Yin e Yang

di Wren
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Your name ***
Capitolo 2: *** But it comes back ***
Capitolo 3: *** Be proud of me ***
Capitolo 4: *** Make it alright ***
Capitolo 5: *** One room full of walls ***
Capitolo 6: *** Silly game of love ***
Capitolo 7: *** Eternity ***



Capitolo 1
*** Your name ***


<b>#16 I call your name</b>

#16  I call your name

 

 

 

 

 

Di tutti i momenti ho scelto questo.

Non perché fosse più adatto, più speciale o più giusto di altri. A dir il vero, nemmeno si potrebbe dire che io l’avessi pianificato. Eravamo seduti a parlare ed è successo. Oh beh… non che qualcuno tra noi parli poi molto… Non so bene come sia capitato.

So soltanto che per la prima volta ti ho chiamato per nome

E’ stato veramente strano. Chissà cosa mi ha preso…

La camera era simile a centomila altre, già viste e già abbandonate. Quando il luogo dove ti riposi non è quello che chiami casa, ogni stanza ed ogni letto ti appaiono estranei ugualmente a tutti gli altri. E noi qui, a ripetere la stessa scena di sempre, io seduto sul letto e tu in piedi accanto alla finestra.

“Silenzioso come al solito, Kuro-pon?”

Tsk…”

“Se continui a fare quella facciotta corrucciata ti verranno le rughe!”

E te ne stai sempre con le spalle incurvate… e se poi ti viene la gobba?”

“Te lo immagini? Il temutissimo guerriero Kuro-rin costretto alla resa dalla sua pesante gobba!”

“…”

“Sarebbe veramente uno smacco per il povero Kuro-chan!”

“…”

“Tutti lo prenderebbero in giro!”

“…”

“Nessuno avrebbe più rispetto per Kuro-wan!”

“…”

“E tutti guarderebbero con compassione il cucciolone ingobbito e rugoso che saresti diventato!”

Ma non temere Kuro-chu! Io non ti abbandonerei mai a lato della strada nonostante la tua disgraziata condizione!”

“…”

Davvero nulla di speciale. Non era un momento particolarmente coinvolgente. Il nostro discorso non toccava tasti dolenti o argomenti scottanti.

Solo…ad un certo punto mi sono avvicinato a lui e l’ho baciato.

“Sta un po’ zitto, Fay!” gli ho detto.

Poi l’ho baciato di nuovo.

Non so come, ma chiamare lo stupido mago con il suo nome mi è sembrato più strano che baciarlo senza preavviso. Comunque lui non sembrava dispiaciuto di nessuna delle due cose.

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** But it comes back ***


<b>#29 You push happiness so far away, but it comes back</b>

#29 You push happiness so far away, but it comes back

 

 

 

 

Nyaaaaaahhh!” miagolava Sakura tutta contenta.

La giovane principessa dimostrava una notevole riserva di energia nonostante l’ora tarda, scorrazzando per la stanza imitando un gatto.

Kurogane cominciò ad innervosirsi.

Sakura-hime!” la richiamò Shaoran.

Il ragazzino prese ad inseguirla preoccupato. L’aveva controllata con apprensione fin da quando era stato dato il via libera agli alcolici, ma ora che l’entusiasmo della principessa sembrava essere montato fino ad eccessi allarmanti decise che era ora di intervenire. Seppure il ragazzino fosse decisamente veloce , l’alcol doveva aver dato a Sakura una marcia in più perché , per quanti sforzi facesse, non gli riusciva di riacchiapparla.

E Kurogane si innervosì ancora di più.

Nyaaaaah! Nyaaaaah!” miagolò ancora Sakura.

Scartò Shaoran che le si era parato davanti per bloccarla e lo slancio che il ragazzo si era dato per raggiungerla ottenne solo di farlo capitolare per terra producendo un discreto baccano.

E Kurogane fu costretto a stringere pugni e denti per mantenere la calma.

Nyaaaah!” proseguì felice la sua corsa Sakura.

Shaoran si era tirato in piedi e si era gettato nuovamente al suo inseguimento quando la principessa raggiunse e spalancò la porticina di legno gettandovisi dentro.

Ora bisognerà fare una precisazione su quella porticina apparentemente innocua e sul perché Shaoran gridò “Oh no! HIME!!!” quando la vide spalancata.

Nel mondo in cui i viaggiatori erano arrivati quella volta avevano trovato ospitalità presso uno sperduto villaggio rurale, non più di una cinquantina di anime divise in pochi casolari e qualche fattoria. I paesani erano stati talmente gentili da offrire loro vitto e alloggio gratuitamente in una piccola fattoria se solo si fossero presi cura per un paio di giorni (necessari per scendere verso la grande città a valle e fare rifornimento) di un allevamento di polli.

Ed era nel pollaio che la piccola porta di legno spalancata da Sakura conduceva.

Nyaaaahhh!” la si sentì miagolare ancora prima che il forsennato chiocciare dei polli sovrastasse la sua voce.

“SAKURA-HIME!!!” strillò in preda al panico Shaoran, tuffandosi anche lui con coraggio oltre la porta e scatenando un’ondata di pigolii ancora più disperati.

E Kurogane stava perdendo la pazienza, ma riuscì ancora a trattenersi dall’alzarsi e porre fine a quel putiferio a modo suo. Almeno finché i polli calarono nella stanza e scompaginarono in ogni direzione. Il guerriero sentì qualcosa pesargli sul capo.

Hyuuu ~… Kuro-rin ha un pollo sulla testa!” cantilenò felice Fay che fino a quel momento si era goduto la scena dal suo angolino tranquillo.

E Kurogane a quel punto esplose.

“ADESSO BASTA!” tuonò.

Il guerriero si alzò di scatto facendo rotolare malamente a terra Mokona che si era addormentato clandestinamente  da qualche parte nel suo mantello. Afferrò il pollo che aveva in testa e lo scagliò via. Il volatile costernato prese a starnazzare scatenando il panico tra i suoi colleghi. Kurogane li ignorò e si diresse a passo marziale verso il pollaio dal quale provenivano ancora rumori e voci dell’inseguimento in corso.

Hyuuu~ Kuro-papà è chiamato al suo dovere!” commentò allegramente il mago.

Fay aveva la vista un po’ annebbiata dall’alcol. Il mondo che vedeva sembrava uno strano quadro sul quale l’eccentrico artista aveva passato una mano del colore sbagliato. Si beve per dimenticare , giusto? Di solito funzionava, ma stavolta l’ebbrezza non faceva che riportargli davanti agli occhi immagini fin troppo nitide del passato. Immagini di cui avrebbe volentieri fatto a meno.

Oi! Stupido mago! Vedi di rimettere a posto i pennuti!” tuonò Kurogane riemergendo dal pollaio tenendo sollevati Sakura, gia addormentata, su una spalla e Shaoran sull’altra.

Kurogane-san! Per favore mi metta giù! Non ho bevuto io!” si lamentava il ragazzo.

“Silenzio! Avete fatto troppo casino! A letto tutti e due e senza fiatare!” ordinò perentorio il guerriero cominciando a dirigersi verso le camere da letto.

“Ascoltate papino mi raccomando!” cinguettò Fay salutandoli con la mano.

Piantala con questa scemenza!” gli gridò di rimando Kurogane già fuori dalla stanza.

Non appena fu di nuovo solo, Fay tornò a seppellirsi nei suoi ricordi quasi senza volerlo. Improvvisamente qualcosa di morbido e peloso gli si accoccolò in grembo ridestandolo dalla sua trance meditativa.

“Eh Mokona-chan! Sembra che anche tu abbia bevuto troppo…” commentò con finto tono di rimprovero, accarezzando la testolina bianca.

Fay…” lo chiamò Mokona con la vocina assonnata. “…non è felice?”

La domanda lo colse alla sprovvista ma nonostante l’alcol in corpo riuscì a tirar fuori il suo sorriso più smagliante.

“Io sono sempre felice, Mokona-chan!”

“Prima Fay sembrava triste…”

Il mago continuò a sorridere.

“Anche quando sei ubriaco , sai essere molto attento, lo sai?”

“A Mokona sembra che Fay non voglia essere felice…”

Mokona-chan... ti rivelerò un segreto perché so che nessuno di noi se ne ricorderà nulla domani mattina… Io non mi posso più permettere di essere felice.”

Perché?”

Mokona ciondolava sempre di più dal sonno, ma insisteva in quella, almeno per Fay,  spiacevole conversazione.

“Ho visto... e ho anche fatto troppe cose che mi faranno sentire in colpa per tutta la vita. Non mi merito di essere felice.”

