayn,
Liam, Louis, Harry e Niall, oppure Rikki. La mia era solamente invidia, come
quella che provavo nei confronti di Genevieve e Chloe.
Dopo
aver riposto i libri nel mio scassato armadietto – talvolta avevo veramente
paura che non si aprisse –, aver osservato i ragazzi che se ne andavano tutti
contenti, aver visto la scia di morti che causava Chloe e che resuscitavano
puntualmente all’arrivo di Genevieve, trascinai i piedi verso la biblioteca.
Per
essere una biblioteca appartenente alla scuola era abbastanza completa:
includeva libri riguardanti il Medioevo, quelli attuali, a volte c’erano
perfino dialoghi della Roma Antica, ovviamente tutti riprodotti. Per colpa di
una stupida punizione dovevo stare lì, tutti i pomeriggi, per i futuri due mesi
che ancora mi attendevano.
Dopo
un iniziale odio per quel posto polveroso, colmo di solitudine, trasandato,
cominciai ad apprezzarlo maggiormente a partire dai segreti che nascondevano i
vari scaffali, dalla tranquillità che regnava e dalla libertà che avevo di
muovermi, correre, gridare, senza che nessuno venisse a rompere le palle.
Questo, ovviamente, accadeva prima che Chloe invadesse il territorio e si
piazzasse con il suo perfetto nasino e con il libro in mano in fondo alla
stanza, a sedere su una delle poltroncine vicine alla finestra.
Non
che la sua presenza disturbasse la mia quiete, a volte apprezzavo che ci fosse
un’altra persona in quella stanza. Per ammazzare il tempo, comunque, o lo
trascorrevo a fare i compiti, o ad ascoltare la musica a volume bassissimo, o a
catalogare libri, o a mandare avvisi a quelli che non li restituivano in tempo,
o a leggere oppure solamente a sistemare dei volumi di dimensioni enormi, quasi
più grandi di me.
Poggiai
lo zaino su una sedia vicino al computer e alla postazione, sedetti sull’altra
vicina e sospirai, guardando la completa desolazione che mi circondava.
Quel
pomeriggio Chloe non c’era, c’era troppo silenzio e non si sentiva il
ticchettare ritmico delle sue scarpe sul pavimento. Sembrava che non ci fosse
traccia neanche di Rikki e delle sue poesie: per quanto potesse essere
tremendamente casinista, aveva un animo sensibilissimo.
Mi
passai una mano tra i capelli, prima di scorgere la mia copia di Romeo e
Giulietta che sporgeva da una tasca dello zaino. Pareva che quel libro volesse
torturarmi o comunque seguirmi finché non sarei caduta in un oblio chiamato
pazzia ed avrei cominciato ad avere allucinazioni perenni, fino a vedere il
terrazzo di Verona al posto di uno scaffale ricolmo di libri.
Allungai
una mano giusto per prenderlo, ma quando lo sfogliai mi parve che le pagine
scottassero. Quella rappresentazione teatrale era la più importante, la più meravigliosa che avessero potuto fare a
scuola. Eppure la comparsa ero sempre io; questa volta dovevo fingere di essere
spaventata dal duello tra Tebaldo e Romeo, finché il primo veniva ucciso e
dovevo scappare via.
Molte
delle volte mi chiedevo perché non abbandonassi quella finzione, che
rispecchiava la mia vita come non mai. Forse perché una profonda passione mi
legava al palco indissolubilmente e non potevo tagliare quelle catene che
trattenevano lì il mio corpo.
A
volte avrei voluto scappare, e non fare mai più ritorno.
“Ciao,
July!” trillò una voce.
Riemersi
dai miei pensieri per vedere la folta capigliatura castana di Rikki che
attraversava la stanza, saltellando aggraziata.
“Ciao,
Rikki” salutai, monocorde.
Lei
sorrise. “Oggi sei da sola? E Chloe?”
Gli
occhi verdi di Rikki si illuminarono, mentre rispondevo che tutti mi avevano
abbandonata in quel posto deprimente. Lei increspò le labbra, poi, dopo essersi
guardata intorno con vago interesse, trillò:
“Giuro
che se Niall ha nascosto anche questa volta il mio libro di poesie, lo castro
appena lo vedo”
Dopo
un po’ l’interesse per me era andato a benedirsi ed era riapparso quello dei
libri: Rikki poteva mostrarsi carina quando voleva, ma per il resto era una
grande ipocrita anche lei.
“Niall
ha detto che oggi Zayn voleva andare a vedere la partita di non so cosa, e che
vi sareste visti più tardi - dissi in un sussurro, scorgendola mentre
saltellava di qua e di là per la biblioteca per cercare il suo libro. Annuì
distrattamente con la testa e volsi l’attenzione verso quel volumetto – Las Piedras de Chile - che era accanto
a me. - Rikki, il libro è qui”
“Oh,
Dio, grazie - esalò affannata, afferrandolo dalle mie dita. - Pensavo che Niall
me l’avesse nascosto o qualcun altro l’avesse preso: grazie, sia per il libro
che per l’informazione”
Sorrise
gentile. Quello che affiorò dopo sulle mie labbra non poteva essere chiamato un
sorriso sincero: era di cortesia, nient’altro. Dopo attimi di silenzio nei
quali avevo finto di giocherellare con la tastiera del computer scassato che
avevo davanti, Rikki si strinse nella spalle e fece scivolare la carta
magnetica della biblioteca di fronte ai miei occhi.
“Ti
spiace se lo prenoto? Oggi non ho tempo per stare qui in biblioteca: lo leggerò
a casa… - tentò fiduciosa, sempre il sorriso sulle labbra. - Almeno così non mi
prenderà un infarto ogni volta che non lo trovo!”
Accennai
un risolino. “Tieni, e sta attenta a Niall” le porsi la carta e lei l’afferrò,
per poi correre via salutando.
Sospirai,
prima di abbandonarmi sfiancata sulla sedia. Quel pomeriggio sarei stata
completamente sola, senza Rikki che mi urlava versi in faccia per trasmettermi
la sua passione e senza Chloe che bisbigliava le parole che leggeva.
Pareva
che l’unico in quella stanza che potesse solo consolarmi fosse Romeo e
Giulietta. Il mio cervello si rifiutava soltanto di prenderlo, di aprirlo alla
pagina a cui ero rimasta e di continuare la narrazione, fino a che non l’avrei
finito. Forse sarebbe stato meglio se avessi trovato qualcosa da fare, invece
che stare a fissare apatica lo schermo illuminato del computer.
L’afferrai,
reprimendo il disgusto che provavo quando lo toccavo, e lo aprii alla pagina a
cui mi ero fermata tanto tempo prima, prima che ci dicessero che lo spettacolo
da inscenare sarebbe stato quello.
Oh! se lo sapesse che è l'amor mio! Ella parla, e pure
non proferisce accento: come avviene questo? E' l'occhio suo che parla; ed io
risponderò a lui. Ma è troppo ardire il mio, essa non parla con me…
Prima
che potessi finire il passo, lo lanciai con rabbia contro il muro, dove si
schiantò e ricadde con un tonfo, più malconcio di prima. Avevo i pugni
contratti dall’ira: era un’ingiustizia scegliere sempre chi era raccomandato.
“Scusa?”
Alzai
la testa, giusto per incontrare un paio di occhi castani che mi scrutavano,
un’ombra di preoccupazione che li invadeva. Era Liam, e il motivo per cui era
lì mi era ignoto.
“Oh,
ciao. Dimmi”
Lanciai
una fugace occhiata alla mia copia di Romeo e Giulietta poco più in là:
evidentemente Liam aveva assistito alla scena ed era rimasto spaventato. Forse
pensava che fossi totalmente pazza e irragionevole, ma non lo dava a vedere:
era un’ipocrita, come tutti gli altri.
“Mi
serviva il libro di scienze, il mio l’ho perso - spiegò, scuotendo i capelli
ricci. Arricciai le labbra. - Ecco, magari se c’è una copia…”
Ormai
mi ero già alzata, senza finire di ascoltare il suo discorso. In quella
biblioteca non c’era nessuno che chiedesse libri scolastici – e nemmeno quelli
normali –, la sezione era sempre deserta e volumi e volumi di testi di varie
materie si accumulavano sugli scaffali, come la polvere sopra di loro. Liam mi
seguì un po’ titubante, mentre osservavo infastidita l’ultimo ripiano: la esse
di scienze era lassù in cima, troppo in alto per me e troppo in alto anche per
Liam.
“Vado
a prendere la scala” sospirai, prima di mollarlo lì da solo.
Liam
non aveva la minima idea che conoscessi il suo nome, quello dei suoi amici, le
ragazze cui andava dietro. La maggior parte delle informazioni me le passava
Niall in modo inconsapevole, magari quando era incazzato con uno di loro e si
sfogava: da un momento all’altro mi aspettavo che venissi a sapere del colore
delle mutande di Zayn o di quelle di Harry, tanto per completare il tutto.
Tornai
un attimo dopo con uno scaleo più grande di me, che probabilmente mi copriva
totalmente da capo a piedi, in tutta la mia dolcissima nanezza.
“Aspetta,
ti aiuto” sentii il peso che si alleggeriva e un attimo dopo poggiammo la scala
alla libreria, in bilico.
Ero
terrorizzata da quella scala perché era vecchia e ancora peggio perché era in
equilibrio instabile e c’era una possibilità su due che potessi cadere e
rompermi tre vertebre, per poi stare a casa un anno e mezzo, senza muovermi.
“Potresti
tenere la scala ferma? - chiesi di getto a Liam, che mi guardò stupito. - Sono
terrorizzata dall’idea di cadere”
Lui
annuì immediatamente, senza esitazioni. Cominciai a salire e, dopo essere
arrivata in cima sana e salva, presi il libro e scesi giù a velocità
supersonica: le vertigini si creavano soltanto a guardare di sotto da una
scala, figuriamoci da un aereo.
“Ecco
qui” bisbigliai, prima di avvicinarmi al bancone per registrare il prestito.
A
volte mi sentivo stupida, ma dopotutto dovevo scontare la mia punizione e non
potevo procurarmene altre. Liam mi seguì, come sempre, titubante.
“Liam
James Payne - mormorai, appena lessi il suo nome sul computer e la stampante
ticchettava rumorosamente durante il processo di stampa della ricevuta. - Quando
ti deciderai a scegliere tra Chloe e Genevieve?”
Liam
sgranò gli occhi e boccheggiò alla mia domanda. “Si può sapere come lo sai?”
“Un
paio di ragazzi fanno scommesse clandestine su di voi e per ora Chloe è la
favorita - spiegai, con un sorrisetto. - La quota su di lei è di due sterline,
su Genevieve di uno e cinquanta. Se ci pensi sono quasi pari e potrebbero
vincere entrambe… anche se lo trovo strano”
“E
tu avresti scommesso?”
Scossi
la testa, mentre gli porgevo libro, ricevuta e carta. “No, Liam, non ho
scommesso, anche se penso che la tua scelta ricadrà su Genevieve”
Liam
boccheggiò di nuovo, ma prese il volume di scienze e lo mise nella tracolla,
senza esitare. Sembrava allo stesso tempo stranito e incredulo sulla mia strana
capacità di conoscere e dall’altra parte era convinto sicuramente di avere una
stalker davanti.
“Per quale motivo dici così?” chiese Liam, poggiandosi curioso al bancone.
Inarcai
un sopracciglio. “Nei film succede sempre così, Liam. La sfigata vince sempre”
“Ma
questa è la vita, non un film - ribatté lui quasi inviperito. Non poteva
nascondere il fastidio che sapessi la sua vita privata, ma dopotutto non
conoscevo i dettagli, solo i nomi delle persone coinvolte. - Come fai a sapere,
ragazza dal nome sconosciuto?”
“Nei
film ci sono sempre dei protagonisti. In questo caso tu hai rubato la scena
insieme a Chloe e a Genevieve. Io sono una comparsa, e una comparsa guarda,
ascolta e commenta - spiegai monocorde, i capelli di fronte al viso mentre
ripiegavo un foglietto. - Non ti stupire di questa cosa”
Liam
sembrava turbato e non accennò assolutamente a parlare: pareva contemporaneamente
sorpreso e infastidito, quasi fossi una maga che conosceva il futuro e lui lo
sfortunato che doveva sentire una sentenza negativa.
“La
vita è come un film - continuai, con un sospiro. - Le comparse non hanno un
ruolo, né lo avranno mai, per questo hanno la capacità di ascoltare e
commentare. Nella tua vita, Liam, hai due attrici che si contendono la scena:
Chloe e Genevieve, e sta a te, come direttore e regista, scegliere la migliore
e andare avanti con la registrazione della tua vita”
Per
l’ennesima volta Liam parve turbato dalle mie parole. In quel momento mi
sentivo tanto una filosofa ed ero certa che queste frasi me le sarei dovute
scrivere, in caso le riutilizzassi in un mio futuro libro o proprio in uno
spettacolo teatrale.
“Tu
sei strana forte - disse Liam infine, spezzando il silenzio. Un sorriso mi
increspò le labbra. - Anche le comparse possono però diventare protagoniste
della vita di qualcuno”
“Ma
io sono un personaggio fisso e immobile: non cambio - ribattei solenne. Liam
prese la via della porta, con un sorriso sincero sulle labbra. - Buona fortuna
per il tuo film, Liam”
Dapprima
lui mi salutò con la mano, poi l’abbassò e mi scrutò nuovamente con curiosità e
sospetto misto insieme.
“Anche
a te, ragazza sconosciuta. Vedi di diventare la protagonista della tua vita,
invece che stare a riflettere su quella degli altri”
Carrots Corner
Yo, people!
eccomi qui con questo alquanto
strano capitolo: onestamente quando l'ho scritto non sapevo che cazzo
mi passasse per la testa, ero abbastanza depressa. E si vede, e si
legge, e fa anche schifo ma non avevo voglia di cancellarlo e
riscriverlo quindi ve lo cuccate tutto quanto nella sua schifezza.
Più o meno sono i miei pensieri, quello che mi sta succedendo:
per me, gli opportunisti potrebbero andare tutti a farsi fottere.
#withlove
Ma poi è possibile che stiate tutti dalla parte di Genevieve? AHAHAHHA odiate Chloe, povera Chloe.
Alcune precisazioni: nelle scuole
inglesi non ci sono biblioteche annesse, diciamo che è stata una
mia licenza letteraria. (come se fossimo ad Hogwarts, insomma AHAH).
Las Piedras de Chile è un libro di poesie di Pablo Neruda - e
sapete che Rikki ne è appassionata -, per quanto riguarda il
rapporto morboso (?) che July ha con il teatro è lo stesso che
ho io con il tennis. Purtroppo ho tagliato i ponti perché non ce
la facevo più e dopo che mi sono infortunata, non ho giocato
più bene e ci stavo veramente male. E' un atteggiamento che ho
preso nei confronti della mia passione, un atteggiamento che culmina
molte volte nella frustrazione e nella voglia di distruggere casa.
Basta, non vi annoio con 'sti discorsi da psicologa improvvisata (?) Il
termine nanezza l'ho inventato io, per parlare della bassa statura di
July rispetto a Liam :)
Ah, volevo far notare una cosa: io,
quando vedo dei bei plagi che vagano per la sezione, non mi fermo a
guardare. Sappiate che prima lascio una recensione per informare, poi
segnalo senza pietà. E se solo oso trovare un plagio a giro -
che sia mio o di qualcun'altro - giuro che bercio così tanto che
mi rinchiudono in un manicomio: non li sopporto, non li posso vedere. E
giurate che se vedo questa ff o altre mie o altre degli autori che
leggo, mi incazzo seriamente; il 2012 accadrà prima del
previsto. C'est la vie.
Per questo valido motivo - ho
già scovato qualche plagetto a giro - pubblicizzerò delle
ff di qualità (sembra di essere al supermercato (?)) AHAHHA.
Passate da:
- pleasestay
Hi, I'm PrinceCharming93 and you
are? - dove rompo i coglioni nella parte di Brittany. Sì, sono
io (?) AHHAHHA ora odiatemi.
Undercover - when danger becomes your life.
Unfortunately, you have to share it.
- Demsmuffin
Il mio migliore amico è Harry Styles
What's wrong with us?
- Lady Jonas
It isn't Over
- ladyme
TUTTE LE SUE STORIE. TUTTE SONO MERAVIGLIOSE. #yo.
- jas_
you belong with me - sono presente anche qui con Luna. Sì, SONO OVUNQUE. AHAHAHHAHA
- Egg__s
The Tenant
Per oggi basta. Proseguirò
quando posterò con la mia lista lungosa di ff di qualità
(?) Ora mettetevi l'animo in pace, yo. AHAHAH e grazie a seguite,
preferite e ricordate! ;) Non vi vergognate a lasciare una vostra
opinione! :)
A presto spero, a meno che la scuola non mi inghiotta.
Mari xxx
|
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Capitolo 4 *** Capitolo tre. ***
cap 3 like an extra
Like an Extra
Capitolo terzo.
{I’ve hoped for change,
and it gets better everyday
I’ve hoped for change,
but still I feel the same.
Whoa - Paramore}
Dopo
che Liam se n’era andato, nessuno aveva più messo piede lì dentro. Il libro di
Romeo e Giulietta era stato sul pavimento per tutto il pomeriggio, fino alle
sei, e probabilmente l’avrei lasciato lì se non fossi stata colpita dal senso
di colpa o dall’affetto che provavo per quella copia malconcia. L’avevo buttato
nel fondo della borsa, senza pensarci molto.
Avevo
riflettuto molto su ciò che avevo detto a Liam: ritenevo veritiere quelle
parole o comunque in quelle era nascosta una parte di me, una parte che lui
aveva potuto conoscere in anteprima. Speravo vivamente che Liam non fosse uno
di quei ragazzi che straboccavano di perspicacia e capivano i doppi sensi al
volo, e infatti quando l’incontrai nel corridoio della scuola parve non conoscermi
più.
Smanettavo
ancora con quel cavolo di armadietto scassato e nella mia mente si svolgeva una
specie di flashback: mi aspettavo da un momento all’altro che Zayn si
appoggiasse all’armadietto di Liam e le ragazze sospirassero; che mi cadesse il
libro di Romeo e Giulietta e che Niall me lo raccogliesse; ma era troppo presto
perché ciò accadesse.
Spostai
lo sguardo verso il gruppetto dei ragazzi che andava formandosi: Zayn era molto
arrabbiato, non sapevo per quale motivo, Harry era incredulo e Niall
ridacchiava di gusto, probabilmente Liam stava riferendo le grosse cazzate che
gli avevo detto. E mi sentii profondamente umiliata, forse non me ne sarei
dovuta uscire con i miei discorsi illogici e filosofici, che si creavano nella
parte più remota del mio cervello bacato.
Arleen
attraversò il corridoio con un sorriso, accompagnata da Genevieve, che
ridacchiava e giocherellava con la macchina fotografica che aveva al collo. Fui
felice che la seconda, sempre perennemente sola, avesse coinvolto la prima, la
nuova arrivata che si isolava in ogni occasione.
Il
mio stupido armadietto quella mattina faceva di testa sua e non voleva aprirsi;
tirai un calcio, frustrata, e l’anta si spalancò improvvisamente. Oh, miracolo.
Meravigliata e compiaciuta, cominciai a riempire lo zaino di libri e poco dopo
mi avviai verso l’aula di storia, sospirando pesantemente.
Chloe
mi passò accanto, mi sorrise e poi salutò Liam; d’altro canto, lui continuava a
chiacchierare animatamente con i suoi amici, tanto che non si accorse neanche
della mia presenza. Avrei voluto salutarlo, ma il suo comportamento mi
costrinse a sorpassarlo senza saluti né niente. Non mi trattenni, però, dall’origliare,
per sapere se seriamente parlassero di me.
“Te
ne rendi conto, Liam?” stava dicendo Zayn, sconvolto.
“E’
stata una cosa terribile!” esclamò scandalizzato Harry.
“Non
la trovo così terribile…”
Niall
ridacchiò. “Già, non è niente! Dopotutto, Zayn, hanno perso soltanto una
partita!”
Ah,
allora parlavano di una stupida partita. Trotterellai velocemente verso l’aula,
cercando di non passare sott’occhio.
Quando
entrai nella stanza, era come sempre vuota, anche se Arleen era già lì, immersa
in una lettura poco interessata degli appunti di storia. Sembrava il remake di
Cathy di matematica, solo che la Wilson non era così affannata e così
preoccupata.
“Ehi,
July”
Mi
voltai appena in tempo, dopo aver posato il mio zaino sul banco, per vedere i
capelli ricci di Arleen di fronte ai miei occhi: sembrava intenzionata a fare
amicizia, oppure parlava soltanto per avere un favore?
“Ciao,
Arleen. Qual buon vento ti porta qui?” il tono della mia voce era
irrimediabilmente sarcastico. Essere sfruttata e poi ignorata, mi aveva
leggermente stufato.
Lei
si spostò un riccio con nervosismo. “Volevo chiederti se potevi prestarmi una
penna e se ti andava mangiare qualcosa insieme all’ora di pranzo… ti va?”
Arleen
non sembrava ipocrita, anzi. Era abbastanza sincera, timida e nei suoi occhi
c’era qualcosa che mi pregava di dirle di sì, che mi spingeva ad accontentarla.
“Uhm,
va bene. Ma dopo devo andare a matematica e poi in biblioteca: devo scontare la
mia punizione” mormorai non troppo convinta.
Arleen
annuì, prese la penna che le porgevo e tornò al suo banco, come se non mi
avesse mai parlato. Mi sentii colpevole, ipocrita quasi: non volevo veramente
andare a pranzare con Arleen, magari mi chiedeva qualcosa su Niall o sugli
altri ragazzi da parte di Genevieve, visto che ora erano amiche.
L’ora
passò come ogni altra, in un totale e noioso silenzio da parte degli studenti.
Ogni tanto vedevo Arleen che si voltava verso di me, come per accertarsi che
fossi lì e non fossi scappata a metà lezione per andare a buttarmi sotto un treno.
Appena
suonò la campanella, scattai velocemente verso la porta: non volevo sentire più
niente della seconda guerra mondiale, da quanto mi ero stufata di ascoltare le
vicende travagliate di un combattimento inutile che aveva portato soltanto
devastazione. Mi pulsava il cervello.
Quasi
sbattei contro Zayn che ascoltava la musica, canticchiando – ed era anche
parecchio bravo – ma lo scansai al momento giusto, per poi infilare nel
bagno delle ragazze e bagnarmi la faccia con l’acqua.
La
mia mente stava scoppiando da quanti pensieri conteneva: tra Romeo e Giulietta
e le ingiustizie, tra la preoccupazione che Liam avesse spifferato tutto agli
altri, tra storia che mi riempiva di inutili nozioni, tutte queste cose mi
facevano esplodere. Ma il pensiero peggiore era sicuramente la
rappresentazione: dovevo seriamente staccarmi dal teatro, tagliarmi le catene e
volare via.
Uscii
appena Chloe entrò e si scusò per avermi lasciata sola il pomeriggio prima.
L’invidia da comparsa mi assalì di nuovo; Chloe era perfetta in ogni sua parte
e invece io sembravo una sottospecie di sputo sul marciapiede, tanto ero
insignificante.
Non
mi stupivo affatto che Liam fosse indeciso.
Il
tempo volò quel giorno, scandito dalle lezioni più noiose che ci potessero
essere. L’unica cosa che mi confortava era che avrei visto Niall da un momento
all’altro e mi avrebbe offerto una barretta di Mars, tanto per ricompensarmi
della mia missione compiuta. Era quasi l’ora di pranzo e l’incontro con Arleen si
avvicinava, pericoloso. Sinceramente non sapevo neanche dove andare e dove
incontrarci, ma il timore sparì quando lei stessa mi venne incontro con un
sorriso estremamente esagerato.
“July,
perché sei scappata a storia? Sembravi sconvolta”
Arleen
mi teneva un braccio con delicatezza, poi mi spinse verso il cortile della
scuola: non me ne ero neanche accorta, ma tra le mani aveva due scatoline
fumanti, che contenevano qualcosa di delizioso.
Come
sempre, era strapieno di studenti che chiacchieravano, studiavano, ripassavano
per le ultime lezioni, si divertivano. Ci sedemmo sotto un albero al fresco,
Arleen aprì le scatoline – che alla fine si rivelarono due pezzi di pizza
enormi. Me ne porse uno, con un sorrisetto.
“Davvero,
perché sei scappata a storia?” chiese lei di nuovo.
Ponderai
bene le parole, arricciando le labbra. “Mi stava scoppiando la testa - dissi
poi, e in effetti era la verità. - Troppi pensieri”
“Anche a me succede, a volte – biascicò Arleen, la
bocca piena. Dovevo dire che quella pizza era la cosa più buona che avessi mai
assaggiato ed ero sicura che non provenisse dalla mensa scolastica. – Mia
sorella dice sempre che sono poco normale”
Ridacchiò,
ma poi si spense di fronte al mio silenzio. Ero concentrata ad osservare Niall
e Rikki, insieme sotto ad un altro albero; lei era appoggiata al fusto della
pianta e la testa bionda di Niall era sulle sue ginocchia.
Il
sorriso che occupava il viso di Rikki era bello quanto quello di Niall. Mi
domandai se stare insieme ad una persona significava ridere ed essere felici,
perché nella mia scarsa esperienza sentimentale non sapevo ancora cosa
rispondere.
“Carini,
vero? - la voce di Arleen mi giunse quasi lontana alle orecchie.
Istintivamente
annuii. – Anch’io vorrei essere come loro, o almeno provare l’ebbrezza di
essere ammirata come Genevieve”
Il
suo mento indicò la sua amica poco più in là, che scattava foto a caso, mentre
più in lontananza Chloe e la sua mandria di pettegole chiacchieravano. Per
l’ennesima volta mi ritrovai a pensare che quest’ultima non fosse d’accordo sui
soprusi che subiva Genevieve, in fondo nascondeva ben altro da ciò che voleva
mostrare.
“Io
non vorrei essere nessuna delle due” bisbigliai, la pizza che avevo in mano si
era ormai raffreddata.
Sentii
lo sguardo di Arleen che scrutava la mia reazione. “Perché non vorresti essere
una di loro, July? Sei sotto l’attenzione di qualcuno, no?”
“Genevieve
non è l’unica ad essere sotto gli occhi di Liam – spiegai con uno sbuffo.
Indicai Chloe, poco più in là. “La vedi quella? Si chiama Chloe. È la seconda
attrice della vita di Liam”
“Vuoi
dire che Liam è indeciso tra Genevieve e Chloe?” la voce di Arleen sembrava
incuriosita e incredula al tempo stesso; era ovvio che la sua amica non sapesse
di essere su un filo e che probabilmente sarebbe finita in pasto agli squali
definitivamente, se qualcuno non l’avesse salvata.
Mi
strinsi nelle spalle. “Già. In ogni caso la maggior parte delle persone puntano
su Chloe e tu dovrai salvare Genevieve dagli squali se non vincerà”
“Ho
già potuto constatare ampliamente che le pettegole non risparmiano nessuno –
sibilò Arleen, accartocciando il rivestimento della pizza e lanciandolo con
incredibile precisione nel cestino. – Hanno già detto che mio padre è drogato,
io una problematica e mia sorella una sfigata. Viva la sincerità”
“Dicono
minchiate”
Arleen
incrociò le gambe. “Se Chloe appartiene a quella categoria di ragazze, allora
tiferò per Genevieve, assolutamente sì”
“Chloe
è diversa da loro – ribattei, le labbra arricciate. – Sono convinta che dietro
a quella presunta maschera di superficialità si nasconda qualcosa di molto
profondo”
Non
ero convinta: io lo sapevo, e lo vedevo ogni volta che Chloe veniva in
biblioteca e si metteva a leggere o studiare in solitudine. Lo sapeva anche
Rikki, che molto spesso stava vicino a lei e le chiedeva quali fossero le sue
poesie o i suoi libri preferiti, poi magari le leggeva i componimenti che
adorava e qualche volta trovavano il tempo anche per me.
Le
pizze erano ormai nei nostri stomaci sazi. Un breve silenzio seguì quella
conversazione, mentre scrutavo la massa di studenti attorno a noi: ormai Niall
e Rikki, dopo una fase di sbaciucchiamenti e cose vomitevoli da fidanzatini,
erano stati circondati dagli altri tre e potevo chiaramente vedere che Liam si
era spalmato su Niall. Il dubbio di una presunta omosessualità mi colpì di
nuovo, ma poi lo scacciai ripensando a Rikki, Chloe e Genevieve.
“Chloe
somiglia tanto a Lucinda, mia sorella – disse all’improvviso Arleen. La vidi
che arricciava le labbra, infastidita. – Se la tira allo stesso modo, come se
in questo mondo esistesse solo lei” schioccò il palato. “Tu hai una sorella,
July?”
Scossi
la testa. “No. Vivo da sola con i miei e non ho neanche un animale domestico”
“E’
importante averlo? Io come animale domestico ho una sorella barra oca”
ridacchiò lei e non trattenni un sorrisino.
“L’importante
è che non ti faccia le uova – sorrisi, scorgendo Zayn che saltava addosso a
Harry il quale canticchiava una canzone improvvisata. – Ti giuro, Chloe secondo
me è una brava persona”
“Non
metto in dubbio che lo sia, ma sono sicura che vincerà Genevieve!”
In
fondo al mio cuore c’era il desiderio che non vincesse nessuna delle due. Non
sapevo spiegarmelo, ma riuscivo a intuirlo: Liam avrebbe rimandato sempre,
sempre e sempre, finché Genevieve e Chloe non si sarebbero stancate e lo
avrebbero lasciato lì, da solo.
“Ora
devo andare, July – sorrise Arleen, balzando in piedi, energica. – Mi è
piaciuto stare con te, sei simpatica, ma per sfortuna ora mi tocca arte e non
sono sicura che sopravvivrò! È probabile che sia il nostro primo e ultimo
pranzo insieme”
Ridacchiai.
“Ce la farai, Arleen, sono sicura che la Thompson non ti sgriderà troppo se le
disegnerai un enorme sgorbio al posto di un modello”
“Spero
proprio che non mi mangi – rimase pensierosa qualche attimo, lo zaino verde fluorescente
che si intonava alle foglie giallo autunnali dell’albero. Poi si illuminò. –
Scommetto su Genevieve, comunque, e tu su Chloe?”
“No,
io su nessuno, Arleen”
“Ah,
va bene – sembrava vagamente delusa. Forse partecipava a quelle scommesse clandestine
all’interno della scuola? – Allora ci vediamo domani!”
Per
un attimo mi venne da pensare che tutta quella gentilezza fosse dovuta a
secondi fini, quali il mio giudizio su quel problema che affliggeva da mesi la
scuola. Arleen si era dimostrata simpatica immediatamente e molto sincera, ma
quell’ultima affermazione che aveva detto, aveva permesso che tutti gli
aggettivi positivi che avevo elaborato su di lei bruciassero in un istante.
Carrot's corner
Salve salvino, pipol! (?)
Eccomi
qui con un nuovo schifosissimo capitolo che dovevo assolutamente
postare oggi perché altrimenti non ce l'avrei fatta per tutta la
settimana strapiena di compiti e interrogazioni. Qui potete vedere che
entra in scena un nuovo personaggio, cioè mica tanto nuovo visto
che Arleen era stata nominata nello scorso. Come vedrete, è un
personaggio un po' strano, con un carattere tutto particolare
(perchè July è normale, eh) comunque chi sarà la
vincitrice tra Chloe e Genevieve? Mistero, non ve lo dirò mai.
AHAHAHHA
Però vorrei capire una cosa: con le recensioni siamo molto
scesi, della serie; 10-8-6... quindi la prima cosa che mi chiedo
è se questa storia piaccia davvero. La mia autostima è
già sotterrata, quindi vi dico che accetto le critiche e le
vostre opinioni per me non è assolutamente un problema. Se
c'è qualcosa che non va, sentitevi in diritto di dirmelo e darmi
dei consigli per migliorare... non è che abbassando le
recensioni mi aiutate, anzi mi sento un po' inutile... c'est la vie!
Grazie alle 10 preferite e a quelli che non scrivono la loro opinione,
a quei 3 ricordati e a quelli che tra di loro non scrivono la loro
opinione, alle 13 seguite e a quelli che tra di loro non scrivono la
loro opinione xD
Grazie alle 36 persone che mi tengono tra le autrici preferite! çç penso di amarvi, seriamente <3
Ah, Rebecca, tu manchi di perspicacia, sappilo. AHAHAH non ti sei manco
accorta che Rikki è te. (sei più simpatica di lei, ma
è uguale) AHAHAHH
Vi ringrazio moltissimo per seguire questa storia così importante per me :)
a presto, spero di riuscire ad aggiornare domenica prossima, salvo imprevisti e probabile morte a causa della scuola :)
Mari xxx
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Capitolo 5 *** Capitolo quattro ***
cap 4 like an extra
Like an Extra
Capitolo
quattro
{Till now I always got on my own
I never really cared until I met you
Alone – Celine Dion}
Quando
la campanella era suonata di nuovo mi ero trascinata pesantemente verso l’aula
di matematica, che era come al solito vuota. Pareva che in quella scuola ci
fosse una certa tendenza ad arrivare in ritardo o comunque a far incazzare i
professori che poi ci uccidevano di compiti extra.
Invece,
dopo pochi attimi durante i quali avevo sistemato lo zaino e tirato fuori
quaderni e matite, vidi Niall trotterellare nella mia direzione con la
cioccolata in mano e un sorriso furbetto. Sbatacchiò le tre barrette di Mars di
fronte a me, le indicò e poi lanciò lo zaino a tracolla a terra e sedette
accanto a me.
“Una
per il favore di ieri di Rikki, una per le tue geniali e sbagliate intuizioni
su di me e una… così, da condividere” elencò divertito, lo sguardo azzurro
fisso su di me.
Ne
afferrai una, spinta dalla golosità. “Un’ulteriore prova della tua corruzione
nei miei confronti, Horan”
“Sono
delle barrette per ringraziarti!” esclamò lui, offeso. Ridacchiai, non appena
incontrai la sua faccia sorpresa.
I
suoi occhi mi spinsero così tanto alla deriva che fui costretta ad annuire e ad
accontentarlo, cedendo alla sua espressione da cucciolo bastonato.
“Va
bene, Niall, le prenderò come ringraziamento - ne spaccai giusto una a metà per
poi porgergliela, mentre il professore attraversava la stanza e sbatteva il
registro sul banco con forza inaudita. – Oggi il prof è poco incazzato”
osservai sarcastica.
“Menomale
spiega” sospirò Niall sollevato, dando un morso alla barretta di Mars.
In
un attimo la lavagna si riempì di x, y e z, con tanto di funzioni, piani
cartesiani, triangoli, teoremi, in un continuo scambio di informazioni
indecifrabili per la sottoscritta, che stava come sempre mangiucchiando di
nascosto, e per Niall, assorto in una chiacchierata mentale con sé stesso.
“July?
Non posso tenere nascosto il segreto di quel terzo Mars”
Confusa
dalla sua affermazione, mi voltai verso di lui, interrogativa.
“Niall,
cosa stai blaterando?” chiesi perplessa.
Il
biondo cominciò a giocherellare con la sua matita, mentre le parole in aramaico
antico del professore risuonavano nella stanza, come se avesse voluto
imprimerle a forza nel cervello degli studenti assopiti.
“Potresti
cortesemente spiegarmi il discorso contorto che hai fatto a Liam ieri? Lo hai
confuso come non mai”
Ridacchiai,
ma allo stesso tempo dentro di me c’era un vago senso di preoccupazione e
fastidio, quel fastidio che avevo provato anche prima, quella mattina, quando
li sentivo parlare della partita – probabilmente - di calcio.
“Gli
ho solo chiesto di Genevieve e Chloe” spiegai cristallina.
Niall
arricciò le labbra. “I film e la vita non sono esattamente la stessa cosa,
Juls. Potresti non confonderlo più di quanto non lo sia già? È tremendamente
paranoico, adesso: dice che sei una filosofa”
“Niall,
mi fai sentire in colpa – dissi, turbata. – Non dirmi che anche i tuoi amici
sanno dei miei discorsi insensati, ti prego.”
Dal
nervosismo che catturò il mio animo, mi rigirai una ciocca di capelli dietro
l’orecchio, e Niall sbatté la penna sul banco, come per farmi soffrire di più.
“No
– esalò infine – Liam racconta questo genere di cose solo a me: sa che Harry è
un pettegolo e lo direbbe a Louis e che poi lo prenderebbero in giro a vita,
invece Zayn non si fa molti problemi al riguardo”
“Allora
sposatevi, visto che siete così uniti” il tono della mia voce divenne velenosa
all’improvviso, ma non perché fossi gelosa del rapporto di Liam e Niall o
comunque del fatto che fossero realmente migliori amici e che si dicessero
tutto.
Avevo
sempre avuto ragione in quegli anni, allora: in quel gruppetto c’erano più
scheletri che in qualunque altro esistente. Era come se ci fosse una spaccatura
tra di loro: Niall e Liam da una parte che si confidavano tra loro, Harry e
Louis da un’altra così uniti da far venire il vomito, e Zayn da solo.
Quest’ultimo era in bilico tra le due coppie, ma molto spesso vedevo che stava
di più con Liam e Niall che con Harry e Louis: era in pratica un quintetto
diviso da ostacoli invisibili.
“Rikki
se la prenderebbe a male - borbottò divertito Niall, osservando i geroglifici
alla lavagna. – Non ti offendere, July. È incredibile che per un giorno non mi
abbia parlato di Genevieve e Chloe”
Sorrisi
istintivamente, mentre scrivevo un’ultima equazione. “Allora è ancora indeciso”
“Sì
– la risposta di Niall mi giunse come un lungo lamento rassegnato. – E’
sfiancante, almeno per me che devo ascoltarlo ogni volta”
“E’
il minimo che tu possa fare, visto che è il tuo migliore amico”
Niall
non rispose per un bel po’ perché il professore aveva cominciato a scrutare la
stanza sospettoso in cerca di una vittima da spellare, ma poi si arrese e si
rigirò verso la lavagna continuando a scrivere con il gessetto, il quale
strideva terribilmente.
“Ci
sono più divisioni nel vostro gruppetto che in altri – dissi poi, quando Niall
mi rivolse la sua attenzione. – Tu, Liam e Zayn da una parte; Harry e Louis da
un’altra… quante volte hai raccontato qualcosa di tuo personale a Styles?”
Niall
parve rifletterci un po’ su e fece per ribattere e confutare la mia teoria, ma
poi abbassò la testa e borbottò qualche parola, arreso.
“Mai
- esalò sincero – ma tu smettila con queste tue osservazione da filosofa barra
psicologa: mi fai saltare i nervi, poi diventerò come Liam e Rikki mi lascerà,
perciò zitta”
Ridacchiai.
“Sì, capo. Ma sei così interessato a sentire la lezione?”
“No”
“Allora
dovrai sorbirmi per un po’, Horan – sbadigliai divertita. – Ma perché state con
Harry e Louis e sembrate così felici se vi nascondete tutte queste cose?”
Niall
scarabocchiò qualcosa sul foglio, poi lo strappò, lo ripiegò e lo spinse verso
di me, indifferente. Era proprio intenzionato a ignorarmi e il messaggio speditomi con il fogliettino
era piuttosto chiaro: voglio seguire
matematica.
“Niall,
tu non hai mai voluto seguire matematica!”
Lui
mi lanciò un’occhiata divertita e mi fece segno di stare zitta. Protestai di
nuovo, perché volevo sapere molte più informazioni sulla reazione di Liam, ma
Niall era testardo e non cedeva facilmente.
Alla
fine mi rassegnai, sbuffando.
Quando
la campanella suonò, Niall sorrise divertito, mi batté una mano sulla spalla e
sparì in un attimo, correndo tra i banchi e quasi schiantandosi contro una
ragazza dalla fretta. Intuii che Rikki non sarebbe venuta in biblioteca,
probabilmente avrebbe fatto un lungo elenco di poesie al suo ragazzo, e d’altra
parte speravo che non ci fosse neanche Chloe.
Era
strano che pensassi all’arrivo di Liam quel giorno: non volevo sapere com’erano
andati gli studi sul libro di scienze o com’era andata con le due ragazze,
volevo sapere cosa pensava di quello che gli avevo detto e a chi l’aveva detto.
Non sopportavo l’idea di essere umiliata per le mie parole che, per quanto
stupide, erano sempre mie.
Decisi
che se Liam James Payne fosse entrato da quella porta non gli avrei accennato niente
riguardo ai miei discorsi: magari era lui a fare il primo passo, oppure mi
avrebbe urlato contro che ero una pazza scatenata che non sapeva fare altro se
non seguirlo e spiare la sua vita privata. Non sarebbe stato neanche sbagliato
se me lo avesse detto.
Entrai
in biblioteca, come al solito vuota. Si sentivano soltanto i rumori inquietanti
di quella lampada al neon che lampeggiava e che aveva decisamente bisogno di
essere riparata. Per il resto, tutto era calmo e tranquillo, e avrei passato il
pomeriggio a giocare a “Hearts” sul computer oltre che a fare matematica,
perché quel dannato libro di Romeo e Giulietta l’avevo finalmente lasciato a
casa, nascosto in un cassetto dello scrivania.
Avrei
voluto che qualcuno apparisse: mi sentivo tremendamente sola, nonostante avessi
passato il pranzo con Arleen e la lezione di matematica con le barrette di Mars
e i racconti strambi di Niall. Mi era ancora rimasto del cioccolato: il mio
compagno di banco non se n’era neanche accorto ed era volato via in un attimo,
lasciando quella deliziosa merenda lì da sola. Golosa com’ero, non ci avevo
riflettuto neanche un attimo e l’avevo presa e infilata nella borsa.
Aprii
lo zaino, tirai fuori la barretta e le diedi un altro morso, sempre nella
perenne convinzione che da lì a poco sarei diventata una balena di dimensioni
enormi. La porta della biblioteca sbatté, cosicché mi ritrovai un viso
familiare davanti che mi osservava mangiare.
“Ciao,
Liam. Com’è andata la partita di Zayn?” chiesi immediatamente divertita,
ridendo alla sua faccia sorpresa.
Senza
nascondere l’incredulità, Liam prese il libro di scienze e lo sbatté sul bancone.
“Male – disse, - hanno perso per un briciolo, Zayn stamattina avrebbe voluto
uccidere chiunque”
“L’ho
sentito”
Presi
il libro di scienze, registrai la transazione e poi con molta poca cura, lo
gettai da una parte dove sarebbe rimasto per molto, moltissimo tempo. Liam mi
scrutò ancora una volta, sorpreso.
“Sai,
ragazza dal nome sconosciuto, tu mi sorprendi molto. Sembra che tu abbia le
orecchie ovunque”
Ridacchiai.
“Se Zayn non urlasse la mattina alle 9 perché ha perso una partita, allora non
lo sentirei”
“Non
stava urlando, stava chiacchierando con noi” disse Liam perplesso, afferrando
una sedia e sedendosi di fronte a me, che ancora mangiavo la mia barretta di
Mars.
“Appunto
– convenni biascicando. – Non vi siete neanche accorti di una comparsa che vi è
passata accanto e ha origliato”
Lui
si passò una mano tra i capelli e puntò i suoi occhi su di me, in una chiara
voglia di capire cosa attraversasse il mio cervello bacato in quel momento. Avrei
voluto dirgli di smettere di guardarmi in quel modo: mi infastidiva il fatto
che mi squadrasse; sembrava che cercasse di capire la mia anima, fino in fondo.
Non ebbi il coraggio di abbassare lo sguardo e mi limitai ad inarcare un
sopracciglio.
“Sto
cercando di capire la tua onda di pensiero – disse infine Liam, con un sorriso.
– Dici di essere una comparsa nelle nostre vite, ma penso che molto presto
diverrai un personaggio cardine della vicenda”
“Stai
delirando, Payne. Oggi non hai neppure cagato di striscio la povera Chloe che
ti ha salutato: potresti anche smetterla di creare a quelle due poveracce un’illusione
che si rivelerà molto controproducente per te”
“Parla
come mangi, ragazza dal nome sconosciuto – ridacchiò Liam, osservando la mia
faccia contrariata. – E’ vero, non ho ancora deciso, ma è un problema?”
Una
domanda sulla sua intelligenza sorse spontanea nella mia testa, ma poi convinsi
me stessa che era un maschio e quindi non poteva capire la complicata
psicologia femminile. Sapevo che questo triangolo da qui a breve si sarebbe
rivelato un disastro, e Liam si sarebbe trovato davanti ad un bivio
difficilissimo, da superare.
Schioccai
il palato, con ovvietà. “Il Ballo D’Inverno è tra poco. Chi inviterai, Liam? La
bellissima Chloe o la talentuosissima Genevieve?”
Il
suo bel viso si oscurò immediatamente e scorsi i suoi pensieri contorti che
affioravano attraverso la sua espressione pensierosa. Quell’evento, che per
tutti era la bellezza dell’anno e che aveva una copia anche a primavera e alla
fine dei semestri, non mi entusiasmava affatto per molti motivi: uno, nessuno
mi avrebbe accompagnata; due, non adoravo le feste; tre, era solo una maschera
di ballo per giudicare i vestiti degli altri.
“Devo
pensarci, ragazza sconosciuta. Sono due personalità diverse, ma mi piacciono
entrambe, anche se non voglio farle soffrire… e tu, con chi andrai?” chiese,
con tutta l’intenzione di farmi incazzare, ma stranamente non mi arrabbiai.
Sorrisi.
“Non verrò, questo è il punto. La comparsa resta una comparsa”
“E
se diventassi la protagonista? Ti dispiacerebbe? – scrutò di nuovo il mio viso
impassibile, mentre nella mia testa si
alternavano varie opzioni. – Non dire che non ti dispiacerebbe, forse il ballo
è un’occasione che ti si presenta e tu devi coglierla”
“Non
ci penso neanche a venire, neanche se Niall Horan mi corrompesse con
cinquecento barrette di Mars come fa tutti i giorni a matematica. Non è il mio
mondo, essere al centro dell’attenzione” sospirai, prima di lanciare la carta
del Mars nel cestino sotto al bancone.
Il
silenzio che seguì dopo parve carico di pensieri contorti e dubbiosi: Liam
pensava sicuramente a chi invitare, se Genevieve o Chloe, e la sottoscritta rifletteva
sulla serata che avrebbe passato quel giorno del Ballo D’Inverno.
