Like an Extra

di __MariMalfoy
(/viewuser.php?uid=99024)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 3: *** Capitolo due ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei. ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette. ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove ***
Capitolo 11: *** Capitolo decimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo undicesimo. ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodicesimo. ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredicesimo. ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordici ***
Capitolo 16: *** capitolo quindici. ***
Capitolo 17: *** Capitolo sedici. ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciassette. ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciotto. ***
Capitolo 20: *** Capitolo diciannove. ***
Capitolo 21: *** Capitolo venti. ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventuno. ***
Capitolo 23: *** capitolo ventidue. ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventitré. ***
Capitolo 25: *** Capitolo ventiquattro. ***
Capitolo 26: *** Capitolo venticinque. ***
Capitolo 27: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


prologo like an extra
Like an Extra

like an extra

Prologo.


La mia vita è come un film romantico di seconda categoria. Ma non sono né la protagonista bellissima né la sfigata fortunata di turno, anzi, sono una comparsa. Una comparsa che ha il compito di invidiare, una di quelle che gridano di estasi quando il ragazzo irraggiungibile passa per i corridoi della scuola.
Non ho un ruolo nella vicenda, sono un personaggio fisso in una dinamicità sconosciuta. Sono una stupida comparsa in uno stupido teatro gestito da uno stupido direttore troppo esigente chiamato destino.
Un direttore che ci comanda e ci muove con i suoi fili, come dei burattini, e mentre le situazioni cambiano, i personaggi si evolvono così come la loro psicologia, io sto qui, ferma ad osservare.
Sono una comparsa, e non ho parola in capitolo.
Ma adesso è l’ora di entrare in scena.

Carrot's Corner

Here I am, con la nuova long.  Lo ammetto, questo prologo è troppo corto, ma volevo stuzzicare un po' la vostra curiosità e vedere se ci riuscivo. Sarà totalmente una storia diversa dalle altre che ho scritto e quindi meno sclerotica, meno incazzosa, meno volgare - ahimé - e volevo, diciamo, provare un modo diverso di approcciarmi a temi diversi. Questa storia ha molto - forse, troppo - di me, ed ero molto scettica sul postarla ma alcune persone mi hanno convinta e ho accettato la sfida con me stessa.

In ogni capitolo c'è una parte di me, soprattutto in questo prologo. E' incredibile quanto possa essere una comparsa che non avrà mai un ruolo, ma c'est la vie. Inoltre in ogni capitolo - o parte di me, chiamatelo come volete - c'è un chiaro riferimento a delle persone importanti che ho conosciuto qui su EFP e sta a loro scoprire qual è ;)  

Il protagonista della storia è Liam perché mi sono resa conto che non avevo mai scritto niente riguardo a lui, su Zayn, Harry e Niall ho sfogato tutta la mia tristezza e ho scritto delle one shot, ma anche quelle sono scettica sul postarle perché sono troppo personali e forse era meglio se non le avessi scritte. Ci penserò, ormai sono lì da secoli e non mi piace che stiano a muffare LOL. 

Grazie a egg__s cioè Agata, per il meraviglioso banner :)

Recensite, che voglio sapere le vostre opinioni :3 

Al prossimo primo capitolo!

Mari :3

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo uno. ***


capitolo uno like an extra
Like an Extra

wedding

Capitolo uno.

{See I’m trying to find my place,
But it might not be here where I feel safe.
We all learn to make mistakes.
Misguided Ghosts Paramore}

 

Erano ormai passati tre mesi da quando seguivo ufficialmente il triangolo amoroso Chloe – Liam – Genevieve e il risultato era che sembrava di essere in una telenovela prodotta male. E la cosa mi divertiva assai, anche se ogni giorno ero sottoposta alla visione di Genevieve che subiva maltrattamenti da parte di Chloe e il suo gruppetto, così come vedevo ogni giorno la faccia più confusa di Liam. Avevo sempre detto che le vicende della scuola erano delle vere e proprie soap opere, in più c’erano mandrie di pettegole che scorrazzavano libere per i corridoi, mancava poco che muggissero e facessero il latte.
Un gruppo mi passò accanto come se non esistessi e concentrò le sue risatine verso Genevieve che, con i capelli scuri raccolti in una lunghissima coda e gli occhiali storti sul naso, aveva fatto cadere tutti i suoi libri quando Liam l’aveva salutata con il suo solito sorriso.
In quella scuola erano tutti ipocriti. Ipocrita Liam, che non sapeva chi scegliere; ipocrita Chloe, che andava a studiare in biblioteca e nessuno lo sapeva; ipocrita Genevieve, che tratteneva i suoi pensieri per sé; ipocrite quelle mandrie di ragazze che si mettevano a giudicare solo a guardare una persona; ipocriti gli amici di Liam, che lo appoggiavano in tutto e non dicevano la verità; ipocrita io, che osservavo e non intervenivo nelle ingiustizie.

Osservando meglio Chloe che attraversava il corridoio con un sorriso smagliante, intuivo benissimo che a lei tutto ciò che era fatto a Genevieve non andava bene. Non la sentiva come una nemica, né come una rivale in amore da distruggere a forza di bullismo: per lei era una persona normale con i suoi pregi e i suoi difetti, che se non si fosse nascosta così bene avrebbe potuto essere anche sua amica.
Liam stava mettendo i suoi libri nell’armadietto, quando Chloe lo salutò con una mano: lui si soffermò a guardarla, poi spostò la sua attenzione verso Genevieve. La prima era bellissima, la seconda era intelligente; la prima aveva un sorriso meraviglioso, la seconda degli occhi stupendi; la prima era dotata di spirito dell’umorismo, la seconda di quella timidezza adorabile.
Era più che ovvio che fosse indeciso.
Si voltò per abbracciare Zayn, l’eterno compagno di avventure, che si appoggiò con nonchalance all’armadietto, con la conseguenza che un paio di primine quasi svennero alla scena. Era bello, anche lui, quanto Liam e quanto gli altri tre del gruppetto.
Solo quando il capo riccio di Harry e quello biondo di Niall comparvero, sorrisi, perché - per quanto me ne riguardava - quell’allegria non c’era del tutto se mancava un componente. Ovviamente non considerando Louis, che si era già diplomato da un po’.
Il mio armadietto si chiuse di scatto e sussultai: la mia eccessiva concentrazione su di loro mi fece dimenticare cosa dovevo studiare per l’ultima ora e dove dovevo andare. Ricordai soltanto quando Romeo e Giulietta cadde dalla pila di libri che portavo, e quasi non me ne accorsi, se non fosse stato per Niall che con un sorriso me lo aveva raccolto e porto.
L’unico che conoscevo meglio di tutti era, appunto, Niall, ma solo perché avevamo condiviso la disperazione durante matematica e avevamo dormito durante le lezioni o mangiato una barretta di cioccolata di nascosto dai professori. Per il resto, non sapevo niente sulla sua famiglia, né sui suoi amici.
“Ci vediamo dopo per matematica” aveva detto, e poi era scappato dietro a Liam.
A volte il mio cervello veniva assalito dal dubbio che quei quattro formassero delle coppie e che Liam – l’indeciso Liam – non fosse così etero come sembrasse. Temevo che da un momento all’altro trovassi dietro un angolo lui e Niall che pomiciavano senza vergogna. Non che mi scandalizzassi, ecco, ma questa ipotesi era stata subito esclusa dal fatto che il biondo era corredato di ragazza e quell’altro sbavava insicuro dietro ad altre due differenti tra di loro sia caratterialmente che fisicamente.
A volte pensavo seriamente che tra quei cinque – anzi sei, contando la ragazza di Niall – ci fossero più segreti e più scheletri nascosti che in qualunque altro posto si andasse a guardare. Ognuno aveva le sue debolezze, e odiavano mostrarle.
Ad esempio l’unico a sapere che la forte, dura ragazza Rikki amava stare in biblioteca a leggere le poesie di Pablo Neruda era Niall stesso; non avrebbero mai avuto il coraggio di svelare che sotto quella corazza anche lei era sensibile e debole. Forse quella più messa in soggezione.
Dalla mia postazione di comparsa vedevo tutto: cambiamenti, sorrisi, tristezze, gelosie, dolori, segreti che si potevano intuire a pelle, litigi appena accaduti. E tutto questo perché ero una comparsa e non avevo voce in capitolo, non avevo parola nella vicenda e non potevo intervenire, perché se lo avessi fatto quell’equilibrio da loro costruito sarebbe crollato. E in fondo non sarebbe stata una disgrazia.
La porta della scuola si aprì di nuovo, mostrando la nuova alunna di cui tutti sapevano già da un pezzo. Arleen Wilson era la più insicura, timida, adolescente che avessi visto in quella scuola; aveva passato il primo intervallo della sua vita nella sua nuova città in giardino, con il libro tra le mani e i capelli ricci che la nascondevano da tutti.
La campanella suonò fastidiosa, interrompendo il chiacchiericcio degli studenti: chi doveva uscire, uscì tra gli schiamazzi, chi doveva restare – come me, d’altronde – sospirò e si diresse verso la sua aula.
Di nuovo Romeo e Giulietta fece capolino dalla pila di libri, ma con un gesto secco lo rinfilai al suo posto, con aria turbata. Per ora non volevo sentire né il nome dei Montecchi né dei Capuleti, perché avrei giurato che avrebbero rovinato la mia vita.
Entrai in classe, ancora mezza vuota. L’unica che era al suo banco, che spostava i suoi appunti di qua e di là con aria nervosa, era Cathy: quella F ad algebra l’aveva proprio buttata giù, o comunque la sua media si era molto abbassata.
Sedetti all’ultimo banco, vicino alla finestra, in disparte. Da un momento all’altro aspettavo che Niall arrivasse, si sedesse accanto a me e mi porgesse una barretta al triplo cioccolato bianco, come sempre. Era strano che quel giorno fosse in ritardo: poco prima scorrazzava per il corridoio e ora sembrava sparito, tanto che il professore aveva già chiuso la porta e tracciato un brutto segno rosso sul registro.
Dopo un po’ che ebbe iniziato a parlare di funzioni inverse, di piani cartesiani e di x e di y che popolavano la lavagna come uno sciame di api su dei fiori profumati, la porta si spalancò e il biondissimo Horan apparve, si scusò e velocemente, sotto l’occhiata torva dell’insegnante, si abbandonò sulla sedia accanto alla mia.
“Ciao, July”
Ricambiai il saluto con un debole cenno della testa, mentre lui tirava fuori dallo zaino un quaderno – poteva anche evitare di comprarlo visto che lo teneva sempre chiuso – e una matita mangiucchiata. Poco dopo sentii della carta che veniva strappata, e lo vidi mentre addentava con gusto un pezzo di Mars, per poi porgermi l’altra metà.
“Ho avuto un po’ di problemi con la macchinetta - bisbigliò con un sorrisetto. - Quella stronza mi aveva fregato i soldi”
Girai la pagina del quaderno, tanto per coprire la mia voce. “Quanti danni hai fatto a quella povera macchinetta?”
“Ad un certo punto ho avuto paura che si fosse seriamente rotta: ha cominciato a lampeggiare come una dannata - sussurrò Niall, la voce impastata dal Mars. - Ma la vecchia Betsy non poteva morire in quel modo. Dopotutto sono quasi cinque anni che la prendo a calci!”
La mia risata si era ridotta ad un sussurro e suonava quasi come un sibilo, ma mi tappai la bocca con il Mars mentre quelle dannate funzioni ci vagavano davanti, indecifrabili.
“Betsy è lì da quasi vent’anni. Forse sarebbe meglio se venisse tolta: non so quanti soldi mi ha rubato, e ora quei soldi sono stati impiegati per rifare la palestra” biascicai contrariata, la matita che scriveva distrattamente sul quaderno, disegnando cerchi e girigogoli per tutto il foglio.
Per un attimo ebbi la sensazione che gli occhi tremendamente azzurri di Niall mi fissassero, ma non osai voltarmi. Chiunque sapeva che Horan stregava con quelli, la sua arma nascosta e inconsapevole, uccideva a distanza anche le comparse che non avevano un ruolo. E soltanto una volta fui contenta del fatto che fosse stato lui a essere sottomesso da una ragazza e che quella ragazza fosse stata Rikki.
“Dovremmo chiedere un risarcimento”
Mugugnai qualcosa di affermativo, mentre osservavo la perenne mano alzata di Cathy, che fendeva l’aria neanche fossimo a un quiz televisivo. Evidentemente quella F doveva averla scossa molto.
Il silenzio successivo fu solo scandito dalle soporifere parole del professore, dalle continue risposte di Cathy, dal quasi inudibile rumore dei tasti del cellulare di un’altra compagna che mandava SMS a persone che erano nella stessa stanza. A volte il vibrare dei cellulari mi facevano sussultare, da quanto ero addormentata.
“Ehm, July - Niall interruppe il flusso dei miei pensieri, scuotendo appena il mio braccio. Annuii, per fargli capire che ero del tutto sveglia o che comunque il mio cervello non era completamente andato a farsi fottere.  - Se vedi Rikki in biblioteca, potresti dirle che dovremmo vederci più tardi? Oggi Zayn vuole andare a vedere la partita”
“Certo, Niall, non ci sono problemi”
Tra quei due mi sembrava di essere una sottospecie di messaggera, a volte. Nella mia mente ero sempre convinta che per Niall fossi amica soltanto quando gli spiegavo quel poco di matematica che avevo capito e quando trasmettevo messaggi a Rikki, come una specie di automa.
“Ah, grazie. Ho il cellulare scarico, non mi manda più messaggi”
Sbuffai. “Niall, puoi tranquillamente dirmi che non vuoi sprecare i soldi e che ti faccio comodo”
“Non sarebbe la verità - ribatté lui, osservandomi mentre sbadigliavo assonnata. - E non provare a dire che ti corrompo con la cioccolata perché quella la condivido volentieri con te”
Mi sarebbe venuta voglia di abbracciarlo, se non ci fosse stato il professore che scorreva i suoi occhi maligni su tutta la classe con tutta l’intenzione di spellare qualcuno. Un altro motivo per cui trattenevo il mio affetto, era perché non conoscevo bene Niall, non era completamente mio amico, non sapevo niente di lui ed era ipocrita, come tutti gli altri. Ciò era confermato dal fatto che non mi chiamasse mai perché non aveva mai chiesto il mio numero, che dopo che avevo esaudito i suoi desideri per lui ero niente e sparivo, diventavo invisibile.
Proprio come una comparsa.

Carrot's Corner
Eccomi qui, belle!
Non so come ringraziarvi, quelle nove recensioni solo a quel brevissimo prologo? Ma penso di amarvi! Grazie così tante.
Sono qui per spiegarvi delle cose, tipo l'ambientazione,  come funziona la scuola, come ho organizzato la storia. I one direction hanno l'età attuale, siamo diciamo tra Ottobre e Novembre di quest'anno e Niall, Zayn e Liam sono allo stesso anno, l'ultimo, mentre Harry è più piccolo di un anno e quindi al penultimo; July, Rikki e Arleen sono come gli altri tre.  Louis ha finito la scuola.
Avendo studiato due settimane in una scuola internazionale in Inghilterra, so più o meno come funziona: la scuola inglese si può finire a 16 anni, ma chi resta - come nel caso di July, Niall, Zayn, Liam, Rikki, Arleen - può restare fino a 18 e alla fine sostenere un esame in più materie, un po' come la maturità che però si potrebbe più identificare con gli esami che fanno a 16 anni (7 esami su 7 materie diverse, i cosiddetti GCSE). Le lezioni si svolgono in classe diverse, dove ogni insegnante fa ogni volta l'appello: le lezioni sono solitamente cinque ore di 59 minuti ognuna e iniziano ufficialmente alle 9.05, mentre l'appello viene fatto a partire dalle 8.40 e c'è un intervallo di 20 minuti e una pausa pranzo di 50 minuti. Ovviamente la scuola che ho descritto non è privata ma statale e non è neanche un liceo, al quale possono accedere soltanto chi è un genio e chi ottiene una borsa di studio.  Per quanto riguarda le divise: si possono indossare fino ai 16 anni, poi se ne può fare a meno e non esistono, nelle scuole inglesi, interrogazioni ORALI ma soltanto test scritti; in più possono seguire i corsi che vogliono. I voti sono proprio come in America: in lettere, dalla F peggiore alla A, il migliore.  Ogni tanto vengono organizzate feste come i balli americani.
Mi dimentico qualcosa? Chloe è la ragazza bionda nel banner, Genevieve è la mora. July è Emma Stone e il suo nome si legge Giulai, proprio come il mese ;) Rikki e Arleen sono persone che esistono veramente, in realtà voglio sapere cosa dicono quando lo scoprono :) Ecco, me le immagino se cliccate sopra i loro nomi: Lucy Hale e Katie Melua sono state perfette per queste due.
Non so che altro dirvi, grazie moltissimo. Non sapete quanta me c'è in questa storia.
Spero di non avervi deluso! :3
Mari xxx
ps: chi volesse seguirmi su twitter, eccomi qui @__ohluna

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo due ***


capitolo due like an extra
Like an Extra

like an extra

Capitolo due.

{I’m tired of trying
Your teasing aint enough
Fed up of biding your time
When I don’t get nothing back.

Tired - Adele
}

 

Appena era suonata la campanella, appena il professore aveva dato i compiti, Niall si era messo lo zaino in spalla – già preparato tre quarti d’ora prima - , mi aveva salutato con la mano e con un sorriso ringraziando la mia buona pazienza per ciò che avrei fatto dopo, e si era dileguato, come un fulmine. Giallo quanto i suoi capelli biondi.
Evidentemente non vedeva l’ora di incontrare Rikki o gli altri ragazzi che solitamente aspettavano tutti di fronte all’armadietto di Liam, per poi uscire e trovare Louis che era venuto a prenderli tutti e quattro con la macchina. Era questo il suo compito: visto che aveva smesso di andare a scuola e non faceva niente dalla mattina alla sera, doveva pagare la benzina per portarli tutti a casa, ma la cosa non sembrava dispiacergli. Si ficcavano insieme, tutti pigiati e quasi senza ossigeno, in quella minuscola auto che aveva e poi partivano, con i finestrini aperti e cantando canzoni ridicole.
L’invidia mi colpì di nuovo, ma facilmente la repressi, perché ormai nella mia totale condizione di comparsa era più semplice dominare quel sentimento di vera e propria gelosia che quasi culminava nell’odio. Non avrei mai detto che odiavo Zayn, Liam, Louis, Harry e Niall, oppure Rikki. La mia era solamente invidia, come quella che provavo nei confronti di Genevieve e Chloe.
Dopo aver riposto i libri nel mio scassato armadietto – talvolta avevo veramente paura che non si aprisse –, aver osservato i ragazzi che se ne andavano tutti contenti, aver visto la scia di morti che causava Chloe e che resuscitavano puntualmente all’arrivo di Genevieve, trascinai i piedi verso la biblioteca.
Per essere una biblioteca appartenente alla scuola era abbastanza completa: includeva libri riguardanti il Medioevo, quelli attuali, a volte c’erano perfino dialoghi della Roma Antica, ovviamente tutti riprodotti. Per colpa di una stupida punizione dovevo stare lì, tutti i pomeriggi, per i futuri due mesi che ancora mi attendevano.
Dopo un iniziale odio per quel posto polveroso, colmo di solitudine, trasandato, cominciai ad apprezzarlo maggiormente a partire dai segreti che nascondevano i vari scaffali, dalla tranquillità che regnava e dalla libertà che avevo di muovermi, correre, gridare, senza che nessuno venisse a rompere le palle. Questo, ovviamente, accadeva prima che Chloe invadesse il territorio e si piazzasse con il suo perfetto nasino e con il libro in mano in fondo alla stanza, a sedere su una delle poltroncine vicine alla finestra.
Non che la sua presenza disturbasse la mia quiete, a volte apprezzavo che ci fosse un’altra persona in quella stanza. Per ammazzare il tempo, comunque, o lo trascorrevo a fare i compiti, o ad ascoltare la musica a volume bassissimo, o a catalogare libri, o a mandare avvisi a quelli che non li restituivano in tempo, o a leggere oppure solamente a sistemare dei volumi di dimensioni enormi, quasi più grandi di me.
Poggiai lo zaino su una sedia vicino al computer e alla postazione, sedetti sull’altra vicina e sospirai, guardando la completa desolazione che mi circondava.
Quel pomeriggio Chloe non c’era, c’era troppo silenzio e non si sentiva il ticchettare ritmico delle sue scarpe sul pavimento. Sembrava che non ci fosse traccia neanche di Rikki e delle sue poesie: per quanto potesse essere tremendamente casinista, aveva un animo sensibilissimo.
Mi passai una mano tra i capelli, prima di scorgere la mia copia di Romeo e Giulietta che sporgeva da una tasca dello zaino. Pareva che quel libro volesse torturarmi o comunque seguirmi finché non sarei caduta in un oblio chiamato pazzia ed avrei cominciato ad avere allucinazioni perenni, fino a vedere il terrazzo di Verona al posto di uno scaffale ricolmo di libri.
Allungai una mano giusto per prenderlo, ma quando lo sfogliai mi parve che le pagine scottassero. Quella rappresentazione teatrale era la più importante, la più meravigliosa che avessero potuto fare a scuola. Eppure la comparsa ero sempre io; questa volta dovevo fingere di essere spaventata dal duello tra Tebaldo e Romeo, finché il primo veniva ucciso e dovevo scappare via.
Molte delle volte mi chiedevo perché non abbandonassi quella finzione, che rispecchiava la mia vita come non mai. Forse perché una profonda passione mi legava al palco indissolubilmente e non potevo tagliare quelle catene che trattenevano lì il mio corpo.
A volte avrei voluto scappare, e non fare mai più ritorno.
“Ciao, July!” trillò una voce.
Riemersi dai miei pensieri per vedere la folta capigliatura castana di Rikki che attraversava la stanza, saltellando aggraziata.
“Ciao, Rikki” salutai, monocorde.
Lei sorrise. “Oggi sei da sola? E Chloe?”
Gli occhi verdi di Rikki si illuminarono, mentre rispondevo che tutti mi avevano abbandonata in quel posto deprimente. Lei increspò le labbra, poi, dopo essersi guardata intorno con vago interesse, trillò:
“Giuro che se Niall ha nascosto anche questa volta il mio libro di poesie, lo castro appena lo vedo”
Dopo un po’ l’interesse per me era andato a benedirsi ed era riapparso quello dei libri: Rikki poteva mostrarsi carina quando voleva, ma per il resto era una grande ipocrita anche lei.
“Niall ha detto che oggi Zayn voleva andare a vedere la partita di non so cosa, e che vi sareste visti più tardi - dissi in un sussurro, scorgendola mentre saltellava di qua e di là per la biblioteca per cercare il suo libro. Annuì distrattamente con la testa e volsi l’attenzione verso quel volumetto – Las Piedras de Chile - che era accanto a me. - Rikki, il libro è qui”
“Oh, Dio, grazie - esalò affannata, afferrandolo dalle mie dita. - Pensavo che Niall me l’avesse nascosto o qualcun altro l’avesse preso: grazie, sia per il libro che per l’informazione”
Sorrise gentile. Quello che affiorò dopo sulle mie labbra non poteva essere chiamato un sorriso sincero: era di cortesia, nient’altro. Dopo attimi di silenzio nei quali avevo finto di giocherellare con la tastiera del computer scassato che avevo davanti, Rikki si strinse nella spalle e fece scivolare la carta magnetica della biblioteca di fronte ai miei occhi.
“Ti spiace se lo prenoto? Oggi non ho tempo per stare qui in biblioteca: lo leggerò a casa… - tentò fiduciosa, sempre il sorriso sulle labbra. - Almeno così non mi prenderà un infarto ogni volta che non lo trovo!”
Accennai un risolino. “Tieni, e sta attenta a Niall” le porsi la carta e lei l’afferrò, per poi correre via salutando.
Sospirai, prima di abbandonarmi sfiancata sulla sedia. Quel pomeriggio sarei stata completamente sola, senza Rikki che mi urlava versi in faccia per trasmettermi la sua passione e senza Chloe che bisbigliava le parole che leggeva.
Pareva che l’unico in quella stanza che potesse solo consolarmi fosse Romeo e Giulietta. Il mio cervello si rifiutava soltanto di prenderlo, di aprirlo alla pagina a cui ero rimasta e di continuare la narrazione, fino a che non l’avrei finito. Forse sarebbe stato meglio se avessi trovato qualcosa da fare, invece che stare a fissare apatica lo schermo illuminato del computer.
L’afferrai, reprimendo il disgusto che provavo quando lo toccavo, e lo aprii alla pagina a cui mi ero fermata tanto tempo prima, prima che ci dicessero che lo spettacolo da inscenare sarebbe stato quello.
 
Oh! se lo sapesse che è l'amor mio! Ella parla, e pure non proferisce accento: come avviene questo? E' l'occhio suo che parla; ed io risponderò a lui. Ma è troppo ardire il mio, essa non parla con me…
 
Prima che potessi finire il passo, lo lanciai con rabbia contro il muro, dove si schiantò e ricadde con un tonfo, più malconcio di prima. Avevo i pugni contratti dall’ira: era un’ingiustizia scegliere sempre chi era raccomandato.
“Scusa?”
Alzai la testa, giusto per incontrare un paio di occhi castani che mi scrutavano, un’ombra di preoccupazione che li invadeva. Era Liam, e il motivo per cui era lì mi era ignoto.
“Oh, ciao. Dimmi”
Lanciai una fugace occhiata alla mia copia di Romeo e Giulietta poco più in là: evidentemente Liam aveva assistito alla scena ed era rimasto spaventato. Forse pensava che fossi totalmente pazza e irragionevole, ma non lo dava a vedere: era un’ipocrita, come tutti gli altri.
“Mi serviva il libro di scienze, il mio l’ho perso - spiegò, scuotendo i capelli ricci. Arricciai le labbra. - Ecco, magari se c’è una copia…”
Ormai mi ero già alzata, senza finire di ascoltare il suo discorso. In quella biblioteca non c’era nessuno che chiedesse libri scolastici – e nemmeno quelli normali –, la sezione era sempre deserta e volumi e volumi di testi di varie materie si accumulavano sugli scaffali, come la polvere sopra di loro. Liam mi seguì un po’ titubante, mentre osservavo infastidita l’ultimo ripiano: la esse di scienze era lassù in cima, troppo in alto per me e troppo in alto anche per Liam.
“Vado a prendere la scala” sospirai, prima di mollarlo lì da solo.
Liam non aveva la minima idea che conoscessi il suo nome, quello dei suoi amici, le ragazze cui andava dietro. La maggior parte delle informazioni me le passava Niall in modo inconsapevole, magari quando era incazzato con uno di loro e si sfogava: da un momento all’altro mi aspettavo che venissi a sapere del colore delle mutande di Zayn o di quelle di Harry, tanto per completare il tutto.
Tornai un attimo dopo con uno scaleo più grande di me, che probabilmente mi copriva totalmente da capo a piedi, in tutta la mia dolcissima nanezza.
“Aspetta, ti aiuto” sentii il peso che si alleggeriva e un attimo dopo poggiammo la scala alla libreria, in bilico.
Ero terrorizzata da quella scala perché era vecchia e ancora peggio perché era in equilibrio instabile e c’era una possibilità su due che potessi cadere e rompermi tre vertebre, per poi stare a casa un anno e mezzo, senza muovermi.
“Potresti tenere la scala ferma? - chiesi di getto a Liam, che mi guardò stupito. - Sono terrorizzata dall’idea di cadere”
Lui annuì immediatamente, senza esitazioni. Cominciai a salire e, dopo essere arrivata in cima sana e salva, presi il libro e scesi giù a velocità supersonica: le vertigini si creavano soltanto a guardare di sotto da una scala, figuriamoci da un aereo.
“Ecco qui” bisbigliai, prima di avvicinarmi al bancone per registrare il prestito.
A volte mi sentivo stupida, ma dopotutto dovevo scontare la mia punizione e non potevo procurarmene altre. Liam mi seguì, come sempre, titubante.
“Liam James Payne - mormorai, appena lessi il suo nome sul computer e la stampante ticchettava rumorosamente durante il processo di stampa della ricevuta. - Quando ti deciderai a scegliere tra Chloe e Genevieve?”
Liam sgranò gli occhi e boccheggiò alla mia domanda. “Si può sapere come lo sai?”
“Un paio di ragazzi fanno scommesse clandestine su di voi e per ora Chloe è la favorita - spiegai, con un sorrisetto. - La quota su di lei è di due sterline, su Genevieve di uno e cinquanta. Se ci pensi sono quasi pari e potrebbero vincere entrambe… anche se lo trovo strano”
“E tu avresti scommesso?”
Scossi la testa, mentre gli porgevo libro, ricevuta e carta. “No, Liam, non ho scommesso, anche se penso che la tua scelta ricadrà su Genevieve”
Liam boccheggiò di nuovo, ma prese il volume di scienze e lo mise nella tracolla, senza esitare. Sembrava allo stesso tempo stranito e incredulo sulla mia strana capacità di conoscere e dall’altra parte era convinto sicuramente di avere una stalker davanti.
“Per quale motivo dici così?” chiese Liam, poggiandosi curioso al bancone.
Inarcai un sopracciglio. “Nei film succede sempre così, Liam. La sfigata vince sempre”
“Ma questa è la vita, non un film - ribatté lui quasi inviperito. Non poteva nascondere il fastidio che sapessi la sua vita privata, ma dopotutto non conoscevo i dettagli, solo i nomi delle persone coinvolte. - Come fai a sapere, ragazza dal nome sconosciuto?”
“Nei film ci sono sempre dei protagonisti. In questo caso tu hai rubato la scena insieme a Chloe e a Genevieve. Io sono una comparsa, e una comparsa guarda, ascolta e commenta - spiegai monocorde, i capelli di fronte al viso mentre ripiegavo un foglietto. - Non ti stupire di questa cosa”
Liam sembrava turbato e non accennò assolutamente a parlare: pareva contemporaneamente sorpreso e infastidito, quasi fossi una maga che conosceva il futuro e lui lo sfortunato che doveva sentire una sentenza negativa.
“La vita è come un film - continuai, con un sospiro. - Le comparse non hanno un ruolo, né lo avranno mai, per questo hanno la capacità di ascoltare e commentare. Nella tua vita, Liam, hai due attrici che si contendono la scena: Chloe e Genevieve, e sta a te, come direttore e regista, scegliere la migliore e andare avanti con la registrazione della tua vita”
Per l’ennesima volta Liam parve turbato dalle mie parole. In quel momento mi sentivo tanto una filosofa ed ero certa che queste frasi me le sarei dovute scrivere, in caso le riutilizzassi in un mio futuro libro o proprio in uno spettacolo teatrale.
“Tu sei strana forte - disse Liam infine, spezzando il silenzio. Un sorriso mi increspò le labbra. - Anche le comparse possono però diventare protagoniste della vita di qualcuno”
“Ma io sono un personaggio fisso e immobile: non cambio - ribattei solenne. Liam prese la via della porta, con un sorriso sincero sulle labbra. - Buona fortuna per il tuo film, Liam”
Dapprima lui mi salutò con la mano, poi l’abbassò e mi scrutò nuovamente con curiosità e sospetto misto insieme.
“Anche a te, ragazza sconosciuta. Vedi di diventare la protagonista della tua vita, invece che stare a riflettere su quella degli altri”

Carrots Corner
Yo, people!
eccomi qui con questo alquanto strano capitolo: onestamente quando l'ho scritto non sapevo che cazzo mi passasse per la testa, ero abbastanza depressa. E si vede, e si legge, e fa anche schifo ma non avevo voglia di cancellarlo e riscriverlo quindi ve lo cuccate tutto quanto nella sua schifezza. Più o meno sono i miei pensieri, quello che mi sta succedendo: per me, gli opportunisti potrebbero andare tutti a farsi fottere. #withlove
Ma poi è possibile che stiate tutti dalla parte di Genevieve? AHAHAHHA odiate Chloe, povera Chloe.
Alcune precisazioni: nelle scuole inglesi non ci sono biblioteche annesse, diciamo che è stata una mia licenza letteraria. (come se fossimo ad Hogwarts, insomma AHAH). Las Piedras de Chile è un libro di poesie di Pablo Neruda - e sapete che Rikki ne è appassionata -, per quanto riguarda il rapporto morboso (?) che July ha con il teatro è lo stesso che ho io con il tennis. Purtroppo ho tagliato i ponti perché non ce la facevo più e dopo che mi sono infortunata, non ho giocato più bene e ci stavo veramente male. E' un atteggiamento che ho preso nei confronti della mia passione, un atteggiamento che culmina molte volte nella frustrazione e nella voglia di distruggere casa. Basta, non vi annoio con 'sti discorsi da psicologa improvvisata (?) Il termine nanezza l'ho inventato io, per parlare della bassa statura di July rispetto a Liam :)
Ah, volevo far notare una cosa: io, quando vedo dei bei plagi che vagano per la sezione, non mi fermo a guardare. Sappiate che prima lascio una recensione per informare, poi segnalo senza pietà. E se solo oso trovare un plagio a giro - che sia mio o di qualcun'altro - giuro che bercio così tanto che mi rinchiudono in un manicomio: non li sopporto, non li posso vedere. E giurate che se vedo questa ff o altre mie o altre degli autori che leggo, mi incazzo seriamente; il 2012 accadrà prima del previsto. C'est la vie.
Per questo valido motivo - ho già scovato qualche plagetto a giro - pubblicizzerò delle ff di qualità (sembra di essere al supermercato (?)) AHAHHA.
Passate da:
- pleasestay
Hi, I'm PrinceCharming93 and you are? - dove rompo i coglioni nella parte di Brittany. Sì, sono io (?) AHHAHHA ora odiatemi.
Undercover - when danger becomes your life.
Unfortunately, you have to share it.
- Demsmuffin
Il mio migliore amico è Harry Styles
What's wrong with us?
- Lady Jonas
It isn't Over
- ladyme
TUTTE LE SUE STORIE. TUTTE SONO MERAVIGLIOSE. #yo.
- jas_
you belong with me - sono presente anche qui con Luna. Sì, SONO OVUNQUE. AHAHAHHAHA
- Egg__s
The Tenant
Per oggi basta. Proseguirò quando posterò con la mia lista lungosa di ff di qualità (?) Ora mettetevi l'animo in pace, yo. AHAHAH e grazie a seguite, preferite e ricordate! ;) Non vi vergognate a lasciare una vostra opinione! :)

A presto spero, a meno che la scuola non mi inghiotta.

Mari xxx

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo tre. ***


cap 3 like an extra
Like an Extra

like an extra

Capitolo terzo.

{I’ve hoped for change,
and it gets better everyday
I’ve hoped for change,
but still I feel the same.
Whoa - Paramore}

 

Dopo che Liam se n’era andato, nessuno aveva più messo piede lì dentro. Il libro di Romeo e Giulietta era stato sul pavimento per tutto il pomeriggio, fino alle sei, e probabilmente l’avrei lasciato lì se non fossi stata colpita dal senso di colpa o dall’affetto che provavo per quella copia malconcia. L’avevo buttato nel fondo della borsa, senza pensarci molto.
Avevo riflettuto molto su ciò che avevo detto a Liam: ritenevo veritiere quelle parole o comunque in quelle era nascosta una parte di me, una parte che lui aveva potuto conoscere in anteprima. Speravo vivamente che Liam non fosse uno di quei ragazzi che straboccavano di perspicacia e capivano i doppi sensi al volo, e infatti quando l’incontrai nel corridoio della scuola parve non conoscermi più.
Smanettavo ancora con quel cavolo di armadietto scassato e nella mia mente si svolgeva una specie di flashback: mi aspettavo da un momento all’altro che Zayn si appoggiasse all’armadietto di Liam e le ragazze sospirassero; che mi cadesse il libro di Romeo e Giulietta e che Niall me lo raccogliesse; ma era troppo presto perché ciò accadesse.
Spostai lo sguardo verso il gruppetto dei ragazzi che andava formandosi: Zayn era molto arrabbiato, non sapevo per quale motivo, Harry era incredulo e Niall ridacchiava di gusto, probabilmente Liam stava riferendo le grosse cazzate che gli avevo detto. E mi sentii profondamente umiliata, forse non me ne sarei dovuta uscire con i miei discorsi illogici e filosofici, che si creavano nella parte più remota del mio cervello bacato.
Arleen attraversò il corridoio con un sorriso, accompagnata da Genevieve, che ridacchiava e giocherellava con la macchina fotografica che aveva al collo. Fui felice che la seconda, sempre perennemente sola, avesse coinvolto la prima, la nuova arrivata che si isolava in ogni occasione.
Il mio stupido armadietto quella mattina faceva di testa sua e non voleva aprirsi; tirai un calcio, frustrata, e l’anta si spalancò improvvisamente. Oh, miracolo. Meravigliata e compiaciuta, cominciai a riempire lo zaino di libri e poco dopo mi avviai verso l’aula di storia, sospirando pesantemente.
Chloe mi passò accanto, mi sorrise e poi salutò Liam; d’altro canto, lui continuava a chiacchierare animatamente con i suoi amici, tanto che non si accorse neanche della mia presenza. Avrei voluto salutarlo, ma il suo comportamento mi costrinse a sorpassarlo senza saluti né niente. Non mi trattenni, però, dall’origliare, per sapere se seriamente parlassero di me.
“Te ne rendi conto, Liam?” stava dicendo Zayn, sconvolto.
“E’ stata una cosa terribile!” esclamò scandalizzato Harry.
“Non la trovo così terribile…”
Niall ridacchiò. “Già, non è niente! Dopotutto, Zayn, hanno perso soltanto una partita!”
Ah, allora parlavano di una stupida partita. Trotterellai velocemente verso l’aula, cercando di non passare sott’occhio.
Quando entrai nella stanza, era come sempre vuota, anche se Arleen era già lì, immersa in una lettura poco interessata degli appunti di storia. Sembrava il remake di Cathy di matematica, solo che la Wilson non era così affannata e così preoccupata.
“Ehi, July”
Mi voltai appena in tempo, dopo aver posato il mio zaino sul banco, per vedere i capelli ricci di Arleen di fronte ai miei occhi: sembrava intenzionata a fare amicizia, oppure parlava soltanto per avere un favore?
“Ciao, Arleen. Qual buon vento ti porta qui?” il tono della mia voce era irrimediabilmente sarcastico. Essere sfruttata e poi ignorata, mi aveva leggermente stufato.
Lei si spostò un riccio con nervosismo. “Volevo chiederti se potevi prestarmi una penna e se ti andava mangiare qualcosa insieme all’ora di pranzo… ti va?”
Arleen non sembrava ipocrita, anzi. Era abbastanza sincera, timida e nei suoi occhi c’era qualcosa che mi pregava di dirle di sì, che mi spingeva ad accontentarla.
“Uhm, va bene. Ma dopo devo andare a matematica e poi in biblioteca: devo scontare la mia punizione” mormorai non troppo convinta.
Arleen annuì, prese la penna che le porgevo e tornò al suo banco, come se non mi avesse mai parlato. Mi sentii colpevole, ipocrita quasi: non volevo veramente andare a pranzare con Arleen, magari mi chiedeva qualcosa su Niall o sugli altri ragazzi da parte di Genevieve, visto che ora erano amiche.
L’ora passò come ogni altra, in un totale e noioso silenzio da parte degli studenti. Ogni tanto vedevo Arleen che si voltava verso di me, come per accertarsi che fossi lì e non fossi scappata a metà lezione per andare a buttarmi sotto un treno.
Appena suonò la campanella, scattai velocemente verso la porta: non volevo sentire più niente della seconda guerra mondiale, da quanto mi ero stufata di ascoltare le vicende travagliate di un combattimento inutile che aveva portato soltanto devastazione. Mi pulsava il cervello.
Quasi sbattei contro Zayn che ascoltava la musica, canticchiando – ed era anche parecchio bravo – ma lo scansai al momento giusto, per poi infilare nel bagno delle ragazze e bagnarmi la faccia con l’acqua.
La mia mente stava scoppiando da quanti pensieri conteneva: tra Romeo e Giulietta e le ingiustizie, tra la preoccupazione che Liam avesse spifferato tutto agli altri, tra storia che mi riempiva di inutili nozioni, tutte queste cose mi facevano esplodere. Ma il pensiero peggiore era sicuramente la rappresentazione: dovevo seriamente staccarmi dal teatro, tagliarmi le catene e volare via.
Uscii appena Chloe entrò e si scusò per avermi lasciata sola il pomeriggio prima. L’invidia da comparsa mi assalì di nuovo; Chloe era perfetta in ogni sua parte e invece io sembravo una sottospecie di sputo sul marciapiede, tanto ero insignificante.
Non mi stupivo affatto che Liam fosse indeciso.
Il tempo volò quel giorno, scandito dalle lezioni più noiose che ci potessero essere. L’unica cosa che mi confortava era che avrei visto Niall da un momento all’altro e mi avrebbe offerto una barretta di Mars, tanto per ricompensarmi della mia missione compiuta. Era quasi l’ora di pranzo e l’incontro con Arleen si avvicinava, pericoloso. Sinceramente non sapevo neanche dove andare e dove incontrarci, ma il timore sparì quando lei stessa mi venne incontro con un sorriso estremamente esagerato.
“July, perché sei scappata a storia? Sembravi sconvolta”
Arleen mi teneva un braccio con delicatezza, poi mi spinse verso il cortile della scuola: non me ne ero neanche accorta, ma tra le mani aveva due scatoline fumanti, che contenevano qualcosa di delizioso.
Come sempre, era strapieno di studenti che chiacchieravano, studiavano, ripassavano per le ultime lezioni, si divertivano. Ci sedemmo sotto un albero al fresco, Arleen aprì le scatoline – che alla fine si rivelarono due pezzi di pizza enormi. Me ne porse uno, con un sorrisetto.
“Davvero, perché sei scappata a storia?” chiese lei di nuovo.
Ponderai bene le parole, arricciando le labbra. “Mi stava scoppiando la testa - dissi poi, e in effetti era la verità. - Troppi pensieri”
“Anche  a me succede, a volte – biascicò Arleen, la bocca piena. Dovevo dire che quella pizza era la cosa più buona che avessi mai assaggiato ed ero sicura che non provenisse dalla mensa scolastica. – Mia sorella dice sempre che sono poco normale”
Ridacchiò, ma poi si spense di fronte al mio silenzio. Ero concentrata ad osservare Niall e Rikki, insieme sotto ad un altro albero; lei era appoggiata al fusto della pianta e la testa bionda di Niall era sulle sue ginocchia.
Il sorriso che occupava il viso di Rikki era bello quanto quello di Niall. Mi domandai se stare insieme ad una persona significava ridere ed essere felici, perché nella mia scarsa esperienza sentimentale non sapevo ancora cosa rispondere.
“Carini, vero? - la voce di Arleen mi giunse quasi lontana alle orecchie. Istintivamente annuii. – Anch’io vorrei essere come loro, o almeno provare l’ebbrezza di essere ammirata come Genevieve”
Il suo mento indicò la sua amica poco più in là, che scattava foto a caso, mentre più in lontananza Chloe e la sua mandria di pettegole chiacchieravano. Per l’ennesima volta mi ritrovai a pensare che quest’ultima non fosse d’accordo sui soprusi che subiva Genevieve, in fondo nascondeva ben altro da ciò che voleva mostrare.
“Io non vorrei essere nessuna delle due” bisbigliai, la pizza che avevo in mano si era ormai raffreddata.
Sentii lo sguardo di Arleen che scrutava la mia reazione. “Perché non vorresti essere una di loro, July? Sei sotto l’attenzione di qualcuno, no?”
“Genevieve non è l’unica ad essere sotto gli occhi di Liam – spiegai con uno sbuffo. Indicai Chloe, poco più in là. “La vedi quella? Si chiama Chloe. È la seconda attrice della vita di Liam”
“Vuoi dire che Liam è indeciso tra Genevieve e Chloe?” la voce di Arleen sembrava incuriosita e incredula al tempo stesso; era ovvio che la sua amica non sapesse di essere su un filo e che probabilmente sarebbe finita in pasto agli squali definitivamente, se qualcuno non l’avesse salvata.
Mi strinsi nelle spalle. “Già. In ogni caso la maggior parte delle persone puntano su Chloe e tu dovrai salvare Genevieve dagli squali se non vincerà”
“Ho già potuto constatare ampliamente che le pettegole non risparmiano nessuno – sibilò Arleen, accartocciando il rivestimento della pizza e lanciandolo con incredibile precisione nel cestino. – Hanno già detto che mio padre è drogato, io una problematica e mia sorella una sfigata. Viva la sincerità”
“Dicono minchiate”
Arleen incrociò le gambe. “Se Chloe appartiene a quella categoria di ragazze, allora tiferò per Genevieve, assolutamente sì”
“Chloe è diversa da loro – ribattei, le labbra arricciate. – Sono convinta che dietro a quella presunta maschera di superficialità si nasconda qualcosa di molto profondo”
Non ero convinta: io lo sapevo, e lo vedevo ogni volta che Chloe veniva in biblioteca e si metteva a leggere o studiare in solitudine. Lo sapeva anche Rikki, che molto spesso stava vicino a lei e le chiedeva quali fossero le sue poesie o i suoi libri preferiti, poi magari le leggeva i componimenti che adorava e qualche volta trovavano il tempo anche per me.
Le pizze erano ormai nei nostri stomaci sazi. Un breve silenzio seguì quella conversazione, mentre scrutavo la massa di studenti attorno a noi: ormai Niall e Rikki, dopo una fase di sbaciucchiamenti e cose vomitevoli da fidanzatini, erano stati circondati dagli altri tre e potevo chiaramente vedere che Liam si era spalmato su Niall. Il dubbio di una presunta omosessualità mi colpì di nuovo, ma poi lo scacciai ripensando a Rikki, Chloe e Genevieve.
“Chloe somiglia tanto a Lucinda, mia sorella – disse all’improvviso Arleen. La vidi che arricciava le labbra, infastidita. – Se la tira allo stesso modo, come se in questo mondo esistesse solo lei” schioccò il palato. “Tu hai una sorella, July?”
Scossi la testa. “No. Vivo da sola con i miei e non ho neanche un animale domestico”
“E’ importante averlo? Io come animale domestico ho una sorella barra oca” ridacchiò lei e non trattenni un sorrisino.
“L’importante è che non ti faccia le uova – sorrisi, scorgendo Zayn che saltava addosso a Harry il quale canticchiava una canzone improvvisata. – Ti giuro, Chloe secondo me è una brava persona”
“Non metto in dubbio che lo sia, ma sono sicura che vincerà Genevieve!”
In fondo al mio cuore c’era il desiderio che non vincesse nessuna delle due. Non sapevo spiegarmelo, ma riuscivo a intuirlo: Liam avrebbe rimandato sempre, sempre e sempre, finché Genevieve e Chloe non si sarebbero stancate e lo avrebbero lasciato lì, da solo.
“Ora devo andare, July – sorrise Arleen, balzando in piedi, energica. – Mi è piaciuto stare con te, sei simpatica, ma per sfortuna ora mi tocca arte e non sono sicura che sopravvivrò! È probabile che sia il nostro primo e ultimo pranzo insieme”
Ridacchiai. “Ce la farai, Arleen, sono sicura che la Thompson non ti sgriderà troppo se le disegnerai un enorme sgorbio al posto di un modello”
“Spero proprio che non mi mangi – rimase pensierosa qualche attimo, lo zaino verde fluorescente che si intonava alle foglie giallo autunnali dell’albero. Poi si illuminò. – Scommetto su Genevieve, comunque, e tu su Chloe?”
“No, io su nessuno, Arleen”
“Ah, va bene – sembrava vagamente delusa. Forse partecipava a quelle scommesse clandestine all’interno della scuola? – Allora ci vediamo domani!”
Per un attimo mi venne da pensare che tutta quella gentilezza fosse dovuta a secondi fini, quali il mio giudizio su quel problema che affliggeva da mesi la scuola. Arleen si era dimostrata simpatica immediatamente e molto sincera, ma quell’ultima affermazione che aveva detto, aveva permesso che tutti gli aggettivi positivi che avevo elaborato su di lei bruciassero in un istante.


