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Particolarità:
Yaoi, AU, OOC (ma non i personaggi principali)
Genere:
Romantico, parodia.
First
day and surprise
Dal diario di Sakura:
“ Domani è il
mio primo giorno di scuola. Sono triste perché l’estate è finita e non rivedrò
più Sasuke… ma perché si è scelto un istituto maschile? Proprio non lo
capisco…”
Lee
si svegliò presto quella mattina… insomma… lui si sveglia sempre all’alba!
Sbadigliò e aprì le finestre, facendo entrare i raggi di sole e soprattutto il
vento gelido. Si sporse e cominciò a gridare un inno alla gioia. Almeno finché
il vicino di casa, quello grasso e brutto, non gli scagliò una pantofola sul
naso. Certa gente non capisce il significato della giovinezza! Sbuffò e corse a
fare colazione: uno yogurt bianco con molto zucchero.
“
Oggi si va al college! Niente più svegliate all’alba! Ora alle quattro del
mattino per studiare!” non si era mai sentito più eccitato.
Era
così su di giri che andò a salutare la dolce vecchina che abitava all’angolo.
-
Salve signora! Sta bene? Vuole che le vada a comprare il pan…-
La
dolce vecchina per tutta risposta lo prese per i capelli e, armata di pinzette,
prese a strappargli… le unghie? Di più! I bulbi oculari? Molto di più! Le sue
amate sopracciglia!
Dopo
aver dunque vinto la terza guerra mondiale lo sbatté fuori di casa.
- Ma
guarda questa!- diceva fra se’ Rock Lee, osservandosi schifato quel che ne
restava (una sfoltita perfetta! A regola d’arte! Complimenti signora!) allo
specchio- Vai a fare del bene! Sono impresentabile! Bleah! E guarda che taglio
orrendo mi ha fatto ieri il barbiere… addio Paul McCartney! Non somiglierò mai
più a te! ç_ç – difatti gli aveva tagliato la frangia e scalato la criniera in
un taglio ehm… normale. Cercò di domare i ciuffi ribelli, ma si arrese e uscì,
andando al luogo d’incontro con Naruto, il suo più caro amico.
Stavano
nella stessa classe sin dalla scuola materna: si erano conosciuti un giorno di
pioggia.
Naruto
stava da solo a guardare gli altri bambini che giocavano al riparo nelle
classi, e dopo aver tentato inutilmente di unirsi, si allontanò sconfortato e
scese nel cortile, dove ben presto il diluvio lo rese fradicio.
- Ma
guarda quell’Uzumaki! Sciocco! Si prenderà un raffreddore!- aveva commentato la
maestra, osservandolo dalla finestra. Lee si era offerto di andare da lui a
portargli l’ombrello. La signorina Hubert non poteva dire di no al più
diligente fra i bambini affidatigli! Infatti acconsentì.
Dunque
il biondino, che teneva le braccia attorno alle ginocchia dove nascondeva il
viso, si sorprese di non sentire più le gocce di pioggia frustargli la schiena.
Aveva forse smesso di piovere? Alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di quel ragazzino
dalle grosse sopracciglia, l’unico che non lo prendeva mai in giro per la sua
goffaggine. Teneva sopra di lui un ombrello azzurro.
-
Torniamo dentro, che se no prendi freddo!- consigliò pacatamente.
Per
tutta risposta scoppiò in lacrime.
- Che
hai?-
Quella
fu la prima volta che Naruto si confidava con qualcuno, e Lee sentì, seppur
nella sua incoscienza infantile, di aver trovato un amico sincero.
-
Fratellino…- uhm… di chi era questa dolcissima voce?- fratellino tesoro…
SVEGLIA!- un secchio pieno di acqua gli si svuotò in faccia.
-
ITACHIIIIII!!!!- Urlò Sasuke, rivolto al fratello che si rotolava dalle risate
(OOC!!!).
-
Questo è per augurarti un buon anno scolastico, secchione!-
-
Umpf… basta con questa storia!-
-
Anche quest’anno darai il meglio di te, vero? Studierai a manetta, e stavolta
non ci sarò io a salvarti la faccia, diventerai il soggetto dell’istituto!
Ahahahah!-
-
Grazie dell’augurio.-
I due
fratelli fecero colazione in un silenzio scocciato. I due non potevano essere
più diversi nel carattere, seppur tanto simili in piano fisico.
Sasuke
era un tipo composto, introverso, un po’ musone e oltretutto non faceva altro
che studiare dalla mattina alla sera.
Itachi
era un tipo vivace e impulsivo, spesso marinava la scuola ma, non si sapeva come,
i suoi voti non andavano mai al di sotto del sette e mezzo. Aveva un mare di
amici che invitava a casa, mettendo la musica metal a tutto volume. A volte,
durante questi festini, prendeva in ostaggio il fratellino per legarlo ad una
sedia, insieme ai suoi compagni. Oppure lo infastidivano mentre tentava di
studiare.
-
Fratellino, vai al COLLEGE!- informò il più grande.
- No,
sul serio?!- fece sarcastico l’altro.
- è
ora che tu metta la testa a posto. Hai scelto un istituto maschile, dove vanno
solo i figli di papà. Nessun posto è il migliore per portare scompiglio.
Sveglia i ragazzini che avrai come compagni. Fai sentire loro il profumo della
libertà! Manifestazioni, scioperi, assenze di massa, occupazioni, molotov…-
- Al
college si va anche per lavorare…-
Itachi
sventolò la mano per aria come per cancellare la risposta sgradevole.
-
Parlo sul serio stavolta… voglio che ti faccia degli amici. Credi che mi
diverta a legarti alla sedia?-
- Sì-
-
Beh…- arrossì – effettivamente è una cosa molto spassosa. Però lo facciamo per
farti uscire dal guscio.-
-
Senti, come io non vengo a dirti di studiare, tu non venire a rompermi su
argomenti che non m’interessano.- scattò Sasuke. – ora vado a prepararmi. Ci
vediamo.-
Il
maggiore rimase con la tazza di latte a mezz’aria e l’espressione delusa.
-
Ok…-
Il
moro salì in camera sua e prese a provarsi vestiti. Ma l’arringa di Itachi era
ancora viva dentro di lui, così al posto dei soliti pantaloni grigi da
ginnastica indossò dei jeans neri, poi una camicia scozzese (stile Clark Kant)
di suo fratello, aperta su una maglietta viola. Non stava male.
Appena
il maggiore lo vide apparire sulle scale lo abbracciò di slancio simulando
commozione:
-
Oooh!!! ç_ç fratellino finalmente cresci e non ti vesti da grezzone! Sono così
emozionato! Oh Kami! Sia ringraziato il cielo…-
-
Piantala.- ordinò aspramente l’altro.
- Oui
monsieur.-
Il
sole era già alto… che ore dovevano essere? Presto, di sicuro. Ma che
importava?
Un
ragazzo dai capelli rossi si stropicciò gli occhi. L’insonnia non passava. Da
una parte era un vantaggio, perché poteva sbrigare gli impegni quotidiani
durante la notte, così aveva tempo libero durante il giorno. Ma… che noia a
volte!
-
Gaara, è ora!- l’informò sua sorella maggiore Temari.
Ora
per che cosa? Era già pronto. Tanto le uniformi non le avevano ancora
distribuite e lui era nel dubbio se usarle oppure farne falò. Così, tanto per
fare.
Si
alzò e prese in spalla lo zaino nero, mezzo vuoto.
Non
era mai entrato nella sua nuova scuola, ma il fratello Kankuro, che la
frequentava già da tre anni, gli aveva raccontato tutto.
Dunque
avrebbe avuto altri tre compagni di stanza, secondo la riforma corrente. Che
fastidio… nemmeno un attimo di privacy.
Per
avere una stanza singola avrebbe dovuto protestare col preside, magari
appellandosi al padre, che era il vicesindaco del paese. Questo mai!
Non
poteva sopportare il tono sottomesso che usavano gli insegnanti con lui, i voti
gratuiti e l’averla sempre vinta solo perché era il rampollo di una delle
famiglie più ricche della città.
-
Appena potrò, me ne andrò.- si ripromise – già la scelta di un collegio mi da’
la mia indipendenza e lontananza da questa stupida situazione.
Era
praticamente la pecora nera della famiglia. Si comportava nel modo contrario al
quale gli dicevano per il gusto di non essere come loro. Non voleva essere
considerato un figlio di papà, tutto qui. Non che gli interessasse il parere
altrui, ma nessuno doveva permettersi di pensare a lui come uno che ha tutto, e
dunque è viziato e felice.
Perché
non poteva essere normale?
Salì
nella macchina di kankuro.
-
Possibile che tu non abbia un amico che ti dia un passaggio?- brontolò lui,
ingranando la quarta.
No.
Di amici non ne aveva. Da molto tempo ormai.
L’unico
che gli aveva dimostrato un po’ d’affetto era Yashamaru… il suo Yashamaru. Il
suo “servetto” personale di quando era bambino, ma che non aveva mai
considerato al di sotto di se’.
Ma se
n’era andato da tempo ormai, lasciandolo solo.
Non
poteva perdonarlo, non doveva…
Non
voleva soffrire ancora, dunque aveva rinunciato ad ogni forma di compagnia.
-
Siamo arrivati!- fece Kankuro.
-
Cavolo Lee! Come sei cambiato!- Fece Naruto con ammirazione.
- Uno
schifo, eh?- sospirò l’altro.
- Mi
sa che stavolta Sakura la conquisti, invece.- disse il biondino, pensando al
suo antico amore per la ragazza dai capelli rosa, da tempo sfumato.
- Non
credo proprio… lei è innamorata persa di quell’Uchiha, ricordi?-
-
Come del resto tutte le ragazze di Konoha… non ha più possibilità di nessuna, e
alla fine cederà, almeno credo.-
- Sì.
Sogna!-
-
Bene! Eccoci qui! Ma… cade a pezzi!-
- Il
Collegio Buonarrotti è stato fondato nel 1845 ad opera di un importante
benefattore straricco che volle mantenere l’anonimato, è chiaro che sia un po’
vecchiotto.- Disse Lee, indicando l’edificio di forma rettangolare, ingrigito
dal tempo e per buona parte ricoperto dall’edera rampicante che trovava le
radici nell’ampio parco.
- Si
dice che i capitelli siano opera di Michelangelo Buonarrotti in persona…-
sospirò il moro.
- Ma
come sai queste cose?-
-
Secondo te sceglievo un istituto senza conoscerlo?-
-
…...- Naruto non rispose. Poi sgranò gli occhi e disse:
- No,
guarda che macchinone!-
Attirò
l’attenzione verso la macchina che si era fermata poco distante: una Rolls
Royce Bahama blu marine. Da essa scese, senza degnare di uno sguardo anima
viva, un ragazzo esile dai capelli rossi e gli occhi verde acqua.
- Mh…
è il figlio del vicesindaco!- mormorò qualcuno alle loro spalle.
-
Già… come se la tira!- sibilò un altro.
A
Naruto e Lee non sembrava che se la tirasse. Aveva un’aria tranquilla, un po’
chiusa, ma senza sufficienza. Commenti al vetriolo, come al solito. Ci avevano
già fatto callo, nulla di cui preoccuparsi.
Erano
immersi nei loro pensieri che non si accorsero di averlo di fronte.
- Mi
fate passare o avete in programma di fissarmi per il resto della vostra inutile
esistenza?-
Uzumaki
s’infiammò immediatamente, e stava per dirgliene quattro, ma venne fermato da
Lee che lo prese per il braccio.
-
Passa pure…-
“ Classica
resa strategica di fronte ai figli dei potenti… anche loro sono dei vigliacchi
che temono mio padre e lo adulano… disgusto.” Pensò Gaara, allontanandosi.
-
Perché mi hai fermato?- chiese Naruto irritato.
Rock
Lee alzò gli occhi al cielo.
- Non
aveva poi torto a rivolgersi così a noi… avrà passato la vita fra persone che
lo fissano a bocca spalancata e avrà pensato che lo fissassimo con invidia o
supponenza…-
-
Forse hai ragione, però ha esagerato.-
- Su
questo sono d’accordo con te.-
Gaara
entrò direttamente dentro l’edificio, senza aspettare il suono della campana.
Voleva farsi un’idea di come stavano le cose.
La
prima stanza che incontrò fu l’aula magna, un ambiente abbastanza spazioso e
accogliente, con il pavimento in legno e le sedie foderate di vellutino rosso.
Poi le classi, tutte strapiene di oggetti, e le aule specifiche: l’aula di
disegno era piuttosto fornita, quella di scienze e chimica disponeva di grandi
quantità di coleotteri imbalsamati ma pochi microscopi. L’aula di informatica
aveva parecchi computer un po’ vecchiotti ma ben tenuti. Scoprì, con sua grande
sorpresa, all’ultimo piano una piccola stanza sbilenca, dalle ampie vetrate e
una serie di telescopi disseminati qui e là. Non ricordava che si studiasse
anche astronomia.
Udì
soffocato il suono che segnalava l’ora di entrare, e scese le scale, verso il
piano terra. Tre piani, ma se la prese comoda. Non aveva fretta… che importava
anche se arrivava in ritardo magari a metà di un noiosissimo discorso da parte
del preside? Ma a quanto pare a qualcuno importava, perché, appena voltato
l’angolo, fu travolto da uno che correva come un matto: finirono entrambi a
terra.
-
Maledizione!- imprecò il rosso, poi alzò lo sguardo verso il ragazzo che
giaceva a pochi centimetri da se’, che si massaggiava i gomiti.
Era
alto, magro, dai capelli neri e gli occhi allungati anch’essi del medesimo
colore. Aveva la pelle addirittura più bianca della sua, un pallore quasi
cartaceo.
-
Scusa, ma non trovavo l’aula magna e sono in ritardassimo!- fece il moro.
-
Guarda un po’ dove vai…- rimproverò aspramente l’altro.
- Ti
ho già chiesto scusa, che devo fare, ora? Gettarmi ai tuoi piedi implorando
pietà?-
“
Perché no?! Ormai lo fanno tutti…” pensò Gaara, invece rispose:
- Mi
faresti solo perdere tempo prezioso… -
-
Dunque le tue parole sono fuori luogo, in quanto mancano di motivazione
adeguata…- Com’è che ora usava parole tanto ricercate? Ma che gli ha preso? –
Chi sei?- domandò infine.
-
Sabaku no Gaara…- si presentò il rosso, aspettandosi un sussulto rispettoso e
sorpreso che mai arrivò.
-
Uchiha Sasuke.- disse Sasuke.
Gaara
serrò gli occhi. Ecco perché non si era comportato come gli altri: lui era
praticamente al suo pari. Veniva da una delle famiglie più facoltose della
città.
-
Ora, se non ti disturba troppo, sapresti indicarmi la strada per la stanza di
ritrovo?-
-
Umpf… tanto devo andarci anch’io, perciò seguimi. Non devi avere molto acume se
sei arrivato perfino al secondo piano senza trovarla.-
L’espressione
dell’Uchiha tradì un filo di sorpresa, che il compagno non colse.
Era
la prima volta che parlava con qualcuno che non gli chiedeva di esprimersi come
un comune mortale. Lui utilizzava un linguaggio così formale per mettersi al di
sopra di chi tenta di umiliarlo, cercando di farlo sentire inferiore. E spesso
funzionava. Ma il ragazzo che aveva davanti a se’ non solo non gli ha detto
“parla come mangi”, ma addirittura utilizzava il suo lessico. Un bel
cambiamento!
Lee
stava svegliando un Naruto profondamente assopito quando udì la porta aprirsi.
Si voltò e riconobbe il tizio antipatico e il soggetto amato da ogni ragazza…
Sasuke… forse, non ricordava benissimo.
L’Uchiha
si scusò col preside che era stato interrotto a metà del suo discorso, e si
sedette con il Sabaku, che non dava segni di disappunto, quattro file più
indietro.
Il professor
Sarutobi Hokage continuò la sua litania perenne. Verso la fine del discorso, si
schiarì rumorosamente la voce, per essere certo di avere l’attenzione di tutti.
- Le
liste delle classi e dei dormitori sono nella porta della sala professori, ora
andate e vedete di sistemare le vostre cose, perché le lezioni inizieranno
domani e dovrete essere già organizzati perfettamente.-
L’intera
folla sciamò fuori dall’aula, dirigendosi verso la sala.
Nel
mare di teste, Naruto urlò per farsi sentire da Lee.
- Noi
siamo in classe separati, purtroppo. Io con l’Uchiha, tu con Sabaku… auguri.-
- Non
sarà poi così male, vedrai che conoscendolo meglio…-
-
Mah, sarà… ora vediamo i dormitori…-
Sgranò
gli occhi.
-
Sabaku, a quanto pare siamo nello stesso dormitorio con tale Uzumaki e Rock…-
fece l’Uchiha.
- …-
il ragazzo fece finta di nulla, poi si fece indicare la strada dal bidello più
anziano e salì lo scalone di parquet, sempre con Sasuke dietro. Non che fossero
entrambi di compagnia, ma al confronto di Gaara, quest’ultimo pareva molto
loquace.
Aprì
la porta e trovò quei due sfigati che aveva apostrofato malamente poche ore
prima. Il biondo disfava le valigie, con il broncio. Il moro tentava di
appiattirsi i capelli allo specchione, dicendo:
- No…
non torneranno mai più come prima, oh Kami… è una cosa orribile, mi sembra di
tradire Lennon, McCartney, Harrison e Starr… mi sento un verme. Tutta colpa tua
Naruto, e di quel barbiere senza un briciolo di stile che mi hai indicato… sia
maledetto ç_ç!!!!-
Naruto
guardò i nuovi arrivati con scarso interesse.
Se è
vero che gli anni più belli sono quelli che cominciano peggio, allora
quell’anno sarebbe stato stratosferico! Dunque cercò di dare più attenzione al
muro, che avrebbe certo ingentilito con dei poster di gruppi metal, poi al
letto che pareva duro come una roccia, ma a saggiarlo sembrava comodo…
dopotutto a lui sembrava comodo anche il banco di scuola! Le coperte erano
anonime e impersonali, meno male che si era portato dei copriletto arancioni per
dare un tocco di colore. A terra avrebbe messo un tappeto peloso… ma per fare
tutto questo doveva avere il consenso non solo di Lee, ma anche del Sabaku e
dell’Uchiha! Sembravano avere un’aria tanto arcigna che magari avrebbero anche
rifiutato. Nulla di strano.
Sasuke
si frugava nella giacca perplesso… ne tirò fuori alcuni petardi.
“ E
questi da dove spuntan… ITACHI!!!!” Il fratello glieli aveva messi in tasca
nell’atto di abbracciarlo. Ma che se faceva? Che aveva in mente quello
squilibrato?
Rimase
con gli occhi fissi a quei piccoli cilindri innocui all’apparenza, ma letali se
nelle mani sbagliate. Quelle di Itachi erano mani sbagliate. Ma le sue?
Teoricamente
no. Ecco, ora le avrebbe buttate nel cestino della carta, così se ne sarebbe
liberato. Invece, inconsciamente, se li rimise in tasca, facendo finta di
nulla. Itachi lo stava plagiando, l’aveva capito. Chissà come mai, non lo
infastidiva più di tanto.
Lee
prese la radio che si era portato da casa e ci mise un disco, premette il tasto
Play.
- Let it be… let it beee…. Let it be, let it be…- fece
questa.
Immediatamente
Naruto si gettò sul letto tenendosi la testa con le mani, gridando:
-
Spegni! Spegni! Spegni!- e rotolandosi ovunque, turandosi le orecchie e
strizzando gli occhi azzurrissimi.
Lee
sbuffò e mise le cuffie, il baccano cessò di colpo come di colpo era iniziato.
- è
impossibile chi i Beatles ti diano così fastidio, Naru!-
- Non
li sopporto Lee, te lo dico e basta!- si lamentò.
- A
voi piacciono i Beatles?- chiese allora Rock Lee rivolto ai due nuovi.
Poi
notò che Gaara stava già appendendo poster dei Sex Pistols e HIM, mentre Sasuke
aveva in mano un cd di Al Bano.
Naruto
si fece ancora più isterico, e abbandonata ogni diffidenza, si gettò sul moro.
- Non
ci posso credere, ma ascolti questa musica commerciale??????? Nooooo!!!! NO! È assurdo
impossibile inenarrabile, supergrezzo! Peggio dei Beatles, molto molto molto
peggio! NOOOO!!!! Devo chiedere al preside il trasferimento, non posso stare
con un psicopatico in stanza io, tu sei pazzo, amico ciliegia, pazzo e
pericoloso!-
Silenzio.
- Hai
finito? =_=- fece pacatamente l’Uchiha.
-
Sì.-
-
Bene. Perché, conosci musica migliore?-
- A
voja!- disse l’Uzumaki dandosi arie da intenditore. Prese il suo lettore Mp3 e
mise su gli Ska-p. Gli passò una cuffietta.
-
Prova questo.- propose.
Si
stesero sul letto.
Sulle
prime Sasuke rimase indifferente, poi mosse un po’ la testa al ritmo. Finito
Planeta Eskoria dovette ammettere di apprezzare questa musica diversa.
Lee
fece per andare verso il letto dove Gaara maneggiava il cellulare per attaccare
bottone, ma il rosso ammonì:
Capitolo 2 *** Sid Vicious e Ville Valo contribuiscono! ***
Si udì lo squillo di un telefono cellulare
Sid Vicious e Ville Valo
contribuiscono!
Dal diario di Temari:
“Oggi il mio fratellino Gaara è
andato al college! Spero che trovi amici, visto che da quando Yashamaru ha
lasciato il servizio non riesce a legare con nessuno. Lo rivedrò questa estate,
anche perché sono piena di impegni, inoltre Kankuro non mi aiuta mai coi
disegni di tecnica, stupida io e il mio liceo artistico! Shikamaru, dove sei?
Tratta bene il mio piccolino! (se mi sentisse a chiamarlo così Gaara mi farebbe
fuori, ma vivo rischiando ormai)”
Si
udì lo squillo di un telefono cellulare.
Sasuke
lo prese, premette qualche tasto e se lo portò all’orecchio. Ma avrebbe potuto
anche mettere il vivavoce, perché tanto la voce all’altro capo era così alta
che tutti poterono sentire ciò che diceva.
-
FRATELLINOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!! ^_^!-
-
Itachi…-
-
Allora! Come va? Ti diverti? Hai trovato i petardi che ti ho messo in tasca? Li
hai fatti scoppiare nei gabinetti dei prof?-
-
Io sono qui da appena dieci minuti, non so se rendo…-
-
Bof… io al tuo posto avrei già la polizia alle calcagna.-
-
…-
-
Allora domani ti porto il pacco.-
-
??? Pacco???
-
Sì! Quello coi miei vestiti che non mi stanno più! ^_^! Te ne ho parlato oggi
accompagnandoti in quel buco di scuola…-
-
Ita, io non ti ascolto mai in quel frangente… lo sai.-
-
Per questo ti ho chiamato! Brucia i tuoi vestiti grezzi e guarda la vita con
filosofia! Anzi, sai che ti dico? Il pacco te lo do ora! Apri la finestra!-
Sasuke
voltò lo sguardo verso il vetro. C’era il fratello che sorrideva a trentadue
denti, con ancora il cellulare all’orecchio.
-
O.O’’’- fecero tutti.
Il
ragazzo corse ad aprire e fece entrare il maggiore.
