The TriwizHeart Tournament. di Miza (/viewuser.php?uid=77440)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Return and Restart [In Hogwarts]. ***
Capitolo 2: *** 2. Memories: Waiting, Telling, Kissing. ***
Capitolo 3: *** 3. New (and old) friends. ***
Capitolo 4: *** 4. Nightmares. ***
Capitolo 5: *** 5. A Tiny Ball of Light. ***
Capitolo 6: *** 6. How to be a Champion. ***
Capitolo 7: *** 7. The First Task [I'll be There for You]. ***
Capitolo 8: *** 8. Innocent Little Secret. ***
Capitolo 9: *** 9. Danger Granger. ***
Capitolo 10: *** 10. Pride, Misunderstandings and Fairy's eggs. ***
Capitolo 11: *** 11. Rage of the Winter. ***
Capitolo 12: *** 12. The Yule Ball. ***
Capitolo 13: *** 13. When anything can happen. ***
Capitolo 14: *** 14. The Second Task. ***
Capitolo 15: *** 15. Stay [The forgiveness.] ***
Capitolo 16: *** 16. Happy Birthday Ron. ***
Capitolo 1 *** 1. Return and Restart [In Hogwarts]. ***
The TriwizHeart Tournament.
Capitolo Uno:
Return and Restart [In Hogwarts].
-Devo
ammetterlo, Albus, sono un pò preoccupata-.
Era una giornata piuttosto fresca, per essere il Primo di Settembre.
Un vento gentile spazzava i campi attorno ad Hogwarts, e il sole
infuocato iniziava a tramontare nel Lago Nero.
Minerva McGrannit, la figura sottile fasciata in un abito scozzese,
percorreva nervosamente la circonferenza dell'ufficio del preside.
Il proprio ufficio.
-Cosa ti turba, Minerva?-
Un sorriso gentile illuminò gli occhi azzurri di Albus
Silente.
Dalla cornice del proprio ritratto appeso sulla scrivania,
osservò con sommo interesse la professoressa McGrannit.
La donna sospirò.
-Non so Albus. Mi riempie di gioia, ovviamente, essere responsabile di
Hogwarts. Ma siamo tutti ancora piuttosto scossi. La caduta del Signore
Oscuro... Tutte quei lutti...-
Silente annuì lentamente.
-Vedi Minerva, è proprio per questo che dovrai impegnarti.
Hogwarts è finalmente tornato ad essere un luogo di pace. La
casa di tutti gli studenti. Sarà tuo compito
riportare l'ordine naturale delle cose, e so benissimo che adempierai
egregiamente al tuo compito!-
Le guance un pò scavate di Minerva McGrannit si
imporporarono.
-Non mettevo in dubbio il mio naturale talento per la presidenza,
Albus- osservò con un sorrisetto.
-E' che mi domandavo... non è un pò presto per...
Quella Cosa? Voglio dire, siamo tutti frastornati e...-
-E proprio per questo vi farà bene- la interruppe Silente.
-Vedrai Minerva, i ragazzi reagiranno con gioia alla notizia.-
Minerva McGrannit annuì, un pò incerta.
Lanciò un ultimo sguardo al ritratto di Albus Silente e
uscì impettita dal proprio ufficio.
Silente si abbandonò comodamente sulla propria poltrona.
-Sai sempre come essere persuadente, Albus- osservò Armando
Dippet dal proprio ritratto, con un sorriso.
Gli occhiali a mezzaluna di Silente scintillarono.
-Ho i miei buoni motivi, Armando. Sento che sarà un grande
anno, per Hogwarts. Un nuovo, meraviglioso inizio.-
*
-Miseriaccia, quanto pesa!-
Con uno strattone, Ron Weasley
tirò giù dal treno il proprio baule stracolmo,
che per poco non precipitò su Harry Potter.
C'era la solita sottile nebbiolina alla stazione di Hogsmeade, la
stessa di tutti gli anni.
-Ron, fa attenzione- lo riprese gentilmente Hermione Granger, la folta
chioma bruna frustata dal vento -Stavi per decapitare Harry.-
Ron spalancò gli occhi.
-Davvero?! Accidenti, scusami amico...-
Fece per avvicinarsi e calpestò un piede di Harry.
Il ragazzo gli diede una bottarella sulla nuca. -Sai Ron,
accetterò le tue scuse da lontano!- ghignò.
Con un sorriso, Hermione voltò le spalle alla scena.
Lasciò correre lo sguardo lungo la banchina.
Sembrava che nulla fosse cambiato, che tutto fosse rimasto immutato.
La gran folla di studenti che chiacchierava concitata, scaricando i
bagagli; le nuvolette di vapore dell'Espresso per Hogwarts; le montagne
attorno, maestose...
-Primo anno! Primo anno da questa parte!-
Quel ruggito famigliare li fece voltare tutti e tre: Hagrid si
sbracciava, nella nebbia, cercando di radunare i minuscoli nuovi
studenti.
-Hagrid!- urlò Harry, salutandolo con la mano.
L'omone spalancò gli occhi, incredulo, e si
avvicinò abbattendo una mezza dozzina di ragazzi.
-Harry!- urlò -Ron, Hermione! Siete qui! Che mi venga un
colpo, mi credevo che non tornavate mica! Che cosa...-
-Te lo spiegheremo poi, Hagrid- rispose Hermione, massaggiandosi le
costole dopo un suo abbraccio stritolante di benvenuto.
Hagrid sorrise nella barba nera.
-Be', sono proprio contento di avevi qui! Un altro anno insieme, ah! E
poi quest'anno...- si interruppe, ridacchiando -Ah, vedrete, vedrete!
Sarà fantastico!-
Non aggiunse altro e si allontanò, urlando -Primo anno, da
questa parte!-
I tre si lanciarono sguardi perplessi.
-Che cosa voleva dire?- domandò Harry curioso, trascinando
il baule verso le carrozze attaccate ai Thestral.
Ron scosse il capo.
-Non ne ho idea. Fa sempre così, Hagrid! Lancia il sasso e
nasconde la manica...-
-La mano, Ron!- lo corresse Hermione con una risatina -Non la manica!
Oh guardate, ecco Ginny...-
In uno svolazzare di capelli rossi, Ginny li raggiunse, le gote
arrossate per il vento.
-Un moccioso del secondo anno aveva infilato una bacchetta di
liquirizia nel naso di un compagno- annunciò scuotendo il
capo -Che razza di idiota...-
Hermione le lanciò uno sguardo comprensivo, ma Harry e Ron
scoppiarono a ridere.
-Onori e oneri dell'essere Capo scuola, sorelina!- le sorrise Ron.
Ginny spalancò la bocca per ribattere, ma una carrozza si
fermò davanti a loro e la porta si spalancò.
-Dai, saliamo- disse Harry.
Solo una volta a bordo i quattro si accorsero di non essere soli.
-Luna!- strillò Hermione emozionata, guardando la compagna
-E... Neville! Non ci posso credere! Ci sei anche tu?!-
Con un gran sorriso, Neville salutò i compagni.
-E' bello vedervi, ragazzi!- disse -Sono proprio felice di vedervi! Non
sapevo che sareste tornati anche voi!-
-Già!- disse Ron prendendo posto -Siamo stati un
pò indecisi fino all'ultimo... Io e Harry, per lo meno-
aggiunse in fretta, cogliendo un'occhiata di Hermione.
-Ma le signorine, qui, sanno essere piuttosto convincenti!- aggiunse
Harry con un sorriso, indicando Ginny e Hermione.
Quest'ultima sollevò le sopracciglia, piccata.
-Be', scusate tanto se ho ritenuto importante completare la nostra
istruzione scolastica!- disse.
-E poi vorrei vedere come avreste fatto per un anno senza di noi!-
aggiunse Ginny, sporgendosi in avanti per dare un buffetto affettuoso
ad Harry.
Luna, che fino a quel momento era rimasta in un sorridente silenzio,
puntò gli occhi su Ron ed Hermione, seduti l'uno accanto
all'altra.
-Ho saputo che vi siete messi insieme- annunciò con la sua
voce sognante.
Ron ed Hermione arrossirono di botto.
-Naturalmente ho sempre saputo che sarebbe finita così-
continuò Luna con leggerezza -L'ho capito dalla prima volta
in cui vi ho visti.-
Sempre più imbarazzati, Ron ed Hermione si lanciarono
un'occhiata rapida.
-Oh, non siate ridicoli!- sbottò Ginny alzando gli occhi al
cielo -Siete stati tutta l'estate a pomiciare e adesso fate i timidi!-
Harry e Neville scoppiarono a ridere, ma Ron diventò
verdognolo ed Hermione lanciò uno strillo di protesta.
-E' strano, non è vero?- disse Harry dopo qualche minuto,
osservando il sentiero fuori del finestrino -Adesso siamo tutti quanti
al settimo anno. Sia noi, sia Ginny, Luna e tutti gli altri un anno
più piccoli di noi.-
-Be', meglio così- decretò Ron -Siamo di
più, e sarà più difficile tenerci
sott'occhio durente i M.A.G.O.!-
Hermione gli lanciò un'occhiata esasperata, poi si rivolse a
Neville.
-Sai di qualcun'altro che è tornato per terminare l'ultimo
anno?-
Neville annuì.
-Oh, sì! Dean Thomas! E poi Ernie MacMillan di Tassorosso,
Terry Steevel di Corvonero... parecchi ragazzi, a dir la
verità!-
-Sono contenta- disse Hermione con un sorriso -Sarà bello
poter vivere veramente il nostro ultimo anno ad Hogwarts!-
Ron stava per dire qualcosa, ma fu interrotto da uno scossone della
carrozza.
Harry sbirciò fuori e annunciò -Ci siamo!-
Scesero dalla carrozza in silenzio.
Poi, ben stretti nei mantelli, alzarono lentamente lo sguardo.
Hogwarts era lì, davanti a loro, ancora una volta.
Si stagliava maestosa contro il cielo trapuntato di stelle, del tutto
ignara del forte vento che la sterzava.
Le finestre illuminate brillavano, quasi volessero dar loro il
bentornato.
-Cara vecchia Hogwarts- mormorò Ron con affetto.
Non si dissero nulla, ma tutti avevano il cuore gonfio, ed erano sicuri
che gli altri si sentissero nello stesso modo.
-E' così bello essere di nuovo qui- disse piano Hermione
mentre attraversavano il prato ventoso -Però è
anche un pò strano... Voglio dire, è impossibile
non pensare a quello che abbiamo vissuto l'ultima volta in cui ci siamo
stati...-
Lanciò un'occhiata sbieca alla fiancata destra del castello.
Era stata completamente riparata e ricostruita.
Non sembrava affatto che lì dentro, solo qualche mese prima,
si fosse svolta la più grande guerra che il mondo dei maghi
avrebbe mai potuto ricordare.
Harry seguì lo sguardo di Hermione e annuì.
-E' rimasto tutto immutato...- disse lentamente.
Ron si fermò di botto, accanto a loro.
-Non proprio tutto- mormorò -Guardate lì!-.
Indicò un punto alla sua destra, poco distante da loro.
Nel prato, a un centinaio di metri dalla scalinata d'ingresso della
scuola, si ergeva un monumento, scintillante anche
nell'oscurità.
I sei ragazzi si avvicinarono curiosi.
Quando furono abbastanza vicini trattennero il fiato: Era una lastra di
marmo molto alta, di un bianco madreperlaceo.
In alto, incise in oro, le seguenti parole:
Alla memoria di chi ha
combattuto con onore e ha contribuito con coraggio a liberare il mondo
magico dal dolore e dalla disperazione.
A seguire, un lungo elenco di nomi. Troppo lungo.
-E' un monumento ai caduti- sussurrò Hermione con gli occhi
lucidi.
Harry scorse l'elenco, in silenzio.
Silente... Piton... Tonks... Lupin... Sirius... Quanti nomi famigliari,
quante identità intrappolate in quella pietra fredda.
Quante persone coraggiose che avevano combattuto.
Per lui.
Ogni nome era una morsa allo stomaco.
Accanto a lui, i suoi amici avevano la stessa espressione di dolorosa
gratitudine.
Poi Ron fece un passo avanti.
Un nome scintillante aveva catturato la sua attenzione più
di qualunque altro.
Fred Weasley.
Il nome di suo fratello.
In silenzio, con un grosso groppo in gola, osservò quel
nome, quasi incredulo.
Si sentiva stordito.
Era talmente surreale, che per tutta l'estate il dolore per quel lutto
aveva aleggiato attorno a lui senza però penetrargli dentro.
Ora, leggere quel nome sulla pietra fredda l'aveva colpito come una
stoccata in pieno petto.
Deglutì a fatica.
Come si può tornare a star bene dopo una perdita del genere?
Pensieri orribili iniziavano ad affiorare nella sua mente, quando una
mano si infilò delicatamente nella propria.
Una mano piccola e fredda.
Senza aver bisogno di guardarla, seppe che era di Hermione.
Gliela strinse, sentendosi un pò meglio, e lei
intrecciò le dita con le sue.
Si voltò e le fece un sorrisetto minuscolo, quasi
impercettibile.
Lei lo guardò dal basso, con gli occhi scuri un
pò lucidi.
Non disse nulla, ma Ron sapeva benissimo cosa significavano quello
sguardo e quel tocco:
Io sono con te.
Fu molto piacevole assistere allo smistamento.
Per la prima volta dopo molti anni, il Cappello Parlante
cantò di pace e armonia, anzichè metterli in
guardia contro pericoli e minacce.
Quando con -Evanna Wilkinson!- la lista dei nuovi arrivati si chiuse ed
ognuno prese posto al tavolo della propria casa, i tavoli si riempirono
d'incanto.
-Ah, ecco la cosa che ho sempre amato di più in questo
posto!- esclamò Ron allegro, nuovamente di buonumore.
Si riempì il piatto di patate fritte e pasticcio di rognone
e prese a mangiare di gusto.
-C'è una nuova insegnante- osservò Hermione
versandosi del succo di zucca.
Ginny ed Harry seguirono il suo sguardo: Una bella donna coi capelli
scuri sedeva tra la professoressa Sprite e il piccolo professor Vitious.
-Probabilmente insegnerà Difesa Contro le Arti Oscure- disse
Harry -Sembra abbastanza giovane, no?-
Passarono buona parte della cena a fare previsioni sulla nuova
insegnante, interrotti spesso da qualche compagno che veniva a
salutarli e dargli in bentornato.
Quando anche gli ultimi residui di budini e torte furono spazzolati via
(Ron se ne occupò con particolare premura), la McGrannit si
alzò in piedi.
-Buonasera a tutti!- disse con un sorriso.
Il chiacchiericcio si spense immediatamente e tutti si voltarono a
guardarla.
-Oh, è così strano che ci sia lei seduta al posto
di Silente.- sussurrò Hermione.
La preside si schiarì la voce.
-Vorrei anzitutto dare il benvenuto a tutti coloro che per la prima
volta hanno avuto il piacere di varcare le soglie della nostra scuola!
Ma voglio anche, senza dubbio, dare un caloroso bentornato a tutti gli
altri. Come tutti ben sapete, la nostra scuola, così come il
resto del mondo magico, è da poco uscita dalle tenebre di un
periodo oscuro.-
Fece una piccola pausa, osservandoli.
-Ma adesso, finalmente, potremo godere della pace e dell'equilibrio che
per tanto tempo ci sono mancati! E questo è solo grazie a
voi! Sì, a tutti voi, che vi siete impegnati e avete lottato
con coraggio!-
Un grande applauso si levò dagli studenti e dagli insegnanti.
Hagrid si soffiò il naso, facendo trasalire chiunque fosse
nel raggio di tre metri.
-E poi vorrei dare, naturalmente, il bentornato ai nostri
più vecchi amici. Gli studenti che hanno deciso di ritornare
per completare la loro istruzione magica!
Bentornati a tutti voi! E infine, anche se probabilmente mi
odierà, sento proprio di doverglielo: Grazie, signor Potter!-
Un altro lungo applauso percorse la sala.
Hermione vide che Harry era arrossito, e gli sorrise incoraggiante.
Ron gli battè poderose manate sulla schiena.
-Ora- riprese la McGrannit alzando la voce -C'è una cosa che
vi vorrei dire, prima di congedarvi. Una cosa che, devo ammetterlo, mi
ha resa scettica fino all'ultimo, ma che spero vivamente possa sortire
positività in voi.
Come senz'altro molti di voi ricordano, quattro anni fa la nostra
scuola ha ospitato il più importante evento internazionale
di incontro tra scuole di magia: Il Torneo tre maghi!-
Un mormorio si diffuse nella sala.
-Alla luce di quanto è successo ultimamente-
continuò la preside -Il Comitato per la cooperazione
internazionale tra maghi e l'Ufficio per gli sport e i giochi magici
hanno ritenuto una buona, ma che dico, un'ottima idea...-
Fece una pausa in cui tutti la fissarono, attoniti.
-...Proporre nuovamente il Torneo tre maghi!-
Il boato che tuonò dai tavoli fu molto simile ad
un'esplosione.
Tutti presero a urlare eccitati, qualcuno iniziò subito a
parlare col vicino, qualcuno si abbracciava.
-E' meraviglioso!- ruggì Ron.
Ma c'era anche qualcuno che rimase u pò interdetto, e
qualcun'altro che sembrava decisamente contrariato.
Come Hermione.
-Ma... e i M.A.G.O.?!- domandò sconcertata a nessuno in
particolare -Sarà una distrazione! E poi non è un
pò troppo presto? Che cosa gli è venuto...-
Con uno schiocco di dita la preside richiamò l'attenzione su
di lei.
-Sono certa che molte domande vi frullano per la testa, in questo
momento. Be', cercherò di darvi qualche spiegazione in
più. E' stata opinione comune che il Torneo tre maghi possa,
quest'anno, in qualche modo premiarvi per ciò che avete
affrontato fino all'anno scorso. Inoltre, ora che regna la pace,
sarebbe molto bello incontrare di nuovo i nostri amici provenienti
dalle altre scuole! E perchè no, stringere nuovi legami!
Per il momento, non avete bisogno di sapere altre se non che la durata
del torneo è stata un pò ridotta,
terminerà a maggio per non interferire con gli esami...-
(Quasi tutti borbottarono, mentre Hermione tirò un sospiro
di sollievo)
-...E che i nostri ospiti arriveranno ad Hogwarts il primo di ottobre!
Ed ora, buonanotte a tutti!-
Con un gran tramestio di sedie, tutti si alzarono velocemente.
-Non è una forza?- domandò Ron con sguardo
sognante -Il torneo tre maghi! Di nuovo qui ad Hogwarts! Credo che
tenterò, sapete? Diciassette anni li ho compiuti da un
anno...-
-Non è quello il discorso, Ron- ribattè Hermione
salendo le scale -E' che... oh, insomma, non c'è bisogno di
ricordarvi cosa è successo l'ultima volta...-
-L'ultima volta c'era Tu-Sai... c'era Voldemort- affermò Ron
con sicurezza, stupendo Harry -Ora non c'è più
alcun pericolo. Zuccotto
di Zucca!- aggiunse
poi rivolgendosi alla Signora Grassa.
Questa sorrise e balzò indietro, lasciandoli entrare nella
Sala comune di Grifondoro.
-Comunque sarà pazzesco- continuò Ron
instancabile -Tu che ne dici, Harry?-
L'amico alzò le spalle e fece un sorrisetto.
-Io dico che me ne è bastato e avanzato uno di Torneo tre
maghi!- disse, con uno scintillio divertito negli occhi verdi.
-E dico anche che muoio di sonno! Vado a letto, ragazzi, buonanotte!-
-Buonanotte- gli risposero in coro Ron ed Hermione, guardandolo salire
le scale per il dormitorio maschile.
Poi si voltarono l'uno verso l'altra.
-E così, rieccoci qua- disse piano Ron, scrutandola.
Hermione fece un sorrisetto.
-E' come essere a casa, vero?- disse con affetto, guardandosi attorno.
Il fuoco scoppiettante, gli stendardi alle pareti, le poltrone, tutto
sembrava dir loro 'Bentornati!'.
-L'ultima volta che siamo stati qui- continuò Ron
prendendole la mano -Non eravamo... insomma, non stavamo...-
Hermione arrossì un pochino e lo guardò.
-Adesso sì, però.- disse piano, sorridendo.
Le orecchie di Ron si tinsero e le sue labbra si aprirono in un sorriso
enorme.
-Me l'ero dimenticato quant'eri carina con l'uniforme- le
sussurrò.
Poi le prese delicatamente il viso e la baciò sulle labbra.
Hermione si alzò in punta di piedi e rispose al bacio con
trasporto.
Sentendo le mani di Ron scivolarle nei capelli, non potè
fare a meno di sorridere.
Sì, non aveva alcun dubbio.
Era di nuovo a casa.
-------------------------------------------------*
Hello there! :)
Eccomi di nuovo tra voi.
Voglio dirvi subito alcune cose. Anzitutto, questa è ovviamente Ron/Hermione,
ma stavolta sarà un pochino diversa.
Stavolta non sarà incentrata solo e soltanto su di loro, ma
spazierà anche sulla vita ad Hogwarts.
Come avrete notato, la storia si svolge dopo la Guerra, e li ho fatti
tornare tutti e tre.
E' che penso gli manchi davvero tanto Hogwarts. E manca anche a me.
L'idea del torneo mi è balenata in mente un caldo pomeriggio
in compagnia della mia Cuginissima Ada Wong ^^
Se tutto va come spero, ne vedrete delle belle ;)
Be', che dire.
Felicissima di essere di nuovo tra voi :) Spero l'idea vi piaccia. E
spero vi sia piaicuto il primo capitolo :)
PS: Il titolo, TriwizHeart Tournament, gioca col nome inglese del
Torneo Tre Maghi.
TriwizHeart, tre cuori, o giù di lì.
Presto capirete perchè ;)
Un abbraccio grande, aspetto i vostri pareri!
Miza.
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Capitolo 2 *** 2. Memories: Waiting, Telling, Kissing. ***
Triwiz2
Capitolo Due:
Memories: Waiting, Telling,
Kissing.
Un silenzio sonnacchioso
riempiva il dormitorio maschile di Grifondoro, il mattino seguente.
Ron aprì gli occhi nella luce dorata offuscata
dal pesante velluto delle tende del suo baldacchino.
Per qualche
istante si sentì stordito, tanto che dovette tirarsi su a
sedere e battere le palpebre diverse volte.
Gli ci volle un pò per ricordare che si trovava nel suo
letto, ad Hogwarts.
Era tornato.
Era tornato ed era al sicuro, e aveva un anno intero da trascorrere con
Harry ed Hermione.
Hermione.
Pensare al suo nome gli strappò un sorriso.
Aveva ancora difficoltà nel credere davvero che, finalmente,
fosse sua.
Ed ogni volta che se ne ricordava una piccola, folle fitta di
felicità si impadroniva di lui.
La stessa fitta di quel primo Maggio, durante la guerra, nel quale lei
lo aveva baciato nella Stanza delle Necessità.
La stessa fitta di quella sera, alla Tana, durante l'estate appena
trascorsa.
Sembrava passata un'infnità di tempo, e al tempo stesso
sembrava fosse accaduto soltanto il giorno precedente.
Lentamente il ricordo riaffiorò in lui, e Ron vi si
abbandonò tornando a sdraiarsi sui cuscini.
Era
finito tutto.
Era finita per davvero.
Era passato tutto talmente in fretta
che quasi non se ne era accorto.
La fine della guerra, il funerale
dei caduti in riva al Lago Nero, il ritorno a casa con la salma di
Fred.
Ron aveva vissuto tutto ciò come
prigioniero di una bolla.
Tutto sembrava appartenere alla vita
di un altro.
Pochi giorni dopo erano tornati alla
Tana, tutti quanti.
Anche Harry e Hermione.
I due amici però avevano dovuto
assentarsi per qualche giorno:
Harry voleva tornare in Grimmauld
Place e a Godric's Hollow, sistemare delle faccende; e si sentiva in
dovere di recarsi dalla mamma di Tonks e da Ted, il suo figlioccio.
Hermione, dal canto suo, doveva
andare in Australia, ritrovare i suoi genitori e riportarli a casa.
-Torneremo presto, Ron- gli avevano
detto entrambi, quando si era proposto di accompagnare sia uno che
l'altra.
-E' questione di pochi giorni, adesso che sappiamo
perfettamente gestire la smaterializzazione- aveva aggiunto Hermione.
Harry aveva annuito.
-Resta qui con la tua famiglia, Ron-
aveva detto piano -Hanno bisogno di te.-
Ron si era limitato ad alzare le
spalle.
Non aveva avuto il coraggio di
confessare che era proprio da quello che voleva fuggire.
Dalle lacrime di sua madre.
Dagli sguardi persi di suo padre.
Dal silenzio di George.
Ma era rimasto lì con la sua famiglia, perchè
in fondo Harry aveva ragione.
I giorni
senza di loro erano
trascorsi con una lentezza esasperante, tuttavia Harry era tornato
presto, con la promessa di trascorrere lì il resto
dell'estate.
Ron gli fu davvero grato.
Ma di Hermione nessuna traccia.
E Ron, intanto, continuava a
sentirsi soffocare nella sua bolla di nulla.
Tanto che una notte dovette uscire
di casa per lenire la sensazione di claustrofobia che si stava
impadronendo di lui.
In silenzio, senza svegliare Harry
che dormiva accanto a lui, uscì dalla stanza.
Scese la scale quasi correndo,
bisognoso d'ossigeno com'era.
Quando spalancò la porta sul retro
sentì l'aria fresca della notte spettinargli i capelli.
Inspirò a fondo, grato, e sedette
sui gradini di legno della piccola veranda.
Le stelle bruciavano sopra di lui,
piccole schegge di cristallo intrappolate in quell'immenso velluto
nero.
Osservò il giardino buio, beandosi
del vento gentile che increspava l'erba e carezzava la sua pelle.
Non sapeva da quanto tempo fosse lì
fuori quando uno schiocco sonoro lo fece trasalire.
Alzò lo sguardo, allarmato,
distinguendo una figura che si era chiaramente materializzata pochi
metri più in là.
Stava per balzare in piedi e urlare
qualche avvertimento quando la riconobbe.
Era Hermione.
Era tornata, i capelli gonfi di
vento, un borsone in spalla, la pelle d'oca per l'abito troppo
leggero.
Avrebbe voluto alzarsi, correrle
incontro e abbracciarla.
Invece si limitò a rimanere seduto
ed osservarla in silenzio.
Hermione si avvicinò lentamente,
guardandolo cauta.
Si tolse il borsone dalla spalla e
lo lasciò cadere con un tonfo, poi sedette accanto a lui.
-Ciao- disse, dopo qualche istante
di silenzio.
Pur continuando a fissare il prato,
Ron poteva sentire il suo sguardo su di sé.
-Sei tornata- sentì dire alla
propria voce.
Che affermazione stupida.
Certo che era tornata.
Hermione, dalla quale si era
aspettato come minimo un'alzata di occhi al cielo, continuò
a
guardarlo in silenzio.
-Ci è voluto un po' di tempo, sai-
disse piano, abbracciandosi le ginocchia. -Trovarli non è
stato
troppo difficile, ma riuscire a fargli tornare la memoria senza farmi
scoprire è stato complicato. Poi ho dovuto spiegargli tutto.
Be',
non proprio tutto- si corresse, aggrottando la fronte -Insomma, non
ho voluto turbarli troppo.-
Ron annuì appena, lo sguardo fisso
davanti a sé.
Hermione esitò per un momento prima
di continuare.
-Poi per tornare abbiamo dovuto
prendere l'aereo, sai, non me la sono sentita di farli
smaterializzare. Non l'hanno mai fatto, e se si fossero spaccati...-
La frase si spense in un mormorio,
ed Hermione prese a fissarsi le scarpe.
-Quando tornerai da loro?- chiese ad
un tratto Ron.
La ragazza sollevò gli occhi,
stupita.
-Da loro?- disse piano -Io... non lo
so, gli ho detto che sarei rimasta qui per l'estate. Ho pensato
che...- arrossì di botto -che potesse farti star meglio,
avere qui
me e Harry.-
Finalmente Ron si voltò a
guardarla.
La vide tormentarsi una ciocca di
capelli, a disagio.
-Hermione- disse -Voglio... voglio
parlarti di una cosa.-
Lei annuì con foga, raddrizzando la
schiena, e lanciò uno sguardo automatico alla collina
lì accanto.
Seguendo i suoi occhi, Ron capì.
Lì nel boschetto, metri e metri
sotto la terra umida, riposava Fred.
Forse pensava che volesse parlarle
di quello.
-Non è di Fred che voglio parlarti-
si affrettò a dire.
Gli occhi di Hermione si
spalancarono.
Assunse un'espressione perplessa,
come a dire “E di cos'altro potresti aver voglia di
parlarmi?”
Ron si schiarì la voce.
Tutto ad un tratto avvertiva un vago
disagio,ma aveva quella domanda intrappolata in gola da tempo, ed era
più che mai determinato a tirarla fuori.
-Hermione- iniziò di nuovo,
fissandosi le mani -Perchè mi hai baciato?-
Nel
momento stesso in cui sentì le
orecchie prendergli fuoco, lanciò un'occhiata veloce ad
Hermione e
vide che era diventata paonazza.
La ragazza batté le palpebre
diverse volte, come se non fosse stata certa di aver capito bene.
Quando finalmente parlò, aveva la
voce innaturalmente acuta.
-Q-questa- balbettò -Questa...
insomma Ron, ma che domanda è?!-
Ron alzò le spalle.
-E' una domanda- rispose -E
vorrei... vorrei una risposta da te.-
Ci fu qualche istante di teso
silenzio, in cui nessuno dei due sembrava aver voglia di guardare
l'altro.
Poi Hermione fece un piccolo
sospiro.
-Avevo paura.- disse piano -Temevo
che se non l'avessi fatto in quel momento non avrei più...
insomma,
sai, stavamo per uscire a combattere e... e tu hai detto quella cosa
sugli elfi domestici, e io...-
Tacque di botto e, se possibile,
divenne ancora più rossa.
-Avrei dovuto farlo io.-
La voce di Ron suonò un po' incerta
quando parlò di nuovo.
Hermione gli lanciò un'occhiata
confusa e lui scosse il capo.
-Avrei dovuto... anzi, avrei voluto
baciarti io. Ma non l'ho fatto. Sei sempre stata tu la più
coraggiosa tra i due.-
Hermione sospirò e gli posò una
mano su una gamba.
-Oh Ron- mormorò -Non è vero. Tu
sei tanto coraggioso.... No, dico davvero!- protestò decisa
quando
lui fece un sorrisetto di scherno. -Nemmeno immagini quanto tu sia
coraggioso, Ron. Io... io non so cosa avrei fatto senza di te. Avevo
bisogno di te.- arrossì -E ho ancora bisogno di te.-
Ron sollevò gli occhi azzurri e li
puntò in quelli marroni di lei.
-Avrei dovuto baciarti io- ripeté,
prendendole la mano -E invece non l'ho fatto-
Hermione si morse il labbro
inferiore.
-Sai... non è mai troppo tardi...-
disse piano, imbarazzata ma decisa.
E fu allora che Ron sentì qualcosa
montare dentro di sé.
Senza più nemmeno un attimo di
esitazione, prese il viso di Hermione tra le mani e la bacio.
Le loro
labbra inesperte si
cercavano, si trovavano, si sfioravano e poi lambivano con maggior
sicurezza.
Sentiva Hermione tremare, non certo
per il vento che spettinava loro i capelli, e anche lui
rabbrividì
quando la ragazza gli sfiorò il collo e i capelli con le
mani
piccole.
La bolla soffocante che opprimeva
Ron da tempo esplose.
Finalmente poteva respirare a pieni
polmoni, respirare l'aria fresca, il profumo di Hermione.
Continuando a baciarla la strinse a
sé, e solo dopo molto tempo lei scansò appena la
testa e lo guardò,
gli occhi grandi e sorridenti, le guance rosse.
-Sono io ad avere bisogno di te- le
disse Ron tenendola stretta -E' sempre stato così.-
Lei sorrise e gli sfiorò una mano.
-Abbiamo bisogno l'uno dell'altra-
lo corresse sottovoce.
-E' sempre stato così. E sarà
sempre così.-
-...Ron,
stai
ancora dormendo?!-
Spaventato, Ron
fece un balzo dal letto.
Harry aveva
spalancato le tende del baldacchino e lo fissava, perplesso.
-E' un quarto d'ora
che ti parlo- protestò -Mi stavi ascoltando?-
Imbarazzato, Ron
prese a cercare qualcosa nel baule, a casaccio.
-No, stavo, um...
mi ero assopito...- balbettò.
Harry sospirò e
scosse il capo.
-Sei sempre il
solito. Dai muoviti, subito dopo colazione abbiamo la prima lezione
con la nuova insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure!-
-Arrivo subito
Harry, scendi pure- rispose Ron, infilandosi la camicia della divisa
-Ti raggiungo tra un minuto!-
Harry gli lanciò
un'ultimo sguardo perplesso, poi alzò le spalle e
uscì dal
dormitorio.
Ron sedette sul
letto e sorrise.
Aveva bisogno
ancora di qualche minuto per strappare via la mente dalla serata
ventosa alla Tana.
*
-Professoressa...
Dianne... Framboos...-
Mano a mano che la donna scandiva la frase, le parole comparivano sulla
lavagna.
-Nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure ed ex collaboratrice
degli Auror!-
Con un ultimo svolazzo della bacchetta mise un punto, poi sedette
dietro la scrivania ed accavallò le gambe.
-Allora!- esordì con un sorriso -Voi siete i ragazzi del
settimo
anno,eh? La preside mi ha informata che siete molto brillanti,
perciò ho alte aspettative su di voi!-
Gli studenti si lanciarono sguardi curiosi e perplessi.
-Molto bene!- continuò lei sfregandosi le mani -Non vedo
l'ora
di iniziare a lavorare con voi... Ah, ma vedo una mano alzata!
Sì?-
Senza che nessuno se ne stupisse, Hermione aveva alzato la mano, e
fissava l'insegnante.
-Ecco, mi chiedevo soltanto- disse -Se potesse darci qualche
delucidazione sulla sua carriera pre insegnamento.-
Ron le lanciò uno sguardo confuso, così come
metà della classe.
L'insegnante fece un sorrisetto.
-Il suo nome, signorina?-
-Granger!- rispose in fretta Hermione -Hermione Granger!-
-Hermione Granger...- ripetè lentamente l'insegnante,
scrutandola coi suoi occhi neri -Hai un bellissimo nome, Hermione.-
La ragazza arrossì un po', ma non abbassò lo
sguardo.
-Mi scusi, professoressa...-
Stavolta fu Harry a parlare, e molte teste si voltarono verso di lui.
-Credo che... sì insomma, se lei è d'accordo,
credo che
Hermione abbia ragione, sarebbe utile sapere qualcosa in più
su
di lei. Non è curiosità o mancanza di rispetto-
si
sbrigò ad aggiungere -E' solo che, sa... non abbiamo mai
avuto
troppa fortuna con gli insegnanti di Difesa Contro le Arti Oscure...-
La professoressa Framboos lo fissò in silenzio per qualche
secondo.
Harry deglutì; forse aveva esagerato.
Ma poi, stupendo tutti, la donna scoppio a ridere.
Una bella risata aperta che riempì l'aula.
-Mi perdoni se non le chiedo il suo nome, signor Potter, ma credo di
conoscerla già!- disse sempre ridendo.
-E sa una cosa? Lei e la signorina Granger avete ragione! -
Fece un grande sorriso, si alzò in piedi e si
poggiò alla cattedra, guardandoli tutti in faccia.
-Molto bene. Come vi ho detto ho collaborato con gli Auror, e forse
vorrete sapere di cosa mi sono occupata di preciso.-
Fece una piccola pausa, in cui gli occhi di tutti i ragazzi la
fissavano avidi.
Poi sorrise di nuovo.
-Sono una ex cacciatrice di vampiri!-
Quasi tutti gli studenti trattennero il fiato.
Poi presero a parlottare tra loro, colpiti. L'intera aula era pervasa
dall'eccitazione; Ron fissava Harry con gli occhi sgranati per
l'emozione.
Soltanto Hermione non sembrava particolarmente entusiasta. Semmai
decisamente contrariata.
-Mi scusi!- disse di nuovo, alzando la voce per sovrastare il caos.
La professoressa li richiamò all'ordine e poi fece cenno ad
Hermione di proseguire.
La ragazza si schiarì la voce.
-Perchè dare la caccia ad altre creature? Voglio dire, non
lo
trovo giusto. Ho letto che i rapporti con i vampiri nel corso dei
secoli sono stati spesso problematici, ma pensavo si fosse giunti ad un
accordo, o sbaglio?-
La professoressa Framboos sedette sulla cattedra con grazia.
-Apprezzo molto il suo punto di vista, signorina Granger. E
sono completamente d'accordo con lei. Ho sempre
detestato
profondamente i soprusi e le disuguaglianze tra le diverse creature
viventi.-
Hermione parve ancora più confusa.
-Ad ogni modo- proseguì l'insegnante -Non tutti i vampiri
si sono attenuti al patto del 1336. E molti di loro
continuano ad
attaccare e sterminare interi villaggi. Sia magici che babbani.-
Un brivido attraversò l'intera classe, mentre con gli occhi
sgranati osservavano la donna.
-Il mio compito e quello degli altri cacciatori è, o nel mio
caso era, fermare gli attacchi. Non uccidiamo i vampiri per
divertimento. Anzi, finchè ci è possibile
evitiamo di
fargli del male. Ma se si ribellano, se non intendono
fermarsi o
se ci attaccano... ZAC!-
fece
un gesto esplicito che li fece trasalire -Siamo obbligati a colpire. E
vi assicuro che non è piacevole impalare qualcuno, neanche
il
più feroce tra i criminali.-
Un silenzio meditabondo cadde sull'aula.
La Framboos fece un sorrisetto e spinse indietro i capelli neri.
-Bene, c'è qualche altra domanda?-
Ma in quel momento la campanella trillò, e molti di loro
protestarono: Sì, evidentemente c'era qualche altra domanda,
e
più di una.
-Su su!- li esortò l'insegnante alzandosi in piedi -Avremo
tempo
e modo di chiarire qualsiasi vostro dubbio! Ora andate alle altre
lezioni, coraggio!-
In un chiacchiericcio concitato, tutti si alzarono sfregando le sedie
sul pavimento, raccolsero le borse ed uscirono dall'aula.
-Miseriaccia! Sa il fatto suo, eh?- disse Ron eccitato quando furono
nel corridoio.
Harry annuì e aprì la bocca, ma Hermione fu
più rapida.
-Non sono sicura che mi piaccia!- protestò -Una cacciatrice
di
vampiri! Oh insomma, ma perchè dobbiamo avere sempre un
insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure con un lato sinistro della
propria personalità?!-
-Ma dai Hermione, sembra veramente in gamba.- disse Harry- Secondo me
cambierai idea sul suo conto.-
Ron annuì.
-Anche secondo me è davvero forte. Insomma, a me piace,
è davvero una figata!-
Hermione si voltò a guardarlo, furiosa.
-Dici così solo perchè è bella!-
sbottò.
Ron rimase interdetto per un istante. Poi scoppiò
a ridere.
-Ah, non posso crederci!- rise -Sei gelosa di un'insegnante!-
-Non sono gelosa!- protestò lei, rossa d'imbarazzo
e d'indignazione.
-E' gelosa- disse Ron ad Harry con l'espressione di uno che la sa lunga.
Poi cinse Hermione con un braccio, ridendo, mentre lei cercava di
svignarsela.
-E dai, dammi un bacio gelosona!-
Harry restò un pò indietro, e sorrise osservando
Hermione che si divincolava e Ron che cercava di placcarla.
Era felice per loro, e lo era davvero.
All'inizio aveva paura che la loro relazione potesse stravolgere il
loro rapporto d'amicizia, che tutto potesse cambiare.
Ma il rapporto di Ron ed Hermione era rimasto quasi lo stesso, fatto di
frecciatine e battibecchi.
Erano solo più teneri l'uno con l'altra, ed ogni tanto Harry
beccava uno dei due fissare l'altro con aria sognante (Ma d'altronde
questo accadeva già da anni).
Non l'avevano mai fatto sentire escluso o di troppo, e le loro
effusioni pubbliche erano quasi pari a zero.
Harry provò un profondo moto di gratitudine e d'affetto per
i due amici.
E quando vide Ron riuscire finalmente a stampare un bacio
sulle
labbra di Hermione e lei rispondere con un pugno ed una risata, non
potè fare a meno di scoppiare a ridere.
Certe cose non sarebbero cambiate proprio mai.
-------------------------------------------------*
Mentre scrivevo questo capitolo ho divorato qualcosa come un chilo di
pizza, quindi se diventerò una grassona sarà
tutta colpa
vostra! u_u
Come vanno le vostre vacanze? Splendide splendenti?
Le mie proprio no ._.
Dopo domani però parto anche io, finalmente! Il Primo Agosto ho
un matrimonio!
Sì, mio cugino si sposa lo stesso giorno di Bill e Fleur!
E casa di mia nonna somiglierà spaventosamente
alla Tana, dato che staremo stipati lì dentro tipo in 25!
Mi ritrovo sempre coinvolta in queste situazioni Potteresche xD
Oh, a proposito della mia partenza, starò via per un
pò,
e se lì non c'è la Wi Fi il prossimo
aggiornamento
tarderà un pochino ad arrivare.
Bene, vi lascio!
Pensatemi l' 1 agosto, avrò bisogno di sostegno psicologico
strizzata nel mio vestito, con millemila ferretti nei capelli e
barcollante sui tacchi! :S
Un bacetto e a presto! ^^
Miza
PS: CHI NON RECENSISCE PUZZA!!!! xP
|
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Capitolo 3 *** 3. New (and old) friends. ***
Capitolo Tre:
New (and old) friends.
Settembre era
trascorso
talmente
velocemente che gli studenti di Hogwarts se ne erano accorti appena.
Si destreggiavano con difficoltà tra
compiti e lezioni, soprattutto quelli del settimo anno, che capirono
immediatamente cosa avrebbe significato dover affrontare i M.A.G.O.
Gli insegnanti quell'anno erano
particolarmente esigenti, nessuno escluso, tanto che un giorno Ron si
era lasciato scappare con Lumacorno se per caso non volesse che gli
lucidasse anche le scarpe; ma evidentemente la battuta non era
risultata spiritosa, e l'insegnante aveva tolto dieci punti a
Grifondoro per l'insolenza.
Il vento aveva
spazzato via
le foglie
gialle e gli ultimi residui di bel tempo settembrino, portando invece
con sé un gran freddo e degli enormi nuvoloni minacciosi.
Il mattino del primo Ottobre gli
abitanti del castello si svegliarono col frastuono della pioggia che
colpiva con forza le finestre.
-Non ci voleva proprio- sospirò
Hermione durante la colazione, alzando lo sguardo sul cielo nero
squarciato dai tuoni della Sala Grande.
Ron, che si stava abbuffando di
frittelle di fronte a lei, alzò un sopracciglio.
-Fcufa, ma che cofa ti...- farfugliò a
bocca piena; ma colse l'occhiata omicida di Hermione e si
affrettò a
deglutire.
-Dicevo- riprese guardandola -Che cosa
ti importa? Oggi non abbiamo lezioni all'aperto, e poi...-
-Ronald- lo interruppe lei spalancando
gli occhi -Oggi arrivano le delegazioni di Durmstrang e Beauxbatons!
Non te ne sarai mica dimenticato?!-
Ron si strozzò con le frittelle:
Evidentemente se ne era dimenticato.
Harry gli battè con forza sulla
schiena, finché il ragazzo smise di soffocare.
-Miseriaccia!- ansimò riprendendo
fiato.
Si voltò verso Harry e lo guardò
allucinato.
-Tu lo sapevi?!- gli chiese stupito.
Harry gli lanciò uno sguardo
perplesso.
-Certo che lo sapevo- disse attaccando
un muffin -Lo sappiamo da un mese, Ron!-
Ron scosse il capo, incredulo. Come
diavolo aveva fatto a dimenticarsene?
-Be'- osservò cauto, portando una
nuova forchettata di frittelle alla bocca -In fin dei conti non
dobbiamo mica accoglierli ballando nudi nei campi, no?-
Fece un gran sorriso appiccicoso di
sciroppo d'acero.
Harry scoppiò a ridere, ma Hermione lo
guardò torva.
-Oh Ronald, piantala!- si spazientì -E
impara a mangiare come si deve!-
Gli lanciò un tovagliolo ed incrociò
le braccia stizzita.
-Sei disgustoso quando fai così!-
-Tu invece sei adorabile quando fai la
signorina per benino!- ribatté Ron.
Le fece un sorrisetto malizioso e lei
non poté fare a meno di arrossire.
In quel momento la McGrannit entrò
trafelata nella sala, e attirò l'attenzione dei presenti
schioccando
le dita.
-I nostri ospiti arriveranno questa
sera alle diciotto!- dichiarò ad alta voce -Quindi le
lezioni
pomeridiane termineranno con un paio d'ore d'anticipo! Tutti noi ci
ritroveremo in perfetto ordine e disciplina davanti al portone
d'ingresso per l'accoglienza, e poi ci recheremo...-
La sua voce fu soffocata dalle
proteste.
-Ma diluvia!- urlò qualcuno, accolto
da versi di assenso.
La McGrannit ridusse gli occhi a due
fessure.
-Silenzio!- urlò facendoli trasalire.
-Ho detto che ci schiereremo davanti al
portone per l'accoglienza! Dopodiché ci recheremo tutti
assieme al
banchetto di benvenuto! Non saranno certo due gocce di pioggia a
fermarci!-
Lanciò un'occhiatina incerta al
soffitto incantato ed uscì dalla sala, il mantello
svolazzante.
-Per le mutande di Merlino, è
impazzita?- gemette Ron.
Sbirciò una delle alte finestre alle
sue spalle e poi si voltò a guardare Harry ed Hermione.
-Qui è un miracolo se non crolla il
castello, e lei vuole farci uscire lì fuori?-
Hermione si versò un bicchiere di
Succo di Zucca.
-Oh, coraggio, sono soltanto le nove
del mattino!- disse -C'è tempo fino al tramonto!-
-Già- intervenne Harry con una
scrollatina di spalle -Magari smette di piovere...-
Un grosso tuono fece tremare le mura
della Sala Grande.
I tre si lanciarono uno sguardo
rassegnato.
*
-Non
spingete! NON SPINGETE, HO DETTO!
Con ordine!-
Le urla della preside erano appena
udibili nel frastuono del temporale.
Gli studenti si erano appena disposti
davanti al castello, coi cappucci dei mantelli ben tirati sulle
teste, ed erano già fradici.
La McGrannit fece un gesto veloce con
la bacchetta, e una cinquantina di ombrelli comparvero a mezz'aria
aprendosi con un piccolo Pop.
-Ah,
certo, molto utile!- sbottò Ron, lanciando occhiatacce agli
ombrelli: Fluttuavano intruppandosi tra loro, scossi dal vento, e
abbondanti quantità di pioggia si insinuavano tra gli spazi
lasciati
vuoti, precipitando sugli studenti.
-Restate in file
ordinate!- ordinò la preside evitando per un soffio che il
suo
cappello prendesse il volo -Arriveranno a momenti!-
Harry strinse gli
occhi dietro le lenti offuscate dalla pioggia.
-A momenti?- chiese
sporgendosi verso Ron ed Hermione -Sempre che riescano a vedere dove
vanno!-
Guardò il cielo
buio e il Lago Nero, più burrascoso che mai, e si chiese se
tutti
sarebbero riusciti ad arrivare illesi.
-Oh,per l'amor
del
cielo!- pigolò Hermione dopo qualche minuto -Ho perso la
sensibilità
negli arti!-
Aveva le labbra viola e tremava
violentemente, e il cappuccio le era scivolato giù dal capo.
Ron, zuppo e intrizzito almeno quanto
lei, la cinse con le braccia e posò il mento sulla sua testa.
-Qua-quanto potrà mancare?- domandò
Hermione coi denti che battevano, stringendosi al petto del ragazzo.
Harry avrebbe voluto alzare le spalle,
ma probabilmente gli si erano congelate.
Ron strinse un po' di più Hermione e
le posò un bacio sui capelli zuppi.
-WEASLEY! GRANGER!-
Un urlò imperioso li fece sobbalzare.
La McGrannit marciava verso di loro,
gli occhi lampeggianti.
-CHE COSA DIAMINE SONO QUESTE... QUESTE
EFFUSIONI?! MOLLATEVI IMMEDIATAMENTE E STATE IN ORDINE COME GLI
ALTRI!-
-Be', scusi tanto se stavamo cercando
di non morire assiderati!- borbottò Ron, ma sciolse
l'abbraccio e
tornò nei ranghi.
Trascorse ancora qualche minuto, nel
quale tutti scrutarono l'oscurità.
Ogni tanto qualcuno pensava di aver
udito qualcosa o di aver visto un qualche movimento, ma erano
soltanto la pioggia sferzante ed il vento furioso che piegavano gli
alberi della foresta.
Doveva essere trascorso almeno un
quarto d'ora quando la McGrannit lanciò un ultimo sguardo
speranzoso
nel buio e poi si voltò verso la folla.
-Bene!- urlò -Evidentemente hanno un,
ehm... lieve ritardo! Credo che ci perdoneranno se li aspettiamo al
caldo in Sala Grande! Andate nei vostri dormitori, asciugatevi e...-
Ma non aveva ancora terminato la frase
che tutti si erano riversati in tutta fretta nella Sala D'ingresso,
spintonandosi e scivolando sul pavimento bagnato.
La tempesta non
sembrava
intenzionata a
cessare né a diminuire quando gli studenti rientrarono in
Sala
Grande.
Harry e Ron, quest'ultimo coi capelli
ancora gocciolanti, trovarono Hermione già seduta al tavolo
dei
Grifondoro, intenta a chiacchierare con Neville e Ginny.
-Siamo qui!- urlò quando li vide, i
capelli gonfi di umidità legati in una coda disordinata.
Ron sedette tra Hermione e Neville, e
Harry di fronte a lui, accanto a Ginny.
-Proprio il clima ideale, eh?- chiese
Neville con un sorrisetto -Non avrebbero potuto scegliere una sera
peggiore!-
-Più che altro mi domando che fine
abbiano fatto- disse Ginny -Probabilmente avranno avuto
difficoltà a
causa di questo tempaccio...-
La porta si spalancò.
Con un sorriso a trentadue denti nella
barba cespugliosa entrò Hagrid, che guardò la
McGrannit e disse
-Sono arrivati!-
Immediatamente le chiacchiere si
affievolirono in un mormorio eccitato.
La preside si alzò in piedi, fece
cenno ad Hagrid di prendere posto e si schiarì la voce.
-Molto bene!- esclamò con un sorriso
-A quanto pare finalmente i nostri amici sono riusciti a superare le
interperie e ad arrivare sani e salvi! Diamo dunque il benvenuto,
anzi, ma che dico! Un caloroso bentornato ai nostri compagni di
Beauxbatons!-
Applaudendo con tutti gli altri, Harry,
Ron ed Hermione allungarono le teste verso l'ingresso.
Tremanti e scarmigliati, una dozzina di
studenti entrarono in fila.
Fu una visione piuttosto famigliare: Le
divide chiare e leggere, le espressioni contrite per il clima rigido,
i capelli chiari, e Madame Maxime a chiudere il corteo.
Sembrava quasi di essere tornati a
quattro anni prima.
-Come mai Gabrielle Delacour non c'è?-
domandò Ginny allungando il collo.
-Be', è troppo giovane no?- rispose
Hermione, scrutando il gruppo sfilare fino al tavolo degli insegnanti
-Non vengono tutti quanti, soltanto chi ha più di
diciassette anni e
vuole proporsi come campione!-
Osservarono gli studenti di Beauxbatons
inchinarsi davanti al corpo insegnanti di Hogwarts e poi voltarsi
verso la Sala.
Ron pensò che erano tutti piuttosto
simili: i ragazzi alti e slanciati, occhi chiari e carnagione
pallida; le ragazze esili e aggraziate, capelli lunghi e fluenti che
variavano dal biondo-argenteo al castano dorato, fatta eccezione per
una di loro che aveva la frangia e alcune ciocche di un nero corvino.
Tutte molto carine, ad essere sinceri.
Ma si guardò bene dal manifestare in
una qualsiasi maniera quel pensiero: Hermione sarebbe andata su tutte
le furie
Fece correre lo sguardo sul tavolo
degli insegnanti e non poté trattenere un sorrisetto.
-Guardate Hagrid!- ridacchiò in un
sussurro.
Hagrid era diventato tutto rosso e
sorrideva inebetito,e sembrava sul punto di lanciarsi in avanti per
abbracciare la preside francese.
Invece si limitò a lanciarle un
sorriso radioso, che lei ricambiò, e a restare al suo posto,
dondolando.
-Minervà, mas chere!-
Nei suoi scialli svolazzanti, Madame
Maxime si chinò in avanti e baciò la McGrannit su
entrambe le
guance, mandandola quasi lunga distesa.
-E' un così gronde piascere essere di
nuovo qui!-
Si guardò attorno con aria sognante,
battendo educatamente sulla mano della preside di Hogwarts.
-E' un piacere per noi, Madame Maxime!-
sorrise la McGrannit massaggiandosi le guance doloranti -Spero che il
viaggio sia andato per il meglio! Prego, accomodati, i tuoi studenti
possono prender posto con i Tassorosso!-
Madame Maxime disse qualcosa in
francese, e i suoi studenti fecero un grazioso inchino alla folla
(qualche studente di Hogwarts ridacchiò) per poi andarsi a
sedere al
tavolo dei Tassorosso.
-E ora- continuò la McGrannit
interrompendo il chiacchiericcio concitato che si levava dai tavoli
-diamo il bentornato agli altri nostri amici, e al loro nuovo preside
Eberwolf Winterlachen!-
Impettiti nelle loro divise rosso
sangue, gli studenti di Durmstrang fecero il loro ingresso nella
sala.
Imbacuccati nei mantelli e nei
colbacchi sembravano tutti uguali; era impossibile riuscire a
distinguerne qualcuno.
Un uomo tondo e dall'espressione
bonaria chiudeva la fila, i lunghi capelli grigi ondeggianti sul
cappotto porpora.
-Un nuovo preside?- domandò Ron
curioso, sbirciando l'uomo e applaudendo.
Harry si sporse in avanti per farsi
sentire solo dai suoi amici.
-Be', ricordate cosa ne è stato di
Karkaroff, no? E' scappato quando Voldemort è tornato e ne
hanno
ritrovato solamente il cadavere!-
Neville rabbrividì; Hermione sembrava
pensierosa.
-Sì...- disse lentamente, gli occhi
castani puntati sul preside -Victor me ne aveva parlato...-
-Victor???-
Ron si era voltato con tanta rapidità
da farsi male al collo.
Osservò Hermione con gli occhi
sgranati, massaggiandosi la parte dolorante.
-E sentiamo un po', quand'è che Victor
te l'avrebbe detto?- disse brusco.
Anche Harry la guardava, curioso.
Non sapeva che Hermione si tenesse
ancora in contatto con Krum.
-Oh Ronald, non essere ridicolo!-
protestò lei distogliendo lo sguardo; ma era arrossita.
Ron non sembrava intenzionato a
demordere.
-Se permetti- insistette, con gli occhi
ridotti a due fessure -Credo di avere il diritto di sapere se ti
tieni in contatto con... Victor!-
Pronunciò il nome con disgusto, come
se fosse una parolaccia.
Ginny ed Harry si lanciarono uno
sguardo a metà tra il divertito e il rassegnato.
Hermione non rispose, fissava con
ostentazione Winterlachen che baciava la mano della McGrannit.
Ron spalancò la bocca, pronto a
tornare all'attacco, ma la ragazza si voltò come una furia.
-Piantala Ronald! Cos'è, sei del
tribunale d'inquisizione?! Non l'ho più sentito da quando
stiamo
insieme, d'accordo?! E questo credo possa bastarti!-
Incrociò le braccia al petto, come se
il discorso fosse definitivamente chiuso.
Ron spalancò gli occhi blu, incredulo.
-Da quando stiamo insieme?!- sbottò
-Pensavo non avessi contatti con lui dal matrimonio di Bill e Fleur!-
-Infatti è così!- ribatté Hermione
rossa in viso.
-Ma se hai appena detto...-
-Silenzio, per favore!-
Il richiamo della McGrannit li zittì
tutti, e Ron dovette chiudere la bocca.
Ma lanciò ad Hermione un ultimo
sguardo torvo, e quando si voltò a guardare la preside parve
molto
contrariato.
-Ora che ci siamo tutti, mentre i
nostri compagni di Durmstrang prendono posto al tavolo dei
Grifondoro, non mi resta che augurarvi buon appetito! Parleremo
più
tardi del torneo Tremaghi, quando le nostre pance saranno ben piene!-
Fece un sorriso cortese e sedette.
In quel momento i piatti e i vassoi
scintillanti si riempirono d'ogni sorta di delizia: Antipasti,
sformati, zuppe, arrosti, ogni genere di contorni.
Pietanze britanniche e pietanze
straniere, appartenenti ai paesi di provenienza delle altre due
scuole.
Hermione fece un sorrisone individuando
una zuppa di crostacei.
-La bouillabasse!- esclamò
servendosene un po' -Fleur ne va matta, ricordate quando venne a
chiedercela qui al nostro tavolo?-
Ma Harry e Ron, così come gran parte
dei Grifondoro, erano presi da altro.
-Stringiamoci un po'- bisbigliò Harry
-Altrimenti non entreremo tutti.-
Gli studenti di Durmstrang si erano
avvicinati al loro tavolo, un po' sospettosi.
Molti si erano tolti sciarpe e cappelli
e si erano accomodati, qualcuno addirittura aveva sorriso ai
Grifondoro nei dintorni; qualcun' altro invece sembrava un tantino
scettico, e si teneva un po' più sulle sue, stringendosi ai
compagni.
-Posso zedere?- chiese uno di loro
infagottato nel proprio mantello di pelliccia, fermandosi accanto ad
Hermione.
Lei sollevò lo sguardo, sorpresa.
-Oh, ma certo- disse stringendosi a
Ron, per far spazio al ragazzo e ad un altro paio di suoi compagni
-Accomodatevi!-
I tre sedettero e iniziarono a
spogliarsi.
Harry, Ron, Neville e Ginny li
guardarono, curiosi, giocherellando col cibo che avevano nel piatto.
Il ragazzo accanto ad Hermione si tolse
il colbacco e la sciarpa e si voltò verso di loro.
E finalmente lo videro in viso.
Harry sussultò.
Hermione trattenne rumorosamente il
fiato.
Ron lasciò cadere il proprio calice,
mandandolo in frantumi.
-Ciao, Herr-Mioni!-
Victor Krum li guardava con interesse,
un mezzo sorriso stampato sul viso duro.
Se Hermione
avesse potuto,
probabilmente in quel momento si sarebbe smaterializzata in Giappone,
o giù di lì.
Ma non ci si può smaterializzare e
materializzare entro i confini di Hogwarts.
Una delle poche cose di cui era sempre
stata sicura.
Osservò il mezzo sorriso di Krum, e
sentì parecchi occhi puntati addosso.
-V...Victor!- squittì, sentendo la
testa completamente vuota -Per l'amor del cielo, cosa... tu...-
Si guardò intorno, in cerca d'aiuto.
Neville sembrava molto incuriosito;
Harry era sorpreso e perplesso; Ron fissava Krum con aria feroce,
tentando invano di riparare il calice rotto; e Ginny spostava lo
sguardo dall'uno all'altro, nervosa.
-Che... che cosa ci fai qui?- farfugliò
Hermione con voce innaturalmente acuta.
Krum si versò un bicchiere di Succo di
Zucca e lanciò uno sguardo ad Harry.
-Me molto felice di rifevere Harry
Potter- disse con solennità -Mondo magico ora è
al sicuro crazie a
lui. Anche nostra scuola è migliorata da quanto Zignore
Oscuro è
stato sconfitto.-
Si alzò e porse la mano ad Harry, che
la strinse un po' sorpreso e disse -Oh...grazie!-
Krum si voltò nuovamente verso
Hermione.
-Me molto felice di rifevere anche
Herr-mioni, naturalmente. Ma non penzavo di trovare te così
sorpresa. Non hai letto mia lettera di inizio estate? Tu afere anche
risposto!-
-Quale lettera?-
La voce di Ron suonò talmente
minacciosa che Hermione non ebbe il coraggio di voltarsi a guardarlo.
Guardò Krum, invece, e dovette
deglutire diverse volte prima di riuscire a parlare.
-I-io... certo, Victor... solo che non
pensavo di rivederti così presto... e soprattutto qui!-
Sentì la gamba di Ron tremare
violentemente contro la sua, e si voltò a guardare Harry,
implorante.
Il ragazzo parve cogliere, perché si
schiarì la voce e disse -Già, ehm... Come mai sei
qui? Non dovresti
aver finito la scuola già da diversi anni?-
-Quale lettera?!- insistette Ron, gli
occhi lampeggianti.
Krum prese una forchettata di pasticcio
di prosciutto e masticò a lungo prima di rispondere.
-Io non afere mai finito mio ultimo
anno. Quando noi finito Torneo Tre Maghi e andati via da Hogwarts,
squadra di Quidditch di Bulgaria afere chiamato me per girare il
mondo. Zono tornato solamente per matrimonio di Fleur, e io voleva
parlare con Hermioni e raccontarle...-
-Già, peccato che fosse impegnata a
ballare con me- intervenne Ron brusco.
Passò un braccio attorno alla vita di
Hermione e la tirò a sé, osservando Krum con aria
di sfida.
Il ragazzo sollevò le sopracciglia
scure.
-Tuo parente con capelli rossi mi afefa
detto che voi due stavate inzieme, a matrimonio.-
Hermione aprì la bocca, ma Ron fu più
rapido.
-Proprio così- esclamò -E stiamo
insieme anche adesso. E siamo felici, anche.- puntualizzò.
Krum lo fissò per qualche secondo con
educata perplessità, poi tornò rivolgersi ad
Harry ed Hermione.
-Comunque, sono tornato qvesto anno per
concludere mia istruzione, e primo giorno Winterlachen detto noi che
avremmo partecipato di nuofo a Torneo e saremmo tornati a Hogwarts.-
Lanciò ad Hermione uno sguardo
penetrante, indecifrabile.
La ragazza si liberò dal braccio di
Ron, che le serrava ancora la vita, e si servì di patate e
bacon con
mani tremanti.
Harry si schiarì di nuovo la voce.
-E... e come è andata la tourné per
il mondo, Victor?-
Il resto della
cena
trascorse
abbastanza tranquillamente.
Krum descrisse in lungo e in largo gli
anni trascorsi in giro con la propria squadra, e addirittura Ron
sembrava preso dal discorso, benché continuasse a lanciargli
occhiate torve.
Quando le portate principali svanirono
per lasciar spazio ai dolci, Neville, Harry e Ron erano impegnati in
una animata discussione sul Quidditch con Krum e altri due ragazzi di
Durmstrang.
Hermione sbocconcellava di malavoglia
una fetta di Torta di Prugne e Noci, e Ginny la guardava,
preoccupata.
Fece un gesto eloquente all'amica, del
tipo “Dopo mi spieghi tutto”, ed Hermione non ebbe
il tempo di
risponderle che la McGrannit si era alzata nuovamente e si schiariva
educatamente la voce.
-Potrei avere la vostra attenzione, per
favore?- domandò.
Attese qualche secondo che la
confusione si placasse; poi sorrise.
-Spero che siate tutti soddisfatti
della cena, e prima che la sonnolenza ci sopraffagga vorrei spendere
due parole sull'esperienza che ci apprestiamo a vivere.
Il Torneo Tre Maghi, come quasi tutti
sapete, è una competizione amichevole tra le tre
più prestigiose
scuole di magia europee, ed è una tradizione secolare che fu
ripresa
solamente quattro anni fa. Per ogni scuola viene scelto un campione,
o una campionessa, che dovrà mettersi alla prova affrontando
tre
sfide. Chi di voi verrà scelto si ritroverà a
fronteggiare non solo
sfide di un elevato livello di magia, ma anche se stesso e i propri
limiti. Coraggio, tempra morale ed abilità, ecco
ciò che vi verrà
richiesto.-
Ron lanciò ad Harry uno sguardo
eccitato.
-Chiunque desideri partecipare-
proseguì la McGrannit -da domani mattina potrà
inserire il proprio
nome nel Calice di Fuoco, che verrà posizionato nell'aula
vuota che
affaccia sull'Ingresso.
Vi invito caldamente a iscrivervi solo
se ne siete perfettamente sicuri e solo se avete già
compiuto
diciassette anni. E vi invito – continuò alzando
la voce per
sovrastare le proteste – a non tentare di ingannare il
Calice,
perché sarebbe perfettamente inutile. I controlli sono stati
intensificati dall'ultima volta, e non vedo proprio perché
dovrei
illudervi!-
Attese che gli ultimi sbuffi e proteste
si placassero prima di riprendere a parlare.