Carrot's corner

Salve salvino, pipol! (?)
Eccomi qui con un nuovo schifosissimo capitolo che dovevo assolutamente postare oggi perché altrimenti non ce l'avrei fatta per tutta la settimana strapiena di compiti e interrogazioni. Qui potete vedere che entra in scena un nuovo personaggio, cioè mica tanto nuovo visto che Arleen era stata nominata nello scorso. Come vedrete, è un personaggio un po' strano, con un carattere tutto particolare (perchè July è normale, eh) comunque chi sarà la vincitrice tra Chloe e Genevieve? Mistero, non ve lo dirò mai. AHAHAHHA
Però vorrei capire una cosa: con le recensioni siamo molto scesi, della serie; 10-8-6... quindi la prima cosa che mi chiedo è se questa storia piaccia davvero. La mia autostima è già sotterrata, quindi vi dico che accetto le critiche e le vostre opinioni per me non è assolutamente un problema. Se c'è qualcosa che non va, sentitevi in diritto di dirmelo e darmi dei consigli per migliorare... non è che abbassando le recensioni mi aiutate, anzi mi sento un po' inutile... c'est la vie! Grazie alle 10 preferite e a quelli che non scrivono la loro opinione, a quei 3 ricordati e a quelli che tra di loro non scrivono la loro opinione, alle 13 seguite e a quelli che tra di loro non scrivono la loro opinione xD
Grazie alle 36 persone che mi tengono tra le autrici preferite! çç penso di amarvi, seriamente <3
Ah, Rebecca, tu manchi di perspicacia, sappilo. AHAHAH non ti sei manco accorta che Rikki è te. (sei più simpatica di lei, ma è uguale) AHAHAHH
Vi ringrazio moltissimo per seguire questa storia così importante per me :)
a presto, spero di riuscire ad aggiornare domenica prossima, salvo imprevisti e probabile morte a causa della scuola :)
Mari xxx

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo quattro ***


cap 4 like an extra

Like an Extra

like an extra

Capitolo quattro

 {Till now I always got on my own
I never really cared until I met you
Alone – Celine Dion}

 
Quando la campanella era suonata di nuovo mi ero trascinata pesantemente verso l’aula di matematica, che era come al solito vuota. Pareva che in quella scuola ci fosse una certa tendenza ad arrivare in ritardo o comunque a far incazzare i professori che poi ci uccidevano di compiti extra.
Invece, dopo pochi attimi durante i quali avevo sistemato lo zaino e tirato fuori quaderni e matite, vidi Niall trotterellare nella mia direzione con la cioccolata in mano e un sorriso furbetto. Sbatacchiò le tre barrette di Mars di fronte a me, le indicò e poi lanciò lo zaino a tracolla a terra e sedette accanto a me.
“Una per il favore di ieri di Rikki, una per le tue geniali e sbagliate intuizioni su di me e una… così, da condividere” elencò divertito, lo sguardo azzurro fisso su di me.
Ne afferrai una, spinta dalla golosità. “Un’ulteriore prova della tua corruzione nei miei confronti, Horan”
“Sono delle barrette per ringraziarti!” esclamò lui, offeso. Ridacchiai, non appena incontrai la sua faccia sorpresa.
I suoi occhi mi spinsero così tanto alla deriva che fui costretta ad annuire e ad accontentarlo, cedendo alla sua espressione da cucciolo bastonato.
“Va bene, Niall, le prenderò come ringraziamento - ne spaccai giusto una a metà per poi porgergliela, mentre il professore attraversava la stanza e sbatteva il registro sul banco con forza inaudita. – Oggi il prof è poco incazzato” osservai sarcastica.
“Menomale spiega” sospirò Niall sollevato, dando un morso alla barretta di Mars.
In un attimo la lavagna si riempì di x, y e z, con tanto di funzioni, piani cartesiani, triangoli, teoremi, in un continuo scambio di informazioni indecifrabili per la sottoscritta, che stava come sempre mangiucchiando di nascosto, e per Niall, assorto in una chiacchierata mentale con sé stesso.
“July? Non posso tenere nascosto il segreto di quel terzo Mars”
Confusa dalla sua affermazione, mi voltai verso di lui, interrogativa.
“Niall, cosa stai blaterando?” chiesi perplessa.
Il biondo cominciò a giocherellare con la sua matita, mentre le parole in aramaico antico del professore risuonavano nella stanza, come se avesse voluto imprimerle a forza nel cervello degli studenti assopiti.
“Potresti cortesemente spiegarmi il discorso contorto che hai fatto a Liam ieri? Lo hai confuso come non mai”
Ridacchiai, ma allo stesso tempo dentro di me c’era un vago senso di preoccupazione e fastidio, quel fastidio che avevo provato anche prima, quella mattina, quando li sentivo parlare della partita – probabilmente - di calcio.
“Gli ho solo chiesto di Genevieve e Chloe” spiegai cristallina.
Niall arricciò le labbra. “I film e la vita non sono esattamente la stessa cosa, Juls. Potresti non confonderlo più di quanto non lo sia già? È tremendamente paranoico, adesso: dice che sei una filosofa”
“Niall, mi fai sentire in colpa – dissi, turbata. – Non dirmi che anche i tuoi amici sanno dei miei discorsi insensati, ti prego.”
Dal nervosismo che catturò il mio animo, mi rigirai una ciocca di capelli dietro l’orecchio, e Niall sbatté la penna sul banco, come per farmi soffrire di più.
“No – esalò infine – Liam racconta questo genere di cose solo a me: sa che Harry è un pettegolo e lo direbbe a Louis e che poi lo prenderebbero in giro a vita, invece Zayn non si fa molti problemi al riguardo”
“Allora sposatevi, visto che siete così uniti” il tono della mia voce divenne velenosa all’improvviso, ma non perché fossi gelosa del rapporto di Liam e Niall o comunque del fatto che fossero realmente migliori amici e che si dicessero tutto.
Avevo sempre avuto ragione in quegli anni, allora: in quel gruppetto c’erano più scheletri che in qualunque altro esistente. Era come se ci fosse una spaccatura tra di loro: Niall e Liam da una parte che si confidavano tra loro, Harry e Louis da un’altra così uniti da far venire il vomito, e Zayn da solo. Quest’ultimo era in bilico tra le due coppie, ma molto spesso vedevo che stava di più con Liam e Niall che con Harry e Louis: era in pratica un quintetto diviso da ostacoli invisibili.
“Rikki se la prenderebbe a male - borbottò divertito Niall, osservando i geroglifici alla lavagna. – Non ti offendere, July. È incredibile che per un giorno non mi abbia parlato di Genevieve e Chloe”
Sorrisi istintivamente, mentre scrivevo un’ultima equazione. “Allora è ancora indeciso”
“Sì – la risposta di Niall mi giunse come un lungo lamento rassegnato. – E’ sfiancante, almeno per me che devo ascoltarlo ogni volta”
“E’ il minimo che tu possa fare, visto che è il tuo migliore amico”
Niall non rispose per un bel po’ perché il professore aveva cominciato a scrutare la stanza sospettoso in cerca di una vittima da spellare, ma poi si arrese e si rigirò verso la lavagna continuando a scrivere con il gessetto, il quale strideva terribilmente.
“Ci sono più divisioni nel vostro gruppetto che in altri – dissi poi, quando Niall mi rivolse la sua attenzione. – Tu, Liam e Zayn da una parte; Harry e Louis da un’altra… quante volte hai raccontato qualcosa di tuo personale a Styles?”
Niall parve rifletterci un po’ su e fece per ribattere e confutare la mia teoria, ma poi abbassò la testa e borbottò qualche parola, arreso.
“Mai - esalò sincero – ma tu smettila con queste tue osservazione da filosofa barra psicologa: mi fai saltare i nervi, poi diventerò come Liam e Rikki mi lascerà, perciò zitta”
Ridacchiai. “Sì, capo. Ma sei così interessato a sentire la lezione?”
“No”
“Allora dovrai sorbirmi per un po’, Horan – sbadigliai divertita. – Ma perché state con Harry e Louis e sembrate così felici se vi nascondete tutte queste cose?”
Niall scarabocchiò qualcosa sul foglio, poi lo strappò, lo ripiegò e lo spinse verso di me, indifferente. Era proprio intenzionato a ignorarmi  e il messaggio speditomi con il fogliettino era piuttosto chiaro: voglio seguire matematica.
“Niall, tu non hai mai voluto seguire matematica!”
Lui mi lanciò un’occhiata divertita e mi fece segno di stare zitta. Protestai di nuovo, perché volevo sapere molte più informazioni sulla reazione di Liam, ma Niall era testardo e non cedeva facilmente.
Alla fine mi rassegnai, sbuffando.
Quando la campanella suonò, Niall sorrise divertito, mi batté una mano sulla spalla e sparì in un attimo, correndo tra i banchi e quasi schiantandosi contro una ragazza dalla fretta. Intuii che Rikki non sarebbe venuta in biblioteca, probabilmente avrebbe fatto un lungo elenco di poesie al suo ragazzo, e d’altra parte speravo che non ci fosse neanche Chloe.
Era strano che pensassi all’arrivo di Liam quel giorno: non volevo sapere com’erano andati gli studi sul libro di scienze o com’era andata con le due ragazze, volevo sapere cosa pensava di quello che gli avevo detto e a chi l’aveva detto. Non sopportavo l’idea di essere umiliata per le mie parole che, per quanto stupide, erano sempre mie.
Decisi che se Liam James Payne fosse entrato da quella porta non gli avrei accennato niente riguardo ai miei discorsi: magari era lui a fare il primo passo, oppure mi avrebbe urlato contro che ero una pazza scatenata che non sapeva fare altro se non seguirlo e spiare la sua vita privata. Non sarebbe stato neanche sbagliato se me lo avesse detto.
Entrai in biblioteca, come al solito vuota. Si sentivano soltanto i rumori inquietanti di quella lampada al neon che lampeggiava e che aveva decisamente bisogno di essere riparata. Per il resto, tutto era calmo e tranquillo, e avrei passato il pomeriggio a giocare a “Hearts” sul computer oltre che a fare matematica, perché quel dannato libro di Romeo e Giulietta l’avevo finalmente lasciato a casa, nascosto in un cassetto dello scrivania.
Avrei voluto che qualcuno apparisse: mi sentivo tremendamente sola, nonostante avessi passato il pranzo con Arleen e la lezione di matematica con le barrette di Mars e i racconti strambi di Niall. Mi era ancora rimasto del cioccolato: il mio compagno di banco non se n’era neanche accorto ed era volato via in un attimo, lasciando quella deliziosa merenda lì da sola. Golosa com’ero, non ci avevo riflettuto neanche un attimo e l’avevo presa e infilata nella borsa.
Aprii lo zaino, tirai fuori la barretta e le diedi un altro morso, sempre nella perenne convinzione che da lì a poco sarei diventata una balena di dimensioni enormi. La porta della biblioteca sbatté, cosicché mi ritrovai un viso familiare davanti che mi osservava mangiare.
“Ciao, Liam. Com’è andata la partita di Zayn?” chiesi immediatamente divertita, ridendo alla sua faccia sorpresa.
Senza nascondere l’incredulità, Liam prese il libro di scienze e lo sbatté sul bancone. “Male – disse, - hanno perso per un briciolo, Zayn stamattina avrebbe voluto uccidere chiunque”
“L’ho sentito”
Presi il libro di scienze, registrai la transazione e poi con molta poca cura, lo gettai da una parte dove sarebbe rimasto per molto, moltissimo tempo. Liam mi scrutò ancora una volta, sorpreso.
“Sai, ragazza dal nome sconosciuto, tu mi sorprendi molto. Sembra che tu abbia le orecchie ovunque”
Ridacchiai. “Se Zayn non urlasse la mattina alle 9 perché ha perso una partita, allora non lo sentirei”
“Non stava urlando, stava chiacchierando con noi” disse Liam perplesso, afferrando una sedia e sedendosi di fronte a me, che ancora mangiavo la mia barretta di Mars.
“Appunto – convenni biascicando. – Non vi siete neanche accorti di una comparsa che vi è passata accanto e ha origliato”
Lui si passò una mano tra i capelli e puntò i suoi occhi su di me, in una chiara voglia di capire cosa attraversasse il mio cervello bacato in quel momento. Avrei voluto dirgli di smettere di guardarmi in quel modo: mi infastidiva il fatto che mi squadrasse; sembrava che cercasse di capire la mia anima, fino in fondo. Non ebbi il coraggio di abbassare lo sguardo e mi limitai ad inarcare un sopracciglio.
“Sto cercando di capire la tua onda di pensiero – disse infine Liam, con un sorriso. – Dici di essere una comparsa nelle nostre vite, ma penso che molto presto diverrai un personaggio cardine della vicenda”
“Stai delirando, Payne. Oggi non hai neppure cagato di striscio la povera Chloe che ti ha salutato: potresti anche smetterla di creare a quelle due poveracce un’illusione che si rivelerà molto controproducente per te”
“Parla come mangi, ragazza dal nome sconosciuto – ridacchiò Liam, osservando la mia faccia contrariata. – E’ vero, non ho ancora deciso, ma è un problema?”
Una domanda sulla sua intelligenza sorse spontanea nella mia testa, ma poi convinsi me stessa che era un maschio e quindi non poteva capire la complicata psicologia femminile. Sapevo che questo triangolo da qui a breve si sarebbe rivelato un disastro, e Liam si sarebbe trovato davanti ad un bivio difficilissimo, da superare.
Schioccai il palato, con ovvietà. “Il Ballo D’Inverno è tra poco. Chi inviterai, Liam? La bellissima Chloe o la talentuosissima Genevieve?”
Il suo bel viso si oscurò immediatamente e scorsi i suoi pensieri contorti che affioravano attraverso la sua espressione pensierosa. Quell’evento, che per tutti era la bellezza dell’anno e che aveva una copia anche a primavera e alla fine dei semestri, non mi entusiasmava affatto per molti motivi: uno, nessuno mi avrebbe accompagnata; due, non adoravo le feste; tre, era solo una maschera di ballo per giudicare i vestiti degli altri.
“Devo pensarci, ragazza sconosciuta. Sono due personalità diverse, ma mi piacciono entrambe, anche se non voglio farle soffrire… e tu, con chi andrai?” chiese, con tutta l’intenzione di farmi incazzare, ma stranamente non mi arrabbiai.
Sorrisi. “Non verrò, questo è il punto. La comparsa resta una comparsa”
“E se diventassi la protagonista? Ti dispiacerebbe? – scrutò di nuovo il mio viso impassibile, mentre  nella mia testa si alternavano varie opzioni. – Non dire che non ti dispiacerebbe, forse il ballo è un’occasione che ti si presenta e tu devi coglierla”
“Non ci penso neanche a venire, neanche se Niall Horan mi corrompesse con cinquecento barrette di Mars come fa tutti i giorni a matematica. Non è il mio mondo, essere al centro dell’attenzione” sospirai, prima di lanciare la carta del Mars nel cestino sotto al bancone.
Il silenzio che seguì dopo parve carico di pensieri contorti e dubbiosi: Liam pensava sicuramente a chi invitare, se Genevieve o Chloe, e la sottoscritta rifletteva sulla serata che avrebbe passato quel giorno del Ballo D’Inverno.
“Sei in classe di matematica con Niall? – chiese all’improvviso Liam, cogliendomi di sorpresa. Annuii e gli scoccai un’occhiata dubbiosa. – Allora dovresti essere July, giusto?”
“Giusta intuizione, Watson” commentai sarcastica. Era passato un giorno intero e non mi aveva ancora chiesto come mi chiamavo, ma fortunatamente aveva collegato i neuroni e ce l’aveva fatta ad indovinare.
Liam rise. “Niall dice sempre che gli pari il culo in ogni occasione. Deve essere bello avere una compagna di banco come te”
“Già, ma d’altra parte non è molto bello – bisbigliai, un po’ avvelenata. Servivo sempre e solo a parare il culo, altro che Mars. – So ogni singolo dettaglio di voi cinque squinternati, tra poco anche il colore delle tue mutande, Liam”
“Niall è sempre così quando si arrabbia: sfotte” convenne lui, con un sorriso.
La rabbia che mi montò addosso per la rivendicazione delle mie parole fu più grande del resto e il mio umore ebbe un incredibile tracollo, tanto che divenni così scura in viso che notai su quello di Liam una leggera espressione di preoccupazione.
“Sai Liam, non ti conosco molto – dissi, il tono di voce più sarcastico che mai. – Ma per favore, non sventolare ai quattro venti ciò che ti dico riguardo la mia vita di comparsa. Non mi fa un granché piacere, anche se ti ho scandalizzato e sei diventato paranoico”
“Ho solo detto a Niall che mi hai sorpreso, tutto qui” protestò lui, già sulla difensiva.
Sbuffai, e una voglia incontenibile di sbattere la testa contro la scrivania prese il mio animo. Avrei voluto non dirgli nulla, mettermi un cerotto sulla bocca e tornare a fare la comparsa, come sempre, non immischiarmi nei fattacci altrui com’ero solita.
“Va bene, sì, scusa”
“Sei strana, July”
“E’ la settima volta che me lo dici, Liam, e non posso farci niente: sono fatta così e sparo minchiate ogni tre per due, quindi non ascoltarmi - dissi contrariata, mentre mi avvicinavo all’interruttore della luce lampeggiante e lo spegnevo: mi dava sui nervi, esattamente come quel ramo della conversazione. Sospirai. – Seriamente, mi dispiace di averti fatto il lavaggio del cervello”
Lui ridacchiò della mia espressione sfinita. “A me ha fatto piacere, invece - Liam diede un’occhiata veloce all’orologio, si alzò e con un sorriso, prese la via della porta. – Devo andare, July, ho un incontro con Chloe”
“Ci vediamo, e vedi di fare la scelta che ti senti e non stare ad ascoltare le scommesse che circolano in questi posti loschi come la biblioteca” sorrisi divertita, prima che lui sparisse salutandomi con la mano.
E in quel momento progettai altri lavaggi del cervello: l’idea di fare la filosofa non mi disgustava affatto.

Carrot's corner
Eccomi qui con questo capitolo alquanto osceno... annuncio che ho un blocco in corso di dimensioni enormi, NON SAPETE QUANTO SIA GROSSO, ma per vostra fortuna - o sfortuna - ho scritto 22 capitoli e quindi non la scampate in ogni caso. E voi non sapete quando sia incredibilmente fogata in questi giorni, devo sinceramente calmarmi. Mi scuso con le persone che non ho avvisato tramite twitter dell'aggiornamento ma ci sono stati dei problemi :3 In ogni caso, grazie mille per le recensioni, le apprezzo moltissimo!
Anche se sono stata inghiottita dalla scuola, non mi dimenticherò di ringraziarvi con le risposte... scusatemi veramente tanto, ma sto morendo distrutta dai compiti e dagli impegni. E il mio cuore sta avendo dei collassi in questi tempi, inimmaginabili.
Sto scrivendo una nuova ff, ma ve ne parlerò quando questa finirà :)
Grazie davvero a tutte, ai 15 preferiti, ai 5 ricordate, ai 13 seguiti! E non abbiate paura a esprimere la vostra opinione, mica mi offendo.
Ah, passate da queste bella fanfiction di qualità (?) di Bethan_ "Iris". yo, se le merita, le recensioni. ùù
a presto!
Mari xxx

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo cinque. ***


cap 5

Like an Extra

like an extra

Capitolo cinque.

{I’m on my own way
I know I’m gonna get there someday
It doesn’t help when you say
It won’t be easy
Tell me something I don’t know
Tell me something I don’t know – Selena Gomez}
 
Quella mattina non volevo alzarmi dal letto: il solo pensiero delle prove al teatro che si sarebbero svolte il giorno dopo mi uccideva e costringeva a stare appiccicata al materasso, mentre la solita convinzione di sempre – quella di non andarci – attraversava il mio cervello. Erano tre settimane di seguito che saltavo teatro, e nessuno era venuto a cercarmi; domani sarebbe stato il remake della scorsa settimana e non mi sarei presentata, come al solito.
“July! - gridò mia madre, isterica come al solito. I suoi capelli rossicci fecero capolino dalla porta, mentre nascondevo la testa sotto il cuscino e desideravo  morire sul momento. – Andiamo, fai tardi!”
“Posso stare a casa?” biascicai piano.
Sentii le coperte che cadevano del letto e gli occhi scuri di mia madre che letteralmente mi fulminavano, nello stesso istante in cui precipitavo da lì a faccia in giù.
“July, esci da questo letto!” mia madre sparì come era arrivata, sbattendo la porta.
Non mi accorsi neanche del tempo che scorreva durante il quale mi ero vestita, avevo mangiato ed ero uscita con zaino in spalla e Ipod nelle orecchie a tutta. Appena entrai a scuola, presi i libri dall’armadietto scassato, mi trascinai verso l’aula di letteratura inglese e lanciai un’occhiata ai quattro ragazzi di sempre, appoggiati agli armadietti.
“Ciao, July!”
Era stato Niall a parlare e appena mi voltai, mi salutò di nuovo con la mano e con un sorriso enorme, come quello di Liam. Ricambiai con un veloce cenno della testa, mentre la voce cristallina di Arleen si propagava per il corridoio non appena mi passò accanto. Avrei voluto nascondere la testa sotto il pavimento come gli struzzi: ero quasi al centro dell’attenzione, ma quello a cui aspiravo non era l’attenzione nella vita di qualcuno, ma soltanto quella su un palco.
Sgattaiolai veloce verso l’aula, a testa bassa. La professoressa Wood entrò poco dopo di me, ma non si sorprese di trovarmi e mi sorrise gentile. L’avrei odiata, se non fosse stata così fottutamente adorabile e comprensiva con noi studenti: già da tempo mi conosceva, non a caso era la responsabile del teatro ed ogni volta che entravo lì, dentro quella stanza, un enorme nodo mi si formava all’altezza della gola. Per molte volte aveva tentato di parlarmi ed io ero sempre scappata via, tergiversando o inventando qualche scusa lì per lì, ma ora non potevo più rimandare. Sentivo che quella domanda sarebbe stata fatta a momenti, e l’unica opzione era rispondere sinceramente.
“Tutto bene, July?” chiese dolcemente.
Annuii. “Sì, sì, bene, tutto bene” la mia voce non sembrava per niente convincente, ma non potevo svelarle la mia frustrazione, visto che era una delle insegnanti, sicuramente la migliore.
Ovviamente la sua espressione mi fece capire che non credeva alle mie parole e tentò di avvicinarsi a me, con la conseguenza che mi chiusi maggiormente in me stessa.
“July, è da un po’ di tempo che stai saltando teatro… tutto bene?”
Era questa  la domanda che temevo più di tutti. Cosa avrei risposto? Se avessi detto la verità, sarei passata come una viziatella capricciosa che voleva l’attenzione di tutto il mondo intero. Non volevo niente di questo, volevo solo per una volta riuscire a emergere grazie alle mie qualità e a me stessa: moltissime volte mi dicevano che avevo talento, e allora perché non potevo interpretare un ruolo?
“Sì, tutto bene. Non si preoccupi” la mia voce mi tradì.
“Non hai mai saltato una lezione di teatro, July. Cosa c’è che non va? Non ti piace la rappresentazione, i costumi, il copione?” chiese di nuovo la Wood preoccupata, tirandosi indietro una ciocca di capelli biondi.
Cominciai a impilare i quaderni, i libri, l’astuccio sul banco, indifferente, come se ciò che mi dicesse fosse niente. Il suo sguardo però era consapevole di aver beccato il punto cardine al primo colpo; afferrò una sedia e sedette di fronte al mio banco, come per incitarmi a parlare e a sputare il rospo.
“Cosa c’è che non va? Sei una delle migliori, non puoi mollare adesso, July”
“Evidentemente non sono una delle migliori…” bisbigliai, inudibile perfino per me stessa, ma lei in qualche modo intuì quello che avevo detto.
Schioccò il palato. “Ah, ora capisco – disse infine, dolcemente. – Tu tieni alla rappresentazione di Romeo e Giulietta, vero? Però sei una comparsa”
“Sì, è vero. Ci tengo molto, ma ora che so che non avrò la parte della protagonista, ritengo inutile continuare: non riesco neanche a leggerlo, quel libro - soffiai infastidita. – Non capisco perché mi illudiate in questo modo: dite sempre che sono una delle migliori, eppure faccio sempre la comparsa. Non è una cosa carina”
La Wood ridacchiò. “July, sembri me da giovane – non seppi se prenderlo come un complimento. – Le grandi attrici partono sempre da ruoli minori”
“Sono quasi cinque anni che faccio ruoli minori, chiamati anche comparse” protestai avvelenata.
La professoressa poteva essere comprensiva con me o quello che voleva, ma nessuno avrebbe cancellato quell’enorme frustrazione che provavo. Sembravo essere più infastidita di quando Liam aveva spifferato la mia vena artistica a Niall e si era lamentato delle mie idee contorte.
“Quest’anno sarà Dixie a interpretare Giulietta… il mio turno non verrà mai, visto che mi diplomerò – continuai frustrata. La Wood sorrise impercettibilmente, con un’aria vagamente comprensiva. – Non voglio l’attenzione a scuola, voglio solo recitare qualche ruolo importante: è questa la mia ambizione. Ma non sarà realizzata, perciò lascio tutto”
“E’ una parte della tua vita, July, non puoi lasciarla”
Mi morsi un labbro. “Continuerebbe a esserlo, se ricevessi una soddisfazione ogni tanto”
“E’ questo che vuoi? Un ruolo? L’importante per te dovrebbe essere recitare, non aspirare all’attenzione – disse la Wood ormai incredula, squadrando la mia reazione. Strinsi i pugni, istintivamente. – Tu dici che non vuoi la fama, ma forse è ciò che stai cercando”
Sbuffai, indispettita. “Non oserei mai dire che voglio la fama, sono una persona abbastanza indipendente e che non muore se sta da sola per un po’. Vorrei solo sapere perché fate in questo modo”
Ormai la frustrazione si era trasformata in delusione: forse non ero tanto meglio come dicevo di essere e forse quei complimenti non erano così sinceri come mi aspettavo ed erano frutto di un’ipocrisia che ormai catturava tutti. Ma onestamente il giudizio della professoressa Wood era uno dei più importanti che avessi potuto ascoltare, soltanto che in quel momento non credevo neanche nei suoi consigli.
“July, sei dotata di un grande talento. Ti sto insegnando ad avere pazienza e a migliorarti sempre di più ogni giorno: con la fretta non riuscirai a risolvere mai niente – sorrise, dolcemente. – Quel giorno in cui sarai una protagonista arriverà anche per te, sicuramente, ma se vuoi che succeda non devi mollare”
“Va bene, domani verrò” tagliai corto, non in vena di sentire ramanzine, e lei ridacchiò, mentre la stanza iniziava a riempirsi di studenti.
Il mio rapporto con la Wood non era molto diverso da quello tra una madre e una figlia: ovviamente mia madre non mi avrebbe mai dato dei voti, nonostante fosse severa. In ogni caso, non ricevevo alcun favoritismo da parte della professoressa: mi schiantava delle insufficienze quando facevo dei compiti di merda, ma non mi lodava né niente quando andavo bene. Comunque a me piaceva questo suo atteggiamento, non ero una che voleva ricevere dei voti che non si meritava, anzi, piuttosto preferivo studiare fino a mezzanotte e prendere una bella F, che guadagnare una A+ senza fare nulla.
Oscar Wilde e Dorian Gray riempirono la mia testa per tutta l’ora, finché non mi risvegliai quando la Wood annunciò il compito della prossima settimana e il tema da fare riguardante le strutture del libro.
Appena suonò la campanella, cominciai ad ammassare tutti i volumi, i quaderni  e l’astuccio nello zaino, in una confusione incredibile, e sgattaiolai nel corridoio, mischiandomi alla massa di studenti: non volevo che la Wood mi pressasse ancora sull’argomento teatro.
Nonostante le avessi però promesso che sarei venuta, non sapevo se avrei mantenuto il mio proposito; il solo pensiero di stare lì a sedere a guardare Dixie che recitava in un modo orribile con William mi ripugnava. Il concetto di stare ferma ormai non potevo più sopportarlo: sentivo che una vena di ribellione stava venendo a galla, che mi sarei gettata in un fosso e non ne sarei più uscita, se avessi continuato in quel modo.
Sospirai, per poi tirare un calcio all’armadietto e cambiare libri scolastici. Genevieve passò accanto a me, con Arleen al suo fianco, che appena mi voltai mi strizzò l’occhio, mentre l’altra chiacchierava del più o del meno: in ogni caso, il suo desiderio di essere invitata da Liam arrivò chiaro e tondo alle mie orecchie. Da un momento all’altro pensavo che anche Chloe giungesse alle mie spalle e mi gridasse di voler andare lei al ballo con Payne: quella situazione stava facendo impazzire più me che lui.
Quando l’avevo visto quella mattina, sembrava che non gliene fregasse niente ed avevo avuto la netta sensazione che le mie parole gli fossero entrate da un orecchio e uscite dall’altro, inutili. Avrei potuto dire a Niall di fare un bel lavaggio del cervello a quel coglione che si ritrovava come migliore amico, ma lui avrebbe ripetuto continuamente che non avrei dovuto contribuire a sbilanciare la sua salute mentale già instabile.
“Ciao, July!” sobbalzai al solo sentire la voce di Liam.
Mi voltai dentro di me sorpresa, mentre ad occhi bassi tentavo di chiudere lo zaino stracolmo. “Ciao, Liam – sbuffai sonoramente, nelle mie scarse prova di chiusura della borsa. – Qual buon vento ti porta qui da me? Da quella che ti fa il lavaggio del cervello?”
Lui, senza dire parola, afferrò la zip del mio zaino e la tirò con forza, tanto che questo si chiuse con un rumore secco e io rimasi lì a guardarlo con aria imbambolata. Scossi la testa, le labbra arricciate.
“Oh, grazie – bisbigliai, - in ogni caso, perché sei qui?”
“Devi aiutarmi”
Tanto per cambiare. Servivo solo a dispensare aiuti a tutti, poi quando ne avevo bisogno io c’era la gente spariva e partiva per lunghi viaggi in Lapponia alla ricerca di Babbo Natale. Non ebbi il coraggio di rifiutargli aiuto, anche perché non si era dimostrato cattivo nei miei confronti, soltanto un po’ stupido.
“In cosa consisterebbe l’aiuto che ti devo dare? – chiesi un po’ incuriosita. – Spero niente di sconvolgente, tipo lezioni sulla mia speciale filosofia di vita”
Liam ridacchiò. “No, volevo solo sapere se dopo eri in biblioteca”
Sbuffai, facendo in modo che una ciocca dei miei capelli si alzasse quasi comicamente.
“Sono segregata lì per i prossimi due mesi, ma la cosa non mi dispiace affatto – confessai divertita, mentre sulle labbra di Liam affiorava un sorriso. – Ovvio che sono lì. Vuoi anche lasciarmi con il beneficio del dubbio?”
“Sì, July. Così mentre sclererai per sapere per quale motivo dovrai aiutarmi, potrò capire un’altra delle tue interessanti lezioni da lavaggio del cervello” disse Liam sorridendo, per poi salutarmi con la scusa del compito di storia e allontanarsi.
Qualunque aiuto volesse, non mi sarei tirata indietro a darglielo, ma prima volevo sapere perché fosse così interessato alla biblioteca: forse aveva scoperto che Chloe era lì ogni pomeriggio, o forse aveva scoperto un nuovo mondo?
L’unica risposta che mi lasciò, fu una curiosità infinita.

Carrot's corner

Eccomi di nuovo qui molto in ritardo - un ritardo molto voluto in realtà - ad aggiornare con un capitolo orrido e di passaggio.
Onestamente parlando, non ho alcuna voglia di postare né di continuare questa storia anche se l'ho finita. In pratica, vedere le recensioni che cadono precipitosamente non mi aiuta affatto, in ogni caso, pazienza. Spero che questo capitolo transitorio sia stato di vostro gradimento comunque e fatemi sapere se vi è piaciuto o no. Ah, la canzone: Selena Gomez non mi piace ma era abbastanza adatta.
Grazie a tutte quelle persone che recensiscono sempre, siete un grande supporto per me, vi adoro.
Grazie a quelle 15 preferite, alle 7 ricordate, alle 17 seguite :)
Se volete passare da queste due one shot! :3
A presto, forse!
Mari xxx
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo sei. ***


cap 6 like an extra
Like an Extra

like an extra

Capitolo sei

 
{I am finding out that maybe I was wrong
That I’ve fallen down and I can’t do this alone
Stay with me, this is what I need, please?
My Heart – Paramore}
 
Quando arrivai in biblioteca, questa era vuota come al solito, con il continuo lampeggiare del neon rotto e un silenzio quasi tombale che aleggiava tra le varie piccole salette. Piovigginava, le gocce cadevano ritmiche sui vetri delle finestre: tutta questa atmosfera era particolarmente inquietante, ma non mi spaventava affatto.
Dopo che ebbi sistemato lo zaino sulla sedia, Chloe entrò e con un saluto si diresse al solito posto, poggiò la sua roba e aggraziatamente  si immerse tra gli scaffali, alla ricerca di un libro interessante. Quando si risedette sulla sua solita poltroncina, tirò su le gambe, le incrociò e infilò il naso dentro “Sogno di una notte di mezza estate” e partì verso un mondo sconosciuto. Ogni tanto sentivo le parole del passo che leggeva, perché le recitava un po’ più a voce alta.
La mia mente era interamente occupata dall’aiuto che dovevo a Liam: che cosa mi avrebbe chiesto? Di fare finta di essere una delle tante ragazze che gli sbavava dietro così avrei potuto innescare un litigio clamoroso tra Genevieve e Chloe e quelle due si sarebbero scannate amorevolmente di fronte ai suoi occhi e chi avrebbe vinto sarebbe stata la fortunata vincitrice del ruolo di protagonista? Ma per favore.
Non mi accorsi neanche della sua entrata e solo quando sbatté lo zaino di fronte a me, con ben poca delicatezza, capii  che era il momento in cui rivendicava il suo favore. Alzai la testa con un sorriso spazientito, ma lui si voltò e notò Chloe che leggeva.
“Ciao Chloe, come mai qui?” lei alzò la testa, colta sul fatto, chiuse di scatto il libro e venne nella nostra direzione, imbarazzata, dopo aver raccolto tutta la sua roba.
“Ehm, stavo… stavo…”
La sorpresa negli occhi di Liam era ben percepibile, d’altra parte lei non voleva che il suo segreto fosse scoperto. Sbuffai, spazientita dal silenzio che si era creato.
“Stava cercando il libro di scienze, perché anche lei l’ha perso – conclusi io, guardandola. Chloe annuì immediatamente, riconoscente. – Tieni, eccolo qui: l’avevo nascosto”
Non mi ero inventata bugia più stupida, ma la faccia di Liam mi face capire che se l’era bevuta.
“Oh, grazie. Domani interroga me e sono proprio nei guai se non studio – biascicò Chloe, afferrando il libro e infilandoselo nella borsa. Liam inarcò un sopracciglio. – Ciao, allora”
La vidi sgattaiolare via, i suoi occhi che esprimevano una grande riconoscenza nei miei confronti. Non appena la porta si chiuse, Liam si voltò nella mia direzione e mi squadrò sospettoso: intuii che mi volesse chiedere qualcosa, ma lo anticipai sul tempo.
“Allora, quale favore dovrei farti?”
L’espressione dubbiosa sul viso di Liam si dissolse. “Chi devo scegliere, July?”
“Stai scherzando, Payne – la mia faccia era la maschera dell’incredulità. Liam prese una sedia, si mise accanto a me e ci si abbandonò sopra. – Non posso scegliere per te, diamine!”
“Non devi scegliere per me, devo solo riuscire a capire chi mi piace veramente”
Caddi sulla sedia accanto alla sua, esasperata. “E io dovrei aiutarti?”
“Forse con le tue improponibili teorie…”
Gemetti, nella voglia di prendere la tastiera del computer e tirargliela in testa. Non ero mica Gesù Cristo, capace di fare miracoli e portare la pace nel mondo. Senza ascoltarlo, afferrai due fogli dalla stampante, presi una penna e tracciai due righe su ognuno: Liam mi osservava curioso e sorpreso.
Gli misi davanti al naso il foglio con scritto “Genevieve” sopra.
“E a cosa mi servirebbe?” chiese Liam, grattandosi una guancia.
Sbuffai. “I pro e i contro, Liam – spiegai paziente. – Scrivi tutti i pro e i contro di Genevieve, poi farai la stessa cosa con Chloe e vediamo che viene fuori”
Lui afferrò la penna, nel momento in cui mormorava apprezzamenti sulla mia intelligenza. Sicuramente la sua era poco sviluppata.
“I pro di Genevieve” ripeté dubbioso.
Mi avvicinai, appoggiando la testa su una mano, con aria stanca. “Non ci vuole molto, Liam”
“E’ carina, simpatica, sensibile, dolce, altruista…”
“E i contro?”
In quel momento Liam rimase soprappensiero. “Qualche volta è noiosa…”
“E invidiosa e pettegola” aggiunsi.
“Come fai a saperlo, July? Non la conosci”
Sbuffai. “Ti ricordo che sono una comparsa e vedo e ascolto e commento, però continua che voglio sapere cosa ricavi da ‘sta cosa”
“Non so neanche io cosa ci ricaverò dalla tua strampalata idea – commentò lui con un sorrisetto. Scrisse ai contro gli aggettivi che avevo detto, più un “ripetitiva” e “irascibile”. – Non mi viene in mente altro”
“Spremi quel cervellino che ti ritrovi, Liam, altrimenti che ce l’hai a fare? Così, per bellezza?” ridacchiai, mentre lui mi tirava una gomitata ad altezza stomaco.
Liam sorrise. “Possiamo passare a Chloe?”
“Di già?”
Sbuffò, allungandosi per prendere l’altro foglio oltre di me, quasi buttandomi di sotto dalla sedia. Istintivamente mi aggrappai al suo braccio: non avevo intenzione di battere la testa nel pavimento e diventare idiota all’improvviso, come se non lo fossi già abbastanza.
“Dai, Liam, non puoi scrivere solo tre cose su Genevieve! Ci sarà qualcos’altro, no?” protestai, era inutile che affrontasse così superficialmente il problema.
Liam mi ignorò bellamente, cominciando a scribacchiare distratto su uno dei fogli. “Ho scritto cinque aggettivi per i pro e cinque aggettivi per i contro: farò la stessa cosa con Chloe”
Non mi toccò altro se non accontentarlo, e subito cominciò a scrivere nei pro una serie di aggettivi per Chloe. Pareva che avesse preso la mano con quello strano meccanismo; da questa strana esperienza che stavo affrontando in quel momento, stavo capendo molte cose: Liam non era così menefreghista di quanto pensavo, anzi, e in più era abbastanza simpatico, anche se i miei nervi erano messi a dura prova dal suo comportamento talvolta infantile.
“Allora… - sussurrò Liam, mordicchiando la penna, pensieroso. – Bella, divertente, simpatica, disponibile…”
“Aggiungi sensibile - suggerii, e gli strappai la penna di mano per poi scrivere il nuovo aggettivo, sotto gli occhi scuri di Liam che mi fissavano. – Perché mi stai fissando?”
Lui indicò la mia mano. “Sei mancina”
“E mi fissi perché sono mancina? Anche Niall è mancino, non hai mai visto una persona mancina?” chiesi sarcastica, un sopracciglio inarcato.
“Sì… - Liam temporeggiò e si passò una mano tra i capelli. Le gocce di pioggia ticchettavano sul vetro, ritmiche. – Chloe è sensibile?”
Non potevo rivelargli che la sua amica veniva tutti i giorni in biblioteca a leggere Shakespeare, lontano da tutti e tutto, per rinchiudersi in un mondo in cui non era solita stare. Voleva allontanarsi dalla perenne attenzione che riceveva e immergersi nella solitudine che le mancava in molti momenti, momenti per riflettere su sé stessa.
“Molto più di quanto pensi. Ora passa ai contro” tagliai corto, per non soffermarmi sull’argomento.
Liam arricciò le labbra. “Permalosa, troppo energica, ritardataria, gelosa, orgogliosa”
Gli misi di fronte agli occhi i due fogli su cui c’erano scritti i nomi delle ragazze che gli piacevano, indicai sia i pro che i contro e lo spronai ad analizzare, a scegliere con cura e a prendere una decisione. Era fondamentale almeno che facesse un po’ di ordine in quella mente contorta di cui era dotato.
“July, io non saprei…”
“Dai, Liam – sbuffai, - come dovrebbe essere la tua ragazza ideale?”
“Mi deve fare stare bene, non ho grandi pretese. E sia Chloe che Genevieve mi fanno stare bene” disse con il labbro sporto in avanti. Sembrava un panda.
“C’è qualche dettaglio in più che fa la differenza? - chiesi, con la sicurezza che scavando più nel profondo avrei trovato qualcosa. – Preferisci una ragazza divertente, sicuramente, allora Genevieve ha già un punto in meno”
“E’ vero, ma non mi piacciono quelle ritardatarie, e quindi Chloe ha un punto in meno e sono di nuovo pari”
Mi tirai una ciocca di capelli dietro alle orecchie. “Sono entrambe sensibili, ma vorresti che la tua ragazza fosse ripetitiva? – Liam scosse la testa con energia. – Neanche una ragazza troppo gelosa è sopportabile…”
Liam appoggiò la testa sul bancone, sbuffò e mormorò scoraggiato qualche parola. Sembrava seriamente combattuto, poi scattò in piedi come illuminato, prese la sua roba e per la foga buttò in terra anche la sedia.
“Ho trovato!” urlò, e fece per andare via.
Mi schiarii la gola. “Payne! Dove stai andando?!”
“Da Zayn”
Scattai in piedi anch’io, con la netta sensazione di essere particolarmente incazzata. Continuava a piovigginare, fuori dalla biblioteca, ma Liam sembrava particolarmente illuminato, come se avesse ricevuto una grazia da un’entità superiore o roba del genere.
“E mi lasci qui da sola?! Dopo che ti ho aiutato? Mi sento offesa, la prenderò sul personale!” urlai, additandolo scherzosamente.
Non seppi perché dissi una cosa del genere, ma la prospettiva di restare da sola quel giorno non mi piaceva. Forse perché pioveva, forse perché la biblioteca era particolarmente inquietante quando c’era il brutto tempo.
“E poi piove…” aggiunsi poco dopo, in risposta alla sua espressione sorpresa.
Liam si strinse nelle spalle, per poi sorridere e appoggiare la roba sulla scrivania.
“Va bene, July, resto. Zayn aspetterà”
Ridacchiai, non appena sedette accanto a me e mi mostrò il libro di scienze.
“Però devi aiutarmi con scienze”
Per quanto poco l’avessi conosciuto, era sempre il solito.

Carrot's Corner

Ehi people!
Eccomi qui, con un nuovo e breve capitolo, mi scuso per questo ma seriamente non sapevo come ampliarlo in modo maggiore, volevo solo far vedere che July e Liam si stanno avvicinando e che lei si sta un po' aprendo... più che di colpi di scena - che comunque ci saranno - o azione, a volte penso sia un percorso psicologico che mi ha reso la vita un po' difficile.
Volevo seriamente ringraziare quelle persone che hanno recensito lo scorso capitolo, mi hanno tirato davvero su di morale.  Quindi grazie seriamente di cuore, credo che vi ascolterò.
Di questi tempi sto passando un periodo molto  difficile, che coinvolge la mia famiglia, quindi non 
garantisco niente sull'aggiornamento settimanale di questa storia ma spero di farcela anche per la scuola.
Sto scrivendo una nuova long, anzi molto breve, e devo rendere grazie a Nevaeh che mi ha ispirata ùù Passate da lei!
Spero abbiate gradito :)
Mari
xxx

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo sette. ***


cap 7 extra

Like an Extra

like an extra

Capitolo sette.