Fay continò a sorridere dolcemente accarezzando il pelo morbido della loro adorabile guida e sperò che il sonno avesse messo fine alla discussione. Mokona però non sembrava dello stesso avviso.

Yuuko una volta ha detto che non si può scegliere quando essere felice. E anche se tu non vuoi, per quanto l’allontani da te, la felicità ti ritorna addosso, se così era destino…”

Fay ridacchiò sommessamente. Teneva in gran conto le parole della Strega delle Dimensioni, ma quella volta gli suonavano talmente estranee che non riusciva a dar loro retta. Passò dolcemente le dita tra le orecchie della loro piccola guida ancora un paio di volte prima che questa finisse definitivamente del mondo dei sogni.

Con un sospiro il mago reclinò la testa all’indietro e si appoggiò al muro. La vista era ancor più confusa di prima, il senso di vertigine persisteva fastidiosamente e il continuo fracasso dei polli gli rimbombava nel cervello procurandogli un mal di testa da record.

“Io… non devo essere felice…” sussurrò in un sospiro, rivolto al soffitto.

Un altro rumore, simile a dei pesanti passi, che lo fece sussultare per il dolore alle tempie fu seguito immediatamente dal ritorno del guerriero nella stanza. Si sporse oltre lo stipite e guardò in cagnesco i polli che vagavano ancora liberi e senza controllo.

“Ehi! Credevo di averti detto di occuparti dei pennuti!” sbottò di malumore in direzione del mago.

Fay sollevò con grande fatica la testa in direzione di Kurogane e gli mostrò un grande sorriso nonostante quel piccolo spostamento gli avesse provocato un’altra fitta.

“Oh Kuro-pon… avrei TANTO voluto! Ma temo purtroppo di aver esagerato con i festeggiamenti stasera… Non riesco nemmeno a stare in piedi!” si scusò indicando le bottiglie vuote disseminate lì attorno.

Il guerriero rimase a fissarlo con disappunto, come se stesse cercando la prova che quella scusa non era altro che uno degli stupidi giochetti del mago, ma qualcosa in quel sorriso tirato e in quegli occhi stanchi lo convinse.

Tsk…”

Lo stato confusionale di Fay andava peggiorando perché non si accorse di Kurogane mentre si chinava verso di lui, finché non si sentì tirar su da un paio di braccia. Riuscì appena in tempo a stringersi al grembo Mokona prima che rotolasse a terra.

Kuro-sama…?”

Il guerriero non lo degnò di una risposta, ma si diresse verso la stanza da letto portandoselo dietro in braccio. Fay, nonostante il disagio datogli dall’alcol in corpo, si lasciò cullare dal passo lento di Kurogane. Una tiepida piacevolezza gli si sciolse nel cuore. A metà strada aveva chiuso gli occhi ed aveva appoggiato il capo sulla spalla dell’altro. Quasi non si rese conto di essere stato adagiato sul suo letto, ma notò subito e con rammarico che le braccia attorno a lui abbandonavano la presa. Il mago strinse a sé Mokona per cercare conforto a quella mancanza.

“Spero tu sia contento ora…” borbottò Kurogane.

Fay pensò fosse la sbornia, ma non gli sembrava un tono particolarmente scocciato. Cercò di rispondergli con una delle frasi canzonatorie che tanto gli piaceva usare, ma la sua mente cominciava a perdere colpi e si lasciò scappare la prima cosa che gli passò per la testa.

“Non devo… essere felice…” mormorò, sprofondando la faccia nel cuscino.

“…sciocchezze…” sentì Kurogane rispondergli il lontananza.

“Non devo…” insistette Fay prima di addormentarsi. “Non devo…”

E nonostante tutto lo era.

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Be proud of me ***


<b>#13 You say "I wanted you to be proud of me</b>

#13 You say "I wanted you to be proud of me”

 

Spoiler!!! Capitolo120/121

Eh… ancora non mi rendevo conto…-__-

 

 

 

 

Perché l’hai fatto?” gli chiese Kurogane.

Fay era a letto, ancora troppo debole persino per mettersi seduto. Inclinò stancamente la testa verso il guerriero seduto accigliato sul lato del letto e l’unica risposta che riuscì a dargli fu un sorriso triste.

Perché lo hai affrontato?”

Il mago continuò a sorridere.

Perché non sei scappato come fai sempre?”

E il sorriso rimase l’unica reazione che ottenne.

Perché hai dovuto ridurti così?”

Kurogane allungò una mano verso il volto di Fay fino a sfiorare le bende che in gran parte lo coprivano. Il ferito sussultò al contatto, seppur lieve, e Kurogane si domandò se gli avesse fatto male o se invece avesse risvegliato un brutto ricordo, ancora troppo recente.

“Me l’hai detto tu stesso. Sono cambiato…”

Le parole di Fay erano flebili, appena un sussurro. Continuava a sorridere a Kurogane, anche se in quel momento non c’era veramente nulla per cui farlo.

“Non ti ho detto quelle cose per mandarti a morire. rispose severamente il guerriero.

“Non sono morto infondo…” cercò di suonare allegro Fay.

“Non costringermi a ripeterti cosa penso di…”

“Io volevo che tu fossi fiero di me.”

Kurogane rimase con le parole bloccate in gola. Fay sorrideva ancora, ma il tono della sua voce era cambiato.

“Per una volta… volevo stare al mio posto e fare quello che era giusto fare. Dovevo fare qualcosa per Shaoran-kun e…”

Si interruppe per riprendere fiato. Parlare doveva essere una fatica tremenda per lui, e non solo perché era stato ferito. Spostò a fatica la testa verso l’altro lato del letto e distolse lo sguardo da quello di Kurogane.

“Dovevo dimostrarti di essere diventato una persona che tu non avresti odiato.

Kurogane rimase in silenzio, incerto se il discorso fosse finito oppure no. Guardava il viso bendato di Fay e si chiedeva  perché era stato tanto duro con lui. Raggiunse con la mano i capelli scompigliati del mago e li sfiorò titubante.

Fay…”

 Fay si voltò lentamente e sentì il dorso della mano di Kurogane accarezzargli il volto dove non c’erano bende.

“L’unica persona che odio è me stesso. Non doveva succedere questo.”

Fay sembrò sorpreso da quelle parole e fece per rispondere, ma Kurogane lo fermò. Si chinò su di lui e lasciò un bacio sulla benda che copriva la ferita. Scese fino alle labbra e le sfiorò appena per poi allontanarsi di nuovo.

“Sono fiero di quello che sei, Fay.”

 

 

 

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Capitolo 4
*** Make it alright ***


<b>#9 Someday, somehow I'm gonna make it alright, but not right now (I know you're wondering when)</b>

#9 Someday, somehow I'm gonna make it alright, but not right now (I know you're wondering when)

 

Spoiler!!! Capitolo 125

Dannato ottimismo…ç__ç

 

 

Era al suo fianco quando Fay si svegliò. Aveva passato le ultime ore insonne per assisterlo, sempre attento ad ogni più piccolo movimento che indicasse qualche cambiamento nelle sue condizioni. Non permise neanche per un istante alla stanchezza, sia mentale che fisica, di prendere il sopravvento.

Doveva essere lì nel caso Fay si fosse sentito male durante il sonno.

Doveva essere assolutamente lì per dirgli quanto incommensurabilmente stupido fosse stato nelle ultime ore.

Voleva, essere lì. Voleva vedere Fay tirare fuori uno di quei suoi sorrisetti che tanto detestava, sentirlo dire “Hyuuu” ed inventare qualche altro nomignolo idiota, e nonostante le bende e le fasciature voleva arrabbiarsi col mago e gridare ed arrabbiarsi ancor di più per le sue risposte irriverenti.

Voleva che Fay si svegliasse e gli dicesse che nulla era cambiato.

Che non importava quanto brutta la situazione fosse, tutto sarebbe andato a posto.

Fay sollevò debolmente una mano, si sfiorò la benda nera che gli copriva l’occhio sinistro e Kurogane capì che si era svegliato. Il volto del mago era pallido, sofferente e mortalmente serio.

Shaoran-kun?” domandò.

“…se ne è andato attraverso una porta dimensionale.” rispose meccanicamente Kurogane.

Sakura-chan?”

“E’ nell’altra stanza ancora svenuta.”

“…capisco.”

Fay tentò di alzarsi, ma già solo per sollevare la schiena gli servì l’aiuto del ninja. Se ne rimase a testa bassa, senza lasciar andare Kurogane. Lui si sedette sul letto accanto al ferito, aspettando ancora un sorriso o una battutina. Qualsiasi cosa.

“Il mio occhio è andato. constatò Fay.

“…sì.”

E tu hai… Ora io sono…”

“In parte vampiro.”