“Sei
in classe di matematica con Niall? – chiese all’improvviso Liam, cogliendomi di
sorpresa. Annuii e gli scoccai un’occhiata dubbiosa. – Allora dovresti essere
July, giusto?”
“Giusta
intuizione, Watson” commentai sarcastica. Era passato un giorno intero e non mi
aveva ancora chiesto come mi chiamavo, ma fortunatamente aveva collegato i
neuroni e ce l’aveva fatta ad indovinare.
Liam
rise. “Niall dice sempre che gli pari il culo in ogni occasione. Deve essere
bello avere una compagna di banco come te”
“Già,
ma d’altra parte non è molto bello – bisbigliai, un po’ avvelenata. Servivo
sempre e solo a parare il culo, altro che Mars. – So ogni singolo dettaglio di
voi cinque squinternati, tra poco anche il colore delle tue mutande, Liam”
“Niall
è sempre così quando si arrabbia: sfotte” convenne lui, con un sorriso.
La
rabbia che mi montò addosso per la rivendicazione delle mie parole fu più
grande del resto e il mio umore ebbe un incredibile tracollo, tanto che divenni
così scura in viso che notai su quello di Liam una leggera espressione di
preoccupazione.
“Sai
Liam, non ti conosco molto – dissi, il tono di voce più sarcastico che mai. –
Ma per favore, non sventolare ai quattro venti ciò che ti dico riguardo la mia
vita di comparsa. Non mi fa un granché piacere, anche se ti ho scandalizzato e
sei diventato paranoico”
“Ho
solo detto a Niall che mi hai sorpreso, tutto qui” protestò lui, già sulla
difensiva.
Sbuffai,
e una voglia incontenibile di sbattere la testa contro la scrivania prese il
mio animo. Avrei voluto non dirgli nulla, mettermi un cerotto sulla bocca e
tornare a fare la comparsa, come sempre, non immischiarmi nei fattacci altrui
com’ero solita.
“Va
bene, sì, scusa”
“Sei
strana, July”
“E’
la settima volta che me lo dici, Liam, e non posso farci niente: sono fatta
così e sparo minchiate ogni tre per due, quindi non ascoltarmi - dissi
contrariata, mentre mi avvicinavo all’interruttore della luce lampeggiante e lo
spegnevo: mi dava sui nervi, esattamente come quel ramo della conversazione.
Sospirai. – Seriamente, mi dispiace di averti fatto il lavaggio del cervello”
Lui
ridacchiò della mia espressione sfinita. “A me ha fatto piacere, invece - Liam
diede un’occhiata veloce all’orologio, si alzò e con un sorriso, prese la via
della porta. – Devo andare, July, ho un incontro con Chloe”
“Ci
vediamo, e vedi di fare la scelta che ti senti e non stare ad ascoltare le
scommesse che circolano in questi posti loschi come la biblioteca” sorrisi
divertita, prima che lui sparisse salutandomi con la mano.
E
in quel momento progettai altri lavaggi del cervello: l’idea di fare la
filosofa non mi disgustava affatto.
Carrot's corner
Eccomi
qui con questo capitolo alquanto osceno... annuncio che ho un blocco in
corso di dimensioni enormi, NON SAPETE QUANTO SIA GROSSO, ma per vostra
fortuna - o sfortuna - ho scritto 22 capitoli e quindi non la scampate
in ogni caso. E voi non sapete quando sia incredibilmente fogata in
questi giorni, devo sinceramente calmarmi. Mi scuso con le persone che
non ho avvisato tramite twitter dell'aggiornamento ma ci sono stati dei
problemi :3 In ogni caso, grazie mille per le recensioni, le apprezzo
moltissimo!
Anche se sono stata inghiottita dalla scuola, non mi
dimenticherò di ringraziarvi con le risposte... scusatemi
veramente tanto, ma sto morendo distrutta dai compiti e dagli impegni.
E il mio cuore sta avendo dei collassi in questi tempi, inimmaginabili.
Sto scrivendo una nuova ff, ma ve ne parlerò quando questa finirà :)
Grazie davvero a tutte, ai 15 preferiti, ai 5 ricordate, ai 13 seguiti!
E non abbiate paura a esprimere la vostra opinione, mica mi offendo.
Ah, passate da queste bella fanfiction di qualità (?) di Bethan_
"Iris". yo, se le merita, le recensioni. ùù
a presto!
Mari xxx
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Capitolo 6 *** Capitolo cinque. ***
cap 5
Like an Extra
Capitolo cinque.
{I’m on my own way
I know I’m gonna get there someday
It doesn’t help when you say
It won’t be easy
Tell me something I don’t know
Tell
me something I don’t know – Selena Gomez}
Quella
mattina non volevo alzarmi dal letto: il solo pensiero delle prove al teatro
che si sarebbero svolte il giorno dopo mi uccideva e costringeva a stare
appiccicata al materasso, mentre la solita convinzione di sempre – quella di
non andarci – attraversava il mio cervello. Erano tre settimane di seguito che
saltavo teatro, e nessuno era venuto a cercarmi; domani sarebbe stato il remake
della scorsa settimana e non mi sarei presentata, come al solito.
“July!
- gridò mia madre, isterica come al solito. I suoi capelli rossicci fecero
capolino dalla porta, mentre nascondevo la testa sotto il cuscino e desideravo morire sul momento. – Andiamo, fai tardi!”
“Posso
stare a casa?” biascicai piano.
Sentii
le coperte che cadevano del letto e gli occhi scuri di mia madre che
letteralmente mi fulminavano, nello stesso istante in cui precipitavo da lì a
faccia in giù.
“July,
esci da questo letto!” mia madre sparì come era arrivata, sbattendo la porta.
Non
mi accorsi neanche del tempo che scorreva durante il quale mi ero vestita,
avevo mangiato ed ero uscita con zaino in spalla e Ipod nelle orecchie a tutta.
Appena entrai a scuola, presi i libri dall’armadietto scassato, mi trascinai
verso l’aula di letteratura inglese e lanciai un’occhiata ai quattro ragazzi di
sempre, appoggiati agli armadietti.
“Ciao,
July!”
Era
stato Niall a parlare e appena mi voltai, mi salutò di nuovo con la mano e con
un sorriso enorme, come quello di Liam. Ricambiai con un veloce cenno della
testa, mentre la voce cristallina di Arleen si propagava per il corridoio non
appena mi passò accanto. Avrei voluto nascondere la testa sotto il pavimento
come gli struzzi: ero quasi al centro dell’attenzione, ma quello a cui aspiravo
non era l’attenzione nella vita di qualcuno, ma soltanto quella su un palco.
Sgattaiolai
veloce verso l’aula, a testa bassa. La professoressa Wood entrò poco dopo di
me, ma non si sorprese di trovarmi e mi sorrise gentile. L’avrei odiata, se non
fosse stata così fottutamente adorabile e comprensiva con noi studenti: già da
tempo mi conosceva, non a caso era la responsabile del teatro ed ogni volta che
entravo lì, dentro quella stanza, un enorme nodo mi si formava all’altezza
della gola. Per molte volte aveva tentato di parlarmi ed io ero sempre scappata
via, tergiversando o inventando qualche scusa lì per lì, ma ora non potevo più
rimandare. Sentivo che quella domanda sarebbe stata fatta a momenti, e l’unica
opzione era rispondere sinceramente.
“Tutto
bene, July?” chiese dolcemente.
Annuii.
“Sì, sì, bene, tutto bene” la mia voce non sembrava per niente convincente, ma
non potevo svelarle la mia frustrazione, visto che era una delle insegnanti, sicuramente
la migliore.
Ovviamente
la sua espressione mi fece capire che non credeva alle mie parole e tentò di
avvicinarsi a me, con la conseguenza che mi chiusi maggiormente in me stessa.
“July,
è da un po’ di tempo che stai saltando teatro… tutto bene?”
Era
questa la domanda che temevo più di
tutti. Cosa avrei risposto? Se avessi detto la verità, sarei passata come una
viziatella capricciosa che voleva l’attenzione di tutto il mondo intero. Non
volevo niente di questo, volevo solo per una volta riuscire a emergere grazie
alle mie qualità e a me stessa: moltissime volte mi dicevano che avevo talento,
e allora perché non potevo interpretare un ruolo?
“Sì,
tutto bene. Non si preoccupi” la mia voce mi tradì.
“Non
hai mai saltato una lezione di teatro, July. Cosa c’è che non va? Non ti piace
la rappresentazione, i costumi, il copione?” chiese di nuovo la Wood
preoccupata, tirandosi indietro una ciocca di capelli biondi.
Cominciai
a impilare i quaderni, i libri, l’astuccio sul banco, indifferente, come se ciò
che mi dicesse fosse niente. Il suo sguardo però era consapevole di aver
beccato il punto cardine al primo colpo; afferrò una sedia e sedette di fronte
al mio banco, come per incitarmi a parlare e a sputare il rospo.
“Cosa
c’è che non va? Sei una delle migliori, non puoi mollare adesso, July”
“Evidentemente
non sono una delle migliori…” bisbigliai, inudibile perfino per me stessa, ma
lei in qualche modo intuì quello che avevo detto.
Schioccò
il palato. “Ah, ora capisco – disse infine, dolcemente. – Tu tieni alla
rappresentazione di Romeo e Giulietta, vero? Però sei una comparsa”
“Sì,
è vero. Ci tengo molto, ma ora che so che non avrò la parte della protagonista,
ritengo inutile continuare: non riesco neanche a leggerlo, quel libro - soffiai
infastidita. – Non capisco perché mi illudiate in questo modo: dite sempre che
sono una delle migliori, eppure faccio sempre la comparsa. Non è una cosa
carina”
La
Wood ridacchiò. “July, sembri me da giovane – non seppi se prenderlo come un
complimento. – Le grandi attrici partono sempre da ruoli minori”
“Sono
quasi cinque anni che faccio ruoli minori, chiamati anche comparse” protestai
avvelenata.
La
professoressa poteva essere comprensiva con me o quello che voleva, ma nessuno
avrebbe cancellato quell’enorme frustrazione che provavo. Sembravo essere più
infastidita di quando Liam aveva spifferato la mia vena artistica a Niall e si
era lamentato delle mie idee contorte.
“Quest’anno
sarà Dixie a interpretare Giulietta… il mio turno non verrà mai, visto che mi
diplomerò – continuai frustrata. La Wood sorrise impercettibilmente, con
un’aria vagamente comprensiva. – Non voglio l’attenzione a scuola, voglio solo
recitare qualche ruolo importante: è questa la mia ambizione. Ma non sarà
realizzata, perciò lascio tutto”
“E’
una parte della tua vita, July, non puoi lasciarla”
Mi
morsi un labbro. “Continuerebbe a esserlo, se ricevessi una soddisfazione ogni
tanto”
“E’
questo che vuoi? Un ruolo? L’importante per te dovrebbe essere recitare, non
aspirare all’attenzione – disse la Wood ormai incredula, squadrando la mia
reazione. Strinsi i pugni, istintivamente. – Tu dici che non vuoi la fama, ma
forse è ciò che stai cercando”
Sbuffai,
indispettita. “Non oserei mai dire che voglio la fama, sono una persona
abbastanza indipendente e che non muore se sta da sola per un po’. Vorrei solo
sapere perché fate in questo modo”
Ormai
la frustrazione si era trasformata in delusione: forse non ero tanto meglio
come dicevo di essere e forse quei complimenti non erano così sinceri come mi
aspettavo ed erano frutto di un’ipocrisia che ormai catturava tutti. Ma
onestamente il giudizio della professoressa Wood era uno dei più importanti che
avessi potuto ascoltare, soltanto che in quel momento non credevo neanche nei
suoi consigli.
“July,
sei dotata di un grande talento. Ti sto insegnando ad avere pazienza e a
migliorarti sempre di più ogni giorno: con la fretta non riuscirai a risolvere
mai niente – sorrise, dolcemente. – Quel giorno in cui sarai una protagonista
arriverà anche per te, sicuramente, ma se vuoi che succeda non devi mollare”
“Va
bene, domani verrò” tagliai corto, non in vena di sentire ramanzine, e lei ridacchiò,
mentre la stanza iniziava a riempirsi di studenti.
Il
mio rapporto con la Wood non era molto diverso da quello tra una madre e una
figlia: ovviamente mia madre non mi avrebbe mai dato dei voti, nonostante fosse
severa. In ogni caso, non ricevevo alcun favoritismo da parte della
professoressa: mi schiantava delle insufficienze quando facevo dei compiti di
merda, ma non mi lodava né niente quando andavo bene. Comunque a me piaceva
questo suo atteggiamento, non ero una che voleva ricevere dei voti che non si
meritava, anzi, piuttosto preferivo studiare fino a mezzanotte e prendere una
bella F, che guadagnare una A+ senza fare nulla.
Oscar
Wilde e Dorian Gray riempirono la mia testa per tutta l’ora, finché non mi
risvegliai quando la Wood annunciò il compito della prossima settimana e il
tema da fare riguardante le strutture del libro.
Appena
suonò la campanella, cominciai ad ammassare tutti i volumi, i quaderni e l’astuccio nello zaino, in una confusione
incredibile, e sgattaiolai nel corridoio, mischiandomi alla massa di studenti:
non volevo che la Wood mi pressasse ancora sull’argomento teatro.
Nonostante
le avessi però promesso che sarei venuta, non sapevo se avrei mantenuto il mio
proposito; il solo pensiero di stare lì a sedere a guardare Dixie che recitava
in un modo orribile con William mi ripugnava. Il concetto di stare ferma ormai non potevo più
sopportarlo: sentivo che una vena di ribellione stava venendo a galla, che mi
sarei gettata in un fosso e non ne sarei più uscita, se avessi continuato in
quel modo.
Sospirai,
per poi tirare un calcio all’armadietto e cambiare libri scolastici. Genevieve
passò accanto a me, con Arleen al suo fianco, che appena mi voltai mi strizzò
l’occhio, mentre l’altra chiacchierava del più o del meno: in ogni caso, il suo
desiderio di essere invitata da Liam arrivò chiaro e tondo alle mie orecchie.
Da un momento all’altro pensavo che anche Chloe giungesse alle mie spalle e mi
gridasse di voler andare lei al ballo con Payne: quella situazione stava
facendo impazzire più me che lui.
Quando
l’avevo visto quella mattina, sembrava che non gliene fregasse niente ed avevo
avuto la netta sensazione che le mie parole gli fossero entrate da un orecchio
e uscite dall’altro, inutili. Avrei potuto dire a Niall di fare un bel lavaggio
del cervello a quel coglione che si ritrovava come migliore amico, ma lui
avrebbe ripetuto continuamente che non avrei dovuto contribuire a sbilanciare
la sua salute mentale già instabile.
“Ciao,
July!” sobbalzai al solo sentire la voce di Liam.
Mi
voltai dentro di me sorpresa, mentre ad occhi bassi tentavo di chiudere lo
zaino stracolmo. “Ciao, Liam – sbuffai sonoramente, nelle mie scarse prova di
chiusura della borsa. – Qual buon vento ti porta qui da me? Da quella che ti fa
il lavaggio del cervello?”
Lui,
senza dire parola, afferrò la zip del mio zaino e la tirò con forza, tanto che
questo si chiuse con un rumore secco e io rimasi lì a guardarlo con aria
imbambolata. Scossi la testa, le labbra arricciate.
“Oh,
grazie – bisbigliai, - in ogni caso, perché sei qui?”
“Devi
aiutarmi”
Tanto
per cambiare. Servivo solo a dispensare aiuti a tutti, poi quando ne avevo
bisogno io c’era la gente spariva e partiva per lunghi viaggi in Lapponia alla
ricerca di Babbo Natale. Non ebbi il coraggio di rifiutargli aiuto, anche
perché non si era dimostrato cattivo nei miei confronti, soltanto un po’
stupido.
“In
cosa consisterebbe l’aiuto che ti devo dare? – chiesi un po’ incuriosita. –
Spero niente di sconvolgente, tipo lezioni sulla mia speciale filosofia di
vita”
Liam
ridacchiò. “No, volevo solo sapere se dopo eri in biblioteca”
Sbuffai,
facendo in modo che una ciocca dei miei capelli si alzasse quasi comicamente.
“Sono
segregata lì per i prossimi due mesi, ma la cosa non mi dispiace affatto –
confessai divertita, mentre sulle labbra di Liam affiorava un sorriso. – Ovvio
che sono lì. Vuoi anche lasciarmi con il beneficio del dubbio?”
“Sì,
July. Così mentre sclererai per sapere per quale motivo dovrai aiutarmi, potrò
capire un’altra delle tue interessanti lezioni da lavaggio del cervello” disse
Liam sorridendo, per poi salutarmi con la scusa del compito di storia e
allontanarsi.
Qualunque
aiuto volesse, non mi sarei tirata indietro a darglielo, ma prima volevo sapere
perché fosse così interessato alla biblioteca: forse aveva scoperto che Chloe
era lì ogni pomeriggio, o forse aveva scoperto un nuovo mondo?
L’unica
risposta che mi lasciò, fu una curiosità infinita.
Carrot's corner
Eccomi di nuovo qui molto in ritardo - un ritardo molto voluto in
realtà - ad aggiornare con un capitolo orrido e di passaggio.
Onestamente parlando, non ho alcuna voglia di postare né di
continuare questa storia anche se l'ho finita. In pratica, vedere le
recensioni che cadono precipitosamente non mi aiuta affatto, in ogni
caso, pazienza. Spero che questo capitolo transitorio sia stato di
vostro gradimento comunque e fatemi sapere se vi è piaciuto o
no. Ah, la canzone: Selena Gomez non mi piace ma era abbastanza adatta.
Grazie a tutte quelle persone che recensiscono sempre, siete un grande supporto per me, vi adoro.
Grazie a quelle 15 preferite, alle 7 ricordate, alle 17 seguite :)
Se volete passare da queste due one shot! :3
A presto, forse!
Mari xxx
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Capitolo 7 *** Capitolo sei. ***
cap 6 like an extra
Like an Extra
Capitolo
sei
{I am finding out that maybe I was wrong
That I’ve fallen down and I can’t do this alone
Stay with me, this is what I need, please?
My Heart – Paramore}
Quando
arrivai in biblioteca, questa era vuota come al solito, con il continuo
lampeggiare del neon rotto e un silenzio quasi tombale che aleggiava tra le
varie piccole salette. Piovigginava, le gocce cadevano ritmiche sui vetri delle
finestre: tutta questa atmosfera era particolarmente inquietante, ma non mi
spaventava affatto.
Dopo
che ebbi sistemato lo zaino sulla sedia, Chloe entrò e con un saluto si diresse
al solito posto, poggiò la sua roba e aggraziatamente si immerse tra gli scaffali, alla ricerca di
un libro interessante. Quando si risedette sulla sua solita poltroncina, tirò
su le gambe, le incrociò e infilò il naso dentro “Sogno di una notte di mezza
estate” e partì verso un mondo sconosciuto. Ogni tanto sentivo le parole del
passo che leggeva, perché le recitava un po’ più a voce alta.
La
mia mente era interamente occupata dall’aiuto che dovevo a Liam: che cosa mi
avrebbe chiesto? Di fare finta di essere una delle tante ragazze che gli sbavava
dietro così avrei potuto innescare un litigio clamoroso tra Genevieve e Chloe e
quelle due si sarebbero scannate amorevolmente di fronte ai suoi occhi e chi
avrebbe vinto sarebbe stata la fortunata vincitrice del ruolo di protagonista?
Ma per favore.
Non
mi accorsi neanche della sua entrata e solo quando sbatté lo zaino di fronte a
me, con ben poca delicatezza, capii che
era il momento in cui rivendicava il suo favore. Alzai la testa con un sorriso
spazientito, ma lui si voltò e notò Chloe che leggeva.
“Ciao
Chloe, come mai qui?” lei alzò la testa, colta sul fatto, chiuse di scatto il
libro e venne nella nostra direzione, imbarazzata, dopo aver raccolto tutta la
sua roba.
“Ehm,
stavo… stavo…”
La
sorpresa negli occhi di Liam era ben percepibile, d’altra parte lei non voleva
che il suo segreto fosse scoperto. Sbuffai, spazientita dal silenzio che si era
creato.
“Stava
cercando il libro di scienze, perché anche lei l’ha perso – conclusi io,
guardandola. Chloe annuì immediatamente, riconoscente. – Tieni, eccolo qui:
l’avevo nascosto”
Non
mi ero inventata bugia più stupida, ma la faccia di Liam mi face capire che se
l’era bevuta.
“Oh,
grazie. Domani interroga me e sono proprio nei guai se non studio – biascicò
Chloe, afferrando il libro e infilandoselo nella borsa. Liam inarcò un
sopracciglio. – Ciao, allora”
La
vidi sgattaiolare via, i suoi occhi che esprimevano una grande riconoscenza nei
miei confronti. Non appena la porta si chiuse, Liam si voltò nella mia
direzione e mi squadrò sospettoso: intuii che mi volesse chiedere qualcosa, ma
lo anticipai sul tempo.
“Allora,
quale favore dovrei farti?”
L’espressione
dubbiosa sul viso di Liam si dissolse. “Chi devo scegliere, July?”
“Stai
scherzando, Payne – la mia faccia era la maschera dell’incredulità. Liam prese
una sedia, si mise accanto a me e ci si abbandonò sopra. – Non posso scegliere
per te, diamine!”
“Non
devi scegliere per me, devo solo riuscire a capire chi mi piace veramente”
Caddi
sulla sedia accanto alla sua, esasperata. “E io dovrei aiutarti?”
“Forse
con le tue improponibili teorie…”
Gemetti,
nella voglia di prendere la tastiera del computer e tirargliela in testa. Non
ero mica Gesù Cristo, capace di fare miracoli e portare la pace nel mondo.
Senza ascoltarlo, afferrai due fogli dalla stampante, presi una penna e
tracciai due righe su ognuno: Liam mi osservava curioso e sorpreso.
Gli
misi davanti al naso il foglio con scritto “Genevieve” sopra.
“E
a cosa mi servirebbe?” chiese Liam, grattandosi una guancia.
Sbuffai.
“I pro e i contro, Liam – spiegai paziente. – Scrivi tutti i pro e i contro di
Genevieve, poi farai la stessa cosa con Chloe e vediamo che viene fuori”
Lui
afferrò la penna, nel momento in cui mormorava apprezzamenti sulla mia
intelligenza. Sicuramente la sua era poco sviluppata.
“I
pro di Genevieve” ripeté dubbioso.
Mi
avvicinai, appoggiando la testa su una mano, con aria stanca. “Non ci vuole
molto, Liam”
“E’
carina, simpatica, sensibile, dolce, altruista…”
“E
i contro?”
In
quel momento Liam rimase soprappensiero. “Qualche volta è noiosa…”
“E
invidiosa e pettegola” aggiunsi.
“Come
fai a saperlo, July? Non la conosci”
Sbuffai.
“Ti ricordo che sono una comparsa e vedo e ascolto e commento, però continua
che voglio sapere cosa ricavi da ‘sta cosa”
“Non
so neanche io cosa ci ricaverò dalla tua strampalata idea – commentò lui con un
sorrisetto. Scrisse ai contro gli aggettivi che avevo detto, più un
“ripetitiva” e “irascibile”. – Non mi viene in mente altro”
“Spremi
quel cervellino che ti ritrovi, Liam, altrimenti che ce l’hai a fare? Così, per
bellezza?” ridacchiai, mentre lui mi tirava una gomitata ad altezza stomaco.
Liam
sorrise. “Possiamo passare a Chloe?”
“Di
già?”
Sbuffò,
allungandosi per prendere l’altro foglio oltre di me, quasi buttandomi di sotto
dalla sedia. Istintivamente mi aggrappai al suo braccio: non avevo intenzione
di battere la testa nel pavimento e diventare idiota all’improvviso, come se
non lo fossi già abbastanza.
“Dai,
Liam, non puoi scrivere solo tre cose su Genevieve! Ci sarà qualcos’altro, no?”
protestai, era inutile che affrontasse così superficialmente il problema.
Liam
mi ignorò bellamente, cominciando a scribacchiare distratto su uno dei fogli.
“Ho scritto cinque aggettivi per i pro e cinque aggettivi per i contro: farò la
stessa cosa con Chloe”
Non
mi toccò altro se non accontentarlo, e subito cominciò a scrivere nei pro una serie
di aggettivi per Chloe. Pareva che avesse preso la mano con quello strano
meccanismo; da questa strana esperienza che stavo affrontando in quel momento,
stavo capendo molte cose: Liam non era così menefreghista di quanto pensavo,
anzi, e in più era abbastanza simpatico, anche se i miei nervi erano messi a
dura prova dal suo comportamento talvolta infantile.
“Allora…
- sussurrò Liam, mordicchiando la penna, pensieroso. – Bella, divertente,
simpatica, disponibile…”
“Aggiungi
sensibile - suggerii, e gli strappai la penna di mano per poi scrivere il nuovo
aggettivo, sotto gli occhi scuri di Liam che mi fissavano. – Perché mi stai
fissando?”
Lui
indicò la mia mano. “Sei mancina”
“E
mi fissi perché sono mancina? Anche Niall è mancino, non hai mai visto una persona
mancina?” chiesi sarcastica, un sopracciglio inarcato.
“Sì…
- Liam temporeggiò e si passò una mano tra i capelli. Le gocce di pioggia
ticchettavano sul vetro, ritmiche. – Chloe è sensibile?”
Non
potevo rivelargli che la sua amica veniva tutti i giorni in biblioteca a
leggere Shakespeare, lontano da tutti e tutto, per rinchiudersi in un mondo in
cui non era solita stare. Voleva allontanarsi dalla perenne attenzione che
riceveva e immergersi nella solitudine che le mancava in molti momenti, momenti
per riflettere su sé stessa.
“Molto
più di quanto pensi. Ora passa ai contro” tagliai corto, per non soffermarmi
sull’argomento.
Liam
arricciò le labbra. “Permalosa, troppo energica, ritardataria, gelosa,
orgogliosa”
Gli
misi di fronte agli occhi i due fogli su cui c’erano scritti i nomi delle
ragazze che gli piacevano, indicai sia i pro che i contro e lo spronai ad
analizzare, a scegliere con cura e a prendere una decisione. Era fondamentale
almeno che facesse un po’ di ordine in quella mente contorta di cui era dotato.
“July,
io non saprei…”
“Dai,
Liam – sbuffai, - come dovrebbe essere la tua ragazza ideale?”
“Mi
deve fare stare bene, non ho grandi pretese. E sia Chloe che Genevieve mi fanno
stare bene” disse con il labbro sporto in avanti. Sembrava un panda.
“C’è
qualche dettaglio in più che fa la differenza? - chiesi, con la sicurezza che
scavando più nel profondo avrei trovato qualcosa. – Preferisci una ragazza
divertente, sicuramente, allora Genevieve ha già un punto in meno”
“E’
vero, ma non mi piacciono quelle ritardatarie, e quindi Chloe ha un punto in
meno e sono di nuovo pari”
Mi
tirai una ciocca di capelli dietro alle orecchie. “Sono entrambe sensibili, ma
vorresti che la tua ragazza fosse ripetitiva? – Liam scosse la testa con
energia. – Neanche una ragazza troppo gelosa è sopportabile…”
Liam
appoggiò la testa sul bancone, sbuffò e mormorò scoraggiato qualche parola.
Sembrava seriamente combattuto, poi scattò in piedi come illuminato, prese la
sua roba e per la foga buttò in terra anche la sedia.
“Ho trovato!” urlò, e fece per andare via.
Mi
schiarii la gola. “Payne! Dove stai andando?!”
“Da
Zayn”
Scattai
in piedi anch’io, con la netta sensazione di essere particolarmente incazzata.
Continuava a piovigginare, fuori dalla biblioteca, ma Liam sembrava particolarmente
illuminato, come se avesse ricevuto una grazia da un’entità superiore o roba
del genere.
“E
mi lasci qui da sola?! Dopo che ti ho aiutato? Mi sento offesa, la prenderò sul
personale!” urlai, additandolo scherzosamente.
Non
seppi perché dissi una cosa del genere, ma la prospettiva di restare da sola
quel giorno non mi piaceva. Forse perché pioveva, forse perché la biblioteca
era particolarmente inquietante quando c’era il brutto tempo.
“E
poi piove…” aggiunsi poco dopo, in risposta alla sua espressione sorpresa.
Liam
si strinse nelle spalle, per poi sorridere e appoggiare la roba sulla
scrivania.
“Va
bene, July, resto. Zayn aspetterà”
Ridacchiai,
non appena sedette accanto a me e mi mostrò il libro di scienze.
“Però
devi aiutarmi con scienze”
Per
quanto poco l’avessi conosciuto, era sempre il solito.
Carrot's Corner
Ehi people!
Eccomi qui, con un nuovo e breve capitolo, mi scuso per questo ma
seriamente non sapevo come ampliarlo in modo maggiore, volevo solo far
vedere che July e Liam si stanno avvicinando e che lei si sta un po'
aprendo... più che di colpi di scena - che comunque ci saranno -
o azione, a volte penso sia un percorso psicologico che mi ha reso la
vita un po' difficile.
Volevo seriamente ringraziare quelle persone che hanno recensito lo
scorso capitolo, mi hanno tirato davvero su di morale. Quindi
grazie seriamente di cuore, credo che vi ascolterò.
Di questi tempi sto passando un periodo molto difficile, che coinvolge la mia famiglia, quindi non garantisco niente sull'aggiornamento settimanale di questa storia ma spero di farcela anche per la scuola.
Sto scrivendo una nuova long, anzi molto breve, e devo rendere grazie a
Nevaeh che mi ha ispirata ùù Passate da lei!
Spero abbiate gradito :)
Mari xxx
|
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Capitolo 8 *** Capitolo sette. ***
cap 7 extra
Like an Extra
Capitolo sette.
{Can I believe when I don’t trust
All your theories turn to dust
I choose to hide
From all seeing eye
City of Delusion – Muse}
Quel
pomeriggio ero praticamente stata a fare ripetizione di biologia a Liam, eppure
l’avevo fatto volentieri perché riuscivo a divertirmi e a incazzarmi allo
stesso tempo, quando lui sparava una delle sue minchiate da Guinness.
Quando
ero tornata a casa, legata a quella promessa fatta alla Wood, avevo ripreso il
libro di Romeo e Giulietta dal cassetto chiuso a chiave, l’avevo sfogliato e
l’avevo infilato nello zaino con un gesto secco, con la convinzione che la
mattina dopo l’avrei acchiappato e riletto un po’. Era successo veramente in
realtà, e mi ritrovavo a contemplare le pagine consumate senza realmente
infilarmi dentro la vicenda di quei due meravigliosi sfigati.
Avevo
già chiuso l’armadietto – il solito, arrugginito armadietto – e afferrato una
nuova barretta di Mars, quando sentii qualcuno toccarmi la spalla. Pregai
vivamente che non fosse nuovamente Liam, perché altrimenti avrei cominciato a
credere che fosse uno stalker che adorava torturarmi; la faccia che mi si
presentò davanti però era quella di una ragazza: Chloe.
“Oh,
ciao, Chloe”
Notai
che tra le mani aveva il libro di scienze che le avevo dato il pomeriggio
prima, per salvarla dai pensieri sospettosi di Liam. Avevo capito che era
riconoscente nei miei confronti, ma non mi aspettavo che sarebbe venuta a
ringraziarmi di prima persona: avevo avuto paura che apparisse una specie di
messaggero con tanto di trombetta e cappello da giullare sulla testa, come se
annunciasse l’entrata di una regina o di un re.
“Ciao
– sorrise, mostrando quella fila di denti bianchissimi. – Grazie davvero per
ieri, ti sono riconoscente”
Alzai
le spalle, noncurante. “Figurati”
Si
dondolò un po’ sui talloni, poi mi porse il libro, una nota di indecisione sul
viso. Sembrava che da un momento all’altro mi trasformassi in un mostro e la
mangiassi sul posto, e Genevieve secondo me non sarebbe stata neanche troppo
scontenta.
“Senti,
posso dartelo adesso? Così poi…”
Poteva
dirlo che le faceva fatica portare una cosa in più nello zaino perché
altrimenti le si spezzava la colonna vertebrale reale.
“No,
oggi non vado in biblioteca. Resta chiusa: ho le prove di teatro” la
interruppi, con un sorriso così falso che mi venne il vomito anche se a farlo
ero proprio io.
Una
nota di disappunto apparve sul viso perfetto di Chloe. “Va bene, allora te lo
riporto domani – si voltò verso una delle sue amiche che la stava salutando, - grazie
lo stesso per ieri, July”
E
sparì, così come era apparsa. Sembrava le servisse qualcuno per tenerle il
libro, seriamente. Mi strinsi nelle spalle, non appena la vidi svoltare
l’angolo e andare via.
Ipocrita.
Sensibile, ma ipocrita.
Mi
cacciai la barretta di Mars in bocca, aprii Romeo e Giulietta e mentre leggevo,
mi unii alla barcata di studenti che affollavano il corridoio. Da un momento
all’altro mi aspettavo di cadere, visto che il naso ce l’avevo infilato nel
volume e non riuscivo a vedere una mazza. Sentivo solo il Mars in bocca e una
voce maschile che mi recitava nelle orecchie: stavo diventando pazza,
seriamente.
Quando
alzai lo sguardo, notai i soliti quattro ragazzi che chiacchieravano tra di
loro: mi chiesi perché Rikki non c’era mai, con loro. Louis la riportava a casa
molto spesso, ma all’intervallo o comunque tra una lezione e l’altra non si
faceva mai vedere con il suo ragazzo: il momento clou era il pranzo.
“Niall
– chiamai imbarazzata, cercando di non incrociare lo sguardo di nessuno. Mi
vergognavo come se avessi un cartello in fronte con la scritta ‘sono un’idiota
ma mi piace esserlo’. Spaccai il Mars nettamente a metà e glielo porsi. – Ti
devo mezzo Mars: ieri ti sei dimenticato la tua metà sul banco e l’ho mangiata”
Niall
ridacchiò. “Sei stata onesta, July, grazie”
Vidi
Liam che sorrideva ampiamente e quindi alzai giusto un po’ la testa per
incrociare i suoi occhi. Era incredibile quanto potesse essere fastidioso e
carino allo stesso tempo. Ed era incredibile che io avessi pensato il secondo
aggettivo.
“Liam,
ricordati: io e Niall – misi un braccio attorno alle spalle del biondo. – Siamo
omozigoti recessivi per il carattere della mano mancina e non possiamo essere
in altro modo; te, Zayn, Harry e Louis siete o eterozigoti dominanti o
omozigoti dominanti per il carattere destrorso. Capito?”
Zayn
era letteralmente allibito e stava scambiando dei messaggi in codice guardando
Harry, che si stringeva nelle spalle e lo rassicurava con un cenno.
Liam
annuì con quel solito sorriso. “Capito, July, capito” ripeté.
“Bene,
non sono sicura che ce la farai a passare il compito di biologia ma meglio
essere positivi - borbottai ironica, giusto per farlo arrabbiare. – E togliti
quel sorriso dalla faccia: mi dai sui nervi”
Niall
rise e sentii chiaramente Zayn incuriosito che bisbigliava domande a Liam,
mentre mi allontanavo a passo spedito. Avevo fatto una figura di merda di
dimensioni cosmiche, e me ne ero perfino accorta.
Cosa
mi era saltato in mente? Andare da quei quattro scalmanati e fare comunella
come se li conoscessi da una vita era stato un errore gigantesco, enorme.
Mi
fiondai – letteralmente – verso l’aula, cercando di reprimere il desiderio di
voltarmi per vedere cosa stessero facendo e quando spalancai la porta, dovetti
prendere aria perché i miei polmoni erano andati a quel paese. Sembrava che
avessi fatto la maratona di New York, e invece ero solamente scappata da
quattro normalissimi ragazzi. Ciò che sentivo era che in pratica ero una
stupida, nella mia testa c’era l’immagine di Niall che sghignazzava alle mie
spalle, magari mangiando il Mars gentilmente offerto da me.
Passai
le intere ore scolastiche con il rimpianto di aver parlato con Niall, Liam,
Zayn e Harry, e per l’ennesima volta mi chiesi perché non mi fossi fatta i
cazzi miei. Pareva che fossi una strana calamita che attraeva guai e fatti
altrui.
Quando
uscii dall’aula di chimica all’ultima ora, ero fornita di faccia sfinita,
capelli scompigliati, umore nero. Il compito non era andato affatto bene, ma
non era quella la mia più grande preoccupazione: più mi avvicinavo al teatro
vicino alla scuola, più sentivo l’ansia crescere.
Era
una specie di enorme peso, quasi un incudine che pressava il mio cuore e che
tentava di uscire da un momento all’altro per potermi colpire definitivamente
in testa. Ma per adesso adorava farmi soffrire in modo terribile, poi al
momento giusto sarebbe fuoriuscito da me stessa e poi mi avrebbe tirato una
perfetta martellata. O forse era già successo e non me ne ero accorta.
Sorpassai
con un lentissimo passo Arleen che mi sorrise ampiamente e mi mimò un “pranzo
domani?”, a cui risposi con un veloce cenno affermativo della testa. Mi chiesi
se anche quella volta mi avrebbe domandato dell’assurdo triangolo amoroso che
comprendeva la sua fidata amica Genevieve, Chloe e Liam, magari voleva scoprire
se avevo finalmente partecipato a quelle scommesse clandestine che si
svolgevano nei luoghi loschi della scuola: i bagni.
C’erano
delle vere e proprie organizzazioni mafiose: programmavano oscure scommesse,
circolavano strani oggetti per le aule – versione fionde medievali o roba del
genere – e a volte temevo che da un momento all’altro trovassi un volantino
nell’armadietto con scritto di una festa clandestina nella mensa.
Emersi
dai pensieri non appena vidi il cesto di capelli di Harry che saltellava come
un cane euforico nei confronti di un osso attorno a Louis e alla sua macchina,
Niall stava praticamente schiacciando possessivamente la povera Rikki alla
portiera e non mi sarei sorpresa se avesse ringhiato contro Zayn. Un sorriso
scappò dalle mie labbra, ma mi pentii di averlo fatto perché qualcuno se ne
accorse e nonostante ciò, andai avanti ed imboccai la strada principale, per
poi ritrovarmi di fronte al teatro.
Ero
profondamente in imbarazzo. Ero stata beccata a sorridere nella loro direzione
da Louis che – ci avrei scommesso – avrebbe cominciato a prendermi in giro, ma
poi mi sovvenne che manco lo conoscevo e non sapeva il mio nome, a patto che
Niall e Liam gli raccontassero qualcosa. Potevo stare tranquilla se pensavo che
quei due non parlavano mai di faccende private con gli altri tre, con vaghe
eccezioni di Zayn.
Chiusi
gli occhi sospirando, andando per poco a sbattere contro qualcuno. Quando fui
nella sala più grande, quella con il palco, abbandonai zaino, giubbotto e me
stessa su una poltroncina comoda e stetti a guardare per una buona mezz’ora
tutti i compagni del corso che arrivavano in ritardo e chiacchieravano
allegramente tra di loro. La Wood si era appollaiata come un condor incavolato
su una sedia, battendo nervosa il piede, poi cacciò un urlo che fece sussultare
tutti, zittendoli definitivamente.
“Dixie,
William – accennò i due con un dito e loro si avvicinarono, incerti. La sua
mano si spostò chiaramente su di me, che stavo quasi sdraiata sulla
poltroncina, in attesa di vedere uno scempio. – July, sta’ attenta. E composta”
Con
uno sbuffo rimisi il piede dal bracciolo a terra, chiusi il libro di chimica e
abbandonai ogni mio sforzo di capire che cosa fosse una proteina aromatica.
Insomma, su una proteina mica ci potevano mettere le spezie!
“Dixie,
sali sulla scala e recita la parte di Giulietta al balcone, forza”
La
professoressa era più arrabbiata del solito e rimasi l’unica a guardare i
tentativi di quei due di essere credibili, mentre la sua ira cresceva a
dismisura e gli altri sistemavano il palco, le decorazioni, gli abiti. Non
potevo dire che William non era bravo: era discreto, niente di che, ma Dixie
poteva mettere da parte il copione e andarsene.
Era
così finta che sentivo che da un momento all’altro Shakespeare sarebbe
resuscitato e le avrebbe tirato uno schiaffo in pieno viso. Ma ciò che
percepivo era probabilmente soltanto una pura invidia, che si irradiava
ovunque, colpiva chiunque e mi stava totalmente torturando. Ero arrivata al
punto di invidiare una ragazzina che recitava male solo perché aveva quel
ruolo: ero patetica.
La
frustrazione della Wood aveva ormai sorpassato il limite: era sbiancata, i
pugni chiusi dalla rabbia, la pazienza ormai andata a farsi fottere.
“No,
Dixie, no! Un po’ più di pathos,
coinvolgimento emotivo! Sembri un insensibile pezzo di legno; Giulietta sarebbe
disperata per via di Romeo, non avrebbe un tono di una che va al centro
commerciale a fare spese! – la professoressa sospirò esausta, poi poggiò i suoi
occhi glaciali verso di me. – July, prova tu”
Scattai
dalla poltroncina come se mi avessero improvvisamente infilato un razzo nel
sedere. Per non fare notare il mio entusiasmo, finsi di sistemarmi i capelli
mentre una vocina incoraggiante riecheggiava nella mia testa. Saltai sul palco,
salii sul finto balcone, mi schiarii la voce e, incerta, cominciai a guardare
sotto di me: William era lì, fermo, che aspettava di sentire la mia battuta.
“O Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? Rinnega
tuo padre; e rifiuta il tuo nome: o, se non vuoi, legati solo in giuramento
all'amor mio, ed io non sarò più una Capuleti. E’ solo il tuo nome ad
essermi nemico: tu saresti te stesso anche se non fossi un Montecchi. Che
significa Montecchi? Niente: né una mano, un piede, né un braccio o la faccia,
né nessuna parte del corpo di un uomo. Oh, mettiti un altro nome! Che cosa c'è
in un nome? Se noi chiamassimo una rosa con un'altra parola non avrebbe lo
stesso odore soave; allo stesso modo Romeo, se cessasse di chiamarsi Romeo,
avrebbe in sé comunque quella perfezione, che gli appartiene anche senza quel nome. Romeo, rinnega il tuo nome,
ed in cambio , prenditi tutta me stessa”
Non
mi sentivo per niente a mio agio anzi, sembravo ridicola. Ai miei occhi
sembravo ridicola e probabilmente anche a quelli degli altri: non appena
finimmo di recitare, chiusi me stessa in un riccio impenetrabile che non si
sfaldò nonostante i complimenti della Wood che continuava a ripetermi che
avevo talento.
Nel
mio cervello, però, non c’era altro se non la certezza che ero una comparsa.
Carrot's Corner
Eccomi qui, nella mia tristezza di dimensioni chilometriche (a causa di quei cinque froci che dovevo andare a vedere a Sanremo con la speranza di vedere anche Lady Jonas e poi non ci sono andata) e nella mia
voglia di prendere Twitter e andare in vacanza per la situazione che
pullula lì dentro.
In ogni caso, scusate per lo sfogo. Oltre allo sfogo vi propongo anche
questo capitolo particolarmente osceno sul teatro di July - il senso di
disperazione che lei sente troverà un seguito nel prossimo,
molto moolto deprimente ma
che smuoverà un po' le cose. Sappiate che se la sua reazione al
problema vi sembrerà esagerata, non lo è affatto; della
serie io ho agito allo stesso modo un paio di anni fa ma non... okay,
non dico niente se no anticipo.
Volevo seriamente ringraziarvi per tutto il supporto che state dando a
questa storia (Jas per prima che pubblicizza) e ringrazio Wedding,
devo dire seriamente che non pensavo che avesse così successo.
Questo capitolo lo dedico a quella cogliona di Andreea che oggi compie i fantomatici 17 anni! Auguri vecchietta, sarò sempre la tua amante segreta. Yo. AAHAHHAH
Davvero, vi adoro.
Grazie mille per tutto! A presto, spero!
un bacio xxx
Mari
|
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Capitolo 9 *** Capitolo otto ***
cap 8 like an extra
Like an Extra
Capitolo
otto
{Keep me safe
Your arms like towers
Towers over me.
We
are broken – Paramore}
La
frustrazione del pomeriggio precedente era talmente cresciuta che non ero
riuscita a dormire la notte: avevo due occhiaie così nere che sembravo un
panda. Quella delusione mi scorreva sulla pelle e mi tramortiva come se fossi
investita da un autobus, mentre la consapevolezza di essere inutile perché
comparsa e illusa, si prendeva sempre più possesso del mio animo e di me
stessa.
Avrei
giurato che a momenti sarei esplosa o spontaneamente avrei preso un coltello e
cominciato a tagliarmi i polsi, tanto per completare la mia immagine da perenne
depressa in solitudine. Ero riuscita a rimandare il pranzo con Arleen: non
avevo voglia di parlare con nessuno, o meglio, non ne ero capace, sembrava che
avessi la bocca impastata di colla e non la riuscissi ad aprire solo per
pronunciare un misero suono.
Ero
così delusa, così insoddisfatta, che quella mattina avevo ignorato chiunque,
perfino Niall che mi aveva salutata per offrirmi un Mars a metà. Anche quando
Rikki si era scusata per il fatto che non sarebbe venuta molto spesso in biblioteca per
colpa della presenza ormai assidua di Liam avevo mugugnato qualche verso
incomprensibile ed ero scappata, tanto che dopo in biblioteca non avevo degnato
di sguardo Chloe che era venuta a restituire il famoso libro di scienze.
Lei,
vedendo e capendo la situazione, l’aveva poggiato sul bancone, accanto alla mia
testa, insieme alla sua carta magnetica e ad un biglietto che recitava parole
confortanti, ma false. Almeno quanto quelle della Wood del pomeriggio prima.
Avevo
passato la giornata in un continuo oblio: non sentivo nessuno, non mangiavo,
non parlavo, non facevo niente. Alzai esausta la testa dal bancone, prima di
scattare in piedi quasi rovesciando la sedia e aprire quel Romeo e Giulietta
maledetto.
Sentivo
la ferita che ad ogni parola bruciava e si accendeva, ma continuavo a leggere,
nel mio masochismo illusorio. Stavo male per la mia passione, né per un
ragazzo, né per un’amica, per una passione.
Era
stupido e completamente irragionevole, ma la mia vita pareva girare attorno a
quel palco e anche se avrei tolto le catene, dubitavo che ce l’avrei fatta a
non tornare indietro e a riattaccarmi di nuovo.