-Tra una settimana precisa sapremo chi
saranno i nostri campioni. La prima prova avrà luogo il
dieci di
Novembre, e più in là vi daremo altre
informazioni utili. Alle
prove assisteranno anche il nuovo Responsabile Per I Giochi E Gli
Sport Magici e il Ministro della Magia. Non mi resta che augurarvi un
ottimo riposo ed una buona notte!-
La McGrannit sedette di nuovo e prese a
parlottare con Madame Maxime e Winterlachen; probabilmente stava
insistendo perché loro e i propri studenti trascorressero la
notte
al castello, senza dover uscire sotto la pioggia per far ritorno alla
nave e alla carrozza.
-Rivedremo Kingsley!- fece Hermione con
un sorriso, alzandosi in piedi e ripulendo la gonna dalle briciole.
Harry annuì con entusiasmo.
-Sono proprio contento che sia
diventato lui il Ministro. Se lo merita proprio. E poi...-
Si interruppe, sentendosi battere sulla
spalla.
-Io va, Harry Potter. Winterlachen
fatto noi cenno di tornare a nave. Ci fediamo domani mattina.-
Poi si voltò verso Hermione e fece un
inchino.
-A domani, Herr-Mioni-
La guardò negli occhi e girò sui
tacchi, seguendo i suoi compagni.
-Caspita- fece Harry mentre si univano
alla folla diretta all'uscita-Krum di nuovo qui. E chi se lo
aspettava?-
-Non dirlo a me- borbottò Hermione
allungando il collo -Dov'è Ron?-
-Credo sia più avanti. Ehi Hermione,
senti... perché non ci hai detto che lo sentivi ancora? A
me, per lo
meno.-
La ragazza si fermò a fissare gli
occhi verdi dell'amico.
-Harry- sospirò -Non l'ho più
sentito. Non avevo più notizie di lui dal matrimonio, poi mi
ha
scritto di nuovo questa estate e...-
Tacque e abbassò lo sguardo, a
disagio.
-Devo andare a cercare Ron- disse dopo
qualche istante.
Harry le fece un sorrisetto. -Già-
disse -Non mi è sembrato troppo contento...-
Le diede un buffetto su un braccio e la
guardò correre fuori dalla Sala Grande, le ciocche di
capelli
sfuggite alla coda svolazzanti sulle spalle.
Hermione dovette
sgomitare
parecchio
per riuscire a farsi spazio tra la folla di studenti che scemava
nella Sala D'Ingresso.
Solo dopo parecchi allungamenti di
collo riuscì ad individuarlo, e quasi travolse un ragazzino
del
primo anno per raggiungerlo.
-Ron!- urlò alla figura alta e coi
capelli rossi accanto alle clessidre -Aspettami!-
Il ragazzo non parve sentirla, ed
Hermione si fece spazio assestando involontariamente una poderosa
gomitata ad una piccola Corvonero.
-Ron! ...Oh per l'amor del cielo, scusa
piccolina... RONALD WEASLEY, PER LE MUTANDE DI MERLINO!-
Finalmente Ron la sentì e si voltò.
-”Per le mutande di Merlino”?-
ridacchiò mentre lei lo raggiungeva -Che cosa ti prende?-
Hermione si portò una mano al petto,
ansimando, e lo guardò.
-Volevo... uff, che fatica... non
riuscivo a raggiungerti... dobbiamo parlare.-
Gli occhi blu di Ron si spalancarono
appena.
-Parlare?- le domandò – e di che
cosa?-
Hermione lo trascinò in un angolo
accanto alla clessidra di Grifondoro, scintillante di rubini,
desiderosa di non ritrovarsi in mezzo alla calca di studenti che si
avviavano chiacchierando alle proprie Sale Comuni.
-Dobbiamo parlare- ripeté decisa,
scansandosi una ciocca ribelle dal viso.
Ron la fissò nuovamente.
-Hermione- disse piano -Io non ho nulla
da dirti. Che cosa dovremmo...-
La ragazza sbuffò.
-Oh Ron, per l'amor del cielo, non
penserai di potermi prendere in giro! Che cosa c'è che non
va?-
Ron fece un sorriso e le sfiorò una
mano.
-Non c'è niente che non va, davvero.
E' tutto a posto.-
Hermione ritrasse delicatamente la mano
e lo fissò.
-Mi dici che cos'è che ti ha dato
fastidio?- domandò con dolcezza.
Ron abbandonò l'aria d'innocenza e si
rabbuiò un po'.
-Be'- borbottò -Ad essere sinceri, c'è
una cosa che mi ha dato fastidio. Ti sentivi ancora con Krum!-
Lo disse tutto d'un fiato, e le
orecchie gli arrossirono.
Hermione sospirò e alzò gli occhi al
cielo.
-Ron, non l'ho più sentito, dico
davvero- spiegò con dolcezza. -Non avevo più sue
notizie
da tempo, ma quando sono tornata a Londra per riportare i miei genitori
a casa ho ritrovato la sua lettera. Io... non avevo idea che sarebbe
venuto qui! Non l'ha scritto! Diceva solo "Ci vediamo presto"... come
potevo immaginare che intendesse questo?-
Il ragazzo la ascoltò in silenzio.
Poi fissò le gemme scintillanti della clessidra per qualche
istante, pensieroso.
-Perchè non me lo hai detto?-
Il cuore di Hermione si strinse. Quell'espressione mortificata e quel
tono dispiaciuto le fecero male.
-Oh, Ron- gemette -Mi dispiace tanto. Non volevo darti pensieri, mi
è sembrata una stupidaggine, poi sono venuta lì
alla Tana
e mi è passato di mente. Mi dispiace!-
Ron la guardò dall'alto.
Poi allargò le braccia e sorrise, mormorando -Vieni qui.-
Hermione non se lo fece ripetere due volte e si precipitò
tra le braccia del ragazzo.
-Non devi essere preoccupato- disse, la voce soffocata dal petto di Ron.
Lui la strinse e scosse piano il capo.
-Non sono preoccupato- disse -Io mi fido di te.-
Hermione sorrise contro la stoffa della divisa di lui.
-E' di lui che non mi fido- aggiunse Ron con leggerezza.
La ragazza si divincolò e gli diede una spintarella offesa.
Ron scoppiò a ridere.
-Dai, Miss Per-Le-Mutande-Di-Merlino, tutti a nanna.- disse porgendole
la mano -Domattina aprono l'iscrizione al torneo!-
-E con questo?- domandò Hermione afferrandogli la mano e
lanciandogli un'occhiata strana.
Ma Ron non rispose, si limitò a fare un sorrisetto furbo e
ad
avviarsi verso la scalinata, trascinandosi dietro una Hermione
perplessa.
-------------------------------------------------*
Bene, sono
riuscita a
connettermi da un computer vecchio e scassato. Procediamo con ordine:
1-Chiedo scusa a TittiGranger, Episkey e le altre ragazze che hanno
recensito per ultime il capitolo scorso: Mi dispiace se non ho risposto
alle vostre recensioni, ma non so per quale motivo questo affare che
dovrebbe essere un PC non mi permette di farlo -.- Mi rifarò
dal
prossimo capitolo promesso ;) E comunque siete sempre dolcissime
<3
2-Angolo cultura: Non metto in dubbio le vostre doti intellettuali, ma
magari non tutti sanno leggere il tedesco :) Il nome del preside di
legge VINTERLAKEN, con la V dura e la C dura :)
3-Il matrimonio è andato benone. Tutti ubriachi come zucche,
a
ballare e cantare cose inesistenti. Li adoro, anche se siao una
famiglia di pazzi. ma d'altronde, come dice Arthur Weasley, "Quando ci
riuniamo non possiamo fare a meno di esibirci!" xD
Bene, credo sia tutto. Spero che il capitolo non sia stato troppo lungo
e noioso e che abbiate gradito. Anche il prossimo arriverà
con
un po' di ritardo, temo.
Vi sbaciucchio con affetto!
Miza
CHI NON
RECENSISCE E' UNO
SCHIOPODO SPARACODA!
|
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Capitolo 4 *** 4. Nightmares. ***
hp3wiz4
Capitolo Quattro:
Nightmares.
-Passando ora alla più dolorosa delle
maledizioni, la Maledizione Cruciatus, possiamo senz'altro affermare...-
-Oh, Ronald, non posso credere che tu sia serio!-
Hermione Granger lanciò un'occhiata torva a Ron, seduto al
banco accanto al proprio.
La professoressa Framboos quella mattina era intenta a spiegare come
prevedere l'attacco nemico di una Maledizione Senza Perdono non
verbale, e lei stava impazzendo per tentare di seguire la lezione e, al
tempo stesso, di sibilare minacce a Ron.
-Non è affatto una buona idea!- bisbigliò
-Potresti benissimo evitare, non vedo assolutamente per quale motivo...-
-Eddai Hermione, abbi un po' di fiducia in me!- mormorò lui
in
risposta, allungando il collo verso la pergamena di Harry per
controllare che non avesse saltato nessun passaggio.
-...E' importante soffermarsi sull'espressione dell'avversario:
esistono dei chiari segni rivelatori...-
-Non è questione di fiducia!- sibilò Hermione,
scribacchiando i segni rivelatori di un attacco sulla propria pergamena
-E' questione di prudenza! Prudenza, Ron!-
Mise un punto con tanta energia che la punta della piuma
perforò il foglio.
Ginny Weasley, seduta accanto a lei, fece un piccolo sospiro.
-Avanti Hermione, lascialo provare! Poi insomma, dopo quello che
abbiamo affrontato l'anno scorso, direi che la prudenza ci ha detto
'Ciao Ciao' per sempre!-
Ron ridacchiò, ma Hermione lanciò all'amica
un'occhiata di rimprovero.
-Per l'amor del cielo Ginny! Adesso non ti ci mettere anche tu! Credi
davvero che la sicurezza...-
-Sì, lo credo davvero- disse lei piano, con una scrollata di
spalle -Ne sono talmente certa che tenterò anche io!-
Hermione lanciò un piccolo strillo, ma fortunatamente in
quel
momento la classe rise per una qualche battuta della Professoressa
Framboos, e nessuno parve udirla.
-Voi... voi straparlate!- sbottò acida -Non potete mettere
il vostro nome nel Calice di Fuoco!-
-E perchè mai?- domandò Ron con un'espressione di
educato scetticismo.
Hermione serrò la mandibola, arrabbiata.
-Perchè è rischioso, Ron! Hai visto cosa hanno
dovuto affrontare l'ultima volta?!-
Si sporse con foga oltre il limite del banco, sbirciando Harry.
-Harry, diglielo anche tu che...-
-...Ma sicuramente la signorina Granger e i due Weasley conoscono
già la risposta, non è vero?-
Sentendo una morsa impadronirsi del suo stomaco, Hermione si
voltò lentamente verso la cattedra.
L'intera classe si era voltata a guardarli, e l'insegnante sorrideva
garbatamente, in attesa.
Hermione lanciò un'occhiata atterrita a Ginny e
deglutì.
-Io...- pigolò -Io temo di non aver sentito l'ultima
domanda, professoressa.-
La Framboos annuì senza smettere di sorridere.
-E' evidente di no, Hermione. Posso sapere quale argomento è
tanto importante da distrarre ben tre dei miei studenti durante una mia
lezione?-
Hermione arrossì, mortificata.
-Nulla professoressa. Ci scusi.- mormorò.
La Framboos sospirò e posò il mento su una mano.
-Va bene così. Ma spero non accada più, o
dovrò togliere dei punti a Grifondoro, siamo intesi?-
Ginny, Ron ed Hermione annuirono in silenzio.
In quel momento il trillo della campanella risuonò fuori
dall'aula.
-Bene, per la settimana prossima voglio un tema su come resistere alla
maledizione Imperius!- disse l'insegnante mentre tutti si alzavano
-Buona giornata, ragazzi!-
Desiderosi di abbandonare l'aula e lo sguardo di rimprovero della
donna, Harry, Ron, Hermione e Ginny radunarono in fretta le proprie
cose ed uscirono.
-Non posso credere che ci siamo beccati un rimprovero per parlare della
sicurezza del Torneo Tre Maghi!- borbottò Ginny in corridoio.
Hermione inarcò le sopracciglia, punta sul vivo.
-A me invece sembra un'ottima motivazione!- ribattè -E,
ripeto, non mi sembra davvero il caso...-
-Hermione- la interruppe Harry, spazientito -Non puoi impedir loro di
iscriversi, è assurdo!-
-No!- sbottò lei, parandosi davanti ai tre ragazzi -E'
assurdo
che vogliate tentare! E' ridicolo, avete sentito la McGrannit, sono
prove che vi faranno...-
-Hermione, abbiamo sconfitto Voldemort!- disse Ron quasi ridendo -Che
cosa può esserci di peggiore?-
-Non avevamo scelta!- urlò lei esasperata, cancellando
immediatamente i sorrisi che erano affiorato sul viso dei tre amici.
-Non potevamo scegliere! Non era un gioco! Adesso invece voi volete
andare a giocare a fare gli eroi, a rischiare di ammazzarvi e...e...-
Lanciò loro uno sguardo supplicante, ma Harry, Ron e Ginny
rimasero impassibili.
Hermione deglutì.
-Bene- disse con voce rotta -Se è questo che volete, fate
pure. Ma poi non dite che non ve lo avevo detto.-
Si fece da parte e li lasciò passare, restando a qualche
passo di distanza, cupa.
Un paio di volte Ron si voltò, ma lei finse di non vederlo.
Quando arrivarono davanti all'aula nella quale era stato collocato il
Calice di Fuoco, Harry restò indietro ad
aspettarla.
-Non farmi la predica, Harry- borbottò lei
-Perchè proprio non ho voglia di sentirne.-
Harry sorrise.
-Non voglio farti la predica. Voglio solo dirti di star tranquilla. E'
un gioco, Hermione, l'hai detto tu stessa. Lo so che sei spaventata per
Ron... e per Ginny- aggiunse in fretta, quando la vide arrossire e
spalancare la bocca per ribattere -Ma lascialo provare. Lasciagli fare
le sue scelte, se lo merita, non trovi?-
Lei fissò il pavimento di pietra per qualche istante, in
silenzio.
-Ma l'ultima volta...- riprese poi, in un sussurro.
Harry la interruppe subito.
-L'ultima volta c'era Voldemort, Hermione. Altrimenti sarebbe filato
tutto liscio. Adesso va tutto bene, andrà bene.-
Hermione gli lanciò uno sguardo angosciato, e nei suoi occhi
castani Harry vide tutta la paura soffocata per mesi, forse anni.
Tutto ciò che era riuscita a tenere a bada fino a quel
momento, adesso stava irrompendo fuori con violenza.
Harry pensò a quanto sapesse essere irrazionale, la paura.
Se ne stava assopita a lungo e poi saltava fuori per delle sciocchezze,
trascinandosi dietro le angosce del passato.
Era talmente sicuro che Hermione, inconsciamente, stesse soffrendo per
tutto ciò che avevano passato, che non potè fare
a meno
di stringerle un braccio con dolcezza.
-Dai- le disse con un sorriso -andiamo a compiere il nostro dovere di
supporter!-
Lei gli fece un sorrisetto tirato e si lasciò trascinare
nell'aula.
Il Calice di Fuoco crepitava piano, sul suo supporto, al centro della
stanza.
La luce bluastra che emanavano le fiamme si rifletteva sulle pareti e
sul soffitto, dando alla stanza un'aspetto vagamente spettrale.
C'era un'atmosfera quasi mistica.
Quando Harry ed Hermione si avvicinarono al capannello di persone
videro una Beauxbatons, la ragazza che la sera prima aveva alcune
ciocche di capelli nere, gettare il proprio nome all'intero del calice.
Sorrise alle fiamme e tornò dalle sue amiche ridacchianti e
festose, ed Harry notò che quel giorno nei capelli biondi
spuntava qualche ciuffo ramato.
Incuriosito si voltò per dirlo a Ron, ma l'amico osservava
il centro del cerchio con espressione stupita.
Non fece in tempo ad allungare il collo che un applauso esplose nella
sala, ed un ragazzo si diresse verso di loro, sorridente.
-Non posso crederci!- esclamò Ginny, colpita. -Neville!-
Grattandosi la nuca, imbarazzato, Neville si fermò davanti
ai quattro amici e fece un gran sorriso.
-Sì, be', ho deciso di provare- spiegò con
semplicità -Sarebbe forte, no?-
Ron ed Harry gli assestarono poderose pacche sulle spalle, e
addirittura Hermione gli concesse un sorrisino.
Ginny lo abbracciò.
-Oh Neville, ti auguro davvero di farcela!- disse allegra. Poi lo
mollò e parve riflettere per qualche istante.
-Be', naturalmente dopo di me. Se non devo essere io, spero proprio sia
tu!-
-Grazie mille, eh!- protestò Ron mettendo il broncio.
Neville e Harry risero; Ginny scansò i lunghi capelli rossi
dal
viso e avanzò verso il centro del cerchio, decisa.
In un crepitio le fiamme divennero rosse, e il bigliettino 'Ginevra
Weasley' sparì all'interno del Calice.
I Grifondoro presenti esplosero in un applauso assordante, e anche gli
altri ragazzi applaudirono educatamente.
Ginny tornò al suo posto, euforica, e stampò un
bacio sulle labbra di Harry.
Adesso i suoi occhi, quelli di Harry e quelli di Neville erano puntati
su Ron.
Ma il ragazzo fissava soltanto Hermione, che teneva lo sguardo basso, a
disagio.
-Dai Ron, fallo!- lo incoraggiò Harry con un sorriso.
Ron non si mosse e continuò a tenere gli occhi puntati su
Hermione.
Dopo qualche istante la ragazza sollevò lentamente lo
sguardo.
I suoi occhi castani incontrarono quelli azzurri di Ron, enormi nella
luce bluastra.
Si fissarono in silenzio per un lungo momento.
E poi Hermione mosse la testa in maniera quasi
impercettibile, un minuscolo cenno di assenso.
Le labbra di Ron si stirarono in un enorme sorriso di gratitudine e,
finalmente, avanzò nel cerchio.
Giunto al centro dovette socchiudere gli occhi: da quella distanza la
luce era quasi accecante.
Strinse forte il bigliettino appallottolato nel palmo della mano;
sentiva i battiti del suo cuore accellerare in maniera folle.
Lanciò un'ultima occhiata veloce agli amici alle sue spalle
e
poi, trattenendo il respiro, lasciò cadere il foglietto.
Le fiamme divennero rosse e crepitarono forte.
Poi tornarono ad essere azzurre e tranquille.
L'aula rimbombò di applausi, e Ron sentì un
sorriso salirgli alle labbra.
Euforico tornò nella folla.
-Ben fatto!- gli disse Neville con un sorriso.
Si lasciò strapazzare un po' da lui e da Harry, si
lasciò
assestare un pugnetto affettuoso da Ginny (che per essere affettuoso fu
piuttosto violento), e finalmente riuscì a raggiungere
Hermione.
-E' andata- le disse con un sorriso radioso.
Lei avrebbe voluto ancora tenere il broncio, ma osservando quel viso
lentigginoso così felice, quegli occhi blu così
luminosi,
nonostante la preoccupazione non potè fare a meno di aprirsi
in
un ampio sorriso.
-Buona fortuna- gli disse piano.
Ron la avvolse con le braccia e la strinse forte, incurante degli occhi
di qualche curioso puntati addosso.
-Andrà tutto bene- le sussurrò in un orecchio,
affondando il viso nei suoi capelli profumati -Te lo prometto-.
Hermione si aggrappò alla sua schiena, sentendo una gran
voglia di piangere.
-Se ci resti secco dopo essere sopravvissuto alla guerra-
bofonchiò - Non ti rivolgerò mai più
la parola,
Ronald Weasley.-
Ron scoppiò a ridere, le sollevò il mento e la
baciò sulle labbra.
Avvertendo la ormai famigliare sensazione dello stomaco in subbuglio,
Hermione rispose con tanto entusiasmo che quasi si dimenticò
di
dove fossero, e fu molto tentata di schiudergli le labbra con la lingua
quando, fortunatamente, sentì Ginny ridacchiare -Ma un po'
di
contegno!-
Si distaccò dal ragazzo, rossa sulle guance, e vide sul viso
di
Ron la stessa espressione di beato rimbambimento che doveva avere lei.
Rimasero per un po' a osservare gli altri aspiranti campioni che si
facevano avanti, poi Ron si voltò a guardarla, con un
sorriso.
-E comunque- esordì scompigliandole i capelli -Fossi in te
non
mi preoccuperei più di tanto. Figurarsi se vengo scelto!
Campione Tre Maghi, io?- ridacchiò sottovoce.
-Le uniche cose in cui sono campione sono l'arte del sonno e
dell'abbuffarsi!
Ginny, Harry e Neville risero.
Hermione fece un mezzo sorriso di rimprovero e si infilò di
nuovo tra le sue braccia.
Non era giusto che Ron si sminuisse sempre così, e in cuor
suo
pensò che, malgrado tutto, sarebbe potuto essere un ottimo
campione Tre Maghi.
Aveva solo bisogno di un po' più di fiducia in sé
stesso.
*
I giorni seguenti trascorsero tranquilli nel castello.
Gli studenti furono molto impegnati nello studio e nel seguire le
lezioni, tanto che incrociavano di rado i compagni di Beauxbatons e
Durmstrang, con somma gioia di Ron.
Un giorno a pranzo quasi tagliò un dito ad Harry quando
intercettò con lo sguardo Krum che, sulla soglia della Sala
Grande, sfiorava il braccio di Hermione per lasciarla passare.
Non poteva farci niente: Vederlo parlare con lei, sorriderle o, peggio
ancora, toccarla, gli mandava il sangue al cervello.
Si domandava spesso per quanto sarebbe riuscito a controllarsi.
E quel pomeriggio ebbe la prima occasione di saggiare il proprio scarso
autocontrollo.
-Non posso credere che tu sia riuscita a trascinarmi in biblioteca!-
borbottò Ron.
Posò la testa sul tavolo di legno scuro, soffocando uno
sbadiglio, e scrutò torvo Hermione.
La ragazza si limitò ad inarcare le sopracciglia e a
scrutare l'enorme libro che aveva davanti.
-Perchè non siamo andati anche noi da Hagrid, con Harry e
Ginny?- insistette lui lamentoso.
Lanciò uno sguardo dall'alta finestra: la capanna di Hagrid
risplendeva nella luce rossastra del tramonto, il comignolo fumante,
l'orto delle zucche colorato.
Aprì la bocca per parlare di nuovo ed Hermione lo
fulminò con lo sguardo.
-Ron, Harry e Ginny hanno già concluso la propria ricerca di
Pozioni, ecco perchè sono da Hagrid.-
Ron sbuffò.
-Abbiamo ancora due giorni! Non possiamo farla domani? E poi
perchè tu non l'hai ancora fatta? Avrei potuto copiare da
te...-
La ragazza continuò a sfogliare febbrilmente le pagine.
-Ho avuto altro da fare- spiegò con una scrollata di spalle
-Ho
fatto molti altri compiti. E poi c'è 'qualcuno' che mi
occupa un
sacco di tempo.-
Ron sollevò le sopracciglia, lanciandole uno sguardo
risentito.
-Be', se ti da così fastidio che io ti porti via tutto
questo tempo basta dirlo, sai? Se preferisci...-
Hermione voltò pagina e fece una risatina.
-Rilassati Ronald, stavo scherzando. Dico soltanto che sei, ecco...-
arrossì di botto -Sei una distrazione. Una bella
distrazione.-
Ron parve riflettere per qualche istante, ma poi evidentemente decise
di prenderlo come un complimento perchè fece un sorrisetto
compiaciuto e le orecchie gli si tinsero di rosso.
Si avvicinò ad Hermione, speranzoso, e le sfiorò
le labbra col pollice.
Lei trasalì.
-Oh Ron, per l'amor del cielo, non qui in biblioteca!-
protestò.
Afferrò i bordi della sedia e si scansò dal
ragazzo, risoluta.
-Non ho mai sopportato chi si sbaciucchia qui! Insomma, è un
ambiente pubblico e di studio, non un...-
-E va bene, va bene, scusa!- sbuffò lui.
Poggiò il mento sulle mani e si mise in silenziosa
contemplazione, mentre lei riprendeva a consultare il volume.
Stava giusto iniziando a perdersi nelle sue fantasticherie su quel suo
nasino delizioso e su quelle labbra imbronciate quando vide una sagoma
avanzare nella loro direzione.
Quando si fu avvicinata abbastanza sentì una fitta di
fastidio partirgli dallo stomaco.
Krum.
-Oh, ti ho trofata, Herr-Mioni- proferì.
Hermione alzò la testa e lo osservò, confusa.
-Victor! Mi stavi cercando?!-
Quel tono agitato diede un gran fastidio a Ron, tanto che
lanciò
un'occhiataccia anche a lei prima di scrutare torvo il ragazzo.
Krum fece un mezzo sorriso e agitò un libretto che teneva in
mano.
-Io folefa chiederti un aiuto perchè non afere capito una
cosa.-
Ron non potè trattenere uno sbuffò sarcastico,
che non passò inosservato ad Hermione.
-Certo Victor...- disse lentamente fulminando Ron con lo
sguardo -Di che cosa si tratta?-
Il ragazzo le sedette accanto senza troppe cerimonie e aprì
il libro.
-Mi stafo chietento che cosa folesse dire...-
Ron assistette per un quarto d'ora ad un quadretto fatto di
spiegazioni, risatine e battute sceme da parte di Krum.
Dovette invocare tutta la propria pazienza per restare calmo e
tranquillo, e far finta di concentrarsi sulla propria pergamena fu
tosta.
Ma quando vide Krum dare una pacchetta affabile sulla mano di Hermione
non riuscì più a controllarsi e scattò
in piedi.
Ci mise qualche istante per rendersi conto che il ragazzo ed Hermione
lo fissavano perplessi.
-Stavo solo... Mi è venuto un crampo.- borbottò
tornando a sedersi.
Krum inarcò le sopracciglia, tranquillo.
-Per chi cioca a Quidditch da tanti anni, krampi zono normalissimi, e
sa benissimo come farli passare.- disse.
Gli occhi di Ron scintillarono.
-Che cosa stai insinuando?- sibilò -Anche io gioco da anni!-
Krum scrollò le spalle. -Non così bene,
efidentemente.-
Ron strinse i pugni e si chinò in avanti per guardarlo bene
negli occhi.
-Stammi bene a sentire, non so che cosa diamine...-
-Ronald!-
Il tono di rimprovero di Hermione lo costrinse a guardarla.
Aveva un'aria contrariata e vagamente nervosa.
-Bene- sbottò Ron raccogliendo le sue cose -Tieni
giù le mani dalla mia ragazza, Krum.-
E uscì dalla biblioteca senza preoccuparsi di non far rumore.
Aveva quasi raggiunto il ritratto della Signora Grassa quando
sentì dei passi veloci risuonare dietro di sé.
-Ronald, aspetta!-
Seppe che era Hermione ancor prima di voltarsi, ma quando la vide
rimase vagamente sorpreso.
Anzichè mostrarsi dispiaciuta sembrava molto contrariata.
-Che cosa c'è?- disse Ron brusco, fissandola.
La ragazza incrociò le braccia e strinse gli occhi.
-Si può sapere che cosa ti prende?- sbottò
-Andartene così! Ed essere così villano con
Vic...-
-Non-chiamarlo-Victor!- disse Ron tra i denti.
Hermione inarcò le sopracciglia.
-Mi sembrava di aver capito che ti fidassi di me, Ron!- disse brusca.
Ron spalancò gli occhi, esasperato.
-Miseriaccia Hermione, ma vuoi capire che ci prova spudoratamente con
te?! Non vedi come ti guarda?-
-Non è affatto vero!- rispose Hermione, anche se sembrava
piuttosto a disagio -E' soltanto un amico.-
-Un amico innamorato di te!- sbottò Ron.
Il volto della ragazza si infiammò e
serrò la mandibola, arrabbiata.
-Il tuo problema è che non vuoi che io abbia un amico, Ron!
Vuoi l'esclusiva!- disse con voce acuta.
Ron spalancò le braccia.
-Come puoi pensare... con Harry siete amici! Non sono geloso...-
-Eri geloso anche di Harry!- sbottò Hermione.
Lo stomaco di Ron si contrasse. Quello era un colpo basso.
-Credo sia normale essere gelosi della propria ragazza.- disse piano.
-Non quando questa gelosia è infondata- replicò
Hermione.
Ron si passò una mano tra i capelli, esasperato.
-Non è infondata!- urlò -Perchè fai
finta che...-
-Allora, avete intenzione di entrare o cosa?!- sbottò la
Signora Grassa.
Ron ed Hermione si lanciarono uno sguardo arrabbiato, poi lei
borbottò - Mirtillo
nero - e la cornice si aprì.
Non si salutarono quando salirono ognuno nel proprio dormitorio, e
quando Hermione si infilò sotto le coperte si sentiva tanto
stanca e tanto agitata.
Non capiva da dove
provenisse tutta quella umidità.
Una umidità schiacciante, di quelle che ti comprimono i
polmoni e ti penetrano nelle ossa.
Sentiva un gran freddo, Hermione.
Ma sapeva che non poteva restare lì. Lì dove, poi?
Che diavolo di posto era?
Somigliava vagamente alla Stamberga Strillante. Ma nella stamberga non
c'erano mai state quelle maschere attaccate alle pareti.
Chi mai avrebbe potuto decorare delle pareti con maschere del genere?
Orribili. Raccapriccianti.
Volti bianchi e scheletrici, con sembianze quasi rettili.
Una delle cose più spaventose erano le orbite oculari vuote.
Due buchi all'altezza degli occhi.
Adesso iniziava ad avere paura. Perchè era lì?
Voleva andare via.
Iniziò a camminare, ma le gambe erano pesanti. Faticava,
faticava al punto che presto iniziò a sudare.
Si accorse con orrore che si era mossa invano: Camminava in
circolo, nient'altro.
La stanza era circolare e del tutto murata.
Fece correre gli occhi lungo i muri, angosciata.
E ad un tratto, uno spasmo di puro terrore si impadronì del
suo stomaco.
Gli occhi di una delle maschere avevano preso a lampeggiare. Erano
diventati di un rosso sanguineo e brillavano.
Spaventata, il primo impulso fu quello di indietreggiare; ma
andò a sbattere contro la parete alle sue spalle.
Un'altra maschera prese vita, e oltre agli occhi rossi, vide un sorriso
raccapricciante aprirsi sul viso bianco.
-L'amica di Potter è venuta a trovarmi?-
Quel sibillo mellifluo le fece salire un conato di vomito.
Non potendo fare altro prese a fissare la maschera, tremando da capo a
piedi.
-Non è possibile- udì sussurrare la propria voce
tremante -Tu... tu sei morto.-
Lord Voldemort spalancò la bocca e lasciò uscire
una risata agghiacciante.
Lei dovette fare un immenso sforzo per non urlare di paura.
-Morto, interessante.- osservò la maschera -Ma temo non sia
così, schifosa babbana. Piuttosto, ti interesserà
sapere dove sono i tuoi amici, forse-
Lo stomaco di Hermione si contrasse.
-Amici?- domandò con voce tremante -Che cosa intendi?-
Voldemort fece un ghigno ed un corpo precipitò sul
pavimento, come se fosse caduto dall'alto.
Sentì un gemito sfuggirle tra le labbra e non
potè fare nulla per trattenerlo.
-Harry...- disse piano, terrorizzata.
Il ragazzo giaceva al suolo, a faccia in giù.
-Avvicinati, Mezzosangue- ridacchiò Voldemort -O non ne hai
il coraggio?-
Sentiva le gambe molli, ma non poteva lasciare Harry lì per
terra.
Si chinò accantò a lui, prese un respiro profondo
e lo voltò.
E un urlo terrorizzato rimbombò nella stanza,
mentre le viscere le si contorcevano.
Il viso di Harry era completamente coperto di sangue; la pelle era tesa
sul viso come se non gli fosse rimasto null'altro sotto che non il
teschio, e dietro agli occhiali tondi gli occhi non esistevano
più: Come le maschere nella stanza aveva due buchi vuoti.
Hermione si ritrasse terrorizzata. Un panico indefinibile si era
impadronito di lei.
Harry non poteva essere morto.
-Lui...lui non è morto- pigolò -Lui ti ha
sconfitto-
Un'altra risata malvagia la fece tremare.
-Mi ha sconfitto, eh?- cantilenò Voldemort -E chi altri mi
avrebbe sconfitto, secondo te? Il tuo piccolo, stupido Weasley?-
Un altro corpo precipitò al suolo.
Quando vide i capelli rossi, Hermione si sentì mancare.
Ma un'immensa ondata di sollievo la investì quando lo vide
muoversi.
-Ron!- urlò correndogli incontro -Ron, mio dio, stai...?-
Non fece in tempo a concludere la frase che dovette fermarsi di colpo.
Era rimbalzata contro qualcosa di invisibile, che l'aveva scagliata
all'indietro.
Ron la fissava, smarrito, oltre quel muro invisibile.
Il cuore di Hermione si strinse quando vide quegli occhi azzurri
guardarsi intorno pieni di terrore.
Non può vedermi, pensò. Non può
vedermi né sentirmi.
E nell'attimo stesso in cui pensò la frase, il corpo di Ron
iniziò ad accasciarsi.
Hermione iniziò ad urlare come una pazza.
Era come se Ron si svuotasse, un pupazzo pieno di carne che marciva.
Tentò in tutti i modi di avvicinarsi a lui, ma ogni volta
rimbalzava indietro, ed era obbligata a vederlo contorcersi e
afflosciarsi.
Alla fine Ron non si mosse più.
Giaceva a terra, come un grosso guanto di gomma, in una poltiglia
rossastra che una volta era stato lui.
Hermione corse lì da lui, in preda ai conati e ai singhiozzi.
Si inginocchiò e infilò le mani in quella
poltiglia, in quella pozza informe senza senso, nel sangue e nella
carne rovinata di Ron.
Nulla aveva più un significato, non sentiva più
nulla se non il caldo nauseante della carne tra le sue mani e la risata
terribile di Voldemort nella sua testa...
Hermione si svegliò di colpo.
Il primo impulso che provò fu quello di
vomitare, ma in qualche modo riuscì a trattenersi.
Il panico che la investiva a ondate, però, non sembrava
voler cessare.
Battè gli occhi nel buio pesto del dormitorio, e si rese
conto che doveva essere ancora notte fonda.
Sentiva il cuore battere come impazzito e il respiro irregolare
soffocarla.
Si tirò su a sedere nelle lenzuola madide di sudore, le
immagini del sogno ancora stampate in testa.
Non poteva restare lì.
Doveva vedere Ron, Harry, assicurarsi che stessero bene.
Iniziava ad avere una paura incontrollabile, non era mai stata
così terrorizzata in vita sua.
Balzò giù dal letto, tremando,
attraversò di corsa la stanza e scese le scale a rotta di
collo.
Arrivata in Sala Comune il cuore le balzò in gola: Qualcuno
era accasciato sul tavolo.
Si avvicinò di corsa e quando vide che era Harry
lanciò un urlo.
Trasalendo, il ragazzo aprì gli occhi e si tirò
su di scatto.
-Hermione!- ansimò con una mano sul cuore -Che... che cosa
ti prende? Mi hai fatto prendere un...-
-Harry!- strillò lei -Oh, Harry, Harry!-
Non sapendo bene cosa dire, sollevata, balzò al collo del
ragazzo e lo strinse.
Interdetto, Harry si lasciò abbracciare, ma quando
sentì le sue lacrime inzuppargli il collo la
scansò per fissarla.
-Che cosa diamine è successo?- domandò
preoccupato vedendo la sua espressione piena di terrore.
Singhiozzando, Hermione gli raccontò il sogno.
Harry la ascoltò in silenzio, stringendole le mani quando
faticava ad andare avanti, e alla fine la abbracciò.
-Va tutto bene, è solo un sogno- le disse -E' stato solo un
brutto sogno, stiamo tutti bene.-
-Ron!- esalò lei contro la spalla di Harry -Ron si
è accasciato, ho tanta paura Harry, dov'è Ron? E
se lui...-
-Lo chiamiamo, così vedrai che sta bene. Io ero rimasto
giù per un compito, devo essermi addormentato, ma vedrai che
lui è su che ronfa e...-
Hermione non sembrava in grado di smettere di piangere.
Harry la trascinò con dolcezza fino al dormitorio maschile e
aprì la porta.
-Non urlare però- le disse -Non svegliarlo di colpo, si
spaventerebbe, aspetta.-
Si chinò sull'amico e gli colpì la spalla con la
mano.
-Ron, svegliati... Ehi Ron, coraggio, sveglia!-
Con un po' di fatica, Ron aprì gli occhi e si
tirò su, scarmigliato.
-Che cosa succede?- domandò con voce impastata -Hermione?
Che cosa ci fai qui? Harry, che sta...-
Non riuscendo più a trattenersi, la ragazza
lanciò un ululato e si fiondò su Ron, rischiando
di far cadere entrambi dal letto.
Pochi letti più in là, Neville si
svegliò e lì guardò, spaventato.
-Dimmi che stai bene!- singhiozzò lei stringendolo -Oh Ron,
Ron ti prego...-
Esterrefatto, il ragazzo fissò Harry.
-Un brutto sogno- spiegò l'amico.
Non del tutto soddisfatto della spiegazione, Ron strinse delicatamente
Hermione e le baciò i capelli.
-Ehi, va tutto bene, sono qui- le sussurrò -Era un sogno, va
tutto bene...-
Lei continuò a piangere a lungo, mentre Harry raccontava a
Ron e a Neville, che si era alzato e avvicinato, il suo sogno.
Erano tutti e tre spaventati. Non avevano mai visto Hermione
così sconvolta, nemmeno durante la guerra.
Mai.
Ma quando tentarono di staccarla delicatamente da Ron e lei prese ad
urlare e si rifiutò di lasciarlo, Harry prese in mano la
situazione.
-Vado a chiamare la McGrannit- disse -Credo che dovremmo darle qualcosa,
lei saprà cosa fare...-
Quando tornò con la McGrannit, diversi minuti dopo, la
trovò ancora incollata a Ron e in singhiozzi.
Ron fissò l'insegnante con espressione mortificata, le
orecchie in fiamme.
-Molto bene- fece la preside, stringendosi nella vestaglia scozzese -Ho
qui un calmante eccezionale, funzionerà. Signorina Granger?-
chiamò poi con dolcezza.
Hermione la sbirciò dal suo rifugio tra le braccia di Ron,
senza smettere di piangere.
-Signorina Granger, deve bere questo. E' evidente che è in
preda ad un attacco di panico, e questo tonico le farebbe molto bene.
Le va?-
Lentamente, Hermione annuì.
La McGrannit appellò una bottiglia color porpora ed un
cucchiaio, poi lo riempì fino all'orlo.
Delicatamente lo avvicinò alle labbra di Hermione, che
bevette con difficoltà.
-Dovrebbe fare effetto a breve- spiegò la McGrannit ad
Harry, riponendo tutto quanto.
Harry annuì e le lanciò uno sguardo mortificato.
-Professoressa, mi dispiace di averla disturbata a quest'ora, ma
proprio non sapevamo cosa fare. Non abbiamo mai visto Hermione
così, e noi...-
-Non dirlo nemmeno, Potter- disse lei -Hai fatto benissimo. La povera
signorina Granger ha sempre cercato di dimostrarsi molto più
forte di quello che è.-
La donna si voltò a guardare Ron che carezzava i capelli di
Hermione, e Harry vide sul suo viso un'espressione preoccupata.
-Forse dovremmo portarla in infermeria, per stanotte-
riflettè la McGrannit -Non vorrei che si sentisse di nuovo
male...-
-Professoressa- intervenne Ron -Non crede che... sì insomma,
solo per stanotte, forse potremmo...-
Incapace di proseguire, Ron tacque e le orecchie si tinsero di rosso.
Le narici della McGrannit fremettero.
-In tutta la storia di questa scuola, Weasley, non è mai
stato permesso ad uno studente ed una studentessa di dormire insieme.-
Ron chinò il capo, deluso.
-Ma temo che anche senza consenso, negli anni diversi di voi ci siano
riusciti. Perciò temo che un mio no sarebbe del tutto
inutile. Oltretutto, mi sembra la persona più in grado di
tranquillizare la signorina Granger, in questo momento.-
Ron la osservò stupito, come se non si aspettasse di
sentirsi dire veramente Sì.
Poi le fece un grande sorriso riconoscente.
-Mi affido al suo buon senso, Weasley. Tornate tutti a letto, Potter,
Paciock. Buonanotte!-
Si strinse nella vestaglia e uscì dalla stanza.
-Credo stia meglio- osservò Harry sottovoce.
Hermione in effetti aveva smesso di piangere, e adesso sembrava
soltanto molto smarrita, forse anche per effetto del calmante.
Con dolcezza, Ron la afferrò per le spalle e la
guardò negli occhi.
-Hermione, dormiamo, ti va? Puoi restare qui con me se vuoi.-
Lei annuì, mansueta, e senza dire una parola si sdraiò.
-Be', ehm... allora buonanotte!- disse Ron un po' a disagio a Harry e
Neville.
I due ragazzi si raccomandarono di svegliarli se ci fosse stato
qualche problema e poi tornarono nei loro letti.
Ron si sdraiò, e quando sentì Hermione rannicchiarsi contro
di lui non potè soffocare una fitta di gioia.
Da quando aveva circa quattordici anni pensava a come sarebbe stato
dormire con Hermione, nello stesso letto.
-Ti senti meglio?- le sussurrò voltandosi a guardarla.
Lei annuì piano, il viso stravolto e stanco, gli occhi
già chiusi.
-Scusami, Ron- disse piano -Non litighiamo più.-
Ron le circondò la vita con un braccio e rise dentro di sé:
Quando loro due avrebbero smesso di litigare, probabilmente sarebbe
finito il mondo.
-------------------------------------------------*
Dobbiamo partire da un presupposto: Questa mia estate ha fatto uno
schifo tremendo, e continua a fare schifo.
Ciò suscita in me uno sgradevolissimo stato d'animo che
agisce su tutto ciò che faccio, e non mi rende
più in grado di concludere nulla di buono:
Non riesco più ad essere carina con le persone, a
divertirmi, a studiare e nemmeno a scrivere.
Perciò, se questo capitolo vi ha fatto schifo non vi
biasimerò, ma per lo meno siete a conoscenza della ragione!
Detto ciò, spero che stiate tutti bene e che la vostra di
estate sia fantasticosa, anche se ciò mi renderebbe un
tantino invidiosa!
Vi ringrazio come sempre, siete meravigliosi, e vi sbaciucchio tutti!
See u soon!
Miza
|
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Capitolo 5 *** 5. A Tiny Ball of Light. ***
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Capitolo Cinque:
A Tiny Ball of Light.
Nei giorni che seguirono Hermione riacquistò
tutto il proprio autocontrollo e la propria autoritarietà.
Harry e Ron furono ben felici nel constatare che si era del tutto
ripresa e tranquillizzata, ma lo furono un po' meno nel rendersi conto
che lei sembrava aver sviluppato un vero e proprio rifiuto nel voler
parlare dell'accaduto.
Bastava un accenno a quella notte che subito si scaldava e cambiava
argomento.
O, peggio ancora, urlava loro contro, come fece quel pomeriggio nella
Sala d'Ingresso mentre erano in fila per l'uscita ad Hogsmeade.
-Ti ho detto che sto bene Ronald! Sto-bene! Quante volte ancora te lo
devo dire?!-
Ferito, Ron la osservò imbronciarsi e sprofondare le mani
nelle tasche del cappotto.
-Scusa tanto se mi preoccupo!- borbottò cupo -D'ora in poi
sarò l'indifferenza fatta persona, sei contenta?-
Lei alzò gli occhi al cielo.
-Non ho detto questo!- lo rimbeccò -Sto soltanto dicendo...-
-Dici che dobbiamo fare qualcosa?- sussurrò Ginny ad Harry
mentre superavano il cancello ed i cinghiali alati e iniziavano a
scendere verso la via principale di Hogsmeade. -Potremmo tramortirli,
schiantarli, imbavagliarli...-
Harry rise piano e le diede un buffetto sulla nuca.
-Direi di dividerli per un po', mi sembra la soluzione migliore per
farli smettere. Ehi Ron!- chiamò.
L'amico si voltò a guardarlo, un po' contrariato.
-Vieni con me- disse Harry superando Ginny e afferrando Ron per il
braccio -Da Mondomago hanno un sacco di roba nuova per la manutenzione
delle scope!-.
-Ma stavo...- protestò Ron.
-...A metà prezzo, Ron!- aggiunse Harry enfatico, e senza
attendere la risposta dell'amico lo trascinò lontano da
Ginny ed
Hermione.
Quest'ultima si imbonciò ancora di più.
-Non mi risulta proprio che Mondomago stia facendo svendite.-
borbottò voltandosi a guardare l'amica.
Ginny fece spallucce e si sistemò bene il paraorecchie
all'uncinetto della signora Weasley.
-Forse no- rispose con aria angelica -ma per lo meno terrete il becco
chiuso per un po'. Andiamo da Mielandia? Ho proprio voglia di...-
-Come sarebbe a dire "terrete il becco chiuso per un po'"?-
replicò Hermione offesa.
Accellerò il passo per riuscire a star dietro a Ginny e si
calcò il cappello in testa.
Senza rallentare, Ginny fece un sorrisetto.
-Mi preoccupo per la vostra igiene orale, Hermione. Non vorrei che vi
si congelasse la lingua, sai, avete questo brutto vizio di blaterare in
continuazione!-
Hermione spalancò la bocca, piccata.
-M-ma... blaterare?!- balbettò -Io non blatero, parlo con
cognizione di causa! Se poi Ron...-
-Oh, ecco Mielandia!- la interruppe Ginny afferrandola per il braccio.
Ma Hermione non demorse, liberò il braccio e
tornò alla carica.
-Se poi Ron non riesce a sostenere una conversazione in modo civile non
è certo colpa mia!- disse brusca mentre varcavano la soglia.
Il solito tepore zuccherino le avvolse, immediatamente accompagnato dal
profumo dolciastro emanato dai prodotti.
-Conversazione civile, eh?- disse Ginny distrattamente osservando con
interesse uno Zuccotto di Zucca glassato.
-Proprio così!- replicò Hermione -Poi ha questa
mania di
essere così...lunatico! E' sempre stato così!
Passa dalla
più totale arrabbiatura alla bontà sfrenata,
così,
da un momento all'altro!-
Ginny soppesò un pacchetto di Api Frizzole.
-Già, perchè tu invece sei sempre molto
tranquilla e
affatto volubile, Hermione.- disse. -Una creatura così
dolce...-
Colse l'occhiataccia dell'amica e scoppiò a ridere.
-Oh, andiamo. Dico solo che anche tu sai essere... pungente!-
ridacchiò -E che spesso sei anche acidella.-
Hermione spalancò la bocca, pronta a replicare, ma Ginny fu
più rapida e le infilò tra le labbra un
pasticcino.
-Tieni, addolcisciti. Così potrai dare tanti dolci baci al
piccolo Ronnie!-
Si guardò intorno un'ultima volta, optò per un
Cioccalderone e si allontanò verso la cassa, lasciando una
Hermione paonazza e sputacchiante.
Dopo un'ora di gironzolamenti forzati, compresa un'inutilissima visita
all'Ufficio Postale, finalmente Ginny si arrese.
-Possiamo raggiungere Harry e Ron ai Tre Manici di Scopa!-
sentenziò allegra.
Poi lanciò un'occhiatina furtiva a Hermione e aggiunse
-Sempre
che tu e mio fratello siate in grado di non mettervi a discutere su
quale spezia dà un gusto migliore alla Burrobirra o che so
io!-
Hermione le lanciò un'occhiataccia.
-Oh, ma insomma! Le discussioni sono produttive!- rispose -E poi non
è vero che discutiamo sempre!-
Ginny fece uno sbuffo sarcastico e scansò dal viso una lunga
ciocca di capelli rossi.
-Cos'era questa, la battuta della settimana? Comunque, eccoli
lì!-
Sventolò una mano in segno di saluto e sospinse Hermione
fino all'ingresso del pub.
Quando lei alzò lo sguardo sulla figura slanciata di Ron,
imbacuccato nel suo cappello marrone col paraorecchie e nella sua
sciarpa di Grifondoro tutta storta, le scappò un sorriso e
si
rese conto che non aveva alcuna voglia di rinchiudersi nella confusione
dei Tre Manici di Scopa.
Ron aveva questa capacità di farla imbestialire e farsi
perdonare tutto nel giro di pochissimo tempo.
Gli lanciò un'occhiatina veloce.
-Non credo di aver voglia di entrare- disse piano.
Ron, che stava sbirciando all'interno del locale, si voltò
subito e le fece un sorriso complice.
-No, neanche io.- sospirò -Mi va proprio di prendere un po'
di
freddo con te, però.- aggiunse con finta noncuranza.
Hermione sentì le guance accalorarsi, sorrise e
annuì.
Harry, che li stava aspettando con la mano sulla maniglia della porta,
lanciò loro uno sguardo interrogativo.
-Andate pure, vi raggiungiamo più tardi magari!- disse Ron
sventolando una mano.
Harry fece una smorfia, una specie di sorriso rassegnato.
-Dai, andiamo a prenderci qualcosa di caldo!- disse a Ginny.
La sospinse dentro e si chiuse la porta alle spalle.
-Dunque!- disse Ron con un sorriso.
-Dunque.- ripetè Hermione.
Volse la testa verso il viale e lasciò correre lo sguardo su
e giù.
Per quanto perennemente fredda e umida, aveva sempre amato Hogsmeade,
con le sue casette coi tetti spioventi e le vetrine scintillanti.
D'inverno poi, con la neve, sembrava proprio un villaggio delle fiabe.
-Peccato non nevichi...- disse senza rendersene conto.
Ron la guardò perplesso, e quando la vide arrossire
scoppiò a ridere.
-Vorrei che pensassi continuamente ad alta voce, sai? Mi faresti fare
un bel po' di risate!-
Hermione aprì la bocca per ribattere, offesa, ma lui le
afferrò la mano e la tirò delicatamente verso la
strada.
-E' un po' presto per la neve, siamo appena a fine Ottobre! Anche se
dal freddo non si direbbe!- disse Ron rabbrividendo nel venticello
freddo che gli sferzava il viso.
-Comunque hai ragione, peccato non nevichi- aggiunse poi con aria
meditabonda mentre superavano l'emporio di Zonko.
Hermione si voltò a guardarlo, entusiasta, e quasi gli
strattonò la mano quando disse -Oh, vedi, ho ragione!
Hogsmeade
è più bella quando è innevata, non
è vero?-
Gli occhi azzurri di Ron rifletterono il cielo plumbeo.
-In realtà pensavo a quanto tu sia ancora più
carina quando nevica.-
Lo disse lentamente, senza smettere di fissare le nuvole.
-Sì insomma, sai quando ti si congela il naso e ti rimangono
i fiocchi da neve tra i capelli...?-
Il cuore di Hermione battè più forte del
necessario, e lei arrossì di gioia e di imbarazzo.
-Cos'è ora questa insolita spavalderia romantica?-
domandò con una risatina, tirando una delle cordicelle del
cappello di Ron.
Lui abbassò lo sguardo.
Sorrise quando vide che la porzione di viso di lei lasciata scoperta
dal cappello e dalla sciarpa era accesa di un bel rosso.
-Sai com'è- ridacchiò -Devo farmi perdonare per
la mia
eccessiva apprensività degli ultimi giorni, dato che ti ha
tanto
infastidita.-
-"Eccessiva apprensività"- ripetè lei lentamente
-Stiamo
imparando ad usare dei vocaboli complessi, accipicchia Weasley!-
Vide l'espressione sorpresa di Ron e scoppiò a ridere.
-Oh, stavo scherzando!- disse infilandosi tra le sue braccia -E' che le
tue espressioni sono impagabili!-
Ron la cinse in vita e cercò di assumere un'aria offesa.
-Povero me, maltrattato a vita!- esalò -Senza gloria
né rispetto!-
-Ah, ma finiscila!- ridacchiò lei -Non sei proprio capace di
fare l'eroe decaduto. E poi- ammise con coraggio -mi piaci molto di
più quando sei soltanto tu.-
Ron rimase in silenzio per qualche istante, piacevolmente sorpreso.
Poi fece un sorriso enorme.
-Anche con questo cappello da giovane lappone della steppa?-
domandò ridendo.
-SOPRATTUTTO con questo cappello da giovane lappone della steppa!- rise
Hermione.
Si alzò in punta di piedi, lo tirò per i
paraorecchie e lo baciò sulle labbra.
Dentro di sé, Ron ringrazio quel cappello: se non lo avesse
avuto le sue orecchie, che in quel momento erano diventate paonazze,
avrebbero illuminato tutta Hogsmeade.
Strinse a sé Hermione e rispose con trasporto al bacio.
Amava così tanto il suo profumo, le sue labbra morbide, il
viso
freddo che poteva tenere delicatamente tra le mani, le sue mani piccole
che si insinuavano tra i suoi capelli.
Quando si separarono gli occhi di Hermione erano enormi, e aveva il
respiro affannato.
Rabbrividendo, e non certo per il freddo, Ron le sorrise.
-Continuiamo la marcia nel freddo, allora?- disse.
-Oh sì- rise Hermione -Ma magari possiamo evitare che ti
venga un accidente!-
Gli sistemò la sciarpa con cura e gli stampò un
bacio sul naso lentigginoso.
-Ora possiamo andare!-
-E così ci siamo quasi, eh?-
Camminavano da una ventina di minuti; avevano quasi raggiunto
il
limite del villaggio, tanto che la sagoma di Hogwarts iniziava a
stagliarsi in lontananza.
Ron storse il naso, perplesso.
-A cosa ti riferisci?- domandò guardando Hermione.
Lei fece un piccolo sospirò e si tormentò un
ricciolo.
-All'estrazione dei campioni! La sera di Halloween, no? Manca poco
ormai...-
-Oh, già- fece Ron con finta disinvoltura.
Non gli pareva proprio il caso di mostrarsi preoccupato.
-Sei agitato?- domandò lei con apprensione.
Ron alzò le spalle senza guardarla.
-Non molto. Te l'ho detto, non c'è rischio che io venga
scelto, figurati!-
Fece una risata vuota, desideroso di chiudere lì l'argomento.
E lei parve capirlo, perchè si limitò a
lanciargli un'occhiata preoccupata e a tacere.
-E quella che cos'è?- domandò poco dopo.
L'attenzione di Hermione fu rapita da un banchetto disposto lungo la
strada, carico di curiosi oggetti luccicanti.
-Sembra una bancarella- osservò Ron -E' strano, nessuno
aveva
mai messo una bancarella ad Hogsmeade, non so nemmeno se si
può
fare...-
Hermione lo tirò piano per la mano.
-Andiamo a guardare! La signora sembra così gentile...-
La vecchina seduta dietro al bancone, in effetti, fece un ampio sorriso
quando li vide avvicinarsi.
-Buonasera!- salutò cordiale, stringendosi nel proprio
scialle di velluto.
Hermione ricambiò il sorriso e abbassò lo sguardo
sulla merce.
Su un bel telo ricamato erano disposti un gran numero di monili:
bracciali, anelli, collane, orecchini; tutti sorprendentemente belli e
luminosi.
-Sono così belli!- disse colpita -Li fa lei, signora?-
La vecchina annuì e fece un ampio gesto con le mani.
-Guardate pure con calma, ragazzi!- disse -Mi fa sempre piacere quando
a qualcuno piacciono le mie creazioni.-
Entrambi sorrisero e presero ad osservare curiosi la mercanzia.
Ma più di tutto, a colpire Hermione fu una delle collane.
-Oh, Ron, guarda che bella!- sussurrò.
Sollevò delicatamente il monile e lo avvicinò al
proprio viso e a quello di Ron.
Era una catenina d'argento intrecciata, molto semplice, dalla quale
pendeva un ciondolo di vetro trasparente:
una sfera di cristallo, poco più grande di una biglia,
dentro la
quale vorticava lentamente una nebbiolina scintillante, che sfumava dal
viola al lilla chiaro.
-E' così... particolare!- continuò lei incantata
-Guarda come luccica!-
Ron si avvicinò un po' di più, e
scrutò il ciondolo col naso arricciato.
-E' forte!- commentò -Somiglia... sembra tipo...-
-Una piccola sfera di luce...- disse Hermione distrattamente, senza
distogliere lo sguardo dall'oggetto.
-Già...una piccola sfera di luce...- ripetè
lentamente Ron.
Spostò lo sguardo e lo posò sul viso assorto di
Hermione,
e la sua mente volò indietro, a poco meno di un anno prima...
-Una cosa vorrei sapere,
però-
disse Hermione senza guardarlo -Come hai fatto di preciso a trovarci,
stanotte? E' importante, se lo sappiamo saremo sicuri di non ricevere
altre visite indesiderate.-
Ron la guardò torvo, poi si sfilò un piccolo
oggetto d'argento dalla tasca.
-Il Deluminatore?- chiese, così sorpresa da dimenticare la
sua espressione fredda e rabbiosa.
-Non serve solo ad accendere e spegnere le luci- spiegò Ron
-Non
so come funziona e come mai è successo proprio in quel
momento,
ma stavo ascoltando la radio, la mattina di Natale, e ho sentito... ho
sentito te.-
Guardò Hermione.
-Mi hai sentito alla radio?- chiese lei incredula.
-No, ti ho sentito uscire dalla mia tasca. La tua voce- e
mostrò di nuovo il Deluminatore -veniva da qui-
-E che cos'è che avrei detto?- chiese Hermione con un tono
di voce a metà tra lo scettico e il curioso.
-Il mio nome,'Ron'. E hai detto...qualcosa a proposito di una
bacchetta...-
Hermione diventò tutta rossa.
-Così l'ho tirato fuori e l'ho fatto scattare-
continuò
Ron guardando l'oggetto -E nella mia stanza si è spenta la
luce
ma ne è apparsa un'altra fuori dalla finestra.-
Ron alzò la mano libera e la puntò davanti a
sé,
gli occhi concentrati su qualcosa che né Harry né
Hermione potevano vedere.
-Era... una piccola sfera di luce. Pulsava, tipo, e ho capito che mi
chiamava. Così ho preso la mia roba, lo zaino in spalla e
sono
uscito in giardino.
La pallina di luce era lì che mi aspettava, e quando sono
uscito
è rimbalzata un po' e poi lei... be', mi è
entrata
dentro.-
-Scusa?- chiese Harry, certo di non aver sentito bene.
-Ha come galleggiato verso di me- spiegò Ron -Qui sul petto.
E
poi... è entrata. E' finita qui- e toccò un punto
sul
cuore -e quando ce l'ho avuta dentro ho capito cosa dovevo fare...-
Ron si riscosse, battendo le palpebre un paio di volte.
Guardò Hermione e vide che era arrossita e aveva
un'espressione di malinconico imbarazzo.
Ron fu certo che anche lei stava pensando a ciò a cui aveva
pensato lui: anche lei aveva ricordato il giorno del suo ritorno dopo
aver abbandonato lei ed Harry durante la ricerca degli Horcrux.
-Sai- disse imbarazzato -Forse dovresti prenderla.-
Hermione battè le palpebre e lo guardò, confusa.
-Sì insomma, la collana- spiegò lui -credo che
tutti
dovrebbero avere una piccola sfera di luce. Abbiamo constatato che
può tornare utile!-
Le fece un gran sorriso che lei ricambiò con un po' di
fatica.
-Non mi pare che tu te ne vada sempre in giro col Deluminatore in mano,
però.- osservò lei inarcando un sopracciglio.
Ron parve riflettere un secondo prima di sorridere di nuovo.
-Non ne ho bisogno- disse sottovoce, in modo che soltanto Hermione lo
sentisse -Io ce l'ho già la mia piccola sfera di luce.-
Soltanto quando lo vide arrossire Hermione si rese conto che stava
parlando di lei.
Sentì il voltò andarle a fuoco e si
augurò di non
essere diventata dello stesso rosso ciliegia del viso di Ron.
-Una sfera di luce un po' ingombrante!- balbettò imbarazzata.
Lanciò un'ultimo sguardo desideroso alla collana e poi
sorrise alla vecchina.
-E' davvero bravissima signora, complimenti! Buona serata!-
-Non la prendi?- domandò Ron sorpreso -Sei sicura? Ti piace
così tanto...-
-E questo colore starebbe benissimo coi tuoi begli occhi scuri!-
aggiunse la vecchina.
Hermione sorrise a entrambi e scosse il capo.
-Devo risparmiare un po' per il materiale scolastico, mi dispiace. Sono
sicura che piacerà tantissimo a qualche altra ragazza!-
Guardò la collana con aria un po' triste, salutò
la signora e prese la mano di Ron.
Si allontanarono parlottando, e la signora rimase sola con le proprie
collane.
Ma quando qualche minuto dopo vide una sagoma allampanata tornare
velocemente verso di lei, non si stupì affatto.
-Presto!- ansimò Ron -Le ho detto che mi erano caduti i
guanti, non ho molto tempo!-
La signora fece un sorriso enorme a quello strano ragazzo coi capelli
rossi e il viso lentigginoso.
Ron ricambiò il sorriso e si schiarì la voce.
-Prendo la collana viola. La piccola sfera di luce.-
*
Se non fosse stato per le consuete decorazioni in Sala Grande, quella
sera gli studenti di Hogwarts e i loro compagni stranieri non
si sarebbero assolutamente ricordati che era Halloween.
Certo non potevano ignorare zucche, pipistrelli, ragnatele e lanterne
colorete; ma le loro menti, da diversi giorni, erano del tutto vocate a
qualcos'altro:
l'imminente estrazione dei campioni.
-Coraggio Neville, devi stare tranquillo!-
Ginny si sporse a dare una pacchetta amichevole sulla spalla del
compagno, che aveva un'aria a dir poco sconsolata.
Nonostante le molteplici prelibatezze in bella mostra, Neville non
aveva toccato cibo, e continuava a fissare i pipistrelli svolazzanti
con aria assente.
-Perchè l'ho fatto?- piagnucolò -Cosa mi passava
per la testa?-
Hermione, Ginny ed Harry si scambiarono occhiate preoccupate, ma Ron
ruppe il silenzio con una risata.
-Su Neville, animo!- lo esortò brandendo una cotoletta
panata -Ciò che è fatto ormai è fatto!-
Hermione battè le palpebre, stupita.
Quell'atteggiamento non era da Ron, assolutamente.
Stava giusto per chiedergli da dove provenisse quella vena di saggezza
quando Neville la anticipò.
-Tu come fai ad essere così tranquillo?- borbottò
voltandosi a guardare Ron -Non sei agitato? Il Torneo Tre Maghi!
Potremmo essere scelti!-
Ron si prese qualche secondo per masticare con calma prima di
rispondere.
-Sono un po' agitato- ammise -Ma ormai è fatta, amico. Se
verrò scelto, mi preoccuperò, ma è
inutile rovinarsi l'appetito ora, non trovi?-
Fece un gran sorriso e si allungò ad afferrare un grosso
pezzo di pudding.
-Sai, forse avresti dovuto preoccuparti un po' di più PRIMA
di inserire il tuo nome!- disse Hermione scettica.
-Anche io avrei dovuto farlo!- gemette Neville -Sono stato avventato!
Accidenti a me!-
Si prese la testa tra le mani e sospirò.
Harry spostò lo sguardo da Neville disperato a Ron che si
ingozzava allegramente, per poi rivolgersi a quest'utlimo.
-Spiegami una cosa- disse inarcando un sopracciglio -Da dove diamine
arriva tutta questa pacatezza che non hai mai avuto?-
Ron buttò giù una gran sorsata di succo di zucca
e poi alzò le spalle.
-E' molto semplice in realtà: E' che sono perfettamente
sicuro di non venire scelto!-
Fece un gran sorriso, ma lo sentì spegnersi immediatamente
quando vide che i suoi amici lo fissavano sbigottiti.
Hermione sembrava furiosa.
-Che cosa diavolo ti sei iscritto a fare, allora?!- sbottò,
pugnalando una salsiccia. -Abbiamo discusso per giorni e poi mi vieni a
dire...-
-Ma io volevo iscrivermi!- protestò Ron -Dico solo che non
verrò scelto. Ne sono sicuro, me lo sento dentro!-
Ginny scoppiò in una risata sarcastica.
-Ah be', allora se te lo senti dentro!-
Ron le lanciò uno sguardo truce.
-Piuttosto- intervenne Harry -chi credete che verrà scelto
per Durmstrang? Ho sentito che Krum si è iscritto di
nuovo...-
Tutti e cinque voltarono la testa simultaneamente: Krum era seduto a
qualche metro da loro, sulla stessa panca di Ron, Ginny e Neville.
-Non mi pare giusto!- disse piano Ginny, fissandolo -Ha già
partecipato una volta, perchè si è iscritto di
nuovo?-
-Già!- affermò Ron con forza. Era sempre ben
propenso a parlar male di Krum.
-Dubito che verrà scelto nuovamente- bisbigliò
Hermione allungando il collo -Insomma, il Calice di Fuoco è
uno strumento molto potente! Sono certa che riconoscerà il
nome e non...-
Si interruppe e avvampò di colpo: Krum si era voltato, aveva
intercettato il suo sguardo e le aveva sorriso.
-Splendido, ora penserà che lo guardi perchè ti
piace!- borbottò Ron cupo.
Prima che Hermione potesse ribattere, però, la Professoressa
McGrannit si alzò in piedi e si schiarì la voce.
Le chiacchiere si spensero immediatamente, lasciando spazio a un
silenzio eccitato.