Il respiro di Fay si fece più faticoso, come se si stesse sforzando, e quando il mago gli si accasciò addosso tremante, Kurogane capì che stava lottando per non piangere.

Il ninja rimase spiazzato incapace di far nulla. Desiderava così disperatamente che Fay lo rassicurasse comportandosi come lo psicopatico idiota di sempre, che rendersi conto di quanto fosse scoraggiato anche lui gli spezzò il cuore.

Non c’era nulla che andasse bene. Stava andando tutto a rotoli e loro, gli adulti responsabili, non sapevano cosa fare.

Capì che nulla poteva rassicurarli in quel momento ed abbracciò a sua volta l’altro. Kurogane strinse convulsamente la stoffa leggera della camicia di Fay e sprofondò il volto nell’incavo del suo collo. Il mago continuava ad essere scosso da tremiti, perciò lo attirò ancora più a sé per tentare di calmarlo. Con un nodo alla gola si rese conto che lui stesso aveva bisogno di calmarsi o si sarebbe messo a tremare a sua volta. Cominciò a parlare senza nemmeno accorgersene e disse quello che lui per primo aveva bisogno di sentirsi dire.

“Va bene… Va bene così… Con calma risolveremo tutto. Piano piano tutto tornerà a posto, troveremo il ragazzino, gli faremo tornare il sale in zucca, ridaremo tutti i ricordi alla principessa… Tu starai di nuovo bene e tutto tornerà a posto.

Fay si tranquillizzò un poco e come intuendo di non essere l’unico attanagliato dall’ansia, prese a far scorrere dolcemente una mano sulla schiena di Kurogane. Il ninja si abbandonò a quell’unico conforto senza allentare la sua stretta sull’altro.

“Piano… Con calma… Senza fretta… Per ora va bene così…”

 

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Capitolo 5
*** One room full of walls ***


<b>#4 If you fail to see the problem we have, one room full of walls I will try until the last drop falls</b>

#4 If you fail to see the problem we have, one room full of walls I will try until the last drop falls

 

Spoiler!!! Capitolo 130 (triste capitolo...ç__ç)

Ah… come ero ottimista…ç___ç

 

 

 

 

 

 

“Buongiorno Kurogane.”

Lo aveva detto apposta per ferirlo.

Aveva pronunciato quelle parole col solo intento di mostrargli tutto il suo rancore.

Il mago non era uno stupido, aveva notato che da molto tempo ormai lui aveva smesso di lamentarsi per i nomignoli assurdi che gli affibbiava. Sapeva che era così perché aveva imparato ad osservarlo con attenzione ed ogni volta che lui non replicava ai suoi “Kuro-chi” e “Kuro-pon , il mago sorrideva con un po’ più di sentimento.

Ed ora … “Buongiorno Kurogane.”

Non gli andava giù.

Non gli andava giù per niente.

Per quanto ancora intendeva comportarsi così? Da allora erano trascorsi molti giorni e molti mondi, senza che l’atteggiamento di Fay nei suoi riguardi fosse cambiato.

Era come se qualcosa si fosse rotto e non potesse essere riparato. Viaggiavano con un ragazzino che aveva lo stesso aspetto di quello a cui aveva insegnato a tirar di spada, ma non era lui. La principessa aveva perso il sorriso e parte del candore che sembrava circondarla. Ora uno sguardo determinato aveva sostituito la dolcezza di poco tempo prima e il suo viso era segnato da una durezza a cui era difficile abituarsi. Fay infine non era più Fay. Con lui per lo meno non lo era più. Ogni suo sorriso era freddo, distaccato e scostante. E come se non bastasse, non una volta aveva voluto saperne di nutrirsi col suo sangue.

Per quanto volesse far finta di niente, tutto era diverso.

Persino la palletta di pelo sembrava essersene accorto, perché aveva sempre stampata sul musino un’espressione rammaricata. Quando la compagnia degli altri lo intristiva troppo, Mokona si rifugiava nella sua stanza, trovando conforto nell’unica persona che cercava ancora di raccattare i pezzi distrutti del gruppo.

Se ne stava accoccolato sul letto a dormire mentre Kurogane non riusciva a prendere sonno. Senza preavviso alcuno il diadema sulla sua testolina si lluminò e davanti al ninja comparve l’immagine della Strega delle Dimensioni.

“Ehilà! Ci vediamo spesso ultimamente!” lo salutò allegra lei.

“Che vuoi adesso?” rispose malamente Kurogane.

“Non siamo dell’umore migliore?”

“Che diavolo vuoi?”

Santo Hitsuzen che brutte maniere! E pensare che sono qui solo per dare un consiglio amichevole... ”

“Non costringermi a ripetere ancora la domanda.

“Quanto siamo permalosi! Comunque credo sarebbe il caso che tu ti occupassi di sfamare Fay prima che lui si lasci morire…”

Kurogane alzò lo sguardo con apprensione.

“Non mi ha detto di averne bisogno…”

“Oh, per favore! Lo cosci abbastanza da aver capito che se vuole è perfettamente in grado di nascondere i problemi!”

“Se non è venuto da me, dubito seriamente che accetterà di bere il mio sangue di buon grado!”

“Probabile. Ora la questione è… hai intenzione di lasciarglielo fare? Mi sembrava tu avessi detto qualcosa come o sbaglio…?”

Kurogane serrò la mascella non sapendo cosa rispondere.

Se avete dei problemi che lui non intende risolvere, dovrai essere tu a farlo. Hai fatto una scelta, Kurogane. Hai scelto di salvarlo nonostante lui non fosse d’accordo. Sapevi che avrebbe potuto odiarti per questo. Hai scelto di non farlo scomparire e ora la sua vita pesa interamente su di te. Prenditi la responsabilità della scelta che hai fatto.

Il silenzio del ninja fu giudicato una risposta sufficiente e l’immagine della Strega scomparve.

“Lo so benissimo…” sibilò lui a denti stretti.

Uscì dalla stanza velocemente e si diresse verso quella occupata dal mago. La luce che filtrava da sotto la porta suggeriva che Fay fosse ancora sveglio, ma in quel frangente poco gli importava. Fece per bussare, ma alla fine decise di entrare senza farlo.

“Oh… come mai in giro a quest’ora Kurogane?” domandò Fay alzando a malapena lo sguardo dal libro che stava sfogliando.

“C’è qualcosa che dovresti dirmi?” domandò secco il ninja.

Mh… non mi pare proprio…”

“Lo sospettavo.”

Kurogane estrasse Souhi dal fodero quanto bastava a lasciare scoperta parte della lama e la premette contro il braccio fino a farlo sanguinare. Prima che Fay avesse il tempo di reagire Kurogane si avvicinò con uno scatto e lo afferrò per i capelli, premendogli la ferita sulla bocca.

“Hai fame vero?” gli disse.

Fay si agitò, cercò di staccarsi con tutte le sue forze, ma l’inedia doveva averlo indebolito parecchio, perché non riuscì a spostare Kurogane di un millimetro. Ciononostante tenne la bocca ben serrata. Kurogane strinse la presa e spinse con maggior forza il braccio insanguinato contro il suo viso.

Senti un po’ idiota… Vuoi essere arrabbiato con me? Vuoi odiarmi? Fai pure! Quando ho deciso di salvarti nonostante le tue lagnose lamentele di morte sapevo che probabilmente sarebbe successo! Perciò arrabbiati e odiami quanto ti pare! Però quando ti ho salvato la vita me ne sono assunto la responsabilità, chiaro? Significa che non ti lascerò morire!”

La resistenza di Fay venne meno e Kurogane sentì che il proprio sangue veniva debolmente succhiato via dalla ferita. Dopo qualche minuto Fay cercò di allontanarsi di nuovo e questa volta il ninja glielo permise.

La ferita era diventata bluastra e avrebbe avuto bisogno di una medicazione più tardi. Per lo meno era riuscito a farlo bere almeno un po’.

Perché lo fai?”

Kurogane sollevò lo sguardo sul mago e gli sembrò che sarebbe potuto scoppiare a piangere da un momento all’altro.

“Mi sembrava di essere stato chiaro. Non voglio che tu scompaia.”

E io non voglio che tu faccia questo per me, ma sembra che a te non importi un gran che!”

Kurogane aggrottò la fronte, non certo di capire cosa l’altro volesse dire.

“Abbiamo passato il segno, Kurogane! Finchè ero io a legarmi a voi andava bene! Ma ora tu… noi… Abbiamo passato il segno!”

“Mi stai dicendo che stai facendo tutte queste storie perché non vuoi che siamo noi a legarci a te?”

Fay lo fissò con uno sguardo disperato senza riuscire a rispondergli.

“Sei solo un idiota…”

Kurogane si avvicinò e afferrò nuovamente l’altro, senza la violenza di prima ma con abbastanza decisione da impedirgli di sgusciare via.

