Incontri fortuiti

di sku
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** consulenza ***
Capitolo 2: *** esame di coscienza ***
Capitolo 3: *** vecchie conoscenze ***
Capitolo 4: *** profilo ed effrazione ***
Capitolo 5: *** senso di colpa ***
Capitolo 6: *** vicini ***
Capitolo 7: *** rete ***
Capitolo 8: *** nuova vita ***
Capitolo 9: *** lacrime ***
Capitolo 10: *** sorpresa e patatine fritte ***
Capitolo 11: *** paura e preghiere ***



Capitolo 1
*** consulenza ***


1. consulenza Tutti i personaggi di questa fanfiction appartengono a Jeff Davis© (esclusi quelli di mia invenzione) e sono usati senza fine di lucro.


“Questa mattina è stato rinvenuto il corpo senza vita e orribilmente torturato di Melissa Caroline Sullivan, la donna rapita due mesi fa e di cui non si era saputo più nulla. E’ stata trovata nel parco cittadino da un uomo che faceva jogging.
-E’ stato orribile, era coperta di sangue e le mancavano tutte le dita.- ha detto John Martin, autore del ritrovamento. Con questo sale a cinque il numero dei morti per mano del “killer del sonno”, tutte donne tra i quaranta e i cinquant’anni di età.
Fonti interne alla polizia riferiscono che l’assassino predilige questo tipo di vittime e che le tiene in ostaggio per circa due mesi, addormentandole prima di torturarle e ucciderle.
La polizia locale brancola nel buio e anche l’FBI sembra non trovare le risposte. La popolazione è in subbuglio e le vendite di armi sono aumentate del 60% dopo il terzo rapimento.” J.B. Blanc Washington Gazzette


- Non so proprio cosa mettermi! Come ci si veste per una consulenza per l’FBI? - La donna parlava ad alta voce nella stanza vuota davanti all’armadio aperto indossando un paio di mutande e una canotta rosa e dei buffissimi calzini azzurri con le dita. La sua “divisa” non poteva certo andare bene, già sembrava più giovane dei suoi 30 anni se poi andava da loro in jeans e scarpe da ginnastica, non l’avrebbero mai presa sul serio. Dopo attenta riflessione si decise per un completo coi pantaloni grigio chiaro e una camicia azzurra. Si truccò per dimostrare la sua benedetta età. Era nervosa perché non riusciva bene a capire cosa potevano volere da lei. Prese la borsa che i suoi genitori le avevano regalato per la laurea e si diresse alla porta, fermandosi davanti allo specchio per controllare il risultato finale: stava bene, sembrava competente anche se i suoi capelli cortissimi e rossi come ogni mattina non volevano stare al loro posto e rovinavano un po’ l’effetto da donna in carriera.

- Salve, vi presento la dottoressa Liliana Meli. E’ la nostra consulente sul caso del killer del sonno, dicono sia la migliore farmacologa disponibile.- la annunciò il direttore.
- Lo dicono solo perché affermare che un uomo è migliore di me potrebbe farli accusare di discriminazione - rispose al direttore con un sorriso poi si voltò e guardò la squadra.
- Piacere. -
- Il piacere è solo nostro, forse riuscirà ad illuminarci sulle sostanze che usa sulle vittime! Sono l'agente speciale Derek Morgan. - rispose consegnandole un fascicolo e stringendole la mano - Qui troverà tutte le analisi dei nostri laboratori ma ci sono cose che non quadrano, due volte ha usato sostanze note, ma negli ultimi tre omicidi ha somministrato sostanze sconosciute, i nostri tecnici brancolano nel buio. -
Liliana aveva già cominciato a leggere il fascicolo, corrugando le sopracciglia e mostrando sorpresa.
- Veramente non sono sostanze del tutto sconosciute, quello usato nell’ultimo delitto è un tranquillante in fase di sperimentazione alla Novalinar, l’RM 1982, non è reperibile al di fuori dei loro laboratori di ricerca. Finora è alla fase 2 della sperimentazione e ha rivelato peraltro notevoli limiti di sicurezza. - disse senza alzare gli occhi dalle carte e lasciando abbastanza sorpresi gli agenti. -Non deve essere stato facile procurarselo, anzi se non lo avessi letto coi miei occhi avrei detto che era impossibile, quei laboratori sono protetti sicuramente meglio del Pentagono! -
- Come può essere così sicura che sia la stessa sostanza? Non sono sempre segretissime queste ricerche?- chiese l’uomo alto dai capelli neri.
“ Carino l’agente, mi farei arrestare volentieri da lui… ma cosa sto pensando?! Ok, devo concentrarmi e non farmi distrarre."
- Infatti altri farmacologi o tossicologi esterni non l’avrebbero riconosciuta, per me è diverso perché lavoravo per loro fino a sei mesi fa e facevo parte del gruppo di ricerca.-
- Che cosa potrebbe implicare questo? - chiese Morgan.
- Penso che un estraneo non sarebbe mai potuto venirne in possesso, per poterla usare aveva bisogno di un discreto quantitativo da poter analizzare per essere in grado poi di sintetizzarlo, quindi dovrebbe essere un ricercatore. Un profano della materia avrebbe dovuto sottrarre una notevole quantità di campione per poterla utilizzare e alla Novalinar se ne sarebbero accorti. Comunque anche in questo caso sarebbe stato complicato per lui, dato che avrebbe avuto problemi con la dose. Troppa l’avrebbe uccisa e non è successo dato che l’ha uccisa lui, poca non avrebbe avuto effetto. Inoltre l’indice terapeutico è molto basso per il momento. -
- Cioè? - chiese la donna coi capelli scuri.
Liliana si sentiva disturbata dagli sguardi indagatori che le rivolgevano e sentiva che non si fidavano di lei del tutto, ma non riusciva a capire perché. Aveva accettato l’incarico con qualche perplessità, quando il rettore le aveva riferito la richiesta dell’FBI, lei non sapeva proprio cosa aspettarsi e come potersi rendere utile. - Cioè la differenza tra la dose tossica e la dose terapeutica è minima, è uno dei maggiori problemi del farmaco al momento. - rispose.
Scorse qualche altra pagina del rapporto dettagliato e studiando le formule si chiese ancora una volta di quale utilità poteva essere. Gli altri la guardavano con curiosità, aspettando altre informazioni e pensando a quello che aveva detto finora: il profilo sul soggetto ignoto poteva concordare con quello che lei aveva rivelato.
Infine si riscosse, chiuse il fascicolo e li guardò.
- Gli altri due sembrano solo variazioni di farmaci già esistenti, ma obsoleti e non più utilizzati perché sorpassati da nuovi più efficaci e sicuri. Tra l’altro sono variazioni abbastanza geniali che li rendono più attivi anche se più pericolosi, sembra quasi una ricerca farmaceutica… strano. Non credo che questi siano stati progettati da case farmaceutiche, anche se forse sarebbe meglio se voi tentaste di ottenere informazioni da loro, ma non credo sia un’impresa facile! Hanno sempre paura che rubino i brevetti. -
- Perché ha detto che sembra una ricerca farmaceutica? - la interruppe l’agente più anziano.
- Perché è passato dall’usare farmaci sicuri e approvati, disponibili sul mercato, a due farmaci con molta probabilità modificati da lui ma derivati da medicinali noti e infine ad un farmaco che non ha ancora passato la sperimentazione. Sembra che cerchi la molecola perfetta per i suoi scopi, che sinceramente non riesco a comprendere. Dovrebbe aver ottenuto con tutti e cinque la sedazione. Comunque capirlo è il vostro lavoro non il mio. Posso dirvi qualcos’altro? Se mi lasciate i rapporti posso studiarli e cercare di trarre altre informazioni sul suo modo di lavorare. -
- Non credo ci siano problemi. Lei ci è stata molto utile non sappiamo come ringraziarla. Se viene con me l’accompagno. - la ringraziò l’agente carino.
- E’ stato un piacere. Vi farò avere le mie conclusioni il più presto possibile, arrivederci. -
Seguì l’agente più alto. Era molto elegante in un completo nero, la camicia chiara; sembrava molto sicuro di sé e, doveva ammetterlo, le piaceva.
- … se le serve qualche informazione dai laboratori…- La guardò con fare interrogativo e lei arrossì non avendo sentito niente.
- Mi scusi, stavo riflettendo. Cosa diceva dei laboratori? -
- Che se ha bisogno di chiarimenti sui rapporti o se ha da comunicarci qualcosa questo è il mio numero. Non esiti a chiamarmi. - Lei prese il biglietto da visita e lo rigirò fra le dita osservandolo: Aaron Hotchner, così si chiamava quell’agente molto carino.
- Appena saprò qualcosa la chiamerò senz’altro, agente Hotchner. Arrivederci. - Lo salutò stringendogli la mano. Era calda e forte, una buona stretta, quella che i giornali femminili avrebbero descritto come la stretta dell’uomo da sposare: calmo, sicuro di sé e determinato. Si avviò per la strada sentendo gli occhi dell’uomo sulla sua figura che si allontanava.

Hotchner la guardava con insistenza, “ E’ così giovane” aveva pensato appena era arrivata, “come può esserci utile, ci sarà solo di intralcio!” Si era dovuto ricredere, era capace, preparata e non si era fatta impressionare dal clima di sfiducia che si era creato al suo arrivo. Erano stati molto scortesi ma erano tutti coi nervi a fior di pelle. Erano stati chiamati dopo il terzo caso ed ora erano già a cinque morti, il caso si era rivelato molto intricato e l'assassino non lasciava prove utili… Erano rimasti bloccati in un vicolo cieco, ma quelle nuove informazioni forse avevano rischiarato la strada…
Mentre aspettava che l’ascensore lo portasse al suo piano si distrasse pensando alla ragazza, era molto carina coi capelli così corti, aveva un viso simpatico e aperto e aveva qualcosa di strano ma solo quando l’aveva accompagnata all’uscita aveva capito che quella sensazione era dovuta al fatto che aveva un occhio verde e uno blu! Era rimasto stupito, non aveva mai visto nessuno con gli occhi di colore diverso, ma stava bene, le si addicevano; aveva capito subito di trovarsi davanti una persona particolare. L’ascensore arrivò al piano e le porte si aprirono e tornò al pensare al suo lavoro.

Liliana arrivò all’università e si diresse veloce verso l’ufficio che divideva con Mary, l’altra assistente; aprì la porta e l’odore di reagenti chimici la investì, alcuni lo trovavano estremamente sgradevole ma non lei, era come l’odore di casa, la faceva sentire protetta e al sicuro. Aprì un piccolo armadio e prese da un appendino dei jeans e una maglietta consumata e dopo aver chiuso la porta a chiave si cambiò, si tolse il trucco e infilò il camice. Mise i rapporti nel cassetto più sicuro, mise la chiave in tasca e uscì chiudendo anche la porta dell’ufficio. I rapporti e l’FBI dovevano aspettare, in laboratorio c’erano cose più importanti per il momento.


Era stata una giornata faticosa, ma non era molto tardi quando arrivò a casa, fece una doccia e decise che quella era una sera da cornflakes. Mentre mangiava leggeva i rapporti, ma sembrava che non ci fosse niente di nuovo anche se aveva la sensazione di non notare qualcosa di cui avrebbe dovuto accorgersi subito. Continuava a riguardare le stesse pagine, poi cercò i referti delle autopsie, ma mancavano. - Dannazione! Non me li hanno dati, anche se era prevedibile. Non sono un medico non ci capirei niente.. ma devo essere sicura di una cosa!- Così corse all’ingresso e cercò nella tasca della giacca il biglietto da visita, fece il numero di cellulare e attese.
- Hotchner. –
- Salve, sono Liliana Meli, si ricorda? Avrei bisogno di un favore, mi scusi per l’ora ma vorrei vedere i referti dell’autopsia, devo controllare una cosa! Lo so che sembra strano, ma devo controllare assolutamente. - Aveva parlato tutto di un fiato, convinta che non l’avrebbe presa sul serio, non gli aveva dato spiegazioni, ma era presto non poteva rischiare.
– Si può fare, però dovrebbe aspettare domani mattina, la aspetto per le 9, va bene? –
- Benissimo, grazie mille, mi scusi ancora. Buona notte. –
- Buona notte a lei. –
Ma Liliana non aveva sonno, accese il computer e si collegò alla rete ma le sue ricerche sulle sperimentazioni di sedativi non diedero risultati, come si era aspettata. Sbadigliò, era stata una lunga giornata. Spense tutto, chiuse i rapporti nella piccola cassaforte e s’infilò a letto.

“ Non esiste salvaguardia contro il senso naturale dell’attrazione.”
Algernon Charles Swinburne


questa è la mia prima fanfiction in assoluto, per piacere siate clementi!!!

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Capitolo 2
*** esame di coscienza ***


2. esame di coscienza La volta scorsa mi sono dimenticata di avvisarvi che siccome la moglie di Hotchner mi sta parecchio antipatica ho preferito farlo scapolo. Buona lettura sku.