-Spero siate tutti sazi e dissetati, ragazzi, perchè
è arrivato un momento molto importante.-
A quelle parole le luci delle lanterne si abbassarono, e la sala fu
immersa nella luce soffusa.
-E' il momento dell'estrazione dei tre campioni del Torneo Tre Maghi-
disse lentamente la preside. -Che entri il Calice di fuoco!-
Quando Gazza avanzò lungo la navata centrale, spingendo il
pedistallo del Calice, un mormorio trepidante pervase la stanza.
Il custode depositò l'oggetto ai piedi del tavolo degli
insegnanti e si ritirò in un angolo, dove Mrs Purr lo
aspettava, gli occhi gialli lucenti nel buio.
-Forse dovremo attendere qualche minuto- spiegò la McGrannit
-Potrebbe aver bisogno di...-
Urla di sorpresa e di eccitazione si alzarono dalla folla quando il
fuoco del Calice divenne rosso e divampante.
Un foglietto bruciacchiato svolazzò a mezz'aria, e la
McGrannit si sporse ad afferrarlo.
Era tornato il silenzio.
La tensione era palpabile.
-Il campione di Durmstrang- scandì la preside con voce
chiara -è Viktor Krum!-
La parte del tavolo di Grifondoro occupata dai Durmstrang esplose in un
boato.
Gli amici di Victor ululavano di gioia, e gli assestavano poderose
pacche sulla schiena; ma più di un loro compagno non era
altrettanto contento, e protestava a gran voce.
-Scusa, dicevi? Oggetto molto potente blablabla?- ghignò Ron
ad Hermione.
Lei gli fece una smorfia e si voltò a guardare Krum che
percorreva la navata per raggiungere il tavolo degli insegnanti.
Mischiati agli applausi erano ben udibili diversi fischi di disappunto,
provenienti da tutte e tre le scuole.
Harry vide Winterlachen alzarsi dal tavolo degli insegnanti e
parlottare fitto fitto con la McGrannit, la quale annuì.
-Silenzio, per favore!- urlò poco dopo -Non tollero questi
fischi! Il signor Krum si è iscritto lealmente, non esiste
alcuna regola che impedisca ad uno studente che è
già stato campione di partecipare nuovamente! Il volere del
Calice di Fuoco non si discute! Prego signor Krum, si accomodi nella
stanza retrostante-
Winterlachen e Krum uscirono dalla porta alle spalle del tavolo degli
insegnanti.
Le deboli proteste che ancora echeggiavano qua e là si
spensero immediatamente: Il Calice risplendeva di nuovo.
Il secondo foglietto venne sputato fuori dal Calice dritto dritto nella
mano tesa della preside di Hogwarts.
-Il campione di Beauxbatons, anzi la campionessa- si corresse con un
sorriso -è... Jaqueline Arcenciel!-
I Beauxbatons acclamarono felici la propria campionessa, mentre le
altre scuole applaudivano educatamente.
Madame Maxime si alzò per accogliere la propria studentessa,
e quasi mandò lungo disteso il professor Lumacorno.
La ragazza raggiunse il tavolo degli insegnanti con un enorme sorriso
stampato sul viso.
Era la studentessa con le ciocche di capelli colorate. Quella sera
erano arancioni, forse a tema con Halloween.
La McGrannit le strinse la mano e poi spedì lei e la sua
preside nella stanza dei campioni.
A quel punto l'ansia e l'attesa erano talmente dense che si sarebbero
potute tagliare con un coltello.
Hermione sentì la gamba di Ron, di fronte a sè,
tremare contro la propria.
Il primo impulso fu quello di dirgli -Ma non avevi detto che eri
tranquillo?-.
Ma riuscì a trattenersi, e invece gli fece un gran sorriso,
anche se sentiva la mandibola paralizzata dalla paura.
Ginny teneva gli occhi chiusi, la mano allungata sul tavolo a stringere
quella di Harry.
Neville invece era verdognolo, e fu sul punto di svenire quando il
Calice divampò per l'ultima volta.
Il bigliettino col nome del campione di Hogwarts planò
lentamente in aria.
La McGrannit lo osservò per qualche istante, e quando
sollevò lo sguardo sul suo volto c'era l'ombra di un sorriso.
-Il campione di Hogwarts- disse con una lentezza esasperante
-è...-
Ron guardò Hermione.
Hermione guardò Ron.
E quando la McGrannit parlò di nuovo, gli occhi di entrambi
si spalancarono.
-Ronald Weasley!-
Ron non seppe bene cosa accadde dentro di lui in quel momento.
Un attimo prima che la McGrannit aprisse la bocca lui sapeva
già, inspiegabilmente, che avrebbe urlato il suo nome.
Ma quando lo udì sentì lo stomaco riempirglisi di
piombo.
Attorno a lui ci fu un momento di stupito silenzio.
Poi i Grifondoro esplosero in applausi ed esclamazioni di gioia, e
anche gli altri applaudirono con forza.
-Coraggio Weasley, venga qui!-
Vide Harry, Ginny e Neville sorridergli, ed Hermione mangiucchiarsi
nervosamente un'unghia.
Sapeva che doveva alzarsi, ma si sentiva stordito e appesantito.
-Ehm, Ron credo che tu debba andare!- suggerì Harry al terzo
richiamo della McGrannit.
Impacciato, si alzò di scatto e iniziò ad
avanzare verso la navata.
Dal tavolo dei Serpeverde qualcuno iniziò ad intonare la
versione cattiva di 'Perchè Weasley è il nostro
Re'.
Dopo un tragitto che gli parve lungo chilometri raggiunse una
sorridente McGrannit, che gli tese la mano.
-Complimenti Weasley, sono proprio contenta!- disse eccitata -Vuole
dire qualcosa?-
-M-miseriaccia!- farfugliò Ron.
La McGrannit tossicchiò.
-Si, ehm... molto bene. Raggiunga gli altri campioni, io
arriverò immediatamente.-
Uscì dalla Sala Grande ed arrivò nell'aula come
in trance.
Vide Krum, la ragazza francese e i loro presidi scrutarlo per qualche
istante.
Poi sul viso di Victor si aprì una sorta di sorriso tirato,
e gli si avvicinò lentamente.
-Rivali su ogni fronte, eh?- disse -Be', che finca il migliore!-
Ron avrebbe voluto dargli una rispostaccia, ma aveva la gola secca.
Fortunatamente poco dopo arrivò la McGrannit, che li
schierò tutti davanti a sé.
-Molto bene, abbiamo i nostri tre campioni! Come vi sentite?-
La ragazza francese fece un timido cenno d'assenso con la testa e Krum
grugnì qualcosa.
Ron rimase zitto.
-Dunque- continuò la McGrannit -Nei prossimi giorni dovrete
senz'altro dedicare un po' del vostro tempo alla popolarità!
Vorranno fotografarvi, farvi interviste, è logico.
Perciò abituatevi all'idea.-
-Victor è abituato, Minerfa!- sorrise Winterlachen -Non
possiamo certo dire che per lui popolarità sia una
nofità!-
Fece l'occhiolino a Krum, che rispose con un movimento nervoso del capo.
-Sì, bene- riprese impaziente la McGrannit -Ad ogni modo vi
ricordo che la prima prova avrà luogo il dieci di Novembre,
e vi consiglio caldamente di rispolverare ed esercitare tutte le vostre
conoscenze magiche!-
Li osservò per qualche istante e poi raddrizzò la
schiena.
-Be', devo tornare di là e poi andare a contattare il
Ministero della Magia! Signora e signor preside, se avrete la pazienza
di attendermi qui vi informerò a breve su tutto
ciò che c'è da sapere!-
-C'est parfait,Minervà!-
annuì Madame Maxime.
La McGrannit lanciò un'ultima occhiata a Ron prima di
avviarsi.
-Poi faremo una chiacchierata, signor Weasley!- disse; e
sparì su per le scale.
Spaesato, Ron osservò i presidi accomodarsi sulle poltrone e
la ragazza di Beauxbatons stringere la mano a Krum.
Rimase piuttosto sorpreso quando la vide avvicinarsi a lui.
-Jaqueline Arcenciel!- si presentò tendendo la mano -E tu
sei...?-
-Io... Ron. Ronald Weasley- balbettò lui incerto,
stringendogliela.
Lei sorrise, scoprendo una dentatura candida e perfetta.
-Ron, perfetto. Tu e Victor mi sembrate due bravi ragazzi, ci
divertiremo!-
Aveva una bella voce, Jaqueline, e Ron notò che parlava
molto bene l'inglese.
Soltanto l'inflessione tradiva la sua origine francese, ma non era
certo evidente come la cadenza di Fleur.
Era molto bella, ma non sembrava snob come le altre Beauxbatons. Ron la
trovò subito simpatica.
-Ma ci pensi?!- disse eccitata, spalancando gli occhi verdi -Siamo
campioni Tre Maghi!-
Sentendo la lingua impastata, Ron le fece un flebile sorriso.
Non sembrava possibile, ma era proprio vero.
Era un campione Tre Maghi.
-------------------------------------------------*
Ed eccoci qua! Svelato l'arcano, abbiamo i nostri tre campioni! :)
Non vi nascondo che mi sarebbe piaciuto molto anche Neville, ma Ron ha
bisogno di questa forte scossa emotiva.
E si merita un po' di gloria! :D
Ora, un po' di cosine da dirvi:
1-Angolo cultura: Il nome della campionessa francese si pronuncia
Jaclin Arse(o)nsiel! Cioè la prima "e" è una via
di mezzo tra una e e una o. Arseonsiel, una cosa del genere. Poi,
essendo francese le c sono dolci, in questo caso si leggono s.
Sì, chi ha fatto francese lo sa, significa arcobaleno :) Mi
sembrava carino trovare qualcosa che ricordasse i suoi capelli
multicolore, e poi insomma, lo vedrete più avanti,
è un nome molto adatto alla sua personalità.
2-Ci sono due disegni che ho postato su Deviant art, entrambi su Ron ed
Hermione, non sono un gran che ma volevo condividerli con voi :)
Eccoli:
http://dreamer-pearl.deviantart.com/art/Ron-Hermione-A-Winter-s-Tale-255487283
e
http://dreamer-pearl.deviantart.com/gallery/#/d32olhr
:)
Bene, vi ringrazio per essere stati così carini con me nelle
recensioni dello scorso capitolo. Siete così...
così tutto! *_*
E come sempre grazie per il supporto e le opinioni!
Un bacione grande!
Miza
|
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Capitolo 6 *** 6. How to be a Champion. ***
Capitolo Sei:
How to be a Champion.
Ricordi i muri che avevo
costruito?
Be', stanno crollando
giù. Senza opporre resistenza e senza far rumore.
Ho trovato un modo per
farti entrare, ma in realtà non avevo mai avuto dubbi.
Stando nella luce della
tua aurea, adesso ho il mio angelo.
-Beyonce.
-...Comunque inizio a scendere, così cerco Ron ed
Harry!-
Hermione aprì gli occhi di scatto.
Le tende rosse del baldacchino splendevano, colpite dai raggi del sole.
Era indubbiamente mattina, ma lei si sentiva come se l'avessero
svegliata nel cuore della notte.
Battè le palpebre, stranita.
Si era resa conto già da un po' che qualcuno le stava
parlando, ma non riusciva a capire chi.
Arruffata e intontita emerse dal proprio groviglio di coperte, giusto
in tempo per vedere Ginny sparire oltre la porta del dormitorio.
Con un grosso sbadiglio si lasciò ricadere sui cuscini, le
mani sulla fronte.
Perchè era così stanca?
E soprattutto, perchè si sentiva così nervosa?
Tutto ad un tratto venne investita dai ricordi della sera prima:
Ron era un campione Tremaghi.
Avrebbe dovuto gareggiare nel torneo.
Ripensare a quando l'aveva visto sparire nella stanza dei campioni le
fece venire un crampo allo stomaco.
Sapeva che era nervoso almeno quanto lei, ormai i pensieri riusciva a
leggerglieli in faccia.
Cosa sarebbe successo?
Come sarebbe andata?
Si alzò dal letto e aprì la finestra, il respiro
affannato: un po' d'aria fresca le avrebbe fatto bene.
Non doveva agitarsi così, faceva soltanto del male a
sé stessa.
E a lui.
D'altronde, ormai
è fatta pensò. Ron non può certo
ritirarsi. E poi non voglio che...
Il suo flusso di pensieri fu interrotto: qualcosa aveva attirato la sua
attenzione.
Sul comodino, tra fazzoletti e fogli sparsi, spiccava una scatolina
viola di velluto.
Che diamine poteva essere?
Incuriosita, Hermione la afferrò con delicatezza.
Passò il dito sul tessuto morbido e la studiò per
qualche istante.
E poi, quando la aprì, le scappò uno
strillò di sorpresa.
Adagiato con cura su un batuffolo di cotone c'era un ciondolo. Quel ciondolo.
La piccola sfera di luce.
Stordita, emozionata, prese la collana e la espose alla luce del
mattino. Era ancora più bella di come la ricordasse.
La superficie liscia rifletteva i colori attorno, sembrava una bolla di
sapone. E la polverina luccicante volteggiava lentamente all'interno,
scintillante, bella.
Hermione avrebbe potuto fissarla per ore, ma un fruscio la costrinse ad
abbassare lo sguardo sul pavimento: il suo piede aveva inavvertitamente
calpestato un foglietto.
Doveva essere caduto dalla scatolina.
Lentamente lo aprì, riconoscendo immediatamente la scrittura.
Iniziò a sorridere prima ancora di cominciare a leggere.
Già me li
sento i tuoi
discorsetti.''Oh, Ron, perchè lo hai fatto? Avresti dovuto
tenere quei soldi per te'' e bla bla bla.
Invece non avrei potuto
fare investimento migliore.
Volevo che l'avessi, e volevo essere io a regalartela, così
ogni
volta che la indosserai sarà come avermi sempre con te.
Magari anche io sono la tua pallina di luce. Anche se mi definirei un
Pluffa, più che altro.
Buongiorno, adorabile antipaticona.
Tuo, Ron.
Hermione era convinta che il cuore le sarebbe
balzato fuori dal petto.
Batteva troppo forte per restarsene al suo posto.
Continuando a sorridere come un'ebete, ripiegò con cura il
foglietto e lo depositò nel baule, nel "Sacchetto delle cose
importanti".
Poi prese la collana, scansò i capelli e la
allacciò con attenzione al collo.
Quando si vide riflessa nello specchio avvampò di gioia: era
il più bel regalo che avesse mai ricevuto.
Anche se era tutta scarmigliata, anche se indossava ancora il pigiama,
non si era mai sentita così bella.
Sorrise al proprio riflesso e il suo volto s'illuminò.
Ma non per via della pallina di luce.
Era per una sensazione di luminoso benessere, che le stava crescendo
dentro e sembrava aumentare sempre più.
La felicità.
E in quel momento seppe cosa doveva fare.
Quando aveva Ron al suo fianco andava tutto bene; era così
da sempre.
E lei avrebbe fatto lo stesso per lui.
Gli sarebbe stata accanto e l'avrebbe sostenuto.
Era il minimo che potesse fare.
L'ennesima fetta di pane tostato sparì tra le fauci di Ron.
-Vedo che già ti è passata l'ansia, eh?-
osservò Ginny arricciando il naso.
Il fratello le fece una smorfia e deglutì il boccone.
-Niente affatto- bofonchiò -Ma il fatto che io sia un
campione
Tre Maghi non implica il digiuno! Anzi, devo rifocillarmi, no?-
Afferrò un budino tremolante e Ginny scosse il capo,
rassegnata.
-Ehi- esclamò Harry dopo un po' -ma dov'è
Hermione?-
Ron sollevò la testa.
-Già- disse -Non si è ancora svegliata? Di
solito...-
In quel momento Hermione varcò l'ingresso della Sala Grande.
Aveva un sorriso radioso, e una pallina scintillante dondolava sul
maglioncino della divisa.
-Ah, sei arrivata!- disse Harry -Ci stavamo giusto chiedendo...-
Si interruppe, stupefatto.
Hermione aveva afferrato il viso di Ron e lo aveva baciato sulle labbra
con entusiasmo.
Ron, che inizialmente era rimasto basito, l'aveva avvinghiata con le
braccia e trascinata sulle proprie ginocchia.
-Che diamine gli prende?- balbettò Harry rivoltò
a Ginny,
gli occhi puntati sui visi dei due, ormai praticamente fusi l'uno con
l'altra.
Ron ed Hermione non erano mai stati tipi da effusioni in pubblico.
-Lascia stare- ridacchiò Ginny servendosi un pancake -Credo
sia
il ringraziamento per il pacchetto che stamattina ho dovuto mettere sul
comodino di Hermione!-
La ragazza riemerse poco dopo, molto rossa in viso.
-Scusate- ridacchiò lasciandosi scivolare dalle ginocchia di
Ron al posto vuoto accanto a lui.
Harry continuava a fissare l'amica con gli occhi spalancati, tanto che
Ginny gli rifilò una gomitata.
-Perdonalo, Hermione- esclamò -stava soltanto ammirando la
tua nuova collana che, a proposito, è proprio bella!-
Hermione sfiorò il ciondolo e sorrise a Ron, che si
limitò a scrollare le spalle e ad arrossire in zona
orecchie,
compiaciuto.
-Allora!- riprese Ginny -Com'è andata la prima notte da
campione? Non sai quanto t'invidio, fratello maledetto!-
Ron ridacchiò e si passò una mano tra i capelli.
-Be', non male. Ci hanno tenuti un po' per fare i soliti discorsetti di
raccomandazione, sapete, ma credo sia nella norma.-
Hermione ed Harry si guardarono e trattennero a stento una risata:
eccolo che iniziava a calarsi nella parte.
-Piuttosto- continuò storcendo il naso -mi aspettavo di
trovare
chissà quale accoglienza in Sala Comune, e invece quando
sono
salito erano già tutti a letto... voi compresi!- aggiunse
con
fare intimidatorio.
Hermione abbassò lo sguardo, a disagio. Harry emise un suono
a metà tra un colpo di tosse ed un gemito.
Ginny invece fece spallucce, tranquilla.
-Cosa vuoi farci- osservò -Sono finiti i tempi di Fred e
George, in cui trovavano ogni scusa per organizzare una festa!-
Al nome di Fred gli altri tre l'avevano fissata, stupiti e un po' a
disagio, ma Ginny riprese a mangiare come nulla fosse.
-Comunque- disse dopo un po' Hermione -Mi sembra strano che non vi
abbiano dato nessuno delucidazione sulla prima prova. Insomma,
almeno...-
-Ehi, Ron!-
Harry, Ron, Hermione e Ginny si voltarono, incuriositi.
Una biondina sorridente marciava verso di loro, sventolando la mano.
Alcune ciocche di un bel verde acceso si mischiavano ai folti capelli
brillanti.
La campionessa di Beauxbatons.
Quando li raggiunse il suo sorriso divenne più ampio, e
allargò le braccia, affabile.
-Buongiorno, scusatemi se vi interrompo ragazzi... Ron, i presidi
vogliono vederci!-
Stupito, Ron si voltò per guardarla bene.
-Di già?- domandò -Che cosa...-
-Credo ci sia qualcuno dei giornali- sospirò lei -Ho visto
dei tizi con le maccine fotografiche eccetera.-
Ron spalancò gli occhi.
-Macchine fotografiche?!- ripetè, agitato -Ma... ma
così,
di prima mattina? Insomma, pensavo ci avrebbero avvertiti, credevo...-
-Per l'amor del cielo!- intervenne Hermione, alzando gli occhi al cielo
-Ronald, sei peggio di una donna! Cos'è, volevi truccarti?-
Jaqueline rise di gusto, e Ron arrossì.
-Non è quello!- replicò offeso -Non intendevo
mica... è che i giornalisti, io...-
-E' la dura vita delle star!- gli sorrise Harry.
Incerto, Ron si alzò e scavalcò la panca.
-Andrai benone!- disse Hermione dandogli una pacchetta -Non agitarti!-
-Già, se ci agitiamo adesso cosa combineremo
durante le prove?- intervenne Jaqueline ridendo.
Hermione le lanciò uno sguardo vago, sollevò le
sopracciglia e tornò a dedicarsi ai propri cereali.
A Ginny venne da ridere.
Ron fece un sospiro e afferrò la propria borsa.
-Ci vediamo dopo- borbottò preoccupato.
E in silenzio seguì Jaqueline.
-Ci aspettano nell'ufficio della vostra preside, credo che Victor sia
già lì!-
La voce di Jaqueline era carica di emozione, ma il suo passo svelto e
spedito tradiva un pelino d'ansia.
Ron si voltò a guardare la ragazza, stupito.
-Cosa c'è?- domandò lei curiosa.
-L'uffico della preside?- disse Ron salendo le scale -Cavoli, allora
deve essere proprio una cosa seria!-
Jaqueline ridacchiò.
-Be', E' una cosa seria!- osservò -E' il torneo Tre Maghi!-
Ron fece un sorrisetto tirato.
-Già- sospirò -Ancora non me ne rendo bene
conto...-
-Ciao, Ron!-
Non ebbe difficoltà nel riconoscere la voce sognante che gli
giunse all'orecchio.
Avrebbe scommesso tutte le proprie figurine delle Cioccorane di sapere
a chi apparteva.
E infatti, quando si voltò, Luna Lovegood avanzava
lentamente lungo il corridoio, verso lui e Jaqueline.
-Ciao, Luna!- la accolse sorridendo -non sei giù a fare
colazione?-
Gli occhi sporgenti di Luna erano puntati sulle ciocche colorate di
Jaqueline, che le fece un sorriso incerto.
-Ho già mangiato, in realtà- rispose lentamente
-E sono
sicura di aver individuato un nido di Gorgosprizzi da queste
parti, proprio l'altro giorno... così ho pensato di cercarli
e
trovare loro una sistemazione migliore...-
Ron ridacchiò e annuì, comprensivo, ma il viso di
Jaqueline era contratto in una chiara espressione di interdizione.
-Comunque sia- continuò Luna volgendo finalmente lo sguardo
verso Ron -volevo congratularmi con te per essere stato scelto come
campione!-
Gli tese la mano, che Ron strinse con un gran sorriso.
-Be', grazie!- disse -Spero di essere all'altezza!-
-Oh, sarai fantastico!- commentò Luna battendogli sulla
spalla
-Ma cerca di non far agitare troppo Hermione. L'ho vista un po'
preoccupata ieri sera, poverina...-
Ron emise un mezzo gemito strozzato e avvampò.
Gli occhi di Luna tornarono a posarsi su Jaqueline.
-Tu devi essere la campionessa di Beauxbatons. Be', buona fortuna a
entrambi. E bei capelli!-
Jaqueline fece un gran sorriso e sfiorò una delle ciocche
verdi.
Lei e Ron aspettarono che Luna sparisse saltellando oltre l'angolo, i
lunghi capelli biondi ballonzolanti, e poi ripresero a salire le scale.
-E così tu ed Hermione Granger state insieme?-
domandò Jaqueline con un sorrisetto malizioso.
Il volto di Ron si imporporò.
-Be', sì- rispose, aprendosi in un sorriso -in
realtà noi...-
Si interruppe di colpo, la fronte corrugata.
-Aspetta un momento...- disse lentamente, voltandosi a guardare la
ragazza -come fai a conoscere Hermione?-
Jaqueline scoppiò a ridere, come se quella fosse la battuta
più divertente che avesse mai sentito.
-Oh, andiamo!- esclamò -Chi è che non vi conosce?-
Ma Ron non dava cenno di aver compreso; anzi continuava a fissarla,
smarrito.
-Ron- sospirò Jaqueline -non so se te lo ricordi, ma siete i
due
migliori amici di Harry Potter, e avete salvato l'intero mondo magico o
giù di lì, meno di un anno fa!-
La bocca di Ron si spalancò per la sorpresa.
-Miseriaccia!- esalò -Vuoi dire... I-io non credevo che ci
conosceste anche in Francia! Insomma, magari la storia a grandi linee,
ma nomi e cognomi?! Che cosa...-
-In realtà- lo interruppe Jaqueline -Siamo abbonati alla
Gazzetta del Profeta, a casa. Mia mamma è inglese!-
Fece un gran sorriso, e alcuni tasselli presero il proprio posto nella
testa di Ron.
-Oh- esclamò -ecco perchè parli così
bene
l'inglese. E perchè ci conosci!- aggiunse in fretta,
sollevato.
La ragazza annuì.
-Ho sempre vissuto in Francia, ma mia mamma mi ha educata fin da
piccola a parlare entrambe le lingue.- si interruppe e sorrise -Lei
è una Metamorfomagus!-
Un altro tassello tornò al proprio posto.
-I tuoi capelli!- esclamò Ron eccitato, quasi urlando -Ecco
perchè cambiano colore! Sei una mezza Metamorfomagus!-
Jaqueline rise e passò una mano tra i capelli biondi.
-Non proprio- spiegò -Non riesco a trasformare nessun'altra
parte del corpo, ma ho da sempre questa caratteristica: posso cambiare
il colore di alcune ciocche! Pensa che appena nata avevo un unico
ciuffetto viola sulla testa!-
Ron sorrise: gli era venuto in mente il piccolo Teddy Lupin.
-Comunque- continuò Jaqueline -vi conoscerei anche se non
fossi
mezza inglese. Insomma, tutto il mondo vi conosce! Non penserai mica
che le vostre foto e la vostra storia non siano finite su tutti i
giornali del mondo magico?-
Fece una risata, per sottolineare l'assurdità del fatto che
Ron non sapesse che anche lui ed Hermione erano conosciuti.
Ron, invece, trovava assurdo l'esatto contrario.
Certo, aveva immaginato che tutti conoscessero la storia della caduta
di Voldemort. Ma con tutto ciò che avevano affrontato, con
lo
smarrimento col quale avevano affrontato il periodo post guerra, il
pensiero che tutto il mondo sapesse, e che magari le loro foto avevano
fatto il giro del pianeta, proprio non gli aveva sfiorato la mente. Per
un attimo si ricordò di quando, quattro anni prima, era
stato
così stupidamente geloso della popolarità di
Harry.
-Che idiota...- si ritrovò a dire.
Jaqueline gli lanciò uno sguardo interrogativo.
-Nulla nulla- si affrettò a rispondere lui, le orecchie
rosse
-Pensavo che fa un po' paura. Mi ricordo che volevano intervistarci, ma
Kingsley... voglio dire, il nostro attuale Ministro si è
imposto
e ha ordinato di lasciarci in pace.-
-Oh, è stato un bel gesto- commentò Jaqueline -ma
temo che stavolta, invece, non riuscirai a sfuggire alla fama.-
Ridacchiò e fece un cenno con la testa: erano arrivati
davanti alla porta dell'ufficio della McGrannit.
Ron stava giusto per domandare a Jaqueline se conoscesse la parola
d'ordine quando dalla scala a chiocciola scese una trafelatissima
McGrannit.
-Weasley, signorina Arcenciel! Ce ne avete messo di tempo! Avanti,
salite!-
Li spintonò sulla scala e poi ordinò, con voce
chiara -Gommebolle
bollenti!-
Immediatamente la scala prese a girare su sé stessa e a
salire, e si ritrovarono nell'ufficio in men che non si dica.
Ron, che negli anni di Silente era entrato nella presidenza molto di
rado ma la ricordava bene, rimase di stucco nel vedere che era cambiata
ben poco.
La scrivania, le librerie, i tavolini con quei curiosi strumenti
delicati erano rimasti al proprio posto.
Mancava soltanto Fanny nel suo angolo. Il pensiero lo fece un po'
rattristare.
-Coraggio, mettetevi qui!- intimò loro la McGrannit.
Insieme a Jaqueline, Ron venne spinto in un angolo dove li aspettavano
Winterlachen, Madame Maxime e Victor Krum.
-Erafate inzieme?- domandò immediatamente quest'ultimo a
Ron,
con un cipiglio malizioso. -Herr-mioni non sarà contenta di
qvesto!-
Ron gli lanciò un'occhiataccia e aprì bocca per
ribattere, ma un insistente schioccare di dita attirò la
loro
attenzione.
-Mi sentite tutti, campioni?-
A parlare era stato un ometto tarchiato, sulla sessantina.
Aveva una grossa testa calva e lucente, compensata da una barba scura
che gli copriva metà volto.
-Molto bene. Mi chiamo Trevor Waller, nuovo giornalista della Gazzetta
del Profeta!- disse sventolando il proprio taccuino e la propria piuma.
Ron vide Madame Maxime alzare gli occhi al cielo.
-Oggi- continuò l'omino -scatteremo alcune foto, e poi
raccoglierò i vostri dati personali. Pubblicheremo un vostro
profilo, ecco!-
Li guardò con gli occhi luccicanti, come se fosse un'offerta
assolutamente allettante.
La mancanza di entusiasmo lo portò ad un sonoro sbuffo.
-Ok, ehm... direi di iniziare dalle foto. Ne faremo una ad ogni
campione da solo, una al campione col proprio preside e una tutti e tre
insieme.-
Li scrutò con attenzione, grattandosi il mento barbuto.
-Inizieremo da quella di gruppo. Tu!- esclamò indicando Ron,
che sobbalzò -Vieni qui!-
Ron deglutì. -I-io?-
-Proprio tu, ragazzo- ripetè Waller con impazienza,
trascinandolo al centro della stanza -mettiti qui! Ehi, Mark!-
Il corpulento fotografo, un ragazzotto che doveva chiamarsi Mark,
afferrò con foga la propria macchina fotografica e tutta
l'attrezzatura.
-Come li posizioniamo?- domandò Waller gironzolando intorno
a Ron e studiandolo con interesse.
Mark prese a montare in fretta e furia tutto il necessario.
-M-metterei la ragazza a-al centro- balbettò febbrilmente.
Waller corse a prendere Jaqueline e la posizionò un passetto
davanti a Ron, poco più a destra.
-Mi sono già stufata- borbottò lei tra i denti.
-E-e Krum- riprese il fotografo -accanto al rosso, in modo che la
ragazza stia un p-passetto davanti a loro, essendo più
ba-bassa.-
Krum venne sbattuto accanto a Ron e restò lì,
imbronciato.
-Ottimo, ottimo!- sentenziò Waller battendo le mani -I
diversi colori delle divise faranno uno splendido contasto!-
Mark diventò tutto rosso, compiaciuto, e dall'emozione quasi
fece cadere il flash.
-C-c'è anche una bella assonanza tra il colore della
di-divisa
della ragazza e quello degli occhi del r-rosso- spiegò Mark
entusiasta.
Waller annuì e li scrutò con occhio critico,
prima di sospirare -Peccato per quelle lentiggini...-
-EHI!- protestò Ron, sentendo le orecchie andargli a fuoco.
Waller schioccò le dita e spedì Mark dietro al
cavalletto con la fotocamera.
-Bene, iniziamo! Signorina, pieghi leggermente la testa... e voi due,
giovanotti, mettetevi spalla contro spalla... Si comincia! Uno, due, e
tre!-
*
Le lezioni di Trasfigurazione non erano mai state particolarmente
semplici, ma quel giorno la McGrannit sembrava esigere veramente troppo.
Era da un'ora che i Grifondoro e i Corvonero del settimo anno tentavano
di trasfigurare la propria mano sinistra in un forcone.
E l'unico risultato ottenuto era stata una forchetta comparsa da
chissà dove conficcata nella mano di Terry Steevel, che era
stato spedito in infermeria.
-Non voglio finire con una forchetta conficcata da qualche parte-
borbottò Ron ad Harry, osservando preoccupato la propria
bacchetta.
-Già- annuì Harry -La McGrannit ci sta prendendo
gusto
con la trasfigurazione umana. Oltretutto mi domando a cosa diamine
serva una mano-forcone!-
Ron ridacchiò e posò la bacchetta.
-Be', non puoi mai saperlo- disse con aria saggia -un domani potresti
trovarti alle spalle del tuo peggior nemico, ti trasfiguri la mano, ed
ecco lì che gli infilzi il suo bel...-
-Ron, psssst!-
Incuriosito dal richiamo, Ron si voltò verso destra.
Vide Hermione fargli un cenno ed afferrare qualcosa; e poi un foglio
appallottolato lo colpì sulla fronte.
-Ahi!- protestò, offeso -Ma che cosa...-
-Zitto!- bisbigliò Hermione -Leggetelo, dai!-
La vide lanciare un'occhiatina alla McGrannit e tornare ad esercitarsi
sulla propria mano, con espressione assolutamente angelica.
-Quella ragazza non finirà mai di stupirmi!- disse Ron
voltandosi verso Harry -Cos'è, sta diventando una specie di
anarchica?! Prima ci fa quasi cacciare dalla lezione della Framboos,
poi si mette a lanciare bigliettini...-
-Guarda qua!- lo interruppe Harry, osservando accigliato il foglio.
Ron si sporse a guardare oltre la spalla dell'amico ed emise un gemito.
"Non scappate alla fine
dell'ora, ho chiesto alla McGrannit il permesso di utilizzare l'aula
per un po'.
Avremo la stanza tutta
per noi, così Ron potrà esercitarsi per la prima
prova!"
-Ma che colpo di fortuna!- commentò Ron
sarcastico -Tutto
ciò che ho sempre desiderato, un pomeriggio chiuso in
un'aula!-
Harry sospirò e gli battè sulla spalla.
-Facciamoci forza, amico- disse con tono solenne -Sempre meglio un
pomeriggio qua dentro che gli strilli di Hermione per i prossimi venti
giorni!-
-Bene, è stata molto gentile la McGrannit, davvero!
Onestamente non credo che tutti avrebbero...-
-Hermione, iniziamo o no?- sbottò Ron.
La campana era suonata da circa dieci minuti.
L'aula si era immediatamente svuotata, ma Hermione non aveva fatto
altro che camminare in cerchio e blaterare sulla fortuna di essere
riusciti ad accaparrarsi una stanza per allenarsi.
-Intendo dire- si affrettò ad aggiungere Ron notando la sua
espressione contrariata -è stata gentile, sì, ma
che ce
ne facciamo di un'aula vuota se non iniziamo?-
Hermione si limitò a sventolare una mano e si rivolse ad
Harry, seduto su un banco.
-Pensavo che tu potresti darci qualche dritta!- spiegò
-Avendo
già affrontato il torneo, sai quali incantesimi sia meglio
ripassare e che tipo di...-
-Hermione- la interruppe Harry pazientemente -credi davvero che sia
necessario ripassare?-
Lei spalancò gli occhi, incredula.
-Non pensi che abbiamo fatto fin troppa pratica, nell'anno appena
trascorso?- le ricordò Harry con un sorriso.
Hermione incrociò le braccia al petto, stizzita, e quando
parlò la sua voce era pungente.
-Vi è venuta questa brutta mania di non preoccuparvi
più
di nulla 'perchè tanto abbiamo salvato il mondo'!- disse
gelida.
-E hai detto niente!- commentò Ron spalancando le braccia.
-Non mi interessa- continuò Hermione -sono sicura che
esercitarti sarà assolutamente utile, se non
indispensabile!-
Ron aprì la bocca per replicare, ma Harry fu più
svelto.
-Mettiamola così- disse scendendo dal banco -se
c'è una
cosa che ti tornerà davvero utile durante il torneo,
sarà
mantenere la calma in situazioni di caos.-
Ron ed Hermione lo guardarono, sorpresi.
-E' la verità- spiegò lui, avvicinandosi
-L'importante
è mantenere i nervi a posto. E non è mai stato il
tuo
forte, Ron- aggiunse a mo di scusa.
Hermione parve riflettere per qualche istante. Poi annuì con
convinzione.
-Esattamente!- esclamò -Lavoreremo su questo! Io ed Harry ti
distrarremo, Ron, e tu cercherai di mantenere la concentrazione!-
Ron pareva vagamente perplesso.
-D'accordo...- disse lentamente -ma se poi...-
Un timido bussare alla porta interruppe il loro discorso.
Un ragazzino biondo fece capolino, rosso in viso.
-Ehm, Harry Potter?- chiamò piano -Il professor Lumacorno ti
sta cercando, e la preside, ehm, mi ha detto che eri qui...-
-Maledizione!- esclamò Harry battendosi una mano sulla
fronte -Il tema per Lumacorno! Devo andare, ragazzi, scusate!-
Senza dar loro nemmeno il tempo di ribattere schizzò fuori
dall'aula.
Il ragazzino restò interdetto per qualche istante; poi
urlò -SCUSATE!-, chiuse la porta e filò via.
Ron ed Hermione restarono in silenzio per qualche istante.
Poi si voltarono l'uno verso l'altra, perplessi, ed Hermione
scrollò le spalle.
-Be'- disse cauta -Vorrà dire che ti allenerai con me.
Coraggio, vieni qui!-
Ancora confuso, Ron trotterellò fino al centro della stanza
e fissò Hermione.
-Sei pronto?- domandò lei brandendo la bacchetta.
-Un momento!- esclamò Ron -Non ho capito cosa devo...-
-EXPELLIARMUS!!!-
Senza che lui potesse impedirlo, la bacchetta volò via dalla
mano di Ron, che barcollò per la sorpresa.
-Ehi!- protestò -Non è giusto, non ero pronto!
Avevi detto...-
-Devi essere pronto, Ronald!- disse lei restituendogli la bacchetta
-Coraggio, non perdere la concentrazione. Expelliarmus!-
Stavolta Ron riuscì a trattenere la bacchetta.
Si voltò verso Hermione, fece un sorrisetto furbo e
urlò -Impedimenta!-.
Hermione schivò l'incantesimo senza problemi e
ricambiò con impegno.
Si lanciarono contro incantesimi per un po', schivandoli e
proteggendosi.
Ron iniziava a sentirsi euforico: se la stava cavando benissimo, e non
stava assolutamente perdendo la calma. Anzi, si sentiva...
-Confundus!-
L'incantesimo di Hermione lo colpì alle spalle, e lui
battè le palpebre, sorpreso.
Immediatamente iniziò a vedere annebbiato e ad avere
difficoltà nel restare concentrato.
-Avanti!- lo incalzava Hermione saltellandogli intorno -Avanti Ron,
puoi farcela!-
La sua voce gli arrivava ovattata, e aveva difficoltà nel
ricordarsi come sollevare un braccio. Era un braccio, quello attaccato
al suo busto?
-Coraggio Ron!- insistette lei -Cerca di colpirmi! Sono qui!-
Ron riuscì a sollevare il braccio e a brandire la bacchetta,
ma Hermione continuava a saltellargli attorno.
Vedeva sfocato, non faceva in tempo a focalizzarla che lei si era
già spostata.
-Avanti!- urlò lei -Dai, Ron!-
Il ragazzo battè le palpebre e strinse gli occhi: finalmente
riuscì a vederla in modo ben chiaro.
Le puntò la bacchetta contro, spalancò la bocca
e, con un po' troppo entusiasmo, urlò -EVERTE STATIM!-
Ci fu un lampo, ed Hermione fu scagliata a metri e metri di distanza.
-Miseriaccia!- gemette Ron -Hermione!-
Lasciò cadere la bacchetta e si precipitò da lei.
Quando la raggiunse lei stava cercando di mettersi seduta, non senza
difficoltà, e si massaggiava la testa.
-Hermione!- ripetè, accovacciandosi accanto a lei -Stai
bene? Come ti senti?-
-Diciamo che stavo meglio prima- rispose lei con una smorfia di dolore.
Lentamente Ron la aiutò ad alzarsi.
-Vieni, siediti un momento- disse, sostenendola per i fianchi -Mi
dispiace tanto!-
La condusse fino al banco più vicino e la posò
lì sopra, con cautela.
-Miseriaccia- gemette Ron grattandosi il naso, a disagio -Scusami
tanto, davvero. Non volevo farti male! Sai, la foga...-
-Un gran bel colpo, Ronald- lo interruppe lei con un sorrisetto,
tastandosi un braccio -Solo, cerca di non uccidermi la prossima volta!-
Ron fece una risatina nervosa e le posò le mani sul capo.
-Dove ti sei fatta male?- le domandò toccandole il cranio.
-Non lo so- ammise lei posando la fronte sulla sua spalla -Non
c'è un punto preciso, mi sento tutta ammaccatAHIA!!!-
Allontanò le mani di Ron di scatto e prese a massaggiarsi il
punto dolorante.
-Ti verrà un bel bernoccolo!- ridacchiò lui. Poi
la
guardò negli occhi e si fece serio. -Mi dispiace Hermione.
Davvero.-
Le fece una carezza sul viso e le posò un bacio minuscolo
sulle labbra.
Lei sorrise e lo tirò a sé.
-Quasi perdonato!- disse -Un altro bacino e sarà pace fatta!-
Ron rise e la baciò di nuovo.
Stavolta però non si allontanò subito.
Quando lei gli posò le mani sul viso, Ron le
affondò una
mano nel groviglio di capelli, stando ben attento a non farle male.
Quando sentì la lingua di lei insinuarsi delicatamente tra
le
sue labbra, Ron non potè trattenere un brivido che gli corse
lungo la schiena.
Ricambiò il bacio con foga, carezzandole la schiena, e la
sentì sospirare contro le sue labbra.
-Forse dovremmo andare- pigolò lei allontanandosi un po' per
guardarlo.
Sentiva il cuore batterle nel petto come un tamburo, e probabilmente
aveva le guance in fiamme.
-E dai- mormorò Ron sfiorandole il naso col proprio -Un
minuto ancora...-
-No!- rise lei posandogli una mano sul petto per respingerlo -E'
un'aula, Ronald.-
Sollevò gli occhi, per lanciargli uno sguardo risoluto.
Ma lui le fece quel suo sorriso sbieco che le faceva tremare le gambe
ogni volta, e bastò a far vacillare tutta la determinazione
di
un attimo prima.
-Non essere noiosa, signorina Granger- le sussurrò sulle
labbra -Non mi sembri poi così convinta...-
La baciò di nuovo, stavolta in maniera più decisa.
La sentì respirare velocemente, le mani tra i suoi capelli,
le gambe strette attorno alle proprie.
In un impeto di coraggio le carezzò una coscia, insinuando
lentamente la mano sotto alla gonna della divisa.
Era quasi imbarazzante quanto trovasse eccitante Hermione.
La trovava sempre, costantemente, incredibilmente irresistibile.
Anche appena sveglia, in pigiama.
Anche esausta e in disordine, coi suoi capelli perennemente
scarmigliati.
Anche in quel momento, con la divisa scolastica e tutta ammaccata.
Quella piccola porzione di gambe lasciata scoperta dalla gonna e dai
calzettoni, o le curve chiare delle scapole intravisibili sotto la
camicia, bastavano a fargli accellerare il battito cardiaco e aumentare
il flusso sanguigno.
-Ron- gemette lei quando sentì le sue labbra sfiorargli il
collo -Non dobbiamo... non dovremmo...-
Ma Ron la ignorò, continuando a baciarla sulla bocca e sul
collo.
-Ron!- insistette lei dopo un po' -Aspetta, sta arrivando qualcuno!-
-Certo, come no- rise lui -Bella scusa...-
-No Ron, è vero!- esclamò lei agitata,
spingendolo via -Sento dei passi, sta arrivando qualcuno veramente!-
Ron balzò indietro, spaventato, ed Hermione scese dal banco
in fretta e furia, tentando di riavviarsi i capelli.
Un attimo dopo, la professoressa McGrannit entrò nell'aula.
-P-professoressa!- squittì Hermione, affannata
-Già di ritorno?-
La McGrannit aggrottò la fronte e la guardò.
-A dire il vero è più di un'ora che siete qui
dentro, signorina Granger. Si sente bene?-
-Oh, benissimo, una meraviglia!- rispose Hermione agitata, lisciandosi
la gonna con fare maniacale.
-Splendido- commentò la McGrannit, poco convinta -Be', devo
fare
due chiacchiere col signor Weasley. Le spiacerebbe lasciarci soli,
signorina Granger?-
-No di certo!- esclamò lei, già pronta a
svignarsela.
-Vada a riposare un po', signorina Granger. Mi sembra piuttosto...
affannata.-
All'ultima parola, Hermione sussultò.
Lanciò uno sguardo colpevole a Ron e se ne andò a
tutta velocità.
Ron, ancora rosso e scarmigliato, guardo la McGrannit e
deglutì.
-Un allenamento piuttosto impegnativo, sembrerebbe!- osservò
lei sollevando le sopracciglia sottili.
-Eh... eh già!- rispose lui nervoso -Ci siamo esercitati
su...
abbiamo...- non trovò nulla da dire e la frase si spense in
un
balbettìo.
-Già, sono sicura che ti tornerà utile, Weasley.-
commentò la McGrannit -Ora, vorrei dirti qualche parola.-
Ron le lanciò uno sguardo confuso e annuì.
-Non ti nascondo che sono stata piacevolmente sorpresa nel constatare
che tu sia stato scelto come campione di Hogwarts, Weasley- disse con
calma -e sono sicura che farai un ottimo lavoro. Ad ogni modo, mi
permetto di darti qualche consiglio. Sei un Grifondoro, Weasley, ed hai
contribuito alla salvezza del mondo magico. Non dimenticarlo mai.
Questo deve farti capire che cosa sei in grado di fare.-
Gli lanciò uno sguardo penetrante, che Ron fece fatica a
sostenere.
-Hai tante di quelle qualità, Weasley, che non si possono
nemmeno elencare. Hai una forza d'animo, di cuore, ed un coraggio
invidiabili. Cerca sempre dentro di te e convinciti che puoi farcela, e
sarà così. Farai faville, Weasley. Devi solo
credere in
te stesso.-
Ron sentiva la bocca secca. Dovette deglutire parecchi volte per poter
parlare.
-Mette un po' d'ansia, questa specie di incitamento-
gracchiò.
Le labbra della McGrannit si inclinarono in un piccolo sorriso.
-L'ansia è produttiva, sono certa che abbia avuto modo di
impararlo con la sua signorina Granger. Be', è tutto
Weasley.
Manca una settimana alla prova, mi raccomando.-
Si voltò e fece per andarsene.
Poi sembrò cambiare idea e si voltò nuovamente a
guardarlo.
-A proposito, Weasley... sai nuotare, non è vero?-
buttò lì casualmente.
Ron annuì, la testa ronzante.
-Ottimo- concluse la McGrannit -Scommetto che sarai prontissimo e
preparatissimo!-
-Certo!- rispose Ron con una risata nervosa, osservandola uscire
dall'aula -Naturalmente...-
Un momento dopo fu solo.
Posò la schiena alla cattedra e si prese la testa tra le
mani, col cuore in gola.
-Prontissimo, certo.- borbottò -Certo che NO!-
------------------------------------------------*
Papparapappapààààààààà!
Eccoci col sesto capitolo!
Non sono particolarmente entusiasta del mio lavoro, ma d'altronde se
non fossi così cocciutamente critica con me stessa non sarei
io!
:D
Ora, spero che questo impeto di passione tra i due piccioncini non
abbia urtato la sensibilità di nessuno.
Insomma dai, si sbavano dietro da sette anni, hanno 19 anni (Ron non
ancora, ma vabè xD), mi sembra giusto che inizino a
"conoscersi"
anche sotto questo punto di vista.
Bene! Che dire... Un grazie di cuore, ma non un cuore normale, un cuore
enorme!
Un grazie di cuore di Hagrid (XD) a tutti voi per il vostro sostegno e
la vostra dedizione, vi adoro davvero.
Siete grandissimi.
Un bacio enorme e al prossimo capitolo... LA PRIMA PROVA!!! *___*
Oooh, sono già emozionata!
Ah, per chi volesse e ancora non l'avesse fatto, potete trovarmi su
facebook! Cercate Miza Efp ;)
Un baciotto schioccoso!
Miza
|
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Capitolo 7 *** 7. The First Task [I'll be There for You]. ***
A Titti, Kate e Koukla,
le altre tre Mrs Weasley;
(Cinque con me ed Hermione ^^).
E a Robin, perchè sì.
Capitolo Sette:
The First Task [I'll be There
for You].
Ron, abbiamo
appena saputo la notizia!
Ma come ti è
venuto in mente di non dirci nulla?! Ti pare che dobbiamo venirlo a
sapere da altre persone?!
E' meraviglioso! Il mio
piccolo Ron campione Tre Maghi!
Ormai non sei
più tanto piccolo, ma sai che per me sarai sempre il mio
Ronnino.
Sono in apprensione,
tesoro.
E'
un'opportunità meravigliosa quanto pericolosa.
Mi raccomando, sta
attento. Papà mi dice di raccomandarti prudenza.
Dovresti ringraziarlo,
è
stato lui a convincermi a prendela con gioia, fosse stato per me ti
avrei mandato una bella strillettera!
George, Bill e Fleur ti
mandano tutto il loro affetto e ti augurano un grosso in bocca al lupo!
Vorremmo essere tutti
lì con te!
Dai un bacio a Ginny, e
abbracciami forte Harry ed Hermione.
In gamba, tesoro!
Ti voglio bene.
Mamma.
Ron sospirò.
Erano già sei giorni che aveva ricevuto quella lettera, e
non
credeva possibile che in un tale lasso di tempo fosse possibile leggere
tante volte la stessa cosa.
La conosceva praticamente a memoria, ormai, ma non smetteva di aprirla
e rimuginarci sopra.
"Sono
in apprensione, tesoro.
E'
un'opportunità meravigliosa quanto pericolosa."
Gli sfuggì un gemito.
Forse sua madre pensava di incoraggiarlo, in quel modo.
Ma la verità era che, se possibile, era riuscita ad agitarlo
ancora di più.
Saperla in apprensione, pensare a tutta la propria famiglia, lo
abbatteva.
Un tempo ci avrebbe riso su, magari. Avrebbe alzato gli occhi al cielo
al pensiero di quella mamma così apprensiva e ansiosa.
Ma dopo la guerra, dopo Fred, non riusciva a vivere con leggerezza
quella situazione.
Non temeva per sé stesso.
Era in pena per loro e per chiunque altro lo amasse.
Recar loro dolore o preoccupazione era l'ultima cosa che desiderava.
Un forte rintocco, e la lettera sfuggì dalle mani del
ragazzo.
Il campanile annunciava le otto e mezza.
Era quasi ora.
Deglutì a fatica, raccolse il foglio e lo ripose nel
cassetto.
Dalla finestra gli arrivava il vociare confuso della folla che iniziava
a riversarsi fuori dal castello.
Il pensiero di uscire fuori, nel gelo, ad affrontare l'ignoto davanti a
tutte quelle persone lo allettava quanto l'idea di baciare un ragno.
Per un attimo lanciò un'occhiata al suo letto, caldo e
confortevole.
La tentazione di sprofondarvi dentro fu fortissima.
Ma poi sospirò, afferrò una felpa e
avanzò verso la porta.
Esitò nell'aprirla, e quando fu fuori un'ondata di
consapevolezza lo investì:
La prima prova lo aspettava. Non si tornava più indietro.
-Coraggio Ron, respira. Ricordati ciò che ti ho detto. Il
segreto sta tutto nel riuscire a...-
-Harry- lo interruppe lui -Credo che vomiterò.-
Erano sul pontile del Lago Nero, che era stato allestito appositamente
per la prima prova così come gli spalti ai quali portava.
Harry stava andando a cercare un posto per lui e gli altri quando aveva
visto Ron avanzare smarrito.
Lo aveva raggiunto, cercando di infondergli coraggio, e si erano
incamminati insieme.
Tirava un vento gelido, e tutti erano imbardati in sciarpe, giubottti e
cappelli.
Eccetto Ron, rigido nella sua felpa sbrindellata.
Harry gli lanciò un'occhiata allarmata.
In effetti non aveva un bell'aspetto: era pallido, molto più
pallido del solito, tanto che le lentiggini risaltavano; le labbra
tendevano al violaceo, forse anche per via del freddo; i capelli
spettinati erano gettati indietro dal vento, e lasciavano scoperta la
fronte chiara, aggrottata di preoccupazione.
-Puoi farcela, amico.- sospirò Harry battendogli sulle
spalle -Dico davvero, non buttarti giù.-
-Ehi Ron, in bocca al lupo!- urlò Dean Thomas passando loro
accanto -Sei tutti noi!-
Ron, se possibile, divenne ancora più pallido e
lanciò ad Harry uno sguardo disperato.
-Dov'è Hermione?- chiese.
Harry si grattò la nuca, a disagio.
-Non lo so, è da prima di colazione che non la vedo.- disse
piano -Ma sono certo che sarà qui a momenti, non
preoccuparti!-
aggiunse, notando l'espressione terrorizzata dell'amico.
-Harry- gracchiò Ron -che cosa succede se durante la prova
mi viene un infarto e ci resto secco?!-
Harry dovette fare un notevole sforzo per restare serio.
-Se ci resti secco ti impaglieremo e ti metteremo nel salone in
Grimmauld Place, insieme agli elfi domestici!- rispose con una
scrollata di spalle.
Quella risposta diede a Ron una piccola scossa di positività.
Rilassò un po' le spalle e fece un grosso sorriso ad Harry,
sperando di riuscire a trasmettergli la gratitudine che provava per lui
in quel momento.
Harry rispose con una risata ed una gomitata.
-Andrai fortissimo, vedrai!-
Poi il suo sguardo si posò oltre Ron, alle sue spalle, e un
sorrisetto furbò gli salì alle labbra.
-Guarda un po' chi arriva!-
Quando Ron si voltò non potè trattenere un gemito
di sollievo:
Hermione correva verso lui ed Harry, affannata, la sciarpa di
Grifondoro ben stretta attorno al collo.
-Eccomi!- ansimò raggiungendoli -Eccomi, scusate!-
Si chinò in avanti, il respiro rotto, tenendosi la milza
dolorante.
-Dov'eri finita?- domandò Ron curioso, osservandola
scansarsi i capelli dal volto.
-Bagno- borbottò lei -Si è bloccata la serratura
e non
avevo la bacchetta con me. Insomma, chi porta la bacchetta al bagno?-
Harry rise, ma Ron ancora non sembrava soddisfatto.
-Tra poco iniziamo!- protestò piano -Credevo...
sì insomma, che non saresti arrivata in tempo.-
-Ma ora sono qui- replicò lei guardandolo negli occhi.
Ron le sorrise, ed Harry ebbe la delicatezza di fingere di aver visto
Neville e doversi allontanare per raggiungerlo.
Quando furono soli, per quanto soli si possa essere su un pontile di
passaggio subito prima di un torneo, Hermione sospirò.
-Allora?- domandò timidamente -Come ti senti? Stai bene?-
-No- rispose Ron passandosi una mano sul viso -non sto affatto bene.-
Hermione afferrò un lembo della felpa e lo tirò
piano.
-Be', anzitutto ti saresti potuto mettere qualcos'altro, non credi?-
esclamò -Faranno si è no cinque gradi, Ronald,
che cosa
ti è saltato in mente?-
A Ron scappò una risatina sarcastica.
-Sai com'è- replicò -da quanto ho capito tra poco
dovrò calarmi in un lago d'acqua gelata, credi che un
giubotto
farebbe la differenza? Anche perchè dovrò
comunque
spogliarmi!-
Infilò le mani in tasca, bruscamente, e si
rabbuiò.
Hermione fece un grosso sospiro e lasciò correre lo sguardo
sul lago.
-Devi star tranquillo Ron- disse piano -lo sai bene che se ti agiti
così è peggio.-
Ron scosse il capo, affranto, ed Hermione si voltò
nuovamente a guardarlo.
-Puoi farcela, d'accordo?- gli disse con decisione.
Una folata particolarmente fredda di vento lo fece rabbrividire.
Affondando le mani ancora più a fondo nelle tasche, Ron la
guardò dall'alto.
Sembrava così fiduciosa, con quell'espressione convinta e i
capelli gonfi di vento.
-Hermione- sospirò -io... io non lo so, è che...-
Ma la ragazza non gli permise di concludere la frase.
Posò le mani fredde sul viso di Ron, afferrandoglielo, e lo
avvicinò al proprio con determinazione.
Quando furono a pochi centimetri l'uno dall'altra lo guardò
negli occhi, decisa, e parlò con voce ferma.
-Ascoltami bene, Ronald Weasley- disse -Tu ora vai lì e
affronti
questa prova. Credo in te, e so benissimo che puoi farlo. Resteranno
tutti a bocca aperta, sarai bravissimo. E io sarò qui per
te, ad
aspettarti.-
Ron guardò quegli occhioni color nocciola, quell'espressione
determinata.
Gli venne un nodo in gola.
-E se invece sbaglio tutto?- borbottò, afferrandole
delicatamente i polsi -Se non sarò bravissimo?-
-Se non sarai bravissimo sarò lo stesso qui ad aspettarti.
Sarò sempre qui per te, Ron. Lo sai.-
Rimasero a guardarsi per qualche istante, in silenzio.
I capelli frustati dal vento, i nasi gelati, le mani piccole di
Hermione sul viso di Ron, le mani grandi di Ron sui polsi di Hermione.
Poi lei gli diede un minuscolo bacio sulla fronte e lasciò
la presa.
-Coraggio, vai- disse sorridendo -Falli neri.-
Ron le fece un sorrisetto incerto e si allontanò lungo il
pontile, mal fermo sulle gambe lunghe.
Hermione restò a guardarlo con le braccia strette al busto
finchè non lo vide sparire tra la folla.
-Ron mi sembra un pochino agitato, non trovi?-
La ragazza si voltò, sorpresa.
Luna la scrutava con interesse, le sopracciglia pallide inarcate, le
braccia cariche di striscioni e oggetti di carta.
-Oh, Luna, sei tu!- disse con un sorriso -E' un pochino agitato,
sì... spero riesca a star tranquillo.-
Si strinse nelle spalle e abbassò lo sguardo.
-Oh, non preoccuparti così- disse Luna affabile,
carezzandole un
braccio -vedrai che sarà bravissimo, ne sono certa!-
Hermione sollevò lo sguardo e le sorrise, grata.
Poi lanciò uno sguardo curioso al mucchio di carta tra le
sue braccia.
-Luna, che cos'è che stai portando?- domandò
-Vuoi una mano?-
-Oh, grazie, è molto gentile da parte tua!- rispose Luna.
-Una mano mi farebbe proprio comodo per portarle su agli spalti.
Guarda, le ho preparate per distribuirle, per sostenere Ron!-
Sotto lo sguardo basito di Hermione frugò nel mucchio di
oggetti, ne estrasse uno e se lo mise in testa.
-Ecco qua!- disse allegra -Ti sembrano carine?-
Hermione non poteva credere ai propri occhi.
Il mucchio di carte erano in realtà centinaia di corone
colorate, sulle quali splendeva la scritta 'Forza Ron'.
-Oh, Luna! Sono bellissime! Le hai fatte tutte tu?- sospirò
Hermione, colpita.
Luna annuì e gliene piazzò un bel po' tra le
braccia.
-Sì, ho pensato fosse una bella idea- disse con
semplicità -Un po' di carta, un po' di magia... volevo fare
anche delle magliette con scritto 'Weasley è il nostro re',
ma
non ho fatto in tempo. Conto di riuscirci per la seconda prova,
però...-
Hermione non riusciva a smettere di sorridere.
-Lo sai, Luna?- disse allegra -Sei proprio un portento.-
Prese una corona, se la calcò con forza sulla testa
e rise.
-Andiamo a distribuirle e a prendere posto, dai!- disse, accennando con
la testa agli spalti -Sta per iniziare!-
Il vento che tirava in riva al lago era, se possibilie, ancora
più freddo.
Stringendosi nella propria felpa, Ron osservò Jaqueline
battere i denti e Krum strofinarsi le mani.
-Siamo pronti, campioni! Ci siamo!-
La professoressa McGrannit si avvicinò velocemente ai
tre ragazzi, agitata.
-Molto bene- sospirò -Stiamo per iniziare. Quello- e
indicò un signore robusto dai lunghi capelli neri
-sarà
il nostro cronista. E' uno dei dirigenti del Dipartimento per i Giochi
e gli Sport Magici.-
Osservarono l'uomo che si puntava la bacchetta alla gola, mormorava -Sonorus!- e poi
ruggiva -Mi sentite tutti? Benvenuti al Torneo Tre Maghi!-.
La folla, sugli spalti, esplose in un boato di gioia.
Ron sentì la gola seccarsi.
-Ascoltatemi bene- riprese la McGrannit mentre il cronista continuava a
blaterare -ciò che dovrete affrontare in questa prova
richiede
molto sangue freddo, perciò cercate di non perdere la calma.
Si
tratta di trovare una chiave.-
-Una chiave?- domandò Jaqueline perplessa.
La McGrannit annuì.
-Sì, signorina. Una chiave. La chiave che poi vi
servirà
per accedere alla seconda prova. Ora, questa chiave si trova nel lago,
e voi dovrete recuperarla e poi tornare indietro. Ma non pensate che
sarà semplice!-
Ron, che non aveva dubitato neppure per un istante del fatto che non
sarebbe stato semplice, lanciò un'occhiata al lago.
-Sarà come l'ultima volta?- domandò con voce roca
-Insomma, Sirene, Avvincini... ci saranno creature che dovremo
affrontare?-
-Oh no, Weasley, niente creature.- spiegò la McGrannit
inarcando
le sopracciglia -Sarà il lago stesso che dovrete affrontare,
stavolta.-
Vide Krum aggrottare la fronte, scettico.
Poi la McGrannit si guardò intorno e sobbalzò.
-Oh, il cronista ha finito di spiegare la prova al pubblico. Bene, si
comincia. Io, gli altri presidi e il Ministro- e indicò una
tribuna bassa -saremo seduti lì. A fine prova vi assegneremo
i
punteggi. Oh, avete un indizio.- aggiunse -Le chiavi si trovano tra le
rocce che affiorano al centro del lago. E il centro del lago, rispetto
alla riva, si trova a Nord-Ovest. Fate buon uso delle vostre
conoscenze.-
Ron lanciò uno sguardo alla tribuna dei giudici. Tra
Winterlachen e Madame Maxime, con un lungo mantello blu notte, sedeva
un sorridente Kingsley.
Ron avrebbe voluto fargli un cenno di saluto, ma si sentiva paralizzato.
-Coraggio, andate ora- disse la McGrannit -e buona fortuna.-
Con uno svolazzo del mantello scozzese si allontanò verso il
proprio posto.
La folla divenne più rumorosa.
-Credo... credo che dovremmo spogliarci- pigolò Jaqueline.
Lentamente sfilò felpa e maglione, restando con una
striminzita
canottiera giallina che le lasciava scoperto un pezzo di ventre piatto.
Deglutendo, Ron sfilò la felpa. Immediatamente i peli gli si
drizzarono sulle braccia nude.
L'idea di entrare nel lago gelato con addosso soltanto una t-shirt e un
pantaloncino si faceva sempre meno allettante.
Quando anche Krum fu pronto, tutti e tre si avvicinarono lentamente
alla riva.
-Cosa credete che volesse dire?- domandò Jaqueline tremando
-'Sarà il lago stesso che dovrete
affrontare'... io non vedo nulla di strano o preoccupante!-
Scrutarono la superficie liscia per qualche istante.
Poi un fischio acuto li fece sobbalzare.
-Che la prova abbia inizio!- urlò il cronista.
Mentre la folla applaudiva e urlava, Ron lanciò uno
sguardo terrorizzato a Jaqueline.
Lei fece un sorrisetto tirato, chiuse gli occhi e disse -Buona fortuna,
ragazzi!-
Poi, senza un momento di esitazione, corse in acqua e si
tuffò.
Ron udì gli studenti di Beauxbatons esultare quando la testa
chiara della ragazza riemerse.
Tremando da capo a piedi, i quali erano completamente ghiacciati, Ron
udì Krum, al suo fianco, trattenere il fiato e correre anche
lui
nel lago.
Non poteva più rimandare. Mancava soltanto lui.
Fece qualche passo incerto, sentendo i piedi nudi affondare nel terreno
melmoso del lago e le ginocchia ghiacciarsi.
La folla urlava, e gli pareva di sentire una melodia familiare crescere
dagli spalti.
Prestando maggior attenzione riuscì a distinguere le parole:
lo stomaco gli fece una capriola all'indietro.
Perché Weasley è il nostro re
sfide, prove e quel che c’è
le vincerà tutte e tre
perché Weasley è il nostro re!
Avrebbe dovuto sentirsi rincuorato, felice, ma l'unico
effetto
che quel coro sortì in lui fu quello di farlo sentire ancora
più male.
La folla urlava, i suoi amici cantavano, e lui se ne stava
lì
impalato, immerso nell'acqua ghiacciata fino alla vita, la pelle nuda
frustata violentemente dal vento.
Il cronista urlava qualcosa, ma probabilmente dovevano esserglisi
ghiacciati anche i timpani, perchè proprio non riusciva a
distinguere nemmeno una parola.
Fu una folata di vento particolarmente gelida che lo convinse: non
aveva alcun senso starsene lì in piedi fermo.
Se doveva morire di freddo, che almeno lo facesse tentando di entrare
in acqua.
Richiamando a sé tutto il proprio coraggio, le orecchie
ancora piene del frastuono della folla, Ron si tuffò.
Non appena infranse la superficie gelida fu sicuro che ogni minuscola
parte del suo corpo si fosse ghiacciata.
La pelle gli bruciava, le labbra si sarebbero spaccate e il cervello si
era ghiacciato.
Fece qualche dolorosa bracciata, riemergendo con la testa.
L'aria fredda fu addirittura peggio: gli pizzicò il viso e
gli spinse i capelli bagnati negli occhi.
Weasley di Hogwarts
è il candidato
darà onore al suo casato
così noi cantiam perché
Perché Weasley è il nostro re!