-
Qua siamo al terzo piano…-
-
Non mi faccio intimidire da queste stupidaggini!-
Itachi
si guardò intorno e fece gesti di approvazione verso i poster di Gaara, la
musica che proveniva dall’Mp3 di Naruto e un’aria disgustata verso il diario
dei Beatles di Lee, che ormai faceva karakiri per la disperazione.
Volle
conoscere tutti. Mentre Gaara gli faceva un cenno con la testa e Rock un
sorriso lacrimoso, Naruto gli strinse con enfasi la mano, osservandolo con
tanto d’occhi.
-
Bella la tua maglietta dei Pink Floyd! – si complimentò il più grande.
-
Ce l’ho da parecchio…- si schernì il biondino.
-
Si comincia da piccoli a ribellarsi.-
Si
sorrisero.
Poi
il diciassettenne sbatté lo scatolone sul letto.
-
Qui c’è tutto, più qualche fuoco d’artificio, dischi dei System Of A Down e una
collana con l’Heartgram degli HIM. Ci si vede.-
Si
congedò, aprì la finestra e prima di calarsi giù per il cornicione, disse
all’orecchio del fratello minore:
-
Niente male il biondino… niente male davvero…-
Arrossì
lievemente e si voltò verso i suoi tre compagni di stanza, che frugavano fra
gli oggetti recapitatigli.
Il
Sabaku fissava estatico la collana con l’Heartgram.
-
Puoi tenerla… tanto non conosco gli HIM.- concesse il moro.
-
Non ancora…- fece il biondo sorridendo.
- E
questo?- Lee tirò fuori una canottiera di pelle nera smangiata ai bordi.
- O
mio dio… non crederà mica che io la usi vero?- gemette l’Uchiha sfiduciato.
-
Provala.- fece Naruto convinto.
-
Manco morto.-
-
Mh… sai essere così ordinario Sasuke…- commentò sottovoce il biondino.
Non
sapeva perché, ma tale commento gli fece male.
Gaara
accettò il medaglione, anche perché era introvabile, e prestò ora attenzione
alla maglietta in mano a Lee.
- E
se la provassi tu?- domandò.
-
Io? Scherzi? Perché?-
-
Così, per vedere come ti sta.-
-
Ma non saprei con cosa, ecco… che pantaloni userei per esempio?-
- Tieni
– gli porse dei jeans neri pieni di tagli e catene.
-
Ma sono tutti consunti!-
-
Oh mio Dio,- fece Naruto mettendosi una mano sugli occhi,- Gaara, ti prego,
spiegaglielo tu, mi viene una sincope con questo qui…-
Il
rosso lo guardò con curiosità. Gli stava già dando confidenza?
- I
tagli sono fatti apposta.- spiegò comunque con calma.
-
Quindi paghi cento euro per sembrare un barbone? –
-
Prima di tutto non rubare le battute a dottor House, poi questi pantaloni sono
costati anche poco perché i tagli li ho fatti io.- ribatté con severità. Lee
sospirò e annuì, andò in bagno coi vestiti.
-
Sarà difficile far diventare normali questi due…- commentò il biondo al Sabaku,
con complicità.
Fu
ignorato.
Calò
il silenzio. Pochi minuti dopo Rock Lee uscì dal bagno, rosso d’imbarazzo.
Gaara
scosse la testa. Non gli stavano granché ben quegl’indumenti. Non aveva né il
fisico né l’espressione giusta. Al massimo poteva puntare sullo sportivo, ecco.
Naruto
quasi non riconosceva il suo amico di sempre, mentre Sasuke guardava nel vuoto,
perché sapeva che se solo avesse accettato di vestirsi lui in quel modo avrebbe
fatto miglior figura. Ma… le vecchie abitudini erano dure a morire, e lui ci
teneva troppo alla sua fama di ragazzo diligente e studioso, guadagnata con
tanta fatica. Insomma, non che non fosse tentato di diventare un po’ più
popolare, ma perché lasciare la sicurezza dei libri per avventurarsi in
un’avventura ignota che magari avrebbe finito per deluderlo?
-
Meglio aver amato e perso che non aver mai amato.- commentò il biondo.
-
Prego?- domandò stupito l’Uchiha.
-
Boh, mi è venuta così… ^_^’-
Fece
un’espressione sospettosa, mentre Naruto lo ricambiava con un’occhiata limpida.
Il
moro alzò le spalle e riprese a frugare fra gli oggetti.
-
No, Uzumaki. L’amore è il funerale dei cuori.- lo corresse Gaara.
-
Sarà anche vero ma preferisco amare piuttosto che vivere senza sentimenti.-
-
Io penso che quando udirai il colore della musica e la musica dei colori
sentirai anche il profumo dell’amore.- intervenne Lee, facendo cariare i denti.
-
Ma che cavolo di discorsi!- urlò Sasuke da dentro lo scatolone.
-
Ha ragione – convenne Naruto.
Gaara
annuì e cominciò a leggere gli opuscoli informativi sulle lezioni.
Non
pensava che si sarebbe trovato così d’accordo coi suoi compagni di squadra,
s’immaginava tre sfigati che lo fissavano a bocca aperta, mentre invece
sembravano ignorare la sua condizione sociale.
Invece…
boh… forse alla lunga li avrebbe sopportati.
Lee
lasciò perdere la storia dei Beatles, se non voleva diventare lo zimbello dell’istituto.
Si cambiò definitivamente, decretando che non avrebbe mai e poi mai provato a
indossare indumenti così strani.
Naruto
sembrava aver già fatto amicizia con tutti, sebbene il Sabaku facesse ancora il
sostenuto.
La
musica lega tutti, a quanto pare.
Infatti
anche se Sasuke ascoltava musica peggiore della sua era disponibile a sentirne
altra. Forse, se anche lui avesse accettato di ascoltare novità moderne, lo avrebbero
accolto meglio.
Dunque
provò di nuovo col rosso, che, non si sa perché, lo ispirava di più nonostante
il suo carattere ancora più scostante dell’Uchiha.
Gaara
stava constatando in che condizioni era il computer della stanza. Insomma, si
accendeva.
Decise
che per una volta avrebbe usufruito dei soldi che aveva a disposizione per
comprare almeno due computer in grazia di Dio, perché uno scassato non era
sufficiente, e la biblioteca sarà sempre strapiena di gente. (La ricchezza dei
Sabaku è roba che nemmeno v’immaginate!).
Notò
che sfigato number one si stava interessando a quel che faceva.
-
Che vuoi?- chiese.
-
Ecco…- s’impappinò il moro – visto che a nessuno piacciono i Beatles volevo
provare una musica nuova… - (Avviso a tutti i lettori: io ADORO i Beatles! Ma per
rendere realistica la fanfiction nei limiti della mia fantasia ho preferito mettere
le reazioni che dei ragazzi che ascoltano musica rock, punk e metal di fronte
agli anni ‘60-’70!).
Sabaku
gli lanciò un’occhiataccia. – credevo che tu fossi ben radicato nei tuoi gusti
e che non seguissi la massa…-
Lee
la prese male… insomma, si faceva gli affari suoi e lo trattavano da grezzo,
provava a migliorare ed era ancora peggio. Ma che volevano da lui? Inspirò profondamente
e fece ricorso a tutta la sua capacità persuasiva e oratoria, non brillante ma
accettabile.
- Io
non seguo la massa, semplicemente seguo i Beatles, e mi piacciono anche, ma
questo perché non ho mai provato sul serio qualcosa di più moderno. Non
smetterò mai di amare gli anni ’60, ma comunque potrei, come dire, alternarlo
con altri tipi. Tutto qui. Se non mi piaceranno gli altri gruppi musicali non
mi vergognerò certo di Harrison e gli altri, intesi?-
Il
rosso fece una faccia più disponibile e mise un cd nel computer con il quale
armeggiava. Collegò le casse, poi aprì i file scaturiti dal disco e li fece
partire con Media Player. Sullo schermo partì un video: un viso di ragazzo,
dalla pelle bianchissima e gli occhi azzurri molto accesi al confronto dei suoi
capelli e dell’abbigliamento rigorosamente nero, suono leggero di pianoforte, ed
ecco appunto apparire lo strumento. Il ragazzo esce al balcone da una porta
finestra, sempre accompagnato dalla musica. Appena arriva alla ringhiera parte
la chitarra elettrica a squarciare la calma, un po’ acuta ma sempre a tono
dolce, primi piani del ragazzo, ora a petto nudo che mostra i tatuaggi sul
braccio sinistro, ora seduto sugli scalini di un portone, vestito di tutto
punto. Ritorna la scena a petto nudo e in quella comincia a cantare, con una
voce profonda:
I hear you breathe so far from me
E qui la figura di una
ragazza dai lunghi capelli neri che cammina nel giardino innevato.
I feel your touch so close and real
E si nota la band che suona nel salone dall’aspetto
antico, mentre il tipo, o vestito o a petto nudo, canta ancora, e la ragazza
dai capelli di corvo cammina, guardandosi intorno tristemente, a volte le
sfugge una lacrima.
And I know
My church is not of silver and gold,
It's glory lies beyond judgement of souls
The commandments are of consolation oh
You know our sacred dream won't fail
The sanctuary tender and so frail
The sacrament of love
The sacrament of warmth is true
The sacrament is you
Il video e la canzone continuano più o meno su
questo tenore, sino alla fine dove la musica diventa più intense e il
pianoforte viene intersecato dalla chitarra.
Tornato nero lo schermo, Lee incontrò lo sguardo di
un Gaara piuttosto soddisfatto.
- Allora, che te ne è parso?-
- Era piuttosto… ecco… ehm… non pensavo che ti piacesse
la musica sentimentale…- Rock si fece di fiamma. Il Sabaku doveva essere un
metallaro, ecco, ma perché questo ritmo così bello eppure dolce? Fuori luogo,
ecco, era l’espressione giusta.
Gaara rinunciò ad infuriarsi. Pazienza. Bisognava avere
pazienza.
- Beh, se la metti così prova questo.-
Mise su un altro file. Si apriva con la scena di un
teatro strapieno di gente, e un tipo elegante andò al microfono, prendendo a
storpiare il pezzo di una canzone.
And now, the end is near
And so I face the final curtain
You cunt, I'm not a queer
I'll state my case, of which I'm certain
I've lived a life that's full
And each and every highway
And yet, much more than this
I did it my way
La musica si accese, toni più rockeggianti, il tipo
si mise in posa molto meno composta, scoprì in gesto impertinente i denti e
riprese la canzone con voce più dura.
Regrets I've had a few
But then again, too few to mention
But dig, what I have to do
I'll see it through with no devotion
Of that, take care and just
Be careful along the highway
And more, much more than this
I did it my way
There were times,
I'm sure you knew
When there was nothing
Fucking else to do
But through it all,
When there was doubt
I shot it up or kicked it out
I fought the just as before
And did it my way
Knocked out in bed last night
I've had my fill, my share of looting
And now, the tears subside
I find it all so amusing
To think, I killed a cat
And may I say, oh no, not their way
But no, no, not me
I did it my way
For what is a brat,
What has he got
When he finds out that he cannot
Say the things he truly thinks
But only the words,
Not what he feels
The record shows,
I've got no clothes
And did it my way
Il pubblico applaudiva,
gradendo questa musica diversa, e lanciava fiori. Il cantante ricambiò a
revolverate, sparando ovunque, fino a volgersi verso la telecamera, ma aveva
finito i colpi, così se la lanciò dietro, si voltò, fece una smorfia e atteggiò
la mano con l’indice e il medio aperti, come il segno della vittoria al
contrario. Andò via.
- Grande Sid!- commentò
Sabaku facendo un sorriso diagonale. – Allora, avanzo fossile di essere
unicellulare del cretaceo? È più degno di me questo?-
Lee era senza parole, si
limitò ad annuire. Gli era piaciuto moltissimo!
Si voltarono verso gli
altri due, di cui si erano dimenticati del tutto l’esistenza.
Naruto era sdraiato sul
letto con il lettore mp3, profondamente addormentato nonostante la musica che
trapelava da una cuffietta all’orecchio, che aveva gemella in quello di Sasuke,
anche lui assopito con la testa sul petto del biondo, che senza accorgersene
nel sonno, o forse per un movimento scomposto, gli aveva passato un braccio
attorno alle spalle.
Erano così carini insieme
che non ebbero il coraggio di svegliarli.
- Certo che addormentarsi
così…!- disse Gaara.
- Non mi stupisce.
Conoscendo Naruto sarà rimasto tutta la notte in internet a scaricare album dei
Pink Floyd. Piuttosto tu, hai dei tappi per le orecchie per quando si sveglieranno?
Credo che urleranno così forte da far crollare l’istituto.-
Il rosso lo guardò
sorpreso.- Niente tappi. Ci arrangeremo anche noi col lettore.-
- Ma non ho intenzione di
dormire addosso a te!- protestò Lee.
- Non preoccuparti. Io soffro
d’insonnia.-
P.S. Mi voglio sinceramente scusare con chi troverà in questa storia particolari molto strani, tipo la scuola che inizia a novembre... è necessario per l'economia del racconto! Comunque pensavo di mettere la scusante di una chiusura in vista del dilungamento delle ristrotturazioni estive... speriamo che tenga!
“Finalmente mio fratello
Sasuke ha messo la testa a posto! Un suo amico lo sta convertendo alla musica
seria e non ha buttato i petardi, anche se nemmeno gli ha usati… ogni cosa a
suo tempo! Ho notato fra i suoi compagni di stanza un certo Naruto, biondino e
dagli occhi azzurri. Davvero bello! Anche lui sembrava pensare la stessa cosa
di me, ma forse era solo la deferenza che si usa con i ragazzi più grandi!
Indagherò al riguardo.”
Naruto
aprì gli occhi, e si accorse di essere solo in stanza. Sopra la sua faccia
aveva trovato un biglietto.
“Ciao Naru scusami tanto ma
io e Gaara siamo andati a comprare cd di musica: finché non avremo internet per
poter scaricare ci tocca
spendere miliardi. Ma tanto paga Gaara! Torneremo verso sera. Non dirlo a
nessuno siamo usciti dalla finestra anche se non so perché… ci si vede! Lee.”
Ecco
spiegato tutto. Si doveva essere addormentato ascoltando musica, che poi era
finita a quanto pare. Doveva essere indolenzito, perché sentiva del peso sul
petto. Allora si tolse dall’orecchio la cuffietta del lettore mp3 e fece per
cercare la seconda, seguendo a tentoni il filo conduttore.
Solo
allora si accorse di Sasuke, accoccolato vicino a lui con la testa posata sul
suo torace e le braccia che gli circondavano i fianchi, tenendolo stretto. In
un altro momento avrebbe urlato, ma qualcosa nel viso dell’Uchiha lo frenò. Da
quando aveva messo piede nella stanza non gli aveva mai visto un’espressione
così serena. Osservò sconcertato quelle sopracciglia sottili ma marcate ora
distese, quegli occhi chiusi lievemente, quella bocca seria ma con un accenno
di sorriso, il sorriso più dolce che avesse mai visto, nemmeno in Lee quando
gli aveva parlato per la prima volta ai tempi dell’asilo.
Il
moro si mosse nel sonno, e l’Uzumaki tremò nel timore che prendesse conoscenza
proprio adesso e che magari lo incolpasse di tutto. Così cercò di staccarsi per
dargli una posizione meno equivocabile.
Sasuke
aggrottò le sopracciglia come per protestare alla sua decisione, e si strinse
ancora di più affondando il viso sul suo stomaco, dove al biondo parve di
sentire l’ombra di un bacio. Panico! Che doveva fare adesso? Ma che stava
sognando? Oddio!
Purtroppo
l’Uchiha si era già svegliato. Ma non andò come previsto. Lo guardò e rise
piano.
-
Facevo finta di dormire, volevo vedere come reagivi!-
Naruto
non si sarebbe potuto sentire più imbarazzato e confuso. E anche furibondo.
-
Ma ti diverti a prendere in giro la gente?-
- A
volte… sì.-
- A
che ti è servita questa messinscena?-
- A
tutto.-
Il
biondo lo fissò ancora una volta, interdetto.
Il
ragazzo dagli occhi color antracite allora sorrise nuovamente con ancor
maggiore delicatezza, gli carezzò la guancia segnata da tre piccole cicatrici
parallele e spinse il volto verso il suo.
Naruto
sentì qualcosa di umido coprirgli le labbra. Sasuke gli aveva dato un
lievissimo bacio. Arrossì furiosamente ma non oppose resistenza mentre il
compagno lo faceva stendere sul letto per sederglisi sopra a cavalcioni,
continuando a baciarlo con sempre maggior passione. Gli sfilò la maglietta blu
e la buttò a terra, proseguendo con le labbra sul suo collo e sul petto, fino
allo stomaco dove la sensazione del bacio datogli nel sonno bruciava come il
fuoco.
Naruto
aprì gli occhi, e il letto era quello, era quello anche il compagno che aveva
sopra, ma perché erano ancora vestiti? Perché lui dormiva apparentemente
incosciente di ciò che era… successo… era davvero successo?
Sogno.
Meglio
così forse.
Sogno.
Ma
perché proprio quel sogno?
Perché
Sasuke!
Chiunque,
ma proprio lui, che conosceva da così poco tempo. Ma dopotutto, che vuoi che
sia. I sogni non sono desideri, non siamo mica a Cenerentola. Rassicurato,
carezzò quasi senza accorgersene il volto dell’amico.
Fece
appena a tempo a ritirare la mano che lui si svegliò e, comprendendo che aveva
fatto nel sonno, diventasse di mille colori.
Perché,
proprio come nel sogno del biondo, lo aveva davvero abbracciato.
Ma
dormiva sul serio stavolta.
-
Do… dovevi svegliarmi…- balbettò.
-
Dormivi così profondamente… e poi sono desto da poco…-
-
Ecco, ehm, scusa… io… io… -
Sasuke
non sapeva che dire.
Era
sconvolto.
Probabilmente
lo sarebbe stato di meno se non avesse fatto un sogno durante la dormita. Un
sogno che non avrebbe dovuto fare.
Arrossì
moltissimo e si tirò giù dal letto, senza guardare negli occhi il compagno di
stanza.
Non
voleva vedergli l’espressione ironica e divertita. Ma forse se si fosse voltato
a vederlo non sarebbe iniziato tutto.
Chissà?
Stava di fatto che il viso di Naruto esprimeva
solo confusione e sorpresa per la reazione esagerata a suo parere dell’Uchiha.
Infatti calò il silenzio, che cercò in tutti i
modi di riempire con discussioni, ma che caddero nel vuoto.
Sasuke
non gli aveva dato colpa di nulla.
Allora,
come mai si ostinava a non parlare?
Dopotutto
non era successo niente.
Ma
come poteva capire un ragazzo tanto sicuro di se’ che l’animo del moro era
completamente sconvolto?
Come
poteva capire chi aveva sempre espresso ciò che pensava con chiunque cosa
sentiva un ragazzo che aveva sempre rifiutato rapporti sociali, e che appena si
era aperto con qualcuno gli capitava di fare una figura simile?
Non
capiva infatti, e lo esortò alla calma.
-
Dai, Sasuke, dopotutto non è successo niente, dormivi, non potevi sapere…-
-
Lascia stare…-lo interruppe l’altro- Mi dispiace per il disturbo che ti ho
creato, ecco, forse è meglio se a questo punto…- non finì la frase, prese il
giubbotto e uscì precipitosamente dalla stanza.
Gaara
e Lee non avevano comprato praticamente nulla: il negozio era chiuso. Così
erano passati nel negozio di alimentari all’angolo e comprarono schifezze.
-
Guarda Lee!- richiamò Gaara.
-
Ma le patatine al formaggio alla lunga fanno male…- cercò debolmente di
protestare il ragazzo, pervaso dalla vivacità del rosso, lato di lui che non
avrebbe mai pensato di conoscere.
-
Mica ce le dobbiamo sparare nella vena!- rispose quello ispirato, e buttò nel
carrello.
- …
questo?-
-
Sei fuori? Fette biscottate iposodiche?-
-
Le altre ingrassano!-
-
Sei peggio di una ragazzina complessata! Da quel che vedo del tuo fisico non
puoi ingrassare.-
- Che
ne sai?-
-
Hai un’ossatura sottile, tendi a mettere in altezza ciò che mangi, inoltre
consumi molto visto che non fai altro che correre e saltare urlando “Evviva la
forza della giovinezza!”-
-
Mi da’ la carica!-
-
Tu fra un po’ crolli!- ribatté Sabaku.- devi mangiare di più.-
-
Dubito che potrei vivere di popcorn…-
Uscirono
dal negozio strapieni di roba.
-
Sicuro che i tuoi non ti diranno nulla per i soldi che spendi?- domandò
dubbioso Lee.
-
Chi, i signori “mi escono dalle tasche”? Dubito altamente visto che sono peggio
di me. Forza, ora ringraziami.-
-
Per cosa?-
-
Devi dire: Grazie signor Sabaku per aver comprato tutto questo ben di Dio!-
-
Hai fatto tutto da solo!- balbettò il moro.
- E
dai… dillo. Lo so che vuoi dirlo. Dillo!- ordinò Gaara sorridendo. Quel ragazzo
gli piaceva.
-
No, no e no! No!-
Erano
arrivati in una strada deserta.
Da
dentro le case le previsioni meteorologiche previdero un inverno molto
anticipato, infatti la temperatura esterna era di meno sette gradi. Sembrava un
po’ strano per essere in novembre.
Ad
un certo punto prese a nevicare.
I
due ragazzi si strinsero addosso i giacconi, rabbrividendo impercettibilmente.
Lee fu ben contento di tirare su il cappuccio e coprire i capelli (che erano
tipo alla Rei Otohata di Super Gals, oppure alla Eric di Rossana, solo non
biondi).
Arrivarono
nel cortile della scuola, già completamente bianco. Lee scivolò su una lastra
di ghiaccio e cadde a terra.
Gaara
scoppiò a ridere (Gaara? Ridere???) e gli dette la mano per tirarsi su.
-
hai visto? Non mangi nulla, le gambe cedono e succedono queste
coseeeeeeehhh!!!- l’amico per dispetto l’aveva tirato giù con lui.
Rotolarono
nella neve, coperti dal buio, cercando di far stare sotto l’altro.
Il
rosso probabilmente era davvero di più solida costituzione, perché vinse lui e
riuscì a portarlo sotto di se’.
Aprì
gli occhi che si erano stretti per resistere al riverbero bianco e vide che era
bello.
Era
bello Rock Lee, sconfitto, col fiatone, che lo guardava innocentemente negli
occhi. Lui non aveva conosciuto che il puro del mondo.
Lui
era diverso.
Poteva
sentire il suo respiro che condensandosi a contatto con l’aria pungente si
trasformava in nebbiolina visibile.
Ma
non sentiva il bisogno di rientrare per questo, non più.
Le
guance arrossate dal freddo, i capelli nerissimi sparsi nella neve, la cerniera
del cappotto azzurro tirata fino al mento.
Ingenuo,
infantile.
Forse
per questo sexy. Sì, sexy, era proprio quello che pensava di lui in quel
momento.
Ma
forse avrebbe fatto meglio ad alzarsi. Esitò un momento.
Sotto
di lui, Lee si stava muovendo.
Ma
che faceva?
Perché
quella mano alzata?
Si
aspettava un pugno, ma invece il ragazzo gliela posò dolcemente in viso, vicino
alle labbra. La tirò via.