“Non sei tu a decidere cosa provano gli altri per te. gli disse tenendolo stretto a sé. “Non importa quello che fai… Chi è legato a te, lo sarà sempre e comunque.”

Per un attimo l’incertezza attraversò l’occhio di Fay, poi il suo sguardo si appannò e si fece lontano e distante.

“Forse hai ragione tu…” constatò con un sorriso triste.

Sta ancora pensando a lui… si disse il ninja con una punta di fastidio. Evidentemente avevano ben più di un problema da risolvere,  ma non era grave. Uno alla volta, insistendo, arrabbiandosi e persino usando la violenza li avrebbe risolti tutti.

Si allontanò dal mago e si diresse verso la porta. Fay sembrava piuttosto provato e per ora poteva anche lasciarlo tranquillo. Almeno per ora non sarebbe morto di fame…

“A… Aspetta!” lo richiamò indietro l’altro con voce incerta.

Kurogane tornò sui suoi passi e vide Fay che sorrideva come non faceva da tanto.

“Ho ancora fame, Kuro-chan…”

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Silly game of love ***


<b>#20 This silly game of love (you play, you win only to lose)</b>

#20 This silly game of love (you play, you win only to lose)

 

 

 

 

 

“Fammi capire… Se vinco a questo stupidissimo giochino, tu mi starai alla larga per tutta la settimana?”

“Esatto! Ma se vinco io, Kuro-chan mi darà un bacio!”

“Che cosa?????

Kurogane protestò vivacemente per la posta messa in palio senza il suo consenso, ma Fay se ne era già andato via saltellando allegro come non mai.

*

Fay non si era mai sentito tanto sicuro nella vita. Non era diventato certo il Primo Mago alla corte di Celes grazie al suo bel faccino e ai suoi incantesimi. Era la sua intelligenza che prima di ogni altra qualità l’aveva portato ad essere l’uomo più potente del regno dopo il sovrano. E quale campo migliore di una scacchiera poteva trovare una mente calcolatrice come la sua per esprimere le sue eccellenti qualità?

Trovare una scacchiera nella casa che li ospitava in quel mondo era stata una piacevole sorpresa per il mago, che subito aveva coinvolto la sua vittima preferita in una vivace spiegazione su cosa fossero gli scacchi. Kurogane dapprincipio tentò di filarsela, ma pian piano finì per l’incuriosirsi al gioco, tanto che Fay se la sentì di rischiare e proporgli la famigerata sfida.

Il mago comprese subito che le mosse di Kurogane, nonostante fossero celate dietro uno sguardo sicuro di sé, erano completamente casuali e senza alcuna connessione logica tra loro. Non riuscì proprio a fare a meno di divertirsi un pochino alle spalle del ninja. Vincere subito non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione e ben pochi spunti per punzecchiare il suo Kuro-chan.

Lasciò che il ninja gli mangiasse qualche pedina, aspettando il momento migliore per contrattaccarlo. Quando Kurogane sentì la possibilità di vittoria inaspettatamente vicina, Fay recuperò le redini della partita e, in un paio di mosse, mise in crisi l’intera (debole) strategia del ninja.

“Coraggio Kuro-rin! Non abbiamo tutto il giorno!” lo incalzò allegramente, mentre l’altro si concentrava sulla sua prossima mossa.

“Avanti! Non ci sono molte cose che tu possa fare!” continuò Fay sempre più allegro.

Kurogane grugnì una risposta incomprensibile, dando immensa gioia al mago ormai certo di vincere. Stava meditando ancora se fosse meglio muovere l’alfiere e finire la partita o spostare la torre per il puro piacere di vedere il guerriero con quell’adorabile faccino concentrato ancora per un po’, quando ecco che Kurogane con un impeto di rivalsa fece la sua mossa.

“Scacco!” esclamò, sperando che almeno quello gli avrebbe concesso un po’ di tregua dai continui tormenti che il mago gli infliggeva.

Hyuuu! Kuro-tan ha fatto scacco!” festeggiò Fay allungandosi oltre la scacchiera e dando un’amorevole pacca sulla testa al suo avversario.

Non si aspettava che il ninja arrivasse a fargli scacco! Forse doveva prestare più attenzione alla partita e non lasciarsi distrarre dal suo adorabile Kuro-chu.

Prese a cercare quale fosse la miglior mossa per mettere in salvo il proprio re e ripartire immediatamente al contrattacco, ma una tragica realtà lo colpì come un macigno. Non poteva muovere il re. Ovunque lo spostasse, c’era un’altra pedina di Kurogane pronta a minacciarlo. Il colpo fu tale che non riuscì nemmeno a tentare di barare.

“E’ scacco matto…” sillabò meccanicamente.

Kurogane aggrottò le sopracciglia e ricontrollò la scacchiera a sua volta.

“…ho vinto?” domandò poi, ancora incredulo.

Fay non perse il proprio autocontrollo, ma qualcosa nel suo sorriso terribilmente forzato suggeriva la vastità del suo shock. Teneva gli occhi fissi sulla scacchiera cercando una qualsiasi scappatoia, senza risultato alcuno.

Uno scacco matto da manuale.

Inconcepibile.

“…hai vinto, Kuro-wanko!” constatò Fay ed il fatto che avesse scelto il nomignolo che, tra tutti, Kurogane odiava di più suggerì al ninja che il suo avversario non l’aveva presa molto bene.

“Ah! Sapevo di avere la vittoria in pugno!” mentì spudoratamente Kurogane, assaporando il dolce gusto della rivalsa sul mago che tanto l’aveva bistrattato durante il loro interminabile viaggio.

Kuro-WANWAN è stato molto bravo...” commentò asettico Fay, alzandosi dal tavolo.

Kurogane lì per lì rimase spiazzato. Si aspettava una reazione più vivace e fastidiosa da parte dell’altro , era praticamente già pronto ad iniziare una delle loro colorite discussioni, di quelle che finivano sempre con una spada sguainata ed un inseguimento folle. Fay invece si alzò senza altre cerimonie e si diresse fuori dalla stanza.

“Per quanto riguarda il tuo premio… non ti infastidirò per tutta la settimana come promesso.”

Kurogane guardò allibito la porta rimasta vuota. Fay l’aveva presa veramente male…

Con un’alzata di spalle scacciò l’inopportuno senso di colpa che stava offuscando il suo piccolo momento di gloria e pensò che tanto sarebbe tornato tutto normale nel giro di poche ore.

Figurarsi se Fay riusciva a starsene buono per una settimana!

*

Invece lo fece.

E non fu tanto la settimana trascorsa con un Fay inquietantemente silenzioso. Non fu nemmeno la minuscola sensazione di mancanza che Kurogane sentì in quei giorni, ma che comunque negò selvaggiamente di aver mai avuto. Non furono le sempre più insistenti domande rivoltegli dai ragazzini allarmati per quel cambiamento, che velatamente lo accusavano di “aver fatto qualcosa di male a Fay-san”.

Ciò che fece crollare Kurogane fu il fatto che Fay continuò su quella linea di condotta oltre la settimana stabilita.

Si svegliò la mattina dell’ottavo giorno già aspettando, quasi pregustando, il momento in cui Fay l’avrebbe braccato di nuovo con il suo insopportabile cicaleccio. Aveva dormito con Souhi sotto il cuscino, pensando alle alte probabilità che il mago venisse a tormentarlo mentre lui ancora dormiva. Non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma quella settimana era stata talmente pesante che non aspettava altro di sentire di nuovo la sovreccitata voce di Fay chiamarlo con un nome stupido, ristabilendo così il (più o meno) giusto ordine delle cose.

Invece nulla. Si era addentrato guardingo in cucina solo per essere accolto da un “buongiorno” piuttosto freddino corredato da un sorriso ancora più gelido da parte di Fay e uno sguardo carico di apprensione e un accenno di rimprovero da parte dei ragazzini.

Ma che aveva fatto di male???

Deciso a non cedere sulle proprie posizioni, il ninja si richiuse in sé stesso e si apprestò a consumare il pasto nello stesso stato d’animo con cui avrebbe affrontato uno squadrone di nemici. Non voleva mostrare agli altri quanto la situazione lo disturbasse (non lo ammetteva nemmeno con sé stesso a dirla tutta), ma per chi lo conoscesse abbastanza era chiaro che Kurogane fosse teso come una corda. E in un modo o nell’altro tutti avevano imparato a conoscere bene l’indole del guerriero.

Syaoran era troppo rispettoso nei confronti del suo maestro per esprimergli direttamente la sua opinione, quindi tenne per sé ogni considerazione concernente il comportamento infantile di entrambe le persone che avrebbe dovuto considerare “adulti responsabili”.