Liliana non si diede la pena di vestirsi elegante, non doveva fare una buona impressione doveva  solo controllare dei particolari; in jeans, scarpe da ginnastica, maglia di cotone e berretto da baseball si diresse alla sede dell’FBI.
Era in anticipo, come al solito, era una sua fissa arrivare sempre prima, dato che odiava far aspettare la gente. Il problema era che anche lei non era un granché ad aspettare, non riusciva a stare ferma. Inoltre non sapeva se entrare e farsi annunciare “Che scemenza, non sono certo alla corte della regina Elisabetta!!” o restare fuori, attendendo che lui uscisse a cercarla. “Mi creo sempre delle paranoie inutili!!”. Camminava avanti e indietro nervosamente riflettendo sul suo dubbio “Che definirei quasi amletico”, quando dalle porte uscì Hotchner, sempre elegante, che la guardò fuggevolmente per poi spalancare gli occhi dalla sorpresa quando la riconobbe.
- Non mi aveva riconosciuto?- lo salutò sorridendo.
- Mi scusi, ma è molto diversa… sembra molto più giovane, dottoressa Meli. –
- Non si preoccupi, ci sono abituata, ma mi chiami Liliana e mi dia del tu. –
- Non c’è problema, basta che lei facc, che tu faccia lo stesso. Vieni andiamo nel mio ufficio, cosa vuoi controllare? –
- Pensavo agli effetti collaterali. –
- Effetti collaterali? –
- Volevo sapere per quanto tempo sono state sedate le vittime, se sono simili, particolari di questo genere. –
- Sono tutte donne dai 40 ai 50 anni, alte circa 1.60 m, tendenti al sovrappeso… -
- Bianche? –
- Sì, è importante?-
- Dopo ti spiego, vai avanti. –
- Sono state tenute prigioniere per circa 2 mesi, probabilmente legate ad un letto, dall’esame tossicologico risulta che la sedazione sia stata prolungata anche se non possiamo sapere con certezza quanto lunga, sono presenti molti segni di iniezione, alcuni più vecchi e quasi rimarginati altri più recenti, diffusi in tutto il corpo. -
- Ha fatto loro ripetute somministrazioni. Io credo che le donne non siano il fine, ma il mezzo, le sta usando come cavie. Sono una rappresentanza dei maggiori consumatori di tranquillanti: donne, bianche, dopo i quarant’anni, con altezza e peso pressappoco nella media, che non riescono a dormire o hanno problemi per cui prendono ansiolitici. Sono tutte molto simili come struttura fisica, come se avesse studiato un tipo di vittima-paziente e la cercasse sempre uguale. Penso che la somministrazione sia stata continua, credo che voglia studiare le loro reazioni: quanto ci mettono ad addormentarsi, se sviluppano dipendenza o abitudine, o delirano. Credo che stia formulando un farmaco, che cerchi di eliminare gli effetti avversi e…–
-... e non essendo soddisfatto dai risultati, per la rabbia le tortura poi le uccide per cambiare cavia! – concluse l’agente al suo posto.
- Un farmaco perfetto, è un’utopia! – Era inorridita. Hotchner dovette leggerle in viso il suo orrore perché le sorrise e cercò di tranquillizzarla.
- Sei stata utilissima, adesso ho le idee più chiare…-
Proprio in quel momento la porta si aprì e un agente biondo entrò.
- Ne ha presa un’altra ieri, ci hanno chiamato adesso. –
- Arrivo subito. Mi dispiace, ma devo andare, puoi darmi il tuo numero di telefono? Dobbiamo assolutamente finire questa conversazione e penso che avremo ancora bisogno di te.- disse l’agente rivolto alla farmacologa, che annuì scrivendo su un post-it i numeri di cellulare e di casa. “Vorrei che mi avessi chiesto il numero per qualche altro motivo… ma cosa mi viene in mente, non lo conosco neanche!”
Uscì dall’edificio accompagnata da un’agente e si incamminò con la testa piena di pensieri; trovare l’ipnotico-sedativo perfetto senza effetti avversi, era sicura di averci scherzato qualche volta con Mary in laboratorio, pensando a quanto ricche sarebbero potute diventare brevettandolo, ma era solo fantasia, non esisteva al mondo farmaco perfetto, tutti avevano effetti collaterali o controindicazioni. Guardò l’orologio e trasalì notando che era molto tardi, alle 11 doveva essere in laboratorio per la lezione.
 
Arrivò di corsa appena in tempo, gli studenti cominciavano ad affollare il laboratorio; Mary le si avvicinò.
- Spero che l’FBI non ti abbia fatto dimenticare che oggi dovrai seguire tu i ragazzi, spiegare l’esperimento e risolvere i loro disastri!!!- la prese in giro -se avete bisogno sono in ufficio a compilare noiosissime pratiche.-
Liliana preparò il materiale necessario sotto le cappe comuni, fece l’appello, distribuì le fotocopie con le linee guida dell’esperimento e cominciò la spiegazione.
Il gruppo era a buon punto, sembrava che tutti avessero capito e lavoravano abbastanza di lena, poté quindi pensare ad altro.
Non riusciva a capacitarsi che qualcuno obbligasse delle donne ad assumere farmaci per studiarne le reazioni. Alcuni ricercatori avevano scrupoli ad usare i topi! Anche lei all’inizio li aveva, non riusciva  a non affezionarsi a loro, ma quando pensava che un farmaco testato su dei topolini e poi su altri animali avrebbe potuto salvare la vita a delle persone, non aveva più remore.
Improvvisamente però il corso dei suoi pensieri si spostò su un argomento più piacevole, cominciò a pensare al bell’agente che aveva incontrato la mattina; era sempre così calmo, molto concentrato su quello che diceva, aveva delle piccole rughe attorno agli occhi che aumentavano quando sorrideva. Non era bello come un adone, l’agente Morgan era più bello, ma era anche vero che la bellezza è negli occhi di chi guarda, e i suoi occhi erano pienamente consapevoli della sua attrazione per Hotchner. Ma mentre il suo corpo aveva le idee ben chiare su cosa avrebbe voluto dall’agente, il suo cervello le ricordava che aveva giurato che non avrebbe più sofferto e che non avrebbe più permesso a nessuno di deluderla. Fino a quel momento era stata irremovibile, ma ora non era più certa che fosse un giusto proposito. “ Sto vivendo una guerra interna, le mie multiple personalità stanno litigando fra loro! Possibile che sia così contorta?”
Sapeva che si stava ponendo una domanda retorica, quante volte aveva scherzato con le sue amiche sulla capacità delle donne di farsi venire dubbi inutili su particolari insignificanti? “Certo che sei contorta, come ogni donna. E poi l’esperienza non ti è stata certo d’aiuto…” Non voleva seguire quel filo di pensieri, sapeva quanto poteva essere doloroso.
“ Non puoi vivere come un’eremita per il resto dei tuoi giorni! Non puoi negare a te stessa il diritto di amare.” Sagge parole che le sue amiche in Italia le aveva ripetuto fino alla nausea, soprattutto Chiara che la conosceva meglio di tutte. Ma si era accorta che era più facile dare consigli che accettarli.

Uno schianto la riscosse, uno dei ragazzi aveva rotto il piccolo recipiente dell’acido solforico diluito spargendone il contenuto sul pavimento e ora la guardava con gli occhi terrorizzati del coniglio davanti alla volpe… Sorrise,  non ci si poteva mai distrarre un momento quando dei ragazzi maneggiano oggetti di vetro. Fu comunque felice che l’imprevisto interrompesse quell’esame di coscienza quanto mai sgradito e inopportuno.
“Ma non puoi sfuggire a te stessa, prima o poi ti arrenderai…” le ricordò una voce dentro di lei.


“Non essere alcuna cosa e non amare alcuna cosa sono tutt’uno.”
                                                                         Ludwig Feuerbach

Abitudine: Fenomeno per cui per ottenere lo stesso effetto, con il passare del tempo bisogna aumentare la dose del farmaco.


Dalle recensioni e dalla mia esperienza ho capito che questo telefilm l'ho visto solo io! Ma è così carino e ben fatto... speriamo che la prossima serie la guardi più gente sempre che la trasmettano!

Passiamo ai ringraziamenti:
lubylover: spero che sia abbastanza presto per te! grazie per l'intrigante!
sakura_kinomoto: avresti potuto chiedermi di aggiornare presto non mi sarei offesa!!! sappi in ogni caso che per i calzini ho pensato a te! sei soddisfatta di essere un'ispirazione?
 grazie anche a tutti quelli che hanno letto senza commentare, spero vi piaccia! sku

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Capitolo 3
*** vecchie conoscenze ***


3. vecchie conoscenze Liliana stava leggendo le relazioni degli studenti quando il cellulare squillò.
- Oh, il tuo cellulare squilla, dev’essere la prima volta da quando ti conosco… cos’è successo, si sta scatenando l’apocalisse?- ironizzò Mary dalla scrivania di fronte alla sua.
Liliana la guardò male mentre rispondeva.
- Pronto? –
- Ciao, sono Hotchner. Devo chiederti un favore. Vorremmo che tu ci accompagnassi alla Novalinar, per parlare con il direttore. Tu lo conosci, potrai esserci senz’altro d’aiuto. Se passiamo a prenderti tra venti minuti, sarai libera? –
- Certo, vi aspetto davanti all’ingresso dell’università. A dopo.-
Mentre riattaccava la voce di Mary la schernì – “Vi aspetto davanti all’ingresso?” Non hai un uomo per sei mesi, anzi credo da anni; e adesso passano a prenderti in più uomini? –
- Sì, per farti rodere il fegato! Tu non sei normale, esistono altri tipi di rapporto con le persone di sesso maschile, non devono per forza essere amorosi! – replicò sulla difensiva.
- Oh, come ti scaldi! Ti ho punto sul vivo, vero? –
- Se ti piace crederlo…-
- Com’è? –
- Com’è chi?-
- Non fare la finta tonta con me. L’uomo al telefono. Dev’essere molto caliente per farti saltar su come una molla.-
- Ma che caliente! Era uno dell’FBI che mi ha chiesto un favore. –
“ Però, in effetti, potrebbe essere caliente…” pensò arrossendo.
- Ah-ah, arrossisci per l’agente dell’FBI!-
Liliana sbuffò “Certo che Mary è proprio fissata! Peccato che ci azzecchi quasi sempre.”
- Senti, non ho tempo per stare qui ad ascoltare le tue ipotesi alla Sex and the City, adesso vado. Se proprio vuoi rendermi partecipe delle tue fantasie sulla mia vita privata, scrivimi la storia che ti sta frullando in testa che la leggerò senz’altro. Anche se immagino già che sarà un racconto erotico e non una storia d’amore. – “E quindi molto lontana dalla verità sulla mia deprimente vita social-sessual-amorosa.” – Mi raccomando non tornare a casa troppo tardi e non lasciare troppo casino qui in ufficio. A domani.- la salutò.
- A domani, meneater…-
- Devi smettere di ascoltare Nelly Furtado. – esclamò la rossa ridendo.

Liliana, assieme agli agenti Hotchner, Morgan e Reid, entrò nell’ufficio dell’uomo che per due anni era stato il suo capo, o com’era meglio dire, lo sfruttatore dei ricercatori della Novalinar. Era talmente amato che era chiamato il Dittatore, anche se la maggior parte di loro lo considerava un eufemismo.
- Buongiorno, signor Carter. Io sono l’agente Hotchner, loro sono l’agente Morgan e il dottor Reid. Immagino conosca la dottoressa Meli. –
- Immagina bene. Dottoressa Meli, come sta? Ha cambiato idea e vuole tornare da noi? –
- Non si preoccupi, non ho cambiato idea. – replicò la donna stringendogli la mano. “ Ti piacerebbe che facessi la scena del figliol prodigo, vero? Ma suppongo tu non macelleresti il vitello grasso, preferiresti macellare me…”
Liliana aveva scoperto a sue spese che il dittatore non amava le defezioni dai suoi laboratori, soprattutto se pensava che i dimissionari gli potessero far comodo.
- In cosa posso esservi utile? –
- Stiamo indagando sul “killer del sonno”. Credo ne abbia sentito parlare. La dottoressa Meli è la nostra consulente ed è stata così gentile da accompagnarci da lei. Innanzi tutto vorremmo chiederle di mantenere il più stretto riserbo su quanto stiamo per dirle. – cominciò Hotchner.
- Naturalmente. –
- Il killer somministra dei sedativi alle sue vittime. Nell’ultimo caso, la donna trovata nel parco, ha utilizzato come ipnotico una sostanza che siamo riusciti ad identificare solo grazie alla dottoressa Meli. –
- Questo come ha a che fare con la Novalinar? –
Ad un cenno dell’agente Liliana prese la parola.
- Il farmaco è l’RM 1982. –
- Non è possibile, dottoressa Meli, e lei lo sa benissimo. Si sta sicuramente sbagliando. –
- Non mi sto sbagliando, ho lavorato con quel farmaco per due anni, lo conosco molto bene, anche meglio di lei. La cosa ha molto stupito anche me, in ogni caso. –
- Volevamo chiederle se è avvenuto qualche furto nei suoi laboratori o nell’edificio. – si intromise il dottor Reid.
- Come vi ha sicuramente detto la dottoressa Meli – replicò Carter con durezza – è impossibile che qualcuno si sia introdotto nell’edificio per trafugare campioni del farmaco. E anche se ciò fosse successo ce ne saremmo già accorti e avremmo fatto la regolare denuncia alla polizia. –
- Sì, la dottoressa ci ha informato, ma dovevamo chiederglielo. E’ possibile che uno dei vostri possa essere implicato? – chiese l’agente Morgan.
- Lo escludo nel modo più assoluto. Sono tutte persone fidate. –
- Senza contare le clausole del contratto di assunzione, vero signor Carter?- lo apostrofò Liliana.
- Quali clausole? – chiese Reid incuriosito.
- La diffusione di informazioni inerenti le ricerche senza il consenso della Novalinar che possa comportare la perdita del brevetto, è punita con penali molto salate oltre che con il licenziamento. – rispose Carter.
- Senza dimenticare che i potenti tentacoli della Novalinar potrebbero impedire allo sventurato di trovare un qualsiasi impiego non solo nell’area della ricerca farmaceutica ma anche come netturbino. – specificò la farmacologa.
- Non potrebbe trattarsi di spionaggio industriale? Potrebbe essere qualche vostro concorrente che foraggia uno dei vostri tecnici o ricercatori per strapparvi il brevetto? – domandò l’agente Hotchner.
- Devo nuovamente escluderlo, come vi ho detto prima sono tutte persone fidate. -
- In più vale la massima “ Spia una volta spia per sempre”, nessuno che voglia costruirsi una carriera seria in questo campo prenderebbe in considerazione un’idea del genere. Avrebbe la reputazione rovinata e nessuno gli concederebbe più fiducia, sarebbe una specie di suicidio professionale. – continuò Liliana.
- Non avete licenziato nessuno che potrebbe avere del risentimento verso di voi e potrebbe cercare di danneggiarvi? -
- Ci sono stati quattro licenziamenti dall’inizio della sperimentazione dell’RM 1982- disse Carter consultando il computer - e un paio hanno lasciato uno strascico spiacevole ma poi tutto si è risolto; a quanto ne so hanno tutti trovato un nuovo lavoro soddisfacente. Poi c’è il caso della dottoressa Meli che se ne è andata di sua spontanea volontà.- insinuò l’uomo.
Liliana non si scompose e non raccolse la provocazione.
Gli agenti gli fecero altre domande ma non ottennero grandi risultati.

Mentre si avviavano verso la macchina Liliana pensava a quanto odiose e infide potessero essere alcune persone.
- Brutto caprone infame. Non ho mai conosciuto un microcefalo scrotocranico puzzolente come lui…- sussurrò a denti stretti.
- Microcefalo scrotocranico puzzolente? – le chiese Morgan.
- Come altro vuoi chiamare uno che insinua che io possa essere dietro a dei delitti atroci solo per allontanare i sospetti dalla sua amata Novalinar? E poi è vero che puzza!! – replicò con amarezza.
Morgan rideva mentre lei era un po’ imbarazzata dal suo sfogo.
- Sinceramente non lo chiamerei così, ma direi che è un bastardo. Sei un po’ troppo sofisticata negli insulti. O non hai ancora imparato le parolacce in inglese?–
- Sono state le prime cose che ho imparato dopo the pen is on the table e my name is Liliana. Poi direi che dopo due anni e mezzo qui potrei parlare come uno scaricatore di porto. Solo che sono una donna sofisticata e raffinata. Non ridere. Mi stai forse dicendo che non si vede? – lo rimbrottò lei.
- Oh sì, è la prima cosa che si nota in te subito dopo aver pensato che hai vent’anni e che dovresti essere a scuola, bella bambina. –
- Simpatico, davvero. Quasi quanto il bue puzzoso là dentro. – nonostante il tono severo i suoi occhi bicolori stavano ridendo.
Era facile ridere con Morgan, nonostante lo conoscesse solo da un paio di giorni. Era il classico ragazzo con la battuta pronta che riusciva a mettere a suo agio anche le persone introverse come Liliana e a farle aprire.