{Can I believe when I don’t trust

All your theories turn to dust
I choose to hide
From all seeing eye
City of Delusion – Muse}

 
Quel pomeriggio ero praticamente stata a fare ripetizione di biologia a Liam, eppure l’avevo fatto volentieri perché riuscivo a divertirmi e a incazzarmi allo stesso tempo, quando lui sparava una delle sue minchiate da Guinness.
Quando ero tornata a casa, legata a quella promessa fatta alla Wood, avevo ripreso il libro di Romeo e Giulietta dal cassetto chiuso a chiave, l’avevo sfogliato e l’avevo infilato nello zaino con un gesto secco, con la convinzione che la mattina dopo l’avrei acchiappato e riletto un po’. Era successo veramente in realtà, e mi ritrovavo a contemplare le pagine consumate senza realmente infilarmi dentro la vicenda di quei due meravigliosi sfigati.
Avevo già chiuso l’armadietto – il solito, arrugginito armadietto – e afferrato una nuova barretta di Mars, quando sentii qualcuno toccarmi la spalla. Pregai vivamente che non fosse nuovamente Liam, perché altrimenti avrei cominciato a credere che fosse uno stalker che adorava torturarmi; la faccia che mi si presentò davanti però era quella di una ragazza: Chloe.
“Oh, ciao, Chloe”
Notai che tra le mani aveva il libro di scienze che le avevo dato il pomeriggio prima, per salvarla dai pensieri sospettosi di Liam. Avevo capito che era riconoscente nei miei confronti, ma non mi aspettavo che sarebbe venuta a ringraziarmi di prima persona: avevo avuto paura che apparisse una specie di messaggero con tanto di trombetta e cappello da giullare sulla testa, come se annunciasse l’entrata di una regina o di un re.
“Ciao – sorrise, mostrando quella fila di denti bianchissimi. – Grazie davvero per ieri, ti sono riconoscente”
Alzai le spalle, noncurante. “Figurati”
Si dondolò un po’ sui talloni, poi mi porse il libro, una nota di indecisione sul viso. Sembrava che da un momento all’altro mi trasformassi in un mostro e la mangiassi sul posto, e Genevieve secondo me non sarebbe stata neanche troppo scontenta.
“Senti, posso dartelo adesso? Così poi…”
Poteva dirlo che le faceva fatica portare una cosa in più nello zaino perché altrimenti le si spezzava la colonna vertebrale reale.
“No, oggi non vado in biblioteca. Resta chiusa: ho le prove di teatro” la interruppi, con un sorriso così falso che mi venne il vomito anche se a farlo ero proprio io.
Una nota di disappunto apparve sul viso perfetto di Chloe. “Va bene, allora te lo riporto domani – si voltò verso una delle sue amiche che la stava salutando, - grazie lo stesso per ieri, July”
E sparì, così come era apparsa. Sembrava le servisse qualcuno per tenerle il libro, seriamente. Mi strinsi nelle spalle, non appena la vidi svoltare l’angolo e andare via.
Ipocrita. Sensibile, ma ipocrita.
Mi cacciai la barretta di Mars in bocca, aprii Romeo e Giulietta e mentre leggevo, mi unii alla barcata di studenti che affollavano il corridoio. Da un momento all’altro mi aspettavo di cadere, visto che il naso ce l’avevo infilato nel volume e non riuscivo a vedere una mazza. Sentivo solo il Mars in bocca e una voce maschile che mi recitava nelle orecchie: stavo diventando pazza, seriamente.
Quando alzai lo sguardo, notai i soliti quattro ragazzi che chiacchieravano tra di loro: mi chiesi perché Rikki non c’era mai, con loro. Louis la riportava a casa molto spesso, ma all’intervallo o comunque tra una lezione e l’altra non si faceva mai vedere con il suo ragazzo: il momento clou era il pranzo.
“Niall – chiamai imbarazzata, cercando di non incrociare lo sguardo di nessuno. Mi vergognavo come se avessi un cartello in fronte con la scritta ‘sono un’idiota ma mi piace esserlo’. Spaccai il Mars nettamente a metà e glielo porsi. – Ti devo mezzo Mars: ieri ti sei dimenticato la tua metà sul banco e l’ho mangiata”
Niall ridacchiò. “Sei stata onesta, July, grazie”
Vidi Liam che sorrideva ampiamente e quindi alzai giusto un po’ la testa per incrociare i suoi occhi. Era incredibile quanto potesse essere fastidioso e carino allo stesso tempo. Ed era incredibile che io avessi pensato il secondo aggettivo.
“Liam, ricordati: io e Niall – misi un braccio attorno alle spalle del biondo. – Siamo omozigoti recessivi per il carattere della mano mancina e non possiamo essere in altro modo; te, Zayn, Harry e Louis siete o eterozigoti dominanti o omozigoti dominanti per il carattere destrorso. Capito?”
Zayn era letteralmente allibito e stava scambiando dei messaggi in codice guardando Harry, che si stringeva nelle spalle e lo rassicurava con un cenno.
Liam annuì con quel solito sorriso. “Capito, July, capito” ripeté.
“Bene, non sono sicura che ce la farai a passare il compito di biologia ma meglio essere positivi - borbottai ironica, giusto per farlo arrabbiare. – E togliti quel sorriso dalla faccia: mi dai sui nervi”
Niall rise e sentii chiaramente Zayn incuriosito che bisbigliava domande a Liam, mentre mi allontanavo a passo spedito. Avevo fatto una figura di merda di dimensioni cosmiche, e me ne ero perfino accorta.
Cosa mi era saltato in mente? Andare da quei quattro scalmanati e fare comunella come se li conoscessi da una vita era stato un errore gigantesco, enorme.
Mi fiondai – letteralmente – verso l’aula, cercando di reprimere il desiderio di voltarmi per vedere cosa stessero facendo e quando spalancai la porta, dovetti prendere aria perché i miei polmoni erano andati a quel paese. Sembrava che avessi fatto la maratona di New York, e invece ero solamente scappata da quattro normalissimi ragazzi. Ciò che sentivo era che in pratica ero una stupida, nella mia testa c’era l’immagine di Niall che sghignazzava alle mie spalle, magari mangiando il Mars gentilmente offerto da me.
Passai le intere ore scolastiche con il rimpianto di aver parlato con Niall, Liam, Zayn e Harry, e per l’ennesima volta mi chiesi perché non mi fossi fatta i cazzi miei. Pareva che fossi una strana calamita che attraeva guai e fatti altrui.
Quando uscii dall’aula di chimica all’ultima ora, ero fornita di faccia sfinita, capelli scompigliati, umore nero. Il compito non era andato affatto bene, ma non era quella la mia più grande preoccupazione: più mi avvicinavo al teatro vicino alla scuola, più sentivo l’ansia crescere.
Era una specie di enorme peso, quasi un incudine che pressava il mio cuore e che tentava di uscire da un momento all’altro per potermi colpire definitivamente in testa. Ma per adesso adorava farmi soffrire in modo terribile, poi al momento giusto sarebbe fuoriuscito da me stessa e poi mi avrebbe tirato una perfetta martellata. O forse era già successo e non me ne ero accorta.
Sorpassai con un lentissimo passo Arleen che mi sorrise ampiamente e mi mimò un “pranzo domani?”, a cui risposi con un veloce cenno affermativo della testa. Mi chiesi se anche quella volta mi avrebbe domandato dell’assurdo triangolo amoroso che comprendeva la sua fidata amica Genevieve, Chloe e Liam, magari voleva scoprire se avevo finalmente partecipato a quelle scommesse clandestine che si svolgevano nei luoghi loschi della scuola: i bagni.
C’erano delle vere e proprie organizzazioni mafiose: programmavano oscure scommesse, circolavano strani oggetti per le aule – versione fionde medievali o roba del genere – e a volte temevo che da un momento all’altro trovassi un volantino nell’armadietto con scritto di una festa clandestina nella mensa.
Emersi dai pensieri non appena vidi il cesto di capelli di Harry che saltellava come un cane euforico nei confronti di un osso attorno a Louis e alla sua macchina, Niall stava praticamente schiacciando possessivamente la povera Rikki alla portiera e non mi sarei sorpresa se avesse ringhiato contro Zayn. Un sorriso scappò dalle mie labbra, ma mi pentii di averlo fatto perché qualcuno se ne accorse e nonostante ciò, andai avanti ed imboccai la strada principale, per poi ritrovarmi di fronte al teatro.
Ero profondamente in imbarazzo. Ero stata beccata a sorridere nella loro direzione da Louis che – ci avrei scommesso – avrebbe cominciato a prendermi in giro, ma poi mi sovvenne che manco lo conoscevo e non sapeva il mio nome, a patto che Niall e Liam gli raccontassero qualcosa. Potevo stare tranquilla se pensavo che quei due non parlavano mai di faccende private con gli altri tre, con vaghe eccezioni di Zayn.
Chiusi gli occhi sospirando, andando per poco a sbattere contro qualcuno. Quando fui nella sala più grande, quella con il palco, abbandonai zaino, giubbotto e me stessa su una poltroncina comoda e stetti a guardare per una buona mezz’ora tutti i compagni del corso che arrivavano in ritardo e chiacchieravano allegramente tra di loro. La Wood si era appollaiata come un condor incavolato su una sedia, battendo nervosa il piede, poi cacciò un urlo che fece sussultare tutti, zittendoli definitivamente.
“Dixie, William – accennò i due con un dito e loro si avvicinarono, incerti. La sua mano si spostò chiaramente su di me, che stavo quasi sdraiata sulla poltroncina, in attesa di vedere uno scempio. – July, sta’ attenta. E composta”
Con uno sbuffo rimisi il piede dal bracciolo a terra, chiusi il libro di chimica e abbandonai ogni mio sforzo di capire che cosa fosse una proteina aromatica. Insomma, su una proteina mica ci potevano mettere le spezie!
“Dixie, sali sulla scala e recita la parte di Giulietta al balcone, forza”
La professoressa era più arrabbiata del solito e rimasi l’unica a guardare i tentativi di quei due di essere credibili, mentre la sua ira cresceva a dismisura e gli altri sistemavano il palco, le decorazioni, gli abiti. Non potevo dire che William non era bravo: era discreto, niente di che, ma Dixie poteva mettere da parte il copione e andarsene.
Era così finta che sentivo che da un momento all’altro Shakespeare sarebbe resuscitato e le avrebbe tirato uno schiaffo in pieno viso. Ma ciò che percepivo era probabilmente soltanto una pura invidia, che si irradiava ovunque, colpiva chiunque e mi stava totalmente torturando. Ero arrivata al punto di invidiare una ragazzina che recitava male solo perché aveva quel ruolo: ero patetica.
La frustrazione della Wood aveva ormai sorpassato il limite: era sbiancata, i pugni chiusi dalla rabbia, la pazienza ormai andata a farsi fottere.
“No, Dixie, no! Un po’ più di pathos, coinvolgimento emotivo! Sembri un insensibile pezzo di legno; Giulietta sarebbe disperata per via di Romeo, non avrebbe un tono di una che va al centro commerciale a fare spese! – la professoressa sospirò esausta, poi poggiò i suoi occhi glaciali verso di me. – July, prova tu”
Scattai dalla poltroncina come se mi avessero improvvisamente infilato un razzo nel sedere. Per non fare notare il mio entusiasmo, finsi di sistemarmi i capelli mentre una vocina incoraggiante riecheggiava nella mia testa. Saltai sul palco, salii sul finto balcone, mi schiarii la voce e, incerta, cominciai a guardare sotto di me: William era lì, fermo, che aspettava di sentire la mia battuta.
O Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre; e rifiuta il tuo nome: o, se non vuoi, legati solo in giuramento all'amor mio, ed io non sarò più una Capuleti. E’ solo il tuo nome ad essermi nemico: tu saresti te stesso anche se non fossi un Montecchi. Che significa Montecchi? Niente: né una mano, un piede, né un braccio o la faccia, né nessuna parte del corpo di un uomo. Oh, mettiti un altro nome! Che cosa c'è in un nome? Se noi chiamassimo una rosa con un'altra parola non avrebbe lo stesso odore soave; allo stesso modo Romeo, se cessasse di chiamarsi Romeo, avrebbe in sé comunque quella perfezione, che gli appartiene anche  senza quel nome. Romeo, rinnega il tuo nome, ed in cambio , prenditi tutta me stessa”
Non mi sentivo per niente a mio agio anzi, sembravo ridicola. Ai miei occhi sembravo ridicola e probabilmente anche a quelli degli altri: non appena finimmo di recitare, chiusi me stessa in un riccio impenetrabile che non si sfaldò nonostante i complimenti della Wood che continuava a ripetermi che avevo talento.
Nel mio cervello, però, non c’era altro se non la certezza che ero una comparsa.
 
Carrot's Corner
Eccomi qui, nella mia tristezza di dimensioni chilometriche (a causa di quei cinque froci che dovevo andare a vedere a Sanremo con la speranza di vedere anche Lady Jonas e poi non ci sono andata) e nella mia voglia di prendere Twitter e andare in vacanza per la situazione che pullula lì dentro.
In ogni caso, scusate per lo sfogo. Oltre allo sfogo vi propongo anche questo capitolo particolarmente osceno sul teatro di July - il senso di disperazione che lei sente troverà un seguito nel prossimo, molto moolto deprimente ma che smuoverà un po' le cose. Sappiate che se la sua reazione al problema vi sembrerà esagerata, non lo è affatto; della serie io ho agito allo stesso modo un paio di anni fa ma non... okay, non dico niente se no anticipo.
Volevo seriamente ringraziarvi per tutto il supporto che state dando a questa storia (Jas per prima che pubblicizza) e ringrazio Wedding, devo dire seriamente che non pensavo che avesse così successo.
Questo capitolo lo dedico a quella cogliona di Andreea che oggi compie i fantomatici 17 anni! Auguri vecchietta, sarò sempre la tua amante segreta. Yo. AAHAHHAH
Davvero, vi adoro.
Grazie mille per tutto! A presto, spero!
un bacio xxx
Mari

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo otto ***


cap 8 like an extra
Like an Extra

like an extra

Capitolo otto

 
{Keep me safe
Your arms like towers
Towers over me.
We are broken – Paramore}
 
La frustrazione del pomeriggio precedente era talmente cresciuta che non ero riuscita a dormire la notte: avevo due occhiaie così nere che sembravo un panda. Quella delusione mi scorreva sulla pelle e mi tramortiva come se fossi investita da un autobus, mentre la consapevolezza di essere inutile perché comparsa e illusa, si prendeva sempre più possesso del mio animo e di me stessa.
Avrei giurato che a momenti sarei esplosa o spontaneamente avrei preso un coltello e cominciato a tagliarmi i polsi, tanto per completare la mia immagine da perenne depressa in solitudine. Ero riuscita a rimandare il pranzo con Arleen: non avevo voglia di parlare con nessuno, o meglio, non ne ero capace, sembrava che avessi la bocca impastata di colla e non la riuscissi ad aprire solo per pronunciare un misero suono.
Ero così delusa, così insoddisfatta, che quella mattina avevo ignorato chiunque, perfino Niall che mi aveva salutata per offrirmi un Mars a metà. Anche quando Rikki si era scusata per il fatto che non sarebbe venuta molto spesso in biblioteca per colpa della presenza ormai assidua di Liam avevo mugugnato qualche verso incomprensibile ed ero scappata, tanto che dopo in biblioteca non avevo degnato di sguardo Chloe che era venuta a restituire il famoso libro di scienze.
Lei, vedendo e capendo la situazione, l’aveva poggiato sul bancone, accanto alla mia testa, insieme alla sua carta magnetica e ad un biglietto che recitava parole confortanti, ma false. Almeno quanto quelle della Wood del pomeriggio prima.
Avevo passato la giornata in un continuo oblio: non sentivo nessuno, non mangiavo, non parlavo, non facevo niente. Alzai esausta la testa dal bancone, prima di scattare in piedi quasi rovesciando la sedia e aprire quel Romeo e Giulietta maledetto.
Sentivo la ferita che ad ogni parola bruciava e si accendeva, ma continuavo a leggere, nel mio masochismo illusorio. Stavo male per la mia passione, né per un ragazzo, né per un’amica, per una passione.
Era stupido e completamente irragionevole, ma la mia vita pareva girare attorno a quel palco e anche se avrei tolto le catene, dubitavo che ce l’avrei fatta a non tornare indietro e a riattaccarmi di nuovo.
Dopo un altro po’ di pagine, la mia frustrazione era giunta al limite. Esplosi, in un misto di rabbia, delusione, paura e illusione, e senza accorgermene cominciai a colpire ogni cosa mi capitasse a tiro: libri, poltroncine, sedie, ogni cosa pur di sfogarmi.
Alla fine cadde anche una lacrima, ma non permisi che andasse oltre e la ricacciai bruscamente indietro, con il pensiero di essere stata così stolta da piangere. Mi ero sempre detta che c’erano cose ben peggiori di un brutto voto e di una cattiva interpretazione, ma a volte credevo che fosse il contrario: il risultato di un’infinita insoddisfazione faceva più male di qualunque altra cosa e ciò emerse dalle lacrime che non ero più capace di trattenere da oltre cinque anni.
Era l’illusione che mi catturava dentro un vortice e non mi risputava più, mi ero lasciata cadere dopo essermi agganciata con le dita finché le unghie non si erano consumate ed ero precipitata. Ero ormai caduta sulle ginocchia, in un tonfo secco, mentre le lacrime spaziavano apertamente sul mio viso e lo nascondevo per la vergogna di quest’ultime.
“July…”
Continuai a tenere la testa bassa, nonostante il mio braccio continuasse ad essere scosso. Avevo voglia di morire, di sotterrarmi e scomparire: non trovavo niente a cui attaccarmi, eccetto i miei genitori.
“July, ascoltami, perché stai piangendo?”
Un singhiozzo mi fuoriuscì dalle labbra, che morsi immediatamente. “Liam, va’ via”
“No, non vado via – la sua mano strinse delicatamente il mio braccio, poi mi costrinse ad alzarmi. Non osavo sollevare il viso, mi vergognavo. – July, spiegami che è successo. Sono qui, e non intendo andare via”
“Niente, non è successo niente” ripetei monotona, tirando su con il naso. Liam mi alzò il viso con un dito e la sua espressione mi fece capire che lui non si sarebbe scollato di lì neanche se Chloe si fosse presentata lì e si sarebbe esibita in uno spogliarello.
“Non hai distrutto una stanza per niente, stupida – le sue dita scacciarono le lacrime rimanenti delicatamente. Nello stesso momento mi strinse la mano e mi chiesi perché non mi ribellassi, forse perché avevo bisogno di qualcuno. – Vieni qui”
Passò un secondo prima che mi abbracciasse, passò un secondo prima che mi ci aggrappai direttamente, senza minimamente pensare di stare attaccata a Liam James Payne. Avevo bisogno di aiuto, e lui me lo stavo offrendo, come un vero amico avrebbe fatto.
“Vuoi raccontarmi quello che è successo?”
Tirai su con il naso. “E’ una cosa stupida, Liam”
“Anche fare due schemi per due ragazze è una cosa stupida, ma è geniale allo stesso tempo - ribatté lui con l’intenzione di farmi ridere, mentre affondavo di più il viso nell’incavo del suo collo. Ero una nana in confronto a lui. – E in più ho un lecca-lecca alla fragola”
“Ieri sono andata controvoglia a teatro, ormai sono cinque anni che lo faccio eppure non ho mai avuto un ruolo importante. Sono sempre, sempre, stata una comparsa – Liam si sedette a terra, appoggiando la schiena contro la parete, e mi accolse tra le sue braccia. – Nonostante mi ripetano continuamente che ho talento, non faccio mai niente. E’ frustrante, capisci?”
Lui annuì, in ascolto, e la voce cominciò a tremarmi: le lacrime sarebbero iniziate a scorrere di nuovo imperterrite da un momento all’altro.
“Mi illudono inutilmente; ieri ho dovuto recitare una parte di Giulietta e nonostante i complimenti, mi sono resa conto che avrei potuto fare meglio. Sono una nullità, niente, illusa. Non voglio più credere in nulla, sono delusa perfino da me stessa”
“Penso che tu abbia molte capacità, forse devi solo aspettare – disse Liam, la sua mano mi porgeva un lecca-lecca rosa e lo presi, per poi scartarlo e infilarmelo in bocca. – Tutti ricevono qualcosa alla fine”
“Diamine, ti ho fatto seriamente il lavaggio del cervello – borbottai, strusciando il viso con una mano. Sentivo il respiro di Liam sul mio collo, ma non mi disturbò affatto, poi udii la sua risatina sommessa. – Non voglio stare così male per qualcosa da cui non trarrò alcuna soddisfazione nonostante l’impegno”
“Cinque sterline e diventerai la protagonista di qualcosa”
Quell’abbraccio che mi stava concedendo era riuscito a calmare la mia frustrazione. Era incredibile quanto potesse essere benefico un abbraccio: già mi sentivo meno arrabbiata, più coinvolta però in una rassegnazione per il mio stato da comparsa perenne.
“Il teatro è come una persona: è ipocrita, ti fa i complimenti e poi ti pugnala alle spalle; come un cazzo di finto amico” mugugnai, accoccolandomi di più sul suo petto.
Sentii che sbuffava. “Non tutte le persone sono così”
“Ma la maggior parte è stronza. Chloe, Genevieve, Arleen, Niall, Rikki… sono persone che ti cercano soltanto quando hanno bisogno di aiuto” biascicai, la voce impastata da precedenti lacrime che ora sarebbero uscite di nuovo a forza di battere su quel tasto doloroso.
“Non puoi dire questo di Niall – protestò Liam, quasi irritato. – E’ un amico fantastico. Forse sei tu, July, che non permetti agli altri di conoscerti, no?”
“Tu mi stai conoscendo, Liam. E scusa se ho offeso la tua anima gemella - ribattei sarcastica, strofinandomi il viso con una mano. – Non ho mai avuto un amico che mi consolasse, è ovvio che la pensi così”
Stavo cominciando ad avere freddo, la pioggia ticchettava ritmica sul vetro come tempo prima. Mi venne istintivo stringermi maggiormente le sue braccia addosso e lui, nonostante la minuscola discussione, non esitò ad accontentarmi.
Era una strana posizione, quella in cui eravamo: ero praticamente tra le sue gambe, a terra, appoggiata al suo petto e circondata in un abbraccio confortante. Stavo sinceramente bene, anche il cuore sembrava più leggero e meno oppresso da quell’incudine insopportabile.
“Vorresti parlarne?” e fu una fortuna che me lo chiese. Detestavo le persone che mi incalzavano su argomenti scottanti, e quello era uno dei peggiori da affrontare.
Non sapevo quanto potermi aprire con lui, era già tanto se l’avevo abbracciato e avevo parlato di quella ferita che adesso un po’ bruciacchiava, ma che – ne ero sicurissima – appena sarei ritornata a casa sarebbe direttamente divampata come un incendio, logorandomi come non mai. Intuii che la presenza di Liam mi facesse bene e mi calmasse, ma non pretesi niente oltre ciò.
“No, preferirei di no” risposi infine, con un’apparente voce calma.
Dentro di me fremevo dalla voglia di raccontargli tutto, ma una specie di eco mi ripeteva che aprirsi troppo non sarebbe stato saggio. Quanto mi dovevo fidare di Liam? Quanto dovevo mostrare la vera me stessa?
Il silenzio che seguì mi fece capire che Liam non era affatto stupido e aveva capito tutto.
Il pomeriggio passò in quel modo: la sottoscritta praticamente sdraiata su Liam, in silenzio, mentre mangiava un delizioso – dovevo ammetterlo – lecca-lecca alla fragola. Non si sentiva altro se non il rumore della caramella che schioccava nella mia bocca, il respiro di Liam sul mio collo e i miei pensieri, che se avessero avuto voce, sarebbero stati così rumorosi da distruggere quella strana atmosfera.
Liam avrebbe potuto baciarmelo o addirittura morderlo, ma stette buono e calmo, finché una domanda non mi sorse spontanea dalle labbra. Le lacrime non uscivano più dai miei occhi, ma quest’ultimi erano quasi secchi, come se le avessi finite: non avevo pianto molto, era vero, c’era stato Liam ad arginare il fiume con gli abbracci.
“A che gioco stai giocando, Payne?” chiesi all’improvviso, e lo sentii sussultare dalla sorpresa.
Il silenzio occupò la stanza, il rumore del lecca-lecca che sbatteva nei miei denti era l’unico minimo suono, insieme ai nostri respiri. Aveva cominciato a piovere violentemente, fuori dalla biblioteca, e le gocce cadevano ritmiche sulla finestra, come avevano fatto quelle lacrime circa due ore prima.
“A nessuno, July, perché? - rispose infine. Esitò. – In realtà sto giocando a battaglia navale”
Serrai le labbra, confusa. “Battaglia navale?”
“E sto anche perdendo, July. Stai affondando tutte le mie navi”
Rimasi in silenzio perché non riuscii a capire il significato di quella frase; mi sembrò di essere caduta in uno strano clima, quasi di mistero. Quando però la sveglia del cellulare suonò, tutto si distrusse inevitabilmente, dissolvendosi come fumo al vento.
“Sono le sei… dobbiamo andare – biascicai, mentre mi alzavo a fatica. – Il panda deve ritornare a casa”
Diedi un’occhiata di sbieco al casino che avevo combinato: i libri erano ovunque, un paio di sedie a terra, Romeo e Giulietta che giaceva inerme e maltrattato sul pavimento. Velocemente lo raccolsi e lo gettai senza pensarci dentro allo zaino.
“Il panda deve tornare a casa? - ripeté divertito Liam, alzando una delle sedie per darmi una mano. Mi voltai giusto per vedere quel famoso sorriso che gli affiorava sulle labbra. – Perché?”
Mi spostai una ciocca di capelli dietro l’orecchio e sorrisi. “Ho due occhiaie così nere che sembro un panda – dissi – guarda!”
“Sei il più bel panda che io abbia mai visto – osservò con sincerità. Rimasi sorpresa da quell’affermazione e mi bloccai. – Ovviamente finché non ne vedrò uno vero” aggiunse poi, e il mio corpo si rilassò.
Afferrai uno dei cuscini e glielo lanciai addosso, prima di scappare, con il sorriso sulle labbra che dubitavo sarebbe andato via.

Carrot's  Corner
Salve donzelle!
Sto scrivendo questa cosa domenica perché so perfettamente che domani non riuscirò a fare un benemerito cazzo e in più la scuola mi sta praticamente uccidendo. Dire che mi sto ammazzando è riduttivo.
Questo capitolo lo avevo già accennato nello scorso capitolo, e ripeto: se la reazione di July vi sembrerà un po' esagerata, non lo è affatto. O almeno per me. Della serie che quando ho lasciato il tennis desideravo morire sul momento e piangevo come una fontana dentro la macchina perchè non potevo camminare per colpa di una cavigliera più grande di me (?) In ogni caso, capite sta povera ragazza. AHAHHAHA c'ha culo visto che ha Liam Payne che la consola, porca vacca.
A parte lo sclero, a parte il capitolo orrendo, a parte la mia voglia che la scuola finisca presto, grazie veramente a tutti per quelle recensioni meravigliose, per quanti siete che seguite questa storia e per avermi messo tra gli autori preferiti :") siete bellerrime.
A Sarah, che si deve rimettere prestissimo <3
Ci vediamo presto, se la scuola non mi lascia agonizzante sul marciapiede e nessuno mi viene a riprendere. LOL
Mari xxx

No, comunque questa gif dovevo metterla. Guardate quanto è figa July aka Emma Stone... amo 'sta donna. Ah, l'idea di mettere le gif è di egg__s ma tanto è l'unica che metterò. In ogni caso è sempre meglio mettere i copyright per rispetto.

juls

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo nove ***


like an extra 9
Like an Extra

like an extra

Capitolo nove

 

{I used to be so full of self confidence,
I used to know just what I wanted and just where to go.
More than ever I could use a coincidence,
But now I walk alone and talk about it when I know.
Hey – Red Hot Chili Peppers}
 
Quella mattina avrei preferito morire piuttosto che alzarmi, andare a scuola e sentire ancora quell’umiliazione e delusione scorrere a fior di pelle. Come avevo previsto, appena ero tornata a casa dal pomeriggio precedente la ferita aveva ricominciato a bruciare, imperterrita.
Era vero: agli occhi degli altri ero stata eccezionale, ai miei un vero e proprio schifo. Nonostante le parole confortanti di Liam e quelle della Wood che si erano accorti della mia insoddisfazione in due modi diversi, non riuscivo a non provare una rabbia interiore, accesa e incolmabile, che mi logorava fino allo sfinimento. Pretendevo troppo da me stessa, ne ero consapevole, ma nonostante tutto non avevo cambiato il mio atteggiamento, restando sempre ai piani bassi e non montandomi la testa. Solamente mi distruggeva il pensiero di non dare il massimo, di essere inferiore alle mie capacità: quella rappresentazione si stava trasformando in un’ossessione perenne.
Ero stanca, non ero riuscita a dormire, e avevo due occhi così neri che sembravo seriamente un panda, peggio del giorno prima.
Quando Niall arrivò nell’aula di matematica, mi trovò con la testa appoggiata sul banco, nel bel mezzo di un sonnellino rigenerante. Sentii chiaramente che era lui, perché sbatté le solite barrette di Mars sul banco, con la conseguenza che sussultai dallo spavento.
“Niall…” biascicai, lamentosa.
Alzai un po’ la testa, per poi incrociare i suoi occhi tremendamente azzurri.
“Buongiorno Juls! – trillò lui, sedendo al mio fianco. – Stamattina ho notato il tuo aspetto da zombie e invece di prenderti il solito Mars, ho pensato che ti sarebbe andato bene qualcosa al caffè…” e cacciò fuori un’altra barretta.
Biascicai qualche ringraziamento prima di infilarmela tutta intera nella bocca. Niall ridacchiò della mia espressione dapprima schifata poi sfinita.
“Come mai ti sei ridotta in questo stato?” chiese lui.
“Teatro” mugugnai, non gli avrei mai detto che Liam mi aveva consolata il pomeriggio precedente perché ero in lacrime.
Forse c’aveva già pensato il suo migliore amico a riferire la faccenda, come se non mi sentissi già abbastanza umiliata.
“Okay, allora non ti chiedo niente… - mi squadrò, - potresti assalirmi…”
“Non ho abbastanza forze per farlo” borbottai, assaporando il sapore amaro del caffè.
Niall scartò uno dei Mars, lo addentò con golosità e sbirciò chiaramente la mia figura in coma, con l’ovvio ma sbagliato pensiero che non me ne accorgessi nel mio stato irrecuperabile.
“Ti sei trovata un accompagnatore per il ballo?” chiese poi a bocca piena, tanto che stentai a capire le sue parole.
“No, Niall – soffiai, una nota di fastidio nella voce. – E’ la settima volta che ti ripeto che non ci andrò”
Lui sbuffò divertito. “Dai, Juls, ci vanno tutti! – esclamò entusiasta. – Vuole venire anche Louis!”
“Quelli che hanno finito la scuola non possono venire, Niall”
“Invece sì! – trillò tronfio. – Ma finché non trova una ragazza, dice che non metterà piede nella sala… perché non ci vai tu con lui?”
Intuii che era da molto tempo che rimuginava sulla questione e che si era preparato quel discorso per arrivare proprio a quel preciso tasto.
Sbuffai. “Niall, da quanto tempo ti sei preparato questa domanda?”
Lui si strinse nelle spalle con fare innocente, come se non avesse già progettato ogni singolo dettaglio del suo subdolo piano.  Mi passai una mano sul viso, evidentemente esausta.
“In ogni caso la risposta è no”
Dallo scatto che fece Niall alle mie parole, intuii che non era per niente d’accordo: il suo astuccio volò a terra, spazientito sbatté i piedi proprio come un bambino capriccioso.
“July, ti sto offrendo la possibilità di andare al ballo! Dai, ti capita una sola volta nella vita!”
“Non conosco neanche la presunta persona con cui dovrei andarci!” protestai. Intuivo che Niall volesse un piacere: che io andassi con Louis nonostante non lo conoscessi, solo per permettergli di entrare.
“Lo conoscerai dopo, July. Louis non ti stuprerà mica”
Improvvisamente sveglia, incrociai le braccia al seno e stetti in silenzio, col broncio che mi occupava il viso. No, non sarei andata solo perché dovevo accompagnare qualcuno che poi mi avrebbe ignorata per il resto della serata.
“Ho detto di no, Niall. Cerca qualcun’altra” borbottai.
Dopodiché la lezione iniziò e la conversazione morì come era nata: Niall rilasciò un prolungato sospiro, raccolse l’astuccio e cominciò a scrivere un po’ di appunti sul quaderno, evidentemente disinteressato all’argomento. Alla fine della lezione tentò di nuovo di parlare, ma scappai prima con la scusa di dover vedere Arleen per il pranzo.
Come sempre, lei non mi aveva detto né dove dovevamo incontrarci né cosa avremmo mangiato né se ci sarebbe stato qualcun altro oltre a noi due. E come al solito, quando mi afferrò per un braccio all’improvviso spaventandomi, sorrise e contrariamente alla prima volta si diresse verso la mensa.
Odiavo quel posto, ma non conoscevo il motivo: mangiavo – se mangiavo – sempre da sola, in giardino. Con un lamento mi lasciai trascinare verso un tavolo, finché lei proprio non mi sbatté sulla panca e puntò i suoi occhi nei miei, per poi sorridere ampiamente.
Avevo la netta sensazione che Arleen non avesse voluto pranzare con me, bensì fare del gossip per tutto l’unico momento libero che avevo in quella giornata. Sospirai, con il desiderio di fuggire se solo mi avesse chiesto con chi sarei andata a quello stupido ed idiota evento.
“Cosa fai la sera del ballo?”
Mi passai scocciata una mano tra i capelli, mentre il mio stomaco reclamava cibo. Sembrava stesse urlando: sarebbe stato imbarazzante se tutti lo avessero sentito, avevo solamente mangiato quella barretta al caffè di Niall, che non mi aveva saziata per niente.
“Non lo so…” mentii.
Era chiaro che me ne sarei stata a casa sdraiata sul letto a tentare di leggere Romeo e Giulietta combattendo contro il desiderio di lanciarlo dalla finestra o infilarlo nel forno. Oppure sarei stata a guardare la televisione o un film drammatico e mieloso per far sognare e far produrre al mio cervello nuove lezioni di filosofia da proporre a Liam.
Appena il pensiero lo sfiorò, mi sentii in colpa. Quella mattina non l’avevo né incrociato agli armadietti, né visto per il corridoio, né salutato… niente. Sembrava come sparito nel nulla e nel mio cuore si diffondeva una strana sensazione, che avrei potuto definire soltanto con la parola preoccupazione. Avrei voluto fermare Zayn o Harry e domandare dove Liam fosse, ma forse avrebbero intuito che c’era qualcosa sotto e che era il caso di indagare. In qualunque modo, il pomeriggio prima non avevo neanche avuto la possibilità di dirgli grazie ed ebbi come la sensazione che per riconoscenza sarei dovuta andare al ballo con Louis, almeno perché si potesse divertire anche lui.
Era un discorso illogico quanto stupido, ma necessario. In qualche - assurdo, certo – modo, la sua presenza mi rincuorava, e ciò mi sorprendeva enormemente.
Forse avevo risentito delle attenzioni dello scorso pomeriggio o forse ero sinceramente preoccupata perché iniziavo a volergli bene. In ogni caso non sarei mai andata dai suoi amici a chiedere dove Liam fosse, ma l’avrei aspettato in biblioteca, come sempre.
“Volevo chiederti se ti andava di andare al cinema, noi due. Ancora non conosco abbastanza qualche ragazzo e sono da sola…” disse, e i suoi occhi castani si spensero non appena non carpirono alcuna notizia di gossip.
Rimasi incerta sul da farsi. Se il mio pensiero si era praticamente dirottato ad accettare la proposta di Niall, adesso vacillava un po’.
“Non lo so, magari ti faccio sapere”
Lei annuì. Mi sembrava la scelta più saggia in quel momento, non ero ancora sicura di quello che volevo fare, se andare o non andare al ballo. Arleen cominciò a giocherellare con il suo braccialetto, a occhi bassi, una smorfia che le occupava il viso.
“Genevieve è stata invitata al ballo da Liam” borbottò poi.
Nascosi la sorpresa che la notizia mi aveva provocato. Liam aveva invitato Genevieve, ciò voleva dire che aveva finalmente deciso chi finalmente avrebbe occupato il ruolo di protagonista.
Arleen si illuminò dopo un attimo di cupezza. “Ehi, July, che ne dici se andiamo insieme?”
“I-insieme?” ripetei incredula e spiazzata. Arleen voleva davvero andare a quel ballo, ma se avessi accompagnato Louis allora lei sarebbe rimasta sola e non sarebbe venuta.
Mi chiesi se Zayn o Harry avessero una ragazza, visto che Niall si sarebbe sicuramente presentato con Rikki e Liam con Genevieve. Avrei detto al biondo che sarei andata con Louis solo e soltanto se Harry o Zayn avessero invitato Arleen. Non mi andava di lasciare qualcuno da solo.
Arleen annuì, i lunghi ricci che si muovevano come molle. “Sì, insieme. Al massimo saremo le zitelle della serata, ma non importa: sono sicura ci divertiremo”
Gemetti. “Vorrei tanto, Arleen, ma Niall mi aveva chiesto se andavo con un suo amico e prima non volevo… ora che c’ho riflettuto sopra, forse accetterò”
“Ma allora sei stata invitata!” i suoi occhi castani si illuminarono di nuovo.
Mi maledii: accidenti a me che avevo parlato dicendo la verità.
Avrei potuto rinunciare tranquillamente a Louis e l’avrei proposto ad Arleen, ma uno strano desiderio dentro di me mi spingeva a tenermi quell’occasione stretta stretta, e non ne conoscevo il motivo. Forse volevo controllare Liam?
“No, non sono stata invitata. Per essere precisi Niall mi ha fatto capire che è praticamente un obbligo, ma mi dispiace però che tu sia da sola” spiegai tranquilla, calmando la sua improvvisa agitazione con un gesto della mano.
La sua espressione si addolcì. “Sei carina, July, ma non ti preoccupare: l’alternativa è andare ad una festa con Lucinda… ed è un miracolo che mi inviti – sorrise. – Ora mangiamo, che potrei svenire da un momento all’altro”
E sparì, per poi tornare con un vassoio stracolmo di roba.
Nella mia mente, mentre addentavo una coscia di pollo, si diffondeva l’idea che Arleen fosse stata gentile solo per un ripiego. E insieme a quella, anche il viso di Liam disperso era impresso nel mio pensiero.

Carrot's Corner
Here I am, people!
Lo so, il capitolo scorso faceva praticamente schifo ma speriamo che questo, di passaggio perché la vera azione si estenderà tra due capitoli o tre, non mi ricordo bene, comunque spero abbiate gradito lo stesso. Qui approfondiamo di più il rapporto di Arleen con July e giuro non voglio farla diventare odiosa, povera Arleen AHAHAHHA in ogni caso tra un po' succederà un bel casino e siccome ho finito di scrivere tutta la storia ieri constatando che sono 25 capitoli, vi auguro di non suicidarvi prima (?) no, diciamo, che entreranno due nuovi personaggi: uno è Louis, e una è... boh, non vi dico il nome, ma comunque è una brava personcina, va. AHAHAHAHHA
Grazie per tutti i complimenti su Twitter che non merito affatto, quelle 34 preferite, quelle 12 ricordate, quelle 47 seguite e quelle 47 persone che mi hanno messa tra le autrici preferite! çç siete bellerrime! Per questo aggiornamento settimanale ogni lunedì o domenica! :3
Scusate lo sclero, ma è necessario :3
A Juls, spero che questo brutto momento passi. Sono sempre qui per te, con te, ti seguo ovunque e ti voglio davvero molto bene.
Al prossimo lunedì!
Mari xxx

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo decimo ***


cap 10 like an extra
Like an Extra

like an extra

Capitolo dieci

 
{I’ve put my trust in you
Pushed as far as I can go
And for all this
There’s only one thing you should know.
In the End – Linkin Park}
 
Quelle ore in biblioteca sembravano non finire mai: ne erano ormai passate quasi due e di Liam non c’era traccia. Presi mentalmente nota di tirargli un libro addosso se mai avesse varcato quella soglia vivo e vegeto.
Il libro di scienze che avevo prestato a Chloe era sempre sulla scrivania insieme al biglietto di conforto, ma che recitava chiaramente la sua paura per la presenza di Liam, e avevo storto la bocca a quel pensiero.
Sia Rikki che Chloe temevano che la loro intoccabile immagine si disintegrasse di fronte alla dimostrazione dei loro interessi: anche per questo erano legate indissolubilmente. Se solo la prima avesse parlato della seconda o viceversa, ci sarebbero state conseguenze disastrose perché si sarebbero attaccate a vicenda, finché entrambe non sarebbero cadute definitivamente. La loro non era vergogna, era viltà.
Sfogliai con aria annoiata Romeo e Giulietta, lessi uno dei passi, poi lo richiusi, secca, con uno sbuffo prolungato. Qualcuno entrò nella stanza, trascinando i piedi, e solo dopo mi accorsi che era Liam perché mi spettinò giocosamente i capelli.
“Ciao, Payne”
Liam prese una sedia, l’affiancò alla mia e si sedette con un enorme sorriso che gli affiorava sulle labbra. Avrei voluto prendere Romeo e Giulietta e tirarglielo sulle gengive, visto che mi aveva fatto preoccupare senza motivo. Almeno ora avevo la certezza che fosse vivo e vegeto e che Genevieve non l’avesse strozzato dalla felicità che provava dopo che lui l’aveva invitata.
“Ehi, July – borbottò, dando un’occhiata al libro che avevo tra le mani, poi lo prese e lo lanciò dentro il suo zaino. – Niente Romeo e Giulietta, niente teatro, niente pensieri. Stai male, Juls”
“Sì, ma vorrei il libro indietro dopo che te ne sarai andato” protestai con le braccia protese verso di lui.
Sembravo una bambina che ricadeva in uno stupido vizio e lui un genitore che mi tirava fuori e mi teneva lontana dagli sbagli e dagli errori.
Sporsi il labbro fuori, come per intenerirlo, ma lui non cambiò espressione e scosse la testa.
“Te lo darò quando uscirai dalla dipendenza”
Sbuffai, ticchettando nervosa le dita sulla scrivania. “Ho sentito che hai invitato finalmente Genevieve, quindi vuol dire che hai scelto!”
“In realtà, no. – Liam tentennò. – Io e Zayn abbiamo tirato la moneta e fatto testa e croce: lui ha invitato Chloe, io Genevieve. Devo tenerle entrambe sott’occhio”
Incredula, mi passai una mano tra i capelli. Quanto lavoro avevamo mandato a quel paese? Ore di biblioteca sprecate per aumentare la confusione di Liam che aveva corrotto Zayn a invitare Chloe per osservare le sue reazioni da lontano?
“Sei un caso perso, Liam – sbuffai sorpresa. – E Harry è libero?”
“Ti interessa Harry?”
Scossi la testa con veemenza. “No! Pensavo che Arleen, l’amica di Genevieve, potesse andare con lui… è da sola”
“Harry ha invitato una sua compagna di spagnolo. Le va dietro da una vita e finalmente ha avuto il coraggio di spiccicare parola per invitarla – spiegò Liam con un sorriso, spettinandosi i capelli con una mano. – E tu, filosofa? Hai inculcato le tue idee a qualcun altro oltre che a me?”
“No, per ora sei stato l’unico fortunato - gli angoli della bocca si piegarono spontaneamente, come se quest’ultima fosse stata un muscolo involontario: funzionava, e basta. - Anche tu sei coinvolto nella faccenda ‘spingiamo July nelle braccia di Louis Tomlinson perché quest’ultimo si diverta’?”
Il fatto che si voltò con aria imbarazzata altrove per non incrociare il mio sguardo, fu un’esaustiva spiegazione: anche lui era chiaramente d’accordo con il suo migliore amico Niall.
“Dio, July, non pensavo Niall te l’avesse chiesto seriamente! – esclamò sorpreso ma divertito. La penna che avevo preso precedentemente dal portapenne cominciò a battere nervosamente sulla superficie lignea della scrivania. – E tu che hai risposto?”
“Ho detto di no, Liam, ma l’idea di andare è un po’ cambiata in seguito ad alcuni strani eventi…”
Lui inarcò un sopracciglio. “Della serie?”
“Sei sparito per un giorno intero, mi stavo preoccupando e quindi devo scoprire che stai architettando” ridacchiai, mentre un sorriso gli affiorava sulle labbra.
Probabilmente se fossi stata una comparsa normale sarei svenuta o avrei urlato di fronte a tutti quei sorrisi, ma fortunatamente era una poco regolare e perciò non cadevo nella trappola. Ringraziai me stessa per la mia strana resistenza.
“Ah, mi dimenticavo” aggiunsi tirandogli uno schiaffo sul braccio, senza la preoccupazione di fare del male.
Liam ebbe come una reazione istintiva: prima si indignò, poi rise. Ma capii che era una risata diversa… sembrava vera, non finta né nascosta come quella che esalava con i suoi amici. Era la risata che si diffondeva per la stanza quando era con Niall e forse con Zayn, e nessun altro. Era la risata che mostrava il vero lui stesso.
Una strana sensazione mi riempì: era forse orgoglio?
“Perché tutta questa violenza?!” cominciò a massaggiarsi con aria teatrale il braccio colpito.
Scattai in piedi, come una molla e lo scavalcai; il motivo dell’alzata mi era totalmente sconosciuto, sentivo solo il bisogno di camminare per la stanza come alla ricerca di qualcosa.
“Mi sono preoccupata! – risposi con ovvietà, le braccia allargate in atto di fastidio. – E poi pensavo che… per ieri… insomma, hai capito”
Mi morsi il labbro così forte che temetti del sangue: la necessità di non parlare più di quell’argomento mi aveva colpita e il dolore della bruciatura si era di nuovo riacceso, come una piccola fiammella inestinguibile. Ma adesso era un dolore diverso, né troppo lacerante o forte, era come se fosse stata una piccola cicatrice su cui ero ricaduta e si fosse strappata. Era solo uscita una misera goccia di sangue e poi più niente.
“Avevi paura che avessi detto qualcosa a qualcuno riguardo a ieri?” chiese Liam, gli occhi castani che mi penetravano da parte a parte per carpire ogni mio singolo sentimento.
Era stato davvero perspicace in quel momento, dovevo ammetterlo, o forse in quel poco tempo aveva imparato a conoscere me e il mio strambo carattere.
Tentennai, e lui se ne accorse tanto che mi sentii prendere per i fianchi e con uno strattone finii sulle sue gambe, con le sue braccia attorno alla mia vita e le mie attorno al suo collo.
“A cosa devo questa cosa?” chiesi incerta, e Liam scosse le spalle.
“Avevi bisogno di affetto”
“E credo che tu abbia bisogno di maggiore violenza”
Liam aggrottò la fronte, indignato. “Davvero?! – esclamò. – Allora anche tu hai bisogno di un po’ di violenza”
E senza neanche accorgermene, finii con il sedere a terra spinta letteralmente giù dalle sue gambe. Liam ridacchiò della mia espressione dolorante.
“Sei un cretino! Mi hai fatto male!”
Sentii le sue labbra che mi lasciavano un bacio tra i capelli. A quel gesto così intimo, il mio cuore sussultò così come il resto del mio corpo. E non me lo seppi spiegare.
“Allora? Ci vai al ballo con Louis?” chiese divertito.
Mi alzai piano dal pavimento, mi trascinai verso la sedia e riacquistai la mia posizione a mento alto, con un’arroganza che non mi apparteneva.
“Non lo conosco neanche!”
Lui si strinse nelle spalle. “C’è poco da dire su Louis, July. È divertente, punto”
Mi scostai una ciocca di capelli dietro l’orecchio, una maschera corrucciata al posto di quella arrogante che si era sciolta subito, come la cera. Una maschera teatrale, per la precisione.
“Posso fidarmi di te, Liam?”
Lui annuì. “Sì, July. Puoi fidarti di me”
Le sue parole dette con così tanta enfasi furono uno dei fattori per cui accettai la sfida di andare a quell’evento senza che conoscessi minimamente la persona che mi aveva invitato.
L’elemento più convincente, però, erano i suoi occhi.