Stava per prendere coraggio e immergersi nuovamente quando
ricordò le parole della McGrannit.
'Sarà il lago
stesso che dovrete affrontare'.
In quel momento capì il perchè.
Il lago era pronto.
Sentendo ribollire l'acqua sotto di lui, Ron vide un'ombra scura
allargarsi sulla superficie increspata.
La folla urlava, lui alzò lo sguardo e trattenne il respiro:
un'onda alta una decina di metri si stagliava contro il cielo grigio.
Non ebbe nemmeno il tempo di riflettere, di realizzare ciò
che
stava succedendo, che si senti scagliare bruscamente sott'acqua.
Riemerse poco dopo, sputacchiando.
Ebbe un solo attimo per guardarsi intorno, perchè nuovamente
fu investito da un'enorma mole ghiacciata.
Sentendo i polmoni in fiamme, agitando le braccia per tornare in
superficie, Ron tentò di riflettere.
Il lago era come impazzito, ribolliva come un mare in tempesta.
Aveva bisogno di raggiungere la chiave, e doveva farlo nuotando, su
questo non c'erano dubbi.
Tentò nuovamente di risalire in superficie, ma la corrente
lo strattonò e lo spinse di nuovo sotto.
Freddo e buio, non c'era altro.
Per lo meno a fondo la corrente non era forte come in superficie, e
riuscivà a muoversi un po' meglio.
Ma certo.
In un lampo di lucidità comprese cosa avrebbe dovuto fare.
Il segreto era nuotare sotto la superficie, senza tentare di riemergere.
Eccitato tastò le tasche dei pantaloncini, pregando Merlino
che la corrente non gli avesse spazzato via la bacchetta.
La trovò e la afferrò, ringraziando dentro di
sé tutto l'universo.
Stringendo il bastoncino di legno, i polmoni che stavano per esplodere,
si concentrò con tutto sé stesso sull'incantesimo
Testabolla, e pochi istanti dopo potè trarre un lungo,
meraviglioso respiro.
Il fatto di poter finalmente respirare lo tranquillizzò
molto.
Ora doveva preoccuparsi di trovare la chiave e di non lasciarsi
trascinare dalla corrente.
La bacchetta stretta in mano, avanzò lentamente di qualche
metro.
Era molto buio lì sotto, e comunque non sarebbe riuscito a
vedere in modo chiaro neanche se ci fosse stata luce.
Nuotò per un po' nella direzione che reputava portasse al
centro
del lago, ma dovette fermarsi presto: per quanto meno forte rispetto
alla superficie, la corrente era comunque violenta, e spesso veniva
strattonato con forza.
Le braccia e le gambe gli dolevano, e un paio di volte aveva rischiato
di perdere la bacchetta.
Oltretutto si sentiva intorpidito per il freddo glaciale che gli
opprimeva il petto.
Nuotò verso il fondale, fino a trovare un piccolo
agglomerato di pietre.
Gli scagliò contro un incantesimo per assicurarsi che nelle
alghe non fosse nascosta nessuna creatura e poi vi si
accoccolò
contro.
Le pietre avrebbero leggermente frenato la corrente, proteggendolo.
Mollò leggermente la presa sulla bacchetta, posizionandola
sul palmo di una mano e tentando di proteggerla con l'altra.
-Guidami-
pensò intensamente.
La bacchetta rispose immediatamente all'Incantesimo Quattro Punti.
La punta illuminata, roteò sul palmo di Ron e si
fermò ad
indicare un punto oltre le rocce, leggermente deviato a sinistra.
La riva doveva trovarsi alle sue spalle, perciò avrebbe
dovuto
proseguire sempre dritto spostandosi leggermente a sinistra.
Ripose la bacchetta con cura e riprese a nuotare.
Ben presto perso la cognizione del tempo e dello spazio.
Ogni tanto si fermava per controllare la direzione, ed ebbe un momento
di panico quando si accorse di star deviando verso est.
Dopo molte bracciate, diverse imprecazioni, e innumerevoli
dolorosissimi crampi alle gambe, scorse qualcosa a qualche metro da lui.
Estrasse la bacchetta e la accese, puntandola davanti a sé:
era
proprio una grossa concentrazione di rocce, che dal fondale risaliva
fino alla superficie.
A meno che non si stesse sbagliando di grosso, Ron fu certo di aver
trovato il centro del lago.
La risalita fu dura: la corrente spingeva verso il fondo e
lateralmente, e urtò diverse volte gli scogli, scorticandosi.
Quando riuscì finalmente a tirare fuori la testa dall'acqua,
un'onda particolarmente violenta lo sbattè con forza sulla
superficie ruvida delle rocce.
Prese una botta piuttosto forte alle costole, e quando
riuscì a
issarsi sulla montagnola di scogli si rese conto che gli occhi gli
lacrimavano dal dolore.
Lì su il frastuono era assordante: il vento ululante e
l'acqua
in tempesta sembravano fare a gara per chi fosse più
rumoroso.
Rimase disteso per qualche istante sulla roccia umida, il respiro
affannato.
Non sentiva più le gambe, avvertiva il cuore battergli nelle
orecchie e le costole dolevano in modo molto sgradevole.
La stoffa fradicia della maglietta gli si era appiccicata addosso, e i
sassolini aguzzi sotto la schiena gli pungevano la pelle.
Se non fosse stato per il gelo inumano, avrebbe quasi desiderato
restare lì disteso ancora per un po'.
Ma doveva recuperare la chiave, e in fretta.
Gemendo per il dolore si alzò, aggrappandosi ad un sasso.
Il vento era fortissimo e dovette socchiudere gli occhi per riuscire a
guardarsi intorno.
In lontananza poteva vedere stagliarsi le tribune, davanti a lui.
Dunque la riva era lì, ed era in quella direzione che doveva
tornare.
Gettò un'occhiata rapida anche alla parte di lago che si
stendeva oltre le sue spalle, le montagne maestose scure contro il
cielo.
Di Jaqueline e Krum nessuna traccia.
Chissà se avevano già raggiunto la chiave.
Magari stavano già tornando indietro.
Tremando, prese a frugare tra le rocce, sollevando i sassi
più piccoli.
C'erano molti interstizi frastagliati, dentro i quali sarebbero potute
benissimo essere nascoste.
-Accio chiave!-
tentò stupidamente.
Era ovvio che erano state stregate in modo da non rispondere al
richiamo.
Infilò le mani in ogni sorta di fessura, anche nelle
più
strette e taglienti, tant'è che quando ritraeva le braccia
le
ritrovava coperte di graffi.
Ma ad un tratto lo vide: un bagliore dorato in una delle intercapedini.
Per la sorpresa cacciò un urlo, e quasi lasciò
cadere la bacchetta.
Poi, dimenticando ogni sorta di prudenza, infilò con foga la
mano nello spazio.
Era riuscito ad afferrare la grossa chiave quando sentì una
puntura fortissima sul dorso della mano.
-Miseriaccia!- urlò ritraendola.
Tastò il punto colpito un paio di volte, per poi studiarlo
con attenzione.
La pelle era diventata rossa e tirata, e si stava gonfiando.
Oltretutto bruciava in modo molto sgradevole, e Ron iniziava ad
avvertire le vertigini e un vago senso di nausea.
-Che diavolo di bestiaccia c'è la dentro?- sbottò
infilando la bacchetta nella fessura.
Immediatamente due piccoli, minuscoli insettini luccicanti vennero
fuori ronzando: due Celestini. *
-Maledette bestiacce- borbottò Ron grattandosi la mano
sempre
più gonfia -Se vi acchiappo da blu vi faccio diventare
verdi!-
Le bestiole svolazzarono via con eleganza, lasciandolo ad imprecare.
Decidendo che non era una buona idea infilare di nuovo la mano
lì dentro, Ron tentò di raggiungere le chiavi con
la
bacchetta; dopo diversi minuti di lotta riuscì ad arpionare
l'oggetto, e lo cavò fuori dalla fessura con un sospiro di
sollievo.
Si sentì decisamente sollevato, e studiò la
chiave,
rigirandola tra le mani un paio di volte: era sottile, dorata, con un
grosso elaborato cerchio all'estremità inferiore.
Chissà a cosa
sarebbe servita.
Lasciando correre lo sguardo sul lago spazzato dal vento, Ron
riflettè sul fatto che non gli restava che entrare di nuovo
in
acqua e tornare indietro.
La prospettiva non era delle migliori, soprattutto con quell'opprimente
senso di nausea e quella mano dolorante, ma non poteva rimanere
lì su per sempre.
Doveva portare a compimento la prova.
Con le chiavi al sicuro in tasca, prese un grosso respiro e si
tuffò.
Di nuovo gli sembrò che l'acqua gelida gli perforasse pelle
e
polmoni, ma prese coraggio e scalciò per scendere
più a
fondo, per evitare le spinte violente della corrente.
Era più difficile restare calmi, adesso.
Il buio sembrava più intenso, le ferite sulla pelle
bruciavano e le vertigini erano quasi insopportabili.
Probabilmente la sostanza iniettatagli dai Celestini stava velocemente
circolando nel suo corpo.
Cercò di allontanarsi nella giusta direzione, agitando le
braccia, ma sentiva gli arti pesanti e molli.
Oltretutto iniziava a non avere più aria nei polmoni.
Non senza difficoltà estrasse la bacchetta e la
puntò al
viso; ma proprio in quel momento, un forte flusso di corrente lo spinse
di nuovo contro le rocce.
Sentì la maglietta stracciarsi e la pelle della schiena
graffiarsi.
La bacchetta gli sfuggì di mano e l'orrore si
impadronì di lui.
Doveva recuperarla, doveva, non poteva tornare indietro senza
l'incantesimo Testabolla.
I polmoni in fiamme, si spinse in avanti per afferrarla, e una nuova
ondata di panico lo investì:
era incastrato.
La maglietta logora si era impigliata negli scogli.
Si divincolò con tutte le proprie forze,
strattonò la
stoffa, cercò di strapparla, ma sentiva la mente sempre
più annebbiata e le membra sempre più deboli.
La bacchetta roteava davanti ai suoi occhi, sempre più
lontana, e lui non poteva fare nulla per prenderla.
Non poteva trattenere il fiato per sempre, prestò si sarebbe
arreso, sarebbe annegato, lo avrebbero ritrovato troppo tardi...
Il torpore si impadronì della sua testa... sua madre sarebbe
morta di dolore...
Ed Hermione?
Come poteva fare una cosa del genere ad Hermione?
...Se ci
resti secco dopo essere sopravvissuto alla guerra, non ti
rivolgerò mai più
la parola,
Ronald Weasley...
Hermione...
-Hermione dai, sta tranquilla, c'è ancora tempo!-
Il vento era forte sugli spalti, schiaffeggiava i visi della folla e
penetrava attraverso gli abiti.
Hermione ebbe molta difficoltà per riuscire a distinguere la
voce di Harry.
-Non è ancora tornato!- gemette -Victor è
riemerso già da un quarto d'ora!-
Lanciò uno sguardo carico d'apprensione al lago in tempesta,
il naso affondato nella sciarpa rossa e oro.
-Arriverà- ribattè Harry -nemmeno la ragazza di
Beauxbatons è ancora riemersa, non agitiamoci per nulla!-
Aveva un tono di voce sicuro, ma con la coda dell'occhio Hermione lo
vide gettare un'occhiata preoccupata alle onde enormi.
-Speriamo non arrivi ultimo!- disse Ginny, accanto a lei -Se riesce ad
ottenere un buon punteggio nella prima prova sarà
avvantaggiato
in quelle a venire!-
Hermione si voltò a guardarla, le sopracciglia corrugate.
-Un buon punteggio?!- disse con calma forzata -Ginny, non so se hai
visto quelle onde! Non hai paura che...-
-E dai Hermione, non essere così catastrofica!- la
interruppe
l'amica alzando gli occhi al cielo -Vedrai che è soltanto un
po'
in ritardo, salterà su da un momento all'altro!-
Rimasero in silenzio per qualche minuto, gli occhi puntati sul lago.
Hermione si tormentava i capelli, tesissima.
Poi Luna si alzò lentamente, gli occhi spalancati, ed
indicò un punto nei pressi della riva.
-Oh!- esclamò entusiasta -Guardate, guardate lì!
Un
rarissimo esemplare di Muflacquoso dal sedere rosso sta emergendo
dall'acqua!-
-Ma quello non è un sedere di Muflacquoso!- urlò
Harry balzando in piedi -E' la testa di Ron!-
Scoppiò a ridere, sollevato, lanciando in aria la corona di
carta.
Hermione cacciò uno strillo di sollievo: Ron stava
lentamente uscendo dall'acqua.
-Andiamo, Harry!- urlò lei afferrandogli un braccio -Andiamo
giù, sta arrivando!-
-E il campione di Hogwarts, Ronald Weasley, emerge dall'incubo del Lago
Nero! E' stato in gamba, il ragazzo...-
La voce del cronista gli rimbombava nelle orecchie.
Avanzava a fatica, il respiro affannato, le ferite brucianti sotto le
frustate ghiacciate del vento.
I piedi gli affondavano nel terreno melmoso fino alle caviglie, e
inciampò diverse volte.
Era riuscito a cavarsela.
Non gli sembrava possibile, eppure ne era venuto fuori.
Il freddo dell'aria sembrava quasi un calda brezza rispetto al gelo
opprimente del lago.
La chiave in tasca, la bacchetta stretta in mano, Ron
inciampò di nuovo.
La folla urlava e lo acclamava, il cronista, poco distante dalla riva,
gli faceva cenno di avvicinarsi.
Perchè
Weasley è il nostro re!
Weasley
è il nostro gran campion,
ed ha il cuore di un grifon,
vincerà il Tre Maghi perchè,
perchè Weasley è il nostro re! **
Era finita, non sapeva se fosse il primo o l'ultimo, ma
era finita.
Oltre all'immensa stanchezza ed al torpore mentale, iniziava ad
avvertire un vago senso di sollievo.
E quando vide una figurina con un cespuglio di capelli castani
corrergli incontro, il sollievo divenne vera e propria gioia.
Hermione correva, incurante dell'acqua e del fango.
Correva e inciampava, un sorriso enorme stampato sul volto, i capelli
svolazzanti, una strana corona sul capo.
Lo raggiunse che l'acqua le superava già le caviglie.
Si lanciò in avanti, ridendo, gettandogli le braccia al
collo.
-Ce l'hai fatta!- gli urlò in un orecchio -Ce l'hai fatta,
lo sapevo, lo sapevo!!!-
Lo strinse forte, le gambe strette al suo bacino.
-Hermione, sono fradicio e coperto di fango- disse piano lui,
cingendole la schiena -ti sporcherai tutta!-
Hermione allontanò il viso dalla sua spalla per guardarlo
negli occhi.
-Mi inzupperò, non me ne importa nulla!- rise -Ce l'hai
fatta Ron, sei stato meraviglioso, lo sapevo!-
Gli scansò i capelli zuppi dagli occhi e lo strinse di nuovo.
Ron sorrise.
Dopo tutto quel buio, quel freddo e quella paura, guardare quegli occhi
luminosi, stingerla a sé e respirare il suo profumo era la
cosa
più meravigliosa del mondo.
Le ferite, i tagli, il malessere, che importanza avevano?
Sembrava che ne fosse valsa la pena anche soltanto per quello.
-Perchè non hai più la maglietta?-
domandò lei guardandogli il petto -Che cosa è...-
Ma non terminò la frase: Ron le mise una mano nei capelli e
la
attirò a sé, catturandole le labbra in un lungo,
lunghissimo bacio.
Bagnati, sporchi di fango, davanti a centinaia e centinaia di persone,
rimasero lì a stringersi ed accarezzarsi, incuranti di tutto.
Ron si staccò con delicatezza, ma non ebbe il tempo di aprir
bocca che vide altre due persone fiondarsi su di loro:
Harry e Ginny li avevano raggiunti, e urlando e ridendo li strinsero in
un enorme e stritolante abbraccio di gruppo.
-Sei grande, amico!- urlò Harry -Sei arrivato secondo,
Jaqueline ancora non si vede!-
Sciolsero l'abbraccio e si avviarono verso il bagnasciuga.
-Sono secondo?- domandò Ron -Krum è
già arrivato?-
-Già- annuì Ginny con una smorfia -ma con un bel
bernoccolo sulla testa! Che cosa diamine vi è successo?!-
-E dov'è la tua maglietta?- domandò Hermione.
Ron ridacchiò.
-E' una lunga storia- rispose con una alzata di spalle -ve lo
spiegherò più tardi, adesso voglio soltanto...-
-...Ci dia un'opinione a caldo!!!-
Ron battè le palplebre, perplesso: il cronista lo aveva
afferrato per il braccio e lo guardava con un sorrisone enorme.
-Ehm- balbettò Ron -E' stato molto... freddo!-
Il cronista sollevò le sopracciglia, a metà tra
il deluso
e il sorpreso; ma non si perse d'animo e sbraitò alla folla
-Il
campione di Hogwarts si ritiene soddisfatto ed è molto
contento
della calorosa accoglienza riservatagli dai suoi amici!-
-E' completamente fuori!- ridacchiò Ginny conducendoli verso
la
tribuna della giuria -Avresti dovuto sentire che cronaca che ha
fatto...-
-Weasley!- sbraitò la voce della McGrannit.
Tutti e quattro sollevarono lo sguardo, preoccupati.
La preside avanzava a passo di carica verso Ron, una coperta tra le
braccia, la fronte corrugata.
-Professoressa!- deglutì Ron -Che... che cosa...-
La McGrannit gli si parò davanti, immobile.
Poi fece un sorriso enorme e gli porse la coperta.
-Complimenti, Weasley, sei stato bravissimo!- disse con entusiasmo
-Cinquanta minuti contro i Trenta di Krum, è un ottimo
tempo!-
Sollevato, Ron le sorrise di rimando e si avvolse nella coperta.
-Ora seguimi, Madama Chips ti aspetta con degli abiti caldi,
disinfettanti e cioccolata bollente! Si è già
occupata di
Krum, vieni, siamo lì alla tribuna...-
-Professoressa, volevamo salutare Kingsl... voglio dire, il Ministro!-
disse Hermione.
La McGrannit la osservò per qualche istante, meditabonda.
Poi alzò le spalle.
-Ma sì, Granger, venite anche voi tre! Sono sicura che
è
avanzato qualcosa di buono, e dopo potrete salutare Kingsley!-
Seguirono la McGrannit su per le scale, fino alla tribuna della giuria.
Lo spazio era più riparato dal vento, e Ron si
lasciò cadere su una delle sedie, esausto.
-Ora non ti muovere- ordinò la McGrannit schiaffandogli in
mano
una tazza di cioccolata calda -Vado a chiamare l'infermiera!-
-E chi ce la fa a muoversi!- sospirò Ron stringendo la tazza
bollente tra le mani.
Hermione attese un momento che la McGrannit si allontanasse e poi
attaccò immediatamente.
-Allora?- chiese spalancando gli occhi -Com'è andata?
Cos'è che avete fatto? Come ti sei fatto quelle ferite?-
-Hermione, lascialo respirare!- rise Harry.
Ron bevve una generosa sorsata di cioccolata e chiuse gli occhi.
-Un caos!- sospirò -Un sacco di pietre, corrente fortissima,
poi ho beccato due Celestini...-
-Due Celestini?!- esclamò Ginny colpita.
-Già- annuì Ron -E mi hanno pizzicato la mano,
vedete...-
Allungò la mano per mostrarla agli altri, ma in quel momento
arrivò Madama Chips di gran carriera.
-Poche chiacchiere, Weasley!- esclamò posando un mucchio di
vestiti tra le braccia di Hermione -Cambiati e finisci di bere,
tornerò tra poco per disinfettarti! Devo correre
giù,
pare che la signorina di Beauxbatons sia arrivata ed abbia un brutto
morso di Avvincino sul fianco!-
Posò bottiglie e bottigliette e si guardò intorno.
-Dove diavolo è finito Krum?! Gli avevo detto di non
muoversi, non sarà andato di nuovo in bagno!-
Se ne andò borbottando, mentre il cronista annunciava la
fine della prima prova.
Ron si abbandonò contro lo schienale della sedia.
I volti felici di Harry, Ginny ed Hermione, il calore della coperta e
la dolcezza della cioccolata gli strapparono un enorme sorriso.
Era esausto, infreddolito ed ammaccato, ma ce l'aveva fatta.
La prima prova era andata.
-------------------------------------------*
* Il Celestino (Billywig)
è un insetto piccolissimo (1,2 cm di lunghezza),
orgiginario dell'Australia. È di colore blu zaffiro e vola
girando vorticosamente le sue ali, collocate sopra la testa.
È molto veloce e quindi difficile da acchiappare o
individuare. I Babbani lo notano raramente e i Maghi spesso si
accorgono della sua presenza dopo essere stati punti. Le sue punture
provocano vertigini e levitazione e un abuso di queste punture ne
provoca un'allergia incontrollabile per giorni, se non addirittura
permanente.
** Questa versione riadattata di Perchè
Weasley è il nostro re nasce
dall'indispensabile collaborazione con Chastity Black!
Grazie infinite cara, per la tua fantasia, la tua
disponibilità, le tue idee brillanti e il tuo impegno! ^^
Ottimo, eccovi la prima prova.
"Ma come, l'abbiamo tanto aspettata, ci siamo immaginati
chissà quali peripezie e tu ti presenti con questo
capitolo?!"
Ehm, già! Se qualcuno non è rimasto soddisfatto
ha tutto il diritto di cruciarmi XD
Bene, un ringraziamento speciale per questo capitolo va alle Gocciole e
al succo di Pomplemo Rosa, inseparabili compagni ni miei lunghi
pomeriggi di studio e di scrittura! *_*
E come sempre, grazie a voi miei magici lettori, che mi riempite sempre
di grinta e di idee! :)
Siete fantastici.
Al prossimo capitolo, e buon inizio d'autunno! : D
Miza
|
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Capitolo 8 *** 8. Innocent Little Secret. ***
Capitolo Otto:
Innocent Little Secret.
L'ora di cena era trascorsa da un bel pezzo, eppure
raramente la
Sala Comune di Grifondoro era stata così popolata
di
studenti mangianti e beventi.
Nella tarda mattinata, terminata la prima prova, tutti quanti erano
tornati al castello, e Ron era riuscito solamente dopo parecchio tempo
a sgattaiolare nel proprio dormitorio per fare una bella doccia.
Dopodichè era crollato addormentato, e quando si era
svegliato, diverse ore dopo, il sole era già tramontato.
Qualcuno, probabilmente Harry, gli aveva lasciato un piatto di
tramezzini sul comodino, cosa che lo sorprese piacevolmente.
Ma la vera sorpresa doveva ancora arrivare:
Quando era sceso in Sala Comune, i suoi compagni erano saltati su
urlando e acclamandolo, le corone di carta in testa, il tavolo carico
di dolci e schifezze varie.
Da lì era stato un crescendo di euforia, di risate, di
balletti stupidi, di Burrobirre ghiacciate e bollenti.
Le stelle brulicavano nel cielo dietro le grandi finestre, ma nessuno
sembrava intenzionato a calmarsi.
Neville più di tutti, che forse aveva un po' esagerato con
le Burrobirre.
-Vorrei fare un discorso!- urlò salendo su una sedia, un po'
malfermo sulle gambe.
Molte teste si voltarono a guardarlo, curiose e ridacchianti.
-Allora!- continuò lui schiarendosi la voce -Oggi abbiamo
avuto
la riprova che Grifondoro non fa che sfornare talenti! Siamo
talenti! Grifondoro talenti!-
Si guardò intorno, speranzoso, aspettando uno scoppio di
entusiasmo, ma i compagni gli restituirono sguardi perplessi e un
tantino divertiti.
Neville fece spallucce.
-Be'... Evviva Ron!- urlò trangugiando una lunga sorsata di
Burrobirra.
Tutti urlarono e applaudirono, e nell'entusiasmo nessuno si accorse che
si stava strozzando ed era caduto dalla sedia.
-Oh per l'amor del cielo!- esclamò Hermione correndo in
avanti -Neville, stai bene?-
Mentre tutti ridevano, il ragazzo si tirò su, paonazzo in
volto, e le fece un sorriso imbambolato.
-Sto benissimo, benissimo... Mi preoccuperei più che altro
per te, Hermione, da quando hai due teste?-
Harry, lì accanto, scoppiò a ridere.
-Forse dovremmo mandare tutti a dormire- suggerì Hermione
preoccupata -mi sembra che la situazione stia un po' degenerando...-
-Ma no, dai!- replicò Harry, schivando per un pelo un
ragazzino
del terzo anno che sventolava in aria un vassoio di frittelle
-Dopotutto, è in onore di Ron! Guardalo, si sta divertendo
così tanto!-
Udirono urla concitate, e si voltarono giusto in tempo per vederlo
lanciare in aria dai compagni e battere la testa contro il soffitto.
-Tu dici, eh?- domandò Hermione sarcastica, osservando il
capannello di studenti che ridevano, gli battevano sulla spalla e si
allontanavano in cerca di cibo.
Harry sorrise alla vista dell'amico che si sedeva sul divano
massaggiandosi la testa, e diede un colpetto sul braccio di Hermione.
-Oh sì, credo se la stia spassando. Anzi, fossi in te andrei
a fargli un po' di compagnia!-
Afferrò due bottiglie di Burrobirra e andò a
cercare Ginny.
Con un sospirò, Hermione si avvicinò al divano.
Rimase sorpresa del fatto che trovasse Ron così bello anche
con
quella corona tutta storta sui capelli spettinati e quella smorfia di
dolore mentre si massaggiava il capo.
Sentì il volto avvamparle.
-Ehi- lo chiamò dolcemente.
Ron si voltò a guardarla e le sorrise.
-Ehi!- rispose -Dov'eri finita? E come mai sei tutta rossa?-
Hermione si strinse nelle spalle.
-Prestavo soccorso ad un Neville piuttosto su di giri!- rispose
ignorando deliberatamente la seconda domanda.
Ron rise, e le fece cenno di sedersi accanto a lui.
-Allora, campione? Soddisfatto?- domandò lei con un sorriso,
accomodandosi.
Il ragazzo fissò il fuoco nel camino per qualche istante,
buttando giù un sorso di Burrobirra.
Poi si voltò a guardarla con un sorrisetto.
-Piuttosto soddisfatto, sì. E Mrs Campione, è
soddisfatta?-
Hermione rise piano e gli posò la testa sulla spalla.
-Mrs Campione è più che soddisfatta, e lo sarebbe
stata comunque, lo sai benissimo.-
Ron le baciò i capelli e vi posò sopra la guancia.
-E' stata dura- sospirò, chiudendo gli occhi
-Però,
insomma, ventiquattro punti su trenta, contro i ventisette di Krum...-
-Sei stato bravissimo, te l'ho detto- lo interruppe Hermione
intrecciando le proprie dita con le sue -e ora non dovrai
più
preoccuparti fino al venti Gennaio!-
Ron sorrise, rilassandosi.
-Non dovevate organizzare tutto questo!- disse -E' fantastico, grazie,
ma non ce n'era assolutamente bisogno!-
Hermione sbuffò.
-Certo, come no, così poi ti saresti lamentato per sempre
del fatto che non ti avevamo organizzato nulla!- disse ridendo.
Ron le diede una piccola gomitata, poi prese a giocherellare con le sue
dita.
-E invece sono serio!- disse piano, tracciando ampi cerchi sul palmo
della mano di Hermione con la punta dell'indice -Mi sarebbe bastato
molto meno... anche stare soltanto con te ed Harry...-
Hermione sorrise.
-Oppure, meglio ancora- riprese Ron con un ghigno -stare da solo con
te. E riprendere da dove eravamo rimasti nell'aula di Trasfigurazione,
magari...-
Hermione tolse la testa dalla sua spalla, raddrizzandosi di scatto.
Lo fissò con gli occhi spalancati, incredula, il viso in
fiamme.
-Ron!- esalò, sconvolta -M-ma ti sembrano cose da dire?!-
Il ragazzo scoppiò a ridere, tirandola nuovamente a
sé.
-Rilassati, stavo scherzando!- le disse con un sorriso. Poi le
sfiorò le labbra con le dita, osservandola rabbrividire.
-Oppure no, Granger... chissà!-
Non le diede modo di ribattere. Posò le labbra sulle sue e
la baciò con irruenza, quasi con urgenza.
Le proteste di Hermione si spensero in un mugolio flebile, ben presto
sostituite da un bacio altrettanto travolgente.
Rimasero avvinghiati sul divano per un po', ignari del fatto che
stavano attirando diverse occhiate indiscrete, fin quando un insistente
tossicchiare li costrinse ad alzare lo sguardo.
-Ginny!- protestò Ron, le orecchie rosse -Che diavolo vuoi?-
La ragazza li osservava con le braccia incrociate, a metà
tra il divertito e l'imbarazzato.
-Scusate tanto, pastrugnatori, ma in quanto Caposcuola temo proprio di
dovervi ricordare che ci sono diversi mocciosi in questa stanza!-
Hermione si allontanò da Ron, osservando mortificata i
ragazzini dei primi anni che ridacchiavano senza contegno.
-Ma quali mocciosi!- borbottò Ron -Hanno undici anni, io ad
undici anni non mi sarei certo scandalizzato per un bacetto!-
-Be', quando si è trattato di me ed Harry ne avevi
sedici
di anni, fa un po' tu!- disse Ginny con un'alzatina di spalle.
Fece un ghigno poco lusinghiero e si allontanò.
Hermione, ancora imbarazzata, si voltò a guardare Ron.
Il ragazzo fissava a bocca spalancata il punto nel quale, pochi istanti
prima, c'era sua sorella.
-Ma...ma l'hai sentita?!- balbettò -Che cosa stava
insinuando? Come può...-
-Su, tranquillo Ron- disse Hermione trattenendo una risatina -Non
intendeva dire nulla.-
Lo osservò borbottare qualcosa, paonazzo in volto, e non
potè trattenere un sorriso.
-Tu mi porterai sulla cattiva strada, Weasley- disse raddrizzandogli la
corona di carta.
Ron fece un mezzo sorriso sbieco, osservandola alzarsi in piedi.
-Sei tu che ti lasci coinvolgere- rispose ridendo -Non starai
diventando un po' troppo libertina?-
-Forse!- sbadigliò Hermione -Ma adesso me ne vado a letto...
è dura essere la fan numero uno di una star!-
Lo guardò ridere e lasciò che le baciasse il
palmo della
mano; poi vide il suo volto illuminarsi quando lo sguardo gli cadde al
centro del suo petto.
-Il ciondolo!- esclamò Ron con gioia -Allora ti è
proprio piaciuto, eh?-
Indicò la pallina luccicante, appesa al collo sottile di
Hermione, e lei sorrise.
-Non lo tolgo mai- ammise arrossendo un po' -Mi da sicurezza... l'hai
detto tu, no? E' un po' come averti sempre con me...-
Il ragazzo le fece un sorriso enorme, il candore dei denti contrastante
col rosso acceso delle orecchie.
Hermione piegò il capo di lato e gli restituì il
sorriso.
-Sogni d'oro, Ronald- mormorò poi, e si allontanò
in direzione del dormitorio.
Ron si tolse la corona e la posò accanto a lui.
Si sentiva soddisfatto, sereno, felice come non lo era da tanto tempo.
Aveva Hermione, aveva dei compagni che lo festeggiavano felici e aveva
una Burrobirra.
Con un sospiro si voltò a studiare i riflessi del fuoco
sulla scritta luccicante della corona di carta.
Scolò i residui della bevanda dal fondo della bottiglia,
e pensò che si sarebbe dovuto ricordare di ringraziare Luna.
*
-Ora che avete concluso la Pozione Invecchiante, siate così
gentili da riempirmene una fialetta col vostro nome e portarmela!-
Horace Lumacorno fece un sorriso cordiale e sedette dietro la cattedra.
Quel mattino l'aula di pozioni era pervasa da una nebiolina plumbea che
si levava dai calderoni, e gli studenti avevano i volti arrossati per
via dell'intenso calore.
-Pozione Invecchiante!- borbottò Ron, strofinandosi il naso
sporco di fuligine -Io qui di vecchio vedo solo queste maledette
pentole!-
Tappò con forza la propria provetta e
scarabocchiò il proprio nome di malagrazia.
-Pozione invecchiante.- ripetè -Come pretende che riusciamo
a preparare qualcosa di decente se...-
Hermione alzò gli occhi al cielo.
-Ronald- disse in un sospiro -E' riuscita quasi a tutti, quindi non
fare il melodrammatico. Avrai sbagliato qualche dose!-
Riempì la propria fiala e la portò
all'insegnante;
l'espressione compiaciuta che aveva al ritorno fece presagire ad Harry
che avesse ricevuto qualche complimento.
Non si poteva certo dire la stessa cosa per Ron, che tornò
dalla cattedra più imbronciato che mai.
-'Un bel verde, Weasley!'- grugnì, in una credibile
imitazione
di Lumacorno -'Peccato dovesse essere argentea!' Glielo do io,
l'argento...-
-Coraggio- disse Harry comprensivo -la prossima volta andrà
meglio. Non siamo mai stati due maghi delle pozioni...-
-Parli bene, tu!- borbottò Ron mentre risalivano dai
sotterranei
-Nonostante non usi più il libro del Principe Mezzosangue,
Lumacorno ormai ti ha preso sotto la sua ala protettiva e te le perdona
tutte...-
Hermione fece un piccolo sbuffo.
-Ron, non fare il piagnisteo. Se ci tieni tanto, stasera te la rispiego
la pozione!-
Harry e Ron si lanciarono uno sguardo allarmato.
-Ehm, sai, credo che le darò un'occhiata per conto mio...
un'altro giorno!- tossicchiò quest'ultimo.
Harry ridacchiò ed Hermione scosse il capo, esasperata.
-Abbiamo mezz'ora di tempo libero prima della lezione della Framboos-
disse Harry mentre attraversavano la Sala d'Ingresso -Andiamo in
cortile o...?-
-Io devo salire in dormitorio a prendere i libri!- lo interruppe
Hermione -Li ho dimenticati stamattina, venite con me o mi aspettate
giù?-
Cercò di dare un contegno alla lunga treccia spettinata, in
attesa di una risposta, ma Ron alzò lo sguardo oltre la sua
spalla e sorrise.
-Jaqueline!- esclamò -Come stai!?-
Harry ed Hermione si voltarono.
La campionessa di Beauxbatons avanzata con cautela, i capelli raccolti,
un sorriso tranquillo stampato sul viso.
-Ehi, Ron!- salutò allegra -Sto bene, grazie... complimenti
per
la prova! Non ci siamo più incontrati da quel giorno!-
Ron si strinse nelle spalle, compiaciuto. -Be', grazie... abbiamo
saputo che ti sei fatta male! Che cosa è successo?-
Jaqueline arricciò il naso.
-Avvincino- esclamò con disprezzo -Mi ha morsa su un fianco,
mi è rimasto il segno, guardate!-
Tirò su la maglietta per mostrare la ferita. Hermione
inarcò le sopracciglia, scettica.
-Caspita!- esclamò Harry osservando i piccoli fori sulla
pelle
candida -Gli Avvincini sono proprio una rottura, anche a me hanno dato
problemi alla mia seconda prova...-
-Già, peccato che tu abbia rischiato di affogare, Harry!-
intervenne Hermione bruscamente.
Ron, Jaqueline ed Harry le lanciarono sguardi perplessi.
-Vado a prendere i libri- borbottò lei, e li
superò senza degnarli di uno sguardo.
Non le piaceva il modo in cui Ron e quella Jaqueline avevano legato.
Poteva avere delle amiche, chiaro, per lei non c'era alcun problema.
Ma tirare su la maglietta così sfacciatamente?
Davanti a tutti!?
E poi cos'erano quegli occhioni verdi e tutti quei capelli colorati
così... fastidiosamente modaioli?
Si chiuse la porta del dormitorio alle spalle, stizzita.
Quasi le veniva da rimpiangere Fleur, con tutto che all'epoca Ron era
talmente perso da aver bisogno di una bacinella in cui sbavare.
Si diresse al baule, che si aprì con uno scatto, e prese a
frugarvi dentro con foga.
Doveva assolutamente ricordarsi di riordinare i libri per ordine
alfabetico, c'era un autentico caos lì dentro.
Finalmente trovò quelli di Difesa contro le arti oscure;
fece
per estrarli, ma lo sguardo le cadde su un foglio di pergamena piegato
con cura in una busta da lettere.
La afferrò, titubante, sfiorandone la superficie levigata.
E quando dispiegò il foglio il cuore le fece una
capriola all'indietro.
Sapeva benissimo cos'era quella lettera.
Era da quell'estate che la teneva nascosta, senza nemmeno ben sapere
perchè.
Sedette sul letto, il foglio aperto sulle ginocchia.
Non era grave, non era nulla di troppo scandaloso.
Eppure quella lettera la faceva sentire terribilmente in colpa, tanto
da non averla mai mostrata a nessuno, tanto da tenerla blindata nel
baule.
Fece un lungo sospiro, la mano sugli occhi.
Era una codarda, una vigliacca, altro che Grifondoro.
Non aveva il coraggio nemmeno di confessare...
-Hermione, che stai facendo?-
Una voce la fece sobbalzare.
Si voltò verso la porta, terrorizzata, una mano al cuore.
-G-Ginny!- esclamò con voce strozzata -Che cosa ci fai qui?!-
Nel panico cercò di far sparire la lettera sotto la gonna
della divisa.
Ginny inarcò le sopracciglia.
-Sai com'è, è anche il mio dormitorio... sono
salita a prendere... Hermione, ma ti senti bene?-
Con mani tremanti, Hermione si torturò la treccia.
-Bene, benissimo, davvero!- squittì -Stavo soltanto... io...-
Ginny incrociò le braccia, gli occhi ridotti a due fessure.
-Hermione- disse con una lentezza esasperante -Che cosa hai nascosto
sotto la gonna?-
Il cuore di Hermione mancò un colpo.
L'aveva vista, inutile cercare di mentire.
Conoscendo Ginny, non avrebbe mollato. Le avrebbe frugato anche nelle
mutande, se necessario.
Chiuse gli occhi e deglutì a fatica.
-D'accordo...- mormorò -D'accordo. Non giudicarmi,
però.-
Ginny aveva gli occhi spalancati. Sedette sul proprio letto, di fronte
ad Hermione.
La ragazza prese la lettera e gliela tese, imponendosi di restare calma.
Ginny aprì il foglio, incrociò le gambe e lesse.
Rosicchiandosi un'unghia, Hermione osservò il viso
dell'amica
venire attraversato da una vasta gamma di espressioni: dalla sorpresa,
allo stupore, alla perplessità, nuovamente alla sorpresa,
alla
concentrazione, e infine alla riflessività.
Quando Ginny abbassò il foglio e la fissò,
diversi minuti dopo, Hermione aveva la nausea.
-Allora?- domandò piano, facendosi forza -Cosa ne pensi?-
Ginny parve riflettere per qualche istante, torturandosi una ciocca
fiammante.
-Hermione- disse poi -Lo hai detto a Ron?-
Hermione sentì un groppo salirle in gola. Abbassò
lo sguardo, colpevole.
-No- mormorò con voce strozzata -No, non gli ho detto
niente.-
Rimasero in silenzio per qualche istante, Ginny intenta a rileggere la
lettera.
-Be', sai... in fondo non è nulla di grave-
esclamò dopo un po', andandosi a sedere accanto all'amica.
-Solo che lo sai com'è fatto. Io credo che avrebbe voluto
saperlo.-
-Oh, lo so!- esplose Hermione, disperata -Lo so, ho sbagliato! Ma non
volevo agitarlo per nulla, sai quant'è ansioso
sull'argomento!-
Portò il viso tra le mani, la testa che ronzava.
-Pensavo che la cosa sarebbe morta lì!- gemette -Non avrei
mai
potuto immaginare che... come potevo saperlo!? E poi me lo ha anche
domandato...e ho mentito... Oh, Ginny!-
Con un sospiro, Ginny battè qualche colpetto sulle spalle
dell'amica.
-Coraggio, non reagire così- le disse con dolcezza -Diciamo
che
non hai fatto la scelta migliore, avresti potuto dirlo per lo meno ad
Harry, o a me, che so!-
-Mi dispiace!- borbottò Hermione riemergendo dalle proprie
mani
-Ma è di questa estate, sono successe così tante
cose!
Non volevo tediarvi con questa stupidaggine, io...-
-...Tu ti preoccupi sempre troppo di dar fastidio, Hermione. E
così finisci per tenerti tutto dentro.- concluse Ginny.
Hermione prese la lettera e le rivolse uno sguardo disgustato.
Poi fece un lungo sospiro e si rivolse a Ginny.
-Che cosa devo fare?- domandò con voce spenta -Glielo dico?-
Ginny si grattò il naso, pensierosa.
-Non dire niente- ipotizzò alla fine -Avresti dovuto farlo
subito, dirglielo adesso equivarrebbe a scatenare un putiferio.
Nascondi quella lettera, anzi distruggila se puoi, e comportati
normalmente.-
Hermione annuì piano, a disagio.
-Mi sento in colpa- pigolò gettando la lettera sul fondo del
baule.
Ginny sospirò.
-Lo so, capisco. In fin dei conti, però, tu non hai fatto
niente di male Hermione. Sta serena.-
La aiutò a radunare i libri e uscirono insieme nella Sala
Comune.
Quando furono davanti al ritratto della
Signora Grassa, Hermione si voltò a guardare l'amica.
-Grazie, Ginny- sospirò.
-E mi raccomando... non una parola. Con nessuno.-
Il vento si era calmato quel pomeriggio, e nonostante il freddo era
piacevole passeggiare all'aperto e godersi gli ultimi raggi di sole.
Ron ed Harry avevano deciso di oziare un po', ma ebbero non poche
difficoltà nel trovare un angolino libero in uno dei cortili
interni: evidentemente molti degli studenti avevano avuto la loro
stessa idea.
-Miseriaccia!- esclamò Ron sedendosi finalmente sul prato
gelato
-Sembra che non abbiano mai avuto delle ore di tempo libero!-
Harry annuì, stringendosi nel mantello, e sedendo accanto
all'amico si guardò intorno.
-Ci toccherà ghiacciarci le chiappe- sospirò
-Tutte le panchine sono occupate!-
-Be', ci rassoderemo!- ridacchiò Ron -D'altronde senza
Quidditch ci stiamo un po' rammollendo!-
Sorrise e posò il capo contro la parete alle sue spalle.
Harry gli lanciò un'occhiata: gli faceva piacere vederlo
così rilassato, così di buonumore come non era da
tempo.
-Ti gira bene in questi giorni, eh?- domandò con un
sorrisetto.
Ron si strinse nelle spalle, tranquillo.
-Mettiamola così- esclamò gettando indietro i
capelli
scarmigliati -non vorrei esagerare, ma credo di poter definire questo
periodo come uno dei migliori degli ultimi anni, per quanto mi
riguarda!-
Harry inarcò le sopracciglia, ammirato.
-Addirittura?- domandò.
Ron annuì, il naso sprofondato nella sciarpa.
-Fai due calcoli!- disse -Lo studio sta andando benone, non possiamo
lamentarci; ho superato la prima prova e non dovrò
preoccuparmi
della seconda fino a Gennaio...-
-A proposito!- lo interruppè Harry -Hai idea di quale
potrebbe essere la seconda prova?-
Ron arricciò il naso, pensieroso.
-Non saprei proprio- disse lentamente -ci ho pensato, ma quella chiave
non mi suggerisce proprio nulla... Ehi, non distrarmi dal mio elenco di
positività!- aggiunse con enfasi.
Si raddrizzò e riprese ad elencare.
-Dicevo, prima prova superata. Poi, Malfoy non è tornato a
scuola, e questa è proprio una delle cose che metterei in
cima
alla lista!-
Harry ridacchiò.
-Sai che suo padre è ad Azkaban?- disse -Ma a quanto pare
non ci
resterà per troppo tempo: il fatto che lui e la sua famiglia
si
siano ritirati dalle schiere prima della sconfitta di Voldemort
è cosiderata una sorta di buona condotta.-
-Già- replicò Ron -ma spero che gliela facciano
pagare
per tutto ciò che ha combinato in precedenza. Dovrebbe
ringraziare Merlino per il fatto che Kingsley è diventato
ministro! Ha migliorato anche Azkaban... in confronto a prima, stare
lì è un piacevole soggiorno!-
Rimasero in silenzio a riflettere per qualche istante.
-E Dracuccio?- domandò Ron poco dopo -Come mai non
è tornato?-
Harry si strinse nelle spalle.
-Pare che non reputi importante concludere la sua istruzione.-
spiegò- Capirai, Mammina lo starà coccolando e
viziando
più che mai. Non mi stupisco che non sia tornato, d'altronde
lo
sai che non ha mai avuto un'alta opinione di Hogwarts...-
Ron fece una smorfia e si grattò la nuca.
-Be', allora trovasse qualcosa alla sua altezza, in Guatemala, magari.
Spero soltanto che si diano una calmata adesso che V...che Voldemort
è morto.-
Si voltò verso Harry e fece un sorriso furbo.
-A proposito, prossimo punto sull'elenco delle cose che vanno bene: non
abbiamo nessun pazzo intenzionato a farci fuori alle calcagna!-
Harry rise.
-E ultimo punto- continuò Ron -Ho una ragazza! E...-
-Be', già l'hai avuta una ragazza!- osservò Harry
-Non è questa gran novità!-
Ron inarcò le sopracciglia.
-Lasciami finire!- esclamò -Ho una ragazza, ed è
Hermione! E questa è una bella novità!-
Harry trattenne una risatina e lanciò all'amico uno sguardo
malizioso.
-Lavanda si sta riprendendo dall'attacco di Greyback, sai? Non ti
mancano i tempi di Ron-Ron e Lav-Lav?-
Ron storse il naso.
-Mai al mondo!- esclamò -Povera Lavanda, sono contento che
stia bene, ma tenesse le proprie moine per qualcun'altro!-
-Che rubacuori!- lo prese in giro Harry scuotendo il capo -E dire che
l'hai mollata così, da un giorno all'altro...-
-Miseriaccia, non ripendiamo questo argomento!- sbuffò Ron
-Lo
sai benissimo com'è andata... Lavanda era una ragazza, ma
non
era LA ragazza.-
Harry lo osservò, in attesa.
-E invece, Hermione lo è?- lo stuzzicò.
Ron gli diede una gomitata e arrossì.
-Piantala, Harry!- protestò ridendo -Non fare troppo lo
spiritosone, ti ricordo che potrei togliere la mia benedizione a te e a
mia sorella!-
-Ma che paura!- ridacchiò Harry. Poi tornò serio.
-No dai, dico davvero. Sembrate davvero felici tu ed Hermione.-
-Be', lo siamo.- ammise Ron timidamente -Io lo sono, per lo meno. E'
che lei mi fa sentire... diverso. Mi fa sentire bene.-
Puntò lo sguardò nel vuoto, un sorriso sognante
stampato sul volto.
-Lo sai quanto sono stato stupido con lei, e nonostante questo adesso
sta con me. Lavanda era una ragazza, ma non era Hermione. Hermione...
Hermione è LA ragazza. E' lei. E' sempre stata lei.-
Ci mise un po' a rendersi conto che Harry lo fissava, sorridendo con
l'aria di chi la sa lunga.
-Non fare quella faccia!- gli intimò Ron, sentendo le
orecchie
prendergli fuoco -E... e non dirle mai queste cose che ti ho detto!-
-E perchè?- domandò Harry -Dovresti dirgliele tu,
secondo me le farebbe piacere...-
-Non credo sia una buona idea!- borbottò Ron, paonazzo.
-Io credo di sì!- insistette Harry -Dovrebbe proprio venirlo
a sapere da qualcuno...-
Ron si voltò di scatto a guardare l'amico, che sorrideva
malizioso.
-Non... non oseresti, Harry!- balbettò.
-Io credo di sì!- rise lui.
-Che cos'è che Harry non oserebbe fare?-
Entrambi si voltarono simultaneamente: Hermione li fissava con vivo
interesse, i libri tra le braccia, la lunga treccia frustata dal vento.
-Nulla!- esclamò immediatamente Ron -Stavamo parlando di...
del...-
-In realtà una cosa ci sarebbe!- lo interruppe Harry -Vedi,
Ron mi stava giusto dicendo...-
Fece per alzarsi in piedi, ma Ron lo placcò e gli
tappò la bocca.
-Mi ha det...mmpff... lui...- tentò il ragazzo
divincolandosi e ridendo.
-Non ti azzardare!- sbraitò Ron, il viso paonazzo,
stringendo la presa -Harry, ti uccido, lo giuro!-
Hermione, perplessa, assistette a qualche minuto di lotta selvaggia,
nella quale i due amici si torcevano come tentacoli di
Tranello
del Diavolo.
-Mi domando quanto sia normale il fatto che abbiate iniziato a
comportarvi peggio di quando avevate undici anni- osservò
con le
sopracciglia inarcate.
Ron, sfinito, lasciò andare Harry e si lasciò
andare contro la parete.
-Se parli...- ansimò -le racconto di quel sogno riguardante
la Framboos!-
Harry parve cedere alla minaccia, perchè
ridacchiò e si limitò a scuotere il capo.
-Bene, mmh, non credo mi interessino le vostre fantasie-
esclamò
Hermione disgustata, sedendosi accanto ad Harry -Piuttosto, siete ancora
qui fuori? Tra poco sarà buio, e oltretutto il prato
è
gelato!-
-Aspettavamo te e Ginny- spiegò Harry, ancora affannato - Da
quando te la trascini dietro a Rune Antiche dobbiamo sempre...-
-Non me la trascino dietro!- protestò Hermione offesa -Si
è appassionata, ecco tutto!-
-E a quanto pare, c'è anche qualcun'altro che si
è appassionato a qualcosa...- borbottò Ron.
Fissava con ostilità la panchina a qualche metro da loro, ed
Hermione e Harry seguirono il suo sguardo:
Victor Krum sedeva composto, qualche libro in grembo, gli occhi fissi
su Hermione.
-Non dire sciocchezze, Ronald- replicò lei arrossendo -Sta
semplicemente guardando in questa direzione, è normale, ci
conosce e quindi ci guarda!-
-A me risulta che stia guardando solo te!- rispose lui, scontroso.
Hermione alzò gli occhi al cielo.
-E va bene, ora gli faccio un cenno di saluto da qui, così
tornerà a guardare i propri libri, d'accordo?-
Raddrizzò le spalle, tentando di mascherare l'agitazione, e
sventolò leggermente una mano.
Krum rispose con un sorriso timido, e dopo qualche istante le fece
cenno di avvicinarsi.
-Ah!- urlò Ron trionfante, voltandosi a guardarla -Hai
visto!? Altro che libri, ti segue!-
-N-non essere ridicolo!- balbettò Hermione non troppo
convinta -E' qui fuori da prima che arrivassi io!-
-Perchè sapeva che saresti venuta!- esclamò Ron
puntandole un dito contro -Conosce ogni tua mossa e spostamento!-
Harry, che in quei momenti tendeva sempre a restarsene zitto, non
potè fare a meno di pensare che però, in effetti,
quando
erano con Hermione, Krum era sempre nei dintorni.
Ma si guardò bene dal dirlo.
-Conosce ogni mia... Oh Ronald, per l'amor del cielo!- disse Hermione
secca, alzandosi in piedi -Smettila di comportarti da stupido! Ora vado
lì a sentire cosa vuole e torno subito!-
Ron spalancò la bocca, esterrefatto.
-Ci vai veramente?!- boccheggiò furioso -Non posso crederci!
Hermione, hai intenzione...-
-E' soltanto un amico!- sbottò lei, il viso in fiamme -E non
mi
pare che tu ti faccia tanti problemi a chiacchierare con la tua
amichetta francese, o sbaglio?!-
Sotto lo sguardo basito e curioso di Harry, e quello furioso ed
esterrefatto di Ron, si allontanò velocemente verso la
panchina
del ragazzo.
Ron ed Harry rimasero in silenzio per un po', finchè
quest'ultimo non lo ruppe con un piccolo colpo di tosse.
-Ehm... dai, sta tranquillo Ron- disse, battendogli sulla
schiena
-lo sta soltanto assecondando, vedi? Lo sai che Hermione tende ad
essere gentile con tutti...-
-Gentile?- replicò Ron -Gentile?!? Be', non mi pare che io
mi
permetta di fare il gentile con le mie spasimanti o che so io! E... e
lui è...-
Si interruppe, incapace di proseguire, e strappò via un
ciuffo
d'erba con tanta rabbia che fece volare via diverse zolle di terra.
-Caspita, qualcuno è nervoso?- domandò una voce
familiare.
Senza attendere risposta, Ginny si chinò a baciare Harry e
poi puntò gli occhi sul fratello.
-Che succede? Qualcuno ha perso la tua corona da campione?-
domandò rivolgendogli un sorrisetto sarcastico.
Ron non rispose, e continuò a fissare cupo Hermione e Krum
che chiacchieravano.
Quando Ginny li vide fece un lungo sospiro comprensivo.
-Capito.- disse -Gelosia portami via, eh?-
Ron rimase di nuovo in silenzio, limitandosi a incrociare le braccia
tra loro più strette che mai.
-E' un tantino suscettibile sull'argomento- spiegò Harry
stringendosi nelle spalle.
Ginny scosse lentamente il capo, i lunghi capelli rossi svolazzanti.
-Ron- disse con calma -non devi reagire così ogni volta che
si rivolgono la parola!-
Finalmente Ron alzò lo sguardo sulla sorella.
-Ah, no?!- disse con forzata calma -Ma che magnifico consiglio, mille
grazie, Gin! Cosa farei senza di te!-
Ginny inarcò le sopracciglia, piccata.
-Vacci piano, fratello!- esclamò -Tieni le piume basse e non
prendertela con me!-
Ron borbottò qualcosa di indecifrabile, e prese a fissare
nuovamente Hermione e Krum.
-Non devi farle tutta questa pressione- riprese Ginny -Non fa nulla di
male, e poi è già così agitata per
quella
lettera...-
Spalancò gli occhi, spaventata, e si portò
entrambe le mani alla bocca.
Harry e Ron la fissarono, perplessi.
-Lettera?- domandò Ron -Quale lettera?-
Ginny si mordicchiò un'unghia, angosciata, lo sguardo che
correva dal fratello ad Hermione.
-Nulla!- si affrettò a dire -Non volevo dire lettera, ho
sbagliato, mi stavo riferendo ad un'altra cosa!-
-Quale lettera, Ginny?!- insistette Ron con forza, lo sguardo duro.
Anche Harry continuava a fissarla, con una strana espressione dipinta
sul volto.
Ginny parve riscuotersi.
Raddrizzò il mento, altera, e guardò Ron.
-Io non ne so nulla!- affermò con determinazione -Non sono
affari miei e voi due dovete assolutamente cancellare quella parola
dalla vostra testa, sono stata chiara?-
Raccolse la propria borsa e alzò lo sguardo verso il cielo
ormai spento.
-Sta facendo buio, fa freddo qui fuori. Io me ne vado dentro, e
dovreste fare lo stesso.-
Se ne andò in fretta, la borsa in spalla, e quando Ron le
urlò dietro -Quale lettera?!-, non
si voltò.
-Per le più consunte mutande di Merlino!- sbottò
guardando Harry -Di cosa diavolo stava parlando?!-
Harry scosse il capo, a disagio.
-Non ne ho idea- rispose -Ma non credo sia una buona idea domandarlo ad
Hermione!-
La ragazza stava tornando verso di loro, stretta nel mantello,
un'espressione di trionfo dipinta sul viso.
-Hai viso?- disse con voce altezzosa fermandosi davanti a Ron -Voleva
soltanto domandarmi quali sono gli ingredienti del...-
-Dacci un taglio.- borbottò Ron.
Sotto lo sguardo basito di Hermione si alzò in piedi e le
lanciò un'occhiata gelida, che le fermò il cuore
per
qualche istante.
Non aggiunse una sola parola, le diede le spalle e si
allontanò, il mantello scuro svolazzante dietro di lui.
Hermione restò a guardare il punto in cui pochi
istanti prima era seduto Ron, sconvolta.
-Ma che cosa è successo?- domandò in un sussurro,
osservando Harry alzarsi in piedi.
Il ragazzo scosse lentamente il capo, e la sospinse con gentilezza
verso l'arco di pietra.
-Non ne ho idea- rispose -Magari avrete modo di parlarne domani,
stasera lascialo sbollire.-
Hermione deglutì parecchie volte prima di riuscire ad
annuire.
Non disse più nulla, ma nella luce fioca delle lanterne del
corridoio, Harry le vide sul viso un'espressione ferita.
E in quel momento ebbe la netta impressione che non ci fosse da
presagire nulla di buono.
-----------------------------------------------------------*
Eccomi finalmente riemersa dalla mia mole omicida di studio!
Mi sono liberata degli ultimi esami, quindi ora sono una persona QUASI
normale! :P
Dunque, avrete notato che il capitolo non è tra i migliori,
è un po' più breve ed anche piuttosto
"transitorio", ma vi prego di cercare di capirmi:
è stato scritto in un periodo non troppo bello, avevo questi
esami da preparare disperatamente e una certa personcina ha deciso di
tornare a rovinarmi la vita dopo due anni.
Beeeene.
Vi chiedo scusa quindi, e questa è la stessa ragione per cui
non ho risposto alle ultime recensioni.
Scusatemi tantissimo, mi rifarò al prossimo capitolo!
Bene, spero di avervi stuzzicati almeno un pochino e sono curiosissima
di leggere i vostri pareri!
Un bacio enorme, miei sempre meravigliosi lettori! <3
Miza
|
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Capitolo 9 *** 9. Danger Granger. ***
Capitolo Nove:
Danger Granger.
-Ron, vuoi stare fermo?! Stai facendo tremare tutto il
tavolo!-
Harry abbassò lo sguardo a fissare la gamba dell'amico:
aveva
dei piccoli scatti nervosi, che la facevano sbattere contro il tavolo,
rischiando di mandare in gloria il loro pranzo.
-Scusami, Harry- borbottò Ron infilzando un fungo arrostito
-Sono un po' alterato.-
Dire alterato, pensò Harry, era riduttivo.
Da quando due giorni prima Ginny si era lasciata scappare qualcosa a
proposito di una lettera, Ron era fuori di sé.
Trattava Hermione con freddezza, le riservava delle occhiate strane, ed
Harry lo aveva sorpreso più di una volta a fissare il vuoto
col
viso corrucciato, chiaro segno che si stava arrovellando il cervello.
-Smettila di fare così- bisbigliò Harry lanciando
un'occhiata furtiva ad Hermione e Ginny, sedute di fronte a loro -O
Hermione capirà che non sei così agitato per
l'allergia
di stagione!-
-L'ha già capito- borbotto Ron -mi conosce troppo bene,
Harry. E non ha smesso un solo momento di chiedermi cosa ho!-
Harry sospirò e lasciò correre lo sguardo lungo
gli altri
tavoli della Sala Grande: invidiò tutti gli studenti che
stavano
pranzando in tranquillità e allegria.
La sua attenzione fu richiamata da Ron che sbattè la
forchetta sul tavolo con un po' troppa energia.
-Anzi, sai che ti dico?- disse alzando la voce -Che ne ho veramente
abbastanza!-
Ginny ed Hermione, che stavano chiacchierando tra loro, alzarono lo
sguardo verso Ron, perplesse.
-Che succede?- domandò Ginny -Troppo sale nei funghi?-
Ron strinse gli occhi.
-No, Ginny, i funghi sono a posto. Non deludono mai, non ti nascondono
nulla. Non sono come le persone.-
La reazione a quella frase fu immediata.
Harry quasi si strozzò col proprio succo di mela; Ginny
spalancò gli occhi, in segno d'avvertimento; ed Hermione,
sussultando, impallidì come un lenzuolo.
-Ronald- sibilò Ginny, gli occhi lampeggianti -che cosa
diavolo stai...-
-Io vado!- la interruppe Hermione. Balzò in piedi, i libri
stretti tra le braccia, gli occhi dei tre amici puntati addosso.
-Devo... devo parlare con la McGrannit per la lezione di... insomma,
devo andare.-
Lanciò a Ron uno sguardo addolorato, e attraversò
velocemente la Sala Grande.
Ginny ripartì subito all'attacco.
-Cavoli, Ron!- abbaiò -Ma che diavolo ti salta in mente?! Vi
avevo detto di non dire una sola parola a riguardo, e te ne esci
così?!-
Ron serrò la mandibola e si sporse in avanti, a fronteggiare
la sorella.
-Parli bene tu!- sbottò -Vorrei vedere te al posto mio!
Harry non ti tiene nascosto nulla!-
Ginny sbuffò e sollevò il viso, soffermandosi per
qualche
istante a fissare il soffitto incantato: quel giorno rifletteva un
cielo plumbeo, carico di nubi.
-Ron, ti prego, dimentica tutto eh?- sospirò tornando a
guardare il fratello -Non è nulla di terribile, devi...-
-Non mi interessa quanto sia terribile o meno!- sbraitò Ron
facendo voltare parecchie teste -Io devo sapere! Fosse anche la lista
della spesa, devo sapere! Non puoi farmi questo, Ginny!-
Si passò una mano tra i capelli, infuriato, e Ginny scosse
il capo.
-Non posso, Ron. Mi spiace. Non è affar mio, non sono cose
di cui devo impicciarmi. Ho parlato fin troppo.-
Si alzò in piedi, sistemando la gonna della divisa.
-Te lo ripeto di nuovo: lascia perdere. Stanne fuori. O finisce
veramente male.-
Fece il giro del tavolo, risoluta, e se ne andò.
-Dannazione!- sbottò Ron colpendo il tavolo con un pugno
-Quando
diavolo la smetterà di fare così?! Non
può
andarsene tutte le volte!-
Harry si tolse gli occhiali e stropicciò gli occhi, stanco.
-E' una situazione un po' strana, Ron- disse -Forse dovresti davvero
lasciar perdere. Insomma, se fosse qualcosa di grave...-
-Harry, parliamoci chiaro.- lo interruppe Ron voltandosi a guardarlo
negli occhi -Se tu fossi al posto mio, se Ginny ti stesse nascondendo
qualcosa a proposito di una lettera, saresti così
tranquillo?
Così ragionevole?-
Harry parve riflettere per qualche istante. Poi sospirò.
-No- ammise -Starei esattamente come te. E vorrei scoprire la
verità.-
-E allora aiutami!- lo supplicò Ron -Devo sapere, Harry! O
impazzirò!-
Aveva un'espressione talmente speranzosa che il ragazzo non ebbe cuore
di rifiutarsi.
-E va bene- acconsentì -Ma lascia almeno che prima parli con
Hermione... cercherò di convincerla a spiegarti, d'accordo?
Se
non ci riesco, vedremo cosa fare. Ma, Ron, non aspettarti che mi metta
contro di lei. E' anche lei mia amica, non potrei mai schierarmi con
uno di voi due.-
Ron valutò la situazione per qualche istante.
Poi annuì con foga.
-D'accordo- esclamò allontanando la propria ciotola di zuppa
-Trovala e parlale. Io, intanto, elaboro il piano B, che
consisterà nell'arrivare alla lettera...-
Strorse il naso, meditabondo. -Scommetto che la tiene nel "Sacchetto
delle cose importanti"!-
-Il sacchetto delle cose importanti?!- domandò Harry
spalancando gli occhi -E che diamine è?-
Ron sollevò le sopracciglia, sorpreso.
-Come, non lo sapevi? Hermione ha un sacchetto nel quale custodisce e
conserva tutte le proprie cose importanti. Non te lo ha mai detto?-
-No- rispose Harry scuotendo il capo -Evidentemente lo ha confessato
solo a te.-
Ron abbassò lo sguardo. Questo pensiero gli aveva aperto una
breccia nel petto, e iniziava a sentirsi un po' in colpa per come le
cose stavano evolvendo.
-Devo trovare un modo per entrare nel dormitorio femminile-
sospirò -Devo avere la lettera.-
-Ron!- protestò Harry -Non vorrai veramente frugare tra le
cose di Hermione?! Non ti perdonerebbe mai, lo sai!-
-Non verrà a saperlo- constatò Ron con una
scrollata di spalle -Non ce ne sarà bisogno, se tutto va
bene.-
Si ripulì le mani dalle briciole ed emise un lungo sospiro.
-Coraggio, Harry- disse -Va a cercare Hermione. Iniziamo questa
impresa.-
-Non intendo parlare di Ron, Harry. Perciò se sei qui per
questo puoi andar via.-
Dopo averla cercata a lungo, Harry aveva trovato Hermione in biblioteca.
Sedeva tutta sola in un angolo, un mucchio di libri accatastati sul
tavolo. Sul viso aveva un'espressione molto tesa.
-Non me ne andrò- disse Harry sedendosi di fronte a lei
-Voglio capire che cosa sta succedendo, Hermione.-
La ragazza sollevò gli occhi, esasperata.
-Che cosa sta succedendo?!- esclamò -Assolutamente nulla!
Non so cosa prenda a Ron, ma onestamente...-
-Hermione, Ginny ci ha detto della lettera.-
Improvvisamente il viso di Hermione parve esplodere.
Impallidì, avvampò, venne attraversato dalla
confusione, dallo stupore, dalla rabbia ed infine dalla paura.