Hotchner aveva sentito lo scambio di battute e aveva sorriso nonostante sentisse un lieve disagio, di cui non riusciva a capire l’origine. Non era dovuto al caso a cui stavano lavorando, era qualcosa di più personale.
“ Non può essere gelosia, non posso essere geloso di una donna che ho conosciuto pochi giorni fa, anzi che neanche conosco, solo perché ride con Morgan! Non posso essere così irrazionale. Sono solo stanco e frustrato perchè non riusciamo ad arrivare da nessuna parte.”
Hotchner guardò Liliana e pensò che non era poi così irrazionale essere gelosi di una donna così.


“Il miglior modo di insultare qualcuno è nel non fare caso ai suoi insulti.”
                                                                                           William Hazlitt



Allora come vi sembra? Naturalmente le clausole e tutto ciò che ho scritto sulle industrie farmaceutiche me lo sono inventata (anche se sospetto di non essere troppo lontana dalla verità...)  Ho avuto diversi caporeparto simili a Carter quando ho fatto la promoter quindi non mi sono sforzata poi tanto ad inventarlo!

ringraziamenti:
LubyLover: grazie per i complimenti. La moglie di Hotch mi sta antipatica perchè è parecchio fredda nel telefilm... l'attrice è la stessa che faceva andy in dawson e non mi stava molto simpatica neanche lì!
sakura_kinomoto
: certo che è riferito ad esperienze personali.. a quando ho rotto l'imbuto di vetro con una gomitata, a quando mi è scoppiato da solo in crogiolo, a quando il mio compagno di banco mi ha quasi dato fuoco con il bunsen... devo andare avanti? grazie per la recensione!
grazie anche a tutti quelli che hanno letto senza commentare. alla prossima, sku.


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Capitolo 4
*** profilo ed effrazione ***


4. profilo ed effrazione La sua giornata era stata tranquilla, così tranquilla che le aveva lasciato molto tempo per pensare. Troppo per i suoi gusti.
Aveva rimuginato sul caso, ma era stata solo l’ennesima scusa per non pensare alla sua vita.
Anche Mary aveva notato che c’era qualcosa che non andava.
- Non sei la solita rompiballe, oggi. E’ successo qualcosa? Vuoi parlarne? – le aveva chiesto a pranzo.
Nonostante la sua aria da dura e il suo continuo schernirla Mary era una vera amica. Si trovavano bene insieme, parlavano molto. O meglio, come era nel loro carattere, Mary parlava molto e Liliana ascoltava. Mary voleva sempre che le raccontasse dell’Italia e di com’era la sua vita prima del trasferimento, ma lei non le aveva mai detto tutto per paura di soffrire con alcuni ricordi. L’amica aveva capito che c’era qualcosa di nascosto ma non aveva mai indagato a fondo, al momento giusto avrebbe saputo.
- Non è niente Mary. Sono solo stanca e non so se ho aiutato veramente l’FBI o se li ho confusi ancora di più. Magari li ho sviati… -
- Devi smettere di pensare che tutti i guai del mondo siano colpa tua. Hai fatto del tuo meglio, basterà. E se non basterà puoi sempre scappare in Italia dove noi due faremo la vita delle intrepide e sexy fuggitive… -
- Noi due? –
- Certo! Vuoi lasciarmi qui e prenderti tutti gli uomini attratti dal pericolo? –

Erano le sei di sera quando il suo cellulare squillò nuovamente.
- Pronto? –
- Sono Hotchner, dobbiamo parlarti. Se mi dici dove sei ti passo a prendere. –
- Sono in facoltà. Posso aspettarti all’entrata dell’università. –
- Arrivo tra 10 minuti. –
- A dopo. –
Erano passati un paio di giorni dalla visita alla Novalinar ma il tono dell’uomo era scoraggiato, evidentemente non aveva portato novità rilevanti. Liliana si sentì triste per lui. Si tolse il camice, si sciacquò il viso nel lavandino e prese il suo zaino. Uscendo dall’ufficio vide che c’era ancora qualcuno in laboratorio, di sicuro era Mary che odiava tornare nella sua casa vuota da quando Julian, il suo fidanzato, era andato in Europa a “ trovare una nuova ispirazione per la sua arte”, o qualche nuova conquista, come invece supponeva lei.
Hotchner arrivò puntuale e Liliana salì in macchina.
- Non riusciamo a trovarla, non sappiamo dove cercarla e soprattutto non riusciamo ad individuare lui. – le disse senza neanche salutarla.
“ Deve essere veramente stanco per non essere gentile e formale come suo solito. Ma come faccio a sapere che è sempre gentile, non lo conosco. Diciamo allora che lo suppongo, così la mia parte pignola è contenta.”
- Come fate ad essere così sicuri che non sia una lei? –
- La tortura e la fissazione che ha per quello che fa. Inoltre abbiamo dalla nostra anche le statistiche, raramente questi crimini sono commessi da donne. –
Fecero il resto del viaggio in silenzio e sempre in silenzio raggiunsero gli altri componenti della squadra. L’agente più vecchio le sorrise e le si avvicinò, la fece sedere e stringendole la mano disse – Sono l’agente Jason Gideon, ha fatto molto per noi, ma le chiediamo di fare un ulteriore sforzo per aiutarci, dovrebbe ascoltare il profilo e dirci se le ricorda qualcuno…-
- Non so se potrò esservi utile, non conosco molte persone oltre quelli con cui ho lavorato o con cui lavoro, non sono in America da così tanto da essere stata presentata a molta gente. –
- Non si preoccupi, è solo un tentativo. Pensiamo sia della zona o che comunque la conosca molto bene, quindi supponendo sia un ricercatore e che abbia lavorato alla Novalinar ci sono molte  probabilità che lei lo abbia incontrato e lo conosca.
E’ un uomo dai quaranta ai cinquant’anni, presumibilmente bianco, solo e con ogni probabilità divorziato dalla moglie, maniaco dell’ordine, molto competente, abitudinario, introverso, ambizioso, convinto che i suoi problemi siano da addebitare agli altri… Le viene in mente qualcuno? –
- Mi viene in mente quell’isterico di Pavlovich, che diede una sberla ad un’assistente di laboratorio perché non aveva riempito il contenitore dell’acido acetico allo stesso livello di quello dell’idrossido di potassio… anche se non lo conosco molto bene poiché ho lavorato molto poco con lui, è stato licenziato perché era ritenuto un elemento destabilizzante nel gruppo, qualche tempo dopo il mio arrivo alla Novalinar. Nei corridoi riecheggiano ancora le urla della sua scenata al capo…- Improvvisamente si bloccò consapevole in tutta la sua pienezza di quello che aveva detto e, più parlando per se stessa che per gli altri, continuò - … la moglie lo aveva lasciato il mese prima per un ricercatore della Novalinar più giovane. Dopo il licenziamento ha minacciato tutti i dirigenti della Novalinar con delle lettere, ma loro hanno pensato ad un bluff e non hanno dato peso alla cosa… -
Era sconvolta: quell’uomo era un isterico e maniaco del lavoro, ma non riusciva a pensare a lui come ad un assassino; era stato persino gentile con lei il primo giorno, le aveva aperto la porta del laboratorio e pazientemente le aveva spiegato tutto, anche se questa gentilezza era rimasta limitata  al primo giorno.
- Dove è adesso? –
- Dopo un paio di giorni dal suo licenziamento venne a mangiare nel ristorante dove andavamo sempre a pranzo e ci confidò che lo avevano assunto per un progetto molto ambizioso che gli avrebbe fatto avere soldi e fama, mentre noi saremmo rimasti dei morti di fame, Nadja, l’ex-moglie, si sarebbe mangiata le mani e i dirigenti della Novalinar avrebbero avuto quello che si meritavano. Doveva andare in California, a san Francisco, ma un ricercatore nostro amico ha detto di non averlo mai visto in giro e di non averne mai sentito parlare; ma non ci abbiamo fatto caso, san Francisco è grande…-  
In un attimo di silenzio un rumore disturbò la quiete dell’ufficio quasi vuoto e tutti la guardarono. Liliana arrossì e portandosi le mani allo stomaco si difese - Oggi non ho mangiato molto ed è quasi ora di cena… -
- Non preoccuparti abbiamo finito, puoi andare a casa tra poco. - disse Hotchner trattenendo un sorriso.
Fu in quel momento che il cellulare della farmacologa squillò.  - Pronto? –
- La dottoressa Meli? Sono Jorge Mendez della sicurezza della sezione di farmacologia, qualcuno è entrato nel vostro ufficio e nel laboratorio. Può arrivare il prima possibile? –
- Certo arrivo subito, grazie signor Mendez.- Chiuse la comunicazione e si guardò intorno alla ricerca del suo zaino. - Qualcuno ha forzato la porta del mio ufficio e quella del laboratorio, devo andare a controllare. - disse alzandosi.
- La accompagniamo noi, potrebbe essere collegato al caso. –
- Ma non è possibile, io non so molto del caso e i rapporti li ho ridati a voi! –
- Ma il SI potrebbe non saperlo!-
In auto Liliana non parlava, era stordita dagli eventi, in pochi giorni era passata dall’essere una ricercatrice come tanti altri a consulente dell’FBI. Forse se fosse rimasta in Italia non sarebbe mai stata coinvolta in omicidi e torture.
“ Ma non avrei neanche potuto fare le ricerche che sto effettuando, farmi l’esperienza che due anni alla Novalinar mi ha dato… e non avrei mai conosciuto il bell’agente Hotchner…”
Un sorriso triste e stanco apparve sul suo viso “Allora è vero che non tutto il male viene per nuocere!” pensò pentendosi immediatamente e sentendosi colpevole.
- Dottoressa Meli, siamo arrivati. – la informò l’agente Gideon poco dopo riscuotendola dai suoi pensieri.
- Dottoressa, sono qui venga. - la chiamò Mendez, avvicinandosi e guardando con sospetto gli uomini e la donna con lei.
- Non si preoccupi, sono con me, come è il laboratorio? –
- E’ meglio che lo veda coi suoi occhi. Io non ho toccato niente, ho notato la luce accesa e ho aperto la porta e mi sono trovato davanti quel disastro, allora sono corso a chiamare lei che è una delle responsabili. –
- Ha chiamato la polizia? - chiese l’agente Gideon.
- No, ho pensato ad avvertire solo la dottoressa Meli e la dottoressa Reyer che però non ha risposto.-
- Allora vada a chiamarli adesso, e dica loro che c’è già una squadra del FBI sul posto. –
- Santo cielo, è un disastro!! - esclamò Liliana con disperazione, affacciandosi al laboratorio - Tutti i campioni sono stati distrutti, ha ucciso anche le cavie! –
Corse nel suo ufficio - Ha controllato tutti gli schedari e i cassetti e ha buttato tutto all’aria! Che bastardo; mesi di lavoro in fumo per colpa di un idiota!!! - Tremava dalla rabbia e sembrava sul punto di piangere quando dal laboratorio sentì un rumore sospetto e in un attimo fu dentro…


“Un uomo che medita vendetta mantiene le sue ferite sempre sanguinanti.”
                                                                                              Francis Bacon

SI: soggetto ignoto

Buon san Valentino a tutti!
Spero che questo capitolo sia abbastanza credibile, soprattutto la parte sul profilo. Sembra che dopo mesi di lavoro l'FBI stia per fare luce su questo caso. Attendo trepidante i vostri commenti e vi prego non linciatemi per come ho finito il capitolo (capito kiara? e immagino tu abbia capito il riferimento del brontolio allo stomaco!). Vedo dalle recensioni che i miei personaggi vi piacciono e questo mi rende estremamente felice!!!!

Ringraziamenti:
LubyLover:sono molto contenta che ti piaccia la mia Mary, èuno dei miei personaggi preferiti, avrai modo di approfondire la sua conoscenza, non preoccuparti! Per quanto riguarda la gelosia di Hotch per essere un profiler non è molto acuto riguardo ai suoi sentimenti...
Kley: finalmente qualcuno che condivide la mia adorazione per criminal minds! Grazie mille per i complimenti e per aver scritto che sembra la sceneggiatura di un episodio, mi hai fatto diventare rossa! E anche per aver detto ch ti piace Liliana!
sakura_kinomoto: mi dispiace averti tanto turbata!!:) Anche se non credo che sia la cosa più sconcia che tu abbia letto, adesso vado a vedere le tue ff preferite e poi vediamo quante sono NC17! scherzo! (solo un po'!) e sì, in effetti Carter assomiglia vagamente a Hit..ehm Sonia... che strana coincidenza! grazie per le tue belle parole (soprattutto per il bella aggiorna!).
Come sempre grazie anche a quelli che leggono e non commentano, ma fa sempre piacere vedere che aumenta il numero di letture!
Al prossimo capitolo che non so quando arriverà causa esami!
baci sku.

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Capitolo 5
*** senso di colpa ***


5. senso di colpa L’ambulanza correva nella notte verso l’ospedale, la ragazza sulla barella si lamentava mentre i paramedici si agitavano attorno a lei. Dietro due auto coi lampeggianti la seguivano. In pochi minuti raggiunsero il pronto soccorso e i dottori presero in consegna la donna.

Dopo un’ora dalla sala emergenze uscì un dottore alto, brizzolato, vagamente somigliante a Doug Ross di ER che raggiunse il gruppo che aspettava fuori, da cui si staccò la piccola figura di Liliana che lo guardò preoccupata.
- Come sta Mary? –
- Sta abbastanza bene, ha una lieve commozione cerebrale perché l’hanno colpita con un oggetto pesante alla testa, questo le ha fatto perdere i sensi. Le ustioni sulle braccia e sulle gambe sono dovute ai reagenti chimici caduti sul pavimento ma non sono gravi, anche se forse le lasceranno qualche cicatrice. Comunque è fuori pericolo. Adesso sta dormendo e la stanno portando in stanza, è sotto antidolorifici, ma può andare a vederla. E’ stata fortunata non è stata sfigurata sul volto. Ora devo andare, tornerò a visitarla domani. –
Liliana tirò un sospiro di sollievo e andò a rassicurare i genitori di Mary, che vivevano a Seattle e sarebbero potuti arrivare solo il giorno dopo. Era tardi, quella giornata sembrava infinita ma non sarebbe andata ancora a casa, prima voleva vedere Mary. Si sedette vicino al suo letto e guardò il viso della sua amica sotto le bende, le mani e le braccia erano fasciate, sembrava così indifesa e questo le faceva uno strano effetto: Mary era alta, con un fisico slanciato modellato dallo sport, in facoltà le chiamavano la gigante e la bambina, eppure in quel letto di ospedale sembrava così fragile… e la colpa di tutto era sua, lei aveva portato quel pazzo in facoltà, nel loro laboratorio, lei lo aveva portato da Mary.
Sentì aprirsi la porta ma non si voltò, rimase concentrata sul viso dell’amica. Sentì una mano sulla spalla e una voce gentile le chiese come stava.
- Sicuramente meglio di lei.- rispose con voce stanca.
- Non devi incolparti per ciò che è successo, non sei stata tu a metterla in pericolo, siamo stati noi a sottovalutarlo, siamo stati noi che non vi abbiamo difeso.- cercò di consolarla Hotchner.
- Avrei dovuto dirle di andare a casa, sapevo che era in laboratorio, cosa mi costava dirle di venire da me a mangiare o a dormire? Sapevo che si sentiva sola e cercava di consolarsi col lavoro. Non sono stata una buona amica.-
- Non puoi dirlo, una cattiva amica non si sarebbe precipitata dietro il bancone incurante dell’acido sul pavimento, non avrebbe premuto sulla ferita per farla smettere di sanguinare e non le avrebbe sussurrato tutto il tempo che sarebbe finito tutto bene, non avrebbe parlato con dolcezza coi suoi genitori e non li avrebbe rassicurati dicendo loro che si sarebbe fermata in ospedale per la notte per vegliarla al posto loro. –
- Non voglio che svegliandosi non veda facce conosciute, che si senta abbandonata ancora una volta. Almeno questo glielo devo. -  
- Sei una buona amica. –
Liliana si voltò verso sinistra e incontrò gli occhi profondi dell’agente Hotchner che si era inginocchiato per avere il viso all’altezza del suo.
- Grazie. –
- Non c’è di che, non preoccuparti, andrà veramente tutto bene, lei si riprenderà, tornerete alle vostre ricerche e salverete il mondo. - Lei sorrise. - Vi lascio due agenti fuori dalla porta, così sarete abbastanza al sicuro, tornerò domattina con la squadra per vedere se Mary si ricorda qualcosa. Ciao. –
- Ciao. - Si mise più comoda sulla poltroncina e mentre la porta si chiudeva lentamente lei era già addormentata.