Carrot's Corner
Eccomi qui, gente!
Capitolo di merda, corto, di passaggio... la vera azione sarà nel prossimo e nel prossimo prossimo (?) In ogni caso Louis entrerà in scena (bello amore mio *gli tira le guance* okay, basta) come non potevo far mancare mio marito? Per la miseria, anche lui vale in questa orribilerrima FF AHAHAHHA
Comunque spero abbiate apprezzato lo sforzo di questo capitolo veramente orribile, prometto che il prossimo sarà anche peggio perché succede un casino con la madre di July, okay, sto zitta. Amo quella donna. AHAHAHAHHAHAH ho detto troppo!
Vi ringrazio davvero per tutto il supporto, non pensavo minimamente di ricevere così tante recensioni per le mie storie, davvero. Diecimila grazie, sia a tutte quelle persone che la seguono, a tutte quelle che invece si complimentano con me su twitter quando io non merito per niente quei complimenti (siete così gentili!), alle meravigliose persone che mi hanno messa tra le autrici preferiti. Grazie davvero!
Ci vediamo al prossimo lunedì!
Mari xxx

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo undicesimo. ***


cap 11 like an extra
Like an Extra

like an extra

Capitolo undici

                                                                                                                                                                                                                                       {This is a crazy world
These can be lonely times
It’s hard to know who’s on your side
Most of the time.
Here I Am – Leona Lewis}
 
Erano ormai due ore che saltellavo per camera mia maledicendomi di aver accettato l’insana proposta di Niall. Non mi ero minimamente preoccupata né di comprare un vestito, né un paio di scarpe, né un’acconciatura adatta ai miei capelli a dir poco ribelli, né al trucco.
Ero nella merda. In una totale e profondissima merda, ero arrivata al punto di sperare che Louis Tomlinson sbagliasse strada per arrivare a casa mia e prendesse quella per casa di Arleen.
Tutti i miei vestiti – magliette a maniche corte, felpe, jeans, scarpe da ginnastica – giacevano chi sul letto chi a terra, in un ordine confuso come la mia mente. Tirai fuori un vestito bianco, lo squadrai e lo gettai insieme agli altri: mia madre ripeteva continuamente che il bianco era il mio colore perché la mia pelle diventava ancora più chiara e sembravo come la neve.
Che cosa patetica. Non c’era cosa peggiore di avere la pelle quasi trasparente e gli occhi di un colore a me indecifrabile.
Con quel vestito ero troppo romantica, troppo poco me. Vidi la cintura di pelle nera posata su una sedia, indossai il vestito e me la legai alla vita, per poi infilare un paio di ballerine nere ai piedi.
Se dovevo proprio fare il lavoro sporco, allora era meglio farlo per bene. E se poi avessi dovuto ballare non volevo rischiare di avere le vesciche o comunque male ai piedi alla fine di una sessione di qualcosa.
Ero tremendamente nervosa e ad aumentare la mia agitazione contribuiva la scarsa conoscenza del mio accompagnatore: di lui dicevano che era divertente, basta.
Come se l’aggettivo ‘divertente’ potesse realmente aiutarmi a capire i pensieri e l’intenzioni di una persona che non avevo mai visto. Niall, appena gli avevo riferito la nefasta notizia, mi era quasi saltato addosso per stritolarmi in un abbraccio di ringraziamento ma mi ero prontamente scansata con il rischio che battesse il viso nel pavimento.
Mi pettinai i capelli alla bell’è meglio, tanto per dare a me stessa un minimo di contegno e non mi truccai neanche: odiavo avere tutto quel cerone sul viso, mascherava me stessa e il mio vero aspetto.
Scesi le scale con una lentezza indicibile, caddi sul divano e aspettai. Mia madre, vicina a me e con il computer sulle ginocchia, mi lanciò un’occhiata sospettosa, chiuse il portatile con un gesto secco e lo mise da parte.
Gemetti: stava per iniziare una delle sue liste “cosa devi fare e cosa non devi fare”.
“July? – chiese indifferente, come se non avessi capito a che punto voleva arrivare. – Com’è questo Louis?”
Bella domanda, avrei voluto tanto saperlo anch’io.
“E’ divertente e simpatico – risposi incerta, mentre un brivido mi percorreva la schiena. – Ed è…”
“Insomma, July, è della tua scuola. Dovresti conoscerlo… che corsi fa?”
Quasi mi strozzai con la saliva e odiai la mia incapacità di dire bugie; le mie guance si tinsero di un rosso acceso, poi cercando di mantenere una dignità inspirai ed espirai per calmarmi. Intanto mia madre osservava le mie reazioni da sotto i capelli rossicci e vidi chiaramente che aveva inarcato un sopracciglio.
“Siamo insieme al corso di letteratura inglese” balbettai tutto insieme, rischiando un embolo. Mia madre mi osservò sospettosa, ma non disse niente perché il campanello suonò.
Per una volta benedii quel santissimo ragazzo che non conoscevo che era venuto a prendermi. Scattai in piedi come una molla, ma fu mia mamma a ributtarmi di sotto sul divano con una spinta e ad aprire la porta, tanto che Louis – evidentemente si era preparato in anticipo – era lì con addosso lo smoking,  una rosa in mano e una faccia incerta. Notavo chiaramente che era in imbarazzo e non sapeva mentire, esattamente come me.
“Oh, vieni… Louis, giusto?” che mia madre Johanna fosse un’attrice questo era fuori dubbio.
Lui annuì, inarcò un sopracciglio e appena mi vide mi squadrò con attenzione, da capo a piedi. Ricambiai un’occhiata infastidita, tanto per fargli capire che non apprezzavo le radiografie complete.
“Ciao, July” e mi salutò con una mano, come per fingere. Niall doveva averlo tenuto informato.
Sorrisi. “Ciao, Louis… come va?”
La conversazione era stentata, finta, e mia madre ormai non credeva al giochetto e da un momento all’altro l’avrebbe spennato, poi sarebbe passata a me e sarei morta senza pietà.
“Bene, Louis… quale corso frequenti insieme a July?” chiese mia madre interessata, e ovviamente mi arrabattai per non trattenerlo a lungo ed evitare brutte conseguenze.
Cacciai in mano a mia madre la macchina fotografica anche se odiavo essere fotografata a prescindere, alzai di peso Louis che si era seduto sul divano e cominciai seriamente a saltellare come un’idiota per la stanza.
“Mamma, facci una foto che siamo in ritardo, muoviti!”

Sembrava una situazione comica, tipo quelle stupide dei film. E in questo caso ero la protagonista con un Louis praticamente confuso e frettoloso che voleva concludere quella scena al più presto affinché ce ne potessimo andare al ballo e poi dividerci ognuno per i fatti suoi.
Mia madre Johanna fece di tutto per aumentare la tortura a cui eravamo sottoposti, sbagliando ogni volta le fotografie tanto che ebbi il coraggio di prenderle la macchina di mano e di scattarmela da sola. Cercò di protestare, ma ormai ero già scappata via in direzione della porta.
Se mia madre aveva avuto le chiare intenzioni di rovinare la serata e molto probabilmente farmi fare una figuraccia di fronte al mio finto accompagnatore, allora c’era riuscita in pieno.
“Mi dispiace davvero tanto per il comportamento infantile di mia madre” borbottai poco dopo essere infilata nell’auto striminzita di Louis.
Scoppiò a ridere. “Be’, è una donna perspicace visto che ha capito tutto”
“E’ una rompipalle, altro che donna perspicace - commentai amareggiata. Mi coprii il viso con una mano, imbarazzata al solo ripensarci. – Comunque bello smoking, vedo che Niall ti ha preparato per bene”
“In realtà è stata una mia iniziativa, come la rosa – disse sorridendo e guardando il fiore che avevo in grembo, poi mise in moto e partì. – Anche il tuo è un bel vestito… alternativo, ma bello”
“E’ la prima cosa che ho trovato nell’armadio”
Non era esattamente la situazione che avrei voluto sperimentare e che mi ero immaginata: le parole stentavano ad uscire dalla bocca, un leggero imbarazzo veleggiava nell’aria, giocherellavo con la rosa tra le mani nel silenzio.
Per ora, a primo impatto, Louis era simpatico ma non troppo espansivo né impiccione. Avrei preferito che ci fosse più allegria e meno timidezza piuttosto che quella situazione che si stava presentando.
L’unico rumore che si sentiva era il rombo inquietante provocato dalla vecchia macchina al momento di cambiare marcia, oltre ai respiri spezzettati che si confondevano tra di loro.
“Siamo arrivati – sussurrò Louis dopo un po’, guardando la scuola con una nota di nostalgia sul viso. – Mi mancava questo posto…”
Avevo tenuto la testa bassa per la maggior parte del viaggio, perciò l’alzai appena per sbirciare oltre il vetro.
La scuola non sembrava più un edificio adibito allo scopo di rovinare e rendere noiosa la vita di quelli che entravano, ma aveva l’aspetto di una strana discoteca luminosa e accogliente. I precedenti muri grigi spenti e freddi erano stati sostituiti da una colorazione rossastra, probabilmente dovuta alle luci posate sul terreno del giardino, le quali circondavano la struttura. File e file di coppie si sorridevano e si salutavano festose, le ragazze davano il braccio ai ragazzi e quest’ultimi sussurravano alle loro orecchie, tanto che qualcuna scoppiava a ridere fragorosamente e altre arrossivano fino alle punte dei capelli acconciati con cura.
Scorsi Niall e Rikki in fila, perfettamente coordinati tra loro. La cravatta azzurra di Niall aveva un chiaro richiamo con i propri occhi e con il vestito di Rikki che aveva un enorme fiore blu al polso e un sorriso felice stampato sulla faccia. Sembrava essere la ragazza più radiosa del mondo: ancora mi chiesi se realmente amare una persona significasse avere gli effetti collaterali di Rikki o quelli di Niall.
Allungai l’occhio fino a scorgere in cima alla fila di giovani studenti un arco. Un arco bianco, completamente ricoperto di fiori bianchi, dove le coppie si posizionavano lì sotto e si facevano scattare le foto che poi sarebbero andate su internet o da qualche altra parte.
Osservai meglio le rose che scendevano gentilmente lungo l’arcata e in un attimo mi immaginai di essere lì sotto con il sorriso felice, gli occhi illuminati, il battito accelerato come quello di Rikki, la compagnia di qualcuno che mi facesse stare bene; poi ad un tratto riconobbi la figura di Liam che trascinava per mano Genevieve. E il mio cuore sussultò all’improvviso, costringendomi a distogliere lo sguardo.
La visione mi aveva infastidito, nonostante fossi certa di aver spinto io stessa Liam alla decisione di scegliere.
“Andiamo?” chiese Louis, e io annuii senza neanche guardarlo, gli occhi puntati verso Genevieve e Liam.
Con un sorriso mi porse il braccio, da vero gentiluomo, e non riuscii a non increspare le labbra. Si comportava come se ci conoscessimo da anni e invece era solo tre minuti o quattro che ci avevo parlato per la prima volta.
Ci avviammo verso il vialetto decorato, a braccetto, nel bel mezzo di uno stentato silenzio e nel divertimento della irrealtà della situazione. Per un attimo però ebbi la netta sensazione che Louis volesse nascondersi da tutti: ogni due minuti gli studenti più maturi lo salutavano, sorprendendosi del suo arrivo; odiai il momento in cui i bisbigli si diffusero tra le persone, in un rumoreggiare crescente. Il mio nome passò di bocca in bocca fino ad arrivare alle orecchie di Niall, che si voltò e con un sorriso si sbracciò inutilmente, come se non si vedesse da lontano. I suoi capelli biondi fungevano da faro, era facile scorgerlo.
“Odio che tu sia stato così famoso nella tua era scolastica” bisbigliai divertita all’orecchio di Louis, mentre raggiungevamo Niall e Rikki.
Volli sbirciare oltre l’arco di rose per vedere se Liam se ne fosse già andato con Genevieve, magari in un angolino angusto. Scacciai l’orribile pensiero nel momento in cui Rikki mi prese a forza per un braccio e mi trascinò più vicina a lei, con un enorme sorriso.
“Niall ti ha corrotto con i Mars, July? – annuii quando me lo chiese e la vidi ridacchiare. – Ricordati che ti deve molti favori”
Inarcai un sopracciglio. “Dici che sarà una festa di merda?”
“No – Rikki scosse la testa castana. – Dico che Louis è stato parecchio famoso e che non sei abituata al fatto di essere al centro dell’attenzione. Buona fortuna”
Sembrava divertita e innervosita al tempo stesso, sbatté i piedi a terra per poi accorgermi che l’arco era a un passo da noi.
“Non dirmelo, preferisco morire senza saperlo”
Lei mi strinse un braccio come per rassicurarmi. “Io devo affrontare l’arco di rose e le strambe idee di Niall… non so cosa voglia fare e ciò mi terrorizza”
Deglutì.
“Non sarà terribile, Rikki, dovrai solo sorridere – mugugnai poco convinta. – Io passerò la serata con uno che è famoso per aver dato tirato giù i pantaloni al preside”
Lei sorrise ampliamente, sorriso – se fosse mai stato possibile – che si allargò ancor di più quando Niall le circondò la vita e la spinse sotto l’arco con un gesto veloce. E li invidiai quando Niall prese l’iniziativa e la baciò appassionatamente sotto gli occhi di tutti, sotto l’arco di rose, sotto il cielo scuro stellato e sotto lo scatto del fotografo.
Diamine, stavo diventando romantica.
“Rikki era spaventata dalla sorpresa di Niall – dissi divertita a Louis, guardando il suo profilo fisso e sorridente in direzione della coppia che si stava allontanando. – E io sono terrorizzata da te, il ragazzo famoso per aver tirato giù le mutande al preside”
Louis rise e si voltò verso di me. “Hai paura che ti tiri giù le mutande?”
“No ma è decisamente meglio se non lo fai. Rischi di diventare femmina”
“Vedrò di resistere alla tentazione” mormorò divertito Louis, spingendomi con delicatezza verso l’arco di rose, dal quale il fotografo ci sorrise come per aspettarsi qualcosa di simile al bacio di Niall e Rikki.
Quando il flash ci investì, ebbi la sensazione che sarebbe stata una serata diversa in ogni caso. Se ciò che Rikki aveva detto – cioè che avrei trascorso una delle serate peggiori della mia vita solo perché Louis era famoso – fosse stato vero, allora sarebbe stato il contrario.
La mia vita era come un film romantico di seconda categoria e, per la prima volta nel mondo del cinema, una comparsa stava diventando protagonista con un semplice ballo.
Era davvero l’ora di entrare in scena.

Carrot's corner
Buonasera bellissime/i! (non si sa mai se c'è qualche maschio, eh)
Un nuovo capitolo di passaggio, con l'entrata di Louis in scena *si aggrappa a Tommo come un koala al bambù*, la scena dolcerrima, quasi da diabete, tra Niall e Rikki *si appiccica ancora di più a Lou*, la figura di merda di July con sua madre Johanna (che poi non me ne sono accorta ha lo stesso nome della mamma di Louis) *perché non riesci a pensare ad altro?*... lo so, lo so, è ancora un capitolo di passaggio, è noioso, orribile, quello che volete. Avete il diritto di insultarmi, ma il prossimo è SERIAMENTE DI AZIONE. Succederanno delle cose che smuoveranno molto la vicenda, della serie che da lì fino al diciottesimo starete con la fifa addosso e poi al diciottesimo morirete. AHAHHAHA non vi dico altro!
In ogni caso, molte di voi hanno provato ad immaginare ciò che succederà e nessuno c'ha azzeccato. AHAHAHHHA
Ne approfitto per ringraziarvi enormemente per tutto il supporto, davvero, grazie moltissimo! E in più, sto scrivendo una nuova ff ... moolto particolare e ne ho mente pure un'altra. Considerando che avevo detto che avrei scritto una sola storia sui nostri 5 froci... wow, mi so davvero contenere.
Ah, dimenticavo: ho trovato un casino di immagini figherrime, della serie... ve le farò vedere nei prossimi capitoli! 
Un bacione!
Al prossimo lunedì!
Mari xxx
w

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo dodicesimo. ***


cap 12 like ane xtra
Like an Extra

like an extra

Capitolo dodici

 
{But I see you with him slow dancing
Tearing me apart
Cause you don’t see
Whenever you kiss him
I’m breaking
Oh how I wish that was me.
I Wish – One Direction}
 
Appena varcai la soglia della scuola a braccetto con Louis Tomlinson e un sorriso strafottente uscito da chissà dove dal mio corpo, cominciai a guardarmi intorno, nella palestra.
Anche questa non era il posto orrido nel quale gli studenti facevano ginnastica e le ragazze si schiacciavano contro i muri per evitare di praticare qualsiasi sport con il rischio di rompersi una preziosa unghia e c’erano più luci del solito ed erano colorate. In fondo alla stanza, dei tavoli disposti orizzontalmente proponevano punch, patatine, cioccolato e schifezze varie, tanto che non mi sorpresi di vedere Niall che con il piatto stracolmo di cibo protestava di fronte alle insistenze di Rikki. Una flotta di palloncini colorati occupavano il soffitto, un altro paio erano attaccati ai tavoli e alle poche sedie che c’erano oppure alla console del DJ che aveva appena annunciato l’inizio del ballo.
Intuii che gli spogliatoi dei ragazzi e delle ragazze fossero stati ripuliti per fare spazio a degli enormi bagni dove tutti si potessero rifugiare al momento del ballo romantico – scommettevo che ci sarebbe stata una ressa in quello dei maschi al momento x. Alla porta esterna, quella di sicurezza della palestra, un’enorme tenda sovrastava il paesaggio del giardino che si estendeva come un fazzoletto verde: lo spazio adibito alle coppiette era più che riconoscibile grazie anche alle statue poste ai lati del vialetto.
Non riuscii a vedere né Liam né Genevieve e un nodo mi si formò all’altezza della gola: che fossero nella zona per le coppie? Ebbi l’idea di scappare da lì, ma poi scossi la testa e continuai ad osservare l’ambiente cercando di non focalizzare troppo l’attenzione su quel pensiero scomodo.
In me stessa ancora non riuscivo a spiegare il motivo di cotanto nervosismo e fastidio. Per me, Liam non era niente. O almeno tentavo di auto convincere me stessa in questo modo poco funzionante.
Il mio cuore sussultò dal sollievo quando lo vidi spuntare da dietro una tenda insieme a Zayn, chiacchierando del più o del meno. E sussultai di nuovo quando Louis mi trascinò direttamente verso la loro direzione senza neanche darmi il tempo di respirare.
Louis sovrastò Liam in un abbraccio, costringendo quest’ultimo ad aggrapparsi a Zayn con la conseguenza che tutti e tre quasi caddero rovinosamente a terra e, per mia fortuna e anche loro, Zayn fu abbastanza forte da reggere quegli altri due squinternati che si buttarono letteralmente sull’ammasso di braccia: Niall e Harry, soprattutto quest’ultimo, si gettarono su Liam e Louis come se non si fossero mai visti in vita loro.
“Non è possibile che ogni volta che vi vediate vi saltiate addosso come dei pony in calore! - esclamò scocciata Rikki, sopraggiungendo a corsa per quanto quei tacchi altissimi la potessero aiutare. Voltò lo sguardo alla ricerca di qualcosa. – Harry, dov’è Savannah?” chiese infastidita.
Il riccio si scostò un attimo dall’abbraccio di gruppo che aveva formato con gli altri, si sistemò i capelli con una mano e alzò le spalle, per poi aggrapparsi a Louis. Intuii che sarei rimasta sola con la presunta Savannah perché quei due avrebbero fatto coppia fino alla fine della serata.
“Penso sia andata in bagno” rispose Harry indifferente, con un gesto della mano. Era concentratissimo su Louis.
Mi chiesi dove fosse Genevieve e dove Chloe. Dopotutto entrambe uscivano con uno dei membri di quello strambo gruppetto e non credevo che entrambe si fossero infilate sotto un tavolo per accoltellarsi a vicenda per Liam. Mi dispiacqui un po’ per Zayn, costretto ad invitare una ragazza che non gli interessava minimamente solo per compiacere il suo migliore amico… se fossi stata al suo posto, non avrei accettato la scommessa di Liam.
“Ehi July, ti piace questo posto? – chiese Niall con un sorrisetto strafottente sul viso, subito prendendo Rikki per la vita in un gesto possessivo ma romantico al tempo stesso. – Oppure sei abituata al buio della biblioteca?”
Tra le sue braccia Rikki sussultò ma si impose un sorriso forzato.
“Non vivo a Narnia, Horan, e sta tranquillo che stasera non diventerò cieca” ridacchiai, sotto lo sguardo inquisitorio di Zayn.
Era chiaro che lui era l’unico che mi vedeva con sospetto: non mi importava però che pensasse che avessi fatto il lavaggio del cervello alla maggior parte del suo gruppetto così come non mi importava di Harry che bisbigliava parole nelle orecchie a Louis, nell’attesa che Savannah uscisse da quel maledetto bagno.
“Ancora mi chiedo cosa ci facesse Chloe là, July – disse pensieroso Liam. Il sorriso forzato di Rikki si allargò ancora di più. – Non sembrava stesse cercando il libro di scienze…”
Mi affrettai a confutare i suoi dubbi. “Gliel’avevo nascosto io, non mi piaceva l’idea che le sue amiche avessero fatto quello scherzo a Genevieve… era di poco gusto” mentii.
Rikki si rilassò tra le braccia di Niall e rilasciò un prolungato sospiro, alzando gli occhi verdi al cielo; Harry borbottò qualche imprecazione contro Savannah e la sua mania di essere perfetta ovunque mentre Liam annuiva sospettoso alla mia affermazione.
Mi sentii osservata da Zayn che stava eseguendo una perfetta radiografia sulla sottoscritta e capii che stava analizzando ogni mio singolo gesto che avrebbe potuto tradirmi da un momento all’altro. Non mi ero mai sentita così a disagio, tanto che ringraziai mentalmente Louis quando mi prese sottobraccio con la scusa di andare a ballare la canzone di Natale cantata da Mariah Carey perché a detta sua lo faceva scatenare da morire.
Odiavo ballare ma era sempre meglio che stare sotto gli occhi indagatori di Zayn.
In quel caso però amai muovere le gambe in modo scoordinato perché Louis era peggio di me: sembrava un robot senza viti, sostenuto soltanto dall’idea di divertirsi. Ed il bello era che riusciva a trascinare perfino la sottoscritta e che quando fui tra le sue braccia, ad imitare uno strano valzer sulle note di “All I want for Christmas is you”, mi lanciò – letteralmente – verso Niall, che mi prese al volo.
Ringraziai i riflessi perfetti del biondo perché avevo già visto il mio corpo spiaccicato sul pavimento e illuminato dagli effetti delle luci colorate. Lui rise fragorosamente.
“Santo Cielo Niall, mi ero già vista morta… grazie per avere dei riflessi così pronti” bisbigliai divertita.
Lui mi fece fare un’altra giravolta su me stessa. “Figurati – sorrise, sovrastato dalle luci eclettiche. – Ti stai divertendo almeno?”
Annuii sinceramente. Sì, mi stavo divertendo e non l’avrei mai detto.
“Te l’avevo detto che Louis era divertente… è un pagliaccio perenne – sussurrò in una delle mie orecchie. – Quindi non ti devo tutti quei Mars, vero?”
“Niall, non ti salvi dai Mars che mi devi; non cercare scorciatoie”
“Ma io credevo…” lessi un lampo di gioia nei suoi occhi, quasi di divertimento ad affrontarmi per la prima volta in un campo diverso dalla matematica.
Scossi la testa. “No, Niall, non te la caverai così facilmente”
“E allora ti lancio a Zayn!”
E lo fece seriamente. Temetti di diventare una trottola da un momento all’altro e ringraziai il Cielo che mi fossi messa una gonna più lunga del normale, così non rischiavo che si alzasse per mostrare a tutti le mie mutande, cosa che succedeva con il vestito a balze di Genevieve.
E mi sorpresi che fossi stata capace di formulare tutti questi pensieri nello stesso momento in cui atterravo precisa precisa tra le braccia di Zayn Malik, che appena lo sfiorai mi osservò con aria quasi schifata.
“Senti, Malik, non so cosa ti ho fatto, cosa ti farò né cosa sto facendo, ma il tuo sguardo mi dà leggermente fastidio - borbottai acida, mentre lui accennava un sorrisetto. -  E non ho inculcato strane idee né a Liam né a Niall: sono loro che se le inventano”
Zayn scoppiò a ridere, con la conseguenza che mi incupii inevitabilmente. “Non ho niente contro di te, July. Sei solo un po’ strana: ho paura che Liam vada oltre le idee…”
Poteva smettere di parlare in codice, così avrei capito cosa volesse dire e invece si metteva a discutere in aramaico antico e a voce bassa su un argomento che riguardava Liam e la sua paranoia e fissa per le mie lezioni di filosofia avanzata. Inarcai un sopracciglio, come per trasmettere a Zayn la mia perplessità.
“Di che stai parlando, Zayn? Liam va oltre le idee…?!”
Che cosa significava? Che Liam era così ossessionato da me che ormai cercava di applicare la teoria del film alla sua vita e aveva veramente assoldato Genevieve e Chloe come protagoniste del suo cortometraggio ispirato alla sua esistenza?!
“Spero per te che sia così, July” concluse lui frettoloso, lanciandomi tra le braccia di Harry.
Non mi accorsi nemmeno che lui mi aveva preso perché le affermazioni di Zayn mi scorrevano nel cervello come le stelle cadenti nel cielo, in un ripetersi continuo e infinito.
“Harry, ma Zayn si fa le canne?” chiesi di getto al riccio di fronte a me, che scoppiò a ridere liberatorio.
“A volte spara delle pillole di saggezza o indovinelli da risolvere che vanno interpretati… sembra un rompicapo”
“Ma è stato dal Dalai Lama o qualcosa del genere? – ero ancora incredula e confusa sul significato delle sue parole. – Con tre parole messe in fila mi ha fatto cadere in depressione”
Harry scosse la testa divertito. “Forse sei solo tu che non vedi il significato più semplice”
“Santo Cielo, lanciami a Liam così posso finire questa tortura” pigolai mentre il sorriso fottutamente adorabile di Harry si presentava ai miei occhi, insieme alle sue fossette.
Appena le braccia di Liam mi toccarono, mi sentii andare a fuoco e una scossa elettrica mi invase da capo a piedi. Maledetta elettrostatica. Il mio cuore sussultò e dannai me stessa per quegli strani effetti che stavo subendo.
“Perché non ricoverate Zayn nel reparto di psichiatria?” fu la prima cosa che dissi appena incrociai il suo sguardo.
Liam rise. “Subiremmo una grande perdita senza di lui e le sue momentanee pillole di saggezza”
Inarcai un sopracciglio, tanto che lui continuò a ridere della mia buffa espressione. Al suono di quella risata sincera, il mio cuore sussultò di nuovo. Stupido debole cuore.
“Ti stai divertendo?”
Annuii. “Sì, Louis è molto divertente – scoccai un’occhiata a Louis che continuava imperterrito la sua danza del robot. – E tu?”
“Sì… più o meno. Non credo di aver ancora deciso: è difficile”
“Potresti considerare anche gli aspetti che abbiamo analizzato insieme” dissi tranquilla e alla parola finale il mio tono di voce cadde e divenne nostalgico, senza una spiegazione razionale.
A quella parola ‘insieme’ la sua mano fece maggiore pressione sul mio fianco, tanto che per rispondergli fui costretta a stringere con più forza la sua spalla. Liam divenne pensieroso, una sensazione di disagio mi invase.
“E’ comunque difficile, Juls – disse infine, dopo attimi di silenzio metaforico. – Chloe ha qualcosa che Genevieve non ha e viceversa – il suo viso si piegò in una graziosa smorfia. – Anche se sembra che Chloe abbia gradito l’invito di Zayn”
“Liam, non dirmi che sei geloso di Chloe quando hai invitato Genevieve!”
Liam sbuffò, scuotendo la testa. “E’ solo una strana sensazione: nessuna delle due mi rende completo”
“Ah, che meraviglia…” commentai sarcastica, e ricevetti una sua occhiataccia.
“Non ci ho ripensato, July”
Schioccai il palato con ovvietà. “Sei solo molto confuso, Liam. Esattamente come lo sono io, comparsa in un mondo da protagonista”
“Tu sei sempre stata una protagonista”
“Non è vero, Liam, e tu lo sai bene – borbottai, - ora devo ritornare da Louis visto che la canzone è quasi finita”
Liam assentì con un cenno quasi arrendevole, rallentò la presa sui miei fianchi e mi permise di ritornare dal mio originale accompagnatore. Quando sorrise, il mio cuore saltò in gola e poi si riprese il suo solito posto.
Prima di andarmene però, puntai un dito sul petto di Liam mentre gli angoli delle labbra si piegavano spontaneamente, in un ghigno di sfida.
“Quando tu avrai scelto la tua protagonista, io avrò rivalutato il mio ruolo. Ma per ora resto una comparsa”
 
Carrot's Corner
Eccomi qui, belle!
Un nuovo capitolo che spero abbiate gradito nonostante sia uno schifo. Il prossimo ci sarà una scena che probabilmente vi piacerà... okay, poi mi odierete in futuro ma sono sicura mi piacerà (?) AHAHHAHAH grazie davvero per tutto il supporto che mi state dando sia su twitter, sia qui, davvero l'apprezzo molto. Non pensavo minimamente che potesse piacere e invece siete moltissime, grazie mille! Un grazie enorme anche a quelle persone meravigliose che mi tengono tra le autrici preferite, siete tante, davvero vi ringrazio! :) Grazie mille anche alla mia jas <3
Savannah è il nuovo personaggio di cui vi parlavo: dal prossimo capitolo state attente ai ruoli e ai personaggi... teneteli d'occhio. AHAHHAHHA
Scusatemi per la poca attenzione che vi concedo ma vi avverto: se qualcuna di voi è su twitter e vuole che mandi gli aggiornamenti, basta che me lo scriviate nella recensione così da aggiornarvi! E nel caso mi sia dimenticata qualcuno questa settimana, scusate davvero!
Al prossimo lunedì!
Mari xxx
andando su internet, vi trovate Niall e Rikki che stanno passeggiando...

niall and rikki
Ah! Non sono stata l'unica a shipparli!

Se volete followatemi su twittah!
__ohluna

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo tredicesimo. ***


cap 13 like
Like an Extra

like an extra

Capitolo tredici

 
{You can’t see me, no
Like I see you
I can’t have you, no
Like you have me.
You – The Pretty Reckless}
 
Dopo quel ballo scatenato e dopo essere passata di braccia in braccia, avevo perso ogni mia forza. Forse non ero abituata a ballare e anche un misero movimento delle gambe mi sfiancava.
In realtà stavo solo cercando una giustificazione al mio strano comportamento per colpa del precedente sorriso di Liam.
Louis fece per acchiapparmi per la vita e coinvolgermi in un altro ballo del robot, ma svicolai con una scusa (sarei definitivamente morta se avessi solo mosso un fianco) e mi diressi verso lo spogliatoio delle ragazze, che era stato trasformato in un enorme e decente bagno.
Mentre mi avviavo, lieta di non essermi messa i tacchi, fui colpita da un vortice di capelli castani che reggeva con un dito un paio di scarpe dal tacco vertiginoso.
“Scusa! – esalò affannata, sbattendo i piedi dalla fretta, una maschera di terrore sul viso. – Sento che Harry mi odierà a morte per tutte queste interruzioni!”
Da quelle parole sputate così, in tre secondi, intuii che quel vortice si chiamava Savannah. Senza rendermene conto guardai i suoi piedi e scoppiai a ridere non appena vidi un paio di consumate Converse rosse al posto dei tacchi.
Lei ridacchiò, seguendo il mio sguardo. “Sì, è una soluzione comoda e anche carina – i suoi occhi castani si illuminarono, non appena mi squadrarono. – Devi essere July, vero? Ho visto che ballavi con Louis”
La sua mano incrociò la mia, in una breve ed esilarante presentazione, tanto che riuscii a stento a capire il suo nome se non lo avessi già saputo prima.
“Non ti conviene stare qui a perdere tempo: Harry si è già lamentato un paio di volte” dissi divertita e Savannah annuì con veemenza, per poi scappare via non senza prima aver nascosto le sue scarpe in un angolino buio.
La osservai dileguarsi tra la folla per poi balzare sul povero Styles di schiena, che stava chiacchierando con Zayn e con una biondissima Chloe fasciata in un abito color pesca. Harry si voltò verso Savannah, sorrise e le cinse dolcemente la vita con un braccio. Vidi l’espressione di Chloe che tramutava dalla serietà al riso, poi il suo dito perfettamente curato additò le Converse di Savannah e, mentre le risate travolgevano gli altri tre, Zayn sembrò totalmente disinteressato, troppo occupato a cercare qualcuno con lo sguardo.
Dimenticai di andare in bagno quando i suoi occhi scuri si posarono su di me e un ghigno gli affiorò sulle labbra: per l’ennesima volta, il significato oscuro delle sue parole rimbombò nel mio cervello come una sorta di interrogativo continuo e insopportabile. Anche questa volta però, non trovai un’interpretazione abbastanza convincente da permettermi di decifrare il messaggio che mi aveva lanciato poco prima.
Una smorfia infastidita mi occupò il viso, finché non mi resi conto dell’assenza di Liam e Genevieve. Un groppo si formò all’altezza della gola: odiavo non avere la situazione sotto controllo e, dopo essermi accertata che Zayn fosse coinvolto in un’animata conversazione con Harry, Savannah e Chloe, sgattaiolai verso l’uscita di sicurezza, nella zona riservata alle coppie. Per il mio comportamento illogico e irrazionale non c’era nessuna giustificazione.
Sentivo solo il bisogno di controllare Liam in ogni cosa facesse, come per accertare che non fosse troppo spinto dagli ormoni che guidavano l’adolescenza.
Louis stava ancora ballando con Rikki, visto che lei era stata praticamente mollata da un Niall veramente affamato, tanto che aveva finito tutto il primo piatto stracolmo di cibo e ne aveva appena iniziato un altro altrettanto pieno.
Solo quando varcai la soglia dell’uscita di sicurezza mi accorsi di quanto quell’ambiente potesse essere sdolcinato: il ‘sentiero degli innamorati’ così come era stato pateticamente rinominato, era costeggiato in tutta la sua integrità da lanterne bianche, cespugli di rose e statue ridicole di Cupido; archi simili a quello d’entrata si susseguivano  come una lunga fila candida; piccoli stereo nascosti diffondevano a volume basso musica romantica per il vialetto e proponevano un interessante contrasto con quella rimbombante presente all’interno della palestra; la luce fioca delle stelle rifletteva uno strano barlume sugli archi.
Udii una risatina femminile in lontananza e il sangue si gelò nelle mie vene, tanto che istintivamente mi strinsi le braccia come se avessi realmente freddo. Al solo pensiero che fosse la risata di Genevieve, quella sensazione di fastidio si presentò nuovamente come la mononucleosi che avevo avuto a dodici anni: non ero mai completamente guarita e a volte avevo avuto delle ricadute, finché non avevo fatto degli esami e i medici si erano accertati della mia completa guarigione.
In quel momento ero anch’io malata, dovevo eseguire un esame profondo di me stessa e chiedermi finalmente che cosa significasse Liam per me.
Due mani mi sfiorarono con delicatezza le braccia e sussultai.
“Freddo, July?”
La voce di Liam si diffuse calda nelle mie orecchie e sospirai di sollievo sapendo che la risatina non apparteneva a Genevieve, visto che Liam era solo e dietro di me. Nonostante non avessi freddo, mi scaldai al contatto della stoffa della sua giacca con la mia pelle, un gesto premuroso che fece palpitare il mio cuore.
E quella domanda si propose di nuovo: cosa sei per me, Liam? Conoscente, amico?
“Dov’è Genevieve?” chiesi mentre scorgevo la sua figura che si affiancava alla mia.
Quella domanda, quel ‘cosa sei per me’ mi frullava in testa insieme alle insinuazioni insensate di Zayn. Era incredibile quanto il mio cervello potesse essere in confusione in quel momento, l’avrei sentito quasi urlare dalla frustrazione causata dal capire quella situazione irreale. Di una cosa ero fottutamente certa: Liam non poteva piacermi.
Lo conoscevo relativamente poco e sarebbe stato totalmente stupido dire che provavo un interesse nei suoi confronti. Eppure sembrava che il mio cuore – che era o impazzito o chissà cos’altro – volesse mostrare il contrario di ciò che affermavo io stessa.
C’era qualcosa in Liam che mi attirava, ma non sapevo ben cosa. In ogni caso, avrei represso facilmente quella sensazione: non mi interessava diventare come le altre e uniformarmi ai greggi di mucche presenti nella scuola.
“Non lo so, l’ho persa di vista… - sussultai quando sentii la sua voce rispondere alla mia precedente domanda. – Tu che ci fai qui? Nel ‘sentiero degli innamorati’ da sola?”
Schioccai il palato con ovvietà; non avrei mai confessato che ero venuta a cercarlo per paura di Genevieve. Non era assolutamente normale.
“Ero curiosa di sapere se questo posto mi portava un po’ d’ispirazione artistica… sembra un ambiente ideale per Romeo e Giulietta” dissi con un sorriso, osservando le sue labbra incresparsi.
Liam continuò a camminare, le mani nelle tasche dei pantaloni nello smoking, un lieve sorriso che gli varcava il viso. Un imperturbabile silenzio coprì i successivi secondi, ma non mi sentivo a disagio.
“Ti alleni come protagonista? – chiese poi, all’improvviso. – Signori e signore, July Christensen nelle vesti di Giulietta Capuleti e Liam Payne in quelle di Romeo Montecchi!”
Scoppiai a ridere per quell’improbabile teatrino, ma l’accostamento dei protagonisti di quello spettacolo per me così importante fece in modo che mi sentissi ancor più confusa di prima.
Come Romeo e Giulietta, saremmo morti?  O sarei stata io la prima a cedere e a perdere ogni facoltà intellettiva?
Mi strinsi maggiormente nella giacca di Liam come per reprimere un disagio improvviso che si era appena manifestato dentro di me. E in qualche modo, lui si accorse del tracollo del mio umore e posò la sua mano sulla mia spalla, come per comunicarmi che mi avrebbe ascoltato qualunque cosa avessi detto.
“Tutto bene, Juls? Ho detto qualcosa che non va?”
No, Liam. Avrei voluto sapere il motivo per cui mi sentivo così infastidita dall’idea che tu non fossi con me e non saresti stato con me per il resto della serata. Genevieve, dovunque fosse, era la ragazza che aveva invitato e un sentimento che andava oltre l’invidia mi logorava fino allo sfinimento.
Mi morsi il labbro, senza far notare il mio nervosismo.
“Parlare di teatro mi fa un po’ male – mentii, ma in parte era la verità. – Non voglio pensarci: probabilmente andrò ad ascoltare le lezioni e basta, come una perfetta masochista”
“Non ti interessa più essere Giulietta?”
Scossi la testa, concentrata sul vialetto sassoso. “Perché dovrei aspirare a qualcosa che non avrò mai? Illudere me stessa non mi farà stare meglio”
“Almeno ci potresti provare” bisbigliò Liam, e sentii il suo sguardo su di me.
Volli nascondermi, per una volta essere uno struzzo o invisibile di nuovo. I suoi tentativi di capire cosa mi passasse per l’anticamera del cervello mi infastidivano enormemente: ovviamente non era sua intenzione farlo, ma essere guardata, osservata, studiata permetteva che mi chiudessi inevitabilmente in me stessa, senza alcun motivo preciso. La mia mentalità reagiva spontaneamente come il mio corpo.
“Sono stanca di provare, ho chiuso con il teatro. Ti sei pure preso il libro e in ogni caso non potrei imparare le battute” dissi rassegnata, stringendomi la sua giacca alle braccia. Quell’improvviso gelo si era di nuovo impossessato di me, con una certa prepotenza.
Il cuore cominciò a battere furiosamente quando casualmente la mano di Liam sfiorò la mia, in  un contatto non assolutamente voluto. Mi ritrassi frettolosa, a braccia conserte, e abbassai la testa per non far notare il mio improvviso imbarazzo.
“Come credi te. Secondo me non dovresti arrenderti, come sto facendo io con Genevieve e Chloe”
Per me quell’affermazione fu uno schiaffo in pieno viso, parecchio doloroso. Reputavo che la sua vita sentimentale fosse totalmente irrilevante rispetto a ciò che provavo io nei confronti del teatro ma se ci riflettevo bene, era quasi possibile paragonare quell’intricato triangolo amoroso all’altrettanto complicato rapporto che avevo con la mia passione. Entrambi non dovevamo arrenderci, ma ormai la mia spugna era caduta. E non avevo intenzione di riprenderla come Liam stava cercando di convincermi.
“E’ una cosa diversa – tesi le labbra, in una dimostrazione del mio disappunto. – La tua è una vita sentimentale complicata che si basa su scegliere quale tra due ragazze è l’ideale, il mio è un problema fondato sull’esclusione della sottoscritta da parte del mondo”
“Non mi sembra che il mondo ti escluda, Juls. Sei tu che stai da sola”
Vidi chiaramente che Liam aveva aggrottato la fronte, continuando a camminare, ma il mio cervello si era fermato da un pezzo.
Sospirai. “Non sono da sola, adesso. Mi pare che ci sia anche tu qui con me”
“E adesso sei una protagonista - mormorò Liam calmo, lo sguardo dritto di fronte a sé. Si voltò verso di me, sentii chiaramente i suoi occhi che ricalcavano il mio profilo basso. – O sbaglio?”
“Per te sono protagonista quasi sempre”
Mi sembrò incerto. “E’ ovvio, Juls. Tu…”
Da un momento all’altro mi sarei aspettata qualcosa di romantico, dolce, e non potei credere che il mio cervello avesse elaborato una scena degna proprio di un film di seconda categoria. Tipo Twilight, insomma.
Il rumore dei nostri passi si fermò; mi voltai verso Liam che non osava smettere di guardare me o qualcosa oltre di me. Probabilmente qualcosa oltre di me: l’illusione che osservasse il mio viso o comunque una parte del mio corpo, era probabilmente data da quello stupido e insignificante ‘vialetto degli innamorati’.
“Liam!”
La mia testa scattò così velocemente verso la voce che udimmo che temetti seriamente che mi partisse dal resto del corpo. I capelli scuri e il vestito a balze di Genevieve si sbracciavano in lontananza per richiamare l’attenzione del suo accompagnatore.
Una strana fitta mi colpì al cuore e si propagò per il resto del corpo; l’invidia prese il sopravvento e mi rannicchiai di nuovo nella mia posizione di difesa da tutti. Non volevo sembrare scortese né una che si divertiva a rubare il ragazzo altrui.
“Vai, Liam. Genevieve ti aspetta” la mia voce sembrò debole, fioca.
Lui mi guardò un attimo, prima di andare e correre verso di lei.
Mi resi conto soltanto dopo che avevo la sua giacca sulle spalle, e probabilmente non gliel’avrei neanche restituita. Appena li scorsi che felici si allontanavano, un senso di solitudine mi avvolse come una coperta ruvida e poco confortevole.
Ero una comparsa, e in quel momento me n’ero totalmente dimenticata.