Dopo
un altro po’ di pagine, la mia frustrazione era giunta al limite. Esplosi, in
un misto di rabbia, delusione, paura e illusione, e senza accorgermene
cominciai a colpire ogni cosa mi capitasse a tiro: libri, poltroncine, sedie,
ogni cosa pur di sfogarmi.
Alla
fine cadde anche una lacrima, ma non permisi che andasse oltre e la ricacciai
bruscamente indietro, con il pensiero di essere stata così stolta da piangere.
Mi ero sempre detta che c’erano cose ben peggiori di un brutto voto e di una
cattiva interpretazione, ma a volte credevo che fosse il contrario: il
risultato di un’infinita insoddisfazione faceva più male di qualunque altra
cosa e ciò emerse dalle lacrime che non ero più capace di trattenere da oltre
cinque anni.
Era
l’illusione che mi catturava dentro un vortice e non mi risputava più, mi ero
lasciata cadere dopo essermi agganciata con le dita finché le unghie non si
erano consumate ed ero precipitata. Ero ormai caduta sulle ginocchia, in un tonfo
secco, mentre le lacrime spaziavano apertamente sul mio viso e lo nascondevo
per la vergogna di quest’ultime.
“July…”
Continuai
a tenere la testa bassa, nonostante il mio braccio continuasse ad essere
scosso. Avevo voglia di morire, di sotterrarmi e scomparire: non trovavo niente
a cui attaccarmi, eccetto i miei genitori.
“July,
ascoltami, perché stai piangendo?”
Un
singhiozzo mi fuoriuscì dalle labbra, che morsi immediatamente. “Liam, va’ via”
“No,
non vado via – la sua mano strinse delicatamente il mio braccio, poi mi
costrinse ad alzarmi. Non osavo sollevare il viso, mi vergognavo. – July,
spiegami che è successo. Sono qui, e non intendo andare via”
“Niente,
non è successo niente” ripetei monotona, tirando su con il naso. Liam mi alzò
il viso con un dito e la sua espressione mi fece capire che lui non si sarebbe
scollato di lì neanche se Chloe si fosse presentata lì e si sarebbe esibita in
uno spogliarello.
“Non
hai distrutto una stanza per niente, stupida – le sue dita scacciarono le
lacrime rimanenti delicatamente. Nello stesso momento mi strinse la mano e mi
chiesi perché non mi ribellassi, forse perché avevo bisogno di qualcuno. –
Vieni qui”
Passò
un secondo prima che mi abbracciasse, passò un secondo prima che mi ci
aggrappai direttamente, senza minimamente pensare di stare attaccata a Liam
James Payne. Avevo bisogno di aiuto, e lui me lo stavo offrendo, come un vero
amico avrebbe fatto.
“Vuoi
raccontarmi quello che è successo?”
Tirai
su con il naso. “E’ una cosa stupida, Liam”
“Anche
fare due schemi per due ragazze è una cosa stupida, ma è geniale allo stesso
tempo - ribatté lui con l’intenzione di farmi ridere, mentre affondavo di più
il viso nell’incavo del suo collo. Ero una nana in confronto a lui. – E in più
ho un lecca-lecca alla fragola”
“Ieri
sono andata controvoglia a teatro, ormai sono cinque anni che lo faccio eppure
non ho mai avuto un ruolo importante. Sono sempre, sempre, stata una comparsa –
Liam si sedette a terra, appoggiando la schiena contro la parete, e mi accolse
tra le sue braccia. – Nonostante mi ripetano continuamente che ho talento, non
faccio mai niente. E’ frustrante, capisci?”
Lui
annuì, in ascolto, e la voce cominciò a tremarmi: le lacrime sarebbero iniziate
a scorrere di nuovo imperterrite da un momento all’altro.
“Mi
illudono inutilmente; ieri ho dovuto recitare una parte di Giulietta e
nonostante i complimenti, mi sono resa conto che avrei potuto fare meglio. Sono
una nullità, niente, illusa. Non voglio più credere in nulla, sono delusa
perfino da me stessa”
“Penso
che tu abbia molte capacità, forse devi solo aspettare – disse Liam, la sua
mano mi porgeva un lecca-lecca rosa e lo presi, per poi scartarlo e infilarmelo
in bocca. – Tutti ricevono qualcosa alla fine”
“Diamine,
ti ho fatto seriamente il lavaggio del cervello – borbottai, strusciando il
viso con una mano. Sentivo il respiro di Liam sul mio collo, ma non mi disturbò
affatto, poi udii la sua risatina sommessa. – Non voglio stare così male per
qualcosa da cui non trarrò alcuna soddisfazione nonostante l’impegno”
“Cinque
sterline e diventerai la protagonista di qualcosa”
Quell’abbraccio
che mi stava concedendo era riuscito a calmare la mia frustrazione. Era
incredibile quanto potesse essere benefico un abbraccio: già mi sentivo meno
arrabbiata, più coinvolta però in una rassegnazione per il mio stato da
comparsa perenne.
“Il
teatro è come una persona: è ipocrita, ti fa i complimenti e poi ti pugnala
alle spalle; come un cazzo di finto amico” mugugnai, accoccolandomi di più sul
suo petto.
Sentii
che sbuffava. “Non tutte le persone sono così”
“Ma
la maggior parte è stronza. Chloe, Genevieve, Arleen, Niall, Rikki… sono
persone che ti cercano soltanto quando hanno bisogno di aiuto” biascicai, la
voce impastata da precedenti lacrime che ora sarebbero uscite di nuovo a forza
di battere su quel tasto doloroso.
“Non
puoi dire questo di Niall – protestò Liam, quasi irritato. – E’ un amico
fantastico. Forse sei tu, July, che non permetti agli altri di conoscerti, no?”
“Tu
mi stai conoscendo, Liam. E scusa se ho offeso la tua anima gemella - ribattei
sarcastica, strofinandomi il viso con una mano. – Non ho mai avuto un amico che
mi consolasse, è ovvio che la pensi così”
Stavo
cominciando ad avere freddo, la pioggia ticchettava ritmica sul vetro come
tempo prima. Mi venne istintivo stringermi maggiormente le sue braccia addosso
e lui, nonostante la minuscola discussione, non esitò ad accontentarmi.
Era
una strana posizione, quella in cui eravamo: ero praticamente tra le sue gambe,
a terra, appoggiata al suo petto e circondata in un abbraccio confortante.
Stavo sinceramente bene, anche il cuore sembrava più leggero e meno oppresso da
quell’incudine insopportabile.
“Vorresti
parlarne?” e fu una fortuna che me lo chiese. Detestavo le persone che mi
incalzavano su argomenti scottanti, e quello era uno dei peggiori da
affrontare.
Non
sapevo quanto potermi aprire con lui, era già tanto se l’avevo abbracciato e
avevo parlato di quella ferita che adesso un po’ bruciacchiava, ma che – ne ero
sicurissima – appena sarei ritornata a casa sarebbe direttamente divampata come
un incendio, logorandomi come non mai. Intuii che la presenza di Liam mi
facesse bene e mi calmasse, ma non pretesi niente oltre ciò.
“No,
preferirei di no” risposi infine, con un’apparente voce calma.
Dentro
di me fremevo dalla voglia di raccontargli tutto, ma una specie di eco mi
ripeteva che aprirsi troppo non sarebbe stato saggio. Quanto mi dovevo fidare
di Liam? Quanto dovevo mostrare la vera me stessa?
Il
silenzio che seguì mi fece capire che Liam non era affatto stupido e aveva
capito tutto.
Il
pomeriggio passò in quel modo: la sottoscritta praticamente sdraiata su Liam,
in silenzio, mentre mangiava un delizioso – dovevo ammetterlo – lecca-lecca
alla fragola. Non si sentiva altro se non il rumore della caramella che
schioccava nella mia bocca, il respiro di Liam sul mio collo e i miei pensieri,
che se avessero avuto voce, sarebbero stati così rumorosi da distruggere quella
strana atmosfera.
Liam
avrebbe potuto baciarmelo o addirittura morderlo, ma stette buono e calmo,
finché una domanda non mi sorse spontanea dalle labbra. Le lacrime non uscivano
più dai miei occhi, ma quest’ultimi erano quasi secchi, come se le avessi
finite: non avevo pianto molto, era vero, c’era stato Liam ad arginare il fiume
con gli abbracci.
“A
che gioco stai giocando, Payne?” chiesi all’improvviso, e lo sentii sussultare
dalla sorpresa.
Il
silenzio occupò la stanza, il rumore del lecca-lecca che sbatteva nei miei
denti era l’unico minimo suono, insieme ai nostri respiri. Aveva cominciato a
piovere violentemente, fuori dalla biblioteca, e le gocce cadevano ritmiche
sulla finestra, come avevano fatto quelle lacrime circa due ore prima.
“A
nessuno, July, perché? - rispose infine. Esitò. – In realtà sto giocando a
battaglia navale”
Serrai
le labbra, confusa. “Battaglia navale?”
“E
sto anche perdendo, July. Stai affondando tutte le mie navi”
Rimasi
in silenzio perché non riuscii a capire il significato di quella frase; mi
sembrò di essere caduta in uno strano clima, quasi di mistero. Quando però la
sveglia del cellulare suonò, tutto si distrusse inevitabilmente, dissolvendosi
come fumo al vento.
“Sono
le sei… dobbiamo andare – biascicai, mentre mi alzavo a fatica. – Il panda deve
ritornare a casa”
Diedi
un’occhiata di sbieco al casino che avevo combinato: i libri erano ovunque, un
paio di sedie a terra, Romeo e Giulietta che giaceva inerme e maltrattato sul
pavimento. Velocemente lo raccolsi e lo gettai senza pensarci dentro allo
zaino.
“Il
panda deve tornare a casa? - ripeté divertito Liam, alzando una delle sedie per
darmi una mano. Mi voltai giusto per vedere quel famoso sorriso che gli affiorava
sulle labbra. – Perché?”
Mi
spostai una ciocca di capelli dietro l’orecchio e sorrisi. “Ho due occhiaie
così nere che sembro un panda – dissi – guarda!”
“Sei
il più bel panda che io abbia mai visto – osservò con sincerità. Rimasi
sorpresa da quell’affermazione e mi bloccai. – Ovviamente finché non ne vedrò
uno vero” aggiunse poi, e il mio corpo si rilassò.
Afferrai
uno dei cuscini e glielo lanciai addosso, prima di scappare, con il sorriso
sulle labbra che dubitavo sarebbe andato via.
Carrot's Corner
Salve donzelle!
Sto scrivendo questa cosa domenica perché so perfettamente che
domani non riuscirò a fare un benemerito cazzo e in più
la scuola mi sta praticamente uccidendo. Dire che mi sto ammazzando
è riduttivo.
Questo capitolo lo avevo già accennato nello scorso capitolo, e
ripeto: se la reazione di July vi sembrerà un po' esagerata, non
lo è affatto. O almeno per me. Della serie che quando ho
lasciato il tennis desideravo morire sul momento e piangevo come una
fontana dentro la macchina perchè non potevo camminare per colpa
di una cavigliera più grande di me (?) In ogni caso, capite sta
povera ragazza. AHAHHAHA c'ha culo visto che ha Liam Payne che la
consola, porca vacca.
A parte lo sclero, a parte il capitolo orrendo, a parte la mia voglia
che la scuola finisca presto, grazie veramente a tutti per quelle
recensioni meravigliose, per quanti siete che seguite questa storia e
per avermi messo tra gli autori preferiti :") siete bellerrime.
A Sarah, che si deve rimettere prestissimo <3
Ci vediamo presto, se la scuola non mi lascia agonizzante sul marciapiede e nessuno mi viene a riprendere. LOL
Mari xxx
No, comunque questa gif dovevo
metterla. Guardate quanto è figa July aka Emma Stone... amo 'sta
donna. Ah, l'idea di mettere le gif è di egg__s ma tanto
è l'unica che metterò. In ogni caso è sempre
meglio mettere i copyright per rispetto.
|
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Capitolo 10 *** Capitolo nove ***
like an extra 9
Like an Extra
Capitolo
nove
{I used to be so full of self confidence,
I used to know just what I wanted and just where to
go.
More than ever I could use a coincidence,
But now I walk alone and talk about it when I know.
Hey
– Red Hot Chili Peppers}
Quella
mattina avrei preferito morire piuttosto che alzarmi, andare a scuola e sentire
ancora quell’umiliazione e delusione scorrere a fior di pelle. Come avevo
previsto, appena ero tornata a casa dal pomeriggio precedente la ferita aveva ricominciato
a bruciare, imperterrita.
Era
vero: agli occhi degli altri ero stata eccezionale, ai miei un vero e proprio
schifo. Nonostante le parole confortanti di Liam e quelle della Wood che si
erano accorti della mia insoddisfazione in due modi diversi, non riuscivo a non
provare una rabbia interiore, accesa e incolmabile, che mi logorava fino allo
sfinimento. Pretendevo troppo da me stessa, ne ero consapevole, ma nonostante
tutto non avevo cambiato il mio atteggiamento, restando sempre ai piani bassi e
non montandomi la testa. Solamente mi distruggeva il pensiero di non dare il
massimo, di essere inferiore alle mie capacità: quella rappresentazione si
stava trasformando in un’ossessione perenne.
Ero
stanca, non ero riuscita a dormire, e avevo due occhi così neri che sembravo seriamente
un panda, peggio del giorno prima.
Quando
Niall arrivò nell’aula di matematica, mi trovò con la testa appoggiata sul
banco, nel bel mezzo di un sonnellino rigenerante. Sentii chiaramente che era
lui, perché sbatté le solite barrette di Mars sul banco, con la conseguenza che
sussultai dallo spavento.
“Niall…”
biascicai, lamentosa.
Alzai
un po’ la testa, per poi incrociare i suoi occhi tremendamente azzurri.
“Buongiorno
Juls! – trillò lui, sedendo al mio fianco. – Stamattina ho notato il tuo
aspetto da zombie e invece di prenderti il solito Mars, ho pensato che ti
sarebbe andato bene qualcosa al caffè…” e cacciò fuori un’altra barretta.
Biascicai
qualche ringraziamento prima di infilarmela tutta intera nella bocca. Niall
ridacchiò della mia espressione dapprima schifata poi sfinita.
“Come
mai ti sei ridotta in questo stato?” chiese lui.
“Teatro”
mugugnai, non gli avrei mai detto che Liam mi aveva consolata il pomeriggio
precedente perché ero in lacrime.
Forse
c’aveva già pensato il suo migliore amico a riferire la faccenda, come se non
mi sentissi già abbastanza umiliata.
“Okay,
allora non ti chiedo niente… - mi squadrò, - potresti assalirmi…”
“Non
ho abbastanza forze per farlo” borbottai, assaporando il sapore amaro del
caffè.
Niall
scartò uno dei Mars, lo addentò con golosità e sbirciò chiaramente la mia
figura in coma, con l’ovvio ma sbagliato pensiero che non me ne accorgessi nel
mio stato irrecuperabile.
“Ti
sei trovata un accompagnatore per il ballo?” chiese poi a bocca piena, tanto
che stentai a capire le sue parole.
“No,
Niall – soffiai, una nota di fastidio nella voce. – E’ la settima volta che ti
ripeto che non ci andrò”
Lui
sbuffò divertito. “Dai, Juls, ci vanno tutti! – esclamò entusiasta. – Vuole
venire anche Louis!”
“Quelli
che hanno finito la scuola non possono venire, Niall”
“Invece
sì! – trillò tronfio. – Ma finché non trova una ragazza, dice che non metterà
piede nella sala… perché non ci vai tu con lui?”
Intuii
che era da molto tempo che rimuginava sulla questione e che si era preparato
quel discorso per arrivare proprio a quel preciso tasto.
Sbuffai.
“Niall, da quanto tempo ti sei preparato questa domanda?”
Lui
si strinse nelle spalle con fare innocente, come se non avesse già progettato
ogni singolo dettaglio del suo subdolo piano.
Mi passai una mano sul viso, evidentemente esausta.
“In
ogni caso la risposta è no”
Dallo
scatto che fece Niall alle mie parole, intuii che non era per niente d’accordo:
il suo astuccio volò a terra, spazientito sbatté i piedi proprio come un bambino
capriccioso.
“July,
ti sto offrendo la possibilità di andare al ballo! Dai, ti capita una sola
volta nella vita!”
“Non
conosco neanche la presunta persona con cui dovrei andarci!” protestai. Intuivo
che Niall volesse un piacere: che io andassi con Louis nonostante non lo
conoscessi, solo per permettergli di entrare.
“Lo
conoscerai dopo, July. Louis non ti stuprerà mica”
Improvvisamente
sveglia, incrociai le braccia al seno e stetti in silenzio, col broncio che mi
occupava il viso. No, non sarei andata solo perché dovevo accompagnare qualcuno
che poi mi avrebbe ignorata per il resto della serata.
“Ho
detto di no, Niall. Cerca qualcun’altra” borbottai.
Dopodiché
la lezione iniziò e la conversazione morì come era nata: Niall rilasciò un
prolungato sospiro, raccolse l’astuccio e cominciò a scrivere un po’ di appunti
sul quaderno, evidentemente disinteressato all’argomento. Alla fine della
lezione tentò di nuovo di parlare, ma scappai prima con la scusa di dover
vedere Arleen per il pranzo.
Come
sempre, lei non mi aveva detto né dove dovevamo incontrarci né cosa avremmo
mangiato né se ci sarebbe stato qualcun altro oltre a noi due. E come al
solito, quando mi afferrò per un braccio all’improvviso spaventandomi, sorrise
e contrariamente alla prima volta si diresse verso la mensa.
Odiavo
quel posto, ma non conoscevo il motivo: mangiavo – se mangiavo – sempre da
sola, in giardino. Con un lamento mi lasciai trascinare verso un tavolo, finché
lei proprio non mi sbatté sulla panca e puntò i suoi occhi nei miei, per poi
sorridere ampiamente.
Avevo
la netta sensazione che Arleen non avesse voluto pranzare con me, bensì fare
del gossip per tutto l’unico momento libero che avevo in quella giornata. Sospirai,
con il desiderio di fuggire se solo mi avesse chiesto con chi sarei andata a
quello stupido ed idiota evento.
“Cosa
fai la sera del ballo?”
Mi
passai scocciata una mano tra i capelli, mentre il mio stomaco reclamava cibo.
Sembrava stesse urlando: sarebbe stato imbarazzante se tutti lo avessero
sentito, avevo solamente mangiato quella barretta al caffè di Niall, che non mi
aveva saziata per niente.
“Non
lo so…” mentii.
Era
chiaro che me ne sarei stata a casa sdraiata sul letto a tentare di leggere
Romeo e Giulietta combattendo contro il desiderio di lanciarlo dalla finestra o
infilarlo nel forno. Oppure sarei stata a guardare la televisione o un film
drammatico e mieloso per far sognare e far produrre al mio cervello nuove
lezioni di filosofia da proporre a Liam.
Appena
il pensiero lo sfiorò, mi sentii in colpa. Quella mattina non l’avevo né
incrociato agli armadietti, né visto per il corridoio, né salutato… niente.
Sembrava come sparito nel nulla e nel mio cuore si diffondeva una strana
sensazione, che avrei potuto definire soltanto con la parola preoccupazione.
Avrei voluto fermare Zayn o Harry e domandare dove Liam fosse, ma forse
avrebbero intuito che c’era qualcosa sotto e che era il caso di indagare. In
qualunque modo, il pomeriggio prima non avevo neanche avuto la possibilità di
dirgli grazie ed ebbi come la sensazione che per riconoscenza sarei dovuta
andare al ballo con Louis, almeno perché si potesse divertire anche lui.
Era
un discorso illogico quanto stupido, ma necessario. In qualche - assurdo, certo
– modo, la sua presenza mi rincuorava, e ciò mi sorprendeva enormemente.
Forse
avevo risentito delle attenzioni dello scorso pomeriggio o forse ero
sinceramente preoccupata perché iniziavo a volergli bene. In ogni caso non
sarei mai andata dai suoi amici a chiedere dove Liam fosse, ma l’avrei
aspettato in biblioteca, come sempre.
“Volevo
chiederti se ti andava di andare al cinema, noi due. Ancora non conosco
abbastanza qualche ragazzo e sono da sola…” disse, e i suoi occhi castani si
spensero non appena non carpirono alcuna notizia di gossip.
Rimasi
incerta sul da farsi. Se il mio pensiero si era praticamente dirottato ad
accettare la proposta di Niall, adesso vacillava un po’.
“Non
lo so, magari ti faccio sapere”
Lei
annuì. Mi sembrava la scelta più saggia in quel momento, non ero ancora sicura
di quello che volevo fare, se andare o non andare al ballo. Arleen cominciò a
giocherellare con il suo braccialetto, a occhi bassi, una smorfia che le
occupava il viso.
“Genevieve
è stata invitata al ballo da Liam” borbottò poi.
Nascosi
la sorpresa che la notizia mi aveva provocato. Liam aveva invitato Genevieve,
ciò voleva dire che aveva finalmente deciso chi finalmente avrebbe occupato il
ruolo di protagonista.
Arleen
si illuminò dopo un attimo di cupezza. “Ehi, July, che ne dici se andiamo
insieme?”
“I-insieme?”
ripetei incredula e spiazzata. Arleen voleva davvero andare a quel ballo, ma se
avessi accompagnato Louis allora lei sarebbe rimasta sola e non sarebbe venuta.
Mi
chiesi se Zayn o Harry avessero una ragazza, visto che Niall si sarebbe
sicuramente presentato con Rikki e Liam con Genevieve. Avrei detto al biondo
che sarei andata con Louis solo e soltanto se Harry o Zayn avessero invitato
Arleen. Non mi andava di lasciare qualcuno da solo.
Arleen
annuì, i lunghi ricci che si muovevano come molle. “Sì, insieme. Al massimo
saremo le zitelle della serata, ma non importa: sono sicura ci divertiremo”
Gemetti.
“Vorrei tanto, Arleen, ma Niall mi aveva chiesto se andavo con un suo amico e
prima non volevo… ora che c’ho riflettuto sopra, forse accetterò”
“Ma
allora sei stata invitata!” i suoi occhi castani si illuminarono di nuovo.
Mi
maledii: accidenti a me che avevo parlato dicendo la verità.
Avrei
potuto rinunciare tranquillamente a Louis e l’avrei proposto ad Arleen, ma uno
strano desiderio dentro di me mi spingeva a tenermi quell’occasione stretta
stretta, e non ne conoscevo il motivo. Forse volevo controllare Liam?
“No,
non sono stata invitata. Per essere precisi Niall mi ha fatto capire che è
praticamente un obbligo, ma mi dispiace però che tu sia da sola” spiegai
tranquilla, calmando la sua improvvisa agitazione con un gesto della mano.
La
sua espressione si addolcì. “Sei carina, July, ma non ti preoccupare:
l’alternativa è andare ad una festa con Lucinda… ed è un miracolo che mi inviti
– sorrise. – Ora mangiamo, che potrei svenire da un momento all’altro”
E
sparì, per poi tornare con un vassoio stracolmo di roba.
Nella
mia mente, mentre addentavo una coscia di pollo, si diffondeva l’idea che
Arleen fosse stata gentile solo per un ripiego. E insieme a quella, anche il
viso di Liam disperso era impresso nel mio pensiero.
Carrot's Corner
Here I am, people!
Lo so, il capitolo scorso faceva praticamente schifo ma speriamo che
questo, di passaggio perché la vera azione si estenderà
tra due capitoli o tre, non mi ricordo bene, comunque spero abbiate
gradito lo stesso. Qui approfondiamo di più il rapporto di
Arleen con July e giuro non voglio farla diventare odiosa, povera
Arleen AHAHAHHA in ogni caso tra un po' succederà un bel casino
e siccome ho finito di scrivere tutta la storia ieri constatando che
sono 25 capitoli, vi auguro di non suicidarvi prima (?) no, diciamo,
che entreranno due nuovi personaggi: uno è Louis, e una
è... boh, non vi dico il nome, ma comunque è una brava
personcina, va. AHAHAHAHHA
Grazie per tutti i complimenti su Twitter che non merito affatto,
quelle 34 preferite, quelle 12 ricordate, quelle 47 seguite e quelle 47
persone che mi hanno messa tra le autrici preferite! çç
siete bellerrime! Per questo aggiornamento settimanale ogni
lunedì o domenica! :3
Scusate lo sclero, ma è necessario :3
A Juls, spero che questo brutto momento passi. Sono sempre qui per te, con te, ti seguo ovunque e ti voglio davvero molto bene.
Al prossimo lunedì!
Mari xxx
|
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Capitolo 11 *** Capitolo decimo ***
cap 10 like an extra
Like an Extra
Capitolo
dieci
{I’ve put my trust in you
Pushed as far as I can go
And for all this
There’s only one thing you should know.
In
the End – Linkin Park}
Quelle
ore in biblioteca sembravano non finire mai: ne erano ormai passate quasi due e
di Liam non c’era traccia. Presi mentalmente nota di tirargli un libro addosso
se mai avesse varcato quella soglia vivo e vegeto.
Il
libro di scienze che avevo prestato a Chloe era sempre sulla scrivania insieme
al biglietto di conforto, ma che recitava chiaramente la sua paura per la presenza
di Liam, e avevo storto la bocca a quel pensiero.
Sia
Rikki che Chloe temevano che la loro intoccabile immagine si disintegrasse di
fronte alla dimostrazione dei loro interessi: anche per questo erano legate
indissolubilmente. Se solo la prima avesse parlato della seconda o viceversa,
ci sarebbero state conseguenze disastrose perché si sarebbero attaccate a
vicenda, finché entrambe non sarebbero cadute definitivamente. La loro non era
vergogna, era viltà.
Sfogliai
con aria annoiata Romeo e Giulietta, lessi uno dei passi, poi lo richiusi,
secca, con uno sbuffo prolungato. Qualcuno entrò nella stanza, trascinando i
piedi, e solo dopo mi accorsi che era Liam perché mi spettinò giocosamente i
capelli.
“Ciao,
Payne”
Liam
prese una sedia, l’affiancò alla mia e si sedette con un enorme sorriso che gli
affiorava sulle labbra. Avrei voluto prendere Romeo e Giulietta e tirarglielo
sulle gengive, visto che mi aveva fatto preoccupare senza motivo. Almeno ora
avevo la certezza che fosse vivo e vegeto e che Genevieve non l’avesse
strozzato dalla felicità che provava dopo che lui l’aveva invitata.
“Ehi,
July – borbottò, dando un’occhiata al libro che avevo tra le mani, poi lo prese
e lo lanciò dentro il suo zaino. – Niente Romeo e Giulietta, niente teatro,
niente pensieri. Stai male, Juls”
“Sì,
ma vorrei il libro indietro dopo che te ne sarai andato” protestai con le
braccia protese verso di lui.
Sembravo
una bambina che ricadeva in uno stupido vizio e lui un genitore che mi tirava
fuori e mi teneva lontana dagli sbagli e dagli errori.
Sporsi
il labbro fuori, come per intenerirlo, ma lui non cambiò espressione e scosse
la testa.
“Te
lo darò quando uscirai dalla dipendenza”
Sbuffai,
ticchettando nervosa le dita sulla scrivania. “Ho sentito che hai invitato
finalmente Genevieve, quindi vuol dire che hai scelto!”
“In
realtà, no. – Liam tentennò. – Io e Zayn abbiamo tirato la moneta e fatto testa
e croce: lui ha invitato Chloe, io Genevieve. Devo tenerle entrambe
sott’occhio”
Incredula,
mi passai una mano tra i capelli. Quanto lavoro avevamo mandato a quel paese?
Ore di biblioteca sprecate per aumentare la confusione di Liam che aveva
corrotto Zayn a invitare Chloe per osservare le sue reazioni da lontano?
“Sei
un caso perso, Liam – sbuffai sorpresa. – E Harry è libero?”
“Ti
interessa Harry?”
Scossi
la testa con veemenza. “No! Pensavo che Arleen, l’amica di Genevieve, potesse
andare con lui… è da sola”
“Harry
ha invitato una sua compagna di spagnolo. Le va dietro da una vita e finalmente
ha avuto il coraggio di spiccicare parola per invitarla – spiegò Liam con un
sorriso, spettinandosi i capelli con una mano. – E tu, filosofa? Hai inculcato
le tue idee a qualcun altro oltre che a me?”
“No,
per ora sei stato l’unico fortunato - gli angoli della bocca si piegarono
spontaneamente, come se quest’ultima fosse stata un muscolo involontario:
funzionava, e basta. - Anche tu sei coinvolto nella faccenda ‘spingiamo July
nelle braccia di Louis Tomlinson perché quest’ultimo si diverta’?”
Il
fatto che si voltò con aria imbarazzata altrove per non incrociare il mio
sguardo, fu un’esaustiva spiegazione: anche lui era chiaramente d’accordo con
il suo migliore amico Niall.
“Dio,
July, non pensavo Niall te l’avesse chiesto seriamente! – esclamò sorpreso ma
divertito. La penna che avevo preso precedentemente dal portapenne cominciò a
battere nervosamente sulla superficie lignea della scrivania. – E tu che hai
risposto?”
“Ho
detto di no, Liam, ma l’idea di andare è un po’ cambiata in seguito ad alcuni
strani eventi…”
Lui
inarcò un sopracciglio. “Della serie?”
“Sei
sparito per un giorno intero, mi stavo preoccupando e quindi devo scoprire che
stai architettando” ridacchiai, mentre un sorriso gli affiorava sulle labbra.
Probabilmente
se fossi stata una comparsa normale sarei svenuta o avrei urlato di fronte a
tutti quei sorrisi, ma fortunatamente era una poco regolare e perciò non cadevo
nella trappola. Ringraziai me stessa per la mia strana resistenza.
“Ah,
mi dimenticavo” aggiunsi tirandogli uno schiaffo sul braccio, senza la
preoccupazione di fare del male.
Liam
ebbe come una reazione istintiva: prima si indignò, poi rise. Ma capii che era
una risata diversa… sembrava vera, non finta né nascosta come quella che
esalava con i suoi amici. Era la risata che si diffondeva per la stanza quando
era con Niall e forse con Zayn, e nessun altro. Era la risata che mostrava il
vero lui stesso.
Una
strana sensazione mi riempì: era forse orgoglio?
“Perché
tutta questa violenza?!” cominciò a massaggiarsi con aria teatrale il braccio
colpito.
Scattai
in piedi, come una molla e lo scavalcai; il motivo dell’alzata mi era
totalmente sconosciuto, sentivo solo il bisogno di camminare per la stanza come
alla ricerca di qualcosa.
“Mi
sono preoccupata! – risposi con ovvietà, le braccia allargate in atto di
fastidio. – E poi pensavo che… per ieri… insomma, hai capito”
Mi
morsi il labbro così forte che temetti del sangue: la necessità di non parlare
più di quell’argomento mi aveva colpita e il dolore della bruciatura si era di
nuovo riacceso, come una piccola fiammella inestinguibile. Ma adesso era un
dolore diverso, né troppo lacerante o forte, era come se fosse stata una
piccola cicatrice su cui ero ricaduta e si fosse strappata. Era solo uscita una
misera goccia di sangue e poi più niente.
“Avevi
paura che avessi detto qualcosa a qualcuno riguardo a ieri?” chiese Liam, gli
occhi castani che mi penetravano da parte a parte per carpire ogni mio singolo
sentimento.
Era
stato davvero perspicace in quel momento, dovevo ammetterlo, o forse in quel
poco tempo aveva imparato a conoscere me e il mio strambo carattere.
Tentennai,
e lui se ne accorse tanto che mi sentii prendere per i fianchi e con uno
strattone finii sulle sue gambe, con le sue braccia attorno alla mia vita e le
mie attorno al suo collo.
“A
cosa devo questa cosa?” chiesi incerta, e Liam scosse le spalle.
“Avevi
bisogno di affetto”
“E
credo che tu abbia bisogno di maggiore violenza”
Liam
aggrottò la fronte, indignato. “Davvero?! – esclamò. – Allora anche tu hai
bisogno di un po’ di violenza”
E
senza neanche accorgermene, finii con il sedere a terra spinta letteralmente
giù dalle sue gambe. Liam ridacchiò della mia espressione dolorante.
“Sei
un cretino! Mi hai fatto male!”
Sentii
le sue labbra che mi lasciavano un bacio tra i capelli. A quel gesto così intimo, il mio cuore sussultò così come
il resto del mio corpo. E non me lo seppi spiegare.
“Allora?
Ci vai al ballo con Louis?” chiese divertito.
Mi
alzai piano dal pavimento, mi trascinai verso la sedia e riacquistai la mia
posizione a mento alto, con un’arroganza che non mi apparteneva.
“Non
lo conosco neanche!”
Lui
si strinse nelle spalle. “C’è poco da dire su Louis, July. È divertente, punto”
Mi
scostai una ciocca di capelli dietro l’orecchio, una maschera corrucciata al
posto di quella arrogante che si era sciolta subito, come la cera. Una maschera
teatrale, per la precisione.
“Posso
fidarmi di te, Liam?”
Lui
annuì. “Sì, July. Puoi fidarti di me”
Le
sue parole dette con così tanta enfasi furono uno dei fattori per cui accettai
la sfida di andare a quell’evento senza che conoscessi minimamente la persona
che mi aveva invitato.
L’elemento
più convincente, però, erano i suoi occhi.
Carrot's Corner
Eccomi qui, gente!
Capitolo di merda, corto, di passaggio... la vera azione sarà
nel prossimo e nel prossimo prossimo (?) In ogni caso Louis
entrerà in scena (bello amore mio *gli tira le guance* okay,
basta) come non potevo far mancare mio marito? Per la miseria, anche
lui vale in questa orribilerrima FF AHAHAHHA
Comunque spero abbiate apprezzato lo sforzo di questo capitolo
veramente orribile, prometto che il prossimo sarà anche peggio
perché succede un casino con la madre di July, okay, sto zitta.
Amo quella donna. AHAHAHAHHAHAH ho detto troppo!
Vi ringrazio davvero per tutto il supporto, non pensavo minimamente di
ricevere così tante recensioni per le mie storie, davvero.
Diecimila grazie, sia a tutte quelle persone che la seguono, a tutte
quelle che invece si complimentano con me su twitter quando io non
merito per niente quei complimenti (siete così gentili!), alle
meravigliose persone che mi hanno messa tra le autrici preferiti.
Grazie davvero!
Ci vediamo al prossimo lunedì!
Mari xxx
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Capitolo 12 *** Capitolo undicesimo. ***
cap 11 like an extra
Like an Extra
Capitolo undici
{This is a crazy world
These can be lonely times
It’s hard to know who’s on your side
Most of the time.
Here
I Am – Leona Lewis}
Erano
ormai due ore che saltellavo per camera mia maledicendomi di aver accettato
l’insana proposta di Niall. Non mi ero minimamente preoccupata né di comprare
un vestito, né un paio di scarpe, né un’acconciatura adatta ai miei capelli a
dir poco ribelli, né al trucco.
Ero
nella merda. In una totale e profondissima merda, ero arrivata al punto di
sperare che Louis Tomlinson sbagliasse strada per arrivare a casa mia e
prendesse quella per casa di Arleen.
Tutti
i miei vestiti – magliette a maniche corte, felpe, jeans, scarpe da ginnastica
– giacevano chi sul letto chi a terra, in un ordine confuso come la mia mente.
Tirai fuori un vestito bianco, lo squadrai e lo gettai insieme agli altri: mia
madre ripeteva continuamente che il bianco era il mio colore perché la mia
pelle diventava ancora più chiara e sembravo come la neve.
Che
cosa patetica. Non c’era cosa peggiore di avere la pelle quasi trasparente e
gli occhi di un colore a me indecifrabile.
Con
quel vestito ero troppo romantica, troppo poco me. Vidi la cintura di pelle
nera posata su una sedia, indossai il vestito e me la legai alla vita, per poi
infilare un paio di ballerine nere ai piedi.
Se
dovevo proprio fare il lavoro sporco, allora era meglio farlo per bene. E se
poi avessi dovuto ballare non volevo rischiare di avere le vesciche o comunque
male ai piedi alla fine di una sessione di qualcosa.
Ero
tremendamente nervosa e ad aumentare la mia agitazione contribuiva la scarsa
conoscenza del mio accompagnatore: di lui dicevano che era divertente, basta.
Come
se l’aggettivo ‘divertente’ potesse realmente aiutarmi a capire i pensieri e
l’intenzioni di una persona che non avevo mai visto. Niall, appena gli avevo
riferito la nefasta notizia, mi era quasi saltato addosso per stritolarmi in un
abbraccio di ringraziamento ma mi ero prontamente scansata con il rischio che battesse
il viso nel pavimento.
Mi
pettinai i capelli alla bell’è meglio, tanto per dare a me stessa un minimo di
contegno e non mi truccai neanche: odiavo avere tutto quel cerone sul viso,
mascherava me stessa e il mio vero aspetto.
Scesi
le scale con una lentezza indicibile, caddi sul divano e aspettai. Mia madre,
vicina a me e con il computer sulle ginocchia, mi lanciò un’occhiata
sospettosa, chiuse il portatile con un gesto secco e lo mise da parte.
Gemetti:
stava per iniziare una delle sue liste “cosa devi fare e cosa non devi fare”.
“July?
– chiese indifferente, come se non avessi capito a che punto voleva arrivare. –
Com’è questo Louis?”
Bella
domanda, avrei voluto tanto saperlo anch’io.
“E’
divertente e simpatico – risposi incerta, mentre un brivido mi percorreva la
schiena. – Ed è…”
“Insomma,
July, è della tua scuola. Dovresti conoscerlo… che corsi fa?”
Quasi
mi strozzai con la saliva e odiai la mia incapacità di dire bugie; le mie
guance si tinsero di un rosso acceso, poi cercando di mantenere una dignità
inspirai ed espirai per calmarmi. Intanto mia madre osservava le mie reazioni
da sotto i capelli rossicci e vidi chiaramente che aveva inarcato un
sopracciglio.
“Siamo
insieme al corso di letteratura inglese” balbettai tutto insieme, rischiando un
embolo. Mia madre mi osservò sospettosa, ma non disse niente perché il
campanello suonò.
Per
una volta benedii quel santissimo ragazzo che non conoscevo che era venuto a
prendermi. Scattai in piedi come una molla, ma fu mia mamma a ributtarmi di
sotto sul divano con una spinta e ad aprire la porta, tanto che Louis –
evidentemente si era preparato in anticipo – era lì con addosso lo smoking, una rosa in mano e una faccia incerta. Notavo
chiaramente che era in imbarazzo e non sapeva mentire, esattamente come me.
“Oh,
vieni… Louis, giusto?” che mia madre Johanna fosse un’attrice questo era fuori
dubbio.
Lui
annuì, inarcò un sopracciglio e appena mi vide mi squadrò con attenzione, da
capo a piedi. Ricambiai un’occhiata infastidita, tanto per fargli capire che
non apprezzavo le radiografie complete.
“Ciao,
July” e mi salutò con una mano, come per fingere. Niall doveva averlo tenuto
informato.
Sorrisi.
“Ciao, Louis… come va?”
La
conversazione era stentata, finta, e mia madre ormai non credeva al giochetto e
da un momento all’altro l’avrebbe spennato, poi sarebbe passata a me e sarei
morta senza pietà.
“Bene,
Louis… quale corso frequenti insieme a July?” chiese mia madre interessata, e
ovviamente mi arrabattai per non trattenerlo a lungo ed evitare brutte
conseguenze.
Cacciai
in mano a mia madre la macchina fotografica anche se odiavo essere fotografata
a prescindere, alzai di peso Louis che si era seduto sul divano e cominciai
seriamente a saltellare come un’idiota per la stanza.
“Mamma, facci una foto che siamo in ritardo, muoviti!”
Sembrava
una situazione comica, tipo quelle stupide dei film. E in questo caso ero la
protagonista con un Louis praticamente confuso e frettoloso che voleva
concludere quella scena al più presto affinché ce ne potessimo andare al ballo
e poi dividerci ognuno per i fatti suoi.
Mia
madre Johanna fece di tutto per aumentare la tortura a cui eravamo sottoposti,
sbagliando ogni volta le fotografie tanto che ebbi il coraggio di prenderle la
macchina di mano e di scattarmela da sola. Cercò di protestare, ma ormai ero
già scappata via in direzione della porta.
Se
mia madre aveva avuto le chiare intenzioni di rovinare la serata e molto probabilmente
farmi fare una figuraccia di fronte al mio finto accompagnatore, allora c’era
riuscita in pieno.
“Mi
dispiace davvero tanto per il comportamento infantile di mia madre” borbottai
poco dopo essere infilata nell’auto striminzita di Louis.
Scoppiò
a ridere. “Be’, è una donna perspicace visto che ha capito tutto”
“E’
una rompipalle, altro che donna perspicace - commentai amareggiata. Mi coprii
il viso con una mano, imbarazzata al solo ripensarci. – Comunque bello smoking,
vedo che Niall ti ha preparato per bene”
“In
realtà è stata una mia iniziativa, come la rosa – disse sorridendo e guardando
il fiore che avevo in grembo, poi mise in moto e partì. – Anche il tuo è un bel
vestito… alternativo, ma bello”
“E’
la prima cosa che ho trovato nell’armadio”
Non
era esattamente la situazione che avrei voluto sperimentare e che mi ero
immaginata: le parole stentavano ad uscire dalla bocca, un leggero imbarazzo
veleggiava nell’aria, giocherellavo con la rosa tra le mani nel silenzio.
Per
ora, a primo impatto, Louis era simpatico ma non troppo espansivo né
impiccione. Avrei preferito che ci fosse più allegria e meno timidezza
piuttosto che quella situazione che si stava presentando.
L’unico
rumore che si sentiva era il rombo inquietante provocato dalla vecchia macchina
al momento di cambiare marcia, oltre ai respiri spezzettati che si confondevano
tra di loro.
“Siamo
arrivati – sussurrò Louis dopo un po’, guardando la scuola con una nota di
nostalgia sul viso. – Mi mancava questo posto…”
Avevo
tenuto la testa bassa per la maggior parte del viaggio, perciò l’alzai appena
per sbirciare oltre il vetro.
La
scuola non sembrava più un edificio adibito allo scopo di rovinare e rendere
noiosa la vita di quelli che entravano, ma aveva l’aspetto di una strana
discoteca luminosa e accogliente. I precedenti muri grigi spenti e freddi erano
stati sostituiti da una colorazione rossastra, probabilmente dovuta alle luci
posate sul terreno del giardino, le quali circondavano la struttura. File e
file di coppie si sorridevano e si salutavano festose, le ragazze davano il
braccio ai ragazzi e quest’ultimi sussurravano alle loro orecchie, tanto che
qualcuna scoppiava a ridere fragorosamente e altre arrossivano fino alle punte
dei capelli acconciati con cura.
Scorsi
Niall e Rikki in fila, perfettamente coordinati tra loro. La cravatta
azzurra
di Niall aveva un chiaro richiamo con i propri occhi e con il vestito
di Rikki che
aveva un enorme fiore blu al polso e un sorriso felice stampato sulla
faccia. Sembrava essere la ragazza più radiosa del mondo: ancora
mi chiesi se realmente amare una persona
significasse avere gli effetti collaterali di Rikki o quelli di Niall.
Allungai
l’occhio fino a scorgere in cima alla fila di giovani studenti un arco. Un arco
bianco, completamente ricoperto di fiori bianchi, dove le coppie si
posizionavano lì sotto e si facevano scattare le foto che poi sarebbero andate
su internet o da qualche altra parte.
Osservai
meglio le rose che scendevano gentilmente lungo l’arcata e in un attimo mi immaginai
di essere lì sotto con il sorriso felice, gli occhi illuminati, il battito
accelerato come quello di Rikki, la compagnia di qualcuno che mi facesse stare bene; poi ad un tratto
riconobbi la figura di Liam che trascinava per mano Genevieve. E il mio cuore
sussultò all’improvviso, costringendomi a distogliere lo sguardo.
La
visione mi aveva infastidito, nonostante fossi certa di aver spinto io stessa
Liam alla decisione di scegliere.
“Andiamo?”
chiese Louis, e io annuii senza neanche guardarlo, gli occhi puntati verso
Genevieve e Liam.
Con
un sorriso mi porse il braccio, da vero gentiluomo, e non riuscii a non
increspare le labbra. Si comportava come se ci conoscessimo da anni e invece
era solo tre minuti o quattro che ci avevo parlato per la prima volta.
Ci
avviammo verso il vialetto decorato, a braccetto, nel bel mezzo di uno stentato
silenzio e nel divertimento della irrealtà della situazione. Per un attimo però
ebbi la netta sensazione che Louis volesse nascondersi da tutti: ogni due
minuti gli studenti più maturi lo salutavano, sorprendendosi del suo arrivo;
odiai il momento in cui i bisbigli si diffusero tra le persone, in un
rumoreggiare crescente. Il mio nome passò di bocca in bocca fino ad arrivare
alle orecchie di Niall, che si voltò e con un sorriso si sbracciò inutilmente,
come se non si vedesse da lontano. I suoi capelli biondi fungevano da faro, era
facile scorgerlo.
“Odio
che tu sia stato così famoso nella tua era scolastica” bisbigliai divertita
all’orecchio di Louis, mentre raggiungevamo Niall e Rikki.
Volli
sbirciare oltre l’arco di rose per vedere se Liam se ne fosse già andato con
Genevieve, magari in un angolino angusto. Scacciai l’orribile pensiero nel momento
in cui Rikki mi prese a forza per un braccio e mi trascinò più vicina a lei,
con un enorme sorriso.
“Niall
ti ha corrotto con i Mars, July? – annuii quando me lo chiese e la vidi
ridacchiare. – Ricordati che ti deve molti favori”
Inarcai
un sopracciglio. “Dici che sarà una festa di merda?”
“No
– Rikki scosse la testa castana. – Dico che Louis è stato parecchio famoso e
che non sei abituata al fatto di essere al centro dell’attenzione. Buona
fortuna”
Sembrava
divertita e innervosita al tempo stesso, sbatté i piedi a terra per poi
accorgermi che l’arco era a un passo da noi.
“Non
dirmelo, preferisco morire senza saperlo”
Lei
mi strinse un braccio come per rassicurarmi. “Io devo affrontare l’arco di rose
e le strambe idee di Niall… non so cosa voglia fare e ciò mi terrorizza”
Deglutì.