Mary aprì lentamente e faticosamente gli occhi, non capiva dov’era, ma spostando leggermente la testa vide il viso addormentato della sua amica e pensò che allora non c’era niente di cui preoccuparsi, non era sola come tutte le notti da quando Julian era andato in cerca di nuove ispirazioni con le tette più grandi delle sue. Con un sospiro si riaddormentò chiedendosi cosa fosse quella sensazione fastidiosa che provava alle braccia e alla testa.

Liliana si svegliò verso le sei, era tutta indolenzita, si sentiva ancora stanca dato che durante la notte si era svegliata più volte e tutto quello che voleva era solo fare una doccia. Guardò l’amica che si era spostata nel sonno e russava leggermente. L’infermiera entrò e controllò il monitor, cambiò la flebo della paziente con gesti esperti e annotò i valori sulla cartella clinica, poi sorrise a Liliana e uscì. Liliana sistemò le coperte sul letto, si accomodò sulla sedia e attese.
Quando Mary aprì gli occhi la vide e le sorrise, lei sospirò e cominciò a spiegarle perchè era in quel letto di ospedale.
Quando finì il suo racconto, non riusciva a reggere lo sguardo sorpreso dell’amica e si limitò a fissare il pavimento, finché la ragazza non la costrinse a guardarla negli occhi.
- Non penso sia colpa tua, lo sai. Tu non hai fatto niente, quindi smetti di autocommiserarti,  reagisci! –
Non si aspettava certo quel tipo di sgridata, era lei ad avere uno sguardo sorpreso ora.
- Non ho ancora finito, adesso tu esci, vai a comprarti una cioccolata, chiami un dottore che venga a spiegarmi come sto realmente poi torni qui e aspettiamo gli agenti insieme. E dì al dottore che non mi interessa se è presto, che deve correre! -  
Liliana non poté fare a meno di ridere, nonostante le ferite era sempre la stessa Mary dispotica e determinata. Uscì più sollevata dalla stanza e fece come l’amica le aveva chiesto.
Quando tornò vide uscire dalla stanza il dottor “Doug Ross” abbastanza spaventato, che incrociandola la guardò incerto per poi decidersi e dirle:
- Senta, la prossima volta mi avvisi che la sua amica è più simpatica in stato di incoscienza! Per me potremmo dimetterla immediatamente sta anche troppo bene!! - E guardandosi alle spalle si avviò velocemente lungo il corridoio. Aprendo la porta fu sorpresa di vedere che Mary stava ridendo con uno degli agenti di guardia, naturalmente il più carino dei due. Decise che era meglio non disturbarla, era sicura che in quel momento Julian era ormai dimenticato.
Si sedette sulle sedie di plastica della sala d’attesa e sorseggiò la cioccolata, sarebbe stato meglio avere anche qualcosa da sgranocchiare o da leggere, però aveva anche dimenticato lo zaino nella stanza. Dopo un’ora che le era parsa lunga come un’eternità decise di rompere l’idillio di Mary ed entrò nella stanza, almeno per recuperare lo zaino, ma vedendola entrare l’agente uscì imbarazzato.
- Mi dispiace avervi interrotto ma ti ho dato un’ora per conquistarlo, col tuo fascino da donna ferita e bisognosa di protezione, dovresti esserci riuscita anche in meno tempo. - la prese in giro - Come ti senti? –
- Come una cavia del laboratorio, imprigionata e imbottita di farmaci!-  
- Abbi fede, passerà e poi potrai raccontare ai tuoi nipotini come è stata avventurosa la vita della loro nonna e come è stato romantico incontrare il loro nonno in un ospedale mentre ti faceva da scorta. –
- Vedo che la cioccolata ti ha restituito la tua odiosa ironia! Dai, raccontami degli agenti che verranno, sono tutti carini come Bob? –
- Siamo già a Bob, neanche Robert! Certo che non perdi proprio tempo, sei senza ritegno!-
In quel momento la porta si aprì ed entrarono l’agente Hotchner e l’agente Morgan.
- Direi di sì, sono decisamente dei Robert. - disse Mary dopo aver dato una rapida occhiata ai due. Liliana arrossì per l’amica, e dopo aver preso lo zaino fece per uscire, ma si girò preoccupata verso l’amica e le disse: - Mi raccomando Mary, non irretire anche loro!- poi chiuse la porta lasciando interdetti i due agenti e facendo ridere l’amica fino alle lacrime.
Era seduta sulla suo seggiolina verde acido nella sala d’attesa che leggeva un libro quando dopo qualche tempo i due agenti la raggiunsero.
- Ma la tua amica era già così o è stata la botta in testa? – chiese Morgan.
Lei rise e chiuse il libro. – No, la botta in testa è stata ininfluente, era così anche prima. Ha irretito anche voi? - chiese divertita.
- Anche? – Morgan era decisamente stupito.
- Stamattina ci ha provato con l’agente Robert, quello più carino. –
In quell’istante entrarono i genitori di Mary, lei si alzò e li accompagnò nella stanza della figlia e dopo averli salutati tornò dai due agenti.
- Avete ancora bisogno di me o posso andare a casa? –
- No, puoi andare; i tuoi numeri li abbiamo, ma come pensi di arrivarci? – chiese Morgan.
- Prendo l’autobus. –
- Coi vestiti macchiati di sangue?-  le fece notare Hotchner.
- Non lo ricordavo! –
- Ti accompagniamo noi,  così verifichiamo che non sia venuto a casa tua. –
- Non avevo pensato a questa possibilità, se l’ha fatto spero non si sia spaventato per il disordine in cucina. – cercò di ironizzare per nascondere il timore che quella possibilità aveva fatto nascere in lei.
Durante il viaggio in auto le dissero che Mary non ricordava di aver visto nessuno, che l’aggressore le era probabilmente arrivato alle spalle e poi l’aveva colpita.  


“Ciascuno dimostra quello che è dagli amici che ha.”
                                                              Baltasar Gracián


Nonostante l'ansia da esame e la mancanza di tempo ho aggiornato!
Vi siete spaventati? Mi è dispiaciuto un sacco far finire in ospedale Mary ma che ci finisse Liliana mi sembrava troppo scontato... Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento come gli altri, attendo con ansia i vostri commenti!

Ringraziamenti:
sakura_kinomoto: adoro le tue recensioni kilometriche! Sono contenta che il capitolo quattro ti abbia appassionato, per quanto riguarda la dieta di Liliana, non temere si rifarà!
LubyLover: mamma, addirittura dipendente! Non posso permetterlo ti regalerò una disintossicazione lampo insieme a Kate Moss e fidanzato! grazie per i complimenti e sono contenta che il profilo ti abbia interessato.
Kley: sono ancora più rossa dell'altra volta, soprattutto perchè mi hai detto che i profiler sono IC! Ok smetto di fare la danza della felicità! grazie come sempre.
Un grazie anche a tutti gli altri lettori.
Alla prossima
sku

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Capitolo 6
*** vicini ***


6. vicini Quando arrivarono di fronte a casa sua le previsioni peggiori si erano avverate, un pattuglia della polizia stava interrogando i vicini che sicuramente si stavano lamentano di quella vicina italiana che doveva essere così pericolosa se qualcuno cercava di entrare a casa sua. Mentre scendeva dall’auto sentì la voce di Judith, la sua migliore vicina e amica, inveire contro la signora e il signor Smith.
- Piantatela di dire cattiverie inutili, non è certamente perché ha tenuto la radio troppo alta una volta che deve essere ritenuta una criminale. Vi ha anche chiesto scusa. –
Il giovane poliziotto sembrava non capire nulla e li osservava sgomento mentre il suo collega più anziano girato di schiena rideva. Quando la vide, la signora Smith la indicò urlando e aggrappandosi al poliziotto - E’ lei, la arresti! E’ pericolosissima! –
Fu allora che Margaret, la bimba di Judith le corse incontrò piangendo.
- Dì alla vecchia signora che tu non hai fatto niente e che sei buona, che mi porti sempre i biscotti. –
- Non preoccuparti, non ho fatto niente e per dimostrarlo alla signora Smith la prossima volta porterò i biscotti anche a lei.- La bambina annuì e appoggiò la testa alla sua spalla, impedendole così di prendere lo zaino.
- Ti aiuto io, non preoccuparti. Certo che hai dei vicini fenomenali. - le disse Morgan.
Sempre con Margaret in braccio si avvicinò ai poliziotti e chiese notizie del suo appartamento. Judith si intromise nuovamente e prendendo la bimba in spalla la rassicurò dicendo che poteva essere peggio e che l’avrebbe ospitata lei.
I due agenti dell’FBI si erano intanto presentati ai poliziotti che in un certo senso sollevati lasciarono tutto nelle loro mani e si affrettarono a scappare da quella gabbia di matti.
 
La casa era meno disastrosa dell’ufficio e del laboratorio ma si era accanito contro lo schedario e la libreria, aveva rovesciato tutti i suoi cassetti ed era entrato nel suo computer. In un gesto di disprezzo aveva poi rotto tutti i vetri delle foto appese in casa. Guardò quella desolazione sentendosi indifesa, qualcuno era entrato nel suo regno privato, poi andò nella camera dove tutti i cassetti erano stati vuotati e l’armadio aveva le ante spalancate e provò una stanchezza infinita.
- Sarà un problema sistemare tutto…-
Morgan entrò nella stanza. - Tra poco arriverà la scientifica per fare i rilievi, magari saremo fortunati e ha lasciato qualche indizio che ci confermi la sua identità. -
- Adesso immagino di non poter neanche prendere qualche vestito di ricambio e di non poter nemmeno fare la doccia. Il mio destino è restare puzzolente e sporca… mia mamma inorridirebbe vedendomi, mi laverebbe con l’acido muriatico e poi mi disconoscerebbe come figlia. –
Morgan sorrise - Adesso dovrai andare al commissariato di zona per la denuncia, penso ti accompagnerà Hotch, poi credo che ti riporterà al FBI… in ogni caso ci vediamo più tardi e spero per te e anche un po’ per me che tu non sia più sporca e puzzolente!-
- Come minimo per avermi causato tanto disagio dovreste accompagnarmi a fare shopping e sarebbe ancora una pena lieve! –
Uscì dall’appartamento e suonò alla porta di quello sullo stesso pianerottolo. Margaret aprì e chiese - Chi è? - Judith arrivò sbuffando dal bagno - Non sono ancora riuscita a farle capire che deve chiederlo PRIMA di aprire! –
- Volevo solo dirti di non preoccuparti. Chiamerò l’amministratore e il proprietario e spiegherò tutto, tu evita di inamicarti i vicini lanciandoti in crociate in mia difesa. Verranno degli agenti della scientifica poi sigilleranno tutto. Ti chiamo appena so qualcosa. Ciao. –
- Ma torni a portarmi i biscotti, vero? -
- Certo Margaret! –
- Mia figlia ha il giusto senso delle proporzioni, ti devastano l’appartamento ma  mi raccomando non dimenticarti mai dei suoi biscotti. – ironizzò Judith.
- Adesso dobbiamo andare.- la avvisò l’agente Hotchner.

Si sentiva un po’ in imbarazzo a stare sola con quell’uomo in macchina… non era proprio imbarazzo, era piacevole ma non sapeva cosa dire, lui era così silenzioso.
Al commissariato fecero molto in fretta, merito della presenza dell’FBI; poi lei trovò il coraggio di chiedere: - Non è che potrei andare a comprarmi qualcosa di pulito? Voglio molto bene a Mary ma vorrei evitare di circolare ancora col suo sangue sui miei vestiti e sembrare una psicopatica assassina.-
- Non c’è problema. –
- Veramente il problema c’è: come faccio ad entrare in un negozio conciata così?-
- Non preoccuparti, ti accompagno e in caso di problemi spiego tutto io. Un distintivo spiega sempre molte cose. Poi però dobbiamo tornare alla centrale per discutere della tua sistemazione provvisoria. –
In macchina tornò il silenzio finché lui le chiese: - Come mai sei diventata farmacologa? –
La domanda la stupì un po’, non le aveva mai fatto domande personali, al di fuori di quelle necessarie alle indagini.
- Sai da bambina avevo i soliti grandi sogni su ballerine, dottori e simili. Poi quando ho avuto 12 anni in Italia scoppiò il caso di una bambina con una malattia rara che sopravviveva solo grazie ad un farmaco, ma la ditta farmaceutica che lo produceva pensava che fosse antieconomico così decise di sospenderne la produzione. Una bambina di tre anni rischiava di morire tra mille sofferenze perché qualcuno aveva decretato che la sua sopravvivenza era troppo costosa. Io decisi che non era giusto e che da grande mi sarei dedicata alla ricerca di farmaci sulle malattie orfane e che nessun doveva più morire perché era antieconomico. Sai come si dice, se non puoi sconfiggerli unisciti a loro!-
- Hai avverato il tuo sogno? –
- In facoltà stiamo studiando un farmaco per una glicogenosi, il morbo di Andersen, che è una malattia genetica, per poter farli vivere meglio. Quando mi hanno offerto questa possibilità non ci ho pensato troppo e ho abbandonato la Novalinar, anche se la mia sì che è stata una scelta decisamente antieconomica! –
- Magari potrete vincere il Nobel. Danno un sacco di soldi, no? Avresti preso due piccioni con una fava. –

Mentre salivano in ascensore lei non riusciva a non pensare a come era dolce e carino Hotchner… era pienamente consapevole della pericolosità di quei pensieri e anche che non c’era la minima possibilità che lui la notasse al di là dell’interesse professionale.
La fece sedere su uno dei divanetti del corridoio mentre lui entrava in un ufficio; la luce era bassa e la moquette attutiva i passi delle poche persone presenti in quel momento nell’edificio, lei si sentì improvvisamente molto stanca, mise il suo zaino sotto la testa e si addormentò. Quando la donna coi capelli biondi la andò a chiamare per comunicarle le decisioni dell’FBI, stava dormendo pesantemente.
JJ sorrise e andò a cercare una coperta per coprirla. Poi rientrò e spiegò agli altri la situazione.