-
Avevi… avevi un pezzo di popcorn.- mormorò arrossendo. Gaara sapeva di non
averlo mai avuto. Fece finta di credergli e si scostò da lui per rimettersi in
piedi.
Vicino
all’atrio, fu la volta di Sabaku per scivolare, inavvertitamente cadde addosso
a Rock e nello slancio posò le labbra sulle sue.
Forse
poteva evitarlo. Forse non aveva resistito alla tentazione. O al contrario
poteva essere pura fatalità. Quello che fu subito chiaro era che entrambi
stentarono a staccarsi.
-
S…scusa.- soffiò Gaara.
-
Nulla, non ti preoccupare.- rispose Lee, intimorito da quello che aveva
sentito. Giunse alla conclusione che probabilmente avrebbe provato la stessa
sensazione con chiunque.
Ovviamente
Sabaku non era il tipo da farsi prendere dalla vergogna, infatti tempo due
minuti ed erano come prima. Scalarono l’albero che dava nella loro stanza.
Vi
trovarono un Naruto che si gettò a pesce su quello che avevano comprato. C’era
comunque un’ombra sul suo viso. Il moro, che lo conosceva da più di dieci anni,
gli si sedette vicino e gli chiese che era successo. Il biondo gli spiegò la
storia.
Alla
fine i due appena rientrati si guardarono con complicità: nulla a che vedere
con quello che era successo a loro, eppure non ne facevano una tragedia!
Sasuke
stava in biblioteca, con un libro del quale non ricordava il nome. Ne aveva
letto già cinquanta pagine ma non ne aveva capito neanche una.
Come
aveva potuto?
Perchè
ogni volta che stava per integrarsi succedeva qualcosa di stupido che lo faceva
sembrare imbecille? Da chi aveva preso il carattere impacciato?
Basta
così, si disse, da oggi in poi penserò solo allo studio.
Promesse
da marinaio… commentò una voce sincera dentro di lui.
“
Temari me l’aveva detto. Mia madre me l’aveva detto, mia zia, mia nonna, mia
bisnonna, fino ad Adamo ed Eva. Me l’avevano detto! Ma solo ora mi accorgo
della strana atmosfera di omosessualità che regna in questo college! Certo, è
un istituto maschile, ma non potevano tenersi la ragazza da casa? Perché
arrangiarsi alla Sodoma e Gomorra? Ma dico io… ne ho viste di tutti i colori!
Neji che per non arrendersi all’evidenza si è fatto un’insegnante, Shino e Kiba
stanno insieme, Chioji ci sta anche provando con me! Poi addirittura Rock Lee e
Sabaku no Gaara! Non l’avrei mai detto, ma li ho visti due mesi fa che si
rotolavano nella neve strusciandosi un bel po’. Non so più cosa pensare…
AIUTATEMI, SONO SOLO UN POVERO ETERO IN QUESTA VALLE DI PERDIZIONE!!!!”
Itachi
si alzò dal letto. Era ora di agire.
Erano
passati quasi due mesi da quando erano arrivati al college: Naruto e Sasuke non
si parlavano quasi più, Sasuke per vergogna, Naruto perché si era messo in
testa che il moro non gli parlasse perchè non lo considerava all’altezza, visto
che i suoi voti erano molto superiori a quelli del ragazzo dagli occhi
azzurrissimi.
Al
contrario, Lee e Gaara erano sempre più amici, facevano i compiti insieme,
scappavano quasi ogni notte dall’istituto per andarsene in qualche locale,
nonostante le proteste ogni volta rinnovate di Lee, ormai preso del tutto dal
nuovo amico.
Non
che non lo invitassero, ma Naruto declinava quasi sempre l’offerta. Un po’ per
andare in internet senza essere scocciato (Sasuke tornava tardissimo dalla
biblioteca), un po’ perché voleva essere presente nel caso il compagno di
stanza cambiasse idea e lo venisse a cercare. Questo ovviamente non lo
ammetteva nemmeno a se’ stesso, chiaro.
Ora
erano le undici, avevano cenato alla mensa, Gaara e Lee erano fuori e Sasuke a
studiare in libreria. Insomma, era praticamente solo, e non aveva voglia
nemmeno di entrare nel sito dei Pink Floyd. Tanto c’erano scritte sempre le
stesse cose. Sbadigliò e si stirò. Spense il computer.
Sentì
distintamente un ticchettio al vetro della finestra. Si voltò poco interessato.
Magari aveva ripreso a piovere…
Invece
il fratello di Sasuke sogghignava nella sua direzione facendogli cenno di
aprire.
Chiedendosi
perché facesse visita così tardi, aprì e il ragazzo saltò dentro con un balzo
agile da felino.
Era
la prima volta che veniva di notte. Di solito passava verso le cinque, per
essere sicuro di disturbare il fratellino durante lo studio. In quelle
occasioni si era spesso intrattenuto con l’Uzumaki, facendogli domande e
aggrappandosi ad argomenti per arrivare ad altri. L’interlocutore era giunto
alla conclusione che il fratello del suo compagno di stanza era una persona un
po’ stravagante, ma simpatica. Oltremodo affascinante.
Anche
quando avrebbe dovuto dedicarsi ai libri non aveva il coraggio di zittirlo, per
quanto era attratto da quel ragazzo più grande e determinato, dal sorriso
misterioso.
Inoltre
aveva i suoi stessi interessi.
E
comunque era meno emotivo di Sasuke…
-
Ah, sei solo?- chiese il diciassettenne.
-
Sì… gli altri sono via, e tuo fratello è rimasto giù a studiare. Se vuoi te lo
chiamo.- si offrì Naruto.
-
No, è meglio così…- e in un attimo gli catturò le labbra.
Lo
spinse al muro. Il biondo, per quanto scioccato, dovette ammettere che non gli
dispiaceva quel contatto, e non si fece pregare.
Tenendolo stretto col suo corpo alla parete
Itachi cominciò a baciarlo impetuoso, leccandogli le labbra e mordicchiandole
con passione. Adorava quelle labbra, grosse, infantili, morbidissime. Non
doveva neanche inchinarsi troppo per farle sue. Naruto era piuttosto alto per
la sua età. Quest’ultimo si aggrappò alle sue spalle con vigore, ricambiando.
Caddero entrambi sul letto. Itachi prese a passare la lingua sulla gola del
biondino, che respirava in fretta e rumorosamente. Le mani gli entrarono sotto
la maglietta e si strinsero attorno alla sua vita sottile, rimasta scoperta
grazie ai pantaloni a vita bassa. Le bocche si unirono nuovamente, e ancora, e
ancora. Una mano dell’Uchiha scorse silenziosamente lungo la schiena di Naruto,
che aprì la bocca in un solo sospiro che venne soffocato da un nuovo bacio
dell’altro.
Itachi
sorrise fra se’.
Non
si era sbagliato.
Quel
ragazzo era una vera bomba, una sorta di afrodisiaco potentissimo a quelli
sensibili come lui all’apparente ingenuità dell’amante.
Quasi
un gioco dover insegnargli tutto, visto che apprendono senza fatica, per
istinto, l’arte della seduzione, e a volte la mettono in pratica senza
accorgersene.
Si
sbottonò la camicia mettendo in mostra l’Heartagram che teneva fra il collo e
la spalla, dove andarono subito a poggiarsi le labbra gonfie del più giovane.
Quando
il gioco si fa duro…
L’Uchiha
allora andò alla cerniera dei pantaloni del biondino, che però gli fermò la
mano.
- Itachi…
non credo sia il caso…- mormorò, distogliendo gli occhi languidi da quelli
nerissimi dell’amante.
-
Forse hai ragione… mi sono fatto prendere…- gli sussurrò lui all’orecchio,
mordicchiandoglielo, cercando di tenere a mente che quello che stringeva a se’ era
un ragazzo più giovane di lui. Ma era complicato, visto che i suoi movimenti
candidamente sensuali lo negavano.
La
porta si aprì lentamente, ma la visione non fu meno traumatica per entrambe le
parti. Sasuke stava sulla soglia della stanza, con un punto interrogativo
enorme sulla testa, e l’aria sorpresa e poi… ferita. Si voltò e corse via.
Il
diciassettenne capì al volo la situazione e si rimise la camicia. Sospettava
che il fratellino puntasse il suo biondino, lo aveva capito da come era arrossito
quando aveva fatto un apprezzamento.
Ora
ne aveva avuto la conferma.
E
anche la conferma del fatto che era ricambiato.
Ovviamente
non c’era rimasto male, anche perché per lui era solo un mordi e fuggi, e per
intuito capiva che per Naruto era lo stesso, ne era prova il fatto che si era
tranquillamente fatto baciare senza fare domande, come se nulla fosse
importante se non la soddisfazione personale.
Salutò
cerimoniosamente e, dopo aver dato un ultimo bacio a quel ragazzo che l’aveva
fatto divertire come non mai, si calò giù dalla finestra.
-
GAARA! Dai, ti prego, torniamo a scuola!- supplicava Lee all’amico.
-
Perché scusa?-
-
Perché sono già le undici meno un quarto! Ci sveglieremo tardi!-
-
Domani è Natale- informò l’altro.
Erano
in una sala giochi a spendere miliardi alle macchinette, ma quasi altrettanti
ne tornavano, visto che il rosso aveva una fortuna sfacciata. La gente era
quasi tutta riunita per assistere alle prodezze del figlio del vicesindaco… ma
per una volta il Sabaku non se la prese.
- E
va bene, Lee.- acconsentì.
Era
la prima volta che cedeva tanto facilmente. Dov’era l’inghippo?
Gaara
gli prese il mento in una mano costringendolo a guardarlo negli occhi.
-
Hai dieci secondi per trovare un’alternativa alla scuola.-
Il
moro ci pensò su. – Hanno appena aperto un piccolo bar a pochi isolati da qui.-
-
Vada per il bar.-
Era
piccolo ma carino, coi muri salmonati e il pavimento bianco, tavolini di legno
rotondi che la facevano sembrare una sala da tè vecchio stile.
Molto
luminoso, oltretutto.
Si
sedettero nell’angolo più nascosto della stanza. Ordinarono alla giovane
cameriera due tazze di cioccolata calda con panna.
La
ragazza che serviva ai tavoli si chiamava Claire, sarebbe interessante
stenderne una biografia, ma immagino sia irrilevante. Dirò solo che era andata
di malavoglia pensando che avrebbe ricevuto il trattamento riservato alle
ragazze graziose come lei da parte degli adolescenti o vecchiacci viziosi:
occhiatine, commenti al vetriolo, magari mano morta.
Invece
l’indifferenza dimostratale la portò a guardarli meglio. Erano maschi, senza
dubbio. Normali, non certo dello stile timido, da come erano vestiti si poteva
dire che fossero tipi rilassati e sicuri di se’.
Una
particolarità.
Si
fissavano negli occhi.
I
cenni che si facevano a vicenda durante la discussione le ricordavano quelli
che le faceva il suo ragazzo quando la portava a cena fuori.
Fra
quei due c’era qualcosa… di sicuro.
Anzi,
non ancora.
Ma
una spintarella magari…
-
Allora com’è andata la verifica di biologia?- chiese Lee.
-
Bene, lo sai che è il mio forte.-
-
Io ho sbagliato e ho assegnato i mitili ai cefalopodi…-
-
Sei un asino… è chiaro che sono bivalvi, il mitilo è fatto con due valve e la
cerniera alla base.-
- E
come si muove?-
-
Con l’organo di locomozione, chiamato piede… per dire la fantasia.-
-
Ma i mitili sono le cozze!-
-
No, sul serio???!!!-
-
Non l’avevo mai capito…-
Arrivò
la cameriera e porse loro una grande coppa.
-
Le tazze erano tutte a lavare, così, visto che siete gli ultimi clienti della
serata allora abbiamo aggiunto una porzione in più. Ci scusiamo per il
disguido. Offre la casa.- e fuggì via.
Rimasero
a rigirare la panna nel recipiente di vetro.
Gaara
fu il primo ad assaggiare, poi Lee.
Ben
presto, cucchiaiata dopo cucchiaiata finì, e dopo aver lottato per gli ultimi
rimasugli si alzarono per andarsene.
Non
sapevano perché ma si sentivano più uniti, e anche su di giri.
Claire
rimetteva a posto, nella mensola delle spezie, la cannella.
-
Perché l’hai fatto tesoro?- domandò la vecchietta che dirigeva il bar.
- Vedrai,
nonna.- rispose la ragazza pensando al potere afrodisiaco della spezia.
Non
riuscirono a fare un passo di più.
Appena
fuori dal locale c’era il parco, coperto di neve.
Si
sedettero in una panchina, o per meglio dire Gaara si sedette e fece sdraiare
Lee con la testa nel suo grembo.
Si
guardarono senza riuscire a parlare. Il rosso cominciò a lisciare la guancia
dell’amico.
Gli
carezzò un po’ i capelli e si chinò per baciarlo dolcemente sulle labbra. Lee
chiuse gli occhi attirandolo a se’ con un braccio.
Si
tirò su e si mise a cavalcioni delle sue ginocchia.
Gaara
lo fissò negli occhi in silenzio, poi ricominciò a baciarlo con calma, senza
usare subito la lingua. Si fermarono e ripresero a guardarsi, senza allontanare
i visi, carezzandosi a vicenda le spalle e le braccia in modo febbrile.
Si
baciarono nuovamente e stavolta in modo più profondo, stringendosi forte e
agognando l’uno il profumo dell’altro, cercandolo fra i capelli e alla base del
collo.
Sentirono
i rintocchi di un campanile, da lontano.
Uno…
due… tre… fino a dodici.
-
Buon Natale… Gaara…- sussurrò fiocamente Lee all’orecchio del compagno, che
tremò di sorpresa.
Il
più bel Natale della sua vita.
Sasuke
era in un bagno (dei maschi, oblivius). Sarebbe dovuto andare a letto presto, perché
l’indomani mattina ci sarebbe stata la festa.
Ma
data l’aria festaiola della sua espressione, equivalente a zero, si capiva
benissimo che sarebbe rimasto in camera a dormire… in camera? Con LUI?
Noooo.
Non
li avrebbe disturbati, certo che no.
Dopotutto
lo era sempre stato.
Un
elemento di disturbo, intendo.
Che
festeggino loro come meglio credono.
Uzumaki
e quel bastardo di suo fratello.
Li
detestava tutti e due in ugual modo.
Tanto
vale dormire in bagno.
Si rannicchiò
e abbassò la testa contro le sue ginocchia, respingendo le lacrime che
premevano per uscire.
Traditrici
anche loro!
Traditori
tutti!
Vaneggiava,
è palese.
Ma
era così.
Perché
Itachi si doveva prendere tutto?
Gli
amici.
La…
figaggine, ecco.
Era
il primogenito, i genitori stravedevano per lui, mentre del minore quasi non si
curavano.
Questo
era il motivo dello studio ossessivo.
Aveva
un sentore irrazionale che se fosse riuscito ad ottenere più del fratello l’avrebbero
amato di più.
Ovviamente
fu un buco nell’acqua.
Avrebbe
preferito non vedere quella scena.
Magari
passare per stupido, ma non vederla.
Aveva
deciso di smettere di comportarsi da bambino e di riconciliarsi con Naruto ma…
Non
aveva pensato che forse Naruto non aveva intenzione di riconciliarsi con lui.
Sentì
battere alla porta.
-
SASUKE! Dai, esci di lì, te ne prego!
-
LASCIAMI IN PACE!
-
Ti posso spiegare tutto!
-
Hai vinto il riconoscimento per la battuta meno originale del tuo repertorio,
te ne rendo merito. Ora mi faccia la cortesia di smettere di percuotere l’uscio
e di privarmi della tua presenza!
-…
-…
-
SASUKE TORNERO’ QUANDO AVRAI RIPRESO A PARLARE COME UN NORMALE ESSERE VIVENTE,
MI HAI SENTITO???
I
passi si allontanarono veloci.
Aveva
di nuovo dato prova di quanto lo disprezzasse.
Lo
faceva apposta a usare termini complicati, che non capiva del tutto.
Lo
faceva apposta per metterlo in difficoltà e dargli dell’ignorante.
All’improvviso
il biondo ingoiò tutto l’imbarazzo che gli dava non capire ciò che diceva e
proclamò alla porta chiusa:
- Sarò
un ignorante per quanto riguarda i vocaboli e i libri, ma in materia di affetti
e amore tu sei incredibilmente più indietro di me! Hai capito? In questo sei
incredibilmente asino! Nella cosa più importante del mondo! Ciò è più grave di
non sapere quando si svolse la battaglia di Megiddo! Addio!
Dopo
un minuto tornò e urlò:
- E
COMUNQUE MEGIDDO FU NEL 1480 a.C. !
Se
n’era andato per davvero.
L’una
di notte.
Lee
e Gaara s’apprestavano a tornare a casa, fermandosi ogni tre passi per
scambiarsi baci nell’ombra dei portici.
Naruto,
brontolando “Bel Natale!” si metteva il pigiama e s’infilava sotto il piumone.
Lui,
Uchiha Sasuke, fratello di Uchiha Itachi noto per il suo grande carisma che
faceva capitolare maschi e femmine, si sciolse in singhiozzi dietro la porta
del bagno più remoto della scuola.
“La mia
relazione con la prof di matematica sta andando piuttosto bene! Ho avuto il
buonsenso di non arrendermi a tutte le persone ‘ dell’altra sponda ’ che
regnano nel mio college. Certo, certo. Non è sempre una passeggiata
accontentarsi di una quarantenne dati i ragazzi di bell’aspetto che circolano,
e dato il comportamento oscuro di molte coppie che si sono formate negli ultimi
giorni. Gaara e Lee, per esempio, sono sulla bocca di tutti. Come potrebbero
non esserlo se non fanno altro che pomiciare negli spogliatoi durante le ore di
ginnastica? Sono pazzi? Lee arrossisce sempre, ma è succube di Gaara che lo
prende nei momenti più impensati! Naruto si dice che abbia una storia con
Itachi Uchiha. L’unico indifferente a questo clima è Sasuke, il fratello di
Itachi. Non fa altro che studiare, anche se a volte lo si trova con gli occhi
rossi. Mah, sarà la stanchezza.”
Gaara,
che aveva marinato le lezioni, stava all’atrio della palestra aspettando che
Lee entrasse per bere dell’acqua dallo zaino, come era solito a fare.
Non si
dava pena che qualche professore lo vedesse… nessuno avrebbe osato bocciarlo o
biasimarlo in qualche modo. Ultimamente usufruiva spesso del potere della sua
famiglia, tanto non ci poteva fare nulla. Lo condivideva solo un po’ col suo
amico… ragazzo. Gli ripeteva sempre di non impegnarsi eccessivamente una volta
tanto, anche perché nel caso sarebbe stato lui a regolare i conti per un brutto
voto. Pareva sleale, certo, probabilmente lo era! Ma comunque i privilegi
c’erano e non serviva ignorarli. Nel caso poteva impegnarsi molto coi
professori degni di stima che giudicavano in base alla diligenza. Non erano
molti, ma c’erano.
Eccolo
che arrivava!
Si
tergeva la fronte dal sudore e si era inchinato per armeggiare con la cerniera
della sacca da ginnastica.
Il rosso
aspettò che avesse finito di bere, poi, non visto, lo prese per un braccio e lo
trascinò nel bagno adiacente allo spogliatoio.
- Gaara,
che cosa…?
Il resto
della frase venne soffocato da un violento bacio dell’altro.
- Zitto…
Lo
spinse al muro e riprese a mordicchiargli le labbra, stringendolo forte fra le
braccia. Il moro tentava inutilmente di liberarsi… o magari faceva finta di
tentare. Riuscì comunque a fermarlo.
- Ci
scopriranno!- sospirò infiammato.
Il suo
ragazzo scrollò le spalle e lo fissò negli occhi neri che si erano fatti
languidi.
- Non
importa.
Tentò di
riprendere ciò che era stato interrotto, ma venne bloccato un'altra volta.
Fissò
senza interessarsene le piastrelle celeste pallido che coprivano il muro sino a
metà, mentre Lee gli rifilava una paternale sul fatto che i desideri della
carne non sono virtuosi ma disdicevoli, che dovevano essere più discreti
eccetera.
Lo
guardò nuovamente e sorrise malizioso. Rock Lee si sentì ribollire come non
mai.
Gaara si
avvicinò di nuovo e gli posò una mano aperta fra il viso e il lato del collo,
in modo da carezzare col pollice la guancia sinistra e sfiorare con i
polpastrelli delle altre dita i capelli. Portò l’altra mano sotto il mento del
moro, portando la bocca all’altezza della sua. Poi gli sussurrò, ipnotizzandolo
con gli occhi color acquamarina:
- Ma a
te piace tanto, vero…?
Gli posò
delicatamente le labbra sulle sue, in un bacio casto e delicatissimo, quasi
impalpabile. Si tirò indietro ostentando lo stesso risolino strafottente.
- Ma se
proprio non vuoi posso anche andarmene.- concluse sornione. Si mise le mani in
tasca e lo osservò dibattersi fra buonsenso e desiderio.
Dopo
cinque secondi Lee gli si precipitò addosso abbracciandolo di slancio e
baciandolo con maggior trasporto. Gaara lo sbatté nuovamente contro il muro e
stavolta lui si lasciò trascinare dalla foga, tanto che, quando sentì una mano
del rosso percorrergli la schiena per tutta la sua lunghezza, si lasciò
sfuggire un gemito acuto e, per non essere da meno, alzò una gamba per
strusciarla e attorcigliarla alle sue.
Sasuke
era nel dormitorio con Naruto, ma anche se fosse stato solo il risultato non
sarebbe stato diverso se non dentro di lui.
La
situazione non era cambiata, tranne per il fatto che ora era il moro a sentirsi
umiliato, e che ogni volta che sentiva nominare il fratello rompeva qualcosa.
Dalla mina di una matita a una pila di piatti.
Stava
studiando.
Tanto
per cambiare.
Naruto
leggeva un fumetto, senza degnarlo di uno sguardo. Erano passati tre giorni da
quando era successa quella scena, tre giorni di imprecazioni interiori e di
silenzio scocciato.
Sembrava
praticamente che la stanza fosse vuota.
Alzarono
gli occhi verso la porta che si apriva.
Entrò
Gaara con Lee, stringendosi per i fianchi e ridacchiando (solo Lee rideva…
ecco…). Evidentemente non li avevano notati, perché il rosso lo spinse verso la
parete oltre l’uscio e continuò a baciarlo, mentre l’altro si stringeva a lui
convulsamente.
-
O.O’’’’’- fecero l’Uchiha e Uzumaki.
- Ooops…
scusateci, pensavamo fosse vuoto!- arrossì Lee, mentre Gaara rivolgeva il suo
sguardo altrove guardandosi bene dall’arrossire.
- Non
siete normali voi due!- dichiarò Naruto, sotto tacito appoggio di Sasuke.
- Quando
sarete innamorati capirete.- sospirò Rock, mentre il rosso lo fulminava a
occhiatacce perché non approvava le sdolcinatezze.
-
Praticamente se dovessimo fare come voi entreremmo in classe tutti col proprio
ragazzo e faremmo orge collettive.- obbiettò il biondo.
Gaara
prese parola per la prima volta.
- Perché
no… noi siamo persone da imitare.
Prese
Lee per il polso e lo trascinò fuori dalla stanza, mentre l’altro lo mangiava
con gli occhi, troppo attratto da lui per accorgersi di sembrare un automa.