“Non
sarà terribile, Rikki, dovrai solo sorridere – mugugnai poco convinta. – Io
passerò la serata con uno che è famoso per aver dato tirato giù i pantaloni al
preside”
Lei
sorrise ampliamente, sorriso – se fosse mai stato possibile – che si allargò
ancor di più quando Niall le circondò la vita e la spinse sotto l’arco con un
gesto veloce. E li invidiai quando Niall prese l’iniziativa e la baciò
appassionatamente sotto gli occhi di tutti, sotto l’arco di rose, sotto il
cielo scuro stellato e sotto lo scatto del fotografo.
Diamine,
stavo diventando romantica.
“Rikki
era spaventata dalla sorpresa di Niall – dissi divertita a Louis, guardando il
suo profilo fisso e sorridente in direzione della coppia che si stava
allontanando. – E io sono terrorizzata da te, il ragazzo famoso per aver tirato
giù le mutande al preside”
Louis
rise e si voltò verso di me. “Hai paura che ti tiri giù le mutande?”
“No
ma è decisamente meglio se non lo fai. Rischi di diventare femmina”
“Vedrò
di resistere alla tentazione” mormorò divertito Louis, spingendomi con
delicatezza verso l’arco di rose, dal quale il fotografo ci sorrise come per aspettarsi
qualcosa di simile al bacio di Niall e Rikki.
Quando
il flash ci investì, ebbi la sensazione che sarebbe stata una serata diversa in
ogni caso. Se ciò che Rikki aveva detto – cioè che avrei trascorso una delle
serate peggiori della mia vita solo perché Louis era famoso – fosse stato vero,
allora sarebbe stato il contrario.
La
mia vita era come un film romantico di seconda categoria e, per la prima volta
nel mondo del cinema, una comparsa stava diventando protagonista con un
semplice ballo.
Era
davvero l’ora di entrare in scena.
Carrot's corner
Buonasera bellissime/i! (non si sa mai se c'è qualche maschio, eh)
Un nuovo capitolo di passaggio, con l'entrata di Louis in scena *si
aggrappa a Tommo come un koala al bambù*, la scena dolcerrima,
quasi da diabete, tra Niall e Rikki *si appiccica ancora di più
a Lou*, la figura di merda di July con sua madre Johanna (che poi non
me ne sono accorta ha lo stesso nome della mamma di Louis)
*perché non riesci a pensare ad altro?*... lo so, lo so,
è ancora un capitolo di passaggio, è noioso, orribile,
quello che volete. Avete il diritto di insultarmi, ma il prossimo
è SERIAMENTE DI AZIONE. Succederanno delle cose che smuoveranno
molto la vicenda, della serie che da lì fino al diciottesimo
starete con la fifa addosso e poi al diciottesimo morirete. AHAHHAHA
non vi dico altro!
In ogni caso, molte di voi hanno provato ad immaginare ciò che succederà e nessuno c'ha azzeccato. AHAHAHHHA
Ne approfitto per ringraziarvi enormemente per tutto il supporto,
davvero, grazie moltissimo! E in più, sto scrivendo una nuova ff
... moolto particolare e ne ho mente pure un'altra. Considerando che
avevo detto che avrei scritto una sola storia sui nostri 5 froci...
wow, mi so davvero contenere.
Ah, dimenticavo: ho trovato un casino di immagini figherrime, della
serie... ve le farò vedere nei prossimi capitoli!
Un bacione!
Al prossimo lunedì!
Mari xxx
|
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Capitolo 13 *** Capitolo dodicesimo. ***
cap 12 like ane xtra
Like an Extra
Capitolo
dodici
{But I see you with him slow dancing
Tearing me apart
Cause you don’t see
Whenever you kiss him
I’m breaking
Oh how I wish that was me.
I Wish – One Direction}
Appena
varcai la soglia della scuola a braccetto con Louis Tomlinson e un sorriso
strafottente uscito da chissà dove dal mio corpo, cominciai a guardarmi
intorno, nella palestra.
Anche
questa non era il posto orrido nel quale gli studenti facevano ginnastica e le
ragazze si schiacciavano contro i muri per evitare di praticare qualsiasi sport
con il rischio di rompersi una preziosa unghia e c’erano più luci del solito ed
erano colorate. In fondo alla stanza, dei tavoli disposti orizzontalmente
proponevano punch, patatine, cioccolato e schifezze varie, tanto che non mi
sorpresi di vedere Niall che con il piatto stracolmo di cibo protestava di
fronte alle insistenze di Rikki. Una flotta di palloncini colorati occupavano
il soffitto, un altro paio erano attaccati ai tavoli e alle poche sedie che c’erano
oppure alla console del DJ che aveva appena annunciato l’inizio del ballo.
Intuii
che gli spogliatoi dei ragazzi e delle ragazze fossero stati ripuliti per fare
spazio a degli enormi bagni dove tutti si potessero rifugiare al momento del
ballo romantico – scommettevo che ci sarebbe stata una ressa in quello dei
maschi al momento x. Alla porta esterna, quella di sicurezza della palestra,
un’enorme tenda sovrastava il paesaggio del giardino che si estendeva come un
fazzoletto verde: lo spazio adibito alle coppiette era più che riconoscibile
grazie anche alle statue poste ai lati del vialetto.
Non
riuscii a vedere né Liam né Genevieve e un nodo mi si formò all’altezza della
gola: che fossero nella zona per le coppie? Ebbi l’idea di scappare da lì, ma
poi scossi la testa e continuai ad osservare l’ambiente cercando di non
focalizzare troppo l’attenzione su quel pensiero scomodo.
In
me stessa ancora non riuscivo a spiegare il motivo di cotanto nervosismo e
fastidio. Per me, Liam non era niente. O almeno tentavo di auto convincere me
stessa in questo modo poco funzionante.
Il
mio cuore sussultò dal sollievo quando lo vidi spuntare da dietro una tenda
insieme a Zayn, chiacchierando del più o del meno. E sussultai di nuovo quando
Louis mi trascinò direttamente verso la loro direzione senza neanche darmi il
tempo di respirare.
Louis
sovrastò Liam in un abbraccio, costringendo quest’ultimo ad aggrapparsi a Zayn
con la conseguenza che tutti e tre quasi caddero rovinosamente a terra e, per
mia fortuna e anche loro, Zayn fu abbastanza forte da reggere quegli altri due
squinternati che si buttarono letteralmente sull’ammasso di braccia: Niall e
Harry, soprattutto quest’ultimo, si gettarono su Liam e Louis come se non si
fossero mai visti in vita loro.
“Non
è possibile che ogni volta che vi vediate vi saltiate addosso come dei pony in
calore! - esclamò scocciata Rikki, sopraggiungendo a corsa per quanto quei
tacchi altissimi la potessero aiutare. Voltò lo sguardo alla ricerca di
qualcosa. – Harry, dov’è Savannah?” chiese infastidita.
Il
riccio si scostò un attimo dall’abbraccio di gruppo che aveva formato con gli
altri, si sistemò i capelli con una mano e alzò le spalle, per poi aggrapparsi
a Louis. Intuii che sarei rimasta sola con la presunta Savannah perché quei due
avrebbero fatto coppia fino alla fine della serata.
“Penso
sia andata in bagno” rispose Harry indifferente, con un gesto della mano. Era
concentratissimo su Louis.
Mi
chiesi dove fosse Genevieve e dove Chloe. Dopotutto entrambe uscivano con uno
dei membri di quello strambo gruppetto e non credevo che entrambe si fossero
infilate sotto un tavolo per accoltellarsi a vicenda per Liam. Mi dispiacqui un
po’ per Zayn, costretto ad invitare una ragazza che non gli interessava
minimamente solo per compiacere il suo migliore amico… se fossi stata al suo
posto, non avrei accettato la scommessa di Liam.
“Ehi
July, ti piace questo posto? – chiese Niall con un sorrisetto strafottente sul
viso, subito prendendo Rikki per la vita in un gesto possessivo ma romantico al
tempo stesso. – Oppure sei abituata al buio della biblioteca?”
Tra
le sue braccia Rikki sussultò ma si impose un sorriso forzato.
“Non
vivo a Narnia, Horan, e sta tranquillo che stasera non diventerò cieca”
ridacchiai, sotto lo sguardo inquisitorio di Zayn.
Era
chiaro che lui era l’unico che mi vedeva con sospetto: non mi importava però
che pensasse che avessi fatto il lavaggio del cervello alla maggior parte del
suo gruppetto così come non mi importava di Harry che bisbigliava parole nelle
orecchie a Louis, nell’attesa che Savannah uscisse da quel maledetto bagno.
“Ancora
mi chiedo cosa ci facesse Chloe là, July – disse pensieroso Liam. Il sorriso
forzato di Rikki si allargò ancora di più. – Non sembrava stesse cercando il
libro di scienze…”
Mi
affrettai a confutare i suoi dubbi. “Gliel’avevo nascosto io, non mi piaceva
l’idea che le sue amiche avessero fatto quello scherzo a Genevieve… era di poco
gusto” mentii.
Rikki
si rilassò tra le braccia di Niall e rilasciò un prolungato sospiro, alzando
gli occhi verdi al cielo; Harry borbottò qualche imprecazione contro Savannah e
la sua mania di essere perfetta ovunque mentre Liam annuiva sospettoso alla mia
affermazione.
Mi
sentii osservata da Zayn che stava eseguendo una perfetta radiografia sulla
sottoscritta e capii che stava analizzando ogni mio singolo gesto che avrebbe
potuto tradirmi da un momento all’altro. Non mi ero mai sentita così a disagio,
tanto che ringraziai mentalmente Louis quando mi prese sottobraccio con la
scusa di andare a ballare la canzone di Natale cantata da Mariah Carey perché a
detta sua lo faceva scatenare da morire.
Odiavo
ballare ma era sempre meglio che stare sotto gli occhi indagatori di Zayn.
In
quel caso però amai muovere le gambe in modo scoordinato perché Louis era
peggio di me: sembrava un robot senza viti, sostenuto soltanto dall’idea di
divertirsi. Ed il bello era che riusciva a trascinare perfino la sottoscritta e
che quando fui tra le sue braccia, ad imitare uno strano valzer sulle note di
“All I want for Christmas is you”, mi lanciò – letteralmente – verso Niall, che
mi prese al volo.
Ringraziai
i riflessi perfetti del biondo perché avevo già visto il mio corpo spiaccicato
sul pavimento e illuminato dagli effetti delle luci colorate. Lui rise
fragorosamente.
“Santo
Cielo Niall, mi ero già vista morta… grazie per avere dei riflessi così pronti”
bisbigliai divertita.
Lui
mi fece fare un’altra giravolta su me stessa. “Figurati – sorrise, sovrastato
dalle luci eclettiche. – Ti stai divertendo almeno?”
Annuii
sinceramente. Sì, mi stavo divertendo e non l’avrei mai detto.
“Te
l’avevo detto che Louis era divertente… è un pagliaccio perenne – sussurrò in
una delle mie orecchie. – Quindi non ti devo tutti quei Mars, vero?”
“Niall,
non ti salvi dai Mars che mi devi; non cercare scorciatoie”
“Ma
io credevo…” lessi un lampo di gioia nei suoi occhi, quasi di divertimento ad
affrontarmi per la prima volta in un campo diverso dalla matematica.
Scossi
la testa. “No, Niall, non te la caverai così facilmente”
“E
allora ti lancio a Zayn!”
E
lo fece seriamente. Temetti di diventare una trottola da un momento all’altro e
ringraziai il Cielo che mi fossi messa una gonna più lunga del normale, così
non rischiavo che si alzasse per mostrare a tutti le mie mutande, cosa che
succedeva con il vestito a balze di Genevieve.
E
mi sorpresi che fossi stata capace di formulare tutti questi pensieri nello
stesso momento in cui atterravo precisa precisa tra le braccia di Zayn Malik,
che appena lo sfiorai mi osservò con aria quasi schifata.
“Senti,
Malik, non so cosa ti ho fatto, cosa ti farò né cosa sto facendo, ma il tuo
sguardo mi dà leggermente fastidio - borbottai acida, mentre lui accennava un
sorrisetto. - E non ho inculcato strane
idee né a Liam né a Niall: sono loro che se le inventano”
Zayn
scoppiò a ridere, con la conseguenza che mi incupii inevitabilmente. “Non ho
niente contro di te, July. Sei solo un po’ strana: ho paura che Liam vada oltre
le idee…”
Poteva
smettere di parlare in codice, così avrei capito cosa volesse dire e invece si
metteva a discutere in aramaico antico e a voce bassa su un argomento che
riguardava Liam e la sua paranoia e fissa per le mie lezioni di filosofia
avanzata. Inarcai un sopracciglio, come per trasmettere a Zayn la mia
perplessità.
“Di
che stai parlando, Zayn? Liam va oltre le idee…?!”
Che
cosa significava? Che Liam era così ossessionato da me che ormai cercava di
applicare la teoria del film alla sua vita e aveva veramente assoldato
Genevieve e Chloe come protagoniste del suo cortometraggio ispirato alla sua esistenza?!
“Spero
per te che sia così, July” concluse lui frettoloso, lanciandomi tra le braccia
di Harry.
Non
mi accorsi nemmeno che lui mi aveva preso perché le affermazioni di Zayn mi
scorrevano nel cervello come le stelle cadenti nel cielo, in un ripetersi
continuo e infinito.
“Harry,
ma Zayn si fa le canne?” chiesi di getto al riccio di fronte a me, che scoppiò
a ridere liberatorio.
“A
volte spara delle pillole di saggezza o indovinelli da risolvere che vanno
interpretati… sembra un rompicapo”
“Ma
è stato dal Dalai Lama o qualcosa del genere? – ero ancora incredula e confusa
sul significato delle sue parole. – Con tre parole messe in fila mi ha fatto
cadere in depressione”
Harry
scosse la testa divertito. “Forse sei solo tu che non vedi il significato più
semplice”
“Santo
Cielo, lanciami a Liam così posso finire questa tortura” pigolai mentre il
sorriso fottutamente adorabile di Harry si presentava ai miei occhi, insieme
alle sue fossette.
Appena
le braccia di Liam mi toccarono, mi sentii andare a fuoco e una scossa
elettrica mi invase da capo a piedi. Maledetta elettrostatica. Il mio cuore
sussultò e dannai me stessa per quegli strani effetti che stavo subendo.
“Perché
non ricoverate Zayn nel reparto di psichiatria?” fu la prima cosa che dissi
appena incrociai il suo sguardo.
Liam
rise. “Subiremmo una grande perdita senza di lui e le sue momentanee pillole di
saggezza”
Inarcai
un sopracciglio, tanto che lui continuò a ridere della mia buffa espressione.
Al suono di quella risata sincera, il mio cuore sussultò di nuovo. Stupido debole cuore.
“Ti
stai divertendo?”
Annuii.
“Sì, Louis è molto divertente – scoccai un’occhiata a Louis che continuava
imperterrito la sua danza del robot. – E tu?”
“Sì…
più o meno. Non credo di aver ancora deciso: è difficile”
“Potresti
considerare anche gli aspetti che abbiamo analizzato insieme” dissi tranquilla
e alla parola finale il mio tono di voce cadde e divenne nostalgico, senza una
spiegazione razionale.
A
quella parola ‘insieme’ la sua mano fece maggiore pressione sul mio fianco,
tanto che per rispondergli fui costretta a stringere con più forza la sua
spalla. Liam divenne pensieroso, una sensazione di disagio mi invase.
“E’
comunque difficile, Juls – disse infine, dopo attimi di silenzio metaforico. –
Chloe ha qualcosa che Genevieve non ha e viceversa – il suo viso si piegò in
una graziosa smorfia. – Anche se sembra che Chloe abbia gradito l’invito di
Zayn”
“Liam,
non dirmi che sei geloso di Chloe quando hai invitato Genevieve!”
Liam
sbuffò, scuotendo la testa. “E’ solo una strana sensazione: nessuna delle due
mi rende completo”
“Ah,
che meraviglia…” commentai sarcastica, e ricevetti una sua occhiataccia.
“Non
ci ho ripensato, July”
Schioccai
il palato con ovvietà. “Sei solo molto confuso, Liam. Esattamente come lo sono io,
comparsa in un mondo da protagonista”
“Tu
sei sempre stata una protagonista”
“Non
è vero, Liam, e tu lo sai bene – borbottai, - ora devo ritornare da Louis visto
che la canzone è quasi finita”
Liam
assentì con un cenno quasi arrendevole, rallentò la presa sui miei fianchi e mi
permise di ritornare dal mio originale accompagnatore. Quando sorrise, il mio
cuore saltò in gola e poi si riprese il suo solito posto.
Prima
di andarmene però, puntai un dito sul petto di Liam mentre gli angoli delle
labbra si piegavano spontaneamente, in un ghigno di sfida.
“Quando
tu avrai scelto la tua protagonista, io avrò rivalutato il mio ruolo. Ma per
ora resto una comparsa”
Carrot's Corner
Eccomi qui, belle!
Un nuovo capitolo che spero abbiate gradito nonostante sia uno schifo.
Il prossimo ci sarà una scena che probabilmente vi
piacerà... okay, poi mi odierete in futuro ma sono sicura mi
piacerà (?) AHAHHAHAH grazie davvero per tutto il supporto che
mi state dando sia su twitter, sia qui, davvero l'apprezzo molto. Non
pensavo minimamente che potesse piacere e invece siete moltissime,
grazie mille! Un grazie enorme anche a quelle persone meravigliose che
mi tengono tra le autrici preferite, siete tante, davvero vi ringrazio!
:) Grazie mille anche alla mia jas <3
Savannah è il nuovo personaggio di cui vi parlavo: dal prossimo
capitolo state attente ai ruoli e ai personaggi... teneteli d'occhio.
AHAHHAHHA
Scusatemi per la poca attenzione che vi concedo ma vi avverto: se
qualcuna di voi è su twitter e vuole che mandi gli
aggiornamenti, basta che me lo scriviate nella recensione così
da aggiornarvi! E nel caso mi sia dimenticata qualcuno questa
settimana, scusate davvero!
Al prossimo lunedì!
Mari xxx
andando su internet, vi trovate Niall e Rikki che stanno passeggiando...
Ah! Non sono stata l'unica a shipparli!
Se volete followatemi su twittah!
__ohluna
|
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Capitolo 14 *** Capitolo tredicesimo. ***
cap 13 like
Like an Extra
Capitolo tredici
{You can’t
see me, no
Like I see you
I can’t have you, no
Like you have me.
You
– The Pretty Reckless}
Dopo
quel ballo scatenato e dopo essere passata di braccia in braccia, avevo perso
ogni mia forza. Forse non ero abituata a ballare e anche un misero movimento
delle gambe mi sfiancava.
In
realtà stavo solo cercando una giustificazione al mio strano comportamento per
colpa del precedente sorriso di Liam.
Louis
fece per acchiapparmi per la vita e coinvolgermi in un altro ballo del robot,
ma svicolai con una scusa (sarei definitivamente morta se avessi solo mosso un
fianco) e mi diressi verso lo spogliatoio delle ragazze, che era stato
trasformato in un enorme e decente bagno.
Mentre
mi avviavo, lieta di non essermi messa i tacchi, fui colpita da un vortice di
capelli castani che reggeva con un dito un paio di scarpe dal tacco vertiginoso.
“Scusa!
– esalò affannata, sbattendo i piedi dalla fretta, una maschera di terrore sul
viso. – Sento che Harry mi odierà a morte per tutte queste interruzioni!”
Da
quelle parole sputate così, in tre secondi, intuii che quel vortice si chiamava
Savannah. Senza rendermene conto guardai i suoi piedi e scoppiai a ridere non
appena vidi un paio di consumate Converse rosse al posto dei tacchi.
Lei
ridacchiò, seguendo il mio sguardo. “Sì, è una soluzione comoda e anche carina
– i suoi occhi castani si illuminarono, non appena mi squadrarono. – Devi
essere July, vero? Ho visto che ballavi con Louis”
La
sua mano incrociò la mia, in una breve ed esilarante presentazione, tanto che
riuscii a stento a capire il suo nome se non lo avessi già saputo prima.
“Non
ti conviene stare qui a perdere tempo: Harry si è già lamentato un paio di
volte” dissi divertita e Savannah annuì con veemenza, per poi scappare via non
senza prima aver nascosto le sue scarpe in un angolino buio.
La
osservai dileguarsi tra la folla per poi balzare sul povero Styles di schiena,
che stava chiacchierando con Zayn e con una biondissima Chloe fasciata in un
abito color pesca. Harry si voltò verso Savannah, sorrise e le cinse dolcemente
la vita con un braccio. Vidi l’espressione di Chloe che tramutava dalla serietà
al riso, poi il suo dito perfettamente curato additò le Converse di Savannah e,
mentre le risate travolgevano gli altri tre, Zayn sembrò totalmente
disinteressato, troppo occupato a cercare qualcuno con lo sguardo.
Dimenticai
di andare in bagno quando i suoi occhi scuri si posarono su di me e un ghigno
gli affiorò sulle labbra: per l’ennesima volta, il significato oscuro delle sue
parole rimbombò nel mio cervello come una sorta di interrogativo continuo e
insopportabile. Anche questa volta però, non trovai un’interpretazione
abbastanza convincente da permettermi di decifrare il messaggio che mi aveva
lanciato poco prima.
Una
smorfia infastidita mi occupò il viso, finché non mi resi conto dell’assenza di
Liam e Genevieve. Un groppo si formò all’altezza della gola: odiavo non avere
la situazione sotto controllo e, dopo essermi accertata che Zayn fosse
coinvolto in un’animata conversazione con Harry, Savannah e Chloe, sgattaiolai
verso l’uscita di sicurezza, nella zona riservata alle coppie. Per il mio
comportamento illogico e irrazionale non c’era nessuna giustificazione.
Sentivo
solo il bisogno di controllare Liam in ogni cosa facesse, come per accertare
che non fosse troppo spinto dagli ormoni che guidavano l’adolescenza.
Louis
stava ancora ballando con Rikki, visto che lei era stata praticamente mollata
da un Niall veramente affamato, tanto che aveva finito tutto il primo piatto
stracolmo di cibo e ne aveva appena iniziato un altro altrettanto pieno.
Solo
quando varcai la soglia dell’uscita di sicurezza mi accorsi di quanto
quell’ambiente potesse essere sdolcinato: il ‘sentiero degli innamorati’ così
come era stato pateticamente rinominato, era costeggiato in tutta la sua
integrità da lanterne bianche, cespugli di rose e statue ridicole di Cupido;
archi simili a quello d’entrata si susseguivano
come una lunga fila candida; piccoli stereo nascosti diffondevano a
volume basso musica romantica per il vialetto e proponevano un interessante
contrasto con quella rimbombante presente all’interno della palestra; la luce
fioca delle stelle rifletteva uno strano barlume sugli archi.
Udii
una risatina femminile in lontananza e il sangue si gelò nelle mie vene, tanto
che istintivamente mi strinsi le braccia come se avessi realmente freddo. Al
solo pensiero che fosse la risata di Genevieve, quella sensazione di fastidio
si presentò nuovamente come la mononucleosi che avevo avuto a dodici anni: non
ero mai completamente guarita e a volte avevo avuto delle ricadute, finché non
avevo fatto degli esami e i medici si erano accertati della mia completa
guarigione.
In
quel momento ero anch’io malata, dovevo eseguire un esame profondo di me stessa
e chiedermi finalmente che cosa significasse Liam per me.
Due
mani mi sfiorarono con delicatezza le braccia e sussultai.
“Freddo,
July?”
La
voce di Liam si diffuse calda nelle mie orecchie e sospirai di sollievo sapendo
che la risatina non apparteneva a Genevieve, visto che Liam era solo e dietro
di me. Nonostante non avessi freddo, mi scaldai al contatto della stoffa della
sua giacca con la mia pelle, un gesto premuroso che fece palpitare il mio
cuore.
E
quella domanda si propose di nuovo: cosa sei per me, Liam? Conoscente, amico?
“Dov’è
Genevieve?” chiesi mentre scorgevo la sua figura che si affiancava alla mia.
Quella
domanda, quel ‘cosa sei per me’ mi frullava in testa insieme alle insinuazioni
insensate di Zayn. Era incredibile quanto il mio cervello potesse essere in
confusione in quel momento, l’avrei sentito quasi urlare dalla frustrazione
causata dal capire quella situazione irreale. Di una cosa ero fottutamente
certa: Liam non poteva piacermi.
Lo
conoscevo relativamente poco e sarebbe stato totalmente stupido dire che
provavo un interesse nei suoi confronti. Eppure sembrava che il mio cuore – che
era o impazzito o chissà cos’altro – volesse mostrare il contrario di ciò che
affermavo io stessa.
C’era
qualcosa in Liam che mi attirava, ma non sapevo ben cosa. In ogni caso, avrei
represso facilmente quella sensazione: non mi interessava diventare come le
altre e uniformarmi ai greggi di mucche presenti nella scuola.
“Non
lo so, l’ho persa di vista… - sussultai quando sentii la sua voce rispondere
alla mia precedente domanda. – Tu che ci fai qui? Nel ‘sentiero degli
innamorati’ da sola?”
Schioccai
il palato con ovvietà; non avrei mai confessato che ero venuta a cercarlo per
paura di Genevieve. Non era assolutamente normale.
“Ero
curiosa di sapere se questo posto mi portava un po’ d’ispirazione artistica…
sembra un ambiente ideale per Romeo e Giulietta” dissi con un sorriso,
osservando le sue labbra incresparsi.
Liam
continuò a camminare, le mani nelle tasche dei pantaloni nello smoking, un
lieve sorriso che gli varcava il viso. Un imperturbabile silenzio coprì i
successivi secondi, ma non mi sentivo a disagio.
“Ti
alleni come protagonista? – chiese poi, all’improvviso. – Signori e signore,
July Christensen nelle vesti di Giulietta Capuleti e Liam Payne in quelle di
Romeo Montecchi!”
Scoppiai
a ridere per quell’improbabile teatrino, ma l’accostamento dei protagonisti di
quello spettacolo per me così importante fece in modo che mi sentissi
ancor più confusa di prima.
Come
Romeo e Giulietta, saremmo morti? O
sarei stata io la prima a cedere e a perdere ogni facoltà intellettiva?
Mi
strinsi maggiormente nella giacca di Liam come per reprimere un disagio
improvviso che si era appena manifestato dentro di me. E in qualche modo, lui
si accorse del tracollo del mio umore e posò la sua mano sulla mia spalla, come
per comunicarmi che mi avrebbe ascoltato qualunque cosa avessi detto.
“Tutto
bene, Juls? Ho detto qualcosa che non va?”
No,
Liam. Avrei voluto sapere il motivo per cui mi sentivo così infastidita
dall’idea che tu non fossi con me e non saresti stato con me per il resto della
serata. Genevieve, dovunque fosse, era la ragazza che aveva invitato e un
sentimento che andava oltre l’invidia mi logorava fino allo sfinimento.
Mi
morsi il labbro, senza far notare il mio nervosismo.
“Parlare
di teatro mi fa un po’ male – mentii, ma in parte era la verità. – Non voglio
pensarci: probabilmente andrò ad ascoltare le lezioni e basta, come una
perfetta masochista”
“Non
ti interessa più essere Giulietta?”
Scossi
la testa, concentrata sul vialetto sassoso. “Perché dovrei aspirare a qualcosa
che non avrò mai? Illudere me stessa non mi farà stare meglio”
“Almeno
ci potresti provare” bisbigliò Liam, e sentii il suo sguardo su di me.
Volli
nascondermi, per una volta essere uno struzzo o invisibile di nuovo. I suoi
tentativi di capire cosa mi passasse per l’anticamera del cervello mi
infastidivano enormemente: ovviamente non era sua intenzione farlo, ma essere
guardata, osservata, studiata permetteva che mi chiudessi inevitabilmente in me
stessa, senza alcun motivo preciso. La mia mentalità reagiva spontaneamente
come il mio corpo.
“Sono
stanca di provare, ho chiuso con il teatro. Ti sei pure preso il libro e in
ogni caso non potrei imparare le battute” dissi rassegnata, stringendomi la sua
giacca alle braccia. Quell’improvviso gelo si era di nuovo impossessato di me,
con una certa prepotenza.
Il
cuore cominciò a battere furiosamente quando casualmente la mano di Liam sfiorò
la mia, in un contatto non assolutamente
voluto. Mi ritrassi frettolosa, a braccia conserte, e abbassai la testa per non
far notare il mio improvviso imbarazzo.
“Come
credi te. Secondo me non dovresti arrenderti, come sto facendo io con Genevieve
e Chloe”
Per
me quell’affermazione fu uno schiaffo in pieno viso, parecchio doloroso.
Reputavo che la sua vita sentimentale fosse totalmente irrilevante rispetto a
ciò che provavo io nei confronti del teatro ma se ci riflettevo bene, era quasi
possibile paragonare quell’intricato triangolo amoroso all’altrettanto
complicato rapporto che avevo con la mia passione. Entrambi non dovevamo
arrenderci, ma ormai la mia spugna era caduta. E non avevo intenzione di
riprenderla come Liam stava cercando di convincermi.
“E’
una cosa diversa – tesi le labbra, in una dimostrazione del mio disappunto. –
La tua è una vita sentimentale complicata che si basa su scegliere quale tra
due ragazze è l’ideale, il mio è un problema fondato sull’esclusione della
sottoscritta da parte del mondo”
“Non
mi sembra che il mondo ti escluda, Juls. Sei tu che stai da sola”
Vidi
chiaramente che Liam aveva aggrottato la fronte, continuando a camminare, ma il
mio cervello si era fermato da un pezzo.
Sospirai.
“Non sono da sola, adesso. Mi pare che ci sia anche tu qui con me”
“E
adesso sei una protagonista - mormorò Liam calmo, lo sguardo dritto di fronte a
sé. Si voltò verso di me, sentii chiaramente i suoi occhi che ricalcavano il
mio profilo basso. – O sbaglio?”
“Per
te sono protagonista quasi sempre”
Mi
sembrò incerto. “E’ ovvio, Juls. Tu…”
Da
un momento all’altro mi sarei aspettata qualcosa di romantico, dolce, e non
potei credere che il mio cervello avesse elaborato una scena degna proprio di
un film di seconda categoria. Tipo Twilight, insomma.
Il
rumore dei nostri passi si fermò; mi voltai verso Liam che non osava smettere
di guardare me o qualcosa oltre di me. Probabilmente qualcosa oltre di me:
l’illusione che osservasse il mio viso o comunque una parte del mio corpo, era
probabilmente data da quello stupido e insignificante ‘vialetto degli
innamorati’.
“Liam!”
La
mia testa scattò così velocemente verso la voce che udimmo che temetti
seriamente che mi partisse dal resto del corpo. I capelli scuri e il vestito a
balze di Genevieve si sbracciavano in lontananza per richiamare l’attenzione
del suo accompagnatore.
Una
strana fitta mi colpì al cuore e si propagò per il resto del corpo; l’invidia
prese il sopravvento e mi rannicchiai di nuovo nella mia posizione di difesa da
tutti. Non volevo sembrare scortese né una che si divertiva a rubare il ragazzo
altrui.
“Vai,
Liam. Genevieve ti aspetta” la mia voce sembrò debole, fioca.
Lui
mi guardò un attimo, prima di andare e correre verso di lei.
Mi
resi conto soltanto dopo che avevo la sua giacca sulle spalle, e probabilmente
non gliel’avrei neanche restituita. Appena li scorsi che felici si
allontanavano, un senso di solitudine mi avvolse come una coperta ruvida e poco
confortevole.
Ero
una comparsa, e in quel momento me n’ero totalmente dimenticata.
Carrot's Corner
Udite, udite (innanzitutto ciao a tutti) ho una notiziona da darvi:
stranamente sono soddisfatta di questo capitolo! *a noi fa schifo!*
Perfetto. AHAAHAHAH
Finalmente qui si smuove qualcosa ma ho deciso che vi farò
soffrire fino all'ultimo, finché non mi odierete a morte e
verrete a cercarmi tutti insieme con una bella spranga per porre fine
alla mia misera vita AHAHAH Grazie moltissimo per tutto il supporto,
davvero, sia su Twitter (ditemi i vostri nick che poi se mi followate
vi followo anch'io!) sia su EFP, siete meravigliose davvero!
Mi sono scordata che dovevo dire, wow. Savannah diventerà un
personaggio importante, sappiatelo, e io l'ho immaginata come Emma
Roberts solo quando ha i capelli al naturale cioè neri... così <- cliccate qui. (mi sembra di essere idiota).
Che altro se non mille ringraziamenti a voi personcine così meravigliose? Se volete trovarmi su Twitter, sono __ohluna
E un ringraziamento speciale va a Bethan_ aka Mel che mi ha
dedicato una meravigliosa one shot . Passate da lei perché
è meravigliosa sjoadsjoiasjdoiasjd stop.
E dopo Rikki e Niall (mi sono messa pure a inventare i nomi delle
coppie, preferite Nikki o Riall?) lol, ho trovato pure Liam e July
detta anche la Liulai 0 Jiam (?) AHAHHAHAH Liam Payne, l'unico uomo che
mette la camicia sui pantaloni della tuta. SOLO LUI. AHAHAHHA
Mo me la svigno!
A presto!
Mari xxx
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Capitolo 15 *** Capitolo quattordici ***
cap 14 like an extra
Like an Extra
Capitolo
quattordici
{How how how all my jealousy
I wasn’t man enough to let you hurt my pride
Now I’m only left with my own jealousy.
Jealousy - Queen}
Complessivamente
potevo affermare che mi ero divertita al Ballo d’Inverno, a parte la strana
discussione con Liam riguardante il teatro confrontato con la sua vita
sentimentale. Louis aveva cercato tutto il tempo di coinvolgermi il più
possibile nel ballo per farmi dimenticare ciò che io e Liam c’eravamo detti:
evidentemente aveva notato il mio broncio e la sua giacca non appena ero
rientrata nella palestra.
Zayn
rimase enigmatico tutta la sera con la conseguenza che ogni volta che mi si
avvicinava – o perché mi passasse accanto perché ballava con Chloe o perché
volesse fare conversazione – mi oscuravo terribilmente, tanto da essere
etichettata come inquietante. Mi tenni a distanza da lui, dalle sue pillole di
saggezza e, più importante, dalle sue vibrazioni negative.
Chloe
non sembrò infastidita dal fatto che Liam non l’avesse invitata, anzi, pareva
apprezzare Zayn quanto la sua cotta. Che avesse cambiato idea? In ogni caso,
avevo avuto l’idea che si fosse divertita parecchio restando finta come sempre,
sia chiacchierando con la sua mandria del cuore sia squittendo risatine
all’incapacità del suo accompagnatore di ballare. In effetti, Zayn era un
tronco.
Harry
sembrò eccessivamente concentrato su Savannah senza però darle l’impressione
di un probabile interessamento. La ricoprì di attenzioni, di gentilezze e di
gesti premurosi, ma intuii che lei non aveva afferrato il nocciolo della
questione e lui era troppo poco sfacciato per sputarle in faccia la verità.
D’altro canto Savannah sembrava andare in iperventilazione ogni qualvolta Harry
si allontanava per salutare qualcun altro e diventava nervosissima non appena
una ragazza si avvicinava di un minimo per cortesia.
Genevieve
rimase un mistero. Dopo che ebbe scoperto me e Liam nel ‘vialetto degli
innamorati’ che chiacchieravamo, la sua giacca sulle mie spalle, una certa
intimità, sembrò impassibile a qualsiasi dimostrazione di interesse del suo
accompagnatore. Era lunatica: a volte rideva, a volte si oscurava senza motivo
mentre la confusione di Liam aumentava sempre di più alle sue reazioni
sconsiderate.
Nonostante
tutto però, non mi cercò e restai sempre vicina a Louis nel caso fossi stata
assalita da lei perché oggetto di distrazione di Liam. Era più che lecito che
si chiedesse il motivo della nostra apparizione insieme nel ‘vialetto degli
innamorati’, e non la biasimavo neppure se aveva avuto vaghi istinti omicidi
nei miei confronti.
Al
ricordo della giacca sulle mie spalle, rabbrividii.
Scacciando
le stupide analisi che stavo compiendo sulle coppie del Ballo, mi avviai verso
l’aula di letteratura, con i capelli raccolti da una matita, una bottiglietta
d’acqua stretta tra le mani già occupate dalle centinaia di libri per le
lezioni. Trascinai me, i miei libri, il mio corpo verso l’aula con aria
distratta e appena arrivai al mio solito banco, mollai tutto rilasciando un
prolungato sospiro.
Mi
sorpresi nel vedere Arleen al mio fianco, i ricci sul viso, la matita al labbro
e i suoi profondi occhi castani che mi scrutavano con una certa curiosità.
“Ciao,
Arleen – bisbigliai mentre aprivo il libro di letteratura a uno dei sonetti di
Shakespeare. Lei posò con incredibile calma la matita mentre l’ansia cresceva
dentro di me. – Come è andata la festa con Lucinda?”
Arleen
Wilson poteva rivelarsi un’amica, ma anche una stronza affamata di gossip. Agli
occhi degli altri poteva sembra timida e dolce, dopo un po’ che l’avevi
conosciuta era totalmente diversa. Quella maschera di tenerezza che teneva sul
viso serviva soltanto a nascondere una personalità controversa, mossa sia dalla
curiosità quasi invadente che la caratterizzava sia dall’insicurezza che
mostrava di fronte a quelli che la mettevano in soggezione o comunque non avvertivano
il suo reale ego.
In
quel momento pareva essere impostata sulla modalità che odiavo di più: quella
affamata di notizie e antipatica che ti esaminava con così tanta insistenza che
poi ti arrendevi inevitabilmente, anche se tu fossi stata la persona più
testarda del mondo. Riusciva sempre a carpirti qualche dannato dettaglio
importante.
“Bene,
mi sono divertita un po’ con lei e le sue amiche strapiene di snobismo –
borbottò, non mollando il mio viso. Era proprio come Zayn: cercava una
scappatoia che mi inchiodasse. Nonostante ciò, rimasi impassibile come prima. –
Com’è andato il Ballo?”
“Bene.
Louis è stato un accompagnatore grandioso, mi sono sinceramente divertita”
risposi sicura, con un vago sorriso.
Arleen
si scostò un riccio dal viso. “E di Liam che mi dici?”
Colpita
e affondata. Mi irrigidii immediatamente, al pensiero che potesse chiedermi qualcosa
di spiacevole; che cazzo voleva da me Arleen Wilson?
“Ecco,
lo sapevo – sospirò. – Genevieve mi ha detto che vi ha beccati nel ‘vialetto
degli innamorati’ e tu avevi la sua giacca sulle spalle. Che dici a tua
discolpa?”
“Per
cosa dovrei giustificarmi? Non ho fatto niente, Arleen”
Cominciai
a torturare le pagine del libro di letteratura, finché non ebbero una piega e
le dita mi bruciarono dal troppo sfregare. Non volevo che Arleen scoprisse
qualcosa che io stessa cercavo di reprimere, non era giusto.
Lei
sbuffò. “Non è successo niente tra di voi? Della serie bacio, dichiarazioni o
roba del genere?”
Sentii
che le mie guance stavano andando a fuoco, ma mi sforzai di mantenere un
atteggiamento neutro. Al mio non rispondere, Arleen incalzò con continue domande
quando avrei voluto starmene zitta o perdere la lingua.
“Non
è successo niente, Arleen. Puoi dire tranquillamente a Genevieve che non sono
la ragazza che ruba i corteggiatori alle altre – sputai all’improvviso,
esasperata. L’espressione della mia presunta amica fu di soddisfazione. – Ma
forse la tua amica dovrebbe preoccuparsi di Chloe o no? Non è detto che se l’ha
invitata sia lei la prescelta”
Diventai
più acida, velenosa di quanto avrei voluto essere. Vidi il viso di Arleen che
da un’espressione di pura soddisfazione si tramutava in un’altra completamente
diversa: lo stupore si fece spazio, e poco dopo si zittì girandosi dalla parte
opposta alla mia.
“Zayn
ha invitato Chloe perché Liam voleva controllare entrambe. Forse è meglio se
stai attenta a questi piccoli dettagli piuttosto che asfissiare una che non
c’entra niente” sparai infastidita.
Volevo
di nuovo il mio ruolo da comparsa, volevo rinchiudermi nel mio guscio
impenetrabile e non uscirne per molti secoli. Volevo essere invisibile nella
mia vita e visibile su un palco. Volevo non sentirmi inutile, né disprezzata,
né consolata con finte parole di conforto, né totalmente e completamente
strana.
Perché
ero strana per gli altri. La ‘ragazza della biblioteca’ era diventata famosa in
una sola notte perché aveva frequentato Louis Tomlinson, il ragazzo più
divertente che ci fosse stato nella storia di quella stupida e insignificante
scuola superiore.
“Grazie
per aver fatto peggiorare il mio umore già instabile” aggiunsi, poco prima che
la Wood entrasse in classe e desse inizio alla lezione.
Arleen
stette in silenzio per il resto dell’ora, non tentò neanche di parlarmi quando
allo scadere dei sessanta minuti mi alzai di scatto e volai fuori dalla stanza.
Oltre
a lei che con le sue insinuazioni brevi ma insopportabili mi rovinava la
giornata, avrei dovuto ascoltare anche il riassunto di Niall sulla sua serata
con Rikki visto che erano spariti e io non li avevo più visti dopo che ero
fuggita dalla palestra, diretta verso il ‘vialetto degli innamorati’. Al massimo
mi sarei sorbita uno stupido discorso porno.
Appena
arrivai in classe Niall aveva già le barrette pronte, sulle quali avrei sfogato
la mia frustrazione per il resto della giornata. Notò che non ero dell’umore
giusto, quindi non aggiunse nulla oltre ad un breve saluto. Ovviamente cominciò
a parlare a manetta non appena sedetti sulla sedia ed aprii il quaderno.
“Ti
sei divertita July? – annuii con aria distratta, picchiettando le dita sul
banco. – Te l’avevo detto che Louis era divertente!” e rise.
La
sua risata si diffuse per tutta la
stanza e contagiò senza motivo un’altra ragazza che era vicino a lui, poco più
di un metro in là. Avrei voluto lanciarle una penna in un occhio: lo guardava
come se fosse un delizioso cioccolatino fondente e quando la osservai con un
sopracciglio inarcato scostò subito lo sguardo.
“Quando
mi avete sballottata per tutta la sala, però, avrei preferito staccarvi la
testa a morsi. E in più a Zayn avrei anche tirato un calcio per le sue strambe
idee” Arleen mi aveva resa così antipatica che pure Niall rimase sorpreso dalla
mia impertinenza.
Sorrise,
incerto. “Tutto bene, July?”
“Secondo
te una che mi riempie di chiacchiere non mi dovrebbe innervosire? E
l’affermazione enigmatica di Zayn ‘Liam va oltre le idee’ dovrebbe mantenermi
calma?” chiesi retorica afferrando una barretta e dandole un morso.
“Che
ti ha detto Zayn? ‘Liam va oltre le idee’?” lo stupore che lessi sul suo viso
mi fece capire che anche lui non intendeva una mazza quando si trattava delle
pillole di saggezza del suo amico.
Inghiottii
il pezzetto di cioccolato e caramello. “Non lo so, potresti aiutarmi tu a
decifrare le sue insensate sparate”
Niall
si rabbuiò, prese una matita con aria assorta e cominciò a disegnare girigogoli
per tutto il foglio del suo quaderno candido, finché non scattò in aria con la
testa come illuminato.
“Chi
è quella che ti molesta a chiacchiere?” chiese tutto interessato.
Inarcai
un sopracciglio, scettica, mentre masticavo un altro pezzetto di cioccolato.
“Arleen Wilson, perché?”
“No,
niente”
Stavo
diventando pazza a forza di queste rispose enigmatiche e non mi sarei sorpresa
se avessi ucciso qualcuno da qui a fine giornata, tipo Genevieve o Arleen,
oppure direttamente Zayn. E perché no? Anche Liam.
“Niall,
so che stai fremendo dalla voglia di raccontarmi ciò che hai fatto con Rikki…
sputa il rospo” sospirai sconsolata poi mentre lui attaccava uno dei suoi
discorsi interminabili.
Trascorsi
l’intera ora di matematica a fingere di seguire i complicati esercizi che il
professore stava spiegando mentre Niall mi elencava un’infinita lista di
aggettivi per Rikki: giudicava il ‘bellissimo vestito di Rikki’ fino a
criticare ‘quella pacchiana rosa blu che aveva al polso’.
Capii
di avere delle straordinarie capacità di resistenza, anche perché quando Niall
ebbe finito di sproloquiare sulla sua ragazza, ero ancora del tutto sveglia e
capace di intendere e volere. In realtà fu una sua affermazione a farmi
scattare in piedi.
“Oggi
pomeriggio Liam verrà in biblioteca”
Immediatamente
il mio viso scattò verso gli occhi azzurri del mio compagno. “E che ci viene a
fare?” chiesi.
“Non
lo so, Juls – Niall si strinse nelle spalle, dubbioso. – Dice che devi
rendergli qualcosa”
Ah
sì, la giacca. Me ne ero quasi dimenticata, ma poi stamattina mia madre Johanna
me l’aveva data convinta che fosse di Louis e che l’avrei restituita a Harry
cosicché potesse passarla al suo amante segreto. Ovviamente avevo accettato la
sua idea affinché non scoprisse niente di Liam, che poi non era successo
granché.
Quando
ero tornata a casa, mia madre mi aveva letteralmente travolta dalle domande;
avrei giurato che stesse aspettando alla finestra per vedere se Louis mi avesse
mai messo le mani addosso con l’intenzione di baciarmi appassionatamente come
nei film. Storsi le labbra al pensiero.
“Devo
rendergli la giacca che mi ha prestato al Ballo”
Niall
scattò sul banco, facendo cadere la matita. “Giacca?”
I
suoi occhi si erano illuminati di una strana luce, ed erano particolarmente
inquietanti. “Sì, Niall – evidentemente Liam non gli aveva raccontato niente. –
Avevo freddo e me l’aveva prestata”
“E
Louis?”
Il
mio sguardo freddo e gelido fu abbastanza da farlo desistere, tanto che fece il
gesto di chiudersi la bocca e lanciare la chiave altrove e si concentrò sui
suoi appunti presi male. Ciò che era successo – e quindi niente di rilevante –
ci avrebbe pensato Liam a raccontarglielo.
Non
mi sentivo parte della vita di Niall abbastanza da confidarmi, cosa che sarebbe
stato più opportuno facesse il suo migliore amico. D’altra parte io non facevo parte
di nessuna vita della scuola, ero sola perché troppo chiusa in me stessa, come
diceva Liam. Al ricordo di quelle parole, strinsi un pugno. Fortunatamente
Niall non si accorse di niente e stette in silenzio.