 
“Se puoi sognarlo puoi farlo.”
                             Walt Disney


Le malattie orfane sono patologie con bassa incidenza nella popolazione (negli Stati Uniti sono definite così se i malati sono meno di 200000 in tutto il territorio nazionale). Attualmente non sono in corso ricerche scientifiche per trovare una cura per la malattia di Andersen, o per lo meno io non sono riuscita a trovarne nessuna. (lo so ho fatto un po' la figa, ma devo far valere i miei anni di studio all'università, no?)

E' un capitolo un po' di passaggio, ma volevo troppo un personaggio come la signora Smith, la summa dei comportamenti dei miei vicini! 
Sono troppo felice di aver saputo che su sky a marzo comincia la seconda serie!
Ringraziamenti:
Kley: anche io adoro Hotch, mi è piaciuto dalla prima puntata che ho visto!  E la definizione di piccola oasi per un mio capitolo mi rende estremamente fiera! Sono anche orgogliosa di aver reso bene il rapporto che lega le due amiche!
sakura_kinomoto: per la cronaca ho ingaggiato una guardia del corpo per difendermi da te! e.. eh eh eh faccina! Almeno ti ho stupita! In ogni caso un omaggio al pediatra più figo del mondo ci stava!
LubyLover: almeno tu nonostante la fine di Mary non stai progettando di uccidermi, è una consolazione! E sono proprio contenta che la storia ti piaccia in ogni momento, anche quelli un po' di stallo.
Grazie a tutti i lettori,
alla prossima, sku.

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Capitolo 7
*** rete ***


7. rete Hotchner non credeva che sarebbe riuscito a concentrarsi sul lavoro, da quando aveva conosciuto Liliana pensava molto a lei; ma adesso era diverso, stavano per giungere alla fine di quell’indagine lunga e snervante, dopo quasi un anno e cinque vittime potevano concludere.
Tramite i suoi computer Garcia aveva scovato Pavlovich in città, sembrava che l’uomo non si fosse mai mosso da Washington, non fosse mai andato in California e non avesse mai trovato un nuovo lavoro. Però qualcosa faceva, perché i soldi per affittare un magazzino nella periferia li aveva trovati e lì, dopo aver ottenuto un mandato, avevano scoperto un laboratorio per la ricerca e la sintesi di farmaci molto simile a quello che avevano visto in università da Liliana, negli schedari avevano trovato molti appunti per loro indecifrabili ma che la farmacologa avrebbe spiegato loro in seguito,dato che avevano lasciato tutto come si trovava per non allarmarlo.
“ Almeno ho ancora una scusa per sentirla parlare.”
Gli erano piaciuti subito la sua voce bassa e il suo accento particolare, sembravano rendere ogni parola più bella con quel modo strano di pronunciarla. Il suo cuore aveva avuto un sussulto quando lo aveva chiamato quella sera, agitata, per chiedere di poter vedere i referti delle autopsie, eppure non la conosceva neanche, ma era attratto da quella voce. In un angolo molto remoto del suo inconscio aveva sperato che fosse un motivo molto più personale quello che la spingeva a chiamarlo. Alla fine si era dovuto arrendere all’evidenza e ammettere che quella che provava quando la vedeva ridere con Morgan era gelosia.
Durante il viaggio in auto con lei aveva desiderato rompere la barriera che c’era tra loro e il silenzio che li accompagnava sempre. Con Morgan non era così silenziosa, era socievole e allegra. “ Probabilmente le piace Derek. Certo lui è simpatico, attraente; hanno circa la stessa età. E’ normale che si trovino bene insieme.”
Il sospettato non aveva saputo della loro visita al suo laboratorio e adesso stavano aspettando che arrivasse per poi seguirlo sperando che li conducesse fino al luogo dove teneva la sua ultima vittima e far cadere la rete su di lui.
L’uomo arrivò, entrò nel magazzino ma non accese le luci e ne uscì subito, non sembrava preoccupato o di fretta, incrociandolo per strada nessuno avrebbe mai sospettato che potesse essere pericoloso, anzi sembrava del tutto innocuo. Era alto e magro, molto pallido e coi capelli grigi. Si muoveva con calma e non dava segni di nervosismo.
La sua auto partì e le squadre lo seguirono fino all’altro capo della città, fino ad una casa abbandonata. Quando vi entrò, Hotchner diede l’ordine e la squadra entrò in azione. Silenziosamente un gruppo scelto di agenti fece irruzione.

Pavlovich era seduto nella stanza degli interrogatori e stava aspettando gli agenti che lo avrebbero ortato in cella.
La donna era stata trovata ancora viva e subito portata in ospedale dove si erano accertati che stesse bene, anche se non si era ancora svegliata dal sonno causato dal farmaco. Non aveva ferite evidenti tranne delle escoriazioni su polsi e caviglie dovuti alle cinghie che la legava al letto e i segni delle iniezioni. La stanza in cui l’avevano trovata era immacolata, probabilmente l’aveva sistemata lui personalmente per i suoi scopi, era stata piastrellata da terra fino al soffitto ed era di un bianco accecante.
Hotchner lo guardava dal vetro insieme a Gideon.
- E’ stato molto calmo, ha detto solo di essere innocente. – disse Hotchner.
- E poi? - gli chiese Gideon ben sapendo che pochi non confessavano durante gli interrogatori di Aaron.
- Poi ho fatto leva sul suo orgoglio, gli ho chiesto se lui fosse solo una specie di tecnico, chi fosse la mente geniale che stava dietro tutto questo piano quasi perfetto, dato che non poteva essere lui. Si è infervorato e ancora prima di quanto avessi previsto ha sbraitato che adesso dovranno riconoscere dei meriti alla sua genialità e alla sua ricerca, che adesso si accorgerenno di lui. E altre cose simili. -
- La dottoressa Meli sta analizzando le carte che abbiamo trovato nel laboratorio. Ha detto che sono quaderni di laboratorio che riassumono il suo anno di ricerca e progetti per la formulazione di un farmaco contro l’insonnia.-
Hotchner uscì dalla stanza e si diresse nell’ufficio dove la farmacologa stava studiando i documenti.
- Allora, cosa puoi dirmi? –
- Non molto più di quanto ho detto all’agente Gideon, ma ho notato che avete trovato anche sostanze per la sintesi di droghe chimiche tipo ecstasy e amfetamine varie… forse pagava così la sua “ricerca”. Carter ha sbagliato a licenziarlo, è una mente brillante. Peccato che la sua genialità non sia tenuta a freno dal senso etico. -
Liliana proseguì la lettura e lui la guardò, era così bella che avrebbe voluto solo baciarla eppure non sembrava rendersene conto, nonostante la stanchezza e lo stress era … radiosa, non c’era un’altra parola per descriverla. Mentre leggeva si arricciava una ciocca di capelli attorno al dito, ma erano così corti che le scivolavano.
- Non ci sono altre grandi novità. Quando pensi che potrei tornare a casa mia?-
- Penso che tu possa tornare domani al massimo. Sai dove andare per adesso?-
- Judith, la mia vicina, mi aveva offerto un posto, appena ho finito la chiamo.-
- Allora chiamala subito perché abbiamo abusato anche troppo della tua disponibilità e il lavoro finale lo possono fare i nostri tecnici. Se vuoi ti accompagno io, però dovrai aspettarmi ancora per un’oretta.-
Liliana non credeva alle sue orecchie, lo avrebbe aspettato per un giorno, figurarsi per un’ora!
- Sei molto gentile, ma non vorrei essere un disturbo per te.- replicò con titubanza.
- Non preoccuparti, l’ho proposto io, non è un disturbo. Chiama la tua scatenata vicina e chiedile se può ancora ospitarti.-

Era tanto che Liliana non provava quella piacevole morsa allo stomaco, non era sicura di voler ricordare da quanto. Da quando era in America si era dedicata solo al lavoro e prima… beh prima c’era stato Marco, coi suoi begli occhi verdi e la voce dolce, sempre sorridente anche nelle situazioni peggiori, sorrideva anche nel suo letto di ospedale dopo l’incidente in moto e sorrideva anche quando le aveva detto che la lasciava, che sarebbe partito e che non voleva vederla per un po’, che era cambiato più di lei, che non voleva sentirsi legato mentre esplorava quello che aveva rischiato di perdere.
- Prima o poi tornerò, puoi aspettarmi se vuoi. -
Lei non aveva capito la sua decisione, lo aveva aspettato per un po’ ma sembrava essere scomparso.
Dopo Marco non c’era stato altro che la laurea, la specializzazione e l’America, dove nessuno la conosceva, dove niente e nessuno glielo ricordava; dopo Marco qualcosa si era rotto dentro di lei, non riusciva più a credere che avrebbe trovato ancora l’amore, dopo Marco aveva giurato che non avrebbe più sofferto. Il dolore era ancora forte, anche solo parlarne le faceva salire le lacrime agli occhi. Aveva perso la fiducia in sè stessa, non era stata capace di farsi amare.
Ma il tempo aveva fatto il suo corso e aveva sanato quelle ferite che le erano sembrate inguaribili; il suo cuore e il suo corpo erano stanchi di aspettare che qualcuno si prendesse cura di loro, e sembravano aver chiaro che doveva essere proprio il bell’agente a occuparsi di loro.
“ Mi piace Hotchner… anzi è qualcosa di più… ma perché mi illudo ancora?”
 
Quando la chiamò al telefono, Judith le rispose che era più che felice di ospitarla, suo marito viaggiava molto e lei era stufa di conversazioni con una bambina di quattro anni, per quanto adorabile fosse.
Mentre sistemava tutte le sue cose nello zaino si rese conto che la sua collaborazione con l’FBI era finita, che non avrebbe più visto il bell’agente che le aveva fatto tornare la voglia di innamorarsi.
-Allora stai per liberarti di noi?- le chiese Morgan passandole accanto.
- Sembra proprio che abbiate finito di stravolgere la mia monotona vita da umile ricercatrice! Ma, naturalmente, serberò sempre nel profondo del mio cuore la gioia che quest’esperienza ha saputo darmi, soprattutto quella di rimettere in ordine casa mia!-
- Naturalmente!!- replicò l’agente ridendo.

Hotchner la guardava dalla finestra dell’ufficio provando intense fitte di gelosia.
- Se continui a fissarla così se ne accorgerà! –
- Non credo, JJ. Sta ridendo con Morgan… -
- Tu le donne non le capisci proprio! Perché non ti parlano non significa che non ti pensino, anzi! –
- Non so. –
- Non puoi pretendere che ti legga dentro, è una farmacologa non una profiler! Sciogliti un po’!-
Hotchner la raggiunse dopo poco più di un’ora. Le sembrava sereno, aveva fatto il suo lavoro e ne sembrava molto soddisfatto.
- Andiamo, ti accompagno.-
Liliana era ancora più in imbarazzo del solito, l’essersi resa conto della sua attrazione per l’agente la frenava ancora di più, invece di renderla più loquace. Anche lui era silenzioso, ma era un silenzio rilassato. Guidava con sicurezza, nonostante l’asfalto bagnato da uno scroscio di pioggia. Lai osservava il suo profilo serio e provò il desiderio irrazionale di accarezzarlo.
- Sei stata un aiuto prezioso per noi, saremmo ancora in alto mare senza di te.-
- E’ stato un piacere. - “ Tu non immagini neanche quanto.”
- Se all’università dovessero farti dei  problemi per il disastro del laboratorio e dell’ufficio chiamami, penserò io a sistemare tutto-
- Non temere, non farò certo da capro espiatorio al posto vostro! -
“ E diciamo anche che spero quasi che me li facciano, almeno avrei una scusa per sentirti…” “Spero che te li facciano questi problemi, avrei una scusa per poter risentire la tua voce…”

Il viaggio in auto era stato troppo veloce per entrambi, quando si vorrebbe trovare del traffico, le strade sono sempre libere. Accostando l’auto al marciapiede Hotchner pensò che poteva essere l’ultima volta che la vedeva e si sentì triste e sconsolato. Lei aveva già aperto la portiera e stava scendendo.
- Grazie del passaggio, sei stato molto gentile. -
- Senti, hai programmi per domani sera? Potrei farmi perdonare di tutto il disagio che ti abbiamo procurato con una cena?- Le parole gli erano uscite senza poterle fermare e lui fu il primo a stupirsi di se stesso. Ma era l’ultima occasione e, si sa, l’occasione rende l’uomo ladro.
- Sarò molto lieta di cenare con te domani sera.- gli rispose con un sorriso meravigliato Liliana.
- Allora ti passo a prendere domani alle sette e mezzo. Buona notte.-
- Buonanotte. -
“Per me lo sarà sicuramente!” pensò Liliana salendo le scale e bussando alla porta di Judith.


“Il cuore è una bestia della quale è prudente diffidare. Anche l’intelligenza è una bestia, ma per lo meno non parla d’amore.”
                                                                                                                                                                      Heinrich Heine



Scusate il ritardo nell'aggiornamento ma gli esami sono stati allucinanti anche se fortunatamente sono andati bene! Le recensioni sono positive! Non ci posso credere, ogni volta che rileggo un capitolo lo cancellerei e mi vieterei di scrivere! Non lo faccio per pietà nei miei confronti.
Spero che anche questo capitolo vi piaccia e che non sia banale. Fatemi sapere cosa ne pensate!
Ringraziamenti:
Kley: spero che ti sia piaciuto l'evolversi della situazione. Grazie mille per i tuoi complimenti che ogni volta mi fanno arrossire, sono felice che i miei personaggi ti piacciano e che non risultino assurdi. Per finire: w Hotch!
sakura_kinomoto: anche tu sei tenera ma se non smetti di usare questa parola io potrei esserlo molto meno... e non ti minaccio per recensire! grazie per aver detto che questo capitolo è bellissimo!
LubyLover: mi sembra il minimo mettere qualche informazione! Non tutti passano metà della giornata su libri assurdi come il mio "adorato" katsung! E sì, potresti essere arrestata, ma solo se hai una vicina come mrs Smith. (ce l'hai vero? tutti ce l'hanno!)
Come al solito grazie anche agli altri lettori.
Alla prossima, sku.