Carrot's Corner
Udite, udite (innanzitutto ciao a tutti) ho una notiziona da darvi: stranamente sono soddisfatta di questo capitolo! *a noi fa schifo!* Perfetto. AHAAHAHAH
Finalmente qui si smuove qualcosa ma ho deciso che vi farò soffrire fino all'ultimo, finché non mi odierete a morte e verrete a cercarmi tutti insieme con una bella spranga per porre fine alla mia misera vita AHAHAH Grazie moltissimo per tutto il supporto, davvero, sia su Twitter (ditemi i vostri nick che poi se mi followate vi followo anch'io!) sia su EFP, siete meravigliose davvero!
Mi sono scordata che dovevo dire, wow. Savannah diventerà un personaggio importante, sappiatelo, e io l'ho immaginata come Emma Roberts solo quando ha i capelli al naturale cioè neri... così <- cliccate qui. (mi sembra di essere idiota).
Che altro se non mille ringraziamenti a voi personcine così meravigliose? Se volete trovarmi su Twitter, sono __ohluna
E un ringraziamento speciale va a Bethan_ aka Mel che mi ha dedicato una meravigliosa one shot . Passate da lei perché è meravigliosa sjoadsjoiasjdoiasjd stop.
E dopo Rikki e Niall (mi sono messa pure a inventare i nomi delle coppie, preferite Nikki o Riall?) lol, ho trovato pure Liam e July detta anche la Liulai 0 Jiam (?) AHAHHAHAH Liam Payne, l'unico uomo che mette la camicia sui pantaloni della tuta. SOLO LUI. AHAHAHHA

Mo me la svigno!
A presto!
Mari xxx

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo quattordici ***


cap 14 like an extra

Like an Extra

like an extra

Capitolo quattordici

 

{How how how all my jealousy
I wasn’t man enough to let you hurt my pride
Now I’m only left with my own jealousy.
Jealousy - Queen
}
 
Complessivamente potevo affermare che mi ero divertita al Ballo d’Inverno, a parte la strana discussione con Liam riguardante il teatro confrontato con la sua vita sentimentale. Louis aveva cercato tutto il tempo di coinvolgermi il più possibile nel ballo per farmi dimenticare ciò che io e Liam c’eravamo detti: evidentemente aveva notato il mio broncio e la sua giacca non appena ero rientrata nella palestra.
Zayn rimase enigmatico tutta la sera con la conseguenza che ogni volta che mi si avvicinava – o perché mi passasse accanto perché ballava con Chloe o perché volesse fare conversazione – mi oscuravo terribilmente, tanto da essere etichettata come inquietante. Mi tenni a distanza da lui, dalle sue pillole di saggezza e, più importante, dalle sue vibrazioni negative.
Chloe non sembrò infastidita dal fatto che Liam non l’avesse invitata, anzi, pareva apprezzare Zayn quanto la sua cotta. Che avesse cambiato idea? In ogni caso, avevo avuto l’idea che si fosse divertita parecchio restando finta come sempre, sia chiacchierando con la sua mandria del cuore sia squittendo risatine all’incapacità del suo accompagnatore di ballare. In effetti, Zayn era un tronco.
Harry sembrò eccessivamente concentrato su Savannah senza però darle l’impressione di un probabile interessamento. La ricoprì di attenzioni, di gentilezze e di gesti premurosi, ma intuii che lei non aveva afferrato il nocciolo della questione e lui era troppo poco sfacciato per sputarle in faccia la verità. D’altro canto Savannah sembrava andare in iperventilazione ogni qualvolta Harry si allontanava per salutare qualcun altro e diventava nervosissima non appena una ragazza si avvicinava di un minimo per cortesia.
Genevieve rimase un mistero. Dopo che ebbe scoperto me e Liam nel ‘vialetto degli innamorati’ che chiacchieravamo, la sua giacca sulle mie spalle, una certa intimità, sembrò impassibile a qualsiasi dimostrazione di interesse del suo accompagnatore. Era lunatica: a volte rideva, a volte si oscurava senza motivo mentre la confusione di Liam aumentava sempre di più alle sue reazioni sconsiderate.
Nonostante tutto però, non mi cercò e restai sempre vicina a Louis nel caso fossi stata assalita da lei perché oggetto di distrazione di Liam. Era più che lecito che si chiedesse il motivo della nostra apparizione insieme nel ‘vialetto degli innamorati’, e non la biasimavo neppure se aveva avuto vaghi istinti omicidi nei miei confronti.
Al ricordo della giacca sulle mie spalle, rabbrividii.
Scacciando le stupide analisi che stavo compiendo sulle coppie del Ballo, mi avviai verso l’aula di letteratura, con i capelli raccolti da una matita, una bottiglietta d’acqua stretta tra le mani già occupate dalle centinaia di libri per le lezioni. Trascinai me, i miei libri, il mio corpo verso l’aula con aria distratta e appena arrivai al mio solito banco, mollai tutto rilasciando un prolungato sospiro.
Mi sorpresi nel vedere Arleen al mio fianco, i ricci sul viso, la matita al labbro e i suoi profondi occhi castani che mi scrutavano con una certa curiosità.
“Ciao, Arleen – bisbigliai mentre aprivo il libro di letteratura a uno dei sonetti di Shakespeare. Lei posò con incredibile calma la matita mentre l’ansia cresceva dentro di me. – Come è andata la festa con Lucinda?”
Arleen Wilson poteva rivelarsi un’amica, ma anche una stronza affamata di gossip. Agli occhi degli altri poteva sembra timida e dolce, dopo un po’ che l’avevi conosciuta era totalmente diversa. Quella maschera di tenerezza che teneva sul viso serviva soltanto a nascondere una personalità controversa, mossa sia dalla curiosità quasi invadente che la caratterizzava sia dall’insicurezza che mostrava di fronte a quelli che la mettevano in soggezione o comunque non avvertivano il suo reale ego.
In quel momento pareva essere impostata sulla modalità che odiavo di più: quella affamata di notizie e antipatica che ti esaminava con così tanta insistenza che poi ti arrendevi inevitabilmente, anche se tu fossi stata la persona più testarda del mondo. Riusciva sempre a carpirti qualche dannato dettaglio importante.
“Bene, mi sono divertita un po’ con lei e le sue amiche strapiene di snobismo – borbottò, non mollando il mio viso. Era proprio come Zayn: cercava una scappatoia che mi inchiodasse. Nonostante ciò, rimasi impassibile come prima. – Com’è andato il Ballo?”
“Bene. Louis è stato un accompagnatore grandioso, mi sono sinceramente divertita” risposi sicura, con un vago sorriso.
Arleen si scostò un riccio dal viso. “E di Liam che mi dici?”
Colpita e affondata. Mi irrigidii immediatamente, al pensiero che potesse chiedermi qualcosa di spiacevole; che cazzo voleva da me Arleen Wilson?
“Ecco, lo sapevo – sospirò. – Genevieve mi ha detto che vi ha beccati nel ‘vialetto degli innamorati’ e tu avevi la sua giacca sulle spalle. Che dici a tua discolpa?”
“Per cosa dovrei giustificarmi? Non ho fatto niente, Arleen”
Cominciai a torturare le pagine del libro di letteratura, finché non ebbero una piega e le dita mi bruciarono dal troppo sfregare. Non volevo che Arleen scoprisse qualcosa che io stessa cercavo di reprimere, non era giusto.
Lei sbuffò. “Non è successo niente tra di voi? Della serie bacio, dichiarazioni o roba del genere?”
Sentii che le mie guance stavano andando a fuoco, ma mi sforzai di mantenere un atteggiamento neutro. Al mio non rispondere, Arleen incalzò con continue domande quando avrei voluto starmene zitta o perdere la lingua.
“Non è successo niente, Arleen. Puoi dire tranquillamente a Genevieve che non sono la ragazza che ruba i corteggiatori alle altre – sputai all’improvviso, esasperata. L’espressione della mia presunta amica fu di soddisfazione. – Ma forse la tua amica dovrebbe preoccuparsi di Chloe o no? Non è detto che se l’ha invitata sia lei la prescelta”
Diventai più acida, velenosa di quanto avrei voluto essere. Vidi il viso di Arleen che da un’espressione di pura soddisfazione si tramutava in un’altra completamente diversa: lo stupore si fece spazio, e poco dopo si zittì girandosi dalla parte opposta alla mia.
“Zayn ha invitato Chloe perché Liam voleva controllare entrambe. Forse è meglio se stai attenta a questi piccoli dettagli piuttosto che asfissiare una che non c’entra niente” sparai infastidita.
Volevo di nuovo il mio ruolo da comparsa, volevo rinchiudermi nel mio guscio impenetrabile e non uscirne per molti secoli. Volevo essere invisibile nella mia vita e visibile su un palco. Volevo non sentirmi inutile, né disprezzata, né consolata con finte parole di conforto, né totalmente e completamente strana.
Perché ero strana per gli altri. La ‘ragazza della biblioteca’ era diventata famosa in una sola notte perché aveva frequentato Louis Tomlinson, il ragazzo più divertente che ci fosse stato nella storia di quella stupida e insignificante scuola superiore.
“Grazie per aver fatto peggiorare il mio umore già instabile” aggiunsi, poco prima che la Wood entrasse in classe e desse inizio alla lezione.
Arleen stette in silenzio per il resto dell’ora, non tentò neanche di parlarmi quando allo scadere dei sessanta minuti mi alzai di scatto e volai fuori dalla stanza.
Oltre a lei che con le sue insinuazioni brevi ma insopportabili mi rovinava la giornata, avrei dovuto ascoltare anche il riassunto di Niall sulla sua serata con Rikki visto che erano spariti e io non li avevo più visti dopo che ero fuggita dalla palestra, diretta verso il ‘vialetto degli innamorati’. Al massimo mi sarei sorbita uno stupido discorso porno.
Appena arrivai in classe Niall aveva già le barrette pronte, sulle quali avrei sfogato la mia frustrazione per il resto della giornata. Notò che non ero dell’umore giusto, quindi non aggiunse nulla oltre ad un breve saluto. Ovviamente cominciò a parlare a manetta non appena sedetti sulla sedia ed aprii il quaderno.
“Ti sei divertita July? – annuii con aria distratta, picchiettando le dita sul banco. – Te l’avevo detto che Louis era divertente!” e rise.
La sua risata si diffuse per  tutta la stanza e contagiò senza motivo un’altra ragazza che era vicino a lui, poco più di un metro in là. Avrei voluto lanciarle una penna in un occhio: lo guardava come se fosse un delizioso cioccolatino fondente e quando la osservai con un sopracciglio inarcato scostò subito lo sguardo.
“Quando mi avete sballottata per tutta la sala, però, avrei preferito staccarvi la testa a morsi. E in più a Zayn avrei anche tirato un calcio per le sue strambe idee” Arleen mi aveva resa così antipatica che pure Niall rimase sorpreso dalla mia impertinenza.
Sorrise, incerto. “Tutto bene, July?”
“Secondo te una che mi riempie di chiacchiere non mi dovrebbe innervosire? E l’affermazione enigmatica di Zayn ‘Liam va oltre le idee’ dovrebbe mantenermi calma?” chiesi retorica afferrando una barretta e dandole un morso.
“Che ti ha detto Zayn? ‘Liam va oltre le idee’?” lo stupore che lessi sul suo viso mi fece capire che anche lui non intendeva una mazza quando si trattava delle pillole di saggezza del suo amico.
Inghiottii il pezzetto di cioccolato e caramello. “Non lo so, potresti aiutarmi tu a decifrare le sue insensate sparate”
Niall si rabbuiò, prese una matita con aria assorta e cominciò a disegnare girigogoli per tutto il foglio del suo quaderno candido, finché non scattò in aria con la testa come illuminato.
“Chi è quella che ti molesta a chiacchiere?” chiese tutto interessato.
Inarcai un sopracciglio, scettica, mentre masticavo un altro pezzetto di cioccolato. “Arleen Wilson, perché?”
“No, niente”
Stavo diventando pazza a forza di queste rispose enigmatiche e non mi sarei sorpresa se avessi ucciso qualcuno da qui a fine giornata, tipo Genevieve o Arleen, oppure direttamente Zayn. E perché no? Anche Liam.
“Niall, so che stai fremendo dalla voglia di raccontarmi ciò che hai fatto con Rikki… sputa il rospo” sospirai sconsolata poi mentre lui attaccava uno dei suoi discorsi interminabili.
Trascorsi l’intera ora di matematica a fingere di seguire i complicati esercizi che il professore stava spiegando mentre Niall mi elencava un’infinita lista di aggettivi per Rikki: giudicava il ‘bellissimo vestito di Rikki’ fino a criticare ‘quella pacchiana rosa blu che aveva al polso’.
Capii di avere delle straordinarie capacità di resistenza, anche perché quando Niall ebbe finito di sproloquiare sulla sua ragazza, ero ancora del tutto sveglia e capace di intendere e volere. In realtà fu una sua affermazione a farmi scattare in piedi.
“Oggi pomeriggio Liam verrà in biblioteca”
Immediatamente il mio viso scattò verso gli occhi azzurri del mio compagno. “E che ci viene a fare?” chiesi.
“Non lo so, Juls – Niall si strinse nelle spalle, dubbioso. – Dice che devi rendergli qualcosa”
Ah sì, la giacca. Me ne ero quasi dimenticata, ma poi stamattina mia madre Johanna me l’aveva data convinta che fosse di Louis e che l’avrei restituita a Harry cosicché potesse passarla al suo amante segreto. Ovviamente avevo accettato la sua idea affinché non scoprisse niente di Liam, che poi non era successo granché.
Quando ero tornata a casa, mia madre mi aveva letteralmente travolta dalle domande; avrei giurato che stesse aspettando alla finestra per vedere se Louis mi avesse mai messo le mani addosso con l’intenzione di baciarmi appassionatamente come nei film. Storsi le labbra al pensiero.
“Devo rendergli la giacca che mi ha prestato al Ballo”
Niall scattò sul banco, facendo cadere la matita. “Giacca?”
I suoi occhi si erano illuminati di una strana luce, ed erano particolarmente inquietanti. “Sì, Niall – evidentemente Liam non gli aveva raccontato niente. – Avevo freddo e me l’aveva prestata”
“E Louis?”
Il mio sguardo freddo e gelido fu abbastanza da farlo desistere, tanto che fece il gesto di chiudersi la bocca e lanciare la chiave altrove e si concentrò sui suoi appunti presi male. Ciò che era successo – e quindi niente di rilevante – ci avrebbe pensato Liam a raccontarglielo.
Non mi sentivo parte della vita di Niall abbastanza da confidarmi, cosa che sarebbe stato più opportuno facesse il suo migliore amico. D’altra parte io non facevo parte di nessuna vita della scuola, ero sola perché troppo chiusa in me stessa, come diceva Liam. Al ricordo di quelle parole, strinsi un pugno. Fortunatamente Niall non si accorse di niente e stette in silenzio.
Appena la campanella suonò, raccolsi le mie cose sparse per il banco e le infilai dentro alla borsa a tracolla; Niall seguì il mio esempio ma prima che me ne andassi mi afferrò un braccio e sorrise.
“Ti va di andare a pattinare questo pomeriggio? Ci saremo tutti, comprese Savannah e Rikki”
Non ebbi il coraggio di rifiutare ed accettai: in qualche modo, ebbi la sensazione che Chloe e Genevieve non ci sarebbero state e il mio cuore ne gioì.
E nel momento esatto in cui il mio stupido irrefrenabile organo fece una capriola al solo pensiero, le parole enigmatiche di Zayn apparsero come un flash nel mio cervello.

Carrot's Corner
Sulle note di "I wish" dei One Direction arrivo in tutta la mia bruttezza con un capitolo altrettanto brutto, di passaggio e obbrobrioso, definitelo come volete. Sappiate faccio questo solo per farvi stare in ansia perché vi voglio bene da morire e quindi è giusto che stiate in ansia (?) Ha senso 'sto discorso? Oh, è cambiata canzone, ora c'è Moments ma tanto non ve ne frega perché quando avrò finito di sclerare sarà già passato l'intero CD de(gl)i One Direction più qualche canzone dei Red Hot Chili Peppers o dei Paramore annessa e forse dentro ci stanno pure i The Pretty Reckless. Ma perché vi sto dicendo i miei gusti musicali? Boh, capitemi, è passata Pasqua. (momento di silenzio per me che sto morendo sotto il solo di Louis Tomlinson, ripigliatemi)
Dicevo? Il prossimo capitolo è di passaggio anche quello, ma una parte sarà incentrata su Harry e Savannah a cui dedicherò perfino un Missing Moment perché mi va e ci ho preso gusto. Poi da quello in poi succederanno un po' di cose... passerà un momento di "felicità" - se esiste in questa storia - fino all'esplosione di una vera e propria bomba atomica, e lì sì che mi ucciderete tutte quante. In ogni caso, nel frattempo tentate di risolvere l'indovinello di Zayn che in quel momento era nell'iperuranio insieme a Platone (?) porca puttana, André, mi hai contagiata. BRUTTA TROIA! lol <3
Per concludere questo sclero infinito, vi ringrazio veramente di cuore a tutte quante: le vostre recensioni mi fanno scaldare il cuore, seriamente, e leggere che vi riconoscete un po' tutti in July e quindi di conseguenza anche un po' in me mi fa piacere perché vuol dire che sto comunicando qualcosa. Grazie infinitamente perché ci sono persone che sono arrivate al punto di dirmi che dovrei scrivere un libro, altre che hanno paragonato questa storia a un libro famosissimo (in realtà sto partecipando ad un concorso letterario, ma so che non vincerò mai e perciò mi rassegno), altre che mi fanno i complimenti su Twitter, altre che mi mettono tra gli autori preferiti raggiungendo un numero veramente alto per me, veramente molte grazie a chiunque segua questa storia così importante per me. Non mi merito tutto questo, davvero. Vi sono così grata che non ho parole, seriamente :") Grazie davvero. 
E siccome me lo hanno chiesto, ho 16 anni. Ne faccio 17 quando Liam Payne ne farà 19, yo. In realtà tre giorni prima, ma dettagli. AHAHAHHAH
Spero abbiate passato una buona Pasqua e una buona Pasquetta! ;)
Al prossimo Lunedì!
Mari xxx

Twittah: __ohluna

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** capitolo quindici. ***


cap 15 like an extra
Like an Extra

like an extra

Capitolo quindici


 
{Well you stood there with me in the doorway
My hands shake
I’m not usually this way
You pull me and I’m a little more brave
It’s the first kiss, it’s flawless, really somethin’, it’s fearless.
Fearless – Taylor Swift}

 
Per il resto della giornata fui contenta di non aver incontrato quell’invadente di Arleen, ma comunque quella frase insopportabile di Zayn continuava a tormentarmi in un modo incredibile.
Ero stata in biblioteca soltanto un’ora e, visto che nemmeno Liam si era presentato e io ero rimasta lì ad aspettare inutilmente, avevo chiuso tutto, con l’idea di andare a pattinare con gli altri. Se non altro avevo la certezza che né Genevieve né Chloe sarebbero venute, anche perché Niall o Liam non mi avevano accennato niente del genere.
Uscii nel cortile di scuola, consapevole di essere osservata da tutti gli altri perché in ritardo. Avevo i capelli praticamente scompigliati, raccolti malamente con una matita, il giubbotto pesante che occupava la maggior parte dello spazio che doveva essere contenuto dallo zaino e dai libri, la giacca di Liam attaccata a un braccio. Nonostante sembrassi impedita e goffa in ogni mio movimento, riuscii a varcare sana e salva il cortile finché non mi bloccai al sentire la voce di Harry e quella di Savannah.
Lanciai un’occhiata all’auto di Louis, notando che gli altri stavano chiacchierando tra di loro e mi accorsi che quest’ultimo stava venendo nella mia direzione. Mi salutò incerto con una mano, mi prese violentemente per un braccio e costrinse ad accucciarmi dietro l’angolo: vidi chiaramente Harry che si dondolava con aria imbarazzata di fronte a Savannah, anche lei messa come me.
“Che cazzo stai facendo, Louis?” protestai, reprimendo una fitta al ginocchio.
Lui mi fece cenno di stare in silenzio. “Devo guardare se finalmente Harry  si dichiara!”
“Non puoi spiarlo!”
“E’ il mio migliore amico, posso farlo” borbottò, e sospirai per poi infilare la testa sotto il suo braccio.
Se dovevo spiare anch’io, dovevo farlo per bene.
Si notava da miliardi di chilometri che Harry era tremendamente nervoso, non riusciva a stare fermo e si dondolava così ritmicamente sui talloni che a momenti mi sarebbe venuto il mal di mare se non avesse smesso all’istante. Savannah si spostava continuamente la ciocca di capelli castani dietro l’orecchio, si stringeva le braccia al petto con una ben visibile nota di insicurezza.
“Io…”
Harry Styles poteva essere dotato di tanta sfacciataggine con i suoi amici, ma allo stesso tempo quando si trovava con una ragazza che gli piaceva diventava timido all’improvviso. Mi ritrovai a insultarlo per la sua lentezza nel parlare, perfino Louis era una maschera di nervosismo.
“Harry?” Savannah inarcò un sopracciglio, spazientita.
Lui si passò una mano tra i capelli ricci. “Devo dirti una cosa”
“Eh, questo l’avevo capito – ribatté sarcastica lei, ma dopo si addolcì. – Che c’è, Harry?”
Louis ebbe uno scatto dal nervoso, temevo che da un momento all’altro saltasse in avanti, prendesse le loro teste e le sbattesse tra di loro in modo che si baciassero. Era chiaro che Harry non era bravo a parole, ma non capivo il motivo della sua incertezza: in qualche modo doveva dire a Savannah che provava qualcosa.
“Ma perché Harry non si dà una mossa? Basta parlare!” ringhiò Louis spazientito.
Sbuffai. “Vorrei vederti a parlare liberamente con la ragazza che ti piace da una vita. Dieci sterline e sproloquieresti sulla tua vita”
“Non è vero!” protestò indignato, ma non replicai.
Eravamo in una strana posizione: sembrava che Louis mi stesse strozzando a terra ed era meglio se non mi voltavo verso Liam, Niall, Zayn e Rikki che probabilmente se la stavano spassando a vedere la scena di noi due schiacciati sul terreno.
“Ora stiamo zitti, che voglio seguire il film” disse Louis, e mi mise una mano sulla bocca.
Mentre io e il suo migliore amico bisticciavamo, Harry aveva preso Savannah per la mano, senza dire una parola e si poteva chiaramente notare che lei si era irrigidita e sembrava parecchio imbarazzata. Abbassò la testa mentre Harry si avvicinava di più a lei.
“Dai, Harry, ce la puoi fare!” bisbigliò Louis rischiando di colpirmi la testa con il braccio.
Dopo aver schivato il colpo di Louis, osservai di nuovo la situazione con un sorriso incerto e notai che Savannah stava arrossendo, tanto che Harry increspò le labbra.
“Io non so come dirlo” disse Styles, stringendole la mano.
Savannah alzò la testa. “Potresti… dimostrarlo”
Mi alzai di scatto non appena capii cosa stavano per fare, con la conseguenza che sbattei la testa nel mento di Louis e lui lanciò un gemito. Lo afferrai per un braccio, cominciando a trascinarlo via con la mia poca forza di cui ero dotata. E visto che si divincolò, mi toccò prendergli una gamba e tirarlo verso il portone della scuola: giurai che Niall si stava sganasciando dal ridere.
“Louis, vieni via di lì! – bisbigliai irritata. – Non puoi spiare quei due che si stanno baciando!”
“Perché no?”
Lo strattonai di nuovo per un braccio. “Non è da persone intelligenti spiare gli altri anche se questo è il tuo migliore amico!”
Ero troppo poco forte per schiodarlo di lì, tanto che Louis mi afferrò e mi buttò di nuovo a terra, tappandomi la bocca, e ricominciò a spiare Harry e Savannah.
Allungai un po’ il collo e notai seriamente che si erano saltati addosso: si stringevano così tanto che avevo paura per Savannah, non sarebbe mica morta soffocata da quell’abbraccio così appassionato di Harry, vero?
“Oh, adesso sono soddisfatto - mormorò Louis compiaciuto e storse le labbra subito dopo. – Per colpa tua, July, mi sono perso il momento clou!”
Allargai le braccia incredula mentre Louis raccoglieva velocemente le mie cose, me le metteva in mano e mi trascinava via con sé verso l’auto di tutta fretta. Quasi inciampai nei miei stessi piedi durante il breve tragitto e constatai che ero peggio di prima, probabilmente i miei capelli non erano più brutti ma osceni.
“Non ti sei perso il momento clou, Louis! Hai visto che si stavano letteralmente mangiando la faccia e se faranno qualcos’altro te lo dirà Harry!” borbottai contrariata mentre raggiungevamo un Niall completamente rosso dalle risate.
Appena mi vide, Rikki si avvicinò, prese un po’ dei libri che avevo tra le mani e li gettò dentro la macchina di Louis con poca delicatezza, per poi sciogliere i miei capelli dalla matita e cominciare a pettinarli con le dita. Senza che io le dicessi niente.
“Horan, smetti di ridere”
Niall si dovette appoggiare prima a Liam e poi alla portiera per garantirsi quel minimo di equilibrio. Sentii che Zayn mi stava osservando, e gli scoccai un’occhiataccia tanto che lui alzò le mani come arrendersi e si infilò nel sedile anteriore dell’auto, come Louis che si era già preso la postazione di guida.
“July, sembravate due maiali che si rotolavano nel fango – stava piangendo dal ridere, e sospirai quando rischiò di soffocarsi con la sua stessa saliva. Tossì. – Eravate comici”
Liam cercava di trattenersi ma sapevo che anche lui da un momento all’altro sarebbe scoppiato a ridere e sarebbe esploso inevitabilmente; per questo, quando lo guardai divertita, non replicò e si sedette nel sedile posteriore seguito subito da Niall, che però si era trascinato a fatica.
 Rikki smise di pettinarmi i capelli e sorrise comprensiva. “Non ascoltarli, non capiscono l’importanza della privacy”
“Harry e Savannah stavano pomiciando e Louis voleva stare lì a guardarli come se fosse uno spettacolino – dissi polemica mentre scorgevo Harry e Savannah che mano nella mano raggiungevano me e Rikki, le uniche fuori dalla minuscola auto di Louis. Ancora mi chiedevo come fosse possibile entrarci in otto. – Che bella novità!” squittii esaltata poco dopo, quando la coppietta fu davanti a noi.
Savannah storse un labbro. “Non spii bene, July”
“E’ stato Louis a coinvolgermi – protestai, indicandolo dentro l’auto. Lui si affacciò e quando vide la faccia contrariata di Harry, si infilò subito dentro e chiuse perfino il finestrino. – Ho cercato di farlo desistere, ma è più forte di me e guarda in che condizioni mi ha ridotto!”
Rikki rise. “July non aveva intenzione di guardare le vostre effusioni - bisbigliò, e lanciò uno sguardo a Niall. – Preoccupiamoci di entrare tutti e otto sani e salvi in questo catorcio”
“Forse voi ragazze dovreste sedervi su questi cretini qui dietro” suggerì Zayn, rivolgendo quel ghigno sghembo più a me che a Savannah e Rikki.
Ricevette uno schiaffo in testa da Niall per l’attributo che gli aveva appena dato e fui felice che a colpirlo fosse stato lui e non io, qualcuno si sarebbe accorto del mio improvviso turbamento. Harry entrò in auto e poco dopo anche Louis ricevette un schiaffo sulla testa, come punirlo della sua invadenza.
Rikki ridacchiò, prima di infilarsi nella macchina e mettersi comodamente sulle gambe di Niall che le cinse la vita con un braccio, sorridendo. Lei gli schioccò un bacio sulla guancia mentre imbarazzata salivo anch’io e mi piazzavo sulle gambe di Liam. Mi sembrò di arrossire, ma quando Harry sbatté la portiera e mi ritrovai il viso di Savannah di fronte mi riscossi: nessuno doveva notare niente.
“Non mi sembrano delle posizioni ideali” commentai scettica, cercando di non pesare a Liam che mi stringeva con un po’ di forza la vita.
Zayn si voltò verso di me, ghignò malizioso. “Stai zitta, July, e arrangiati”
“Zayn, tu non hai un ginocchio infilato nel culo” borbottò Rikki, carina come sempre, appiccicandosi a Niall.
Mi sporsi oltre Savannah per osservare il paesaggio che scorreva insieme a noi. Gli schiamazzi dei ragazzi coprirono per la maggior parte del tempo la mia contemplazione: nonostante fosse dicembre inoltrato quasi vicini a Natale e le temperature fossero calate, non era ancora nevicato; un sottile strato di brina ricopriva l’erba ma non c’era nient’altro che presagisse una forte bufera. Dopotutto la pista di pattinaggio sul ghiaccio verso la quale stavamo andando era al coperto, il che significava che mi sarei spaccata una caviglia se avessi tentato soltanto di staccarmi dalla parte protettiva.
“Vi avverto che sono un pericolo vagante e che non riesco a stare in piedi con dei pattini”
Notai che Liam aveva increspato le labbra in un sorriso. “Tu non riesci mai a stare in piedi, Juls”
“Stronzo”
Savannah fece per schiacciarmi il cinque, ma Louis ebbe la sensibilità di prendere  una buca, tanto che lanciai un urletto e strinsi le braccia attorno al collo di Liam, trovandomi inconsapevolmente ancora più vicina a lui. Quasi arrossii, ma mi allontanai immediatamente e mi passai una mano tra i capelli, senza osare guardare il suo viso.
“Ah, sante buche della strada…” sospirò Zayn sognante, e avrei voluto ucciderlo.
Per sua fortuna e anche per la mia, arrivammo presto alla pista di pattinaggio, soltanto che quando scesi sana e salva dall’auto ebbi la sensazione che qualcosa sarebbe cambiato inevitabilmente.

Carrot's Corner
Buonasera gente!
Sono qui per postare questo capitolo particolarmente orribile, mi scuso... penso che l'azione sarà nel prossimo, ma non me lo ricordo bene perché in questi giorni sono particolarmente depressa. Sono stata a Monaco per quattro giorni e l'idea di tornare a scuola domani mi distrugge, poi sono piena di compiti arretrati e non avevo manco voglia di postare per non so quale motivo, mi faceva fatica, e poi sottoporvi a sto schifo non era nelle mie priorità. Mi sto pure fogando con Pottermore AHAHHAH
In ogni caso grazie mille per tutti i complimenti qui su EFP, Twitter... vi ringrazio davvero molto, ma non me li merito.
Ci vediamo al prossimo Lunedì, forse!
Mari xxx

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo sedici. ***


cap 16 like an extra

Like an Extra

like an extra

Capitolo sedici

 

{Listen to me what I said
Try to get it through your head
A little bit of circumstance
A chance to make out.
Hump de Bump – Red Hot Chili Peppers
}

 

La pista di pattinaggio non era un granché, ecco. Un grande pallone grigio spento copriva uno spazio ghiacciato aperto lateralmente, dentro al quale ragazzi e ragazze sfrecciavano sui pattini, che stridevano acuti. Rabbrividii al pensiero di cadere e spaccarmi due vertebre per poi finire in un ospedale puzzolente di disinfettante e poca curato.
Avevo lasciato la giacca di Liam nell’auto, così l’avrebbe ripresa dopo: insieme a quella erano abbandonati tutti i nostri libri, i nostri zaini, e il mio cervello soprattutto.
Rikki mi porse un paio di pattini blu taglia trentotto, che faticai a mettere; la musica assordante aveva cominciato a diffondersi per tutta la pista, tanto che non riuscivo a capire le parole urlate di Niall che si era già buttato senza ritegno sul ghiaccio, con la conseguenza che assistemmo alla sua epica scivolata.
Scoppiai a ridere, zampettando - per quanto potessi essere stabile – verso l’entrata. Poco prima di infilarmi i pattini, avevo scoccato un’occhiata al tempo: il cielo, scuro e terso, sembrava presagire qualcosa di brutto e sperai che non piovesse perché ero sprovvista di ombrello.
Vidi Rikki che si lanciava in aiuto di Niall, leggera ed esperta, per aiutarlo ad alzarsi visto che era ancora moribondo sul ghiaccio. Appena si fu alzato a fatica, la strinse forte in un abbraccio ed entrambi ricaddero a terra per la violenza con cui la prese tra le braccia.
“Niall, sei pessimo!” gridò Louis sfrecciandogli accanto senza degnarli di uno sguardo.
Esitai, prima di infilare il piede. In qualche modo pattinare sul ghiaccio mi spaventava: ricordavo benissimo il momento in cui a sette anni sbattei violentemente la testa e persi i sensi per pochi minuti, ma che parvero mesi. Ero letteralmente terrorizzata solo al pensiero di cadere di nuovo.
Erano già tutti in pista, sorridenti: Savannah volteggiava leggera mano per la mano con Harry tra le risate perché si schiantavano senza accorgersene contro la barriera di protezione; Louis prendeva in giro Zayn per il suo scarso equilibrio; Niall era ancora ancorato a Rikki che non sembrava disgustata da quella morsa piacevole. Io ero l’unica che non si era ancora addentrata nel pericolo, fu Liam che si accorse della mia esitazione.
Barcollando mi si avvicinò e mi porse la mano, come per invitarmi a partecipare alla futura distruzione del mio corpo.
“July? Vieni”
Squadrai incerta i pattini. “Ho un po’ paura – ammisi insicura. Liam sorrise dolcemente. – Non ho avuto una grande confidenza con i pattini, quando ero piccola”
“Io non so stare in piedi – mi prese la mano con delicatezza. – E quindi ci sosterremo a vicenda”
“Non ho intenzione di cadere ogni tre per due” sbuffai divertita, e subito mi aggrappai alle sue spalle per evitare di avere il sedere a terra.
Liam aveva abbastanza equilibrio da fermarmi e tenermi stretta, tanto per farmi venire un collasso. Quel pomeriggio rischiavo di morire per due precisi motivi, di cui uno assurdamente inspiegabile e stupido: il primo, a causa del ghiaccio traditore che come minimo avrebbe causato lo spappolamento del mio fegato in cinque secondi e mezzo e non appena avrei cominciato a muovere i piedi sarei infilata dentro la barriera di protezione e l’avrei oltrepassata per finire direttamente sul terreno, a faccia in giù; il secondo, quello inspiegabile, era perché il mio cuore sarebbe crollato se solo Liam James Payne non mi avesse mollato i fianchi entro un tempo limite. Ciò avrebbe comportato il mio svenimento e di conseguenza la mia pazzia.
“Non credo tu abbia un gran equilibrio, Juls – commentò Liam con un sorriso. I miei occhi si ridussero a due fessure, nonostante sapessi di essere goffa. – Dovresti prendere uno di quei pinguini che utilizzano i bambini”
“Ah, certo. Così potrei direttamente morire investita da un pinguino meccanico”
Louis mi passò accanto come un fulmine, seguito da un poco entusiasta Zayn. Dire che era entusiasta era riduttivo; notai che Niall stava muovendo lentamente i primi passi, attorniato da Rikki e Savannah mentre Harry si era messo a rincorrere gli altri due, che facevano ormai finta di ballare.
“Pinguini assassini… - Liam si fece pensieroso. – Niente male come film dell’orrore”
Inarcai un sopracciglio, divertita. “Non sai quanti pinguini assassini ci sono a questo mondo – dissi con una finta faccia terrorizzata. Liam ridacchiò, facendo maggiore pressione sui miei fianchi. – Tutti ce li hanno in casa, perfino te. Si nascondono nel freezer e la notte vengono nel tuo letto e ti uccidono con una stalattite!”
“ Certo, July, certo – sospirò Liam divertito, e mi prese una mano con la netta intenzione di reggersi. – Possiamo cominciare a pattinare?”
“Promettimi che mi terrai se cadrò”
“So stare in piedi quanto te, Juls” disse divertito mentre mi guardava arrancare verso la barriera di sicurezza.
Mi ci aggrappai senza indugio e sorridendo Liam mi lasciò la mano, consapevole che non avessi nessuna voglia, neanche di provare a muovermi in quel terreno minato, perciò seguì Zayn, che lo aveva afferrato per un braccio.
Mi rilassai un attimo, stetti lì un po’ ad osservare la situazione.
Savannah, un vortice di capelli castani, aveva abbandonato momentaneamente il gruppo formato dal goffissimo Niall e da una pazientissima Rikki – che in quel momento lo stava trattenendo per un braccio per ristabilire il suo equilibrio – ed era corsa in aiuto di Liam. Zayn mi sfrecciò accanto, impegnato in una scivolata versione palla di neve: era appena caduto ma sembrava si stesse divertendo un sacco, e ne era entusiasta. Louis lo evitò per un pelo mentre mi raggiungeva alla parte, con un sorriso poco raccomandabile.
“July, vieni”
Scossi veemente la testa. “Non ci penso neanche Lou – dissi. – Sono rimasta traumatizzata dal pattinaggio sul ghiaccio e ho paura di cadere”
“Se cascherai, prometto che  mi lancerò sotto di te per attutire il colpo, okay? – Louis sembrava impaziente di vedermi muovere su quei cosi. – Ora staccati”
Feci per allontanarmi un minimo dalla barriera.
“Prometti veramente che non mi farai cadere?” chiesi di nuovo, con un tono di voce terrorizzato.
Louis sospirò. “Certo. Ora staccati”
Finalmente tolsi la mano dalla barriera, con attenzione mi sporsi verso di lui e gli afferrai un braccio. Harry ci passò accanto con quel suo adorabile sorriso.
“Vedo che hai raccolto un po’ di coraggio, July – mormorò odioso, poi si rivolse a Louis. – Lou, me la lasceresti?”
Sembrava parlassero di me come se fossi la cavia di uno stupido esperimento e loro i due scienziati pazzi. Siccome il migliore a pattinare, oltre a Rikki e a Savannah, impegnate a recuperare con la forza un povero Niall a terra, era Louis, temetti seriamente per la salute del mio corpo.
“Non mi fido, Styles” borbottai non appena Louis annuì – quasi a malincuore – e si allontanò verso Liam, a terra anche lui.
Su otto componenti del gruppo tre erano costantemente col culo sul ghiaccio e il numero quattro – cioè la sottoscritta – sarebbe scivolata a momenti, mentre i restanti, quelli esperti, erano perfettamente in piedi.
“Dai, July, devi solo tenere la schiena diritta e le ginocchia appoggiate sui pattini… non è così difficile” mi spiegò Harry paziente.
Stetti attimi in silenzio e il mio pseudo maestro roteò gli occhi verdastri al cielo.
“Prometto che mi fingerò un cuscino se cadrai” aggiunse poco dopo, notando la mia incertezza.
“Perché vuoi proprio te farmi da maestro? – chiesi sospettosa, un sopracciglio inarcato in segno di perplessità. – Per vendicarti del fatto che ti ho spiato?”
Gli occhi di Harry si illuminarono di una luce inquietante. “No, solo perché Liam ha monopolizzato Savannah e sono geloso”
Ecco a cosa servivo. Nonostante cominciassi a frequentarli molto più spesso di prima, grazie all’intervento di Niall con le sue lezioni di matematica, di Liam con le sue lievi apparizioni in biblioteca e di Louis con quest’ultimo Ballo D’Inverno, non riuscivo a scollarmi l’etichetta di comparsa neanche questa volta. Era più che ovvio che fossi una di quelle usa e getta e, anche se questo pensiero mi incupiva terribilmente, non potei dire niente e accettai con me stessa l’idea di rimanere così per il resto della mia carriera scolastica, cosa che non mi entusiasmava affatto.
“Harry, state insieme da nemmeno un’ora – notai, con un pizzico di disapprovazione nella voce. Lui si era voltato verso Savannah, che insegnava i primi passi a Liam. – Liam non può rubarti la ragazza, va già dietro a due tizie completamente diverse tra di loro”
Senza volerlo, nelle mie parole c’era un’inconfondibile nota di rancore nei suoi confronti. Era l’invidia da comparsa che riemergeva come se fosse qualcosa che non morisse mai, un po’ come la ferita del teatro, soltanto che era molto peggio. In qualche modo un piccolo taglio si poteva rimarginare, ma un sentimento inespresso e a riposo esplodeva a momenti senza che tu te ne potessi minimamente accorgere, con la conseguenza di diventare acida, odiosa e antipatica all’intero mondo.
Harry mi fece segno di stare in silenzio mentre contemplava l’ennesima caduta di Liam.
Capii che le spaccature di cui parlavo spesso erano molto più profonde delle aspettative: Styles era arrivato al punto di dubitare che Liam potesse provarci con Savannah, quando era sicurissimo da poco tempo che lei sentisse qualche sentimento per lui. Non si fidava neanche di quello che avrebbe dovuto essere uno dei suoi migliori amici; un senso di disgusto mi risalì dallo stomaco e il mio umore ebbe un enorme tracollo, tanto che picchiettai sulla spalla di Harry per richiamare la sua attenzione ormai voltata verso l’improbabile coppietta che stava nascendo nella sua testa bacata.
“E perché dovresti usare proprio me?” domandai scettica.
Harry mi squadrò, malizioso. “Perché Liam tiene molto a te”
Se voleva propormi una pillola di saggezza di Zayn, l’avrei letteralmente buttato a terra e picchiato senza pietà. Una mi stava ancora tormentando in un modo incredibile, non volevo continuare a chiedermi che cosa volesse dire quel messaggio trasmesso in aramaico antico.
“E dovrebbe essere geloso?”
Lui annuì convintissimo, mentre sospiravo sconsolata e mi lasciavo trascinare dalle sue braccia, mantenendo la posizione di cui mi aveva detto prima.
“Ehi guarda July, stai pattinando!” esclamò Harry, come se fossi una stupida.
“Quando sarò in grado di tenermi in piedi da sola, allora starò pattinando: per ora mi sembra di essere un cane trainato dal guinzaglio” borbottai.
Harry sorrise e, con tutta l’intenzione di sfidare Savannah, le sfrecciò accanto, sempre tenendo la mia mano. Dire che ero terrorizzata era riduttivo: avrei preferito essere sbranata da qualcosa di sconosciuto piuttosto che stare a disposizione di Harry Styles.
“July è più brava di Liam! – ridacchiò fragorosamente lui. Scorsi un lampo di inquietudine sul viso cesellato di Savannah ed ebbi la conferma che Styles aveva appena innescato una bomba ad orologeria soltanto con le parole. – Guarda com’è aggraziata!”
Se sembrare un elefante con dei moonboot ai piedi che scivolava sul ghiaccio era simbolo di eleganza, allora potevo essere definita aggraziata.
“Prendi meno per il culo, Styles” borbottai cupa mentre notavo l’apertura di uno spontaneo sorriso sul viso di Liam.
Il mio cuore fece una giravolta, andò nella mia pancia e poi tornò alla sua originale posizione.
“Harry, tu non hai visto le acrobazie di Liam… abbiamo un nuovo pattinatore di free style” replicò Savannah fiera e, senza neanche accorgermene, mi schiantai sul petto di Harry, che si era appena fermato di fronte a lei e teneva addosso una maschera di arroganza, sottolineata dal mento in alto.
“Juls è capace di cose che tu neanche sai”
Se era per questo, neppure lui stesso conosceva le presunte cose di cui nessuno era a conoscenza e nemmeno la sottoscritta. Nonostante avessi la sensazione che per Harry – come per Niall e forse anche per Liam stesso – fossi soltanto una ragazza schermo oppure una servetta degna del dodicesimo secolo, non poteva non starmi simpatico. O che fosse per i capelli ricci o per il carattere non aveva minimamente importanza.
Mi aggrappai a Styles per paura di cadere e pregai infinitamente che a Savannah non saltassero strane idee in testa, ma per fortuna lei era troppo occupata a bisticciare con il suo ragazzo riguardo a me e Liam per accorgersi che sembravo un koala alla ricerca di salvezza. Quest’ultimo mi sorrise e mi staccai un minimo da Harry, per poi atterrargli addosso con la leggerezza di un bisonte.
“Dio, scusami, Liam – biascicai imbarazzata, completamente distesa su di lui. – Volevo raggiungere la barriera di sicurezza”
Avevo detto una cazzata, ma dovevo giustificare il fatto che gli fossi completamente saltata addosso senza ritegno. Quando mi accorsi che qualcuno mi aveva sovrastata e che quest’ultimo era Niall, cominciai a ridere: il biondo cominciò a muoversi come un dannato, a spese della mia schiena e di Liam.
“Horan, mi stai fracassando tre vertebre! E July non aiuta!” commentò Payne, divincolandosi e liberandosi sia di me che di Niall. Si rimise in piedi in un secondo, tutto affannato, mentre mi pareva di avere il cuore che stava collassando tutto insieme.
Zayn mi porse una mano, divertito. “Bell’esibizione, July. Cercavi di capire le mie pillole di saggezza?”
“Fanculo” sputai incupita, mentre lui rideva e aiutava a tirarmi su in piedi.
Che fossi rossa era più che ovvio e sarei completamente morta se solo gli altri avessero commentato in qualche modo il mio stato emotivo instabile. E Louis venne in mio aiuto al momento giusto: ci avvisò che il tempo era scaduto e che dovevamo muoverci. Intuii il motivo; grosse e rumorose gocce di pioggia si abbattevano senza pietà sul pallone, in un ticchettare inquietante e arrabbiato.
Fui la prima a togliermi i pattini, a infilarmi il giubbotto in fretta e furia, a pagare e a uscire protetta dalle braccia di Louis, che tentava di coprire sia me che sé stesso in un gesto premuroso quanto inutile. Quando entrai in auto e mi piazzai sulle gambe di Liam, mezza fradicia, notai che un accenno di fastidio gli popolava il viso.
E mentre Louis metteva in moto di tutta furia, capii per la prima volta che forse le pillole di saggezza di Zayn non era così insensate come affermavo prima.