Appena
la campanella suonò, raccolsi le mie cose sparse per il banco e le infilai
dentro alla borsa a tracolla; Niall seguì il mio esempio ma prima che me ne
andassi mi afferrò un braccio e sorrise.
“Ti
va di andare a pattinare questo pomeriggio? Ci saremo tutti, comprese Savannah
e Rikki”
Non
ebbi il coraggio di rifiutare ed accettai: in qualche modo, ebbi la sensazione
che Chloe e Genevieve non ci sarebbero state e il mio cuore ne gioì.
E
nel momento esatto in cui il mio stupido irrefrenabile organo fece una capriola
al solo pensiero, le parole enigmatiche di Zayn apparsero come un flash nel mio
cervello.
Carrot's Corner
Sulle
note di "I wish" dei One Direction arrivo in tutta la mia bruttezza con
un capitolo altrettanto brutto, di passaggio e obbrobrioso, definitelo
come volete. Sappiate faccio questo solo per farvi stare in ansia
perché vi voglio bene da morire e quindi è giusto che
stiate in ansia (?) Ha senso 'sto discorso? Oh, è cambiata
canzone, ora c'è Moments ma tanto non ve ne frega perché
quando avrò finito di sclerare sarà già passato
l'intero CD de(gl)i One Direction più qualche canzone dei Red
Hot Chili Peppers o dei Paramore annessa e forse dentro ci stanno pure
i The Pretty Reckless. Ma perché vi sto dicendo i miei gusti
musicali? Boh, capitemi, è passata Pasqua. (momento di silenzio
per me che sto morendo sotto il solo di Louis Tomlinson, ripigliatemi)
Dicevo?
Il prossimo capitolo è di passaggio anche quello, ma una parte
sarà incentrata su Harry e Savannah a cui dedicherò
perfino un Missing Moment perché mi va e ci ho preso gusto. Poi
da quello in poi succederanno un po' di cose... passerà un
momento di "felicità" - se esiste in questa storia - fino
all'esplosione di una vera e propria bomba atomica, e lì
sì che mi ucciderete tutte quante. In ogni caso, nel
frattempo tentate di risolvere l'indovinello di Zayn che in quel
momento era nell'iperuranio insieme a Platone (?) porca puttana,
André, mi hai contagiata. BRUTTA TROIA! lol <3
Per
concludere questo sclero infinito, vi ringrazio veramente di cuore a
tutte quante: le vostre recensioni mi fanno scaldare il cuore,
seriamente, e leggere che vi riconoscete un po' tutti in July e quindi
di conseguenza anche un po' in me mi fa piacere perché vuol dire
che sto comunicando qualcosa. Grazie infinitamente perché ci
sono persone che sono arrivate al punto di dirmi che dovrei scrivere un
libro, altre che hanno paragonato questa storia a un libro
famosissimo (in realtà sto partecipando ad un concorso
letterario, ma so che non vincerò mai e perciò mi
rassegno), altre che mi fanno i complimenti su Twitter, altre che mi
mettono tra gli autori preferiti raggiungendo un numero veramente alto
per me, veramente molte grazie a chiunque segua questa storia
così importante per me. Non mi merito tutto questo, davvero. Vi
sono così grata che non ho parole, seriamente :") Grazie
davvero.
E siccome me lo hanno chiesto, ho 16 anni. Ne faccio 17 quando Liam
Payne ne farà 19, yo. In realtà tre giorni prima, ma
dettagli. AHAHAHHAH
Spero abbiate passato una buona Pasqua e una buona Pasquetta! ;)
Al prossimo Lunedì!
Mari xxx
Twittah: __ohluna
|
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Capitolo 16 *** capitolo quindici. ***
cap 15 like an extra
Like an Extra
Capitolo
quindici
{Well you stood there with me in the doorway
My hands shake
I’m not usually this way
You pull me and I’m a little more brave
It’s the first kiss, it’s flawless, really somethin’,
it’s fearless.
Fearless – Taylor Swift}
Per
il resto della giornata fui contenta di non aver incontrato quell’invadente di
Arleen, ma comunque quella frase insopportabile di Zayn continuava a
tormentarmi in un modo incredibile.
Ero
stata in biblioteca soltanto un’ora e, visto che nemmeno Liam si era presentato
e io ero rimasta lì ad aspettare inutilmente, avevo chiuso tutto, con l’idea di
andare a pattinare con gli altri. Se non altro avevo la certezza che né Genevieve
né Chloe sarebbero venute, anche perché Niall o Liam non mi avevano accennato
niente del genere.
Uscii
nel cortile di scuola, consapevole di essere osservata da tutti gli altri
perché in ritardo. Avevo i capelli praticamente scompigliati, raccolti
malamente con una matita, il giubbotto pesante che occupava la maggior parte
dello spazio che doveva essere contenuto dallo zaino e dai libri, la giacca di
Liam attaccata a un braccio. Nonostante sembrassi impedita e goffa in ogni mio
movimento, riuscii a varcare sana e salva il cortile finché non mi bloccai al
sentire la voce di Harry e quella di Savannah.
Lanciai
un’occhiata all’auto di Louis, notando che gli altri stavano chiacchierando tra
di loro e mi accorsi che quest’ultimo stava venendo nella mia direzione. Mi
salutò incerto con una mano, mi prese violentemente per un braccio e costrinse
ad accucciarmi dietro l’angolo: vidi chiaramente Harry che si dondolava con
aria imbarazzata di fronte a Savannah, anche lei messa come me.
“Che
cazzo stai facendo, Louis?” protestai, reprimendo una fitta al ginocchio.
Lui
mi fece cenno di stare in silenzio. “Devo guardare se finalmente Harry si dichiara!”
“Non
puoi spiarlo!”
“E’
il mio migliore amico, posso farlo” borbottò, e sospirai per poi infilare la
testa sotto il suo braccio.
Se
dovevo spiare anch’io, dovevo farlo per bene.
Si
notava da miliardi di chilometri che Harry era tremendamente nervoso, non
riusciva a stare fermo e si dondolava così ritmicamente sui talloni che a
momenti mi sarebbe venuto il mal di mare se non avesse smesso all’istante.
Savannah si spostava continuamente la ciocca di capelli castani dietro
l’orecchio, si stringeva le braccia al petto con una ben visibile nota di
insicurezza.
“Io…”
Harry
Styles poteva essere dotato di tanta sfacciataggine con i suoi amici, ma allo
stesso tempo quando si trovava con una ragazza che gli piaceva diventava timido
all’improvviso. Mi ritrovai a insultarlo per la sua lentezza nel parlare,
perfino Louis era una maschera di nervosismo.
“Harry?”
Savannah inarcò un sopracciglio, spazientita.
Lui
si passò una mano tra i capelli ricci. “Devo dirti una cosa”
“Eh,
questo l’avevo capito – ribatté sarcastica lei, ma dopo si addolcì. – Che c’è,
Harry?”
Louis
ebbe uno scatto dal nervoso, temevo che da un momento all’altro saltasse in
avanti, prendesse le loro teste e le sbattesse tra di loro in modo che si
baciassero. Era chiaro che Harry non era bravo a parole, ma non capivo il
motivo della sua incertezza: in qualche modo doveva dire a Savannah che provava
qualcosa.
“Ma
perché Harry non si dà una mossa? Basta parlare!” ringhiò Louis spazientito.
Sbuffai.
“Vorrei vederti a parlare liberamente con la ragazza che ti piace da una vita.
Dieci sterline e sproloquieresti sulla tua vita”
“Non
è vero!” protestò indignato, ma non replicai.
Eravamo
in una strana posizione: sembrava che Louis mi stesse strozzando a terra ed era
meglio se non mi voltavo verso Liam, Niall, Zayn e Rikki che probabilmente se
la stavano spassando a vedere la scena di noi due schiacciati sul terreno.
“Ora
stiamo zitti, che voglio seguire il film” disse Louis, e mi mise una mano sulla
bocca.
Mentre
io e il suo migliore amico bisticciavamo, Harry aveva preso Savannah per la
mano, senza dire una parola e si poteva chiaramente notare che lei si era
irrigidita e sembrava parecchio imbarazzata. Abbassò la testa mentre Harry si
avvicinava di più a lei.
“Dai,
Harry, ce la puoi fare!” bisbigliò Louis rischiando di colpirmi la testa con il
braccio.
Dopo
aver schivato il colpo di Louis, osservai di nuovo la situazione con un sorriso
incerto e notai che Savannah stava arrossendo, tanto che Harry increspò le
labbra.
“Io
non so come dirlo” disse Styles, stringendole la mano.
Savannah
alzò la testa. “Potresti… dimostrarlo”
Mi
alzai di scatto non appena capii cosa stavano per fare, con la conseguenza che
sbattei la testa nel mento di Louis e lui lanciò un gemito. Lo afferrai per un
braccio, cominciando a trascinarlo via con la mia poca forza di cui ero dotata.
E visto che si divincolò, mi toccò prendergli una gamba e tirarlo verso il portone
della scuola: giurai che Niall si stava sganasciando dal ridere.
“Louis,
vieni via di lì! – bisbigliai irritata. – Non puoi spiare quei due che si
stanno baciando!”
“Perché
no?”
Lo
strattonai di nuovo per un braccio. “Non è da persone intelligenti spiare gli
altri anche se questo è il tuo migliore amico!”
Ero
troppo poco forte per schiodarlo di lì, tanto che Louis mi afferrò e mi buttò
di nuovo a terra, tappandomi la bocca, e ricominciò a spiare Harry e Savannah.
Allungai
un po’ il collo e notai seriamente che si erano saltati addosso: si stringevano
così tanto che avevo paura per Savannah, non sarebbe mica morta soffocata da
quell’abbraccio così appassionato di Harry, vero?
“Oh,
adesso sono soddisfatto - mormorò Louis compiaciuto e storse le labbra subito
dopo. – Per colpa tua, July, mi sono perso il momento clou!”
Allargai
le braccia incredula mentre Louis raccoglieva velocemente le mie cose, me le
metteva in mano e mi trascinava via con sé verso l’auto di tutta fretta. Quasi
inciampai nei miei stessi piedi durante il breve tragitto e constatai che ero
peggio di prima, probabilmente i miei capelli non erano più brutti ma osceni.
“Non
ti sei perso il momento clou, Louis! Hai visto che si stavano letteralmente
mangiando la faccia e se faranno qualcos’altro te lo dirà Harry!” borbottai
contrariata mentre raggiungevamo un Niall completamente rosso dalle risate.
Appena
mi vide, Rikki si avvicinò, prese un po’ dei libri che avevo tra le mani e li
gettò dentro la macchina di Louis con poca delicatezza, per poi sciogliere i
miei capelli dalla matita e cominciare a pettinarli con le dita. Senza che io
le dicessi niente.
“Horan,
smetti di ridere”
Niall
si dovette appoggiare prima a Liam e poi alla portiera per garantirsi quel
minimo di equilibrio. Sentii che Zayn mi stava osservando, e gli scoccai
un’occhiataccia tanto che lui alzò le mani come arrendersi e si infilò nel
sedile anteriore dell’auto, come Louis che si era già preso la postazione di
guida.
“July,
sembravate due maiali che si rotolavano nel fango – stava piangendo dal ridere,
e sospirai quando rischiò di soffocarsi con la sua stessa saliva. Tossì. –
Eravate comici”
Liam
cercava di trattenersi ma sapevo che anche lui da un momento all’altro sarebbe
scoppiato a ridere e sarebbe esploso inevitabilmente; per questo, quando lo
guardai divertita, non replicò e si sedette nel sedile posteriore seguito
subito da Niall, che però si era trascinato a fatica.
Rikki smise di pettinarmi i capelli e sorrise
comprensiva. “Non ascoltarli, non capiscono l’importanza della privacy”
“Harry
e Savannah stavano pomiciando e Louis voleva stare lì a guardarli come se fosse
uno spettacolino – dissi polemica mentre scorgevo Harry e Savannah che mano
nella mano raggiungevano me e Rikki, le uniche fuori dalla minuscola auto di Louis.
Ancora mi chiedevo come fosse possibile entrarci in otto. – Che bella novità!”
squittii esaltata poco dopo, quando la coppietta fu davanti a noi.
Savannah
storse un labbro. “Non spii bene, July”
“E’
stato Louis a coinvolgermi – protestai, indicandolo dentro l’auto. Lui si
affacciò e quando vide la faccia contrariata di Harry, si infilò subito dentro
e chiuse perfino il finestrino. – Ho cercato di farlo desistere, ma è più forte
di me e guarda in che condizioni mi ha ridotto!”
Rikki
rise. “July non aveva intenzione di guardare le vostre effusioni - bisbigliò, e
lanciò uno sguardo a Niall. – Preoccupiamoci di entrare tutti e otto sani e
salvi in questo catorcio”
“Forse
voi ragazze dovreste sedervi su questi cretini qui dietro” suggerì Zayn,
rivolgendo quel ghigno sghembo più a me che a Savannah e Rikki.
Ricevette
uno schiaffo in testa da Niall per l’attributo che gli aveva appena dato e fui
felice che a colpirlo fosse stato lui e non io, qualcuno si sarebbe accorto del
mio improvviso turbamento. Harry entrò in auto e poco dopo anche Louis
ricevette un schiaffo sulla testa, come punirlo della sua invadenza.
Rikki
ridacchiò, prima di infilarsi nella macchina e mettersi comodamente sulle gambe
di Niall che le cinse la vita con un braccio, sorridendo. Lei gli schioccò un
bacio sulla guancia mentre imbarazzata salivo anch’io e mi piazzavo sulle gambe
di Liam. Mi sembrò di arrossire, ma quando Harry sbatté la portiera e mi
ritrovai il viso di Savannah di fronte mi riscossi: nessuno doveva notare
niente.
“Non
mi sembrano delle posizioni ideali” commentai scettica, cercando di non pesare
a Liam che mi stringeva con un po’ di forza la vita.
Zayn
si voltò verso di me, ghignò malizioso. “Stai zitta, July, e arrangiati”
“Zayn,
tu non hai un ginocchio infilato nel culo” borbottò Rikki, carina come sempre,
appiccicandosi a Niall.
Mi
sporsi oltre Savannah per osservare il paesaggio che scorreva insieme a noi.
Gli schiamazzi dei ragazzi coprirono per la maggior parte del tempo la mia
contemplazione: nonostante fosse dicembre inoltrato quasi vicini a Natale e le
temperature fossero calate, non era ancora nevicato; un sottile strato di brina
ricopriva l’erba ma non c’era nient’altro che presagisse una forte bufera.
Dopotutto la pista di pattinaggio sul ghiaccio verso la quale stavamo andando
era al coperto, il che significava che mi sarei spaccata una caviglia se avessi
tentato soltanto di staccarmi dalla parte protettiva.
“Vi
avverto che sono un pericolo vagante e che non riesco a stare in piedi con dei
pattini”
Notai
che Liam aveva increspato le labbra in un sorriso. “Tu non riesci mai a stare
in piedi, Juls”
“Stronzo”
Savannah
fece per schiacciarmi il cinque, ma Louis ebbe la sensibilità di prendere una buca, tanto che lanciai un urletto e
strinsi le braccia attorno al collo di Liam, trovandomi inconsapevolmente
ancora più vicina a lui. Quasi arrossii, ma mi allontanai immediatamente e mi
passai una mano tra i capelli, senza osare guardare il suo viso.
“Ah,
sante buche della strada…” sospirò Zayn sognante, e avrei voluto ucciderlo.
Per
sua fortuna e anche per la mia, arrivammo presto alla pista di pattinaggio,
soltanto che quando scesi sana e salva dall’auto ebbi la sensazione che
qualcosa sarebbe cambiato inevitabilmente.
Carrot's Corner
Buonasera gente!
Sono qui per postare questo capitolo particolarmente orribile, mi
scuso... penso che l'azione sarà nel prossimo, ma non me lo
ricordo bene perché in questi giorni sono particolarmente
depressa. Sono stata a Monaco per quattro giorni e l'idea di tornare a
scuola domani mi distrugge, poi sono piena di compiti arretrati e non
avevo manco voglia di postare per non so quale motivo, mi faceva
fatica, e poi sottoporvi a sto schifo non era nelle mie
priorità. Mi sto pure fogando con Pottermore AHAHHAH
In ogni caso grazie mille per tutti i complimenti qui su EFP, Twitter... vi ringrazio davvero molto, ma non me li merito.
Ci vediamo al prossimo Lunedì, forse!
Mari xxx
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Capitolo 17 *** Capitolo sedici. ***
cap 16 like an extra
Like an Extra
Capitolo
sedici
{Listen to me what I said
Try to get it through your head
A little bit of circumstance
A chance to make out.
Hump
de Bump – Red Hot Chili Peppers}
La
pista di pattinaggio non era un granché, ecco. Un grande pallone grigio spento
copriva uno spazio ghiacciato aperto lateralmente, dentro al quale ragazzi e
ragazze sfrecciavano sui pattini, che stridevano acuti. Rabbrividii al pensiero
di cadere e spaccarmi due vertebre per poi finire in un ospedale puzzolente di
disinfettante e poca curato.
Avevo
lasciato la giacca di Liam nell’auto, così l’avrebbe ripresa dopo: insieme a
quella erano abbandonati tutti i nostri libri, i nostri zaini, e il mio
cervello soprattutto.
Rikki
mi porse un paio di pattini blu taglia trentotto, che faticai a mettere; la
musica assordante aveva cominciato a diffondersi per tutta la pista, tanto che
non riuscivo a capire le parole urlate di Niall che si era già buttato senza
ritegno sul ghiaccio, con la conseguenza che assistemmo alla sua epica
scivolata.
Scoppiai
a ridere, zampettando - per quanto potessi essere stabile – verso l’entrata.
Poco prima di infilarmi i pattini, avevo scoccato un’occhiata al tempo: il
cielo, scuro e terso, sembrava presagire qualcosa di brutto e sperai che non
piovesse perché ero sprovvista di ombrello.
Vidi
Rikki che si lanciava in aiuto di Niall, leggera ed esperta, per aiutarlo ad
alzarsi visto che era ancora moribondo sul ghiaccio. Appena si fu alzato a
fatica, la strinse forte in un abbraccio ed entrambi ricaddero a terra per la
violenza con cui la prese tra le braccia.
“Niall,
sei pessimo!” gridò Louis sfrecciandogli accanto senza degnarli di uno sguardo.
Esitai,
prima di infilare il piede. In qualche modo pattinare sul ghiaccio mi
spaventava: ricordavo benissimo il momento in cui a sette anni sbattei
violentemente la testa e persi i sensi per pochi minuti, ma che parvero mesi.
Ero letteralmente terrorizzata solo al pensiero di cadere di nuovo.
Erano
già tutti in pista, sorridenti: Savannah volteggiava leggera mano per la mano
con Harry tra le risate perché si schiantavano senza accorgersene contro la
barriera di protezione; Louis prendeva in giro Zayn per il suo scarso
equilibrio; Niall era ancora ancorato a Rikki che non sembrava disgustata da
quella morsa piacevole. Io ero l’unica che non si era ancora addentrata nel
pericolo, fu Liam che si accorse della mia esitazione.
Barcollando
mi si avvicinò e mi porse la mano, come per invitarmi a partecipare alla futura
distruzione del mio corpo.
“July?
Vieni”
Squadrai
incerta i pattini. “Ho un po’ paura – ammisi insicura. Liam sorrise dolcemente.
– Non ho avuto una grande confidenza con i pattini, quando ero piccola”
“Io
non so stare in piedi – mi prese la mano con delicatezza. – E quindi ci
sosterremo a vicenda”
“Non
ho intenzione di cadere ogni tre per due” sbuffai divertita, e subito mi
aggrappai alle sue spalle per evitare di avere il sedere a terra.
Liam
aveva abbastanza equilibrio da fermarmi e tenermi stretta, tanto per farmi
venire un collasso. Quel pomeriggio rischiavo di morire per due precisi motivi,
di cui uno assurdamente inspiegabile e stupido: il primo, a causa del ghiaccio
traditore che come minimo avrebbe causato lo spappolamento del mio fegato in
cinque secondi e mezzo e non appena avrei cominciato a muovere i piedi sarei
infilata dentro la barriera di protezione e l’avrei oltrepassata per finire
direttamente sul terreno, a faccia in giù; il secondo, quello inspiegabile, era
perché il mio cuore sarebbe crollato se solo Liam James Payne non mi avesse
mollato i fianchi entro un tempo limite. Ciò avrebbe comportato il mio
svenimento e di conseguenza la mia pazzia.
“Non
credo tu abbia un gran equilibrio, Juls – commentò Liam con un sorriso. I miei
occhi si ridussero a due fessure, nonostante sapessi di essere goffa. –
Dovresti prendere uno di quei pinguini che utilizzano i bambini”
“Ah,
certo. Così potrei direttamente morire investita da un pinguino meccanico”
Louis
mi passò accanto come un fulmine, seguito da un poco entusiasta Zayn. Dire che
era entusiasta era riduttivo; notai che Niall stava muovendo lentamente i primi
passi, attorniato da Rikki e Savannah mentre Harry si era messo a rincorrere
gli altri due, che facevano ormai finta di ballare.
“Pinguini
assassini… - Liam si fece pensieroso. – Niente male come film dell’orrore”
Inarcai
un sopracciglio, divertita. “Non sai quanti pinguini assassini ci sono a questo
mondo – dissi con una finta faccia terrorizzata. Liam ridacchiò, facendo
maggiore pressione sui miei fianchi. – Tutti ce li hanno in casa, perfino te.
Si nascondono nel freezer e la notte vengono nel tuo letto e ti uccidono con
una stalattite!”
“
Certo, July, certo – sospirò Liam divertito, e mi prese una mano con la netta
intenzione di reggersi. – Possiamo cominciare a pattinare?”
“Promettimi
che mi terrai se cadrò”
“So
stare in piedi quanto te, Juls” disse divertito mentre mi guardava arrancare
verso la barriera di sicurezza.
Mi
ci aggrappai senza indugio e sorridendo Liam mi lasciò la mano, consapevole che
non avessi nessuna voglia, neanche di provare a muovermi in quel terreno
minato, perciò seguì Zayn, che lo aveva afferrato per un braccio.
Mi
rilassai un attimo, stetti lì un po’ ad osservare la situazione.
Savannah,
un vortice di capelli castani, aveva abbandonato momentaneamente il gruppo
formato dal goffissimo Niall e da una pazientissima Rikki – che in quel momento
lo stava trattenendo per un braccio per ristabilire il suo equilibrio – ed era
corsa in aiuto di Liam. Zayn mi sfrecciò accanto, impegnato in una scivolata
versione palla di neve: era appena caduto ma sembrava si stesse divertendo un
sacco, e ne era entusiasta. Louis lo evitò per un pelo mentre mi raggiungeva
alla parte, con un sorriso poco raccomandabile.
“July,
vieni”
Scossi
veemente la testa. “Non ci penso neanche Lou – dissi. – Sono rimasta
traumatizzata dal pattinaggio sul ghiaccio e ho paura di cadere”
“Se
cascherai, prometto che mi lancerò sotto
di te per attutire il colpo, okay? – Louis sembrava impaziente di vedermi
muovere su quei cosi. – Ora staccati”
Feci
per allontanarmi un minimo dalla barriera.
“Prometti
veramente che non mi farai cadere?” chiesi di nuovo, con un tono di voce
terrorizzato.
Louis
sospirò. “Certo. Ora staccati”
Finalmente
tolsi la mano dalla barriera, con attenzione mi sporsi verso di lui e gli
afferrai un braccio. Harry ci passò accanto con quel suo adorabile sorriso.
“Vedo
che hai raccolto un po’ di coraggio, July – mormorò odioso, poi si rivolse a
Louis. – Lou, me la lasceresti?”
Sembrava
parlassero di me come se fossi la cavia di uno stupido esperimento e loro i due
scienziati pazzi. Siccome il migliore a pattinare, oltre a Rikki e a Savannah,
impegnate a recuperare con la forza un povero Niall a terra, era Louis, temetti
seriamente per la salute del mio corpo.
“Non
mi fido, Styles” borbottai non appena Louis annuì – quasi a malincuore – e si
allontanò verso Liam, a terra anche lui.
Su
otto componenti del gruppo tre erano costantemente col culo sul ghiaccio e il
numero quattro – cioè la sottoscritta – sarebbe scivolata a momenti, mentre i
restanti, quelli esperti, erano perfettamente in piedi.
“Dai,
July, devi solo tenere la schiena diritta e le ginocchia appoggiate sui
pattini… non è così difficile” mi spiegò Harry paziente.
Stetti
attimi in silenzio e il mio pseudo maestro roteò gli occhi verdastri al cielo.
“Prometto
che mi fingerò un cuscino se cadrai” aggiunse poco dopo, notando la mia
incertezza.
“Perché
vuoi proprio te farmi da maestro? – chiesi sospettosa, un sopracciglio inarcato
in segno di perplessità. – Per vendicarti del fatto che ti ho spiato?”
Gli
occhi di Harry si illuminarono di una luce inquietante. “No, solo perché Liam
ha monopolizzato Savannah e sono geloso”
Ecco
a cosa servivo. Nonostante cominciassi a frequentarli molto più spesso di
prima, grazie all’intervento di Niall con le sue lezioni di matematica, di Liam
con le sue lievi apparizioni in biblioteca e di Louis con quest’ultimo Ballo
D’Inverno, non riuscivo a scollarmi l’etichetta di comparsa neanche questa
volta. Era più che ovvio che fossi una di quelle usa e getta e, anche se questo
pensiero mi incupiva terribilmente, non potei dire niente e accettai con me
stessa l’idea di rimanere così per il resto della mia carriera scolastica, cosa
che non mi entusiasmava affatto.
“Harry,
state insieme da nemmeno un’ora – notai, con un pizzico di disapprovazione
nella voce. Lui si era voltato verso Savannah, che insegnava i primi passi a
Liam. – Liam non può rubarti la ragazza, va già dietro a due tizie
completamente diverse tra di loro”
Senza
volerlo, nelle mie parole c’era un’inconfondibile nota di rancore nei suoi
confronti. Era l’invidia da comparsa che riemergeva come se fosse qualcosa che
non morisse mai, un po’ come la ferita del teatro, soltanto che era molto
peggio. In qualche modo un piccolo taglio si poteva rimarginare, ma un
sentimento inespresso e a riposo esplodeva a momenti senza che tu te ne potessi
minimamente accorgere, con la conseguenza di diventare acida, odiosa e
antipatica all’intero mondo.
Harry
mi fece segno di stare in silenzio mentre contemplava l’ennesima caduta di
Liam.
Capii
che le spaccature di cui parlavo spesso erano molto più profonde delle
aspettative: Styles era arrivato al punto di dubitare che Liam potesse provarci
con Savannah, quando era sicurissimo da poco tempo che lei sentisse qualche
sentimento per lui. Non si fidava neanche di quello che avrebbe dovuto essere
uno dei suoi migliori amici; un senso di disgusto mi risalì dallo stomaco e il
mio umore ebbe un enorme tracollo, tanto che picchiettai sulla spalla di Harry
per richiamare la sua attenzione ormai voltata verso l’improbabile coppietta
che stava nascendo nella sua testa bacata.
“E
perché dovresti usare proprio me?” domandai scettica.
Harry
mi squadrò, malizioso. “Perché Liam tiene molto a te”
Se
voleva propormi una pillola di saggezza di Zayn, l’avrei letteralmente buttato
a terra e picchiato senza pietà. Una mi stava ancora tormentando in un modo
incredibile, non volevo continuare a chiedermi che cosa volesse dire quel
messaggio trasmesso in aramaico antico.
“E
dovrebbe essere geloso?”
Lui
annuì convintissimo, mentre sospiravo sconsolata e mi lasciavo trascinare dalle
sue braccia, mantenendo la posizione di cui mi aveva detto prima.
“Ehi
guarda July, stai pattinando!” esclamò Harry, come se fossi una stupida.
“Quando
sarò in grado di tenermi in piedi da sola, allora starò pattinando: per ora mi
sembra di essere un cane trainato dal guinzaglio” borbottai.
Harry
sorrise e, con tutta l’intenzione di sfidare Savannah, le sfrecciò accanto,
sempre tenendo la mia mano. Dire che ero terrorizzata era riduttivo: avrei
preferito essere sbranata da qualcosa di sconosciuto piuttosto che stare a
disposizione di Harry Styles.
“July
è più brava di Liam! – ridacchiò fragorosamente lui. Scorsi un lampo di
inquietudine sul viso cesellato di Savannah ed ebbi la conferma che Styles
aveva appena innescato una bomba ad orologeria soltanto con le parole. – Guarda
com’è aggraziata!”
Se
sembrare un elefante con dei moonboot ai piedi che scivolava sul ghiaccio era
simbolo di eleganza, allora potevo essere definita aggraziata.
“Prendi
meno per il culo, Styles” borbottai cupa mentre notavo l’apertura di uno
spontaneo sorriso sul viso di Liam.
Il
mio cuore fece una giravolta, andò nella mia pancia e poi tornò alla sua
originale posizione.
“Harry,
tu non hai visto le acrobazie di Liam… abbiamo un nuovo pattinatore di free
style” replicò Savannah fiera e, senza neanche accorgermene, mi schiantai sul
petto di Harry, che si era appena fermato di fronte a lei e teneva addosso una
maschera di arroganza, sottolineata dal mento in alto.
“Juls
è capace di cose che tu neanche sai”
Se
era per questo, neppure lui stesso conosceva le presunte cose di cui nessuno era a conoscenza e nemmeno la sottoscritta.
Nonostante avessi la sensazione che per Harry – come per Niall e forse anche
per Liam stesso – fossi soltanto una ragazza schermo oppure una servetta degna
del dodicesimo secolo, non poteva non starmi simpatico. O che fosse per i
capelli ricci o per il carattere non aveva minimamente importanza.
Mi
aggrappai a Styles per paura di cadere e pregai infinitamente che a Savannah
non saltassero strane idee in testa, ma per fortuna lei era troppo occupata a
bisticciare con il suo ragazzo riguardo a me e Liam per accorgersi che sembravo
un koala alla ricerca di salvezza. Quest’ultimo mi sorrise e mi staccai un
minimo da Harry, per poi atterrargli addosso con la leggerezza di un bisonte.
“Dio,
scusami, Liam – biascicai imbarazzata, completamente distesa su di lui. –
Volevo raggiungere la barriera di sicurezza”
Avevo
detto una cazzata, ma dovevo giustificare il fatto che gli fossi completamente
saltata addosso senza ritegno. Quando mi accorsi che qualcuno mi aveva
sovrastata e che quest’ultimo era Niall, cominciai a ridere: il biondo cominciò
a muoversi come un dannato, a spese della mia schiena e di Liam.
“Horan,
mi stai fracassando tre vertebre! E July non aiuta!” commentò Payne,
divincolandosi e liberandosi sia di me che di Niall. Si rimise in piedi in un
secondo, tutto affannato, mentre mi pareva di avere il cuore che stava
collassando tutto insieme.
Zayn
mi porse una mano, divertito. “Bell’esibizione, July. Cercavi di capire le mie
pillole di saggezza?”
“Fanculo”
sputai incupita, mentre lui rideva e aiutava a tirarmi su in piedi.
Che
fossi rossa era più che ovvio e sarei completamente morta se solo gli altri
avessero commentato in qualche modo il mio stato emotivo instabile. E Louis
venne in mio aiuto al momento giusto: ci avvisò che il tempo era scaduto e che
dovevamo muoverci. Intuii il motivo; grosse e rumorose gocce di pioggia si
abbattevano senza pietà sul pallone, in un ticchettare inquietante e
arrabbiato.
Fui
la prima a togliermi i pattini, a infilarmi il giubbotto in fretta e furia, a
pagare e a uscire protetta dalle braccia di Louis, che tentava di coprire sia
me che sé stesso in un gesto premuroso quanto inutile. Quando entrai in auto e
mi piazzai sulle gambe di Liam, mezza fradicia, notai che un accenno di
fastidio gli popolava il viso.
E
mentre Louis metteva in moto di tutta furia, capii per la prima volta che forse
le pillole di saggezza di Zayn non era così insensate come affermavo prima.
Carrot's Corner
Et voilà, sono sopravvissuta alla scuola anche questa settimana!
Dopo il compito di inglese - disastroso -, il compito di matematica -
disastroso - e il compito di latino - disastroso - (questo è uno
dei momenti in cui mi pento di aver scelto il liceo scientifico
tradizionale, povera me), arrivo con un aggiornamento che spero non sia
disastroso come sono stati i miei compiti. Qui si capisce qualcosa
riguardo alla famosa pillola di saggezza di Zayn, visto che la reazione
di Liam dovrebbe darvi un minimo di indizio... voglio sentire le vostre
idee al riguardo!
Per l'episodio del pattinaggio e la paura di Juls nei suoi confronti,
è la stessa che ho avuto io a Dicembre, cioè quando ho
scritto questo capitolo, e sono andata a pattinare con le mie amiche...
mi stavo cagando addosso perché da quando sono caduta da piccola
e ho battuto la testa - menomale avevo il casco da sci - mi sono
spaventata. Contrariamente a lei però non sono svenuta, grazie
al Cielo, se no avevo una scusa per la mia sanità mentale
compromessa. AHAHHA
Molte mi hanno detto che sarebbe piaciuto loro vedere Louis e July
insieme e, nonostante abbia una cotta allucinante per quell'uomo, non
so ancora se modificherò qualcosa per metterli insieme o fare
casino. Dovrei sbudellare (?) tutta la fanfiction... ci penserò,
sappiatelo. AHAHHA
Vi ringrazio davvero moltissimo per tutti i complimenti che mi fate sia
su EFP che su Twitter e mi dispiace non rispondervi con il coso apposta, ma il tempo scarseggia quindi scusatemi, ma sappiate che vi sono davvero grata e vi ringrazio moltissimo :)
Vi avverto che sto scrivendo altre 5 fanfiction tutte insieme e tutte
contemporaneamente (faccio schifo, lo so), però non so quale
posterò per prima, alla fine di questa. Mancano giusto 9
capitoli... non ci posso ancora credere, posso disperarmi già da
adesso. AHAH
A lunedì prossimo (e questa volta è sicuro!)!
Mari xxx
|
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Capitolo 18 *** Capitolo diciassette. ***
like an extra cap 17
Like an Extra
Capitolo diciassette
{You make
me wanna die
I’ll never be good enough
You make me wanna die
And everything you love
Will burn up in the light
And everytime I look inside your eyes
You make me wanna die.
You
make me wanna die – The Pretty Reckless}
Dopo
che ero tornata a casa – mezza fradicia, con i jeans e le scarpe intrise di
acqua – il pensiero che quella caduta avesse scatenato qualcosa in Liam mi
tormentò per il tempo restante della doccia rigenerante e del pisolino sul
letto. Non mi sentivo neanche tanto bene: un gelo mi percorreva le vene,
inesorabile, e benché provassi a coprirmi con coperte e cinquantacinque
maglioni e felpe, non osava andarsene.
Il
risultato della pioggia e del pattinaggio si manifestò quella notte; cominciai
a delirare in preda alla febbre, poi con una buona medicina mia madre mi
rispedì a letto e mi mandò anche a cagare maledicendo il pattinaggio sul ghiaccio
e chi l’aveva inventato.
Passai
i due giorni successivi a letto, ricoperta da sedici coperte tra cui un piumone
pesante, con una buona dose di medicina ricostituente e una che fungeva più o
meno da sonnifero invece che da aspirina, con la conseguenza che avevo quasi le
piaghe da quanto stavo a dormire.
L’unica
mia compagnia era la televisione in salotto – ma non avevo la forza fisica per
alzarmi e andare di là -, il computer portatile che aveva una scadente
connessione internet e quindi ero isolata dal mondo e avrei avuto anche Romeo e
Giulietta, se Liam non me l’avesse rubato in biblioteca con la scusa della
cattiva dipendenza.
In
quel momento stavo rifiutando perfino il Mars che avevo davanti da quanto mi
sembrava disgustoso il sapore, perciò passavo il tempo a ripassare un po’ il
programma scolastico, con la scusa che potevo rimanere indietro e che i test
scritti dei professori non avrebbero avuto pietà di me.
“July?
- mia madre Johanna fece capolino dalla porta, con uno strano sguardo
indagatore. Alzai la testa dal libro di matematica, annoiata. – Hai visite”
disse poi, sparendo e aprendo la porta.
Non
aspettavo nessuno, in realtà: come minimo Louis sarebbe potuto venire a farmi
visita oppure Rikki o addirittura Niall, invece sulla soglia dell’uscio c’era
un Liam imbarazzato, con una scatola tra le mani.
Mi
ci vollero dieci minuti prima di assimilare l’idea che Liam fosse nella mia
stanza; il mio primo pensiero andò al disordine che regnava in quella
sottospecie di campo rom dove avevo messo radici, addirittura cominciai a
guardarmi freneticamente attorno con la speranza di non trovare un paio di
mutande a pois attaccate alla sedia. Fortunatamente, però, non c’era niente del
genere.
“Ciao
Liam – salutai sorpresa alzando il busto per vederlo meglio e sistemando i
cuscini dietro di me allo scopo di sembrare meno una barbona accampata lì per
caso. – Sono sinceramente sorpresa”
Mia
madre lo lasciò entrare, mi strizzò l’occhio e poi chiuse la porta con molta –
e dico molta – violenza, quasi a voler richiamare l’attenzione. Non mi chiedevo
che cosa si era immaginata il suo cervello: sicuramente una scena in cui si
sarebbe fintamente scandalizzata dopo aver scoperto la sua unica e purissima
figlia a letto con uno sconosciuto che aveva fatto entrare in casa. In realtà
forse mia madre era anche sorpresa dal fatto che ricevessi visite, visto che
nessuno – femmina o maschio - osava varcare la soglia della mia camera barra
bunker.
Liam
sorrise, il mio cuore era ormai andato in pappa, e lo invitai a sedersi vicino
a me sul mio stesso letto. Accennò alla porta, sempre con quel sorriso stampato
sul viso.
“Perché
tua madre ha chiuso la porta?”
Mi
sentii vagamente arrossire. “Ehm… non lo sai, ma è la prima volta che una
persona varca quella soglia” ammisi.
“Seriamente?
– la sua voce sembrava colma di incredulità. – Non ti sei mai tolto il ruolo da
comparsa di dosso, vero?”
Scossi
la testa. “No, hai ragione, ma non mi è mai dispiaciuto”
Liam
sorrise, prima di togliersi le scarpe con il mio permesso e appoggiare i piedi
sul piumone pesante. Mi porse la scatola che aveva tra le mani, titubante.
“Questo
ti farà sicuramente meglio” disse solo.
“Brodo
di pollo? - chiesi, come se già conoscessi la risposta. Liam annuì. – Pollo
vero o pollo finto?”
“Esiste
il pollo finto?”
Scrollai
le spalle, con un sorriso, maneggiando la scatola di cartone a righe. “Certo.
Questo è un pollo modificato geneticamente e quindi un pollo con vaghe
sembianze sconosciute o un pollo di quelli veri e sani?”
“E’
un incrocio di pollo”
In
quel momento non avevo molta febbre, ma stavo delirando senza motivo. Okay, un
motivo c’era ed era Liam stesso benché fossi così anche caratterialmente, però
era strano che lui stesse al gioco. Per me era sempre stato una persona
introversa e che non si apriva molto, ma evidentemente il tempo passato in
biblioteca, al Ballo, a pattinare, non era stato sprecato. L’affermazione di
Zayn e la sua probabile decifrazione mi colpì come un macigno, all’improvviso.
“E’
un pollo più qualche verdura strana” aggiunse Liam poi, divertito.
Scoppiai
a ridere. “L’importante è che non sia un pollo avvelenato - dichiarai, aprendo
il contenitore e notando con disappunto che era sprovvisto di cucchiaio. – Oh,
non c’è il cucchiaio…”
“Bevilo
così” suggerì Liam.
Inarcai
un sopracciglio. “Stai scherzando? Rischio di sbrodolarmi come una bimba di due
anni!”
“Allora
dovresti trovare una soluzione che non comprenda la parola ‘cucchiaio’”
“Non
è il caso che lo beva con le mani – osservai sarcastica mentre Liam si mordeva
un labbro, incerto. – Non dovrei usare un cucchiaio?”
“Ho
la fobia dei cucchiai”
Ah,
certo. Poi ero io quella strana a scuola, vero? Né Chloe né Genevieve osavano
immaginare che Liam James Payne – il loro corteggiatore indeciso – avesse paura
di un utensile così comune in cucina. E come faceva a mangiare la minestra?
“Io
ho la fobia di Romeo e Giulietta, quindi siamo pari in stranezza - mormorai
sorridendo mentre Liam sospirava di sollievo. – Louis deve prenderti davvero in
giro per questa cosa” osservai.
Lui
alzò le spalle. “In realtà no, tutti lo sanno”
La
sorpresa si impadronì di me stessa e, per evitare che Liam se ne accorgesse, spostai lo sguardo altrove: mi ero aspettata
che nessuno di quel gruppetto lo sapesse, eccetto Niall e Zayn, ma invece per
una volta in una delle mie tante analisi da comparsa mi ero sbagliata. Mi
sentii in grado di decretare di non poter continuare a giudicare le loro azioni
senza conoscerli affatto.
“Ma
non mi hanno mai preso in giro per questo” continuò con un sorriso, e mi
riconcentrai sul brodo di pollo.
Lo
rigirai un paio di volte. “E come lo dovrei bere senza spaventarti a morte?”
Liam
mi guardò divertito, senza conoscere la risposta ovvia alla mia domanda. Roteai
gli occhi al cielo prima di alzarmi con uno sbuffo scostando malamente le
lenzuola e tenendo cauta il brodo di pollo in mano.
“Facciamo
così – dissi, mentre mi infilavo un paio di ciabatte pelose ai piedi. – Tu resti
qui e io vado giù a bere il mio brodo di pollo e poi torno su”
Liam
ridacchiò. “Va bene – mi squadrò con un sorriso. – Bel pigiama, Juls”
Avevo
appena sorpassato lo specchio per andare verso la porta, ma al sentire le
parole di Liam tornai indietro e mi osservai dubbiosa. Poi sbiancai: indossavo
il mio pigiama della malattia, con un enorme giraffa ricamata su un fianco e
sull’altro avevo un gigantesco metro graduato; un ridicolo fumetto chiedeva
alla persona che vedeva il pigiama se voleva essere misurato in altezza.
Considerando il fatto che ero una nana in confronto a Liam, la situazione era
irreale.
“Scusami
per questo abbigliamento poco consono – borbottai gonfiando le guance come una
bambina, mentre schivavo all’ultimo minuto un cuscino. – E non osare attaccarmi
in questo modo!”
In
realtà quando scesi dovetti riprendere fiato sia per la sua presenza sia perché
dovevo bere alla svelta quel cavolo di brodo di pollo così sarei potuta tornare
presto in camera mia. Quando entrai in cucina, mia madre era seduta sulla sedia
con il giornale tra le mani e mi lanciò un’occhiata sospettosa mentre mettevo a
soqquadro i cassetti, alla ricerca di un cucchiaio.
“Tesoro,
calmati”
“Mamma,
devo bere questo coso così potrò
tornare su” biascicai affannata, con il cucchiaio tra le labbra.
Lei
rise. Che fossi nel panico era più che ovvio. Non riuscivo a stare ferma e,
dopo aver recuperato il dannato utensile, sedetti al tavolo di fronte a mia
madre e aprii il cartone con attenzione, per poi immergere il cucchiaio dentro
la brodaglia e berne un sorso.
“Tesoro,
perché non vai su? Non è carino lasciare gli ospiti da soli”
Inarcai
un sopracciglio; mi aspettavo un’affermazione del genere da parte di mia madre
Johanna. Se solo ci fosse stato mio padre, preso dagli istinti omicidi che
caratterizzano i genitori, avrebbe ucciso Liam e me per due motivi: il mio
presunto ‘ragazzo’ perché tentava di approfittarsi di sua figlia e me perché
avevo permesso a uno sconosciuto di sedurmi.
“Tesoro,
dovresti dire a Liam che ti piace… - disse mamma tranquilla, con un sorriso
sornione sul viso. – Non ci sono problemi ad ammetterlo…”
Preferivo
tornare in camera mia a rischiare un embolo per Liam piuttosto che stare a
sentire le stupide insinuazioni di mia madre, anche se avevo una visione più
ampia di prima grazie alla probabile decifrazione della pillola di saggezza di
Zayn.
Senza
dire niente, scrutando la sua faccia compiaciuta dall’idea di aver appena
centrato l’argomento in pieno, mi trascinai con il brodo e il cucchiaio tra le
mani verso camera mia, con la speranza di non spaventare il mio ospite a morte.
Appena varcai la soglia della porta con un sospiro, lo sorpresi a guardare
delle fotografie attaccate alla parete, corniciate da disegni che avevo dipinto
da bambina.
“Liam,
ho un cucchiaio. Spero non ti dia noia il fatto che sia scappata da mia madre”
borbottai, stendendomi sul letto e cominciando a sorseggiare il brodo.
Liam
mugugnò qualcosa che non capii, forse era troppo assorto nella sua
contemplazione.
“Bei
disegni – commentò poco dopo, poi spostò la sua attenzione verso una medaglia
che pendeva da uno scaffale. – Fai delle gare?”
Mossi
il cucchiaio tra le labbra, scuotendo la testa. “No. Quando avevo dieci anni ho
vinto il premio per migliore interpretazione da non protagonista” spiegai. Non protagonista, e ti pareva.
Liam
si voltò con un sorriso e si avvicinò solo dopo che ebbi posato il cucchiaio
sul comodino.
“Sei
brava, allora”
“Non
mi hai mai vista recitare né mai mi vedrai” dissi rassegnata.
“E’
lo stesso. La medaglia conferma il contrario” ribatté Liam stizzito, con tutta
l’intenzione di convincermi.
Ridacchiai
forzatamente. “Non voglio spedirti a casa zoppo per Natale: sta zitto”
Liam
rise. “Tornerei a casa con un bel regalo di Natale – rimase pensieroso per
pochi attimi. – Come festeggi?”
Stavo
cominciando ad avere freddo, perciò sprofondai tra i cuscini e tirai su il
piumone fino al collo.
“Semplice:
non lo festeggio – biascicai sotto il suo sguardo sorpreso. – La famiglia
Christensen è atea da più di due generazioni”
“E
i regali?”