-Vi ha detto della lettera?- balbettò, scossa -Come... come
ha potuto? Io non... lei aveva detto...-
-Le è scappato- la interruppe Harry -Ma non sappiamo nulla,
solo
che a quanto pare c'è una qualche lettera di cui noi non
siamo a
conoscenza.-
Hermione non parve rincuorata, anzi era sempre più turbata.
Harry la guardò negli occhi.
-Hermione... ti prego. Ron sta impazzendo. Sono certo che non sia nulla
di grave, ma potresti parlargli?-
La ragazza abbassò lo sguardo, a disagio. Harry fu certo di
aver colpito nel segno.
Ma quando lo guardò di nuovo, per poco non cadde dalla sedia
per
la sorpresa: Hermione, anzichè mortificata, appariva furiosa.
-Ma come vi permettete di impicciarvi così!?-
sbottò -Chi vi autorizza a intomettervi nelle mie cose?!-
Harry battè le palpebre, sconvolto. Era raro vedere Hermione
così arrabbiata.
-Ma Hermione, noi...-
-E Ginny!- continuò lei furibonda -Mi aveva promesso di non
dire
nulla! Scordati che io ti dica anche solo un'altra parola a riguardo,
Harry! Questa è la fiducia che posso riporre in
voi?!
Splendido!-
Harry la osservò con gli occhi spalancati, incredulo.
Lei afferrò un libro, lo aprì con violenza e lo
sbattè sul tavolo, sprofondandovi dentro.
Non alzò più lo sguardo dalle pagine e non emise
più alcun suono, ma la parte di fronte che emergeva da
dietro il
tomo era rossa d'indignazione.
Harry attese qualche altro minuto, ma ottenne in risposta solo silenzio
e sbuffi d'impazienza.
Ben presto, dovette riconoscere di aver fallito.
Quando raggiunse Ron in Sala Comune, lo trovò più
agitato che mai.
Continuava a passarsi la mano tra i capelli spettinati, e lo guardava
con occhi spiritati, avido.
-Allora?!- quasi urlò quando lo vide sbucare dal buco del
ritratto -Che cosa ha detto? Sei riuscito a estrapolarle qualcosa?-
Harry scosse il capo, mortificato.
-Nulla da fare- disse -Anzi, sì è arrabbiata.
Dice che non dobbiamo impicciarci delle sue cose.-
-A-ah!- esclamò Ron raddrizzandosi -Questo è un
chiaro
segnale che sta davvero nascondendo qualcosa! Dunque, ho pensato...-
-Ron- lo interruppe Harry debolmente -Onestamente, davvero non credo
sia una buona idea frugare tra le sue cose. Non è bello.-
Ron gli lanciò un'occhiata sarcastica. -Ah, e invece
nascondere le cose al proprio ragazzo lo è?-
-Sai cosa intendo!- esclamò Harry -E poi, davvero, non
sappiamo
di cosa si tratti! Magari non ti riguarda nemmeno, è una
cosa
sua personale, e tu non...-
-Appunto, meglio togliersi del tutto il dubbio, no?- disse Ron risoluto.
Harry aprì la bocca per ribattere, ma poi cambiò
idea e scosse il capo, rassegnato.
-Dunque- riprese Ron, guardandosi intorno -Ho fatto mente locale, e
proprio non c'è modo che un ragazzo entri nel dormitorio
femminile. Perciò, devo trovare una delle compagne di stanza
di
Ginny ed Hermione. Ah, se ci fossero ancora Lavanda e Calì!-
-Non avrebbero mai fatto una cosa del genere- disse Harry con
convinzione.
Ron fece spallucce. -Bha, dubito. So essere persuasivo. Ah, eccone
lì una!-
Indicò una ragazza mora, i capelli tagliati in un caschetto
asimmetrico, intenta a chiacchierare con le sue amiche vicino ad una
delle finestre.
-Mi pare si chiami Deena... Ehi, tu, scusa! Tu, col caschetto nero!-
La ragazza e le sue amiche si voltarono in direzione della voce,
sorprese.
Ron per un momento parve imbarazzato, ma si riprese subito.
-Scusami, ehm... saresti così gentile da venire qui un
istante?- disse facendole cenno di avvicinarsi.
La ragazza si scambiò un'occhiata con le amiche, che
ridacchiarono, e si avvicinò a Ron ed Harry con espressione
curiosa.
-Ti chiami Deena, giusto?- le sorrise Ron -Posso chiederti un favore?-
-Dana- lo corresse la moretta -E tu sei il fratello di Ginny Weasley,
non è vero?-
Ron annuì.
-In persona. Fratello di Ginny e ragazzo di Hermione Granger. E
naturalmente conosci già Harry Potter?-
-E chi non ti conosce!- rise lei stringendo la mano che un imbarazzato
Harry le tendeva.
-Ti ucciderò- borbottò Harry all'orecchio di Ron,
a denti stretti.
-Bene, Dana- riprese Ron, ignorandolo -devo chiederti un grosso favore.
Vedi, c'è una lettera che ho scritto ad Hermione,
è una
specie di sorpresa, e questa mattina gliel'ho consegnata. Il problema
è che mi sono accorto di averle dato la brutta copia! Sono
certo
che l'ha conservata nel suo baule, e io non posso entrare nei vostri
dormitori. Ora, prima che la legga, non saresti così gentile
da
andare a prendermela?-
Harry aveva gli occhi spalancati per la sorpresa: Ron a volte sapeva
inventare delle panzane veramente degne di nota.
Voltandosi a guardare la ragazza, si accorse che non era l'unico ad
essere esterrefatto: un'espressione stupita aleggiava sul viso di lei.
-Dovrei frugare nel baule di Hermione Granger?- domandò
titubante.
Ron si grattò la nuca.
-Be', detto così sembra brutto... ma è per una
buona causa, no? E poi, insomma, lei non lo saprà mai!-
Dana si rosicchiò un'unghia, pensierosa.
-Ma non puoi domandare direttamente a lei di ridartela?-
osservò.
-E' in biblioteca- ribattè Ron prontamente -quando studia
non vuole assolutamente essere disturbata!-
-E tua sorella?- insistette lei -Non puoi chiedere a lei di aiutarti?-
Ron riflettè per qualche istante.
-E' giù al campo di Quidditch- mentì -moriva
dalla voglia di svolazzare un po'. Insomma, lo farai?-
La ragazza fissò lui ed Harry in maniera alternata.
Alla fine cedette con una risatina.
-D'accordo!- acconsentì -In fin dei conti non c'è
niente di male... Aspettatemi qui, torno tra poco!-
Sparì su per le scale del dormitorio femminile, lasciandosi
dietro rumore di passi affrettati.
-Visto?- disse Ron con un sorriso, voltandosi a guardare Harry -E'
stato più facile del previsto!-
Harry sospirò e si grattò la fronte.
-Questa cosa finirà male, già lo so. Vado a
cercare
Ginny, non sa che Hermione è arrabbiata, sarà
meglio
avvertirla!-
I minuti trascorsi ad aspettare Dana sembrarono non passare mai.
Ron non faceva altro che camminare avanti e indietro e sbirciare la
scala, in ansia.
Sembravano trascorse ore quando lei, finalmente, gli sbucò
davanti con un sorriso.
-La tua lettera, Ronald Weasley!- annunciò sventolando la
busta
-E' l'unica che ho trovato nel baule, perciò presumo sia
questa,
spero che...-
-Grazie mille!- la interruppe Ron un po' troppo impazientemente
-Gentilissima!-
Le strappò la busta dalle mani e la fissò, avido.
-Be', ehm... allora io vado.- disse Dana, un po' infastidita.
Ron alzò lo sguardo, maledicendosi per i propri modi
bruschi, e si sforzò di sorridere.
-Scusa, Dana. E' che sono agitato perchè è una
cosa importante. Grazie davvero, sei stata un angelo!-
Alla ragazza parve bastare, perchè fece un sorrisetto
soddisfatto e tornò dalle proprie amiche ridacchianti.
-E che resti tra noi!- le urlò dietro Ron.
La osservò annuire e riunirsi al gruppo, e si
ritrovò da solo con quella busta.
Il cuore gli batteva follemente mentre la apriva, e ci mise qualche
istante per trovare il coraggio di dispiegare il foglio.
E quando i suoi occhi vi indugiarono, desiderò di non averlo
mai fatto.
Cara Hermione,
hai reso me molto felice rispondendo ad ultima lettera.
Io non intendeva scriverti più, ma sento che c'è
una cosa che devo dirti, che trattengo da molto tempo.
Mia bella Hermione, non ti ho mai dimenticata.
Non posso dimenticare tuo viso, tuoi baci, tuoi sorrisi, tua
brillantezza.
Ci penso continuamente, soprattutto da quando ho rivisto te al
matrimonio di Fleur e Weasley.
Io non sapere se tu è fidanzata, adesso, e non volere
interferire con tua vita.
Ma doveva dirti questa cosa, perchè per me è
importante.
Voglio vederti presto, e spero potremo.
Io sente tantissimo tua mancanza.
Ti saluto con affetto, se tu potesse essere qui ti bacerei.
Victor.
Gli occhi di Ron si annebbiarono per la rabbia.
Le mani gli tremarono violentemente, come poche volte in vita sua.
Non poteva essere vero, eppure era così.
Sentiva la testa vuota e lo stomaco pieno di piombo.
Doveva trovare Hermione.
E doveva trovarla subito.
*
E l'amore sarebbe una
cosa delicata?
E' troppo rude, troppo duro, troppo presuntuoso.
E punge come una spina.
Se l'amore è duro con te, sii duro con l'amore.
Pungilo se lui ti punge.
E così lo abbatterai.
-W. Sheakespeare.
Varcò il pesante portone d'ingresso come una
furia, marciando verso i giardini.
Non aveva il mantello, non aveva una giacca, il vento gelido si
insinuava sotto il maglione e la camicia della divisa.
Ma non gli importava, non se ne accorse nemmeno.
Non sentiva freddo, non sentiva l'aria ghiacciata sferzargli il volto e
i capelli.
Non sentiva altro se non il proprio cuore battere nelle orecchie e
quella maledetta lettera stretta in mano.
Sorpassò il monumento ai caduti senza degnarlo di un solo
sguardo.
Sorpassò qualche studente che rientrava al castello ben
imbacuccato nei propri abiti.
Sorpassò Harry e Ginny, stretti in un abbraccio, e quasi non
sentì Harry che gli urlò -Allora, che
c'è
scritto?... Ehi, ma dove vai!?-
Continuò a marciare, i polmoni in fiamme, finchè
non
giunse nei pressi del piccolo roseto che in primavera esplodeva di
colori ed aromi.
Lei era là, avvolta nel proprio cappotto grigio, il cappello
bianco all'uncinetto a proteggere il capo dal freddo.
Gironzolava tra i cespugli spogli, un blocchetto per gli appunti e una
piuma stretti tra le mani.
Ron si fermò di botto, il cuore in gola, la rabbia che gli
graffiava il petto.
-Hermione.- chiamò con disprezzo.
La ragazza alzò lo sguardo dai propri appunti; gli occhi le
si spalancarono per la sorpresa.
-Oh... ciao.- disse piano -Prendevo appunti per la ricerca di
Erbologia. Come sapevi che ero...-
-Che diavolo significa questa?!?- urlò Ron senza riuscire a
trattenersi.
Per un istante, Hermione parve confusa.
Ma quando lui lanciò la lettera appallottolata per terra, un
lampo di consapevolezza le attraversò il volto.
Si chinò a raccoglierla, lentamente, e quando
alzò di nuovo il viso verso Ron era paonazza.
-Tu... cosa... come l'hai avuta?- domandò con voce tremante.
Ron strinse i pugni.
-Ha importanza?!- sbraitò -Chi se ne frega di come l'ho
avuta?! Hermione che cosa diavolo significa quella lettera?!?-
Hermione aveva accartocciato il foglio e lo stringeva in un pugno.
-Come diamine hai fatto ad averla?- ripetè con voce
più acuta -Ronald, dimmelo immediatamente!-
-Secondo te?!- rise lui, sarcastico -L'ho cercata, forse!?-
Gli occhi di Hermione si spalancarono e il suo viso sbiancò.
-Hai frugato tra le mie cose?- domandò in un sussurro.
Ron non rispose, ma continuò a guardarla, gli occhi
lampeggianti.
-Hai frugato tra le mie cose?!- ripetè lei urlando -Ronald,
come hai potuto?!-
-COME HO POTUTO???- sbottò lui -COME HAI POTUTO TU!-
-Non ho fatto nulla di male!- strillò lei in risposta -Non
posso
impedire alle persone di scrivermi, e non gli ho mai risposto!!!-
-ME LO HAI NASCOSTO!- sbraitò lui -COME HAI POTUTO
NASCONDERMI UNA COSA DEL GENERE?!-
Hermione parve vacillare per un momento.
Ma poi il viso le si contrasse per la rabbia, e le guance le divennero
rosse.
-E TU COME HAI POTUTO FRUGARE TRA LA MIA ROBA?!- gridò -COME
DIAVOLO TI SEI PERMESSO??? TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE HAI FATTO?!-
-MA TE NE RENDI CONTO TU?!- ribattè lui furioso, pestando un
piede sul terreno duro -SOLO UN AMICO, EH?! E NON LO SENTIVI DAL
MATRIMONIO, NON E' VERO?!-
-Io... tu... NON E' AFFAR TUO!- farfugliò Hermione, livida
di
rabbia -Come ti sei permesso?!? Poteva esserci scritta qualsiasi cosa!
Poteva essere qualcosa di personale!!! COME PUOI ESSERE COSI' EGOISTA
DA PENSARE CHE TUTTO RIGUARDI SEMPRE TE?! Avrebbe potuto non
riguardarti!!!-
-MA SI DA IL CASO CHE MI RIGUARDI ECCOME!-
-MA AVREBBE POTUTO NON ESSERE COSI'!!!-
Si fissarono in silenzio per qualche istante, i pugni stretti, il vento
a scompigliar loro i capelli.
-Avevi detto che ti fidavi di me!- disse Hermione con voce tremante -Me
lo avevi promesso!-
-PERCHE' CREDEVO DAVVERO DI POTERLO FARE!- urlò Ron -MI
AVEVI DETTO CHE ERA TUTTO A POSTO!-
-MA E' TUTTO A POSTO!- replicò lei con forza -MALEDIZIONE
RON,
APPENA L'HO VISTO GLI HO SPIEGATO DI NOI DUE, GLI HO PARLATO, GLI HO
DETTO DI LASCIAR STARE!-
-Be', non mi pare che il messaggio gli sia arrivato chiaramente!- rise
Ron con cattiveria -Non si direbbe proprio che ti lasci in pace!-
-Ma cosa posso farci?!- strillò lei esasperata -Non posso
impedirgli di parlarmi Ron, è comunque un mio amico, io...-
-E ALLORA TIENITI IL TUO AMICO!- urlò lui facendola
trasalire
-TIENITELO, PERCHE' NON HAI IDEA DI QUANTO IO SIA DISGUSTATO!-
Gli occhi di Hermione lampeggiarono pericolosamente, e la ragazza fece
un passo avanti.
-Tu sei disgustato?- domandò con rabbia -Tu sei
disgustato?!? E
IO CHE COSA DOVREI FARE?! HAI FRUGATO TRA LE MIE COSE, RONALD! IO... MA
COME TI PERMETTI DI PRENDERTI UNA LIBERTA' DEL GENERE??? NESSUNO SI E'
MAI PERMESSO!-
-E NESSUNO SI E' MAI PERMESSO DI NASCONDERMI UNA COSA DEL GENERE!-
-E HO FATTO BENE A FARLO, PERCHE' TU NON TI FIDI DI ME! E QUESTA NE E'
STATA LA RIPROVA!!!-
Hermione dovette smettere di urlare, perchè gli occhi le si
stavano riempiendo di lacrime.
-Quante altre cose mi hai nascosto?- domandò Ron con la voce
roca per il dolore -Quante sono le cose che hai fatto alle mie spalle?!-
-Non puoi insinuare una cosa del genere!!!- ansimò lei
affranta.
-Non posso? DEVO! Hermione, come posso ancora crederti?!? COME HAI
POTUTO FARMI QUESTO?!-
-TU COME HAI POTUTO INTROMETTERTI COSI' NELLE MIE COSE?! IN CIO' CHE MI
RIGUARDA? NELLA MIA VITA?!?-
Quando vide l'espressione di Ron, Hermione capì subito di
aver detto una cosa troppo grossa.
-Pensavo di farne parte, della tua vita- disse lui con voce rotta -e di
esserne una parte importante. Ma a quanto pare, mi sbagliavo.-
-Non è vero!- singhiozzò lei -Sai quanto sei
importante
per me! Sai quanto conti! Ma Ron, ti rendi conto di quanto mi hai
ferita?! Di quanto sei stato irrispettoso?-
-LO SONO STATO ALMENO QUANTO TE!- sbraitò lui, esasperato
-HERMIONE... NON POSSO CREDERE CHE TU LO ABBIA FATTO! SEI STATA TU A
FERIRMI!-
-SPLENDIDO!- gridò lei allargando le braccia -MAGNIFICO,
SIAMO ALLE SOLITE! NON FACCIAMO CHE FERIRCI A VICENDA!-
-BE', FORSE ALLORA NON DOVREMMO STARE INSIEME, PERCHE' NON SI
COMPORTANO COSI' DUE PERSONE CHE SI VOGLIONO BENE!-
Ron sentiva la testa pulsare orribilmente, un disgustoso sapore
metallico in gola, il petto squarciato dal dolore e dalla confusione.
Le lanciò uno sguardo carico di rabbia, di disprezzo, di
tristezza.
Uno sguardo che la ghiacciò dentro, molto più del
vento che continuava ad investirli.
-Bene- disse lei con freddezza -Bene, allora lasciamoci! COSI' SIA,
TANTO MEGLIO, PERCHE' IO NON VOGLIO PIU' AVERE NIENTE A CHE FARE CON
TE!!!-
-SPLENDIDO, IL SENTIMENTO E' PIENAMENTE RICAMBIATO!-
Avevano i respiri affanati, le guance in fiamme, le gole raschiate per
il troppo urlare.
Gli occhi di Ron erano stretti e lampeggianti, quelli di Hermione
spalancati e lucidi.
Si lanciarono un ultimo sguardo astioso, pieno di rabbia e rancore.
Poi Ron fissò con disgusto la lettera stretta nella mano di
Hermione, e fece un verso sprezzante.
-Divertiti, con Victor- sibilò con disprezzo -Lui si che
è la persona giusta per te.-
Si voltò e se ne andò, il maglione e i capelli
strattonati dalle folate fredde.
Hermione rimase lì impalata, la lettera ancora stretta tra
le mani.
Cadde in ginocchio, stordita, smarrita.
Tutto il dolore le si era bloccato in gola, insieme alla rabbia e al
senso di colpa.
Avrebbe voluto piangere, urlare, far uscire tutto fuori.
Ma sapeva che non ci sarebbe riuscita: un pezzettino di lei si era
appena disintegrato, lasciandola scoperta, sola e vulnerabile.
Ron l'aveva lasciata da sola.
Esattamente come aveva fatto in quella notte piovosa tanti mesi prima.
-------------------------------------------------*
Ecco che iniziano ad arrivarmi le minacce di morte.
Già le vedo!
Però, prima di lasciarvi acciecare dall'odio nei miei
confronti, tentate di essere un po' ragionevoli.
Anche a me piace tanto vederli dolcini e coccolosi, ma ricordiamoci che
stiamo sempre parlando di Hermione e Ron.
Ed Hermione e Ron sono così. Testardi, ottusi, orgogliosi, e
alle volte, sul proprio rapporto, anche infantili.
Perciò, io credo che le cose tra loro non siano ancora
mature abbastanza per filare lisce come l'olio.
Vogliatemi bene lo stesso, e prima di insultarmi ricordatevi che sono
la fan numero uno degli Happy Ending :) E vedrete che ne
varrà
la pena.
E poi, oh, non è giusto che soffra solo io! Un po' di dolore
anche per loro xD
Aspetto con ansia le vostre opinioni.
Spero che, tra un insulto e l'altro, troviate spazio anche per dirmi
cosa ve ne è parso del capitolo xD
Un bacino!
Vostra cattivissima Miza <3
|
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Capitolo 10 *** 10. Pride, Misunderstandings and Fairy's eggs. ***
Capitolo Dieci:
Pride, Misunderstandings and
Fairy's eggs.
Ma questa volta abbassi gli
occhi e dici "Noi resteremo sempre buoni amici".
Ma quali buoni amici maledetti.
Io un'amico lo perdono.
Mentre a te ti amo.
-G. Grignani.
Hermione fissava stancamente la propria pergamena, la piuma
abbandonata lì accanto.
Sentiva la voce della professoressa Framboos, ma le sembrava lontana
anni luce, e il proprio braccio non sembrava intenzionato a rispondere
agli input che il cervello gli inviava.
Tutto, quel mattino, sembrava avvolto in quella polverina che vorticava
pigra nei raggi del sole: l'aula di Difesa contro le arti oscure, i
suoi compagni, le loro voci.
Il suo cervello.
Quella notte non aveva chiuso occhio, arrabbiata, umiliata e ferita
dalla litigata con Ron.
La gola le faceva ancora male per il tanto urlare, e aveva gli occhi
rossi e gonfi.
Lanciò un'occhiata discreta a Ron, seduto qualche banco
più in là insieme ad Harry.
Il ragazzo fissava la Framboos con aria assente, il mento posato sulla
mano, i capelli disordinati a coprirgli gli occhi: Hermione
provò una fitta di stizza.
Come potevano, dopo tutto quel tempo, ritrovarsi ancora a litigare per
ogni cosa?
Come potevano essere ancora così immaturi?
Strinse la piuma ed alzò il viso per guardare la
professoressa,
e quando la vide sfocata si accorse con orrore che gli occhi le si
stavano riempendo di lacrime.
Battè le palpebre per ricacciarle indietro e
lisciò la pergamena, tanto per avere qualcosa da fare.
Le sembrava di essere tornata a tanti anni prima.
Le sembrava di essere ancora nel bel mezzo dei dubbi, delle
frustrazioni, dei "se" e dei "ma" che da sempre caratterizzavano il suo
rapporto con Ron...
Il suo flusso di pensieri fu interrotto dallo scoppio di esclamazioni
di sorpresa ed eccitazione provenienti dai suoi compagni.
Trasalì, confusa, e guardandosi intorno vide la classe
parlottare eccitata: l'insegnante doveva aver appena detto qualcosa di
entusiasmante.
-Uao!- esclamò Ginny, al suo fianco -Hai sentito, Hermione?
Sarà una figata!-
Hermione volse lo sguardo all'amica: la sera prima aveva discusso anche
con lei, a causa del fatto che si era lasciata sfuggire della lettera
con Harry e Ron.
Dopo un lungo confronto Ginny si era scusata, ma aveva fatto notare ad
Hermione che restava il fatto che avesse nascosto il tutto a Ron, e che
quindi non aveva senso addossare la colpa a lei.
Hermione non aveva potuto che darle ragione.
-Credo di essermi persa qualche passaggio- disse stancamente,
guardandola raccogliersi i capelli rossi -di che cosa ha parlato la
professoressa?-
Ginny fece un sorrisone e si stiracchiò.
-Ascolta, ascolta!- disse con enfasi -Sta finendo di spiegare!-
Hermione dedicò la propria attenzione alla Framboos, che
stava camminando avanti e indietro davanti alla cattedra.
-...Le tende e i sacchi a pelo li fornirà la scuola,
perciò avrete bisogno solamente di abiti pesanti e tanta,
tanta
pazienza: come vi ho spiegato, le uova di fata sono molto delicate, e
se vogliamo riuscire nel nostro intento...-
-Uova di fata?- domandò sottovoce Hermione, perplessa -Ma di
che cosa sta parlando?-
Ginny battè le palpebre, stupita.
-Hermione, ma hai seguito la lezione di oggi?- domandò -Ha
parlato delle uova di fata per tutto il tempo! E poi ha proposto a noi
del settimo anno di trascorrere, alla fine di questa settimana, una
notte nella foresta per scovarne i nidi e metterli in salvo!-
Aveva un'espressione entusiasta dipinta sul volto, ma Hermione
continuava a sentirsi confusa.
-Metterli... in salvo?-
-Oh Merlino!- esclamò Ginny esasperata- Ma allora non hai
ascoltato proprio nulla! Pare che tra poco sarà il periodo
della
schiusa, e che le Fate Madre siano dovute emigrare a causa del gran
freddo. Le uova sono in grado di crescere e nutrirsi da sole, ma senza
più le madri a controllarle corrono il pericolo di venir
mangiate dalle creature che vivono nella foresta! Quindi dobbiamo
trovare i nidi e spostarli in un ambiente più sicuro. La
professoressa Sprite ha autorizzato la Framboos a tenere le uova nelle
serre, e quando poi si saranno schiuse le fate potranno raggiungere le
loro madri.-
-Oh!- esclamò Hermione colpita -Sembra bellissimo! E
trascorreremo la notte nella foresta?-
-Già- annuì Ginny - Noi e i Corvonero alla fine
di questa
settimana, i Serpeverde e i Tassorosso all'inizio della prossima.-
Hermione si tormentò una ciocca di capelli: sembrava
estremamente interessante, amava questo genere di cose.
Guardando la Framboos sorridere e parlare con una Corvonero ai primi
banchi, si domandò se davvero non fosse un'insegnante in
gamba,
e se non l'avesse sottovalutata.
Il trillo della campanella la fece trasalire nuovamente, e si
sbrigò ad accatastare le proprie cose mentre la Framboos
diceva
-Nella prossima lezione vi darò maggiori informazioni per la
nostra trasferta notturna! Buona giornata, ragazzi!-
Infilò tutto nella propria borsa e si voltò verso
la
porta: non aveva alcuna intenzione di incontrare Ron, e anche la
compagnia di Harry e Ginny non la entusiasmava particolarmente quel
giorno.
Passò velocemente davanti al banco dei due compagni,
ignorando i richiami di Harry, ed uscì nel corridoio.
Mentre scendeva le scale tirò un sospiro di sollievo: per
quel momento era salva.
Avrebbe potuto trascorrere l'ora di buco in biblioteca, c'era un libro
molto interessante che aveva intravisto l'altro giorno, e poi si
sarebbe recata a lezione di Rune Antiche.
Ma giunta davanti ad una delle grandi finestre della stretta scalinata
dovette smettere di pensare ai propri programmi: qualcuno le aveva
afferrato il braccio, e non sembrava intenzionato a lasciarglielo.
Chiunque fosse, aveva scelto la giornata sbagliata.
Si voltò come una furia per dirglielo, e quando si
trovò
faccia a faccia con la persona in questione il fiato le si
mozzò
in gola.
-Ron!- rantolò, sorpresa e nervosa -Che cosa... che
c'è?-
Tentò di divincolarsi, ma Ron la tenne ben stretta.
-Possiamo parlare?- domandò serio.
Hermione smise di lottare.
-C'è qualcosa di cui parlare?- rispose con freddezza.
Ron inarcò le sopracciglia, colpito. -Direi proprio di
sì!- esclamò -C'è parecchio di cui
parlare!-
-Parliamo, allora.- replicò lei.
Finalmente liberò il braccio, lo incrociò con
l'altro e fissò Ron.
-Qui per le scale?- chiese lui guardandosi intorno.
-Tanto non c'è nessuno- rispose lei intrecciando ancora di
più le braccia -Quindi se hai qualcosa da dire fa pure.-
Per qualche istante, Ron lasciò correre lo sguardo fuori
dalla finestra.
Il cielo era terso, ma i prati erano spazzati da un vento fortissimo e
implacabile.
-Che cosa dobbiamo fare?- mormorò dopo qualche istante.
Hermione sollevò le sopracciglia, sarcastica.
-Per esempio potresti iniziare con lo scusarti, non credi?!- disse.
Ron la guardò ad occhi spalancati, incredulo.
-Scusarmi? Io?!- sbottò -Forse dovresti essere tu a farlo, o
no?!-
-Io per lo meno non mi sono permessa di giocare a fare la giovane
investigatrice senza nemmeno venire a chiederti spiegazioni!-
replicò lei.
-Ed io non ti ho tenuta nascosta una cosa del genere per mesi!-
sbottò lui.
Si scrutarono in silenzio.
-Ron- sospirò Hermione dopo un po' -lo vedi come siamo
fatti? Ti
rendi conto che ancora non riusciamo, dopo tutto quello che abbiamo
passato, a trovare un equilibrio tra noi due? Questa cosa... questa
cosa è ridicola!-
Abbassò lo sguardo e si lasciò andare contro il
muro: la pietra era fredda, ma era un sollievo sentirsi sostenuta.
-E' così da sempre- rispose Ron - Siamo sempre stati
così. Sapevamo entrambi che sarebbe potuto essere difficile,
eppure alla fine è successo, e stava andando tutto
così
bene. No?-
Le lanciò uno sguardo incerto, al quale lei rispose con un
piccolo gemito.
-Ron, cerchiamo di essere onesti- disse guardandolo -Tu, in questo
momento, pensi di poterti ancora fidare di me?-
Fu il turno di Ron di abbassare lo sguardo e restare in silenzio.
E quando parlò di nuovo, aveva la voce roca.
-No.-
-Appunto- disse piano Hermione -Ed è lo stesso per me. Non
riesco a fidarmi di te, adesso. E soprattutto, non posso stare con una
persona che non si fida di me.-
Dovette fermarsi, perché un groppo doloroso le si stava
formando in gola e gli occhi iniziavano a pizzicarle.
Ron la guardava, in attesa.
-Forse...- disse piano lei -Forse è davvero meglio finirla
qua. Per tutti e due.-
Ti prego, contraddicimi.
pensò. Dimmi
che mi sbaglio, dimmi di no, che ci proveremo e andrà tutto
bene. Non darmi ragione, scuoti la testa.
Fa qualcosa, qualsiasi cosa.
Ron era silenzioso.
La guardava tormentarsi una ciocca di capelli, gli occhi scuri
spalancati, un'espressione spaventata sul viso.
Dì qualcosa,
idiota. Pensava. Dille
qualcosa, fa qualcosa. Non lasciare che succeda. Dille che si sbaglia,
falla ragionare. Non puoi permettere che accada.
-Sì- sentì dire alla propria voce
-Sì, è meglio per entrambi.-
Per un solo istante, Hermione chiuse gli occhi.
Poi li riaprì e lo guardò, annuendo.
-E' tutto sbagliato, adesso.- disse in un sussurro -Non so se siamo noi
due ad essere sbagliati. O forse è soltanto il momento.-
Ron annuì.
-E' giusto così. Tu... tu hai le tue cose a cui pensare.- le
disse.
-E tu hai il Torneo Tre Maghi.- rispose lei.
Annuirono entrambi, sentendosi stupidi.
-E' abbastanza... sembra quasi incredibile- osservò Ron dopo
qualche istante, quasi ridendo. -Dopo tutto questo tempo ce l'avevamo
fatta. Siamo riusciti a sopravvivere ad una guerra, a trovare gli
Horcrux, a sconfiggere Voldemort, e non riusciamo a stare insieme.-
Hermione gli fece un sorrisetto triste.
-Mi dispiace, Hermione.- sussurrò lui.
Lei deglutì a fatica.
-Anche a me.-
Ron spalancò le braccia e fece un piccolo sorriso. Hermione
si rese conto di quanto sembrasse stanco.
-Vieni qua- le disse -Amici?-
-Amici.- rispose Hermione con fatica.
Si lasciò abbracciare, e dovette fare uno sforzo disumano
per non scoppiare a piangere.
Amici.
Ed un abbraccio.
Splendido.
Quasi avrebbe preferito che le tirasse i capelli e la mandasse a quel
paese.
-Be'- disse Ron sciogliendo l'abbraccio -Allora ciao. Cioè,
se vuoi venire con me ed Harry...-
-No- rispose lei -Vado... devo andare in camera a prendere... ci
vediamo dopo.-
Trattenendo le lacrime, corse su per le scale fino a raggiungere la
Sala Comune ed il proprio dormitorio.
Soltanto una volta chiusasi la porta alle spalle si lasciò
sopraffare dall'emozione.
Sedette sul letto, si strappò con rabbia il ciondolo
luccicante dal collo e lo gettò sul pavimento.
Poi si lasciò cadere tra i cuscini, a pancia in
giù, e
finalmente smise di trattenersi: pianse, urlò e
singhiozzò.
Fino a sentirsi sfinita.
*
Nei giorni che seguirono, Ron ed Hermione simularono
tranquillità e normalità.
Sembrava quasi che non fossero mai stati insieme, e l'impressione che
Harry aveva era di star vivendo nuovamente il periodo prima della
guerra, quello nel quale i due erano erano solamente amici ma sapevano
benissimo che non era abbastanza. E lo sapeva anche lui.
In realtà, era evidente che sotto le ceneri calme c'era un
fuoco pronto a divampare da un momento all'altro.
Era soltanto questione di tempo, ed il disastro sarebbe avvenuto.
-Coraggio Ron, fa la tua mossa!-
Erano seduti sul tappeto davanti al camino in Sala Comune.
Era una serata fredda, e avevano deciso di ritirare fuori gli Scacchi
dei Maghi di Ron per una partita.
Il ragazzo si grattò la nuca, pensieroso.
-Cavallo in H3- ordinò poi.
Il cavallo nero si avvicinò minaccioso all'alfiere bianco di
Harry; lo afferrò come una furia e lo scagliò
giù dalla scacchiera.
-Dannazione- borbottò Harry -Pensavo di averla fatta franca!-
Ron sorrise e si stiracchiò, volgendo lo sguardo al divano
alle sue spalle.
Hermione era seduta a gambe incrociate, un libro in grembo, assorta
nella lettura.
-Che leggi?- domandò Ron con noncuranza, tentando di
sbirciare.
-E' un Manuale sull'uso improprio delle bacchette- spiegò
lei con una scrollata di spalle -Sembra interessante.-
Ron arricciò il naso, perplesso.
-Uso improprio delle bacchette?- ripetè -E a che diamine ti
serve? Tu sai benissimo come usare una bacchetta...-
Quando si rese conto del doppio senso sentì le orecchie
andargli a fuoco.
Harry ridacchiò sommessamente, continuando ad osservare la
scacchiera.
Hermione, invece, non parve troppo divertita.
Lanciò a Ron un'occhiataccia e tornò a dedicarsi
al libro, senza dire una parola.
-Miseriaccia- borbottò lui rivolto ad Harry - Continuiamo a
giocare, è meglio.-
Fecero qualche altra mossa in un silenzio concentrato, rotto solamente
dallo scoppiettio del fuoco.
E quando Ron fece scacco matto ad Harry, ed Hermione balzò
in piedi chiudendo il libro con un tonfo, entrambi trasalirono.
-Hermione- ansimò Harry -Non dovresti fare questi scatti, ci
farai venire un...-
-Dovreste smetterla con questi giochi brutali!- sbottò lei.
Harry e Ron la fissarono, perplessi.
Poi si lanciarono uno sguardo confuso.
-E non fate quella faccia!- sbraitò lei -Dovreste passare il
vostro tempo facendo qualcosa di più utile! Soprattutto tu,
Ronald!-
Emise una specie di grugnito e se ne andò, stizzita e cupa.
Ci fu qualche istante di incredulo silenzio, nel quale i due amici
fissarono il divano sul quale poco prima era seduta Hermione.
-Ehi, Ron- mormorò Harry -cos'è che dicevi? Che
sembrava non averla presa troppo male e sareste riusciti ad avere un
rapporto civile?-
Ron deglutì lentamente.
-E'... è solo questione di tempo- disse senza troppa
convinzione -Dobbiamo abituarci, è normale. L'importante
è che uno dei due mantenga la calma.-
Harry scoppiò a ridere.
-E quello che mantiene la calma saresti tu?!- chiese con espressione
incredula.
Ron mise il broncio.
-Be'?!- domandò offeso -Che cosa staresti insinuando?!-
-...E' questo che stavo "insinuando" ieri sera!-
Con una risatina, Harry lanciò un'occhiata esplicita a Ron:
l'amico stava osservando con aria truce Hermione e Krum che
chiacchieravano vicino alle clessidre dei punteggi.
-Io quello lo ammazzo, Harry- disse Ron a denti stretti -Lo ammazzo e
poi con la pelle mi ci faccio un tappeto.-
-Sta calmo, amico.- ribattè Harry con un sospiro -Vi siete
mollati, ricordi?-
Ron serrò i pugni -E con questo?!- scattò,
facendo trasalire un paio di ragazzini dei primi anni -Non significa
niente! Quel maledetto... è colpa sua se ci siamo lasciati!
Se non avesse...-
-Ron- lo interruppe Harry -Accetta il fatto che non siete maturi
abbastanza da affrontare una relazione seria. O per lo meno, questo
è ciò che dite voi due.-
Ron non rispose, ma continuò a fissarli in cagnesco.
-Ma poi perchè ancora gli parla?!- sbottò dopo un
po' -Per le mutande logore di Merlino, come può continuare a
parlargli?!-
Harry sospirò.
-Be', lo faceva prima, non vedo perchè non dovrebbe farlo
ora, considerato che è single.-
A quelle parole Ron impallidì di botto.
-Quello che mi chiedo- continuò Harry mettendogli un braccio
intorno alle spalle -è perché per una volta non
mettete da parte l'orgoglio e tentate di rimediare.-
-E come?- borbottò Ron, cupo -Non vuole nemmeno chiedermi
scusa! E pensa che la cosa più grave l'abbia fatta io!-
-E allora chiedile scusa tu!-
-Ma non se ne parla nemmeno!-
-Oh, state litigando?-
La voce sognante di Luna li fece voltare: lei e Ginny erano appena
rientrate dalle serre, coi nasi rossi e i capelli scompigliati.
-Ciao, Luna- disse Harry -No, non stavamo litigando. Avete preso
ciò che vi serviva?-
-Sì- borbottò Ginny -Congelarsi per quattro rape
blu. Bha!-
Sfregò le mani l'una con l'altra, tentando di riscaldarsi.
-Io l'ho trovato divertente- osservò Luna guardandosi
intorno -Mi piacciono un sacco le venature violacee che hanno sulla
buccia! Somigliano un po' alle vene delle mani della Cooman!-
Harry e Ginny risero di gusto, e persino Ron fece un sorrisetto.
Gli occhi pallidi di Luna si posarono su di lui.
-Oh, Ron, mi spiace tanto per te ed Hermione- disse con sincero
dispiacere -Spero tanto che potrete risolvere. Siete così
carini insieme.-
-Già- borbottò Ron, imbarazzato -Grazie.-
-Be', io vado a fare un bagno caldo!- esclamò Ginny
scansando i capelli dal volto -Voi che fate, salite in Sala Comune?-
-Io senza dubbio!- rispose Harry con un sorrisetto furbo.
Gli occhi di Ron si ridussero a due fessure.
-Fate poco gli spiritosi!- gli urlò dietro mentre salivano
la scalinata -Ricordati che sei un Capo Scuola, Ginny!-
Scosse lentamente il capo e si rivolse a Luna.
-C'è un po' troppo d'amore in giro, ultimamente-
borbottò.
Luna sollevò le sopracciglia sottili. -Lo dici
come se fosse una cosa brutta- osservò.
Ron fece spallucce.
-Be', forse lo è.-
Luna scosse lentamente il capo e sorrise appena.
-Oh, ti sbagli Ron- rispose soave -Non è mai una cosa
brutta. C'è sempre bisogno di un po' d'amore.-
*
-Ci siete tutti? Avete con voi le bacchette?-
Qualche verso d'assenso riempì la radura.
Era arrivata la notte del salvataggio delle uova di fata, e i
Grifondoro e Corvonero del settimo anno, più imbacuccati che
mai, attendevano istruzioni dalla professoressa Framboos.
-Molto bene- sorrise l'insegnante -Allora possiamo iniziare. Come
potete vedere, ho acceso un fuoco al centro del campo base- disse
indicando le tende alle loro spalle -in modo che sia sempre
individuabile. Per un paio d'ore, adesso, vi dividerete in gruppi di
cinque o sei persone e andrete a cercare i nidi.-
Tutti annuirono in silenzio, infreddoliti e un tantino intimoriti.
-Ricordate ciò che vi ho detto!- continuò la
Framboos, stretta nel suo lungo cappotto di pelle di drago -Potete
individuare il nido grazie al bagliore colorato emanato dalle uova! Le
fate, solitamente, usano deporle tra i rovi o sotto arbusti e cespugli,
ma non escludo il fatto che potreste trovarne qualcuno anche sugli
alberi!-
Nuovamente, la classe annuì.
-Mi raccomando di maneggiarli con cura- intimò l'insegnante
-E quando li avrete raccolti portateli nella tenda termica,
è quella piccolina accanto alla mia! Di qualsiasi cosa
abbiate bisogno, sparate scintille rosse dalla bacchetta! Cautela,
ragazzi... e buon lavoro!-
La folla iniziò lentamente a disperdersi, e Ron si
voltò a guardare Hermione, Harry e Ginny.
-Dove sono Neville e Luna?- domandò allungando il collo -
Andiamo tutti insieme, vero?-
-Eccoci!- rispose Neville avanzando -Luna aveva perso la sua collana di
tappi di Burrobirra!-
-Che disdetta!- disse Ron sarcastico, beccandosi un calcio da Hermione
-Adesso però andiamo!-
Camminarono in silenzio per qualche minuto, le bacchette accese, le
foglie secche scrocchianti sotto i passi.
-Sapete- osservò Luna -Mi ricorda un po' la volta in cui ci
siamo intrufolati al Ministero per trovare quella profezia...-
-E' vero!- rise Ginny -Accipicchia, sono già trascorsi tre
anni!-
-Al Ministero non faceva tutto questo freddo!- borbottò Ron
affondando il naso nella sciarpa.
-Be', per lo meno stavolta non abbiamo nessuna strana profezia da
recuperare!- replicò Harry.
-E soprattutto, nessun Mangiamorte alle calcagna!- rise Neville.
Tutti ridacchiarono.
-Aguzzate la vista- bisbigliò Hermione -I nidi non sono
facili da indivi...-
Un rumore improvviso la interruppe.
Un gran tramestio di foglie e rametti spezzati li fece voltare, le
bacchette ben strette in mano.
-Sembra venire da quel cespuglio- mormorò Neville, la luce
della bacchetta puntata su un arbusto.
Ci fu qualche istante di silenzio teso.
Poi il rumore si fece più intenso, e stavolta fu
accompagnato da un verso acuto.
Immediatamente Ron afferrò Hermione e si mise davanti a lei,
facendole scudo.
-Ronald!- mormorò lei con voce strozzata -Che cosa stai...-
-Attenti!- urlò Harry.
Il cespuglio tremò intensamente un'ultima volta.
E poi, una piccola volpe argentea trotterellò fuori, gli
occhi luminosi alla luce delle bacchette.
Li osservò per qualche istante, curiosa e stordita, per poi
correre verso la foresta.
-Oooh!- esclamò Luna con gioia -Era una volpe d'argento!
Sono così belle!-
Ginny tirò un sospiro di sollievo e rise.
-Menomale!- esclamò -Già vedevo sbucar fuori una
qualche figura incappucciata!-
-Siamo diventati un tantino ansiosi!- ridacchiò Neville.
-Ronald, saresti così gentile da lasciarmi il braccio?-
All'udire la sua voce, tutti si voltarono a guardare Hermione: Ron la
teneva ancora dietro di sé, la mano a serrarle il braccio,
la bacchetta ancora puntata sul cespuglio.
-Cosa...?- domandò stordito.
Batté le palpebre e volse lo sguardo ad Hermione.
Anche alla fioca luce delle bacchette, le orecchie gli divennero di un
bel rosso acceso, e mollò la ragazza come se gli avesse dato
la scossa.
-Scusa- disse con voce roca -E', ehm, l'abitudine.-
Ci fu qualche istante di teso silenzio, nel quale Harry e Ginny si
lanciarono occhiate eloquenti.
-Andiamo- borbottò infine Hermione col volto in fiamme.
Per un bel po', né lei né Ron dissero una sola
parola, ma camminarono fissandosi accuratamente la punta delle scarpe.
-Sto gelando- gemette Ginny più tardi -E di quelle maledette
uova nemmeno l'ombra!-
Era parecchio che camminavano sbirciando cespugli e arbusti, ma non
avevano trovato un solo nido.
-Forse dovremmo cercare meglio- ipotizzò Harry -La Framboos
ha detto che solitamente sono abbastanza addentrati, in modo che i
predatori non possano arrivarci...-
-Aspettate- esclamò Hermione.
Si fermò e frugò nella borsa, inveendo contro i
capelli che continuavano a finirle negli occhi.
-Ho portato dei guanti- disse -Ecco, prendete, così potremo
frugare anche tra i rovi...-
Distribuì i guanti agli amici, che li accolsero con
esclamazioni meravigliate e sollevate.
-Come sempre geniale!- si congratulò Ginny infilandoli.
Ron indossò i propri in silenzio.
-Vado a guardare in quel cespuglio lì- borbottò
allontanandosi.
La situazione si stava
rivelando più complicata del previsto.
Sapeva che sarebbe stato
difficile stare senza Hermione, era ovvio.
Ma non aveva previsto
che sarebbe stato così complesso simulare
normalità e amicizia.
Come poteva esserle
amico se era ancora così arrabbiato con lei?
E soprattutto, come
poteva esserle amico se oramai l'amicizia non gli bastava da anni?
Scansò con rabbia un ramo spinoso di un ampio arbusto e
prese a spezzare i rametti intrecciati.
Come sarebbe andata a
finire?
Avrebbe avuto la
pazienza e il coraggio di affrontare la situazione?
Oppure si sarebbe arreso
al fatto che...
Le sue riflessioni vennero interrotte: una flebile luce proveniva
dall'interno del cespuglio.
Eccitato, Ron tolse più rami possibile finchè non
ebbe aperto un piccolo varco.
E lì vide delle piccole, levigate uova dalla sorprendente
luminosità.
-Correte!- urlò voltandosi -Ho trovato un nido!-
In pochi istanti Neville, Harry, Hermione, Luna e Ginny lo raggiunsero.
-L'hai trovato?- chiese Ginny sporgendosi -Come sono fatte le uova?-
Si accalcarono tutti attorno al cespuglio, e non appena si affacciarono
nel buco non poterono trattenere urla di stupore.
-Oh!- sospirò Hermione -Sono bellissime!-
Le piccole uova sembravano delle perle dalla forma ovale.
Erano lisce, luminose e scintillanti, ed emanavano un alone di luce
cangiante:
da dorata diventava rosata, poi violetta, poi azzurrina, di un tenue
verde e infine di nuovo dorata.
-Sembrano gioielli- sussurrò Luna -Tra quanto credete che si
schiuderanno?-
Neville si strinse nelle spalle.
-Non saprei- disse -Sembrano così fragili...-
-Credo che dovremmo portarle alla tenda- propose Harry -Le due ore sono
quasi trascorse, conviene avviarci.-
Sulla strada del ritorno trovarono un altro nido, e tornati al campo
base poterono constatare che, tutti insieme, erano riusciti a trovarne
ben venti.
-Molto, molto bene!- esclamò contenta la Framboos
riemergendo dalla tenda termica -Avete fatto un ottimo lavoro ragazzi!
Be', io direi che possiamo andare a dormire... se qualcuno vuole
restare un po' attorno al fuoco può farlo, ma non dovete
assolutamente allontanarvi. E soprattutto- ghignò
rivolgendosi ai ragazzi -non fate in modo che debba venire a ripescarvi
nella tenda femminile, chiaro?-
Ci fu qualche risatina, e l'insegnante augurò loro la buona
notte per sparire nella propria tenda.
-Però!- esclamò Ron, prendendo posto accanto ad
Harry davanti al fuoco -L'ho sempre detto che questa donna sa il fatto
suo!-
-Già- sorrise Harry -E' forte. Ha avuto davvero una bella
idea.-
-Ah, sì?- ghignò Ron -Eppure pensavo ne avessi
abbastanza di campeggi e tende!-
Scoppiarono a ridere entrambi.
C'era qualcosa di buono e puro nello stare seduti insieme attorno a
quel fuoco scoppiettante.
-Ti dirò!- disse Harry -Se lo scopo non è cercare
Horcrux, in realtà il campeggio non mi dispiace affatto. Mi
sarebbe sempre piaciuto andarci quando ero coi Dursley!-
-Dovremmo farlo allora!- disse Ron allegro -Considerato che finora non
è finita un gran che bene, magari potremmo...-
Si interruppe e sollevò lo sguardo: Hermione e Ginny si
stavano avvicinando, imbardate in sciarpe e molteplici strati di
maglioni.
-Noi andiamo a dormire- annunciò Ginny -Ho il naso che tra
poco mi si stacca e sono a pezzi!-
-Ah!- fece Harry, deluso -Non rimanete un pochino qui con noi? Si sta
bene vicino al fuoco!-
-Io rifiuto l'offerta!- rispose Ginny con un sorriso, sporgendosi verso
di lui -Il mio sacco a pelo mi attende con impazienza!-
Gli stampò un bacio sulle labbra, che Harry
ricambiò con entusiasmo.
A Ron venne spontaneo volgere lo sguardo verso Hermione, ed
arrossì fino alla punta dei capelli quando si accorse che
anche lei lo stava guardando.
-E tu che fai?- le chiese titubante -Resti?-
Alla luce del fuoco la vide scuotere lentamente il capo.
-No- disse piano -Sono molto stanca, vado anche io.-
-Buonanotte, allora.- disse lui.
Hermione fece un sorrisetto teso e si avvio alla tenda.
Quando anche Ginny fu andata via, Ron si prese la testa tra le mani.
-E' un casino- mormorò -E' un casino, è sempre e
solo un casino.-
Harry sospirò e gli batté sulla schiena.
-Passerà.- disse con voce ferma -Passerà, Ron. Ne
abbiamo passate di peggiori.-
Ron fissò il fuoco e non disse più niente.
Ma dentro di lui, anche se ad Harry non lo avrebbe mai detto, aveva la
sensazione che nulla potesse essere peggio del non avere più
Hermione accanto a sé.
------------------------------------------------*
Bonjour a tout le monde! :D
Allora, stavolta vi ho fatti attendere un po' chiedo scusa.
Ma io vi giuro che non so se uscirò viva da questo periodo!
Non sono MAI a casa, esco la mattina alle 8 e torno di notte ._.
Aiuto T^T
Sono a dir poco esausta, e questo è anche il motivo per cui
non ho risposto alle recensioni del ultimo capitolo.
Scusatemi :(
Mi rifarò, promesso!
Be', che dire. Ron ed Hermione hanno fatto la loro scelta, e dovranno
affrontarne le conseguenze.
Come dovrò affrontarle io, presumo xD
Intanto vi saluto e abbraccio, in attesa delle vostre opinioni!
A presto popolo :)
E... BUON COMPLEANNO, KOUKLA! :D
Miza
|
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Capitolo 11 *** 11. Rage of the Winter. ***
Capitolo Undici:
Rage of the Winter.
L'inverno calò su Hogwarts con una coltre spessa
e candida.
Il freddo e la neve sembravano non voler dare tregua agli abitanti del
castello, e tutti stavano dando il meglio di sé in quanto ad
imbacuccamenti.
Era impossibile trovare qualcuno che non girasse col naso nascosto
nella sciarpa o le mani infilate nei guanti.
Persino Hagrid aveva avuto difficoltà a trasportare i grossi
dodici alberi da decorare in Sala Comune.
-Non deludono mai, eh?- disse Ron guardandosi intorno: gli alberi erano
lì come sempre, maestosi e scintillanti.
Luccicavano d'oro e di ghiaccio, diffondendo allegre melodie natalizie
in tutta la stanza.
A dirla tutta, in ogni angolo di Hogwarts si respirava aria di festa:
grosse ghirlande verdi e rosse erano state appese lungo i corridoi; le
lanterne risplendevano più del solito, così come
le
armature, che erano state lucidate a fondo e gorgogliavano carole di
festa.
Pix, chissà dove, aveva rimediato un grosso paio di corna da
renna con tanto di campanellini, e se ne andava in giro scuotendo il
capo ed emettendo flautolenze a ritmo.
Anche l'ingresso era stato decorato, e l'arcata del portone luccicava
di eleganti stalattiti di ghiaccio sempiterno.
-Sembrano un pochino pericolanti- osservò Hermione cauta,
lanciando uno sguardo al portone.
Lei, Ron, Harry e gli altri Grifondoro dovevano recarsi alle serre per
la lezione di Erbologia, ma continuavano a prendere tempo
nell'ingresso, fingendo di allacciarsi meglio una scarpa o di calcarsi
il cappello sul capo: nessuno aveva voglia di uscire in quella tormenta.
Ron alzò lo sguardo sulle stalattiti.
-Be', poco male- esclamò -non mi dispiacerebbe affatto se
centrassero in pieno Gazza!-
Hermione gli lanciò uno sguardo di rimprovero, ma Harry
ridacchiò.
Guardandoli gli venne voglia di tirare un sospiro di sollievo: le cose
tra Ron ed Hermione sembravano essersi stabilizzate. Era come se
avessero fatto un tacito accordo, per il quale nessuno dei due parlava
più di ciò che era accaduto.
Non solo tra loro, ma non ne parlavano nemmeno con Harry e Ginny, il
che era piuttosto strano.
Era chiaro che entrambi soffrivano, bastava osservare il modo in cui si
guardavano di nascosto; ma per il momento, quella sorta di forzata pace
sembrava funzionare.
-Credo proprio che dovremmo andare- sospirò Hermione -Siamo
già in ritardo.-
Gli altri due si lasciarono sfuggire un gemito, osservandola affondare
il viso nella sciarpa.
Poi lanciò uno sguardo desolato ad Harry e Ron, si fece
coraggio e spalancò il portone.
Immediatamente l'ingresso fu investito da un vento gelido; i
Grifondoro, protestando, si affrettarono a riversarsi nel giardino.
Attraversarono i prati innevati il più velocemente
possibile, la
neve fin quasi alle ginocchia, stringendosi nei mantelli.
Nel frastuono della bufera erano udibili soltanto gli improperi di Ron,
che continuava ad inciampare.
Fu un vero sollievo arrivare alle serre: lì dentro c'era un
bel
tepore, e la professoressa Sprite aveva preparato un termos di
thè bollente.
-Coraggio bevete, bevete!- esclamò distibuendo tazze -con
questo
tempaccio ne avrete bisogno, prima di mettervi all'opera!-
-C-che cosa faremo oggi, professoressa?- domandò Hermione
con i
denti che le battevano, la tazza bollente ben stretta tra le mani.
La Sprite fece un ampio sorriso e trotterellò fino ad uno
dei lunghi tavoli.
-Oggi- spiegò - ci occuperemo di dissotterare le piante di
Asfodelo piantate il mese scorso. Ridurremo in polvere le loro radici e
le metteremo ad essiccare. Il professor Lumacorno ne ha bisogno per la
sua lezione sul Distillato della Morte Vivente con gli allievi del
primo anno.-
Parlottando tra loro, i Grifondoro finirono di bere velocemente il
thè.
Poco più tardi la professoressa ritirò le tazze e
li
invitò a prendere un vaso di Asfodelo ogni tre studenti.
-Spero non nasconda radici animate o qualcosa del genere-
borbottò Ron infilando i guanti di pelle di drago -Ho ancora
i
segni di quei maledetti Frullobulbi...-
-Credo sia innocua- intervenne Hermione, le guance ancora arrossate per
il freddo -al massimo dovremo fare attenzione a qualche spina.-
Con estrema attenzione, si misero all'opera.
Fu semplice dissotterrare la pianta, che si rivelò innocua
per
davvero; ma le radici si rivelarono estremamente difficili da tagliare.
-Miseriaccia!- disse Ron a denti stretti, tentando di attaccarle con
una cesoia -Perché diavolo sono così resistenti?!-
Senza potergli dare torto, Harry provò invano a scalfirle
con un coltello.
Era come se fossero di gomma, qualsiasi arnese sembrava rimbalzargli
addosso.
-Dovremmo provare con una lima!- ipotizzò Hermione scansando
i capelli dal volto.
Harry si guardò intorno, per vedere come se la cavavano i
compagni: tutti sembravano perplessi e incerti.
-Professoressa- chiamò -come facciamo a tagliarle?-
Con un sorrisetto furbo sul viso rotondo, la Sprite sollevò
gli occhiali da lavoro e osservò la classe.
-Era proprio a questo punto che volevo arrivare!- esclamò
-Oggi
voglio vedere quanto sapete ingegnarvi! Il primo gruppo che
capirà in che modo le radici vanno tagliate e polverizzate,
avrà diritto ad una consumazione gratis ai Tre Manici di
Scopa
durante la prossima gita ad Hogsmeade!-
-E' prevista una gita ad Hogsmeade?- domandò Hermione
perplessa a Ron ed Harry.
Quest'ultimo annuì.
-E' tra qualche giorno- rispose -non avete letto il foglietto in Sala
Comune?-
Hermione scosse il capo.
Con la coda dell'occhio si accorse che Ron la stava guardando, e si
affrettò a dedicarsi nuovamente alla pianta.
Non voleva incontrare il suo sguardo, perché sapeva che
stavano
pensando esattamente alla stessa cosa: l'ultima gita ad Hogwarts era
stato un giorno felice per loro due.
Erano contenti, sereni, avevano trascorso la giornata passeggiando e
baciandosi.
Erano insieme.
Vedendola chinare il capo, anche Ron distolse lo sguardo.
Non potè trattenere un sospiro.
-Ricominciamo- disse poi -non mi dispiacerebbe una bella Burrobirra
gratis.-
Parecchi minuti e infiniti tentativi più tardi Hermione si
sfilò i guanti, sfinita.
Neville, Ginny e Dean erano riusciti a tagliare le radici: andavano
prima seccate con una fiammata.
-Miseriaccia!- borbottò Ron, il viso ancora rosso per gli
sforzi
-Seccarle col fuoco. Non aveva parlato di seccare, aveva parlato di
tagliare...-
-Pazienza- sospirò Harry passandosi una mano sulla fronte
sudata
-Niente Burrobirra gratis! Vorrà dire che ci riconsoleremo
con
qualche bel...-
-Molto bene, ragazzi, molto bene!-
I tre si voltarono a guardare la professoressa Sprite, che sorrideva al
tavolo di Neville.
-In gamba come sempre, signor Paciock!- disse -Lei e i suoi due
compagni avete fatto un ottimo lavoro!-
Neville arrossì d'orgoglio e sorrise a Ginny e Dean.
L'insegnante tornò a rivolgersi alla classe.
-Per oggi abbiamo finito!- esclamò -La prossima volta
finiremo
di occuparci di tutte le radici. Ora tornate al castello...e cercate di
non sprofondare nella neve!-
Lentamente, gli studenti misero a posto i vasi e raccolsero le proprie
cose.
-Ehi, bel lavoro, amico!- disse Ron a Neville mentre indossavano
nuovamente i mantelli.
Neville sorrise e strinse bene la sciarpa attorno al collo.
-Grazie!- rispose -Erbologia è davvero magnifica. Mi riesce
tutto così spontaneo, così naturale...-
-Sei stato bravissimo, Neville!- gli sorrise Hermione.
Fuori il sole stava tramontando, e aveva preso a nevicare ancora
più forte.
-Preparatevi a questa traversata verso Hogwarts!- sospirò
Harry non appena misero piede fuori dalla serra.
Neville, Ron ed Hermione alzarono lo sguardo verso il castello: non era
mai sembrato così distante.
-E se andassimo da Hagrid?- propose Ron tirando su il cappuccio -E'
più vicino, potremmo aspettare che smetta un pochino e poi
tornare al castello.-
-Concordo pienamente!- annuì Neville -E poi è da
un po' che non lo vediamo!-
Si avviarono alla capanna di Hagrid a passo svelto, tentando di
raggiungerla il più rapidamente possibile.
Il piccolo comignolo sbuffava lunghi fili di fumo, e le finestre tonde
brillavano, illuminate.
-Hagrid!- urlò Hermione, bussando forte alla porta -Hagrid
apri, siamo noi!-
Ci volle solo qualche secondo, ed una grossa sagoma barbuta comparve
sulla soglia.
-Che mi venga un colpo!- esclamò Hagrid spalancando gli
occhi
-Che ci fate qua fuori con questo tempo? Vi beccherete una polmonite!-
Fece un passo indietro, lasciandoli entrare.
-Avevamo Erbologia!- spiegò Ron, ripulendo le scarpe dalla
neve -E abbiamo pensato di passare a farti un saluto!-
Hagrid sorrise.
-Be', mi fa sempre piacere vedervi, lo sapete! Ma con questo
tempaccio... Bah, vi preparo un thè!-
Si mise a trafficare con tazze e pentole, mentre Neville, Harry, Ron ed
Hermione sedevano al tavolo.
-Come stai, Hagrid?- domandò quest'ultima, i capelli gonfi
d'umidità.
Hagrid fece spallucce, la lunga barba nera ballonzolante.
-Non c'è male, non c'è male. Ci sta Thor che ha
il
raffreddore, in questi giorni! Non fa che starnutire addosso a tutti!-
disse ammiccando al grosso cane, che stava annusando con interesse una
gamba di Ron.
Il ragazzo sollevò la sedia e si scansò.
-E a voi, come va?- riprese Hagrid, versando il thè nelle
tazze -Le lezioni tutto bene? Studiate?-
-Molto!- rispose Hermione aiutandolo a distribuire lo zucchero -E'
ovvio, se vogliamo ottenere un buon risultato nei M.A.G.O. dobbiamo
impegnarci!-
Hagrid annuì e sedette con loro.
-Ah già!- sorrise -Avete gli esami seri quest'anno, eh?-
-Non ricordarmelo- borbottò Ron -tra quelli ed il torneo non
so più dove andare a sbattere la testa!-
Hagrid gli battè una poderosa pacca sulla spalla, tanto da
fargli versare addosso tutto il thè.
-Ma va!- replicò allegro -Sei stato bravissimo alla prima
prova!-
-Ehm, grazie!- rispose Ron, tentando di ripulirsi il maglione - Ma ne
mancano ancora due, e non so se...-
-A proposito!- lo interruppe Harry -Stai pensando a cosa potrebbe
servirti quella chiave?-
Ron si grattò la nuca, a disagio.
-Non ci ho pensato molto- ammise -ma se anche ci pensassi, sarebbe del
tutto inutile. Insomma, non penso di riuscire ad indovinare la seconda
prova, no?-
Neville lo guardò da sopra la tazza.
-Be', ma saresti comunque avvantaggiato!- disse.
Allo sguardo perplesso di Ron si schiarì la voce.
-Voglio dire che se te ne fai un'idea, anche solo vaga, arrivi alla
prova non del tutto impreparato. E questo è un bene!-
-Sì- replicò Ron -Ma cosa diavolo potrei capire
da una
chiave? L'unica informazione estrapolabile è che serve ad
aprire
qualcosa!-
Rimasero tutti in silenzio per qualche istante, riflettendo.
Poi Hagrid sospirò.
-Be', vedrai che te la caverai benissimo anche stavolta. Certo eh,
che anno che è questo per il nostro Ron!-
Posò la tazza e gli sorrise.
-Credo che non avrai nemmeno un minuto di tempo libero tra gli esami,
il torneo, la tua Hermione...-
Ci fu un momento di panico generale, nel quale Ron avvampò e
strabuzzò gli occhi, ed Harry prese a tossicchiare con
enfasi.
Hermione si strozzò col thè.
-Bhe?!- esclamò Hagrid, sorpreso -Che vi prende a tutti?
Andiamo, mica farete i timidoni con me?!-
Seguì un silenzio imbarazzante.
Ron fissava con ostinazione il tavolo, ed Hermione continuava a
tossire, paonazza, mentre Neville le dava qualche colpo gentile sulla
schiena.
-Ecco, in realtà...- iniziò Ron, incerto.
Ma Hermione fu più rapida: riuscì a liberarsi la
gola,
lanciò uno sguardo triste al ragazzo e disse piano: -Ci
siamo
lasciati, Hagrid.-
Il guardiacaccia strabuzzò gli occhi.
-No!- esclamò -Ma come! E perché?!-
Il silenzio era rotto soltanto dallo scoppiettio del fuoco.
Neville ed Harry sembrvano improvvisamente interessati a Thor.
-E'... è complicato.- pigolò Hermione, sentendosi
gli occhi di Ron addosso.
Hagrid fece un grosso sospirò e si grattò la
barba.
-Non siate sciocchi- disse poi -sono sicuro che risolverete. State
così bene insieme, non ne vale la pena!-
Hermione alzò finalmente lo sguardo.
Gli occhi blu di Ron la scrutavano da sotto il ciuffo di capelli rossi.
Timorosi, tristi.
-Non è così semplice...- iniziò il
ragazzo.
-Ah, non dite scemenze!- sbottò Hagrid facendoli trasalire.
Hermione, Neville, Ron ed Harry lo fissarono, sorpresi.
-Dico davvero- borbottò il guardiacaccia, arrossendo -non
cercate scuse per voi stessi, se ci tenete davvero riuscirete a
risolvere! Guardate me ed Olimpe!- aggiunse con un sorrisone.
Malgrado tutto, Hermione e Ron ridacchiarono, ma da quel momento
evitarono di guardarsi.