Carrot's Corner
Et voilà, sono sopravvissuta alla scuola anche questa settimana! Dopo il compito di inglese - disastroso -, il compito di matematica - disastroso - e il compito di latino - disastroso - (questo è uno dei momenti in cui mi pento di aver scelto il liceo scientifico tradizionale, povera me), arrivo con un aggiornamento che spero non sia disastroso come sono stati i miei compiti. Qui si capisce qualcosa riguardo alla famosa pillola di saggezza di Zayn, visto che la reazione di Liam dovrebbe darvi un minimo di indizio... voglio sentire le vostre idee al riguardo!
Per l'episodio del pattinaggio e la paura di Juls nei suoi confronti, è la stessa che ho avuto io a Dicembre, cioè quando ho scritto questo capitolo, e sono andata a pattinare con le mie amiche... mi stavo cagando addosso perché da quando sono caduta da piccola e ho battuto la testa - menomale avevo il casco da sci - mi sono spaventata. Contrariamente a lei però non sono svenuta, grazie al Cielo, se no avevo una scusa per la mia sanità mentale compromessa. AHAHHA
Molte mi hanno detto che sarebbe piaciuto loro vedere Louis e July insieme e, nonostante abbia una cotta allucinante per quell'uomo, non so ancora se modificherò qualcosa per metterli insieme o fare casino. Dovrei sbudellare (?) tutta la fanfiction... ci penserò, sappiatelo. AHAHHA
Vi ringrazio davvero moltissimo per tutti i complimenti che mi fate sia su EFP che su Twitter e mi dispiace non rispondervi con il coso apposta, ma il tempo scarseggia quindi scusatemi, ma sappiate che vi sono davvero grata e vi ringrazio moltissimo :)
Vi avverto che sto scrivendo altre 5 fanfiction tutte insieme e tutte contemporaneamente (faccio schifo, lo so), però non so quale posterò per prima, alla fine di questa. Mancano giusto 9 capitoli... non ci posso ancora credere, posso disperarmi già da adesso. AHAH
A lunedì prossimo (e questa volta è sicuro!)!
Mari xxx

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo diciassette. ***


like an extra cap 17
Like an Extra

like an extra

Capitolo diciassette

 
{You make me wanna die
I’ll never be good enough
You make me wanna die
And everything you love
Will burn up in the light
And everytime I look inside your eyes
You make me wanna die.
You make me wanna die – The Pretty Reckless}

 
Dopo che ero tornata a casa – mezza fradicia, con i jeans e le scarpe intrise di acqua – il pensiero che quella caduta avesse scatenato qualcosa in Liam mi tormentò per il tempo restante della doccia rigenerante e del pisolino sul letto. Non mi sentivo neanche tanto bene: un gelo mi percorreva le vene, inesorabile, e benché provassi a coprirmi con coperte e cinquantacinque maglioni e felpe, non osava andarsene.
Il risultato della pioggia e del pattinaggio si manifestò quella notte; cominciai a delirare in preda alla febbre, poi con una buona medicina mia madre mi rispedì a letto e mi mandò anche a cagare maledicendo il pattinaggio sul ghiaccio e chi l’aveva inventato.
Passai i due giorni successivi a letto, ricoperta da sedici coperte tra cui un piumone pesante, con una buona dose di medicina ricostituente e una che fungeva più o meno da sonnifero invece che da aspirina, con la conseguenza che avevo quasi le piaghe da quanto stavo a dormire.
L’unica mia compagnia era la televisione in salotto – ma non avevo la forza fisica per alzarmi e andare di là -, il computer portatile che aveva una scadente connessione internet e quindi ero isolata dal mondo e avrei avuto anche Romeo e Giulietta, se Liam non me l’avesse rubato in biblioteca con la scusa della cattiva dipendenza.
In quel momento stavo rifiutando perfino il Mars che avevo davanti da quanto mi sembrava disgustoso il sapore, perciò passavo il tempo a ripassare un po’ il programma scolastico, con la scusa che potevo rimanere indietro e che i test scritti dei professori non avrebbero avuto pietà di me.
“July? - mia madre Johanna fece capolino dalla porta, con uno strano sguardo indagatore. Alzai la testa dal libro di matematica, annoiata. – Hai visite” disse poi, sparendo e aprendo la porta.
Non aspettavo nessuno, in realtà: come minimo Louis sarebbe potuto venire a farmi visita oppure Rikki o addirittura Niall, invece sulla soglia dell’uscio c’era un Liam imbarazzato, con una scatola tra le mani.
Mi ci vollero dieci minuti prima di assimilare l’idea che Liam fosse nella mia stanza; il mio primo pensiero andò al disordine che regnava in quella sottospecie di campo rom dove avevo messo radici, addirittura cominciai a guardarmi freneticamente attorno con la speranza di non trovare un paio di mutande a pois attaccate alla sedia. Fortunatamente, però, non c’era niente del genere.
“Ciao Liam – salutai sorpresa alzando il busto per vederlo meglio e sistemando i cuscini dietro di me allo scopo di sembrare meno una barbona accampata lì per caso. – Sono sinceramente sorpresa”
Mia madre lo lasciò entrare, mi strizzò l’occhio e poi chiuse la porta con molta – e dico molta – violenza, quasi a voler richiamare l’attenzione. Non mi chiedevo che cosa si era immaginata il suo cervello: sicuramente una scena in cui si sarebbe fintamente scandalizzata dopo aver scoperto la sua unica e purissima figlia a letto con uno sconosciuto che aveva fatto entrare in casa. In realtà forse mia madre era anche sorpresa dal fatto che ricevessi visite, visto che nessuno – femmina o maschio - osava varcare la soglia della mia camera barra bunker.
Liam sorrise, il mio cuore era ormai andato in pappa, e lo invitai a sedersi vicino a me sul mio stesso letto. Accennò alla porta, sempre con quel sorriso stampato sul viso.
“Perché tua madre ha chiuso la porta?”
Mi sentii vagamente arrossire. “Ehm… non lo sai, ma è la prima volta che una persona varca quella soglia” ammisi.
“Seriamente? – la sua voce sembrava colma di incredulità. – Non ti sei mai tolto il ruolo da comparsa di dosso, vero?”
Scossi la testa. “No, hai ragione, ma non mi è mai dispiaciuto”
Liam sorrise, prima di togliersi le scarpe con il mio permesso e appoggiare i piedi sul piumone pesante. Mi porse la scatola che aveva tra le mani, titubante.
“Questo ti farà sicuramente meglio” disse solo.
“Brodo di pollo? - chiesi, come se già conoscessi la risposta. Liam annuì. – Pollo vero o pollo finto?”
“Esiste il pollo finto?”
Scrollai le spalle, con un sorriso, maneggiando la scatola di cartone a righe. “Certo. Questo è un pollo modificato geneticamente e quindi un pollo con vaghe sembianze sconosciute o un pollo di quelli veri e sani?”
“E’ un incrocio di pollo”
In quel momento non avevo molta febbre, ma stavo delirando senza motivo. Okay, un motivo c’era ed era Liam stesso benché fossi così anche caratterialmente, però era strano che lui stesse al gioco. Per me era sempre stato una persona introversa e che non si apriva molto, ma evidentemente il tempo passato in biblioteca, al Ballo, a pattinare, non era stato sprecato. L’affermazione di Zayn e la sua probabile decifrazione mi colpì come un macigno, all’improvviso.
“E’ un pollo più qualche verdura strana” aggiunse Liam poi, divertito.
Scoppiai a ridere. “L’importante è che non sia un pollo avvelenato - dichiarai, aprendo il contenitore e notando con disappunto che era sprovvisto di cucchiaio. – Oh, non c’è il cucchiaio…”
“Bevilo così” suggerì Liam.
Inarcai un sopracciglio. “Stai scherzando? Rischio di sbrodolarmi come una bimba di due anni!”
“Allora dovresti trovare una soluzione che non comprenda la parola ‘cucchiaio’”
“Non è il caso che lo beva con le mani – osservai sarcastica mentre Liam si mordeva un labbro, incerto. – Non dovrei usare un cucchiaio?”
“Ho la fobia dei cucchiai”
Ah, certo. Poi ero io quella strana a scuola, vero? Né Chloe né Genevieve osavano immaginare che Liam James Payne – il loro corteggiatore indeciso – avesse paura di un utensile così comune in cucina. E come faceva a mangiare la minestra?
“Io ho la fobia di Romeo e Giulietta, quindi siamo pari in stranezza - mormorai sorridendo mentre Liam sospirava di sollievo. – Louis deve prenderti davvero in giro per questa cosa” osservai.
Lui alzò le spalle. “In realtà no, tutti lo sanno”
La sorpresa si impadronì di me stessa e, per evitare che Liam se ne accorgesse,  spostai lo sguardo altrove: mi ero aspettata che nessuno di quel gruppetto lo sapesse, eccetto Niall e Zayn, ma invece per una volta in una delle mie tante analisi da comparsa mi ero sbagliata. Mi sentii in grado di decretare di non poter continuare a giudicare le loro azioni senza conoscerli affatto.
“Ma non mi hanno mai preso in giro per questo” continuò con un sorriso, e mi riconcentrai sul brodo di pollo.
Lo rigirai un paio di volte. “E come lo dovrei bere senza spaventarti a morte?”
Liam mi guardò divertito, senza conoscere la risposta ovvia alla mia domanda. Roteai gli occhi al cielo prima di alzarmi con uno sbuffo scostando malamente le lenzuola e tenendo cauta il brodo di pollo in mano.
“Facciamo così – dissi, mentre mi infilavo un paio di ciabatte pelose ai piedi. – Tu resti qui e io vado giù a bere il mio brodo di pollo e poi torno su”
Liam ridacchiò. “Va bene – mi squadrò con un sorriso. – Bel pigiama, Juls”
Avevo appena sorpassato lo specchio per andare verso la porta, ma al sentire le parole di Liam tornai indietro e mi osservai dubbiosa. Poi sbiancai: indossavo il mio pigiama della malattia, con un enorme giraffa ricamata su un fianco e sull’altro avevo un gigantesco metro graduato; un ridicolo fumetto chiedeva alla persona che vedeva il pigiama se voleva essere misurato in altezza. Considerando il fatto che ero una nana in confronto a Liam, la situazione era irreale.
“Scusami per questo abbigliamento poco consono – borbottai gonfiando le guance come una bambina, mentre schivavo all’ultimo minuto un cuscino. – E non osare attaccarmi in questo modo!”
In realtà quando scesi dovetti riprendere fiato sia per la sua presenza sia perché dovevo bere alla svelta quel cavolo di brodo di pollo così sarei potuta tornare presto in camera mia. Quando entrai in cucina, mia madre era seduta sulla sedia con il giornale tra le mani e mi lanciò un’occhiata sospettosa mentre mettevo a soqquadro i cassetti, alla ricerca di un cucchiaio.
“Tesoro, calmati”
“Mamma, devo bere questo coso così potrò tornare su” biascicai affannata, con il cucchiaio tra le labbra.
Lei rise. Che fossi nel panico era più che ovvio. Non riuscivo a stare ferma e, dopo aver recuperato il dannato utensile, sedetti al tavolo di fronte a mia madre e aprii il cartone con attenzione, per poi immergere il cucchiaio dentro la brodaglia e berne un sorso.
“Tesoro, perché non vai su? Non è carino lasciare gli ospiti da soli”
Inarcai un sopracciglio; mi aspettavo un’affermazione del genere da parte di mia madre Johanna. Se solo ci fosse stato mio padre, preso dagli istinti omicidi che caratterizzano i genitori, avrebbe ucciso Liam e me per due motivi: il mio presunto ‘ragazzo’ perché tentava di approfittarsi di sua figlia e me perché avevo permesso a uno sconosciuto di sedurmi.
“Tesoro, dovresti dire a Liam che ti piace… - disse mamma tranquilla, con un sorriso sornione sul viso. – Non ci sono problemi ad ammetterlo…”
Preferivo tornare in camera mia a rischiare un embolo per Liam piuttosto che stare a sentire le stupide insinuazioni di mia madre, anche se avevo una visione più ampia di prima grazie alla probabile decifrazione della pillola di saggezza di Zayn.
Senza dire niente, scrutando la sua faccia compiaciuta dall’idea di aver appena centrato l’argomento in pieno, mi trascinai con il brodo e il cucchiaio tra le mani verso camera mia, con la speranza di non spaventare il mio ospite a morte. Appena varcai la soglia della porta con un sospiro, lo sorpresi a guardare delle fotografie attaccate alla parete, corniciate da disegni che avevo dipinto da bambina.
“Liam, ho un cucchiaio. Spero non ti dia noia il fatto che sia scappata da mia madre” borbottai, stendendomi sul letto e cominciando a sorseggiare il brodo.
Liam mugugnò qualcosa che non capii, forse era troppo assorto nella sua contemplazione.
“Bei disegni – commentò poco dopo, poi spostò la sua attenzione verso una medaglia che pendeva da uno scaffale. – Fai delle gare?”
Mossi il cucchiaio tra le labbra, scuotendo la testa. “No. Quando avevo dieci anni ho vinto il premio per migliore interpretazione da non protagonista” spiegai. Non protagonista, e ti pareva.
Liam si voltò con un sorriso e si avvicinò solo dopo che ebbi posato il cucchiaio sul comodino.
“Sei brava, allora”
“Non mi hai mai vista recitare né mai mi vedrai” dissi rassegnata.
“E’ lo stesso. La medaglia conferma il contrario” ribatté Liam stizzito, con tutta l’intenzione di convincermi.
Ridacchiai forzatamente. “Non voglio spedirti a casa zoppo per Natale: sta zitto”
Liam rise. “Tornerei a casa con un bel regalo di Natale – rimase pensieroso per pochi attimi. – Come festeggi?”
Stavo cominciando ad avere freddo, perciò sprofondai tra i cuscini e tirai su il piumone fino al collo.
“Semplice: non lo festeggio – biascicai sotto il suo sguardo sorpreso. – La famiglia Christensen è atea da più di due generazioni”
“E i regali?”
Scossi la testa, schioccando il palato. “Neanche quelli. Sono le vacanze scolastiche che mi fanno da regalo”
“Io non saprei resistere senza Natale e neanche gli altri” disse Liam mentre osservava la sottoscritta che piano piano si stava afflosciando sempre di più contro i cuscini.
In effetti mi sentivo stanca e debole: era più che normale visto che avevo dormito male per due giorni e la testa mi stava letteralmente scoppiando.
“Vedo che stai praticamente morendo – disse Liam con un sorriso, beccandosi un’occhiataccia da parte mia. – Io vado via, allora”
Era passato relativamente poco tempo e mi maledii per la mia scarsa resistenza alle malattie: mugugnai qualcosa mentre si alzava e mi lasciava un dolce bacio sulla fronte. Mi sentii immediatamente accaldata, ma diedi la colpa alla febbre e alle mie deboli difese immunitarie invece che a quel gesto all’apparenza così naturale e spontaneo da probabilmente scambiarsi come un’azione affettuosa o spinta da qualche altro sentimento che non osavo pensare.
“Saluta Louis, Niall e Harry da parte mia” esalai stanca mentre vedevo che si infilava il giubbotto.
Mi fissò divertito. “E Zayn?”
“Sì, anche lui. E Rikki e Savannah – mormorai. Se Zayn non mi avesse infilato quelle strane idee in testa, l’avrei salutato molto più volentieri. – E grazie per essere venuto, Liam”
Lui sorrise con dolcezza poco prima di sparire oltre la porta. Un attimo dopo che se ne fosse andato, i capelli rossi di mia madre Johanna fecero capolino dallo spiraglio della porta della mia camera.
“Tutto bene, July?” chiese divertita.
Immersi ancor di più la faccia nel cuscino, come per reprimere il suono di quel battito cardiaco accelerato.
“No, mamma, sto morendo emotivamente. Ora lasciami in pace”
E quando chiuse la porta, volli che Liam non avesse fatto quel gesto.

Carrot's Corner
Eccomi qui, in un giorno per voi festivo e per me lavorativo perché la mia scuola ama essere alternativa e restare aperta quando si fa i ponti AHAHHAHAH Comunque non ho molto tempo perché devo andare a cazzeggiare fuori, non che abbia fatto molto negli ultimi tempi, ma è sempre meglio che stare a studiare... quindi spero vi sia piaciuto questo capitolo nonostante sia per me un orrore. AHAHHAHAH
Vi ringrazio moltissimo per tutti quei complimenti, grazie mille, sappiate che la ff finirà il 25 Giugno 2012 e che mancano otto capitoli :)
Il prossimo mi odierete particolarmente, per non parlare del 19, lì si che vorrete tirarmi una sprangata. AHAHHAHAH
Al prossimo lunedì!
Mari xxx

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo diciotto. ***


cap like an extra 18
Like an Extra

like an extra

Capitolo diciotto

 
{These four walls
They whisper to me
They know a secret
I knew they would not keep.
These four walls – Miley Cyrus}
 
Dopo che Liam se ne era andato, le mie condizioni a causa della febbre erano visibilmente peggiorate. Mia madre aveva insistito così tanto perché le spiegassi ogni santissima cosa che alla fine ero completamente esausta: avevo dovuto svelarle il segreto del Ballo – e a quella parte si era molto incazzata – e dirle che avevo avuto una crisi di nervi in biblioteca, tanto che mi ero messa a piangere e Liam era venuto in mio soccorso per calmarmi.
Lei aveva sospirato, mi aveva battuto una mano sulla spalla e mi aveva dato quella cazzo di aspirina barra sonnifero per fare in modo che la febbre si abbassasse.
Due giorni dopo, poi, tornai a scuola con una voglia incredibile di sbattere la testa contro il muro. Afferrai i libri sbrigativa, senza aver la minima intenzione di vedere un Liam James Payne all’armadietto insieme ai suoi amici squinternati.
Mi avviai con incertezza verso l’aula di matematica, ricordandomi che Niall mi avrebbe assillata riguardo a Liam dei giorni precedenti o comunque mi avrebbe chiesto o matematica o le mie condizioni di salute, alla fine avrebbe tergiversato finché il discorso non sarebbe ricaduto su qualcos’altro, magari un altro messaggio da inviare a Rikki. Poi mi sorpresi quando entrai in classe: al posto di Horan, c’era Savannah che stava letteralmente impazzendo su un complicato problema di geometria.
“Ciao, Savannah – esordii sorpresa, sedendo accanto a lei. – Dov’è Niall?”
Lei si voltò nella mia direzione, i suoi occhi si illuminarono. “Ehi, Juls! Come mai qui?”
“Dovrei chiederlo a te, visto che di solito Horan mi fa compagnia con le sue barrette di cioccolato”
Savannah chiuse il quaderno con uno scatto secco, ponendolo da una parte e rinunciando alla soluzione di quel compito troppo difficile per lei – non osavo chiedermi che cosa ne avrei ricavato io.
“Niall è con Rikki, hanno marinato la scuola”
E ti pareva che Rikki non coinvolgesse il suo ragazzo in qualcosa di losco.
“Anch’io dovevo andarci con Harry, perché ci ‘avevano invitato’… ma ho rifiutato: la mia media a matematica mi fa sentire in colpa – aggiunse Savannah poco dopo. – Sto pure facendo un’ora in più del normale!”
Seppi che da un momento all’altro mi avrebbe chiesto aiuto, come un’idiota ci sarei cascata e poi non avrei ricevuto niente in cambio. Savannah sospirò.
“Che palle – commentò annoiata. – Come stai, piuttosto? Liam mi ha detto che sei stata malata”
Annuii sorpresa dal fatto che Payne avesse riferito che era venuto a trovarmi: probabilmente Louis doveva averlo informato riguardo alla posizione di casa mia, più definita come il posto in cui nessuno voleva entrare. O forse non avevo mai permesso a nessuno di varcare la soglia del mio mondo per colpa del mio carattere schivo.
“Sì, può darsi che l’abbia presa quando siamo andati a pattinare”
“Okay, adesso mi sento in colpa – borbottò Savannah, le labbra arricciate. – Sono stata io ad avere l’idea di andare e ti sei ammalata! Come minimo dovevo portarti quindici scatole di cioccolatini per farmi perdonare”
Risi. Contrariamente a Rikki, riuscivo a scorgere in Savannah quell’interesse e simpatia in più nei miei confronti: che fosse sincera o finta, non avrei saputo dirlo, ma sembrava quasi totalmente onesta.
“Forse dovrei ringraziarti per i giorni di vacanza in più – ridacchiai, mentre Savannah si scostava una ciocca di capelli scuri dal viso, in un atto della sua proverbiale timidezza. – Speriamo che non mi sia persa qualcosa…”
Lei riprese il quaderno e cominciò a girare le pagine con aria assorta. Poi la sua testa scattò in aria, in un attimo velocissimo.
“In realtà ti sei solo persa Liam che ha completamente ignorato sia Chloe che Genevieve ieri, più lo scherzo ridicolo di Harry a Zayn: in pratica ha riempito il suo zaino di non so cosa ed è esploso… niente di che, insomma” disse Savannah pensierosa.
Ma la mia attenzione si era fermata prima. Com’era possibile che Liam avesse ignorato le ragazze che gli interessavano? Era totalmente irrazionale e inimmaginabile, ma il mio cuore volle credere alle parole di Savannah e ciò era dimostrato dalle irrefrenabili palpitazioni: batteva come al momento in cui lei l’aveva solamente menzionato in mezzo al discorso, così, spontaneamente.
“Hai proprio un ragazzo idiota…” fu l’unica cosa che riuscii a commentare mentre il mio battito imperversava implacabile nelle mie orecchie.
Lei annuì. “Lo so… - sentii i suoi occhi su di me, probabilmente irrigidita, e sperai che non si notasse niente. – Tutto bene, July?”
Scossi la testa come per cancellare quel cavolo di pensiero che mi era appena venuto nel cervello. Se Zayn avesse avuto ragione e se avessi trovato veramente la decifrazione alla sua ‘profezia’ strana e alquanto incomprensibile, allora forse avrei messo un po’ di pezzi di puzzle insieme; e ciò che mi stava dicendo Savannah serviva soltanto a confondermi maggiormente e farmi sprofondare in dei pensieri stupidi e ingenui.
“Sì, sto bene – mormorai sentendo le guance che mi andavano a fuoco. Afferrai immediatamente un quaderno per coprirmi il viso. – Ti è riuscito quel problema?”
Cambiai immediatamente argomento, ma la faccia di Savannah non me la raccontava giusta, tanto che mi tolse il quaderno dal volto, si avvicinò a me e mi guardò con un sorriso dolce.
“July, sai cosa c’è in strano di Liam? – chiese lei, e inarcai perplessa un sopracciglio. – Che abbia rifiutato una figa come Chloe ma non abbia neanche minimamente guardato Genevieve che come tutti sanno ha una cotta colossale per lui”
“E allora? È la indecisione fatta in persona”
Savannah sorrise. “Juls, tesoro, non credi che ci sia qualcun’altra in mezzo?”
Oh, sapevo dove voleva andare a parare ma non volli mostrarle la mia sorpresa. La fissai, perplessa, mentre il pensiero che potesse svelare a tutti quel piccolo segreto che cercavo di reprimere, si insinuava nel mio cervello.
“Savannah, è impossibile – borbottai. – Va già dietro a due che poverine si ammazzano per farsi notare e lui alla fine se ne sceglie un’altra? Sarebbe stupido”
Stavo mentendo ma non mi importava più di tanto: se quello che avevo concluso era vero, allora avrei potuto tranquillamente restare in pace finché non fosse successo qualcosa di rilevante. Non volevo interferire in quel delicato equilibrio e stravolgere ogni cosa.
Savannah quasi si irritò per la mia risposta. “E’ possibilissimo invece! Tu…”
Io. Io. Io. Da quanto la gente mi menzionava, pensavo fossi una strana entità religiosa e superiore. Per mia fortuna, il professore entrò nella stanza, sbatté il registro sul banco e, con la sua solita aria incazzata e l’occhiata torva, annunciò che ci sarebbe stato un compito a sorpresa.
Evviva.
 
Quando la giornata scolastica finì, ebbi la netta voglia di chiudermi in biblioteca e stare da sola. Savannah era riuscita, nonostante la sua simpatia, a turbarmi maggiormente, quanto Arleen, e speravo che la solitudine di quel giorno potesse aiutarmi, più o meno mi sarei messa a studiare matematica per recuperare il brutto voto che avrei sicuramente preso al test.
Lanciai tutto sulla sedia, per poi sbuffare con stanchezza. Avrei potuto schiacciare un pisolino, ma non sarebbe stato consono all’ambiente e mi sarei beccata un’altra punizione: l’idea di deludere i miei per l’ennesima volta mi disgustava e non avevo intenzione di ripetere alcun errore. E dubitavo che potessi avere pace anche quel pomeriggio.
“Ciao, Juls – Liam, come sempre soleva fare in quei tempi, scaricò la sua roba in un angolo e con un sorriso sedette accanto a me. Risposi al saluto con un cenno. – Come stai?”
“Bene, e te? Ho saputo che sei riuscito a ignorare sia Chloe che Genevieve in una sola giornata”
“E’ interessante come circolino veloci i pettegolezzi – commentò, svicolando abilmente l’argomento, e non osai chiedere niente. Pensieroso, si grattò il mento. – Tanto quanto la forca di Niall e Rikki”
“Se le voci giungono al preside saranno fottuti” sbuffai e presi il quaderno di matematica con aria annoiata, per aprirlo e poi richiuderlo. Sbadigliai.
“Rikki è sempre discreta per queste cose”
Oh, lo sapevo benissimo che era discreta a nascondere i segreti come quello della biblioteca. Ebbi un ovvio desiderio di svelare al mondo tutto ciò che sapevo su di lei e Chloe, amiche come una coppia di serpenti a sonagli quando si trattava dell’argomento tabù.
“Non lo metto in dubbio – commentai amareggiata, afferrando una pila di libri da sistemare e alzandomi. Mi voltai verso la porta con uno scatto, non appena sentii che si apriva. – Rikki, Niall. Com’è andata la forca?”
Mi allontanai con i libri in mano mentre i due entravano con due sorrisi enormi: quello di Rikki si spense assai presto alla vista di Liam, seduto su una sedia. Nonostante avessi i libri da collocare nei posti giusti, riuscivo a vederli e a sentirli benissimo tutti e tre: Rikki boccheggiava incerta e si dondolava sui piedi; era scoperta in quel momento, e l’unica sua arma di salvezza era Niall. A meno che lui non volesse mentire al suo migliore amico, anche se l’aveva già fatto parecchie volte.
“Siamo stati bene al parco, sì – disse Rikki. – Siamo passati per chiederti come stavi… sei stata assente in questi giorni”
Annuii, tornando con passo svelto verso la postazione dei libri. “Sto bene, ma voi dovreste andarvene: se vi beccano sarete morti entrambi”
Niall scrollò le spalle, prima di avvicinarsi benevolmente a Liam e schiacciargli una pacca sulla spalla. Notavo il tormento di Rikki sulla sua faccia mentre il desiderio implacabile della verità cercava di uscire fuori. La verità era un po’ come il vomito dopo una sbronza: non potevi mica trattenerlo tutto, non c’è mai modo di nascondere l’ubriachezza se non con un’incredibile nausea e una faccia verde.
“Che ci fai qui, Liam?” chiese Niall al suo amico, troppo preso a guardarsi attorno.
“E’ venuto a farmi visita, esattamente come voi – risposi io al suo posto, e scoccai un’occhiata a Rikki. Sentivo lo sguardo eloquente di Niall e capii che lui aveva capito le mie intenzioni. – Sei venuta a rendere il libro di poesie, Rikki?”
Lei sbiancò e intuii che avevo appena acceso un fiammifero che si sarebbe rivelato un incendio distruttivo per tutti.

Carrot's Corner
Eccomi qui... SIAMO NOI, SIAMO NOI, I CAMPIONI D'ITALIA SIAMO NOOOI! *vena juventina che emerge esagerata* okay, smetto, ma è da ieri sera che vado avanti così, salvatemi AHAHHAHA
Dopo aver attraversato un periodo buio aka questa settimana ho i peggio compiti del mondo e io non so un cazzo e non so neanche se sopravviverò, vi lascio un capitolo particolarmente obbrobbrioso e mi sento pure in colpa per lasciarvi una cacchetta del genere. E' corto, di passaggio e nel prossimo mi ucciderete: state attenti ai ruoli perchè qui si rigira ogni cosa; Niall e Rikki non saranno più i soliti Niall e Rikki, Arleen cambierà e perfino July subirà qualcosa. Comincerete ad odiare pure lei, temo, e a provare pena per Liam AHAHHAHAH Non sono assolutamente soddisfatta del prossimo, né di questo né dei prossimi 7 o quanti ne manca. Mi dispiace davvero.
In questa ff Harry non è un puttaniere, Niall non è sfigato con le ragazze, Louis è sempre un coglione, Zayn non è puttaniere pure lui ma profondo quanto qualcosa, non so cosa, e Liam è - me ne sono accorta dopo - un tremendo Gary Stu (se non sapete che vuol dire andate a vedere su Wikipedia), cioè, anche nella vita reale... quell'uomo ha un cazzo di difetto?
Se volete seguirmi su Twittah e volete che vi aggiorni, lasciate il vostro nickname nella recensione che vi seguo! ;) sono __ohluna
Per quanto riguarda le recensioni, grazie davvero, anche se me ne arrivano come messaggio privato... ma più di dieci parole? Mi sembra tanto una presa di culo AHAHHA E poi davvero grazie a quei preferiti, ricordate, seguiti che siete tantissimi e quelle 70 persone che mi hanno tra gli autori preferiti... vi amo :")
A lunedì!
un bacio,
Mari xxx

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo diciannove. ***


cap 19 like
Like an Extra

like an extra
Capitolo diciannove

 
{Everybody hurts someday
It’s okay to be afraid
Everybody hurts
Everybody screams
Everybody feels in this way
And it’s okay.
Everybody hurts – Avril Lavigne}

 
Rikki non era mai stata messa così in difficoltà come avevo fatto io in quel momento: era sempre capace di rispondere per le rime, ma sembrava avesse perso voce e vitalità. Tentò di dire qualcosa, inutilmente, mi scoccò un’occhiata colma di astio.
“Come? Libri di poesie? Rikki, tu hai sempre odiato le poesie” disse Liam sorpreso ma per niente turbato.
Schioccai il palato. “Ah, non lo sai, Payne? – continuai imperterrita mentre vedevo Rikki completamente smarrita. – Rikki viene qui tutti i pomeriggi a leggere le poesie di Pablo Neruda e le condivide con Chloe che non sembra così sensibile com’è veramente; la stronza pettegola è Genevieve”
Niall scattò verso Rikki che ormai teneva la testa bassa, distrutta dalla verità che non aveva mai voluto dire. Non sapevo neanche io come mai avessi voluto svelare tutti i segreti al mondo intero: non era stata una cosa saggia, lo riconoscevo, ma avevo considerato che la parte debole di Rikki sarebbe stata lì, confinata in quello spazio di libri dove già molti segreti erano custoditi da pagine e pagine polverose.
“July, non avevi il diritto di dirlo. Ognuno ha le sue insicurezze e se si vuole nasconderle, allora è giusto che si faccia” sibilò Niall come punto sul vivo.
“Certo, Niall. Come le insicurezze che hai tu a matematica? Eppure non le nascondi affatto quando mi sfrutti per i tuoi affari loschi” replicai avvelenata.
“E’ matematica, July! – sbottò l’irlandese allargando le braccia. – Dio, tu deliri…!”
“Non mi sembra grave leggere delle poesie… ma evidentemente per Rikki è un motivo per cui vergognarsi perché nasconde la vera sé stessa. Se avesse dei veri amici, non la prenderebbero mai in giro per ciò che le piace!”
Liam e Rikki stavano in silenzio: la maschera di lei si stava sbriciolando in mille pezzi minuscoli, tanto che sembrava una palla di capelli castani; non osava alzare lo sguardo verdastro per incontrare quello di Liam, perfettamente tranquillo. Più o meno.
“Rikki e Chloe vanno in simbiosi! – continuai. – Entrambe si nascondono! Dimmi, Niall, avresti mai detto che Chloe leggesse ‘sogno di una notte di mezza estate’ di Shakespeare? Certo che no, visto che sembra la classica bionda stupida!”
Liam scattò dalla sedia non appena nominai Chloe. “July, non…”
“Sta’ zitto, te! – sbraitai. – Sei l’indecisione fatta in persona e dovresti capire che illudendo le persone non si arriva mai a niente, ma invece alterni giorni in cui le ignori e giorni in cui vorresti passare la tua vita con loro!”
“July, quando Rikki si sentirà in grado di dirlo anche agli altri lo dirà, ma non avevi veramente il diritto di svelare tutto a tutti!” disse Niall innervosito, prendendo la sua ragazza per una mano e trascinandola via. Sbatté la porta con così tanta violenza che sussultai; perché l’avessi fatto mi era ignoto, soltanto seppi che in quel momento la mia testa era più libera. Libera da segreti, libera di pensare qualcosa che non fosse da fare per altri. Dentro di me, però, un’altra vaga forma di sensazione si era tagliata uno spazio e aleggiava nelle mie vene.
Afferrai un’altra pila di libri, sorpassai Liam con uno scatto deciso e cominciai a riordinare i grandi volumi che avevo tra le mani: poco dopo, sentii che lui mi aveva seguita ma non osava dire niente.
“E come sapresti tutte queste cose su Chloe e Genevieve?” chiese poi, all’improvviso.
Sbattei con forza uno dei libri al suo posto. “Secondo te?”
Il mio tono di voce era avvelenato, odioso.
“Ah, giusto, la comparsa – concluse pensieroso. Un breve silenzio si fece spazio tra di noi, e fui grata che ci fosse. – Vuoi che sia sincero?”
“C’è qualcuno in questo mondo che ne è capace?”
Lo sentii sbuffare, prima di ponderare bene le parole con le quali probabilmente mi avrebbe inflitto una delle peggior ferite della mia vita.
“Sei una vittima, Juls – disse Liam facendomi irrigidire sul posto. – Non sei l’unica ad avere ragione; Rikki aveva i suoi buoni motivi per non dirci delle poesie e se a lei andava bene così, perché distruggerla?”
“Sono stufa di essere il vostro zerbino personale, su cui tutti fate affidamento – un altro libro fu messo al suo posto da un mio gesto particolarmente brusco. – Niall per matematica, Rikki per le poesie, Chloe per coprirla, Arleen per scommettere, Louis per il ballo, tu per scienze e chissà cos’altro… mi avete sinceramente rotto il cazzo”
Non ero mai stata così dura né volgare, ma parve che le mie parole fossero più affilate di un paio di coltelli vaganti e se c’era una persona che avessero colpito in tutto quello spazio, quella era proprio Liam. Senza neanche accorgermene me lo ritrovai accanto, innervosito come non mai.
“Secondo te ti sfruttiamo? Oltre ad essere una vittima, July, sei anche presuntuosa”
“Continua pure a insultarmi, Liam, farò finta che tu non esista”
Lui mi afferrò un polso e mi fece voltare. “Hai detto che dovevo essere sincero. Tra l’altro, sei anche permalosa e non accetti le critiche”
“Di critiche ne ho ricevute fin troppe nella mia vita, Payne”
“E allora sei brava solo te, July. Anche a teatro dici di essere tanto brava e che tutti si complimentano con te, ma quanto sono vere le tue parole? Forse c’è qualcuno migliore di te, ci hai mai pensato?”
Questa volta sentii il mio cuore che si fermava definitivamente, per poi sbriciolarsi ai miei piedi: forse era vero ciò che diceva Liam.
Ero presuntuosa e non me ne ero mai accorta, così come non mi ero mai accorta di essere permalosa o vittima. Oppure ero addirittura bugiarda con me stessa e potevo essere paragonata a Rikki e a Chloe.
Ero stata troppo occupata a giudicare e a cercare i difetti degli altri per vedere realmente i miei e non tentare di correggerli per evitare che mi nascondessi e rinchiudessi di più nel mio mondo, nel mio guscio impenetrabile. E invece era successo e sbagliando avevo distrutto un probabile inizio di una buona amicizia, di conseguenza mi ero attirata l’odio di Savannah addosso come quello di Niall, la persona che in quel gruppo era quella di cui mi fidavo di più. Fissavo inerme uno dei volumi, accarezzandone la copertina consumata. Consumata come me stessa.
“Sei stato te a dirmi che sono brava, visto la mia medaglia”
“Scusami – Liam allentò la presa del mio polso, che si afflosciò molle sui miei fianchi. – Non volevo toccare questo tasto”
“Niente, sto bene”
Sentivo tutte quelle accuse che ribollivano nel mio sangue, in un misto di delusione, frustrazione.
“Devi uscire da questo mondo, July – continuò Liam più calmo. – Ne esiste un altro là fuori”
“E se non volessi uscirne? Non sono obbligata”
La mano di Liam, che prima mi avevo preso il polso con una certa violenza, scese verso la mia e sentii le sue dita che si incrociavano alle mie; ma il mio battito non andava più, era fermo alle sue accuse.
“Il tuo è un mondo mentale e finto, esisti soltanto te in Julandia, dove le cose giuste sono fatte soltanto da te e gli altri non hanno parola in capitolo – sussurrò. – Nel tuo mondo tu sei la protagonista e gli altri le comparse”
“E nell’altro mondo?” chiesi alzando la testa. Ero smarrita e colpevole al tempo stesso.
Liam abbozzò un sorriso. “L’altro è un mondo normale”
“Nel mondo normale sei tu il protagonista con Genevieve e Chloe – replicai. – I protagonisti sono Zayn. Harry. Savannah. Rikki. Niall. Louis. E July? July dov’è?”
“July deve venire ancora fuori”
Scossi la testa, passandomi la mano libera sulle palpebre. “Ho fatto un casino”
“Almeno sai riconoscere gli errori – sorrise Liam, mesto. Aumentò la pressione nella mia mano. – Tranquilla, si sistemerà tutto”
Mentiva. Niente si sarebbe sistemato, niente sarebbe tornato come prima, avevo distrutto con delle parole l’occasione per farmi notare in quel mondo estraneo. Avevo distrutto un’amicizia che reputavo finta e che forse non lo era affatto. Avevo distrutto la certezza di essermi guadagnata un po’ di stima attraverso il mio comportamento un po’ da zerbino. Avevo distrutto una probabile convinzione che si sarebbe rivelata vera e che forse si stava svelando in quel momento. Avevo distrutto la fiducia di una ragazza che, nonostante quel poco di falsità che ci caratterizzava tutti, era venuta a chiedermi come stavo. Avevo distrutto una probabile famiglia in cui mi sarei potuta rifugiare quando mi sarei sentita debole e affranta. Avevo distrutto definitivamente il mio cuore già incrinato. Con quel semplice gesto, avevo distrutto me stessa e visto la verità.
Ciò che stava dicendo Liam non era altro che se non un debole tentativo di tirarmi su di morale, esattamente come quella stretta di mano affettuosa che sarebbe sparita non appena Chloe e Genevieve sarebbero apparse nella loro perfezione.
Mi sentivo fuori luogo, nel mondo attuale. Volevo restare protagonista nella mia Julandia, non essere disprezzata, non essere giudicata, non essere considerata strana per ciò che mi piaceva, non indossare una maschera che nascondesse ciò che volevo in realtà mostrare. Ero troppo debole per varcare il confine che mi separava dal mondo reale ed era troppo doloroso.
Non appena mi sarei aperta un minimo, tutti mi avrebbero dato addosso: Rikki perché avevo permesso che il suo equilibrio cadesse; Niall per gli attacchi che gli avevo rivolto senza che c’entrasse niente; Savannah e Harry per la mia falsità; Zayn perché non avevo riposto un minimo di fiducia in lui e nelle sue parole probabilmente vere; Louis perché si sarebbe indignato solo a sentire ciò che avevo combinato; Liam perché ero troppo restia a lasciarmi andare.
Mi venne voglia di piangere ma avevo solo un briciolo di dignità e non potevo sprecarlo. La mia mano scappò immediatamente dalla sua, frettolosa e fredda come una lastra di ghiaccio.
“Scusa Liam – mormorai quasi inudibile perfino a me stessa. – Non posso entrare nel tuo mondo”
“Cosa? July, tu devi farlo. Sei attaccata a un filo di illusioni e sogni”
Sì, lo ero. E non mi dispiaceva affatto.
“No. Sei tu quello che deve andarsene dal mio” non credei di aver detto quelle parole, ma la sua faccia sorpresa confermò il mio sospetto.
Abbassai lo sguardo mentre lui raccoglieva le sue cose e andava via, in silenzio.
Un silenzio che pesava quanto quei sensi di colpa.

Carrot's Corner
POTETE UCCIDERMI! DATE IL VIA ALLA SPARATORIA! *bam bam bam* posos sopravvivere? Vi prego, prometto che sistemerò tutto... a patto che mi lasciate spiegare la reazione di July. Se mai siete stati sfruttati fino allo sfinimento, se mai vi siete sentiti di merda perché tutti vi cercano quando hanno bisogno, allora siete nella stessa situazione mia e della protagonista, per questo ha avuto questa reazione forse... spropositata? In ogni caso, capitela povera ragazza AHAHHA Sì, lo so, li ho fatti dividere ma tranquille AHAHHA
I prossimi capitoli, circa il venti e basta, è di passaggio in cui Arleen sarà importante, così come Savannah; nel 21esimo è importante sia per July che per Liam, poi un po' di passaggio e poi... diritti allo spettacolo! Okkei, ho anticipato abbastanza... non ve l'aspettavate da Rikki e Niall, vero? AH!
A dire la verità mi aspettavo un po' di più di recensioni, ma non importa: grazie per i 95 preferiti, i 28 ricordate e i 123 seguiti! siete ojasdoiajiodjoai e grazie alle 72 persone che mi hanno messa negli autori preferiti! siete meravigliose çç
spero abbiate gradito!
Al prossimo lunedì!
Mari xxx

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo venti. ***


cap 20 like

Like an Extra

like an extra

Capitolo venti

 

{How do I feel at the end of the day
Are you sad because you’re on your own
No I get by with a little help from my friends.
A little help from my friends – The Beatles}

 
Se qualcuno avesse potuto definirmi come morta forse l’avrebbe fatto più che volentieri. Nonostante il mio atteggiamento normale, i miei gesti abituali, la mia morte si vedeva dagli occhi. Spenti, freddi, indifferenti, immobili, anche quando attraversavo il corridoio pieno di gente e cercavo di confondermi il più possibile.
La mia mente non ragionava. Nonostante avessi detto la verità a tutti, la notizia non si era sparsa grazie a Liam che aveva confinato la zona alla biblioteca; continuava ad aiutarmi anche se gli avevo chiaramente detto di andarsene via da me.
Ormai Zayn, Harry e Louis sapevano del segreto di Rikki, eppure non mi pareva di vederli scandalizzati né tantomeno avevano cambiato il loro atteggiamento nei suoi confronti. E anche se tutto sembrava normale e l’immagine della ragazza di Niall era rimasta intatta come quella di Chloe, Rikki continuava a rivolgermi occhiate astiose e non potevo certo biasimarla.
Niall non mi parlava, anzi, eravamo sempre divisi durante le lezioni di matematica; il suo silenzio, nonostante avessi sempre detto di non sopportare a volte la sua eccessiva loquacità, feriva più di quanto pensassi. Il professore di matematica era pure giunto a fare una scadente battuta su di noi.
“Avete smesso di cianciare eh, Christensen e Horan? Il banchetto si è sciolto?”
Nonostante la mediocre barzelletta che aveva raccontato su di noi e nonostante avesse scatenato l’ilarità di quei leccaculo che lo seguivano e accondiscendevano in tutto, Niall non era parso infastidito e neanche la sottoscritta.
Per quanto mi riguardava non avevo più rapporti con nessuno, neanche con Savannah o Louis. Passavo le mie giornate a studiare, a guardare stupidi telefilm, a ripetere concetti che non riuscivo a capire, a piluccare le patatine della macchinetta Betsy, e tutto questo con una grande aria triste.
Liam era l’unico che cercava di avere qualche contatto con me, qualche contatto che prontamente ignoravo: temevo di trovare un biglietto o qualcosa del genere nell’armadietto, tipo film.
Con contatto non intendo che cercava di parlarmi. Ogni volta che uscivo da scuola o comunque attraversavo il cortile per rifugiarmi sotto il mio albero preferito per mangiare - cioè quasi nulla - in santa pace, sentivo il suo sguardo su di me. Pensavo che da un momento all’altro venisse da me per salutarmi o dirmi qualcosa; in qualche assurda maniera, mi mancava.
Era da tanto tempo che la biblioteca era spoglia, nessuno osava entrarci e provavo una leggera nostalgia a pensare che lo avevo allontanato da me senza neanche riflettere delle conseguenze che avrebbe avuto la mia azione. Perché nonostante sembrasse che Liam non ci badasse molto, avevo abbastanza capito che ci stava male: era incredibile che lo avessi conosciuto così tanto in poco tempo, era diventato inconsapevolmente una parte di me.
E che lo fosse diventato, era una cosa molto grave.
Non ero in grado di sapere che cosa occupasse il mio cervello in quel momento. Un misto di sentimenti, pensieri, riflessioni confuse e inimmaginabili: un tormento che forse si rivelava in un battito di cuore quasi spento e triste, normale com’era prima che l’avessi conosciuto e fosse piombato in quella biblioteca per chiedere uno stupido libro di scienze. Con la schiena appoggiata al tronco dell’albero, un libro che non avrei voluto aprire, dei pensieri che avrei voluto eliminare, una frustrazione che stava emergendo, una ferita che non osava chiudersi, un senso di colpevolezza e di delusione di me stessa che mi scorreva nelle vene, imperterrito, inarrestabile, logorante, distruttivo, stavo inevitabilmente uccidendo me stessa per uno sbaglio al quale probabilmente non avrei risolto chiedendo scusa, ma almeno un tentativo potevo farlo. Il problema era il mio orgoglio.
Ero stata sempre io quella che subiva e, per una volta che ero stata aggressiva, dovevo essere io quella a chiedere scusa. Quando mai Rikki o qualcun altro mi si era mai avvicinato per pronunciare quella parolina così semplice? Quella parola di cinque essenziali lettere? Nessuno. Mai.
Chiusi con uno scatto il libro, ributtandolo dentro zaino senza tanti complimenti. Alzai lo sguardo, per incrociare quello di Liam che si era appena voltato nella mia direzione. Anche Niall si girò ma non sorrise, prese un braccio del suo migliore amico e bruscamente lo costrinse a girarsi per non vedermi. Zayn mi lanciò un’occhiata che non poteva essere descritta come ostile: era comprensiva, ma anche di rimprovero. Un giusto equilibrio, e mi sembrava veramente strano che fosse proprio Malik a iniettarmi un pochino di più di fiducia, del resto né Niall né Rikki osavano parlarmi e Liam non aveva il diritto di guardarmi; Savannah scuoteva la testa mentre mano nella mano ad Harry assisteva con una smorfia al comportamento dell’irlandese.
Vidi Arleen che camminava nella mia direzione saltellando, con un enorme sorriso che non mi coinvolse per niente e restai impassibile mentre lei si sedeva accanto a me e mi squadrava da cima a piedi.
“Tutto bene, July? Oggi niente pranzo”
Scossi la testa. “No, per niente”
Erano tre giorni che non mangiavo per quel problema. Tre giorni in cui mia madre voleva infilarmi cibo in gola a forza, pur di permettermi di ingoiare una minuscola pizzetta incandescente.
“E’ successo qualcosa? – chiese Arleen, i ricci che le coprivano il viso. – Non sembri più avere un gran rapporto con Niall”
“Te da che parte stai, Arleen?”
Vidi la sorpresa affiorare sul suo viso: una sorta di rabbia si sostituì alla tristezza; non poteva seriamente pretendere che le raccontassi tutto visto che veniva da me ogni morte di papa. Arleen era dotata di questo carattere multiplo, che si suddivideva in fasi antipatiche e simpatiche con una prevalenza delle antipatiche e dell’ambiguità che la contraddistingueva, per questo mi chiedevo per quale motivo si stesse avvicinando più a me e si stesse allontanando dalla sua amica fidata Genevieve.
“Come?”
Mi sistemai i capelli dietro l’orecchio. “Sei dalla parte di Genevieve o dalla mia?”
“Sono dalla parte di entrambe, direi – mugugnò pensierosa. Mi scoccò un’occhiata dubbiosa. – Perché dici così?”
Scrollai le spalle. “Ogni tanto mi chiedi delle cose che poi, dopo che te le ho dette, vai direttamente a riferire alla tua amica fidata… dovrei fare veramente affidamento su di te?”
Era una domanda retorica e la risposta era alquanto semplice. Speravo che Arleen avesse un po’ di perspicacia per intendere da sola il mio messaggio e che non dovessi sprecare aria per farle capire che ero abbastanza triste e nervosa.
Lei rimase pensierosa e non osò proferire parola, per evitare che oltre a risponderle male, potessi tirarle addosso il libro per sfogare la mia rabbia repressa.
“Be’, mi dispiace per ciò che ti è successo – qualunque cosa sia successa -, ma non c’è bisogno di attaccarmi in questo modo”
Quelle parole mi ricordarono tutte le accuse che avevo mosso verso Rikki e Liam, la rabbia irrefrenabile di Niall, tanto che sentii il sangue ribollirmi nelle vene. Serrai le labbra, inconsapevolmente, e Arleen si fermò chiudendo la bocca che aveva aperto prima per aggiungere qualcosa.
“Sii obbiettiva, Arleen: quanto sei mia amica rispetto a Genevieve? La prima volta che abbiamo pranzato insieme mi hai chiesto delle scommesse, la seconda del ballo e con chi ci andavo – arricciai le labbra, in un gesto di ovvietà. – Non credo proprio che ti possa rivelare quello che mi è successo senza che tu vada da Genevieve e le riferisca ogni cosa per filo e per segno”
“In realtà io e Genevieve abbiamo litigato pesantemente” borbottò quasi affranta ma non sembrò dispiacerle più di tanto.
Non dissi niente, rimanendo in silenzio e accrescendo il dubbio in lei. Che volesse raccontarmi ogni singola cosa come fossimo molto amiche dal primo momento in cui ci eravamo viste? Sarebbe stato irreale e totalmente assurdo. Se Arleen si fosse aperta per la prima volta con me, però, forse avrei trovato uno svago a ciò che mi affliggeva. Certo, sarei stata ipocrita ma potevo concedermelo con tranquillità, dopo quello che era accaduto.
Perché tutti si potevano permettere di essere ipocriti con me quando io non ne avevo il diritto? Mi strinsi le braccia mentre notavo con la coda dell’occhio che Liam e gli altri si stavano allontanando; una morsa mi catturò all’altezza dello stomaco.
“Volevo chiederti scusa innanzitutto per quello che ti ho detto la scorsa volta – bisbigliò mesta. – E poi vuoi sapere perché abbiamo litigato, io e Genevieve?”
“Potrei rispondere di no, ma spara il rospo: non ho intenzione di lasciarti depressa” mugugnai sarcastica, quel veleno apparso all’improvviso fluì nelle mie parole.
Arleen sbuffò. “Genevieve ha cominciato ad attaccarti per Liam e a non dire delle cose carine su di te… ti ho difesa e lì è iniziata la discussione”
Non mi sorprese affatto che Genevieve, la stronza al contrario di Chloe, avesse sparlato di me alle spalle: era più che ovvio, si sentiva minacciata nel suo intento subdolo. Non mi toccò minimamente, ne ero più che consapevole e molti si sarebbero stupiti del carattere falso di Genevieve, quella che sembrava più tenera e dolce. Ma anche lei indossava la maschera, come tutti in quella scuola d’altronde.
“Sai che non mi tocca affatto?”
Lei annuì. “Lo so, July. Ma comunque ti vede chiaramente come una minaccia: pensa che tu abbia qualcosa che lei non ha, ti invidia in qualche modo”
Ero sempre stata io a invidiare e adesso la situazione si era rovesciata? Genevieve non sapeva minimamente quanto fossi stata gelosa di lei, dei suoi occhi azzurri e della sua capacità artistica nel fotografare qualunque cosa con un talento che le permetteva di trasformare un bidone in qualcosa di meraviglioso.
“Stai scherzando, spero – borbottai contrariata. Arleen scosse la testa con energia mentre vedevo Chloe che chiacchierava animatamente con le sue amiche barra mucche. – Cos’è che ho di speciale? Un bel niente”
“Liam ti guarda molto spesso, sembra quasi attratto da te. È da un po’ che sia Genevieve che Chloe vengono ignorate perché tu sei nei paraggi”
“Non vedo perché Genevieve se la sia presa con te quando sono io il problema – osservai, strappando un ciuffo di erba verde del giardino scolastico, con aria pensierosa. – Avesse il coraggio di sputare le cose in faccia”
“Mi ha dato della traditrice perché ti difendevo… - Arleen storse le labbra. – Pensavo fosse più razionale…”
“Chi è mai razionale in questo mondo? È come essere sinceri”
Arleen inarcò un sopracciglio. “In ogni caso, ti ho difesa perché stava delirando”
“E dovrei fidarmi di te confidandoti ogni singola cosa che mi è successa oggi? – chiesi di nuovo, retorica. Lei annuì convinta. – Solo perché hai litigato con la tua pseudo migliore amica?”
“Non credo sia stata la mia migliore amica – replicò, togliendosi il giubbotto rosso e poggiandolo a terra. Si sventolò con una mano, come se avesse caldo e non ci fossero tredici gradi; contrariamente a lei, avevo la sciarpa tirata fino al naso ed era un miracolo se si riusciva a capire cosa stessi dicendo. – E non credo che vorrò fare comunella di nuovo: dopo le brutte affermazioni su di te, eviterò ogni contatto”
Annuì, come per confermare le sue parole. “Già. Che razza di stronza. Avevi ragione, lo sai?”
Non sapevo se dovessi veramente fidarmi di Arleen, della sua improvvisa ‘conversione’; non mi doveva niente, né doveva dimostrarmi di essere cambiata. Non mi interessava se andava a dire i cazzi miei alla sua pseudo migliore amica, se parlava alle mie spalle, se davvero in quel momento era sincera. Avevo altro da cui pensare, tra le quali c’era anche l’idea di trovare un modo per chiedere scusa e parlare con Niall.
Arleen si spostò un riccio dietro l’orecchie. “Allora? Posso fidarmi di te e te di me?”
“Tu hai potuto sempre fidarti di me, Arleen. Sei te quella che si deve far perdonare”
Non avrei mai detto che avrei potuto pronunciare quelle parole alla Wilson. Era incredibile quanto potessi essere sincera in quel momento, ma oltre all’incredibile odio per l’ipocrisia che avevo sentito in tutto quel tempo, percepivo il bisogno di trovare davvero qualcuno che mi aiutasse. Qualcuno che non fosse Liam James Payne e che fosse altrettanto sincero. D’altra parte, in sincerità, Arleen non veniva superata da nessuno: era capace di dirti gentilmente che le faceva schifo il tuo modo di vestire facendoti sentire apprezzata lo stesso.
“Diventeremo migliore amiche come nei film – convenne lei, sporgendo il labbro. Un sorriso nacque sulle mie labbra e seppi che era sincero. – Ma poi che schifo, sarebbe troppo finto”
Avevo bisogno di qualcuno e, per la prima volta nella mia esistenza, c’era una persona che mi stava offrendo aiuto senza chiedere nulla in cambio.