Scossi
la testa, schioccando il palato. “Neanche quelli. Sono le vacanze scolastiche
che mi fanno da regalo”
“Io
non saprei resistere senza Natale e neanche gli altri” disse Liam mentre
osservava la sottoscritta che piano piano si stava afflosciando sempre di più
contro i cuscini.
In
effetti mi sentivo stanca e debole: era più che normale visto che avevo dormito
male per due giorni e la testa mi stava letteralmente scoppiando.
“Vedo
che stai praticamente morendo – disse Liam con un sorriso, beccandosi
un’occhiataccia da parte mia. – Io vado via, allora”
Era
passato relativamente poco tempo e mi maledii per la mia scarsa resistenza alle
malattie: mugugnai qualcosa mentre si alzava e mi lasciava un dolce bacio sulla
fronte. Mi sentii immediatamente accaldata, ma diedi la colpa alla febbre e
alle mie deboli difese immunitarie invece che a quel gesto all’apparenza così
naturale e spontaneo da probabilmente scambiarsi come un’azione affettuosa o
spinta da qualche altro sentimento che non osavo pensare.
“Saluta
Louis, Niall e Harry da parte mia” esalai stanca mentre vedevo che si infilava
il giubbotto.
Mi
fissò divertito. “E Zayn?”
“Sì,
anche lui. E Rikki e Savannah – mormorai. Se Zayn non mi avesse infilato quelle
strane idee in testa, l’avrei salutato molto più volentieri. – E grazie per
essere venuto, Liam”
Lui
sorrise con dolcezza poco prima di sparire oltre la porta. Un attimo dopo che
se ne fosse andato, i capelli rossi di mia madre Johanna fecero capolino dallo
spiraglio della porta della mia camera.
“Tutto
bene, July?” chiese divertita.
Immersi
ancor di più la faccia nel cuscino, come per reprimere il suono di quel battito
cardiaco accelerato.
“No,
mamma, sto morendo emotivamente. Ora lasciami in pace”
E
quando chiuse la porta, volli che Liam non avesse fatto quel gesto.
Carrot's Corner
Eccomi qui, in un giorno per voi festivo e per me lavorativo
perché la mia scuola ama essere alternativa e restare aperta
quando si fa i ponti AHAHHAHAH Comunque non ho molto tempo
perché devo andare a cazzeggiare fuori, non che abbia fatto
molto negli ultimi tempi, ma è sempre meglio che stare a
studiare... quindi spero vi sia piaciuto questo capitolo nonostante sia
per me un orrore. AHAHHAHAH
Vi ringrazio moltissimo per tutti quei complimenti, grazie mille,
sappiate che la ff finirà il 25 Giugno 2012 e che mancano otto
capitoli :)
Il prossimo mi odierete particolarmente, per non parlare del 19, lì si che vorrete tirarmi una sprangata. AHAHHAHAH
Al prossimo lunedì!
Mari xxx
|
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Capitolo 19 *** Capitolo diciotto. ***
cap like an extra 18
Like an Extra
Capitolo
diciotto
{These four walls
They whisper to me
They know a secret
I knew they would not keep.
These
four walls – Miley Cyrus}
Dopo
che Liam se ne era andato, le mie condizioni a causa della febbre erano
visibilmente peggiorate. Mia madre aveva insistito così tanto perché le
spiegassi ogni santissima cosa che alla fine ero completamente esausta: avevo
dovuto svelarle il segreto del Ballo – e a quella parte si era molto incazzata –
e dirle che avevo avuto una crisi di nervi in biblioteca, tanto che mi ero
messa a piangere e Liam era venuto in mio soccorso per calmarmi.
Lei
aveva sospirato, mi aveva battuto una mano sulla spalla e mi aveva dato quella
cazzo di aspirina barra sonnifero per fare in modo che la febbre si abbassasse.
Due
giorni dopo, poi, tornai a scuola con una voglia incredibile di sbattere la
testa contro il muro. Afferrai i libri sbrigativa, senza aver la minima intenzione
di vedere un Liam James Payne all’armadietto insieme ai suoi amici
squinternati.
Mi
avviai con incertezza verso l’aula di matematica, ricordandomi che Niall mi
avrebbe assillata riguardo a Liam dei giorni precedenti o comunque mi avrebbe
chiesto o matematica o le mie condizioni di salute, alla fine avrebbe
tergiversato finché il discorso non sarebbe ricaduto su qualcos’altro, magari
un altro messaggio da inviare a Rikki. Poi mi sorpresi quando entrai in classe:
al posto di Horan, c’era Savannah che stava letteralmente impazzendo su un
complicato problema di geometria.
“Ciao,
Savannah – esordii sorpresa, sedendo accanto a lei. – Dov’è Niall?”
Lei
si voltò nella mia direzione, i suoi occhi si illuminarono. “Ehi, Juls! Come
mai qui?”
“Dovrei
chiederlo a te, visto che di solito Horan mi fa compagnia con le sue barrette
di cioccolato”
Savannah
chiuse il quaderno con uno scatto secco, ponendolo da una parte e rinunciando
alla soluzione di quel compito troppo difficile per lei – non osavo chiedermi
che cosa ne avrei ricavato io.
“Niall
è con Rikki, hanno marinato la scuola”
E
ti pareva che Rikki non coinvolgesse il suo ragazzo in qualcosa di losco.
“Anch’io
dovevo andarci con Harry, perché ci ‘avevano invitato’… ma ho rifiutato: la mia
media a matematica mi fa sentire in colpa – aggiunse Savannah poco dopo. – Sto
pure facendo un’ora in più del normale!”
Seppi
che da un momento all’altro mi avrebbe chiesto aiuto, come un’idiota ci sarei
cascata e poi non avrei ricevuto niente in cambio. Savannah sospirò.
“Che
palle – commentò annoiata. – Come stai, piuttosto? Liam mi ha detto che sei
stata malata”
Annuii
sorpresa dal fatto che Payne avesse riferito che era venuto a trovarmi:
probabilmente Louis doveva averlo informato riguardo alla posizione di casa
mia, più definita come il posto in cui nessuno voleva entrare. O forse non
avevo mai permesso a nessuno di varcare la soglia del mio mondo per colpa del
mio carattere schivo.
“Sì,
può darsi che l’abbia presa quando siamo andati a pattinare”
“Okay,
adesso mi sento in colpa – borbottò Savannah, le labbra arricciate. – Sono
stata io ad avere l’idea di andare e ti sei ammalata! Come minimo dovevo
portarti quindici scatole di cioccolatini per farmi perdonare”
Risi.
Contrariamente a Rikki, riuscivo a scorgere in Savannah quell’interesse e
simpatia in più nei miei confronti: che fosse sincera o finta, non avrei saputo
dirlo, ma sembrava quasi totalmente onesta.
“Forse
dovrei ringraziarti per i giorni di vacanza in più – ridacchiai, mentre
Savannah si scostava una ciocca di capelli scuri dal viso, in un atto della sua
proverbiale timidezza. – Speriamo che non mi sia persa qualcosa…”
Lei
riprese il quaderno e cominciò a girare le pagine con aria assorta. Poi la sua
testa scattò in aria, in un attimo velocissimo.
“In
realtà ti sei solo persa Liam che ha completamente ignorato sia Chloe che
Genevieve ieri, più lo scherzo ridicolo di Harry a Zayn: in pratica ha riempito
il suo zaino di non so cosa ed è esploso… niente di che, insomma” disse
Savannah pensierosa.
Ma
la mia attenzione si era fermata prima. Com’era possibile che Liam avesse
ignorato le ragazze che gli interessavano? Era totalmente irrazionale e
inimmaginabile, ma il mio cuore volle credere alle parole di Savannah e ciò era
dimostrato dalle irrefrenabili palpitazioni: batteva come al momento in cui lei
l’aveva solamente menzionato in mezzo al discorso, così, spontaneamente.
“Hai
proprio un ragazzo idiota…” fu l’unica cosa che riuscii a commentare mentre il
mio battito imperversava implacabile nelle mie orecchie.
Lei
annuì. “Lo so… - sentii i suoi occhi su di me, probabilmente irrigidita, e
sperai che non si notasse niente. – Tutto bene, July?”
Scossi
la testa come per cancellare quel cavolo di pensiero che mi era appena venuto
nel cervello. Se Zayn avesse avuto ragione e se avessi trovato veramente la
decifrazione alla sua ‘profezia’ strana e alquanto incomprensibile, allora
forse avrei messo un po’ di pezzi di puzzle insieme; e ciò che mi stava dicendo
Savannah serviva soltanto a confondermi maggiormente e farmi sprofondare in dei
pensieri stupidi e ingenui.
“Sì,
sto bene – mormorai sentendo le guance che mi andavano a fuoco. Afferrai
immediatamente un quaderno per coprirmi il viso. – Ti è riuscito quel
problema?”
Cambiai
immediatamente argomento, ma la faccia di Savannah non me la raccontava giusta,
tanto che mi tolse il quaderno dal volto, si avvicinò a me e mi guardò con un
sorriso dolce.
“July,
sai cosa c’è in strano di Liam? – chiese lei, e inarcai perplessa un
sopracciglio. – Che abbia rifiutato una figa come Chloe ma non abbia neanche
minimamente guardato Genevieve che come tutti sanno ha una cotta colossale per
lui”
“E
allora? È la indecisione fatta in persona”
Savannah
sorrise. “Juls, tesoro, non credi che ci sia qualcun’altra in mezzo?”
Oh,
sapevo dove voleva andare a parare ma non volli mostrarle la mia sorpresa. La
fissai, perplessa, mentre il pensiero che potesse svelare a tutti quel piccolo
segreto che cercavo di reprimere, si insinuava nel mio cervello.
“Savannah,
è impossibile – borbottai. – Va già dietro a due che poverine si ammazzano per
farsi notare e lui alla fine se ne sceglie un’altra? Sarebbe stupido”
Stavo
mentendo ma non mi importava più di tanto: se quello che avevo concluso era
vero, allora avrei potuto tranquillamente restare in pace finché non fosse
successo qualcosa di rilevante. Non volevo interferire in quel delicato
equilibrio e stravolgere ogni cosa.
Savannah
quasi si irritò per la mia risposta. “E’ possibilissimo invece! Tu…”
Io.
Io. Io. Da quanto la gente mi menzionava, pensavo fossi una strana entità
religiosa e superiore. Per mia fortuna, il professore entrò nella stanza,
sbatté il registro sul banco e, con la sua solita aria incazzata e l’occhiata
torva, annunciò che ci sarebbe stato un compito a sorpresa.
Evviva.
Quando
la giornata scolastica finì, ebbi la netta voglia di chiudermi in biblioteca e
stare da sola. Savannah era riuscita, nonostante la sua simpatia, a turbarmi
maggiormente, quanto Arleen, e speravo che la solitudine di quel giorno potesse
aiutarmi, più o meno mi sarei messa a studiare matematica per recuperare il
brutto voto che avrei sicuramente preso al test.
Lanciai
tutto sulla sedia, per poi sbuffare con stanchezza. Avrei potuto schiacciare un
pisolino, ma non sarebbe stato consono all’ambiente e mi sarei beccata un’altra
punizione: l’idea di deludere i miei per l’ennesima volta mi disgustava e non
avevo intenzione di ripetere alcun errore. E dubitavo che potessi avere pace
anche quel pomeriggio.
“Ciao,
Juls – Liam, come sempre soleva fare in quei tempi, scaricò la sua roba in un
angolo e con un sorriso sedette accanto a me. Risposi al saluto con un cenno. –
Come stai?”
“Bene,
e te? Ho saputo che sei riuscito a ignorare sia Chloe che Genevieve in una sola
giornata”
“E’
interessante come circolino veloci i pettegolezzi – commentò, svicolando
abilmente l’argomento, e non osai chiedere niente. Pensieroso, si grattò il
mento. – Tanto quanto la forca di Niall e Rikki”
“Se
le voci giungono al preside saranno fottuti” sbuffai e presi il quaderno di
matematica con aria annoiata, per aprirlo e poi richiuderlo. Sbadigliai.
“Rikki
è sempre discreta per queste cose”
Oh,
lo sapevo benissimo che era discreta a nascondere i segreti come quello della
biblioteca. Ebbi un ovvio desiderio di svelare al mondo tutto ciò che sapevo su
di lei e Chloe, amiche come una coppia di serpenti a sonagli quando si trattava
dell’argomento tabù.
“Non
lo metto in dubbio – commentai amareggiata, afferrando una pila di libri da
sistemare e alzandomi. Mi voltai verso la porta con uno scatto, non appena
sentii che si apriva. – Rikki, Niall. Com’è andata la forca?”
Mi
allontanai con i libri in mano mentre i due entravano con due sorrisi enormi:
quello di Rikki si spense assai presto alla vista di Liam, seduto su una sedia.
Nonostante avessi i libri da collocare nei posti giusti, riuscivo a vederli e a
sentirli benissimo tutti e tre: Rikki boccheggiava incerta e si dondolava sui
piedi; era scoperta in quel momento, e l’unica sua arma di salvezza era Niall.
A meno che lui non volesse mentire al suo migliore amico, anche se l’aveva già
fatto parecchie volte.
“Siamo
stati bene al parco, sì – disse Rikki. – Siamo passati per chiederti come
stavi… sei stata assente in questi giorni”
Annuii,
tornando con passo svelto verso la postazione dei libri. “Sto bene, ma voi
dovreste andarvene: se vi beccano sarete morti entrambi”
Niall
scrollò le spalle, prima di avvicinarsi benevolmente a Liam e schiacciargli una
pacca sulla spalla. Notavo il tormento di Rikki sulla sua faccia mentre il
desiderio implacabile della verità cercava di uscire fuori. La verità era un
po’ come il vomito dopo una sbronza: non potevi mica trattenerlo tutto, non c’è
mai modo di nascondere l’ubriachezza se non con un’incredibile nausea e una
faccia verde.
“Che
ci fai qui, Liam?” chiese Niall al suo amico, troppo preso a guardarsi attorno.
“E’
venuto a farmi visita, esattamente come voi – risposi io al suo posto, e
scoccai un’occhiata a Rikki. Sentivo lo sguardo eloquente di Niall e capii che
lui aveva capito le mie intenzioni. – Sei venuta a rendere il libro di poesie,
Rikki?”
Lei
sbiancò e intuii che avevo appena acceso un fiammifero che si sarebbe rivelato
un incendio distruttivo per tutti.
Carrot's Corner
Eccomi qui... SIAMO NOI, SIAMO NOI, I CAMPIONI D'ITALIA SIAMO NOOOI!
*vena juventina che emerge esagerata* okay, smetto, ma è da ieri
sera che vado avanti così, salvatemi AHAHHAHA
Dopo aver attraversato un periodo buio aka questa settimana ho i peggio
compiti del mondo e io non so un cazzo e non so neanche se
sopravviverò, vi lascio un capitolo particolarmente obbrobbrioso
e mi sento pure in colpa per lasciarvi una cacchetta del genere. E'
corto, di passaggio e nel prossimo mi ucciderete: state attenti ai
ruoli perchè qui si rigira ogni cosa; Niall e Rikki non saranno
più i soliti Niall e Rikki, Arleen cambierà e perfino
July subirà qualcosa. Comincerete ad odiare pure lei, temo, e a
provare pena per Liam AHAHHAHAH Non sono assolutamente soddisfatta del
prossimo, né di questo né dei prossimi 7 o quanti ne
manca. Mi dispiace davvero.
In questa ff Harry non è un puttaniere, Niall non è
sfigato con le ragazze, Louis è sempre un coglione, Zayn non
è puttaniere pure lui ma profondo quanto qualcosa, non so cosa,
e Liam è - me ne sono accorta dopo - un tremendo Gary Stu (se
non sapete che vuol dire andate a vedere su Wikipedia), cioè,
anche nella vita reale... quell'uomo ha un cazzo di difetto?
Se volete seguirmi su Twittah e volete che vi aggiorni, lasciate il
vostro nickname nella recensione che vi seguo! ;) sono __ohluna
Per quanto riguarda le recensioni, grazie davvero, anche se me ne
arrivano come messaggio privato... ma più di dieci parole? Mi
sembra tanto una presa di culo AHAHHA E poi davvero grazie a quei
preferiti, ricordate, seguiti che siete tantissimi e quelle 70 persone
che mi hanno tra gli autori preferiti... vi amo :")
A lunedì!
un bacio,
Mari xxx
|
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Capitolo 20 *** Capitolo diciannove. ***
cap 19 like
Like an Extra
Capitolo
diciannove
{Everybody hurts someday
It’s okay to be afraid
Everybody hurts
Everybody screams
Everybody feels in this way
And it’s okay.
Everybody
hurts – Avril Lavigne}
Rikki
non era mai stata messa così in difficoltà come avevo fatto io in quel momento:
era sempre capace di rispondere per le rime, ma sembrava avesse perso voce e
vitalità. Tentò di dire qualcosa, inutilmente, mi scoccò un’occhiata colma di
astio.
“Come?
Libri di poesie? Rikki, tu hai sempre odiato le poesie” disse Liam sorpreso ma
per niente turbato.
Schioccai
il palato. “Ah, non lo sai, Payne? – continuai imperterrita mentre vedevo Rikki
completamente smarrita. – Rikki viene qui tutti i pomeriggi a leggere le poesie
di Pablo Neruda e le condivide con Chloe che non sembra così sensibile com’è
veramente; la stronza pettegola è Genevieve”
Niall
scattò verso Rikki che ormai teneva la testa bassa, distrutta dalla verità che
non aveva mai voluto dire. Non sapevo neanche io come mai avessi voluto svelare
tutti i segreti al mondo intero: non era stata una cosa saggia, lo riconoscevo,
ma avevo considerato che la parte debole di Rikki sarebbe stata lì, confinata
in quello spazio di libri dove già molti segreti erano custoditi da pagine e
pagine polverose.
“July,
non avevi il diritto di dirlo. Ognuno ha le sue insicurezze e se si vuole
nasconderle, allora è giusto che si faccia” sibilò Niall come punto sul vivo.
“Certo,
Niall. Come le insicurezze che hai tu a matematica? Eppure non le nascondi
affatto quando mi sfrutti per i tuoi affari loschi” replicai avvelenata.
“E’
matematica, July! – sbottò l’irlandese allargando le braccia. – Dio, tu
deliri…!”
“Non
mi sembra grave leggere delle poesie… ma evidentemente per Rikki è un motivo
per cui vergognarsi perché nasconde la vera sé stessa. Se avesse dei veri
amici, non la prenderebbero mai in giro per ciò che le piace!”
Liam
e Rikki stavano in silenzio: la maschera di lei si stava sbriciolando in mille
pezzi minuscoli, tanto che sembrava una palla di capelli castani; non osava
alzare lo sguardo verdastro per incontrare quello di Liam, perfettamente
tranquillo. Più o meno.
“Rikki
e Chloe vanno in simbiosi! – continuai. – Entrambe si nascondono! Dimmi, Niall,
avresti mai detto che Chloe leggesse ‘sogno di una notte di mezza estate’ di
Shakespeare? Certo che no, visto che sembra la classica bionda stupida!”
Liam
scattò dalla sedia non appena nominai Chloe. “July, non…”
“Sta’
zitto, te! – sbraitai. – Sei l’indecisione fatta in persona e dovresti capire
che illudendo le persone non si arriva mai a niente, ma invece alterni giorni
in cui le ignori e giorni in cui vorresti passare la tua vita con loro!”
“July,
quando Rikki si sentirà in grado di dirlo anche agli altri lo dirà, ma non
avevi veramente il diritto di svelare tutto a tutti!” disse Niall innervosito,
prendendo la sua ragazza per una mano e trascinandola via. Sbatté la porta con
così tanta violenza che sussultai; perché l’avessi fatto mi era ignoto,
soltanto seppi che in quel momento la mia testa era più libera. Libera da
segreti, libera di pensare qualcosa che non fosse da fare per altri. Dentro di
me, però, un’altra vaga forma di sensazione si era tagliata uno spazio e
aleggiava nelle mie vene.
Afferrai
un’altra pila di libri, sorpassai Liam con uno scatto deciso e cominciai a
riordinare i grandi volumi che avevo tra le mani: poco dopo, sentii che lui mi
aveva seguita ma non osava dire niente.
“E
come sapresti tutte queste cose su Chloe e Genevieve?” chiese poi,
all’improvviso.
Sbattei
con forza uno dei libri al suo posto. “Secondo te?”
Il
mio tono di voce era avvelenato, odioso.
“Ah,
giusto, la comparsa – concluse pensieroso. Un breve silenzio si fece spazio tra
di noi, e fui grata che ci fosse. – Vuoi che sia sincero?”
“C’è
qualcuno in questo mondo che ne è capace?”
Lo
sentii sbuffare, prima di ponderare bene le parole con le quali probabilmente
mi avrebbe inflitto una delle peggior ferite della mia vita.
“Sei
una vittima, Juls – disse Liam facendomi irrigidire sul posto. – Non sei
l’unica ad avere ragione; Rikki aveva i suoi buoni motivi per non dirci delle
poesie e se a lei andava bene così, perché distruggerla?”
“Sono
stufa di essere il vostro zerbino personale, su cui tutti fate affidamento – un
altro libro fu messo al suo posto da un mio gesto particolarmente brusco. –
Niall per matematica, Rikki per le poesie, Chloe per coprirla, Arleen per
scommettere, Louis per il ballo, tu per scienze e chissà cos’altro… mi avete
sinceramente rotto il cazzo”
Non
ero mai stata così dura né volgare, ma parve che le mie parole fossero più
affilate di un paio di coltelli vaganti e se c’era una persona che avessero
colpito in tutto quello spazio, quella era proprio Liam. Senza neanche
accorgermene me lo ritrovai accanto, innervosito come non mai.
“Secondo
te ti sfruttiamo? Oltre ad essere una vittima, July, sei anche presuntuosa”
“Continua
pure a insultarmi, Liam, farò finta che tu non esista”
Lui
mi afferrò un polso e mi fece voltare. “Hai detto che dovevo essere sincero.
Tra l’altro, sei anche permalosa e non accetti le critiche”
“Di
critiche ne ho ricevute fin troppe nella mia vita, Payne”
“E
allora sei brava solo te, July. Anche a teatro dici di essere tanto brava e che
tutti si complimentano con te, ma quanto sono vere le tue parole? Forse c’è
qualcuno migliore di te, ci hai mai pensato?”
Questa
volta sentii il mio cuore che si fermava definitivamente, per poi sbriciolarsi
ai miei piedi: forse era vero ciò che diceva Liam.
Ero
presuntuosa e non me ne ero mai accorta, così come non mi ero mai accorta di
essere permalosa o vittima. Oppure ero addirittura bugiarda con me stessa e
potevo essere paragonata a Rikki e a Chloe.
Ero
stata troppo occupata a giudicare e a cercare i difetti degli altri per vedere
realmente i miei e non tentare di correggerli per evitare che mi nascondessi e
rinchiudessi di più nel mio mondo, nel mio guscio impenetrabile. E invece era
successo e sbagliando avevo distrutto un probabile inizio di una buona
amicizia, di conseguenza mi ero attirata l’odio di Savannah addosso come quello
di Niall, la persona che in quel gruppo era quella di cui mi fidavo di più.
Fissavo inerme uno dei volumi, accarezzandone la copertina consumata. Consumata
come me stessa.
“Sei
stato te a dirmi che sono brava, visto la mia medaglia”
“Scusami
– Liam allentò la presa del mio polso, che si afflosciò molle sui miei fianchi. – Non volevo
toccare questo tasto”
“Niente,
sto bene”
Sentivo
tutte quelle accuse che ribollivano nel mio sangue, in un misto di delusione,
frustrazione.
“Devi
uscire da questo mondo, July – continuò Liam più calmo. – Ne esiste un altro là
fuori”
“E
se non volessi uscirne? Non sono obbligata”
La
mano di Liam, che prima mi avevo preso il polso con una certa violenza, scese
verso la mia e sentii le sue dita che si incrociavano alle mie; ma il mio
battito non andava più, era fermo alle sue accuse.
“Il
tuo è un mondo mentale e finto, esisti soltanto te in Julandia, dove le cose giuste
sono fatte soltanto da te e gli altri non hanno parola in capitolo – sussurrò.
– Nel tuo mondo tu sei la protagonista e gli altri le comparse”
“E
nell’altro mondo?” chiesi alzando la testa. Ero smarrita e colpevole al tempo
stesso.
Liam
abbozzò un sorriso. “L’altro è un mondo normale”
“Nel
mondo normale sei tu il protagonista con Genevieve e Chloe – replicai. – I
protagonisti sono Zayn. Harry. Savannah. Rikki. Niall. Louis. E July? July
dov’è?”
“July
deve venire ancora fuori”
Scossi
la testa, passandomi la mano libera sulle palpebre. “Ho fatto un casino”
“Almeno
sai riconoscere gli errori – sorrise Liam, mesto. Aumentò la pressione nella
mia mano. – Tranquilla, si sistemerà tutto”
Mentiva.
Niente si sarebbe sistemato, niente sarebbe tornato come prima, avevo distrutto
con delle parole l’occasione per farmi notare in quel mondo estraneo. Avevo
distrutto un’amicizia che reputavo finta e che forse non lo era affatto. Avevo
distrutto la certezza di essermi guadagnata un po’ di stima attraverso il mio
comportamento un po’ da zerbino. Avevo distrutto una probabile convinzione che
si sarebbe rivelata vera e che forse si stava svelando in quel momento. Avevo
distrutto la fiducia di una ragazza che, nonostante quel poco di falsità che ci
caratterizzava tutti, era venuta a chiedermi come stavo. Avevo distrutto una
probabile famiglia in cui mi sarei potuta rifugiare quando mi sarei sentita
debole e affranta. Avevo distrutto definitivamente il mio cuore già incrinato.
Con quel semplice gesto, avevo distrutto me stessa e visto la verità.
Ciò
che stava dicendo Liam non era altro che se non un debole tentativo di tirarmi
su di morale, esattamente come quella stretta di mano affettuosa che sarebbe
sparita non appena Chloe e Genevieve sarebbero apparse nella loro perfezione.
Mi
sentivo fuori luogo, nel mondo attuale. Volevo restare protagonista nella mia
Julandia, non essere disprezzata, non essere giudicata, non essere considerata
strana per ciò che mi piaceva, non indossare una maschera che nascondesse ciò
che volevo in realtà mostrare. Ero troppo debole per varcare il confine che mi
separava dal mondo reale ed era troppo doloroso.
Non
appena mi sarei aperta un minimo, tutti mi avrebbero dato addosso: Rikki perché
avevo permesso che il suo equilibrio cadesse; Niall per gli attacchi che gli
avevo rivolto senza che c’entrasse niente; Savannah e Harry per la mia falsità;
Zayn perché non avevo riposto un minimo di fiducia in lui e nelle sue parole
probabilmente vere; Louis perché si sarebbe indignato solo a sentire ciò che
avevo combinato; Liam perché ero troppo restia a lasciarmi andare.
Mi
venne voglia di piangere ma avevo solo un briciolo di dignità e non potevo
sprecarlo. La mia mano scappò immediatamente dalla sua, frettolosa e fredda
come una lastra di ghiaccio.
“Scusa
Liam – mormorai quasi inudibile perfino a me stessa. – Non posso entrare nel
tuo mondo”
“Cosa?
July, tu devi farlo. Sei attaccata a un filo di illusioni e sogni”
Sì,
lo ero. E non mi dispiaceva affatto.
“No.
Sei tu quello che deve andarsene dal mio” non credei di aver detto quelle
parole, ma la sua faccia sorpresa confermò il mio sospetto.
Abbassai
lo sguardo mentre lui raccoglieva le sue cose e andava via, in silenzio.
Un
silenzio che pesava quanto quei sensi di colpa.
Carrot's Corner
POTETE UCCIDERMI! DATE IL VIA ALLA
SPARATORIA! *bam bam bam* posos sopravvivere? Vi prego, prometto che
sistemerò tutto... a patto che mi lasciate spiegare la reazione
di July. Se mai siete stati sfruttati fino allo sfinimento, se mai vi
siete sentiti di merda perché tutti vi cercano quando hanno
bisogno, allora siete nella stessa situazione mia e della protagonista,
per questo ha avuto questa reazione forse... spropositata? In ogni
caso, capitela povera ragazza AHAHHA Sì, lo so, li ho fatti
dividere ma tranquille AHAHHA
I prossimi capitoli, circa il venti
e basta, è di passaggio in cui Arleen sarà importante,
così come Savannah; nel 21esimo è importante sia per July
che per Liam, poi un po' di passaggio e poi... diritti allo spettacolo!
Okkei, ho anticipato abbastanza... non ve l'aspettavate da Rikki e
Niall, vero? AH!
A dire la verità mi
aspettavo un po' di più di recensioni, ma non importa: grazie
per i 95 preferiti, i 28 ricordate e i 123 seguiti! siete
ojasdoiajiodjoai e grazie alle 72 persone che mi hanno messa negli
autori preferiti! siete meravigliose çç
spero abbiate gradito!
Al prossimo lunedì!
Mari xxx
|
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Capitolo 21 *** Capitolo venti. ***
cap 20 like
Like an Extra
Capitolo
venti
{How do I feel at the end of the day
Are you sad because you’re on your own
No I get by with a little help from my friends.
A
little help from my friends – The Beatles}
Se
qualcuno avesse potuto definirmi come morta forse l’avrebbe fatto più che
volentieri. Nonostante il mio atteggiamento normale, i miei gesti abituali, la
mia morte si vedeva dagli occhi. Spenti, freddi, indifferenti, immobili, anche
quando attraversavo il corridoio pieno di gente e cercavo di confondermi il più
possibile.
La
mia mente non ragionava. Nonostante avessi detto la verità a tutti, la notizia
non si era sparsa grazie a Liam che aveva confinato la zona alla biblioteca; continuava
ad aiutarmi anche se gli avevo chiaramente detto di andarsene via da me.
Ormai
Zayn, Harry e Louis sapevano del segreto di Rikki, eppure non mi pareva di
vederli scandalizzati né tantomeno avevano cambiato il loro atteggiamento nei
suoi confronti. E anche se tutto sembrava normale e l’immagine della ragazza di
Niall era rimasta intatta come quella di Chloe, Rikki continuava a rivolgermi
occhiate astiose e non potevo certo biasimarla.
Niall
non mi parlava, anzi, eravamo sempre divisi durante le lezioni di matematica;
il suo silenzio, nonostante avessi sempre detto di non sopportare a volte la
sua eccessiva loquacità, feriva più di quanto pensassi. Il professore di
matematica era pure giunto a fare una scadente battuta su di noi.
“Avete
smesso di cianciare eh, Christensen e Horan? Il banchetto si è sciolto?”
Nonostante
la mediocre barzelletta che aveva raccontato su di noi e nonostante avesse
scatenato l’ilarità di quei leccaculo che lo seguivano e accondiscendevano in
tutto, Niall non era parso infastidito e neanche la sottoscritta.
Per
quanto mi riguardava non avevo più rapporti con nessuno, neanche con Savannah o
Louis. Passavo le mie giornate a studiare, a guardare stupidi telefilm, a
ripetere concetti che non riuscivo a capire, a piluccare le patatine della
macchinetta Betsy, e tutto questo con una grande aria triste.
Liam
era l’unico che cercava di avere qualche contatto con me, qualche contatto che
prontamente ignoravo: temevo di trovare un biglietto o qualcosa del genere
nell’armadietto, tipo film.
Con
contatto non intendo che cercava di parlarmi. Ogni volta che uscivo da scuola o
comunque attraversavo il cortile per rifugiarmi sotto il mio albero preferito
per mangiare - cioè quasi nulla - in santa pace, sentivo il suo sguardo su di me. Pensavo che da un
momento all’altro venisse da me per salutarmi o dirmi qualcosa; in qualche
assurda maniera, mi mancava.
Era
da tanto tempo che la biblioteca era spoglia, nessuno osava entrarci e provavo
una leggera nostalgia a pensare che lo avevo allontanato da me senza neanche
riflettere delle conseguenze che avrebbe avuto la mia azione. Perché nonostante
sembrasse che Liam non ci badasse molto, avevo abbastanza capito che ci stava
male: era incredibile che lo avessi conosciuto così tanto in poco tempo, era
diventato inconsapevolmente una parte di me.
E
che lo fosse diventato, era una cosa molto grave.
Non
ero in grado di sapere che cosa occupasse il mio cervello in quel momento. Un
misto di sentimenti, pensieri, riflessioni confuse e inimmaginabili: un
tormento che forse si rivelava in un battito di cuore quasi spento e triste,
normale com’era prima che l’avessi conosciuto e fosse piombato in quella
biblioteca per chiedere uno stupido libro di scienze. Con la schiena appoggiata
al tronco dell’albero, un libro che non avrei voluto aprire, dei pensieri che
avrei voluto eliminare, una frustrazione che stava emergendo, una ferita che
non osava chiudersi, un senso di colpevolezza e di delusione di me stessa che
mi scorreva nelle vene, imperterrito, inarrestabile, logorante, distruttivo,
stavo inevitabilmente uccidendo me stessa per uno sbaglio al quale
probabilmente non avrei risolto chiedendo scusa, ma almeno un tentativo potevo
farlo. Il problema era il mio orgoglio.
Ero
stata sempre io quella che subiva e, per una volta che ero stata aggressiva,
dovevo essere io quella a chiedere scusa. Quando mai Rikki o qualcun altro mi
si era mai avvicinato per pronunciare quella parolina così semplice? Quella
parola di cinque essenziali lettere? Nessuno. Mai.
Chiusi
con uno scatto il libro, ributtandolo dentro zaino senza tanti complimenti.
Alzai lo sguardo, per incrociare quello di Liam che si era appena voltato nella
mia direzione. Anche Niall si girò ma non sorrise, prese un braccio del suo
migliore amico e bruscamente lo costrinse a girarsi per non vedermi. Zayn mi
lanciò un’occhiata che non poteva essere descritta come ostile: era
comprensiva, ma anche di rimprovero. Un giusto equilibrio, e mi sembrava
veramente strano che fosse proprio Malik a iniettarmi un pochino di più di
fiducia, del resto né Niall né Rikki osavano parlarmi e Liam non aveva il
diritto di guardarmi; Savannah scuoteva la testa mentre mano nella mano ad
Harry assisteva con una smorfia al comportamento dell’irlandese.
Vidi
Arleen che camminava nella mia direzione saltellando, con un enorme sorriso che
non mi coinvolse per niente e restai impassibile mentre lei si sedeva accanto a
me e mi squadrava da cima a piedi.
“Tutto
bene, July? Oggi niente pranzo”
Scossi
la testa. “No, per niente”
Erano
tre giorni che non mangiavo per quel problema. Tre giorni in cui mia madre
voleva infilarmi cibo in gola a forza, pur di permettermi di ingoiare una
minuscola pizzetta incandescente.
“E’
successo qualcosa? – chiese Arleen, i ricci che le coprivano il viso. – Non
sembri più avere un gran rapporto con Niall”
“Te
da che parte stai, Arleen?”
Vidi
la sorpresa affiorare sul suo viso: una sorta di rabbia si sostituì alla
tristezza; non poteva seriamente pretendere che le raccontassi tutto visto che
veniva da me ogni morte di papa. Arleen era dotata di questo carattere
multiplo, che si suddivideva in fasi antipatiche e simpatiche con una
prevalenza delle antipatiche e dell’ambiguità che la contraddistingueva, per
questo mi chiedevo per quale motivo si stesse avvicinando più a me e si stesse
allontanando dalla sua amica fidata Genevieve.
“Come?”
Mi
sistemai i capelli dietro l’orecchio. “Sei dalla parte di Genevieve o dalla
mia?”
“Sono
dalla parte di entrambe, direi – mugugnò pensierosa. Mi scoccò un’occhiata
dubbiosa. – Perché dici così?”
Scrollai
le spalle. “Ogni tanto mi chiedi delle cose che poi, dopo che te le ho dette,
vai direttamente a riferire alla tua amica fidata… dovrei fare veramente
affidamento su di te?”
Era
una domanda retorica e la risposta era alquanto semplice. Speravo che Arleen
avesse un po’ di perspicacia per intendere da sola il mio messaggio e che non
dovessi sprecare aria per farle capire che ero abbastanza triste e nervosa.
Lei
rimase pensierosa e non osò proferire parola, per evitare che oltre a
risponderle male, potessi tirarle addosso il libro per sfogare la mia rabbia
repressa.
“Be’,
mi dispiace per ciò che ti è successo – qualunque cosa sia successa -, ma non
c’è bisogno di attaccarmi in questo modo”
Quelle
parole mi ricordarono tutte le accuse che avevo mosso verso Rikki e Liam, la
rabbia irrefrenabile di Niall, tanto che sentii il sangue ribollirmi nelle
vene. Serrai le labbra, inconsapevolmente, e Arleen si fermò chiudendo la bocca
che aveva aperto prima per aggiungere qualcosa.
“Sii
obbiettiva, Arleen: quanto sei mia amica rispetto a Genevieve? La prima volta
che abbiamo pranzato insieme mi hai chiesto delle scommesse, la seconda del
ballo e con chi ci andavo – arricciai le labbra, in un gesto di ovvietà. – Non
credo proprio che ti possa rivelare quello che mi è successo senza che tu vada
da Genevieve e le riferisca ogni cosa per filo e per segno”
“In
realtà io e Genevieve abbiamo litigato pesantemente” borbottò quasi affranta ma
non sembrò dispiacerle più di tanto.
Non
dissi niente, rimanendo in silenzio e accrescendo il dubbio in lei. Che volesse
raccontarmi ogni singola cosa come fossimo molto amiche dal primo momento in cui
ci eravamo viste? Sarebbe stato irreale e totalmente assurdo. Se Arleen si
fosse aperta per la prima volta con me, però, forse avrei trovato uno svago a
ciò che mi affliggeva. Certo, sarei stata ipocrita ma potevo concedermelo con
tranquillità, dopo quello che era accaduto.
Perché
tutti si potevano permettere di essere ipocriti con me quando io non ne avevo
il diritto? Mi strinsi le braccia mentre notavo con la coda dell’occhio che
Liam e gli altri si stavano allontanando; una morsa mi catturò all’altezza
dello stomaco.
“Volevo
chiederti scusa innanzitutto per quello che ti ho detto la scorsa volta –
bisbigliò mesta. – E poi vuoi sapere perché abbiamo litigato, io e Genevieve?”
“Potrei
rispondere di no, ma spara il rospo: non ho intenzione di lasciarti depressa”
mugugnai sarcastica, quel veleno apparso all’improvviso fluì nelle mie parole.
Arleen
sbuffò. “Genevieve ha cominciato ad attaccarti per Liam e a non dire delle cose
carine su di te… ti ho difesa e lì è iniziata la discussione”
Non
mi sorprese affatto che Genevieve, la stronza al contrario di Chloe, avesse
sparlato di me alle spalle: era più che ovvio, si sentiva minacciata nel suo
intento subdolo. Non mi toccò minimamente, ne ero più che consapevole e molti
si sarebbero stupiti del carattere falso di Genevieve, quella che sembrava più
tenera e dolce. Ma anche lei indossava la maschera, come tutti in quella scuola
d’altronde.
“Sai
che non mi tocca affatto?”
Lei
annuì. “Lo so, July. Ma comunque ti vede chiaramente come una minaccia: pensa
che tu abbia qualcosa che lei non ha, ti invidia in qualche modo”
Ero
sempre stata io a invidiare e adesso la situazione si era rovesciata? Genevieve
non sapeva minimamente quanto fossi stata gelosa di lei, dei suoi occhi azzurri
e della sua capacità artistica nel fotografare qualunque cosa con un talento
che le permetteva di trasformare un bidone in qualcosa di meraviglioso.
“Stai
scherzando, spero – borbottai contrariata. Arleen scosse la testa con energia
mentre vedevo Chloe che chiacchierava animatamente con le sue amiche barra
mucche. – Cos’è che ho di speciale? Un bel niente”
“Liam
ti guarda molto spesso, sembra quasi attratto da te. È da un po’ che sia
Genevieve che Chloe vengono ignorate perché tu sei nei paraggi”
“Non
vedo perché Genevieve se la sia presa con te quando sono io il problema –
osservai, strappando un ciuffo di erba verde del giardino scolastico, con aria
pensierosa. – Avesse il coraggio di sputare le cose in faccia”
“Mi
ha dato della traditrice perché ti difendevo… - Arleen storse le labbra. – Pensavo
fosse più razionale…”
“Chi
è mai razionale in questo mondo? È come essere sinceri”
Arleen
inarcò un sopracciglio. “In ogni caso, ti ho difesa perché stava delirando”
“E
dovrei fidarmi di te confidandoti ogni singola cosa che mi è successa oggi? – chiesi
di nuovo, retorica. Lei annuì convinta. – Solo perché hai litigato con la tua
pseudo migliore amica?”
“Non
credo sia stata la mia migliore amica – replicò, togliendosi il giubbotto rosso
e poggiandolo a terra. Si sventolò con una mano, come se avesse caldo e non ci
fossero tredici gradi; contrariamente a lei, avevo la sciarpa tirata fino al
naso ed era un miracolo se si riusciva a capire cosa stessi dicendo. – E non
credo che vorrò fare comunella di nuovo: dopo le brutte affermazioni su di te,
eviterò ogni contatto”
Annuì,
come per confermare le sue parole. “Già. Che razza di stronza. Avevi ragione,
lo sai?”
Non
sapevo se dovessi veramente fidarmi di Arleen, della sua improvvisa
‘conversione’; non mi doveva niente, né doveva dimostrarmi di essere cambiata.
Non mi interessava se andava a dire i cazzi miei alla sua pseudo migliore
amica, se parlava alle mie spalle, se davvero in quel momento era sincera.
Avevo altro da cui pensare, tra le quali c’era anche l’idea di trovare un modo
per chiedere scusa e parlare con Niall.
Arleen
si spostò un riccio dietro l’orecchie. “Allora? Posso fidarmi di te e te di
me?”
“Tu
hai potuto sempre fidarti di me, Arleen. Sei te quella che si deve far
perdonare”
Non
avrei mai detto che avrei potuto pronunciare quelle parole alla Wilson. Era
incredibile quanto potessi essere sincera in quel momento, ma oltre
all’incredibile odio per l’ipocrisia che avevo sentito in tutto quel tempo,
percepivo il bisogno di trovare davvero qualcuno che mi aiutasse. Qualcuno che
non fosse Liam James Payne e che fosse altrettanto sincero. D’altra parte, in
sincerità, Arleen non veniva superata da nessuno: era capace di dirti
gentilmente che le faceva schifo il tuo modo di vestire facendoti sentire
apprezzata lo stesso.
“Diventeremo
migliore amiche come nei film – convenne lei, sporgendo il labbro. Un sorriso
nacque sulle mie labbra e seppi che era sincero. – Ma poi che schifo, sarebbe
troppo finto”
Avevo
bisogno di qualcuno e, per la prima volta nella mia esistenza, c’era una
persona che mi stava offrendo aiuto senza chiedere nulla in cambio.
Carrot's Corner
UAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH *autrice che balla
la conga* ma vi rendete conto? 100 preferite, 25 ricordate, 130
seguite! posso morire felice, adesso. Grazie mille davvero di cuore a
tutti, mi fate felice!
Per quanto riguarda questo capitolo è di passaggio, lo so, il
prossimo non so come sarà perché non me lo ricordo, ma in
ogni caso non vi preoccupate... ci vedremo tra una settimana AHAHHAHA I
ruoli si sono rigirati: Genevieve è una stronza e Arleen
è diventata buona (?) In ogni caso, sarà fondamentale per
July... un po' come lo sarà Savannah, riguardo a Rikki è
probabile che scriva un missing moments ma non sono sicura
perché ora ho tantissimi impegni :3
Grazie davvero a tutte! Se volete che vi avvisi su twitter ditemelo: sono __ohluna!
un bacio e a presto!
Mari xxx
|
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Capitolo 22 *** Capitolo ventuno. ***
like an extra 21
Like an Extra
Capitolo
ventuno
{I’m not listening to you
I’m wondering right through the existence
With no purpose and no drive
‘Cos in the end we’re all alive, alive.
Zombie – The Pretty Reckless}
Non
mi ero quasi pentita di aver dato la mia fiducia ad Arleen. Ovviamente non
sapeva ancora niente, né avrebbe saputo tanto presto visto che provavo ancora
un po’ di sospetto nei suoi confronti.
In
ogni caso le vacanze di Natale si avvicinavano sempre di più, tanto che da
quanto il tempo scorreva veloce non mi ero neanche accorta dell’ultima lezione
di matematica che avrei trascorso con Niall, senza ancora avergli chiesto
niente.
Il
senso di colpa mi attanagliava un po’, nonostante fosse leggermente diminuito
grazie alla presenza quasi assidua di Arleen, che non osava lasciarmi un
momento da sola, con la scusa che secondo lei stavo passando un brutto momento
e che avevo bisogno di tutto il supporto possibile. Ed aveva ragione.
Per
quanto la riguardava, la mia opinione nei suoi confronti era visibilmente
cambiata: Arleen Wilson poteva soffrire anche di personalità multipla, ma oltre
ad essere completamente sincera in tutti i casi possibili, quando stava in
silenzio e ti ascoltava magari per qualche problema stupido che lei facilmente
ti risolveva, allora potevi esserle grata. E per quanto potesse essere affetta
da gossip compulsivo, a volte era addirittura arrivata a dimenticarlo per me e
a non nominare né Niall né Liam in mia presenza. Erano questi i gesti che mi
facevano capire che Arleen poteva rivelarsi una buona amica; ma d’altra parte
Genevieve non si sprecava a dire che le avevo rubato – oltre che probabilmente
il suo corteggiatore – anche la migliore amica.
Quelle
quisquilie erano arrivate pure all’orecchio di Niall? Non era mia intenzione
fargli sapere cose assolutamente non vere, stava soffrendo abbastanza per
Rikki, oppressa ormai da un segreto più grande di lei.
Anche
se Arleen era apparsa nella mia esistenza all’improvviso come amica, potevo ancora
essere considerata una zombie, una non morta che brancolava nel buio della sua
mente. Era un buio psicologico, mica fisico, da quel lato ci vedevo benissimo.