-Sta smettendo di nevicare- disse Harry dopo un po' -dovremmo
approfittarne per tornare!-
-Sì- replicò Neville alzandosi -anche
perché
inizia ad essere molto buio! La McGrannit non sarebbe contenta!-
Afferrarono mantelli e sciarpe e si avvicinarono alla porta.
-Be', grazie per la compagnia, Hagrid!- disse Harry, seguendo Ron fuori
-Ci vediamo presto!-
-Grazie a voi!- rispose Hagrid lasciando passare Neville -Comportatevi
bene, eh! E, Hermione?- chiamò sottovoce.
La ragazza si voltò a guardarlo, un piede già sui
gradini.
-Cerca di farlo ragionare, quel testone!- disse, riferendosi a Ron -Ha
bisogno di te. E tu di lui. E non scuotere la testa, non penserete di
prendere in giro il vostro vecchio Hagrid?-
Sentendo gli occhi pizzicarle, Hermione sorrise.
-Grazie, Hagrid- sussurrò -E' tanto carino da parte tua.-
Il guardacaccia arrossì e fece un sorrisone sotto la barba.
-E stai allegra!- le urlò guardandoli allontanarsi -Tra
qualche giorno andrete ad Hogsmeade!-
*
-Hogsmeade, Hogsmeade, Hogsmeade! Non hanno fatto altro che parlarne
per tutta la settimana! Sembra che non ci siano mai stati!-
Con uno strattone, Hermione recuperò la propria sciarpa di Grifondoro
da sotto il letto.
-Be', cerca di capirli- replicò una voce assonnata -E' bello
poter uscire dal castello ogni tanto, no?-
La ragazza si voltò verso la fonte della voce: Ginny,
accoccolata nel proprio letto, aveva tirato fuori la testa dalle
coperte.
-Tu non vieni proprio?- le domando con tono supplichevole, avvolgendo
la sciarpa al collo.
Ginny scosse il capo.
-No, te l'ho detto- sospirò -Non mi sento bene per nulla, e
Madama Chips ha detto che farei meglio a rimanermene a letto per un
paio di giorni.-
Hermione si rabbuiò e sedette sul proprio letto.
-Rimarrei qui con te, ma ho bisogno di nuove piume e pergamene. E poi
avevo promesso ad Harry che...-
-Ma figurati, stai scherzando?!- intervenne Ginny -Non pensarci
nemmeno! Penso proprio che ti farà bene uscire per un po'.-
-Già- borbottò Hermione infilando uno stivale
-Eppure non ne ho per niente voglia!-
Finì di prepararsi, infilò il cappotto e fece un
sorrisetto all'amica.
-Riposati e guarisci!- le intimò -Ti porterò
qualcosa di buono da Mielandia!-
Ginny le sorrise.
-E tu cerca di fare pace con mio fratello!- replicò
inarcando un sopracciglio.
Hermione uscì velocemente dalla stanza, ma Ginny fu certa di
averla vista arrossire.
Il viale principale di Hogsmeade era abbastanza affollato.
Studenti e abitanti del villaggio passeggiavano con
tranquillità lungo le vetrine scintillanti, fermandosi di
tanto in tanto ad ammirare le decorazioni natalizie.
Il freddo era pungente, ma non nevicava dalla sera precedente ed il
manto di neve sotto i piedi era compatto e candido.
-Sbaglio o quest'anno hanno messo più luci decorative?-
disse Harry osservandone un lungo filo drappeggiato attorno ad una
pianta.
Ron annuì lentamente.
-Be', è normale. Negli ultimi anni non c'è stato
molto da stare allegri, insomma.-
Affondò le mani nelle tasche del giaccone e si
guardò intorno:
in effetti si erano dati da fare inquanto a decorazioni. Sembrava che
l'ombra della guerra e della distruzione fosse stata cancellata.
-Dov'è che vogliamo andare?- domandò ad Harry ed
Hermione -Dean mi ha detto che a Mielandia...-
Si interruppe di botto, la fronte aggrottata, lo sguardo fisso davanti
a sé:
due studenti con la divisa di Durmstrang li avevano appena superati a
passo svelto.
-Che cosa c'è?- gli domandò Harry battendo le
palpebre.
Ron si voltò a guardarlo.
-No, nulla- rispose perplesso -è che... quelli non sono due
studenti di Durmstrang? Cosa ci fanno qui?-
Harry spostò lo sguardo da Ron ai due ragazzi, che
si allontanavano lungo il viale.
-Ron, staranno facendo una passeggiata anche loro, no?-
osservò -La gita ad Hogsmeade è aperta anche agli
studenti ospiti!-
-Davvero?- intervenne Hermione, stupita -Non ne sapevo niente!-
Il voltò di Ron si fece improvvisamente duro.
-Perché ti interessa tanto?- le domandò brusco
-Sei pentita di non averci portato "Vicky"?-
Per un attimo, Hermione parve ferita.
Poi la sua espressione si inasprì.
-Questo non è affar tuo, Ronald- sibilò -se anche
io avessi portato Victor, non ti riguarda minimamente.-
Si guardarono di sbieco per qualche istante.
-E comunque- continuò Hermione aspra, lanciando uno sguardo
oltre le spalle di Ron -sta arrivando la tua amichetta francese,
sarà meglio che tu ti dia un contegno.-
Harry e Ron si voltarono: quest'ultimo spalancò gli occhi,
sorpreso.
In effetti Jaqueline avanzava verso di loro, i lunghi capelli biondi
sparsi sulle spalle, un cappello bianco a proteggerle il capo dal
freddo.
-Jaqueline!- esclamò Ron -Non sapevo ci fossi anche tu!-
Lei fece un sorriso ampio e li raggiunse.
-Ragazzi!- salutò -vi ho visti da lontano, ma non volevo
interrompervi!-
-Ma quale interromperci!- sorrise Ron lanciando uno sguardo strano ad
Hermione -Unisciti pure a noi!-
Lei si rabbuiò.
-Oh, grazie!- fece Jaqueline con un sorriso -Pensavo che potreste farmi
fare un giro! Sapete, non ho mai visitato Hogsmeade, e sembra davvero
spettacolare!-
-Non penso ti interessi venire con noi.- intervenne Hermione con
freddezza. -Io devo comprare materiale per la scuola.-
Gli occhi di Ron si ridussero a due fessure.
-Be', io no- sbottò -perciò, Jaqueline, ti porto
volentieri a fare il giro del villaggio. Vieni con noi, Harry?-
Harry lanciò uno sguardo ad Hermione, che pareva fuori di
sé; poi si rivolse a Ron.
-Accompagno Hermione a prendere le pergamene- disse a mo' di scusa
-servono anche a me.-
Hermione gli strinse il braccio, grata.
Jaqueline, nel frattempo, osservava preoccupata lo scambio di opinioni
tra i tre.
-Ehm, guardate che se è un problema non importa!- disse
piano -Cioè, posso andare da sola, non...-
-Ma figurati- rispose Ron -Dai, andiamo. Ci vediamo più
tardi ai Tre Manici di Scopa- disse poi ad Harry.
Lanciò un ultimo sguardo risentito ad Hermione e si
allontanò con Jaqueline.
-Ehm... be'- fece Harry dopo un po' -vogliamo andare?-
Hermione annuì lentamente.
-Andiamo- disse, avvicinandosi ai negozi -prima che io faccia
qualcosa di cui poi potrei pentirmi.
Harry fece un lungo sospiro.
-Hermione, non potreste...-
-No, non potremmo.- ribatté lei secca.
Si fermarono ad osservare la vetrina scintillante di
Stratchy&Sons, Abbigliamento per Maghi, ed Harry le
lanciò uno sguardo triste.
-Hermione, e dai!- tentò -Se solo smetteste di essere
così testardi...-
-Ascolta, Harry- lo interruppe lei, voltandosi spazientita
-è una storia vista e rivista, ok? Non pensi che io possa
essere stufa?-
Harry inarcò le sopracciglia scure.
-Più che stufa, a me sembri star male!- replicò
-Ma perché non cercate di chiarire? E' una cosa
così stupida!-
-Non è stupida!- rispose lei infervorata, sistemandosi il
paraorecchie rosso -Non è una cosa stupida, è una
questione di principio!-
Harry scosse lentamente il capo, rassegnato.
-Harry, ti prego, non parliamone più- sospirò lei
incamminandosi -Parliamo di qualcos'altro.-
Lui tenne il passo, raddrizzandosi gli occhiali sul naso.
-Ok, facciamo discorsi frivoli e spensierati, se è questo
che vuoi- disse con un sorrisetto. -Tra poco ci sarà il
Ballo del Ceppo!-
Hermione si fermò di colpo ed emise un gemito.
-Oooh, no!- esclamò coprendosi il viso -Me ne ero
completamente dimenticata!-
Harry sollevò un sopracciglio.
-Be', dov'è il problema?- esclamò -Non ci vuole
chissà quale preparazione! Basta che tu abbia l'abito, e...-
-Ma no, cos'hai capito- sospirò Hermione.
Rimase in silenzio per qualche istante, lo sguardo basso.
-Che stupida- disse poi, gli occhi tristi -Ed io che non vedevo l'ora
di andarci con Ron.-
Harry rimase in silenzio, la neve scricchiolante sotto i loro passi.
-Avevo anche comprato un abito nuovo, pensa- continuò lei -e
adesso resterà ad impolverarsi nell'armadio.-
-Perché, scusa?- domandò Harry cauto -Anche senza
Ron, non puoi venire lo stesso?-
Hermione inarcò le sopracciglia.
-E con chi, scusa?- domandò -Con Victor? Vuoi che si scateni
una rissa in Sala Comune?-
Harry ridacciò e scosse il capo.
-No, assolutamente. Ehi!- esclamò poi, improvvisamente
illuminato -Potremmo andarci insieme!-
Hermione si voltò a guardarlo, un'espressione basita sul
viso.
-Io e te?- disse -Ma scusa, e Ginny?-
-Ginny mi ha confessato proprio l'altro giorno di voler tornare alla
Tana, per le vacanze di Natale- rispose lui facendo spallucce.
-Avevo pensato di andare con lei, ma se resto per accompagnarti al ballo
lo faccio volentieri. E lei non avrà nulla da ridire.-
Hermione gli carezzò un braccio.
-Oh, Harry, grazie!- sospirò -Ma non voglio farti
trascorrere le vacanze lontano da Ginny!-
-Ed io non voglio che tu stia da sola la sera della Vigilia, mentre
tutti sono al ballo- replicò lui -Si tratterà
solo di qualche giorno, per Capodanno tornerà ad Hogwarts e
staremo insieme.-
Hermione fece un sorrisetto.
-Vedremo- rispose -Ne parlerò con lei. Io... grazie, Harry.
Grazie veramente.-
-Ma ti pare!- le sorrise lui. -Lo faccio con piacere. Sarà
divertente. Anche se avrei preferito che tu ci andassi con Ron.-
-No.- ribattè immediatamente lei.
-Guarda che sei ancora in tempo.- le fece notare lui.
Hermione svoltò in direzione del negozio di piume e gli
lanciò un'occhiata fulminante.
-Avevamo detto che non ne parlavamo più!- lo
rimproverò -E poi, vorrei ricordarti che il tuo amico
è un pazzo!
-...E poi è una pazza!- sbottò Ron -E' isterica,
non le si può dire una parola, ti rinfaccia tutto quanto!-
Tirò su con rabbia il cappuccio della felpa.
Lui e Jaqueline passeggiavano in direzione della piazza principale, il
vento sul viso, le mani in tasca.
La ragazza lo ascoltava in silenzio, gli occhi verdi fissi sulle
impronte nella neve.
-Coraggio, Ron- disse piano -Vedrai che si risolverà.
Insomma, siete due persone intelligenti! Non so perché vi
siate lasciati, ma sono sicura che...-
-Proprio perché sono una persona intelligente, non voglio
ricominciare- ribattè lui deciso.
-Ne ho abbastanza, otto anni di tira e molla, non si può
andare avanti così!-
Jaqueline si voltò a guardarlo, torturandosi una ciocca
azzurro ghiaccio.
-Vedrai che andrà tutto per il meglio- disse -Voglio dire,
sei un campione Tre Maghi! Puoi fare qualsiasi cosa!-
Malgrado tutto, lui sorrise.
-Siete più complicate di una qualsiasi prova del torneo-
ribatté -con voi è sempre un'eterna sfida.-
Jaqueline ridacchiò.
-Ma no, dai! Si tratta solo di trovare un equilibrio!-
Ron si fermò e si voltò a guardarla.
-E tu?- le chiese -Lo hai trovato il tuo equilibrio?-
Lei fece spallucce.
-Pensò di sì- sorrise -E vedrai che lo troverai
anche tu. Sei un ragazzo fantastico, Ron. Uno come te non
avrà difficoltà.-
Lui fece un sorrisetto malizioso.
Poi, lentamente, le cinse i fianchi con le braccia.
-Lo sai, Jaqueline- disse sottovoce -Io penso proprio che noi due
andiamo sempre più d'accordo...-
-Tu credi?- domandò lei, le gote rosse.
-Oh, sì- replicò lui, la voce roca -Credo proprio
di sì.-
Si sporse in avanti, gli occhi chiusi.
Il respiro freddo della ragazza gli carezzava il viso, le sue labbra
erano a pochi centimetri...
E poi Jaqueline si ritrasse all'indietro, le mani sul petto di lui.
-Ron!- esclamò confusa -Che cosa stai facendo?-
Lui aprì gli occhi: la ragazza lo osservava, gli occhi
spalancati, un'espressione di sorpresa dipinta sul viso.
-Oh!- esclamò lui, mollando la presa -Stavo solo, ehm...-
Si grattò la nuca, a disagio, e lasciò andare un
lungo sospiro.
-Scusami- borbottò -Pensavo di piacerti!-
Jaqueline lo fissò per un istante.
Poi esplose in una bella risata.
-Oh, Ron!- disse -Ma certo che mi piaci! Mi piaci tantissimo come
amico, e sei una persona meravigliosa!-
Lui la fissò senza capire, le orecchie in fiamme.
Lei gli posò una mano sulla spalla.
-Ron, lo stavi facendo soltanto per ripicca- spiegò con un
sorriso -Stavi per baciarmi soltanto per Hermione. E questa
è una cosa brutta, sia nei suoi confronti che nei tuoi!-
Ron abbassò lo sguardo, a disagio.
-Però penso per davvero che tu sia fantastica-
borbottò -non lo penso solo per ripicca ad Hermione.-
-Be', grazie!- sorrise lei -E vale lo stesso per me, lo sai!-
Lui la guardò e fece un sorrisetto mesto.
-E pensare che stavo anche per chiederti di andare al ballo insieme...-
sospirò.
Jaqueline si strinse nel cappottino azzurro e ridacchiò
piano.
-Be', fallo!- disse -Accetterò volentieri!-
Ron spalancò gli occhi, stupito.
-Davvero?!- domandò.
Lei sorrise ed annuì.
-Bene! Allora, ehm...- si schiarì la voce e sorrise a sua
volta -Jaqueline, verresti al Ballo del Ceppo con me?-
Lei gli diede un piccolo pugno su una spalla ed annuì.
-Certo che ci vengo, Ron Weasley. Andiamo a questo ballo insieme. Come
amici!- aggiunse. -Sarà divertente!-
Ron sorrise e volse lo sguardo al viale.
-Dove ti porto, allora?- domandò. Poi gli si
illuminò il viso -Ehi... hai mai sentito parlare di
Mielandia?-
Hermione osservava distrattamente il fumo salire dalla proprio
Burrobirra.
Teneva le mani attorno al boccale: era una sensazione piacevole quella
del calore che si irradiava attraverso i guanti.
-Ci voleva proprio!- disse Harry prendendo un sorso della propria.
Erano seduti ad un tavolo vicino ad una delle finestre, ed osservavano
distrattamente il via vai di persone al di là del vetro
appannato.
-Credi che abbiano ripreso a condurre una vita normale?-
domandò piano Hermione.
Harry le lanciò uno sguardo incuriosito.
-Intendo dire, dopo la guerra- continuò lei -credi che siano
riusciti a ritrovare un equilibrio?-
Lanciando uno sguardo fuori, Harry si rilassò sulla sedia.
-Penso di sì, sai?- rispose poi -Voglio dire, ci stiamo
riuscendo noi, ci riusciranno anche loro.-
Hermione osservò il profilo dell'amico: i capelli corvini
spettinati, gli occhiali tondi, gli occhi verdi brillanti.
Era sempre lo stesso.
-Ti ammiro così tanto, Harry.- disse in un sussurro -Sei
stato così forte.-
L'amico si voltò a guardarla, sorpreso: Hermione aveva gli
occhi lucidi.
-Ehi!- le disse lui sorridendo -Che cosa ti prende adesso?-
Lei si asciugò una lacrima con dorso della mano.
-Niente- pigolò -E' che... mi sento così stupida.
Tu hai dovuto affrontare tutte quelle cose, e sei sempre
così forte, così coraggioso. E devi stare ad
ascoltare me che piagnucolo per quell'idiota di Ronald, per una cosa
così... così sciocca.-
Harry pareva colpito.
Si chinò in avanti, lo sguardo determinato, e strinse il
braccio di Hermione.
-Tutto ciò che ho affrontato lo abbiamo affrontato insieme.-
disse con voce ferma. -Senza te e Ron non ce l'avrei mai fatta, lo sai
bene. Ce l'abbiamo fatta insieme.-
Lei tirò su sol naso, gli occhi bassi.
-E questa non è una stupidaggine- continuò Harry
-Immagino come tu ti senta, e mi dispiace tanto, Hermione. Non pensare
che sia una sciocchezza e che tu non possa parlarmene solo
perché sono Harry Potter. Da quando in qua è
così?-
Hermione sorrise tra le lacrime, stordita, ed alzò lo
sguardo.
-Lo so che posso parlarti di tutto- rispose piano -ma a volte mi sembra
di... di tediarti con queste mie sciocchezze, mentre tu hai avuto tutti
questi pensieri in questi anni, ed io...-
-...E tu eri lì con me, ad aiutarmi e a sopportarmi-
concluse lui.
Le fece un largo sorriso, e quando lei aprì la bocca per
ribattere lui fu più svelto.
-Hermione, abbiamo sempre affrontato tutto insieme. Tu e Ron ci siete
sempre stati per me. Ed io farò lo stesso, sempre. Lo sai.-
Lei represse un grosso singhiozzo e lo guardò.
-Oh, Harry!- gemette -Vorrei solo che le cose andassero bene per tutti
noi!-
Nascose il viso tra le mani e prese a piangere in silenzio.
Lentamente, Harry fece il giro del tavolo e la abbracciò.
-Sarà così, Hermione- disse a bassa voce -vedrai
che sarà così. C'è solo bisogno di
tempo.-
La lasciò piangere sulla propria spalla, carezzandole la
schiena con fare rassicurante.
L'amica impiegò parecchio tempo a calamarsi.
Quando parve essersi un po' tranquillizzata, con gli occhi ancora
lacrimosi prese la Burrobirra ormai tiepida e bevve un lungo sorso.
-Scusami- borbottò con le labbra piene di schiuma -Sono
proprio una stupida.-
Harry sorrise e bevve un po' della propria bevanda.
-Na, non stupida- ridacchiò -Solo un tantino provata. E con
due bei baffi bianchi!-
Rise vedendola arrossire e ripulirsi in fretta e furia.
Poi volse lo sguardo alla finestra: qualche fiocco di neve stava
iniziando a scendere dal cielo, e due figure si avvicinavano alla porta
del pub.
Quando furono abbastanza vicini, potè constatare che si
trattava di Ron e Jaqueline.
-Oh, no- sospirò Hermione sbirciando fuori. Era evidente che
li aveva visti anche lei. -Devono proprio venire qui?-
-Direi proprio di sì.- replicò Harry -Anche
perché mi pare che ci fossimo dati appuntamento!-
Contrariata, Hermione sprofondò nel proprio boccale.
-Coraggio!- rise Harry -Possiamo farcela. Ed ora fai un bel sorriso!-
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Sono decisamente finiti i bei tempi in cui aggiornavo una volta a
settimana.
Ho dei ritmi sempre più frenetici, hanno iniziato a decidere
le date d'esame ed io sguazzo nell'ansia.
Ad ogni modo: saaaaaaaaaaaaaalve.
Anche questo benedetto capitolo 11 è arrivato.
Finalmente avete potuto constatare quanto Jaqueline sia una brava
ragazza, corretta e adorabile.
Così anche i più ostinati smetteranno di odiarla
xD
E, rullissimo di tamburi...Nel prossimo capitolo ci sarà il
tanto atteso Ballo del Ceppo! :D
Spero di fare un buon lavoro, e nel frattempo spero che questo capitolo
vi abbia soddisfatti.
Attendo con trepidazione le vostre opinioni, augurandovi un buon fine
settimana e scusandomi per il ritardo!
Un abbraccio grande e al prossimo capitolo cari!
Grazie per il vostro calore!
Miza
|
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Capitolo 12 *** 12. The Yule Ball. ***
Capitolo Dodici:
The Yule Ball.
Sono venuto per incontrarti,
dirti che mi dispiace.
Non sai quanto sei bella.
Dovevo trovarti, dirti che ho bisogno di te, dirti che ti ho trascurata.
Dimmi i tuoi segreti, fammi le tue domande.
Oh, torniamo all'inizio.
C'era gran fermento nel dormitorio femminile di Grifondoro quel
pomeriggio.
Le ragazze non facevano che correre su e giù, entrare ed
uscire, chiedere e consigliare.
I pavimenti ed i letti erano cosparsi di abiti, fermagli, confezioni di
lozioni per il corpo ed i capelli.
Tutte erano sovreccitate e ridacchianti, e non sembravano aver
intenzione di star zitte un attimo.
Tutte, tranne Hermione.
Era immobile davanti allo specchio ormai da diversi minuti, e si
studiava con occhio critico senza dire una sola parola.
Se avesse dovuto dare un punteggio, su una scala da uno a dieci, alla
voglia che aveva di andare al Ballo del Ceppo quella sera,
probabilmente lo zero non sarebbe stato sufficiente.
Sbuffò e si passò una mano tra i capelli,
irritata.
Quelli che secondo lo Spray
Molla-Ricci (che Natalie McDonald aveva tanto insistito
che prendesse in prestito)
avrebbero
dovuto essere "Boccoli setosi, lucenti e perfettamente definiti", altro
non erano che ciocche flosce che spuntavano qua e là nel
suo
consueto cespuglio di capelli.
Ed anche l'abito che tanto l'aveva entusiasmata al momento
dell'acquisto in quel momento le sembrava del tutto frivolo ed inutile.
Passò una mano sulla stoffa liscia e setosa della gonna.
Era un abito a sirena, di un bel viola intenso.
L'aveva visto in un negozio babbano alla fine dell'estate, passeggiando
con sua madre.
Hermione non era solita emozionarsi per dei capi d'abbigliamento, anzi,
spesso indossava i capi più comodi che avesse.
Ma la forma armoniosa di quell'abito, il modo in cui fasciava il
manichino fino a metà coscia per poi allargarsi gradualmente
in
una gonna che arrivava fino al pavimento, l'aveva incantata.
Era rimasta a fissare la lucentezza della stoffa, l'eleganza della
scollatura e l'intensità del colore con occhi increduli.
La madre se ne era accorta, e aveva tanto insistito perché
lo provasse.
E quando Hermione si era timidamente affacciata dal camerino, la
signora Granger aveva deciso che le avrebbe comprato quell'abito, e a
nulla erano servite le proteste della figlia.
Ora quel giorno sembrava lontano, e ad Hermione l'abito sembrava una
copia scialba di quello che aveva acquistato.
Persino il particolare che più aveva amato la lasciava
indifferente: una elegante applicazione di foglie e fiori, dello stesso
colore e tessuto del resto dell'abito, che partiva dal lato sinistro
della gonna per arrampicarsi lungo tutta la lunghezza del vestito, per
poi terminare sul lato destro della scollatura.
In quel momento le foglie le sembravano di troppo, pacchiane
anzichè delicate, flosce anziché graziose e
svolazzanti.
-Ehi Hermione, il tuo abito è bellissimo!- le sorrise con
ammirazione una biondina che si chiamava Ellen.
Hermione si limitò a fare un sorrisetto mesto.
Guardando le proprie compagne emozionate le venne ancora più
voglia di infilarsi nel letto ed emergerne soltanto la mattina dopo, ma
sapeva che Harry non glielo avrebbe mai permesso.
Apprezzava moltissimo il fatto che si fosse rifiutato di lasciarla da
sola la sera della Vigilia, e ancor di più che Ginny avesse
acconsentito senza problemi a lasciarli andare al ballo insieme, ma in
quel momento Hermione si ritrovò a desiderare che Harry
avesse
seguito l'amica alla Tana.
Si domandò, anzi, perché non ci fosse andata lei,
o
perché non le fosse venuto in mente di tornare a Londra dai
suoi
genitori.
-Santo cielo, è ora!- strillò eccitata una delle
sue compagne di stanza.
Facendo un gran baccano le ragazze si diedero gli ultimi ritocchi,
riempendo la stanza di odore di lacca e di profumi dolciastri.
Con un ultimo sospiro rassegnato Hermione raccolse i capelli in una
pratica crocchia. Per lo meno non sarebbe sembrata la sorella minore di
Hagrid.
Poi andò al proprio baldacchino e si chinò in
cerca delle scarpe di raso viola coordinate all'abito.
Si inginocchiò non senza difficoltà, e quando
allungò una mano sotto il letto la sentì
intruppare
contro qualcosa di piccolo e duro.
Perplessa, afferrò l'oggettino e lo tirò fuori.
Quando aprì la mano, le si mozzò il fiato in
gola: era la pallina di luce, il ciondolo di Ron.
Doveva essere lì sotto da parecchio tempo, considerata la
modesta quantità di polvere in superficie.
Hermione vi passò un dito sopra con delicatezza, rimuovendo
la
patina opaca. Immediatamente la sferetta riprese a luccicare.
Le parole che Ron le aveva scritto le tornarono con violenza alla mente.
"Volevo che l'avessi, e volevo
essere io a regalartela. Così
ogni
volta che la indosserai sarà come avermi sempre con te."
Strinse forte il ciondolo in mano, sentendo
la rabbia montarle dentro.
Aveva voglia di ricacciarlo sotto il letto e lasciarcelo marcire per
sempre, o meglio ancora fiondarlo dalla finestra.
Ma era stanca di arrabbiarsi e umiliarsi.
Era il momento di tirare fuori la sua parte più orgogliosa e
determinata.
Con un gesto lento e fluido, portò la collana al collo e la
infilò.
Il vetro freddo del ciondolo si scaldò immediatamente a
contatto con la pelle calda del suo petto.
Senza più indugi Hermione recuperò le scarpe, le
indossò e si rimise in piedi.
Era pronta.
Ron si mordicchiò nervosamente un'unghia.
Detestava aspettare, detestava ballare e detestava le situazioni poco
chiare.
E in quel momento, aveva quantità industriali di tutte e tre
le cose.
Era fuori dal portone della Sala Grande, in attesa di Jaqueline.
Moltissime coppie erano già entrate e continuavano ad
affluire,
ma la McGrannit era stata chiara: i campioni e i loro accompagnatori
dovevano attendere.
Sarebbero entrati per ultimi, con la sala già piena.
Avrebbero dovuto sfilare fino alla pista da ballo e poi aprire le
danze, come tradizione.
Il pensiero di aprire le danze preoccupava Ron non poco: un conto era
confondersi tra la folla e muovere qualche passo, un altro danzare in
bella vista con sole altre tre persone.
Pur essendoci tre campioni, il fatto che lui e Jaqueline andavano
insieme comportava che fossero solamente due le coppie che aprivano le
danze, e non tre come sarebbe dovuto essere.
Il che agitava Ron ancora di più.
Ma c'era un'altra cosa che lo rendeva ancor più irrequieto:
Hermione sarebbe andata al ballo con Harry.
L'amico glielo aveva detto qualche giorno prima, e Ron inizialmente
aveva reagito serenamente.
Ovviamente preferiva che andasse con Harry che con un qualunque altro
ragazzo, soprattutto Krum.
Ma ripensandoci, la cosa lo indisponeva un tantino.
Sapeva che Hermione ed Harry erano come fratelli, che lui era
innamoratissimo di Ginny e che non sarebbe mai potuto accadere nulla,
ma temeva che vederli insieme avrebbe riscatenato in lui antiche paure
ed angosce.
Oltretutto, il fatto che Hermione andasse con Harry faceva apparire il
ragazzo come l'amico buono e altruista, e lui come un idiota bastardo.
-Che forse, in fin dei conti, è ciò che sono- si
ritrovò a borbottare.
Una coppia ridacchiante gli passò accanto di corsa ed
entrò in Sala Grande.
Quando aprirono il portone e vi si infilarono, Ron ebbe modo di
sbirciare dentro e rimase di stucco: la stanza era quasi
irriconoscibile.
Dopo otto anni, Hogwarts riusciva ancora a sorprenderlo con le proprie
decorazioni.
I dodici grandi alberi di Natale erano stati addossati alle pareti, e
addobbati ancora di più. Luccicavano più che mai.
I tavoli delle quattro case erano spariti, lasciando spazio a tavolini
rettangolari di cristallo da due o quattro persone.
Graziose sedie foderate di raso argenteo erano raggruppate attorno ai
tavoli, e divanetti dello stesso colore sbucavano di qua e di
là.
Oltre alla neve che fioccava giù dal soffitto incantato,
nell'aria erano sospese lanterne bianche e argentate, e grossi fiocchi
di neve cosparsi di lustrini.
Attorno alle altre finestre erano stati drappeggiati numerosi fili di
luci scintillanti, così come attorno alla pedana sulla quale
avrebbe suonato la band ingaggiata.
E in fondo alla sala, oltre la pista da ballo illuminata alla
perfezione, il sontuoso tavolo del buffet, carico all'inverosimile.
L'impressione generale che Ron ebbe, fu quella di sbirciare all'interno
di una enorme palla di Natale scintillante.
Stava giusto iniziando a chiedersi se il proprio completo grigio scuro
fosse abbastanza elegante quando si sentì battere su una
spalla.
Era Jaqueline.
-Ah, sei arrivata!- esclamò voltandosi a guardarla.
Voleva sorriderle, ma quando la vide non poté fare a meno di
spalancare gli occhi e la bocca.
-Per la miseria!- esclamò, colpito -Sei... sei bellissima!-
La ragazza fece un enorme sorriso e si lisciò la gonna
dell'abito.
-Davvero?- domandò allegra -Sono stata un po' indecisa
sull'abito fino all'ultimo!-
Ron le lanciò una lunga occhiata.
Era davvero bellissima, coi capelli biondi sparsi sulle spalle e la
frangia e alcune ciocche di un blu delicato.
Erano dello stesso colore del corpetto dell'abito, un bel vestito lungo
fatto di veli svolazzanti, ognuno di una sfumatura diversa di blu.
Avendola vista soltanto con la divisa scolastica, Ron non si era mai
reso conto che oltre ad avere un viso meraviglioso la ragazza aveva
anche un corpo mozzafiato.
E a giudicare dagli sguardi degli studenti di sesso maschile che si
dirigevano nella Sala Grande, non era l'unico ad averlo notato.
-Stai benissimo... davvero!- ribadì lui, le orecchie
incandescenti.
Jaqueline rinnovò il sorriso e si strinse nelle spalle.
-Stai benissimo anche tu!- esclamò annuendo -Mi piace un
sacco il tuo completo!-
Ron fece un sorrisone compiaciuto e stava per ribattere con un
complimento sui capelli della ragazza, ma lo sguardo di lei si perse
oltre la sua spalla e si illuminò.
-Guarda!- esclamò agitando un braccio -Ci sono Harry ed
Hermione! Ciao ragazzi!-
Con un nodo allo stomaco, Ron si voltò a guardare i due
amici.
E quando il suo sguardò si posò su Hermione, il
nodo si strinse di più.
Hermione non era come Jaqueline.
Era carina, certo, ma non era mai stata una di quelle ragazze che, se
la incontri per strada, ti volti a guardarla.
Non aveva un viso e un corpo perfetti, né tantomeno un
carattere amabile e mansueto.
Ma Ron l'aveva sempre trovata bellissima, la più bella di
tutte.
Hermione non era perfetta; eppure le sue spalle esili, lasciate nude
dall'abito viola, facevano accellerare il battito cardiaco di Ron.
Non era perfetta, eppure i ciuffi ribelli che sfuggivano
all'acconciatura e le carezzavano le guance e il collo lo facevano
avvampare e deglutire a fatica.
-Ciao- disse Harry titubante, elegante nel suo completo blu -Bei
capelli, Jaqueline!-
Hermione si teneva un po' in disparte, silenziosa.
Jaqueline sorrise.
-Grazie! Temevo di avere un po' esagerato... Hermione, adoro il tuo
abito! E' strepitoso!-
Sentendosi chiamare in causa, la ragazza trasalì.
-Ah... sì, grazie- rispose senza troppa enfasi.
I suoi occhi scuri indugiarono sulla ragazza per poi posarsi in quelli
di Ron.
Il ragazzo sentì il cuore mancargli un colpo.
Rimasero a guardarsi in silenzio per qualche istante.
Poi la voce squillante della McGrannit richiamò Ron alla
realtà: l'insegnante stava invitando, in maniera non troppo
delicata, gli ultimi studenti ritardatari ad entrare in Sala Grande.
-Forza, forza!- urlava sospingendoli -Tutti dentro! Campioni, mettetevi
in fila! Come funziona qui?!-
Raggiunse il gruppetto e li osservò con espressione
interrogativa.
-Weasley, tu sei con la signorina Granger, no? Potter cosa ci fai qui?!
E lei, signorina Arcienciel...-
-No, no- la interruppe Ron con voce debole -Io sono con Jaqueline.-
La McGrannit parve spaesata per un attimo.
Poi fece spallucce e riprese il controllo.
-Allora Potter e Granger dentro, subito!- ordinò assestando
loro dei colpetti sulla schiena.
-Weasley, signorina, voi mettetevi qui! Dov'è finito il
signor
Krum?!- domandò poi esasperata, guardandosi intorno.
Krum comparve pochi istanti dopo, accompagnato da una graziosa
Beauxbatons vestita in oro.
-Mi raccomando, composti ed eleganti!- si raccomandò la
McGrannit posizionando Jaqueline e Ron davanti a Krum e alla sua
compagna.
Ron vide chiaramente quest'ultimo fissarlo con astio.
-Che ansia- sussurrò Jaqueline prendendolo sotto braccio.
Il ragazzo osservò la McGrannit spalancare il portone e far
loro cenno d'entrare.
E non poté fare a meno di pensare che Jaqueline avesse
perfettamente ragione.
Per tutta la durata dell'entrata dei campioni in Sala Grande e
delle danze di apertura, Hermione aveva osservato Ron tentando di
reprimere la voglia di strangolarlo.
Se ne stava lì tutto bello e beato, a volteggiare sulla
pista cingendo Jaqueline in vita.
Hermione si era rabbuiata, aveva pensato con rabbia che ci sarebbe
dovuta essere lei, lì con lui, e si era chiusa a meditare.
Poi però si era resa conto che non sarebbe stato carino nei
confronti di Harry starsene lì col muso lungo, e
così lo
aveva trascinato prima al tavolo del buffet e poi ad uno dei divanetti
(il più lontano possibile dalla pista da ballo).
-Allora!- esclamò lui mettendosi comodo -A che livello di
"Voglia di uccidere Ron" sei, attualmente?-
-Direi mille- borbottò lei mangiucchiando di mala voglia una
pizzetta.
Harry ridacchiò e prese un sorso di Burrobirra ghiacciata.
-C'è da dire che il Ballo del Ceppo non vi porti molta
fortuna,
eh?- disse lanciando un'occhiata in direzione di Ron, che danzava e
rideva con Jaqueline.
-Deve esserci una specie di maledizione per la quale, in questa
occasione, uno dei due si diverte e l'altro se ne sta in un angolo col
muso!- continuò con un sorriso.
Hermione ridacchiò.
-Già- ammise -ed in entrambi i casi, tu devi star
lì a sopportare il depresso di turno!-
Harry fece spallucce.
-Non me li sono proprio saputi scegliere gli amici, eh?-
domandò ridendo.
Anche Hermione rise, e gli diede una botta sul braccio.
-Io sono stata una magnifica scelta!- rispose con espressione convinta
-E te lo dimostrerò! Coraggio, Harry, si scende in pista!-
Sorrise e si alzò. Harry le lanciò uno sguardo
divertito.
-Peggio per te: mi vedrai tirar fuori il ballerino provetto che ho
celato dentro!-
Hermione si divertì moltissimo a ballare con Harry.
Risero, danzarono, ricordarono il Ballo del Ceppo di quattro anni prima.
Un paio di volte intravidero Ron, ma lui si limitò a
guardarli
in maniera indecifrabile, e non li raggiunse nemmeno quando si misero a
ballare insieme a Neville e Luna.
-Adoro questa canzone!- esclamò Luna in tono sognante dopo
qualche ballo, agitandosi freneticamente nel suo abito rosso con una
fantasia di pupazzi di neve.
Si dimenava tanto che colpì Neville sul naso col suo grande
anello coordinato all'abito.
-Ehm, Luna- bofonchiò lui con una mano sul volto -che ne
diresti di fermarci per un pochino e andare a bere qualcosa?-
Hermione ed Harry repressero una risata.
-Oh, d'accordo- acconsentì Luna senza smettere di ballare
-Ora ci vorrebbe proprio una Spremuta di Rabarbaro viola!-
Neville scosse il capo con un sorriso. Poi si rivolse a Harry ed
Hermione.
-Venite anche voi?- domandò -Ho visto anche Ron andare verso
il buffet, magari potremmo sederci tutti insieme!-
I due annuirono e fecero per seguire Neville e Luna fuori dalla pista,
ma Hermione si sentì trattenere per un braccio.
Si voltò, sorpresa, e si ritrovò faccia a faccia
con Victor Krum.
-Victor!- esclamò -Che cosa... ehm... ciao!-
Il ragazzo fece un lieve inchino.
-Mi chietefo se posso afere l'onore di qvesto ballo, Herr-mioni-
Hermione lo guardò, smarrita.
Il giovane aveva un'espressione speranzosa sotto il solito cipiglio
arcigno.
-Ah!- rispose lei -un ballo, certo... nessun problema!-
Si voltò verso Harry, che la guardava da bordo pista, in
attesa.
Gli fece cenno che era tutto ok e, un po' controvoglia, si
lasciò circondare dalle braccia di Krum.
-E' tanto che noi due non chiacchierafa- osservò lui,
ondeggiando a ritmo.
-E' vero- ammise Hermione -E'... è un periodo un po' strano.-
Krum la guardò.
-Ancora colpa di qvel Weasley?- domandò inarcando un
sopracciglio.
Hermione abbassò lo sguardo.
-Anche- disse piano -Ma non ne parliamo, ti va?-
Danzarono in silenzio per qualche minuto.
-Herr-mioni- disse poi lui prendendole la mano -Ora che tu è
single, io mi chietefo...-
Hermione chiuse gli occhi e fece un lungo sospiro.
Sospettava che sarebbero arrivati a quel punto.
-Victor- lo interruppe -No. Non posso, mi spiace.-
Lui abbassò lo sguardo, ferito.
-Vorrei che fossimo amici.- continuò Hermione -Solo amici.
Mi... farebbe piacere. Credi di poterci riuscire?-
Krum parve riflettere in silenzio per qualche istante.
Poi alzò di nuovo lo sguardo e annuì solennemente.
-Mi acconteterò- disse -Zempre meglio di niente!-
Hermione sorrise e si rilassò un pochino.
-Bene- esclamò -Allora possiamo continuare a ballare-.
-Ehi, Ron! Ron, siamo qui!-
Un bicchiere di Vino Elfico in mano, Ron si voltò
incuriosito, cercando la fonte del richiamo del suo nome tra la folla.
-Ron!-
Si sentì chiamare di nuovo, ed allungò il collo
al di sopra delle teste dei compagni accalcati attorno al buffet.
Ci mise qualche istante ad individuare Neville che si sbracciava ed
avanzava verso di lui, seguito da Luna e Harry.
-E' Neville!- disse a Jaqueline. Poi alzò la voce -Siamo
qui, Neville!-
Sgomitando e spingendo, gli amici riuscirono finalmente a raggiungerlo.
-Accidenti che caos- sbuffò Neville -Sembra che non abbiano
mai visto un buffet!-
-Che cosa c'è di buono?- domandò Luna facendo
capolino da sopra la sua spalla.
Ron sorrise.
-Tutto!- rispose allargando le braccia -Dalle tartine, ai tacchini,
alle patate, agli sformati, ai...-
-Ok, è chiaro!- lo interruppe Harry rubandogli un panino dal
piatto -E a quanto vedo tu hai già dato il meglio di te!-
-Non ancora- ghignò Ron -Lo sai che lascio sempre un po' di
spazio per il dolce.-
-Qui ad Hogwarts avete dei dolci favolosi!- si intromise Jaqueline con
un sorriso -Davvero, da noi non li fanno così buoni!-
Luna afferrò una tartina e la studiò con
interesse.
-Ti stai divertendo?- domandò a Jaqueline con tono soave.
La ragazza annuì e bevve un sorso di vino.
-Molto- rispose con gentilezza -e voi? I musicisti sono proprio forti,
eh?-
-Puoi ben dirlo!- disse Neville allegro -Ho sentito che hanno suonato
anche...-
-Ehi, dov'è Hermione?-
Luna, Harry, Neville e Jaqueline si voltarono simultaneamente verso Ron.
-Cioè, per curiosità!- si sbrigò ad
aggiungere lui, sentendo le orecchie riscaldarsi.
Vide Harry e Neville lanciarsi uno sguardo rapido.
-Sta ballando- rispose Harry.
Ron batté le palpebre.
-Ballando?- ripeté -Ma se tu sei qui, Harry!-
-Be' forse sta, ehm, ballando con qualcun altro- buttò
lì Neville con noncuranza.
Ron aggrottò la fronte, perplesso, ma prima che potesse
aggiungere una qualsiasi altra cosa Luna parlò.
-Mi pare di averla vista con Krum!- disse tranquilla, sorseggiando un
cocktail fucsia.
Ron sentì il sangue defluirgli dal cervello.
-Con... Krum?- disse con forzata calma -Sta ballando con Krum?-
Gli altri non gli risposero, si limitarono a guardarlo, in attesa.
-Jaqueline- disse lui -Ti spiace se mi assento per un po'? Voglio
soltanto, ehm...-
Si rese conto che non sapeva bene cosa volesse fare, e la sua frase si
spense in un borbottìo confuso.
Ma quando alzò lo sguardo Jaqueline stava sorridendo.
-Vai, forza- gli disse con fare incoraggiante -Io resto qui a fare due
chiacchiere con loro! Non perdere le staffe!-
Facendole un sorriso grato, Ron si voltò a guardare Harry.
-Non puoi biasimarla- disse lui saggiamente -tu sei qui con un'altra. E
non state più insieme.-
Ron annuì e si tolse la giacca.
-Voglio soltanto invitarla a ballare- spiegò quando vide gli
sguardi preoccupati degli amici -E parlarle. Incrociate le dita per me!-
Sistemò la camicia bianca nei pantaloni, alzò il
mento e si diresse con passo fermo verso la pista da ballo.
Hermione aveva decisamente perso il filo del discorso.
Victor era tutto preso da un monologo sul Quidditch, che lei proprio
non riusciva a seguire, e le gambe iniziavano a farle male.
Era il sesto ballo che gli concedeva e, con la fronte posata sulla
spalla di lui, si stava domandando quando si sarebbe stancato.
Lasciò vagare lo sguardo sul pavimento scintillante della
pista, e quasi non si accorse che Krum aveva smesso di danzare.
Aggrottò la fronte e alzò lo sguardo, e quello
che vide
per poco non le fece cacciare un urlo dalla sorpresa: Ron era proprio
dietro Victor, e batteva ripetutamente sulla spalla del ragazzo.
Krum, dal canto suo, lo fissava a metà tra il perplesso e
l'irritato.
-Scusa- fece Ron con voce spavalda -La lasceresti un po' anche a me?
Direi che avete ballato abbastanza, no?-
Il bulgaro fissò prima lui poi Hermione, in cerca di una
risposta.
-Ronald- iniziò lei -che cosa...-
-E poi ti stava cercando il tuo preside!- aggiunse Ron
rivoltò a Krum, con espressione angelica.
Il giovane lasciò Hermione con riluttanza, guardò
Ron in cagnesco e borbottò -Io va a bere qvalcosa.-
La ragazza lo osservò allontanarsi; poi alzò lo
sguardo su Ron.
-Che cosa vuoi?- gli domandò indelicatamente, le
sopracciglia aggrottate.
Ron fece un sorrisetto.
-Ti salvo- spiegò con un'alzata di spalle -Missione di
soccorso!-
Fece per cingere la vita di Hermione con un braccio ma lei lo
scansò.
-Cosa ti fa pensare che io voglia essere "salvata", Ronald?-
domandò piccata, incrociando le braccia.
Ron la guardò con le sopracciglia inarcate.
Poi sbuffò e chinò il capo di lato.
-Oh andiamo, si vedeva benissimo che ti stavi annoiando a morte. Non
fare tanto la sostenuta!-
Hermione spalancò la bocca, indignata.
-Non faccio la sostenuta!- protestò -So benissimo da me
cosa devo...-
-Sì sì, ok- la interruppe lui roteando gli occhi
-Allora
facciamo che mi devi un ballo. Me lo devi!- ripetè quando
lei
fece per ribattere -Hai ballato con Krum, come minimo balli anche con
me!-
Lei sbuffò, contrariata.
Ron sorrise e si avvicinò lentamente, fino a stringerla tra
le braccia con delicatezza.
Lei rimase rigida per qualche istante, sopraffatta da sensazioni
contrastanti.
Ma quando l'odore dolorosamente famigliare di lui le riempì
le
narici si abbandonò contro il suo corpo, posando il capo sul
petto del ragazzo.
-Sei bellissima, stasera- disse piano lui, stringendola un po' di
più. -Voglio dire, sei sempre bellissima. Ma stasera sei
splendida.-
Hermione fece un piccolo sospirò, lasciandosi cullare a
ritmo
del pezzo lento e vagamente triste che la band stava interpretando.
-Smettila- borbottò contro la sua camicia -I capelli sono un
disastro, ho dovuto legarli. E poi non fare il suadente.-
Il petto del ragazzo tremò quando rise piano.
-Il suadente- ripetè ridendo -non mi ci avevi ancora mai
chiamato!-
-Perché non lo sei affatto!- replicò lei
sollevando il viso -E quando cerchi di farlo sei irritante!-
Lui sorrise, gli occhi azzurri scintillanti sotto il ciuffo rosso.
-Hai messo la mia collana.- disse con calma.
Hermione sentì le guance riscaldarsi.
Non era una domanda, era una affermazione, e dovette arrovellarsi
parecchio il cervello per trovare una via d'uscita.
-L'ho messa soltanto perché stava bene col vestito- disse
poi stizzita, evitando accuratamente di guardarlo.
Ron non rispose, e lei ne approfittò per posargli di nuovo
la guancia sul petto.
Era confusa e arrabbiata.
Dentro di lei era in atto una lotta feroce tra la gioia e il dolore, la
rabbia e la speranza, il rancore e la voglia di ricominciare.
Sentiva il calore emanato dalla pelle del ragazzo, i battiti del suo
cuore nell'orecchio, il suo respiro sul collo.
Rabbrividì quando lui le sfiorò la schiena nuda.
-Hermione?- chiamò lui con voce roca.
La ragazza sollevò lo sguardo.
-Non credi che forse potremmo... sì, insomma...-
Lo vide arrossire e lo sentì irrigidirsi. Lei
restò in attesa, gli occhi fissi su di lui.
-Ecco- riprese lui schiarendosi la voce -Magari potremmo cercare di...
non so, chiarirci. Quando ci penso è assurdo. Io vorrei
tanto...
penso che potremmo riprovarci.-
Disse l'ultima frase tutta d'un fiato.
Smise di ballare e fissò Hermione, i fiocchi di neve
riflessi negli occhi azzurri.
Lei non disse niente.
Lo fissava, sentendo il cuore gonfio.
Fissava quegli occhi, quelle lentiggini, quei lineamenti che
somigliavano sempre di più a quelli di un adulto.
Quei capelli e quelle labbra che tanto le mancavano.
Era pietrificata, non sapeva cosa dire e cosa fare.
-Ron- mormorò poi -Tu... ti stai facendo prendere un po'
troppo dall'atmosfera.-
Lui parve addolorato, ma immediatamente si riprese.
-No- ribatté con forza -Non c'entra nulla l'atmosfera.
Hermione, io ho bisogno di te!-
Si mosse in maniera quasi impercettibile verso di lei, tanto che lei se
ne rese conto soltanto quando sentì il suo respiro sul viso.
-Mi manchi- mormorò lui, una mano che le sfiorava la guancia
-Mi manca la mia piccola sfera di luce...-
Il cuore di Hermione si fermò.
Fu un istante lungo un'eternità.
La Sala Grande, la musica, i fiocchi di neve, le luci, tutto
svanì attorno a loro.
Esistevano soltanto i loro corpi, la scossa elettrica che li
attraversava, la mano di Ron sulla sua guancia, il suo respiro sulla
sua pelle, il suo odore.
Le labbra di lui a pochi millimetri dalle proprie.
Poi Hermione spalancò gli occhi.
Non dovevano cascarci di nuovo.
Non poteva permettere che succedesse ancora.
-Non posso...- disse pianissimo.
Le labbra di Ron ormai sfioravano le sue quando si scansò
impercettibilmente.
-Ron, non posso- ripetè con un po' più di voce.
Ron aprì gli occhi, stordito.
Il caos della Sala Grande tornò quasi con violenza, tanto
che Hermione ebbe voglia di tapparsi le orecchie.
Ron la fissava, smarrito.
-Cosa?- le domandò con un filo di voce.
Lei si morse il labbro inferiore, distrutta.
-Ron, non continuiamo a farci tutto questo male- disse con voce rotta.
Sentiva gli occhi pizzicarle, e lo sguardo che lui le lanciò
la fece sentire ancora peggio.
-Io non voglio farti male- disse lui, sconvolto -Non ho mai voluto, non
accadrà più, Hermione!-
-Neanche io!- replicò lei posandogli le mani sul petto
-Neanche
io voglio farti male, Ron! E' per questo che non dobbiamo
più
cascarci!-
Sentì le lacrime salirle agli occhi, ma le
ricacciò dentro a forza.
-Ogni volta non facciamo che ferirci- disse a fatica -non facciamo che
illuderci a vicenda, star bene qualche giorno, per poi distruggere ogni
cosa. Io... sono stanca, Ron. Non ce la faccio più.-
Sentendo che non poteva più sostenere il suo sguardo,
Hermione abbassò il viso.
Un dolore cocente le squarciava il petto, e sapeva che se avesse detto
anche solo un'altra parola sarebbe scoppiata a piangere.
Ron restò immobile, le braccia abbandonate lungo i fianchi,
lo sguardo basso.
Poi fece un lungo sospiro e la strinse forte.
-Mi dispiace tanto- sussurrò -Vorrei tanto che funzionasse,
Hermione. Lo vorrei tanto.-
Lei non replicò.
Si lasciò abbracciare e strinse tra le mani la stoffa della
camicia di lui.
Pochi istanti dopo l'orologio della torre battè dodici
rintocchi.
-E' mezzanotte- disse lei sottovoce, sollevando finalmente lo sguardo.
Ron annuì e le depositò un bacio sui capelli.
-E' Natale- disse con un sorrisetto -Buon Natale, Hermione.-
-Buon Natale, Ron- replicò lei facendo un passetto indietro.
-Sai, forse dovresti tornare da Jaqueline- suggerrì
guardandolo
-l'hai lasciata da sola un sacco di tempo. E dobbiamo fare gli auguri
agli altri.-
Ron era poco convinto almeno quanto lei, ma si limitò ad
annuire.
Hermione sorrise.
-Dai, datti un tono!- gli disse -Sembri uscito da un campo di
battaglia!-
Gli sistemò il colletto della camicia e gli
riannodò la cravatta.
Poi gli prese il viso tra le mani e gli lasciò un bacio
sulla
guancia, con tanta tenerezza che Ron sentì bruciare il punto
in
cui lo aveva baciato.
Lei fece un altro sorriso triste; poi si voltò e
partì
alla ricerca di Harry e degli altri, col vestito che le frusciava sulle
gambe.
Ron restò fermo sulla pista ancora per qualche istante.
Poi scese anche lui; con le mani in tasca, gli occhi fissi sui fiocchi
di neve, e un bacio caldo sulla guancia.
Nessuno ha mai detto che sarebbe
stato facile,
è un così grande peccato separarci.
Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile,
ma nessuno aveva neanche mai detto che sarebbe stata così
dura.
Oh, riportami all'inizio.
-Coldplay
-------------------------------------------------------*
Stavolta il ritardo è più mostruoso
del mostro di Lochness.
Lo so. Avete
ragione.
Ma non sto passando un bel periodo.
Anzi, sarebbe esatto dire che sto passando un periodo terribile.
Tra poco e Natale, e io non mi sento per niente gioiosa e festosa.
Mmmh.
E credo di non aver scritto esattamente un bel capitolo.
Ma lascio a voi il giudizio.
Nel frattempo vi saluto e vi abbraccio, ringraziandovi per la pazienza
e il sostegno!
Un bacetto!
Miza
|
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Capitolo 13 *** 13. When anything can happen. ***
Capitolo Tredici:
When anything can happen.
La mattina di Natale Ron aprì gli occhi
controvoglia.
Il suo letto era così comodo, così caldo ed
invitante che avrebbe continuato a dormire in eterno.
La sera prima il ballo era durato fino a tardi, e una volta tornato in
dormitorio ci aveva messo un po' a prender sonno, immerso nei propri
pensieri.
Si era addormentato promettendosi di non alzarsi prima dell'ora di
pranzo, ma le chiacchiere e lo scambio di auguri dei compagni di stanza
lo avevano svegliato.
Si mise a sedere e aprì le tende del proprio baldacchino,
pensando che non valeva la pena cercare di riaddormentarsi.
Immediatamente fu accolto da un Harry sorridente, che gli
lanciò
un pacchetto ed esclamò -Buon Natale, amico!-
-Buon Natale!- rispose Ron, nascondendo un enorme sbadiglio con la mano.
Gettò un'occhiata ai piedi del letto, sul quale era
ammucchiata la solita montagnetta di regali.
Scartò per primo quello di Harry, e scoprì con
piacere che si trattava di nuovi pezzi per la propria scacchiera.
-Accidenti, sono bellissimi!- esclamò, studiando il Re di un
lucidissimo ebano intagliato -Grazie, Harry!-
-Figurati!- replicò l'amico sventolando una mano -Anzi,
grazie
per le nuove ginocchiere e gomitiere per il Quidditch! Le mie ormai
erano distrutte!-
Ron ridacchiò, scartando altri regali.
-Lo so!- esclamò, osservando il solito maglione fatto a mano
da
sua madre (che quell'anno era verde scuro) -Te li ho regalati apposta!-
Frugò tra i pacchetti finché non ne
trovò uno incartato con cura.
Riconobbe subito la scrittura sul biglietto.
A Ron. Buon Natale!
Hermione.
Rimase un po' deluso dalla freddezza del foglietto, tanto che lo
rilesse ben due volte per essere sicuro.
Non che si aspettasse una pergamena lunga un metro, ma sperava in
qualcosina di più.
Strappò la carta con un po' troppa energia, e quando il
regalo gli cadde sulle ginocchia lo fissò, incredulo.
Poi scoppiò a ridere.
Erano un bel paio di guanti di pelle scura, rifiniti a mano e foderati
internamente in morbida lana.
Ron rideva, e non perché i guanti non gli piacessero o
perché li trovasse buffi.
Rideva perché lui ed Hermione si erano fatti lo stesso,
identico regalo.
Entrambi avevano sempre le mani molto fredde, soprattutto d'inverno, ed
entrambi concordavano sul fatto che un paio di guanti seri, come
diceva Hermione, avrebbero migliorato la situazione.
Studiò con interesse i guanti, che sembravano molto costosi,
e non si accorse che Harry si era avvicinato.
-Guanti?- domandò l'amico sedendo ai piedi del letto -Chi te
li manda?-
-Sono da parte di Hermione- disse Ron con un sorrisetto. -E' una storia
lunga!- si affrettò ad aggiungere in risposta allo sguardo
stranito di Harry.
Finirono di scartare i regali (entrambi ricevettero da Hagrid una
specie di portachiavi che immediatamente tentò di cavare un
occhio a Ron), si vestirono e scesero per la colazione.
Quando entrarono nella Sala Grande, Hermione era già seduta
al tavolo di Grifondoro.
Chiacchierava con Dean e mangiucchiava qualche biscotto al cioccolato.
Sulla testa indossava un cappello azzurro con delle orecchie da gatto,
probabilmente un regalo di Luna, e le mani erano fasciate in un paio di
guanti.
Dei bei guanti grigi, di lana intrecciata, con un piccolo fiocco al
lato del polso.
Ron sorrise, riconoscendoli.
-Oh, siete
arrivati!- esclamò lei alzando lo sguardo.
Fece un sorriso raggiante e si spostò sulla panca, facendo
posto ai due ragazzi.
-Harry, adoro l'inchiostro al profumo di menta che mi hai regalato!
Grazie!- disse servendosi un po' di porridge.
Poi volse lo sguardo a Ron, seduto di fronte a lei.
-E... Ron...- non disse altro, ma fece un sorrisetto complice, portando
la mano guantata davanti al viso.
Ron ricambiò lo sguardo d'intesa, sorrise a sua volta e si
servì un'abbondante porzione di pan cakes.
-Avete visto quanti compiti abbiamo per le vacanze?- disse Harry senza
entusiasmo, inforchettando una salsiccia -Siamo sommersi!-
-Be', è normale- osservò Hermione -Vorrei
ricordarvi che
abbiamo i M.A.G.O., dobbiamo esercitarci il più possibile
e...-
-Grazie per avermelo ricordato- bofonchiò Ron -in effetti
c'era
proprio il rischio che lo dimenticassi, sai, col fatto che i professori
non fanno che ripeterlo almeno tre volte ad ogni lezione!-
Harry rise, ma Hermione gli lanciò uno sguardo severo.
-Be', è giusto così!- ribatté -Anzi,
penso proprio
che dovremmo iniziare a ripassare già da oggi! Dopo le feste
ci
saranno le simulazioni d'esame, e non possiamo certo...-
-Hermione, rilassati!- la interruppe Ron con la bocca impiastricciata
di sciroppo d'acero -è Natale! C'è tempo per
pensarci!-
Gli occhi della ragazza si strinsero tanto da ridursi a fessure.
-C'è tempo?- ripeté lentamente -Proprio tu, Ron,
sei
quello che ha meno tempo di tutti! Stai pensando al torneo? Ti stai
occupando della seconda prova?-
Ron si sentì avvampare.
-Io... ci sto pensando- mentì.
Hermione gli lanciò un'occhiata sbieca e riprese a mangiare.
-Comunque ehm, bel cappello Hermione!- esclamò Harry
tentando di riportare l'equilibrio.
Lei fece una risatina sarcastica.
-E' tremendo, Harry!- sussurrò, sfiorando una delle orecchie
azzurre e sbirciando verso il tavolo di Corvonero -ma è un
regalo di Luna, l'ho messo per non offenderla. E' stata così
carina...-
-Ehi voi tre, che cosa avete tanto da bisbigliare?!-
Harry, Ron ed Hermione si voltarono di scatto: Hagrid li osservava
accigliato, un grande sorriso nascosto sotto la barba aggrovigliata.
-Hagrid!- esclamò Hermione con un sospiro di sollievo -ci
hai spaventati!-
-State sempre a tramare qualcosa- ridacchiò il guardiacaccia
-State bene? Ah, e buon Natale!-
-Buon Natale a te- rispose Harry, lanciando uno sguardo alla neve
impigliata nei capelli di Hagrid -sei stato nella foresta?-
Lui scosse il capo -No, vengo dalla mia capanna! A dire il vero...- si
chinò in avanti, e tutti e tre si sporsero sulle panche per
ascoltare -a dire il vero, mi chiedevo se vi andava di andarci insieme.-
Harry e Ron si lanciarono un'occhiata preoccupata.
-Nella foresta?- domandò quest'ultimo, titubante.
Hagrid annuì.
-Sì- sussurrò, obbligandoli ad avvicinarsi ancora
di
più -lo so che fa freddo e c'è la neve ed
è
Natale, ma Grop sta tutto solo, poverino! Volevo portargli il regalo, e
magari volevate farci gli auguri...-
Ron emise un gemito.
L'idea di addentrarsi nella foresta con quel freddo per andare a fare
gli auguri al gigante fratellastro di Hagrid lo allettava quanto
mangiare un piatto di Vermicoli.
-Be'...- iniziò, lanciando uno sguardo allarmato ad Harry
-veramente noi...-
Il faccione di Hagrid si intristì immediatamente.
-Oh- borbottò - non potete? Ci avrebbe fatto tanto piacere a
Grop, e anche a me!-
-No è che... noi...-
-...Noi verremo senz'altro, Hagrid.- concluse Harry, rassegnato.
Guardò Ron e sillabò, muovendo solo le labbra
-Non potevamo dirgli di no!-
La barba del guardiacaccia tremo d'entusiasmo, e gli occhi gli
brillarono.
-Bene, bene!- esclamò assestando a Harry una pacca che lo
mando
di faccia nel piatto -Sbrigatevi allora, su, non perdiamo tempo!-
-Hagrid...- pigolò Hermione.
I due amici e Hagrid la fissarono, in attesa.
Lei fece un sospiro.
-Ecco, io... in realtà avevo deciso di studiare. Sai,
abbiamo così tante cose, e abbiamo i M.A.G.O., capisci...-
-Nessun problema, nessun problema!- la interruppe Hagrid sventolando
una mano -Ci farò gli auguri anche da parte tua! Non mi
sognerei
mai di interferire coi tuoi piani di studio, Hermione!-
Lei gli rivolse un enorme sorriso grato, beccandosi un'occhiataccia da
Ron.
-Be', allora andiamo- disse Harry alzandosi, e Ron si
affrettò
ad infilare cappello, guanti e mantello: prima andavano, prima
sarebbero tornati.
-...E penso che ci abbia fatto piacere alla McGranitt, dico sul serio!-
Harry e Ron arrancavano dietro un Hagrid entusiasta da diversi minuti.
Ogni centimetro di pelle lasciato scoperto dagli indumenti sembrava
urlare la propria protesta contro il freddo, che sembrava farsi sempre
più intenso mano a mano che si inoltravano nella foresta.
-Ehi, Hagrid?- domandò Ron inciampando in una radice, la
voce
soffocata dalla sciarpa -ma perché lo tieni ancora nascosto
così lontano? Voglio dire, ormai tutti sanno di Grop!-
Hagrid parve riflettere qualche istante, senza rallentare il passo.
-E' che lì nella radura si trova bene!- rispose poi -ormai
ci è abituato! Forza, siamo quasi arrivati!-
Abbandonarono il sentiero per inoltrarsi tra gli alberi, che in quel
punto erano talmente fitti da non lasciar passare nemmeno la neve.
Camminarono sulla terra dura per un po'.
Poi gli alberi si diradarono, le chiazze di neve ricominciarono a
comparire per terra ed un ruggito familiare li raggiunse.
-Groppy!- urlò Hagrid, allegro -Buon Natale!-
Harry e Ron si fermarono a qualche metro dal gigante, osservandolo.
Se ne stava seduto a terra, avvolto in quello che sembrava un enorme
manto di pelliccia, a giocherellare con un arbusto sradicato.
Quando li vide fece un enorme sorriso con la sua bocca storta, e tese
una mano enorme verso entrambi.
-Ehm... ciao Grop!- esclamò Ron, nervoso, facendo un
saltello indietro e dando qualche pacchetta alla mano del gigante.
Questo sembrò soddisfatto, e si voltò per
dedicarsi ad Hagrid.
-HAGGER!- urlò contento, sollevandolo di peso e
avvicinandolo al viso.
-Ah, Grop, vecchio furbastro! Hai capito che c'è un regalo
per te, eh?!-
Sospeso a mezz'aria, Hagrid prese a frugare nella sua bisaccia di cuoio.
Perplessi, Ron ed Harry lo osservarono tirare fuori quella che sembrava
una tenda di lana patchwork.
-Ecco qua!- esclamò lui, entusiasta -Auguri, Groppino!-
Infilò la tenda sulla testa del gigante, e Ron
capì che era un cappello.
Si affrettò a dirlo ad Harry, che lo osservò
strabuzzando
gli occhi, mentre Hagrid veniva posato di mala grazia sul terreno.
-E'...un cappello- disse l'amico ad Hagrid, con espressione
indecifrabile -L'hai fatto tu, Hagrid?-
Il guardiacaccia parve gonfiarsi d'orgoglio.
-Sì!- gongolò -Ci ho messo mesi, ma è
proprio bello, no?-
Harry e Ron sollevarono lo sguardo sulla grottesca testa multicolore di
Grop.
-Un amore- mormorò Ron.
Passarono la seguente mezz'ora seduti su un tronco d'albero che Grop
aveva abbattuto anni prima, parlando del più e del meno.
-Come va con gli studenti del terzo anno, Hagrid?- domandò
d'un tratto Harry stringendosi nel mantello.