Carrot's Corner
UAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH *autrice che balla la conga* ma vi rendete conto? 100 preferite, 25 ricordate, 130 seguite! posso morire felice, adesso. Grazie mille davvero di cuore a tutti, mi fate felice!
Per quanto riguarda questo capitolo è di passaggio, lo so, il prossimo non so come sarà perché non me lo ricordo, ma in ogni caso non vi preoccupate... ci vedremo tra una settimana AHAHHAHA I ruoli si sono rigirati: Genevieve è una stronza e Arleen è diventata buona (?) In ogni caso, sarà fondamentale per July... un po' come lo sarà Savannah, riguardo a Rikki è probabile che scriva un missing moments ma non sono sicura perché ora ho tantissimi impegni :3
Grazie davvero a tutte! Se volete che vi avvisi su twitter ditemelo: sono __ohluna!
un bacio e a presto!
Mari xxx

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo ventuno. ***


like an extra 21
Like an Extra
like an extra
Capitolo ventuno

 
{I’m not listening to you
I’m wondering right through the existence
With no purpose and no drive
‘Cos in the end we’re all alive, alive.
Zombie – The Pretty Reckless}
 
Non mi ero quasi pentita di aver dato la mia fiducia ad Arleen. Ovviamente non sapeva ancora niente, né avrebbe saputo tanto presto visto che provavo ancora un po’ di sospetto nei suoi confronti.
In ogni caso le vacanze di Natale si avvicinavano sempre di più, tanto che da quanto il tempo scorreva veloce non mi ero neanche accorta dell’ultima lezione di matematica che avrei trascorso con Niall, senza ancora avergli chiesto niente.
Il senso di colpa mi attanagliava un po’, nonostante fosse leggermente diminuito grazie alla presenza quasi assidua di Arleen, che non osava lasciarmi un momento da sola, con la scusa che secondo lei stavo passando un brutto momento e che avevo bisogno di tutto il supporto possibile. Ed aveva ragione.
Per quanto la riguardava, la mia opinione nei suoi confronti era visibilmente cambiata: Arleen Wilson poteva soffrire anche di personalità multipla, ma oltre ad essere completamente sincera in tutti i casi possibili, quando stava in silenzio e ti ascoltava magari per qualche problema stupido che lei facilmente ti risolveva, allora potevi esserle grata. E per quanto potesse essere affetta da gossip compulsivo, a volte era addirittura arrivata a dimenticarlo per me e a non nominare né Niall né Liam in mia presenza. Erano questi i gesti che mi facevano capire che Arleen poteva rivelarsi una buona amica; ma d’altra parte Genevieve non si sprecava a dire che le avevo rubato – oltre che probabilmente il suo corteggiatore – anche la migliore amica.
Quelle quisquilie erano arrivate pure all’orecchio di Niall? Non era mia intenzione fargli sapere cose assolutamente non vere, stava soffrendo abbastanza per Rikki, oppressa ormai da un segreto più grande di lei.
Anche se Arleen era apparsa nella mia esistenza all’improvviso come amica, potevo ancora essere considerata una zombie, una non morta che brancolava nel buio della sua mente. Era un buio psicologico, mica fisico, da quel lato ci vedevo benissimo.
Attorno a me c’erano le tenebre. Ero circondata da una scura e fitta nebbia ingannatrice, in una dimensione quasi straniera che se ne sarebbe andata soltanto quando avrei avuto il coraggio di prendere Liam da parte e esortarlo a tornare a illuminarmi. Quella sensazione di abbandono era aumentata moltissimo: mi mancava, ed era incredibile che avessi accettato l’evidenza quando per giorni e giorni, settimane, avevo cercato di negarla con continue scuse inefficaci. Mi mancavano gli sproloqui di Niall, la comprensività di Savannah, le frecciatine di Harry, le poesie di Rikki, la pazzia di Louis, le pillole di saggezza di Zayn.
Legandomi a loro avevo fatto peggio della grandine. Avevo creato inconsapevolmente un legame flebile e sottile e colorato con ognuno di loro: quello di Niall era stato il più forte ma ora era sfilacciato e misero, come la situazione che stavamo vivendo; quello che possedevo con Savannah e con Harry era sempre uguale perché ogni tanto mi salutavano quando passavo per i corridoi, segno che per loro non era cambiato niente; con Louis  avevo parlato poco dopo il ballo e solo grazie ad Harry, quindi il legame era più o meno come quello che avevo con lui; mentre con mia grande sorpresa, tra me e Zayn c’era quasi un filo di spago, sottile ma resistente, basato su sguardi comprensivi e sorrisi timidi, su fiducia che mi stava concedendo. Non c’erano parole per descrivere il legame con Liam: era una corda. Una robusta corda di quelle che possono anche sfrangiarsi ma che resteranno sempre intatte, qualunque cosa succeda.
Tutti questi fili, spaghi, cordicelle, si intessevano insieme ad altri fili, spaghi, cordicelle, fino a creare un arazzo fatto da persone che erano entrate nella mia vita in così poco tempo da averla sconvolta.
Poi c’era un filo che correva parallelamente al mio, ed era quello di Arleen. Un altro lo seguiva bello e luminoso, ma poi deviava strada e si intrecciava ad altri filati molto più spenti del suo: Chloe e la sua mandria. La sola minaccia che potesse distruggere tutto era un paio di forbici dalla punta arrotondata, innocenti quanto letali. Avrebbe aperto le sue lame, avrebbe cominciato a dividere, avrebbe distrutto quei rapporti creati con tanta mia fatica, creati piano piano con l’apertura di me stessa. Genevieve aveva la capacità di sciogliere l’arazzo filo per filo, ma era ovvio che ci fosse anche lei; senza saperlo si era intessuta nella mia vita come un virus aveva infettato un batterio.
I primi fiocchi di neve avevano cominciato a scendere lentamente, coprendo il paesaggio di un leggero strato di ghiaccio e le temperature si erano notevolmente raffreddate, ma per me non c’era differenza. Ero fredda dentro quanto la brina fuori dalla finestra.
Gli alberi erano ricoperti da una coltre bianca che ne ricalcava le forme spigolose e degne dell’atmosfera natalizia che si stava diffondendo sempre di più in quel periodo. Le prime luci colorate avevano cominciato ad ornare i terrazzi, le finestre, i negozi, le palle e gli alberi di Natale erano visibilissimi da tutte le persiane delle case in un’atmosfera pacifica e rilassante.
Babbi Natale occupavano gli angoli delle strade con le loro campanelle festose, distribuivano caramelle ai bambini che passavano loro vicino, dispensavano sorrisi a tutti riuscendo a riscaldare il cuore per un po’. Perfino il mio, perennemente ghiacciato in quel periodo.
Probabilmente ero l’unica a non festeggiare il Natale, ma ritenevo che fosse soltanto una festa consumistica più pensata per i regali da ricevere che per la nascita di Cristo. D’altra parte però, adoravo l’atmosfera che regnava… pareva che in quel periodo tutti si dimenticassero dei problemi per dedicarsi solo ed esclusivamente alla famiglia, con un ricevimento tutti assieme. Era una buona cosa, forse una delle più positive.
Quel pomeriggio la scuola era totalmente deserta, nei corridoi vuoti e spenti si potevano udire soltanto i miei passi che li attraversavano per giungere alla biblioteca in più fretta possibile. Ero carica di libri perché dovevo aggiornare un po’ l’archivio e riguardare se tutti i volumi erano presenti: era una faticaccia immensa, ma anche un sollievo. Le verifiche erano finalmente finite e ciò significava tempo per me stessa e tempo per pensare, tempo per dimenticare, tempo per riflettere su qualcosa da chiedere.
Svoltai veloce l’angolo che connetteva la mensa con le altre aule, con le braccia occupate soltanto da un libro. Mi bloccai, non appena sentii la voce calda di Liam; ricordai in quel momento che qualche volta qualche studente veniva per finire un progetto extra scolastico.
“Ecco, non me lo so spiegare perché mi sento così”
Poco dopo la voce di Niall, fredda al contrario di quella del suo migliore amico gli rispose, e mi sentii morire.
“Non può piacerti July, Liam! – qualcosa sbatté a terra, probabilmente il mio cuore. – Non dopo quello che ha fatto!”
“Oh, sta zitto Horan – era stato Zayn a parlare. Malik era diventato il mio difensore e Niall il mio nemico, in una situazione rovesciata e assurda. Mi appoggiai al muro ferita. – Se non l’avesse detto lei, prima o poi la questione delle poesie sarebbe venuta a galla” continuò.
“Non sai quanto Rikki ci stia male”
Qualcos’altro cadde a terra. “E tu non lo vedi quanto ci stia male July? – gridò Liam. – Sono stufo di vederla da sola, che mi ignora completamente. Potrà ignorare te, Niall, ma non me. Non lo sopporto”
“Dio Santo, Liam, quella ragazza ti ha fatto il lavaggio del cervello!”
“Smettila, Niall – disse Zayn, il più calmo tra i tre. – July ha detto solo la verità e la verità non ha distrutto la nostra amicizia, anzi. È ora che ti dia una svegliata e la saluti”
“E mi spieghi perché ti piace così tanto? – chiese Niall, impertinente. – E non mi guardare in quel modo, Payne. Lo so che è una delle persone più dolci che conosciamo e che dovrei pentirmi per come la tratto, e mi sento in colpa veramente, ma ora come ora c’è qualcosa che me lo impedisce – il mio cuore stava sopportando tutto, incredibilmente, mentre le parole mi trafiggevano come coltelli. Sospirò. – Dai…”
Si sentì un battito di mani, probabilmente di Zayn. “Sì, anch’io sono curioso di sapere che cosa c’è in lei”
Malik sembrava molto più accondiscendente di Niall ad ascoltare le mie qualità decantate da Liam. Nonostante il mio cuore avesse cominciato a palpitare più forte del solito, come sempre accadeva in quei tempi quando il mio solo pensiero lo sfiorava, c’era una sorta di dolore flebile ma letale: sembrava entrasse e scorresse nelle mie vene, finché non mi avrebbe colpita all’improvviso.
“July è un incrocio equilibrato tra Chloe e Genevieve. – iniziò Liam, e strinsi i pugni non appena sentii i loro due nomi. – E’ bella, simpatica e divertente quando vuole, ed è pure profonda. È vero: è un po’  vittima e scoccia un po’ le palle con ‘sta storia della comparsa… ma mi piace”
Abbozzai un sorriso mentre quelle parole fluivano in me, scaldandomi internamente e rendendomi quasi l’idea di essere ‘utile’. Anche quel difetto non era stato sottolineato con rancore, né con disprezzo, ma quasi con affetto. E nonostante fossi stata considerata come una specie di incrocio tra la perfezione di Chloe e intelligenza –contorta, sì – di Genevieve, il mio cuore si era stretto in una morsa piacevole.
“Anche Chloe è profonda, allora – borbottò Niall, non arrendendosi.  Sembrava che gli fosse difficile accettare che Liam avesse un minimo di interesse per me. – E Genevieve ha talento nel fotografare”
“Ma July è diversa – insistette Liam mentre udivo soltanto il sospiro di Zayn, forse più rivolto al biondo che all’altro. – Non è né Chloe né Genevieve e si distingue veramente per sé stessa”
Una sedia stridette sul pavimento. “Questo è vero, Niall. Chloe e Genevieve sembrano tanto finte, ma July è genuina – almeno spero. E mi odia anche un po’ per le mie pillole di saggezza”
Sentii una risatina sommessa, forse di Liam, anche perché Niall non si sarebbe mai permesso di farne una in un momento del genere, nel quale la sua ragazza era stata quasi umiliata dalla sottoscritta. Poi mi sovvenne che il vero destinatario delle scuse non sarebbe dovuto affatto essere l’irlandese, bensì la povera Rikki. Sospirai affranta mentre i sensi di colpa mi attanagliavano più forti di prima, in una morsa atroce e che non mi dava via di scampo.
“Le avevo solo accennato di te, Liam, eppure mi avrebbe voluto uccidere… anche Lou se ne è accorto” probabilmente Zayn stava rispondendo a una domanda che non avevo sentito.
“Ma se Louis stava ballando con Rikki!” protestò inarrestabile Niall.
Uno sbuffo si propagò per l’aria. “Insomma, a Liam interessa July ma lei è totalmente indifferente”
Mi chiesi che cosa cazzo passasse per il cervello a Zayn in quel momento; stava sbagliando completamente la sua analisi. Dopo un po’ avevo potuto constatare che Niall era indivisibile da Rikki, come se fossero una cosa sola: se solo lei veniva offesa, allora lui diventava scontroso o addirittura odioso. Liam sarebbe stato sempre l’indeciso cronico che cambiava idea ogni volta in cui si interessava a qualcuno, e stranamente fu un sollievo e contemporaneamente un dolore sapere che Zayn si era fatto un’idea sbagliata e che sarebbe stato creduto dagli altri due. Se davvero ci fosse stato – ma c’era una probabilità molto bassa – qualcosa tra me e Liam, avrei dovuto avere la certezza che lui non avrebbe cambiato idea ogni volta. Che sarei stata l’unica e che sarebbe stato solo ed esclusivamente mio. Via Chloe, via Genevieve.
Nonostante sapessi perfettamente che quel legame che sognavo sarebbe stato praticamente impossibile, nel mio cuore si stava creando la speranza illusa che potessimo veramente realizzare qualcosa.
“Ha i capelli rossi, gli occhi verdi e un carattere fuori dalla norma – commentò di nuovo Niall scettico. – E’ un ibrido!”
Non mi toccò affatto la definizione di Niall su di me, ovvero quella di uno strano miscuglio sconosciuto alla maggior parte della società umana. Istintivamente mi guardai i capelli: sì, erano rossi, ma mica di un rosso acceso. Era spento quanto i miei occhi così simili a quelli di Harry.
“Non c’entra niente l’aspetto, Niall – borbottò Zayn. – Tu mica stai con Rikki solo perché ha i capelli castani e mossi… ci stai insieme perché ti piace anche il suo carattere”
Sentii qualcuno sbuffare. “Non avrei mai dovuto parlartene, Niall – disse Liam mentre il rumore di un’altra sedia che veniva trascinata sul pavimento si diffondeva nella stanza. Mi appiattii ancora di più al muro. – In fondo, Rikki e July qualcosa hanno in comune”
“Ma la mia ragazza non è una che fa una promessa e poi non la mantiene”
“July non ha mai promesso niente, e lo sai bene” protestò Zayn.
Avrei dovuto sapere che origliare non avrebbe giovato al mio umore o comunque al mio cuore in generale, e non solo per Liam ma anche per i pensieri così ostili di Niall nei miei confronti e per le difese di Zayn. Non sapevo più su cosa riflettere, su cosa fare, su cosa minimamente dire o come affrontare la situazione.
Sospirai passivamente.
“July? – sobbalzai al sentire la voce di Liam, e il libro mi cadde di mano in un tonfo che rimbombò nel silenzio appena creatosi. – Che ci fai qui?”
Scossi la testa mentre scoccavo un’occhiata a Niall, un’occhiata di scuse più che altro.
“Niente, niente”
Quando Zayn apparve anche lui dalla porta, capii dal suo sospiro che non era affatto stupido; per evitare strane situazioni, raccolsi velocemente il libro e arretrai in silenzio.
Quando svoltai l’angolo però, cominciai a correre.

***

Guardate chi c'è! AHAHHAHA Questo Lunedì avevo paura di non riuscire a postare perché sto preparando lo zaino per la gita di domani... vado a Ravenna, chi si offre di accompagnarmi o di farmi da guida? ;) Piuttosto che andare con quella classe preferirei stare a casa a sclerare su qualcosa di a me sconosciuto, ma siccome è la prima volta che metto piede fuori dalla scuola, si dà il caso che debba andare per forza... anche per non sono mai stata a Ravenna. AHAHHAHA Scusate il mio sclero.
Devo fare in fretta perché non so che cazzo mettermi e sto distruggendo il mio armadio, lanciando roba di qua e di là (non ho neppure ricontrollato il capitolo, quindi mi scuso per eventuali errori), poi devo studiare (sì, mi danno i compiti anche per la gita) e niente... questo capitolo mi schifa un po', devo ammetterlo, ma è importantissimo, così come sarà il prossimo, in cui entra Savannah (fa schifo anche quello, ma me ne faccio una santissima ragione). Vi ringrazio da morire per tutti i complimenti che mi fate su Twitter e che non merito assolutamente, ringrazio Agata che mi ha pubblicizzata *frigna*, ringrazio quei 143 preferiti, quei 41 ricordate, quei 190 seguiti çç mi scoppia da piangere! E grazie moltissimo a quelle 84 (ma ve ne rendete conto?) persone che mi hanno inserita tra le autrici preferiti. Penso di amarvi, già.
Mancano 4 capitoli alla fine della storia, epilogo compreso. Cominciate a tremare... (dallo schifo, ovvio)
Al prossimo Lunedì! ;)
Mari xxx

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** capitolo ventidue. ***


cap 22 like an extra
Like an Extra

like an extra
Capitolo ventidue

 
{And when all security fails
You’d be there
To help me through
Conspiracy – Paramore
}
 
Perché avessi cominciato a correre senza motivo non l’avevo capito.
Ma forse lo sapevo troppo bene e non volevo affrontarlo in faccia: le parole di Niall, la sua ostilità nei miei confronti faceva male quanto il pensiero che Liam ed io potessimo stare insieme. Non era possibile, era quasi un’utopia. Dove andassi poi, non ne avevo idea.
Quando piombai in biblioteca tutta affannata, mi promisi che non avrei più origliato o qualcosa del genere. Lanciai il libro da una parte, dimentica dell’inventario e tutto, indossai il piumino e recuperai il cellulare andato perso tra i fogli sulla scrivania. Volli uscire velocemente dalla scuola e pregai vivamente che non ci fosse nessuno del gruppetto a impedirmi di andare via per riflettere: che il mio cervello stesse esplodendo era riduttivo. Sembrava una spugna, aveva accumulato troppo e adesso si stava sgonfiando.
Senza neanche accorgermene, quando ormai ero a metà cortile della scuola, sbattei contro qualcuno, qualcuno – ahimé – familiare.
“Ehi, July, tutto okay?”
Alzai lo sguardo per incrociare quello di Savannah che mi scrutava preoccupato, scorsi poco più in là Harry e Louis appoggiati all’auto di quest’ultimo. Chiacchieravano, ma poco dopo si voltarono verso di me e vidi le loro facce mutare dal divertimento alla preoccupazione: evidentemente dovevo avere una faccia sconvolta.
“Sì, tutto bene, tutto bene – biascicai affannata ma la mia voce riuscì a tradirmi. Tremava, quanto la mia mano. La nascosi velocemente nella manica del giubbotto nonostante Savannah se ne fosse perfettamente accorta. – Che ci fate qui?”
Lei mi inchiodò con lo sguardo. “Ora tu vieni con me, July”
Ero così prevedibile? Savannah afferrò il mio polso, trascinandomi verso Harry e Louis, finché non si fermò di fronte a loro. “Lou, mi presti la macchina?”
Lui inarcò un sopracciglio. “E io come riporto a casa Zayn, Niall e Liam? – a quei nomi sussultai, e Louis mi guardò comprensivo fino a posarmi una mano sulla spalla. – Ehi, Juls, non è successo niente di grave. Per me sei sempre quella che ha accettato di venire a un ballo senza minimamente sapere chi fosse il suo accompagnatore e per Harry sei quella che ha spiato la sua relazione nel momento clou”
Louis rise e riuscii ad abbozzare un sorriso, coinvolgendo perfino Styles che fino a quel momento era stato serio e in silenzio. Si rilassò mentre Savannah pestava i piedi dall’impazienza: che cosa volesse fare non ne avevo idea.
“Va bene, andremo a berci una cioccolata calda arrancando nella neve per poi morire stramazzate a terra circondate da cani sanbernardo scodinzolanti che ci portano soccorso. Vuoi davvero questo, Lou?”
Harry sbiancò all’esitazione dell’amico. “Ti conviene darle le chiavi, Louis, si sta incazzando”
“Sei nel periodo premestruale, Savannah? – sospirò Louis posandole le chiavi nel palmo della mano. – Va bene, ma solo per questa volta e per July. Torneremo noi a piedi”
Savannah sorrise, soddisfatta. “Ho il diritto di essere isterica cinque giorni al mese, Lou. Grazie”
Senza dire una parola, sotto gli sguardi sospettosi di Louis e Harry, con Savannah al volante, mi gettai dentro l’auto nel sedile anteriore. Volevo solo scappare da qualcosa di sconosciuto che non sapevo neanche io come descrivere: era forse un senso di colpa ancora più grande di quello che avevo provato in passato?
Savannah al volante, pericolo costante. Che andasse molto più veloce di quanto fosse permesso, che evitasse ogni tipo di ostacolo non badando alle norme stradali, che parcheggiasse dove era proibito, significava che era totalmente di fretta e che la cosa che avremmo dovuto fare insieme era importantissima.
Scendemmo dall’auto, di fronte a un locale carino e accogliente. Dopo essere entrate, Savannah si sedette a un tavolo angolare e mi fece cenno di accomodarmi di fronte a lei, per poi chiamare il cameriere e ordinare due cioccolate calde.
Incrociò le mani sotto il mento e piantò i suoi occhi castani nei miei, così simili a quelli del suo ragazzo. Mi sentivo spaesata da tutta quella frenesia.
“So che hai bisogno di stare da sola Juls, ma evitare Niall e Liam non ti aiuterà per niente ad affrontare il problema”
Pum, colpita e affondata al primo colpo. O Savannah era un’indovina o ero troppo prevedibile, cosicché dal dubbio cominciai a sistemarmi i capelli troppo arruffati per essere migliorati.
“E so anche che non vuoi aprirti con me per colpa di Rikki – continuò, sorridendo nel momento in cui ero sobbalzata al nome della sua probabile migliore amica. – Ma July, non puoi tenere tutto quello che hai dentro… deve esserci qualcuno di cui ti puoi fidare, non puoi diffidare di tutti”
La mia espressione le parve molto eloquente perché sospirò.
“Seriamente, July – Savannah distese il tovagliolino di fronte a lei per ripiegarlo perfettamente poco dopo. – Onestamente non credo la Wilson sia molto sincera”

“Okay, apprezzo il tuo tentativo di cercare di farmi stare meglio, ma ho combinato un casino per niente e credo sia compito mio andare da Rikki e scusarmi per il mio comportamento sconsiderato” spiegai rassegnata.
Savannah si appoggiò su una mano. “July, non mi sto riferendo a ciò che hai fatto a Rikki – cominciai a guardare insistentemente lo zucchero, come se all’improvviso si fosse fatto interessante. – Che è successo quando sei uscita da scuola? Prometto che starò zitta”
“Sicura?”
Lei annuì. “Sicurissima. Sono sempre molto oggettiva per quanto riguarda le situazioni degli altri; per le mie vado continuamente nel panico”
“Insomma, fai da psicologa a tutti” commentai divertita.
Savannah si scostò una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio prima di sorridere al cameriere con le due cioccolate calde in mano, cominciò a girare la sua pensierosa e ci aggiunse un po’ tanto zucchero, troppo per la sottoscritta.
Non sapevo se dovevo fidarmi più di Arleen che di Savannah, era come se facessi una battaglia contro me stessa. Se la prima era allegra e sempre disponibile – ma in fondo in fondo era molto pettegola e tendente a dire tutto alle persone più svariate – e la seconda esattamente il suo contrario – un pizzichino più estroversa ma abbastanza affidabile - , avrei dovuto rivalutare perfino Rikki che non osava parlarmi. Non avevo mai avuto una migliore amica a lungo termine o un’amica in generale: era come se mi trovassi in una situazione del genere per la prima volta in vita mia.
“Già, sono la psicologa – ribadì Savannah sorridendo. Sorseggiai un po’ di cioccolata calda e giocherellai con il portachiavi a carota di Louis, strano quanto il suo padrone. – Dai, tutti si confidano con me… fai parte del nostro gruppo”
Già, un gruppo diviso da molteplici faglie che se solo si sarebbe scontrate avrebbero creato un terremoto di conseguenze terribili.
“Con ‘tutti’ intendi Harry, Louis e Rikki, vero? – osservai divertita mentre Savannah si apriva in una risata. – Liam, Niall e Zayn sono a parte”
Mi ci vollero tutte le mie forze per dire i primi due nomi: era una ferita che abbastanza bruciava per due motivi totalmente diversi. Che Niall mi odiasse non lo trovavo giusto, la reputazione che era stata messa in pericolo non era sua ma quella della sua ragazza e per quanto riguardava Liam, avrei voluto non ascoltare mai le sue parole, i miei pregi che erano stati esalati dalle sue labbra. Insieme al mio incontenibile difetto.
“Ci sono state delle tensioni in realtà, dubito che Lou te le abbia dette al ballo – confessò, torturandosi le mani. Inarcai un sopracciglio, curiosa, mentre con il cucchiaino raccoglievo il cioccolato ai lati della tazza. – Non sono mai andata molto a genio a Zayn… l’ho preso in giro varie volte”
Mi sporsi oltre il tavolo per osservarla meglio negli occhi, che aveva già abbassato. “Con quella espressione intendi che siete stati insieme?” chiesi.
Savannah si morse il labbro. “No… cioè… sì. E’ durata due settimane e basta, ma sono state terribili per entrambi”
Era stato una specie di rapporto morboso che riproduceva quello attuale di Liam con Chloe e Genevieve, solo che Zayn era nella veste della vittima e Savannah in quella della stronza di turno. Non volevo condannarla, ma la mia mente andava inevitabilmente in quella direzione.
“Ho sempre provato qualcosa per Harry, eppure stavo con Zayn nonostante lo vedessi più come il mio migliore amico… - continuò esitante. Sospirò, passandosi una mano tra i capelli scuri. – Alla fine gliel’ho detto e lui ci è rimasto male – Savannah scrollò le spalle, con un sorrisetto amaro sulla labbra. – Mi rendo conto solo ora di quanto male gli ho fatto”
Rimasi in silenzio mentre le mie mani stringevano la tazza quasi vuota di cioccolata calda. Ora capivo perfettamente il suo comportamento strano: con quelle pillole di saggezza fastidiose cercava di capire che intenzioni avessi e quali Liam, solo per non permettere che ciò che aveva subito si potesse ripetere di nuovo.
“Sì, sei una stronza - ammisi, con le labbra arricciate. – L’importante è che tu non ripeta l’errore”
“Non lo farò mai più, l’ho promesso di fronte a Harry e a Zayn stesso – Savannah batté le mani, come per dimenticare l’argomento scottante. – Ora parliamo di te, July”
Mi sarebbe sembrato scortese non dirle qualcosa di ciò che era successo poco tempo prima, inoltre Savannah non mi pareva per niente interessata a secondi fini ma a capire ciò che era successo per riuscire a migliorare la situazione. Nonostante avesse troncato un po’ i rapporti con Zayn e li avesse poi recuperati così come quelli con Liam e Niall, sembrava sicura di volersi avvicinare ancora di più per ristabilire quell’amicizia che le mancava.
“Dopo quello che è successo sai che Niall mi odia a morte quando non dovrebbe – dissi un po’ avvelenata. – E ho detto a Liam di allontanarsi da me…”
“Dio, July, non puoi fare cazzate del genere! – sbottò Savannah alzando gli occhi al cielo. Sbatté le braccia sul tavolo e piantò i suoi occhi nei miei. – Ecco perché non vi vedevo più parlare insieme o sorridervi!”
“Cosa?” chiesi sorpresa.
Lei sbuffò. “Andiamo Juls. Piaci a Liam James Payne per la miseria! È Liam James Payne, mica noccioline!”
“Ma tu non avevi un ragazzo?!”
 “Sì, ma… diamine! - Savannah rise. – Comunque, torniamo seri. Sai benissimo che Niall ha torto in questo caso, anche perché non è successo niente di rilevante e Rikki non è stata né additata né niente”
“E cosa dovrei fare, Savannah?” borbottai un po’ inviperita.
“Dovresti chiedere scusa a Rikki, com’è giusto che sia”
“Capitan ovvio”
Lei scattò sulla sedia, come colpita dalla mia affermazione. “Conosco Rikki da tempo e so come Niall si comporta. Dipende da lei, non è altro che la pura verità”
“Quando avrò tempo chiederò scusa – biascicai, meravigliandomi di quanto potesse essere benefico parlare con qualcuno di diverso ogni volta, che poteva darti un parere mai uguale. – Poi ho sentito che parlavano di me: Niall mi attaccava, Zayn mi difendeva e Liam…”
Non ebbi il coraggio di continuare la frase, ma Savannah aveva capito perché roteò gli occhi al cielo e scosse la testa con uno strano senso di divertimento.
Schioccò il palato. “Non è difficile parlargli, July. – prima che concludesse la frase, scavò nella sua borsa finché non trovò un foglietto. Me lo allungò con un sorrisetto. – Questi sono tutti i numeri dei ragazzi, compreso quello di Rikki”
“Da quanti secoli ce l’hai in borsa?” chiesi scettica, rigirandomelo tra le mani.
Savannah scrollò le spalle prima di appoggiare cinque sterline sul tavolo, avvolgersi la sciarpa al collo e sorridermi.
“Onestamente da quando è successa questa cosa – confessò, poi indicò le monete. – Offro io, July: è stato un piacere parlare con te e sono sicura che non prenderai alla leggera i consigli di oggi”
Ripiegai il fogliettino con un sorriso, lo misi in tasca e mi alzai.
“Tranquilla, mi affiderò ai tuoi consigli al momento giusto; adesso non mi sento pronta. – dissi. – Forse avevi ragione, Savannah, e sappi che posso sia fidarmi di te che di Arleen”
“Lo so, per ora mi basta. – Savannah si sistemò la borsa a tracolla. – Allora ti riaccompagno a casa e poi torno a scuola a recuperare i cinque idioti, okay?”
Annuii, seguendola tra i tavoli del locale caldo e confortevole.
Stavo sinceramente bene dopo averle parlato ed ero altrettanto felice che lei avesse condiviso quella storia scomoda che aveva coinvolto sia lei che Zayn. Sentivo anche di aver ritrovato un po’ di fiducia dentro di me, quasi come se quel bigliettino mi potesse confortare e convincermi che tutto sarebbe andato meglio.
E in fondo in fondo ci speravo proprio.

 ***

Okay, voi siete completamente pazze. Quando sono tornata martedì sera completamente distrutta - e non sapete quanto i miei genitori siano stati in ansia per le scosse che ci sono state quel giorno e che io non ho minimamente sentito - mi sono ritrovata con 18 recensioni e poi con 24 ad un solo capitolo, cosa che io non mi sarei mai immaginata e che non mi era mai successa. Voi non potete neanche immaginare come abbia iniziato a ballare la conga per la casa con mia madre che mi fissava stranita dal mio comportamento a dir poco assurdo; non so come ringraziarvi, davvero, anche per i complimenti su Twitter che non merito assolutamente. Ora però ho paura di deludervi con questo - è riduttivo dire poco - schifosissimo capitolo dove c'è anche Savannah... non mi piaceva caratterizzarla come una santarellina, perché nessuno in questo mondo lo è, ragion per cui le ho fatto fare la stronza con Zayn (ed ora si spiega il perché delle pillole di saggezza). In realtà non l'avevo neanche programmato, ma quando ho cominciato a scrivere non ci ho neanche pensato... ecco perché fa schifo, perché è prevedibile. Perdonatemi! Nel prossimo non si vedrà nessuno dei cinque gay, né Savannah, né Rikki, né Arleen, soltanto July, le sue pippe mentali e suo padre, poi scoprirete perché... mi vien male a pensare che fa schifo da morire e devo sottoporvi a sta oscenità perpetua quando voi mi lasciate 24 recensioni in un capitolo. Non so davvero come ringraziarvi in tutti i sensi possibili, perché davvero tutti questi complimenti non li merito affatto. Grazie per rendermi così felice, grazie alle 158 preferite, alle 41 ricordate, alle 208 seguite :") vi adoro, questo è poco.
Grazie davvero a tutte, ora che la scuola è finita, posterò regolarmente ogni Lunedì :) Se volete essere aggiornate su twitter, basta seguirmi e dirmelo! sono __ohluna
un bacione e a presto!
Mari xxx

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Capitolo ventitré. ***


cap 23 like
Like an Extra

like an eztra
Capitolo ventitré

 
{Help! I need somebody,
Help! not just anybody,
Help! You know I need someone, help!
Help! – The Beatles
}
 
Erano ormai passati tre giorni e quel bigliettino era ancora nascosto sotto i libri di scuola, dimenticato da me e da quel senso di colpa, in quel momento durante il quale la scuola era finalmente finita e le vacanze di Natale si erano presentate in tutta la loro finta gioia.
Più il tempo passava più scordavo le promesse a Savannah e ciò che avrei dovuto fare nei confronti di Rikki. In quei tempi poi si stava avvicinando passo dopo passo la rappresentazione di Romeo e Giulietta: all’ultimo minuto avevo chiamato la Wood e le avevo detto che non avrei partecipato neanche come comparsa; faceva più male recitare una parte non gradita che mantenere le distanze da tutto e tutti. Ero sicura che mi avrebbe giovato: avrei sofferto meno, avrei passato le vacanze sul divano a guardare la televisione, avrei ripreso fiato finalmente dopo aver tenuto le distanze da Niall e gli altri.
Nonostante la parola magica “scusa” volesse uscire dalla mia bocca per dirigersi direttamente a Rikki o al suo ragazzo, non avevo il coraggio di comporre alcun numero, nessuno in realtà, neanche quello di Savannah né quello di Harry, che mi avevano ripetuto all’infinito che per loro tutto andava benissimo, che non avrei dovuto preoccuparmi di niente e che se volevo passare del tempo con loro sarebbero stati disponibili a tutto.
E in quel momento mi ero resa davvero conto che forse ero io la causa di tutto e che Liam aveva ragione.
Mi morsi un labbro non appena il mio pensiero lo sfiorò; volli però che quella nuova sensazione di adrenalina o piacere si lasciasse andare nelle mie vene, con la conseguenza che il mio cuore cominciò a battere senza che nessuno potesse fermarlo.
La sera dopo ci sarebbe stata la rappresentazione, finalmente Romeo – William e Giulietta – Dixie avrebbero rovinato uno dei miei sogni di bambina con una recitazione pessima e tremenda. Non mi interessava, cercavo assolutamente di non pensarci, altrimenti mi sarebbe partito un embolo.
Dopo cena, come quasi sempre accadeva, mentre mia madre rassettava la cucina canticchiando, ero seduta sul divano, praticamente sdraiata su mio padre che guardava la televisione, non tanto interessato.
Era difficile che io e lui avessimo una conversazione che durasse più di cinque minuti, visto il carattere schivo di entrambi: papà, se doveva parlare di qualsiasi argomento, sceglieva il calcio o il rugby, cose che a me non interessavano minimamente. In qualunque modo, quelle tre o quattro parole messe in croce durante il nostro tempo insieme si fermavano all’argomento scuola e le domande erano più o meno sempre le stesse.
Non lo incolpavo di avere un carattere così schivo e diverso da mia madre, né pretendevo che parlasse sempre con me di qualsiasi cosa. L’unico aspetto certo della questione è che se dovevo parlare di maschi, papà era l’unico che veramente mi ascoltava in quanto mamma si divertiva a spettegolare gli affari miei a mezzo mondo. Con mezzo mondo intendo mia zia Queenie che con la sua parlantina inarrestabile riusciva a diffondere le notizie fino in Arkansas, dove attualmente vive con il suo maleducato e ciccione marito Robert, nonché mio zio. Ringraziavo ogni giorno una qualsiasi entità superiore esistente – se veramente esisteva – che loro si fossero trasferiti perché, ne sono sicurissima, nel giro di diciotto anni sarei diventata pazza.
“July, che mi dici del teatro?”
Sussultai alla domanda di papà, troppo presa dalle mie riflessioni su una parte poco sana della mia famiglia.
“Ho mollato” sillabai.
Mio padre sapeva già che cosa era successo, ma non mi aveva mai fatto conoscere il suo punto di vista mentre mamma aveva cominciato a sgridare la mia scarsa voglia di reazione. Secondo lei avrei dovuto partecipare lo stesso, permettere che mi uccidessi da sola, perché – lo garantiva – la persona più brava sarebbe comunque risaltata in quel casino di spettacolo.
Ma ora non avevo più nessuno a cui affidarmi e che confermasse la mia bravura. Nemmeno quella medaglia attaccata alla parete poteva più confortarmi, nonostante fosse una prova lampante.
“Capisco”
“Forse non avrei dovuto farlo” ammisi mentre papà cominciava ad accarezzarmi i capelli con dolcezza.
“E’ stata una tua scelta, non posso giudicarla. Sei abbastanza grande per capire cosa ti sta a cuore e cosa no”
Per un momento mi parve che le sue parole fossero profetiche o qualcosa del genere, quasi oracolari. Ma forse era tutto un effetto prodotto dalla conversazione che per la prima volta nelle nostre vite si stava allargando a orizzonti più ampi, che non racchiudevano soltanto la scuola ma anche un argomento più delicato come il teatro o la recitazione.
“Mi fa male, papà, pensare che io non sarò mai Giulietta – borbottai amareggiata. – Quindi ho ritenuto più giusto non partecipare completamente, anche perché vedrei uno dei miei sogni più nascosti infrangersi di fronte ai miei occhi”
Lui ridacchiò. “Oh, sì, ricordo che giravi sempre per casa con il vestito da principessa chiedendo a tutti dov’era il tuo Romeo”
“Romeo non esiste – sussurrai mentre un vago e triste sorriso mi affiorava sulle labbra. – E’ morto quando Giulietta, quindi nel Seicento o giù di lì”
“Ma hai mai pensato, July, che potesse esserci una strana reincarnazione del suo spirito?”
Che cosa stesse blaterando non mi era totalmente chiaro, ma non replicai perché volevo onestamente capire che cosa mio padre dicesse. E se non avevamo mai affrontato quell’argomento, voleva dire che si stava aprendo nei miei confronti mostrando la sua indole più profonda, quella che gli uomini non mostravano mai e che nascondevano urlando parolacce e insulti a chiunque.
“In ogni coppia c’è un Romeo e una Giulietta. Per me tua madre è Giulietta, come per tuo nonno era la nonna. – continuò. – Per lo zio Robert, Giulietta è zia Queenie. In amore si vede sempre un Romeo e una Giulietta, perché come sentimento non muore mai”
Il mio cuore cominciò inconsapevolmente ad accelerare così come le mie guance si fecero ben presto rosse, nonostante non lo avessi neanche pensato. Era una reazione completamente e totalmente naturale e mi resi conto di essere caduta in un burrone molto più grande di quello che mi aspettavo.
Al mio silenzio, papà sorrise dolcemente – lo scorsi chiaramente – e aumentò le carezze sui miei capelli, come per tranquillizzarmi che essere in quella condizione era totalmente normale alla mia età.
“Anche se non parliamo spesso, July, vedo quello che stai passando. Mamma mi ha raccontato di quel famoso ragazzo che è venuto a portarti il brodo di pollo quando eri malata e che tu eri nel panico” sogghignò lui, quasi volesse prendermi in giro per allentare un po’ la tensione creatasi.
“Papà? Perché mi stai dicendo queste cose?”
“Perché voglio farti capire”
“Al contrario, mi stai confondendo” sillabai, sventolandomi con un mano dal caldo provocato da quelle affermazioni così… assurdamente precise e perfette. Oltre che veritiere.
Sembrava che mio padre avesse lo strano dono di – pum! – colpire il bersaglio al primo colpo. Papà non era altro che una comparsa come me, una comparsa che capiva tramite i gesti, le affermazioni, le parole, il comportamento. E mia madre era una protagonista che superficialmente si soffermava poco sui problemi, ma che quando era necessario dava tutta sé stessa per me. Era quella che sosteneva la sua comparsa e che la teneva alle luci della ribalta. Quindi era come se questa condizione fosse ereditaria e speravo vivamente che si concludesse come era finita ai tempi dei miei genitori, anche se era quasi impossibile.
“Hai rinunciato a troppo, July: il teatro, un po’ delle tue amicizie, questo famoso ragazzo… concediti qualcosa e smetti di perdere”
Le parole di papà risuonavano di continuo nei miei timpani come se seriamente lui sapesse tutto ciò che era successo in quei due o tre mesi. Sapeva che avevo perso Rikki e Niall ma guadagnato Harry, Savannah e Louis. Avevo ‘acquisito’ Zayn dopo periodi di sospetto e ucciso Liam dopo periodi di confidenze. Mi ero inimicata Genevieve e forse anche Chloe, ma Arleen era con me. Le sue parole mi avevano fatto capire che le cose non si sarebbero sistemate da sole, ma soltanto se fossi intervenuta. Perché la vita e il destino ci si costruiscono sia da soli sia con il contributo degli altri.
“So già con chi devo sistemare le cose” mormorai.
“E cosa aspetti? Le persone cui sei legata non ti aspetteranno per sempre”
“A parte Romeo. Se è il Romeo giusto”
“A parte Romeo” ripeté papà ridacchiando.
Rikki e Niall non avrebbero aspettato come probabilmente avrebbe fatto Liam. Mi alzai di scatto per recarmi in camera a prendere il famoso biglietto di Savannah cui dovevo forse la riappacificazione tra me, Rikki e Niall. Mentre però attraversavo il salotto con quella convinzione che mi scorreva nelle vene, mamma mi bloccò la strada e mi indicò il telefono, dicendo che la professoressa Wood era in linea. Dopodiché la vidi sparire su per le scale, probabilmente stava andando a dormire dopo una giornata intensa di lavoro.
Mi avviai titubante alla cornetta, sentendo con mio dispiacere che quella convinzione si stava distruggendo sotto l’aspettare della Wood dall’altra parte del telefono.
“Pronto?”
“July!”
La voce della Wood tremava e ciò significava che era nel pieno panico, raramente si trovava in quella situazione perché aveva sempre tutto sotto controllo.
“Che cosa c’è? Tutto bene?”
“July, devi aiutarci – annaspò la Wood. – Abbiamo un problema con lo spettacolo”
Sussultai all’ultima parola mentre la preoccupazione cresceva. “Che genere di problema?”
“Dixie è malata e domani abbiamo sia le prove generali sia lo spettacolo – la Wood prese fiato. – July, ci manca Giulietta”
“Sta scherzando! – strillai poi. – Non posso recitare un ruolo di cui so a malapena le battute!”
“July, nessun’altra si è proposta ma è più di corretto dire che non l’ho scelte: qui l’unica che può aiutarci sei tu – spiegò la prof affranta. – Hai talento e nessuno lo può negare. Hai un giorno per imparare le battute”
“Ma non…”
“Sì, tu puoi – mi interruppe lei. – Ti sto dando quella possibilità che aspetti da tempo: è ora che tu la colga”
“Non ho il libro! Non ho le battute!” protestai ormai nel panico.
“Procuratele in qualche modo – la Wood sospirò. – Mi dispiace metterti in questa situazione, ma sei indispensabile. Ci vediamo domani mattina alle sette al teatro per le prove” e riattaccò.
Riagganciai con un senso di incredulità addosso, poi mi misi disperata le mani tra i capelli. Scorsi papà che saliva le scale per andare a dormire e mi strizzò l’occhio con un sorriso: le sue parole rimbombarono nelle mie orecchie e mi affrettai a volare in camera.
La mia unica ancora di salvezza si chiamava Liam James Payne.
***

Lo so, lo so, questo capitolo è terribile, di passaggio, osceno, ma necessario a far capire che July adesso ha capito quello che prova e che non è più cretina come prima. I prossimi capitoli saranno molto Liulai (?) finché non si atterrerà direttamente allo spettacolo e poi all'epilogo... ed è qui che vado in crisi, non posso credere che questa storia stia finendo. In ogni caso ho un problema e dovrete voi risolverlo: ho 8 fanfiction iniziate che ho intenzione di postare dopo questa, ma ne ho scartate 6 e ne sono rimaste 2 che sono tutte e due bloccate (comunque mi prenderò una pausa fino a settembre per godermi l'estate) e vorrei pubblicare il primo capitolo quando questa sarà al penultimo, poi staccherò per tornare a Settembre (così respirate un po' dal disgusto che vi provoco).
La prima è più normale (?) e su tutti e cinque mentre la seconda è sovrannaturale e solo su Louis (e ti pareva) però ci saranno anche gli altri. Siccome la prima è ispirata a quattro personcine che vagano su questo sito e la seconda no, volevo sapere quale vi intrigava di più anche se sono bloccata ad entrambe... alla prima al 6 capitolo, alla seconda al 5 ma lì so che mi sblocco subito. Volete qualcosa di normale (?) o qualcosa di fuori dagli schemi? Ecco, sono indecisa, ditemi che idee avete voi. AHAHHAHAHA
vi ringrazio davvero moltissimo per tutti i complimenti su twitter e qui su efp, siete meravigliosi, davvero.
Al prossimo lunedì e buone vacanze!
Mari xxx

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Capitolo ventiquattro. ***


cap 24 lae
Like an Extra

like
Capitolo ventiquattro

 
{You’re my number one
You’re my golden star
I look at Earth from here
Still you don’t seem so far.
My number one – Paramore}