Attorno
a me c’erano le tenebre. Ero circondata da una scura e fitta nebbia
ingannatrice, in una dimensione quasi straniera che se ne sarebbe andata
soltanto quando avrei avuto il coraggio di prendere Liam da parte e esortarlo a
tornare a illuminarmi. Quella sensazione di abbandono era aumentata moltissimo:
mi mancava, ed era incredibile che avessi accettato l’evidenza quando per
giorni e giorni, settimane, avevo cercato di negarla con continue scuse
inefficaci. Mi mancavano gli sproloqui di Niall, la comprensività di Savannah,
le frecciatine di Harry, le poesie di Rikki, la pazzia di Louis, le pillole di
saggezza di Zayn.
Legandomi
a loro avevo fatto peggio della grandine. Avevo creato inconsapevolmente un
legame flebile e sottile e colorato con ognuno di loro: quello di Niall era
stato il più forte ma ora era sfilacciato e misero, come la situazione che
stavamo vivendo; quello che possedevo con Savannah e con Harry era sempre
uguale perché ogni tanto mi salutavano quando passavo per i corridoi, segno che
per loro non era cambiato niente; con Louis
avevo parlato poco dopo il ballo e solo grazie ad Harry, quindi il
legame era più o meno come quello che avevo con lui; mentre con mia grande
sorpresa, tra me e Zayn c’era quasi un filo di spago, sottile ma resistente,
basato su sguardi comprensivi e sorrisi timidi, su fiducia che mi stava
concedendo. Non c’erano parole per descrivere il legame con Liam: era una
corda. Una robusta corda di quelle che possono anche sfrangiarsi ma che
resteranno sempre intatte, qualunque cosa succeda.
Tutti
questi fili, spaghi, cordicelle, si intessevano insieme ad altri fili, spaghi,
cordicelle, fino a creare un arazzo fatto da persone che erano entrate nella
mia vita in così poco tempo da averla sconvolta.
Poi
c’era un filo che correva parallelamente al mio, ed era quello di Arleen. Un
altro lo seguiva bello e luminoso, ma poi deviava strada e si intrecciava ad
altri filati molto più spenti del suo: Chloe e la sua mandria. La sola minaccia
che potesse distruggere tutto era un paio di forbici dalla punta arrotondata,
innocenti quanto letali. Avrebbe aperto le sue lame, avrebbe cominciato a
dividere, avrebbe distrutto quei rapporti creati con tanta mia fatica, creati
piano piano con l’apertura di me stessa. Genevieve aveva la capacità di
sciogliere l’arazzo filo per filo, ma era ovvio che ci fosse anche lei; senza
saperlo si era intessuta nella mia vita come un virus aveva infettato un
batterio.
I
primi fiocchi di neve avevano cominciato a scendere lentamente, coprendo il
paesaggio di un leggero strato di ghiaccio e le temperature si erano
notevolmente raffreddate, ma per me non c’era differenza. Ero fredda dentro
quanto la brina fuori dalla finestra.
Gli
alberi erano ricoperti da una coltre bianca che ne ricalcava le forme spigolose
e degne dell’atmosfera natalizia che si stava diffondendo sempre di più in quel
periodo. Le prime luci colorate avevano cominciato ad ornare i terrazzi, le
finestre, i negozi, le palle e gli alberi di Natale erano visibilissimi da
tutte le persiane delle case in un’atmosfera pacifica e rilassante.
Babbi
Natale occupavano gli angoli delle strade con le loro campanelle festose,
distribuivano caramelle ai bambini che passavano loro vicino, dispensavano
sorrisi a tutti riuscendo a riscaldare il cuore per un po’. Perfino il mio,
perennemente ghiacciato in quel periodo.
Probabilmente
ero l’unica a non festeggiare il Natale, ma ritenevo che fosse soltanto una
festa consumistica più pensata per i regali da ricevere che per la nascita di
Cristo. D’altra parte però, adoravo l’atmosfera che regnava… pareva che in quel
periodo tutti si dimenticassero dei problemi per dedicarsi solo ed esclusivamente
alla famiglia, con un ricevimento tutti assieme. Era una buona cosa, forse una
delle più positive.
Quel
pomeriggio la scuola era totalmente deserta, nei corridoi vuoti e spenti si
potevano udire soltanto i miei passi che li attraversavano per giungere alla
biblioteca in più fretta possibile. Ero carica di libri perché dovevo
aggiornare un po’ l’archivio e riguardare se tutti i volumi erano presenti: era
una faticaccia immensa, ma anche un sollievo. Le verifiche erano finalmente
finite e ciò significava tempo per me stessa e tempo per pensare, tempo per
dimenticare, tempo per riflettere su qualcosa da chiedere.
Svoltai
veloce l’angolo che connetteva la mensa con le altre aule, con le braccia
occupate soltanto da un libro. Mi bloccai, non appena sentii la voce calda di
Liam; ricordai in quel momento che qualche volta qualche studente veniva per
finire un progetto extra scolastico.
“Ecco,
non me lo so spiegare perché mi sento così”
Poco
dopo la voce di Niall, fredda al contrario di quella del suo migliore amico gli
rispose, e mi sentii morire.
“Non
può piacerti July, Liam! – qualcosa sbatté a terra, probabilmente il mio cuore.
– Non dopo quello che ha fatto!”
“Oh,
sta zitto Horan – era stato Zayn a parlare. Malik era diventato il mio
difensore e Niall il mio nemico, in una situazione rovesciata e assurda. Mi
appoggiai al muro ferita. – Se non l’avesse detto lei, prima o poi la questione
delle poesie sarebbe venuta a galla” continuò.
“Non
sai quanto Rikki ci stia male”
Qualcos’altro
cadde a terra. “E tu non lo vedi quanto ci stia male July? – gridò Liam. – Sono
stufo di vederla da sola, che mi ignora completamente. Potrà ignorare te,
Niall, ma non me. Non lo sopporto”
“Dio
Santo, Liam, quella ragazza ti ha fatto il lavaggio del cervello!”
“Smettila,
Niall – disse Zayn, il più calmo tra i tre. – July ha detto solo la verità e la
verità non ha distrutto la nostra amicizia, anzi. È ora che ti dia una
svegliata e la saluti”
“E
mi spieghi perché ti piace così tanto? – chiese Niall, impertinente. – E non mi
guardare in quel modo, Payne. Lo so che è una delle persone più dolci che
conosciamo e che dovrei pentirmi per come la tratto, e mi sento in colpa
veramente, ma ora come ora c’è qualcosa che me lo impedisce – il mio cuore
stava sopportando tutto, incredibilmente, mentre le parole mi trafiggevano come
coltelli. Sospirò. – Dai…”
Si
sentì un battito di mani, probabilmente di Zayn. “Sì, anch’io sono curioso di
sapere che cosa c’è in lei”
Malik
sembrava molto più accondiscendente di Niall ad ascoltare le mie qualità
decantate da Liam. Nonostante il mio cuore avesse cominciato a palpitare più
forte del solito, come sempre accadeva in quei tempi quando il mio solo
pensiero lo sfiorava, c’era una sorta di dolore flebile ma letale: sembrava
entrasse e scorresse nelle mie vene, finché non mi avrebbe colpita
all’improvviso.
“July
è un incrocio equilibrato tra Chloe e Genevieve. – iniziò Liam, e strinsi i
pugni non appena sentii i loro due nomi. – E’ bella, simpatica e divertente
quando vuole, ed è pure profonda. È vero: è un po’ vittima e scoccia un po’ le palle con ‘sta
storia della comparsa… ma mi piace”
Abbozzai
un sorriso mentre quelle parole fluivano in me, scaldandomi internamente e
rendendomi quasi l’idea di essere ‘utile’. Anche quel difetto non era stato
sottolineato con rancore, né con disprezzo, ma quasi con affetto. E nonostante
fossi stata considerata come una specie di incrocio tra la perfezione di Chloe
e intelligenza –contorta, sì – di Genevieve, il mio cuore si era stretto in una
morsa piacevole.
“Anche
Chloe è profonda, allora – borbottò Niall, non arrendendosi. Sembrava che gli fosse difficile accettare
che Liam avesse un minimo di interesse per me. – E Genevieve ha talento nel
fotografare”
“Ma
July è diversa – insistette Liam mentre udivo soltanto il sospiro di Zayn,
forse più rivolto al biondo che all’altro. – Non è né Chloe né Genevieve e si
distingue veramente per sé stessa”
Una
sedia stridette sul pavimento. “Questo è vero, Niall. Chloe e Genevieve
sembrano tanto finte, ma July è genuina – almeno spero. E mi odia anche un po’
per le mie pillole di saggezza”
Sentii
una risatina sommessa, forse di Liam, anche perché Niall non si sarebbe mai
permesso di farne una in un momento del genere, nel quale la sua ragazza era
stata quasi umiliata dalla sottoscritta. Poi mi sovvenne che il vero
destinatario delle scuse non sarebbe dovuto affatto essere l’irlandese, bensì
la povera Rikki. Sospirai affranta mentre i sensi di colpa mi attanagliavano
più forti di prima, in una morsa atroce e che non mi dava via di scampo.
“Le
avevo solo accennato di te, Liam, eppure mi avrebbe voluto uccidere… anche Lou
se ne è accorto” probabilmente Zayn stava rispondendo a una domanda che non
avevo sentito.
“Ma
se Louis stava ballando con Rikki!” protestò inarrestabile Niall.
Uno
sbuffo si propagò per l’aria. “Insomma, a Liam interessa July ma lei è
totalmente indifferente”
Mi
chiesi che cosa cazzo passasse per il cervello a Zayn in quel momento; stava
sbagliando completamente la sua analisi. Dopo un po’ avevo potuto constatare
che Niall era indivisibile da Rikki, come se fossero una cosa sola: se solo lei
veniva offesa, allora lui diventava scontroso o addirittura odioso. Liam
sarebbe stato sempre l’indeciso cronico che cambiava idea ogni volta in cui si
interessava a qualcuno, e stranamente fu un sollievo e contemporaneamente un
dolore sapere che Zayn si era fatto un’idea sbagliata e che sarebbe stato
creduto dagli altri due. Se davvero ci fosse stato – ma c’era una probabilità
molto bassa – qualcosa tra me e Liam, avrei dovuto avere la certezza che lui
non avrebbe cambiato idea ogni volta. Che sarei stata l’unica e che sarebbe
stato solo ed esclusivamente mio. Via Chloe, via Genevieve.
Nonostante
sapessi perfettamente che quel legame che sognavo sarebbe stato praticamente
impossibile, nel mio cuore si stava creando la speranza illusa che potessimo
veramente realizzare qualcosa.
“Ha
i capelli rossi, gli occhi verdi e un carattere fuori dalla norma – commentò di
nuovo Niall scettico. – E’ un ibrido!”
Non
mi toccò affatto la definizione di Niall su di me, ovvero quella di uno strano
miscuglio sconosciuto alla maggior parte della società umana. Istintivamente mi
guardai i capelli: sì, erano rossi, ma mica di un rosso acceso. Era spento
quanto i miei occhi così simili a quelli di Harry.
“Non
c’entra niente l’aspetto, Niall – borbottò Zayn. – Tu mica stai con Rikki solo
perché ha i capelli castani e mossi… ci stai insieme perché ti piace anche il
suo carattere”
Sentii
qualcuno sbuffare. “Non avrei mai dovuto parlartene, Niall – disse Liam mentre
il rumore di un’altra sedia che veniva trascinata sul pavimento si diffondeva
nella stanza. Mi appiattii ancora di più al muro. – In fondo, Rikki e July
qualcosa hanno in comune”
“Ma
la mia ragazza non è una che fa una promessa e poi non la mantiene”
“July
non ha mai promesso niente, e lo sai bene” protestò Zayn.
Avrei
dovuto sapere che origliare non avrebbe giovato al mio umore o comunque al mio
cuore in generale, e non solo per Liam ma anche per i pensieri così ostili di
Niall nei miei confronti e per le difese di Zayn. Non sapevo più su cosa
riflettere, su cosa fare, su cosa minimamente dire o come affrontare la
situazione.
Sospirai
passivamente.
“July?
– sobbalzai al sentire la voce di Liam, e il libro mi cadde di mano in un tonfo
che rimbombò nel silenzio appena creatosi. – Che ci fai qui?”
Scossi
la testa mentre scoccavo un’occhiata a Niall, un’occhiata di scuse più che
altro.
“Niente,
niente”
Quando
Zayn apparve anche lui dalla porta, capii dal suo sospiro che non era affatto
stupido; per evitare strane situazioni, raccolsi velocemente il libro e
arretrai in silenzio.
Quando
svoltai l’angolo però, cominciai a correre.
***
Guardate
chi c'è! AHAHHAHA Questo Lunedì avevo paura di non
riuscire a postare perché sto preparando lo zaino per la gita di
domani... vado a Ravenna, chi si offre di accompagnarmi o di farmi da
guida? ;) Piuttosto che andare con quella classe preferirei stare a
casa a sclerare su qualcosa di a me sconosciuto, ma siccome è la
prima volta che metto piede fuori dalla scuola, si dà il caso
che debba andare per forza... anche per non sono mai stata a Ravenna.
AHAHHAHA Scusate il mio sclero.
Devo fare in fretta perché
non so che cazzo mettermi e sto distruggendo il mio armadio, lanciando
roba di qua e di là (non ho neppure ricontrollato il capitolo,
quindi mi scuso per eventuali errori), poi devo studiare (sì, mi
danno i compiti anche per la gita) e niente... questo capitolo mi
schifa un po', devo ammetterlo, ma è importantissimo,
così come sarà il prossimo, in cui entra Savannah (fa
schifo anche quello, ma me ne faccio una santissima ragione). Vi
ringrazio da morire per tutti i complimenti che mi fate su Twitter e
che non merito assolutamente, ringrazio Agata che mi ha pubblicizzata
*frigna*, ringrazio quei 143 preferiti, quei 41 ricordate, quei 190
seguiti çç mi scoppia da piangere! E grazie moltissimo a
quelle 84 (ma ve ne rendete conto?) persone che mi hanno inserita tra
le autrici preferiti. Penso di amarvi, già.
Mancano 4 capitoli alla fine della storia, epilogo compreso. Cominciate a tremare... (dallo schifo, ovvio)
Al prossimo Lunedì! ;)
Mari xxx
|
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Capitolo 23 *** capitolo ventidue. ***
cap 22 like an extra
Like an Extra
Capitolo
ventidue
{And when all security fails
You’d be there
To help me through
Conspiracy – Paramore}
Perché
avessi cominciato a correre senza motivo non l’avevo capito.
Ma
forse lo sapevo troppo bene e non volevo affrontarlo in faccia: le parole di
Niall, la sua ostilità nei miei confronti faceva male quanto il pensiero che
Liam ed io potessimo stare insieme. Non era possibile, era quasi un’utopia.
Dove andassi poi, non ne avevo idea.
Quando
piombai in biblioteca tutta affannata, mi promisi che non avrei più origliato o
qualcosa del genere. Lanciai il libro da una parte, dimentica dell’inventario e
tutto, indossai il piumino e recuperai il cellulare andato perso tra i fogli
sulla scrivania. Volli uscire velocemente dalla scuola e pregai vivamente che
non ci fosse nessuno del gruppetto a impedirmi di andare via per riflettere:
che il mio cervello stesse esplodendo era riduttivo. Sembrava una spugna, aveva
accumulato troppo e adesso si stava sgonfiando.
Senza
neanche accorgermene, quando ormai ero a metà cortile della scuola, sbattei
contro qualcuno, qualcuno – ahimé – familiare.
“Ehi,
July, tutto okay?”
Alzai
lo sguardo per incrociare quello di Savannah che mi scrutava preoccupato,
scorsi poco più in là Harry e Louis appoggiati all’auto di quest’ultimo.
Chiacchieravano, ma poco dopo si voltarono verso di me e vidi le loro facce
mutare dal divertimento alla preoccupazione: evidentemente dovevo avere una
faccia sconvolta.
“Sì,
tutto bene, tutto bene – biascicai affannata ma la mia voce riuscì a tradirmi.
Tremava, quanto la mia mano. La nascosi velocemente nella manica del giubbotto
nonostante Savannah se ne fosse perfettamente accorta. – Che ci fate qui?”
Lei
mi inchiodò con lo sguardo. “Ora tu vieni con me, July”
Ero
così prevedibile? Savannah afferrò il mio polso, trascinandomi verso Harry e
Louis, finché non si fermò di fronte a loro. “Lou, mi presti la macchina?”
Lui
inarcò un sopracciglio. “E io come riporto a casa Zayn, Niall e Liam? – a quei
nomi sussultai, e Louis mi guardò comprensivo fino a posarmi una mano sulla
spalla. – Ehi, Juls, non è successo niente di grave. Per me sei sempre quella
che ha accettato di venire a un ballo senza minimamente sapere chi fosse il suo
accompagnatore e per Harry sei quella che ha spiato la sua relazione nel
momento clou”
Louis
rise e riuscii ad abbozzare un sorriso, coinvolgendo perfino Styles che fino a
quel momento era stato serio e in silenzio. Si rilassò mentre Savannah pestava
i piedi dall’impazienza: che cosa volesse fare non ne avevo idea.
“Va
bene, andremo a berci una cioccolata calda arrancando nella neve per poi morire
stramazzate a terra circondate da cani sanbernardo scodinzolanti che ci portano
soccorso. Vuoi davvero questo, Lou?”
Harry
sbiancò all’esitazione dell’amico. “Ti conviene darle le chiavi, Louis, si sta
incazzando”
“Sei
nel periodo premestruale, Savannah? – sospirò Louis posandole le chiavi nel
palmo della mano. – Va bene, ma solo per questa volta e per July. Torneremo noi
a piedi”
Savannah
sorrise, soddisfatta. “Ho il diritto di essere isterica cinque giorni al mese,
Lou. Grazie”
Senza
dire una parola, sotto gli sguardi sospettosi di Louis e Harry, con Savannah al
volante, mi gettai dentro l’auto nel sedile anteriore. Volevo solo scappare da
qualcosa di sconosciuto che non sapevo neanche io come descrivere: era forse un
senso di colpa ancora più grande di quello che avevo provato in passato?
Savannah
al volante, pericolo costante. Che andasse molto più veloce di quanto fosse
permesso, che evitasse ogni tipo di ostacolo non badando alle norme stradali,
che parcheggiasse dove era proibito, significava che era totalmente di fretta e
che la cosa che avremmo dovuto fare insieme era importantissima.
Scendemmo
dall’auto, di fronte a un locale carino e accogliente. Dopo essere entrate,
Savannah si sedette a un tavolo angolare e mi fece cenno di accomodarmi di
fronte a lei, per poi chiamare il cameriere e ordinare due cioccolate calde.
Incrociò
le mani sotto il mento e piantò i suoi occhi castani nei miei, così simili a
quelli del suo ragazzo. Mi sentivo spaesata da tutta quella frenesia.
“So
che hai bisogno di stare da sola Juls, ma evitare Niall e Liam non ti aiuterà
per niente ad affrontare il problema”
Pum,
colpita e affondata al primo colpo. O Savannah era un’indovina o ero troppo
prevedibile, cosicché dal dubbio cominciai a sistemarmi i capelli troppo
arruffati per essere migliorati.
“E
so anche che non vuoi aprirti con me per colpa di Rikki – continuò, sorridendo
nel momento in cui ero sobbalzata al nome della sua probabile migliore amica. –
Ma July, non puoi tenere tutto quello che hai dentro… deve esserci qualcuno di
cui ti puoi fidare, non puoi diffidare di tutti”
La
mia espressione le parve molto eloquente perché sospirò.
“Seriamente, July – Savannah distese il tovagliolino di fronte a lei per
ripiegarlo perfettamente poco dopo. – Onestamente non credo la Wilson sia molto
sincera”
“Okay,
apprezzo il tuo tentativo di cercare di farmi stare meglio, ma ho combinato un
casino per niente e credo sia compito mio andare da Rikki e scusarmi per il mio
comportamento sconsiderato” spiegai rassegnata.
Savannah
si appoggiò su una mano. “July, non mi sto riferendo a ciò che hai fatto a
Rikki – cominciai a guardare insistentemente lo zucchero, come se
all’improvviso si fosse fatto interessante. – Che è successo quando sei uscita
da scuola? Prometto che starò zitta”
“Sicura?”
Lei
annuì. “Sicurissima. Sono sempre molto oggettiva per quanto riguarda le
situazioni degli altri; per le mie vado continuamente nel panico”
“Insomma,
fai da psicologa a tutti” commentai divertita.
Savannah
si scostò una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio prima di sorridere al
cameriere con le due cioccolate calde in mano, cominciò a girare la sua
pensierosa e ci aggiunse un po’ tanto zucchero, troppo per la sottoscritta.
Non
sapevo se dovevo fidarmi più di Arleen che di Savannah, era come se facessi una
battaglia contro me stessa. Se la prima era allegra e sempre disponibile – ma
in fondo in fondo era molto pettegola e tendente a dire tutto alle persone più
svariate – e la seconda esattamente il suo contrario – un pizzichino più
estroversa ma abbastanza affidabile - , avrei dovuto rivalutare perfino Rikki
che non osava parlarmi. Non avevo mai avuto una migliore amica a lungo termine
o un’amica in generale: era come se mi trovassi in una situazione del genere
per la prima volta in vita mia.
“Già,
sono la psicologa – ribadì Savannah sorridendo. Sorseggiai un po’ di cioccolata
calda e giocherellai con il portachiavi a carota di Louis, strano quanto il suo
padrone. – Dai, tutti si confidano con me… fai parte del nostro gruppo”
Già,
un gruppo diviso da molteplici faglie che se solo si sarebbe scontrate
avrebbero creato un terremoto di conseguenze terribili.
“Con
‘tutti’ intendi Harry, Louis e Rikki, vero? – osservai divertita mentre
Savannah si apriva in una risata. – Liam, Niall e Zayn sono a parte”
Mi
ci vollero tutte le mie forze per dire i primi due nomi: era una ferita che
abbastanza bruciava per due motivi totalmente diversi. Che Niall mi odiasse non
lo trovavo giusto, la reputazione che era stata messa in pericolo non era sua
ma quella della sua ragazza e per quanto riguardava Liam, avrei voluto non
ascoltare mai le sue parole, i miei pregi che erano stati esalati dalle sue
labbra. Insieme al mio incontenibile difetto.
“Ci
sono state delle tensioni in realtà, dubito che Lou te le abbia dette al ballo
– confessò, torturandosi le mani. Inarcai un sopracciglio, curiosa, mentre con
il cucchiaino raccoglievo il cioccolato ai lati della tazza. – Non sono mai
andata molto a genio a Zayn… l’ho preso in giro varie volte”
Mi
sporsi oltre il tavolo per osservarla meglio negli occhi, che aveva già
abbassato. “Con quella espressione intendi che siete stati insieme?” chiesi.
Savannah
si morse il labbro. “No… cioè… sì. E’ durata due settimane e basta, ma sono
state terribili per entrambi”
Era
stato una specie di rapporto morboso che riproduceva quello attuale di Liam con
Chloe e Genevieve, solo che Zayn era nella veste della vittima e Savannah in
quella della stronza di turno. Non volevo condannarla, ma la mia mente andava
inevitabilmente in quella direzione.
“Ho
sempre provato qualcosa per Harry, eppure stavo con Zayn nonostante lo vedessi
più come il mio migliore amico… - continuò esitante. Sospirò, passandosi una
mano tra i capelli scuri. – Alla fine gliel’ho detto e lui ci è rimasto male –
Savannah scrollò le spalle, con un sorrisetto amaro sulla labbra. – Mi rendo
conto solo ora di quanto male gli ho fatto”
Rimasi
in silenzio mentre le mie mani stringevano la tazza quasi vuota di cioccolata
calda. Ora capivo perfettamente il suo comportamento strano: con quelle pillole
di saggezza fastidiose cercava di capire che intenzioni avessi e quali Liam,
solo per non permettere che ciò che aveva subito si potesse ripetere di nuovo.
“Sì,
sei una stronza - ammisi, con le labbra arricciate. – L’importante è che tu non
ripeta l’errore”
“Non
lo farò mai più, l’ho promesso di fronte a Harry e a Zayn stesso – Savannah
batté le mani, come per dimenticare l’argomento scottante. – Ora parliamo di
te, July”
Mi
sarebbe sembrato scortese non dirle qualcosa di ciò che era successo poco tempo
prima, inoltre Savannah non mi pareva per niente interessata a secondi fini ma
a capire ciò che era successo per riuscire a migliorare la situazione.
Nonostante avesse troncato un po’ i rapporti con Zayn e li avesse poi
recuperati così come quelli con Liam e Niall, sembrava sicura di volersi
avvicinare ancora di più per ristabilire quell’amicizia che le mancava.
“Dopo
quello che è successo sai che Niall mi odia a morte quando non dovrebbe – dissi
un po’ avvelenata. – E ho detto a Liam di allontanarsi da me…”
“Dio,
July, non puoi fare cazzate del genere! – sbottò Savannah alzando gli occhi al
cielo. Sbatté le braccia sul tavolo e piantò i suoi occhi nei miei. – Ecco
perché non vi vedevo più parlare insieme o sorridervi!”
“Cosa?”
chiesi sorpresa.
Lei
sbuffò. “Andiamo Juls. Piaci a Liam James Payne per la miseria! È Liam James
Payne, mica noccioline!”
“Ma
tu non avevi un ragazzo?!”
“Sì, ma… diamine! - Savannah rise. – Comunque,
torniamo seri. Sai benissimo che Niall ha torto in questo caso, anche perché
non è successo niente di rilevante e Rikki non è stata né additata né niente”
“E
cosa dovrei fare, Savannah?” borbottai un po’ inviperita.
“Dovresti
chiedere scusa a Rikki, com’è giusto che sia”
“Capitan
ovvio”
Lei
scattò sulla sedia, come colpita dalla mia affermazione. “Conosco Rikki da
tempo e so come Niall si comporta. Dipende da lei, non è altro che la pura
verità”
“Quando
avrò tempo chiederò scusa – biascicai, meravigliandomi di quanto potesse essere
benefico parlare con qualcuno di diverso ogni volta, che poteva darti un parere
mai uguale. – Poi ho sentito che parlavano di me: Niall mi attaccava, Zayn mi
difendeva e Liam…”
Non
ebbi il coraggio di continuare la frase, ma Savannah aveva capito perché roteò
gli occhi al cielo e scosse la testa con uno strano senso di divertimento.
Schioccò
il palato. “Non è difficile parlargli, July. – prima che concludesse la frase,
scavò nella sua borsa finché non trovò un foglietto. Me lo allungò con un
sorrisetto. – Questi sono tutti i numeri dei ragazzi, compreso quello di Rikki”
“Da
quanti secoli ce l’hai in borsa?” chiesi scettica, rigirandomelo tra le mani.
Savannah
scrollò le spalle prima di appoggiare cinque sterline sul tavolo, avvolgersi la
sciarpa al collo e sorridermi.
“Onestamente
da quando è successa questa cosa – confessò, poi indicò le monete. – Offro io,
July: è stato un piacere parlare con te e sono sicura che non prenderai alla
leggera i consigli di oggi”
Ripiegai
il fogliettino con un sorriso, lo misi in tasca e mi alzai.
“Tranquilla,
mi affiderò ai tuoi consigli al momento giusto; adesso non mi sento pronta. –
dissi. – Forse avevi ragione, Savannah, e sappi che posso sia fidarmi di te che
di Arleen”
“Lo
so, per ora mi basta. – Savannah si sistemò la borsa a tracolla. – Allora ti
riaccompagno a casa e poi torno a scuola a recuperare i cinque idioti, okay?”
Annuii,
seguendola tra i tavoli del locale caldo e confortevole.
Stavo
sinceramente bene dopo averle parlato ed ero altrettanto felice che lei avesse
condiviso quella storia scomoda che aveva coinvolto sia lei che Zayn. Sentivo
anche di aver ritrovato un po’ di fiducia dentro di me, quasi come se quel
bigliettino mi potesse confortare e convincermi che tutto sarebbe andato
meglio.
E
in fondo in fondo ci speravo proprio.
***
Okay,
voi siete completamente pazze. Quando sono tornata martedì sera
completamente distrutta - e non sapete quanto i miei genitori siano
stati in ansia per le scosse che ci sono state quel giorno e che io non
ho minimamente sentito - mi sono ritrovata con 18 recensioni e poi con
24 ad un solo capitolo, cosa che io non mi sarei mai immaginata e che
non mi era mai successa. Voi non potete neanche immaginare come abbia
iniziato a ballare la conga per la casa con mia madre che mi fissava
stranita dal mio comportamento a dir poco assurdo; non so come
ringraziarvi, davvero, anche per i complimenti su Twitter che non
merito assolutamente. Ora però ho paura di deludervi con questo
- è riduttivo dire poco - schifosissimo capitolo dove c'è
anche Savannah... non mi piaceva caratterizzarla come una santarellina,
perché nessuno in questo mondo lo è, ragion per cui le ho
fatto fare la stronza con Zayn (ed ora si spiega il perché delle
pillole di saggezza). In realtà non l'avevo neanche programmato,
ma quando ho cominciato a scrivere non ci ho neanche pensato... ecco
perché fa schifo, perché è prevedibile.
Perdonatemi! Nel prossimo non si vedrà nessuno dei cinque gay,
né Savannah, né Rikki, né Arleen, soltanto July,
le sue pippe mentali e suo padre, poi scoprirete perché... mi
vien male a pensare che fa schifo da morire e devo sottoporvi a sta
oscenità perpetua quando voi mi lasciate 24 recensioni in un
capitolo. Non so davvero come ringraziarvi in tutti i sensi possibili,
perché davvero tutti questi complimenti non li merito affatto.
Grazie per rendermi così felice, grazie alle 158 preferite, alle
41 ricordate, alle 208 seguite :") vi adoro, questo è poco.
Grazie
davvero a tutte, ora che la scuola è finita, posterò
regolarmente ogni Lunedì :) Se volete essere aggiornate su
twitter, basta seguirmi e dirmelo! sono __ohluna
un bacione e a presto!
Mari xxx
|
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Capitolo 24 *** Capitolo ventitré. ***
cap 23 like
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Capitolo
ventitré
{Help! I need somebody,
Help! not just anybody,
Help! You know I need someone, help!
Help! – The Beatles}
Erano
ormai passati tre giorni e quel bigliettino era ancora nascosto sotto i libri
di scuola, dimenticato da me e da quel senso di colpa, in quel momento durante
il quale la scuola era finalmente finita e le vacanze di Natale si erano
presentate in tutta la loro finta gioia.
Più
il tempo passava più scordavo le promesse a Savannah e ciò che avrei dovuto
fare nei confronti di Rikki. In quei tempi poi si stava avvicinando passo dopo
passo la rappresentazione di Romeo e Giulietta: all’ultimo minuto avevo
chiamato la Wood e le avevo detto che non avrei partecipato neanche come comparsa;
faceva più male recitare una parte non gradita che mantenere le distanze da
tutto e tutti. Ero sicura che mi avrebbe giovato: avrei sofferto meno, avrei
passato le vacanze sul divano a guardare la televisione, avrei ripreso fiato
finalmente dopo aver tenuto le distanze da Niall e gli altri.
Nonostante
la parola magica “scusa” volesse uscire dalla mia bocca per dirigersi
direttamente a Rikki o al suo ragazzo, non avevo il coraggio di comporre alcun
numero, nessuno in realtà, neanche quello di Savannah né quello di Harry, che
mi avevano ripetuto all’infinito che per loro tutto andava benissimo, che non
avrei dovuto preoccuparmi di niente e che se volevo passare del tempo con loro
sarebbero stati disponibili a tutto.
E
in quel momento mi ero resa davvero conto che forse ero io la causa di tutto e
che Liam aveva ragione.
Mi
morsi un labbro non appena il mio pensiero lo sfiorò; volli però che quella
nuova sensazione di adrenalina o piacere si lasciasse andare nelle mie vene,
con la conseguenza che il mio cuore cominciò a battere senza che nessuno
potesse fermarlo.
La
sera dopo ci sarebbe stata la rappresentazione, finalmente Romeo – William e
Giulietta – Dixie avrebbero rovinato uno dei miei sogni di bambina con una
recitazione pessima e tremenda. Non mi interessava, cercavo assolutamente di
non pensarci, altrimenti mi sarebbe partito un embolo.
Dopo
cena, come quasi sempre accadeva, mentre mia madre rassettava la cucina
canticchiando, ero seduta sul divano, praticamente sdraiata su mio padre che
guardava la televisione, non tanto interessato.
Era
difficile che io e lui avessimo una conversazione che durasse più di cinque
minuti, visto il carattere schivo di entrambi: papà, se doveva parlare di
qualsiasi argomento, sceglieva il calcio o il rugby, cose che a me non
interessavano minimamente. In qualunque modo, quelle tre o quattro parole messe
in croce durante il nostro tempo insieme si fermavano all’argomento scuola e le
domande erano più o meno sempre le stesse.
Non
lo incolpavo di avere un carattere così schivo e diverso da mia madre, né
pretendevo che parlasse sempre con me di qualsiasi cosa. L’unico aspetto certo
della questione è che se dovevo parlare di maschi, papà era l’unico che
veramente mi ascoltava in quanto mamma si divertiva a spettegolare gli affari
miei a mezzo mondo. Con mezzo mondo intendo mia zia Queenie che con la sua parlantina
inarrestabile riusciva a diffondere le notizie fino in Arkansas, dove
attualmente vive con il suo maleducato e ciccione marito Robert, nonché mio
zio. Ringraziavo ogni giorno una qualsiasi entità superiore esistente – se
veramente esisteva – che loro si fossero trasferiti perché, ne sono
sicurissima, nel giro di diciotto anni sarei diventata pazza.
“July,
che mi dici del teatro?”
Sussultai
alla domanda di papà, troppo presa dalle mie riflessioni su una parte poco sana
della mia famiglia.
“Ho
mollato” sillabai.
Mio
padre sapeva già che cosa era successo, ma non mi aveva mai fatto conoscere il
suo punto di vista mentre mamma aveva cominciato a sgridare la mia scarsa
voglia di reazione. Secondo lei avrei dovuto partecipare lo stesso, permettere
che mi uccidessi da sola, perché – lo garantiva – la persona più brava sarebbe
comunque risaltata in quel casino di spettacolo.
Ma
ora non avevo più nessuno a cui affidarmi e che confermasse la mia bravura.
Nemmeno quella medaglia attaccata alla parete poteva più confortarmi,
nonostante fosse una prova lampante.
“Capisco”
“Forse
non avrei dovuto farlo” ammisi mentre papà cominciava ad accarezzarmi i capelli
con dolcezza.
“E’
stata una tua scelta, non posso giudicarla. Sei abbastanza grande per capire
cosa ti sta a cuore e cosa no”
Per
un momento mi parve che le sue parole fossero profetiche o qualcosa del genere,
quasi oracolari. Ma forse era tutto un effetto prodotto dalla conversazione che
per la prima volta nelle nostre vite si stava allargando a orizzonti più ampi,
che non racchiudevano soltanto la scuola ma anche un argomento più delicato
come il teatro o la recitazione.
“Mi
fa male, papà, pensare che io non sarò mai Giulietta – borbottai amareggiata. –
Quindi ho ritenuto più giusto non partecipare completamente, anche perché
vedrei uno dei miei sogni più nascosti infrangersi di fronte ai miei occhi”
Lui
ridacchiò. “Oh, sì, ricordo che giravi sempre per casa con il vestito da
principessa chiedendo a tutti dov’era il tuo Romeo”
“Romeo
non esiste – sussurrai mentre un vago e triste sorriso mi affiorava sulle
labbra. – E’ morto quando Giulietta, quindi nel Seicento o giù di lì”
“Ma
hai mai pensato, July, che potesse esserci una strana reincarnazione del suo
spirito?”
Che
cosa stesse blaterando non mi era totalmente chiaro, ma non replicai perché
volevo onestamente capire che cosa mio padre dicesse. E se non avevamo mai
affrontato quell’argomento, voleva dire che si stava aprendo nei miei confronti
mostrando la sua indole più profonda, quella che gli uomini non mostravano mai
e che nascondevano urlando parolacce e insulti a chiunque.
“In
ogni coppia c’è un Romeo e una Giulietta. Per me tua madre è Giulietta, come
per tuo nonno era la nonna. – continuò. – Per lo zio Robert, Giulietta è zia
Queenie. In amore si vede sempre un Romeo e una Giulietta, perché come
sentimento non muore mai”
Il
mio cuore cominciò inconsapevolmente ad accelerare così come le mie guance si
fecero ben presto rosse, nonostante non lo avessi neanche pensato. Era una
reazione completamente e totalmente naturale e mi resi conto di essere caduta
in un burrone molto più grande di quello che mi aspettavo.
Al
mio silenzio, papà sorrise dolcemente – lo scorsi chiaramente – e aumentò le
carezze sui miei capelli, come per tranquillizzarmi che essere in quella condizione era totalmente normale
alla mia età.
“Anche
se non parliamo spesso, July, vedo quello che stai passando. Mamma mi ha
raccontato di quel famoso ragazzo che è venuto a portarti il brodo di pollo
quando eri malata e che tu eri nel panico” sogghignò lui, quasi volesse
prendermi in giro per allentare un po’ la tensione creatasi.
“Papà?
Perché mi stai dicendo queste cose?”
“Perché
voglio farti capire”
“Al
contrario, mi stai confondendo” sillabai, sventolandomi con un mano dal caldo
provocato da quelle affermazioni così… assurdamente precise e perfette. Oltre
che veritiere.
Sembrava
che mio padre avesse lo strano dono di – pum! – colpire il bersaglio al primo
colpo. Papà non era altro che una comparsa come me, una comparsa che capiva
tramite i gesti, le affermazioni, le parole, il comportamento. E mia madre era
una protagonista che superficialmente si soffermava poco sui problemi, ma che
quando era necessario dava tutta sé stessa per me. Era quella che sosteneva la
sua comparsa e che la teneva alle luci della ribalta. Quindi era come se questa
condizione fosse ereditaria e speravo vivamente che si concludesse come era
finita ai tempi dei miei genitori, anche se era quasi impossibile.
“Hai
rinunciato a troppo, July: il teatro, un po’ delle tue amicizie, questo famoso
ragazzo… concediti qualcosa e smetti di perdere”
Le
parole di papà risuonavano di continuo nei miei timpani come se seriamente lui
sapesse tutto ciò che era successo in quei due o tre mesi. Sapeva che avevo
perso Rikki e Niall ma guadagnato Harry, Savannah e Louis. Avevo ‘acquisito’
Zayn dopo periodi di sospetto e ucciso Liam dopo periodi di confidenze. Mi ero
inimicata Genevieve e forse anche Chloe, ma Arleen era con me. Le sue parole mi
avevano fatto capire che le cose non si sarebbero sistemate da sole, ma
soltanto se fossi intervenuta. Perché la vita e il destino ci si costruiscono
sia da soli sia con il contributo degli altri.
“So
già con chi devo sistemare le cose” mormorai.
“E
cosa aspetti? Le persone cui sei legata non ti aspetteranno per sempre”
“A
parte Romeo. Se è il Romeo giusto”
“A
parte Romeo” ripeté papà ridacchiando.
Rikki
e Niall non avrebbero aspettato come probabilmente avrebbe fatto Liam. Mi alzai
di scatto per recarmi in camera a prendere il famoso biglietto di Savannah cui
dovevo forse la riappacificazione tra me, Rikki e Niall. Mentre però
attraversavo il salotto con quella convinzione che mi scorreva nelle vene,
mamma mi bloccò la strada e mi indicò il telefono, dicendo che la professoressa
Wood era in linea. Dopodiché la vidi sparire su per le scale, probabilmente
stava andando a dormire dopo una giornata intensa di lavoro.
Mi
avviai titubante alla cornetta, sentendo con mio dispiacere che quella
convinzione si stava distruggendo sotto l’aspettare della Wood dall’altra parte
del telefono.
“Pronto?”
“July!”
La
voce della Wood tremava e ciò significava che era nel pieno panico, raramente
si trovava in quella situazione perché aveva sempre tutto sotto controllo.
“Che
cosa c’è? Tutto bene?”
“July,
devi aiutarci – annaspò la Wood. – Abbiamo un problema con lo spettacolo”
Sussultai
all’ultima parola mentre la preoccupazione cresceva. “Che genere di problema?”
“Dixie
è malata e domani abbiamo sia le prove generali sia lo spettacolo – la Wood
prese fiato. – July, ci manca Giulietta”
“Sta
scherzando! – strillai poi. – Non posso recitare un ruolo di cui so a malapena
le battute!”
“July,
nessun’altra si è proposta ma è più di corretto dire che non l’ho scelte: qui
l’unica che può aiutarci sei tu – spiegò la prof affranta. – Hai talento e
nessuno lo può negare. Hai un giorno per imparare le battute”
“Ma
non…”
“Sì,
tu puoi – mi interruppe lei. – Ti sto dando quella possibilità che aspetti da
tempo: è ora che tu la colga”
“Non
ho il libro! Non ho le battute!” protestai ormai nel panico.
“Procuratele
in qualche modo – la Wood sospirò. – Mi dispiace metterti in questa situazione,
ma sei indispensabile. Ci vediamo domani mattina alle sette al teatro per le
prove” e riattaccò.
Riagganciai
con un senso di incredulità addosso, poi mi misi disperata le mani tra i
capelli. Scorsi papà che saliva le scale per andare a dormire e mi strizzò
l’occhio con un sorriso: le sue parole rimbombarono nelle mie orecchie e mi
affrettai a volare in camera.
La
mia unica ancora di salvezza si chiamava Liam James Payne.
***
Lo
so, lo so, questo capitolo è terribile, di passaggio, osceno, ma
necessario a far capire che July adesso ha capito quello che prova e
che non è più cretina come prima. I prossimi capitoli
saranno molto Liulai (?) finché non si atterrerà
direttamente allo spettacolo e poi all'epilogo... ed è qui che
vado in crisi, non posso credere che questa storia stia finendo. In
ogni caso ho un problema e dovrete voi risolverlo: ho 8 fanfiction
iniziate che ho intenzione di postare dopo questa, ma ne ho scartate 6
e ne sono rimaste 2 che sono tutte e due bloccate (comunque mi
prenderò una pausa fino a settembre per godermi l'estate) e
vorrei pubblicare il primo capitolo quando questa sarà al
penultimo, poi staccherò per tornare a Settembre (così
respirate un po' dal disgusto che vi provoco).
La prima è più
normale (?) e su tutti e cinque mentre la seconda è
sovrannaturale e solo su Louis (e ti pareva) però ci saranno
anche gli altri. Siccome la prima è ispirata a quattro
personcine che vagano su questo sito e la seconda no, volevo sapere
quale vi intrigava di più anche se sono bloccata ad entrambe...
alla prima al 6 capitolo, alla seconda al 5 ma lì so che mi
sblocco subito. Volete qualcosa di normale (?) o qualcosa di fuori
dagli schemi? Ecco, sono indecisa, ditemi che idee avete voi. AHAHHAHAHA
vi ringrazio davvero moltissimo per tutti i complimenti su twitter e qui su efp, siete meravigliosi, davvero.
Al prossimo lunedì e buone vacanze!
Mari xxx
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Capitolo 25 *** Capitolo ventiquattro. ***
cap 24 lae
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Capitolo
ventiquattro
{You’re my number one
You’re my golden star
I look at Earth from here
Still you don’t seem so far.
My number one – Paramore}
Mentre
volavo su per le scale e mi fiondavo in camera affannandomi nella ricerca del bigliettino
sommerso da qualche parte, quel senso di incredulità mista a preoccupazione si
riversava come un fiume in piena nelle mie vene coinvolgendo ogni mio singolo
organo e la mia anima in un’adrenalina purissima.
All’improvviso,
come un fulmine a ciel sereno, mi davano la notizia che finalmente sarei stata
una protagonista e Giulietta avrebbe fatto parte di me dopo tanti anni e
sforzi. Avevo esattamente nove ore per imparare un libro senza dormire, poco
tempo.
Ogni
cosa che trovavo veniva lanciata malamente dall’altra parte della stanza, tutto
per un bigliettino che poi si rivelò essere sul comodino. Scorsi velocemente
tutti i numeri con gli occhi, fino a trovare quello di Liam: lo digitai sul
cellulare sperando di non aver sbagliato una cifra dalla fretta.
Il
segnale di attesa dall’altra parte della cornetta mi stava facendo saltare i
nervi e temetti che Liam non rispondesse o perché sapesse il mio numero o
perché stesse già dormendo.
“Pronto?”
sospirai di sollievo non appena sentii la sua voce, ma allo stesso tempo il
respirò mi si bloccò in gola e rimasi molti attimi in silenzio.
“Pronto?
– ripeté Liam, poi lo sentii sbuffare. – Smettetela di fare scherzi a
quest’ora!”
Intuii
che stava per riattaccare. “Liam, sono July”
“July!
– sentii qualcosa cadere e un lamento. – Come stai?”
“Vieni
qui a casa mia, Liam, ti prego. Ho bisogno di te e anche di Romeo e Giulietta”
dovevo togliermi il dente immediatamente, non potevo temporeggiare perché il
tempo scarseggiava.
“Perché,
Juls?”
“Liam,
ti prego. – sospirai. – Muoviti e vieni qui, te lo spiegherò”
Lo
sentii mugugnare una risposta e riattaccò mentre sentivo una voce –
probabilmente quella di Niall – che chiedeva qualcosa di a me incomprensibile.
Lanciai il cellulare sul letto prima di volare giù dalle scale e aspettare il
suo arrivo: pareva che ogni attimo che passasse fosse un attimo di tortura,
sprecato inutilmente nell’attesa invece che a imparare delle stupide battute.
Mi
passai una mano tra i capelli non appena sentii il campanello suonare;
spalancai la porta con forza, ritrovandomi un Liam scompigliato e affannato
davanti. Sorrise timidamente, poi mi mostrò Romeo e Giulietta e non ebbe
neanche il tempo di spiccicare parola perché lo afferrai per un braccio e lo
trascinai dentro casa, chiudendogli la porta alle spalle.
“July,
che succede?”
Lo
afferrai per la mano. “Sono Giulietta”
“Come?”
chiese incredulo quando lo lanciai direttamente sul mio letto e mi abbarbicai
accanto a lui, aprendo il libro alla prima pagina.
“Liam,
mi dispiace innanzitutto. Per tutto. – sussurrai, scorgendo le prime linee
della tragedia. – Sono nei guai, davvero”
La
mia voce era ormai andata nel panico, tanto che Liam mi posò una mano sulla
spalla fino ad abbracciarmi del tutto. Era incredibile quanto mi fosse mancato
quel contatto e mi parve totalmente familiare anche quando lo travolsi; sentii chiaramente che immerse il
suo viso tra i miei capelli, mentre ero quasi nascosta nell’incavo della sua
spalla.