-Va benone!- rispose Hagrid -Sono molto migliorati da quello che vi
avevo detto l'ultima volta! Ci ho fatto vedere degli Kneazle e sono
stati entusiasti!-
Ron fu scosso da un attacco di ridarella.
-Che c'è?- domandò Hagrid, curioso.
-Niente- rispose lui tentando senza successo di smettere -è
che pensavo a quanto i tuoi standard siano migliorati!-
Anche Harry iniziò a ridere, ma Hagrid guardava dall'uno
all'altro, perplesso.
-Standard?- domandò -Mica ho capito di cosa state parlando!-
-Ma sì dai, Hagrid!- disse Harry con un sorriso -Finalmente
stai
dando un freno alla tua, ehm... passione per le bestie indomabili!-
Hagrid tentò di fare un'espressione offesa, ma si accorsero
che in realtà sorrideva.
-Ah, è questo che state dicendo eh, piccoli insolenti?-
domandò incrociando le braccia -Mi fate pensare che le mie
lezione non vi piacevano!-
Ron scosse il capo, ancora ridendo.
-Ma certo che ci piacevano!- esclamò -Solo che ne hai tirate
fuori di bestie strane! Insomma, ci mancava soltanto che esportassi un
Erumpent dall'Africa...-
-Be', per quello non dovrai aspettare molto!- lo interruppe Hagrid,
meditabondo.
Ron smise immediatamente di ridere.
Si voltò a guardare Harry, confuso, e vide che l'amico aveva
l'aria stupefatta.
-Che cosa vuoi dire, Hagrid?- domandò Ron.
Il guardiacaccia avvampò.
-Niente niente!- disse velocemente -Non volevo dire niente, rimuovete
tutto!-
-Non starai mica pensando di portare un Erumpent alla prossima
lezione?!- insistette lui preoccupato -Insomma, sarebbe proprio...-
-Hagrid- lo interruppe Harry lentamente -Ha a che fare con la prossima
prova del Torneo Tremaghi, vero?-
Ron spalancò gli occhi, guardando alternativamente da Harry
ad Hagrid.
E quando quest'ultimo divenne paonazzo, Ron sentì tutto il
sangue defluirgli dal cervello.
-Tu non...- farfugliò -Stai scherzando, vero, Hagrid?-
-Eh, io non vi ho detto niente!- replicò lui, tentando di
darsi
un contegno -Avete fatto tutto da soli! Se qualcuno copre che sapete...-
-UN ERUMPENT!- urlò Ron isterico, balzando in piedi -Io
non...come...-
Si voltò a guardare Harry, incredulo.
Il ragazzo sembrava a sua volta molto colpito.
-Su su, Ron, non ti agitare così, adesso!- disse Hagrid,
sbrigativo -Già hai il vantaggio di...-
-Non agitarmi?!- gracchiò Ron -COME POSSO NON AGITARMI
SAPENDO
CHE DOVRO' AFFRONTARE UN MALEDETTO RINOCERONTE CORNUTO MAGICO?!-
-Eeeh... be'...- bofonchiò Hagrid.
Ma non trovò più nulla da dire e prese a fissare
Grop, con le guance pelose arrossate.
-Morirò!- esalò Ron, lasciandosi cadere sul
tronco col viso tra le mani.
Harry fece una mezza risata e gli batté sulla schiena.
-Avanti, non dire sciocchezze. Puoi farcela. Ci alleneremo e...-
-Allenarci?!- chiese Ron, gli occhi strabuzzati -Harry, come ci si
allena contro una maledetta bestia gigantesca?-
Harry fece un sorrisetto.
-Be', questo non lo so- disse -ma se ce l'abbiamo fatta a sconfiggere
Voldemort, cosa vuoi che sia un Erumpent?-
Ron non si sentì particolarmente rincuorato, ma non se la
sentì di contraddire Harry.
-Miseriaccia, Hagrid- piagnucolò alzando lo sguardo su di
lui -Quando pensavi di dirmelo?-
Il guardiacaccia sembrò offeso.
-Non te lo avrei dovuto dire!- ribatté -non dovevi saperlo,
e
non deve saperlo nessuno! Potete dirlo a Hermione se volete, ma...-
-E Jaqueline?- lo interruppe Ron -Non è giusto che lei non
lo sappia!-
-No!- disse Hagrid fermamente -Non puoi dirglielo, Ron!
Perché
allora dovrebbe saperlo anche Krum, e a quel punto io sarei in grossi
guai!-
Ci fu qualche istante di silenzio, in cui Ron si fissò la
punta
delle scarpe e Grop canticchiò tra sé e
sé.
-E va bene- borbottò alla fine -mi porterò il
segreto nella tomba!-
Hagrid fece un gran sorriso -Ottimo!- esclamò -Saggia
decisione!
Ed ora cerca di non pensarci più e goditi le vacanze! Oggi
è Natale, e tra qualche giorno torna anche Ginny, e avete
anche
Capodanno!-
-Ma certo, tra poco è Capodanno, che bello-
brontolò Ron
all'orecchio di Harry mentre tornavano verso il castello -In effetti,
lo sanno tutti che il Capodanno è un'ottima arma contro gli
Erumpent!-
Nei giorni che seguirono Harry, Ron ed Hermione, così come
molti altri studenti del settimo anno, si immersero nello studio.
Hermione era riuscita a disseminare il panico, ricordando loro che i
M.A.G.O. non erano poi così lontani come sembrava.
La mattina del trentuno Dicembre Ginny tornò ad Hogwarts, ma
questo, secondo Hermione, non era un buon motivo per distrarsi.
E anziché concedere una pausa ad Harry e Ron, non fece altro
che agguantare Ginny e trascinarla a studiare con loro.
Quando finalmente smisero, all'ora di cena, erano esausti.
-Muoio di fame!- brontolò Ron mentre entravano nella Sala
Grande senza essersi nemmeno cambiati.
-Oh, quante storie!- sbottò Hermione voltandosi a guardarlo
-Adesso mangiamo, non vi faccio mica morire di fame!-
-Be', avresti potuto almeno farci cambiare!- protestò Ginny
-La McGranitt ci farà neri! Si era tanto raccomandata di
conciarci in maniera decente, sai quant'è fissata con la
storia che abbiamo ospiti e...-
-Ma perché, che cosa abbiamo che non va?!-
domandò Hermione allargando le braccia.
Ron, Harry e Ginny le lanciarono un'occhiata sarcastica.
Prima fissarono il suo vecchio maglione color crema tutto sbrindellato,
i suoi stivali marroni scoloriti dalla neve e i suoi capelli
cespugliosi tirati indietro alla bell' e meglio da due mollettine.
Poi abbassarono lo sguardo sui propri vecchissimi jeans e sulle felpe e
i maglioni infeltriti e bucati.
-Oh, insomma!- sbottò Hermione -Non ci vieteranno certo di
mangiare! Questa sono le, ehm... le tenute da studio!-
Ma mentre si avviavano al tavolo di Grifondoro, si sentirono trafiggere
da diversi sguardi divertiti e curiosi di compagni vestiti a festa.
Sedettero ad una delle estremità del tavolo e si riempirono
i piatti di tutto ciò che riuscivano a raggiungere.
-Be', come sono andate le vacanze?- domandò ad un tratto
Ginny con la bocca piena di pollo arrosto -E' successo qualcosa di
interessante mentre ero via?-
Ron ed Harry si lanciarono uno sguardo fugace da sopra i piatti, e Ron
provò quasi voglia di ridere al pensiero delle facce che
Hermione e Ginny avrebbero fatto se avessero detto loro della seconda
prova.
-Nulla di speciale- rispose Hermione con un'alzatina di spalle, mentre
Ron ed Harry si affrettavano a sparire nel proprio piatto di pasticcio
di prosciutto -Alla Tana? Qualche novità?-
-Già!- esclamò Ron riemergendo, curioso -Come va
a casa? Stanno tutti bene?-
Ginny bevve un lungo sorso di succo di zucca ed annuì.
-Tutto bene. C'è stato qualche momento difficile, sai... il
primo Natale senza Fred... ma la mamma è stata molto forte.
Ha pianto soltanto due volte. Ed anche George si sta riprendendo...-
Ron abbassò lo sguardo e giocherellò col
purè, a disagio.
-Forse sarei dovuto tornare- mormorò -Insomma, magari
avrei...-
-Oh, non dire sciocchezze- lo interruppe Ginny sporgendosi in avanti
-Sai che i campioni del torneo devono restare per forza per il ballo! E
la mamma è così orgogliosa di te! Hai fatto
benissimo a restare!-
Lui cercò lo sguardo di Harry ed Hermione, che annuirono con
forza.
Un po' sollevato inforchettò una salsiccia, ma proprio
mentre stava per addentarla Dean Thomas si infilò tra lui ed
Harry e si sfregò le mani, entusiasta.
-Ehi ragazzi, che ne dite di continuare i festeggiamenti su in Sala
Comune?- sussurrò con enfasi.
Il quartetto lo fissò con curiosità.
-Insomma- continuò Dean schiarendosi la voce -Io e Neville
abbiamo preso una bella scorta di Burrobirre e Whiskey Incendiario dal
vecchio Aberforth, e pensavamo di aspettare la mezzanotte tutti
insieme! Sempre meglio che star qui a bere spumante con quelli- e
accennò con la testa agli studenti di Durmstrang -no?-
Hermione spalancò la bocca, e Ron fu certo che stava per
lanciarsi in una tirata su quanto importante fossero la cooperazione e
la fratellanza tra le diverse scuole, ma fortunatamente Harry fu
più svelto.
-E' un'ottima idea!- esclamò alzandosi -Almeno nessuno si
lamenterà se indossiamo vecchie felpe distrutte!-
Mentre salivano la scalinata di marmo che portava alla torre, soltanto
Hermione pareva un po' contrariata.
Ma un'oretta e diverse Burrobirre dopo, anche lei era su di giri.
-Racconta di quella volta a Hogsmeade, Ginny!- disse ridendo -Di quando
Harry è scivolato sul viale!-
Lei, Ron, Harry, Ginny, Neville e Dean erano seduti sul grande tappeto
davanti al camino della Sala Comune.
I tappi e le bottiglie vuote di Burrobirra giacevano lì
intorno, e qualcuno aveva già iniziato a versarsene un po'
addosso involontariamente.
Ginny guardò Harry con un misto di ilarità e
compassione, poi scoppiò a ridere.
-No dai, povero tesoro!- esclamò -Già
è stato imbarazzante assistere, non vorrei imbarazzarlo
ulteriormente!-
Risero tutti, Harry compreso.
Poi Neville fissò per un attimo la bottiglia che aveva in
mano.
-Ehi, ragazzi- disse con voce impastata -Non è che forse
dovremmo regolarci un po'? La McGranitt ci ucciderebbe se scoprisse che
ci stiamo ubriacando in Sala Comu..-
-Non ci stiamo ubriacando!- lo interruppe Ginny infilando in bocca un
biscotto -Siamo solo allegri!-
-Giusto!- concordò ardentemente Ron.
Sentiva la testa leggera e libera da ogni preoccupazione, ed era una
sensazione magnifica.
Lanciò un'occhiata rapida ad Hermione, che sorrideva al
tappeto, imbambolata.
In verità, erano tutti un po' alticci.
Ma si erano promessi di non lasciarsi sfuggire la situazione di mano, e
avrebbero fatto di tutto per mantenere la parola.
-E adesso, si gioca!- esclamò Dean allegrò,
stappando il Whiskey -Qualcuno ha delle proposte?-
-Giochiamo a Scrocchia Nocca!- propose Ron, mentre Neville e Ginny
annuivano entusiasti -Lo conoscete?-
Dean ed Hermione scossero il capo.
-Io nemmeno- disse Harry alzando le spalle -Non l'ho mai sentito!-
Ginny si voltò a guardare il fratello.
-Spiegaglielo, Ron!- lo incitò -E' normale che non lo
conoscano, è un gioco della tradizione natalizia dei maghi!-
Ron si schiarì la voce e tirò fuori dalla tasca
un pugno di noci che aveva preso durante la cena.
-Allora, è semplice. L'obiettivo è spaccare le
noci- e le indicò -utilizzando solamente il proprio pugno.
Vince chi ne rompe di più!-
Dean aggrottò la fronte.
-Be', ma è semplice!- esclamò -Dov'è
la sfida?-
Ron si ritrovò a ghignare.
-Anzitutto, vedrai che non è così semplice
spaccare delle noci con le nocche!- disse -E poi, vedete?- fece un
cenno con la testa alla sua destra: Ginny aveva tirato fuori la
bacchetta e sfiorava le noci, mormorando formule -Le noci saranno
stregate! E cercheranno di saltellare via!-
-Forte!!!- rise Dean -Dai, iniziamo allora!-
Hermione si arrese pochi minuti dopo, massaggiandosi le nocche
arrossate e annunciando che quello era un gioco barbaro, violento ed
insensato.
Gli altri, invece, scagliavano pugni sul pavimento con un certo ardore.
Alla fine fu Ginny ad aver rotto più noci, e una delle
nocche di Ron si era graffiata a sangue.
-Ok, basta!- annunciò succhiando la ferita -Sta diventando
una carneficina!-
-Facciamo un altro gioco- propose Harry mangiando una delle noci rotte
da Ginny -Un gioco babbano, per par condicio!-
-Giusto!- concordò Dean con un sorriso -Giochiamo a Obbligo,
Verità e Giudizio!-
Hermione fece una smorfia.
-Oh, no, ti prego Dean! E' così infantile!- gemette.
Ma tutti gli altri fissavano Dean con vivo interesse.
-Obbligo, Verità e Giudizio?- domandò Ron
curioso, sporgendosi in avanti -Che diavolo è? Sembrano le
tre regole per la smaterializzazione!-
Dean rise e bevve un lungo sorso di Whisky, passando poi la bottiglia
ad Harry.
-Si gioca così- spiegò -Ognuno di noi, a turno,
sceglie: Obbligo, verità o giudizio. Se sceglie obbligo,
sarà costretto a fare ciò che la persona alla
propria destra gli ordinerà. Se sceglie verità,
dovrà rispondere sinceramente alla domanda che la persona
alla sua sinistra gli porrà. Se sceglie giudizio,
dovrà dare il proprio giudizio sulla persona che gli
verrà nominata sempre dalla persona alla propria destra!-
-Forte!- esclamarono in coro Neville e Ginny.
Harry, che già conosceva il gioco, si limitò ad
annuire con un sorrisetto.
A Ron, però, parve una cosa un po' rischiosa.
Non sapeva quanta voglia avesse di sbandierare le proprie
verità e giudizi.
-Forse- disse titubante -forse ha ragione Hermione! Insomma dai,
è un po'...-
-Maddai, non siate così pallosi!- esclamò Ginny
-Harry, inizia tu!-
Il ragazzo si schiarì la voce e si voltò verso di
lei.
-Scelgo verità!- annunciò -A te l'onore di farmi
la domanda!-
Ginny ridacchiò, una scintilla divertita nello sguardo.
-Moooolto bene!- disse -E' una vita che voglio chiedertelo! Dicci la
verità, Harry: bacio meglio io o Cho Chang?-
Dean e Neville esplosero in una risata di approvazione; Ron arrossi un
po' in zona orecchie e Hermione fece un risolino imbarazzato, ma Harry
rimase tranquillo e sorrise.
-Tu, e non lo dico soltanto perché sei la mia ragazza!-
rispose -E' che... hai proprio stile nel baciare, fanciulla!-
Tutti risero, e Ginny, presa dagli effetti del Whiskey e delle
Burrobirre, ricompensò Harry con un bacio mozzafiato, che fece ululare
ancora di più Neville e Dean.
-Bene!- disse lei, quando si staccò da uno scarmigliato
Harry -Tocca ad Hermione!-
Hermione spalancò gli occhi, a disagio.
-Oh, ehm...- balbettò, buttando giù un lungo
sorso di Burrobirra e sbrodolandosi -Non... non potrei saltare il
turno?-
-Niente affatto!- ribatté Dean mollandole una pacca sulla
schiena -Avanti Hermione, un po' di temerarietà!-
-D'accordo, allora- sospirò lei -Scelgo... giudizio.-
-Ottimo!- rise Dean -Be', sarei proprio curioso di conoscere il tuo
giudizio sul vecchio Cormac McLaggen, dal momento che girava voce che
vi frequentaste!-
Ron si strozzò con il Whiskey incendiario, e vide Harry e
Ginny voltarsi a guardarlo.
Per un attimo, Hermione parve imbarazzata.
Poi chiuse gli occhi, fece un lungo sospiro e quando li
riaprì parlò con voce sicura.
-Penso che fosse un ragazzo arrogante, tronfio ed abbastanza stupido, e
questo è quanto!-
Ron la fissava ed Harry ridacchiò, ma Dean non parve
soddisfatto.
-Ma come!- protestò -E allora perché...-
-Ho detto giudizio, Dean, non verità!- lo interruppe
Hermione -E adesso è il tuo turno!-
-Ma io... oh, e va bene!- brontolò Dean -Scelgo Obbligo!-
Risero moltissimo quando Neville obbligò Dean ad andare da
un gruppetto di ragazzine del secondo anno, sedute lì
vicino, e chiedere loro se qualcuna avesse visto le sue mutande a
fiorellini.
-Mi hanno scambiato per un maniaco!- disse tornando in cerchio, mentre
gli altri si rotolavano dalle risate -Che figure mi fate fare! Tocca a
te, Neville!-
Neville, che aveva le lacrime agli occhi per il gran ridere, ci mise un
po' a riprendere il controllo.
-Scelgo... scelgo verità!- ansimò poi.
Dean lo fissò con un gran sorriso.
-A-ah! Sono alla tua sinistra, quindi ora mi vendicherò!
Dì la verità, Neville... ti è mai
piaciuta Ginny?-
Il volto di Neville divenne paonazzo, e spostò lo sguardo da
Harry a Ginny alternativamente.
-B-be'- balbettò poi -Ecco... quando al quarto anno le ho
chiesto di venire al Ballo del Ceppo con me... insomma, un po' mi
piaceva... voglio dire, è una ragazza intelligente e molto
carina, insomma...-
-Grazie, Neville!- disse Ginny con un gran sorriso.
Neville parve tranquillizzarsi quando anche Harry gli sorrise.
Poi fu il turno di Ron, che scelse Obbligo, augurandosi che Ginny non
lo mandasse a ballare nudo nella Sala Grande.
-Obbligo, eh?- disse lei lentamente, mentre un ghigno le si dipingeva
sul viso -Devi baciare Hermione- esclamò -un bacio VERO.-
Le viscere di Ron si contorsero, e sentì le orecchie
prendergli fuoco.
Fissò Ginny, incredulo, e poi spostò lo sguardo
su Hermione, che gemette -Ma Ginny!-
-Non potete sottrarvi!- decretò lei -E' un gioco, e finora
abbiamo giocato tutti! Forza, forza!-
Ron lanciò uno sguardo fugace a Neville, che sembrava
vagamente preoccupato, e a Dean, che sembrava divertito e si era
coperto la bocca con le mani per l'agitazione.
Poi guardò Harry, che gli fece un cenno d'incoraggiamento, e
tornò a guardare Hermione.
-Avanti, facciamolo!- disse lei, nervosa; ma le guance le erano
arrossite.
Ron si mise carponi, sporgendosi in avanti.
Sentiva gli occhi degli altri perforargli la nuca.
A pochi centimetri da Hermione sentì il suo profumo e la
vide fremere.
Le posò una mano sulla nuca, avvicinò lentamente
il viso al suo e posò le labbra su quelle di lei.
E quello che accadde subito dopo lo sconvolse.
Hermione gli gettò le braccia al collo, rischiando di
mandarli entrambi lunghi distesi.
Fu lei a schiudergli le labbra, quasi con urgenza, con irruenza.
Per un solo momento, Ron restò spaesato.
Poi si aggrappò a lei e la baciò con trasporto,
assaporandone e aspirandone l'essenza, sentendola tremare tra le sue
braccia.
Sentiva gli altri ridere e urlare, intorno a loro, ma non aveva alcuna
intenzione di staccarsi, di interrompere il bacio.
Fu lei a farlo, dopo quella che avrebbe potuto essere
un'eternità ma che a lui parve troppo poco.
Lo fissò per un momento, le labbra socchiuse, il viso
arrossato, i capelli gonfi.
Poi fece un sorrisetto strano e tornò a sedersi a gambe
incrociate, mentre gli altri applaudivano e ridevano.
Anche Ron tornò al proprio posto, ma ebbe il respiro
affannato per i seguenti dieci minuti.
Ginny dovette dare il proprio giudizio su Lumacorno e ricominciarono il
giro, in cui Harry dovette baciare il proprio riflesso nella finestra e
Dean dire la verità sulla presunta nottata trascorsa con
Calì Patil l'anno precedente, ma Ron non fece altro che
fissare Hermione tutto il tempo.
E quando Neville scattò in piedi annunciando che entro pochi
istanti sarebbe stata mezzanotte, ci mise un po' a comprendere.
-Buon anno nuovo!- urlò Ginny baciando Harry, mentre Dean
stappava lo spumante.
Ron guardò Hermione fare gli auguri a Neville e poi voltarsi
ad abbracciare Ginny, mentre lui veniva strattonato da Dean e
innaffiato di spumante.
-Auguri, fratello scemo!- sorrise Ginny abbracciandolo.
Ron sorrise e le diede un buffetto in testa, stringendola.
-Buon anno, sorella antipatica- rispose ridacchiando.
La lasciò andare a fare gli auguri a Neville e Dean e si
avvicinò a Harry ed Hermione, titubante.
-Buon anno, ragazzi- disse con un sorriso, grattandosi la nuca.
Hermione spostava lo sguardo dall'uno all'altro. Sembrava combattuta.
Poi spalancò le braccia ed urlò -Oh, venite qui!-
Gettò un braccio attorno al collo di Harry ed uno alla vita
di Ron e li strinse a sé.
Ron si ritrovò stritolato in un abbraccio a tre, gli
occhiali di Harry conficcati in una guancia e la testa di Hermione
premuta sulla gola, ma quasi non ci fece caso.
Quell'abbraccio gli fece bene.
Quell'abbraccio lo riscaldò da dentro, e gli
ricordò che nonostante tutto ciò che era
accaduto, e tutto ciò che ancora sarebbe potuto accadere,
loro tre sarebbero stati insieme.
-Vi voglio bene, ragazzi- sentì dire alla voce di Harry -e
vedrete che sarà un anno magnifico!-
Si strinsero ancora più forte e poi sciolsero
l'abbraccio.
Ron guardò gli amici.
Hermione aveva gli occhi lucidi. Harry sorrideva, gli occhiali un po'
storti.
-Io... sono felice di avervi con me.- disse Ron, un po' impacciato.
-Stasera, e in generale.-
Li guardò, soffermandosi un po' di più su
Hermione.
Dean li raggiunse e distribuì bicchieri traboccanti di
spumante.
-Brindiamo all'anno nuovo!- esclamò brandendo il proprio
calice -Anno nuovo, vita nuova!-
-Ma con gli amici di sempre!- aggiunse Neville con un sorriso.
Bevvero lo spumante e si avvicinarono alla finestra, ad osservare i
Fuochi del Dottor Filibuster che Gazza stava sparando controvoglia in
giardino.
Ron rimase un po' indietro, e fu piacevolmente sorpreso quando vide
Hermione voltarsi verso di lui.
-Credo che io te dovremo parlare, prima o poi- gli disse con un
sorriso, facendo fare una capriola allo stomaco di lui.
-Parlare?- chiese Ron agitato -Certo, io... sì, anche subito
se vuoi!-
Ma Hermione rise piano e scosse lentamente il capo.
-Concentrati sulla tua seconda prova, campione- gli disse -Concentrati
e superala. E poi avremo tutto il tempo per parlare.-
Suo malgrado, Ron si ritrovò a sorridere.
-Per quanto vuoi farmi penare, ancora?- domandò sottovoce.
Hermione gli lanciò uno sguardo divertito, il bicchiere
stretto in mano.
-Molto meno di quanto tu creda- disse -Sai com'è che si
dice, no? Nell'anno nuovo, tutto può succedere!-
Sorrise di nuovo, si voltò e raggiunse gli altri davanti
alla finestra.
Col cuore improvvisamente leggero, e non certo per l'effetto
dell'alcool, Ron la seguì e si mise a guardare i fuochi
colorati che esplodevano nel cielo.
E non gli erano mai sembrati così belli.
---------------------------------------------------------*
Dopo settimane e settimane di studio, reclusione ed esami, ecco
finalmente il nuovo capitolo.
So che sono in ritardo, ma spero di essermi fatta perdonare.
Consideratelo il mio regalo di Natale.
Il mio regalo per dirvi grazie.
Vi faccio tantissimi auguri per delle feste meravigliose.
Vi auguro vagonate di felicità e serenità,
perché ve le meritate tantissimo.
Grazie per essere ciò che siete per me.
Non avete idea di quanto mi rendiate felice e di quanto siate
importanti nella mia vita.
Grazie, di cuore.
Vi abbraccio forte.
La vostra Miza con la sciarpa e i guanti anche dentro casa :)
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Capitolo 14 *** 14. The Second Task. ***
Capitolo Quattordici:
The Second Task.
L'ho
persa.
L'unica che abbia mai saputo chi sono, chi non sono e chi voglio essere.
E non c'è modo di sapere per quanto resterà
accanto a me.
Le prime due settimane di Gennaio trascorsero ad una
velocità allarmante.
Per gli studenti, soprattutto quelli dell'ultimo anno, le giornate si
consumavano per lo più nelle aule o nelle sale comuni, con
le teste chine sui libri.
Il freddo non si placò, anzi se possibile divenne ancora
più rigido, portato da venti sferzanti che ghiacciarono la
superficie del Lago Nero e i residui di neve sui prati.
Per tutto quel tempo, Ron cercò di non pensare alla seconda
prova e al fatto che presto si sarebbe ritrovato faccia a faccia con un
Erumpent.
Ma la consapevolezza si insinuava in lui ogni giorno ed ogni notte,
rendendolo nervoso e irascibile e trasformando i suoi sogni in incubi.
Ignorò i rimproveri di Hermione su quanto poco si stesse
dedicando al torneo, ignorò il terrore che lo paralizzava ad
intervalli di ore ed ignorò le rassicurazioni di Harry.
Ma tutto ciò non servì ad evitare che il venti di
Gennaio arrivasse.
E solamente la mattina della seconda prova, camminando avanti e
indietro nella tenda dei campioni, Ron si rese conto di quanto fosse
realmente nervoso.
Nonostante si gelasse lui continuava a sudare, e a poco era servito
togliere il giubbotto e la sciarpa.
Non sapeva cosa lo mettesse più in ansia, sé il
rumore della folla sugli spalti, il bisbiglio dei presidi che
sistemavano gli ultimi dettagli o gli sguardi nervosi di Jaqueline e
Krum.
Fatto sta che ogni minima cosa gli faceva venir voglia di urlare e
scappare da lì a gambe levate.
-Quanto manca, ancora?!- sussurrò Jaqueline agitatissima,
mangiandosi le unghie e agitandosi sullo sgabello -Sono ore che stanno
lì a confabulare, perché non iniziamo?-
Ron non rispose.
Pochi istanti dopo i presidi, quasi l'avessero sentita, si fecero un
cenno col capo e uscirono in direzione della postazione da giudici,
lasciando i campioni da soli con la McGrannit.
-Dunque- esordì la preside di Hogwarts facendo ai tre
giovani un gesto frenetico -questa volta non potrò dirvi
nulla. Tra pochi minuti uscirete dalla tenda, e vi ritroverete davanti
a ciò che dovrete affrontare in questa prova.
Ron si avvicinò cauto alla preside, imitato dagli altri due
campioni.
-Avete la vostra chiave, vero?- domandò lei con enfasi
-Quella che avete trovato durante la prima prova?-
Tutti e tre annuirono, e Ron tastò automaticamente la tasca
nella quale l'aveva riposta.
-Molto bene- sospirò la McGranitt -Riceverete le altre
istruzioni una volta usciti. Tra pochissimo verrete chiamati. Fate
molta, moltissima attenzione ragazzi. In bocca al lupo a tutti e tre.-
Li fissò per qualche istante, soffermandosi su Ron.
Poi uscì dalla tenda per raggiungere Winterlachen, Madame
Maxime, Kingsley e il cronista.
Col cuore che gli martellava in gola, Ron si voltò a
guardare i due compagni.
Erano entrambi pallidi e tesi, e sembrava che avessero perso l'uso
delle corde vocali.
Stava giusto riflettendo su cosa dire, quando la voce del cronista li
fece sobbalzare tutti e tre.
-E ORA- urlava dagli spalti -CHE ENTRINO I CAMPIONI!-
Esitarono, spaventati.
Poi Krum scansò la stoffa leggera della tenda ed
uscì fuori, seguito da Jaqueline.
Ron si sbrigò a raggiungerli, e una volta fuori accaddero
più cose contemporaneamente.
Per un istante, rimase interdetto e spiazzato: la luce del sole lo
accecò e le urla della folla lo assordarono, impedendogli di
mettere a fuoco la situazione.
A poco a poco riacquistò la vista, ma ancor prima di vedere
ciò che aveva davanti sentì il panico
impadronirsi di lui: la stretta al braccio da parte di
Jaqueline e il suo urlo strozzato furono abbastanza eloquenti.
E quando Ron battè le palpebre e sbirciò oltre
gli altri due campioni, sentì tutta l'aria abbandonargli i
polmoni.
Un enorme, gigantesco rinoceronte si guardava attorno, rinchiuso in un
recinto.
Aveva la pelle talmente scura e spessa da sembrare fatta di roccia.
Gli occhi erano piccoli, rossi e cattivi, e scattavano da una parte
all'altra dell'area in cui era rinchiuso.
Ma ciò che più terrorizzò Ron, e che
nemmeno nelle sue peggiori fantasie aveva mai immaginato potesse essere
tanto spaventoso, fu il corno.
Era enorme, lungo quasi quanto il corpo dell'animale, di un bianco
sporco e con una punta aguzza ed affilata.
Addirittura più grosso di quello che aveva visto a casa dei
Lovegood durante la ricerca degli Horcrux.
-E' un Erumpent- pigolò Jaqueline stringendo ancora di
più il braccio di Ron -Come... come diavolo hanno potuto
farci questo?!-
Ron deglutì rumorosamente e fissò l'animale, che
sembrava sempre più innervosito.
Krum, alla sua sinistra, stringeva la mandibola tanto da far
scricchiolare i denti.
-I nostri campioni sembrano piuttosto sorpresi!- annunciò il
cronista con enfasi, scatenando una serie di urla dal pubblico.
-Bene, veniamo a come si svolgerà la prova! Come tutti
potete vedere, abbiamo un Erumpent, una creatura affascinante ma
estremamente pericolosa!-
-Affascinante?!- gracchiò Ron con la gola secca.
-Quello che i nostri campioni dovranno fare è rischioso ma
abbastanza semplice. Aggirate la bestia, ragazzi! Non dovrete
attaccarla, soltanto difendervi se ce ne sarà bisogno! Il
vostro obiettivo non è l'animale: sono le tre porte alle sue
spalle!-
I campioni allungarono il collo. Ron non si era assolutamente accorto
che oltre l'Erumpent ci fosse qualcos'altro.
Ma alle spalle dell'animale, in effetti, c'erano tre robuste porte
chiuse da tre lucchetti.
Conducevano a quelle che sembravano tre diverse gallerie scavate nella
roccia, comparse chissà come e chissà quando.
-Trovate la vostra porta, ragazzi- continuò il cronista
-trovatela ed entrate! Una volta dentro, dovrete affrontare qualcosa di
diverso da un ostacolo fisico. Vi ritroverete a fare i conti con la
vostra testa. Affrontate i limiti della mente, trovate l'oggetto che
sarà posto su un piedistallo e uscite! E la seconda prova
sarà conclusa.-
La voce del cronista e le urla della folla sembravano già
lontane: Ron era a dir poco terrorizzato.
Quella bestia enorme aveva iniziato a correre in cerchio, e la porta
sembrava spaventosamente lontana.
Col vento che gli frustava il viso cercò di immaginare cosa
avrebbe potuto trovare all'interno della galleria, ma si rese conto che
le sue ipotesi lo rendevano ancora più spaventato.
-Jaqueline- disse a fatica - oggi è la volta buona che ci
lascio le penne!-
La ragazza cercò di fare un sorriso, ma uscì
fuori una smorfia di panico.
-Che la seconda prova abbia inizio!- urlò il cronista -E mi
raccomando campioni, occhio al corno, potrebbe esplodere! Attenti, se
non volete ritrovarvi senza qualche arto!-
Ci fu un fischio lunghissimo, simile a quello di un treno, e la folla
esplose in applausi e urla di incoraggiamento.
Ron diede un'occhiata agli spalti, e riuscì ad individuare i
Grifondoro che sventolavano bandiere e striscioni.
Lì da qualche parte dovevano esserci anche Hermione ed
Harry, ma non riusciva a vederli.
-Coraggio, coraggio!- tuonò una voce familiare -Entrate, non
siate timidi!-
Riscuotendosi, Ron si ritrovò faccia a faccia con Hagrid: il
Guardiacaccia teneva aperto il cancelletto della recinzione, e faceva
cenni d'incoraggiamento ai tre campioni.
Non potevano esitare oltre, era proprio arrivato il momento.
Ron fece un respiro profondissimo, tanto che l'aria fredda gli
pizzicò le narici.
-Andiamo- disse poi con voce incerta, lanciando uno sguardo a Jaqueline
e a Krum.
Avanzarono sul terreno duro, oltrepassando il cancelletto d'entrata.
Ron vide Hagrid fargli l'occhiolino, ma potè leggere sul suo
volto barbuto un'espressione ansiosa.
Tirò fuori la bacchetta.
-Fuori le bacchette- mormorò agli altri due, proprio nel
momento in cui il cancelletto si richiudeva cigolando alle loro spalle.
Krum e Jaqueline lo imitarono subito, guardinghi.
L'Erumpent non sembrava essersi accorto di loro.
Gironzolava dalle parti delle tre porte, grattando nervosamente nel
terreno con l'enorme zampa unghiata.
-Forse dovremmo fare squadra- suggerì piano Jaqueline -Due
cercano di distrarlo, in modo che l'altro possa cercare la propria
porta...-
-E' una profa a tempo- le ricordò Krum, fissando accigliato
l'animale -E dobbiamo cafarcela da soli.-
Jaqueline gli lanciò uno sguardo torvo.
-Io sono d'accordo con Jaqueline- ribattè Ron -Se cerchiamo
di darci una mano l'uno con l'altro sarà più
facile!-
-Io non partecipa!- sbottò Krum.
-Come ti pare!- rispose Ron con rabbia -Se poi però...-
-ATTENZIONE!!!-
Lo strillo di Jaqueline lo costrinse a voltarsi: l'Erumpent correva
verso di loro, la testa china, il corno pericolosamente puntato in
avanti.
-SPARPAGLIAMOCI!- gridò Ron.
Fece un balzo a sinistra, la bacchetta stretta in mano, proprio mentre
la bestia sferzava una cornata nel punto in cui un attimo prima c'era
Krum.
Il bulgaro scattò in avanti, in direzione delle porte.
-APPROFITTIAMO DEL FATTO CHE SI E' ALLONTANATO!- urlò
Jaqueline, dirigendosi anche lei verso le gallerie.
Ron non se lo fece ripetere due volte.
Prese a correre verso la porta centrale, ma pochi istanti dopo
con la coda dell'occhio vide l'Erumpent che puntava Krum.
-EHI, ATTENTO!- urlò.
Il campione bulgaro non parve sentirlo, e la bestia si faceva sempre
più vicina.
-Miseriaccia... STUPEFICIUM!!!-
Ron puntò la bacchetta contro l'animale e urlò
con quanto fiato avesse in gola.
La maledizione sembrò rimbalzare sulla pelle corazzata dell'
Erumpent, che non ne fu minimamente scalfito, ma ebbe un attimo di
esitazione che permise a Krum di rendersi conto della situazione.
Si tuffò a terra e rotolò di lato, allontanandosi
dal pericolo.
-A ppuon rendere!- urlò il bulgaro, alzandosi velocemente e
riprendendo la sua corsa verso la porta.
-Sì- borbottò Ron -voglio proprio vedere!-
Gettò una rapida occhiata intorno: Jaqueline aveva
già raggiunto una delle porte e armeggiava con le proprie
chiavi.
Si rese conto che doveva sbrigarsi, o la campionessa francese e Krum
sarebbero entrati prima di lui.
Con le orecchie piene di vento e delle urla del cronista riprese la sua
corsa in direzione della porta centrale.
A qualche metro da lui, Jaqueline imprecava: le sue chiavi non aprivano
il lucchetto; aveva scelto la porta sbagliata.
Affannato, Ron raggiunse il proprio uscio di legno.
La bacchetta tra i denti, prese a frugare febbrilmente nelle tasche,
alla ricerca delle chiavi.
-Miseriaccia- mugugnò -miseriaccia, dove diavolo sono...-
Quando finalmente ne tastò il metallo freddo fu invaso da
un'ondata di sollievo.
Con una foga forse eccessiva tentò di infilarle nel
lucchetto.
Le girò, le rigirò e tentò in ogni
verso, ma non lo aprivano.
Strappandole via dal lucchetto, non riuscì a trattenere un
urlo di frustrazione.
-A QUANTO PARE NESSUN CAMPIONE HA TROVATO LA PORTA GIUSTA!- urlava il
cronista -BE', SAREBBE STATO FIN TROPPO FACILE! CHI SARA' IL PRIMO A
TROVARE LA PROPRIA?!-
-Basta che non sia Krum!- pensò Ron con rabbia.
Proprio in quel momento udì un urlo spaventato: l'Erumpent
aveva preso a correre verso Jaqueline.
La ragazza fu costretta a scappare lontana dalle porte, per poterlo
schivare.
Correva verso l'estremità della recinzione, voltandosi di
tanto in tanto per lanciare un incantesimo.
Ron era combattuto: non sapeva se tentare di distrarre l'Erumpent o
continuare la ricerca della porta giusta.
Mentre era lì che si arrovellava, qualcuno gli diede una
spallata e gli urlò nell'orecchio -Lefati di mezzo!-
Sentendo il viso avvampargli di collera, vide Krum armeggiare col
lucchetto che poco prima aveva tentato di aprire lui.
E, con suo enorme disappunto, la porta si aprì.
-KRUM!!!- urlò il cronista -Il nostro campione di Durmstrang
ha trovato la propria porta! Ed eccolo che si inoltra nei meandri della
galleria!-
Senza guardarsi indietro, Krum sparì oltre la soglia della
porta centrale, che si richiuse immediatamente.
Spinto dalla rabbia, Ron scattò verso la porta che Jaqueline
aveva tentato di aprire. Doveva essere per forza quella giusta.
Un paio di volte rischiò di scivolare a causa del terreno
sdrucciolevole, ma riuscì a raggiungere rapidamente il
proprio obiettivo.
Quando si ritrovò davanti la porta e prese a cercare
nuovamente le chiavi, era talmente fuori di sé
dall'eccitazione che non fece caso all'urlo che si levò
dalla folla.
E non si sarebbe accorto di nulla se, ad un tratto, non avesse visto
un'enorme ombra oscurare l'uscio davanti a sé.
Si voltò di scatto, il cuore in gola: l'Erumpent correva a
più non posso, il corno puntato verso di lui.
Non aveva il tempo per scansarsi, era troppo tardi, a momenti la bestia
l'avrebbe centrato in pieno.
In preda al panico, fece l'unica cosa che in quel momento gli
balenò per la testa: levò la bacchetta e
urlò -PROTEGO!-
Poi serrò gli occhi, aspettando il colpo.
E il colpo arrivò, ma fortunatamente non fu inflitto dal
corno.
In qualche modo, l'incantesimo scudo gli aveva fornito una protezione,
anche se non massima.
L'animale era rimbalzato indietro, ma subito dopo l'aveva urtato forte
con un fianco, schiacciandolo contro la porta.
Ron strabuzzò gli occhi, boccheggiando: la botta fu
tremenda, sentì tutta l'aria venirgli risucchiata via dai
polmoni e un dolore acuto ai reni e alle costole.
Il cronista urlava qualcosa, ma le orecchie fischiavano troppo forte
per permettergli di capire cosa dicesse.
Avrebbe voluto accasciarsi a terra, tentare di respirare quanto
più ossigeno gli fosse possibile, ma l'Erumpent si stava
riprendendo dallo stordimento.
L'avrebbe senz'altro calpestato se si fosse lasciato cadere. E avrebbe
cercato di attaccarlo di nuovo se fosse rimasto lì.
Recuperando un minimo di lucidità, Ron tirò fuori
a fatica le chiavi dalla tasca.
Il più rapidamente possibile, e lanciandosi continue
occhiate alle spalle, le infilò nel lucchetto e
girò.
E quando questo si aprì con un tlack, quasi si
sentì mancare per il sollievo.
Spalancò la porta e vi si infilò dentro, e
l'ultima cosa che udì fu il cronista che urlava -E anche
Weasley, seppur ammaccato, trova la porta giusta!-
Poi silenzio.
-E' entrato!- esclamò Harry con un sospiro di sollievo
-Bene, ora non ci resta che attendere la fine della prova!-
Hermione si voltò a guardarlo, affranta.
Avevano trattenuto il fiato per tutta la durata della prima parte della
prova, lì sugli spalti, insieme a Ginny, Neville e agli
altri Grifondoro.
(Luna, non si sa come, era finita tra i Durmstrang, che la fissavano in
cagnesco ogni qual volta sventolasse la sua bandierina con la faccia di
Ron).
L'espressione sollevata di Harry lasciava intendere che il ragazzo
pensasse che il peggio fosse passato, e non doveva essere l'unico,
considerato il chiacchiericcio allegro che si stava diffondendo tra la
folla.
Invece Hermione continuava a fissare quella porta, apprensiva: non
riusciva ancora a distendere i nervi.
-Che c'è, Hermione?- domandò Harry con un
sorriso, bloccandole il polso in modo che smettesse di mangiucchiarsi
le unghie -Rilassati, il peggio è passato.-
La ragazza fece un sospiro lunghissimo, le mani strette in grembo.
-Non so, Harry- disse piano -C'è qualcosa che non va. Ho un
brutto presentimento.-
Guardò l'amico e lo vide aggrottare la fronte.
-Un brutto presentimento?- ripeté lui -Di che genere?
Hermione, è perché sei nervosa. Voglio dire,
anche io ho avuto parecchia paura quando quel bestione lo ha
schiacciato contro la porta, ma...-
-No, non è solo nervosismo!- incalzò lei
fissandosi le scarpe -Sento... sento qualcosa. Non so cosa ci sia
lì dentro, ma ho sentito che la McGrannit era piuttosto
scettica sulla parte della grotta. Aveva paura fosse un po' esagerata.-
Harry si grattò la nuca, riflettendo.
-Vedrai che è tutto sotto controllo- disse poi, fiducioso
-non permetterebbero mai che qualcosa andasse storto. Sta tranquilla.-
Le fece un gran sorriso, ma Hermione glielo restituì con
gran fatica.
Quella sensazione che a Ron sarebbe capitato qualcosa di brutto proprio
non voleva abbandonarla.
-Voglio solo che esca presto da lì dentro- disse -Il non
poter vedere cosa gli succede peggiora soltanto le cose.-
Questa volta Harry annuì.
-Sì, non posso darti torto.- esclamò -Ma
andrà tutto bene ed uscirà presto.-
Rimasero in silenzio per un po', ad osservare Jaqueline che tentava
invano di liberarsi dell'Erumpent e ad ascoltare i cori della folla.
-Harry- mormorò Hermione dopo un po' -E' solo che... se
dovesse succedergli qualcosa, io...-
Harry le strinse un braccio e la obbligò a guardarlo negli
occhi, un'espressione estremamente convinta dipinta sul viso.
-Non gli succederà nulla, Hermione.- disse con calma
-Uscirà da lì dentro e starà
benissimo.-
Lei aprì la bocca per replicare, ma Harry fu più
rapido.
-E quando uscirà- continuò con un sorrisetto
-potrai, anzi dovrai dirgli tutto ciò che pensi. Direi che
è arrivato il momento di smetterla definitivamente con
questi tira e molla, non trovi?-
Hermione si sentì avvampare.
-Sì- pigolò -suppongo di sì...-
-Molto bene!- sorrise Harry -E allora mettiamoci in paziente attesa!
Ah, già mi vedo l'uscita trionfale, tu che gli corri
incontro e lo baci appassionatamente, ancor peggio che dopo la prima
prova! E farete pace, e tornerete insieme, e...-
La voce di Harry si perse tra le urla di giubilo della folla: anche
Jaqueline era finalmente entrata.
Hermione guardò verso il campo, le guance ancora in fiamme.
Potrai, anzi
dovrai dirgli tutto ciò che pensi.
Sorrise.
Reggendosi le costole doloranti, Ron rimase immobile per qualche minuto.
C'era un forte odore di umidità lì dentro, un
buio pesto e l'unico suono che si udiva era quello del suo respiro
affannato che echeggiava contro le pareti.
Si raddrizzò a fatica e puntò la bacchetta
davanti a sé.
-Lumos.-
Batté ripetutamente le palpebre, tentando di mettere a fuoco
l'ambiente circostante.
Si trovava in una specie di anticamera circolare, completamente fatta
di roccia chiazzata di muschio.
Sembrava di essere in una grotta.
Davanti a lui si stendeva un corridoio lungo e altrettanto buio,
vagamente inquietante.
Guardingo, Ron ripose le chiavi nella tasca dei pantaloni e
avanzò di qualche passo.
Non aveva molto senso restare lì impalato nell'ingresso.
Per un po' camminò soltanto, senza trovare nulla.
La luce della bacchetta, riflettendo sulle pareti, lanciava bagliori
bluastri, e il suono dei suoi passi gli rimbombava nelle orecchie.
Teneva gli occhi e le orecchie ben aperti, pronto a captare qualsiasi
cosa, ma non c'era nulla da captare.
Camminò ancora, e stava giusto iniziando a tranquillizzarsi
quando scorse qualcosa sul pavimento, qualche metro davanti a
sé.
Strinse gli occhi e distese il braccio con la bacchetta illuminata:
sembrava una persona raggomitolata.
-Chi è là?- domandò.
L'unica risposta che ricevette fu l'eco della sua stessa voce.
Iniziando ad avvertire un vago senso di oppressione al petto, Ron
deglutì.
Doveva passare di lì per forza, non c'erano altre strade.
Si avvicinò lentamente al corpo, spaventato e incuriosito.
E ciò che vide, lo ghiacciò dentro più
di qualsiasi altra cosa al mondo.
Ciò che vide lo terrorizzò più di
quanto avrebbe fatto il più enorme Erumpent del mondo.
-No...- gemette.
Lì per terra, a pochi centimetri dai suoi piedi, c'era Fred.
Suo fratello Fred.
Ron indietreggiò di qualche passo, il cuore in gola.
Non era possibile.
Fred era morto, era morto durante la guerra.
Nessuno, nemmeno il più pazzo sadico dell'universo avrebbe
mai preso il suo cadavere per depositarlo in quella grotta.
Eppure sembrava proprio lui, identico a come Ron lo aveva visto per
l'ultima volta durante la battaglia.
Gli stessi occhi vuoti, la stessa espressione quasi sorridente, gli
stessi capelli scarmigliati.
-E'... è un Molliccio- mormorò Ron a
sé stesso, tentando di calmarsi -E' soltanto un Molliccio,
non può essere altrimenti.-
Bastava poco, avrebbe dovuto solamente agitare la bacchetta e
dire Riddikulus! e
sarebbe finita.
Eppure non riusciva a muoversi e a staccare gli occhi dal volto
immobile del fratello.
-Devo farlo- pensò -Non è Fred, fa parte della
prova. Devo liberarmene.-
Fece un respiro profondo ed alzò la bacchetta, ma quando
aprì la bocca ne uscì solamente un urlo strozzato:
La testa di Fred si era voltata nella sua direzione.
Il fratello lo fissava con occhi vitrei, quasi cercasse
di comunicargli qualcosa.
-No...- mormorò di nuovo Ron, col cuore in gola -No, non
è vero... Riddikulus!-
Agitò la bacchetta, ma non accadde nulla.
-Riddikulus...
Non è vero, Rid... NO, STA'
LONTANO!-
Sentendo un'ondata di panico travolgerlo, Ron fece un balzo
all'indietro.
Fred si era mosso di nuovo. Aveva allungato un braccio e tentato di
afferrargli la caviglia.
-Non ti avvicinare!- gridò con voce strozzata -Sta' lontano,
tu non... RIDDIKULUS!-
Questa volta lo pronunciò con convinzione, nonostante
sentisse la testa girare e le ginocchia molli.
Funzionò: Fred gli lanciò un ultimo sguardo
triste e poi svanì nel nulla.
Ron rimase immobile, gli occhi fissi sul pavimento.
Il sangue gli pulsava nelle orecchie e aveva un fortissimo senso di
nausea.
-Non era mio fratello- pensò -Non era lui, non è
niente. Era un Molliccio. E' svanito.-
Continuava a ripeterselo come un mantra, eppure si rese conto
che gli occhi gli si stavano riempendo di lacrime e la gola gli
bruciava.
Non poteva mollare proprio adesso.
Non doveva mancare molto alla fine della prova, quello scherzo crudele
doveva essere stato il culmine.
Non poteva mollare, doveva trovare l'oggetto e uscire da quel posto.
Si asciugò gli occhi con un manica e fece un bel respiro.
Quella sensazione orribile non sembrava volerlo abbandonare, ma doveva
andare avanti.
Puntò nuovamente la bacchetta davanti a sé e
mosse qualche passo.
Stavolta il tragitto fu più lungo, forse anche a causa del
carico emotivo.
Camminò per quelle che gli parvero ore, sobbalzando ad ogni
minima ombra, prima di arrivare in un ambiente circolare simile a
quello che aveva incontrato all'inizio.
In un angolo c'era qualcosa che somigliava molto ad una teca di vetro,
all'interno della quale scintillava qualcosa.
Ron si avvicinò con cautela, osservando con attenzione: era
una specie di grosso ciondolo d'argento, al centro del quale, in
rilievo, luccicava un grosso numero tre.
Sarebbe probabilmente servito per l'ultima prova.
Meditabondo, Ron lo fissò per qualche istante.
Si chiedeva se sarebbe bastato prenderlo per concludere la prova, ma la
cosa sembrava abbastanza improbabile.
E in quegli anni ne aveva viste abbastanza da non essere
così incauto da toccare la teca.
-Be', che cosa stai aspettando?-
Le sue riflessioni furono interrotte da una voce familiare.
Ron si voltò, sorpreso, e si ritrovò faccia a
faccia con una sorridente Hermione.
-Hermione! Tu... qui?!- domandò sorpreso -Che cosa ci fai
qua dentro?-
La ragazza sorrise e fece spallucce.
-Ci hanno fatti entrare per l'ultima parte della prova. Una persona per
ogni campione! E a te sono toccata io!-
Ron battè le palpebre, incerto.
-E quindi, la prova è finita? Se tocco la teca non mi prende
un accidente, un avvelenamento o che so io?-
Hermione scoppiò a ridere, coprendosi il viso con una mano.
-Ma no, certo che no! Devi soltanto prendere il medaglione ed uscire,
poi sarà finita.-
Il ragazzo si passò una mano nei capelli, fissandola.
-Hermione... è stato tremendo. Ho... ho visto Fred, prima.
Cioè, era un Molliccio, ma era Fred morto.-
Hermione, dalla quale Ron si aspettava una reazione sconvolta o
quantomeno addolorata, inarcò un sopracciglio.
-Be', è comprensibile- disse lentamente -L'hanno detto, no? 'Vi ritroverete a fare i conti
con la vostra testa. Affrontate i limiti della mente...'-
-Già- annuì Ron -Ma non
pensavo arrivassero a tanto. Quindi... immagino sia diventato Fred
perché è una cosa che ancora non ho affrontato e
superato, giusto?-
Hermione fece un sorrisetto strano.
-Dubito- rispose poi - E' diventato Fred perché tu sai
benissimo che è morto per colpa tua e ti senti in colpa.-
Il cuore di Ron mancò un colpo.
Sconvolto, sentì il sangue defluirgli dal volto.
-Ma... Hermione, ma che cosa stai dicendo?- sussurrò
incredulo -Non è stata colpa mia...-
-Oh sì che lo è stata- replicò lei
incrociando le braccia.
-Se solo tu fossi stato più coraggioso, Ronald,
più impavido, più altruista, non ci sarebbe stato
bisogno che i tuoi fratelli intervenissero. E' tutta colpa tua se Fred
è morto.-
Ferito, Ron aprì e chiuse la bocca.
Non sapeva cosa dire.
Ma poi notò una cosa.
Si rese conto che, negli occhi scuri di Hermione, c'era una strana
scintilla; e che nel suo volto c'era un'ombra di cattiveria che non le
apparteneva affatto.
-Aspetta un momento- disse piano -Tu non sei Hermione, vero?
Cos'è, un'altra prova?-
Hermione scoppiò a ridere, stavolta sguaiatamente.
-Può darsi- disse sghignazzando -Pensa ciò che
vuoi, Ronald, ma resta il fatto che sei un codardo. Talmente codardo da
non essere riuscito a tenermi con te.-
Di nuovo, Ron sentì un colpo al cuore.
Doveva essere un qualche incantesimo.
Forse Hermione era stata stregata per la prova.
O forse non era lei, era una specie di immagine, come quella che aveva
visto uscire dall' Horcrux che poi aveva infilzato.
-Ascolta... non mi interessa ciò che hai da dire, dimmi cosa
devo fare per concludere questa maledetta prova.-
Lei sorrise di nuovo, aspra.
-Non ti interessa? Dici?- domandò -E allora
perché ti trema la voce?-
Ron sentì le orecchie andargli a fuoco. Non aveva alcuna
intenzione di mettersi a discutere con una proiezione mentale o
ciò che era.
-Te lo dico io perché- continuò lei
-perché sai benissimo che sto dicendo la verità.
Perché sono cose che pensi anche tu e che, che ti piaccia o
meno, penso anche io. Da sempre.-
-Non è vero- replicò lui -Non le pensi. Stai
soltanto cercando di farmi impazzire, è parte della prova.-
Hermione fece spallucce.
-Sarà!- rispose -Quindi posso anche continuare, no? Sto solo
dicendo la verità. Sei un codardo, Ronald. Un vigliacco. Non
hai mai avuto il coraggio di sacrificarti per nessuno, hai sempre avuto
qualcuno davanti pronto a proteggerti.-
-Non è vero!- sbottò lui.
-E' verissimo, invece! Harry, me, tua madre, tuo padre. Fred, che
è morto a causa tua. Cresci, Ronald. Riconosci i tuoi errori
e accettali. Accetta il fatto che sei un buono a nulla!-
-No...-
-Accetta il fatto che non mi sei mai piaciuto, mai. Sono stata con te
per compassione.-
Ron sentì lo stomaco sprofondargli sotto terra.
-Non è vero- disse, con le mani che gli tremavano -Non
è vero, stai mentendo.-
-Non mento, Ronald. Potrei mai stare con te? Per quale ragione? Sono
nettamente superiore a te, in tutto. Cosa mai avresti da offrirmi?-
Non trovando una risposta, Ron rimase zitto.
Aveva un enorme groppo in gola.
Voleva soltanto andar via da lì dentro, non voleva
più ascoltare, non voleva più pensare al cadavere
di suo fratello che cercava di afferrarlo, né alle
cattiverie che quella finta Hermione gli stava dicendo.
-Voglio andarmene- disse con voce tremante -Fammi prendere quel
medaglione.-
-Stai per piangere, Ronald?- ridacchiò lei -Il piccolo Ron
si sente toccato? Sei davvero così debole?-
-Lasciami in pace.-
-E come mai? Inizi a sentire il peso della verità che grava
su di te? Sai di essere un fallito, una nullità, un...-
-STA' ZITTA!!!-
Aveva urlato talmente forte che l'eco rimbombò per diversi
secondi.
Le mani gli tremavano incontrollatamente, la testa stava per esplodere.
Ron sapeva di essere sul punto di rottura. Stava per cedere.
Hermione scoppiò a ridere di nuovo, fissandolo con occhi
spiritati.
-Mi odi Ronald, vero? Mi odi, adesso? La verità fa male, eh?
Mi odi?-
-SI'!!!- urlò lui -SI', TI ODIO, LASCIAMI IN PACE, MALEDETTO
MOSTRO!-
-ALLORA UCCIDIMI!- urlò lei con voce acutissima -UCCIDIMI, E
FINIAMOLA!-
Spalancò le braccia e lo fissò senza
più alcuna traccia di sorriso.
Ron lasciò cadere la bacchetta a terra.
Questo era veramente troppo.
Non solo aveva dovuto vedere il cadavere di suo fratello.
Ora avrebbe dovuto uccidere Hermione.
Lentamente, si chinò a raccogliere la propria bacchetta.
Sapeva benissimo che non era lei, sapeva che era una prova, una
finzione.
Ma non potevano chiedergli una cosa del genere.
Non avrebbe retto.
-Coraggio, Ronald.- Incalzava lei -Se mi fai fuori, la teca si
aprirà. Tu potrai prendere il medaglione e uscire, e
sarà finita. Coraggio, fallo.-
-No- disse lui piano.
-Fallo! Codardo!-
-Non voglio!
-Perché sei un vigliacco! Non sai fare nulla! Non servi a
nulla!-
-NON E' VERO!-
-E' VERO! UCCIDIMI, IDIOTA!-
-NO!-
-TANTO NON TI AMO, RONALD! NON TI AMERO' MAI!-
-AVADA KEDAVRA!!!-
Tutta la rabbia ed il dolore che si era tenuto dentro fino a quel
momento, gli esplosero sulle labbra e nella testa.
Il lampo di luce verde lo accecò, e una scarica fortissima
gli attraversò il braccio.
Stava ancora urlando quando cadde in ginocchio ed esplose in singhiozzi.
Davanti a lui, Hermione giaceva morta, i lunghi capelli scuri a
coprirle il viso.
Ron sentiva il cuore spaccato in due e la testa in fiamme.
Singhiozzava con tutto il fiato che aveva nei polmoni, tenendosi le
costole ancora doloranti dall'impatto con l'Erumpent.
Non ne poteva più.
Aveva bisogno di aria, di luce.
Di allontanarsi da tutto lo schifo che per mesi aveva accumulato e che
ora gli si era riversato addosso.
Con le ultime forze che gli rimanevano si alzò: la teca di
vetro si era aperta, il medaglione scintillava alla luce della
bacchetta.
Nel momento in cui lo afferrò, uno scricchiolio si
levò alla sua sinistra.
Nella roccia si era aperta un passaggio.
Malfermo sulle gambe, il petto sconquassato dai singhiozzi, Ron
uscì fuori.
Fu travolto dalla luce del sole e dalle urla di giubilo della folla e
del cronista, che urlava il suo nome e una serie di frasi lunghe e
contorte.
La bacchetta stretta in una mano e il medaglione nell'altra, Ron fece
ancora qualche passo prima di crollare sul terreno duro.
Le lacrime gli colavano sulle guance e tra i capelli, il respiro gli si
spezzava tra le labbra.
Udì una gran confusione e passi affrettati da ogni direzione.
Poi una serie di teste lo scrutarono dall'alto, oscurando la luce
accecante del sole.
Ne riconobbe solamente una.
Con uno sforzo sovrumano, prese fiato e riuscì a parlare.
-Hermione- ansimò.
Poi svenne.
Perso ed insicuro, mi hai trovato.
Sdraiato sul pavimento, circondato.
Perché hai dovuto aspettare? Dov'eri?
Solo un po' in ritardo mi hai trovato.
-The Fray.
------------------------------------------------------------------*
Ehm. Salve.
No, non sono un fantasma né un'apparizione, sono proprio io.
So che mi merito tutte le ingiurie di questo mondo, so che sono sparita
per tre schifosissimamente lunghi mesi.
Ma chissà, magari qualcuno che ancora attende fiducioso
c'è! :)
Sono tornata, e credo (spero) di essere tornata definitivamente.
Come non tutti di voi sanno, ho passato un periodo davvero terribile.
Questo periodo ancora non è finito, e probabilmente questa
cosa si evincerà dal mio stile di scrittura, che non
è proprio al massimo.
Ma ho voluto raccogliere tutte le mie forze e iniziare a tirarmi fuori
da tutta questa merda. Da sola.
E darvi finalmente la seconda prova che avete tanto aspettato.
Un grazie di cuore, enorme, a chi in questi mesi mi ha pensata,
cercata, si è preoccupata per me.
La vostra presenza mi ha fratta stare molto meglio.
Grazie per tutte le mail, i messaggi, i cuoricini in bacheca :)
Grazie davvero per il vostro continuo sostegno.
E chiedo scusa in anticipo a tutte le persone che resteranno deluse da
questo capitolo.
Mi dispiace, davvero, ma vedrete che presto tornerò ai
vecchi albori :)
Con la promessa di non sparire per altri tre mesi, vi lascio un bacione
grande.
Miza
|
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Capitolo 15 *** 15. Stay [The forgiveness.] ***
A tutte voi, le mie affezionate
ad adorabili lettrici.
A voi che avete atteso tanto, voi che non mi avete mai lasciata.
Che avete sempre continuato a sostenermi e incoraggiarmi.
Grazie. Grazie dal profondo del cuore.
Questo capitolo è per voi. Finalmente potete tirare un
sospiro di sollievo :)
(E a Charme,
in particolare.
Perché so che sarà tra le persone che
più si struggerà in una certa scena.^^)
Capitolo Quindici:
Stay [The forgiveness].
-Ehi, si è mosso!-
-Davvero?-
-Sì, ha mosso la... Ah, no. Sta soltanto iniziando a
russare.-
Harry, Hermione e Ginny sospirarono.
Dietro le finestre dell'infermeria il sole stava tramontando.
I tre erano seduti attorno al letto di Ron da diverse ore, tesi e
nervosi, e nessuno aveva avuto il coraggio di muoversi anche solo per
andare in bagno.
Da quando era crollato a terra durante la seconda prova, quel mattino,
il ragazzo non si era più svegliato; Madama Chips sosteneva
che
doveva essere distrutto, sia fisicamente che psicologicamente, e che la
cosa migliore era lasciarlo riposare.
-Dite che dormirà fino a domattina?- chiese Ginny a bassa
voce, il volto stanco.
Hermione fece spallucce, mordendosi nervosamente un'unghia. Si era
spaventata a morte quando aveva visto Ron crollare per terra in quel
modo.
La sua paura che gli sarebbe accaduto qualcosa si era concretizzata, e
vederlo immobile nel letto per tutto quel tempo era una vera tortura.
Voleva scoprire cosa era successo lì dentro.
Voleva vederlo aprire gli occhi, sentirsi dire che stava bene.
Ma Ron continuava a dormire, la bocca semiaperta, le lentiggini
spiccanti sul viso pallido e stanco.
-Sapete- disse Harry interrompendo il silenzio -questa situazione mi
ricorda quella volta in cui è stato avvelenato nell'ufficio
di
Lumacorno.-
Ginny fece un sorrisetto, guardando il fratello.
-Povero Ron- sospirò -Finisce sempre lungo disteso, in
qualche modo!-
Gli altri due sorrisero.
Rimasero tutti e tre a fissarlo in silenzio, le sciarpe di
Grifondoro ancora strette attorno al collo da quella mattina.
Dei passi leggeri, pochi minuti dopo, preannunciarono l'arrivo di
madama Chips.
-Siete ancora qui?!- domandò sorpresa, le braccia cariche di
lenzuola pulite -Vi conviene andare a cena, ragazzi. Non penso che si
sveglierà molto presto.-
-Restiamo ancora un po'!- rispose Ginny con convinzione -Non diamo
fastidio!-
Madama Chips alzò gli occhi al cielo e si
allontanò.
-Chissà come è andato il resto della prova-
domandò Hermione volgendo lo sguardo alla finestra -Se
Viktor e
Jaqueline...-
Non finì la frase, perché proprio in quel momento
Ron grugnì e si mosse.
-Si sta svegliando!- bisbigliò Ginny concitata, agitandosi
sulla sedia.
Lo osservarono borbottare e stropicciarsi il viso e finalmente, molto
lentamente, il ragazzo aprì gli occhi.
-Ron!- esclamò Hermione, sollevata -Come stai?! Ti senti
bene?-
Il ragazzo parve stordito.
Li fissò per qualche istante, smarrito, e cercò
di mettersi seduto senza successo.
-Tranquillo amico, resta giù- gli intimò Harry
con un sorriso -Come ti senti?-
Ma Ron non pareva affatto tranquillo. Continuava a spostare lo sguardo
dall'uno alle altre, allucinato.
E quando si soffermò su Hermione spalancò gli
occhi e si tirò su di scatto, afferrandole un braccio.
-Ron!- disse lei trasalendo -Per l'amor del cielo... che cosa ti
prende?!-
Cercò il suo sguardo, confusa.
Il volto di Ron era una maschera di panico, gli occhi azzurri spenti e
fissi.
-Hermione- disse con voce roca -Sei... sei Hermione, vero? Stai bene?
Dimmi che stai bene!-
Sentendolo stringere la presa attorno al suo braccio, Hermione si
voltò a guardare Harry e Ginny, spaventata.