I due
rimasti evitarono accuratamente di guardarsi.
Rock Lee
gli spiava di nascosto dallo spiraglio che offrivano i cardini.
-
Dovremmo aiutarli.- propose.
Il rosso
ostentò un comportamento menefreghista mettendosi le mani in tasca.
-
Perché? Non sono affari nostri…
Udì un
battito di mani esasperato di chi invoca gli dèi.
- Ma
secondo me basterebbe un niente per farli dichiarare!
Gli
dette le spalle, ribattendo bruscamente:
- Sono
problemi da Posta del Cuore.
- E dai,
ti prego…!
-
Lasciami fuori da questa storia.
Lee,
diciamolo chiaramente, era ormai succube del suo ragazzo, anche se lui non
aveva fatto quasi nulla affinché lo diventasse. Si lasciava trascinare nei pub,
nelle discoteche, nei locali. Lo seguiva docilmente. Non opponeva alcuna
resistenza. Quando si metteva in testa una cosa, però, era del tutto
irremovibile. Non potendolo contrastare sul piano fisico o psicologico… cosa rimaneva?
La
seduzione.
Dunque
si voltò verso di lui.
Gli si
avvicinò di soppiatto e gli gettò le braccia al collo, senza l’enfasi di prima,
ma molto lentamente. Fece sfiorare le loro labbra.
Gaara si
ritrasse di poco, e con una vocina piccola piccola domandò:
- Lee…
che stai facendo???
Ogni
volta che agiva così annullava le sue difese, facendolo sentire, per la prima
volta, una preda e non un predatore. Arrossì fino alla radice dei capelli
mentre il moro lo baciava con scarso trasporto.
- Beh,
Gaara… non lo farai per loro… ma lo farai per me, vero?- gli bisbigliò piano.
Fece scendere le mani ai suoi fianchi stretti; gli carezzò il collo con la
bocca e prese a dargli piccoli baci sulla gola, sempre in modo controllato.
Avvertì segni di cedimento da parte di Gaara. Prima le spalle che, da rigide quali
erano, si rilassavano, poi come aveva inclinato la testa da una parte per
facilitare l’accesso ai baci.
Lee
tornò a fissarlo negli occhi.
Quegli
acquamarina del ragazzo erano invece rivolti alle sue labbra, ed erano lucidi
per l’eccitazione. Dabbasso, il suo corpo aveva cominciato ad assecondare i
gesti di quello del moro.
Quest’ultimo
gli chiese, per l’ultima volta, sempre in un soffio:
-
Allora?
Gaara
udì se’ stesso dire:
-
Vedremo…- in tono infatuato.
Se ne
vergognò non poco. Così per ristabilire i posti fu lui a baciarlo e avvertì:
- Ma non
credere di avere i miei servizi gratis…
Lee si
tirò indietro stupito e confuso.
- Che
intendi dire?
Il
Sabaku gli rivolse uno sguardo peccaminoso.
-
Capirai. Forse.
-
Sasuke, che ne dici di venire con me e Lee al negozio di musica oggi?- domandò Gaara
al moro che stava chino sui libri.
- Mah…
non saprei… devo studiare…
-
Finirai per ammalarti di questo passo. Hai già rinunciato a conoscere musica
nuova?- volle sapere il rosso. L’Uchiha si irrigidì. Aveva toccato un nervo
scoperto. La prima volta che aveva tentato anche solo di ascoltare i gruppi che
piacevano tanto ai suoi coetanei era stato con Naruto. Poi si erano
addormentati e… sappiamo bene come finì la storia!
- Senti,
ci devo pensare.
Il Sabaku
uscì dalla biblioteca mormorando:
- Tuo
fratello ci sarebbe venuto sicuramente. Si vede che non hai nemmeno un decimo
del suo carisma.
-
Naruto, che ne dici di venire con me e Gaara al negozio di musica oggi?-
domandò Lee al biondo che stava accordando la sua chitarra.
- Ok.
Quella
sera Lee e Gaara “casualmente” dimenticarono l’appuntamento e li fecero trovare
da soli al negozio.
Quella
notte, dunque, erano per strada più presto del solito.
- Dove
andiamo?- domandò Lee innocentemente.
Il rosso
gli sorrise diabolico.
- A casa
mia.
- Ma…
ma…
Venne
ignorato.
Durante
il lungo tragitto, il moro faceva domande, proteste, insomma, manifestò la sua
curiosità per l’inaspettata svolta delle loro uscite. Le risposte erano
borbottii svogliati.
Finalmente
fu in vista il grande edificio bianco a due piani.
Lee si
diresse verso il portone, ma Gaara gli fece segno di fare silenzio e si
introdusse in casa, non prima di aver disinserito l’antifurto col telecomandino.
Dunque aprì la porta di servizio e lo fece entrare. Il ragazzo strabuzzò gli
occhi: era enorme! Quella doveva essere la cucina, data la presenza di un
frigorifero di ultima generazione, ma non ci somigliava molto. I quadri alle
pareti immacolate, le sedie foderate di velluto bianco, le enormi vetrate che
portavano alla veranda. Il tavolo di marmo era perfettamente sgombro, tutto era
in perfetto ordine. Il rosso gli prese il braccio col suo solito fare
possessivo e lo condusse alle scalinate di granito, un po’ in penombra, sebbene
i lampioni, per strada, lasciassero trapelare moltissima luce dalle finestre
prive di tende.
Non ebbe
il tempo di notare altro, cercando di stare dietro al suo fidanzato. Egli si
fermò di fronte a una porta nera piena di cartelli intimidatori: Pericolo, non
entrare, non disturbare.
Sarebbe
monotono descrivere l’espressione del moro. Posso solo dire che sobbalzò quando
l’altro fece scattare la serratura.
- Beh…
che si fa?- domandò.
Gaara
sorrise e lo fece sedere sul letto. Lo baciò con furore, tanto da spingerlo a
sdraiarsi sotto di lui.
Gli si
sedette a cavalcioni sopra e gli leccò le labbra, spingendolo ad aprirle. Lee
si aggrappò alle sue spalle mugolando, piacevolmente soffocato da quelle labbra
morbidissime che assaggiavano ogni parte del suo viso.
Sabaku, non
soddisfatto, gli sfilò la maglietta, che cadde nel pavimento rivestito di
moquette bianca morbidissima. Si fece togliere anche la sua camicia, sotto la
quale il ragazzo potè notare il corpo magro, forse un po’ femmineo per quanto
fosse sottile seppur forte, diafano come il resto della sua pelle.
Ignorando
le occhiate scosse del moro, annidò dei baci fra la spalla sinistra e il collo,
facendo scorrere la sua mano lungo lo stomaco di lui.
Lee
ansimò pesantemente.
Il rosso
lo strinse a se’ tanto da fargli mancare il fiato. Gli strofinò il petto col
viso e risalì, mordicchiandogli il lobo dell’orecchio, dove mormorò:
- Te lo
dicevo che i miei favori hanno un prezzo…
Il moro
s’impietrì a quella dichiarazione. Dunque era questo quello che intendeva… ma
non voleva mica… no, non era possibile…
Lui scese
nuovamente giù e passò la lingua sul suo ventre, in modo da fargli venire i
brividi.
- Ti
voglio, Lee.
Sì, a
quanto pare voleva.
Rock Lee
arrossì di brutto e lo fermò con decisione.
- Gaara…
forse è meglio di no. Io… ecco… credo di non essere ancora pronto.
Sabaku
lo guardò senza dolcezza, ma nemmeno rancore. Solo pura sicurezza di se’
stesso.
- Va
bene. Vorrà dire che ti aspetterò.
-
Aspetterai??- ripeté l’altro con una punta di panico nella voce.
-
Perché, dubiti che prima o poi io non riesca ad averti?
Si
rivestirono e tornarono in strada, senza fare il minimo rumore. Si poteva
pensare che il motivo fosse il non voler svegliare i fratelli di Gaara; ma
anche in strada non dissero una parola.
Il
Sabaku era sempre stato un po’ introverso. Aveva momenti di vivacità e momenti
nei quali si chiudeva in se’ stesso. Tutto normale, dunque.
Però
Rock Lee si sentiva in colpa, e anche un po’ imbarazzato.
Le patatine che
mi ha mandato mia madre sono ottime. Ah la mamma, i suoi pensierini delicati!
Oggi mi sono offerto all’interrogazione per salvare il mio Shikamaru. Ho
preso quattro ma ora lui mi guarderà con occhi diversi! ^_^! Oggi gli ho
offerto una merendina ma ha detto che è allergico… mmm… ora la segno così non
lo dimentico! Neji e la prof stanno ancora assieme, ma Shino e Kiba hanno
litigato, forse perché Akamaru, il cane dell’ Inuzuka, ha mangiato gli insetti
per la prova di scienze dell’Aburame! Mi dispiace per loro! Quando io e Shika
staremo assieme non litigheremo mai.
Caro diario,
sono tanto triste! Ho sentito il mio Nara che parlava al telefono con una certa
Temari, e sembravano anche intimi! Uffa! Ma riuscirò a conquistarlo! Puoi
starne certo! SIII!!! Viva i robusti!
“Ma dove
si sarà cacciato Gaara?” Pensò l’Uchiha minore guardando la facciata del
negozio, che non voleva varcare se non in compagnia, anche perché non si
sarebbe trovato a suo agio fra tutti quei tipi alternativi.
Un
ragazzo alto e pieno di tatuaggi uscì dalla porta scorrevole automatica tenendo
in mano un pacchettino quadrato, di certo un cd di qualche gruppo “giusto”,
roba fuori dalla sua portata.
Dall’altra
parte della strada vide correre a perdifiato verso di lui un ragazzo biondo
dagli occhi azzurrissimi. Riconobbe Naruto, e dovette anche ammettere che con i
jeans a cavallo basso e camicia nera senza maniche stava da Dio.
-
SCUSASCUSASCUSASCUSA!- gridò lui stringendo gli occhi – sono in ritardassimo…
ah… sei tu.- mormorò appena lo riconobbe.
- Lo
sapevo di essere io, grazie.
Voltarono
la faccia, furibondi con gli altri due che non accennavano di arrivare, chissà
cosa stavano facendo… e poi nessuno di loro sapeva che sarebbe venuto anche
l’altro, altrimenti non avrebbero mai accettato.
Dopo
circa mezz’ora fu chiaro che Lee e Gaara avevano tirato un bidone. S’interrogarono
mentalmente sul da farsi, senza osare l’uno interpellare l’altro.
“Potrei
andare a finire la ricerca di chimica” pensava ovviamente il moro, mordicchiandosi
l’unghia del pollice, senza mangiarla. “Però non ne ho voglia. Ormai sono
fuori, tanto vale che ci rimanga.”
“Che
noia. Possibile che Sasuke non abbia ancora capito che non aspetto altro che
lui mi chieda un parere su dove andare? Lo perdonerei immediatamente, non
pretenderei nemmeno le scuse, guarda un po’.”
Rimasero
in silenzio. Poi Sasuke si mosse verso la porta scorrevole.
- Tsk…-
Si
introdusse nel negozio. Il biondo si affrettò a seguirlo.
Il primo
si bloccò sulla soglia, resistendo alla tentazione di spalancare la bocca dallo
stupore.
Era un
ambiente poco spazioso, pieno fino al soffitto di scaffali di cd. Le mura di
pietra erano foderate di poster ritraenti cantanti e gruppi famosi. Le luci
erano soffuse ma si concentravano principalmente sulle mensole, lasciando quasi
al buio tutto il resto.
Porta cd
girevoli cigolavano sotto le mani dei clienti, tutto coronato da un pavimento
di marmo nero.
- Mai
visto un negozio emo-goth?- chiese Naruto, che al contrario suo era
perfettamente a suo agio e si dirigeva con passo sicuro verso un commesso.
Sasuke
non rispose e cominciò a frugare in un cesto pieno di album dalle copertine
coloratissime. Ne lesse una, riconoscendo alcune delle composizioni più
moderne.
- Questo
dev’essere qualcosa di avanzato, di sicuro…- si disse.
- Guarda
che lì non troverai mai nulla!- l’apostrofò Uzumaki.
L’addetto
alle vendite li squadrò con disprezzo: era vestito con una giacca di pelle e
jeans stracciati pieni di borchie. Sapeva che venivano dalla scuola privata
poco lontano e certo non potevano intendersene molto di musica.
Sasuke d’altra
parte fissava affascinato il tatuaggio che copriva il cranio rasato,
raffigurante un tribale.
-
Allora, ragazzini, che cercate? Hip Hop, pop…?
-
Cerchiamo più che altro metal e punk per il mio amico, io sono qui per
materiale sui Nirvana e un album dei Pixies, Doolittle.- rispose sicuro il
biondino.
L’Uchiha
notò il commesso farsi improvvisamente più rispettoso.
-
Seguitemi.
Li guidò
nell’angolo più buio del negozio e li condusse dentro un magazzino più spazioso
ma sempre strapieno di roba: poster arrotolati, chitarre, magliette,
percussioni e ovviamente compact disc.
- Il
metal è da quella parte, vicino alla tenda nera, dove potrai ascoltare se è
quello che cerchi.- informò rivolto a Sasuke.
- I Pixies…
vediamo… ecco, l’ultimo rimasto, sei fortunato. Cosa cerchi sui Nirvana?
-
Magliette…
Il dipendente
indicò una catasta di indumenti neri in un cesto.
- Cerca
la tua misura, amico. Io ho da fare.
Si
allontanò.
Uzumaki
trovò subito quel che cercava e raggiunse l’Uchiha completamente incasinato fra
cuffie e cuffiette, che lottava contro lo stereo.
Sbuffò e
gli collegò i cavi.
Sasuke
mormorò un “Grazie…” svogliato e cominciò ad esaminare i cd dalle copertine che
più l’avevano attratto.
Poco
dopo il biondo lo raggiunse di nuovo, gli tolse le cuffie e gli mostrò una
copertina con su scritto “N.Y.C ghost and flowers”.
- Mi
dovrebbe interessare?
- Questo
lo regaleremo a Lee!- propose lui con un sorriso furbesco.
- Perché?
- Questo
gruppo si chiama Sonic Youth!
Il moro
trattenne una risata: molto appropriato!
- Ti
piace la maglietta che devo prendere?- proseguì mostrando un capo d’abbigliamento
nero con su una faccia e vari tribali – è Kurt Cobain! Il cantante dei Nirvan…
- Lo so
chi è, grazie!- sbottò Sasuke irritato, anche se non era vero.
- Sul
serio…?- domandò Naruto interdetto e stupito.
Calò un
silenzio glaciale. Lasciarono perdere e andarono a pagare.
Uscirono
nell’aria pungente.
Il moro
sbuffò di nuovo e prese una strada a caso, diretto verso un bar.
Il
biondo gli venne dietro affrettando il passo.
L’Uchiha
cominciò quasi a correre.
-
Aspettami!- gli gridò dietro l’altro tentando di raggiungerlo.
Il
ragazzo invece si fermò di botto e si girò verso di lui.
- Problemi?
- Cos…-
disse Uzumaki senza capire.
- Te l’ho
chiesto forse io di seguirmi Usuratonkachi?
- Ma… ma…
- Mi
stai pedinando? Non voglio la tua compagnia, se forse ti sei illuso del
contrario. Beh, che hai da guardare? Ti si è seccata la lingua ora?
Naruto
ammutolì.
Era come
se qualcosa si fosse rotto. Ebbe l’impressione di tornare molto indietro nel
tempo, quando Lee non gli aveva ancora offerto la sua amicizia e un po’ di
compagnia. Ricordò improvvisamente la sua infanzia solitaria, povero orfanello,
disprezzato dalla società in quanto nato subito prima di una catastrofe che
venne attribuita a lui.
Vittima
innocente di una civiltà superstiziosa.
Troppe
volte aveva sentito quelle parole.
[non voglio la tua compagnia]
I ragazzini
che giocavano sotto casa sua, a due passi ma così lontani per lui.
[beh,
che hai da guardare?]
Scosse
forte la testa. Gli sembrava ancora di sentirle, quelle voci acute e sottili ma
pesanti sulle sue spalle di bambino. Quei gesti seccati, quei sussurri maligni.
[ti si è seccata la lingua ora?]
Si voltò
prima che le lacrime bollenti solcassero le sue guance ritrattando i percorsi già
segnati fin da quando era abbastanza grande per accorgersi della diffidenza con
la quale veniva trattato.
[problemi?]
No.
Nessun
problema.
- Non mi
si è seccata la lingua.
- Allora
perché non parli?
- Credi
che sia così facile parlare con una persona noiosa
come te? Ecco perché non hai amici!
Mirava
chiaramente al suo punto debole.
- Ha
parlato quello che ha una valanga di amicizie…
- Che ne
sai tu di me? Non sai niente! Perciò evita di parlare di cose che non conosci,
va bene?
- Io ne
so più di quanto…
- ZITTO!
Naruto
si era voltato e Sasuke fece a tempo a scorgere le righe luccicanti sulle sue
guance, prima che Uzumaki cominciasse a correre lontano come una furia. Uchiha
rimase fermo e immobile, guardando attonito lui che si allontanava. Poi si
lanciò all’inseguimento.
Naruto
credeva di essere al sicuro ormai.
Aveva
leggermente rallentato l’andatura. Il vento che gli sbatteva in faccia aveva
asciugato le sue lacrime. Sentì una morsa al polso sinistro, dietro di lui.
Riconobbe in quella stretta Sasuke. La neve doveva aver attutito i suoi passi. Il
moro lo sbatté con forza contro un alto recinto di legno, immobilizzandolo per
le spalle.
- Che
vuoi adesso? Me ne sono andato! Contento? Ti ho privato della mia inutile e
dannosa presenza.
Si
divincolò, ma la presa del minore degli Uchiha era ferrea quasi quanto quella
di Itachi.
-
Lasciami andare!
Sasuke
non sapeva il perché del suo gesto, ma era a conoscenza del fatto che se l’avesse
lasciato andare non l’avrebbe più rivisto così da vicino.
La vista
del biondo che si dibatteva infuriato fra le sue braccia lo infiammava, lo
faceva sentire potente. Notò che aveva smesso di agitarsi, e che lo fissava con
fredda curiosità, una rabbia gelida che contribuiva però ad abbellirne l’aspetto:
gli occhi, anche se non piangeva più, erano lucidi e vivi, dell’azzurro più
intenso che avesse mai visto. Le guance arrossate scurivano ulteriormente la
sua carnagione, i capelli color grano bagnati di neve dovevano essere di sicuro
morbidissimi.
Uzumaki
fissava dunque la persona che aveva davanti, studiandone le mosse. Ma gli occhi
color antracite non gli dicevano nulla, perciò sobbalzò quando sentì le sue
mani diafane risalirgli le spalle e arrivargli al viso, spingendolo contro di sé.
Spalancò le palpebre quando sentì le labbra dell’Uchiha sulle sue, causandogli
un tremore incontrollato di tutto il corpo.
Sasuke
lo baciava con trasporto, gustando il suo sapore e saggiando le labbra con la
lingua, lieto di sentire quel corpo sottile tremare in balia dei suoi gesti. Infilò
le mani sotto la sua maglietta. Ma Naruto non glielo permise.
Si
accorse che non aveva mai partecipato al bacio.
“Shino mi ha
lasciatooooooo!!! ç_ç cosa faccio adesso? Chi mi farà i compiti di biologia? E
fisica? Mi manca tanto il mio pacioccone introverso, con quegli occhiali da
sole (di che colore avrà mai gli occhi???), l’impermeabile e i capelli peggio
dei miei. Come farò senza di lui??? Solo perché Akamaru ha mangiato la sua
colonia di ragni, che teneva e accudiva nell’angolo superiore della stanza (per
dargli da mangiare saliva sopra tre sedie)! Doveva evitare di lasciare la scala
là vicino: è chiaro che il mio cagnolino, essendo molto curioso, ha messo là il
musino e si è sbafato “Mario, Giulivo, Odoacre, Cesare, Diodoro e Piero” come
li chiamava lui… sì, il mio ragazzo era ben strano… Shikamaru mi guarda sempre
male, pensa che io istighi Choji a fargli gli agguati quando esce dalla doccia…
ma non è vero! Cioè non esattamente…”
Erano
passati due giorni, e Naruto non rivolgeva più la parola a Sasuke.
Quest’ultimo,
d’altro canto, prima di fare qualsiasi cosa in sua presenza meditava su quello
che avrebbe fatto il fratello al posto suo: se lui aveva conquistato il biondo,
forse c’era qualcosa di particolare nel suo modo di essere.
Risultato:
dimezzamento delle ore passate in biblioteca, discussioni con Gaara sulla
musica, scherzi a Rock Lee.
Insomma,
un cambiamento stupefacente, al quale però Naruto non pareva dar peso. E ciò
mandava in bestia l’Uchiha, più che mai deciso a farlo infatuare di se’.
Questa
idea che una volta avrebbe considerato balzana gli nacque in testa dopo essersi
accorto che Uzumaki, la sera famosa in cui erano andati a dischi, non
rispondeva ai suoi baci. Si era sentito offeso in prima persona, perché da
Itachi si era lasciato trascinare. Dunque era partito il piano “conquista
kitsune”, sotto tacito appoggio di Lee e Gaara.
Quella
mattina si rigirava nel letto aspettando l’orario per alzarsi, meditando però
su che altro poteva fare per far arrendere Naruto.
Pensava
di aver provato di tutto.
Spalancò
gli occhi:
NON tutto…
- Dai
Gaara… anf… basta…
Lee si
lasciò andare contro la parete, sbuffando sfiatato.
Gaara
sospirò e lo guardò con disapprovazione. Ora, privato della persona che fino ad
un momento prima aveva davanti, poggiò lo fronte contro il muro freddo, poi la
guancia. Si mise ritto e di scatto dette una piccola spallata al divisorio per
reagire, voltandosi in modo da appoggiarsi di schiena, sempre con la bocca semi
aperta a causa di quella sorta di apnea.
Una
piccola goccia di sudore gli colò dalla fronte.
-
Perché?
Il moro
si riavviò la frangetta che gli si era incollata sopra gli occhi, quali chiuse
prima di parlare.
- Non so
se te ne rendi conto… tu mi cerchi, mi rapisci dalla lezione, mi baci, mi
convinci a ricambiare… ma poi… che altro?
Il rosso
gli lanciò un’occhiata.
- Non
capisco.
- Cerca
di seguirmi: sempre la stessa storia, non facciamo altro che baciarci in
continuazione… non vuoi qualcosa di più dalla nostra relazione?
Si
sentiva come la classica ragazzina che cerca sempre conferme, richiamando il
proprio ragazzo ad un comportamento serio. Si sentiva ridicolo. Però pensava
davvero ciò che aveva detto.
Gaara
sorrise, lievemente inquietante.
Lo prese
per le spalle e fece aderire il proprio corpo a quello del compagno,
sfiorandogli le labbra.
Rispose,
in un sol sussurro:
- Io
sarei ben felice di dartela, quella cosa in più… ma sei stato tu a rifiutarla…
Lee lo
allontanò tanto bastava per permettergli di fissarlo negli occhi senza che lui
lo tentasse.
- Non
quello che pensi tu!
- Allora
cosa?
Sbuffò
forte.
- Gaara,
non parliamo praticamente mai! Non c’è alcun dialogo. Non guardarmi così, lo so
che il mio è un discorso stupido e scontato, ma se guardi bene è vero!