Sakura d’altro canto aveva per natura un’empatia molto forte e finiva per lasciarsi coinvolgere emotivamente troppo nei problemi delle persone a lei care. La principessa, orfana di entrambi i genitori (di cui comunque al momento possedeva pochi ricordi), aveva preso piuttosto sul serio l’investitura di Kurogane-san e Fay-san ai ruoli di padre e madre. Senza dubbio il ninja le incuteva una certa soggezione e considerare il mago una figura materna sollevava non poche perplessità, però questa famiglia acquisita le dava sicurezza e il tepore di una casa anche durante quel viaggio pieno di insidie. In quel momento, a tutti gli effetti, Kurogane-san e Fay-san erano i suoi genitori e per un animo candido come il suo, vedere mamma e papà litigare era una sofferenza insopportabile.

“Ehm… Fay-san…?” tentò di spezzare il silenzio.

“Dimmi Sakura-chan!” esclamò prontamente il mago con molta più allegria del solito. Decisamente troppa.

“…c’è… qualcosa che… non va?” domandò timidamente la ragazza.

“ASSOLUTAMENTE no!” rispose Fay con tanto entusiasmo da essere eccessivo persino per lui.

Sakura osservò con crescente preoccupazione la sua “mamma adottiva” consegnare i piatti per la colazione. A lei ed a Shaoran-kun toccò la solita gigantesca porzione di prelibatezze, mentre al ninja venne letteralmente lanciato attraverso il tavolo un misero piattino pieno a metà di misteriose entità bruciacchiate. E dire che una volta il piatto di Kurogane-san era quello che appariva preparato con maggior cura!

Kurogane osservò il suo piatto con occhi sgranati, sollevò lo sguardo per capire cosa diavolo fosse preso a Fay, ma il mago era già girato altrove con completa noncuranza ed incontrò soltanto l’espressione contrita della principessa, la quale non sapeva se scappare o mettersi a piangere.

Se il ninja aveva pensato che dopo quella settimana sarebbe tornato tutto a posto, ora si rendeva conto di quanto si fosse sbagliato. Ora era addirittura peggio.

Kurogane però, troppo stupito ma tuttavia troppo orgoglioso per ammettere di esserlo, risolse che non c’era altra soluzione se non lasciare lo stupido mago nel suo brodo finché quella sua ultima follia non fosse stata smaltita. Forte dei suoi propositi, il guerriero affrontò in quel modo, ignorando il comportamento di Fay, il resto della giornata.

E così il giorno dopo.

E quello dopo ancora.

E man mano che i giorni passavano era lampante agli occhi del ninja che Fay non intendeva assolutamente tornare sui suoi passi. Anzi, la situazione precipitava di ora in ora, tanto che non gli riuscì più di comportarsi come se niente fosse.

Per di più stava lentamente scoprendo che, per quanti sforzi facesse nel tentativo di nasconderlo, il mago non gli era indifferente. Non solo vederlo comportarsi così lo feriva, ma si rese conto che erano arrivati a mancargli persino tutti quei nomignoli assurdi, i continui punzecchiamenti e tutto il resto. Nello shock più totale Kurogane capì che gli mancava Fay.

Il suo Fay.

La rivelazione, quando giunse, lo lasciò di sasso a contemplare il muro della sua stanza per una quindicina di minuti buona. Poi, una volta assorbito l’impatto, Kurogane si alzò in piedi con rinato vigore e fece ciò che ogni buon ninja farebbe nel momento dell’azione. Prese la situazione in pugno, uscì dalla sua stanza ed, infischiandosene del fatto che fosse notte inoltrata, entrò nella stanza di Fay. E lo fece senza nemmeno bussare, chiedere permesso e aspettare una risposta. Per come tirava l’aria in quei giorni si sarebbe sentito fortunato se Fay si fosse limitato a non rispondergli soltanto.

Il mago non era nel suo letto, se ne stava appoggiato alla finestra a guardar fuori, come se non fossero state suppergiù le tre del mattino passate. Quando il ninja fece irruzione nella stanza si voltò di scatto, ma constatato di chi si trattava , tornò a fissare il panorama, senza degnare Kurogane di ulteriore attenzione.

Non che questo potesse scoraggiarlo.

Oi… mago…” lo chiamò.

Fay fece finta di non sentirlo, ma il ninja non era più disposto ad accettare quel comportamento. Con poche falcate percorse tutta la stanza e raggiunse il mago prima che questi si accorgesse della sua mossa. Afferrò l’altro per un braccio e lo strattonò per costringerlo a voltarsi verso di lui.

“Hai vinto tu! Va bene??? Hai vinto tu!!!” gli disse Kurogane in faccia ad un tono di voce forse troppo alto per quell’ora. Poi con un impeto decisamente eccessivo attirò a sé Fay e lo baciò.

Il ninja arretrò subito dopo e rimase a fissare col cuore in gola l’effetto che le sue azioni avrebbero avuto sul mago. Fay rimase basito per quell’exploit per pochi istanti soltanto, poi sul suo viso si dipinse uno dei suoi sorrisi più ampi e soddisfatti.

“Sapevo che avresti ceduto prima o poi, Kuro-myu!” esclamò.

“…cosa?” bofonchiò stupito Kurogane, incredulo per il repentino cambiamento.

“Il mio Kuro-sama non avrebbe potuto resistere lontano da me per così tanto!” continuò a cinguettare allegro come non lo era da giorni.

“Che cosa???Kurogane cominciava ad innervosirsi.

“Pensa che stavo quasi per cedere io! Tutta questa messinscena stava diventando noiosa! Per fortuna il mio Kuro-koi si è deciso a darsi una mossa!” e così dicendo Fay gettò le braccia al collo del ninja.

CHE C…”

Kurogane avrebbe cominciato a sbraitare improperi svegliando non solo i ragazzini, ma l’intero vicinato, se non che Fay decise di ricambiare il suo gesto di prima, tirandolo a sé per baciarlo.

Il guerriero fece per protestare, ma abbandonò presto l'idea. In tutta la sua vita non era mai stato così felice di ammettere una sconfitta.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Eternity ***


La stanza era in un disordine tale da lasciar presupporre che una banda di ladri l’avessero sommariamente messa sottosopra

#17 This moment is eternity

 

La mia personalissima e zuccherosa versione della conclusione di Tsubasa (seeee magari! ç__ç).

Post serie, spoiler free.

 

 

 

La stanza era in un disordine tale da lasciar presupporre che una banda di ladri l’avessero sommariamente messa sottosopra. Il letto era ormai introvabile tanto era sommerso di abiti e altre cianfrusaglie, ma questo non impedì a Fay di gettarvisi sopra stravolto. Il suo bagaglio era pronto, aveva raccolto in un angolo quei due o tre generi di prima necessità che gli occorrevano ed era ormai vestito.

Kuro-chan, se non ti sbrighi rischieremo di arrivare in ritardo…”

Kurogane emerse da dentro un armadio, nel quale si era messo a frugare diverso tempo prima, con lo sguardo sconvolto.

“Non lo trovo! Dannazione, non c’è più!” sbraitò furioso.

Fay si girò su sé stesso pigramente e lanciò un’occhiata sorniona al ninja.

“Stai ancora cercando la cintura rossa?”

“Sì! Quella maledetta cintura non c’è più!!!

Kurogane era sull’orlo di una crisi isterica, cosa che divertiva incommensurabilmente il mago, il quale però decise comunque di soccorrere l’altro. Si alzò con molta calma e si avvicinò al guerriero fumante di rabbia che sollevava freneticamente montagne di vestiti, gettandoli a destra e sinistra.

“Per caso è questa?” domandò mentre sfilava una lunga cintola di un bel colore cremisi appoggiata sulla spalla del guerriero. Doveva essergli caduta addosso, mentre lui era impegnato a buttare all’aria l’intero contenuto dell’armadio.

Kurogane strabuzzò gli occhi vedendo l’oggetto di tante ricerche tra le mani di Fay e con uno scatto d’orgoglio glielo strappò di mano e si mise d’impegno per indossarlo. Il mago non riuscì a trattenere una risatina, notando che Kurogane era diventato di un rosso ancora più acceso della cintura.

“Lascia fare a me, Kuro-pon, tu stai facendo un macello!” intervenne Fay, togliendo nuovamente l’indumento dalle mani del guerriero.

Kurogane brontolò un pochino, ma lasciò che l’altro gli sollevasse le braccia e cominciasse ad avvolgergli la cintola di stoffa attorno alla vita.

“Non capirò mai perché abbiate dei sistemi così complicati per legare le cinture…” commentò quando ebbe finito.