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Capitolo 8
*** nuova vita ***


8. nuova vita La casa era un disastro, non solo per opera di Pavlovich ma anche perchè gli agenti della scientifica  avevano lasciato la polvere per le impronte ovunque e avevano portato via molti oggetti. Con un sospiro Liliana cominciò a sistemare la sua camera. Era domenica per cui aveva tutta la giornata ma era sicura che non sarebbe riuscita a finire, Judith le aveva proposto di stare da loro per qualche giorno e lei aveva accettato con sollievo la proposta.
Appena era entrata la sera prima Judith l’aveva squadrata e le aveva chiesto tutto in un interrogatorio serratissimo, fino a farle confessare il suo appuntamento per la sera dopo. Con un lampo di malizia negli occhi le aveva chiesto quando fosse profonda la loro conoscenza e Liliana arrossendo aveva farfugliato la sua indignazione per l’allusione provocando le risate di Judith. Erano state a parlare e mangiare pop-corn per un’ora, poi lei si era sistemata nel divano letto e addormentandosi con un sorriso sulle labbra aveva pensato a quanto potesse essere imprevedibile la vita.
Liliana aveva sempre pensato che l’espressione farfalle nello stomaco non avesse senso; ma adesso, mentre riordinava gli oggetti della sua vita, cominciava a ricredersi, aspettava con ansia la sera e anche se sapeva che per l’agente Hotchner era solo un modo per sdebitarsi, lei se la sarebbe goduta fino in fondo. La giornata le sembrava interminabile, ma la camera aveva quasi ritrovato il suo ordine e soprattutto la sua pulizia. Aveva lo stereo acceso e cantava da quando aveva iniziato, con il manico dello spazzolone per il pavimento come microfono saltava qua e là per la stanza, era felice. Non sentì la porta d’ingresso aprirsi, non sentì nemmeno i passi che si avvicinavano a lei.

- Ciao.-
- Mi hai spaventato! -
- Non volevo, ma ho bussato e non hai sentito; inoltre la porta era aperta. -
- Forse ha ragione la signora Smith quando dice che tengo la radio troppo alta. -
- Più che la radio è la voce che tieni troppo alta! -
- Anche questa è una possibilità. Immagino tu sia qua per disdire la cena. -
- Mi spiace, ma mi aspettano in Oregon per un caso… -
- Non importa, ma potevi anche telefonare, sarai di fretta, non dovevi disturbarti. -
- Non è stato un disturbo, al telefono non ti avrei visto e io volevo vederti… -
Liliana lo guardò meravigliata e timorosa di poter fraintendere le sue parole.
- …Ci sono cose che il telefono non permette di fare… - continuò Hotchner mentre si avvicinava a lei, sempre più, fino a che lei poté sentire il suo profumo. Le prese il viso tra le mani e accostò le sue labbra a quelle di Liliana. Fu un bacio dolce e leggero, durò un attimo e lui si scostò da lei. Con un dito le tolse della polvere dalla guancia poi seguì il contorno del suo viso fino al mento.
- Ti prometto che usciremo a cena, di certo non stasera e forse neanche domani, ma puoi star sicura che noi due usciremo a cena.- sussurrò guardandola negli occhi.
Le diede un altro bacio a fior di labbra sempre accarezzandole il volto con una mano.
- Adesso devo andare, appena torno ti chiamo. Ciao. -
Liliana lo guardò voltarsi e allontanarsi. Non aveva detto niente, si sentiva come paralizzata. Sentiva un turbinio di emozione sconvolgerla nel profondo dell’anima.
“ Esiste l’amore a prima vista?” Liliana era spaventata da quel pensiero, lo conosceva così poco, anzi non lo conosceva affatto, qual’era il suo colore preferito? Preferiva il cibo cinese o il messicano? Ma non poteva ingannare se stessa, sapeva di provare qualcosa per l’agente Hotchner. Ma come poteva essere innamorata di lui se non riusciva neanche chiamarlo per nome!
Forse quei giorni erano stati provvidenziali, magari sarebbe rinsavita, avrebbe avuto le idee più chiare… però era stato molto bello essere baciata da lui, anche se era stato solo un bacio sulle labbra…
La porta si aprì di nuovo ed entrò Judith.
- Ho visto il tuo spasimante, non sarà venuto ad annullare il vostro appuntamento, spero! -
Liliana annuì.
- Che bastardo! Adesso scopro dove abita e appena torna gli buco le gomme. -
- Non penso sia necessario… -
- Certo che è necessario, non può giocare con la gente! -
- … ma non ha giocat… -
- Non difenderlo, gli uomini sono tutti uguali, sono solo dei maiali… -
- Anche tuo marito? -
- … adesso è cambiato, ma prima era come tutti gli altri, infami, porci e senza un briciolo di…-
- Mi ha baciato! - Sbottò Liliana esasperata, l’amica altrimenti sarebbe andata avanti per ore con la sua filippica.
- Lo sapevo! -
- Certo adesso sei anche un’ indovina e poi se lo avessi saputo non mi avresti fatto tutta quella scenata.-
- Sei proprio ingenua! L’ho visto andare via, sembrava felice come un bambino che ha mangiato tutta la cioccolata e che nessuno ha scoperto! E se non ti avessi aggredito così tu non me l’avresti mai detto! -
- Sei una serpe! -
- Oh certo, quando ti racconto i pettegolezzi degli altri sono la tua migliore amica, ma quando ci sei di mezzo tu sono una serpe! – Le rispose ridendo. - Ti aspetto di là per cena. -
- Arriverò più tardi perché voglio andare in ospedale a tirare su un po’ il morale a Mary. Le avranno tolto la scorta e non so come si sentirà senza Bob. -
- Raccontale del tuo bacio! Così potrà prenderti in giro da qui all’eternità. Si sentirà senz’altro meglio. -
Liliana le rispose con una linguaccia.

- Allora quando mi torni tra i piedi? -
- Devo stare ancora qualche giorno qui, poi potrò tornare a casa ma non so quando i medici mi permetteranno di tornare al lavoro… -
- Per quello non preoccuparti, a sistemare il laboratorio ci penserò io, sempre che non mi licenzino in tronco. Non ho controllato se nel contratto ci fosse qualche clausola che mi impediva di invitare un serial killer a distruggere il laboratorio…- disse con aria afflitta da cane bastonato.
- Non essere così triste, abbiamo tutti i dati nel computer di casa mia…-
- Sì, ma non avresti dovuto trasferirli, se lo scoprono ci licenziano per “appropriazione indebita” o come altro si può dire in questi casi! -
- Sì certo, infatti ci sono milioni di industrie farmaceutiche che si accapigliano per rubarci i dati delle nostre ricerche su una malattia che praticamente non ha nessuno… Faremo finta di aver fatto una copia per qualche problema del computer, ci inventeremo un virus. -
- Sei una criminale!!! -
- Lo so, è questo il mio fascino…-
- Come sta Bob? –
- Lui sta bene, almeno finché non incontrerà di nuovo il signor Abraham Reyer che lo ha aggredito quando lo ha trovato a ridere con me. -
- Allora non starà tanto bene, tuo padre lo troverà in capo al mondo. I padri sono così testardi e convinti che le loro figlie non crescano mai! -
- Tu come stai? -
- Io sto bene, che domande. Sei tu quella ferita non io. -
- Sì, ma deve essere successo qualcosa perché hai la felicità che brilla nei tuoi occhi. -
- Come sei romantica, dovevi fare la poetessa… - disse Liliana mettendosi sulla difensiva.
- Non divagare! Cosa ti è successo? -
- Forse, e dico forse, mi sto innamorando… -
- Dell’agente Hotchner? -
- Come fai a dirlo? -
- Perché ho visto il lampo che ti è passato nello sguardo quando la mattina dopo l’aggressione è entrato nella mia stanza. Era come se ti avessero tolto un velo da davanti agli occhi e tu fossi tornata a vedere. -
La porta si aprì e la signora Reyer entrò con un enorme borsa che, a giudicare dall’odore, conteneva una sostanziosa cena.
- Oh tesoro, non sapevo tu fossi qui, avrei preparato qualcosa in più! -
- Non si preoccupi signora, non posso trattenermi devo andare a cena da una mia amica. -
- Sì, non preoccuparti mamma, hai preparato da mangiare abbastanza per tutto l’ospedale e anche per i dintorni. Dov’è papà? -
- Sta controllando che quel poliziotto tanto carino non sia nei paraggi… -
- Io vado allora, fammi sapere quando torni a casa che vengo a trovarti. Buona sera signora Reyer. -
- Ciao cara. Non ti ringrazieremo mai abbastanza per quello che hai fatto per Mary. -
Liliana uscì nell’aria fresca della sera, era contenta, Mary sembrava molto migliorata e anche sua madre non aveva più quell’aria devastata che le aveva visto il primo giorno. Ma sapeva bene che non era solo quella causa della sua contentezza, era qualcosa di più profondo che in parte aveva a che fare con il bacio del pomeriggio. Mentre un vento gentile le accarezzava il viso sentì che per lei era cominciata una nuova pagina della sua vita, non sarebbe stata facile, la vita non lo era mai, ma forse sarebbe stata migliore.


Mentre l’aereo portava la squadra del BAU a Salem, Hotchner era stato molto silenzioso. Aveva discusso con gli altri del profilo del SI e del caso, poi si era ritirato nei suoi pensieri. Non sapeva perché era passato personalmente da Liliana, aveva sentito il bisogno urgente di vederla. Non aveva progettato di baciarla, ma quando aveva visto la delusione nei suoi occhi per l’annullamento della cena aveva pensato che forse anche per lei quella cena era qualcosa di più che una sorta di risarcimento danni. Era stato allora che aveva sentito il desiderio prepotente di baciarla. Le sue labbra rosee erano morbide e la sua pelle liscia sembrava fatta apposta per essere accarezzata. Quando poi si era allontanato dalla casa si era sentito in cima al mondo, felice come non ricordava di essere mai stato. Sorrise pensando allo sconcerto di Liliana quando le aveva detto che voleva vederla… non aveva mai creduto possibile di piacerle, ma si era dovuto ricredere. Adesso aspettava solo di poter tornare da lei per poter sentire ancora la sua voce, vedere i suoi occhi così particolari e annusare il suo odore, quell’odore che aveva sentito quando l’aveva baciata. Non era un profumo, era proprio l’odore della sua pelle, lo aveva attirato ancora di più. Erano sempre stati i particolari ad affascinarlo… “Esiste l’amore a prima vista?” pensò. Perché sapeva che era di quello che si trattava, si stava innamorando di lei… e lei, si sarebbe innamorata di lui?

“Tutto quanto può contenere l’amore si può dire con un bacio.”
                                                                                    Anonimo

BAU: behavioral analisys unit (unità di analisi comportamentale)


Eccomi qui! Spero che questo capitolo vi piaccia come è piaciuto a me! (sì, lo so, sono la modestia fatta persona!). Eh sì, è parecchio sdolcinato, ma cosa ci volete fare... ognuno ha i suoi difetti, se considerate che vado in brodo di giuggiole per "Ghost" ecco penso che tutto si spieghi!
Ringraziamenti:
sakura_kinomoto: grazie, ma è inutile che fai finta di scandalizzarti... con me non funziona!
LubyLover: in effetti ci sarebbe stato bene se fossero stati due persone normali, ma poichè sono lenti come una lumaca zoppa puoi ben capire che sarebbe stato troppo presto! E non preoccuparti non è ancora finita!
Kley:  ecco hai perfettamente colto il senso: con Hotch e anche con Liliana ci vuole una pazienza infinita!!! Per quanto riguarda i tuoi vicini... spero che tu riesca a sopravvivere loro e alle loro manie!
Grazie a tutte e tre che mi incoraggiate ad andare avanti con la storia e mi fate desistere dall'idea di dar fuoco al portatile!
Una menzione particolare va a mia sorella che analizza ogni singola parola di un capitolo per poi venirla a criticare mentre sto cercando di fare la doccia! Se non ci fossi tu...
Un grazie anche a tutti i lettori che non commentano!
Alla prossima, sku.

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Capitolo 9
*** lacrime ***


9. lacrime Erano passati ormai tre giorni, erano stati tre giorni molto intensi per Liliana occupata a mettere ordine nel laboratorio e nell’ufficio, a sopportare le sfuriate sull’inaffidabilità degli italiani e sul loro scarso senso pratico del rettore; ma aveva stretto i denti ed era andata avanti.
Il responsabile della ricerca, il professor Dale, non era stato duro con lei, soprattutto grazie al fatto che non avevano perso i dati fin lì ottenuti, ma aveva la sensazione che avrebbero preferito che fosse rimasta ferita lei piuttosto che Mary, di cui sembravano fidarsi di più. Forse sbagliava.
I ragazzi che seguivano il laboratorio con lei invece sembravano più interessati a lei e di riflesso alle sue lezioni, la guardavano con una sorta di ammirazione, le voci corrono presto in un’università e la sua avventura con l’FBI aveva suscitato molto scalpore.
Il rettore le aveva detto che si era pentito di averla raccomandata e di aver dato il suo assenso per quella collaborazione -… che ha fruttato solo guai per la facoltà e nessun guadagno…-.
Non capiva cosa avesse pensato di guadagnare dalla sua collaborazione con la legge, ma non le importava granché. Il laboratorio era nuovamente funzionante, tutti erano ai loro posti e la ricerca era ricominciata, senza Mary, che doveva aspettare ancora un po’ di tempo per rientrare.
L’unica nota positiva era che con l’aiuto di Judith casa sua era nuovamente abitabile, quella sera sarebbe tornata a dormirci, anche se le sarebbero mancate le chiacchierate con Judith e i giochi con Margaret. Era tanto che non abitava con qualcuno e non si ricordava più quanto potesse esser piacevole trovare qualcuno in casa e poterci parlare, tornare a casa e trovarla piena di calore. Non le era mai piaciuto abitare da sola, anche se era fiera della sua indipendenza, le mancava qualcuno con cui condividere i momenti casalinghi “ e con cui condividere la vita, perché è quello che veramente mi manca. E’ inutile cercare di nasconderlo a me stessa.”