Il
Sabaku ricambiò lo sguardo lievemente turbato.
- è
vero, però…
Non finì
la frase.
Come
fargli capire cosa provava per lui, ogni volta che gli era vicino?
Passione.
Travolgente
attrazione.
Puro
fuoco a causa di quel corpo sottile che lo richiamava, quelle labbra che non si
stancava mai di baciare con furia.
La Lussuria.
Non
poteva fare a meno di sbatterlo al muro e saggiarlo con le mani o la bocca.
Impossibile
descrivere la sua sensazione quando lo sentiva gemere sotto il suo tocco.
Sensazione
di Potere, eccitante, infinito potere.
- Lee…
non lo so… è difficile da spiegare.
-
Inizieremo proprio da lì, ma non ora, torno a lezione. Davvero, Gaara, non ho
ben capito cosa provi per me!
Quando
ebbe voltato l’angolo, il rosso mormorò:
-
Nemmeno io.
Naruto
arrivò in ritardo alla lezione.
Come al
solito.
Aveva
passato una notte piuttosto agitata, fra mille pensieri, domande, interrogativi
ai quali non sapeva rispondere.
Interrogativi
che riguardavano in primo luogo Sasuke.
Sasuke e
il suo comportamento ambiguo.
Quando
lui si fermava a fissarlo, con quegl’occhi color antracite, senza battere le
palpebre, costringendolo a non distogliere lo sguardo.
Quando faceva
di tutto per rimanere solo con lui, o avere occasione di sfiorarlo.
Quando
gli rivolgeva poche parole pregne di significato, ogni qualvolta gli chiedeva
cosa gli avesse preso.
Tutti
quegli atteggiamenti gli ricordavano inspiegabilmente Itachi.
Arrivò
in classe e si sistemò nell’unico posto libero.
Il banco
più nascosto dell’aula.
L’ultimo.
Quell’unico
posto era di fianco a Sasuke Uchiha.
Sospirò
affranto e si sedette.
Non
aveva mai negato a se’ stesso di avere evitato il moro per tutto il tempo, dopo
che l’aveva baciato.
E ora
era costretto a stare per ben cinque ore a meno di dieci centimetri da lui!
Decisamente
non era giornata…
Sasuke
sorrise fra se’.
Decisamente
meglio di come si era aspettato…
Naruto
si sedette ignorandolo completamente, tentando di guardare altrove o di dare
ascolto all’insegnante.
Ma la
lezione di storia quel giorno era ancora più noiosa del solito.
Di punto
in bianco la prof fece una domanda a Sasuke.
- In quale
anno nacque la Repubblica Romana?
L’Uchiha
rispose correttamente al quesito impostogli, e mentre parlava l’Uzumaki sentì
che se lo voleva osservare quello poteva essere un momento opportuno, visto che
lui aveva gli occhi fissi dinanzi a se’.
Si
concesse un’occhiata.
Bello.
Decisamente bello.
Camicia
nera senza maniche, polsini dello stesso colore, jeans con le cuciture in
rilievo…
Sì,
aveva finalmente imparato come ci si vestiva e spesso infatti lo trovava a
frugare fra gli oggetti passatigli dal fratello, come del resto faceva anche
Gaara.
Purtroppo
non si accorse che Sasuke aveva smesso di parlare, che la prof era tornata alla
spiegazione e adesso lui lo fissava decisamente compiaciuto.
- Ti
piace ciò che vedi?
Naruto
ebbe un moto di stizza: come poteva essere diventato così sfacciato dall’oggi
al domani???
- Tsk…
- è che
mi fissavi come un ebete, e così…
- Mi ero
incantato. Pensavo ad altro.
- Come
vuoi…
Passarono
venti minuti e suonò la seconda ora, quella di inglese.
L’intervallo
era ancora lontano.
Il
professor Iruka entrò e spense tutte le luci, per poi accendere il proiettore e
mostrare un filmato sulla politica inglese.
Mortalmente
noioso.
E quel
che era peggio, mentre le prime file erano irradiate dalla luce dello schermo,
l’ultima, precisamente il banco suo e di Uchiha, era perfettamente al buio.
Il
biondo non si sentiva tranquillo.
Ma per
circa cinque minuti non successe nulla, così si concesse di sistemarsi meglio
sul banco, e cioè: braccia conserte e testa china su di esse, tentando di
recuperare sonno.
Sasuke
notò che in quella posizione la maglietta del compagno di banco si era
notevolmente alzata rivelando l’ultima porzione di schiena.
Si leccò
le labbra alla vista di quella pelle liscia e dorata.
La sua
mano si mosse.
Naruto
sobbalzò, sentendo un dito di Sasuke insinuarsi nella cavità centrale della sua
schiena, delicatamente. Indugiò un attimo, incerto sul da farsi, poi decise di
lasciar fare. Magari non l’aveva nemmeno fatto a posta.
Ma…
Prese a
risalire fino a incontrare le scapole, che accarezzò lascivamente. Scorse coi
polpastrelli la colonna vertebrale in rilievo per la posizione.
Uzumaki
fu preso da un tremito incontrollabile.
-
S-smettila…
Sasuke sorrise ma non lo ascoltò, anzi scese
la mano, facendolo inarcare, incontrò l’elastico dei boxer che i jeans larghi
lasciavano intravedere;
lo tirò
con un dito mentre col resto della mano saggiava anche quella zona. Lo mollò di
scatto, seguì l’orlo dei pantaloni fino a incontrare il bottone scuro sul
davanti.
Naruto
alzò lo sguardo verso Sasuke, i cui occhi neri illanguiditi lasciavano
chiaramente capire le sue intenzioni.
L’indice
premette il disco freddo, mentre il pollice muoveva la stoffa jeans, tentando
di infilarsi dentro l’asola e tirare fuori il bottone. Il biondo lanciò
un’ultima occhiata di avvertimento al moro. Quest’ultimo increspò le labbra in
un sorrisino divertito.
Non può fare
continui attentati alle mie colonie di insetti (anche se i ragni non lo sono)
solo perché non sa tenere a bada quel cagnaccio di Akamaru! Sono stufo! Oggi ho
celebrato i funerali dei miei adorati ragnetti, i
miei opilioni, poveri aracnidi innocenti ç___ç. Poi
Kiba continua a guardarmi come un cane bastonato, ma io non cedo! Non mi manca
neppure, tanto lo so che mi sfruttava solo per avere i compiti di biologia!
Traditore! Adesso basta, ho le mie coccinelle da nutrire. Chissà perché, sono
gli unici animaletti di cui Choji non ha paura!!”
Lee si
sedette sul letto e aspettò il suo ragazzo, cercando mentalmente le parole da
usare per esprimere ciò che sentiva.
Sentì
dei passi dietro la porta, che si aprì e lui comparve.
A volte
si sentiva un ingrato quando lo vedeva.
Lo
trovava stupendo: i capelli rosso acceso, incredibilmente morbidi, la pelle
lattea e perfetta, la bocca carnosa ma chiara, il corpo sottile, seducente, e
quelle mani che se solo avesse voluto gli avrebbero fatto provare il paradiso.
Gaara si
sedette sul letto, apparentemente tranquillo.
Lo
guardò interrogativamente, aspettando una sua mossa.
Così il
moro prese fiato e cominciò a parlare.
Naruto
salì tutte le rampe di scale nell’ala ovest dell’istituto, per ritrovarsi nella
terrazza. Si sbatté la porta alle spalle, poggiandovisi di schiena.
Si mise
una mano aperta sulla bocca, con gli occhi spalancati, e crollò seduto sul
pavimento di cemento.
I
capelli biondi risplendevano fiocamente nella luce mattutina, donandogli una
sorta di aureola che, unita agli occhi azzurrissimi ad ai lineamenti un pochino
infantili, lo faceva quasi sembrare un angelo caduto.
Naruto
si coprì le palpebre con rabbia.
Come
aveva osato? Perché?
Perché
prima lo trattava male, lo umiliava, lo ignorava, lo faceva sentire stupido… e
poi lo baciava a tradimento, gli faceva provare quelle emozioni che nemmeno
Itachi gli aveva dato?
Come si
permetteva di spiazzarlo così, lui, che fino a prima era traumatizzato solo
perché gli aveva dormito addosso?
Lui, che
non aveva alcuna esperienza!
Ma
adesso… anche Naruto sbagliava!
Dove era
finito quel ragazzo così sicuro di sè?
Sasuke
l’aveva cancellato con un bacio.
Significava
dargli troppa, troppa importanza. Sarebbe tornato quello di prima.
-
Naruto, che ci fai qui?
- Gaara,
cosa pensi quando mi vedi?
Il rosso
rimase interdetto a quella domanda fatidica. Cosa pensava, a parte la passione
e la voglia di farlo suo? Teneva a lui?
Avevano
mai passato momenti importanti insieme?
Cosa
c’era oltre le uscite notturne e le avventure eccitanti in bagno?
- Io…
non lo so.
Silenzio.
Lee
riprese parola.
- Beh,
per schiarirci meglio le idee, forse è meglio smettere di frequentarsi per un
po’.
Gaara
alzò la testa sorpreso e distrutto, sentendo un enorme peso nel petto che gli
toglieva il respiro.
Rock Lee
uscì dalla stanza per andare in bagno, dove confuse le lacrime nel getto della
doccia.
Nello
stesso istante, Gaara si sdraiava a pancia in giù nel letto rifatto,
nascondendo il viso nel cuscino gonfio, per impedire a se stesso di fare
qualcosa di poco virile come scoppiare in singhiozzi. Sebbene ne avesse una
voglia matta.
Sasuke
uscì dalla classe col pretesto di sentirsi male. Appena fu nel corridoio, smise
di tenersi lo stomaco con le mani e si guardò intorno alla ricerca del suo
biondino.
In bagno
non c’era, aveva trovato solo Kiba intento a rovistare negli angoli alla
ricerca di qualche ragno.
Lo cercò
in infermeria, ma c’era solo Choji con un mal di pancia autentico. Che fosse
andato sul tetto?
“Non vorrà
fare qualche gesto sconsiderato!” s’allarmò il ragazzo.
Cominciò
a correre per salire tutte le rampe di scale per arrivare nella terrazza.
-
I-Itachi!- balbettò Naruto, alzandosi in piedi di scatto.
-
Comodo, tesoro…- l’apostrofò lui, sedendoglisi vicino a facendogli cenno di
fare altrettanto.
Il
maggiore degli Uchiha lo guardò negli occhi azzurrissimi e spaventati, ma non
dalla sua presenza.
Era
tornato solo per fornire ad alcuni ripetenti dei fuochi d’artificio, certo non
si aspettava di trovare lì il suo biondino.
Okay,
aveva promesso a se stesso di lasciarlo a Sasuke, ma non significava che non
dovesse più salutarlo. Poi, chissà se il suo fratellino aveva colto al volo l’occasione…
conoscendolo, no!
-
Allora, che fa il mio fratellino?
Naruto
lo fissò senza essere sorpreso dalla domanda. Sospirò e fece lo gnorri.
- Uhm,
nulla di interessante…
Itachi
lo prese per le spalle e lo costrinse a guardarlo negli occhi.
- Naruto,
dimmi la verità, adesso, che c’è fra di voi?
Trovatosi
con le spalle Uzumaki chiuse strettamente gli occhi e si accasciò sul suo petto
per non doverlo osservare mentre gli raccontava tutta la verità, di come Sasuke
era cambiato, che non era più lui, che si comportava da stupido e lui non lo
sopportava. Apprezzava che non fosse più il secchione di un tempo, ma col suo
atteggiamento “alla Itachi” non sapeva come prenderlo, perché era convinto che
sotto sotto fosse ancora quello di un tempo, e non voleva ferirlo.
- Lui ti
piace?- gli chiese Itachi.
- Io…
non lo so. Forse si, ma non come si comporta adesso.
- Quel
che gli ci vuole è una buona dose di gelosia, non credi?
- Non
funzionerà…- mormorò Naruto, scettico, premendo il viso fra il collo e la
spalla del maggiore degli uchiha.
- Invece
sì, che funzionerà! Stasera c’è una festa no? E tu ci verrai con me!
Il
biondino ricambiò lo sguardo, finalmente, e convenne che forse non era una
cattiva idea.
Scusate il capitolo piuttosto
corto e scritto un po’ di fretta, ma intendo riservare il meglio per il
prossimo! Continuate a seguirmi! Grazie per tutti i commenti!
“La mia aula era un po’ in subbuglio
al mio entrare. Che esagerati, ero solo in ritardo di un’ora, tanto ne avevamo
due! Prima di tutto Inuzuka stava singhiozzando per terra abbracciando le gambe
di Aburame e supplicandolo di… va beh, non ricordo. Poi Akimichi importunava
Nara chiedendogli qualcosa ogni due per tre. Non li capirò mai..! Rock Lee
stava smunto e pallido sulla sedia, mentre Sabaku non dava cenno di togliermelo
di torno per imboscarsi nei bagni come facevano sempre. Ho deciso che gli
serviva un po’ di riposo, così ho detto di fare silenzio e mi sono messo a
leggere Icha Icha paradise mentre loro seguitavano a
incasinarsi la vita. ”
Gaara
sospirò.
La
tristezza fu soppiantata dalla collera, una Nemesi, una Ramnusia
che invocava cibo.
Non era
in collera perché Lee non gli si era concesso: per lui avrebbe aspettato anche
mille anni.
Era infuriato
perché Lee l’aveva invece lasciato, incurante di quel che provava, solo perché
non parlavano quasi mai.
Certo,
poteva anche aver ragione, ci mancherebbe altro.
Però…
non era che lui si tirasse indietro quando lo baciava, non tentava di
instaurare discorsi, a parte quello complicatissimo del giorno prima. Insomma,
era ancora un ragazzo in piena tempesta ormonale, ma che voleva? Chi avrebbe
mandato a quel paese le proprie esigenze per parlare “del tempo” magari?
“Ehy
Lee, bella giornata vero?”
“Mh, le
rondini volano basso, sta per scoppiare un temporale”
“ma no,
l’aria è così limpida”
“sai mi
piacerebbe sbatterti al muro e sfogare un po’ i miei istinti, ma questo clima è
così interessante che non lo farò”
“già!
Guarda! Le nuvole grigie! Forse avevi ragione, farà freddo!”
Che
tristezza.
Naruto
si vestì di tutto punto. Agli abiti sgargianti che preferiva, Itachi gli aveva
consigliato abiti scuri. Infatti il più grande degli Uchiha era lì, ad
aiutarlo, approfittando del fatto che i suoi compagni fossero fuori per i fatti
loro. Tutti separati.
- ecco,
prova questo maglione nero aderente… mh… si ti sta bene- gli disse, fissando
con poco pudore la scollatura squadrata e aperta sulla pelle bruna. Naruto
arrossì vistosamente mentre gli prendeva il mento per baciarlo castamente.
-
I-itachi…
- Sì, lo
so- lo redarguì lui – quando starai con Sasuke non potrò farlo, meglio
sbrigarsi finché c’è tempo no?!
Uzumaki
annuì, perdendosi in quel contatto umido. Perché agognare Sasuke, se aveva
Itachi, una sua versione più matura e affascinante? Semplice: perché Itachi non
era Sasuke. Punto.
Lui gli
tese dei pantaloni neri e lo squadrò critico.
- Qui ci
vuole qualcosa in più.
Si tolse
dal collo la catena che teneva a mo’ di collana e gliela agganciò ai passanti
della cintura, facendo il modo che il pendaglio a forma di A di Anarkia pendesse
sopra il ginocchio sinistro.
Itachi
rimirò la sua opera: era perfetto. Il nero gli stava da Dio, gli dava un’aria
di angelo demoniaco che risvegliava la sua fantasia perversa, dandogli nuove
idee per far crepare di gelosia il fratellino. Non che gli volesse male, certo,
ma aveva proprio bisogno di una lezione, anche perché negli ultimi tempi, oltre
ad aver importunato Naruto, aveva anche accettato le avances di Kiba, che però
andava con Shino alla festa; avevano dunque buone probabilità di trovar Sasuke
da solo o con uno sfigato di passaggio, dato che tutti i ragazzi “appetibili”
avevano l’accompagnatore.
Sasuke
si trovava nella sala comune, dove non scendeva quasi mai aborrendo il caos che
regnava lì dentro. Era il regno di Kiba, fondamentalmente. Quest’ultimo lo
stava aiutando a trovare la compagnia con cui varcare degnamente la soglia
della palestra, dove tutti gli studenti si sarebbero riuniti quella sera.
- No,
Kiba, no! Ma come puoi anche solo pensare che mi possa piacere Jirobou? Sei fuori?!
Il nuovo
candidato prese mogiamente la porta.
- Certo
che anche tu, Uchiha! Contento mai, eh?!
- Prima
mi proponi Choji, poi Dosu, ora Jirobou… ma è una
festa di Halloween fuori stagione o cosa?
- Erano
i soli rimasti spaiati…
Sasuke
fece retro-front per andarsene.
- Hey,
dove vai??- lo richiamo Kiba confuso.
- In
camera mia… alla festa non ci vado nemmeno, guarda, non ne ho voglia.
- Ma è
un suicidio sociale!- strepitò Inuzuka.
- Non fa
null-…!
Non finì
la frase ma assistette con occhi sgranati all’entrata in scena di due persone
che conosceva molto bene:
Un
Naruto vestito di nero;
un
Itachi a braccetto con il suo biondino!
Notò che
Uzumaki aveva attorno ai fianchi una catena argentata con pendente appartenente
al fratello maggiore. Ciò gli fece montare una rabbia pazzesca, specie quando
lo ignorarono al massimo, facendogli un molle cenno di saluto, come se fosse un
conoscente qualsiasi.
- Salve
Kiba chan!- salutò Itachi con uno dei suoi sorrisi da ammaliatore.
-
Buonasera Itachi san!- rispose l’interpellato, arrossendo come non mai. L’uchiha
maggiore era una sorta di autorità in tutti i complessi scolastici del paese,
che non erano pochi. La sua fama e la sua popolarità varcavano addirittura le
soglie del complesso urbano. Come non poter ammirare i suoi sorrisi maliziosi,
i suoi movimenti felini, la sua voce bassa e rassicurante, la sua pelle diafana
coronata da soffici e lunghi capelli neri tenuti con una coda bassa?
Naruto
osservò affascinato il suo comportamento posato e aprì lievemente le labbra
dallo stupore quando Kinuta Dosu, lì presente, si
alzò di scatto e gli dette la sedia con un inchino.
- Tenga,
Itachi sama.
Itachi
gli donò un ghigno di angelo maledetto e si sedette elegantemente, notando la
sorpresa che si leggeva nel volto del biondino, i cui occhi sgranati apparivano
ancora più azzurri e i lineamenti ancora più adorabili.
Lo
invitò a sederglisi sulle ginocchia, dandogli poi un bacio sulla guancia quando
Naruto accettò ed eseguì.
Il più
giovane degli Uchiha assisteva alla scena con un senso di nauseata gelosia. Uzumaki,
che fino a poco prima fremeva sotto ai suoi gesti e al suo tocco, facendolo
sentire il dominante, ora sedeva sulle ginocchia di suo fratello e si faceva
accarezzare e baciare, del tutto consenziente. Perché i suoi baci non li
accettava? Perché era fuggito dalla classe il giorno prima, che quando l’aveva
raggiunto sul tetto, nemmeno l’aveva guardato in faccia ed era sceso di corsa
al pianterreno? Perché da lui non voleva essere toccato, ma da Itachi si,
eccome?!
La
rabbia che gli veniva era difficilmente nascondibile, correlata dal rossore e
dalla mascella serrata strettamente. Voleva piangere, certo non di disperazione
ma perlopiù di impotenza di fronte alla loro coppia formatasi.
- Beh,
Itachi san, qual buon vento la porta nella nostra scuola?
-
Sapessi, Kiba chan, quest’anno mi hanno tolto il permesso di partecipare alla
festa della mia scuola, così avevo pensato di partecipare alla vostra.
- Ha già
un accompagnatore, Itachi san? Non che per lei sia un obbligo, certo, sarebbe
un onore anche il solo averla come ospite speciale.
Sasuke
avrebbe maledetto Kiba; non gli interessava assolutamente sapere se il fratello
sarebbe venuto solo o in compagnia di ogni qualsivoglia ragazzina adorante.
Kiba
avrebbe maledetto Sasuke. Lui era il fratello minore, certo avrebbe dovuto
saperlo, perché non gliel’aveva detto?? La festa avrebbe avuto luogo quella
sera, doveva anche comprare qualche alcolico, che figura ci avrebbe fatto???
Nessuno
di loro poteva prevedere quello che avrebbe detto Itachi. Forse Sasuke sì, però
non ebbe il tempo di pensarci, e la sorpresa fu comunque lacerante.
- Ci
andrò con questa graziosa creatura che tengo sulle ginocchia.- spiegò con un
mezzo sorriso, mentre Uzumaki arrossiva per l’appellativo.
Se
qualcuno avesse visto Sasuke, si sarebbe spaventato a morte: si era piegato
come se avesse ricevuto un pugno in pieno stomaco, passando al giallognolo di
colorito, spalancando gli occhi neri.
Ma nessuno
lo vide.
Nessuno
lo vedeva mai, se era nella stessa stanza con Itachi.
Tanto
più che era durato un decimo di secondo, dopodichè si erse nuovamente nella sua
considerevole statura, gli occhi a mezz’asta, opachi. Espressione compunta
maindifferente.
Sasuke era
tornato.
Quando i
suoi carnefici spirituali se ne furono andati, Kiba si accorse che Sasuke era
ancora là.
-
Continuiamo?
- No.
Inuzuka invece
lo prese per il polso e lo attirò a se’.
- So che
miri a Naruto, ma tuo fratello è un concorrente complicato. Non puoi ambire a
lui se prima non sai come funzionano i sentimenti. Ho notato che hai tentato di
allenarti a questo scopo su di Uzumaki, ma non è un buon tester, visto che hai
rischiato di perderlo per sempre.
- E
allora?
- Qui c’è
bisogno di qualcuno, qualcuno che ambisce a te da tempo, qualcuno che per
averti vicino farebbe di tutto, qualcuno che non rimane abbagliato dal fascino
di Itachi perché non capisce nemmeno i suoi discorsi. Tu contatterai quel
qualcuno e lo inviterai alla festa con te.
“Ho notato che negli ultimi tempi la classe è
piuttosto irrequieta. Credo che sia l’effetto della vigilia della festa
scolastica. Tutti si danno da fare come matti per fare sì che sia una serata
molto speciale. È innegabile che praticamente tutti gli studenti siano
omosessuali, ma me lo aspettavo anche, da un liceo maschile. Dopotutto, anche
io sono venuto qui ad insegnare proprio per questo motivo! Credo che quindi stasera
avrò tutta la scuola a disposizione per passare del tempo da solo con Kakashi.
Immagino che, anche se ci dovessero scoprire, lo scandalo non sarebbe nemmeno
tanto impressionante! Noto con costernazione che Uzumaki sta prendendo a
frequentare Itachi Uchiha, un suo Sempai di un’altra scuola. Lo conosco di
fama, i due sembrano buoni amici e pare che ciò dia fastidio al fratello minore
di Itachi, Sasuke, il cui reddito negli ultimi tempi è misteriosamente calato.
Spero che si tratti di una cosa passeggera: non amo abbassare i voti ai miei
allievi!”
-
Naruto, sei pronto?
- Sì,
Itachi! Sto arrivando!