“Ho
nove ore per imparare un intero libro che non apro da secoli, cioè da quando ti
ho detto quelle bruttissime cose – mormorai. – Mi sono sentita in colpa e ti ho
accusato di essere un bugiardo quando stavi dicendo la verità”
Non
rispose direttamente a ciò che avevo affermato, anzi, si limitò a stringermi un
po’ di più per poi staccarsi sorridendo.
“Savannah
mi ha detto che ti ha parlato – esordì poi, afferrando distrattamente Romeo e
Giulietta e sfogliandolo, per poi rigirarselo tra le mani. – Hai chiamato
Niall?”
Scossi
la testa. “No. Era con te, vero Liam? – sospirai mentre lui annuiva. – E’ che
sono una vigliacca, non ne ho il coraggio”
“Potrei
essere una sorta di Cupido della pace o roba del genere… e Rikki?” chiese.
“Non
ho il coraggio di parlare al suo ragazzo, con lei è assolutamente impossibile –
borbottai, mangiucchiandomi un’unghia. – Però ora devo pensare ad essere una
Giulietta decisamente improvvisata”
“Sono
sicuro che ce la farai, Juls – disse Liam, guardandomi intensamente. Non ressi
il suo sguardo e lo abbassai, le guance che mi andavano a fuoco. – Ti ho sempre
detto che sei una protagonista”
“Anche
se continuerai a ripetermelo all’infinito, non ci crederò – ridacchiai,
afferrandolo per un braccio e trascinandolo accanto a me. – Che cosa si è persa
la tua filosofa personale in questo periodo?”
“Molti
tentativi vani di Niall perché ti ignorassi, troppe richieste di Savannah di
ribellarmi al mio migliore amico, Louis che si è fissato con una nuova auto,
Harry che sta combattendo una lotta con la sua ragazza per un’acconciatura
nuova, Zayn irrimediabilmente triste perché dice di continuo che non può più
far incazzare nessuno”
Mi
venne in mente il giorno in cui avevo saputo tutte quelle cose, quando Niall,
Zayn e Liam mi avevano beccato a origliare: era strano che non ne parlassimo
nonostante sapessimo entrambi che provavamo un interesse l’uno per l’altro. Il
problema era che avevo paura di perderlo e non me lo potevo permettere, era
l’unica persona a cui fossi realmente affezionata; poi Chloe e Genevieve erano
sempre e comunque delle probabile minacce che avrebbero potuto nuocermi. Già
quest’ultima era una vera e propria arma letale che non si risparmiava a spargere
mine sul mio pavimento, di fatto mi aspettavo di saltare in aria da un momento
all’altro.
“Povero
Zayn… - esalai con un sorrisetto, afferrando il libro e ponendomelo sulle
ginocchia. Sfogliai la prima pagina con fare sconsolato. – Io faccio Giulietta
e tu Romeo?”
Liam
annuì, ridacchiando. “Faccio Romeo che ti porta tazze e tazze di caffè per
resistere”
“Grazie,
Liam James Romeo Payne. Ora non ne ho bisogno, ma in caso collassassi su di te,
sei pregato di tirarmi un pugno e risvegliarmi”
Liam
si avvicinò di più a me, afferrò il libro tra le mie mani – e quando la sua
sfiorò inconsapevolmente la mia, il mio cuore cominciò a battere – e lo mise
tra di noi, per poi cominciare a leggere la sua prima battuta.
Passai
la serata a prenderlo in giro per la scarsezza delle sue doti da attore, tanto
che tentava in un modo incredibile di imitare voci più baritonali rispetto alla
sua, con la conseguenza che iniziavo a ridere a crepapelle e non riuscivo più a
smettere.
“Che uomo sei tu che, nascosto nella notte, inciampi
nel mio pensiero segreto?” dissi ad un tratto, ricordandomi all’improvviso
una battuta che non c’entrava minimamente niente.
Era
praticamente una delle battute della scena del balcone, durante la quale Romeo
e Giulietta si confessavano il loro amore. Mentre la recitavo, Liam cominciò a
cercare affannato nelle pagine successive dopo aver precedentemente guardato
quelle che aveva di fronte a sé, non riscontrando le parole che avevo appena
citato.
“Non so come dirti chi sono con un nome”
“Certo
che puoi dirmelo. Sei Liam James Payne, chi altro?”
Lui
rise. “Sono il tuo allievo”
Avrei
voluto dire che, oltre al mio allievo, era anche la ragione per cui continuavo
a recitare: Liam era Romeo e il discorso che mio padre mi aveva fatto poche ore
prima che lui arrivasse, non era altro se non la conferma di ciò che provavo
per quell’idiota.
“Qui
– indicai un punto sulla pagina, che riportava la scena immediatamente dopo il
ballo durante la quale i due amanti si incontravano. – Dovrò baciare William,
me lo sento”
“Baciare?”
ripeté Liam e notai un pizzico di tremolio nella sua voce.
“Baciare
– ripetei. – Sarà un castissimo bacio o almeno spero!”
Lo
vidi innervosirsi e provai una nota di malsano piacere a pensare che potesse
essere geloso di William di cui aveva poco da invidiare, visto che proprio non
c’erano paragoni.
“Basta
che non ti travolga sulla scena”
“Non
mi stupra mica; di solito gli attori si avvicinano e basta e poi spengono le
luci per fare spazio ad un’altra scena, non si baciano proprio – spiegai, continuando
a sfogliare il libro. – Non ti starai mica preoccupando, eh, Liam?”
“No,
volevo solo sapere come funzionano le cose in un teatro”
Era
più che ovvio che non credessi alle sue parole e, nonostante quello strano
piacere continuasse a rimanere dentro di me, feci finta di niente con la
conseguenza che mi immersi di nuovo nella vicenda senza badare più di tanto
alla sua faccia, che in seguito scoprii un po’ turbata.
“Allora,
Romeo? – chiesi dopo attimi di silenzio. – Stai nei tuoi pensieri o ti dedichi
a Giulietta?”
Liam
sorrise.
Erano
esattamente le sei quando il cellulare di Liam vibrò dentro la sua tasca, con
la conseguenza che mi svegliò visto che ero praticamente abbracciata a lui,
così stretta che avevo paura di non respirare. Certo, era anche tremendamente
piacevole e mi costò davvero molto rigirarmi, per poi incontrare sulla mia
strada la mia copia spiegazzata di Romeo e Giulietta e trasalire al pensiero
che forse non avevo studiato niente. Liam mugugnò qualcosa prima di tastarsi i
pantaloni alla ricerca del cellulare per spegnerlo; lo osservai mentre ancora
assonnato si affannava a riprendere quell’aggeggio infernale, per poi lanciarlo
di sotto dal letto e tornare ad abbracciarmi come se niente fosse successo.
Sussultai quando le sue braccia tornarono a stringermi i fianchi, una scossa
più provocata dal brivido che dal resto.
“Liam
– mugugnai, rigirandomi dalla sua parte e incontrando il suo viso mezzo
addormentato. Gli battei una mano sul petto. – Devo essere lì alle sette, mi ci
vuole tre secoli per prepararmi”
“Ti
metti le prime tre cose che ti capitano addosso, Juls” bisbigliò,
spiaccicandomi ancor di più a lui.
Nonostante
quel contatto assurdamente piacevole, dovetti recuperare tutte le mie facoltà
intellettive per staccarmi un minimo e tirargli un calcio negli stinchi per
farlo svegliare; mi stropicciai gli occhi mentre lui mugolava e si rigirava,
quasi finendo di sotto al letto.
“Payne,
sta attento, per la miseria – sussurrai, alzandomi a fatica dal letto su cui
ero sdraiata e andando ad aprire l’armadio, noncurante del fatto che ci fosse
Liam. Più che altro me ne ero dimenticata. – Dov’è la mia borsa?”
Senza
rendermene realmente conto, la mia maglietta finì sul pavimento proprio
nell’esatto momento in cui sentivo Liam che si trascinava fuori dal letto e si
voltava verso di me.
Mi
girai ancora mezza addormentata, scorgendolo mentre mi fissava in reggiseno: mi
coprii come meglio potevo e arrossii violentemente, acchiappando la prima
maglietta che mi capitava e la peggiore tra tutte quelle che possedevo. Un
enorme gatto ricamato sulla pancia fissava Liam e, appena mi scossi un attimo,
cominciò a miagolare come un dannato.
“Vado
via, Juls”
Annuii,
incapace di dire una parola.
La
maglia con il gatto. Perché avevo ripescato proprio la maglia con il
gatto?! Quella imbarazzante, quella che
mia zia Queenie mi aveva regalato per Natale tentando in tutti i modi di essere
carina ed invece si era rivelata una botte stracolma di ipocrisia, anche se
avevo apprezzato il pensiero del regalo. Almeno non si era scordata di farmelo
come tutti gli altri anni, quando soleva comprare qualcosa per il nucleo
familiare e non per i suoi componenti attivi.
Dopo
aver raccattato le prime cose che mi erano capitate in mano e averle infilate
disordinatamente in una borsa a tracolla, buttai la maglia col gatto altrove
per poi afferrarne una a righe e un paio di pantaloni della tuta e scendere giù
in cucina, da dove provenivano un sacco di rumori strani, come se qualcuno
stesse svaligiando casa.
Appena
entrai nella stanza, lanciai la borsa da una parte e ridacchiai di fronte alla
scena che mi si presentò davanti: Liam era infilato all’interno della credenza
sotto l’acquaio alla ricerca di non sapevo cosa mentre la caffettiera bolliva
sul gas, emettendo un fischio assordante.
“Liam,
piano, i miei dormono – bisbigliai, poggiandogli una mano sulla spalla. – Che
stai cercando?”
Lui
sussultò dalla sorpresa. “Biscotti – rispose semplicemente. – Dove sono i
biscotti?”
“Se
ci sono i biscotti non sono sicuramente sotto l’acquaio – mi avvicinai alla
credenza, per poi aprire lo sportello e tirarne fuori un barattolo strapieno.
Notai un biglietto sul bancone. – Come hai fatto a fare il caffè così
velocemente?”
Mi
voltai giusto per beccarlo con le mani tra i biscotti: sembrava non avesse
mangiato per giorni, una copia complementare di Niall.
“L’ha
preparato tua madre” biascicò.
Annuii,
guardando il foglietto azzurro che avevo tra le mani e trasalii non appena lo lessi:
Tesoro, fate piano
stanotte quando recitate, vogliamo dormire. Vi ho preparato il caffè per domani
mattina e ringrazia quel ragazzo che ti sta aiutando: me lo sarei già sposato.
Rimasi
attimi a guardare quel messaggio; il doppio senso era bello evidente e anche
molto chiaro. Le allusioni continue di mia madre erano assolutamente
imbarazzanti, ma per mia fortuna Liam era uno non tanto perspicace nelle
situazioni in cui si doveva veramente capire qualcosa, così come era bravo a
leggere le mie espressioni.
“Problemi,
Juls? – Liam mi scosse dai miei pensieri con la sua voce e quando mi voltai, lo
trovai appoggiato al bancone con la scatola dei biscotti. – Sembri sconvolta”
Ridacchiai,
cestinando velocemente il bigliettino, con l’intenzione di nascondere tutte le
prove.
“No,
figurati, sono solo un po’ preoccupata – dissi, afferrando uno dei biscotti
dalle sue mani e versando il caffè in delle tazze, per poi porgergliene una. –
Ho un po’ paura”
“Andrai
benissimo, lo sai. Come ci arrivi al teatro, stamattina?”
Bella
domanda. Come ci arrivavo al teatro se io stessa non avevo la patente e i miei
non potevo svegliarli?
Inzuppai
il biscotto e lo morsi, pensierosa. “Con la tua macchina”
“Con
la mia macchina?! – Liam scoppiò a ridere. – Juls, non ho una macchina”
“Stai
scherzando, vero? E come sei venuto qui?”
Liam
sorseggiò il caffè. “A corsa” ammise, e mi sentii arrossire.
“Okay,
possiamo andare in bicicletta perché a piedi ci si mette troppo – borbottai,
scoccando un’occhiata all’orologio. Erano le sei e mezza e avevo esattamente
mezz’ora per arrivare lì. – Andiamo in garage”
Liam
scoppiò a ridere e lasciò la tazza nell’acquaio, per poi sistemare i biscotti
accanto a un altro barattolo che non sapevo cosa contenesse.
“Vuoi
seriamente andare in bicicletta? – chiese divertito mentre afferravo le chiavi.
– Juls, è relativamente impossibile!”
Mi
voltai, additandolo. “Te portami e poi vedremo se è impossibile”
***
Okay, eccomi belle donzelle!
Un nuovo capitolo (ho sbagliato a
fare il conto perché i capitoli sono 26, non 25, quindi la
storia non finisce il 25 Giugno, ma un altro giorno che non ho voglia
di fare il calcolo) quasi accettabile... non mi fa tremendamente schifo
ma non mi stupisce neanche. In ogni caso, ben presto si arriverà
allo spettacolo e tutto si chiuderà con l'epilogo... non ho
pensato a come Niall e Rikki si riappacificheranno con Juls, quindi lo
lascerò spiegare ad un Missing Moment. Vi ringrazio davvero per
tutte quelle bellissime recensioni magnifiche, sono contenta che questa
storia vi piaccia!
Per quanto riguarda le due storie,
avrebbe vinto teoricamente la soprannaturale, ma visto che sono
masochista ho deciso di postarle tutte e due! Una la trovate qui "Love
is a version of perversion that is only for lucky people" titolo lungo,
ma è un verso di una canzone del mio gruppo preferito aka i The
Pretty Reckless (cliccate sul banner). L'altra la posterò
mercoledì o giovedì, STAY TUNED!
Grazie ancora a tutte!
Mari xxx
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Capitolo 26 *** Capitolo venticinque. ***
cap 25 like
Like An Extra
Capitolo
venticinque
{Romeo, take me somewhere we can be alone
I’ll be waiting, all there’s left to do is run
You’ll be the prince and I’ll be the princess
It’s a love story, baby just say yes.
Love Story – Taylor Swift}
Usare
la bicicletta per arrivare a teatro era stato un’impresa bella e buona.
Nonostante
avessi riso la maggior parte del tempo per colpa di Liam che tentava di
ricordarsi come si faceva a frenare e a causa del mio scarso equilibrio sulla
canna, alla fine avevamo preso il ritmo giusto: almeno non ci fermavamo ogni
due minuti.
I
piumini pesanti, la borsa enorme che avevo a tracolla e che cercavo di
alleggerire il più possibile peggioravano la situazione e nonostante avessi
ripetuto continuamente a Liam che poteva andarsene a casa e lasciarmi da sola,
lui aveva insistito a rimanere e ad accompagnarmi lì, per poi proseguire a
piedi da solo.
Il
vento mi sferzò il viso: mi affrettai a tirare su la sciarpa fino al naso per
ripararmi dal freddo pungente, ripetei il gesto con Liam che però pareva tutto
concentrato a mantenere un equilibrio perfetto per evitare che cadessimo
rovinosamente a terra.
Era
incredibile quanta gratitudine provassi nei suoi confronti: aveva recitato con
me, aveva dormito con me, aveva preparato la colazione con me, era stato il
tempo in cui avrebbe dovuto essere con i suoi amici e nel suo letto ad aiutarmi
il più possibile mentre combattevo il desiderio di assalirlo seriamente. Le
attenzioni che mi donava erano fin troppe, abbastanza per permettermi di capire
che ciò che avevo origliato era vero; l’unico problema era me stessa.
Mi
sembrava totalmente impossibile che Chloe fosse stata ignorata per me, che
Genevieve avesse smesso di essere amica di Arleen solo perché le piaceva
passare del tempo in mia compagnia: ero una specie di seminatrice di zizzania,
ma era già un miracolo che Niall non avesse lasciato da solo il suo migliore amico
solo per quella cotta che provava nei miei confronti. Sarebbe stato
irragionevole, quanto irragionevole era il mio tentativo di convincermi che le
cose si sarebbero sistemate da sole senza che chiedessi minimamente scusa a
Rikki, la vera destinataria delle mie parole.
Liam
traballò fino alla porta chiusa del teatro e guardò l’orologio, prima di
aprirsi in un sorriso.
“Cinque
alle sette” sospirò.
Scesi
sorridendo dalla canna, stando attenta a non falciarlo né a fargli perdere
l’equilibrio già instabile che aveva.
“Meraviglioso,
Payne, potrei assumerti come autista personale – scherzai. – Torna a casa con
la bici, poi me la renderai”
“Sono
sempre a tua disposizione, Juls – notò la mia espressione che si oscurò
inevitabilmente al solo pensiero che se ne potesse andare, mentre quello della rappresentazione
si insinuava nella mia mente. – Ehi, andrai benissimo”
Se
avesse avuto la possibilità di leggermi anche il cervello, allora avrebbe avuto
una reazione diversa e totalmente inaspettata che io stessa non avrei respinto.
“Speriamo”
biascicai.
“Sarai
fantastica, Juls, stasera – disse Liam con quel meraviglioso sorriso che tanto
lo contraddistingueva. – Verrò a vederti e con me ci saranno anche gli altri –
mi scostò una ciocca di capelli con un dito e il suo sguardo era eloquente. – E
con altri intendo anche Niall e Rikki”
“Spero
di essere decente, almeno”
Liam
si dondolò un po’ sulla bicicletta. “Fidati di me. Ora vai dentro, sono le
sette: ci vediamo stasera”
Si
avvicinò e mi baciò sulle guance prima di sparire dietro l’angolo e lasciare
che mi gettassi tra le braccia della recitazione.
Le
prove si erano susseguite veloci una dopo l’altra, una scena una dopo l’altra,
un complimento dopo l’altro: la sensazione di non sapere niente si era
cancellata non appena avevo messo piede sul palco. Mi ero guardata attorno con
un sorriso, notando centinaia e centinaia di posti vuoti di fronte a me, che
sarebbero stati colmi non appena quella sera alle nove sarebbe scattato
finalmente il momento in cui la realtà non sarebbe esistita e soltanto Verona
sarebbe stata reale.
Quel
momento tanto atteso arrivò più veloce e rapido di quanto avessi pensato prima
e così anche l’ansia giunse inevitabile: mi strinsi tra le braccia e mi guardai
allo specchio, scorgendo ancora un po’ di occhiaie sotto quello strato spesso
di fondotinta. Immaginavo i miei genitori in prima fila che aspettavano la mia
entrata, Liam con quell’imperscrutabile sorriso, Savannah e Harry accompagnati
da un Louis con tanto di popcorn condivisi con Zayn, Niall e Rikki che
sospettosi avrebbero guardato e non commentato, Arleen che avrebbe seguito con
attenzione.
“July?”
Mi
voltai giusto per scorgere la professoressa Wood che, stretta nel suo tubino
rosso, avanzava verso di me. Mi posò una mano sulla spalla, sorrise e si chinò
a guardare il proprio riflesso nello specchio, accanto al mio.
“Salve,
prof – biascicai, sistemandomi la parrucca. – Quanto manca?”
“Giusto
due minuti per ringraziarti del tuo aiuto. So quanto ti è costato imparare
tutte quelle battute in una sola notte, da sola”
“In
realtà non ero da sola… – esalai, per poi arrossire. Dovevo imparare a stare
zitta e a non svelare i miei fattacci. – Ma non è importante. Sono emozionata”
“Te
la sei sempre cavata, July. Sono molto fiera di te e so che non è
professionale, ma ho sempre creduto nelle tue capacità – disse e sorrisi. – Non
mi pare il caso di dirti che alcuni professori della Juilliard sono qui”
Mi
sentii morire. “Non mi pare il caso, affatto”
Mentre
la professoressa Wood mi picchiava la mano sulla spalla con un sorriso e mi
augurava un buona fortuna con nonchalance, la mia mente era occupata da tutte
le battute, da Romeo, dagli esponenti della scuola più importante nel campo
teatrale e musicale.
“So
che riuscirai a gestire meglio l’ansia, se pensi a qualcos’altro – non appena
mi voltai verso la professoressa, lei stava guardando il suo orologio. – E’ il
momento, July. Fai vedere chi sei”
Quando
sparì dietro l’angolo, chiusi gli occhi e feci dei respiri profondi finché non
sentii la voce di Kay che annunciava l’inizio dello spettacolo; mi avvicinai al
sipario rosso prima di dare un’occhiata.
C’erano
tutti, tutti per me. E quando le luci si spensero e il sipario si aprì, Romeo e
Giulietta divennero reali.
E
finalmente la comparsa diventò protagonista.
Ce
l’avevo fatta.
Erano
trascorse due ore tra battute, cambi di espressioni, risate – la ragazza che
faceva il mio ruolo era inciampata nei suoi piedi mentre usciva dalla scena –
romanticismo shakespeariano, un bacio che non si era neanche concluso visto che
la Wood aveva avuto la brillante idea di spengere le luci non appena William si
era avvicinato a me. Il mio primo pensiero si era rivolto a Liam che non
avrebbe sclerato per quella troppa vicinanza.
Una
scrosciata di applausi era susseguita alla fine dello spettacolo, un pubblico
di non so quante persone aveva apprezzato gli sforzi di una notte intera
passata a ripetermi continuamente battute che temevo non avrei imparato se non
con l’aiuto di Liam. L’avevo visto sorridere orgoglioso quanto i miei genitori,
avevo esultato dentro di me quando Rikki era scattata in piedi per applaudire e
si era trascinata dietro Niall, avevo pianto quando la professoressa Wood mi
aveva ringraziata di fronte a tutti. Ero scoppiata a ridere non appena Louis
aveva esultato con troppo entusiasmo e tutti i suoi popcorn si erano sparsi per
il pavimento, quando Savannah non aveva esitato a tirargli una sberla per poi
tornare composta e fintamente seria come sempre.
Mi
ero sorpresa quando avevo intravisto Chloe e Genevieve dietro ad un angolo, la
prima con un sorriso, la seconda con forse una smorfia di invidia di cui non mi
importava minimamente.
L’ansia
era sparita non appena Giulietta era diventata parte di me, non appena il palco
era sotto i miei piedi, non appena quella sfida mi si era presentata davanti. E
aspettare aveva dato i suoi frutti.
Rientrai
nel camerino e mi tolsi la parrucca con un gesto veloce prima di poggiarla su
un ripiano e guardarmi a quello specchio in cui avevo visto quelle tracce di
paura: adesso, al loro posto, non c’era altro se non orgoglio, soddisfazione e
felicità.
“La
July versione bionda è piaciuta molto stasera”
Sussultai
non appena la voce di Liam si espanse per la stanza. “Giulietta è
obbligatoriamente bionda o castana, mai rossa”
“Che
ingiustizia”
Ridacchiai
mentre lo vedevo avanzare nella mia direzione, con le mani tra le tasche e un
sorriso. Un filo di tensione ci legava, sembrava tutto ancora perso in Romeo e
Giulietta, in una dimensione e atmosfera quasi irreale, perfino i respiri
sembravano flebili.
“Però
mi sono ricordata tutte le battute – sorrisi, togliendomi una delle forcine dai
capelli e poggiandola sul ripiano accanto alla parrucca. – Grazie per tutto
quello che hai fatto per me”
Liam
si strinse nelle spalle. “E’ stato un piacere – corrucciò le labbra. – E mi
sono divertito… di’ la verità: sono un ottimo attore”
“Per
nulla” risi.
“Mi
sento offeso, Juls. Ora che sono diventato Romeo in tutto e per tutto e so
anche le battute a memoria, mi dici che non so recitare? Ah, lo so che vuoi prenderti
tutto il merito!”
“Non
è vero! – replicai divertita. – Non mi sono mai presa il merito di niente in
cinque anni e passa, e adesso dovrei cominciare a montarmi la testa? Ma anche
no. E poi ho qualcuno che mi tiene con i piedi per terra”
“Davvero?
E chi sarebbe?”
Mi
strinsi nelle spalle, con un sorrisetto, mantenendo il gioco. “Si chiama Liam
James Payne, lo conosci? È un rompicoglioni di prima categoria, ma aiuta averlo
attorno”
“Ah,
grazie!”
“Ma
te non ti chiami Romeo? Esattamente come io mi chiamo Giulietta”
Liam
sorrise, poi si avvicinò un poco più a me per sedersi sulla sedia affianco al
ripiano su cui erano poggiati gli oggetti di scena. Mi squadrò divertito.
“Allora
di’ quella famosa battuta, Giulietta” mi esortò.
“O
Liam, Liam! Perché sei tu Liam? Rinnega Genevieve; e rifiuta Chloe: o, se non
vuoi, legati solo in giuramento all'amor mio, ed io non sarò più Giulietta.
Liam, rinnegale, ed in cambio, prenditi tutta me stessa” risi.
Liam
scoppiò a ridere. “Sei pessima, Juls, fattelo dire”
“Sì,
ho leggermente modificato la battuta – sorrisi senza vergogna di aver mostrato
ciò che provavo. – Ma è bella lo stesso, no?”
Liam
si alzò dalla sedia, si avvicinò a me e quando il suo naso sfiorò il mio,
sentii chiaramente che le palpitazioni del mio cuore erano aumentate a
dismisura, tanto che arrossii senza accorgermene.
“Molto
artistica – ammise, mentre il silenzio si faceva spazio nell’atmosfera. – Juls,
sei sicura che adesso non si spengano le luci?”
“Ringrazia
il Cielo che non ho baciato William, altrimenti avresti interrotto lo
spettacolo e lo avresti ucciso” lo rimbeccai divertita.
Liam
non disse niente, ma il suo sorriso fu eloquente abbastanza da farmi capire che
ciò che avevamo passato era sfociato in qualcosa di troppo e che era condiviso
da entrambi. Si chinò verso di me e per la prima volta in vita mia, quando
sentii le sue labbra posarsi dolcemente sulle mie, dimenticai tutte le
critiche, i pregiudizi, la rabbia, le scene cui avevo assistito impotente.
Liam
amava ripetermi che ero sempre stata una protagonista, ma capii il senso di
quell’affermazione soltanto in quel momento. La comparsa che tutti ignoravano
era diventata il personaggio cardine in due scene totalmente diverse: la vita e
il teatro.
***
Eh
sì, gente, è finita. Non ufficialmente visto che
c'è anche l'epilogo, ma... oh porco cazzo, sto piangendo da due
ore e mezza. Lasciatemi nel mio brodo.
I ringraziamenti saranno
lunghissimi, ma preferirei farli nel prossimo, proprio alla fine,
quando avrò la certezza che è veramente finita. Non
sapete quanto sia importante per me questa storia e il fatto di
trovarmi moltissime recensioni ad un capitolo, mi fa morire di gioia,
perciò grazie davvero. I ringraziamenti mi serviranno tre anni
per scriverli, ma li scriverò seriamente e senza sclerare.
MA POPOPOOO sucatemela inglesi,
abbiamo vinto noi italiani e poco me ne fotte se mi insultate su
Twitter (il fish and chips ve lo infilo nel posto dove non batte il
sole) AHAHHAHAH ah, sono __ohluna. AHHHAH
Finalmente comunque c'è
stato il bacio tanto agognato che vi ho fatto sudare (l'ho descritto a
merda ma pace) , probabilmente la scena tra Rikki, Niall e Juls la
scriverò in un MM ma non lo so e... cavolo, sono triste davvero.
Vi lascio la mia nuova storia sotto alla gif, se volete passare dal
serio allo sclero, quella è quella giusta. AHHAHHA
Spero questa storia vi abbia lasciato qualcosa.
Ci vediamo all'epilogo...
Mari xxx
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Capitolo 27 *** Epilogo. ***
lae epilogo
Like an Extra
Epilogo
“E
allora è finita che Alex Pettyfer si è sposato!”
Arleen
sbuffò rumorosamente e si scostò con aria nervosa una ciocca di capelli di
fronte al viso, visibilmente scocciata da quella notizia così nefasta per lei.
“Arleen,
era praticamente impossibile che tu lo conoscessi da single per poi procrearci
– borbottai mentre soffocavo una smorfia di dolore causata da Savannah, che
aveva tirato i miei capelli durante la creazione dell’acconciatura. – Savannah,
fattelo dire: non hai le mani di Rikki per quanto riguarda i capelli”
“Lo so,
sono inimitabile - squittì l’altra dalla parte opposta della stanza. La sentii
mentre zampettava verso la sua migliore amica e il grugnito di disappunto di
Savannah mi arrivò chiaro alle orecchie; Rikki la sostituì e fui sollevata dal
sapere che i miei capelli non sarebbero stati strappati alla radice. –
Savannah, ti occupi del trucco?”
Mi sentivo
strapazzata come una bambola: Rikki mi acconciava i capelli, Savannah mi
truccava e Arleen mi rompeva amorevolmente le balle con le sue chiacchiere
quando in quel momento avrei voluto che il silenzio inondasse la stanza per
ripetermi continuamente le battute di Macbeth e la loro presenza – per quanto
mi dispiacesse ammetterlo – non mi aiutava.
“Cavolo, a
me sarebbe veramente piaciuto incontrarlo da single… - continuò a dire Arleen,
convinta che l’ascoltassi. – Sarebbero nati dei bambini biondi e ricci e…”
“Dio Santo,
sta zitta - la interruppe Savannah brusca mentre mi applicava un po’ di
ombretto sulla palpebra destra. Rikki aveva appena finito di sistemarmi i
capelli fintamente biondi (mi era costato moltissimo tingerli) in una treccia
elegante. – Da quando sei uscita quella volta con Zayn sembra che il mondo sia
diventato invivibile per te”
“Vuol dire
che hanno trombato al primo appuntamento, te lo dico io” ridacchiò Rikki, sotto
l’occhiata in tralice di Arleen.
Le cose
dopo sette anni non erano cambiate affatto. A parte l'età matura - ormai
venticinque - che non si addiceva per niente a noi vista la nostra età mentale,
il rapporto con Rikki si era fatto ancora più stretto di quanto non potesse
essere stato prima e mi ero ritrovata circondata da tre migliori amiche che
passavano il tempo – ogni volta che dovevo recitare ad una prima – a distrarmi
o anche ad acconciarmi i capelli o solamente a truccarmi.
Come
attrice non pretendevo molto, solo loro tre al mio fianco.
Nonostante
dopo la famosa rappresentazione di “Romeo e Giulietta” mi avessero proposto di
partire per New York alla volta della Juilliard, mi ero rifiutata
categoricamente: non volevo mollare quello che avevo acquistato in Inghilterra.
Considerando
che Savannah viaggiava in lungo in largo per girare reportage di non so cosa e
Rikki passava la maggior parte del suo tempo chiusa in uno studio con il suo
amato computer ad aspettare l’ispirazione divina, avevo veramente pochissimo
tempo per vederle e quando mi era possibile riuscivo a strappare un po’ di
minuti da concedere loro. Arleen si divertiva in quei periodi a farmi da pseudo
manager quando non ne avevo assolutamente bisogno: come attrice di teatro non
ero famosa e non ero intenzionata a diventarlo, avevo già tutto quello che
desideravo.
“Ci sono
uscita una volta! – replicò piccata la riccia, distogliendomi dai miei pensieri
e facendomi scuotere la testa, tanto che Savannah si incazzò perché ero
riuscita a rovinare il momento clou del trucco. – E comunque non è successo
assolutamente niente”
“Sei ancora
convinta che a distanza di un anno e mezzo ti possa credere?”
“Sì, e
ricordati che ho tutte le carte in regola per ricattarti”
Rikki
sbuffò. “Certo. Mi ero dimenticata che la pettegola ricattatrice qui sei te”
Arleen
gongolò soddisfatta mentre Savannah si alzava di scatto dal mio viso e con un
sorriso mi dava una spennellata sul naso. Lo arricciai infastidita dalle setole
del pennello.
“Ho finito!
– trillò. – Rikki non mi supererà mai in trucco”
“Ti supero
nel resto”
Ridacchiai
dalla scenetta che si stava svolgendo, scoprendo che Arleen era rimasta in
silenzio per un po’, a squadrarmi.
“Sei meglio
naturale, Juls, fattelo dire”
Cercai la treccia
bionda e la sfiorai con le dita. “Rivoglio indietro i miei capelli”
piagnucolai.
“Non
preoccuparti – la riccia mi diede un tenero buffetto su una guancia. – Sei una
gran figa anche così”
Mentre un
sorriso di gratitudine mi si apriva sul viso, notai che Savannah e Rikki,
seguite poi da Arleen, si stavano sistemando il vestito da sera con cura; la
prima diede un’occhiata al suo orologio e mi sorrise.
“Mancano
dieci minuti, Juls”
A quella
frase sbiancai – se avessi potuto sbiancare visto la quantità industriale di
fondotinta e fard che Savannah mi aveva gettato sul viso senza tanti
complimenti -, con la conseguenza che i miei occhi si fecero vacui dall’ansia:
Rikki si accorse della mia reazione e corse via, consapevole del fatto che in
quel momento soltanto il suo ormai eterno ragazzo avrebbe potuto tirarmi fuori
da quel casino di ansia in cui ero caduta.
Niall entrò
nella stanza tutto trafelato, i capelli biondi scompigliati e la stessa gelosia
che lo caratterizzava da sempre.
“Uscite
tutte e due da qui - sbraitò l’irlandese rivolto a Savannah e ad Arleen, che si
allontanarono rapide. Chiuse la porta alle sue spalle sospirando e si avvicinò,
ma scoppiai a ridergli in faccia senza trattenermi. – Che c’è ora, Juls?”
“Niente…
sei buffo” osservai.
Era sempre
stato buffo, sin da quando me lo ero ritrovato come compagno di banco poi come
nemico e poi di nuovo come amico. Si spettinò i capelli con una mano, si
sedette sulla sedia vicino alla mia e sorrise.
“E tu sei
assolutamente ridicola”
“Lo so,
odio che i miei capelli siano biondi”
“Qualche
problema con i biondi?” chiese stizzito, per poi tirare fuori dalla tasca un
Mars, uno di quei fedeli Mars che ci avevano accompagnato per l’intera vita
scolastica.
“Niall, se
non mi dai quel Mars probabilmente avrò dei problemi con un biondo irlandese”
osservai divertita.
Lui, il mio
eterno compagno di banco, ridacchiò spezzando poi in due la barretta di
cioccolato e porgendomene un pezzo. Sapeva benissimo come prendermi, in ogni
situazione si trovasse, per questo la sua arma segreta contro la mia ansia da
prestazione era appunto quel dolce che ci aveva così tanto accompagnato lungo
gli anni del liceo.
“Non
dovresti mangiarla, Juls, ma nessuno verrà mai a saperlo” commentò Niall quasi
mi rimproverasse.
Gli scoccai
un’occhiata mentre assaporavo il caramello che si scioglieva nella mia bocca e
tiravo un sospiro di sollievo, leggermente più rilassata di prima.
“E’ la mia
unica fonte di distrazione adesso, altrimenti divento isterica, lo sai” dissi.
Nessuno di
noi due proferì più parola nei successivi due minuti, tanto che appena ebbi
finito il mio boccone – Niall l’aveva inghiottita in un secondo preciso – il
biondo mi abbracciò come sempre e mi schioccò un bacio sulla guancia.
“Mancano
cinque minuti, Juls… vuoi Lou?” chiese e annuii: la tradizione era che vedessi
tutti eccetto Harry, perché lui portava sfiga, e Zayn che mi avrebbe fatta
incazzare come sempre.
Neanche a
farlo apposta, Louis apparve sulla porta senza domandare permesso o niente e si
avventò su di me, travolgendomi tra le sue braccia.
“Juls,
Juls, Juls” gongolò scaraventando la sottoscritta di qua e di là, mentre
rischiavo di non riuscire a respirare.
Gli battei
una mano sulla schiena. “Loui, non respiro”
“Dai, Juls,
capiscilo: sta con una ragazza dopo cinque anni di astinenza, è totalmente
normale – ridacchiò Niall, e si guadagnò un’occhiataccia dal ventisettenne, non
cambiato di una virgola lungo quegli anni. – Poi, se quella si può definire
normale…”
“Horan,
diventi moro in due secondi se non la smetti subito” ringhiò Louis.
Niall si
passò una mano tra i capelli e non si spaventò minimamente dalla minaccia
dell’amico, visto che lui era già un finto biondo.
“Niall, non
lo stuzzicare… se si è innamorato, lascialo stare – sorrisi a Louis, che annuì
immediatamente per appoggiare le mie parole. – Dopotutto anche te sei
innamorato di Rikki, no?”
Niall fece
un gesto con la mano, quasi come se non volesse ammettere la verità di ciò che
dicevo. Eppure si sapeva tutti che era la verità.
“Sì, ma
sono dettagli – il biondo diede un’occhiata veloce al suo orologio e fece un
cenno a Louis che si avvicinò alla porta. Erano stati decisamente poco con me e
ciò significava che il tempo stava per scadere, che la scena si stava
avvicinando e che se non muovevano quei bei culi di cui erano dotati, allora
non avrei visto Liam. E io avevo bisogno di vederlo. – Andiamo via, Juls, ti
stai incazzando”
“Come?”
Niall mi
sorrise furbetto, comunicandomi che conosceva ogni singola mia reazione e che
quindi si accorgeva quando il mio sguardo cambiava e una scintilla ‘da pazza
maniaca’, come diceva lui, appariva nei miei occhi. Me lo ripeteva di continuo,
solo che io me ne scordavo sempre.
Socchiusi
gli occhi con un sospiro. “Sì, la scintilla da pazza maniaca, sì”
I due risero
fragorosamente, poi uscirono con un gran rumore e aprirono la porta per fare
spazio a Liam che entrò con la sua inimitabile camminata lenta. Non sapevo
ancora come mai avesse cominciato a muoversi in quel modo, perché al liceo era
normalissimo: evidentemente gliel’aveva attaccata Zayn.
“Andiamo,
Payne, non farmi aspettare tre ore che tra poco devo essere Lady Macbeth e non
mi ricordo neanche una battuta!”
Lui rise
passandosi una mano tra i capelli castani, provocando una capriola del mio
cuore. Avevo ancora le stesse reazioni di quando avevo diciotto anni: molte
volte ero arrivata a chiedermi se fossi mai cambiata oppure avrei
rischiato un embolo ogni volta che quel coglione del mio ragazzo mi si fosse
avvicinato.
“Dici
sempre così e poi vai benissimo, bionda” sorrise lui divertito dalla vista
della mia espressione accigliata.
Sapeva
quanto odiassi essere chiamata ‘bionda’ da quando mi ero tinta i capelli per
motivi di lavoro, eppure Payne amava farlo per urtarmi volontariamente i nervi
e provocare le mie reazioni violente, soprattutto quando ero in ansia poco
prima di una rappresentazione.
Zampettai
verso di lui, afferrandolo per la vita. “Ti conviene stare zitto, Scooby Doo, o
ti ritrovi castrato”
“Smettila
di chiamarmi Scooby Doo. Non gli assomiglio affatto” si lamentò Liam, assumendo
un tenero broncio.
L’avrei
mangiato da quanto sembrava tenero, ma non era il caso.
“O ti
chiamo Panda o Scooby Doo, scegli un po’ te - ridacchiai, sentendo la tensione
che un po’ si scioglieva nel suo abbraccio. Sospirai divertita e socchiusi gli
occhi. – Hai una vasta gamma di scelta”
“Sceglierò
a patto che tu non ti addormenti sulla mia spalla ora, visto che ti stai
rilassando”
“Non so
quanto posso odiarti adesso, grazie per avermelo ricordato”
Liam rise.
“In realtà mi ami, lo so, ma ti scoccia ammetterlo – mi tirò un buffetto sulla
guancia mentre mi ritiravo con una smorfia. – Dillo, Juls, dillo”
“Ma te lo
dico ogni istante della mia vita che ti amo, Payne, e te l’ho pure scritto
sull’elastico delle mutande una volta con il pennarello indelebile per fartelo
capire… fatti meno seghe mentali, tanto lo sai”
“Mi piace
farti saltare i nervi in questo modo – disse Liam sorridendo. Mi toccò alzarmi
sulle punte per avvicinare il mio viso al suo, mi sentivo veramente handicappata.
– Andiamo, nana” disse lui scherzosamente prendendomi facilmente in collo.
Risi mentre
mi aggrappavo alla sua schiena, poi scoccai un’occhiata all’orologio che era
posato sullo scaffale in tutta la sua ansiosa presenza e ticchettava rumoroso.
“Liam –
dissi, affondando nella sua spalla e poi guardandolo per bene negli occhi.
Notai la luce nei suoi occhi cambiare non appena incontrò il mio sguardo
lievemente preoccupato. – Hai esattamente un minuto per distrarmi prima che
tutto inizi, sei in ritardo”
Lui mi
guardò allarmato. “Scooby Doo è in ritardo!”
Scoppiai a
ridere fragorosamente, risate che si spensero non appena mi travolse in un
bacio così appassionato da togliermi il respiro. Ne era totalmente capace, da
sette anni a quella parte quando ancora non riuscivo a realizzare che stessimo
veramente insieme. Se avevo sempre temuto nel passato che Genevieve o Chloe
potessero costituire un problema serio che avrebbe compromesso ciò che io e
Liam avevamo costruito, mi ero accorta che le mie supposizione erano totalmente
sbagliate: era sempre rimasto mio, e loro non si erano intromesse in alcun
modo. Da quel punto di vista sentivo un senso di gratitudine nei loro
confronti, soprattutto verso Genevieve che sembrava quella più riluttante a
mollare visto che Chloe si era ormai rassegnata da un bel pezzo e non si era
neanche fatta domande sul perché Liam Payne avesse scelto me, una nana da
giardino coi capelli rossi e gli occhi di un colore improponibile, invece che
lei, una stangona bionda tanto intelligente quanto sensibile e carina.
Durante gli
anni del liceo avevo rinunciato all’idea di essere una protagonista e in un
attimo mi ero ritrovata proiettata nel futuro provvista di ragazzo, lavoro che
mi piaceva, amiche e per la prima volta nella mia vita della faccenda della
comparsa non me ne fregava assolutamente niente. Avevo capito che non dovevo
basare la mia vita su qualcosa di teorico che aveva condizionato le mie scelte
e mi aveva frenato in tutte le cose che facevo: non avrei più fermato me stessa
né i miei pensieri né le mie azioni e anche se la discoteca non era diventata
casa mia o il mio luogo preferito in cui rifugiarmi, se il trucco era ancora il
mio acerrimo nemico, se i vestiti lunghi e i jeans la mia fissazione, la
recitazione e i libri di Shakespeare la mia vita e il mio lavoro, la mia vita
sociale era cresciuta di un minimo grazie soprattutto a Liam e a quella
banda di ‘squinternati’ di amici che aveva e che erano diventati una parte di
me, una parte che dapprima avevo denigrato e ignorato arrivando fino a dubitare
di loro.
E mentre mi
baciava schiacciata contro il muro, pensavo a quanto fossero stati assurdi
quegli anni.
Perché tutte
le comparse possono diventare protagoniste se afferrano le redini e danno
uno strattone alla carrozza della vita.
***
1° Luglio 2012, ore 17.19. Divano, casa sconosciuta, città sconosciuta, Toscana, Italia, Mondo.
"Avevo
lasciato questo spazio a parte, scritto in una pagina di Word lontana dalla
storia, da Like An Extra, dai personaggi, dedicata solo ai ringraziamenti
infiniti che devo porgere a tutti voi. Se lo volete sapere, oggi è il 26 giugno
quindi un giorno dopo dalla pubblicazione dell’ultimo capitolo… temo che tutto
quello che devo dire se ne andrà se non lo esprimo sin da subito: non voglio
ritrovarmi con delle schifezze di ringraziamenti. Non saranno mai abbastanza, e
lo so. Ho visto questa storia crescere, le vostre recensioni mi hanno fatto
scoppiare di gioia ogni santa volta all’idea che potesse veramente piacere a
qualcuno… mai pensato che una mia storia potesse raggiungere tali livelli, ma
grazie a voi ho visto di essere apprezzata quando avevo più volte pensato di
buttare la spugna e smettere di dedicarmi ad una delle mie più grandi passioni
sin da sempre.
Grazie
davvero. Grazie per quei tweet incoraggianti, grazie per le lacrime che mi
avete fatto buttare giù con alcune recensioni, grazie per le risate, grazie
davvero per il senso di soddisfazione che mi avete creato. Penso di dovervi
tutta la storia.
Grazie
a Rebecca, Giulia, Sarah, Andreea per essere le mie migliori amiche, per
sopportare i miei scleri, per incazzarsi con me.
Grazie
ad Agh perché non si stressa mai quando le chiedo o gli spoiler o gli
aggiornamenti o i banner per le fanfictions, per la sua disponibilità e
gentilezza.
Grazie
a Jas, perché è Savannah e perché mi fa morire ogni volta dal ridere. E perché
anche lei non si stressa quando le chiedo i banner.
Grazie
a Mel, perché è cogliona fino al midollo. E perché mi fa prendere i collassi
ventiquattro ore su ventiquattro facendomi temere di aver fatto una figura di
merda su Facebook (vedi episodio dello swag).
Grazie
a Pia, perché poverina deve sorbirsi la sottoscritta quando sbraita.
Grazie
a Eleonora, perché lei sa che è meglio della Calder.
Grazie
a tutti voi lettori che avete letto e seguito perché non vi siete sprecati nel
dire le vostre opinioni, perché vi siete incazzati con i personaggi, perché
avete voluto essere attivi, perché vi siete riconosciute in July. July sono io:
grazie per aver capito me stessa.
Grazie
ai 196 preferiti, ai 54 ricordate, ai 252 seguite. Un enorme grazie alle 107
persone che mi hanno inserita tra le autrici preferite.
Grazie
ai Paramore e ai The Pretty Reckless perché le loro canzoni sono quelle che mi
hanno accompagnata lungo la scrittura di questa storia.
Ho
deciso di scrivere un seguito. Non so come farò, quando lo farò, ma ci sarà su
questo fottuto sito un cazzo di giorno. HO FATTO DEI RINGRAZIAMENTI SERI, FUCK
YEAH! …Okay, la mia dignità è andata a puttane."
Okay, questi erano i veri ringraziamenti che avrei dovuto postare
perchè oggi come oggi mi ritrovo senza parole se non grazie.
Grazie davvero.
Spero di ritrovarvi nella mie nuove ff - ebbene sì, mi sono
buttata anche con la sovrannaturale - di cui vi lascio i banner qui
sotto! Seguitemi su twitter: __ohluna
Grazie oisjdaoisjodia, GRAZIE.
Mari xxx
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