- Lily, sono le sei, non dovresti tornare a casa? - Liliana si girò e si trovò davanti a Rupert, l’assistente più odioso dell’intera facoltà. A dire il vero non era odioso, era molto competente ma tendeva a far pesare la sua bravura agli altri. Avevano lavorato insieme fino al mese prima quando lui era andato a seguire un’altra ricerca.
- Sei molto carino ad interessarti, ma non ho ancora finito, volevo portar avanti anche un po’ del lavoro di Mary. E poi questo è uno dei pochi momenti in cui posso lavorare senza la musica dei Metallica nelle orecchie. -
- Mi stai dicendo che Celine non ha ancora cambiato i suoi orrendi gusti musicali? - replicò lui inorridito.
- Non sono orrendi, sono monotoni più che altro. Ma sono le sei anche per te, non hai una casa a cui tornare? -
- L’avrei, ma il mio coinquilino ha deciso di dare una festa stasera e sinceramente non sono in vena di passare la serata coi suoi colleghi. -
- Mmh, così hai deciso di passare la serata in facoltà… sembra una scelta molto gettonata ultimamente. O questa è solo una scusa per controllare che non trafughi segreti dal laboratorio per poi scappare al di là del confine? - Rupert sbiancò in volto.
- La sfiducia da parte del rettore e del professor Dale posso anche accettarla, ma da parte di un assistente che ha lavorato con me e che mi conosce, non posso proprio. Quindi adesso scusami, devo sistemare il laboratorio, poi andrò a casa così tu non dovrai preoccuparti e potrai tornare a casa anche tu. Tra l’altro, lo sai vero che tutti sono a conoscenza del fatto che il tuo coinquilino si è trasferito dalla sua ragazza la settimana scorsa? -
Rupert rimase senza parole, nessuno lo aveva mai affrontato così, avevano tutti un po’ di timore di lui, dovuto forse al fatto che era il figlio del senatore Anderson, noto benefattore dell’università. Anche Liliana lo aveva sempre sopportato con pazienza, ma quello era proprio il giorno sbagliato, era stufa di parole bisbigliate al suo passaggio o di conversazioni interrotte al suo arrivo. Ci mancava solo un cretino che la voleva controllare e che non era neanche tanto furbo da mentire bene. Sarebbe passata da Judith a sfogarsi quella sera, così avrebbe portato un po’ di biscotti a Margaret, avrebbe giocato con lei e le sarebbe passata l’arrabbiatura. Non c’era niente come un bambino che si diverte per farle fare pace con il mondo intero.
- Non volevo offenderti, ma la situazione è un po’ strana, insomma non era mai capitato che qualcuno entrasse nella sezione e la distruggesse…- cercò di giustificarsi. - Sei arrivata solo da sei mesi, ma hai già creato scompiglio!-
- Pensi sia stata una mia scelta quella di far distruggere ufficio e laboratorio? Se non fossi troppo concentrato su te stesso forse sapresti che è passato anche a casa mia, sapresti anche come mi sento adesso che tutti la pensano come te al mio riguardo. Ma tu giudichi solo, vero? Hai mai provato ad interessarti realmente agli altri? A metterti nei loro panni? - La sua replica non era molto coerente, ma non era la coerenza la prima cosa che aveva in mente Liliana ma la furia che Rupert le faceva provare.
- Senti, non sono qua per ascoltare la tua predica! Se ti ha creato così tanti problemi potevi rifiutare la consulenza all’FBI! -
- Ma allora è questo il problema! Che il rettore abbia fatto il mio nome invece che il tuo!! Non ci credo, sei invidioso! - Liliana lo fissò con disprezzo.
- Io non sono invidioso di te, ma il rettore avrebbe dovuto proporre qualcun altro. Tu sei troppo giovane, inesperta e… - si interruppe imbarazzato.
- Dai, finisci la frase! Stavi per dire che non ero all’altezza perché sono una donna o perché sono italiana? - esclamò la rossa. Era esasperata e sapeva che doveva allontanarsi da quel pallone gonfiato, sapeva anche che era questione di poco prima che si mettesse a piangere dalla rabbia.
- Esci da qui, per favore. -
Rupert uscì. Lei strinse i pugni e fece un paio di profondi respiri per ricacciare indietro le lacrime; quando fu quasi sicura che la crisi fosse passata sistemò ogni cosa, spense il computer e uscì a sua volta.
Non aveva voglia di tornare a casa, non aveva voglia di raccontare l’accaduto a Judith. Lei si sarebbe arrabbiata ancora di più, avrebbe urlato e lo avrebbe insultato; ma non era di questo che aveva bisogno. Voleva solo che qualcuno la stesse ad ascoltare e poi la abbracciasse dicendole che era tutto passato.
Si sedette su una panchina del parco dell’università sotto un grande albero, era un posto un po’ isolato e a lei piaceva per quello. Il sole stava tramontando e ogni cosa risplendeva nel bagliore arancione della sera. Tirò le ginocchia al petto e le circondò con le braccia, poi vi appoggiò la fronte. Era stanca, molto stanca… avrebbe solo voluto poter lasciarsi andare e sfogarsi. Era lontana da casa, dalla sua famiglia che capiva ogni suo gesto e dalle sue amiche che l’avevano consolata più volte. Alcune lacrime scesero silenziose mentre lei si mordeva il labbro inferiore, non le era più successo di sentirsi così disperata da quando Marco l’aveva fatta piangere così tanto da farle rischiare la disidratazione. E in quel momento si rese conto che voleva solo poter stare con il bell’agente Hotchner, era sicura che lui l’avrebbe ascoltata e poi l’avrebbe abbracciata. Ma lui non si era più fatto sentire dal pomeriggio del bacio. Forse si era reso conto dell’errore?


“ Le ingiurie sono molto umilianti per chi le dice, quando non riescono ad umiliare chi le riceve.”
                                                                                                                      Alphonse Karr


Ciao a tutti! Ecco l'ennesimo personaggio odioso (e anche un po' fumettistico, se mi passate il termine), a quanto pare sono i miei personaggi preferiti, continuano a uscirmi di getto! Che bello il mondo secondo me! Ci stava un po' di disperazione dopo tutto lo stucchevole romanticismo di settimana scorsa. (questa volta non sono molto dell'umore di farmi dei complimenti!)
Finalmente domani su sky la seconda serie di crimanal minds ha inizio! Finalmente saprò che fine farà Elle. Non so se sarei riuscita a trattenermi dall'andare a vedere la trama sui siti americani ancora per molto!
Ringraziamenti:
LubyLover: prima di tutto grazie. Sono contenta di non essere l'unica iperglicemica sulla terra! Lo so che non avrebbe dovuto disdire la cena ma dato che c'è stato di più!Anche se ora mi odierai...
Kley: adoro come ti immedesimi nel racconto, non preoccuparti! E sì, gli uomini sono un po' tardi; ma sai, se fosse tutto semplice non ci sarebbe divertimento! Grazie per i tuoi complimenti che mi fanno sempre diventare color porpora!
sakura_kinomoto: eh lo so, che avrebbero potuto cenare ma non è ancora il momento giusto... e per quel che riguarda Bob e Mary... non era destino! Si chiama Aaron Hotchner, ma comunque va bene anche Greg! Grazie mille, tutti i tuoi commenti vanno sempre bene!
Grazie anche a tutti gli altri lettori, so che ci siete anche se non commentate!
Al prossimo capitolo, sku.

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Capitolo 10
*** sorpresa e patatine fritte ***


10. sorpresa e patatine fritte Aaron Hotchner era felice che il caso si fosse concluso in fretta, anche se il viaggio in aereo gli era sembrato eterno. Aveva promesso di chiamarla appena arrivato ma non lo aveva fatto, aveva deciso di andare a casa sua e di farle una sorpresa. Non aveva previsto che lei non ci sarebbe stata.
“E adesso? Sei stato proprio furbo, non conosci i suoi orari, non sai a che ora finisce, né se torna subito a casa; avresti dovuto chiamarla!” si rimproverò.
Salì in macchina e si diresse verso l’università sperando che lei fosse ancora nel suo laboratorio, ma la sua speranza si infranse contro la risposta negativa dell’addetto alla sicurezza che gli assicurò che non c’era più nessuno in facoltà.
Tornando verso il parcheggio la vide, camminava a testa bassa su un vialetto, illuminata dagli ultimi bagliori del tramonto che accendevano i suoi capelli come un fuoco. Era contro sole e non lo notò finché non fu così vicina da vedere la sua ombra sul selciato.
Alzò la testa e stava per spostarsi di lato per lasciarlo passare quando realizzò chi era e rimase senza parole.
La guardò in viso, aveva gli occhi gonfi dal pianto e le guance e il naso rossi. Avrebbe voluto prenderla tra e braccia e coccolarla ma sentiva che si era rialzata la barriera di riservatezza che pensava di aver infranto con il primo bacio. Gli sembrava che lei non gradisse la sua presenza.

Non era mai stata così sorpresa, era contenta di vederlo ma trovarlo lì in quel momento, anche se era ciò che sperava fino all’attimo prima, adesso la sconcertava. Aveva un aspetto orribile, lo sapeva senza guardarsi allo specchio, si sentiva vulnerabile e sciocca; inoltre non sapeva cosa dirgli.
- Ciao. - la salutò Aaron con un sorriso.
“ Beh, non era difficile, avrei potuto arrivarci anch’io.” Pensò Liliana.
- Ciao. Quando sei tornato? -
- Adesso. -
- … -
- Se non è un buon momento vado via. - le disse con aria triste.
- No, non andare.- rispose lei velocemente - Mi hai colto di sorpresa, non pensavo di poterti vedere oggi e sono un po’… -
- Triste?  Delusa? Non sono affascinante come ti ricordavi? - scherzò lui cercando di farla sorridere.
Lei sorrise suo malgrado.
- No, sei più affascinante di come ti ricordavo. La stanchezza e il fuso orario ti donano. -
- Allora, posso ancora offrirti una cena… -
- Sì, puoi, ma sono in condizioni terribili, non credo di poter andare in un luogo più pretenzioso di un Mc Donald’s stasera. -
- Allora andremo in un Mc Donald’s. E non sei in condizioni terribili, sei meravigliosa. Anche a te la stanchezza e la disperazione donano. -
Lei rise e gli si avvicinò.
- Grazie. -
- Di cosa? -
- Mi hai fatto ridere. Oggi non lo credevo più possibile. E anche per il bacio…-
- Quale bacio? -
Gli si accostò, si alzò in punta di piedi e lo baciò appoggiando le mani sul suo petto. Aaron la abbracciò e ricambiò il bacio. Era un bacio esigente, Liliana aveva bisogno di sentire il suo corpo vicino al proprio. Tra le sue braccia sentì solo calore e sicurezza e dimenticò ogni cosa. Insinuò la lingua tra le labbra dell’uomo ed esplorò la sua bocca, aveva un buon sapore. Quel bacio poteva essere durato un’eternità o solo pochi secondi, Liliana non aveva più la cognizione del tempo quando si staccarono.
- Questo bacio. - gli rispose.


- Non ci credo! -
- Ti giuro che è vero, la provetta è esplosa! Non ti spiegano che basta poco per far scoppiare il sodio metallico! Cioè te lo spiegano nella teoria, poi passano due anni, impari altre cose, ti si satura il cervello e dimentichi le nozioni elementari… è così che scoppiano i laboratori… Ho sempre adorato fare i laboratori, adesso ho abbastanza aneddoti da raccontare, grazie ad essi che posso reggere molte conversazioni… come un primo appuntamento da Mc Donald’s. Adesso raccontami un po’ di te, cosa ti piace, cosa odi, quando sei nato…-
- Mi piace ascoltarti… hai un accento irresistibile.-
- Sei un ruffiano. Non sto scherzando, conosco più la tua bocca che la tua vita… - disse arrossendo.
“ Fino a pochi giorni fa non riuscivo neppure a parlargli e adesso dico queste cose. Cosa mi sta succedendo!?” Era molto sorpresa dalla propria audacia.
- Non c’è molto da dire, potresti trovare più interessante la mia bocca della mia vita. - le rispose con aria maliziosa.
- Va bene ti renderò le cose facili, adesso scriverò un questionario, tu risponderai con calma, poi io valuterò se sia più interessante baciarti o parlare con te…  No, non ti permetto la battuta sarebbe troppo facile! - Lo interruppe vedendo che apriva la bocca per risponderle. Aaron alzò le mani in segno di resa.
- Adesso però dovremmo andare. Sarai stanco, e se quello che mi hai detto è vero e non hai mentito per impressionarmi e convincermi a baciarti, tu non sei neanche andato a casa dall’aeroporto. -
- Va bene, ogni tuo desiderio è un ordine. - le rispose mimando un inchino.

Erano fermi in macchina sotto casa di Liliana.
- Hai degli occhi bellissimi e strani così di due colori. - le disse.
- Oh sì, sono meravigliosi se sei un siberian husky.- rispose lei ironica. - La cosa è un po’ più complicata se sei una bambina e la nonna retrograda di un tuo compagno di scuola ti dice che hai gli occhi del demonio. Anche se quest’affermazione ti permette di spaventare il suo antipatico nipote facendoti passare per la cugina del diavolo ogni volta che ti minaccia o cerca di guardarti sotto la gonna. -
- Tu ti facevi passare per la cugina del diavolo? - le chiese stupefatto ridendo.
- Beh, la cugina di quarto grado, non era poi una parentela così stretta… Purtroppo ho dovuto smettere quando lui l’ha detto alla mia maestra di religione che è inorridita e ha convocato il consiglio di classe che per mia fortuna se l’è presa con l’adorabile nonnina e non con me. -
Aaron non riusciva a smettere di ridere.
- Non è stato male come primo appuntamento vero? Ottima conversazione, ottima compagnia ma soprattutto ottima cucina.- disse poi l’uomo guardandola negli occhi.
- Se la compagnia era ottima come la cucina forse dovrei offendermi…- replicò lei.
- Non scherziamo, nessuna cucina al mondo può competere con quella dei fast food americani. -
- No, hai decisamente ragione, non c’è migliore chef sul pianeta del ragazzo che ha immerso nell’olio bollente le nostre patatine fritte.-
- Allora dato che è stato bello, posso sperare in un secondo appuntamento? - le chiese.
Lei finse di riflettere sulla proposta. -  Non so, sai non è che posso dispensare secondi appuntamenti come se niente fosse. Dovrai superare una prova. -
La guardò perplesso. - Una prova di che tipo? -
Lei si sporse dal suo sedile verso di lui e avvicinò il proprio viso al suo.
- Una prova di apnea…-
- Intrigante…- Le rispose avvicinandosi a lei e baciandola.
- Hai decisamente superato la prova. - esclamò Liliana quando ripresero fiato. - Non è che ti sei dimenticato di dirmi che sei un apneista quando ti ho chiesto i tuoi hobbies? -
- Vuoi fare un’altra prova per assicurarti che sia degno di un secondo appuntamento con te? - la stuzzicò lui.
- Oh, la prova del nove non la si nega a nessuno! -
- Allora mi concedi questo secondo appuntamento? - le chiese alla fine.
- Sarei pazza a rifiutarmi! Chiamami quando non stai cercando qualche pazzo assassino psicopatico. -
- Buonanotte.-
- Buonanotte Aaron. - lo salutò scendendo dall’auto.
Lui rimase a guardarla finché con un ultimo gesto della mano come saluto lei entrò nel portone.