Ormai
mancava solo un’ora alla festa, e Itachi voleva che Naruto scendesse prima per farsi
notare da tutti i partecipanti e per avere il tempo di adeguarsi ai ritmi, in
modo che quando sarebbe sceso anche Sasuke, con un po’ di fortuna li avrebbe
visti in intimi atteggiamenti.
Finalmente
il biondino uscì dalla sua stanza con un sorriso imbarazzato.
Itachi
lo squadrò e lo fece girare su se’ stesso per guardarlo meglio.
Era
proprio un ragazzo stupendo.
Portava
una sua canotta nera e aderente, con un giubbotto di pelle, e jeans neri
piuttosto stretti.
Tutto di
proprietà dell’Uchiha maggiore.
Lo baciò
con reverenza, arrendendosi alla sua bellezza seppur virilità, diversa dell’ avvenenza
efebica di Sasuke.
Sì,
Naruto era proprio fatto per dominare.
Ma non
con lui.
Lo prese
per mano e si diressero nella palestra.
Era
addobbata a festa, con le luci quasi del tutto spente se non qualche lampada
rossa qui e là (non luci stroboscopiche stile ballo liceale americano). Kiba,
il cui padre deteneva un negozio di mobili, aveva affittato delle bellissime
poltrone trasparenti ad acqua, nonché alcune tende qui e là che davano l’aria
di un gigantesco accampamento.
L’Inuzuka
aveva un inaspettato gusto estetico.
Lo
stereo mandava note degli HIM, per intercessione di Itachi, che erano perfette
in quanto erano a volte romantiche a volte rockeggianti, senza cadere nel
melenso o nell’inascoltabile.
Vi erano
casse acustiche solo dove ci si sarebbe dedicati all’eventuale ballo, non negli
angoli bui con le poltrone, che servivano alle coppiette.
Il
soffitto era dipinto di pittura (lavabile) blu notte con spruzzi di colore
bianco fosforescente; sembrava di stare all’aperto.
Il
buffet era ben fornito, con anche alcuni alcolici abilmente mascherati di
aranciate e cole.
Gaara
era già lì, seduto sulla poltrona vicino allo stereo, bevendo a tutto andare
una birra mascherata da chinotto.
Naruto
fece per avvicinarsi ma la sua aria da funerale e il modo con cui aveva stretto
la lattina ormai vuota, riducendola a poco più di un coton fioc, gli fece
passare la voglia di interagire con lui.
Itachi
invece, impavido, senza macchia e senza paura, si era già lanciato.
- Salve,
Gaara-kun.
Occhiata
truce.
-
Konbanwa Itachi san- cantilenò.
- Come
mai qui tutto solo?
Se gli
occhi avessero potuto uccidere, Itachi sarebbe schiattato fra due fronti: l’odio
di Gaara che voleva essere lasciato al suo dolore e l’odio di Sasuke che era
appena entrato e guardava male il braccio attorno ai fianchi della kitsune.
- Non
eri fidanzato con Rock Lee?
“Se non
ti togli di mezzo ti ficco questa lattina tu sai dove” sembrava dire il rosso.
Itachi
si voltò e vide il fratellino con una ragazza dai capelli rosa che conosceva di
vista, quest’ultima appena uscita dal bagno.
- Scusa
Sasukino ero andata a farmi bella!- cinguettò contenta, muovendo i capelli come
Paris Hilton o come una deficiente completa.
- Non ci
sei riuscita.- scappò detto a Naruto. [citazione di Davide P, lui ne detiene
tutti i diritti]
Sakura
piantò gli occhi verdi su Uzumaki, ben decisa a trapanargli le trombe d’Eustachio,
quando notò come era vestito e in un attimo gli si incollò, ben sapendo che una
volta esercitava fascino sul biondino.
-
Buonasera Naruto kun- strillò eccitata, immaginando un’avventura a tre con
Uzumaki e Sasuke.
Calò un
raggelante silenzio mentre la ragazza dai capelli rosa si era azzardata ad
abbracciarlo con taaanto calore.
Ad
Itachi venne un’idea.
Fingendosi
furente staccò di scatto le braccia di Sakura dal suo accompagnatore e lo
avvicinò a se’, come se fosse proprietà privata.
- Giù le
mani da Naruto kun!
Sasuke
intanto friggeva di rabbia, per cui trascinò Sakura al buffet.
La festa
era cominciata, e passarono alcune ore.
In quei
minuti erano accadute tante cose.
Gaara
aveva vuotato la seconda lattina di birraranciata, rammaricandosi della sua
immunità all’alcol.
Naruto
era seduto sulle ginocchia di Itachi e si stavano baciando già da un po’.
Sasuke
stritolava le patatine e smadonnava quando queste cadevano nella coca whisky.
Sakura
lanciava strilli in continuazione guardando adorante il moro, che era bello
anche quando bestemmiava.
Kiba
aveva regalato a Shino una colonia di vedove nere, e Shino lo ricambiò con un
commosso bacio.
Chouji
mangiava patatine affogandosi nel cibo quando vide Shikamaru ballare un lento
con Temari.
Iruka
aveva accolto nella sua stanza Kakashi, il quale teneva in mano uno champagne e
due bicchieri.
Rock Lee
era già sbronzo duro e ballava con uno sconvoltissimo Neji, finché quest’ultimo
non svenne e se lo portò nell’angolino a curarlo.
Gaara
vide tutto e, come Sasuke, conobbe la gelosia.
Si
sentiva un groppo in gola, la musica quasi non la percepiva, qualsiasi cibo
pareva insipido al suo stomaco chiuso.
Le mani
gli sudavano dalla voglia di rifilare a tutti e due una dose di botte.
Si portò
il dorso della mano sinistra alla bocca e prese a mordersi a sangue.
Sasuke
era praticamente morto, mentre tentava di mostrare interesse per Sakura, ma era
tutto patetico.
Finalmente
Neji si era rianimato, cosicché Lee, sempre imbevuto d’alcool come una spugna,
si diresse vicino allo stereo e quindi, vicino a Gaara.
Passò di
lì Jirobu che li salutò con un rutto, mentre Itachi e Naruto seguivano
interessati e Sasuke se ne fregava moltissimo, intercettando la mano maledetta
e smaltata di viola “da frocio” sulla coscia divina del “suo” Naruto.
- SciaoGaaaaaraaaaaakuuuuunnnnnnn- biascicò il moro.
Ricevette
uno sguardo raggelante, ma non se ne preoccupò, un po’ come Sakura, anche se
almeno lui aveva la scusante di essere ubriaco.
- Osi
anche rivolgermi la parola?
Per
tutta risposta Lee si sedette sulla sue ginocchia stringendogli le spalle.
- Oh
Gaara, shei bello quando shorridi,
perché non shorridiadessho?
Il
rosso, imbarazzato, si dimenò nella poltrona ad acqua che ribollì.
- Bishognashempreshorridere… anche she io mi shono
innamorato di te perché sheishemprecoshìsherio, il tuo
broncio è coshì sexy che ripara ogni mancato shorriso…
Gaara, a
quella dichiarazione, indirizzò altrove il suo sguardo, scarlatto in viso.
-
Portami a letto, Gaara, ho shonno…
Come un
automa il rosso ubbidì e lo prese in braccio, uscendo dalla sala.
- Happy
ending - commentò Itachi.
-Oufff-
Gaara buttò di peso Lee nel materasso, facendo per andarsene, ma due braccia lo
lanciarono violentemente nel letto sotto il corpo del suo ex.
Gli ci
volle un po’ per riprendersi dal suo sguardo provocante.
- Te ne
volevi andare, Gaara? Non mi vuoi più?- cominciò, sedendosi a cavalcioni del
suo corpo – una volta mi desideravi moltissimo, te lo sei dimenticato?
Sabaku
mormorò incoerentemente qualcosa che assomigliava a un “ma che c’entra”,
sentendosi piacevolmente in trappola.
Lee
scese e cominciò a leccargli le labbra, strusciandosi su di lui.
- Adesso
anche desidero il tuo corpo, che aspetti?- domandò, infilandogli maliziosamente
la lingua nell’orecchio. Gaara gemette.
- Ti
piace, vero?- Lee si tolse la maglietta. – Prendimi, ora!
L’altro
invece si liberò con uno strattone e si tirò su.
- Non va’,
Lee… tu sei ubriaco.
Gli
occhi eccitati di Lee per un attimo si appannarono, poi tornarono vividi.
Prese il
ragazzo per i fianchi e lo fece tornare sopra il letto, bloccandogli i polsi.
- Beh,
Gaara, se tu non mi vuoi prendere, non puoi pretendere che io non mi prenda
quello che voglio da solo!
- Sakura,
forse è meglio andare.
- Tu
dici, Sasuke kun?
- Sì.
Arrivarono
all’atrio.
- Sasuke
kun?
- Mh?
- E il
bacio della buonanotte?
Il moro
si avvicinò alla rosa pensando, che ho da perdere?
Kiba
vide qualcosa che sarebbe stato meglio riferire, perché Sasuke stava per
mandare tutto a puttane.
“Sasuke mi
ha baciata! Mi ha baciata! Lo sapevo che sarebbe successo, ma visto come mi
trattava prima la mia certezza aveva vacillato. Invece… alla fine, all’atrio,
mi ha finalmente dichiarato il suo amore. Insomma, non ha detto nulla, ma quel
gesto mi è bastato a capire ogni cosa! Domani gli chiederò di uscire. Certo che…
Naruto dico, si è fatto carino… ci farei giusto un pensierino, nel caso mi
capitasse l’occasione! Oh, ma che penso? Io amo Sasuke! Però… caro diario,
dovrò pure soddisfare tutti i miei pretendenti! Ciao ciao!”
Che
aveva fatto?
Lee si
portò le mani al viso, sconvolto.
Sapeva
di non reggere l’alcool, di avere comportamenti assurdi da ubriaco, ma non
pensava di spingersi tanto in fondo.
Come gli
diceva suo padre, il “vino veritas”: forse aveva quel
desiderio nel profondo, nel subconscio, forse voleva davvero fare l’amore con
Gaara.
Ma alla
fine, cosa era successo?
L’aveva
praticamente violentato, l’aveva ferito nel profondo, aveva ucciso quel
sentimento che ancora provava verso di lui.
Rock Lee
aveva perso.
Gaara
aveva perso.
L’acqua,
il vapore, il bagnoschiuma.
Il getto
continuo, bollente, così bollente da far quasi staccare la pelle.
Tuttavia
non lavava lo sporco che sentiva dentro, assolutamente no. E i suoi pensieri lo
portavano a sentirsi ancora più macchiato.
Perché
Gaara sentiva di amare ancora il suo… ex? Ragazzo.
Sentiva
di provare affetto verso di lui, avrebbe voluto aprire la porta, invitarlo da
lui nella doccia, sorridergli.
Come una
volta.
-Buon natale, Gaara.-
Si
sedette sul piatto della doccia, lasciandosi coprire del tutto dall’acqua che
scendeva come una cascata, arrossandogli la pelle, annebbiando l’intero bagno,
appannando i vetri e gli specchi, inumidendo ogni oggetto presente.
Lo
stomaco contratto, un dolore al fondoschiena, non tanto forte da non riuscire a
sedersi ma abbastanza intenso per fargli tornare in mente, come flash, tutti i
momenti passati assieme.
La
musica che li aveva uniti.
-sei più docile adesso… ti meriti un premio,
sai?-
Il primo
bacio, dato per sbaglio, perché lui era scivolato nel ghiaccio, il suo viso, la
neve.
-Non era quello che volevi?-
La sala
giochi, il locale, il parco e la panchina.
-Sei sicuro di voler star sotto?-
Gaara
pianse.
Naruto
spalancò gli occhi azzurri, chiedendosi dove mai fosse.
Non
riconosceva il letto, la stanza, le lenzuola, l’odore.
Riconosceva
però il suo compagno di materasso.
Si
rilassò, per un attimo si era dimenticato dove avesse passato la notte.
- Itachiii…
- mugolò facendo la faccina triste.
- Uhm…-
mugugnò l’Uchiha, rigirandosi fra le coperte.
-
Itachiii- miagolò nuovamente il biondo, spingendo la testolina sotto il suo
mento, come un gatto – pecchénu
ti svegli??
Itachi
non rispose a quella voce falsamente infantile.
- Sei
cattivo.- borbottò allora.
Itachi
finalmente aprì gli occhi, falsamente imbronciato.
-
Dormiresti alla grossa anche tu se avessi accettato di fare l’amore con me…
Naruto
sorrise e lo baciò appena sulle labbra.
- No,
Itachi… lo sai che non posso…
- certo
che no, ti manterrai casto e puro fino al talamo nuziale con Sasuke- Itachi
fece una smorfia infastidita.
- No no- rispose Naruto come ad ammonirlo.- Io vado come e con
chi voglio, sì sì.
- E tu
non mi vuoi?- fece Itachi facendo gli occhioni.
- Sì che
ti voglio, ma forse non è ancora il momento.
Itachi grugnì
un poco: - e poi il cattivo sarei io.
Naruto
sorrise a quella manifestazione di immaturità velata e si adagiò fra le sue
braccia, coprendo entrambi col lenzuolo.
- Ti
voglio bene, Itachi.
- … ma
non mi ami, vero?
Naruto
non rispose.
- Non fa
nulla, Naruto, forse non sarei nemmeno in grado di darti la felicità che ti
spetta- fece lui melodrammatico.
- Nundilecusììì-
piagnucolò il biondo.
- Invece
sì.- iniziò Itachi - Non sei venuto a letto con me.
-
perché, adesso dove sono, a casa di Sid Vicious?
- Non
essere sarcastico, sai che intendo. Ma l’importante è che una certa persona lo
creda.
Naruto
rispose interrogativamente.
- E chi?
Itachi
alzò gli occhi al cielo.
-
Sasuke, Naruto, Sasuke…
Sasuke
si svegliò in camera di Kiba.
L’amico
ce l’aveva portato a forza quando era svenuto.
----
- Sasuke, testa di…
- No, Kiba, non è vero.
- E invece sì, che è vero! Che
senso aveva farlo se non c’era Naruto a guardare?
- A proposito, dov’è Naruto?
- Il biondino del tuo c…cuore?
- No, la pasta di pesce col
disegno a spirale… il mio compagno di stanza!
- Dividi la stanza con un pesce?
- No, quello è Itachi che ha
avuto come compagno di camera Kisame… oh, uffa!
- Boh, non so dove sia Naruto…
guarda, c’è Sasori, chiedilo a lui.
- Sasori, hai visto Naruto?
- Sì, Sasuke chan, se l’è portato
a casa Itachi.
SBAM
---
No, non
poteva essere vero.
Sentiva
un cerchio alla testa, si guardò allo specchio: occhiaie spettrali. Kiba entrò
nella stanza, fortunatamente Choji e Shino durante la notte dormivano e non si
erano accorti di nulla, nemmeno quando si erano poi svegliati per fare
colazione al bar. Shikamaru era da Temari.
Anche
loro ubriachi persi.
Kiba
scosse la testa di fronte alla figura del moro che si guardava allo specchio.
- Guarda
il ritratto del mio fallimento. Sei una testa di…
- Autocensurati, idiota.
-
Nervosetto, eh?
Sasuke
si voltò furibondo.
- Se n’è
andato con Naruto, ti rendi conto? Quel bastardo, ignobile, deficiente…
-
Deficiente non è, almeno lui è riuscito a ottenere il biondino, tu invece, no.
Kiba era
volutamente cinico: con Sasuke valeva la terapia d’urto.
Infatti
Sasuke lo fulminò con lo sguardo e, arraffati i suoi pochi averi (una cravatta
e un cellulare, più le chiavi della sua stanza) corse fuori dalla stanza, con l’intenzione
di costatare se Uzumaki fosse eventualmente tornato.
Non
erano tornati, c’era solo Rock Lee affacciato alla finestra e Gaara in bagno.
Non
salutò, corse via, fuori dai confini dell’istituto, si fece a piedi tutto il tragitto
verso casa sua.
Entrò.
Aveva il
fiatone, e la milza gli faceva un male cane.
Non si
fermò.
Spalancò
invece la porta della stanza del fratello maggiore.
Era in
disordine.
Vestiti
a terra, tutto.
Al
centro, ben illuminato dalla finestra con le tende scostate, il letto
matrimoniale.
Itachi.
Naruto.
Dormivano.
Abbracciati.
Nemmeno
si erano accorti della sua presenza.
Richiuse
lentamente la porta, resistendo all’impulso di sbatterla, si precipitò fuori,
all’aria aperta.
Sasuke
aveva perso.
Itachi
aveva vinto.
Chiedo
scusa per il mio imperdonabile ritardo, davvero, sono stata crudele e un po’
menefreghista, ma cercate di capire, scarseggiava la vena letteraria, altre ff
a cui stare dietro, compiti e interrogazioni a manetta (chi frequenta il liceo
classico forse può capirmi) e proprio non ho avuto tempo!
Questo
capitolo lo dedico a “-.-“ , utente anonimo che ha avuto il fegato di scrivermi
una ganzissima recensione negativa al capitolo extra! Non che mi abbia fatto
piacere, però era così insensata che, dopo esser morta dalle risate, ho deciso
di continuare, finalmente. Adesso, però, non è che mi dovete tutti scrivere
commenti negativi se volete che io aggiorni! È stato un fulmine a ciel sereno
constatare quell’immensa opera in linguaggio sms, termini
inesistenti e una dubbia riproduzione onomatopeica di una pernacchia. Una sola
cosa, se mi stai leggendo, che significa mio padre e mio fratello?
Uh,
ringrazio infinite per i commenti positivi, siete grandi, ragazze! Continuate
così!
Tornata l’ispirazione grazie a codesta immagine, mi appresto
a scrivere un nuovo capitolo.
E tu, come ti
chiami?
Dal diario di Temari
“ Gaara in
questi giorni mi risponde a monosillabi, quando lo chiamo al cellulare. Ho
saputo che sta con un certo Lee, ma quando gli ho chiesto come andasse con lui,
mi ha guardato malissimo. Credo che non vada benissimo, spero che non soffra
troppo.
Vorrei che si
confidasse di più con me.
Temo che si
senta messo in ombra dal mio rapporto con Shikamaru.”
Naruto
era tornato nel suo dormitorio poco dopo l’ora di pranzo.
Trovò un’atmosfera
incredibilmente lugubre.
Rock Lee
stava seduto sul letto, con una strana espressione colpevole e un mal di testa
lancinante, Sasuke intanto gli somministrava un medicinale in bustina per
alleviargli l’emicrania.
Mentre
il moro versava la polvere gialla in un bicchiere pieno d’acqua tiepida Naruto
si rivolse a Lee:
- Che
fine ha fatto Gaara?
Ricevette
come risposta una smorfia di disappunto e dolore.
Interrogò
con gli occhi l’Uchiha che mescolava con l’ausilio di un cucchiaino la bevanda.
-
Stamattina non l’ho visto.- fu la fredda risposta, data senza guardarlo negli
occhi.
Naruto
si strinse nelle spalle: sapeva il motivo della sua freddezza, Itachi l’aveva
avvertito.
-Naruto,- Itachi gli mise una mano sulla
spalla - un uomo non si spezza mai se non
portato al massimo della sua elasticità. Sei fortunato, Sasuke non è per nulla
accomodante, esploderà presto, ma non prima di averti gelato a parole. Non
avertene a male, lui è fatto così. È convinto di riuscire a controllare i
propri sentimenti, povero illuso. Adesso vai, e comportati come se nulla fosse,
anzi, mostra più allegria e giovialità possibile. Non ti sarà difficile.
Lee si
sforzò di parlare:
-
Naruto, che fine avevi fatto tu, invece?- voce roca e sofferente. Quel mal di
testa doveva essere lancinante, o c’era forse dell’altro, collegato magari all’assenza
di Gaara?
Il
biondo fece un sorriso soddisfatto e radioso:
- Mi ha
portato a mangiare il ramen per pranzo!
Sasuke
sbuffò scocciato, facendogli il verso:
- oh, Itachi mi ha portato a mangiare il
ramen, quanto sono felice! Tutto qui il tuo pensiero?
Non
ricevette alcuna reazione se non un’alzata di spalle, fra lo sprezzante e il
menefreghista, e ciò lo fece infuriare ancora di più.
Sasuke
uscì dalla porta come una furia.
[vedi l’
immagine]
Gaara
stava seduto sui gradini dell’ingresso, osservando attraverso le finestre la
pioggia che scrosciava, come le sue lacrime di qualche ora prima.
Non si
sarebbe mai fatto vedere in pubblico mentre piangeva, ma, dopotutto, non c’era
nessuno in giro.
Stava
per far scivolare una lacrima trattenuta lungo la guancia, che il pesante
portone di quercia si aprì alla sua destra, facendo entrare una corrente d’aria
pazzesca mista a qualche goccia d’acqua.
S’asciugò
la stilla, mostrando la sua solita maschera d’indifferenza.
Quando
aveva visto entrare Naruto si era eclissato dietro un distributore, umiliante,
vero?
Adesso
chi c’era?
Occhieggiò
di lato e la prima cosa che vide furono le gambe di un paio di jeans neri e
attillati.
Salì con
gli occhi:
Niente cintura,
o magari v’era, ma coperta dalla maglietta blu senza maniche anch’essa aderente
ad un bacino piatto e fianchi stretti.
Si alzò
in piedi direttamente, anche per lasciar passare l’altro.
Lineamenti
fini, delicati, un sorrisino che voleva dire tutto e niente, capelli neri, non
troppo corti, più scuri di quelli di Sasuke, più chiari di quelli di Lee, che
cadevano un po’ sulla fronte.
- Ciao,
mi chiamo Sai. Sono nuovo di qui. E tu, come ti chiami?
Sasuke
intanto si era diretto in biblioteca, prevedibilmente.
Troppo
prevedibilmente.
Ebbe
paura che Naruto lo venisse a cercare là per qualche stupido motivo.
Uscì
precipitosamente, sollevando occhiate scocciate alla professoressa di servizio
del momento e arrivò in una stanza.
Una
stanza provvista di telefono.
Senza
pensarci nemmeno un attimo, compose il numero e chiese un appuntamento col
preside alla segretaria.
Stranamente,
il preside al momento era libero.
Salì di
un piano, percorse un corridoio che gli parve infinito, aprì la porta con su
scritto a caratteri maiuscoli “PRESIDENZA” ed entrò.
- Avrei
due parole da dirle.
- prego,
si accomodi, Sasuke Uchiha, giusto?
Lee era
sotto le coperte.
Si
sentiva maledettamente in colpa, il senso di colpa gli dava malessere, il
malessere gli faceva pensare che in verità avrebbe dovuto essere Gaara quello
più addolorato psicologicamente.
E ciò
gli dava dell’altro senso di colpa.
Un
maledettissimo circolo vizioso, al quale non si poteva in alcun modo sottrarre.
- Mi
chiamo Gaara.
Il
ragazzo sorrise ancora di più.
- A chi
mi dovrei rivolgere per sapere qual è il mio dormitorio?
Gaara si
strinse nelle spalle.
- In
verità non so. Prova a chiedere in segreteria.
- Mi ci
accompagneresti?
Il
ragazzo dai capelli rossi acconsentì svogliato: tanto, che altro aveva da fare?
Salirono
le scale in silenzio.
Il nuovo
arrivato era davvero un tipo strano, sempre sorridente, sembrava gioviale, ma
in verità era di poche parole.