 
Mentre volavo su per le scale e mi fiondavo in camera affannandomi nella ricerca del bigliettino sommerso da qualche parte, quel senso di incredulità mista a preoccupazione si riversava come un fiume in piena nelle mie vene coinvolgendo ogni mio singolo organo e la mia anima in un’adrenalina purissima.
All’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, mi davano la notizia che finalmente sarei stata una protagonista e Giulietta avrebbe fatto parte di me dopo tanti anni e sforzi. Avevo esattamente nove ore per imparare un libro senza dormire, poco tempo.
Ogni cosa che trovavo veniva lanciata malamente dall’altra parte della stanza, tutto per un bigliettino che poi si rivelò essere sul comodino. Scorsi velocemente tutti i numeri con gli occhi, fino a trovare quello di Liam: lo digitai sul cellulare sperando di non aver sbagliato una cifra dalla fretta.
Il segnale di attesa dall’altra parte della cornetta mi stava facendo saltare i nervi e temetti che Liam non rispondesse o perché sapesse il mio numero o perché stesse già dormendo.
“Pronto?” sospirai di sollievo non appena sentii la sua voce, ma allo stesso tempo il respirò mi si bloccò in gola e rimasi molti attimi in silenzio.
“Pronto? – ripeté Liam, poi lo sentii sbuffare. – Smettetela di fare scherzi a quest’ora!”
Intuii che stava per riattaccare. “Liam, sono July”
“July! – sentii qualcosa cadere e un lamento. – Come stai?”
“Vieni qui a casa mia, Liam, ti prego. Ho bisogno di te e anche di Romeo e Giulietta” dovevo togliermi il dente immediatamente, non potevo temporeggiare perché il tempo scarseggiava.
“Perché, Juls?”
“Liam, ti prego. – sospirai. – Muoviti e vieni qui, te lo spiegherò”
Lo sentii mugugnare una risposta e riattaccò mentre sentivo una voce – probabilmente quella di Niall – che chiedeva qualcosa di a me incomprensibile. Lanciai il cellulare sul letto prima di volare giù dalle scale e aspettare il suo arrivo: pareva che ogni attimo che passasse fosse un attimo di tortura, sprecato inutilmente nell’attesa invece che a imparare delle stupide battute.
Mi passai una mano tra i capelli non appena sentii il campanello suonare; spalancai la porta con forza, ritrovandomi un Liam scompigliato e affannato davanti. Sorrise timidamente, poi mi mostrò Romeo e Giulietta e non ebbe neanche il tempo di spiccicare parola perché lo afferrai per un braccio e lo trascinai dentro casa, chiudendogli la porta alle spalle.
“July, che succede?”
Lo afferrai per la mano. “Sono Giulietta”
“Come?” chiese incredulo quando lo lanciai direttamente sul mio letto e mi abbarbicai accanto a lui, aprendo il libro alla prima pagina.
“Liam, mi dispiace innanzitutto. Per tutto. – sussurrai, scorgendo le prime linee della tragedia. – Sono nei guai, davvero”
La mia voce era ormai andata nel panico, tanto che Liam mi posò una mano sulla spalla fino ad abbracciarmi del tutto. Era incredibile quanto mi fosse mancato quel contatto e mi parve totalmente familiare anche quando lo  travolsi; sentii chiaramente che immerse il suo viso tra i miei capelli, mentre ero quasi nascosta nell’incavo della sua spalla.
“Ho nove ore per imparare un intero libro che non apro da secoli, cioè da quando ti ho detto quelle bruttissime cose – mormorai. – Mi sono sentita in colpa e ti ho accusato di essere un bugiardo quando stavi dicendo la verità”
Non rispose direttamente a ciò che avevo affermato, anzi, si limitò a stringermi un po’ di più per poi staccarsi sorridendo.
“Savannah mi ha detto che ti ha parlato – esordì poi, afferrando distrattamente Romeo e Giulietta e sfogliandolo, per poi rigirarselo tra le mani. – Hai chiamato Niall?”
Scossi la testa. “No. Era con te, vero Liam? – sospirai mentre lui annuiva. – E’ che sono una vigliacca, non ne ho il coraggio”
“Potrei essere una sorta di Cupido della pace o roba del genere… e Rikki?” chiese.
“Non ho il coraggio di parlare al suo ragazzo, con lei è assolutamente impossibile – borbottai, mangiucchiandomi un’unghia. – Però ora devo pensare ad essere una Giulietta decisamente improvvisata”
“Sono sicuro che ce la farai, Juls – disse Liam, guardandomi intensamente. Non ressi il suo sguardo e lo abbassai, le guance che mi andavano a fuoco. – Ti ho sempre detto che sei una protagonista”
“Anche se continuerai a ripetermelo all’infinito, non ci crederò – ridacchiai, afferrandolo per un braccio e trascinandolo accanto a me. – Che cosa si è persa la tua filosofa personale in questo periodo?”
“Molti tentativi vani di Niall perché ti ignorassi, troppe richieste di Savannah di ribellarmi al mio migliore amico, Louis che si è fissato con una nuova auto, Harry che sta combattendo una lotta con la sua ragazza per un’acconciatura nuova, Zayn irrimediabilmente triste perché dice di continuo che non può più far incazzare nessuno”
Mi venne in mente il giorno in cui avevo saputo tutte quelle cose, quando Niall, Zayn e Liam mi avevano beccato a origliare: era strano che non ne parlassimo nonostante sapessimo entrambi che provavamo un interesse l’uno per l’altro. Il problema era che avevo paura di perderlo e non me lo potevo permettere, era l’unica persona a cui fossi realmente affezionata; poi Chloe e Genevieve erano sempre e comunque delle probabile minacce che avrebbero potuto nuocermi. Già quest’ultima era una vera e propria arma letale che non si risparmiava a spargere mine sul mio pavimento, di fatto mi aspettavo di saltare in aria da un momento all’altro.
“Povero Zayn… - esalai con un sorrisetto, afferrando il libro e ponendomelo sulle ginocchia. Sfogliai la prima pagina con fare sconsolato. – Io faccio Giulietta e tu Romeo?”
Liam annuì, ridacchiando. “Faccio Romeo che ti porta tazze e tazze di caffè per resistere”
“Grazie, Liam James Romeo Payne. Ora non ne ho bisogno, ma in caso collassassi su di te, sei pregato di tirarmi un pugno e risvegliarmi”
Liam si avvicinò di più a me, afferrò il libro tra le mie mani – e quando la sua sfiorò inconsapevolmente la mia, il mio cuore cominciò a battere – e lo mise tra di noi, per poi cominciare a leggere la sua prima battuta.
Passai la serata a prenderlo in giro per la scarsezza delle sue doti da attore, tanto che tentava in un modo incredibile di imitare voci più baritonali rispetto alla sua, con la conseguenza che iniziavo a ridere a crepapelle e non riuscivo più a smettere.
Che uomo sei tu che, nascosto nella notte, inciampi nel mio pensiero segreto?” dissi ad un tratto, ricordandomi all’improvviso una battuta che non c’entrava minimamente niente.
Era praticamente una delle battute della scena del balcone, durante la quale Romeo e Giulietta si confessavano il loro amore. Mentre la recitavo, Liam cominciò a cercare affannato nelle pagine successive dopo aver precedentemente guardato quelle che aveva di fronte a sé, non riscontrando le parole che avevo appena citato.
Non so come dirti chi sono con un nome”
“Certo che puoi dirmelo. Sei Liam James Payne, chi altro?”
Lui rise. “Sono il tuo allievo”
Avrei voluto dire che, oltre al mio allievo, era anche la ragione per cui continuavo a recitare: Liam era Romeo e il discorso che mio padre mi aveva fatto poche ore prima che lui arrivasse, non era altro se non la conferma di ciò che provavo per quell’idiota.
“Qui – indicai un punto sulla pagina, che riportava la scena immediatamente dopo il ballo durante la quale i due amanti si incontravano. – Dovrò baciare William, me lo sento”
“Baciare?” ripeté Liam e notai un pizzico di tremolio nella sua voce.
“Baciare – ripetei. – Sarà un castissimo bacio o almeno spero!”
Lo vidi innervosirsi e provai una nota di malsano piacere a pensare che potesse essere geloso di William di cui aveva poco da invidiare, visto che proprio non c’erano paragoni.
“Basta che non ti travolga sulla scena”
“Non mi stupra mica; di solito gli attori si avvicinano e basta e poi spengono le luci per fare spazio ad un’altra scena, non si baciano proprio – spiegai, continuando a sfogliare il libro. – Non ti starai mica preoccupando, eh, Liam?”
“No, volevo solo sapere come funzionano le cose in un teatro”
Era più che ovvio che non credessi alle sue parole e, nonostante quello strano piacere continuasse a rimanere dentro di me, feci finta di niente con la conseguenza che mi immersi di nuovo nella vicenda senza badare più di tanto alla sua faccia, che in seguito scoprii un po’ turbata.
“Allora, Romeo? – chiesi dopo attimi di silenzio. – Stai nei tuoi pensieri o ti dedichi a Giulietta?”
Liam sorrise.
 
Erano esattamente le sei quando il cellulare di Liam vibrò dentro la sua tasca, con la conseguenza che mi svegliò visto che ero praticamente abbracciata a lui, così stretta che avevo paura di non respirare. Certo, era anche tremendamente piacevole e mi costò davvero molto rigirarmi, per poi incontrare sulla mia strada la mia copia spiegazzata di Romeo e Giulietta e trasalire al pensiero che forse non avevo studiato niente. Liam mugugnò qualcosa prima di tastarsi i pantaloni alla ricerca del cellulare per spegnerlo; lo osservai mentre ancora assonnato si affannava a riprendere quell’aggeggio infernale, per poi lanciarlo di sotto dal letto e tornare ad abbracciarmi come se niente fosse successo. Sussultai quando le sue braccia tornarono a stringermi i fianchi, una scossa più provocata dal brivido che dal resto.
“Liam – mugugnai, rigirandomi dalla sua parte e incontrando il suo viso mezzo addormentato. Gli battei una mano sul petto. – Devo essere lì alle sette, mi ci vuole tre secoli per prepararmi”
“Ti metti le prime tre cose che ti capitano addosso, Juls” bisbigliò, spiaccicandomi ancor di più a lui.
Nonostante quel contatto assurdamente piacevole, dovetti recuperare tutte le mie facoltà intellettive per staccarmi un minimo e tirargli un calcio negli stinchi per farlo svegliare; mi stropicciai gli occhi mentre lui mugolava e si rigirava, quasi finendo di sotto al letto.
“Payne, sta attento, per la miseria – sussurrai, alzandomi a fatica dal letto su cui ero sdraiata e andando ad aprire l’armadio, noncurante del fatto che ci fosse Liam. Più che altro me ne ero dimenticata. – Dov’è la mia borsa?”
Senza rendermene realmente conto, la mia maglietta finì sul pavimento proprio nell’esatto momento in cui sentivo Liam che si trascinava fuori dal letto e si voltava verso di me.
Mi girai ancora mezza addormentata, scorgendolo mentre mi fissava in reggiseno: mi coprii come meglio potevo e arrossii violentemente, acchiappando la prima maglietta che mi capitava e la peggiore tra tutte quelle che possedevo. Un enorme gatto ricamato sulla pancia fissava Liam e, appena mi scossi un attimo, cominciò a miagolare come un dannato.
“Vado via, Juls”
Annuii, incapace di dire una parola.
La maglia con il gatto. Perché avevo ripescato proprio la maglia con il gatto?!  Quella imbarazzante, quella che mia zia Queenie mi aveva regalato per Natale tentando in tutti i modi di essere carina ed invece si era rivelata una botte stracolma di ipocrisia, anche se avevo apprezzato il pensiero del regalo. Almeno non si era scordata di farmelo come tutti gli altri anni, quando soleva comprare qualcosa per il nucleo familiare e non per i suoi componenti attivi.
Dopo aver raccattato le prime cose che mi erano capitate in mano e averle infilate disordinatamente in una borsa a tracolla, buttai la maglia col gatto altrove per poi afferrarne una a righe e un paio di pantaloni della tuta e scendere giù in cucina, da dove provenivano un sacco di rumori strani, come se qualcuno stesse svaligiando casa.
Appena entrai nella stanza, lanciai la borsa da una parte e ridacchiai di fronte alla scena che mi si presentò davanti: Liam era infilato all’interno della credenza sotto l’acquaio alla ricerca di non sapevo cosa mentre la caffettiera bolliva sul gas, emettendo un fischio assordante.
“Liam, piano, i miei dormono – bisbigliai, poggiandogli una mano sulla spalla. – Che stai cercando?”
Lui sussultò dalla sorpresa. “Biscotti – rispose semplicemente. – Dove sono i biscotti?”
“Se ci sono i biscotti non sono sicuramente sotto l’acquaio – mi avvicinai alla credenza, per poi aprire lo sportello e tirarne fuori un barattolo strapieno. Notai un biglietto sul bancone. – Come hai fatto a fare il caffè così velocemente?”
Mi voltai giusto per beccarlo con le mani tra i biscotti: sembrava non avesse mangiato per giorni, una copia complementare di Niall.
“L’ha preparato tua madre” biascicò.
Annuii, guardando il foglietto azzurro che avevo tra le mani e trasalii non appena lo lessi:
Tesoro, fate piano stanotte quando recitate, vogliamo dormire. Vi ho preparato il caffè per domani mattina e ringrazia quel ragazzo che ti sta aiutando: me lo sarei già sposato.
Rimasi attimi a guardare quel messaggio; il doppio senso era bello evidente e anche molto chiaro. Le allusioni continue di mia madre erano assolutamente imbarazzanti, ma per mia fortuna Liam era uno non tanto perspicace nelle situazioni in cui si doveva veramente capire qualcosa, così come era bravo a leggere le mie espressioni.
“Problemi, Juls? – Liam mi scosse dai miei pensieri con la sua voce e quando mi voltai, lo trovai appoggiato al bancone con la scatola dei biscotti. – Sembri sconvolta”
Ridacchiai, cestinando velocemente il bigliettino, con l’intenzione di nascondere tutte le prove.
“No, figurati, sono solo un po’ preoccupata – dissi, afferrando uno dei biscotti dalle sue mani e versando il caffè in delle tazze, per poi porgergliene una. – Ho un po’ paura”
“Andrai benissimo, lo sai. Come ci arrivi al teatro, stamattina?”
Bella domanda. Come ci arrivavo al teatro se io stessa non avevo la patente e i miei non potevo svegliarli?
Inzuppai il biscotto e lo morsi, pensierosa. “Con la tua macchina”
“Con la mia macchina?! – Liam scoppiò a ridere. – Juls, non ho una macchina”
“Stai scherzando, vero? E come sei venuto qui?”
Liam sorseggiò il caffè. “A corsa” ammise, e mi sentii arrossire.
“Okay, possiamo andare in bicicletta perché a piedi ci si mette troppo – borbottai, scoccando un’occhiata all’orologio. Erano le sei e mezza e avevo esattamente mezz’ora per arrivare lì. – Andiamo in garage”
Liam scoppiò a ridere e lasciò la tazza nell’acquaio, per poi sistemare i biscotti accanto a un altro barattolo che non sapevo cosa contenesse.
“Vuoi seriamente andare in bicicletta? – chiese divertito mentre afferravo le chiavi. – Juls, è relativamente impossibile!”
Mi voltai, additandolo. “Te portami e poi vedremo se è impossibile”

 ***

Okay, eccomi belle donzelle!
Un nuovo capitolo (ho sbagliato a fare il conto perché i capitoli sono 26, non 25, quindi la storia non finisce il 25 Giugno, ma un altro giorno che non ho voglia di fare il calcolo) quasi accettabile... non mi fa tremendamente schifo ma non mi stupisce neanche. In ogni caso, ben presto si arriverà allo spettacolo e tutto si chiuderà con l'epilogo... non ho pensato a come Niall e Rikki si riappacificheranno con Juls, quindi lo lascerò spiegare ad un Missing Moment. Vi ringrazio davvero per tutte quelle bellissime recensioni magnifiche, sono contenta che questa storia vi piaccia!
Per quanto riguarda le due storie, avrebbe vinto teoricamente la soprannaturale, ma visto che sono masochista ho deciso di postarle tutte e due! Una la trovate qui "Love is a version of perversion that is only for lucky people" titolo lungo, ma è un verso di una canzone del mio gruppo preferito aka i The Pretty Reckless (cliccate sul banner). L'altra la posterò mercoledì o giovedì, STAY TUNED!
Grazie ancora a tutte!
Mari xxx

love

 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Capitolo venticinque. ***


cap 25 like
Like An Extra

like
Capitolo venticinque

 
{Romeo, take me somewhere we can be alone
I’ll be waiting, all there’s left to do is run
You’ll be the prince and I’ll be the princess
It’s a love story, baby just say yes.
Love Story – Taylor Swift}
 
Usare la bicicletta per arrivare a teatro era stato un’impresa bella e buona.
Nonostante avessi riso la maggior parte del tempo per colpa di Liam che tentava di ricordarsi come si faceva a frenare e a causa del mio scarso equilibrio sulla canna, alla fine avevamo preso il ritmo giusto: almeno non ci fermavamo ogni due minuti.
I piumini pesanti, la borsa enorme che avevo a tracolla e che cercavo di alleggerire il più possibile peggioravano la situazione e nonostante avessi ripetuto continuamente a Liam che poteva andarsene a casa e lasciarmi da sola, lui aveva insistito a rimanere e ad accompagnarmi lì, per poi proseguire a piedi da solo.
Il vento mi sferzò il viso: mi affrettai a tirare su la sciarpa fino al naso per ripararmi dal freddo pungente, ripetei il gesto con Liam che però pareva tutto concentrato a mantenere un equilibrio perfetto per evitare che cadessimo rovinosamente a terra.
Era incredibile quanta gratitudine provassi nei suoi confronti: aveva recitato con me, aveva dormito con me, aveva preparato la colazione con me, era stato il tempo in cui avrebbe dovuto essere con i suoi amici e nel suo letto ad aiutarmi il più possibile mentre combattevo il desiderio di assalirlo seriamente. Le attenzioni che mi donava erano fin troppe, abbastanza per permettermi di capire che ciò che avevo origliato era vero; l’unico problema era me stessa.
Mi sembrava totalmente impossibile che Chloe fosse stata ignorata per me, che Genevieve avesse smesso di essere amica di Arleen solo perché le piaceva passare del tempo in mia compagnia: ero una specie di seminatrice di zizzania, ma era già un miracolo che Niall non avesse lasciato da solo il suo migliore amico solo per quella cotta che provava nei miei confronti. Sarebbe stato irragionevole, quanto irragionevole era il mio tentativo di convincermi che le cose si sarebbero sistemate da sole senza che chiedessi minimamente scusa a Rikki, la vera destinataria delle mie parole.
Liam traballò fino alla porta chiusa del teatro e guardò l’orologio, prima di aprirsi in un sorriso.
“Cinque alle sette” sospirò.
Scesi sorridendo dalla canna, stando attenta a non falciarlo né a fargli perdere l’equilibrio già instabile che aveva.
“Meraviglioso, Payne, potrei assumerti come autista personale – scherzai. – Torna a casa con la bici, poi me la renderai”
“Sono sempre a tua disposizione, Juls – notò la mia espressione che si oscurò inevitabilmente al solo pensiero che se ne potesse andare, mentre quello della rappresentazione si insinuava nella mia mente. – Ehi, andrai benissimo”
Se avesse avuto la possibilità di leggermi anche il cervello, allora avrebbe avuto una reazione diversa e totalmente inaspettata che io stessa non avrei respinto.
“Speriamo” biascicai.
“Sarai fantastica, Juls, stasera – disse Liam con quel meraviglioso sorriso che tanto lo contraddistingueva. – Verrò a vederti e con me ci saranno anche gli altri – mi scostò una ciocca di capelli con un dito e il suo sguardo era eloquente. – E con altri intendo anche Niall e Rikki”
“Spero di essere decente, almeno”
Liam si dondolò un po’ sulla bicicletta. “Fidati di me. Ora vai dentro, sono le sette: ci vediamo stasera”
Si avvicinò e mi baciò sulle guance prima di sparire dietro l’angolo e lasciare che mi gettassi tra le braccia della recitazione.
 
Le prove si erano susseguite veloci una dopo l’altra, una scena una dopo l’altra, un complimento dopo l’altro: la sensazione di non sapere niente si era cancellata non appena avevo messo piede sul palco. Mi ero guardata attorno con un sorriso, notando centinaia e centinaia di posti vuoti di fronte a me, che sarebbero stati colmi non appena quella sera alle nove sarebbe scattato finalmente il momento in cui la realtà non sarebbe esistita e soltanto Verona sarebbe stata reale.
Quel momento tanto atteso arrivò più veloce e rapido di quanto avessi pensato prima e così anche l’ansia giunse inevitabile: mi strinsi tra le braccia e mi guardai allo specchio, scorgendo ancora un po’ di occhiaie sotto quello strato spesso di fondotinta. Immaginavo i miei genitori in prima fila che aspettavano la mia entrata, Liam con quell’imperscrutabile sorriso, Savannah e Harry accompagnati da un Louis con tanto di popcorn condivisi con Zayn, Niall e Rikki che sospettosi avrebbero guardato e non commentato, Arleen che avrebbe seguito con attenzione.
“July?”
Mi voltai giusto per scorgere la professoressa Wood che, stretta nel suo tubino rosso, avanzava verso di me. Mi posò una mano sulla spalla, sorrise e si chinò a guardare il proprio riflesso nello specchio, accanto al mio.
“Salve, prof – biascicai, sistemandomi la parrucca. – Quanto manca?”
“Giusto due minuti per ringraziarti del tuo aiuto. So quanto ti è costato imparare tutte quelle battute in una sola notte, da sola”
“In realtà non ero da sola… – esalai, per poi arrossire. Dovevo imparare a stare zitta e a non svelare i miei fattacci. – Ma non è importante. Sono emozionata”
“Te la sei sempre cavata, July. Sono molto fiera di te e so che non è professionale, ma ho sempre creduto nelle tue capacità – disse e sorrisi. – Non mi pare il caso di dirti che alcuni professori della Juilliard sono qui”
Mi sentii morire. “Non mi pare il caso, affatto”
Mentre la professoressa Wood mi picchiava la mano sulla spalla con un sorriso e mi augurava un buona fortuna con nonchalance, la mia mente era occupata da tutte le battute, da Romeo, dagli esponenti della scuola più importante nel campo teatrale e musicale.
“So che riuscirai a gestire meglio l’ansia, se pensi a qualcos’altro – non appena mi voltai verso la professoressa, lei stava guardando il suo orologio. – E’ il momento, July. Fai vedere chi sei”
Quando sparì dietro l’angolo, chiusi gli occhi e feci dei respiri profondi finché non sentii la voce di Kay che annunciava l’inizio dello spettacolo; mi avvicinai al sipario rosso prima di dare un’occhiata.
C’erano tutti, tutti per me. E quando le luci si spensero e il sipario si aprì, Romeo e Giulietta divennero reali.
E finalmente la comparsa diventò protagonista.
 
Ce l’avevo fatta.
Erano trascorse due ore tra battute, cambi di espressioni, risate – la ragazza che faceva il mio ruolo era inciampata nei suoi piedi mentre usciva dalla scena – romanticismo shakespeariano, un bacio che non si era neanche concluso visto che la Wood aveva avuto la brillante idea di spengere le luci non appena William si era avvicinato a me. Il mio primo pensiero si era rivolto a Liam che non avrebbe sclerato per quella troppa vicinanza.
Una scrosciata di applausi era susseguita alla fine dello spettacolo, un pubblico di non so quante persone aveva apprezzato gli sforzi di una notte intera passata a ripetermi continuamente battute che temevo non avrei imparato se non con l’aiuto di Liam. L’avevo visto sorridere orgoglioso quanto i miei genitori, avevo esultato dentro di me quando Rikki era scattata in piedi per applaudire e si era trascinata dietro Niall, avevo pianto quando la professoressa Wood mi aveva ringraziata di fronte a tutti. Ero scoppiata a ridere non appena Louis aveva esultato con troppo entusiasmo e tutti i suoi popcorn si erano sparsi per il pavimento, quando Savannah non aveva esitato a tirargli una sberla per poi tornare composta e fintamente seria come sempre.
Mi ero sorpresa quando avevo intravisto Chloe e Genevieve dietro ad un angolo, la prima con un sorriso, la seconda con forse una smorfia di invidia di cui non mi importava minimamente.
L’ansia era sparita non appena Giulietta era diventata parte di me, non appena il palco era sotto i miei piedi, non appena quella sfida mi si era presentata davanti. E aspettare aveva dato i suoi frutti.
Rientrai nel camerino e mi tolsi la parrucca con un gesto veloce prima di poggiarla su un ripiano e guardarmi a quello specchio in cui avevo visto quelle tracce di paura: adesso, al loro posto, non c’era altro se non orgoglio, soddisfazione e felicità.
“La July versione bionda è piaciuta molto stasera”
Sussultai non appena la voce di Liam si espanse per la stanza. “Giulietta è obbligatoriamente bionda o castana, mai rossa”
“Che ingiustizia”
Ridacchiai mentre lo vedevo avanzare nella mia direzione, con le mani tra le tasche e un sorriso. Un filo di tensione ci legava, sembrava tutto ancora perso in Romeo e Giulietta, in una dimensione e atmosfera quasi irreale, perfino i respiri sembravano flebili.
“Però mi sono ricordata tutte le battute – sorrisi, togliendomi una delle forcine dai capelli e poggiandola sul ripiano accanto alla parrucca. – Grazie per tutto quello che hai fatto per me”
Liam si strinse nelle spalle. “E’ stato un piacere – corrucciò le labbra. – E mi sono divertito… di’ la verità: sono un ottimo attore”
“Per nulla” risi.
“Mi sento offeso, Juls. Ora che sono diventato Romeo in tutto e per tutto e so anche le battute a memoria, mi dici che non so recitare? Ah, lo so che vuoi prenderti tutto il merito!”
“Non è vero! – replicai divertita. – Non mi sono mai presa il merito di niente in cinque anni e passa, e adesso dovrei cominciare a montarmi la testa? Ma anche no. E poi ho qualcuno che mi tiene con i piedi per terra”
“Davvero? E chi sarebbe?”
Mi strinsi nelle spalle, con un sorrisetto, mantenendo il gioco. “Si chiama Liam James Payne, lo conosci? È un rompicoglioni di prima categoria, ma aiuta averlo attorno”
“Ah, grazie!”
“Ma te non ti chiami Romeo? Esattamente come io mi chiamo Giulietta”
Liam sorrise, poi si avvicinò un poco più a me per sedersi sulla sedia affianco al ripiano su cui erano poggiati gli oggetti di scena. Mi squadrò divertito.
“Allora di’ quella famosa battuta, Giulietta” mi esortò.
“O Liam, Liam! Perché sei tu Liam? Rinnega Genevieve; e rifiuta Chloe: o, se non vuoi, legati solo in giuramento all'amor mio, ed io non sarò più Giulietta. Liam, rinnegale, ed in cambio, prenditi tutta me stessarisi.
Liam scoppiò a ridere. “Sei pessima, Juls, fattelo dire”
“Sì, ho leggermente modificato la battuta – sorrisi senza vergogna di aver mostrato ciò che provavo. – Ma è bella lo stesso, no?”
Liam si alzò dalla sedia, si avvicinò a me e quando il suo naso sfiorò il mio, sentii chiaramente che le palpitazioni del mio cuore erano aumentate a dismisura, tanto che arrossii senza accorgermene.
“Molto artistica – ammise, mentre il silenzio si faceva spazio nell’atmosfera. – Juls, sei sicura che adesso non si spengano le luci?”
“Ringrazia il Cielo che non ho baciato William, altrimenti avresti interrotto lo spettacolo e lo avresti ucciso” lo rimbeccai divertita.
Liam non disse niente, ma il suo sorriso fu eloquente abbastanza da farmi capire che ciò che avevamo passato era sfociato in qualcosa di troppo e che era condiviso da entrambi. Si chinò verso di me e per la prima volta in vita mia, quando sentii le sue labbra posarsi dolcemente sulle mie, dimenticai tutte le critiche, i pregiudizi, la rabbia, le scene cui avevo assistito impotente.
Liam amava ripetermi che ero sempre stata una protagonista, ma capii il senso di quell’affermazione soltanto in quel momento. La comparsa che tutti ignoravano era diventata il personaggio cardine in due scene totalmente diverse: la vita e il teatro.
 
***
Eh sì, gente, è finita. Non ufficialmente visto che c'è anche l'epilogo, ma... oh porco cazzo, sto piangendo da due ore e mezza. Lasciatemi nel mio brodo.
I ringraziamenti saranno lunghissimi, ma preferirei farli nel prossimo, proprio alla fine, quando avrò la certezza che è veramente finita. Non sapete quanto sia importante per me questa storia e il fatto di trovarmi moltissime recensioni ad un capitolo, mi fa morire di gioia, perciò grazie davvero. I ringraziamenti mi serviranno tre anni per scriverli, ma li scriverò seriamente e senza sclerare.
MA POPOPOOO sucatemela inglesi, abbiamo vinto noi italiani e poco me ne fotte se mi insultate su Twitter (il fish and chips ve lo infilo nel posto dove non batte il sole) AHAHHAHAH ah, sono __ohluna. AHHHAH
Finalmente comunque c'è stato il bacio tanto agognato che vi ho fatto sudare (l'ho descritto a merda ma pace) , probabilmente la scena tra Rikki, Niall e Juls la scriverò in un MM ma non lo so e... cavolo, sono triste davvero. Vi lascio la mia nuova storia sotto alla gif, se volete passare dal serio allo sclero, quella è quella giusta. AHHAHHA
Spero questa storia vi abbia lasciato qualcosa.
Ci vediamo all'epilogo...
Mari xxx

jikihol

love is
 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Epilogo. ***


lae epilogo
Like an Extra

lae

Epilogo

 
“E allora è finita che Alex Pettyfer si è sposato!”
Arleen sbuffò rumorosamente e si scostò con aria nervosa una ciocca di capelli di fronte al viso, visibilmente scocciata da quella notizia così nefasta per lei.
“Arleen, era praticamente impossibile che tu lo conoscessi da single per poi procrearci – borbottai mentre soffocavo una smorfia di dolore causata da Savannah, che aveva tirato i miei capelli durante la creazione dell’acconciatura. – Savannah, fattelo dire: non hai le mani di Rikki per quanto riguarda i capelli”
“Lo so, sono inimitabile - squittì l’altra dalla parte opposta della stanza. La sentii mentre zampettava verso la sua migliore amica e il grugnito di disappunto di Savannah mi arrivò chiaro alle orecchie; Rikki la sostituì e fui sollevata dal sapere che i miei capelli non sarebbero stati strappati alla radice. – Savannah, ti occupi del trucco?”
Mi sentivo strapazzata come una bambola: Rikki mi acconciava i capelli, Savannah mi truccava e Arleen mi rompeva amorevolmente le balle con le sue chiacchiere quando in quel momento avrei voluto che il silenzio inondasse la stanza per ripetermi continuamente le battute di Macbeth e la loro presenza – per quanto mi dispiacesse ammetterlo – non mi aiutava.
“Cavolo, a me sarebbe veramente piaciuto incontrarlo da single… - continuò a dire Arleen, convinta che l’ascoltassi. – Sarebbero nati dei bambini biondi e ricci e…”
“Dio Santo, sta zitta - la interruppe Savannah brusca mentre mi applicava un po’ di ombretto sulla palpebra destra. Rikki aveva appena finito di sistemarmi i capelli fintamente biondi (mi era costato moltissimo tingerli) in una treccia elegante. – Da quando sei uscita quella volta con Zayn sembra che il mondo sia diventato invivibile per te”
“Vuol dire che hanno trombato al primo appuntamento, te lo dico io” ridacchiò Rikki, sotto l’occhiata in tralice di Arleen.
Le cose dopo sette anni non erano cambiate affatto. A parte l'età matura - ormai venticinque - che non si addiceva per niente a noi vista la nostra età mentale, il rapporto con Rikki si era fatto ancora più stretto di quanto non potesse essere stato prima e mi ero ritrovata circondata da tre migliori amiche che passavano il tempo – ogni volta che dovevo recitare ad una prima – a distrarmi o anche ad acconciarmi i capelli o solamente a truccarmi.
Come attrice non pretendevo molto, solo loro tre al mio fianco.
Nonostante dopo la famosa rappresentazione di “Romeo e Giulietta” mi avessero proposto di partire per New York alla volta della Juilliard, mi ero rifiutata categoricamente: non volevo mollare quello che avevo acquistato in Inghilterra.
Considerando che Savannah viaggiava in lungo in largo per girare reportage di non so cosa e Rikki passava la maggior parte del suo tempo chiusa in uno studio con il suo amato computer ad aspettare l’ispirazione divina, avevo veramente pochissimo tempo per vederle e quando mi era possibile riuscivo a strappare un po’ di minuti da concedere loro. Arleen si divertiva in quei periodi a farmi da pseudo manager quando non ne avevo assolutamente bisogno: come attrice di teatro non ero famosa e non ero intenzionata a diventarlo, avevo già tutto quello che desideravo.
“Ci sono uscita una volta! – replicò piccata la riccia, distogliendomi dai miei pensieri e facendomi scuotere la testa, tanto che Savannah si incazzò perché ero riuscita a rovinare il momento clou del trucco. – E comunque non è successo assolutamente niente”
“Sei ancora convinta che a distanza di un anno e mezzo ti possa credere?”
“Sì, e ricordati che ho tutte le carte in regola per ricattarti”
Rikki sbuffò. “Certo. Mi ero dimenticata che la pettegola ricattatrice qui sei te”
Arleen gongolò soddisfatta mentre Savannah si alzava di scatto dal mio viso e con un sorriso mi dava una spennellata sul naso. Lo arricciai infastidita dalle setole del pennello.
“Ho finito! – trillò. – Rikki non mi supererà mai in trucco”
“Ti supero nel resto”
Ridacchiai dalla scenetta che si stava svolgendo, scoprendo che Arleen era rimasta in silenzio per un po’, a squadrarmi.
“Sei meglio naturale, Juls, fattelo dire”
Cercai la treccia bionda e la sfiorai con le dita. “Rivoglio indietro i miei capelli” piagnucolai.
“Non preoccuparti – la riccia mi diede un tenero buffetto su una guancia. – Sei una gran figa anche così”
Mentre un sorriso di gratitudine mi si apriva sul viso, notai che Savannah e Rikki, seguite poi da Arleen, si stavano sistemando il vestito da sera con cura; la prima diede un’occhiata al suo orologio e mi sorrise.
“Mancano dieci minuti, Juls”
A quella frase sbiancai – se avessi potuto sbiancare visto la quantità industriale di fondotinta e fard che Savannah mi aveva gettato sul viso senza tanti complimenti -, con la conseguenza che i miei occhi si fecero vacui dall’ansia: Rikki si accorse della mia reazione e corse via, consapevole del fatto che in quel momento soltanto il suo ormai eterno ragazzo avrebbe potuto tirarmi fuori da quel casino di ansia in cui ero caduta.
Niall entrò nella stanza tutto trafelato, i capelli biondi scompigliati e la stessa gelosia che lo caratterizzava da sempre.
“Uscite tutte e due da qui - sbraitò l’irlandese rivolto a Savannah e ad Arleen, che si allontanarono rapide. Chiuse la porta alle sue spalle sospirando e si avvicinò, ma scoppiai a ridergli in faccia senza trattenermi. – Che c’è ora, Juls?”
“Niente… sei buffo” osservai.
Era sempre stato buffo, sin da quando me lo ero ritrovato come compagno di banco poi come nemico e poi di nuovo come amico. Si spettinò i capelli con una mano, si sedette sulla sedia vicino alla mia e sorrise.
“E tu sei assolutamente ridicola”
“Lo so, odio che i miei capelli siano biondi”
“Qualche problema con i biondi?” chiese stizzito, per poi tirare fuori dalla tasca un Mars, uno di quei fedeli Mars che ci avevano accompagnato per l’intera vita scolastica.
“Niall, se non mi dai quel Mars probabilmente avrò dei problemi con un biondo irlandese” osservai divertita.
Lui, il mio eterno compagno di banco, ridacchiò spezzando poi in due la barretta di cioccolato e porgendomene un pezzo. Sapeva benissimo come prendermi, in ogni situazione si trovasse, per questo la sua arma segreta contro la mia ansia da prestazione era appunto quel dolce che ci aveva così tanto accompagnato lungo gli anni del liceo.
“Non dovresti mangiarla, Juls, ma nessuno verrà mai a saperlo” commentò Niall quasi mi rimproverasse.
Gli scoccai un’occhiata mentre assaporavo il caramello che si scioglieva nella mia bocca e tiravo un sospiro di sollievo, leggermente più rilassata di prima.
“E’ la mia unica fonte di distrazione adesso, altrimenti divento isterica, lo sai” dissi.
Nessuno di noi due proferì più parola nei successivi due minuti, tanto che appena ebbi finito il mio boccone – Niall l’aveva inghiottita in un secondo preciso – il biondo mi abbracciò come sempre e mi schioccò un bacio sulla guancia.
“Mancano cinque minuti, Juls… vuoi Lou?” chiese e annuii: la tradizione era che vedessi tutti eccetto Harry, perché lui portava sfiga, e Zayn che mi avrebbe fatta incazzare come sempre.
Neanche a farlo apposta, Louis apparve sulla porta senza domandare permesso o niente e si avventò su di me, travolgendomi tra le sue braccia.
“Juls, Juls, Juls” gongolò scaraventando la sottoscritta di qua e di là, mentre rischiavo di non riuscire a respirare.
Gli battei una mano sulla schiena. “Loui, non respiro”
“Dai, Juls, capiscilo: sta con una ragazza dopo cinque anni di astinenza, è totalmente normale – ridacchiò Niall, e si guadagnò un’occhiataccia dal ventisettenne, non cambiato di una virgola lungo quegli anni. – Poi, se quella si può definire normale…”
“Horan, diventi moro in due secondi se non la smetti subito” ringhiò Louis.
Niall si passò una mano tra i capelli e non si spaventò minimamente dalla minaccia dell’amico, visto che lui era già un finto biondo.
“Niall, non lo stuzzicare… se si è innamorato, lascialo stare – sorrisi a Louis, che annuì immediatamente per appoggiare le mie parole. – Dopotutto anche te sei innamorato di Rikki, no?”
Niall fece un gesto con la mano, quasi come se non volesse ammettere la verità di ciò che dicevo. Eppure si sapeva tutti che era la verità.
“Sì, ma sono dettagli – il biondo diede un’occhiata veloce al suo orologio e fece un cenno a Louis che si avvicinò alla porta. Erano stati decisamente poco con me e ciò significava che il tempo stava per scadere, che la scena si stava avvicinando e che se non muovevano quei bei culi di cui erano dotati, allora non avrei visto Liam. E io avevo bisogno di vederlo. – Andiamo via, Juls, ti stai incazzando”
“Come?”
Niall mi sorrise furbetto, comunicandomi che conosceva ogni singola mia reazione e che quindi si accorgeva quando il mio sguardo cambiava e una scintilla ‘da pazza maniaca’, come diceva lui, appariva nei miei occhi. Me lo ripeteva di continuo, solo che io me ne scordavo sempre.
Socchiusi gli occhi con un sospiro. “Sì, la scintilla da pazza maniaca, sì”
I due risero fragorosamente, poi uscirono con un gran rumore e aprirono la porta per fare spazio a Liam che entrò con la sua inimitabile camminata lenta. Non sapevo ancora come mai avesse cominciato a muoversi in quel modo, perché al liceo era normalissimo: evidentemente gliel’aveva attaccata Zayn.
“Andiamo, Payne, non farmi aspettare tre ore che tra poco devo essere Lady Macbeth e non mi ricordo neanche una battuta!”
Lui rise passandosi una mano tra i capelli castani, provocando una capriola del mio cuore. Avevo ancora le stesse reazioni di quando avevo diciotto anni: molte volte ero arrivata  a chiedermi se fossi mai cambiata oppure avrei rischiato un embolo ogni volta che quel coglione del mio ragazzo mi si fosse avvicinato.
“Dici sempre così e poi vai benissimo, bionda” sorrise lui divertito dalla vista della mia espressione accigliata.
Sapeva quanto odiassi essere chiamata ‘bionda’ da quando mi ero tinta i capelli per motivi di lavoro, eppure Payne amava farlo per urtarmi volontariamente i nervi e provocare le mie reazioni violente, soprattutto quando ero in ansia poco prima di una rappresentazione.
Zampettai verso di lui, afferrandolo per la vita. “Ti conviene stare zitto, Scooby Doo, o ti ritrovi castrato”
“Smettila di chiamarmi Scooby Doo. Non gli assomiglio affatto” si lamentò Liam, assumendo un tenero broncio.
L’avrei mangiato da quanto sembrava tenero, ma non era il caso.
“O ti chiamo Panda o Scooby Doo, scegli un po’ te - ridacchiai, sentendo la tensione che un po’ si scioglieva nel suo abbraccio. Sospirai divertita e socchiusi gli occhi. – Hai una vasta gamma di scelta”
“Sceglierò a patto che tu non ti addormenti sulla mia spalla ora, visto che ti stai rilassando”
“Non so quanto posso odiarti adesso, grazie per avermelo ricordato”
Liam rise. “In realtà mi ami, lo so, ma ti scoccia ammetterlo – mi tirò un buffetto sulla guancia mentre mi ritiravo con una smorfia. – Dillo, Juls, dillo”
“Ma te lo dico ogni istante della mia vita che ti amo, Payne, e te l’ho pure scritto sull’elastico delle mutande una volta con il pennarello indelebile per fartelo capire… fatti meno seghe mentali, tanto lo sai”
“Mi piace farti saltare i nervi in questo modo – disse Liam sorridendo. Mi toccò alzarmi sulle punte per avvicinare il mio viso al suo, mi sentivo veramente handicappata. – Andiamo, nana” disse lui scherzosamente prendendomi facilmente in collo.
Risi mentre mi aggrappavo alla sua schiena, poi scoccai un’occhiata all’orologio che era posato sullo scaffale in tutta la sua ansiosa presenza e ticchettava rumoroso.
“Liam – dissi, affondando nella sua spalla e poi guardandolo per bene negli occhi. Notai la luce nei suoi occhi cambiare non appena incontrò il mio sguardo lievemente preoccupato. – Hai esattamente un minuto per distrarmi prima che tutto inizi, sei in ritardo”
Lui mi guardò allarmato. “Scooby Doo è in ritardo!”
Scoppiai a ridere fragorosamente, risate che si spensero non appena mi travolse in un bacio così appassionato da togliermi il respiro. Ne era totalmente capace, da sette anni a quella parte quando ancora non riuscivo a realizzare che stessimo veramente insieme. Se avevo sempre temuto nel passato che Genevieve o Chloe potessero costituire un problema serio che avrebbe compromesso ciò che io e Liam avevamo costruito, mi ero accorta che le mie supposizione erano totalmente sbagliate: era sempre rimasto mio, e loro non si erano intromesse in alcun modo. Da quel punto di vista sentivo un senso di gratitudine nei loro confronti, soprattutto verso Genevieve che sembrava quella più riluttante a mollare visto che Chloe si era ormai rassegnata da un bel pezzo e non si era neanche fatta domande sul perché Liam Payne avesse scelto me, una nana da giardino coi capelli rossi e gli occhi di un colore improponibile, invece che lei, una stangona bionda tanto intelligente quanto sensibile e carina.
Durante gli anni del liceo avevo rinunciato all’idea di essere una protagonista e in un attimo mi ero ritrovata proiettata nel futuro provvista di ragazzo, lavoro che mi piaceva, amiche e per la prima volta nella mia vita della faccenda della comparsa non me ne fregava assolutamente niente. Avevo capito che non dovevo basare la mia vita su qualcosa di teorico che aveva condizionato le mie scelte e mi aveva frenato in tutte le cose che facevo: non avrei più fermato me stessa né i miei pensieri né le mie azioni e anche se la discoteca non era diventata casa mia o il mio luogo preferito in cui rifugiarmi, se il trucco era ancora il mio acerrimo nemico, se i vestiti lunghi e i jeans la mia fissazione, la recitazione e i libri di Shakespeare la mia vita e il mio lavoro, la mia vita sociale era cresciuta di un minimo grazie soprattutto a Liam  e a quella banda di ‘squinternati’ di amici che aveva e che erano diventati una parte di me, una parte che dapprima avevo denigrato e ignorato arrivando fino a dubitare di loro.
E mentre mi baciava schiacciata contro il muro, pensavo a quanto fossero stati assurdi quegli anni.
Perché tutte le comparse possono diventare protagoniste se afferrano le redini e danno uno strattone alla carrozza della vita.

***
1° Luglio 2012, ore 17.19. Divano, casa sconosciuta, città sconosciuta, Toscana, Italia, Mondo.
"Avevo lasciato questo spazio a parte, scritto in una pagina di Word lontana dalla storia, da Like An Extra, dai personaggi, dedicata solo ai ringraziamenti infiniti che devo porgere a tutti voi. Se lo volete sapere, oggi è il 26 giugno quindi un giorno dopo dalla pubblicazione dell’ultimo capitolo… temo che tutto quello che devo dire se ne andrà se non lo esprimo sin da subito: non voglio ritrovarmi con delle schifezze di ringraziamenti. Non saranno mai abbastanza, e lo so. Ho visto questa storia crescere, le vostre recensioni mi hanno fatto scoppiare di gioia ogni santa volta all’idea che potesse veramente piacere a qualcuno… mai pensato che una mia storia potesse raggiungere tali livelli, ma grazie a voi ho visto di essere apprezzata quando avevo più volte pensato di buttare la spugna e smettere di dedicarmi ad una delle mie più grandi passioni sin da sempre.
Grazie davvero. Grazie per quei tweet incoraggianti, grazie per le lacrime che mi avete fatto buttare giù con alcune recensioni, grazie per le risate, grazie davvero per il senso di soddisfazione che mi avete creato. Penso di dovervi tutta la storia.
Grazie a Rebecca, Giulia, Sarah, Andreea per essere le mie migliori amiche, per sopportare i miei scleri, per incazzarsi con me.
Grazie ad Agh perché non si stressa mai quando le chiedo o gli spoiler o gli aggiornamenti o i banner per le fanfictions, per la sua disponibilità e gentilezza.
Grazie a Jas, perché è Savannah e perché mi fa morire ogni volta dal ridere. E perché anche lei non si stressa quando le chiedo i banner.
Grazie a Mel, perché è cogliona fino al midollo. E perché mi fa prendere i collassi ventiquattro ore su ventiquattro facendomi temere di aver fatto una figura di merda su Facebook (vedi episodio dello swag).
Grazie a Pia, perché poverina deve sorbirsi la sottoscritta quando sbraita.
Grazie a Eleonora, perché lei sa che è meglio della Calder. 
Grazie a tutti voi lettori che avete letto e seguito perché non vi siete sprecati nel dire le vostre opinioni, perché vi siete incazzati con i personaggi, perché avete voluto essere attivi, perché vi siete riconosciute in July. July sono io: grazie per aver capito me stessa.
Grazie ai 196 preferiti, ai 54 ricordate, ai 252 seguite. Un enorme grazie alle 107 persone che mi hanno inserita tra le autrici preferite.
Grazie ai Paramore e ai The Pretty Reckless perché le loro canzoni sono quelle che mi hanno accompagnata lungo la scrittura di questa storia.
Ho deciso di scrivere un seguito. Non so come farò, quando lo farò, ma ci sarà su questo fottuto sito un cazzo di giorno. HO FATTO DEI RINGRAZIAMENTI SERI, FUCK YEAH! …Okay, la mia dignità è andata a puttane."
Okay, questi erano i veri ringraziamenti che avrei dovuto postare perchè oggi come oggi mi ritrovo senza parole se non grazie. Grazie davvero.
Spero di ritrovarvi nella mie nuove ff - ebbene sì, mi sono buttata anche con la sovrannaturale - di cui vi lascio i banner qui sotto! Seguitemi su twitter: __ohluna
Grazie oisjdaoisjodia, GRAZIE.
Mari xxx

love is

hill
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=912680