“E’ dolce quello che tu mi dici, ma più dolce è il bacio che ho rubato dalla tua bocca.”
                                                                                                            Heinrich Heine


Gioia e gaudio, gaudio e gioia: quante recensioni! E soprattutto: che magnifaca puntata su sky!!! Adesso e sempre più: ADORO HOTCH!
Allora, adesso che Hotch è tornato siete più contente, vero? Anche se immagino che la smielosità del capitolo vi abbia procurato crisi iperglicemiche!
Ma allora solo a me piace Hotch? Ma perché? E' così dolce con sua moglie e il bambino, così bravo e attento sul lavoro e carino coi colleghi... forse a me piace tantissimo perché adoravo Thomas Gibson quando faceva "Dharma & Greg"...
Questa ff sta per arrivare alla fine, però ci sarebbe in cantiere un sequel, mi fareste sapere se per voi vale la pena che lo scriva o pensate che i sequel non siano mai all'altezza?
Ringraziamenti:
hikary: oh, una delle poche fan di criminal minds! So come ti senti riguardo a Elle e agli spoiler, io mi sono fatta forza fino ad adesso e per fortuna che c'è sky! Sono contenta che ti sia piaciuta la parte farmaceutica, avevo paura fosse un po' didattica e noiosa ma tu mi hai rincuorato! E per finire... recensisci presto! Grazie per il tuo bellissimo commento.
Kley: ok, ogni volta che leggo le tue recensioni divento viola dall'imbarazzo e dalla felicità e non so più come ringraziarti! Io ho smesso di leggere le ff in inglese per non rovinarmi la sorpresa (e anche perché mi demoralizzavo da morire dato che sono scritte benissimo e con delle idee fantastiche... adesso sono verde dall'invidia!)
jajathrill: sono molto felice che la mia storia ti abbia coinvolto, soprattutto se ti nutri di polizieschi, attenta potrei montarmi la testa! Grazie per la recensione!
Minerva McGrannit: ti ringrazio moltissimo e il fatto che tu adori la mia storia e anche come scrivo mi fa fare i salti di gioia!
sakura_kinomoto: se dici ancora una volta che io piagnucolo ti stronco la carriera! (non so quale, se quella da scrittrice o quella da studente, devo ancora decidere!) Ti va bene come happy ending? (anche se non è ancora un ending?) Non preoccuparti io li capisco i tuoi commenti e penso che basti! Sono proprio contenta che tu sia una grande fan di Rupert!!!
LubyLover: sono onoratissima che tu desideri essere come un mio personaggio! E' uno dei complimenti più belli che mi abbiano mai fatto! E lo sapevo che avresti amato Rupert a prima vista!
Grazie anche a tutti i lettori che non commentano.
Buona Pasqua e buone vacanze a tutti, al prossimo capitolo, sku.

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Capitolo 11
*** paura e preghiere ***


11. paura e preghiere - Allora, come sta l’agente Hotchner? E come va la vostra tormentata relazione? - le chiese Mary apparecchiando il tavolo.
- Allora chiariamo una cosa, la nostra non è una relazione tormentata! E vuoi smetterla di chiamarlo così? - replicò Liliana.
- No, decisamente. E ricorda che se non è tormentata non è una storia seria! -
- Ma la nostra non è una storia seria, ci frequentiamo e basta. -
- Da quanto dura? -
- Sono sei mesi, più o meno. -
“Sei mesi, una settimana, tre giorni, quattro ore e sedici minuti, più o meno.”
- Allora, dato che dura da più di tre giorni, secondo le regole di casa Reyer è una storia seria. -
- Beh, comunque effettivi sono meno. -
- Cosa vuol dire che effettivi sono meno? -
- Che siccome ci sono settimane che non ci vediamo perché lui è via per lavoro diciamo che in realtà sono quattro mesi. -
- Tu sei malata, calcoli i secondi che passate insieme? Sono allibita. -
- Non conto i secondi!- “ Conto i minuti…”
- E come fai a vivere così? -
- Sono paziente. E mi consola il fatto che il tempo che passiamo insieme è meraviglioso. -
- Oh, hai gli occhi sognanti… Non ti facevo così sdolcinata, mi sei davvero caduta in basso. Pensavo tu fossi una dura femminista che usa gli uomini per il suo piacere. - la derise.
- Quella sei tu, non confondere i ruoli. Io sono la principessa da salvare, a parte i capelli sono tale e quale a Raperonzolo. Adesso smettila di dire cavolate e siediti a tavola che le lasagne sono pronte! -
- Non puoi zittirmi con un piatto di lasagne, per quanto buone siano. -
- Allora continua  a parlare che mangio tutto io. -
- Vorresti affamarmi per ottenere il mio silenzio. Questa è censura. -
- Sì, però sarà il tuo stomaco a brontolare non il mio. Decidi tu. -
- Cedo al ricatto, ma te la farò pagare. -
- Tremo, ma ricorda che io ho un principe che mi salverà. -
- Ok, non ti minaccio più però in cambio raccontami un po’ di voi. -
- Non c’è niente da raccontare, facciamo le solite cose: usciamo, mangiamo, rientriamo... -
- … dormiamo, facciamo sesso… -
- … parliamo male di te che sei insopportabile…-
- Adesso mi spieghi come fa a convincerti a uscire, che io con te non ce la faccio quasi mai, data la tua pigrizia! -
- Prima di tutto si impegna più di te che ogni volta che non voglio uscire mi costringi a prepararti la cena; comincio a pensare che tu non voglia effettivamente uscire ma solo mangiare cucina italiana gratis, in secondo luogo ha argomenti più convincenti dei tuoi. -
- Sei scandalosa, cedi ad un ricatto sessuale! -
- Lo faresti anche tu, non preoccuparti! -
- Sei una scostumata nel corpo di una brava ragazza. E nessuno se ne accorge e pensano tutti che tu sia una santa. Adesso dov’è? -
- In New Messico. E’ partito ieri. -
- Naturalmente ignori la data del rientro. -
- Sì, a volte ci mettono di più, a volte di meno. -
- Ma come fai, non impazzisci? Non sai mai quando è libero, deve essere sempre disponibile anche di notte, nei week end, per le feste comandate, non potete organizzare niente. -
- Per il momento non mi pesa, mi ci sto abituando. In fondo quando ho deciso di frequentarlo sapevo a cosa andavo incontro, non ha senso recriminare ora.  Ma dovresti essere contenta, tutte la mattine ti lamenti che non ho più tempo per te da quando c’è Aaron. -
- Mi piaceva di più quando lo chiamavi bell’agente Hotchner. Anche se devo ammettere che sarebbe … mmh, fammi pensare… disdicevole chiamare per cognome l’uomo con cui vai a letto! -
- Mary!!! -
- Vorresti forse negarlo? -
- Cosa, che è disdicevole o che ci vado a letto? - le rispose ironica.
- Non cercare di confondermi. -
- Io non cerco di confonderti, ci riesci benissimo da sola. Adesso mi aiuti a lavare i piatti o non cucinerò mai più per te. -
- Sei solo una sporca ricattatrice. - disse  Mary alzandosi.

La serata tra donne era stata molto piacevole, Mary era un’ottima indagatrice ed era riuscita a farsi raccontare tutta la sua storia con Marco, dall’inizio tutto rose e fiori, fino all’incidente in moto in cui aveva rischiato di morire, fino alla scelta del ragazzo di andarsene.
- Adesso capisco perché non volevi uscire con gli amici di Julian. -
- Non volevo uscire con gli amici di Julian perché erano idioti come lui. - precisò l’italiana.
Liliana aveva sentito che il fantasma del suo ex smetteva di tormentarla mentre vuotava il sacco con la collega.
- Avresti dovuto raccontarmelo prima, sono offesa. -
- Lo so, ma faceva ancora troppo male, anche se forse negli ultimi tempi era più l’umiliazione per non essere riuscita a tenerlo con me che mi impediva di parlarne. -
Avevano acceso il televisore più per sentire il suo borbottio in sottofondo a far loro compagnia che per guardarlo realmente, ma in un attimo di silenzio la voce della cronista del telegiornale si era intromessa nel clima familiare.
- Arrestato il piromane di Santa Fè.
E’ di pochi minuti fa la notizia che nel pomeriggio è stato fermato l’uomo che per settimane ha terrorizzato la città.
Il sospettato avrebbe opposto resistenza e avrebbe sparato sulla polizia. Durante la sparatoria sarebbe rimasto ferito un agente della squadra dell’FBI che aiutava la polizia nelle indagini. Al momento non sono state rese note né l’identità né le condizioni dell’agente. Rimanete in attesa… -
Liliana si era pietrificata sul divano, le sembrava che i secondi scorressero lenti come ore. Mary guardò la sua amica impallidire e trattenere il respiro.
- Ti senti bene? - le chiese dopo un momento.
Liliana non rispose, si alzò e prese il telefono. Con lentezza compose il numero del cellulare di Aaron e rimase in attesa.
- L’utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile… -
Riattaccò. - Non è raggiungibile. Sarà in aereo. - Ma non sembrava molto convinta.
- Non preoccuparti, non gli è successo niente di sicuro. -
- Non sono preoccupata. -
- Bugiarda. Ti conosco, hai la stessa espressione che ti ho visto all’ospedale. -
- Ok, sono molto preoccupata, non posso fare niente, non so niente, sono impotente e… -
La voce le si era incrinata. - Maledizione! - imprecò in italiano.
- Ehi non vale, non capisco cosa dici così! - la rimbrottò l’amica cercando di distrarla.
- Ho detto maledizione. Ma tu non dovevi tornare a casa presto? - rispose un po’ scostante.
- Non cercare di cacciarmi, adesso. -
- Non voglio cacciarti, però tu domani mattina presto devi prendere l’aereo per Seattle, e io non sarò più molto di compagnia adesso, continuerò a provare a chiamarlo. - le rispose facendo seguire l’azione alle parole.
“ Non può essergli successo qualcosa…”
- Sei sicura di voler restare sola? -
- Non commetterò nessuna sciocchezza, te lo giuro. -
- Se hai bisogno chiamami, promettilo. -
- Lo prometto. -

Camminava per la casa come un leone in gabbia.
“ Se non avessi acceso la tv a quest’ora sarei beatamente a letto a sognarlo invece che a preoccuparmi senza poter fare niente… Sto impazzendo, devo fare qualcosa.”
La camomilla che le aveva preparato Mary prima di andarsene non era servita a calmarla.
In un attimo decise che non aveva senso restare a usurare il pavimento di casa, prese le chiavi e il cellulare e uscì.
Non aveva una meta, doveva solo fare qualcosa e stancarsi camminando le era sembrata un’ottima idea, il problema era che non le teneva occupata la mente.
“ Non può succedere di nuovo, non posso passarci di nuovo… non è giusto, voglio sapere, devo sapere se gli è successo qualcosa… e se gli fosse accaduto qualcosa, io cosa farei? Cosa farei senza di lui? Non posso pensare di nuovo a queste cose, devo smettere di torturarmi non serve a niente, ci penserò quando saprò… Come ho potuto permettere che succedesse di nuovo! Avevo promesso di non innamorarmi più, lo sapevo che avrei sofferto ancora… Ti prego fa che non gli sia successo niente, per favore adesso che amo di nuovo non togliermi tutto questo…”
Si fermò in mezzo al marciapiede e alzò la testa, era arrivata davanti alla casa di Aaron. Le finestre erano buie e il cancello era solo accostato come al solito. Liliana entrò e si sedette sul gradino di fronte alla porta, tirandosi le ginocchia al petto. Continuava a chiamarlo ma il cellulare dell’uomo era come morto.
“ Mi manca, mi manca come l’aria; ti prego, ti prego, ti prego fa che non gli sia successo nulla non potrei sopportarlo… perché doveva accadere una cosa simile perché io mi accorgessi di amarlo?”

Non sapeva da quanto tempo si dondolava sul gradino e piangeva, aveva sentito a malapena le gocce di pioggia caderle addosso, quando una macchina si fermò davanti al vialetto.
- Lil, cosa ci fai qui?! -
La donna si alzò di scatto nel sentire Hotchner chiamarla. Lui la guardò, era bagnata dalla testa ai piedi, i vestiti aderivano a quel corpo che conosceva bene, mettendone in risalto le forme e le gocce di pioggia si erano mischiate alle sue lacrime. Liliana gli corse incontro e lo abbracciò.
- Ho avuto così tanta paura di non vederti più, non sapevo cosa pensare, non sapevo se ti era successo qualcosa o no, alla televisione non davano notizie, tu non rispondevi al cellulare… - continuava a parlare e a piangere, mentre l’uomo la abbracciava e le baciava la testa sussurrandole dolci parole.
- Temevo che non avrei mai potuto dirti che ti amo... -
- Cosa hai detto? - Aaron l’aveva allontanata e le aveva fatto alzare il viso per guardarla negli occhi.
- Ho detto che ho avuto paura… e che ti amo. - Abbassò gli occhi sfuggendo lo sguardo dell'uomo.
- Non me lo avevi mai detto prima. -
Lei non rispose, forse era stata avventata a dirglielo, ma il sollievo che aveva provato nel vederlo era stato così grande che non aveva fatto molta attenzione alle parole che le erano uscite spontanee.
Rialzò lo sguardo e lo guardò negli occhi, cercando di capire se era spaventato dalla sua dichiarazione o meno.
Lui fissò quegli occhi in cerca di risposte e sorrise. - Ti amo anch’io, Lil. -
Poi abbassò il viso e la baciò con dolcezza.


“Le parole d’amore, che sono sempre le stesse, prendono il sapore della bocca da cui escono.”
                                                                                          Guy de Maupassant

***fine***


Questa fanfiction è dedicata alla mia amica Kiara che ha letto la storia in anteprima, che mi ha sostenuto con i suoi meravigliosi commenti e con le sue bellissime storie! Questa è per te che mi hai fatto venire la voglia di scrivere! Sei orgogliosa di me?


Ecco, siamo arrivati alla fine! Questo capitolo è in più, ma non sono riuscita a non scriverlo; avevo voglia di un discorso delirante di Mary e Liliana, di un po' di angoscia e di zuccherosità!
Spero che la mia storia vi abbia tenuto compagnia e che non vi abbia mai annoiato (o comunque non troppo)! Grazie a tutti quelli che hanno letto, mi avete aiutato ad arrivare in fondo a questa avventura!
Ringraziamenti:
hikary: mi dispiace aver deluso la tua voglia di killer e di aver concluso la ff! Comunque grazie per aver recensito (soprattutto per aver recensito positivamente!!)
Minerva McGranitt: adorando tu Hotch puoi chiamarmi cara o come meglio credi! Sono contenta che non ti sia sembrato troppo dolce, spero tu non ti ricrederai con questo!Grazie per il commento!
jaja_thrill: non sei troppo smielosa e io ho apprezzato moltissimo la tua recensione (per rendere l'idea ho urlato la mia felicità per la casa, con somma gioia della mia allegra famiglia!)
sakura_kinomoto: hai visto solo una puntata, in cui non era contemplato altro Aaron all'infuori di quello professionale. Nel privato è più carino e sciolto. Eviterò come la peste di fare una mary sue, spero di riuscirci anche se, per te, Liliana non è un po' mary sue? Grazie per essermi stata fedele dal primo capitolo di una ff su un telefilm che non hai mai guardato! (fino ad ora)
Kley: grazie mille per i complimenti, che mi fanno sempre mooolto piacere! Sono proprio felice di averti convinta su Hotch, anche se so che il tuo cuore sarà sempre per Reid!Grazie per avermi seguita da subito, sapere che una fan di c.m. mi leggeva mi ha convinto ad andare avanti!
LubyLover: grazie per esserci stata dall'inizio e per non avermi abbandonata solitaria e naufraga nel mare delle ff! (ti piaccio anche in versione poetica, vero?)
Spero di ritrovarvi tutti nel sequel che ho deciso, con sommo sprezzo del pericolo, di pubblicare; anche se non so ancora quando.
Ancora grazie a tutti, (commozione e lacrime a iosa)
sku.

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