Il suo
sorriso pareva quasi falso.
Insospettabilmente,
ciò non arrecava fastidio a Gaara.
La
segreteria era un locale luminoso, pieno di cataste di fogli da stampante incelophanati, fotocopiatrici funzionanti o meno, computer
e tazze di caffé vuote.
L’addetto,
un signore grassottello e con spessi occhiali rettangolari cercò il foglio d’iscrizione
di Sai, presolo, chiamò il preside.
- Molto
bene- fece il preside. – Può andare, farò quel che posso.
Prese in
mano la cornetta del telefono nel momento in cui Sasuke usciva dallo studio.
Il
segretario mise giù con un sospiro.
- Può
prendere la stanza numero 19.
Gaara
alzò il viso di scatto.
- Ma
quella è la mia stanza, e la divido già con Uzumaki, Uchiha e… un altro.- non
ebbe il coraggio di pronunciare il nome di Lee.- non credo ci sia abbastanza
posto, e poi…
Lui lo
zittì con un gesto della mano.
- Sasuke
Uchiha ha richiesto un’altra camera, Sai si può stabilire da voi.
Con grande anticipo sulla tabella di marcia, spronata dai vostri
commenti, ecco l’agognato capitolo 13
Con grande anticipo sulla tabella di marcia, spronata dai
vostri commenti, ecco l’agognato capitolo 13!^_^
Vi consiglio di cercare qualcosa sui MaliceMizer, anche solo delle immagini, per capire un po’
il punto di vista di Sai, che è lievemente OOC. Ve lo dico perché il Jrock non è molto conosciuto, e vi assicuro che è un genere
musicale molto particolare, specialmente il visual kei
[sperando d’averlo scritto correttamente].
Confidenze
Dal diario di
Sai
"Oggi sarei voluto andare nel nuovo liceo vestito gothic lolita, ma mio nonno Danzo non me l’ha permesso, è
sempre così tradizionalista…! Una volta mi ha guardato con gli occhi sgranati e
mi ha detto: “tu sei uno svergognato, o solo un frocio?”. Non è stato per nulla
gentile, solo perché mi piacciono le magliette corte non significa che lui
debba criticare la mia persona! D’altronde, però, mi avrebbero scambiato per
una femmina, e temo di non avere il carisma di Mana…”
Sasuke
non tornò nel suo ex dormitorio a dare la trista notizia, preferì andare subito
nella sua stanza singola.
Non era
granché spaziosa, o luminosa, era anche troppo lontana dalla sua classe, però
non si sarebbe dovuto sorbire i magoni di Lee, i sarcasmi di Gaara circa Al
Bano e Naruto.
Tutto,
di Naruto.
Niente,
di Naruto.
Odiava
ogni cosa di lui, amava ogni cosa di lui.
Una sola
caratteristica non si prestava a equivoci: di lui, detestava la scelta di
Itachi. Lì non c’erano proprio lati positivi.
Naruto
era… il sole.
Era
radioso, allegro, vivace, dolce e sensibile quando ci si metteva. Un po’
testone, ma socievole, aperto a tutti, aperto a chi non era come lui, a chi era
diverso.
Ed era
bellissimo.
Perché
stava con suo fratello, allora?
Si fece
portare da Kiba la sua roba fino alla nuova camera. Voleva evitare di
incrociare chiunque, specie Lee, sempre così emotivo, e Naruto. Per fortuna
Gaara sembrava non vederlo nemmeno, sebbene ogni tanto si scambiassero qualche
parola, non era mai sorta intimità fra loro.
Kiba,
portato la valigia e il borsone, si sedette sul letto con uno sbuffo.
- Non
credere che stia sempre ai tuoi ordini, Sasuke. Solo oggi perché hai fatto una
madornale cazzata.
Sasuke
roteò gli occhi, preparandosi alla paternale.
Che non
ebbe luogo.
Guardò
l’Inuzuka con confusione.
- Io non
so più che fare con te- fece lui mesto e un po’ acuto, come se avesse la gola
secca, una voce così bassa che Sasuke si dovette avvicinare per sentire. – Ti
ho dato precise istruzioni.
- Certo,
tu, il grande Casanova, vero, Kiba?- fece sarcastico l’Uchiha.
-
Intanto ho il ragazzo, quindi stai zitto.- sbottò a voce un po’ più alta
l’altro.
Sasuke
se n’ebbe a male.
- Shino
ha mai pensato di mettersi con, che ne so, tuo fratello? Ah, dimenticavo, non
hai un fratello! Che situazione complessa, la tua, eh?
Kiba lo
fulminò con lo sguardo.
- Hai
poco da dire, Sasuke… la risposta ad ogni problema è il dialogo. Ti saresti
dovuto aprire a Naruto.
- L’ho
fatto!
- Gli
hai solo messo le mani addosso, l’hai importunato, l’hai fatto sentire un
oggetto! Hai mai pensato di parlargli?
Sasuke
s’incupì. Rispose solo dopo qualche secondo.
- Mi
riderebbe in faccia…
Kiba si
voltò per andarsene.
Conosceva
poco Naruto, ma abbastanza per dirgli le seguenti parole:
- Che
considerazione hai di lui, per pensare davvero che ti possa fare questo?
Naruto
non cercava Sasuke, ed era all’oscuro del suo cambio di stanza: Kiba era
entrato a prendere la sua roba mentre lui era al telefono con Itachi, mentre
Lee dormiva di un sonno narcotizzato.
Le antine dell’armadio, ben chiuse, celavano il vuoto del suo
reparto.
Naruto
non sapeva nulla, e chiacchierava amabilmente con Lee, che s’era risvegliato.
- che ti
prende? Ti vedo strano.- osservò il biondino, posandogli una mano sulla fronte.
Inaspettatamente Lee reagì infastidito. Odiava ricevere attenzioni che non si
meritava.
-
Smettila! Credi che mi senta male?
Naruto
alzò le sopracciglia. Frequentava Lee sin dalla materna, e sapeva perfettamente
che, quando si comportava così, era perché si sentiva in colpa. Il suo senso
dell’onore a volte faceva paura.
- … cosa
hai fatto?- chiese inquisitorio.
Non
ricevette risposta, Lee guardò altrove affranto.
Naruto
sospirò.
- Lee,
c’entra Gaara?
Il rosso
non si vedeva in giro già da qualche ora, e fra un po’ avrebbero cenato.
Nisba.
- Che è
successo quando siete andati in camera? Sbaglio o eri un po’ alticcio?
Lee si
sentì un groppo in gola.
Era un
porco, un maledetto porco, e il suo modo per espiare era magari farsi sputare
in faccia dall’amico più caro?
- l’ho
violentato.- fece, in un soffio.
- Cosa?!
- L’ho
violentato!- fece un po’ più forte.
Naruto
tacque.
- E lui
ora dov’è?
Lee
ricacciò indietro le lacrime.
- non
l’ho visto.
- Quindi
se n’è andato da solo.- concluse il biondo.
Lee gli
lanciò un’occhiataccia.
- Che
c’entra, adesso?
Naruto
rimase impassibile, facendo appello a tutte le sue conoscenze in campo
sessuale, apprese via internet e da Itachi il giorno prima.
- In
genere, se lo stupro è così doloroso, si dovrebbe sentire troppo male per
scorrazzare ovunque con tranquillità.
-
Ebbene?
- Non
ricordi nulla?- chiese.
- No,
ero ubriaco.
Naruto
aggrottò le sopracciglia.
- Lee,
una violenza fa malissimo, lascia il segno spirituale sì, ma anche fisico.
Gaara non si può sentire a posto fisicamente, o non è un vero stupro. Devi
averlo preparato di sicuro. E se l’hai preparato significa anche che deve avere
provato piacere, e inoltre sono certo che sarebbe riuscito a metterti k.o. se avesse voluto.
- E…?
- E
quindi- concluse Naruto – non hai una vera ragione di sentirti in colpa, eri
ubriaco e non in te, mentre lui era sobrio e avrebbe potuto fermarti.
Lee ci
pensò diversi secondi, chiudendo gli occhi.
Sapeva
di essere dalla parte del torto, però si sentiva meglio. Non aveva cattive
intenzioni.
In quel
momento entrò Gaara, seguito da Sai.
Naruto
guardò confuso il nuovo ragazzo, mentre lui salutava con un inchino concluso da
una piroetta.
-
Konbanwa!- fece, sorridendo.
- ciao…
chi sei?- fece Lee debolmente, per non dover guardare Gaara.
- Il
vostro nuovo compagno di stanza, mi chiamo Sai!- fu la risposta.
- Ma…-
obbiettò Naruto- qui si sta già stretti!
La risposta
gli venne data dall’apertura da parte di Sai dell’armadio per sistemare le sue
cose: gli oggetti di Sasuke erano spariti.
Sgranò
gli occhi.
Immediatamente
Gaara si sforzò di parlare per salvare le apparenze.
- Sasuke
ha deciso di andare in una stanza singola, credo che non sappia nemmeno dell’esistenza
di Sai.
Sai, dal
canto suo, non fece caso alle occhiate che gli lanciava il biondo, credendolo
forse un usurpatore. Sistemò i suoi vestiti e i suoi libri dove prima c’erano
quelli di Sasuke e chiuse le antine dell’armadio,
sedendosi sul letto.
Naruto
abbassò gli occhi, ma si riprese subito.
In fin
dei conti non aveva lasciato la scuola, inoltre l’avrebbe sempre visto a
lezione, non c’era molto di cui preoccuparsi.
Recuperò
la baldanza di sempre, sedendosi sul letto di Sasu… di Sai con un tonfo.
- Mi
chiamo Naruto Uzumaki.- informò contento di fare nuove amicizie.
Lee osò
spiccicare parola dal materasso sul quale era sdraiato.
- Io
sono Rock Lee.
Sai
sorrise a tutt’e due, anche se sembrava un sorriso finto, come quello di una
maschera, era piuttosto cortese.
Gaara
notò il diario dell’altro, foderato di foto di quello che sembrava un gruppo
musicale.
Non li
conosceva, e ciò era strano.
- Posso…?-
domandò. Sai annuì.
Il rosso
passò il diario anche a Naruto.
- Tu li
conosci?- gli sussurrò. Naruto fece cenno di no con la testa.
Sai s’intromise.
- Sono i
MaliceMizer.
Gaara
alzò le sopracciglia. Mai sentiti nominare.
- Sono
un gruppo rock giapponese, dovreste sentirli, sono fantastici.
Lee si
era intanto avvicinato, e aveva notato fra le foto anche quella di una creatura
da morbidi boccoli biondi e occhi azzurri.
Tanto per rispondere alle domande…
ebbene oggi ho appena deciso come andrà a finire la vicenda, grazie ad un
provvidenziale scatto di rabbia e insofferenza verso un’altra ff.
Non preoccupatevi, non ci sarà un’epidemia
di peste ^_^
Rotola, Rotola!
Dal diario di
Naruto
“Avete presente quando le situazioni, una
volta mosse, continuano a evolversi di propria volontà senza che nessuno possa
fare niente?
Un po’ come quando metti una
bilia sopra un piano inclinato, e lei continua a rotolare e rotolare, e non
riesci più a fermarla!
Okay, ho appena visto Chiedimi Se Sono Felice.
Ma non è questo il punto.
È che a noi sta succedendo
proprio così, e non so quando quel maledetto piano si raddrizzerà, oppure se ci
porterà verso il punto di non ritorno”
Il
preside Sarutobi conosceva i propri polli.
E se non
fosse stato così, li avrebbe conosciuti certo Kakashi.
In ogni
caso, dopo un party scolastico in serata, prontamente l’indomani mattina
annullava le lezioni, e non soltanto per riguardo verso gli studenti, anche per
gli insegnanti.
Una
volta aveva insistito per far tornare gli studenti in classe dopo una festa che
era finita verso le quattro, ebbene per rappresaglia nessun professore s’era
presentato, anzi, si erano addirittura tutti rintanati nelle loro stanze a due
a due. Orochimaru, il professore di scienze, col bidello Kabuto, Kakashi con
Iruka, Kurenai teneva uno studente in ostaggio, Asuma perfino, il suo nipotino,
era quello che aveva chiamato il sindacalista Gai (nonché professore di
ginnastica) e che gli aveva scatenato contro la guerra.
E
avevano vinto.
Sarutobi
sbuffò, al diavolo loro e la forza della giovinezza invocata a pieni polmoni da
Gai.
Però le
lezioni andavano riprese per forza due giorni dopo, da lì non si transige.
Così
successe anche quell’anno.
Naruto
si dirigeva tutto solo verso la propria classe.
Una
volta Sasuke l’avrebbe accompagnato, ma adesso lui stava discutendo
animatamente al cellulare con la sua Sakura.
Storse
il naso, lievemente, ma solo lievemente geloso.
Era
proprio testardo come un mulo!
Venne a
sorpresa affiancato da Sai, che era in classe con Lee e Gaara.
- Che ci
fai qui?- bisbigliò Naruto.
Sai gli
sorrise ancora di più e gli disse sornione:
- Volevo
chiederti scusa se sono entrato stanotte nel tuo letto, ma ho paura dei tuoni,
giuro che non ti metto più le mani addosso!
Naruto
lo guardava stupito: non era mai successo nulla del genere.
Sai gli
strizzò l’occhio e fuggì via, mentre Sasuke…
Beh, vi
posso fare un esempio.
Sasuke
era un candelotto di dinamite, da quando aveva visto Naruto con Itachi.
Sai era
un ragazzino pestifero, e le sue parole un fiammifero acceso.
Uzumaki
vide tutto come a rallentatore, e più avanti ne avrebbe riso di gusto, sul
momento era però troppo confuso.
Sasuke
lasciava a metà una parola.
Diventava
prima verde.
Poi
rosso, come un semaforo.
Guardava
Sai e Naruto come a volerli uccidere.
Chiudeva
la chiamata.
Senza
che nemmeno ne fosse cosciente, Naruto si ritrovò in una classe vuota, dove era
stato trascinato dal moretto.
Sai
ridacchiava.
Se non
ci si fosse messo in mezzo lui probabilmente quei due non si sarebbero parlati
mai più.
Ovviamente
Gaara, mentre gli altri dormivano, gli aveva raccontato tutto.
Sai
sapeva anche dell’esistenza di Itachi, anche se non poteva essere a conoscenza
del fatto che Sasuke aveva trovato Naruto e Itachi nello stesso letto il giorno
dopo la festa.
Poco
male, no?
Evidentemente
non era stato uno shock abbastanza potente, e poi non avrebbe certo potuto
sgridare Naruto di fronte a Itachi e rischiare di perdere la faccia.
Raggiunse
Lee e Gaara, anch’essi separati.
Soppesò
l’idea di utilizzare la stessa tecnica, quella della gelosia, anche su uno di
loro, ma abbandonò il pensiero: soffrivano già troppo, e stavolta era colpa di
una incomprensione, come Naruto gli aveva spiegato.
Nessuno
che si facesse mai gli affari propri, eh!?
I tre
entrarono nel grande laboratorio di scienze assieme alla loro classe.
In quel
locale spazioso e bene illuminato torreggiavano tanti scaffali con serpenti e
bisce (ma anche insetti) mummificati, alcuni addirittura vivi.
Il
professor Orochimaru li invitò al grande tavolo, dove era intento a sezionare una
rana viva.
-
Vivisezione!- fece Lee in un sussurro strozzato e inorridito.
-
Esatto, esatto.- rispose il professore.
La rana
si dibatteva in agonia, spalancando la grande bocca, mentre Sai distoglieva lo
sguardo, Gaara si mordeva un labbro e Lee sembrava sull’orlo del pianto.
Quel
professore…
Lo
odiavano!
Dopo una
risatina leziosa seguita dal cestinamento della batrace ormai morta, Orochimaru
intimò agli studenti di osservare al microscopio i liquidi viscidi appartenenti
alla pelle dell’anfibio.
- Ma se
era per quello- saltò su Sai – perché l’ha uccisa?
Il
professore ridacchiò, passando fra i banchi, e dicendo con voce fredda e acuta:
- A
volte solo la morte può dar sollievo ad una vita da prigioniero.
Lee
quasi tirò su col naso:- e perché non l’ha liberata?
Il prof
rise ancora, passando accanto a Gaara, che silenziosamente guardava nel
microscopio stando chino, dando loro le spalle.
- Chi è
così stupido da lasciarsi catturare non merita di vivere!
Detto questo
passò oltre il Sabaku.
Ma Lee
vide allungarsi la sua mano.
Gaara
ascoltava il dibattito, fingendo di non essere interessato.
In
realtà aveva i nervi tesi, tesissimi.
Quello
spettacolo l’aveva un po’ scosso, dato che non se l’aspettava. Il macabro non
gli aveva mai fatto impressione… ma quella rana…
Cercò di
scacciare dalla mente l’agonia ingiusta di quell’animale.
Successe
qualcosa che però lo sconvolse.
Sentì
una mano sulla propria natica.
Era
diversa da quella di Lee, era fredda, quasi molliccia.
Ebbe un
moto di disgusto, ma non fece a tempo a voltarsi e fulminare con lo sguardo il
maniaco, che quest’ultimo fu mandato dall’altro capo della stanza da un pugno.
Un pugno
ben assestato da una persona che conosceva.
Sai
sorrise a Orochimaru, che aveva urtato nel colpo il barattolo di serpenti
imbalsamati, i quali gli erano tutti caduti addosso.
Kabuto
vide tutto, dato che spiava il professore di scienze, e avvertì immediatamente
il preside.
La
stanza era un po’ buia, con le tende scure tirate.
I banchi
polverosi, non più utilizzati da parecchio tempo. Quella classe un tempo
serviva come laboratorio di economia domestica, ma chi la insegnava più, a dei
maschi poi!
Naruto
guardava con finto interesse i fornetti arrugginiti, i bioccoli di lana,
tentativi vani di sferruzzare dei calzini azzurri.
Sasuke
sedeva a braccia incrociate sulla cattedra, guardandolo severo.
Dietro
di lui sulla lavagna stava scritto: Oggi
si impara a fare il ragù!
Il
biondino trattenne un sorriso, che sarebbe suonato fuori luogo come una
trombetta ad un funerale.
L’Uchiha
era troppo concentrato su se’ stesso per avvertire il lampo di divertimento
negli occhi azzurri dell’altro.
Perciò
quando disse: - Ti diverti?- non si riferiva certo a quello.
Naruto
sgranò gli occhi:- in che senso?
- Beh,
se devi far entrare nel tuo letto ogni rappresentante del sesso maschile, spero
che tu ti diverta!
Naruto
distolse lo sguardo da lui. Non sapeva che pensare.
Sasuke
contò sulle dita:- Dunque, chi abbiamo? Mio fratello, quel cretino frocio di
Sai… adesso chi ti farai? A chi aprirai le gambe? A Orochimaru?
Naruto
sobbalzò.
Quel
nome era tabù.
- non
osare parlarmi in questo modo!- proruppe furibondo – non trattarmi come una
sgualdrina, perché non è proprio il caso.
Sasuke
lo guardò torvo.
- Lo
sei.
- No,
che non lo sono!- gli occhi di Naruto ebbero il potere di far rabbrividire l’Uchiha
– e proprio tu chiami frocio Sai, proprio tu che quando hai visto me e Itachi
hai pianto per tutta la notte chiuso in un bagno!
Quello
era un colpo basso.
Sasuke
arrossì.
Naruto
dentro di se’ esultava: era grato a Sai, gli aveva offerto l’occasione di avere
una resa dei conti. Tutto era nelle mani di Sasuke: a seconda di quello che
avrebbe detto, sarebbero tornati amici, o anche di più. Altrimenti, avrebbe
rinunciato a lui.
Sperava
che non succedesse.
Sasuke
friggeva di rabbia.
Da
quando in qua il biondino gli teneva testa?
- Non
siamo qui per parlare di me.
- E per
cosa, allora?
Il moro
ammutolì. Non lo sapeva nemmeno lui.
Il
biondo aspettava in silenzio.
L’Uchiha
non trovò nulla di meglio che insultarlo ancora.
- E va
bene, non sono fatti miei se ti scopi Sai, però lo sono se vieni addirittura
nella mia casa a farti mio fratello!
Che
obiezione idiota!
Manco fosse
Itachi il fratello minor…
-ciaff!-
Naruto…
Gli
aveva dato uno schiaffo?
Sarutobi
sedeva dietro la scrivania, guardando con tristezza Rock Lee.
Sai era
poggiato al muro, rabbuiato dal fatto che la sua versione dei fatti non aveva
tenuto contro quella di Kabuto.
Quello
che lo faceva impazzire di rabbia era che le parole di Kabuto erano bugie belle
e buone, a cui Orochimaru s’era aggrappato, però siccome erano adulti Sarutobi
ci aveva creduto.
Inoltre
lui e Lee non avevano parenti potenti che facessero causa all’istituto.
Gli
veniva voglia di saltare sopra la scrivania di quel venduto e di rovesciare il
suo potere, mettendolo nelle mani di Mana e Kozi!
Come
sarebbe stata una scuola governata dai MaliceMizer?
Si
riscosse dalle fantasticherie.
Sarutobi
stava parlando.
- … e
dato che la vittima in questione non è venuta a sostenere la vostra tesi, temo
che lei, Rock Lee, dovrà essere espulso.
Naruto
uscì e lasciò Sasuke in quella stanza, chiudendo anche la porta.
L’Uchiha,
ancora stupito, si teneva la guancia rossa con la mano.
Le
lacrime cominciarono a scendergli copiose dagli occhi.
Capitolo 15 *** Tutto ruota attorno al Preside ***
Oh, non mi ero accorta che è passato un mese esatto dallo scorso
aggiornamento
Oh, non mi ero accorta che è passato un mese esatto dallo
scorso aggiornamento!
Tutto ruota
attorno al Preside
Dal
Diario di Kiba
“Tutto tranquillo sul fronte
Occidentale. Shino mi ama, Akamaru mi ama, io mi amo. Che bel periodo! Ci
vorrebbe adesso un bel festino!”
Guardava
fuori dalla finestra.
Disgustato.
Aveva un
lieve senso di nausea, voleva solo tornare nella sua stanza e farsi una doccia,
ma non voleva affrontare gli altri. Gli sembrava di non poter più tornare
quello di prima. Sentiva quasi una sensazione di freddo alla natica rudemente
palpeggiata dalla flaccida mano di quel mostro.
Sperava
che lo licenziassero.
Che
fosse condannato all’ergastolo.
O che
almeno lo allontanassero dalla scuola. Con quale faccia si sarebbe presentato
di nuovo alla lezione di scienze biologiche, adesso?
- Cos’è
successo?
Naruto
sedeva a gambe incrociate sul suo letto, armeggiando coi CD
di Sai.
- Lo
hanno espulso.- fece serafico il proprietario dei dischi.
Naruto
cadde dal letto con un tonfo, facendosi parecchio male, e buttando all’aria
tutti i cd di Sai, che subito scattò a riprenderli al volo, calpestando il
biondino senza ritegno.
Lee rise
amaramente alla scena. Quanto gli sarebbe mancato Naruto? E non aveva nemmeno
fatto a tempo a fare amicizia con Sai! E Gaara?
… forse
Gaara sarebbe stato meglio senza di lui.
- Si può
sapere come è capitato questo casino?- Inveì Uzumaki.
Lee era
ancora immerso nei propri pensieri: la cosa che lo faceva più infuriare era che
Orochimaru se la sarebbe cavata senza nemmeno una ammonizione!