I due amici le risposero con espressioni confuse.
-Ron, che diavolo succede?- esclamò Ginny preoccupata.
Ma il ragazzo continuava a fissare Hermione, a stringerle il braccio,
in attesa di una sua risposta.
-Ron- disse lei, piano -mi stai facendo male, che cosa...-
-Hermione, stai bene?- insistette lui con foga, la voce incrinata.
La ragazza annuì.
-Sì... certo che sto bene, Ron!- esclamò
incerta.
-Che cosa ti prende? Io sto benissimo, tu piuttosto come...-
Ron chiuse gli occhi.
Tirò un lunghissimo sospiro di sollievo, si
lasciò
ricadere sui cuscini e allentò la presa sul braccio
di Hermione,
senza tuttavia lasciarglielo.
-Voi non avete idea- disse.
Hermione, Ginny ed Harry si guardarono, ammutoliti.
-Ron... che cosa è successo lì dentro?-
domandò poi quest'ultimo sporgendosi verso l'amico.
-La McGranitt era furiosa.- aggiunse Hermione, concitata -Raramente
l'ho vista così fuori di sé. Continuava a urlare
che
c'era da aspettarselo, che quella non era una prova ma una tortura,
che lei si era opposta fin dall'inizio...-
-Be', ha ragione- la interruppe Ron aprendo gli occhi -E' stata
veramente una tortura.-
Fissò Hermione a lungo, in silenzio.
Poi, finalmente, le lasciò il braccio.
-Che cosa è successo?- domandò lei titubante,
massaggiando il punto che Ron aveva stretto.
Il ragazzo distolse lo sguardo.
Poi, con evidente sforzo, parlò.
-Ho... ho dovuto ucciderti, Hermione.-
Nell'infermeria calò un silenzio attonito.
-Che... che cosa?- sussurrò Ginny, gli occhi spalancati.
Ron annuì lentamente, gli occhi fissi sulle coperte.
-Ho dovuto uccidere Hermione. Per poter prendere questo.-
Sotto gli occhi basiti degli altri tre si frugò nelle
tasche,
fino ad estrarne il medaglione d'argento che aveva recuperato nella
grotta.
-Un medaglione?- domandò Harry aggrottando la fronte
-Merlino,
questo torneo inizia a somigliare spaventosamente alla ricerca degli
Horcrux...-
-Già- disse Ron debolmente -E c'era... c'era questa
sottospecie
di Hermione cattiva, non so bene cosa fosse, e ho dovuto ucciderla.-
Si voltò a guardarla, deglutendo lentamente.
Hermione lo fissava in silenzio, mentre Harry e Ginny studiavano il
grosso tre inciso sul medaglione.
-Mi hai dovuta uccidere?- mormorò lei poco dopo, incredula
-Parte della prova era... uccidermi?-
Mentre Ron annuiva, la ragazza sentì una risatina isterica
salirle in gola.
-E tu lo hai fatto?- domandò continuando a ridere -Mi hai
uccisa
per un medaglione? Senza... senza pensare che quella sarei potuta
essere io per davvero, magari sotto l'effetto di un incantesimo?!-
Era basita e incredula.
Continuava a ridere come una matta, pur sapendo che Harry e Ginny la
stavano fissando con aria preoccupata.
Ron, invece, faceva fatica a guardarla.
E quando ebbe il coraggio di farlo, lei gli lesse negli occhi tutta la
mortificazione e il dolore che si portava dentro.
-Io... ho dovuto farlo- disse lui tirandosi su -Sapevo che non eri tu,
ne ero sicuro. Hermione, sai che non avrei mai potuto...-
-Non potevi saperlo!- sbottò lei -Ron, sarei potuta essere
io! Come ti è saltato in mente?!-
La sua voce echeggiò per tutta l'infermeria.
Si rese conto che si era alzata in piedi, e che i tre amici la stavano
guardando con gli occhi spalancati, increduli.
-Hermione, calmati- disse Harry -Era soltanto una prova. Non avrebbero
mai permesso una cosa del genere.-
La ragazza spalancò la bocca, pronta a replicare.
Ma poi vide l'espressione affranta di Ron, il suo sguardo triste, quei
capelli scarmigliati, ammaccato e ricoperto di lividi e ferite.
Si stava comportando da egoista.
Si stava arrabbiando con Ron per essere stato uno sprovveduto ed aver
rischiato grosso, ma non stava pensando a come si era sentito lui, a
come si potesse sentire anche in quel momento.
Sentendosi avvampare si mise di nuovo seduta, gli occhi bassi.
-Scusatemi.- mormorò -E' solo... Ron, è che sono
molto
preoccupata. Immagino sia stato tremendo, lì dentro.-
Osservò i tre amici, che sembrarono immediatamente sollevati.
Ron fece un minuscolo sospiro e annuì.
-Io... mi dispiace, Hermione. Ma stavo diventando pazzo. Non vedevo
altra via d'uscita se non quella, non capivo nulla di quello che stava
succedendo, ed ero molto provato perché...
perché...-
La voce gli si spense ed abbassò lo sguardo.
-Cosa?- domandò Harry -Cos'altro è successo?-
Ron dovette deglutire diverse volte prima di riuscire a parlare.
-Lì dentro- disse poi con voce rotta -ho visto Fred. Morto.-
Di nuovo, un silenzio cupo li avvolse.
Ginny si portò una mano alla bocca, trasalendo.
Harry spalancò gli occhi.
Hermione sentì i polmoni prosciugarsi di tutta l'aria.
-Come hanno potuto...- sussurrò atterrita -Come... cosa
pensavano di fare...-
-Non lo so- disse Ron, sorridendo amareggiato -Crudele come scherzo,
eh? Me l'hanno fatto trovare lì disteso, bianco, e io...-
Ma la frase gli morì in gola.
Si passò una mano sul volto, come per darsi forza, e
distolse immediatamente lo sguardo dagli altri tre.
-Non ci posso credere- disse Ginny con voce tremante -Non posso credere
che abbiano fatto una cosa del genere...-
Rimasero in silenzio tutti e quattro, senza il coraggio di guardarsi.
Dopo quelle che parvero ore, Ron parlò di nuovo.
-Be'... immagino che anche agli altri sia toccata qualcosa del genere.-
ipotizzò facendo spallucce -In che condizioni erano quando
sono
usciti dalla grotta?-
-Non lo sappiamo- rispose Harry, e non poté fare a meno di
sorridere -sei stato tu il primo a uscire dalla grotta.-
Stupefatto, Ron spalancò gli occhi.
-Davvero?!- domandò -Voglio dire... significa che la prova
l'ho vinta io?-
Gli altri tre annuirono.
Finalmente Ron si aprì in un sorriso, e scagliò
le braccia in aria in segno di vittoria.
-Ah!- esclamò -Gli sta bene, a quell'idiota di...-
-Ah, signor Weasley, vedo che si è svegliato!-
Ron avvampò: Madama Chips lo osservava accigliata, le mani
ai fianchi.
Immediatamente abbassò le braccia, tentando di ricomporsi.
-Ehm, già- balbettò -Mi sento molto meglio.-
-Lo vedo- disse lei, strappando un sorrisetto a Ginny ed Hermione -Mi
fa molto piacere. Be', tra poco ti porterò la cena e i tuoi
medicinali. Ora forse i tuoi amici vorranno andare a cena, considerato
che stanno per arrivare i tuoi genitori...-
-Mamma e papà?- domandò Ron sorpreso, voltandosi
a guardare Ginny.
La sorella annuì.
-Li ha chiamati la McGranitt- spiegò -stanno venendo a
trovarti, la mamma era molto preoccupata.-
-Miseriaccia- mormorò Ron, guardando madama Chips che si
allontanava verso l'armadio dei medicinali -saranno fuori di
sé.
La mamma mi farà una testa così.-
Harry ridacchiò. -Ma no, vedrai. Sarà soltanto
felice di vedere che stai bene.-
-Lo spero.- sospirò lui -Voglio dire, sono contento
di vederli... ma sapete come è fatta.-
Gli altri tre annuirono e Ginny si alzò.
-Be', direi che possiamo andare a mettere qualcosa sotto i denti, no?
Non so voi, ma io muoio di fame...-
Lanciò a Ron uno sguardo interrogativo, come a chiedere il
permesso.
Lui sorrise.
-Andate, andate. Anzi, portatemi qualcosa di buono... sapete che
detesto le zuppette di madama Chips!-
I tre risero e fecero per allontanarsi, ma Hermione si sentì
trattenere per il polso.
Si voltò, le sopracciglia aggrottate: Ron l'aveva afferrata,
ed ora la guardava timidamente, le orecchie rosse.
-Puoi... puoi restare ancora un minuto?- le domandò -Vorrei
parlarti.-
Lei batté le palpebre, sorpresa.
-Oh... certo!-
Fece cenno ad Harry e Ginny, che la stavano aspettando, di iniziare ad
andare; quando li vide sparire oltre la porta sedette sul letto.
-Dunque...- iniziò Ron, imbarazzato.
Le lasciò il polso e prese a fissarsi le mani.
Hermione attese in silenzio per qualche istante.
Poi non riuscì più a trattenersi.
-Ron... come stai adesso?- domandò preoccupata.
Il ragazzo fece un minuscolo sorriso, scuotendo appena le spalle.
-Bene, tutto sommato. Se consideri che ho dovuto rivedere il cadavere
di mio fratello e ho dovuto far fuori la mia... la mia...-
Tossicchiò, a disagio.
Hermione sentì il viso avvampare.
-Mi dispiace tanto, Ron.- pigolò -Mi dispiace che tu abbia
dovuto affrontare tutto questo. Non è giusto, davvero.-
Fece una pausa, e con la coda dell'occhio vide che lui la stava
osservando.
Poi chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, prendendo coraggio.
-E... e mi dispiace per quello che è successo tra noi.-
continuò -Non volevo che le cose andassero così,
e se
magari avessi avuto me accanto saresti... insomma, magari la cosa ti
avrebbe aiutato...-
Tacque, le guance in fiamme.
Sentiva gli occhi di Ron puntati addosso, ma non riusciva
più a spiccicare una sola parola.
-Hermione- disse lui dopo un po' -Grazie.-
La ragazza si voltò a guardarlo, sorpresa.
-Come?- domandò, sicura di aver sentito male.
Ron sorrise.
-Ho detto grazie. Grazie per non essertene mai andata. Anche quando...
anche quando ne avresti avuto tutti i diritti.-
Hermione lo fissò, confusa. Sentiva che gli occhi iniziavano
a pizzicarle.
-Grazie per avermi chiesto scusa- continuò lui -e,
credimi...
sono io che devo scusarmi con te. Mi dispiace per tutto. E
lì
dentro... lì dentro ho avuto così tanta paura che
tu...-
Senza quasi rendersene conto, Hermione gli afferrò la mano.
Gli occhi pieni di lacrime, vide il ragazzo alzare lo sguardo su di
lei, sorpreso, le orecchie rosse.
-Sono qui, Ron- disse con voce tremante -Sono qui, non vado da nessuna
parte. Te lo prometto. Non me ne andrò più.-
Il ragazzo deglutì. Sembrava sollevato e addolorato allo
stesso tempo.
-Mi... mi manchi, Hermione.- sussurrò -Ho avuto bisogno di
te, in tutto questo tempo. Ho... ho bisogno di te adesso.-
-Abbiamo bisogno l'uno dell'altra*, ricordi?- domandò lei
con un sorriso.
Anche lui sorrise. Poi la tirò a sé e la strinse.
-Vieni qui- le mormorò tra i capelli -vieni qui, e stavolta
resta.-
Tra le braccia di Ron, stretta al suo petto, Hermione si
lasciò andare alle lacrime.
Pianse.
Pianse per Ron, per quanto le era mancato, per ciò che aveva
dovuto affrontare.
Pianse per sé stessa, per quanto si era sentita sola e
smarrita.
Pianse per Fred, per la guerra, per quanto ingiusto fosse stato tutto
ciò che era successo.
Pianse a lungo, lasciandosi cullare da Ron. Rendendosi conto che
sarebbe dovuta essere lei a consolare e cullare lui.
-Ron!- disse tirando su col naso -Sono una stupida, sei tu quello che
ha bisogno di essere confortato!-
Lui rise, stringendola più forte.
-Credimi, ci sono poche cose che potrebbero confortarmi più
di questo- disse.
Hermione rise piano, tra le lacrime. -Un panino al bacon, per esempio?-
domandò.
Ron rise di nuovo, posandole una mano sul viso.
-Anche- ammise -ma in realtà stavo pensando a
qualcos'altro...-
Lo vide avvicinarsi.
Sentì il profumo dei suoi capelli riempirle le
narici.
Sentì la sua mano ruvida sfiorarle la guancia.
Sentì il suo respiro sul viso, i nasi che si sfioravano, e
chiuse gli occhi, schiuse le labbra...
-Ron, sono arrivati mamma e papà!-
La voce di Ginny li fece trasalire entrambi.
Si guardarono, imbarazzati, e nella fretta di sciogliere l'abbraccio
Hermione cadde dal letto.
-Sono di là, Ron! E c'è anche... Hermione, che
diavolo stai facendo?!-
Un panino in mano e la fronte corrugata, Ginny spostava lo sguardo
dall'uno all'altra, perplessa.
-Cercavo... ehm... mi è caduta una cosa!-
balbettò Hermione schizzando in piedi.
Si riavviò i capelli, col viso in fiamme, mentre Ron fissava
con ostentato interesse l'unghia del proprio pollice.
-Va bene...- disse lentamente Ginny, affatto convinta -Comunque, sono
arrivati mamma, papà e George. Stanno parlando con la
McGranitt,
saranno qui tra pochissimo.-
Ron sollevò il capo di scatto. -C'è anche
George?- domandò, a metà tra il sorpreso e il
contento.
Ginny annuì e sedette.
-Sì- disse, dando un morso al proprio panino -Si era preso
qualche giorno a lavoro, e così ne ha approfittato!-
Ron annuì, grattandosi il capo.
Poi lanciò uno sguardo a Hermione, che raccoglieva le
proprie cose in fretta.
-Vai via?- le domandò deluso, guardandola mettersi la borsa
in spalla.
Hermione annuì. -Raggiungo Harry- spiegò -i tuoi
sono qui, e penso che abbiate bisogno di stare un po' tra voi.-
Fece un sorriso e lo salutò con la mano.
-Riposa, Ron. Vedrai che domani starai bene e ti dimetteranno.
Buonanotte!-
-'Notte, Hermione- disse lui, guardandola andare via -...e domani
finiamo quella cosa lasciata in sospeso!- le urlò dietro.
Lei arrossì e sorrise, e ringraziò il cielo che
lui non potesse vederla.
-...E il braccio ti fa male? Hai proprio un brutto segno qui... Stai
prendendo le medicine? Che cosa ti stanno dando?-
Ron sospirò.
La sua famiglia era arrivata da nemmeno un'ora e già la
signora Weasley stava dando il meglio di sé.
Continuava a girare per l'infermeria, aprendo mobiletti e cercando
medicinali; aveva già cambiato la bendatura alla mano di Ron
per
due volte; aveva tirato fuori dalla borsa pacchi e pacchetti pieni di
dolci e sformati; e, naturalmente, si era beccata più di
un'occhiataccia e di un rimprovero da Madama Chips.
-Mamma, sto bene!- borbottò Ron divincolandosi per sfuggire
al
suo ennesimo bacio lacrimoso -Devo solo riposare, tutto qua!-
Lanciò uno sguardo implorante a suo padre, a Ginny e a
George, che dalle loro sedie assistevano alla scena, impotenti.
-Molly, cara- tentò il signor Weasley -Forse dovresti
lasciarlo
respirare. Mi sembra che sia in via di ripresa, non trovi?-
La signora Weasley lanciò uno sguardo di rimprovero al
marito.
-Ripresa?!- esclamò -Ma Arthur, non vedi com'è
sciupato? Gli si vedono le ossa degli zigomi, addirittura!-
-Gli zigomi si vedono sul viso di ogni essere umano!- sbottò
Ron
esasperato -Sto bene, e adesso per piacere mettiti seduta, mi stai
facendo girare la testa!-
La signora Weasley esitò per un momento, una grossa
bottiglia di tonico in mano.
Poi, con estrema riluttanza, sedette tra il marito e George.
-Allora, fratellino!- esclamò quest'ultimo, allungandosi ad
afferrare uno dei biscotti della madre -Ho sentito che ti sei ammaccato
per bene, ma che sei stato il primo a concludere la prova!-
Sistemandosi meglio sui cuscini, Ron annuì.
-Già- confermò -ma penso di essere stato l'unico
ad essere finito in infermeria...-
-Non proprio- intervenne Ginny -in Sala Grande ho incontrato Eddie
Merlott di Corvonero, e mi ha detto che anche Jaqueline e Krum erano
ridotti piuttosto male. Sembra che li stiano medicando nella nave e
nella carrozza.-
Ron batté le palpebre, stupito.
-Davvero?- domandò -E come mai? Che cosa gli è
successo?-
-Non ne ho idea- ammise Ginny, scuotendo il capo -Ma non penso sia
nulla di grave. Probabilmente sono semplicemente scossi per quello
che... che... hanno visto lì dentro.-
Lanciò a Ron uno sguardo eloquente e si fissarono per
qualche istante, nervosi.
Poi la signora Weasley ruppe il silenzio.
-Oh, insomma!- esclamò contrariata -Si può sapere
che
diamine è successo durante questa prova?! Mio figlio finisce
in
infermeria, avrò il diritto di sapere perchè?!-
Fissò Ron con gli occhi ridotti a due fessure, in attesa.
Il ragazzo deglutì.
-Be'- iniziò -abbiamo affrontato un Erumpent, e...-
-Un Erumpent?!- intervenne George, ammirato -Per le mutande di Merlino!
Era grosso?!-
-Enorme!- confermò Ginny con enfasi -E ha schiacciato Ron
contro una parete!-
La signora Weasley trattenne il fiato; George spalancò gli
occhi, incredulo; il signor Weasley, invece, si tolse gli occhiali.
-Accidenti!- esclamò, pulendo le lenti sul mantello da
viaggio
-Ti è andata fin troppo bene allora, eh figliolo? Diversi
maghi
che hanno avuto a che fare con un Erumpent dopo non hanno potuto
raccontarlo!-
-Ehm, già- disse Ron a disagio -e poi...-
-Questo è inaudito!- sbottò la signora Weasley
-Delle
prove del genere! Sono solo dei ragazzi! Ma cosa gli è
saltato
in mente?!-
-E' il torneo Tremaghi, cara- sospirò Arthur -DEVONO essere
prove difficili.-
Molly si alzò, le braccia incrociate al petto.
-Difficili è un conto, rischiose è un altro!-
sentenziò -Non ne hanno avuto abbastanza della guerra?!
Cos'è, vogliono altri morti?!-
Il resto della famiglia ammutolì.
Ron, il cuore in gola, osservava la madre che si infuriava sempre di
più.
-E TU!- sbraitò lei, puntandogli un dito contro e facendolo
trasalire -Dovevi partecipare per forza, non è vero,
Ronald?!
Come ti è saltato in mente, di metterti a fare
così
l'eroe?!-
-Mamma, calmati- bisbigliò Ron, basito -Mi sembri Hermione!-
-Ottimo!!!- continuò lei, rossa in viso -Significa che
quella
ragazza ha un minimo di sale in zucca! E' pericoloso, Ronald! P e r i c
o l o s o! Perché devi rischiartela in questo modo?! Devi
per
forza farmi stare in apprensione giorno e notte, vero?-
Ron deglutì a fatica.
-Mamma...- mormorò -Io non...-
Stava cercando qualcosa da dire con scarsi risultati. Ma in quel
momento, la signora Weasley scoppiò a piangere.
-Molly!- esclamò il marito allarmato, alzandosi per cingerle
le spalle con un braccio -Ora calmati, cara, va tutto bene!-
Ron, Ginny e George si guardarono a disagio, mentre il padre faceva
sedere la signora Weasley.
-Oh, Ron!- esclamò tra le lacrime -Scusami caro! E' che...
è che...-
Dovette interrompersi, in preda ai singhiozzi, tentendo di riprendere
fiato.
-Va tutto bene, mamma- disse Ron, allarmato -Non preoccuparti, capisco
che tu sia in apprensione.-
La signora Weasley si soffiò rumorosamente il naso, mentre
Ginny le carezzava un braccio.
-Sì- prese a farfugliare -e a volte esagero un po', lo so...
ma
v-voi siete la mia famiglia, e io... la guerra... da quando Fred se
n'è a-andato...-
Scoppiò di nuovo in singhiozzi, e Ron sentì il
cuore sprofondargli da qualche parte.
Con la gola secca guardò la sua famiglia.
Guardò sua madre, disperata al ricordo del figlio morto,
disperata al pensiero di perdere gli altri;
guardò suo padre, il volto segnato, le braccia strette
attorno alla moglie, a darle forza e a riceverne;
guardò Ginny, il viso teso, che a sua volta lo stava
osservando con apprensione;
guardò George, il George che si sforzava ancora di
scherzare, ma
che da quando aveva perso il suo gemello, la sua metà, aveva
un'ombra incancellabile negli occhi.
Li osservò tutti, ricordando il terrore durante la guerra;
quel
terrore che lo aveva attanagliato di nuovo alla vista di Fred dentro
quella grotta.
In quel momento, decise che non avrebbe mai rivelato loro cos'era
successo lì dentro.
Non poteva farlo, sarebbe stato un peso troppo gravoso da sopportare.
E preferiva sopportarlo da solo, combatterlo da solo piuttosto che
coinvolgere, e sconvolgere, la sua famiglia.
-Mamma- esclamò, allungandosi a sfiorarle una gamba -ti
promettò che andrà tutto bene. Devi fidarti di
me,
starò attento. Te lo prometto.-
La signora Weasley lo osservò, gli occhi lacrimosi.
Poi fece un profondo sospiro, si alzò in piedi e strinse il
marito e i figli in un abbraccio collettivo stritolante.
Rimasero per un po' così, in silenzio, stretti gli uni agli
altri, ognuno perso nei propri pensieri, ognuno desideroso di dare e
ricevere conforto.
Quando sciolsero l'abbraccio, Ron si sentì più
stanco e depresso che mai.
-Sarete molto stanchi- disse con voce roca -Forse è meglio
che
andiate a riposare, così domattina possiamo passare ancora
un
po' di tempo insieme...-
George gli si avvicinò, un mezzo sorriso stampato sul volto.
-Tranquillo, Ronnuccio- bisbigliò -Te li porto via io,
così puoi dormire.-
Si augurarono la buonanotte, e Ron lasciò che la madre gli
stampasse un bacio sulla fronte.
Non appena li vide sparire oltre la soglia della porta, si
rannicchiò sotto le coperte e se le tirò fin
sopra la
testa.
Con un sospiro si lasciò andare al torpore, felice di
sfuggire a tutte le emozioni che gli montavano dentro.
Per quel giorno, ne aveva decisamente avute abbastanza.
*
Nei giorni seguenti, Hermione non ebbe modo di restare da sola con Ron.
Voleva assolutamente chiarire la situazione una volta per tutte, capire
le intenzioni di Ron ed esporgli le proprie; ma decisamente il fato non
sembrava dalla sua parte.
Dal momento in cui il ragazzo venne dimesso dall'infermeria fu
continuamente circondato da sciami di persone assillanti.
Per un paio di giorni passò tutto il tempo a sua
disposizione
con la famiglia, ed Hermione non ebbe cuore di intromettersi in quella
situazione; poi fu la volta degli insegnanti e dei giudici, che
dovettero raccogliere un resoconto dettagliato della prova, e dei
compagni curiosi che volevano sapere tutto sul Erumpent e sulla
grotta; toccò poi a giornalisti, che volevano assicurarsi la
prima pagina con un'intervista esclusiva ai campioni da allegare alle
foto che avevano scattato durante la seconda prova.
Così tra le lezioni, lo studio e la calca continua attorno a
Ron, la ragazza lo vide pochissimo, e nei momenti in cui riusciva ad
incrociarlo lui sembrava sempre schivo ed esausto.
-Credi che Ron mi stia evitando?- chiese una sera a Ginny, mentre tutti
i Grifondoro dell'ultimo anno erano riuniti sulla torre di Astronomia
per una impegnativa lezione della professoressa Sinistra.
Continuando a scribacchiare sulla propria mappa stellare, Ginny
aggrottò la fronte.
-Evitando?- ripeté sottovoce -Non mi pare,
perché?-
Hermione sospirò e lanciò un'occhiata rapida a
Ron,
intento a scrutare nel proprio telescopio, a qualche postazione da lei.
-Non saprei- bisbigliò -E' che in questi giorni è
stato
molto impegnato, e avevamo una conversazione in sospeso, non vorrei
che...-
Fu interrotta dal suono improvviso della campanella, che la fece
sussultare.
Ginny ridacchiò e si alzò in piedi, radunando le
proprie
cose. -Secondo me ti preoccupi troppo!- disse -Riprendila tu la
conversazione, no?-
-Cosa?!- esclamò Hermione incredula, cercando di sovrastare
il
rumore degli sgabelli trascinati sul pavimento e il chiacchiericcio dei
compagni -Niente affatto! Sarebbe così... insomma...-
Ma arrossì, e non terminò la frase.
-Medita, ragazza!- disse Ginny con un sorriso -E soprattutto, sbrigati
a rientrare, qui fuori ti verrà un colpo!-
Afferrò la borsa, si riavviò i capelli e si
allontanò.
Hermione rimase imbambolata per qualche istante, la mappa stellare
sulle ginocchia, i libri sparsi attorno ai piedi.
Poi si rese conto che quasi tutti i compagni erano rientrati, e che lei
era l'unica ancora seduta.
-Granger?- chiamò l'insegnante dalla soglia della porta
-Cos'è, hai deciso di prendere residenza sulla torre?-
Avvampando, Hermione scattò in piedi e si
affrettò a riporre tutto il materiale nella borsa.
-No, professoressa!- squittì -Arrivo! Mi lasci soltanto...-
-Non metterci troppo- sospirò la Sinistra alzando gli occhi
al cielo -e quando rientri chiudi per bene la porta!-
Scese le scale col resto della classe, ed Hermione raccolse gli ultimi
libri e la piuma, riponendoli.
Lanciò uno sguardo al parco buio e alla luna parzialmente
coperta dalle nuvole, e pensò a quanto il panorama fosse
bello
ma anche vagamente inquietante.
Poi si voltò per andare via, e per poco non le venne un
colpo: Ron era lì davanti a lei, la borsa in spalla, un
mezzo sorriso stampato sul viso.
-Ronald!- esclamò con voce acuta, portando una mano al petto
-Per l'amor del cielo, vuoi farmi venire un infarto?!-
Col battito accelerato per lo spavento, osservò il ragazzo
inarcare le sopracciglia.
-Scusami!- disse lui alzando le spalle -Volevo solo... ecco... ti stavo
aspettando.-
Hermione prese un profondo respiro per calmarsi; Ron la osservava in
silenzio, a metà tra l'impacciato e il divertito.
-D'accordo...- disse quando ebbe ripreso il controllo completo -Mi
stavi aspettando... be', grazie!-
Tossicchiò, in attesa, iniziando a sentirsi in imbarazzo:
Ron continuava a fissarla senza parlare.
-Ehm... vogliamo andare, allora?- tentò lei.
-Lo sai che quasi tutte le stelle di Orione hanno per nome un numero,
ad eccezione di Rigel e un altro paio?- replicò lui.
Hermione inarcò le sopracciglia, sorpresa.
-Le...le stelle di Orione?- domandò battendo le palpebre.
Ron annuì.
-Ho imparato tutti i nomi a memoria- esclamò -e so anche
trovartele in cielo. Ecco, vedi, quella è Betelgeuse...-
Confusa, Hermione spalancò la bocca.
Era stordita, e non sapeva cosa dire o come comportarsi.
Per qualche istante osservò Ron indicare la volta celeste ed
elencare i nomi di decine di stelle, spavaldo e sicuro di sé.
Dovette deglutire parecchie volte per recuperare l'uso della parola.
-Aspetta...- gracchiò -aspetta Ron, che diamine... che cosa
significa tutto questo?!-
Lo fissò, turbata. Non riusciva proprio a capire. Il vento
freddo le gettò indietro i capelli.
Ron tacque ed abbassò lo sguardo su di lei, facendosi
improvvisamente serio.
-Ti ricordi quando abbiamo studiato Orione?- domandò
lentamente, il mantello gonfio d'aria.
Hermione annuì appena.
-Non riuscivo ad imparare i nomi delle stelle più
importanti-
continuò lui -e tu ti sei spazientita, hai chiuso il libro e
mi
hai detto che non c'era speranza. Che non le avrei mai imparate.-
Fece una pausa, osservandosi le mani.
Hermione attese in silenzio.
-Be'- continuò lui -invece le ho imparate. Le ho imparate
tutte
quante. Per dimostrarti che, se mi impegno, posso riuscire in qualsiasi
cosa.-
-Oh, Ron- sospirò Hermione -ma lo so benissimo! Non c'era
bisogno che tu...-
-Hermione- la interruppe lui -se mi impegno, posso riuscire in
qualsiasi cosa. E posso riuscire anche a... a far funzionare le cose
tra noi due, se tu vorrai.-
Anche al buio, le orecchie gli divennero chiaramente rosse.
Hermione era sconcertata.
Rimase lì impalata e lasciò che Ron si
avvicinasse e le prendesse la mano, impacciato.
-Voglio tornare con te- mormorò lui guardandola dritto negli
occhi -Voglio tornare con te, e non lasciarti più andare.-
Lei sentì il cuore gonfiarsi.
Guardò il viso di Ron, spaventato e speranzoso. E si rese
conto
che avrebbe potuto, avrebbe voluto, fissarlo per ore ed ore, senza fare
altro.
Cercò qualcosa da dire, c'erano così tante cose
che voleva dirgli.
Ma non ci riuscì.
Lo fissò solamente, gli occhi spalancati, e
riuscì a sussurrare appena un -Sì.-
E poi Ron la baciò.
E fu il bacio più dolce, più delicato che le
avesse mai dato.
Entrambi tremarono forte, e non certo per il vento.
Ron la sfiorava appena con le mani, quasi fosse fatta di cristallo,
quasi avesse paura che potesse rompersi.
La carezzava e la stringeva come si fa con un oggetto prezioso, con
qualcosa di così importante e bello da credere a stento che
ci
appartenga.
Ed era proprio così che si sentiva Hermione in quel momento:
preziosa, importante, fragile, indispensabile.
Era questo il grande potere di Ron.
Di farla sentire la persona migliore che esistesse al mondo.
E mentre lo baciava sotto il cielo stellato, Hermione ebbe l'ennesima
conferma che, invece, la persona migliore del mondo era proprio
lì davanti a lei.
E le stava sussurrando in un orecchio 'Bentornata'.
---------------------------------------------------------*
*Se non ricordate questa citazione, date uno sguardo al capitolo 2 ;)
Bene. Saaalve :)
Che ne dite, non sarò stata un po' troppo melensa e
sdolcinata in questo capitolo?
Lo sono stata abbastanza da farmi perdonare mesi di sofferenze, di
'NOOO!' e di attese? :)
Spero proprio di sì.
Be', non ho molto da aggiungere, se non che il fatto che i miei
piccioncini sono finalmente tornati insieme mi riempie di gioia almeno
quanto voi :3
Vi ringrazio di cuore come sempre per tutti i vostri preziosissimi
pareri, e attendo le opinioni per questo capitolo tutto zucchero :)
Vi sbaciucchio tanto tanto.
A presto!
Miza.
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Capitolo 16 *** 16. Happy Birthday Ron. ***
Capitolo Sedici:
Happy Birthday Ron.
E
se sarai a pezzi, penserò io a rimetterti in sesto.
E ti darò riparo dalla furia di questa tempesta.
Ti tirerò su quando sarai triste.
E dopo tutte le cose che ho fatto, adesso penso di poterti amare di
più.
-Ed Sheeran.
La pozione Anti Ustioni ribolliva pigramente nel calderone,
gorgogliando e spruzzando, di tanto in tanto, qualche goccia purpurea.
A Ron scappò un grosso sbadiglio, che non si curò
di nascondere con la mano: la situazione era decisamente soporifera.
Raramente trovava interessanti le lezioni di Pozioni, ma quella
oltrepassava decisamente i limiti storici.
Lumacorno aveva scritto alla lavagna gli ingredienti e si era seduto
dietro la cattedra, in attesa, sostenendo che il compito assegnato era
talmente semplice da non necessitare di ulteriori spiegazioni.
-Già,
semplice- pensò
Ron sbirciando nel proprio calderone -semplice come far diventare
viola una pozione che dovrebbe essere color crema!-
Mescolò rassegnato il liquido violaceo e si
guardò intorno: anche i compagni sembravano annoiati e
sonnolenti, forse anche a causa del tepore sprigionato dai fornelli e
dei vapori colorati e odorosi che riempivano il sotterraneo.
Harry, accanto a lui, giocherellava pigramente col dittamo essiccato;
Neville, a destra, fissava il fuoco sotto il calderone con occhi vitrei.
Solo Hermione sembrava intenzionata a continuare la propria lotta con
la pozione: le guance rosse ed i capelli in disordine, si ostinava a
contare gli ingredienti e a sbirciare con apprensione nel calderone.
Hermione.
Senza rendersene conto, Ron si ritrovò a sorridere.
Hermione che era di nuovo sua.
La osservò per un po' affaccendarsi attorno al banco, e
quando la vide alzare lo sguardo le fece un grande sorriso, sentendosi
vagamente impacciato.
Lei parve stupita per un momento; poi scansò un ciuffo
ribelle dalla fronte e ricambiò con un sorriso ancora
più ampio.
Il cuore di Ron fece una piccola capriola.
Hermione.
La bella Hermione.
La sua Hermione...
-Tempo scaduto, ragazzi!- tuonò Lumacorno.
Trasalendo, Ron abbandonò i propri pensieri e
portò lo sguardo sull'insegnante: si era alzato e osservava
la classe sorridendo, in attesa.
-Miseriaccia!- borbottò Ron sollevando il coperchio del
calderone.
Si sprigionò una gran quantità di fumo, e la
pozione non era più viola: era rosso fuoco.
A denti stretti, maledicendo sé stesso, ne riempì
una fialetta e si mise in fila dietro Harry (che esibiva una pozione
tendente al beige) per consegnarla.
-Bene Potter, davvero bene!- commentò gioviale Lumacorno
accarezzandosi i baffoni da tricheco. -Non è ancora
perfetta, ma ci sei qu...PER LA CANOTTA DI MORGANA!-
Strabuzzando gli occhi, l'insegnante vide la pozione di Ron.
Per poco non lasciò cadere quella di Harry.
-Weasley!- esalò -Che diamine sarebbe questa?!-
-La...la pozione Anti Ustioni?- tentò Ron. Il Serpeverde in
fila dietro di lui sghignazzò.
Lumacorno portò la fiala davanti gli occhi, a
metà tra l'incredulo e il divertito.
-Anti Ustioni, eh?- ridacchiò -Temo che questa le ustioni le
faccia venire, Weasley! Mi spiace davvero, ma per questa volta non
potrò valutare la pozione del nostro Campione di Hogwarts!-
E con uno svolazzo della bacchetta la fece sparire.
-Oh, coraggio, la prossima volta andrà meglio!-
Ignorando il tentativo di Hermione di rincuorarlo Ron
accellerò il passo, infuriato.
-E' soltanto una pozione!' continuò lei -Recupererai subito,
e...-
-Dici così soltanto perché a te è
riuscita alla perfezione!- sbottò Ron voltandosi.
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
-Andiamo, Ronald!- sospirò -Lumacorno sa che ti impegni e
sei in grado! E' solo che a volte sei un po'... un po'...-
Si voltò a guardare Harry, in cerca d'aiuto.
-Ehm... distratto?- suggerì l'amico.
Hermione annuì con enfasi. -Già, distratto! Non
è mica la fine del mondo!-
Ron si fermò davanti ad una delle grandi finestre e
sospirò.
-Sono un disastro- borbottò osservando il cielo grigio perla
di fine Febbraio. -Abbiamo i MAGO ed io non riesco a tenere il ritmo,
tra lo studio ed il torneo!-
Hermione ed Harry si lanciarono uno sguardo.
Poi lei fece un passò avanti e carezzò il braccio
di Ron.
-Al torneo stai andando benissimo- disse con convinzione -E per lo
studio ti aiuterò io. Sai già che lo
farò-.
Lui annuì con espressione affranta, ed Hermione non
riuscì a trattenere una risata.
-Oh, Ron!- esclamò abbracciandolo -Non farmi la faccia da
cucciolo smarrito però!-
-Sono depresso- piagnucolò lui lasciandosi stringere.
Harry ridacchiò. -Ehi, qui ogni scusa è buona per
amoreggiare, eh?-
Lanciò una finta occhiataccia ai due amici, ma stava
sorridendo.
-Piuttosto, stavo pensando- esclamò poco dopo, quando
ripresero il cammino verso la Sala Comune -Tra pochi giorni
è il tuo compleanno, Ron!-
Il ragazzo annuì appena, ancora assorto nei suoi pensieri.
-E dai!- disse Harry passandogli un braccio attorno alle spalle -Non
c'è tempo per deprimersi! Pensa ai festeggiamenti!-
-Oh, sì!- intervenne Hermione con un sorriso -Finalmente
diciannove anni! Pensavo che magari potremmo dire a Ginny, Neville e...-
-In realtà non so se ho voglia di festeggiare.-
Harry ed Hermione si fermarono, interdetti. Lanciarono a Ron uno
sguardo stupito.
-Come?!- domandò lei incerta -Ron, tu sei una di quelle
persone che aspettano con ansia il proprio compleanno! Di solito inizi
a rompere le scatole mesi prima, e...-
-Lo so, lo so!- la interruppe lui agitando le mani -Solo che... non so,
pensavo che magari si potesse fare qualcosa di più...
intimo.-
Hermione inarcò le sopracciglia.
Harry rise.
-Intimo?- ripeté -Più intimo di così!
Siamo i tuoi amici e tua sorella!-
-Sì- insistette Ron -Però io...-
-Chi parla di sorelle?-
La conversazione fu interrotta da una voce allegra: appena qualche
scalino più in basso del trio Ginny li osservava curiosa.
-Ginny!- esclamò Hermione -Parlavamo del compleanno di Ron!
Non vuole festeggiare!-
La rossa aggrottò le sopracciglia. -Ma come!-
protestò -Viene anche nel week end! Bisogna approfittarne,
ora che abbiamo il permesso di andare ad Hogsmeade in tutti i fine
settimana!-
Lanciò al fratello uno sguardo di rimprovero, ma non gli
diede il tempo di replicare che subito si rivolse ad Harry.
-Mi accompagni giù al campo da Quidditch?-
domandò afferrandolo per un braccio -Con Anita Compton
abbiamo pensato ad una nuova presa acrobatica, devo assolutamente farti
vedere!-
E senza aggiungere altro lo trascinò giù per le
scale, in uno svolazzo di capelli rossi.
Ron e Hermione restarono in silenzio per qualche istante,fissando le
sagome dei due amici che sparivano in lontananza.
Poi lei si voltò a guardarlo e prese nuovamente a salire le
scale.
-Sai, pensavo- iniziò -Se vuoi fare una cosa intima, io tu
ed Harry potremmo...-
Ron sospirò, esasperato.
-Hermione- disse un po' bruscamente -se solo tu mi lasciassi spiegare!-
La ragazza gli rifilò un'occhiataccia, ma alzò il
mento con aria stizzita e restò in silenzio.
-Finalmente!- esclamò Ron -Grazie!-
Si fermò davanti al ritratto della Signora Grassa e si
schiarì la voce.
-Quando parlavo di 'intimi', mi riferivo al fatto che mi piacerebbe
passare un po' di tempo con te- disse. -Da soli- aggiunse in fretta.
Hermione parve stupita. Lo osservò senza aprire bocca,
battendo le palpebre.
-Perciò, stavo pensando- continuò Ron -che mi
piacerebbe... insomma, mi piacerebbe portarti a pranzo a Hogsmeade.
Sempre se ne hai voglia.-
Chinò il capo e si grattò il naso, a disagio.
Hermione non spiccicava parola.
Quando alzò nuovamente lo sguardo su di lei vide che le
guance le si erano tinte di un bel rosa, e un'espressione di stupefatta
sorpresa le aleggiava sul volto.
-Oh!- esclamò lei con un filo di voce -A... a pranzo? Io e
te?-
Ron annuì, ma l'idea iniziava a sembrargli decisamente meno
geniale.
-Ehm, se non vuoi lo capisco, non importa. Forse tu...-
-No, no!- rispose in fretta lei -Ma cosa hai capito?! Oh, Ron,
è davvero... è un'idea molto carina!-
Sorrise, e gli occhi scuri le si illuminarono.
Ron si sentì subito meglio.
-E' solo che...- proseguì lei -sì, insomma,
è il tuo compleanno! Che so, dovrei essere io a portarti a
pranzo fuori o ad organizzare qualcosa per te, non credi?-
Si morse il labbro, a disagio, e Ron rise.
-Ma figurati!- esclamò -Hermione, a me va benissimo
così! Volevo proportelo da tanto, ma sai...- si
avvicinò e fece un'espressione eloquente -il litigio, il
torneo e tutto il resto! Comunque, accetta! E' il miglior regalo che tu
possa farmi!-
Sentì le orecchie scaldarsi un po' e la guardò,
in attesa.
Hermione esitò per qualche istante.
Poi alzò le spalle, rassegnata, e sorrise.
-E va bene, allora! Mi farò offrire il pranzo dal
festeggiato!- ridacchiò.
Lo stomaco di Ron fece un balzo di gioia.
-Vedrai che ci divertiremo un sacco!- disse con entusiasmo
-Sarà una giornata memorabile!-
Le prese il viso tra le mani e le stampò un bacio sul naso.
Poi chinò il capo per baciarle le labbra, ma pochi
centimetri li separavano l'uno dall'altra quando una tossetta
insistente li fece voltare di scatto: la Signora Grassa li osserva a
braccia conserte.
E aveva dipinta sul viso un'espressione decisamente contrariata.
-Allora?!- tuonò -Che abbiamo deciso?! Vogliamo stare tutto
il pomeriggio così?-
Ron ed Hermione si separarono velocemente.
-Scusi- pigolò Hermione -Stavamo soltanto...-
-Un po' di rispetto per chi è qui da secoli!-
continuò lei adirata -E nel caso ve lo stesse chiedendo, LA
PAROLA D'ORDINE NON E' POMICIARE!-
*
La mattina del primo Marzo, Hermione si fiondò in Sala
Grande quando il sole era sorto da poche ore.
La trovò quasi deserta: era Sabato, e quasi tutti gli
studenti ne approfittavano per restare a letto un po' più
del solito.
Ron compreso.
Guardandosi intorno, Hermione sedette al tavolo di Grifondoro e
tirò a sé una ciotola di porridge.
Mancava ancora un'ora all'appuntamento con Ron, ma lei era
già completamente pronta e vestita, col regalo al sicuro
nella tasca interna del cappotto.
Si era svegliata con un senso d'euforia addosso, e si sentiva un po'
sciocca ad essere così entusiasta: in fin dei conti, era
soltanto un giro ad Hogsmeade con Ron.
Sbocconcellando il porridge si ritrovò a sorridere.
No, non era soltanto un giro con Ron. Era il loro primo, vero
appuntamento.
C'erano voluti otto anni, una guerra e mille incomprensioni, ma
sembrava che finalmente le cose potessero iniziare a girare per il
verso giusto.
E lei si sentiva felice come una tredicenne alle prese con la prima
cotta.
-Ehi, mattiniera anche oggi!-
Hermione si voltò in cerca della fonte della voce: era
Harry, che si avvicinava con un sorriso assonnato.
-Già- rispose lei facendogli spazio sulla panca -Non avevo
molta voglia di restarmene a letto!-
Harry annuì, attaccando una porzione di frittelle.
-State diventando come quelle coppiette tenere che si sbaciucchiano
dietro le siepi- ridacchiò -Ron che ti porta a pranzo non
avrei mai pensato di vederlo!-
Hermione arrossì violentemente, gli occhi spalancati puntati
su Harry.
-Non... non siamo come le coppiette melense!- protestò.
-Ma sì invece- annuì Harry -Sai quelle che si
chiamano, non so... 'Amorino' o che so io, e fanno cose da pensionati,
e...-
-E' soltanto una passeggiata!- boccheggiò lei col viso in
fiamme -Non siamo affatto...-
Non potè terminare la frase perché Harry
scoppiò a ridere.
-Hermione, stavo scherzando!- dichiarò dandole un colpetto
sulla spalla -Lo sai che sono felice per voi e che mi diverto a
prendervi in giro!-
Lei batté le palpebre in silenzio; Harry fece un sorriso
sornione e tornò alle proprie frittelle.
-Non sei affattò divertente, Harry!- esclamò
stizzita -Proprio per niente!-
Restò in silenzio per qualche minuto, osservando l'amico che
rideva e si scusava in mille modi.
-Piuttosto- disse dopo un po' -per stasera è tutto...-
-Assolutamente!- annuì Harry -Devo soltanto ricordarlo a
Neville, sai come è fatto!-
Terminata l'ultima cucchiaiata di porridge, Hermione sorrise e si
alzò.
-Bene, è quasi ora!- annunciò -E' il caso che
inizi ad avviarmi all'ingresso.-
Lisciò con le mani la gonna dello scamiciatino in tessuto
scozzese che aveva indossato e guardò Harry.
-Sono in ordine?- domandò afferrando il cappotto grigio.
-Stai benissimo- sorrise Harry -Divertitevi e non esagerate col pranzo!-
Hermione ridacchiò e si allontanò lungo i tavoli
delle case, diretta all'ingresso del castello.
Quando arrivò, sistemando la sciarpa scura intorno al collo,
Ron era già lì ad aspettarla: sembrava vagamente
nervoso, e continuava a giocherellare con un guanto.
-Ciao- disse lei piano; lui si voltò, la vide, e sul volto
gli si aprì un sorriso enorme.
-Ehi!- esclamò andandole incontro -Sono sceso un po' prima,
non pensavo fossi già qui anche tu!-
Hermione si alzò in punta di piedi e gli stampò
un bacio a fior di labbra.
-Buon compleanno!- disse allegra.
Lui fece un sorrisetto gongolante e le prese la mano.
-Allora, andiamo?- domandò -Stavo pensando che prima di
pranzo c'è tempo, possiamo fare una passeggiata!-
Hermione annuì e si lasciò condurre fuori.
-Guarda cosa mi ha regalato Harry!- esclamò Ron quando
superarono il cancello coi cinghiali alati; sbottonò il
giubotto e spalancò le braccia.
Indossava un bel maglione nero di lana intrecciata, a collo alto; sul
petto brillava la spilla da Campione del Tremaghi.
-Ah... bello!- sorrise Hermione prendendolo nuovamente per mano -Ma il
regalo sarebbe il maglione o la spilla?-
-Entrambi!- rispose Ron contento -Il maglione lo avevamo visto da Stratchy&Son, e
la spilla era la sua!-
Hermione aggrottò la fronte, pensierosa. -La sua?-
domandò.
Ron annuì.
-E' la spilla che gli hanno dato quando ha vinto il torneo al quarto
anno- spiegò -Me l'ha regalata di buon auspicio!-
-Be', tanto buono non è!- disse Hermione con un sorriso
amaro -Considerando come sono andate le cose quell'anno, spero davvero
di non replicare!-
Camminarono in silenzio per un po', ognuno perso nei propri pensieri.
Quando raggiunsero il viale principale di Hogsmeade, Ron sorrise.
-Eccoci qua!- esclamò -Che la giornata abbia inizio!-
Hermione lasciò correre lo sguardo davanti a sé:
maghi e streghe passeggiavano lungo la via, chiacchierando e osservando
le vetrine.
Mondomago, I Tre manici di scopa, il negozio di piume, Mielandia,
l'ufficio postale; eccoli là, tutti luccicanti nel timido e
freddo sole di Marzo.
-E' bello che tutto sia tornato alla normalità- si
ritrovò a mormorare a nessuno in particolare.
Ron si voltò a guardarla.
-Già- rispose -Anche io ci penso ogni volta che veniamo.-
Abbassò il viso, e lei sentì la stretta della sua
mano farsi un po' più forte.
-Per un po' ho pensato... sai, pensavo che non sarebbe stato possibile-
disse lui con voce incerta. -Avevo paura che nulla sarebbe tornato alla
normalità.-
Hermione annuì lentamente. Sapeva benissimo che cosa
intendeva.
-Basta pensare a cose tristi, però!- gli disse posandogli le
mani sulle guance -Oggi è il tuo compleanno, è
una bella giornata!-
Gli sorrise, e quando lui la guardò provò un
piccolo brivido lungo la schiena, come ogni volta nella quale
incontrava quegli occhi blu.
-Hai ragione- convenne lui -E oggi ci siamo io e te, ed è
questo quello che conta.-
Posò le mani sulle sue e le baciò la fronte, con
una dolcezza che la fece tremare.
-Dai, andiamo- sussurrò lei -Abbiamo tante cose da fare!-
La mattinata trascorse serena; passeggiarono tenendosi per mano,
osservando le vetrine, ricordando episodi accaduti ad Hogsmeade negli
anni passati.
Ron insistette per entrare da Mielandia, ignorando le lamentele di
Hermione sul fatto che si sarebbero rovinati l'appetito.
Lei, in compenso, lo trascinò a comprare piume e pergamene
nuove, e da Mondomago gli regalò un grazioso modellino di
Bolidi con tanto di cassa per contenerli.
-Inizio ad avere fame- esclamò Ron quando passarono davanti
al piccolo locale di Madama Piediburro -Che dici, mangiamo?-
-D'accordo- annuì Hermione -Vuoi andare ai Tre manici o...-
Si interruppe, notando che Ron si era fermato davanti alla sala da
thé.
-Madama Piediburro?- esclamò Hermione sorpresa -Cielo, non
pensavo ti piacesse!-
Ron si stropicciò il naso, a disagio.
-Be', ehm... il realtà ho prenotato un tavolo!- disse -Sai,
non è soltanto una sala da thé. Preparano degli
ottimi pranzi!-
Hermione batté le palpebre, colpita.
-Oh, non lo sapevo!- esclamò -Be'... entriamo allora, coraggio!-
Nel locale c'era un piacevole tepore, e l'atmosfera era intima e
rilassata. Il chiacchiericcio delle coppiette era appena udibile, ed
Hermione vide Ron arrossire.
Madama Piediburro li fece accomodare ad un tavolino in un angolo
appartato, con graziose tovagliette di lino bianco ed un piccolo vaso
con un fiore solitario.
Depositò sul tavolo due menù e si
allontanò, fasciata nel suo grembiule di pizzo.
-Ottimo!- esclamò Ron allegro prendendo un menù
-Vediamo cosa c'è di buono!-
Hermione lo imitò, sfogliando il proprio; e immediatamente
corrugò le sopracciglia.
In effetti di cose buone ce n'erano, e ce n'erano anche parecchie.
Ciò che lasciò Hermione basita furono i prezzi,
indiscutibilmente alti.
I suoi occhi corsero rapidamente sulle cifre e sulle pietanze; poi
salirono a guardare Ron, il quale aveva un'espressione affranta e le
orecchie in fiamme.
-Che... che cosa prendi?- balbettò il ragazzo -Prendi pure
tutto quello che vuoi, io credo... credo si essere a posto
così!-
Si riempì un bicchiere di acqua, imbarazzato, e bevve
sbrodolandosi.
Ad Hermione si strinse il cuore.
-Sai cosa?- esclamò chiudendo il menù con un
colpetto -Credo proprio di aver voglia di un hamburger!-
Ron si grattò il naso, interdetto.
-Un hamburger?- ripeté -Non... non credo che qui ne
abbiano...-
-Appunto- sussurrò Hermione sporgendosi in avanti
-Perciò, diamocela a gambe!-
Per un istante, Ron restò immobile, gli occhi spalancati.
Poi iniziò a ridacchiare, prima in silenzio, poi sempre
più forte.
Hermione controllò che Madama Piediburro non fosse nei
dintorni, lo afferrò per la mano e scapparono fuori.
Corsero lungo la strada principale, ridendo, le sciarpe e i capelli
svolazzanti; quando si fermarono avevano il fiatone.
-Miseriaccia!- rise Ron tenendosi il costato -Tu sei pazza! E adesso
dove te lo trovo un hamburger?!-
Hermione rise ancora di più, i capelli gonfi di vento.
Lui le scansò una ciocca dal volto.
-Be', signorina, che si fa? Temo che non abbiamo hamburger, nel mondo
magico. Anzi, temo che ne abbiano a stento sentito parlare!-
Lei gli lanciò uno sguardo furbo e si guardò
intorno.
-Andiamo a Londra!- disse tutto d'un fiato -Smaterializziamoci e
andiamo a Londra! Ti faccio assaggiare l'hamburger più buono
del mondo!-
Ron si mise a ridere. -Sì, come no!- esclamò -E
magari facciamo anche un salto ad Honolulu!-
Hermione gli afferrò una mano. -Non sto scherzando!- disse
-Andiamo a Londra, dai! E' il tuo compleanno! Non se ne
accorgerà nessuno, staremo via pochissimo...-
Lui le lanciò uno sguardo stupefatto, gli occhi sgranati.
-Hermione, sei sicura di star bene?- domandò -Che diavolo ti
prende? A Londra?!-
Lei annuì con convinzione, senza lasciargli la mano.
-Ma... ma dov'è finita tutta la tua rettitudine morale?-
domandò lui a metà tra lo sconvolto e il
divertito -La tua lealtà? La tua ossessione per il rispetto
delle regole?!-
-Cielo, Ronald!- sospirò lei alzando gli occhi al cielo -Non
siamo tornati a scuola, abbiamo girato il mondo per un anno
nascondendoci come banditi, abbiamo fatto fuori non so quanti
Mangiamorte... pensi ancora che possa essere così ligia alle
regole?-
Ron restò in silenzio, un'espressione indecifrabile dipinta
sul viso.
Per un istante Hermione temette che si sarebbe arrabbiato.
Invece, un attimo dopo scoppiò a ridere.
-Ma che ragazza trasgressiva!- esclamò -E mi piace proprio
tanto! Bene, e Londra sia!-
Fecero una piroetta e si ritrovarono nel consueto vortice di luci e
colori.
Gli alberi di St. James's Park frusciavano nel leggero vento del primo
giorno di Marzo.
Ron sistemò meglio la sciarpa attorno al collo e vi nascose
il naso dentro, osservando pigramente il laghetto luccicante.
C'era una gran pace lì, un delizioso silenzio disturbato
solamente da qualche timido uccellino e dai pochi londinesi che, di
tanto in tanto, passavano da soli o coi propri cani.
Uno di questi si avvicinò a Ron, lo annusò e poi
tornò in fretta dalla padrona.
Il ragazzo sorrise.
Hermione lo aveva fatto sedere su una panchina, ordinandogli di non
muoversi; era corsa verso l'entrata del parco, urlando che sarebbe
tornata prestissimo.
Lo stomaco di Ron brontolò impaziente: l'ora di pranzo
doveva essere passata da un po'.
Non poteva credere di essersi lasciato convincere ad andare a Londra.
Ma soprattutto, non poteva credere che ad Hermione fosse venuta un'idea
del genere.
Sorrise di nuovo.
Dei passi leggeri lo fecero voltare: era lei, una busta gonfia tra le
braccia ed un sorriso allegro stampato sul volto.
-Eccomi qua!- annunciò prendendo posto accanto a lui -Ti ho
fatto aspettare un po', ma ne è valsa la pena!-
La osservò armeggiare con la busta, il volto coperto dai
capelli, ed estrarne due grossi panini.
-Per la miseria!- esclamò Ron afferrando quello che lei gli
porgeva -C'è da sfamarne un esercito di giganti!-
Hermione ridacchiò e diede un morso al suo.
-Ah, schifezze babbane!- esclamò deliziata -Ogni tanto ne
sento davvero la mancanza!-
Ron la osservò divertito; poi affondò i denti nel
proprio panino, e rimase esterrefatto.
-Ehi!- esclamò con la bocca piena di carne e salse -E'
grandioso!-
Ne staccò un altro grande morso, entusiasta. Ogni tanto sua
madre preparava gli hamburger, ma si limitava a grigliarli e servirli
con la purea di patate.
-Buono, eh?- sorrise Hermione -In linea di massima sono contraria a
questo tipo di alimenti, ma ogni tanto cedo anche io. I miei si sono
sempre opposti però, sai, è roba che distrugge il
fegato e i denti...-
-Be', li distrugge con classe!- disse Ron.
Finì il proprio hamburger con due morsi enormi e
restò a guardare Hermione che sbocconcellava il proprio.
Era così carina con le guance arrossate dal vento e il viso
semi nascosto in quella sciarpona scura.
-EHI!- esclamò Ron tutto a un tratto.
Hermione quasi si strozzò, spaventata. -Che cosa
c'è?!- domandò fissandolo con gli occhi sbarrati.
Lui mise il broncio. -Non è giusto!- protestò
-Dovevo essere io a offrirti il pranzo! Mi hai ingannato!-
Lei ingoiò il boccone e sorrise.
-E' stato un caso, giuro!- disse -La prossima volta ricambierai!-
Ron incrociò le braccia e si mise a fissare il laghetto,
stizzito.
-Dai- ridacchiò lei -Non fare l'offeso! Non puoi essere
offeso dopo un hamburger così buono!-
Finì il suo, si pulì le mani e posò la
testa sulla spalla del ragazzo.
-Sei una manipolatrice bella e buona- disse lui passandole un braccio
attorno alle spalle -Non avrai il mio perdono!-
Hermione rise.
-Ma sentilo!- protestò -E invece mi farò
perdonare!-
Aprì il cappotto e prese a frugare nella tasca interna; Ron
sbriciò, curioso.
-Ecco qua!- esclamò lei porgendogli un pacchetto -Il tuo
regalo! Di nuovo auguri, Ronald!-
-Regalo?- domandò lui -Pensavo fosse la miniatura
dei bolidi, il mio regalo!-
Ron tastò il pacchetto: era qualcosa di rettangolare e
spesso, duro al tatto.
Un libro.
-Tipico di Hermione.- pensò
iniziando a scartare.
Ma quando ebbe finito, restò a bocca aperta: sì,
era un libro. Ma era Gli
scacchi dei Babbani, mille e uno modi per destreggiarsi in questa arte.
-Miseriaccia!- esclamò -E'... è...
Hermione, grazie!-
Lei sorrise e aprì il libro.
-E non è tutto!- disse arrivando all'ultima pagina
-C'è anche una piccola scacchiera con tutti i pezzi,
così puoi imparare facendo pratica!-
Ron osservò con gioia la piccola scacchiera di legno
incastrata tra la copertina e l'ultima pagina.
-E' favoloso- mormorò -Hermione, io...-
La guardò sorridere, gli occhi grandi e scuri luminosi sul
viso.
Non riusciva a trovare le parole.
-Grazie- disse piano, stringendola -Grazie di cuore. E non è
soltanto per il regalo o gli hamburger. Grazie Hermione, davvero.-
Le affondò il naso nei capelli profumati, e la
sentì sistemarsi meglio tra le sue braccia.
-Mi piace tanto quando siamo così- sussurrò lei
timidamente -Vorrei che fosse così sempre.-
-Lo sarà- sorrise lui -Ma è ancora più
bello con le nostre lotte sanguinolente. Sei adorabile quando strilli
come un'aquila!-
Hermione sciolse l'abbraccio e gli diede una bottarella in testa,
guardandolo male.
Lui rise, la tirò nuovamente a sé e la
baciò.
Un bacio lento, inizialmente, fatto di carezze sui capelli e sul viso.
Poi Hermione fece un piccolo sospiro, staccando appena le proprie
labbra da quelle del ragazzo; quel gesto, inspiegabilmente,
provocò in Ron una fitta di eccitazione.
Le affondò una mano tra i capelli e le divorò le
labbra, con urgenza; lei rispose al bacio con trasporto, gettandogli le
braccia attorno al collo.
Ron sentì il viso andargli in fiamme: Hermione gli provocava
queste rezioni incontrollabili, lo stordiva, lo incantava.
Le sfiorò una gamba fasciata nelle calze, sentendola tremare
appena.
Continuò a baciarla, sfiorandole appena la coscia, scansando
l'orlo della gonna...
-Ron!- esalò lei staccandosi di colpo.
Ron aprì gli occhi, stordito: lei lo stava guardando con gli
occhi spalancati, un'espressione vagamente turbata. La mano era scesa a
bloccare quella di lui.
-Scusami- balbettò lui -Non... non volevo...-
Abbassò lo sguardo, a disagio. Lei ritirò la mano.
-E' tutto ok- gli disse baciandogli il naso -E' solo che... sai,
insomma, è un parco!-
Ron si sentì sollevato quando la vide sorridere.
-Scusami- ripetè.
-Non hai di che scusarti- rispose lei. Si alzò in piedi,
sistemò il cappotto e gli porse la mano.
-Dai, andiamo- disse -Tra poco sarà il tramonto,
è meglio rientare.-
Lui raccose il suo regalò, le prese la mano e la
seguì.
Si smaterializzarono dietro un muretto, e in men che non si dica i loro
piedi toccarono nuovamente il suolo di Hogsmeade.
-Tre anni di materializzazioni, e continuano a stordirmi-
protestò Ron toccandosi lo stomaco.
-Be', gli hamburger non aiutano molto- ridacchiò Hermione.
Camminarono lungo il viale che iniziava ad accendersi delle luci della
sera.
-Dici che Luna avrà voglia di venire nella nostra Sala
Comune?- domandò Ron all'improvviso -Magari potremmo giocare
tutti insieme a Spara Schiocco!-
-Può darsi- replicò Hermione pensierosa.
Ron le lanciò uno sguardo perplesso ma non disse nulla.
Continuò a camminare finché non si rese conto che
lei si era fermata a guardare i Tre Manici di Scopa.
-Che succede?- le domandò tornando indietro -Non dovevamo
tornare al castello?-
Hermione annuì piano.
-Solo un momento- rispose -mi è sembrato di vedere, ehm...
un Tassorosso che ha dei miei appunti, possiamo entrare un attimo?-
-Vai tu, ti aspetto qui.- disse Ron con un cenno del capo; iniziava a
sentirsi stanco.
Hermione spalancò gli occhi.
-NO!- protestò, facendolo trasalire -Devi... oh, insomma,
sii gentile e accompagnami!-
Lo afferrò per un braccio e lo trascinò dentro.
-Oggi sei proprio strana!- esclamò lui, colpito -Non capisco
proprio che diamine...-
Ma non concluse la frase.
Non la concluse perché, non appena voltarono l'angolo del
bancone, qualcuno urlò 'SORPRESA!'.
Ron si fermò, esterrefatto.
Hermione gli sorrise e si scansò di lato, permettendogli di
vedere: Harry, Ginny, Neville e Luna sedevano ad un tavolo, sorridenti.
Si alzarono in piedi, festanti, urlando ognuno qualcosa di diverso.
In testa indossavano le corone che Luna aveva costruito per la prima
prova; stavolta, però, c'era scritto Auguri Ron.
-Per Merlino!- esclamò Ron mentre un sorriso enorme gli si
allargava sul viso.
-Buon compleanno!- disse Hermione sospingendolo verso gli amici.
Lo accolsero con abbracci e risate, facendolo sedere a capotavola e
infilandogli una corona in testa.
-Così impari a volerci escludere dal
tuo compleanno!- disse Ginny ridendo.
-Ma io non volevo escludervi!- replicò Ron ancora emozionato
per la sorpresa -Volevo soltanto stare un po' con Hermione!-
Lei gli sedette accanto e sorrise, indossando a sua volta una corona.
-Oh, siete così carini!- sospirò Luna con aria
sognante - E adesso sembrate proprio un re e una regina!-
Hermione arrossì, e anche Ron sentì il viso
avvampare.
Ordinarono Burrobirre e Sidro di mele, e Harry tirò fuori da
sotto il tavolo una fenomenale torta di mirtilli.
-L'abbiamo preparata noi tutti insieme!- spiegò Neville -Non
sarà come quelle di tua mamma, ma ci siamo impegnati!-
-Sarà fantastica!- rispose Ron prendendo la torta che Harry
gli porgeva.
La assaggiò: lo era veramente.
-Un po' di torta, mia regina?- disse sottovoce ad Hermione, sorridendo.
Lei arrossì un po', sorrise, si lasciò imboccare
da Ron e gli lasciò un bacio ai mirtilli sulle labbra.
Il ragazzo si abbandonò sulla sedia, stanco e felice.
Prese un sorso di Burrobirra e osservò i suoi amici che
brindavano e chiacchieravano.
E tutto a un tratto, Ron si sentì felice; era decisamente il
miglior compleanno di sempre.
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Di nuovo in ritardo, di nuovo chiedo scusa.
Ma sapete, no? Esami, caldo, tragedie da post adolescenza... :P
Comunque eccomi qui, con un capitolo che, però, mi convince
poco.
Non so, c'è qualcosa che non va, ma spero comunque vi faccia
sorridere.
Grazie per la vostra pazienza, come sempre, e per il vostro sostegno.
E prometto che da ora ricomincio a rispondere alle recensioni ^^
Un bacetto!
Miza
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