Se li trovi tanto complicati potresti sempre chiedere a Tomoyo-hime di farti preparare dei vestiti più simili ai tuoi… Non sai quanto la renderesti felice, se diventassi la sua nuova bambola da vestire!” replicò Kurogane, cercando di sistemarsi la casacca, che era rimasta chiusa troppo stretta dalla cintura.

Mh… paese che vai, usanze che trovi!” commentò Fay, spostando le mani di Kurogane e aggiustandogli lui stesso gli abiti.

Se non la smetti, finirai con lo strappare il vestito! Siamo un po’ nervosetti, eh?” lo punzecchiò.

Kurogane voltò la testa di lato, punto sul vivo da quella frecciatina. Non era molto dignitoso mostrare quanto si sentisse agitato. Fay trovava quei futili tentativi di contegno tremendamente carini.

“Non ti vedevo così nervoso dalla volta in cui mi hai chiesto di restare a vivere qui con te…” gli disse con un sorriso molto dolce in volto, sistemandogli un paio di ciuffi ribelli che erano sfuggiti dalla fascia legata attorno alla testa.

Kurogane si accigliò ed arrossì ancora di più, scatenando un’altra volta l’ilarità del mago.

Awww… quanto mi dispiace interrompervi quando siete così teneri…”

I due si voltarono immediatamente verso la porta della stanza e verso la persona che aveva parlato.

Hime!!!” si infuriò Kurogane.

“Ciao Tomoyo-chan!” la accolse allegramente Fay.

“Ragazzi, so che quando l’amore chiama, il tempo non esiste…” ed a questa affermazione Kurogane sbraitò ancor di più “…ma se non vi sbrigate finirete col far tardi!”

Fay e Kurogane parvero ricordarsi solo in quel momento del piccolo particolare che erano in partenza, e recuperarono di volata tutti i loro bagagli.

“Scordato niente?” domandò premurosamente Tomoyo.

“Per chi mi hai preso???” rispose stizzito Kurogane, ancora arrabbiato per l’inopportuna interruzione e cento volte più nervoso di prima all’idea che stavano finalmente per partire.

“I regali?” chiese ancora la principessa.

“Abbiamo tutto, non preoccuparti!” la rassicurò Fay sollevando la sua borsa.

“Bene… allora si parte!” e detto questo la ragazza sollevò le braccia davanti a sé e pronunciò l’incantesimo.

Onde luminose di magia pura avvolsero i due. Per quanto avessero viaggiato spesso così, era da molto che non capitava più. Per un attimo si scambiarono un’occhiata carica di significato, come se il ricordo del loro passato di viaggiatori dei mondi gli scorresse nella mente all’unisono. Fay sorrise e Kurogane si lasciò scappare un mezzo sorrisetto. Come ai vecchi tempi, eh?

“Non ci saranno problemi per il ritorno?” domandò un’ultima volta Tomoyo, con un accenno di preoccupazione negli occhi.

“Tranquilla. Penso proprio che dovrei cavarmela!” rispose Fay convinto. Kurogane lo fissò in tralice e non sembrava altrettanto convinto, ma preferì non dir nulla.

“Allora buon viaggio!” e la stanza attorno a loro scomparve in un’esplosione di luce e colori.

 

*

 

Nel regno di Clow c’era aria di gran festa. Non c’era persona, dalle più alte cariche dello stato al più povero dei paesani, che non fosse in fermento per il grande avvenimento.

La principessa del regno si sposava quel giorno.

E non con un principe o un nobile. Con un ragazzo del popolo.

“Viveva proprio laggiù, in quella casetta!” vi avrebbe potuto raccontare la fruttivendola, se vi foste fermati a chiedere. “Erano così carini, anche da bambini! Pensa che lei scappava dal castello per venire a trovarlo!”

Insomma, una vera storia da fiaba.

Quello che la popolazione festante non sapeva era che lo sposo se ne andava in giro a zonzo per la piazza principale, col cappuccio ben calcato sulla testa. Osservava arrossendo tutte le decorazioni che la gente stava allestendo. Col cuore in gola pensava che erano per il suo matrimonio.

All’idea la testa gli girava ancora.

Si diede una scrollatina alle spalle e tornò a concentrarsi sul suo compito.

“Eppure Yukito-san aveva detto che sarebbero arrivati qui proprio adess…”

-FLASH-

Lo spazio sopra la sua testa si deformò e si sciolse su sé stesso fino a esplodere, materializzando due figure che gli precipitarono letteralmente addosso.

“Perché diavolo deve sempre finire così???” abbaiò Kurogane.

Kuro-chan… stai schiacciando qualcuno…” constatò Fay afferrando il ninja per una mano e costringendolo ad alzarsi. Entrambi sgranarono gli occhi.

“Ragazzino!”

Shaoran-kun!”

Fay-san! Kurogane-san! Sono contento che ce l’abbiate fatta!” esclamò Shaoran felicissimo di rivedere i suoi amici, ma ancora troppo indolenzito per alzarsi.

Cosa ci fai qui, ragazzino? Non dovresti prepararti o qualcosa del genere?” domandò Kurogane afferrandolo e tirandolo su di peso.

“Io e Sakura abbiamo pensato che avreste avuto dei problemi a raggiungere il palazzo e allora sono venuto a prendervi…” rispose agitato Shaoran. In quegli ultimi giorni qualsiasi cosa riusciva ad agitarlo.

“Ah.. i nostri bambini non sono cambiati per niente!” esclamò tutto contento Fay, precipitando Shaoran in un imbarazzo ancor più profondo.

Se… seguitemi per favore!” disse lui cercando di cambiare discorso e conducendoli velocemente via dalla piazza.

Fu un viaggio piuttosto breve, in fondo Shaoran conosceva le strade del paese a menadito, però riuscirono comunque a perdere del tempo perché Kurogane giudicava l’entusiasmo di Fay nel guardarsi attorno ed esprimere pareri a voce troppo alta superfluo e irritante e di conseguenza si era visto costretto ad agguantarlo con la forza e trascinarlo via. Una volta il ragazzo si sarebbe preoccupato che il ninja avrebbe potuto realmente perdere la pazienza e fare seriamente male all’altro, ma a distanza di anni gli venne solo da sorridere, rendendosi conto forse solo in quel momento quanto quei momenti così vivaci gli fossero mancati.

Alle porte del palazzo le guardie furono piuttosto scettiche sul consentire l’accesso ai due stranieri, specialmente quello alto alto dallo sguardo minaccioso, e ci vollero diversi minuti a Shaoran per spiegar loro che i due erano innocui (più o meno…) e che non lo stavano costringendo con la forza a farli entrare. Quando finalmente poterono passare, i soldati salutarono il ragazzo con l’appellativo di “principe” e lui divenne rosso come un peperone, in un modo che ricordò molto a Fay l’immagine del ninja in imbarazzo. Awww…tale padre tale figlio…

Nella grande sala del trono, i visitatori vennero accolti da due figure dall’aria decisamente importante, visti gli eleganti abiti che indossavano.

“Vostra maestà! Yukito-san! Sono arrivati! Posso presentarvi Fay-san e Kurogane-san?” li presentò immediatamente Shaoran.

“E’ un piacere conoscervi finalmente! Abbiamo sentito tanto parlare di voi! Siate i benvenuti nel regno di Clow! Io sono Yukito!” li accolse calorosamente il più basso dei due, un ragazzo biondo dal sorriso gentile.

Fay e Kurogane scambiarono con lui i convenevoli di rito, prima che si rivolgesse loro l’altro, che era rimasto in silenzio a scrutarli.

“Io sono Touya. Il fratello di Sakura… Vi sono infinitamente grato per tutto quello che avete fatto per la mia sorellina.

Pronunciò quelle parole con un tono tanto serio e solenne che nessuno dei due interessati si espresse nelle solite proclamazioni di modestia e si limitarono a chinare leggermente il capo davanti a quello che avevano riconosciuto come il sovrano.

“Beh, ma è tardissimo!” esclamò Yukito guardando il sole fuori dalla balconata del palazzo. “Qualcuno qui dovrebbe sposarsi…”

A quella constatazione Shaoran si irrigidì e balbettò qualcosa senza senso, mentre il re si incupiva e lo trafiggeva con uno sguardo accigliato.

“Sbrigati ad andare a vestirti…” disse al futuro cognato voltandosi dall’altra parte. Per quanto gli anni fossero passati, per quanto il ragazzo si fosse dimostrato meritevole della mano della sua sorellina adorata, ancora quella storia non gli andava giù e lo mandava in bestia.

Shaoran fece un inchino impacciato, fece per scappar via, ma tornò sui suoi passi e si mise di fronte al ninja.

“K… Kurogane-san! Avrei… avrei una cosa da chiederle… P… potrebbe venire con me?” balbettò con gli occhi incollati a terra.