Rispose
di nuovo Sai al suo posto:
- Praticamente
Orochimaru durante la lezione di biologia ha palpeggiato il sedere di Gaara,
guadagnandosi un calcio fulminante da parte di Lee.
-
Ebbene? Orochimaru andrebbe licenziato e denunciato per molestie, mentre Lee al
massimo avrebbe dovuto ricevere una nota! Cosa sta combinando Sarutobi?- fece
Naruto grattandosi la testa.
Sai
sospirò:
- Mio
buon amico, non è finita: Kabuto, il bidello quattrocchi, ha visto ogni cosa e
ha preparato un alibi al suo povero piccolo Orochimaru: la sua versione è stata
che Lee ha aggredito senza motivo il professore di scienze.
Uzumaki
sgranò le palpebre.
- … e
Gaara?- perché il loro amico non era andato a difenderlo?
- Gaara
non si è fatto vedere.- Sai stava per aggiungere “lui non sa nulla dei
provvedimenti del preside”, ma Naruto non gli dette tempo: era già corso fuori
dalla stanza.
Ancora
alla finestra.
Dio, che
schifo.
Non
aveva nemmeno il coraggio di avvertire la famiglia, per denunciare quel
maledetto porco. Temari l’avrebbe fatto ritirare dall’istituto e Kankuro l’avrebbe
preso in giro per anni e anni.
Poteva
solo aspettare che…
- Gaara!- una furia dai capelli biondi si materializzò
di fronte a lui e lo prese per il bavero, spingendolo poco delicatamente al
muro.
- Oh, buongiorno Naruto.
-
Buongiorno un emerito accidente, cretino!- strepitò il ragazzo, fuori di se’
dalla rabbia. – Cosa fai? Stai qui ad aspettare che lui venga espulso?
Gaara
pensò che si riferisse ad Orochimaru.
- Certo,
no? Era quello che volevo! Perché, a te piaceva?
A Naruto
mancò il fiato.
- Dopo
tutto quello che è successo fra di voi! Sei un bastardo!
- Tutto
cosa? Dovevo rimanere e concedergli di abusare di me?
- Perché,
cosa hai fatto?- rispose sarcastico il biondo.
Gaara
gli dette un pugno sulla spalla. Come osava? Certo avrebbe risposto per le rime
ad Orochimaru, si sarebbe vendicato, ma Lee non gli aveva dato tempo!
Naruto
rispose con un calcio negli stinchi. Addirittura nascondere la verità e
uccidere la giustizia per del rancore senza senso! Non dimentichiamo che Gaara
avrebbe potuto sottrarsi alle attenzioni di Lee! Oltretutto non pareva per
nulla debole come ragazzo: il braccio gli faceva un male cane.
Cominciarono
a menarsi.
Sasuke
piangeva ancora, quando udì delle urla e dei colpi dal corridoio. Si asciugò il
viso e uscì dall’aula.
Lo
spettacolo era impagabile ma spaventoso: Gaara e Naruto se le davano di santa
ragione insultandosi con epiteti tipo: “menefreghista”, “puttaniere”.
Da solo
non poteva separarli.
Fortunatamente
sopraggiunse Sai, e in due riuscirono a dividere i litiganti.
Sai
prese Naruto per le braccia, idem Sasuke con Gaara.
Una
volta calmata l’atmosfera Sai si pose come giudice fra loro:
-
Ebbene?
- Costui
pensa che non dovrei avercela con Orochimaru, e che io ci ero stato come una
p******- accusò Gaara, tenendosi un gomito.
Naruto
cadde di nuovo a terra, a ginocchioni, con un livido sotto l’occhio:
- Cosa?
Io ho solo detto che Lee è stato espulso perché tu non hai testimoniato a suo
favore!
Fu la
volta di Gaara per sparire.
Corse a
perdifiato.
Su per
le scale.
Sentiva
il batticuore, non riusciva a pensare, a respirare.
Voleva
solo parlare.
Spalancò
la porta, ignorando la segretaria.
- Signor
Preside??
Passò
qualche ora.
Gaara
tornò nel dormitorio, e non volle parlare con nessuno dell’accaduto.
Naruto l’aveva
perdonato: si era trattato solo di un malinteso, dopotutto!
Sai, in
un angolo, sorrideva non visto: aveva capito già ogni cosa, e sapeva che Gaara
ce l’aveva fatta, anche se il rossino aveva qualche dubbio.
Quando
Lee fu di nuovo convocato dal preside, seppe di aver ragione.
Sasuke,
ospite di quella che era stata la sua stanza, conversava con Gaara del più e
del meno, lanciando sguardi freddi a Sai e evitando Naruto.
-
Rimango!
Lee era
piombato in stanza, rosso e felice, con un enorme sorriso.
Sai fece
partire il tappo di una bottiglia di spumaranciata,
colpendo la lampadina che si ruppe e spense, e mise alla radio il disco Merveilles dei MaliceMizer.
Improvvisarono,
senza accorgersene, un festino con i viveri procurati da Kiba, che s’era
autoinvitato.
Per
prima cosa Lee abbracciò forte, nel buio, Gaara.
I due
dopo pochi secondi si separarono, arrossendo.
Sai
aveva cominciato una partita a poker con Kiba, alla quale si unirono Naruto e
Lee, mentre Gaara fingeva di dormire e Sasuke…
Trovò
sotto alla porta una lettera.
La portò
alla luce della luna, parecchio fioca, e lesse il destinatario, un nome scritto
con calligrafia famigliare:
Anche oggi sono stata ispirata da alcune Doujinshi e fan Art
Anche oggi sono
stata ispirata da alcune Doujinshi e fan Art. Perdonate il ritardo, ma sto
vivendo in un’altra casa dove non c’è internet ç_ç
Cosa fare?
Dal diario di Sakura.
Perché Sasu non mi
ha ancora chiamata?????
A Naruto.
Non
poteva credere ai propri occhi.
Itachi
non aveva mai mandato lettere alle sue precedenti conquiste. Era una novità.
Gli balenò in mente il pensiero che magari volesse lasciarlo.
Ne
godette intimamente. Era tipico suo mollare la gente attraverso lettere o
messaggi o telefonate.
Che
fare?
Fortunatamente
non era sigillata, quindi facendo attenzione a non stropicciarla avrebbe potuto
leggerla in tranquillità. Meglio farlo subito, però.
Si mise
la lettera sotto la maglietta e disse che andava in bagno urgentemente.
Kiba
annuì, senza aver notato cambiamenti di sorta nei suoi lineamenti.
Sasuke
entrò nel bagno, chiuse a chiave la porta e si sedette sull’asse del gabinetto,
prendendo febbrilmente a leggere.
Naruto.
Oggi durante la spiegazione di
Campi Elettromagnetici non riuscivo a seguire una parola di quel che diceva il
nostro stimato docente.
Guardavo fuori dalla finestra il
cielo, troppo, troppo azzurro, e il sole maledettamente giallo e abbagliante. E
pensavo a te. Ai tuoi occhi di cielo e ai tuoi capelli di sole.
Sasori dice che mi sto
rincoglionendo.
Deidara sospira che l’Amore è
un’esplosione.
Kisame non nasconde una certa
invidia per te. Naruto.
Maledetto me, quando ti ho
proposto di aiutarti a far ingelosire Sasuke! Maledetto me, perché non capivo
che il mio vero intento era starti vicino.
Sono proprio uno stupido.
E non riesco nemmeno a
riconoscermi, a scrivere queste parole smielate.
La verità è che non me la sento
più, Naruto.
E allora concludiamo la faccenda
una volta per tutte.
Se provi davvero qualcosa per me,
lasciamo perdere Sasuke.
Se sono solo un oggetto di
gelosia, temo di non poter più resistere, a stare in tua compagnia senza poter
veramente averti per me.
Domani verrò a trovarti… spero di
avere risposta certa. Potrei sparire dalla tua vita con un solo tuo gesto.
Sasuke
non sapeva che pensare.
Da una
parte si sentiva preso in giro, e provava rabbia e disprezzo. Dall’altra giubilanza. Quindi era tutto in funzione sua?
Naruto
voleva solo farlo ingelosire?
C’era un
solo modo per scoprirlo.
-
Itachi, ci sei?
- …
-
Itachi!
- …
Deidara
guardò Sasori, arrendendosi.
Sasori
dette all’Uchiha un ceffone dietro la testa per avere la sua attenzione.
- Ahi!
Ma sei scemo?
Il
rosso, indispettito, nemmeno rispose. Deidara sorrideva, pungolandolo con la
penna.
- Stiamo
qui da mezz’ora per iniziare a fare le tesi… e tu non hai nemmeno scritto una
parola, e per giunta hai preso le dispense sbagliate. Stiamo pensando a qualche
biondino?
Itachi
quasi arrossì.
- non
dire cazzate.
Sasori
gli tolse di mano il blocco per gli appunti.
- e
questo cos’è?
Fece
trionfante, indicando uno schizzo distratto, fatto a penna, che raffigurava un
ragazzino con l’aria da volpacchiotto.
- Un
disegno?- mormorò l’Uchiha.
- Questo
è Naruto, Lucìa.- rispose Deidara con uno strilletto.
-
Deidara, frequentiamo la stessa facoltà da anni… non hai ancora imparato il mio
cognome?
-
Naruto?
- Uh?
Ormai
Naruto, a forza di perdere a strip poker, era rimasto con solo i boxer. Sasuke
non potè impedirsi di deglutire, arrossendo.
“è così
maledettamente…”
- Che
c’è, Sasuke?- interruppe i suoi pensieri Naruto, accigliandosi.
“…
insopportabile…”
- Puoi
venire un momento?
- In
bagno? Ma non ne ho voglia!
“…
stupido…”
- E dai!
- Uffa,
va bene…- acconsentì il biondino, rimettendosi i pantaloni nel dissenso
generale.
“…
bello.”
Naruto
entrò con Sasuke, che chiuse di nuovo la porta.
-
Questa… è per te, da parte di mio fratello.
Naruto
sbiancò. Non sapeva niente del contenuto, ma era probabile che fosse qualcosa
che il minore degli Uchiha non avrebbe dovuto leggere.
- Tu… tu
leggi la corrispondenza privata?
- Sì, se
riguarda anche me.
Il
biondino impallidì ancora di più.
- Ma non
potevi sapere che…
- Oh,
avanti, le sgridate a dopo. Leggi, adesso. So che non vedi l’ora.- fece acido.
Naruto
si arrese e cominciò a leggere.
Naruto.
Oggi durante la spiegazione di
Campi Elettromagnetici non riuscivo a seguire una parola di quel che diceva il
nostro stimato docente.
“Campi
elettromagnetici??” Pensò basito Naruto, senza capirci nulla.
Guardavo fuori dalla finestra il
cielo, troppo, troppo azzurro, e il sole maledettamente giallo e abbagliante. E
pensavo a te. Ai tuoi occhi di cielo e ai tuoi capelli di sole.
Naruto
arrossì come un peperone, evitando di guardare in faccia Sasuke, che da parte
sua sbuffò scocciato.
Sasori dice che mi sto
rincoglionendo.
Deidara sospira che l’Amore è
un’esplosione.
“E
questo che c’entra?”
Kisame non nasconde una certa
invidia per te. Naruto.
Se sono solo un oggetto di
gelosia, temo di non poter più resistere, a stare in tua compagnia senza poter
veramente averti per me. […]
Impallidì.
Sasuke sapeva tutto, adesso…
Domani verrò a trovarti… spero di
avere risposta certa. Potrei sparire dalla tua vita con un solo tuo gesto.
Finì la
lettura, terribilmente confuso, e imbarazzato, e visibilmente in ansia.
E
adesso?
Avrebbe
dovuto prevederlo, no? Itachi più di una volta gli aveva fatto capire che per
lui provava affetto sincero, ma data la sua fama di farfallone, aveva chiuso
gli occhi per non vedere… o magari perché non voleva illudersi? Quello era il
punto.
E Sasuke
aveva letto quella lettera, nonostante fosse esplicitamente indirizzata a lui,
Naruto Uzumaki, che il giorno gli aveva dato un ceffone, praticamente
intimandogli di stare lontano dalla sua vita.
Beh,
risolviamo i problemi per gradi.
Alzò di
scatto la testa per rimproverarlo, ma appena i loro occhi si fissarono, Sasuke
lo precedette e lo spinse contro la parete del bagno color crema, sogghignando,
sicuro di se’ come non lo era mai stato.
- potevi
dirmelo, Naruto, che provavi attrazione per me- gli sussurrò all’orecchio,
sghignazzando, prima di cercare le sue labbra.
Il
biondo da una parte era irritato dall’atteggiamento dell’Uchiha, dall’altra
confuso e… beh, Sasuke non baciava male.
Decise
di cogliere l’occasione e si lasciò baciare senza opporre resistenza. Quella
doveva essere una prova.
Sasuke
sgranò gli occhi quando sentì arrendersi Naruto. Continuò a baciarlo,
insoddisfatto. Inspirò col naso, forte, spingendo la sua testa verso di se’,
aprendogli le labbra per avere accesso alla sua lingua.
Ma
Naruto non reagiva.
Si
staccò bruscamente.
- Per te…
io non sono nulla, vero?- fece, quasi tremando.
Perché
non sentiva in lui i brividi che invece la vicinanza di Naruto gli provocava? Come
poteva essere così impassibile quando si baciavano?
Corse
via dal bagno.
Naruto
rimase appoggiato al muro…
…e non
sapeva cosa fare.
-
Itachi?
- Mmmh,
sì?
- Sono
io.
- E ti
sembra questa l’ora di chiamare, scemo?
-
Dobbiamo parlare, Itachi. Domani mattina. So tutto.
Oggi
io e Sasori siamo andati a prenderci un gelato, e chi abbiamo incontrato in
cremeria? Il nostro compagno di corso, Kankuro! Ogni volta che lo vedo mi viene
il nervoso, ma come si veste? Come si concia dico io! Lui mi ha ignorato, cosa
molto maleducata da parte sua, solo perché una volta gli ho messo un petardo
sulla sedia… quanto siamo permalosi! Stavo per minacciarlo di farlo di nuovo
quando il mio bellissimo e inopportuno ragazzo è intervenuto e mi ha
portato via dalla gelateria. Io volevo gridargli “Ciao Batman”, ma non mi ha
lasciato il tempo! Beh, Kankuro non la passerà liscia, guai a ignorarmi in quel
modo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Sai, con
l’album da disegno sotto braccio, passeggiava per i corridoi cercando qualcosa
o qualcuno da ritrarre. Due che si picchiano, due che pomiciano, un professore
interessante… ma nulla catturava il suo sguardo, finché non si fermò di fronte
ad una scenetta molto particolare.
Era
arrivato al giardino della scuola, e si sedette sull’erba, esattamente dietro l’albero,
per nascondersi.
Un Sasuke
piazzato a gambe larghe ed espressione decisa di fronte ad un ragazzo che gli
somigliava molto, solo un po’ più grande e dall’aria molto meno minacciosa. Probabilmente
suo fratello Itachi.
I due si
fissavano a qualche metro di distanza, mancava solo la tipica palla di
sterpaglie che, spinta dal vento, passava fischiando.
Immediatamente
Sai immaginò una musichetta western, e il Sasuke che era apparso nel suo
foglio, somigliantissimo per altro, aveva un cappello da cowboy. Ma la sua matita si fermò, indeciso su chi
avrebbe avuto la medaglia a forma di stella da sceriffo.
Solo chi
avrebbe vinto la discussione ne avrebbe avuto l’onore. Tese l’orecchio.
- Come
ti sei permesso, dico io.
- Io
faccio quello che voglio.
- Devi
smetterla, hai capito? Questo non è il tuo campo, non immischiarti più nella
mia vita!
- Chi me
lo vieta? Tu? E poi che c’entra Naruto nella tua vita? Mica lo costringo a
stare con me.
Sasuke
sgranò gli occhi. Suo fratello non era mai stato così ciarliero. Quell’argomento
doveva premergli molto.
- C’entra
perché l’ho visto prima io, e poi…
S’interruppe.
Non era stata un’uscita troppo matura, ma tant’è.
- E poi
lui ci stava solo per fare ingelosire me, no?
Itachi
si morse un labbro. Quello era un tasto dolente.
-
Sasuke, non parlare di ciò che non conosci.
- Ah,
non conosco, eh? Ho letto la lettera!
- L’avevo
immaginato. Non te l’ha data lui, vero?
Sasuke
tacque per qualche secondo.
- No-
ammise infine. – Ma più che altro era per orgoglio.
- Lo
credi tu. E comunque... ti sei mai chiesto perché non ti abbia mai assecondato?
- Che
cosa?
- È
vero, è iniziata per farti ingelosire, quella sera di dicembre mentre tu eri in
biblioteca- mentì - e tu ci sei cascato,
fratello deficiente che mi ritrovo. E poi che è successo?
- E poi…-
pausa imbarazzata.
- Tu hai
cominciato a fargli le avances, no? Insomma, ti sei mostrato disponibile.
Quello che Naruto voleva, non è vero? Allora perché non ne ha approfittato?
Il più
giovane non sapeva cosa dire, perché era vero.
-
Evidentemente…- tentò – non gli piaceva come mi comportavo.
- No,
Sasuke chan, è qui che sbagli – Itachi sorrise – perché non ti ha dato corda
nemmeno dopo che hai letto la lettera, no?
Silenzio.
- Ti
starai chiedendo come faccia a saperlo. Molto semplice, ti conosco: tu avrai
letto la lettera, ti sarai incazzato con me, ma avrai fatto la ruota come un
pavone, iniziando a dare a Naruto attenzioni che prima nemmeno si sognava. Magari
anche ravvicinate, razza di arrogante. Degno di un maledetto Uchiha. E lui…
- Cosa
ne sai di come si è comportato lui?- sbottò Sasuke arrossendo.
-
Andiamo, se lui avesse accettato le tue avances, non saresti qui a farmi il
diavolo a quattro. Saresti con lui in giro per farti vedere da me.
Sai
disegnò la stella sul petto di Itachi.
Avevano
dormito insieme tutta la notte.
Senza
toccarsi in modo strano, senza baciarsi, senza un contatto che fosse anche di
poco superiore ad un abbraccio tenero.
Era come
tornare a far scorrere il sangue in un cadavere. Erano entrambi freddi e
timorosi di soffrire.
La
mattina si svegliarono in contemporanea, più che altro perché le persiane erano
aperte al sole e alla luce accecante. Erano abbracciati, ma subito Gaara si
scostò di scatto, impaurito suo malgrado.
Non si
fidava ancora di lui, forse.
Lee gli
carezzò un braccio, l’altro fremette ma lottò per non spostarsi.
Gesti
timidi, gesti dolci.
Gesti
per tornare a conoscersi.
- Sai,
che cosa hai dise…- scoppiò a ridere di gusto.
- Ti
piace?
- Ma è
spassoso, questo Sasuke col cappello!
Naruto
sorrideva, e Sai lo guardava. Non capiva proprio nulla? Contò mentalmente fino
a dieci.
- Davvero,
è spaventoso.
“otto”
- e
questa espressione è così scema, da film americano.
“cinque”
-
Proprio degna di Sasuke, davvero. Ha anche il cinturone e gli stivali.
“due”
- Ehi…
aspetta…
“zero”
- Ma
questo è…
Itachi
era rimasto nei pressi del collegio del fratellino, bazzicando qui e là mentre
tutti lo guardavano ammirati, ammaliati, impauriti da tanto carisma.
Ogni
tanto rispondeva ai messaggi furibondi di Deidara, che evidentemente aveva
incontrato qualcuno che si veste male.
Ma
aspettava, aspettava.
Non era
ancora il momento di intervenire, perché Naruto di certo lo avrebbe cercato.
In
qualche modo.
Per
qualche motivo.
- Hey,
Naruto, calmati!
Sai
cercava di calmare il biondino, che l’aveva preso per le spalle.
- No che
non mi calmo! Si può sapere quando li hai visti?
-
Stamattina ho bigiato matematica, e loro erano lì.
- E
sentivi che si dicevano?
Sai
tacque, poi piano piano annuì.
Naruto
trattenne il fiato.
- Di che
parlavano?
- … di
te.
Bene,
questo lo immaginava, non era così scemo. Sapeva di essere fra due fuochi.
- E…?
- E
niente, Itachi sa che Sasuke sa.
- Eh?
-
Praticamente tu avresti usato Itachi per far ingelosire Sasuke, e quando Sasuke
ci ha provato con te tu non gliel’hai dato lo stesso. E va bè… non con queste
parole esatte, comunque il succo è quello.
Dannazione!
Sasuke
correva per i corridoi, cercando Naruto che sicuramente non era nella sua
stanza, dato che aveva controllato.
Aveva
sperato di trovarlo nella propria, magari senza mutande, ma niente.
Entrò
come una furia nei bagni maschili e trovò un Naruto ansiosissimo che discuteva
con Sai.
Lo prese
per il polso.
- Tu
adesso vieni con me!
Piantando
in asso il povero artista, lo stava per portare nella propria stanza, che
Naruto di scatto si liberò della sua stretta.
-
Naruto, smettila, perché fai così?
-
Smettila tu, idiota!- sbottò – maledizione, non ti sopporto più, Sasuke!
Il moro
sgranò gli occhi, stupito.
- Sei
sempre lì a pensare che tutti sarebbero più che felici di essere toccati e
trascinati ovunque da te, ma non è così, non gira tutto intorno a te, devi dare
voce in capitolo anche agli altri, Sasuke, anche io penso, imbecille!
- Allora
dimmelo!- scattò Sasuke – se tu pensi, dimmelo! Scegli, o me o Itachi.
La
situazione era disperata.
Due
fuochi.
Due
fratelli.
Due
caratteri non troppo diversi.
O forse
no?
Lee era
appoggiato alla ringhiera dello spazioso balcone del primo piano, pensieroso.
Alzò lo
sguardo, sentendo qualcuno avvicinarsi.
- Gaara.
Il rosso
si era poggiato vicino a lui, e lo guardava.
Non c’era
freddezza, rancore, paura nel suo sguardo. Era molto serio, ma di una serietà
calda.
- Ti
volevo parlare.
- Ti
chiedo scusa, Gaara, ma ero ubriaco. So di averti fatto molto male.
Gaara
chinò il viso.
- Non
male fisicamente quanto… insomma, le tue parole mi hanno ferito.
-
Appunto per questo non dovresti dare retta ai delirii
di un ubriacone come me.
Il rosso
ridacchiò piano. Poggiò la mano sopra la sua.
- Non
sono stato in grado di fermarti. Forse non volevo nemmeno farlo.
Pausa
piena di imbarazzo.
- Ciò
non toglie che ho approfittato di te.
- Quel
che è stato è stato.
- …
Gaara… potremmo mai tornare come prima?
- Dopo
una cosa simile, no.
Lee
chinò il viso, dispiaciuto.
- Semmai
in meglio.
Il moro
lo guardò stupito.
- Non ti
illudere, ci sarà da lavorare tantissimo.
Sai, da
una finestra, sedeva con un blocco da disegno.
Indeciso
se disegnare Gaara e Lee che si baciavano dolcemente, oppure, in giardino, un
Naruto che correva da Itachi, per poi saltargli fra le braccia in un abbraccio
convulso.
Sì,
quando cerchi qualcosa da disegnare non la trovi mai, e poi ti capita di avere
sotto mano due bellissime scene e non sai da quale iniziare!