Il ninja rimase perplesso, ma dato che Fay gli diede una leggera spinta, pensò che forse avrebbe dovuto accettare la richiesta senza fare troppe storie. I due uscirono dalla stanza sotto lo sguardo soddisfatto di Fay, il sorriso benevolo di Yukito e il cipiglio imbronciato di Touya.

Il mago rimase a navigare nei propri pensieri finché non si accorse che gli sguardi degli altri due si erano rivolti insistentemente verso di lui.

“Bene…” disse rompendo il ghiaccio. “Posso sapere dove si trova Sakura-chan?”

Touya aggrottò le sopracciglia a sentir chiamare la sorella con tanta confidenza, ma Yukito gli si parò davanti e rispose al suo posto.

Sakura-hime è nelle sue stanze a prepararsi, da quella parte!” gli indicò gentilmente.

“Perfetto! Allora col vostro permesso vado a trovarla! E’ giusto che la sposa venga assistita da una mammina, giusto?” e detto questo Fay si dileguò velocemente dalla stanza nella direzione che gli era stata indicata, lasciandosi alle spalle i due ragazzi perplessi.

Ma… quel tizio è una donna?” domandò Touya a Yukito.

“Non mi pare proprio…” rispose lui serenamente.

Ma… allora…?”

Yukito diede un’affettuosa pacca sulla spalla a Touya per dirgli di non farci troppo caso.

 

*

 

Shaoran aveva indossato l’abito da cerimonia che era stato preparato appositamente per lui almeno un centinaio di volte durante le prove dei sarti, ma mai prima di quel momento gli era sembrato così soffocante. Se ne stava in piedi in mezzo alla stanza, rigido come una statua nella paura di sgualcire il vestito proprio prima del grande evento.

Oi… ragazzino… cerca di rilassarti!” gli disse Kurogane.

Il ninja si sentiva agitato a sua volta per almeno una mezza dozzina buona di motivi, ma mostrarlo non avrebbe certamente aiutato il ragazzino a sentirsi meglio.

Shaoran sembrava sull’orlo dello svenimento, non lo sentiva nemmeno più, così Kurogane gli si avvicinò e gli pose una mano sulla spalla per riscuoterlo.

“Respira, dannazione!” gli disse forse un po’ troppo bruscamente, ma in fondo lui era fatto così.

Shaoran inspirò a pieni polmoni e poi buttò fuori l’aria. Ripetè il gesto due o tre volte e gli sembrò di sentirsi meglio. Per tutto il processo, Kurogane era rimasto dov’era, pronto ad acchiapparlo al volo nel caso gli fosse venuta la malaugurata idea di collassare.

“Meglio?” chiese il ninja con una leggera apprensione.

“…sì… grazie Kurogane-san!” rispose Shaoran tornando del suo normale colorito.

“Allora… mi vuoi dire di cosa volevi parlarmi?”

Shaoran abbassò gli occhi, ma questa volta controllò il panico e rimase composto.

“Vede… Il rito del matrimonio qui a Clow prevedrebbe che… Accanto agli sposi… ci sia un genitore…” cominciò a spiegare il ragazzo.

“Sì… facciamo qualcosa di simile anche a Nihon…” constatò Kurogane, senza capire il succo del discorso. Fay avrebbe commentato che il ninja era poco sveglio per questo genere di cose.

“Sia io che Sakura siamo orfani… Lei ha comunque suo fratello… sarà lui ad accompagnarla…”

“Beh… più che ragionevole…”

“Io però… lei sa che mio padre è venuto a mancare diversi anni fa… e non avevo altra famiglia che lui, qui a Clow…”

Shaoran fissò Kurogane e il guerriero restituì lo sguardo. Era come se Shaoran gli stesse chiedendo qualcosa…

“Ehm… Kurogane-san… durante il nostro viaggio lei ci è stato molto vicino… mi ha insegnato a usare la spada… si è preso cura di tutti noi…”

Il ragazzo sperava con tutto il cuore che Kurogane capisse da solo, ma il guerriero sembrava assolutamente ignaro. Forse era meglio così. Era giusto chiederglielo.

Kurogane-san… sarei onorato se lei volesse prendere il posto di mio padre durante la cerimonia!”

Shaoran aveva pronunciato tutta la frase d’un sol fiato e alla fine si era inchinato, lasciando Kurogane di sasso.

Shaoran non osava nemmeno sollevare lo sguardo dal suolo.

Forse aveva osato chiedere troppo. Forse Kurogane-san non se la sentiva.

Kurogane si riscosse ed andò a sedersi sul divanetto che arredava la stanza.

Oi… vieni a sederti qui, ragazzino…”

Il ragazzo scattò verso il divano e si sedette, teso come una corda di violino.

“…Una volta mio padre mi disse che proteggere la propria famiglia è la cosa più importante che un uomo possa fare nella vita. Tu hai sempre protetto la principessa… ma adesso sarà diverso. Dovrai proteggere tua moglie. Capisci la differenza?”

Shaoran l’aveva seguito con occhi attenti e con grande serietà e convinzione gli rispose.

“Capisco benissimo, Kurogane-san.”

Kurogane si accorse per la prima volta che il ragazzino era veramente cresciuto, tanto che forse non era più il caso di chiamarlo “ragazzino”. Prese la sua borsa da viaggio e ci frugò dentro finchè non ebbe trovato ciò che cercava.

“Nel mio paese si usa regalare questo quando si sposa…qualcuno. Avrebbe voluto dire “un figlio”, ma quel ruolo acquisito in cui si era ritrovato lo metteva ancora troppo in imbarazzo.

Porse a Shaoran un involto di stoffa che lui prese con cura e lo svolse. Al suo interno c’era un elegante pugnare intagliato nel legno, pieno di fregi e di incisioni. Shaoran sorrise quando lesse l’iscrizione Vera Forza sull’elsa.

“Sarà un onore per me stare al tuo fianco durante la cerimonia, Shaoran. aggiunse semplicemente Kurogane.

 

*

 

Fay bussò all’unica porta che gli parve adatta alla camera da letto di una signorina, una bella porta bianca intarsiata di fiori rosa. Udì un frenetico fruscio di vesti provenire dall’altra parte e un debole “Arrivo!” prima che Sakura comparisse oltre la soglia.

Fay-san!!!” esclamò lei sgranando gli occhi.

L’attimo dopo la ragazza gli si era già gettata tra le braccia, senza lasciargli il tempo di dire una parola.

Fay-san! Sono così felice che ce l’abbiate fatta a venire!” gli disse Sakura con gli occhi che le si inumidivano per l’emozione.

“Sono tanto felice anche io Sakura-chan! E lo è di certo anche Kuro-pon!” rispose il mago sorridente. Vedere la ragazza così felice gli scaldava letteralmente il cuore.

“Fatti vedere un po’…” Fay le prese una mano e la fece allontanare quanto bastava per poterla vedere per bene. “Caspita, come sei cresciuta, Sakura-chan! E che splendido vestito!”

Sakura arrossì per i complimenti e si risistemò l’ampio abito bianco che si era tutto arruffato durante l’affettuoso slancio di poco prima.

“Beh.. visto che sei già vestita non c’è molto che Mamma può fare per aiutarti…” sospirò Fay.

“Ah… no io… non immaginavo che…” cominciò a scusarsi Sakura imbarazzata. Aveva sempre preso molto sul serio le pretese di maternità del mago.

“Non c’è problema… Mi lascerai almeno sistemarti i capelli, vero?” chiese Fay, improvvisamente di nuovo allegro.

Ma certo!” si rasserenò Sakura.

La stanza della ragazza era come Fay se l’era sempre immaginata. Ampia e soleggiata, decorata di cose semplici ma carine. Proprio come Sakura. Sparse per la camera c’erano rimasugli dei preparativi ovunque. Chissà come doveva essere agitata la ragazza a dover prepararsi tutta da sola… Meno male che ora ci sono io! pensò Fay.

“Allora… il gran giorno è arrivato, eh?” se ne uscì fuori il mago, mentre faceva accomodare la ragazza ad una sedia e cominciava a sistemarle i capelli con una spazzola.

“…uh… sì…” rispose debolmente Sakura. Era arrossita così tanto che per un attimo Fay temette che prendesse fuoco.

Fay ridacchiò tra sé e sé, constatando che nemmeno la prospettiva del matrimonio rendeva Sakura un po’ più intraprendente riguardo ai suoi sentimenti. Era bello vedere che per quanto il tempo fosse passato e loro non si fossero più visti, le cose restavano lo stesse. Se non addirittura migliori.

“A posto!” sentenziò il mago, fermando il lungo velo con un’ultima forcina. “Awwww sei bellissima Sakura-chan!”

Sakura si alzò in piedi e sorrise imbarazzata. Si guardò allo specchio ed a Fay il suo sguardo riflesso sembrò un po’ più maturo. La sua bambina si stava sposando…

“Oh quasi dimenticavo!” esclamò il mago all’improvviso, raccattando la borsa da viaggio che aveva abbandonato entrando nella stanza.

“Questo è da parte di Tomoyo-chan!” disse, tirando fuori un elegante pacchetto e porgendolo a Sakura.

La ragazza osservò con occhi colmi di gratitudine il dono prima di prenderlo tra le proprie mani con molta cura e cominciare a scartarlo.

Ma è stupendo!” esclamò colpita la ragazza.

Dentro alla carta colorata stava ripiegato un abito di stoffa morbida e leggera, rosa e bianco, decorato da nastri e volant. Sakura lo dispiegò davanti a sé in modo da poter ammirare quanto fosse ben fatto e di gran gusto.

Ma posso davvero accettarlo?” domandò lei preoccupata.

Tomoyo-chan ha detto che si è divertita molto a farlo per te e che quando avrai dei bambini vorrà assolutamente fare qualche bel vestitino anche per loro!” rispose Fay.

Sakura arrossì all’idea dei suoi futuri bambini e non protestò più per il regalo. Con un sorriso divertito, Fay meditò se un giorno avrebbe mai dovuto convincere i bambini di Sakura e Shaoran che lui era la loro nonna. Comunque sospettava che Kuro-tan non sarebbe stato tanto ansioso di avere dei nipotini…

Questo invece è da parte nostra!” proseguì poi, porgendo alla ragazza un altro pacchetto.

Sakura si commosse nel ricevere un altro regalo, specialmente dalle due persone che le erano state tanto vicine da finire per amarle, se non come veri genitori, almeno come parte della propria famiglia.

Togliendo con delicatezza la carta senza romperla, Sakura liberò dall’involucro una cornice fatta di rami e foglie intagliate nel legno e dipinte d’argento, che racchiudeva un disegno fatto ad inchiostro. Le si riempirono gli occhi di lacrime nel vedere che era un ritratto di loro cinque, come erano ai tempi in cui viaggiavano insieme.

“Ti piace? L’abbiamo fatto noi! Il disegno è mio, Kuro-rin ha fatto la cornice! E’ incredibile a dirsi, ma è veramente bravo ad intagliare il legno, l’avresti mai detto?” spiegò con orgoglio il mago.

“E’… bellissimo!” disse Sakura. Avrebbe voluto dirgli un milione di cose, quanto gli fossero mancati in tutto quel tempo dopo che il loro viaggio era terminato, quanto fosse loro grata per tutto quello che avevano fatto per lei, quanto fosse grata perché loro fossero venuti attraverso i mondi per essere vicini a lei e Shaoran in quel giorno tanto speciale. Le parole si ammassarono tutte sul suo cuore e la commozione era così forte ed intensa che non riuscì a far altro se non versare qualche lacrima mentre sussurrava “Grazie…”

Awww Sakura-chan! Non è il caso di piangere! Oggi deve essere un giorno dedicato ai sorrisi soltanto, giusto?” disse amorevolmente il mago, chinandosi verso la ragazza ed asciugandole via le tracce del pianto dalle guancie.

La stanza all’improvviso si accese di una luce fortissima, scaturita dal nulla, e lo spazio si aprì letteralmente, lasciando passare una minuta figurina bianca dalle enormi ali piumate.

Quando la magia si spense e la stanza tornò come prima, Mokona saltellava sul pavimento in loro direzione.

Sakura-chan! Fay!” strillò al settimo cielo, gettandosi prima tra le braccia di una e poi dell’altro.

Moko-chan!” lo strinse Sakura.

“E’ bello rivederti, Mokona!” lo accolse Fay accarezzandogli la testolina.

“Chiaro! Mokona non poteva perdersi la festa per niente al mondo! Mokona ha anche portato un regalo! Mokona ha costretto Watanuki a cucinare una torta enorme!” cinguettò felice la creaturina mentre si beava delle coccole che non riceveva da tanto tempo.

“Ci siete veramente tutti…” sussurrò Sakura, sentendo che ora quel giorno era veramente perfetto.

 

Alla cerimonia sembrava partecipare il regno intero. Le piazze erano gremite di gente, di bande che suonavano, di saltimbanchi che si cimentavano nei loro numeri più spettacolari, di volti sorridenti e felici. Ogni cattivo pensiero era dimenticato, lasciato alle spalle, ignorato come se fosse di poco conto, perché in quel giorno si celebrava una festa che scaldava l’anima.

Il matrimonio venne celebrato in grande solennità nel palazzo, solo poche persone assistettero all’evento, ma a tutti sembrò di esserci. Quando gli sposi uscirono dalle mura e si unirono alla gente, ci fu letteralmente un boato di applausi e grida di gioia e congratulazioni.

Sakura e Shaoran non si lasciarono la mano nemmeno per un istante, anche quando Mokona decise di materializzare al centro della piazza la torta che aveva portato, che era veramente gigantesca. Anche in mezzo a quella confusione c’erano momenti in cui si guardavano negli occhi, sorridevano e per un istante tutto il resto scompariva. Touya, nonostante preferisse non perdere il proprio cipiglio, non poté fare a meno di rallegrarsi per la felicità della sorella e pensò che forse era il caso di smetterla di fare la guerra al ragazzo che ora era diventato suo cognato. Yukito non riuscì a trattenere una piccola risata osservando gli sforzi del re di non mostrarsi eccessivamente contento.

Fay era sempre stato un tipo festaiolo, ma quel giorno sembrava uscito di senno. Kurogane cercò di stargli appresso il più possibile, perché in quel mondo che non conosceva rischiava di combinare chissà quale guaio, e già che c’era poteva godersi un po’ i festeggiamenti… ma non certo perché fosse felice di essere trascinato in mezzo a canti e balli, no certamente!

Il mago si era unito ad una danza di gruppo assieme a Sakura e Shaoran, e lì Kurogane non aveva davvero intenzione di seguirlo, si limitò ad osservare la scena dal margine della piazza. La folla era tanta, ma grazie alla sua altezza il ninja riusciva a vedere il viso di Fay anche in mezzo a quella calca. Rideva di gusto mentre volteggiava al ritmo della musica allegra che riempiva l’aria, a volte diceva qualcosa ai due ragazzi, ma Kurogane era troppo lontano per capire cosa. Non che gli importasse al momento. Gli bastava guardarli, lui e i ragazzi, ballare e ridere e scherzare, pensando quanto dovesse essere grato di poter assistere a quella scena. C’erano stato così tanti momenti in cui era stato impossibile credere che un giorno simile sarebbe mai potuto arrivare.

Fay incrociò il suo sguardo e sorridendo si fece largo tra gli altri danzatori e lo raggiunse gettandogli le braccia al collo.

“Non balli un po’ anche tu, Kuro-chan?”

“Non fare domande cretine…” e nonostante il rifiuto, la sua voce suonò molto dolce.

“Sai… La felicità è qualcosa di magico.” gli disse tutto a un tratto Fay voltandosi a guardare la festa che esplodeva attorno a loro. “Scaturisce dal cuore di qualcuno e subito si espande e avvolge ogni cosa. Anche se la tristezza ha già segnato il nostro passato o ci attende dietro l’angolo per sorprenderci all’improvviso, non importa. Basta un istante di vera felicità e il tempo si arresta, il mondo si ferma.”

Kurogane non aveva smesso per un istante di guardare gli occhi di Fay che letteralmente brillavano mentre osservava qualcosa in mezzo alla folla. Alzò lo sguardo a sua volta e li vide. Sakura e Shaoran si erano tirati in disparte da tutta la confusione e, stretti l’uno all’altra, si scambiando un bacio. Quello riuscì a strappare un sorriso persino a Kurogane.

“Ci si guarda attorno…” continuò Fay stringendo con affetto la mano con cui il ninja lo teneva abbracciato “…e si è circondati di sorrisi e di amore.”

Fay alzò il volto verso la persona a lui più cara. Sfiorò con le dita le sue labbra, ricalcando la curva appena accennata di quel raro sorriso. 

“Tutto diventa perfetto.” sussurrò sollevandosi sulla punta dei piedi per lasciare un piccolo bacio su quelle labbra. Kurogane lo accolse volentieri e, stringendo a sé Fay, lo costrinse a soffermarsi un poco di più.

In mezzo alle persone care, quando ogni cosa finalmente ha trovato il suo giusto posto, la felicità riesce a sbocciare pura ed assoluta.

E nel cuore quel momento è eterno.

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